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OF THE
MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY.
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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA
MEMORIE DI PALEONTOLOGIA
PUBBLICATE PER CURA
DEL
PIRO EMP ASESTO RC: ASNESSVASESI
Museo GroLoGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PISA
VoLume VI. — 1900.
es.
Medaglia d’oro all’ Esposizione internazionale di Parigì 1900.
TIETISA
TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI NISTRI
1901
MST
VEOIDOS CHOoo,el n do
AGIUT) dea
INDICE DEL VOLUME VI...
Canavari M. — La fauna degli strati con Aspidoceras acanthicum di Monte Serra presso Came-
Ò rino. Parte quarta ( Cephalopoda: Simoceras [Cont.], Perisphinetes [Appendice],
Aspidoceras) (Tav. JTEVII [REX=XSXV]] (e Hig.(35-40) intere.) 0. 00. pag.
Fucmi A. . — Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale esistenti nel Museo di Pisa (Tav.
VILXII [VIE-XILI] e Fig. 24-51 interc.) [Cont. e fine]...
Namras I. . — Ostracodi fossili della Farnesina e Monte Mario presso Roma (Tav. XIV, XV (I) >»
NevianI A.. — Briozoi neogenici delle Calabrie (Tav. XVI-XIX [EVITO Re Ei e Ro
Manrarti P. — Contributo alla Spongiofauna del Cenowoico italiano (Tav. XX-XXV EVI) Getto ®
Dar Praz G. — Sopra alcuni resti di Squalodon dell’ arenaria miocenica di Belluno (Tav.
POESIE Fig DINE) O III VI RE
267
303
M. CANAVARI
LA FAUNA DEGLI STRATI CON ASPIDOCERAS ACANTHICUM
DI MONTE SERRA PRESSO CAMERINO
PARTE QUARTA
(Cephalopoda: Simoceras [cont.], Perisphinetes | Appendice], Aspidoceras)
(Tav. I-VI [XX-XXV |] e Fig. 35-40 intercalate)
VII. Gen Simoceras ZImten.
(Continuazione )
7. Simoceras (?) n. sp. ind. — Tav. I [XX], fig.
Credo opportuno di descrivere un frammento di Ammonite tutto concamerato che ricorda grandemente
il Sîm.(2) Grecoì CAN. precedentemente illustrato e del pari a questa specie d’incerta posizione generica.
Il guscio, convertito in calcite, arriva quasi allo spessore di mm. 2 ed è ornato da coste grossolane
un poco proverse, lessermente sinuose verso la metà dei fianchi, ampie quanto gli spazi interposti, arro-
tondate e pressochè della stessa grandezza in tutto il loro decorso. Indecisa
bipartizione 0 interpolazione di coste si presenta generalmente alla metà
dei fianchi, ma talvolta anche più alta o più bassa.
Lobi disegnati dall’ estremità del giro esterno dove fu asportato il
guscio. Essi, come si vede (Fig. 35), sono ascendenti e del tipo di quelli
dei più comuni Simoceras. Sella esterna ampia, tozza e irregolarmente
bipartita, sella laterale più bassa e divisa in due parti, di cui l’esterna assai
più larga. Primo lobo laterale tripartito con il ramo mediano tagliato dalla
linea radiale; secondo lobo laterale molto ridotto ed inclinato esternamente;
seguono poi alcune piccole denticolazioni e quindi s'incontra la sutura.
Nella forma della linea lobale il frammento descritto corrisponde assai
bene al Sim. (2) Grecoi Can.; si distingue da questo per le coste più gros-
solane, più numerose e sopratutto per il loro andamento quasi radiale e un
poco sinuoso e non arcuato in avanti. Per tale carattere la specie ricorda
il Per. (2) favaraensis Gemm.®, differendone però nel numero minore e
Fia. 35.
Ls
La
MI i
La
LI
Ls Lobo sifonale.
L, Primo lobo laterale.
L Secondo lobo laterale.
S Sutura.
nella maggiore grossezza delle coste stesse. Se ne distingue inoltre per i lobi meno frastagliati e per le selle
più tozze. I lobi del Per. (2) favaraensis Gem. sono più prossimi ai Perisphinctes che non ai Simoceras.
1) GemMBLLARO. Faune giur. e lias. N. 2, pag. 50, tav. VII, fig. 4; N. 7, pag. 219.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
2 M. CANAVARI |||! [74]
In riguardo alla posizione generica del frammento ricordato si potrebbe ripetere quanto dissi nella
descrizione del Sim. (2) Grecoi CAN.
Esemplari esaminati: 1, non intero, raccolto nel banco con PM. isotypum ed ora conservato nel
Museo geologico di Pisa.
Appendice al VI. Gen. Perisphinctes WaaGEN.
Prima di entrare a parlare delle specie appartenenti al gen. Aspidoceras, credo opportuno descrivere
tre specie di perisfinti, che avevo tenute in disparte per l’incertezza della loro determinazione generica.
13. Perisphinctes Pasinii Gem. sp. var. baldercides n. var. — Tav. I[XX], fig. 1.
1876. Samoceras Pasinii GemmeLLARO. Sopra gli strati con Asp. acanthicum di Sicilia e su’ loro foss. Estr.
d. Atti d. R. Acc. d. Lincei, t. 3, ser. 2, pag. 7.
1887. — — — Faune giur. e lias. N. 7, pag. 220, tav. XVII, fig. 6.
1898. _ — (Gam.) Stemranzri. Monogr. Beschreib. der Ammonitengatt. Perisphinetes. Pa-
laeont., vol. XLV, pag. 204.
DIMENSIONI
Diametro (approssimativo) : . è : ò : : È . mm. 105
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o . 0 c 0,30
Spessore massimo » » 7 i . 5 . 0,24
Larghezza dell’ombellico » » 0 ; a : ; 0,45
L’esemplare tutto concamerato che indico come nuova varietà del Per. Pasini Gemm., differisce da
questo per le coste di forma e di andamento molto simili a quelle del Per. Balderus OPP. quale fu figu-
rato da LorioL . Esse cioè nel giro esterno hanno la maggior grossezza verso la regione sifonale dove
sono interrotte, e gradatamente diminuiscono nella metà interna dei fianchi. L’indistinta bipartizione delle
coste non è così marginale come nel Per. Balderus OPP., ma si manifesta
circa sulla metà dei fianchi similmente al Per. Pasinti GeMM.
Per le dimensioni corrisponde alla specie siciliana e così anche per
la sezione trasversale dei giri quasi rettangolare, un po’ più larga presso
il contorno ombellicale e rotondata in alto. Nel Per. Balderus invece i
giri sono molto più compressi e la sezione decisamente ellittico-allungata.
La linea lobale degli esemplari siciliani non è conosciuta; GemmEL-
LARO però avvertì che in alcuni di essi sembrava molto dentellata, la
qual cosa doveva forse porre in dubbio il riferimento loro ai Simoceras
che, come è noto, hanno invece lobi piuttosto semplici e poco frasta-
Ti Pao edo into, gliati. Anche nell’esemplare dell'Appennino i lobi sono deficienti così
Ls Secondo lobo laterale. per la corrosione molto inoltrata che ne ha ridotte le frastagliature,
So Sutna; come per la mancanza dei lobi accessori. Qui accanto sono rappresentate
le parti che si vedono di tre linee successive (Fig. 36). Lobo sifonale piuttosto stretto, primo laterale
Fia. 36.
Ls Lobo sifonale.
i) LorioL. Baden, pag. 94, tav. XV, fig. 7 non fig. 8.
[75] M. CANAVARI 3
non molto ampio, tripartito e con il solo ramo mediano tangente alla linea radiale; secondo laterale forse
inclinato esternamente e molto piccolo non però ben conservato. Sella esterna tozza, divisa in due parti
ineguali da lobicino; la parte esterna è la più alta e la più sviluppata; simile appare la seguente sella
laterale.
Il Per. Pasinii Gemm. appartiene, come fu già ricordato ®, ai Prorso-costati o Polyploci del
gruppo dei Polyplocè stenocycli secondo la classificazione dei Perisphinetes proposta da v. SutNER o alla
serie del Per. planula HrnL nella classificazione del SIEMIRADZEI ?). À
La nuova varietà ricorda grandemente il Per. Raschii Can. 3 ; si distingue però per la spiccata inter-
ruzione delle coste sulla regione esterna, per la minore compressione dei giri, quindi per la sezione meno
ovale e sopra tutto per la minor complicazione dei lobi.
GEMMELLARO trovò la specie in discussione nella zona inferiore degli strati con Asp. acanthicum OPP.
di Sicilia (Burgilamuni in provincia di Girgenti e Montagna Grande in provincia di Trapani); Parona la
ricordò in quelli di Podenzoi presso Longarone nel Veneto 4).
14. Perisphinctes ptychodes Neum. — Tav. II [XXI], fig. 1.
1873. Perisphinctes ptychodes Nrumayr. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 175 [85], tav. XXXVI.
1898. —_ -_ (Neux.) Stemmranzri. Monogr. Beschrewb. des Ammonitengatt. Perisphinetes. Pa-
laeont., vol. XLV, pag. 270.
Il grande frammento di Ammonite, del quale do presentemente la figura, mi sembrò dapprima rife-
ribile al gen. Simoceras; quando però riuscì ad isolarne la parte interna (Tav. II [XXI], fig. 1d, 1e) e
preparare su di questa la linea lobale, constatai che apparteneva al genere Perisphinetes. Gli ulteriori
studi e confronti poi m’indussero a riportarlo a quella singolare specie propria degli strati con Asp.
acanthicum Quenst. di Sulzbach nel Salzkammergut e di Zaskale nella Gallizia, chiamata da NeumarR Per.
ptychodes.
A proposito di questa specie riporto quanto recentemente scrisse SIEMIRADZKI :
“ Diese ungeniigend bekannte Form, welche eine Grosse von 230 mm. erreicht, soll sich nach NEUMAYR'S
sehr fliichtiger Beschreibung innig an Per. plicatilis anschliessen. Die Wohnkammervezierung ist sehr cha-
racteristisch und besteht aus nicht sehr hohen, scharfen, durch weite Zwischenriume getrennten einfachen
Radialrippen, welche nicht scharf gegen die Zwischenràume abgesetzt sind, sondern ganz allmihlig breit
verfliessend in dieselben ibergehen. Riicken flach und glatt wie bei Per. Martelli, innere Umgiinge der
Plicatilis-Gruppe ahnlich verziert. NeumAyR hat allein die Wohnkammer abgebildet und aus seiner Zeiehnung
muss man noch die in der Beschreibung nicht ervahnte sehr schwache Berippung der gekammerten
Umginge hervorheben. Das gange Aussehen der Schale ist fremdartig und lasst die
Zugehorigkeit dieser Art zur Gattung Perisphinctes bezweifeln,.
1) Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pa2. Ital., pag. 226 [54].
2) StEMIRADZKI. Monogr. Beschreib. des Ammonitengatt. Perisphinetes. Palaeont., vol. XLV, pag. 196.
3) Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pa2. Ital., pag. 226 [54], tav. XXVIII [XIV], fig.1.
4) ParoNA. Di alcuni fossili titonici dei dintorni di Caprino e Longarone nel Veneto. Estr. dal vol. VI, ser. V
degli Atti del R. Ist. ven. di Sc., lett. ed arti, pag. 32. Venezia, 1880.
5) SteMIRADZKI. L. c. in sin., pag. 270.
4 M. CANAVARI [76]
Il frammento di Monte Serra rappresenta circa la metà di una conchiglia del diametro di mm. 284.
Le altre dimensioni, in rapporto a questo diametro, sono approssimativamente le seguenti:
Altezza dell'ultimo giro . . : ò o 6 0 0 0 o 0,26
Spessore massimo prima delle ultime coste . o ò 0 c 0 0,19
» » in corr. » » « . . . . . 0,23
Larghezza dell’ombellico : o o È o G o È . 0, 54
La parte esterna conservata (Tav. II [XXI], fig. 10) appartiene alla camera di abitazione, la quale
raggiungeva probabilmente la lunghezza di un giro intero. Su di essa si manifestano 10 coste molto
grosse ed arrotondate quando il guscio, che ha notevole spessore, è presente. Nelle porzioni conservate
del penultimo e terz’ultimo giro si vedono due solchi peristomatici assai bene spiccati. La sezione del-
l’ultimo giro è ellittico-arrotondata, quella dei precedenti è ellittico-allungata, in quanto che i fianchi sono
quasi piani (Tav. II [XXI], fig. 1e). Avendo poi staccato un pezzo dei giri interni (Tav. II [XX]], fig. 1d,
le) si è constatato che ivi, presso la parte ricoperta dal giro successivo, le coste sono bipartite e ricor-
dano grandemente per l'andamento loro quelle del PerispRrinctes (2) favaraensis Grmm.!) e di altre specie
riferite già al gen. Simoceras. Tutte queste coste sono poco rilevate e solo verso la regione esterna pie-
gano in avanti e gradatamente svaniscono in modo che il dorso appare liscio. Il solco peristomatico è
inclinato anteriormente ed è limitato in avanti da una costa rilevata a guisa di cordoncino.
I lobi, molto frastagliati, ricordano quelli dei più tipici Perisphinetes. La figura qui sotto intercalata
(Fig. 37) rappresenta forse la quint’ultima linea lobale e precede immediatamente il peristoma avvertito
TA, nel frammento del penultimo giro (Tav. II [XXI], fig. 1d). Essa,
Ls come si vede, ha grandissima analogia con quella del Per. Raschò
Can.® distinguendosi però per denticolature maggiori e più minute
e per il molto maggiore sviluppo della prima sella laterale. Lobo
sifonale non molto ampio; primo lobo laterale più profondo del
Sx precedente; secondo lobo laterale (L,) inclinato esternamente e
a profondo quanto il primo; seguono due piccoli lobi accessori, del
pari molto inclinati esternamente e più profondi di tutti, e, dopo
alcune dent'colazioni, si ha quindi la sutura ((S). Sella esterna non
La molto ampia, bipartita inegualmente da un lobicino mediano; la
Ls Lobo sifonale. a, Lobi accessori Prima laterale, quale io l’intendo, compresa fra L, e L,, ampia
Ir, Fhimo lobo [Dda 8 ra: alla sommità e ristretta alla base e divisa in due parti da pro-
L, Secondo lobo laterale. Ra i x Lp
fondo lobicino, ed ognuna di queste parti nuovamente suddivisa;
la parte interna molto più bassa di quella esterna ed inclinata esternamente; una piccola sella è interposta
tra L, ed a,, molto inclinata all’esterno e tagliata alla sommità dalla linea radiale; l’ultima accessoria
è assai più bassa e molto più piccola.
I caratteri dei giri interni e dei lobi dedotti dall’esemplare appenninico mi sembrano sieno più che
sufficienti per eliminare il dubbio emesso dal StemtrApzkI sulla pertinenza della specie A. ptychodes NEUM.
al genere Perisphinctes. Non mi sembra però che tale specie, a causa dell’interruzione delle coste sulla
regione dorsale dei giri interni, possa riunirsi alla serie del Per. diplex Sow., quale fu inteso dal SIEMIRADZKI;
1) GemmELLARO. MPaune giur. e lias. N. 2, pag. 50, tav. VIII, fig. 4.
Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pal. Ital., pag. 226 [54], Fig. 25.
[77] M. CANAVARI 5
maggiori affinità presenta invece coni PerispRinetes del gruppo degli Stenocycli di SutNER, ai quali appar-
tengono, come è noto, tra molte altre anche queste specie: Per. planala Henx, Per. Balderus OpP., Per.
Dedalus Gemm., Per. Raschiù CAN.
Esemplari esaminati: 1, trovato nel banco di calcare con PP. isotypum Ben. di Monte Serra ed
oggi conservato nelle collezioni del Museo di Pisa.
VIII. Gen Aspidoceras Zire.
1. Aspidoceras insulanum Gru. var. serrana n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 1.
1875. Aspidoceras insulanum Gemmernaro. Faune giur. e lias. N.4, pag. 123, tav. DX, fig. 4.
1877. _ _ _ Ibid. N.7, pag. 225.
? 1879. _ liparum (OPP.) FontannEs. Crussol, pag. 94, tav. XIII, fig. 1.
1882. — cfr. insulanum (Gem. ) Nicoris. Sistema lias.-giur. della prov. di Verona. Estratto dal
vol. LVII, ser. IMI, fasc. II dell’ Accad. d’ Agr. Arti e Comm.
di Verona, pag. 77.
1885. _ insulanum (Gem.) SecuenzA. Intorno al sistema giuraliass. nel territorio di Taormina. Il
Naturalista siciliano.
1891. — — — DiSmeramo e Cortese. Guida geol. dei dintorni di Taornvina. Boll.
Soc. geol. ital., vol. X, pag. 232.
1896. — liparum (OPP.) CanavarI. La zona con Asp. acanthicum nellApp. centr. Atti d. Soc. tose.
di Sc. nat. Proc. Verb., vol. X, pag. 118.
DIMENSIONI
Diametro . c 0 . c . È Ò o 6 ò . . mm. 130
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 0 à 6 o 0,43
Spessore massimo » » . . K ò ò 0,49
Larghezza dell’ombellico » » Ò È . i; c 0,21
Ricoprimento del penult. giro » » i : A 5 , 0,11
Conchiglia discoidale, globosa, con il penultimo giro ricoperto un poco più della metà della sua altezza,
ombellico non molto ampio, assai profondo; massimo spessore presso il contorno cireumombellicale; di qui i
fianchi scendono perpendicolarmente alla sutura; regione esterna arrotondata e sezione pressochè semiel-
littica. Le spine, disposte su di una sola serie in corrispondenza del margine circumombellicale, sono inclinate
verso l’interno e abbastanza numerose contandosene circa quindici sull’ultimo giro; sui fianchi dell’ul-
timo giro esse si continuano in rughe ben evidenti, quasi radiali o leggermente proverse, talvolta bipar-
tite, ciò che non è stato espresso nella figura e manifeste anche sulla regione esterna. Tra queste rughe
poi e presso l’apertura e con lo stesso andamento di esse si hanno anche alcune sottili costicine. Nel pe-
nultimo giro le coste o rughe sono pochissimo evidenti, e quindi esse sembrano esser caratteristiche
della camera di abitazione. Circa la metà dell’ultimo giro appartiene alla camera di abitazione, in corri-
spondenza di questa l'accrescimento si rallenta un poco, di modo che l’ombellico vi è relativamente più
ampio di quello dei giri interni.
6 M. CANAVARI [8]
Linea lobale un poco ascendente. Lobo sifonale, non completamente conservato, di apparenza piut-
tosto stretto; primo laterale terminato in tre punte, con frastagliature non numerose e tangente alla linea
radiale; secondo laterale assai meno profondo ed un
Fio. 38. poco inclinato esternamente; segue un piccolo lobo (a,)
inclinato esternamente nel quale corrisponde la serie
dei tubercoli, e poi un secondo lobicino (a,) sì trova
quasi sulla metà della parete cireumombellicale e rag-
giunge, con andamento perpendicolare, la linea radiale;
non è ben certo se presso la sutura si abbia altro
piccolo lobicino. Sella esterna ampia e tozza, irrego-
larmente divisa in due parti, di cui, quella verso la
regione sifonale, è la più sviluppata; più piccola e
decrescente è la prima laterale; la seconda, se come
Ls Lobo sifonale. a,, 9 Lobi accessori. t iderarsi
ale deve considerarsi quella fra ta tra L, eda
L, Primo lobo laterale. e Contorno cireumombellicale. — a È Ss SALO OS ) 2 s no
L, Secondo lobo laterale. -S —Sutura. è ancora più piccola. Procedendo verso l’ ombellico si
ha una selletta che comincia nel contorno circumom-
bellicale (c) e poi s'incontra altra piccola selletta nella fine della quale sembra cadere la sutura. Le due
linee lobali figurate (Fig. 38) sono prossime al principio della camera d’abitazione; sono seguite poi dalle
tracce di un’altra linea, che probabilmente era l’ultima.
Riunisco alla stessa forma un secondo esemplare che ha le seguenti dimensioni:
Diametro : c c ; 0 . ; 6 . ; È 3 . mm. 125
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . , . , 3 : 0,45
Spessore massimo » » : ; o . 6 ò 0,49
Larghezza dell’ombellico » » . 0 c . . 0 0,16
Ricopr. del penult. giro » » o ò o , . 6 0,16
Nella metà del giro esterno non si ha conservato il guscio e quindi mancano gli ornamenti. Dove
il guscio è conservato si presenta spesso circa mm. 2 e si vedono su di esso le tracce delle rughe ra-
diali. I tubercoli, assai fitti, sono decisamente .piegati verso l’ombellico.
La forma ed accrescimento della conchiglia, e quindi tutte le dimensioni, corrispondono, ad eccezione
di piccolissime differenze negli ornamenti prodotte forse dal differente stato di conservazione, con gli
esemplari delle zone con Peltoceras transversarium QuEnsT. e con PhyMoceras isotypum BEN. di Sicilia in-
dicati dal GemmELLARO sotto il nome di Asp. insulanum. Da questa specie gli esemplari appenninici si al-
lontanerebbero per la linea lobale costituita di un maggior numero di selle, poichè il contorno ombellicale
invece di cadere sulla seconda sella laterale (prima accessoria nella nomenclatura del GEMMELLARO) cade
sulla prima accessoria. Per tale diversità considero la forma descritta come una varietà dell’Asp. insulanum.
Specie molto affini all’ Aspidoceras insulanum Gemm. sono: Aspidoceras liparum OPP. e Aspidoceras
altenense D’ ORB.
Aspidoceras liparum OrP. ha ombellico più ampio ed un minor numero di spine. Linea lobale diffe-
rente da quella dell’Asp. 2nsulanum GEMM. tipico, ma somigliantissima con quella della var. serrana, ra-
gione per cui precedentemente (1896) avevo creduto opportuno di riferire questa varietà all’ Asp. lipa-
rum stesso.
[79] ? M. CANAVARI 7
Aspidoceras altenense °OrB. ha la conchiglia molto più compressa e quindi sezione dell’apertura
ovale e non arrotondata; lobi più frastagliati e più numerosi della forma siciliana; eguali però per nu-
mero con quelli della forma appenninica.
È probabile che rientri in sinonimia con la varietà descritta il piccolo esemplare di Crussol riferito
dal Fonrannes ” all’Asp. liparum OPP. e considerato dal PavLow °) — a torto secondo il mio parere —
come forma giovanile dell’ Asp. Pipîni OPP. 3) e questo, a sua volta, quale varietà dell’Asp. liparum OPP.
Esemplari esaminati: 2, trovati insieme con gli altri tutti Aspidoceras. Essi sono conservati
oggi nelle collezioni del Museo geologico di Pisa.
2. Aspidoceras Uhlandi Oprr. var. extuberata n. var.
Tav. IV [XXIII], fig. 2; Tav. V [XXIV], fig. 1; Tav. VI [XXV], fig. 1.
1863. Ammonites Uhlandi OrreL. Palacont. Mitth., pag. 224 (sine syn.).
1871. Aspidoceras Garibaldiù GenmeLLaro. Fauna a T. janitor. I, App., pag. 33, tav. XI.
1873. — Unhlandi (OrP.) Nrumayr. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 201.
? 1878. = — — Hrerpica. SxéWerland, pag. 179 [161], tav. XIX, fig. 3.
1878. — — — Lorior. Baden, pag. 121, tav. XIX, fig. 2.
1879. — — — Canavari. Terr. del Camerinese, pag. LXII.
1886. — — — Niconis e Parona. Verona, pag. 55.
21888. Ammonites inflatus quadrifinalis (pars) QuensteDt. Schwib. Jura, pag. 1008, tav. 114, fig. 1 (non
tav. 13, fig. 1-5).
prec — — septemfinalis QuensteDT. [bid., pag. 1012, tav. 114, fig. 2.
Primo NEuMAYR opinò doversi riferire come sinonimo all’Asp. Ullandi OPP. Asp. Garibaldii Gemm.,
e l’opinione si trova accolta da tutti gli autori che, dopo di lui, si occuparono della medesima specie,
per modo che il nome proposto da GEMMELLARO non è più citato da nessuno.
Aucusto QuensteDT 4 fece alcune osservazioni critiche alla sinonimia, da lui detta enigmatica, che
OPPEL proponeva per la sua nuova specie.
Tale sinonimia infatti è la seguente:
1839. A. gigas (pars) Zueren. Geogn. Vera. simmtl. Petr. Wirttemb., pag. 48 (non Zier., Versi. Wirttemb.,
tav. 13, fig. 1) (non D’ORB., tav. 220).
1846. A. gigas (pars) QuensteDt. Ceph., pag. 167 (non Zier., 1831).
QuensteDT 5) avverte ora: “Io citai e descrissi senza dubbio nel luogo suddetto soltanto l’Amm. gigas
di Zieren, e lasciai nel dubbio tutte le altre specie che vi erano riferite e quindi l’aggiunta pars non ha
ragione di esistere. Non riesco poi assolutamente a comprendere come si debba intendere il pars ZIETEN
4) FONTANNES. Crussol, tav. III, fig. 1.
2) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 74.
3) OppEL. Palaeont. Mitth., ece., pag. 257, tav. 72, fig. 3.
4 QueNnsTEDT. Schwédb. Jura, pag. 1010, Stuttgart, 1888.
5) In. L.c., pag. 1011.
8 M. CANAVARI [80]
e il non Zieten. Poichè infatti ZieteN in quell’elenco geognostico (Correspondenzblati des landw. Vereins,
1839, Bd. I) si riferisce alla stessa figura della sua opera maggiore, non può quindi avere una volta ra-
gione e l’altra torto. In ogni modo non so comprendere che cosa stia ad indicare il nome Ul/andi. ,
Lo stesso QuENSTEDT pone poi in dubbio anche la determinazione del NeumayR. “Se NeumayR abbia
colto nel segno non è possibile decidere mancando la figura; egli vi riferisce persino Aspidoceras Ga-
ribaldii Gemm. del Titoniano di Sicilia. ,
Facendo però astrazione della enigmatica sinonimia di OpPEL, resta in ogni modo la diagnosi di una
specie molto caratteristica, intorno alla quale non può cadere alcun dubbio. NEUMAYR, che certamente vide
l'esemplare di Streitberg della Franconia superiore, conservato nel Museo paleontologico di Monaco e de-
terminato come A. Ullandi dall’OppeL stesso, potè poi stabilire con esattezza le differenze che questa
specie presentava coll’ Asp. gigas Ziet. e poi la perfetta analogia sua con l’Asp. Garibaldi Gemm. di Sicilia.
Si potrà qui forse discutere, secondo le norme tracciate sulla priorità dei nomi specifici, se debba man-
tenersi il nome proposto da OPPEL, dopo che si è riconosciuto che la figura alla quale egli si riferiva
(A. gigas Zier., tav. 13, fig. 1) non corrisponde alla specie da lui descritta; oppure il nome proposto da
GEMMELLARO accompagnato dalle descrizione e dalla figura; ma, parmi, non può certamente porsi in dubbio
la corrispondenza avvertita da NEUMAYR.
Secondo la legge della priorità sarebbe stato forse più esatto far rivivere il nome del GEMMELLARO
proposto a ricordo del condottiero liberatore della sua Isola; ma ormai, dopo l’autorità di NEUMAYR, il
nome oppeliano intitolato all’autore delle “ Ballate ,, tanto noto al popolo tedesco, è così diffuso, che,
ponendolo in sinonimia dell’Asp. Garibaldi, non saprei davvero quale utilità pratica ne potesse derivare
alla scienza.
I due esemplari di Asp. Ullandi OrP. che raccolsi a Monte Serra fin dal 1878, conservati oggi nel-
l’Istituto paleontologico di Bologna, e che furono già da me ricordati *, sono i più piccoli che io conosco
di questa località. In rapporto al diametro, che nell’uno (I) è di mm. 96 e nell’altro (II) di mm. 115, essi
presentano le seguenti proporzioni:
I II
Altezza dell’ultimo giro ò 0 Ò 0 . 0,43 0, 46
Spessore » » d ò c : , 0, 62 0, 63
Larghezza dell’ombellico . ò . 0 0 0,27 0,25
L’esemplare di Laegern presso Baden in rapporto al diametro di mm. 108 presenta, secondo la figura
data da LoRrror (/. e. in sin.): alt. dell’ult. giro 0,43, largh. dell’omb. 0,27. Per queste proporzioni quindi
corrisponde completamente all’esemplare più piccolo di Monte Serra. Nulla può dirsi dello spessore perchè
l'esemplare non fu figurato dalla parte dell’apertura, limitandosi il LorIoL a dire che esso è relativamente
maggiore di quello dato dall’ OPPEL (0,39) per l'individuo molto grande. Nessuna differenza si avverte per
gli altri caratteri.
L’esemplare di mm. 115 di diametro (Tav. IV [XXI], fig. 2) rappresenta una conchiglia spessa e con
ombellico stretto, nella quale sono visibili poco più di due giri. La parte più interna è nascosta da roccia.
I giri sono ricoperti per circa */3 della loro altezza. Il maggiore spessore si ha al terzo interno dei fianchi
in corrispondenza dell’unica serie di tubercoli. La parete circumombellicale è molto ripida e sviluppata
raggiungendo in ogni parte l’altezza di 0,20 del diametro. Sull’ ultimo giro si contano quattordici tubercoli
4) CANAVARI. Terr. d. Camerinese, 1879.
[81] 7 M. CANAVARI 9
o aculei conici, robusti, che s’ innalzano quasi perpendicolarmente ai fianchi per un’altezza anche di circa
mm. 9. Da ognuno di questi tubercoli s'irradiano due coste non molto rilevate e arrotondate che passano,
riunendosi, sulla regione esterna. Quando la conchiglia è ben conservata, come nell’esemplare più piccolo,
allora si vedono, tra le coste o rughe e sotto opportuna incidenza di luce, sottilissime costicine lontane
tra loro un poco meno di mezzo millimetro.
Successivamente nella stessa località sono stati trovati tre altri esemplari che presentano queste
dimensioni :
III IV
(Tav. V [XXIV]) (Tav. VI [XXV]) Vi
Diametro n 1 ; È $ È È . mm. 175 mm. 225 mm. 250
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 0,43 0, 38 0,36
Spessore » » » » 6 0, 50 0, 49 0, 44
Larghezza dell’ombellico » » B 0, 26 0,32 0,35
Con l’accrescimento quindi va diminuendo, proporzionalmente al diametro, lo spessore e l’altezza
dell’ ultimo giro, e perciò diminuisce il ricoprimento ed aumenta la larghezza ombellicale.
L’esemplare di Sicilia (Asp. Garibaldiù Gemm.) raggiunge il diametro di circa 360 mm.; nel diametro
di 239 mm. misura: alt. dell’ult. giro mm. 109 (cioè quasi 0,46 del diam.); largh. dell’omb. mm. 90 (cioè
quasi 0,38 del diam.). Esso dunque è molto prossimo ai nostri esemplari; se ne allontana invece l’esem-
plare del diametro di mm. 210 ricordato dall’OPPEL sopratutto per lo spessore che raggiunge appena i
0,39; l’altezza dell’ ultimo giro e la larghezza ombellicale sono in esso rispettivamente di 0,35 e 0,36
del diametro. Proporzioni presso che identiche (alt. dell’ ult. giro 0,34; spess. 0,34; largh. dell’omb. 0,35)
ha pure il grande esemplare del diametro di 265 mm. di Csofronka nella Transilvania; il quale quindi
diversifica dai nostri per lo spessore minore. L’esemplare più piccolo (mm. 57 di diam.) figurato da HER-
Bica ha bensì lo spessore di 0,49 del diametro; si avverta però che nell’esemplare più piccolo di Monte
Serra (mm. 96 di diam.) lo spessore arriva invece a 0,62 del diametro. Quindi la differenza persiste nei
diversi gradi di sviluppo. Siccome poi nella forma della Transilvania i nodi si trovano quasi sulla metà
dei fianchi e non più vicini all’ombellico, così essa è stata indicata con un ? nella sinonimia.
Non si deve passare sotto silenzio che negli esemplari appenninici con l’aumentare del diametro si
va arrotondandò la regione cireumombellicale, la quale poi diminuisce in profondità col diminuire dello
spessore dei giri relativamente al diametro. Si sposta quindi sensibilmente verso l’esterno la posizione
dei nodi, i quali da ultimo sono molto grossi e robusti. Questo spostamento dei nodi sembra collegare i
nostri esemplari con quelli di Transilvania; ma in questi, deve ricordarsi, che sino dalle piccole dimen-
sioni i tubercoli si trovano già sulla metà quasi dei fianchi.
L’esemplare (III) di 175 mm. di diametro (Tav. V [XXIV], fig. 1) si compone di circa 3-4 giri ed
ha parzialmente conservato il guscio. Su di ogni fianco del giro esterno si hanno quattordici aculei; circa
tredici se ne vedono sul penultimo, i quali, quando sono conservati, toccano appena la parete circumom-
bellicale, a conferma di quanto scriveva LorroL: “ dans l’intérieur, les pointes, qui formaient sùrement le
prolongement des tubercules, devaient s’appliquer exactement contre ses parois (Bader, pag. 122). , Da
ogni tubercolo partono, al solito, verso l’esterno due grosse pieghe, che si riuniscono, diminuendo in
grandezza, sulla regione sifonale. Qui esse sono appena piegate all’indietro, mentre sui fianchi piegano
in avanti. Nella parete circumombellicale poi i nodi si continuano con un rilievo non molto spiccato e
talora, come nell’esemplare (IV) di 225 mm. di diametro (Tav. VI [XXV], fig. 1), anche bipartito, inclinato
(o)
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. : E:
10 M. CANAVARI [82]
in avanti e tra questi rilievi si avvertono due o tre costicine ad essi parallele, come suole avvenire in quasi
tutti gli Aspidoceras. Questa particolarità è rappresentata anche nell’ultima porzione di giro della figura
data dal GEMMELLARO.
Nello stesso esemplare si hanno circa quindici aculei nell’ ultimo giro, parzialmente rotti e tra le
coppie di coste ad essi confluenti sì manifesta talvolta qualche costa intermedia.
La linea lobale non è conservata con qualche precisione altro che nel piccolo esemplare (II) di 115 mm.
di diametro. A differenza di quanto dice OpPEL *, tra il lobo sifonale e la sutura, invece di tre lobi se
ne contano quattro. Ma questa è una differenza forse più apparente che reale, in quanto che l’ultimo
lobo potrebbe, come diremo, considerarsi non quale un vero e proprio lobo, ma quale un lobicino secon-
dario di partizione della sella accessoria e d’altra parte la parete circumombellicale, essendo molto pro-
fonda, difficilmente può sbarazzarsi tutta dalla roccia. Io non vi sono riuscito che dopo un lungo e pa-
ziente lavoro, aiutato poi dall’azione dell’acido cloridrico per corrodere il guscio e mettere in evidenza
la linea lobale completa (Fig. 39). Anche LoRror ? non esclude in questa specie l’esistenza di due lobi
ausiliari.
Lobo sifonale non molto ampio e un poco meno profondo dei primi due laterali, l’ultimo dei quali
è posto presso la serie dei tubercoli. Il primo accessorio si trova già nella parete cireumombellicale; esso
è stretto e tocca la linea radiale; segue poi un secondo accessorio.
TIOstho: La sella esterna è la più alta e bipartita; anche la prima laterale
Ls è bipartita con il lobicino mediano spostato verso l’esterno. La se-
conda laterale è tozza e molto ampia; un lobicino posto dopo i tu-
bercoli la divide in due parti ineguali, di cui la esterna è la più
9 sviluppata. A questa parte somiglia la prima accessoria, quindi il
secondo lobo detto accessorio potrebbe rappresentare un lobicino
i 2 22 mediano di un’ampia sella accessoria, che viene poi nella parte
Li 12 interna tagliata dalla sutura. Le selle sono tutte decrescenti e in
Ls Lobo sifonale. generale la linea lobale non è molto frastagliata e somiglia nel-
L,j Primo lobo laterale.
TO ERO l’insieme a quella dei più tipici Aspidoceras.
a, a, Lobi accessori. L’Asp. Unandi OPP. diversifica dall’Asp. gigas Zier., secondo
inea cir Ilicale. È STRO È
3 RO one NEUMAYR, per la sezione dei giri, regolarmente arrotondata nel primo
e con manifesta carena ombellicale nel secondo. Si avverta però che
la sezione della bocca disegnata da ZietEN ® è tratta certamente in corrispondenza dei nodi, quindi l’ango-
losità circumombellicale viene ad essere più spiccata di quello che non sia negli spazi internodali. Le due
pareti inclinate che partendo dai nodi vanno verso l’ombellico ed indicate in sezione nella stessa figura
di ZIETEN, non si osservano mai nell’Asp. Uzlandi OPP. Qui invece la parete si eleva dalla sutura dap-
prima quasi perpendicolarmente e poi piega a grado a grado verso i fianchi, i quali raggiungono ben presto il
massimo spessore in corrispondenza dei tubercoli; in seguito i fianchi convergono in curva uniforme verso
la regione esterna. Una differenza più spiccata si avverte nelle coste, le quali, nell’Asp. gigas ZIET., sono
più numerose. “ Auf den Seiten, scrive Zieren *, bilden die Rippen eine weitliufige Reihe starke Knoten,
i) OpPEL. Palacont. Mitth., pag. 225.
® LorIoL. Baden, pag. 122.
3 Zieron. Verst. Wiùrtt., tav. XIII, fig. 1D.
VBIDARZA pag
[83] M. CANAVARI 11
und laufen von diesen aus in drei bis vier Falten iber den Ricken ,. Nei nostri esemplari ciò
non avviene mai e da ogni nodo irradiano due coste; solamente in quello di 225 mm. di diametro (IV),
come fu ricordato, si ha qualche volta un’altra costa tra le due paia vicine confluenti ai tubercoli. Non può
passarsi poi sotto silenzio che ZiereN figurò l’ esemplare ad ‘/, circa della grandezza naturale, rapportando
la specie con probabilità alla famiglia dei Coronati di L. pe Buck; mentre poi da QuenstEDT fu riferita
agli Inflati, e agli Aspidoceras da NeumayR 1). }
Molti degli Aspidoceras del Giura svevo appartenenti al singolare gruppo dello stesso Asp. gigas Zier.
(Asp. gigas, Uhlandi, Raphaeli) che NEUMAYR non seppe inserire nell’albero genealogico da lui proposto
pel genere Aspidoceras ?, furono da QuenstEDT riuniti con VA. inflatus Rem., che poi fu suddiviso in
tante forme distinte secondo il numero di nodi che si trovavano sull’ ultima camera di abitazione. Senza
poter constatare il valore da attribuirsi nella delimitazione delle forme al carattere avvertito da QuENSTEDT
e che certamente nel maggior numero dei casi, per essere comunemente l’ultima camera rotta e solo in
parte conservata, non si potrebbe determinare, mi limiterò solo ad accennare le relazioni che passano tra
i miei esemplari di Asp. Ullandi e alcuni degli Inflati descritti e figurati da QuENSTEDT stesso.
Ammonites inflatus quadrifinalis ® del Kimmeridgiano di Tonnerre che QuensteDT ebbe dal dott.
SAEMANN come A. Lallierianis D'ORB., ha lo spessore molto minore. Inoltre gli aculei nei giri interni
sarebbero inclinati verso il centro, non così però come D’OrBIenY “ am Lallierianus (tav. 208) freilich sehr
ideal dargestellt hat (QuenstEDT. L. c., pag. 1006); ; nell’ Asp. Uhlandì si vedono ergersi diritti ed ap-
poggiati alla parete circumombellicale. La linea lobale considerata allo stesso grado di sviluppo ha selle
più ampie e più tozze e lobi meno frastagliati.
L’esemplare invece di Amm. inflatus quadrifimalis del Giura bianco, parte media, dell'Alpe a Sud di
Tubinga (tav. 113, fig. 5) ha spessore molto maggiore e sezione del giro più depressa e lobi del pari
differenti.
Amm. inflatus quadrifinalis di Treffelhausen (tav. 114, fig. 1), che interrogativamente è stato indicato
nella sinonimia, diversifica per lo spessore minore e per le coste che, secondo QuenstEDT, “ werden weiter
nach innen mehr unbestimmt dreispaltig, wie bei dem noch gròssern Amm. gigas ZIer. ,
Anche l’Amm. inflatus septemfinalis (tav. 114, fig. 2) è stato posto con dubbio in sinonimia. È molto
simile ai nostri per le coste ma è diverso sempre per lo spessore minore e per la forma della sezione.
Certamente rimane specificamente distinto I’ Amm. inflatus sexfimalis del Giura bianco di Salmen-
dingen (tav. 115, fig. 1) per i nodi più spostati all’esterno e per le numerose coste che si hanno nella
camera di abitazione.
Gli altri inflati figurati da QuenstEDT (tav. 113, fig. 2, 3, 4; tav. 115, fig. 2) hanno una costa sola che
irradia dai nodi e sembrano appartenere a specie molto diverse dall’ Asp. UlMlandi.
Ricordiamo da ultimo che i cinque esemplari di Monte Serra costituiscono una serie di graduale svi-
luppo che insieme con le forme descritte da GemmeLLARO (Asp. Garibaldii) e da Lorior potrebbero con-
siderarsi come una varietà extuberata del tipico Asp. Ullandi Orp. Si noti anche che l’ultimo termine
della nostra serie corrisponde completamente all’ esemplare di Sicilia (Asp. Garibaldi). Quindi viene pro-
vato che alla stessa forma siciliana corrispondono i piccoli esemplari di Asp. U?landì descritti da me e
da LorioL. Ora questi piccoli esemplari sono certamente diversi dall’ Asp. liparum per la sezione dei giri,
i) NeuMAYR. Syst. der Ammonitiden, pag. 939.
2 In. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 190.
3 QuensteDT. Schwdb. Jura, pag. 1005, tav. 113, fig. 1.
12 M. CANAVARI [84]
per i tubercoli eretti e non rivolti verso la parte centrale della conchiglia, e per gli ornamenti costituiti
da coste accoppiate nei tubercoli e non da semplici pieghe irradianti dai tubercoli stessi. Cade perciò
l’opinione emessa dal PAvLow, secondo la quale l’Asp. Garibaldi non sarebbe altro “ qu’un vieille exem-
plaire d’Asp. liparum *). ,
L’Asp. Uhlandi OPP. è specie propria degli strati con Asp. acanthicum OPP.
Esemplari esaminati: 5, dei quali due (i minori) sono conservati nell'Istituto geologico e pa-
leontologico di Bologna e gli ‘altri tre nel Museo geologico di Pisa.
3. Aspidoceras apenninicum ZrrreL. — Tav. IM [XXTII], fig. 1,2.
1869. Aspidoceras apenninicum ZirreL in Benecke. Geogn.-pal. Bettr., pag. 149.
1870. _ _ Zirrer. Palacont. Mitth., pag. 196, tav. XXIX, fig. 6.
1850. — _ (Ziot.) CanavarI. La Montagna del Sanvicino. Boll. R. Com. geol., vol. XI,
pag. 261.
ZirteL ha dato per questa specie la descrizione che traduco letteralmente:
“ Conchiglia spessa, discoidale, con ombellico ampio. Giri arrotondati, !/, involuti, un poco più larghi
che alti con la sezione arrotondata, lateralmente ed esternamente convessi. I giri scendono rapidamente
verso la sutura senza però formar carena; su i loro fianchi si hanno due serie di aculei, che nel modello
appaiono a guisa di nodi. Gli aculei della serie interna, che si trovano sopra la sutura ombellicale, sono
più piccoli e più avvicinati di quelli della serie esterna situata al di là della metà dei fianchi verso la
parte ventrale o esterna. Nella camera di abitazione gli aculei della serie interna si avvicinano in modo
che in essa frequentemente si hanno due o tre tubercoli ai quali mancano i corrispondenti nella serie
esterna. ,
“ Astraendo dagli ornamenti descritti la superficie della spessa conchiglia è liscia. ,
“ Il disegno dei lobi non si distingue molto da quello dell’Asp. ipricerum. La specie in discorso si
separa facilmente dalle forme affini del gruppo dei bispinosi per l’ampio ombellico, per i giri arrotondati
e specialmente per la serie esterna dei tubercoli spostata dal mezzo dei giri verso la regione sifonale ,.
I due esemplari di Monte Serra che credo di poter riferire all’Asp. apenninicum Zirt. si allontanano
un poco dalla forma figurata per alcune piccole differenze che giova qui descrivere.
La fig. 2 (Tav. III [XXII]) rappresenta ‘un esemplare che nel diametro di mm. 93 ha poco più di
quattro giri, l’ultimo dei quali non sembra aver lobi altro che sulla prima metà. In rapporto al diametro
si hanno queste dimensioni:
Altezza dell’ ultimo giro . . i, ; 1 . o 0 3 3 0,33
Spessore » » È ò o 5 h : . E ; 0, 408
Larghezza dell’ ombellico i : ; 5 ; È i . 3 0,44
Le dimensioni corrispondenti date dallo ZitTEL sono 0,36, 0,40, 0,40, allontanandosi quindi ben poco.
dalle nostre. La posizione delle due serie di tubercoli è come nell’esemplare del Catria, si deve però
avvertire che questi aculei sono più numerosi e regolarmente disposti in modo che nella direzione del
raggio quelli di una serie corrispondono quasi sempre con quelli dell’altra. Se ne contano per ogni serie
)) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 74.
[85] M. CANAVARI 13
circa 18 nel penultimo giro e 16 nell’ultimo. La sutura avviene presso la serie esterna in modo che
questa rimane in parte visibile, e le spine della stessa serie esterna dei primi giri inclinate esternamente
sono un poco adagiate e internate sulla parete circumombellicale. La conchiglia, dove è conservata, presenta
rughe radiali tra le due serie di spine; dalla serie interna verso la sutura le rughe piegano invece forte-
mente in avanti.
La linea lobale (Fig. 40) presa sulla metà circa dell’ultimo giro del fianco opposto a quello figu-
rato sembra essere li ultima conservata. Le selle sono ampie, tozze e bipartite. Quella esterna è la più
grande, quella accessoria che precede la sutura è invece piccola. I lobi sono
inversi, cioè ascendenti sulla linea radiale. Il lobo sifonale è stretto; il primo
lobo laterale è tripartito, molto ampio, un poco meno però della sella
esterna, e appena più profondo del sifonale; il secondo lobo laterale è assai
ridotto e per forma simile al precedente; il primo lobo accessorio molto
più piccolo è alquanto inclinato esternamente e così l’altro che precede la
sutura.
Diversificano questi lobi da quelli figurati da ZIrtEL per la minore altezza
della sella esterna e per la maggiore larghezza del primo lobo laterale. Le Sp A
altre piccole differenze che si osservano nel confronto diretto delle due linee —L Secondo’ lobo laterale.
lobali come sono state disegnate, non si può asserire se siano reali o dovute Sa inta
a non fedele riproduzione. In riguardo alla figura qui accanto intercalata
(Fig. 40) essa è stata con ogni cura copiata direttamente dal fossile mercè carta trasparente.
La fig. 1 (Tav. III [XXII]) rappresenta un grande esemplare non completamente isolato che rag-
giunge il diametro di circa mm. 155 ed ha, in rapporto al diametro considerato eguale all’unità, le se-
guenti proporzioni:
Fic. 40.
Ls
Altezza dell’ ultimo giro. o o : ò E 5 0 0 o 0,32
Spessore » » ; ; , : È 4 ; È 3 . 0,37
Larghezza dell’ ombellico . ; 5 ò 5 5 5 x 0 0 0, 40
I primi due terzi dell’ultimo giro sono tutti concamerati, così che la camera di abitazione è conser-
vata solo in parte. I giri interni sono un poco più spessi e pare che lo spessore vada gradatamente di-
minuendo con l'accrescimento; gli ornamenti simili a quelli dell'esemplare minore. Non è possibile però
rilevare con esattezza il numero delle spine, a causa della imperfetta conservazione; dove le spine sono
manifeste si presentano esse molto grosse: quelle della serie esterna del penultimo giro sono alquanto
internate nella parete circumombellicale del giro successivo.
Aspidoceras Wynnei Waae.® di Jadoora nel Katrol range della parte inferiore del Oomia group,
già paragonato dall’autore ? all’Asp. aperninicum Zim., differisce da questa specie per i tubercoli meno
numerosi e per la posizione meno marginale ai fianchi della serie esterna. Inoltre nella specie indiana i
lobi, come furono disegnati da WaAAGEN ?, sono molto più frastagliati e più sviluppati.
1) WaaAGeN. Jurass. Fauna of Kutch, vol. I, 3, pag. 103, tav. XXI, fig. 5; tav. XXII, fig. 1. Mem. of the Geol
Survey of India. Calcutta, 1875.
2 In. Records. Geol. Surv. of India, vol. IV, pag. 92. Calcutta, 1871.
3) Ip. Jurass. Fauna of Kutch ecc. L. c., tav. XXII, fig. lc.
14 M. CANAVARI [86]
Assai più vicina alla nostra specie per il numero delle spine e gli ornamenti del guscio è 1° Asp.
Karpinskiù PAavu. ® degli strati con Asp. acanthicum OPP. dell’Est della Russia. Ma anche in questa specie
la posizione della serie esterna dei tubercoli è meno marginale, corrispondendo così per questo carattere
più alla specie indiana su ricordata. Inoltre la serie interna ha le spine più spiccatamente rivolte verso
il centro. La linea lobale poi dell’Asp. Karpinskiù Pavi. ? si distingue facilmente per il maggior svi-
luppo in altezza delle selle, e perciò esse appaiono meno tozze di quelle dell’Asp. apenninicum, e per la
maggiore frastagliatura.
Aspidoceras meridionale Gemm. ® ha giri molto più depressi e le due serie di tubercoli più avvici-
nate. Linea lobale simile a quella da me figurata, diversa però nella maggiore ampiezza della prima sella
accessoria e per la frastagliatura un poco più spiccata.
Aspidoceras rupellense »’OrB. © ha sezione trasversale dei giri subquadrata e non arrotondata ed ac-
crescimento forse un poco più lento.
Altre due specie possono citarsi ancora a titolo di confronto: Asp. faustum BayLE ?) e Asp. hirsutum
BayLe © ambedue dell’argille oxfordiane di Dives (Calvados). La prima di queste specie si distingue per
le coste che riuniscono radialmente i tubercoli delle due serie; la seconda per l’accrescimento più lento
e per i tubercoli molto più grossi.
Ricordo da ultimo che NEumAYR ”) considerò l’ Asp. apenninicum Zirt. come un termine vicino all’ Asp.
Caletanum OPP. (=Asp. longispinum [Sow.] D’ORB. [non Sow.]) nella serie dell’ Asp. perarmatum.
Esemplari esaminati: 2, raccolti con gli altri Aspìdoceras e conservati oggi nel Museo geolo-
gico di Pisa.
1) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 72, tav. 2, fig. 1.
2) Ip. L. c., fig. 1d.
3) GEMMELLARO. Faune giur. e lias. N. 2, tav. VII, fig. 7,10.
4 p’'ORBIGNY. Pal. frange. Ceph. Jurass., tav. 205.
5) BavLe. Hxplic. de la Carte géol. de la France, t. IV, Atlas, tav. XLVII, fig. 1. Paris, 1878.
6) Ip. L. c., tav. XLVIII, fig. 13.
7) NEUMAYR. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 190 [50].
[87] M. CANAVARI
INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE IN QUESTA PARTE QUARTA
Cephalopoda
VII. Gen. Simoceras ZIitTEL (continuazione) MAE NE PEA TOGO NAPO OE STO e Cir PASSO
7. Simoceras (?) n. sp. ind. — Tav. I [XX], fig. 2 c ò ; - 0 . 0 o »
Appendice al VI. Gen. Perisphinctes WAAGEN . 6 . È 6 . ò 0 . . »
13. Periphinctes Pasinii Gamm. sp. var. balderoides n. var. — Tav. I [XX], fig. 1 ; ”
14. » ptychodes Neum. — Tav. II [XXI], fig. 1 . A 0 ò 0 3 »
VIII. Gen. Aspidoceras ZiTTEL . 5 h . ì ; È Ò È ò o î : »
1. Aspidoceras insulanum Gemwm. var. serrana n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 1 i »
2. » Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 2;
Tav. V [XXIV], fig. 1; Tav. VI [XXV], fig. 1 . c . 0 . »
3. » apenninicum Zirr. — Tav. III [XXII), fig. 1, 2 c o c : c »
INDICE DELLE FIGURE INTERCALATE
Fic. 39. — Linea lobale del Simoceras (?) n. sp. ind. - 5 0 o . o 0 . pag.
» 36. — Linea lobale del Per. Pasinîi Gomwm. sp. var. dalderoides n. var. . ò 5 ò »
» 37. — Linea lobale del Per. phychodes Neum. . 0 ò 0 . 0 o . o »
» 38. — Linea lobale dell’Asp. insulanum Gemm. var. serrana n. var. o . x . »
» 39. — Linea lobale dell’Asp. Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. . c c c c »
» 40. — Linea lobale dell’Asp. apenninicum Zirt. . 6 . 3 c 0 o o »
N. B. — Tutte le linee lobali sono figurate in grandezza naturale.
LO
10
13
[73]
[74]
[76]
[78]
[82]
[85]
15
ALBERTO FUCINI
AMMONITI DEL LIAS MEDIO DELL’APPENNINO CENTRALE
ESISTENTI NEL MUSEO DI PISA
(Tav. VII-XIII [VI-XIII] e Fig. 24-51 intere.)
(Continuazione e fine).
{ XIV. Gen Harpoceras WaacEN.
1. Harpoceras Boscense Reyn. — Tav. VII (VII), fig. 1.
1855. Ammonites radians MeneGHINI in Spapa-LavinI et Orsmi. Quelg. observat. géol. s. les Ap., pag. 29 (pars?)
1868. Ammonites Boscensis Revnds. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 94, tav. III, fig. 2.
non 1869. — —_ Zire. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag.120, tav. 13, fig. 3, 4.
non? 1874. — — Book. Die geolog. Verhiiltn:i d. sùdl. Theil. d. Bakony. II Th., pag. 133, tav.
VI, fig. 1-4.
1867-81. Harpoceras Boscense MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 12, tav. I, fig. 7; tav. II, fig. 18?
1885. — — Haue. Monogr. d. Amm.-Gattung Harpoceras, pag. 626 (pars).
1893. — — Grver. Mittell. Cophal. d. Hinter-Schafberges, pag. 1, tav. I, fig. 1, 2(?), 3-6.
1895. _ — BonArELLI. Mossili domeriani della Brianza, pag. 14.
1900. — — Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. ecc. Atti d. Soc. tosc.
di Sc. nat. Proc. verb., vol. XII, pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro. 6 $ 5 . 0 5 ì 0 ò 0 0 . mm. 64
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 5 0 o 6 5 0,34
Spessore » » » » n ; È A Ù 0,20?
x Larghezza dell’ ombelico » » ; 6 È : 6 0,40
Ricoprimento della spira » » ; 3 E 5 7 0,04
Per stabilire bene l’identità di questa specie, oltre agli individui dell’Appennino centrale, ho preso
in esame anche un buon modello in solfo, che crederei fosse stato rilevato dall’esemplare originale del
ReynÈs. Dico crederei perchè esso vi corrisponde perfettamente solo di fianco e non lateralmente, essendo
più compresso e mostrando la sezione del giro non ellittica come nella figura del REvnÈs, ma ovale e
troncata superiormente ed inferiormente. La sezione in parola corrisponderebbe perciò a quella data dal
MENEGRINI !) per il suo Harp. pectinatum.
1) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 6, tav. I, fig. 13.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 3
18 A. FUCINI [44]
To ritengo come carattere essenziale dell’ Harp. Boscense Reyn. la forma del dorso e delle coste fatta
conoscere benissimo dal Reynks. Il dorso piatto fa con i fianchi un angolo molto netto, poco superiore
al retto. Esso è lateralmente limitato da carene molto distinte e rilevate, sulle quali terminano le coste.
La carena sifonale ha la medesima altezza delle carene marginali ed ha ai lati solchi profondi e distinti.
Le coste, assai leggiere ed indecise, partono dal margine ombelicale dirette decisamente in avanti e con-
servano tale direzione fino al terzo dell'altezza del giro; da questo punto, con una curva assai stretta,
paragonata dal ReyNnÈs a quella che si osserva nell’ A. serpentinus, si piegano in dietro e si mantengono
retroverse fino presso al margine esterno, ove terminano alla carena marginale senza quasi piegarsi in
avanti. Nei giri interni le coste sono irregolari e meno inclinate lungo il margine ombelicale.
Corrisponde assai bene a questa diagnosi un esemplare di Cagli che non è però conservatissimo
e che io figuro. Esso, sebbene non mostri il contorno della bocca, si può ritenere completo, inquantochè
la camera di abitazione vi occupa circa i due ultimi terzi dell’ultimo giro. Come suole accadere in molte
specie di Harpoceras nell’ultima porzione della spira le coste si raffittiscono e s’indeboliscono alquanto;
però conservano i loro caratteri di andamento e di forma.
La linea lobale (fig. 24) di questo esemplare è piuttosto semplice. Il lobo sifonale assai ristretto è
sorpassato di poco dal primo laterale che termina con cinque punte poste in semicerchio. Il secondo lobo
laterale, di un terzo meno profondo del precedente, finisce poco simmetricamente con tre
i punte. Segue un primo lobo accessorio molto poco profondo e poi, ancora più ridotto, un
ie secondo sul quale cade la sutura ombelicale. L'ampia sella esterna resulta divisa da un
Linea lobaie dell'Harp. lobo secondario in modo che la porzione esterna è più bassa di quella interna; la prima
Coen ce PIÈ laterale rimane alquanto leggermente più bassa e circa la metà più stretta di quella
Mm.28,ingrandezza esterna; le selle che seguono sono gradatamente sempre meno elevate; la dentellatura
naturale.
di tutte è piuttosto semplice.
È pure riferibile a questa specie un altro esemplare, non completamente conservato, proveniente
dalla Marconessa.
Ancora prima che il ReyNÈs istituisse 1° Harp. Boscense, il MENEGHINI aveva distinto nelle collezioni
del Museo di Pisa, col nome di A. Lavinianus, alcune forme di Harpoceras assai comuni nell’ Appennino
centrale le quali poi dallo ZirtEL ® vennero, per me non giustamente, riferite alla specie del Reyrnès. Lo
ZItTEL distinse in queste due varietà, una più compressa ed a coste più sottili e più numerose, ed una
più rigonfia ed a coste grossolane, che disse essere meglio corrispondente al tipo del Reyxks.
Ambedue le forme illustrate dal ZirTEL vengono da me considerate come specie distinte e diverse dall’ Harp.
Boscense Reyn. La prima viene riunita come varietà costicillata al Gramm. Normanianum D’ORB. e la seconda,
avente coste più grossolane, sarebbe secondo me una varietà del mio Gramm. Portisi. Questa ultima, che anche
a mio parere sarebbe più vicina al tipico Harp. Boscense, è da me ritenuta differente dalla specie del RevnÈs
per avere i giri con i fianchi più convessi e con sezione meno rettangolare poichè il dorso, assai arrotondato,
è limitato dai fianchi mercè carene molto meno nette e decise e la superficie circombelicale, più largamente
arrotondata, scende alla sutura dell’ombelico assai meno verticalmente. Anche le coste sono alquanto diverse
da quelle dell’ Harp. Boscense perchè, specialmente nella metà esterna dei giri, sono più piegate e più
arcuate in avanti. Altra differenza che si può notare nelle coste è che queste cominciano a svanire un poco
prima di arrivare alla carena che separa i fianchi dal dorso, mentre nell'originale del ReyNnÈs esse arrivano
fino a tale carena conservando un rilievo forte e spiccato. Vi sarebbe poi da fare avvertire anche la diffe-
i ZirreL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120.
[45] A. FUCINI 19
renza nella linea lobale la quale negli individui dell'Appennino non mostra di avere il primo lobo laterale
ampio quanto la sella esterna, come indicherebbe la descrizione e la rappresentazione del ReynÈs. Debbo
notare a questo riguardo che nel modello di questa specie di un esemplare di Bosc, forse l'originale, al
quale ho più sopra accennato, si vede chiaramente che il primo lobo laterale è molto meno ampio della
sella esterna. Ò
Dopo gli studi dello ZitteL, fu il BòckH che citò e figurò due Ammoniti col nome di Zarpoceras
Boscense Reyn. Ora a me sembrerebbe che anche queste non si possano con ogni sicurezza ritenere
appartenenti alla specie del ReynÈs, per alquanti caratteri differenziali. Quella rappresentata dal BocxH
stesso con la figura 1 potrebbe riguardare, come la forma a coste sottili dello ZittEL, la var. costicillata del
Gramm. Normanianum D’'ORB., 0 forse meglio la var. coniungens dell’ Hildoceras Lavinianum Mea., fra le
quali varietà passa una grandissima somiglianza; l’altra invece della figura 4 potrebbe molto vero-
similmente appartenere al mio Gramm. Bonarellii. Questa non ha davvero il dorso spiccatamente tricarinato
dell’ Harp. Boscense, nè la sua piegatura delle coste, specialmente nella parte esterna dei fianchi ove le orna-
mentazioni sarebbero, a mio parere, troppo piegate ed arcuate in avanti e troppo gradatamente evanescenti.
Il primo esemplare rappresentato dal BéckH con la fig. 1 ha coste assai diritte nel loro andamento gene-
rale, per quanto ancora retroverse, ed esse non mostrano affatto la curva assai netta e caratteristica che
si osserva nel tipico Harp. Boscense e che dal Revnks fu paragonata a quella presentata dalle coste del-
l’ Harp. serpentinum RrIn., volendo forse con questo nome indicare 1 Harp. falciferum Sow. Il dorso vi
è poi di troppo o i solchi laterali alla carena sifonale vi sono poco distinti e le carene che
separano i fianchi poco o punto spiccate; certo il dorso non resulta tricarinato.
Il MenEGHINI riferì all’ Harp. Boscense Revn. diversi esemplari del Medolo che egli raggruppò in tre
forme diverse. Alla prima, tipica, riunì , secondo quello che aveva già fatto lo ZrtrEL, il suo Harp. La-
vinianum; considerò la seconda identica alla varietà a coste grossolane già distinta dallo ZirTEL, e designò
la terza come forma involuta.
In riguardo a ciò mi permetto di fare alcune considerazioni. La prima forma corrisponde perfetta
mente all’esemplare tipico del Rernks, del quale il MENEGHINI esaminò lo stesso modello veduto anche da
me. Per ciò essa diversifica dall’ Hw:p. Lavinianum soprattutto per le coste più sinuose, aventi quella
piegatura a gomito nella parte interna dei fianchi che manca o quasi nell’ Harp. Laviniamun Mear., e per
il dorso piatto decisamente tricarinato. La seconda forma non è forse riferibile all’ Harp. Boscense REYN.,
del quale tutt'al più potrebbe riguardarsi come una varietà, e, sebbene vicina, nemmeno corrisponde
perfettamente alla varietà a grosse coste dello ZirteL, rappresentata dagli esemplari dell’ Appennino
centrale che esaminerò più sotto, poichè essa ha i fianchi piani, anzichè leggermente convessi ed ha
ancora più spiccata quella piegatura delle coste della quale ho spesso parlato. La terza forma non è
riferibile alla specie del Revxès, perchè essa se ne allontana assai per accrescimento più rapido per molto
aggior compressione della conchiglia e per il dorso molto ristretto, per quanto nettamente tricarinato.
Il BonarELLI 2) ha riunito questa terza forma all’Harp. Cornacaldense Tausca ®), il quale avendo accre-
scimento un poco meno rapido di essa si avvicina più di lei alla specie del ReyNnÈs; io la ritengo invece
riferibile alla var. Bicicolae Bon. della specie del TAuscH.
1) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ecc. Révision systématique des espéces ecc., pag. 205.
® BONARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14.
3) TauscH. « Graven Kalke» der Sid-Alpen. Abhandl. d. K. K. geol. Reischsanst., Bd. XV, 2 Heft, pag. 36,
tav. 1, fig.1.
20 A. FUCINI [46]
L’Haue studiando 1’ Harp. Boscense ReYN. accetta le vedute dello ZirtEL seguite dal MENEGHINI.
Il GryER riunisce alla specie in esame oltre agli esemplari ad essa riferiti dallo ZirteL, dal MENE-
cHInI e dal BockH anche l’ Harp. pectinatum Mer., che viene dopo nuovamente, ed a mio credere giusta-
mente, separato dal BonaARELLI !.
L’ Harp. pectinatum Mex. ha coste molto più sottili, più numerose di quelle dell’ Harp. Boscense, meno
piegate a gomito, e sinuose con più regolarità.
To credo che gli esemplari illustrati dal GrvER siano certamente riferibili all’ Harp. Boscense, per
quanto nessuno abbia il dorso tanto distintamente tricarinato; mi parrebbe però che potesse fare ecce-
zione quello rappresentato da lui con la fig. 2. Questo esemplare, ch’ egli riferisce alla varietà grossolana-
mente costata dello ZittEL, non ha la caratteristica piegatura delle coste come l’Harp. Boscense REYN., ma
piuttosto quella dell’ Harp. Lavinianum Mex.
Dalle cose fin qui dette mi sembra che si rilevi come io ritenga dunque 1’ ld. Lavinianum Mea.
diverso dall’ Harp. Boscense RerN. per il dorso più arrotondato, non tricarinato, con solchi poco profondi
ai lati della carena sifonale, per sezione del giro non subquadrangolare, ma ovale o più spesso ellittica,
essendo il margine interno ed esterno dei fianchi largamente arrotondati, e per le coste più retroverse,
con andamento più diritto e senza la piegatura che caratterizza le coste dell’ Harp. Boscense, della quale
tutt’ al più se ne ha un indizio limitato al margine circombelicale.
Grandemente vicino all’ Harp. Boscense REYN. si presenta 1° Harp. Cornacaldense Tausca ? e special-
mente la sua var. Bicicolae Bon. Tanto la specie tipica quanto la varietà hanno però le coste più nume-
rose, più serrate e più nettamente geniculate specialmente nei giri interni.
L’ Harp. Cornacaldense ha inoltre il lobo sifonale di piccolissima profondità.
Come ho fatto per altre specie anche di questa non ho dato in sinonimia la lista completa delle citazioni
non accompagnate da figura, poichè esse non potrebbero forse corrispondere a questa specie nel modo in
cui è da me riguardata. Dirò solamente che essa sarebbe citata nell'Appennino dell’Italia Centrale dal
Canavari ©, dal Parona, dal Tuccimei 9; nella provincia di Bergamo dal Varisco®, e nella Sicilia dal
Barpacci ©. Il SecueNZzA ® avrebbe citato questa specie a Taormina, ma lo ScHopen !® crede che il riferi-
mento del SEGUENZA riguardi una specie nuova cui egli dà il nome di Harp. decipiens. Non so se questo
Harp. decipiens possa corrispondere a qualche forma di quelle da me ora descritte.
i) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 21.
® TauscH. « Grauen Kalke» der Stid-Alpen, pag. 36, tav. 1, fig. 1.
3) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14.
4) CANAVARI. Amm. d. Lias m. di S. Antonio. Atti Soc. tose. Sc. nat. Proc. verb., vol. II, pag. 109; — La montagna
d. Sanvicino. Loc. cit., pag. 15; — Le grotte di S. Eustachio, pag. 6.
5) PARONA. Fauna d. Lias dell’App. centr., pag. 110.
9) Tuccimer. Il sistema giur. di Roccantica ecc. Loc. cit., pag. 136.
VARISCO. Note alla carta geol. d. prov. di Bergamo, pag. 60.
3) BALDACCI. Descr. geol. d. Sicilia, pag. 97.
® SeGuenza. IZ Lias sup. nel terr. di Taormina, pag. 7, 9.
10) ScHoPen. Sul Toarc. Dogg. e Malm di Taormina, pag. 25.
[47] A. FUCINI 21
2. Harpoceras Cornacaldense Tausc® var. Bicicolae Bon.
1855. Ammonàtes serpentinus MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. les Apenn.,
pag. 29.
1867-81. — falcifer MeneGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge amm. ecc., pag. 15 (pars), tav. Il,
fig. 3, non fig. 2.
1867-81. _ (Harpoceras) Boscensis MentcnINI. Fossiles du Medolo (pars), pag. 12, tav. II, fig. 18,
non tav. 1, fig. 7.
1890. —Harpoceras Cornacaldense Tausca. « Grauen Kalke» der Siid-Alpen. Abhandl. d. K. K. geol.
Reichsanst., Bd. XV, pag. 36, tav. 1, fig. 1.
1895. —Harpoceras? Cornacaldense Tausca var. Bicicolae BonarELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14.
1900. — _ Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit.,
pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro . ò ; 7 ò h a È a 0 0 x . mm. 64
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. Ò 5 . c c 0,36
Spessore » » » » . c : 5 - i 0,15?
Larghezza dell’ombelico » » 0 ; o À 6 È 0,39?
Ricoprimento dolla spira » » 7 . È 6 0 0 0, 04
Riferisco all’ Harp. Cornacaldense Tausca var. Bicicolae Bon. un esemplare non benissimo conservato,
proveniente dal Monte Faito. Esso corrisponde assai bene all'originale sopra il quale è stata fatta la
varietà Bicicolae, che è quello stesso che fu illustrato dal MENEGHINI col nome di A. falcifer Sow. e con la
fig. 3 della tavola III della sua monografia.
To ho potuto esaminare direttamente tale originale per gentile compiacenza del prof. MARIANI diret-
tore del Museo civico di Milano, ove quell’ esemplarè si conserva.
Con l’originale presente si vede la inseparabilità di questa forma dall’ Harp. Cornacaldense TauscE ancora
più di quello che ci verrebbe mostrato dalla figura data dal MENEGHINI, nella quale non è tanto fedelmente
riprodotta la forma del dorso. Apparisce poi indiscutibilmente come tanto 1’ Harp. Cornacaldense Tausca
tipico quanto la var. Bicicolae Bon. abbiano una spiccata rassomiglianza con l’Harp. Boscense RevN. dal
quale differiscono tuttavia per il numero maggiore di coste e per avere la conchiglia assai più compressa.
Perciò io credo a questo riguardo che quell’Ammonite del Medolo rappresentato dal MenEGHINI nella
tav. 11, con la fig. 18 più che all’ Harp. Boscense Revx., del quale è più compresso, sia riferibile alla var.
Bicicolae dell’ Harp. Cornacaldense TauscH. Il BonarELLI * l'avrebbe riferito all’Harp. Cornacaldense tipico.
Il MENEGHINI, nell’etichetta che l’accompagna, aveva determinato l’esemplare ora esaminato come A.
serpentinus SowW.
3. Harpoceras cfr. pectinatum Mor. — Tav. VII [VII], fig. 2.
1867-81. A. (Harpoceras) pectinatus MeneGrInI. Mossiles du Medolo, pag. 6, tav. 1, fig. 1-3.
1900. Harpoceras cfr. pectinatum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit.
pag. 53.
1) BonARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14.
22 A. FUCINI [48]
‘DIMENSIONI
I II
Diametro. o ò c È . ò ò o . mm. 21 mm. 19, 5
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 0 0,39 0,41
Spessore » » » » . . 0, 22 0, 24
Larghezza dell’ ombelico »O » 7 % 0,35 0,33
Ricoprimento della spira » » À ; 0,05? 0,06
Ho paragonato gli esemplari che io riferisco a questa specie con gli originali del MenEGHINI ed ho
trovato che vi corrispondono molto bene. Una piccola differenza fra di essi si osserva nei primi giri i
quali nei miei esemplari si conservano più a lungo sprovvisti di coste e più a lungo sprovvisti dei solchi
ai lati della carena sifonale. Queste differenze hanno però la loro spiegazione naturale nel fatto della
minore antichità degli esemplari del Medolo in confronto dei miei, che provengono dai calcari spatici del
Furlo, appartenenti alla parte inferiore del Lias medio. È naturale che i miei individui conservino più
a lungo i caratteri del genere, forse un Agassiceras, dal quale derivano.
Una differenza assai notevole, anche perchè a mio credere individualizza maggiormente questa specie,
si trova nella linea lobale (fig. 25) e consiste nella spiccata accentuazione di un carattere speciale dell’ Harp.
pectinatum. Il primo lobo laterale, dentellato più fortemente all’estremità che ai fianchi, è
. un terzo più profondo del lobo sifonale, il quale è quasi raggiunto dal secondo lobo laterale.
Leni Segue un piccolo lobo accessorio che per la sua poca profondità ha quasi l’aspetto di un
Linea lobale delt'ztarp. 10DO Secondario che divide una seconda sella laterale amplissima ed alta. La sella esterna,
EA Da assai larga, mostrasi suddivisa in parti disuguali da un lobo secondario profondo la metà
mu. 16, ingrandita del lobo sifonale. La parte esterna della sella così divisa è più bassa della parte interna.
Sn La prima sella laterale, più stretta del primo lobo laterale, resulta assai più alta della sella
esterna della quale mostrasi in ugual modo, ma meno profondamente, divisa. Segue dopo una seconda
sella laterale più alta ancora della precedente e poi una sella accessoria di altezza pressochè uguale. La
sutura dell’ombelico cade sul secondo lobo accessorio.
Il Grver ! ha creduto che nessuna differenza specifica esistesse tra la specie del MENEGHINI e 1’ Harp.
Boscense REYN., ritenendo teratologica la forma che mostrò al MeNEGHINI la dissimmetria della linea lo-
bale. Non voglio negare in nessuna maniera l’importanza dell’osservazione del GrYER; tuttavia mi sembra
che altri caratteri parlino a favore di una separazione delle due specie.
L’ Harp. pectinatum MceH., in confronto con 1 Harp. Boscense Reyw., ha la conchiglia un poco più com-
pressa, liscia nei giri interni fino ad un diametro maggiore; il dorso vi è più stretto sebbene ugualmente
appianato, fornito di carena più alta e di solchi più minuti e soprattutto ha coste molto più sottili, più
numerose, non piegate a gomito nella parte interna dei fianchi, di una sinuosità più regolare. Un’altra
diversità si ha nella limea lobale la quale nell’Harp. pectinatum è spiccatamente ascendente, la prima
sella laterale è più alta di quella esterna e la seconda sella laterale più alta della prima. Importa osser-
vare inoltre che mentre tale carattere è evidente nell’esemplare da me figurato in ambedue i fianchi, è
distinto solo sul fianco destro nell’individuo illustrato dal MENEGHINI con la fig. 2 il quale appartiene ad
una zona di Lias medio alquanto più alta.
l'i, 25.
i) GeyER. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag.2.
[49] A. FUCINI 23
Questa specie, oltre che al Medolo ed al Furlo, è conosciuta anche nei dintorni di Taormina, ove sa-
rebbe citata nel Lias superiore dal GemmeLLARO, dal Seuenza !, dal BaLpacci 2 e da altri.
4. Harpoceras? volubile Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 3.
1900. Harpoceras? volubile Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro . 0 o 0 5 : È . $ o o ° . mm. 40
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. SAI ò o . 0,38
Spessore » » » » . 0 3 o o 5 0,20
Larghezza dell’ ombelico » » ; 0 è Ò o c 0,35
Ricoprimento della spira » » 0 ” : ò o o 0,06
Questa conchiglia è molto compressa, non molto largamente ombelicata, di mediocre accrescimento e di
discreta involuzione inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per i due quinti della sua altezza. I
giri, il doppio circa più alti che larghi, hanno i fianchi quasi piani e solo nella loro parte superiore leg-
germente declivi verso l’esterno. Essi si deprimono poi assai rapidamente verso il dorso e verso la sutura
dell’ombelico, dando luogo ad una regione esterna relativamente piuttosto larga ed appiattita e ad una
superficie ombelicale poco profonda, ma nettamente separata dai fianchi per un margine assai acuto, per
quanto non angoloso. Sul dorso si trova una carena molto alta, ristretta, fiancheggiata da depressioni
larghe, appena profonde e distinte per essere separate dai fianchi da un margine esterno assai netto.
La sezione dei giri resulta subquadrangolare ellittica. Non potrei assicurare che i primi giri sieno
lisci, il che sembrerebbe. A mm. 10 di diametro gli anfratti sono certo ornati da coste assai sottili che
vanno ingrossando assai fino all'ultima camera ove si assottigliano e affittiscono molto spiccatamente.
Anche l’andamento delle coste si cambia nell’ultima camera. Qui esse coste si presentano assai più arcuate
in avanti, specialmente nella metà esterna dei fianchi, con tendenza a riunirsi ed a svanire prima di
raggiungere il contorno ombelicale e non vi sono davvero retroverse come nella parte concamerata della
spira. L’ ultima camera, nell’individuo esaminato, è lunga un poco meno della metà dell’ultimo giro, però
si vede bene che la spira non è completa.
La linea lobale non è tanto evidente da rilevarne con sicurezza i dettagli, però si osserva che essa
ha la sella esterna, suddivisa da un lobo secondario, più alta della prima laterale, cui segue la seconda
laterale ancora meno alta. Il primo lobo laterale è il più profondo.
Questa specie, nella parte concamerata della spira, ha qualche rapporto con 1° Hild. Lavinianum Mer.
specialmente per la forma e per l’andamento delle coste. L’ulteriore sviluppo rende evidentemente dif-
ferente l’Harp.? volubile dalla specie del MeNEGHINI per l'accrescimento più rapido, per maggiore involu-
zione e compressione della conchiglia e per il diverso portamento delle coste, assai più sinuose.
Trovo anche che l'individuo da me descritto ha somiglianze spiccate con quello alquanto più antico
proveniente dal Furlo, superiormente confrontato all’ Harp. pectinatum MGA., però non presenta quella
linea lobale tanto caratteristica. A sviluppo uguale inoltre l’individuo che ho in esame ha coste assai
1 SEGUENZA. Le roccie messinesi, pag. 68; — Intorno al sistema giurass. d. terr. di Taormina, pag. 5; — IL
Lias sup. nel terr. di Taormina, pag. 9.
2) BaLpacci. Descriz. geol. d. Sicilia, pag. 60.
94 A. FUCINI [50];
più grossolane e molto spiccatamente retroverse. Certo, a mio modo di vedere, la specie in esame non
può confondersi con il tipico Harp. pectinatum Mex.! per il modo di comportarsi delle ornamentazioni.
Queste, se anche negli esemplari del MENEGHINI, che sono tutti concamerati, dovessero cambiare nell’ ultima
camera, magari diventando più sottili, fornirebbero sempre caratteri sufficienti per distinguere le due specie.
L’esemplare esaminato proviene dalla Faiola.
5. Harpoceras? ambiguum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 6.
1900. Harpoceras? ambiguum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit. pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro . : c c c o o 6 c 2 0 . mm. 38
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. o ò ò G o 0,31
Spessore » » » » 5 è . ; È i 0,23
Larghezza dell’ ombelico » » ; . c 0 i 5 0, 44
Ricoprimento della spira » » 6 . è c o ò 0, 04
Questa specie è rappresentata da due individui, uno dei quali incompleto, provenienti da Canfaito.
Sebbene anche l’esemplare migliore non sia di perfetta conservazione e manchi totalmente della camera
di abitazione, pur tuttavia mi è sembrato che non fosse da trascurarsi per i caratteri da esso presentati.
La conchiglia è compressa, piuttosto largamente ombelicata, di accrescimento assai lento e di involuzione
piccola, inquantochè l’ultimo giro ricopre l’antecedente per un quarto circa della sua altezza. I giri hanno i
fianchi leggermente convessi ed il loro maggiore spessore si trova sulla metà della loro altezza. Da questo
punto i fianchi si deprimono ugualmente e gradatamente tanto verso l’esterno quanto verso l’interno, ca-
dendo poi assai rapidamente alla carena sifonale ed alla sutura dell’ombelico. Ne consegue che si hanno
margini, esterno ed ombelicale, distinti, ma non acuti ed una sezione di giro ovale-ellittica, troncata però
superiormente ed inferiormente. La carena sifonale, in gran parte rotta o mal conservata, si osserva bene
al principio dell’ultimo giro ove essa mostrasi stretta, moltissimo alta, mediocremente acuta e fiancheg-
giata da depressioni non tanto larghe e non molto profonde. Queste depressioni, col maggiore sviluppo
della spira, divengono più nette, più profonde e separate dai fianchi da una carena, che costituisce il
margine esterno. Il dorso, discretamente largo, apparisce quindi appianato e tricarinato. Le coste nascono
molto deboli sul contorno ombelicale, che appare quasi liscio, e, dopo un ‘percorso regolarmente e
spiccatamente sinuoso, svaniscono assai rapidamente sulla carena marginale esterna. Nell’ ultima metà
dell'ultimo giro le coste sono assai regolari, per quanto alcune sieno riunite a due a due indistintamente
presso l’ombelico. Nella parte precedente della spira esse sono però molto irregolari; talvolta molto serrate
fra loro, tal’altra invece separate da spazii assai grandi, frequentemente bipartite in modo
Fic. 26.
i distinto a maggiore o minor distanza dall’ombelico ed inoltre alquanto meno sinuose e
o più retroverse. Le concamerazioni si succedono a piccolissimi intervalli.
Linea lobale dell Harp. La linea lobale (fig. 26) è piuttosto semplice ed incisa da dentellature fitte e poco
ambiguum uc. pre-
c samere di Profonde. Il primo lobo laterale, di forma quadrangolare e non molto stretto, è di un terzo più
mm. 32,in grande- profondo del lobo sifonale. Il secondo laterale, che non raggiunge la profondità di quello
Sa sifonale, inclina alquanto verso l’interno e termina slargandosi in due punte asimmetriche.
Il primo lobo accessorio, inclinato verso l’esterno, resulta molto ridotto, meno profondo del precedente, ma
1) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 6, tav. 1, fig. 1-3.
[51] A. FUCINI 25
più del successivo sul quale cade la sutura dell’ ombelico. Il lobo interno giunge alla profondità del secondo
lobo laterale. Il lobo antisifonale raggiunge la linea radiale. La sella esterna è ampia ed asimmetricamente
bipartita in modo che la porzione esterna è più stretta e più bassa dell’interna. La prima sella laterale,
appena più larga del primo lobo laterale, raggiunge l’altezza della sella esterna. La seconda sella laterale,
ristretta alla base e slargata alla sommità, ove mostra tre foglie relativamente assai grandi, inclina un
poco all’esterno ed è alta quanto la precedente. Le due sellette che seguono sono molto ridotte, sebbene
alte quasi quanto la seconda sella laterale. La sella interna, assai ristretta, alta un poco meno della sella
esterna, presenta incisioni poco profonde.
L’Harp.? ambiguum ha le più grandi affinità con l’ Harp. (Arieticeras?) Domeriense stato illustrato dal
MeneeHINI ! nella fauna del Medolo e specialmente con quell’esemplare da lui rappresentato con la fig. 4.
La più spiccata differenza consiste nell’avere le coste assai più sottili, più sinuose e più indistinte lungo il
margine ombelicale. L’Harp. Domeriense, per avere solchi poco distinti ai lati della carena sifonale, è del
tipo dell’ Arietic. Algovianum OrP. al quale non appartiene certo 1’ Harp.? ambiguum che piuttosto ram-
menta l’ Harp. Boscense REYN.
L’accrescimento più lento, i giri più appiattiti, l'ombelico assai più ampio e specialmente le coste
meno retroverse, più sinuose, più irregolari nell’interno della spira che all’esterno, fanno differire essen-
zialmente questa specie dal Gramm.? Portisi (pag. 33 [59]).
Al Medolo si trova una forma di Harpoceras quasi identica alla descritta dalla quale essa sembre-
rebbe un poco differente per le coste più numerose, per i giri più alti e per l'ombelico un poco più
stretto. Forse anche riferibile all’ Harp.? ambiguum mi sembrerebbe un frammento di Ammonite del Me-
dolo esistente nella collezione del Museo di Pisa e dal MeNEGHINI riunito al Gramm. Curionii. Tale
frammento, salvo che nelle dimensioni alquanto maggiori, ha caratteri perfettamente identici a quelli della
mia specie, compreso quello, del resto secondario, delle numerose e serrate concamerazioni.
Non starò ad avvertire la differenza tra questa specie ed il Gramm. Curionii McH.; la forma del dorso
è fra le due specie così diversa che essa sola basta a distinguerle perfettamente.
6. Harpoceras? Fieldingii Reyn. — Tav. VII [VII], fig. 8.
1868. Ammonites Pieldingiù Revnès. Essai de géol. et de paltont. Aveyronn., pag. 97, tav. IV, fig. 1.
1869. = —_ ZirreL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122.
1893. Harpoceras cfr. Fieldingii Gever. Mittell. Cephal. ‘d. Hinter-Schafberges, pag. 14, tav. 11, fig. 1-3.
1900. — Fieldingii Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro . c : 0 c c . . Ò . mm. 21 mm. 19
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . . 0,38 0,36
Spessore » » » » . . 0,20 0,21
Larghezza dell’ ombelico » » o D 0, 38 0,38
Ricoprimento della spira » » . o 2 0,06?
Sono due esemplari che si corrispondono molto bene fra di loro e che non posso davvero tener se-
parati dalla specie del Reynìs. Essi hanno i giri quasi lisci e soltanto ornati a rari ed irregolari intervalli
4) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 7, tav. I, fig. 4-6, 9.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 4
26 A. FUCINI [52]
da pieghe poco spiccate, non uniformi e poco rilevate. Tali pieghe, con l’accrescimento, divengono più serrate
e distinte, non però tanto quanto si osserva nella specie tipica del ReyNnès della quale ho potuto esami-
nare un modello. Per questi caratteri io ritengo che i miei esemplari corrispondano in modo speciale alla
forma del Schafberg che dal GeYER venne confrontata alla specie del Revnès.
Non avendo avuto sott'occhio gli esemplari citati da ZrrtEL non posso asserire che essi corrispondano
alla forma ora esaminata o non piuttosto a quella più tipica del Revnès.
Non è possibile confondere questa specie con i giovani individui del Zrop. Erythraeum Gemm. ! per
la linea lobale completamente diversa.
Dei due esemplari da me posseduti uno proviene dal M. Vettore e l’altro, quello figurato, dalla
Marconessa.
7. Harpoceras? crassiplicatum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 4, 5.
1900. Harpoceras? crassiplicatum Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit.,
pag. 53.
DIMENSIONI
Diametro. È È 6 ò . : : : . ù . . mm. 385
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro : È 0 o 5 0, 40
Spessore » » » » 6 5 5 o . . 0, 24
Larghezza dell’ ombelico » » È o o ò . c 0, 34
Ricoprimento della spira » » 2 d ; E 0 6 0, 07
Questa specie ha la conchiglia compressa, piuttosto largamente ombelicata e non molto involuta, in-
quantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un terzo della sua altezza.
Essa è rappresentata da un esemplare non molto grande, concamerato fin’ oltre la metà dell’ ultimo
giro, e da un individuo in stato frammentario, costituito da una buona porzione di ultima camera e da
una piccola parte del penultimo giro. Gli anfratti più alti che larghi, hanno la loro maggiore gonfiezza
sul loro terzo interno, d’ onde scendono alla stessa guisa tanto verso il margine esterno quanto verso
quello ombelicale. Essi si abbassano poi più rapidamente alla sutura dell’ombelico che verso il dorso.
L'ombelico si trova ad avere quindi il margine assai spiccato e la parete alquanto alta. Nell’ esemplare
piccolo e, per quanto ho potuto vedere, anche nel penultimo giro dell'individuo più grande, il dorso è
fornito di una carena assai elevata, avente ai lati solchi non molto profondi. Nell’esemplare più grande
esso invece mostra una carena sifonale minutissima, filiforme, incassata fra due solchi larghi e profondi
ed apparisce robustamente bicarinato inquantochè la carena sifonale spicca pochissimo in confronto delle
due grossolane carene che dividono il dorso dai fianchi. La sezione dei giri è ovale, troncata un poco
superiormente a sviluppo inoltrato. La spira è ornata da coste semplici, robustissime, le quali cominciano
deboli entro l’ombelico e svaniscono al margine dorsale dopo aver percorsi i fianchi con andamento molto
sinuoso ed alquanto retroverso. È un carattere di questa specie l’avere un piccolo cordoncino filiforme
entro ciascuno intervallo che separa due coste. Tale cordoncino non si trova perfettamente nel mezzo
del solco, ma è appoggiato un poco al fianco anteriore delle coste delle quali segue l'andamento, dal-
l'ombelico fino al margine dorsale.
1) GEMMELLARO. Foss. d. str. a T. Aspasia ecc., pag. 40, tav. 5, fig. 10-16.
[53] A. FUCINI 27
La linea lobale non si vede nettamente in nessun esemplare, ma apparisce però essere molto sem-
plice. Essa ha la sella esterna ampia e bipartita, la prima laterale larga quanto il primo lobo laterale e
più alta della seconda, la quale, alla sua volta, è più alta dell’ unica accessoria. Il primo lobo laterale
più profondo del sifonale termina con tre dentellature grossolane.
Questa specie appartiene al tipo dell’ Harp. Boscense RevxÈs, ma i suoi caratteri ornamentali la di-
stinguono molto nettamente. Potrebbe genericamente appartenere anche agli Hildoceras.
Gli esemplari esaminati provengono da S. Giuliano nelle pendici del Gran Sasso e furono raccolti
dal Prof. CANAVARI.
A 8. Harpoceras? Pantanellii Fuoco. — Tav. VII [VII], fig. 7
1855. Ammonites bifrons (non Brue.) MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. les
Apenn., pag. 29 (pars).
1900. Harpoceras Pantanellii Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53
DIMENSIONI
Diametro . 0 5 . . o 0 0 o . ù ò o ion 59
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro È ò 5 Ò 0 0, 38
Spessore» » » » ; i . . i 0, 18
Larghezza dell’ ombelico de? » 5 - ò 0 . 0, 34
Ricoprimento della spira » » 0 - 0 o 0 0, 47
L’esemplare in esame, raccolto dallo Spapa alla Faiola, fu dal MenEGRINI dapprima riferito all’Z772d.
bifrons BRUG. e dopo, con etichetta più recente, al Gramm. radians Bre.
La conchiglia è molto compressa, discretamente ombelicata, di accrescimento non tanto forte e di
mediocre involuzione, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per i due quinti almeno della sua
altezza. I giri, il doppio più alti che larghi, hanno i fianchi quasi piani, che scendono verso il margine
esterno assai dolcemente, mentre cadono perpendicolarmente sulla sutura ombelicale. Il margine esterno
resulta quindi arrotondato, quello circombelicale molto netto ed angoloso. Il dorso, al principio dell’ ul-
timo giro, è meno stretto che alla fine di esso ultimo giro, la carena vi è meno acuta ed i solchi che la
fiancheggiano, sempre leggerissimi, un poco più distinti. Gli ornamenti consistono in coste assai nume-
rose, circa 58 nell’ ultimo giro, larghe quanto gli intervalli frapposti, irregolari, un poco retroverse e
talvolta riunite nella metà interna dei giri ove alcune aumentano e le più dimi-
nuiscono di rilievo. Il margine circombelicale appare liscio. L'individuo in esame
è concamerato fin’ oltre la metà dell’ultimo giro. Mea p
La linea lobale (fig. 27) è visibile, sebbene in modo non molto distinto, al AREE
Fic. 27,
ì
'
principio dell’ultimo giro. Essa ha il lobo sifonale discretamente profondo, sorpas- RR ARI, RICREA
x . . ide) anettu Luc, presa al diame-
sato, però di non molto, dal primo lobo laterale, assai largo, fittamente dentellato tro di mm. 26, ingrandita
due volte.
apparentemente terminato in due punte e non raggiunto in profondità dal secondo
lobo laterale. Un lobo accessorio molto piccolo si trova in corrispondenza della carena circombelicale. Pro-
babilmente un secondo lobo accessorio esiste prima della sutura nella parete circombelicaie, ma ‘non se
ne rileva traccia alcuna. La sella esterna è ampia, bipartita, più alta della prima laterale, la quale resulta
molto ristretta e terminata con lunghe denticolazioni. La seconda sella laterale è più bassa della precedente,
della quale però ha presso a poco la stessa forma.
28 A. FUCINI [54]
Fra i fossili del Medolo esistenti nel Museo geologico dell’ Università di Pisa si trova un frammento
di un esemplare che deve molto probabilmente appartenere alla medesima specie ora descritta.
Questa specie rammenta alcune forme della Ludw. Murchisonae Sow., e di altre specie affini di
terreni più recenti, le quali però hanno il dorso fatto un poco diversamente.
XV. Gen. Grammoceras Hyan.
1. Grammoceras Normanianum »’ Org. — Tav. VII [VII], fig. 9.
1844. Ammonites Normanianus D’ Orpieny. Paléont. frang., terr. jur., +. I, pag. 291, tav. 88.
non 1853. — _ MeneGHINI. Nuovi foss. tosc. Loc. cit., pag. 69.
1855. _ _ MreneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observ. géol. s. I. Apenn., p. 29.
1869. —_ — DumortIEr. Dépots jurass. ecc. III, pag. 70.
1873. — Mior. I terreni dell’ Urbinate, pag. 28.
1885. Harpoceras Normanianum Have. Monogr. d. Amm.-Gatt. Harp. Loc. cit., pag. 610.
1886. — — RormpLerz. Geol.-pal. Monogr. d. Vilser Alpen. Palaeontogr., Bd. XXXIII,
pag. 32.
1894. CAT _ Borse. Ueber lias. u. mitteljur. Fleckenmergel. Zeitschr. d. D. geol. Gesellsch.,
vol. 46, pag. 751.
1900. — = Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias. medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. 53.
DIMENSIONI
Diametro . 0 o ò È 6 6 . mm. 81? :
Altezza dell’ ultimo giro in Tapuorio a GISMIOnO 5 i 0 0 0 0,33
Spessore » » » » o 6 ò 0 o 0,17
Larghezza dell’ ombelico » » ; o 6 0 . 0,42
Ricoprimento della spira » » 7 ; ò È ; 0, 04
Perfettamente identico al tipo del D’ORBIGNY è un esemplare della Porcarella, il quale presenta quasi
le dimensioni dell’originalé di questa specie. Esso ‘è concamerato fino alla metà dell’ultimo giro e non
lascia vedere i caratteri del peristoma, essendo mal conservato all’estremità della spira. Le coste di questo
individuo, circa 59 nell’ ultimo giro, sono meno numerose ed un poco più grossolane di quelle dell’originale
del D’OrBIGNY di cui ho esaminato un modello in gesso. Anche in esso, come del resto si vede pure nel
medesimo originale orbignyano, le coste sono più irregolari nell'ultimo giro e specialmente nella porzione che
riguarda la camera di abitazione, ove molte si estinguono assai prima di arrivare al
n contorno ombelicale, ed altre vi arrivano riunendovisi. Nessuna costa giunge molto
ì Ni distintamente fino alla sutura, quindi il contorno ombelicale è liscio.
SRI VUNENR La linea lobale (fig. 28) corrisponderebbe assai bene a quella presentata per questa
Linea lobale del Gramm. Specie dal D’ ORBIGNY stesso; il secondo lobo laterale però ed i lobi accessori sono
Normanianum »' OrB.
presa al diametro di @SSai più profondi e la seconda sella laterale e le selle accessorie meno alte. Queste
MEET grandezza differenze, per quanto appariscenti, non possono, a mio modo di vedere, portare nessun
dubbio sul riferimento dell’ esemplare in esame alla specie orbignyana.
L’esemplare del Monte Calvi, presso Campiglia Marittima, dal MeNnEGHINI ! ‘riferito con dubbio al-
i) MENEGHINI. Nuovi fossili toscani. Loc. cit., pag. 69.
{55] A. FUCINI 29
VA. Normanianus D’ORB. non appartiene a questa specie. Esso è stato recentemente da me ! distinto
col nome di Tropidoceras campiliense.
Oltre che alla Rocchetta ed alla Porcarella questa specie fu ‘osservata anche a Cantiano, ove è stata
citata dal Mricr. Non posso ritenere con sicurezza che si trovi pure a Galati in Sicilia, ove sarebbe notata una
var. galatense dal SEGUENZA *). Questi dà una diagnosi troppo ristretta della sua forma per potere assicurare
che si tratti di una varietà della specie del D’ORBIGNY, oppure di una specie distinta.
Var. inseparabilis. — Tav. VIII [VIII], fig. 5.
1884. Harpoceras Normanianum Wricar. Monogr. d. Amm., pag. 470, tav. 83, fig. 1,2.
1900. — — Wr. var. nseparabilis Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio del-
l App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . ; 6 c o o o . ; x 7 . . mm. 68
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro d ì 5 ò Ò 0,29
Spessore » » » » . £ È 0 o 0,19
Larghezza dell’ ombelico » » 0 2 o 6 5 0,45
Ricoprimento della spira » » o 6 6 i 6 0,03
Prima di prendere in esame questo esemplare avrei creduto, insieme con altri autori, che 1’ Ammo-
nite descritta dal WrIcHaT col nome di Harp. Normanianum D’ORB. non appartenesse alla specie del
D’ORBIGNY soprattutto per la diversa forma della regione esterna e per il numero maggiore di coste.
To credo ora che la forma figurata dal WRIGHT corrisponda a quella in studio, rappresentata da un discreto
individuo proveniente da Canfaito, e che io non posso separare dal Gramm. Normanianum cui è legato
intimamente mercè la var. costicillata. Tale individuo corrisponderebbe perfettamente a questa ultima
varietà per la forma dei giri e delle coste e per il numero di esse; solamente ne differisce per l’ac-
crescimento un poco più lento e per il dorso simile a quello presentato dalla forma del WRIGHT più
sopra rammentata. Il dorso è piuttosto largo ed appianato; ha la carena sifonale non molto elevata, di-
scretamente ottusa e, quel che più conta, fiancheggiata da solchi abbastanza larghi e profondi ed è inoltre
limitato ai lati da nette carene che lo separano dai fianchi, rendendolo distintamente tricarinato.
I caratteri del dorso ed il numero maggiore di coste differenziano questa varietà dal tipico Gramm.
Normanianum D'ORB. e l’avvicinano all’ Hd. Lavinianum Mer. e specialmente alla var. coniungens dalla
quale si può leggermente distinguere per le coste più sottili, più numerose, meno retroverse e per i fianchi
dei giri più appiattiti.
Var. costicillata. — Tav. VII [VII], fig. 10; Tav. VIII [VIII], fig. 1.
1869. Ammonites Boscensis (non Revnès) Zirrer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120 (pars) tav..
XIII, fig. 3, non fig. 4.
1900. Grammoceras Normanianum »° OrB. var. costicillata Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio
dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53.
1) Fucini. Alcune nuove Amm. d. cale. rossi inf. d. Toscana. Palaeont. italica, vol. VI, pag. 248, tav. 20, fig. 6.
2) SEGUENZA. Le roecie del Messinese, pag. 49.
30 A. FUCINI [56]
DIMENSIONI
I II III IV Vi
Diametro ; 0 E ; : mm. 86 mm. 82 mm. 66 mm. 62 mm. 54
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 0,31 0,32 0,32 0,33 0,34
Spessore » » » » 0,16 0,20 0,18 0,17 0,19
Larghezza dell’ ombelico » » 0,43 0,42 0,40 0,40 0,40
Ricoprimento della spira » » 0, 04 0, 04 0,05 0, 04 0, 04
Distinguo dal tipico Gramm. Normanianum D’ORB. una varietà costicillata alla quale, insieme a molti
altri, appartengono un bell’ esemplare di Canfaito, già determinato per lA. Normanianus dal MeNnEGHINI
e riferito poi dallo ZimteL all’Harp. Boscense Revn., e l'individuo di Harp. Boscense a coste numerose
illustrato da ZIirtEL e da me posto in sinonimia.
L’esemplare di Canfaito, che è fra i più grandi, presenta mm. 86 di diametro e, come si può giudi-
care dalle misure date e dalla figura che ne presento, ha tutte le caratteristiche della specie del p’Or-
BIeny. Anche in tale esemplare la camera di abitazione, che comprende un poco più della metà dell’ul-
timo giro, non presenta il peristoma conservato; però si vede che nell'ultima porzione del giro le coste
sono più sottili e più irregolari. Avendo paragonato attentamente anche questo individuo con il modello
dell’originale del p’ORBIGNY, ho potuto rilevare solamente che esso ha un numero maggiore di coste, 74
circa invece di 64, ed un leggerissimo indizio dei solchi ai lati della carena sifonale.
Dal Monte Faito provengono esemplari. pure molto belli, identici quasi perfettamente a quello ora
ricordato di Canfaito. È da notarsi che alcuni di questi, nell’ultima porzione della spira, occupata dalla
camera di abitazione, presentano coste tanto sottili da sembrare che la conchiglia sia
ivi sfornita di coste. Così veramente sembrerebbe in un esemplare di mm. 82 di
diametro (Tav. VIII [VIII], fig. 1).
La linea lobale (fig. 29) rilevata da un esemplare di questa varietà, si riporta
a quella della forma tipica superiormente descritta, solamente si nota una maggiore
ampiezza della sella esterna.
La forma considerata dallo ZItTEL come una varietà a coste sottili dell’ Harp.
Boscense Revn. è del tutto identica nelle linee generali a quella esaminata fino ad
ora; solamente è da notarsi in essa un numero maggiore di coste. Per questa differenza, che è assai no-
. tevole, io indico questa forma col nome di detracta. Si avverta che nella figura data dallo ZirteL non
sembrerebbe che le coste fossero così numerose ; il disegnatore oltre ad avere fatto
qualche costa di meno, tralasciò di riunirne qualcuna e diede agli ornamenti una
Linea lobale del Gramm. Nor-
manianum D'OrB. var. costi
cillata Fuc, presa al diame-
tro di mm. 42, in grandezza
naturale.
Fic. 30.
Linea lobale del Gramm. Nor-
manianum D'OrB. var, costi
cillata Fuc. forma detracta
presa al diametro di mm, 42,
in grandezza naturale.
maggiore piegatura in avanti; la linea lobale poi fu tratta da un punto ove la
conchiglia è assai corrosa.
La linea lobale (fig. 30) rilevata da me sopra un altro esemplare si distingue per
la notevole frastagliatura, per la sveltezza della prima sella laterale, divisa profon-
damente da un lobo secondario, e per la irregolare suddivisione della sella esterna.
I caratteri delle coste, del dorso e della linea lobale distinguono questa
varietà dall’ Harp. Boscense REYN.
La varietà costicillata, per mezzo della subvarietà detracta, unisce il Gramm. Normanianum D’ ORB.
al mio Gramm. Isseli, il quale ha però coste ancora più numerose, più arcuate e linea lobale differente.
[57] A. FUCINI SI
Var. semilaevis. — Tav. VIII [VIII], fig. 4.
1900. Grammoceras Normanianum D’ Or. var. senvilaevis Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio
dell’App. centr. Loc. cit., pag. 54.
Diametro . : . o ò . È 3 , o o o o ISIN, SI
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 5 Sedai ; 0,32
Spessore » » » » 5 o 0 0 5 0,17
Larghezza dell’ombelico » » o 0 o ò 5 0, 42
Ricoprimento della spira » » 6 - . 6 o 0, 04
Ascrivo al Gramm. Normanianum D’ORB. come var. semilaevis un esemplare assai ben conservato,
non molto grande, proveniente dai calcari grigio-chiari della Rocchetta. La sua conchiglia è molto compressa,
piuttosto largamente ombelicata ed ha l'accrescimento abbastanza lento e l’involuzione non tanto grande,
inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per poco più del quarto della sua altezza. I giri, quasi
piani, presentano i fianchi con una leggerissima ed uniforme convessità ed il margine esterno e quello
circombelicale mediocremente ed ugualmente arrotondati. Ne consegue che la sezione dei giri stessi re-
sulta ellittica, ma un poco depressa superiormente ed inferiormente. Il dorso è quindi assai largo ed in
esso si trova, senza che sia limitata da alcun indizio di solco, la carena sifonale non molto rilevata, ma
distinta ed acuta. Le ornamentazioni consistono in coste leggermente flessuose, irregolari e pure irre-
golarmente distribuite, le quali sono più spiccate sulla metà esterna dei fianchi che sopra quella interna.
Esse, nella parte concamerata della spira, sono ripiegate meno in avanti di quel che si osserva nella ca-
mera di abitazione; però non vi sono così retroverse come nella forma tipica. Il margine ombelicale ri-
mane liscio e così quello esterno dove le coste svaniscono assai prima di arrivare alla carena sifonale.
Nell'ultima porzione dell’ultimo giro ed in vicinanza della bocca si ha inoltre che le coste si rendono
quasi indistinte perchè pochissimo rilevate. L’ esemplare ha il peristoma conservato. Questo resulta fornito
di un solco, stretto ed assai distinto, che mantiene 1’ andamento delle coste, e si può ritenere alquanto
differente, perchè più inclinato in avanti, da quello della forma tipica se anche in questa, come è presu-
mibile, ripete la forma delle coste. La camera di abitazione comprende perfettamente la metà dell’ultimo giro.
La linea lobale (fig. 31) si distingue per il lobo sifonale profondo, per il primo lobo laterale stretto,
assai profondo, terminato da tre dentellature e per la sella esterna larghissima, divisa
da un lobo secondario in due parti disuguali. Queste due parti sono poi alla loro volta
suddivise ancora in altre due parti ineguali più distintamente di quel che non appa- x di
risca nella linea lobale data dal D’OrBIGny ed in quella dell’esemplare tipico della ao È
Porcarella superiormente descritto. Nella linea lobale ora esaminata la prima sella Linea lobale del Gramm.
Fic. 31.
laterale è poi molto più stretta e più alta della sella esterna e la seconda sella laterale lean
. x ela var. semataevis UC.
Invece é piu bassa. presa al diametro di
mm, 32, in grandezza
Le differenze più notevoli che si possono rilevare fra i caratteri di questa ‘con-
chiglia e quelli del tipico Gramm. Normanianum D’' ORB. si trovano nell’ombelico meno
profondo, nella superficie ombelicale scendente alla sutura in maniera meno decisa, nelle coste più sottili,
più incerte e meno retroverse. Le linee lobali si corrispondono assai bene, però nel mio individuo si avverte
la mancanza del piccolo lobo accessorio prima di arrivare alla sutura dell’ombelico e si osserva pure che
la seconda sella laterale è alta solo quanto quella esterna e non di più.
Una certa rassomiglianza con l’esemplare della Rocchetta, viene offerta dall’ Ammonite illustrata dal
naturale.
32 A. FUCINI [58]
QuenstEDT col nome di A. radians depressus. Questa forma, forse differente da quelle altra volta de-
scritte dallo stesso QuEnSTEDT ?) con il medesimo nome, sembra diversa dalla mia per il dorso ristretto, per
la sezione dei giri lanceolata e. per la linea lobale affatto diversa. Con ciò non può escludersi però che
tale Ammonite possa come varietà appartenere al Gramm. Normanianum D’ ORB.
2. Grammoceras varicostatum Fuc. — Tav. VII [VIII], fig. 6.
1900. Grammoceras varicostatum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. 54.
DIMENSIONI
1 II
Diametro . c . 5 ; . 5 . . mm. 71 mm. 42
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro o 0,34 0,40
Spessore » » » » . 0,18 MNINIONZII
Larghezza dell’ ombelico » » . 0, 38 0,54
Ricoprimento della spira » » o 0,05 0,07
Conchiglia compressa, ad accrescimento piuttosto lento, ad ombelico non tanto profondo e ad involu-
zione non molto grande, ma variabile dai giri interni a quelli esterni. Al diametro di circa mm. 40 i giri
sono ricoperti per circa un terzo della loro altezza dai susseguenti; al diametro di mm. 71 l’ultimo giro
ricopre il precedente solamente per un quinto della sua altezza. I giri sono assai più alti che larghi e'
sempre pianeggianti sui fianchi; gli interni in proporzione alla loro altezza presentano però maggiore spes-
sore nonchè fianchi alquanto più convessi. Nell'ultimo quarto dell’ultimo giro i fianchi non solo sono molto
appianati, ma mostrano anche una lieve depressione longitudinale situata fra il terzo interno e la metà
dell'altezza del giro e corrispondente alla piegatura molto spiccata che in quel punto viene presentata dalle
coste. I giri, cadendo sulla sutura dell’ombelico assai rapidamente e quasi verticalmente, producono un mar-
gine circombelicale netto e che, pur non essendo angoloso, appare arrotondato in modo molto stretto. Il
margine esterno ed il dorso resultano invece arrotondati più largamente. La carena sifonale:non è molto
elevata, ma sottile e tagliente, specialmente alla fine dall’ ultimo giro. Essa sta fra due leggerissime depressioni
longitudinali che non possono davvero distinguersi col nome di solchi. I giri interni sono lisci fino al diametro
di mm. 12-15, dopo cominciano ad essere ornati da coste poco numerose, larghe e depresse, che vanno
man mano rendendosi sempre più spiccate. Nell'ultimo quarto dell'ultimo giro le coste divengono più
sottili e più serrate, mantenendosi però sempre semplici e regolari. In quanto all’ andamento esse
sono fortemente sinuose; nascono leggerissime dall’ombelico e si dirigono in modo molto deciso in avanti,
andando gradatamente aumentando in rilievo; fra il primo terzo interno e la metà dell’altezza del giro,
con una curva assai stretta e sentita; si volgono in dietro; fra la metà dell’altezza del giro ed il margine
esterno, pur mantenendosi sempre con un andamento generale retroverso, presentano una lieve sinuosità
aperta in avanti, la quale è più distinta nell’ultima porzione dell’ ultimo giro e dopo giungono al mar-
gine dorsale ove svaniscono rapidamente. Per quanto il margine della bocca non sia chiaramente distinto
io ritengo che l’ esemplare figurato sia completo, anche perchè in esso la camera di abitazione comprende un
poco più della metà dell’ ultimo giro. Il contorno dell'apertura ripete, a quanto sembra, l'andamento delle coste.
i) QuensTEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 339, tav. 42, fig. 42.
2) Ip. Cephalopoden, tav. 7, fig. 4-6.
[59] A. FUCINI 33
La linea lobale (fig. 32) si compone del lobo sifonale stretto e mediocremente profondo, del primo lobo
laterale pure assai stretto, un poco più profondo del sifonale e terminato con tre punte irregolari, del
secondo lobo laterale uguale in profondità al lobo sifonale il quale non è raggiunto dai due lobi accessori
consecutivi, molto semplici. La sella esterna amplissima oltrepassa di poco in altezza la prima sella la-
terale della quale è più che due volte larga. Essa resulta divisa in due parti disuguali
da un lobo secondario non molto profondo. La parte interna è più stretta ma più alta
della parte esterna, la quale termina distintamente in tre foglie. Oltre la prima sella i SCESE
laterale si vede una seconda sella laterale ed una prima accessoria sempre più basse. Cer E
La sutura dell’ombelico cade sopra una seconda sella accessoria, della quale non si Linea lobale del Gramm.
varicostatum Fuc. pre-
rileva la forma. sa al diametro di mm.
Questa specie ha certo una rassomiglianza spiccata con il Gramm. Normanianum «Sl Grandezza gati
D'ORB. cui si avvicina specialmente nei giri interni e nella prima metà dell’ ultimo giro.
Fino ad un certo punto di sviluppo infatti i miei esemplari non parrebbero separabili affatto da quella
forma di Gramm. Normanianum D'ORE. della Porcarella che ho ravvicinato di più alla tipica del n’ ORBIGNY;
solamente si scorge in essi una maggiore regolarità nelle coste le quali sono più distinte lungo il margine
circombelicale e più acutamente angolose fra il terzo e la metà dell’altezza dei giri. Differenze più spiccate
tra la mia specie e quella del n° OrBIGNY si notano nell’ultima porzione dell’ ultimo giro. Nel Gramm. Norma-
nianum sì hanno qui coste più irregolari, non molto sinuose, spesso riunite ed evanescenti presso il contorno
dell’ombelico; nel Gramm. varicostatum invece, in quella porzione della conchiglia, le coste si mantengono
regolarissime, conservano ed aumentano anzi la loro sinuosità, non si riuniscono nè svaniscono completa-
mente presso il margine circombelicale. Vi ha di più che nell’ultima porzione del giro del Gramm. va-
ricostatum in corrispondenza della piegatura delle coste, fra il terzo interno e la metà del giro, si ha una
leggiera depressione longitudinale sui fianchi della conchiglia che non si osserva affatto nel Gramm. Nor-
manianum D'OrB. Questa depressione nonchè la forma delle coste della mia specie mentre mi forniscono
un buon carattere distintivo, mi fanno anche pensare come la specie in esame possa rappresentare una
forma di congiunzione tra il Gramm. Normanianum D’ORB. e 1’ Harp. falciferum Sow. Questa specie però
ha linea lobale assai più frastagliata e coste molto sottili anche nei giri interni. Con tutto questo non
posso escludere però che la forma ora studiata possa rappresentare una varietà della specie del p’ORBIGNY.
L’esemplare figurato proviene da Canfaito. Esso è accompagnato da un’etichetta scritta dal MENEGHINI,
dalla quale apparisce che fu riferito prima al Gramm. Normanianum D’ORB. poi all’ Harp. Boscense REYN.
Un secondo esemplare incompleto è stato raccolto al Pian de’ Giugoli.
Fic. 32
3. Grammoceras Portisi Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 1-3.
2 1867-81. A. (Harpoceras ) Ruthenensis MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 9, tav. II, fig. 6 (pars) non
IO See
1900. Grammoceras Portisi Fucimi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. d4.
DIMENSIONI
I I III
8 Diametro 0 o . ‘ o c 6 o . mm. 55 mm. 48 mm. 38
Altezza dell'ultimo giro in proporzione al diametro 0 0,32 0,35 0,35
Spessore » » » » ; A 0,24 0,24 0,26
Larghezza dell’ombelico » » : 5 0,42 0,41 0,42
Ricoprimento della spira » » 6 ; 0,03 0,03 0,03
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. ) 5
34 A. FUCINI [60]
Anche questa è una specie assai frequente nell’ Appennino centrale. La conchiglia, compressa, piut-
tosto largamente ombelicata, ha i giri assai rigonfi sui fianchi, arrotondati sul contorno ombelicale e
molto ristretti lungo la regione dorsale. Il maggiore spessore di essi si trova al primo terzo interno
della loro altezza e la curvatura è di tal guisa che la loro sezione risulta ovale-lanceolata ed incisa più
o meno profondamente in corrispondenza dei solchi che limitano la carena sifonale.
Il dorso fornisce i caratteri più speciali di questa conchiglia. Esso è grandemente ristretto; ha la
carena sifonale sottile, acuta ed elevata, fiancheggiata da solchi poco larghi, ma assai evidenti sebbene
non molto profondi, i quali sono separati dai fianchi da un’altra carena pure ristretta e non molto net-
tamente distinta. I primi giri sono lisci fino al diametro di circa mm. 10, poi divengono ornati da coste
assai sottili, semplici o riunite in modo indeciso presso l’ombelico, aventi un andamento simile presso a
a poco a quello presentato dalle coste dell’Hi/d. Lavinianum MGH., però sono un poco meno retroverse.
Con l’acerescimento le coste divengono meno piegate all'indietro e presso il margine esterno decrescono
gradatamente, piegandosi un poco in avanti, e svaniscono lasciando un listello quasi liscio lungo il margine
esterno. Il loro numero è di circa 60 nell’ ultimo giro, un poco minore nei giri precedenti, ove sembra
che esse sieno relativamente un poco più grossolane e più rade.
Nessun esemplare ha completamente conservata la camera di abitazione in modo da vedere la forma
del peristoma. Un individuo della Marconessa presenta l’ultima linea lobale a metà dell’ultimo giro, altri,
come quelli figurati, distante un terzo di giro dall’apertura. Nell'ultima camera non sembra che le orna-
mentazioni prendano, come spesso suole accadere, speciali caratteri, solo si può osservare che vi acqui-
stano una maggiore tendenza a riunirsi.
La linea lobale (fig. 33), rilevata dall’esemplare più grande figurato, ha il lobo sifonale di forma
subrettangolare e discretamente largo; il primo laterale, esso pure assai largo, ma più ampio e profondo
del precedente, è terminato in tre grosse punte dentellate delle quali la mediana è assai più lunga delle
altre; il secondo laterale, assai ristretto, presenta la stessa profondità del lobo sifonale;
i i due lobi accessori sono molto bassi e ridotti. La larga sella esterna è divisa assai
PALI profondamente da un lobo secondario in due parti pressochè uguali di altezza e di
i i larghezza, ma non di forma. La prima sella laterale apparisce molto ristretta, di forma
Portisi Fuc. presa ai SUbrettangolare ed alta quanto quella esterna od un poco meno. La seconda sella late-
BR e e rale e le due accessorie vanno diminuendo di altezza procedendo all’interno. Sulla
seconda sella accessoria cade la sutura dell’ombelico.
Costituisce una leggiera variazione di questa specie un esemplare (Tav. IX [IX], fig. 3), raccolto er-
ratico alla Marconessa dall’ORsInI e che nella camera di abitazione, che comprende l’ultimo terzo dell’ ul-
timo giro, mostra una discreta depressione lungo il quarto interno dei fianchi. All’altezza di questa de-
pressione svaniscono quasi del tutto le coste, le quali sono più irregolari che nella forma tipica. Il maggiore
spessore dei giri sì trova sopra la metà della loro altezza. Il dorso è poi più ristretto ed ha la carena
molto acuta e quasi senza solchi laterali. La linea lobale ha il primo lobo laterale terminato molto di-
stintamente in due grosse punte.
All’aspetto generale questa specie ha qualche rassomiglianza con il Gramm. radians depressus QuensT. ,
ma le coste meno flessuose e più retroverse, la minore involuzione della conchiglia e sopra tutto la forma
del dorso, quasi nettamente tricarinata, non lasciano dubbio sulla sua distinzione.
Fic. 33,
Linea Jobale del Gramm.
1) QuenstEDT. Cephalopoden, tav. 7, fig. 4-6.
[61] A. FUCINI 35
Altra somiglianza si trova fra la specie in esame e l’Hil/d. Ruthenense, ma questo ha però coste più
diritte specialmente presso l’ombelico, più retroverse, meno numerose ed il dorso più arrotondato, più
largo, con solchi meno spiccati, ma più larghi, e con carena piu ottusa.
Indiscutibile affinità passa pure tra il Gramm. Portisi e 1 Hild. Lavinianum Mex. la cui varietà con-
niungens unisce le due specie. Tuttavia io ritengo che queste sieno distinte assai bene da importanti carat-
teri. I più appariscenti consistono nel numero assai maggiore di coste presentato dalla mia specie in confronto
con quella del MENEGHINI, nella maggiore rotondità dei fianchi e nella strettezza e diversa forma del dorso,
avente acuta carena sifonale. Si ha inoltre che il Gramm. Portisi ha il margine ombelicale più arrotondato,
coste più sinuose, specialmente nei piccoli individui, ombelico più ristretto nonchè sezione del giro e
linea lobale differenti.
Per il numero, per la forma e per l'andamento delle coste nonchè per il modo di accrescimento il
Gramm. Portisì si avvicina alla var. costicillata del Gramm. Normanianum D’ORB. e più specialmente alla
forma detracta (= Harp. Boscense Zirt. (pars) non RernÈs); ne ‘differisce però essenzialmente per il dorso
che in quella varietà, e più nella forma tipica, si mostra largo quanto lo comporta lo spessore dei giri,
arrotondato e con carena sifonale avente solchi laterali appena rilevabili. I fianchi del Gramm. Normania-
num sono inoltre quasi piani ed il margine circombelicale molto più netto, sebbene non angoloso.
Dall’ esame delle figure date dal MenEGHINI per 1’ Harp. pectinatum potrebbe sembrare che la mia spe-
cie a quella corrispondesse, ma con gli originali meneghiniani presenti si vede che non è possibile la
riunione all’ Harp. pectinatum di quelli dell'Appennino centrale ora esaminati. Questi sono più rigonfi,
con coste più diritte, meno numerose e più retroverse, con accrescimento più lento, con minore involu-
zione e con linea lobale alquanto differente.
Non è improbabile però che la specie in discussione si trovi anche nel deposito del Medolo ed io crederei
che ad essa si dovesse riferire quell’ Harp. Ruthenense rappresentato dal MenEGHINI nella tav. IT, con la fig. 6,
quando esso non dovesse con l'esemplare tipico di Harp. Ruthenense ReyxÈs costituire una specie auto-
noma ed egualmente distinta dall’ Arietic. Algovianum OrP. e dall’ Harp. Ruthenense come venne emendato
dal MENEGHINI e come è stato considerato da me. Essendo tutti gli autori concordi nel ritenere 1’ Harp.
Euthenense del Reynks sinonimo dell’ Arietic. Algovianum OPP. io non posso, senza avere in esame l’esemplare
tipico del ReynÈs, pronunziarmi in proposito. Certo quell’Ammonite del Medolo mentre somiglia molto al-
l’Harp. Ruthenense del Revnùìs non corrisponde all’Arietic. Algovianum OrP., nè a quella forma di Ammo-
nite dell'Aveyron cui il MEeNEGHINI restrinse il nome di Ruthenense e nemmeno agli altri esemplari del
Medolo descritti dal MenEGHINI col nome di Harp. Ruthenense. Se dunque 1’ Harp. Ruthenense del Reynks
fosse una buona specie, come è anche probabile, cadendo l’ emendamento del MeNEGHINI, ad essa riferirei
l'esemplare del Medolo più sopra ricordato, ma non vi potrei riunire il Gramm..Portisi sopra tutto per
il numero assai maggiore di coste.
Il Gramm. Portisi si trova alla Marconessa, Pian de’ Giugoli, Mitola, Monte Faiola e Monte Faito.
Var. Zitteliana. — Tav. IX [IX], fig. 4.
1869. Ammionites Boscensis Zarmer (non Revnds). Geol. Beobach. a. d. Centr.-Apenn. Loc. cit., pag. 120,
tav. 13, fig. 4 (pars) non fig. 3.
1900. Grammoceras Portisi Foo. var. Zitteliana Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr.
Loc. cit., pag. B4.
36 A. FUCINI [62]
DIMENSIONI
I II
Diametro . SRRIZET 6 ‘ 0 o . 0 . mm. 55 mm. 54
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. c 7 0,34 0,35
Spessore » » » DALE Ò 0 0,24 0,23
Larghezza dell’ ombelico » Duo 0 ò 0,38 0,38
Ricoprimento della spira » DAL 0 o 0,04 0,04
Ho riferito al Gramm. Portisi, facendone la var. Zitteliana, oltre che l’esemplare ritenuto dallo ZITTEL
per una forma a coste grossolane dell’Harp. Boscense Revn. anche altri individui che a quello corrispondono
perfettamente.
To non ritengo che questi esemplari possano venire riportati all’ Harp. Boscense REYN. poichè essi se
ne scostano assai per la forma dei giri più convessi sui fianchi, con margine circombelicale meno netto,
con dorso meno distintamente tricarinato e con solchi ai lati della carena sifonale meno profondi e spic-
cati. La forma in esame ha inoltre l'ombelico più largo e sopra tutto diversa forma di coste le quali mentre
sono meno geniculate nella parte interna dei fianchi si presentano invece più arcuate e più piegate in
avanti verso l'esterno. Le coste non hanno poi, come nell’ Harp. Boscense tipico, conservato il maggiore
rilievo loro fino al margine dorsale, ma presso di questo svaniscono gradatamente allo stesso modo che nelle
Ammoniti del gruppo del radians.
Dal Gramm. Portisì tipico le Ammoniti in esame presentano pure alcune differenze che danno ragione
Fio. 34. della loro separazione fatta da me nella var. Zitteliana. Esse hanno il dorso un poco
più largo con solchi ai lati della carena più distinti, sezione dei giri più decisamente
ovale slargata in basso, ombelico più stretto e sopratutto le coste alquanto meno nu-
Linea lobale del Gramm. = IMerose, circa 50 nell’ultimo giro, più grossolane ed un poco più sinuose.
Roio) iu Verb AE La linea lobale (fig. 34) si riporta completamente a quella. rilevata per la forma
teliana Fuc. presa al
diametro di mm. 45,in tipica. Si osserva solo che il primo lobo laterale termina con tre punte meno simme-
grandezza naturale. . 219 x
triche e più slargate.
L’esemplare figurato dallo ZirtEL proviene dalla Marconessa, quello figurato da me da Canfaito; altri
ne ho pure di ambedue queste località.
Var. contraria. — Tav. IX [IX], fig. 5.
? 1867-81. A. (Harpoceras) radians MeneenINI (non Revn.). Mossies du Medolo, pag. 4, tav. 1, fig. 8.
1900. Grammoceras Portisi Fuc. var. contraria Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . . . . 0 Ò Ò 5 Ò . o 0 . mm. 45
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . o : . . o 0,39
Spessore » » » E 3 6 6 o : 0,25
Larghezza dell’ombelico » » ” 0 ; , Ò 0 0, 33
Ricoprimento della spira » » ; 5 . i 0 0 0,07
Questa varietà si scosta dalla forma tipica in senso contrario della var. Zitfeliana. Il suo carattere
principale è quello quindi di avere un numero assai considerevole di coste, oltre 70 nell'ultimo giro.
[63] A. FUCINI 37
Queste coste sono inoltre più sinuose, meno retroverse e più facilmente riunite in special modo nella
camera di abitazione. Questa occupa un poco meno della metà dell’ultimo giro; i giri hanno una mag-
giore altezza, si ricoprono maggiormente ed i primi si mantengono lisci per un tratto più lungo; l’om-
belico è più ristretto e il dorso ha solchi appena distinti ai lati dalla carena sifonale.
La linea lobale corrisponde in generale a quella presentata dalla forma tipica, dalla quale diversifica
solo per il primo lobo laterale meno largo e terminato asimmetricamente in due punte e per la prima sella
laterale un poco più larga. ,
Questa varietà congiunge il Gramm. Portisi al Gramm. Isseli. Essa però è assai diversa da quest’ultima
specie per i fianchi discretamente convessi, arrotondati in modo assai più largo sul contorno ombelicale,
per le coste più sinuose nella parte esterna dei giri e per la linea lobale.
Sembra riferibile a questa forma quell’Ammonite del Medolo che il MeNnEGHINI riferì all’A. (Harpoceras)
radians REIN. Tale esemplare non è stato però da me sinonimizzato sicuramente con la presente varietà
perchè essendo molto piccolo e tutto concamerato non è sicuro che esso a sviluppo completo conservi inal-
terati i suoi caratteri.
L’esemplare esaminato proviene dalla Marconessa.
4. Grammoceras Isseli Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 6-8.
1867-81. Harpoceras Boscense MeneGHINI (non Revnès). Fossiles du Medolo, pag. 12 (pars) non exempl. fig.
1900. Grammoceras Isseli Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lius medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
I II III
Diametro 3 0 6 ò i . 0 5 . mm. 72 mm. 48 mm. 38
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . o 0,36 0,37 0,38
Spessore » » » » 7 È 0,18 0,20 0,25
Larghezza dell’ ombelico » » . ò 0,42 0,40 0,38
Ricoprimento della spira » » - - 0,05? 0,05 2
Conchiglia molto compressa, ad accrescimento mediocre e discretamente ma poco profondamente om-
belicata. I giri, il doppio o poco meno più alti che larghi, presentano una sezione ellittica, leggermente
compressa nella parte superiore. Essi hanno il maggiore spessore a metà della loro altezza, d’ onde
si abbassano gradatamente dalla parte esterna fino al margine dorsale, per produrre dopo un dorso non
molto largo ed assai strettamente arrotondato. Dalla parte interna e fino al margine ombelicale i fianchi
si mantengono piani od ‘anche un poco appena depressi. I primi giri però sono debolmente con-
vessi anche nella loro parte interna. Il margine ombelicale non è angoloso ma netto e distinto; esso cade
alla sutura assai rapidamente. Sul dorso si trova una carena piuttosto minuta la quale ai lati porta délle
debolissime depressioni, quasi indistinte, che la separano dai fianchi. I primi giri sono lisci. La spira
diviene poi ornata da coste numerosissime, anche un centinaio nell’ultimo giro. Tali coste, nei giri interni,
specialmente negli individui figurati, sono più grossolane che nel restante della spira e ciò indipendente-
mente dalla camera di abitazione. Le coste, ove sono più grossolane, hanno poi anche più spiccato il carattere
di semplicità fino all’ombelico, mentre ove sono più sottili e numerose acquistano generale tendenza a
riunirsi e talvolta si riuniscono definitivamente prima di arrivare al margine ombelicale. In quanto
al loro andamento esso è presso a poco uguale a quello che si ha nella specie precedente. Le coste
sì cominciano a vedere distintamente sul margine ‘ombelicale, dove sono dirette in modo deciso in
38 A. FUCINI [64]
avanti e d’onde vanno gradatamente aumentando in grossezza fino al margine esterno. Fra il quarto ed
il terzo interno dell’altezza dei giri esse si piegano in dietro, acquistando deciso andamento retroverso, e
vanno poi facendo una leggerissima curva opposta che aumenta di poco in corrispondenza del margine
dorsale, ove le coste rapidamente svaniscono. Nel più grande esemplare figurato l’ultima camera comprende
la metà dell’ultimo giro e sembra che essa sia completa poichè si hanno all’apertura indistinti caratteri
del peristoma. Questo avrebbe l’andamento delle coste e sarebbe munito di un’espansione auricolare in cor-
rispondenza della piegatura delle coste stesse sul terzo esterno. dell’altezza del giro, e di altra espansione
a guisa di becco in continuazione del dorso. Ripeto però che il peristoma è mal conservato.
La linea lobale (fig. 35) si vede molto distintamente nell’esemplare figurato, proveniente da Canfaito. Essa
è del tipo di quella della specie precedente, dalla quale differisce sopra tutto per assai maggior profondità
del lobo sifonale e conseguentemente, in relazione a ciò, anco per minor profondità
i degli altri lobi. Così abbiamo che nella specie in esame il primo lobo laterale, termi-
ALe) nato in cinque punte disposte in semicerchio, sorpassa di pochissimo la linea radiale,
i mentre gli altri più interni se ne allontanano via via sempre più. La sella esterna è
na pure bipartita, ma in modo che la porzione esterna resulta meno alta di quella interna,
metro di mm. 31, in e la prima sella laterale è alquanto più alta di essa. Per maggior profondità delle in-
SEE cisioni sui margini delle selle, queste resultano inoltre generalmente più svelte e.
più frastagliate di quelle del Gramm. Portisi.
Il Gramm. Isseli, specialmente nei giri interni dove i fianchi sono più convessi ed ove si hanno coste più
grossolane, ha qualche somiglianza con la specie precedente Gramm. Portisi. A sviluppo più inoltrato
o completo le differenze sono tali che non lasciano, secondo me, sussistere alcun dubbio sulla loro distin-
zione. Il dorso quasi perfettamente senza solchi in confronto con quello quasi tricarinato del Gramm.
Portisi, il maggior numero delle coste, la forma diversa dei fianchi, della sezione dei giri ed un poco
della linea lobale, sono caratteri già*sufficienti a farlo riconoscere.
Nei giri interni questa specie ha delle analogie con il Gramm. instabile Revw.! il quale, per essere
stato instituito sopra un esemplare di non completo sviluppo, non può essere preso in grande considerazione
nell'esame di una specie di dimensioni tanto più notevoli. In ogni modo sembrerebbe che la specie del
ReyxÈs fosse più compressa ed avesse giri più alti, maggiore involuzione e dorso più acuto.
Altre somiglianze vengono presentate dal Gramm. Isseli con forme del gruppo del Gramm. radians REIN.?)
al quale erano infatti stati rapportati alcuni esemplari dal MENEGHINI che ne scrisse l'etichetta, ma la riunione
delle coste in vicinanza dell’ombelico, ciò che non avviene mai nel Gramm. radians, la loro forma, spe-
cialmente nei giri interni, ed i caratteri della ragione dorsale non ammettono possibile una riunione qualsiasi.
Il Gramm. Normanianum D’ORB., secondo me, si avvicina meglio di ogni altra specie al Gramm. Isseli
al quale anzi è collegato mercè la varietà costicillata. La forma delle coste, più sinuose e meno retroverse
nella specie in esame, il loro numero molto maggiore ed un poco le differenze della linea lobale la distin-
guono facilmente.
È da riportarsi a questa specie quell’esemplare di Ammonite descritto dal MENEGHINI nella fauna del
Medolo e da esso considerato come forma intermedia fra altre da lui più tipicamente riferite all’ Harp.
Boscense REYN. 3
Fic. 35.
1) RevNÈs. Essai de géol. et de paléon. Aveyronn., pag. 98, tav. V, fig. 2.
? ReineKB. Maris protog., pag. 71, fig. 39, 40.
[65] A. FUCINI 39
Il Gramm. Isselì non è molto raro nell'Appennino centrale ed io ne ho esaminato individui provenienti
dalla Marconessa, dalla Mitola, da Canfaito e dal Furlo.
5. Grammoceras subtile Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 10.
1900. Grammoceras subtile Fucmi.. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . 0 c 5 i 0 6 . 6 0 5 c . mm.58
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. © : ò © "5 0,36
Spessore » » » » o . 0 . 5 È 0,19
Larghezza dell’ ombelico » ) È î o o . ò 0,37
Ricoprimento della spira » » - . , ; È ò 0,07
Questa conchiglia tanto caratteristica fu raccolta nel 1868 a Ponticelli presso Cagli dal prof. ZrrtEL il
quale, nell’ etichetta che l’accompagna, la indicò come specie nuova. Sebbene non benissimo conservata non
ho creduto di doverla trascurare per il nome del suo raccoglitore e per la sua forma tanto strana. Essa
è molto depressa, discretamente ombelicata, abbastanza involuta, inquantochè il penultimo giro è ricoperto
per quasi la metà dall’ ultimo, ed. ha almeno la metà dell’ ultimo giro senza concamerazioni. I suoi giri,
quasi il doppio più alti che larghi, hanno la maggiore gonfiezza sul loro terzo interno, d’onde con una leg-
gerissima curva si deprimono alla stessa guisa tanto verso l'esterno quanto all’ interno. In vicinanza dell’om-
belico, più che presso il dorso, quella curva si fa un poco più sentita. Il contorno ombelicale resulta però
dolcemente declive alla sutura e il dorso termina in una cresta acutissima, unita ai fianchi senza alcuna in-
terruzione o differenzazione. La sezione dei giri è distintamente ovale-lanceolata. I primi giri sono lisci;
divengono poi ornati da coste molto caratteristiche, non molto numerose, arrotondate, più strette degli
intervalli frapposti e quasi sempre semplici. Dico quasi semplici poichè due di esse nell’ultimo giro si riu-
niscono molto distintamente sulla metà del fianco sinistro senza che si abbia uguale fatto sul fianco
destro. Le coste nascono molto attenuate dall’ombelico e, dopo aver fatto una curva leggerissima e quasi
insensibile che le rende un poco retroverse, si dirigono all’esterno conservando un andamento molto diritto.
Dall’ ombelico esse vanno poi uniformemente e gradatamente aumentando in rilievo ed in larghezza verso
il dorso, finchè giunte al margine esterno svaniscono assai rapidamente.
La linea lobale visibile sul penultimo giro apparisce non tanto particolareggiata per l'erosione su-
bìta. Essa ha il lobo sifonale molto largo e più profondo del primo laterale. Il secondo lobo laterale,
profondo circa la metà del primo, non raggiunge la profondità del lobo accessorio molto indistinto. La sella
esterna termina in grosse frastagliature decrescenti in altezza verso il lobo sifonale. La prima sella la-
terale parrebbe un poco più alta di quella esterna ed è assai ristretta.
Io non conosco una specie cui questa possa venire ravvicinata. Per la forma del dorso e dei giri vi
è lA. falcopsis QuensT.! che è identico al Gramm. subtile, ma in esso le coste svaniscono e non aumen-
tano in larghezza ed in rilievo verso l’esterno.
6. Grammoceras cfr. falculatum Reyn. — Tav. IX [IX], fig. 9.
1900. Grammoceras cfr. falculatum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit.,
pag. D4.
1) QuensTEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 342, tav. 42, fig. 47.
40 A. FUCINI [66]
DIMENSIONI
Diametro . . 0 0 . 0 0 o 0 o È 3 . mm. 64
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . ò . 6 c 5 0,44
Spessore » » » » . . c 0 c 0 0,23
Larghezza dell’ ombelico » » è Ò - ; 7 : 0,30
Ricoprimento della spira » » : : 7 a c 0 0,08
Queste misure sono molto approssimative inquantochè l’unico individuo in esame è assai deformato.
Esso somiglia molto al Gramm. falculatum o radiosum Reyn.= Gramm. Eserì BaxLe ® (non OpPEL).
Il Gramm. radiosus REYN., da non confondersi con A. (Dum.) radiosus SEEB., fu istituito dal REvnÈS
sopra esemplari del Lias superiore di Millau ( Aveyron) moltissimo vicini al Gramm. radians Rein. In
seguito il Reynks, nelle lettere scritte al MeNEGHINI, dava al suo A. radiosus il nome di falculatus, forse
per non mantenere confusione con quello della specie del SreBacH. Il nome di faleulatus veniva poi inci-
dentemente pubblicato dal MexEGHINI ? nella descrizione del Gramm. Ourionii. Si potrebbe giustamente
conservare per la specie del ReyxnÈs anche il primo nome di A. radiosus inquantochè VA. radiosus del
SEEBACH appartiene ad altro genere, ma io ho creduto meglio adoprare il nome di falculatus poichè è
questo il nome che di mano dello stesso ReynÈs portano gli esemplari di Millau cui io direttamente ho
confrontato il mio dell’Appennino centrale.
La corrispondenza di caratteri tra l’individuo in esame e quelli di Millau può dirsi quasi perfetta
tanto nella forma dei giri quanto nelle coste le quali anche in alcuni esemplari di Millau si ravvicinano
a gruppi in vicinanza dell’ombelico, costituendo con ciò una notevole differenza con il tipico Gramm.
radians REIN. il quale ha coste sempre semplici. Gli individui di Millau da me esaminati, sempre di pic-
cole dimensioni, hanno però coste più sottili e più numerose.
L'individuo in esame appartiene ad una specie assai caratteristica per la forma dei giri e delle coste.
La conchiglia è compressa, non tanto largamente ombelicata e di discreta involuzione poichè i giri si ricoprono
per metà circa della loro altezza. Tali giri, quasi il doppio più alti che larghi, sono pochissimo curvati sui
fianchi; di qui essi scendono gradatamente al margine esterno ove, specialmente a sviluppo minore, aumen-
tano un poco la loro curvatura. Dalla parte interna i fianchi cadono sulla sutura ombelicale assai più
decisamente, producendo un margine circombelicale netto, ma non angoloso. La sezione dell'apertura re-
sulta ovale-lanceolata alla fine dell'ultimo giro, al principio dello stesso invece è ovale-ellittica. Ciò perchè
il dorso, con lo sviluppo della spira, va divenendo sempre più acuto. Anche la carena sifonale diviene più
spiccata ed acuta con l’accrescimento. Le coste che ornano questa conchiglia sono assai numerose, circa
60 nell’ ultimo giro, larghe quanto o poco più degli intervalli frapposti, flessuose, eva-
Fic. 36.
' nescenti presso la carena sifonale e talvolta confusamente riunite a due o a tre lungo
AI Dog il margine ombelicale.
Linea lobale del Gramm. La linea lobale (fig. 36), di cui si vedono traccie fino all’ ultimo quarto dell’ ultimo
cfr. falculatum Revn.
presa al diametro ai —Qiro, è ben rilevabile solamente al principio di esso ultimo giro. Oltre al lobo sifonale,
OI grandezza —mediocremente largo, si ha un primo lobo laterale, non molto largo, più profondo del
sifonale e caratteristicamente terminato in due punte, quindi un secondo lobo laterale,
che raggiunge appena la profondità di quello sifonale, e poi un piccolo lobo accessorio molto ridotto. La
sella esterna è ampia e bipartita, non tanto simmetricamente, da un lobo secondario, fin quasi a metà della
i) BayLe. Explic. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 6.
2) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4.
167] A. FUCINI 41
sua altezza. La prima sella laterale è assai meno larga della precedente, però ugualmente alta. La se-
conda sella laterale molto depressa è bassa e ridotta. La sutura dell’ombelico sembra cadere sopra una
piccola ed indistinta sella accessoria.
Questa specie ha le maggiori somiglianze con il Gramm. fallaciosum Barre , con il Gramm. Curionii
Mex. 2), e con il Gramm. Eseri OrP. 3) e di questo specialmente con la forma figurata dal BayLE 4, che io,
insieme con altri, ritengo identica al Gramm. radiosus o falculatum REYN.
Mentre essa somiglia al fallaciosum per la forma dei giri, ne diversifica per maggiore involuzione
della spira e sopra tutto per le coste talvolta riunite nella metà interna dei fianchi e un poco più sinuose.
Il Gramm. Eseriì OpP., in confronto alla specie in esame, ha le coste più grossolane, meno numerose
e riunite a maggiore lontananza dall’ombelico; questo è assai più profondo, più ristretto e con margine
più netto. Anche la linea lobale è differente.
Maggiori somiglianze vengono presentate dal Gramm. Curionii Mer. e specialmente da quell’esem-
plare rappresentato dal MeNEGHINI con la fig. 5 della tav. II e da lui riguardato come assai differente da
quello in frammenti preso per tipo della sua specie. La linea lobale di tale esemplare non sarebbe tanto
diversa da quella dell’ individuo dell’ Appennino ed avrebbe anche, sebbene non tanto distintamente, il
primo lobo laterale terminato in due punte. Non ho creduto di potere riunire questa forma del Medolo
alla mia perchè quella in confronto di questa ha coste assai più sottili e numerose. Perciò essa è estre-
mamente vicina al tipico Gramm. falculatum Revxès. La forma presa dal MENEGHINI a tipo del suo Gramm.
Curionii è certamente differente dalla mia specie per le coste più sottili, più numerose, assai più sinuose
e non riunite, per maggior compressione di tutta la conchiglia, per diversa forma dei giri.
Alcuni piccoli esemplari di Harpoceras del Medolo che si trovano nella collezione pisana debbono, a
mio parere, riferirsi alla specie in discussione, alcuni anche al tipico Gramm. falculatum RevnÈSs.
L’esemplare esaminato proviene dal Monte Faito.
7. Grammoceras celebratum Fuo. — Tav. X [X], fig. 1,2.
1885. Ammonites serpentinus MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsimi. Quelg. observ. geol. sur les Apenn. de
i Italie centr., pag. 29.
1885. —_ bifrons MexneGHINI. Ibidem.
1893. Harpoceras Kurrianum (non OpprL) Gever. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, p. 15, tav. II, fig. 5-7.
1895. — cfr. — BowarELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 15.
1900. Grammoceras celebratum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ Appen. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
1 II III
Diametro . 0 ò 6 6 c . o 6 . mm. 88? mm. 57 mm. 57
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 6 0,37 0,38 0, 38
Spessore » » » » E ; 0,19 0,21 0,21
Larghezza dell’ ombelico » » o 0 0,40 0,35 0,35
Ricoprimento della spira » » 0 ò 0,05 0, 06 0,06
i) BavLe. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2.
2) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4, tav. II, fig. 4, 5.
3 OpPEL. Palacont. Mittheil. ecc., pag. 143, tav. 44, fig. 3.
4) BavLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 6.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 6
42 A. FUCINI [68]
Questa interessante specie è rappresentata da tre esemplari assai belli che io credo corrispondenti
molto bene a quelle Ammoniti del Schafberg che dal GeveR vennero riferite al Gramm. Kurrianum
OpPEL.!
La conchiglia è molto compressa, discretamente ombelicata, di accrescimento non tanto rapido e di
involuzione non tanto sentita, inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un poco meno del terzo
della sua altezza. I giri assai più alti che larghi hanno il maggiore spessore sul terzo interno dell’ al-
tezza, d’ onde si abbassano gradatamente tanto verso l'esterno quanto verso l’interno. Ne resultano
quindi fianchi leggermente arrotondati ed alquanto declivi verso l’esterno. La curvatura dei giri poi,
aumentando assai in corrispondenza del margine circombelicale e meno sul margine esterno, dà luogo
ad una sezione di essi giri ovale o quasi lanceolata per cagione dell’acuta carena sifonale che si trova
sul dorso. Questo, a notevole sviluppo della spira, è assai acuto ed ha la carena non tanto individualizzata;
nei giri interni invece esso risulta relativamente più largo e con carena meno acuta, ma più distinta dai
fianchi. Gli ornamenti hanno caratteri alquanto differenti nei diversi esemplari. Nel secondo esemplare mi-
surato (Tav. X [X], fig. 2) sono molto uniformi e risultano di numerose coste, 60 nell’ultimo giro, sempre
semplici, più strette degli intervalli, od almeno ugualmente larghe, regolari e molte sinuose. Queste coste
nascono debolissime sulla parete circombelicale, ove formano una curva rivolta in dietro; sul margine del-
l'ombelico hanno già acquistato una direzione spiccatamente voltata in avanti, quasi tangente alla curva
dell’ombelico stesso, che conservano fino a circa un terzo dell’altezza dei giri. Qui le coste, aumentando
sempre in rilievo, con una curva assai sentita si piegano in dietro, per rivoltarsi poi nuovamente in avanti,
ma con curva assai più larga, posta sul terzo esterno del giro. A questa curva corrisponde anche il mag-
giore rilievo delle coste che vanno quindi sperdendosi, con una lunga coda, sulla carena sifonale.
Nell’individuo più grande ed in quello misurato per ultimo gli ornamenti conservano i medesimi caratteri
di quelli dell’individuo già esaminato, ma solamente fino ai due primi terzi dell’ultimo giro. Nell’ultima
porzione della spira di tali esemplari le coste si raffittiscono, divengono meno sinuose e più irregolari,
inquantochè alcune sono più grossolane, altre più sottili, alcune semplici ed altre aggruppate. Allora la
conchiglia rammenta in modo speciale quella del mio *Gramm. Isselì precedentemente descritto. Non è da
credersi però che l’avvertita differenza dipenda dall’ aversi o no conservata l’ ultima camera. Nell’ indi-
viduo avente le coste sempre regolari l’ultima camera comprende la metà del giro e ciò avviene anche
in quello più grande; l’individuo di mm. 57 (III) e che ha pure le coste raffittite nell’ ultima parte
del giro è tutto concamerato. È
La linea lobale si vede al principio dell’ ultimo giro di ambedue gli esemplari figurati ed è in
essi presso a poco identica. Nell’ esemplare più grande essa (fig. 37) ha il lobo sifonale mediocremente
profondo, ristretto e con un’alta e sottile selletta: sifonale. Il secondo lobo laterale,
alquanto più profondo del precedente, ha pareti fittamente ma non molto profonda-
mente dentellate, e termina con grosse dentellature delle quali Ja mediana assai più
profonda delle altre finisce con due punte. Il secondo lobo laterale molto ristretto
Pe oranm Fu vr termina irregolarmente con tre punte grossolane, con le quali sorpassa la linea
si I radiale; segue un piccolo lobo accessorio meno profondo dei precedenti e quindi un
secondo accessorio, non distinguibile, sul quale cade le sutura dell’ombelico. La sella
esterna molto ampia, quasi il doppio del primo lobo laterale e della prima sella laterale, è bipartita
asimmetricamente da un lobo secondario alquanto obliquo verso l'interno. La parte esterna della sella così
Fic. 37
1) OPPEL. Palaeont. Mittheil., pag. 136, tav. 42, fig. 3.
[69] i A. FUCINI 43
divisa resulta meno alta, meno larga e più semplice della parte interna, la quale segna la maggiore altezza
di tutta la linea lobale. La prima sella laterale è poco più bassa e più semplice della precedente. La
seconda sella laterale resulta poi molto piccola e ridotta, così anche la prima accessoria che occupa la
parete circombelicale.
La linea lobale dell’esemplare più piccolo figurato corrisponde a quella ora descritta, solamente dif-
ferisce nel primo lobo laterale che vi è leggermente slargato alla base ove termina, però un poco asim-
metricamente, in due lunghe punte. Per questi caratteri tale linea lobale è identica a quella data del
GeyER per la forma del Schafberg.
Come bene osserva il GeryER la linea lobale di questa specie è del tipo di quella del Gramm. Nor-
manianum d’ORB. 1 cui la conchiglia somiglia alquanto nella forma generale. La specie del p’ ORBIGNY
ha però coste più irregolari, più retroverse, molto meno sinuose, specialmente sul margine esterno, non
sempre semplici e dorso assai differente. La linea lobale del Gramm. Normanianum tipico ha inoltre la
prima e la seconda sella laterale più alta di quella esterna.
Essendo nel dubbio che questa specie fosse riferibile, secondo quello che ha creduto il GeyER, al
Gramm. Kurrianum OpP., chiesi ed ebbi dalla squisita cortesia del Prof. v. ZrrteL due modelli dell’e-
semplare originale dell’OppeL. Con questi modelli presenti mi sono dovuto convincere della impossi-
bilità di riunire la specie studiata al Gramm. Kurrianum OPP. Questo, in confronto della mia specie, è
più compresso, ha il margine circombelicale più acuto e l’ombelico meno profondo. I fianchi dei giri,
più uniformemente declivi verso l’esterno, danno luogo ad un dorso meno largo, più acuto, più ristretto,
senza veruna carena sifonale individualizzata e producono una sezione del giro più alta e decisamente lan-
ceolata. Le coste poi appariscono grandemente diverse per essere più numerose, più sottili e molto meno
sinuose, specialmente nella parte interna dei fianchi, ove hanno una direzione quasi perfettamente radiale,
anzichè quasi tangente alla curva dell’ombellico, ed ove hanno una ondulosità caratteristica, manifesta anche
nella figura data dall’ OrpeL stesso. La linea lobale del Gramm. Kurrianum è indiscutibilmente vicinis-
sima a quella del mio Gramm. celebratum, però essa ha la prima sella laterale più alta di quella esterna
e divisa assai più profondamente da un lobo secondario.
| Grandissima somiglianza viene presentata dalla mia specie anche con diverse forme di Ammoniti del
Lias superiore che dal MENEGHINI °) vennero riferite al Gramm. radians REIN. e che dall’Haue ? e dal
BoxaRELLI ‘) sono riportate invece al Gramm. fallaciosum BavLe. ® La specie del Bayre non solo mi
sembra differente dalla mia, ma anche da quella studiata dal MENEGHINI, per avere sopra tutto le coste
molto meno sinuose.
Il MeNEGHINI aveva dapprima riferito all’ Hild. difrons Bru. l'esemplare più grande da me figurato;
quello più piccolo era stato invece ritenuto da lui per 1’ Harp. serpentinum REIN. Dopo che i calcari grigi
dell’ Appennino si riconobbero appartenere al Lias medio il MENEGHINI °) ritenne invece che gli esemplari
in esame riguardassero il Gramm. radians REIN.
L’esemplare più grande figurato proviene dal Monte della Faiola, quello più piccolo, pure figurato, dalla
Marconessa e l’altro dal Monte Faito.
1) p’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 291, tav. 88.
2) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 33, tav. IX, fig. 2-6.
3 Haue. Monogr. d. Amm.-Gattung Harpoceras, pag. 616.
4 BONARBLLI. Le Amm. del rosso ammonit., pag. 204.
5) BayLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1-2...
6 MenEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 14.
44 A. FUCINI [70]
Var. italica. — Tav. X [X], fig. 3.
P1867-81. Harpoceras Ourionii MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4, tav. II, fig. 5 (pars) non fig. 4.
1900. Grammoceras celebratum Fuc. var. italica Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . 5 . ò 0 . : . 0 7 0 Ò 6 mm. 44
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . 5 7 9 È 0,41
Spessore » » » » . b i . 3 0,28
Larghezza dell’ ombelico » » 3 i 3 c o 0,25
Ricoprimento della spira’ » » Ò , ò 7 ; 0, 10
Questa conchiglia è molto compressa, non tanto largamente ombelicata, di accrescimento non molto
lento e di mediocre involuzione, inquantochè i giri ricoprono il precedente per più della metà della sua
altezza. I giri, quasi il doppio più alti che larghi, hanno i fianchi pochissimo convessi e presentano il
maggiore spessore ad un terzo circa della loro altezza ed una sezione ovale allungata. I fianchi, dal
punto di maggiore gonfiezza, si deprimono un poco più rapidamente verso la sutura dell’ombelico che
verso l'esterno. Il margine circombelicale resulta però non tanto spiccato. Il dorso piuttosto ristretto
porta una carena minuta, ma ben evidente. Le coste sono simili a quelle della forma tipica, ma forse un
poco più grossolane rispetto agli intervalli. La linea lobale è identica.
L’esemplare in esame viene separato come varietà dal Gramm. celebratum sopra tutto per l’ aceresci-
mento più rapido, per l’involuzione maggiore e per le coste aventi la piegatura interna ad assai mag-
giore distanza dell’ ombelico.
L'individuo ora esaminato sembrerebbe corrispondere molto bene al Gramm. instabile REYN. !, però
i caratteri dati dall’esemplare del Revnks non offrono quella sicurezza che ci vuole per stabilire bene
l'identità di una specie, inquantochè riguardano evidentemente un individuo giovanile o forse meglio la
parte interna della spira di un individuo grande. In tutte le Ammoniti, ma negli Harpoceras specialmente,
i caratteri giovanili od interni sono spesso fallaci perchè non di rado diversi da quelli presentati a com-
pleto sviluppo. In ogni modo andava notata la somiglianza della specie del REynÈs con il mio esemplare
perchè chi avrà agio di avere esemplari di Gramm. instabile tipico più sviluppati possa stabilire o no
la corrispondenza fra le due forme.
A mio pareré va forse riunita a questa varietà quell’ Ammonite del Medolo che il MENEGHINI esitò
giustamente a riunire al suo Gramm. Curioniù e che rappresentò con la fig. 5 della tav. II. Il Gramm.
Curionii MEGH., il cui tipo è rappresentato dal MenEGHINI con la fig. 4 della stessa tavola, ha il dorso
più largo e separato dai fianchi da leggiere e caratteristiche carene marginali. Come ho detto nella de-
scrizione del Gramm. cfr. falculatum quell’Ammonite del Medolo somiglia moltissimo al tipico Gramm.
falculatum Revn. al quale potrebbe forse anche riferirsi.
L'unico esemplare che io ho avuto in esame della presente varietà proviene dalla Marconessa.
i) RevNks. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 98, tav. V, fig. 2.
Fr1] A. FUCINI 45
8. Grammoceras Bonarellii Fuc. — Tav. X [X], fig. 4, 5.
? 1874. Ammonites Boscensis Bicke (non Revnès). Geol. Verhilin. d. siidlich. Theil. d. Bakony, pag. 133, tav. II,
fig. 4 (pars) non fig. 2.
1900. Grammoceras Bonarellii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . ‘ A ò o ò . ; 5 . mm. 56? mm. 45
- Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. c 0 0,39 0,40
Spessore » » » » È i ; 0,23 0,23
Larghezza dell’ ombelico » » 5 : 3 0,34 0,35
Ricoprimento della spira » » © 0 0 0, 06 0,06
A questa specie appartengono due forme che io non ho creduto di separare anche come semplici
varietà, perchè non differiscono fra loro che per le coste, le quali in una sono più grosse e meno numerose
che nell’altra. La prima forma è rappresentata da un individuo di 56 mm. di diametro, concamerato fino
ai tre quarti dell'ultimo giro ed avente 37 coste; l’altra da due individui fra loro identici, di 45 mm.
di diametro, quasi tutti concamerati ed aventi 44 coste nell’ ultimo giro. La conchiglia di ambedue
le forme è poi compressa, discretamente ombelicata e di non grande involuzione inquantochè 1° ultimo
giro ricopre il penultimo per un terzo circa della sua altezza. I giri, quasi il doppio più alti che larghi,
hanno i fianchi pressochè piani e paralleli fra loro, si deprimono assai rapidamente ed ugualmente tanto al-
l'esterno quanto verso la sutura dell’ombelico ed hanno una sezione ellittico-rettangolare. Il contorno del-
l'ombelico, senza essere angoloso, resulta assai distinto e la superficie circombelicale mediocremente alta
dà origine ad un ombelico piuttosto profondo. Il dorso discretamente ampio resulta piatto, specialmente
quando la carena sifonale è abrasa. I solchi ai lati della carena sono larghi, appena distinti e pochissimo
profondi. I primi giri appariscono lisci ed è solo ad un diametro di circa mm. 10 che vengono ornati da
coste che dapprima sono larghe, appiattite e di rilievo irregolare e che ben presto diventano regolari di
andamento e di forma. Le coste larghe quanto i loro intervalli e molto sinuose sembrano semplici, per
quanto non sia dato negare che alcune si possano indistintamente riunire presso l'ombelico, ove sono
molto deboli e confuse. Anche sul margine esterno le coste s’indeboliscono gradatamente, svanendo prima
di giungere al solco che precede la carena e dopo aver fatto una lunga coda rivolta in avanti. Nella forma
a coste grossolane sembra che il dorso nell'ultima porzione della spira si vada restringendo e diventando
più acuto.
La linea lobale (fig. 38), disegnata dall’esemplare che rappresenta la forma a coste meno numerose, è
costituita da un lobo sifonale relativamente assai profondo, avente una selletta sifonale Foa
molto alta; da un primo lobo laterale largo, appena un poco più profondo del precedente
e terminato con grosse punte in numero dispari, e da un secondo lobo laterale e da due Ni I
accessori poco bene visibili. La sella esterna, discretamente ampia, è bipartita asimmetri- : L
camente quasi fino a metà della sua altezza da un lobo secondario. La porzione esterna ra DE dae GA
di essa è più bassa e più stretta della parte interna. La prima sella laterale, fornita di al diametro di mm, 43,
dentellature più profonde di quelle della sella esterna, uguaglia quasi l'altezza di questa Erano
ed è assai più alta delle altre selle laterali che la seguono nella parte interna del fianco e che vanno
tutte degradando.
La specie esaminata ha delle affinità con 1 Harp. Boscense Reyw. Questo ha però il dorso con solchi
46 A. FUCINI ù [72]
più distinti, spiccatamente tricarinato, e le coste più diritte nella parte esterna dei fianchi, ove terminano
quasi ad un tratto sul margine dorsale senza formare la coda in avanti. Uguali differenze, specialmente
in ciò che riguarda le coste, si riscontrano. in confronto con l° Hd. Lavinianum Mer.
La forma a coste più sottili e più numerose del Gramm. Bonarelliù ha una particolare somiglianza
con la var. Zitfeliana del mio Gramm. Portisi. Tale somiglianza è però limitata al modo di accrescimento
della spira ed alla forma delle coste, ma non si estende ai caratteri del dorso e dei giri. Questi nella
var. Zitteliana sono meno appiattiti sui fianchi ed invece di una sezione rettangolare ellittica la presentano
ovale. Il dorso non vi è appianato, nè tanto largo, nè quasi mancante di solchi ai lati della carena sifonale.
Certo le due specie Gramm. Portisi © Gramm. Bonarellii sono collegate mercè la varietà Zitteliana del
Gramm. Portisi.
Il Gramm. Bonarelliù trova anche qualche somiglianza, nella forma del dorso specialmente, con la seconda
forma di Harp. Boscense illustrata dal MenEGHNI ! fra i fossili del Medolo, ma quella forma ha le coste
caratteristiche della specie del Revnks, non però il dorso. Questo è più ampio ed ha solchi ai lati della
carena meno grandi dell’ Harp. Boscense, ma più distinti di quelli della specie in esame.
Le Ammoniti illustrate dal BòcktH °° come Harp. Boscense REYN. a me sembra che non riguardino
tale specie. Quella della fig. 1, l'ho riportata alla var. coniungens dell’ Hild. Lavinianum Meax., della
quale ha tutti i caratteri; l’altra della fig. 4, per avere le coste molto sinuose, sembrerebbe riferibile
piuttosto alla specie in esame. L’ho posta in sinonimia dubbiosamente poichè essa sembra avere un dorso
molto più ristretto e meno piano. ao),
L’esemplare della forma a coste più grossolane proviene dal Monte Faito, gli. altri della forma a
coste più numerose sono stati raccolti uno pure al Monte Faito ed uno alla Marconessa.
9. Grammoceras Bassanii Fuc. — Tav. X [X], fig. 6, 7.
1900. Grammoceras Bassanii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. D4.
DIMENSIONI
I II III
Diametro È È a d ‘ 5 6 È . mm. 85 mm. 24 mm. 43
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 6 0,37 0,37 0, 44
Spessore » » » » 5 6 0,23 0, 23 0,27
Larghezza dell’ombelico » » ò , 0,32 0,32 0,28
Ricoprimento della spira » » o 6 0,08 0, 08 0,09
Bellissima specie rappresentata da tre esemplari due dei quali con la camera di abitazione tutta con-
servata. La conchiglia del più grande di questi, che proviene dal Pian de’ Giugoli, è compressa, non tanto
largamente ombelicata, di accrescimento non molto rapido e di involuzione assai sentita, inquantochè
l’ultimo giro ricopre il penultimo per i due quinti della sua altezza. I giri sono assai più alti che larghi,
leggermente convessi nella parte concamerata della spira, più appianati nella camera di abitazione, ove
presentano anche un leggiero schiacciamento fra il quarto interno della loro altezza ed il margine ombe-
licale. Questo resulta netto ed angoloso lungo la camera di abitazione, ove i fianchi cadono verticalmente
4) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 12, tav. 1, fig. 7.
°° BòcKH. Geol. Verhéltn. d. siidlich. Theil. d. Balkony, pag. 133, tav. 6, fig. 4.
[73] RE A. FUCINI 47
verso la sutura e mostrasi sempre più arrotondato procedendo all’interno della spira. Anche il margine
esterno è più spiccato e deciso nell’ultima camera anzichè nella parte concamerata della conchiglia. Qui
il dorso non è tanto distintamente separato dai fianchi e diviene sempre più ristretto ed acuto an-
dando verso i primi giri. Da tali caratteri deriva che la sezione del giro nella camera di abitazione appare
quasi rettangolare, mentre nella parte precedente della spira è più decisamente ovale. La carena sifonale
nell'ultima parte della spira è molto spiccata, distinta, rilevata e separata dai margini esterni, sopra i
quali terminano le coste, da un largo listello liscio leggermente spiovente verso i fianchi. Posteriormente
essa diviene meno spiccata, più ottusa, non separata dalle coste, che arrivano fino alla sua base, e sembra
che debba sparire procedendo all’ indietro per dar luogo ad un dorso più acuto e non carenato. Un altro
carattere dell’ ultima camera consiste nella maggiore evoluzione che vi acquista la spira e nel minor accre-
scimento proporzionale dell’altezza del giro. È per tale particolarità che alla fine dell’ultimo giro l'altezza di
questo è rappresentata da 0,37 dal diametro mentre alla metà è data da 0,41 del diametro relativo. La con-
chiglia mostrasi ornata da coste quasi sempre semplici, raramente riunite in modo poco distinto, le quali de-
bolissime, ma assai nette, prendono origine dalla sutura dell’ombelico. Nella superficie circombelicale tali
coste sono piegate in dietro in modo assai spiccato, ma sul margine dell’ombelico, con una curva assai
stretta, prendono una direzione leggermente opposta. Sui fianchi esse hanno un andamento regolare si-
nuoso ed in complesso radiale. In quanto alla grossezza ed alla forma le coste sono diverse a seconda
che si esaminano nella parte concamerata della spira o nella parte che costituisce l’ultima camera. Nella
prima sono regolari, spiccate, rilevate, un poco più larghe degli intervalli e regolarmente arrotondate;
nella seconda gradatamente vanno prima ad essere alquanto meno rilevate, più strette degli intervalli
e, per presentare la loro parete posteriore scendente al solco assai più rapidamente della parete ante-
riore, acquistano il carattere embricato; in vicinanza dell’apertura poi vanno facendosi molto più sottili,
fitte, serrate ed indistinte. La camera di abitaziane, che appare tutta conservata, occupa un poco meno
della metà dell’ultimo giro ed ha il peristoma della stessa forma sinuosa delle o sa
coste e con un becco assai lungo in corrispondenza della regione dorsale.
La linea lobale (fig. 39) si compone di quattro lobi e di altrettante selle. Il 313
primo lobo laterale, assai stretto, è di un terzo più profondo del. lobo sifonale il IU
quale è uguagliato dal secondo laterale. L'unico lobo accessorio, molto semplice, ;nea lobale del Gramm. PARI
resulta profondo la metà di quello sifonale. Dalla sella esterna, alta poco più che Fuc. presa al diametro di mm.
larga, rimane caratteristicamente staccata nella parte dorsale una piccola por- AA
zione per mezzo di un lobo secondario, profondo quasi quanto quello sifonale. La prima sella laterale è
assai svelta, più sottilmente frastagliata e più alta di quella esterna. La seconda sella laterale rimane
invece più bassa di quest’ ultima ed anche un poco dell’ unica accessoria, la quale è moltissimo larga ed
alta quanto la prima laterale.
Il piccolo esemplare della Marconessa corrisponde quasi completamente a quello ora esaminato. Anche
esso ha la camera di abitazione conservata, comprendente un poco meno della metà del giro, ed ha la carena
sifonale sviluppata distintamente solo nell'ultima camera, ove è separata dai fianchi da un listello liscio
spiovente verso di essi. Le differenze che vi si osservano provengono, secondo me, dal tanto minore svi-
luppo. Esse consistono nella presenza di un solco che ripete la forma delle coste limitante il peristoma,
nella regolarità del numero e della grossezza delle coste nella camera di abitazione e nella accentuata
mancanza di carena al principio dell’ ultimo giro. Qui il dorso è acutamente arrotondato e, anche per le
coste che svaniscono sopra di esso, somiglia quello degli Amphiceras. La linea lobale, sebbene non eviden-
tissima, ha i medesimi caratteri di quella rilevata sul grande esemplare più sopra esaminato.
o
48 A. FUCINI [74]
Anche 1’ altro esemplare della Marconessa, più grande del precedente ma più piccolo di quello del
Pian de’ Giugoli, conferma i caratteri essenziali di questa specie. Esso è quasi tutto concamerato e perciò
non fornisce dati relativi alla (camera di abitazione. È importante perchè anche esso dimostra che la
specie, nei giri interni, ha il dorso acuto, non carenato, che con l’accrescimento va arrotondandosi ed
ampliandosi gradatamente.
Il Grammoceras Bassani trova le maggiori somiglianze con il Gramm. antiquum Wricat® di
una zona di Lias medio forse più antica di quella da cui proviene la mia specie, e con il Gramm. fal-
laciosum BavLe ® del Lias superiore. Del Gramm. antiquum esso ha la forma generale della conchiglia,
compresa quella importantissima del dorso, ma ne differisce essenzialmente per il ricoprimento minore
della spira e per i caratteri delle ornamentazioni. Queste, nella mia specie e nella parte concamerata della
spira, sono coste molto grossolane, semplici e non suddivise in tante altre piccole costicine minori come nel
Gramm. antiquum. Lungo il margine circombelicale di quest’ ultima specie si hanno. inoltre delle costicine
caratteristiche che mancano nel Gramm. Bassanti. L’WRrIGHT non dando la linea lobale e la sezione del
giro della sua conchiglia ci fa mancare di due principali caratteri di riferimento.
Il Gramm. cfr. antiquum GeyERr 3 ha i medesimi caratteri del tipico Gramm. antiquum WRIGHT per
differire dalla mia specie. La linea lobale poi data dal GevER è assai diversa da quella presentata dalla
mia specie.
Il Gramm. Bassani si accosta inoltre al Gramm. fallaciosum BAYLE e più che al tipo di questo a
quella forma illustrata recentemente dal BeneckE 4 la quale presenta nell’ ultima camera l'evoluzione
maggiore della spira e, in corrispondenza, minore accrescimento in altezza del giro. La mia specie è certo
diversa anche da quella del BavLe per minore larghezza dell’ombelico, avente anche margini angolosi,
per maggiore spessore e minore altezza dei giri, per il dorso più largo e con carena sifonale più robusta,
per le coste più sinuose e per la linea lobale. Questa, in confronto con quella data dal BeNEcKE, ha la
sella esterna più ‘asimmetricamente bipartita e più bassa della prima laterale ed ha la sella accessoria
ben spiccata ed alta quanto la prima sella laterale.
10. Grammoceras Ombonii Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 1.
1900. Grammoceras Omboni Fumi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias inf. dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . 6 : ? o 0 5 : . 0 o È . mm. 75
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 6 o o o : 0,38
Spessore » » » » 7 ; o o 5 3 0,24
Larghezza dell’ombelico » » - - ò c NES 0,34
Ricoprimento della spira » » è i , 0,06
Avevo dapprima creduto che l'esemplare in esame costituisse una varietà della specie precedente,
ma mi sono dovuto convincere che esso non ha niente a che fare con il Gramm. Bassanî cui somiglia
solo superficialmente.
i) WRIGHT. Lias Amm., pag. 431, tav. LVII, fig. 1-4.
2?) BavL®. Explic. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2.
3) Gover. Mittel. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 19, tav. II, fig. 8.
i BenbCKE. Beitr. zur Kenntn. d. Jura in Deutsch-Lothringen, pag. 56, tav. 7.
[75] A. FUCINI 49
Il Gramm. Ombonii presenta una conchiglia depressa, piuttosto largamente ombelicata, di accresci-
mento non molto rapido, discretamente involuta, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per più
di un terzo della sua altezza. I giri, assai più alti che larghi, sono leggerissimamente curvati sui fianchi
e si deprimono assai rapidamente tanto all’esterno quanto all’interno, dando luogo ad una sezione ovale-
ellittica e ad un margine dorsale e ad un margine circombelicale arrotondati quasi che nella stessa maniera.
Il dorso è largo, arrotondato, senza solchi ai lati della carena sifonale la quale manca nell’ultimo giro
dell’ unico esemplare in esame, forse perchè in modello, ma che si vede però nella parte interna di esso
ultimo giro rimastavi dopo essersi staccata dal giro precedente. I fianchi dei giri, fino ad un diametro
assai piccolo, si vedono ornati da coste semplici, regolari, numerose, larghe quanto gli intervalli frapposti,
sinuose, ma di andamento generale retroverso. Queste coste, che nell’ ultimo giro sono 46, nascono debo-
lissime sul contorno ombelicale, che sembra quasi perfettamente liscio; dapprima esse sono rivolte in
avanti, in seguito, con una curva non molto sentita ed aumentando in rilievo, prendono una direzione
all’indietro che mantengono fin presso al margine esterno. Qui le coste, dopo aver raggiunto il massimo
rilievo e la maggiore grossezza, si piegano alquanto in avanti, s’indeboliscono e svaniscono senza arrivare
al sifone, prima del quale si trova quindi un piccolo spazio liscio.
La linea lobale (Fig. 40) dell’ esemplare in esame, che è tutto concamerato, mostrasi assai caratteri-
stica. Il lobo sifonale ristretto e mediocremente profondo ha i lati presso a poco paralleli ed una selletta
sifonale altissima. Il primo lobo laterale, assai più profondo e più largo del RN
precedente, termina con tre lunghissime punte alquanto dentellate e discreta- To
mente simmetriche. Il secondo lobo laterale è profondo quanto quello sifonale,
un poco obliquo verso l’esterno e termina pure in tre punte. Seguono due lobi-
cini accessori ad una sola punta molto stretti, ridotti e meno profondi del
precedente. La sella esterna è grande, larga, alta, assai frastagliata e bipartità Linea lobale del Gramm. Omboniî
in maniera che la parte esterna rimane più bassa ed un poco più stretta della RA mm.
interna, la quale segna il punto più elevato della linea lobale. La prima sella late- P ]
rale resulta più bassa, più stretta e meno frastagliata della precedente, ma più alta delle tre sellette
successive via via sempre più basse l’una dell’ altra. La sutura dell’ ombelico cade sulla terza di tali
sellette.
Mi sembra chiaro che questa specie sia ben distinta da quella precedentemente studiata per molti ca-
ratteri. Il Gramm. Ombonii in confronto col Gramm. Bassani presenta l’accrescimento alquanto meno
rapido, il margine circombelicale meno netto, il dorso, considerato nella parte concamerata della spira,
più largo e, a quanto pare, non acuto nei giri interni. Le coste, nel Gramm. Ombonii, sono più grossolane
nell'ultimo giro anzichè nei giri interni ed assai più retroverse di quelle del Gramm. Bassani. La linea
lobale vi è poi grandemente diversa perchè la sella esterna non è più bassa ma anzi più alta della prima
laterale e non mostrasi tanto asimmetricamente bipartita dal lobo secondario e perchè manca della seconda
sella laterale chiaramente distinta ed individualizzata.
Altre somiglianze spiccate con le altre specie da me studiate nel presente lavoro, non saprei trovare.
Solo il Gramm. celebratum ha qualche punto di contatto con il Gramm. Ombonti, dal quale basta senz'altro
a distinguerlo la maggior compressione della conchiglia e dei giri, l’accentuata sinuosità delle coste, l’acu-
tezza del dorso, la linea lobale.
Il Gramm. fallaciosum Barre), fra le specie da me non incontrate nella fauna del Lias medio dell’Ap-
i) BayLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2.
=)
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
50 A. FUCINI [76]
pennino centrale, è quella che più si avvicina al Gramm. Ombonii. La forma tipica del Bayre ha però
coste più numerose, più sottili, meno sinuose, meno retroverse, il dorso meno largo e quindi la sezione
dei giri più acuta. Uguali differenze si riscontrano con la forma di Gramm. fallaciosum figurata dal Br-
NECKE ®; però questa, per avere il dorso meno acuto dell'esemplare tipico, si avvicinerebbe maggiormente
al mio individuo.
Si avvicina alla mia specie anche quell’Ammonite illustrata dal MENEGHINI con la fig. 6 della tav. IX
della sua classica monografia, che alcuni vorrebbero riferire alla specie del BayLe. Quell’Ammonite, mentre
a me non sembra riferibile al Gramm. fallaciosum BavLE per le coste più grossolane, più flessuose e più
retroverse, non pare nemmeno rapportabile del tutto alla specie in esame per le coste ancora sempre
più sottili, più numerose e più sinuose.
L’esemplare studiato proviene dai dintorni della Rocchetta.
11. Grammoceras dilectum Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 2,3.
1855. Ammonites bifrons MeneeHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. l. Apenn. de 1° Italie
centr., pag. 29 (pars).
? 1885. Ammonites Kurrianus (non OppeL.) QuenstEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 421.
? 1893. Harpoceras cfr. antiguum (non Wr.) Grver. Mittell. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 19, tav. II, fig. 8.
1900. Grammoceras dilectum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
I Il
Diametro è è 5 6 0 o È È ; . mm. 75 mm. 45
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . o c 0,38 0,37
Spessore » » » » ò c 5 0,19 0, 18
Larghezza dell’ombelico » » È d ò 0,34 0,36
Ricoprimento della spira » » . o È 0,10 0,08
Bellissima e caratteristica specie, rappresentata da due esemplari, uno dei quali sembra completo
ed assai grande, ed uno alquanto più piccolo ma quasi completo esso pure, inquantochè l’ultima camera
vi comprende circa la metà dell'ultimo giro.
La conchiglia è compressa, mediocremente ed assai profondamente ombelicata, di accrescimento non
molto rapido e di discreta involuzione poichè i giri ricoprono il precedente per la metà circa della loro al-
tezza. I giri sono il doppio più alti che larghi ed hanno i fianchi piani a cominciare dal margine cir-
combelicale fino al terzo esterno, ove si abbassano gradatamente e regolarmente verso la carena sifo-
nale, acuta, tagliente, e poco o punto individualizzata. Dalla parte interna i fianchi cadono sulla sutura
dell’ombelico repentinamente ed in modo verticale e quasi direi rientrante. Il margine circombelicale, spe-
cialmente nell’esemplare più grande, resulta quindi netto ed acuto e la parete scendente alla sutura assai
alta. Nell’individuo più piccolo il contorno dell’ombelico è più arrotondato e meno alto. In questo stesso
esemplare si osserva che il dorso al principio dell’ultimo giro, al diametro quindi di mm. 22 circa, è
alquanto più arrotondato che alla fine dello stesso giro, anzi vi si osservano dei leggieri indizi di solchi
ai lati della carena sifonale. Nell’individuo grande invece tutto l’ultimo giro ha il dorso notevolmente
i) BENECK®. Beitr. 2. Kenntniss d. Jura in Deutsch-Lothringen, pag. 56, tav. VII, fig. 1, 2.
INCACA A. FUCINI 51
acuto. La sezione dell’ultimo giro, in ambo gli esemplari, resulta ovale-lanceolata e troncata inferiormente.
L’esemplare più grande sembra che abbia il peristoma conservato. Questo seguirebbe perfettamente l’an-
damento delle coste, presentando un’ espansione auricoliforme in corrispondenza della sinuosità offerta
dalle coste sulla metà interna dei fianchi ed avrebbe un becco assai prolungato in continuazione del
dorso. Gli ornamenti consistono in coste larghe quanto o poco più degli intervalli, irregolari, spesso
riunite ed assai numerose, oltre 70 nell’ultimo giro dell’individuo piccolo e 80 nel giro corrispondente
dell’individuo grande. Queste coste, nell’individuo piccolo e nella parte concamerata della spira dell’ indi-
viduo più grande, hanno un percorso poco sinuoso; nella parte interna dei giri, ove esse sono più sot-
tili, prendono una direzione rivolta in avanti; sul terzo interno dei fianchi, ingrossandosi gradatamente e
dopo una larga curva, acquistano un andamento alquanto retroverso che conservano fino presso al dorso ove,
dopo avere raggiunto il maggiore rilievo e ripiegandosi un poco in avanti, svaniscono prima di raggiun-
gere la carena sifonale. Ne consegue che tra le coste e la carena intercede uno spazio liscio. Le coste,
nell'ultima porzione del giro dell’individuo più grande, oltre ad essere più numerose, più sottili e più fre-
quentemente riunite che nella parte precedente della spira e che nell’individuo piccolo, sono anche più
sinuose e più curvate in avanti nella parte esterna dei fianchi, ove svaniscono ancora più gradatamente.
Nell’individuo piccolo, al contrario di ciò che succede nell’altro esemplare, le coste sono più sottili nei giri
più interni.
In nessuno dei miei esemplari si può rilevare la linea lobale con precisione; essa si vede solamente
nell’andamento generale. Il lobo sifonale non sembra gran cosa profondo, il primo laterale è ristretto e
pure poco profondo e gli altri lobi, fino ad un secondo accessorio, vanno diminuendo sempre di profondità.
È notevole la grande ampiezza della sella esterna, poco alta, bipartita in modo impari ed assai profon-
damente da un lobo secondario. Le altre selle vanno leggermente e gradatamente diminuendo di altezza
procedendo verso l’interno. Sull’ ultima sella visibile, che è la prima accessoria, cade il margine circombelicale.
Ho riferito provvisoriamente a questa specie anche un esemplare costituito, dalla metà di un giro
di circa mm. 70 di diametro, il quale, mentre corrisponde ad essa esattamente per la forma dei giri, delle
coste e dell’ombelico, che però è un poco più stretto, ha poi il dorso -più ampio, assai meno acuto e con
carena fiancheggiata da depressioni discretamente evidenti.
Il Gramm. dilectum somiglia un poco l’ Harp. Emilianum Reyx. nella forma dei giri e sopra tutto
dell’ombelico; ma ne differisce per le coste più sinuose, più sottili e spesso riunite nella parte interna
dei fianchi nonchè per il dorso più acuto e senza solchi distinti ai lati della carena sifonale.
L’esemplare più piccolo fu dal MEeNEGHINI riferito all’ Hd. bifrons Brue. e citato fra le Ammoniti
del Lias medio dell'Appennino centrale; tuttora vi è annessa l’etichetta del MenEGHINI stesso. Più tardi
il MENEGHINI ® avvertì però che quelle Ammoniti del Lias medio dell’Appennino centrale credute da lui
riferibili all’ Hild. difrons erano piuttosto rapportabili al Gramm. radians REIN.
Ho dubbiosamente posto in sinonimia di questa mia specie quell’ Ammonite di Goppinger che dal
QuenstTEDT venne riferito al Gramm. Kurrianum OPpPeL. Tale Ammonite ha l'andamento delle coste e la
forma dei giri molto simili al Gramm. dilectum, ma non uguali certo a quelli del Gramm. Kurrianum OrPEL.
Anche l’ Harp. cfr. antiquum (non WRIGHT) descritto dal GrvEeR tra i Cefalopodi del Schafberg è stato messo
con incertezza nella sinonimia di questa specie poichè mi è sembrato che vi corrisponda assai bene per i ca-
ratteri delle coste e dei giri.
i) RevNbs. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 104, tav. VI, fig. 1.
2? MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 12.
52 A. FUCINI [78]
L’esemplare più grande esaminato proviene da Canfaito, quello più piccolo da Cagli ed il frammento
che ho pure riunito a questa specie del pari da Canfaito.
XVI. Gen. Hildoceras Hvar.
1. Hildoceras Lavinianum Mex. — Tav. XI [XI], fig. 6, 7.
1855. Ammonites bifrons MenecnIini in Spapa-Lavimi et Orsmi. Quelg. observat. géol. s. l. Ap., pag. 29.
1869. — Boscensis Zirrer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.- Apenn. Loc. cit., pag. 120, pars, excl.
exempl. fig.
? 1874. = =
1880. — — Canavari. La montagna del Sanvicino. Boll. d. R. Comit geol., vol. XI, pag. 66.
2 1893. — = Gever. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag. 1 (pars), tav. 1, fig. 2 non
fig. 1, 3-6.
DIMENSIONI
I uI II IV
Diametro . 0 o 3 . $ È . mm. 90 mm. 80 mm. 77 mm. 54
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 0,32 0,30 0,31 0,33
Spessore » » » » . 0,18 0,20 0,20 0,23
Lunghezza dell’ ombelico » » Ò 0,44 0, 44 0,44 0,39
Ricoprimento della spira » » 5 ? 0,03 0,03 0,04
È questa una delle Ammoniti più frequenti nel Lias medio dell’ Appennino centrale. La conchiglia
a completo sviluppo è relativamente assai grande, compressa, largamente ombelicata, di mediocre accre-
scimento e poco involuta giacchè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un decimo circa della sua altezza.
I giri sono assai più alti che larghi e pianeggianti sui fianchi d’onde si deprimono assai rapidamente tanto
all’esterno quanto all’interno. Deriva da ciò che i giri presentano il margine ombelicale e quello esterno
uniformemente e quasi ugualmente arrotondati. La superficie ombelicale molto alta dà luogo ad un om-
belico piuttosto profondo. Il dorso largo e rotondeggiante resulta fornito di una leggiera carena, ottusa,
ristretta e poco elevata la quale da ambo i lati è fiancheggiata da una depressione larga, pochissimo
profonda, che non si può chiamare un vero e proprio solco dorsale. La sezione dei giri è ellittico-qua-
drangolare. Fino al diametro di 10 o 12 millimetri i giri sono lisci; vanno poi fornendosi di coste più
strette degli intervalli, assai robuste e spiccate, che si mantengono semplici e di una certa regolarità
fino all’ ultima camera. Nella parte della spira che precede la camera d’abitazione le coste si originano
assai leggermente lungo il margine ombelicale e talora quasi dalla sutura dell’ombelico; si dirigono
dapprima in avanti, ma sul quarto interno de’ giri, ingrossandosi sempre, con una curva larga e poco
sentita, si piegano indietro e mantengono una direzione decisamente retroversa e quasi rettilinea fino al
margine esterno ove giungono presentando il maggiore rilievo ed il maggiore spessore. Arrivate sul mar-
gine dorsale le coste s’ indeboliscono quasi ad un tratto e facendo una leggiera coda si piegano bruscamente
in avanti. Nell'ultima camera, talvolta subito dopo l’ultima sutura (Tav. XI, [XI], fig. 6), tal altra a maggiore
o minor lontananza da essa, raramente anche prima dell’ultima camera, le coste acquistano una irrego-
larità assai pronunziata e caratteristica. Esse, in confronto con la parte concamerata della spira, vi sono
primieramente assai meno spiccate, più sottili, più fitte, meno retroverse e meno diritte nella parte esterna
dei giri ove manca la brusca piegatura prodotta dalla leggiera coda sul margine dorsale, la quale si con-
fonde in una più larga sinuosità, presentata dalle coste. Oltre a tutto questo, le coste nell’ ultima camera
[79] A. FUCINI 53
si estinguono fra la metà ed il primo quarto interno dell’altezza del giro aggruppandosi a due, a tre, ed
anche a quattro per formare delle larghe pieghe irregolari ed irregolarmente distribuite. I giri, in pros-
simità dell’ombelico, si presentano maggiormente lisci, però fra il quarto interno e la metà della loro
altezza ed in corrispondenza delle pieghe prodotte dalla riunione delle coste si hanno delle depressioni
caratteristiche lasciate probabilmente da antichi peristomi, le quali non s’internano nell’ombelico ma si
allungano sperdendosi verso l'esterno. La camera di abitazione comprende la metà dell’ultimo giro. Il
peristoma, che sembra essere visibile in un grande e non ben conservato individuo, ripete l’ andamento
delle coste ed è quindi espanso in avanti fra la metà ed il quarto interno dell’ altezza del giro, retroverso
superiormente e di nuovo allungato in avanti nella porzione dorsale. In corrispondenza dell’ espansione
della parte inferiore dei fianchi sembra inoltre che l’apertura offra una scampanatura, dalla quale potreb-
bero avere avuto origine le depressioni e gli ingrossamenti caratteristici che si trovano nella porzione
interna dei giri dell'ultima camera.
La linea lobale (Fig. 41) dell'esemplare figurato più grande nel quale essa si vede meglio che in ogni
‘altro, ha il lobo sifonale non molto stretto e poco profondo; il primo lobo laterale assai largo, profondo
e terminato in tre punte grossolane ed il secondo lobo laterale ristretto e terminato HI
con una sola punta la quale arriva appena alla linea radiale. Oltre il secondo late-
rale si ha un lobo accessorio pochissimo profondo ed obliquo verso l’interno. La
sella esterna assai ampia è bipartita irregolarmente in modo che la porzione esterna
resulta più bassa e meno larga della porzione interna; la prima sella laterale, alta | Fince lotale Graie
quanto quella esterna e ampia quanto il primo lobo laterale, ha una forma legger- diametro di mm, 52, in
mente conica; la seconda sella laterale, alquanto più bassa della precedente, è pure SRIAITRO
discretamente ampia, un poco conica ed ha una incisione più profonda delle altre sul suo lato interno.
Una selletta accessoria molto ridotta precede la sutura ombelicale.
Alla specie del MENEGHINI così caratterizzata, o forse all’ Hd. Ruthenense, ma non all’ Harp. Boscense
Reyn., mi sembrerebbe che fosse da riferirsi quell’Ammonite del Schafberg rappresentata dal GEYER con la
fig. 2 della I tavola nel suo lavoro sopra i Cefalopodi di quella località e da esso riferita alla varietà gros-
solanamente costata, distinta già dallo ZirteL nell’Harp. Boscense Revn. Essa infatti non presenta nelle coste
la forma falciata caratteristica della specie del Reynks, da questi paragonata a quella offerta dell’ Harp.
serpentinum o meglio dell’ Harp. falcifer, cui probabilmente voleva riferirsi l’autore dell’ Harp. Boscense,
ma invece è identica a quella dell’Harp. Lavinianum Mer. Anche Bòck#*, ha figurata un’Ammonite come
Harp. Boscense che a me non sembra doversi riferire alla specie del Reynès per la solita ragione del non
avere essa le coste falcate. L’esemplare del BòcKg, paragonato all’Harp. Boscense, ha inoltre accrescimento
più ‘lento, sezione di giro più quadrangolare ellittica, coste più numerose e regione esterna più arrotondata
e con solchi dorsali meno spiccati. Nella persuasione che tale esemplare non appartenga alla specie del
ReynÈs io l’ho riunito alla varietà sotto descritta; non potrei però escludere affatto che possa appartenere
anche alla var. costicillata del Gramm. Normanianum D’ORB., od anche forse all’ Harp. Isselò Fuc. Questo
si dovrebbe decidere con l'osservazione diretta dell’ originale del BéòckH.
Nelle etichette che accompagnano diversi esemplari di questa specie scritte dal MENEGHINI, oltre al
nome di A. Lavinianus dato ad uno dei campioni figurati (Tav. XI [XI], fig. 7) si trovano quelli di A. ra-
dians, A. bifrons, A. Normanianus, A. comensis, già riconosciuti erronei dal MENEGHINI ?) stesso che ritenne
1) BicKH. Geol. Verhiltn. d. siidlich. Theil. d. Bakony, II T., pag. 133, tav. VI, fig. 1.
2? MENEGHINI. Monogr. des foss. d. cale. rouge amm., pag. 31.
54 A. FUCINI [80]
più tardi che tali esemplari si riferissero all’ Harp. Boscense REYN., secondo la riunione proposta dallo
Zire ®. In seguito a questa riunione ed alla sua accettazione per parte del MENEGHINI, l'A. Lavinianus
è stato dagli autori più recenti riunito sempre con l’ Harp. Boscense REYN. È per questo che mancando le
illustrazioni a molte citazioni, specialmente italiane, dell’ Harp. Boscense è impossile il discernere se esse
riguardino la specie del RevnÈs o quella del MENEGHINI e stabilire quindi un’esatta sinonimia.
Le due specie sono per me molto bene distinte. Lasciando da parte le dimensioni maggiori dell’ Harp.
Lavinianum in confronto dell’ Harp. Boscense si osserva che questo ultimo ha accrescimento alquanto più
rapido, maggiore involuzione, ombelico meno profondo, coste assai più sinuose, specialmente nella por-
zione interna dei giri ed assai irregolari nei giri interni. Le coste terminano poi ad immediato contatto
con le carene che limitano il dorso dai fianchi e che insieme alla carena sifonale, avente ai lati solchi
molto distinti, formano il dorso nettamente e caratteristicamente tricarinato. Dorso simile a quello del-
I’ Harp. Boscense Reyn. si osserva nell’ Harp. Cornacaldense TauscH ? e nella sua var. Bicicolae Bon. 9)
Per la poca profondità dei solchi ai lati della carena sifonale io trovo che l’ Harp. Lavinianum Mex.
ha una certa somiglianza col Gramm. Normanianum D’ ORB. Questa ultima specie ha però sempre coste meno
diritte e soprattutto giri più compressi, ombelico meno profondo, linea lobale alquanto differente, dorsò
più ristretto ed in generale meno decisamente solcato ai lati della carena.
Indiscutibile affinità si trova anche tra 1’ Harp. Lavinianum Mex. e l’ Harp. Ruthenense Revn. em. Mer.,
ma questa specie ha coste meno retroverse, più numerose, soprattutto meno sinuose e non oblique in dietro
nella parte dei fianchi che circonda 1’ ombelico.
_Di questa specie ho esaminato esemplari assai numerosi provenienti dalla Marconessa, presso Cin-
goli, dalla Faiola, da Canfaito, da Cagli e dal Monte del Pian de’ Giugoli. Un esemplare dubbio, perchè
in impronta, raccolto dall’Orsini nel 1840, proviene dal Monte Corno.
Var. coniungens. — Tav. XII [XII], fig. 2, 3.
21874. Harpoceras Boscense (non Revn.) Bòckg. Geol. Verhiiltn. d. stidlich. Theil. d. Bakony, pag. 133, tav. VI,
fig. 1 (pars) non fig. 4.
1900. Hi/doceras Lavinianum Mex. var. coniungens Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
I I
Diametro . 5 i . . . mm. 63 mm. 50
Altezza dell’ultimo giro in lagvorto al diaivcito è 5 o 0,33 0,36
Spessor: e » » » » . . . 0, 23 0, 24
Larghezza dell’ombelico » » 0 . . 0, 44 0,42
Ricoprimento della spira » » i . ò 0,03 0, 04
Questa varietà congiunge l’ Hild. Lavinianum tipico ad altre specie riferite anche ad altri generi
come Hild. Ruthenense Revn., Harp. Boscense REYN., Gramm. Normanianum D’OrB., Gramm. Portisi Fuc.
Le coste di questa conchiglia hanno tutta la forma di quelle dell’ Hd. Lavinianum MeH., però sono un
4) ZrrrEL. Geolg. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120, tav. 13, fig. 3.
2) TauscH. « Grauen Kalke» der Std-Alpen, pag. 36, tav. I, fig. 1.
3) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14.
[81] A. FUCINI x 55
poco più sinuose e, senza raggiungere il numero di quelle del Gramm. Portisi, anche più numerose. Il
contorno ombelicale alto ed assai spiccato è quello della specie del MeNnEGRINI. Il dorso non è tanto
ristretto come nel Gramm. Portisi, però è più nettamente tricarinato, quasi come
nell’ Harp. Boscense REYN.
La linea lobale (fig. 42) per la forma della sella esterna somiglia a quella del
Gramm. Portisi, per il lobo e la sella accessorii a quella dell’ Hd. Lavinianum
tipico. Essa differisce da quest’ultima per la sella esterna relativamente più ampia, Linea lobale dell’#ita. Lavi-
Fic, 42.
È né ant O a ine N nianum Mea, var, coniun-
bipartita quasi simmetricamente dal lobo secondario, per il secondo lobo laterale che CE
mostrasi un poco meno profondo e per la prima sella laterale più bassa anzichè più di mm. 45, in grandezza
naturale.
alta della sella esterna.
L’Hild. Ruthenense si distingue sopra tutto per le coste più diritte fino al margine circombelicale e
per il dorso avente carena più ottusa e solchi laterali meno spiccati e profondi.
Con la fig. 2 (Tav. XII [XII]) è rappresentato un individuo della Marconessa, già determinato dal ME-
NEGHINI per l’A. Lavinianus, che io riferisco alla varietà in esame come forma a coste sottili e numerose.
Tale forma, cui forse appartiene secondo me quell’Ammonite figurata dal BòcxE e da me posta dubbiosa-
mente in sinonimia di questa varietà, rappresenta uno spiccato termine di unione tra l’Hild. Lavinianum Mex.
ed il Gramm. Normanianum D’ORB. Infatti ben poche differenze si possono rilevare tra essa e le varietà
costicillata ed inseparabilis da me istituite sulla specie del D’ OrBIGNY; la distinguono solo la forma del
dorso ed un poco quella delle coste, nonchè il notevole spessore dei giri.
La varietà coniungens è assai frequente nell'Appennino centrale ed io ne ho osservati esemplari pro-
venienti dalla Marconessa, da Canfaito, dalla Rocchetta, dai dintorni di Cagli e dal M. Faito.
Var. retroflexa. — Tav. XII [XII], fig. 1.
1900. Hildoceras Lavinianum Mex. var. retroflera Fucmmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
centr. Loc. cit., pag. B4.
DIMENSIONI
Diametro . ò c 0 o 0 - . . c o - . mm. 54
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 7 ; È 5 . 0,37
Spessore » » » » o 0 o 0 6 o 0,22
Larghezza dell’ombelico » » 1 c o 0 6 . 0,37
Ricoprimento della spira » » ò 6 . 0 à 5 0, 04
Questa varietà si distingue dalla forma tipica per avere le coste spiccatamente oblique all’indietro,
più diritte nel loro percorso e senza alcuna sinuosità nella parte esterna dei fianchi. L’esemplare che io
figuro, proveniente dalla Rocchetta, ha ancora il margine ombelicale più arrotondato, il dorso più ristretto
ed affatto sprovvisto di solchi ai lati della carena sifonale, nonchè ombelico meno ampio. Un esemplare più
grande, ma in peggiore stato di conservazione, proveniente da Canfaito, presenta le coste ancora più oblique
all’ indietro dell’ esemplare figurato, però ha accrescimento più lento ed ombelico più ampio. Un terzo esem-
plare è stato raccolto al Pian de’ Giugoli.
Nessuno esemplare mostra chiaramente la linea lobale.
È da notarsi che nessuno degli esemplari da me riuniti in questa varietà presenta la camera di abitazione.
,
56
A. FUCINI
Var. brevispirata. — Tav. XI [XIII, fig. 4.
[82]
1900. Hi/doceras Lavinianum Mox. var. brevispirata Fucmmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
Questa varietà è
centr. Loc. cit., pag. B4.
DIMENSIONI
Diametro o ò
Altezza dell’ ultimo giro in LiBbono al diametro.
Spessore » » » »
Larghezza dell’ombelico » »
Ricoprimento della spira » »
N
mm. 65
0,37
0,23
0,37
0,04
stata da me distinta soprattutto per l’accrescimento più rapido da essa presentato
in confronto con l’ Hi/d. Lavinianum tipico e per il suo dorso quasi sfornito di solchi ai lati della carena
sifonale. Vi si potrebbe inoltre rilevare una minore piegatura all’ indietro nelle coste
Fic, 43.
Linea lobale dell’Hild, La-
vinianum Mor. var. bre-
vispirata Fuc. presa al
diametro di mm. 43, in
grandezza naturale,
1868.
1867-81.
2 1867-81.
1893.
1899.
1900.
1) Grver. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag. 11, tav. 1, fig. 18.
ed un margine ombelicale più netto e più alto.
La linea lobale (fig. 43) di questa varietà differisce alquanto da quella della forma
tipica. Essa è un poco più frastagliata, le selle sono più svelte ed il primo lobo laterale
anzichè terminare in tre punte finisce assai regolarmente in due.
Una forma assai vicina a quella in esame, e che forse potrebbe costituire un’altra
varietà della specie del MENEGHINI, viene illustrata dal GrveRr ! come nuova. specie
indeterminata. Io ho visto fra le Ammoniti del M. di Cetona, ove 1’ Hd. Lavinianum
Mex. è rappresentato da molteplici varietà, una forma che si avvicina assai a quella descritta dal GEYER
e che non mi è sembrata, con un esame superficiale, separabile dalla varietà della specie del MENEGHINI
che chiamo brevispirata.
2. Hildoceras Ruthenense Revn. em. Man. — Tav. XII [XII], fig. 5-7.
fig. 4.
Ammonites Ruthenensis Revnks. Ess. de géol et de paléont Aveyr., pag. 92, pars, exl. tav. II
T
_ sp. ind. MenecnINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 47, tav. XI, fig. 4; pag. 202.
— * (Harpoceras) LO OTIRAS MenecHInI. Fossiles du Medolo dI ?) non pag. 9, tav. II,
fig. 6,8, 10, 11, 15.
Harpoceras Ruthenense (Revn. em. Men.) GeyeR. Mittel. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 9,
tav 258
Hildoceras (2) f. BonarELLI. Amm. d. rosso Ammonit. illustr.. da G. MeneGHINI. Loc. cit., pag. 206.
_ Ruthenense Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . .
Altezza dell’ ultimo giro in oto al diamento
Spessore » » » »
Lunghezza dell’ombelico » »
Ricoprimento della spira » »
[83] A. FUCINI 57
Poco tempo dopo che il ReyvnÈs ebbe costituita lA. RutRenensis questa venne dallo ZirteL ® riunita
all’Arietic. Algovianum OrPeL. Il MENEGHINI più tardi, come ho detto parlando dell’ Arietic. Algovianum, avendo
avuto dallo ZirteL dei buonissimi modelli in solfo di esemplari della specie del ReynÈs, non però dell’esem-
plare figurato dal ReynÈs stesso, trovò che questi appartenevano a due forme diverse: una riferibile
all’Arietic. Algovianum, l’altra assai ben distinta e caratterizzata. A quest’ ultima? egli conservò il nome
dato prima dal RerNÈS.
Nella descrizione dei fossili del Medolo il MenEGHINI chiamò col nome di A. Ruthenensis una forma
che secondo me non appartiene a quella cui egli aveva ristretto quel nome, ma riguarda forse quella che
egli si era trovato d’accordo nel ritenere sinonima dell’ Arietic. Algovianum OpP. o forse una varietà del suo
Harp. Domeriense. L'’Haue 3 posteriormente, esaminando questa stessa forma del Medolo, non ammise
distinzioni nella specie del Revnks che venne da lui nuovamente riunita all’ Arietic. Algovianum OPPEL.
Più tardi il GevER riammise la separazione in due forme diverse dell’Harp. Ruthenense RevnÈs e mostrò di
avere compresa giustamente la specie secondo l'emendamento proposto dal MENEGHINI, però ritenne riferibile
all’Harp. Ruthenense Revn. con il MENEGHINI stesso anche l’Harp. Ruthenense del Medolo che io ritengo
diverso della forma di Bose.
Avendo io osservato i due modelli degli esemplari dell’Harp. Ruthenense RevN. provenienti da Bosc,
che servirono al MENEGHINI per proporre la sua distinzione, nonchè gli esemplari del Medolo da lui chia-
mati Harp. Ruthenense, mi sono convinto che VA. Euthenensis REY. va diviso in due forme. Una, molto
vicina all’ Arietic. Algovianum OrP., ma forse diversa per avere coste più numerose, talvolta riunite
presso l’ombelico, fianchi dei giri più grossi, dorso quasi senza solchi ai lati della carena sifonale, ed è
quella che da alcuni autori viene posta in sinonimia della specie dell’OppeL; l’altra è certo diversa dalla
prima e dall’ Arietic. Algovianum OPP. per accrescimento diverso e per la forma dei giri, del dorso e delle
coste. Alla prima forma si riferiscono in parte, secondo me, gli individui di Arietic. Ruthenense del Medolo
eccettuato però l’esemplare illustrato dal MenEGHINI con la fig. 6 della tav. II, del quale parlerò più sotto,
e vi si riferisce forse anche l’Arietic. Domeriense del MENEGHINI.
Se dunque la forma di Ammonite descritta dal Rernks col nome di A. Ruthenensis è veramente da
riportarsi, come vogliono molti, all’ Arietic. Algovianum OrP., il nome di Ruthenensis rimane all’altra Am-
monite di Bosc, di cui io ho più sotto figurato il modello, secondo il concetto del MENEGHINI accettato dal
GevER.' Ciò indipendentemente però dalla forma del Medolo che dal MeneGHINI venne riportata all’ Harp.
Ruthenense da lui emendato nel senso sopradetto e che a mio parere invece è più vicina all’Artetic. dome-
riense od all’Arietic. Algovianum come ho fatto notare anche nella descrizione di quest’ultima specie.
Se poi, come io credo anche ammissibile, quella stessa forma figurata dal Reynks si dovesse tener
separata dall’ Arietic. Algovianum OPPEL, ad essa rimarrebbe naturalmente il nome di Rutherensis datole
dal ReynÈs stesso ed all’altra cui dal MENEGHINI venne assegnato quel nome dovrebbe darsi un nome
nuovo. Allora crederei che si dovesse riferire all’Harp. Ruthenense tipico e come venne inteso e figurato
dal Rernks una parte sola dell’Harp. Ruthenense del Medolo e specialmente quell’esemplare rappresentato
dal MENEGHINI con la fig. 6 e che io parlando dell’ Arietic. Algovianum ho detto diverso dal rimanante Harp.
Ruthenense del Medolo, dalla specie dell’OrpeL e dall’Hid. Ruthenense inteso nel senso del MENEGHINI.
1) ZirtEL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 119.
2) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du calc. rouge ammonit., pag. 45.
3) Haue. Monogr. d. Amm.-Gatt. Harpoceras, loc. cit., pag. 629.
4 Gever. Mittell. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 5, tav. 1, fig. 7, 8.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 8
58 A. FUCINI [84]
La questione può essere solamente risolta con l’esame dell’esemplare originale del REynÈS e con
molto materiale a disposizione.
Per meglio valutare i caratteri e la forma dell’ 7724. Ruthenense considerato secondo ciò che ho esposto
e secondo la distinzione proposta dal MenEGHINI ma, a mio credere, poi non del tutto seguìta da lui,
credo bene di presentare qui accanto (fig. 44) la foto-
zincotipia del modello dell’esemplare di 47/4. Ruthenense
proveniente da Bosc (Rivière) preso dal MENEGHINI, ed ora
provvisoriamente anche da me, come tipo di questa specie.
L’esemplare che ha dato tale modello, come ri-
levò il MENEGHINI, presenta, in rapporto al diametro di
mm. 54, un’altezza di giro di 0,37, una spessore di 0,24
una larghezza ombelicale di 0,39. I giri, più alti che larghi,
con sezione pressochè ellittica, un poco compressa supe-
riormente, hanno i fianchi poco convessi e arrotondati
quasi ugualmente tanto verso l’esterno quanto verso la
sutura ombelicale. Il dorso è discretamente largo; la
carena piuttosto ottusa e poco elevata; i solchi laterali
ad essa poco profondi ma discretamente evidenti e li-
mitati dalla parte dei fianchi da una carena arrotondata e non molto distinta, sulla quale finiscono le
coste. Queste, in numero di 54 nell'ultimo giro, sono larghe quasi quanto i loro intervalli, leggermente
sinuose e decisamente retroverse in modo da ricordare quelle dell’ Harp. Boscense ReYn. Esse diversi-
ficano da quelle di quest’ultima specie perchè nella parte interna dei giri non si assottigliano tanto, nè
scendono verso l’ombelico inclinate in dietro e perchè frequentemente ed in modo assai Snicole ed irre-
golare si congiungono a coppie presso l'ombelico.
A questa specie così caratterizzata a me sembrano doversi riferire alcuni esemplari dell'Appennino
centrale. Gli individui che vi corrispondono meglio sofio piccoli, ma io credo che vi debba appartenere
anche uno assai grande proveniente dal Monte Faito (Tav. XII [XII], fig. 5). Questo non differisce dalla
forma tipica che per avere le coste un poco più numerose, 5 o 6 di più nell'ultimo giro, ed a quanto
sembra più irregolarmente riunite presso l'ombelico. La sua linea lobale non si vede molto chiaramente.
Ciò non ostante si rileva cne essa ha il lobo sifonale discretamente profondo, meno però del primo laterale
e il doppio circa del secondo. Prima della sutura ombelicale si trova un piccolo lobo accessorio meno pro-
fondo di tutti. La sella esterna, divisa in due parti da un lobo secondario, è alta quasi quanto la prima
laterale e questa più della susseguente. Tale esemplare riunendo caratteri dell’ Hd. Ruthenense e dell’ Hd.
Lavinianum si potrebbe ritenere intermedio fra le due specie.
Gli esemplari più piccoli di quello ora esaminato provengono uno dalla Rocchetta (Tav. XII [XII],
fig. 7) ed uno dalla Mitola (Tav. XII [XII], fig. 6). Ambedue corrispondono molto bene alla forma presa
per tipo della specie, con la quale non saprei citare nessuna differenza.
Un esemplare incompleto raccolto dallo ZirteL a Cagli, con carattere dello stesso ZIrTEL, è determi-
nato per VA. Ruthenensis.
Io trovo che sono assai vicini all’H#/d. Ruthenense alcuni Ammoniti di Pilzone che si trovano nel Museo
di Pisa e che dal MENEGHINI sono stati determinati per l’Harp. comense DE BucH.
Ritengo poi appartenente alla specie in esame quell’Ammonite del Subasio che il MENEGHINI lasciò
indeterminato, pure avvicinandolo all’Hd. Ruthenense, e che rappresentò con la fig. 4 della tav. XI della
Fic. 44.
Hild. Ruthenense Rexn. em. MH.
[85] i È A. FUCINI 59
sua classica Monografia. Tale Ammonite, che io ho potuto esaminare direttamente, mi sembra del tutto
corrispondente alla forma tipica.
Assai bene caratterizzata si presenta anche la forma del Schafberg figurata dal GeyeR. Avrei però
da fare notare che la linea lobale rilevata dal GryER sopra un esemplare piccolo mostra la sella esterna
molto ristretta, mentre essa è assai larga negli esemplari che io vi riferisco ed anche in quello originale
di Bosc, da quanto si vede dalle traccie lasciate nel modello.
Sulle ‘affinità che questa specie presenta con l’Arietic. Algovianum è già stato parlato dal MENEGHINI
e dal GeyER. A me sembra che le differenze sieno molto grandi e che rendano le due specie nettamente
distinte fra loro. Nell’Arietic. Algovianum la conchiglia è più compressa; l’accrescimento più lento; l’ombelico
più largo, meno profondo; i giri meno spessi, meno alti; il dorso più ristretto; la carena sifonale più
acuta; le coste meno numerose, punto o poco retroverse, non riunite sul contorno ombelicale e con la
loro parete posteriore assai spiccatamente rovesciata in dietro. Con questo non voglio mica negare che
fra le due specie sussistano delle affinità, anzi trovo che vi sono anche dei termini intermedi. Fra questi
crederei di poter mettere quella forma di Arietic. Algovianum descritta dal GevER® fra i fossili del
Schafbers.
A me pare che l’Hild. Ruthenense, come fu inteso dal MENEGHINI, si accosti più all’ Harp. , Boscense
Reyn. che all’Arietic. Algovianum OPP. specialmente per l’andamento retroverso delle coste. È vero però
che queste coste nella porzione interna dei fianchi dell’Harp. Ruthenense sono spesso riunite e mai in-
clinate tanto in avanti quanto nell’ Harp. Boscense. Questo ha inoltre la conchiglia generalmente più com-
pressa, con dorso più ristretto e con i solchi laterali alla carena sifonale separati dai fianchi per altra
carena molto più netta e distinta. Le coste sono più sinuose, più ripiegate in dietro nella parte interna
dei fianchi e più piegate in avanti in quella esterna. Anche fra l’Hild. Ruthenense e Harp. Boscense si
hanno termini intermedi. Uno di questi potrebbe essere rappresentato da quella forma di Harp. Boscense
a coste rade, illustrata dal GryeR? fra i Cefalopodi del Schafberg con la figura 2 della tavola I, quando
essa non fosse meglio riferibile all’7H/d. Lavinianum Mer., come io ritengo.
Anche l’Hild. Lavinianum Mex. ha molti punti di contatto con l’Hild. Ruthenense, ma esso ha coste
sempre più irregolari, più retroverse e più fasciolate.
Data la indecisione di questa specie non si può asserire con sicurezza che gli individui ad essa rife-
riti senza darne illustrazione lo sieno giustamente. È per questo che io non ho messo in sinonimia diverse
citazioni di Hd. Ruthenense fatte specialmente in Italia. Dirò soltanto che questa specie sarebbe stata
notata nelle Alpi Apuane dal De STEFANI 3 e dal Zaccaena 4; a Taormina in Sicilia dal Secuenza %, dal
GemmELLARO 5 e dal Di STEFANO e CoRTESE”.
3. Hildoceras Capellinii Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 8.
1900. Hidoceras Capellinii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit. pag. d4.
1) GeveR. Mittel. Ceph. d. Schafberges, pag. , tav. 1, fig. 7, 8.
5) db JE5®,
3) De SrEFANI. Ordin. cron. dei terr. d. Alpi Apuane. Atti d. Soc. tosc. d. Se. nat., Proc. verb., vol. II, pag. 124.
4) ZACCAGNA. Carta geol. d. Alpi Apuane. Boll. d. Soc. geol. it., vol. XV, pag. 232.
5) SEGuENZA. Int. al sist. giurass. nel terr. di Taormina, pag. 5.
6) GeMMELLARO. Foss. d. str. con Leptaena. Boll. d. R. Comit. geol., vol. XVII, pag. 353.
7) Dr Sterano e Cortese. Guida geol. d. dint. di Taormina. Boll. d. Soc. geol. it., vol. X, pag. 221.
60 «A. FUCINI [86_
DIMENSIONI
Diametro . . . c o o d 0 ” o 0 o mm. 45
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . a o o Ò ‘0,35
Spessore » » » » 6 . ò o c 0,24
Larghezza dell’ombelico » » CATA i. ; ; . 0,36
Ricoprimento della spira » » 0 . o o 3 __0,05
Questa importante specie di Hdoceras è rappresentata da due esemplari non benissimo conservati,
uno dei quali è stato raccolto alla Rocchetta ed uno, il migliore, alla Marconessa. Essa è caratterizzata
dall'avere i fianchi molto piani, scendenti alla sutura ombelicale ed alla carena sifonale molto rapida-
mente; dal presentare il dorso pianeggiante, con carena sifonale ottusa, e sopra tutto dalla forma delle
coste che rammenta quella mostrata da specie più recenti, Hild. Levisoni Simp., Hild. Boreale SeEB. ed altri.
Le coste di questa specie sono piuttosto regolari, spiccate, molto sinuose e caratteristicamente piegate a
gomito sul terzo interno circa dell’altezza dei giri. Niente si scorge della linea lobale.
Per la speciale particolarità nell’andamento delle coste 1° Hild. Capellini ricorda grandemente quella
forma di Gramm. toarcense D’ ORB. illustrata dal Buckman ! dalla quale però è distinto per i solchi ai lati
della carena sifonale. Anche 1’ Hild. intumescens da me istituito e più sotto descritto (pag. 63 [89]) ha delle
somiglianze con la specie in esame, ma esso è, a mio credere, sufficientemente distinto per i giri rigonfi
e convessi, per il dorso non appianato e per la sezione del giro non subquadrangolare.
4. Hildoceras mirificum Fuo. — Tav. XII [XII], fig. 9.
1900. Hildoceras mirificum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI ‘
Diametro . . 0 0 ò , . - - o 0 : . mm. 43
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . . £ 0 . 0 0.23
Spessore » » » » ò . o c o 0,21?
Larghezza dell’ombelico » » ì 5 È : . 0,55
Ricoprimento della spira » » 5 5 6 . 0 0,02
Questa caratteristica specie ha la conchiglia molto compressa, largamente ombelicata, di lentissimo accre-
scimento e di piccola involuzione giacchè i giri si ricoprono appena. Questi sono più alti che larghi, poco
convessi sui fianchi ed arrotondati ai margini ombelicale ed esterno. I fianchi, specialmente nell’ ultimo
giro, appariscono declivi verso l’interno; perciò il maggiore spessore dei giri si trova sopra la loro metà
e la sezione ne è obovale depressa. Il dorso, molto largo ed arrotondato, porta una carena sifonale ben
distinta ed assai elevata, ai cui fianchi si trovano leggerissime depressioni longitudinali, piuttosto larghe,
ma poco profonde. I primi giri essendo corrosi e coperti di roccia non lasciano vedere se hanno o no
ornamentazioni ; queste restano solo scoperte a circa mm. 18 di diametro. Esse sono molto caratteristiche
e consistono in coste assai numerose, circa 45 nell’ultimo giro, assai grossolane, larghe quanto gli inter-
valli frapposti, alquanto sinuose e retroverse. Esse nascono debolissime e depresse sul quarto interno
circa dell'altezza dei giri, lasciando liscio molto spazio lungo il contorno ombelicale; vanno poi in-
1) BucKMAN. Monogr. on the inf. Oolite Amm., tav. XXVIII, fig. 7,8.
[87] A. FUCINI i 61
grossando verso l’esterno, finchè, presso il margine dorsale, si piegano un poco in avanti e svaniscono
prima di arrivare al solco che precede la carena sifonale. Talune coste al punto del loro principio presso
il margine dell’ombelico si riuniscono più o meno indistintamente. L'ultima camera comprende la metà
dell’ultimo giro, però non si può dire se essa sia o no completa mancando il peristoma.
La linea lobale molto semplice, non tanto distinta, ha il lobo sifonale assai profondo, per quanto leg-
ger mente sorpassato dal primo laterale. Questo è poco largo e di forma rettangolare. Il secondo lobo late-
rale resulta meno profondo del lobo sifonale e l’unico accessorio ancora meno di esso. La sella esterna,
circa alta quanto larga, è bipartita in modo che la porzione esterna resulta più larga e più alta di quella
interna. La prima sella laterale ha forma ellittica ed altezza uguale a quella della sella esterna. La se-
conda sella laterale è più semplice e di un terzo più bassa della prima laterale e l’unica sella accessoria,
sulla quale sembra cadere la sutura dell’ombelico, mostrasi ancora più ridotta.
Io non conosco nessuna specie cui l’ 7ild. mirificum possa essere avvicinato. Esso ha qualche appa-
rente somiglianza con l’Ardetic. retrorsicosta OPP. ®, ma la forma delle coste, che lasciano un largo mar-
gine ombelicale liscio, e quella del dorso non permettono un ulteriore ravvicinamento.
L’unico esemplare esaminato proviene dal Monte Fiore presso Ascoli Piceno.
Var. semiradiata. — Tav. XII [XII], fig. 10.
1900. Hildoceras mirificum Fuc. var. semiradiata Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App.
centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
Diametro . ; 5 : ò 0 : mm. 35
Altezza dell’ ultimo giro in LS Uparto. al nia cra ò c " o Ù 0,30
Spessore » » » » 0 Ò 5 ò 6 0,20
Larghezza dell’ombelico » PI o 0 . 0 0, 46
Ricoprimento della spira » » È t 5 ò 6 0, 03
Avrei forse potuto separare specificamente questa forma dall’ Hild. mirificum, giacchè offre dei buoni
caratteri distintivi. In conseguenza del più rapido accrescimento da essa mostrato in confronto con l’esem-
plare sul quale ho fondato la specie tipica si hanno i giri alquanto più alti e l’ombelico assai più
stretto. Il maggiore appiattimento dei fianchi fa essere poi l’ ombelico meno profondo, la sezione dei giri
più rettangolare ed il dorso meno largo e meno arrotondato. Nella forma ora in esame si hanno poi solchi
più distinti ai lati della carena sifonale e le coste vi sono più diritte sui fianchi, ima
meno retroverse, meno numerose e più irregolari in grossezza ed in lunghezza, ; HA ;
avendosene alcune che nascono sul margine ombelicale mentre la maggior parte si VELE
originano un poco più lontano dall’ombelico. ia Casi 5
Nella linea lobale (fig. 45) non si osservano particolarità notevoli all’ infuori che cum Fvo, var. semiradiata
nella seconda sella laterale, caratteristicamente troncata e frangiata, la quale essendo DE Sa lenti
volte.
molto ampia arriva fino alla sutura dell’ombelico che cade sull’unico lobo accessorio.
Questa varietà assai più del tipico Hd. mirificum rammenta I Harp. Kiliani Have ®, della zona del-
l Harp. falciferum, il quale si potrebbe forse ritenere da essa derivato. La specie dell’ Haue ha il dorso
1) OpPEL. Palaeont. Mittheil. ecc., I, pag. 139.
2) Haue. Nouv. Amm. du Lias sup. Boll. de la Soc. géol. de France, vol. XII, ser. III, pag. 352, tav. XV, fig. 2.
62 ; A. FUCINI [88]
senza i solchi ai lati della carena sifonale e le coste evanescenti sulla metà dei fianchi anzichè verso
l'ombelico. È vero però che nei giri più interni esse arrivano fino all’ ombelico.
L’esemplare ora descritto, al quale manca l’ultima camera andata in frantumi nella preparazione e
nello staccarlo dalla roccia che l’avvolgeva, proviene dalla Rocchetta.
5. Hildoceras inclytum Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 1, 2.
1900. Hildoceras inclytum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
I II
Diametro . c o o 5 c : c o . mm. 60 mm. 40
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro ; : 0,36 0,37
Spessore » » » » a : 0, 26 0,28
Larghezza dell’ ombelico » » 0 . 0,37 0,37
Ricoprimento della spira » ” D c 0, 04 0, 04
Questa specie, rappresentata da due esemplari, ha una conchiglia compressa, -ombelicata piuttosto
largamente e non tanto involuta, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per un quinto soltanto
della sua altezza. I giri sono più alti che larghi, ma acquistano maggiore spessore nella parte interna
della spira ove, nell’individuo più piccolo, divengono anche larghi quanto alti. I giri hanno i fianchi di-
stintamente appianati come pure è appianato il dorso il quale risulta molto largo. Il margine ombelicale
mostrasi un poco più acuto del margine esterno e la Superficie dell’ombelico cade alla sutura vertical-
mente. Per tali caratteri si vede facilmente come la sezione dei giri debba resultare subrettangolare
e più o meno depressa. Sul dorso si trova una carena sifonale piuttosto ottusa e non molto elevata,
avente ai lati depressioni larghe, ma poco profonde. I primi giri, per quanto non sieno riusciti di buona
preparazione, sembrano lisci. Le coste che poi ornano la spira sono molto spiccate; se ne hanno trentatre
nell’ ultimo giro di ambedue gli esemplari in esame. Esse sono più strette degli intervalli che frappongono.
Nella parte anteriore della spira le coste nascono a maggior distanza dall’ombelico di quel che non
facciano nei giri interni e quindi vi lasciano quasi liscia, oltre alla superficie ombelicale, ancora una tenue
porzione del fianco. Appena che le coste si sono fatte alquanto evidenti, con una larga e leggerissima curva,
si rendono grandemente retroverse e, conservando un andamento quasi rettilineo ed ingrossandosi sem-
pre, arrivano al margine dorsale. Qui con una curva angolosa si piegano per piccolo tratto in avanti e
nello stesso tempo decrescono rapidamente, senza produrre perciò un vero e proprio tubercolo. Nell’ indi-
viduo più piccolo le coste sono un poco più irregolari che nell’ esemplare più grande, avendosene al-
UA cune che nascono dal margine ombelicale assai spiccate e con un leggiero ingros-
MERA i samento. Verso questo ingrossamento si avvicina generalmente la costa seguente,
JO i sempre un poco meno spiccata dell’altra. L’esemplare più piccolo è tutto concamerato,
la quello più grande ha una piccola porzione dell’ ultimo giro senza concamerazioni.
A ve La linea lobale (fig. 46) rilevata per intiero dall’esemplare più piccolo figurato,
. presa al diametro di
mm, 38, in grandezza nm- per quanto conservi il tipo di quelle delle specie precedenti, dominante in molti
hi Harpoceras da me studiati, si distingue per la dentellatura profonda e per la frasta-
gliatura. Il lobo sifonale, piuttosto ristretto ma assai lungo, racchiude una selletta discretamente alta. Il
primo lobo laterale è molto largo, appena più profondo di quello sifonale e termina simmetricamente in
[89] A. FUCINI 63
tre robuste dentellature frastagliate delle quali la mediana è assai più profonda delle altre. Il secondo
laterale arriva appena alla linea radiale ed è piuttosto stretto; l’unico lobo accessorio resulta un poco più
semplice del precedente e di un terzo meno profondo. La sella esterna, ampia ma più alta che larga,
rimane divisa in due parti disuguali da un lobo secondario assai profondo. La prima sella laterale è svelta,
stretta alla base, slargata nella parte superiore ed alta quanto la precedente. La seconda laterale apparisce
ancora. svelta e ristretta, ma rimane di un quarto circa meno alta della prima laterale. L'unica sella ac-
cessoria è semplice assai e termina alla sutura dell’ombelico. Nella parte interna della linea lobale si
trova un lobo un poco obliquo internamente e poi un lobo antisifonale molto profondo e ristretto e fra
questi due lobi una sella alta un poco meno dell’esterna, assai svelta ed incisa grossolanamente.
La linea lobale (fig. 47) dell'esemplare più grande figurato differisce alquanto da quella ora descritta per
minore profondità del lobo sifonale e per maggiore profondità degli altri lobi, nonchè per minore altezza
della sella esterna in proporzione della sua ampiezza. Un carattere differenziale
assai importante si osserva nella terminazione del primo lobo laterale il quale, nel-
l'esemplare più grande, termina in due punte grossolane e divergenti, le quali in- i SY
—--- VI
'
Fic. 47,
terpongono una selletta secondaria di larga base e di altezza relativamente notevole. i Ì
Questo primo lobo laterale posto a confronto con quello spiccatamente tricuspidale Vi o REn
del piccolo esemplare, rende notevolmente diverse le linee lobali dei due individui mu 45, in grandezza na-
esaminati, quasi da far supporre che essi appartengano a due specie distinte. La FRE
corrispondenza perfetta di ogni altro carattere me li ha fatti però ritenere uniti in una sola specie, senza
neanche separarli in varietà. La differenza della linea lobale può essere anche un carattere individuale
o di semplice mutazione.
Questa specie ha una spiccata somiglianza con 1’ Hild. Lavinianum Mex., dal quale però l'ho tenuta
separata per le coste più grossolane e meno numerose, per maggiore grossezza dei giri, aventi una sezione
più quadrangolare, per l’ombelico più stretto e per linea lobale differente.
L’esemplare più grande proviene dal Pian de’ Giugoli e quello più piccolo dalla Rocchetta.
6. Hildoceras intumescens Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 3.
DIMENSIONI
I II
Diametro . 0 . 0 . Ò 0 0 0 . mm. 55 mm. 40
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro Ò 0 0,36 0,35
Spessore » » » » 6 ; 0,26 0,29
Larghezza dell’ombelico » » 0 : 0,41 0, 38
Ricoprimento della spira » » 6 o 2 0, 04
Conchiglia discretamente compressa ed ombelicata, di lento accrescimento e di piccola involuzione. 1
suoi giri, un poco più alti che larghi, hanno i fianchi alquanto convessi, il contorno ombelicale arrotondato
e così pure il margine esterno ed il dorso. Questo resulta abbastanza ampio ed è fornito di una carena
sifonale altissima e ristretta, ma non tanto acuta e di depressioni ai lati di essa larghe, ma poco pro-
fonde e distinte. I giri hanno il maggiore spessore a metà della loro altezza e, deprimendosi ugualmente
tanto all’esterno quanto all’interno e più fortemente ai margini, danno luogo ad una sezione ellittica
assai slargata. Le ornamentazioni consistono in coste assai numerose, 40 nell’ ultimo giro. Queste co-
minciano deboli ed indistinte circa sul quinto interno dell’altezza dei giri, lasciando un margine ombelicale
64 A. FUCINI [90]
liscio; si piegano poi in dietro, diventando molto retroverse e sempre più alte e spiccate; quindi sul
quarto o quinto esterno dell’altezza dei giri si piegano in avanti con una curva molto stretta e quasi
angolosa e diminuendo spariscono sul margine dorsale. Esse sono sempre assai più strette degli inter-
valli che frappongono. I primi giri, essendo ricoperti di roccia, non lasciano vedere se hanno o no orna-
mentazioni. L'unico esemplare ben conservato di questa specie da me posseduto conserva parzialmente
la camera di abitazione la quale è lunga un quarto di giro. t
La linea lobale (fig. 48), benissimo visibile, ha caratteri semplici e molto distintivi. Il lobo sifonale
è assai ristretto e profondo. Il primo lobo laterale, alquanto più profondo del precedente, termina con delle
dentellature asimmetriche; il secondo lobo laterale è molto ristretto e circa un terzo
più corto del lobo sifonale; l’ unico lobo accessorio resulta corto, piccolo e ridotto.
La sella esterna, alta quanto larga, è divisa in due parti quasi uguali da un lobo
secondario assai poco profondo; la prima sella laterale, semplicemente incisa, ha
Linea lobale deli è forma ellittica; la seconda sella laterale è molto ampia, un poco più della prece-
. preso a
diametro di mm. 8t,in dente, e molto semplice; l’unica sella accessoria resulta semplicissima. L’ampiezza
ana della seconda sella laterale e l’altezza uguale di tutte le selle costituiscono il carat-
tere più saliente di questa linea lobale.
Avevo da principio creduto che la mia conchiglia fosse da rapportarsi all’A. Coquandi Reyx. cui
sembrerebbe assolutamente riferibile con il solo esame delle figure date dal Reynès e dalle quali appari-
rebbe che quella specie fosse carenata ed appartenente agli Harpoceras. La descrizione del Revnès sembrava
però essere in contrasto con le sue figure. Il dubbio sulla forma del dorso dell'A. Coquandì REYN. sa-
rebbe stato rischiarato dal DumortIER © il quale ebbe dal RevnÈs stesso 1’ assicurazione che I° A. 0o-
quandi non è affatto carenato e che fu per un errore del disegnatore se sulla figura 6a della sua tav. III
venne fatta una linea lungo il dorso che lo fa apparire carenato. Il modello in solfo dell’A. Coquandì
originale che si trova nel Museo pisano sembrerebbe però corrispondere alla figura data dal RevnÈs in-
quantochè al principio dell’ ultimo giro vi apparirebbe una leggera carena della quale dopo poco non
rimane traccia con il maggiore sviluppo. L'A. Coquandì ReYn. non ha nulla a che fare col genere cui
appartiene la specie in esame.
Nella forma generale dell’ H7ild. intumescens si trovano delle somiglianze più o. meno grandi con specie
più recenti come Hurp. striatulum Sow.3, Harp. Thouarsense v’ORB.i, Harp. (Hildoceras) Bodei DeNnckm. 5),
Harp. quadratus QuENST. 8)
Oltre che per i caratteri del dorso e della linea lobale la mia specie si differenzia da tutte per la
forma delle coste le quali non prendono origine dall’ombelico, ma lasciano larga porzione circombelicale liscia
e che formano una curva quasi angolosa sulla parte esterna dei giri. Tuttavia le somiglianze presentate
da essa con quelle specie è notevole ed importante per le deduzioni filogenetiche che se ne possono trarre.
Il carattere del largo margine circombelicale liscio, presentato dalla specie in esame, si trova anche
nell’Hild. mirificum, ma all’infuori di esso nessun altro dato ci permette un ravvicinamento qualsiasi fra
Fic. 48.
1) Revnès. Hss. de géol. et de paléont. Aveyr., pag. 97, tav. 3, fig. 6.
2 DumorTIER. Dép. jurass. du bassin du Rhòne, P. INI, pag. 95.
3 SowerBy. Miner. Conch.,vol. V, pag. 23, tav. 421, fig. 1.
4 D’ORBIGNY. Cephal. jurass., vol. I, pag. 222, tav. 57.
5 DENCKMANN. Ueber die geogn. Verhdltn. d. Umg. v. Dòrnten. Abband. d. geol. Specialkarte v. Preussen ecc.
Bd. VIII, pag. 70, tav. VI, fig. 2.
5 QuENSTEDT. Cephalopoden, pag. 113.
[91] A. FUCINI 65
le due specie. Quel carattere, sebbene molto meno spiccato, si osserva pure nella specie precedente 72/4.
inclytum nella quale si ha anche una somiglianza nella forma e nell’andamento delle coste. Le due specie
tuttavia debbono considerarsi assai diverse fra loro specialmente per la forma dei fianchi, che nell’ Hd.
intumescens sono rigonfi mentre nell’ altra resultano appianati, per i caratteri del margine ombelicale che
è più acuto nella specie precedente e per la linea lobale.
L’esemplare esaminato proviene dal M. Faito.
XVII. Gen. Leioceras Hvar.
1. Leioceras? Grecoi Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 4, 5.
1867-81. A. (Harpoceras) Lythensis (non Y. et B.) MeneGHINI. Hossies du Medolo, pag. 13 (pars).
1900. Leioceras? Grecoi Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54.
DIMENSIONI
I II
Diametro . 0 ò 0 0 ò a o o . mm. 50 mm. 36
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 0 0 0,45 0,40
Spessore » » » » 6 o 0, 22 0, 22
Larghezza dell’ombelico » » 5 . 0,25 0,30
Ricoprimento della spira » » ” o 0,10 0,09
Gli esemplari sopra i quali io istituisco questa nuova specie furono raccolti nel 1868 dal prof. ZitTEL.
Il più grande proviene dal Monte Nerone, l’altro dal Monte Catria. Ambedue trovano respettivamente quasi
esatta corrispodenza di caratteri con i due esemplari del Medolo descritti dal MENEGHINI e riferiti da questi
all’A. Lythensis, aventi dimensioni uguali o quasi ed egualmente mancanti della camera di abitazione.
La conchiglia è molto compressa, mediocremente ombelicata e discretamente involuta, inquantochè 1’ ul-
timo giro ricopre il penultimo per circa la metà della sua altezza. I giri nell’esemplare più grande sono
alti un poco più del doppio che larghi, mentre nell’individuo più piccolo lo sono un poco meno.
Anche negli esemplari del Medolo, del più grande dei quali ho presente l’originale e del più piccolo
il modello, si osserva che a maggiore sviluppo l’altezza del giro guadagna sullo spessore.
Il maggiore spessore dei giri si trova sul primo terzo interno della loro altezza, d’onde i fianchi, che
resultano leggermente convessi, si deprimono adagio adagio verso l’esterno e verso l’ ombelico. I fianchi
poi cadono sulla sutura dell’ombelico assai rapidamente, producendo un margine ombelicale strettamente
arrotondato. Questo margine ombelicale nei grandi esemplari del Medoio e dell’Appennino resulta molto
più netto ed angoloso che negli individui piccoli. Il dorso, poco ampio e strettamente arrotondato, se non
portasse una piccola carena, sembrerebbe quello di un PlRyMWoceras. La sezione dei giri è ovale allungata
e quasi lanceolata. Tanto negli esemplari del Medolo quanto nei miei gli individui più piccoli hanno or-
namentazioni più spiccate che quelli grandi. Sulla parte interna dei fianchi del mio esemplare più piccolo
si trovano delle rade pieghe, 14 nell’ultimo giro, assai distinte, facenti un’ansa rivolta in avanti, evane-
scenti sul contorno ombelicale, le quali sulla metà dei fianchi s’indeboliscono ‘e si sdoppiano assai irrego-
larmente ed alquanto indistintamente in due coste. Queste poi svaniscono sul margine esterno dopo aver
compiuto una curva sinuosa. Talvolta fra le pieghe o fra le coste che da esse si originano si interpongono
altre coste che possono rimanere semplici o si possono riunire alle pieghe in vicinanza dell’ ombelico.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 9
66 A. FUCINI [92]
XVIII. Gen. Coeloceras Hyam.
1. Coeloceras Ragazzonii Haurr. — Tav. XII [XIII], fig. 6,7.
1861. Ammonites Ragarzonii Hauer. Amm. a.d. sog. Medolo. Sitzungsb. d. k. Akad. d. Wissensch. XLIV,
pag. 415, tav. I, fig. 16,17.
non 1868. —_ — RevnÈs. ss. de géol. et de paltont. Aveyr., pag. 90, tav. I bis, fig. 1,2.
1869. — — ZirteL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 123, pars.
? 1867-81. A. (Stephanoceras) Ragazxzonii MeneGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 74.
1867-81. — —_ In. Fossiles du Medolo, pag. 20.
1880. Stephanoceras Ragazzonii Canavari. La montagna del Sanvicino, pag. 13.
1894. Coeloceras Ragazzonii Parona. App. per lo studio d. Lias lombardo. Rend. Ist. Lomb., vol. 27, p. 3.
1895. — — BonarELLI. Mossili domeriani della Brianza, pag. 15.
1900. — — Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
I II
Diametro . 0 c 0 ° a 5 0 o . mm. 32 mm. 23
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro : 9 0, 26 0,30
Spessore » » » » c 6 0,30 0,41?
Larghezza dell’ ombelico » » . o 0, 51 0,49
Ricoprimento della spira » » o 0 0,03 0, 04
Ho da riferire a questa specie tanto caratteristica due esemplari. Il più piccolo, già determinato giusta-
mente dal MENEGHINI, proviene dalla Marconessa. Esso è concamerato fino quasi alla metà dell’ultimo giro e
presenta una forma leggermente più rigonfia dell’altro e di quello tipico dell’ HAUER ai quali poi corrisponde
perfettamente per ogni altro carattere. L'individuo più grande è stato raccolto al Pian de’ Giugoli (Sanvi-
cino) ed è quello che fu citato per tale località dal CAnavARI. Esso ha una conchiglia un poco più grande
dell’ esemplare del Medolo illustrato dall’ HauER, cui è del resto identico in modo speciale. Tale esemplare,
il quale ha tutto l’ultimo giro senza concamerazioni, sembra completo, poichè vi appare conservato il
peristoma. È una caratteristica di questa specie il presentare forma diversa a differente stadio di sviluppo.
Fino ad un certo punto la conchiglia ha una discreta involuzione, un ombelico molto profondo e giri che
si accrescono molto più in larghezza che in altezza, fianchi strettamente arrotondati, dorso appiattito e
coste poco numerose, da 16-24 per giro sui fianchi. Queste sono generalmente ed irregolarmente bipar-
tite sul dorso in modo che non di rado una costa che parte da un nodo va ad unirsi alla costa succes-
siva non nel nodo corrispondente della parte opposta, ma in quello immediatamente successivo. Con
l’ulteriore sviluppo la conchiglia si rende sempre più evoluta e sempre meno profondamente ombelicata;
i giri invece di essere il doppio più larghi che alti divengono quasi alti quanto larghi ed arrotondati
pressochè ugualmente sui fianchi e sul dorso. Questo cessa di essere appiattito; le coste, mantenendosi
sui fianchi di uguali dimensioni o di uguali intervalli per l’aumentata lunghezza dei giri, diventano più
numerose, arrivando a 40 nell’ ultimo giro, e presto abbandonano la proprietà di dividersi sul margine
dorsale; perciò esse oltre i mm. 16 di diametro sono sempre distintamente semplici.
Nell’ esemplare del Pian de’ Giugoli, come ho detto, sembra che il peristoma sia conservato. Dopo
un largo solco peristomatico, che ripete la forma dei consueti intervalli costali, si ha una leggiera costa
seguìta da un altro piccolo solco, più inclinato del precedente, e quindi il margine del peristoma che sui
fianchi sembra un poco più inclinato delle coste e sul dorso alquanto spinto in avanti ed un poco depresso.
[93] A. FUCINI 67
In ambedue i miei esemplari si vede assai bene la linea lobale (fig. 49), perfettamente corrispondente
a quella presentata dagli individui del Medolo conservati nel Museo di Pisa. Il lobo sifonale, molto profondo
e poco largo, ha le pareti parallele e relativamente poco incise. Il primo laterale,
anch’ esso non molto ampio, profondo quanto il precedente, termina grossolanamente
in tre punte asimmetriche. Il secondo lobo laterale, inclinato verso l’esterno, è molto
piccolo ed assai meno profondo dei precedenti e del successivo lobo accessorio. Questo TTT
raggiunge quasi la profondità del primo lobo laterale ed è anch'esso inclinato verso A
l'esterno. La sella esterna, ampia ed alta, è di forma tozza e termina con grossolane diametro di mm, 15, in-
fogliettature. La prima sella laterale resulta assai meno alta della precedente, ma è i
pure larga e terminata grossolanamente. La seconda sella laterale è molto semplice e piccola, così pure
l’unica accessoria sopra cui cade la sutura dell’ ombelico.
Ho escluso dalla sinonimia di questa specie il Coel. Ragazzonti citato dal Revnès a Bosc e a Tourne-
mire poichè a me sembra alquanto diverso dal tipico Coel. Ragazzonii HAauER. Già il MenEGHINI ® aveva tolto
dalla sinonimia di tale specie quella forma di Coel. Ragazzonii del ReynÈSs che questi aveva distinto come
var. inflata. Il MeNnEGHINI credè che tale forma dovesse appartenere piuttosto al Coel. Desplacei D’ORB.?)
A me sembrerebbe che il Coel. Ragazzoniè del Revnks e la sua var. in/lata costituiscano due forme, forse
inseparabili specificamente, ambedue diverse e dal Coel. Desplacei D’ORB. e dal tipico Coel. Ragazzonii HAUER.
Nessuna di esse appartiene infatti alla specie del p’ORrBIGNY, della quale non hanno nè i caratteri del-
l’ornamentazione nè la linea lobale. Ambedue differiscono poi dal Coel. Ragazzonii dell’HAuER per le coste
molto meno inclinate in avanti specialmente presso l’ombelico e nei primi giri, ove questo carattere è
evidentissimo nella forma tipica. Sembrerebbe anzi dall’osservazione delle figure date dal Revnès che le
coste nei suoi esemplari nascessero dalla sutura dell’ombelico un poco inclinate indietro. La linea lobale
è poi spiccatamente diversa per quanto concerne specialmente la larghezza del lobo sifonale e la svel-
tezza e frastagliatura delle selle.
Ho distinto poi da questa specie, riferendolo al Coel. indunense MeH., un esemplare che lo ZIitTEL aveva
riferito alla specie dell’ Hauer. Esso è diverso dal Coel. Ragazzonii HAuER per avere le coste più diritte
e fornite di un tubercolo sul margine esterno dei giri, per la linea lobale e per altri caratteri che meglio
farò conoscere nella descrizione di quell’esemplare.
Non è ben certo che gli esemplari di Pian d’ Erba riferiti a questa specie dal MENEGHINI vi appar-
tengono veramente. Anche il MEeNEGHINI aveva dei dubbi su questo proposito.
Fic. 49.
2. Coeloceras Indunense Mca. — Tav. XIII [XIII], fig. 5.
1869. Ammonites Ragazzoni (non HatER.) Zire. Geolog. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 123 (pars).
1867-81. Coeloceras crassum J. et B. var. Indunensis MeneGHINI. Monogr. d. foss. d. cale. rouge ecc., pag. 72.
1900. Coeloceras Indunense Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
Diametro . o o 6 0 9 a 0 mm. 54
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . 5 Ù , , i ON27
Spessore » » » » 0 b 6 b : ù 0,29
Larghezza dell’ ombelico » » . 0 0 ò o ò 0, 55
Ricoprimento della spira » » È 3 ; 6 0 o 0, 04
4) MenEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 74; — Fossiles du Medolo, pag. 20.
2 p’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 334, tav. 107.
68 A. FUCINI [94]
Questo è l'esemplare del Monte Faito riferito dallo ZrrtEL al Coel. Ragazzoniî HAUER e che a me
sembra doversi meglio riportare al Coel. Indunense MaH. del quale ho potuto esaminare l'originale per
gentile concessione del prof.. MARIANI direttore del Museo di geologia di Milano.
L’ombelico di questa specie è relativamente meno profondo nei giri esterni che negli interni. Questi
sembrano ornati da. coste assai grossolane, inclinate in avanti, le quali presso la sutura dal giro succes-
sivo presentano un ingrossamento a guisa di tubercolo, oltre il.quale si bipartiscono; sul dorso, assai
appiattito, esse sono quindi generalmente in numero doppio e si uniscono a quelle del fianco opposto con
una larga e poco distinta curva in avanti. La bipartizione delle coste cessa al principio dell’ultimo giro
che per tre quarti almeno le ha semplici. Anche in questo ultimo caso le coste sul margine esterno pre-
sentano un leggiero ingrossamento, non però tanto forte come quello mostrato dalla figura del MENEGHINI
ove è stato esagerato dal disegnatore, e fanno una leggiera curva in avanti attraversando il dorso il quale
resulta un poco meno appiattito che nei giri interni. Un carattere che manca nell’originale del MENEGHINI,
forse perchè non giunto a completo sviluppo e molto importante per questa specie, consiste nell’ indeboli-
mento, raffittimento e maggiore inclinazione in avanti delle coste nell'ultimo quinto dell’ultimo giro.
Questi cambiamenti nei caratteri delle coste avvengono repentinamente e vanno scomparendo verso l’aper-
tura, ove le coste riacquistano il loro consueto rilievo ed aspetto.
Sembrerebbe che l’ esemplare in esame fosse completo, però non si scorgono i caratteri del peristoma.
La camera di abitazione oltre tutto l’ultimo giro comprende anche un quarto del precedente. La linea
lobale sui fianchi è molto indecisa e corrosa. Il lobo sifonale, che sembra un poco spostato verso il fianco
sinistro, è assai stretto e più profondo del primo laterale. La sella esterna, molto larga alla base, ter-
mina con quattro diramazioni non simmetriche.
L’esemplare del MENEGHINI, in confronto col mio, ha le coste meno acute, ma ciò proviene dal fatto
che esso ha la conchiglia conservata ed il mio è in modello interno.
I tubercoli, presentati sul margine esterno dalle coste anche nell’ultimo giro, e l'andamento di esse
coste, molto meno proverso ed anzi-retroverso presso la sutura ombelicale, fanno facilmente distinguere
il Coel. Indunense dal Coel. Ragazzonii HavER. Gli stessi ornamenti e la linea lobale servono ugualmente
a distinguere questa specie dal Coel. crassum J. et B. e dal Coel. mucronatum D’ORB. fra mezzo ai quali
l'avrebbe posta il MENEGHINI.
Il Coel. Ragazzonii Revnès !, a mio credere assai differente dal tipico Coel. Ragazzonii HAUER, ha
grande somiglianza con questa specie alla quale però non 1’ ho riunito mancandomi troppi dati per po-
terlo fare con sicurezza.
Non è stato ancora accennato che ad Induno si trovi il Lias medio. Mi farebbe supporre l’esistenza
colà di questo piano geologico non solo la esatta corrispondenza del mio esemplare con quello di tale
località ma anche il trovarsi nel Museo di Pisa un’ altra Ammonite di Induno, fossilizzata nel calcare
marmoreo rossastro identico a quello del tipico Coel. Indunense Mer. e che sebbene di dimensioni grandi,
ha tutti i caratteri del Coel. medolense HAUER ?).
4 ReyNbs. Essai de géol. et de paléont. Aveyr., pag. 90, tav. I, fig. 1,2.
2 HaurR. Ueber d. Amm. d. sogen. Medolo, pag. 410, tav. I, fig. 11, 12.
[95] A. FUCINI 69
3. Coeloceras ausonicum Fuc. — Tav. XII [XIII], fig. 8,9.
1869. —Ammonites Davoei (non Sow.) Zimmer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122 (pars).
1868-81. A. (Stephanoceras) Desplacei (non p° OrB.) MenecHIniI. Monogr. d. foss. d. cale. rouge, pag. 75
(pars), non exempl. fig.
1867-81. A. (Stephanoceras) Davoei (non Sow.) MeneGHINI. Ibidem.
1897. Aegoceras (Deroceras) Davoci (non Sow.) Parona. Contr. a. conosce. d. Amm. lias. di Lombardia,
parte II, pag. 14, tav. X, fig. 4.
1900. Coeloceras ausonicum Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
I II III
Diametro 6 0 o . 5 5 0 . mm. 59 mm. 54 mm. 41
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 0,25 0, 26 0,29
Spessore » » » » 0, 32 0, 35 0, 42
Larghezza dell’ ombelico » » 0, 51 0, 50 0, 46
Ricoprimento della spira » » 0, 04 0, 04 0, 04
Credo sicuramente che gli esemplari in esame riferiti dallo ZirteL e dal MENEGHINI al Der. Davoei
Sow. non appartengano a questa specie e nemmeno al Coel. Desplaceè D’ OrB. cui dal MENEGHINI venne
rapportato un individuo di Clivio in Lombardia identico in tutti i suoi caratteri a quelli dell’Appennino
centrale. A questi corrisponde perfettamente anche la forma dell'Alpe Turati che dal Parona fu pure
riferita al Der. Davoeì Sow. Oltre a quattro individui dell’ Appennino centrale io ho in esame anche
l'esemplare di Clivio sopra rammentato ed uno proveniente da Pilzone comunicato dal CurIOoNI al MENE-
GHINI col nome di A. Ragazzonii HAUER.
La conchiglia è molto caratteristica. Essa non è molto compressa, però lo è maggiormente a svi-
luppo completo che non nei giri interni, inquantochè l'accrescimento non è uniforme. Dai giri interni fino
alla metà dell’ ultimo giro la conchiglia si accresce assai regolarmente, avendo giri assai più larghi che alti,
involuzione mediocre ed ombelico assai profondo. Oltre la metà dell’ultimo giro la conchiglia si accresce
quasi regolarmente in quanto riguarda l’altezza del giro, che aumenta un poco o rimane stazionaria; non
così è per la larghezza e per l’involuzione che diminuiscono un poco ambedue. È per questo che 1° ul-
timo giro resulta più largo al principio che alla fine, e che l’ ombelico rimane relativamente più ampio
che nei giri interni.
Per questi caratteri si trova anche che i giri interni hanno i fianchi più strettamente arrotondati
che nell’ultima porzione della spira, il dorso più Jargo, più appiattito e meno arrotondato. Le ornamenta-
zioni sono pure irregolari. I giri più interni hanno coste molto inclinate in avanti, irregolari, assai gros-
solane, derivate, a quanto sembra, dalla riunione di coste che in numero maggiore occupano il dorso. Con
l’accrescimento la riunione delle coste sui fianchi diviene meno frequente e si può dire che finisce comple-
tamente nell'ultima porzione della spira. Qui le coste sono sempre, sui fianchi, molto inclinate in avanti;
sulla metà di altezza del giro, dopo aver presentato un leggiero ed indistinto ingrossamento, esse si ren-
dono radiali ed attraversano il dorso congiungendosi a quelle del fianco opposto senza produrre nessuna
curva distinta. Oltre che dalle coste i fianchi dei giri di questa specie, da un certo stadio di sviluppo fino a
buon punto dell’ultimo giro, sono ornati anche da ondeggiamenti della superficie dei fianchi sui quali si
producono dei grossi, larghi ed ottusi mammelloni, allungati nel senso radiale della spira, ora più, ora
meno rilevati, talora più fitti e più sottili, sui quali le coste si riuniscono o passono semplici più o meno
distintamente.
70 A. FUCINI [96]
Questi mammelloni o questi ingrossamenti nell’ultima porzione della spira vanno diminuendo di gros-
sezza e di rilievo tanto che sembra che essi si trasformino in ingrossamenti prodotti dalla riunione di due
o tre-coste vicine. Nella ultima porzione della spira le coste sono però tutte semplici e vi mancano gli
ingrossamenti.
La linea lobale (fig. 50) ha il lobo sifonale grandemente profondo e con una selletta molto alta. Il
primo lobo laterale ha tre grosse ramificazioni asimmetriche, la mediana delle quali, pure essendo la più
profonda, non raggiunge la linea radiale. Il secondo lobo laterale molto semplice, un poco inclinato al-
l'interno, è meno profondo del precedente, e l’unico accessorio, inclinato all’esterno, avente tre ramifica-
zioni assai grandi e poco regolari, raggiunge la profondità di quello sifonale.
All’interno si hanno due lobi il primo dei quali è più semplice ma più profondo
dell’altro. Il lobo antisifonale, relativamente assai ampio ma poco profondo, ter-
mina in quattro punte quasi uguali per forma e per profondità. La sella esterna
SR DRS mer ampia ed altissima resulta divisa in due parti, delle quali l'esterna ha tre ramifi-
di mm. 26, in grandezza .Cazioni e l’interna due. La prima sella laterale è molto bassa e divisa in due
PARIDE piccoli rami. La seconda sella laterale resulta pure piccola, più bassa della prece-
dente ma più slargata all’apice ove termina con tre ramificazioni. Assai larga è la sella accessoria che
riceve la sutura ombelicale. Oltre la sutura si trova una prima sella interna inclinata all’esterno molto
ristretta ed assai semplice; quindi viene una sella interna assai sviluppata, alquanto più alta della prima
laterale e divisa in due parti presso a poco alla stessa maniera della sella esterna.
L’esemplare sopra rammentato, proveniente da Clivio in Lombardia, che io figuro qui di fianco
(fig. 51) perchè assai bello, è conservato in un calcare rosso mattone marnoso micaceo. Esso sembra avere
Re ai conservato il peristoma definitivo il quale sarebbe
limitato posteriormente da un largo solco, molto
inclinato. La camera di abitazione sarebbe lunga
un poco meno dell’ultimo giro.
Nell’esemplare dell'Appennino, proveniente da
Cagli (Tav. XIII [XIII], fig. 9), l’ultima camera
è lunga almeno un poco più dell'ultimo giro che
non sembra nemmeno completo.
La linea lobale, gli ornamenti ed il modo di
accrescimento distinguono sostanzialmente questa
specie tanto dal Coel. Desplacei D’ ORB. quanto dal
Der. Davoei Sow. cui era stata principalmente rife-
rita. Piuttosto io trovo che essa ha molto somiglianza
con il Coel. Mortilleti Men. ® del quale ho potuto
esaminare gli eriginali. Il Coel. ausonicum Fuc. in-
fatti si potrà forse riferire in seguito come varietà
al Coel. Mortilleti MeH., quando di questo si avranno esemplari migliori di quelli posseduti dal MENEGHINI che
non li figurò poi troppo esattamente. Sembrerebbe tuttavia che il Coel. uusonicum fosse diverso per accre-
scimento più rapido, per maggiore spessore della conchiglia, per assai più robusti mammelloni sui fianchi
e sopratutto per il restringimento dello spessore dei giri nell’ ultima porzione della spira. La linea lobale
Fre. 50.
Coel, ausonicum Fuc, di Clivio.
i) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 21, tav. IV, fig. 7; tav. VI, fig. 1,2.
[97] A. FUCINI 71
x
che dall’ esame della figura data dal MENEGHINI parrebbe tanto diversa è invece presso a poco identica.
Alcuni non belli esemplari del Medolo riferiti dal MenEGHINI ! al Coel. crassum J. et B. apparten-
gono forse a questa specie.
To ho esaminato esemplari provenienti dalla Marconessa, da Cagli e dal Pian de’ Giugoli.
4. Coeloceras Mortilleti Man. — Tav. XII [XIII], fig. 11.
1869. Ammonaites Davoei (non Sow.) ZirteL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122 (pars).
1867-81. A. (Stephanoceras) Mortilleti MenecumI. Fossiles du Medolo, pag. 21, tav. ING nia: 4 varo VIAL
fig. 1, 2
1879. Stephanoceras Mortilleti CanavarI. Amm. d. Lias m. di S. Antonio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc. nat.,
Proc. verb., vol. II, pag. 109.
1887. — — Tuccmer. Il sist. lass. di Roccantica. Boll. d. Soc. geol. ital., vol. VI,
pag. 146.
1894. Coeleoceras Mortilleti Parona. App. p. lo studio d. Lias Lombardo, pag. 3.
189h. — — BonwarELLI. Mossila domeriani della Brianza, pag. 22.
1900. — —_ Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
I II III
Diametro . o 6 0 . mm. 103 mm. 98 mm. 28
Altezza dell’ ultimo giro in sasorto. al diamo 0,22 0,21 0,25
Spessore » » » » 0, 25? 0, 26 0,35
Larghezza doll’ ombelico » » 0, 59 0, 50 0,50
Ricoprimento della spira » » ? 0, 03 0, 04
Come già ebbe il MenEGHINI anch’io ho avuti in esame esemplari in stato di conservazione non
buono. Ciò però, se è di inciampo a ben riconoscere e rilevare i caratteri più minuti di questa specie,
non lascia dubbio alcuno pel riferimento fatto.
Pochi caratteri possono aggiungersi ai non molti forniti dal MENEGHINI. Ciò non ostante dirò che i
giri interni hanno ombelico più profondo degli esterni e sono ornati di coste irregolari, spesso ingrossate,
riunite od avvicinate a due a due e talvolta fornite sui fianchi di un grosso tubercolo. In seguito sembra
che in taluni esemplari i fianchi presentino degli ondeggiamenti che ricordano gli ingrossamenti del Coe.
ausonicum Fuc. e le coste si fanno sempre più regolari; nell’ultima porzione della spira, non so precisa-
mente se in corrispondenza della camera di abitazione, sembrano raffittirsi alquanto, diventando forse
suddivise o striate. Ciò è in perfetta concordanza con le figure date dal MeNEGHINI nelle quali osserverei
solo una troppa regolarità nella direzione delle coste. Queste sono proverse nella parte interna dei fianchi
e divengono radiali all’esterno per una leggiera curva che presentano a metà dei fianchi.
La linea lobale, quasi identica a quella dal Coel. ausonicum Fuc., non è stata troppo ben riprodotta
dal MexEGHINI che la rilevò da un esemplare del Medolo che la lascia scorgere non bene ed imperfetta-
mente. In un esemplare della Marconessa, riferito al Der. Davoeì dallo ZittEL, 1’ ultima camera comprende
almeno tutto l’ultimo giro ed un quarto del precedente.
La IOCRILI lunghezza dell’ultima camera, l’ingrossamento regolare della spira tanto in larghezza
CU
1) MENEGHINI. Mossiles du Medolo, pag. 16.
72 A. FUCINI [98]
che nello spessore dei giri e la mancanza o la grande leggerezza degli ondeggiamenti dei fianchi, costi-
tuiscono i principali caratteri distintivi di questa specie dal Coel. ausonicum che del resto ho già avver-
tito essere vicinissimo al Coel. Mortilletà Mex.
Di questa specie ho in esame quattro esemplari, due provenienti dalla Marconessa, uno dal Monte
Catria ed uno da Canfaito.
5. Coeloceras italicum Mor. — Tav. XIM [XIII], fig. 4.
1880. Stephanoceras italicum Mex. in Canavari. I Brachiop. d. str. a Ter. Aspasia Mex. nell’App. centr.
Atti d. R. Accad. d. Lincei. Mem. d. cl. di Sc. fis. mat. e nat.,
ser. 3, vol. VIII, pag. 331.
1900. Coeloceras italicum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
Diametro . . 6 0 ò ; . 0 o - 5 9 . . mm. 37
Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 5 : È SRO, 0,30
Spessore » » » » . 6 : ò - 0,32?
Larghezza dell’ ombelico » » ; o o . o 0, 53
Ricoprimento della spira » » . o 6 6 : 2?
Col nome di A. italicus il MENEGHINI aveva distinto nelle etichette del Museo di Pisa diverse Am-
moniti che si somigliavano assai per la forma generale della conchiglia e che provenivano dal Lias infe-
riore di Spezia e dal Lias medio dell'Appennino centrale. Per ambedue le località il nome ètalicum
venne pubblicato dal Canavari. Questi riferì agli Ectocentrites VA. italicum Mer. di Spezia ed ai
Coeloceras ®) VA. italicum dell'Appennino centrale che aveva in avanti già rapportato agli Sfephanoceras.
Il nome di ifalicum può dunque rimanere tanto per la specie del Lias inferiore di Spezia quanto per
quella del Lias medio dell'Appennino trattandosi di due generi distinti.
La conchiglia di questa specie è compressa, largamente e poco profondamente ombelicata, di accre-
scimento molto lento e di piccolissima involuzione poichè i giri si ricoprono appena per il ritorno della
spira. I giri sono più larghi che alti, hanno i fianchi rigonfi ed um poco più strettamente arrotondati del
dorso nonchè scendenti alla sutura dell’ombelico con una curva regolare. La loro sezione resulta trasver-
salmente ellitica. Gli ornamenti sono minuti e regolari e consistono in numerose costicine, circa 110
nell’ultimo giro, più strette degli intervalli frapposti, semplici, filiformi, le quali nascono sottilissime ma
assai distinte dalla sutura dell’ombelico ed acquistano il maggior rilievo sul dorso. In quanto al loro
percorso queste costine formano sui fianchi una curva poco sentita, avente la convessità rivolta in avanti,
e tale da renderle proverse nella metà inferiore dei fianchi, retroverse invece nella metà esterna. Sul dorso
le coste si uniscono a quelle della parte opposta senza alcuna curva distinta. I giri interni del mio unico
esemplare non sono bene conservati, però sembra che in essi gli ornamenti costali sieno relativamente più
grossolani che nell’ultimo giro.
Della linea lobale si scorgono le ultime traccie sulla metà del penultimo giro, ma sono molto corrose
non affatto rilevabili, La camera di abitazione comprende dunque un giro e mezzo e si può ritenere
1) CANAVARI. Contrib. a. fauna del Lias inf. di Spezia. Mem. d. R. Comit. geol., vol. III, pag. 130.
1) Ip. Ibidem, pag. 131.
[99] A. FUCINI 3
completa inquantochè la spira termina con il peristoma assai ben conservato. Esso è costituito da un solco
assai profondo, largo quanto lo spazio occupato da due costicine ordinarie, limitato anteriormente da una
costa di maggiore rilievo. Questa costa ed il solco hanno poi l’identico andamento delle costicine che ornano
i fianchi. È probabile che a finire definitivamente la spira di questa conchiglia si trovassero delle espan-
sioni auricoliformi, oltre la costa che limita il solco peristomatico.
Questa specie ha grandissima somiglianza con quell’Ammonite che il QuenstEDT ® chiamò A. convo-
lutus interruptus del Giura bruno delle Alpi, ma ne differisce per accrescimento più lento e per i giri
che sono più larghi che alti anzichè più alti che larghi.
Vicinissimo al Coel. italicum è pure il Coel. Mortilleti McH. più sopra descritto, il quale ha però
coste meno numerose, più grossolane, accrescimento più rapido e maggiore involuzione, per tacere dei
caratteri della parte interna della spira che non sono bene rilevabili nella specie in esame.
Il Coel. medolense HauER ? è pure altra specie simile a quella descritta, cui si assomiglia special-
mente per il numero e per la sottilezza delle coste. La specie dell’ Hauer però, a mio credere, sarebbe
differente per diverso accrescimento della spira, per maggiore involuzione e sopratutto per le coste assai
più proverse e che mentre non fanno alcuna curva sui fianchi la producono invece sul dorso, ove si
osserva abbastanza spiccata e rivolta in avanti.
L’ esemplare in discussione proviene dalla Marconessa.
6. Coeloceras pettos Quensr. — Tav. XIII [XIII], fig. 10.
1830. Ammonites crenatus (non Rein.) Zrenen. Versteinerungen Wiiritembergs, pag. 1, tav. 1, fig. 4.
1843. —Ammonites pettos QuenstEDT. Flotxgebirge, pag. 178.
1849. — — In. Cephalopoden, pag. 179, tav. 14, fig. 8.
1853. — — Oppe. Mittl. Lias Schwdb., pag. 55.
1856. —_ — In. Juraformation, pag. 165.
1867-81. A. (Stephanoceras) crassus (non J. et B.) MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 16 (pars).
1884. Aegoceras pettos GemmeLLaro. Moss. d. str. a T. Aspasia ecc., pag. 17, tav. VI, fig. 3-5.
1885. Ammonites pettos Quenstent. Amm. d. Schwib. Jura, pag. 271-73, tav. 34, fig. 15-23.
1891. Coeloceras pettos Furterer. Amm. d. Mittl. Lias von Oestringen, pag. 340, tav. XI, fig. 6.
1895. _ — BonareLti. Moss domeriani della Brianza, pag. 15.
1900. _ — Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell App. centr. Loc. cit., pag. 55.
DIMENSIONI
Diametro . o , E ò È . 0 5 . 0 . 6 . mm. 54
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diamentro 0 RIT . 1 0,27
Spessore » » » » d . . . . 0,37
Larghezza dell’ ombelico » » . . : , 5 0, 50
Ricoprimento della spira » » i o 7 5 ; 0, 05
Di questa specie ho in esame un unico esemplare della Rocchetta. In compenso esso è però assai
bello e del tutto corrispondente alla forma tipica. Le coste che attraversano il dorso si riuniscono a due
1) QUENSTEDT. Cephalopoden, tav. 13, fig. 3.
2 HaupR. Ueber d. Amm. a. d. sogen. Medolo, pag. 410, tav. I, fig. 11, 12.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 10
74 A. FUCINI [100]
e più spesso a tre nel rilievo grossolano col quale finiscono le pieghe dei fianchi. La riunione a tre non
è sempre bene distinta poichè sembra che la terza costa spesso non sia riunita alle altre, ma svanisca
invece fra un nodo ed un altro.
Nessuna traccia si vede della linea lobale. +
La variabilità di questa specie apparisce chiara dalle numerose forme figurate dal QuENSTEDT.
Il Wricamt, il GemmeLLARO ed il FurTERER accettano nella sinonimia di questa specie il Coel. Grenowil-
louxi D’ORB. !) già riunitovi dal QuensTEDT stesso. Il BonARELLI esclude invece, ed a me pare ragionevol-
mente, la specie del p’OrBIGNY dalla sinonimia del Coel. pettos. Il Coel. Grenouillouxi D’ORB. è diverso
dal Coel. pettos per accrescimento più lento, per i giri più depressi, per il dorso molto più ampio ed
appiattito e sopra tutto per gli ornamenti differenti sia per forma, sia per grossezza e per andamento.
Il WricHT ha figurato poi col nome della specie del QuenstEDT due Ammoniti che a mio modo di
vedere sono assai distinte dal Coel. pettos Quenst. Una di tali Ammoniti 2 riguarda il Coe. Grenowillouxi
p’ORrB., del quale sembra una var. compressa; l’altra Ammonite ® non appartiene nè al Coel. pettos
Quenst., nè al Coel. Gronouillouxi v’ORB. Differisce da ambedue per gli ornamenti più grossolani e assai
differenti di forma. Proporrei che questa Ammonite si chiamasse Coel. Wrighti.
1) D’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 307, tav. 96.
2) WrIGHT. Monogr. on the Lias Ammon., tav. XLIX, fig. 5, 6.
3) Ip. Ibidem, tav. XXXVII.
Pisa, Museo geologico della R. Università, 20 luglio 1900.
[101]
I. Gen. Amaltheus MovtF. o o o o o . . ) b .- pag. 145 [1]
1. Amaltheus spinatus Due, — Tav. XIX [Lf e: 9015208 $ : ò 0 . , DSL
II. Gen. Phylloceras Suess . 3 i III È 5 ; S ; î ; " >» CIG. |
1. PhyUoceras Calais Mcna. — Tav. XIX [I], fig. 3 o ; 0 i : $ 5 >» 146 [2]
2. » tenuistriatum Mon. — Tav. XIX [I], fig. 5 i . 5 È o o » 47 [3]
3. » Zetes D’ OrB. — Tav. XIX [I], fig. 4 . o 0 6 3 È 5 6 » 148 [4
4. » frondosum RevnÈs — Tav. XIX [I], fig. 6 o . . o . o » 149 [5]
5. » Meneghinii Gemm. — Tav. XIX [I], fig. 7. ò o È 5 5 : DIMLSORAIG
6. » Geyeri Bon. — Tav. XIX [I], fig. 8. 3 o È s ; ; : pid
III. Gen. Rhacophyllites ZimveL . î 3 i : a , 5 : e 62 |
1. Rhacophyfllites libertus GemM. — Toi xx [1], a 1 o E 5 SR nello 208
2. » lariensis Men. — Tav. XX [II], fig. 2. . ò 3 . 0 o ji IS |
» » var. costicillata. — Tav. xx [II], fig. 3. ? ; 5 È » 154 [10
3. » eximium Hauer — Tav. XX [II], fig 4. 6 $ 5 ; 6 2 65 [pol]
IV. Gen. Lytoceras Suess . È È : ; . 3 5 7 5 55 (pa
1. Lytoceras audax McH. — Tav. XX [11], Do 6. . c o - 6 » 155 [11
2. ” Addo um CAN. in schedis. — Tav. XX n], fig. 5) : ; ; È 5 Jc JE
3. » praesublineatum n. sp. — Tav. XX [II], fig. 7. 0 o 6 ò 6 DUE {lo
4. » apenninicum n. sp. — Tav. XXI [III], figo 7. 2 o 0 ° è DIO. [Pe
V. Gen. Deroceras HvaTT . 6 5 € 5 ° 5 È È ; È » 160 [16]
1. Deroceras Gemmellaroi Levi — Tav. XXI Daog sta 3 . . : : 7 » 160 [16
VI. Gen. Microderoceras Hyatt . ) 5 o ; o 7 . . o o 6 » 161 [17
1. Microderoceras cfr. Heberti Opp. — Tav. XXI [III], fig. 3 . o o . - - » 161 [17]
VII. Gen. Agassiziceras HvATT E 6 5 5 A 5 : , i DeL 1a 1111]
1. Agassiziceras miserrimum n. sp. — Mani XXI [1], fig. 4. a . o s 5 » 161 [17]
VIII. Gen. Cymbites NEUMAYR È È 3 A ; 5 È i E 1603 [PO
1. Cymbites centriglobus Opp. — To XXI [n], fig. 5, 6 . i : 5 . 6 » 163 [19]
IX. Gen. Dumortieria Haue . o o 5 i ; ò È o : : ò - » 164 [20]
1. Dumortieria Vernosae Zrr. . s c o 0 0 n . è » 164 [20]
DI » Taramellii n. sp. — Tav. XXI [IR] REti(e: NAS ANE 5 é ° ò È » 165. [21]
3. » Paronai n. sp. — Tav. XXI [III], fig. 9. , . - o . o » 166. [22
X. Gen. Amphiceras Gemw. . È i 5 ; 3 ; È . È » 167 [23]
1. Amphiceras? Canavarii n. sp. — Tav. XXIII DI: eil o 6 - o o - » 167 [23]
XI. Gen. Tropidoceras HvATT ; È ; ; 7 5 È È » 168 [24
1. Tropidoceras Flandrini Dum. — Tav. XXIII [V], GS 2 3 5 o , 5 0 » 168 [24
» » var. semilacvis. — Tav. XXII [IV], fig. 1 . È o s » 169 [25
2. » Zitteli n. sp. — Tav. XXII [IV], fig. 3. o . È . : È » . 170 [26
3. » Stefanii n. sp. — Tav. XXIII [V], fig. 3 6 5 6 6 c È » 172 [28
XII. Gen. Cycloceras HvATT . 6 3 ; ; È i È È È enni (29)
1. Cycloceras Stahli OPP. — Tav. XXII UV], fi CORI LANE . 0 5 o E o » 173. [29]
XIII. Gen. Arieticeras SEG. . 5 ; È ; È ; 3 5 6 vi MII
1. Arieticeras Algovianum Opp. — Tav. XXIV I], fig. 1 6 ò . 1 o 5 >» 175 fl
2 » Bertrandi Kirxan — Tav. XXIV [VI], fig.3. , 5 È . 5 » 9 [35
3. » retrorsicosta Opp. — Tav. XXIV [V i fig. 2 } ‘ È 2 i i » 180 [36
4. ». Lottii Gemm. — Tav. XXIV [VI], fig. 4 5 5 ; È : 5 Pet 1 [SIT
DI » dolosum n. sp. — Tav. XXIV [VI], n 6. 5 5 È ; 6 5 » 182 [38]
6. » 2 Juliae Bon. — Tav. XXIV [VI], fig. 5. ° i È 3 ; ; » 184. [40
A. FUCINI
INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE
Vol. V (1899)
75
76
A. FUCINI
XIV. Gen. Harpoceras WAAGEN È ; ; :
1. Harpoceras Boscense Revn. — Tav. VII [VII], fig. 1
2. » Cornacaldense TauscH var. Bicicolae Bon. .
3. » cfr. pectinatum Mca. — Tav. VII [VII], fig. 2
4. » 2 volubile Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 3.
5. » 2 ambiguum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 6
6. » 2 Pieldingii Reyn. — Tav. VII [VII], fig. 8 N
T. » ? crassiplicatum Fuc. = Tav. VII [VII], fig. 4, 5
8. » 2 Pantanellii Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 7
XV. Gen. Grammoceras HyarT ; . 6 9
1. Grammoceras Normanianum D' dra. — Tav. VII [VII], fig. 9 5
» » var. inseparabilis. — Tav. VII [VIII], fig. Bc :
» » var. costicillata. — Tav. VII [VII], fig. 10; Tav. VIII
[VIII], fig. 1 . : . 6 .
» » var. semilaevis. — Tav. VIII [VIII], fig. 4
2. » varicostatum Fuc. — Tav. VIII [VIII], fig. 6 .
3. » Portisi Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 1-3 3
» » var. Zitteliana. — Tav. IX RI . 4
» » var. contraria. — Tav. IX [IX], fi DE
4 » Isseli Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 6-8
5. » subtile Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 10...
6. » cfr. falculatum Reyn. -— Tav. IX [IX], fig. 9
Wo » celebratum Fuc. — Tav. X [X], fig. 1,2. 5
» » var. italica. — Tav. X [X], fig. 3.
8. » Bonarellii Fuc. — Tav. X [X], fig. 4, 5
9. » Bassani Fuc. — Tav. X [X], fig. 6, 7
10. » Ombonii Fuc. — Tav. XI [XI], DE 1
ll. » dilectum Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 2,3.
XVI. Gen. Hildoceras HvarT 0
1. Hildoceras Lavinianum Man. — Tav. XI [I], f fi E 1 7 ;
» » var. coniungens. — Tav. par [XII], fig. 2, 3
» » var. retroflecra. — Tav. XII [XII], fig. 1.
» » var. brevispirata. — Tav. XII [XII[, fig. 4
XVII.
XVIII.
2. » Ruthenense Revn. em. M6H. — Tav. XII [XII], fig. 5, 7
3. » Capellinii Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 8 : :
4. » mirificum Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 9 3 è
» » var. semiradiata. — Tav. XII [XII], fig. 10
5. » inclytum Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 1, 2
6. » intumescens Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 3
Gen. Leioceras HyvATT o o ò 6 ò
1. Leioceras ? Grecoi Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 4, 5
Gen. Coeloceras HyATT 6 o : :
Coeloceras Ragazzonii HAUER — Tav. XIII [xum], fi Zi Gio
Ila
2
3.
4.
5
6
Indunense McH. — Tav. XIII [XIII], fig. Î5
ausonicum Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 8,9
Mortilleti M6a. — Tav. XIII [XIII], fig. 11
italicum Meg. — Tav. XIII [XIII] fig. 4
pettos Quenst. — Tav. XIII [XIII], fig. 10 .
[102]
Vol. VI (1900)
SIL
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39
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di
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46
48
50
52
52
54
55
56.
56
59
60
61
62
63
65
65
66
66
67
69
1
12
73
[43]
=
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09. GO no 0 00 0 DALAI
HO QAS ND [SCCI
Re ae SION N ESE
92
[93]
[108]
15. —
A. FUCINI
INDICE DELLE FIGURE INTERCALATE
Linea lobale del Ph. fenwistriatum MH. presa al diametro di mm. 45, in grandezza na-
turale . . È c c
Fotozincotipia del Pn. Meneghini Caimi da Medolo, Fadda ci fianco in grandezza na-
turale .
Linea lobale del 7. fon Tensis Mon. presa ‘al Fangno di mm. 45, in nd apiiunalia 6
Linea lobale del Lyt. audax MGH. presa al diametro di mm. 17, ingrandita tre volte .
Linea lobale del Lyt. audax MGH. presa al diametro di mm. 30, ingrandita tre volte.
Linea lobale del Lyt. piychophorum CAN. presa al diametro di mm. 30, SE due
volte 4) 0 . ole: . 0
Linea lobale del Lyt. SOA inuo. presa al diamenro di mm. 34, in idea
naturale 5
Linea lobale del Lyt. apenninicum Fvo. presa a Soagno Co mm. 11, muoio soin
volte
Linea lobale dell’ I) miserrimum Huo: presa al mono di mm. 6, nonno sei “gola,
Linea lobalé della D. Vernosae Zirr. (es. SER presa al diametro di mm. 35, in gran-
dezza naturale 0 .
Linea lobale della D. Vernosae Zion presa al Mmgiro di mm. %, in ) Ganiiza na-
turale c
Linea lobale della DI Tar. citi Puc c. presa al dicmaoino dii mm. Do in mado animale,
Linea lobale della D. Paronai Fuc. presa al diametro di mm. A in grandezza naturale.
Linea lobale dell’ Amph. Canavarii Fuc. presa al diametro di mm. 13 circa, ingrandita tre
volte . o 0 o 0 0 o 0 , 0 0 o 0 c
Linea lobale del Tr. Flandrini Dum. var. semilaevis Fuc. presa al diametro di mm. 80,
in grandezza naturale . a È
Linea lobale del Tr. Zitteli Fuc. presa al diaicno di circa mm. 85, in andoza na-
turale DA 0
Linea lobale del Tr. Stefani Ho! presa al dlinioino di mm. 27, guado due volto
Linea lobale del Cy2. Stahli OpP. presa al diametro di mm. 35, in grandezza naturale .
Linea lobale dell’Arietic. Algovianum OPP. presa al diametro di mm. 30, in grandezza na-
turale 0 0 o o 6 ò : ° 0 0 . .
Linea lobale dell’Ar 0 >) Bertrandi Ki. presa al diametro di mm. 45, in grandezza
naturale o :
Linea lobale dell’ Arietic. a OO OPP. ica al domo di mm. 41, in Erimniaza
naturale .
Linea lobale dell’ Arietic. asia Hue! presa al dins Di mm. 45, in anda na-
turale . o
Linea lobale dell’ Arietic: ( ©) Tuilico Box. aa a domo i mm. 98, in Gronda na-
turale
1) Per errore di stampa si legge nel testo fig. 9 invece di fig. 6.
2) Nel testo per errore si legge Harp. invece di Arietic.
8) Nel testo per errore si legge Harp. invece di A»ietic.
Vol. V (1899)
148
151
154
156
156
158
159
160
162
TU
78
Fic. 24. —
»
25.
A. FUCINI
Linea lobale dell’Harp. Boscense ReIN. presa al diametro di mm. 28, in grandezza naturale.
Linea lobale ui cfr. pectinatum Men. presa al diametro di mm.16, ingrandita due
volte ò
Linea lobale dell’ Harp, ? CT Ita presa ni dando di mm. 39, in gr A salina,
Linea lobale dell’Z7arp.? Pantanellii Fuc. presa al diametro di mm. 26, ingrandita due volte.
Linea lobale del Gramm. Normanianum D’OrB. presa al diametro di mm. 44, in gran-
dezza naturale 0 ; o o ò . 5 .
Linea lobale del Gramm. Normanianum D Oa var. costicillata Fuc. presa al diametro di
mm. 42, in grandezza naturale o o a
Linea lobale del Gramm. Normanianum D ara var. (0) Fuc. forno dala acta igda
al diametro di mm. 42, in grandezza naturale
Linea lobale del Gramm. Normanianum D’ORB. var. semilaevis nol presa al diamcno di
mm. 32, in grandezza naturale 5 6 0
Linea lobale del Gramm. varicostatum Fuc. RA al Gianico di mm. 40, in dda na-
turale .
Linea lobale del Gramm. rag na Enc! presa al danono ch mm. (39 in sandaza aefimalo,
Linea lobale del Gramm. Portisi Fuc. var. Zitteliana Fuc. presa al diametro di mm. 45, in
grandezza naturale. 0
Linea lobale del Gramm. Isseli Huo presa ‘al Rich Mi mm. 31, in andaza saio,
Linea lobale del Gramm. cfr. falculatum REYN. presa al diametro di mm. si in grandezza
naturale . $ 3 ò Ò
Linea lobale del Erano: Mara) Fue. presa a i ontsto di mm. 45, in asia na-
turale } - È
Linea lobale del Gramm. aio elit Ta presa al dame di mm. 43, in andeza tonale,
Linea lobale del Gramm. Bassanii Fuc. presa al diametro di mm. 54, in grandezza naturale.
Linea lobale del Gramm. Ombonii Fuc. presa al diametro di mm. 70, in grandezza naturale.
Linea lobale dell’ H7il4. Lavinianum Mex. presa al diametro di mm. 52, in grandezza naturale.
Linea lobale dell’ 7774. Lavinianum MGH. var. coniungens Fuc. presa al diametro di mm. 45,
in grandezza naturale
Linea lobale dell’ Hd. Lavinianum Mca var. br assai ho oa posa al engno di mm. 43,
in grandezza naturale £
Fotozincotipia del modello dell’ saranno di Hild. Mao nansa ani em. Mon. o galonio
da Bose (Rivière), in grandezza naturale ò
Linea lobale dell’Hil/d. mirificum Fuc. var. semiradiata iTna presa al Aomghno. di mm. 33,
ingrandita due volte
Linea lobale dell’72/4. inclytum eo presa dI dia melto di mm. 38, in SZ nio
Linea lobale dell’ 7i24. inclytum Fuc. presa al diametro di mm.45, in grandezza naturale.
Linea lobale dell’ Hild. intumescens Fuc. presa al diametro di mm. 84, in grandezza naturale.
Linea lobale del Coel. Ragazzonii HAUER presa al diametro di mm. 15, ingrandita due volte.
Linea lobale del Coe. ausonicum Fuc. presa al diametro di mm. 26, in grandezza naturale.
Fotozincotipia del Coe. ausonicum Fuc. di Clivio in Lombardia, in grandezza naturale .
[104]
Vol. VI (1900)
pag.
18 [44]
22 [48]
24 [50]
27 [53]
28 [54]
30. [56]
30. [56]
31 [57]
33. [59]
34 [60]
36 [69]
38 [64]
40 [66]
42 [68]
45 [11]
47 [73]
49. [75]
53. [79]
55 [81]
56 [89]
58 [84]
61 |87]
62 [88]
63 [89]
64 [90]
67 [93]
70 [96]
70 [96]
»
I. NAMIAS
OSTRACODI FOSSILI DELLA FARNESINA E MONTE MARIO
PRESSO ROMA
(Tav. XIV, XV [I, II])
Per consiglio del prof. PANTANELLI cominciai negli anni scorsi qualche ricerca sugli Ostracodi fossili;
avendo poscia avuto occasione di recarmi a Firenze e Roma, trovai presso persone gentilissime appoggio,
libri e materiale fecondo di ricerche. L’ egregio prof. DE STEFANI, direttore dell’ Istituto geologico di Fi-
renze, mi fu largo di suggerimenti e di testi indispensabili; l’amico carissimo prof. Antonio NEVIANI del
R. Liceo Ennio Quirino Visconti di Roma mi fornì le sabbie dalle quali rilevai le specie che formano
oggetto della presente memoria. All’inspiratore e ai coadiutori tutti efficacissimi esprimo sentitamente la
mia gratitudine. :
INDICE BIBLIOGRAFICO
1850. Bar W. . . . — The natural history of the British Entomostraca. Mag. Zool. Bot., vol. I, pag.
265. London.
» — . +. . — Description of some new species and genera of British Entomostraca. Proc. Zool.
Soc., pag. 18. London.
» Reuss F. A. . . — Die fossilen Entomostraceen des Oesterreich' schen Tertictirbechens. Nat. Wiss. Abh.
3. Wien.
1852. Bosquer J.. . . — Description des Entomostracés fossiles des terrains tertiaires de la France et de la
Belgique. Mém. des sav. étr. de 1’ Acad. Belg., tom. 24. Bruxelles.
1856. Jones T. R. . .— A Monograph of the tertiary Entomostraca of England. Palaeont. Soc. London.
1858. Eearr J. G. . . — Die Ostracoden der Miocîin-Schichten bei Ortenburg in Nieder-Bayern. Stuttgart.
1865. SarsG. 0. . . . — Oversigt of Norges marine Ostracoder. Christiania.
» Brapy G.S. . . — Specie Ostracoda new to Britain. Ann. Mag. N. H., vol. 13, pag. 59. London.
» — . . — Fossil Entomostraca from the Brich-eart. Ann. Mag., serie III, vol. 13, pag. 16.
London.
1868. — . . — Sinopsis of the recent British Ostracoda. Intellectuel Observer., vol. 12, pag. 110.
London.
» —, . . — A Monograph of the recent British Ostracoda. Trans. Linn. Soc., vol. 26, pag. 353.
London. |
» SpereR Osx. . . — Die Ostracoden der casseler Tertidirbildungen. Cassel.
80 I. NAMIAS [2]
1869. Brapv G.S. . . — Report Ostracoda dredged amongsi the Hebrides. Brit. Ass. rep. London.
1871. -— . . — Description of Ostracoda in « Les fonds de la Mer». Bordeaux.
1874. Brapy, Crosstev H. V. and Rosertson. — Monograph of the post-tert. Entomostraca of Scotland. London.
1878. Brapr G.S. . . — Monographof the Ostrocoda of the Antwerp Crag. Trans. Zool. Soc., vol. 10. London.
» Terquem M. 0. . — Les Foraminifères et les Entomostracés-Ostracodes du pliocène supérieur de l° èle
de Rhodes. Mém. Soc. géol. frang., vol. I, serie III. Paris.
1880. . Branpy G.S. . . — Report on the voyage of H. M. Challenger, vol. X. London.
» Secuenza G. . . — Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria. Roma.
1882-86. _ . . — Gli Ostracodi del porto di Messina in Nat. Sicil., anno II, pag. 284; anno III, pag.
39, 75, 124, 149, 186, 253, 319; anno IV, pag. 44, 76, 110; anno V, pag. DI.
» — . . — Il Quaternario di Rixxolo. Ibid., anno II, pag. 182, 199, 223, 256; anno III, pag.
16, 48, 67, 115, 141, 179, 223, 262, 287, 308, 349; anno IV, pag. 33, 35, 166,
157, 204, 214, 250, 295; anno V, pag. 22, 31, 123, 149, 166, 186, 238.
1884. Carus J.V. . . — Prodromus faunae Mediterraneae, vol. I.
1887. Zrrrer KAarL A. . — Traîté de paléontologie, vol. I, pag. 545. Paris.
1889. Jonesand SterBorn — A suppl. Monograph of the tert. Entom. of England. Palaeont. Soc. London.
1889. Terrier GuanieLmo — Calcare (Macco) di Palo e sua fauna microscopica. Acc. d. Lincei. Roma.
1894. Miner G. V.. . — Die Ostracoden des Golfes von Neapel. Berlin.
1896. LienengLAUS G. . — Die Ostracoden aus dem Miocaen von Ortenburg in Nieder-Bayern.
» — . — Collektion Egger. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Miinchen.
1899. CapenER G. . . — Contribuzione allo studio degli Entomostraci dei terreni pliocenici del Piemonte
e della Liguria. Estr. dagli Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, vol.
XXXV. Torino.
CENNI BIBLIOGRAFICI
L’opera prima fondamentale sugli Ostracodi sembra sia stata quella di MùLLER O. F., Enfomostraca seu
Insecta testacea (Lipsia, 1785), che cominciò dal considerare questi organismi come un ordine distinto.
Dopo vennero alla luce le ricerche di RAMmbOHR (1805), di LATREILLE, Histoire naturelle des crustacés et
des insectes, 1817, di JURINE, coll’ Histoire des Monocles quì se trouvent aux environs de Genève (Genève,
1820), di Strauss H. E., Meémoire sur les Cypris, Paris, 1821, di MiLne EpwaRrDS, Histoire naturelle des
crustacés. Tutte queste opere però trattano principalmente dell’organizzazione e dello sviluppo degli
Ostracodi, «mentre per la classificazione sono fondamentali i lavori di ZENKER (1854), Barrp, Brapy, FI-
scHER, Craus, SARS (1865), del quale ultimo i criteri ancora oggi sono quasi integralmente ammessi. Le
ricerche sulle forme fossili procedettero di pari passo con quelle sulle forme viventi, ma in modo assai
più lento, per le forti difficoltà che si ebbero a superare. Qualche Ostracodo fossile dei terreni terziari
e di altre formazioni fu descritto da DesMaREST e SowerBy. MunstER nel 1830 rilevò dagli strati marini
di Osnabriik, Maestricht e Hof 22 specie che attribuì tutte al genere Cythere.
HisincER (1837) descrisse una grande Leperditia siluriana, e poco dopo comparvero i lavori di DE
KoxINcK (1841-44) e di M° Coy (1844) che dimostrarono l’esistenza di numerosi Ostracodi nel carbonifero.
Questi dati generali sono stati tolti da ZIrtEL, Zraité de paléontologie, pag. 548, 549. I due autori che
più largamente contribuirono alla conoscenza degli Ostracodi furono gli inglesi Brapy G. S. e Jones R.;
nel primo prevalse l’indirizzo allo studio delle forme viventi, nel secondo, a quelle fossili. I lavori, pub-
[3] I. NAMIAS 81
blicati da Brapy, o da solo, o in collaborazione con CrossKEey e RoBERTSON sugli Ostracodi, sono oltre 30,
e quasi tutti hanno molta importanza.
Di quelli che ebbi fra mano accennerò alla Monograph of the recent British Ostracoda (1868) nella
quale sono descritte e in gran parte illustrate 112 specie, distribuite geograficamente secondo 4 tipi.
Tipo artico, accoglie quelle specie che raggiungono il maggior sviluppo a ;% Farenheit; — Tipo scandi-
navo, comprende le specie illustrate specialmente da LiLieBorRa, MiLcER, SARS, NoRMAN ece.; — Tipo in-
glese, riguarda le specie proprie dei mari inglesi; — Tipo atlantico, si riferisce alle specie proprie del
Mediterraneo e già in gran parte considerate nelle opere dello stesso Brapy, Les fonds de la Mer.
La Monograph of the post-tert. Entom. (1874) in collaborazione con Crosster e RoBERTSON, è molto
interessante dal lato paleontologico, giacchè comprende 241 specie dei terreni quaternari d’Inghilterra, e
nel KReport Challenger (1880), sono descritte 284 specie.
I lavori di Jones, che pure meritano molta attenzione per gli Ostracodi terziari, sono: Monograph ter-
tiary Entomostraca of England (1856), con 136 specie, accompagnate da importanti osservazioni critiche,
e il Supplement Monograph (1838), Jones et SHERBORN, dove figurano 184 specie, buona parte delle quali
già accennate nell'opera precedente, e val la pena ancora di ricordare dello stesso autore i due lavori
sugli Entomostraci cretaceò d’ Inghilterra (1849), e sugli Entomostraci del carbonifero (Jones, BRADY e
KiRKBY, 1874).
Il Belgio e la Francia contribuirono degnamente alla conoscenza degli Ostracodi colle opere di
Bosquer (1852) e TeRQuEM (1878). L’opera di Bosquer, Entomostracés fossiles des terrains tertiaires de
la France et de la Belgique, dimostra che i terreni terziari di quelle regioni contengono 83 specie, delle
quali 47 appartengono esclusivamente ai terreni eocenici, 22 a quelli miocenici, 4 ai pliocenici.
Per quanto può interessare i depositi italiani, sonvi tre specie, Bardia strigulosa, Bairdia linearis,
Cythere Edwardsti, che s'incontrano anche negli strati pliocenici della Sicilia, ciò che è confermato nei
lavori di SeGuENZA soltanto per la Cythere Edwardsti, e 7 specie, Bairdia subradiosa, Bairdia subdeltoidea,
Bairdia arcuata, Cythere scrobiculata, C. scabra, C. favosa, C. punctatella, C. cicatricosa che si trovano
nelle sabbie gialle di Castellarquato.
L’opera di TERQUEM, Les Foraminifères et les Entomostracés-Ostracodes du pliocène supérieur de l° ile de
Rhodes, comprende una raccolta di 93 specie e 9 varietà. Ogni genere è oggetto di acute osservazioni,
specialmente per quanto concerne la classificazione. In quanto poi al parallelismo delle formazioni ana-
loghe, l’autore conclude che soltanto rilevasi essere la fauna più ricca di quella dei terreni superiori
d’ Inghilterra, e un po’ più scarsa di quella dei dintorni di Vienna.
La Baviera e l’Austria-Ungheria offrono le opere di EGGeR (1858), ReUSSs (1850), LIENENKLAUS (1896);
i lavori di Reuss non ebbi mezzo di conoscerli, la memoria di EcceRr, Ostrakoden der Miocàn-Sch. bei Or-
tenburg in Nieder-Bayern è una continuazione della fauna microscopica dei suddetti strati che insieme ai
foraminiferi vide la luce nel 1857, come il lavoro recentissimo di LIENENKLAUS può considerarsi conti-
nuazione e completamento della memoria di EGGER.
In Italia, lo studio degli Ostracodi, ebbe per primo GrusePPE SEGUENZA, che, come ovunque, anche
in questo ramo estrinsecò tutto quell’ingegno e quella mirabile attività, che ognora ne fanno deplorare
l’immatura perdita. Per quanto le Formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria costituiscano un
lavoro di considerazioni generali, gli Ostracodi vi sono tutt'altro che trascurati, e nel riassunto finale è detto
che gli Ostracodi terziari delle Calabrie cominciano nel langhiano, crescono nell’ elveziano e tortoniano ed
abbondano nel pliocene e quaternario. Sono 187 specie, delle quali le mioceniche si riferiscono per la
maggior parte alle specie del bacino di Vienna, quelle del pliocene e quaternario comprendono forme
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 11
89 I, NAMIAS [4]
identiche alle viventi, che crescono mano mano in numero dagli strati più antichi ai più recenti. L’in-
teresse destato da questi piccoli organismi in SEGUENZA fu tanto da indurlo poco dopo a due lavori
contemporanei sugli Ostracodi: Gl Ostracodì del porto di Messina, e il Quaternario di Rizzolo. Nel primo
sono esclusivamente esaminate le forme viventi nel porto di Messina, pescate a una profondità compresa
fra 50 e 57 metri. Proposito dell’ autore descrivendo questa fauna fu di confrontarla colle faune terziaria
e quaternaria, indicando per ciascuna specie ubicazione e distribuzione stratigrafica. Nel Quaternario di
Rizzolo la seconda parte del lavoro è riservata agli Ostracodi, mentre la prima per i resti fossili di un
Elephas africanus e di molluschi caratteristici, mostra ad evidenza che Rizzolo appartiene al quaternario
inferiore o al saariano di MAYER.
Agli Ostracodi doveva seguire lo studio dei Briozoi e dei Rizopodi, ma disgraziatamente sembra che
neppure gli Ostracodi abbiano potuto essere condotti a fine, chè, per quante ricerche abbia fatto spinte
fino alla biblioteca privata del compianto SEGUENZA, e ciò per gentile intromissione del prof. FICALBI, e
del dott. Lurer SEGUENZA, l’opera risultò incompleta e con una sola tavola, mentre nel corso del testo
risultano più tavole. Le specie spigolate in diverse annate del “ Naturalista siciliano , sono 112, e in gran
parte trovano riscontro con quelle della Farnesina.
Dopo SeGuENZA si arriva fino al 1889, in cui nella memoria di TerRrIGI, IZ Calcare (Macco) di Palo,
sono menzionate 8 specie di Ostracodi; e poi al 1899 nel quale anno uscì una nota del dott. GIUSEPPE
CAPEDER, Contribuzione allo studio degli Entomostraci dei terreni pliocenici del Piemonte e della Liguria,
dove sono descritte 30 specie, illustrate in una tavola, delle ‘quali solo 9 erano finora note per i terreni
pliocenici italiani. Nel 1899 pure, nella memoria del prof. M. CANAVARI, Fauna dei calcarì nerastrì con
Cardiola ed Orthoceras di Xea S. Antonio in Sardegna (Palaeontographia Italica, vol. V) è descritta una
microfauna d’Ostracodi, per la maggior parte nuova, simile a quella siluriana di altre regioni d’ Europa.
Non posso chiudere questi brevi cenni senza accennare all’opera di MùLLER G. V., Ostracoden des Golfes
von Neapel, che, per quanto esca dal campo paleontologico, merita tuttavia l’attenzione degli studiosi
per la sua grandiosità e per le splendide illustrazioni nella stessa contenute. Sono oltre 250 specie, delle
quali poche trovano riscontro con forme fossili, illustrate in 40 tavole.
[5] I. NAMIAS 83
INTRODUZIONE
Si on acquiert la convietion que les espèces, loin
d’ètre fixes, ont subi d’incessantes modifications, on
devra renoncer è créer des noms pour les moindres dif-
férences, on les réservera aux changements de quelque
importance ....
(A. GAUDRY. Essai de Paltontologie philosophique,
pag. 198. Paris, 1896).
Gli Ostracodi hanno una storia geologica abbastanza antica, delle sei famiglie conosciute allo stato
fossile le Leperditidae appartengono completamente e le Cyprinidae in maggioranza all’era paleozoica.
GauDRY nei suoi ossiles primaires (Parigi, 1883) accenna alla Leperditia cambrensis, che assieme a una
Lingulella, rappresenta uno fra i più antichi fossili scoperti in Europa. Delle altre famiglie le Policopidae
cominciano nel carbonifero e riappariscono alla fine del pliocene, le Cypridae cominciano pure nel silu-
riano col genere Bairdia che ha un aumento sensibile nel carbonifero, e prosegue senza interruzione con
un rappresentante molto diffuso ancora vivente che è la DB. subdeltoidea MunstER. Le due famiglie però
che si distinguono per maggior abbondanza di generi sono le Cytherellidae, ma più specialmente le Cy-
therìdae, entrambe comincianti nel siluriano.
La classificazione degli Ostracodi fu in modo speciale trattata da parecchi autori quali MùLLER, 0.
F. BarrD, LATREILLE, DANA, LintieBORG; SARS nel 1865 pose le basi di una razionale classificazione, la
quale ancora oggi prevale, l'ordinamento di SARs da me pure adottato è il seguente:
; ( Oypridae
I. Sezione — Podocopa ;
{ Cytheridae
Cypridinidae
II. » — Myodocopa | TR O Vytherellidae.
Ù ù i Conchoeciadae Li : Fia eyconan| Carla
III. Sezione — Cladocopa | Policopidae.
L’unica variante introdotta seguendo il criterio di MùLreR G. V. (1894) consiste nell’ aggregamento
delle Cytherellidae alla sezione Podocopa nella quale sono comprese tutte le specie della Farnesina.
Il paleontologo ha nello studio degli Ostracodi a disposizione mezzi molto limitati che si concentrano
nel solo guscio, se a ciò si aggiunge l’estrema fragilità dello stesso, si arguisce come le osservazioni com-
plete ed esaurienti non riescano agevoli. Del resto anche questi piccoli organismi al pari dei mag-
giori possono portare valido contributo nella conoscenza dei piani geologici, ma per giungere a renderli
realmente utili conviene procedere assai cautamente nell’ammettere nuove specie. Per le numerose ri-
cerche fatte e pel tempo non indifferente impiegatovi ho potuto convincermi che se la fusione di specie
mal sicure o di poco valore è utile in qualsiasi branca paleontologica, è indispensabile per gli Ostra-
codi. Guidato da tale criterio la presente memoria può piuttosto considerarsi una modesta critica a
specie note o ritenute tali, anzichè un’ esposizione di forme nuove. Infatti sopra 51 specie esaminate,
5 soltanto considerai come nuove, e 3 come varietà nuove di specie già descritte. Fra le specie
che non erano ancora state ricordate nei depositi italiani accennerò: Oythere plicata, C. scrobiculoplicata,
Cytheridea (Bairdia) subradiosa; fra quelle che ancora non furono riscontrate fossili, Cythere parallelo-
gramma, C. hamata, C. acupunetata, C. gibbosa, Argilloecia messanensis, Macrocypris tumida, Bythocypris
Bosquetiana. Le specie furono tutte figurate non per accrescere il lusso della pubblicazione, ma per la ne-
$4 I. NAMIAS 16]
cessità di affermare nettamente la forma che mi sembrò tipica di molte specie note, e per le numerose
varianti riscontrate. L’ingrandimento dei disegni fu di 45 diametri. Le specie che offrirono più abbon-
danti esemplari, e quindi più largamente discusse, furono le seguenti: Cythere Edwardsti, C. Jonesi, C.
cymbaeformis, C. convera, C. Speyeri, C. sororcula. In quanto alle conclusioni finali che potrebbero aggiun-
gere qualche elemento di conoscenza alle classiche località della Farnesina e Monte Mario sono brevis-
sime e precisamente queste. Gli Ostracodi studiati provengono dal N. 3 della successione stratigrafica indi-
cata da A. NEVIANI nella sua memoria: Briozoi fossili della Farnesina e Monte Mario presso Foma, e cioè
da sabbie argillose grigie. I risultati del quadro comparativo tradotti in cifre, sopra 43 specie, sono: mio-
ceniche 2, plioceniche 18, postplioceniche 31, viventi 31, delle quali 6 esclusive Mediterranee, 7 d'altri.
mari, 17 comuni, e quindi 23 viventi nel Mediterraneo. Questi dati porterebbero quindi a confermare
l'opinione dallo stesso NEVIANI espressa sull’autorità di SecueNza, ManzonI, DE STEFANI, che gli strati
della Farnesina e Monte Mario siano da attribuirsi a un postpliocene antico.
Istituto di Geologia e Mineralogia della R. Università di Modena, 1.° aprile 1900.
TABELLA COROLOGICA DELLE SPECIE DESCRITTE.
(AvvERTENZA. — In questa tabella non sono indicate le nuove specie e le nuove varietà trovate alla Farnesina ed a Monte Mario).
io ene SE Viventi
Miocene Pliocene Postpiocene | TT 1-77
Calabria | Calabria | Palo Ca Rizzolo | Calabria 5 s
Liguria E E
Il Pontocypris trigonella SARS. 0 . et —L = = “LL E db Da
D, » compressa SEG. 0. = ES Da 26 Da DA dd Do
3 Argilloecia messanensis SEG. . . . _ Do - = = = -
4 » subreniformis SEG. . . . . —_ 2 = = + Sa te, pae;
5 Macrocypris setigera BRADY... . —_ = = = DE SZ - DIE
6 » CRIGONASASE GRAZ IO — = = = A = Ji BE:
1 » tumida BRADY . . . . . —_ —- — _ _ = = +
8 Bythocypris bosquetiana BRADY. . . . — = = = = pes SE SLY
9 Bairdia subdeltoidea MUNST. |... . pin + + SE zi | 23 sl AL
10 » ANGUIOSTASE GC MMARROT O. —_ = = - 2a SL a de
11 Cythere convera BAIRD . . . ... _ + + + LL = SL +
12 » ISPERERO ISIRINDNE nio o 0 0 i —_ — + — + = LIE 2IÒ
13 » cymbaeformis SEG... . .°. — — —_ = BE 3 i per
Da riportarsi 1 4 3 9 8 3 8 7
fr]
I. NAMIAS
Fossili mel
—===—=-=::*-< =>°>*°?*#<--—€”77”r” ==
Viventi
85
Miocene Pliocene Postplioceno | TT
Calabria | Calabria | Palo FIEMONE Rizzolo | Calabria 5 L
Liguria Ei E
Riporto 1 4 3 2 8 3 8 7
14 Cythere sororcula SEG. _ + + = = = 5 =
15 » foveolata SEG. = = de ci +? I
16 » parallelogramma BRADY = o 2 ni EAT SI SS st
17 » antiquata BAIRD. = = A +? ann AE LL SL
18 » canaliculata REUSS . = = dda e cr
19 » quadridentata BRADY . — — = Le ss SL SL 2IÉ
20 » plicata MUNST. —_ = 2 DO = d. fra por
21 » scrobiculoplicata JONES = _ ea = = A e: DE
22 » hamata MULLER. _ — 2 = i ZL Sb Pa
23 » Edwardsii Roem. 5 SL Dr SL aj pen iL Ba
24 » Jonesi BAIRD. . . /./. . | + + e = La = ME DE
25 » emaciata BRADY . = = e na iL Ale E Sl
26 » acupunctata BRADY. =. _ > = SS di SA SL
27 » gibbosa BraDY et RoBERST. = —_ ES SLA nES VS ti ni
28 » dasyderma BRADY . = — = ES = = strat. — Rizzolo non rara, Farnesina, assai comune.
Per quanto si può giudicare dalle figure e dall’esauriente descrizione di SEGUENZA, gli individui nume-
rosissimi della Farnesina, quasi perfettamente coincidono con quelli di Rizzolo, e si avvicinano assai alla
92 I. NAMIAS [14]
C. Cymba Brapy, che dallo stesso SecuENZA fu considerata molto affine alla C. cymbaeformis. Accennerò
soltanto a quelle varianti che mi decisero per fare una varietà.
Convenuto che anche in questa specie la differenza fra individui femminili e maschili è molto sen-
sibile, rilevo, che i primi hanno forma più larga, i secondi poi si presentano non solo svelti e allungati
nei limiti imposti da SEGUENZA, ma ricordano molto per l’andamento flessuoso e sigmoide le forme maschili
della ©. convera e ©. Speyeriì. In poche specie come in questa i tubercoli cardinali si mostrano tanto
nitidi; la scultura poi tanto negli individui maschili che nei femminili mi è sembrata più variabile, che
non negli esemplari di Rizzolo, e non sempre le escavazioni hanno forma allungata, ovato-elittica, ma
spesso sono angolose e irregolari. — Diam. long. degli individui maschili mm. 0,75, degli individui fem-
minili mm. 0, 80.
Cythere sororcula Secuenza. — Tav. XIV [I], fig. 17.
1879. Cythere sororcula Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 192, 289, tav. XIV, fig. 18.
1889. — — TerrIci. IZ Calcare (Macco) di Palo, pag. 7, tav. I, fig. 1.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
» Strat. — Pliocene di Calabria, di Palo, Farnesina, molto frequente.
Mi è sembrato’ che le figure date per questa specie ne pongano poco in rilievo la scultura caratte-
ristica per la quale, si distingne dalla C. forricata Ter, dalla C. Lubbockiana Brapr, dalla C. elegans
MuLLER, dalla C. ovalis BrAaDY colle quali tutte ha somiglianze più o meno spiccate di forma. La conchiglia
ha aspetto allungato reniforme, col margine dorsale fortemente incurvato, col margine ventrale concavo.
La regione anteriore è ampia obbliquamente arrotondata, la posteriore subquadrata termina con una pro-
minenza ottusa. Entrambi le regioni si mostrano crenate negli individui a sviluppo incompleto, in quelli
adulti Ja crenatura è molto labile, spesso non esiste affatto, e così la concavità del margine ventrale
sembra accentuarsi in ragione diretta dello sviluppo. Tali varianti diedero origine anche in un osservatore
abilissimo come SEGUENZA a varietà (v. minor SEGUENZA, loc. cit., pag. 289), mentre vanno considerate come
fatti transitori; e se ho potuto giungere a rilevare ciò, fu soltanto per l'abbondanza degli esemplari esaminati.
La superficie è adorna da numerosi, profondi, irregolari incavi che specialmente in corrispondenza delle
regioni estreme assumono aspetto speciale. Presso la regione anteriore gli ornamenti giungono fino a un
dato limite, lasciando un largo margine interno che segue il regolare andamento arrotondato della regione
stessa, procedendo verso la regione posteriore essi si prolungano raggiungendo quasi l’estremo limite della
conchiglia, di modo che tutto l’insieme assomiglia a un arabesco rilevato. L'importanza di questo carattere
ornamentale era stata intraveduta da SeGuENZA che nelle poche parole della sua descrizione non mancò di
accennare agli incavi angolosi disuguali irregolarissimi che si allungano mano mano verso
l'estremo anteriore e ne cingono il margine. — Diam. long. mm. 0, 80; diam. trasv. mm. 0, 40.
Cythere foveolata Secuenza non Brapy var. intermedia n. v. — Tav. XIV [I], fig. 18.
1880. Cythere foveolata Secuenza. Form. ter. Reggio Cal., pag. 324, tav. XVII, fig. 23.
1884. — — — Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno III, n. 5, pag. 118, tav. II, fig. 2.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
» Strat. — Pliocene di Calabria, Rizzolo?, Farnesina, non frequente.
Questa specie oltre che alla O. foveolata Sec. assomiglia molto alla C. diflera Tero. (Plioc. sup. de
\
{15] I. NAMIAS 93
ile de Rhodes, pag. 112, tav. XIII, fig. 6 a-c.), però reggendo meglio il confronto colla figura e descrizione
di SEGUENZA mi sono attenuto alla sinonimia di quest’ultimo. Probabilmente SecuENZA nel quaternario di
Rizzolo ripetè la descrizione di questa specie ma disgraziatamente la tavola II degli Ostracodi di Rizzolo
non è reperibile, è forza quindi rimanere nell’ ipotesi. Colla specie di Calabria, gli individui della Far-
nesina si troverebbero d’accordo, salvo piccole varianti, consistenti nelle dimensioni alquanto maggiori,
e nell’andamento dei margini laterali, più flessuoso. Colla C. biflera TeRq. le varianti si riferiscono prin-
cipalmente alla scultura.
Le grosse punteggiature caratteristiche della ©. diflexa trovano riscontro nelle infossature della C.
foveolata le quali però anche per disposizione variano sensibilmente, oltre ciò i margini laterali non
sì mostrano tanto coarctati come nella C. diflexa. Riconosciute le affinità e le differenze di questa specie
colle due suaccennate, non potendo nè aggregarla nè separarla definitivamente, ho stabilito di chia-
marla var. intermedia.
Per aggiungere qualche dettaglio dirò che questa varietà ha forma allungata, regolare, com-
pressa, chiusa fra margini uniformi, prima curvi, poi leggermente flessuosi; lunghezza della conchiglia
doppia della larghezza, regioni anteriore e posteriore arrotondate, la regione posteriore alquanto meno.
La superficie è occupata totalmente da infossature, piuttosto grandi, specie nell’estremo limite delle re-
gioni anteriore e posteriore, inoltre nella regione anteriore le infossature hanno una certa tendenza alla
disposizione seriale concentrica, senza però raggiungere la regolarità loro assegnata da TeRquem. Nel re-
stante della superficie i fori sono piccoli e hanno forma elittica. — Diam. long. mm. 0,85; diam. trasv. mm. 0,42.
Cythere parallelogramma Brapy. — Tav. XIV [I], fig. 19, 20.
1880. Cythere parallelogramma Brapy. Rep. Chall., pag. 82, tav. XV, fig. 1a,e.
Distr. geogr. — Islanda, da 50 a 150 fathoms.
5 strat. — Farnesina, abbondante.
Conchiglia oblunga quadrangolare, lunghezza maggiore del doppio della larghezza, regione anteriore
obliquamente rotonda, dentellata nel mezzo, regione posteriore ‘subquadrata, ottusa, acuminata e dentata
nelle valve destre, larga quadrangolare e fortemente incavata nelle valve sinistre, margine ventrale retto
nelle valve destre inflesso nelle sinistre, margine dorsale retto sul principio, poi quasi al congiungimento
della regione posteriore formante una notevole insenatura nelle valve sinistre, notevolmente ondulato
nelle destre. La superficie è occupata da grandi escavazioni di forma irregolare, le quali nella regione
centrale di qualche esemplare, sono allineate, longitudinali rilevate. Presso la regione anteriore gli orna-
menti hanno forma semi-elittica e seguono la rotondità e obliquità della regione stessa. Le valve destre
sono più esili delle sinistre, come gli individui maschili sono più esili dei femminili. Le illustrazioni di
BRADY riproducono quasi alla perfezione la struttura degli esemplari della Farnesina, soltanto le dentel-
lature della regione anteriore oscure per Brapy sono nel mio caso ben evidenti, e la scultura mi pare
più fortemente impressa. — Diam. long. mm. 0,71; diam. trasv. mm. 0,32.
Cythere antiquata Barrp. — Tav. XIV [I], fig. 21.
1856. Cythereis senilis? Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 37, tav. III, fig. 8 a, d.
1868. Cythere antiquata Brapy. Monogr. rece. Brit. Ostr., pag. 417, tav. XXX, fig. 17-20.
1874. — — Bray, Crosstey et Rosertson. Monogr. post-tert. Ostr., pag. 170, tav. XII, fig. 8-10.
od I. NAIMAS [16]
1878. Cythere senilis. ‘Terquer. Foram. et Entom.-Ostr. de Rhodes, pag. 115, tav. XIII, fig. 14 a-e.
1880. — antiquata Secuenza. Form. tert. Reggio Cal., pag. 363.
1884. — — _ Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno III, n..5, pag. 144.
» — senilis Secuenza. Id. Loc. cit., anno III, n. 6, pag. 181.
» — antiquata Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 301.
1894. Cythereis /— Mircor. Ostr. d. G. Neapel, pag. 374, tav. XXIX, fig. 18-24.
1899. Cythere senilis? CareDeR. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 13, fig. 25.
Le illustrazioni di MùLLER sono indubbiamente quelle che più fedelmente riproducono questa specie.
Il tipo caratteristico è dato da una forma largamente arrotondata nella regione anteriore, quadran-
golare nella posteriore. La regione anteriore è munita di forti e ottuse spine le quali si ripetono più
esigue, acute, serialmente disposte nella regione posteriore, specialmente verso il margine ventrale che è
retto; il margine dorsale ha pure andamento rettilineo, ma è di tratto in tratto interrotto da tubercoli
e denticolazioni ottuse. La superficie è qua e là tubercolata, e i tubercoli prestano nelle forme viventi
. inserzione a setole; quasi parallelamente ai due margini laterali si notano due creste rilevate longitudi-
nali foggiate a cordone, che in corrispondenza delle regioni anteriore e posteriore sono interrotte. Le
illustrazioni di MùLLER oltre al pregio di mettere bene in evidenza i caratteri salienti, quali soltanto si
possono intravedere ma non rilevare nelle figure di Brapy (1868-1874), rendono ammissibile l'ipotesi
che la C. senilis Jones sia una specie di valore dubbio, e che le specie alla medesima riferite dagli autori
seguentisi debbano invece andare unite alla C. antiquata. Le figure date da Jones per la C. senzlîs sono
molto piccole, poco chiare, e assomigliano in modo assai spiccato a certe forme di piccolo diametro, forse
giovani della C. antiquata che ebbi sott'occhio. SEGUENZA nel quaternario di Rizzolo riferisce con sicu-
rezza alla C. serilis un solo esemplare, che risponde parzialmente alle figure di Jones, e completamente
a quelle di TerquEw, le quali chiunque voglia portarle a confronto colle incisioni di MULLER potrà senza
sforzo rilevare, tolta la differenza di grandezza, la perfettissima identità che esiste fra ©. senilis e C.
antiquata.
Cythere canaliculata Rruss. — Tav. XIV [I], fig. 22.
1858. Oythere canaliculata Eccer. Ostr. d. Mioc.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 33, tav. V, fig. 10, 11.
1880. — — Brapy. Rep. Chall., pag. 73, tav. XIV, fig. 7 a-d.
1884. — — SEGUENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 4, pag. 115.
Distr. geogr. — Australia, Baia Hobson.
2. strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, rarissima.
Conchiglia piuttosto allungata, e convessa, di forma ovato-rettangolare, con andamento flessuoso, lun-
ghezza quasi doppia della larghezza, regione anteriore arrotondata, regione posteriore subtroncata o an-
golosa, margine dorsale convesso, margine ventrale inflesso sul principio e sulla fine. Le escavazioni ir-
regolari che adornano la superficie formano una specie di graticciato grossolano, che lascia qua e là, pro-
fonde insenature o solchi, e tutto l’insieme della scultura assume aspetto ondulato. EecER chiama var.
daedalea una forma a ornamenti molto pronunciati che meglio di tutte le figure corrisponde agli esemplari
della Farnesina. — Molto affine a questa specie mi è sembrata anche la Cytherura undata BRADY (1874).
[17] | I. NAMIAS 95
Cythere quadridentata Brapy non Kavrwann. — Tav. XIV [I], fig. 23.
1868. Cythere quadridentata Branv. Monogr. rec. Brit. Ostrac., pag. 412, tav. XXXI, fig. 19-30.
1874. — - Brapy, Crosskey et RoseRtson. Monogr. post-tert. Entom., p.161, tav. XIII, fig. 22.
1879. . — —_ var. fenuis Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 363.
1884. — —_ Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 229.
Distr. geogr. — Gran Brettagna, Irlanda, Creta.
3 strat. — Quaternario d’ Inghilterra e Calabria, Farnesina, frequente.
La specie inglese corrispondente a questo nome ha quasi sempre la superficie dorsale carenata, per
la mancanza di tale carena, e per una scultura in genere più semplice, SEGUENZA ritenne opportuna la
distinzione degli esemplari di Calabria col nome di var. fenuis.
Gli esemplari della Farnesina sono assai numerosi, mancano costantemente come quelli di Calabria
della carena, ma non per questo ho ritenuto utile separarli dal tipo inglese per le seguenti ragioni:
I. Molto probabilmente la carena non accenna che a una fase di sviluppo più completo;
II. Anche nel Brapy vi sono figure senza carena perfettamente coincidenti cogli esemplari della Far-
nesina (Brapy, fig. 26);
III. Nella diagnosi di Carus forse una delle migliori, non si parla di carena.
Tolto questo, la specie della Farnesina, può essere riferita forse alle forme giovani della stessa specie
dei mari inglesi, e così come in quella si hanno i seguenti tratti caratteristici. La valva destra è con-
siderevolmente più sviluppata della sinistra. — Valve destre. Forma generale rettangolare, regione ante-
riore largamente e obliquamente arrotondata, munita di denticolazioni ben visibili, regione posteriore più
angusta subquadrangolare, con quattro o cinque denti ottusi, congiungimento della stessa ai margini laterali
declive, prolungato e forte rispetto al margine dorsale, breve rispetto al ventrale, margini laterali quasi
retti, superficie percorsa da fossette oblunghe con disposizione seriale. — Valve sinistre. Forma ovale
allungata, regione anteriore, strettamente e obliquamente arrotondata, denticulata come sopra, regione
posteriore angusta angolosa, dentata come sopra, congiungimento coi margini laterali con minor declivio,
margine dorsale curvo, ventrale prima curvo, poi inflesso, superficie come sopra. — Diam. long. mm. 0,90
Cythere plicata Miinsrer. — Tav. XIV [I], fig. 24.
1852. Cythere plicata Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 60, tav. II, fig. 13 @-d.
1856. . — — Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 32, 33, tav. IV, fig. 16; tav. V, fig. 8a-d; tav. VI, fig. 17.
858. — — Eccrr. Ostr. d. Mioc.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 24, tav. V, fig. 9.
1889. — — Jones et Siersorn. Suppl. Monogr. tert. Entom. Engl., pag. 29, tav. I, fig. 18.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
5 strat. — Terziario di Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Farnesina, rarissima.
È una fra le specie meglio identificabili per la sua forma caratteristica. Le figure di Bosquer non
mi sembrano molto fedeli, e forse meglio si addicono alla C. scrobiculoplicata Jon. Le figure di Jones si
avvicinano assai agli esemplari della Farnesina. La forma di questa specie è allungata linguiforme, la
regione anteriore è rotonda, discretamente ampia, la regione posteriore è invece ridotta in modo uni-
forme, e finisce ristrettamente e acutamente. Il margine dorsale è sul principio declive, poi leggermente
curvo, il ventrale prima curvo indi alquanto inflesso. La caratteristica notevole di questa specie è data
96 ° I. NAMIAS [18]
oltre che dalla forma singolare, dagli ornamenti superficiali che consistono in due accentuate e rilevate
pieghe percorrenti in senso longitudinale la superficie, la quale è altresì occupata da fori ellittici di dia-
metro diverso. Gli esemplari inglesi all’infuori delle pieghe longitudinali non mostrano altra scultura. —
Diam. long. mm. 0,75. i
Cythere scrobiculoplicata Jones. — Tav. XIV [1]; fig. 25.
1856. Cythere scrobiculoplicata Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 33, tav. VI, fig. 4-6 a-c.
1889. — — Jones et SterBorn. Suppl. Monogr. tert. Entom. Engl., pag. 30.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
5 strat. — Eocene e miocene d’Inghilterra, Farnesina, rara.
A primo esame fui perplesso nel riferimento di questa specie che sembra limitata ai depositi eoce-
nici e miocenici d’ Inghilterra, ma trattandosi di una forma i di cui caratteri spiccati e appariscenti sono
riconoscibili anche sulle sole figure non ebbi poi dubbio. Mi persuasi anche come accennai nella prece-
dente C. plicata più rara di questa, che probabilmente Bosquer ebbe sott'occhio la C. scrobiculoplicata
anzichè la C. plicata. Nella descrizione di questo autore infatti è detto che le valve arrotondate nella
regione anteriore, fortemente ristrette in quella posteriore, terminano con un lobo compresso e ar-
rotondato, questo lobo non esiste nella C. plicata, che termina bruscamente e semplicemente acuminata,
mentre offre nella C. scrobiculoplicata uno dei caratteri più salienti.
Innegabilmente questa specie ha qualche somiglianza colla C. plicata, ma nel limite della scultura
e della superficie solcata longitudinalmente. Le figure di Jones, come per la €. plicata, corrispondono
assai bene, soltanto esse accennano a una ornamentazione molto evidente e regolare, ciò che non appare
negli esemplari della Farnesina che a tratti, forse ciò è da attribuirsi a maggior dose di pigmento, o
d’incrostazione ingombranti la superficie. La forma generale della ©. scrobiculoplicata è ovale, convessa,
regione anteriore ampiamente arrotondata, posteriore pure rotonda, ma ristretta in senso obbliquo. La
superficie è percorsa da tre pieghe rilevate, delle quali la più evidente è la centrale, negli interstizi
lasciati dalle pieghe stesse, notansi le escavazioni angolose, ellittiche, ma prevalentemente ellittiche, co-
muni anche alla C. plicata. Notevole è il modo con cui i due margini laterali, leggermente curvati e
flessuosi, riunendosi alla regione posteriore, costituiscono la fime della conchiglia, determinando un lobo
compresso, arrotondato obliquo. Jones oltre la specie tipo descrive una varietà che chiama recta, distinta
per l'andamento meno obliquo del lobo terminale, e per la scultura non molto visibile e irregolare, forse
per quest’ultima condizione, nella varietà recta gli esemplari nostri troverebbero maggior identità, ma per
l’obliquità del lobo caratteristico, e per le dimensioni, caratteri comuni col tipo, ho preferito attenermi
semplicemente alla denominazione di C. scrobiculoplicata.
Cythere hamata MiLer. — Tav. XIV [I], fig. 26.
1894. Cythereis hamata Miner. Ostr. d. G. Neapel., pag. 373, tav. XXIX, fig. 19.
Distr. geogr. — Golfo di Napoli.
aa strat. — Farnesina, rara.
Come già ebbi occasione di menzionare le incisioni di MùLLER sono tanto nitide e accurate, che il
confronto ne riesce facile e persuasivo. Così è per questa specie che mostra sicuramente di identificare
la vivente trovata da MuùLLER nel golfo di Napoli. Il genere Cythereis al quale dall'autore fu ascritta è
[19] I. NAMIAS 97
di SARsS, e raccoglie quelle specie che mostrano conchiglia molto compatta, forte, calcificata, di
forma variabile, e abbondantemente scolpita. In questo genere dallo stesso M&LLER è pure contemplata
la C. convexa e la C. Speyerì da me poste nel genere Cythere. La distinzione fra Cythere e Cythereis, avrà
certamente valore per differenze anatomiche, mentre dal lato paleontologico, parecchi autori quali SE-
GUENZA, CARUS, ecc. hanno ritenuto più semplice includere il genere Cythereîs in quello Cythere, e così
uniformandomi a questi criteri non ho cambiato genere per questa specie.
La forma della conchiglia è ovale, allungata, convessa, regione anteriore arrotondata declive, regione
posteriore con eguale forma e portamento, soltanto più angusta e più spostata in fuori, entrambe le re-
gioni nettamente e fortemente frangiate, margine dorsale quasi retto, margine ventrale flessuoso,
essi non mostrano che rare smarginature. Una cresta costulata assai saliente percorre la superficie in
senso longitudinale obliquo, emanando diramazioni secondarie trasversali, che specie negli individui vi-
venti come si rileva dalle figure di MùLLER, mostrano di essere molto pronunciate, e di costituire una
specie di graticcio a larghe maglie, nel resto della superficie nulla di notevole, qua e là qualche leggiera
punteggiatura. Tanto la regione anteriore come quella posteriore restano limitate dalla superficie costu-
lata per due aree, la più notevole delle quali sta verso la regione posteriore, finamente striata. I ca-
ratteri notevoli di questa specie si compendiano nella frangiatura spiccatissima delle regioni estreme, e
nella costola articolata che occupa il centro della superficie. L'unica somiglianza che ho trovato un po’ pos-
sibile colle specie fossili, si riferisce alla C. spinigera TERQUEN, colla quale ha qualche tratto comune nel
margine frangiato, ma se ne distingue per gli ornamenti. — Diam. long. mm. 0,80.
Cythere Edwardsii Roewer. — Tav. XIV [I], fig. 27, 28.
1852. Oythere Edwardsii Bosquer. Entom. foss. de la France, pag. 94, tav. IV, fig. 14 a-d.
1879. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 125.
» _ _ var. radiatoplicata Secuenza. Id., pag. 192.
» — _ var. subinermis Secuenza. Id., pag. 363.
1880. — Stimpsoni Brapr. Rep. Chall., pag. 85, tav. XXI, fig. 6a, W.
1884. — — SeGuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno II, n. 6, pag. 182.
» _ — —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 6, pag. 187.
» — — Carus. Prodr. faunae Mediterr., pag. 297, n. 16.
1899. — — CapepER. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 12, fig. 22 a, d.
Distr. geogr. — Baia Vigo, Mediterraneo, Porto di Messina.
strat. — Quaternario di Calabria e di Sicilia, pliocene di Piemonte e di Liguria, Rizzolo,
Farnesina, comunissima.
SEGUENZA a proposito di questa specie comunissima a Rizzolo come nella Farnesina, opinò con molto
fondamento che C. Edwards RoemeER e ©. Stimpsoni Brapy fossero una sola specie, e che numerose va-
rianti di forma e ornamento ne avessero originato due. L’abbondanza degli esemplari della Farnesina,
m’invogliò di studiare attentamente la questione, e dopo ripetute osservazioni trovai che l’ipotesi di
SEGUENZA meritava ampia conferma. Già Carus aveva tale ipotesi confortato, conglobando nel nome di
C. Stimpsoni, la C. Edwardsii e la C. inconstans Brapy, non entrando però nell’indole dell’opera di
CaRrUS commenti esplicativi, stimo utile dare qualche cenno di quanto potei rilevare.
Le figure date da Bosquer per la C. Edwards non sono sufficienti a fornire un chiaro concetto
della struttura di questa specie, quelle di BrapY (ep. Chall.) sono invece ottime rendendo perfettamente
»
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 13
98 I. NAMIAS [20]
diverse fasi di sviluppo; d’altra parte come SEGuENZA osservò, la descrizione di Bosquer è molto efficace,
si può quindi ammettere che questa completi le illustrazioni di BRapy.
La 0. Edwardsî, essendo specie molto comune e altrettanto diffusa, fu osservata molto, ma non in
modo esauriente, tanto che le forme estreme della stessa, e le varianti, diedero luogo a due specie.
Differiscono sensibilmente gli individui giovani da quelli adulti, gli individui femminili dai maschili,
le valve destre dalle sinistre.
Im generale col nome di C. Edwardsii andarono gli esemplari colla regione anteriore ampia e arro-
tondata, col margine della stessa o integro, o lievemente discontinuo, o munito di deboli denticolazioni,
in corrispondenza dello stesso margine poi una serie di fossette ben spiccate, e in genere una scultura
più nitida e delicata. Col nome di €. Stimpsoni vennero designati gli individui più robusti, nei quali il
carattere prevalente oltre che dal diametro rilevante venne dato dalla regione anteriore, che aveva perduto
la forma ampia e rotonda per assumerne una piuttosto angolosa e declive, inoltre dalla scultura grossolana
spesso però distinta da una 0 due carene o costole percorrenti in senso obliquo la superficie, dalle
spine e denticolazioni più numerose e accentuate tanto della regione anteriore come della posteriore. Già
queste varianti avevano preoccupato SEGUENZA che esaminando questa specie nella sua opera: Formazioni
terziarie di Reggio Calabria, aveva considerato, esemplari intermedi fra quelli di Bosquer e di REUSS, ossia
coi dentelli dei margini anteriori e posteriori poco prominenti (pag. 125), esemplari con
carene longitudinali alguanto oblique, margine anteriore con rari dentelli (pag. 303). Var.
radiato plicata, differente per scultura più fortemente pronunziata, per la regione ante-
riore ornata di pieghe, ben distinte radialmente disposte, dentelli marginali alquanto
diversi (pag. 192). Var. subinermis, differente perchè le dentellature del margine anteriore
sono ottuse e poco visibili, inoltre per le due carene o costole meno estese più oblique,
e molto sporgenti (pag. 463).
Spettava alle forme intermedie di dimostrare la comunanza di questi variabili caratteri.
L’aspetto generale di questa Cythere è claviforme, la regione anteriore è più o meno ampia, più o
meno arrotondata, più o meno larga, la regione posteriore acuminata ottusamente, o angolosa, o sub-
quadrangolare, tanto l’una come l’altra sono munite di robuste spine e denticolazioni, le spine non man-
cano mai nella regione posteriore, e le denticolazioni sono scarse e qualche volta mancano in quella anteriore,
un solco interno abbastanza evidente si mostra in corrispondenza della regione anteriore e posteriore. I
due margini laterali sono curvi sul principio, poi s’inflettono, gradatamente. Gli ornamenti consistono in
larghe escavazioni variabili per forma e diametro, che danno alla superficie un aspetto reticolato, due o
tre costole, o carene, più o meno rilevate vanno dalla regione anteriore a quella posteriore in senso obliquo,
queste carene emanano poi diramazioni secondarie che circondando le escavazioni suaccennate, e sono la
causa dell’aspetto reticolato.
Individui a sviluppo incompleto. (Valva destra), regione anteriore ampiamente rotonda, e in
questa si ha la maggior larghezza, margine della stessa integro, o leggermente dentato, in corrispondenza
della regione anteriore una serie di fossette ben spiccate e seguenti la curva arrotondata dalla regione stessa,
regione posteriore acuminata ottusamente, spine ben distinte, da quattro a cinque, scultura reticolata fine,
carena poco accentuata, quasi nulla. (Valva sinistra), regione anteriore meno arrotondata comincia la ten-
denza al declivio, regione posteriore subangolosa, carene più accentuate, spine e denticolazioni idem. — Diam.
long. mm. 76; Diam. trasversale magg. mm. 0, 41; diam. intermedio mm. 0, 35. A questo stadio corrisponde
la fig. 6 di Brapy, tranne le carene che sono meno pronunciate negli esemplari della Farnesina.
Individui a sviluppo medio. (Valva destra), regione anteriore più strettamente arrotondata e quindi
[21] I. NAMIAS 99
meno ampia, maggiormente denticolata, regione posteriore più spinescente, carene pronunciate oblique.
(Valva sinistra), forma generale come sopra, declivio più accentuato. — Diam. long. mm. 0, 95; diam. trasv.
maggiore mm. 0, 50; diam. trasv. medio mm. 0, 48. Fig. 6 a, Brapy.
Individui a sviluppo completo. Tanto gli individui maschili come i femminili, ma prevalentemente
‘i femminili (Brapy) assumono aspetto allungato quasi parallelogrammico del tutto differente da quello fin
qui notato, spine, denticolazioni, carene, scultura, vanno di pari passo col maggiore sviluppo, e le carene
specialmente appaiono fortemente rilevate. — Diam. long. mm. 1, 01; diam. trasv. maggiore mm. 0, 41; diam.
medio mm. 0, 41. Fis. 6 e, BRADY.
Dopo ciò, come SEGUENZA aveva proposto, conservo a questa specie il nome di 0. Edwardsii che le
spetta per precedenza.
Cythere Jonesi Barrp et var. ceratoptera Bosquer. — Tav. XIV [I], fig. 29, 30.
1852. Cythere ceratoptera Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 114, tav. VI, fig. 2 a-d.
1849. Cythereis cornuta? Jones. Monogr. Entom. Crel. form. of England, pag. 21, tav. V, fig. 13.
1856. Cythere ceratoptera Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 39, tav. IV, pag. 1.
1568. — Jones Brapy. Monogr. rec. Brit. Ostrac., pag. 418, tav. XXX, fig. 13, 16.
1874. — — Brapy, Crosskey et Rogertson. Monoygr. post-tert. Entom., pag. 171, tav. XII, fig. 4-6.
> = — var. ceratoptera Brapy, Crosstey et Rosertson. Id., pag. 172, tav. XII, fig. 7.
NO = — Terquen. Moram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 122, tav. XIV, fig. 12 a-c.
» — ceratoptera Terquen. Id., pag. 122, tav. XIV, fig. 13 a, db.
1880. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Calabria, pag. 126, 290.
1884. — Jonesi Secuenza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 10, pag. 290.
» = = —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 5, pag. 189.
» — subcoronata et var. ceratoptera Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 361, n. 38.
1889. — Jonesì Jones et Sarrsorn. Suppl. tert. Entom. of England, pag. 35.
1894. Cythereis Jonesi Miner. Ostr. d. G. Neapel, pag. 375, tav. XXIX, fig. 23-25; tav. XXXI, fig. 23, 24.
1899. Oythere Jonesii et var. ceratoptera CapeDER. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 8, fig. 12, 13.
Distr. geogr. — Norvegia, Inghilterra, Baia di Biscaglia, Mediterraneo (parte orientale), Messina,
Napoli.
n strat. — Terziario di Francia e del Belgio, pliocene di Rodi, Calabria Rizzolo, Piemonte,
Liguria, Farnesina, comune.
Come si desume dalla sinonimia, questa specie caratteristica e diffusa, fu spesso trovata e descritta;
variabile nei suoi caratteri originò criteri diversi di denominazione, e dove gli esemplari si trovarono
scarsi, sulle varianti, e spesso sulle mutilazioni alle quali per la loro fragilità non poterono sfuggire,
furono stabilite due specie ritenute diverse, ©. ceratoptera Bosquer e O. Jonesì Branyv. La O. Jonesi fu
creata da Barrp nel 1850, essa precedeva quindi la €. ceratoptera di Bosquer del 1852. Brapy nel 1868
disponendo di materiale abbondante riunì le due specie col nome di ©. Jones, ripristinando così l’antico
nome. Gli autori che si seguirono, in parte convalidarono tale fusione, in parte la modificarono, in parte
mantennero la distinzione. Fra i primi stanno Secuenza, CAarus e Jones fra i secondi lo stesso Brapy, che
nel suo postumo lavoro sugli Ostracodi posterziari d'Inghilterra, ritenne opportuno di designare col nome
di var. ceratoptera quegli individui che si allontanavano dalla forma tipica per struttura più delicata, fra
gli ultimi Terquem, che nel pliocene di Rodi tiene ancora distinte O. ceratoptera e C. Jonesi. Va tenuto
100 I. NAMIAS [22]
conto però che la separazione avvenne in tutti quei casi in cui la specie fu dichiarata rara, e che man-
carono quindi i termini di confronto.
Non difettandomi gli esemplari colle inerenti varianti, mi sono convinto che la C. cerafoptera non
può essere disgiunta dalla C. Jonesì, e che tutto al più deve considerarsi come varietà di valore molto
discutibile. Infatti tale varietà secondo Brapy rappresenta le forme più delicate, trasparenti, con spine
lunghe e gracili, caratteri tutti che si potrebbero attribuire a uno sviluppo imperfetto. Certo che tali
esemplari sono molto più rari della forma tipica, e ciò sembra succedere anche allo stato vivente, come
risulta dalle figure di MùLLER, che rendono alla perfezione soltanto il tipo della C. Jonesì. Le figure di
Brapy sono ottime, e così pure la var. ceratoptera della Farnesina trova perfetto riscontro nella fig. 7,
tav. XII dello stesso Brapy (1874). "
Cythere emaciata Bray.
1868. Cythere emaciata Brapr. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 415, tav. XXXI, fig. 31-37.
1874. — — Brapy, Crossgey et RoserTtson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 161, tav. IX, fig. 14-17.
1879. — -- Secuenza. Form. terza. Reggio Cal., pag. 363.
1884. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno II, n. 6, pag. 183.
» — = _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno IMI, n. 5, pag. 188.
» — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 299.
1899 — Capreper. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 6, fig. 7a-c. +
Distr. geogr. — Gran Brettagna, Islanda, Porto di Messina.
5 strat. — Quaternario d’Inghilterra di Sicilia, di Calabria, Farnesina, rarissima.
Gli esemplari della Farnesina sono scarsissimi, e come quelli di Rizzolo e Messina hanno struttura
molto gracile, ce specialmente nell’ornamentazione trovano riscontro colle figure di Brapy (1874).
Cythere acupunctata Brapy var. distincta n. v. — Tav. XV [II], fig. 1,2.
1880. Cythere acupunetata Brapyv. Rep. Chall., pag. 68, tav. XIV, fig. 1a, h.
Distr. geogr. — Giappone 15 fathoms.
n strat. — Farnesina, assai rara.
La varietà che denomino distineta ha spiccatissimi caratteri d’ affinità colla C. acupunetata BRADY, ne
differisce però per qualche importante ‘dettaglio.
La forma è allungata, claviforme, leggermente convessa, regione anteriore ampia, rotonda, munita di
due o tre venature poco distinte, obliqua, regione posteriore notevolmente ridotta, alquanto acuminata,
con tendenza quadrangolare, finisce con quattro o cinque coste, spine esigue. La maggior larghezza della
conchiglia si ha nel terzo anteriore, osservata lateralmente mostra un contorno ovale. Margine dorsale
obliquo, convesso sul principio, si connette alla regione posteriore formando un angolo ben pronunciato,
margine ventrale convesso, leggermente sinuato nel mezzo, un margine interno limitato ma ben distinto
percorre regolarmente tutta la conchiglia. La superficie è fimamente e nettamente punteggiata, i punti
hanno forma elittica, sono fitti e disposti irregolarmente, in qualche punto però hanno tendenza a di-
sporsi secondo un certo ordine che sembra ramificato, più spiccatamente poi in qualche individuo, emerge
una fila di aperture più grandi, che non cambiano forma ma diametro, costituenti una breve ma nitida
serie longitudinale, che poi si confonde colla rimanente struttura generale. La varietà descritta si distingue
{23] I. NAMIAS 101
dalla C. acupunctata tipica per le crenature e spine delle regioni anteriore e posteriore, che appaiono a
margini integri nelle diverse figure di Brapy, pel particolare di scultura accennato, che è forse da attri-
buirsi a uno sviluppo più completo, per le dimensioni alquanto maggiori. — Diam. long. mm. 0, 70; diam.
trasv. medio mm. 0, 32.
Cythere longecarenata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 3, 4.
Testa a latere visa anguste ovata, latitudine maxima dimidiae longitudinis minor, fere in medio sita, de supra
visa valvae converae elongatae subquadratae, antice oblique rotundatae, denticulatae aut crenatae, posiice duobus vel
tribus dentibus obtusis praeditae, margo ventralis fere rectus, dorsalis leviter elatus, inflexus in tertio inferiore, su-
‘perficies longa carena predita, rare punctata. — Long. mm. 1; lat. mm. 0,40.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
a strat. — Farnesina poco frequente.
Questa specie è caratterizzata da una forma molto allungata e per buon tratto uniforme, la regione
anteriore è rotonda, e ottusamente denticolata, la posteriore ristretta subquadrangolare è munita di due
o tre denticolazioni poco evidenti. Il margine ventrale è retto, il margine dorsale inflesso alla fine del
percorso. La superficie è occupata da una lunga carena molto vicina al margine dorsale, ma però distinta,
e da rare punteggiature.
Cythere laciniata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 5, 6.
Testa a latere visa sub-triangularis, tertio inferiore alata, rostrata, postice excavata. De supra visa valvae con-
vexae, leves, piriformes, antice late rotundatae valde laciniatae; postice anguste rotundatue duobus vel tribus dentibus
obliquis ternvinatae, margines laterales sinuati, superficies levis interius marginata, fere in medio, carena convera
assurgens, aduncaspina munita: latitudo maxima dimidiae longitudinis minor, in regionem anteriorem sita. — Long.
mm. 0,70; lat. mm. 0,30.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
È strat. — Farnesina, rara.
Le affinità di questa specie stanno per la C. Franequana Bosquer (op. cit., pag. 112, tav. V, fig. 14 a-d).
Vi assomiglia per la forma generale piriforme convessa, per la regione anteriore ampia e rotonda, per
la carena acuta, quasi centrale. Se ne distingue nettamente per la regione posteriore non troncata
quadrangolare, ma invece strettamente arrotondata, pel numero minore e per la forma delle denticolazioni
colle quali la regione stessa finisce, per la crenatura più abbondante, laciniata e non dentata della regione
anteriore, e per l’andamento obliquo della medesima; pei margini laterali non dentellati, e infine per la
caratteristica carena, che nella C. Francquana per disposizione e forma delle intaccature, assume un aspetto
seghettato, mentre nella C. laciniata la carena si presenta convessa e termina con un’acuta spina uncinata.
Cythere gibbosa Brapv et Rosertson. — Tav. XV [II], fig. 7.
1874. Cytere gibbusa Brapy, Crosstey et RosERTson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 150, tav. XVI, fig. 16, 18.
1878. — gibberosa? Terquem. Horam. et Entom.-Ostr. de Rhodes, pag. 100, tav. XI, fig. Va-e.
Distr. geogr. — Gran Brettagna, Irlanda.
strat. — Quaternario d’Inghilterra, Irlanda, pliocene di Rodi, Farnesina, rara.
»
102 I. NAMIAS [24]
È una specie che s'incontra raramente, ma ben caratterizzata; gli esemplari esaminati collimano colla
descrizione e figure di Brapy, e quasi ugualmente colla ©. gibberosa TERQUEM, ciò che mi ha deciso a in-
cludere quest’ultima nella sinonimia della prima. La conchiglia vista di fronte ha forma ovale convessa,
e gran parte della superficie anche con piccolo ingrandimento sì rileva occupata da una forte gibbosità,
che lascia soltanto un’area libera marginale verso la regione anteriore, e qualche altro piccolo spazio lungo
il margine ventrale, e nel congiungimento del margine dorsale colla regione posteriore. Entrambe le re-
gioni sono ampiamente ovali, ma l’anteriore è più ristretta, tale differenza di proporzione, si rileva spe-
cialmente considerando la conchiglia lateralmente. La superficie quando non è ingombra da materie ete-
rogenee, mostrasi uniformemente occupata da pertugi circolari di piccolissimo diametro. — Diam. long. mm.
0,77; diam. trasv. mm. 0,43.
Cythere dasyderma Brapy et var. circumdentata Br. — Tav. XV [II], fig. 8.
1880. Cythere dasyderma Brapr. Rep. Chall., pag. 105, tav. XVII, fig. 4a, f, tav. XVIII, fig. 4a, f.
1884. = Secuenza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 11, pag. 309.
1880. — circumdentata Bray. Rep. Chall., pag. 106, tav. XXVI, fig. 2 a,c.
Distr. geogr. — Diffusissima.
» Strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, poco frequente.
Questa specie fu trovata nel viaggio del Challenger in 19 dragaggi che vanno da un minimo di 150
fathoms, a un massimo di 2740. Gli esemplari da me studiati coincidono perfettamente colle figure nu-
merose date da Brany per la C. dasyderma, alcune forme soltanto pel loro aspetto allungato, quadran-
golare, per margini più irregolarmente e fortemente crenati, per la superficie a scultura più nitida, si
avvicinano maggiormente alla ©. cirewmdentata, dallo stesso Brapy descritta e figurata. Le varianti però,
almeno nel caso attuale non possono promuovere una separazione del tipo irregolare ma ben definito della
C. dasyderma, faccio per questo soltanto una varietà, convinto del resto come lo stesso BRADY osserva a
proposito della C.circumdentata, che quest’ultima altro non rappresenti che una diversa fase di sviluppo
della prima.
Cythere pustulata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 9, 10.
Testa a latera visa, subeliptica, secta, altior antice quam postice. De supra visa valvae converae, crassae, su-
bovatae, extremitas anterior late rotundata, crenata, declivis, posterior anguste rotundata producta, parum obtuse
dentata; margo dorsalis sinuatus, inde fere rectus, ventralis ertans converus, uterque crenati. Superficies magis
tumida, rugosa, prope regiones ertremas interius late marginata, pustulis elevatis confertis, occupata, valva sinistra
dextra aliquantum dissimilis. — Long. mm. 1,01; lat. mm. 0,50.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
di strat. — Farnesina, rara.
Questa specie si può dire intermedia fra la C. èrpex e la C. Normani entrambi descritte e figurate
da Brapy nel Report Challenger (pag. 107, tav. XVII), della prima rammenta la forma, della seconda gli
ornamenti. La specie è notevole per dimensioni, consistenza, scultura. Se la conchiglia viene considerata
lateralmente offre aspetto subelittico con margini laterali fittamente e ottusamente dentati, da sopra pre-
senta una superficie gonfia tappezzata in modo uniforme e denso da erte papille pustulose prominenti di
forma irregolare, e abbastanza grandi. Speciale attenzione meritano inoltre, la forma e sporgenza dei car-
dini nell’osservazione da lato, e da sopra l’ampio margine interno striato che limita la superficie delle
[25] I, NAMIAS 103
regioni estreme. La valva sinistra differisce dalla destra per la forma subquadrangolare anzichè ovata,
per la regione posteriore più largamente arrotondata e quindi più simile a quella anteriore, pel margine
dorsale più declive, e invece di sinuoso quasi incavato.
Cythere venus Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 11.
1883. Cythere venus Secuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IMI, n. 2, pag. 48, tav. I, fig. 7.
1884. — — — Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., n. 5, n. 149.
» — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 299.
Distr. geogr. — Porto di Messina.
ni strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina rara.
È una piccola specie di forma ovale quadrangolare, colla maggior larghezza nel terzo anteriore, la
cui estremità è ampia arrotondata, col margine intero, ma con rade e piccole protuberanze, la regione
posteriore è troncata angolosa, e porta nella metà inferiore una prominenza larga, denticolata, o spinosa,
il margine dorsale arcuato forma un angolo ottuso corrispondente alla maggior larghezza della con-
chiglia, il margine ventrale convesso procede curvo. La superficie è ornata da numerosi incavi variabili
per forma e grandezza, disposti a rete, un margine interno stretto ma ben distinto percorre tutta la con-
chiglia (SEGUENZA).
I vari esemplari della Farnesina coincidono bene colla descrizione e figure di SEGUENZA, differiscono
soltanto per la regione posteriore che non può chiamarsi, nè denticolata, nè spinifera, ma mostra solo
ottuse prominenze forse testimoni di spine o denticolazioni preesistenti.
Cythere cordiformis Trrquen var. subtrigona See. — Tav. XV [II], fig. 12, 13.
1878. Cythere cordiformis Terquem. Moram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 101, tav. XI, fig. 12 a-e.
1880. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 325.
» — subirigona et var. marginato striata Secuenza. Form. tera. Reggio Calab., pag. 61, 77, 125,
193, 125, tav. VIII, fig. 2, tav. XII, fig. 6.
Disfr. geogr. — Sconosciuta vivente.
DI strat. — Miocene e pliocene di Calabria, pliocene di Rodi, Farnesina, poco comune.
Quasi certamente gli esemplari studiati e illustrati da TeRQueM rappresentano una fase intermedia
di questa specie, della quale la ©. subtrigona SEG. sarebbe una forma estrema, o una varietà. Nella scelta
del materiale trovai spesso individui che pel loro aspetto cordiforme m’indussero a ripetute osservazioni
di confronto. Im una specie che mi apparve subito, per quanto assai semplice di struttura variabile tenni
innanzi tutto conto delle parole di SecueNzA che citando la ©. cordiformis chiaramente riconosce l’affinità
della specie di Terquem colla ©. subtrigona, e dell’assee rare, di TeRQquEM che suscita il solito dubbio
di osservazioni incomplete per deficienza di materiale. Ecco intanto quale sarebbe il tipo della C. cordi-
formis secondo TerRquem. Conchiglia subtriangolare, punteggiata, finamente convessa, tumida al centro, con-
torno cordiforme, estremità anteriore larga e rotonda, posteriore ristretta e acuminata, munita di quattro
o cinque spine, valva sinistra alquanto angolosa, margini laterali convessi, margine interno ben definito
percorso da fine strie raggianti. La C.subtrigona si presenta come una €. cordiformis molto grande, in
cui, specialmente nella varietà chiamata marginato striata (SEG., op. cit., pag. 125) e in perfetta coincidenza
coi maggiori esemplari da me osservati, si noterebbero le variazioni seguenti. Forma generale più ampia,
104 I. NAMIAS [26]
più tumida, più convessa, margine interno larghissimo, striato come nella specie di Terquew, denticola-
zioni più robuste, spine idem, scultura poco evidente, ed infine superficie. fortemente carenata alla quale
qualche volta si connettono piccole denticolazioni o spine. Di tutto questo, ciò che ha qualche valore è il
margine interno più largo e più fortemente striato e la carena. Tali caratteri mi si presentarono anche
in qualche individuo di dimensione media, che avevo pensato distinguere col nome di var. carenata, ma
ora dopo quanto ho osservato sembrami più conveniente la denominazione C. cordiformis var. subtrigona
che collega affinità e differenze.
Cythere testudo n. sp. — Tav. XV [II], fig. 14, 15.
Testa a latere visa triangularis, tertio inferiore latissima alata, in rostrum aduncum exserta. De supra visa
valvae ovatae, crassae magis converae, obliquae; ertremitas anterior rotundata leviter spinescens, spwmis aduncis,
margo dorsalis arcuatus, gibbosus, deinde parum excavatus, margo ventralis converus; postice attenuata, in spina
acutissima terminata, superficies laevis, prope extremitates saepe radiata. — Long. mm. 1,01; lat. mm. 0,41; long.
mm. 0,81; lat. mm. 0,40.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
ti strat. — Farnesina, non rara.
La spina acuta colla quale finisce la regione posteriore di questa specie, per la sua delicata struttura
raramente si osserva integra, e molti esemplari presentano di frequente, per la perdita della stessa, le
regioni ‘estreme presso che uniformi. In tal caso la specie assomiglia molto alla €. cytheropteroides BRADY
(Rep. Chall., tav. XV, fig. 5 a-d), che offre appunto la stessa forma fortemente convessa, e una carena gib-
boso-rostrata. Qualora il processo spinoso estremo esista qualsiasi affinità rimane esclusa, ma osservando
un po’ attentamente si rileva che oltre tale variante di cardinale importanza, altre secondarie emergono
non trascurabili. Così, la regione anteriore pure differenzia, mostrandosi anzichè dentellata, leggermente
spinosa verso il margine ventrale, inoltre il declivio della stessa regione anteriore, spiccatissimo nella nuova
specie, è quasi nullo nella C. cytheropteroides, e infine la gibbosità alata non mostra di occupare quasi il
centro della superficie, ma è strettamente connessa al margine dorsale col quale per lungo tratto viene
a confondersi.
Altra somiglianza, specialmente considerando le valve riunite, oppure isolate lateralmente, esiste col
Cytheropteron bovettense SeGuENZA descritto e figurato nel terziario di Calabria (SEGUENZA, Morm. terz. ecc.,
tav. XVII, fig. 54), ridescritto nel quaternario di Rizzolo (Nat. Sicil., anno IV, n. 9, pag. 217).
Facilmente però si rileva a primo esame che la prominenza alata comune alle due specie, forma nella
specie di Calabria, prima di raggiungere la regione posteriore, due angoli assai pronunciati, i quali risul-
tano anche evidentissimi se si considera la conchiglia di fronte, la quale appare occupata da una tagliente
e acuta cresta longitudinale; nel nostro caso la vista laterale offre bensì un aspetto alato come nella specie
di SEGUENZA, ma un solo angolo pronunciato viene a formarsi; mentre poi vista di fronte, ciò che era late-
ralmente espansione alata, si assimila al resto, e non risultano mai prominenze spiccate come nel C. ba-
vettense; e ancora diversificano la forma generale, le dimensioni, la scultura che evidente nel ©. bdovet-
tense, manca quasi affatto nella C. testudo.
Riassumendo, la conchiglia è molto convessa con due regioni estreme arrotondate, l’anteriore larga,
spinosa, declive, la posteriore di poco attenuata e terminante in due o tre spine delle quali la mediana
lunga e acuta si protende infuori.
Il margine dorsale forma una carena gibbosa rostrata molto evidente quando si consideri la conchiglia
[27] I. NAMIAS 105
da un lato, il margine ventrale è convesso agli estremi, sinuato nel mezzo. La superficie quasi sempre
molto chitinosa non mostra traccia di ornamenti speciali, soltanto verso le regioni estreme e più spicca-
tamente verso quella anteriore si mostra percorsa da finissime strie parallele.
Per l'espansione offerta dalle valve, qualora si considerino lateralmente, questa specie avrebbe potuto
anche trovar posto nel genere Cytheropteron, ma tenendo conto della poca prominenza del processo alato
nell’osservazione di fronte, e del criterio di Brapy che chiamò una forma a questa specie molto vicina
Cythere cytheropteroides, volendo appunto colla denominazione specifica far comprendere trattarsi di una
Cythere foggiata a COytheropteron, ma che rimaneva Cythere, non ho creduto opportuno cambiare genere.
Gen. Cytheridea Bosquer.
Conchiglia quasi triangolare oppure triangolarmente ovale, nel terzo anteriore si ha la maggiore
larghezza, valve consistenti compatte; superficie foveolata, papillosa, o concentricamente rugosa. Margine
cardinale destro munito di una serie di piccoli tubercoli, macchie lucide quattro ordinate in serie trasver-
sale, vicine al centro delle valve (CARUS).
Cytheridea Miilleri Minsrer. — Tav. XV [II], fig. 16.
1852. Cytheridea Milleri Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 39, tav. II, fig. 4a-f. -
1856. — — Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 41, tav. V, fig. 4a, 4c, 5; tav. VI, fig. 10 a, d,
1, 1
1858. — — Eecer. Ostr. d. Mioe.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 18, tav. II, fig. 7 a-d.
1878. —_ — Terquem. Foram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 125, tav. XIV, fig. 19 a-d.
1884. — — Secuenza. Quaternario di Rixzolo, Nat. Sicil., anno III, pag. 350.
» — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 303.
1894. = — Mincer. Ostr. d. G. Neapel, pag. 362, tav. XXXIX, fig. 3, 26.
Distr. geogr. — Australia, Mediterraneo, Pacifico, Golfo di Napoli.
strat. — Terziario di Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, Austria, Rizzolo, poco comune,
Farnesina idem.
È una specie d’antica origine che dalla formazione eocenica giunge sino al quaternario, e continua
diffusissima allo stato vivente. EGcER accenna come questa Cytheridea sia comune ai depositi d’acqua dolce
e a quelli marini, a Laingart nello scavo di un pozzo di posti sabbiosi fu trovata assieme al Pecten sca-
brellus, in -pochi residui sabbiosi dello stagno di Orbetello fu pure da me riscontrata.
A motivo della sua diffusione è una specie caratteristica ben definita, quasi tipica, e per quanto
siansi riconosciute varianti, concernenti la struttura più o meno spiccata, e le spine marginali più o meno
sviluppate, esse si aggirano in un ambito tanto ristretto, da non permettere la separazione dal tipo, il
quale quasi perfettamente è rappresentato dagli esemplari della Farnesina.
DI
Cytheridea subradiosa Rorwer. — Tav. XV [II], fig. 17.
1852. Bairdia subradiosa Bosquer. Entom. foss. tert. de la Prance, pag. 22, tav. I, fig. 6.a-d.
1884. Cythere concinna? Jon. var. problematica SecueNnza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno II.
— = Ibid. Loc. cit., n. 4, pag. 115, tav. I, fig. 10.
»d = Coe
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
strat. — Terziario di Francia, Castellarquato (RoEMER, fide Bosquet), Farnesina, non comune.
»
Palaentographia italica, vol. VI 1900. 14
106 ‘I. NAMIAS [28]
Fui lungamente esitante prima di risuscitare questa specie, che da Bosquer in poi non era stata
più menzionata, e anzi la figura di SecuENzA mi aveva indotto a fare confronti colla C. concinna Jon.
che nulla poi riconobbi avere di comune. Le figure di Bosquer che in questo caso corrispondono bene,
la descrizione molto precisa, la coincidenza probabile che RormER abbia trovato questa stessa specie a
Castellarquato e altri dettagli, finirono col farmi ammettere con sicurezza la presenza di questa Cytheridea
anche nel pliocene della Farnesina. Per la sua forma ovata, subtriangolare, è da ritenersi una Oythe-
ridea anzichè una Bairdia, e già Brapy (1868) ebbe ad avvertire che molte specie descritte da Bosquer
come Bairdie, vanno considerate come Cytherideae; per questo cambiai il nome generico. La descrizione
di Bosquer è tanto efficace, come già dissi, che quasi integralmente la trascrivo, perchè serve alla per-
fezione anche per gli esemplari da me studiati e figurati: “ Valve ovali oblunghe, obliquamente arrotondate
nella regione anteriore, e circondate da un margine trasparente, che mostra nel suo spessore un gran
numero di strie biancastre disposte a raggio. Queste valve sono subangolose nella regione posteriore, e
terminate per una parte compressa stretta, girata verso il margine ventrale , (noto che questa parte
compressa, rilevasi molto allungata e ristretta nelle forme maschili, mentre nelle forme femminili, ha po-
chissimo sviluppo). “ Il margine dorsale è arcuato, il ventrale retto. La superficie è lucente, per quanto
sia sparsa da gran numero di punti cavi eccessivamente piccoli, ed è tutta fortemente curvata verso il
suo terzo posteriore, dal quale essa si attacca al margine anteriore con una curva abbastanza dolce, e
dopo ai margini laterali, e alla parte posteriore compressa con un pendio accentuato e rapido. La con-
chiglia presenta una sezione trasversale a contorno ovale suborbicolare. Qualche campione conserva residui
di un color rosso bruno giallastro, con una macchia opaca bianchiccia al centro della superficie di ciascuna
valva ,. — Diam. long. mm. 0,79-0,80; diam. trasv. mm. 0,45-0,46.
Dopo ciò, tenendo per capisaldi che i caratteri validi di questa specie s’ imperniano sulle linee radianti,
e sulla forma generale specialissima, mi conviene trascrivere ancora qualche rigo di quanto SEGUENZA
espone, per giungere a dimostrare che fra la varietà di Rizzolo e la C. subradiosa esiste, per lo meno,
grande affinità.
I caratteri che distinguerebbero il fossile (trattasi di un solo esemplare) di Rizzolo dalla €. con-
cinna Jon. sarebbero i seguenti: “ La forma della conchiglia è considerevolmente più gracile, anco di quanto
lo è negli individui maschili, colla fronte più prominente, come più sporgente 1’ estremità posteriore, il
rialzo che cinge il margine si allontana di più dal contorno frontale, come dal’ margine posteriore, in
modo che la depressione marginale diviene molto larga avanti e indietro, ed è segnata da linee radianti
appena sensibili ,; poi aggiunge che se i caratteri sopra enumerati si ripetessero in molti individui anzichè
in uno, varrebbero a distinguere specificamente la forma descritta. Dunque riassumendo, la forma con-
siderevolmente gracile conduce alle forme maschili anguste della C. subradiosa, l’estremità poste-
riore più sporgente, alla parte posteriore compressa della stessa, e infine la depressione molto larga
percorsa da linee radianti può essere considerata corrispondente al margine raggiato della O. subradiosa.
Cytheridea elongata Brapy non Terquen. — Tav. XV [II], fig. 18.
1868. Cytheridea elongata Brapv. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 421, tav. XXVIII, fig. 13-16.
1874. — - Brapy, Crosskry et Rosertson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 180, tav. XI,
fig. 10-13.
1880. —_ _ Sequenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 362.
1884. —_ — _ Il Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 12, pag. 33.
1889. — — Jones et Sterorn. Suppl. tert. Entom. of England, pag. 38, tav. III, fig. 20-22.
[29] I. NAMIAS 07
Distr. geogr. — Gran Brettagna, Islanda, Baia di Biscaglia, Golfo di S. Lorenzo.
» Strat. — Quaternario d’Inghilterra, d'Islanda, Calabria, Sicilia, Farnesina, frequente.
E una specie a struttura assai semplice, notevole per le sue valve quasi due volte più lunghe che
larghe, convesse, arrotondate d’ambo i lati, spesso anguste nella regione posteriore. Il margine dorsale
è fortemente arcuato, il ventrale arcuato sul principio poi inflesso circa a metà. La superficie lucente
offre a radi intervalli, pertugi di piccolissimo diametro, che sembrano essere altrettanti punti d’inserzione
di piccole spine acicolari negli individui viventi. Le figure migliori, e che maggiormente identificano gli
esemplari esaminati sono quelle del Jones et SHERBORN.
Gen. Loxoconcha G. 0. Sars.
Conchiglia romboidale d’ordinario regolarmente convessa, superficie quasi sempre impressa da pun-
teggiature disposte concentricamente, o da papille arrotondate disseminate radamente, il margine ventrale
forma una sottile e saliente ripiegatura oltre la parte mediana; cerniera formata da quattro piccoli denti
stretti sinuosi all’ estremità, due denti collocati sopra ciascuna valva all’esterno del margine cardinale,
margini delle valve spesso finamente crenati ( TERQUEM).
Loxoconcha avellana Sars var. mediterranea Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 19.
1880. Loroconcha avellana Branv. Rep. Call., pag. 117, tav. XXVIII, fig. 1.
1885. — — var. mediterranea Secuenza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 93,
pag. 58.
1884. — — Secuenza. Ostr. porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 9, pag. 254, tav. II,
fig. 11 a-d.
» = —_ Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 30.
1889. _ — TerrIGI. I Calcare (Macco) di Palo, pag. 9, tav. I, fig. 3.
Distr. geogr. — Porto Jakson, Australia, Indie Occidentali, Porto di Messina.
» Strat. — Quaternario di Rizzolo, pliocene di Palo, Farnesina, frequente.
Non ho ragione di dubitare che i numerosi esemplari della Farnesina non coincidano con quelli di Rizzolo
e del porto di Messina; che per leggiere varianti SEGUENZA stimò opportuno mantenere distinti dalla forma
tipica vivente nell’Australia. Le varianti si riferiscono all’estremità anteriore più larga, al margine ventrale
meno curvato. Il resto della struttura e degli ornamenti non varia, la superficie di questa specie molto
comune è coperta da fitte aperture di forma variabile. Ritengo probabile che anche la forma descritta e
figurata da TerRrIGI debba riferirsi alla varietà di SEGUENZA.
Loxoconcha seminulum Secvenza. — Tav. XV [II], fig. 20.
1884. Loxoconcha seminulum Secuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 4, pag. 91.
» — — —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 9, pag. 256,
tav. II, fig. 120, d.
Distr. geogr. — Porto di Messina.
‘,, Strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, rarissima.
Questa specie si stacca nettamente dalla precedente L. avellana per forma, dimensioni e scultura.
108 I. NAMIAS [30]
La forma è evato-ellittica, le dimensioni piccole (diametro massimo mm. 0,60) la scultura, consiste in
grosse punteggiature ravvicinate, che appaiono arrotondate sotto leggiero ingrandimento, di forma irre-
golare quadrata angolosa sotto ingrandimento più forte.
Gen. Xestoleheris G. O. Sars.
Conchiglia tumida, madreperlacea, lucida, ornata di papille piccole distanti arrotondate, differenza
sensibile di proporzione e livello fra le due regioni anteriore e posteriore; cerniera formata da una cresta
denticolata sinuosa sulla valva sinistra, la quale trova corrispondente incavo sulla valva destra, margine
ventrale piegato in avanti nella porzione centrale (TERQUEM, BRADY).
Xestoleberis margaritea Brapv. — Tav. XV [II], fig. 21.
1880. Xestoleberis margaritea Brapv. Rep. Chall., pag. 127, tav. XXX, fig. 2.
» — pustulosa Seguenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 326, 364, tav. XVII, fig. 31.
1884. — margaritea Secuenza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 119.
» — — — Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 11, pag. 321.
> = — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 307. i
1889. _ — Micer. Ostr. d. G. Neapel, pag. 336, tav. XXVI, fig. 2-7.
Distr. geogr. — Mediterraneo, isola Maurizio, Messina, Golfo di Napoli.
» Strat. — Quaternario di Rizzolo, di Calabria, Farnesina, molto frequente.
Diversamente da quanto succede a Rizzolo nella Farnesina questa specie si presenta fra le più abbon-
danti, e le figure che meglio si convengono sono quelle del Challenger. La conchiglia considerata late-
ralmente ha forma ovale subreniforme ventricosa, regione anteriore ampia e rotonda regione posteriore
ristretta ottusa obliqua, margine dorsale convesso, margine ventrale ‘convesso sinuato a metà. Super-
ficie di colore bianchiccio perlaceo, nelle forme giovani, scura negli adulti, adorna di papille rade, circolari
ben distinte. — Diam. long. mm. 0,60.
Xestoleberis intermedia? Brapy. — Tav. XV [II], fig. 22.
1880. Xestoleberis intermedia? Brapy. Rep. Chall., pag. 128, tav. XXXIII, fig. 2a, db.
1884. - —_ Carus. Prod. faunae Mediterr., pag. 307.
» —_ —_ SEGUENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 119.
» — _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno II, n. 11, pag. 320.
Distr. geogr. — Mediterraneo, Messina, Ellesponto, Smirne.
È; strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, poco frequente.
Le sole figure che di queste specie mi fu dato di osservare furono quelle di BraApy, che coincidono
bene abbastanza cogli scarsi esemplari che ho creduto distinti dalla X. margaritea, ma però la descri-
zione della X. intermedia è preceduta disgraziatamente da un punto interrogativo, tutto quindi risulta
poco attendibile. Gli individui sono tozzi, ovali, ventricosi, con struttura uniforme, e più piccoli di quelli
riferiti alla X. margaritea (mm. 0,50); regione anteriore rotonda, posteriore molto acuminata, margini
laterali convessi, superficie ornata di papille piccole e rade.
[31]
I. NAMIAS 109
Xestoleberis depressa G. O. Sars var. erecta n. v. — Tav. XV [II], fig. 23.
1858. Cytheridea tumida? Eccer. Ostr. d. Mioc.-Schichi. bei Ortenburg, pag. 17, tav. II, fig. 11.
1868. Xestoleberis depressa Brany. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 438, tav. XXVII, fig. 27-33.
1874. — _ Brapy, Crosstey et RoseRTson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 190, tav. VII,
fig. 13-19.
1879. — — SecuENzA. Morm. terx. Reggio Cal., pag. 194, 291, 326, 364.
1880. _ — Brapy. Rep. Chall., pag, 124, tav. XXXI, fig. 1a-g.
1884. — — SecuENza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 117.
» _ _ _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno IMI, n. 11, pag. 319.
» — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 308. i
Distr. geogr. — Norvegia, Inghilterra, Spitzbergen, baia di S. Lorenzo, Messina.
strat. — Quaternario d’Inghilterra e di Scozia, pliocene e quaternario di Calabria, Riz-
zolo, Farnesina, poco frequente.
Ho così denominato questa specie perchè non mostra tanto accentuatamente l’ obliquità della regione
»
anteriore, del resto la forma ovale allungata appuntita trova buon riscontro nelle varie figure, la scultura
non varia dalle altre Xestfoleberiîs descritte, ma più raramente si mostra nitida per la forte e frequente
chitinizzazione della superficie. — Diam. long. mm. 0,60.
Gen. Cytherura G.O. Sars.
Valve disuguali, superficie reticolata, puntata, costulata, poco distintamente nella regione centrale,
forma oblunga triangolare, regione posteriore più o meno rostrata.
Cytherura inversa Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 24.
1879. Oytherura inversa Secuenza., Form. tera. Reggio Cal., pag. 365, tav. XVII, fig. 51, bla.
1885. — — — Quaternario di Rixxolo. Loc. cit., anno IV, n. 8, pag. 204.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
7 strat. — Quaternario di Calabria, Rizzolo, Farnesina, rara.
Sono soltanto due esemplari che riferisco a questa specie. La descrizione di SecueNzA del 1879, ri-
petuta e ampliata nel 1885, non trascura nessun dettaglio strutturale di questa interessante specie. Gli
individui della Farnesina come quelli di Rizzolo, coincidono abbastanza nella forma generale della con-
chiglia di Calabria, ma dimostrano di avere forma più regolarmente ovata e turgida, e sperone più di-
stinto. La scultura è quasi affatto irriconoscibile.
Cytherura cuneata Brapy. — Tav. XV [II], fig. 25.
1868. Cytherura cuneata Brapv G. S. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 442, tav. XXXII, fig. 35-38.
1874. — -— Brapy, Crosskev et RoeRrTson. Monogr. post-tert. Ent., pag. 197, tav. XIII, fig.
36, 37; tav. XI, fig. 42-47.
1879. _ — Sreuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 291.
1884. —" — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 309.
110 I. NAMIAS [82]
Distr. geogr. — Islanda, Inghilterra, parte orientale del Mediterraneo (CARUS).
o strat. — Pliocene di Calabria, Farnesina, ratissima.
Di questa specie non mi fu dato trovare che un solo esemplare. Sulle prime mi sembrò probabile
trattarsi della O. biproducta Sea. della quale non esiste figura, ma per l’esame delle specie a questa di-
chiarate affini e specialmente della C. mucronata Brapy ebbi a ricredermi, trovando che la ©. cuneata
vi assomigliava assai maggiormente senza però essere identica. È una piccola conchiglia di forma qua-
drangolare, incassata fra margini quasi retti, la regione anteriore è rotonda (ma diversamente dalla ©.
cuneata mostra un contorno angoloso, alquanto irregolare), la posteriore troncata a cuneo finisce con uno
sperone ottuso. La superficie in qualche punto accenna a una scultura finamente punteggiata, interrotta
da esilissime diramazioni.
Gen. Cytheropteron G. 0. Sars.
Valve disuguali di forma diversa, la destra copre la sinistra col mezzo del margine dorsale, mar-
gine dorsale trasformato in processo aliforme, regione anteriore terminante in un rostro più o meno ot-
tuso, cardine della valva destra con due denti, valva sinistra crestata. (CARUS).
Cytheropteron gradatum Bosquer. — Tav. XV [II], fig. 27.
1852. Cythere gradata Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 127, tav. VI, fig. 11a-d.
1885. Oytheropteron gradatum SEGuENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 9, pag. 216.
Distr. geogr. — Non conosciuta vivente.
strat. — Eocene di Francia e del Belgio, pliocene (Crag) Antwerp, Rizzolo, Farnesina,
frequente.
Dalle osservazioni di SEGUENZA a proposito di questa specie sembrerebbe che gli esemplari della
Farnesina fossero più vicini alla forma tipica di Bosquer, di quelli di Rizzolo.
Le varianti da me riscontrate si riducono alle dimensioni alquanto più rilevanti, e alla scultura che
diversamente dalle incisioni di Bosquer non appare su tutta la superficie in forma di piccole punteg-
giature, ma soltanto si discerne sul lobo appuntito che chiude la regione posteriore, e un poco sulla
regione anteriore verso il margine ventrale, in quel tratto in cui non si estende la carena. Per gli altri
caratteri la descrizione di Bosquer serve benissimo. — Diam. long. mm. 0,70; diam. degli altri esemplari
di Bosquer mm. 0,55. i i
b2)
Cytheropteron caudatum n. sp. — Tav. XV [II], fig. 28, 29.
Testa a latere visa, ovata, gibbosa,. latitudine maxima dimidiam longitudinem superante, circiter in tertio in-
feriore sita, antice rotundata, postice acuminata; de supra visa antice late oblique rotundata, poslice in processum
obtusum caudatum terminata, margo dorsalis ante arcuatus, post, gibbosus, ventralis, sinuatus, carena gibbosa
obtusa fere*/, superfice obtegente; valvae subquadrangulares crassae raris papillis notatae. — Long. mm. 0,71.
Distr. geogr. — Sconosciuta vivente.
È strat. — Farnesina, non frequente.
Non ho potuto ascrivere questa specie a nessuno dei Cytheropteron presentati da SEGUENZA come
nuovi nel quaternario di Rizzolo, per la mancanza della tavola terza, annessa al lavoro stesso, ove tutti
[33] I. NAMIAS 1661
furono figurati. Riportandomi però in mancanza di meglio alle forme dichiarate affini, ho rilevato che
molto probabilmente questa specie non venne trovata nè a Rizzolo, nè in Calabria. Il modo singolare
con cui finisce la regione posteriore, e l’obliquità della regione anteriore, ricordano alquanto la Pseudo-
cythere caudata Brapy (1868-1874), ma tutto si limita a questo particolare, che del resto per la forma
generale, la specie che presento come nuova mostra nettamente di appartenere al genere Cytheropteron.
Considerata lateralmente la conchiglia offre un contorno ovale acuminato; vista da sopra si presenta
quadrangolare nella regione anteriore, e tale forma prosegue sino a circa due terzi della conchiglia, oltre
questo limite non avviene una riduzione graduale, ma fortissima, e quasi repentinamente la maggior lar-
ghezza data da una carena molto elevata, s’inflette ottusamente, forma un angolo assai spiccato, poi
scendendo viene a costituire la regione posteriore che risulta di una lunga e ottusa coda. È facile com-
prendere come sia raro, a motivo della speciale struttura, che quest’ultimo accessorio si mantenga integro.
x °
La regione anteriore è ampia e rotonda, fortemente declive verso il margine ventrale, dei due margini
x
laterali, il dorsale è quasi tutto occupato dalla carena, il ventrale è retto per tutto il percorso che fa
riscontro alla carena stessa, poi diviene sinuoso sino a raggiungere la regione posteriore caudata. Le
valve sono consistenti, per lo più rugose, in generale rivestite di pismento che ne oscura uniformemente
la superficie, qualche volta capitando un’ area chiara, si notano rade papille miste a punteggiature poco
distinte.
Fam. Cytherellidae G. O. SARS.
Conchiglia a valve disuguali, tenuissime, calcari, più o meno depresse (CARUS).
Gen. Cytherella Bosquer.
Conchiglia di consistenza cornea, o calcare, composta di due valve mobili, disuguali, reniformi oblunghe,
ovali, elittiche. La valva destra è sempre più grande della sinistra che abbraccia tutta la circonferenza.
Cytherella punctata Brapy. — Tav. XV [II], fig. 26.
1880. Cytherella punctata Brapy. Rep. Chall., pag. 174, tav. XXXVI, fig. 6a, b; tav. XLIV, fig. 4a-g.
1884. — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 294.
1885. — — Secuenza. Ostr. del porto di Messina. Nat. Sicil., anno V, n. 3, pag. 60.
1886. — — —_ Quaternario di Rixzolo. Loc. cit., n. 6, pag. 151.
Distr. geogr. — Mediterraneo parte orientale, Pireo, Porto Said, Messina.
Ra strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina rara.
A primo esame ascrissi i pochissimi esemplari di questa specie alla C. compressa, poi alla C. Jone-
siana, nè l’una nè l’altra mi persuasero come la C. punctata. Le figure buonissime di Brapy dimostrano
la grande variabilità di questa specie nella scultura; la forma è ovale, oblunga, compressa, estremità ante-
riore regolarmente arrotondata, posteriore leggermente attenuata, margini laterali prima curvi poi quasi
retti.
La superfieie è fittamente e finamente punteggiata, qualche volta si nota nella parte centrale una
macchia lucida, opaca alla luce riflessa, che divide la superficie in senso trasversale obliquo, come una
fascia. Il carattere della punteggiatura spessa e uniforme la mantiene distinta dalla O. compressa che è
112 I. NAMIAS [34]
levigata, la forma regolare dalla C. Jonesiana arrotondata nella regione anteriore, quadrangolare nell’ infe-
riore, coartata a metà. — Diam. long. mm. 0,57.
Cytherella semitalis Brapy var. elegans? Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 30.
1880. Oytherella senvitalis Brapv. Rep. Chall., pag. 175, tav. XLIV, fig. 2 a-e.
1886. — _ var. elegans SeaueNnza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno V, n. 8, pag. 186.
1889. —_ — — TerrIGI. IZ Calcare (Macco) di Palo, pag. 9, tav. I, fig. 10.
Distr. geogr. — Isola Booby, Baia Humbold, Baia Nares ecc.
i: strat.. — Quaternario di Rizzolo, pliocene di Palo, Farnesina, rara.
Gli esemplari esaminati per quanto di numero limitatissimo, per il loro perfetto stato di conservazione
lasciano a vedere di essere molto diversi dalla C. punctata avanti descritta, e si avvicinano quasi perfet-
tamente alle figure date da Brapy per la C. semitalis; maggior appoggio di confronto trovasi nella descri-
zione di SEGUENZA, che della stessa specie fa una varietà, ma per decidersi assolutamente, mancano le
figure. La conchiglia ha forma cuneata convessa coi margini laterali curvi, colle estremità arrotondate,
delle quali la posteriore alquanto ridotta. La scultura è affatto speciale. I pertugi sono molto più larghi
e distinti che nella C. purctata, e mai come in quella occupano tutta la superficie. In qualche figura di
BraADpyY si scorgono nel mezzo e ai lati della superficie aree prive di ornamento, ciò succede anche nel
caso in esame, ma non con procedimento tanto regolare. La scultura come accenna la descrizione di SE-
GUENZA manca agli estremi e nel centro, scarseggia lateralmente formando zone libere più o meno ampie,
e appunto poi, perchè come per SEGUENZA, la figura di BrapY più conveniente è quella 2e, ritengo pro-
babile che la varietà di Rizzolo sia la stessa ora descritta. Alla ©. semitalis fu riferita, ma in modo dubbio,
da TeRrRIGI una sola valva. Per le dimensioni gli esemplari da me studiati stanno intermedi fra quelli
inglesi e quelli di Palo:
Specie di Palo Diam. long. mm. 0,95 Diam. trasv. mm. 0,46
Specie inglese si 3 pi 000
Specie della Farnesina 3 Ri 1078 D Pe n° 10345
[35] I. NAMIAS 113
INDICE
Indice bibliografico . 1 " 5 5 5 È b 1 6 i È 5 3 c . pag. 79 [1]
Cenni bibliografici . È È o 5 i È E a Î S È È s È A » 80. [2]
Introduzione . DATE È 5 È È È 5 5 È ; 5 7 5 È Ù » 83 [5]
Tabella corologica delle specie descritte . 1 i È i Li 7 s È È 5 È » 84 [6]
DESCRIZIONE DELLE SPECIE
Sezione PODOCOPA i È H i , ; 5 i È 5 = 5 : ; » 86 [8]
Fam. Cypridae G. O. Sars . ) ) 3 È 3 ; b È È : ; » 86 [8]
Gen. Pontocypris G. O. SARS . ; È 5 i È . 5 È Î ; E ; » 86 [8]
Pontocypris trigonella Sars — Tav. XIV [I], fig. 1 ; 6 » 86. [8]
» compressa See. — Tav. XIV [I], fig.2 . ; ì : È 5 5 1 i » 86. [8]
Gen. Argilloecia G. O. SARS . o 6 7 ” 0 b 0 : ò 5 ; i. è » 86 [8]
: Argilloecia messanensis SEG. — Tav. XIV [I], fig. 3. . o ; ; 6 . : È » 86 [8]
» subreniformis? SEG. — Tav. XIV [I], fig. 4. o 6 5 : - È 3 » 87. [9]
Gen. Macrocypris G. S. Brapy . o 0 . 6 5 ò o 6 6 i o » 87 [9]
Macrocypris setigera Brapv — Tav. XIV [I], fig. 5 . ; ; 5 ; 5 5 " : » 87 [9]
» trigona? Sea. var. levis n. v. — Tav. XIV [JI]; fig. 6 È ; 5 : . 6 » 87 [9]
» tumida Brapv — Tav. XIV [I], fig. 7. . 5 , 5 6 5 ; È » 88 [10]
Gen. Bythocypris G. S. BRADY i 5 . ò 5 5 5 6 - 5 È 5 » 88. [10]
Bythocypris bosquetiana Bsapyx — Tav. XIV [I], fig. 8 3 0 0 6 è G : i » 88 [10]
Gen. Bairdia M. Cov . c o 0 6 o 3 7 . . o : i , : » 89 [11]
Bairdia subdeltoidea MUnsTER — Tav. XIV [I], fig. 9. 6 5 ; ; ; : ° : » 89 [11]
» angulosa See. — Tav. XIV [I], fig. 10... 5 È ; : 7 5 i 3 » 90. [12]
Fam. Cytheridae G. O. Sars. , 7 ò p ; È 6 5 È 5 » 90. [12]
Gen. Cythere O. F. MULLER . , b i ) È . 6 6 ò ; . 6 5 » 90. [12]
Cythere convexa BairD — Tav. XIV 4) [I], fig. 11,12 . 5 ; 4 o o È 3 : » 90. [12]
» Speyeri Brapy — Tav. XIV [I], fig. 13,14 . . 0 o o 6 5 . o pi pa
» cymbaeformis Se. var. farnesiensis n. v. — Tav. XIV [I], fig. 15, 16 . ò . ò » 91 [13]
5 cororeia) ole Mr I e e
» foveolata SEG. non BRADY var. intermedia n. v. — Tav. XIV [I], fig. 18 o 3 5 » 92 [14
». parallelogramma Brapy — Tav. XIV [I], fig. 19, 20. i 5 b 3 < 5 » 93. [15
» antiquata BarrD — Tav. XIV [I], fig. 21 ; > ; - : 3 6 : - » 93. [15]
» canaliculata Reuss — Tav. XIV [I], fig. 22 . ò ; . 6 5 6 5 ; » 94 [16]
» quadridentata Brapy non KAUFMANN — Tav. XIV [I], fig. 23 0 . 6 . s » 95 [17
» plicata MunstER — Tav. XIV [I], fig. 24 . 6 ; 5 3 - È ; 5 » 95 [17]
1) Per errore di stampa nel testo si legge Tav. XVI invece di Tav. XIV.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 15
114
I. NAMIAS
Cythere scrobiculoplicata Jones — Tav. XIV [I], fig. 25
» hamata MuLLerR — Tav. XIV [I], fig. 26
» Edwardsii Ronmer — Tav. XIV [I], fig. 27, 28
» Jonesi BAIRD et var. ceratoptera Bosquer — Tav. XIV [I], fig. 29, 30.
” emaciata BRADY . c c 0 0 o
» acupunctata BRADY var. distincta n. v. — Tav. XV [II], fig. 1,2
» longecarenata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 3, 4.
» laciniata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 5, 6
» gibbosa BraDY et RoBERTSONn — Tav. XV [II], fig. 7
» dasyderma BraDpyY et var. circumdentata Br. — Tav. XV [II], fig. 8
» pustulata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 9, 10
» venus Sec. — Tav. XV [II], fig. 11. 7 .
» cordiformis TeRquEM var. subtrigona Sne. — Tav. XV [II], fig. 12, 13
» testudo n. sp. — Tav. XV [II], fig. 14, 15
Gen. Cytheridea BosqueT
Gen.
Cytheridea Miilleri MUinsteR — Tav. XV 1a, na 16.
» subradiosa RoeMER — Tav. XV [II], fig. 17
» elongata Brapy non TERQUEM — Tav. XV [II], fig. 18
Loxoconcha G. O. Sars .
Loxoconcha avellana Sars var. mediterranea Sec. — Tav. XV [II], fig. 19.
» seminulum Sec. — Tav. XV [II], fig. 20.
Gen. Xestoleberis G. O. Sars
Xestoleberis margaritea BraDy — Tav. XV 7 1) fig. 21
» intermedia? Brapy — Tav. XV [II], fig. 22. 0 5
» depressa G. O. Sars var. erecta n. v. — Tav. XV [II], fig.23 .
Gen. Cytherura G. O. Sars . . 5 | " E 0
Cytherura inversa Sec. — Tav. XV [II], fig. 24. , . 0 .
» cuneata Brapy — Tav. XV [II], fig. 25. c c c È
Gen. Cytheropteron G. 0. Sars. : 7 B c
Cytheropteron gradatum Bosquer — Tav. XV 1) fig. 27. - c È
» caudatum n. sp. — Tav. XV [II], fig. 28, 29. c c
Fam. Cytherellidae G. O. Sars
Gen. Cytherella BosqueT ; " c c C c c
Cytherella punctata Brapy — Tav. XV 1), fig. 26. : .
» semitalis Brapy var. elegans? SEG. — Tav. XV [II], fig. 30
96
96
97
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110
111
111
111
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ANTONIO NEVIANI
BRIOZOI NEOGENICI DELLE CALABRIE
(Tav. XVI-XIX [L-IV]).
La presente memoria è il risultato di lunghe e pazienti ricerche fatte direttamente sopra una grande quantità
di materiale, del quale parte fu da me raccolto durante il mio soggiorno in Calabria, e parte mi venne regalato
o dato in comunicazione da gentili persone, fra cui è mio dovere ricordare i signori Borri comm. ULp., CANAVARI
prof. M., De StrerANI prof. C., Dr Srerano dott. Grus., JannACcI prof. FR., PARONA prof. C. F., PienatARI prof. F. J.
e Secuenza Lurci fu Giuseppe. Debbo poi aggiungere che i prof. CanavaRI e De SrEFANI mi permisero lo studio dei
briozoari conservati nel museo geologico, della R. Università di Pisa, che furono già studiati dal prof. De STEFANI, e
vennero illustrati nella sua memoria sulle Calabrie (num. 2 della bibl.). Il signor L. SeGuENZA mi inviò con cortesia
senza pari buona parte del prezioso materiale raccolto e studiato dal compianto suo genitore. Tutti questi signori,
col più grato animo, ringrazio.
A rendere più completa questa monografia ho poi tenuto conto di tutto quanto fu pubblicato in proposito,
come si vedrà dalla relativa bibliografia, che spero completa.
Il piano di questo lavoro è così distribuito :
I. Bobliografia; distinta in due parti:
A. Indice ragionato delle memorie nelle quali sono studiati i briozoi delle Calabrie, e che forma quindi la
bibliografia speciale.
B. Indice delle memorie che vengono incidentalmente citate nel corso del lavoro.
[a
. Classificazione; cenni sulla classificazione adottata, e quadro generale di essa.
II. Cronologia; cenni sullo sviluppo, nel tempo, dei briozoari; quadro comparativo con la distribuzione delle
specie nei vari periodi geologici in Calabria, in altre formazioni, e, se viventi, nel Mediterraneo
od altrove.
IV. Statistica.
Si
Enumerazione e descrizione delle specie in ordine .tassinomico. Di ciascuna specie è riportata la bibliografia
calabrese, è detto della distribuzione cronologica e topografica nelle Calabrie, e sono presentate
tutte quelle osservazioni critiche, descrittive, comparative ecc. ritenute opportune per ben precisare
la specie.
VI. Indice generale con le sinonimie.
116 A. NEVIANI [2]
I
BIBLIOGRAFIA
A.
Elenco ragionato delle memorie nelle quali si trovano studiate specie di briozoi fossili delle Calabrie.
1. Cortese Emilio. — Descrizione geologica della Calabria — Memorie descrittive della carta geologica d’Italia,
vol. IX, Roma, 1895. i
Nei calcari, attribuiti al mio-pliocene, di Piscopio trovasi (pag. 152):
Retepora cellulosa L.
Nelle sabbie grossolane a Testa del Prato, attribuite al pliocene, sono (pag. 171):
Membramipora catenularia Jam. Membranipora fenestrata Reuss
» Flemingi Busx Alecto repens Woop.
2. De Stefani Carlo. — Escursione scientifica nella Calabria (1877-78) — Jejo, Montalto e Capo Vaticano —
Mem. R. Accad. d. Lincei (Cl. sc. fis. mat. e nat.), vol. XVIII, seduta del 3 dic. 1882, Roma, 1884.
In questa memoria il prof. De Srerani riporta molte specie di briozoari, ma per la maggior parte tolte
dall’ opera del SecuENzA « Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria ». Tralasciando queste, ecco
l’ elenco delle specie osservate direttamente dall’ autore :
A. Dal miocene superiore (tortoniano) di Benestare (pag. 130):
Cellepora globularis Reuss
B. Dal tortoniano di Capo dell’ Armi (pag. 134): -
Membranipora Lacroixii Sav. Cellepora globularis Reuss
C. Dal tortoniano di Vena di Mezzo (pag. 143):
Lepralia monoceros Reuss
Steganoporella impressa Monn
Mucronella resupinata MANZONI
Membranipora Lacroixii Aupom
Schixoporella unicornis JonNSTON Cibrillina scripta Reuss
» » var. ansata Jorn. Cellepora globularis BRONN
» vasum n. Sp. (fig. 4 nel testo). IJamonea dichotoma n. sp. (fig. 5 nel testo).
» incisa Reuss
D. Dal tortoniano di Pulcinella ai pioppi (Monteleone) (pag. 145):
Membranipora Lacroixti AuDoN Mucronella resupinata MANZONI
Schixoporella linearis HassaL Cribrillina scripta Reuss
[3] A. NEVIANI 117
E. Dal tortoniano di Caravizzi presso Jonadi (pag. 145):
Schixoporella unicornis JonnsT. Mucronella resupinata Manzoni
» » var. ansata JOHNST. Biflustra excavata Reuss
F. Dal tortoniano di Porto Salyo (pag. 145):
Membranipora Lacroixti Aupon Cellepora globularis Bronn
G. Dal tortoniano della Rocchetta di Briatico (pag. 146):
Cellepora globularis BrONN
H. Dal tortoniano di Punta S. Arena (pag. 147):
Membranipora Lacroixii AupoN Schizoporella unicornis var. ansata JonnsT.
» subtilimargo Reuss Cellepora globularis Bronx
» stenostoma Reuss Myriozoon punctatum PritePi
Schizoporella unicornis JonNST.
I. Dal tortoniano di Caria sopra Tropea (pag. 147):
Membranipora subtilimargo Reuss Lepralia asperrima Reuss
Micropora bidens HaeeNow Myriozoon punctatum PrILIPPI
K. Dal tortoniano di Monte Cordena (pag. 150):
Cellepora globularis BrOoNN
L. Dal pliocene di Gerace (pag. 180):
Cellaria sinuosa Hassann Eschara cervicornis Lox.
Myriozoon truncatum PALLAS Retepora cellulosa L.
Cellepora coronopus S. W. . Hornera frondiculata LamouR.
» retusa Manz. Alecto repens Manz.
Eschara pertusa M. Ep.
M. Dal postpliocene di Carrubbare (pag. 218):
Steganoporella impressa Monu Microporella decorata Busx
Microporella schixogaster Reuss » polystomella Reuss
Microporella disjuneta MANZONI Retepora cellulosa L.
» Watersi n. sp. Tdmonea serpens L.
N. Dal postpliocene di Pezzo (Le pietre morte) (pag. 230):
Retepora cellulosa L.
3. Hincks Thomas. — Note on professor G. Seguenza?s List of Tertiary Polyxoa from Reggio (Calabria) —
Ann. Mag. Nat. Hist., ser. 5, vol. 13, n.° 76, Londra, 1884.
L’ Autore fa una critica cortese sopra alcune delle moltissime specie citate nel classico lavoro del SEGUENZA ;
parla cioè successivamente della
118 A. NEVIANI [4]
Lepralia elegantissima SeG., creduta per una Cribrilina radiata Monr forma mnominata Covca.
IS
Lepralia radiato-foveolata See., che è identica a Microporella violacea Jonn.
Cumulipora granosa See., che non è distinguibile da Smittia trispinosa Jorn.
Lepralia radiato-porosa Sea., è semplicemente una varietà della Schizoporella unicornis Jonn.
Lepralia erimia Sra., è la Membraniporella nitida Jonn.
Lepralia calabra Sec., è indubbiamente una varietà della multiforme Microporella ciliata Paun.
Lepralia mitrata Sec., riferibile alla Cribrilina radiata Mou var. innominata Covca.
Lepralia coronata Sea., è una varietà della Microporella Malusii Avp.
Lepralia thiara Sec., è una Cribrilina punctata.
Salicornaria mammillata Se., è forse una specie di Myrioxoum.
4. Lovisato Domenico. — Riassunto sui terreni terziari e posterziari del Circondario di Catanzaro — Boll. R.
Com. geol., vol. XVI, pag. 87, Roma, 1885. :
A. Dal pliocene (antico) di S. Maria di Catanzaro (pag. 104):
Adeone lamellosa? MicHELIN. Retepora cellulosa Lx.
Cellepora palmata MicHELIN. ; » echinulata Pa.
B. Dal pliocene superiore di Borgia e Caraffa (pag. 114):
Celleporaria Sp. Lepralia ciliata Parnas.
Hornera frondiculata Lx. Retepora echinulata Pa.
C. Dal quaternario di Borgia e Girifalco (pag. 117):
Eschara foliacea Lx.
5. Manzoni Angelo. — Bryoxoî fossili ilaliani; 3. contr. — Sitzb. d. mathem. naturw. cl., LX Bd., I Abth;
pag. 930, Wien, 1869.
Monografia dedicata esclusivamente alla illustrazione di varie specie del gen. Lepralia; fra esse vi sono:
Lepralia pteropora Rss., tav. I, fig. 3; del pliocene di Pezzo, Carrubare e Cannitello.
Lepralia linearis Hassan, tav. I, fig. 4; idem.
Lepralia ansata Jonnst., tav. II, fig. 11, 12; idem.
Lepralia ciliata PaLn., idem.
» » » var., tav. III, fig. 14; idem.
Lepralia elegantula sp. n. tav. III, fig. 16; del pliocene di Cannitello.
6. Manzoni Angelo. — Bryozoi fossili italiani; 4.° contrib. — Sitzb. d. mathem.-naturw. Cl., LXI Bd., I
Abth., pag. 323, Wien, 1870.
Fra le specie di alcune località italiane, appartengono alle Calabrie le seguenti :
Salicornaria farciminoides Jonnst.} tav. I, fig. 1,2; del pliocene di Pezzo e Cannitello,
Hippothoa catenularia FLexm.; tav. I, fig. 4; del plioc. di Calabria.
» flagellum sp. n.; tav. I, fig. 5; del plioc. di Pezzo e Cannitello.
Membranipora lineata Lunn.; tav. II, fig. 13; tav. III, fig. 14; loc. idem.
» Smittà sp. n.; tav. IMI, fig. 16; del plioc. di Pezzo.
[5] A. NEVIANI 119
Lepralia ligulata sp. n.; tav. III, fig. 17; del plioc. di Pezzo e Cannitello.
Cellepora ramulosa Linn. ; tav. V, fig. 29; tav. VI, fig. 30; loc. idem.
» tubigera? Busg; tav. IV, fig. 25; del plioc. di Calabria.
» Hassalii Jonnst.; tav. IV, fig. 22; loc. idem.
Eschara foliacea Lamx.; tav. I, fig. 4; tav IV, fig. 24; loc. idem.
Retepora cellulosa Lamx.; tav. V, fig. 26-28; del plioc. di Pezzo e Cannitello.
Idmonea serpens Linn. ; tav. VI, fig. 32; del plioc. di Calabria.
Discoporella verucaria Linn. ; tav. VI, fig. 33; loc. idem.
7. Neviani Antonio. — Sui giacimenti dei Cetacei fossili nel Monteleonese con indicazioni di altri rinvenuti nelle
Calabrie — Boll. d. soc. geol. ital., vol. V, Roma, 1886.
A. Nei pressi di Monteleone, lungo la strada che conduce a Stefanàconi, in un banco calcare del plio-
cene sup. sono (pag. 71):
Membranipora sp. Myriozoum truncatum L.
Retepora sp. Cellepora sp.
B. Nelle arenarie del quaternario di Costantino di Mileto, si raccolsero (pag. 71):
Cellepora Sp. Myriozoum truncatum L.
C. Dalle arenarie quaternarie di S. Gregorio d’ Ippona si ebbero (pag. 72): ©
Lepralia sp. Cellepora sp.
8. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; I. Le formazioni terziarie nella valle del
Mesima — Boll. .d. soc. geol. ital., vol. VI, Roma, 1887.
A. Nelle argille turchine dell’ astiano, in valle dei Mulini (pag. 176):
Lepralia obvia Manz.
B. Dal calcare giallastro (plioc. sup.) presso Monteleone (pag. 176):
Miriozoon truncatum PALLAS Celleporaria ramulosa Linn.
Membranipora lincata Linn. » coronopus S. Woon
» angulosa Rss. » globularis (BrONN).
Lepralia resupinata MANz.
©. Dalle arenarie del saariano di varie località (Casa delle Fate, S. Nicola da Crissa, S. Angelo etc.)
(pag. 181):
Salicornaria farciminoides Jon. Celleporaria globularis (BRONN)
Mirioxzoon truncatum PALLAS Retepora cellulosa Linn.
Membranipora angulosa Rss. Idmonea repens (Lixx.)
Lepralia morrisiana Busk » producta Sx.
» decorata Rss. Frondipora sp.
9. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; II. Dal Tacina al Neto — Boll. d. soc.
geol. ital., vol. VI, Roma, 1887.
120 A. NEVIANI [6]
Proveniente dalle sabbie plioceniche di Santa Severina (pag. 195):
Miriozoon truncatum PALLAS.
10. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; III. Il terziario nel versante ionico da
Stallettà al fiume Stilaro — Boll. d. soc. geol. ital., vol. VIII, Roma, 1889.
A. A pag. 141-142 sono riportati i briozoari citati dal SEcuENZA (Formazioni terziarie di Reggio-Calabria)
provenienti da Monasterace e Stilo, e riferiti allo zancleano.
B. Dal calcare grossolano pliocenico fra Argusto e Chiaravalle (pag. 144).
Celleporarie diverse Membranipora angulosa Reuss.
C. e poscia
Lepralià resupinata MANZONI. Myriozoum truncatum PALLAS.
D. a pag. 152 sono trascritti i briozoi indicati dal SeGuENzA (/. c.) ai monti di Luvito e Lupacchioli
presso Monasterace, e riferibili al siciliano.
11. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; IV. Le colline di Santa Maria — Boll. d.
soc. geol. ital., vol. VIII, Roma, 1889.
A. A pag. 442 sono riportate le specie raccolte dal prof. Lovisaro (vedi sopra al num. 4).
B. Poscia quelle raccolte dall’ autore (pag. 450).
Berenicea congesta Reuss. Eschara varians Reuss.
Ceriopora cavernosa Micam. » Sp.
Heteroporella? sp. Escharina sp.
Membranipora nobilis Revss. Mlustrella? sp.
» Sp. Semiflustrella sp.
Lepralia violacea JonNSTON Cellepora tubigera Busx.
» lata Busk Vincularia sp.
>» squamoîdea Reuss Myriozoum punctatum Pramppi
» pteropora Reuss Myriozoum sp.
Eschara reqularis Reuss
12. Neviani Antonio. — Nuovo genere e nuove specie di brioxoi fossili — Riv. ital. di paleontol. Aprile
1895, Bologna.
Stabilisco in questa monografia il genere Wibraculina, con due specie: V. Conti e V. Seguenziana; di
esse, quest’ ultima fu raccolta nel postpliocene di Spilinga.
13. Neviani Antonio. — Brioxoi neowoici di aleune località d’ Italia — Boll. Soc. romana per gli studi zoologici,
vol. IV (1895) e vol. V (1896).
I. Cap. 2.° — Brioxoi postpliocenici di Calabria posseduti dal museo geologico di Napoli (pag. 114 e seg.).
[7] a.
Membranipora reticulum Lx.
» irregularis D’ ORB.
Onychocella angulosa Rss.
Melicerita fistulosa Lin.
Cupularia Reussiana MANZ.
Cribrilina radiata Mont
Microporella Malusi Aup.
» ciliata Lin.
Hippoporina foliacea EL. et Son.
Myriozoum truncatum PALLAS
Schixoporella linearis HAssAL
Osthimosia coronopus S. W.
Cycloporella Costazii Sav., AUD.
Smittia cervicornis Paun.
» coccinea App.
Umbonula ? ramulosa Lux.
» ? pumicosa Lux.
Retepora cellulosa Lux.
Hornera frondiculata Lx.
Idmonea serpens Lun.
» cf. fenestrata Busx.
Entalophora proboscidea M. Epw.
Tubulipora (Stomatopora) repens S. Woop
» flabellaris Fagr.
Lichenopora mediterranea Bramv.
PFrondipora verrucosa Lmx.
121
Detti briozoari provengono da varie località calabresi, ma specialmente dal pliocene superiore dei dintorni
di Reggio Calabria.
II. Cap. 3.° — Briowoi postpliocenici di S. Maria di Catanzaro (pag. 118 e seg.).
Melicerita fistulosa Lin.
Membranipora minax Busk
Microporella violacea Jonn.
Hippoporina foliacea ELL. et Son.
» imbellis Busx
» adpressa Bx.
Myriorzoum truncatum PaLas
Schixoporella unicornis Joun.
» sulcata Nav.
Smittia cervicornis PALLAS
» coccinea Asrup.
Smittia variolosa Jorn.
Umbonula? ramulosa Lin.
Retepora cellulosa Lux.
Hornera frondiculata Lamx.
Idmonea atlantica Forpes
Tubulipora varians Rss.
Entalophora proboscidea M. Epw.
Lichenopora mediterranea BLamv.
» radiata AUD.
» hispida FLem.
II. Cap. 4.° — Briowoi postpliocenici di Caraffa (Catanzaro) (pag. 121 e seg.).
Actea anguina Lin.
Onychocella angulosa Rss.
Microporella violacea Jon.
Diporula verrucosa PracH
Hippoporina imbellis Busx.
» Pallasiana Monn
Myriozoum truncatum Paun.
Schizoporella obvia Manz.
Osthimosia coronopus S. W.
Smittia cervicornis Pann.
» coccinea ABILD.
var. resupinata Manz.
Umbonula ? ramulosa Lux.
Retepora Beaniana Kina
Hornera frondiculata Lx.
Idmonea serpens Lx.
» »
» carinata Ròm.
Entalophora proboscidea M. Epw.
IV. Cap. 5.° — Briowoi postpliocenici di Presinaci (Calabria) (pag. 227 e seg.).
Membranipora irregularis D’ ORB.
Onychocella angulosa Rss.
Micropora [Gargantua] hippocrepis Gone.
» » coriacea Esp.
»o [Calpensia] impressa Moti
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
Melicerita fistulosa Lun.
Cribrilina radiata Monn
» [Figularia] figularis Jonw.
Chorixopora Brongniartiù Aup.
Microporella [Penestrulina] Malusi Avp.
16
122 A. NEVIANI [8]
Microporella [ Fenestrulina] ciliata Lin. var. Castroca- Smittia [Marsillea] cervicornis PauL.
rensis Nev. » reticulata Mac Gin.
» [Diporula] verrucosa PEACE. » [Watersipora] cucullata Bx.
» [Heckelia] violacea Jorn. i » [Dlucronella] coccinea Ain.
» [Reussina] polystomella Rss. » » » var. resupinata Muz.
Hippoporina foliacea ELL. et Sol. Tubucellaria Farnesinae Nev.
» integra n. Sp. Hornera frondiculata LAME.
Myrioxoum truncatum PALLAS IJdmonea serpens Lx.
Schixoporella lineàris Hass. Tubulipora [Filisparsa] varians Reuss
» sanquinea Norm. » [Diastopora] striata Hamm.
» unicornis JOHN. Entalophora proboscidea M. Epw.
Lagenipora minuta Norm. Lichenopora radiata Ap.
V. Cap. 9.° — Brioxoi pliocenici del calcare di Monteleone Calabro (pag. 103 e seg.).
Acetea anguina Linné Hippoporina imbellis Busk
» recta Hinxs » adpressa Busk
Membranipora catenularia JAMESON Myriozoum truncatum PALLAS
» irregularis D’ ORBIGNY Schixoporella linearis Hassan
» reticulum Linné » biaperta MicneLIN
» hexagona Busx » squagmotdea Reuss
» galeata Busk » planata Manzoni
» lineata Linné Osthimosia coronopus S. Woop
» Dumerilii AuDOTIN » birostrata NAMIAS
» minax Busx Retepora Beaniana Ke
» trifolium S. Woop Smittia reticulata M. Giu.
Monoporella disjuneta MANZONI » [Marsillea] cervicornis Pau.
Onychocella angulosa Reuss » [Mucronella] coccinea var. resupinata Mnz.
Micropora [Calpensia] impressa Mon Hornera frondiculata Lamk
» [Peneclausa] coriacea EspeR Idmonea serpens Lun.
Melicerita fistulosa Linné Tubulipora [.Stomatopora] major JonNsToN
Cribrilina radiata Mon » » expansa MANZONI
» [Figularia] figularis JonNsTON » » Sp.
Chorizopora Brongniarti ATDOTIN i Lichenopora hispida FLemne
Microporella [Fenestrulina] Malusii AupoTvIN » radiata ATDOTIN
» » ciliata var. Morrisiana Bx. Frondipora verrucosa Lux.
» [Reussina] polystomella Rss.
14. Neviani Antonio. — Brioxoi postpliocenici di Spilinga (Calabria) — Atti Acc. Gioenia di Se. Nat. in Catania,
vol. IX, serie 4.2, Catania, 1896.
Tutte le specie, sottogeneri e generi contenuti in questa monografia sono accompagnati dalle relative
diagnosi ; 32 specie sono illustrate da disegni intercalati nel testo, dei quali alcuni tratti direttamente da fotografie.
Aetea recta Hrngs Bactridium calabrum n. sp.
Caberea Boryî AuDOTIN Vibraculina Sequenziana NEVIANI
Serupocellaria seruposa Linneo Membranipora irregularis D’ ORBIGNY
» elliptica Reuss » galeata Bx.
[9] A. NEVIANI 123
Membranipora minax Busx Smittia [Mucronella] pavonella AupER
Onychocella angulosa Reuss » » cfr. Peachi JoENSTON
Micropora [Peneclausa] coriacea Esper Umbonula ? ramulosa Linneo
Melicerita fistulosa Linnro ; Cycloporella costata Mac GiuuivrAY
» Johnsoni Busx Porina borealis Busk
Cribrilina radiata Morn » &mpervia n. Sp.
Chorizopora Brongniartii ATDOTIN Crisia denticulata LamARcK
Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo » elongata Miune EpwaARDS
» » » var. Morrisiana BusK » fistulosa HELLER
» [Diporula] verrucosa PracE Hornera frondiculata LamaRcK
» » Manzoni n. sp. » lichenoides PonTOPPIDAN
» » Adae NEvIANI » striata Mune EnwaARrDS
» [Reussina] polystomella Reuss » Reussi SEGUENZA
» [Calloporina] decorata Reuss IJAmonea serpens Linneo .
Hippoporina circumcincta n. sp. » vibicata MANZONI
» imbellis Busk Tubulipora [Filisparsa] varians Reuss
» adpressa Busk » » lata SEGUENZA
» Spilingae n. sp. » [Stomatopora] major Jonnston
Myrioxoum truncatum Parnas » flabellaris FaBRICIUS
Schizoporella vulgaris MoLn » » Var.
» biaperta MicHELIN » [Pavotubigera] dimidiata Reuss
Schixotheca fissa Busx » [Diastopora] simplex Busk
Osthimosia coronopus S. Woop TO » obelia JOHNSTON
Retepora cellulosa Linneo » » nova PERGENS
» beaniana Ke » [Mesenteripora] meandrina S. Woo
» Pignatarii n. Sp. Entalophora proboscidea Mine EpwaARDS
» Solanderia Risso » rugosa D' ORBIGNY
Smittia marmorea Hinks » regularis Mac GruLivrAY
» trispinosa JOHNSTON È » clavata Busk
» [Marsillea] cervicornis Pannas Lichenopora hispida FLemNG
» [Mucronella] coccinea Asm. » prolifera Reuss
» » Reussiana Busx Frondipora Marsili MicHELIN
15. Neviani Antonio. — Revisione generale dei brioxoi fossili italiani; I. Ilmonee — Boll. soc. geol. ital.,
vol. XIX, Roma, 1900.
Trattando delle Idmonee fossili italiane, in questa prima parte di un lungo lavoro di revisione generale
_ che ho in animo di continuare per gli altri generi, ricordo anche tutte le Idmonee che vengono più avanti
enumerate e descritte.
16. Seguenza Giuseppe. — La formation zameléenne, ou recherches sur une nouvelle formation tertiatre. — Bull.
soc. géol. de France, sér. 2.2, t. XXV, pag. 465, Paris, 1868.
Fra i vari fossili attribuiti al zancleano dell’ Italia meridionale (pag. 476) senza località precisata citasi :
Crisia Hornesti.
17. Seguenza Giuseppe. — Intorno la posizione stratigrafica del Clypeaster altus Lr. — Atti soc. it. 5>. mat.
vol. XII, fasc. 3.9, Milano, 1869.
124 A. NEVIANI [10]
Fra i fossili che accompagnano il Clypeaster altus Lx. nelle sabbie ritenute per zancleane della contrada
Testa del Prato a nord di Reggio Calabria, sono:
Salicornaria specie? Cellepora punvicosa Lx.
Eschara specie? Lepralia (varie specie)
Crisia Hornesii Revss. Myriozoon truncatum Pau.
18. Seguenza Giuseppe. — Una passeggiata a Reggio di Calabria. — Ann. dell’Istruzione. Anno I, fase. 1-0.
pag. 17, Messina, 1869.
Fra i fossili pliocenici alle Carrubbare, sono:
Myrioxoum iruncatum Donati. Cellepora cervicornis En. et Son.
19. Seguenza Giuseppe. — Le formazioni terziarie nella Provincia di Reggio (Calabria) — Mem. R. Accad.
A. Lincei (cl. sc. fis. mat. e nat.), Roma, 1879 (Presentata il 4 febb. 1877).
Nel poderoso lavoro dell’ illustre paleontologo di Messina, sono elencate ben 320 specie e varietà di briozoari,
distribuite in piani diversi e provenienti da numerose località; non essendo quindi possibile riportare qui un sì
lungo elenco, rimando il lettore alla nostra enumerazione, ove indicazioni apposite facilitano la ricerca delle specie
per autore, per terreni, e per località. Le suddette 320 specie e varietà vengono così distribuite:
Tongriano . ò o o - . . , . generi 4 specie 7
Aquitaniano È È À . 3 : 5 5 » 4 » 5
Langhiano . È È 4 È o . i ; » 2 » 3
Elveziano . : ; ; . È 5 È > » 28 » 118
Tortoniano . . 6 - 0 6 i 5 , d 20 » 81
Zancleano . 5 ; dl 6 6 c c o Dell » 165
Astiano 7 È È À 5 5 5 c 5 » 24 » Vari
Per quanto alle specie indicate io ne abbia aggiunte altre, il numero totale del mio elenco non raggiunge
quello del SeGuENZA, perchè molte sono passate in sinonimia, o vennero considerate come varietà.
20. Seguenza Giuseppe. —- Brevissimi cenni intorno le formazioni terziarie della Provincia di Reggio - Calabria,
Messina, 1877. |
È un brevissimo sunto dell’opera precedente; in esso, per alcuni piani, sono citati alcuni fossili a guisa
di esempio, e di comprova delle divisioni stratigrafiche proposte; fra essi fossili sono citati anche briozoari; se
ne trovano per il 4.° piano (elveziano) a pag. 19; per il 5.° piano (tortoniano) a pag. 21, e per il 1.° piano
(zancleano) a pag. 25.
21. Wathers Arth. Will. — Remarcks on the recent geology of Italy. Suggested by a short visit to Sicily, Calabria,
and Ischia — Trans. Manchester geol. soc., Manchester, 1877.
A. Dal pliocene di Gerace sono (pag. 13):
Myriozoon truncatum Hornera frondiculata Lux.
Cellepora coronopus S. W. Alecto repens Myz.
[11] A. NEVIANI 125
B. Da Prumo presso Nasiti (pag. 16):
Hornera striata M. Epw. Salicornaria farciminoides
Idmonea insidens Myz. Discoporella mediterranea
» triforis Huu.
22. Waters Arth. Will. — Bryozoa (Polyzoa) from the pliocene of Bruccoli (Sicily) — Trans. Manchester geol.
soc., Manchester, 1878.
In questa memoria, come lo si rileva dal titolo, 1’ autore tratta di briozoi provenienti da Bruccoli in
Sicilia, ma vengono ripetutamente ricordati alcuni briozoari di Calabria, essi sono:
Lepralia ciliata Pann. Eschara Pertusa M. Ep.
» coccinea ABILD. ; » Foliacea var. Fascialis.
Cellepora tubigera Busx. Retepora cellulosa Linn.
» ramulosa Linw. Myriozoon truncatum Pan.
Hippothoa catenularia JAMESON. Discoporella mediterranea Bran.
Hschara lunaris n. sp. Frondipora reticulata BLamn. forma verrucosa.
» cervicornis ELL. and Sonn. Hornera frondiculata Lam.
N. B. Per brevità, non sono entrato in discussioni sulle determinazioni delle specie sopra riportate dai singoli
autori; a quale specie vengano esse da me riferite, si rileva con facilità nella parte relativa alla enume-
razione e descrizione loro, specialmente con l’aiuto dell’ indice generale posto in fondo. Ho poi conser-
vata la medesima ortografia usata dai singoli autori.
B.
Memorie citate nella presente monografia e non riferentesi a briozoari delle Calabrie.
Numerose sono le citazioni di memorie contenute in questo lavoro; per ragione di spazio, rimando il lettore
all’ elenco pubblicato in appendice alla mia memoria « Brioxoî fossili della Farnesina e Monte Mario presso
Roma » (Palaeontographia italica, vol. I, 1895, pag. 137 [61]) che comprende 125 titoli per la massima parte
qui citati, ed aggiungo le opere che colà non si trovano elencate.
Couca R.Q.. . . — An essay on the zoophytes of Cornwall, 1841.
D’OrsIGnr. . . . — Voyage dans l’ Amérique meridionale, 1839.
Fiscaer P. . . .— Étude sur les Bryozoaires perforants de la famille des Térébriporides, 1865.
Fremn& J_. . .— History of British Animals, 1828.
Freese W. . . .— Anatomisch-histologische Untersuchung von Membraripora pilosa L. nebst einer Be-
schreibung der in der Ostsee gefundenen Bryozoen, 1888.
Fucus TH. . . . — Beitrige zur Kenntniss der Miocaenfauna Aegypten und der libyschen Wiiste, 1883.
GoLpruss. . . . — Petrefacta germaniae, 1827-1844.
Harmer S. F.. . — On the British Species of Crisia, 1891.
» . . — On the Development of Tubwlpora, and on some British and Northern Species of this
Genus, 1898.
Hincxs Ta. . . . — Contributions towards a General History of the Marine Polyzoa, 1880-1891.
126
JOHNSTON G..
JoLiet L..
JULLIEN J.
»
KoscHInsKy 0. .
LAMOUROUX...
LANDSBOROUG.
Mac GiLLivray P. H.
. — Nuova specie fossile di Stichoporina, 1895.
NEVIANI ANT.
»
Norman A. M..
PerceNs Ep.
»
RmLer S. 0.
Sars M. .
»
ScaccHI Arc.
Swrt F. A...
d
»
STIMPSON.
VAN BENEDEN P. 1
VIGELIUS.
Vine G. R. .
» ° °
WarersArtH. WILL.
»
»d
A. NEVIANI [12]
. — A History of the British zoophytes, 2° edit., 1847.
. — Contributions à 1° Histoire naturelle des Bryozoaires des Cotes de France, 1877.
. — Liste des Bryozoaires recueillis a Étretat (Seine-Inférieure) par le D." P. Frscner, 1881.
. — Les Costulides — Nouvelle famille de Bryozoaires, 1886.
. — Ein Beitrag zur Kenntniss der Bryozoenfauna der èlteren Tertiirschichten des duiicler
Bayerns, 1885.
. — Encyclopedie méthodique, 1824.
. — Popular hystory of British zoophytes, 1852.
— New or little-known Polyzoa, 1859-1889.
— Briozoi delle formazioni plioceniche e postplioceniche di Palo, Anzio e Nettuno, 1898.
» e Dr AnceLIS D’ Ossart G. — Corallarii e briozoi neogenici di Sardegna, 1897.
. — Last report on Shetland dredgings, 1868.
. — Zur fossilen Bryozoen Fauna von Wola Lu’ zanska, 1888.
. — Notes succinctes sur les Bryozoaires ; II, Bryoz. dragués par M. DoLLrus dans le Nord-
Ovest de la Méditerranée, 1888.
. — Polyzoa, Coelenterata and Sponges of Franz-Joseph Land, 1881.
. — Zool. Reise i Lofoten og Finmarken, 1851.
. — Geol. og Zool. Jagttagelser anstillede paa en Reise i en Deel af Trondhjem? s Stift, 1863.
. — Notizie intorno alle conchiglie ed ai zoofiti fossili che si trovano nelle vicinanze di
Gravina in Puglia, 1836.
. — Bryozoa marina in regionibus arcticis et borealibus viventia recensuit, 1868.
. — Recensio systematica animalium Bryozoorum, quae in itineribus, annis 1875 et 1876,
ad insulas Novaja Semlja et ad ostium fluminis Jenisei, duce prof. A. E. NorDEN-
SKIÒLD, invenerunt doct. A. SruxBERG et H. Tuger, 1878.
. — Recensio animalium Bryozoorum e mari arctico, quae ad paeninsulam Kola, in itinere
anno 1877, duce H. SAnpDEBERG, invenit F. TrvyBon, 1878.
— Marine Invertebrata of Grand Manan, 1853.
— Recherches sur l’anatomie, la physiologie et le développement des Bryozoaires qui
habitent la còte d’ Ostende, 1844-45.
. — Catalogue of Polyzoa collected during the Dutch North Polar cruises of the « W.
Barents », 1881.
. — Report of the Committee, consisting of Dr. H. C. Sorsy and Mr. G. R. Vine, appointed
for the purpose of reporting on recent Polyzoa, 1885.
. — A monograph of the Polyzoa (Bryozoa) of the Red Chalk of Hunstanton, 1890.
— Fossil Chilostomatous Bryozoa from Muddy Creek, Victoria, etc., 1883.
. — Bryozoa from New South-Wales, North Australia, 1887-89.
. — On Mediterranean and New-Zealand Reteporae and a Fenestrate Bryozoa, 1894.
. — Observations on Membraniporidae, 1898.
. — Bryozoa from Franz-Josef Land, collected by the Jackson-Harmswortk Expedition,
1896-1897, Linn. Soc. 1900.
[13] A. NEVIANI 127
II.
CLASSIFICAZIONE
RS o
L'ordinamento seguito in questa memoria è su per giù quello in uso dai più distinti specialisti moderni,
e specialmente dall’ Hrncxs. Ho poi tenuto conto della classificazione adottata nella grande opera, tuttora in corso
di pubblicazione « Traité de Zoologie Conerète », dei signori DeLaGre Yves e HrrovaRD EpearD (Le Vermidiens,
tome V, Paris 1897).
Come nei precedenti lavori, anche ora non ho abusato nel fare specie nuove, e peri riferimenti generici ho
avuto sempre presente il. concetto precipuo che dirige gli specialisti: di tenere conto, cioè, per quanto sia possibile,
della struttura del zoecio, passando in seconda linea la forma del zoario; concetto che trova sempre nuove feconde
applicazioni.
Ai generi ho dato la più vasta estensione possibile, e alle divisioni in gruppi di essi generi, ho posto semplice-
mente un numero d’ ordine, od un nome con valore di sottogenere, e ciò specialmente quando quel gruppo corri-
spondeva ad un genere di altro autore.
Nelle tre pagine seguenti si trova il quadro generale di classificazione, con il numero delle specie e varietà di
ciascun genere o sottogenere.
FAMIGLIE
Aeteideae, sp. 2.
Eucrateideae, sp. 6.
Cellularideae, sp. 8.
Membraniporideae, sp. 26
Microporideae, sp. 20 .
Cribrilinideae, sp. 9
|\Lunularia Busx, sp. 1.
l'moticorice M. Epw. sp. 4.
|
1
A. NEVIANI
Cheilostomata
GENERI
Aetea Lawmx., sp. 2.
Hippothoa Lawmx., sp. 2.
Terebripora D’ORB., sp. 3.
Spatipora FiscH., sp. 1.
Gemellaria Sav., sp. 1.
Caberea Lamx., sp. 1.
Scerupocellaria v. BENED., sp. 3.
Bactridium Reuss, sp. 2.
Vibraculina Nev., sp. 1.
Flustra Lixn., sp. 1.
Membranipora BLarnv., sp. 22.
Onychocella JuULLIEN, sp. 1.
Vibracella WarERSs, sp. 1.
Micropora Gray, sp. 13 .
Cupularia Lamx., sp. 3.
Membraniporella SMITT, sp. 1.
Cribrilina Gray, sp. 8
[14]
SOTTOGENERI o GRUPPI
1° gruppo WATERS, sp. 1.
20 » » sp. 2.
40 » » sp. 3.
7° » » sp. 10.
90 » » Sp. 4
MOON » Sp.
\ 13° » » sp. 1.
Rosseliana JULL. (£.), sp. T.
Calpensia JULL. (g.), Sp. 2.
Manzonella JuLL. (g.), sp. 1.
Gargantua JULL. (g.), Sp. 2.
Peneclausa JULL. (g.), Sp. 1.
Cribrilina s.8., Sp. 4.
Figularia JuLL. (g.), sp. 2.
Puellina JULL. (g.), Sp. 1.
Arachnopusia JuLL. (g.), sp. 1.
[15]
FAMIGLIE
A. NEVIANI
GENERI
, Chorizopora Hzs., sp. 1.
Microporella Hxs., sp. 20 .
Lepralideae, sp. 124
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
Monoporella Hxs., sp. 1.
Hippoporina NEev., sp. 14.
Stichoporina Ston., sp. l.
Orbitulipora Srot., sp. 1.
Myriozoum Don., sp. 2.
Lagenipora Hrs., sp. 3.
Anarthropora Smtt, sp. 1.
Schizotheca Hxs., sp. 2.
Teuchopora NEev., sp. 1.
Osthimosia JuLL., sp. 2.
Retepora ImP., sp. 5
Smittia HEs., sp. 30
Umbonula Hxs., sp. 3.
Lepraliae incertae sedis, sp. 3.
Costazia NEev., sp. 1.
| Cycloporella Nev., sp. 3.
|
Schizoporella Hxs., sp. 29.
| Celleporae incertae sedis, sp. 1.
—_—e=r—r'*'.[-=--r-
129
SOTTOGENERI o GRUPPI
Fenestrulina JULL. (®.), sp. 6.
Heckelia NEV., sp. 2.
Reussina Nev., sp. 1.
Calloporina Nev., sp. 1.
Adeonella BK. (g.), sp. 2.
Diporula Hxs.(g.), sp. 6.
Monocerina NEV. n. s. g., sp. 1.
Micr. incertae sedis, sp. 1.
1° gruppo NEv., sp. 9.
20 » » sp. 5.
3° » D. 6596 ID
40 » D._ Epo IL
5° » DG È
sez."° Schizoretepora GREG., Sp. 5.
Smittia s. s., sp. 6.
Marsillea NEV., sp. 2.
Watersipora NEV., sp. 1.
Mucronella Hxs.(g.), sp. 16.
Reussia NEV., sp. 1.
Palmicellaria ALD. (g.), sp. 1.
Phylactella Hxs. (g.), sp. 3.
17
130 A. NEVIANI [16]
FAMIGLIE GENERI SOTTOGENERI o GRUPPI
Bat Rss., sp. 1.
Batoporideae, sp. 2 : atopora , sp
Conescharellina D’ORB., sp. 1.
Tub llaria D’ORB. . 2
Porinideae, sp. 4 i ubucellaria , Sp
Porina D'ORB., sp. 2.
Cyclostomata
Crisiideae, sp. 7. . . . . . + Crisia Lamx., sp. 7.
Hornera Lamx., sp. 9.
Crisina D'ORB., sp. 1.
Idmonea Lamx., sp. 19.
Filisparsa D’ ORB., (g.), sp. 3.
Proboscina AUD., (g.), sp. 1.
Tubuliporideae, sp. 63. è + Stomatopora BRONN, (%.), sp. 5.
Tubulipora Lamx., sp. 29 . . Tubulipora s.8., sp. 2.
Pavotubigera D’ORB., (g.), sp.3.
Diastopora LAmx., (2), sp. 10.
Mesenteripora BLAINV.,(£.),sp.1.
Entalophora LAmx., sp. 9.
Seguenziella Nev. n. g., sp. 1.
Lichenoporideae, sp.8 è Lichenopora DErR., sp. 6.
Domopora D’ORB., sp. 1.
Heteropora BLAINV., sp. 2.
Cerioporideae, sp.5 . è e + Crassohornera, WATERS, Sp. 1.
Frondipora ImP., sp. 2.
[17] A. NEVIANI 131
i III.
CRONOLOGIA
Lo studio comparativo delle specie viventi e fossili di briozoari, e di quelli delle varie ère e periodi geologici,
ci dimostra che solamente a grande distanza nel tempo troviamo sensibili variazioni nel complesso di esse faune ;
cosicchè a prima vista si distinguono le specie ed i generi paleozoici, da quelli mesozoici, e dai terziari; ma fra
periodo e periodo di ciascuna èra, le variazioni si fanno meno sensibili, e. non è sempre facile il dire se una
specie, tanto meno un genere, sia o no caratteristico di un dato periodo o di un dato piano. Ma se caratteri
salienti ci fanno ben distinguere le specie paleozoiche, mesozoiche e terziarie, altrettanto non avviene per le terziarie
in confronto colle posterziarie e colle attuali; cosicchè può dirsi che l’impronta caratteristica che questi orga-
nismi hanno assunto nell’ eocene, o meglio nel miocene, la continuano tuttora. È per queste ragioni che nella
descrizione delle singole specie e nelle indicazioni bibliografiche relative non ho tenuto conto dei vari piani
nei quali i moderni geologi dividono i singoli periodi, riducendoli ai seguenti: miocene, comprendendo tutti
i piani dal tongriano al tortoniano, che per le Calabrie vennero in special modo distinti dal SEGUENZA ;
pliocene inferiore e medio, comprendendovi il zancleano, l’astiano e piacenziano dei vari autori; il
pliocene superiore per il siciliano; ed il postpliocene per il saariano; avvertendo però che, special-
mente in Calabria, è molto difficile distinguere il postpliocene dal pliocene superiore, talmente che si sarebbe
indotti a terminare il pliocene coll’astiano, come già fecero il De SteFrANI C. ed altri.
QUADRO GENERALE COMPARATIVO
Fossili in A R
I ns Viventi
Calabria Altre località Palo
Pliocene | = ii
\e-sT=|s|8=|e|8|8)35|#
s|(55/3|8|8£/S|2|8/8|5/2
Sott. ord. Cheilostomata
Fam. Aeteideae
I. Gen. Aetea Lamx.
1 | recta Hxs. È h Ò i; 6 6 3 i i+ ++ (+ | (+
anguina Linn. (Sertularia). . ° . . o -|-|+|+|[J+j|=-|-}|{-|+|+|+}|+
Fam. Eucrateideae
II. Gen. Hippothoa Lamx.
3 | divaricata LAmx. ; . 6 . ò Ù 7 -\e|T-/+|+|=|-/{-[|+/{+{+]|+#
flagellum MNz. . . . o 9 0 0 : -|{+|+|+|=|=}{I=|{#+}|+{dk|+#
È III. Gen. Terebripora D’ORB.
5 | Archiacì FiscH. 5 Ò b +|+|-|=-[|=|+|+|+|=-]|=|=
6 | genuis Sec. Tav. XVIII [III], fig. 20. +|-|—-|=-|-= = rs Cai
7 | Orbignyana Fisca. . + —_ +|+|-[|+]|+
) IV. Gen. Spatipora FiscH.
8 | Zaxa Sue. Tav. XVIII [III], fig. 21. È ; Ù »-\|+|J-|=-|=-l{l-{l-{|—-{=l=l=]|=
1132 A. NEVIANI [18]
Fossili in
Ter nea Viventi
Calabria Altre località = DÈ
Pliocene | => el\s|_
«sts|s|î|=|8|8|8)5|5
= 5 «i Bce
Fam. Cellularideae
V. Gen. Gemellaria Sav.
9 | punctata See. Tav. XVI [I], fig.8,9. be =ia|=|=]l={|=]{=]|=}|=
VI. Gen. Caberea Lamx.
10 | Boryi Aup. (Crisia) Tav. XVI |Il, fig. 1. —{+|+|+{|{-{—-|=|+|+j|+}|#
VII. Gen. Scerupocellaria V. Ben.
11 | elliptica Rss. (Bactridium) Tav. XVI [I], fig. 2, 3. +|+|={+j|®%|2®%{K|#+|=j|= {=
12 | seruposa Linn. (Sertularia). —|+|+|+|=|-|=|+|+|+}|+
13 | scrupea BK. — |||.
VIII. Gen. Bactridium Rss.
14 | calabrum Nev. Tav. XVI [I], fig. 4, 5 dalle |=
15 | Manzonii See. Tav. XVI [I], fig. 6, 7. Lsiaolclal=el=-|j={[={[|=-[=]|=
IX. Gen. Vibraculina Nev.
16 | Seguenziana Nev. Tav. XVI [I], fig. 10-12. Sieeeeiacel|l=
Fam. Membraniporideae
X. Gen. Flustra Linn.
17 | denticulata Sec. Tav. XVI. [I], fig. 13. +|-[l-[|-{I=-{|-{=-|-|={— {=
XI Gen. Membranipora BLAINV.
1° Gruppo i
18 | galeata Bx. a a CR CRCRIGR casa ee
2° Gruppo
19 | elliptica Hac. (Cellepora) . . ò +|-|=-{|=-j|l+|[+|+|+]|+{|[—-|+
20 | catenularia Jam. (Tubipora) Tav. XVI [I], fig. 16 —[t+|+|+|-{|-|+|+|+{J4#+|#
4° Gruppo
21 | Rexagona BE. 0 0 ò 0 ZReleaaeal=|l_{= {dl
22 | pratensis Nev. n. n. Tav. XVI [I], fig. 15. —{/+|=-|-[Kl=-/|=-|-|=-{—-{|=|=
23 | fissura Se. Tav. XVI [I], fig. 14 eancuhaelao]l_]i_
7° gruppo
24 | lineata Linn. (Flustra). +|[+|+|+{[-|-|+|+|+/|{-+|-=+
25 | irregularis D’ORB. +|+/+{|+|-|-[|+{+[|#+j|T—-|+
26 | reticulum Linn. (Millepora). —|+]|+|=l[+]|+][|+]|+ SL +|+
[19] A. NEVIANI 133
Fossili in
ù Viventi
Calabria Altre località RSS
Pliocene |-= |
= 523 s|8|58|#|8/=s|=|5
27 | reticulum forma subtilimargo Rss. sp. Licei claL|eali e
28 » » Lacroixii Aup. (Flustra). ||| |||
29 » » diadema Rss. Sp. + +|-|-{|[|[-|- 2 P) SLM
30 | Savarti Aup. (Plustra) ala=|t+|®|=|=|stb|sat|a{|a|4t
31 | fenestrata Rss. (Cellepora). Lia clicliclialtbliaicici|a
32 | Zoxopora Rss. (Cellepora) . ; Licei =|a|ai= |||
83 | varians Sec. Tav. XVI [I], fig. 13 . Leila =[|>]|ae{|={|j={|=|=
9° Gruppo
34 | Dumerili Aup. (Flustra) . ee
35 | minax BK. —|+|+|+|-|-{|-|J+|+|+|+
36 | trifolium S.W. (Plustra) . pe
37 | crispa See. Tav. XVI [I], fig. 17 +|- = E I
10° Gruppo
38 | tenwirostris Hxs. var. gregaria HELL. Sp. LidL|a[|1||-|d|4st{ |<
13° Gruppo Ù
39 | appendiculata Rss. (Cellepora) . +|-|-|-|=|+|#+|+|+|=-|+
XII. Gen. Onychocella JuLL.
40 | angulosa Rss. (Cellepora) . +|+|+|+|?®|+|+|+|+|+|+#
XIII. Gen. Vibracella WAT.
41 | miocenica See. Tav. XVI [I], fig. 19. L|aellae|a|[=|ae{ae{=|={|=|=
XIV. Gen. Lunularia BK.
49 | petaloides D’ORB. (Lunulites) Ico RZziRE
Fam. Microporideae
XV. Gen. Micropora Gray.
sottogen. Rosseliana JULL. (g.)
43 | Rosseliù Aup. (Flustra). ò —|pP{/+/+|-|-|+|+|+|4|+#
44 | ogivalis See. (Membranipora) Tav. XVI mn, fig. 21. biclclia=lelelae={[a=l=al=e={=
45 | incompta Rss. (Membranipora) . ? —|/+|/-|-|-|-|+|=|=}|=|=
46 | semiaperta Rss. (Membranipora) Liolcl=l|=|[k={e[=j=|{=il=
47 | patellaria MoL1 (Eschara) a |-|-|{-|=|={|=|k|#
48 | formosa Rss. (Cellepora) . È 3 5 Pell #|=|=|=
49 » var. conferta See. Tav. XVI [I], fig. 20 vi|=j|jalaslh=elk=e]Jed=aedsdli=d =
134 A. NEVIANI [20]
Fossili in \
Ra Viventi
Calabria Altre località Lio
Pliocene CO) = 3 298)
«\-st-|5/5|=/= |a
sottogen. Calpensia JULL. (g.)
50 | #mpressa Moi (Eschara). ò i LIL ||| |
51 » var. papyracea Rss. (Membranipora) . e ela La è
sottogen. Manzonella JULL. (g.)
52 | exilis Mnz. (Membranipora) var. incisa Sea. Tav. XVI [I],
fig. 23. . 0 . 0 . 0 0 . oliciLiaela=laelcl=|ae|=[|=|=
sottogen. Gargantua JULL. (g.)
53 | cucullata Rss. (Cellaria) . Liau|-|ae[=|sa{[al={=|=|a=
54 | Rippocrepis GoLpr. (Cellepora) . Se ELLI
sottogen. Peneclausa JULL. (g.)
55 | coriacea Esp. (Flustra) Tav. XVI [I], fig. 22 |a
XVI. Gen. Melicerita M. Epw.
56 | fistulosa Linn. (Eschara) Tav. XVI [I], fig. 24-27 +|+{+/+|-|+|+|+|/+#+]|dk{#
57 | Johnsoni BK. (Nellia) O |P SL LL
58 | sinuosa Hass. (Farcimia) . Re |a
59 | Charlesworti M. Epw. S|L|-|el=|=|=s|s|-|=|=
XVII. Gen. Cupularia Lmx.
60 | canariensis BK. +|-|-|+|=|=-{|+|+|+|+
61 | umbellata DEFR. (Lunulites) +|+|-[+|-|-|+{|+|+]|-=
62 | Reussiana Mxz. e |a
Fam. Cribrilinideae
XVIII. Gen. Membraniporella SMITT.
63 | nitida JonnsT. (Lepralia) . sleale LL
XIX. Gen. Cribrilina Gray.
64 | radiata Mori (Eschara) o 0 0 -\P[J+[|+|+{[|+[|+|{+|+|+|+|#
t9) » var. innominata CoucH. (Lepralia) Tav. XVI [I],
fio 29) . i 7 p 3 6 baie RR RR |
66 » » vascula MNz. (Lepratia) EP |=|=|=-|={|=®|={=3 (=
67 » » rarecostata Rss. (Cellepora) . +|H{+|=-{l=_{l—-|+|={|=j{|= {=
sottogen. Figularia JULL. (g.)
68 | figularis JonnsT. (Lepralia) 0 : 7 +/+[/+|+|l=-|-|+|+|+{[|+|+
69 | elegantissima Sec. (Lepralia) Tav. XVI [I], fig. 28 . +|=-|J=-]|=l=]|=]{-]1-]1=-lI=-]|#
A. NEVIANI
135
—————————Tt=-=-= >= == = =<2%"“ "<"3 <=" =“ae——_—_ —————.-
Eossili in
_
70
71
(e)
13
74
75
76
Yard
78
79
80
81
82
sottogen. Puellina JULL. (g.)
Gattyae Br. (Lepralia)
sottogen. Arachnopusia JULL. (g.)
punctata GRAY.
Fam. Lepralideae
XX. Gen. Chorizopora Hxs.
Brongniarti Aup. (Flustra)
XXI. Gen. Microporella Hxs.
sottogen. Fenestrulina JULL. (g.)
Malusi AUD. (Cellepora) .
ciliata Linn. (Cellepora) . 0 . 0 0 .
» var. Castrocarensis NEV.
» » Morrisiana Bx. (Lepralia) Tav. xvIl [II], ne 6.
Barrandei Rss. (Cellepora)
inamoena Rss. (Lepralia) .
sottogen. Heckelia NEV.
violacea JonNST. (Lepralia)
» var. transilvanica Rss. (Cumulipora) .
sottogen. Reussina Nev.
polystomella Rss. (Eschara) Tav. XVII [II], fig.1-3.
sottogen. Calloporina NEV.
decorata Rss. (Cellepora) . b 0 . , 0 ea
sottogen. Adeonella BK. (g.)
foscinophora Rss. sp. var. pena See. Tav. XVII SI
8. . .
reticulata Sec. Tav. xvi [II], fig. 4
sottogen. Diporula HKS. (g.)
verrucosa PrAcH (Eschara) . 0 o . 0
Manzonii Nev. Tav. XVII [II], fig. 5
gastropora Ess. (Lepralia). ; 7
Adae Nuv. (Smittia) Tav. XVII [II], fig. 8
Partschi Rss. (Cellepora) .
impressa AUD. var. pyriformis Bx. erat)
=== Viventi
Calabria Altre località PORRI
Pliocene PS e |Z|_
—\+|- -\=|=|j=|=|#|®
=|-|/+|+|=(=|-|+|-|=|+
+/+|+]|+|=|-|+|+|+|+|+
—|+|+|+|-|-|-|+|+|+|+
+/+|+|+|-|-=|+|+|+|+|+
2|+|-|+|-|-|-|+|+|=|-
—|+|+|+|-|-|-|+|+|-=|=
+|=|=|-|-|=|+|=|-|-=|-
ubi be ec
+|+|+|+|=|-[+|+|+|+|+
cases
+|+|+|+|-|-|+|+|+|+|+
+|+|+|+|=|-|+|+|?|=|+
a|tlal=l=le[|as|[|=|={[=jl=
ii i E E
S|]
—|-|-{|+{[\-{|-|-|-{|—-{|=|—
ei e i ro
-|<|a=[4+|=|=|={|=|=®|=|=
+=|=|=|=|=|#|=1=|=|=
ldblelslelta=l=lelolet=
136 A. NEVIANI [22]
K QAR
—_ ito sea Viventi
Calabria Altre località E
Pliocene | = Sal _
“emessa
“3 RE
sottogen. Monocerina NEV. n. s. g
91 | monoceros Rss. (Lepralia). Soil ele =|=
Microporella incertae sedis
92 | fistulosa Rss. (Eschara) piolelal[={|=|=ss|=|=]|=|=
XXII. Gen. Monoporella HKs.
93 | disjuncta Mnz. (Lepralia) . olii
XXIII. Gen. Hippoporina Nev.
94 | complanata Norm. (Lepratia) crepi cliel=|l=|=]|=|+
95 | areolata Rss. (Lepralia) sleepi =|-
96 | foliacea ELL. et Sor. (Millepora) -+/+|+|-[|=-/|-|+|+|+# |
97 | anisostoma Rss. (Lepralia) pieces |={|=||=|-
98 | planiceps Rss. (Lepralia) . pPpae|=|=|=|={[8s{=|={|={|=
99 | Pallasiana Moi (Eschara) 5 3 d |E|+]|+|-|l-|/=-|+[|4+|+#+|+#
100 | adpressa Bx. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 12. ++ 4+|4+{l=-|= (4|{+|#+]j=- {=
101 | Spilingae Nev. Tav. XVII [II], fig. 9 qa | oa
102 | imbellis Bx. (Hemeschara). libeelaee|aea | | L
103 | edax Bx. (Cellepora). Plei>l|leio |
104 | depressa BK. (Lepralia) ao 0 1
105 | fessulata Rss. (Eschara) È o i, blclalaslce|=s=|al=|={|=|=
106 | circumcincta Nev. Tav. XVII [II], fig. 10, 11. «imc ARG
107 | integra Nev. Tav. XVII [II], fig. 13. -|-|-[|J+|-|=|-|-|=jJ=}|=
XXIV. Gen. Stichoporina StoL.
108 | minutissima Sec. (Lepralia) Tav. XVII [Il], fig. 14. ea => ||
XXV. Gen. Orbitulipora Srot.
109 | excentrica Sec. Tav. XVII [II], fig. 15, 16 Real -
XXVI. Gen. Myriozoum Don.
110 | truncatum Par. (Millepora) È s +|+/+|+{[|—-|=|+|+|+|=#|+
111 | mammillatum Sea. (Salicornaria) Tav. XVII a, de. 17, 18. —|+|=-|=}54&=-|=|=]|={|=b={=
XXVII. Gen. Lagenipora Hxs.
112 | minuta Norm. (Lepralia) . —|+|-|+|-|=-|-|#+|+j|=-|+
113 » var. tuba MNz. (Lepralia) —|+|-{|-|[l=-|=-|=-|+|=j|—=-|=
114 | pustulosa See. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 19 +|-|-|-|[{l-{|-{|-|{|-]|-{|—-|=
XXVIII. Gen. Anarthropora SmIrT.
115 | monodon Bx. (Lepralia) ee)
[23] A. NEVIANI 137
n _—_ ai a Viventi
Calabria Altre località Sata
Pliocene | = ==
Ss |eSl = È = |&8|= = z 2
XXIV. Gen. Schizoporella Hxs.
1° Gruppo
116 | goniostoma Rss. (Lepratia) +|-|-|J=-{|l=|-|+ I (RE
117 | squamoidea Rss. (Lepratia) ++/+|#+|=-|={+|+|+|=-{|-
118 | eZegans D’ORB. (Escharina). =la|+|=|l=|=|=|={|=|=|{-#
119 | Zujovici PeRG. i + —_ + =
120 | obvia Mxz. (Lepralia) ; : —|+|+|+]|-< Lic
121 | variolata Sec. (Eschara) Tav. XVIII pm), do.” 1 Lia|]aslel=|le|=s{={[l=|=|=
122 | deltostoma Sag. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 20 +L|— =
123 | sinuosa Bx. (Lepralia) var. vasum Dr STEP. sp. Tav. XVII
[LI], fig. 21 : ; G : È seul ={=|=|a=|ae|a={= {| =
124 | granoso-porosa Rss. (Lepralia) . Llol—-l=l[l-ellaelteali=|=|=|=
2° Gruppo
125 | Zinearis Hass. (Lepralia) . 6 Sie iena Ra
126 | diaperta MicHL. (Eschara) Tav. XVII Dm, fi . 22 Ea] a|=|={p|+| + | {+
127 | Hyndmanni Jognsr. (Lepratia). elt+t|+|=-|=-{|=|=-|+ |
128 | crassa Rss. (Lepralia) UR . +|+|- = sE S =
129 | romana Nav. Sla=e|l=|a sN pai
3° Gruppo
130 | vulgaris MoLL (Eschara) + L= || ||
131 | Dutertrei Aup. (Flustra) Liala=|la[l=|&|dL|d|a|at
132 | monilifera M. Epw. (Eschara) . Il LL + SI
133 | unicornis JoHNST. (Lepralia) a Roe
134 | spinifera JoHNST. (Lepralia) SluLitblditiciz|itla ||
135 | Gonversi Rss. (Lepralia) 4 Sa 4 = =
136 | sanguinea Norm. (Hemeschara) . Lissa |lo|4[|L|L|at|&
137 | planata Mnz. (Lepralia) S|dLltie|l=|=|a|t|a{[a{=
138 | su/cata Nev. o 5 SS IL ||| =
139 | congesta SEG. (Lepralia) Tav. XVIII im), fi 9.2. —|\alaula|l=]|ae{la={a=>|a{|={|=
140 | Edwardsiana BK. (Lepratia) — == |t = LR PS
4° Gruppo
141 | digitata War. (Cellepora) . i S|_-lala=|st{|a
5° Gruppo
142 | auriculata Hass. (Lepralia) —|+|=-l+]|=-|=|=|+#+|?2 |+|+
143 | macrochila Rss. (Eschara).. . ; Lie|a]|a|[ae|a|&b|ae|ael=l=
144 | schizogaster Rss. (Cellepora) Tav. XVII [II], fig. 23. +[1+]1+]|-=lI-]|-][+]|+{[+]l=]1-
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
18
138 ‘A.! NEVIANI [24]
Fossili in
: —— || Viventi
i Calabria Altre località ca
Pliocene | = e|s|_
= sl &\#|a|8|8|8|3|5
dieci
= Tes CO) (_s = [rar] = = (_s = <<
XXX. Gen. Schizotheca Hxs. Ì
145 | fissa Bx. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 4,5. —|a-|l=|J#|=|-|=-|-|=#|=-|{-E
146 | stellata Sec. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 3 Ceo |=|=|=
XXXI. Gen. Teuchopora Nev.
147 | castrocarensis Mnz. (Alecto) s|oele|lelaeslh|=a{c|=|=}|=
XXXII. Gen. Osthimosia JuLL.
148 | coronopus S.W. (Cellepora) +|+|+|+j|-|-{|+t|+|+|4#+|#
149 | birostrata Nam. (Cellepora). allea]
XXXIII. Gen. Retepora Imp.
Sez. Schizoretepora GREG.
150 | cellulosa Linn. (Millepora) Tav. XVIII [III], fig. 7 . A E e St N N al |
151 | Beaniana Kine eo e Se
152 | simplex BE. . 0 o o 7 ” uo ==|=|=ak[|=|=|=
153 | Pignatarii Nev. Tav. XVIII [III], fig. 8. See |=[|=|=
154 | .Solanderia Risso Tav. XVIII [III], fig. 6. —|-|=jé|-|=-{|=-|=-|=|#}|=
XXXIV. Gen. Smittia Hrs.
sottogen. Smittia s.s.
155 | reticulata M. GiLL. (Lepralia) . i eee ee Lal
156 » var. systolostoma Mxz.(Lepralia) +|+|/+/+|-|-{|+|+|®.|-={=
157 | cheilostoma Mxz. (Lepratia) Seal |
158 | marmorea Hxs. (Lepralia) ò . ò È Zi Rio
159 | #rispinosa JoxnsT. (Discopora) Tav. XVIII [III[, fig. 10 +|--|=-[|+|=|=-{|+|=|={|[#|4+
160 | marionensis BK. (Lepralia) —|+|-|-{l-|=-|+|-|=|l=}|#
sottogen. Marsillea Nev.
161 | cervicornis PALL. (Millepora) +[+[|+|+|=|-{[|+|#+|+{+{dk.
162 | conferta Rss. (Eschara) Liailapel=|s{es|a|=]|=|=
sottogen. Watersipora Nev.
163 | cuculata Bx. (Lepralia) SE RE e |
sottogen. Mucronella Hxs. (g.)
164 | coccinea ABiLp&. (Cellepora) Tav. XVIII [III], fig. 9. +|+|+/+|-|-[+|+[|+{|#+}|#
165 » var. fulgurans Mxz. (Lepralia) —|+|j=-|=-|[{I-{|={|-|+|=|=}|=
166 » » resupinata Mnz. (Lepralia) . +|+|+|+j|=-}|-|-{[|#}|=-Jl=|=
167 » » strenuis Mnz. (Lepralia) subvar. laciniata
See. Tav. XVIII [III], fig. 22. 0 0 Ea T=l=|=[=l&l= RR.
[25] A. NEVIANI
MERE Eos sili Lx Viventi
Calabria Altre località —_
Pliocene | = Asl
2 sta. Si e|2|® S|E|E
SSEs/slals/=/sjal=/=
168 | Reussiana BE. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 13 . - S.S IE
169 | pavonella ALpeR (Eschara) Tav. XVIII [III], fig. 11 SER ITA SIA PEA MAE TS IENA VSS IN ESTA ZI
170 | variolosa JonNsT. (Lepralia) + DIE Ab
171 | megalota Rss. (Cellepora) . + = Laici =|=
172 | Peachi JonnsT. (Lepralia) I = I aL ||
173 | ventricosa Hass. (Lepralia) A Ea = ||| LL
174 | Woapsi Pare. . bF|- Ph e Ve ES
175 | arrecta Rss. (Cellepora) +|—-|=-|-{-|=-|+{|+|-=]|-
176 | elegantula Mnz. (Lepratia) = na | Lla|=|=
177 | umbonata Mxz. (Lepratia) — | 4 7: JEaezo
178 | venusta Ercaw. (Cellepora) eo e a e aa
179 | Sedgwicki M. Epw. (Eschara) Rag ER SS SM
sottogen. Reussia NEV.
180 | regularis Rss. (Eschara) Sile pata LiL|c|-|=
sottogen. Palmicellaria ALDER (g.)
181 | Skenei Sor. (Millepora), var. bicornis BK. (Lepralia). lola |tbliae{|=e[la={|kll=l={s
sottogen. Phylactella Hxs. (g.)
182 | obeliscus Mnz. (Lepralia) . c : , 5 b Lie =|=|=|=|#|[|=|=|=
183 | adpressa See. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 14 . —k|=|-|={|-|=-|=|=}|=|=
184 | macrocephala Sec. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 12 “sa E& “= kB
XXXV. Gen. Umbonula Hxs.
185 | verrucosa Esp. ((Cellepora). c|elt/=|[=g={|=|3.}®.|= +
186 | ramulosa Linn. (Cellepora) —Ll\d|gy — | LL
187 | pumicosa Linn. (Cellepora) = + alati fni tai iSiSA fia
Lepraliae incertae sedis.
188 | grandis Sac. Tav. XVIII [III], fig. 16 i “ \+|-|{=-{|=-|=-|=|=|=}j|=}|7
189 | microtheca Sec. (Eschara) Tav. XVIII [III], fig. 15. sibloelale=l=|l=|=|= {==
190 | gibbosula Mxz. 0 ale ]|p=]= [|||
XXXVI. Gen. Costazia NEv.
191 | Costazii Aup. (Cellepora) . A E | ET e A E SA ZIA ia
XXXVII. Gen. Cycloporella Nev.
192 | costata M. Gi. (Cellepora) I | iL i Li LIL
193 | ? crassa Mnz. (Cellepora) . L|iaelal={=|a=dski=|al=|j=
194 | ? polythele Rss. (Cellepora) sio RA
139
140
A. NEVIANI
Fossili in
er
= 0g Viventi
Calabria Altre località na
Pliocene | = “ ei
= | | E S a 2 = È È
= 5335|5|S|S|=|=/=|=|=
Celleporae incertae sedis.
195 | Zobulata WAT. —|-|+ EA I i L|
Fam. Batoporideae.
XXXVIII. Gen. Batopora Rss.
196 | rosula Rss. (Cellepora) LioalLLea|=|
XXXIX. Gen. Conescharellina D’ORB.
197 | conica See. (Batopora) Tav. XVIII [III], fig. 17 + — — — —
Fam. Porinideae.
XL. Gen. Tubucellaria D’ORB.
198 | opuntioides ParL. (Cellularia) . release a] |
199 | Farnesinae Nav. aio pRelealele ee =
XLI. Gen. Porina D’ORB.
200 | borealis BE. (Onchopora) . È 5 “lei RR
201 | impervia Nev. Tav. XVIII [III], fig. 18, 19 a|elslpel=iGel|la=|=|=]|=]|=
Sott. ord. Cyclostomata
Fam. Crisiideae.
XLII. Gen. Crisia Lamx.
202 | fistulosa HELL. c ; i Seas
203 | eburnea Linn. (Sertularia). +|-|+|+|=-|-|+|+|+j|4#|+#
204 | Hornesi Rss. n +|+|-|=-{|-|+ +|+J4#|=|-=
205 | denticulata Lamx. (Cellaria). alG|l/gl@elsisl=|ls|ar]ar]|
206 | elongata M. Epw. —|-|+#|+|=-|=-|=-|+|+#|+|#
207 | Edwardsi Rss. ò 5 i; SIR MTA MEC NESS MSI NECA STEN MEA SI
208 | marginata Sec. Tav. XIX [IV], fig. 1 +|=-|=-|=-{={[|={|=|=}|=}|=}|=
Fam. Tubuliporideae.
XLIII. Gen. Hornera LAmx.
209 | frondiculata Lamx. (Retepora) . +[+|+|/+|-|=-|+|+]|+|[|+|#
210 | Zichenoides PontoPP. (Corallina) —|-|-|+|-|={|=|=|=|#+|+#
211 | Rippolytus DEFR. +|+|-|+{|—-|-|+|+|=-{[|=|=
212 | striata M. Epw. —{+|+|+|=-|+|+|+}|=-{|—-|+
213 | concatenata Rss. t]J+|={[=l#]|+#+]|=]|=|=]l=]|=
A. NEVIANI 141
Fossili in
7 "= Viventi
Calabria Altre località SR
Pliocene | = ail
sasa a| | s|E|#
zz 5|=|3|/|8Ss|/8|/3|8s|=
di Pero ea | e E = =
214 | cylindracea Se&. Tav. XIX [IV], fig. 2, 3. 5 eee PESI ES e
215 | serrata Rss. var. pliocenica Sec. Tav. XIX [IV], fig. 8,9. |-|4+|_-_|_-|_—- EA it MES ra A
216 | simplex Sea. Tav. XIX [IV], fig. 4, 5. Se SAS Sea gene
217 | Reussi See. Tav. XIX [IV], fig. 6,7. SA i i e) I O pl El
XLIV. Gen. Crisina D’ORB.
218 | cancellata GoLDF. (Retepora) Lille |a|=|=|=
XLV. Gen. Idmonea Lamx.
219 | pertusa Rss. SL rclclclaldlaLliaeli|=
220 | fenestrata BK. ) ; 6 E ; Lic|ublic|aopfa|a|dla=|=|=
221 | conferta Sea. Tav. XIX [IV], fig. 13-15 I e A A a e
222 | producta Sac. Tav. XIX [IV], fig. 10-12 . s|t[|ae|&{[=|=|=|a={|=|=]|=
223 | bacillaris Sec. Tav. XIX [IV], fig. 18, 19. |Liaelsla|l=>{|a|=|={=.|=
224 | carinata Roem. Tav. XIX [IV], fig. 23 P|L|a|LL|L|lL|e|all
225 | spica Sec. Tav. XIX [IV], fig. 20, 21. + i RL AIR Ito aa DESS
226 | Seguenzai Nev. Tav. XIX [IV], fig. 16, 17 —|+|- = = pes
227 | brutia Nev. Tav. XIX [IV], fig. 22. E n VS o e e e a
228 | atlantica FoRB. —|tlias|aola||a||ala|u
229 | concava Rss. 0 +|+|+{|+|—-|+|+|4+#+]|2|+}|=-
230 | disticha? Goupr. (Retepora) Lao lia
231 gracilis MNGH . Seleila=l=|={l={={|=|et|=
232 triforis HELL. |o|leablatleli-l=l|={={|db|=
238 Meneghinii HeLL. =. & — +
234 | Milneana D’ORB. 6 . o ò . ò —|-|#+|#|l=j|=-|=-{|+|+j|#+|#
235 | serpens Linn. (Tubipora) Tav. XIX [IV], fig. 24, 25. — IL 4|a|=|=|[—= {|a
236 | vibicata Mxz. Sela. R
237 | irregularis MNcH. S|lb|ldLldtlol={[|s{|4k|9g|=
XLVI. Gen. Tubulipora LAME.
sottogen. Filisparsa D'ORB. (g.)
238 | varians Rss. i » — — _ Br. neox., III, pag. 103 (2).
Postpliocene — Musala (saar., SEc.; postpl., De StEr.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.), S. Onofrio (NEv.).
5 p.d. — Gallina (ast., See.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene. . — Benestare (tort., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.).
Specie costantemente incrostante altri briozoari, conchiglie di molluschi, gusci di echinodermi, ecc.;
il portamento è quasi sempre dicotomo. Non è molto frequente. Se Sfomatopora gallica D’ ORB. (Terr.
crét., V, pag. 836, pl. 759, fig. 1-3) è realmente sinonimo di Aetea recta (Hxs. Br. Mar. Pol., pag. 6), questa
specie sarebbe fossile sino dal cretaceo; ora è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, e mari settentrionali.
2. Aetea anguina Linnro (Sertularia) 1758.
1879. AMetea anguina Secuenza. Form. terx., pagg. 197, 327.
1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 229 (da Sra.).
1895. — — — Neviani. Br. neox., I, pag. 121.
1896. — — AMARTI pas 1037
Postpliocene — Caraffa, Presinaci (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postplioc., De STEr.), Carrubare, S. Onofrio,
Papiglionti (NEv.).
p.d. — Terreti e Piani della Melia (zancl., Sec.; plioc., De STEF.).
»
Colonie reptanti non comuni, specialmente sulle conchiglie delle bivalvi. Non mi consta si sia trovata
fossile prima ‘del pliocene; è vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico, e nei mari indiani.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 19
146 A. NEVIANI [32]
Fam. Eucrateideae.
II. Gen Hippothoa Lamourovx 1821.
3. Hippothoa divaricata Lamovrovx 1821.
1879. Hippothoa divaricata Secuenza. Form. terx., pag. 327, 367.
1882. —_ — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da Sra.).
Postpliocene — Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De StEr.), Reggio (saar. zona inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.).
Specie di non facile determinazione, che facilmente si confonde con la H. flagellum Mxz., dalla quale
si differenzia specialmente per le maggiori dimensioni del zoecio. È rarissima allo stato fossile; in Italia,
oltre alle citate località calabresi, non si rinvenne che nel pliocene antico di Castrocaro (MANZONI, Castrocaro,
pag. 5, tav. I, fig. 13). Vivente, è comune in tutti i mari.
4. Hippothoa fiagellum Manzoni 1870.
1870. Hippothoa flagellum Manzoni. Br. foss., IV, pag. 328, tav. I, fig. 5.
1879. = — SeGUENZA. Form. terx., pag. 197, 294, 327, 367.
1882. —_ — Dr SteranIi. Jejo Montalto, pag. 225, 227, 229 (da Src.), 230 (da Mz.).
Postpliocene — Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De Ster.), Reggio (saar. zona infer.,
SEG.), S. Costantino di Mileto (NEV.).
Pliocene sup. — Archi (sicil., SEc.; postplioc., DE StEF.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postplioc., DE STEF.; plioc., MAanz.), Cannitello (plioc., Manz.; postplioc., DE STEF.),
Papiglionti (NEV.).
; p.d. — Gallina (ast., SEG.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
Il Manzoni istituì la presente specie (7. c.) precisamente sugli esemplari provenienti da Pezzo e Can-
nitello; contemporaneamente trovava vivente nel Mediterraneo colonie della stessa specie. In seguito il
ManzONI stesso la rinveniva nel pliocene antico di Castrocaro (MAnzoNI, Castrocaro, pag. 5, tav. I, fig. 14),
ed oltre il SEGUENZA (7. c.) solo il Waters (Br. Cheil. N.-Zealand, pag. 63) la cita fossile nelle forma-
zioni plioceniche di Napier nella Nuova Zelanda; lo stesso autore la dice fossile nel pliocene di Sicilia,
ma non ne precisa la località. Se la specie del Manzoni fu trovata raramente fra i fossili, più frequen-
temente si riscontrò nei mari attuali. Hincxs (Br. Mar. Pol., pag. 293) e Busk (Challenger, pag. 4) la
ritrovarono nel Mediterraneo, a Singapore, all’isola Heard, ecc.
III. Gen. Terebripora D’OrsIenY 1839.
5. Terebripora Archiaci Fiscurr 1865.
1879. Terebripora Archiaci Secuenza. Form. terx., pag. 79, 127, 197.
1889. — — Neviani. 3. contr. geol. Cat., pag. 141 (da SEG.).
Pliocene — Stilo (zancl., SEG.; ast. zona prof., NEV.).
Miocene — Benestare ed Ambutì (tort., Sea.), Ambutì (elvez., SEG.).
[33] A. NEVIANI 147
Fiscaer (Et. s. 2. Br. perfor., pag. 302, tav. XI, fig. 3,34) rinvenne per la prima volta fossile
questa specie nella zona a Serpula spirulaea di Brassempory (Landes) terebrante 1° Ostrea Archiaciana;
il ManzonI (Castrocaro, pag. 7) la notò in seguito, egualmente su di un’ Ostrea, nel deposito del pliocene
antico di Castrocaro; SEGUENZA (7. c.) potè vederne numerose colonie sopra altri lamellibranchi, gastero-
podi e corallari. Notisi che il SEGUENzA ripetutamente (7. c., pag. 79 e 197) dubita che la specie plioce-
nica e miocenica d’Italia sia da riunirsi colla specie eocenica del FiscHER, giacchè i zoeci sono più allon-
tanati l’uno dall’altro, e quindi sono più lunghi i tubi che li riuniscono. Non credo che questa differenza
sia sufficiente per formarne una nuova specie, e neppure una varietà, giacchè in qualche colonia che ho
potuto esaminare, ho notato che la lunghezza dei tubi di comunicazione dei zoeci è abbastanza variabile.
Non so se la 7. Archiacì venne trovata fossile altrove, e credo non sia stata citata come vivente.
6. Terebripora tenuis Seuenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 20.
1879. Terebripora tenvis Sequenza. Morm. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 16.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Buona specie così caratterizzata: “ zoeci con cavità ristretta nel mezzo, piccoli, gracili, molto distanti
fra loro ,. Il SEGUENZA ne rinvenne una sola colonia terebrante una conchiglia di Xenophora nelle ar-
gille mioceniche (tortoniane) di Benestare; non fu mai trovata altrove.
7. Terebripora Orbignyana Fiscner 1865.
1879. Terebripora Orbignyana Secuenza. Form. terz., pag. 128.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Specie, a quanto sembra, molto rara. Fiscuer (#. s. 2. Br. perfor., pag. 301, tav. XI, fig. 2,2) la
cita vivente nel Mediterraneo e nel bacino d’ Arcachon (Gironda), e fossile ad Asti, Saubrigues e Ma-
thelan; dai nostri autori, la troviamo ricordata solamente da SEGUENZA (I. c.), e da MAnzONI (Castrocaro,
pag. 7) come proveniente dalle sabbie plioceniche di Castel Viscardo. Anche JELLY nel suo ottimo “ Synon.
catal., pag. 259 , non dà altri riferimenti. SEGUENZA la rinvenne sempre perforante molluschi gasteropodi.
IV. Gen. Spatipora FiscHER 1865.
8. Spatipora laxa Seeuenza 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 21.
1879. Spatipora lara Secuenza. Form. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 17.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Nel suo studio sui Briozoì perforanti Fiscuer (Ét. s. I. Br. perf., pag. 308) stabilisce il gen. Spa-
tipora per alcune forme di briozoari che differiscono dal gen. Terebripora specialmente per avere i zoeci
fuori dell’allineamento dei tubi di congiunzione, e ne riconosce tre specie: S. elegans, S. sertum, S. incerta,
delle quali solo la ,S. sertum fu dall'autore trovata vivente.
Dal 1865, data di pubblicazione di questa memoria, in poi, solamente il SEGUENZA (/. c.) citò il gen.
Spatipora e fondò questa nuova specie così caratterizzata: Briozoario perforante con esilissimi canali che
si ramificano ordinariamente ad angolo acuto e con irregolarità e più raramente ad angolo retto; i rami
148 A. NEVIANI [34]
sovente si anastomizzano. I zoeci stanno in prossimità dei canali, alternando con poca regolarità, hanno
forma di piccola escavazione circolare. i
Fu osservata sopra varie conchiglie di gasteropodi.
Fam. Cellularidae. 180)
V. Gen. Gemellaria Savieny.
9. Gemellaria punctata Seauenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 8,9.
1879. Gemellaria punctata Secuenza. Form. terx., pag. 127, tav. XII, fig. 14.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Il Secuenza nel dare la diagnosi di questa nuova specie, della quale ne rinvenne un solo esemplare
nelle argille tortoniane di Benestare, dice che è affine alla G. prima Rss. (.Septarienth., pag. 54, tav. VII,
fig. 6, 7), ma ne diversifica oltre che per la maggiore lunghezza dei zoeci, anche per la posizione del-
l’orificio, che è alquanto incurvato lateralmente, ed in senso opposto per i due di ciascun paio.
Siccome nella G. prima, gli orifici sono tutti disposti lungo la linea mediana, carattere proprio del
genere Gemellaria, e negli altri generi della famiglia Gemellariadae, e cioè Didymia, Dimetopia, Scru-
paria (pars), Diploecium, Brettia, Huxleya, non si rinviene il carattere posto in rilievo dal paleontologo
italiano, così la suddetta specie dovrebbe essere ascritta ad un nuovo genere), ma non azzardo proporlo
definitivamente non avendo esaminato l'esemplare in discorso, e non essendo troppo chiara la figura data
dall'autore e da me riprodotta.
VI. Gen. Caberea Lamouroux.
10. Caberea Boryi Aupovmn (Crisia) 1826. — Tav. XVI [I], fig. 1.
1879. Caberea Boryî Secuenza. Form. terx., pag. 196, 327, 368, tav. XIV, fig. 21.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 229 (da SEs.).
1896. — — Neviani. Spouinga, pag. 9.
Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., See.), Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.).
È p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
I frustoli piccolissimi di questa specie sono indicati come rari in varie formazioni; io li rinvenni co-
munissimi a Spilinga. Credo che sieno comuni dovunque, e che la rarità provenga dalla difficoltà di sce-
glierli 9).
i) Non però al genere Dimetopia, come erroneamente asserii nella mia comunicazione preventiva « Sullo studio
di alcuni briozoi fossili pliocenici di Livorno » (Bo. soc. geol. ital., vol. X, 1891, pag. 20).
2. Contemporaneamente allo studio di questa fauna fossile il SEGUENZA non trascurava quella vivente; e scuo-
priva la Caberea Boryiì Aup. nei fondi coralligeni dello stretto di Messina (2. c., pag. 196).
[35] A. NEVIANI 149
La C. Boryi ha molte affinità colla C. Ellisit FLEM.; ed alcune colonie di Spilinga si possono rite-
nere intermedie fra le due specie.
È vivente nel Mediterraneo e in molti altri mari, talchè si può considerare per cosmopolita; è fossile
dal pliocene. i
VII. Gen. Scrupocellaria Van BENEDEN.
11. Scrupocellaria elliptica Reuss (Bactridium) 1847. — Tav. XVI [I], fig. 2,3.
1879. Scrupocellaria elliptica Secuenza. Form. terx., pag. 79,196, 294.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 137, 186, 208, 212 (da Sre.).
1896. —_ — Neviani. Spilinga, pag. 11.
Postpliocene — Spilinga (NEV.).
Pliocene p. d.— Gallina e Valanidi (ast., SEG.; postplioc., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Ge-
race, Portigliola, Palmi, Ardore (zancl., SEG.), Seminara (zancl., SEG.; tort., DE STEF.),
S. Agata (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.).
Miocene. . — Monteleone (elvez., SEG.).
I delicati frustoli di questa specie sono alquanto più comuni di quelli della precedente, colla quale
in molte località si trova unita.
Non è stata citata vivente nel Mediterraneo, a meno che non sia stata confusa con la Ser. scruposa
colla quale ha certamente le massime affinità, od altre specie; da HaLrez ‘è stata segnalata sulle coste
francesi del Passo di Calais. Fossile dal cretaceo?.
12. Scrupocellaria scruposa Linnro (Sertularia) 1758.
1879. Scrupocellaria scruposa SecueNzA. Form. terx., pag. 196, 294, 327, 367.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 229 (da SEc.).
1896. —_ — Nreviani. Spilinga, pag. 10.
Postpliocene — Bovetto (saar. zona super., Sea.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.).
p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEc.).
n»
Specie molto affine alla seguente, della quale forse, come Io nota anche il SEGUENZA (1. c., pag. 327)
non è che una varietà. Piuttosto rara nei depositi calabresi. Gli esemplari dell’astiano di Gallina sono
alquanto dubbii.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari polari, ecc. a non molta profondità. E fossile dal pliocene.
13. Scrupocellaria scrupea Busk 1852.
1879. Serupocellaria scrupea Secuanza. Form. terz., pag. 327, 367.
1889. — ..—. Neviani. 3.0 contr. Geol. Cat., pag. 152 (da Sra.).
Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., SEG.)., Reggio (saar. zona inf., SEG.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.).
150 A. NEVIANI [36]
La Scr. scrupea solo dal SEGUENZA è stata citata come fossile; vivente si è trovata nel Mediterraneo,
Adriatico, mari australiani, ecc.
VIII. Gen. Bactridium Rruss.
14. Bactridium calabrum Neviani 1896. — Tav. XVI [I], fig. 4, 5.
1896. Bactridium calabrum Neviani. Spilinga, pag. 12, fig. 1 nel testo.
» - —_ — Br. neox., III, pag. 117, fig. 5 nel testo (rip.).
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
La specie fu dall’Aut. fondata appunto sopra gli esemplari raccolti a Spilinga, ove è rarissima. Dalle
citate memorie è qui riportata per intero la diagnosi: zoeci tubulosi, uniti in due file longitudinali, con
disposizione regolarmente alterna, ricurvi alquanto in fuori. Lungo la linea mediana, sia anteriormente,
sia posteriormente, sono distinti. L’orificio subcircolare ha un peristoma calloso con grosso rilievo sotto-
boccale con larga apertura avicellare di varia forma. Sulla superficie posteriore, all'angolo superiore ed
esterno, evvi una apertura circolare circondata da un cercine sufficientemente rilevato e che forse è un
avicellario, come notasi in altri generi affini.
15. Bactridium Manzonii Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 6, 7.
1879. Bactridium Manzoni Secuenza. Form. terx., pag. 127, tav. XII, fig. 15.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Come la specie precedente, è rarissima nei depositi calabresi; gli esemplari di Benestare servirono
all'Autore a fondare la specie, che non venne sinora trovata altrove. Essa è distinta per i suoi zoeci
che hanno una forma ovata con una prominenza superiore, che sporge meglio verso la faccia posteriore della.
colonia, anteriormente ciascun zoecio porta una porzione convessa ovale; l’apertura è traversalmente ovale.
Una linea ondulata impressa disgiunge sopra ambe le faccie le due serie di zoeci (SEa., 7. c.). La pro-
minenza citata dall’Aut. è indubbiamente un avicellare.
IX. Gen. Vibraculina NEvIANI 1895.
16. Vibraculina Seguenziana Neviani 1895. — Tav. XVI [I], fig. 10-12.
1895. Vibraculina Seguenziana Neviani. Nuov. gen. e n. sp. di Br. foss. it., pag. 3, fig. B, nel testo.
1896. — —_ — Spilinga, pag. 13.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Nei citati lavori, ed in quello sui briozoi della Farnesina (Palaeont. Ital., vol. I, pag. 92 e 93) si può
leggere tutta la discussione relativa al nuovo genere ed alle nuove specie V. Seguenziana e V. Contii
da me istituite nel 1895.
Quanto alla V. Seguenziana, rarissima a Spilinga, i caratteri sono i seguenti: zoeci tubulari un poco
ricurvi in avanti, ove termina l’orificio subcircolare; alle volte sono curvi in fuori. Peristoma calloso non
molto elevato; umbone sottoboccale conico più o meno rivolto in alto, con forame circolare all’estremità,
forse per il passaggio di un vibracellare. Zoario biseriale, reticolato per la presenza di scarsi processi tra-
sversi che uniscono le branche zoeciali.
[37] A. NEVIANI 151
Fam. Membraniporideae.
X. Gen Flustra Linneo 1766.
17. Flustra denticulata Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 13.
1879. Flustra denticulata Secuenza. Form. terx., pag. 79, tav. VIII, fig. 6.
Miocene — Benestare (elvez., SEG.).
Riporto qui la specie ritenuta nuova del SEGUENZA, e riscontrata comune nelle formazioni elveziane
di Benestare; non posso però a meno di manifestare il mio dubbio, che non si tratti di una falsa specie,
per erronea interpretazione degli esemplari esaminati; giacchè sia la descrizione, sia la figura, mi fareb-
bero ritenere che si trattasse della superficie interna di qualche briozoario laminaceo appartenente ad
una delle innumerevoli forme delle antiche Eschare e Lepralie. Se non che l’Autore dice che i fram-
menti portano sopra ambo le facce delle cellule ecc., ed è ciò appunto che mi decide a rispettare la de-
terminazione del SEGUENZA.
XI. Gen. Membranipora BLaAInvILLE (pars) 1834.
x
Questo genere di briozoari è uno di quelli che col tempo è destinato a scomparire, giacchè esso è
costituito da forme assai differenti fra loro. Già più volte si è tentato di separare da Membranipora dei
gruppi di specie, ma sino ad ora non si è ancora raggiunto un risultato soddisfacente. La memoria più
recente che io mi conosca relativa a questo gruppo è quella del WarERS (Observations on Membranipo-
ridae) pubblicata nel 1898 nel “Linn. Soc. Jour., vol. XXVI, pag. 654 ,. Tale memoria per quanto, come
lo stesso autore dichiara, non sia completa, fa fare un notevole passo nella conoscenza delle Membrani-
pore, riassumendo quanto si conosce circa vari organi di esse, trattenendosi a parlare specialmente dell’organo
intertentacolare, dei rapporti dell’opercolo con le altre parti del zoecio, della forma degli avicellari, degli
ovicellari, dei dischi a rosetta (plaques en rosette, plaques de communication, rosette-plates, forbindelspladerne),
delle camere-pori interzoeciali; ecc. In base a tali caratteri, il WaArERS propone la divisione delle mem-
braniporidee in quindici gruppi, che qui ritengo utilissimo riassumere :
1.° gruppo (Chaperia) — L’opercolo è completo e corrispondente all’orificio, con una bassa cresta
da ciascun lato, per l’impianto di potenti muscoli. I dischi a rosetta sono, per lo più, grandi e situati
circa a metà della distanza tra le pareti anteriori e quelle basali. Gli ovicellari hanno un opercolo separato. —
Fs.: 0. acanthina Quor et GaIm., spinosa M. GiILL., cervicornis BE., annulus MNz., albispina M. GILL., capensis
BK. ecc.
2.° gruppo (Pyripora) — Si rinvengono gli ovicellari nelle forme fossili, ma non in quelle recenti.
Non vi sono avicellari. — Es.: P. catenularia Jam., polita Hxs., confluens Rss., eburnea Hxs.
3.° gruppo (tipo: M. pilosa) — Corrisponde al gen. Electra degli Aut. Non vi sono avicellari nè
ovicellari. L’opercolo ha l’orlo inspessito. La larva è la tipica Cyphonautes. Esistono gli organi intertentaco-
lari. — Es.: MM. pilosa Linn., distorta Hxs., dellula Hxs., tenella Hxs.
4.° gruppo (tipo: M. membranacea) — Non vi sono nè avicellari, nè ovicellari, nè camere porifere.
L’opercolo ha gli orli inspessiti. Si rinvengono gli organi intertentacolari nella M. membranacea L. — Es.: M.
danica Lev., inca D’ORB., villosa Hxs., isabelliana D’ ORB., pura Hxs., tehuelcha D’ORB., nitens Hxs., hydasè
JuLL., tuberculata OrtM. (non Bx.).
152 A. NEVIANI [88]
5.° gruppo (tipo: M. corbula) — Zoeci con spine anteriormente; ovicellari per lo più con una costola;
spesso vi sono avicellari vicarii; di solito vi sono camere porifere. — Es.: M. corbula Hxs., pyrula Hxs.,
inarmata Hxs., maderensis Wat., sceletos Bx., minuscula Hxs., defensa KiRKP., corniculifera Hxs.
6.° sruppo (tipo: IM. echinus) — Non vi si conoscono ovicellari; gli avicellari sono pedicolati o
articolati. — Es.: M. echinus Hxs., echinata D’ORB., Carterì Hxs., cymbaeformis Hxs., rubìda Hxs.
7. gruppo (tipo: M. lineata) — Ovicelli con costole; le camere porifere di solito sono una distale e
‘quattro laterali; vi sono spine intorno all’ orlo. — Es.: M. lineata Linn., spnifera JoENST., craticula Amp.,
unicornis Frem., flustroides Hxs., aurita Hxs., horrida Hxs., Dumerili Aup., Sophiae BK.
8° sruppo (tipo: M. patellaria) — Gli ovicellari sono cucullati; per la massima parte mancano gli
avicellari. La lamina anteriore è diretta all'indietro sotto all’estremità prossimale dell’apertura orale. I zoeci
sono congiunti da legami più o meno tubulari. — Es.: M. patellaria MoLL, radicifera Hxs., mauritiana KigKP.,
circumclathrata Hxs., acuta Hxs., discreta Hxs., sejuncta M. GiLu. i
9. gruppo (tipo: IM. Flemingi) — Corrisponde ai generi Amphiblestrum e Ramphonotus degli Autori.
Gli ovicellari hanno anteriormente un’area più o meno arcuata; esiste ordinariamente una lamina su di
un tratto considerevole della parte anteriore. Vi sono camere porifere. — Es.: M. Flemingi Bx., sigillata
Pourt., trifolium S. W., argentea M. Ginn., umbonata Bx., granulifera Hxs., papWata Bx.
10.° gruppo (tipo: M. tenuirostris) — Vi sono avicellari di sostituzione (dissimilis). — Es.: M.
tenuòrostris Hxs., curvirostris Hxs., gregaria HeLL., albida Hxs., plana Hxs.
11.° gruppo (tipo: M. crassimarginata) — Gli ovicellari sono umbonati; con costola parziale; vi sono
avicellari di sostituzione. — Es.: M. crassimarginata Hxs., solidula Hxs., papulifera M. Giun., sculpta M. Gun.
12.° gruppo (tipo: M. coronata) — Cè un piccolo avicellario al disopra del zoecio; gli ovicellari sono
piccoli, globulari o cucullati. — Es.: M. coronata Hxs., incrustans War., levata Hxs.
13.° gruppo (tipo: M. hians) — L'apertura porta una lastra denticolare. Dischi a rosetta assai nume-
rosi. Il zoario può essere uni o bilaminato nella stessa specie. — Es.: M. hians Hxs., Savartiù AvuD.,
imbricata BK.
14.° gruppo (tipo: M. angulosa) — Corrisponde al genere Orychocella JuL1. Vi sono avicellari di sosti-
tuzione; l’ovicellario, che si rinviene in rarissimi casi, è piccolo, poco profondo.
15.° gruppo (tipo: M. nitida) — Corrisponde al gen. Membraniporella. Vi sono le camere porifere.
Il grosso opercolo è attaccato alla parete membranosa anteriore, e non si congiunge colle costole che si
inarcano al disopra di esso.
Tolte le specie appartenenti al 14.° e 15.° gruppo, che descrivo sotto i nomi generici di Orychocella
e Membraniporella, le altre specie (19) appartengono ai gruppi 1.°, 2.°, 4.°, 7.9, 9.9, 10.0 e 13.0. La
M. patellaria dell’ 8.° gruppo ascrivo a Micropora.
1.° Gruppo (Chaperia) Warers 1898.
18. Membranipora galeata Busx 1852.
1879. Membranipora annulus SeGuenza. Form. terx., pag. 80, 198, 294, 328.
1882. _ —. Dr Sreram. Jejo Montalto, pag. 207, 212 (da Sre.).
1896. —_ galeata Neviani. Br. neox., III pag. 105.
» _ — — Spilinga, pag. 14.
[39] A. NEVIANI 153
Postpliocene — Spilinga, S. Costantino di Mileto (Nev.).
Pliocene sup. — Pantani (sicil., Sec.; postpl., DE Ster.), S. Onofrio (NEv.).
sa p. d. — Gallina (ast., SEc.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., SEa.).
SEGUENZA indica per le varie formazioni costantemente come rara questa specie, che io rinvenni fre-
quente a Spilinga, come in altri depositi fossiliferi italiani.
Vivente nell’Atlantico ed altri mari, non la si conosce ancora nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo.
2.° Gruppo (Pyripora) WarERrs 1898.
19. Membranipora elliptica Hacrnow (Cellepora) 1839.
1879. Membranipora elliptica Secuenza. Form. terzx., pag. 80.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
Non sono ancora ben sicuri i limiti di questa specie; PeRGENS et MEUNIER (br. garumn. de Faze,
pag. 235) pongono M. elliptica HAc. in sinonimia con M. monostachys Bx.; egualmente fa lo stesso PERGENS
nella memoria sui briozoi di Rodi (Br. Rhodos, pag. 15); ma JeLLY (Syn. catal., pag. 155) tiene le due
specie distinte.
Vivente nell'Atlantico; fossile dal cenomaniano.
20. Membranipora catenularia Jameson (Tubipora) 1839. — Tav. XVI [I], fig. 16.
1879. Membranipora catenularia Secuenza. Form. terx., pag. 197.
1895. — —_ Cortese. Calabria, pag. 171.
1896. — — Neviani. Br. neox., III, pag. 104, fig. 1, nel testo.
1870. —_ —_ Manzoni. 4.0 contr. br. f. it., pag. 328, tav. I, fig. 4.
1879. Hippothoa —_ Secuenza. L. c., pag. 327, 367.
1878. — — Warers. Bruecoli, pag. 11.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da Srs.).
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Cannitello, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; plioc., Mnz.; postpl., DE STEF.),
S. Onofrio (NEV.).
i, p. d. —- Testa del Prato (zancl., SEe.; plioc., Cort.).
Specie piuttosto rara nei depositi calabresi ed. altrove; incrosta quasi sempre conchiglie di Lamel-
libranchi o tronchi e masse di altri briozoari. Questa specie si può ritenere intermedia fra il gen. Mem-
branipora ed il gen. Hippothoa, presentandosi ora in serie semplici di zoeci più o meno allungati, ora
in serie multiple ravvicinate.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene.
4.° Gruppo (della M. membranacea) Warers 1898.
21. Membranipora hexagona Busx 1856.
1896. Membranipora hexagona Neviani. Br. neox., III, pag. 104, fig. 2, nel testo.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. i; 20
154 A. NEVIANI [40]
Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.).
Rinvenni a S. Onofrio questa specie non conosciuta fra le viventi del Mediterraneo, ed ignota fra le
fossili. Essa è vivente nell’Atlantico (Hincxs, Brit. Mar. Pol., pag. 143, tav. XVIII, fig. 7).
22. Membranipora pratensis Neviani nom. n. — Tav. XVI [I], fig. 15.
1879. Membranipora eragona Secuenza. Form. terz., pag. 198, tav. XV, fig. 3.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
Sono stato costretto cambiare nome a questa specie del SEGUENZA, perchè esiste la omonima prece-
dente specie.
SEGUENZA a proposito di questa sua nuova specie scrive: “ Denomino così (M. exagona) alcune pic-
cole colonie in cui le cellule sono appianate, esagone o irregolarmente angolose, e portano un’apertura
centrale arrotondata variabile in grandezza ma sempre piccola. Dubito che questa possa essere una forma
della 1. stenostoma Rss. ma non ho trovato passaggi graduali ,,.
Ritengo la forma descritta dal SecuENZA per una buona specie; e non mi è possibile riferirla a IM.
stenostoma Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I pag. 46, tav. VIII, fig. 14) che è Onych. angulosa, od al più una
sua varietà. (M. stenostoma Rss. non è M. stenostoma Bx., Br. Mar. Cat., pag. 60, tav. C; fig. 1= Micropora).
23. Membranipora fissura Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 14.
1879. Membranipora fissura SeeueNnza. Form. terx., pag. 80, tav. VIII, fig. 7.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
Curiosa specie, che non trovo citata da altri autori; in essa i zoeci sono allungati, rettangolari, in-
teramente aperti, con una porzione chiusa convessa, che li separa dai vicini, e che forse contiene l’ovi-
cellario, le parti rilevate che circondano le opesie sono interamente levigate; il zoario è incrostante.
Fra il numeroso materiale della collezione SEGUENZA che ho esaminato, non ho trovato alcun esem-
plare di questa specie; non nascondo il dubbio che possa trattarsi di colonie di M. reticulum Linn. con
zoeci molto allungati.
7.° Gruppo (della ML. lineata) WaArERS 1898.
24. Membranipora lineata Linneo (Flustra) 1768.
1870. Membranipora lineata Manzoni. 4.° contr. br. f. îit., pag. 332, tav. II, fig. 13; tav. III, fig. 14.
1879. —_ — Srecuenza. Form. terx., pag. 80, 197, 294, 328, 368.
1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 123, 191, 215, 227, 229 (da Sra.).
1887. —_ — Neviani. 1. contr. geol. Cat., pag. 176.
1889. —_ — — 3.° contr. c. s., pag. 141.
1896. = _ _ Br. neox., III, pag. 105.
[41] A. NEVIANI 155
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl.,
De StEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE StEF.), Pezzo, Cannitello (plioc.,
Mxz.), Carrubare, Valle dei Mulini, St. Onofrio (Nev.).
3 p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; pl., De Ster.), Stilo (zancl., SEG.; tort., DE STEF.; ast. NEV.).
Miocene. . .— Ambutì (elvez., SEa.).
Distinta specie che viene dal Waters (Membraniporidae, pag. 661 e 678) assunta a tipo del suo set-
timo gruppo.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal miocene.
25. Membranipora irregularis p’OrBIGnY 1839.
1879. Membranipora irregularis Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128, 197, 328, 368.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da See.).
1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 114; idem. II, pag. 227.
1896. — — —_ L. c., III, pag. 104.
» = — — Spilinga, pag. 14.
1882. — trichopora De Srerani. L. c., pag. 218.
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Presinaci, Spilinga (Nev.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl.,
De StEr.), St. Onofrio, Monteleone (NEv.).
5 p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene. . .— Benestare (tort., elvez., SEG.).
La riunione della IM. trichopora Bx. alla M. irregularis D’ORB. venne ripetutamente proposta dal Max-
ZoNI (Castrocaro, pag. 10; Rhodes, pag. 16), ed accettata da altri (JeLLY, Sym. catal., pag. 151, n.° 999).
DE STEFANI (/. c., pag. 218) dice che la sua forma è identica a quella di Castrocaro; egualmente
ripete varie volte il SEGUENZA.
Vivente nell’Atlantico; fossile dal miocene.
26. Membranipora reticulum Linro (Millepora) 1768.
1895. Membranipora reticulum Neviani. Br. neox., I, pag. 114.
1896. —_ — — L.c., III, pag. 104.
Pliocene sup. — Reggio, St. Onofrio (NEv.).
a) p.d. — Terreti (Nev.).
Meraviglia non trovare citata questa specie nelle opere del Secuenza e del DE STEFANI; forse è stata
confusa con altre specie, o con alcune delle varietà che seguono.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal cretaceo.
156 A. NEVIANI [42]
27. Membranipora reticulum Linneo, forma subtilimargo Reuss 1872.
1882. Membranipora subtilimargo De Sterani. Jejo Montalto, pag. 147.
Miocene — Punta di St. Arena, Caria sopra Tropea (tort., DE STEF.).
Nel riunire la M. subtilimargo Rss. alla M. reticulum Linn., seguo PeRrGENS et MruNIER (Br. Garumn.
de Faxe, pag. 237).
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal senoniano.
28. Membranipora reticulum Linnro, forma Lacroixii Aupovn (Flustra) 1826.
1879. Membranipora Lacroixii SecueNnza. Form. terx., pag. 53, 79, 197. 5
1882. — _ Dx SterAni. Jejo Montalto, pag. 191 (da See.), 134, 143, 145, 147.
1885. = — Lovisaro. Terr. term. Cat., pag. 8 (estr.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEe.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene . . — Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEG.), Stilo (aq., SEG.), Belcastro (mioc.
m., Lov.), Capo dell’ Armi, Vena di Mezzo, Pulcinella ai Pioppi, Porto Salvo, Punta di S. Arena (tort.,
DE STEF.).
Riunita quasi sempre con la M. reticulum Linn., la si può distinguere come varietà (PercENS et Meu-
NIER, Br. Garumn. de Faxe, pag. 237).
Vivente e fossile colla specie.
29. Membranipora reticulum Lino, forma diadema Reuss (1847).
1379. Membranipora diadema Secuenza. Form. terx., pag. 79, 197.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.).
Serva la medesima osservazione fatta per la varietà precedente. Reuss (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 27,
tav. XI, fig. 27) stabilì la nuova specie M. diadema nel 1847, e successivamente (1874, Br. Oest.- Ung. Mioc.,
pag. 41, tav. IX, fig. 9) la unì come varietà alla M. Lacroixti.
30. Membranipora Savarti Aunovn (Flustra) 1826.
1879. Membranipora Savarti SecueNza. Form. terx., pag. 368.
» Biflustra — —_ L.c., pag. 208, 296, 371.
1882. —_ — Dr Strran. Jejo Montalto, pag. 191 (da Ses.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Facilmente si confonde questa con la M. reticulum Linn., anzi molti autori, come io stesso feci alle
[43] A. NEVIANI 157
volte, la considerano come sinonimo; se ne distingue specialmente per il margine ingrossato, granuloso,
solcato. Dal Waters (Membraniporidae) è ascritta al suo tredicesimo gruppo, del quale è tipo la IM. Rians Hrs.
SEGUENZA ((.c., pag. 208) ritiene che si possa associare colla B. delicatula Br. (Crag Pol., pag. 72,
tav. I, fig. 1,2 e 4; tav. II, fig. 7), ciò che appunto fanno JELLY ( Sym. catal., pag. 165, n.° 1052) ed altri.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene inferiore.
31. Membranipora fenestrata Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Membranipora fenestrata Secuenza. Form. terz., pag. 80, 197.
1895. —_ —_ Cortese. Calabria, pag. 171.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.; plioc., CoRt.).
Miocene . . — Ambutì (elvez., SEG.).
PercENS (Br. du Tasmajdan, pag. 18), pur citando questa specie del Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., L
pag. 40, tav. IX, fig. 10-12), dice che forse si deve riportare a M. reticulum Linn.
Ignota vivente; fossile dal miocene.
32. Membranipora loxopora Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Membranipora loropora Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128.
Miocene — Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.).
Warers.(Chil. Br. Bairnsdale, pag. 504) dice che M. loxopora Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc. I, p.39,tav. IX,
fig. 4, 5) può essere lo stesso di M. macrostoma Rss. (Biflustra macrostoma Rss., Crosara, p. 274, tav. XXXIII,
fig. 12, 13. Flustrellaria macrostoma Mxz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh, 11, p. 67, tav. XIII, fig. 46); ma in
una monografia posteriore (Waters, N.-Jf. Br., I, pag. 11) non ne fa più parola.
Certamente, anche tenendo distinte le due sopracitate specie, la IM. loxopora Rss. è strettamente affine
non solo alla IM. macrostoma, ma alla M. reticulum e sue figliazioni.
Della IM. loxopora Rss. non conosco altre citazioni.
33. Membranipora varians Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 18.
1879. Hemieschara varians SeGueNnza. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 23.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Il SEGUENZA riferisce al gen. Hemieschara questa specie, che mi sembra una Membranipora ; l’Aut. (2. e.
p- 131) dà di essa i seguenti caratteri specifici: “ Cellule ovali cinte da grandi perforazioni, con una
grande bocca ovale circondata di solchi di varie lunghezze disposti parallelamente al margine. Alla base
della cellula è un aviculare che si manifesta per una grande apertura variabile triangolare e talvolta lan-
ceolata ,. La bocca, cui fa cenno l’ Aut., non sarebbe il vero orificio del zoecio, ma l’opesia di esso,
essendo l’ectocisti membranosa mancante.
158 A. NEVIANI [44]
.9.° Gruppo (della M. Flemingi) WATERS 1898.
34. Membranipora Dumerili Aupovn (Flustra) 1826.
1877. Membranipora bicornis Sequenza. Form. terx., pag. 80, tav. VIII, fig. 10.
» — Powilleti — L.c., pag. 80, 197, 328.
1882. — = De SreranI. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sre.).
» — Dumerili _ L.c., pag. 217.
1896. — — Neviani. Br. neox., III, pag. 105, fig. 3 nel testo.
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl.,
De Ster.), S. Onofrio (NEV.).
o p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene — — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.).
Da tempo gli autori hanno unito IM. Powilleti ALn. a M. Dumerili Aup.; il Waters (N.-It. Br., I,
pag. 12, tav. II, fig. 4) vi unisce pure M. dicornis See. L’affinità della M. bicornis Sec. con la M. Powilleti
Ap. era stata notata dallo stesso SEGUENZA (l.c., pag. 80).
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene.
35. Membranipora minax Busk 1868.
1879. Biflustra rynchota SeGuENZzA. Form. terx., pag. 371.
» Membranipora Flemingi — L.c., pag. 197, 368.
1882. _ —_ De SteFANI. Jejo Montalto, pag. 227 (da Sre.).
1895. —_ —_ Cortese. Calabria, pag. 171.
» — minax Neviani. Br. neox., I, pag. 118.
1896. — — — L.c., III, pag. 106.
» —_ _ — Spilinga, pag. 15.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.), Reggio
(saar. z. inf., Sea.), Spilinga, St. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — St. Onofrio, Carrubare (NEv.).
p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.; pl., CoRt.).
»
Specie non molto comune nei depositi calabresi; essa fu fatta conoscere fossile da me, per la prima volta,
nel 1895, avendola trovata nelle sabbie grigie del pliocene recente della Farnesina (Brioz. foss. Farnesina
ecc., pag. 96), la rinvenni successivamente, oltre alle soprariportate località calabresi, anche nelle argille
postplioceniche del sottosuolo di Livorno (Br. neoz., III, pag. 121) e nel macco d’Anzio (Boll. soc. geol. ital.,
vol. XVII, pag. 225).
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ecc.; fossile dal pliocene.
36. Membranipora trifolium S. Woop (Flustra) 1850.
1879. Membranipora trifolium Secuenza. Form. terz., pag. 80, 368.
1896. _ _ Neviani. Br. neox., III, pag. 106.
[45] A. NEVIANI 159
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Monteleone verso Piscopio (NEV.).
Miocene — — Ambutì (elvez., SEG.).
Elegante specie, da alcuni considerata come varietà della M. Flemingi (Smirt, Kr. Sk. Br., pag. 367;
FreEsE, MOBIUS).
Vivente nei mari nordici, non si trova nel Mediterraneo; fossile dal miocene.
37. Membranipora crispa Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 17.
1879. Membranipora crispa Secuenza. Form. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 18.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Affine alla M. trifolium S.W., ha zoeci irregolarmente ovali, ed opesia ovato-rettangolare, cinta da
un margine increspato; non si conoscono gli avicellari. Questa specie per la estensione della lamina cal-
carea passa al gen. Micropora, e specialmente al gen. Zosseliana JULLIEN.
Non so che altri abbia ritrovato questa specie del SEGUENZA.
10.° Gruppo (della M. tenuirostris) Warers 1898.
38. Membranipora tenuirostris Hincxs, var. gregaria HreLLer 1867.
1879. Membranipora aperta Secuenza. Form. terx., pag. 128, 197, 327, 368.
1882. — — DeSreran. Jejo Montalto, pag. 191, 213, 227, 229 (da Sra.).
Postpliocene — Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., De StEr.).
si p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene. . . — Benestare (tort., SEG.).
La specie del Busx (M. aperta, Crag Pol., pag. 33, tav. III, fig. 13) si trova unita alla I. gregaria HELL.
(Br. Adriat., pag. 98, tav. I, fig. 8) dal WatERS (Naples, pag. 122, tav. XIII, fig. 5) come varietà della IM.
Flemingi Bx. Ma quest’ultima specie, nelle forme descritte dal Waters (7. c.) fu dall’ Hincxs (Contr. fow.
gen. hist. Mar. Pol., I, pag. 70, tav. IX, fig. 3) associata alla sua IM. fenuirostris, della quale ora il WATERS
(Membraniporidae, pag. 661 e 685, tav. XLVII, fig. 7) ne fa tipo del suo decimo gruppo. SEGUENZA ripe-
tutamente dichiara che i suoi esemplari convengono con la M. aperta del Manzoni (Castrocaro, pag. 9;
tav. I, fig. 4). i
Vivente nel Mediterraneo e Atlantico; fossile dal miocene.
13.° Gruppo (della M. appendiculata) Warrrs 1898.
39. Membranipora appendiculata Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Membranipora appendiculata Secuenza. Form. terz., pag. SO.
Miocene — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.).
160 A. NEVIANI [46]
Secondo il Warers (N.-It. Br., I, pag. 13, tav. II, fig. 3) vanno ascritte a questa specie la M. cyclops
Busx (Cat. Mar. Pol., pag. 61, tav. LXV, fig. 3) e la M. monopora Rss. (Crosara, pag. 262, tav. XXIX, fig. 7).
Lo stesso WATERS, poi (Membranoporidae, pag. 669 e 688) la riferisce dubitativamente al suo tredicesimo
gruppo della M. Rians Hxs.
Vivente nell’Atlantico; fossile dall’ eocene.
XII. Gen Onychocella JuLLien 1881.
40. Onychocella angulosa Rruss (Cellepora,) 1847.
1879. Membranipora angulosa Seguenza. Form. terx., pag. 81, 128, 198, 294, 328, 368.
1882. = — De Srerani. Jeio Montalto, pag. 123, 191, 207, 213, 215, 225, 227, 229
(da Seg.).
1887. | E — — Neviani. LZ. contr. geol. Cat., pag. 176.
» _ — — L.c., pag. 181 (13).
1889. — —_ = 3.0 contr. geol. Cat., pag. 141 (da See.) e 144.
1879. —_ stenostoma SegueNnza. L. c., pag. 81, 128, 198. Ù
1882. —, — De StreranI. L. c., pag. 147.
1879. Hemieschara trapexoidea Secuenza. L. c., pag. 130.
1882. Bi/lustra excavata = L. c., pag. 145.
» Membranipora antiqua De Srerani. L. c., pag. 217.
. 1895. Onychocella angulosa Neviani. Br. neox., 1, pag. 114, 121.
» —_ — — L.c., II, pag. 22%.
1896. _ _ — L.c., III, pag. 107.
» —_ _ — Spilinga, pag. 15.
Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SEG.), Gallina (saar. zona inf., SEG.; postplioc. DE STEF.),
Bovetto (saar. zona sup., SEe.), Ravagnese, Musala (saar. zona inf., SEG.;
postplioc., De Srer.), Valle dei Mulini presso Monteleone, Altipiani del Monte-
. leonese, Caraffa, Presinaci, Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Archi e Pantani (sicil., SeG.; postplioc., DE STEF.), Carrubare (postplioc., De STEF.),
Amato, S. Onofrio, Papiglionti (NEV.).
5 p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.;
plioc., De StEr.), Stilo (zancl., SE@.; tort., DE STEF.; ast. litt., Nev.), Gallina
(ast., SEG.), Chiaravalle (NEV.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Ambutì, Benestare, Malochia (elvez., SEG.), Punta di S.
Arena, Caravizzi presso Jonadi (tort., DE STEF.).
Essendo 1’ 0. angulosa una delle specie più comuni di briozoari, sì viventi che fossili, non meravi-
glierà la discreta sinonimia sopra presentata per quanto limitata a soli tre Autori. Senza entrare in molti
particolari, che ci trarrebbero troppo per il lungo, rimando per la sinonimia e per la discussione relativa
alle seguenti due memorie del WareRS: 1891, North-Italian Bryozoa, I pag. 9, e, 1898, Observations on
Membraniporidae, pag. 689; ricordo solo che il SEGUENZA (1. é., pag. 198) per la M. angulosa Rss. del
zancleano scrive come “la più comune forma del plioceno calabrese costituisca una ben distinta varietà
[47] A. NEVIANI 161
in cui le cellule trasformate in aviculari sieno in numero poco minore delle ordinarie, e quindi quasi re-
golarmente alternanti con esse ,.
Vivente nel Mediterraneo, Madeira, Mauritius, (Florida ?); fossile dal cretaceo?.
XII. Gen. Vibracella Waters 1891.
41. Vibracella (?) miocenica Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 19.
1879. Selenaria miocenica Secuenza. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 25.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Della presente specie ho avuto occasione di parlare ripetutamente in alcune mie memorie (NEVIANI,
Br. neoz., parte II, pag. 242; idem, parte IV, pag. 37; idem, parte V, pag. 103); ad esse rimando lo studioso.
Ricorderò qui solo, che non essendo stato osservato, e quindi nè descritto, nè figurato il vibracellario,
non è possibile dire con certezza se essa specie vada riunita al gen. Vibracella WATERS, o al gen. Ony-
chocella JULLIEN.
Il sig. Canù F., distinto specialista, mi scrisse in proposito che alle specie da me ascritte a VWibra-
cella, e cioè: Flustrellaria trapezoidea Rss.?, FI. hexagona D'ORB. e Vibracella Seguenzai NEv., occorreva
aggiungere: Cellepora tenvisulca Rss. del cenomaniano di Francia e di Germania, Cellepora confluens Rss.,
fossile dal cenomaniano all’eocene, e Pavolunulites elegans (v’ORB.) del senoniano; ed aggiunse che gli
esemplari di Flustrellaria hexagona D’ORB., che lo stesso WATERS riporta dubitativamente a Vibracella,
conservati al Museo di Parigi, sono privi di vibracellari.
Nelle argille tortoniane di Benestare, il SEGUENZA non rinvenne che un solo frammento; ulteriori
ricerche, risolveranno certamente i dubbii in proposito.
XIV. Gen. Lunularia Busx 1884.
42. Lunularia petaloides ’OrsIGnr (Lunulites) 1850-52.
1879. Lunulites androsaces Secuenza. Form. terx., pag. 131.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Mentre la L. pefaloides D’ORB. 0 L. androsaces ALL., come più è comunemente nota, è tanto frequente
DS
nelle formazioni mioceniche del Piemonte e in altri giacimenti, è rarissima nelle Calabrie, tanto che
solamente il SEGUENZA, e nella sola citata località, ebbe a trovare alcuni frammenti.
Nella mia “ Parte IV., Br. neoz. ecc. , pag. 38 (5), ho parlato di questa specie e ricordata la Me-
moria del Waters “ Foss. Cheil. Br. f. Muddy-Creel , ove (pag. 442), è discussa la determinazione specifica.
Fam. Microporideae
XV. Gen Micropora Gray 1848.
Sottogen, Rosseliana JuLLIEN (gen.) 1888.
43. Micropora [Resseliana] Rosselii Aupovmn (Flustra) 1826.
1879. Membranipora Rosseliù Secuenza. Form. terx., pag. 198, 328, 368.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 207, 227, 229 (da SrG.).
1889. .— — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sre.).
Palreontographia italica, vol. VI, 1900. 21
162 A. NEVIANI [48]
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De STEF.), Reggio
(saar. z. inf., SEG.), Ravagnese (NEV.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.; ast. litt., NEV.).
NI p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
La maggior parte degli Autori mantiene questa specie nel genere Membranipora (Hxs., Br. Mar. Pol.,
pag. 166; JeLLY, Sym. catal., pag. 164, n.° 1049). Nel riferimento da me fatto seguo JULLIEN (Cap Horn,
pag. 78). WarERS (Membraniporidae, pag. 686) la segna dubitativamente nel suo nono gruppo della Membr.
Flemingi Bx.
Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico, fossile dal pliocene.
44. Micropora [Rosseliana] ogivalis Secuenza (Membranipora) 1879. — Tav. XVI [I], fig. 21.
1879. Membranipora ogivalis Secuenza. Form. terz., pag. 80, 128, tav. VIII, fig. 9.
Miocene — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì (elvez., SEa.).
“ Questa specie è affine alla Membr. bidens HaAc. e più ancora alla Membr. deplanata Rss., dalla
quale si distingue specialmente per avere delle cellule più allungate alla parte superiore, perchè portano
un ovicello, ed in tal caso l’apertura è più grande, ed è fornita lateralmente di due piccoli denti, in
modo che differisce nella conformazione da quella delle cellule non prolifere ,, (SEG., 7. c., pag. 80).
Non conosco altra citazione di questa specie.
45. Micropora [Rosseliana] incompta Reuss (Membranipora) 1874.
1879. Membranipora incompta Secuenza. Form. terx., pag. 198.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
“ Riferisco a questa specie una membranipora comune nel pliocene antico, la quale ha le sue cellule
ovato-ellittiche e non pressochè rombiche come quelle delle Membr. Rosseltù AuD., ciò non pertanto io
non posso dissimulare la grande affinità che scorgo tra queste due forme , (SEc., Z. c., pag. 198).
La specie fu istituita dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 182, tav. X, fig. 4) per esemplari pro-
venienti da Baden, Méodling (Wien) e Eisenstadt (Ungheria).
Non conosco altre citazioni.
46. Micropora [Rosseliana] semiaperta Rruss (Membranipora) 1874.
1879. Membranipora senviaperta SeGuenzA. Form. terx., pag. 128.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Distinta specie del Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 182, tav. X, fig. 2) che non conosco citata
da altri autori.
47. Micropora [Rosseliana] patellaria Mor (Eschara) 1803.
1879. Diachoris patellaria Secuenza. Form. terx., pag. 327.
1882. —_ —_ De Srrrani. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sra.).
[49] A. NEVIANI 163
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
Bella specie ascritta anche ai generi F/ustra (Lamx., Enc. Méth. XIV, pag. 415, num. 49), Mollia (SMITT,
Flor. Br., II, pag. 12, tav. II, fig. 72), ed Ampliblestrum (M. GiLn., Cat. Vict., pag. 20); solo dal SEGUENZA
rinvenuta fossile.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.
48. Micropora [Rosseliana] formosa Rruss (Cellepora) 1847.
1879. Membranipora formosa Secuenza. Form. terz., pag. 81, 198.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.).
Questa specie, che non è nota fra le viventi, è frequente nel terziario medio di Austria ed Ungheria
(Rss. Br. Oest.-Ung. Mioc, I, pag. 45, tav. X, fasc. 12), viene da PeRGENS et MEUNIER (Br. Garumn. de Faze,
pag. 240) riferita al gen. Amphiblestrum GRAY.
Fossile nel miocene e pliocene.
49. Micropora [Rosseliana] formosa Reuss, var. conferta Secuenza 1877. — Tav. XVI [I], fig. 20.
1879. Membranipora formosa var. conferta Secuenza. Form. terz., pag. 81, tav. VIII, fig. 8.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
Varietà che differisce dal tipo per avere i zoeci che si avvicinano, si comprimono e si deformano.
SEGUENZA (0. c., pag. 81) osserva che i graduati passaggi con la specie tipica e con altre specie, mostrano
inammissibile il genere Mollia Lamx.
Questa varietà, accettata da MrunIER e PeRGENS (Br. Garumn. de Faxe, pag. 240), si è trovata anche
negli strati friabili di Faxe (Danimarca; cretaceo superiore).
Sottogen. Calpensia JuLLIEN (gen.) 1888.
50. Micropora [Calpensia] impressa Morr (Eschara) 1803.
1879. Membranipora calpensis Secuenza. Form. terz., pag. 128, 294, 328, 368.
1882. _ — De SrerAnI. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da SEG.).
1879. —_ gracilis Secuenza. L. c., pag. 81, 128, 198. è»
» — andegavensis. — L.e., pag. 80, 128, 368.
1882. _ — Dr Srerani. L. c., pag. 213 (da SEG.).
1889. — nobilis NevianI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450.
1882. Steganoporella impressa De Srerani. L. c., pag. 142, 218.
1895. Micropora — Nevum. Br. neox., I, pag. 228.
1896. — — — L. c., III, pag. 107.
164 A. NEVIANI [50]
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., Sec.; postpl., DE StEF.), Reggio
(saar. z. inf., Sec.), Gallina (saar. z. inf., SeG.; postpl. De STEr.), Ravagnese,
Presinaci, S. Maria di Catanzaro (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl., De Srer.), Carrubare (postpl., DE
Ster.), S. Onofrio (NEV.).
3 p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Gallina (ast., SEc.).
Miocene. . .— Benestare (tort., elvez., Seg.), Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.), Vena di Mezzo
(tort., Dr StEF.), Caria presso Tropea (NEv.).
Specie polimorfa, come si può rilevare oltre che dalla sinonimia soprariportata, anche dalle brevi
osservazioni che si trovano nei suddetti Autori. i
La M. andegavensis MicH1. del saariano, zona inferiore di Reggio e Gallina, è una varietà (SEa., l. c.,
pag. 368).
La M. calpensis Bx. del tortoniano di Benestare è una varietà molto simile alla vivente (SEG., 7. c.,
pag. 128).
Per M. gracilis Mùnst. del zancleano di Terreti e Testa del Prato, il SEGUENZA (1. c., pag. 198) nota:
questa forma che il sigr. WareRs vuole riunita alla I. andegavensis MicEL. io credo di dover tenere distinta
per un aspetto ben diverso col quale si presenta, dipendente dalla diversa conformazione delle cellule, dal
margine di esse prominente, ed inoltre dal difetto di cellule che sieno trasformate in avicellari.
Per Steganoporella impressa Moti, il DE STEFANI (. c., pag. 142) dice che la specie è identica alla M.
gracilis Munst. del miocene d’Austria ed Ungheria: il WarERS (Bruccoli, pag. 4) fa osservare che non è ben
certo a quale specie si riferisca quel nome di gracilis. Altri sinonimi sono IM. andegavensis e M. cal-
pensis, ma l’Aut. non adopera calpensis perchè forse si riferisce ad una specie un poco diversa mancante
dei due pori sottoboccali che si vedono sempre nella forma fossile. Forse anche la vera M. andegavensis
MicHL. è specie dell’Atlantico e non del Mediterraneo.
SEGUENZA (0. c., pag. 198) descrive una M. andegavensis var. incisa n. v. (1. c., tav. XV, fig. 2), ma
questa io l’aggrego alla Micropora exilis Mvz. i
La Membr. gracilis Mùnst. (GoLpr., Petr. Germ., I, pag. 102, tav. XXXVI, fig. 13; — Rss., Foss. Pol.
Wien. Tert., pag. 93, tav. XI, fig. 12; — Rss., Oberoligaccns, pag. 19, tav. XIII, fig. 1) non è da confon-
dersi con Membr. gracilis figurata dal Rss. (Br. Crosara, pag. 291, tav. XXIX, fig. 13) che è la Micro-
pora coriacea ESP.
La specie è vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dall’eocene.
51. Micropora [Calpensia] impressa MoLL, var. papyracea Reuss (Membranipora) 1847.
1379. Membranipora papyracea Secuenza. Form. terx., pag. 81, 128, 199, 294, 328, 368.
1882. — _ De StrFANI. Jejo. Montalto, pag. 203, 212, 225, 227 (da Sra.).
1889. — —_ NevianiI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sre.).
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.).
Pliocene sup. — Archi (sicil., Sed.; postpl., De Ster.), Monasterace (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.;
ast. litt., Nev.).
2a p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.).
[51] A. NEVIANI 165
Reuss (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 94, tav. XI, fig. 15; — Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 45, tav. X, fig. 9)
eD’ORBIGNY ( Terr. crét., V, pag. 398) tengono IM. papyracea Rss. come specie distinta. Per la prima volta il
Warers (Bruccolì, pag. 4 [estr.], tav. XXI, fig. 3) l’indicò come varietà della M. andegavensis Micnn.; più
tardi il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 17 [estr.]) seguendo il concetto del WatERSs la considerò come varietà
delle Micropora nobilis Esp. che è sinonimo a lMicr. impressa Motn.
SEGUENZA (0. c., pag. 199) osservava che la M. papyracea Rss. gli sembrava ben distinta dalla M.
andegavensis alla quale l’associava il WarERS. A pag. 328, dice che gli esemplari siciliani di Monasterace
ed Archi, rispondono bene come ii tipo così alla figura e descrizione data dal Warers. Finalmente a
pag. 368, ripetendo le osservazioni precedenti, aggiunge “ ma parmi che essa distinguesi per la forma
allargata o romboidale delle cellule, per difetto di cellule trasformate in avicolari, e per altri particolari ,.
Può, forse, essere stata confusa con la M. coriacea Esp.
Molto probabilmente questa varietà è stata compresa nella specie vivente nel Mediterraneo ed altrove;
fossile dal miocene.
Sottogen. Manzonella JurLieNn (gen.) 1888.
52. Micropora [Manzonella] exilis Manzoni (Membranipora) 1865, var. incisa Secuenza 1879.
Tav. XVI [I], fig. 23.
1879. Membranipora andegavensis var. incisa Secuenza. Form. terx., pag. 198, tav. XV, fig. 2.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Mantengo la varietà stabilita dal SEcuENZA, ma la riferisco alla Membranipora exilis MANZONI (2.% contr.
brioz. foss. it., pag. 512, tav. I, fig. 1); un semplice confronto delle figure dei due Autori è sufficiente
a giustificare questo riferimento.
Ho parlato della specie nella mia monografia sui briozoi della Farnesina ecc. (pag. 99) ed ho dato due
figure (tav. V, fig. 10, 11), in ciascuna delle quali ho rappresentato un grande avicellario vicario che occupa
esattamente il posto di uno dei nomozoeci, anzi qualche volta ne è più grande; di tali avicellari il MANZONI
non ne figurò e non ne tenne parola; forse per questo il SecueNzA non ebbe termini sufficienti di con-
fronto, ed attribuì ad altra specie le sue colonie, ove egli figura due distintissimi di tali avicellari vicari.
Nel mio citato lavoro della Farnesina, ho segnato a sinonimo della specie del Manzoni la Membr. regularis
Naxras (Br. Mod. e Piac., pag. 19, tav. XV, fig. 3), il quale figurò bensì detti avicellari, ma non ne
fece parola nella descrizione. Ora la var. del SEGuENZA si distingue dalla specie tipica per la regolarità
di distribuzione di essi avicellari, e per la forma della opesia che è a guisa di lunga fenditura.
Notisi che Membr. exilis Manzoni (ora Micropora) nulla ha che fare con Membranipora exilis Hxs.
(Pol. Queen Charl. Isl., pag. 39, tav. XX, fig. 1).
La specie si è trovata fossile nel pliocene di Volterra, di Castell’ Arquato, e nel pliocene superiore
della Farnesina.
Sottogen. Gargantua JuLLIEN (gen.) 1888.
53. Micropora [Gargantua] cucullata Reuss (Cellaria) 1847.
1879. Vincularia cucullata Secuenza. Form. terx., pag. 84.
Miocene. — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.).
166 A. NEVIANI [52]
In Warers (N.-It. Br., pag. 15) è riportata la sinonimia di questa specie del Reuss; io ho creduto
riferirla al gen. Gargantua JuLLieNn (Cap Horn, pag. 18), cui dò valore di sottogenere, così caratte-
rizzato: Opesia anteriormente persistente, porta posteriormente due piccole incisure arrotondate per il
passaggio dei tendini delle fibre muscolari parietali.
La specie non è stata trovata vivente; fossile si rinvenne in Italia nel Veneto dal Reuss (Cellaria
cucullata, Vinceularia Haidingeri), dal GortARDI (Bi/lustra sulcata); a Pianosa dal Giori (/Salicornaria
cucullata); il SEGUENZA la trovò rara in frustoli molto compressi nelle formazioni elveziane di Ambutì e
Benestare.
54. Micropora [Gargantua] hippocrepis GoLnruss (Cellepora) 1884.
1879. Membranipora bidens Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128, 198, 368.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 227 (da SEG.).
» Micropora bidens —_ L.c., pag. 147, 218.
1895. — _ Neviani. Br. neox., II, pag. 228.
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SeG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SeG.), Presi-
naci (NEV.).
Pliocene sup. — Carrubare (postpl., DE STEF.).
3 p. d. — Terreti (zancl., SEG.). i
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.), Caria sopra Tropea (tort.,
De Ster.), Vena (NEV.).
Il DE STEFANI (0p. cit., pag. 218) osserva che molte volte l’apertura inferiormente è retta invece di es-
sere alquanto curva, ovvero è doppia come nella M. formosa Rss. Questo carattere si vede nella fig. 8;
tav. VIII del lavoro “ Form. terz. , di SEGUENZA, ma credo derivi semplicemente da rottura che in taluni
individui non si vede.
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo.
Sottogen. Peneclausa JuLLIEN (gen.) 1888.
55. Micropora [Peneclausa] coriacea Esrrr (Flustra) 1791. — Tav. XVI [I], fig. 22.
1895. Micropora coriacea Neviani. Br. neox., II, pag. 228.
1896. = — — L.c., pag. 107.
» _ — — Spilinga, pag. 17, fig. 3 nel testo.
Postpliocene — Presinaci, Spilinga, S. Costantino di Mileto (NEv.).
Pliocene sup. — St. Onofrio (NEv.).
Hixcxs (Brit. Mar. Pol., pag. 174) e JeLLY (Sin. catal., pag. 176, n. 1126) non ricordano questa
specie come fossile, ed io non conosco, come tale, altro che la citazione del: Waters (N.-Ital. Br., I
pag. 13, tav. II, fig. 9) che la trovò fossile nel bartoniano di Brendola, Montecchio Maggiore e Val di
Lonte. Essa è sinonimo di Membranipora gracilis Rss. (non MunsT. in “ Crosara , pag. 291, tav. XXIX,
fig. 13) raccolta a Priabona.
[53] A. NEVIANI 167
Waters (7. c., pag. 13) cita fra le località fossilifere la Calabria (plioc.) riferendosi al MAnzoNI; ma
nelle contribuzioni del Manzoni non vi è, per località calabresi, ricordata alcuna specie che si possa ri-
portare a IMicr. coriacea EsP.; vi è bensì una Membr. Smitti Mxz. (4. contr., pag. 333, tav. III, fig. 16)
ma questa (vedi oltre) va riferita ad Hippoporina complanata Norm.
Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dall’eocene.
.
XVI. Gen. Melicerita Mine Epwarps 1836.
56. Melicerita fistulosa Linnro (Eschara) 1758. — Tav. XVI [I], fig. 24-27.
1870. Salicornaria farcinvinoides Manzoni. 4.0 contr. Br. foss. it., pag. 326, tav. I, fig. 1,2.
1877. = — Warers. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16.
1879. —_ — SecuENZzA. Morm. terx., pag. 79, 127, 196, 294, 327, 367.
1882. _ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 137, 186, 191, 202, 208, 213, 215,
225, 227, 229 (da SEG.); pag. 216 (da War.); pag. 230, 231 (da Mz.);
pag. 217 (De Srerr.).
1887. — — Neviani. /.° contr. geol. Cat., pag. 181.
1889. — — — 3. contr. geol. Cat., pag. 141, 152 (da Sra.).
1895. Melicerita fistulosa NevianI. Br. neox., I, pag. 114, 118; idem, II, pag. 228.
1896. — — — L.c., III, pag. 108.
» _ —_ — Spilinga, pag. 18.
' Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., Sec.), Gallina (saar. z. inf., Se.; postpl., De STEF.), Bovetto
(saar. z. sup., SEc.), Ravagnese e Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.),
Altipiani del Monteleonese, Presinaci, S. Maria di Catanzaro, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SeG.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni, Cannitello, Pan-
tani, Archi (sicil., SEc.; postplioc., DE StEF.), St. Onofrio (NEv.), Prumo presso
Nasiti, Carrubare (DE STEF.).
P p. d. — Gallina, Ardore, Bianconuovo (ast., Sec.), Valanidi (ast., SEc.; postpl., DE STEF.),
Ardore, Palmi, Portigliola, Gerace, Testa del Prato, Terreti (zancl., See.), Semi-
nara (zancl., See.; tort., De STEF.), Stilo (zancl., Sea.; tort., DE STEF.; ast., NEV.),
S. Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.).
Nel 1895 studiando i briozoari fossili della Farnesina, Monte Mario ecc., presso Roma (NEVIANI,
Br. foss. Farnesina ecc., pag. 99, 100), feci notare in quei depositi oltre alla presenza della M. fistulosa LInn.,
anche quella della M. Johnsoni Bx., da distinguersi dalla S. sinuosa Hass.; e dissi che mai la IM.
Johnsoni era stata, come tale, indicata fossile, se ne togli la S. cuspidata Mnz. ( Br. foss. ît., 4.° contr.,
pag. 327, tav. I, fig. 3), che di quella si doveva ritenere come sinonimo; aggiunsi poi essere mia persua-
sione che la IM. Johnsoni doveva trovarsi, nei giacimenti italiani, comune come la MM. fistulosa, ma che
con questa era certamente stata confusa.
È qui il caso di ripetere la stessa osservazione, e tutte le citazioni fatte, specialmente dal SEGUENZA,
devono certo andare considerate come doppie, e cioè come se in quelle citate località si fosse trovata e
la M. fistulosa e la IM. Johnsoni. Possiamo poi ritenere che quest’ultima specie si rinvenga reflmente
168 A. NEVIANI [54]
sino dal miocene, in quanto che io (DE ANGELIS e NEVIANI, Corallariî e briozoi neogenici di Sardegna,
1897, Boll. soc. geol. it., vol. XV, pag. 583) l’ ho osservata fossile nel miocene di Sardegna.
La M. fistulosa vive nel Mediterraneo ed è diffusa negli altri mari; è fossile dall’ eocene.
57. Melicerita Johnsoni Busx (Nellia) 1866.
1896. Melicerita Johnsoni NevianI. Spilinga, pag. 18, fig. 4 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEV.).
Per questa specie, vedi quanto ho detto precedentemente (Mel. fistulosa). Essa è vivente nel Medi-
terraneo e nell'Atlantico; fossile dal miocene.
58. Melicerita sinuosa Hassani (Farcimia) 1841.
1882. Cellaria sinuosa De Sterani. Jejo Montalto, pag. 180.
Pliocene — Gerace (DE STEF.).
Temo che questa citazione del De SrEFANI si debba riferire alla M. Johnsoni Br. La €. sinuosa
Hass. sarebbe fossile dal pliocene, e vivente nell'Atlantico.
59. Melicerita Charlesworti Mine Epwarps (1836).
1877. Melicerita Charlesworti Seuenza. Form. terx., pag. 208.
Pliocene — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
La specie istituita dal Mirne Epwarps (Sur un nowv. gen. d. Polyp. foss. ecc.) per esemplari del
Crag di Sudbourne, è citata solamente allo stato fossile; non si conosce vivente.
XVII. Gen. Cupularia Lamouroux 1821.
60. Cupularia canariensis Busx 1858.
1879. Cupularia canariensis Secuenza. Form. terx., pagg. 131, 371.
1882. — —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da SEG.).
Postpliocene — Bovetto (De StEF.; saar. zona sup., SEG.).
Miocene. . — Benestare (tort., SEa.).
Specie rara nei depositi neogenici calabresi. Essa è fossile dal miocene e vivente nel Mediterraneo
e nell'Atlantico.
61. Cupularia umbellata Derrance (Lunulites) 1815.
1879. Cupularia umbellata Secuenza. Form. terz., pag. 131, 296, 371.
» _ Qweni — L.c., pag. 371.
» —_ Haidingeri — L.c., pag. 84, 131.
» —_ intermedia — L.c., pag. 53, 61.
1889. — — NEVIANI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 137 (da Srs.).
[55] A. NEVIANI X 169
Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., SEG.).
Pliocene p.d. — Gallina (ast., SEa.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEc.), Guardavalle (langh., SEG.; mioc., Nev.), Stilo (aquit.,
SEG.).
La specie, con le sue warietà che hanno dato origine «alle specie intermedia, Oweni, Haidingeri, ed
altre, si trova non molto comune nei depositi calabresi. Essa è più nota ai briozoologi come fossile (dal
faluniano) che vivente (Atlantico). Per la riunione della ©. intermedia Mocntt., alla C. umbellata DEFR.
vedi quanto ho scritto nella monografia sui Briozoò della Farnesina ece., pag. 101.
62. Cupularia reussiana Manzoni 1869.
1378. Cupularia reussiana Waters. Bruccoli, pag. 76.
1879. — — Secuenza. Morm. terx., pag. 131, 208.
1895. — — NevianI. Br. neox., I, pag. 115.
Postpliocene — Ravagnese (Nev.).
Pliocene sup. — Amato (War., NEv.).
Miocene . . — Benestare (tort., SEc.).
Sembra che questa specie sia nelle Calabrie più frequente che le precedenti, ad ogni modo non rag-
giunge la quantità enorme che si rinviene a Monte Mario e all’ Acquatraversa presso Roma (NEVIANI,
Br. foss. Farnesina ecc., pag. 102).
Alla breve sinonimia di questa specie, aggiungo: Lunulites pocillun ScAccHI (1835 Conch. e zoof. foss.
di Gravina, pag. 67, tav. II, fig. 7 e 9).
La specie (Cupularia e Discoflustrella doma D’ORB.) è vivente sulle coste d’Algeria e alla Florida; è
fossile solo dal miocene.
Fam. Cribrilinideae.
XVIII. Gen Membraniporella Sw 1873.
63. Membraniporella nitida Joxnsrow (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia eximia Secuenza. Form. terz., pag. 203, tav. XIV, fig. 23.
1884. Membraniporella nitida Bancrs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266.
Pliocene — Terreti (zancl., SEe.).
SEGUENZA nel dare i caratteri della ZL. eximia, considerata come nuova specie, non accenna ad alcuna
affinità. Hincgs riconobbe il valore dell’ esemplare raccolto mella sabbie zancleane di Terreti, e lo riferì
a Membraniporella nitida.
Warers (Membraniporidae, pag. 661) fa notare che in Membraniporella l’opercolo non è in alcun
modo congiunto colle costole che si inarcano sopra la membrana anteriore, mentre in Cribrilina le co-
‘stole sono esse che formano la parete anteriore, e l’opercolo completo si adatta all'apertura calcarea
corrispondente. Per tale affinità i due generi debbono essere allontanati fra loro, avendo Membranipo-
rella maggiori .affinità col quinto gruppo delle Membranipore.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 22
170 A. NEVIANI [56]
Essa è rarissima allo stato fossile; alla sopracitata località calabrese, vanno aggiunte solamente:
Farnesina, pliocene sup. (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ecc., pag. 102); Napier e Waipukuran nella Nuova
Zelanda, pliocene (Waters, Br. cheil. N.- Zealand, pag. 52). Ne posseggo un frammentino di colonia, con
pochi zoeci ben conservati, del calcare grossolano ad Amphistegina del pliocene sup. di S. Frediano presso
Parlascio (prov. di Pisa).
È vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari della Nuova Zelanda.
XIX. Gen. Cribrilina Gray 1848.
64. Cribrilina radiata Mor. (Eschara) 1803.
.
1879. Lepralia scripta —Secuenza. HMorm. terz., pag. 83, 200, 295, 328, 368.
83290 _ Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 225, 230 (da Sra.).
1877. —_ —_ var. perforata Secuenza. L. c., pag. 368.
1882. — — var. perforata De Srerani. L. c., pag. 227 (da Sre.). a
1879. _ cribrillina? Secuenza. L. c., pag. 203.
» — planicosta _ L.c., pag. 200, 328, 369.
1882. — —_ De Srerani. L. e., pag. 191, 230 (da Sra.).
>» Cribrillina radiata _ L.c., pag. 218.
1895. Crobrilina radiata —Neviani. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 228.
1896. — — —_ L.c., III, pag. 108.
» = _ —_ Spilinga, pag. 19.
1882. Cribrillina scripta De Srerani. L. c., pag. 144, 145.
Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SeG.), Bovetto (saar. zona sup., SEG.), Musala (saar. zona
sup., SEG.; postplioc., De StEF.), Ravagnese, Altipiani presso Monteleone, Presi-
naci, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Pantani (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carru-
bare (DE StEF.), St. Onofrio (NEv.).
s p.d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). .
Miocene . . — Ambutì, Malochia, Monteleone (elvez., Sea.), Vena di Mezzo e Pulcinella ai Pioppi
presso Monteleone (tort., De STEF.), Punta di S. Arena, Tono sopra Rombiolo (Nev.).
Molto intricata è la sinonimia di questa specie, e non sempre è facile farsi un concetto esatto per
la separazione delle specie e delle varietà, perchè spesso si rinvengono forme che passano l’una all’altra.
Certamente uno studio paziente delle Cribrilinidae sarebbe molto utile. JULLIEN colla sua memoria “ Zes
Costulides ,, Nouv. fam. d. Bryoz., (B. S. zool. d. France, 1886, pag. 601-620), ha con nuovi concetti pro-
posto la formazione di 17 generi; alcuni di questi, come: Scorpiodina, Colletosia, Ubaghsia ed altri, hanno
certamente un valore generico; ma ad altri come: Lyrula, Puellina, Figularia si può dare al più il va-
lore di sottogenere; d’altronde il lavoro del JULLIEN, non è completo giacchè non passa in rassegna tutte
le specie viventi e fossili conosciute del gruppo.
Ritornando alla nostra specie, e pur rimanendo nel limite delle memorie sopra citate nella biblio-
grafia, troviamo, qua e là, le seguenti osservazioni:
[57] A. NEVIANI 171
SEGUENZA, pag. 83: Z. scripta, colle variazioni indicate da Rss. e Mnz.
Ip., pag. 200: L. seripta, molto variabile per il numero e prominenza delle coste, per la presenza
o assenza dei grandi avicolari.
SEGUENZA, pag. 328: L. scripta, presenta variazioni per le quali fa credere che dovrebbe associarsi
alla L. innominata, come opina il WareRs.
SEGUENZA, pag. 368: L. scripta, var. perforata, var. ornata di grosse perforazioni disposte con rego-
larità negli spazi intercostali.
SEGUENZA, pag. 200: L. planicosta Sea. = L. scripta? Mxz., si distingue dalla sp. del Mwz. (Castrocaro
II, 25) peri zoeci molto appianati, per le coste numerose, poco sporgenti e disgiunte da linee impresse.
DE STEFANI, pag. 144: Cribrillina scripta, le forme mioceniche rispondono sempre alla L. scripta Rss.
senza poro sottoboccale.
DE STEFANI, pag. 218: Cribrillina radiata, in questa specie ancora vivente, si distingue sempre un
poro sottoboccale.
Per semplificare alquanto, ho tenuto distinte alcune forme, che vengono qui appresso indicate come
varietà.
Presa nel suo insieme, specie e varietà, la troviamo vivente in tutti i mari; e fossile sino dal cretaceo.
65. Cribrilina radiata Mor, var. innominata Couvca (Lepralia) 1844. — Tav. XVI [I], fig. 29.
1878. Lepralia innominata Warers. Bruccoli, pag. 7.
1879. — — SeGuENzA. Form. terx., pag. 83, 200, 295, 328, 368.
1882. —_ _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 229 (da Sra.).
1889. _ — NevianI. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Srs.).
1879. — mitrata e var. radians Secuenza. L.c., pag. 203, tav. XV, fig. 8,84.
1884. — — Hinxs. Note on Prof. Seguenza, pag. 266.
Postpliocene — Reggio (War.: saar. zona inf., See.), Bovetto (saar. zona sup., Sec.), Musala (saar.
zona sup., SEG.; postplioc., De STEF.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sieil., SEe.; postplioc., De Ster.), Monasterace (sicil.,
SEc.; ast. litt., NEV.).
3 p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti e Testa del Prato (ast., Sra.), Piani della Melia (ast.,
SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.).
SEGUENZA (l. c., pag. 203) distinse come nuova specie la L. mitrata e var. radians, dalla L. innomi-
nata, perchè i zoeci sono più grandi, ornati di costole prominenti in piccolo numero, radianti e disgiunte
da solchi profondi; il margine fortemente crenato; ovicellario papilloso; il peristoma è considerevolmente
inspessito, con quattro granuli per l'inserzione di spine orali. Ma Hinxs notò già (7. c., pag. 266) che
le differenze citate dal SEcUENZA non erano sufficienti per fondare una nuova specie.
66. Cribrilina radiata MoLr, var. vascula Manzoni (Lepralia) 1875.
1879. Lepralia vascula SecuenzA. Form. terx., pag. 83, 203.
Pliocene — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
172 A. NEVIANI [58]
Mentre gli autori recenti uniscono del tutto la specie del Manzoni a quella del Mot, io la distinsi
già (NEVIANI, 2.° contr. brioz. foss. it., pag. 119) come una varietà. Nel riportare qui essa varietà, noto come
i caratteri del solo zoecio, indipendentemente cioè dal cenecio areolato, sieno quelli della L. innominata;
talmente che si potrebbe pure considerare come sottovarietà di quest’ ultima. SEGUENZA (0. c., pag. 203)
dichiara che i suoi esemplari sono esattamente identici a quelli di Castrocaro (MAnzonI, Castrocaro,
pag. 27, tav. V, fig. 56).
67. Cribrilina radiata MoLL, var. rarecostata Rruss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia rarecostata Secuenza. Form. terz., pag. 83, 203.
» — ‘èntricata — L.c., pag. 329, tav. XVII, fig. 32.
1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEe.; postplioc., DE STEF.).
5 p. d. — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
Per la sua nuova specie L. intricata, il SEGUENZA dà i seguenti caratteri: i piccoli zoeci sono come
squamette incrostanti, che hanno una carena mediana più o meno distinta, da dove irradiano cinque 0
sette costole irregolari e prominenti. La bocca più o meno arrotondata trovasi sovente infossata allorchè
i zoeci sono più sporgenti.
Nel 1895 in una mia nota sui briozoi postpliocenici di Galatina in Terra d’Otranto (Br. neoz., I
pag. 112) feci già osservare che la specie del SEGuENZA doveva considerarsi come sinonimo della L. ra-
diata, e precisamente come un esemplare in avanzato stadio di calcificazione. Mantenendo gli apprezza-
menti allora fatti, riunisco la predetta forma alla var. rarecostata Fss. per il numero esiguo di coste.
Per gli esemplari del zancleano, il SEGUENZA (0. c., pag. 203) osserva che convengono più o meno bene
colla forma tipica del bacino di Vienna (Rss., Br. Oest. Ung. Mioc., pag. 166, tav. I, fig. 8), dalla quale
differisce quella che vi riporta il MAnzoNnI (Castrocaro, pag. 28, tav. VI, fig. 76).
Sottogen. Figularia JULLIEN (gen.) 1886.
68. Cribrilina [Figularia] figularis Jonnsron (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia Haueri Secuenza. Form. terx., pag. 83, 204.
1882. — — DeSterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sre.).
1895. Cribrilina figularis Neviani. Br. neox., II, pag. 228.
1896. — _ — L.c., III, pag. 108.
Postpliocene — Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Piscopio pr. Monteleone (NEv.).
3 p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene — — Ambutì, Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEc.).
Specie elegante quante altre mai; frequente allo stato fossile sino dal miocene: vivente nel Medi-
terraneo e nell'Atlantico.
[59] A. NEVIANI 173
SEGUENZA (0. c., pag. 204) per gli esemplari zancleani nota che variano negli ornamenti e nel grado
di scultura dei zoeci, essendochè in molte colonie questa è quasi interamente scomparsa.
Le variazioni indicate dal SecuENzA dipendono dalla diversa età dei zoeci, giacchè questi divenendo
più adulti, l’ectocisti si calcifica sempre più obliterando molti dei dettagli di scultura che si osservano
nei zoeci giovani; fenomeno questo comunissimo fra i briozoari ed altri organismi.
Buone e distinte figure di questa specie si possono vedere in MAnzoNI (Castrocaro, pag. 30, tav. V, fig. 55 —
L. Hauerì), Hincks (Br. Mar. Pol., pag. 196, tav. XXVI, fig. 5-7) e NevranI (Br. foss. Farnesina ecc.,
pag. 103, tav. V, fig. 22).
69. Cribrilina [Figularia] elegantissima Sreuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVI [I), fig. 28.
1379. Lepralia elegantissima Secuenza. Form. terx., pag. 83, tav. VIII, fig. 11.
1884. — — Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 265.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
Indubbiamente le figure che più si accordano colle specie del SeguENZA sono: Cribrilina figularis in SMITT
(Flor. Br., tav. V, fig. 111, 112) e Cr. radiata form. innominata in Hincxs (Brit. Mar. Pol., tav. XXV, fig. 2);
e l’Hincxs nel citato lavoro “ Note on Prof. G. Sequenza ,, così scrive: “ Questa specie (L. elegantissima
“ SEG.) si riferisce senza dubbio alla Cribrilina radiata Mont forma innominata Couca. La sp. è variabile,
“ma la forma miocenica di SEGUENZA non si diparte in nessun punto essenziale dal tipo. Essa concorda
“ molto colla L. innominata pliocenica di MAnzoNI. I caratteri presi come distintivi dal SEGUENZA sono affatto
“ insignificanti. Egli osserva che L. elegantissima è assai affine a L. radiata e L. figularis e più special-
“ cialmente alla forma della Florida. Questa specie però non è la vera L. figularis, ma puramente una var.
“ della L. radiata alla quale deve riferirsi certamente la L. elegantissima ,.
Nelle mie precedenti memorie e in questa, ho mostrato e mostro grande tendenza ad unire, libe-
rando il campo da una quantità di inutili determinazioni, che sono di ingombro e di danno agli studi; ma
per la presente specie non mi è possibile seguire il modo di vedere dell’ Hincks, e non solo non aggrego
L. elegantissima a Cr. radiata ma, come specie indipendente, la pongo nel gruppo Figularia JuLLIEN (gen.).
Hincxs è stato tratto certamente in errore dal confronto della buona figura data dal SEGUENZA, e da me
riportata nella tav. XVI [I], fig. 28, con quella sopra citata dell’ HincKs stesso; ma se questa è realmente
Cr. innominata, non è una Figularia, come lo è invece la L. elegantissima. JULLIEN (Les Costulides, pag. 608)
lo riconobbe, e con la Cr. figalaris JoHNST. ne fece il tipo del suo nuovo genere. In Cr. radiata forma
innominata, manca specialmente il poro o tubercolo sul tallone di ciascuna costa; tubercolo che si osserva
evidente nella specie del SEGUENZA.
SEGUENZA notava l’affinità della sua specie colla L. figularis Smitt; io ne dichiaro la identità. JELLY
nel Synonimic Catalogue ecc., pag. 66, al num. 474 segna: “ Cribrilina figularis Sur, Flor. Br., IL 23, This
îs not Johnston's species. See Hincks, Brit. Mar. Pol. 196 ,, e cioè, pur riconoscendo che questa specie dello
Swrt non è la vera Cr. figularis, non l’assegna ad alcun’altra specie determinata; io senza titubanza la
riporto alla specie del SEGUENZA; cosicchè concludo:
1.° Lepralia elegantissima See. è una Cribrilina attribuibile al gen. FigwWaria JULLIEN;
2.° Cribrilina figularis Swrt, dei mari della Florida, è la L. elegantissima SEGUENZA.
174 A. NEVIANI i [60]
Sottogen. Puellina JuLLIEN (gen.) 1886.
70. Cribrilina [Puellina] Gattyae Busx (Lepralia) 1854.
1879. Lepralia Gattyae Secuenza. Form. terx., pag. 295.
Pliocene — Gallina (Ast., SEG.).
Specie rara anche vivente (Mediterraneo, Atlantico), e solamente dal SeeuenzA riscontrata fossile.
Il gen. Puellina del JuLLIEN (Les Costulides, pag. 607), da me considerato come sottogenere è stato
fondato appunto sulla L. Gattyae Bx.
Sottogen. Arachnopusia JuLLIEN (gen.) 1888.
71. Cribrilina [Arachnopusia] punctata Gray 1848.
1879. Lepralia thiara Secuenza. Form. terx., pag. 329, 370, tav. XVII, fig. 57.
1882. _ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213, 227, 230 (da Ses.).
1884. — — Hmmcxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 267.
Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., See.), Bovetto e Musala (saar. zona sup. SEG.; postplioc.,
DE STEF.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.).
Che L. thiara See. fosse da riferirsi alla Cr. punctata GrAY, fu già avvertito sino dal 1884 dall’Hinc€s.
Per la prima volta viene qui riportata la specie del Gray al genere Arachnopusia JULLIEN, ma con valore
di sotto genere.
JurLieN nella memoria “ Les Costulîdes, 1886 ,, non considera questo genere, e nella memoria “ Bryo-
zoaires du Cap Horn, 1888, a pag. 62, lo stabilisce prendendo per tipo la Lepr. monoceros Bx. (Cat.
Mar. Pol., 1854, pag. 72, tav. XCIII, fig. 5 e 6), e lo erige a famiglia: “ Arachnopusidae ,.I caratteri del
genere sono i seguenti: “ Orificio trapezoidale; su ciascun lato di esso esiste sia una spina articolata, molto
grossa e perforata, sia un avicellario più o meno facile a vedersi; ancestrula membraniporoide, a bordo
libero guernito di spine ,. Se questi caratteri convengono a L. monoceros Bx., convengono pure a ZL. punctata
GRAY, come si può vedere specialmente nelle figure date dall’ Hincks per questa specie (Brit. Mar. Pol.,
tav. XXVI, fig. 1-4) ove si possono osservare alcune varietà interessanti che vanno da una nitida Cribrilina
(fig. 4), a forme nelle quali le perforazioni non sono più in serie trasversali (fig. 1 e 2). Convenendo così che
L. punctata GraY può con L. monoceros BK., appartenere ad Arachnopusia, e che le due dette specie sono delle
Cribrilinae, ne consegue che anche Arachnopusia va posta fra queste.
La Cr. punctata è stata trovata vivente nell’Atlantico e nei mari settentrionali; fossile fu osservata
solamente nel pliocene inglese.
[61] A. NEVIANI 175
Fam. Lepralideae.
XX. Gen. Chorizopora Hincks 1880.
72. Chorizopora Brongniarti Aupovn (Flustra) 1826.
1879. Lepralia Brongniarti Secuenza. Form. terx., pag. 83, 201, 295, 328, 369.
1882. — _ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 230 (da Sra.).
>» Chorixopora — _ L. c., pag. 218.
1895. — — NevianI. Br. neox., IL, pag. 228.
1896. _ — —_ L.c., III, pag. 108.
» —_ — — Spilinga, pag. 21, fig. 5 nel testo.
Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SEG.), Bovetto (saar. zona sup., SEe.), Musala (saar. zona
sup., SEG.; postplioc., De STEF.), Ravagnese, Spilinga, S. Costantino di Mi-
leto, Presinaci (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., De Ster.), Carrubare (post-
plioc., De StEr.), St. Onofrio (NEV.).
5 p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl.,
SEG.; plioc., DE STEP).
Miocene. . . — Malochia (elvez., See.), Punta di S. Arena (NEv.).
SEGUENZA per gli esemplari zancleani cita una varietà con zoeci ora uniti ora disgiunti; e per gli
esemplari astiani una var. con zoeci molto allontanati, e con gli spazi interposti divisi in piccoli compar-
timenti che sporgono in forma convessa.
Frequentemente fossile in Italia e fuori, sino dal miocene; vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico.
XXI. Gen. Microporella Hincxs 1877.
Sottogen. Fenestrulina JuLLIEN (gen.) 1888.
73. Microporella [Fenestrulina] Malusi Aupoum (Cellepora) 1826.
1879. Lepralia Malusi. Secuenza. Form. terx., pag. 295, 328, 370.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da Sra.).
1895. Microporella— NevianI. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 229.
1896. —_ — — L. c., III, pag. 109.
1879. Lepralia coronata Seuenza. L.c., pag. 295, 370, tav. XVII, fig. 6.
1882. _ — De Srerani. L. c., pag. 212, 227 (da Sra.).
1884. Microporella Malusi ‘var. Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Ske.), Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup.,
See.; postpl., De StEr.), Presinaci, S. Costantino di Mileto, Vallelonga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., De Srer.), Carrubare, Amato,
St. Onofrio (NEV.).
» . p.d. — Gallina (ast., SEG.).
176 A. NEVIANI [62]
Hincxs, nelle sue note critiche sul lavoro del SEGUENZA, riconobbe che la L. coronata non era una buona
specie, ma andava riferita a M. Malusi, della quale non era che una varietà; dipendendo le lamine del-
l’oecio da avanzata calcificazione, non è il caso di tenere distinta tale varietà con un nome speciale.
Specie comune nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene.
74. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo (Cellepora) 1759.
1869. Lepralia ciliata "Manzoni. 3.2 Contr. Br. foss. it. , pag. 939.
1879. — — Secuenza. Form. terz., pag. 81, 129, 202, 295, 328, 369.
1882. — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da Sra.).
1878. — —_ Warers. Bruccoli, pag. 5.
1885. —_ — Lovisaro. Riassunto terr. terx. Cat., pag. 31.
1882. Microporella — De SreranIi. L. c., pag. 230, 232 (da Mwz.), pag. 219 (De Ster.).
1884. — — Hmcxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266.
1895. — —_ Neviani. Br. neox., I, pag. 115.
1896. — — — L.c., III, pag. 109.
» — _ — Spilinga, pag. 22.
1879. Lepralia pleuropora Secuenza. Form. terx., pag. 81, 202.
» —_ calabra — L. c., pag. 201, 328, 369, tav. XV, fig. 6.
1882. — — De Srerani. L. c., pag. 191.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SeG.; plioc., War.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl.,
De Ster.), Borgia, Caraffa (Lov.), Spilinga, S. Costantino di Mileto, Pre-
sinaci (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl, De Ster.; plioc., Mxz.), Car-
rubare, Cannitello (plioc., Mnz., War.; postpl., De Srer.), St. Onofrio (NEv.).
p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia
(zancl., SeG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Malochia (elvez., Sec.), Vena, Punta di S. Arena
(NEv.).
Questa specie si rinviene ora citata come rara, ora comune, nei depositi calabresi, in generale si può
dire sia abbastanza frequente.
Le varietà principali, che però non conviene distinguere con denominazione propria, sono:-
MANZONI, /. c., pag. 939, tav. III, fig. 14; var. zoooecis superficie laevi; poro vibraculifero centrali; spinis
ad aperturam nullis; portamento celleporoide.
SEGUENZA, Î. c., pag. 201, tav. XV, fig. 6; sulla quale l’Aut. fondò la sua specie L. calabra. ‘
La M. ciliata è vivente nel Mediterraneo e quasi cosmopolita; fossile non sembra scendere oltre al
miocene.
75. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo, var. Castrocarensis Neviani 1895.
1895. Microporella ciliata var. Castrocarensis NevianI. Br. neox., II, pag. 229.
Postpliocene — Presinaci (NEv.).
Pliocene p.d. — Gallina (Nev.).
[63]
pag.
A. NEVIANI ILX%
Stabilii questa varietà nello studio dei briozoi fossili della Farnesina (NEVIANI, Br. foss. Farnesina,
105), e rinvenni poscia oltre che a Presinaci, anche a Parlascio, a Bordighera e ad Anzio.
Una var. consimile non è stata indicata vivente; è fossile dal pliocene.
76. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linwro, var. Morrisiana Busk Cetina) 1859.
Tav. XVII [II], fig. 6.
1879. Lepralia Morrisiana Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295, 328, 369.
1882. — — Dr SteFANI. Jejo Montalto, pag. 212, 227, 230 (da Sre.).
1887. — NeviAnI. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 181.
1896. DA ella ciliata var. Morrisiana NEVIANI. Ga pag. 23, fig. 6 nel testo.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.), Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z.
sup., Sec.; postpl., De Ster.), Altipiani del Monteleonese, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.).
Vi p.d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE Sam), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.).
Nel sopra citato mio lavoro sui briozoi postpliocenici di Spilinga, posi in raffronto i caratteri della
specie tipica con quella del Busk, per cui conveniva considerare quest’ultima come varietà. Essa, come
la precedente, non è stata ancora indicata come vivente: è fossile dal pliocene inferiore.
77. Microporella [Fenestrulina] Barrandei Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia Barrandei Secuenza. Form. terx., pag. 81.
Miocene — Malochia (elvez., Skc.).
Nella memoria del 1847 (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 92, tav. XI fig. 9) il Reuss, chiama questa
specie Cellepora Barrandi, modificata poi in Lepralia Barrandei nel 1874 (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 12,
tav.
pas.
V, fig. 7,8); fossile nel calcare di Leitha di Eisenstadt in Ungheria.
78. Microporella [Fenestrulina ] inamoena Reuss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia inamoena Sequenza. Form. terx., pag. 81, 129.
Miocene — Benestare (tort., Sea.), Ambutì e Malochia (elv., SEG.).
Questa specie, che non rammento venga citata da altri, fu istituita dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc.,
13, tav. V, fig. 1) per esemplari del miocene presso Baden.
Sottogen. Haeckelia NEvIANI 1895.
79. Microporella [Haeckelia] violacea Jonnsron (Lepralia) 1849.
1879. Lepralia violacea SecueNnza. Form. terx., pag. 82, 129, 295, 328, 369.
1882. —_ — Dx Sreram. Jejo Montalto, pag. 215, 225, 227, 230 (da Sra.).
IE => — Neviam. 3. contr. geol. Cat., pag. 152.
» — _ — 4“contr. c. s., pag. 450.
1884. Microporella violacea Hincxs. Note on Prof. Seguenza, pag. 265.
1895. —_ —_ —_ Br. neox., IL pag. 118, 122.
» — — — L. c., II, pag. 229.
1879. Lepralia radiato-foveolata Secuenza. L. c., pag. 129, tav. XII, fig. 20.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 23
178 A. NEVIANI [64]
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SeG.), Bovetto (saar. z. sup., Skc.), Musala, Ravagnese
(saar. z. sup., SEG.; postplioe., De Ster.), S. Maria di Catanzaro, Caraffa,
S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni
(sicil., SEG.; postplioc., De SteF.), Carrubare (NEv.).
S p. d. — Gallina (ast., SEG.).
Miocene. . . — Benestare (tort., SEa.), Monteleone (elvez., SEG.).
La specie tipica è relativamente comune nei vari depositi calabresi; la varietà che diede origine alla
L. radiato-foveolata del SecuENZA fu riscontrata rarissima nelle argille tortoniane di Benestare. HincEs
(1. c.) per primo fece notare la identità della specie del SEGUENZA con quella del JOHNSTON.
È questa una delle forme incrostanti più comuni nei nostri mari, nell'Atlantico e altrove; è fossile
dal miocene. È
80. Microporella [Haeckelia] violacea Jonnsrow, var. transilvanica Rruss (Cumulipora) 1877.
1879. Cumulipora transilvanica Secuenza. Form. terx., pag. 130.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Basta confrontare la descrizione ed il disegno dato dal ManzonI per questa specie (Br. foss. mioc.
Austr.-Ungh., II, pag. 5, tav. II, fig. 7) per persuadersi che Cumulipora transilvanica Rss. non è che una Mîcr.
violacea JORNST.; più che la forma del briozoario, o la grandezza e convessità dei zoeci, consigliano tenerla
distinta come varietà, la presenza di un doppio poro vibracellare od avicellare.
Non so che una forma consimile sia stata da altri indicata fossile o vivente.
Sottog. Reussina NevianI 1895.
81. Microporella [Reussina] polystomella Rruss (Eschara) 1847. — Tav. XVII [II], fig. 1-3.
1877. Eschara polystomella Secuenza. Form. terx., pag. 84.
1882. Lepralia — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 219.
1895. Microporella — Neviani. Br. neox., II, pag. 229.
1896. —_ — — L. c., III, pag. 109.
» — _ — Spilinga, pag. 26, fig. 9 nel testo.
1877. Eschara lichenoides Seguenza. L. c., pag. 208, 296, 329, 371.
1882. — —_ Dr Sterani. L. c., pag. 207. 216, 225 (da Sra.).
» Lepralia — — L.c., pag. 219.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese (saar. z.
sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Presinaci, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pantani, Archi (sicil., SeG.; postpl., De Ster.), Carrubare (De SteF.), St. Ono-
frio (NEV.).
AS p. d. — Gallina (ast., SeG.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene. . .— Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
[65] A. NEVIANI 179
Intendo ascrivere a questa specie la Eschara lichenoides Mvnz. (Castrocaro, pag» 37, tav, V, fig. 64),
l'Eschara polystomella Mxz. (Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 15, tav. VIII, fig. 26), l’Eschara Pallasti
Hex. (Br. Adriat., pag. 115, tav. III, fig. 1, 2); e non l’Adeonella lichenoides Bx. (Challenger), 1 Eschara liche-
noîdes, LAmx., M. Epw. ecc. con la quale, in causa della sinonimia, venne confusa.
La nostra specie, abbastanza comune nei depositi calabresi, è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlan-
tico, ed è fossile dal miocene.
Sottogen. Calloporina NEevianI 1895.
82. Microporella [Calloporina] decorata Rruss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia decorata Sequenza. Form. terx., pag. 81, 199, 294.
1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Src.).
1887. — — — Neviani. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 181.
1882. Microporella decorata De Srerani. L. c., pag. 219.
1896. _ — Neviani. Spilinga, pag. 27, fig. 10 nel testo.
1879. Lepralia Sturi Secuenza. L. c., pag. 82.
» — formosa Seuenza. L. e., pag. 82, tav. VIII, fig. 12.
» == — var. biarmata Secuenza. L. c., pag. 199, tav. XIV, fig. 22.
1882. — —_ — De Srerani. L. c., pag. 191.
Postpliocene — Altipiani del Monteleonese (Nev.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (DE STEF.).
p. d. — Gallina vast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., See.),
Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene ... — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.), Vena (NEV.).
»
Seguo, nella sinonimia sopra riportata, il concetto di sintesi già usato da altri specialisti. Quanto
alla specie del SeGuENzA: Lepralia formosa e var. biarmata, lo stesso autore (. c., pag. 82) riconosce
l’affinità colla L. Sturì Rss. (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 162 [22], tav. V, fig. 11) della quale, aggiunge, po-
trebbe essere una insigne varietà.
In Calabria è maggiormente frequente nel zancleano e nell’ elveziano (SEc.).
La specie, o forse anche una sua varietà, trovasi vivente a Madeira. È fossile dal miocene.
Sottogen. Adeonella Busx (gen.) 1884.
83. Microporella [Adéonella ] coscinophora Reuss, var. pliocenica Secuenza (1879).
Tav. XVII [II], fig. 7.
1879. Eschara coscinophora var. pliocenica Secuenza. Form. terz., pag. 296, tav. XVII, fig. 7.
1882. — — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 212 (da SrG.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SeG.; postplioc., DE STEF.).
La varietà del SecuENZA si distingue dal tipo (Reuss, Oberoligocins, pag. 642, tav. XII, fig. 1,2; —
Ip. Septarienth., pag. 186, tav. XI, fig. 1, 4) specialmente per questi caratteri: zoeci. con le estremità
incurve e prominenti; raramente sono ben circoscritte in tutta la loro periferia; l’infossamento centrale
180 A. NEVIANI [66]
presenta talvolta una unica apertura grande o piccola, oltre le due superiori, ovvero vari forami molto
variabili in numero ed in grandezza, talvolta molto piccoli, e disposti in un incavo molto allungato e non
già circolare come nella forma miocenica, ed in numero molto minore che in quella.
La specie forse non è che la Adeonella (Lepralia) distoma Bx. (Challenger, pag. 187, fig. 56 e 57
nel testo) vivente nell’ Atlantico.
84. Microporella [ Adeonella] reticulata Srauenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 4.
1879. Eschara reticulata SeGueNnzA. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 24.
Miocene — Benestare (tort., SEa.).
Stabilita questa specie dal SecuENzA, con esemplari raccolti nelle argille tortoniane di Benestare,
non venne ancora riscontrata altrove. Essa è così caratterizzata dal suo scopritore: “ Mostrasi in fram-
menti di rami abbastanza compressi nei quali i zoeci di forma allungata e pressochè rettangolari sono
disposti con molta regolarità sopra linee rette e parallele. La frontale appianata presenta alla superficie
un’elegante reticolazione a maglie un po’ disuguali, in fondo a ciascuna delle quali apresi un largo
forame (origello), e perciò la parete è perforata. La bocca circolare si apre sopra una prominenza che
costituisce un cercine rotondato attorno ad esso. Immediatamente sotto la bocca vi ha un incavo profondo,
ovale, in fondo al quale apresi un largo forame anch’esso ovale; fra questo e la bocca ve ne ha un
secondo di forma semilunare. Affine alla E. diplostoma PHIL. ,.
Sottogen. Diporula Hincks (gen.) 1879.
85. Microporella [Diporula] verrucosa Prack (Eschara) 1868.
1879. Eschara verrucosa Secuenza. Form. terx., pag. 329, 371.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216, 225, 230 (da Src.).
» Diporula — _ L. c., pag. 225 (da War.).
1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 122; idem, II, pag. 229.
1896. Microporella verrucosa Neviani. Spilinga, pag. 24.
1897. Eschara columnaris SecueNzA. L. c., pag. 208, 296.
1882. — - De Srerani. L. c., pag. 208, 212 (da SrG.).
1878. — lunaris Warers. Bruccoli, pag. 12.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Sec.), Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese (saar. z. sup.,
SEG.; postpl., De Srer.), Parere presso Archi (De Ster.; plioc., War.), Ca-
raffa, Presinaci, Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Archi, Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEr.), Carrubare (NEv.).
ni p. d. — Gallina, Valanidi (ast., Sec.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato, Gerace
(zancl., SEG.).
Nei lavori italiani ove sieno citati dei briozoari, questa specie è più comunemente conosciuta col
nome di Eschara columnaris MANZONI (Castrocaro, pag. 36, tav. V, fig. 65) della quale, figure assai esatte
sono state date dal PrrcENs (Br. Ehodos, pag. 23, tav. I, fig. 1) e dal Namias (Br. Mod. e Piac., pag. 31,
tav. XV, fig. 4-7).
Trovasi vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; è fossile dal pliocene.
[67] A. NEVIANI 181
86. Microporella [Diporula] Manzonii Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 5.
1896. Microporella Manzoni NevianI. Spilinga, pag. 25, fig. 7 nel testo.
Postpliocene — Spilinga presso Monteleone (NEV.).
Stabilii la presente specie con alcuni frammenti della sopra nominata località; essi presentano i se-
guenti caratteri: zoeci subesagonali o subromboidali a contorno curvilineo, senza rilievi che separino gli
uni dagli altri; orificio semicircolare con labbro inferiore sinuoso convesso; fenestrula mediana piccola
subcircolare; frontale pianeggiante rugulosa sporgente nella porzione distale. Zoecio cilindroide, dicotomo,
alle volte lievemente schiacciato.
87. Microporella [Diporula] gastropora Reuss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia gastropora Secuenza. Form. terx., pag. 82.
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
Oltre alla citazione del SEGUENZA, non si trova, per questa specie, altra che quella del suo scopritore
(Reuss, Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 13, tav. VIII, fig. 3), ed osservata fra i fossili miocenici di Forchtenau.
88. Microporella [Diporula] Adae Neviani (Smittia) 1891. — Tav. XVII [II], fig. 8.
1896. Microporella [Dip.] Adae Neviani. Spilinga, pag. 25, fig. 8 nel testo (riport. in Br. neox., III, pag. 118).
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Distinta questa forma come specie nuova nel 1891 (Smittia Adae, NEVIANI “ Livorno , pag. 127
[31], tav. IV, fig. 7) per due esemplari delle argille postplioceniche di Livorno, la rinvenni di poi nelle
sabbie calcaree, egualmente postplioceniche di Spilinga.
89. Microporella [Diporula] Partschi ‘Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia Partschi Secuenza. Form. terx., pag. 83.
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
La specie venne fondata dal Reuss nella memoria Foss. Pol. Wien. Tert. (pag. 92, tav. XI, fig. 8) per
esemplari del calcare di Leitha di Eisentadt in Ungheria; e successivamente citata dallo stesso autore
(Lepralia Partschì Rss., Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 28, tav. V, fig. 12, 13) per la stessa località.
90. Microporella [Diporula] impressa Aupoun, var. pyriformis Busx (Lepralia) 1859.
1879. Lepralia pyriformis Secuenza. MPorm. terx., pag. 204.
Pliocene — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
La specie venne istituita dal Busk (Crag Pol., pag. 51, tav. V, fig. 3) per esemplari del Crag inglese;
Hincxs (Br. Mar. Pol., pag. 214) la riportò, come var y, alla Microporella impressa Au. La varietà non sa-
182 A. NEVIANI [68]
rebbe ancora stata trovata vivente. È bene notare che la specie dell’Aupovin non si deve confondere con
Lepralia (Vincularia) impressa Rss. (Crosara, pag. 276, tav. XXXIV, fig. 2), nè con la IMicropora im-
pressa MoLt.
Monocerina n. s. gen. NEVIANI 1900.
Riunendo giustamente in una sola specie Lepralia (Cellepora) monoceros Rss. con Lepr. (Cell.) cerato-
morpha Rss., il PERGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15) ci fa conoscere una strana forma di Microporella, che a
dire il vero mi parrebbe potersi prendere come tipo di un nuovo genere. Pur tuttavia riunendola, come
fa il PeRcENS, a Microporella, è indispensabile distinguerla almeno in un gruppo a sè, col valore di sot-
togenere. Per ricordare la specie tipica, chiamo esso sottogenere Monocerina, del quale i caratteri sono
i seguenti: Zoeci giovani con orificio rotondato in alto, tronco inferiormente; frontale con qualche solco
irraggiante; sotto l’orificio un mucrone, con un poro speciale di dubbio valore; nei zoeci adulti esso
mucrone si sviluppa enormemente, ripiegandosi in alto e sorpassando alle volte in lunghezza lo stesso
zoecio; l’orificio allora prende forma inversa, e cioè con bordo rotondato in basso e tronco di sopra,
sempre sormontato dal suddetto poro. Le colonie della specie tipica sono incrostanti.
91. Microporella [Monocerina] monoceros Reuss (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia monoceros SeueNnza. Form. terx., pag. 83, 204.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Seg.), 143.
1879 — ceratomorpha Seauenza. L. c., pag. 205.
1882. — — De Srerani. L. c., pag. 191 (da Src.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (De Ster.; zancl., SEG.).
Miocene. . .-— Vena di Mezzo presso Monteleone (DE StEr.).
SEGUENZA indica come comune la L. monoceros Rss. (Cell. monoc.; Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 80,
tav. IX, fig. 24; Lepr. monoc.; Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 30, tav. III, fig. 9) e come rara la L. ceratomorpha
Rss. (Cell. cerat.; Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 80, tav. IX, fig. 25; Lepr. cerat.; Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 35,
tav. III, fig. 6-8). Queste due specie vanno riunite, come ci insegna il PERGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15).
Nella memoria sui briozoi della Farnesina (pag. 124) segnai la L. ceratomorpha fra i sinonimi di
Cellepora pumicosa Linn., seguendo l’esempio del Warers (Br. Naples, pag. 198) e della JeLLY (Sym.
catal., pag. 57, n.° 394) !). ]
I caratteri di questa curiosa specie sono esposti più sopra dove ho parlato del sottogenere Monoce-
rina, servendo essa, come tipo.
Fossile dall’oligocene al pliocene.
Incertae sedis
92. Microporella fistulosa Reuss (Eschara) 1847.
1879. Eschara fistulosa? SecueNzA. Form. terx., pag. 42.
1) Osservo però che gli esemplari della Farnesina, appartengono realmente a CeZlepora pumicosa Linn.
[69] A. NEVIANI 5 183
Miocene — Antonimina (tongr., SEG.).
SEGUENZA cita con dubbio questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 65, tav. VII, fig. 11),
che io, egualmente con dubbio, riporto al genere IMicroporella.
Questa specie del resto è ben distinta da Eschara fistulosa Linn., la quale è sinonimo di Cellaria o
Melicerita fistulosa LINN.
XXII. Gen. Monoporella Hixcxs 1881.
93. Monoporella disjuncta Manzoni (Lepralia) 1869.
1882. Microporella disjuneta De Sterani. Jejo Montalto, pag. 219.
1896. Monoporella _ Neviani. Br. neox., III, pag. 107.
Pliocene sup. — S. Onofrio (Nev.), Carrubare (postpl., DE STEF.).
La specie venne dal Manzoni fondata sopra un esemplare del pliocene di Castell’ Arquato (1.° contr.
brioz. foss. ital., pag. 21, tav. I, fig. 8); successivamente lo stesso autore la rinvenne nel pliocene infer. di
Castrocaro (Castrocaro, pag. 26, tav. III, fig. 35, 35 a). Venne poi trovata fossile dal Warers nella Nuova
Zelanda (Br. cheil. N.-Zealand, pag. 50, tav. VI, fig. 8).
Se Lepralia urceolata Horton è sinonimo di M. disjuncta, la specie sarebbe vivente nei mari della
Nuova Zelanda.
XXIII. Gen. Hippoporina NEviani 1895 (Lepralia Hxs.).
94. Hippoporina complanata Norman (Lepralia) 1864.
1870. Membranipora Smaitti Manzoni. 4.° contr. Br. foss. ital., pag. 333, tav. III, fig. 16.
1879. — — Secuenza. Form. terx., pag. 328, 368.
1882. _ — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sre.).
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo (sicil., Sea.; plioc., Mnz.; postpl., DE STEF.).
Che la Membranipora Smitti Mnz., fosse da riportarsi a Lepralia complanata NorMAN lo notò già
l’Hincks nel magistrale lavoro “ Brit. Mar. Pol., 1880, pag. 175; attribuendolo al genere Micropora.
Seguendo l’esempio della JeLLY “ Syn. catal., pag. 125 , la riferisco al genere Lepralia s. s. e quindi al
mio genere Hippoporina. ;
Il Manzoni aveva fondato la sua specie sopra esemplari di Pezzo, e in una nota (4. c., pag. 333)
esponeva già il dubbio del riferimento di essa sua specie a quella del NoRMAN.
Vivente nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
95. Hippoporina areolata Rruss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia areolata? Secuenza. Form. terx., pag. 201.
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.).
La specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 16, tav. IV, fig. 9, 10) non è da confondersi con
Lepralia areolata Bx. (Br. Mar. Cat., pag. 82, tav. LKXXIII, fig. 3, 4) che appartiene al gen. Schizoporella.
184 A. NEVIANI [70]
La H. areolata, ignota fra le specie viventi, è fossile dal miocene.
96. Hippoporina foliacea ELLis et Soranper (Millepora) 1786.
1870. Eschara foliacea Manzoni. 4.° contr. briox. foss. ital., pag. 340, tav. I, fig. 4, tav. IV, fig. 24.
1879. — — Seuenza. Form. terx., pag. 207, 296, 329, 371.
1878. — — var. fascialis Warers. Bruccoli, pag. 14.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 213, 225, 230 (da See.).
1885. — — Lovisaro. Riass. terr. terx. Cat., pag. 33.
1882. Lepralia /— Dx Srerani. L. c., pag. 219 (De Ster.); pag. 230, 232 (da Mnz.).
1895. Hippoporina foliacea Neviani. Br. neox., I, pag. 115, 118; «dem, II, pag. 229.
1885. Adeone lamellosa Lovisaro. L. c., pag. 20.
Postpliocene — Ravagnese, Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar.
z. inf., Ske.; postpl., De Ster.), S. Maria di Catanzaro, Borgia, Girifalco, Pre-
sinaci (NEv.; plioc., Lov.). i
Pliocene sup. — Archi, Pantani, Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.), Pezzo,
Carrubare e Cannitello (War., Mnz., NEv.; postpl., DE STEF.).
To p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Nulla ho da aggiungere, per questa specie comunissima e molto nota, a quanto è stato detto dai
vari autori, e da me stesso in precedenti pubblicazioni.
Vivente, si può dire cosmopolita; fossile, si ritrova dal pliocene.
97. Hippoporina anisostoma Reuss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia anisostoma SecuENnza. Form. terx., pag. 129.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Specie rarissima rinvenuta dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 38, tav. VIII, fig. 12) nel miocene
di Buitur nella Transilvania. Sembra specie estinta.
98. Hippoporina planiceps Reuss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia planiceps Secuenza. Form. terx., pag. 83.
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
Per i particolari relativi a questa specie, rara allo stato fossile, e non riscontrata vivente, vedi: REUSS,
Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. II, fig. 1.
99. Hippoporina Pallasiana MoLr (Eschara) 1803.
1879. Lepralia Pallasiana SecueNnza. Form. terx., pag. 205, 295, 370.
1882. —_ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227 (da Sre.).
1895. Hippoporina Pallasiana Neviani. Br. neox., I, pag. 122.
[71] A. NEVIANI 185
Postpliocene — Musala (DE STEF.; saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Vallelonga,
Caraffa (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEv.).
PI p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
La H. Pallasiana è una delle specie con grandi zoeci fra le antiche Lepralie. Sembra sia piuttosto
rara in Calabria ed altrove.
Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico; fossile dal pliocene.
100. Hippoporina adpressa Busx (Lepralia) 13854. — Tav. XVII [II], fig. 12.
1879. Lepralia cupulata SecueNza. Morm. terz., pag. 205, 329, 371.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216, 230 (da Sre.).
1879. _ lata SeGuENZA. L. c., pag. 204, 295, 329, 371.
1882. _ —_ De Srrrani. L. e., pag. 191, 228 (da Sre.).
1889. — = Neviani. 3. contr. geol. Cat., pag. 152 (da Srs.).
1882. — asperrima De SreranIi. L. c., pag. 147.
1895. Hippoporina adpressa Neviani. Br. neox., I, pag. 119.
1896. - = — i @p IL ros. 10,
» — — — Spilinga, pag. 30, fig. 13, nel testo.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala, Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE
Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Spilinga, S. Costantino di Mileto, S. Maria
di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sea.; ast. litt., Nev.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postpl., De Srer.), S. Onofrio, Carrubare (NEV.).
= p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Seg.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene. . .— Caria sopra Tropea (DE STEF.).
Nelle varie formazioni calabresi questa specie è piuttosto rara, ma in generale nei depositi fossili-
feri italiani si può ritenere abbastanza comune; l'ho citata a Livorno, alla Farnesina, in Piemonte e a
Bordighera; il Manzoni la trovò a Castell'Arquato; viene ricordata dal NAmIas, ece.
Il De STEFANI (-Jejo Montalto, pag. 147) citò fra i briozoari miocenici di Caria sopra Tropea la Le-
pralia asperrima Rss. Questa specie del Reuss nulla ha che fare colla Hipp. adpressa Bx., ma avendo po-
tuto esaminare l’esemplare originale studiato dal De STEFANI, mi sono convinto della inesatta determinazione.
Detto esemplare è una massa celleporoide di Micropora impressa, qua e là gli straterelli di questa colonia
sono rotti, e mostrano alcuni zoeci dell’altra specie che ho figurati nella Tav. XVII [II], fig. 12 e che
riferisco alla H. adpressa Bx.
Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; fossile dal miocene.
101. Hippoporina Spilingae Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 9.
1896. Hippoporina Spilingae Neviani. Spilinga, pag. 31, fig. 14 nel testo (riport. in Br. neox., IZI, pag. 119).
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 24
186 A. NEVIANI [72]
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Solo da me nel 1896, indicandola come nuova specie, viene citata questa forma molto elegante, così
caratterizzata: Zoeci allungati, subrettangolari, con frontale bucherellata nella metà prossimale, mentre
l’altra metà è occupata, sotto l’orificio, da due grossi mammelloni ovoidi che lasciano fra loro un pic-
colo solco alle volte esso pure con perforazioni. Orificio caratteristico delle Hippoporinae, con peristoma
discretamente elevato e sporgente alquanto sul labbro inferiore. Zoario incrostante; zoeci a quinconce.
102. Hippoporina imbellis Busk (Hemieschara) 1859.
1879. Henvieschara imbellis Secuenza. Form. terz., pag. 208.
» Eschara pertusa _ L.c., pag. 207.
1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 14.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 180 (Dr SteF.); pag. 191 (da Sra.).
1895. Hippoporina imbellis Neviani. Br. neox., I, pag. 118, 122.
1896. —_ — — L.c., III, pag. 110.
» — — — Spilinga, pag. 29, fig. 12 nel testo.
Postpliocene — S. Maria di Catanzaro, Caraffa, Spilinga (Nev.), Reggio (plioc., War.).
Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.).
È p. d. — Terreti, Testa del Prato, Piani della Melia (zancl., See.; plioc., De StEF.), Gerace
(Wat., DE STEF.).
Specie non comune nei depositi calabresi; per lo più in forma laminare, con due ordini di zoeci.
La figura inserita, nella succitata memoria di Spilinga, tratta da una fotografia, mi dispensa di fermarmi
più oltre su questa specie.
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
103. Hippoporina edax Busx (Cellepora) 1859.
1879. Celleporaria edax Secuenza. Form. terx., pag. 129, 207, 371.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEa.).
Forma elegante che il più sovente si presenta sotto forma di masse celleporoidi incrostante piccoli
molluschi.
Vivente nell’Atlantico; è fossile dal miocene.
104. Hippoporina depressa Busx (Lepralia) 1854.
1879. Lepralia surgens SeGuENZA. Form. terx., pag. 200, 294.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Sea.).
[73] A. NEVIANI 187
Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.; postplioc., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.),
Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De STEF.).
Nella 2.8 contribuz. allo studio dei brioz. foss. italiani (1893) a pag. 122, e nel Sym. catal. della
JELLY (pag. 126) veggasi la sinonimia di questa specie; per la riunione della specie del Manzoni ((L. sur-
gens) con quella del Bust (LZ. depressa), si confrontino i due autori: Busx, Br. Mar. Cat., 2.2 p., pag. 75,
tav. XCI, fig. 3, 4; Mnz., Castrocaro, pag. 18, tav. II, fig. 22.
SEGUENZA (!. c., pag. 294) nelle marne astiane di Gallina, ha notato una varietà con gli avicellari più
in alto, e l'apertura del zoecio alquanto più allungato della specie tipica.
Vivente nel Mediterraneo (?) e nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
105. Hippoporina tessulata Rruss (Eschara) 1847.
1879. Eschara tessulata Sacuenza. Form. terx., pag. 84.
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
In Italia questa specie fu indicata fossile solamente dal SeGuENZA, e da me nel miocene di Sardegna
(NEviANI e De ANGELIS Br. Sardegna, pag. 584), e nel tortoniano di Sant'Agata nell’Astigiano (Br. neoz., II,
pag. 245). Per descrizioni e figure di questa forma escaroide, vedi: Mxz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II,
pag. 64 (16), tav. X, fig. 33. Non si conosce vivente.
106. Hippoporina circumcincta Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 10, 11.
1896. Hippoporina circumeincta Neviani. Spilinga, pag. 28, fig. 11 nel testo (riport. in Br. neox., III,
pag. 118).
Postpliocene — Spilinga (Nev.).
Mentre studiavo questa specie, il signor KIRcHENPAUER la trovava vivente nel golfo di Napoli, e rite-
nendola pur esso come nuova specie la chiamava Lepralia Dohrni; non so se ancora sia stata pubblicata.
Tale notizia debbo alla gentilezza dell’esimio specialista signor A. W. WarERs, il quale mi scrisse in pro-
posito con lettera del 23 gennaio 1896. Anche il signor Canu F. mi scrisse di averla dragata ad Oran
nel Mediterraneo (aprile 1899).
I caratteri di questa mia specie sono: zoeci grandi subromboidali a contorno curvilineo, circondati da
un grosso cordoncino piatto; orificio ampio colla forma caratteristica del genere; peristoma calloso, anté-
riormente piatto, posteriormente sottile e rilevato. Frontale rugulosa, bitorzoluta; un avicellario piccolo con
mandibola acuta rivolta in alto ed in dentro, presso la parte inferiore laterale dell’orificio. Zoario incro-
stante con zoeci a quinconce.
Aggiungo ora una bella var. rinvenuta nel plioc. sup. delle Carrubare. Si tratta di un piccolo fram-
mento con zoeci alquanto più grandi di quelli di Spilinga (Tav. XVI [II], fig. 11), con peristoma che
nella parte prossimale sfugge dileguandosi verso la frontale, la quale in luogo di essere verruculosa, è
tutta cribrillata di origelli non molto fitti, ed aperti nel fondo di cavità imbutiformi a margine presso a
poco circolare, però non molto regolare.
188 A. NEVIANI [74]
107. : Hippoporina integra Neviani 1895. — Tav. XVII [II], fig. 13.
1895. Hippoporina integra Neviani. Br. neox., II, pag. 229, fig. 1 nel testo.
Postpliocene — Presinaci (NEv.).
Istituii questa specie sopra due colonie provenienti da Presinaci, che mi presentarono i seguenti
caratteri: zoeci subesagonali o subromboidali, a contorno curvilineo, globosi; frontale robusta, intera, senza
origelli, o fenestrule ecc.; orificio primario clitridiato con labbro inferiore rettilineo; orificio secondario
suborbicolare con margine nitido a livello della frontale; l’orificio primario infossato trovasi a livello della
superficie interna della frontale, la quale in questo punto è relativamente assai spessa. Gli ovicellari sono
globosi levigati. Il zoario è incrostante con zoeci a quinconce.
XXIV. Gen. Stichoporina SroLiczrA 1861.
108. Stichoporina minutissima Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 14.
1879. Lepralia minutissima SecueNnza. Form. terz., pag. 82, tav. VIII, fig. 13.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG).
Nel 1895 (Nuova sp. foss. di Stichoporina, pag. 247) parlando delle varie specie che si dovevano in- |
cludere in Stichoporina, citai la sopra detta specie del SEGUENZA, che rappresenta una forma incrostante |
molto affine alla Stich. simplexeKoscx., ed alla Stich. persimplex Nev., difatti i caratteri sono: zoeci piccoli,
globoso-ovati, alcuni portano lateralmente un breve ma grosso e rotondato avicellario ; 1’ orificio è rotondato
con una larga incisura in basso; l’ovicellario è grande, rotondato e si slarga alquanto trasversalmente;
lunghezza massima d’un zoecio mm. 0,48, larghezza mm. 0,27.
XXV. Gen. Orbitulipora SToLicztA 1861.
109. Orbitulipora excentrica Secuenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 15, 16.
1879. Orbitulipora excentrica Secuenza. Form. terz., pag. 130, tav. XII, fig. 22.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
La nuova specie trovata dal SecuENZA nelle argille tortoniane di Benestare, fu anche rinvenuta nelle
formazioni mioceniche di Sardegna (Br. Sardegna, pag. 586), nè fu da altri citata.
Riferisco questa specie al genere attribuitogli dal SEGuENZA, ma a rigore Orbitulipora StoLiczza (Br.
Latdorf, pag. 90) sarebbe da rigettarsi, giacchè è fondato esclusivamente sulla forma del briozoario; le
\ maggiori affinità si hanno col genere Stichoporina dello stesso SToLICZEA (4. c., pag. 92).
175] A. NEVIANI 189
XXVI. Gen. Myriozoum Dowani 1750.
110. Myriozoum truncatum Parras (Millepora) 1766.
1877. Myriozoum truncatum Warers. Remarks rec. Geol. Italy, pag. 13.
1878. = = — Bruccoli, pag. 16.
1879. — _ SecuENza. Morm. terx., pag. 79, 197, 294, 327, 367.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 191, 207, 208, 213, 225, 227, 229 (da
SEG.); pag. 232 (da War.); pag. 180, 220, 237 (De SteF.).
1886. — _ NevianI. Giac. cet. foss., pag. 71.
1887. — — — 1.° contr. geol. Cat., pag. 176, 181.
» — — — 2.00. g. C., pag. 195, 20%.
1889. = = —_ 3.0 e. g. C., pag. 141 (da Skc.); pag. 145 (Nev.).
1895. — —_ — Br. neox., I, pag. 115, 119, 122; «dem, II, pag. 230.
1896. —_ _ — L.c., INI, pag. 110.
» _ — — Spilinga, pag. 32, fig. 15 nel testo.
1882. — punctatum De Sterani. L. c., pag. 147.
1889. — — NeviAnI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 442, 450.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reg-
gio (saar. z. sup., SEG.), Gallina (saar. z. inf., SEG.; postplioc., DE StEr.), S. Maria
di Catanzaro, Caraffa, S. Costantino di Mileto, Altipiani del Monteleonese,
Spilinga, Presinaci (Nev.), Tono pr. Rombiolo (DE STEF.).
Pliocene sup. — Pantani, Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postplioc., De STEF.),
Amato, Canitello (plioc., War.; postplioc., De StEr.), Stefanaconi, Valle dei
Mulini, S. Onofrio (Nev.), Carrubare (postpl., DE STEF.).
p.d. — Gallina (ast., See.), Valanidi (ast., SEG.; postplioc., De StEr.), Terreti, Testa del
Prato, Gerace (zancl., SEG.; plioc., War.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
De Ster.), Stilo (zancl., SEG.; tort., DE Srer.; ast., Nev.), S. Severina, Rocca
Bernarda, Chiaravalle (NEv.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., See.), Punta di S. Arena, Caria sopra Tropea (tort., DE STEP.).
»
Le numerose citazioni sopra riportate, che pur riguardano solo pubblicazioni e località esclusivamente
calabresi, dimostrano a sufficienza quanto il Myriozoum truncatum sia comune in quelle formazioni neo-
geniche.
È nel sopra citato lavoro del De STEFANI, che l'A. sostiene la distinzione delle due specie I. trun-
catum Par. e M. punctatum Pait. dicendo che la prima è pliocenica, quaternaria e vivente, mentre la
seconda è miocenica. Io ho esaminato e figurato non pochi esemplari dei vari periodi, ed ho anche veduto
gli originali studiati dal De STEFANI, ma non mi è stato possibile rilevare quelle differenze notevoli che
dovrebbero giustificare detta separazione; d’altra parte parecchi specialisti riuniscono le due specie; di
questi mi basti citare il WarERS (Bruccoli, pag. 15) e il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 10).
La specie è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, ed è fossile dal miocene.
190
A. NEVIANI [7 6]
111. Myriozoum mammillatum Secuenza (Salicornaria) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 17, 18.
1879. Salicornaria mammillata Secuenza. Form. terx., pag. 294, tav. XVII, fig. 5.
1882. i _ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 267 (da SrG.).
1884. — —_ Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 267 (da Sea.).
Pliocene — Gallina (ast., SEG.).
Hixcxs, nel citato lavoro critico, dice che la specie del SecuENzA è forse da attribuirsi al gen. My-
riozoum, ma non a Salicornaria; essa è così caratterizzata: articoli brevi (3 mm.), ingrossati ed assotti-
gliati agli estremi; zoeci quinconciali, smarginati, incavati al centro, con orificio schizognato; ai lati di
esso, uno 0 due pori vibracellari, rotondi o semilunari; frontale a mammelloni disuguali ed irregolari, lisci
e lucidi.
XXVII. Gen. Lagenipora Hincks 1880.
112. Lagenipora minuta Norman (Lepralia) 1868.
1879. Lepralia chilopora Secuenza. Form. terx., pag. 206.
1882. — = Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srs.).
1879. — trigonata Secuenza. L. c., pag. 206.
1895. Lagenipora minuta Neviani. Br. neox., II, pag. 231.
Postpliocene — Presinaci (NEv.).
In causa del polimorfismo di questa specie, la sua sinonimia è alquanto incerta. SEGUENZA (1. c., pag. 206)
ritiene che la L. chilopora del Rss. sia differente della L. chilopora del Mxz. e perciò ne cambia nome, e
fonda la n. sp. L. trigonata; ma in seguito Hincks e JELLY riuniscono di nuovo queste forme. A questa
opinione mi associai, per quanto dubitativamente, sino dal 1893 nella revisione della monografia del Man-
zoni sui briozoi di Castrocaro (2.° contr. br. foss. ital., Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 124).
Vivente nell’ Atlantico; è fossile dal pliocene.
113. Lagenipora minuta Norman (Lepralia) var. tuba Manzoni sp. (1875).
1879. Lepralia tuba Secuenza. Form. terz., pag. 206.
Pliocene — Terreti (zancl., SEG.).
Nella Seconda contr. brioz. foss. ital. (Boll. soc. geol. ital., vol. XII, pag. 124) riunii la specie del
Manzoni a quella del Norman. Questa varietà credo di non averla successivamente citata che io solo, fossile
nel pliocene di Bordighera (Br. neoz., parte V, pag. 102).
114. Lagenipora pustulosa Seguenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 19.
1879. Lepralia pustulosa SecueNzAa. Form. terx., pag. 82, tav. VIII, fig. 14.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
La specie scoperta dal SecuENZA nelle arenarie elveziane di Ambutì, è ben caratterizzata da una fron-
[77] A. NEVIANI 191
tale ornata di grosse pustole, e da un orificio ellittico, con peristoma tubercolato. Riporto questa specie
al genere Lagenipora con un po’ di dubbio.
XXVII. Gen. Anarthropora Sw 1867.
115. Anarthropora monodon Busx (Lepralia) 1868.
1879. Lepralia lucernula Secuenza. Form. terx., pag. 84.
Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
Specie polimorfa molto rara. Vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico settentrionale e mari Boreali;
fossile dal miocene ”.
XXIX. Gen. Schizoporella Kicks 1880.
Per quanto il gen. Schizoporella instituito dall’ Hincxs nel 1880 (Brit. Mar. Pol., pag. 237), non formi
di per se un gruppo molto naturale, ebbe presso i briozoologi abbastanza fortuna, e venne quasi univer-
salmente adottato per includervi le specie con orificio semicircolare o suborbicolare, provvisto di un seno
centrale nel margine inferiore.
Nei depositi calabresi ho potuto constatare la presenza di ventinove specie appartenenti a ScRizopo-
rella; ad esse do lo stesso ordinamento proposto nel 1895 nel lavoro sui briozoi della Farnesina, dividen-
dole cioè in cinque gruppi così caratterizzati:
1) Per questa interessante specie credo opportuno riportare l’intera bibliografia e sinonimia.
1862. Lepralia macropora STOLICZKA. Br. Latdorf, pag. 84, tav. II, fig. 3.
1867. Anarthropora monodon forma majuscola Smart. Oefvrs. ece., pag. 7 e 64, tav. XXIV, fig. 23, 24.
1868. Lepralia monodon Busk. Q.I.M./S., vol. VIII, pag. 213, tav. XXIX, fig. 3,4.
» — —_ Norman. Shetland Pol., pag.308.
» —_ tubulosa? —_ Brit. Ass. Rep., pag. 308.
1869. — annulatopora Manzoni. Br. pl. it., III, pag.12, tav. IV, fig. 19.
» — lucernula —_ L.c., pag. 12, tav. IV, fig. 20.
1871. —_ annulatopora — Suppl. br. Medit., pag. 9, tav. III, fig. 6.
1873. Escharipora stellata Smirr. Flor. Br., pag. 26, tav. VI, fig. 130-133.
» Anarthropora minuscola — — Jby;Gy pag. 31, tav. VI, fig. 141.
1875. Lepralia annulatopora MANZONI. Castrocaro, pag. 26, tav. IV, fig. 42.
1877. Anarthropora monodon Hincks. On British Pol., pag. 528.
1880. — —_ — Br. Mar. Pol., pag. 233, tav. XXXIII, fig. 10-11.
1881. _ — RipLay. Pol. Franz-Joseph, pag. 448.
1882. Microporella macropora WatERS. Mount Gambier, pag. 267, tav. VIII, fig. 18.
1885. Porina annulatopora Koscmnsxky. Br. terz. Bay., pag. 39.
1887. Microporella (?) macropora WatERS. Br. cheil. N.-Zealand, pag. 54.
» Escharipora stellata Mac GiLLivrav. Cat. Pol. Victoria, pag. 23.
1889. Microporella — —_ New or Little-Known. Pol., II, pag. 131, tav. I, fig. 4.
1893. Anarthropora monodon NEvIANI. 2.° contr. brioz. foss. ital., pag. 123.
192 A. NEVIANI [78]
1.° zoeci privi di avicellari e vibracellari.
2°, con vibracellari sottoboccali o laterali.
3°, con avicellari a mandibola acuta, quasi sempre laterali.
ARCORE DI mediani a mandibola breve arrotondata.
BIO $ 1) lunghi spatolati.
1.° Gruppo NEVIANI 1895.
116. Schizoporella goniostoma Rruss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia goniostoma Secuenza. Form. terx., pag. 83.
Miocene — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.).
La specie fu descritta per prima dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 36, tav. II, fig. 6; tav. III, fig. 3),
e per quanto so, non venne citata da altri che dal SEGUENZA.
117. Schizoporella squamoidea Reuss (Lepralia) 1864.
1879. Lepralia squamoidea Segtenza. Form. terz., pag. 129.
1889. — — NevianI. 4.2 contr. geol. Cut., pag. 450.
1896. Schixoporella — — Br. neox., III, pag. 111.
1879. Lepralia rugulosa Secuenza. L. c., pag. 82, 129, 205, 371.'
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Skc.).
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.).
Si p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., See.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene. . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.).
Circa alle relazioni fra la Zepralia squamoidea Reuss ((Oberoligociins, II, pag. 19, tav. XV, fig. 5) e la
Lepralia rugulosa Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 169 [29], tav. III, fig. 2), vedi la memoria del
Manzoni sui briozoi di Castrocaro (pag. 29, tav. IV, fig. 46).
Questa specie non ancora nota fra le:viventi, è fossile dal miocene inferiore.
118. Schizoporella elegans p’Orsiony (Escharina) 1839.
Ho rinvenuto questa specie fra il materiale a briozoi raccolto alle Carrubare dal Prof. DE STEFANI;
e conservato nel Museo Geologico della R. Università di Pisa. Sono varie colonie, sopra frammenti di con-
chiglie e ciottolini, che vennero dal De StEFANI diversamente classificate.
La specie è molto affine alla Sch. squamoidea Rss., Mnz., e forse come crede il Busk (Challenger,
pag. 165, tav. XXII, fig. 8) si debbono riunire; ma ancorchè si tengano separate, si può benissimo conside-
rare la specie del Reuss, come l’antenata di quella del p’OrBIGNY (Voy. Amérique, 1839, pag. 13). Non
poche analogie poi si riscontrano colla mia Schiz. Clericiù (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 109, tav. II, fig. 1).
Gli esemplari delle Carrubare (plioc. sup.) si avvicinano di più alla forma vivente che alla fossile.
[79] A. NEVIANI 193
119. Schizoporella Zujovici Prrcens 1887.
1879. Lepralia ‘incisa Secuanza. Form. terx., pag. 83.
1882. Schixop. --- De SteranI. Jejo Montalto, pag. 143.
Miocene — Ambutì (elvez., Sec.), Vena di Mezzo (tort., De STEF.).
PerGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 14) propose un nuovo nome alla Lepralia incisa Reuss (Br. Oest.-
Ung. Mioc., pag. 29, tav. III, fig. 4) perchè già esisteva una Eschara incisa M. Epw. ® (0Obs. s. l. pol. foss.
d. g. Eschare, pag. 5, tav. IX, fig. 2) che è parimente una Schizoporella; e successivamente Busk (Challenger,
pag. 145, fig. 42 nel testo) creò una Lepralia incisa, che è una Hippoporina.
La Sch. Zujovici PERG. è specie miocenica.
120. Schizoporella obvia Manzoni (Lepralia) 1875.
1879. Lepralia obvia Secuenza. Form. terx., pag. 204, 295.
1882. — — De Srrrani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.).
1887. — — Neviani. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 176 (8).
1895. Schixop. — — Br. neox., I, pag. 122.
* Postpliocene — Caraffa (Nrv.).
Pliocene sup. — Valle dei Mulini presso Monteleone (ast., Nev.).
Pliocene p.d. — Gallina (ast., See.; postpl., DE StEF.), Testa del Prato (zancl., Sesg.).
La specie del ManzoNI (Castrocaro, pag. 30, tav. IV, fig. 44, 44a) venne riportata al genere Schizoporella
dallo Hincxs (Brit. Mar. Pol., pag. 278). Oltre alle succitate località la rinvenni nelle marne grigie di
Tor Caldara (Br. Anzio e Nettuno, pag. 228) e nelle argille piacenziane di Crescentino in Piemonte (Br. neoz.,
V, pag. 98).
Quanto agli esemplari studiati dal SEGUENZA, esso autore nota (.c., pag. 204) che sono molto dubbi
gli esemplari del zancleano di Testa del Prato, e che quelli dell’astiano di Gallina (7. c., pag. 295) ordi-
nariamente sono senza gli origelli indicati dal MANZONI.
121. Schizoporella variolata Srcuenza (Eschara) 1879. — Tav. XVII [IMI], fig. 1.
1879. Eschara variolata Seuenza. Form. terx., pag. 84, tav. VIII, fig. 15.
Miocene — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.).
Ascrivo con qualche dubbio al genere Schizoporella, questa specie del SEGUENZA, distinta dai zoeci
ovato-fusiformi, orificio largo, rotondato e smarginato anteriormente, e frontale con infossature ellissoidi
qua e là irregolarmente disposte.
1) La Sch. incisa M. Epw., forse non va riportata a Myriozoum crustaceum Smirt (Kr. Sk. Br., pag. 18, tav. XXV,
fig. 88-91), che è una specie artica, come fa JmLLY (Sym. catal., pag. 198, n.0 1237) sull'esempio dello Switt. Vedi inoltre
la recentissima monografia del WarnRS, Bryozoa from Franz-Josef Land, collected by the Jackson-Harmsworth Expe-
dition, 1896-1897. Linn. Soc. Journ., 1900, vol. XXVIII, pag. 64 (Schizoporella crustacea SMITT).
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 25
194 A. NEVIANI [80]
122. Schizoporella deltostoma Srcuenza (Lepralia) 1877. — Tav. XVII [II], fig. 20.
1877. Lepralia deltostoma Secuenza. Form. terz., pag. 206, tav. XV, fig. 13.
1882. —_ = De SterAnI. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sre.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.), Piani della Melia (DE StEF.; zancl., SEG.).
La forma trigona dell’ orificio, farebbe appartenere la L. deltostoma ad un gruppo speciale del genere
Schizoporella; altri caratteri di questa specie sono: “ cellule ovali colla frontale perforata; il peristoma del-
l’orificio è più o meno rivoltato in fuori, l’ovicellario è globoso, pressochè sferico ,.
Non conosco altre citazioni di questa specie.
123. Schizoporella sinuosa Busx (Lepralia), var. vasum De Sterani (1882). — Tav. XVII [II], fig. 21.
1882. Schixoporella vasum De StrranI. Jejo Montalto, pag. 143, fig. 4 nel testo.
Miocene — Vena di Mezzo (tort., DE STEF.).
Il De STEFANI (. c., pag. 143) riconosce che la sua specie è affine alla Sch. sinuosa Bx. (Hincxs, Br.
Mar. Pol., pag. 266, tav. XLII, fig. 1, 6); a questa, pur tenendola distinta come varietà, credo opportuno
riportarla.
La specie (Hxs., Z. c., pag. 268) è vivente nei mari inglesi, e in quelli boreali; è fossile nel post-
pliocene del Canadà.
124. Schizoporella granoso-porosa Reuss (Lepralia) 1874.
1877. Lepralia granoso-porosa Secuenza. Form. terz., pag. 129.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 178, tav. VII, fig. 8) è certamente una
Schizoporella. Non la trovo citata da altri autori.
2°. Gruppo NEVIANI 1895.
125. Schizoporella linearis HassaLi (Lepralia) 1842.
1869. Lepralia linearis Manzoni. 3.% contr. br. foss. it., pag. 934, tav. I, fig. 4.
1879. _ —_ SeGuENZzA. Form. terz., pag. 82, 202, 328, 370.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
» Schixop. — _ L. c., pag. 145 (De Srrr.); pag. 224, 230, 232 (da Mnz.).
1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 230.
1896. — — —_ L. c., III, pag. 110.
1879. Lepralia tenella SeGuenza. L.c., pag. 82, 202.
[81] A. NEVIANI 195
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese, Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (Mxz.; sicil., See.; postpl., De Srer.), Cannitello (Mnz.,
Nev.; postpl., De StEF.), S. Onofrio (Nev.), Carrubare (Mnz.; postpl., DE STEF.).
” p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEg.).
Miocene . .— Malochia, Ambutì, Monteleone (elvez., SeG.), Pulcinella ai Pioppi presso Monte-
leone (tort., De STEF.)
Distinta specie, relativamente comune nelle formazioni terziarie italiane. PeRGENS ( Br. du Tasmajdan,
pag. 13) riferisce la Lepralia ( Cellepora) tenella Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 94, tav. XI, fig. 16;
Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 23, tav. VI, fig. 3-5) alla Schizoporella auriculata HassAri; noto però che il
PeRGENS, che pure riporta scrupolosamente le citazioni del SEGUENZA, tralascia quella di questa specie.
Vivente nel Mediterraneo, nell’Atlantico settentrionale; è fossile dal miocene.
126. Schizoporella biaperta Micuerin (Eschara) 1842. — Tav. XVII [II], fig. 22.
1879. Lepralia biaperta Secuenza. Form. terz., pag. 81, 202.
1882. — — Dr Strerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Src.).
1896. Schixop. — —Neviani. Br. neox., III, pag. 111.
» — _ — Spilinga, pag. 33, fig. 61 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.).
p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene . .— Vena di Mezzo, Punta di S. Arena (NEV.).
»
Specie ben caratterizzata, ma piuttosto rara fra i fossili italiani.
Vivente è cosmopolita; fossile si rinviene dal miocene.
127. Schizoporella Hyndmanni Jonxsron (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia crassilabra Sequenza. Form. terx., pag. 81, 202.
.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Ambutì (elvez., Sec.), Punta di S. Arena (NEV.).
Nella revisione dei briozoi di Castrocaro (Boll. soc. geol. it., vol. XI, pag. 131) dissi le ragioni
per le quali inclusi la Lepralia crassilabra MNz. (Castrocaro, pag. 25, tav. III, fig. 38) nell’ambito
della specie del JoHNsToN, che allora riportai al genere Mastigophora Hxs. Ma le ragioni che valsero a
riportare Mastigophora Dutertrei Aun. a Schizoporella (Nev., Br. foss. Farnesina ecc., pag. 113), valgono pure
per la presente specie del JOHNSTON.
Vivente nell’Atlantico; è fossile dal miocene.
128. Schizoporella crassa Rruss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia crassa Secuenza. Form. terx., pag. 83, 245.
196 x A. NEVIANI A [82]
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEc.).
Miocene . .— Ambutì (elv., SEG.).
Per la strana forma di questo briozoario, vedi la figura data dal suo autore, il Reuss (Br. Oest.- Ung.
Mioc., pag. 35, tav. V, fig. 5), che lo rinvenne nelle formazioni mioceniche di Kostel in Màhren.
129. Schizoporella romana Nevrani 1895.
Ho rinvenuta questa specie, da me istituita per esemplari del siciliano della Farnesina e Monte Mario
presso Roma (Palaeontographia Italica, vol. I, pag. 111 [35], tav. V [I], fig. 31-34), solamente fra il ma-
teriale del R. Istituto Tecnico di Reggio Calabria, e proveniente dal postpliocene di Ravagnese.
3.° Gruppo NEVIANI 1895.
130. Schizoporella vulgaris Morr (Eschara) 1803.
1879. Lepralia vulgaris Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295, 269.
1882. _ — Dr Strani. Jejo Montalto, pag. 227 (da See.).
1896. Schixop. — —Neviani. Spilinga, pag. 32.
1879. Lepralia tumida Secuenza. L. c., pag. 202.
1882. — — De SterAnI. L. c., pag. 191 (da SEG.).
1879. _ otophora SegueNza. L. c., pag. 82, 129.
» — micans —_ L. c., pag. 202.
1882. — —_ De Strrani. L. c., pag. 191 (da SEG.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEa.; postpl., DE STEF.),
Reggio (saar. z. inf., See.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEV.). .
Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.), Testa del Prato, Terreti (zancl., See.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Monteleone (elvez., Sec.), Vena (NEv.).
La Schizoporella vulgaris è certamente una delle specie più comuni, e più polimorfe. Negli autori,
secondo il concetto che ogni uno si forma circa una determinata specie, si può vedere come una od altra
variazione di carattere, sia assunta a grado di dignità specifica, e si giustifichi in tal guisa la fondazione
di una o più nuove specie. Nelle memorie sui briozoi fossili della Farnesina (1895, pag. 113) e di
Spilinga (1896, pag. 32) unii già, seguendo l’esempio di vari autori, la L. tumida Mxz. e le L. otophora Rss.
alla L. vulgaris Morr. Nella revisione della memoria del Manzoni sui briozoi di Castrocaro (Boll. soc. geol.
it., vol. XII, pag. 122) accennai alla riunione della L. micans Mnz. alla suddetta specie del Mot. Il KoscHInsky
(Br. siidl. Bayerns, pag. 44) tiene distinta L. ( Cellepora) otophora Rss. e la riunisce dubitativamente al
suo genere Pachykraspedon. i
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico ; fossile dal miocene.
188]
era
A. NEVIANI 197
131. Schizoporella Dutertrei Aunovmn (Flustra) 1826.
1879. Lepralia brachicephala Seuenza. Form. terx., pag. 82, 129.
Miocene — Benestare (tort., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.).
Il SEGUENZA (I. c., pag. 82) osservò che Lepralia otophora Mxz. ( Castrocaro, pag. 23, tav. III, fig. 30)
differente dalla ZL. otophora Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 24, tav. VIII, fig. 5), la quale va
riferita alla Schiz. vulgaris MoLL; e per distinguerla creò il nuovo nome L. drachicephala; ma la specie
del
MaxzonI, con la L. aurita Rss. (Septarienthon, pag. 62, tav. VII, fig. 13), e con la L. Woodiana Busk
(Crag Pol., pag. 42, tav. VII, fig. 1 e 3) va riportata alla specie dell’Aupovin (Flustra Dutertrei) stabi-
lita
nel 1826 (Expl. pl. Savigny, pag. 67, tav. IX, fig. 2).
Nello studio sui br. foss. Farnesina ecc. (pag. 113) esposi le ragioni per cui credei opportuno ab-
bandonare il genere Mastygophora dello Hincks (Brit. Mar. Pol., pag. 278), per riunire la specie a Schi-
zoporella.
Vivente nel Mediterraneo, Mar Rosso, Atlantico; fossile dall’oligocene.
132. Schizoporella monilifera Mune Epwarps (Eschara) 1836.
1877. Eschara monilifera Secuenza. Form. terx., pag. 131, 208, 296, 371.
1882. — —_ De SreranIi. Jejo Montalto, pag. 191, 212, 213 (da Srs.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl.,
SEe.), Piani della Melia (zancl., Ska.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Per quanto questa specie venga nelle varie località calabresi ed altrove indicata come rara; data
la sua area di distribuzione, si può ritenere fra le più comuni e caratteristiche specie. Sin ora non si
rinvenne vivente; è fossile dal miocene.
133. Schizoporella unicornis Jonnsron (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia unicornis Secuenza. Form. terx., pag. 369.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213, 227 (da Sre.).
» Schizoporella unicornis e var. ansata De STEFANI. L. c., pag. 143, 145, 147, 219 (Dr Srer.); pag. 230,
232 (da Mwz.).
1884. — — Hinxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266.
1895. —_ — Neviani. Br. neox., I, pag. 119; idem, II, pag. 230.
1869. Lepralia ansata e var. laevis ManzoNI. 3.° contr. br. foss. it., pag. 988, tav. II, fig. 11,12; tav. III, fig. 13.
1879. — — SeGuanza. L. c., pag. 81, 129, 201, 295, 328, 369.
1882. — — De Srrram. L. c., pag. 191, 215, 225, 227, 230 (da Sre.).
1889. _ — Neviam. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da De Ster.).
1879. Eschara quatrilatera —"SeGuenza. L.c., pag. 207, tav. XV, fig. 15.
» Lepralia radiato-porosa — L.c., pag. 129, tav. XII, fig. 19.
198 A. NEVIANI [84]
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEe.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl.,
De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), S. Maria di Catanzaro, Vallelonga, S. Ni-
cola da Crissa, Presinaci (NEV.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sec.; ast. litt., Nev.), Archi, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postpl., De Ster.), Pezzo (sicil., SeG.; plioc., Mnz.; postpl., De Strer.), Car-
rubare, Cannitello (plioc., Mxz.; postpl., De Ster.), Papiglionti (NEV.).
p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEG.),
Vena di Mezzo, Cavarizzi presso Jonadi, Punta di Santa Arena (tort., DE STEF.).
»
Hinxs, nelle sue citate note critiche sul lavoro del SEGUENZA, nota come la Zepralia radiato-porosa,
del SecuENZA stesso, non sia che l’una delle tante forme della Schizoporella unicornis JoANST.; ma già
il paleontologo messinese (pag. 129) aveva notato le affinità colla L. tetragona Rss., e colla L. ansata
Jonnst. Ma sfuggì all'occhio del critico inglese la Eschara quatrilatera SEG. (0. c., p. 207), mentre lo stesso,
autore dichiarò che essa specie poteva essere lo stato escariforme della L. ansata JonNST.
Quanto alle variazioni di questa specie, così polimorfa, oltre alle due ora citate (ZL. radiato-porosa ed
E. quatrilatera Sec.), troviamo, nelle sopra segnate memorie, le seguenti annotazioni:
ManzonI (3.8 contr. ecc., pag. 938) disegna e descrive tre varietà della L. ansata JonnsT., la prima che
chiama laevis (tav. II, fig. 11) ha la superficie levigata; essa proviene dalle solite località presso Reggio
Calabro; la seconda (tav. II, fig. 12) e la terza (tav. III, fig. 13) provengono da Cannitello e non sono
denominate; di esse l’ una si distingue per uno sviluppo molto grande dell’umbone sottoboccale, e per
due specie di cornetti divergenti inseriti sugli ooeci; nell'altra per avanzata calcificazione sì sono otturati gli
origelli, gli avicolari, e l’apertura si è fatta stenotica.
De STEFANI (Jejo Montalto, pag. 219) fra gli esemplari del plioc. sup. di Carrubare nota una var.
porosa Rss. n
Data la fusione fatta dai vari autori delle suddette varietà, e delle L. ansata JonnsT. e L. tetragona
Rss. ora considerate come varietà; non posso tenerle distinte, come già ho fatto per altre specie.
La specie con molte delle var. suaccennate, è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, ed è fossile
dal miocene.
134. Schizoporella spinifera Jonnsron (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia rudis Secuenza. Form. terx., pag. 205, 329, 371.
1882. — — Dr Strrani. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da See.).
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Sea.), Musala (saar. z. sup., See.; postpl., De Ster.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.).
x p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Non si è ancora presentato il caso di trovare questa specie negli esemplari fossili, studiati, delle
varie località italiane; la cito quindi sulla fede del SEGUENZA.
Quanto al riferimento alla Lepralia rudis del MANZONI, vedi lo stesso autore (Br. pl. it., pag. 19,
tav. I, fig. 2).
{85] A. NEVIANI 199
135. Schizoporella Gonversi Rruss (Lepralia) 1874.
1879. Lepralia Gonversi Secuenza. Form. terx., pag. 82.
Miocene — Malochia (elvez., SEG.).
Tengo distinta questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 19, tav. VII, fig. 7), ma molto pro-
babilmente non è che una varietà della Sch. unicornis JOHNST.
136. Schizoporella sanguinea Norman (Hemeschara) 1860.
1879. Lepralia pertusa SecueNnza. Form. terzx., pag. 83, 206, 329, 371.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 230 (da Sra.).
1895. Schixoporella sanguinea Neviani. Br. neox., II, pag. 230.
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Pre-
sinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., DE STEF.).
p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE
STEP.)
Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.)
»
Una delle specie più confuse è certamente la presente, tanto che meriterebbe uno studio lungo e
paziente, non solo sulle diagnosi e figure presentate dagli autori, ma anche sopra materiale vivente e
| fossile di molte località; per decidere dei caratteri che si debbono ritenere come caratteristici delle specie,
delle varietà che si debbono comprendere nell’ambito di essa specie, e dei rapporti che ha con specie affini.
La specie tipica, o con leggieri variazioni, abbastanza comune in Galabria, è parimente frequente in
altre formazioni terziarie italiane. In generale essa è fossile dal miocene, e trovasi vivente nel Mediter-
raneo e nell'Atlantico settentrionale.
137. Schizoporella planata Manzoni (Lepralia) 1875.
1879. Lepralia planata Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295.
1882. — — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Srse.).
1896. Schixop. — Neviani. Br. neox., III pag. 111.
Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.).
p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti (zancl., See.), Piani della Melia
(zancl., SEeG.; plioc., DE STEF.).
»
Manzoni stabilì la sua nuova specie su alcune colonie rinvenute nel pliocene antico di Castrocaro
(pag. 21, tav. III, fig. 29), dichiarando il polimorfismo dell’orificio. Nella revisione dei briozoi della detta
località (Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 129), avendo attentamente esaminati gli esemplari originali del
ManzoNI, ora conservati nel museo paleontologico dell’Istituto superiore di Firenze, potei riportare la
specie al genere Schizoporella.
Oltre alle succitate località, non conosco altre indicazioni.
200 A. NEVIANI [86]
138. Schizoporella sulcata Nevrani 1895.
1895. Schixoporella sulcata Neviani. Br. neox., I pag. 119.
Postpliocene — Ravagnese, S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Istituii questa specie su vari esemplari delle formazioni terziarie recenti della Farnesina ed Acquatra-
versa presso Roma (Br. foss. Farnesina, ece., pag. 112), la osservai poi nella succitata località calabrese;
quindi nel pliocene dell’Astigiano (NEv., Br. neoz., II, pag. 245); nel siciliano del vallone Scoppo presso Messina
(L. c., VI, pag. 68); ne posseggo vari esemplari del plioc. sup. di San Frediano presso Parlascio, con una
bella varietà che denomino laevigata (Boll. soc. geol. it., vol. XIX, pag. 367, fig. 4 nel testo).
139. Schizoporella congesta Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [II], fig. 2.
1879. Lepralia congesta Secuenza. Form. terz., pag. 202, tav. XV, fig. 7.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEa.).
Questa Lepralìia del SecuENZA è da riferirsi senza dubbio a Schizoporella, essa ha rapporti con Sch.
Dutertrei, e Sch. Hyndmanni con le quali forma un gruppo che si potrebbe riferire o a Mastigophora
Hxs. (Brit. Mar. Pol., pag. 278) o a Pachykraspedon Koscxk, (Br. stidl. Bayerns, pag. 43), con valore di
sottogenere.
140. Schizoporella Edwardsiana Busx (Lepralia) 1859.
1879. Lepralia Edwardsiana Secuenza. Form. terz., pag. 369.
1882. — —_ Dre Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da Srs.).
Postpliocene — Bovetto (saar* z. sup., SEG.).
SEGUENZA cita questa specie con qualche dubbio. Fondata dal Busk per esemplari del Crag (Bx.,
Crag Pol., pag. 44, tav. V, fig. 2), venne in seguito trovata e riferita al genere Schicoporella dal Namias
(Br. Mod. e Piac., pag. 24) che la osservò nelle formazioni plioceniche dell’ Emilia.
4.° Gruppo NEVIANI 1895.
141. Schizoporella digitata Warers (Cellepora) 1879.
1879. Celleporaria digitata Seuenza. Form. terx., pag. 329.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., DE STEF.).
Non è senza titubanza che riporto la specie del Warers (Naples, pag. 197, tav. XIV, fig. 13) al
genere Schizoporella; ma sono venuto in questa decisione dall’esame degli esemplari fossili delle sabbie
argillose della Farnesina (pag. 115) e delle argille piacenziane del Rio Torsero (Br. neoe., V, pag. 106), che
ho determinato per Schizoporella profunda Nev., e che hanno tanta analogia con la specie del WarERS.
[87] A. NEVIANI 201
5.° Gruppo NEVIANI 1895.
142. Schizoporella auriculata Hassan (Lepralia) 1842.
1879. Lepralia auriculata Secuenza. Form. terx., pag. 369.
1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 227 (da Srs.).
1879. — pratensis Secuenza. L.c., pag. 205, 370, tav. XV, fig. 11.
1882. — —_ Dr Srerani. L. c., pag. 191, 227 (da Src.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Reg-
gio (saar. z. inf., SEG.)..
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
La Lepralia pratensis SEGUENZA, venne riferita alla Sch. auriculata Hass. dal Warers (Br. N. S.
Wales, IV, pag. 9) e parimente riportata dalla JELLY (Sy. catal., pag. 222, n.° 1395). La trovai fossile
solamente nelle sabbie gialle del plioc. sup. della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 115).
La specie è vivente nel Mediterraneo, nell’Atlantico settentrionale, nella Nuova Galles del Sud; è
fossile dal pliocene.
143. Schizoporella macrochila Rruss (Eschara) 1847.
1879. Eschara macrochila Secuenza. Form. terx., pag. 84.
Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
SEGUENZA indica questa specie come comune nelle formazioni elveziane di Calabria; io la rinvenni
nelle arenarie mioceniche di Donigalla (Sardegna).
Riguardo al riferimento della specie al genere ,Schizoporella, rimando il lettore a quanto dissi nello
studio sui briozoi fossili della Sardegna (Boll. soc. geol. ital., vol. XVI, pag. 589).
144. Schizoporella schizogaster Reuss (Cellepora) 1847. —- Tav. XVII [II], fig. 23.
1879. Lepralia schixogaster Secuenza. Form. terz., pag. 82, 295.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 282 (da Srs.).
» Microporella — _ L. c., pag. 219.
Pliocene sup. — Carrubare (DE STEF.).
P p.d. — Gallina (ast., Sec.; postpl., DE STEF.).
Miocene. . . — Ambutì (elvez., SEG.).
Il Secuenza dice (7. c., pag. 295) che gli esemplari raccolti nelle marne astiane di Gallina presentano
una forma intermedia fra quelli figurati dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 21, tav. III, fig. 10) e
dal MaAnzonI (Castrocaro, pag. 22, tav. III, fig. 31).
De SterANI riferisce questa specie al genere Microporella, ingannato probabilmente dalla forma della ‘
frontale, che tanto si rassomiglia alla Microporella violacea Jonnst., ma evidentemente trattasi di una
Schizoporella.
La Sch. schizogaster Rss., fossile dal miocene al postpliocene, non fu rinvenuta vivente.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 26
202 A. NEVIANI [88]
XXX. Gen. Schizotheca Hincxs 1877.
145. Schizotheca fissa Busx (Lepralia) 1856. — Tav. XVIII [III], fig. 4, 5.
1896. Schixotheca fissa NevianI. Spilinga, pag. 34, fig. 17 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Rara specie che trovai fossile per la prima volta nella sopra citata località, ed in seguito anche nei
tufi quaternari di Nettuno in prov. di Roma (Boll. soc. geol. it., vol. XVII, pag. 229).
Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico.
146. Schizotheca stellata Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 3, a.
1879. Lepralia stellata Secuenza. Form. terx., pag. 206, 329, 371, tav. XV, fig. 12.
1882. — .— De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Src.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.).
p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
I caratteri dati dallo Hincks (Brit. Mar. Pol., pag. 283) per il suo genere Schizotheca, convengono
esattamente a questa rara specie del SEGUENZA, così descritta dallo scopritore (. c., pag. 206) “ Le cel-
lule sono piccole tubulose erette, con un’ apertura pressochè circolare e disposte sempre con molta re-
golarità sopra linee rette, lasciando profondi e larghi interstizii tra una serie e l’altra; gli ovicelli di cui
la maggior parte delle cellule sono fornite sono globoso-sferici, ma bene spesso si allungano alla parte
superiore e divengono piriformi o si deformano altrimenti, ed in tal caso sovente offrono un’apertura
superiore, spesso dal lato della bocca sono smarginati ovvero intagliati, ed è notevole come la maggior
parte delle colonie offre i suoi ovicelli distrutti. Le serie di cellule sono disposte in ogni colonia con
grande regolarità, (fig. 3 a) esse sono sempre rette, sei più lunghe partono da un centro corrispondendosi
due a due sulle medesime rette, e divergendo tutte egualmente per angoli di 60°; tutte le altre serie di
cellule si dispongono con esatta equidistanza parallelamente alle sei principali, in modo da riempire gli
spazi da quelle lasciati ,.
»
XXXI. Gen. Teuchopora NEeviANI 1895.
147. Teuchopora castrocarensis Manzoni (Alecto) 1875.
1877. Alecto castrocarensis SecueNza. Form. terx., pag. 213, 297.
1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEa.).
Pliocene p. d. — Siderno (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Oltre alla memoria del Manzoni (Castrocaro, pag. 40, tav. VI, fig. 71) nella quale istituì questa bella
specie, si veda — relativamente al genere Teuchopora — quella sui briozoi della Farnesina (pag. 116).
Trovai poi la stessa specie, sempre molto bene caratterizzata, nel Macco di Anzio (Boll. soc. geol. ital.,
vol. XVII, pag. 229).
[89] A. NEVIANI 203
XXXII. Gen. Osthimosia JuULLIEN 1888.
148. Osthimosia coronopus S. Woop (Cellepora) 1850.
1877. Cellepora coronopus Waters. Remarks rec. Geol. Italy, pag. 13.
1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 329, 371.
1882. Cellepora — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 180, 219 (De Srer.); pag. 224, 230, 232 (da
Mxz.); pag. 230 (da Sec.).
1887. _ —_ NevianIi. 1.° contr. geol. Cat., pag. 176, (8).
1889. — — — 3.1 contr. c. s., pag. 152 (da Src.).
1895. Osthimosia — — Br. neox, I, pag. 115, 122.
1896. — — — Boo SBUD ES, 00
» — — — Spilinga, pag. 35.
1870. Cellepora tubigera Manzoni. 4. contr. br. foss. it., pag. 336, tav. IV, fig. 25.
1878. — — Warers. Bruccoli, pag. ll.
1879. Celleporaria — SeGuenza. L. c., pag. 207, 296, 329, 371.
1882. _ — DeSrerani. L. c.,, pag. 123, 191, 207, 208, 216, 225, 228, 230 (da Sec.); pag. 224
(da Mwz.).
1889. _ — Neviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 141, 152 (da Sra.).
» —_ —_ — 4. contr. c. s., pag. 450.
— Ravagnese (saar. z. sup., SEG.), Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl.,
De Ster.), Reggio, Gallina (saar. z. inf., Sec.), Spilinga, Caraffa, S. Maria di
Catanzaro (NEV.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.), Archi, Pantani (sicil., SEG., postpl.,
De StEr.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De STEF.; plioc.,
Manz., War.), Cannitello (postpl., De StEr.; plioc., Mnz., War.; plioc. sup.,
Nev.), Carrubare (DE StEF.; plioc., Manz., War.), S. Onofrio, Valle dei Mulini
(NEV.).
p.d. — Gallina, Siderno (ast., Sec.), Vallanidi (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti,
Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEc.; plioc., DE
Ster.); Stilo (zancl., Sea.; plioc., Nev.; tort., DE Srer.), Gerace (DE STEF.,
WAT.).
Miocene . .— Vena, C. Rombiolo (NEv.).
Postpliocene
»
Come si rileva facilmente dalle sopra riportate citazioni, la specie è molto comune nelle varie for-
mazioni plioceniche e postplioceniche. Anche altrove è comunissima, potrei dire di averla riscontrata in
quasi tutte le località delle quali ho studiato i briozoi fossili.
Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale.
149. Osthimosia birostrata Namras (Cellepora) 1891.
1896. Osthimosia birostrata NevianI. Briox. neox., III, pag. 111, fig. 4, nel testo.
Pliocene sup. — Sant'Onofrio (NEv.).
La specie fu fondata dal NAmIAS (Br. Mod. e Piac., pag. 502, tav. XV, fig. 1) per esemplari del pliocene
204 A. NEVIANI [90]
di Castellarquato e delle colline modenesi; essa ha certamente molte affinità colla C. retusa Mnz. e colla
C. coronopus Woop, ma convengo nel tenerla distinta.
XXXIII. Gen. Retepora Imprrato 1599.
Sezione Schizoretepora GREGORY.
150. Retepora cellulosa Linneo (Millepora) 1758. — Tav. XVIII [III], fig. 7.
1870. Retepora cellulosa Manzoni. 4.% contr. br. fos. it., pag. 341, tav. Vi, fig. 26-28.
1879. — — Seguenza. Morm. terx., pag. 84, 208, 296, 330, 371.
1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 15.
1882. — — Dr StEFANI. Jejo Montalto, pag. 180, 220, 237 (DE Ster.); pag. 191, 207, 208, 213, 216,
225, 228, 230 (da Sec.); pag. 225 (da War.); pag. 230, 232 (da Muz.).
1885. — — Lovisato. Rias. terr. terz., pag. 23.
1887. — _ NevianI. 1. contr. geol. Cat., pag. 181 (13).
1889. — = = 4.0 contr. c. s., pag. 442.
1895. — — — Br. neox., I, pag. 116, 120.
» —_ — Cortese. La Calabria, pag. 152.
1896. — — Neviani. Spilinga, pag. 37, fig. 18 nel testo.
1885. — echinulata Lovisaro. L.ce., pag. 23, 32.
1889. — _ NevIANI. 4.0 contr. c. s., pag. 442.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE
Ster.), Palmi (saar. z. inf., Skc.), Gallina (saar. z. inf., See.; postpl., DE STEF.),
Tono pr. Rombiolo (DE StEF.), altipiani del Monteleonese (NEv)., Spilinga
(Nev.), S. Maria di Catanzaro (plioc. ant., Lov.; postpl., Nev.), Borgia, Caraffa
(plioc. sup., Lov.).
Pliocene sup. — Pantani, Archi, Pezzo, Carrubare, Parere, Cannitello (postpl., DE STEF.; sicil.,
SEG.; plioc. sup., Mnz., War., Lov., NEV.).
ni p. d. — Gallina (ast., See.), Vallanidi (ast., SEG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del
Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.).
Miocene. . .— Ambutì, Benestare (elvez., See.), Monteleone (mioc. sup., CoRT.).
Non sarà certamente possibile dire se tutte le riportate citazioni sieno realmente esatte, dapprima
perchè nelle memorie più antiche gli autori male distinguevano la specie di Linnxo dalle altre; poi perchè
non sempre, specialmente nelle fossili, la conservazione permette lo studio dettagliato dei zoeci; e infine
la massima parte degli esemplari si trovano impegnati contro le rocce, in particolar modo le arenacee e
calcaree, per la superficie zoeciale; così che è visibile solamente la reticulatura e la superficie dorsale,
non sufficienti per la determinazione specifica. Si deve quindi ammettere che in molte delle sopradette
località vi si rinvenga ancora la specie seguente.
La specie fossile dal miocene; è vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico e nei mari boreali.
151. Retepora Beaniana Kine 1846.
1895. Retepora Beaniana Neviani. Br. neox., I, pag. 123.
1896. — —_ — L. c., III, pag. 112.
» —_ _ —_ Spilinga, pag. 37.
[91] A. NEVIANI 205
Postpliocene — Spilinga, Caraffa (Nev.).
Pliocene sup. — Carrubare, S. Onofrio (NEv.).
Miocene. . .— Tono sopra Rombiolo (NEv.).
Ho accennato, parlando della specie precedente, come in essa certamente vi siano compresi esem-
plari appartenenti alla presente specie del Kine; di guisa che essa è di certo molto più diffusa di quello
che non appaia dalle poche riportate citazioni.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale; fossile dal miocene.
152. Retepora simplex Busx 1859.
1879. Retepora simplex Secuenza. Form. terz., pag. 208.
Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., Ska.).
Il SeGuENZA dà questa specie per alquanto dubbia; ad ogni modo essa va riferita alla specie descritta
dal Busk nella monografia del Crag (pag. 76, tav. XII, fig. 3) e non a quella omonima della monografia dello
Challenger (pag. 118), la quale secondo il WareRs (suppl. Challenger, pag. 22) è la R. magellensis Bx.
var. minima. La specie del Crag ha qualche affinità colla £. Pignatariù Nev.
153. Retepora Pignatarii Neviani 1896. — Tav. XVIII [III], fig. 8.
1896. etepora Sa Neviani. Spilinga, pag. 38, fig. 19 nel testo.
» — _ Br. neox., III, pag. 119 (cip.).
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Avendo dopo il 1896 esaminato molto materiale di Spilinga e di varie altre località calabresi non mi è
stato dato di ritrovare esemplari di questa specie, così caratterizzata: zoeci ovoidi con orificio circolare,
provvisto di un profondo seno lineare che all'estremità si allarga in foro subcircolare o claviforme; peri-
stoma a margine nitido, tagliente, non rilevato; frontale intera, levigata. Superficie posteriore liscia senza
vibici nè avicellari.
Solamente un piccolo frammento, quasi identico a quello di Spilinga, ritrovai nel calcare grossolano
ad Amphistegina (plioc. sup.) di S. Frediano presso Parlascio in prov. di Pisa (Br. tere. e post. di Toscana,
Boll. soc. geol. it., vol. XIX, pag. 367).
154. Retepora Solanderia Risso 1826. — Tav. XVIII [III], fig. 6.
1886. Retepora Solanderia Neviani. Spilinga, pag. 39, fig. 20 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Per questa specie, vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico, è utile leggere le interessanti osserva-
zioni del Waters (Medit. and N.-Zealand Reteporae 1894, pag. 264, tav. VI, fig. 1-4); essa fu trovata
fossile, per la prima volta, nella suddetta località.
206 A. NEVIANI [92]
XXXIV. Gen. Smittia Hincxs 1879.
Sottogen. Smittia Hincxs. s. s.
155. Smittia reticulata Mac Giuuivray (Lepralia) 1842.
1879. Lepralia reticulata Secuenza. Form. terz., pag. 82, 129, 205, 295, 328, 370.
1882 — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 215, 227 (da Sra.).
1889. — — NevianI. 3.° contr. geol. Cat., pag. 152 (da See.).
1882. Schixop. — De SteranI. L. c., pag. 219.
1895. Smattia —_ Neviani. Br. neox., II, pag. 231.
1896. — —_ — L. c., II, pag. 112. Ì
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl.,
De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Pezzo (sicil., See.), Carrubare (postpl.,
De Ster.), S. Onofrio (NEv.).
n p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Ambutì (elvez., SEG.).
Nelle formazioni astiane di Gallina, il SEGUENZA notò una varietà che chiamò distincta, avendo essa
piccoli zoeci posti in serie con i margini fortemente punteggiati, con frontale granoso-perforata, ovicelli
granoso-rugosi e cinti al margine da larghi forami.
Credo che tale varietà rientri senz’ altro nell’ambito normale della specie.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, N. Zelanda, ecc.; fossile dal miocene.
156. Smittia reticulata Mac GiuuivraY, var. systolostoma Manzoni (Lepralia) 1875.
1879. Lepralia systolostoma SeGueNzA. Form. terz., pag. 206, 370.
1882. — — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 227 (da Sre.).
1879. Celleporaria — Secuenza. L. c., pag. 84, 129, 296, 329, 371.
1882. _: —_ Dr SrerAnI. L. c., pag. 203, 228, 230 (da Sre.).
1889. = — NevianI. 3.° contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.).
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Ravagnese, S. Costantino di
Mileto (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEe.; postpl., DE SteEr.; ast. litt., NEv.), Pezzo e Villa S.
Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carrubare (NEV.).
S p.d. — Gallina (ast., SeG.), Terreti (zancl., SEG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene . .'— Benestare (tort., Sec.), Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
Per la riunione della Lepralia systolostoma Mvnz. (Castrocaro, pag. 32, tav. IV, fig. 49) alla Cellepora i
systolostoma Mnz. (Castrocaro, pag. 24, tav. V, fig. 58) e per la riunione di queste forme alla S. reticu-
lata M. Git., vedi i seguenti due lavori: 2.° contr. br. foss. tt., pag. 125 [19]; Br. foss. Farnesina ecc.,
pag. 119, tav. VI, fig. 22-27.
Varietà non citata vivente; fossile dal miocene.
[93] A. NEVIANI 207
157. Smittia cheilostoma Manzoni (Lepralia) 1869.
1870. Lepralia ligulata Manzoni. 4. contr. br. foss. îit., pag. 334, tav. III, fig. 17.
1879. — — Sreuenza. Form. terx., pag. 205, 329, 371.
1882. — — DrSrerani. Jejo Montalto, pag. 191, 228, 230 (da Src.).
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.).
Pliocene sup. — Pezzo (sicil., SeG.; postpl., De StEF.; plioc., Mxz.), Cannitello (plioc., Mnz.), Car-
rubare (NEv.).
È p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEc.; plioc., DE
STEF.).
Il riferimento della L. ligulata Mxz., alla Sm. cheilostoma MNz., venne proposto dalla JELLY nel suo
Syn. catal., pag. 247, n.° 1541. Vedi pure la memoria sui briozoi della Farnesina e M. Mario (pag. 118,
tav. VI, fig. 29, 30).
Vivente nel Mediterraneo e ‘nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
158. Smittia marmorea Hincxs (Lepralia) 1877.
1896. Smittia marmorea Neviani. Spilinga, pag. 40, fig. 21 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Trovai per la prima volta fossile questa specie nel materiale proveniente dalle sabbie calcaree postplio-
ceniche di Spilinga. Essa è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ed altri mari.
159. Smittia trispinosa Jounsron (Discopora). — Tav. XVIII [III], fig. 10.
1879. Cumulipora granosa SecueNza. Form. terz., pag. 130, tav. XII, fig. 21.
1884. — —. Hncxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 265.
1896. Smittia trispinosa Naviani. Spilinga, pag. 41, fig. 22 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Seguendo l’opinione dello Hinc€s (2. c.) unisco la specie del SeGuENZA a quella del JonnsTon. Sotto
forma incrostante la rinvenni poi a Spilinga.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale, ecc.; fossile dal miocene.
160. Smittia marionensis Busx (Lepralia) 1854.
1879. Lepralia marionensis Seguenza. Form. terx., pag. 202.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191.
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE STEF.).
208 A. NEVIANI [94]
Sembra molto rara questa specie, sia vivente che fossile; la trovo difatti citata, oltre. dal SEGUENZA
e De STEFANI, solamente nelle seguenti memorie: y
1854. Busx. Bret. Mar. Cat. II, pag. 67, tav. XCOVI, fig. 1,2.
1875. Manzoni. Castrocaro, pag. 23, tav. III, fig. 39,
1884. Busx. Challenger, pag. 152, tav. XVIII, fig. 6.
‘1887. Mac GinLivrav. Cat. Vict., pag. 27.
\
Sottogen. Marsillea NEVIANI 1895.
161. Smittia [Marsillea] cervicornis PaLLas (Millepora) 1766.
1878. Eschara cervicornis Waters. Bruccoli, pag. 13.
18:19 N — SecuENza. Form. terx., pag. 208, 296, 329, 371.
1882. — _ Dr SteFANnI. Jejo Montalto, pag. 186, 191, 207, 208, 213, 216, 230 (da Srs.).
» Porella _ _ L. c., pag. 219 (Dr Ster.); pag. 232 (da War.).
1895. Smattia — Neviani. Br. neox., I pag. 116, 119, 122; «dem, II, pag. 231.
1896. — — — L. c., III, pag. 113.
» _ — — Spilinga, pag. 42, fig. 23 nel testo.
1899. Eschara varians — 4. contr. geol. Cat., pag. 450.
1879. — undulata Seevenza. L.c., pag. 84, 131, 208, 296, 371.
1882. — = De Sterani. L. c., pag. 212, 213 (da See.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.),
Reggio (saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar. z. inf., SkG.; postpl., DE STEF.),
Presinaci, S. Maria di Catanzaro, Caraffa (NEv.).
Pliocene sup. — Pantani, Pezzo (sicil., SEG.; postpl., De StEr.), Cannitello (postpl., DE STEF.; plioc.,
War. Nev.), Carrubare (postpl., De Ster.), Amato S. Onofrio, (NEv.).
p.d. — Gallina (ast., Sea.), Vallanidi (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del
Prato, Gerace (zancl., Sea.), S. Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
»
Una delle specie più comuni in Calabria, come in altre parti di Italia, e fuori; sì vivente che fossile.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ed altri mari; fossile dal miocene inferiore.
162. Smittia [Marsillea] conferta Reuss (Eschara) 1847.
1879. Eschara conferta Secuenza. Form. terx., pag. 84.
Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.).
Nel suo Syn. catal., la JeLLY dà la Esch. conferta Rss. come sinonimo di Porina coronata Rss., seguendo
l'esempio del Waters (Br. S. W. Victoria, pag. 333), del KoscHInsKy (Br. stidl. Bayerns, pag. 42), ed altri.
Esposi già nella memoria sui briozoi di Sardegna (Boll. soc. geol. it., vol. XVI, pag. 591) le ragioni per cui
mantenevo separate le due specie.
[95] A. NEVIANI 209
Sottogen. Watersipora NEVIANI 1895.
163. Smittia [Watersipora] cucullata Busx (Lepralia) 1852.
1879. Lepralia cucullata Secuenza. Form. terx., pag. 83, 329, 370.
1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230.
» Microporella Watersi _ L.c., pag. 219.
1895. Smittia cucullata Neviani. Br. neox., II pag. 231.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reg-
gio (saar. z. inf., Sec.), Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE mai Carrubare (postpl.,
DE STEF.).
Miocene . . — Ambutì (elvez., Seg.).
Nella memoria sui briozoi fossili della Farnesina e M. Mario (pag. 120) riportai tutte le opinioni
del Secuenza e del DE STEFANI, circa questa specie, e le discussi. Ad essa memoria rimando quindi lo
studioso.
Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; fossile dal miocene.
Sottogen. Mucronella Hincks 1880.
164. Smittia [Mucronella] coccinea Asirpeasro (Cellepora) 1806. — Tav. XVIII [III], fig. 9.
1879. Lepralia coccinea Secuenza. Form. terx., pag. 81, 294, 328, 368.
» — — var. gracilis Secuenza. L. c., pag. 81.
» _ — var. antiqua — L.c., pag. 199.
1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 7.
1882. — «—_ —. Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 213, 227, 229 (da Sre.).
» Mucronella — — L.c., pag. 218 (DE Sa pag. 230, 232 (da Srs.).
1895. = — Neviami. Br. neox., I pag. 116, 119, 123; «dem, II, pag. 231.
1896. — _ — Spilinga, pag. 43, fig. 24 nel testo.
1869. Lepralia pteropora Manzoni. 3.0 contr. br. foss. ital., pag. 933, tav. I, fig. 3.
1889. —_ — NevianI. 4.0 contr. geol. Cat., pag. 450.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup., Sea.; postpl., De Ster.), Reg-
gio (saar. z. inf., See.), Gallina (saar. z. inf., SeG.; postpl., DE StEr.), Rava-
gnese, Presinaci, Spilinga, Caraffa, S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo (sicil., Sec.; postpl., De Srer.; plioc. sup., Mvz.), Cannitello (postpl.,
DE StTEF.; plioc. sup., NEv.; plioc., War., Mnz.), Carrubare (postpl., DE STEF.;
plioc., Mnz.), Amato (NEv.).
5 p.d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Piani della Melia
(zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . . — Ambutì, Palin Malochia, Monteleone (elvez., SEG.).
Delle specie polimorfe, questa è certamente una delle maggiori; difatti diede luogo alla formazione
di molte nuove specie, delle quali alcune includiamo nei limiti della specie, altre consideriamo come varietà.
Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico, nei mari polari; fossile dal miocene inferiore.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 27
210 A. NEVIANI [96]
165. Smittia coccinea AsiupeaarD, var. fulgurans Manzoni (Lepralia) 1869.
1879. Lepralia fulgurans Secuenza. Form. terx., pag. 200.
1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.).
Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.;
plioc., De STEF.), Gallina (NEV.).
Bella varietà rinvenuta nel pliocene di Anzio (Boll. soc. geol. it., vol. XVII, pag. 230) di Crescentino
in Piemonte (Br. neoz., V, pag. 98) e Bordighera (L. c., pag. 102). Manzoni istituì la specie (Lepr. ful-
gurans) sopra esemplari del pliocene antico di Castrocaro (Castrocaro, pag. 16, tav. II, fig. 20).
166. Smittia coccinea ApimpeaarD, var. resupinata Manzoni (Lepralia) 1875.
1879. Lepralia resupinata Secuenza. Form. terx., pag. 81, 201.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srs.).
188%, = — NEVIANI. 1.° contr. geol. Cat., pag. 176.
1889. — —_ —_ 3.0 contr. c. s., pag. 145.
1882. Mucronella — Dr Sterani. L.c., pag. 143, 145.
1895. — coccînea var. resupinata Neviani. Br. neox., I, pag. 123; idem, II pag. 231.
1896. —_ — —_ — L. c., III, pag. 113.
Postpliocene — Presinaci, Caraffa, Ravagnese, S. Costantino di Mileto (NEv.).
Pliocene sup. — Valle dei Mulini presso Monteleone, Papiglionti, S. Onofrio, Carrubare (NEV.).
; p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc.,
De SteEF.), Chiaravalle (plioc., NEv.).
Miocene . . — Monteleone (elvez., Sea.), Vena di Mezzo, Pulcinella ai Pioppi, Cavarizzi presso
Jonadi (tort., DE STEF.).
Che la L. resupinata Mnz. si dovesse considerare per una varietà della S. coccîinea ABILD., lo veniva
a riconoscere lo stesso SEGUENZA quando (pag. 201) osservava che presenta delle gradazioni verso la co-
mune forma della L. coccinea del pliocene antico. Per i caratteri di questa varietà e sua relativa ‘illu-
strazione vedi la monografia del Manzoni (Castrocaro, pag. 20, tav. II, fig. 26).
167. Smittia coccinea ABmpGa4rRD, var. strenuis Manzoni (Lepralia) 1869. — Tav. XVII [III], fig. 22.
1879. Lepralia strenuis Secuenza. MPorm. terx., pag. 200, 294.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.).
1879. — — var. laciniata Seeuenza. L. c., pag. 200, tav. XV, fig. 5.
Pliocene p.d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Skc.).
Miocene . . — Punta di S. Arena (NEv.).
È solamente sulla scultura della frontale a forami marginali poco sviluppati, e sulla suddivisione in
lobi del peristoma che il SEGUENZA basa la sua varietà (/aciriata), la quale colla classificazione adottata
diverrebbe, al massimo, una sottovarietà. Amo meglio riunirla del tutto colla specie del MANZONI (38.° contr.
br. foss. it., pag. 936 [estr. pag. 7], tav. II, fig. 7; — Castrocaro, pag. 17, tav. II, fig. 23).
[97] A. NEVIANI 211
168. Smittia [Mucronella] Reussiana Busx (Lepralia) 1859. — Tav. XVIII [III], fig. 13.
1879. Lepralia Reussiana Secuenza. Form. terx., pag. 83.
1896. Smittia —_ Neviani. Spilinga, pag. 44, fig. 25 nel testo.
Postpliocene — Ravagnese, Spilinga (NEv.).
Miocene. . — Ambutì (elvez., See.), Vena (NEv.).
Sembra che questa specie del Crag inglese (Busk, Crag Pol., pag. 53, tav. VIII, fig. 2) non sia mai
stata trovata vivente; è fossile dal miocene.
169. Smittia [Mucronella] pavonella ALper (Eschara) 1864. — Tav. XVIII [II], fig. 11.
1896. Smittia pavonella Neviani. Spilinga, pag. 44, fig. 26 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEv.).
Credo di essere stato il solo a citare, nel suddetto lavoro (aggiungendo ora la località delle Carru-
bare) questa specie come fossile in Italia. E vivente nell’Atlantico settentrionale e boreale.
170. Smittia [Mucronella] variolosa Jonnsron (Lepralia) 1838.
1879. Lepralia variolosa Secuenza. Form. terzx., pag. 203.
1895. Smattia — Neviani. Br. neox., I, pag. 119.
1879. Lepralia serrulata Secuenza. L. c., pag. 83, 203.
» — tenera == L.c., pag. 329.
1882. — _ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 230.
1879. — regularis Secuenza. L. c., pag. 83, 129.
Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SE6.; postpl., DE STEF.),
33 p.d. — Testa del Prato, Terreti (zancl., SEG.).
Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Benestare, Ambutì, Malochia, Monteleone (elvez., SEc.).
Le differenze esistenti fra L. variolosa JonNST. (Br. zooph. 2.% ed., pag. 317, tav. LV, fig. 9), L. (Cellepora)
serrulata Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 85, tav. X, fig. 12), L. tenera Rss. (Br. Oest.-Ung. Mîioc., pag. 27,
tav. II, fig. 4), L. regularis Rss. ® (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 28, tav. II, fig. 1) tenute distinte dal SEGUENZA,
con i concetti odierni di classificazione, sono tali che non conviene neppure ricordare come varietà.
Per le sabbie zancleane di Testa del Prato, SEGUENZA cita una varietà simile a quella figurata dal
Busx nella sua monografia “Crag Polyzoa, (pag. 48, tav. VIII, fig. 8).
La specie è vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; è fossile dall’eocene.
1) Conviene ricordare che nella seconda parte, estesa dal MANZONI, dello studio sui briozoi miocenici di Austria
ed Ungheria, vi è descritta una Eschara regularis Rss. (pag. 61, tav. VI, fig. 23), che va bensì riportata al genere
Smittia, ma si riferisce al mio sotto genere Rewssia (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ece., pag. 122).
212 A. NEVIANI [98]
171. Smittia [Mucronella] megalota Rruss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia megalota Secuenza. Morm. terx., pag. S1.
Miocene — Ambutì (elvez., SEG.).
Ho tenuto distinta questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 14, tav. V, fig. 3) ma molto
probabilmente non è che una varietà dell’una o dell’altra delle due precedenti specie: ,Sm. pavonella
Atp., Sm. variolosa JOHNST.
Secondo WareRrs (Br. Cheil. N.-Zealand, pag. 61) questa specie del Reuss, con la Lepralia regularis
Reuss (v. la specie precedente) sarebbe affine alla Lepralia imbellis BusK.
172. Smittia [Mucronella] Peachi Jonnsron (Lepralia) 1847.
1879. Lepralia Peachii Secuenza. Form. terx., pag. 329, 370.
1882. - — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Srs.).
1896. Smittia cfr. — Neviani. Spilinga, pag. 45.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.).
Specie molto rara fra i fossili italiani, difatti, oltre alle sopra riportate citazioni, non la trovo men-
tovata da alcun altro autore.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari boreali ed altri; fossile dal pliocene.
173. Smittia [Mucronella] ventricosa Hassarr (Lepralia) 1842.
C)
1879. Lepralia ventricosa Seauenza. Form. terx., pag. 202, 329, 370.
1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230.
? 1879. — arrecia Sequenza. L, c., pag. 83.
? 1878. —- — Warers. Bruccoli, pag. 7.
Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEF.; plioc., WarEeRS), Carru-
bare (NEv.).
È p. d. — Terreti (zancl., SEc.).
Miocene . .— Monteleone (elvez., SEc.).
JELLY nel suo Sym. catal. (pag. 197, n.° 1232) seguendo l'esempio dell’ Hincxs (Br. Mar. Pol., pag.
363) segna la Lepralia arrecta (Rss., Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 24, tav. II, fig. 1) fra i sinonimi della
Sm. ventricosa Hass.; ma WaTERS (br. Cheil. N.-Zealand, pag. 56), cita la predetta specie del Reuss fra
i sinonimi della Mucronella Peachiù JonNST., var. octodentata Hxs. Ciò dimostri l’affinità fra queste diverse
specie.
Ma qui non terminano i dubbi circa l’interpretazione di queste specie, giacchè PERGENS (Br. du
Tasmajdan, pag. 9) fa osservare che la Cellepora arrecta Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 81, tav. IX, fig. 23)
non è la specie omonima del miocene d’ Austria ed Ungheria; ma bensì è eguale a Lepralia insignis
[99] A. NEVIANI 213
Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. III, fig. 5). Rimane quindi il dubbio se il SEGUENZA ed il
Warers nel citare la L. arrecta Rss. fra i fossili calabresi si sieno riferiti alla specie del Reuss descritta
nel 1847 o quella del 1874. (Vedi Mucronella Woapsì Pere., e M. arrecta Rss.).
La Lepralia ventricosa Hass. è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari boreali ed altri; fossile
dal miocene.
174. Smittia [Mucronella] Woapsi Percens 1887.
È
1887. Mucronella Woapsi Percens. Br. du Tasmajdan, pag. 9, 10.
Warers (Bruccoli, pag. 7) e SEGUENZA (Lorm. terz., pag. 83) citano per le Calabrie la L. arrecta
Rss.; e il WarERS cita espressamente la memoria del Rss. “ Br. Oest.-Ung. Mioc. , ora (vedi Smittia
ventricosa) il PeRGENS (0. c.) ha fatto notare che il Reuss con lo stesso nome ha indicato due specie dif-
ferenti, quindi è difficile il decidere a quali delle due il WarERs ed il SEGUENZA si sieno riferiti; pur
tuttavia, siccome la monografia del Reuss del 1874 era certamente tenuta in maggior conto di quella del
1847, così è da credere che essi autori si sieno riferiti alla forma rappresentata nella memoria del 1874,
che venne per l’appunto dal PeRGENS distinta con nuovo nome.
Essa sarebbe quindi indicata fossile nel pliocene sup. di Reggio (War.) e nel miocene (elvez., SEG.)
di Monteleone.
175. Smittia [Mucronella] arrecta Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Lepralia insignis Seuenza. Form. terz., pag. 83.
Miocene — Malochia (elvez., SEG.).
Richiamando quanto abbiamo precedentemente detto a proposito di ,Sm. ventricosa Hass. e di Sm.
Woapsi PERG., vediamo che la Cellepora arrecta Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 81, tav. IX, fig. 23) non
si deve, secondo il PERGENS, confondere nè con l’omonima dello stesso autore (1874), nè con la £L. ventri-
cosa Hass.; quindi si deve tenere distinta col nome primitivo datogli dal Reuss: ad essa poi si deve
unire la L. insignis Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. III, fig. 5), che venne riportata dal SE-
GUENZA (PERGENS, Br. du Tasmajdan, pag. 9).
Specie fossile dal miocene al pliocene superiore.
176. Smittia [Mucronella] elegantula Manzoni (Lepralia) 1869.
1869. Lepralia elegantula Manzoni. 3. contr. br. foss. ît., pag. 940, tav. III, fig. 16.
1882. — —_ Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 232 (da Mnz.) ‘.
Pliocene sup. — Cannitello (plioc., Mnz.; postpl., DE STEP.)
Distinta specie così caratterizzata dall'autore: “ Zoooeciis elongato rhombicis, depressis, quincuncia-
liter dispositis, serie marginali, continua punctorum signatis, et linea prominula, sutura obtegente, di-
stinctis. Apertura subrotunda, inferne tuberculo perforato, medio interrupta. Oooeciis globosis, erectis,
laevibus ,. Tale specie fu fondata appunto sopra esemplari di Cannitello.
1) Il De STHFANI cita erroneamente: pag. 11, tav. II, fig. 11, e tav. III, fig. 13, che si riferiscono alla Lepr. ansata.
A. NEVIANI [100]
177. Smittia [Mucronella] umbonata Manzoni (Lepralia) 1869.
1879. Lepralia umbonata Seeuenza. Form. terz., pag. 205.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., Sec.).
Sono stato vario tempo indeciso se accettare questa specie del MAnzonI (1.° contr. brioz. foss. ital.,
pag. 19, tav. I, fig. 4), tanto più che non solo altri specialisti non ne fanno più parola, ma neppure il
MANZONI stesso la cita altrove; certamente la specie è affine ad alcune varietà della Mucronella Peachi
JoHNST., ma non ho trovato alcuna forma che le convenga intieramente. Gli esemplari del SEGUENZA poi
variano dal tipo, per la prominenza molto elevata dell’umbone, e per l’ orificio meno ristretto.
178. Smittia [Mucronella] venusta Ercawarp (Cellepora) 1853.
1879. Lepralia venusta Secuenza. Form. terx., pag. 295.
1882. = — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sra.).
Pliocene p d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.).
Scrissi a proposito di questa specie nella mia revisione dei briozoi di Castrocaro (NEv., 2.% contr.
brioz. foss. ital., pag. 127); nulla vi ho da aggiungere in proposito.
179. Smittia [Mucronella] Sedgwicki M. Epwarps (Eschara) 1836.
1879. Eschara Sedgwicki Secuenza. Form. terx., pag. 207.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
SEGUENZA cita questa specie con qualche dubbio; e veramente io pure confesso di non aver bene in-
teso questa specie del Mine EpwaARDS (Esch. foss., pag. 10, tav. X, fig. 5); e nelle citazioni successivamente
fatte dagli autori, quali il MicHELIN (Jeon. zooph., pag. 328, tav. LXXVIII, fig. 6), il Busx (Crag Pol.,
pag. 67, tav. X, fig. 1) e il ManzonI (Castrocaro, pag. 37, tav. V, fig. 63), mi sembra che si sieno descritte
e figurate forme che non vadano riportate alla medesima specie. Nella revisione dei briozoi di Castrocaro
(Boll. soc. geol. ital., vol. XII, pag. 125) la riferii al genere Porina.
Sarebbe fossile esclusivamente nel pliocene.
Sottogen. Reussia NEVIANI 1895.
180. Smittia [Reussia] regularis Reuss (Eschara) 1865.
1889. Eschara regularis NevianI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450.
Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Esemplari simili a quello figurato nella monografia dei briozoi della Farnesina e Monte Mario (pag.
122, tav. VI, fig. 19).
Parlando della Sm. /Mucr.] variolosa JonNST., ho già fatto notare che questa specie non deve con-
fondersi con Lepralia regularis Rss., SEG.
Fossile dal miocene.
[101] A. NEVIANI 215
Sottogen. Palmicellaria ALpeR (gen.) 1864.
181. Smittia [Palmicellaria] Skenei SoLanper (Millepora) 1786, var. bicornis Busx (Lepralia) 1859.
1879. Lepralia bicornis Seuenza. Form. terx., pag. 370.
1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da See.).
Postpliocene — Bovetto (DE STEF.; saar. z. sup., SEG.).
La L. bicornis Bx. (Crag Pol., pag. 47, tav. VIII, fig. 6,7) venne riportata al genere Palmicellaria,
e come varietà alla specie P. Skeneì dall’Hincxs nel 1880 (Br. Mar. Pol., pag. 380, tav. LII, fig. 4).
La rinvenni nel pliocene recente della Farnesina, Valle dell'Inferno (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 123)
e Parlascio (Br. neoz., II, pag. 235).
La varietà è più rara della specie; essa sembra nota solamente allo stato fossile.
Sottogen. Phylactella Hincxs (gen.) 1880.
182. Smittia [Phylactella] obeliscus Manzoni (Lepralia) 1869.
1879. Lepralia obeliscus Secuenza. Form. terx., pag. 84, 129, 204, 329.
1882. — — Dx Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da SEe.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl. DE STEF.).
E p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Benestare (tort. e elvez., SEG.).
SecuenzA nelle argille tortoniane di Benestare nota una varietà con orificio elargato ovato-quadran-
golare, con zoeci meno rigonfi, e fossette marginali più grandi.
Il riferimento al sottogenere Phylactella certamente non è decisivo.
La specie trovata dal Manzoni (3. contr. brioz. foss. it., pag. 943, tav. IV, fig. 23) nel pliocene di Ca-
stell’Arquato, sembra molto rara in Italia.
183. Smittia [Phylactella] adpressa SeGuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [III], fig. 14.
1879. Lepralia adpressa Secuenza. Form. terx., pag. 203, tav. XV, fig. 10.
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.).
x
Secondo l’autore, questa specie, rara nelle sabbie zancleane di Terreti, è affine alla ZL. ventricosa
Hass. /Mucronella]; sebbene con qualche dubbio, la riferisco al sottogenere Plylactella per la forma del
peristoma che “ rivolto all'infuori anteriormente, si allarga e si inspessisce ai lati ,.
Naturalmente la specie del Secuenza nulla ha che fare con la Lepralîia adpressa Bx., che è una
Hippoporina.
184. Smittia [Phylactella] macrocephala Srcuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 12.
1879. Lepralia macrocephala Seguenza. Form. terz., pag. 204, tav. XV, fig. 9.
216 A. NEVIANI [102]
Pliocene p. d. — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.).
Questa specie del Secuenza ha molte affinità colla precedente Sm. adpressa Sec. e colla Sm. obe-
liscus Mnz. Per la forma del loro peristoma, che a dire il vero si allontana alquanto da quella tipica di
Phylactella, meriterebbero di formare un gruppo a se, il quale si potrebbe considerare intermedio fra
Phylactella s. s. e Lagenipora.
.Non credo che la L. macrocephala SEG., sia stata citata da altri.
XXXV. Gen. Umbonula Hincks 1880.
185. Umbonula verrucosa Esrer (Cellepora) 1791.
1879. Lepralia verrucosa Waters. Br. Naples, pag. 37.
1882. —_ — Dx Sterani. .Jejo Montalto, pag. 216 (da War.).
Pliocene sup. — Prumo presso Nasiti (plioc., War.; postpl., DE StEF.).
Questa specie rinvenuta fossile in Italia solamente dal Warers ! e da me (NEv., Br. Sardegna, pag.
592, fig. 3 nel testo), è stata molto variamente interpetrata dagli autori, relativamente alla sua esten-
sione. Troppo lungo sarebbe citare i singoli pareri, basta per questo scorrere le sinonimie riportate nel
Syn. catal. dalla JELLY (pag. 267, n. 1675); ricorderò solo che WATERS (Naples, pag. 37) porta a sinonimi
Lepralia (Cellepora) Endlicheri Rss. e L. (Cell.) scarabeus Rss., mentre JELLY non cita la L. Endlicheri;
e che queste due ultime specie vengono da JuLLIEN (Les Costulides, pag. 610) prese a tipo del suo nuovo
genere Colletosia, che è una Cribrilina.
Vivente nell'Atlantico; fossile dal pliocene recente.
186. Umbonula ramulosa Linnro (Cellepora) 1766.
1870. Cellepora ramulosa Manzoni. 4.% contr. brio. foss. îital., pag. 334, tav. V, fig. 29; tav. VI, fig. 30.
1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 207, 296, 329, 371.
1878. Cellepora _ Warers. Bruccoli, pag. 11.
1882. — — De SreranIi. Jejo Montalto, pag. 208, 230 (da See.); pag. 230, 232 (da Mwz.);
pag. 219. i
1887. Celleporaria. — NevianI. /.e contr. geol. Cat., pag. 176.
1895. Umbonula? — — Br. neox., I, pag. 116, 123, 120.
1896. — —_ — Spilinga, pag. 46.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., See.), Caraffa, S. Maria di Ca-
tanzaro, Presinaci, Spilinga (NEv.). i
Pliocene sup. — Pezzo, Cannitello (sicil., See.; postpl., De Ster.; plioc. sup., War., Mnz., NEv.).
Carrubare (postpl., De Srer.), Amato, Valle dei Mulini pr. Monteleone (NEv.).
n p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., See.; postpl. De Ster.), Terreti, Testa del
Prato, Gerace (zancl., SEG.).
1) L’indicazione della località pliocenica di Prumo (Calabria) è stata fatta dal WATERS nella citata monografia
dei briozoi del golfo di Napoli, e manca nell’ elenco di briozoi dati per la stessa località nella memoria Remareks
on the recent geology of Italy, altre volte citata.
[103] A. NEVIANI 217
Hincxs nel suo capolavoro (Brit. Mar. Pol., pag. 401) accenna (nella sinonimia) che la specie omo-
nima descritta dal Manzoni (7. c.) non corrisponde alla specie del Linneo; ma JELLY (Sym. catal., pag. 58,
n.° 397) seguendo l’opinione del WarERS (Naples, pag. 196) riunisce le specie; ma mentre il WATERS pone
in sinonimia la C. ramulosa di Castrocaro (pag. 35, tav. V, fig. 62), la JeLLY la segna dubitativamente;
per quest’ultima però nella mia revisione degli originali del MANzoNI (Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 132)
tolsi ogni dubbio in proposito.
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
187. Umbonula pumicosa Linnro (Cellepora) 1766.
1879. Celleporaria verrucosa Seguenza. Form. terx., pag. 129.
1895. Umbonula? pumicosa Neviani. Br. neox., I, pag. 116.
Pliocene sup. — Cannitello (NEv.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Non sono completamente sicuro se Cell. verrucosa Rss. (Mnz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II pag. 3,
tav. I, fig. 1) sia da riportarsi a Cell. verrucosa Linn., PALL. ecc., e quindi a Cell. pumicosa Linn.
Nei miei appunti sui briozoi delle Puglie (Br. neoz., I pag. 111) e nella monografia sui briozoi della
Farnesina ecc. (pag. 124) posi, seguendo l’avviso di alcuni autori, a sinonimo di questa specie la Le-
pralia (Cell.) ceratomorpha Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 175, tav. III, fig. 6-8), ma questa va cer-
tamente riunita a ZL. monoceros Rss., come ha dimostrato il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15).
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene.
Lepraliae incertae sedis.
188. Lepralia? grandis Secuenza 1879. — Tav. XVII [III], fig. 16.
1879. Lepralia grandis SecueNnza. Form. terx., pag. 199, tav. XV, fig. 4.
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEa.).
Lascio ancora nel gen. Lepralia, non sapendo a quale altro genere ascrivere, la specie del SEGUENZA,
che, secondo l’autore, sarebbe affine alla L. disjuneta, L. annulatopora e L. lucernula. Forse potrebbe
rientrare nel gen. Cyclopora Hxs.
189. Lepralia? microtheca Srcuenza (Eschara) 1879. — Tav. XVII [III], fig. 15.
1879. Eschara microtheca Saauenza. Form. terz., pag. 207, tav. XV, fig. 14.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.).
Trovo molte affinità fra questa specie e la precedente, che pur ha tante analogie con Anarthropora
monodon. Anche questa potrebbe forse riferirsi al genere Cyclopora Hxs.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 28
218 A. NEVIANI [104]
190. Lepralia? gibbosula Manzoni 1869.
1879. Lepralia gibbosula SecueNnza. Form. terz., pag. 204.
— — var. adpressa, bidentata, erecta Secuenza. L. e., pag. 204.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.).
La specie trovasi descritta in MANZONI (3.° contr. brioz. foss. ital., pag. 941, tav. III, fig. 18). Dubito si
possa riportare al gen. Phylactella.
XXXVI. Gen. Costazia NEVIANI 1895.
191. Costazia Costazii Aupovin (Cellepora) 1826.
1870. Cellepora —Hassaliù Manzoni. 4.% contr. br. foss. èt., pag. 339, tav. IV, fig. 22.
1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 329.
1882. — -— . Dr SreranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.).
» Cellepora Costazii _ L. c., pag. 230 (da Mrz.).
1895. Cycloporella /— Neviani. Br. neox., I, pag. 116.
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Carrubare, Amato e Cannitello (plioc. sup., Mnz.,
SEG., NEv.; postpl., De STEr.).
Bella e curiosa specie che trovo citata fossile solamente dai sopra segnati autori. Vivente nel Me-
diterraneo, Mar Rosso, Atlantico ecc.
XXXVII. Gen. Cycloporella NEvianI 1895.
192. Cycloporella costata Mac Guivrar (Cellepora) 1869.
1879. Celleporaria retusa Secuenza. Form. terx., pag. 84, 207, 296.
1882. Cellepora — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 180.
1879. Celleporaria globularis SecueNnza. L. c.} pag. 84, 129.
1882. Cellepora — De Srerani. L.c., pag. 130, 134, 144, 145, 146, 147.
1887. — — NevianI. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 176, 181.
1896. Cyeloporella costata — Spilinga, pag. 47.
Postpliocene — Altipiani del Monteleonese, Spilinga, Presinaci (NEV.).
Pliocene sup. — Carrubare, Valle dei Mulini presso Monteleone (NEV.).
5 p. d. — Gallina (ast., See.), Gerace (zancl., Sea.; pl., De Ster.), Terreti (zancl., SEG.).
Miocene . . — Malochia (elvez., Skc.), Benestare (tort., elvez., SkG.; tort., DE STEF.), Monteleone
(elvez., SeG.), Capo dell’Armi, Vena di Mezzo, Porto Salvo, Rocchetta di Bria-
tico, Punta di St. Arena (tort., DE STEF.).
Specie polimorfa, della quale non è ben certo il riferimento generico; se Cellepora retusa var. cami-
nata War. (War., Naples, pag. 194, tav. XIII, fig. 1;-— Hxs., Adriat., pag. 305, tav. IX, fig. 5), si riporta
realmente a Cell. retusa Mnz. (Castrocaro, pag. 35, tav. V, fig. 59) e non a Cell. Costazii Aup., allora la
Cell. costata M. Giur. andrebbe riferita al gen. Osthimosia.
Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene.
[105] A. NEVIANI 219
193. Cycloporella? crassa Manzoni (Cellepora) 1877.
1879. Celleporaria crassa Seguenza. Form. terx., pag. 129.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Non trovo citata da altri autori questa specie che il MAnzoNI (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., II, pag. 4,
tav. I, fig. 4) trovò fra il materiale proveniente da Lapugy. Ascrivo dubitativamente al mio genere Cy-
cloporella questa specie giacchè il ManzonI dice che le “ cellule ventricose. ... hanno. ... piccola bocca
tondeggiante. ...,.
194. Cycloporella? polythele Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Celleporaria polythele Secuenza. Form. terx., pag. 53, 61, 84, 207.
1885. — — Lovisaro. Terr. terx., pag. 8 (estr.).
1889. — — Neviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 137.
Pliocene p. d. — Terreti, Gerace (zancl., SEG.).
Miocene . .-— Ambutì, Benestare (elvez., SEG.), Guardavalle (langh., SEG.; mioc., NEV.), Stilo (acq.,
SEG.), Belcastro (mioc. m., Lov.).
La Cellepora polythele Reuss è forma per me non ben precisata. Nel 1847 Reuss la trovò nel calcare
di Leitha a Bischofswart (7oss. Pol. Wien. Tert., pag. 77, tav. IX, fig. 18), ma ne diede una descrizione
insufficiente. In seguito (1877) Manzoni studiò questa forma proveniente da varie località del miocene di
Austria ed Ungheria (Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 4, tav. I, fig. 3) ne diede una figura migliore ed
anche una descrizione più soddisfacente; ma non tenne conto di varî caratteri, come sarebbe la natura
dei pori umbonali ed altri. Il FucHs (1883, Beitr. 2. Kenntn. d. Mioc. Aeg. u. d. Lib. Wiiste, pag. 5) la rin-
venne nel miocene del deserto della Libia, e ne fece una nuova varietà (var. subglobosa) basandosi sulla
forma semiglobosa del briozoario; questa varietà fu accettata dal GIoLi (1889, Br. neog. Pianosa, pag. 16)
per le specie provenienti dal miocene di Pianosa. Busxk (1884) avvicina questa specie alla sua Cell. solida
dei mari Australiani (Challenger, pag. 200, tav. XXIX, fig. 12).
Riferisco dubitativamente al mio gen. Cycloporella, per Avere come scrive il ManzONI (1. c., pag. 52)
la bocca subrotonda.
Celleporae incertae sedis !.
195. Cellepora lobulata Warers 1879.
1879. Celleporaria lobatula Secuenza. Form. terx., pag. 329.
1889. — — Neviani. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sec.).
4) Negli autori oltre alle varie specie di CelZepora, riferite più o meno sicuramente a vari generi, trovansi altre
determinazioni che non è possibile decifrare; tali sono:
Celleporaria megalostoma Reuss 1866 (SEGUENZA, Form. terz., pag. 61) dalle molasse langh. di Stilo.
SEGUENZA riporta dubitativamente i suoi esemplari alla specie del Rss. (Septarienth., pag. 180, tav. VIII, fig. 11),
la quale alla sua volta mi sembra molto dubbia e da riferirsi forse ad una Osthimosia. "
Cellepora palmata Micar. 1841 (Lovisato, Terr. terz. Cat., pag. 20 (estr.); — NEVIANI, 4.8 contr. geol. Cat.,
pag. 442) del posterziario di S. Maria di Catanzaro.
Celleporaria pulchra MicHtT. (SEGUENZA, Form. terz., pag. 129) dalle argille tortoniane di Benestare.
220 A. NEVIANI [106]
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEc.; ast. litt., NEV.).
Per errore di trascrizione il SeguENzA stampò /obatula, in luogo di lobulata. Questa specie del WarERS
(Naples, pag. 198, tav. XIV, fig. 3, 4) non è stata citata da altri. Non sapendo al momento a quale dei
nuovi generi riferire questa specie, mantengo l’antico gen. Cellepora.
Fam. Batoporideae.
XXXVIII. Gen. Batopora Reuss 1867.
196. Batopora rosula Reuss (Cellepora) 1847.
1879. Batopora rosula Secuenza. Form. terx., pag. 84, 130.
Miocene — Benestare (tort. ed elvez., SEG.).
Questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 78, tav. IX, fig. 17) è comunissima nelle ar-
gille tortoniane, meno nelle arenarie elveziane di Benestare.
Fossile dall’eocene al pliocene, sembra avere il suo massimo sviluppo nel miocene.
XXXIX. Gen. Conescharellina D'OrsIeny 1851.
197. Conescharellina conica Securnza (Batopora) 1877. — Tav. XVII [II], fig. 17.
1879. Batopora conica Secuenza. Form. terx., pag. 42, tav. IV, fig. 10.
Miocene — Antonimina (strati marini, zona E, piano tongr., SEG.).
Nella mia monografia sui briozoi eocenici di Mosciano (Boll. soc. geol. ital., vol. XIV, pag. 122) par-
lando della mia nuova specie Conescharellina eocoena, riferii la specie del SecuENZA al gen. Conescharellina.
Notisi che la B. conîca See. è specie ben differente della B. conica HANTK.
Fam. Porinideae.
XL. Gen. Tubucellaria D’'OrBIGNY 1851.
198. Tubucellaria opuntioides Parras (Cellularia) 1766.
1879. Cellaria cereoides Secuenza. Form. terx., pag. 196, 224, 367.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene p. d. — Valanidi (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Specie più comune vivente che fossile. È vivente nel Mediterraneo, Atlantico, Mar Rosso, Oceano
indiano, ece.; è fossile dall’eocene. In Italia sembra rara, difatti la trovo citata solo dal SEGUENZA.
199. Tubucellaria Farnesinae Neviani 1895.
1895. Tubucellaria Farnesinae Neviani. Br. neox., II, pag. 232.
[107] A. NEVIANI 221
Postpliocene — Presinaci (NEv.).
Rarissima; un solo frammento corrispondente esattamente a quelli della Farnesina, che mi servirono
a fondare la specie (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 125, tav. VI, fig. 34).
XLI. Gen. Porina D’OrBbIGnY 1851.
200. Porina borealis Busx (Onchopora) 1860.
1896. Porina borealis NevianI. Spilinga, pag. 48, fig. 28 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Di questa specie che rinvenni per la prima volta allo stato fossile in sei località diverse che
vanno, per l'età, dal pliocene (piacenziano) per il plioc. sup. (siciliano) al postpliocene, credo opportuno
riportare l’intiera bibliografia. Noto dapprima che il nome specifico di gracilis dato dal SARS a questa
specie non venne mantenuto dallo SmiTT e successivi autori, perchè già il LAMARCK diede eguale nome
ad altra specie della stessa famiglia, tanto più che il Busk per il primo riconobbe appartenere essa ad
un briozoo cheilostomato, mentre il Sars lo ritenne per un ciclostomato.
1851. Pustulipora gracilis Sars. Reise Lof. Fimn., pag. 146 (26).
1860. Onchopora borealis ’—Bust. Q. J. M. S., vol. VII, pag. 213, tav. XXVIII, fig. 6,7.
1862. Quadricellaria gracilis Sars. Beskr. Pol. Christ., pag. 153 (15).
1864. — — Atper. N. Brith. Pol., pag. 101, tav. II, fig. 9-12.
1867. Anarthropora borealis Suor. Krit. Fort. Skand. Br., pag. 8 e 67, tav. XXIV, fig. 25-29.
1868. Tessaradoma gracile Norman. Shetl. Pol., pag. 309.
1873. _ boreale Smirt. Flor. Br., pag. 32, tav. VI, fig. 143-145.
1880. Porina borealis Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 229, tav. XXXI, fig. 4-6.
1884. Tessaradoma boreale Busx. Challenger, vol. XXX, pag. 174, tav. X.XIV, fig. 8.
1891. Porina borealis NeviAnI. Livorno, e 120 (24), tav. IV, fig. 4-5.
1893. — — = _ 3.2 contr. br. foss. it., pag. 665 (9).
1895. — — — Br. foss. Di nesina, pag. 125 (49).
» — — — Br. neox., II, pag. 240 (16).
1896. — — —_ Spilinga, pag. 48, fig. 28 nel testo.
» — — _ Br. neox., INI, pag. 123 (22).
1898. — — —_ Br. Anzio e Nettuno, pag. 230 (13).
» — — — Br. neox., V, pag. 108 (14).
1900. — — — L.ce., VI, pag. 61 (4), pag. 68 (11).
201. Porina impervia Nevrani 1896. — Tav. XVIII [III], fig. 18,19.
1896. Porina impervia Neviani. Spilinga, pag. 49, fig. 29 nel testo.
» Br. neox., III, pag. 119 (rip.).
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Le maggiori affinità di questa specie, sinora osservata solo a Spilinga e in pochi esemplari, si hanno
colla P. borealis Bx.; sue caratteristiche sono: zoeci fusiformi con orificio circolare o subcircolare, peri-
999 A. NEVIANI [108]
stoma semplice non rilevato; frontale rigonfia nel centro, levigata, senza pori od origelli. Oecio globoso
levigato. Zoario colonnare con zoeci in quattro file, a coppie alterne decussate.
Sottordine Cyclostomata BusK.
Fam. €Crisiideae.
XLII. Gen. Crisia Lamouroux 1816.
In una interessantissima monografia sul gen. Crisîa, pubblicata nel 1891 dal prof. S. F. HARMER
(On the British species of Crisia. Q. Journ. Micr. Sc., vol. XXXII, p. II, new ser., pag. 127-181, tav.
XII), si trovano minutamente studiati tutti i caratteri morfologici e di sviluppo di alcune specie; e da
questi, nuovi caratteri per l'ordinamento tassinomico. Non essendo sempre possibile, trattando delle specie
rinvenute fossili in Calabria, poter dire come si debbono riordinare secondo i concetti messi in evidenza
dallo HarMER, ho preferito seguire l’uso comune, come venne espresso in alcuni dei lavori che sono ve-
nuto citando; frattanto credo sia pregio di questo mio lavoro, il pubblicare qui le sinonimie, come sono
intese dal sopradetto distinto specialista inglese.
1. Orisia denticulata Lamarek (Harmer. Brit. sp. Crisia, pag. 129, tav. XII, fig. 1-5).
Cr. luxata Fremne. Hist. Brit. Anim., 1828, pag. 540.
— Couca. Corn. faun., III, 1844, pag. 99, tav. XVII, fig. 3.
Cr. denticulata M. Enwarps. Mem. s. l. Oristes, 1838, pag. 9, tav. VII, fig. 1.
— Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, p. 284, tav. L, fig. 5, 6.
— Carus. Prodr. faun. Med., II, 1889, pag. 39.
Or. denticulata (pars) Bus. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. IV, fig. 1-4.
— È Hxrs. Br. Mar. Pol., 1880, pag. 422, tav. LVI, fig. 7, 7a.
2. Crisia eburnea Linn. (HarxeRr. Brit. sp. Crisia, pag. 131, tav. XII, fig. 6).
Cr. eburnea Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, pag. 283, tav. L, fig. 3,4.
— Carus. Prodr. F. Med., II, 1889, pag. 38.
— Sw. Hafs-Br. utv. Fettk. Oefr., 1865, pag. 9, tav. I, fig. 15-18.
Cr. eburnea (pars) Smrr. Kréit. Skand. Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 10,11, 13-19.
— Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. II, fig. 1,2; tav. V, fig. 1,2.
_ Hxs. Br. Mar.:Pol., 1880, pag. 420, fig. 21.
Cr. eburnea forma eburnea Smart. Br. mar. reg. arct., 1867, pag. 444, 461.
— — — Rec. Br. Nov-Semlja, 1878, pag. 12.
—_ — — Rec. Br. e mari arctico, 1878, pag. 23.
— aa FreesEe. Beschr. Ost. Br., 1888, pag. 31, tav. II, fig. 18.
3. Crisia aculeata HasssarL (Harmer. Brit. sp. Crisia, pag. 132, tav. XII, fig. 4).
Cr. aculeata Hassanr. Cat. Irish xooph., 1841, pag. 170, tav. VII, fig. 3,4.
— —_ Supl.0 detto, 1841, pag. 366.
— Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, pag. 285.
—_ Suwrt. Bidr. till. kinn. Hafs-Br. utv., 1863, pag. 3.
— JoLter. Contr. hist. Br. Cot. d. France, 1877, pag. 286.
[109]
Cr.
2 Cr.
A. NEVIANI
eburnea var. aculeata Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4.
— _. Hxs. Br. Mar. Pol., 1880, pag. 421, tav. LVI, fig. 5,6.
- — Junun. Br. Hfretat, 1881, pag. 14.
= — Vine. Rep. Ree. Mar. Pol., 1885, pag. 588.
». eburnea Mine Epwarps. Sur 2. Crisies, 1838, pag. 6, tav. VI, fig. 2.
— ?Van Benrpen P. J. Rech. Anat. Br. Ost., 1845, pag. 28, tav. III, fig. 12-16.
». eburnea (pars) Sur. Krit. Skand Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 12a, 125.
:. denticulata (pars) Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1880, pag. 4, tav. III, fig. 1-6.
4. Crisia ramosa Harmer (Brit. sp. Crisia, pag. 134, tav. XII, fig. 10,11).
». cribraria Stimpson. Synops. Mar. Invert. Gr. Manan, 1854, pag. 18, tav. I, fig. Sa-c.
». arctica M. Sars. Geol. 0g Zool. Jagtt. Reise Trondh. Stift., 1863, pag. 31.
. eburnea (pars) Couca. Corn. fauna, III, 1844, pag. 99.
. eburnea (pars) Swrt. Kret. Skand. Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 9 e fig. 6 a pag. 135.
». eburnea var. Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. V, fig. 5-10.
». denticulata (pars) — L.c., pag. 4, tav. II, fig. 3,4.
— Swmt. Krit. Skand. Br., 1865, pag. 141, num. 14-17.
— — Flor. Br., I, 1872, pag. 4, tav. I, fig. 1-5.
— Hxs. Brit. Mar. Pol., 1880, pag. 423.
». denticulata var. tenuis. ViceLius. Cat. Pol. Wil. Barents, 1881-82, pag. 4.
fistulosa Busx (non HeLLer). Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 5, tav. VI A, fig. 1,2.
202. Crisia fistulosa HeLLeR 1867.
1879. Crisia fistulosa Sequenza. Form. terx., pag. 208, 296, 330, 371.
1882. —
1896. —
— Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
— Neviani. Spilinga, pag. 51.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Spilinga (Nev.).
Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
b)
p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti (zancl., SEG.).
223
Questa specie tanto affine alla C. edburrea Linn., che alcuni autori la considerano come sinonimo, è piut-
tosto rara nelle formazioni plioceniche, e più frequente in quelle del pliocene superiore e nel postpliocene.
Vivente nel Mediterraneo, ecc.; fossile dall’eocene.
203. Crisia eburnea Linnro (Sertularia) 1758.
1879. Crisia eburnea Secuenza. Form. terz., pag. 132, 330, 371.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
Miocene . — Benestare (tort., SEG.).
Rara specie che trovo ben di rado citata come fossile, se pure non è stata confusa con la Cr. fistu-
losa HELLER.
Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene.
224
A. NEVIANI [110]
204. Crisia Hornesi Reuss 1847.
1879. Crisia Hornesi Secuenza. Form. terx., pag. 84, 132, 208, 296.
1882. — — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 137, 191, 212 (da Sra.).
ISSO, = — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 141 (da Sre.).
Pliocene — Valanidi, Ardore, Bianconuovo (ast., SEe.), Gallina (ast., SEa.; postpl., De Ster.), Ter-
reti, Testa del Prato, Portigliole, Valle del Mesima, Palmi anal SEG.), Piani della
Melia (zancl., SEe.; plioc., DE StEr.), Stilo (zancl., SEe.; tort., DE STEF.; PIOO, NEV.),
Seminara (zancl., sro tort., DE STEF.).
Miocene — Benestare (tort., elvez., 3a) Malochia (elvez., SEc.).
La Cr. Hornesi Rss. che ha molte affinità con la vivente Cr. denticulata Lx. si può di quest’ ultima
ritenere come l’antenata (NEVIANI, Br. Livorno, pag. 131).
205. Crisia denticulata Laxmarcx (Cellaria) 1816.
1879. Crisia denticulata Secuenza. Form. terz., pag. 371.
Ie == — NevianI. Spilinga, pag. 50.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Spilinga (NEV.).
Rara a Bovetto, comunissima a SPINEA, questa specie vivente nel Mediterraneo e in quasi tutti gli
altri mari, è fossile dal pliocene.
206. Crisia elongata Mine Epwarps 1838.
1879. Crisia elongata SecueNnza. Form. terz., pag. 330.
1882. — — Dx Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
1889. — — Nreviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.).
1896. — _ Spilinga, pag. 51, fig. 30 nel testo.
Postpliocene — Spilinga (Nev.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Ske.; ast. litt., NEv.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postpl., DE STEF.).
A questa specie il SEGUENZA (4. c., pag. 330) aggiunge la var. angustata WAT., ma questa va unita alla
Cr. Edwardsì Rss.
Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal pliocene.
207. Crisia Edwardsi Reuss 1847.
1879. Crisia Edwardsi Seguenza. Form. terx., pag. 84, 132, 208, 296.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da Sra.).
Pliocene p. d. — Valanidi, Gallina (ast., Sea.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . . — Benestare (tort. ed elvez., SEa.), Malochia (elvez., SEG.).
[111] A. NEVIANI 225
Secondo alcuni autori questa specie del Reuss dovrebbe riferirsi alla Cr. elongata M. Epw., var. an-
gustata WarERS (Naples, pag. 269, tav. XXIII, fig. 4).
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene inferiore.
208. Crisia marginata Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 1.
1879. Crisia marginata Secuenza. Form. terz., pag. 132, tav. XII, fig. 26.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Distinta specie con internodi schiacciati e tuboli zoeciali con margine esterno carenato.
Citata solo dal SEGUENZA.
Fam. Tubuliporideae.
XLIII. Gen. Hornera LAmouROoUX 1821.
209. Hornera frondiculata Lam4rcx (Retepora) 1816.
1877. Hornera frondiculata Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 13.
1879. —_ — SecuENzA. Form. terz., pag. 84, 132, 209, 297, 371.
1878. — _ Warers. Bruccoli, pag. 20.
1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 208, 213, 216 (da Se.); pag. 216 (da War.); pag.
180, 220.
1885. — — Lovisaro. Riass. terr. terz., pag. 31 (estr.).
1395 — Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 120, 123; idem, II pag. 232.
1896. — — — L.c., IL, pag. 113.
» — — — Spilinga, pag. 52, fig. 31 nel testo.
ISO = — var. rugosa Seguenza. L. c., pag. 297.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Ravagnese (saar. z. sup., SeG.; postpl., De StEF.), Reggio
(saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar. z. inf., SEG.; postpl., De StEF.), S. Maria di Ca-
tanzaro, Presinaci, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Prumo presso Nasiti (plioc., War.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl., DE StEF.),
Cannitello, Perrera, S. Onofrio (Nev.), Borgia (plioc., Lov.), Caraffa (pl. sup.,
Nev.; plioc., Lov.).
5 p. d. — Gallina, Ardore, Bianco nuovo (ast., SeG.), Valanidi (ast. Sea.; postpl., DE STEF.),
Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Gerace (plioc., War., DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.).
SEGUENZA (0. c., pag. 209) per gli esemplari del zancleano, nota che presentano una variazione, avendo
la faccia posteriore scabra ed irta di papille; a pag. 297 poi, per gli esemplari astiani, nota pure che in
essi la faccia posteriore è rugosa per numerose prominenze; a tale varietà dà il nome di rugosa.
Vivente -nel Mediterraneo, Adriatico ed altri mari; fossile dal miocene inferiore.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. Î 29
226 A. NEVIANI [112]
210. Hornera lichenoides Poxrorrman (Corallium) 1752.
1896. Hornera lichenoides Naviani. Spilinga, pag. 52.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Mai citata fossile prima della sopra detta memoria; probabilmente fu confusa colla H. frondiculata
con la quale ha le massime affinità.
Vive nel Mediterraneo, Atlantico e mari boreali.
211. Hornera hippolytus DrrrancE 1830.
1879. Hornera hippolyius Secuenza. Form. terx., pag. 84, 210, 297, 371.
1882. — — Der StreranI. Jejo Montalto, pag. 208, 212, 213 (da SEa.).
Postpliocene. — Gallina (saar. z. inf., SEc.; postpl., DE STEF.).
Pliocene p. d. — Gallina, Valanidi (ast., Sec.; postpl., De StEF.), Terreti (zancl., SEG.).
Miocene . . — Benestare (elvez., SEG.).
NamIas (Sul valore sìst. di ale. sp. dì Briozoi, pag. 3) osserva come la presente specie debba ritenersi
intermedia fra la H. frondiculata Lamx. e la H. striata M. Epw., anzi che si possa considerare come una
varietà di quest’ultima.
Fossile dal miocene; non si conosce vivente.
212. Hornera striata Mine Epwarps 1838.
1877. Hornera striata Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16.
1879. — — Seuenza. Morm. terx., pag. 209, 297, 371.
1882. — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 208, 212, 213 (da Ses.) ; pag. 216 (da War.).
Postpliocene — (Gallina (saar. z. inf., SEc.; postpl., De StEr.), Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Prumo sotto Nasiti (pl., War.; postpl., DE STEF.).
i p.d. — Gallina, Valanidi (ast., SEG.; postpl., De StEr.), Terreti (zancl., SEG.).
Vedi l’osservazione fatta a proposito della H. hippolytus DEFR.
Vivente nei mari della Nuova Zelanda; fossile dall’oligocene.
213. Hornera concatenata Reuss 1868..
1879. Hornera concatenata Seguenza. Form. terx., pag. 132, 297.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da SEG.).
Pliocene p. d. — Gallina, Valanidi (ast., SEG.; postpl., DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., SEG.).
Questa specie trovata per la prima volta nelle formazioni bartoniane di Crosara (Reuss, Br. Crosara,
pag. 283, tav. XXXV, fig. 5, 6) ci proviene dal cretaceo superiore (PeRGENS, Br. v. Wola Lu zanska,
p. 63; — Br. Garumn. de Faxe, p. 217) ma non è ancora stata indicata vivente.
[113] A. NEVIANI 227
214. Hornera cylindracea Sreuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 2, 3.
1879. Hornera cylindracea Secuenza. Form. terz., pag. 210, tav. XV, fig. 20.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Questa specie rarissima fra le fossili, mi sembra si debba tenere distinta, come già fece il SEGUENZA;
non dò valore alla var. prominens, che l’autore trovò insieme alla specie, e che differisce solo per avere
i tubi zoeciali più prominenti. Della specie così scrive l’autore: “ questa rarissima Hornera forma un brio-
zoario pressochè cilindrico, la superficie anteriore offre i zoeci disposti in quinconce con molta regolarità,
ciascuno di essi è delimitato da due linee rilevate longitudinali, l’apertura circolare presenta un margine
alquanto rilevato e sporgente sulla superficie; due serie di doppie cellule poi si distinguono longitudinal-
mente ai lati e i zoeci sporgono colle loro estremità orali alquanto più degli altri e danno al briozoario
una dentellatura ai due margini rara e breve. La superficie posteriore è un po’ meno convessa ed ornata
da linee rilevate, longitudinali, dicotome, che mettono capo ai zoeci delle serie laterali, e pressochè analoghe
a quelle che offre l’Idmonea vibicata Mnz. La superficie tutta è finamente punteggiata ,,.
215. Hornera serrata Rruss (1868), var. pliocenica Secuenza (1877). — Tav. XIX [IV], fig.8,9.
.
1879. Hornera serrata var. pliocenica Seguenza. Form. terx., pag. 210, tav. XV, fig. 19.
1882. — — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 186 (da SeG.).
Pliocene p. d, — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), S. Agata (zancl., SEG.; plioc., De STEF.).
SEGUENZA differenzia questa varietà dalla specie tipica trovata nel terziario antico di Crosara (Reuss,
Br. Crosara, pag. 285, tav. XXXV, fig. 10, 11) per essere alquanto più gracile, e con pieghe divergenti
meno distinte sulla superficie posteriore.
La H. serrata Rss., nota solo dall’eocene al pliocene, non deve confondersi con la H. serrata MGx.,
nè con la H. serrata D’ORB.
216. Hornera simplex Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 4, 5.
1879. Hornera simplex Secuenza. Form. terx., pag. 132, 210, tav. XII, fig. 27.
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.).
Miocene (Gra Benestare (tort., SEG.).
La specie fu stabilita per il tortoniano di Benestare e per il zancleano di Terreti; è distinta dalla
H. serrata Rss. per essere più gracile, per un minor numero di cellule zoeciali, perchè le pieghe della
faccia posteriore sono meno divergenti, e la superficie è segnata da linee impresse che s’ intersecano in
modo da chiudere degli spazi irregolarmente romboidali allungati, che ricordano in qualche modo quanto
si osserva sulla faccia posteriore delle retepore. L’autore poi nota una var. èmpressa, che sì distinguerebbe
dal tipo miocenico per la scultura più impressa. Non ho creduto opportuno tener distinta questa varietà.
217. Hornera Reussi Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 6, 7.
1879. Hornera. Reussi Secuenza. Form. terx., pag. 84, 132, 209, tav. VIII, fig. 16.
1896. | — — NevwianI. Spilinga, pag. 53.
228 A. NEVIANI [114]
Postpliocene — Spilinga (NEvV.).
Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.).
Corrisponde alla H. Rippolithus Rss. (Mxz., Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., ITI, pag. 8, tav. VI, fig. 23) e non
alla H. hippolitha DEFR.; è poi affine alla H. asperula Rss. (Br. Crosara, pag. 284, tav. XXXV, fig. 8, 9); da
quest’ultima si distingue specialmente per avere più ravvicinati i tubi che la costituiscono, e per avere la
faccia posteriore ornata di costole più grosse, meno numerose, qua e là interrotte e sporgenti in forma
ottusa o acuta, in modo che la superficie ben conservata è spinescente.
Rinvenni questa specie nelle arenarie mioceniche di Fontanazzo (Br. Sardegna, pag. 594).
XLIV. Gen. Crisina D’OrBIGNY 1850.
218. Crisina cancellata GoLpruss (Retepora) 1826.
1879. Idmonea cancellata Secuenza. Form. terx., pag. 85.
Miocene — Benestare (elvez., SEG.).
Rara specie che in Italia, oltre dal SEGUENZA, fu citata solo da me per le arenarie mioceniche di Fon-
tanazzo (Br. Sardegna, pag. 594) e dal Grori per il miocene di Pianosa (Idmonea multipunetata GIoLI,
Br. neog. Pianosa, pag. 7, tav. XIV, fig. 2). Una interessante discussione su questa specie che, nota solo allo
stato fossile, si estende dal cretaceo superiore a tutto il miocene, leggesi in PerGEns et MEUNIER, Br.
Garumn. de Faxe, pag. 214.
XLV. Gen. TAamonea Laimouroux 1821 !.
219. Idmonea pertusa Rnuss 1847.
1879. IAmonea pertusa Seguenza. MPorm. terx., pag. 85, 132, 296.
1882. _ — DeSrterani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Srs.).
Pliocene p.d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.).
Citata dal GroLi per il miocene di Pianosa (Br. ncog. Pianosa, pag. 6), sembra che dal miocene non
si estenda oltre al pliocene.
220. Idmonea fenestrata Busx 1859.
1879. Idmonea fenestrata SeGueNzA. Form. terx., pag. 132.
1895. _ — 2 Neviani. Br. neox., I, pag. 117.
i) Per tutte le specie del gen. [Idmonea, veggasi il mio recente lavoro: Revisione generale deî briozoi fossili
Italiani, I. Idmonee, Boll. soc. geol. ital., vol. XIX, 1900, fasc. 1.°, pag. 10-25, estr. pag. 1-16, nel quale ho dif-
fusamente trattato di tutte le Idmonee fossili italiane.
[115] A. NEVIANI 229
Pliocene sup. — Cannitello (NEv.).
Miocene. . . — Benestare (tort., SEG.).
Rara specie nota solo fra le fossili del miocene e del pliocene; indicata in Italia, oltre dai suddetti
autori, solamente dal Namras per il pliocene Modenese.
221. Idmonea conferta Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 13-15.
1879. Idmonea conferta Secuenza. Form. terz., pag. 209, tav. XV, fig. 17.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEa.).
I caratteri specifici della specie sono: zoari a ramificazione dicotoma; rami brevi, fortemente diver-
genti; le serie zoeciali sono oblique, molto ravvicinate, e constano di 5 tubi; la faccia posteriore è poco
convessa, quasi appianata, con leggieri solchi di accrescimento arcuati, trasversali, irregolari.
Non conosco altre citazioni di questa specie, oltre a quella del suo autore.
222. Idmonea producta Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 10-12.
1879. Jdmonea producta Secuenza. Form. terx., pag. 209, tav. XV, fig. 18.
1887. — — NevianI. 1. contr. geol. Cat., pag. 181.
Postpliocene — Monteleonese (NEV.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.).
Specie affine alla Zam. conferta Sea., e della quale forse è una varietà; ha rami più gracili; la super-
ficie posteriore è più convessa, con rughe trasversali più forti, serie zoeciali meno ravvicinate, più spor-
genti, formate da 4 tubi.
223. Idmonea bacillaris Seguenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 18, 19.
‘ 1879. IAmonea bacillaris Secuenza. Form. terx., pag. 297, tav. XVII, fig. 8.
1882. —_ — De SrerAnI. Jejo Montalto, pag. 212 (da SEG.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEa.).
La specie si distingue per un zoario compresso lateralmente, con un piccolo solco longitudinale da
ciascun lato; ogni serie di zoeci contiene tre soli tubi.
Non conosco altra citazione di questa specie; ho già espresso il dubbio (Br. foss. ital., I Idmonee,
pag. 12 [3]) che si tratti di un esemplare logoro.
224. Idmonea carinata Rormrer 1841. -— Tav. XIX [IV], fig. 23.
1879. Idmonea lineata —Srauenza. Form. terx., pag. 209.
» — carinata? — L.c., pag. 132.
1895. — — Nxviam. Br. neox., I, pag. 123.
230 — A. NEVIANI [116]
Postpliocene — Caraffa (NEv.).
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEa.).
Miocene . . — Benestare (tort., SEG.).
SEGUENZA accettò la determinazione del MANZONI (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., ILI, pag. 5, tav. III fig. 9) nel
tenere distinta la Idm. lineata Haec. dalla Idm. pseudodisticha dello stesso autore; ed anche nel distinguere la
Iam. carinata Roem.; ma PeRGENS et MEUNIER (Br. Garumn. de Faxe, pag. 211) dimostrarono che le suddette
due specie sono sinonime e che ad esse va pure unita Idm. sulcata Haec. PERGENS poi (Rev. Br. cretac.,
pag. 348) riunì /dm. carinata Roem. ad Idm. pseudodisticha Hae.
Tanto gli esemplari di Caraffa, quanto quelli di Benestare corrispondono alla figura data dal MAnzoNI
nella monografia sui briozoi d’Austria ed Ungheria (pag. 5, tav. III, fig. 10).
Fossile dal cretaceo al postpliocene; non si conosce vivente.
225. Idmonea spica Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 20, 21.
1879. IAmonea spica Secuenza. Form. terx., pag. 132, tav. XII, fig. 28.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
x
L'autore dichiara che questa specie è affine alla Idm. lineata HAG. (quindi alla IAm. carinata Rorwm.),
ma che è più gracile, trigona, colla faccia posteriore un po’ convessa e debolmente striata.
Un attento esame sugli esemplari originali, potrebbe forse portare alla fusione di questa specie colla
precedente.
226. Idmonea Seguenzai Neviani 1900. — Tav. XIX [IV], fig. 16, 17.
1879. Idmonea crassa Secuenza. Form. terx., pag. 208, tav. XV, fig. 16.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
SEGUENZA distingue questa specie perchè ha un zoario abbastanza largo e spesso, le larghe serie dei
zoeci, disposte obliquamente e con poca regolarità, constano di un numero variabile di tubicini da 4 a 7;
la faccia posteriore è abbastanza convessa, con linee longitudinali appena discernibili e fornite di solchi,
di rughe e piegature trasversali di accrescimento di varia ed irregolare grandezza. Per il portamento
ricorda il gen. Clavitubigera del D’ OrBIGNY. Per molti riguardi poi, è affine ad Idmonea carinata RoEMER.
A questa specie fui costretto (NEv., Br. foss. ital., I. IAdmonee, pag. 14) cambiare nome, perchè esiste
una Jdmonea crassa D’ORB. (1847).
227. Idmonea brutia Neviani 1900. — Tav. XIX [IV], fig. 22.
1879. Tubulipora seriatopora Secuenza. Form. terx., pag. 211, tav. XV, fig. 23.
1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srg.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.), Piani della Melia (zancl., SEg.; plioc.,
DE STEFANI).
Nel lavoro sui briozoi fossili della Farnesina e Monte Mario (pag. 132) feci osservare che F-
[117] A. NEVIANI 234
lisparsa seriatopora Rss. (MAnzoNI, Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., III, 1877, pag. 6), non era da confon-
dersi con 7ubulipora seriatopora SEG., la quale invece andava riferita ad una IAmonea reptante.
Di questa specie non conosco altre citazioni; i caratteri messi in evidenza dal SEGUENZA, sono: Le
colonie formano delle espansioni incrostanti analogamente alla 7ub. foliacea Rss., e divise come quella in
ramificazioni ed in lobi, che assumono forme più allungate e più snelle; la superficie è coperta di cellule
obliquamente disposte, molto ravvicinate ed ordinate in serie, che si associano parallelamente, disponen-
dosi sopra ciascuna espansione sotto forma pinnata più o meno regolare.
Nel mio lavoro sulle Idmonee fossili Italiane (Boll. soc. geol. ital., vol. XIX, 1900, pag. 22) ho pro-
posto di chiamarla IAmonea brutia.
228. Idmonea atlantica Forpes 1849.
1879. Idmonea atlantica Secuenza. Form. terx., pag. 296, 330.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 230 (da See.).
1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 120.
Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
p. d. — Gallina (ast., See.), Valanidi (ast., Si postpl., DE STEF.).
»
Indicata come rara nelle Calabrie, in genere si può dire abbastanza comune.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; è fossile dal miocene inferiore.
229. IAmonea concava Reuss 1868.
1879. Idmonea concava SeuenzA. Form. terx., pag. 85, 209, 297, 330, 371.
1882. — — DrSrrrani. Jejo Montalto, pag. 123, 208 (da Sra.).
1889. = — Neviani. 3.4 contr. geol. Cat., pag. 142, 152 (da Sra.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., NEV.).
p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., See.; postpl., DE SteF.), Terreti, Testa del
Prato, (zancl., SEG.), Gerace (zancl., SEG.; tort., DE STEF.; plioc., NEV.).
Miocene. . . — Benestare (elv., SEG.).
b))
Abbastanza comune è questa specie che il WarERs (Naples, pag. 271) trovò vivente a Napoli. È fos-
sile dall’oligocene.
230. Idmonea disticha? GoLpruss (Retepora) 1826.
1879. Idmonea disticha? Secuenza. Form. terx., pag. 132.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Oltre alla citazione del SEGUENZA, troviamo in Italia ricordata questa specie dal Grori nel pliocene
di Pianosa (Br. neog. Pianosa, pag. 255) e dal Namras nel pliocene di Vignola e Rio d’Orzo nel Mode-
232 A. NEVIANI [118]
nese (Br. Mod. e Piac., pag. 478) >. Non è improbabile che sia stata confusa con Idm. pseudodisticha Hae.
Fossile dal cretaceo superiore al pliocene; non si conosce vivente.
231. Idmonea gracilis MeneGHINI 1844.
1879. Idmonea gracilis SecuENZA. Form. terz., pag. 209.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Alla specie, SEGUENZA unisce ancora due varietà: exilis, più gracile, con le serie dei zoeci più strette
e più ravvicinate, e feretiuscola, meno distintamente trigona. Descritta minutamente dal MENEGHINI nel
1844 (Pol. tubul. Adriat., p. 12) venne successivamente citata dal D’ORrBIGNY (Zerr. crét., V, p. 846), da
HeLLER (Br. Adriat., p. 120), dal Busk (Cat. Mar. Pol., ILI, pag. 14), dal RicHIARDI (Br. marè Toscana, p. 153)
e da altri, ma non venne mai figurata.
Anche questa specie vivente nel Mediterraneo, è stata trovata fossile solamente dal SEGUENZA.
232. Idmonea triforis HeLLER 1867.
1877. Idmonea triforis Warers. Remarks recent. geol. Italy, pag. 16.
1879. — — SeGueNza. Form. terx., pag. 209, 297, 371.
1882. —_ — DrSrerani. Jejo Montalto, pag. 123, 208 (da Sea.); pag. 216 (da War.).
1889. — — — Nrviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 141 (da Sre.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., Sta.).
Pliocene sup. — Prumo sotto Nasiti (War., postpl., DE STEF.).
n p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., Sec.; postpl., De Srer.), Terreti (zancl., SEG.),
Stilo (zancl., SEG.; tort., De Srer.; ast., NEv.).
Questa specie, affine alla Zdm. gracilis MeH., vivente nel Mediterraneo, si trova indicata come fossile
solo dai sopra riportati autori.
233. Iamonea Meneghinii HeuLer 1867.
1879. Idmonea Meneghini SecueNnza. Form. terx., pag. 330.
1882000 = —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., De STEF.).
Credo che questa sia la sola volta che la specie dedicata al nostro MENEGHINI siasi rinvenuta fossile;
essa è vivente nel Mediterraneo.
234. Idmonea Milneana p’OrbIeny (1839).
1879. Idmonea notomala Secuenza. Form. terx., pag. 330, 371.
1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.).
i) Non Idm. disticha in NEVIANI, Br. Sardegna, pag. 594, che è Zdm. pseudodisticha Hae. o Idm. carinata RonM.
[119] A. NEVIANI 233
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari, sembra rara allo stato fossile; 1° ho riscontrata nel
postpliocene di Livorno (JAm. Targionii Nev., 1.° contr. br. foss. it., pag. 139, tav. IV, fig. 20), e nel pliocene
di Anzio (Br. Anzio e Nettuno, pag. 230).
235. Idmonea serpens Linneo (Tubipora) 1758. — Tav. XIX [IV], fig. 24, 25.
1870. Idmonea serpens Manzoni. 4. contr. br. foss. it., pag. 349, tav. VI, fig. 32.
1879. Tubulipora serpens SecuENZA. Form. terz., pag. 211, 330, 372.
1877. Idmonea insidens Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16.
1882. Tubulipora serpens Da SreranI. Jejo Montalto, pag. 228, 230 (da Srs.).
» IJdmonea — — L.c., pag. 220.
» — @dnsidens — L.c., pag. 216 (da War.).
1895. — serpens Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 123; idem, II pag. 232.
1896. — — _ L.c., III, pag. 113.
» — — — Spilinga, pag. 54, fig. 32 nel testo.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Reg-
gio (saar. z. inf., SeG.), Spilinga, Presinaci (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEF.), Prumo sotto Nasiti
(plioc., War.; postpl., De StEr.), Carrubare (postpl., De StEF.), varie località
presso Reggio (plioc., Mxz.), Amato, Cannitello, S. Onofrio (NEv.).
A p. d. -— Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Gallina (Nev.).
x
E da credere che varie delle altre specie qui elencate, o per lo meno degli esemplari in esse comprese,
sieno da riportarsi a questa specie. La IJAm. insidens Mnz., e la Tubulipora serpens LINN. vennero tenute
distinte solamente perchè si osservarono sotto forma di colonie reptanti.
Specie comune, vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene.
236. Idmonea vibicata Manzoni 1877.
1896. Idmonea vibicata NevianI. Spilinga, pag. 55.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Molto frequente nella sopra citata località, è questa una delle specie che alcuni uniscono alla Zdm.
serpens Linn.
Se Tervia solida JuLL. è realmente sinonimo di Idm. vibicata Mxz., la specie sarebbe vivente nel-
l'Atlantico; fossile dal miocene.
237. Idmonea irregularis MeneGHINI 1844.
1879. Idmonea irregularis Secuenza. Form. terx., pag. 209, 297, 330, 371.
1889. — _ NevianI. 3. contr. geol. Cat., pag. 152 (da SeG.).
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. ; 30
234 A. NEVIANI [120]
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Carrubare (NEv.).
p. d. — Gallina (ast., SeG.), Testa del Prato (zancl., SEG.).
»
Per la irregolarità nella disposizione dei tuboli zoeciali, questa specie viene anche classificata nel gen.
Filisparsa (JeLLY, Syn. catal., pag. 96, n.° 644). Si può difatti ritenere per uno dei termini di passaggio
fra i due generi. La specie non venne figurata dall’ A., ma solo nel 1875 dal Busk (Brit. Mar. Cat., III,
pag. 13, tav. XII, fig. 1-3) e mai più riprodotta successivamente.
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal pliocene.
XLVI. Gen. Tubulipora LAmARCK 1816.
Sottogen. Filisparsa D’OrBIGNY (gen.) 1852.
238. Tubulipora [Filisparsa] varians Rruss 1868.
1879. Filisparsa varians Secuenza. Form. terx., pag. 85, 132, 210, 297, 372.
1882. _ — De SreranI. Jejo Montalto, pag. 123, 222, 213 (da Ske.).
1889. = — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 142 (da SrG.).
1895. —_ _ — Br. neox., I, pag. 120; idem, IIg pag. 232.
1896. — — — Spilinga, pag. 56.
1879. _ biloba SecueNnza. L. c., pag. 85.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Pre-
sinaci, Spilinga, S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti,. Testa del Prato (zancl., SEG.),
Stilo (zancl., SEG.; tort., De StEr.; ast., NEV.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.).
Specie molto comune in Calabria come altrove. Oltre alla Filisparsa (Hornera) biloba Rss., comprende
ancora Hlisparsa Delvauxi Pera. (Waters, N.-It. Br., pag. 157).
Vivente nel Mediterraneo; fossile dall’eocene.
239. Tubulipora [Filisparsa] tubulosa Busx (Hornera) 1875.
1879. Filisparsa tubulosa Seguenza. Form. terx., pag. 297, 372.
1882. — — DrSrrrani. Jejo Montalto, pag. 208 (da SeG.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., Skc.), Valanidi (ast., SEG.; postpl., De STEF.).
Busk (Br. Mar. Cat., ILI, pag. 19, tav. XVIII, fig. 2-4) considera questa specie come varietà della
Hornera violacea Sars. La Filisparsa Delvauxi PerGENS (Br. Rhodos, pag. 6) è dalla JeLLY (Sym. catal.,
pag. 97, n.° 649) unita a questa specie.
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene.
121] he ASTA 235
240. Tubulipora [Filisparsa] lata Seeuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 28.
1879. Filisparsa lata SeGuenza. Form. terz., pag. 210, tav. XV, fig. 22.
1882. — — DeSterani. Jejo Montalto, pag. 186, 191 (da Srg.)..
1896. — — Neviani. Spilinga, pag. 56.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., Sec.), Piani della Melia, S. Agata (zancl.,
SEG.; plioc., DE STEF.).
Gli esemplari da me rinvenuti a Spilinga variano alquanto da quelli tipici del SEGUENZA per non es-
sere molto compressi, nè dilatati; mentre la specie viene così distinta: Briozoario fortemente compresso
e dilatato, ha le faccie appianate ovvero alquanto concava l’anteriore e un po’ convessa la posteriore;
i zoeci numerosi sporgono molto sulla superficie comune ed in forma di tubi cilindrici a larga apertura,
del diametro stesso della cavità e sono poco ordinatamente distribuiti, quantunque pressochè equidistanti;
la superficie esterna è segnata da numerose rughe trasversali arcuate e da più fine striature parallele,
intersecate da linee longitudinali e da esilissime pieghe appena discernibili.
Fossile nel pliocene e postpliocene; non si conosce vivente.
Sottogen. Proboscina Aupouin (gen.) 1826.
241. Tubulipora [Proboscina] ventricosa Busk 1855.
1879. Tubulipora ventricosa Seguenza. Form. terx., pag. 211, 330.
1882. — — Dr SreranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da SkG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Ske.; postpl., DE StEF.).
5 p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
Solamente il SEGUENZA cita come fossile questa specie vivente nell’Atlantico settentrionale e mari
boreali (Busk, Br. Mar. Cat., ILI, pag. 26).
Sottogen. Stomatopora Bronn (gen.) 1825.
242. Tubulipora [Stomatopora] major Jonnsrowx (Alecto) 1847.
1879. Alecto major SeGuenza. Morm. terx., pag. 297.
1896. Tubulipora major Neviani. Br. neox., III, pag. 113.
» - Spilinga, pag. DT.
Postpliocene — Spilinga (NEv.). DI
Pliocene sup. — S. Onofrio, Carrubare (NEv.).
3 p. d. — Gallina (ast., SEG.).
Miocene . . — Vena di Mezzo (NEv.).
236
A. NEVIANI [122]
È una delle più frequenti specie di Sfomatopora, completamente incrostante.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale; fossile dall’eocene.
243
. Tubulipora [Stomatopora] dilatans Jonnsrown (Alecto) 1847.
1879. Alecto dilatans Secuenza. Form. terx., pag. 213.
1882... — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.).
Postpliocene — Ravagnese (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEv.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc.,
De STEF.).
Anche questa specie è abbastanza frequente, ma meno della precedente.
Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal pliocene.
1879.
244.
Tubulipora [Stomatopora] rugulosa Reuss (Aulopora) 1847.
Alecto rugulosa SecueNzA. Form. terz., pag. 133.
Miocene — Benestare (tort., SEG.).
Ben di rado ho trovato citata questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 52, tav. VII,
fig. 19), da non confondersi con Pustulopora rugulosa Mnz. (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., III, pag. 11) che
è una Entalophora. i
Fossile dal miocene; non è nota vivente.
245. Tubulipora [Stomatopora] repens S. Woop 1850.
1877. Alecto repens Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 13.
1879.
1882.
1895.
»
SeGueENzA. Form. terz., pag. 213, 297, 330, 372.
De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 225, 228, 230 (da SEs.).
Cortese. Calabria, pag. 171.
NevianI. Br. neox., I, pag. 117.
1887. JAmonea repens Neviani. 1.° contr. geol. Cat., pag. 181.
dichotoma De Sterani. Jejo Montalto, pag. 144, fig. 5 nel testo.
1879. Alecto echinata SecueNnza. L. c., pag. 86.
1882.
Postpliocene —
Pliocene sup. —
p.d. —
»
Miocene
Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Reg-
gio (saar. z. inf., SEG.), Monteleone (NEv.; postpl., De Ster.), Cannitello (NEV.).
Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Pantani (sicil., SEG.).
Gallina (ast., SeG.), Terreti (zancl., SEG.), Testa del Prato (zancl., SEG.; plioc., CORT.),
Gerace (War., De Srer.), Piani della Melia (zancl., Skc.; plioc., DE STEF.).
Monteleone, Ambutì (elvez., See.), Vena di Mezzo (DE STEF.).
Specie abbastanza frequente, forse alle volte confusa con alcune forme di Idmonea reptanti. Non
sono ben sicuro se la Idmonea repens da me citata, sia realmente una Sfomatopora o non una IAmonea
[123] A, NEVIANI 9237
serpens. A questa specie va unita la Jdmonea dichotoma De Ster. della quale ho esaminato l’esemplare
conservato nel Museo geologico della R. Università di Pisa (Br. foss. ital.; I. IAmonee, pag. 15), difatti
i tuboli sono alquanto. più confusi di quello che non abbia indicato il De STEFANI nella citata figura; tutti
poi sono sporgenti da un cenecio che unisce i tubuli, e sviluppato su di una larga base, che manca com-
pletamente nella figura.
Secondo JELLY ((Sîn. catal., pag. 258) entrerebbero in sinonimia: JAmonea elegans D’ORB., e IAm. Touca-
siana D’ORB. (Prodromus, 2.° vol., pag. 265), ma Vine (Pol. Red Chall, pag. 472) pur facendo sinonime
queste due specie, le separa da 7. repens col nome di Proboscina Toucasiana D’ORB.
Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal miocene.
246. Tubulipora [Stomatopora] deflexa Covcx 1841.
1879. Pustulopora deflera Secuenza. Form. terz., pag. 297, 372.
1882. = — De Srrrani. Jogo Montalto, pag. 212 (da Src.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.).
La omonimia ha fatto spesse volte confondere la .Stomatopora deflera Couca, con la Entalophora de-
fleca Swirt. Al genere Stfomatopora vanno riportate le seguenti citazioni (JELLY, Syn. catal., pag. 255,
n.° 1594):
1880. Stomatopora deflera Hinxs. Br. Mar. Pol., pag. 437, tav. LVII, fig. 4.
1879. Entalophora = — Waters. Naples, pag. 274.
1889. —_ — Prererns. Br. N-O. Med., pag. 6.
1841. Tubulipora — Coucz. Zooph. Cornw., pag. 46.
1844. — — — Corn. faun., ILI, pag. 107, tav. XIX, fig. 4.
1875. Pustulopora — Busxg. Br. Mar. Cat., ILI, pag. 22.
1847. Pustulipora — JoEnsron. Br. xooph., 2.° ed., pag. 279, tav. XLVIII, fig. 5.
1852. — ‘ — Lanpssorova. Br. xooph., pag. 278.
1861. — — Hmcxs. Zooph. Dev. and Cornw., pag. 306 [50].
1868. — — Norman. br. Ass. Rep., pag. 310.
Questa specie, vivente nell’Atlantico settentrionale e nei mari boreali, sarebbe quindi stata trovata
fossile solo dal SEGUENZA.
Sottogen. Tubulipora LAmARCK (senso stretto).
247. Tubulipora flabellaris FasrIcros (Tubipora) 1780. — Tav. XIX [IV], fig. 26.
1879. Tubulipora flabellaris SeGuenza. Form. terx., pag. 85, 212, 297, 330, 372.
1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 216, 228, 230 (da Sre.).
1889. — — NeEvIANI. 3. contr. geol. Cat., pag. 142, 152 (da Srg.).
1895. — — — Br. neox., I, pag. 117.
1896. — —auli — Spilnga, pag. 58.
1879. —_ phalangea Secuenza. L. c., pag. 212, 330, 372.
1882... + — Dx Srerani. L. c., pag. 228, 230 (da Sra.).
238 A. NEVIANI [124]
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE
Ster.), Presinaci, Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEe.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postpl., De StEF.), Cannitello (NEv.).
p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl.,
SEG.; plioc., DE STEF.).
»
Miocene . . — Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.), Vena (NEv.).
È una delle specie più comuni fra i tubuliporidi; in Italia è citata frequentemente come fossile in
varie località. Ho figurato nella Tav. XIX [IV] la varietà osservata a Spilinga.
* Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal miocene.
248. Tubulipora palmata Woop 1850.
1879. Tubulipora palmata Secuenza. Form. terx., pag. 211, 330, 372.
1882. — — Dr Sterani. Jojo Montalto, pag. 191, 228, 230 (da Sra.).
1879. — foliacea Secuenza. L. c., pag. 85, 132, 211, 372, tav. XV, fig. 24.
1882. —_ — Dr Srerani. L. c., pag. 191, 228 (da Sec.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
È p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.;
plioc., DE STEF.).
Miocene . .-— Benestare (tort., SeG.), Malochia, Monteleone (elvez., SEc.).
La 7. palmata e la T. foliacea, che dal SEGUENZA come dal Reuss e MANZONI sono tenute distinte,
vennero già dal PERGENS (Br. Rhodos, pag. 8) riunite in una sola.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari del Nord; fossile dal miocene.
Sottogen. Pavotubigera D’ORBIGNY (gen.) 1852.
249. Tubulipora [Pavotubigera] dimidiata Rruss (Defrancia) 1847. — Tav. XIX [IV], fig. 27.
1896. Tubulipora dimidiata NEVIANI. Spilinga, pag. 59.
Postpliocene — Spilinga, S. Costantino di Mileto (NEV.).
Specie ben distinta, ma rara in Calabria come fuori. Non si conosce vivente; è fossile dal-miocene.
L’esemplare figurato rappresenta una varietà con i zoeci isolati disposti molto più irregolarmente che non
avvenga nella forma tipica.
250. Tubulipora [Pavotubigera] fasciculata Srcuenza 1879.
79. Tubulipora fasciculata Secuenza. Form. terx., pag. 212, tav. XV, fig. 25.
882. — —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SeG.).
{125] A. NEVIANI 239
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Ses.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc.,
DE STEF.).
Specie affine alla 7. dimidiata Rss.; da un ceppo comune irradiano i tubi molto allungati ed asso-
ciati in serie a doppio ordine, che formano lamine elevate, incurvate, variamente flessuose e. si inspes-
siscono verso la periferia acquistando talvolta anche una terza serie di zoeci. I zoari sono presso a poco
circolari, con lamine irregolarmente irradianti; mancano i tubi centrali isolati.
Conviene notare che questa specie non è da confondersi con la Diastopora fasciculata Mac Ginn.,
nè con la Sfomatopora fasciculata Hxs.
251. Tubulipora [Pavotubigera] pluma Rruss (Defrancia) 1847.
1879. Tubulipora pluma Secuenza. Form. terz., pag. 85.
Miocene — Monteleone (elvez., SEG.).
Bene illustrata dal Manzoni (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., III, pag. 20, tav. XVIII, fig. 70; tav. XVII,
fig. 68), questa specie è nota fossile solo nel miocene.
Sottogen. Diastopora Lamouroux (gen.) 1821.
252. Tubulipora [Diastopora] latomarginata n’OrBieny 1852.
1879. Diastopora latomarginata SeGuenza. Form. terx., pag. 212, 297, 330, 372.
1882. — _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 225, 228, 230 (da Sre.).
1879. — sparsa Secuenza. L. c., pag. 85, 133.
» Pustulopora — _ L.c., pag. 132.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reg-
gio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.).
ni p. d. — Gallina (ast., Ske.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia
(zancl., SeG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.).
Questa specie che potrebbe considerarsi come una varietà della 7. flabellaris FABR., 0 come termine
. di passaggio fra Tubulipora tip. e Diastopora, comprende oltre che D. sparsa Rss., Mnz., SEG., anche
Discosparsa complanata Hert., McH., Busx.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal miocene.
253. Tubulipora [Diastopora] simplex Busx (Diastopora) 1859.
1879. Diastopora simplex Seuenza. Form. terx., pag. 213, 330, 372.
1882. — — Dx SteFanI. Jejo Montalto, pag. 213, 228, 230 (da SEG.).
1896. — — Neviam. Spiwlinga, pag. 60.
1879. Defrancia — SeGuenza. L. c., pag. 133.
240
As NEVIANI [126]
Postpliocene — Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.),
Vallelonga, Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., De Ster.), Papiglionti (NEv.).
i p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Gallina (NEv.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Oltre al sopra citato lavoro sui briozoi di Spilinga, vedi pure la monografia sui briozoi fossili della
Farnesina ecc: (pag. 134).
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico ; fossile dal miocene.
254. Tubulipora [Diastopora] fiabellum Reuss 1847.
1879. Diastopora flabellum Secuenza. Form. terx., pag. 85, 213.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEa.).
Miocene. . . — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.).
Nel Syn. catal., JeLLY riunisce questa specie con la precedente; oltre alla monografia sui briozoi dell”
Farnesina (pag. 134), vedi pure: PeRGENS, Br. du Tasmajdan (pag. 5, estr.).
su
i
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene.
255. Tubulipora [Diastopora] nova Prrcens 1886.
1879. Diastopora congesta? Secuenza. Form. terx., pag. 213.
1896. Tabulipora nova Neviani. Spilinga, pag. 61.
Postpliocene — Spilinga (Nev.).
Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.).
Nulla ho da aggiungere a quanto scrissi nel ripetuto lavoro sopra i briozoi di Spilinga.
Fossile dall’eocene inferiore; non si conosce vivente.
256. Tubulipora [Diastopora] obelia Jonnsron 1838.
1879. Diastopora obelia SEGUENZA. Form. terz., pag. 372.
1896. Tubulipora — NevianI. Spilinga, pag. 60.
Postpliocene — Ravagnese, Spilinga, S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.), Bovetto, Reggio
(saar. z. sup. ed inf., SEa.).
Per le citazioni bibliografiche e caratteri di questa specie, rimando il lettore alla mia monografia
briozoi di Spilinga.
Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari boreali; fossile solamente nel postpliocene.
257. Tubulipora [Diastopora] expansa Manzoni 1875.
1896. Tubulipora expansa Neviani. Br. neox., III, pag. 114.
[127] a. NEVIANI . DAI
Pliocene sup. — S. Onofrio presso Monteleone (NEv.).
Nella revisione della memoria del Manzoni sui briozoi di Castrocaro (.2.° contr. br. foss. ital., pag. 132)
espressi l’idea che D. expansa Mxz. si dovesse considerare come una var. della D. obelia JOHNST.; pur
mantenendo distinte esse specie, richiamo la loro affinità.
Fossile nel pliocene; ignota vivente.
258. Tubulipora [Diastopora] patina Lamarck 1816.
1870. Discoporella verrucaria Manzoni. 4. contr. br. foss. îit., pag. 349, tav. VI, fig. 33.
1879. = gr —_ Secuenza. Form. terz., pag. 213, 330.
1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 230 (da Src.).
1889. — _ NevianI. 32 contr. geol. Cat., pag. 152 (da SEG.).
1879. Diastopora patina Secuenza. L. c., pag. 212.
1882. —_ — Dr Sreram. L. c., pag. 191 (da SrG.).
Postpliocene — Ravagnese (NEv.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.;
postpl., De Ster.), varie località presso Reggio (Mnz.).
p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl. SEG.; plioc., DE STEF.).
»
Specie più comune fra le viventi, che fra le fossili. Trovasi nel Mediterraneo, Atlantico settentrio-
nale e boreale, ecc.; è fossile dal pliocene.
259. Tubulipora [Diastopora] striata T. Han (Berenicea) 1855.
1895. Tubulipora striata Neviani. Br. neox., II, pag. 232.
Postpliocene — Presinaci (NEV.). ‘
Rara specie, che è più conosciuta come forma illustrata da MANZONI (Castrocaro, pag. 44, tav. VI,
fig. 74; tav. VII, fig. 79) che da quella dei suoi predecessori. GREGORY in Brit. Jurass. Br. (A. M. N.
H., s. 6, v. XVII, 1896, pag. 44) conservando il gen. Berericea, dichiara non essere la specie dello Harme
la stessa di quella del MANZONI. ;
Non si conosce vivente; è fossile dal giurassico?
260. Tubulipora [Diastopora] congesta n’ OrBIGnY 1847.
1879. Patinella proligera Secuenza. Form. terx., pag. 86, 213.
1884. Berenicea congesta Neviani. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450.
IPostpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEV.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Miocene . .— Benestare (elvez., SEG.).
La Patinella proligera Busk (Crag Pol., pag. 114, tav. XIX, fig. 1; tav. XX, fig. 3) è dallo stesso
Autore unita, per quanto dubitativamente, alla Diastopora congesta (Busx, Br. Mar. Cat., ILI, pag. 29,
tav. XXXI, fig. 5).
Vivente: nell’Atlantico; fossile dal ‘cretaceo.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. î 31
242
A. NEVIANI [128]
261. Tubulipora [Diastopora] stelliformis Reuss (non Mican.) 1847.
1879. Discoporella stelliformis Secuenza. Form. terx., pag. 213.
1882. —_ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sea.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE
STEF.). ’
Ben poche citazioni conosco di questa specie, fossile dal miocene e non vivente.
La Tubulifera stelliformis MicHELIN (1841-42, Icon. zooph., pag. 169, tav. XLVI, fig. 8) è specie ben
diversa.
Sottogen. Mesenteripora BLAINVILLE (gen.) 1834.
262. Tubulipora [Mesenteripora] meandrina S. Woon (Diastopora) 1855.
13879. Mesenteripora eudesiana? Secuenza. Form. terz., pag. 132.
1896. Tubulipora meandrina Neviani. Spilinga, pag. 62.
Postpliocene — Spilinga (NEV.).
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Discussi di questa specie nel sopra citato lavoro sui briozoi di Spilinga; ad esso rimando lo studioso.
Vivente nell'Atlantico settentrionale ; fossile dal cretaceo.
XLVII. Gen. Entalophora Lamouroux 1821.
263. Entalophora proboscidea M. Epwarps (Pustulopora) 1838.
1879. Pustulopora proboscidea Secuenza. Form. terz., pag. 211, 330, 372.
1882. —. — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (do SEG.), 220.
1889. — — NeviAnI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.).
1895. Entalophora COSIMO MO Br. neox., I, pag. 117, 120, 123; idem, II, pag. 232.
1896. — —_ _ Spilinga, pag. 63.
ITA anomala Secuenza. L. c., pag. 85, 211, 297.
1882. — — De Srerani. L. c., pag. 186, 208, 212 (da Sra.).
1879. — attenuata Seuenza. L. c., pag. 84, 132.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., See.), S. Maria di Catanzaro,
Caraffa, Presinaci, Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sec.; ast. litt., Nev.), Carrubare (postpl., De Ster.), Perrera
(NEV.).
Ù) p. d. — Valanidi (ast., SeG.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), S
Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .—- Benestare (tort., elvez., See.), Vena (NEv.).
E questa certamente la più comune e polimorfa specie dei tubuliporidi; nelle memorie calabresi
sopra accennate, la troviamo indicata già con tre nomi specifici diversi; ma nelle lunghe bibliografie date
[129] A. NEVIANI 243
dagli autori (vedi specialmente: JELLY, Syr. catal., pag. 89, n.° 585 = Ental. raripora D’ORB.) il numero
è assai maggiore.
In rapporto al nome specifico da preferirsi, mi piace riportare qui per esteso quanto scrisse il PER-
GENS (Br. d. Senonien d. St. Paterne, d. Lavardin et d. La Ribochere, 1898, pag. 206). La specie si
stende dal giurassico. Questa specie è citata sotto il nome di E. raripora dalla maggior parte degli
autori attuali; ed è pure sotto questo nome che figura nel catalogo di E. C. JeLLY. Contro questa deno-
minazione M. G. DoLLFuss ha già protestato nell’Annuario geologico. Senza dubbio M. Epwarps ha la prio-
rità; il suo esemplare proviene dal Mediterraneo ed è ben descritto e figurato; un cheilostoma, che
JoHNSTON aveva figurato nel 1847 sotto questo nome, e che nell’aspetto esterno gli si rassomiglia, ha
cagionato la confusione; NormAN dichiarò che questa specie del Jonnston, da lui esaminata, è Palmi-
cellaria elegans Arp. La confusione non può dunque essere presa come pretesto per l’impiego del nome
di p’OrBIGNY; quello di M. EpwaArps era d’altronde stato adottato a quest'epoca dal MENEGHINI (1844),
e lo si trova nelle etichette delle collezioni fatte in quei tempi.
Vivente in quasi tutti i mari; fossile dal giurassico.
264. Entalophora regularis Mac Giuvrav 1882. — Tav. XIX [IV], fig. 29.
1879. Pustulopora subverticillata Secuenza. Form. terz., pag, 297.
1882. — — De Srorani. Jejo Montalto, pag. 208 (da Ses.).
1896. Entalophora regularis NevianI. Spilinga, pag. 64.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Pliocene p. d. — Valanidi (ast., SEG.; postpl., DE STEF.).
Non molto comune è questa specie, che varia nella distribuzione dei tuboli zoeciali, cosicchè avvi-
cinandosi, alle volte, ad una disposizione verticillata, le venne dal Busx dato il nome di subverticiMata.
La rinvenni nelle formazioni del pliocene superiore della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 134);
il NamIas la cita a Castellarquato (Br. Mod. e Piac., pag. 481).
Vivente nell'Atlantico; fossile dal pliocene.
265. Entalophora rugosa n’ Orsieny 1852. — Tav. XIX [IV], fig. 30.
1879. Pustulopora rugosa Secuenza. Worm. terz., pag. 297, 372.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da SEG.).
1896. Entalophora — NevianI. Spilinga, pag. 63.
1879. Pustulopora rugulosa SecueNza. L. c., pag. 211.
1882. — _ De Srerani. L. e., pag. 186 (da SEes.).
Postpliocene — Bovetto (saar. s. sup., SEG.), Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEV.).
Pliocene p. d. — Valanidi, Gallina (ast., SeG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl.,
SEc.), St. Agata (zancl., SEG.; plioc., DE StTEF.).
SEGUENZA, mentre segna separatamente P. rugosa D’ORB. e P. rugulosa Mnz., a pag. 297 indica i
due nomi come sinonimi. Un esemplare proveniente dal pliocene superiore di Carrubare, conservato nella
244:
A. NEVIANI [130]
mia privata collezione, ha gli orifici così regolarmente disposti che sono stato lungo tempo in dubbio se
classificarlo in altro genere; ha poi anche molte analogie colla seguente specie.
alla
pas.
Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene.
266. Entalophora pulchella Rruss (Cricopora) 1847.
1879. Pustulopora pulchella Secuenza. Form. terx., pag. 85, 132, 372.
» — — — L.c., pag. 85.
Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Miocene . .-— Benestare (tort., elvez., SEG.).
Come si debba intendere questa specie, è detto chiaramente nelle seguenti due memorie, ove oltre
discussione, trovasi una lunga sinonimia: PERGENS, Lev. Br. Cretac. 1. p., Cycl. Bruxèlle, 1890,
358; — Warers, N.-Ital. Br., II, Cycl. Q. J. G. S., 1892, pag. 158, tav. III, fig. 12.
Fossile dal neocomiano; non è nota vivente.
267. Entalophora clavata Busx (Pustulopora) 1859.
1879. Pustulopora clavata SecueNza. Form. terx., pag. 211.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.).
1896. Entalophora — NevianI. Spilinga, pag. 64.
1879. Pustulopora clavaeformis SecuenzAa. L. c., pag. 211.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.;
plioc., DE STEF.).
Specie rara nelle formazioni calabresi, e di rado è citata in altre località italiane.
Vivente nel Mediterraneo e in altri mari; fossile dal pliocene.
268. Entalophora clavula Reuss (Pustulopora) 1847.
1879. Pustulopora clavula Secuenza. Form. terx., pag. 85, 211.
Pliocene p. d. — Testa del Prato, Terreti (zancl., SEG.).
Miocene . .— Benestare (elvez., SEG.).
La specie fu istituita dal Reuss (ss. Pol. Wien. Tert., pag. 41, tav. VI, fig. 11) per esemplari del
calcare di Leitha di Mòrbisch; il MaAnzonI ne riparlò nella memoria sui Br. foss. mioc. Austr.-Ungh. (pag.
12, tav. XI, fig. 40), citando la stessa località, e Firstpark. Manzoni nello stesso anno 1877, nella me-
moria br. Ehodes (pag. 70, tav. II, fig. 4) cita e figura una Pustulopora clavula? Rss., ma questa è secondo
il PERGENS (Br. Ehodos, pag. 7) da riferirsi a Pustulopora rugulosa Mxz.
Fossile dal miocene, è ignota vivente,
269. Entalophora proboscina Manzoni (Pustulopora) 1877.
1879. Pustulopora proboscina SeGuenzAa. Form. terz., pag. 132, 211, 297.
1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.).
[131] A. NEVIANI 245
Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., De Strer.), Testa del Prato, Piani della Melia (zancl.,
DE STEF.). 3
Miocene . .— Benestare (tort., SEG.).
Non mi è capitato di trovare negli autori alcuna osservazione su questa specie del Manzoni (Br. foss.
mtoc. Austr.-Ung., III, pag. 11, tav. X, fig. 37), che potrebbe anche dubitarsi fosse un cheilostomato.
Fossile nel miocene e nel pliocene; non è vivente.
270. Entalophora palmata Busx (Pustulopora) 1859.
1879. Pustulopora palmata Secuenza. Form. terz., pag. 85, 372.
1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 213 (da Sre.).
Postpliocene — Bovetto (saar. z. inf., SEG.; postpl., DE STEF.).
Miocene . .— Benestare (elvez. Skc.).
Questa specie non deve confondersi con Zubulipora palmata S. W. sinonima a Tub. foliacea Rss.
N
Fossile dal miocene; non è nota vivente.
271. Entalophora subcompressa Rruss 1860.
1879. Pustulopora subcompressa Sequenza. Form. terz., pag. 85.
Miocene — Benestare (elvez., SEc.).
Affine alla Pustul. palmata Busx (Crag Pol., pag. 108, tav. XVIII, fig. 2), venne istituita dal REUSS
(Septarienth., pag. 77, tav. IX, fig. 1,2) per esemplari di Sollingen.
Fossile nell’ eocene e nel miocene.
XLVII. Gen Seguenziella NEVIANI n. g.
‘
Tipo di questo nuovo genere è Patinella Manzoni SEGUENZA (Form. terz., pag. 213, tav. XV, fig. 26),
specie che, accordandomi col suo autore, non si riporta nè al genere Pazirella GraY, nè ad altro dei
ciclostomati. i
Il gen. Patinella è così caratterizzato (Busx, Crag Pol., pag. 114): Polyzoario disciformi, concavo.
Cellulis ad marginem disci ascendentibus, orificio simplici, orbiculari; superficie integra, glabra, subinde
obscure annulata.
Il n. gen. Seguenziella NEv. avrebbe queste caratteristiche: zoario isolato, irregolarmente subconico;
le pareti curve del zoario formano la base di tante lamine erette, che disposte a raggi si dirigono dal
margine verso il centro, mantenendosi l’una dall’altra isolata; ciascuna lamina è costituita da una serie
di zoeci tubulosi diritti, che dal fondo del zoario giungono alla superficie libera pianeggiante; i tubuli
hanno orificio subcircolare.
272. Seguenziella Manzonii Secuenza (Patinella) 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 31, 32.
1879. Patinella Manzonii Secuenza. Form. terx., pag. 213, tav. XV, fig. 26.
246 A. NEVIANI [132]
Pliocene p. d. — Terreti (zancl. SEG.).
Ecco la descrizione lasciata dal SeGuENZA di questa interessante specie, per la quale ho creduto con-
veniente creare un nuovo genere: forma irregolarmente conica e molto allargata, priva di peduncolo,
solcato-striata all’esterno, colla superficie superiore appianata per oltre cinquanta lamine radianti di va-
rissima estensione, le quali partendo dalle pareti si dirigono verso il centro, raggiungendolo soltanto al-
cune, e le altre restandosi a varia distanza, risultando tutte dall’associazione in un unico ordine di tu-
bicelli pressochè retti e verticali. — Larghezza mm. 5,2, altezza mm. 1,9.
XLIX. Gen. Lichenopora DEFRANCE 1823.
273. Lichenopora hispida FLemne (Discopora) 1828.
1879. Discoporella hispida SeGuenza. Form. tera., pag. 213, 297, 330, 372.
1882. _ — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 216, 228, 230 (da SeG.).
1896. Lichenopora = — Neviani. Br. neow., III, pag. 114.
» —_ _ — Spilinga, pag. 65.
1877. Discoporella echinulata Secuenza. L. c., pag. 65.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., See.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE -
SteF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Spilinga (NEV.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl. De Ster.), S. Onofrio (NEev.).
p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl.,
See.; plioc., DE STEF.).
Miocene . .— Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.).
»
SEGUENZA nell’indicare per il miocene di Ambutì e Monteleone, la Discoporella echinulata, e per le
altre formazioni la D. Rispida, commise una semplice distrazione, giacchè a pag. 213, è chiaramente
indicata la sinonimia dei due nomi.
Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene. ,
274. Lichenopora radiata Aunovrn (Melobesia) 1826.
1879. Discoporella radiata Secuenza. Form. terx., pag. 213, 330, 372.
1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 207, 225, 228, 230 (da Sre.).
1895. Lichenopora °— Neviani. Br. neox., I, pag. 121; idem, II, pag. 232.
1896. LE bi 2 IL, Gp LIL 33 III
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup. SeG.; postpl., DE Ster.), S. Co-
stantino di Mileto, Presinaci, S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Archi, Pantani, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl. De Srer.), S. Ono-
frio (NEV.).
5, p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Gallina (NEv.).
Distinta specie piuttosto rara nelle formazioni terziarie d’Italia.
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
[133] A. NEVIANI 247°
275. Lichenopora formosa Rruss (Defrancia) 1847.
1877. Discoporella formosa Seguenza. Form. terx., pag. 85.
Miocene — Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.).
Non so che altri abbia citata questa bella specie trovata dal Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 36,
tav. VI, fig. 3, 4) nel calcare di Leitha di Bischofswart in Moravia.
276. Lichenopora mediterranea BLanvinLe 1884.
1877. Discoporella mediterranea Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16.
i 1878. = - — Bruccoli, pag. 18.
1879. — — SeGuENZA. Form. terx., pag. 330, 372.
1882. _ _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216 (da War.); pag. 230 (da Src.).
1895. Lichenopora — Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 120.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), S. Maria di Catanzaro (NEv.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl. DE StEF.), Cannitello (Nev)., Prumo
presso Nasiti (plioc., War.; postpl., DE STEF.).
Distinta specie vivente nel Mediterraneo, non molto comune allo stato fossile, per quanto cominci
a trovarsi nel miocene.
277. Lichenopora prolifera Reuss (Defrancia) 1847.
1896. Lichenopora prolifera NevianI. Spilinga, pag. 65.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Ho trovato questa specie fossile anche nel pliocene recente della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc.,
pag. 135.), nel Macco di Palo (Br. Anzio e Nettuno, pag. 231) e nell’elveziano di Termofourà (Torino)
(Br. neoz., IV, pag. 49).
Fossile dal miocene inferiore al postpliocene; non è nota vivente.
278. Lichenopora pustulosa n’OrsIGnY (Radiopora) 1847.
1879. Radiopora pustulosa Secuenza. Form. terx., pag. 372.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.).
Molti autori tengono ancora il genere Radiopora distinto da Lichenopora, ma la differenza è minima;
giacchè potrebbe Radiopora dirsi una Lichenopora composta, risultando difatti da tante colonie ciascuna
delle quali è una Zichenopora tipica, e che confluiscono fra loro mantenendo però ben distinte le varie
colonie semplici.
Vivente -nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo.
248
tav.
A. NEVIANI [134]
L. Gen. Domopora D’ORrBIGNY 1847.
279. Domopora truncata Jameson (Millepora) 1811.
1879. Domopora truncata Secuenza. Form. terx., pag. 214.
Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.).
Di questa specie trattò largamente 1’ Hrnoxs nell'opera: Brit. Mar. Pol. (pag. 485, tav. LXIII, fig. 5-9).
Credo che la citazione fatta dal SeGuENZA sia la sola colla quale si indica fossile questa specie.
Vivente nell'Atlantico.
Fam. Cerioporideae.
LI. Gen. Heteropora BranvicLe 1834.
280. Heteropora stellulata Rruss 1847.
1879. Heteropora stellulata Secuenza. Form. terx., pag. 86.
Miocene — Ambutì, Malochia (elvez., SEG.).
Sembra che questa specie sia fossile solamente nel miocene (Rss., oss. Pol. Wien. Tert., pag. 35,
V, fig. 21, 22; — NEv., Br. neoz., IV, pag. 49).
281. Heteropora clavata Gopruss (Ceriopora) 1826.
1879. Heteropora clavata Secuenza. Form. terx., pag. 214.
Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.).
Busx nella monografia sui briozoi del Crag (Cray Pol., pag. 123, tav. XIX, fig. 7), fa sinonimo di
Cer. clavata GoLpe. (Petr. Germ., pag. 36, tav. X, fig. 15) la Heteropora anomalopora Rss. (Foss. Pol. Wien.
Tert., pag. 34, tav. V, fig. 17, 18) e la Ceriopora theleoidea (?) Haec. (Maastr. Kreid., pag. 52, tav. V, fig. 5);
ma non la Heter. (Ditazia) anomalopora Hac. (pag. 49, tav. IV, fig. 9).
Fossile dal cretaceo al pliocene; non-è vivente.
LII. Gen. Crassohornera Warers 1887.
282. Crassohornera arbuscola Reuss (Ceriopora) 1847.
1879. Ceriopora arbusculum Secuenza. Form. terx., pag. 86.
Miocene — Benestare (elvez., Skc.).
‘Quando nel 1895 studiai i briozoi eocenici di Mosciano (pag. 127) dissi come il Waters (Br. cid.
N.-Zealand, pag. 349) notava le maggiori analogie della C. arbusculum Rss. con la sua Crassohornera
Waipukurensis; mi sfuggì allora che lo stesso Warers (N.-It. Br., 1I, pag. 160) riportò la specie del
Reuss al genere Crassohornera.
[135] A. NEVIANI 249
Nella mia 4.* contrib. alla geol. del Catanzarese (Boll. soc. geol. it., 1889, pag. 450) citai una Ceriopora
cavernosa Micart. del postpliocene di S. Maria di Catanzaro; credo si debba riportare alla suddetta specie.
Fossile nell’eocene e nel miocene.
LIII. Gen. Frondipora ImpERATO 1599.
283. Frondipora verrucosa Lamovrovx (Krusensterna) 1821.
1879. Prondipora reticulata Secuenza. Morm. terx., pag. 214, 330, 372.
1882. — — Dr Strrani. Jejo Montalto, pag. 123, 186, 216, 230 (da See.); pag. 232 (da War.).
1889. —_ — NevianI. 3. contr. geol. Cat., pag. 142 (da Sre.).
1895. — VErTUCOSA —_ Br. neox., I, pag. 117.
1896. — — — L.c., IMI, pag. 114.
1878. —_ reticulata forma verrucosa Waters. Bruccoli, pag. 20.
Postpliocene — Bovetto (saar. z. inf., Sec.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEF.),
Reggio (saar. z. inf., SEG.).
Pliocene sup. — Pezzo, Villa San Giovanni (sicil., SEeG.; postpl., De Ster.), Amato, Cannitello
(War., Nev.; postpl., DE SteF), S. Onofrio (NEV.).
p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), S. Agata (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.),
Stilo (zancl., SeG.; tort., De StEF.; plioc., NEV.).
»
Meno frequente della seguente specie; è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene.
284. Frondipora Marsilii MicneLin 1842.
1896. Frondipora Marsiliù Neviani. Spilinga, pag. 66.
Postpliocene — Spilinga (NEv.).
Pliocene sup. — Carrubare (NEv.).
Molto più frequente della specie precedente, colla quale forse gli esemplari studiati da altri autori
sono stati confusi.
Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal miocene.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 32
250
A. NEVIANI
VI.
INDIGERATEABEMIGO
[136]
N. B.- Igeneri edi sottogeneri adottati, e la cui descrizione è compresa nella parte V della memoria, sono
stampati in maruscoLETTO; le specie e varietà adottate e comprese nella stessa parte sono stampate in neretto;
tutte le altre citazioni sono in carattere corrente.
Adeona lamellosa .
ADEONELLA .
Adeonella
A.
» coscinophora var. pliocenica .
» distoma
» lichenoides .
»_ reticulata
ANTEA .
Aetea
» anguina
anguina
recta
‘recta
» ‘sica
Aeteideae i
Alecto castrocarensis
» dilatans
» echinata
» major
» repens .
» rugulosa
Amphiblestrum
ANARTHROPORA
Anarthropora
» borealis
» minuscola
» monodon
» monodon
v >» »%
121,
198,
. 116, 117, 124,
» » forma majuscola .
ARACHNOPUSIA
Arachnopusia
» punctata
Aulopora rugulosa
BACTRIDIUM .
Bactridium
118, 184 [4, 70)
. 179 [65]
129, 135 [15, 21]
135, 179 [21, 65]
. 180 [66]
179 [65
135, 180 [21, 66]
145 [31
128, 131 [14, 17
. 145 [31
129, 131 [7, 8,17
. 145 [31]
129, 131 [8, 17)
SR 1
131, 145 [14, 17, 31
. 202 [88]
. 142, 236 [28, 129]
i -236 [129]
. 142, 235 [28, 121]
236 [2, 3, 10, 122
.236 [122]
. 152 [88]
. 191 [77]
129, 136 [15, 22
.221 [107]
. 191 [77]
O . 191 [77]
. 136, 217 [22, 103]
. 191 [77
. 174 [60]
128, 135 [14, 21]
135, 174 [21, 60]
. 142, 236 [28, 122]
1
. 150 [36]
128, 132 [14, 18]
Bactridium calabrum
» calabrum
» ellipticum
» Manzonii
» Manzonii
BATOPORA . o
Batopora
» conica .
» rosula .
» rosula .
Batoporideae
Berenicea congesta
» striata .
Biflustra delicatula
» excavata
» macrostoma .
» rynchota
» Savarti.
» sulcata.
Brettia
CABEREA
Caberea
» Boryi
» Boryi
» Ellisii
CALLOPORINA
Calloporina . o 0
» decorata
CALPENSIA
Calpensia
» impressa
var. papyracea
Cellaria cereoides .
» cucullata
» denticulata .
» fistulosa
» sinuosa
» »
. 150 [36]
122, 132 [8, 18]
132, 149 [18, 35]
. 150 [36]
. 132 [18]
-220 [106]
130, 140 [16, 26]
. 140, 220 [26, 106]
.220 [106]
SoS . 140 [26]
130, 140, 220 [16, 26, 106]
120, 241 [6, 127]
. 149, 241 [28, 127]
. 157 [43]
117, 160 [3, 46]
SA 3]
158 [44]
. 156 [42]
. 166 [59]
. 148 [34]
. 148 [34]
128, 132 [14, 18]
. 148 [34]
. 132 [18]
. 149 [35]
.. 179 [65]
129, 135 [15, 21]
.123, 135, 179 [9, 21, 65]
8 [S]
128, 134 [14, 20]
121, 129, 134, 163 [7, 8, 20, 49]
134, 164 [20, 50]
. + 220 [106]
134, 165 [20, 51]
. 140, 224 [26, 110]
183 [69]
117, 168 [3, 54]
[137]
»
UV Vv 5 YU vv uv Vv vw Ss % % w x
U xs YU YU sv YU YU YU Vv “ “
v sv “
“ vv »
“ yu % »
w 5% % U % » Vv »”
A. NEVIANI
Cellepora angulosa 133, 160 [19, 46] | Celleporae incertae sedis
appendiculata 133, 159 [19, 45] | Celleporaria coronopus .
arrecta 139, 212, 213 [25, 98, 99 » Crassa .
Barrandei 7 135, 177 [21, 63] » digitata
Barrandi x . 177 [63 » edax
birostrata 138, 203 [24, 89] » globularis
ceratomorpha . 182, 217 [68, 103 » Hassalii
cervicornis 7 . 124 [10 » lobatula
ciliata . 135, 176 [21, 62] » megalostoma
coccinea 138, 209 [24, 95] » polythele
confluens 0 . 161 [47]: » pulchra
coronopus ò 117, 194, 138, 203 [3, 10, 24, 89] » ramulosa
costata . 139, 218 5, 104] » retusa .
Costazii . 139, 218 [25, 104] » Sp. 6
crassa . . 139, 219 [25, 105 » systolostoma.
decorata 135, 179 [21, 65] » tubigera
digitata 137, 200 [23, 86] » verrucosa .
edax 136, 186 [22, 72] | Cellularia opuntioides .
elliptica 132, 153 [18, 39] | Cellularideae
Endlicheri , . 216 [102] | Ceriopora arbuscola
fenestrata 133, 157 [19, 43 » arbusculum .
formosa 133, 163 [19, 49] » Cavernosa
globularis ‘116, 117, 218 [2, 3, 104 » clavata.
Hassalii 119, 218 [5, 104 » theleoidea
hippocrepis . 134, 166 [20, 52] | Cerioporideae .
lobulata .219 [105] | Chaperia
lobulata ; 0 . 140 [26] » acanthina
loxopora . 133, 157 [19, 43 » albispina
Malusi . 135, 175 [21, 61 » annulus
megolata 139, 212 [25, 98] » capensis
monoceros 182 [68] » cervicornis
otophora 196 [82] » spinosa
palmata 118, 219 [4, 105] | Cheilostomata
Partschi 135, 181 [21, 67] | CHoRIZOPORA
polythele o . 139, 219 [25, 105] | Chorizopora
» var. subglobosa . .219 [105 » Brongniarti .
pumicosa 124, 139, 182, 217 [10, 25, 68, 103] » Brongniarti .
ramulosa 119, 125, 139, 216 [5, 11, 25, 102] | Clavitubigera
rarecostata 0 134, 172 o, 58] | Colletosia
retusa . 117, 204, 218 [3, 90, 104) » Endlicheri
» var. caminata È ; .218 [104] » scarabeus
rosula . , 140, 220 [26, 106] | CONESCHARELLINA.
scarabeus .216 [102] | Conescharellina
schizogaster . 137, 201 [23, 87] » conica .
serrulata . 211 [97%] » conica .
solida .219 [105] » eocoena
Sp. o ; 119 [5] | Corallina lichenoides
systolostoma . . 206 [92] | Corallium »
tenella . . 195 [81] | Costazia
tenuisulca 6 . 161 [47] | Costazia
tubigera 119, 120, 125, 203 [5, 6, 11, 89] » Costazii
venusta . 139, 214 25, 100] » Costazii
verrucosa, . 139, 216 [25, 102] CRASSOHORNERA
DO
(S)|
(ae
219 [105]
119, 203 [5, 89]
219 [105]
. 200 [86]
. 186 [79]
119, 218 [5, 104]
218 [104]
219 [105]
219 [105]
219 [105]
219 [105]
119, 216 [5, 109]
218 [104]
° 118 [4]
. 206 [99]
. 203 [89]
. 217 [103]
. 140, 220 [26, 106]
128, 132, 148 [14, 18, 34]
. 143, 248 [29, 134]
248 [134]
120, 249 [6, 135]
. 143, 248 [29, 134]
; 248 [134]
130, 143, 248 [16, 29, 134]
151, 152 [37, 38]
128, 131, 145 pa, IU
; . 175 [
129, 135 [15, 21]
175 [61]
]
]
121, 122, 123, 135 (7, 8,9, 21
0 ERO MIE
170 [56]
216 [102]
216 [102]
1 220 [106]
130, 140 [16, 26]
220 [106]
140 [26]
220 [106]
140 [26]
226 [119]
218 [104]
129, 139 [15, 25]
218 [104]
139 [25]
248 [134]
Crassohornera
» arbuscola
» arbuscola
» Waipukurensis
CRIBRILINA
Cribrilina
» sia
» elegantissima
» figularis
» figularis
» Gattyae
» Gattyae
» punctata
» punctata
» radiata
» radiata
Cribrilinideae
Cribrillina radiata
» scripta.
Cricopora pulchella
CRISIA .
Crisia .
» aculeata
» arctica .
» Boryi
» cribraria
» denticulata .
» denticulata
» eburnea
» eburnea G
» » Var. Re oicala
» Edwardsi
» Edwardsi
» elongata
» elongata
» » var. angustata
» fistulosa
» fistulosa
» ‘Hornesi
» Hornesi
» luxata .
» marginata
» marginata
» ramosa .
Crisiideae
CRISINA
Crisina.
A. NEVIANI
130, 143 [16,
248 [134
. 143
248 [134
170
198, 134 [14
173
134
| 1a
‘191, 122, 134 [T7,
i ina
135
174
118, 135 [4,
170
121, 122, 123, 134 [7, 8,9,
» » var. innominata . .
innominata
rarecostata .
rarecostata
vascula
vascula
171
118, 134 [4,
SUO
134
171
SERIE 134 [20
128, 134, 169 [14, 20,
170
116, 170 [2,
. 142, 244 [p8,
999
130, 140 106
Ia)
_N 5
do
132, 148 [18
LO DD
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123, 140, 222 [9,
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5)
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0 [26]
29]
[29]
56
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59
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[58]
8, 20]
60
21]
[60
21]
56
20
57]
20
[58]
20
[57]
55]
56
56]
130
[108
, 26
108
109]
, 34]
109
[110]
108
109]
108
109
[110
110]
‘193, 194, 140 [9,
(so) DD DD È
O mE N ND
Dv 5 OD
130, 140, 222 [16,
DD
(o)
DD
130, 141 [16
, 27
Crisina cancellata
» cancellata
Cumulipora granosa
» transilvanica
CUPULARIA
Cupularia.
» canariensis .
» canariensis
» doma
» Haidingeri
» intermedia
» Oweni .
» Reussiana
» Reussiana
» umbellata
» umbellata
CYCLOPORELLA
Cycloporella .
» ?crassa
» ? erassa
» costata
» Costata .
» Costazii
» ? polythele
» ? polythele
Cyclostomata
Defrancia dimidiata
» formosa
» pluma .
» prolifera
» simplex
Diachoris patellaria.
DIASTOPORA .
Diastopora
» congesta
» expansa
» fasciculata
» flabellum
» latomarginata
» meandrina
» nova
» Obelia .
» patina .
» simplex
» Sparsa .
» stelliformis
» Striata .
Didymia
Dimetopia
DIPORULA
[138]
228 [114]
141 [27]
118, 207 [4, 93]
135, 178 [21, 64]
168 [54]
128, 134 [14, 20]
121, 134 [7, 20]
168 [54]
134 [20]
218 [104]
129, 139 15, 25]
219 [105]
139 [25]
218 [104]
123, 139 [9, 25]
121, 218 [7, 104]
219 [105]
139 P
9]
130, 140, 222 [16, 26, 108]
123,
123,
128,
129,
142, 238 [28, 124]
143, 247 [29, 133]
142, 239 [28, 125]
143 [29]
239 [125]
162 [48]
239 [125]
. 130, 142 [16, 28]
142, 240 [28, 126]
142, 240 (88, 196]
239 [125]
142, 240 [28, 126]
142, 239 [28, 125]
142, 242 [28, 128]
142, 240 [9, 28, 126]
142, 240 [9, 28, 126]
l 142 [28]
142, 239 [9, 28, 125]
i 239 [125]
142, 242 [28, 128]
142, 241 [8, 28, 127]
i 148 [34]
148 [34]
180 [66]
[139]
Diporula .
Adae
gastropora
impressa var. pyriformis
Manzonii
Partschi
verrucosa
Diploecium .
Discoflustrella doma
Discopora hispida
»
Discoporella cdiitaaivio,
Discosparsa complanata
Ditaxia anomalopora
trispinosa
formosa
hispida.
mediterranea
radiata .
stelliformis
verrucaria
Domopora
Domopora
»
»
truncata
truncata
Electra.
ENTALOPHORA
Entalophora .
»
»
anomala
attenuata
clavula
clavula
clavata
clavata
deflexa
palmata
palmata
proboscidea .
proboscidea .
proboscina
proboscina
pulchella
pulchella
raripora
regularis
regularis
rugosa
rugosa
rugulosa
subcompressa
subcompressa
.121, 12, 193, 135, 180 [7, 8, 9, 21, 66
A. NEVIANI
129, 135 (15, 21]
123, 135, 181 [9, 21, 67]
135, 181 [21, 67]
135, 181 [21, 67]
.123, 135, 181 [9, 21, 67
135, 181 [21, 67)
148 [34]
169 [55]
143, 246 [29, 132]
138, 207 [24, 93]
246 [132]
247 |133]
A D461132)
. 125, 247 [11, 133]
246 [132]
242 [128]
119, 241 [5, 127]
239 [125]
248 [134]
248 [134]
130, 143 (16, 29
248 [134
143 [29]
151 [37]
. 242 [128]
130, 142 [16, 28]
249 [228]
242 [128
244 [130]
143 [29]
244 [130]
123, 142 [9, 28]
237 [123]
245 [131]
143 [29]
249 [128]
121, 192, 123, 142 [7, 8,9, 28]
244 [130]
143 [29]
244 [130]
142 [28
243 [129]
243 [129]
123, ti [9, 28
243
193, mE
b)
[129
[9, 28
236 [122
245 [131
9298
143 [29]
Eschara biaperta .
253
137, 195 [23, 81]
» cervicornis 117, 125, 208 [3, 11, 94]
» columnaris ; 0 180 [66]
» conferta 138, 208 [24, 94]
» coscinophora var. plicenica 179 [65]
» diplostoma . 180 [66]
» fistulosa .134, ‘186, 167, 182 [20, 22, 53, 68]
» foliacea 118, 119, 184 (a, 5, 70]
» » var. fascialis 1 125 [11]
» impressa 134, 163 [20,. 49]
» incisa . 193 [79]
» lichenoides 178 [64]
» lunaris. 125, 180 [11, 66]
» macrochila 137, 201 [23, 87]
» microtheca . 139, 217 [25, 103]
» monilifera 137, 197 |23, 83]
» Pallasiana 136, 184 [22, 70]
» Pallasii 179 [65]
» patellaria 133, 162 [19, 48]
» pavonella 139, 211 [25, 97]
» pertusa 117, 125, 186 [3, 11, 72]
» polystomella . 135, 178 [21, 64]
» quatrilatera . 197 [83]
» radiata. 6 0 134, 170 [20, 56]
» regularis 120, 139, 211, 214 [6, 25, 97, 100]
» reticulata o o , 180 [66]
» Sedgwicki . 139, 214 [25, 100]
SMS p ANO 120, 124 [6, 10]
» tessulata 136, 187 [22, 73]
» undulata 5 208 [94]
» varians 120, 208 [6, 94]
» variolata 137, 193 [23, 79]
» Verrucosa 135, 180 (21, 66]
» vulgaris 137, 196 [23, 89]
Escharina elegans 137, 192 [23, 78]
» Sp. . 120 [6]
Escharipora stellulata . c o 191 [77]
Eucrateideae 128, 131, 146 [14, 17, 32]
F.
Farcimia 134, 168 [20, 54]
FENESTRULINA +» 175 [61]
Fenestrulina 129 [15
» Barrandei 6 135, 177 [21, 63]
» ciliata . 123, 135, 176 [9, 21, 62
» var. Castrocarensis
122; 135, 106) [D, 21, 62]
» » » Morrisiana 122, 123,135, 1778 9,21, 63]
» Malusi . 121, 122, 135, 175 [7, 8, 21, 61]
» inamoena 135, 177 [21, 63
FIGULARIA o 0 172 [58]
Figularia 128, 134, 170[14, 20, 56]
» degna 134, 173 [20, 59]
254
Figularia figularis
FILISPARSA .
Filisparsa
» biloba .
» Delvauxi
» irregularis
» lata
» seriatopora
» tubulosa
» varians 122, 123, 141, 234 [8,9,27, 120]
FLUSTRA . 0 0 151 [37].
Flustra . c 128, 132 [14, 18
» Brongniarti . 135, 175 [21, 61
» coriacea 134, 166 [20, 52]
» denticulata . 151 [37]
» denticulata . ò 132 [18]
» Dumerili 133, 158 [19, 44]
» Dutertrei 137, 197 [23, 83]
» Lacroixi 133, 156 (19, 42)
» lineata 132, 154 [18, 40]
» Rosselii 133, 161 [1 19, 47]
» Savarti 133, 156 [19, 42]
» trifolium 133, 158 [19, 44]
Flustrella? sp. 120 [6]
Flustrellaria hexagona . 161 [47
» macrostoma . 157 [43]
» trapezoidea . 161 [47
FRONDIPORA . 249 [135]
Frondipora 130, 143 [16, 29
» Marsilii 249 [135
» Marsilii 123, 143 [9, 29
» reticulata 249 [135
» » formaverrucosa . 125 [11]
» Sp. 119 [5]
» Verrucosa ò 249 [135]
» verrucosa ‘191, 122, 143 [7, 8, 29]
G.
GARGANTUA . 165 [51]
Gargantua 128, 134 [14, 20]
» coriacea 121 [17]
» cucullata
» hippocrepis .
GEMELLARIA .
Gemellaria
» prima .
» punctata
» punctata
Gemellariadae
Gymnolaemata
A. NEVIANI
121, 122, 134, 172 [7, 8, 20, 58]
i 234 [120]
130, 141 [16, 27]
234 [120]
234 [120]
234 [120]
123, 141, 235 [9, 27, 121]
) 231 [117]
141, 234 [27, 120]
134, 165 [20, 51]
121, 184, 166 [7, 20, 52]
UST 148 [34]
128, 132 [14, 18]
ì 148 [34]
]
8]
4]
1]
I
iS
HECKELIA
Heckelia
» violacea
» »
Hemieschera imbellis
» sanguinea
Var. MnGilcenici
[140]
177 [63]
129, 135 [15, 21]
122, 135, 177 [8, 21, 63]
135, 178 [21, 64]
136, 186 [22, 72]
137, 199 [23, 85]
» trapezoidea . ARIAS . 5 160 [46]
» varians 157 [43]
HETEROPORA 248 [134]
Heteropora 130, 143 [16, 29)
» anamalopora 248 [134]
» clavata 248 [134]
» clavata 143 [29]
» stellulata 248 [134]
» Stellulata 143 [29]
Heteroporella? sp. 120 [6]
HiPPOPORINA 183 [69]
Hippoporina 129, 136 [15, 22]
» adpressa 5 185 [71]
» adpressa. 121, 122, 193, 136, 215 [7,8, 9, 22, 101]
» anisostoma . 184 [70]
» anisostoma 136 [22]
» areolata 183 [69]
» areolata 136 [22]
» circumcincta 187 [13]
» circumcincta 123, 136 [9, 22]
» complanata . 183 [69]
» complanata . 136, 167 [22, 53]
» depressa 186 [72]
» depressa 136 [22]
» edax 186 [72]
» edax 136 [22]
» foliacea 184 [70]
» foliacea (191, ‘199, ‘1386 [7, 8, 22]
» imbellis ° 186 [72]
» imbellis 121, 129, 123, 136 [7, 8, 9, 22]
» incisa . 0 o 193 [79]
» integra 188 [74]
» integra 122, 136 [8, 22]
» Pallasiana 184 [70]
» Pallasiana 121, 136 [7, 22]
» planiceps 184 [70]
» planiceps 136 [22]
» Spilingae 185 [71]
» Spilingae 123, 136 [9, 22]
tessulata 187 [73]
» tessulata 136 [22]
HipPOTHOA 146 [32]
Hippothoa 128, 131 (14, 17]
» catenularia
» divaricata
118, 125, 153 [4, 11,39]
DARCI 146 [39]
[141] A. NEVIANI 955
Hippothoa divaricata 131 [17] | Idamonea disticha ? 231 [117]
» flagellum o ; 146 [32] » disticha? 141, 232 [27, 118]
>» flagellum 118, 131 |4, 17] » elegans 237 [123]
HoRNERA 225 [111] » fenestrata 228 [114]
Hornera 130, 140 [16, 26] » fenestrata 121, 141 [7, 27]
» asperula o 228 [114] » gracilis 232 [118]
» biloba . 234 [120] » gracilis 141 [27]
» concatenata 226 [112] » » var. exilis 232 [118]
» concatenata . 140 [26] » » » teretiuscola o 232 [118]
» Ccylindracea . 227 [113 » insidens 125, 233 [11, 119]
» Cylindracea . 0 141 [27] » irregularis È 233 [119]
» » var. prominens 227 [113] » irregularis 141 [27]
» frondiculata à . ; ; 225 [111] » lineata 229 [115]
» frondiculata . 117, 118, 121, 122, 123, 124, » Meneghinii . 232 [118]
125,140 [8, 4, 7, 8,9, 10,11, 26]|, » Meneghinii . 141 [27]
» » var.rugosa 0 a 0 225 [111] » Milneana 232 [118]
» hippolitha 228 [114] » Milneana 141 [27]
» hippolithus . 226 [112] » multipuncetata . 228 [114]
» hippolithus . 140, 228:[26, 114] » notomala 232 |118]
». lichenoides . 226 [112] » pertusa 2928 [114]
» lichenoides 123, 140 [9, 26] » pertusa 141 [27]
» Reussi. 227 [113] » producta £ 229 [115]
» Reussi . È 5 123, 141 [9, 27] » producta 119, 141 [5, 27]
» serrata var. pliocenica. 227 [113] » pseudodisticha 230, 232 (116, 118]
» serrata var. pliocenica . 141 [27] » repens . 119, 236 [5, 122]
» simplex 227 [113] » Seguenzai 230 [116]
» simplex ; 141 [27] » Seguenzai 141 [27]
» » var. impressa 227 [113] » Serpens c . o 0 233 [119]
» striata. i 2296 [112] | » serpens 117, 119, 121, 122, 123, 141 [3, 5, 7,8,9, 27]
» striata . 123, 125, 140 [9, 11, 26] » Spica ; : i, 230 [116]
» tubulosa 141, 234 [27, 120] » Spica 141 [27]
» violacea 234 [120] » sulcata. 230 [116]
Huxleya 148 [34] » Targionii 233 [119]
» Toucasiana . 237 [123]
I » triforis. 232 [118]
p » triforis. 125, 141 (11, 27]
IpMonEA 228 [114] » vibicata c 233 [119]
Tamonea 130, 141 [16, 27) » vibicata 123, 141, 227 [9, 27, 113]
» atlantica 231 [117]
» atlantica 121, 141 [7, 27)
» bacillaris 229 [115]
» bacillaris 141 [27] | Krusensterna verrucosa 143, 249 [29, 135]
» brutia . 230 [116]
» brutia . 141 [27]
» cancellata 228 [114]
» carinata o , o 229 [115] | LAGHNIPORA. 190 [76]
» carinata 121, 141, 230, 232 [7, 27, 116, 118] | Lagenipora . 129, 136 [15, 22]
» concava 0 0 0 231 [117] » minuta. 190 [76]
» concava 141 [27] » minuta. 1292, 136 [8, 22]
» conferta 229 [115] » var. tuba 190 [76]
» conferta 141 [27] » » tuba 136 [22]
» crassa . 230 [116] » pustulosa 190 [76]
» dichotoma 116, 236 [2, 122] » pustulosa 136 [22]
256
Lepralia adpressa.
» anisostoma
» ansata .
» » var. laevis
» annulatopora
» areolata
» arrecta .
» asperrima
» auriculata
» ‘aurita .
» Barrandei
» biaperta
» bicornis
» brachicephala
» Brongniarti .
» calabra.
» ceratomorpha
» cheilostoma .
» chilopora
» ciliata .
» » Var.
» coccinea o
» » var. antiqua
» » » gracilis n
-» complanata .
» congesta
» coronata
» crassa .
» crassilabra
» cribrilina?
» cucullata
» cupulata
» decorata
» deltostoma
» depressa
» disjuneta
» distoma
» Dohrni
» Endlicheri
» Edwardsiana
» elegantissima
» elegantula
» eximia.
» figularis
» fissa
» foliacea
» formosa
» » Var. Binicia
» fulgurans . .
» gastropora
» Gattyae
» ? gibbosula .
» gibbosula
136, 139, 185, 215 [22, 25, 1, 101
118, 197, 213 [4, 83, 99
118, 125, 176 [4, 11, 62]
136, 183, 217[22, 69, 103
A. NEVIANI
136, 184 [29, 70
197 [88]
191, 217 [T77, 108
136, 183 [22, 69]
. 212, 213 [98, 99
| 117, 185 [8, 71]
137, 201 [23, 87
197 [83]
177 [63
7 195 [81
. 139, 215 [25, 101]
197 [83
175 [61]
118, 176 [4, 62
. 182, 217 [68, 103
138, 207 [24, 93]
190 [76
118 [4
125, 209 [11, 95
209 [95]
209 [95
136, 183 [22, 69]
137, 200 [23, 86]
118, 175 [4, 61
137, 195 [23, 81]
195 [81]
i 170 [56]
138, 209 [24, 95]
185 [71
119, 179 [5, 65]
137, 194 [28, 80
136, 186 [22, 72]
180 [66]
187 [73]
. 216 [109]
137, 200 [23, 86]
118, 184, 173 [4, 20, 59
118, 139, 213 [4, 25, 99]
118, 169 [4, 55]
134, 172 [2O, 58]
138, 202 [24, 88]
184 [70]
179 [65]
179 [65]
138, 210 [24, 96]
135, 181 [31, 67]
185, 174 [21, 60]
218 [104]
139 [25
Lepralia goniostoma
Gonversi
? grandis
grandis "
granoso-porosa
Haueri .
Hyndmanni .
imbellis
impressa
inamoena
incisa
innominata .
insignis
intricata
lata
lichenoides
ligulata
linearis
lucernula
macrocephala
macropora
Malusi .
Marionensis .
marmorea
megalota
micans .
? microtheca .
microtheca
minuta
minutissima .
mitrata
» Var. ione
1140]
137, 192 [23, 78]
137, 199 [23, 85]
139 [25]
137, 194 [23, 80]
i 172 [58]
137, 195 (23, 81]
212 [98]
182 {68]
135, 177 [21, 63]
193 [79]
134, 171 [20, 57]
219, 213 [98, 99]
172 [58]
120, 185 [6, 71]
178 [64]
119, 207 [5, 98]
. 118, 137, 194 [4, 23, 8
0]
191, 217 |77, 103]
139, 215 [25, 101]
191 [77]
175 [61]
138, 207 [24, 93]
138, 207 ni SI
212 [98]
196 o
217 [103]
139 [25]
136, 190 [22, 76]
136, 188 [22, 74]
118, 171 [4,57]
171 [57]
monoceros 116, 136, 174, 182, 217 [2, 22, 60, 68, 103]
monodon
Morrisiana
nitida .
obeliscus
obvia
otophora
Pallasiana
Partschii
Peachi
pertusa
planata
planiceps
planicosta
pleuropora
polystomella .
pratensis
pteropora
punctata
pustulosa
pyriformis
136, 191 [22, 77]
. 119, 135, 177 [5, 21, 63]
134, 169 |20, 55]
139, 215 |25, 101]
119, 137, 193 [5, 23, 79]
196, 197 [82, 83]
184 [70]
181 [67]
139, 212 [25, 98]
À 199 [85]
137, 199 [23, 85]
136, 184 [22, 70]
170 [56]
176 [62]
178 [64]
; 201 [87]
118, 120, 209 [4, 6, 95]
174 [60]
136, 190 [22, 76]
135, 181 [21, 67]
217 [103] —
[143] A. NEVIANI 257
Lepralia radiata 171 [57] | Lichenopora mediterranea . 247 [133]
» radiato-foveolata . 118, 177 [4, 63 IE mediterranea 121, 143 [7, 29]
» radiato-porosa 118, 197 [4, 83 » prolifera 247 [133]
» rarecostata 0 172 |58]| » prolifera 123, 143 [9, 29]
» regularis , 211, ,212, 214[97,98, 100] » pustulosa 247 [133]
» resupinata 119, 120, 138, 210 [5, 6, 24, 96] » pustulosa 143 [29]
» reticulata 138, 206 [24, 92] » radiata. È 246 [132]
» » var. distineta 206 [92] » radiata. 121,122, 143 [1,8,29]
» Reussiana 139, 211 [25, 97] | Lichenoporideae 130 [16]
» rudis 198 [84] | LunuLARIA . 161 [47]
» rugulosa 192 [78] | Lunularia 128, 133 [14, 19]
» scarabeus 216 [102] | » petaloides 0 6 . ; 161 [47]
» Sschizogaster . 201 [87] | » petaloides . ì : : o ; 133 [19]
» scripta . 170 [56] | Lunulites androsaces 161 [47]
» » Var. codino 170 [56 » petaloides 133, 161 [19, 47]
» serrulata o 211 [97] » pocillum 169 [55]
» sinuosa 137, 194 [23. 80 » umbellata 134, 168 [20, 54]
» Sp. i 119, 124 [5, 10] | Lyrula . 170 [56]
» spinifera 137, 198 [23, 84]
» squamoidea . . 120, 137, 192 [6, 23, 78 M
» stellata. 138, 202 [24, 88]
» strenuis 138, 210 [24, 96] | MAnzoNnELLA 165 [51]
» » Var. laciniata 138, 210 [24, 96] | Manzonella . 0 128, 134 [14, 20]
» Sturi 179 [65 » exilis var. incisa . 134, 165 [20, 51]
» surgens 186 [72] | MarsiLLRA 208 [94]
» Systolostoma. -138, 206 [24, 92] | Marsillea . . . 129, 138 [15, 24
» tenella . 194 |80] » cervicornis 122, 123, 138, 208 [8, 9, 24, 94]
» tenera. 211 [97 » conferta : . . 138, 208 [24, 94
» tetragona 198 [84] | Mastigophora Hyndmanni o 195 [S1
» thiara . 118, 174 [4, 60] » Dutertrei . 195, 197 [81, 83
» trigonata 190 [76] | MELICERITA . 167 [53]
» tuba 136, 190 [22, 76] | Melicerita i 128, 134 [14, 20]
» tubulosa? 191 [77] | » Charlesworti 168 [54]
» tumida. i 196 [82] » Charlesworti 134 [20]
» umbonata 139, 214 [25, 100] » fistulosa : 5 167 [53]
» unicornis 137, 197 [23, 83 » fistulosa 121, 122, 109 134,183 [7, 8, 9, 20, 69
» urceolata 183 [69] » Johnsoni 6 i 168 [54] -
» variolosa 139, 211 [25, 97] » Johnsoni 123, 134 [9, 20]
» vascula È 5 134, 171 [20, 57 » sinuosa 168 [54]
» ventricosa . 5 . © 139,219,215 [25,98, 105] » sinuosa 134 [20]
» venusta 214 [100] | Melobesia radiata . 149, 246 [29, 132
» VErrucosa ; 216 [102] | MEMBRANIPORA 151 [87]
» violacea 120, 135, 177 [6,21,63] | Membranipora 198, 132 [14, 18]
» vulgaris 196 [89] | » acuta 152 [38]
» Woodiana 197 [83 » albida . 152 [38
Lepraliae incertae sedis ò . o 217 [103] » andegavensis 163 [49]
Lepralideae . 129,135, 175[15, 21,61 » » var. incisa . 165 CA
LICHENOPORA . 246 [132] » angulosa - 119, 120, 152, 160 [5, 6, 38, 46
Lichenopora.. : 0 : 130, 143 [16, 29] » .annulus . : 152 [38]
» formosa . 0 . . 247 [133] » antiqua 160 [46
» formosa x N 5 143 [29] » aperta . 159 [45]
» hispida ; ; . ; 246 oe » appendiculata 159 [45]
» hispida . 121, 122, 123, 143 [7, 8,.9, 29] » appendiculata 133 [19]
Palueontographia italica, vol. VI, 1900. 33
258
Membranipora argentea
» ‘aurita .
» bellula.
» bicornis
» bidens .
» calpensis
» Carteri.
» catenularia .
» catenularia .
» circumclathrata
» corbula ò 5
» corniculifera
» coronata
» crassimarginata
» craticula
» crispa
» crispa .
» ceurvirostris .
» cyclops
» cymbaeformis
» danica
» defensa
» deplanata
» diadema
» discreta
» distorta
» Dumerili
» Dumerili
» echinata
» echinus
» elliptica
» elliptica
» exagona
» exilis
» » var. incisa
». fenestrata
» fenestrata
» fissura .
» fissura .
» Flemingi
» flustroides
» formosa
» » Var.
» galeata
» galeata
» gracilis ;
» granulifera .
» gregaria
» hexagona
» hians
» horrida.
» hydasi .
» imbricata
conferta .
A. NEVIANI [144]
152 [88] | Membranipora inarmata 152 [88]
152 [38] » inca 151 [37]
— 151 [97 » incompta 133, 162 [19, 48]
158 [44] » inerustans 152 [88]
162, 166 [48, 52] » irregularis 155 [41]
163 [49 » irregularis 121, 122, 132 [7,8,18|
152 [38] » isabelliana ò 151 [37]
153 [39 » Lacroixii 116, 117, 156 [2, 3, 42]
116, 122, 132 [2, 8, 18 » levata . : 152 [88]
. È î 152 [88] » lineata. 154 [40]
" 7 : 152 [38] » ‘lineata . 118, 119, 192, 132, ‘152 a, 5, 8, 18, 38]
152 [38 » loxopora ; 157 [43]
152 [38] » loxopora 133 [19]
152 [38] » macrostoma . 157 [43]
152 [88 » maderensis 152 [38]
159 [45] » mauritiana 152 [38]
133 [19 » membranacea 151 [37]
152 [38] » minax . 158 [44]
160 [46 » minax 121, 192, 123, 133.[7, 8,9, 19]
152 [38 » minuscula : 152 [38]
151 [87 » monopora 160 [46]
152 [38] » monostachys. 153 [39]
162 [48 » nitens . 151 [87]
156 [42 » nitida . 152 [88]
152 [88] » nobilis . 120, 163 [6, 49]
151 [37] » ogivalis 133, 162 [19, 48]
158 [44 » papillata 152 [88]
199, 133, 152, ‘158 8 19, 38, 44 » papulifera 152 [88]
0 0 6 152 [38] » papyracea 134, 164 [20, 50]
152 [38 » patellaria ; 152 [38]
153 [39 » pilosa 151 [87]
132 [18]| » Povilleti 158 [44]
154 [40] » plana 152 [38]
165 [51] » pratensis 154 [40]
134 [20] » pratensis 132 [13]
157 [42 » pura 151 [37]
116, 133 [2, 19] » pyrula . 152 [38]
154 [40 » radicifera 152 [838]
: 0 132 [18 » reticulum 155 [41]
116, 152, ‘158, 159 [2, 38, 44, 45] » reticulum 121, 192, 139, 154 Ù , 8, 18, 40]
. . 152 [38 » » forma diadema . 156 [42]
163 49] » » » diadema 133 [19]
Ò o 163 [49] » » » Lacroizii . 156 [42]
0 o 152 [38 » DPR A CroLxii 133 [19]
192 ,132, 152 [8, 18, 38] » » » subtilimargo 156 [42]
163, 166 [49, 52] » » ». subtilimargo 133 [19]
152 [38] | » Rosselii 161 [47]
152, 159 [38, 45] » rubida 152 |38]
122, 132, 153 [8, 18,39] » Savarti 156 [42]
152, 160 [38, 46] » Savarti 133, 152 [19, 38]
152 [38] » sceletos x S a. [38]
151 [87] » sculpta 152 [88]
152 [38] » sejuncta 152 [38]
[145]
Membranipora semiaperta
A. NEVIANI
» sigillata 0 152 [38]
» Smitti . 118, 167,183 [4, 53, 69]
» Solidula 152 [38
» Sophiae 0 152 [38]
» Sp. 119, 120 [5, 6]
» spinifera o . 0 152 [38]
» stenostoma o . 117,154,160|[3, 40,46
» subtilimargo. 117, 156 [3,42]
» tehuelcha 151 [37
» tenella 151 [37
» tenuirostris . 152, 159 [38, 45
» » Var. gregaria 159 [45]
» »_» gregaria 153 [19
» trichopora 155 [41]
» trifolium 158 [44
» trifolium 129, 138, 159, 159 di 19, 38, 45]
» tuberculata . - 151 [87
» umbonata 152 [38]
» unicornis 152 [88]
» varians 157 [43
» varians 133. [19]
» villosa 151 [87]
MEMBRANIPORELLA 0 0 o 169. [55
Membraniporella . . 128, 134, 152 [14, 20 38
» nitida . 0 . 6 169 [55]
» nitida . . . 0 . 118, 134 [4, 20]
Membraniporideae . 128, 132, 151 [14, 18, 37
MESENTERIPORA. + 242 [128
Mesenteripora 130, 142 [16, 28]
» eudesiana 0 o 242 [128]
» meandrina .123, 142, 242 [9, 28, 128]
MICROPORA . . 161 [47]
Micropora 128, 133 [14, 19]
» bidens . . 0 117, 166 [3, 52]
» coriacea . 6 166 [52]
» coriacea 121, 199, 198, 134, 164[7,8,9, 20, 50]
» cucullata 0 . b 134 [20
» cucullata . 0 ; 165 [51]
» exilis ‘ . . 164 [50]
» » var. incisa 0 o 5 165 |51]
» » incisa . o . . . . 134 [20]
» formosa c 6 0 , 163 [49]
» formosa s . a 133, 166 [19, 52]
» » var. conferta . . f 163. [49]
» » » conferta 133 [19]
» hippocrepis . 166 [52]
» hippocrepis . 121, 134 [7, 20]
» impressa » o ò o o 163 [49]
» impressa 0 » 121, 122, 134, 182 [7, 8, 20, 68]
» » Var. papyracea 0 164 [50]
» » » papyracea 134 [20]
>» incompta 162 [48]
133, 162 |19, 48] |
259
Mieropora incompta 133 [19]
» nobilis . 165 [51]
» ogivalis 162 [48]
» ogivalis 133 [19]
» patellaria 162 [48]
» patellaria 133 [19]
» Rosselii 161 [47]
» Rosselii 133 [19]
» Ssemiaperta 162 [48]
» semiaperta 133 [19]
MICROPORELLA 5 175 [61]
Microporella 129, 135 [15, 21]
» Adae 181 [67]
» Adae 123, 135 [9, 21]
» Barrandei 177 [63]
» Barrandei 135 [21]
» ciliata . 176 [62]
» ciliata . 118, 121, 123, 135 [4, 7, 9, 21]
» » var. Castrocarensis 176 [62]
» » » Castrocarensis 122, 135 [8, 21]
» » » Morrisiana ; ; 177 [63]
» » » Morrisiana . 122, 123, 135 [8, 9, 21]
» coscinophora var. pliocenica. 179 [65]
» .coscinophora var. na 135 [21]
» decorata ò 179 [65]
» decorata 117, 123, 135 [8, 9; 21]
» disjuncta 117, 183 [8, 69]
» fistulosa . 182 [68]
» fistulosa 136 [22]
» gastropora 181 [67]
» gastropora _ 135 [21]
» impressa var. one 181 [67]
» impressa var. pyriformis 135 [21]
» » Var. | 181 67]
» jnamoena 177 [63]
» inamoena 135 [21]
» macropora 191 [77]
» Malusi. 175 [61]
» Malusi . ‘118, 191, 135 [4, 7,21)
» » Var. . 175 [61]
» Manzonii 181 [67]
» Manzonii 123, 135 [9, 21]
» Monoceros 182 [68]
» monoceros 136 [22]
» Partschi 181 [67]
» Partschi 135 [21]
» polyatomella, . 0 0 sl 64]
» polystomella . 117, 122 193, 135 [3, 8, 9, 21
]
» reticulata . 0 0 7 : 5 i [66]
» reticulata 135 [21]
» schizogaster . 117, 201 [3, 87]
» stellata. ° o 0 0 . 5 191 [77]
» Verrucosa . 6 : : o c 180 [66]
260
Microporella verrucosa . . 122, 123, 135 |8,,9, 21
» violacea o ò . 6 177 [36
» violacea 118, 121, 122, 135, 201 [4, 7, 8, 21, 87
» » var. transilvanica 178 [64]
» » » transilvanica. 135 [21]
» Watersi 117, 209 [3, 95]
Microporideae . 128, 133, 161 [14, 19, 47
Millepora cellulosa 138, 204 [24, 90]
» cervicornis 138, 208 [24, 94j
» foliacea 136, 184 [22, 70]
» reticulum 132, 155 [18, 41]
» Skenei . 139, 915 [25, 101
» truncata 136, 143, 189, 248, 2, 29, 75, 134
Miriozoon truncatum 119, 120 [5, 6]
MONOCERINA 182 [68]
Monocerina 129, 136 [15, 22)
» monoceros 136, 182 2; 68
MoNoPORELLA 183 [69
Monoporella . 129, 136 [15, 22
» disjuncta 183 [69
» disjuneta 122, 136 [8, 22
MUCRONELLA 209 [95
Mucronella . 129, 138 [15, 24]
» arrecta. . 139, 213 [25, 99]
». coccinea 199, 123, 138, 209 (8, 9, 24, 95
» » var. fùlgurans 138, 210 [24, 96
» » » resupinata 122, 138, 210 [8, 24, 96
» » » strenuis 138, 210 24, 96]
» elegantula 139, 213 [25, 99]
» megalota o 212 [25, 98]
» pavonella .-123, 139, 211 [9, 25, 97]
» Peachi . 139, 219, di Bi 98, 100]
» cfr. Peachi . 5 123 [9
» Peachi var. octodentata 212 [98]
» resupinata . 116, 117, 210 |2, 3, 96]
» Reussiana .123, 139, 211 [9, 25, 97
» Sedgwicki Ì 139, 214 [25, 100]
» umbonata . 139, 214 [25, 100]
» variolosa 139, 211, 214 [25, 97, 100]
» ventricosa 139, 212, 215 [25, 98, 101
» venusta . 139, 214 [25, 100
» Woapsi 139, 213 [25, 99]
Myriozoon punetatum . , 3 117 [3
» truncatum 117, 124, 125 [3,10, 11]
MyRIOZOUM . 189 [75]
Myriozoum 129, 136 [15, 22]
» erustaceum 193 [79]
>» mammillatum 190 [76
» mammillatum 136 [22
» punctatum 189 [75]
» Sp. 118, 120 [4, 6
» truncatum 189 [75] |
A. NEVIANI
[146]
Myriozoum truncatum 119, 120, 121, 122, 123, 124, 136 [5,
Nellia Johnsoni
Onchopora borealis
ONYCHOCELLA
Onychocella
» angulosa
» angulosa
ORBITULIPORA
Orbitulipora .
» excentrica
» excentrica
OSTHIMOSIA .
Osthimosia
» birostrata
» birostrata
» COronopus
» COronopus
Pachykraspedon otophora
PALMICRLLARIA
Palmicellaria
» elegans ò
» Skenei var. bicornis
Patinella Manzonii
» proligera .
Pavolunulites elegans .
PAVOTUBIGERA
Pavotubigera
» dimidiata
» fasciculata
» pluma .
PENECLAUSA
Peneclausa
» coriacea
PHYLACTELLA
Phylactella
» adpressa
» macrocephala
» obeliscus
Porella cervicornis
PORINA
Porina
» i nalaiobora
6,7, 8, 9, 10, 29]
134, 168 [20, 54]
140, 221 [26, 107]
160 [46]
‘188, ‘133, 152 [14, 19,38]
i 160 (9
121, 122, 123, 138 [7, 8,9,
er 188
129, 136 [15, 22]
188 [74]
136 [29]
203 [89]
129, 138 [15, 24]
203 [89]
122, 138 [8, 24]
A. 203 [89]
121, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24]
19]
[74]
P.
dub: 196 [82]
215 [101]
129, 139 [15, 25]
243 [129]
139, 215 [25, 101]
143, 245 [29, 131]
241 [127]
161 [47]
238 [124]
130, 142 [16, 28]
. 123, 142, 238 9, 28,124]
142, 238 [28, 124]
142, 239 [28, 125]
166 [52]
128, 134 [14, 20]
122, 123, 134, 166 [8, 9, 20, 59]
215 [101] —
129, 139 [15, 25]
139, 215 [25, 101]
139, 215 [25, 101]
139, 215 [25, 101]
208 [94]
221 [107]
130, 140 [16, 26]
191 [77]
[147]
Porina borealis
» borealis
» coronata î
» impervia . 7
» impervia
» Sedgwicki . ci
Porinideae . 5 5
PROBOSCINA .
Proboscina . 0 ci
» ventricosa
PUELLINA . Ò È
Puellina
» Gattyae
Pustulipora deflexa
» gracilis
Pustulopora Sono
» clavata
» clavula
» deflexa
» palmata
» proboscidea .
» proboscina
» pulchella.
» rugosa
» rugulosa
» Sparsa .
» subcompressa
» subverticillata
Pyripora
» catenularia
» confluens
» eburnea
» polita
Quadricellaria gracilis .
Radiopora pustulosa
Ramphonotus
RETEPORA
‘ Retepora
» Beaniana
Beaniana
cancellata . o
cellulosa —.
» cellulosa
Ss %
» disticha . o
>» echinulata
» frondiculata .
. 236, 243, 244
Ax NEVIANI
221 [107] |
123, 140 [9, 26]
208 [94
221 [107
123, 140 [9; 26]
214 [100
.130, 140, 220 [16, 26,106]
NE 235 [121]
. + 130, 141 [16, 27]
141, 235 [27, 121]
3 174 [60]
1 128, 135,170 [14,21 ,56]
135, 174 [21, 60
237 [123]
221 [107]
244 [130]
142, 244 [28, 130]
143, 244 [29, 130]
237 [123
143, 245 [29, 131
149, 242 [28, 128]
143, 244 [29, 130
244 [130]
. 243 1129
[122, 129, 130]
239 [125]
245 [131]
243 [129
151, 153 [37, 39]
4
143, 247 [29, 133]
152 [38]
204 [90]
129, 138 [15, 24]
204 [90]
121, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24]
141, 298 [27, 114]
204 [90]
116, 117, 118, 119, 191, 123, 125, 138 |
2, 3,4,5, 7,9, 11, 24]
. 141, 931 [27, 117]
118, 204 [4, 90]
. 140, 225 (26, 111]
Retepora Pignatarii
» Pignatarii
» simplex
» simplex
» Solanderia
» Solanderia
» Sp.
REUSSIA
Reussia
» regularis
RBUSSINA
Reussina
» salpetngio.
ROSSELIANA .
Rosseliana
». formosa
» »
» » incompta
ogivalis
» patellaria
» Rosselii
» Semiaperta
» »
è
var. conferta
Salicornaria cucullata .
» cuspidata
» farciminoides
» mammillata .
» Sp.
SCHIZOPORELLA
Schizoporella
» areolata
» auriculata
» auriculata
» biaperta
» biaperta
» Clerici .
» congesta
» congesta
» Crassa .
» crassa .
» deltostoma .
» deltostoma
» digitata
» digitata
» Dutertrei
» Dutertrei
» ‘Edwardsiana
» Edwardsiana
» elegans
» elegans
261
205 [91]
123, 138 (9, 24]
205 [91]
123, 138 [9, 24]
119 [5]
214 [100]
129, 139 [15, 25]
139, 214 [25, 100]
178 [64]
15, 21]
21, 64
161 [47]
14, 19]
19, 49]
19-49]
19, 48]
19, 48)
19, 48]
19, 47
19, 48
129, 135
199, 128, 135, 178.(8,9,
128, 193
133, 163
133, 163
133, 162
I
133, 162
133, 161
133, 162
J
4
2071 IERI 167 [5:
118, 119, 125, 167 [4, 5, 11, 53]
- 118, 136, 190 [4, 29; 76]
124 [10]
191 [77]
129, 137 [15, 23]
183 [69]
201 [87]
137, 195 [23, 81]
195 [81]
- 122, 128, 137 [8, 9, 23]
AE GARE 192 [78]
CORRO TITO 200 [86].
137 [23]
195 [81]
137 [23]
194 [80]
137 [23]
200 [86]
137 [23]
S 197 [83]
. 137, 195,200 [23, 81,86]
Ot 200 [86]
137 [23]
192 [78]
137 [23]
262 A. NEVIANI
Schizoporella goniostoma 192 [98] | Schizoretepora Pignatarii
» goniostoma 137 [23] » simplex
» Gonversi 199 [85] » Solanderia
» Gonversi 137 [23] | ScazorHBCA
» granoso-porosa 194 [80] | Schizotheca
» granoso-porosa 137 [23] » fissa
» Hyndmanni ò 195 [81] » fissa
» Hyndmanni . ; 137, 200 [23, 86 » Stellata .
» incisa 116, 193 [2, 79] » Stellata .
» linearis . 194 [80] | Scorpiodina
» linearis 116, 191, 199, 137 ta 7, 8, 23] | Seruparia
» macrochila c 901 87] | SCRUPOCELLARIA
» macrochila 137 [23] | Serupocellaria
» monilifera 197 [83 » elliptica
» monilifera 137 [23] » elliptica .
» obvia 193 [79] » Scrupea .
»° obvia 121, 137 (7, 23 » serupea
» planata . 199 [85] » Scruposa
» planata 129, 137 [8, 23] » Scruposa
» profunda e 200 [86] | SEGUENZIELLA
» reticulata 206 [92] | Seguenziella
» Tomana . 196 [82] » Manzonii
» Tomana . . ò . 0 137 [23 » Manzonii
» sanguinea : 199 [85] | Selenaria miocenica
» sanguinea o o 122, 137 [8, 23] | Semiflustrella sp.
» schizogaster . È . 201 [87] | Sertularia anguina .
» Schizogaster 137 [23] » eburnea .
» Sinuosa var. vasum 194 [80 » Scruposa
» sinuosa var. vasum 137 [23] | SwrtIA
» spinifera 198 [84) | Smittia
» Spinifera 0 - 0 137 [23] » Adae
» squamoîdea ; 192 [78] » adpressa
» Squamoidea 122,137 [8, 23 » adpressa
» sulcata o 200 [86 » arrecta
» sulcata . . 121, 137 [T, 23] » arrecta
» » var. laevigata E 200 [86 » cervicornis
» unicornis 197 [83 » cervicornis
» unicornis ‘116, 117, 118, 121, 122, 137 [2, 3, 4, ». cheilostoma
Wo 20) » cheilostoma
» » var. ansata . e .116, 117, 197 {2, 3, 83 » coccinea
» » ». porosa 198 [84 » Coccinea
» » var.? 199 [85] » » var. fulgurans
» variolata 193 [79 » » » fulgurans
» variolata 137 [23 » » » Tesupinata
» Vasum +» 116, 194 [2, 80] » » » resupinata
>iivulsaris Bata c 196 [82] » » >» Strenuis
» vulgaris . a 6 . 123, 137, 197 [9, 23, 83] » » » Strenuis .
» Zujovici . 0 6 5 0 193 [79 » conferta
‘»v Zujovici . 137 [23] » conferta
SCHIZORETEPORA + o o o 204 [90] | | » cucullata
Schizoretepora 129, 138 [15, 24] » cucullata
» Beaniana A ; O Ò 138 [24 » elegantula
» cellulosa 6 0 o 0 a 138 [24] » elegantula
[148]
138 [24]
138 [24]
138 [24]
; 202 [88]
129, 138 [15, 24]
202 [88]
123, 188 [9, 24]
i 202 [88]
138 [24]
170 [56]
148 64
È 149 [35]
128, 132 [14, 18]
5]
18]
149 [3
122, 132 [8, 18
149 [35]
132 [18]
149 [35]
122, 132 [8, 18]
245 [131]
130, 143 [16, 29]
245 [131]
143 [29]
161 [47]
120 [6]
131, 145 [17, 31]
. 140, 223 [26, 109]
132, 149 [18, 31]
206 [92]
129, 138 (15, 24]
135, 181 [21, 67]
215 [101]
. 139, 216 [25, 109]
213 [99]
139 [25]
208 [94]
191, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24]
pier,
121, 192, 123, 138 [7,8,9, 24
: 210 [96]
138 [24]
“Aa 210 [96]
. 121, 122, 138 [7, 8, 24]
£ 210 [96]
]
122, 138 [8, 24]
213
139
[99]
[25
OS
[149] A. NEVIANI
Smittia macrocephala 215 [101] | StomaroPORA
» macrocephala 139 [25] | Stomatopora
» marionensis 207 [93 » deflexa
» marionensis 138 [24 » dilatans .
» marmorea 207 93] » expansa .
s marmorea 123, 138 [9, 24 » fasciculata
» megalota 9192 [98] |» gallica
» megalota 139 25] » major
» obeliscus 6 215 [101] » repens
» obeliscus . 139, 216 [25, 102] | » rugulosa
» pavonella $ 3 211 [97] PINISD=
» pavonella . 123, 139, 212 [9, 25, 98]
» Peachi ARNO 212 |98
» Peachi 139 [25]
» cfr. Peachi 123 [9] | TEREBRIPORA
» regularis 914 [100] Terebripora
» regularis 139 [25] » Archiaci
» reticulata 206 [99] | » Archiaci
» reticulata TAI 122, 138 [8, 24] » Orbignyana
» » var. systolostoma 206 [92 » Orbignyana
5 » » systolostoma . 138 [24] » ‘tenuis
» Reussiana S 211 [97 » femuis
» Reussiana È 193, 139 [9, 25] Tervia solida . 0
» Skenei var. bicornis 215 [101] Tessaradoma boreale
» » » icornis 139 [25] | _» gracile
_» Sedgwicki 914 [100 TEUCHOPORA
» Sedewicki 139 [25] Teuchopora
» trispinosa . ì 207 [98] » Castrocarensis
» trispinosa . 118, 123, 138 [4,9, 24 » Castrocarensis
» umbonata 214 [100 Tubipora catenularia
» umbonata 139 [25 » flabellaris
» variolosa b 7 ) ; 211 [97 « Serpens
» variolosa 121, 139, 212, 214 [7, 25, 98, 100 TUBUCELLARIA
» ventricosa ; 4 È } 212 [98] Tubucellaria
» ventricosa 139, 213 [25, 99] » Farnesinae
» venusta . 214 [100] » Farnesinae.
» venusta . 139 [25] » opuntioides
» Woapsi 213 [99] » opuntioides
» Woapsi 139 [25] Tubulifera stelliformis
SPATIPORA 147 [33] TUBULIPORA
Spatipora 128, 131 [14, 17] Tubulipora
» elegans 147 [33] » congesta .
» incerta 147 [33] » congesta
» laxa 147 [838 » defiexa
» laxa 131 (17 » deflexa
» sertum 0 147 [33 » dilatans
Steganoporella impressa 116, 163 [2, 49] » dilatans .
STICHOPORINA 188 [74 » dimidiata
Stichoporina 129, 136 [15, 29] » dimidiata
» minutissima . ; 188 [74] » expansa
» minutissima 136 [22 » expansa
» persimplex 188 [74] » fasciculata
» simplex . ‘188 [74] » fasciculata
263
235 [121]
130, 142 [16, 28]
. 142, 237 [28, 123]
. 142, 236 [28, 129]
122 [8]
239 [125]
145 [31]
. 122, 123, 142, 235 [8, 9, 28, 121]
121, 142, 236 [7, 28, 129]
. 142, 236 [28, 122]
122 [8]
146 [32]
128, 131 [14, 17]
146 [32]
131 [17]
147 [33]
131 17]
147 [33]
191 [17]
233 [119]
221 [107]
221 |107
202 [88
129, 138 [15, 24]
202 [88]
138 [24]
132, 153 (18, 39]
. 142, 237 [28, 123]
. 141, 233 [27, 119]
220 [106]
130, 140 [16, 26]
220 [106]
129, 140 [8, 26]
220 [106]
140 [26]
242 [128]
234 [120]
130, 141 [16, 27]
. 241 [127]
142 [28]
237 [123]
142 [28
236 [129]
142 [28]
‘238 [I24
123, 142 [9, 2
240 [126]
122, 142 [8, 28]
238 [124]
142 [28]
264
Tubulipora flabellaris .
flabellaris
flabellaris var.
flabellum
flabellum
foliacea
lata
lata 5
latomarginata
latomarginata
major .
major .
meandrina
meandrina
nova
nova
obelia .
obelia .
palmata
palmata
patina .
patina .
phalangea
pluma .
pluma .
repens . 5
repens .
rugulosa
rugulosa
seriatopora
serpens
simplex
simplex
Sp. ;
stelliformis .
stelliformis
striata .
striata .
tubulosa
tubulosa
varians
121, 123, 142, 239, [7, 9, 28, 125)
A. NEVIANI
237 [123]
123 [9]
240 [126]
SAT 142 [28]
231, 238, 245 [117, 124, 131]
VE 235 [121]
123, 141 [9, 27
239 [125
142 [28
RO 235
122, 123, 142 [8
)
(50)
_
6 nor
sN ov
(9)
rs
(©)
E)
123, 14
19)
(>)
IO DD
DL
Ce)
ho
H>
(©)
Sì
123, 142 [9, 2
238 [124
149, 245 [28, 131
241 [127
142 [28
237 [123]
239 [125
142 [28
236 [122]
121, 142 [7, 28]
236 [122]
142 [28]
230 [116
233 [119]
239 [125]
123, 142 [9, 28]
122 [8
242 [128
142 [28
. 241 [127
122, 142 [8, 28]
. . 234 [120]
141 [27]
234 [120
N°)
(09)
Tubulipora varians
» ‘ventricosa
» ventricosa
Tubuliporideae
Ubaghsia
UMBONULA
Umbonula
» pumicosa
» pumicosa
» ? pumicosa
» ramulosa
» ramulosa
» ?ramulosa
» ‘verrucosa
» Verrucosa
VIBRACELLA .
Vibracella
» ? miocenica
» miocenica
» Seguenzai
VIBRACULINA
Vibraculina .
» Contii .
» Seguenziana
» Seguenziana
Vincularia cucullata
» Haidingeri .
» impressa
» Sp.
WATERSIPORA
Watersipora .
» cullata .
[150]
121, 122, 123, 141 [7, 8,9, 27]
cn 235 [121]
EL 141 [27]
130, 140, 225 [16, 26, 111]
216 [102]
129, 139 [15, 25]
217 [103]
139 [25]
]
139 [25]
_
[s9)
Hi
_
|s9)
(30)
ma
3
DD
==f
161 [47]
128, 133 [14, 19]
161 [47]
133 [19]
161 [47]
150 [36]
128, 132 [14, 18]
120, 150 [6, 36]
AT 150 [36
120, 122, 132 [6, 8,
209 [95]
. + 129, 138 [15,24]
122, 138, 209 [8, 24, 95]
[151] A. NEVIANI
INDICE SISTEMATICO
INTRODUZIONE .
PARTE I. — Bibliografia .
A. Elenco ragionato delle memorie nelle quali si trovano studiate specie di briozoi fossili
delle Calabrie
CortEsE EMILIO .
Da STEFANI CARLO
HincKks THOMAS
Lovisato DOMENICO
MANZONI ANGELO
NEVIANI ANTONIO
SEGUENZA GIUSEPPE
WargERs ARTH. WILL. 0 Ò SNOIZO 6 i o 0 0 6 o
B. Memorie citate nella presente monografia e non riferentesi a briozoari delle Calabrie
ParTtE II. — Classificazione
Quadri
Parte III. — Cronologia
Quadro generale comparativo
Parte IV. — Statistica
Parra V.— Enumerazione e descrizione delle singole specie
Cheilostomata
Aeteideae
Eucrateideae
Cellularideae
Membraniporideae
Microporideae 0 . .
Cribrilinideae
Lepralideae
Batoporideae
Porinideae
Cyclostomata .
Crisiideae
Tubuliporideae
Lichenoporideae
Cerioporideae
PARTE VI. — Indice alfabetico
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
pag.
265
115 DO)
116 Dj
116 RI
116 I
116 È)
117 3]
118 4]
118 [4]
119 5]
123 È)
124 [10]
195 [1]
12% [13]
128-130 [14-16]
1 2A IT]
131-143 [17-29]
144 [30]
145 [31]
145 [31]
145 [31]
146 [39]
148 [34]
151 [37
161 [47]
169 [55]
175 [61]
220 [106]
220 [106
292 [108]
222 [108]
22 [111]
245 [131]
248. [134
250 [136]
34
Lao DI To] DET del XLVII, Gen. Seguenziella NEVIANI
ta della Fam. Lichenoporideae. N
PAOLO MALFATTI
CONTRIBUTO ALLA SPONGIOFAUNA DEL CENOZOICO ITALIANO
(Tav XX-XXV [I-VI]).
CENNO NECROLOGICO
PaoLo Marrarti nacque a Milano l’ 11 gennaio 1866 da Amaria Crippa e da BartoLommeo MarranTI che
morì poi rinomato professore di geografia nel R. Istituto Superiore di Firenze; licenziato in farmacia nel 1889
fu per due anni preparatore nel laboratorio di chimica nell’ Istituto predetto, presso UGo Scurr. La mal ferma
salute lo costrinse a cambiare l’indirizzo de’ suoi studi, per modo che deliberò prendere la laurea in scienze
naturali. Scelse per tesi l’ argomento che ora appunto viene pubblicato, nel quale era suo proposito applicare le
cognizioni chimiche da lui con lunghi studi acquistate. Fu la sua tesi approvata dalla Facoltà, in Firenze, nel
luglio 1894, con pieni voti e con lode e con proposta di pubblicarla. /
Egli intendeva completarla e perfezionarla, giovandosi pure di una nuova ricchissima collezione di spugne
emiliane che erano pervenute dal Manzoni al Museo di Firenze alquanti mesi dopo la laurea del MaLranTI.
Ma il giovane scienziato così promettente, fu appena in tempo ad aggiungere alcuni brevi cenni sulle spugne
plioceniche di Borzoli. Un morbo inesorabile, lo toglieva all’ affetto de’ suoi parenti, lo rapiva alla piccola fa-
miglia de’? maestri e de’ giovani che studiavano nel Gabinetto di geologia di Firenze, dove tuttora aleggia vivis-
sima la memoria dell’ animo buono, della mente eletta, della gentile e gioviale compagnia del povero MaLrattTI!
Il completamento di alcune fotografie ritardò alquanto la pubblicazione del lavoro, che forse nella breve
parte generale sarà alquanto invecchiato; ma nella descrizione delle singole specie conserva tutta la sua fre-
schezza e la sua importanza, niun altro essendosi dipoi occupato dell’ argomento.
Firenze, 1° luglio 1900.
CARLO DE STEFANI.
INTRODUZIONE
Se a dir vero le nostre cognizioni intorno ai poriferi fossili paleozoici e segnatamente poi quelle che
sì riferiscono ai poriferi dell’era mesozoica, ci si appresentano oggidì ordinate in un tutto di notizie
pressochè complete, scarsissime sono per contro quelle che riguardano gli spongiari dei terreni terziari;
e contrasta davvero in modo assai strano la grande penuria di ragguagli che possediamo intorno alla
spongiofauna cenozoica, qualora si istituisca un confronto con quel materiale veramente strabocchevole e
268 P. MALFATTI x [2]
così ben conservato, fornitoci dalle formazioni del Giurese superiore della Franconia e della Svezia e da
quelle non meno ricche del Cretaceo medio e superiore del Yorkshire e Sussex e della Normandia.
Per colmo di sventura l’unico materiale di spugne terziarie veramente ricco di forme e ben conservato,
scoperto da Pomer ® nel Miocene medio di Orano or sono circa 25 anni, fu da esso studiato ed illustrato
seguendo gli antichi criteri che già vigevano in ispongiologia fossile. Ond’è che non si esagera asseve-
rando, che quel pregevole materiale, il quale se fosse stato argomento di indagini seguendo come cri-
terio classatorio la microstruttura scheletrica, avrebbe certamente servito a riempire la grave lacuna che
tuttora esiste nella fauna spongiara cenozoica, così, come è stato descritto, poca luce concede intorno alle
forme che predominarono allora; tantochè solo all'occhio esperimentato dello ZirteL era dato di poter
stabilire dei confronti fra le forme descritte da PomeL ed i tipi ben determinati dell’ epoca secondaria,
per venire ad alcune illazioni filogenetiche intorno alla successione di certe famiglie spongiarie nel ce-
nozoico.
Circa dieci anni dopo la scoperta di PomeL, fu trovata da Manzoni e MazzentI ?) nella Molassa mio-
cenica di Montese, nell’alta valle del Panaro, una piccola fauna di spugne originariamente silicee, ma
trasformate per pseudomorfosi in calcaree; e di lì a poco lo stesso Manzoni dopo diligenti esplorazioni
in quella stessa regione *) ebbe a rintracciare nella terra siliceo-ocracea, inclusa nella molassa serpenti-
nosa di Maserna, Jola e Serra di Guidoni un ricchissimo giacimento di spugne silicee , le quali, come
vedremo in seguito, ancorchè non ci offrano un gran numero di forme, sono nondimeno e per lo stato
di conservazione che concede l'esame della struttura microscopica e per la dovizia degli esemplari raccolti,
quanto di meglio ancor ci rimane intorno alla spongiofauna terziaria, se si eccettua quello già dianzi
citato del Miocene d’Orano. i
In una accurata monografia 5 il Manzoni ebbe ad illustrare i poriferi da lui raccolti nel distretto
di Maserna, ma come appare altresì dal titolo della sua memoria egli prese in esame il materiale più
che altro occupandosi della struttura microscopica dei vari tipi, senza volersi pronunziare recisamente
intorno alla determinazione generica e specifica d’essi, riserbando questa ad ulteriori ricerche. E si può
ben dire che dopo il lavoro del Manzoni, niun’altra pubblicazione è comparsa ad illustrare questo campo
della paleozoologia terziaria, se si escludono alcune notizie e determinazioni desunte dagli elementi spi-
culari isolati e ritrovati sparsi nelle roccie; determinazioni, che in certi casi, potranno anche apparire
alquanto precarie, senz’esser per questo tacciati di condividere le idee di VosmaER 5, che nega esser la
forma delle spicule così costante come generalmente si crede e che quindi non ritiene criterio bastevole
per la sistematica e per la ricognizione dei Poriferi quello desunto dalla configurazione degli elementi
spiculari.
i) PoMEL A. Paléontologie ou description des animaux fossiles de la province d’ Oran. Zooph. Oran, 1872.
2 MAZZETTI e MANZONI. Le spugne fossili di Montese. Atti Soc. tosc. Sc. nat., vol. IV. Pisa, 1879. — Vedi pure:
MazzeTtI. Cenni intorno ai fossili di Montese; — La molassa di Montese; — Montese, le sue acque e prodotti; — Cenni
sulla fauna di Montese.
3) Nell’Appennino parmense e precisamente nella Valle del Bardea a Santa Maria in Vigliana, furono succes-
sivamente scoperte delle Craticularie ponderosissime: ma questi esemplari, per l’essersi fossilizzati in una roccia
calcarea come quella di Montese, ebbero a subire la pseudomorfosi calcarea e non rivelano quindi traccia alcuna di
elementi spiculari.
4) ManzoNI A. Spugne silicee della Molassa miocenica del Bolognese. Atti Soc. tosc. Sc. nat. Pisa, 1881.
5 Manzoni A. La struttura microscopica delle spugne silicee del Miocene medio della provincia di Bologna e di
Modena. Bologna, 1882.
5 VosmaER-BRONN. K7. vu. Ordn. der Spongien wissensch. dargestellt in Wort und ‘Bild. Lipsia, 1889.
[3] P. MALFATTI 269
Di spongiari cenozoici ci restano scarsissimi indizi nelle sabbie eoceniche del bacino di Bruxelles;
in questa formazione il Ruror ha trovato degli elementi spiculari isolati che egli attribuisce ai generi
Jerea e Mylliusia; nè altre indicazioni intorno a forme spongiarie eoceniche ci sono note, se si eccet-
tuano alcune di quelle indicate da GùmBEL ? come appartenenti al Flisch eocenico, ma che anch'esse
probabilmente debbono ascriversi agli ultimi piani del Cretaceo.
Le formazioni mioceniche, a dir vero, ci fornirebbero un contributo di notizie molto maggiore intorno
alle forme spongiarie allora vissute, ma anche qui purtroppo le nostre cognizioni sono assai scarse, perchè
lo studio speciale dei residui spongiari, appena ne fu constatata la presenza, è stato costantemente posto
in disparte o per lo meno non fu preso ad argomento di indagini approfondite. Così a cominciare dalle
spicule spongiarie rintracciate da PaANTANELLI 3) nel calcare grigio cupo a bivalvi dell'Appennino bolognese,
e da quelle dei calcari oligocenici dell'Appennino parmense indicate dal DeL Prato © e dai fori di Cliona
«accennati dal Coppi e da altri per venire ai numerosi frammenti spiculari delle sabbie elveziane di
Ruditz in Moravia ed a quelli di tetrattinellidi recentemente trovati da Toura 5 nelle selci della forma-
zione di Kralitz pure in Moravia, noi non abbiamo di tutti questi materiali che indicazioni molto super-
ficiali e ristrette, poichè limitansi a stabilire tutt'al più le famiglie alle quali debbono ascriversi i diversi
elementi spiculari.
Più ricca di indicazioni è invece la microfauna dei tripoli e della farina fossile, la quale microfauna
oltre al procurarci cognizioni preziose per quanto riguarda le spoglie dei radiolari, ci concede poche ma non
spregevoli notizie intorno alle forme spongiarie e di queste indiscutibilmente le determinazioni generiche
ci si appresentano davvero non incriminabili. Così 1’ EtrRENBERG ” nel suo trattato di Microgeologia descrive
otto generi spongiari da lui rintracciati nell'esame di diversi tripoli di provenienze varie, C. De STEFANI 3)
fa menzione di tre generi spongiari nei tripoli di Gioiosa nella Calabria, il SAuvace ®) illustra due altre
forme, il CLERICI cita spicule di Spongilla nei giacimenti postpliocenici di Monte del Finocchio, lo STOHR 19)
ed il DreveRr !! indicano pure essi la presenza di un certo numero di frammenti spiculari in tripoli mio-
cenici, ma purtroppo senza pronunziarsi intorno alla loro identificazione.
Nè le formazioni plioceniche, contrariamente a quanto potrebbe aspettarsi a tutta prima, ci fornirono
sino a poco fa maggiori ragguagli. Di ben accertate non avevamo che le determinazioni di Calcispongi e
Leuconidi (Grantia, Leuconia, Leucandra) rintracciate da Jonson !° nel Crag rosso di Liverpool e da
Hinpe !) nei depositi di S.t Erth; recentemente da Scaropt !5 sono state pure scoperte alcune spicule di
1) Ruror A. Note sur la découverte de deux spongiaires de l° étage bruxellien. Ann. Soc. Malacologique de Bel-
gique. Bruxelles, 1874.
2) GiumBEL C. W. Spongien-Nadeln im Flisch. Verhandl. der k. k. geolog. Reichsanstalt. Wien, 1879.
) PANTANELLI D. Note microlitologiche sopra i calcari. Atti d. R. Acc. d. Lincei, ser. III. Roma, 1882.
) DnL PRATO A. La geologia dell'Appennino parmense. Rend. R. Istituto Lombardo. Milano, 1882.
) Coppi F. Miocene medio deî colli modenesi. Boll. Com. geol. Roma, 1884.
6) TouLa H. Die Miocctin Abbagerungen von Kralitz. Sitzungsb. d. Ak.d. Wiss. Wien, 1893.
7) EGRENBERG C. G. Mikrogeologie. Tav. XXII. Leipzig, 1354. — MiXkrogeologische Studien. Abhandl. d. k. Ak.
d. Wiss., pag. 131. Berlin, 1872.
8) Dn STEFANI. Escursione scientifica nella Calabria, pag. 56. Atti d. R. Ace. d. Lincei, serie III. Roma, 1884.
9 Sauvage G. Les tripolis; essai sur la faune ichthyologique. Annales des sciences géologiques. Paris, 1875.
10) StòHR E. Die Radiolarien-Fauna der Tripoli von Grotte. Palaentographica. Cassel, 1879-80.
11) DrayvnR I. Die Tripoli von Caltanisetta. Jena, 1890.
12) HinpE G. I. Catalogue of the fossiles Sponges in the geological departement of the British Museum. London, 1867.
13) Hinpa G. I. On the Sponge-spicules from the deposits of St. Erth. The quarterly Journal of the geological
dela of London, vol. 42.9, 1886.
14) ScHRODT F. Beitrige zur Kenntniss der Pliocinfauna Std-Spaniens. Berlin, 1890.
270 P. MALFATTI [4]
Esattinellidi (di genere indeterminabile peraltro), in alcuni giacimenti pliocenici della provincia di Al-
meria nella Granada. i
Nelle formazioni argillose del pliocene di Borzoli, presso Sestri Ponente nel genovesato, il sig. Ra-
zore ha recentemente raccolto alcuni esemplari fossili, che ravvisati dal prof. De STEFANI quali preziosi
avanzi di Silicospongiari, mi furono concessi in istudio dietro le cortesi istanze del mio maestro. A quanti
coltivano fra noi gli studi paleontologici tale scoperta dovrà apparire davvero di grande momento, ond’è
che facciamo voti che il prof. RAZzoRE continui con eguale perseveranza le sue indagini in quelle forma-
zioni e che a lui spetti il vanto di aver, per primo, contribuito a riempire la grave lacuna che tuttora ci.
si appresenta nella spongiofauna pliocenica !).
Scarsissime adunque ci si appresentano le nostre cognizioni intorno alle forme terziarie: eppure in
quest’ ultimo decennio dopo l'impulso dato da ZrrreL con le sue classiche ricerche nelle quali egli mostrò
la vera via da seguirsi nella classazione dei poriferi fossili, le indagini in questo campo della paleonto-
logia hanno assunto un grande sviluppo, per opera specialmente di Hinpe, di SoLras, di Potra, di Du-
NIKOWSKI e di ZAHALKA; tantochè uno sguardo portato alla rassegna bibliografica premessa da HinpE:
alla sua opera cospicua intorno ai Poriferi fossili dell’ Inghilterra basterebbe a convincere chiunque a
questo riguardo.
Non era quindi privo di ogni interesse riprendere in esame il materiale che fu già magistralmente
studiato dal MANZONI, ma purtroppo in modo non completo, per cercare di darne con certezza la deter-
minazione generica non solo, ma possibilmente anche quella della specie.
Furono quindi da me presi in esame alcuni esemplari fossili provenienti da Monte Titano (San
Marino). Fra questi, alcuni, che a tutta prima simulavano una conformazione spongiara, si mostrarono, dopo
essere stati studiati al microscopio, per vere colonie di Briozoi: però le indagini portate sulle sezioni di
roccie di quelle località rivelarono la presenza di un certo numero di elementi spiculari di poriferi, che
mi sono studiato di determinare con l’ausilio di numerosi confronti.
Delle resultanze di questa osservazione, come pure di alcune forme terziarie di provenienza diversa,
e che mi furono date in esame, terrò parola dopo aver esposto i risultati delle mie ricerche intorno alle
spugne silicee emiliane.
I. Spugne silicee emiliane del Miocene medio.
a) — Considerazioni generali intorno al materiale preso in istudio.
Gli esemplari di poriferi fossili, raccolti dal Manzoni nella formazione molassica del Miocene emiliano,
sono alcuni a struttura microscopica evidentissima di spongiario, altri invece per il processo di fossiliz-
zazione assai imperfetto ed in parte anche per il materiale granelloso-siliceo e compattissimo che li ri-
copre, sono così poco riconoscibili da escludere qualunque intenzione di ravvisarne, nonchè la configura-
zione generale, anche certi dettagli di minore importanza, è vero, ma che pure servirebbero ad orien-
tare l'osservatore nella mancanza di altri indizi di maggiore momento. Ù;
Nondimeno alcuni degli esemplari provenienti da Serra dei Guidoni e da Maserna addimostrano una
conformazione spongiaria abbastanza appariscente e non mancano davvero i campioni nei quali, oltre ad
i) Di questi Spongiari l’A. ebbe già a pubblicare una breve relazione nei Rendiconti della R. Accademia déi
Lincei (Vol. IV, 3 febbraio 1895. Silicospongie plioceniche). (D. S.).
[5] 5 P. MALFATTI 21
una netta delimitazione della parete esterna e dell’interna, dell’ apice, o del cratere, del corpo o spon-
goforo, della base od ipoforo; si possono riscontrare altresì gli osculi, gli ostioli, i solchi superficiali e
nelle rotture della compage somatica i canali acquiferi radiali e verticali ed altre particolarità d’impor-
tanza, qualora sieno presenti, quali la disposizione dei pori acquiferi all’esterno e nella cavità, le rugo-
sità apicali, le espansioni radiciformi o digitate.
Ma disgraziatamente sono pochi questi campioni; la gran massa degli altri non è doviziosa davvero
di caratteri visibili e peculiari.
* È noto che per classificare razionalmente le spugne occorre anzitutto il criterio fondamentale della
conformazione degli elementi scheletrici, criterio che non si può avere che esaminando la struttura mi-
croscopica della compage spongiaria. Non sono però da trascurarsi oltremodo altri indizi classatori che
possono desumersi dalla conformazione macroscopica della massa spongiaria e talora anche dalla configu-
razione generale di essa. L’indiscutibile autorità di Hinpe che ha attinto, a sua detta, preziose indica-
zioni nei lavori di ÉTALLON, di FromenTEL, di GoLpruss, di QuenstEDT, lavori improntati all’antico ed em-
pirico sistema di classazione, ma pur sempre preziosi per certi riguardi, mi confortò a non trascurare
eccessivamente questo criterio di classazione, secondario per importanza, ma non certo disprezzabile. Nè
ho lasciato di istituire un accurato confronto fra le forme spongiarie del Giurese e del Cretaceo tedesco
descritte da QuensteDT ! e Gorpruss ?) e gli esemplari da me studiati ed altresì, seguendo le raccoman-
dazioni di SoLLas, di paragonar questi con le forme degli spongiari viventi.
Purtroppo ho dovuto in ciò limitarmi ad un raffronto basato esclusivamente sui disegni di diverse
opere illustrate, fra le quali rammenterò il lavoro di O. ScamIDT intorno alle Spugne dell’ Adriatico,
quello di HarcxeL sulle Calcispongie, le diverse ricerche di MarsHALL sulle Esattinellidi e quelle di CARTER
su Esattinellidi e Litistide, l’ opera di VosmarrR-BRonN in quella parte che riguarda gli spongiari ed alfine
quel preziosissimo materiale per la Spongiologia che raccolto dallo Challenger, fu studiato da HAFCKEL,
SorLas, ScHULzE, RipLEY e DENDY e POLEJANEFF, e che con l’opera di VosmArR può ben dirsi rappresenti
quanto di più completo possediamo sinora intorno agli spongiari.
E noterò qui che ad onta di ripetuti confronti non mi è stato possibile di ravvicinare con certezza
le forme emiliane con alcuna di quelle viventi descritte nell’opere predette; ciò che del resto ebbe pure
a verificare ZIimtEL per il materiale di Orano già più volte mentovato.
b) — Giacimento delle Spugne silicee emiliane e loro habitat.
Non è per me il caso di dilungarmi nel dare notizie intorno alla giacitura delle spugne silicee emi-
liane delle vicinanze di Maserna. Il ManzonI che così abilmente ebbe a rintracciarle in quella serie di
colline che separano l’alta valle del Panaro da quella del Reno, le descrisse diffusamente nella sua me-
moria: ma poichè non può tornare inutile qualche indicazione in proposito, specialmente per chi non
disponesse dell’anzidetto lavoro, riassumerò qui brevemente in quali condizioni di giacitura furono rin-
venuti gli esemplari da me presi in istudio.
I diversi esemplari si presentano variamente fossìilizzati secondo la località dalla quale provengono.
Quelli del distretto di Montese e della località non molto discosta di S. Maria Vigliana si offrono
1) QueNsTEDT F. A. Petrefaktenkunde Deutschlands, Bd. V, Korallen. Leipzig, 1877-78. Dell’Atlante le tavole
che illustrano forme spongiarie sono quelle che vanno dal N.° 115 al N.° 142.
2) GoLpruss M. Petrefacta Germaniae. Abbildungen und Beschreibungen, Bd. 1. Diisseldorf, 1826-1833.
272 P. MALFATTI [6]
sempre trasformate in calcaree; i vari esemplari infatti sono stati sempre estratti dagli straterelli di
marna molto calcarifera, che si interpongono nei vari strati della molassa. Negli esemplari provenienti
da. queste località sarebbe vano il ricercare la microstruttura scheletrica, la trama silicea è stata costan-
temente sostituita da calcare amorfo, e di tutto lo spongiario non rimane più traccia alcuna. Del resto
sono scarsi gli esemplari provenienti da queste due località, essi sono per la maggior parte dei grossi esem-
plari di Oraticularia (della specie Or. Manzoni) spongiari che per la ponderosità delle loro forme erano
stati dapprima assegnati da Mazzetti e Manzoni al gen. Chenendopora delle Litistidi.
A differenza delle spugne ritrovate nei dintorni di Montese quelle a trama silicea conservata e
scoperte nei pressi di Maserna, Jola e Serra dei Guidoni si ritrovano in un giacimento di roccia siliceo-
ocracea occupante (sono parole del Manzoni) “a modo di oasi un perimetro di alcuni chilometri in seno
alla formazione della molassa miocenica e poggiante direttamente sulle potenti assise delle molasse mar-
nose dello Schlier ,.
Questa roccia è compenetrata da filoncelli e da noduli di selce piromaca di svariata colorazione:
questi noduli silicei, contrariamente a quanto suole avvenire, non hanno dato nelle sezioni sottoposte
all'esame microscopico alcuna traccia di elementi spiculari o di radiolarie, o di foraminiferi; mentre è beh
noto che esplorando le concrezioni di selce delle formazioni giuresi e cretacee Potra e WisnIOWSKI, per
tacere di altri, ebbero a rintracciare forme spiculari di spongiari così bene individualizzate e tanto
peculiari da concedere loro di venire a delle determinazioni non solo di generi, ma puranco di specie.
Il Manzoni nel dare spiegazione delle concrezioni anzidette, esclusa addirittura l’origine di questi
noduli per discioglimento preventivo della silice organica degli spongiari, suppone invece che tali rognoni
silicei traggano origine da depositi di sorgenti mineralizzate contenenti disciolte quantità cospicue di
silice, a guisa di quanto suole avvenire tuttora in alcune sorgenti geyseriformi. Ed infatti l’ ispezione
delle lamine microscopiche rivela spessissimo negli esemplari studiati una notevole ipersilicizzazione degli
elementi spiculari, fenomeno questo che ben si differenzia dall’ipersilicizzazione sarcodica. Questa se
chimicamente può sembrare un processo ® identico, si differenzia abbastanza nettamente dalla prima per
il modo con il quale si compie la deposizione della sostanza concrezionante. Nel caso di ipersilicizzazione
sarcodica la superficie spiculare è liscia, ‘levigata, unita; quando invece il concrezionamento si è com-
piuto per cagione estranea alla vitalità del sarcode, i bracci spiculari presentano delle gibbosità disposte
irregolarmente sulla superficie; gibbosità, o dirò meglio turgori ed escrescenze, che ben differiscono dalle
espansioni spinose, o ramose, o tubercolari, che rivestono in certi tipi spongiari la superficie spiculare.
Ma per ritornare alla spiegazione dell’origine della selce nodulare e concrezionante, dirò che in ap-
poggio dell’origine idrica di questa silice abbiamo come fattore eloquentissimo la presenza costante in
questi esemplari spongiari e nei noduli silicei di cospicue infiltrazioni manganifere. Non sarei in grado
di accertare la forma chimica sotto la quale qui ci si appresenta il manganio; la scarsità del materiale
o la tirannia del tempo non mi concedevano simili ricerche; ad ogni modo qualunque sia il composto
manganico, non può rimanere dubbio alcuno intorno a quanto sta per rilevare la presenza di queste
infiltrazioni manganiche. Le deposizioni ruiniformi, suturate,, globulari, che si rinvengono spesso nelle
sezioni microscopiche da me confezionate e la presenza costante di manganio in tal copia che lo stesso
i) Effettivamente non è: secondo ricerche recentissime di KJòLDALL appare accertato che la silice di origine
organica che si riscontra nei radiolari, e segnatamente in alcuni spongiari, è da assegnarsi ad uno degli acidi poli-
silicici delle serie anidridiche più inoltrate. Ma intorno a questo argomento di sommo interesse anche per il paleon-
tologo sarà fatta parola più sotto,
17] P. MALFATTI 273
saggio qualitativo ne rivela l’entità, non possono chimicamente spiegarsi senza l’ammissione della origine
per idrotermalità, che concesse a composti del manganio, in forme così poco solubili come sono gene-
ralmente quelle dei suoi ossidi, carbonati e silicati, di impregnare e la compage silicea spongiaria e
la silice concrezionante inorganica ma probabilmente disciolta ad organismi preesistenti che contem-
poraneamente si deponeva. Ho accennato a questo, perchè a mio debole avviso l’intervento di certe
sostanze mineralizzanti, ancor meglio del criterio microscopico (in taluni casi fallace od ingannevole)
dovrebbe servire di spiegazione intorno all’origine di depositi tanto controversi.
Di non minore importanza è lo stabilire quale fosse 1’ habitat di questi spongiari emiliani, perchè
sapendo che ormai quasi tutte le forme di Esattinellidi e di Litistide viventi sono proprie di mari pro-
fondi, si sarebbe indotti logicamente ad assegnare i nostri esemplari a formazioni marine assai profonde
come sono certamente quelle e giuresi e cretacee nelle quali si rinvengono silicospongie !).
Eppure il criterio .litologico e quello che emerge dall’esame dei fossili della fauna concomitante
agli spongiari di Maserna, Jola, Serra dei Guidoni e Montese si oppone in parte a questa deduzione.
Dal primo resulta che gli spongiari in parola trovandosi quasi sempre impigliati nella molassa o di-
sposti nei filoncelli di marna calcarea che si infrappongono nei vari strati della molassa, debbono riguar-
darsi di habitat non troppo profondo, infatti la formazione della molassa con i suoi costituenti grossolani
e coi grossi frammenti organici che contiene è una deposizione non molto lontana dalla spiaggia. Ma vi
hanno inoltre i fossili che accompagnano e si frammescolano con le spugne negli strati della molassa
che comprovano questa spiegazione.
Qui insieme con i granelli di quarzo e di serpentina e conglobati nel cemento argilloso-siliceo, è
dato ravvisare spoglie frantumate e rotolate dit diverse Cellepore e frammenti più grandi di Pecten,
di Ostrea, di Echinidi Cidaridi, forme del tutto proprie alle deposizioni non propriamente litoranee ma
nemmeno assai profonde ?), che caratterizzano il così detto piano langhiano dell'Appennino settentrionale e
centrale.
Del resto la fucîes stessa massiccia di quasi tutti gli esemplari, le numerose espansioni ipoforali
digitate che guarniscono, in alcuni campioni completi, la porzione basale costantemente allargata ed espansa,
(conformazione che mostra già che a queste spugne abbisognava l’impiantarsi tenacemente sul fondo
marino, disposizione morfologica che non si riscontra in alcuna delle forme Esattinellidi viventi ora nei
mari profondi), ed infine lo stato di conservazione veramente miserevole della loro compage scheletrica,
sta a dimostrare abbastanza chiaramente che gli esemplari in discorso ebbero a vivere su un fondo non
pelagico, ed ancora parzialmente sconvolto dall’ ondosità marina.
Ed in questi esemplari parmi si debbano ravvisare i rappresentanti di alcune forme cretacee deri-
1) Le Esattinellidi viventi sono ormai tutte forme indubitamente pelagiche, non essendo stato dato sinora di
riscontrarne alcun tipo nei bassifondi litorali: dalle liste della distribuzione batimetrica delle Esattinellidi, liste for-
mate segnatamente sulle resultanze delle recenti campagne talassografiche (di queste una accuratissima troviamo
nell'opera di WALTHER, già dianzi citata) appare in modo indiscutibile che la vita delle Esattinellidi è rigogliosa
in 4 zone batimetriche diverse e cioè da 95 a 200 fath., da 200 a 300 da 700 a 1000 ed oltre 3000.
Nelle zone intermedie e sopra 95 ft. le Esattinellidi non si riscontrano.
Ne consegue pertanto che il carattere pelagico dell’ habitat delle Esattinellidi viventi non può esser posto in
alcun dubbio.
Delle 50 specie di Litistide viventi, 7 vivono fra 0 e 90 ft., le altre fra 100 e 1800 ft.
2) Vedi: MANZONI A. Echinodermi fossili della Molassa di Serra di Guidoni. Atti Soc. tosc. di Se. nat. Pisa, 1881.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. M5
274 3 P. MALFATTI [8]
vanti da fondi marini se non abissali, per lo meno di certo rilievo; forme assai rare invero, che si adat-
tarono ai sollevamenti posteretacei. A conferma di ciò si aggiunga che in queste formazioni, Esattinellidi
e Litistide, si accompagnano, contrariamente a quanto si osserva nelle formazioni mesozoiche; in queste
là dove abbondano le forme di una di queste famiglie, mancano del tutto quelle dell’altra.
Del resto anche per la spongiofauna attuale la draga ha potuto stabilire che nelle zone e nei fondi
abitati dalle Esattinellidi non si riscontrano mai rappresentanti di Litistide e viceversa.
L’aver constatato adunque che nel Miocene medio emiliano, ed altresì in quello contemporaneo di
Orano, rappresentanti dei due tipi si accompagnano e frammescolano, parmi faccia supporre che gli spon-
giari delle formazioni anzidette rappresentano tipi di un habitat precedentemente pelagico e che per
ispeciali condizioni di adattamento, ebbero a esistere e prosperare su fondi più litoranei e meno profondi.
Ma a questo proposito avrò occasione di ritornare sopra brevemente in seguito.
c) — Struttura microscopica.
Gli spongiari provenienti da Maserna e Jola, a differenza di quelli di Montese, sono esemplari di
spugne silicee rinchiuse in roccia eminentemente silicea; ond’è che intraprendendo lo studio della
struttura microscopica va preso in seria considerazione il criterio della possibile ipersilicizzazione degli
elementi scheletrici. Per questo speciale processo di accrescimento che ho riscontrato abbastanza fre-
quentemente nei campioni presi in esame, consegue che le spicule sono bene spesso notevolmente ingros-
sate e le maglie interspiculari ed il lume dei canali acquiferi sono costantemente riempiti da silice
calcedoniosa o da minutissimi granellini di sabbia silicea. Nel primo caso la confezione delle sezioni
microscopiche riesce facile ed assai nitida, nel secondo invece le inclusioni granellose, che malamente si
eliminano, rendono imperfettissime le lamine di osservazione. E sommamente imperfette riescono quando
la massa spongiaria è compenetrata da infiltrazioni ferriche o manganifere; quest’ultime segnatamente
oltre all’ingenerare occlusioni assai strane, di cui sarà fatta parola in seguito, inducono nelle lamine
una colorazione così cupa, che lo studio d’esse viene ad essere notevolmente intralciato. .
Generalmente lo stato di conservazione della trama scheletrica di queste spugne mioceniche lascia
alquanto a desiderare. Pressochè in tutti gli esemplari mancano costantemente gli involucri corticali, e
della compage spongiaria non rimane che il tessuto costituente la porzione subcorticale ed interna dello
spongiario; anche questa peraltro spessissimo è alterata e con gli elementi spiculari profondamente obli-
terati nei campioni delle Litistide; uno stato di conservazione alquanto migliore si verifica nelle Esatti-
nellidi, però anche in queste la trama o reticolato spiculare è spesso contorta o frantumata, mostrando
così che queste spugne emiliane prima di essere fossilizzate, furono sovente danneggiate dai movimenti
del mare.
Nelle Esattinellidi gli ingrossamenti che formano i grossi rami determinanti le maglie o reticolati
debbono intendersi come una vera e successiva deposizione del materiale siliceo operata dalla massa
sarcodica, che, vivente la spugna, rivestiva la compage spiculare scheletrica. Nell'insieme la trama delle
maglie delle Esattinellidi dà l’impressione di una certa regolarità, che è peraltro solo relativa. Spesso
dei bracci di spicule esaradiate si pongono attraverso la maglia e collegandosi coi bracci del quadrato
della maglia stessa ingenerano disposizioni anormali: talora le maglie si addossano l’una sull’altra in un
dato senso, si allargano invece altrove, oppure si contorcono, tantochè finiscono coll’ ingenerare un reti-
colato alquanto irregolare.
I corpi spiculari nelle Esattinellidi si mostrano, in condizioni normali, come resultanti da tre assi che
[9] P., MALFATTI 275
normalmente si incontrano al nodo d’incrociamento o centro spiculare; questo assume disposizione sva-
riata a seconda dei vari tipi spongiari. I sei bracci del corpo spiculare sono attraversati costantemente
dal canale assile che, nei poriferi emiliani, si mostra sempre riempito di sostanza ocracea o limonitica;
talora anzi nelle sezioni non appaiono che le semplici impronte dei canali assili, senza corpo spiculare
circostante, impronte che vengono a simulare i veri bracci spiculari.
In condizioni normali la superficie esterna dello spongiario è ricoperta da un involucro che nella
sua struttura si differenzia sensibilmente dalla configurazione del tessuto interno scheletrico. Esso resulta
o da un appiattimento speciale degli elementi spiculari esterni che atrofizzano i bracci diretti verso la
superficie, o da uno strato cuticulare siliceo più o meno grosso, cosparso talora di spicule sarcodiche o
che ricopre completamente lo spongiario o si limita a rivestirne la porzione ipoforale. Alla formazione
di questi strati involucrali contribuiscono non poco in certe famiglie, specialmente in quella delle Stau-
rodermidi, le spicule sarcodiche , le quali costanti e d'importanza capitale nelle Esattinellidi Dictionine
viventi, non si riscontrano che eccezionalmente nelle forme fossili.
. Intorno alla speciale conformazione degli involucri corticali che sventuratamente mancano quasi
sempre negli esemplari da me presi in istudio, non è qui il caso di parlare.
Per quei pochi esemplari nei quali mi è stato possibile il riscontrarli farò menzione in seguito ve-
nendo a descrivere i singoli generi: del resto il MANZONI, indagatore più provetto di me, ebbe ad illu-
strarli egregiamente nel suo lavoro già dianzi citato (pag. 268 [2], nota 5).
Il tessuto delle Litistide, che anche in condizioni favorevoli è caratterizzato da un intreccio fitto,
complicato ed irregolare di spicule ramose, spinose o radiciformi, è nelle spugne emiliane oltremodo al-
terato ed in uno stato tale di conservazione da indurre a tutta prima l'osservatore a desistere dall’idea
di decifrarne la configurazione per desumerne qualche indizio classatorio. E non è che in seguito ad esame
attento e prolungato ed a certe speciali manipolazioni delle quali farò cenno più sotto, che sono arrivato
ad individualizzare con certezza qualche spicula che mi ha concesso di determinare il genere.
L’esame delle sezioni microscopiche negli esemplari peggiori mostra un avvicendamento irregolaris-
simo di maglie rotte, contorte, ipersilicizzate e compenetrate da molta sostanza ferruginosa, che si con-
fondono con le granulazioni le quali riempiono gli interspazi spiculari, talchè solo l'occhio esperimentato
nell’osservazione di altre preparazioni consimili, ma meno alterate nell’insieme, può orientarsi e. ravvisare
qualcosa in quell’intreccio vago e proteiforme.
Nelle sezioni invece di campioni meno imperfetti è dato di riscontrare se non ben delineata, per lo
meno abbastanza evidente, la compage scheletrica, che maggiormente si appalesa sottoponendo le lamine
ad un trattamento analogo a quello già eseguito da Sonnas ?). Egli per avere degli indizi intorno alla
struttura assai incerta di alcune Anomocladine ipersilicizzate, pensò di attaccare il reticolato siliceo per
più ore con (KOH) concentrata a caldo; arrestando a tempo l’operazione potè ottenere dei corpi spicu-
i) Non ignoriamo che la distinzione delle spicule in ischeletriche e sarcodiche è stata recentemente severamente
biasimata da ScHULZE, perchè, a detto suo, essa è del tutto arbitraria, mancando dei veri criteri anatomici per ista-
bilire una divisione simile; con tutto questo la distinzione delle spicule in sarcodiche e scheletriche è troppo comoda
per il paleontologo per esser da lui rifiutata; l’autorità di NeumayR che la dichiara indispensabile in paleontologia
basterebbe da sola a mostrare che l’antica proposta di CARTER seguita da ZrireL, non deve essere davvero
abbandonata.
2 SoLLas W.J. Vetulina stalactites and the Sckeleton of the Anomocladina. Proc. R. Irish Academy, ser. II,
vol. 4, pag. 486. Dublin, 1885.
276 P. MALFATTI [10]
lari isolati e determinabili. Queste prove furono da me ripetute ed ancorchè non mi conducessero a risul-
tati così favorevoli, mi concessero nonpertanto di ottenere lamine di osservazione suscettibili di studio.
Anzitutto sottoposi la sezione ad un trattamento prolungato a caldo con (HC1) diluito e ciò. nell’in-
tento di eliminare in parte le infiltrazioni limonitiche o manganifere. La lamina quindi, ripetutamente
lavata con acqua bollente, fu trattata con una soluzione di (Na OH) al 30°/, sospendendo l'operazione
quando al microscopio l'intreccio appariva un po’ meno confuso ed era dato in tal modo di distinguere
qualcosa. Del perchè abbia preferito la (Na OH) alla (KOH) non è qui il caso di tenere parola.
In nessuno degli esemplari provenienti da Maserna e Serra dei Guidoni sono avvenute pseudomor-
fosi nei componenti minerali degli elementi spiculari, pseudomorfosi che sono tanto frequenti nelle spugne
del Cretaceo e che furono pure verificate nei campioni provenienti da Montese e studiati da MANZONI e
Mazzetti. In questi esemplari ” le lamine da me pure confezionate dettero, come ai due osservatori pre-
citati, un responso del tutto negativo.
Riguardo alle sezioni per l'ispezione microscopica della struttura spiculare noterò finalmente che in
tutti quegli esemplari che mi si dimostrarono con trama spiculare ben conservata e ricchi di indizi ho
eseguito le sezioni in direzione longitudinale e trasversale tanto della porzione ipoforale che di quella
dello spongoforo. Quanto poi alle spicule sarcodiche, tanto frequenti e peculiari nelle forme viventi, dirò,
che dato lo stato di conservazione non troppo favorevole delle spugne emiliane, le quali, giova il ripe-
terlo, hanno perduto quasi sempre l'involucro corticale esterno, non deve far specie che manchino asso-
lutamente tranne in una forma di Staurodermide. In questa spugna soltanto ho potuto riscontrarle deci-
samente, anzi fu basandomi sul criterio fondamentale della presenza delle spicule isolate tipiche delle
Staurodermidi che ho potuto determinare con certezza questo genere.
Vedremo però in seguito parlando dell'esame portato sulle sezioni microscopiche degli esemplari di
San Marino, che in quelle roccie ho potuto riscontrare vari tipi di spicule sarcodiche; l'esame delle roccie
di Maserna, di Jola e di Serra dei Guidoni dette invece un responso del tutto negativo.
d)— Intorno alla natura del materiale costituente lo scheletro delle silicospongie.
Ancorchè nel maggior numero delle spugne attuali il principio mineralizzante della compage sia di
natura silicea, sino a pochi anni or sono i paleontologi ammisero che in quasi tutte le spugne fossili la
compage scheletrica fosse stata in origine di composizione calcarea. E poichè la struttura della massa
spongiaria non sembrava offrire in alcun caso rassomiglianza veruna con le attuali calcispongie, si cre-
dette opportuno assegnare le spugne fossili ad un gruppo estinto; ordine autonomo, perchè pur avendo
rapporto di somiglianza con le spugne calcaree viventi nella composizione chimica della compage sche-
letrica, ne differiva peraltro essenzialmente, e per la struttura e per la configurazione esterna macro-
scopica. i
Auspici quindi ’ OrBIGNY, ÉrALLON, FROMENTEL, si fece delle spugne fossili un gruppo del tutto auto-
nomo, le così dette Petrospongie.
Ma già nel 1877 ZirtEeL applicando l'indagine microscopica nella diagnosi delle spugne fossili ebbe
a dimostrare che il maggior numero di dette spugne è caratterizzato da una struttura scheletrica che si
rassomiglia in modo assai spiccato a quello delle spugne silicee esistenti e ne arguì che le spugne a
1) Soltanto è dato di ravvisare per trasparenza nella lamina i larghi canali acquiferi affusolati, propri ad una
specie di Craticularia che descriverò in seguito.
[11] P. MALFATTI 277
trama calcarea del Giurese e del Cretaceo erano state originariamente silicee, ma che si erano succes-
sivamente trasformate per pseudomorfosi in calcaree . Una tale sostituzione nel processo di fossilizza-
zione parve improbabile alla maggior parte dei paleontologi, nè mancarono dei chimici che si permisero
di dichiararla del tutto impossibile ?).
La ripugnanza, chiamiamola pur così, che si provava ad ammettere una tale sostituzione si deve
senza dubbio ricercare in un’ ambiguità di terminologia che purtroppo imperò per del tempo, dando così
origine a fraintesi concepibilissimi. Stliceo e quarzoso furono ritenuti come espressioni sinonime, nè pos-
siamo meravigliarci quindi che il chimico si rifiutasse a credere alla possibilità che il carbonato calcico
venisse a sostituire molecolarmente il quarzo.
A Sottas si devono le prime 3 indicazioni precise intorno alla natura della sostanza silicea degli
scheletri di Silicospongie; egli mostrò in modo convincente in base a proprietà chimiche ed a caratteri
fisici, quanto differisca dal quarzo la silice secreta dagli spongiari, da lui designata col nome ben felice
di silice colloidale. Ed ebbe a dimostrare infatti, che mentre il quarzo è per i nostri mezzi di rico-
gnizione pressochè insolubile nelle acque carbonate ed in molti altri solventi salini, che è cristallino, con
un indice di rifrazione relativamente alto, e che resulta quasi esclusivamente di (Si) ed (0), la Silice
colloidale organica per contro, si presenta amorfa con un indice di rifrazione basso, solubile in potassa
e soda caustica ed in acque carbonate; essa resulta di silice idrata in unione con sostanza organica.
Successivamente da TrouLer pure fu studiata la natura degli elementi spiculari di Silicospongie
viventi e le ricerche di esso convalidarono i dati proposti da SoLLas, eccezion fatta di quanto riguarda
la presenza di materia organica nelle spugne silicee. THoULET trovò che certe spicule silicee perdevano
in seguito a calcinazione, previa disseccazione a 100°, il 13,2°/, in peso della massa e che il loro peso
specifico era fissato a 15° da 2,036. Questi valori indussero THouLET a riguardare la silice formante le
spicule delle Silicospongie del tutto analoga all’ opale.
In una seconda memoria Sorras 5) riportava il resultato di sue ulteriori ricerche su questa questione,
e cioè mediante esatta determinazione dell’indice di rifrazione del quarzo e della silice colloidale, egli
poteva dimostrare irrefutabilmente l’analogia, se non identità, della silice organica con l’opale. Entrare
nei dettagli di questa pregevole memoria sarebbe qui cosa superflua, giova però osservare che egli potè
stabilire il grandissimo divario che esiste fra silice colloidale e quarzo e venne così a rimuovere tutte
le difficoltà che si opponevano alla sostituzione con carbonato calcico della silice, creduta dapprima quar-
zosa, nelle Silicospongie. Egli potè inoltre dimostrare che non solo nelle Spugne, ma altresì nelle Ra-
diolarie, la sostanza concrezionante silicea vi si ritrova in forma di silice colloidale o idrata. Da queste
tre ricerche molta luce venne intorno alla natura dello scheletro delle Silicospongie, e così come non potè
più porsi in dubbio l’avvenuta sostituzione del calcare alla originaria silice colloidale dello spongiario, si
N :
1) ZirteL K. A. Studien tiber fossile Spongien. Op. cit.,I. Abtheilung, pag. 12,13.
2 ZirreL K. A. Loc. cit., I. Abtheilung, pag. 12: « Von beachtenswerther Seite wurde in miindlicher Eròr-
derung die Vermuthung gezussert, es habe unter den fossilen Spongien Formen gegeben, welche zwar morphologisch
vollstindig mit gewissen lebenden Hexactinelliden oder Lithistiden ibereinstimmten, bei denen jedoch das Skelet
urspringlich nicht aus Kieselerde, sondern aus kohlensaurem Kalk zusammengesetzt gewesen sei » .
3) SoLLas W. J. On Pharetrospongia Strahani: a fossit Holorhaphidote Sponge. Quarterly Journal of the geolog.
Society of London, vol. XXXIII, 1877.
4) TAouLET J. Sur Zes spicules siliceua d' éponges vivantes. Comptes Rendus de l’Ac. des Sc., tom. XCVIII, 1879.
5) SoLLas W.J. On the physical characters of calcareous a silic. Sponge-Spicules. Proc., R. Irish Academy,
n. ser., vol. IV, 1885.
278 P. MALFATTI [12]
venne ad un tempo ad avere plausibile spiegazione dei noduli, così detti quarzosi, ma effettivamente
anch'essi di. silice idrata o opalina, che accompagnano costantemente nei letti calcarei del giurese e se-
gnatamente del cretaceo, le grandi accumulazioni di Esattinellidi o Litistide trasformate per pseudomor-
fosi in calcaree. Che la silice idrata degli Spongiari e dei Protozoi fosse da ascriversi a qualche termine
della serie degli acidi polisilicici anidridici, ciò era già stato preveduto da Sorcas e se non enunciato,
per lo meno quasi confermato dalle esperienze di THOULET.
Ulteriori ricerche analitiche di KyòLpaLL e WALTHER ® poterono stabilire che tanto nelle Esattinel-
lidi come nelle Litistide e Monattinellidi le spicule silicee contengono da 8-12 °/, di acqua di costituzione.
Inoltre i due autori precitati ebbero a constatare che, attaccata dagli alcali fissi, la silice spiculare
si scioglie molto più prontamente della silice quarzosa, mentre è attaccata meno rapidamente dall’acido
fluoridico allungato (Liquido di BoRIckv): queste reazioni che non solo accennano già ad una differenza-
zione molecolare fra il quarzo e la silice colloidale organica, mostrano anche che la prima sostanza ha
funzioni acide pressochè nulle in confronto a quelle della seconda. Sarebbe azzardato per ora il voler
pronunziarsi intorno alla costituzione di questi acidi anidro-silicici; secondo KyòrpaALt essi debbono ascri-
versi a diversi termini delle serie anidridiche più inoltrate. Essi verrebbero a prodursi per un processo
fisio-chimico semplicissimo, e cioè il protoplasma che ha la proprietà di assorbire i polisilicati alcalini che
stanno disciolti nelle acque marine, determinerebbe nei tessuti per mezzo del (CO,) del ricambio una se-
parazione e fissazione dell’acido polisilicico insolubile, mentre il (Na, CO;) o (K, CO,) verrebbe eliminato.
Ad alcuni potrà sembrare alquanto speciosa questa spiegazione, ma il fatto che una quantità mag-
giore di carbonati alcalini si riscontra là dove per del tempo hanno vissuto delle spugne silicee stà a
convalidare egregiamente l’ asserto.
In tal modo del resto si viene a spiegare come la silice negli organismi si presenti idrata per co-
stituzione, anzichè per l’ esistenza di tracce di acqua marina rimasta occlusa nell’ esilissimo canale assile.
A questa ultima spiegazione d'altronde si oppongono anche i dati di rigorose analisi chimiche, le quali,
ancorchè non numerose davvero, ci mostrano esser la trama scheletrica delle Silicospongie composta es-
senzialmente di (Si0,+nH,0).
Non ho creduto del tutto superfluo esporre qui, a sommi capi, le resultanze degli studi portati negli
ultimi anni intorno alla natura del materiale siliceo degli organismi animali, perchè tale argomento è di
grande importanza, non solo per il fisiologo, ma altresì per il paleontologo.
E poichè in uno dei tanti esemplari frammentari di spongiari esaminati, mi è stato dato di riscon-
trare, quasi miracolosamente, un frammento di Craticularia incluso in un involucro di calcite purissima,,
non alterato da compenetrazioni ferrifero-manganiche, mi sono proposto di rispondere ad un invito rivolto
dal Manzoni nella sua memoria, e cioè illustrare dal lato chimico il comportamento della trama silicea
delle Craticularie emiliane.
Le resultanze sommarie di queste analisi e di alcuni confronti istituiti fra il comportamento della
silice spongiaria e di quella delle Diatomee sono qui ricapitolate brevemente.
Per rendermi anzitutto conto della purezza del materiale (e quindi dell’ attendibilità delle mie re-
sultanze analitiche) ho trattato alcuni pezzettini della compage scheletrica anzidetta col metodo di BoRicky.,
Previo trattamento dei frammentini con (HNO,) a caldo e successivi e ripetuti lavaggi con acqua bollente
ed essiccamento in stufetta a 100°, i frammentini deposti sur una lastrina ben tersa di guttaperca fu-
rono trattati con 2-3 gocce del liquido di Boricky. Eseguita a bassa temperatura e lentamente l’ evapo-
i) WALTHER. Beobachtungen dber das Leben. Einl. in die Geol. als hist. Wiss., II Th. Jena, 1893.
[13] P. MALFATTI 279
razione, non solo non fu dato scorgere alcuna traccia di residuo all’occhio armato di lente, ma neppure
mediante riscontro di pesata della lastrina, si potè verificare un aumento in peso del valore della tara
constatata prima dell’ operazione.
Le spicule di questo frammento di Crazicularia resultano adunque di silice pura.
Per determinare quindi la quantità di (H,0) contenuta nella trama silicea e cioè l’acqua che in forma
di aggruppamenti ossidrilici combinandosi con la silice viene a formare la silice colloidale, ho sottoposto
la trama spiculare finamente polverizzata ad una graduale calcinazione. La massa ridotta per porfirizza-
zione, fu, previo trattamento con (HNO;) e lavaggio ed essiccamento a 100°, riscaldata gradatamente in
crogiuolo di platino. Un crepitìo insistente che tende a proiettare la massa polverulenta fuori dal crogiuolo
e contro il suo coperchio dà chiaro indizio dell’ eliminazione dell’acqua di costituzione. La massa raffred-
data, dopo 10 minuti di riscaldamento al rosso, si mostra di un bianco opaco, non dissimile cioè dal modo
con cui si appresenta il gesso riscaldato a 200°.
I seguenti risultati analitici su tre diverse porzioni mostrarono che:
Grammi 0,6095 perdettero per °/o Ti387
» 0,4700 » » °lo 12,5
MIO 80 s AVO OTO
donde si avrebbe per la silice spiculare una media del 12,9°/, di acqua di costituzione.
Avendo poi istituito un confronto fra l’attaccabilità della silice colloidale degli Spongiari (e quindi
animale) e quella della farina fossile di Monte Amiata che resulta quasi esclusivamente di Diatomee, ho
potuto constatare qualcosa di ben diverso, che già adombra alla notevole differenza che passa fra la si-
lice colloidale organica e quella prodotta dalla vitalità dei vegetali.
Mentre la silice spiculare delle nostre Craticularie è attaccabilissima da diversi agenti chimici aventi
azione sulla silice in genere, quella delle Diatomee è assai più resistente all’azione degli anzidetti agenti;
e cioè della soluzione di idrato sodico al 35 °/o e di carbonato sodico e carbonato potassico al 20°. Col
liquido di BorIcKy invece non mi è stato dato di riscontrare differenza alcuna nel tempo di discioglimento,
o dirò meglio una differenzazione apprezzabile.
Così si spiega assai bene come le grandi accumulazioni di farina fossile si sieno potute conservare
facilmente, mentre le spicule silicee spongiarie, che pur si raccolgono talora in quantità veramente pro-
digiose e strabocchevoli nei fondi marini, non vengono mai a costituire da sole dei veri strati o depo-
siti rocciosi. E all’obbiezione che pur potrebbe muoversi, e cioè che le radiolarie, le quali resultano an-
ch’esse di silice colloidale *, si ritrovano spesso a formare ammassi potenti e durevoli, vi ha ragione di
credere che il responso sarà ben presto fornito dai predetti allievi della scuola di HammERSTEN!
e) — Intorno al sistema acquifero.
Un fattore assai importante per la sistematica degli spongiari, dopo quello principalissimo del tipo
spiculare e della configurazione dell’intreccio scheletrico, si ha nella disposizione speciale che nei pori-
1) Le ricerche di KJòLpAaLL hanno già accennato alla presenza di diversi acidi anidro-silicici nella silice col
loidale degli organismi; del resto non è difficile spiegare la conservazione delle radiolarie ponendo mente al fatto
che esse si depongono accompagnate spesso da strati limonitico-manganiferi, che servono a proteggerle dall’ azione
alteratrice degli agenti circostanti.
280 P. MALFATTI [14]
feri vengono ad assumere i canali acquiferi, i quali destinati ad introdurre l’acqua dall’esterno all’in-
terno compiono l’atto fisiologico più importante nei fenomeni vitali dello spongiario. Nelle spugne fossili
i canali acquiferi consistono in tubuli a sezione rotonda od ovale, che vengono ad essere delimitati dagli
elementi spiculari che li circondano assumendo forme arcuate: generalmente nelle Esattinellidi le spicule
che circondano la luce di un canale acquifero sono di grossezza alquanto maggiore e determinano sulle
maglie circostanti una contorsione tipica che basta da sola ad indicare la vicinanza di uno di detti canali,
in ispecie per quelli radiali !.
Variabilissime sono la larghezza e la lunghezza di questi canali; nelle Craticularie generalmente si
hanno tubuli non molto lunghi, ma ampi, ciechi, e cioè chiusi ad un estremo, che sboccano con un’ aper-
tura rotonda od ovale, più o meno grande: queste aperture o pori esalanti o ostiole sono disposte con
diversa direzione a seconda dei vari tipi; altra volta però nelle stesse Craticularie i canali sono più esili
e più profondi rimanendo pur sempre ciechi. Come vedremo in seguito, è fondandomi su questo criterio
della diversa configurazione del sistema acquifero che ho fondato la divisione in specie dei numerosi
campioni di Craticularie mioceniche emiliane.
Oltre i canali radiali che decorrono dall'esterno all’interno in senso orizzontale, ma con leggera in-
clinazione dall’alto al basso, si hanno i canali ascendenti o verticali che in direzione longitudinale dalla
porzione ipoforale sboccano nel fondo della cavità dello spongiario o nella porzione craterale-apicale.
Questi canali verticali nelle forme cilindrico colonnari delle Craticularie sono assai sviluppati e cospicui
e sono disposti in diverse serie circolari concentriche; nelle forme sessili mancano del tutto.
In relazione col sistema acquifero stanno certamente i numerosi solchi o rughe vermiculari che in-
cidono con direzione verticale la superficie esterna di molte Craticularie. E se è assai difficile dare una
spiegazione dell’ufficio a cui erano destinati, è però da asseverare che essi non debbono attribuirsi ad
escavazioni prodotte da animali parassiti o da litodomi; il fatto che questi solchi si riscontrano esclusi-
vamente sulla parete esterna e non mai internamente o sui lembi craterali e la loro direzione longitu-
dinale costante, basterebbe a convincerci in proposito; vedremo in seguito che in umo dei tipi di Crati-
cularie da me distinti, questi solchi canalari sono cospicui e costanti, mancano invece, o per lo meno sono
appena accennati, nelle altre due specie.
Una disposizione ben diversa nel sistema acquifero riscontriamo nel genere Ziftelospongia; in esso
le pareti meandriformi dello spongiario sono tempestate da un numero stragrande di pori finissimi su-
perficiali che menano ad una quantità stragrande di canaletti che intersecano la spugna in ogni senso,
cosicchè l’acqua penetra nello spongiario attraverso tutto lo scheletro spiculare.
Non si hanno invece indizi certi del sistema acquifero e della sua disposizione nei campioni delle
Litistide prese in esame. Questo sistema così importante nelle forme ben conservate e che contribuisce
a dare un criterio esatto nella ricognizione dei generi, è nelle Litistide da me esaminate obliterato dalle
pessime condizioni della fossilizzazione. Solamente nell’ esemplare designato più sotto come un Hyalotragos
sì può ravvisare la serie dei canalicoli ascendenti verticali che mettono in comunicazione i pori della
superficie esterna con quelli che trovansi disseminati nella cavità centrale superiore.
Ma per il genere Oremidiastrum riconosciuto per tale alla confisurazione degli elementi scheletrici
ed alla forma esterna ed in altri due esemplari indeterminabili, ma che dalla struttura massiccia e pon-
derosa fui indotto a riferire al tipo litistido, non mi è stato concesso di rinvenire alcuna traccia distinta
di sistema acquifero.
! Tav. XXII [III], fig. 11.
[15] P. MALFATTI 281
Prima di passare ad illustrare le singole forme da me riscontrate nel materiale preso in esame,
m'importa far osservare che la serie delle preparazioni microscopiche eseguite e che somma a 80 sezioni
circa, è stata da me ritratta nei suoi esemplari tipici e più importanti con alcuni rilievi microfotografici
che unisco a questo mio lavoro; l’illustrazione delle singole preparazioni credo più opportuno accompa-
gnarla quale nota esplicativa delle singole tavole che seguono questo mio scritto.
Ord. Hexacetinellida O. ScHM.
Fam. Euretidae ZITT.”
Gen. Craticularia ZImm.
Tav. XX-XXII [I-II].
Sinonimia?: — Seyphia Goupruss p. p.; — Cribrospongia D’ ORBIGNY p. p.; — Goniospongia D’ OrBIENY
p. p.; — Dictyonocoelia Eratton p. p.j — Cribrocoelia Éranron p. p.j — Goniocoelia Érarnon p. p.j; — Diplo-
stoma RoeWER p. p.; — Drudrospongia RoemEeR p. p.j — Textispongia QuenstEDT p. p.; — Clathrispongia Quex-
STEDT p. p.; — Laocoetis Power p. p.; — Hemicoctis PoxeL p. p.; — Brachiolites PoweL p. p.; — Eucoscinia
Power p. p.; — Desmoscinia Powsr p. p.j — Phragmosinion Poxer p. p.; — Ehabdocnemis Power p. p.
“ Spugna fissa di forma variabile, generalmente rappresentata da una coppa larga, poco profonda,
che poggia su di un corpo (spongoforo) più o meno massiccio, cilindroide, colonnare: la porzione basale
talora è leggermente espansa; non mancano generalmente i prolungamenti e le espansioni digitate, radi-
ciformi; le pareti sono perforate da molte aperture o ostie tondeggianti disposte in serie verticali ed
orizzontali incrociantisi ad angolo retto; la superficie esterna è spesso solcata da rughe longitudinali ver-
micolate, i canali radiali sono costantemente ciechi, talora solcano l’intera parete, talora, vi giungono a
mezzo; nel primo caso sono assai stretti, nel secondo caso ampi: nelle forme colonnari vi sono i canali
verticali ascendenti. Spicule esaraggiate con nodi d’incrociamento pieni formanti un reticolato a maglie
quadrangolari: il tipo spiculare è uniforme in tutte le parti dello spongiario. L’involucro corticale manca
quasi costantemente; quando è presente si ritrova di preferenza verso la base dello spongiario: mancano
sempre le spicule sarcodiche ,,.
Questa diagnosi corrisponde in gran parte ai caratteri assegnati da ZittEL al genere Craticularia e
1 Il nome della famiglia Euritidae Zurr., dopo la morte del MALFATTI, fu cambiato dal RAurF in quello di
Craticularidae, oggi universalmente accettato. Vedi Raurr, Palaeonspongiologie nella Palaeont. di ZirTEL, vol. 40,
pag. 191. Stuttgart, 1893-94 (M. C.).
p 2) Opere degli Autori citati nella sinonimia:
GoLpFuss. Petrefacta Germaniae, vol. I. Disseldorf, 1826-1833.
GoLpruss-MUNsTER. Lethaea Germanica. Leipzig, 1836.
Reuss A. E. Die Versteinerungen der bbhmischen Kreideformation. Stuttgart, 1845.
QuenstEDT F. A. Petrefaktenkunde Deutschlands. Korallen. Bd. V. Leipzig, 1877.
PomeL A. Paléontologie de la Province d’' Oran. Zoophytes. Oran, 1872.
FromentEL A. E. Introduction à l étude des Eponges fossiles. Mem. de la Soc. Linn. de Normandie, vol. XI, 1859.
D’OsBiGny A. Paléontologie francaise, vol. III. Paris, 1849.
ZirreL K. A. Studien iiber fossile Spongien. Abhandl. d. K. bay. Ak. der Wiss.-C1., II, vol. XIII. Minchen, 1878.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 36
282 P. MALFATTI [16]
perciò a questo tipo va riferito il numero veramente stragrande, circa |, degli esemplari presi in istudio.
Inoltre il confronto di questo tipo spongiario coi poriferi del Giura tedesco descritti da Gorpruss. e da
QueNnsTEDT indica una rassomiglianza dei nostri esemplari con quelle forme designate da Gorpruss col
nome di Scyphia parallela (cfr. GoLpruss, Petrefacta Germaniae, tav. III, fig. 3) e con gli Spongiti
texturati di QuensteDT (cfr. QuenstEDT, Petrefakten-Kunde Deutschlands, vol. V, pag. 52-65, Atlante,
tav. 117, fig. 1-15) e per i quali egli cita ben 23 specie alquanto difficili a distinguersi fra loro.
Sensibilissimo è pure il ravvicinamento che può stabilirsi tra le nostre ed alcune delle forme de-
scritte dal PotrA fra gli spongiari della Creta boema. Da quel confronto invero si rivela che nella fauna
miocenica e pliocenica abbiamo forme di tipo o facies prettamente cretaceo; noto poi, per quanto ebbe già
a dire il Manzoni, che le varie forme di Laocoetis di PomeL del Miocene di Orano trovano i loro corri-
spondenti nelle faune nostre. Una peculiarità indiscutibile delle medesime è la sensibile riduzione della
cavità craterale, che si riduce in alcune forme ad una semplice depressione, se si eccettua una forma
che non ho potuto determinare specificamente causa la scarsità di indizi microscopici.
Già il Manzoni esaminando gli esemplari delle Craticulariae emiliane ebbe a verificare delle diffe-
renze non tanto nella struttura della compage spiculare, quanto nell’insieme delle forme macroscopiche
e nella disposizione dei canali radiali; peraltro egli si peritò a darne la determinazione specifica, pur
riconoscendo che elementi per una distinzione in ispecie nel gruppo delle Craticularie non facevano di-
fetto . Ed io appunto basandomi sulla speciale disposizione dei canali acquiferi e su una certa confor-
mazione peculiare esterna che non va disgiunta, dalle lievi ma pur sensibili differenze del sistema cana-
lare, ho distinto la specie che passerò a descrivere dopo aver dato alcuni cenni sommari intorno alla
configurazione del reticulato spiculare comune, salve lievissime differenze, colle specie predette.
Struttura scheletrica. — Nelle Craticularie emiliane l’intreccio spiculare resulta composto di
elementi esaraggiati i cui bracci, spesso contorti, si incontrano in un centro; ivi convergono pure i sei
canali assili dei bracci spiculari. Anche in questi esemplari si verifica quanto fu già constatato nelle altre
spugne fossili, segnatamente in quelle giuresi e cretacee, e cioè che in esse i canali assili sono notevol-
mente più ampi di quanto suole avvenire nelle forme viventi, d’onde se ne è inferito ?, non so con quale
criterio, che negli antichi tipi spongiari i canali assili dovevano essere riempiti da sostanza sarcodica.
I bracci spiculari resultano costituiti normalmente dalla così detta silice amorfa, ma appaiono spes-
sissimo ingrossati e con superficie rugosa; questo accrescimento è dovuto ad un processo ipersilicizzante
1) La considerevole varietà di configurazione degli esemplari del genere in esame è riferita dal MANZONI ai se-
guenti tre tipi morfologici principali:
1.° Tipo crateriforme con ampia cavità centrale più o meno profonda.
2.° Tipo cilindrico con cavità centrale terminale poco sviluppata.
3.9 Tipo piriforme con cavità centrale ridotta ad una piccola depressione. i
Il tipo 2.° (cilindrico) è il più comune; esso comprende svariatissime modalità morfologiche di configurazione
esterna, modalità che debbono palesemente ascriversi a modificazioni individuali e da non interpretarsi davvero come
caratteri atti alla formazione di specie.
Ma deve invece ritenersi ottimo criterio per la distinzione anzidetta la peculiarità di facies propria ai tre tipi
precitati, perchè questa facies convalidata da leggiere differenze nella disposizione del sistema acquifero (che pur
mantiensi nei limiti propri al tipo Craticularia e cioè canali radiali chiusi ad un estremo) parmi sufficiente alla de-
terminazione delle specie, se pur la specie esiste nelle spugne! (HARCKEL).
2) PoCra F. Finige Bemerkungen diber das Gitterskelet der fossilen Hexactinelliden. Sitzungsb. der K. bòhm.
Gesellschaft d. Wiss., pag. 4. Praga, 1882.
[17] P. MALFATTI 283
intervenuto durante la fossilizzazione e non di origine sarcodica; infatti i bracci ipersilicizzati per azione
del sarcode appaiono lisci, e soltanto con forti ingrandimenti (280 diam.) mostrano la loro superficie leg-
germente bitorzoluta; è questo un indizio che basta a rivelare se l'elemento spiculare è ipersilicizzato per
funzione sarcodica normale o per cause secondarie intervenute durante la fossilizzazione.
Nei nostri esemplari adunque la superficie spiculare appare, con ingrandimento di 60 diametri, liscia,
vi mancano inoltre costantemente quelle espansioni ramose o spinose (ben differenziabili dai veri bracci
per non avere internamente canale assile) tanto caratteristiche della Craticularia radicosa Poéra e quelle
gibbosità disposte in serie regolare che si rinvengono nella Craticularia explanata Potra, ambedue forme
cretacee. i
Gli elementi scheletrici a me pure non hanno rivelato quella disposizione stratificata, concentrica,
della silice secreta da parte del sarcode, e che secondo Porta ! costituisce oltre alla diversa dimensione
dei canali assili il principale carattere differenziale che esiste fra le spugne fossili e quelle viventi. Però
il Manzoni nella sua memoria precitata rammenta di aver ottenuto una preparazione nella quale appare
evidentissima la successione degli strati silicei deposti per la vitalità del sarcode (loc. cit., pag. 17, tav.
III, fig. 26).
I bracci si saldano in un reticolato compattissimo, talchè non è dato modo di riconoscere il punto
dove si uniscono fra loro i vari bracci; certo è che l’apparenza di continuità è dovuta al fatto che l’ipo-
soma sarcodico, deponendo man mano la sostanza silicea sui due bracci concomitanti, dapprima disgiunti,
li ricopre di una teca continua, eguale, che viene a simulare un braccio unico. Per l’unione di questi
bracci si formano delle maglie, che a lor volta intrecciandosi più o meno regolarmente, vengono a de-
terminare la compage scheletrica; maglie cubiche che però nelle parti più profonde della massa spongiaria
e negli individui adulti tendono ad occludersi e ad eliminare la sostanza sarcodica. Intorno alla diversa
conformazione degli elementi scheletrici nei vari strati della spugna, non mi rimarrebbe che ripetere,
meno efficacemente per certo, la descrizione data dal ManzonI nella monografia precitata (loc. cit., pag. 17).
Gioverà peraltro ricordare che gli strati scheletrici più esterni mostrano gli elementi spiculari assai
meno ingrossati ?) che quelli costituenti la porzione più profonda 3 dello spongiario. Per contro la por-
zione corticale esterna ® che avvolge la compage scheletrica (e questo si verifica solo in pochissimi esem-
plari che hanno conservato fortuitamente il loro involucro) rivela un appiattimento degli elementi spicu-
lari ed un cospicuo atrofizzamento dei bracci diretti verso l'esterno; per questo processo i bracci diretti
verticalmente si riducono ad escrescenze tubercolate, cuneiformi, non dissimili nel loro aspetto da quanto
si verifica nella porzione esterna dell’intreccio spiculare di qualche forma vivente di Farrea.
Nel gran numero di Craticularie si possono ravvisare tre tipi morfologici distinti, e pur convenendo
che alle forme macroscopiche esterne nel gruppo degli spongiari non si debba annettere grande impor-
tanza come criterio classatorio, mi è sembrato nondimeno di trovare che una facies ben distinta, conva-
lidata da un criterio così poco fittizio come è quello della diversa disposizione dei canali acquiferi, poteva
giustificare ampiamente la distinzione delle specie di Craticularie (Craticularia Manzonii, Cr. emiliana,
Cr. globularis) da me proposte.
È vero che il Manzoni ha dichiarato impresa alquanto aleatoria la determinazione della specie in
1) Poùra. Einige Bemerkungen ber das Gitterskelet der fossilen Hexactinelliden. Loc. cit., pag. 5.
2) Vedi Tav. XXII [III], fig. 5.
3) Vedi Tav. XXII [III], fig. 6.
4 Vedi Tav. XXII [III], fig. 4.
284 P. MALFATTI [18]
questo materiale, ed è certo che {dovrà sembrare in me soverchio ardimento il pronunziarmi su argo-
mento che altri, ben più autorevole, ha giudicato irto di difficoltà e gravido di errori.
Eppure il materiale più volte riesaminato mi ha reso convinto che le differenze che si riscontrano nei
tipi indicati di Craticularie debbano apparire criterio per la determinazione delle specie, che vengo ora
ad illustrare.
Craticularia Manzonii nov. sp.
Tav. XX [I], fig. 1-6; Tav. XXI [II], fig. 13; Tav. XXII [III], fig. 1, 4.
Sistema acquifero. — Spugna con canali radiali ciechi, lunghi, non molto ampi, la cui apertura
trovasi alternativamente sulla superficie esterna o nella cavità craterale.
Morfologia. — Forma e struttura massiccia, ponderosa, con cavità interna rappresentata da una
coppa poco profonda, ma assai larga, circolare, con lembi marginali leggermente espansi: in essa cavità
sono disposte in tante serie concentriche regolari le aperture ostiali che menano a canali raggiali attra-
versanti tutta la parete ma terminanti ciechi alla superficie esterna del corpo: questa è a sua volta
cosparsa di ostie disposte in serie verticali e che menano a canalicoli essi pure ciechi. La coppa è ge-
neralmente sorretta da un grosso corpo spongoforale, massiccio, cilindroide, con ipoforo non molto espanso,
talora munito di espansioni digitate, mammellonari. La superficie esterna dello spongiario è costantemente
ricoperta. di rughe o solchi vermicolari, disposti sempre in senso verticale. Vi hanno forme sessili ed al-
lora la porzione ipoforale è largamente espansa e ripiegata.
Craticularia emiliana nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 1-3, 9,10; Tav. XXII [III], fig. 10.
Sistema acquifero. — Spugna con canali radiali ciechi, non ampi, che si estendono nelle pareti
spongoforali, ma non le attraversano mai da parte a parte. Ostiole rotonde di mediocre grandezza.
Morfologia. — Forma allungata piriforme, con labbri marginali appena accennati intorno alla ca-
vità craterale ridotta ad una piccolissima depressione apicale: i pori ‘ostiali subrotondi stanno disposti in
serie verticali e menano a canali acquiferi che poco si addentrano nella compage. Questa forma nella
porzione ipoforale è incompleta ma mostra palesemente un indizio di prolungamento peduncolare, parti-
colarità morfologica che essenzialmente la distingue dal tipo precedente. I solchi vermicolari ascendenti
sono appena accennati in questo esemplare che nella porzione ipoforale ha rivelato la superficie corticale
rivestita da un tegumento ipocorticale tipico.
Craticularia globularis nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 5.
Sistema acquifero. — Spugna attraversata nelle pareti spongoforali da canali radiali assai rav-
vicinati fra loro e che attraversano da parte a parte la compage spongiaria.
Oltre ai canali radiali dalla base piana dell’ipoforo decorrono con direzione quasi verticale diverse
serie concentriche di canali ascendenti che sboccano nella grande cavità spongoforale.
Morfologia. — Forma globulare, sessile, con cavità amplissima, profonda, con apertura superiore
grande. Le pareti esterne sono finamente bucherellate da un gran numero di aperture ostiali che menano
ad altrettanti canali esilissimi radiali che si toccano vicendevolmente: non si ha indizio della conforma-
zione della parete interna e dei tegumenti involucrali. La porzione ipoforale è data da un basamento
piatto e poco alto.
{19] P. MALFATTI È 285
Craticularia sp. cfr. radicosa Potra. — Tav. XXI [I], fig. 4.
Spongiario imbutiforme, con cavità centrale assai profonda, con pareti relativamente non spesse, coi
lembi marginali craterali leggermente piegati indietro, e con il corpo quindi leggermente rigonfio. Super-
ficie esterna dello spongiario resultante da aperture ostiali disposte in zone longitudinali e trasversali in-
crociantisi normalmente e circondate da un risalto o reticolo quadrangolare assai tipico: non vi è indizio
della superficie interna craterale, i canali acquiferi sono assai ampi ma brevissimi. Lo spongiario si as-
sottiglia nella porzione inferiore assumendo la forma di un peduncolo abbastanza grosso, un leggero ri-
gonfiamento anullare si nota al limite del peduncolo ipoforale con la coppa spongoforale.
Niun indizio si ha sulla microstruttura della compage nella porzione radiale, scarsissimi nelle lamine
confezionate sulla porzione spongoforale, ivi appare una trama fitta e compatta che rivela una certa re-
golarità d’intreccio all’occhio addestrato in simili osservazioni, ma che è priva di significato ai non ini-
ziati; sarebbe quindi precario voler identificare 1’ unico esemplare proveniente da Jola dall’insieme di
questi pochi dati morfologici; però volendo ravvicinare questa forma ad alcuna di quelle finora descritte
troverei che un certo rapporto di somiglianza esiste con la Craticularia radicosa del Cenomaniano boemo
descritta da PoÈTA (op. cit., part. 1.2, pag. 12). Aggiungeremo poi che questa forma, contrariamente a
quanto suole avvenire nelle altre Craticularie emiliane, mostra una cavità interna stretta e profonda; ca-
rattere che a tutta prima mi aveva dissuaso dall’ascrivere tale esemplare al genere in parola.
Questa specie ci si addimostra del massimo interesse e per numero degli individui e per la molte-
plicità delle variazioni morfologiche esterne; la forma più sparsa nel Miocene emiliano, che solletiche-
rebbe un classatore a fare tante specie.
Gli esemplari provenienti da Jola non lasciano quasi mai ravvisare la minor struttura scheletrica
poichè in questi campioni la fossilizzazione degli spongiari si è compiuta per dato e fatto di una estesa
e profonda esilicizzazione di tutto lo spongiario; quelli invece provenienti da Maserna e Serra Guidoni
danno più facilmente dei responsi, anzi alcuni esemplari che ebbero a trovarsi impigliati nella marna
hanno subìto, per un processo di calcarizzazione, un ingrossamento dei cladi spiculari assai tipico, ingros-
samento che può ascriversi a tutta prima ad una ipersilicizzazione sarcodica.
Ma una lunga serie di forme intermedie concatenate fra loro mostra i graduali passaggi fra le forme
essenzialmente appiattite (patula, crassipes) e quelle più slanciate e con la coppa spongoforale più sen-
tita e decisa (patera, infundibulata); tutt'al più i nomi delle antiche specie di PomeL potrebbero stare
ad indicare egregiamente le diverse fasi morfologiche di questa specie e cioè le diverse varietà di esse.
Craticularia patula Pow. — Tav. XXI [II], fig. 6,11, 12; Tav. XXII [III], fig. 7-9.
Spongiario generalmente di foggia appiattita, con cavità craterale espansa, poco profonda, talora la
porzione spongoforale si eleva alquanto ed allora le pareti dello spongiario appaiono relativamente sot-
tili. La porzione radicale è ponderosa, notevolmente allargata, mammellonata, tubercolosa; sulla sua su-
perficie non appaiono distinte le aperture ostiali, i solchi o rughe canalari tipiche vi fanno difetto o sono
appena accennate.
Nella cavità craterale le aperture ostiali sono di foggia prettamente rotonda, assai grandi, disposte
regolarmente in serie incrociantisi; esternamente appaiono meno grandi e quasi incorniciate da un risalto
quadrangolare che è assai tipico per questa forma.
Lo scheletro resulta di elementi spiculari assai grossi, a largo canale assile, con nodo d’incrociamento
286. P. MALFATTI [20]
pieno. La superficie dei cladi non è liscia ma leggermente punteggiata; essi si intrecciano formando una
rete dictionale assai irregolare; nella porzione ipoforale è dato in alcuni esemplari di riscontrare l’invo-
lucro corticale tipico per questo genere: i cladi spiculari nelle porzioni più esterne talora si arrestano
foggiandosi a prominenza arcuata, a guisa di quanto suole avvenire nella vivente forma. Questa forma è
ravvicinabile alla Craticularia vulgata descritta da Poéra e per la foggia dell’intreccio e per le peculia-
rità morfologiche esterne; è identica poi alle forme descritte da PomeL (Pal. Or., tav. Ibi, fig. 1; tav. It®,
fig. 1; tav. II, fig. 1-5) con il nome di Laocoetis patera, patula, latipes, crassipes): nomi specifici che
stanno tutti ad indicare delle varietà rappresentative di una identica forma specifica. Ho creduto opportuno
prendere con il nome patula la designazione della specie poichè sta a ritrarre egregiamente uno dei
caratteri morfologici tipici di questa forma.
Gen. Verrucocoelia Érat.
Tav. XXIII [IV], fig. 1,2,9.
Sinonimia: — Seyphia p. p. GoLpruss; — Gregariscyphia p. p. MuenstER; — Polycoelia p. p. Rormer; -—
Cylindrospongia p. p. Roemer; — Oncolpia Power; — Rabdocoelia Power; — Emplocia Power; — Matoscinia
Power; — Mastospongia p. p. Quensrent; — Mastodictyum SoLLas; — Plectospyris Sonnas.
“ Forma polizoica diramata, ad impianto basale, con porzione ipoforale allargata ed espansa, donde
si dipartono dei rami piriformi con cavità apicale non molto profonda: la superficie esterna mal conser-
vata concede indizi assai vaghi e fallaci intorno alla disposizione delle aperture ostiali ,.
“ Spicule esattide e nodi d’incrociamento pieni ma leggermente rigonfi, con cladi di dimensione non
molto notevoli. Non vi ha traccia alcuna di involucro ipocorticale ,.
Ancorchè gli indizi diagnostici desunti dalla disposizione del sistema acquifero e dalla conformazione
della superficie esterna dello spongiario sieno pressochè negativi, due fattori importantissimi e cioè la
configurazione macroscopica peculiarissima, ed il tipo spiculare deciso e riconoscibile anche in lamine di
non perfetta conservazione, hanno concesso di assegnare due fra i campioni degli spongiari fossili di
Maserna al genere Verrucocoelia.
I due esemplari in parola sono porzioni di una colonia, essi misurano all’incirca cm. 5 di lunghezza,
e si presentano alquanto allargati verso la base, mentre si assottigliano sensibilmente verso l’apice, dove
viene a formarsi una leggiera depressione, depressione che sta a rappresentare palesemente l’ apertura
osculare.
La compage scheletrica nelle lamine d’osservazione da me confezionate non è davvero in uno stato
di conservazione molto favorevole, specie se se ne istituisce un confronto con quello delle Craticularie;
ma quando si ponga mente con quali preparazioni microscopiche furono determinate e da Poòra e da
Hixpe, non solo dei generi, ma puranco delle specie, non sembrerà del tutto arrischiato da parte mia
l'aver voluto servirmi di lamine in mediocrissimo stato di conservazione. I due caratteri propri dell’in-
treccio del gen. Verrucocoelia indicati da ZittEL e cioè regolarità nell’intreccio delle maglie e sensibile
ingrossamento del nodo d’incrociamento dei cladi, appaiono evidentissimi.
Essendo adunque la foggia della compage scheletrica quella di un’ Euretide, dalla configurazione
esterna della massa spongiaria emerge che non può esservi dubbio alcuno intorno al tipo cui debbono
essere ascritti i due esemplari più sopra indicati.
[21] P. MALFATTI 287
Alle numerose forme del Giura superiore descritte da Gorpruss ® e da QuensteDT ? la nostra si
ravvicina malamente, ma analogie assai strette si possono riscontrare con alcune delle forme cretacee
descritte e figurate da Potra ?.
E m'importa far notare sin d’ora che non deve recar meraviglia il ritrovare in formazioni terziarie
spongiari di un tipo decisamente cretaceo, essendo mia intenzione di indicare con il vocabolo zipo nè il
genere propriameute detto, nè la specie (che non vi ha gran fondamento per crearne dallo scarso insieme
di dati morfologici) ma piuttosto una parte del genere che assume una fisionomia e dei caratteri mor-
fologici distinti.
Rientra probabilmente in questo genere un campione polizoico di forma globulosa-mammillare, con
impianto basale allargato, ma che purtroppo non rivela altro che caratteri imperfettissimi di Esatinellide
nelle sezioni microscopiche. Il confronto d’esso con gli spongiari del Giura superiore francone lo ravvi-
cina sensibilmente alle forme descritte da QueNsTEDT col nome di spongiti glomerati e poichè questi per
certi riguardi debbono ascriversi al genere Verrucocoelia ho qui fatto menzione dell’ esemplare in parola.
Rimango però tutt'altro che sicuro della sua determinazione, e se non ho trascurato di citarlo è stato
perchè spero di rintracciare in un nuovo materiale qualche altro esemplare, che essendo più ricco di indizi
classatori, mi permetta di convalidare la determinazione fatta per ora senza diagnosi attendibile.
Gen. Tremadictyon Zirt.
Tav. XX [I], fig. 7; Tav. XXIII [IV], fig. 4-6.
Sinonimia: — Scyphia p. p. GoLpruss; — Seyphia p. p. MuenstER; — Cribrospongia p. p. D’ ORBIGNY; —
Cribroseyphia p. p. FrowenteL; — Cribrocoelia p. p. EnaLron; — Retispongia p. p. QuenstEDT.
“ Forma individuata, ad infundibulo allungatissimo, piuttosto conica, cavità centrale profonda con pareti
dello spongoforo non molto grosse, ma ripiegate e contorte, leggermente espanse alla sommità apicale:
strato corticale in alcuni punti presente, che riveste la superficie esterna ed interna dello spongiario;
qua e là malamente appaiono le ostiole disposte in ordine sparso: i canali radiali sono stretti, esili,
(ciechi?) ed attraversano l’intera parete dello spongiario; non vi ha indizio di canali verticali: l’im-
pianto del corpo spongiario è laterale: le spicule appartenenti al tipo esattido regolare sono costituite
da cladi piuttosto esili con nodi d’incrociamento pieni: le maglie resultanti dall’intreccio spiculare sono
regolari e determinano un reticolato quadrangolare ornato spesso da espansioni intermagliari: l'involucro
ipocorticale appiattito, ancorchè in istato di conservazione miserevolissimo, rammenta quello tipico per la
famiglia delle Euretidi ,.
Alla forma indicata da ZirtEL col nome di Zremadictyon, spongiario tanto abbondante e nel Giura
superiore ed in tutti i piani della Creta, ho riferito un esemplare fra gli spongiari di Maserna che
già per la sua configurazione esterna mostra di differire notevolmente dal tipo Craticularia dianzi
descritto.
A dir vero più dalla configurazione macroscopica della spugna, che dalla microstruttura della com-
1) GoLpFUSs. Op. cit., tav. XXXIII, fig. 28.
2) QUENSTEDT. Op. cit., tav. CXXII, fig. 3, 13.
3 Potra Pa. Ueber zwei neue Spongien aus der bohm. Kreideformation. Sitzungsb. der K. bòhm. Gesellschaft
d. Wiss. Prag, 1885.
288 P. MALFATTI [22]
page scheletrica si ravvisa a tutta prima nella forma in questione un tipo diverso dal genere Craticularia;
però un esame attento e prolungato permette altresì di scorgere una notevole differenza nella struttura
spiculare e scheletrica.
Nelle tre sezioni microscopiche di questo esemplare, ancorchè veramente alterate e contorte, è dato
ravvisare una certa simmetria nell’intreccio delle maglie a foggia quadrangolare con regolarità molto più
sentita che nelle stesse Craticularie: gli elementi spiculari sono inoltre costituiti da cladi sensibilmente
meno grossi, e presentano inoltre nei vacui intermagliari delle lacinie abbastanza tipiche. Di queste e
dell’ involucro corticale mi sono studiato di riprodurre la foggia con due rilievi fotografici (Tav. XXIMI
[IV], fig. 5, 6.
Ma come già ebbi ad accennare molto più caratteristica è la configurazione imbutiforme dello spon-
giario ed il suo modo d’impianto: in niun altro esemplare emiliano è dato di trovare una forma che si
rassomigli a questa, che ben differisce dall’aspetto ponderoso e massiccio delle Craticularie e che spiega assai
bene come queste spugne abbiano potuto diffieilmente resistere all’azione distruggitrice dell’ondosità marina.
L’unico esemplare posseduto non concedeva per il suo stato di conservazione di venire a determi-
nazioni specifiche. Però un confronto con le specie di Zremadictyon a me note ha mostrato che l’ esemplare
in parola assai si ravvicina al 7. Bockhi PoCtaA ! spongiario del Dogger del Fiinfkirchner-Gebirges e Je
cui peculiarità specifiche sono così designate da Potra “seitig aus Felsen angewachsenen Exemplaren, und
mit faltisen Wianden. , Caratteri che collimerebbero con quelli della diagnosi antecedente.
Questa forma del resto rammenta pure molto la spugna del calcare a Scyphia di S. Claude descritta
da CAPELLINI e PAGENSTECKER nella loro memoria intorno ad alcuni poriferi giuresi-cretacei ed indicata
da essi col nome di Goriocoelia texturata: e tanto dal confronto con la forma esterna come da quello
della configurazione dell’intreccio spiculare ?®° che mostra quella peculiarità degli elementi scheletrici già
Sopra accennata, appare evidente questa rassomiglianza fra le due forme, rassomiglianza che non manca
invero di un certo interesse poichè emerge da essa che forme spongiarie non solo cretacee ma financo
giuresi sono arrivate nel periodo cenozoico con differenze morfologiche non molto sentite.
Fam. Staurodermidae ZITT.
Gen. Zittellospongia nov. gen.
Tav. XXVI Vip ia 2: Sì
“ Forma polizoica, appiattita, rugosa meandriforme, provvista alla sommità di ogni rugosità di un
numero vario (uno o più) di fori ovali che danno ingresso ad una cavità che si appresenta come una leg-
1) PoCra Pu. Ueber einige Spongien aus dem Dogger des Fiinfkirchnergebìrges, pag. 7 e seg. Budapest, 1886.
2) CAPELLINI u. PAGENSTECKER. Mikroskopische Untersuchungen diber den inneren Bau einiger fossilen Schwiimme.
Zeitschrift f. Wiss. Zoologie, X vol. 1860. La memoria in parola è la prima dopo quella di TouLmIin SMITH (1847)
nella quale vi abbia un tentativo di indagine spongiaria fondata sull’esame macroscopico e microscopico ad un tempo:
ma purtroppo i due egregi autori ingannati dall’avvenuta pseudomorfosi degli elementi spiculari silicei in calcarei
e da diversi processi di fossilizzazione ingannevoli, non hanno potuto rigorosamente dedurre tutto quello che apparve
dopo gli studi di A. ScamIipr e di ZrrTeL e cioè la perfettissima corrispondenza di struttura scheletrica fra le
forme spongiarie fossili e quelle viventi, già negata recisamente da BLAINVILLE e D’ ORBIGNY che formavano delle
spugne fossili un gruppo del tutto autonomo, le così dette Petrospongie, che a loro dire non avevano alcun rap-
presentante nelle faune attuali.
[23] P. MALFATTI 289
x
giera depressione concoide. Il resto del corpo spongiario è rivestito da una cuticola involucrale silicea
assai fine a superficie vermicolata; sotto questa pellicola stanno disposte irregolarmente le ostiole in
buon numero; esse conducono a canali serpeggianti nella massa spongiaria, alcuni attraversano parte a
parte le due pareti dello spongiario, altre sboccano nelle depressioni concoidi anzidette che funzionano
evidentemente da osculisistema acquifero peculiarissimo ,.
“La compage scheletrica resulta da un intreccio regolare a maglie quadrate determinato da spicule
esaradiate con nodi d’incrociamento pieni; in queste maglie, specialmente nella porzione più vicina allo
straterello cuticulare, si trovano immerse le spicule stellate a quattro bracci, spicule sarcodiche tipiche
famiglia delle Staurodermidi ,.
Questa spugna che a tutta prima assegnai senz’altro al gen. Plocoscyphia della famiglia delle Mean-
drospongidi, tanto la configurazione esterna corrispondeva alla facies macroscopica propria allo spongiario
‘ precitato, dopo l’esame microscopico mi si addimostrò appartenere alle Staurodermidi.
Infatti se lo stesso aspetto esterno e la presenza di un sistema acquifero del tipo intercanalare e la
cuticola involucrale silicea che riveste lo spongiario poteva giustificare la prima diagnosi, dopo l’attenta
ispezione delle lamine microscopiche ogni dubbio scomparve in proposito. Si può ravvisare invero nel-
l’ intreccio della compage scheletrica, non molto diverso nel suo insieme da quello proprio alla famiglia
delle Euretidi e cioè a spicule tipo regolare esaraggiato, saldate fra loro in modo da venire a formare delle
maglie cubiche abbastanza simmetriche e con nodi di incrociamento pieni e non rigonfiati; si possono
ravvisare altresì disseminate nelle lacune intermagliari della compage altri elementi spiculari isolati, i
quali ancorchè sieno in gran parte frantumati, mostrano di appartenere a quel tipo di spicule sarcodiche
peculiarissime e proprie soltanto ai vari generi della famiglia delle Staurodermidi.
Questo tipo spiculare è rappresentato da elementi isolati, assai grandi, appiattiti, con quattro cladi
simulanti una croce dai raggi appuntati agli estremi, col centro leggermente depresso, umbilicato, dove
convengono gli esilissimi canali interni dei quattro cladi; elementi di questo tipo non si riscontrano in
alcuna forma spongiaria vivente attualmente. Nello strato corticale esterno, che consiste in una pellicola
finissima ma continua e che riveste tutto lo spongiario, non ho potuto rintracciarne: questa cuticula
che nel campione dello spongiario in parola è assai danneggiata e dal processo di fossilizzazione o dal-
l’esservisi deposte delle colonie briozoarie, si riduce ad uno straterello esiguo appena visibile, in certi
punti mancanti.
Di questo tegumento siliceo non mi è stato dato di ottenere delle buone preparazioni microscopiche
ad onta di ripetuti tentativi; però Ja presenza evidentissima. di spicule sarcodiche staurodermidi inserite
nelle maglie della compage scheletrica mi ha concesso di ravvisare con certezza in questo esemplare un
individuo della famiglia precitata.
Non essendomi stato possibile di ravvicinarlo ad alcun tipo sinora descritto ne ho formato un genere
nuovo che dedico all’ illustre instauratore della Spongiologia fossile.
La diagnosi completa della forma in parola nel caso presente mi dispensa dall’indicare quella della
specie. Propongo quindi alla specie il nome: Zittelospongia meandriformis.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 37
290 P. MALFATTI [24]
Ord. Lithistida O. Scum.
Fam. Rhizomorina ZITT.
Gen. Hyalotragos Zirt.
Tav. XXI [II], fig. 14; Tav. XXIII [IV], fig. 3; Tav. XXXIV [V], fig. 3, 4.
Sinonimia: — Tragos Gornruss; — Tragos QuestenDi; — Chenendopora FroventEL; — Cupulospongia
p’Orsiene; — Chenendroseyphia FromentEL; — Cymbochlaenia Power; — Bothrochlaenia Power; — Diacyparia
PomEL.
“ Spugna patelliforme, superiormente concava, inferiormente convessa, sessile: le pareti della super-
ficie esterna inferiore sono seminate da fori ovali, non piccoli, distribuiti irregolarmente e che conducono
a canali che solcano lo spongoforo con direzione quasi verticale tendendo a sboccare nella cavità crate-
rale: in questa, a cagione del pessimo stato di conservazione, non è dato di ravvisare alcuna traccia di
aperture ostiali. Un’ altra serie di canali decorre dal lembo o orlo dello spongoforo in senso centrifugo
verso la porzione mediana dello spongiario; questi canali sono abbastanza larghi verso il margine, ma si
restringono man mano che si avvicinano al centro. Gli elementi spiculari bene individualizzati constano
di un tronco grosso generalmente contorto, e che ha ai suoi due estremi due espansioni più o meno
allungate, non molto ramificate, irregolari; con queste diramazioni si forma l’intreccio spiculare che appare
fittissimo ed aggrovigliato ,. i i
Di questo esemplare che ho potuto determinare genericamente, ma che non sarei in grado di desi-
gnare con la denominazione specifica, lo stato di conservazione della trama interna scheletrica è misere-
volissimo, come ebbe già a riscontrare il Manzoni in tutti gli esemplari di Litistide da lui studiati.
Vi sono due cause cospiranti che tendono a rendere difficile la decifrazione dell’ intreccio scheletrico spi-
culare, e cioè quella sensibile ipersilicizzazione degli elementi spiculari, tanto comune nelle spugne
emiliane, ed inoltre le intensissime compenetrazioni. limonitiche e manganifere; questi due fattori di alte-
razione accoppiati tendono ad occludere completamente la trama già di per sè stessa alquanto intricata
nelle Litistide ben conservate.
Però in qualche punto delle sezioni microscopiche si possono riconoscere alcune spicule ramose che
ricordano nel loro insieme la forma tipica delle Rizomorine, e poichè l’istesso intreccio rammenta vaga-
mente quello dell’ anzidetta famiglia la designazione di questo campione come una Rizomorina è indi-
scutibile.
Gli elementi spiculari decifrabili confrontati con le spicule di Litistide-Rizomorine studiate da
ZirreL ® rassomigliano moltissimo a quelle del genere Hyalotragos: questa corrispondenza di foggia
spiculare unita alla struttura ed alla disposizione dei canali acquiferi non che alla configurazione gene-
rale dello spongiario conferma la diagnosi predetta.
1) ZrrtoL A. Studien diber fossile Spongien. II Abtheilung, Lithistidae, tav. III, fig. 4, 5.
[25] P. MALFATTI 291
Gen. Cnemidiastrum (?) Zimm.
Tav. XXIII [IV], fig. 7, 8.
Sinonimia. — Cnemidium GoLpruss; — Achillemm GoLnruss; — Onemidium QuenstEDT; — Onemispongia
QUENSTEDT.
“ Spugna a spongoforo cilindroide, brevipedunculata, con cavità centrale non molto ampia e profonda :
superficie esterna rugosa, cosparsa di numerose aperture di grandezza varia che si continuano internamente
in canali radiali serpeggianti: indizi incertissimi di canali verticali nella porzione peduncolare dello spon-
giario; compage scheletrica complicatissima; elementi spiculari individualizzati appartenenti al tipo rizo-
morino e cioè corpo grosso con espansioni radiciformi agli estremi ,,.
Questo esemplare che già esternamente si appresenta rotto e contorto dal processo di fossilizzazione,
si mostra in tutte le sezioni da me preparate, in uno stato di conservazione così imperfetto da negare
a tutta prima la speranza di poter avere indizi certi intorno alla configurazione degli elementi spiculari. Ed
è appunto per questo esemplare, in cui la progressa ipersilicizzazione di tutta la trama non concedeva
una diagnosi del tipo spiculare, che ho tentato il trattamento delle lamine microscopiche col metodo di
SoLLas da me più sopra indicato. Soltanto dopo le suddette manipolazioni è dato all’occhio un poco espe-
rimentato di ravvisare qua e là qualche spicula del tipo rizomorino e cioè spicule di media grandezza,
contorte o ricurve e svariatamente ramificate agli estremi.
Non si ha alcuno indizio chiaro e certo intorno alla struttura della trama scheletrica: tutto è stato
spostato e rotto ed i vacui riempiti totalmente da sostanza silicea resa opaca da cospicue infiltrazioni
limonitiche.
Non sarei alieno dal ravvisare in questo esemplare consumatissimo un Cnemidiastrum, benchè molto
precaria possa apparire questa determinazione con l’incertezza dei dati morfologici esterni e dal com-
plesso, veramente meschino, di indizi microscopici. Ond’è che ho apposto un punto interrogativo alla
diagnosi precedente.
Spugne di genere incerto.
Vanno qui annoverati due campioni di aspetto massiccio, ponderoso, ma nei quali ogni traccia di
struttura scheletrica è completamente scomparsa.
In essi la materia fossilizzante è una sabbia siliceo-ocracea minutissima, che ha dapprima invaso lo
spongiario sostituendosi poi altresì a tutta la trama spiculare scheletrica che si è successivamente distrutta.
Da questi due esemplari non mi è stato possibile ottenere delle lamine di osservazione, perchè nell’as-
sottigliarle esse si sgretolano completamente; nella stessa sabbia sottoposta al microscopio non è dato di
rinvenire alcuna traccia di elementi spiculari.
Il primo di questi esemplari è macroscopicamente in istato discreto di conservazione; è grande,
ponderoso, foggiato a turbante rovesciato con superficie superiore centralmente depressa, con lembo mar-
ginale lato ed espanso; e benchè guasto vi si possono vedere ancora i grossi pori ostiali disposti con una
certa regolarità. Questo campione rammenta le forme figurate da Gorpruss alla Tavola VI (fig. 1 e 2) dei
Petrefacta Germaniae, a quelle forme da lui indicate come Cnemidium; indubitatamente del resto noi
abbiamo qui una Litistida, la stessa ponderosità delle forme sarebbe indizio bastevole.
L’altro esemplare che rivela qua e là la superficie porosa di una spugna litistida, non concede . dav-
292 P. MALFATTI [26]
vero altri indizi strutturali che possano anche minimamente accennare a qual tipo generico esso può
essere assegnato.
Resulta adunque dalle precedenti indagini che nella formazione della Molassa di Maserna, Jola e
Serra dei Guidoni, formazione da riferirsi al Miocene medio, si rinvengono le seguenti forme spongiarie:
Hexactinellidae
Craticularia Manzoni n. sp. Craticularia cfr. radicosa Pocra.
» emiliana n. sp. Verrucocoelia Sp.
» globularis n. sp. Tremadictyon sp.
» patula Pomer Zittelospongia meandriformis n. Sp.
Lithistidae
Hyalotragos sp. Cnemidiastrum sp. (2)
oltre a due esemplari riferibili indubitatamente a Litistide, ma di determinazione generica del tutto im-
possibile.
Non vi ha invero grande dovizia di forme, quand.anche si aggiungano quelle Litistide (Jerea,
Siphonia, Meta, Astrocladia, Chenendopora) determinate dal Manzoni. Queste determinazioni sono fondate
solo sulla configurazione esterna degli spongiari e sulla disposizione dei canali acquiferi, non avendo egli
potuto trar partito di buone preparazioni microscopiche da quei tipi oltremodo alterati dal processo di
fossilizzazione.
Ma di questi esemplari io non ho avuto occasione di rintracciarne alcuno nel materiale da me preso in
esame !. Però, se i dati resultanti dallo studio precedente delle diverse forme spongiarie non hanno
somministrato una gran varietà di tipi, come éra concesso sperare a tutta prima da un materiale così ricco
di esemplari qual’è quello della molassa emiliana, ci hanno permesso di ravvisare che fra le forme spon-
giarie descritte e quelle che le avevano precedute nel cretaceo, vi hanno legami di successione bene palesi,
come ebbe già a dichiarare l'illustre ZirteL ? riguardo alle forme del Miocene di Orano studiate da
PomEL.
Del resto a convalidare l’illazione che la fauna emiliana debba riguardarsi come una continuazione
diretta della fauna spongiologica cretacea (passaggio che a dir vero si riscontra in poche altre serie animali
fra il Mesozoico ed il Terziario), abbiamo: come fattore la stessa povertà dei generi rappresentativi,
scarsità che accoppiata al criterio della concomitanza in questi strati di Esattinellidi e di Litistide i quali
si rinvengono insieme con altri fossili di mare non molto profondo, ci mostra esser la fauna emiliana un
accantonamento quasi litorale di forme cretacee.
È indubitato che la spongiofauna cenozoica in generale ha dovuto segnare per il numero delle sue
forme un certo regresso, rispetto alle Esattinellidi segnatamente, che raggiungono in modo veramente
straordinario il loro sviluppo negli strati medi e superiori del Cretaceo. Sarebbe però erroneo il credere,
come già altra volta si reputava e cioè sino a pochi anni or sono, che con la fine del Cretaceo moltissime,
i) Come fu detto altre spugne della collezione Manzoni in parte forse attribuibili alle dette forme furono
acquistate dal Museo di Firenze dopo la morte dell’Autore (D.S.).
) ZirteL. Studien iiber fossilen Spongien, I Abth., pag. 7, loc. cit.
[27] P. MALFATTI 293
anzi la maggior parte delle forme cretacee, si sieno del tutto estinte: le recenti campagne talassografiche
dello Challenger, della Gazelle, del Talisman e Travailleur e del nostro Washington ci hanno rivelato
forme in buon numero di Esattinellidi e Tetrattinellidi, forme prettamente cretacee e che già si ritenevano
del tutto estinte. È quindi logico ammettere che col Cenozoico non avvenisse un tal depauperamento nella
fauna spongiaria, come già si credeva altra volta.
Il riscontrare adunque nella molassa dell’Emilia un materiale di spugne altrettanto dovizioso di esem-
plari quanto povero di tipi, ed il fatto constatato che in questa formazione abbiamo delle spugne che
vissero su un fondo marino relativamente basso, mentre Esattinellidi e Litistide nelle formazioni meso-
zoiche e nei mari attuali si trovano sempre a profondità notevoli, ci autorizzano ad argomentare, che
questi esemplari emiliani rappresentano le poche forme di quella piccola falange di spongiari a compage
scheletrica silicea, forme già proprie dei mari profondi cretacei, ma che resistendo in mezzo all’ estinzione
di non pochi tipi pelagici sole e poche, seppero adattarsi a quel graduale inalzamento dei fondi marini,
fenomeno che ebbe a verificarsi, com’è da molti accettato, alla fine del Cretaceo.
II. — Elementi spiculari di Spongiari miocenici rintracciati
nelle rocce calcaree di San Marino.
Fra i fossili raccolti dal Manzoni nella formazione del Miocene medio di San Marino, collezione
acquistata dal Museo paleontologico dell’ Istituto superiore di Firenze, alcuni esemplari furono da me
ritenuti a tutta prima per ispongiari. A giustificare questa diagnosi si prestavano la forma globulosa mam-
mellonare dei campioni, le aperture rotonde epimammillari simulanti la facies di veri osculi, la parziale
sostituzione con silice dell’elemento mineralizzante calcareo primitivo, processo di metamorfosi minerale
che raramente si riscontra nei Briozoari.
E soltanto dopo l’ispezione delle lamine microscopiche, la struttura otricellare della compage schele-
trica a tipo di Cheilostomo mi indusse a riferire questi esemplari alla Cellepora globularis Reuss ”.
E qui mi incorre di rammentare che una forma fossile di Pianosa datami in istudio come un tipo
spongiario, si rivelò essa pure un briozoo. Si presenta essa foggiata a tronco polimorfo, dendroide, con gli
estremi debolmente clavati; la sua superficie è cosparsa di tanti fori rotondi disposti a quinconce che me-
nano per breve tragitto nell’interno del corpo. Riferito dapprima per certi caratteri macroscopici ad un
Leuconide, questo esemplare dopo l’esame microscopico apparve essere anch’ esso un briozoo. Del resto
questa forma assume aspetto di spongiario tanto palese, che già il Grori °), descrivendo un esemplare non
dissimile da quello in parola e proveniente esso pure da Pianosa, ebbe a dichiarare che .da lui pure a tutta
prima fu ritenuto per un porifero.
Ma se nel ricco materiale di fossili di San Marino non mi fu dato di riscontrare alcun tipo spon-
giario completo, non disperavo peraltro mediante ricerche microscopiche, di rintracciare qualche indizio
di elementi spiculari nelle roccie involgenti quegli esemplari; ed infatti, contrariamente a quanto mi ri-
4) A dir vero campioni non dissimili da quelli in parola esistevano già nel Museo indicati come Cellepore, se-
condo determinazioni del ManzonI, ad onta di ciò i caratteri anzidetti e segnatamente quello della fossilizzazione
avevano fatto credere a tutta prima di aver tra mano degli spongiari. 1
2 GioLI G. Briozoi neogenici dell’isola di Pianosa, pag. 15, Pisa, 1889.
294. P. MALFATTI i [28]:
sultò dall’esame delle rocce emiliane, quelle della località anzidetta rivelarono, se non gran con per
lo meno degli indizi ben certi di forme spongiarie.
A tal uopo avendo eseguito diverse sezioni microscopiche della roccia involgente gli esemplari anzi-,
detti, ho trovato che essa resulta di un calcare a minutissimi frammenti di Briozoi. mescolati con una
congerie stragrande di altre spoglie di organismi.
Nel numero di dodici sezioni da me confezionate tre mi dettero degli indizi certi e palesi di spicule..
La determinazione delle forme spongiarie desunta dagli elementi spiculari isolati sparsi nelle rocce,
non data invero da gran tempo ®, ed ancorchè i resultati che essa oggidì ci concede sieno meno certi
di quanto ci è offerto da altre spoglie di organismi animali, il fatto che spicule spongiarie di forme sva-
riatissime non mancano quasi mai di accompagnare in buon numero i resti di foraminiferi, di radiolari,
di briozoi, accumulandosi a volte a tal segno da venire a formare delle vere rocce, e quello inoltre di
una decisa peculiarità di caratteri che si verificano pur sempre per certi generi e certe specie, caratteri.
e forme difficili a ravvisarsi è vero da un occhio non molto esperimentato, ma afferrabili con ripetute
osservazioni, varrà a dimostrare l’importanza di queste indagini e delle deduzioni che ne possono con-
Seguire.
Che, se per ora un’ esatta determinazione specifica, e talora anco generica, delle forme spongiarie,
desunta dagli elementi spiculari isolati riesce alquanto difficile alle persone non provette in questa sorta
) Nell'elenco qui annesso è raccolta tutta la bibliografia che si riferisce a studi intorno ad elementi spiculari
isolati di Poriferi:
1. Carter. H.J. On fossit Sponge-Spicules of the Greensand compared with those of existing species. Ann.
a. Mag. of Nat. Hist., 4 ser., vol. VII, 1871.
2. DuniKowski E. Die Spongien der unterliassischen Schichten von Schafberg bei Salzburg. Denkschr. d. k. k.
Akad. der Wissenschaften, XIV. Wien, 1882.
3. Id. Die Cenoman-Spongien aus dem Phosphorit-Lager von galizisech Podolien. Denkschr d. math.-nat. CI. d. Ak.
d. Wiss. Cracovia, 1888.
4. Hinpr G. J. Fossil Sponge-Spicules from the Upper Chalk. London, 1880.
5. Ip. Catalogue of the fossil Sponges in the British Museum. London, 1883.
6. In. On Beds of Sponge-Remains ecc. Phil. Transactions of the Royal Society, Part. II, 1885.
7. Parritt E. Fossil Sponge-Spicules in the Greensand of Haldon and Blackdown. Trans. of the Devonshire
Assoc. scientif. 1870.
8. PoUra PH. Beitrige zur Kenntniss der SBOnAECn der bohm. Kreideformation. Abhandl. der k. bihm. Gesellsch.
d. Wiss. Praga, 1885.
9. Ip. Ueber isolirte Kieselspongiennadeln aus der bòhm. o an Sitzungsb. des k. bòhm. Gesellschaft
d. Wiss. Praga, 1884. .
10. Ip. Ueber Spongiennadeln des Briisauer Hornsteines. Ibidem, 1884.
11. In. Ueber Spongiennadeln in einigen Gesteinen Ungarns. Foldtani Kòzliny (Geol. Mitth.). Zeitschr. ung. geol.
Gesellsch., vol. 17. Budapest, 1887.
12. non A. Note sur la découverte de deux spongiaîres de l’ étage bruxellien. Ann. Soc. malacologique de Bel-
gique. Bruxelles, 1874.
13. SoLLas W. On the Flint Nodules of the Trimmingham Chalk. Ann. a. Magazin of Nat. Hist., ser. 5, vol. Va 1880.
14. WricHaTI. A List of the cretaceous Microzoa of the North of Ireland. Belfast, Nat. field Club. 1875.
15. ZirreL K. A. Studien diber fossilen Spongien. Abhandl. d. k. bay. AK. der Wiss. Monaco, 1878-79,
16. ZirreL K. A. Ueber Coeloptychium. Ibidem, 1878.
17. WisxrowsKi TH. Beîtrag zur Kenntniss der Mikrofauna aus den oberjurassischen-Feuersteinknolin der
Umgegend von Krakau. Jahrb. d. geol. Reichsanstalt, XXXVIII. Vienna, 188%
[29] P. MALFATTI 295
di ricerche, è lecito peraltro asseverare che tutti quei dati che vengono ad arricchire il materiale di co-
gnizioni in questo nuovo campo della paleontologia non possono che riescire sommamente giovevoli.
In tal modo Hinpe ha potuto ricostruire la storia di tutto un gruppo di spugne paleozoiche e ve-
nire ad illazioni preziosissime per la filogenesi spongiaria; e PorA con le sue belle ricerche intorno alla
microfauna delle selci opaline cretacee della Boemia e della Moravia ci ha fornito pregevoli indicazioni
su forme che vi ha ragione di credere non si potrebbero mai ritrovare in istato completo di conservazione
e con la loro configurazione primitiva.
L’ispezione degli elementi spiculari nelle sezioni da me confezionate mette anzitutto in evidenza un
fatto già constatato da altri e cioè che gli elementi spiculari isolati degli spongiari di formazioni ceno-
zoiche superano quasi sempre per dimensioni quelli delle formazioni più antiche; ed infatti vi hanno forme
liasiche e giuresi morfologicamente del tutto identiche a quelle terziarie, ma che differiscono da queste e da
quelle cretacee per le sole dimensioni ; ancorchè ciò non debba ritenersi come regola del tutto assoluta.
Non ho trascurato pertanto di indicare per ogni tipo di forma spiculare da me rintracciato le dimen-
sioni di lunghezza e larghezza che ho verificato. i
Lo stato di conservazione delle spicule nei vari campioni è diverso a seconda che esse si trovano
impigliate nella roccia calcarea che costituisce la formazione di M. Titano o nei vari noduli di silice cal-
cedoniosa trasparentissima disseminati nella massa calcarea; nel primo caso gli elementi spiculari oltre
all'essere offuscati dalle tipiche infiltrazioni limonitiche di questi terreni, presentavano, osservati a forte
ingrandimento (200 diametri), la superficie spiculare esterna fortemente intaccata e corrosa qua e là; nel-
l’altro invece i vari elementi spiculari spiccano distintamente nel campo trasparentissimo della silice cal-
cedoniosa ed appaiono intatti o per lo meno a superficie non alterate.
Il maggior numero delle spicule si presenta irregolarmente nella roccia involgente; in un solo caso
le spicule appaiono incastrate negli otricelli di un briozoo. Di questi elementi spiculari ben pochi si ri-
scontrano intatti; la maggior parte appare frantumata o con gli estremi mancanti; le loro sezioni trasver-
sali ci si appresentano nelle lamine come dischetti lucenti che spiccano nel campo giallastro formato dalla
roccia calcarea involgente; nel loro centro si può scorgere un esilissimo puntolino nerastro che sta ad
indicare il posto occupato dal canale assile. E qui importa osservare un’ altra particolarità che già si nota
nelle forme terziarie e cioè la relativa diminuzione in capacità del canale assile; nelle forme spiculari
in parola si constata sotto questo riguardo maggiore affinità con ciò che si verifica nelle forme attuali
che, si può dire, in certi tipi, non differenziano dai rappresentanti spiculari posterziari che per l’am-
piezza dell’anzidetto canale.
Non debbo trascurar di accennare che ancorchè la roccia involgente sia eminentemente calcarea in
nessun caso gli elementi spiculari hanno subìto processi di pseudomorfosi nel materiale mineralizzante
primitivo. Ciò dipende probabilmente dal fatto che la superficie spiculare durante il processo di fossiliz-
zione è stata preventivamente coinvolta da un’epiteca limonitica che ebbe a preservarla dall’azione sa-
lificante del calcare ?: infatti non solo tutti gli elementi spiculari appaiono con involucro limonitico, ma
costantemente i canali assili delle spicule ad apici frantumati sono riempiti da sostanza limonitica.
1) Po6rA Px. Op. cit., pag. 107.
2 Che l’epiteca o involucro limonitico sia effettivamente quello che ritarda la sostituzione del materiale calcareo
alla silice è comprovato da numerosissimi esemplari di silicospongie del Cretaceo: qui fra i molti esemplari di Esat-
tinellidi che si trovano impigliati nel calcare purissimo quelli senza involucro limonitico hanno generalmente subito
la pseudomorfosi calcarea, contrariamente agli altri che, essendo rivestiti'di un tegumento ocraceo, hanno conservato
il loro materiale mineralizzante primitivo.
296 P. MALFATTI [30]
Prima di passare ad illustrare le singole lamine osserverò che i disegni furono da me eseguiti con
la camera lucida non concedendo l’opacità delle lamine dei rilievi microfotografici nitidi o per lo meno
decifrabili. E noterò inoltre che ad indicare le diverse foggie spiculari mi sono attenuto alla nomencla-
tura recentemente proposta da SoLLas nel suo pregevole lavoro di rendiconto delle Tetrattinellidi raccolte
nella campagna talassografica dello Challenger, indicando tra parentesi il termine equivalente dell’antica
denominazione proposta da ZirteL; ma che oggidì con la grande varietà di forme spiculari che cono-
sciamo non corrisponde più all’intento perchè in gran parte manchevole di termini atti ad individualiz-
zare certe foggie di elementi scheletrici spongiari.
1. Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro II).
Preparazione eseguita nella roccia che circonda una colonia di Cellepore: in questa preparazione si
rinvengono tre diversi tipi di forme spiculari isolate: i
1.° Megasclere oxea (Doppel-Spindeln): (a) monaxoni biappuntiti, aghiformi, leggermente ricurvi, con
canale assile esilissimo: lunghezza mm. 0, 6, larghezza mm. 0,04 (Fig. a).
2.° Megasclere strongili (Stabradeln): (b) monaxoni cilindroidi, diritti, con estremi arrotondati, con
canale assile più ampio che nella forma precedente: lunghezza mm. 0,4, larghezza mm. 0,05 (Fig. 5).
3.° Microsclere tetratti ( Vierstrahler): (c) frammenti usuratissimi di tetraxoni minuti a bracci (cladi)
poco pronunziati.
In queste forme tutto il canale assile è poco deciso e si presenta, quando è ben conservato, come
una linea mediana giallastra (limonite) o nerastra (manganite) esilissima; il corpo spiculare di un colore
brunastro più o meno intenso appare corroso alla sua superficie esterna, tantochè a forte ingrandimento
si mostra verrucoso e variolato.
Gli elementi spiculari del primo tipo morfologico non sono diritti ma ricurvi coi due estremi rivolti
dallo stesso lato in guisa da ricordare la forma spiculare delle Calcispongie, ma il fatto di essere ele-
menti silicei in una roccia minutamente calcarea ed inoltre la loro straordinaria lunghezza esclude sen-
z’altro la prima origine. Elementi spiculari del primo tipo non molto dissimili noi troviamo nelle spugne
fossili silicee del genere Azinella, tanto abbondante nel Cretaceo; ma che si ritrova pure frequente nei
terreni concomitanti con la suddetta formazione; ne è quindi arrischiato l’assegnarli a quel tipo di Mo-
nattinellidi ed accertarli per tali.
Più incerta invece riesce la determinazione, puranco generica, delle forme spiculari del secondo e
terzo tipo morfologico: tutto al più si può indurre per la rassomiglianza delle forme, ma non già per
quella della dimensione, che i monaxoni cilindroidi appartengono alla tanto nota Geodites; quanto a quelle
del terzo tipo, microsclere di tetrattinellidi indubitatamente, esse sono con grande probabilità spicule
della sottofamiglia delle Subscritidi, giacchè rammentano le foggie proprie al genere Scolioraphis, tetrat-.
tinellide tanto tipica e così abbondante in tutti i terreni del Cretaceo superiore.
2.* Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro I).
Preparazione eseguita in un nodulo calcedonioso che circonda un briozoario parzialmente trasformato
in silice amorfa trasparentissima.
In questa sezione è dato di ravvisare tre soli residui spiculari ma assai nitidi: la loro superficie
esterna è liscia e non presenta le corrosioni che, più o meno, si verificano negli elementi spiculari in-
clusi nella roccia fossilizzante calcarea.
Vi sì rinvengono i seguenti tipi spiculari :
Se
[31] P. MALFATTI 297
1.° Microsclera esattida del tipo tilostilo: ve ne ha un unico esemplare che deve intendersi come una
spicula sarcodica minutissima (lungh. mm. 0, 25) di un’esattinellide lissacina; non mi è stato possibile
ravvicinarla ad alcun esemplare isolato fossile sinora descritto, tutt'al più può ravvicinarsi ad una delle
tante foggie spiculari che presenta il genere vivente Euplectella. Eccone la diagnosi:
Esaxonia tilostila (Schirmnadel): (b) al bottone apicale dovuto all’atrofia di quattro bracci (radi) di
una spicula esattida si oppongono due lunghi bracci aciculari leggermente divaricati fra loro.
2.° Frammenti di Megasclere oxea: (a) sono due frammenti (uno di essi alquanto più grosso e diritto,
probabilmente una Ortozea, l’altro più esile e leggermente ricurvo), che si ritrovano incastrati in uno
degli otricelli della compage scheletrica del briozoario da riferirsi indiscutibilmente a Monattinellidi; sa-
rebbe alquanto azzardato il pronunziarsi ulteriormente circa la loro determinazione generica.
3.2 Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro III).
Preparazione eseguita in un frammento di roccia nella quale trovasi gran copia di Briozoi del tipo
Lepralia e Idmonea.
Vi si rinvengono frammenti più o meno completi di:
1.° Tipo: Megasclere triene ((Spanische Reiter e Stumph. Vierstrihler): (a) spicule tetraxonie con due
cladi sviluppati ed un terzo completamente abortito opposti al quarto (3.°) clade lungo, diritto, aciculare,
canale assile esile: lungh. del 3.° clade mm. 0,7 in una spicula.
2.° Tipo: Megasclere strongili (Abgerundete Walzen): (b) monoaxoni cilindroidi, coi due estremi ar-
rotondati e con il canale assile relativamente ampio: lungh. mm. 0,4.
3.0 Tipo: Megasclere oxea (Beiderseite 2ugespitete Spindeln): (c) spicule monaxonie non molto lunghe
(lungh. 0,6-0,7), con canale assile relativamente ampio, con i due estremi appuntiti e leggermente ricurvi.
È lecito assegnare senz'altro le spicule monaxonie del 2.° e 3.° tipo alle forme Geodites ed Axinella.
Questi elementi spiculari che compaiono numerosi in tante formazioni sedimentarie non escluse alcune ce-
nozoiche (poichè PotrA ebbe a rintracciarle in una marna eocenica dei dintorni di Dolnya-Lubkéva)
sono troppo tipici per lasciare alcun dubbio intorno alla loro natura. L’abbondanza delle spicule di queste
forme spongiarie in molte formazioni emerge dal confronto delle diverse foggie spiculari descritte nelle
memorie da noi più sopra enumerate.
Ma ancor più interessanti sono gli elementi del 1.° tipo spiculare, perchè peculiarissimi di una te-
trattinellide e precisamente per il genere Pachastrella, spongiario che contrariamente a quanto abbiamo
detto per la forma precedente (Geodites) non è stato indicato che come forma rara dai seguenti autori:
SoLLAs, cita una forma non dissimile sotto il nome di Dercitites, ancorchè alquanto più piccola di
quella da noi rintracciata (SoLnas; loc. cit., tav. XX, fig. 47);
Hinpe, figura un esemplare simile anche per dimensioni, proveniente dai noduli silicei di Horstead
(Hinpe, loc. cit., tav. III, fig. 28);
e Potra ha riscontrato tipi identici, che egli dichiara assai rari, nelle selci opaline di Briisau e nei
noduli glauconiosi della Creta (Poùra, loc. cit., tav. II, fig. 7-18; — I, loc. cit., tav. II, fig. 2,3 2).
1) PoUra PH. Loc. cit., pag. 109.
2) Sino a pochi anni or sono non si conoscevano silicospongie viventi con elementi spiculari del tipo triene.
Recentemente R. CARTER ha descritto una Lissacina dragata a circa 300 metri al Capo S. Vincenzo identica per il
tipo spiculare alle forme fossili precitate: a questa forma fu dato nome di Pachastrella amygdaloides. CARTER, An-
nales a. Mag. of Natur. History, s. IV, vol. 18, pag. 406, tav. XVI, fig. 26.
Palaeontographia: italica, vol. VI, 1900. 38
298 P. MALFATTI [32]
Mi sono limitato a descrivere fra le lamine microscopiche da me confezionate nelle roccie di Monte
Titano quelle nelle quali la determinaziane delle forme spiculari poteva apparire meno dubbia ed in-
certa. E qui mi importa di ripetere che non ho inteso di pronunziarmi recisamente intorno alla determi-
nazione generica di queste forme spongiarie, ma di riferire il risultato dei raffronti da me istituiti con
le forme spiculari isolate sinora descritte: chi conosce le grandi difficoltà che circondano questa sorte di
ricerche non potrà farmi un rimprovero di questa mia dichiarazione. D'altronde non ho creduto dover
passare sotto silenzio il resultato di queste mie indagini, che forniscono materiale ad altri, di me più
provetti, fecondo di utili confronti e di determinazioni più approfondite.
Le nostre cognizioni intorno alla Spongiofauna cenozoica sono ancor oggi troppo imperfette e lacu-
nose perchè le resultanze di simili ricerche possano apparire del tutto superflue.
III. — Spugne plioceniche di Borzoli in Liguria.
Si tratta è ben vero di pochi esemplari, in parte frantumati, ma questi spongiari si presentano in
uno stato di conservazione della trama scheletrica così perfetto, che ci concedono di venire a determi-
nazioni precise.
Ord. Hexaetinellida O. ScHm.
I due campioni meglio conservati appartengono indiscutibilmente ad una Dictionina euretide e già
all'aspetto esterno essi rammentano notevolmente le forme mioceniche di Craticularia. Non possono
infatti nascere dubbi ed incertezze di sorta intorno alla determinazione generica di questa forma: il si-
stema acquifero, il tipo spiculare, la foggia dell’intreccio scheletrico dictionale e la stessa configurazione
macroscopica esterna, che, giova qui il rammentarlo, è in certi tipi fattore eloquentissimo di ricognizione
sistematica, non ci lasciano in forse nell’assegnarla a quel gruppo di spongiari, che tanto svariati ed
abbondanti nel giurese superiore, ma segnatamente nel cretaceo, si continuano, con forme non meno co-
spicue e per il numero e per la foggia, negli strati terziari di Orano e dell’ Emilia. Queste forme plio-
ceniche si differenziano peraltro dalle Craticularie emiliane per una evidente riduzione di dimensioni negli
elementi spiculari, riduzione che non è da ascriversi invero a ragioni di età, ma che appare ben palese
doversi interpetrare quale peculiarità della forma stessa.
Fam. Euritidae ZITT.
Gen. Craticularia Zirt.
Craticularia Razorei nov. sp. — Tav. XX [I], fig. 8-10; Tav. XXII [III], fig. 3.
Lo spongiario appare di forma infundibulare, con cratere profondo, con ostioli disposti in serie longitu-
dinali e trasversali incrociantisi. Lo spongoforo è foggiato ad infundibulo naturalmente compresso e presenta
nella cavità craterale la superficie cuticulare liscia e continua, interrotta solo di tanto in tanto dalle aper-
ture ostiali di foggia spiccatamente rotonda, fra loro equidistanti: sulla superficie esterna gli ostioli ap-
[83] P. MALFATTI 299
\
paiono depressi e quasi incorniciati dal risalto quadrangolare assai tipico di questo genere. La porzione
radicale si differenzia nettamente dalla spongoforale per un leggero strozzamento annulare, essa si espande
largamente assumendo forme turgide-mammillari. Il sistema acquifero è quello tipico per la famiglia delle
Euretidi di ZirteL e cioè canali radiali diritti, discretamente larghi, ciechi, e cioè con ostioli aprentisi
alternativamente sulla parete esterna dello spongiario o nella cavità craterale. L'intreccio dictionale della
porzione mediana e profonda è costituito da elementi spiculari esaradiati, a cladi grossi e tozzi e con-
torti, con superficie esterna liscia, con nodo d’incrociamento pieno, con canali assili molto ampi. I cladi
spiculari s'intrecciano fra di loro assai irregolarmente, dando all’insieme della compage dictionale l'aspetto
di maglie aggrovigliate e contorte. Non si ha indizio ben deciso di involucro corticale, abbenchè nella
porzione superficiale dell’ipoforo i cladi spiculari appaiono notevolmente appiattiti.
Craticularia nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 7,8; Tav. XXXII [II], fig. 2.
In un altro esemplare, il quale, benchè frammentario, è da riferirsi indiscutibilmente ad una Crati-
cularia, è dato di riconoscere il fusto cilindrico colonnare di uno spongiario; non vi hanno traccie de-
cise di cavità craterale, ma la sommità del corpo spongoforale cilindroide accenna a svasarsi ed assume
quella foggia tanto frequente nella Craticularia Manzoni miocenica.
Il corpo cilindroide anzidetto è frantumato nella porzione radicale, ma ben si ravvisa che la porzione
radicale doveva avere un impianto meno robusto ed espanso di quello appresentatoci dalla forma prece-
dente: in questo esemplare il sistema acquifero interno non appare molto evidente e palese; ma la su-
perficie esterna, benchè consumata, mostra qua e là degli ostioli tondeggianti in serie incrociantisi; a
convalidare del resto la diagnosi anzidetta si prestano in modo convincente i tipici solchi canalari ver-
micolati che appaiono, benchè alquanto obliterati, sulla superficie esterna dello spongiario.
Ord. Lithistida O. Scum.
Fam. Rhizomerina ZITT.
Gen. Donatispongia nov. gen.
E vengo ora alla terza forma, per determinare la quale ho dovuto servirmi di esemplari frammen-
tari, che a tutta prima non rivelavano gran che di buono, dato lo stato di somma compenetrazione del-
l'argilla sabbiosa involgente i singoli esemplari. Non fu che dopo aver sottoposto i vari frammenti al-
l’azione protratta di acido cloridrico diluitissimo e quindi ad un prolungato lavaggio in acqua fluente,
che riuscii ad ottenere la friabilissima massa spongiaria in istato di possibile determinazione. Questa forma
ci si appresenta del massimo interesse perchè abbiamo in essa una RWizomorina che per i caratteri del
tipo spiculare presenta somme analogie con il genere cretaceo Scytalia (cfr. ZimtEL, Studien ib. fossilen
Spongien. II Abth., tav. V, fig. 40); però se per la foggia delle spicule e dell’intreccio scheletrico questo
esemplare rammenta sensibilmente il genere cretaceo predetto, se ne discosta poi e per la configurazione
macroscopica esterna e per l’insieme del sistema acquifero. Con le forme attuali finora descritte non mi
è stato possibile di ravvicinarla con certezza; però più che ad ogni altra questa Rkizomorina si rassomiglia
al genere attuale Arabescula, rizomorina descritta da CARTER per primo, genere accettato da ZirtEL, ma
che è stato posto in dubbio successivamente da O. ScamIpT. Ne consegue che non essendomi stato pos-
300 P. MALFATTI [34]
sibile di ravvicinare lo spongiario in parola ad alcuna forma sinora descritta, ho ritenuto necessario as-
segnarlo ad un genere nuovo cui proporrei il nome di Donatispongia in memoria del nostro DowatI che
fu il primo a scoprire ed illustrare le formazioni spiculari dei Poriferi. E a qualificare la specie si con-
verrebbe il vocabolo patellaris che sta ad indicare la configurazione macroscopica di detta spugna.
Donatispongia patellaris nov. sp.
Tav. XXIII [IV], fig. 10, 11; Tav. XXIV [VI], fig. 9; Tav. XXV [VI], fig. 1a, 5,24.
Lo spongiario si appresenta quale forma appiattita, patelliforme, con ambe le superfici ondulate e
gibbosette; verso il lembo marginale tondeggiante la lamina si assottiglia alquanto. Dall’insieme poi dei
frammenti si comprende che questa spugna doveva impiantarsi al suolo per una breve prominenza late-
rale a somiglianza di quanto ci presentano certe forme indicate già dagli autori spongiologi col nome di
Manon Peziza GoLpr. e delle quali QuenstEDT figura un buon numero alla Tavola 132 del pregevolissimo
atlante annesso alla sua opera Petrefactenkunde Deutschlands, questa purtroppo alquanto antiquata per
quanto riguarda i criteri tassonomici con i quali sono raggruppati e descritti gli spongiari. Raffrontata
con quelle forme la nostra si ravvicina sensibilmente a quella designata come Manon Peziza baptismalis
(cfr. Tav. CXXXII, fig. 32, op. cit.).
Le due facce dello spongiario e la lamina fra esse compresa sono attraversate da numerosi solchi
canali, di breve calibro, sparsi irregolarmente nella massa e che si suddividono ulteriormente quasi rete
mirabile. La superficie superiore (Tav. XXIII [IV], fig. 10; Tav. XXV [VI], fig. 10), ancorchè irregolare,
è leggermente concava ed è ricoperta da una periteca silicea esilissima, ma non continua; in essa stanno
sparse numerose ragadi vermiformi che sono appunto dovute a discontinuità dell'involucro predetto: nei
solchi vermicolati che ne conseguono si possono scorgere gli ostioli rotondi che menano all’interno dello
spongiario. La superficie esterna (Tav. XXIII [IV], fig. 11; Tav. XXV [VI], fig. 14) è invece leggermente
convessa ed appare anch'essa rivestita da un esilissimo invoglio siliceo, ma in questa gli ostioli di forma
tondeggiante sboccano direttamente, cosicchè anche su un minimo frammento di detto spongiario è dato
di riconoscere facilmente la pagina superiore dall’ inferiore.
Il tipo spiculare è decisamente da Rizomorina (Tav. XXIV [V], fig. 9; Tav. XXV [VI], fig. 2 d): le
spicule assai minute (150 », 240 p. ....) polimorfe, di dimensioni variabili, possono però tutte riportarsi
ad una forma comune rappresentata da un asse più o meno breve ed incurvato, donde si dipartono dei
bracci anch’essì corti, ramosetti e spinosi all’ estremo. Il corpo del desma in questa forma è confrontato
col tipo cretaceo meno ornato di escrescenze; ad onta di ciò, ripeto, l’impressione che se ne ritrae è di
una forte rassomiglianza con le forme della Creta superiore. La cuticula silicea involucrante resulta di
elementi dello stesso tipo, ma assai più ravvicinati fra di loro; non vi ha indizio palese e sicuro di me-
gasclere o microsclere sarcodiche, ancorchè in una delle sezioni microscopiche sia dato di ravvisare alcuni
monaxoni del tipo dioscea; ma, a parer mio, queste spicule debbonsi essere introdotte fortuitamente nelle
lacune scheletriche o nei canali acquiferi dello spongiario, tanto più che, oltre all’apparire in parte rotte,
vi stanno disposte del tutto irregolarmente contrariamente a quanto suole avvenire per le spicule sar-
codiche che appaiono in generale orientate con una certa regolarità.
Dall’intrecciarsi delle espansioni terminali delle singole spicule resulta la compage scheletrica che si
appresenta a tutta prima come un aggrovigliamento abbastanza difficile a decifrarsi. Si aggiunga poi che
tutta la trama essendo assai friabile, nell’atto di assottigliare le lamine di osservazione, molti degli esi-
E ORTA SO TTI
[35] P. MALFATTI 301
lissimi elementi spiculari si spostano, si contorcono e si frantumano, venendo così a mentire una strut-
tura ancor più intricata di quello che realmente essa sia. Ond’è che per lo studio particolareggiato dei
singoli elementi spiculari mi sono servito di spicule convenientemente separate fra loro, con un metodo
che non è qui luogo di ricordare.
Gli esemplari del Pliocene studiati e qui descritti, non istanno adunque a rappresentare che tre sole
forme; ma nella penuria di notizie in proposito l’acquisto non è per questo meno pregevole, tanto più
che abbiamo ragione di ritenere che ulteriori ricerche aumenteranno sensibilmente il numero delle forme.
“Ne danno argomento a ben sperare i numerosi elementi spiculari (Tav. XXV [VI], quadro IV), in-
tatti o frammentari di monaxoni e tetraxoni che stanno sparsi nell’argilla sabbiosa che involge i singoli
esemplari; spicule da ascriversi indubitatamente a diverse forme di Desmospongie Tetrattinellidi e Mo-
naxonidi, come ce lo mostra del resto un esame microscopico del tutto superficiale. Inoltre le notizie rive-
lateci da questo materiale pliocenico servono anch’esse a mostrarci quel carattere di spiccata continuità
morfologica che presenta la spongiofauna cenozoica rispetto alle forme del Cretaceo medio e superiore.
302 P. MALFATTI [36]
INDICE
Cenno necrologico . ò : . , o o o 5 . o : . 0 . . pag. 267 [1]
DRIORIOTTO 0 0 ò o 7 6 ò . » 267 [1]
— Spugne Silicoo dnflfano GC Inlonono moda o . . 6 . » 270 [4]
a) — Considerazioni generali intorno al materiale preso in istudio . 6 . » 270 [4]
b) — Giacimento delle Spugne silicee emiliane e loro habitat. 0 a 0 » 271 [5]
c) — Struttura microscopica 6 i » 274 [8]
d) — Intorno alla natura del igiasolo siano lo scheletro delle sirerangio » 276 [10]
e) — Intorno al sistema acquifero 0 . 0 0 6 0 , . . » 279 [13]
Ord. Hexactinellida O. Scam. o ò 3 o 0 6 3 0 0 : o o » 281 [15]
Fam. Euretidae ZirT. 0 6 o à 6 5 . o 0 7 ; 0 - >» 281 [15]
Gen. Craticularia ZirT. : 6 : 0 6 . c c 0 . ò ; » 281 [15]
Craticularia Manzonti nov. sp. — (Tav. XX [I], fig. 1-6; Tav. XXI [II], fig. 13; Tav. XXI [III], fig.1,4) >» 284 [18]
Craticularia emiliana nov. sp. — (Tav. XXI [II], fig. 1-3, 9,10; Tav. XXII E fig. v. 5 ; » 284 [18]
Craticularia globularis nov. sp. — (Tav. XXI [II], fig. 5) . 5 ò o 0 ; : » 284 [13]
Craticularia sp. cfr. radicosa Poòra — (Tav. XXI [II], fig. 4). : o ò > » 285 [19]
Craticularia patula Pom. — (Tav. XXI [II], fig. 6, 11, 12; Tav. XXII [ur fig. 7: 9). 0 0 0 » 285 [19]
Gen. Verrucocoelia ÈraLn. — (Tav. XXIII [Iv], fig. 1,2,9) . 5 0 : ò È » 286 [20]
Gen. Tremadictyon Zirt. — (Tav. XX [I], fig. 7; Tav. XXIII [IV], fig. 46) 7 c . c » 287 [21]
Fam. Staurodermidae Zrt. . : 6 0 0 0 0 : » 288 [22]
Gen. Zittelospongia nov. gen. — (Tav. XXIV [V] fig. 1, DI 5- 8) o 0 o 0 o . » 288 [22]
Ord. Lithistida O. ScuHm. 0 o 0 ; 0 o 0 0 0 . 0 - , » 290 [24]
Fam. Rhizomorina Dr. 6 » 290 [24]
Gen. Hyalotragos Zar. — (Tav. XXI 01], fig. 14; ia XXIII [IVI], fig. 3; Tav. XXIV [VI], fa 3, 34) » 290 [24] 1
Gen. Cnemidiastrum (?) Zirt. — ( Tav. XXIII [IV], fig. 7, 8) . . ò 0 . . >» 291 [26] i
Spugne di genere incerto . o 5 0 0 . c 0 : : , . » 291 [52} |
II. — Elementi E ieliani di Bpongisci miocenici Miltracciati nelle
rocce calcaree di S. Marino . : ; ò 6 . 0 ò » 293 [27] |
III. - Spugne plioceniche di Borzoli in Liguria Ù È ; È È >» 298 [32]
Ord. Hexactinellida O. ScHam. 0 - o : é . 6 : 0 0 ò o » 298 [82]
Fam. Euritidae Zur. e io 208 [I
Gen. Craticularia ZrT. o 0 o ò : . o 0 . o . 10000, /2936082] |
Craticularia Razorei nov. sp. — (Tav. xXx [I ], fig. 8-10; Tav. XXII [III], fig. 3) . ; ; ; » 298 [82]
Craticularia nov. sp. — (Tav. XXI [II], D) 7,8; Tav. XXI [III] fig. 2). 0) DAG 6 . o » 299 [33]
Ord. Lithistida O. Scum. 5 a 6 0 o 0 6 6 . : . o » 299 [33]
Fam. Rhizomorina Dr. ò 6 $ 3 i i . È 6 ò È : » 299 [83]
Gen. Donatispongia nov. gen. 6 n i ò . 0 o . ; : » 299 [33] i
Donatispongia patellaris nov. sp. — (Tav. XXIII Iv), fig. 10, 11; Tav. XXIV [V], fig. 9; Tav. XXV
[VI], fig. 1a, db, 24. o : 0 ò 0 6 : 0 . ° 0 0 ; » 300 [34]
GIORGIO DAL PIAZ
STOTPIRNA
ALCUNI RESTI DI SQUALODON DELL'ARENARIA MIOCENICA
DI BELLUNO
(Tav. XXVI-XXIX [I-IV] e Fig. 1 intere.).
La formazione miocenica del vallone bellunese consta di marne bituminose alla base, ricoperte da
arenarie verdi, che si alternano e fanno passaggio ad una molassa di colore variabile fra il giallastro e
l’azzurrognolo, scavata con speciale frequenza a Bolzano e a Libàno, villaggi posti a nord-ovest di Belluno.
Il prof. HorRNES ! in base a sì fatta alternanza, che si può osservare in vari siti della regione, opina che
tali rocce si debbano ritenere contemporanee, quali facies dello stesso terreno, mentre il prof. TARAMELLI ?
crede che si tratti invece di una vera successione di due depositi affatto diversi, ma che presentano fra
loro una graduale sfumatura.
Comunque sia, da tali strati si raccolsero numerose conchiglie delle quali ebbero occasione di occu-
parsi i sopra citati autori e più recentemente il dott. Vinassa DE REGNY ?) e il prof. PAoLo LoncHI ‘).
Ma altri rinvenimenti, per quanto rari, dovevano rendere i nostri depositi assai più interessanti. Fino
dal 1847 nella sezione geologica del IX congresso degli scienziati italiani, tenuto in Venezia, il CATULLO
comunicava come il dott. PAoLo SEGATO avesse raccolto, nell’arenaria di Libàno, numerosi cascami di un
coccodrillo. Nell'aprile del 1859 lo stesso professore regalava al museo geologico dell’ università di Pa-
dova, alcuni denti scavati pure a Libàno e che dal Morin 5 furono descritti come appartenenti ad un
Pachyodon.
Poco appresso il sig. ANGELO GUARNIERI raccoglieva a Bolzano un dente di rinoceronte che dal Lioy ®
venne descritto e riferito al Rhinoceros Schlejermacherì KAUP.
1) HoERNES R. Beitréige zur Kenntniss der Terticir-Ablagerungen in den Sudalpen. Jahrbuch d. k. k. geol. Reichs-
anst., vol. XXVIII, 1878.
2 TARAMELLI T. Note illustrative alla carta geologica della provincia di Belluno. Pavia 1883.
3) Vinassa De RaGnyY. I molluschi delle glauconie bellunesi. Bollettino d. Soc. geolog. ital., vol. XV. Roma, 1896.
4) LoneHI P. Della Pietra da coti o da mola. Atti d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Padova, 1896.
5) MoLin R. Sulle reliquie d’un Pachyodon dissotterrate a Libàno. Sitzungsb. d. Math. Nat. Classe d. k. Akad.
d. Wissensch., Bd. XXXV. Wien, 1859; — In. Un altro cenno sulla deritatura del Pachyodon Catulli. Sitzungsb. d.
Math. Nat. Classe d. k. Akad. d. Wissensch. Bd. XXXVIII. Wien, 1860.
6) Liov P. Sopra un dente di rinoceronte fossile trovato nell’ arenaria grigia di Bolzano nel Bellunese. Atti d.
Soc, It. di Sc. nat., vol. VIII. Milano, 1865.
304 G. DAL PIAZ [2]
Reso così ogni giorno più noto, il nuovo giacimento fossilifero venne con maggior frequenza visitato
da naturalisti ed anche da appassionati raccoglitori locali. Fu così che il prof. TArAMELLI ®, dopo aver
raccolto dei denti di Carcharodon e di Oxyrhina, potè avere dal LEItcAT numerosi frammenti di uno sche-
letro e un cranio, genericamente riferiti ad un delfino. Similmente il conte CARLO Avogapro DEGLI AZzoNI
nel 1874 raccoglieva un blocco, dal quale poi il DE Ziano 2 con diligente lavoro potè estrarre la parte
mediana, con numerosi denti, di un cranio di Squalodon.
Poco lungi dal villaggio di Bolzano, e precisamente nella valletta delle Guglie, nell’arenaria glanco-
niosa che è in stretto nesso con la roccia che ha fornito gli avanzi testè ricordati, furono pure raccolte
delle ossa e dei denti che dal De Ziano vennero riferiti ad una nuova specie di Maliherium.
Per un certo periodo di tempo dopo il 1876, se noi facciamo astrazione da pochi resti di vertebre
male conservate e dai soliti denti di Plagiostomi, le nostre cave non offrirono gran che di interessante
per il paleontologo; quando nel 1895 il prof. PaoLo LonezI # raccoglieva all’ovest di Bolzano, e descri-
veva poi in un’ apposita memoria, un bellissimo cranio di Schizodelphis che ora si trova a far parte delle
ricche collezioni del museo geologico dell’ università di Bologna.
Finalmente lo stesso autore qualche tempo dopo ci ha dato anche la descrizione di un altro cranio
di delfinorinco riferibile ad una nuova specie di Champsodelphis 9) che si conserva tuttora nel museo ci-
vico di Belluno e che proviene pure dalle cave di Libàno. È
Acquistati frattanto per conto del Museo geologico dell’università di Padova alcuni blocchi fossiliferi
della già classica arenaria miocenica di Belluno ed isolati coi soliti processi alcuni resti che riconobbi _
appartenenti ad uno Squalodon, potei completare quel poco da me raccolto ed essere così nel caso di
illustrare i varî avanzi di Squalodon provenienti dalla stessa località. A tal uopo ebbi anche cura di
radunare gli avanzi di Squalodonti del Bellunese posseduti da altri e di farne il diretto confronto con
esemplari originali già descritti.
Ebbi così dal prof. PELLEGRINI, alcuni resti appartenenti al museo civico di Belluno, dal conte Riz-
zoino Avocapro DEGLI AzzonI, l’originale che servì alla compilazione della memoria del DE Ziano ® e
specialmente dal prof. LonenI un abbondante materiale già in gran parte isolato. E mentre a tutti questi
signori e al prof. SQuINABOL, che mi aiutò nell’ eseguire le negative fotografiche, sento il dovere di tribu-
tare i miei più vivi ringraziamenti, non posso fare a meno di deplorare la mancanza degli esemplari do-
nati dal prof. CatuLLO al nostro museo, dalle cui raccolte cessarono di far parte con la partenza del
loro primo illustratore ?. Ciò nonostante il materiale chio ho preso in esame nel presente lavoro può dirsi
4) TARAMELLI T. Escursioni geologiche fatte nell’anno 1871. Annali scient. del R. Istit. tec. di Udine, Anno V, 1871.
2) Dn Zieno A. Sopra i resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica del Bellunese. Mem. d. R. Istit.
Ven. di Scien. Lett. Art., vol. XX. Venezia, 1876.
3) De Zieno A. Sirenii fossili trovati nel Veneto. Memorie d. R. Istit. Ven. d. Scien. Lett. Art., vol. XVIII,
Venezia, 1875. .
4) LonGHI P. Della pietra da coti o da mola. Atti. d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Pa-
dova, 1896.
5) LoneHI P. Sopra î resti di un cranio di Champsodelphis fossile scoperto nella molassa miocenica del Bellunese.
Atti d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Padova, 1898.
6) De Zieno A. Sopra i resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica del Bellunese.
7) Un altro avanzo di Squalodon e precisamente un frammento di mascella fu dal TRINKER spedito all’I. R.
istituto geologico di Vienna. Nel presente lavoro non ho potuto prendere in esame anche questo esemplare, però, da.
quanto ci riferisce il De Zieno nella ricordata memoria, sappiamo che tale pezzo è da identificarsi a quello di cui
avremo occasione di occuparci fra poco e che appartiene, come è già noto, alla raccolta AvoGapRo.
[3] G. DAL PIAZ 305
discretamente ricco, tanto più che i resti di Squalodon, abbastanza frequenti nei terreni miocenici del-
l’Italia e dell’estero, sono il più delle volte ridotti a pochi frammenti, lasciando ancora molto d’ignoto
specialmente intorno alla conformazione dello scheletro di questo interessante gruppo d’animali.
Compreso l’esemplare illustrato dal DE Zieno, noi avremo occasione di occuparci adunque di tre
cranî, non completi, di: due mandibole, pure incomplete, di numerosi denti, di poche vertebre, delle quali
una sola ben conservata, di alcuni frammenti di coste e di una cassa timpanica.
Squalodon Bariensis Jourpaw sp. — Tav. XXVI [I], fig. 1-5; Tav. XXVII [II], fig. 1-4; Tav. XXVII [III], fig. 1,2.
1859. Pachyodon Catulli Morin. Sulle reliquie di un Pachyodon dissotterrate a Libano. Sitzungsb. d. Math.
Nat. Classe d. k. Akad., Wissensch., Bd. XXXV, XXXVIII. :
1861. Ehizoprion Bariensis JourDAN. Description des restes fossiles de deux grands mammifères constituant
0 deux genres. ..... Comptes rend. d. l’Acad. d. Sciene., tom. 53, 25 nov.
1861. — —_ JourDAN. Description des restes fossiles de deux grands mammifères. Annales
Science. nat. (Zoologie), série IV, tom. XVI.
1865. Squalodon Grateloupii van BeNEDEN. Recherches sur les ossements provenant du crag d’Anvers. Mé-
moires d. l’Acad. roy. d. Belgique, Tom. XXXV..
21873. — Catulli Branpr. Untersuchungen ber die fossilen und subfossilen Cetaceen Europa?s. Mé-
i moires d. l’Acad. Imp. d. St. Petersbourg, série VII, tom. XX.
21874. — Bariensis Branpr. Erginzungen xu den fossilen Cetaceen Europa’s. Mémoires d. 1’ Acad.
Imp. d. St. Pertersbourg, série VII, tom. XXI.
1876. — Catulli De Zieno. Sopra è resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica di Bel-
luno. Memorie del R. Ist. Ven. d. Scienz. Lett. Art., vol. XX.
1880. — Bariensis (Rhixoprion Bariensis) van BenEDEN et GeRvAIS. Ostéographie des Cétacés vivants
et fossiles. Paris 1880.
1887. Rhixoprion Bariensis Lortet. Note sur le Rlizoprion Bariensis (JourDAN). Archives d. Mus. d’hist.
nat. d. Lyon, tom. IV.
1894. Squalodon Barriense Paquier. Etude sur quelques Cétacés du Miocène. Mémoires d. la Soc. géolog. d.
France (Paléontologie), tom. IV.
In uno dei soliti scavi che si praticano nelle già ricordate cave di mole da arrotini, nel maggio del
1897 furono messi a nudo tali avanzi di ossa, e così disposte, da darci il diritto di sospettare si trat-
tasse di un intero scheletro di Squalodon. Disgraziatamente durante lo scavo non fu presente alcuna per-
sona che avesse potuto servire di guida agli operai in tali delicate operazioni, cosicchè dell’interessante
materiale scoperto non ci rimasero che parti del cranio ed alcuni altri pochi avanzi riferibili, come già
dissi, sia per la giacitura che per i rapporti anatomici, ad un unico individuo.
Cranio (Tav. XXVI [I], fig. 1,2). — È un bel campione, ma incompleto, poichè dal lato destro porta
ancora sette denti e dal lato sinistro uno solo cioè l’ultimo molare. Oltre a ciò, è troncato anteriormente
fra l’ultimo premolare e il primo molare e posteriormente poco dopo l’apofisi frontale. L’esemplare mi-
sura una lunghezza di circa mm. 380 e una larghezza, fra le facce esterne dei due ultimi molari, di
mm. 111. Sono presenti le due ossa mascellarì naturalmente incomplete, parte del frontale destro e un
frammento dell’arcata zigomatica pure destra. È molto dilatato posteriormente e dall'aspetto generale e
dalla forte usura dei denti si palesa, se non vecchio, certamente riferibile ad un individuo adulto.
Primo molare. Forma triangolare allungata, compressa; debolmente rivolto dall’avanti all’indietro.
Corona alta circa mm. 24 e larga 17, con l’apice consumato e, come mostra la fig. 2 della Tav. XXVI [IJ,
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 39
306 i G. DAL PIAZ [4]
con gli orli ornati di crenellature assai minute che si fanno più rilevate alla base dell’ orlo posteriore.
Facce della corona esterna ed interna solcate longitudinalmente da sottilissime strie e da granulazioni
nella parte inferiore. Radice con evidente accenno a divisione.
Secondo molare. Dente leggermente ricurvo all'indietro. Corona pure finamente striata e con gra-
nulazioni più abbondanti verso la base; altezza della corona, non calcolando naturalmente la parte corrosa,
mm. 19, larghezza alla base mm. 20. Gli orli sono pure forniti di fine crenellature e quello posteriore,
verso il colletto, è munito di due piccolissimi tubercoli.
Terzo molare. Ha forma molto più larga e più depressa del precedente. È alquanto corroso al-
l’apice talchè l'altezza della corona è ridotta a mm. 17 per una larghezza di circa 23. L’orlo anteriore
descrive una leggera curva ed è in parte corroso; quello posteriore scende più diritto e verso la base
porta due piccoli dentelli e fra questi due, uno maggiore. Le due facce, interna ed esterna della corona
di questo dente e di tutti i successivi, sono più ricche di granulazioni che i precedenti, mentre le fine strie
longitudinali, un po’ alla volta, scompariscono completamente.
Quarto molare. Più distante dal terzo e molto più vicino al quinto. Ha una forma triangolare
tronca in alto. Corona ad apice corroso, alta mm. 15 e larga alla base 24. L'orlo anteriore ha un de-
corso curvilineo, poco inclinato all’indietro, quello posteriore è munito di tre tubercoli maggiori, pure cor-
rosi, il più basso dei quali presenta una piccola propaggine a due o tre dentelli. Radice divisa a circa
mm. 14 dalla base della corona.
Quinto molare. Forma assai vicina a quella del dente precedente. La corona è alquanto corrosa
nella sua sommità, è alta mm. 14 e larga alla base 25; la sua faccia esterna è bene conservata, quella
interna è alquanto corrosa specialmente in avanti. L'orlo anteriore è pure debolmente ricurvo con leggero
tubercolo alla base, quello posteriore è munito di tre tubercoli maggiori pure corrosi seguiti da un quarto,
che verso il basso porta altri due o tre dentelli molto piccoli.
Sesto molare. Forma triangolare ad orli quasi uguali. Corona corrosa alla sommità e nella faccia
interna; alta mm. 15 e larga 25. L’orlo anteriore, alquanto più ripiegato all’indietro che non sia nei denti
precedenti, è munito di due piccoli tubercoli, quello posteriore porta un piccolo tubercolo presso la
sommità; a questo tengono dietro altri tre, l’ultimo dei quali è seguito da un ‘orlo frastagliato in tre
piccolissimi dentelli. Radice divisa a circa mm. 14 dalla base della corona.
Settimo molare. Ottimamente conservato anche dalla parte sinistra. La forma è pure triangolare,
ma rivolta all’indietro alquanto più che nei precedenti. Nel dente di destra la corona non è corrosa, alta
mm. 15 e larga 21. Nell’orlo anteriore si trovano tre piccoli tubercoli, quello posteriore ne porta pure
tre uno dei quali molto piccolo presso l’apice. La parte più bassa dell’orlo posteriore è seguita da una
breve frastagliatura composta di piccoli dentelli. La radice si divide a mm. 12 circa dalla base della co-
rona coi rami rivolti ambedue all’indietro.
Nel dente di sinistra si osserva pure la stessa forma; la corona è alta mm. 16 e larga 22. L’ orlo
anteriore ha tre tubercoli molto piccoli, quello posteriore, oltre ad uno piccolo subito sotto l'apice, ne
porta altri tre discretamente appariscenti.
L’orlo anteriore del primo molare dista dall’ orlo posteriore dell’ ultimo molare di mm. 220; gli spazi
compresi fra i denti, come mostrano le unite illustrazioni, vanno aumentando dal di dietro all’avanti.
Incisivi. Quando io giunsi sul luogo dove fu scavato il materiale descritto, sulla parete rocciosa
dalla quale furono staccati i blocchi contenenti i resti di Squalodon già esaminati, apparivano ancora
pochi frammenti del cranio. Staccato perciò un nuovo blocco abbastanza grande ed eseguito il solito pro-
cesso d'isolamento, riuscii a mettere a nudo la parte anteriore del rostro quale ci viene rappresentata
I i -
ZO Tr. zo T_T, e
[5] G. DAL PIAZ 307
dalla fig. 2 della Tav..XXVII [II]. In questo nuovo ed interessante pezzo si contano uno degli incisivi
medii di forma conica, debolmente compressa, coi due orli a tagliente e quattro altri incisivi due destri
e due sinistri discretamente completi, alquanto schiacciati con orli a tagliente e ricurvi verso l’interno..
Tutti questi denti hanno la corona percorsa longitudinalmente da sottili striature e l'estremità alquanto
smussata per l’uso, come già s’ebbe occasione di far osservare specialmente per i molari.
Cassa timpanica. — Da un frammento male conservato, raccolto qualche tempo dopo il primo scavo,
ma pure appartenente al cranio già descritto, ho potuto isolare una cassa timpanica. La fig. 1 della
Tav. XXVII [II], la rappresenta in grandezza naturale. È molto incompleta, ma fatta naturalmente astra-
zione dalle dimensioni, il nostro esemplare ricorda alquanto la bulla timpanica di Zeuglodon figurata dal
N
MuLLer ® a Tav. II. La somiglianza è ancora maggiore con quella del museo di Linz ? il cui riferimento
specifico è disgraziatamente incerto.
Mandibola. — Riferibile al cranio or ora descritto, fu raccolta anche la porzione posteriore della
mandibola destra (Tav. XXVI [I], fig. 3). Il pezzo è in parte ricostruito, procurando di tenere i frammenti
che lo costituivano nella loro posizione originale. Misura una lunghezza complessiva di centimetri 45;
l'altezza è variabile è di poco o nessun interesse, poichè il lato inferiore è corroso in tutta la sua lun-
ghezza. Sono presenti cinque denti e precisamente il primo, secondo, terzo, quinto e sesto molare. Di
questi, gli ultimi due hanno forma triangolare con lato anteriore alquanto ricurvo all’indietro e munito
di qualche lievissimo tubercolo, quello posteriore porta invece dei tubercoli molto più rilevati. Il primo,
secondo e terzo molare sono assai meno. rivolti all'indietro e dal lato posteriore della corona forniti di
un piccolo tubercolo verso la base. Il terzo molare è ornato di granulazioni, mentre il secondo, e spe-
cialmente il primo, sono solcati da leggere striature longitudinali.
Della mandibola sinistra, non ho potuto estrarre che pochi denti isolati e precisamente il primo e
secondo molare abbastanza bene conservati e gran parte della corona del quinto e del sesto. Questi scarsi
resti della dentatura corrispondono perfettamente agli omologhi della branca destra.
Oltre a questi avanzi bene riconoscibili, nell’isolare parte del cranio, ho raccolto, staccati, pochi fram-
menti di un canino e di qualche premolare.
Vertebre. — Dallo stesso blocco di roccia, dal quale si ebbero i descritti resti di Squalodon, furono
estratti anche dei pezzi di vertebre, pure riferibili, con grande probabilità, allo stesso individuo. Conto
fra questi avanzi un atlante e una vertebra dorsale; l’atlante è piuttosto male conservato, ma corrisponde
in parte a quello figurato dal van BenEDEN nella Tav. III del suo studio sul crag d’Anvers. La vertebra
dorsale è conservata invece abbastanza bene fatta eccezione delle estremità delle apofisi spinose e tra-
sverse alquanto corrose. Il corpo, foggiato a sella nel contorno esterno, ha uno spessore massimo di mm. 44
e minimo di circa 35, giacchè le due facce del corpo della vertebra sono leggermente concave. Il dia-
metro trasverso del foro midollare ha un minimo di mm. 35 e quello verticale di circa 32. Nel suo com-
plesso questa vertebra ricorda alquanto quelle, pure lombari, di Zeuglodon figurate nella già citata opera
del MùLrER sui resti di Zeuglodon del nord America.
Coste. — Le figure 4 e 5 della Tav. XXVI [I], rappresentano due frammenti di coste. Il primo pezzo,
molto largo e di apparenza robusta, appartiene ad una delle prime coste, il secondo frammento, che misura
una lunghezza di mm. 100, è poco compresso, alquanto ricurvo ed è da riferirsi ad una delle coste successive.
1) MuLLoRr J. Ueder die fossilen Reste der Zeuglodonten von Nordamerica. Berlin, 1849.
2 Branpr I. F. Untersuchungen iiber die fossilen und subfossilen Cetaceen Europa's. Mémoires d. l’Acad. Imp.
d. St. Petersb., série VIII, tom. XX, pag. 325, tav. XXXI, fig. 4-9.
308 G. DAL PIAZ i [6]
Riguardo la determinazione specifica dei resti da me fino ad ora presi in esame credo sia affatto
inutile una minuta rassegna di tutte le specie di Squalodon raccolte nei varî paesi, per due ragioni.
Primo, perchè certi avanzi riferiti vagamente allo Squalodon si staccano da questo al punto da far pen-
sare che si tratti addirittura di generi diversi, come sarebbe per certi tipi d'America illustrati dal Lempy
e dal CoPE; secondo, perchè di certe specie le descrizioni sono così incomplete e i loro avanzi così scarsi
(Squal. Suessi Bap.; Squal. Gastaldi Brp.j Squal. Gervaisi v. Ben.; Squal. Vocontiorum DeLr.; Squal.
incertus BRD. ecc. ecc.) da togliere qualsivoglia valore a dei raffronti comparativi.
Un semplice sguardo alle illustrazioni dello Squalodon Ehrlichii v. BEN. è sufficente per vedere in
questa specie, sia per la conformazione del cranio, sia per quella dei denti, un tipo affatto differente dai
nostri esemplari. Riferendo quindi col GeRvAIS, collo ZirtRL e con altri lo Squalodon (Arionius) servatus
MeykR allo Squalodon Bariensis ed escludendo in fine lo Squalodon Catulli, del quale avremo occasione
di occuparci in seguito, siamo ridotti alle seguenti specie: Squal. Antverpiensis v. Ben.; Squal. Grate-
loupiî PeDR. e Squal. Bariensis JoURD.
Lo Squalodon Antverpiensis si distingue dal nostro per evidente diversità nella forma, nelle dimen-
sioni e nella posizione dei singoli denti.
Lo Squalodon Grateloupii bene distinto dal Bariensis specialmente dopo i lavori dello ZirteL ® e
del PaquiER 2), è pure specificamente diverso per la forma, l'impianto e la disposizione dei molari, piut-
tosto allungati, assai vicini fra loro e con la corona fortemente dentellata anche nell’ orlo anteriore.
Non ci rimane infine da esaminare che lo Squalodon Bariensis. Questa specie illustrata per la prima
volta dal JourDAN 8, che le impose il nome generico di RWQizoprion, confusa in addietro collo Squalodon
Grateloupti, venne poi completamente separata. Orbene, se con la scorta dei citati lavori noi intrapren-
diamo un confronto col cranio scavato nell’arenaria di Belluno testè descritto, non tardiamo a renderci
accorti come esso e per il generale andamento delle ossa e specialmente pel tipo dei denti considerati
anche in tutti i loro particolari, debba essere identificato alla specie Bariensis.
Questo riferimento (alla specie Bariensis) abbastanza chiaro anche col solo esame delle descrizioni
e delle figure date dai su citati autori, m°è riuscito poi maggiormente evidente dopo nuovi confronti che,
grazie la distinta cortesia dell’illustre prof. CAPELLINI, ho potuto eseguire su modelli esistenti nel Museo
geologico dell’ Università di Bologna e tolti dallo stesso originale di Lione.
A proposito di questo modello e delle figure del celebre esemplare che si trovano riprodotte con
abbastanza frequenza, fa duopo ricordare come da tutti e due i lati del cranio sia mancante l’ultimo
molare. Questo fatto è utile a sapersi, poichè, non essendo reso noto, nè d’altra parte risultando evi-
dente dalle illustrazioni, può essere causa di un falso apprezzamento nello studio dei molari e ciò per
lo spazio che sul modello ci appare fra il terzo e il quarto molare, mentre in realtà, come succede per
molte specie di Squalodon, è da considerarsi invece compreso fra il quinto e il quarto.
Nè minori somiglianze si osservano fra le due mandibole considerate sia nella forma della branca
trasversa che nell’ascendente; ma anche qui, come nella mascella, le maggiori analogie si riscontrano
specialmente fra i denti, quali si possono rilevare per esempio in un confronto con quelli figurati dal
1) ZrriteL K. A. Ueber Squalodon Bariensis aus Niederbayern. Palaeontographia, vol. XXIV. 1877.
2 PaquinRr V. Htude sur quelques cétacés du Miocène. Mémoires Soc. gé0l. d. France (Paléontologie), vol. IV, 1894.
3) JourDAN M. Description des restes fossiles de deux grands Mammifères. Annales d. Science. nat. (Zoologie),
vol. XVI, 1861. l
17] G. DAL PIAZ 309
PaquieR >, dove la corrispondenza è completa nei tubercoli e nelle sottili granulazioni che ornano le due
facce della corona.
Riguardo alle altre parti dello scheletro da me raccolte, cioè cassa timpanica, vertebre e frammenti
di coste, è ovvio come dei riferimenti specifici siano per ora impossibili. Nella descrizione dei varî pezzi
mi sono limitato a citarne le somiglianze generiche, ora ricorderò soltanto l'interessante particolare che
tali resti sono; con grandissima probabilità, da riferirsi allo stesso individuo del quale furono minuta-
mente descritti gli avanzi del cranio e della mandibola.
Come ho già ricordato a pagina 304 [2], del materiale avuto a mia disposizione fa parte anche il cranio
di Squalodon sul quale il DE Zieno fondava la nuova specie Catulli, specie che, come si avrà occasione
di constatare in seguito, va riferita allo Sg. LBariensis.
Infatti l'identità di tale esemplare (Tav. XXXVIII [III], fig. 1 e 2) con quello già ascritto al Ba-
riensîs, si può dire completa non solo per ciò che riguarda il numero e la disposizione dei denti, ma
anche per la forma e pei particolari riguardanti i tubercoli che ornano i lati e le piccole crenellature
che si riscontrano sia sulla faccia esterna che su quella interna della corona dei denti.
Il De Zieno, pure avendo consultato le ricordate opere di van BENEDEN e del BranpT, che cita più
volte, non ha evidentemente preso cognizione del lavoro del JourDAN che metteva fino dal 1861 le basi
della specie Bariensis. Secondo ogni probabilità la citazione della specie Bariensis sotto il genere Ahi-
zoprion e data in sinonimia alla specie Grateloupti dal van BeNEDEN, ha tratto in inganno il compianto
paleontologo, mentre in effetto trattasi di tipi affatto differenti.
Ma l’ erronea creazione della specie Catulli è rimasta lungo tempo ignota specialmente per un’altra
circostanza che confesso mi riesce quanto mai strana e inesplicabile.
A pagine 22 e 23 della memoria sullo Squalodon Bariensis della bassa Baviera, il prof. ZITtTEL passa
in rassegna le varie specie note, rilevandone le somiglianze o le differenze e, a proposito dello Squalodon
Catulli Monia, illustrato dal DE ZIGNO, così si esprime:
“ Squalodon Catulli Monin sp. aus der Molasse von Belluno ist ebenfalls specifisch verschieden, wie
“ ein Vergleich unseres Schidels mit dem neuerdings von Baron Zigno veròffentlichten schònen Schnau-
“ tzenfragment lehrt. Die oberen Backzàhne der italienischen Art zeichnen sich durch Kerbung des Vor-
“ derandes und namentlich durch kriftige erhabene Lingsstreifen auf der Zahnkrone aus ,.
Perchè si possa esaminare più attentamente come stanno le cose, nella pagina seguente, ho ripro-
dotto la parte che più interessa di un ingrandimento fotografico tolto dallo stesso originale descritto e
figurato dal DE ZIeno.
Orbene: specialmente per la pubblicazione del LortET?, accompagnata da due tavole con figure a
grandezza naturale comparsa alquanto dopo la memoria dello ZItTEL, noi sappiamo che anche nella specie
Bariensis il lato anteriore degli ultimi molari della mascella presenta delle intaccature che fanno rile-
vare dei piccoli tubercoli i quali, d'altra parte, come mostra la figura intercalata, rispondono perfetta-
mente a quelli dello Squalodon Catulli Zieno. Questo carattere non costituisce adunque una particolarità
propria alla sola specie bellunese.
Ma v’'ha di più: le forti e rilevate strie che percorrono longitudinalmente il dente e che, come dice
pure lo ZirtEL, costituirebbero il carattere che specialmente distingue la specie Catulli, sono eviden-
4) PaQuIER V. Op. cit.
2 LortET. Note sur le Rhizoprion Bariensis (JourDAN). Archives d. Mus. d’ hist. nat. d. Lyon, tom. IV, 1887.
310 G. DAL PIAZ [8]
tissime nel disegno, ma non esistono certo nell'originale, non riscontrando in esso, come mostra l’intercalato
ingrandimento, che delle lievissime successioni poco regolari di piccole granulazioni, più frequenti spe-
cialmente verso la base della corona. I disegni dello Squalodon Catulli dati dal DE Ziano, più artistici che
Fio. 1.
fedeli, sono esagerati inoltre anche nei tubercoli e la verità di tale asserto risulta egualmente evidente coi
soliti confronti comparativi, al quale scopo, oltre la figura intercalata nel testo, giovano specialmente le:
figure 1 e 2 della Tav. XXVIII [III].
Per questi fatti e perchè si possa meglio constatare le analogie dell’ esemplare in esame con quello
già descritto e riferito alla specie Bariensis credo opportuno di rifare sommariamente la descrizione del
fossile in discorso.
Cranio. — Trattasi di una parte di mascella in cui si osservano parte delle ossa mascellari e delle
intermascellari. L'esemplare, che è schiacciato lungo il lato destro, misura una complessiva lunghezza di
mm. 320, un diametro trasverso anteriore di mm. 60 e posteriore di circa 100. Dal lato destro si con-
tano sei denti e dal lato sinistro sette, e precisamente tutti i molari. Il De Zieno considerava che il
pezzo fosse troncato posteriormente dopo il sesto molare. In fatto però l’ultimo molare presente, per la
sua forma e per tutti i particolari dei suoi tubercoli, deve essere considerato per settimo e non per sesto.
Lo spazio piuttosto grande che separa il terzo dal quarto molare è tale, perchè il fossile, come in parte.
si può rilevare dalla figura 2 della Tav. XXVIII [III], ha subìto una rottura e uno spostamento. Questo spazio
non ha nulla a che fare con quello compreso fra il quarto e il quinto molare che, per alcune forme, fino
ad un certo punto, può stabilire il passaggio fra i primi tre e gli ultimi quattro molari.
Quarto premolare. Si conta un solo premolare, sul lato destro. Forma lanceolata, compressa; in-
clinato in avanti e leggermente ricurvo all’indietro. Corona alta mm. 22, larga alla base 15 e percorsa
da debolissime strie longitudinali, visibili specialmente sulla superficie interna.
Primo molare. Bene conservato tanto il destro quanto il sinistro, corona solcata da sottili strie,
alta circa mm. 22 e larga alla base circa 17. Forma pure lanceolata allungata; margine a finissime cre-
[9] G. DAL PIAZ 311
nellature e fornito verso la base dell’orlo posteriore di un piccolissimo dentello. La radice presenta un
evidente accenno a dividersi in due.
Secondo molare. Bene conservato il sinistro, rotto e spostato il destro. Forma pure triangolare più
larga verso la base dove la corona presenta una rientranza verso l’alto abbastanza spiccata. Altezza della
corona mm. 21 e larghezza 20. L’orlo anteriore descrive una curva rivolta un po’ all’indietro e il poste-
riore presenta alla base due piccoli dentelli.
Terzo molare. Ottimamente conservato tanto il destro quanto il sinistro. Altezza della corona mm. 22
e altrettanto larga. Orlo anteriore poco ricurvo e il posteriore ornato alla base di tre tubercoletti, dei
quali il maggiore sta nel mezzo. Nel dente di destra è visibile anche parte della radice, che appare chia-
ramente divisa in due.
Quarto molare. Bene conservato dal lato sinistro e rotto dal lato destro. Forma triangolare che
ricorda quella del terzo molare, ma alquanto più larga di modo che la corona per un’ altezza di mm. 22
presenta una larghezza, alla base, di circa mm. 23. L'orlo anteriore è un po’ meno ricurvo, quello posteriore
presenta tre tubercoli, dei quali il più basso continua con piccole frastagliature. Le facce della corona
sono fornite delle solite granulazioni più frequenti verso la base e a tendenza lineare nella faccia in-
terna. Tali granulazioni si ripetono presso a poco nella stessa forma ed evidenza anche nei tre ultimi
molari. Radice divisa poco lungi dalla base della corona.
Quinto molare. Conservato bene soltanto il sinistro. Questo dente è pure simile a quello che lo
precede, ma alquanto meno lanceolato. Corona alta mm. 21, larga alla base 23, ad orlo anteriore de-
bolmente arcuato e con l’accenno di un piccolissimo tubercolo verso la base. Orlo posteriore munito di
varî tubercoli così distribuiti: in alto presso l'apice leggero dentello appena appena appariscente, sotto,
per uno spazio di circa due terzi dell’ orlo posteriore, tre tubercoli alquanto rilevati e alla base un ul-
timo tubercolo più piccolo e frastagliato in due o tre dentelli molto minuti e poco evidenti. La radice
si divide a circa mm. 14 dalla base della corona.
Sesto molare. Mancante dal lato destro ed ottimamente conservato da quello sinistro. Ha una forma
di triangolo quasi isoscele, in cui la corona ha un'altezza di mm. 18 e una larghezza massima di 24.
L’ orlo anteriore, pochissimo ricurvo, presenta due dentelli abbastanza evidenti e un terzo verso l’apice
quasi invisibile; l’orlo posteriore ha un dentello minuto presso l’apice e tre bene pronunciati sotto, dei
quali il più basso ha una propaggine inferiore che a sua volta è divisa in tre tubercoli molto piccoli. La
radice grossa divisa in due a mm. 15 dalla base della corona è curvata all’indietro.
Settimo molare. Quest'ultimo dente, pure conservato soltanto dal lato sinistro, è più piccolo e più
depresso del precedente. La corona ha un’ altezza di mm. 15 e una larghezza di circa 22. L’ orlo ante-
riore ha tre dentelli poco prominenti, quello posteriore ha un dentello assai piccolo presso l’apice, tre
più grandi al di sotto e anche in questi l’ultimo ha una propaggine inferiore debolmente frastagliata.
La divisione della radice comincia 15 mm. sotto la base della corona.
Dall’ orlo anteriore del primo molare al posteriore dell’ultimo, corrono mm. 253; gli spazi fra i denti
sono più piccoli verso gli ultimi molari, e vanno aumentando in avanti.
Un particolareggiato raffronto dei denti presi or ora in esame con quelli poco prima descritti nello
studio del primo esemplare, basta per renderci persuasi dell’identità esistente fra questi due individui.
A primo aspetto l’ esemplare illustrato dal De Ziano sembrerebbe che avesse i denti più acuminati e
meno tozzi del precedente. Ricordo però come in questo siano più che palesi le tracce dell’ uso, come cioè
i denti siano alquanto consumati, ciò che non si riscontra menomamente nell’esemplare De Ziono. Si tol-
gano a questo gli apici dei denti e si smussino convenientemente i tubercoli; oppure si completino nel
primo esemplare le parti mancanti, e si avrà l'assoluta identità di tipo.
312 G. DAL PIAZ [10}
Qualche altra piccola differenza si potrebbe, volendo, rilevare fra i due ultimi molari, ma anche
questo fatto che oltre al non avere alcun valore, data specialmente la palese diversità d’età, è reso ad-
dirittura nullo quando noi pensiamo che, specialmente fra i vertebrati superiori, non solo si riscontrano
delle differenze fra individuo e individuo di una stessa specie, ma anche fra branca e branca del cranio
di uno stesso individuo. A proposito di questo fatto, nella descrizione del primo esemplare di Squalodon,
si può osservare come, per quanto piccole, tra l’ultimo molare di destra e l’ultimo di sinistra si riscon-
trino delle differenze nelle dimensioni e nei tubercoli. Questa è una circostanza della quale non dobbiamo
trascurarne l'interesse per il modo con cui deve essere interpretato il concetto di specie. Se la minuta
osservazione d’ogni più piccola particolarità può fornire degli argomenti a considerazioni filogenetiche
più o meno verosimili, bisogna però, d’altra parte, andare molto cauti nel concedere ad esse un valore
decisivo. E se nell'esame dei singoli denti, sia dell’uno che dell’altro esemplare, ho piuttosto insistito
anche sui minuti particolari, non si è perchè ad essi io attribuisca un valore assoluto, ma perchè, trat-
tandosi di correggere una specie che non ha diritto d’esistere, mi trovavo nel caso di non trascurare
alcun fatto, per quanto minuto, che ne dimostrasse le analogie o le differenze.
Da quanto si è detto a questo proposito, noi possiamo concludere adunque col riferire definitiva-
mente il cranio ritenuto appartenente alla nuova specie Catulli, ad un giovane individuo di Squalodon
Bariensis; e che l’individuo fosse giovane lo prova lo stato dei denti conservati in tutti i loro minuti
particolari, fatto, del resto, che non era neppur sfuggito all’osservazione dello stesso DE Zieno !.
Squalodon Bariensis JourpaN var. Bellunensis n. var. — Tav. XXXVII [III], fig. 3, 4; Tav. XXIX [IV], fig. 1-3.
Fra il materiale appartenente al gen. Squalodon devo considerare in fine parte di un cranio, e un
frammento di mandibola ad esso riferibile.
Cranio. — Tronco sia dal lato posteriore che da quello anteriore, ha una lunghezza complessiva di
quasi mm. 580. La larghezza non può essere presa con discreta esattezza che fra le facce esterne dei
due ultimi molari, dove raggiunge circa mm. 107; in tutto il resto queste misure non possono avere alcun
valore, poichè in avanti il cranio è molto incompleto e posteriormente il frontale è stato schiacciato contro
il mascellare. Sono presenti le ossa mascellarè portanti diversi denti tutti molari, le infermascellari, pure
più o meno incomplete, parte delle palatine e pochi frammenti delle frontalì. Il cranio ha una evidente
asimmetria che si può osservare in special modo nell’impianto degli ultimi molari.
Dei denti non troviamo presenti che soli molari, ed anche questi in parte mancanti e male conservati.
Primo molare. Ridotto alla radice e ad una piccolissima porzione di corona.
Secondo molare. Rotto e mancante della parte superiore. Corona percorsa da finissime striature,
larga mm. 19 e ornata alla base dell’orlo posteriore di due o tre piccolissimi dentelli. Radice evidente-
mente divisa.
Terzo molare. Mancante da tutti e due i lati.
Quarto molare. Leggermente rivolto all’ indietro. Corona di forma triangolare, larga alla base mm. 23
ed alta circa 17; fortemente consumata lungo l’orlo anteriore ed anche all’apice, percorsa da finissime
striature longitudinali e munita di piccole granulazioni sia nella faccia interna che nella esterna. Lungo
l’orlo posteriore sono presenti tre tubercoli all’ ultimo dei quali segue una piccola propaggine frastagliata.
Quinto molare. Forma più depressa, corona larga alla base mm. 24 e alta mm. 16; corrosa leg-
!) Lettera del De Ziano al van BENEDEN. Bulletins de l’Acad. roy. d. Science. Lett. Arts., série II, tom. XLI, 1876.
.
[11] G. DAL PIAZ 313
germente all’ apice. Le due facce di questo molare e di tutti i conseguenti sono munite di granulazioni;
l’orlo anteriore ha un piccolo tubercolo alla base; quello posteriore è occupato quasi tutto da tre tuber-
coli corrosi, ma bene appariscenti, e da uno più piccolo alla base.
Sesto molare. Corona rivolta all'indietro più che la precedente, larga, subito sopra il colletto,
mm. 24 ed alta quasi 16; corrosa lungo l’orlo anteriore di modo che non si scorge che qualche piccolo
tubercolo verso la base, intatta lungo quello posteriore dove si riscontra un piccolo tubercolo presso l’ apice,
tre più rilevati al di sotto e una leggera frastagliatura, composta di tre minutissimi dentelli, alla base
dell’ ultimo. Radice divisa a circa mm. 14 dalla base della corona.
Settimo molare. Più piccolo più depresso dei precedenti e più rivolto all’ indietro. Corona perfet-
tamente conservata, alta mm. 14 e larga 22; l'orlo anteriore porta due tubercoli maggiori e qualche
altro più piccolo; quello posteriore ha un piccolo tubercolo verso l'apice seguito da due più grandi e da
una breve frastagliatura alla base. Radice in parte rotta, ma distintamente divisa.
Dal lato sinistro si contano altri tre denti il quinto il sesto e il settimo molare, nei quali gli orli
anteriori sono molto consumati. Questi denti non presentano alcuna notevole diversità da quelli di destra
ed è resa per questo inutile qualsiasi descrizione.
Lo spazio compreso fra l’orlo anteriore del primo molare e il posteriore dell’ ultimo è di mm. 227;
quelli compresi fra i singoli denti sono presso a poco uguali a quelli che si riscontrano negli altri esemplari
descritti.
‘Mandibola. — È un frammento della branca destra lungo mm. 260, alto anteriormente mm. 41 e po-
steriormente circa 49. Sono presenti il quarto e il quinto molare e parte della radice del secondo, del
terzo, e del sesto. Dal lato esterno dell'osso, fra lo spazio compreso fra i varì denti, si riscontrano delle
fossette, alle quali dovevano naturalmente corrispondere gli apici dei molari della sovrapposta mascella.
Il quarto molare ha forma di triangolo con vertice leggermente corroso rivolto all'indietro. La co-
rona è appiattita, a due taglienti; ha la base larga mm. 26 e fortemente rientrante, indizio di radice
divisa, è alta mm. 15, senza contare naturalmente la parte corrosa. In tutti e due i denti presenti, la
faccia esterna è percorsa longitudinalmente da finissime striature e quella interna presenta delle granu-
lazioni abbondanti specialmente presso il colletto. L'orlo anteriore del quarto molare è munito di un den-
tello alla base e quello posteriore di tre dentelli in parte corrosi.
Tl quinto molare ha forma meno lanceolata, la corona a fine granulazioni è larga mm. 26 ed alta
mm. 13. L’orlo anteriore mostra due tubercoli maggiori e qualche altro più piccolo, quello posteriore ne
porta tre discretamente rilevati.
Da quanto abbiamo passato in rassegna nella succinta descrizione di questo ultimo cranio, e da ciò
che si può dedurre dalle sue illustrazioni, fig. 1, 2,3 della Tav. XXIX [IV], non ci riuscirà difficile no-
tare come esso, specialmente nei denti, presenti una certa somiglianza con gli esemplari precedentemente
riferiti alla specie Bariensis. Questa somiglianza però non è tale da costituire una vera identità; a rigor
di termini questo terzo esemplare, rispetto ai precedenti e rispetto alla forma tipica di Bari (Dròme), è
alquanto più snello, ha palato più rigonfio, mascellari, specie dopo l’ultimo molare, più sottili e meno
angolosi e denti meno spessi e ad impianto debolmente proclive, ossia divaricati dal basso all'alto.
Tutti questi particolari fanno ricordare alcuni dei caratteri pei quali il PaquirR ®, sull’esemplare di
Bleichenbach, ha fondato la nuova specie Zittelì. Ma il carattere che più di tutti gli altri ha determi-
1) Paquinr V. Htude sur quelques Cétacés du Miocène. Mémoires Soc. géol. d. France (Paléontologie), tom. IV, 1894.
Palaeontographia italica, vol. VI. 1900. 40
314 G. DAL PIAZ (UId2]
nato il PaquirR a fare del fossile di Monaco una specie nuova, si basa sulla presenza di cinque premolari
in luogo di quattro. Nel nostro esemplare disgraziatamente mancano tutti i premolari e non possiamo
per questo stabilire alcun raffronto decisivo; ma se alle probabili differenze fra i denti si unisce, come
gentilmente mi comunica il prof. ZirttEL, qualche altra diversità nell’andamento del cranio e nei molari
della mandibola, siamo condotti a tenerli assolutamente distinti.
Una certa somiglianza di forma delle ossa mascellari del nostro esemplare può notarsi anche. con
quelle dello Squalodon Grateloupii. È noto però come nello studio di questi gruppi di animali i caratteri
distintivi migliori ci siano forniti dai denti, ebbene a questo proposito, nel nostro caso, siamo ben
lungi dal tipo Grateloupti, mentre riguardo ai denti, la somiglianza fra l'individuo in esame e quelli
precedentemente descritti e riferiti alla specie Bariensis, è spiccatamente notevole. Solo, come già ebbi campo
di far osservare, tali denti (ridotti agli ultimi quattro molari), hanno un tipo più gracile, un impianto
più proclive e i tubercoli del lato anteriore un pochino più pronunciati.
Questi caratteri uniti ai pochi e di valore sempre relativo che riguardano la conformazione del cra-
nio, sono ben lungi dall'avere il valore specifico che noi riscontriamo per esempio fra lo Squalodon Gra-
teloupiù ed il Bariensis, o fra questi e 1° Elhrlichi e non dobbiamo per questo dare ad essi eccessiva
importanza. Ciò non per tanto queste particolarità non possono sfuggire certo all’ osservazione, anzi esse
a mio avviso, sono sufficienti per autorizzarci a stabilire una varietà, che distingua la forma in esame da
quella fondamentale di Bari, augurandoci intanto che nuovi rinvenimenti ci forniscano in avvenire il mezzo
di completare queste prime ricerche. ;
Più che per la creazione di specie nuove, basate su caratteri non evidenti e decisivi o su resti troppo
scarsi per riferimenti specifici assoluti, io sono del parere, di molti naturalisti, di raggruppare quali va-
rietà attorno a tipi fondamentali e ben noti, tutte quelle forme che più»si avvicinano ad essi, evitando .
così la deplorevole confusione prodotta dall’uso di stabilire delle specie nuove, anche quando si abbia a
che fare con sole diversità individuali di età o di sesso.
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Spiegazione della Tavola I [XX].
Fr. la-d. — Perisphinctes Pasinii Gru. sp. var balderoides n. var. Esemplare tutto concamerato e in parte rotto per
metterne in evidenza i giri interni (Fig. 1d). Per la linea lobale si veda la Fig. 36 a pag. 2 [74], — pag. 2 [74].
» 2a-c. — Simoceras (?) n. sp. ind. Frammento di un grande esemplare con il guscio conservato e solo nell’ ultima
parte asportato per prepararne la linea lobale, il cui disegno è rappresentato con la Fig. 35 a pag. 1
[73], — pag. 1 [73].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav. I
GANAVARI, fauna dstr con Asp.acanthicuni di M° Serra pr Camerino .
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Spiegazione della Tavola II [XXI].
Fic. 1a-e. — Perisphinctes ptychodes NeuM. Frammento di un grande esemplare nel quale la parte conservata del giro
esterno appartiene tutta alla camera di abitazione. La conchiglia è parzialmente conservata. Nella
sezione dei giri (Fig. 1c) è indicato in nero lo spessore del guscio. Per la linea lobale si veda la Fig. 37
a pag. 4 [76], — pag. 3 [75].
Palaeontograpbia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI ,Tav.IL. ;
GCANAVARI, Fauna dstr con Asp. acanthicum di M° Serra pr Camerino Ù
Tav. XXI |.
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Spiegazione della Tavola HMI [XXIT].
Fic. 1. — Aspideceras apenninicum Zirr. Grande esemplare con parte della camera di abitazione conservata e con la
conchiglia parzialmente presente, — pag. 12 [84].
» 2. — Aspidoceras apemninicum Zirr. Esemplare più piccolo con i lobi evidenti sino alla prima metà dell’ultimo
giro conservato, con spine un poco più numerose della forma tipica. Per la linea lobale si veda la Fig. 40
a pag. 13 [85], — pag. 12 [84].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav.IIL
GANAVARI, Fauna dstrcon Asp. acanthicum di M Serra pr. Camerino.
[Zav. XXI).
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Spiegazione della Tavola IV [XXIII].
Fic. la,b. — Aspidoceras insulanum Gemm. var. serrana n. var. Esemplare nel quale la metà esterna dell’ultimo giro
appartiene alla camera di abitazione; su di questa le rughe radiali sono maggiormente evidenti. Il
guscio è parzialmente conservato. Per la linea lobale si veda la Fig. 38 a pag. 6 [78], — pag. 5 [77].
» 2a,b. — Aspidoceras Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. (L’es. figurato nell’ Istituto geologico dell’ Univ. di Bo-
logna). Esemplare con alcuni tubercoli ben conservati. Per la linea lobale si veda la Fig. 39 a
pag. 10 [82]. Vedasi anche Tav. V [XXIV], fig. 1a,b e Tav. VI [XXV], fig. 1, — pag. 7 [79].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA Vol.VI Tav.IV.
GANAVARI, fauna dstr con A.
acanthicum di M° Serra pr Camerino . [Zan XVII.
E .Cristofani dis.e lit Stab. Gambi Firenze
Ka Fis. Lab. — Aspidoceras Unlandi O»P. var. extuberata n. var. Grande esemplare con il gu
SI vato. Vedasi anche Tav. IV [XXIII], fig. 24,6 e Tav. VI [XXV]
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , VoL.VI, Tav.V.
CANAVARI, fauna dstr con Asp.acanthicum di M£ Serra pr Camerino. [ Tav. XXIV].
E .Cristofani dis e lit Stab. Gambi Firenze
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Spiegazione della Tavola
Fic. 1. — Aspidoceras Uhlandi OPP. var. extuberata n. var. Grande esemplare veduto di fianco 0
conservati. Vedasi anche Tav. IV [XXIII], fig. 2a,b, e Tav. VI [XIV], fig. 14,5,
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav.VI.
[ Zav. XXVI.
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CANAVARI, Fauna d,str con Asp. acanthicum
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Spiegazione della Tavola VII [VII].
Fia. 1. — Harpoceras Boscense Revn., dei dintorni di Cagli, — pag.17 [43].
2a,b. — Harpoceras cfr. pectinatum Mca., del Furlo, — pag. 21 [47].
3a,b. — Harpoceras volubile Fuc., della Faiola, — pag. 23 [49].
4a-c. — Harpoceras? crassiplicatum Fuc., delle pendici del Gran Sasso, — pag. 26 [52].
5a,b. — Altro esemplare della stessa specie, delle pendici del Gran Sasso, — pag. 26 [52].
6a-c. — Harpoceras? ambiguum Fuc., di Canfaito, — pag. 24 [50].
Ta,b. — Harpoceras? Pantanellii Fuc., della Faiola, — pag. 27 [53].
8a,b. — Harpoceras Fieldingii ReyNn., della Marconessa, — pag. 25 [51].
9a,b. — Grammoceras Normanianum D’ORB., tipico, della Porcarella, — pag. 28 [54].
100,5. — Grammoceras Normanianum D’ORB., var. costicillata Fuc., di Canfaito, — pag. 29 [55].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. VII.
FUGCINI, Ammoniti del Lias medio dell'Appennino centrale. [Zav. VIII.
FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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CITATA LEI NN I
Spiegazione della Tavola VIII [VIII].
Fia. la-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB., vary costicillata Fuc., del Monte Faito, — pag. 29 [55].
DIRO — Forma detracta della specie e della varietà precedente, di Canfaito, — pag.30 [56].
» 3. — Altro esemplare della stessa forma, di Canfaito, — pag.30 [56].
» 4a-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB. var. semilaevis Fuc., della Rocchetta, — pag. 31 [57].
» 5a-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB. var. inseparabilis Fuc., di Canfaito, — pag. 29 [55].
» 6a,b. — Grammoceras varicostatum Fuc., di Canfaito, — pag. 32 [58].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAERONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. VII.
FUCINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [ Ziav. VIIL].
FUCINI ET RUGANI FOT, ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola IX [IX].
Ta-c. — Grammoceras Portisi Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 33 [59].
2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 33 [59].
3. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 33 [59].
4a,b. — Grammoceras Portisi Fuc., var. Zitteliana Fuc., di Canfaito, — pag. 35 [61].
5. — Grammoceras Portisi Fuc., var. contraria Fuc., della Marconessa, — pag. 36 [62].
6. — Grammoceras Isseli Fuc., della Marconessa, — pag. 37 [63].
Ta-c. — Altro esemplare della stessa specie, di Canfaito, — pag.37 [63].
8. — Altro esemplare della stessa specie, della Mitola, . pag.37 [63].
9a,b. — Grammoceras cfr. falculatum ReyNn.del Monte Faito, — pag. 39 [65].
10a-c. — Grammoceras subtile Fuc., di Ponticelli presso Cagli, — pag.39 [65].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voll VI, Mav. IX.
FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [ Zav. IX |.
FUCINI ET RUGANI FOT.
ELIOT. CALZOLARI £ FERRARIO. MILANO
Spiegazione della Tavola X [X].
la,b. — Grammoceras celebratum Fuc., della Faiola, — pag. 41 [67].
2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 41 [67].
3a,b. — Grammoceras celebratum Fuc. var. italica Fuc., della Marconessa, — pag. 44 [70]
4. — Grammoceras Bonarellii Fuc., del Monte Faito, — pag. 45 [T1j.
5a-c. — Altro esemplare della stessa specie, del Monte Faito, — pag. 45 [71].
6a-c. — Grammoceras Bassanii Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 46 [72].
Ta-c. — Altro esemplare aa stessa specie, della Marconessa, — pag. 46 [72].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PRALATONTOGRAIEIDA MIMAIGIGA Vel VI ay 26
FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [Zav. X |.
FUCINI ET RUGANI FOT.
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Fi. l1a,b. — Grammoceras Ombonii Fuc., della Rocchetta, — pag. 48 [74].
» 2a-c. — Grammoceras dilectum Fuc. di Canfaito, — pag. 50 [76].
» 3a,b. — Altro esemplare della stessa specie, di Cagli, — pag. 50 [76].
» 4a,b. — Leioceras ? Grecoi Fuc., del Monte Nerone, — pag. 65 [91].
» Ba,b. — Altro esemplare della stessa specie, del Monte Catria, — pag. 65 [91].
» 6a,b. — Hildoceras Lavinianum MGcx., di Canfaito, — pag. 52 [78].
» Ta,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Faiola, — pag. 52 [78].
Palseontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XI.
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ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO
UCINI ET RUGANI FOT.
Spiegazione della Tavola XII [XII].
Fic. 1a,b. — Hildoceras Lavinianum MGH. var. retroflexa Fuc., della Rocchetta, — pag. 55 [81].
» 2ac. — Hildoceras Lavinianum MGH. var. coniungens Fuc., della Marconessa, — pag. 54 [80]. .
» a,b. — Altro esemplare della stessa varietà, di Canfaito, — pag. 54 [80].
» 4a,b. — Hildoceras Lavinianum Moa. var. brevispirata Fuc., della Marconessa, — pag. 56 [82].
» 5a,b. — Hildoceras Ruthenense Royn. em. Mca., del Monte Faito, — pag. 56 [82].
de — Altro esemplare della stessa specie, della Mitola, — pag. 56 [82].
» a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Rocchetta, — pag. 56 [82].
» 8a. — Hildoceras Capellini Fuc., della Marconessa, — pag. 59 [85].
» 9ac. — Hildoceras mirificum Fuc., del Monte Fiore, — pag. 60 [86].
» 10a,b. — Hildoceras mirificum Fuc. var. semiradiata Fuc., della Rocchetta, — pag. 61 [87].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PARABONIEOGRAPHETAÀ TRALICA, Voli Vi Daw
FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale.
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FUCINI ET RUGANI FOT.
MILANO
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO
Spiegazione della Tavola XIII [XII].
. la,b. — Hildoceras inelytum Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 62 [88].
2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Rocchetta, — pag. 62 [88].
3a,b. — Hildoceras intumescens Fuc., del Monte Faito, — pag. 63 [89].
4a-c. -- Coeloceras italicum Mcu., della Marconessa, — pag. 72 [98].
ba,b. — Coeloceras indunense McaH., del Monte Faito, — pag. 67 [93].
6a,b. — Coeloceras Ragazzonii HauER, della Marconessa, — pag. 66 [92].
a,b. — Altro esemplare della stessa specie, del Pian de’ Giugoli, — pag. 66 [92]
8a,b. — Coeloceras ausonicum Fuc., della Marconessa, — pag. 69 [95].
9Ì — Altro esemplare della stessa specie, di Cagli, — pag. 69 [95].
10. — Coeloceras pettos QuensT., della Rocchetta, — pag. 73 [99].
11. — Coeloceras Mortilleti McH., della Marconessa, — pag. 71 [97].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALARONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tev. XIII.
[Zav. XIII |.
FUGCINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale.
FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola XIV [I].
Pontocypris trigonella SARS, — pag. 86 [8].
» compressa SEGUENZA, — pag. 86 [8].
Argilloecia messanensis SEGUENZA, — pag. 86 [8].
» subreniformis SEGUENZA? — pag. 87 [9].
Macrocypris setigera Brapy, — pag. 87 [9].
» trigona? SEGUENZA var. levis n. v., — pag. 8° [9].
» tumida Brapy, — pag. 88 [10].
Bythocypris bosquetiana BrADY, — pag. 88 [10].
Bairdia subdeltoidea MinsTeER, — pag. 89 [11].
»
angulosa SEGUENZA, — pag. 90 [12].
Cythere convexa BAIRD (individuo maschile), — pag. 90 [12].
»
» » (individuo femminile).
Speyeri Brapy (individuo giovane), -— pag. 91 [13].
» » (individuo adulto).
cymbaeformis SEGUENZA var. farnesiensis n. v. (individuo maschile), — pag. 91 [13].
» » » » (individuo femminile).
sororcula SEGUENZA, — pag. 92 [14].
foveolata SacuENZA non Brapy var. intermedia n. v., — pag. 92 [14].
parallelogramma Brapy (valva destra), — pag. 93 |15].
» » (valva sinistra).
antiquata BarrD, — pag. 93 [15].
canaliculata Reuss, — pag. 94 [16].
quadridentata Brapy non KAUFMANN, — pag. 95 [17].
plicata MUnsTER, — pag. 95 [17].
scrobiculoplicata JonES, — pag. 96 [18].
hamata MiLLER, — pag. 96 [18].
Edwardsii RoeMER (individuo adulto), — pag. 97 [19].
» » (individuo giovane).
Jonesi BAIRD var. ceratoptera BosqueT (individuo adulto), — pag. 99 [21].
» » » » (individuo giovane).
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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XIV.
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1.— Cythere acupunctata Brapy var. distincta n. v. (individuo adulto), — pag. 100 [22].
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5.
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Spiegazione della Tavola XV [II].
» » » » » (individuo giovane).
» longecarenata n. sp., — pag. 101 [23].
» » » (valva sinistra).
» laciniata n. sp., — pag. 101 [23].
» » » (valva sinistra).
» gibbosa Brapy et RoBERTSON, — pag. 101 [23].
» dasyderma Brapy var. circumdentata BRADY, — pag. 102 [24].
» pustulata n. sp., — pag. 102 [24].
» » » (valva sinistra).
» venus SEGUENZA, — pag. 103 [25].
» cordiformis TERQUEM, — pag. 103 [25].
» » » var. subtrigona SEGUENZA, — pag. 103 [26].
» testudo n. sp., — pag. 104 [26].
» » » (valva sinistra).
Cytheridea Miilleri MinstER, — pag. 105 [27].
» subradiosa BosquET, — pag. 105 [27].
» elongata BrADy non TERQUEN, — pag. 106 [28].
Loxoconcha avellana SARS var. mediterranea SEGUENZA, — pag. 107 [29].
» seminulum SEGUENZA, — pag. 107 [29].
Xestoleberis margaritea Brapy, — pag. 108 [30].
» intermedia? BraDpy, — pag. 108 [80].
» depressa SARS var. erecta n. v., — pag. 109 [31].
Cytherura inversa SEGUENZA, — pag. 109 [31].
» cuneata BraDpy, — pag. 109 [31].
Cytherella punctata Brapy, — pag. 111 [33].
Cytheropteron gradatum Bosquer, — pag. 110 [32].
» caudatum n. sp., — pag. 110 [82].
» » » (valva destra).
Cytherella semitalis Brapy var. elegans? SEGUENZA, — pag. 112 [34].
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PALAKONTOGRAPHTA ITALICA, Vol. VI, Tav. XV.
NAMIAS, Ostracodiî foss. della Farnesina e M. Mario pr. Roma. [Zav. 11].
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45
50
45
1. — (Ingr. 45 diam.)
Spiegazione della Tavola XVI [I].
BRIOZOI CHEILOSTOMI.
Caberea Boryi AUD. sp. (da un esempl. di Spilinga), — pag. 148 [34].
Scrupocellaria elliptica Rss. sp., superficie zoeciale (da un esemplare di Spilinga), —
pag. 149 [35].
Scrupocellaria elliptica Rss. sp., superficie dorsale dello stesso esemplare.
Bactridium calabrum Nev., superficie zoeciale (da un esempl. di Spilinga), — pag. 150 [36].
Bactridium calabrum NEv., superficie dorsale dello stesso esemplare.
Bactridium Manzonii SEG., superficie zoeciale (da SEGUENZA), — pag. 150 [36].
Bactridium Manzonii SEG., superficie dorsale dello stesso esemplare.
Gemellaria punetata SeG., zoeci visti di fronte (da SEGUENZA), — pag. 148 [84].
Gemellaria punctata SEG., zoeci visti di fianco; dallo stesso esemplare.
Vibraculina Seguenziana Nev., zoeci visti di fronte (da un esemplare di Spilinga), —
pag. 150 [36].
Vibracutina Seguenziana NEv., lo stesso esemplare visto di fianco.
Vibraculina Seguenziana NEV., lo stesso esemplare visto posteriormente.
Flustra denticulata SEG. (da SEGUENZA), — pag. 151 [37].
Membranipora fissura SEG. (da SEGUENZA), — pag. 154 [40].
Membranipora pratensis NEv., n.n. (da SEGUENZA), — pag. 154 [40].
Membranipora catenularia JAM. sp. (da un esemplare di Monteleone), — pag. 153 [39].
Membranipora crispa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 159 [45].
Membranipora varians SEG. (da SEGUENZA), — pag. 157 [43].
Vibracella? miocenica SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 161 [47].
Micropora (Rosseliana) formosa Rss. sp., var. conferta Sec. (da SEGUENZA), — pag. 163 |49].
Micropora (Rosseliana) ogivalis SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 162 [48].
Micropora (Peneclausa) coriacea Esp. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 166 [52].
Micropora (Manzonella) exilis MNZ. sp. var. incisa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 165 [51].
Melicerita fistulosa Lin. sp. (da vari esemplari di Cannitello), — pag. 167 [53].
Cribrilina (Figularia) elegantissima SEG. (da SEGUENZA), — pag. 173 [59].
Cribrilina radiata MoLL sp. var. innominata CoucH sp. (da un esemplare di Spilinga), —
pag. 171 [57]. -
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900
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NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie.
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Spiegazione della Tavola XVII [II].
BRIOZOI CHEILOSTOMI.
(Ingr. 45 diam.) — Microporella (Reussira) polystomella Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 178 [64].
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Microporella (Reussina) polystomella Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga, — pag. 178 [64].
Microporella (Reussina) polystomelia Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 178 [64].
Microporella (Adeonella) raticulata SrG. (da SEGUENZA), — pag. 180 [66].
Micreporella (Diporula) Manzonii Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 181 [67].
Microporella (Fenestrulina) ciliata Lin. sp. var. Morrisiana Bx. sp. (da un esemplare di Spi-
linga), — pag. 177 [63].
Microporella (Adeonella) coscinophora Rss. sp. var. pliocenica Sec. (da SEGUENZA), — pag.
179 [65].
Micropore!ia (Diporula) Adae Nev. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 181 [67].
Hippoporina Spilingae Nov. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 185 [71].
Hippoporina circumcincta Nov. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 187 [73].
Hippoporina circumeincta Nev. var. (da un esemplare di Carrubbare), — pag. 187 [73].
Hippoporina adpressa BK. sp. (da un esemplare di Caria sopra Tropea), — pag. 185 [Mi].
Hippoporina integra Nev. (da un esemplare di Presinaci), — pag. 188 [74].
Stichoporina minutissima SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 188 [74].
Orbitulipora excentrica SEG. (da SEGUENZA), — pag. 188 [74].
Orbitulipora excentrica SeG., lo stesso esemplare veduto di profilo.
Myriozoum mammillatem SeG. sp., internodio di colonia (da SEGUENZA), — pag. 190 [76].
Myriozoum mammillatum Sec. sp., dettaglio, c.s. ù
Lagenipora,pustulosa SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 190 [76).
Schizoporella deltostoma SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 194 [80].
Schizoporella sinuosa Bx. sp., var. vasum De STEP. sp. (da un esempl. di Vena), — pag. 19480].
Schizoporella biaperta MicHL. sp. (da un esemplare'di Spilinga), — pag 195 [81].
Schizoporella schizegaster Rss. sp. (da un esemplare di Carrubbare), — pag. 201 [87).
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAKONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XVII.
NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie. Î Zav. 11.
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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18. —
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20. —
21. —
22. —
Spiegazione della Tavola XVIII [III].
BRIOZOI CHEILOSTOMI.
(Ingr. 40 diam.) — Schizoporella variolata SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 193 [79].
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— Schizoporelia congesta SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 200 [86].
— Schizotheca stellata SEG. sp. (da SEGUENZA), pag. 202 [88].
— Schizotheca fissa Bx. sp. (da esemplari di Spilinga), — pag. 202 [88].
— Retepora Solanderia Risso (da un esemplare di Spilinga), — pag. 205 [91].
— Retepora cellulosa Lin. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 204 [90].
— Retepora Pignatarii Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 205 [91].
— Smittia (Mucronella) coccinea App. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 209 [95..
— Smittia trispinosa JOHN. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 207 [93].
— Smittia (Mucronella) pavonella ALD. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 211 [97].
— Smittia (Phylactella?) macrocepha!a SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 215 [101].
— Smittia (Mucronella) Reussiana Bk. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 211 [97].
— Smittia (Phylactella?) adpressa SG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 215 [101].
— Lepralia? microtheca SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 217 [103].
— Lepralia? grandis SEG. (da SEGUENZA), — pag. 217 [103].
— Conescharellina conica SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 220 [106].
— Porina impervia Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 221 [107].
— Porina impervia Nev. (altro c.s.con ovicelli), — pag. 221 [107].
— Terebripora tenuis SEG. (da SEGUENZA), — pag. 147 [33].
— Spatipora laxa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 147 [33].
— Smittia (Mucronella) coccinea ABILD. sp., var. strenuis Mnz. sp., subvar. laciniata SEG.
(da SEGUENZA), — pag. 210 [96].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XVII.
NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie.
Zav. II].
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ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO
Spiegazione della Tavola XIX [IVI].
BRIOZOI CICLOSTOMI.
Fis. 1. — (Ingr. 20 diam.) — Crisia marginata Sec. (da SEGUENZA), — pag. 225 [111].
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Hornera cylindracea Sec. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113].
Hornera simplex Sec. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113].
Hornera Reussi Seg. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113].
Hornera serrata Rss., var. pliocenica Sec. (da SEGuENZA), — pag. 227 [113].
ldmonea producta SG. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115].
ldmonea conferta Sec. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115].
ldmonea Seguenzai Nev. n. n. (da SEQUENZA), — pag. 230 [116].
ldmenea baciliaris SEG. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115].
ldmonea spica Sec. (da SEGUENZA), — pag. 230 [116].
lidmonea brutia Nov. n. n. (da SEGUENZA), — pag. 230 [116].
Idmonea carinata Ronm. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 229 [115].
ldmonea serpens Lin. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 233 [119].
Idmonea sernens Lin. sp. (altro c. s. con ovicello).
Tubulipora flabellaris FABR. sp. var. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 297 [123].
Tubulipora (Pavotubigera) dimidiata Rss. sp. (da un esempl. di Spilinga), — pag. 238 [124].
Tubulipora (Filisparsa) lata SEG. (da SEGUENZA), — pag. 235 [121].
Entalophora regularis M.GrLL. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 243 [129].
Entalophera rugosa D’ OrB. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 243 [129].
Seguenziella Manzoni SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 245 [131].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
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NEVIANI, Briozot neogenici delle Calabdrie. [ Zav. IV].
ELIOT. GALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola XX [I].
N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale.
Fia. 1-2. — Craticularia Manzonii n. sp. Esempl. con espans. ipoforali allargate. Miocene medio di Maserna, — pag. 284 [18].
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9.
10.
— Craticularia Manzoni n. sp. Esemplare della stessa località a fusto colonnare con espansioni ipoforali
digitate [2/3], — pag. 284 [18].
— Craticularia Manzoni n. sp. Ipoforo dello stesso esempl. con espans. mammellonari digitate, — pag. 284 [18].
. — Craticularia Manzonii n.. sp. Coppa craterale e spongoforo privo dell’involucro corticale con alcuni solchi
canalari esterni, di altro individuo, — pag. 284 [18].
. — Craticularia Manzonii n. sp. Coppa craterale in parte priva dell'involucro corticale, — pag. 284 [18].
— Tremadyction sp. Miocene medio di Maserna [?/;], — pag. 287 [21].
. — Craticularia Razorei n. sp. Pliocene di Borzoli; coppa craterale fornita d’involuero corticale e spongoforo
decorticato, — pag. 298 [32]. a
— Craticularia Razorei n. sp. Spongoforo e parte ipoforale, completamente priva dell’ involucro corticale, dello
stesso individuo. i
— Craticularia Razorei n. sp. Coppa craterale e spongoforo di altro individuo, — pag. 298 [82].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
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PALARONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. WI Tayws 20€
MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [Zav. I].
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO
Spiegazione della Tavola XXI [II].
N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale.
Fi. 1. — Craticularia emiliana n. sp. Miocene medio di Maserna; spongoforo e parte ipoforale con involucro-
corticale, — pag. 284 [18].
. — Craticularia emiliana n. sp. Spongoforo, parte subcorticale, — pag. 284 [18].
. — Craticularia emiliana n. sp. Parte subcorticale coi solchi canalari esterni, — pag. 284 [18].
2
3
>» 4. — Craticularia sp. cfr. radicosa Pocra. Miocene medio di Jola; cavità craterale e ipoforo, — pag. 285 [19].
5. — Craticularia globularis n. sp. Mioeene medio di Maserna; cavità craterale e ipoforo, — pag. 284 [18].
6
. — Craticularia patuia PomeL. Miocene medio di Maserna, — pag. 285 [19].
» 7-8. — Craticularia sp. Pliocene di Borzoli, — pag. 299 [33]. S
» 9. — Craticularia emiliana n. sp. Intreccio con principio d’ inerostazione, e canali radiali [8/;], — pag. 284 [18].
» 10. — Craticularia emiliana n. sp. Intreccio con canali radiali; sezione alquanto obliqua alla sup. [8/1], — pag. 284 [18].-
» 11. — Craticularia patula n. sp. Intreccio con canali radiali; sezione radiale [8/;], — pag. 285 [19].
» 12. — Craticularia patula n. sp. Parte della stessa sezione maggiormente ingrandita [!6/;].
» 13. — Craticularia Manzonii n. sp. Intreccio; canali verticali, — pag. 284 [18].
>» 14. — Hyalotragos sp. Miocene medio dell’ Emilia [?/3], — pag.290 [24].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900
PALAEBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXI.
MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano.
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione fdella favola SSN 1009]
N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale.
— Craticularia Manzonii n. sp. Da un esemplare giovane. Miocene medio; intreccio dictionale del lembo
craterale [5°/j], — pag. 284 [18].
Questo rilievo microfotografico è tratto da una lamina ben conservata eseguita sui lembi della porzione pericraterale
di un esempl. evidentemente giovane, come appare dalla grossezza dei cladi spiculari costituenti l'intreccio dictionale stesso.
Vi si manifesta quella regolarità delle maglie che successivamente scompare per l’innestarsi di altri bracci nei quadrati
delle maglie stesse, ed appare inoltre quanto è accennato nel testo, e cioè che i grossi cladi spiculari sono dovuti alla suc-
cessiva deposizione della silice colloidale sul clade unico preventivamente formato: negli spongiari emiliani dal MANZONI e da
me pure esaminati non è stato concesso di riscontrare quel fenomeno, che altrove si ravvisa, di due parziali canali assili in
uno stesso clade, fenomeno che verrebbe in appoggio all'opinione di coloro che ammettono l’intreccio dictionale esser
dovuto al ravvicinamento degli estremi dei diversi elementi spiculari iniziali esattidi e sui quali la massa sarcodica ha suc-
cessivamente deposto una epiteca silicea continua ed uniforme. In questa preparazione i cladi esilissimi spiccano nel fondo
della lamina perchè hanno il largo canale assile compenetrato da sostanza ocracea; le grosse macchie biancastre tondeg-
gianti, che qua e là compaiono nel rilievo microfotografico, rappresentano porzione dell’involuero o strato corticale che riveste
la compage dictionale della porzione mediana, involucro che asportato nella confezione della lamina, è rimasto invece con-
servato in altra porzione di essa.
— Craticularia sp. Pliocene di Borzoli; intreccio dictionale [5°/,J, — pag. 299 [33].
— Craticularia Razorei n. sp. Intreccio dictionale [5°/;], — pag. 298 [32].
— Craticularia Manzonii n. sp. Dall’ istessa lamina della Fig. 1.
È qui riprodotta la disposizione che assume in condizioni normali la compage scheletrica nella porzione più esterna
dello spongiario: essa si presenta come una cuticula verrucosa, biancastra, forellata, ed è dovuta a quell’appiattimento pe-
culiarissimo che assumono i cladi dell’esaxonie allorchè si trovano nella porzione esterna dello spongiario. La cuticula sta
quì a rivestire l’intreccio dictionale assai esile ma in uno stato di conservazione veramente meraviglioso; in niun’ altro
esemplare mi è stato possibile di scoprirla così integra ancorchè mi sia studiato in più modi di riottenerla.
Nei grossi cladi appiattiti si dovrebbero pure scorgere i canali assili, ma le condizioni sfavorevoli di trasparenza della
silice colloidale sulla quale si è venuto a deporre della silice ordinaria vietano di ravvisarli.
Dello strato corticale di Craticularia non mi rimane che un’altra preparazione, ma questa puriroppo in istato di con-
servazione miserevolissimo.
— Craticularia sp. Miocene medio di Maserna; intreccio dictionale della compage scheletrica mediana di por-
zione spongoforale [59/,].
La preparazione rappresenta lo strato mediano della compage scheletrica di una Craticularia: in esso è facile scorgere
il notevole ispessimento dei bracci spiculari, che, pur restringendo le maglie, e rendendole irregolari mantengono tuttavia
una certa foggia quadrangolare: nella lamina non è dato ravvisare i canali assili e per il forte ingrossamento dei singoli
cladi e per le cospicue infiltrazioni ferrico-manganiche che impregnando ed offuscando tutta la massa hanno vietato di
ottenere un buon rilievo microfotografico ad onta di ripetuti tentativi.
— Craticularia sp. Miocene medio di Maserna; intreccio dictionale della compage scheletrica profonda di
porzione ipoforale [5°/,].
Si può in questa lamina, eseguita nella porzione più profonda dell’ipoforo di una Craticularia, osservare quel sommo
aggrovigliamento che assume nelle porzioni più vecchie ed interne dello spongiario la trama scheletrica. Le maglie si vedono
ridotte a semplici forellini beanti; i cladi spiculari poi simulano per la cospicua ipersilicizzazione, compiutasi per la vitalità
del sarcode, i cladi appiattiti che si riscontrano nella porzione cuticulare dello spongiario. Ma il fenomeno è dovuto nel
secondo caso ad un reale appiattimento degli elementi spiculari rivolti verso l’interno; nel primo caso invece, e cioè nella
porzione profonda, si opera per una continua e graduale deposizione di silice colloidale, processo che tende e spess’anche
finisce per oceludere completamente il lume delle lacune dictionali.
Nei quattro rilievi microfotografici, delle Fig. 1, 4-6 sono compendiati i caratteri principali e peculiarissimi del genere
Craticularia, che si distingue dagli altri susseguenti per una notevole ponderosità del proprio intreccio dictionale, tanto
che anche a chi, si sia per poco addestrato in simili ricerche, un solo frammento di questa trama rivela a sufficienza il
tipo Craticularia.
— Craticularia patula n. sp. Miocene medio; intreccio dictionale della compage mediana [8/;], — pag. 285 [19].
— (Craticularia patula n. sp. (juvenis). Strato corticale esterno ["/;], — pag. 285 [19].
— Craticularia patula n. sp. Intreccio {14/,], — pag. 285 [19].
— Craticularia emiliana n. sp. Intreccio dictionale [/°/,], — pag. 284 [18].
— Craticularia sp. Miocene medio; compage scheletrica circostante all'estremo chiuso di un canale radiale [°/;].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAERONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXII.
MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [ Zav. III].
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola XXIII [IV].
N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale.
— Verrucocoelia sp. Miocene medio di Maserna, — pag. 286 [20].
— Verrucocoelia sp. Sezione della stessa mostrante il nodo d’inerociamento dei cladi spiculari [85/,]. (Si legga
l’avvertenza dopo la Fig. 9).
3. — Hyalotragos sp. Intreccio dictionale [!4/;], — pag. 290 [24].
4.
— Tremadyction sp. Lacinie intermagliari della porzione profonda [?°/;], — pag. 287 [21].
5. — Tremadyction sp. Intreccio dietionale di parte spongoforale [9/,].
6.
— Tremadyction sp. Strato corticale peripoforale [5/,].
Nella prima (Fig. 5) di queste due lamine è riprodotto l’intreccio dictionale della parete spongoforale in direzione tra-
sversale; l'esemplare è sciupato ma lascia qua e là vedere porzioni della compage scheletrica resultante da bracci spiculari
non molto grossi con canale assile notevolmente sviluppato. L'aspetto assimmetrico che assume l’intreccio dipende dalla
peculiarità di questa forma e cioè dalle numerose lacinie che vengono a formare molte lacune intermagliari assai tipiche
per il gen: Tremadyction.
Ho accennato precedentemente quanta importanza abbia l’aspetto macroscopico per la determinazione di questo esem-
plare; però emerge anche dall’esame microscopico, segnatamente dalle ultime lamine da me confezionate su questo campione
spongiario, qualche buon indizio classatorio. È inutile che rammenti esser qui impossibile di ritrovare il tipico involucro
spinoso corticale, perchè questo è più di ogni altro involucro soggetto ad essere distrutto, però verso la porzione basale mi
è stato possibile di rinvenire lo strato ipocorticale euretidico, se non ben conservato abbastanza evidente: e questo è ripro-
dotto appunto nel rilievo microfotografico della Fig. 6 che ho ottenuto mediante illuminazione elettrica stante il pessimo
stato della lamina che non concedeva il rilievo alla luce diretta.
— Cnemidiastrum sp. Miocene medio dell’ Emilia [?/3] — pag. 291 [25].
— Cnemidiastrum sp. Crepide di desma rizomorinico [!8/;].
È qui rappresentata la porzione del nucleo spiculare discretamente grande di una litistide indubitatamente, poichè appare
esser la crepide di un desma rizomorinico che avendo perduto facilmente le espansioni terminali, ramose, tubercolate, ha
conservato il così detto nucleo primitivo della tetracrepide. — L’indizio spiculare litistido rizomorinico è adunque se non
evidentissimo, palese per altro, ma oltre questo indizio dal tipo spiculare niun’ altro carattere diagnostico si sarebbe potuto
trarre: ho già accennato che la determinazione generica della forma dalla quale è stata ottenuta questa preparazione micro-
scopica è assai incerta.
9. — Verrucocoglia sp. Intreccio dictionale della porzione ipoforale [5°/;], — pag. 286 [20].
È d’uopo che premetta che i rilievi delle Fig. 2 e 9, che come fotografie sono ben riusciti, stanno a riprodurre lamine
di conservazione miserevolissima.
Nella Fig. 9 con una certa palaeontologische Einbildungskraft si può ricostruire l’intreccio dictionale di un’esattinellide
a cladi di dimensione evidentemente più ridotta di quelle del gen. Craticularia: il diametro stesso della preparazione che
non differisce da quello della preparazione (Fig. 5) della Tav. XXII [III] lo mostra evidentemente: la peculiarità del tipo
spiculare di questa forma spongiaria e cioè il notevole ingrossamento del nodo d’incerociamento dell’ elemento spiculare, è
esemplificato dal rilievo (Fig. 2) nel quale appare questa speciale disposizione morfologica indicata come caratteristica per il
gen. Verrucocoelia.
10. — Bonatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; superficie superiore [{3/;], — pag. 300 [34].
11. — Doratispongia patellaris n. sp. Superficie inferiore [{3/;].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA TTULIC, Wil. Wi Way, SU
MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano.
[Zao. IV).
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Spiegazione della Tavola I [VI].
N. B.— Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale.
— Zittelospongia meandriformis n. sp. Miocene medio dell’ Emilia, — pag. 288 [22].
— Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage dictionale profonda [P9/;].
— Hyalotragos sp. Intreccio rizomorinico [8/;], — pag. 290 [24].
— Hyalotragos sp. Lo stesso [89/;].
L'intreccio rizomorinico riprodotto è troppo imperfetto perchè potesse ottenersene un buon rilievo microfotografico, a
tal uopo ho creduto dover riprodurre alla camera lucida il disegno in parte ricostruito dell’intreccio che mostrerà facilmente
a chi, a tutta prima, non sapesse ravvisarlo come debba essere interpretato quell’ aggrovigliamento complessissimo di desmi,
più o meno conservati. Gli elementi spiculari assai minuti, contorti rammentano per il loro tronco o crepide gibboso con due
espansioni diramate ad ogni estremo del tronco crepidale, le spicule e l'insieme dell’intreccio del gen. Hya/otragos, ed
anche nella stessa foggia con la quale si uniscono fra loro il confronto appare consono.
5. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage scheletrica [89/,], — pag. 288 [22].
In questo rilievo è rappresentata in ottimo stato di conservazione la compage dictionale di una staurodermide a grossi
cladi dictionali, ma a nodi d’incrociamento perfettamente pieni, che mostra applicata su una lacuna intermagliare una sar-
cosclera tipica del gruppo delle Staurodermidi in ottimo stato di conservazione.
Presso questa frantumata e contorta se ne può ravvisare un’altra.
Prescindendo dalla nota più caratteristica e distintiva di questa forma è cioè la presenza delle Sar:cosclere staurodermidi,
si può altresì ravvisare nella peculiarità di questo intreccio dictionale non ravvicinabile a mia cognizione ad alcuna forma
descritta e figurata, una forma se non nuova, di certo non sinora illustrata. E mi pare che dalla foggia dell’intreccio dictio-
nale che si esplica con grossi cladi contorti, verrucosi, raccorciati; dalla assenza di decisi canali radiali che vengono, a
spiegare egregiamente, la diagnosi fatta per questa forma di un sistema acquifero del tipo intercanalare, e della stessa confi-
gurazione macroscopica dello spongiario che accenna vagamente ad una delle forme appiattite del gen. Plocoscyphia (ma
che se ne distingue e perla presenza delle spicule staurodermidi, ma segnatamente per avere i nodi d’incrociamento pieni)
debbasi in questo esemplare ravvisare una forma non ben conosciuta sinora.
Ad altri il giudicare dell’ esattezza di quanto ho affermato: delle numerose lamine da me confezionate nella porzione
superficiale dello spongiario dove si ritrovano esclusivamente le tipiche sarcosclere staurodermidi, questa sola mi fu ricca
di indizi diagnostici.
6. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Sarcosclera staurodermide [{9/,].
Nella fotografia è riprodotta la sarcosclera staurodermide che non ho bisogno di descrivere rimandando il lettore all’o-
pera di ZirTeL (loc. cit., part. 1." pag. 837).
T. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Sarcosclera staurodermide dell’involucro corticale [89/;].*
. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage dictionale [59/,].
. — Donatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; compage dictionale [5°/,], — pag. 300 [34].
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Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXIV.
MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [Zav. VI).
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola XXV [VI].
Fic. 14. — Donatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; superficie inferiore, — pag. 300 [34].
» 15. — Donatispongia patellaris n. sp. Superficie superiore.
» 2d. — Spicule di Donatispongia patellaris n. sp. [160], — pag. 300 [34].
Quapro I [48°/,], — pag. 296 [30]:
a. — Esaxonia tilostilo.
b. — Frammenti ci Megasclere oxea.
Quapro II [489/,], — pag. 296 [30]:
a. — Monaxoni biappuntiti (Axinella).
b. — Monaxoni cilindroidi strongili (Geodites).
c. — Microsclere tetratti (Suberites 2).
Quapro III [48°|,], — pag. 297 [31]:
a. — Megasclere triene (Pachastrella).
bd. — Monaxoni strongili (Geodites).
c. — Monaxoni oxea (Axinella).
Quapro IV [{5°],], — pag. 301 [35].
Spicule di spongiari nell’argilla sabbiosa pliocenica di Borzoli.
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol. VI, Tav. XXV.
MALFATTI, Spongiofauna del Cenozoico italiano. [Zao. VI].
Celsa dis. Stab. Gambi Firenze
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Spiegazione della Tavola XXVI [I].
Squalodon Bariensis JourDAN sp.
Fia. 1. -- Cranio visto di lato, -- pag. 305 [3].
» 2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 305 [3].
» 3. — Mandibola destra dello stesso cranio, — pag. 307 [5].
>» 4 — Frammento di costa, — pag. 307 [5].
» 5. — Frammento di una delle prime coste, — pag. 307 [5].
PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXVI.
G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica di Belluno,
[Tav, 1).
ELIOT CALZOLARI & FERRARIO MILANO
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Spiegazione della Tavola XXVII [II].
Squalodon Bariensis JoURDAN sp.
Fig. 1. — Cassa timpanica, — pag. 307 [5].
» 2. — Incisivi visti di lato, — pag. 306 [4].
» 3. — Vertebra dorsale vista di fronte, — pag. 307 [5].
» 4. — La stessa vista di fianco, — pag. 307 [5].
PALABONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Vav.
G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miccenica di Belluno. [Zav. II].
ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO
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Spiegazione della Tavola XXVIII [III].
Squalodon Bariensis JourRDAN sp.
FiG. 1. — Parte di cranio visto di lato. ( Esemplare sul quale il DE ZIiGNo aveva creato la nuova specie Squalodon
Catulli), — pag. 310 [8].
» 2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 310 [8].
Squalodon Bariensis JourD. sp. var. Bellunensis n. var.
Fie. 3. — Porzione della mandibola destra vista dal lato esterno, — pag. 313 [11].
» 4 — La stessa vista del lato interno, — pag. 313 [11].
Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
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PATE/ATONIOGIRARIEIA ITALICA, Vel Ia SSOVANAE
mira)
G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica di Belluno. [Zav. III).
RIO. MILANO
‘Spiegazione della Tavola XXIX [IV].
iSqualodon Bariensis JourD. sp. var. Bellunensis n. var.
FIG. 1. — Cranio visto di lato, — pag. 312 [10].
2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 312 [10].
»
3. — Lo stesso visto dal di sopra, — pag. 312 [10].
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Palaeontographia italica, vol. VI, 1900.
G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica dî Belluno
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