Î; ti; IN HU Li TTT e TT RATTI TR va PA cme em mery amen eve VE HARVARD UNIVERSITY. LIBRARX OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. Netdhtb ds Opel, 190) 4 ) pu, he Lo ai PALAEONTOGRAPHIA ITALICA MEMORIE DI PALEONTOLOGIA PUBBLICATE PER CURA DEL PIRO EMP ASESTO RC: ASNESSVASESI Museo GroLoGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PISA VoLume VI. — 1900. es. Medaglia d’oro all’ Esposizione internazionale di Parigì 1900. TIETISA TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI NISTRI 1901 MST VEOIDOS CHOoo,el n do AGIUT) dea INDICE DEL VOLUME VI... Canavari M. — La fauna degli strati con Aspidoceras acanthicum di Monte Serra presso Came- Ò rino. Parte quarta ( Cephalopoda: Simoceras [Cont.], Perisphinetes [Appendice], Aspidoceras) (Tav. JTEVII [REX=XSXV]] (e Hig.(35-40) intere.) 0. 00. pag. Fucmi A. . — Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale esistenti nel Museo di Pisa (Tav. VILXII [VIE-XILI] e Fig. 24-51 interc.) [Cont. e fine]... Namras I. . — Ostracodi fossili della Farnesina e Monte Mario presso Roma (Tav. XIV, XV (I) >» NevianI A.. — Briozoi neogenici delle Calabrie (Tav. XVI-XIX [EVITO Re Ei e Ro Manrarti P. — Contributo alla Spongiofauna del Cenowoico italiano (Tav. XX-XXV EVI) Getto ® Dar Praz G. — Sopra alcuni resti di Squalodon dell’ arenaria miocenica di Belluno (Tav. POESIE Fig DINE) O III VI RE 267 303 M. CANAVARI LA FAUNA DEGLI STRATI CON ASPIDOCERAS ACANTHICUM DI MONTE SERRA PRESSO CAMERINO PARTE QUARTA (Cephalopoda: Simoceras [cont.], Perisphinetes | Appendice], Aspidoceras) (Tav. I-VI [XX-XXV |] e Fig. 35-40 intercalate) VII. Gen Simoceras ZImten. (Continuazione ) 7. Simoceras (?) n. sp. ind. — Tav. I [XX], fig. Credo opportuno di descrivere un frammento di Ammonite tutto concamerato che ricorda grandemente il Sîm.(2) Grecoì CAN. precedentemente illustrato e del pari a questa specie d’incerta posizione generica. Il guscio, convertito in calcite, arriva quasi allo spessore di mm. 2 ed è ornato da coste grossolane un poco proverse, lessermente sinuose verso la metà dei fianchi, ampie quanto gli spazi interposti, arro- tondate e pressochè della stessa grandezza in tutto il loro decorso. Indecisa bipartizione 0 interpolazione di coste si presenta generalmente alla metà dei fianchi, ma talvolta anche più alta o più bassa. Lobi disegnati dall’ estremità del giro esterno dove fu asportato il guscio. Essi, come si vede (Fig. 35), sono ascendenti e del tipo di quelli dei più comuni Simoceras. Sella esterna ampia, tozza e irregolarmente bipartita, sella laterale più bassa e divisa in due parti, di cui l’esterna assai più larga. Primo lobo laterale tripartito con il ramo mediano tagliato dalla linea radiale; secondo lobo laterale molto ridotto ed inclinato esternamente; seguono poi alcune piccole denticolazioni e quindi s'incontra la sutura. Nella forma della linea lobale il frammento descritto corrisponde assai bene al Sim. (2) Grecoi Can.; si distingue da questo per le coste più gros- solane, più numerose e sopratutto per il loro andamento quasi radiale e un poco sinuoso e non arcuato in avanti. Per tale carattere la specie ricorda il Per. (2) favaraensis Gemm.®, differendone però nel numero minore e Fia. 35. Ls La MI i La LI Ls Lobo sifonale. L, Primo lobo laterale. L Secondo lobo laterale. S Sutura. nella maggiore grossezza delle coste stesse. Se ne distingue inoltre per i lobi meno frastagliati e per le selle più tozze. I lobi del Per. (2) favaraensis Gem. sono più prossimi ai Perisphinctes che non ai Simoceras. 1) GemMBLLARO. Faune giur. e lias. N. 2, pag. 50, tav. VII, fig. 4; N. 7, pag. 219. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 2 M. CANAVARI |||! [74] In riguardo alla posizione generica del frammento ricordato si potrebbe ripetere quanto dissi nella descrizione del Sim. (2) Grecoi CAN. Esemplari esaminati: 1, non intero, raccolto nel banco con PM. isotypum ed ora conservato nel Museo geologico di Pisa. Appendice al VI. Gen. Perisphinctes WaaGEN. Prima di entrare a parlare delle specie appartenenti al gen. Aspidoceras, credo opportuno descrivere tre specie di perisfinti, che avevo tenute in disparte per l’incertezza della loro determinazione generica. 13. Perisphinctes Pasinii Gem. sp. var. baldercides n. var. — Tav. I[XX], fig. 1. 1876. Samoceras Pasinii GemmeLLARO. Sopra gli strati con Asp. acanthicum di Sicilia e su’ loro foss. Estr. d. Atti d. R. Acc. d. Lincei, t. 3, ser. 2, pag. 7. 1887. — — — Faune giur. e lias. N. 7, pag. 220, tav. XVII, fig. 6. 1898. _ — (Gam.) Stemranzri. Monogr. Beschreib. der Ammonitengatt. Perisphinetes. Pa- laeont., vol. XLV, pag. 204. DIMENSIONI Diametro (approssimativo) : . è : ò : : È . mm. 105 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o . 0 c 0,30 Spessore massimo » » 7 i . 5 . 0,24 Larghezza dell’ombellico » » 0 ; a : ; 0,45 L’esemplare tutto concamerato che indico come nuova varietà del Per. Pasini Gemm., differisce da questo per le coste di forma e di andamento molto simili a quelle del Per. Balderus OPP. quale fu figu- rato da LorioL . Esse cioè nel giro esterno hanno la maggior grossezza verso la regione sifonale dove sono interrotte, e gradatamente diminuiscono nella metà interna dei fianchi. L’indistinta bipartizione delle coste non è così marginale come nel Per. Balderus OPP., ma si manifesta circa sulla metà dei fianchi similmente al Per. Pasinti GeMM. Per le dimensioni corrisponde alla specie siciliana e così anche per la sezione trasversale dei giri quasi rettangolare, un po’ più larga presso il contorno ombellicale e rotondata in alto. Nel Per. Balderus invece i giri sono molto più compressi e la sezione decisamente ellittico-allungata. La linea lobale degli esemplari siciliani non è conosciuta; GemmEL- LARO però avvertì che in alcuni di essi sembrava molto dentellata, la qual cosa doveva forse porre in dubbio il riferimento loro ai Simoceras che, come è noto, hanno invece lobi piuttosto semplici e poco frasta- Ti Pao edo into, gliati. Anche nell’esemplare dell'Appennino i lobi sono deficienti così Ls Secondo lobo laterale. per la corrosione molto inoltrata che ne ha ridotte le frastagliature, So Sutna; come per la mancanza dei lobi accessori. Qui accanto sono rappresentate le parti che si vedono di tre linee successive (Fig. 36). Lobo sifonale piuttosto stretto, primo laterale Fia. 36. Ls Lobo sifonale. i) LorioL. Baden, pag. 94, tav. XV, fig. 7 non fig. 8. [75] M. CANAVARI 3 non molto ampio, tripartito e con il solo ramo mediano tangente alla linea radiale; secondo laterale forse inclinato esternamente e molto piccolo non però ben conservato. Sella esterna tozza, divisa in due parti ineguali da lobicino; la parte esterna è la più alta e la più sviluppata; simile appare la seguente sella laterale. Il Per. Pasinii Gemm. appartiene, come fu già ricordato ®, ai Prorso-costati o Polyploci del gruppo dei Polyplocè stenocycli secondo la classificazione dei Perisphinetes proposta da v. SutNER o alla serie del Per. planula HrnL nella classificazione del SIEMIRADZEI ?). À La nuova varietà ricorda grandemente il Per. Raschii Can. 3 ; si distingue però per la spiccata inter- ruzione delle coste sulla regione esterna, per la minore compressione dei giri, quindi per la sezione meno ovale e sopra tutto per la minor complicazione dei lobi. GEMMELLARO trovò la specie in discussione nella zona inferiore degli strati con Asp. acanthicum OPP. di Sicilia (Burgilamuni in provincia di Girgenti e Montagna Grande in provincia di Trapani); Parona la ricordò in quelli di Podenzoi presso Longarone nel Veneto 4). 14. Perisphinctes ptychodes Neum. — Tav. II [XXI], fig. 1. 1873. Perisphinctes ptychodes Nrumayr. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 175 [85], tav. XXXVI. 1898. —_ -_ (Neux.) Stemmranzri. Monogr. Beschrewb. des Ammonitengatt. Perisphinetes. Pa- laeont., vol. XLV, pag. 270. Il grande frammento di Ammonite, del quale do presentemente la figura, mi sembrò dapprima rife- ribile al gen. Simoceras; quando però riuscì ad isolarne la parte interna (Tav. II [XXI], fig. 1d, 1e) e preparare su di questa la linea lobale, constatai che apparteneva al genere Perisphinetes. Gli ulteriori studi e confronti poi m’indussero a riportarlo a quella singolare specie propria degli strati con Asp. acanthicum Quenst. di Sulzbach nel Salzkammergut e di Zaskale nella Gallizia, chiamata da NeumarR Per. ptychodes. A proposito di questa specie riporto quanto recentemente scrisse SIEMIRADZKI : “ Diese ungeniigend bekannte Form, welche eine Grosse von 230 mm. erreicht, soll sich nach NEUMAYR'S sehr fliichtiger Beschreibung innig an Per. plicatilis anschliessen. Die Wohnkammervezierung ist sehr cha- racteristisch und besteht aus nicht sehr hohen, scharfen, durch weite Zwischenriume getrennten einfachen Radialrippen, welche nicht scharf gegen die Zwischenràume abgesetzt sind, sondern ganz allmihlig breit verfliessend in dieselben ibergehen. Riicken flach und glatt wie bei Per. Martelli, innere Umgiinge der Plicatilis-Gruppe ahnlich verziert. NeumAyR hat allein die Wohnkammer abgebildet und aus seiner Zeiehnung muss man noch die in der Beschreibung nicht ervahnte sehr schwache Berippung der gekammerten Umginge hervorheben. Das gange Aussehen der Schale ist fremdartig und lasst die Zugehorigkeit dieser Art zur Gattung Perisphinctes bezweifeln,. 1) Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pa2. Ital., pag. 226 [54]. 2) StEMIRADZKI. Monogr. Beschreib. des Ammonitengatt. Perisphinetes. Palaeont., vol. XLV, pag. 196. 3) Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pa2. Ital., pag. 226 [54], tav. XXVIII [XIV], fig.1. 4) ParoNA. Di alcuni fossili titonici dei dintorni di Caprino e Longarone nel Veneto. Estr. dal vol. VI, ser. V degli Atti del R. Ist. ven. di Sc., lett. ed arti, pag. 32. Venezia, 1880. 5) SteMIRADZKI. L. c. in sin., pag. 270. 4 M. CANAVARI [76] Il frammento di Monte Serra rappresenta circa la metà di una conchiglia del diametro di mm. 284. Le altre dimensioni, in rapporto a questo diametro, sono approssimativamente le seguenti: Altezza dell'ultimo giro . . : ò o 6 0 0 0 o 0,26 Spessore massimo prima delle ultime coste . o ò 0 c 0 0,19 » » in corr. » » « . . . . . 0,23 Larghezza dell’ombellico : o o È o G o È . 0, 54 La parte esterna conservata (Tav. II [XXI], fig. 10) appartiene alla camera di abitazione, la quale raggiungeva probabilmente la lunghezza di un giro intero. Su di essa si manifestano 10 coste molto grosse ed arrotondate quando il guscio, che ha notevole spessore, è presente. Nelle porzioni conservate del penultimo e terz’ultimo giro si vedono due solchi peristomatici assai bene spiccati. La sezione del- l’ultimo giro è ellittico-arrotondata, quella dei precedenti è ellittico-allungata, in quanto che i fianchi sono quasi piani (Tav. II [XXI], fig. 1e). Avendo poi staccato un pezzo dei giri interni (Tav. II [XX]], fig. 1d, le) si è constatato che ivi, presso la parte ricoperta dal giro successivo, le coste sono bipartite e ricor- dano grandemente per l'andamento loro quelle del PerispRrinctes (2) favaraensis Grmm.!) e di altre specie riferite già al gen. Simoceras. Tutte queste coste sono poco rilevate e solo verso la regione esterna pie- gano in avanti e gradatamente svaniscono in modo che il dorso appare liscio. Il solco peristomatico è inclinato anteriormente ed è limitato in avanti da una costa rilevata a guisa di cordoncino. I lobi, molto frastagliati, ricordano quelli dei più tipici Perisphinetes. La figura qui sotto intercalata (Fig. 37) rappresenta forse la quint’ultima linea lobale e precede immediatamente il peristoma avvertito TA, nel frammento del penultimo giro (Tav. II [XXI], fig. 1d). Essa, Ls come si vede, ha grandissima analogia con quella del Per. Raschò Can.® distinguendosi però per denticolature maggiori e più minute e per il molto maggiore sviluppo della prima sella laterale. Lobo sifonale non molto ampio; primo lobo laterale più profondo del Sx precedente; secondo lobo laterale (L,) inclinato esternamente e a profondo quanto il primo; seguono due piccoli lobi accessori, del pari molto inclinati esternamente e più profondi di tutti, e, dopo alcune dent'colazioni, si ha quindi la sutura ((S). Sella esterna non La molto ampia, bipartita inegualmente da un lobicino mediano; la Ls Lobo sifonale. a, Lobi accessori Prima laterale, quale io l’intendo, compresa fra L, e L,, ampia Ir, Fhimo lobo [Dda 8 ra: alla sommità e ristretta alla base e divisa in due parti da pro- L, Secondo lobo laterale. Ra i x Lp fondo lobicino, ed ognuna di queste parti nuovamente suddivisa; la parte interna molto più bassa di quella esterna ed inclinata esternamente; una piccola sella è interposta tra L, ed a,, molto inclinata all’esterno e tagliata alla sommità dalla linea radiale; l’ultima accessoria è assai più bassa e molto più piccola. I caratteri dei giri interni e dei lobi dedotti dall’esemplare appenninico mi sembrano sieno più che sufficienti per eliminare il dubbio emesso dal StemtrApzkI sulla pertinenza della specie A. ptychodes NEUM. al genere Perisphinctes. Non mi sembra però che tale specie, a causa dell’interruzione delle coste sulla regione dorsale dei giri interni, possa riunirsi alla serie del Per. diplex Sow., quale fu inteso dal SIEMIRADZKI; 1) GemmELLARO. MPaune giur. e lias. N. 2, pag. 50, tav. VIII, fig. 4. Si veda la parte seconda di questa monografia nel vol. III della Pal. Ital., pag. 226 [54], Fig. 25. [77] M. CANAVARI 5 maggiori affinità presenta invece coni PerispRinetes del gruppo degli Stenocycli di SutNER, ai quali appar- tengono, come è noto, tra molte altre anche queste specie: Per. planala Henx, Per. Balderus OpP., Per. Dedalus Gemm., Per. Raschiù CAN. Esemplari esaminati: 1, trovato nel banco di calcare con PP. isotypum Ben. di Monte Serra ed oggi conservato nelle collezioni del Museo di Pisa. VIII. Gen Aspidoceras Zire. 1. Aspidoceras insulanum Gru. var. serrana n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 1. 1875. Aspidoceras insulanum Gemmernaro. Faune giur. e lias. N.4, pag. 123, tav. DX, fig. 4. 1877. _ _ _ Ibid. N.7, pag. 225. ? 1879. _ liparum (OPP.) FontannEs. Crussol, pag. 94, tav. XIII, fig. 1. 1882. — cfr. insulanum (Gem. ) Nicoris. Sistema lias.-giur. della prov. di Verona. Estratto dal vol. LVII, ser. IMI, fasc. II dell’ Accad. d’ Agr. Arti e Comm. di Verona, pag. 77. 1885. _ insulanum (Gem.) SecuenzA. Intorno al sistema giuraliass. nel territorio di Taormina. Il Naturalista siciliano. 1891. — — — DiSmeramo e Cortese. Guida geol. dei dintorni di Taornvina. Boll. Soc. geol. ital., vol. X, pag. 232. 1896. — liparum (OPP.) CanavarI. La zona con Asp. acanthicum nellApp. centr. Atti d. Soc. tose. di Sc. nat. Proc. Verb., vol. X, pag. 118. DIMENSIONI Diametro . c 0 . c . È Ò o 6 ò . . mm. 130 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 0 à 6 o 0,43 Spessore massimo » » . . K ò ò 0,49 Larghezza dell’ombellico » » Ò È . i; c 0,21 Ricoprimento del penult. giro » » i : A 5 , 0,11 Conchiglia discoidale, globosa, con il penultimo giro ricoperto un poco più della metà della sua altezza, ombellico non molto ampio, assai profondo; massimo spessore presso il contorno cireumombellicale; di qui i fianchi scendono perpendicolarmente alla sutura; regione esterna arrotondata e sezione pressochè semiel- littica. Le spine, disposte su di una sola serie in corrispondenza del margine circumombellicale, sono inclinate verso l’interno e abbastanza numerose contandosene circa quindici sull’ultimo giro; sui fianchi dell’ul- timo giro esse si continuano in rughe ben evidenti, quasi radiali o leggermente proverse, talvolta bipar- tite, ciò che non è stato espresso nella figura e manifeste anche sulla regione esterna. Tra queste rughe poi e presso l’apertura e con lo stesso andamento di esse si hanno anche alcune sottili costicine. Nel pe- nultimo giro le coste o rughe sono pochissimo evidenti, e quindi esse sembrano esser caratteristiche della camera di abitazione. Circa la metà dell’ultimo giro appartiene alla camera di abitazione, in corri- spondenza di questa l'accrescimento si rallenta un poco, di modo che l’ombellico vi è relativamente più ampio di quello dei giri interni. 6 M. CANAVARI [8] Linea lobale un poco ascendente. Lobo sifonale, non completamente conservato, di apparenza piut- tosto stretto; primo laterale terminato in tre punte, con frastagliature non numerose e tangente alla linea radiale; secondo laterale assai meno profondo ed un Fio. 38. poco inclinato esternamente; segue un piccolo lobo (a,) inclinato esternamente nel quale corrisponde la serie dei tubercoli, e poi un secondo lobicino (a,) sì trova quasi sulla metà della parete cireumombellicale e rag- giunge, con andamento perpendicolare, la linea radiale; non è ben certo se presso la sutura si abbia altro piccolo lobicino. Sella esterna ampia e tozza, irrego- larmente divisa in due parti, di cui, quella verso la regione sifonale, è la più sviluppata; più piccola e decrescente è la prima laterale; la seconda, se come Ls Lobo sifonale. a,, 9 Lobi accessori. t iderarsi ale deve considerarsi quella fra ta tra L, eda L, Primo lobo laterale. e Contorno cireumombellicale. — a È Ss SALO OS ) 2 s no L, Secondo lobo laterale. -S —Sutura. è ancora più piccola. Procedendo verso l’ ombellico si ha una selletta che comincia nel contorno circumom- bellicale (c) e poi s'incontra altra piccola selletta nella fine della quale sembra cadere la sutura. Le due linee lobali figurate (Fig. 38) sono prossime al principio della camera d’abitazione; sono seguite poi dalle tracce di un’altra linea, che probabilmente era l’ultima. Riunisco alla stessa forma un secondo esemplare che ha le seguenti dimensioni: Diametro : c c ; 0 . ; 6 . ; È 3 . mm. 125 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . , . , 3 : 0,45 Spessore massimo » » : ; o . 6 ò 0,49 Larghezza dell’ombellico » » . 0 c . . 0 0,16 Ricopr. del penult. giro » » o ò o , . 6 0,16 Nella metà del giro esterno non si ha conservato il guscio e quindi mancano gli ornamenti. Dove il guscio è conservato si presenta spesso circa mm. 2 e si vedono su di esso le tracce delle rughe ra- diali. I tubercoli, assai fitti, sono decisamente .piegati verso l’ombellico. La forma ed accrescimento della conchiglia, e quindi tutte le dimensioni, corrispondono, ad eccezione di piccolissime differenze negli ornamenti prodotte forse dal differente stato di conservazione, con gli esemplari delle zone con Peltoceras transversarium QuEnsT. e con PhyMoceras isotypum BEN. di Sicilia in- dicati dal GemmELLARO sotto il nome di Asp. insulanum. Da questa specie gli esemplari appenninici si al- lontanerebbero per la linea lobale costituita di un maggior numero di selle, poichè il contorno ombellicale invece di cadere sulla seconda sella laterale (prima accessoria nella nomenclatura del GEMMELLARO) cade sulla prima accessoria. Per tale diversità considero la forma descritta come una varietà dell’Asp. insulanum. Specie molto affini all’ Aspidoceras insulanum Gemm. sono: Aspidoceras liparum OPP. e Aspidoceras altenense D’ ORB. Aspidoceras liparum OrP. ha ombellico più ampio ed un minor numero di spine. Linea lobale diffe- rente da quella dell’Asp. 2nsulanum GEMM. tipico, ma somigliantissima con quella della var. serrana, ra- gione per cui precedentemente (1896) avevo creduto opportuno di riferire questa varietà all’ Asp. lipa- rum stesso. [79] ? M. CANAVARI 7 Aspidoceras altenense °OrB. ha la conchiglia molto più compressa e quindi sezione dell’apertura ovale e non arrotondata; lobi più frastagliati e più numerosi della forma siciliana; eguali però per nu- mero con quelli della forma appenninica. È probabile che rientri in sinonimia con la varietà descritta il piccolo esemplare di Crussol riferito dal Fonrannes ” all’Asp. liparum OPP. e considerato dal PavLow °) — a torto secondo il mio parere — come forma giovanile dell’ Asp. Pipîni OPP. 3) e questo, a sua volta, quale varietà dell’Asp. liparum OPP. Esemplari esaminati: 2, trovati insieme con gli altri tutti Aspidoceras. Essi sono conservati oggi nelle collezioni del Museo geologico di Pisa. 2. Aspidoceras Uhlandi Oprr. var. extuberata n. var. Tav. IV [XXIII], fig. 2; Tav. V [XXIV], fig. 1; Tav. VI [XXV], fig. 1. 1863. Ammonites Uhlandi OrreL. Palacont. Mitth., pag. 224 (sine syn.). 1871. Aspidoceras Garibaldiù GenmeLLaro. Fauna a T. janitor. I, App., pag. 33, tav. XI. 1873. — Unhlandi (OrP.) Nrumayr. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 201. ? 1878. = — — Hrerpica. SxéWerland, pag. 179 [161], tav. XIX, fig. 3. 1878. — — — Lorior. Baden, pag. 121, tav. XIX, fig. 2. 1879. — — — Canavari. Terr. del Camerinese, pag. LXII. 1886. — — — Niconis e Parona. Verona, pag. 55. 21888. Ammonites inflatus quadrifinalis (pars) QuensteDt. Schwib. Jura, pag. 1008, tav. 114, fig. 1 (non tav. 13, fig. 1-5). prec — — septemfinalis QuensteDT. [bid., pag. 1012, tav. 114, fig. 2. Primo NEuMAYR opinò doversi riferire come sinonimo all’Asp. Ullandi OPP. Asp. Garibaldii Gemm., e l’opinione si trova accolta da tutti gli autori che, dopo di lui, si occuparono della medesima specie, per modo che il nome proposto da GEMMELLARO non è più citato da nessuno. Aucusto QuensteDT 4 fece alcune osservazioni critiche alla sinonimia, da lui detta enigmatica, che OPPEL proponeva per la sua nuova specie. Tale sinonimia infatti è la seguente: 1839. A. gigas (pars) Zueren. Geogn. Vera. simmtl. Petr. Wirttemb., pag. 48 (non Zier., Versi. Wirttemb., tav. 13, fig. 1) (non D’ORB., tav. 220). 1846. A. gigas (pars) QuensteDt. Ceph., pag. 167 (non Zier., 1831). QuensteDT 5) avverte ora: “Io citai e descrissi senza dubbio nel luogo suddetto soltanto l’Amm. gigas di Zieren, e lasciai nel dubbio tutte le altre specie che vi erano riferite e quindi l’aggiunta pars non ha ragione di esistere. Non riesco poi assolutamente a comprendere come si debba intendere il pars ZIETEN 4) FONTANNES. Crussol, tav. III, fig. 1. 2) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 74. 3) OppEL. Palaeont. Mitth., ece., pag. 257, tav. 72, fig. 3. 4 QueNnsTEDT. Schwédb. Jura, pag. 1010, Stuttgart, 1888. 5) In. L.c., pag. 1011. 8 M. CANAVARI [80] e il non Zieten. Poichè infatti ZieteN in quell’elenco geognostico (Correspondenzblati des landw. Vereins, 1839, Bd. I) si riferisce alla stessa figura della sua opera maggiore, non può quindi avere una volta ra- gione e l’altra torto. In ogni modo non so comprendere che cosa stia ad indicare il nome Ul/andi. , Lo stesso QuENSTEDT pone poi in dubbio anche la determinazione del NeumayR. “Se NeumayR abbia colto nel segno non è possibile decidere mancando la figura; egli vi riferisce persino Aspidoceras Ga- ribaldii Gemm. del Titoniano di Sicilia. , Facendo però astrazione della enigmatica sinonimia di OpPEL, resta in ogni modo la diagnosi di una specie molto caratteristica, intorno alla quale non può cadere alcun dubbio. NEUMAYR, che certamente vide l'esemplare di Streitberg della Franconia superiore, conservato nel Museo paleontologico di Monaco e de- terminato come A. Ullandi dall’OppeL stesso, potè poi stabilire con esattezza le differenze che questa specie presentava coll’ Asp. gigas Ziet. e poi la perfetta analogia sua con l’Asp. Garibaldi Gemm. di Sicilia. Si potrà qui forse discutere, secondo le norme tracciate sulla priorità dei nomi specifici, se debba man- tenersi il nome proposto da OPPEL, dopo che si è riconosciuto che la figura alla quale egli si riferiva (A. gigas Zier., tav. 13, fig. 1) non corrisponde alla specie da lui descritta; oppure il nome proposto da GEMMELLARO accompagnato dalle descrizione e dalla figura; ma, parmi, non può certamente porsi in dubbio la corrispondenza avvertita da NEUMAYR. Secondo la legge della priorità sarebbe stato forse più esatto far rivivere il nome del GEMMELLARO proposto a ricordo del condottiero liberatore della sua Isola; ma ormai, dopo l’autorità di NEUMAYR, il nome oppeliano intitolato all’autore delle “ Ballate ,, tanto noto al popolo tedesco, è così diffuso, che, ponendolo in sinonimia dell’Asp. Garibaldi, non saprei davvero quale utilità pratica ne potesse derivare alla scienza. I due esemplari di Asp. Ullandi OrP. che raccolsi a Monte Serra fin dal 1878, conservati oggi nel- l’Istituto paleontologico di Bologna, e che furono già da me ricordati *, sono i più piccoli che io conosco di questa località. In rapporto al diametro, che nell’uno (I) è di mm. 96 e nell’altro (II) di mm. 115, essi presentano le seguenti proporzioni: I II Altezza dell’ultimo giro ò 0 Ò 0 . 0,43 0, 46 Spessore » » d ò c : , 0, 62 0, 63 Larghezza dell’ombellico . ò . 0 0 0,27 0,25 L’esemplare di Laegern presso Baden in rapporto al diametro di mm. 108 presenta, secondo la figura data da LoRrror (/. e. in sin.): alt. dell’ult. giro 0,43, largh. dell’omb. 0,27. Per queste proporzioni quindi corrisponde completamente all’esemplare più piccolo di Monte Serra. Nulla può dirsi dello spessore perchè l'esemplare non fu figurato dalla parte dell’apertura, limitandosi il LorIoL a dire che esso è relativamente maggiore di quello dato dall’ OPPEL (0,39) per l'individuo molto grande. Nessuna differenza si avverte per gli altri caratteri. L’esemplare di mm. 115 di diametro (Tav. IV [XXI], fig. 2) rappresenta una conchiglia spessa e con ombellico stretto, nella quale sono visibili poco più di due giri. La parte più interna è nascosta da roccia. I giri sono ricoperti per circa */3 della loro altezza. Il maggiore spessore si ha al terzo interno dei fianchi in corrispondenza dell’unica serie di tubercoli. La parete circumombellicale è molto ripida e sviluppata raggiungendo in ogni parte l’altezza di 0,20 del diametro. Sull’ ultimo giro si contano quattordici tubercoli 4) CANAVARI. Terr. d. Camerinese, 1879. [81] 7 M. CANAVARI 9 o aculei conici, robusti, che s’ innalzano quasi perpendicolarmente ai fianchi per un’altezza anche di circa mm. 9. Da ognuno di questi tubercoli s'irradiano due coste non molto rilevate e arrotondate che passano, riunendosi, sulla regione esterna. Quando la conchiglia è ben conservata, come nell’esemplare più piccolo, allora si vedono, tra le coste o rughe e sotto opportuna incidenza di luce, sottilissime costicine lontane tra loro un poco meno di mezzo millimetro. Successivamente nella stessa località sono stati trovati tre altri esemplari che presentano queste dimensioni : III IV (Tav. V [XXIV]) (Tav. VI [XXV]) Vi Diametro n 1 ; È $ È È . mm. 175 mm. 225 mm. 250 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 0,43 0, 38 0,36 Spessore » » » » 6 0, 50 0, 49 0, 44 Larghezza dell’ombellico » » B 0, 26 0,32 0,35 Con l’accrescimento quindi va diminuendo, proporzionalmente al diametro, lo spessore e l’altezza dell’ ultimo giro, e perciò diminuisce il ricoprimento ed aumenta la larghezza ombellicale. L’esemplare di Sicilia (Asp. Garibaldiù Gemm.) raggiunge il diametro di circa 360 mm.; nel diametro di 239 mm. misura: alt. dell’ult. giro mm. 109 (cioè quasi 0,46 del diam.); largh. dell’omb. mm. 90 (cioè quasi 0,38 del diam.). Esso dunque è molto prossimo ai nostri esemplari; se ne allontana invece l’esem- plare del diametro di mm. 210 ricordato dall’OPPEL sopratutto per lo spessore che raggiunge appena i 0,39; l’altezza dell’ ultimo giro e la larghezza ombellicale sono in esso rispettivamente di 0,35 e 0,36 del diametro. Proporzioni presso che identiche (alt. dell’ ult. giro 0,34; spess. 0,34; largh. dell’omb. 0,35) ha pure il grande esemplare del diametro di 265 mm. di Csofronka nella Transilvania; il quale quindi diversifica dai nostri per lo spessore minore. L’esemplare più piccolo (mm. 57 di diam.) figurato da HER- Bica ha bensì lo spessore di 0,49 del diametro; si avverta però che nell’esemplare più piccolo di Monte Serra (mm. 96 di diam.) lo spessore arriva invece a 0,62 del diametro. Quindi la differenza persiste nei diversi gradi di sviluppo. Siccome poi nella forma della Transilvania i nodi si trovano quasi sulla metà dei fianchi e non più vicini all’ombellico, così essa è stata indicata con un ? nella sinonimia. Non si deve passare sotto silenzio che negli esemplari appenninici con l’aumentare del diametro si va arrotondandò la regione cireumombellicale, la quale poi diminuisce in profondità col diminuire dello spessore dei giri relativamente al diametro. Si sposta quindi sensibilmente verso l’esterno la posizione dei nodi, i quali da ultimo sono molto grossi e robusti. Questo spostamento dei nodi sembra collegare i nostri esemplari con quelli di Transilvania; ma in questi, deve ricordarsi, che sino dalle piccole dimen- sioni i tubercoli si trovano già sulla metà quasi dei fianchi. L’esemplare (III) di 175 mm. di diametro (Tav. V [XXIV], fig. 1) si compone di circa 3-4 giri ed ha parzialmente conservato il guscio. Su di ogni fianco del giro esterno si hanno quattordici aculei; circa tredici se ne vedono sul penultimo, i quali, quando sono conservati, toccano appena la parete circumom- bellicale, a conferma di quanto scriveva LorroL: “ dans l’intérieur, les pointes, qui formaient sùrement le prolongement des tubercules, devaient s’appliquer exactement contre ses parois (Bader, pag. 122). , Da ogni tubercolo partono, al solito, verso l’esterno due grosse pieghe, che si riuniscono, diminuendo in grandezza, sulla regione sifonale. Qui esse sono appena piegate all’indietro, mentre sui fianchi piegano in avanti. Nella parete circumombellicale poi i nodi si continuano con un rilievo non molto spiccato e talora, come nell’esemplare (IV) di 225 mm. di diametro (Tav. VI [XXV], fig. 1), anche bipartito, inclinato (o) Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. : E: 10 M. CANAVARI [82] in avanti e tra questi rilievi si avvertono due o tre costicine ad essi parallele, come suole avvenire in quasi tutti gli Aspidoceras. Questa particolarità è rappresentata anche nell’ultima porzione di giro della figura data dal GEMMELLARO. Nello stesso esemplare si hanno circa quindici aculei nell’ ultimo giro, parzialmente rotti e tra le coppie di coste ad essi confluenti sì manifesta talvolta qualche costa intermedia. La linea lobale non è conservata con qualche precisione altro che nel piccolo esemplare (II) di 115 mm. di diametro. A differenza di quanto dice OpPEL *, tra il lobo sifonale e la sutura, invece di tre lobi se ne contano quattro. Ma questa è una differenza forse più apparente che reale, in quanto che l’ultimo lobo potrebbe, come diremo, considerarsi non quale un vero e proprio lobo, ma quale un lobicino secon- dario di partizione della sella accessoria e d’altra parte la parete circumombellicale, essendo molto pro- fonda, difficilmente può sbarazzarsi tutta dalla roccia. Io non vi sono riuscito che dopo un lungo e pa- ziente lavoro, aiutato poi dall’azione dell’acido cloridrico per corrodere il guscio e mettere in evidenza la linea lobale completa (Fig. 39). Anche LoRror ? non esclude in questa specie l’esistenza di due lobi ausiliari. Lobo sifonale non molto ampio e un poco meno profondo dei primi due laterali, l’ultimo dei quali è posto presso la serie dei tubercoli. Il primo accessorio si trova già nella parete cireumombellicale; esso è stretto e tocca la linea radiale; segue poi un secondo accessorio. TIOstho: La sella esterna è la più alta e bipartita; anche la prima laterale Ls è bipartita con il lobicino mediano spostato verso l’esterno. La se- conda laterale è tozza e molto ampia; un lobicino posto dopo i tu- bercoli la divide in due parti ineguali, di cui la esterna è la più 9 sviluppata. A questa parte somiglia la prima accessoria, quindi il secondo lobo detto accessorio potrebbe rappresentare un lobicino i 2 22 mediano di un’ampia sella accessoria, che viene poi nella parte Li 12 interna tagliata dalla sutura. Le selle sono tutte decrescenti e in Ls Lobo sifonale. generale la linea lobale non è molto frastagliata e somiglia nel- L,j Primo lobo laterale. TO ERO l’insieme a quella dei più tipici Aspidoceras. a, a, Lobi accessori. L’Asp. Unandi OPP. diversifica dall’Asp. gigas Zier., secondo inea cir Ilicale. È STRO È 3 RO one NEUMAYR, per la sezione dei giri, regolarmente arrotondata nel primo e con manifesta carena ombellicale nel secondo. Si avverta però che la sezione della bocca disegnata da ZietEN ® è tratta certamente in corrispondenza dei nodi, quindi l’ango- losità circumombellicale viene ad essere più spiccata di quello che non sia negli spazi internodali. Le due pareti inclinate che partendo dai nodi vanno verso l’ombellico ed indicate in sezione nella stessa figura di ZIETEN, non si osservano mai nell’Asp. Uzlandi OPP. Qui invece la parete si eleva dalla sutura dap- prima quasi perpendicolarmente e poi piega a grado a grado verso i fianchi, i quali raggiungono ben presto il massimo spessore in corrispondenza dei tubercoli; in seguito i fianchi convergono in curva uniforme verso la regione esterna. Una differenza più spiccata si avverte nelle coste, le quali, nell’Asp. gigas ZIET., sono più numerose. “ Auf den Seiten, scrive Zieren *, bilden die Rippen eine weitliufige Reihe starke Knoten, i) OpPEL. Palacont. Mitth., pag. 225. ® LorIoL. Baden, pag. 122. 3 Zieron. Verst. Wiùrtt., tav. XIII, fig. 1D. VBIDARZA pag [83] M. CANAVARI 11 und laufen von diesen aus in drei bis vier Falten iber den Ricken ,. Nei nostri esemplari ciò non avviene mai e da ogni nodo irradiano due coste; solamente in quello di 225 mm. di diametro (IV), come fu ricordato, si ha qualche volta un’altra costa tra le due paia vicine confluenti ai tubercoli. Non può passarsi poi sotto silenzio che ZiereN figurò l’ esemplare ad ‘/, circa della grandezza naturale, rapportando la specie con probabilità alla famiglia dei Coronati di L. pe Buck; mentre poi da QuenstEDT fu riferita agli Inflati, e agli Aspidoceras da NeumayR 1). } Molti degli Aspidoceras del Giura svevo appartenenti al singolare gruppo dello stesso Asp. gigas Zier. (Asp. gigas, Uhlandi, Raphaeli) che NEUMAYR non seppe inserire nell’albero genealogico da lui proposto pel genere Aspidoceras ?, furono da QuenstEDT riuniti con VA. inflatus Rem., che poi fu suddiviso in tante forme distinte secondo il numero di nodi che si trovavano sull’ ultima camera di abitazione. Senza poter constatare il valore da attribuirsi nella delimitazione delle forme al carattere avvertito da QuENSTEDT e che certamente nel maggior numero dei casi, per essere comunemente l’ultima camera rotta e solo in parte conservata, non si potrebbe determinare, mi limiterò solo ad accennare le relazioni che passano tra i miei esemplari di Asp. Ullandi e alcuni degli Inflati descritti e figurati da QuENSTEDT stesso. Ammonites inflatus quadrifinalis ® del Kimmeridgiano di Tonnerre che QuensteDT ebbe dal dott. SAEMANN come A. Lallierianis D'ORB., ha lo spessore molto minore. Inoltre gli aculei nei giri interni sarebbero inclinati verso il centro, non così però come D’OrBIenY “ am Lallierianus (tav. 208) freilich sehr ideal dargestellt hat (QuenstEDT. L. c., pag. 1006); ; nell’ Asp. Uhlandì si vedono ergersi diritti ed ap- poggiati alla parete circumombellicale. La linea lobale considerata allo stesso grado di sviluppo ha selle più ampie e più tozze e lobi meno frastagliati. L’esemplare invece di Amm. inflatus quadrifimalis del Giura bianco, parte media, dell'Alpe a Sud di Tubinga (tav. 113, fig. 5) ha spessore molto maggiore e sezione del giro più depressa e lobi del pari differenti. Amm. inflatus quadrifinalis di Treffelhausen (tav. 114, fig. 1), che interrogativamente è stato indicato nella sinonimia, diversifica per lo spessore minore e per le coste che, secondo QuenstEDT, “ werden weiter nach innen mehr unbestimmt dreispaltig, wie bei dem noch gròssern Amm. gigas ZIer. , Anche l’Amm. inflatus septemfinalis (tav. 114, fig. 2) è stato posto con dubbio in sinonimia. È molto simile ai nostri per le coste ma è diverso sempre per lo spessore minore e per la forma della sezione. Certamente rimane specificamente distinto I’ Amm. inflatus sexfimalis del Giura bianco di Salmen- dingen (tav. 115, fig. 1) per i nodi più spostati all’esterno e per le numerose coste che si hanno nella camera di abitazione. Gli altri inflati figurati da QuenstEDT (tav. 113, fig. 2, 3, 4; tav. 115, fig. 2) hanno una costa sola che irradia dai nodi e sembrano appartenere a specie molto diverse dall’ Asp. UlMlandi. Ricordiamo da ultimo che i cinque esemplari di Monte Serra costituiscono una serie di graduale svi- luppo che insieme con le forme descritte da GemmeLLARO (Asp. Garibaldii) e da Lorior potrebbero con- siderarsi come una varietà extuberata del tipico Asp. Ullandi Orp. Si noti anche che l’ultimo termine della nostra serie corrisponde completamente all’ esemplare di Sicilia (Asp. Garibaldi). Quindi viene pro- vato che alla stessa forma siciliana corrispondono i piccoli esemplari di Asp. U?landì descritti da me e da LorioL. Ora questi piccoli esemplari sono certamente diversi dall’ Asp. liparum per la sezione dei giri, i) NeuMAYR. Syst. der Ammonitiden, pag. 939. 2 In. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 190. 3 QuensteDT. Schwdb. Jura, pag. 1005, tav. 113, fig. 1. 12 M. CANAVARI [84] per i tubercoli eretti e non rivolti verso la parte centrale della conchiglia, e per gli ornamenti costituiti da coste accoppiate nei tubercoli e non da semplici pieghe irradianti dai tubercoli stessi. Cade perciò l’opinione emessa dal PAvLow, secondo la quale l’Asp. Garibaldi non sarebbe altro “ qu’un vieille exem- plaire d’Asp. liparum *). , L’Asp. Uhlandi OPP. è specie propria degli strati con Asp. acanthicum OPP. Esemplari esaminati: 5, dei quali due (i minori) sono conservati nell'Istituto geologico e pa- leontologico di Bologna e gli ‘altri tre nel Museo geologico di Pisa. 3. Aspidoceras apenninicum ZrrreL. — Tav. IM [XXTII], fig. 1,2. 1869. Aspidoceras apenninicum ZirreL in Benecke. Geogn.-pal. Bettr., pag. 149. 1870. _ _ Zirrer. Palacont. Mitth., pag. 196, tav. XXIX, fig. 6. 1850. — _ (Ziot.) CanavarI. La Montagna del Sanvicino. Boll. R. Com. geol., vol. XI, pag. 261. ZirteL ha dato per questa specie la descrizione che traduco letteralmente: “ Conchiglia spessa, discoidale, con ombellico ampio. Giri arrotondati, !/, involuti, un poco più larghi che alti con la sezione arrotondata, lateralmente ed esternamente convessi. I giri scendono rapidamente verso la sutura senza però formar carena; su i loro fianchi si hanno due serie di aculei, che nel modello appaiono a guisa di nodi. Gli aculei della serie interna, che si trovano sopra la sutura ombellicale, sono più piccoli e più avvicinati di quelli della serie esterna situata al di là della metà dei fianchi verso la parte ventrale o esterna. Nella camera di abitazione gli aculei della serie interna si avvicinano in modo che in essa frequentemente si hanno due o tre tubercoli ai quali mancano i corrispondenti nella serie esterna. , “ Astraendo dagli ornamenti descritti la superficie della spessa conchiglia è liscia. , “ Il disegno dei lobi non si distingue molto da quello dell’Asp. ipricerum. La specie in discorso si separa facilmente dalle forme affini del gruppo dei bispinosi per l’ampio ombellico, per i giri arrotondati e specialmente per la serie esterna dei tubercoli spostata dal mezzo dei giri verso la regione sifonale ,. I due esemplari di Monte Serra che credo di poter riferire all’Asp. apenninicum Zirt. si allontanano un poco dalla forma figurata per alcune piccole differenze che giova qui descrivere. La fig. 2 (Tav. III [XXII]) rappresenta ‘un esemplare che nel diametro di mm. 93 ha poco più di quattro giri, l’ultimo dei quali non sembra aver lobi altro che sulla prima metà. In rapporto al diametro si hanno queste dimensioni: Altezza dell’ ultimo giro . . i, ; 1 . o 0 3 3 0,33 Spessore » » È ò o 5 h : . E ; 0, 408 Larghezza dell’ ombellico i : ; 5 ; È i . 3 0,44 Le dimensioni corrispondenti date dallo ZitTEL sono 0,36, 0,40, 0,40, allontanandosi quindi ben poco. dalle nostre. La posizione delle due serie di tubercoli è come nell’esemplare del Catria, si deve però avvertire che questi aculei sono più numerosi e regolarmente disposti in modo che nella direzione del raggio quelli di una serie corrispondono quasi sempre con quelli dell’altra. Se ne contano per ogni serie )) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 74. [85] M. CANAVARI 13 circa 18 nel penultimo giro e 16 nell’ultimo. La sutura avviene presso la serie esterna in modo che questa rimane in parte visibile, e le spine della stessa serie esterna dei primi giri inclinate esternamente sono un poco adagiate e internate sulla parete circumombellicale. La conchiglia, dove è conservata, presenta rughe radiali tra le due serie di spine; dalla serie interna verso la sutura le rughe piegano invece forte- mente in avanti. La linea lobale (Fig. 40) presa sulla metà circa dell’ultimo giro del fianco opposto a quello figu- rato sembra essere li ultima conservata. Le selle sono ampie, tozze e bipartite. Quella esterna è la più grande, quella accessoria che precede la sutura è invece piccola. I lobi sono inversi, cioè ascendenti sulla linea radiale. Il lobo sifonale è stretto; il primo lobo laterale è tripartito, molto ampio, un poco meno però della sella esterna, e appena più profondo del sifonale; il secondo lobo laterale è assai ridotto e per forma simile al precedente; il primo lobo accessorio molto più piccolo è alquanto inclinato esternamente e così l’altro che precede la sutura. Diversificano questi lobi da quelli figurati da ZIrtEL per la minore altezza della sella esterna e per la maggiore larghezza del primo lobo laterale. Le Sp A altre piccole differenze che si osservano nel confronto diretto delle due linee —L Secondo’ lobo laterale. lobali come sono state disegnate, non si può asserire se siano reali o dovute Sa inta a non fedele riproduzione. In riguardo alla figura qui accanto intercalata (Fig. 40) essa è stata con ogni cura copiata direttamente dal fossile mercè carta trasparente. La fig. 1 (Tav. III [XXII]) rappresenta un grande esemplare non completamente isolato che rag- giunge il diametro di circa mm. 155 ed ha, in rapporto al diametro considerato eguale all’unità, le se- guenti proporzioni: Fic. 40. Ls Altezza dell’ ultimo giro. o o : ò E 5 0 0 o 0,32 Spessore » » ; ; , : È 4 ; È 3 . 0,37 Larghezza dell’ ombellico . ; 5 ò 5 5 5 x 0 0 0, 40 I primi due terzi dell’ultimo giro sono tutti concamerati, così che la camera di abitazione è conser- vata solo in parte. I giri interni sono un poco più spessi e pare che lo spessore vada gradatamente di- minuendo con l'accrescimento; gli ornamenti simili a quelli dell'esemplare minore. Non è possibile però rilevare con esattezza il numero delle spine, a causa della imperfetta conservazione; dove le spine sono manifeste si presentano esse molto grosse: quelle della serie esterna del penultimo giro sono alquanto internate nella parete circumombellicale del giro successivo. Aspidoceras Wynnei Waae.® di Jadoora nel Katrol range della parte inferiore del Oomia group, già paragonato dall’autore ? all’Asp. aperninicum Zim., differisce da questa specie per i tubercoli meno numerosi e per la posizione meno marginale ai fianchi della serie esterna. Inoltre nella specie indiana i lobi, come furono disegnati da WaAAGEN ?, sono molto più frastagliati e più sviluppati. 1) WaaAGeN. Jurass. Fauna of Kutch, vol. I, 3, pag. 103, tav. XXI, fig. 5; tav. XXII, fig. 1. Mem. of the Geol Survey of India. Calcutta, 1875. 2 In. Records. Geol. Surv. of India, vol. IV, pag. 92. Calcutta, 1871. 3) Ip. Jurass. Fauna of Kutch ecc. L. c., tav. XXII, fig. lc. 14 M. CANAVARI [86] Assai più vicina alla nostra specie per il numero delle spine e gli ornamenti del guscio è 1° Asp. Karpinskiù PAavu. ® degli strati con Asp. acanthicum OPP. dell’Est della Russia. Ma anche in questa specie la posizione della serie esterna dei tubercoli è meno marginale, corrispondendo così per questo carattere più alla specie indiana su ricordata. Inoltre la serie interna ha le spine più spiccatamente rivolte verso il centro. La linea lobale poi dell’Asp. Karpinskiù Pavi. ? si distingue facilmente per il maggior svi- luppo in altezza delle selle, e perciò esse appaiono meno tozze di quelle dell’Asp. apenninicum, e per la maggiore frastagliatura. Aspidoceras meridionale Gemm. ® ha giri molto più depressi e le due serie di tubercoli più avvici- nate. Linea lobale simile a quella da me figurata, diversa però nella maggiore ampiezza della prima sella accessoria e per la frastagliatura un poco più spiccata. Aspidoceras rupellense »’OrB. © ha sezione trasversale dei giri subquadrata e non arrotondata ed ac- crescimento forse un poco più lento. Altre due specie possono citarsi ancora a titolo di confronto: Asp. faustum BayLE ?) e Asp. hirsutum BayLe © ambedue dell’argille oxfordiane di Dives (Calvados). La prima di queste specie si distingue per le coste che riuniscono radialmente i tubercoli delle due serie; la seconda per l’accrescimento più lento e per i tubercoli molto più grossi. Ricordo da ultimo che NEumAYR ”) considerò l’ Asp. apenninicum Zirt. come un termine vicino all’ Asp. Caletanum OPP. (=Asp. longispinum [Sow.] D’ORB. [non Sow.]) nella serie dell’ Asp. perarmatum. Esemplari esaminati: 2, raccolti con gli altri Aspìdoceras e conservati oggi nel Museo geolo- gico di Pisa. 1) PavLow. Zone à Asp. acanthicum de la Russie, pag. 72, tav. 2, fig. 1. 2) Ip. L. c., fig. 1d. 3) GEMMELLARO. Faune giur. e lias. N. 2, tav. VII, fig. 7,10. 4 p’'ORBIGNY. Pal. frange. Ceph. Jurass., tav. 205. 5) BavLe. Hxplic. de la Carte géol. de la France, t. IV, Atlas, tav. XLVII, fig. 1. Paris, 1878. 6) Ip. L. c., tav. XLVIII, fig. 13. 7) NEUMAYR. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 190 [50]. [87] M. CANAVARI INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE IN QUESTA PARTE QUARTA Cephalopoda VII. Gen. Simoceras ZIitTEL (continuazione) MAE NE PEA TOGO NAPO OE STO e Cir PASSO 7. Simoceras (?) n. sp. ind. — Tav. I [XX], fig. 2 c ò ; - 0 . 0 o » Appendice al VI. Gen. Perisphinctes WAAGEN . 6 . È 6 . ò 0 . . » 13. Periphinctes Pasinii Gamm. sp. var. balderoides n. var. — Tav. I [XX], fig. 1 ; ” 14. » ptychodes Neum. — Tav. II [XXI], fig. 1 . A 0 ò 0 3 » VIII. Gen. Aspidoceras ZiTTEL . 5 h . ì ; È Ò È ò o î : » 1. Aspidoceras insulanum Gemwm. var. serrana n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 1 i » 2. » Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. — Tav. IV [XXIII], fig. 2; Tav. V [XXIV], fig. 1; Tav. VI [XXV], fig. 1 . c . 0 . » 3. » apenninicum Zirr. — Tav. III [XXII), fig. 1, 2 c o c : c » INDICE DELLE FIGURE INTERCALATE Fic. 39. — Linea lobale del Simoceras (?) n. sp. ind. - 5 0 o . o 0 . pag. » 36. — Linea lobale del Per. Pasinîi Gomwm. sp. var. dalderoides n. var. . ò 5 ò » » 37. — Linea lobale del Per. phychodes Neum. . 0 ò 0 . 0 o . o » » 38. — Linea lobale dell’Asp. insulanum Gemm. var. serrana n. var. o . x . » » 39. — Linea lobale dell’Asp. Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. . c c c c » » 40. — Linea lobale dell’Asp. apenninicum Zirt. . 6 . 3 c 0 o o » N. B. — Tutte le linee lobali sono figurate in grandezza naturale. LO 10 13 [73] [74] [76] [78] [82] [85] 15 ALBERTO FUCINI AMMONITI DEL LIAS MEDIO DELL’APPENNINO CENTRALE ESISTENTI NEL MUSEO DI PISA (Tav. VII-XIII [VI-XIII] e Fig. 24-51 intere.) (Continuazione e fine). { XIV. Gen Harpoceras WaacEN. 1. Harpoceras Boscense Reyn. — Tav. VII (VII), fig. 1. 1855. Ammonites radians MeneGHINI in Spapa-LavinI et Orsmi. Quelg. observat. géol. s. les Ap., pag. 29 (pars?) 1868. Ammonites Boscensis Revnds. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 94, tav. III, fig. 2. non 1869. — —_ Zire. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag.120, tav. 13, fig. 3, 4. non? 1874. — — Book. Die geolog. Verhiiltn:i d. sùdl. Theil. d. Bakony. II Th., pag. 133, tav. VI, fig. 1-4. 1867-81. Harpoceras Boscense MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 12, tav. I, fig. 7; tav. II, fig. 18? 1885. — — Haue. Monogr. d. Amm.-Gattung Harpoceras, pag. 626 (pars). 1893. — — Grver. Mittell. Cophal. d. Hinter-Schafberges, pag. 1, tav. I, fig. 1, 2(?), 3-6. 1895. _ — BonArELLI. Mossili domeriani della Brianza, pag. 14. 1900. — — Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. ecc. Atti d. Soc. tosc. di Sc. nat. Proc. verb., vol. XII, pag. 53. DIMENSIONI Diametro. 6 $ 5 . 0 5 ì 0 ò 0 0 . mm. 64 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 5 0 o 6 5 0,34 Spessore » » » » n ; È A Ù 0,20? x Larghezza dell’ ombelico » » ; 6 È : 6 0,40 Ricoprimento della spira » » ; 3 E 5 7 0,04 Per stabilire bene l’identità di questa specie, oltre agli individui dell’Appennino centrale, ho preso in esame anche un buon modello in solfo, che crederei fosse stato rilevato dall’esemplare originale del ReynÈs. Dico crederei perchè esso vi corrisponde perfettamente solo di fianco e non lateralmente, essendo più compresso e mostrando la sezione del giro non ellittica come nella figura del REvnÈs, ma ovale e troncata superiormente ed inferiormente. La sezione in parola corrisponderebbe perciò a quella data dal MENEGRINI !) per il suo Harp. pectinatum. 1) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 6, tav. I, fig. 13. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 3 18 A. FUCINI [44] To ritengo come carattere essenziale dell’ Harp. Boscense Reyn. la forma del dorso e delle coste fatta conoscere benissimo dal Reynks. Il dorso piatto fa con i fianchi un angolo molto netto, poco superiore al retto. Esso è lateralmente limitato da carene molto distinte e rilevate, sulle quali terminano le coste. La carena sifonale ha la medesima altezza delle carene marginali ed ha ai lati solchi profondi e distinti. Le coste, assai leggiere ed indecise, partono dal margine ombelicale dirette decisamente in avanti e con- servano tale direzione fino al terzo dell'altezza del giro; da questo punto, con una curva assai stretta, paragonata dal ReyNnÈs a quella che si osserva nell’ A. serpentinus, si piegano in dietro e si mantengono retroverse fino presso al margine esterno, ove terminano alla carena marginale senza quasi piegarsi in avanti. Nei giri interni le coste sono irregolari e meno inclinate lungo il margine ombelicale. Corrisponde assai bene a questa diagnosi un esemplare di Cagli che non è però conservatissimo e che io figuro. Esso, sebbene non mostri il contorno della bocca, si può ritenere completo, inquantochè la camera di abitazione vi occupa circa i due ultimi terzi dell’ultimo giro. Come suole accadere in molte specie di Harpoceras nell’ultima porzione della spira le coste si raffittiscono e s’indeboliscono alquanto; però conservano i loro caratteri di andamento e di forma. La linea lobale (fig. 24) di questo esemplare è piuttosto semplice. Il lobo sifonale assai ristretto è sorpassato di poco dal primo laterale che termina con cinque punte poste in semicerchio. Il secondo lobo laterale, di un terzo meno profondo del precedente, finisce poco simmetricamente con tre i punte. Segue un primo lobo accessorio molto poco profondo e poi, ancora più ridotto, un ie secondo sul quale cade la sutura ombelicale. L'ampia sella esterna resulta divisa da un Linea lobaie dell'Harp. lobo secondario in modo che la porzione esterna è più bassa di quella interna; la prima Coen ce PIÈ laterale rimane alquanto leggermente più bassa e circa la metà più stretta di quella Mm.28,ingrandezza esterna; le selle che seguono sono gradatamente sempre meno elevate; la dentellatura naturale. di tutte è piuttosto semplice. È pure riferibile a questa specie un altro esemplare, non completamente conservato, proveniente dalla Marconessa. Ancora prima che il ReyNÈs istituisse 1° Harp. Boscense, il MENEGHINI aveva distinto nelle collezioni del Museo di Pisa, col nome di A. Lavinianus, alcune forme di Harpoceras assai comuni nell’ Appennino centrale le quali poi dallo ZirtEL ® vennero, per me non giustamente, riferite alla specie del Reyrnès. Lo ZItTEL distinse in queste due varietà, una più compressa ed a coste più sottili e più numerose, ed una più rigonfia ed a coste grossolane, che disse essere meglio corrispondente al tipo del Reyxks. Ambedue le forme illustrate dal ZirTEL vengono da me considerate come specie distinte e diverse dall’ Harp. Boscense Reyn. La prima viene riunita come varietà costicillata al Gramm. Normanianum D’ORB. e la seconda, avente coste più grossolane, sarebbe secondo me una varietà del mio Gramm. Portisi. Questa ultima, che anche a mio parere sarebbe più vicina al tipico Harp. Boscense, è da me ritenuta differente dalla specie del RevnÈs per avere i giri con i fianchi più convessi e con sezione meno rettangolare poichè il dorso, assai arrotondato, è limitato dai fianchi mercè carene molto meno nette e decise e la superficie circombelicale, più largamente arrotondata, scende alla sutura dell’ombelico assai meno verticalmente. Anche le coste sono alquanto diverse da quelle dell’ Harp. Boscense perchè, specialmente nella metà esterna dei giri, sono più piegate e più arcuate in avanti. Altra differenza che si può notare nelle coste è che queste cominciano a svanire un poco prima di arrivare alla carena che separa i fianchi dal dorso, mentre nell'originale del ReyNnÈs esse arrivano fino a tale carena conservando un rilievo forte e spiccato. Vi sarebbe poi da fare avvertire anche la diffe- i ZirreL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120. [45] A. FUCINI 19 renza nella linea lobale la quale negli individui dell'Appennino non mostra di avere il primo lobo laterale ampio quanto la sella esterna, come indicherebbe la descrizione e la rappresentazione del ReynÈs. Debbo notare a questo riguardo che nel modello di questa specie di un esemplare di Bosc, forse l'originale, al quale ho più sopra accennato, si vede chiaramente che il primo lobo laterale è molto meno ampio della sella esterna. Ò Dopo gli studi dello ZitteL, fu il BòckH che citò e figurò due Ammoniti col nome di Zarpoceras Boscense Reyn. Ora a me sembrerebbe che anche queste non si possano con ogni sicurezza ritenere appartenenti alla specie del ReynÈs, per alquanti caratteri differenziali. Quella rappresentata dal BocxH stesso con la figura 1 potrebbe riguardare, come la forma a coste sottili dello ZittEL, la var. costicillata del Gramm. Normanianum D’'ORB., 0 forse meglio la var. coniungens dell’ Hildoceras Lavinianum Mea., fra le quali varietà passa una grandissima somiglianza; l’altra invece della figura 4 potrebbe molto vero- similmente appartenere al mio Gramm. Bonarellii. Questa non ha davvero il dorso spiccatamente tricarinato dell’ Harp. Boscense, nè la sua piegatura delle coste, specialmente nella parte esterna dei fianchi ove le orna- mentazioni sarebbero, a mio parere, troppo piegate ed arcuate in avanti e troppo gradatamente evanescenti. Il primo esemplare rappresentato dal BéckH con la fig. 1 ha coste assai diritte nel loro andamento gene- rale, per quanto ancora retroverse, ed esse non mostrano affatto la curva assai netta e caratteristica che si osserva nel tipico Harp. Boscense e che dal Revnks fu paragonata a quella presentata dalle coste del- l’ Harp. serpentinum RrIn., volendo forse con questo nome indicare 1 Harp. falciferum Sow. Il dorso vi è poi di troppo o i solchi laterali alla carena sifonale vi sono poco distinti e le carene che separano i fianchi poco o punto spiccate; certo il dorso non resulta tricarinato. Il MenEGHINI riferì all’ Harp. Boscense Revn. diversi esemplari del Medolo che egli raggruppò in tre forme diverse. Alla prima, tipica, riunì , secondo quello che aveva già fatto lo ZrtrEL, il suo Harp. La- vinianum; considerò la seconda identica alla varietà a coste grossolane già distinta dallo ZirTEL, e designò la terza come forma involuta. In riguardo a ciò mi permetto di fare alcune considerazioni. La prima forma corrisponde perfetta mente all’esemplare tipico del Rernks, del quale il MENEGHINI esaminò lo stesso modello veduto anche da me. Per ciò essa diversifica dall’ Hw:p. Lavinianum soprattutto per le coste più sinuose, aventi quella piegatura a gomito nella parte interna dei fianchi che manca o quasi nell’ Harp. Laviniamun Mear., e per il dorso piatto decisamente tricarinato. La seconda forma non è forse riferibile all’ Harp. Boscense REYN., del quale tutt'al più potrebbe riguardarsi come una varietà, e, sebbene vicina, nemmeno corrisponde perfettamente alla varietà a grosse coste dello ZirteL, rappresentata dagli esemplari dell’ Appennino centrale che esaminerò più sotto, poichè essa ha i fianchi piani, anzichè leggermente convessi ed ha ancora più spiccata quella piegatura delle coste della quale ho spesso parlato. La terza forma non è riferibile alla specie del Revxès, perchè essa se ne allontana assai per accrescimento più rapido per molto aggior compressione della conchiglia e per il dorso molto ristretto, per quanto nettamente tricarinato. Il BonarELLI 2) ha riunito questa terza forma all’Harp. Cornacaldense Tausca ®), il quale avendo accre- scimento un poco meno rapido di essa si avvicina più di lei alla specie del ReyNnÈs; io la ritengo invece riferibile alla var. Bicicolae Bon. della specie del TAuscH. 1) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ecc. Révision systématique des espéces ecc., pag. 205. ® BONARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14. 3) TauscH. « Graven Kalke» der Sid-Alpen. Abhandl. d. K. K. geol. Reischsanst., Bd. XV, 2 Heft, pag. 36, tav. 1, fig.1. 20 A. FUCINI [46] L’Haue studiando 1’ Harp. Boscense ReYN. accetta le vedute dello ZirtEL seguite dal MENEGHINI. Il GryER riunisce alla specie in esame oltre agli esemplari ad essa riferiti dallo ZirteL, dal MENE- cHInI e dal BockH anche l’ Harp. pectinatum Mer., che viene dopo nuovamente, ed a mio credere giusta- mente, separato dal BonaARELLI !. L’ Harp. pectinatum Mex. ha coste molto più sottili, più numerose di quelle dell’ Harp. Boscense, meno piegate a gomito, e sinuose con più regolarità. To credo che gli esemplari illustrati dal GrvER siano certamente riferibili all’ Harp. Boscense, per quanto nessuno abbia il dorso tanto distintamente tricarinato; mi parrebbe però che potesse fare ecce- zione quello rappresentato da lui con la fig. 2. Questo esemplare, ch’ egli riferisce alla varietà grossolana- mente costata dello ZittEL, non ha la caratteristica piegatura delle coste come l’Harp. Boscense REYN., ma piuttosto quella dell’ Harp. Lavinianum Mex. Dalle cose fin qui dette mi sembra che si rilevi come io ritenga dunque 1’ ld. Lavinianum Mea. diverso dall’ Harp. Boscense RerN. per il dorso più arrotondato, non tricarinato, con solchi poco profondi ai lati della carena sifonale, per sezione del giro non subquadrangolare, ma ovale o più spesso ellittica, essendo il margine interno ed esterno dei fianchi largamente arrotondati, e per le coste più retroverse, con andamento più diritto e senza la piegatura che caratterizza le coste dell’ Harp. Boscense, della quale tutt’ al più se ne ha un indizio limitato al margine circombelicale. Grandemente vicino all’ Harp. Boscense REYN. si presenta 1° Harp. Cornacaldense Tausca ? e special- mente la sua var. Bicicolae Bon. Tanto la specie tipica quanto la varietà hanno però le coste più nume- rose, più serrate e più nettamente geniculate specialmente nei giri interni. L’ Harp. Cornacaldense ha inoltre il lobo sifonale di piccolissima profondità. Come ho fatto per altre specie anche di questa non ho dato in sinonimia la lista completa delle citazioni non accompagnate da figura, poichè esse non potrebbero forse corrispondere a questa specie nel modo in cui è da me riguardata. Dirò solamente che essa sarebbe citata nell'Appennino dell’Italia Centrale dal Canavari ©, dal Parona, dal Tuccimei 9; nella provincia di Bergamo dal Varisco®, e nella Sicilia dal Barpacci ©. Il SecueNZzA ® avrebbe citato questa specie a Taormina, ma lo ScHopen !® crede che il riferi- mento del SEGUENZA riguardi una specie nuova cui egli dà il nome di Harp. decipiens. Non so se questo Harp. decipiens possa corrispondere a qualche forma di quelle da me ora descritte. i) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 21. ® TauscH. « Grauen Kalke» der Stid-Alpen, pag. 36, tav. 1, fig. 1. 3) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14. 4) CANAVARI. Amm. d. Lias m. di S. Antonio. Atti Soc. tose. Sc. nat. Proc. verb., vol. II, pag. 109; — La montagna d. Sanvicino. Loc. cit., pag. 15; — Le grotte di S. Eustachio, pag. 6. 5) PARONA. Fauna d. Lias dell’App. centr., pag. 110. 9) Tuccimer. Il sistema giur. di Roccantica ecc. Loc. cit., pag. 136. VARISCO. Note alla carta geol. d. prov. di Bergamo, pag. 60. 3) BALDACCI. Descr. geol. d. Sicilia, pag. 97. ® SeGuenza. IZ Lias sup. nel terr. di Taormina, pag. 7, 9. 10) ScHoPen. Sul Toarc. Dogg. e Malm di Taormina, pag. 25. [47] A. FUCINI 21 2. Harpoceras Cornacaldense Tausc® var. Bicicolae Bon. 1855. Ammonàtes serpentinus MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. les Apenn., pag. 29. 1867-81. — falcifer MeneGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge amm. ecc., pag. 15 (pars), tav. Il, fig. 3, non fig. 2. 1867-81. _ (Harpoceras) Boscensis MentcnINI. Fossiles du Medolo (pars), pag. 12, tav. II, fig. 18, non tav. 1, fig. 7. 1890. —Harpoceras Cornacaldense Tausca. « Grauen Kalke» der Siid-Alpen. Abhandl. d. K. K. geol. Reichsanst., Bd. XV, pag. 36, tav. 1, fig. 1. 1895. —Harpoceras? Cornacaldense Tausca var. Bicicolae BonarELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14. 1900. — _ Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53. DIMENSIONI Diametro . ò ; 7 ò h a È a 0 0 x . mm. 64 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. Ò 5 . c c 0,36 Spessore » » » » . c : 5 - i 0,15? Larghezza dell’ombelico » » 0 ; o À 6 È 0,39? Ricoprimento dolla spira » » 7 . È 6 0 0 0, 04 Riferisco all’ Harp. Cornacaldense Tausca var. Bicicolae Bon. un esemplare non benissimo conservato, proveniente dal Monte Faito. Esso corrisponde assai bene all'originale sopra il quale è stata fatta la varietà Bicicolae, che è quello stesso che fu illustrato dal MENEGHINI col nome di A. falcifer Sow. e con la fig. 3 della tavola III della sua monografia. To ho potuto esaminare direttamente tale originale per gentile compiacenza del prof. MARIANI diret- tore del Museo civico di Milano, ove quell’ esemplarè si conserva. Con l’originale presente si vede la inseparabilità di questa forma dall’ Harp. Cornacaldense TauscE ancora più di quello che ci verrebbe mostrato dalla figura data dal MENEGHINI, nella quale non è tanto fedelmente riprodotta la forma del dorso. Apparisce poi indiscutibilmente come tanto 1’ Harp. Cornacaldense Tausca tipico quanto la var. Bicicolae Bon. abbiano una spiccata rassomiglianza con l’Harp. Boscense RevN. dal quale differiscono tuttavia per il numero maggiore di coste e per avere la conchiglia assai più compressa. Perciò io credo a questo riguardo che quell’Ammonite del Medolo rappresentato dal MenEGHINI nella tav. 11, con la fig. 18 più che all’ Harp. Boscense Revx., del quale è più compresso, sia riferibile alla var. Bicicolae dell’ Harp. Cornacaldense TauscH. Il BonarELLI * l'avrebbe riferito all’Harp. Cornacaldense tipico. Il MENEGHINI, nell’etichetta che l’accompagna, aveva determinato l’esemplare ora esaminato come A. serpentinus SowW. 3. Harpoceras cfr. pectinatum Mor. — Tav. VII [VII], fig. 2. 1867-81. A. (Harpoceras) pectinatus MeneGrInI. Mossiles du Medolo, pag. 6, tav. 1, fig. 1-3. 1900. Harpoceras cfr. pectinatum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit. pag. 53. 1) BonARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14. 22 A. FUCINI [48] ‘DIMENSIONI I II Diametro. o ò c È . ò ò o . mm. 21 mm. 19, 5 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 0 0,39 0,41 Spessore » » » » . . 0, 22 0, 24 Larghezza dell’ ombelico »O » 7 % 0,35 0,33 Ricoprimento della spira » » À ; 0,05? 0,06 Ho paragonato gli esemplari che io riferisco a questa specie con gli originali del MenEGHINI ed ho trovato che vi corrispondono molto bene. Una piccola differenza fra di essi si osserva nei primi giri i quali nei miei esemplari si conservano più a lungo sprovvisti di coste e più a lungo sprovvisti dei solchi ai lati della carena sifonale. Queste differenze hanno però la loro spiegazione naturale nel fatto della minore antichità degli esemplari del Medolo in confronto dei miei, che provengono dai calcari spatici del Furlo, appartenenti alla parte inferiore del Lias medio. È naturale che i miei individui conservino più a lungo i caratteri del genere, forse un Agassiceras, dal quale derivano. Una differenza assai notevole, anche perchè a mio credere individualizza maggiormente questa specie, si trova nella linea lobale (fig. 25) e consiste nella spiccata accentuazione di un carattere speciale dell’ Harp. pectinatum. Il primo lobo laterale, dentellato più fortemente all’estremità che ai fianchi, è . un terzo più profondo del lobo sifonale, il quale è quasi raggiunto dal secondo lobo laterale. Leni Segue un piccolo lobo accessorio che per la sua poca profondità ha quasi l’aspetto di un Linea lobale delt'ztarp. 10DO Secondario che divide una seconda sella laterale amplissima ed alta. La sella esterna, EA Da assai larga, mostrasi suddivisa in parti disuguali da un lobo secondario profondo la metà mu. 16, ingrandita del lobo sifonale. La parte esterna della sella così divisa è più bassa della parte interna. Sn La prima sella laterale, più stretta del primo lobo laterale, resulta assai più alta della sella esterna della quale mostrasi in ugual modo, ma meno profondamente, divisa. Segue dopo una seconda sella laterale più alta ancora della precedente e poi una sella accessoria di altezza pressochè uguale. La sutura dell’ombelico cade sul secondo lobo accessorio. Il Grver ! ha creduto che nessuna differenza specifica esistesse tra la specie del MENEGHINI e 1’ Harp. Boscense REYN., ritenendo teratologica la forma che mostrò al MeNEGHINI la dissimmetria della linea lo- bale. Non voglio negare in nessuna maniera l’importanza dell’osservazione del GrYER; tuttavia mi sembra che altri caratteri parlino a favore di una separazione delle due specie. L’ Harp. pectinatum MceH., in confronto con 1 Harp. Boscense Reyw., ha la conchiglia un poco più com- pressa, liscia nei giri interni fino ad un diametro maggiore; il dorso vi è più stretto sebbene ugualmente appianato, fornito di carena più alta e di solchi più minuti e soprattutto ha coste molto più sottili, più numerose, non piegate a gomito nella parte interna dei fianchi, di una sinuosità più regolare. Un’altra diversità si ha nella limea lobale la quale nell’Harp. pectinatum è spiccatamente ascendente, la prima sella laterale è più alta di quella esterna e la seconda sella laterale più alta della prima. Importa osser- vare inoltre che mentre tale carattere è evidente nell’esemplare da me figurato in ambedue i fianchi, è distinto solo sul fianco destro nell’individuo illustrato dal MENEGHINI con la fig. 2 il quale appartiene ad una zona di Lias medio alquanto più alta. l'i, 25. i) GeyER. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag.2. [49] A. FUCINI 23 Questa specie, oltre che al Medolo ed al Furlo, è conosciuta anche nei dintorni di Taormina, ove sa- rebbe citata nel Lias superiore dal GemmeLLARO, dal Seuenza !, dal BaLpacci 2 e da altri. 4. Harpoceras? volubile Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 3. 1900. Harpoceras? volubile Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53. DIMENSIONI Diametro . 0 o 0 5 : È . $ o o ° . mm. 40 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. SAI ò o . 0,38 Spessore » » » » . 0 3 o o 5 0,20 Larghezza dell’ ombelico » » ; 0 è Ò o c 0,35 Ricoprimento della spira » » 0 ” : ò o o 0,06 Questa conchiglia è molto compressa, non molto largamente ombelicata, di mediocre accrescimento e di discreta involuzione inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per i due quinti della sua altezza. I giri, il doppio circa più alti che larghi, hanno i fianchi quasi piani e solo nella loro parte superiore leg- germente declivi verso l’esterno. Essi si deprimono poi assai rapidamente verso il dorso e verso la sutura dell’ombelico, dando luogo ad una regione esterna relativamente piuttosto larga ed appiattita e ad una superficie ombelicale poco profonda, ma nettamente separata dai fianchi per un margine assai acuto, per quanto non angoloso. Sul dorso si trova una carena molto alta, ristretta, fiancheggiata da depressioni larghe, appena profonde e distinte per essere separate dai fianchi da un margine esterno assai netto. La sezione dei giri resulta subquadrangolare ellittica. Non potrei assicurare che i primi giri sieno lisci, il che sembrerebbe. A mm. 10 di diametro gli anfratti sono certo ornati da coste assai sottili che vanno ingrossando assai fino all'ultima camera ove si assottigliano e affittiscono molto spiccatamente. Anche l’andamento delle coste si cambia nell’ultima camera. Qui esse coste si presentano assai più arcuate in avanti, specialmente nella metà esterna dei fianchi, con tendenza a riunirsi ed a svanire prima di raggiungere il contorno ombelicale e non vi sono davvero retroverse come nella parte concamerata della spira. L’ ultima camera, nell’individuo esaminato, è lunga un poco meno della metà dell’ultimo giro, però si vede bene che la spira non è completa. La linea lobale non è tanto evidente da rilevarne con sicurezza i dettagli, però si osserva che essa ha la sella esterna, suddivisa da un lobo secondario, più alta della prima laterale, cui segue la seconda laterale ancora meno alta. Il primo lobo laterale è il più profondo. Questa specie, nella parte concamerata della spira, ha qualche rapporto con 1° Hild. Lavinianum Mer. specialmente per la forma e per l’andamento delle coste. L’ulteriore sviluppo rende evidentemente dif- ferente l’Harp.? volubile dalla specie del MeNEGHINI per l'accrescimento più rapido, per maggiore involu- zione e compressione della conchiglia e per il diverso portamento delle coste, assai più sinuose. Trovo anche che l'individuo da me descritto ha somiglianze spiccate con quello alquanto più antico proveniente dal Furlo, superiormente confrontato all’ Harp. pectinatum MGA., però non presenta quella linea lobale tanto caratteristica. A sviluppo uguale inoltre l’individuo che ho in esame ha coste assai 1 SEGUENZA. Le roccie messinesi, pag. 68; — Intorno al sistema giurass. d. terr. di Taormina, pag. 5; — IL Lias sup. nel terr. di Taormina, pag. 9. 2) BaLpacci. Descriz. geol. d. Sicilia, pag. 60. 94 A. FUCINI [50]; più grossolane e molto spiccatamente retroverse. Certo, a mio modo di vedere, la specie in esame non può confondersi con il tipico Harp. pectinatum Mex.! per il modo di comportarsi delle ornamentazioni. Queste, se anche negli esemplari del MENEGHINI, che sono tutti concamerati, dovessero cambiare nell’ ultima camera, magari diventando più sottili, fornirebbero sempre caratteri sufficienti per distinguere le due specie. L’esemplare esaminato proviene dalla Faiola. 5. Harpoceras? ambiguum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 6. 1900. Harpoceras? ambiguum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit. pag. 53. DIMENSIONI Diametro . : c c c o o 6 c 2 0 . mm. 38 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. o ò ò G o 0,31 Spessore » » » » 5 è . ; È i 0,23 Larghezza dell’ ombelico » » ; . c 0 i 5 0, 44 Ricoprimento della spira » » 6 . è c o ò 0, 04 Questa specie è rappresentata da due individui, uno dei quali incompleto, provenienti da Canfaito. Sebbene anche l’esemplare migliore non sia di perfetta conservazione e manchi totalmente della camera di abitazione, pur tuttavia mi è sembrato che non fosse da trascurarsi per i caratteri da esso presentati. La conchiglia è compressa, piuttosto largamente ombelicata, di accrescimento assai lento e di involuzione piccola, inquantochè l’ultimo giro ricopre l’antecedente per un quarto circa della sua altezza. I giri hanno i fianchi leggermente convessi ed il loro maggiore spessore si trova sulla metà della loro altezza. Da questo punto i fianchi si deprimono ugualmente e gradatamente tanto verso l’esterno quanto verso l’interno, ca- dendo poi assai rapidamente alla carena sifonale ed alla sutura dell’ombelico. Ne consegue che si hanno margini, esterno ed ombelicale, distinti, ma non acuti ed una sezione di giro ovale-ellittica, troncata però superiormente ed inferiormente. La carena sifonale, in gran parte rotta o mal conservata, si osserva bene al principio dell’ultimo giro ove essa mostrasi stretta, moltissimo alta, mediocremente acuta e fiancheg- giata da depressioni non tanto larghe e non molto profonde. Queste depressioni, col maggiore sviluppo della spira, divengono più nette, più profonde e separate dai fianchi da una carena, che costituisce il margine esterno. Il dorso, discretamente largo, apparisce quindi appianato e tricarinato. Le coste nascono molto deboli sul contorno ombelicale, che appare quasi liscio, e, dopo un ‘percorso regolarmente e spiccatamente sinuoso, svaniscono assai rapidamente sulla carena marginale esterna. Nell’ ultima metà dell'ultimo giro le coste sono assai regolari, per quanto alcune sieno riunite a due a due indistintamente presso l’ombelico. Nella parte precedente della spira esse sono però molto irregolari; talvolta molto serrate fra loro, tal’altra invece separate da spazii assai grandi, frequentemente bipartite in modo Fic. 26. i distinto a maggiore o minor distanza dall’ombelico ed inoltre alquanto meno sinuose e o più retroverse. Le concamerazioni si succedono a piccolissimi intervalli. Linea lobale dell Harp. La linea lobale (fig. 26) è piuttosto semplice ed incisa da dentellature fitte e poco ambiguum uc. pre- c samere di Profonde. Il primo lobo laterale, di forma quadrangolare e non molto stretto, è di un terzo più mm. 32,in grande- profondo del lobo sifonale. Il secondo laterale, che non raggiunge la profondità di quello Sa sifonale, inclina alquanto verso l’interno e termina slargandosi in due punte asimmetriche. Il primo lobo accessorio, inclinato verso l’esterno, resulta molto ridotto, meno profondo del precedente, ma 1) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 6, tav. 1, fig. 1-3. [51] A. FUCINI 25 più del successivo sul quale cade la sutura dell’ ombelico. Il lobo interno giunge alla profondità del secondo lobo laterale. Il lobo antisifonale raggiunge la linea radiale. La sella esterna è ampia ed asimmetricamente bipartita in modo che la porzione esterna è più stretta e più bassa dell’interna. La prima sella laterale, appena più larga del primo lobo laterale, raggiunge l’altezza della sella esterna. La seconda sella laterale, ristretta alla base e slargata alla sommità, ove mostra tre foglie relativamente assai grandi, inclina un poco all’esterno ed è alta quanto la precedente. Le due sellette che seguono sono molto ridotte, sebbene alte quasi quanto la seconda sella laterale. La sella interna, assai ristretta, alta un poco meno della sella esterna, presenta incisioni poco profonde. L’Harp.? ambiguum ha le più grandi affinità con l’ Harp. (Arieticeras?) Domeriense stato illustrato dal MeneeHINI ! nella fauna del Medolo e specialmente con quell’esemplare da lui rappresentato con la fig. 4. La più spiccata differenza consiste nell’avere le coste assai più sottili, più sinuose e più indistinte lungo il margine ombelicale. L’Harp. Domeriense, per avere solchi poco distinti ai lati della carena sifonale, è del tipo dell’ Arietic. Algovianum OrP. al quale non appartiene certo 1’ Harp.? ambiguum che piuttosto ram- menta l’ Harp. Boscense REYN. L’accrescimento più lento, i giri più appiattiti, l'ombelico assai più ampio e specialmente le coste meno retroverse, più sinuose, più irregolari nell’interno della spira che all’esterno, fanno differire essen- zialmente questa specie dal Gramm.? Portisi (pag. 33 [59]). Al Medolo si trova una forma di Harpoceras quasi identica alla descritta dalla quale essa sembre- rebbe un poco differente per le coste più numerose, per i giri più alti e per l'ombelico un poco più stretto. Forse anche riferibile all’ Harp.? ambiguum mi sembrerebbe un frammento di Ammonite del Me- dolo esistente nella collezione del Museo di Pisa e dal MeNEGHINI riunito al Gramm. Curionii. Tale frammento, salvo che nelle dimensioni alquanto maggiori, ha caratteri perfettamente identici a quelli della mia specie, compreso quello, del resto secondario, delle numerose e serrate concamerazioni. Non starò ad avvertire la differenza tra questa specie ed il Gramm. Curionii McH.; la forma del dorso è fra le due specie così diversa che essa sola basta a distinguerle perfettamente. 6. Harpoceras? Fieldingii Reyn. — Tav. VII [VII], fig. 8. 1868. Ammonites Pieldingiù Revnès. Essai de géol. et de paltont. Aveyronn., pag. 97, tav. IV, fig. 1. 1869. = —_ ZirreL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122. 1893. Harpoceras cfr. Fieldingii Gever. Mittell. Cephal. ‘d. Hinter-Schafberges, pag. 14, tav. 11, fig. 1-3. 1900. — Fieldingii Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53. DIMENSIONI Diametro . c : 0 c c . . Ò . mm. 21 mm. 19 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . . 0,38 0,36 Spessore » » » » . . 0,20 0,21 Larghezza dell’ ombelico » » o D 0, 38 0,38 Ricoprimento della spira » » . o 2 0,06? Sono due esemplari che si corrispondono molto bene fra di loro e che non posso davvero tener se- parati dalla specie del Reynìs. Essi hanno i giri quasi lisci e soltanto ornati a rari ed irregolari intervalli 4) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 7, tav. I, fig. 4-6, 9. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 4 26 A. FUCINI [52] da pieghe poco spiccate, non uniformi e poco rilevate. Tali pieghe, con l’accrescimento, divengono più serrate e distinte, non però tanto quanto si osserva nella specie tipica del ReyNnès della quale ho potuto esami- nare un modello. Per questi caratteri io ritengo che i miei esemplari corrispondano in modo speciale alla forma del Schafberg che dal GeYER venne confrontata alla specie del Revnès. Non avendo avuto sott'occhio gli esemplari citati da ZrrtEL non posso asserire che essi corrispondano alla forma ora esaminata o non piuttosto a quella più tipica del Revnès. Non è possibile confondere questa specie con i giovani individui del Zrop. Erythraeum Gemm. ! per la linea lobale completamente diversa. Dei due esemplari da me posseduti uno proviene dal M. Vettore e l’altro, quello figurato, dalla Marconessa. 7. Harpoceras? crassiplicatum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 4, 5. 1900. Harpoceras? crassiplicatum Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53. DIMENSIONI Diametro. È È 6 ò . : : : . ù . . mm. 385 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro : È 0 o 5 0, 40 Spessore » » » » 6 5 5 o . . 0, 24 Larghezza dell’ ombelico » » È o o ò . c 0, 34 Ricoprimento della spira » » 2 d ; E 0 6 0, 07 Questa specie ha la conchiglia compressa, piuttosto largamente ombelicata e non molto involuta, in- quantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un terzo della sua altezza. Essa è rappresentata da un esemplare non molto grande, concamerato fin’ oltre la metà dell’ ultimo giro, e da un individuo in stato frammentario, costituito da una buona porzione di ultima camera e da una piccola parte del penultimo giro. Gli anfratti più alti che larghi, hanno la loro maggiore gonfiezza sul loro terzo interno, d’ onde scendono alla stessa guisa tanto verso il margine esterno quanto verso quello ombelicale. Essi si abbassano poi più rapidamente alla sutura dell’ombelico che verso il dorso. L'ombelico si trova ad avere quindi il margine assai spiccato e la parete alquanto alta. Nell’ esemplare piccolo e, per quanto ho potuto vedere, anche nel penultimo giro dell'individuo più grande, il dorso è fornito di una carena assai elevata, avente ai lati solchi non molto profondi. Nell’esemplare più grande esso invece mostra una carena sifonale minutissima, filiforme, incassata fra due solchi larghi e profondi ed apparisce robustamente bicarinato inquantochè la carena sifonale spicca pochissimo in confronto delle due grossolane carene che dividono il dorso dai fianchi. La sezione dei giri è ovale, troncata un poco superiormente a sviluppo inoltrato. La spira è ornata da coste semplici, robustissime, le quali cominciano deboli entro l’ombelico e svaniscono al margine dorsale dopo aver percorsi i fianchi con andamento molto sinuoso ed alquanto retroverso. È un carattere di questa specie l’avere un piccolo cordoncino filiforme entro ciascuno intervallo che separa due coste. Tale cordoncino non si trova perfettamente nel mezzo del solco, ma è appoggiato un poco al fianco anteriore delle coste delle quali segue l'andamento, dal- l'ombelico fino al margine dorsale. 1) GEMMELLARO. Foss. d. str. a T. Aspasia ecc., pag. 40, tav. 5, fig. 10-16. [53] A. FUCINI 27 La linea lobale non si vede nettamente in nessun esemplare, ma apparisce però essere molto sem- plice. Essa ha la sella esterna ampia e bipartita, la prima laterale larga quanto il primo lobo laterale e più alta della seconda, la quale, alla sua volta, è più alta dell’ unica accessoria. Il primo lobo laterale più profondo del sifonale termina con tre dentellature grossolane. Questa specie appartiene al tipo dell’ Harp. Boscense RevxÈs, ma i suoi caratteri ornamentali la di- stinguono molto nettamente. Potrebbe genericamente appartenere anche agli Hildoceras. Gli esemplari esaminati provengono da S. Giuliano nelle pendici del Gran Sasso e furono raccolti dal Prof. CANAVARI. A 8. Harpoceras? Pantanellii Fuoco. — Tav. VII [VII], fig. 7 1855. Ammonites bifrons (non Brue.) MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. les Apenn., pag. 29 (pars). 1900. Harpoceras Pantanellii Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53 DIMENSIONI Diametro . 0 5 . . o 0 0 o . ù ò o ion 59 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro È ò 5 Ò 0 0, 38 Spessore» » » » ; i . . i 0, 18 Larghezza dell’ ombelico de? » 5 - ò 0 . 0, 34 Ricoprimento della spira » » 0 - 0 o 0 0, 47 L’esemplare in esame, raccolto dallo Spapa alla Faiola, fu dal MenEGRINI dapprima riferito all’Z772d. bifrons BRUG. e dopo, con etichetta più recente, al Gramm. radians Bre. La conchiglia è molto compressa, discretamente ombelicata, di accrescimento non tanto forte e di mediocre involuzione, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per i due quinti almeno della sua altezza. I giri, il doppio più alti che larghi, hanno i fianchi quasi piani, che scendono verso il margine esterno assai dolcemente, mentre cadono perpendicolarmente sulla sutura ombelicale. Il margine esterno resulta quindi arrotondato, quello circombelicale molto netto ed angoloso. Il dorso, al principio dell’ ul- timo giro, è meno stretto che alla fine di esso ultimo giro, la carena vi è meno acuta ed i solchi che la fiancheggiano, sempre leggerissimi, un poco più distinti. Gli ornamenti consistono in coste assai nume- rose, circa 58 nell’ ultimo giro, larghe quanto gli intervalli frapposti, irregolari, un poco retroverse e talvolta riunite nella metà interna dei giri ove alcune aumentano e le più dimi- nuiscono di rilievo. Il margine circombelicale appare liscio. L'individuo in esame è concamerato fin’ oltre la metà dell’ultimo giro. Mea p La linea lobale (fig. 27) è visibile, sebbene in modo non molto distinto, al AREE Fic. 27, ì ' principio dell’ultimo giro. Essa ha il lobo sifonale discretamente profondo, sorpas- RR ARI, RICREA x . . ide) anettu Luc, presa al diame- sato, però di non molto, dal primo lobo laterale, assai largo, fittamente dentellato tro di mm. 26, ingrandita due volte. apparentemente terminato in due punte e non raggiunto in profondità dal secondo lobo laterale. Un lobo accessorio molto piccolo si trova in corrispondenza della carena circombelicale. Pro- babilmente un secondo lobo accessorio esiste prima della sutura nella parete circombelicaie, ma ‘non se ne rileva traccia alcuna. La sella esterna è ampia, bipartita, più alta della prima laterale, la quale resulta molto ristretta e terminata con lunghe denticolazioni. La seconda sella laterale è più bassa della precedente, della quale però ha presso a poco la stessa forma. 28 A. FUCINI [54] Fra i fossili del Medolo esistenti nel Museo geologico dell’ Università di Pisa si trova un frammento di un esemplare che deve molto probabilmente appartenere alla medesima specie ora descritta. Questa specie rammenta alcune forme della Ludw. Murchisonae Sow., e di altre specie affini di terreni più recenti, le quali però hanno il dorso fatto un poco diversamente. XV. Gen. Grammoceras Hyan. 1. Grammoceras Normanianum »’ Org. — Tav. VII [VII], fig. 9. 1844. Ammonites Normanianus D’ Orpieny. Paléont. frang., terr. jur., +. I, pag. 291, tav. 88. non 1853. — _ MeneGHINI. Nuovi foss. tosc. Loc. cit., pag. 69. 1855. _ _ MreneGHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observ. géol. s. I. Apenn., p. 29. 1869. —_ — DumortIEr. Dépots jurass. ecc. III, pag. 70. 1873. — Mior. I terreni dell’ Urbinate, pag. 28. 1885. Harpoceras Normanianum Have. Monogr. d. Amm.-Gatt. Harp. Loc. cit., pag. 610. 1886. — — RormpLerz. Geol.-pal. Monogr. d. Vilser Alpen. Palaeontogr., Bd. XXXIII, pag. 32. 1894. CAT _ Borse. Ueber lias. u. mitteljur. Fleckenmergel. Zeitschr. d. D. geol. Gesellsch., vol. 46, pag. 751. 1900. — = Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias. medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. 53. DIMENSIONI Diametro . 0 o ò È 6 6 . mm. 81? : Altezza dell’ ultimo giro in Tapuorio a GISMIOnO 5 i 0 0 0 0,33 Spessore » » » » o 6 ò 0 o 0,17 Larghezza dell’ ombelico » » ; o 6 0 . 0,42 Ricoprimento della spira » » 7 ; ò È ; 0, 04 Perfettamente identico al tipo del D’ORBIGNY è un esemplare della Porcarella, il quale presenta quasi le dimensioni dell’originalé di questa specie. Esso ‘è concamerato fino alla metà dell’ultimo giro e non lascia vedere i caratteri del peristoma, essendo mal conservato all’estremità della spira. Le coste di questo individuo, circa 59 nell’ ultimo giro, sono meno numerose ed un poco più grossolane di quelle dell’originale del D’OrBIGNY di cui ho esaminato un modello in gesso. Anche in esso, come del resto si vede pure nel medesimo originale orbignyano, le coste sono più irregolari nell'ultimo giro e specialmente nella porzione che riguarda la camera di abitazione, ove molte si estinguono assai prima di arrivare al n contorno ombelicale, ed altre vi arrivano riunendovisi. Nessuna costa giunge molto ì Ni distintamente fino alla sutura, quindi il contorno ombelicale è liscio. SRI VUNENR La linea lobale (fig. 28) corrisponderebbe assai bene a quella presentata per questa Linea lobale del Gramm. Specie dal D’ ORBIGNY stesso; il secondo lobo laterale però ed i lobi accessori sono Normanianum »' OrB. presa al diametro di @SSai più profondi e la seconda sella laterale e le selle accessorie meno alte. Queste MEET grandezza differenze, per quanto appariscenti, non possono, a mio modo di vedere, portare nessun dubbio sul riferimento dell’ esemplare in esame alla specie orbignyana. L’esemplare del Monte Calvi, presso Campiglia Marittima, dal MeNnEGHINI ! ‘riferito con dubbio al- i) MENEGHINI. Nuovi fossili toscani. Loc. cit., pag. 69. {55] A. FUCINI 29 VA. Normanianus D’ORB. non appartiene a questa specie. Esso è stato recentemente da me ! distinto col nome di Tropidoceras campiliense. Oltre che alla Rocchetta ed alla Porcarella questa specie fu ‘osservata anche a Cantiano, ove è stata citata dal Mricr. Non posso ritenere con sicurezza che si trovi pure a Galati in Sicilia, ove sarebbe notata una var. galatense dal SEGUENZA *). Questi dà una diagnosi troppo ristretta della sua forma per potere assicurare che si tratti di una varietà della specie del D’ORBIGNY, oppure di una specie distinta. Var. inseparabilis. — Tav. VIII [VIII], fig. 5. 1884. Harpoceras Normanianum Wricar. Monogr. d. Amm., pag. 470, tav. 83, fig. 1,2. 1900. — — Wr. var. nseparabilis Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio del- l App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . ; 6 c o o o . ; x 7 . . mm. 68 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro d ì 5 ò Ò 0,29 Spessore » » » » . £ È 0 o 0,19 Larghezza dell’ ombelico » » 0 2 o 6 5 0,45 Ricoprimento della spira » » o 6 6 i 6 0,03 Prima di prendere in esame questo esemplare avrei creduto, insieme con altri autori, che 1’ Ammo- nite descritta dal WrIcHaT col nome di Harp. Normanianum D’ORB. non appartenesse alla specie del D’ORBIGNY soprattutto per la diversa forma della regione esterna e per il numero maggiore di coste. To credo ora che la forma figurata dal WRIGHT corrisponda a quella in studio, rappresentata da un discreto individuo proveniente da Canfaito, e che io non posso separare dal Gramm. Normanianum cui è legato intimamente mercè la var. costicillata. Tale individuo corrisponderebbe perfettamente a questa ultima varietà per la forma dei giri e delle coste e per il numero di esse; solamente ne differisce per l’ac- crescimento un poco più lento e per il dorso simile a quello presentato dalla forma del WRIGHT più sopra rammentata. Il dorso è piuttosto largo ed appianato; ha la carena sifonale non molto elevata, di- scretamente ottusa e, quel che più conta, fiancheggiata da solchi abbastanza larghi e profondi ed è inoltre limitato ai lati da nette carene che lo separano dai fianchi, rendendolo distintamente tricarinato. I caratteri del dorso ed il numero maggiore di coste differenziano questa varietà dal tipico Gramm. Normanianum D'ORB. e l’avvicinano all’ Hd. Lavinianum Mer. e specialmente alla var. coniungens dalla quale si può leggermente distinguere per le coste più sottili, più numerose, meno retroverse e per i fianchi dei giri più appiattiti. Var. costicillata. — Tav. VII [VII], fig. 10; Tav. VIII [VIII], fig. 1. 1869. Ammonites Boscensis (non Revnès) Zirrer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120 (pars) tav.. XIII, fig. 3, non fig. 4. 1900. Grammoceras Normanianum »° OrB. var. costicillata Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 53. 1) Fucini. Alcune nuove Amm. d. cale. rossi inf. d. Toscana. Palaeont. italica, vol. VI, pag. 248, tav. 20, fig. 6. 2) SEGUENZA. Le roecie del Messinese, pag. 49. 30 A. FUCINI [56] DIMENSIONI I II III IV Vi Diametro ; 0 E ; : mm. 86 mm. 82 mm. 66 mm. 62 mm. 54 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 0,31 0,32 0,32 0,33 0,34 Spessore » » » » 0,16 0,20 0,18 0,17 0,19 Larghezza dell’ ombelico » » 0,43 0,42 0,40 0,40 0,40 Ricoprimento della spira » » 0, 04 0, 04 0,05 0, 04 0, 04 Distinguo dal tipico Gramm. Normanianum D’ORB. una varietà costicillata alla quale, insieme a molti altri, appartengono un bell’ esemplare di Canfaito, già determinato per lA. Normanianus dal MeNnEGHINI e riferito poi dallo ZimteL all’Harp. Boscense Revn., e l'individuo di Harp. Boscense a coste numerose illustrato da ZIirtEL e da me posto in sinonimia. L’esemplare di Canfaito, che è fra i più grandi, presenta mm. 86 di diametro e, come si può giudi- care dalle misure date e dalla figura che ne presento, ha tutte le caratteristiche della specie del p’Or- BIeny. Anche in tale esemplare la camera di abitazione, che comprende un poco più della metà dell’ul- timo giro, non presenta il peristoma conservato; però si vede che nell'ultima porzione del giro le coste sono più sottili e più irregolari. Avendo paragonato attentamente anche questo individuo con il modello dell’originale del p’ORBIGNY, ho potuto rilevare solamente che esso ha un numero maggiore di coste, 74 circa invece di 64, ed un leggerissimo indizio dei solchi ai lati della carena sifonale. Dal Monte Faito provengono esemplari. pure molto belli, identici quasi perfettamente a quello ora ricordato di Canfaito. È da notarsi che alcuni di questi, nell’ultima porzione della spira, occupata dalla camera di abitazione, presentano coste tanto sottili da sembrare che la conchiglia sia ivi sfornita di coste. Così veramente sembrerebbe in un esemplare di mm. 82 di diametro (Tav. VIII [VIII], fig. 1). La linea lobale (fig. 29) rilevata da un esemplare di questa varietà, si riporta a quella della forma tipica superiormente descritta, solamente si nota una maggiore ampiezza della sella esterna. La forma considerata dallo ZItTEL come una varietà a coste sottili dell’ Harp. Boscense Revn. è del tutto identica nelle linee generali a quella esaminata fino ad ora; solamente è da notarsi in essa un numero maggiore di coste. Per questa differenza, che è assai no- . tevole, io indico questa forma col nome di detracta. Si avverta che nella figura data dallo ZirteL non sembrerebbe che le coste fossero così numerose ; il disegnatore oltre ad avere fatto qualche costa di meno, tralasciò di riunirne qualcuna e diede agli ornamenti una Linea lobale del Gramm. Nor- manianum D'OrB. var. costi cillata Fuc, presa al diame- tro di mm. 42, in grandezza naturale. Fic. 30. Linea lobale del Gramm. Nor- manianum D'OrB. var, costi cillata Fuc. forma detracta presa al diametro di mm, 42, in grandezza naturale. maggiore piegatura in avanti; la linea lobale poi fu tratta da un punto ove la conchiglia è assai corrosa. La linea lobale (fig. 30) rilevata da me sopra un altro esemplare si distingue per la notevole frastagliatura, per la sveltezza della prima sella laterale, divisa profon- damente da un lobo secondario, e per la irregolare suddivisione della sella esterna. I caratteri delle coste, del dorso e della linea lobale distinguono questa varietà dall’ Harp. Boscense REYN. La varietà costicillata, per mezzo della subvarietà detracta, unisce il Gramm. Normanianum D’ ORB. al mio Gramm. Isseli, il quale ha però coste ancora più numerose, più arcuate e linea lobale differente. [57] A. FUCINI SI Var. semilaevis. — Tav. VIII [VIII], fig. 4. 1900. Grammoceras Normanianum D’ Or. var. senvilaevis Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’App. centr. Loc. cit., pag. 54. Diametro . : . o ò . È 3 , o o o o ISIN, SI Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 5 Sedai ; 0,32 Spessore » » » » 5 o 0 0 5 0,17 Larghezza dell’ombelico » » o 0 o ò 5 0, 42 Ricoprimento della spira » » 6 - . 6 o 0, 04 Ascrivo al Gramm. Normanianum D’ORB. come var. semilaevis un esemplare assai ben conservato, non molto grande, proveniente dai calcari grigio-chiari della Rocchetta. La sua conchiglia è molto compressa, piuttosto largamente ombelicata ed ha l'accrescimento abbastanza lento e l’involuzione non tanto grande, inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per poco più del quarto della sua altezza. I giri, quasi piani, presentano i fianchi con una leggerissima ed uniforme convessità ed il margine esterno e quello circombelicale mediocremente ed ugualmente arrotondati. Ne consegue che la sezione dei giri stessi re- sulta ellittica, ma un poco depressa superiormente ed inferiormente. Il dorso è quindi assai largo ed in esso si trova, senza che sia limitata da alcun indizio di solco, la carena sifonale non molto rilevata, ma distinta ed acuta. Le ornamentazioni consistono in coste leggermente flessuose, irregolari e pure irre- golarmente distribuite, le quali sono più spiccate sulla metà esterna dei fianchi che sopra quella interna. Esse, nella parte concamerata della spira, sono ripiegate meno in avanti di quel che si osserva nella ca- mera di abitazione; però non vi sono così retroverse come nella forma tipica. Il margine ombelicale ri- mane liscio e così quello esterno dove le coste svaniscono assai prima di arrivare alla carena sifonale. Nell'ultima porzione dell’ultimo giro ed in vicinanza della bocca si ha inoltre che le coste si rendono quasi indistinte perchè pochissimo rilevate. L’ esemplare ha il peristoma conservato. Questo resulta fornito di un solco, stretto ed assai distinto, che mantiene 1’ andamento delle coste, e si può ritenere alquanto differente, perchè più inclinato in avanti, da quello della forma tipica se anche in questa, come è presu- mibile, ripete la forma delle coste. La camera di abitazione comprende perfettamente la metà dell’ultimo giro. La linea lobale (fig. 31) si distingue per il lobo sifonale profondo, per il primo lobo laterale stretto, assai profondo, terminato da tre dentellature e per la sella esterna larghissima, divisa da un lobo secondario in due parti disuguali. Queste due parti sono poi alla loro volta suddivise ancora in altre due parti ineguali più distintamente di quel che non appa- x di risca nella linea lobale data dal D’OrBIGny ed in quella dell’esemplare tipico della ao È Porcarella superiormente descritto. Nella linea lobale ora esaminata la prima sella Linea lobale del Gramm. Fic. 31. laterale è poi molto più stretta e più alta della sella esterna e la seconda sella laterale lean . x ela var. semataevis UC. Invece é piu bassa. presa al diametro di mm, 32, in grandezza Le differenze più notevoli che si possono rilevare fra i caratteri di questa ‘con- chiglia e quelli del tipico Gramm. Normanianum D’' ORB. si trovano nell’ombelico meno profondo, nella superficie ombelicale scendente alla sutura in maniera meno decisa, nelle coste più sottili, più incerte e meno retroverse. Le linee lobali si corrispondono assai bene, però nel mio individuo si avverte la mancanza del piccolo lobo accessorio prima di arrivare alla sutura dell’ombelico e si osserva pure che la seconda sella laterale è alta solo quanto quella esterna e non di più. Una certa rassomiglianza con l’esemplare della Rocchetta, viene offerta dall’ Ammonite illustrata dal naturale. 32 A. FUCINI [58] QuenstEDT col nome di A. radians depressus. Questa forma, forse differente da quelle altra volta de- scritte dallo stesso QuEnSTEDT ?) con il medesimo nome, sembra diversa dalla mia per il dorso ristretto, per la sezione dei giri lanceolata e. per la linea lobale affatto diversa. Con ciò non può escludersi però che tale Ammonite possa come varietà appartenere al Gramm. Normanianum D’ ORB. 2. Grammoceras varicostatum Fuc. — Tav. VII [VIII], fig. 6. 1900. Grammoceras varicostatum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. 54. DIMENSIONI 1 II Diametro . c . 5 ; . 5 . . mm. 71 mm. 42 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro o 0,34 0,40 Spessore » » » » . 0,18 MNINIONZII Larghezza dell’ ombelico » » . 0, 38 0,54 Ricoprimento della spira » » o 0,05 0,07 Conchiglia compressa, ad accrescimento piuttosto lento, ad ombelico non tanto profondo e ad involu- zione non molto grande, ma variabile dai giri interni a quelli esterni. Al diametro di circa mm. 40 i giri sono ricoperti per circa un terzo della loro altezza dai susseguenti; al diametro di mm. 71 l’ultimo giro ricopre il precedente solamente per un quinto della sua altezza. I giri sono assai più alti che larghi e' sempre pianeggianti sui fianchi; gli interni in proporzione alla loro altezza presentano però maggiore spes- sore nonchè fianchi alquanto più convessi. Nell'ultimo quarto dell’ultimo giro i fianchi non solo sono molto appianati, ma mostrano anche una lieve depressione longitudinale situata fra il terzo interno e la metà dell'altezza del giro e corrispondente alla piegatura molto spiccata che in quel punto viene presentata dalle coste. I giri, cadendo sulla sutura dell’ombelico assai rapidamente e quasi verticalmente, producono un mar- gine circombelicale netto e che, pur non essendo angoloso, appare arrotondato in modo molto stretto. Il margine esterno ed il dorso resultano invece arrotondati più largamente. La carena sifonale:non è molto elevata, ma sottile e tagliente, specialmente alla fine dall’ ultimo giro. Essa sta fra due leggerissime depressioni longitudinali che non possono davvero distinguersi col nome di solchi. I giri interni sono lisci fino al diametro di mm. 12-15, dopo cominciano ad essere ornati da coste poco numerose, larghe e depresse, che vanno man mano rendendosi sempre più spiccate. Nell'ultimo quarto dell'ultimo giro le coste divengono più sottili e più serrate, mantenendosi però sempre semplici e regolari. In quanto all’ andamento esse sono fortemente sinuose; nascono leggerissime dall’ombelico e si dirigono in modo molto deciso in avanti, andando gradatamente aumentando in rilievo; fra il primo terzo interno e la metà dell’altezza del giro, con una curva assai stretta e sentita; si volgono in dietro; fra la metà dell’altezza del giro ed il margine esterno, pur mantenendosi sempre con un andamento generale retroverso, presentano una lieve sinuosità aperta in avanti, la quale è più distinta nell’ultima porzione dell’ ultimo giro e dopo giungono al mar- gine dorsale ove svaniscono rapidamente. Per quanto il margine della bocca non sia chiaramente distinto io ritengo che l’ esemplare figurato sia completo, anche perchè in esso la camera di abitazione comprende un poco più della metà dell’ ultimo giro. Il contorno dell'apertura ripete, a quanto sembra, l'andamento delle coste. i) QuensTEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 339, tav. 42, fig. 42. 2) Ip. Cephalopoden, tav. 7, fig. 4-6. [59] A. FUCINI 33 La linea lobale (fig. 32) si compone del lobo sifonale stretto e mediocremente profondo, del primo lobo laterale pure assai stretto, un poco più profondo del sifonale e terminato con tre punte irregolari, del secondo lobo laterale uguale in profondità al lobo sifonale il quale non è raggiunto dai due lobi accessori consecutivi, molto semplici. La sella esterna amplissima oltrepassa di poco in altezza la prima sella la- terale della quale è più che due volte larga. Essa resulta divisa in due parti disuguali da un lobo secondario non molto profondo. La parte interna è più stretta ma più alta della parte esterna, la quale termina distintamente in tre foglie. Oltre la prima sella i SCESE laterale si vede una seconda sella laterale ed una prima accessoria sempre più basse. Cer E La sutura dell’ombelico cade sopra una seconda sella accessoria, della quale non si Linea lobale del Gramm. varicostatum Fuc. pre- rileva la forma. sa al diametro di mm. Questa specie ha certo una rassomiglianza spiccata con il Gramm. Normanianum «Sl Grandezza gati D'ORB. cui si avvicina specialmente nei giri interni e nella prima metà dell’ ultimo giro. Fino ad un certo punto di sviluppo infatti i miei esemplari non parrebbero separabili affatto da quella forma di Gramm. Normanianum D'ORE. della Porcarella che ho ravvicinato di più alla tipica del n’ ORBIGNY; solamente si scorge in essi una maggiore regolarità nelle coste le quali sono più distinte lungo il margine circombelicale e più acutamente angolose fra il terzo e la metà dell’altezza dei giri. Differenze più spiccate tra la mia specie e quella del n° OrBIGNY si notano nell’ultima porzione dell’ ultimo giro. Nel Gramm. Norma- nianum sì hanno qui coste più irregolari, non molto sinuose, spesso riunite ed evanescenti presso il contorno dell’ombelico; nel Gramm. varicostatum invece, in quella porzione della conchiglia, le coste si mantengono regolarissime, conservano ed aumentano anzi la loro sinuosità, non si riuniscono nè svaniscono completa- mente presso il margine circombelicale. Vi ha di più che nell’ultima porzione del giro del Gramm. va- ricostatum in corrispondenza della piegatura delle coste, fra il terzo interno e la metà del giro, si ha una leggiera depressione longitudinale sui fianchi della conchiglia che non si osserva affatto nel Gramm. Nor- manianum D'OrB. Questa depressione nonchè la forma delle coste della mia specie mentre mi forniscono un buon carattere distintivo, mi fanno anche pensare come la specie in esame possa rappresentare una forma di congiunzione tra il Gramm. Normanianum D’ORB. e 1’ Harp. falciferum Sow. Questa specie però ha linea lobale assai più frastagliata e coste molto sottili anche nei giri interni. Con tutto questo non posso escludere però che la forma ora studiata possa rappresentare una varietà della specie del p’ORBIGNY. L’esemplare figurato proviene da Canfaito. Esso è accompagnato da un’etichetta scritta dal MENEGHINI, dalla quale apparisce che fu riferito prima al Gramm. Normanianum D’ORB. poi all’ Harp. Boscense REYN. Un secondo esemplare incompleto è stato raccolto al Pian de’ Giugoli. Fic. 32 3. Grammoceras Portisi Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 1-3. 2 1867-81. A. (Harpoceras ) Ruthenensis MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 9, tav. II, fig. 6 (pars) non IO See 1900. Grammoceras Portisi Fucimi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., p. d4. DIMENSIONI I I III 8 Diametro 0 o . ‘ o c 6 o . mm. 55 mm. 48 mm. 38 Altezza dell'ultimo giro in proporzione al diametro 0 0,32 0,35 0,35 Spessore » » » » ; A 0,24 0,24 0,26 Larghezza dell’ombelico » » : 5 0,42 0,41 0,42 Ricoprimento della spira » » 6 ; 0,03 0,03 0,03 Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. ) 5 34 A. FUCINI [60] Anche questa è una specie assai frequente nell’ Appennino centrale. La conchiglia, compressa, piut- tosto largamente ombelicata, ha i giri assai rigonfi sui fianchi, arrotondati sul contorno ombelicale e molto ristretti lungo la regione dorsale. Il maggiore spessore di essi si trova al primo terzo interno della loro altezza e la curvatura è di tal guisa che la loro sezione risulta ovale-lanceolata ed incisa più o meno profondamente in corrispondenza dei solchi che limitano la carena sifonale. Il dorso fornisce i caratteri più speciali di questa conchiglia. Esso è grandemente ristretto; ha la carena sifonale sottile, acuta ed elevata, fiancheggiata da solchi poco larghi, ma assai evidenti sebbene non molto profondi, i quali sono separati dai fianchi da un’altra carena pure ristretta e non molto net- tamente distinta. I primi giri sono lisci fino al diametro di circa mm. 10, poi divengono ornati da coste assai sottili, semplici o riunite in modo indeciso presso l’ombelico, aventi un andamento simile presso a a poco a quello presentato dalle coste dell’Hi/d. Lavinianum MGH., però sono un poco meno retroverse. Con l’acerescimento le coste divengono meno piegate all'indietro e presso il margine esterno decrescono gradatamente, piegandosi un poco in avanti, e svaniscono lasciando un listello quasi liscio lungo il margine esterno. Il loro numero è di circa 60 nell’ ultimo giro, un poco minore nei giri precedenti, ove sembra che esse sieno relativamente un poco più grossolane e più rade. Nessun esemplare ha completamente conservata la camera di abitazione in modo da vedere la forma del peristoma. Un individuo della Marconessa presenta l’ultima linea lobale a metà dell’ultimo giro, altri, come quelli figurati, distante un terzo di giro dall’apertura. Nell'ultima camera non sembra che le orna- mentazioni prendano, come spesso suole accadere, speciali caratteri, solo si può osservare che vi acqui- stano una maggiore tendenza a riunirsi. La linea lobale (fig. 33), rilevata dall’esemplare più grande figurato, ha il lobo sifonale di forma subrettangolare e discretamente largo; il primo laterale, esso pure assai largo, ma più ampio e profondo del precedente, è terminato in tre grosse punte dentellate delle quali la mediana è assai più lunga delle altre; il secondo laterale, assai ristretto, presenta la stessa profondità del lobo sifonale; i i due lobi accessori sono molto bassi e ridotti. La larga sella esterna è divisa assai PALI profondamente da un lobo secondario in due parti pressochè uguali di altezza e di i i larghezza, ma non di forma. La prima sella laterale apparisce molto ristretta, di forma Portisi Fuc. presa ai SUbrettangolare ed alta quanto quella esterna od un poco meno. La seconda sella late- BR e e rale e le due accessorie vanno diminuendo di altezza procedendo all’interno. Sulla seconda sella accessoria cade la sutura dell’ombelico. Costituisce una leggiera variazione di questa specie un esemplare (Tav. IX [IX], fig. 3), raccolto er- ratico alla Marconessa dall’ORsInI e che nella camera di abitazione, che comprende l’ultimo terzo dell’ ul- timo giro, mostra una discreta depressione lungo il quarto interno dei fianchi. All’altezza di questa de- pressione svaniscono quasi del tutto le coste, le quali sono più irregolari che nella forma tipica. Il maggiore spessore dei giri sì trova sopra la metà della loro altezza. Il dorso è poi più ristretto ed ha la carena molto acuta e quasi senza solchi laterali. La linea lobale ha il primo lobo laterale terminato molto di- stintamente in due grosse punte. All’aspetto generale questa specie ha qualche rassomiglianza con il Gramm. radians depressus QuensT. , ma le coste meno flessuose e più retroverse, la minore involuzione della conchiglia e sopra tutto la forma del dorso, quasi nettamente tricarinata, non lasciano dubbio sulla sua distinzione. Fic. 33, Linea Jobale del Gramm. 1) QuenstEDT. Cephalopoden, tav. 7, fig. 4-6. [61] A. FUCINI 35 Altra somiglianza si trova fra la specie in esame e l’Hil/d. Ruthenense, ma questo ha però coste più diritte specialmente presso l’ombelico, più retroverse, meno numerose ed il dorso più arrotondato, più largo, con solchi meno spiccati, ma più larghi, e con carena piu ottusa. Indiscutibile affinità passa pure tra il Gramm. Portisi e 1 Hild. Lavinianum Mex. la cui varietà con- niungens unisce le due specie. Tuttavia io ritengo che queste sieno distinte assai bene da importanti carat- teri. I più appariscenti consistono nel numero assai maggiore di coste presentato dalla mia specie in confronto con quella del MENEGHINI, nella maggiore rotondità dei fianchi e nella strettezza e diversa forma del dorso, avente acuta carena sifonale. Si ha inoltre che il Gramm. Portisi ha il margine ombelicale più arrotondato, coste più sinuose, specialmente nei piccoli individui, ombelico più ristretto nonchè sezione del giro e linea lobale differenti. Per il numero, per la forma e per l'andamento delle coste nonchè per il modo di accrescimento il Gramm. Portisì si avvicina alla var. costicillata del Gramm. Normanianum D’ORB. e più specialmente alla forma detracta (= Harp. Boscense Zirt. (pars) non RernÈs); ne ‘differisce però essenzialmente per il dorso che in quella varietà, e più nella forma tipica, si mostra largo quanto lo comporta lo spessore dei giri, arrotondato e con carena sifonale avente solchi laterali appena rilevabili. I fianchi del Gramm. Normania- num sono inoltre quasi piani ed il margine circombelicale molto più netto, sebbene non angoloso. Dall’ esame delle figure date dal MenEGHINI per 1’ Harp. pectinatum potrebbe sembrare che la mia spe- cie a quella corrispondesse, ma con gli originali meneghiniani presenti si vede che non è possibile la riunione all’ Harp. pectinatum di quelli dell'Appennino centrale ora esaminati. Questi sono più rigonfi, con coste più diritte, meno numerose e più retroverse, con accrescimento più lento, con minore involu- zione e con linea lobale alquanto differente. Non è improbabile però che la specie in discussione si trovi anche nel deposito del Medolo ed io crederei che ad essa si dovesse riferire quell’ Harp. Ruthenense rappresentato dal MenEGHINI nella tav. IT, con la fig. 6, quando esso non dovesse con l'esemplare tipico di Harp. Ruthenense ReyxÈs costituire una specie auto- noma ed egualmente distinta dall’ Arietic. Algovianum OrP. e dall’ Harp. Ruthenense come venne emendato dal MENEGHINI e come è stato considerato da me. Essendo tutti gli autori concordi nel ritenere 1’ Harp. Euthenense del Reynks sinonimo dell’ Arietic. Algovianum OPP. io non posso, senza avere in esame l’esemplare tipico del ReynÈs, pronunziarmi in proposito. Certo quell’Ammonite del Medolo mentre somiglia molto al- l’Harp. Ruthenense del Revnùìs non corrisponde all’Arietic. Algovianum OrP., nè a quella forma di Ammo- nite dell'Aveyron cui il MEeNEGHINI restrinse il nome di Ruthenense e nemmeno agli altri esemplari del Medolo descritti dal MenEGHINI col nome di Harp. Ruthenense. Se dunque 1’ Harp. Ruthenense del Reynks fosse una buona specie, come è anche probabile, cadendo l’ emendamento del MeNEGHINI, ad essa riferirei l'esemplare del Medolo più sopra ricordato, ma non vi potrei riunire il Gramm..Portisi sopra tutto per il numero assai maggiore di coste. Il Gramm. Portisi si trova alla Marconessa, Pian de’ Giugoli, Mitola, Monte Faiola e Monte Faito. Var. Zitteliana. — Tav. IX [IX], fig. 4. 1869. Ammionites Boscensis Zarmer (non Revnds). Geol. Beobach. a. d. Centr.-Apenn. Loc. cit., pag. 120, tav. 13, fig. 4 (pars) non fig. 3. 1900. Grammoceras Portisi Foo. var. Zitteliana Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. B4. 36 A. FUCINI [62] DIMENSIONI I II Diametro . SRRIZET 6 ‘ 0 o . 0 . mm. 55 mm. 54 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. c 7 0,34 0,35 Spessore » » » DALE Ò 0 0,24 0,23 Larghezza dell’ ombelico » Duo 0 ò 0,38 0,38 Ricoprimento della spira » DAL 0 o 0,04 0,04 Ho riferito al Gramm. Portisi, facendone la var. Zitteliana, oltre che l’esemplare ritenuto dallo ZITTEL per una forma a coste grossolane dell’Harp. Boscense Revn. anche altri individui che a quello corrispondono perfettamente. To non ritengo che questi esemplari possano venire riportati all’ Harp. Boscense REYN. poichè essi se ne scostano assai per la forma dei giri più convessi sui fianchi, con margine circombelicale meno netto, con dorso meno distintamente tricarinato e con solchi ai lati della carena sifonale meno profondi e spic- cati. La forma in esame ha inoltre l'ombelico più largo e sopra tutto diversa forma di coste le quali mentre sono meno geniculate nella parte interna dei fianchi si presentano invece più arcuate e più piegate in avanti verso l'esterno. Le coste non hanno poi, come nell’ Harp. Boscense tipico, conservato il maggiore rilievo loro fino al margine dorsale, ma presso di questo svaniscono gradatamente allo stesso modo che nelle Ammoniti del gruppo del radians. Dal Gramm. Portisì tipico le Ammoniti in esame presentano pure alcune differenze che danno ragione Fio. 34. della loro separazione fatta da me nella var. Zitteliana. Esse hanno il dorso un poco più largo con solchi ai lati della carena più distinti, sezione dei giri più decisamente ovale slargata in basso, ombelico più stretto e sopratutto le coste alquanto meno nu- Linea lobale del Gramm. = IMerose, circa 50 nell’ultimo giro, più grossolane ed un poco più sinuose. Roio) iu Verb AE La linea lobale (fig. 34) si riporta completamente a quella. rilevata per la forma teliana Fuc. presa al diametro di mm. 45,in tipica. Si osserva solo che il primo lobo laterale termina con tre punte meno simme- grandezza naturale. . 219 x triche e più slargate. L’esemplare figurato dallo ZirtEL proviene dalla Marconessa, quello figurato da me da Canfaito; altri ne ho pure di ambedue queste località. Var. contraria. — Tav. IX [IX], fig. 5. ? 1867-81. A. (Harpoceras) radians MeneenINI (non Revn.). Mossies du Medolo, pag. 4, tav. 1, fig. 8. 1900. Grammoceras Portisi Fuc. var. contraria Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . . . . 0 Ò Ò 5 Ò . o 0 . mm. 45 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . o : . . o 0,39 Spessore » » » E 3 6 6 o : 0,25 Larghezza dell’ombelico » » ” 0 ; , Ò 0 0, 33 Ricoprimento della spira » » ; 5 . i 0 0 0,07 Questa varietà si scosta dalla forma tipica in senso contrario della var. Zitfeliana. Il suo carattere principale è quello quindi di avere un numero assai considerevole di coste, oltre 70 nell'ultimo giro. [63] A. FUCINI 37 Queste coste sono inoltre più sinuose, meno retroverse e più facilmente riunite in special modo nella camera di abitazione. Questa occupa un poco meno della metà dell’ultimo giro; i giri hanno una mag- giore altezza, si ricoprono maggiormente ed i primi si mantengono lisci per un tratto più lungo; l’om- belico è più ristretto e il dorso ha solchi appena distinti ai lati dalla carena sifonale. La linea lobale corrisponde in generale a quella presentata dalla forma tipica, dalla quale diversifica solo per il primo lobo laterale meno largo e terminato asimmetricamente in due punte e per la prima sella laterale un poco più larga. , Questa varietà congiunge il Gramm. Portisi al Gramm. Isseli. Essa però è assai diversa da quest’ultima specie per i fianchi discretamente convessi, arrotondati in modo assai più largo sul contorno ombelicale, per le coste più sinuose nella parte esterna dei giri e per la linea lobale. Sembra riferibile a questa forma quell’Ammonite del Medolo che il MeNnEGHINI riferì all’A. (Harpoceras) radians REIN. Tale esemplare non è stato però da me sinonimizzato sicuramente con la presente varietà perchè essendo molto piccolo e tutto concamerato non è sicuro che esso a sviluppo completo conservi inal- terati i suoi caratteri. L’esemplare esaminato proviene dalla Marconessa. 4. Grammoceras Isseli Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 6-8. 1867-81. Harpoceras Boscense MeneGHINI (non Revnès). Fossiles du Medolo, pag. 12 (pars) non exempl. fig. 1900. Grammoceras Isseli Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lius medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI I II III Diametro 3 0 6 ò i . 0 5 . mm. 72 mm. 48 mm. 38 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . o 0,36 0,37 0,38 Spessore » » » » 7 È 0,18 0,20 0,25 Larghezza dell’ ombelico » » . ò 0,42 0,40 0,38 Ricoprimento della spira » » - - 0,05? 0,05 2 Conchiglia molto compressa, ad accrescimento mediocre e discretamente ma poco profondamente om- belicata. I giri, il doppio o poco meno più alti che larghi, presentano una sezione ellittica, leggermente compressa nella parte superiore. Essi hanno il maggiore spessore a metà della loro altezza, d’ onde si abbassano gradatamente dalla parte esterna fino al margine dorsale, per produrre dopo un dorso non molto largo ed assai strettamente arrotondato. Dalla parte interna e fino al margine ombelicale i fianchi si mantengono piani od ‘anche un poco appena depressi. I primi giri però sono debolmente con- vessi anche nella loro parte interna. Il margine ombelicale non è angoloso ma netto e distinto; esso cade alla sutura assai rapidamente. Sul dorso si trova una carena piuttosto minuta la quale ai lati porta délle debolissime depressioni, quasi indistinte, che la separano dai fianchi. I primi giri sono lisci. La spira diviene poi ornata da coste numerosissime, anche un centinaio nell’ultimo giro. Tali coste, nei giri interni, specialmente negli individui figurati, sono più grossolane che nel restante della spira e ciò indipendente- mente dalla camera di abitazione. Le coste, ove sono più grossolane, hanno poi anche più spiccato il carattere di semplicità fino all’ombelico, mentre ove sono più sottili e numerose acquistano generale tendenza a riunirsi e talvolta si riuniscono definitivamente prima di arrivare al margine ombelicale. In quanto al loro andamento esso è presso a poco uguale a quello che si ha nella specie precedente. Le coste sì cominciano a vedere distintamente sul margine ‘ombelicale, dove sono dirette in modo deciso in 38 A. FUCINI [64] avanti e d’onde vanno gradatamente aumentando in grossezza fino al margine esterno. Fra il quarto ed il terzo interno dell’altezza dei giri esse si piegano in dietro, acquistando deciso andamento retroverso, e vanno poi facendo una leggerissima curva opposta che aumenta di poco in corrispondenza del margine dorsale, ove le coste rapidamente svaniscono. Nel più grande esemplare figurato l’ultima camera comprende la metà dell’ultimo giro e sembra che essa sia completa poichè si hanno all’apertura indistinti caratteri del peristoma. Questo avrebbe l’andamento delle coste e sarebbe munito di un’espansione auricolare in cor- rispondenza della piegatura delle coste stesse sul terzo esterno. dell’altezza del giro, e di altra espansione a guisa di becco in continuazione del dorso. Ripeto però che il peristoma è mal conservato. La linea lobale (fig. 35) si vede molto distintamente nell’esemplare figurato, proveniente da Canfaito. Essa è del tipo di quella della specie precedente, dalla quale differisce sopra tutto per assai maggior profondità del lobo sifonale e conseguentemente, in relazione a ciò, anco per minor profondità i degli altri lobi. Così abbiamo che nella specie in esame il primo lobo laterale, termi- ALe) nato in cinque punte disposte in semicerchio, sorpassa di pochissimo la linea radiale, i mentre gli altri più interni se ne allontanano via via sempre più. La sella esterna è na pure bipartita, ma in modo che la porzione esterna resulta meno alta di quella interna, metro di mm. 31, in e la prima sella laterale è alquanto più alta di essa. Per maggior profondità delle in- SEE cisioni sui margini delle selle, queste resultano inoltre generalmente più svelte e. più frastagliate di quelle del Gramm. Portisi. Il Gramm. Isseli, specialmente nei giri interni dove i fianchi sono più convessi ed ove si hanno coste più grossolane, ha qualche somiglianza con la specie precedente Gramm. Portisi. A sviluppo più inoltrato o completo le differenze sono tali che non lasciano, secondo me, sussistere alcun dubbio sulla loro distin- zione. Il dorso quasi perfettamente senza solchi in confronto con quello quasi tricarinato del Gramm. Portisi, il maggior numero delle coste, la forma diversa dei fianchi, della sezione dei giri ed un poco della linea lobale, sono caratteri già*sufficienti a farlo riconoscere. Nei giri interni questa specie ha delle analogie con il Gramm. instabile Revw.! il quale, per essere stato instituito sopra un esemplare di non completo sviluppo, non può essere preso in grande considerazione nell'esame di una specie di dimensioni tanto più notevoli. In ogni modo sembrerebbe che la specie del ReyxÈs fosse più compressa ed avesse giri più alti, maggiore involuzione e dorso più acuto. Altre somiglianze vengono presentate dal Gramm. Isseli con forme del gruppo del Gramm. radians REIN.?) al quale erano infatti stati rapportati alcuni esemplari dal MENEGHINI che ne scrisse l'etichetta, ma la riunione delle coste in vicinanza dell’ombelico, ciò che non avviene mai nel Gramm. radians, la loro forma, spe- cialmente nei giri interni, ed i caratteri della ragione dorsale non ammettono possibile una riunione qualsiasi. Il Gramm. Normanianum D’ORB., secondo me, si avvicina meglio di ogni altra specie al Gramm. Isseli al quale anzi è collegato mercè la varietà costicillata. La forma delle coste, più sinuose e meno retroverse nella specie in esame, il loro numero molto maggiore ed un poco le differenze della linea lobale la distin- guono facilmente. È da riportarsi a questa specie quell’esemplare di Ammonite descritto dal MENEGHINI nella fauna del Medolo e da esso considerato come forma intermedia fra altre da lui più tipicamente riferite all’ Harp. Boscense REYN. 3 Fic. 35. 1) RevNÈs. Essai de géol. et de paléon. Aveyronn., pag. 98, tav. V, fig. 2. ? ReineKB. Maris protog., pag. 71, fig. 39, 40. [65] A. FUCINI 39 Il Gramm. Isselì non è molto raro nell'Appennino centrale ed io ne ho esaminato individui provenienti dalla Marconessa, dalla Mitola, da Canfaito e dal Furlo. 5. Grammoceras subtile Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 10. 1900. Grammoceras subtile Fucmi.. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . 0 c 5 i 0 6 . 6 0 5 c . mm.58 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. © : ò © "5 0,36 Spessore » » » » o . 0 . 5 È 0,19 Larghezza dell’ ombelico » ) È î o o . ò 0,37 Ricoprimento della spira » » - . , ; È ò 0,07 Questa conchiglia tanto caratteristica fu raccolta nel 1868 a Ponticelli presso Cagli dal prof. ZrrtEL il quale, nell’ etichetta che l’accompagna, la indicò come specie nuova. Sebbene non benissimo conservata non ho creduto di doverla trascurare per il nome del suo raccoglitore e per la sua forma tanto strana. Essa è molto depressa, discretamente ombelicata, abbastanza involuta, inquantochè il penultimo giro è ricoperto per quasi la metà dall’ ultimo, ed. ha almeno la metà dell’ ultimo giro senza concamerazioni. I suoi giri, quasi il doppio più alti che larghi, hanno la maggiore gonfiezza sul loro terzo interno, d’onde con una leg- gerissima curva si deprimono alla stessa guisa tanto verso l'esterno quanto all’ interno. In vicinanza dell’om- belico, più che presso il dorso, quella curva si fa un poco più sentita. Il contorno ombelicale resulta però dolcemente declive alla sutura e il dorso termina in una cresta acutissima, unita ai fianchi senza alcuna in- terruzione o differenzazione. La sezione dei giri è distintamente ovale-lanceolata. I primi giri sono lisci; divengono poi ornati da coste molto caratteristiche, non molto numerose, arrotondate, più strette degli intervalli frapposti e quasi sempre semplici. Dico quasi semplici poichè due di esse nell’ultimo giro si riu- niscono molto distintamente sulla metà del fianco sinistro senza che si abbia uguale fatto sul fianco destro. Le coste nascono molto attenuate dall’ombelico e, dopo aver fatto una curva leggerissima e quasi insensibile che le rende un poco retroverse, si dirigono all’esterno conservando un andamento molto diritto. Dall’ ombelico esse vanno poi uniformemente e gradatamente aumentando in rilievo ed in larghezza verso il dorso, finchè giunte al margine esterno svaniscono assai rapidamente. La linea lobale visibile sul penultimo giro apparisce non tanto particolareggiata per l'erosione su- bìta. Essa ha il lobo sifonale molto largo e più profondo del primo laterale. Il secondo lobo laterale, profondo circa la metà del primo, non raggiunge la profondità del lobo accessorio molto indistinto. La sella esterna termina in grosse frastagliature decrescenti in altezza verso il lobo sifonale. La prima sella la- terale parrebbe un poco più alta di quella esterna ed è assai ristretta. Io non conosco una specie cui questa possa venire ravvicinata. Per la forma del dorso e dei giri vi è lA. falcopsis QuensT.! che è identico al Gramm. subtile, ma in esso le coste svaniscono e non aumen- tano in larghezza ed in rilievo verso l’esterno. 6. Grammoceras cfr. falculatum Reyn. — Tav. IX [IX], fig. 9. 1900. Grammoceras cfr. falculatum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. D4. 1) QuensTEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 342, tav. 42, fig. 47. 40 A. FUCINI [66] DIMENSIONI Diametro . . 0 0 . 0 0 o 0 o È 3 . mm. 64 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . ò . 6 c 5 0,44 Spessore » » » » . . c 0 c 0 0,23 Larghezza dell’ ombelico » » è Ò - ; 7 : 0,30 Ricoprimento della spira » » : : 7 a c 0 0,08 Queste misure sono molto approssimative inquantochè l’unico individuo in esame è assai deformato. Esso somiglia molto al Gramm. falculatum o radiosum Reyn.= Gramm. Eserì BaxLe ® (non OpPEL). Il Gramm. radiosus REYN., da non confondersi con A. (Dum.) radiosus SEEB., fu istituito dal REvnÈS sopra esemplari del Lias superiore di Millau ( Aveyron) moltissimo vicini al Gramm. radians Rein. In seguito il Reynks, nelle lettere scritte al MeNEGHINI, dava al suo A. radiosus il nome di falculatus, forse per non mantenere confusione con quello della specie del SreBacH. Il nome di faleulatus veniva poi inci- dentemente pubblicato dal MexEGHINI ? nella descrizione del Gramm. Ourionii. Si potrebbe giustamente conservare per la specie del ReyxnÈs anche il primo nome di A. radiosus inquantochè VA. radiosus del SEEBACH appartiene ad altro genere, ma io ho creduto meglio adoprare il nome di falculatus poichè è questo il nome che di mano dello stesso ReynÈs portano gli esemplari di Millau cui io direttamente ho confrontato il mio dell’Appennino centrale. La corrispondenza di caratteri tra l’individuo in esame e quelli di Millau può dirsi quasi perfetta tanto nella forma dei giri quanto nelle coste le quali anche in alcuni esemplari di Millau si ravvicinano a gruppi in vicinanza dell’ombelico, costituendo con ciò una notevole differenza con il tipico Gramm. radians REIN. il quale ha coste sempre semplici. Gli individui di Millau da me esaminati, sempre di pic- cole dimensioni, hanno però coste più sottili e più numerose. L'individuo in esame appartiene ad una specie assai caratteristica per la forma dei giri e delle coste. La conchiglia è compressa, non tanto largamente ombelicata e di discreta involuzione poichè i giri si ricoprono per metà circa della loro altezza. Tali giri, quasi il doppio più alti che larghi, sono pochissimo curvati sui fianchi; di qui essi scendono gradatamente al margine esterno ove, specialmente a sviluppo minore, aumen- tano un poco la loro curvatura. Dalla parte interna i fianchi cadono sulla sutura ombelicale assai più decisamente, producendo un margine circombelicale netto, ma non angoloso. La sezione dell'apertura re- sulta ovale-lanceolata alla fine dell'ultimo giro, al principio dello stesso invece è ovale-ellittica. Ciò perchè il dorso, con lo sviluppo della spira, va divenendo sempre più acuto. Anche la carena sifonale diviene più spiccata ed acuta con l’accrescimento. Le coste che ornano questa conchiglia sono assai numerose, circa 60 nell’ ultimo giro, larghe quanto o poco più degli intervalli frapposti, flessuose, eva- Fic. 36. ' nescenti presso la carena sifonale e talvolta confusamente riunite a due o a tre lungo AI Dog il margine ombelicale. Linea lobale del Gramm. La linea lobale (fig. 36), di cui si vedono traccie fino all’ ultimo quarto dell’ ultimo cfr. falculatum Revn. presa al diametro ai —Qiro, è ben rilevabile solamente al principio di esso ultimo giro. Oltre al lobo sifonale, OI grandezza —mediocremente largo, si ha un primo lobo laterale, non molto largo, più profondo del sifonale e caratteristicamente terminato in due punte, quindi un secondo lobo laterale, che raggiunge appena la profondità di quello sifonale, e poi un piccolo lobo accessorio molto ridotto. La sella esterna è ampia e bipartita, non tanto simmetricamente, da un lobo secondario, fin quasi a metà della i) BayLe. Explic. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 6. 2) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4. 167] A. FUCINI 41 sua altezza. La prima sella laterale è assai meno larga della precedente, però ugualmente alta. La se- conda sella laterale molto depressa è bassa e ridotta. La sutura dell’ombelico sembra cadere sopra una piccola ed indistinta sella accessoria. Questa specie ha le maggiori somiglianze con il Gramm. fallaciosum Barre , con il Gramm. Curionii Mex. 2), e con il Gramm. Eseri OrP. 3) e di questo specialmente con la forma figurata dal BayLE 4, che io, insieme con altri, ritengo identica al Gramm. radiosus o falculatum REYN. Mentre essa somiglia al fallaciosum per la forma dei giri, ne diversifica per maggiore involuzione della spira e sopra tutto per le coste talvolta riunite nella metà interna dei fianchi e un poco più sinuose. Il Gramm. Eseriì OpP., in confronto alla specie in esame, ha le coste più grossolane, meno numerose e riunite a maggiore lontananza dall’ombelico; questo è assai più profondo, più ristretto e con margine più netto. Anche la linea lobale è differente. Maggiori somiglianze vengono presentate dal Gramm. Curionii Mer. e specialmente da quell’esem- plare rappresentato dal MeNEGHINI con la fig. 5 della tav. II e da lui riguardato come assai differente da quello in frammenti preso per tipo della sua specie. La linea lobale di tale esemplare non sarebbe tanto diversa da quella dell’ individuo dell’ Appennino ed avrebbe anche, sebbene non tanto distintamente, il primo lobo laterale terminato in due punte. Non ho creduto di potere riunire questa forma del Medolo alla mia perchè quella in confronto di questa ha coste assai più sottili e numerose. Perciò essa è estre- mamente vicina al tipico Gramm. falculatum Revxès. La forma presa dal MENEGHINI a tipo del suo Gramm. Curionii è certamente differente dalla mia specie per le coste più sottili, più numerose, assai più sinuose e non riunite, per maggior compressione di tutta la conchiglia, per diversa forma dei giri. Alcuni piccoli esemplari di Harpoceras del Medolo che si trovano nella collezione pisana debbono, a mio parere, riferirsi alla specie in discussione, alcuni anche al tipico Gramm. falculatum RevnÈSs. L’esemplare esaminato proviene dal Monte Faito. 7. Grammoceras celebratum Fuo. — Tav. X [X], fig. 1,2. 1885. Ammonites serpentinus MeneGHINI in Spapa-Lavini et Orsimi. Quelg. observ. geol. sur les Apenn. de i Italie centr., pag. 29. 1885. —_ bifrons MexneGHINI. Ibidem. 1893. Harpoceras Kurrianum (non OpprL) Gever. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, p. 15, tav. II, fig. 5-7. 1895. — cfr. — BowarELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 15. 1900. Grammoceras celebratum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ Appen. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI 1 II III Diametro . 0 ò 6 6 c . o 6 . mm. 88? mm. 57 mm. 57 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 6 0,37 0,38 0, 38 Spessore » » » » E ; 0,19 0,21 0,21 Larghezza dell’ ombelico » » o 0 0,40 0,35 0,35 Ricoprimento della spira » » 0 ò 0,05 0, 06 0,06 i) BavLe. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2. 2) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4, tav. II, fig. 4, 5. 3 OpPEL. Palacont. Mittheil. ecc., pag. 143, tav. 44, fig. 3. 4) BavLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 6. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 6 42 A. FUCINI [68] Questa interessante specie è rappresentata da tre esemplari assai belli che io credo corrispondenti molto bene a quelle Ammoniti del Schafberg che dal GeveR vennero riferite al Gramm. Kurrianum OpPEL.! La conchiglia è molto compressa, discretamente ombelicata, di accrescimento non tanto rapido e di involuzione non tanto sentita, inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un poco meno del terzo della sua altezza. I giri assai più alti che larghi hanno il maggiore spessore sul terzo interno dell’ al- tezza, d’ onde si abbassano gradatamente tanto verso l'esterno quanto verso l’interno. Ne resultano quindi fianchi leggermente arrotondati ed alquanto declivi verso l’esterno. La curvatura dei giri poi, aumentando assai in corrispondenza del margine circombelicale e meno sul margine esterno, dà luogo ad una sezione di essi giri ovale o quasi lanceolata per cagione dell’acuta carena sifonale che si trova sul dorso. Questo, a notevole sviluppo della spira, è assai acuto ed ha la carena non tanto individualizzata; nei giri interni invece esso risulta relativamente più largo e con carena meno acuta, ma più distinta dai fianchi. Gli ornamenti hanno caratteri alquanto differenti nei diversi esemplari. Nel secondo esemplare mi- surato (Tav. X [X], fig. 2) sono molto uniformi e risultano di numerose coste, 60 nell’ultimo giro, sempre semplici, più strette degli intervalli, od almeno ugualmente larghe, regolari e molte sinuose. Queste coste nascono debolissime sulla parete circombelicale, ove formano una curva rivolta in dietro; sul margine del- l'ombelico hanno già acquistato una direzione spiccatamente voltata in avanti, quasi tangente alla curva dell’ombelico stesso, che conservano fino a circa un terzo dell’altezza dei giri. Qui le coste, aumentando sempre in rilievo, con una curva assai sentita si piegano in dietro, per rivoltarsi poi nuovamente in avanti, ma con curva assai più larga, posta sul terzo esterno del giro. A questa curva corrisponde anche il mag- giore rilievo delle coste che vanno quindi sperdendosi, con una lunga coda, sulla carena sifonale. Nell’individuo più grande ed in quello misurato per ultimo gli ornamenti conservano i medesimi caratteri di quelli dell’individuo già esaminato, ma solamente fino ai due primi terzi dell’ultimo giro. Nell’ultima porzione della spira di tali esemplari le coste si raffittiscono, divengono meno sinuose e più irregolari, inquantochè alcune sono più grossolane, altre più sottili, alcune semplici ed altre aggruppate. Allora la conchiglia rammenta in modo speciale quella del mio *Gramm. Isselì precedentemente descritto. Non è da credersi però che l’avvertita differenza dipenda dall’ aversi o no conservata l’ ultima camera. Nell’ indi- viduo avente le coste sempre regolari l’ultima camera comprende la metà del giro e ciò avviene anche in quello più grande; l’individuo di mm. 57 (III) e che ha pure le coste raffittite nell’ ultima parte del giro è tutto concamerato. È La linea lobale si vede al principio dell’ ultimo giro di ambedue gli esemplari figurati ed è in essi presso a poco identica. Nell’ esemplare più grande essa (fig. 37) ha il lobo sifonale mediocremente profondo, ristretto e con un’alta e sottile selletta: sifonale. Il secondo lobo laterale, alquanto più profondo del precedente, ha pareti fittamente ma non molto profonda- mente dentellate, e termina con grosse dentellature delle quali Ja mediana assai più profonda delle altre finisce con due punte. Il secondo lobo laterale molto ristretto Pe oranm Fu vr termina irregolarmente con tre punte grossolane, con le quali sorpassa la linea si I radiale; segue un piccolo lobo accessorio meno profondo dei precedenti e quindi un secondo accessorio, non distinguibile, sul quale cade le sutura dell’ombelico. La sella esterna molto ampia, quasi il doppio del primo lobo laterale e della prima sella laterale, è bipartita asimmetricamente da un lobo secondario alquanto obliquo verso l'interno. La parte esterna della sella così Fic. 37 1) OPPEL. Palaeont. Mittheil., pag. 136, tav. 42, fig. 3. [69] i A. FUCINI 43 divisa resulta meno alta, meno larga e più semplice della parte interna, la quale segna la maggiore altezza di tutta la linea lobale. La prima sella laterale è poco più bassa e più semplice della precedente. La seconda sella laterale resulta poi molto piccola e ridotta, così anche la prima accessoria che occupa la parete circombelicale. La linea lobale dell’esemplare più piccolo figurato corrisponde a quella ora descritta, solamente dif- ferisce nel primo lobo laterale che vi è leggermente slargato alla base ove termina, però un poco asim- metricamente, in due lunghe punte. Per questi caratteri tale linea lobale è identica a quella data del GeyER per la forma del Schafberg. Come bene osserva il GeryER la linea lobale di questa specie è del tipo di quella del Gramm. Nor- manianum d’ORB. 1 cui la conchiglia somiglia alquanto nella forma generale. La specie del p’ ORBIGNY ha però coste più irregolari, più retroverse, molto meno sinuose, specialmente sul margine esterno, non sempre semplici e dorso assai differente. La linea lobale del Gramm. Normanianum tipico ha inoltre la prima e la seconda sella laterale più alta di quella esterna. Essendo nel dubbio che questa specie fosse riferibile, secondo quello che ha creduto il GeyER, al Gramm. Kurrianum OpP., chiesi ed ebbi dalla squisita cortesia del Prof. v. ZrrteL due modelli dell’e- semplare originale dell’OppeL. Con questi modelli presenti mi sono dovuto convincere della impossi- bilità di riunire la specie studiata al Gramm. Kurrianum OPP. Questo, in confronto della mia specie, è più compresso, ha il margine circombelicale più acuto e l’ombelico meno profondo. I fianchi dei giri, più uniformemente declivi verso l’esterno, danno luogo ad un dorso meno largo, più acuto, più ristretto, senza veruna carena sifonale individualizzata e producono una sezione del giro più alta e decisamente lan- ceolata. Le coste poi appariscono grandemente diverse per essere più numerose, più sottili e molto meno sinuose, specialmente nella parte interna dei fianchi, ove hanno una direzione quasi perfettamente radiale, anzichè quasi tangente alla curva dell’ombellico, ed ove hanno una ondulosità caratteristica, manifesta anche nella figura data dall’ OrpeL stesso. La linea lobale del Gramm. Kurrianum è indiscutibilmente vicinis- sima a quella del mio Gramm. celebratum, però essa ha la prima sella laterale più alta di quella esterna e divisa assai più profondamente da un lobo secondario. | Grandissima somiglianza viene presentata dalla mia specie anche con diverse forme di Ammoniti del Lias superiore che dal MENEGHINI °) vennero riferite al Gramm. radians REIN. e che dall’Haue ? e dal BoxaRELLI ‘) sono riportate invece al Gramm. fallaciosum BavLe. ® La specie del Bayre non solo mi sembra differente dalla mia, ma anche da quella studiata dal MENEGHINI, per avere sopra tutto le coste molto meno sinuose. Il MeNEGHINI aveva dapprima riferito all’ Hild. difrons Bru. l'esemplare più grande da me figurato; quello più piccolo era stato invece ritenuto da lui per 1’ Harp. serpentinum REIN. Dopo che i calcari grigi dell’ Appennino si riconobbero appartenere al Lias medio il MENEGHINI °) ritenne invece che gli esemplari in esame riguardassero il Gramm. radians REIN. L’esemplare più grande figurato proviene dal Monte della Faiola, quello più piccolo, pure figurato, dalla Marconessa e l’altro dal Monte Faito. 1) p’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 291, tav. 88. 2) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 33, tav. IX, fig. 2-6. 3 Haue. Monogr. d. Amm.-Gattung Harpoceras, pag. 616. 4 BONARBLLI. Le Amm. del rosso ammonit., pag. 204. 5) BayLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1-2... 6 MenEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 14. 44 A. FUCINI [70] Var. italica. — Tav. X [X], fig. 3. P1867-81. Harpoceras Ourionii MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 4, tav. II, fig. 5 (pars) non fig. 4. 1900. Grammoceras celebratum Fuc. var. italica Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . 5 . ò 0 . : . 0 7 0 Ò 6 mm. 44 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . 5 7 9 È 0,41 Spessore » » » » . b i . 3 0,28 Larghezza dell’ ombelico » » 3 i 3 c o 0,25 Ricoprimento della spira’ » » Ò , ò 7 ; 0, 10 Questa conchiglia è molto compressa, non tanto largamente ombelicata, di accrescimento non molto lento e di mediocre involuzione, inquantochè i giri ricoprono il precedente per più della metà della sua altezza. I giri, quasi il doppio più alti che larghi, hanno i fianchi pochissimo convessi e presentano il maggiore spessore ad un terzo circa della loro altezza ed una sezione ovale allungata. I fianchi, dal punto di maggiore gonfiezza, si deprimono un poco più rapidamente verso la sutura dell’ombelico che verso l'esterno. Il margine circombelicale resulta però non tanto spiccato. Il dorso piuttosto ristretto porta una carena minuta, ma ben evidente. Le coste sono simili a quelle della forma tipica, ma forse un poco più grossolane rispetto agli intervalli. La linea lobale è identica. L’esemplare in esame viene separato come varietà dal Gramm. celebratum sopra tutto per l’ aceresci- mento più rapido, per l’involuzione maggiore e per le coste aventi la piegatura interna ad assai mag- giore distanza dell’ ombelico. L'individuo ora esaminato sembrerebbe corrispondere molto bene al Gramm. instabile REYN. !, però i caratteri dati dall’esemplare del Revnks non offrono quella sicurezza che ci vuole per stabilire bene l'identità di una specie, inquantochè riguardano evidentemente un individuo giovanile o forse meglio la parte interna della spira di un individuo grande. In tutte le Ammoniti, ma negli Harpoceras specialmente, i caratteri giovanili od interni sono spesso fallaci perchè non di rado diversi da quelli presentati a com- pleto sviluppo. In ogni modo andava notata la somiglianza della specie del REynÈs con il mio esemplare perchè chi avrà agio di avere esemplari di Gramm. instabile tipico più sviluppati possa stabilire o no la corrispondenza fra le due forme. A mio pareré va forse riunita a questa varietà quell’ Ammonite del Medolo che il MENEGHINI esitò giustamente a riunire al suo Gramm. Curioniù e che rappresentò con la fig. 5 della tav. II. Il Gramm. Curionii MEGH., il cui tipo è rappresentato dal MenEGHINI con la fig. 4 della stessa tavola, ha il dorso più largo e separato dai fianchi da leggiere e caratteristiche carene marginali. Come ho detto nella de- scrizione del Gramm. cfr. falculatum quell’Ammonite del Medolo somiglia moltissimo al tipico Gramm. falculatum Revn. al quale potrebbe forse anche riferirsi. L'unico esemplare che io ho avuto in esame della presente varietà proviene dalla Marconessa. i) RevNks. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 98, tav. V, fig. 2. Fr1] A. FUCINI 45 8. Grammoceras Bonarellii Fuc. — Tav. X [X], fig. 4, 5. ? 1874. Ammonites Boscensis Bicke (non Revnès). Geol. Verhilin. d. siidlich. Theil. d. Bakony, pag. 133, tav. II, fig. 4 (pars) non fig. 2. 1900. Grammoceras Bonarellii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . ‘ A ò o ò . ; 5 . mm. 56? mm. 45 - Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. c 0 0,39 0,40 Spessore » » » » È i ; 0,23 0,23 Larghezza dell’ ombelico » » 5 : 3 0,34 0,35 Ricoprimento della spira » » © 0 0 0, 06 0,06 A questa specie appartengono due forme che io non ho creduto di separare anche come semplici varietà, perchè non differiscono fra loro che per le coste, le quali in una sono più grosse e meno numerose che nell’altra. La prima forma è rappresentata da un individuo di 56 mm. di diametro, concamerato fino ai tre quarti dell'ultimo giro ed avente 37 coste; l’altra da due individui fra loro identici, di 45 mm. di diametro, quasi tutti concamerati ed aventi 44 coste nell’ ultimo giro. La conchiglia di ambedue le forme è poi compressa, discretamente ombelicata e di non grande involuzione inquantochè 1° ultimo giro ricopre il penultimo per un terzo circa della sua altezza. I giri, quasi il doppio più alti che larghi, hanno i fianchi pressochè piani e paralleli fra loro, si deprimono assai rapidamente ed ugualmente tanto al- l'esterno quanto verso la sutura dell’ombelico ed hanno una sezione ellittico-rettangolare. Il contorno del- l'ombelico, senza essere angoloso, resulta assai distinto e la superficie circombelicale mediocremente alta dà origine ad un ombelico piuttosto profondo. Il dorso discretamente ampio resulta piatto, specialmente quando la carena sifonale è abrasa. I solchi ai lati della carena sono larghi, appena distinti e pochissimo profondi. I primi giri appariscono lisci ed è solo ad un diametro di circa mm. 10 che vengono ornati da coste che dapprima sono larghe, appiattite e di rilievo irregolare e che ben presto diventano regolari di andamento e di forma. Le coste larghe quanto i loro intervalli e molto sinuose sembrano semplici, per quanto non sia dato negare che alcune si possano indistintamente riunire presso l'ombelico, ove sono molto deboli e confuse. Anche sul margine esterno le coste s’indeboliscono gradatamente, svanendo prima di giungere al solco che precede la carena e dopo aver fatto una lunga coda rivolta in avanti. Nella forma a coste grossolane sembra che il dorso nell'ultima porzione della spira si vada restringendo e diventando più acuto. La linea lobale (fig. 38), disegnata dall’esemplare che rappresenta la forma a coste meno numerose, è costituita da un lobo sifonale relativamente assai profondo, avente una selletta sifonale Foa molto alta; da un primo lobo laterale largo, appena un poco più profondo del precedente e terminato con grosse punte in numero dispari, e da un secondo lobo laterale e da due Ni I accessori poco bene visibili. La sella esterna, discretamente ampia, è bipartita asimmetri- : L camente quasi fino a metà della sua altezza da un lobo secondario. La porzione esterna ra DE dae GA di essa è più bassa e più stretta della parte interna. La prima sella laterale, fornita di al diametro di mm, 43, dentellature più profonde di quelle della sella esterna, uguaglia quasi l'altezza di questa Erano ed è assai più alta delle altre selle laterali che la seguono nella parte interna del fianco e che vanno tutte degradando. La specie esaminata ha delle affinità con 1 Harp. Boscense Reyw. Questo ha però il dorso con solchi 46 A. FUCINI ù [72] più distinti, spiccatamente tricarinato, e le coste più diritte nella parte esterna dei fianchi, ove terminano quasi ad un tratto sul margine dorsale senza formare la coda in avanti. Uguali differenze, specialmente in ciò che riguarda le coste, si riscontrano. in confronto con l° Hd. Lavinianum Mer. La forma a coste più sottili e più numerose del Gramm. Bonarelliù ha una particolare somiglianza con la var. Zitfeliana del mio Gramm. Portisi. Tale somiglianza è però limitata al modo di accrescimento della spira ed alla forma delle coste, ma non si estende ai caratteri del dorso e dei giri. Questi nella var. Zitteliana sono meno appiattiti sui fianchi ed invece di una sezione rettangolare ellittica la presentano ovale. Il dorso non vi è appianato, nè tanto largo, nè quasi mancante di solchi ai lati della carena sifonale. Certo le due specie Gramm. Portisi © Gramm. Bonarellii sono collegate mercè la varietà Zitteliana del Gramm. Portisi. Il Gramm. Bonarelliù trova anche qualche somiglianza, nella forma del dorso specialmente, con la seconda forma di Harp. Boscense illustrata dal MenEGHNI ! fra i fossili del Medolo, ma quella forma ha le coste caratteristiche della specie del Revnks, non però il dorso. Questo è più ampio ed ha solchi ai lati della carena meno grandi dell’ Harp. Boscense, ma più distinti di quelli della specie in esame. Le Ammoniti illustrate dal BòcktH °° come Harp. Boscense REYN. a me sembra che non riguardino tale specie. Quella della fig. 1, l'ho riportata alla var. coniungens dell’ Hild. Lavinianum Meax., della quale ha tutti i caratteri; l’altra della fig. 4, per avere le coste molto sinuose, sembrerebbe riferibile piuttosto alla specie in esame. L’ho posta in sinonimia dubbiosamente poichè essa sembra avere un dorso molto più ristretto e meno piano. ao), L’esemplare della forma a coste più grossolane proviene dal Monte Faito, gli. altri della forma a coste più numerose sono stati raccolti uno pure al Monte Faito ed uno alla Marconessa. 9. Grammoceras Bassanii Fuc. — Tav. X [X], fig. 6, 7. 1900. Grammoceras Bassanii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. D4. DIMENSIONI I II III Diametro È È a d ‘ 5 6 È . mm. 85 mm. 24 mm. 43 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . 6 0,37 0,37 0, 44 Spessore » » » » 5 6 0,23 0, 23 0,27 Larghezza dell’ombelico » » ò , 0,32 0,32 0,28 Ricoprimento della spira » » o 6 0,08 0, 08 0,09 Bellissima specie rappresentata da tre esemplari due dei quali con la camera di abitazione tutta con- servata. La conchiglia del più grande di questi, che proviene dal Pian de’ Giugoli, è compressa, non tanto largamente ombelicata, di accrescimento non molto rapido e di involuzione assai sentita, inquantochè l’ultimo giro ricopre il penultimo per i due quinti della sua altezza. I giri sono assai più alti che larghi, leggermente convessi nella parte concamerata della spira, più appianati nella camera di abitazione, ove presentano anche un leggiero schiacciamento fra il quarto interno della loro altezza ed il margine ombe- licale. Questo resulta netto ed angoloso lungo la camera di abitazione, ove i fianchi cadono verticalmente 4) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 12, tav. 1, fig. 7. °° BòcKH. Geol. Verhéltn. d. siidlich. Theil. d. Balkony, pag. 133, tav. 6, fig. 4. [73] RE A. FUCINI 47 verso la sutura e mostrasi sempre più arrotondato procedendo all’interno della spira. Anche il margine esterno è più spiccato e deciso nell’ultima camera anzichè nella parte concamerata della conchiglia. Qui il dorso non è tanto distintamente separato dai fianchi e diviene sempre più ristretto ed acuto an- dando verso i primi giri. Da tali caratteri deriva che la sezione del giro nella camera di abitazione appare quasi rettangolare, mentre nella parte precedente della spira è più decisamente ovale. La carena sifonale nell'ultima parte della spira è molto spiccata, distinta, rilevata e separata dai margini esterni, sopra i quali terminano le coste, da un largo listello liscio leggermente spiovente verso i fianchi. Posteriormente essa diviene meno spiccata, più ottusa, non separata dalle coste, che arrivano fino alla sua base, e sembra che debba sparire procedendo all’ indietro per dar luogo ad un dorso più acuto e non carenato. Un altro carattere dell’ ultima camera consiste nella maggiore evoluzione che vi acquista la spira e nel minor accre- scimento proporzionale dell’altezza del giro. È per tale particolarità che alla fine dell’ultimo giro l'altezza di questo è rappresentata da 0,37 dal diametro mentre alla metà è data da 0,41 del diametro relativo. La con- chiglia mostrasi ornata da coste quasi sempre semplici, raramente riunite in modo poco distinto, le quali de- bolissime, ma assai nette, prendono origine dalla sutura dell’ombelico. Nella superficie circombelicale tali coste sono piegate in dietro in modo assai spiccato, ma sul margine dell’ombelico, con una curva assai stretta, prendono una direzione leggermente opposta. Sui fianchi esse hanno un andamento regolare si- nuoso ed in complesso radiale. In quanto alla grossezza ed alla forma le coste sono diverse a seconda che si esaminano nella parte concamerata della spira o nella parte che costituisce l’ultima camera. Nella prima sono regolari, spiccate, rilevate, un poco più larghe degli intervalli e regolarmente arrotondate; nella seconda gradatamente vanno prima ad essere alquanto meno rilevate, più strette degli intervalli e, per presentare la loro parete posteriore scendente al solco assai più rapidamente della parete ante- riore, acquistano il carattere embricato; in vicinanza dell’apertura poi vanno facendosi molto più sottili, fitte, serrate ed indistinte. La camera di abitaziane, che appare tutta conservata, occupa un poco meno della metà dell’ultimo giro ed ha il peristoma della stessa forma sinuosa delle o sa coste e con un becco assai lungo in corrispondenza della regione dorsale. La linea lobale (fig. 39) si compone di quattro lobi e di altrettante selle. Il 313 primo lobo laterale, assai stretto, è di un terzo più profondo del. lobo sifonale il IU quale è uguagliato dal secondo laterale. L'unico lobo accessorio, molto semplice, ;nea lobale del Gramm. PARI resulta profondo la metà di quello sifonale. Dalla sella esterna, alta poco più che Fuc. presa al diametro di mm. larga, rimane caratteristicamente staccata nella parte dorsale una piccola por- AA zione per mezzo di un lobo secondario, profondo quasi quanto quello sifonale. La prima sella laterale è assai svelta, più sottilmente frastagliata e più alta di quella esterna. La seconda sella laterale rimane invece più bassa di quest’ ultima ed anche un poco dell’ unica accessoria, la quale è moltissimo larga ed alta quanto la prima laterale. Il piccolo esemplare della Marconessa corrisponde quasi completamente a quello ora esaminato. Anche esso ha la camera di abitazione conservata, comprendente un poco meno della metà del giro, ed ha la carena sifonale sviluppata distintamente solo nell'ultima camera, ove è separata dai fianchi da un listello liscio spiovente verso di essi. Le differenze che vi si osservano provengono, secondo me, dal tanto minore svi- luppo. Esse consistono nella presenza di un solco che ripete la forma delle coste limitante il peristoma, nella regolarità del numero e della grossezza delle coste nella camera di abitazione e nella accentuata mancanza di carena al principio dell’ ultimo giro. Qui il dorso è acutamente arrotondato e, anche per le coste che svaniscono sopra di esso, somiglia quello degli Amphiceras. La linea lobale, sebbene non eviden- tissima, ha i medesimi caratteri di quella rilevata sul grande esemplare più sopra esaminato. o 48 A. FUCINI [74] Anche 1’ altro esemplare della Marconessa, più grande del precedente ma più piccolo di quello del Pian de’ Giugoli, conferma i caratteri essenziali di questa specie. Esso è quasi tutto concamerato e perciò non fornisce dati relativi alla (camera di abitazione. È importante perchè anche esso dimostra che la specie, nei giri interni, ha il dorso acuto, non carenato, che con l’accrescimento va arrotondandosi ed ampliandosi gradatamente. Il Grammoceras Bassani trova le maggiori somiglianze con il Gramm. antiquum Wricat® di una zona di Lias medio forse più antica di quella da cui proviene la mia specie, e con il Gramm. fal- laciosum BavLe ® del Lias superiore. Del Gramm. antiquum esso ha la forma generale della conchiglia, compresa quella importantissima del dorso, ma ne differisce essenzialmente per il ricoprimento minore della spira e per i caratteri delle ornamentazioni. Queste, nella mia specie e nella parte concamerata della spira, sono coste molto grossolane, semplici e non suddivise in tante altre piccole costicine minori come nel Gramm. antiquum. Lungo il margine circombelicale di quest’ ultima specie si hanno. inoltre delle costicine caratteristiche che mancano nel Gramm. Bassanti. L’WRrIGHT non dando la linea lobale e la sezione del giro della sua conchiglia ci fa mancare di due principali caratteri di riferimento. Il Gramm. cfr. antiquum GeyERr 3 ha i medesimi caratteri del tipico Gramm. antiquum WRIGHT per differire dalla mia specie. La linea lobale poi data dal GevER è assai diversa da quella presentata dalla mia specie. Il Gramm. Bassani si accosta inoltre al Gramm. fallaciosum BAYLE e più che al tipo di questo a quella forma illustrata recentemente dal BeneckE 4 la quale presenta nell’ ultima camera l'evoluzione maggiore della spira e, in corrispondenza, minore accrescimento in altezza del giro. La mia specie è certo diversa anche da quella del BavLe per minore larghezza dell’ombelico, avente anche margini angolosi, per maggiore spessore e minore altezza dei giri, per il dorso più largo e con carena sifonale più robusta, per le coste più sinuose e per la linea lobale. Questa, in confronto con quella data dal BeNEcKE, ha la sella esterna più ‘asimmetricamente bipartita e più bassa della prima laterale ed ha la sella accessoria ben spiccata ed alta quanto la prima sella laterale. 10. Grammoceras Ombonii Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 1. 1900. Grammoceras Omboni Fumi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias inf. dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . 6 : ? o 0 5 : . 0 o È . mm. 75 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 6 o o o : 0,38 Spessore » » » » 7 ; o o 5 3 0,24 Larghezza dell’ombelico » » - - ò c NES 0,34 Ricoprimento della spira » » è i , 0,06 Avevo dapprima creduto che l'esemplare in esame costituisse una varietà della specie precedente, ma mi sono dovuto convincere che esso non ha niente a che fare con il Gramm. Bassanî cui somiglia solo superficialmente. i) WRIGHT. Lias Amm., pag. 431, tav. LVII, fig. 1-4. 2?) BavL®. Explic. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2. 3) Gover. Mittel. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 19, tav. II, fig. 8. i BenbCKE. Beitr. zur Kenntn. d. Jura in Deutsch-Lothringen, pag. 56, tav. 7. [75] A. FUCINI 49 Il Gramm. Ombonii presenta una conchiglia depressa, piuttosto largamente ombelicata, di accresci- mento non molto rapido, discretamente involuta, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per più di un terzo della sua altezza. I giri, assai più alti che larghi, sono leggerissimamente curvati sui fianchi e si deprimono assai rapidamente tanto all’esterno quanto all’interno, dando luogo ad una sezione ovale- ellittica e ad un margine dorsale e ad un margine circombelicale arrotondati quasi che nella stessa maniera. Il dorso è largo, arrotondato, senza solchi ai lati della carena sifonale la quale manca nell’ultimo giro dell’ unico esemplare in esame, forse perchè in modello, ma che si vede però nella parte interna di esso ultimo giro rimastavi dopo essersi staccata dal giro precedente. I fianchi dei giri, fino ad un diametro assai piccolo, si vedono ornati da coste semplici, regolari, numerose, larghe quanto gli intervalli frapposti, sinuose, ma di andamento generale retroverso. Queste coste, che nell’ ultimo giro sono 46, nascono debo- lissime sul contorno ombelicale, che sembra quasi perfettamente liscio; dapprima esse sono rivolte in avanti, in seguito, con una curva non molto sentita ed aumentando in rilievo, prendono una direzione all’indietro che mantengono fin presso al margine esterno. Qui le coste, dopo aver raggiunto il massimo rilievo e la maggiore grossezza, si piegano alquanto in avanti, s’indeboliscono e svaniscono senza arrivare al sifone, prima del quale si trova quindi un piccolo spazio liscio. La linea lobale (Fig. 40) dell’ esemplare in esame, che è tutto concamerato, mostrasi assai caratteri- stica. Il lobo sifonale ristretto e mediocremente profondo ha i lati presso a poco paralleli ed una selletta sifonale altissima. Il primo lobo laterale, assai più profondo e più largo del RN precedente, termina con tre lunghissime punte alquanto dentellate e discreta- To mente simmetriche. Il secondo lobo laterale è profondo quanto quello sifonale, un poco obliquo verso l’esterno e termina pure in tre punte. Seguono due lobi- cini accessori ad una sola punta molto stretti, ridotti e meno profondi del precedente. La sella esterna è grande, larga, alta, assai frastagliata e bipartità Linea lobale del Gramm. Omboniî in maniera che la parte esterna rimane più bassa ed un poco più stretta della RA mm. interna, la quale segna il punto più elevato della linea lobale. La prima sella late- P ] rale resulta più bassa, più stretta e meno frastagliata della precedente, ma più alta delle tre sellette successive via via sempre più basse l’una dell’ altra. La sutura dell’ ombelico cade sulla terza di tali sellette. Mi sembra chiaro che questa specie sia ben distinta da quella precedentemente studiata per molti ca- ratteri. Il Gramm. Ombonii in confronto col Gramm. Bassani presenta l’accrescimento alquanto meno rapido, il margine circombelicale meno netto, il dorso, considerato nella parte concamerata della spira, più largo e, a quanto pare, non acuto nei giri interni. Le coste, nel Gramm. Ombonii, sono più grossolane nell'ultimo giro anzichè nei giri interni ed assai più retroverse di quelle del Gramm. Bassani. La linea lobale vi è poi grandemente diversa perchè la sella esterna non è più bassa ma anzi più alta della prima laterale e non mostrasi tanto asimmetricamente bipartita dal lobo secondario e perchè manca della seconda sella laterale chiaramente distinta ed individualizzata. Altre somiglianze spiccate con le altre specie da me studiate nel presente lavoro, non saprei trovare. Solo il Gramm. celebratum ha qualche punto di contatto con il Gramm. Ombonti, dal quale basta senz'altro a distinguerlo la maggior compressione della conchiglia e dei giri, l’accentuata sinuosità delle coste, l’acu- tezza del dorso, la linea lobale. Il Gramm. fallaciosum Barre), fra le specie da me non incontrate nella fauna del Lias medio dell’Ap- i) BayLE. Explicat. de la carte géol. de la France, vol. IV, tav. 78, fig. 1, 2. =) Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 50 A. FUCINI [76] pennino centrale, è quella che più si avvicina al Gramm. Ombonii. La forma tipica del Bayre ha però coste più numerose, più sottili, meno sinuose, meno retroverse, il dorso meno largo e quindi la sezione dei giri più acuta. Uguali differenze si riscontrano con la forma di Gramm. fallaciosum figurata dal Br- NECKE ®; però questa, per avere il dorso meno acuto dell'esemplare tipico, si avvicinerebbe maggiormente al mio individuo. Si avvicina alla mia specie anche quell’Ammonite illustrata dal MENEGHINI con la fig. 6 della tav. IX della sua classica monografia, che alcuni vorrebbero riferire alla specie del BayLe. Quell’Ammonite, mentre a me non sembra riferibile al Gramm. fallaciosum BavLE per le coste più grossolane, più flessuose e più retroverse, non pare nemmeno rapportabile del tutto alla specie in esame per le coste ancora sempre più sottili, più numerose e più sinuose. L’esemplare studiato proviene dai dintorni della Rocchetta. 11. Grammoceras dilectum Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 2,3. 1855. Ammonites bifrons MeneeHINI in Spapa-Lavini et Orsini. Quelg. observat. géol. s. l. Apenn. de 1° Italie centr., pag. 29 (pars). ? 1885. Ammonites Kurrianus (non OppeL.) QuenstEDT. Amm. d. Schw. Jura, pag. 421. ? 1893. Harpoceras cfr. antiguum (non Wr.) Grver. Mittell. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 19, tav. II, fig. 8. 1900. Grammoceras dilectum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI I Il Diametro è è 5 6 0 o È È ; . mm. 75 mm. 45 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . o c 0,38 0,37 Spessore » » » » ò c 5 0,19 0, 18 Larghezza dell’ombelico » » È d ò 0,34 0,36 Ricoprimento della spira » » . o È 0,10 0,08 Bellissima e caratteristica specie, rappresentata da due esemplari, uno dei quali sembra completo ed assai grande, ed uno alquanto più piccolo ma quasi completo esso pure, inquantochè l’ultima camera vi comprende circa la metà dell'ultimo giro. La conchiglia è compressa, mediocremente ed assai profondamente ombelicata, di accrescimento non molto rapido e di discreta involuzione poichè i giri ricoprono il precedente per la metà circa della loro al- tezza. I giri sono il doppio più alti che larghi ed hanno i fianchi piani a cominciare dal margine cir- combelicale fino al terzo esterno, ove si abbassano gradatamente e regolarmente verso la carena sifo- nale, acuta, tagliente, e poco o punto individualizzata. Dalla parte interna i fianchi cadono sulla sutura dell’ombelico repentinamente ed in modo verticale e quasi direi rientrante. Il margine circombelicale, spe- cialmente nell’esemplare più grande, resulta quindi netto ed acuto e la parete scendente alla sutura assai alta. Nell’individuo più piccolo il contorno dell’ombelico è più arrotondato e meno alto. In questo stesso esemplare si osserva che il dorso al principio dell’ultimo giro, al diametro quindi di mm. 22 circa, è alquanto più arrotondato che alla fine dello stesso giro, anzi vi si osservano dei leggieri indizi di solchi ai lati della carena sifonale. Nell’individuo grande invece tutto l’ultimo giro ha il dorso notevolmente i) BENECK®. Beitr. 2. Kenntniss d. Jura in Deutsch-Lothringen, pag. 56, tav. VII, fig. 1, 2. INCACA A. FUCINI 51 acuto. La sezione dell’ultimo giro, in ambo gli esemplari, resulta ovale-lanceolata e troncata inferiormente. L’esemplare più grande sembra che abbia il peristoma conservato. Questo seguirebbe perfettamente l’an- damento delle coste, presentando un’ espansione auricoliforme in corrispondenza della sinuosità offerta dalle coste sulla metà interna dei fianchi ed avrebbe un becco assai prolungato in continuazione del dorso. Gli ornamenti consistono in coste larghe quanto o poco più degli intervalli, irregolari, spesso riunite ed assai numerose, oltre 70 nell’ultimo giro dell’individuo piccolo e 80 nel giro corrispondente dell’individuo grande. Queste coste, nell’individuo piccolo e nella parte concamerata della spira dell’ indi- viduo più grande, hanno un percorso poco sinuoso; nella parte interna dei giri, ove esse sono più sot- tili, prendono una direzione rivolta in avanti; sul terzo interno dei fianchi, ingrossandosi gradatamente e dopo una larga curva, acquistano un andamento alquanto retroverso che conservano fino presso al dorso ove, dopo avere raggiunto il maggiore rilievo e ripiegandosi un poco in avanti, svaniscono prima di raggiun- gere la carena sifonale. Ne consegue che tra le coste e la carena intercede uno spazio liscio. Le coste, nell'ultima porzione del giro dell’individuo più grande, oltre ad essere più numerose, più sottili e più fre- quentemente riunite che nella parte precedente della spira e che nell’individuo piccolo, sono anche più sinuose e più curvate in avanti nella parte esterna dei fianchi, ove svaniscono ancora più gradatamente. Nell’individuo piccolo, al contrario di ciò che succede nell’altro esemplare, le coste sono più sottili nei giri più interni. In nessuno dei miei esemplari si può rilevare la linea lobale con precisione; essa si vede solamente nell’andamento generale. Il lobo sifonale non sembra gran cosa profondo, il primo laterale è ristretto e pure poco profondo e gli altri lobi, fino ad un secondo accessorio, vanno diminuendo sempre di profondità. È notevole la grande ampiezza della sella esterna, poco alta, bipartita in modo impari ed assai profon- damente da un lobo secondario. Le altre selle vanno leggermente e gradatamente diminuendo di altezza procedendo verso l’interno. Sull’ ultima sella visibile, che è la prima accessoria, cade il margine circombelicale. Ho riferito provvisoriamente a questa specie anche un esemplare costituito, dalla metà di un giro di circa mm. 70 di diametro, il quale, mentre corrisponde ad essa esattamente per la forma dei giri, delle coste e dell’ombelico, che però è un poco più stretto, ha poi il dorso -più ampio, assai meno acuto e con carena fiancheggiata da depressioni discretamente evidenti. Il Gramm. dilectum somiglia un poco l’ Harp. Emilianum Reyx. nella forma dei giri e sopra tutto dell’ombelico; ma ne differisce per le coste più sinuose, più sottili e spesso riunite nella parte interna dei fianchi nonchè per il dorso più acuto e senza solchi distinti ai lati della carena sifonale. L’esemplare più piccolo fu dal MEeNEGHINI riferito all’ Hd. bifrons Brue. e citato fra le Ammoniti del Lias medio dell'Appennino centrale; tuttora vi è annessa l’etichetta del MenEGHINI stesso. Più tardi il MENEGHINI ® avvertì però che quelle Ammoniti del Lias medio dell’Appennino centrale credute da lui riferibili all’ Hild. difrons erano piuttosto rapportabili al Gramm. radians REIN. Ho dubbiosamente posto in sinonimia di questa mia specie quell’ Ammonite di Goppinger che dal QuenstTEDT venne riferito al Gramm. Kurrianum OPpPeL. Tale Ammonite ha l'andamento delle coste e la forma dei giri molto simili al Gramm. dilectum, ma non uguali certo a quelli del Gramm. Kurrianum OrPEL. Anche l’ Harp. cfr. antiquum (non WRIGHT) descritto dal GrvEeR tra i Cefalopodi del Schafberg è stato messo con incertezza nella sinonimia di questa specie poichè mi è sembrato che vi corrisponda assai bene per i ca- ratteri delle coste e dei giri. i) RevNbs. Essai de géol. et de paléont. Aveyronn., pag. 104, tav. VI, fig. 1. 2? MENEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge ammonit., pag. 12. 52 A. FUCINI [78] L’esemplare più grande esaminato proviene da Canfaito, quello più piccolo da Cagli ed il frammento che ho pure riunito a questa specie del pari da Canfaito. XVI. Gen. Hildoceras Hvar. 1. Hildoceras Lavinianum Mex. — Tav. XI [XI], fig. 6, 7. 1855. Ammonites bifrons MenecnIini in Spapa-Lavimi et Orsmi. Quelg. observat. géol. s. l. Ap., pag. 29. 1869. — Boscensis Zirrer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.- Apenn. Loc. cit., pag. 120, pars, excl. exempl. fig. ? 1874. = = 1880. — — Canavari. La montagna del Sanvicino. Boll. d. R. Comit geol., vol. XI, pag. 66. 2 1893. — = Gever. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag. 1 (pars), tav. 1, fig. 2 non fig. 1, 3-6. DIMENSIONI I uI II IV Diametro . 0 o 3 . $ È . mm. 90 mm. 80 mm. 77 mm. 54 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 0,32 0,30 0,31 0,33 Spessore » » » » . 0,18 0,20 0,20 0,23 Lunghezza dell’ ombelico » » Ò 0,44 0, 44 0,44 0,39 Ricoprimento della spira » » 5 ? 0,03 0,03 0,04 È questa una delle Ammoniti più frequenti nel Lias medio dell’ Appennino centrale. La conchiglia a completo sviluppo è relativamente assai grande, compressa, largamente ombelicata, di mediocre accre- scimento e poco involuta giacchè l’ultimo giro ricopre il penultimo per un decimo circa della sua altezza. I giri sono assai più alti che larghi e pianeggianti sui fianchi d’onde si deprimono assai rapidamente tanto all’esterno quanto all’interno. Deriva da ciò che i giri presentano il margine ombelicale e quello esterno uniformemente e quasi ugualmente arrotondati. La superficie ombelicale molto alta dà luogo ad un om- belico piuttosto profondo. Il dorso largo e rotondeggiante resulta fornito di una leggiera carena, ottusa, ristretta e poco elevata la quale da ambo i lati è fiancheggiata da una depressione larga, pochissimo profonda, che non si può chiamare un vero e proprio solco dorsale. La sezione dei giri è ellittico-qua- drangolare. Fino al diametro di 10 o 12 millimetri i giri sono lisci; vanno poi fornendosi di coste più strette degli intervalli, assai robuste e spiccate, che si mantengono semplici e di una certa regolarità fino all’ ultima camera. Nella parte della spira che precede la camera d’abitazione le coste si originano assai leggermente lungo il margine ombelicale e talora quasi dalla sutura dell’ombelico; si dirigono dapprima in avanti, ma sul quarto interno de’ giri, ingrossandosi sempre, con una curva larga e poco sentita, si piegano indietro e mantengono una direzione decisamente retroversa e quasi rettilinea fino al margine esterno ove giungono presentando il maggiore rilievo ed il maggiore spessore. Arrivate sul mar- gine dorsale le coste s’ indeboliscono quasi ad un tratto e facendo una leggiera coda si piegano bruscamente in avanti. Nell'ultima camera, talvolta subito dopo l’ultima sutura (Tav. XI, [XI], fig. 6), tal altra a maggiore o minor lontananza da essa, raramente anche prima dell’ultima camera, le coste acquistano una irrego- larità assai pronunziata e caratteristica. Esse, in confronto con la parte concamerata della spira, vi sono primieramente assai meno spiccate, più sottili, più fitte, meno retroverse e meno diritte nella parte esterna dei giri ove manca la brusca piegatura prodotta dalla leggiera coda sul margine dorsale, la quale si con- fonde in una più larga sinuosità, presentata dalle coste. Oltre a tutto questo, le coste nell’ ultima camera [79] A. FUCINI 53 si estinguono fra la metà ed il primo quarto interno dell’altezza del giro aggruppandosi a due, a tre, ed anche a quattro per formare delle larghe pieghe irregolari ed irregolarmente distribuite. I giri, in pros- simità dell’ombelico, si presentano maggiormente lisci, però fra il quarto interno e la metà della loro altezza ed in corrispondenza delle pieghe prodotte dalla riunione delle coste si hanno delle depressioni caratteristiche lasciate probabilmente da antichi peristomi, le quali non s’internano nell’ombelico ma si allungano sperdendosi verso l'esterno. La camera di abitazione comprende la metà dell’ultimo giro. Il peristoma, che sembra essere visibile in un grande e non ben conservato individuo, ripete l’ andamento delle coste ed è quindi espanso in avanti fra la metà ed il quarto interno dell’ altezza del giro, retroverso superiormente e di nuovo allungato in avanti nella porzione dorsale. In corrispondenza dell’ espansione della parte inferiore dei fianchi sembra inoltre che l’apertura offra una scampanatura, dalla quale potreb- bero avere avuto origine le depressioni e gli ingrossamenti caratteristici che si trovano nella porzione interna dei giri dell'ultima camera. La linea lobale (Fig. 41) dell'esemplare figurato più grande nel quale essa si vede meglio che in ogni ‘altro, ha il lobo sifonale non molto stretto e poco profondo; il primo lobo laterale assai largo, profondo e terminato in tre punte grossolane ed il secondo lobo laterale ristretto e terminato HI con una sola punta la quale arriva appena alla linea radiale. Oltre il secondo late- rale si ha un lobo accessorio pochissimo profondo ed obliquo verso l’interno. La sella esterna assai ampia è bipartita irregolarmente in modo che la porzione esterna resulta più bassa e meno larga della porzione interna; la prima sella laterale, alta | Fince lotale Graie quanto quella esterna e ampia quanto il primo lobo laterale, ha una forma legger- diametro di mm, 52, in mente conica; la seconda sella laterale, alquanto più bassa della precedente, è pure SRIAITRO discretamente ampia, un poco conica ed ha una incisione più profonda delle altre sul suo lato interno. Una selletta accessoria molto ridotta precede la sutura ombelicale. Alla specie del MENEGHINI così caratterizzata, o forse all’ Hd. Ruthenense, ma non all’ Harp. Boscense Reyn., mi sembrerebbe che fosse da riferirsi quell’Ammonite del Schafberg rappresentata dal GEYER con la fig. 2 della I tavola nel suo lavoro sopra i Cefalopodi di quella località e da esso riferita alla varietà gros- solanamente costata, distinta già dallo ZirteL nell’Harp. Boscense Revn. Essa infatti non presenta nelle coste la forma falciata caratteristica della specie del Reynks, da questi paragonata a quella offerta dell’ Harp. serpentinum o meglio dell’ Harp. falcifer, cui probabilmente voleva riferirsi l’autore dell’ Harp. Boscense, ma invece è identica a quella dell’Harp. Lavinianum Mer. Anche Bòck#*, ha figurata un’Ammonite come Harp. Boscense che a me non sembra doversi riferire alla specie del Reynès per la solita ragione del non avere essa le coste falcate. L’esemplare del BòcKg, paragonato all’Harp. Boscense, ha inoltre accrescimento più ‘lento, sezione di giro più quadrangolare ellittica, coste più numerose e regione esterna più arrotondata e con solchi dorsali meno spiccati. Nella persuasione che tale esemplare non appartenga alla specie del ReynÈs io l’ho riunito alla varietà sotto descritta; non potrei però escludere affatto che possa appartenere anche alla var. costicillata del Gramm. Normanianum D’ORB., od anche forse all’ Harp. Isselò Fuc. Questo si dovrebbe decidere con l'osservazione diretta dell’ originale del BéòckH. Nelle etichette che accompagnano diversi esemplari di questa specie scritte dal MENEGHINI, oltre al nome di A. Lavinianus dato ad uno dei campioni figurati (Tav. XI [XI], fig. 7) si trovano quelli di A. ra- dians, A. bifrons, A. Normanianus, A. comensis, già riconosciuti erronei dal MENEGHINI ?) stesso che ritenne 1) BicKH. Geol. Verhiltn. d. siidlich. Theil. d. Bakony, II T., pag. 133, tav. VI, fig. 1. 2? MENEGHINI. Monogr. des foss. d. cale. rouge amm., pag. 31. 54 A. FUCINI [80] più tardi che tali esemplari si riferissero all’ Harp. Boscense REYN., secondo la riunione proposta dallo Zire ®. In seguito a questa riunione ed alla sua accettazione per parte del MENEGHINI, l'A. Lavinianus è stato dagli autori più recenti riunito sempre con l’ Harp. Boscense REYN. È per questo che mancando le illustrazioni a molte citazioni, specialmente italiane, dell’ Harp. Boscense è impossile il discernere se esse riguardino la specie del RevnÈs o quella del MENEGHINI e stabilire quindi un’esatta sinonimia. Le due specie sono per me molto bene distinte. Lasciando da parte le dimensioni maggiori dell’ Harp. Lavinianum in confronto dell’ Harp. Boscense si osserva che questo ultimo ha accrescimento alquanto più rapido, maggiore involuzione, ombelico meno profondo, coste assai più sinuose, specialmente nella por- zione interna dei giri ed assai irregolari nei giri interni. Le coste terminano poi ad immediato contatto con le carene che limitano il dorso dai fianchi e che insieme alla carena sifonale, avente ai lati solchi molto distinti, formano il dorso nettamente e caratteristicamente tricarinato. Dorso simile a quello del- I’ Harp. Boscense Reyn. si osserva nell’ Harp. Cornacaldense TauscH ? e nella sua var. Bicicolae Bon. 9) Per la poca profondità dei solchi ai lati della carena sifonale io trovo che l’ Harp. Lavinianum Mex. ha una certa somiglianza col Gramm. Normanianum D’ ORB. Questa ultima specie ha però sempre coste meno diritte e soprattutto giri più compressi, ombelico meno profondo, linea lobale alquanto differente, dorsò più ristretto ed in generale meno decisamente solcato ai lati della carena. Indiscutibile affinità si trova anche tra 1’ Harp. Lavinianum Mex. e l’ Harp. Ruthenense Revn. em. Mer., ma questa specie ha coste meno retroverse, più numerose, soprattutto meno sinuose e non oblique in dietro nella parte dei fianchi che circonda 1’ ombelico. _Di questa specie ho esaminato esemplari assai numerosi provenienti dalla Marconessa, presso Cin- goli, dalla Faiola, da Canfaito, da Cagli e dal Monte del Pian de’ Giugoli. Un esemplare dubbio, perchè in impronta, raccolto dall’Orsini nel 1840, proviene dal Monte Corno. Var. coniungens. — Tav. XII [XII], fig. 2, 3. 21874. Harpoceras Boscense (non Revn.) Bòckg. Geol. Verhiiltn. d. stidlich. Theil. d. Bakony, pag. 133, tav. VI, fig. 1 (pars) non fig. 4. 1900. Hi/doceras Lavinianum Mex. var. coniungens Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI I I Diametro . 5 i . . . mm. 63 mm. 50 Altezza dell’ultimo giro in lagvorto al diaivcito è 5 o 0,33 0,36 Spessor: e » » » » . . . 0, 23 0, 24 Larghezza dell’ombelico » » 0 . . 0, 44 0,42 Ricoprimento della spira » » i . ò 0,03 0, 04 Questa varietà congiunge l’ Hild. Lavinianum tipico ad altre specie riferite anche ad altri generi come Hild. Ruthenense Revn., Harp. Boscense REYN., Gramm. Normanianum D’OrB., Gramm. Portisi Fuc. Le coste di questa conchiglia hanno tutta la forma di quelle dell’ Hd. Lavinianum MeH., però sono un 4) ZrrrEL. Geolg. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 120, tav. 13, fig. 3. 2) TauscH. « Grauen Kalke» der Std-Alpen, pag. 36, tav. I, fig. 1. 3) BoNARELLI. Fossili domeriani della Brianza, pag. 14. [81] A. FUCINI x 55 poco più sinuose e, senza raggiungere il numero di quelle del Gramm. Portisi, anche più numerose. Il contorno ombelicale alto ed assai spiccato è quello della specie del MeNnEGRINI. Il dorso non è tanto ristretto come nel Gramm. Portisi, però è più nettamente tricarinato, quasi come nell’ Harp. Boscense REYN. La linea lobale (fig. 42) per la forma della sella esterna somiglia a quella del Gramm. Portisi, per il lobo e la sella accessorii a quella dell’ Hd. Lavinianum tipico. Essa differisce da quest’ultima per la sella esterna relativamente più ampia, Linea lobale dell’#ita. Lavi- Fic, 42. È né ant O a ine N nianum Mea, var, coniun- bipartita quasi simmetricamente dal lobo secondario, per il secondo lobo laterale che CE mostrasi un poco meno profondo e per la prima sella laterale più bassa anzichè più di mm. 45, in grandezza naturale. alta della sella esterna. L’Hild. Ruthenense si distingue sopra tutto per le coste più diritte fino al margine circombelicale e per il dorso avente carena più ottusa e solchi laterali meno spiccati e profondi. Con la fig. 2 (Tav. XII [XII]) è rappresentato un individuo della Marconessa, già determinato dal ME- NEGHINI per l’A. Lavinianus, che io riferisco alla varietà in esame come forma a coste sottili e numerose. Tale forma, cui forse appartiene secondo me quell’Ammonite figurata dal BòcxE e da me posta dubbiosa- mente in sinonimia di questa varietà, rappresenta uno spiccato termine di unione tra l’Hild. Lavinianum Mex. ed il Gramm. Normanianum D’ORB. Infatti ben poche differenze si possono rilevare tra essa e le varietà costicillata ed inseparabilis da me istituite sulla specie del D’ OrBIGNY; la distinguono solo la forma del dorso ed un poco quella delle coste, nonchè il notevole spessore dei giri. La varietà coniungens è assai frequente nell'Appennino centrale ed io ne ho osservati esemplari pro- venienti dalla Marconessa, da Canfaito, dalla Rocchetta, dai dintorni di Cagli e dal M. Faito. Var. retroflexa. — Tav. XII [XII], fig. 1. 1900. Hildoceras Lavinianum Mex. var. retroflera Fucmmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. B4. DIMENSIONI Diametro . ò c 0 o 0 - . . c o - . mm. 54 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro. 7 ; È 5 . 0,37 Spessore » » » » o 0 o 0 6 o 0,22 Larghezza dell’ombelico » » 1 c o 0 6 . 0,37 Ricoprimento della spira » » ò 6 . 0 à 5 0, 04 Questa varietà si distingue dalla forma tipica per avere le coste spiccatamente oblique all’indietro, più diritte nel loro percorso e senza alcuna sinuosità nella parte esterna dei fianchi. L’esemplare che io figuro, proveniente dalla Rocchetta, ha ancora il margine ombelicale più arrotondato, il dorso più ristretto ed affatto sprovvisto di solchi ai lati della carena sifonale, nonchè ombelico meno ampio. Un esemplare più grande, ma in peggiore stato di conservazione, proveniente da Canfaito, presenta le coste ancora più oblique all’ indietro dell’ esemplare figurato, però ha accrescimento più lento ed ombelico più ampio. Un terzo esem- plare è stato raccolto al Pian de’ Giugoli. Nessuno esemplare mostra chiaramente la linea lobale. È da notarsi che nessuno degli esemplari da me riuniti in questa varietà presenta la camera di abitazione. , 56 A. FUCINI Var. brevispirata. — Tav. XI [XIII, fig. 4. [82] 1900. Hi/doceras Lavinianum Mox. var. brevispirata Fucmmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. Questa varietà è centr. Loc. cit., pag. B4. DIMENSIONI Diametro o ò Altezza dell’ ultimo giro in LiBbono al diametro. Spessore » » » » Larghezza dell’ombelico » » Ricoprimento della spira » » N mm. 65 0,37 0,23 0,37 0,04 stata da me distinta soprattutto per l’accrescimento più rapido da essa presentato in confronto con l’ Hi/d. Lavinianum tipico e per il suo dorso quasi sfornito di solchi ai lati della carena sifonale. Vi si potrebbe inoltre rilevare una minore piegatura all’ indietro nelle coste Fic, 43. Linea lobale dell’Hild, La- vinianum Mor. var. bre- vispirata Fuc. presa al diametro di mm. 43, in grandezza naturale, 1868. 1867-81. 2 1867-81. 1893. 1899. 1900. 1) Grver. Mittell. Cephal. d. Hinter-Schafberges, pag. 11, tav. 1, fig. 18. ed un margine ombelicale più netto e più alto. La linea lobale (fig. 43) di questa varietà differisce alquanto da quella della forma tipica. Essa è un poco più frastagliata, le selle sono più svelte ed il primo lobo laterale anzichè terminare in tre punte finisce assai regolarmente in due. Una forma assai vicina a quella in esame, e che forse potrebbe costituire un’altra varietà della specie del MENEGHINI, viene illustrata dal GrveRr ! come nuova. specie indeterminata. Io ho visto fra le Ammoniti del M. di Cetona, ove 1’ Hd. Lavinianum Mex. è rappresentato da molteplici varietà, una forma che si avvicina assai a quella descritta dal GEYER e che non mi è sembrata, con un esame superficiale, separabile dalla varietà della specie del MENEGHINI che chiamo brevispirata. 2. Hildoceras Ruthenense Revn. em. Man. — Tav. XII [XII], fig. 5-7. fig. 4. Ammonites Ruthenensis Revnks. Ess. de géol et de paléont Aveyr., pag. 92, pars, exl. tav. II T _ sp. ind. MenecnINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 47, tav. XI, fig. 4; pag. 202. — * (Harpoceras) LO OTIRAS MenecHInI. Fossiles du Medolo dI ?) non pag. 9, tav. II, fig. 6,8, 10, 11, 15. Harpoceras Ruthenense (Revn. em. Men.) GeyeR. Mittel. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 9, tav 258 Hildoceras (2) f. BonarELLI. Amm. d. rosso Ammonit. illustr.. da G. MeneGHINI. Loc. cit., pag. 206. _ Ruthenense Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . . Altezza dell’ ultimo giro in oto al diamento Spessore » » » » Lunghezza dell’ombelico » » Ricoprimento della spira » » [83] A. FUCINI 57 Poco tempo dopo che il ReyvnÈs ebbe costituita lA. RutRenensis questa venne dallo ZirteL ® riunita all’Arietic. Algovianum OrPeL. Il MENEGHINI più tardi, come ho detto parlando dell’ Arietic. Algovianum, avendo avuto dallo ZirteL dei buonissimi modelli in solfo di esemplari della specie del ReynÈs, non però dell’esem- plare figurato dal ReynÈs stesso, trovò che questi appartenevano a due forme diverse: una riferibile all’Arietic. Algovianum, l’altra assai ben distinta e caratterizzata. A quest’ ultima? egli conservò il nome dato prima dal RerNÈS. Nella descrizione dei fossili del Medolo il MenEGHINI chiamò col nome di A. Ruthenensis una forma che secondo me non appartiene a quella cui egli aveva ristretto quel nome, ma riguarda forse quella che egli si era trovato d’accordo nel ritenere sinonima dell’ Arietic. Algovianum OpP. o forse una varietà del suo Harp. Domeriense. L'’Haue 3 posteriormente, esaminando questa stessa forma del Medolo, non ammise distinzioni nella specie del Revnks che venne da lui nuovamente riunita all’ Arietic. Algovianum OPPEL. Più tardi il GevER riammise la separazione in due forme diverse dell’Harp. Ruthenense RevnÈs e mostrò di avere compresa giustamente la specie secondo l'emendamento proposto dal MENEGHINI, però ritenne riferibile all’Harp. Ruthenense Revn. con il MENEGHINI stesso anche l’Harp. Ruthenense del Medolo che io ritengo diverso della forma di Bose. Avendo io osservato i due modelli degli esemplari dell’Harp. Ruthenense RevN. provenienti da Bosc, che servirono al MENEGHINI per proporre la sua distinzione, nonchè gli esemplari del Medolo da lui chia- mati Harp. Ruthenense, mi sono convinto che VA. Euthenensis REY. va diviso in due forme. Una, molto vicina all’ Arietic. Algovianum OrP., ma forse diversa per avere coste più numerose, talvolta riunite presso l’ombelico, fianchi dei giri più grossi, dorso quasi senza solchi ai lati della carena sifonale, ed è quella che da alcuni autori viene posta in sinonimia della specie dell’OppeL; l’altra è certo diversa dalla prima e dall’ Arietic. Algovianum OPP. per accrescimento diverso e per la forma dei giri, del dorso e delle coste. Alla prima forma si riferiscono in parte, secondo me, gli individui di Arietic. Ruthenense del Medolo eccettuato però l’esemplare illustrato dal MenEGHINI con la fig. 6 della tav. II, del quale parlerò più sotto, e vi si riferisce forse anche l’Arietic. Domeriense del MENEGHINI. Se dunque la forma di Ammonite descritta dal Rernks col nome di A. Ruthenensis è veramente da riportarsi, come vogliono molti, all’ Arietic. Algovianum OrP., il nome di Ruthenensis rimane all’altra Am- monite di Bosc, di cui io ho più sotto figurato il modello, secondo il concetto del MENEGHINI accettato dal GevER.' Ciò indipendentemente però dalla forma del Medolo che dal MeneGHINI venne riportata all’ Harp. Ruthenense da lui emendato nel senso sopradetto e che a mio parere invece è più vicina all’Artetic. dome- riense od all’Arietic. Algovianum come ho fatto notare anche nella descrizione di quest’ultima specie. Se poi, come io credo anche ammissibile, quella stessa forma figurata dal Reynks si dovesse tener separata dall’ Arietic. Algovianum OPPEL, ad essa rimarrebbe naturalmente il nome di Rutherensis datole dal ReynÈs stesso ed all’altra cui dal MENEGHINI venne assegnato quel nome dovrebbe darsi un nome nuovo. Allora crederei che si dovesse riferire all’Harp. Ruthenense tipico e come venne inteso e figurato dal Rernks una parte sola dell’Harp. Ruthenense del Medolo e specialmente quell’esemplare rappresentato dal MENEGHINI con la fig. 6 e che io parlando dell’ Arietic. Algovianum ho detto diverso dal rimanante Harp. Ruthenense del Medolo, dalla specie dell’OrpeL e dall’Hid. Ruthenense inteso nel senso del MENEGHINI. 1) ZirtEL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 119. 2) MENEGHINI. Monogr. d. foss. du calc. rouge ammonit., pag. 45. 3) Haue. Monogr. d. Amm.-Gatt. Harpoceras, loc. cit., pag. 629. 4 Gever. Mittell. Ceph. d. Hinter-Schafberges, pag. 5, tav. 1, fig. 7, 8. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 8 58 A. FUCINI [84] La questione può essere solamente risolta con l’esame dell’esemplare originale del REynÈS e con molto materiale a disposizione. Per meglio valutare i caratteri e la forma dell’ 7724. Ruthenense considerato secondo ciò che ho esposto e secondo la distinzione proposta dal MenEGHINI ma, a mio credere, poi non del tutto seguìta da lui, credo bene di presentare qui accanto (fig. 44) la foto- zincotipia del modello dell’esemplare di 47/4. Ruthenense proveniente da Bosc (Rivière) preso dal MENEGHINI, ed ora provvisoriamente anche da me, come tipo di questa specie. L’esemplare che ha dato tale modello, come ri- levò il MENEGHINI, presenta, in rapporto al diametro di mm. 54, un’altezza di giro di 0,37, una spessore di 0,24 una larghezza ombelicale di 0,39. I giri, più alti che larghi, con sezione pressochè ellittica, un poco compressa supe- riormente, hanno i fianchi poco convessi e arrotondati quasi ugualmente tanto verso l’esterno quanto verso la sutura ombelicale. Il dorso è discretamente largo; la carena piuttosto ottusa e poco elevata; i solchi laterali ad essa poco profondi ma discretamente evidenti e li- mitati dalla parte dei fianchi da una carena arrotondata e non molto distinta, sulla quale finiscono le coste. Queste, in numero di 54 nell'ultimo giro, sono larghe quasi quanto i loro intervalli, leggermente sinuose e decisamente retroverse in modo da ricordare quelle dell’ Harp. Boscense ReYn. Esse diversi- ficano da quelle di quest’ultima specie perchè nella parte interna dei giri non si assottigliano tanto, nè scendono verso l’ombelico inclinate in dietro e perchè frequentemente ed in modo assai Snicole ed irre- golare si congiungono a coppie presso l'ombelico. A questa specie così caratterizzata a me sembrano doversi riferire alcuni esemplari dell'Appennino centrale. Gli individui che vi corrispondono meglio sofio piccoli, ma io credo che vi debba appartenere anche uno assai grande proveniente dal Monte Faito (Tav. XII [XII], fig. 5). Questo non differisce dalla forma tipica che per avere le coste un poco più numerose, 5 o 6 di più nell'ultimo giro, ed a quanto sembra più irregolarmente riunite presso l'ombelico. La sua linea lobale non si vede molto chiaramente. Ciò non ostante si rileva cne essa ha il lobo sifonale discretamente profondo, meno però del primo laterale e il doppio circa del secondo. Prima della sutura ombelicale si trova un piccolo lobo accessorio meno pro- fondo di tutti. La sella esterna, divisa in due parti da un lobo secondario, è alta quasi quanto la prima laterale e questa più della susseguente. Tale esemplare riunendo caratteri dell’ Hd. Ruthenense e dell’ Hd. Lavinianum si potrebbe ritenere intermedio fra le due specie. Gli esemplari più piccoli di quello ora esaminato provengono uno dalla Rocchetta (Tav. XII [XII], fig. 7) ed uno dalla Mitola (Tav. XII [XII], fig. 6). Ambedue corrispondono molto bene alla forma presa per tipo della specie, con la quale non saprei citare nessuna differenza. Un esemplare incompleto raccolto dallo ZirteL a Cagli, con carattere dello stesso ZIrTEL, è determi- nato per VA. Ruthenensis. Io trovo che sono assai vicini all’H#/d. Ruthenense alcuni Ammoniti di Pilzone che si trovano nel Museo di Pisa e che dal MENEGHINI sono stati determinati per l’Harp. comense DE BucH. Ritengo poi appartenente alla specie in esame quell’Ammonite del Subasio che il MENEGHINI lasciò indeterminato, pure avvicinandolo all’Hd. Ruthenense, e che rappresentò con la fig. 4 della tav. XI della Fic. 44. Hild. Ruthenense Rexn. em. MH. [85] i È A. FUCINI 59 sua classica Monografia. Tale Ammonite, che io ho potuto esaminare direttamente, mi sembra del tutto corrispondente alla forma tipica. Assai bene caratterizzata si presenta anche la forma del Schafberg figurata dal GeyeR. Avrei però da fare notare che la linea lobale rilevata dal GryER sopra un esemplare piccolo mostra la sella esterna molto ristretta, mentre essa è assai larga negli esemplari che io vi riferisco ed anche in quello originale di Bosc, da quanto si vede dalle traccie lasciate nel modello. Sulle ‘affinità che questa specie presenta con l’Arietic. Algovianum è già stato parlato dal MENEGHINI e dal GeyER. A me sembra che le differenze sieno molto grandi e che rendano le due specie nettamente distinte fra loro. Nell’Arietic. Algovianum la conchiglia è più compressa; l’accrescimento più lento; l’ombelico più largo, meno profondo; i giri meno spessi, meno alti; il dorso più ristretto; la carena sifonale più acuta; le coste meno numerose, punto o poco retroverse, non riunite sul contorno ombelicale e con la loro parete posteriore assai spiccatamente rovesciata in dietro. Con questo non voglio mica negare che fra le due specie sussistano delle affinità, anzi trovo che vi sono anche dei termini intermedi. Fra questi crederei di poter mettere quella forma di Arietic. Algovianum descritta dal GevER® fra i fossili del Schafbers. A me pare che l’Hild. Ruthenense, come fu inteso dal MENEGHINI, si accosti più all’ Harp. , Boscense Reyn. che all’Arietic. Algovianum OPP. specialmente per l’andamento retroverso delle coste. È vero però che queste coste nella porzione interna dei fianchi dell’Harp. Ruthenense sono spesso riunite e mai in- clinate tanto in avanti quanto nell’ Harp. Boscense. Questo ha inoltre la conchiglia generalmente più com- pressa, con dorso più ristretto e con i solchi laterali alla carena sifonale separati dai fianchi per altra carena molto più netta e distinta. Le coste sono più sinuose, più ripiegate in dietro nella parte interna dei fianchi e più piegate in avanti in quella esterna. Anche fra l’Hild. Ruthenense e Harp. Boscense si hanno termini intermedi. Uno di questi potrebbe essere rappresentato da quella forma di Harp. Boscense a coste rade, illustrata dal GryeR? fra i Cefalopodi del Schafberg con la figura 2 della tavola I, quando essa non fosse meglio riferibile all’7H/d. Lavinianum Mer., come io ritengo. Anche l’Hild. Lavinianum Mex. ha molti punti di contatto con l’Hild. Ruthenense, ma esso ha coste sempre più irregolari, più retroverse e più fasciolate. Data la indecisione di questa specie non si può asserire con sicurezza che gli individui ad essa rife- riti senza darne illustrazione lo sieno giustamente. È per questo che io non ho messo in sinonimia diverse citazioni di Hd. Ruthenense fatte specialmente in Italia. Dirò soltanto che questa specie sarebbe stata notata nelle Alpi Apuane dal De STEFANI 3 e dal Zaccaena 4; a Taormina in Sicilia dal Secuenza %, dal GemmELLARO 5 e dal Di STEFANO e CoRTESE”. 3. Hildoceras Capellinii Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 8. 1900. Hidoceras Capellinii Fuori. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit. pag. d4. 1) GeveR. Mittel. Ceph. d. Schafberges, pag. , tav. 1, fig. 7, 8. 5) db JE5®, 3) De SrEFANI. Ordin. cron. dei terr. d. Alpi Apuane. Atti d. Soc. tosc. d. Se. nat., Proc. verb., vol. II, pag. 124. 4) ZACCAGNA. Carta geol. d. Alpi Apuane. Boll. d. Soc. geol. it., vol. XV, pag. 232. 5) SEGuENZA. Int. al sist. giurass. nel terr. di Taormina, pag. 5. 6) GeMMELLARO. Foss. d. str. con Leptaena. Boll. d. R. Comit. geol., vol. XVII, pag. 353. 7) Dr Sterano e Cortese. Guida geol. d. dint. di Taormina. Boll. d. Soc. geol. it., vol. X, pag. 221. 60 «A. FUCINI [86_ DIMENSIONI Diametro . . . c o o d 0 ” o 0 o mm. 45 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro . a o o Ò ‘0,35 Spessore » » » » 6 . ò o c 0,24 Larghezza dell’ombelico » » CATA i. ; ; . 0,36 Ricoprimento della spira » » 0 . o o 3 __0,05 Questa importante specie di Hdoceras è rappresentata da due esemplari non benissimo conservati, uno dei quali è stato raccolto alla Rocchetta ed uno, il migliore, alla Marconessa. Essa è caratterizzata dall'avere i fianchi molto piani, scendenti alla sutura ombelicale ed alla carena sifonale molto rapida- mente; dal presentare il dorso pianeggiante, con carena sifonale ottusa, e sopra tutto dalla forma delle coste che rammenta quella mostrata da specie più recenti, Hild. Levisoni Simp., Hild. Boreale SeEB. ed altri. Le coste di questa specie sono piuttosto regolari, spiccate, molto sinuose e caratteristicamente piegate a gomito sul terzo interno circa dell’altezza dei giri. Niente si scorge della linea lobale. Per la speciale particolarità nell’andamento delle coste 1° Hild. Capellini ricorda grandemente quella forma di Gramm. toarcense D’ ORB. illustrata dal Buckman ! dalla quale però è distinto per i solchi ai lati della carena sifonale. Anche 1’ Hild. intumescens da me istituito e più sotto descritto (pag. 63 [89]) ha delle somiglianze con la specie in esame, ma esso è, a mio credere, sufficientemente distinto per i giri rigonfi e convessi, per il dorso non appianato e per la sezione del giro non subquadrangolare. 4. Hildoceras mirificum Fuo. — Tav. XII [XII], fig. 9. 1900. Hildoceras mirificum Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI ‘ Diametro . . 0 0 ò , . - - o 0 : . mm. 43 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . . £ 0 . 0 0.23 Spessore » » » » ò . o c o 0,21? Larghezza dell’ombelico » » ì 5 È : . 0,55 Ricoprimento della spira » » 5 5 6 . 0 0,02 Questa caratteristica specie ha la conchiglia molto compressa, largamente ombelicata, di lentissimo accre- scimento e di piccola involuzione giacchè i giri si ricoprono appena. Questi sono più alti che larghi, poco convessi sui fianchi ed arrotondati ai margini ombelicale ed esterno. I fianchi, specialmente nell’ ultimo giro, appariscono declivi verso l’interno; perciò il maggiore spessore dei giri si trova sopra la loro metà e la sezione ne è obovale depressa. Il dorso, molto largo ed arrotondato, porta una carena sifonale ben distinta ed assai elevata, ai cui fianchi si trovano leggerissime depressioni longitudinali, piuttosto larghe, ma poco profonde. I primi giri essendo corrosi e coperti di roccia non lasciano vedere se hanno o no ornamentazioni ; queste restano solo scoperte a circa mm. 18 di diametro. Esse sono molto caratteristiche e consistono in coste assai numerose, circa 45 nell’ultimo giro, assai grossolane, larghe quanto gli inter- valli frapposti, alquanto sinuose e retroverse. Esse nascono debolissime e depresse sul quarto interno circa dell'altezza dei giri, lasciando liscio molto spazio lungo il contorno ombelicale; vanno poi in- 1) BucKMAN. Monogr. on the inf. Oolite Amm., tav. XXVIII, fig. 7,8. [87] A. FUCINI i 61 grossando verso l’esterno, finchè, presso il margine dorsale, si piegano un poco in avanti e svaniscono prima di arrivare al solco che precede la carena sifonale. Talune coste al punto del loro principio presso il margine dell’ombelico si riuniscono più o meno indistintamente. L'ultima camera comprende la metà dell’ultimo giro, però non si può dire se essa sia o no completa mancando il peristoma. La linea lobale molto semplice, non tanto distinta, ha il lobo sifonale assai profondo, per quanto leg- ger mente sorpassato dal primo laterale. Questo è poco largo e di forma rettangolare. Il secondo lobo late- rale resulta meno profondo del lobo sifonale e l’unico accessorio ancora meno di esso. La sella esterna, circa alta quanto larga, è bipartita in modo che la porzione esterna resulta più larga e più alta di quella interna. La prima sella laterale ha forma ellittica ed altezza uguale a quella della sella esterna. La se- conda sella laterale è più semplice e di un terzo più bassa della prima laterale e l’unica sella accessoria, sulla quale sembra cadere la sutura dell’ombelico, mostrasi ancora più ridotta. Io non conosco nessuna specie cui l’ 7ild. mirificum possa essere avvicinato. Esso ha qualche appa- rente somiglianza con l’Ardetic. retrorsicosta OPP. ®, ma la forma delle coste, che lasciano un largo mar- gine ombelicale liscio, e quella del dorso non permettono un ulteriore ravvicinamento. L’unico esemplare esaminato proviene dal Monte Fiore presso Ascoli Piceno. Var. semiradiata. — Tav. XII [XII], fig. 10. 1900. Hildoceras mirificum Fuc. var. semiradiata Fvomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI Diametro . ; 5 : ò 0 : mm. 35 Altezza dell’ ultimo giro in LS Uparto. al nia cra ò c " o Ù 0,30 Spessore » » » » 0 Ò 5 ò 6 0,20 Larghezza dell’ombelico » PI o 0 . 0 0, 46 Ricoprimento della spira » » È t 5 ò 6 0, 03 Avrei forse potuto separare specificamente questa forma dall’ Hild. mirificum, giacchè offre dei buoni caratteri distintivi. In conseguenza del più rapido accrescimento da essa mostrato in confronto con l’esem- plare sul quale ho fondato la specie tipica si hanno i giri alquanto più alti e l’ombelico assai più stretto. Il maggiore appiattimento dei fianchi fa essere poi l’ ombelico meno profondo, la sezione dei giri più rettangolare ed il dorso meno largo e meno arrotondato. Nella forma ora in esame si hanno poi solchi più distinti ai lati della carena sifonale e le coste vi sono più diritte sui fianchi, ima meno retroverse, meno numerose e più irregolari in grossezza ed in lunghezza, ; HA ; avendosene alcune che nascono sul margine ombelicale mentre la maggior parte si VELE originano un poco più lontano dall’ombelico. ia Casi 5 Nella linea lobale (fig. 45) non si osservano particolarità notevoli all’ infuori che cum Fvo, var. semiradiata nella seconda sella laterale, caratteristicamente troncata e frangiata, la quale essendo DE Sa lenti volte. molto ampia arriva fino alla sutura dell’ombelico che cade sull’unico lobo accessorio. Questa varietà assai più del tipico Hd. mirificum rammenta I Harp. Kiliani Have ®, della zona del- l Harp. falciferum, il quale si potrebbe forse ritenere da essa derivato. La specie dell’ Haue ha il dorso 1) OpPEL. Palaeont. Mittheil. ecc., I, pag. 139. 2) Haue. Nouv. Amm. du Lias sup. Boll. de la Soc. géol. de France, vol. XII, ser. III, pag. 352, tav. XV, fig. 2. 62 ; A. FUCINI [88] senza i solchi ai lati della carena sifonale e le coste evanescenti sulla metà dei fianchi anzichè verso l'ombelico. È vero però che nei giri più interni esse arrivano fino all’ ombelico. L’esemplare ora descritto, al quale manca l’ultima camera andata in frantumi nella preparazione e nello staccarlo dalla roccia che l’avvolgeva, proviene dalla Rocchetta. 5. Hildoceras inclytum Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 1, 2. 1900. Hildoceras inclytum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI I II Diametro . c o o 5 c : c o . mm. 60 mm. 40 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro ; : 0,36 0,37 Spessore » » » » a : 0, 26 0,28 Larghezza dell’ ombelico » » 0 . 0,37 0,37 Ricoprimento della spira » ” D c 0, 04 0, 04 Questa specie, rappresentata da due esemplari, ha una conchiglia compressa, -ombelicata piuttosto largamente e non tanto involuta, inquantochè l’ultimo giro ricopre il precedente per un quinto soltanto della sua altezza. I giri sono più alti che larghi, ma acquistano maggiore spessore nella parte interna della spira ove, nell’individuo più piccolo, divengono anche larghi quanto alti. I giri hanno i fianchi di- stintamente appianati come pure è appianato il dorso il quale risulta molto largo. Il margine ombelicale mostrasi un poco più acuto del margine esterno e la Superficie dell’ombelico cade alla sutura vertical- mente. Per tali caratteri si vede facilmente come la sezione dei giri debba resultare subrettangolare e più o meno depressa. Sul dorso si trova una carena sifonale piuttosto ottusa e non molto elevata, avente ai lati depressioni larghe, ma poco profonde. I primi giri, per quanto non sieno riusciti di buona preparazione, sembrano lisci. Le coste che poi ornano la spira sono molto spiccate; se ne hanno trentatre nell’ ultimo giro di ambedue gli esemplari in esame. Esse sono più strette degli intervalli che frappongono. Nella parte anteriore della spira le coste nascono a maggior distanza dall’ombelico di quel che non facciano nei giri interni e quindi vi lasciano quasi liscia, oltre alla superficie ombelicale, ancora una tenue porzione del fianco. Appena che le coste si sono fatte alquanto evidenti, con una larga e leggerissima curva, si rendono grandemente retroverse e, conservando un andamento quasi rettilineo ed ingrossandosi sem- pre, arrivano al margine dorsale. Qui con una curva angolosa si piegano per piccolo tratto in avanti e nello stesso tempo decrescono rapidamente, senza produrre perciò un vero e proprio tubercolo. Nell’ indi- viduo più piccolo le coste sono un poco più irregolari che nell’ esemplare più grande, avendosene al- UA cune che nascono dal margine ombelicale assai spiccate e con un leggiero ingros- MERA i samento. Verso questo ingrossamento si avvicina generalmente la costa seguente, JO i sempre un poco meno spiccata dell’altra. L’esemplare più piccolo è tutto concamerato, la quello più grande ha una piccola porzione dell’ ultimo giro senza concamerazioni. A ve La linea lobale (fig. 46) rilevata per intiero dall’esemplare più piccolo figurato, . presa al diametro di mm, 38, in grandezza nm- per quanto conservi il tipo di quelle delle specie precedenti, dominante in molti hi Harpoceras da me studiati, si distingue per la dentellatura profonda e per la frasta- gliatura. Il lobo sifonale, piuttosto ristretto ma assai lungo, racchiude una selletta discretamente alta. Il primo lobo laterale è molto largo, appena più profondo di quello sifonale e termina simmetricamente in [89] A. FUCINI 63 tre robuste dentellature frastagliate delle quali la mediana è assai più profonda delle altre. Il secondo laterale arriva appena alla linea radiale ed è piuttosto stretto; l’unico lobo accessorio resulta un poco più semplice del precedente e di un terzo meno profondo. La sella esterna, ampia ma più alta che larga, rimane divisa in due parti disuguali da un lobo secondario assai profondo. La prima sella laterale è svelta, stretta alla base, slargata nella parte superiore ed alta quanto la precedente. La seconda laterale apparisce ancora. svelta e ristretta, ma rimane di un quarto circa meno alta della prima laterale. L'unica sella ac- cessoria è semplice assai e termina alla sutura dell’ombelico. Nella parte interna della linea lobale si trova un lobo un poco obliquo internamente e poi un lobo antisifonale molto profondo e ristretto e fra questi due lobi una sella alta un poco meno dell’esterna, assai svelta ed incisa grossolanamente. La linea lobale (fig. 47) dell'esemplare più grande figurato differisce alquanto da quella ora descritta per minore profondità del lobo sifonale e per maggiore profondità degli altri lobi, nonchè per minore altezza della sella esterna in proporzione della sua ampiezza. Un carattere differenziale assai importante si osserva nella terminazione del primo lobo laterale il quale, nel- l'esemplare più grande, termina in due punte grossolane e divergenti, le quali in- i SY —--- VI ' Fic. 47, terpongono una selletta secondaria di larga base e di altezza relativamente notevole. i Ì Questo primo lobo laterale posto a confronto con quello spiccatamente tricuspidale Vi o REn del piccolo esemplare, rende notevolmente diverse le linee lobali dei due individui mu 45, in grandezza na- esaminati, quasi da far supporre che essi appartengano a due specie distinte. La FRE corrispondenza perfetta di ogni altro carattere me li ha fatti però ritenere uniti in una sola specie, senza neanche separarli in varietà. La differenza della linea lobale può essere anche un carattere individuale o di semplice mutazione. Questa specie ha una spiccata somiglianza con 1’ Hild. Lavinianum Mex., dal quale però l'ho tenuta separata per le coste più grossolane e meno numerose, per maggiore grossezza dei giri, aventi una sezione più quadrangolare, per l’ombelico più stretto e per linea lobale differente. L’esemplare più grande proviene dal Pian de’ Giugoli e quello più piccolo dalla Rocchetta. 6. Hildoceras intumescens Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 3. DIMENSIONI I II Diametro . 0 . 0 . Ò 0 0 0 . mm. 55 mm. 40 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro Ò 0 0,36 0,35 Spessore » » » » 6 ; 0,26 0,29 Larghezza dell’ombelico » » 0 : 0,41 0, 38 Ricoprimento della spira » » 6 o 2 0, 04 Conchiglia discretamente compressa ed ombelicata, di lento accrescimento e di piccola involuzione. 1 suoi giri, un poco più alti che larghi, hanno i fianchi alquanto convessi, il contorno ombelicale arrotondato e così pure il margine esterno ed il dorso. Questo resulta abbastanza ampio ed è fornito di una carena sifonale altissima e ristretta, ma non tanto acuta e di depressioni ai lati di essa larghe, ma poco pro- fonde e distinte. I giri hanno il maggiore spessore a metà della loro altezza e, deprimendosi ugualmente tanto all’esterno quanto all’interno e più fortemente ai margini, danno luogo ad una sezione ellittica assai slargata. Le ornamentazioni consistono in coste assai numerose, 40 nell’ ultimo giro. Queste co- minciano deboli ed indistinte circa sul quinto interno dell’altezza dei giri, lasciando un margine ombelicale 64 A. FUCINI [90] liscio; si piegano poi in dietro, diventando molto retroverse e sempre più alte e spiccate; quindi sul quarto o quinto esterno dell’altezza dei giri si piegano in avanti con una curva molto stretta e quasi angolosa e diminuendo spariscono sul margine dorsale. Esse sono sempre assai più strette degli inter- valli che frappongono. I primi giri, essendo ricoperti di roccia, non lasciano vedere se hanno o no orna- mentazioni. L'unico esemplare ben conservato di questa specie da me posseduto conserva parzialmente la camera di abitazione la quale è lunga un quarto di giro. t La linea lobale (fig. 48), benissimo visibile, ha caratteri semplici e molto distintivi. Il lobo sifonale è assai ristretto e profondo. Il primo lobo laterale, alquanto più profondo del precedente, termina con delle dentellature asimmetriche; il secondo lobo laterale è molto ristretto e circa un terzo più corto del lobo sifonale; l’ unico lobo accessorio resulta corto, piccolo e ridotto. La sella esterna, alta quanto larga, è divisa in due parti quasi uguali da un lobo secondario assai poco profondo; la prima sella laterale, semplicemente incisa, ha Linea lobale deli è forma ellittica; la seconda sella laterale è molto ampia, un poco più della prece- . preso a diametro di mm. 8t,in dente, e molto semplice; l’unica sella accessoria resulta semplicissima. L’ampiezza ana della seconda sella laterale e l’altezza uguale di tutte le selle costituiscono il carat- tere più saliente di questa linea lobale. Avevo da principio creduto che la mia conchiglia fosse da rapportarsi all’A. Coquandi Reyx. cui sembrerebbe assolutamente riferibile con il solo esame delle figure date dal Reynès e dalle quali appari- rebbe che quella specie fosse carenata ed appartenente agli Harpoceras. La descrizione del Revnès sembrava però essere in contrasto con le sue figure. Il dubbio sulla forma del dorso dell'A. Coquandì REYN. sa- rebbe stato rischiarato dal DumortIER © il quale ebbe dal RevnÈs stesso 1’ assicurazione che I° A. 0o- quandi non è affatto carenato e che fu per un errore del disegnatore se sulla figura 6a della sua tav. III venne fatta una linea lungo il dorso che lo fa apparire carenato. Il modello in solfo dell’A. Coquandì originale che si trova nel Museo pisano sembrerebbe però corrispondere alla figura data dal RevnÈs in- quantochè al principio dell’ ultimo giro vi apparirebbe una leggera carena della quale dopo poco non rimane traccia con il maggiore sviluppo. L'A. Coquandì ReYn. non ha nulla a che fare col genere cui appartiene la specie in esame. Nella forma generale dell’ H7ild. intumescens si trovano delle somiglianze più o. meno grandi con specie più recenti come Hurp. striatulum Sow.3, Harp. Thouarsense v’ORB.i, Harp. (Hildoceras) Bodei DeNnckm. 5), Harp. quadratus QuENST. 8) Oltre che per i caratteri del dorso e della linea lobale la mia specie si differenzia da tutte per la forma delle coste le quali non prendono origine dall’ombelico, ma lasciano larga porzione circombelicale liscia e che formano una curva quasi angolosa sulla parte esterna dei giri. Tuttavia le somiglianze presentate da essa con quelle specie è notevole ed importante per le deduzioni filogenetiche che se ne possono trarre. Il carattere del largo margine circombelicale liscio, presentato dalla specie in esame, si trova anche nell’Hild. mirificum, ma all’infuori di esso nessun altro dato ci permette un ravvicinamento qualsiasi fra Fic. 48. 1) Revnès. Hss. de géol. et de paléont. Aveyr., pag. 97, tav. 3, fig. 6. 2 DumorTIER. Dép. jurass. du bassin du Rhòne, P. INI, pag. 95. 3 SowerBy. Miner. Conch.,vol. V, pag. 23, tav. 421, fig. 1. 4 D’ORBIGNY. Cephal. jurass., vol. I, pag. 222, tav. 57. 5 DENCKMANN. Ueber die geogn. Verhdltn. d. Umg. v. Dòrnten. Abband. d. geol. Specialkarte v. Preussen ecc. Bd. VIII, pag. 70, tav. VI, fig. 2. 5 QuENSTEDT. Cephalopoden, pag. 113. [91] A. FUCINI 65 le due specie. Quel carattere, sebbene molto meno spiccato, si osserva pure nella specie precedente 72/4. inclytum nella quale si ha anche una somiglianza nella forma e nell’andamento delle coste. Le due specie tuttavia debbono considerarsi assai diverse fra loro specialmente per la forma dei fianchi, che nell’ Hd. intumescens sono rigonfi mentre nell’ altra resultano appianati, per i caratteri del margine ombelicale che è più acuto nella specie precedente e per la linea lobale. L’esemplare esaminato proviene dal M. Faito. XVII. Gen. Leioceras Hvar. 1. Leioceras? Grecoi Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 4, 5. 1867-81. A. (Harpoceras) Lythensis (non Y. et B.) MeneGHINI. Hossies du Medolo, pag. 13 (pars). 1900. Leioceras? Grecoi Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 54. DIMENSIONI I II Diametro . 0 ò 0 0 ò a o o . mm. 50 mm. 36 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 0 0 0,45 0,40 Spessore » » » » 6 o 0, 22 0, 22 Larghezza dell’ombelico » » 5 . 0,25 0,30 Ricoprimento della spira » » ” o 0,10 0,09 Gli esemplari sopra i quali io istituisco questa nuova specie furono raccolti nel 1868 dal prof. ZitTEL. Il più grande proviene dal Monte Nerone, l’altro dal Monte Catria. Ambedue trovano respettivamente quasi esatta corrispodenza di caratteri con i due esemplari del Medolo descritti dal MENEGHINI e riferiti da questi all’A. Lythensis, aventi dimensioni uguali o quasi ed egualmente mancanti della camera di abitazione. La conchiglia è molto compressa, mediocremente ombelicata e discretamente involuta, inquantochè 1’ ul- timo giro ricopre il penultimo per circa la metà della sua altezza. I giri nell’esemplare più grande sono alti un poco più del doppio che larghi, mentre nell’individuo più piccolo lo sono un poco meno. Anche negli esemplari del Medolo, del più grande dei quali ho presente l’originale e del più piccolo il modello, si osserva che a maggiore sviluppo l’altezza del giro guadagna sullo spessore. Il maggiore spessore dei giri si trova sul primo terzo interno della loro altezza, d’onde i fianchi, che resultano leggermente convessi, si deprimono adagio adagio verso l’esterno e verso l’ ombelico. I fianchi poi cadono sulla sutura dell’ombelico assai rapidamente, producendo un margine ombelicale strettamente arrotondato. Questo margine ombelicale nei grandi esemplari del Medoio e dell’Appennino resulta molto più netto ed angoloso che negli individui piccoli. Il dorso, poco ampio e strettamente arrotondato, se non portasse una piccola carena, sembrerebbe quello di un PlRyMWoceras. La sezione dei giri è ovale allungata e quasi lanceolata. Tanto negli esemplari del Medolo quanto nei miei gli individui più piccoli hanno or- namentazioni più spiccate che quelli grandi. Sulla parte interna dei fianchi del mio esemplare più piccolo si trovano delle rade pieghe, 14 nell’ultimo giro, assai distinte, facenti un’ansa rivolta in avanti, evane- scenti sul contorno ombelicale, le quali sulla metà dei fianchi s’indeboliscono ‘e si sdoppiano assai irrego- larmente ed alquanto indistintamente in due coste. Queste poi svaniscono sul margine esterno dopo aver compiuto una curva sinuosa. Talvolta fra le pieghe o fra le coste che da esse si originano si interpongono altre coste che possono rimanere semplici o si possono riunire alle pieghe in vicinanza dell’ ombelico. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 9 66 A. FUCINI [92] XVIII. Gen. Coeloceras Hyam. 1. Coeloceras Ragazzonii Haurr. — Tav. XII [XIII], fig. 6,7. 1861. Ammonites Ragarzonii Hauer. Amm. a.d. sog. Medolo. Sitzungsb. d. k. Akad. d. Wissensch. XLIV, pag. 415, tav. I, fig. 16,17. non 1868. —_ — RevnÈs. ss. de géol. et de paltont. Aveyr., pag. 90, tav. I bis, fig. 1,2. 1869. — — ZirteL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 123, pars. ? 1867-81. A. (Stephanoceras) Ragazxzonii MeneGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 74. 1867-81. — —_ In. Fossiles du Medolo, pag. 20. 1880. Stephanoceras Ragazzonii Canavari. La montagna del Sanvicino, pag. 13. 1894. Coeloceras Ragazzonii Parona. App. per lo studio d. Lias lombardo. Rend. Ist. Lomb., vol. 27, p. 3. 1895. — — BonarELLI. Mossili domeriani della Brianza, pag. 15. 1900. — — Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI I II Diametro . 0 c 0 ° a 5 0 o . mm. 32 mm. 23 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro : 9 0, 26 0,30 Spessore » » » » c 6 0,30 0,41? Larghezza dell’ ombelico » » . o 0, 51 0,49 Ricoprimento della spira » » o 0 0,03 0, 04 Ho da riferire a questa specie tanto caratteristica due esemplari. Il più piccolo, già determinato giusta- mente dal MENEGHINI, proviene dalla Marconessa. Esso è concamerato fino quasi alla metà dell’ultimo giro e presenta una forma leggermente più rigonfia dell’altro e di quello tipico dell’ HAUER ai quali poi corrisponde perfettamente per ogni altro carattere. L'individuo più grande è stato raccolto al Pian de’ Giugoli (Sanvi- cino) ed è quello che fu citato per tale località dal CAnavARI. Esso ha una conchiglia un poco più grande dell’ esemplare del Medolo illustrato dall’ HauER, cui è del resto identico in modo speciale. Tale esemplare, il quale ha tutto l’ultimo giro senza concamerazioni, sembra completo, poichè vi appare conservato il peristoma. È una caratteristica di questa specie il presentare forma diversa a differente stadio di sviluppo. Fino ad un certo punto la conchiglia ha una discreta involuzione, un ombelico molto profondo e giri che si accrescono molto più in larghezza che in altezza, fianchi strettamente arrotondati, dorso appiattito e coste poco numerose, da 16-24 per giro sui fianchi. Queste sono generalmente ed irregolarmente bipar- tite sul dorso in modo che non di rado una costa che parte da un nodo va ad unirsi alla costa succes- siva non nel nodo corrispondente della parte opposta, ma in quello immediatamente successivo. Con l’ulteriore sviluppo la conchiglia si rende sempre più evoluta e sempre meno profondamente ombelicata; i giri invece di essere il doppio più larghi che alti divengono quasi alti quanto larghi ed arrotondati pressochè ugualmente sui fianchi e sul dorso. Questo cessa di essere appiattito; le coste, mantenendosi sui fianchi di uguali dimensioni o di uguali intervalli per l’aumentata lunghezza dei giri, diventano più numerose, arrivando a 40 nell’ ultimo giro, e presto abbandonano la proprietà di dividersi sul margine dorsale; perciò esse oltre i mm. 16 di diametro sono sempre distintamente semplici. Nell’ esemplare del Pian de’ Giugoli, come ho detto, sembra che il peristoma sia conservato. Dopo un largo solco peristomatico, che ripete la forma dei consueti intervalli costali, si ha una leggiera costa seguìta da un altro piccolo solco, più inclinato del precedente, e quindi il margine del peristoma che sui fianchi sembra un poco più inclinato delle coste e sul dorso alquanto spinto in avanti ed un poco depresso. [93] A. FUCINI 67 In ambedue i miei esemplari si vede assai bene la linea lobale (fig. 49), perfettamente corrispondente a quella presentata dagli individui del Medolo conservati nel Museo di Pisa. Il lobo sifonale, molto profondo e poco largo, ha le pareti parallele e relativamente poco incise. Il primo laterale, anch’ esso non molto ampio, profondo quanto il precedente, termina grossolanamente in tre punte asimmetriche. Il secondo lobo laterale, inclinato verso l’esterno, è molto piccolo ed assai meno profondo dei precedenti e del successivo lobo accessorio. Questo TTT raggiunge quasi la profondità del primo lobo laterale ed è anch'esso inclinato verso A l'esterno. La sella esterna, ampia ed alta, è di forma tozza e termina con grossolane diametro di mm, 15, in- fogliettature. La prima sella laterale resulta assai meno alta della precedente, ma è i pure larga e terminata grossolanamente. La seconda sella laterale è molto semplice e piccola, così pure l’unica accessoria sopra cui cade la sutura dell’ ombelico. Ho escluso dalla sinonimia di questa specie il Coel. Ragazzonti citato dal Revnès a Bosc e a Tourne- mire poichè a me sembra alquanto diverso dal tipico Coel. Ragazzonii HAauER. Già il MenEGHINI ® aveva tolto dalla sinonimia di tale specie quella forma di Coel. Ragazzonii del ReynÈSs che questi aveva distinto come var. inflata. Il MeNnEGHINI credè che tale forma dovesse appartenere piuttosto al Coel. Desplacei D’ORB.?) A me sembrerebbe che il Coel. Ragazzoniè del Revnks e la sua var. in/lata costituiscano due forme, forse inseparabili specificamente, ambedue diverse e dal Coel. Desplacei D’ORB. e dal tipico Coel. Ragazzonii HAUER. Nessuna di esse appartiene infatti alla specie del p’ORrBIGNY, della quale non hanno nè i caratteri del- l’ornamentazione nè la linea lobale. Ambedue differiscono poi dal Coel. Ragazzonii dell’HAuER per le coste molto meno inclinate in avanti specialmente presso l’ombelico e nei primi giri, ove questo carattere è evidentissimo nella forma tipica. Sembrerebbe anzi dall’osservazione delle figure date dal Revnès che le coste nei suoi esemplari nascessero dalla sutura dell’ombelico un poco inclinate indietro. La linea lobale è poi spiccatamente diversa per quanto concerne specialmente la larghezza del lobo sifonale e la svel- tezza e frastagliatura delle selle. Ho distinto poi da questa specie, riferendolo al Coel. indunense MeH., un esemplare che lo ZIitTEL aveva riferito alla specie dell’ Hauer. Esso è diverso dal Coel. Ragazzonii HAuER per avere le coste più diritte e fornite di un tubercolo sul margine esterno dei giri, per la linea lobale e per altri caratteri che meglio farò conoscere nella descrizione di quell’esemplare. Non è ben certo che gli esemplari di Pian d’ Erba riferiti a questa specie dal MENEGHINI vi appar- tengono veramente. Anche il MEeNEGHINI aveva dei dubbi su questo proposito. Fic. 49. 2. Coeloceras Indunense Mca. — Tav. XIII [XIII], fig. 5. 1869. Ammonites Ragazzoni (non HatER.) Zire. Geolog. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 123 (pars). 1867-81. Coeloceras crassum J. et B. var. Indunensis MeneGHINI. Monogr. d. foss. d. cale. rouge ecc., pag. 72. 1900. Coeloceras Indunense Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI Diametro . o o 6 0 9 a 0 mm. 54 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro . 5 Ù , , i ON27 Spessore » » » » 0 b 6 b : ù 0,29 Larghezza dell’ ombelico » » . 0 0 ò o ò 0, 55 Ricoprimento della spira » » È 3 ; 6 0 o 0, 04 4) MenEGHINI. Monogr. d. foss. du cale. rouge, pag. 74; — Fossiles du Medolo, pag. 20. 2 p’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 334, tav. 107. 68 A. FUCINI [94] Questo è l'esemplare del Monte Faito riferito dallo ZrrtEL al Coel. Ragazzoniî HAUER e che a me sembra doversi meglio riportare al Coel. Indunense MaH. del quale ho potuto esaminare l'originale per gentile concessione del prof.. MARIANI direttore del Museo di geologia di Milano. L’ombelico di questa specie è relativamente meno profondo nei giri esterni che negli interni. Questi sembrano ornati da. coste assai grossolane, inclinate in avanti, le quali presso la sutura dal giro succes- sivo presentano un ingrossamento a guisa di tubercolo, oltre il.quale si bipartiscono; sul dorso, assai appiattito, esse sono quindi generalmente in numero doppio e si uniscono a quelle del fianco opposto con una larga e poco distinta curva in avanti. La bipartizione delle coste cessa al principio dell’ultimo giro che per tre quarti almeno le ha semplici. Anche in questo ultimo caso le coste sul margine esterno pre- sentano un leggiero ingrossamento, non però tanto forte come quello mostrato dalla figura del MENEGHINI ove è stato esagerato dal disegnatore, e fanno una leggiera curva in avanti attraversando il dorso il quale resulta un poco meno appiattito che nei giri interni. Un carattere che manca nell’originale del MENEGHINI, forse perchè non giunto a completo sviluppo e molto importante per questa specie, consiste nell’ indeboli- mento, raffittimento e maggiore inclinazione in avanti delle coste nell'ultimo quinto dell’ultimo giro. Questi cambiamenti nei caratteri delle coste avvengono repentinamente e vanno scomparendo verso l’aper- tura, ove le coste riacquistano il loro consueto rilievo ed aspetto. Sembrerebbe che l’ esemplare in esame fosse completo, però non si scorgono i caratteri del peristoma. La camera di abitazione oltre tutto l’ultimo giro comprende anche un quarto del precedente. La linea lobale sui fianchi è molto indecisa e corrosa. Il lobo sifonale, che sembra un poco spostato verso il fianco sinistro, è assai stretto e più profondo del primo laterale. La sella esterna, molto larga alla base, ter- mina con quattro diramazioni non simmetriche. L’esemplare del MENEGHINI, in confronto col mio, ha le coste meno acute, ma ciò proviene dal fatto che esso ha la conchiglia conservata ed il mio è in modello interno. I tubercoli, presentati sul margine esterno dalle coste anche nell’ultimo giro, e l'andamento di esse coste, molto meno proverso ed anzi-retroverso presso la sutura ombelicale, fanno facilmente distinguere il Coel. Indunense dal Coel. Ragazzonii HavER. Gli stessi ornamenti e la linea lobale servono ugualmente a distinguere questa specie dal Coel. crassum J. et B. e dal Coel. mucronatum D’ORB. fra mezzo ai quali l'avrebbe posta il MENEGHINI. Il Coel. Ragazzonii Revnès !, a mio credere assai differente dal tipico Coel. Ragazzonii HAUER, ha grande somiglianza con questa specie alla quale però non 1’ ho riunito mancandomi troppi dati per po- terlo fare con sicurezza. Non è stato ancora accennato che ad Induno si trovi il Lias medio. Mi farebbe supporre l’esistenza colà di questo piano geologico non solo la esatta corrispondenza del mio esemplare con quello di tale località ma anche il trovarsi nel Museo di Pisa un’ altra Ammonite di Induno, fossilizzata nel calcare marmoreo rossastro identico a quello del tipico Coel. Indunense Mer. e che sebbene di dimensioni grandi, ha tutti i caratteri del Coel. medolense HAUER ?). 4 ReyNbs. Essai de géol. et de paléont. Aveyr., pag. 90, tav. I, fig. 1,2. 2 HaurR. Ueber d. Amm. d. sogen. Medolo, pag. 410, tav. I, fig. 11, 12. [95] A. FUCINI 69 3. Coeloceras ausonicum Fuc. — Tav. XII [XIII], fig. 8,9. 1869. —Ammonites Davoei (non Sow.) Zimmer. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122 (pars). 1868-81. A. (Stephanoceras) Desplacei (non p° OrB.) MenecHIniI. Monogr. d. foss. d. cale. rouge, pag. 75 (pars), non exempl. fig. 1867-81. A. (Stephanoceras) Davoei (non Sow.) MeneGHINI. Ibidem. 1897. Aegoceras (Deroceras) Davoci (non Sow.) Parona. Contr. a. conosce. d. Amm. lias. di Lombardia, parte II, pag. 14, tav. X, fig. 4. 1900. Coeloceras ausonicum Fuomi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI I II III Diametro 6 0 o . 5 5 0 . mm. 59 mm. 54 mm. 41 Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 0,25 0, 26 0,29 Spessore » » » » 0, 32 0, 35 0, 42 Larghezza dell’ ombelico » » 0, 51 0, 50 0, 46 Ricoprimento della spira » » 0, 04 0, 04 0, 04 Credo sicuramente che gli esemplari in esame riferiti dallo ZirteL e dal MENEGHINI al Der. Davoei Sow. non appartengano a questa specie e nemmeno al Coel. Desplaceè D’ OrB. cui dal MENEGHINI venne rapportato un individuo di Clivio in Lombardia identico in tutti i suoi caratteri a quelli dell’Appennino centrale. A questi corrisponde perfettamente anche la forma dell'Alpe Turati che dal Parona fu pure riferita al Der. Davoeì Sow. Oltre a quattro individui dell’ Appennino centrale io ho in esame anche l'esemplare di Clivio sopra rammentato ed uno proveniente da Pilzone comunicato dal CurIOoNI al MENE- GHINI col nome di A. Ragazzonii HAUER. La conchiglia è molto caratteristica. Essa non è molto compressa, però lo è maggiormente a svi- luppo completo che non nei giri interni, inquantochè l'accrescimento non è uniforme. Dai giri interni fino alla metà dell’ ultimo giro la conchiglia si accresce assai regolarmente, avendo giri assai più larghi che alti, involuzione mediocre ed ombelico assai profondo. Oltre la metà dell’ultimo giro la conchiglia si accresce quasi regolarmente in quanto riguarda l’altezza del giro, che aumenta un poco o rimane stazionaria; non così è per la larghezza e per l’involuzione che diminuiscono un poco ambedue. È per questo che 1° ul- timo giro resulta più largo al principio che alla fine, e che l’ ombelico rimane relativamente più ampio che nei giri interni. Per questi caratteri si trova anche che i giri interni hanno i fianchi più strettamente arrotondati che nell’ultima porzione della spira, il dorso più Jargo, più appiattito e meno arrotondato. Le ornamenta- zioni sono pure irregolari. I giri più interni hanno coste molto inclinate in avanti, irregolari, assai gros- solane, derivate, a quanto sembra, dalla riunione di coste che in numero maggiore occupano il dorso. Con l’accrescimento la riunione delle coste sui fianchi diviene meno frequente e si può dire che finisce comple- tamente nell'ultima porzione della spira. Qui le coste sono sempre, sui fianchi, molto inclinate in avanti; sulla metà di altezza del giro, dopo aver presentato un leggiero ed indistinto ingrossamento, esse si ren- dono radiali ed attraversano il dorso congiungendosi a quelle del fianco opposto senza produrre nessuna curva distinta. Oltre che dalle coste i fianchi dei giri di questa specie, da un certo stadio di sviluppo fino a buon punto dell’ultimo giro, sono ornati anche da ondeggiamenti della superficie dei fianchi sui quali si producono dei grossi, larghi ed ottusi mammelloni, allungati nel senso radiale della spira, ora più, ora meno rilevati, talora più fitti e più sottili, sui quali le coste si riuniscono o passono semplici più o meno distintamente. 70 A. FUCINI [96] Questi mammelloni o questi ingrossamenti nell’ultima porzione della spira vanno diminuendo di gros- sezza e di rilievo tanto che sembra che essi si trasformino in ingrossamenti prodotti dalla riunione di due o tre-coste vicine. Nella ultima porzione della spira le coste sono però tutte semplici e vi mancano gli ingrossamenti. La linea lobale (fig. 50) ha il lobo sifonale grandemente profondo e con una selletta molto alta. Il primo lobo laterale ha tre grosse ramificazioni asimmetriche, la mediana delle quali, pure essendo la più profonda, non raggiunge la linea radiale. Il secondo lobo laterale molto semplice, un poco inclinato al- l'interno, è meno profondo del precedente, e l’unico accessorio, inclinato all’esterno, avente tre ramifica- zioni assai grandi e poco regolari, raggiunge la profondità di quello sifonale. All’interno si hanno due lobi il primo dei quali è più semplice ma più profondo dell’altro. Il lobo antisifonale, relativamente assai ampio ma poco profondo, ter- mina in quattro punte quasi uguali per forma e per profondità. La sella esterna SR DRS mer ampia ed altissima resulta divisa in due parti, delle quali l'esterna ha tre ramifi- di mm. 26, in grandezza .Cazioni e l’interna due. La prima sella laterale è molto bassa e divisa in due PARIDE piccoli rami. La seconda sella laterale resulta pure piccola, più bassa della prece- dente ma più slargata all’apice ove termina con tre ramificazioni. Assai larga è la sella accessoria che riceve la sutura ombelicale. Oltre la sutura si trova una prima sella interna inclinata all’esterno molto ristretta ed assai semplice; quindi viene una sella interna assai sviluppata, alquanto più alta della prima laterale e divisa in due parti presso a poco alla stessa maniera della sella esterna. L’esemplare sopra rammentato, proveniente da Clivio in Lombardia, che io figuro qui di fianco (fig. 51) perchè assai bello, è conservato in un calcare rosso mattone marnoso micaceo. Esso sembra avere Re ai conservato il peristoma definitivo il quale sarebbe limitato posteriormente da un largo solco, molto inclinato. La camera di abitazione sarebbe lunga un poco meno dell’ultimo giro. Nell’esemplare dell'Appennino, proveniente da Cagli (Tav. XIII [XIII], fig. 9), l’ultima camera è lunga almeno un poco più dell'ultimo giro che non sembra nemmeno completo. La linea lobale, gli ornamenti ed il modo di accrescimento distinguono sostanzialmente questa specie tanto dal Coel. Desplacei D’ ORB. quanto dal Der. Davoei Sow. cui era stata principalmente rife- rita. Piuttosto io trovo che essa ha molto somiglianza con il Coel. Mortilleti Men. ® del quale ho potuto esaminare gli eriginali. Il Coel. ausonicum Fuc. in- fatti si potrà forse riferire in seguito come varietà al Coel. Mortilleti MeH., quando di questo si avranno esemplari migliori di quelli posseduti dal MENEGHINI che non li figurò poi troppo esattamente. Sembrerebbe tuttavia che il Coel. uusonicum fosse diverso per accre- scimento più rapido, per maggiore spessore della conchiglia, per assai più robusti mammelloni sui fianchi e sopratutto per il restringimento dello spessore dei giri nell’ ultima porzione della spira. La linea lobale Fre. 50. Coel, ausonicum Fuc, di Clivio. i) MENEGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 21, tav. IV, fig. 7; tav. VI, fig. 1,2. [97] A. FUCINI 71 x che dall’ esame della figura data dal MENEGHINI parrebbe tanto diversa è invece presso a poco identica. Alcuni non belli esemplari del Medolo riferiti dal MenEGHINI ! al Coel. crassum J. et B. apparten- gono forse a questa specie. To ho esaminato esemplari provenienti dalla Marconessa, da Cagli e dal Pian de’ Giugoli. 4. Coeloceras Mortilleti Man. — Tav. XII [XIII], fig. 11. 1869. Ammonaites Davoei (non Sow.) ZirteL. Geol. Beobacht. a. d. Centr.-Apenn., pag. 122 (pars). 1867-81. A. (Stephanoceras) Mortilleti MenecumI. Fossiles du Medolo, pag. 21, tav. ING nia: 4 varo VIAL fig. 1, 2 1879. Stephanoceras Mortilleti CanavarI. Amm. d. Lias m. di S. Antonio. Atti d. Soc. tosc. d. Sc. nat., Proc. verb., vol. II, pag. 109. 1887. — — Tuccmer. Il sist. lass. di Roccantica. Boll. d. Soc. geol. ital., vol. VI, pag. 146. 1894. Coeleoceras Mortilleti Parona. App. p. lo studio d. Lias Lombardo, pag. 3. 189h. — — BonwarELLI. Mossila domeriani della Brianza, pag. 22. 1900. — —_ Fucini. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’ App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI I II III Diametro . o 6 0 . mm. 103 mm. 98 mm. 28 Altezza dell’ ultimo giro in sasorto. al diamo 0,22 0,21 0,25 Spessore » » » » 0, 25? 0, 26 0,35 Larghezza doll’ ombelico » » 0, 59 0, 50 0,50 Ricoprimento della spira » » ? 0, 03 0, 04 Come già ebbe il MenEGHINI anch’io ho avuti in esame esemplari in stato di conservazione non buono. Ciò però, se è di inciampo a ben riconoscere e rilevare i caratteri più minuti di questa specie, non lascia dubbio alcuno pel riferimento fatto. Pochi caratteri possono aggiungersi ai non molti forniti dal MENEGHINI. Ciò non ostante dirò che i giri interni hanno ombelico più profondo degli esterni e sono ornati di coste irregolari, spesso ingrossate, riunite od avvicinate a due a due e talvolta fornite sui fianchi di un grosso tubercolo. In seguito sembra che in taluni esemplari i fianchi presentino degli ondeggiamenti che ricordano gli ingrossamenti del Coe. ausonicum Fuc. e le coste si fanno sempre più regolari; nell’ultima porzione della spira, non so precisa- mente se in corrispondenza della camera di abitazione, sembrano raffittirsi alquanto, diventando forse suddivise o striate. Ciò è in perfetta concordanza con le figure date dal MeNEGHINI nelle quali osserverei solo una troppa regolarità nella direzione delle coste. Queste sono proverse nella parte interna dei fianchi e divengono radiali all’esterno per una leggiera curva che presentano a metà dei fianchi. La linea lobale, quasi identica a quella dal Coel. ausonicum Fuc., non è stata troppo ben riprodotta dal MexEGHINI che la rilevò da un esemplare del Medolo che la lascia scorgere non bene ed imperfetta- mente. In un esemplare della Marconessa, riferito al Der. Davoeì dallo ZittEL, 1’ ultima camera comprende almeno tutto l’ultimo giro ed un quarto del precedente. La IOCRILI lunghezza dell’ultima camera, l’ingrossamento regolare della spira tanto in larghezza CU 1) MENEGHINI. Mossiles du Medolo, pag. 16. 72 A. FUCINI [98] che nello spessore dei giri e la mancanza o la grande leggerezza degli ondeggiamenti dei fianchi, costi- tuiscono i principali caratteri distintivi di questa specie dal Coel. ausonicum che del resto ho già avver- tito essere vicinissimo al Coel. Mortilletà Mex. Di questa specie ho in esame quattro esemplari, due provenienti dalla Marconessa, uno dal Monte Catria ed uno da Canfaito. 5. Coeloceras italicum Mor. — Tav. XIM [XIII], fig. 4. 1880. Stephanoceras italicum Mex. in Canavari. I Brachiop. d. str. a Ter. Aspasia Mex. nell’App. centr. Atti d. R. Accad. d. Lincei. Mem. d. cl. di Sc. fis. mat. e nat., ser. 3, vol. VIII, pag. 331. 1900. Coeloceras italicum Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell’App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI Diametro . . 6 0 ò ; . 0 o - 5 9 . . mm. 37 Altezza dell’ ultimo giro in rapporto al diametro 5 : È SRO, 0,30 Spessore » » » » . 6 : ò - 0,32? Larghezza dell’ ombelico » » ; o o . o 0, 53 Ricoprimento della spira » » . o 6 6 : 2? Col nome di A. italicus il MENEGHINI aveva distinto nelle etichette del Museo di Pisa diverse Am- moniti che si somigliavano assai per la forma generale della conchiglia e che provenivano dal Lias infe- riore di Spezia e dal Lias medio dell'Appennino centrale. Per ambedue le località il nome ètalicum venne pubblicato dal Canavari. Questi riferì agli Ectocentrites VA. italicum Mer. di Spezia ed ai Coeloceras ®) VA. italicum dell'Appennino centrale che aveva in avanti già rapportato agli Sfephanoceras. Il nome di ifalicum può dunque rimanere tanto per la specie del Lias inferiore di Spezia quanto per quella del Lias medio dell'Appennino trattandosi di due generi distinti. La conchiglia di questa specie è compressa, largamente e poco profondamente ombelicata, di accre- scimento molto lento e di piccolissima involuzione poichè i giri si ricoprono appena per il ritorno della spira. I giri sono più larghi che alti, hanno i fianchi rigonfi ed um poco più strettamente arrotondati del dorso nonchè scendenti alla sutura dell’ombelico con una curva regolare. La loro sezione resulta trasver- salmente ellitica. Gli ornamenti sono minuti e regolari e consistono in numerose costicine, circa 110 nell’ultimo giro, più strette degli intervalli frapposti, semplici, filiformi, le quali nascono sottilissime ma assai distinte dalla sutura dell’ombelico ed acquistano il maggior rilievo sul dorso. In quanto al loro percorso queste costine formano sui fianchi una curva poco sentita, avente la convessità rivolta in avanti, e tale da renderle proverse nella metà inferiore dei fianchi, retroverse invece nella metà esterna. Sul dorso le coste si uniscono a quelle della parte opposta senza alcuna curva distinta. I giri interni del mio unico esemplare non sono bene conservati, però sembra che in essi gli ornamenti costali sieno relativamente più grossolani che nell’ultimo giro. Della linea lobale si scorgono le ultime traccie sulla metà del penultimo giro, ma sono molto corrose non affatto rilevabili, La camera di abitazione comprende dunque un giro e mezzo e si può ritenere 1) CANAVARI. Contrib. a. fauna del Lias inf. di Spezia. Mem. d. R. Comit. geol., vol. III, pag. 130. 1) Ip. Ibidem, pag. 131. [99] A. FUCINI 3 completa inquantochè la spira termina con il peristoma assai ben conservato. Esso è costituito da un solco assai profondo, largo quanto lo spazio occupato da due costicine ordinarie, limitato anteriormente da una costa di maggiore rilievo. Questa costa ed il solco hanno poi l’identico andamento delle costicine che ornano i fianchi. È probabile che a finire definitivamente la spira di questa conchiglia si trovassero delle espan- sioni auricoliformi, oltre la costa che limita il solco peristomatico. Questa specie ha grandissima somiglianza con quell’Ammonite che il QuenstEDT ® chiamò A. convo- lutus interruptus del Giura bruno delle Alpi, ma ne differisce per accrescimento più lento e per i giri che sono più larghi che alti anzichè più alti che larghi. Vicinissimo al Coel. italicum è pure il Coel. Mortilleti McH. più sopra descritto, il quale ha però coste meno numerose, più grossolane, accrescimento più rapido e maggiore involuzione, per tacere dei caratteri della parte interna della spira che non sono bene rilevabili nella specie in esame. Il Coel. medolense HauER ? è pure altra specie simile a quella descritta, cui si assomiglia special- mente per il numero e per la sottilezza delle coste. La specie dell’ Hauer però, a mio credere, sarebbe differente per diverso accrescimento della spira, per maggiore involuzione e sopratutto per le coste assai più proverse e che mentre non fanno alcuna curva sui fianchi la producono invece sul dorso, ove si osserva abbastanza spiccata e rivolta in avanti. L’ esemplare in discussione proviene dalla Marconessa. 6. Coeloceras pettos Quensr. — Tav. XIII [XIII], fig. 10. 1830. Ammonites crenatus (non Rein.) Zrenen. Versteinerungen Wiiritembergs, pag. 1, tav. 1, fig. 4. 1843. —Ammonites pettos QuenstEDT. Flotxgebirge, pag. 178. 1849. — — In. Cephalopoden, pag. 179, tav. 14, fig. 8. 1853. — — Oppe. Mittl. Lias Schwdb., pag. 55. 1856. —_ — In. Juraformation, pag. 165. 1867-81. A. (Stephanoceras) crassus (non J. et B.) MeneGHINI. Fossiles du Medolo, pag. 16 (pars). 1884. Aegoceras pettos GemmeLLaro. Moss. d. str. a T. Aspasia ecc., pag. 17, tav. VI, fig. 3-5. 1885. Ammonites pettos Quenstent. Amm. d. Schwib. Jura, pag. 271-73, tav. 34, fig. 15-23. 1891. Coeloceras pettos Furterer. Amm. d. Mittl. Lias von Oestringen, pag. 340, tav. XI, fig. 6. 1895. _ — BonareLti. Moss domeriani della Brianza, pag. 15. 1900. _ — Fucmi. Brevi notizie s. Amm. d. Lias medio dell App. centr. Loc. cit., pag. 55. DIMENSIONI Diametro . o , E ò È . 0 5 . 0 . 6 . mm. 54 Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diamentro 0 RIT . 1 0,27 Spessore » » » » d . . . . 0,37 Larghezza dell’ ombelico » » . . : , 5 0, 50 Ricoprimento della spira » » i o 7 5 ; 0, 05 Di questa specie ho in esame un unico esemplare della Rocchetta. In compenso esso è però assai bello e del tutto corrispondente alla forma tipica. Le coste che attraversano il dorso si riuniscono a due 1) QUENSTEDT. Cephalopoden, tav. 13, fig. 3. 2 HaupR. Ueber d. Amm. a. d. sogen. Medolo, pag. 410, tav. I, fig. 11, 12. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 10 74 A. FUCINI [100] e più spesso a tre nel rilievo grossolano col quale finiscono le pieghe dei fianchi. La riunione a tre non è sempre bene distinta poichè sembra che la terza costa spesso non sia riunita alle altre, ma svanisca invece fra un nodo ed un altro. Nessuna traccia si vede della linea lobale. + La variabilità di questa specie apparisce chiara dalle numerose forme figurate dal QuENSTEDT. Il Wricamt, il GemmeLLARO ed il FurTERER accettano nella sinonimia di questa specie il Coel. Grenowil- louxi D’ORB. !) già riunitovi dal QuensTEDT stesso. Il BonARELLI esclude invece, ed a me pare ragionevol- mente, la specie del p’OrBIGNY dalla sinonimia del Coel. pettos. Il Coel. Grenouillouxi D’ORB. è diverso dal Coel. pettos per accrescimento più lento, per i giri più depressi, per il dorso molto più ampio ed appiattito e sopra tutto per gli ornamenti differenti sia per forma, sia per grossezza e per andamento. Il WricHT ha figurato poi col nome della specie del QuenstEDT due Ammoniti che a mio modo di vedere sono assai distinte dal Coel. pettos Quenst. Una di tali Ammoniti 2 riguarda il Coe. Grenowillouxi p’ORrB., del quale sembra una var. compressa; l’altra Ammonite ® non appartiene nè al Coel. pettos Quenst., nè al Coel. Gronouillouxi v’ORB. Differisce da ambedue per gli ornamenti più grossolani e assai differenti di forma. Proporrei che questa Ammonite si chiamasse Coel. Wrighti. 1) D’OrBIGNY. Paléont. frang., terr. jurass., t. I, pag. 307, tav. 96. 2) WrIGHT. Monogr. on the Lias Ammon., tav. XLIX, fig. 5, 6. 3) Ip. Ibidem, tav. XXXVII. Pisa, Museo geologico della R. Università, 20 luglio 1900. [101] I. Gen. Amaltheus MovtF. o o o o o . . ) b .- pag. 145 [1] 1. Amaltheus spinatus Due, — Tav. XIX [Lf e: 9015208 $ : ò 0 . , DSL II. Gen. Phylloceras Suess . 3 i III È 5 ; S ; î ; " >» CIG. | 1. PhyUoceras Calais Mcna. — Tav. XIX [I], fig. 3 o ; 0 i : $ 5 >» 146 [2] 2. » tenuistriatum Mon. — Tav. XIX [I], fig. 5 i . 5 È o o » 47 [3] 3. » Zetes D’ OrB. — Tav. XIX [I], fig. 4 . o 0 6 3 È 5 6 » 148 [4 4. » frondosum RevnÈs — Tav. XIX [I], fig. 6 o . . o . o » 149 [5] 5. » Meneghinii Gemm. — Tav. XIX [I], fig. 7. ò o È 5 5 : DIMLSORAIG 6. » Geyeri Bon. — Tav. XIX [I], fig. 8. 3 o È s ; ; : pid III. Gen. Rhacophyllites ZimveL . î 3 i : a , 5 : e 62 | 1. Rhacophyfllites libertus GemM. — Toi xx [1], a 1 o E 5 SR nello 208 2. » lariensis Men. — Tav. XX [II], fig. 2. . ò 3 . 0 o ji IS | » » var. costicillata. — Tav. xx [II], fig. 3. ? ; 5 È » 154 [10 3. » eximium Hauer — Tav. XX [II], fig 4. 6 $ 5 ; 6 2 65 [pol] IV. Gen. Lytoceras Suess . È È : ; . 3 5 7 5 55 (pa 1. Lytoceras audax McH. — Tav. XX [11], Do 6. . c o - 6 » 155 [11 2. ” Addo um CAN. in schedis. — Tav. XX n], fig. 5) : ; ; È 5 Jc JE 3. » praesublineatum n. sp. — Tav. XX [II], fig. 7. 0 o 6 ò 6 DUE {lo 4. » apenninicum n. sp. — Tav. XXI [III], figo 7. 2 o 0 ° è DIO. [Pe V. Gen. Deroceras HvaTT . 6 5 € 5 ° 5 È È ; È » 160 [16] 1. Deroceras Gemmellaroi Levi — Tav. XXI Daog sta 3 . . : : 7 » 160 [16 VI. Gen. Microderoceras Hyatt . ) 5 o ; o 7 . . o o 6 » 161 [17 1. Microderoceras cfr. Heberti Opp. — Tav. XXI [III], fig. 3 . o o . - - » 161 [17] VII. Gen. Agassiziceras HvATT E 6 5 5 A 5 : , i DeL 1a 1111] 1. Agassiziceras miserrimum n. sp. — Mani XXI [1], fig. 4. a . o s 5 » 161 [17] VIII. Gen. Cymbites NEUMAYR È È 3 A ; 5 È i E 1603 [PO 1. Cymbites centriglobus Opp. — To XXI [n], fig. 5, 6 . i : 5 . 6 » 163 [19] IX. Gen. Dumortieria Haue . o o 5 i ; ò È o : : ò - » 164 [20] 1. Dumortieria Vernosae Zrr. . s c o 0 0 n . è » 164 [20] DI » Taramellii n. sp. — Tav. XXI [IR] REti(e: NAS ANE 5 é ° ò È » 165. [21] 3. » Paronai n. sp. — Tav. XXI [III], fig. 9. , . - o . o » 166. [22 X. Gen. Amphiceras Gemw. . È i 5 ; 3 ; È . È » 167 [23] 1. Amphiceras? Canavarii n. sp. — Tav. XXIII DI: eil o 6 - o o - » 167 [23] XI. Gen. Tropidoceras HvATT ; È ; ; 7 5 È È » 168 [24 1. Tropidoceras Flandrini Dum. — Tav. XXIII [V], GS 2 3 5 o , 5 0 » 168 [24 » » var. semilacvis. — Tav. XXII [IV], fig. 1 . È o s » 169 [25 2. » Zitteli n. sp. — Tav. XXII [IV], fig. 3. o . È . : È » . 170 [26 3. » Stefanii n. sp. — Tav. XXIII [V], fig. 3 6 5 6 6 c È » 172 [28 XII. Gen. Cycloceras HvATT . 6 3 ; ; È i È È È enni (29) 1. Cycloceras Stahli OPP. — Tav. XXII UV], fi CORI LANE . 0 5 o E o » 173. [29] XIII. Gen. Arieticeras SEG. . 5 ; È ; È ; 3 5 6 vi MII 1. Arieticeras Algovianum Opp. — Tav. XXIV I], fig. 1 6 ò . 1 o 5 >» 175 fl 2 » Bertrandi Kirxan — Tav. XXIV [VI], fig.3. , 5 È . 5 » 9 [35 3. » retrorsicosta Opp. — Tav. XXIV [V i fig. 2 } ‘ È 2 i i » 180 [36 4. ». Lottii Gemm. — Tav. XXIV [VI], fig. 4 5 5 ; È : 5 Pet 1 [SIT DI » dolosum n. sp. — Tav. XXIV [VI], n 6. 5 5 È ; 6 5 » 182 [38] 6. » 2 Juliae Bon. — Tav. XXIV [VI], fig. 5. ° i È 3 ; ; » 184. [40 A. FUCINI INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE Vol. V (1899) 75 76 A. FUCINI XIV. Gen. Harpoceras WAAGEN È ; ; : 1. Harpoceras Boscense Revn. — Tav. VII [VII], fig. 1 2. » Cornacaldense TauscH var. Bicicolae Bon. . 3. » cfr. pectinatum Mca. — Tav. VII [VII], fig. 2 4. » 2 volubile Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 3. 5. » 2 ambiguum Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 6 6. » 2 Pieldingii Reyn. — Tav. VII [VII], fig. 8 N T. » ? crassiplicatum Fuc. = Tav. VII [VII], fig. 4, 5 8. » 2 Pantanellii Fuc. — Tav. VII [VII], fig. 7 XV. Gen. Grammoceras HyarT ; . 6 9 1. Grammoceras Normanianum D' dra. — Tav. VII [VII], fig. 9 5 » » var. inseparabilis. — Tav. VII [VIII], fig. Bc : » » var. costicillata. — Tav. VII [VII], fig. 10; Tav. VIII [VIII], fig. 1 . : . 6 . » » var. semilaevis. — Tav. VIII [VIII], fig. 4 2. » varicostatum Fuc. — Tav. VIII [VIII], fig. 6 . 3. » Portisi Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 1-3 3 » » var. Zitteliana. — Tav. IX RI . 4 » » var. contraria. — Tav. IX [IX], fi DE 4 » Isseli Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 6-8 5. » subtile Fuc. — Tav. IX [IX], fig. 10... 6. » cfr. falculatum Reyn. -— Tav. IX [IX], fig. 9 Wo » celebratum Fuc. — Tav. X [X], fig. 1,2. 5 » » var. italica. — Tav. X [X], fig. 3. 8. » Bonarellii Fuc. — Tav. X [X], fig. 4, 5 9. » Bassani Fuc. — Tav. X [X], fig. 6, 7 10. » Ombonii Fuc. — Tav. XI [XI], DE 1 ll. » dilectum Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 2,3. XVI. Gen. Hildoceras HvarT 0 1. Hildoceras Lavinianum Man. — Tav. XI [I], f fi E 1 7 ; » » var. coniungens. — Tav. par [XII], fig. 2, 3 » » var. retroflecra. — Tav. XII [XII], fig. 1. » » var. brevispirata. — Tav. XII [XII[, fig. 4 XVII. XVIII. 2. » Ruthenense Revn. em. M6H. — Tav. XII [XII], fig. 5, 7 3. » Capellinii Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 8 : : 4. » mirificum Fuc. — Tav. XII [XII], fig. 9 3 è » » var. semiradiata. — Tav. XII [XII], fig. 10 5. » inclytum Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 1, 2 6. » intumescens Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 3 Gen. Leioceras HyvATT o o ò 6 ò 1. Leioceras ? Grecoi Fuc. — Tav. XI [XI], fig. 4, 5 Gen. Coeloceras HyATT 6 o : : Coeloceras Ragazzonii HAUER — Tav. XIII [xum], fi Zi Gio Ila 2 3. 4. 5 6 Indunense McH. — Tav. XIII [XIII], fig. Î5 ausonicum Fuc. — Tav. XIII [XIII], fig. 8,9 Mortilleti M6a. — Tav. XIII [XIII], fig. 11 italicum Meg. — Tav. XIII [XIII] fig. 4 pettos Quenst. — Tav. XIII [XIII], fig. 10 . [102] Vol. VI (1900) SIL 17 21 21 23 24 25 26 27 28 28 29 29 31 32 33 35 36 37 39 39 41 di 45 46 48 50 52 52 54 55 56. 56 59 60 61 62 63 65 65 66 66 67 69 1 12 73 [43] = ralleallezli>a1i Padoa ui DO ODA d'a I Ho (ori ERSTETO0 CI Luo) 09. GO no 0 00 0 DALAI HO QAS ND [SCCI Re ae SION N ESE 92 [93] [108] 15. — A. FUCINI INDICE DELLE FIGURE INTERCALATE Linea lobale del Ph. fenwistriatum MH. presa al diametro di mm. 45, in grandezza na- turale . . È c c Fotozincotipia del Pn. Meneghini Caimi da Medolo, Fadda ci fianco in grandezza na- turale . Linea lobale del 7. fon Tensis Mon. presa ‘al Fangno di mm. 45, in nd apiiunalia 6 Linea lobale del Lyt. audax MGH. presa al diametro di mm. 17, ingrandita tre volte . Linea lobale del Lyt. audax MGH. presa al diametro di mm. 30, ingrandita tre volte. Linea lobale del Lyt. piychophorum CAN. presa al diametro di mm. 30, SE due volte 4) 0 . ole: . 0 Linea lobale del Lyt. SOA inuo. presa al diamenro di mm. 34, in idea naturale 5 Linea lobale del Lyt. apenninicum Fvo. presa a Soagno Co mm. 11, muoio soin volte Linea lobale dell’ I) miserrimum Huo: presa al mono di mm. 6, nonno sei “gola, Linea lobalé della D. Vernosae Zirr. (es. SER presa al diametro di mm. 35, in gran- dezza naturale 0 . Linea lobale della D. Vernosae Zion presa al Mmgiro di mm. %, in ) Ganiiza na- turale c Linea lobale della DI Tar. citi Puc c. presa al dicmaoino dii mm. Do in mado animale, Linea lobale della D. Paronai Fuc. presa al diametro di mm. A in grandezza naturale. Linea lobale dell’ Amph. Canavarii Fuc. presa al diametro di mm. 13 circa, ingrandita tre volte . o 0 o 0 0 o 0 , 0 0 o 0 c Linea lobale del Tr. Flandrini Dum. var. semilaevis Fuc. presa al diametro di mm. 80, in grandezza naturale . a È Linea lobale del Tr. Zitteli Fuc. presa al diaicno di circa mm. 85, in andoza na- turale DA 0 Linea lobale del Tr. Stefani Ho! presa al dlinioino di mm. 27, guado due volto Linea lobale del Cy2. Stahli OpP. presa al diametro di mm. 35, in grandezza naturale . Linea lobale dell’Arietic. Algovianum OPP. presa al diametro di mm. 30, in grandezza na- turale 0 0 o o 6 ò : ° 0 0 . . Linea lobale dell’Ar 0 >) Bertrandi Ki. presa al diametro di mm. 45, in grandezza naturale o : Linea lobale dell’ Arietic. a OO OPP. ica al domo di mm. 41, in Erimniaza naturale . Linea lobale dell’ Arietic. asia Hue! presa al dins Di mm. 45, in anda na- turale . o Linea lobale dell’ Arietic: ( ©) Tuilico Box. aa a domo i mm. 98, in Gronda na- turale 1) Per errore di stampa si legge nel testo fig. 9 invece di fig. 6. 2) Nel testo per errore si legge Harp. invece di Arietic. 8) Nel testo per errore si legge Harp. invece di A»ietic. Vol. V (1899) 148 151 154 156 156 158 159 160 162 TU 78 Fic. 24. — » 25. A. FUCINI Linea lobale dell’Harp. Boscense ReIN. presa al diametro di mm. 28, in grandezza naturale. Linea lobale ui cfr. pectinatum Men. presa al diametro di mm.16, ingrandita due volte ò Linea lobale dell’ Harp, ? CT Ita presa ni dando di mm. 39, in gr A salina, Linea lobale dell’Z7arp.? Pantanellii Fuc. presa al diametro di mm. 26, ingrandita due volte. Linea lobale del Gramm. Normanianum D’OrB. presa al diametro di mm. 44, in gran- dezza naturale 0 ; o o ò . 5 . Linea lobale del Gramm. Normanianum D Oa var. costicillata Fuc. presa al diametro di mm. 42, in grandezza naturale o o a Linea lobale del Gramm. Normanianum D ara var. (0) Fuc. forno dala acta igda al diametro di mm. 42, in grandezza naturale Linea lobale del Gramm. Normanianum D’ORB. var. semilaevis nol presa al diamcno di mm. 32, in grandezza naturale 5 6 0 Linea lobale del Gramm. varicostatum Fuc. RA al Gianico di mm. 40, in dda na- turale . Linea lobale del Gramm. rag na Enc! presa al danono ch mm. (39 in sandaza aefimalo, Linea lobale del Gramm. Portisi Fuc. var. Zitteliana Fuc. presa al diametro di mm. 45, in grandezza naturale. 0 Linea lobale del Gramm. Isseli Huo presa ‘al Rich Mi mm. 31, in andaza saio, Linea lobale del Gramm. cfr. falculatum REYN. presa al diametro di mm. si in grandezza naturale . $ 3 ò Ò Linea lobale del Erano: Mara) Fue. presa a i ontsto di mm. 45, in asia na- turale } - È Linea lobale del Gramm. aio elit Ta presa al dame di mm. 43, in andeza tonale, Linea lobale del Gramm. Bassanii Fuc. presa al diametro di mm. 54, in grandezza naturale. Linea lobale del Gramm. Ombonii Fuc. presa al diametro di mm. 70, in grandezza naturale. Linea lobale dell’ H7il4. Lavinianum Mex. presa al diametro di mm. 52, in grandezza naturale. Linea lobale dell’ 7774. Lavinianum MGH. var. coniungens Fuc. presa al diametro di mm. 45, in grandezza naturale Linea lobale dell’ Hd. Lavinianum Mca var. br assai ho oa posa al engno di mm. 43, in grandezza naturale £ Fotozincotipia del modello dell’ saranno di Hild. Mao nansa ani em. Mon. o galonio da Bose (Rivière), in grandezza naturale ò Linea lobale dell’Hil/d. mirificum Fuc. var. semiradiata iTna presa al Aomghno. di mm. 33, ingrandita due volte Linea lobale dell’72/4. inclytum eo presa dI dia melto di mm. 38, in SZ nio Linea lobale dell’ 7i24. inclytum Fuc. presa al diametro di mm.45, in grandezza naturale. Linea lobale dell’ Hild. intumescens Fuc. presa al diametro di mm. 84, in grandezza naturale. Linea lobale del Coel. Ragazzonii HAUER presa al diametro di mm. 15, ingrandita due volte. Linea lobale del Coe. ausonicum Fuc. presa al diametro di mm. 26, in grandezza naturale. Fotozincotipia del Coe. ausonicum Fuc. di Clivio in Lombardia, in grandezza naturale . [104] Vol. VI (1900) pag. 18 [44] 22 [48] 24 [50] 27 [53] 28 [54] 30. [56] 30. [56] 31 [57] 33. [59] 34 [60] 36 [69] 38 [64] 40 [66] 42 [68] 45 [11] 47 [73] 49. [75] 53. [79] 55 [81] 56 [89] 58 [84] 61 |87] 62 [88] 63 [89] 64 [90] 67 [93] 70 [96] 70 [96] » I. NAMIAS OSTRACODI FOSSILI DELLA FARNESINA E MONTE MARIO PRESSO ROMA (Tav. XIV, XV [I, II]) Per consiglio del prof. PANTANELLI cominciai negli anni scorsi qualche ricerca sugli Ostracodi fossili; avendo poscia avuto occasione di recarmi a Firenze e Roma, trovai presso persone gentilissime appoggio, libri e materiale fecondo di ricerche. L’ egregio prof. DE STEFANI, direttore dell’ Istituto geologico di Fi- renze, mi fu largo di suggerimenti e di testi indispensabili; l’amico carissimo prof. Antonio NEVIANI del R. Liceo Ennio Quirino Visconti di Roma mi fornì le sabbie dalle quali rilevai le specie che formano oggetto della presente memoria. All’inspiratore e ai coadiutori tutti efficacissimi esprimo sentitamente la mia gratitudine. : INDICE BIBLIOGRAFICO 1850. Bar W. . . . — The natural history of the British Entomostraca. Mag. Zool. Bot., vol. I, pag. 265. London. » — . +. . — Description of some new species and genera of British Entomostraca. Proc. Zool. Soc., pag. 18. London. » Reuss F. A. . . — Die fossilen Entomostraceen des Oesterreich' schen Tertictirbechens. Nat. Wiss. Abh. 3. Wien. 1852. Bosquer J.. . . — Description des Entomostracés fossiles des terrains tertiaires de la France et de la Belgique. Mém. des sav. étr. de 1’ Acad. Belg., tom. 24. Bruxelles. 1856. Jones T. R. . .— A Monograph of the tertiary Entomostraca of England. Palaeont. Soc. London. 1858. Eearr J. G. . . — Die Ostracoden der Miocîin-Schichten bei Ortenburg in Nieder-Bayern. Stuttgart. 1865. SarsG. 0. . . . — Oversigt of Norges marine Ostracoder. Christiania. » Brapy G.S. . . — Specie Ostracoda new to Britain. Ann. Mag. N. H., vol. 13, pag. 59. London. » — . . — Fossil Entomostraca from the Brich-eart. Ann. Mag., serie III, vol. 13, pag. 16. London. 1868. — . . — Sinopsis of the recent British Ostracoda. Intellectuel Observer., vol. 12, pag. 110. London. » —, . . — A Monograph of the recent British Ostracoda. Trans. Linn. Soc., vol. 26, pag. 353. London. | » SpereR Osx. . . — Die Ostracoden der casseler Tertidirbildungen. Cassel. 80 I. NAMIAS [2] 1869. Brapv G.S. . . — Report Ostracoda dredged amongsi the Hebrides. Brit. Ass. rep. London. 1871. -— . . — Description of Ostracoda in « Les fonds de la Mer». Bordeaux. 1874. Brapy, Crosstev H. V. and Rosertson. — Monograph of the post-tert. Entomostraca of Scotland. London. 1878. Brapr G.S. . . — Monographof the Ostrocoda of the Antwerp Crag. Trans. Zool. Soc., vol. 10. London. » Terquem M. 0. . — Les Foraminifères et les Entomostracés-Ostracodes du pliocène supérieur de l° èle de Rhodes. Mém. Soc. géol. frang., vol. I, serie III. Paris. 1880. . Branpy G.S. . . — Report on the voyage of H. M. Challenger, vol. X. London. » Secuenza G. . . — Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria. Roma. 1882-86. _ . . — Gli Ostracodi del porto di Messina in Nat. Sicil., anno II, pag. 284; anno III, pag. 39, 75, 124, 149, 186, 253, 319; anno IV, pag. 44, 76, 110; anno V, pag. DI. » — . . — Il Quaternario di Rixxolo. Ibid., anno II, pag. 182, 199, 223, 256; anno III, pag. 16, 48, 67, 115, 141, 179, 223, 262, 287, 308, 349; anno IV, pag. 33, 35, 166, 157, 204, 214, 250, 295; anno V, pag. 22, 31, 123, 149, 166, 186, 238. 1884. Carus J.V. . . — Prodromus faunae Mediterraneae, vol. I. 1887. Zrrrer KAarL A. . — Traîté de paléontologie, vol. I, pag. 545. Paris. 1889. Jonesand SterBorn — A suppl. Monograph of the tert. Entom. of England. Palaeont. Soc. London. 1889. Terrier GuanieLmo — Calcare (Macco) di Palo e sua fauna microscopica. Acc. d. Lincei. Roma. 1894. Miner G. V.. . — Die Ostracoden des Golfes von Neapel. Berlin. 1896. LienengLAUS G. . — Die Ostracoden aus dem Miocaen von Ortenburg in Nieder-Bayern. » — . — Collektion Egger. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Miinchen. 1899. CapenER G. . . — Contribuzione allo studio degli Entomostraci dei terreni pliocenici del Piemonte e della Liguria. Estr. dagli Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, vol. XXXV. Torino. CENNI BIBLIOGRAFICI L’opera prima fondamentale sugli Ostracodi sembra sia stata quella di MùLLER O. F., Enfomostraca seu Insecta testacea (Lipsia, 1785), che cominciò dal considerare questi organismi come un ordine distinto. Dopo vennero alla luce le ricerche di RAMmbOHR (1805), di LATREILLE, Histoire naturelle des crustacés et des insectes, 1817, di JURINE, coll’ Histoire des Monocles quì se trouvent aux environs de Genève (Genève, 1820), di Strauss H. E., Meémoire sur les Cypris, Paris, 1821, di MiLne EpwaRrDS, Histoire naturelle des crustacés. Tutte queste opere però trattano principalmente dell’organizzazione e dello sviluppo degli Ostracodi, «mentre per la classificazione sono fondamentali i lavori di ZENKER (1854), Barrp, Brapy, FI- scHER, Craus, SARS (1865), del quale ultimo i criteri ancora oggi sono quasi integralmente ammessi. Le ricerche sulle forme fossili procedettero di pari passo con quelle sulle forme viventi, ma in modo assai più lento, per le forti difficoltà che si ebbero a superare. Qualche Ostracodo fossile dei terreni terziari e di altre formazioni fu descritto da DesMaREST e SowerBy. MunstER nel 1830 rilevò dagli strati marini di Osnabriik, Maestricht e Hof 22 specie che attribuì tutte al genere Cythere. HisincER (1837) descrisse una grande Leperditia siluriana, e poco dopo comparvero i lavori di DE KoxINcK (1841-44) e di M° Coy (1844) che dimostrarono l’esistenza di numerosi Ostracodi nel carbonifero. Questi dati generali sono stati tolti da ZIrtEL, Zraité de paléontologie, pag. 548, 549. I due autori che più largamente contribuirono alla conoscenza degli Ostracodi furono gli inglesi Brapy G. S. e Jones R.; nel primo prevalse l’indirizzo allo studio delle forme viventi, nel secondo, a quelle fossili. I lavori, pub- [3] I. NAMIAS 81 blicati da Brapy, o da solo, o in collaborazione con CrossKEey e RoBERTSON sugli Ostracodi, sono oltre 30, e quasi tutti hanno molta importanza. Di quelli che ebbi fra mano accennerò alla Monograph of the recent British Ostracoda (1868) nella quale sono descritte e in gran parte illustrate 112 specie, distribuite geograficamente secondo 4 tipi. Tipo artico, accoglie quelle specie che raggiungono il maggior sviluppo a ;% Farenheit; — Tipo scandi- navo, comprende le specie illustrate specialmente da LiLieBorRa, MiLcER, SARS, NoRMAN ece.; — Tipo in- glese, riguarda le specie proprie dei mari inglesi; — Tipo atlantico, si riferisce alle specie proprie del Mediterraneo e già in gran parte considerate nelle opere dello stesso Brapy, Les fonds de la Mer. La Monograph of the post-tert. Entom. (1874) in collaborazione con Crosster e RoBERTSON, è molto interessante dal lato paleontologico, giacchè comprende 241 specie dei terreni quaternari d’Inghilterra, e nel KReport Challenger (1880), sono descritte 284 specie. I lavori di Jones, che pure meritano molta attenzione per gli Ostracodi terziari, sono: Monograph ter- tiary Entomostraca of England (1856), con 136 specie, accompagnate da importanti osservazioni critiche, e il Supplement Monograph (1838), Jones et SHERBORN, dove figurano 184 specie, buona parte delle quali già accennate nell'opera precedente, e val la pena ancora di ricordare dello stesso autore i due lavori sugli Entomostraci cretaceò d’ Inghilterra (1849), e sugli Entomostraci del carbonifero (Jones, BRADY e KiRKBY, 1874). Il Belgio e la Francia contribuirono degnamente alla conoscenza degli Ostracodi colle opere di Bosquer (1852) e TeRQuEM (1878). L’opera di Bosquer, Entomostracés fossiles des terrains tertiaires de la France et de la Belgique, dimostra che i terreni terziari di quelle regioni contengono 83 specie, delle quali 47 appartengono esclusivamente ai terreni eocenici, 22 a quelli miocenici, 4 ai pliocenici. Per quanto può interessare i depositi italiani, sonvi tre specie, Bardia strigulosa, Bairdia linearis, Cythere Edwardsti, che s'incontrano anche negli strati pliocenici della Sicilia, ciò che è confermato nei lavori di SeGuENZA soltanto per la Cythere Edwardsti, e 7 specie, Bairdia subradiosa, Bairdia subdeltoidea, Bairdia arcuata, Cythere scrobiculata, C. scabra, C. favosa, C. punctatella, C. cicatricosa che si trovano nelle sabbie gialle di Castellarquato. L’opera di TERQUEM, Les Foraminifères et les Entomostracés-Ostracodes du pliocène supérieur de l° ile de Rhodes, comprende una raccolta di 93 specie e 9 varietà. Ogni genere è oggetto di acute osservazioni, specialmente per quanto concerne la classificazione. In quanto poi al parallelismo delle formazioni ana- loghe, l’autore conclude che soltanto rilevasi essere la fauna più ricca di quella dei terreni superiori d’ Inghilterra, e un po’ più scarsa di quella dei dintorni di Vienna. La Baviera e l’Austria-Ungheria offrono le opere di EGGeR (1858), ReUSSs (1850), LIENENKLAUS (1896); i lavori di Reuss non ebbi mezzo di conoscerli, la memoria di EcceRr, Ostrakoden der Miocàn-Sch. bei Or- tenburg in Nieder-Bayern è una continuazione della fauna microscopica dei suddetti strati che insieme ai foraminiferi vide la luce nel 1857, come il lavoro recentissimo di LIENENKLAUS può considerarsi conti- nuazione e completamento della memoria di EGGER. In Italia, lo studio degli Ostracodi, ebbe per primo GrusePPE SEGUENZA, che, come ovunque, anche in questo ramo estrinsecò tutto quell’ingegno e quella mirabile attività, che ognora ne fanno deplorare l’immatura perdita. Per quanto le Formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria costituiscano un lavoro di considerazioni generali, gli Ostracodi vi sono tutt'altro che trascurati, e nel riassunto finale è detto che gli Ostracodi terziari delle Calabrie cominciano nel langhiano, crescono nell’ elveziano e tortoniano ed abbondano nel pliocene e quaternario. Sono 187 specie, delle quali le mioceniche si riferiscono per la maggior parte alle specie del bacino di Vienna, quelle del pliocene e quaternario comprendono forme Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 11 89 I, NAMIAS [4] identiche alle viventi, che crescono mano mano in numero dagli strati più antichi ai più recenti. L’in- teresse destato da questi piccoli organismi in SEGUENZA fu tanto da indurlo poco dopo a due lavori contemporanei sugli Ostracodi: Gl Ostracodì del porto di Messina, e il Quaternario di Rizzolo. Nel primo sono esclusivamente esaminate le forme viventi nel porto di Messina, pescate a una profondità compresa fra 50 e 57 metri. Proposito dell’ autore descrivendo questa fauna fu di confrontarla colle faune terziaria e quaternaria, indicando per ciascuna specie ubicazione e distribuzione stratigrafica. Nel Quaternario di Rizzolo la seconda parte del lavoro è riservata agli Ostracodi, mentre la prima per i resti fossili di un Elephas africanus e di molluschi caratteristici, mostra ad evidenza che Rizzolo appartiene al quaternario inferiore o al saariano di MAYER. Agli Ostracodi doveva seguire lo studio dei Briozoi e dei Rizopodi, ma disgraziatamente sembra che neppure gli Ostracodi abbiano potuto essere condotti a fine, chè, per quante ricerche abbia fatto spinte fino alla biblioteca privata del compianto SEGUENZA, e ciò per gentile intromissione del prof. FICALBI, e del dott. Lurer SEGUENZA, l’opera risultò incompleta e con una sola tavola, mentre nel corso del testo risultano più tavole. Le specie spigolate in diverse annate del “ Naturalista siciliano , sono 112, e in gran parte trovano riscontro con quelle della Farnesina. Dopo SeGuENZA si arriva fino al 1889, in cui nella memoria di TerRrIGI, IZ Calcare (Macco) di Palo, sono menzionate 8 specie di Ostracodi; e poi al 1899 nel quale anno uscì una nota del dott. GIUSEPPE CAPEDER, Contribuzione allo studio degli Entomostraci dei terreni pliocenici del Piemonte e della Liguria, dove sono descritte 30 specie, illustrate in una tavola, delle ‘quali solo 9 erano finora note per i terreni pliocenici italiani. Nel 1899 pure, nella memoria del prof. M. CANAVARI, Fauna dei calcarì nerastrì con Cardiola ed Orthoceras di Xea S. Antonio in Sardegna (Palaeontographia Italica, vol. V) è descritta una microfauna d’Ostracodi, per la maggior parte nuova, simile a quella siluriana di altre regioni d’ Europa. Non posso chiudere questi brevi cenni senza accennare all’opera di MùLLER G. V., Ostracoden des Golfes von Neapel, che, per quanto esca dal campo paleontologico, merita tuttavia l’attenzione degli studiosi per la sua grandiosità e per le splendide illustrazioni nella stessa contenute. Sono oltre 250 specie, delle quali poche trovano riscontro con forme fossili, illustrate in 40 tavole. [5] I. NAMIAS 83 INTRODUZIONE Si on acquiert la convietion que les espèces, loin d’ètre fixes, ont subi d’incessantes modifications, on devra renoncer è créer des noms pour les moindres dif- férences, on les réservera aux changements de quelque importance .... (A. GAUDRY. Essai de Paltontologie philosophique, pag. 198. Paris, 1896). Gli Ostracodi hanno una storia geologica abbastanza antica, delle sei famiglie conosciute allo stato fossile le Leperditidae appartengono completamente e le Cyprinidae in maggioranza all’era paleozoica. GauDRY nei suoi ossiles primaires (Parigi, 1883) accenna alla Leperditia cambrensis, che assieme a una Lingulella, rappresenta uno fra i più antichi fossili scoperti in Europa. Delle altre famiglie le Policopidae cominciano nel carbonifero e riappariscono alla fine del pliocene, le Cypridae cominciano pure nel silu- riano col genere Bairdia che ha un aumento sensibile nel carbonifero, e prosegue senza interruzione con un rappresentante molto diffuso ancora vivente che è la DB. subdeltoidea MunstER. Le due famiglie però che si distinguono per maggior abbondanza di generi sono le Cytherellidae, ma più specialmente le Cy- therìdae, entrambe comincianti nel siluriano. La classificazione degli Ostracodi fu in modo speciale trattata da parecchi autori quali MùLLER, 0. F. BarrD, LATREILLE, DANA, LintieBORG; SARS nel 1865 pose le basi di una razionale classificazione, la quale ancora oggi prevale, l'ordinamento di SARs da me pure adottato è il seguente: ; ( Oypridae I. Sezione — Podocopa ; { Cytheridae Cypridinidae II. » — Myodocopa | TR O Vytherellidae. Ù ù i Conchoeciadae Li : Fia eyconan| Carla III. Sezione — Cladocopa | Policopidae. L’unica variante introdotta seguendo il criterio di MùLreR G. V. (1894) consiste nell’ aggregamento delle Cytherellidae alla sezione Podocopa nella quale sono comprese tutte le specie della Farnesina. Il paleontologo ha nello studio degli Ostracodi a disposizione mezzi molto limitati che si concentrano nel solo guscio, se a ciò si aggiunge l’estrema fragilità dello stesso, si arguisce come le osservazioni com- plete ed esaurienti non riescano agevoli. Del resto anche questi piccoli organismi al pari dei mag- giori possono portare valido contributo nella conoscenza dei piani geologici, ma per giungere a renderli realmente utili conviene procedere assai cautamente nell’ammettere nuove specie. Per le numerose ri- cerche fatte e pel tempo non indifferente impiegatovi ho potuto convincermi che se la fusione di specie mal sicure o di poco valore è utile in qualsiasi branca paleontologica, è indispensabile per gli Ostra- codi. Guidato da tale criterio la presente memoria può piuttosto considerarsi una modesta critica a specie note o ritenute tali, anzichè un’ esposizione di forme nuove. Infatti sopra 51 specie esaminate, 5 soltanto considerai come nuove, e 3 come varietà nuove di specie già descritte. Fra le specie che non erano ancora state ricordate nei depositi italiani accennerò: Oythere plicata, C. scrobiculoplicata, Cytheridea (Bairdia) subradiosa; fra quelle che ancora non furono riscontrate fossili, Cythere parallelo- gramma, C. hamata, C. acupunetata, C. gibbosa, Argilloecia messanensis, Macrocypris tumida, Bythocypris Bosquetiana. Le specie furono tutte figurate non per accrescere il lusso della pubblicazione, ma per la ne- $4 I. NAMIAS 16] cessità di affermare nettamente la forma che mi sembrò tipica di molte specie note, e per le numerose varianti riscontrate. L’ingrandimento dei disegni fu di 45 diametri. Le specie che offrirono più abbon- danti esemplari, e quindi più largamente discusse, furono le seguenti: Cythere Edwardsti, C. Jonesi, C. cymbaeformis, C. convera, C. Speyeri, C. sororcula. In quanto alle conclusioni finali che potrebbero aggiun- gere qualche elemento di conoscenza alle classiche località della Farnesina e Monte Mario sono brevis- sime e precisamente queste. Gli Ostracodi studiati provengono dal N. 3 della successione stratigrafica indi- cata da A. NEVIANI nella sua memoria: Briozoi fossili della Farnesina e Monte Mario presso Foma, e cioè da sabbie argillose grigie. I risultati del quadro comparativo tradotti in cifre, sopra 43 specie, sono: mio- ceniche 2, plioceniche 18, postplioceniche 31, viventi 31, delle quali 6 esclusive Mediterranee, 7 d'altri. mari, 17 comuni, e quindi 23 viventi nel Mediterraneo. Questi dati porterebbero quindi a confermare l'opinione dallo stesso NEVIANI espressa sull’autorità di SecueNza, ManzonI, DE STEFANI, che gli strati della Farnesina e Monte Mario siano da attribuirsi a un postpliocene antico. Istituto di Geologia e Mineralogia della R. Università di Modena, 1.° aprile 1900. TABELLA COROLOGICA DELLE SPECIE DESCRITTE. (AvvERTENZA. — In questa tabella non sono indicate le nuove specie e le nuove varietà trovate alla Farnesina ed a Monte Mario). io ene SE Viventi Miocene Pliocene Postpiocene | TT 1-77 Calabria | Calabria | Palo Ca Rizzolo | Calabria 5 s Liguria E E Il Pontocypris trigonella SARS. 0 . et —L = = “LL E db Da D, » compressa SEG. 0. = ES Da 26 Da DA dd Do 3 Argilloecia messanensis SEG. . . . _ Do - = = = - 4 » subreniformis SEG. . . . . —_ 2 = = + Sa te, pae; 5 Macrocypris setigera BRADY... . —_ = = = DE SZ - DIE 6 » CRIGONASASE GRAZ IO — = = = A = Ji BE: 1 » tumida BRADY . . . . . —_ —- — _ _ = = + 8 Bythocypris bosquetiana BRADY. . . . — = = = = pes SE SLY 9 Bairdia subdeltoidea MUNST. |... . pin + + SE zi | 23 sl AL 10 » ANGUIOSTASE GC MMARROT O. —_ = = - 2a SL a de 11 Cythere convera BAIRD . . . ... _ + + + LL = SL + 12 » ISPERERO ISIRINDNE nio o 0 0 i —_ — + — + = LIE 2IÒ 13 » cymbaeformis SEG... . .°. — — —_ = BE 3 i per Da riportarsi 1 4 3 9 8 3 8 7 fr] I. NAMIAS Fossili mel —===—=-=::*-< =>°>*°?*#<--—€”77”r” == Viventi 85 Miocene Pliocene Postplioceno | TT Calabria | Calabria | Palo FIEMONE Rizzolo | Calabria 5 L Liguria Ei E Riporto 1 4 3 2 8 3 8 7 14 Cythere sororcula SEG. _ + + = = = 5 = 15 » foveolata SEG. = = de ci +? I 16 » parallelogramma BRADY = o 2 ni EAT SI SS st 17 » antiquata BAIRD. = = A +? ann AE LL SL 18 » canaliculata REUSS . = = dda e cr 19 » quadridentata BRADY . — — = Le ss SL SL 2IÉ 20 » plicata MUNST. —_ = 2 DO = d. fra por 21 » scrobiculoplicata JONES = _ ea = = A e: DE 22 » hamata MULLER. _ — 2 = i ZL Sb Pa 23 » Edwardsii Roem. 5 SL Dr SL aj pen iL Ba 24 » Jonesi BAIRD. . . /./. . | + + e = La = ME DE 25 » emaciata BRADY . = = e na iL Ale E Sl 26 » acupunctata BRADY. =. _ > = SS di SA SL 27 » gibbosa BraDY et RoBERST. = —_ ES SLA nES VS ti ni 28 » dasyderma BRADY . = — = ES = = strat. — Rizzolo non rara, Farnesina, assai comune. Per quanto si può giudicare dalle figure e dall’esauriente descrizione di SEGUENZA, gli individui nume- rosissimi della Farnesina, quasi perfettamente coincidono con quelli di Rizzolo, e si avvicinano assai alla 92 I. NAMIAS [14] C. Cymba Brapy, che dallo stesso SecuENZA fu considerata molto affine alla C. cymbaeformis. Accennerò soltanto a quelle varianti che mi decisero per fare una varietà. Convenuto che anche in questa specie la differenza fra individui femminili e maschili è molto sen- sibile, rilevo, che i primi hanno forma più larga, i secondi poi si presentano non solo svelti e allungati nei limiti imposti da SEGUENZA, ma ricordano molto per l’andamento flessuoso e sigmoide le forme maschili della ©. convera e ©. Speyeriì. In poche specie come in questa i tubercoli cardinali si mostrano tanto nitidi; la scultura poi tanto negli individui maschili che nei femminili mi è sembrata più variabile, che non negli esemplari di Rizzolo, e non sempre le escavazioni hanno forma allungata, ovato-elittica, ma spesso sono angolose e irregolari. — Diam. long. degli individui maschili mm. 0,75, degli individui fem- minili mm. 0, 80. Cythere sororcula Secuenza. — Tav. XIV [I], fig. 17. 1879. Cythere sororcula Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 192, 289, tav. XIV, fig. 18. 1889. — — TerrIci. IZ Calcare (Macco) di Palo, pag. 7, tav. I, fig. 1. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. » Strat. — Pliocene di Calabria, di Palo, Farnesina, molto frequente. Mi è sembrato’ che le figure date per questa specie ne pongano poco in rilievo la scultura caratte- ristica per la quale, si distingne dalla C. forricata Ter, dalla C. Lubbockiana Brapr, dalla C. elegans MuLLER, dalla C. ovalis BrAaDY colle quali tutte ha somiglianze più o meno spiccate di forma. La conchiglia ha aspetto allungato reniforme, col margine dorsale fortemente incurvato, col margine ventrale concavo. La regione anteriore è ampia obbliquamente arrotondata, la posteriore subquadrata termina con una pro- minenza ottusa. Entrambi le regioni si mostrano crenate negli individui a sviluppo incompleto, in quelli adulti Ja crenatura è molto labile, spesso non esiste affatto, e così la concavità del margine ventrale sembra accentuarsi in ragione diretta dello sviluppo. Tali varianti diedero origine anche in un osservatore abilissimo come SEGUENZA a varietà (v. minor SEGUENZA, loc. cit., pag. 289), mentre vanno considerate come fatti transitori; e se ho potuto giungere a rilevare ciò, fu soltanto per l'abbondanza degli esemplari esaminati. La superficie è adorna da numerosi, profondi, irregolari incavi che specialmente in corrispondenza delle regioni estreme assumono aspetto speciale. Presso la regione anteriore gli ornamenti giungono fino a un dato limite, lasciando un largo margine interno che segue il regolare andamento arrotondato della regione stessa, procedendo verso la regione posteriore essi si prolungano raggiungendo quasi l’estremo limite della conchiglia, di modo che tutto l’insieme assomiglia a un arabesco rilevato. L'importanza di questo carattere ornamentale era stata intraveduta da SeGuENZA che nelle poche parole della sua descrizione non mancò di accennare agli incavi angolosi disuguali irregolarissimi che si allungano mano mano verso l'estremo anteriore e ne cingono il margine. — Diam. long. mm. 0, 80; diam. trasv. mm. 0, 40. Cythere foveolata Secuenza non Brapy var. intermedia n. v. — Tav. XIV [I], fig. 18. 1880. Cythere foveolata Secuenza. Form. ter. Reggio Cal., pag. 324, tav. XVII, fig. 23. 1884. — — — Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno III, n. 5, pag. 118, tav. II, fig. 2. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. » Strat. — Pliocene di Calabria, Rizzolo?, Farnesina, non frequente. Questa specie oltre che alla O. foveolata Sec. assomiglia molto alla C. diflera Tero. (Plioc. sup. de \ {15] I. NAMIAS 93 ile de Rhodes, pag. 112, tav. XIII, fig. 6 a-c.), però reggendo meglio il confronto colla figura e descrizione di SEGUENZA mi sono attenuto alla sinonimia di quest’ultimo. Probabilmente SecuENZA nel quaternario di Rizzolo ripetè la descrizione di questa specie ma disgraziatamente la tavola II degli Ostracodi di Rizzolo non è reperibile, è forza quindi rimanere nell’ ipotesi. Colla specie di Calabria, gli individui della Far- nesina si troverebbero d’accordo, salvo piccole varianti, consistenti nelle dimensioni alquanto maggiori, e nell’andamento dei margini laterali, più flessuoso. Colla C. biflera TeRq. le varianti si riferiscono prin- cipalmente alla scultura. Le grosse punteggiature caratteristiche della ©. diflexa trovano riscontro nelle infossature della C. foveolata le quali però anche per disposizione variano sensibilmente, oltre ciò i margini laterali non sì mostrano tanto coarctati come nella C. diflexa. Riconosciute le affinità e le differenze di questa specie colle due suaccennate, non potendo nè aggregarla nè separarla definitivamente, ho stabilito di chia- marla var. intermedia. Per aggiungere qualche dettaglio dirò che questa varietà ha forma allungata, regolare, com- pressa, chiusa fra margini uniformi, prima curvi, poi leggermente flessuosi; lunghezza della conchiglia doppia della larghezza, regioni anteriore e posteriore arrotondate, la regione posteriore alquanto meno. La superficie è occupata totalmente da infossature, piuttosto grandi, specie nell’estremo limite delle re- gioni anteriore e posteriore, inoltre nella regione anteriore le infossature hanno una certa tendenza alla disposizione seriale concentrica, senza però raggiungere la regolarità loro assegnata da TeRquem. Nel re- stante della superficie i fori sono piccoli e hanno forma elittica. — Diam. long. mm. 0,85; diam. trasv. mm. 0,42. Cythere parallelogramma Brapy. — Tav. XIV [I], fig. 19, 20. 1880. Cythere parallelogramma Brapy. Rep. Chall., pag. 82, tav. XV, fig. 1a,e. Distr. geogr. — Islanda, da 50 a 150 fathoms. 5 strat. — Farnesina, abbondante. Conchiglia oblunga quadrangolare, lunghezza maggiore del doppio della larghezza, regione anteriore obliquamente rotonda, dentellata nel mezzo, regione posteriore ‘subquadrata, ottusa, acuminata e dentata nelle valve destre, larga quadrangolare e fortemente incavata nelle valve sinistre, margine ventrale retto nelle valve destre inflesso nelle sinistre, margine dorsale retto sul principio, poi quasi al congiungimento della regione posteriore formante una notevole insenatura nelle valve sinistre, notevolmente ondulato nelle destre. La superficie è occupata da grandi escavazioni di forma irregolare, le quali nella regione centrale di qualche esemplare, sono allineate, longitudinali rilevate. Presso la regione anteriore gli orna- menti hanno forma semi-elittica e seguono la rotondità e obliquità della regione stessa. Le valve destre sono più esili delle sinistre, come gli individui maschili sono più esili dei femminili. Le illustrazioni di BRADY riproducono quasi alla perfezione la struttura degli esemplari della Farnesina, soltanto le dentel- lature della regione anteriore oscure per Brapy sono nel mio caso ben evidenti, e la scultura mi pare più fortemente impressa. — Diam. long. mm. 0,71; diam. trasv. mm. 0,32. Cythere antiquata Barrp. — Tav. XIV [I], fig. 21. 1856. Cythereis senilis? Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 37, tav. III, fig. 8 a, d. 1868. Cythere antiquata Brapy. Monogr. rece. Brit. Ostr., pag. 417, tav. XXX, fig. 17-20. 1874. — — Bray, Crosstey et Rosertson. Monogr. post-tert. Ostr., pag. 170, tav. XII, fig. 8-10. od I. NAIMAS [16] 1878. Cythere senilis. ‘Terquer. Foram. et Entom.-Ostr. de Rhodes, pag. 115, tav. XIII, fig. 14 a-e. 1880. — antiquata Secuenza. Form. tert. Reggio Cal., pag. 363. 1884. — — _ Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno III, n..5, pag. 144. » — senilis Secuenza. Id. Loc. cit., anno III, n. 6, pag. 181. » — antiquata Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 301. 1894. Cythereis /— Mircor. Ostr. d. G. Neapel, pag. 374, tav. XXIX, fig. 18-24. 1899. Cythere senilis? CareDeR. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 13, fig. 25. Le illustrazioni di MùLLER sono indubbiamente quelle che più fedelmente riproducono questa specie. Il tipo caratteristico è dato da una forma largamente arrotondata nella regione anteriore, quadran- golare nella posteriore. La regione anteriore è munita di forti e ottuse spine le quali si ripetono più esigue, acute, serialmente disposte nella regione posteriore, specialmente verso il margine ventrale che è retto; il margine dorsale ha pure andamento rettilineo, ma è di tratto in tratto interrotto da tubercoli e denticolazioni ottuse. La superficie è qua e là tubercolata, e i tubercoli prestano nelle forme viventi . inserzione a setole; quasi parallelamente ai due margini laterali si notano due creste rilevate longitudi- nali foggiate a cordone, che in corrispondenza delle regioni anteriore e posteriore sono interrotte. Le illustrazioni di MùLLER oltre al pregio di mettere bene in evidenza i caratteri salienti, quali soltanto si possono intravedere ma non rilevare nelle figure di Brapy (1868-1874), rendono ammissibile l'ipotesi che la C. senilis Jones sia una specie di valore dubbio, e che le specie alla medesima riferite dagli autori seguentisi debbano invece andare unite alla C. antiquata. Le figure date da Jones per la C. senzlîs sono molto piccole, poco chiare, e assomigliano in modo assai spiccato a certe forme di piccolo diametro, forse giovani della C. antiquata che ebbi sott'occhio. SEGUENZA nel quaternario di Rizzolo riferisce con sicu- rezza alla C. serilis un solo esemplare, che risponde parzialmente alle figure di Jones, e completamente a quelle di TerquEw, le quali chiunque voglia portarle a confronto colle incisioni di MULLER potrà senza sforzo rilevare, tolta la differenza di grandezza, la perfettissima identità che esiste fra ©. senilis e C. antiquata. Cythere canaliculata Rruss. — Tav. XIV [I], fig. 22. 1858. Oythere canaliculata Eccer. Ostr. d. Mioc.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 33, tav. V, fig. 10, 11. 1880. — — Brapy. Rep. Chall., pag. 73, tav. XIV, fig. 7 a-d. 1884. — — SEGUENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 4, pag. 115. Distr. geogr. — Australia, Baia Hobson. 2. strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, rarissima. Conchiglia piuttosto allungata, e convessa, di forma ovato-rettangolare, con andamento flessuoso, lun- ghezza quasi doppia della larghezza, regione anteriore arrotondata, regione posteriore subtroncata o an- golosa, margine dorsale convesso, margine ventrale inflesso sul principio e sulla fine. Le escavazioni ir- regolari che adornano la superficie formano una specie di graticciato grossolano, che lascia qua e là, pro- fonde insenature o solchi, e tutto l’insieme della scultura assume aspetto ondulato. EecER chiama var. daedalea una forma a ornamenti molto pronunciati che meglio di tutte le figure corrisponde agli esemplari della Farnesina. — Molto affine a questa specie mi è sembrata anche la Cytherura undata BRADY (1874). [17] | I. NAMIAS 95 Cythere quadridentata Brapy non Kavrwann. — Tav. XIV [I], fig. 23. 1868. Cythere quadridentata Branv. Monogr. rec. Brit. Ostrac., pag. 412, tav. XXXI, fig. 19-30. 1874. — - Brapy, Crosskey et RoseRtson. Monogr. post-tert. Entom., p.161, tav. XIII, fig. 22. 1879. . — —_ var. fenuis Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 363. 1884. — —_ Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 229. Distr. geogr. — Gran Brettagna, Irlanda, Creta. 3 strat. — Quaternario d’ Inghilterra e Calabria, Farnesina, frequente. La specie inglese corrispondente a questo nome ha quasi sempre la superficie dorsale carenata, per la mancanza di tale carena, e per una scultura in genere più semplice, SEGUENZA ritenne opportuna la distinzione degli esemplari di Calabria col nome di var. fenuis. Gli esemplari della Farnesina sono assai numerosi, mancano costantemente come quelli di Calabria della carena, ma non per questo ho ritenuto utile separarli dal tipo inglese per le seguenti ragioni: I. Molto probabilmente la carena non accenna che a una fase di sviluppo più completo; II. Anche nel Brapy vi sono figure senza carena perfettamente coincidenti cogli esemplari della Far- nesina (Brapy, fig. 26); III. Nella diagnosi di Carus forse una delle migliori, non si parla di carena. Tolto questo, la specie della Farnesina, può essere riferita forse alle forme giovani della stessa specie dei mari inglesi, e così come in quella si hanno i seguenti tratti caratteristici. La valva destra è con- siderevolmente più sviluppata della sinistra. — Valve destre. Forma generale rettangolare, regione ante- riore largamente e obliquamente arrotondata, munita di denticolazioni ben visibili, regione posteriore più angusta subquadrangolare, con quattro o cinque denti ottusi, congiungimento della stessa ai margini laterali declive, prolungato e forte rispetto al margine dorsale, breve rispetto al ventrale, margini laterali quasi retti, superficie percorsa da fossette oblunghe con disposizione seriale. — Valve sinistre. Forma ovale allungata, regione anteriore, strettamente e obliquamente arrotondata, denticulata come sopra, regione posteriore angusta angolosa, dentata come sopra, congiungimento coi margini laterali con minor declivio, margine dorsale curvo, ventrale prima curvo, poi inflesso, superficie come sopra. — Diam. long. mm. 0,90 Cythere plicata Miinsrer. — Tav. XIV [I], fig. 24. 1852. Cythere plicata Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 60, tav. II, fig. 13 @-d. 1856. . — — Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 32, 33, tav. IV, fig. 16; tav. V, fig. 8a-d; tav. VI, fig. 17. 858. — — Eccrr. Ostr. d. Mioc.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 24, tav. V, fig. 9. 1889. — — Jones et Siersorn. Suppl. Monogr. tert. Entom. Engl., pag. 29, tav. I, fig. 18. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. 5 strat. — Terziario di Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Farnesina, rarissima. È una fra le specie meglio identificabili per la sua forma caratteristica. Le figure di Bosquer non mi sembrano molto fedeli, e forse meglio si addicono alla C. scrobiculoplicata Jon. Le figure di Jones si avvicinano assai agli esemplari della Farnesina. La forma di questa specie è allungata linguiforme, la regione anteriore è rotonda, discretamente ampia, la regione posteriore è invece ridotta in modo uni- forme, e finisce ristrettamente e acutamente. Il margine dorsale è sul principio declive, poi leggermente curvo, il ventrale prima curvo indi alquanto inflesso. La caratteristica notevole di questa specie è data 96 ° I. NAMIAS [18] oltre che dalla forma singolare, dagli ornamenti superficiali che consistono in due accentuate e rilevate pieghe percorrenti in senso longitudinale la superficie, la quale è altresì occupata da fori ellittici di dia- metro diverso. Gli esemplari inglesi all’infuori delle pieghe longitudinali non mostrano altra scultura. — Diam. long. mm. 0,75. i Cythere scrobiculoplicata Jones. — Tav. XIV [1]; fig. 25. 1856. Cythere scrobiculoplicata Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 33, tav. VI, fig. 4-6 a-c. 1889. — — Jones et SterBorn. Suppl. Monogr. tert. Entom. Engl., pag. 30. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. 5 strat. — Eocene e miocene d’Inghilterra, Farnesina, rara. A primo esame fui perplesso nel riferimento di questa specie che sembra limitata ai depositi eoce- nici e miocenici d’ Inghilterra, ma trattandosi di una forma i di cui caratteri spiccati e appariscenti sono riconoscibili anche sulle sole figure non ebbi poi dubbio. Mi persuasi anche come accennai nella prece- dente C. plicata più rara di questa, che probabilmente Bosquer ebbe sott'occhio la C. scrobiculoplicata anzichè la C. plicata. Nella descrizione di questo autore infatti è detto che le valve arrotondate nella regione anteriore, fortemente ristrette in quella posteriore, terminano con un lobo compresso e ar- rotondato, questo lobo non esiste nella C. plicata, che termina bruscamente e semplicemente acuminata, mentre offre nella C. scrobiculoplicata uno dei caratteri più salienti. Innegabilmente questa specie ha qualche somiglianza colla C. plicata, ma nel limite della scultura e della superficie solcata longitudinalmente. Le figure di Jones, come per la €. plicata, corrispondono assai bene, soltanto esse accennano a una ornamentazione molto evidente e regolare, ciò che non appare negli esemplari della Farnesina che a tratti, forse ciò è da attribuirsi a maggior dose di pigmento, o d’incrostazione ingombranti la superficie. La forma generale della ©. scrobiculoplicata è ovale, convessa, regione anteriore ampiamente arrotondata, posteriore pure rotonda, ma ristretta in senso obbliquo. La superficie è percorsa da tre pieghe rilevate, delle quali la più evidente è la centrale, negli interstizi lasciati dalle pieghe stesse, notansi le escavazioni angolose, ellittiche, ma prevalentemente ellittiche, co- muni anche alla C. plicata. Notevole è il modo con cui i due margini laterali, leggermente curvati e flessuosi, riunendosi alla regione posteriore, costituiscono la fime della conchiglia, determinando un lobo compresso, arrotondato obliquo. Jones oltre la specie tipo descrive una varietà che chiama recta, distinta per l'andamento meno obliquo del lobo terminale, e per la scultura non molto visibile e irregolare, forse per quest’ultima condizione, nella varietà recta gli esemplari nostri troverebbero maggior identità, ma per l’obliquità del lobo caratteristico, e per le dimensioni, caratteri comuni col tipo, ho preferito attenermi semplicemente alla denominazione di C. scrobiculoplicata. Cythere hamata MiLer. — Tav. XIV [I], fig. 26. 1894. Cythereis hamata Miner. Ostr. d. G. Neapel., pag. 373, tav. XXIX, fig. 19. Distr. geogr. — Golfo di Napoli. aa strat. — Farnesina, rara. Come già ebbi occasione di menzionare le incisioni di MùLLER sono tanto nitide e accurate, che il confronto ne riesce facile e persuasivo. Così è per questa specie che mostra sicuramente di identificare la vivente trovata da MuùLLER nel golfo di Napoli. Il genere Cythereis al quale dall'autore fu ascritta è [19] I. NAMIAS 97 di SARsS, e raccoglie quelle specie che mostrano conchiglia molto compatta, forte, calcificata, di forma variabile, e abbondantemente scolpita. In questo genere dallo stesso M&LLER è pure contemplata la C. convexa e la C. Speyerì da me poste nel genere Cythere. La distinzione fra Cythere e Cythereis, avrà certamente valore per differenze anatomiche, mentre dal lato paleontologico, parecchi autori quali SE- GUENZA, CARUS, ecc. hanno ritenuto più semplice includere il genere Cythereîs in quello Cythere, e così uniformandomi a questi criteri non ho cambiato genere per questa specie. La forma della conchiglia è ovale, allungata, convessa, regione anteriore arrotondata declive, regione posteriore con eguale forma e portamento, soltanto più angusta e più spostata in fuori, entrambe le re- gioni nettamente e fortemente frangiate, margine dorsale quasi retto, margine ventrale flessuoso, essi non mostrano che rare smarginature. Una cresta costulata assai saliente percorre la superficie in senso longitudinale obliquo, emanando diramazioni secondarie trasversali, che specie negli individui vi- venti come si rileva dalle figure di MùLLER, mostrano di essere molto pronunciate, e di costituire una specie di graticcio a larghe maglie, nel resto della superficie nulla di notevole, qua e là qualche leggiera punteggiatura. Tanto la regione anteriore come quella posteriore restano limitate dalla superficie costu- lata per due aree, la più notevole delle quali sta verso la regione posteriore, finamente striata. I ca- ratteri notevoli di questa specie si compendiano nella frangiatura spiccatissima delle regioni estreme, e nella costola articolata che occupa il centro della superficie. L'unica somiglianza che ho trovato un po’ pos- sibile colle specie fossili, si riferisce alla C. spinigera TERQUEN, colla quale ha qualche tratto comune nel margine frangiato, ma se ne distingue per gli ornamenti. — Diam. long. mm. 0,80. Cythere Edwardsii Roewer. — Tav. XIV [I], fig. 27, 28. 1852. Oythere Edwardsii Bosquer. Entom. foss. de la France, pag. 94, tav. IV, fig. 14 a-d. 1879. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 125. » _ _ var. radiatoplicata Secuenza. Id., pag. 192. » — _ var. subinermis Secuenza. Id., pag. 363. 1880. — Stimpsoni Brapr. Rep. Chall., pag. 85, tav. XXI, fig. 6a, W. 1884. — — SeGuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno II, n. 6, pag. 182. » _ — —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 6, pag. 187. » — — Carus. Prodr. faunae Mediterr., pag. 297, n. 16. 1899. — — CapepER. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 12, fig. 22 a, d. Distr. geogr. — Baia Vigo, Mediterraneo, Porto di Messina. strat. — Quaternario di Calabria e di Sicilia, pliocene di Piemonte e di Liguria, Rizzolo, Farnesina, comunissima. SEGUENZA a proposito di questa specie comunissima a Rizzolo come nella Farnesina, opinò con molto fondamento che C. Edwards RoemeER e ©. Stimpsoni Brapy fossero una sola specie, e che numerose va- rianti di forma e ornamento ne avessero originato due. L’abbondanza degli esemplari della Farnesina, m’invogliò di studiare attentamente la questione, e dopo ripetute osservazioni trovai che l’ipotesi di SEGUENZA meritava ampia conferma. Già Carus aveva tale ipotesi confortato, conglobando nel nome di C. Stimpsoni, la C. Edwardsii e la C. inconstans Brapy, non entrando però nell’indole dell’opera di CaRrUS commenti esplicativi, stimo utile dare qualche cenno di quanto potei rilevare. Le figure date da Bosquer per la C. Edwards non sono sufficienti a fornire un chiaro concetto della struttura di questa specie, quelle di BrapY (ep. Chall.) sono invece ottime rendendo perfettamente » Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 13 98 I. NAMIAS [20] diverse fasi di sviluppo; d’altra parte come SEGuENZA osservò, la descrizione di Bosquer è molto efficace, si può quindi ammettere che questa completi le illustrazioni di BRapy. La 0. Edwardsî, essendo specie molto comune e altrettanto diffusa, fu osservata molto, ma non in modo esauriente, tanto che le forme estreme della stessa, e le varianti, diedero luogo a due specie. Differiscono sensibilmente gli individui giovani da quelli adulti, gli individui femminili dai maschili, le valve destre dalle sinistre. Im generale col nome di C. Edwardsii andarono gli esemplari colla regione anteriore ampia e arro- tondata, col margine della stessa o integro, o lievemente discontinuo, o munito di deboli denticolazioni, in corrispondenza dello stesso margine poi una serie di fossette ben spiccate, e in genere una scultura più nitida e delicata. Col nome di €. Stimpsoni vennero designati gli individui più robusti, nei quali il carattere prevalente oltre che dal diametro rilevante venne dato dalla regione anteriore, che aveva perduto la forma ampia e rotonda per assumerne una piuttosto angolosa e declive, inoltre dalla scultura grossolana spesso però distinta da una 0 due carene o costole percorrenti in senso obliquo la superficie, dalle spine e denticolazioni più numerose e accentuate tanto della regione anteriore come della posteriore. Già queste varianti avevano preoccupato SEGUENZA che esaminando questa specie nella sua opera: Formazioni terziarie di Reggio Calabria, aveva considerato, esemplari intermedi fra quelli di Bosquer e di REUSS, ossia coi dentelli dei margini anteriori e posteriori poco prominenti (pag. 125), esemplari con carene longitudinali alguanto oblique, margine anteriore con rari dentelli (pag. 303). Var. radiato plicata, differente per scultura più fortemente pronunziata, per la regione ante- riore ornata di pieghe, ben distinte radialmente disposte, dentelli marginali alquanto diversi (pag. 192). Var. subinermis, differente perchè le dentellature del margine anteriore sono ottuse e poco visibili, inoltre per le due carene o costole meno estese più oblique, e molto sporgenti (pag. 463). Spettava alle forme intermedie di dimostrare la comunanza di questi variabili caratteri. L’aspetto generale di questa Cythere è claviforme, la regione anteriore è più o meno ampia, più o meno arrotondata, più o meno larga, la regione posteriore acuminata ottusamente, o angolosa, o sub- quadrangolare, tanto l’una come l’altra sono munite di robuste spine e denticolazioni, le spine non man- cano mai nella regione posteriore, e le denticolazioni sono scarse e qualche volta mancano in quella anteriore, un solco interno abbastanza evidente si mostra in corrispondenza della regione anteriore e posteriore. I due margini laterali sono curvi sul principio, poi s’inflettono, gradatamente. Gli ornamenti consistono in larghe escavazioni variabili per forma e diametro, che danno alla superficie un aspetto reticolato, due o tre costole, o carene, più o meno rilevate vanno dalla regione anteriore a quella posteriore in senso obliquo, queste carene emanano poi diramazioni secondarie che circondando le escavazioni suaccennate, e sono la causa dell’aspetto reticolato. Individui a sviluppo incompleto. (Valva destra), regione anteriore ampiamente rotonda, e in questa si ha la maggior larghezza, margine della stessa integro, o leggermente dentato, in corrispondenza della regione anteriore una serie di fossette ben spiccate e seguenti la curva arrotondata dalla regione stessa, regione posteriore acuminata ottusamente, spine ben distinte, da quattro a cinque, scultura reticolata fine, carena poco accentuata, quasi nulla. (Valva sinistra), regione anteriore meno arrotondata comincia la ten- denza al declivio, regione posteriore subangolosa, carene più accentuate, spine e denticolazioni idem. — Diam. long. mm. 76; Diam. trasversale magg. mm. 0, 41; diam. intermedio mm. 0, 35. A questo stadio corrisponde la fig. 6 di Brapy, tranne le carene che sono meno pronunciate negli esemplari della Farnesina. Individui a sviluppo medio. (Valva destra), regione anteriore più strettamente arrotondata e quindi [21] I. NAMIAS 99 meno ampia, maggiormente denticolata, regione posteriore più spinescente, carene pronunciate oblique. (Valva sinistra), forma generale come sopra, declivio più accentuato. — Diam. long. mm. 0, 95; diam. trasv. maggiore mm. 0, 50; diam. trasv. medio mm. 0, 48. Fig. 6 a, Brapy. Individui a sviluppo completo. Tanto gli individui maschili come i femminili, ma prevalentemente ‘i femminili (Brapy) assumono aspetto allungato quasi parallelogrammico del tutto differente da quello fin qui notato, spine, denticolazioni, carene, scultura, vanno di pari passo col maggiore sviluppo, e le carene specialmente appaiono fortemente rilevate. — Diam. long. mm. 1, 01; diam. trasv. maggiore mm. 0, 41; diam. medio mm. 0, 41. Fis. 6 e, BRADY. Dopo ciò, come SEGUENZA aveva proposto, conservo a questa specie il nome di 0. Edwardsii che le spetta per precedenza. Cythere Jonesi Barrp et var. ceratoptera Bosquer. — Tav. XIV [I], fig. 29, 30. 1852. Cythere ceratoptera Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 114, tav. VI, fig. 2 a-d. 1849. Cythereis cornuta? Jones. Monogr. Entom. Crel. form. of England, pag. 21, tav. V, fig. 13. 1856. Cythere ceratoptera Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 39, tav. IV, pag. 1. 1568. — Jones Brapy. Monogr. rec. Brit. Ostrac., pag. 418, tav. XXX, fig. 13, 16. 1874. — — Brapy, Crosskey et Rogertson. Monoygr. post-tert. Entom., pag. 171, tav. XII, fig. 4-6. > = — var. ceratoptera Brapy, Crosstey et Rosertson. Id., pag. 172, tav. XII, fig. 7. NO = — Terquen. Moram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 122, tav. XIV, fig. 12 a-c. » — ceratoptera Terquen. Id., pag. 122, tav. XIV, fig. 13 a, db. 1880. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Calabria, pag. 126, 290. 1884. — Jonesi Secuenza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 10, pag. 290. » = = —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 5, pag. 189. » — subcoronata et var. ceratoptera Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 361, n. 38. 1889. — Jonesì Jones et Sarrsorn. Suppl. tert. Entom. of England, pag. 35. 1894. Cythereis Jonesi Miner. Ostr. d. G. Neapel, pag. 375, tav. XXIX, fig. 23-25; tav. XXXI, fig. 23, 24. 1899. Oythere Jonesii et var. ceratoptera CapeDER. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 8, fig. 12, 13. Distr. geogr. — Norvegia, Inghilterra, Baia di Biscaglia, Mediterraneo (parte orientale), Messina, Napoli. n strat. — Terziario di Francia e del Belgio, pliocene di Rodi, Calabria Rizzolo, Piemonte, Liguria, Farnesina, comune. Come si desume dalla sinonimia, questa specie caratteristica e diffusa, fu spesso trovata e descritta; variabile nei suoi caratteri originò criteri diversi di denominazione, e dove gli esemplari si trovarono scarsi, sulle varianti, e spesso sulle mutilazioni alle quali per la loro fragilità non poterono sfuggire, furono stabilite due specie ritenute diverse, ©. ceratoptera Bosquer e O. Jonesì Branyv. La O. Jonesi fu creata da Barrp nel 1850, essa precedeva quindi la €. ceratoptera di Bosquer del 1852. Brapy nel 1868 disponendo di materiale abbondante riunì le due specie col nome di ©. Jones, ripristinando così l’antico nome. Gli autori che si seguirono, in parte convalidarono tale fusione, in parte la modificarono, in parte mantennero la distinzione. Fra i primi stanno Secuenza, CAarus e Jones fra i secondi lo stesso Brapy, che nel suo postumo lavoro sugli Ostracodi posterziari d'Inghilterra, ritenne opportuno di designare col nome di var. ceratoptera quegli individui che si allontanavano dalla forma tipica per struttura più delicata, fra gli ultimi Terquem, che nel pliocene di Rodi tiene ancora distinte O. ceratoptera e C. Jonesi. Va tenuto 100 I. NAMIAS [22] conto però che la separazione avvenne in tutti quei casi in cui la specie fu dichiarata rara, e che man- carono quindi i termini di confronto. Non difettandomi gli esemplari colle inerenti varianti, mi sono convinto che la C. cerafoptera non può essere disgiunta dalla C. Jonesì, e che tutto al più deve considerarsi come varietà di valore molto discutibile. Infatti tale varietà secondo Brapy rappresenta le forme più delicate, trasparenti, con spine lunghe e gracili, caratteri tutti che si potrebbero attribuire a uno sviluppo imperfetto. Certo che tali esemplari sono molto più rari della forma tipica, e ciò sembra succedere anche allo stato vivente, come risulta dalle figure di MùLLER, che rendono alla perfezione soltanto il tipo della C. Jonesì. Le figure di Brapy sono ottime, e così pure la var. ceratoptera della Farnesina trova perfetto riscontro nella fig. 7, tav. XII dello stesso Brapy (1874). " Cythere emaciata Bray. 1868. Cythere emaciata Brapr. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 415, tav. XXXI, fig. 31-37. 1874. — — Brapy, Crossgey et RoserTtson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 161, tav. IX, fig. 14-17. 1879. — -- Secuenza. Form. terza. Reggio Cal., pag. 363. 1884. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno II, n. 6, pag. 183. » — = _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno IMI, n. 5, pag. 188. » — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 299. 1899 — Capreper. Contr. Entom. plioc. Piem. e Lig., pag. 6, fig. 7a-c. + Distr. geogr. — Gran Brettagna, Islanda, Porto di Messina. 5 strat. — Quaternario d’Inghilterra di Sicilia, di Calabria, Farnesina, rarissima. Gli esemplari della Farnesina sono scarsissimi, e come quelli di Rizzolo e Messina hanno struttura molto gracile, ce specialmente nell’ornamentazione trovano riscontro colle figure di Brapy (1874). Cythere acupunctata Brapy var. distincta n. v. — Tav. XV [II], fig. 1,2. 1880. Cythere acupunetata Brapyv. Rep. Chall., pag. 68, tav. XIV, fig. 1a, h. Distr. geogr. — Giappone 15 fathoms. n strat. — Farnesina, assai rara. La varietà che denomino distineta ha spiccatissimi caratteri d’ affinità colla C. acupunetata BRADY, ne differisce però per qualche importante ‘dettaglio. La forma è allungata, claviforme, leggermente convessa, regione anteriore ampia, rotonda, munita di due o tre venature poco distinte, obliqua, regione posteriore notevolmente ridotta, alquanto acuminata, con tendenza quadrangolare, finisce con quattro o cinque coste, spine esigue. La maggior larghezza della conchiglia si ha nel terzo anteriore, osservata lateralmente mostra un contorno ovale. Margine dorsale obliquo, convesso sul principio, si connette alla regione posteriore formando un angolo ben pronunciato, margine ventrale convesso, leggermente sinuato nel mezzo, un margine interno limitato ma ben distinto percorre regolarmente tutta la conchiglia. La superficie è fimamente e nettamente punteggiata, i punti hanno forma elittica, sono fitti e disposti irregolarmente, in qualche punto però hanno tendenza a di- sporsi secondo un certo ordine che sembra ramificato, più spiccatamente poi in qualche individuo, emerge una fila di aperture più grandi, che non cambiano forma ma diametro, costituenti una breve ma nitida serie longitudinale, che poi si confonde colla rimanente struttura generale. La varietà descritta si distingue {23] I. NAMIAS 101 dalla C. acupunctata tipica per le crenature e spine delle regioni anteriore e posteriore, che appaiono a margini integri nelle diverse figure di Brapy, pel particolare di scultura accennato, che è forse da attri- buirsi a uno sviluppo più completo, per le dimensioni alquanto maggiori. — Diam. long. mm. 0, 70; diam. trasv. medio mm. 0, 32. Cythere longecarenata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 3, 4. Testa a latere visa anguste ovata, latitudine maxima dimidiae longitudinis minor, fere in medio sita, de supra visa valvae converae elongatae subquadratae, antice oblique rotundatae, denticulatae aut crenatae, posiice duobus vel tribus dentibus obtusis praeditae, margo ventralis fere rectus, dorsalis leviter elatus, inflexus in tertio inferiore, su- ‘perficies longa carena predita, rare punctata. — Long. mm. 1; lat. mm. 0,40. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. a strat. — Farnesina poco frequente. Questa specie è caratterizzata da una forma molto allungata e per buon tratto uniforme, la regione anteriore è rotonda, e ottusamente denticolata, la posteriore ristretta subquadrangolare è munita di due o tre denticolazioni poco evidenti. Il margine ventrale è retto, il margine dorsale inflesso alla fine del percorso. La superficie è occupata da una lunga carena molto vicina al margine dorsale, ma però distinta, e da rare punteggiature. Cythere laciniata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 5, 6. Testa a latere visa sub-triangularis, tertio inferiore alata, rostrata, postice excavata. De supra visa valvae con- vexae, leves, piriformes, antice late rotundatae valde laciniatae; postice anguste rotundatue duobus vel tribus dentibus obliquis ternvinatae, margines laterales sinuati, superficies levis interius marginata, fere in medio, carena convera assurgens, aduncaspina munita: latitudo maxima dimidiae longitudinis minor, in regionem anteriorem sita. — Long. mm. 0,70; lat. mm. 0,30. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. È strat. — Farnesina, rara. Le affinità di questa specie stanno per la C. Franequana Bosquer (op. cit., pag. 112, tav. V, fig. 14 a-d). Vi assomiglia per la forma generale piriforme convessa, per la regione anteriore ampia e rotonda, per la carena acuta, quasi centrale. Se ne distingue nettamente per la regione posteriore non troncata quadrangolare, ma invece strettamente arrotondata, pel numero minore e per la forma delle denticolazioni colle quali la regione stessa finisce, per la crenatura più abbondante, laciniata e non dentata della regione anteriore, e per l’andamento obliquo della medesima; pei margini laterali non dentellati, e infine per la caratteristica carena, che nella C. Francquana per disposizione e forma delle intaccature, assume un aspetto seghettato, mentre nella C. laciniata la carena si presenta convessa e termina con un’acuta spina uncinata. Cythere gibbosa Brapv et Rosertson. — Tav. XV [II], fig. 7. 1874. Cytere gibbusa Brapy, Crosstey et RosERTson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 150, tav. XVI, fig. 16, 18. 1878. — gibberosa? Terquem. Horam. et Entom.-Ostr. de Rhodes, pag. 100, tav. XI, fig. Va-e. Distr. geogr. — Gran Brettagna, Irlanda. strat. — Quaternario d’Inghilterra, Irlanda, pliocene di Rodi, Farnesina, rara. » 102 I. NAMIAS [24] È una specie che s'incontra raramente, ma ben caratterizzata; gli esemplari esaminati collimano colla descrizione e figure di Brapy, e quasi ugualmente colla ©. gibberosa TERQUEM, ciò che mi ha deciso a in- cludere quest’ultima nella sinonimia della prima. La conchiglia vista di fronte ha forma ovale convessa, e gran parte della superficie anche con piccolo ingrandimento sì rileva occupata da una forte gibbosità, che lascia soltanto un’area libera marginale verso la regione anteriore, e qualche altro piccolo spazio lungo il margine ventrale, e nel congiungimento del margine dorsale colla regione posteriore. Entrambe le re- gioni sono ampiamente ovali, ma l’anteriore è più ristretta, tale differenza di proporzione, si rileva spe- cialmente considerando la conchiglia lateralmente. La superficie quando non è ingombra da materie ete- rogenee, mostrasi uniformemente occupata da pertugi circolari di piccolissimo diametro. — Diam. long. mm. 0,77; diam. trasv. mm. 0,43. Cythere dasyderma Brapy et var. circumdentata Br. — Tav. XV [II], fig. 8. 1880. Cythere dasyderma Brapr. Rep. Chall., pag. 105, tav. XVII, fig. 4a, f, tav. XVIII, fig. 4a, f. 1884. = Secuenza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno III, n. 11, pag. 309. 1880. — circumdentata Bray. Rep. Chall., pag. 106, tav. XXVI, fig. 2 a,c. Distr. geogr. — Diffusissima. » Strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, poco frequente. Questa specie fu trovata nel viaggio del Challenger in 19 dragaggi che vanno da un minimo di 150 fathoms, a un massimo di 2740. Gli esemplari da me studiati coincidono perfettamente colle figure nu- merose date da Brany per la C. dasyderma, alcune forme soltanto pel loro aspetto allungato, quadran- golare, per margini più irregolarmente e fortemente crenati, per la superficie a scultura più nitida, si avvicinano maggiormente alla ©. cirewmdentata, dallo stesso Brapy descritta e figurata. Le varianti però, almeno nel caso attuale non possono promuovere una separazione del tipo irregolare ma ben definito della C. dasyderma, faccio per questo soltanto una varietà, convinto del resto come lo stesso BRADY osserva a proposito della C.circumdentata, che quest’ultima altro non rappresenti che una diversa fase di sviluppo della prima. Cythere pustulata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 9, 10. Testa a latera visa, subeliptica, secta, altior antice quam postice. De supra visa valvae converae, crassae, su- bovatae, extremitas anterior late rotundata, crenata, declivis, posterior anguste rotundata producta, parum obtuse dentata; margo dorsalis sinuatus, inde fere rectus, ventralis ertans converus, uterque crenati. Superficies magis tumida, rugosa, prope regiones ertremas interius late marginata, pustulis elevatis confertis, occupata, valva sinistra dextra aliquantum dissimilis. — Long. mm. 1,01; lat. mm. 0,50. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. di strat. — Farnesina, rara. Questa specie si può dire intermedia fra la C. èrpex e la C. Normani entrambi descritte e figurate da Brapy nel Report Challenger (pag. 107, tav. XVII), della prima rammenta la forma, della seconda gli ornamenti. La specie è notevole per dimensioni, consistenza, scultura. Se la conchiglia viene considerata lateralmente offre aspetto subelittico con margini laterali fittamente e ottusamente dentati, da sopra pre- senta una superficie gonfia tappezzata in modo uniforme e denso da erte papille pustulose prominenti di forma irregolare, e abbastanza grandi. Speciale attenzione meritano inoltre, la forma e sporgenza dei car- dini nell’osservazione da lato, e da sopra l’ampio margine interno striato che limita la superficie delle [25] I, NAMIAS 103 regioni estreme. La valva sinistra differisce dalla destra per la forma subquadrangolare anzichè ovata, per la regione posteriore più largamente arrotondata e quindi più simile a quella anteriore, pel margine dorsale più declive, e invece di sinuoso quasi incavato. Cythere venus Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 11. 1883. Cythere venus Secuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IMI, n. 2, pag. 48, tav. I, fig. 7. 1884. — — — Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., n. 5, n. 149. » — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 299. Distr. geogr. — Porto di Messina. ni strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina rara. È una piccola specie di forma ovale quadrangolare, colla maggior larghezza nel terzo anteriore, la cui estremità è ampia arrotondata, col margine intero, ma con rade e piccole protuberanze, la regione posteriore è troncata angolosa, e porta nella metà inferiore una prominenza larga, denticolata, o spinosa, il margine dorsale arcuato forma un angolo ottuso corrispondente alla maggior larghezza della con- chiglia, il margine ventrale convesso procede curvo. La superficie è ornata da numerosi incavi variabili per forma e grandezza, disposti a rete, un margine interno stretto ma ben distinto percorre tutta la con- chiglia (SEGUENZA). I vari esemplari della Farnesina coincidono bene colla descrizione e figure di SEGUENZA, differiscono soltanto per la regione posteriore che non può chiamarsi, nè denticolata, nè spinifera, ma mostra solo ottuse prominenze forse testimoni di spine o denticolazioni preesistenti. Cythere cordiformis Trrquen var. subtrigona See. — Tav. XV [II], fig. 12, 13. 1878. Cythere cordiformis Terquem. Moram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 101, tav. XI, fig. 12 a-e. 1880. — — Secuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 325. » — subirigona et var. marginato striata Secuenza. Form. tera. Reggio Calab., pag. 61, 77, 125, 193, 125, tav. VIII, fig. 2, tav. XII, fig. 6. Disfr. geogr. — Sconosciuta vivente. DI strat. — Miocene e pliocene di Calabria, pliocene di Rodi, Farnesina, poco comune. Quasi certamente gli esemplari studiati e illustrati da TeRQueM rappresentano una fase intermedia di questa specie, della quale la ©. subtrigona SEG. sarebbe una forma estrema, o una varietà. Nella scelta del materiale trovai spesso individui che pel loro aspetto cordiforme m’indussero a ripetute osservazioni di confronto. Im una specie che mi apparve subito, per quanto assai semplice di struttura variabile tenni innanzi tutto conto delle parole di SecueNzA che citando la ©. cordiformis chiaramente riconosce l’affinità della specie di Terquem colla ©. subtrigona, e dell’assee rare, di TeRQquEM che suscita il solito dubbio di osservazioni incomplete per deficienza di materiale. Ecco intanto quale sarebbe il tipo della C. cordi- formis secondo TerRquem. Conchiglia subtriangolare, punteggiata, finamente convessa, tumida al centro, con- torno cordiforme, estremità anteriore larga e rotonda, posteriore ristretta e acuminata, munita di quattro o cinque spine, valva sinistra alquanto angolosa, margini laterali convessi, margine interno ben definito percorso da fine strie raggianti. La C.subtrigona si presenta come una €. cordiformis molto grande, in cui, specialmente nella varietà chiamata marginato striata (SEG., op. cit., pag. 125) e in perfetta coincidenza coi maggiori esemplari da me osservati, si noterebbero le variazioni seguenti. Forma generale più ampia, 104 I. NAMIAS [26] più tumida, più convessa, margine interno larghissimo, striato come nella specie di Terquew, denticola- zioni più robuste, spine idem, scultura poco evidente, ed infine superficie. fortemente carenata alla quale qualche volta si connettono piccole denticolazioni o spine. Di tutto questo, ciò che ha qualche valore è il margine interno più largo e più fortemente striato e la carena. Tali caratteri mi si presentarono anche in qualche individuo di dimensione media, che avevo pensato distinguere col nome di var. carenata, ma ora dopo quanto ho osservato sembrami più conveniente la denominazione C. cordiformis var. subtrigona che collega affinità e differenze. Cythere testudo n. sp. — Tav. XV [II], fig. 14, 15. Testa a latere visa triangularis, tertio inferiore latissima alata, in rostrum aduncum exserta. De supra visa valvae ovatae, crassae magis converae, obliquae; ertremitas anterior rotundata leviter spinescens, spwmis aduncis, margo dorsalis arcuatus, gibbosus, deinde parum excavatus, margo ventralis converus; postice attenuata, in spina acutissima terminata, superficies laevis, prope extremitates saepe radiata. — Long. mm. 1,01; lat. mm. 0,41; long. mm. 0,81; lat. mm. 0,40. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. ti strat. — Farnesina, non rara. La spina acuta colla quale finisce la regione posteriore di questa specie, per la sua delicata struttura raramente si osserva integra, e molti esemplari presentano di frequente, per la perdita della stessa, le regioni ‘estreme presso che uniformi. In tal caso la specie assomiglia molto alla €. cytheropteroides BRADY (Rep. Chall., tav. XV, fig. 5 a-d), che offre appunto la stessa forma fortemente convessa, e una carena gib- boso-rostrata. Qualora il processo spinoso estremo esista qualsiasi affinità rimane esclusa, ma osservando un po’ attentamente si rileva che oltre tale variante di cardinale importanza, altre secondarie emergono non trascurabili. Così, la regione anteriore pure differenzia, mostrandosi anzichè dentellata, leggermente spinosa verso il margine ventrale, inoltre il declivio della stessa regione anteriore, spiccatissimo nella nuova specie, è quasi nullo nella C. cytheropteroides, e infine la gibbosità alata non mostra di occupare quasi il centro della superficie, ma è strettamente connessa al margine dorsale col quale per lungo tratto viene a confondersi. Altra somiglianza, specialmente considerando le valve riunite, oppure isolate lateralmente, esiste col Cytheropteron bovettense SeGuENZA descritto e figurato nel terziario di Calabria (SEGUENZA, Morm. terz. ecc., tav. XVII, fig. 54), ridescritto nel quaternario di Rizzolo (Nat. Sicil., anno IV, n. 9, pag. 217). Facilmente però si rileva a primo esame che la prominenza alata comune alle due specie, forma nella specie di Calabria, prima di raggiungere la regione posteriore, due angoli assai pronunciati, i quali risul- tano anche evidentissimi se si considera la conchiglia di fronte, la quale appare occupata da una tagliente e acuta cresta longitudinale; nel nostro caso la vista laterale offre bensì un aspetto alato come nella specie di SEGUENZA, ma un solo angolo pronunciato viene a formarsi; mentre poi vista di fronte, ciò che era late- ralmente espansione alata, si assimila al resto, e non risultano mai prominenze spiccate come nel C. ba- vettense; e ancora diversificano la forma generale, le dimensioni, la scultura che evidente nel ©. bdovet- tense, manca quasi affatto nella C. testudo. Riassumendo, la conchiglia è molto convessa con due regioni estreme arrotondate, l’anteriore larga, spinosa, declive, la posteriore di poco attenuata e terminante in due o tre spine delle quali la mediana lunga e acuta si protende infuori. Il margine dorsale forma una carena gibbosa rostrata molto evidente quando si consideri la conchiglia [27] I. NAMIAS 105 da un lato, il margine ventrale è convesso agli estremi, sinuato nel mezzo. La superficie quasi sempre molto chitinosa non mostra traccia di ornamenti speciali, soltanto verso le regioni estreme e più spicca- tamente verso quella anteriore si mostra percorsa da finissime strie parallele. Per l'espansione offerta dalle valve, qualora si considerino lateralmente, questa specie avrebbe potuto anche trovar posto nel genere Cytheropteron, ma tenendo conto della poca prominenza del processo alato nell’osservazione di fronte, e del criterio di Brapy che chiamò una forma a questa specie molto vicina Cythere cytheropteroides, volendo appunto colla denominazione specifica far comprendere trattarsi di una Cythere foggiata a COytheropteron, ma che rimaneva Cythere, non ho creduto opportuno cambiare genere. Gen. Cytheridea Bosquer. Conchiglia quasi triangolare oppure triangolarmente ovale, nel terzo anteriore si ha la maggiore larghezza, valve consistenti compatte; superficie foveolata, papillosa, o concentricamente rugosa. Margine cardinale destro munito di una serie di piccoli tubercoli, macchie lucide quattro ordinate in serie trasver- sale, vicine al centro delle valve (CARUS). Cytheridea Miilleri Minsrer. — Tav. XV [II], fig. 16. 1852. Cytheridea Milleri Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 39, tav. II, fig. 4a-f. - 1856. — — Jones. Monogr. tert. Entom., pag. 41, tav. V, fig. 4a, 4c, 5; tav. VI, fig. 10 a, d, 1, 1 1858. — — Eecer. Ostr. d. Mioe.-Schicht. bei Ortenburg, pag. 18, tav. II, fig. 7 a-d. 1878. —_ — Terquem. Foram. et Entom.-Ostrac. de Rhodes, pag. 125, tav. XIV, fig. 19 a-d. 1884. — — Secuenza. Quaternario di Rixzolo, Nat. Sicil., anno III, pag. 350. » — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 303. 1894. = — Mincer. Ostr. d. G. Neapel, pag. 362, tav. XXXIX, fig. 3, 26. Distr. geogr. — Australia, Mediterraneo, Pacifico, Golfo di Napoli. strat. — Terziario di Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, Austria, Rizzolo, poco comune, Farnesina idem. È una specie d’antica origine che dalla formazione eocenica giunge sino al quaternario, e continua diffusissima allo stato vivente. EGcER accenna come questa Cytheridea sia comune ai depositi d’acqua dolce e a quelli marini, a Laingart nello scavo di un pozzo di posti sabbiosi fu trovata assieme al Pecten sca- brellus, in -pochi residui sabbiosi dello stagno di Orbetello fu pure da me riscontrata. A motivo della sua diffusione è una specie caratteristica ben definita, quasi tipica, e per quanto siansi riconosciute varianti, concernenti la struttura più o meno spiccata, e le spine marginali più o meno sviluppate, esse si aggirano in un ambito tanto ristretto, da non permettere la separazione dal tipo, il quale quasi perfettamente è rappresentato dagli esemplari della Farnesina. DI Cytheridea subradiosa Rorwer. — Tav. XV [II], fig. 17. 1852. Bairdia subradiosa Bosquer. Entom. foss. tert. de la Prance, pag. 22, tav. I, fig. 6.a-d. 1884. Cythere concinna? Jon. var. problematica SecueNnza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno II. — = Ibid. Loc. cit., n. 4, pag. 115, tav. I, fig. 10. »d = Coe Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. strat. — Terziario di Francia, Castellarquato (RoEMER, fide Bosquet), Farnesina, non comune. » Palaentographia italica, vol. VI 1900. 14 106 ‘I. NAMIAS [28] Fui lungamente esitante prima di risuscitare questa specie, che da Bosquer in poi non era stata più menzionata, e anzi la figura di SecuENzA mi aveva indotto a fare confronti colla C. concinna Jon. che nulla poi riconobbi avere di comune. Le figure di Bosquer che in questo caso corrispondono bene, la descrizione molto precisa, la coincidenza probabile che RormER abbia trovato questa stessa specie a Castellarquato e altri dettagli, finirono col farmi ammettere con sicurezza la presenza di questa Cytheridea anche nel pliocene della Farnesina. Per la sua forma ovata, subtriangolare, è da ritenersi una Oythe- ridea anzichè una Bairdia, e già Brapy (1868) ebbe ad avvertire che molte specie descritte da Bosquer come Bairdie, vanno considerate come Cytherideae; per questo cambiai il nome generico. La descrizione di Bosquer è tanto efficace, come già dissi, che quasi integralmente la trascrivo, perchè serve alla per- fezione anche per gli esemplari da me studiati e figurati: “ Valve ovali oblunghe, obliquamente arrotondate nella regione anteriore, e circondate da un margine trasparente, che mostra nel suo spessore un gran numero di strie biancastre disposte a raggio. Queste valve sono subangolose nella regione posteriore, e terminate per una parte compressa stretta, girata verso il margine ventrale , (noto che questa parte compressa, rilevasi molto allungata e ristretta nelle forme maschili, mentre nelle forme femminili, ha po- chissimo sviluppo). “ Il margine dorsale è arcuato, il ventrale retto. La superficie è lucente, per quanto sia sparsa da gran numero di punti cavi eccessivamente piccoli, ed è tutta fortemente curvata verso il suo terzo posteriore, dal quale essa si attacca al margine anteriore con una curva abbastanza dolce, e dopo ai margini laterali, e alla parte posteriore compressa con un pendio accentuato e rapido. La con- chiglia presenta una sezione trasversale a contorno ovale suborbicolare. Qualche campione conserva residui di un color rosso bruno giallastro, con una macchia opaca bianchiccia al centro della superficie di ciascuna valva ,. — Diam. long. mm. 0,79-0,80; diam. trasv. mm. 0,45-0,46. Dopo ciò, tenendo per capisaldi che i caratteri validi di questa specie s’ imperniano sulle linee radianti, e sulla forma generale specialissima, mi conviene trascrivere ancora qualche rigo di quanto SEGUENZA espone, per giungere a dimostrare che fra la varietà di Rizzolo e la C. subradiosa esiste, per lo meno, grande affinità. I caratteri che distinguerebbero il fossile (trattasi di un solo esemplare) di Rizzolo dalla €. con- cinna Jon. sarebbero i seguenti: “ La forma della conchiglia è considerevolmente più gracile, anco di quanto lo è negli individui maschili, colla fronte più prominente, come più sporgente 1’ estremità posteriore, il rialzo che cinge il margine si allontana di più dal contorno frontale, come dal’ margine posteriore, in modo che la depressione marginale diviene molto larga avanti e indietro, ed è segnata da linee radianti appena sensibili ,; poi aggiunge che se i caratteri sopra enumerati si ripetessero in molti individui anzichè in uno, varrebbero a distinguere specificamente la forma descritta. Dunque riassumendo, la forma con- siderevolmente gracile conduce alle forme maschili anguste della C. subradiosa, l’estremità poste- riore più sporgente, alla parte posteriore compressa della stessa, e infine la depressione molto larga percorsa da linee radianti può essere considerata corrispondente al margine raggiato della O. subradiosa. Cytheridea elongata Brapy non Terquen. — Tav. XV [II], fig. 18. 1868. Cytheridea elongata Brapv. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 421, tav. XXVIII, fig. 13-16. 1874. — - Brapy, Crosskry et Rosertson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 180, tav. XI, fig. 10-13. 1880. —_ _ Sequenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 362. 1884. —_ — _ Il Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 12, pag. 33. 1889. — — Jones et Sterorn. Suppl. tert. Entom. of England, pag. 38, tav. III, fig. 20-22. [29] I. NAMIAS 07 Distr. geogr. — Gran Brettagna, Islanda, Baia di Biscaglia, Golfo di S. Lorenzo. » Strat. — Quaternario d’Inghilterra, d'Islanda, Calabria, Sicilia, Farnesina, frequente. E una specie a struttura assai semplice, notevole per le sue valve quasi due volte più lunghe che larghe, convesse, arrotondate d’ambo i lati, spesso anguste nella regione posteriore. Il margine dorsale è fortemente arcuato, il ventrale arcuato sul principio poi inflesso circa a metà. La superficie lucente offre a radi intervalli, pertugi di piccolissimo diametro, che sembrano essere altrettanti punti d’inserzione di piccole spine acicolari negli individui viventi. Le figure migliori, e che maggiormente identificano gli esemplari esaminati sono quelle del Jones et SHERBORN. Gen. Loxoconcha G. 0. Sars. Conchiglia romboidale d’ordinario regolarmente convessa, superficie quasi sempre impressa da pun- teggiature disposte concentricamente, o da papille arrotondate disseminate radamente, il margine ventrale forma una sottile e saliente ripiegatura oltre la parte mediana; cerniera formata da quattro piccoli denti stretti sinuosi all’ estremità, due denti collocati sopra ciascuna valva all’esterno del margine cardinale, margini delle valve spesso finamente crenati ( TERQUEM). Loxoconcha avellana Sars var. mediterranea Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 19. 1880. Loroconcha avellana Branv. Rep. Call., pag. 117, tav. XXVIII, fig. 1. 1885. — — var. mediterranea Secuenza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 93, pag. 58. 1884. — — Secuenza. Ostr. porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 9, pag. 254, tav. II, fig. 11 a-d. » = —_ Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 30. 1889. _ — TerrIGI. I Calcare (Macco) di Palo, pag. 9, tav. I, fig. 3. Distr. geogr. — Porto Jakson, Australia, Indie Occidentali, Porto di Messina. » Strat. — Quaternario di Rizzolo, pliocene di Palo, Farnesina, frequente. Non ho ragione di dubitare che i numerosi esemplari della Farnesina non coincidano con quelli di Rizzolo e del porto di Messina; che per leggiere varianti SEGUENZA stimò opportuno mantenere distinti dalla forma tipica vivente nell’Australia. Le varianti si riferiscono all’estremità anteriore più larga, al margine ventrale meno curvato. Il resto della struttura e degli ornamenti non varia, la superficie di questa specie molto comune è coperta da fitte aperture di forma variabile. Ritengo probabile che anche la forma descritta e figurata da TerRrIGI debba riferirsi alla varietà di SEGUENZA. Loxoconcha seminulum Secvenza. — Tav. XV [II], fig. 20. 1884. Loxoconcha seminulum Secuenza. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 4, pag. 91. » — — —_ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 9, pag. 256, tav. II, fig. 120, d. Distr. geogr. — Porto di Messina. ‘,, Strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, rarissima. Questa specie si stacca nettamente dalla precedente L. avellana per forma, dimensioni e scultura. 108 I. NAMIAS [30] La forma è evato-ellittica, le dimensioni piccole (diametro massimo mm. 0,60) la scultura, consiste in grosse punteggiature ravvicinate, che appaiono arrotondate sotto leggiero ingrandimento, di forma irre- golare quadrata angolosa sotto ingrandimento più forte. Gen. Xestoleheris G. O. Sars. Conchiglia tumida, madreperlacea, lucida, ornata di papille piccole distanti arrotondate, differenza sensibile di proporzione e livello fra le due regioni anteriore e posteriore; cerniera formata da una cresta denticolata sinuosa sulla valva sinistra, la quale trova corrispondente incavo sulla valva destra, margine ventrale piegato in avanti nella porzione centrale (TERQUEM, BRADY). Xestoleberis margaritea Brapv. — Tav. XV [II], fig. 21. 1880. Xestoleberis margaritea Brapv. Rep. Chall., pag. 127, tav. XXX, fig. 2. » — pustulosa Seguenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 326, 364, tav. XVII, fig. 31. 1884. — margaritea Secuenza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 119. » — — — Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno III, n. 11, pag. 321. > = — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 307. i 1889. _ — Micer. Ostr. d. G. Neapel, pag. 336, tav. XXVI, fig. 2-7. Distr. geogr. — Mediterraneo, isola Maurizio, Messina, Golfo di Napoli. » Strat. — Quaternario di Rizzolo, di Calabria, Farnesina, molto frequente. Diversamente da quanto succede a Rizzolo nella Farnesina questa specie si presenta fra le più abbon- danti, e le figure che meglio si convengono sono quelle del Challenger. La conchiglia considerata late- ralmente ha forma ovale subreniforme ventricosa, regione anteriore ampia e rotonda regione posteriore ristretta ottusa obliqua, margine dorsale convesso, margine ventrale ‘convesso sinuato a metà. Super- ficie di colore bianchiccio perlaceo, nelle forme giovani, scura negli adulti, adorna di papille rade, circolari ben distinte. — Diam. long. mm. 0,60. Xestoleberis intermedia? Brapy. — Tav. XV [II], fig. 22. 1880. Xestoleberis intermedia? Brapy. Rep. Chall., pag. 128, tav. XXXIII, fig. 2a, db. 1884. - —_ Carus. Prod. faunae Mediterr., pag. 307. » —_ —_ SEGUENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 119. » — _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno II, n. 11, pag. 320. Distr. geogr. — Mediterraneo, Messina, Ellesponto, Smirne. È; strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina, poco frequente. Le sole figure che di queste specie mi fu dato di osservare furono quelle di BraApy, che coincidono bene abbastanza cogli scarsi esemplari che ho creduto distinti dalla X. margaritea, ma però la descri- zione della X. intermedia è preceduta disgraziatamente da un punto interrogativo, tutto quindi risulta poco attendibile. Gli individui sono tozzi, ovali, ventricosi, con struttura uniforme, e più piccoli di quelli riferiti alla X. margaritea (mm. 0,50); regione anteriore rotonda, posteriore molto acuminata, margini laterali convessi, superficie ornata di papille piccole e rade. [31] I. NAMIAS 109 Xestoleberis depressa G. O. Sars var. erecta n. v. — Tav. XV [II], fig. 23. 1858. Cytheridea tumida? Eccer. Ostr. d. Mioc.-Schichi. bei Ortenburg, pag. 17, tav. II, fig. 11. 1868. Xestoleberis depressa Brany. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 438, tav. XXVII, fig. 27-33. 1874. — _ Brapy, Crosstey et RoseRTson. Monogr. post-tert. Entom., pag. 190, tav. VII, fig. 13-19. 1879. — — SecuENzA. Morm. terx. Reggio Cal., pag. 194, 291, 326, 364. 1880. _ — Brapy. Rep. Chall., pag, 124, tav. XXXI, fig. 1a-g. 1884. — — SecuENza. Quaternario di Rixxolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 5, pag. 117. » _ _ _ Ostr. del porto di Messina. Loc. cit., anno IMI, n. 11, pag. 319. » — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 308. i Distr. geogr. — Norvegia, Inghilterra, Spitzbergen, baia di S. Lorenzo, Messina. strat. — Quaternario d’Inghilterra e di Scozia, pliocene e quaternario di Calabria, Riz- zolo, Farnesina, poco frequente. Ho così denominato questa specie perchè non mostra tanto accentuatamente l’ obliquità della regione » anteriore, del resto la forma ovale allungata appuntita trova buon riscontro nelle varie figure, la scultura non varia dalle altre Xestfoleberiîs descritte, ma più raramente si mostra nitida per la forte e frequente chitinizzazione della superficie. — Diam. long. mm. 0,60. Gen. Cytherura G.O. Sars. Valve disuguali, superficie reticolata, puntata, costulata, poco distintamente nella regione centrale, forma oblunga triangolare, regione posteriore più o meno rostrata. Cytherura inversa Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 24. 1879. Oytherura inversa Secuenza., Form. tera. Reggio Cal., pag. 365, tav. XVII, fig. 51, bla. 1885. — — — Quaternario di Rixxolo. Loc. cit., anno IV, n. 8, pag. 204. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. 7 strat. — Quaternario di Calabria, Rizzolo, Farnesina, rara. Sono soltanto due esemplari che riferisco a questa specie. La descrizione di SecueNzA del 1879, ri- petuta e ampliata nel 1885, non trascura nessun dettaglio strutturale di questa interessante specie. Gli individui della Farnesina come quelli di Rizzolo, coincidono abbastanza nella forma generale della con- chiglia di Calabria, ma dimostrano di avere forma più regolarmente ovata e turgida, e sperone più di- stinto. La scultura è quasi affatto irriconoscibile. Cytherura cuneata Brapy. — Tav. XV [II], fig. 25. 1868. Cytherura cuneata Brapv G. S. Monogr. rec. Brit. Ostr., pag. 442, tav. XXXII, fig. 35-38. 1874. — -— Brapy, Crosskev et RoeRrTson. Monogr. post-tert. Ent., pag. 197, tav. XIII, fig. 36, 37; tav. XI, fig. 42-47. 1879. _ — Sreuenza. Form. terx. Reggio Cal., pag. 291. 1884. —" — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 309. 110 I. NAMIAS [82] Distr. geogr. — Islanda, Inghilterra, parte orientale del Mediterraneo (CARUS). o strat. — Pliocene di Calabria, Farnesina, ratissima. Di questa specie non mi fu dato trovare che un solo esemplare. Sulle prime mi sembrò probabile trattarsi della O. biproducta Sea. della quale non esiste figura, ma per l’esame delle specie a questa di- chiarate affini e specialmente della C. mucronata Brapy ebbi a ricredermi, trovando che la ©. cuneata vi assomigliava assai maggiormente senza però essere identica. È una piccola conchiglia di forma qua- drangolare, incassata fra margini quasi retti, la regione anteriore è rotonda (ma diversamente dalla ©. cuneata mostra un contorno angoloso, alquanto irregolare), la posteriore troncata a cuneo finisce con uno sperone ottuso. La superficie in qualche punto accenna a una scultura finamente punteggiata, interrotta da esilissime diramazioni. Gen. Cytheropteron G. 0. Sars. Valve disuguali di forma diversa, la destra copre la sinistra col mezzo del margine dorsale, mar- gine dorsale trasformato in processo aliforme, regione anteriore terminante in un rostro più o meno ot- tuso, cardine della valva destra con due denti, valva sinistra crestata. (CARUS). Cytheropteron gradatum Bosquer. — Tav. XV [II], fig. 27. 1852. Cythere gradata Bosquer. Entom. foss. tert. de la France, pag. 127, tav. VI, fig. 11a-d. 1885. Oytheropteron gradatum SEGuENZA. Quaternario di Rixzolo. Nat. Sicil., anno IV, n. 9, pag. 216. Distr. geogr. — Non conosciuta vivente. strat. — Eocene di Francia e del Belgio, pliocene (Crag) Antwerp, Rizzolo, Farnesina, frequente. Dalle osservazioni di SEGUENZA a proposito di questa specie sembrerebbe che gli esemplari della Farnesina fossero più vicini alla forma tipica di Bosquer, di quelli di Rizzolo. Le varianti da me riscontrate si riducono alle dimensioni alquanto più rilevanti, e alla scultura che diversamente dalle incisioni di Bosquer non appare su tutta la superficie in forma di piccole punteg- giature, ma soltanto si discerne sul lobo appuntito che chiude la regione posteriore, e un poco sulla regione anteriore verso il margine ventrale, in quel tratto in cui non si estende la carena. Per gli altri caratteri la descrizione di Bosquer serve benissimo. — Diam. long. mm. 0,70; diam. degli altri esemplari di Bosquer mm. 0,55. i i b2) Cytheropteron caudatum n. sp. — Tav. XV [II], fig. 28, 29. Testa a latere visa, ovata, gibbosa,. latitudine maxima dimidiam longitudinem superante, circiter in tertio in- feriore sita, antice rotundata, postice acuminata; de supra visa antice late oblique rotundata, poslice in processum obtusum caudatum terminata, margo dorsalis ante arcuatus, post, gibbosus, ventralis, sinuatus, carena gibbosa obtusa fere*/, superfice obtegente; valvae subquadrangulares crassae raris papillis notatae. — Long. mm. 0,71. Distr. geogr. — Sconosciuta vivente. È strat. — Farnesina, non frequente. Non ho potuto ascrivere questa specie a nessuno dei Cytheropteron presentati da SEGUENZA come nuovi nel quaternario di Rizzolo, per la mancanza della tavola terza, annessa al lavoro stesso, ove tutti [33] I. NAMIAS 1661 furono figurati. Riportandomi però in mancanza di meglio alle forme dichiarate affini, ho rilevato che molto probabilmente questa specie non venne trovata nè a Rizzolo, nè in Calabria. Il modo singolare con cui finisce la regione posteriore, e l’obliquità della regione anteriore, ricordano alquanto la Pseudo- cythere caudata Brapy (1868-1874), ma tutto si limita a questo particolare, che del resto per la forma generale, la specie che presento come nuova mostra nettamente di appartenere al genere Cytheropteron. Considerata lateralmente la conchiglia offre un contorno ovale acuminato; vista da sopra si presenta quadrangolare nella regione anteriore, e tale forma prosegue sino a circa due terzi della conchiglia, oltre questo limite non avviene una riduzione graduale, ma fortissima, e quasi repentinamente la maggior lar- ghezza data da una carena molto elevata, s’inflette ottusamente, forma un angolo assai spiccato, poi scendendo viene a costituire la regione posteriore che risulta di una lunga e ottusa coda. È facile com- prendere come sia raro, a motivo della speciale struttura, che quest’ultimo accessorio si mantenga integro. x ° La regione anteriore è ampia e rotonda, fortemente declive verso il margine ventrale, dei due margini x laterali, il dorsale è quasi tutto occupato dalla carena, il ventrale è retto per tutto il percorso che fa riscontro alla carena stessa, poi diviene sinuoso sino a raggiungere la regione posteriore caudata. Le valve sono consistenti, per lo più rugose, in generale rivestite di pismento che ne oscura uniformemente la superficie, qualche volta capitando un’ area chiara, si notano rade papille miste a punteggiature poco distinte. Fam. Cytherellidae G. O. SARS. Conchiglia a valve disuguali, tenuissime, calcari, più o meno depresse (CARUS). Gen. Cytherella Bosquer. Conchiglia di consistenza cornea, o calcare, composta di due valve mobili, disuguali, reniformi oblunghe, ovali, elittiche. La valva destra è sempre più grande della sinistra che abbraccia tutta la circonferenza. Cytherella punctata Brapy. — Tav. XV [II], fig. 26. 1880. Cytherella punctata Brapy. Rep. Chall., pag. 174, tav. XXXVI, fig. 6a, b; tav. XLIV, fig. 4a-g. 1884. — — Carus. Prodrom. faunae Mediterr., pag. 294. 1885. — — Secuenza. Ostr. del porto di Messina. Nat. Sicil., anno V, n. 3, pag. 60. 1886. — — —_ Quaternario di Rixzolo. Loc. cit., n. 6, pag. 151. Distr. geogr. — Mediterraneo parte orientale, Pireo, Porto Said, Messina. Ra strat. — Quaternario di Rizzolo, Farnesina rara. A primo esame ascrissi i pochissimi esemplari di questa specie alla C. compressa, poi alla C. Jone- siana, nè l’una nè l’altra mi persuasero come la C. punctata. Le figure buonissime di Brapy dimostrano la grande variabilità di questa specie nella scultura; la forma è ovale, oblunga, compressa, estremità ante- riore regolarmente arrotondata, posteriore leggermente attenuata, margini laterali prima curvi poi quasi retti. La superfieie è fittamente e finamente punteggiata, qualche volta si nota nella parte centrale una macchia lucida, opaca alla luce riflessa, che divide la superficie in senso trasversale obliquo, come una fascia. Il carattere della punteggiatura spessa e uniforme la mantiene distinta dalla O. compressa che è 112 I. NAMIAS [34] levigata, la forma regolare dalla C. Jonesiana arrotondata nella regione anteriore, quadrangolare nell’ infe- riore, coartata a metà. — Diam. long. mm. 0,57. Cytherella semitalis Brapy var. elegans? Secuenza. — Tav. XV [II], fig. 30. 1880. Oytherella senvitalis Brapv. Rep. Chall., pag. 175, tav. XLIV, fig. 2 a-e. 1886. — _ var. elegans SeaueNnza. Quaternario di Rizzolo. Nat. Sicil., anno V, n. 8, pag. 186. 1889. —_ — — TerrIGI. IZ Calcare (Macco) di Palo, pag. 9, tav. I, fig. 10. Distr. geogr. — Isola Booby, Baia Humbold, Baia Nares ecc. i: strat.. — Quaternario di Rizzolo, pliocene di Palo, Farnesina, rara. Gli esemplari esaminati per quanto di numero limitatissimo, per il loro perfetto stato di conservazione lasciano a vedere di essere molto diversi dalla C. punctata avanti descritta, e si avvicinano quasi perfet- tamente alle figure date da Brapy per la C. semitalis; maggior appoggio di confronto trovasi nella descri- zione di SEGUENZA, che della stessa specie fa una varietà, ma per decidersi assolutamente, mancano le figure. La conchiglia ha forma cuneata convessa coi margini laterali curvi, colle estremità arrotondate, delle quali la posteriore alquanto ridotta. La scultura è affatto speciale. I pertugi sono molto più larghi e distinti che nella C. purctata, e mai come in quella occupano tutta la superficie. In qualche figura di BraADpyY si scorgono nel mezzo e ai lati della superficie aree prive di ornamento, ciò succede anche nel caso in esame, ma non con procedimento tanto regolare. La scultura come accenna la descrizione di SE- GUENZA manca agli estremi e nel centro, scarseggia lateralmente formando zone libere più o meno ampie, e appunto poi, perchè come per SEGUENZA, la figura di BrapY più conveniente è quella 2e, ritengo pro- babile che la varietà di Rizzolo sia la stessa ora descritta. Alla ©. semitalis fu riferita, ma in modo dubbio, da TeRrRIGI una sola valva. Per le dimensioni gli esemplari da me studiati stanno intermedi fra quelli inglesi e quelli di Palo: Specie di Palo Diam. long. mm. 0,95 Diam. trasv. mm. 0,46 Specie inglese si 3 pi 000 Specie della Farnesina 3 Ri 1078 D Pe n° 10345 [35] I. NAMIAS 113 INDICE Indice bibliografico . 1 " 5 5 5 È b 1 6 i È 5 3 c . pag. 79 [1] Cenni bibliografici . È È o 5 i È E a Î S È È s È A » 80. [2] Introduzione . DATE È 5 È È È 5 5 È ; 5 7 5 È Ù » 83 [5] Tabella corologica delle specie descritte . 1 i È i Li 7 s È È 5 È » 84 [6] DESCRIZIONE DELLE SPECIE Sezione PODOCOPA i È H i , ; 5 i È 5 = 5 : ; » 86 [8] Fam. Cypridae G. O. Sars . ) ) 3 È 3 ; b È È : ; » 86 [8] Gen. Pontocypris G. O. SARS . ; È 5 i È . 5 È Î ; E ; » 86 [8] Pontocypris trigonella Sars — Tav. XIV [I], fig. 1 ; 6 » 86. [8] » compressa See. — Tav. XIV [I], fig.2 . ; ì : È 5 5 1 i » 86. [8] Gen. Argilloecia G. O. SARS . o 6 7 ” 0 b 0 : ò 5 ; i. è » 86 [8] : Argilloecia messanensis SEG. — Tav. XIV [I], fig. 3. . o ; ; 6 . : È » 86 [8] » subreniformis? SEG. — Tav. XIV [I], fig. 4. o 6 5 : - È 3 » 87. [9] Gen. Macrocypris G. S. Brapy . o 0 . 6 5 ò o 6 6 i o » 87 [9] Macrocypris setigera Brapv — Tav. XIV [I], fig. 5 . ; ; 5 ; 5 5 " : » 87 [9] » trigona? Sea. var. levis n. v. — Tav. XIV [JI]; fig. 6 È ; 5 : . 6 » 87 [9] » tumida Brapv — Tav. XIV [I], fig. 7. . 5 , 5 6 5 ; È » 88 [10] Gen. Bythocypris G. S. BRADY i 5 . ò 5 5 5 6 - 5 È 5 » 88. [10] Bythocypris bosquetiana Bsapyx — Tav. XIV [I], fig. 8 3 0 0 6 è G : i » 88 [10] Gen. Bairdia M. Cov . c o 0 6 o 3 7 . . o : i , : » 89 [11] Bairdia subdeltoidea MUnsTER — Tav. XIV [I], fig. 9. 6 5 ; ; ; : ° : » 89 [11] » angulosa See. — Tav. XIV [I], fig. 10... 5 È ; : 7 5 i 3 » 90. [12] Fam. Cytheridae G. O. Sars. , 7 ò p ; È 6 5 È 5 » 90. [12] Gen. Cythere O. F. MULLER . , b i ) È . 6 6 ò ; . 6 5 » 90. [12] Cythere convexa BairD — Tav. XIV 4) [I], fig. 11,12 . 5 ; 4 o o È 3 : » 90. [12] » Speyeri Brapy — Tav. XIV [I], fig. 13,14 . . 0 o o 6 5 . o pi pa » cymbaeformis Se. var. farnesiensis n. v. — Tav. XIV [I], fig. 15, 16 . ò . ò » 91 [13] 5 cororeia) ole Mr I e e » foveolata SEG. non BRADY var. intermedia n. v. — Tav. XIV [I], fig. 18 o 3 5 » 92 [14 ». parallelogramma Brapy — Tav. XIV [I], fig. 19, 20. i 5 b 3 < 5 » 93. [15 » antiquata BarrD — Tav. XIV [I], fig. 21 ; > ; - : 3 6 : - » 93. [15] » canaliculata Reuss — Tav. XIV [I], fig. 22 . ò ; . 6 5 6 5 ; » 94 [16] » quadridentata Brapy non KAUFMANN — Tav. XIV [I], fig. 23 0 . 6 . s » 95 [17 » plicata MunstER — Tav. XIV [I], fig. 24 . 6 ; 5 3 - È ; 5 » 95 [17] 1) Per errore di stampa nel testo si legge Tav. XVI invece di Tav. XIV. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 15 114 I. NAMIAS Cythere scrobiculoplicata Jones — Tav. XIV [I], fig. 25 » hamata MuLLerR — Tav. XIV [I], fig. 26 » Edwardsii Ronmer — Tav. XIV [I], fig. 27, 28 » Jonesi BAIRD et var. ceratoptera Bosquer — Tav. XIV [I], fig. 29, 30. ” emaciata BRADY . c c 0 0 o » acupunctata BRADY var. distincta n. v. — Tav. XV [II], fig. 1,2 » longecarenata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 3, 4. » laciniata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 5, 6 » gibbosa BraDY et RoBERTSONn — Tav. XV [II], fig. 7 » dasyderma BraDpyY et var. circumdentata Br. — Tav. XV [II], fig. 8 » pustulata n. sp. — Tav. XV [II], fig. 9, 10 » venus Sec. — Tav. XV [II], fig. 11. 7 . » cordiformis TeRquEM var. subtrigona Sne. — Tav. XV [II], fig. 12, 13 » testudo n. sp. — Tav. XV [II], fig. 14, 15 Gen. Cytheridea BosqueT Gen. Cytheridea Miilleri MUinsteR — Tav. XV 1a, na 16. » subradiosa RoeMER — Tav. XV [II], fig. 17 » elongata Brapy non TERQUEM — Tav. XV [II], fig. 18 Loxoconcha G. O. Sars . Loxoconcha avellana Sars var. mediterranea Sec. — Tav. XV [II], fig. 19. » seminulum Sec. — Tav. XV [II], fig. 20. Gen. Xestoleberis G. O. Sars Xestoleberis margaritea BraDy — Tav. XV 7 1) fig. 21 » intermedia? Brapy — Tav. XV [II], fig. 22. 0 5 » depressa G. O. Sars var. erecta n. v. — Tav. XV [II], fig.23 . Gen. Cytherura G. O. Sars . . 5 | " E 0 Cytherura inversa Sec. — Tav. XV [II], fig. 24. , . 0 . » cuneata Brapy — Tav. XV [II], fig. 25. c c c È Gen. Cytheropteron G. 0. Sars. : 7 B c Cytheropteron gradatum Bosquer — Tav. XV 1) fig. 27. - c È » caudatum n. sp. — Tav. XV [II], fig. 28, 29. c c Fam. Cytherellidae G. O. Sars Gen. Cytherella BosqueT ; " c c C c c Cytherella punctata Brapy — Tav. XV 1), fig. 26. : . » semitalis Brapy var. elegans? SEG. — Tav. XV [II], fig. 30 96 96 97 99 100 100 101 101 101 102 102 103 103 104 105 105 105 106 107 107 107 108 108 108 109 109 109 109 110 110 110 111 111 111 112 [36] [ri 199 Hu ES Sisal O: LI No) o) Lea: 19 "ng "ng no ng i o no no N n N esse Sto a E 9 SS aerei A TE 93 09 "03 "o3 "ud Tod "og "os vo "wo "wo w "o ro) CET TN ANENfET=*rRe net SES (9) dè ANTONIO NEVIANI BRIOZOI NEOGENICI DELLE CALABRIE (Tav. XVI-XIX [L-IV]). La presente memoria è il risultato di lunghe e pazienti ricerche fatte direttamente sopra una grande quantità di materiale, del quale parte fu da me raccolto durante il mio soggiorno in Calabria, e parte mi venne regalato o dato in comunicazione da gentili persone, fra cui è mio dovere ricordare i signori Borri comm. ULp., CANAVARI prof. M., De StrerANI prof. C., Dr Srerano dott. Grus., JannACcI prof. FR., PARONA prof. C. F., PienatARI prof. F. J. e Secuenza Lurci fu Giuseppe. Debbo poi aggiungere che i prof. CanavaRI e De SrEFANI mi permisero lo studio dei briozoari conservati nel museo geologico, della R. Università di Pisa, che furono già studiati dal prof. De STEFANI, e vennero illustrati nella sua memoria sulle Calabrie (num. 2 della bibl.). Il signor L. SeGuENZA mi inviò con cortesia senza pari buona parte del prezioso materiale raccolto e studiato dal compianto suo genitore. Tutti questi signori, col più grato animo, ringrazio. A rendere più completa questa monografia ho poi tenuto conto di tutto quanto fu pubblicato in proposito, come si vedrà dalla relativa bibliografia, che spero completa. Il piano di questo lavoro è così distribuito : I. Bobliografia; distinta in due parti: A. Indice ragionato delle memorie nelle quali sono studiati i briozoi delle Calabrie, e che forma quindi la bibliografia speciale. B. Indice delle memorie che vengono incidentalmente citate nel corso del lavoro. [a . Classificazione; cenni sulla classificazione adottata, e quadro generale di essa. II. Cronologia; cenni sullo sviluppo, nel tempo, dei briozoari; quadro comparativo con la distribuzione delle specie nei vari periodi geologici in Calabria, in altre formazioni, e, se viventi, nel Mediterraneo od altrove. IV. Statistica. Si Enumerazione e descrizione delle specie in ordine .tassinomico. Di ciascuna specie è riportata la bibliografia calabrese, è detto della distribuzione cronologica e topografica nelle Calabrie, e sono presentate tutte quelle osservazioni critiche, descrittive, comparative ecc. ritenute opportune per ben precisare la specie. VI. Indice generale con le sinonimie. 116 A. NEVIANI [2] I BIBLIOGRAFIA A. Elenco ragionato delle memorie nelle quali si trovano studiate specie di briozoi fossili delle Calabrie. 1. Cortese Emilio. — Descrizione geologica della Calabria — Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, vol. IX, Roma, 1895. i Nei calcari, attribuiti al mio-pliocene, di Piscopio trovasi (pag. 152): Retepora cellulosa L. Nelle sabbie grossolane a Testa del Prato, attribuite al pliocene, sono (pag. 171): Membramipora catenularia Jam. Membranipora fenestrata Reuss » Flemingi Busx Alecto repens Woop. 2. De Stefani Carlo. — Escursione scientifica nella Calabria (1877-78) — Jejo, Montalto e Capo Vaticano — Mem. R. Accad. d. Lincei (Cl. sc. fis. mat. e nat.), vol. XVIII, seduta del 3 dic. 1882, Roma, 1884. In questa memoria il prof. De Srerani riporta molte specie di briozoari, ma per la maggior parte tolte dall’ opera del SecuENzA « Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio Calabria ». Tralasciando queste, ecco l’ elenco delle specie osservate direttamente dall’ autore : A. Dal miocene superiore (tortoniano) di Benestare (pag. 130): Cellepora globularis Reuss B. Dal tortoniano di Capo dell’ Armi (pag. 134): - Membranipora Lacroixii Sav. Cellepora globularis Reuss C. Dal tortoniano di Vena di Mezzo (pag. 143): Lepralia monoceros Reuss Steganoporella impressa Monn Mucronella resupinata MANZONI Membranipora Lacroixii Aupom Schixoporella unicornis JonNSTON Cibrillina scripta Reuss » » var. ansata Jorn. Cellepora globularis BRONN » vasum n. Sp. (fig. 4 nel testo). IJamonea dichotoma n. sp. (fig. 5 nel testo). » incisa Reuss D. Dal tortoniano di Pulcinella ai pioppi (Monteleone) (pag. 145): Membranipora Lacroixti AuDoN Mucronella resupinata MANZONI Schixoporella linearis HassaL Cribrillina scripta Reuss [3] A. NEVIANI 117 E. Dal tortoniano di Caravizzi presso Jonadi (pag. 145): Schixoporella unicornis JonnsT. Mucronella resupinata Manzoni » » var. ansata JOHNST. Biflustra excavata Reuss F. Dal tortoniano di Porto Salyo (pag. 145): Membranipora Lacroixti Aupon Cellepora globularis Bronn G. Dal tortoniano della Rocchetta di Briatico (pag. 146): Cellepora globularis BrONN H. Dal tortoniano di Punta S. Arena (pag. 147): Membranipora Lacroixii AupoN Schizoporella unicornis var. ansata JonnsT. » subtilimargo Reuss Cellepora globularis Bronx » stenostoma Reuss Myriozoon punctatum PritePi Schizoporella unicornis JonNST. I. Dal tortoniano di Caria sopra Tropea (pag. 147): Membranipora subtilimargo Reuss Lepralia asperrima Reuss Micropora bidens HaeeNow Myriozoon punctatum PrILIPPI K. Dal tortoniano di Monte Cordena (pag. 150): Cellepora globularis BrOoNN L. Dal pliocene di Gerace (pag. 180): Cellaria sinuosa Hassann Eschara cervicornis Lox. Myriozoon truncatum PALLAS Retepora cellulosa L. Cellepora coronopus S. W. . Hornera frondiculata LamouR. » retusa Manz. Alecto repens Manz. Eschara pertusa M. Ep. M. Dal postpliocene di Carrubbare (pag. 218): Steganoporella impressa Monu Microporella decorata Busx Microporella schixogaster Reuss » polystomella Reuss Microporella disjuneta MANZONI Retepora cellulosa L. » Watersi n. sp. Tdmonea serpens L. N. Dal postpliocene di Pezzo (Le pietre morte) (pag. 230): Retepora cellulosa L. 3. Hincks Thomas. — Note on professor G. Seguenza?s List of Tertiary Polyxoa from Reggio (Calabria) — Ann. Mag. Nat. Hist., ser. 5, vol. 13, n.° 76, Londra, 1884. L’ Autore fa una critica cortese sopra alcune delle moltissime specie citate nel classico lavoro del SEGUENZA ; parla cioè successivamente della 118 A. NEVIANI [4] Lepralia elegantissima SeG., creduta per una Cribrilina radiata Monr forma mnominata Covca. IS Lepralia radiato-foveolata See., che è identica a Microporella violacea Jonn. Cumulipora granosa See., che non è distinguibile da Smittia trispinosa Jorn. Lepralia radiato-porosa Sea., è semplicemente una varietà della Schizoporella unicornis Jonn. Lepralia erimia Sra., è la Membraniporella nitida Jonn. Lepralia calabra Sec., è indubbiamente una varietà della multiforme Microporella ciliata Paun. Lepralia mitrata Sec., riferibile alla Cribrilina radiata Mou var. innominata Covca. Lepralia coronata Sea., è una varietà della Microporella Malusii Avp. Lepralia thiara Sec., è una Cribrilina punctata. Salicornaria mammillata Se., è forse una specie di Myrioxoum. 4. Lovisato Domenico. — Riassunto sui terreni terziari e posterziari del Circondario di Catanzaro — Boll. R. Com. geol., vol. XVI, pag. 87, Roma, 1885. : A. Dal pliocene (antico) di S. Maria di Catanzaro (pag. 104): Adeone lamellosa? MicHELIN. Retepora cellulosa Lx. Cellepora palmata MicHELIN. ; » echinulata Pa. B. Dal pliocene superiore di Borgia e Caraffa (pag. 114): Celleporaria Sp. Lepralia ciliata Parnas. Hornera frondiculata Lx. Retepora echinulata Pa. C. Dal quaternario di Borgia e Girifalco (pag. 117): Eschara foliacea Lx. 5. Manzoni Angelo. — Bryoxoî fossili ilaliani; 3. contr. — Sitzb. d. mathem. naturw. cl., LX Bd., I Abth; pag. 930, Wien, 1869. Monografia dedicata esclusivamente alla illustrazione di varie specie del gen. Lepralia; fra esse vi sono: Lepralia pteropora Rss., tav. I, fig. 3; del pliocene di Pezzo, Carrubare e Cannitello. Lepralia linearis Hassan, tav. I, fig. 4; idem. Lepralia ansata Jonnst., tav. II, fig. 11, 12; idem. Lepralia ciliata PaLn., idem. » » » var., tav. III, fig. 14; idem. Lepralia elegantula sp. n. tav. III, fig. 16; del pliocene di Cannitello. 6. Manzoni Angelo. — Bryozoi fossili italiani; 4.° contrib. — Sitzb. d. mathem.-naturw. Cl., LXI Bd., I Abth., pag. 323, Wien, 1870. Fra le specie di alcune località italiane, appartengono alle Calabrie le seguenti : Salicornaria farciminoides Jonnst.} tav. I, fig. 1,2; del pliocene di Pezzo e Cannitello, Hippothoa catenularia FLexm.; tav. I, fig. 4; del plioc. di Calabria. » flagellum sp. n.; tav. I, fig. 5; del plioc. di Pezzo e Cannitello. Membranipora lineata Lunn.; tav. II, fig. 13; tav. III, fig. 14; loc. idem. » Smittà sp. n.; tav. IMI, fig. 16; del plioc. di Pezzo. [5] A. NEVIANI 119 Lepralia ligulata sp. n.; tav. III, fig. 17; del plioc. di Pezzo e Cannitello. Cellepora ramulosa Linn. ; tav. V, fig. 29; tav. VI, fig. 30; loc. idem. » tubigera? Busg; tav. IV, fig. 25; del plioc. di Calabria. » Hassalii Jonnst.; tav. IV, fig. 22; loc. idem. Eschara foliacea Lamx.; tav. I, fig. 4; tav IV, fig. 24; loc. idem. Retepora cellulosa Lamx.; tav. V, fig. 26-28; del plioc. di Pezzo e Cannitello. Idmonea serpens Linn. ; tav. VI, fig. 32; del plioc. di Calabria. Discoporella verucaria Linn. ; tav. VI, fig. 33; loc. idem. 7. Neviani Antonio. — Sui giacimenti dei Cetacei fossili nel Monteleonese con indicazioni di altri rinvenuti nelle Calabrie — Boll. d. soc. geol. ital., vol. V, Roma, 1886. A. Nei pressi di Monteleone, lungo la strada che conduce a Stefanàconi, in un banco calcare del plio- cene sup. sono (pag. 71): Membranipora sp. Myriozoum truncatum L. Retepora sp. Cellepora sp. B. Nelle arenarie del quaternario di Costantino di Mileto, si raccolsero (pag. 71): Cellepora Sp. Myriozoum truncatum L. C. Dalle arenarie quaternarie di S. Gregorio d’ Ippona si ebbero (pag. 72): © Lepralia sp. Cellepora sp. 8. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; I. Le formazioni terziarie nella valle del Mesima — Boll. .d. soc. geol. ital., vol. VI, Roma, 1887. A. Nelle argille turchine dell’ astiano, in valle dei Mulini (pag. 176): Lepralia obvia Manz. B. Dal calcare giallastro (plioc. sup.) presso Monteleone (pag. 176): Miriozoon truncatum PALLAS Celleporaria ramulosa Linn. Membranipora lincata Linn. » coronopus S. Woon » angulosa Rss. » globularis (BrONN). Lepralia resupinata MANz. ©. Dalle arenarie del saariano di varie località (Casa delle Fate, S. Nicola da Crissa, S. Angelo etc.) (pag. 181): Salicornaria farciminoides Jon. Celleporaria globularis (BRONN) Mirioxzoon truncatum PALLAS Retepora cellulosa Linn. Membranipora angulosa Rss. Idmonea repens (Lixx.) Lepralia morrisiana Busk » producta Sx. » decorata Rss. Frondipora sp. 9. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; II. Dal Tacina al Neto — Boll. d. soc. geol. ital., vol. VI, Roma, 1887. 120 A. NEVIANI [6] Proveniente dalle sabbie plioceniche di Santa Severina (pag. 195): Miriozoon truncatum PALLAS. 10. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; III. Il terziario nel versante ionico da Stallettà al fiume Stilaro — Boll. d. soc. geol. ital., vol. VIII, Roma, 1889. A. A pag. 141-142 sono riportati i briozoari citati dal SEcuENZA (Formazioni terziarie di Reggio-Calabria) provenienti da Monasterace e Stilo, e riferiti allo zancleano. B. Dal calcare grossolano pliocenico fra Argusto e Chiaravalle (pag. 144). Celleporarie diverse Membranipora angulosa Reuss. C. e poscia Lepralià resupinata MANZONI. Myriozoum truncatum PALLAS. D. a pag. 152 sono trascritti i briozoi indicati dal SeGuENzA (/. c.) ai monti di Luvito e Lupacchioli presso Monasterace, e riferibili al siciliano. 11. Neviani Antonio. — Contribuzioni alla geologia del Catanzarese; IV. Le colline di Santa Maria — Boll. d. soc. geol. ital., vol. VIII, Roma, 1889. A. A pag. 442 sono riportate le specie raccolte dal prof. Lovisaro (vedi sopra al num. 4). B. Poscia quelle raccolte dall’ autore (pag. 450). Berenicea congesta Reuss. Eschara varians Reuss. Ceriopora cavernosa Micam. » Sp. Heteroporella? sp. Escharina sp. Membranipora nobilis Revss. Mlustrella? sp. » Sp. Semiflustrella sp. Lepralia violacea JonNSTON Cellepora tubigera Busx. » lata Busk Vincularia sp. >» squamoîdea Reuss Myriozoum punctatum Pramppi » pteropora Reuss Myriozoum sp. Eschara reqularis Reuss 12. Neviani Antonio. — Nuovo genere e nuove specie di brioxoi fossili — Riv. ital. di paleontol. Aprile 1895, Bologna. Stabilisco in questa monografia il genere Wibraculina, con due specie: V. Conti e V. Seguenziana; di esse, quest’ ultima fu raccolta nel postpliocene di Spilinga. 13. Neviani Antonio. — Brioxoi neowoici di aleune località d’ Italia — Boll. Soc. romana per gli studi zoologici, vol. IV (1895) e vol. V (1896). I. Cap. 2.° — Brioxoi postpliocenici di Calabria posseduti dal museo geologico di Napoli (pag. 114 e seg.). [7] a. Membranipora reticulum Lx. » irregularis D’ ORB. Onychocella angulosa Rss. Melicerita fistulosa Lin. Cupularia Reussiana MANZ. Cribrilina radiata Mont Microporella Malusi Aup. » ciliata Lin. Hippoporina foliacea EL. et Son. Myriozoum truncatum PALLAS Schixoporella linearis HAssAL Osthimosia coronopus S. W. Cycloporella Costazii Sav., AUD. Smittia cervicornis Paun. » coccinea App. Umbonula ? ramulosa Lux. » ? pumicosa Lux. Retepora cellulosa Lux. Hornera frondiculata Lx. Idmonea serpens Lun. » cf. fenestrata Busx. Entalophora proboscidea M. Epw. Tubulipora (Stomatopora) repens S. Woop » flabellaris Fagr. Lichenopora mediterranea Bramv. PFrondipora verrucosa Lmx. 121 Detti briozoari provengono da varie località calabresi, ma specialmente dal pliocene superiore dei dintorni di Reggio Calabria. II. Cap. 3.° — Briowoi postpliocenici di S. Maria di Catanzaro (pag. 118 e seg.). Melicerita fistulosa Lin. Membranipora minax Busk Microporella violacea Jonn. Hippoporina foliacea ELL. et Son. » imbellis Busx » adpressa Bx. Myriorzoum truncatum PaLas Schixoporella unicornis Joun. » sulcata Nav. Smittia cervicornis PALLAS » coccinea Asrup. Smittia variolosa Jorn. Umbonula? ramulosa Lin. Retepora cellulosa Lux. Hornera frondiculata Lamx. Idmonea atlantica Forpes Tubulipora varians Rss. Entalophora proboscidea M. Epw. Lichenopora mediterranea BLamv. » radiata AUD. » hispida FLem. II. Cap. 4.° — Briowoi postpliocenici di Caraffa (Catanzaro) (pag. 121 e seg.). Actea anguina Lin. Onychocella angulosa Rss. Microporella violacea Jon. Diporula verrucosa PracH Hippoporina imbellis Busx. » Pallasiana Monn Myriozoum truncatum Paun. Schizoporella obvia Manz. Osthimosia coronopus S. W. Smittia cervicornis Pann. » coccinea ABILD. var. resupinata Manz. Umbonula ? ramulosa Lux. Retepora Beaniana Kina Hornera frondiculata Lx. Idmonea serpens Lx. » » » carinata Ròm. Entalophora proboscidea M. Epw. IV. Cap. 5.° — Briowoi postpliocenici di Presinaci (Calabria) (pag. 227 e seg.). Membranipora irregularis D’ ORB. Onychocella angulosa Rss. Micropora [Gargantua] hippocrepis Gone. » » coriacea Esp. »o [Calpensia] impressa Moti Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. Melicerita fistulosa Lun. Cribrilina radiata Monn » [Figularia] figularis Jonw. Chorixopora Brongniartiù Aup. Microporella [Penestrulina] Malusi Avp. 16 122 A. NEVIANI [8] Microporella [ Fenestrulina] ciliata Lin. var. Castroca- Smittia [Marsillea] cervicornis PauL. rensis Nev. » reticulata Mac Gin. » [Diporula] verrucosa PEACE. » [Watersipora] cucullata Bx. » [Heckelia] violacea Jorn. i » [Dlucronella] coccinea Ain. » [Reussina] polystomella Rss. » » » var. resupinata Muz. Hippoporina foliacea ELL. et Sol. Tubucellaria Farnesinae Nev. » integra n. Sp. Hornera frondiculata LAME. Myrioxoum truncatum PALLAS IJdmonea serpens Lx. Schixoporella lineàris Hass. Tubulipora [Filisparsa] varians Reuss » sanquinea Norm. » [Diastopora] striata Hamm. » unicornis JOHN. Entalophora proboscidea M. Epw. Lagenipora minuta Norm. Lichenopora radiata Ap. V. Cap. 9.° — Brioxoi pliocenici del calcare di Monteleone Calabro (pag. 103 e seg.). Acetea anguina Linné Hippoporina imbellis Busk » recta Hinxs » adpressa Busk Membranipora catenularia JAMESON Myriozoum truncatum PALLAS » irregularis D’ ORBIGNY Schixoporella linearis Hassan » reticulum Linné » biaperta MicneLIN » hexagona Busx » squagmotdea Reuss » galeata Busk » planata Manzoni » lineata Linné Osthimosia coronopus S. Woop » Dumerilii AuDOTIN » birostrata NAMIAS » minax Busx Retepora Beaniana Ke » trifolium S. Woop Smittia reticulata M. Giu. Monoporella disjuneta MANZONI » [Marsillea] cervicornis Pau. Onychocella angulosa Reuss » [Mucronella] coccinea var. resupinata Mnz. Micropora [Calpensia] impressa Mon Hornera frondiculata Lamk » [Peneclausa] coriacea EspeR Idmonea serpens Lun. Melicerita fistulosa Linné Tubulipora [.Stomatopora] major JonNsToN Cribrilina radiata Mon » » expansa MANZONI » [Figularia] figularis JonNsTON » » Sp. Chorizopora Brongniarti ATDOTIN i Lichenopora hispida FLemne Microporella [Fenestrulina] Malusii AupoTvIN » radiata ATDOTIN » » ciliata var. Morrisiana Bx. Frondipora verrucosa Lux. » [Reussina] polystomella Rss. 14. Neviani Antonio. — Brioxoi postpliocenici di Spilinga (Calabria) — Atti Acc. Gioenia di Se. Nat. in Catania, vol. IX, serie 4.2, Catania, 1896. Tutte le specie, sottogeneri e generi contenuti in questa monografia sono accompagnati dalle relative diagnosi ; 32 specie sono illustrate da disegni intercalati nel testo, dei quali alcuni tratti direttamente da fotografie. Aetea recta Hrngs Bactridium calabrum n. sp. Caberea Boryî AuDOTIN Vibraculina Sequenziana NEVIANI Serupocellaria seruposa Linneo Membranipora irregularis D’ ORBIGNY » elliptica Reuss » galeata Bx. [9] A. NEVIANI 123 Membranipora minax Busx Smittia [Mucronella] pavonella AupER Onychocella angulosa Reuss » » cfr. Peachi JoENSTON Micropora [Peneclausa] coriacea Esper Umbonula ? ramulosa Linneo Melicerita fistulosa Linnro ; Cycloporella costata Mac GiuuivrAY » Johnsoni Busx Porina borealis Busk Cribrilina radiata Morn » &mpervia n. Sp. Chorizopora Brongniartii ATDOTIN Crisia denticulata LamARcK Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo » elongata Miune EpwaARDS » » » var. Morrisiana BusK » fistulosa HELLER » [Diporula] verrucosa PracE Hornera frondiculata LamaRcK » » Manzoni n. sp. » lichenoides PonTOPPIDAN » » Adae NEvIANI » striata Mune EnwaARrDS » [Reussina] polystomella Reuss » Reussi SEGUENZA » [Calloporina] decorata Reuss IJAmonea serpens Linneo . Hippoporina circumcincta n. sp. » vibicata MANZONI » imbellis Busk Tubulipora [Filisparsa] varians Reuss » adpressa Busk » » lata SEGUENZA » Spilingae n. sp. » [Stomatopora] major Jonnston Myrioxoum truncatum Parnas » flabellaris FaBRICIUS Schizoporella vulgaris MoLn » » Var. » biaperta MicHELIN » [Pavotubigera] dimidiata Reuss Schixotheca fissa Busx » [Diastopora] simplex Busk Osthimosia coronopus S. Woop TO » obelia JOHNSTON Retepora cellulosa Linneo » » nova PERGENS » beaniana Ke » [Mesenteripora] meandrina S. Woo » Pignatarii n. Sp. Entalophora proboscidea Mine EpwaARDS » Solanderia Risso » rugosa D' ORBIGNY Smittia marmorea Hinks » regularis Mac GruLivrAY » trispinosa JOHNSTON È » clavata Busk » [Marsillea] cervicornis Pannas Lichenopora hispida FLemNG » [Mucronella] coccinea Asm. » prolifera Reuss » » Reussiana Busx Frondipora Marsili MicHELIN 15. Neviani Antonio. — Revisione generale dei brioxoi fossili italiani; I. Ilmonee — Boll. soc. geol. ital., vol. XIX, Roma, 1900. Trattando delle Idmonee fossili italiane, in questa prima parte di un lungo lavoro di revisione generale _ che ho in animo di continuare per gli altri generi, ricordo anche tutte le Idmonee che vengono più avanti enumerate e descritte. 16. Seguenza Giuseppe. — La formation zameléenne, ou recherches sur une nouvelle formation tertiatre. — Bull. soc. géol. de France, sér. 2.2, t. XXV, pag. 465, Paris, 1868. Fra i vari fossili attribuiti al zancleano dell’ Italia meridionale (pag. 476) senza località precisata citasi : Crisia Hornesti. 17. Seguenza Giuseppe. — Intorno la posizione stratigrafica del Clypeaster altus Lr. — Atti soc. it. 5>. mat. vol. XII, fasc. 3.9, Milano, 1869. 124 A. NEVIANI [10] Fra i fossili che accompagnano il Clypeaster altus Lx. nelle sabbie ritenute per zancleane della contrada Testa del Prato a nord di Reggio Calabria, sono: Salicornaria specie? Cellepora punvicosa Lx. Eschara specie? Lepralia (varie specie) Crisia Hornesii Revss. Myriozoon truncatum Pau. 18. Seguenza Giuseppe. — Una passeggiata a Reggio di Calabria. — Ann. dell’Istruzione. Anno I, fase. 1-0. pag. 17, Messina, 1869. Fra i fossili pliocenici alle Carrubbare, sono: Myrioxoum iruncatum Donati. Cellepora cervicornis En. et Son. 19. Seguenza Giuseppe. — Le formazioni terziarie nella Provincia di Reggio (Calabria) — Mem. R. Accad. A. Lincei (cl. sc. fis. mat. e nat.), Roma, 1879 (Presentata il 4 febb. 1877). Nel poderoso lavoro dell’ illustre paleontologo di Messina, sono elencate ben 320 specie e varietà di briozoari, distribuite in piani diversi e provenienti da numerose località; non essendo quindi possibile riportare qui un sì lungo elenco, rimando il lettore alla nostra enumerazione, ove indicazioni apposite facilitano la ricerca delle specie per autore, per terreni, e per località. Le suddette 320 specie e varietà vengono così distribuite: Tongriano . ò o o - . . , . generi 4 specie 7 Aquitaniano È È À . 3 : 5 5 » 4 » 5 Langhiano . È È 4 È o . i ; » 2 » 3 Elveziano . : ; ; . È 5 È > » 28 » 118 Tortoniano . . 6 - 0 6 i 5 , d 20 » 81 Zancleano . 5 ; dl 6 6 c c o Dell » 165 Astiano 7 È È À 5 5 5 c 5 » 24 » Vari Per quanto alle specie indicate io ne abbia aggiunte altre, il numero totale del mio elenco non raggiunge quello del SeGuENZA, perchè molte sono passate in sinonimia, o vennero considerate come varietà. 20. Seguenza Giuseppe. —- Brevissimi cenni intorno le formazioni terziarie della Provincia di Reggio - Calabria, Messina, 1877. | È un brevissimo sunto dell’opera precedente; in esso, per alcuni piani, sono citati alcuni fossili a guisa di esempio, e di comprova delle divisioni stratigrafiche proposte; fra essi fossili sono citati anche briozoari; se ne trovano per il 4.° piano (elveziano) a pag. 19; per il 5.° piano (tortoniano) a pag. 21, e per il 1.° piano (zancleano) a pag. 25. 21. Wathers Arth. Will. — Remarcks on the recent geology of Italy. Suggested by a short visit to Sicily, Calabria, and Ischia — Trans. Manchester geol. soc., Manchester, 1877. A. Dal pliocene di Gerace sono (pag. 13): Myriozoon truncatum Hornera frondiculata Lux. Cellepora coronopus S. W. Alecto repens Myz. [11] A. NEVIANI 125 B. Da Prumo presso Nasiti (pag. 16): Hornera striata M. Epw. Salicornaria farciminoides Idmonea insidens Myz. Discoporella mediterranea » triforis Huu. 22. Waters Arth. Will. — Bryozoa (Polyzoa) from the pliocene of Bruccoli (Sicily) — Trans. Manchester geol. soc., Manchester, 1878. In questa memoria, come lo si rileva dal titolo, 1’ autore tratta di briozoi provenienti da Bruccoli in Sicilia, ma vengono ripetutamente ricordati alcuni briozoari di Calabria, essi sono: Lepralia ciliata Pann. Eschara Pertusa M. Ep. » coccinea ABILD. ; » Foliacea var. Fascialis. Cellepora tubigera Busx. Retepora cellulosa Linn. » ramulosa Linw. Myriozoon truncatum Pan. Hippothoa catenularia JAMESON. Discoporella mediterranea Bran. Hschara lunaris n. sp. Frondipora reticulata BLamn. forma verrucosa. » cervicornis ELL. and Sonn. Hornera frondiculata Lam. N. B. Per brevità, non sono entrato in discussioni sulle determinazioni delle specie sopra riportate dai singoli autori; a quale specie vengano esse da me riferite, si rileva con facilità nella parte relativa alla enume- razione e descrizione loro, specialmente con l’aiuto dell’ indice generale posto in fondo. Ho poi conser- vata la medesima ortografia usata dai singoli autori. B. Memorie citate nella presente monografia e non riferentesi a briozoari delle Calabrie. Numerose sono le citazioni di memorie contenute in questo lavoro; per ragione di spazio, rimando il lettore all’ elenco pubblicato in appendice alla mia memoria « Brioxoî fossili della Farnesina e Monte Mario presso Roma » (Palaeontographia italica, vol. I, 1895, pag. 137 [61]) che comprende 125 titoli per la massima parte qui citati, ed aggiungo le opere che colà non si trovano elencate. Couca R.Q.. . . — An essay on the zoophytes of Cornwall, 1841. D’OrsIGnr. . . . — Voyage dans l’ Amérique meridionale, 1839. Fiscaer P. . . .— Étude sur les Bryozoaires perforants de la famille des Térébriporides, 1865. Fremn& J_. . .— History of British Animals, 1828. Freese W. . . .— Anatomisch-histologische Untersuchung von Membraripora pilosa L. nebst einer Be- schreibung der in der Ostsee gefundenen Bryozoen, 1888. Fucus TH. . . . — Beitrige zur Kenntniss der Miocaenfauna Aegypten und der libyschen Wiiste, 1883. GoLpruss. . . . — Petrefacta germaniae, 1827-1844. Harmer S. F.. . — On the British Species of Crisia, 1891. » . . — On the Development of Tubwlpora, and on some British and Northern Species of this Genus, 1898. Hincxs Ta. . . . — Contributions towards a General History of the Marine Polyzoa, 1880-1891. 126 JOHNSTON G.. JoLiet L.. JULLIEN J. » KoscHInsKy 0. . LAMOUROUX... LANDSBOROUG. Mac GiLLivray P. H. . — Nuova specie fossile di Stichoporina, 1895. NEVIANI ANT. » Norman A. M.. PerceNs Ep. » RmLer S. 0. Sars M. . » ScaccHI Arc. Swrt F. A... d » STIMPSON. VAN BENEDEN P. 1 VIGELIUS. Vine G. R. . » ° ° WarersArtH. WILL. » »d A. NEVIANI [12] . — A History of the British zoophytes, 2° edit., 1847. . — Contributions à 1° Histoire naturelle des Bryozoaires des Cotes de France, 1877. . — Liste des Bryozoaires recueillis a Étretat (Seine-Inférieure) par le D." P. Frscner, 1881. . — Les Costulides — Nouvelle famille de Bryozoaires, 1886. . — Ein Beitrag zur Kenntniss der Bryozoenfauna der èlteren Tertiirschichten des duiicler Bayerns, 1885. . — Encyclopedie méthodique, 1824. . — Popular hystory of British zoophytes, 1852. — New or little-known Polyzoa, 1859-1889. — Briozoi delle formazioni plioceniche e postplioceniche di Palo, Anzio e Nettuno, 1898. » e Dr AnceLIS D’ Ossart G. — Corallarii e briozoi neogenici di Sardegna, 1897. . — Last report on Shetland dredgings, 1868. . — Zur fossilen Bryozoen Fauna von Wola Lu’ zanska, 1888. . — Notes succinctes sur les Bryozoaires ; II, Bryoz. dragués par M. DoLLrus dans le Nord- Ovest de la Méditerranée, 1888. . — Polyzoa, Coelenterata and Sponges of Franz-Joseph Land, 1881. . — Zool. Reise i Lofoten og Finmarken, 1851. . — Geol. og Zool. Jagttagelser anstillede paa en Reise i en Deel af Trondhjem? s Stift, 1863. . — Notizie intorno alle conchiglie ed ai zoofiti fossili che si trovano nelle vicinanze di Gravina in Puglia, 1836. . — Bryozoa marina in regionibus arcticis et borealibus viventia recensuit, 1868. . — Recensio systematica animalium Bryozoorum, quae in itineribus, annis 1875 et 1876, ad insulas Novaja Semlja et ad ostium fluminis Jenisei, duce prof. A. E. NorDEN- SKIÒLD, invenerunt doct. A. SruxBERG et H. Tuger, 1878. . — Recensio animalium Bryozoorum e mari arctico, quae ad paeninsulam Kola, in itinere anno 1877, duce H. SAnpDEBERG, invenit F. TrvyBon, 1878. — Marine Invertebrata of Grand Manan, 1853. — Recherches sur l’anatomie, la physiologie et le développement des Bryozoaires qui habitent la còte d’ Ostende, 1844-45. . — Catalogue of Polyzoa collected during the Dutch North Polar cruises of the « W. Barents », 1881. . — Report of the Committee, consisting of Dr. H. C. Sorsy and Mr. G. R. Vine, appointed for the purpose of reporting on recent Polyzoa, 1885. . — A monograph of the Polyzoa (Bryozoa) of the Red Chalk of Hunstanton, 1890. — Fossil Chilostomatous Bryozoa from Muddy Creek, Victoria, etc., 1883. . — Bryozoa from New South-Wales, North Australia, 1887-89. . — On Mediterranean and New-Zealand Reteporae and a Fenestrate Bryozoa, 1894. . — Observations on Membraniporidae, 1898. . — Bryozoa from Franz-Josef Land, collected by the Jackson-Harmswortk Expedition, 1896-1897, Linn. Soc. 1900. [13] A. NEVIANI 127 II. CLASSIFICAZIONE RS o L'ordinamento seguito in questa memoria è su per giù quello in uso dai più distinti specialisti moderni, e specialmente dall’ Hrncxs. Ho poi tenuto conto della classificazione adottata nella grande opera, tuttora in corso di pubblicazione « Traité de Zoologie Conerète », dei signori DeLaGre Yves e HrrovaRD EpearD (Le Vermidiens, tome V, Paris 1897). Come nei precedenti lavori, anche ora non ho abusato nel fare specie nuove, e peri riferimenti generici ho avuto sempre presente il. concetto precipuo che dirige gli specialisti: di tenere conto, cioè, per quanto sia possibile, della struttura del zoecio, passando in seconda linea la forma del zoario; concetto che trova sempre nuove feconde applicazioni. Ai generi ho dato la più vasta estensione possibile, e alle divisioni in gruppi di essi generi, ho posto semplice- mente un numero d’ ordine, od un nome con valore di sottogenere, e ciò specialmente quando quel gruppo corri- spondeva ad un genere di altro autore. Nelle tre pagine seguenti si trova il quadro generale di classificazione, con il numero delle specie e varietà di ciascun genere o sottogenere. FAMIGLIE Aeteideae, sp. 2. Eucrateideae, sp. 6. Cellularideae, sp. 8. Membraniporideae, sp. 26 Microporideae, sp. 20 . Cribrilinideae, sp. 9 |\Lunularia Busx, sp. 1. l'moticorice M. Epw. sp. 4. | 1 A. NEVIANI Cheilostomata GENERI Aetea Lawmx., sp. 2. Hippothoa Lawmx., sp. 2. Terebripora D’ORB., sp. 3. Spatipora FiscH., sp. 1. Gemellaria Sav., sp. 1. Caberea Lamx., sp. 1. Scerupocellaria v. BENED., sp. 3. Bactridium Reuss, sp. 2. Vibraculina Nev., sp. 1. Flustra Lixn., sp. 1. Membranipora BLarnv., sp. 22. Onychocella JuULLIEN, sp. 1. Vibracella WarERSs, sp. 1. Micropora Gray, sp. 13 . Cupularia Lamx., sp. 3. Membraniporella SMITT, sp. 1. Cribrilina Gray, sp. 8 [14] SOTTOGENERI o GRUPPI 1° gruppo WATERS, sp. 1. 20 » » sp. 2. 40 » » sp. 3. 7° » » sp. 10. 90 » » Sp. 4 MOON » Sp. \ 13° » » sp. 1. Rosseliana JULL. (£.), sp. T. Calpensia JULL. (g.), Sp. 2. Manzonella JuLL. (g.), sp. 1. Gargantua JULL. (g.), Sp. 2. Peneclausa JULL. (g.), Sp. 1. Cribrilina s.8., Sp. 4. Figularia JuLL. (g.), sp. 2. Puellina JULL. (g.), Sp. 1. Arachnopusia JuLL. (g.), sp. 1. [15] FAMIGLIE A. NEVIANI GENERI , Chorizopora Hzs., sp. 1. Microporella Hxs., sp. 20 . Lepralideae, sp. 124 Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. Monoporella Hxs., sp. 1. Hippoporina NEev., sp. 14. Stichoporina Ston., sp. l. Orbitulipora Srot., sp. 1. Myriozoum Don., sp. 2. Lagenipora Hrs., sp. 3. Anarthropora Smtt, sp. 1. Schizotheca Hxs., sp. 2. Teuchopora NEev., sp. 1. Osthimosia JuLL., sp. 2. Retepora ImP., sp. 5 Smittia HEs., sp. 30 Umbonula Hxs., sp. 3. Lepraliae incertae sedis, sp. 3. Costazia NEev., sp. 1. | Cycloporella Nev., sp. 3. | Schizoporella Hxs., sp. 29. | Celleporae incertae sedis, sp. 1. —_—e=r—r'*'.[-=--r- 129 SOTTOGENERI o GRUPPI Fenestrulina JULL. (®.), sp. 6. Heckelia NEV., sp. 2. Reussina Nev., sp. 1. Calloporina Nev., sp. 1. Adeonella BK. (g.), sp. 2. Diporula Hxs.(g.), sp. 6. Monocerina NEV. n. s. g., sp. 1. Micr. incertae sedis, sp. 1. 1° gruppo NEv., sp. 9. 20 » » sp. 5. 3° » D. 6596 ID 40 » D._ Epo IL 5° » DG È sez."° Schizoretepora GREG., Sp. 5. Smittia s. s., sp. 6. Marsillea NEV., sp. 2. Watersipora NEV., sp. 1. Mucronella Hxs.(g.), sp. 16. Reussia NEV., sp. 1. Palmicellaria ALD. (g.), sp. 1. Phylactella Hxs. (g.), sp. 3. 17 130 A. NEVIANI [16] FAMIGLIE GENERI SOTTOGENERI o GRUPPI Bat Rss., sp. 1. Batoporideae, sp. 2 : atopora , sp Conescharellina D’ORB., sp. 1. Tub llaria D’ORB. . 2 Porinideae, sp. 4 i ubucellaria , Sp Porina D'ORB., sp. 2. Cyclostomata Crisiideae, sp. 7. . . . . . + Crisia Lamx., sp. 7. Hornera Lamx., sp. 9. Crisina D'ORB., sp. 1. Idmonea Lamx., sp. 19. Filisparsa D’ ORB., (g.), sp. 3. Proboscina AUD., (g.), sp. 1. Tubuliporideae, sp. 63. è + Stomatopora BRONN, (%.), sp. 5. Tubulipora Lamx., sp. 29 . . Tubulipora s.8., sp. 2. Pavotubigera D’ORB., (g.), sp.3. Diastopora LAmx., (2), sp. 10. Mesenteripora BLAINV.,(£.),sp.1. Entalophora LAmx., sp. 9. Seguenziella Nev. n. g., sp. 1. Lichenoporideae, sp.8 è Lichenopora DErR., sp. 6. Domopora D’ORB., sp. 1. Heteropora BLAINV., sp. 2. Cerioporideae, sp.5 . è e + Crassohornera, WATERS, Sp. 1. Frondipora ImP., sp. 2. [17] A. NEVIANI 131 i III. CRONOLOGIA Lo studio comparativo delle specie viventi e fossili di briozoari, e di quelli delle varie ère e periodi geologici, ci dimostra che solamente a grande distanza nel tempo troviamo sensibili variazioni nel complesso di esse faune ; cosicchè a prima vista si distinguono le specie ed i generi paleozoici, da quelli mesozoici, e dai terziari; ma fra periodo e periodo di ciascuna èra, le variazioni si fanno meno sensibili, e. non è sempre facile il dire se una specie, tanto meno un genere, sia o no caratteristico di un dato periodo o di un dato piano. Ma se caratteri salienti ci fanno ben distinguere le specie paleozoiche, mesozoiche e terziarie, altrettanto non avviene per le terziarie in confronto colle posterziarie e colle attuali; cosicchè può dirsi che l’impronta caratteristica che questi orga- nismi hanno assunto nell’ eocene, o meglio nel miocene, la continuano tuttora. È per queste ragioni che nella descrizione delle singole specie e nelle indicazioni bibliografiche relative non ho tenuto conto dei vari piani nei quali i moderni geologi dividono i singoli periodi, riducendoli ai seguenti: miocene, comprendendo tutti i piani dal tongriano al tortoniano, che per le Calabrie vennero in special modo distinti dal SEGUENZA ; pliocene inferiore e medio, comprendendovi il zancleano, l’astiano e piacenziano dei vari autori; il pliocene superiore per il siciliano; ed il postpliocene per il saariano; avvertendo però che, special- mente in Calabria, è molto difficile distinguere il postpliocene dal pliocene superiore, talmente che si sarebbe indotti a terminare il pliocene coll’astiano, come già fecero il De SteFrANI C. ed altri. QUADRO GENERALE COMPARATIVO Fossili in A R I ns Viventi Calabria Altre località Palo Pliocene | = ii \e-sT=|s|8=|e|8|8)35|# s|(55/3|8|8£/S|2|8/8|5/2 Sott. ord. Cheilostomata Fam. Aeteideae I. Gen. Aetea Lamx. 1 | recta Hxs. È h Ò i; 6 6 3 i i+ ++ (+ | (+ anguina Linn. (Sertularia). . ° . . o -|-|+|+|[J+j|=-|-}|{-|+|+|+}|+ Fam. Eucrateideae II. Gen. Hippothoa Lamx. 3 | divaricata LAmx. ; . 6 . ò Ù 7 -\e|T-/+|+|=|-/{-[|+/{+{+]|+# flagellum MNz. . . . o 9 0 0 : -|{+|+|+|=|=}{I=|{#+}|+{dk|+# È III. Gen. Terebripora D’ORB. 5 | Archiacì FiscH. 5 Ò b +|+|-|=-[|=|+|+|+|=-]|=|= 6 | genuis Sec. Tav. XVIII [III], fig. 20. +|-|—-|=-|-= = rs Cai 7 | Orbignyana Fisca. . + —_ +|+|-[|+]|+ ) IV. Gen. Spatipora FiscH. 8 | Zaxa Sue. Tav. XVIII [III], fig. 21. È ; Ù »-\|+|J-|=-|=-l{l-{l-{|—-{=l=l=]|= 1132 A. NEVIANI [18] Fossili in Ter nea Viventi Calabria Altre località = DÈ Pliocene | => el\s|_ «sts|s|î|=|8|8|8)5|5 = 5 «i Bce Fam. Cellularideae V. Gen. Gemellaria Sav. 9 | punctata See. Tav. XVI [I], fig.8,9. be =ia|=|=]l={|=]{=]|=}|= VI. Gen. Caberea Lamx. 10 | Boryi Aup. (Crisia) Tav. XVI |Il, fig. 1. —{+|+|+{|{-{—-|=|+|+j|+}|# VII. Gen. Scerupocellaria V. Ben. 11 | elliptica Rss. (Bactridium) Tav. XVI [I], fig. 2, 3. +|+|={+j|®%|2®%{K|#+|=j|= {= 12 | seruposa Linn. (Sertularia). —|+|+|+|=|-|=|+|+|+}|+ 13 | scrupea BK. — |||. VIII. Gen. Bactridium Rss. 14 | calabrum Nev. Tav. XVI [I], fig. 4, 5 dalle |= 15 | Manzonii See. Tav. XVI [I], fig. 6, 7. Lsiaolclal=el=-|j={[={[|=-[=]|= IX. Gen. Vibraculina Nev. 16 | Seguenziana Nev. Tav. XVI [I], fig. 10-12. Sieeeeiacel|l= Fam. Membraniporideae X. Gen. Flustra Linn. 17 | denticulata Sec. Tav. XVI. [I], fig. 13. +|-[l-[|-{I=-{|-{=-|-|={— {= XI Gen. Membranipora BLAINV. 1° Gruppo i 18 | galeata Bx. a a CR CRCRIGR casa ee 2° Gruppo 19 | elliptica Hac. (Cellepora) . . ò +|-|=-{|=-j|l+|[+|+|+]|+{|[—-|+ 20 | catenularia Jam. (Tubipora) Tav. XVI [I], fig. 16 —[t+|+|+|-{|-|+|+|+{J4#+|# 4° Gruppo 21 | Rexagona BE. 0 0 ò 0 ZReleaaeal=|l_{= {dl 22 | pratensis Nev. n. n. Tav. XVI [I], fig. 15. —{/+|=-|-[Kl=-/|=-|-|=-{—-{|=|= 23 | fissura Se. Tav. XVI [I], fig. 14 eancuhaelao]l_]i_ 7° gruppo 24 | lineata Linn. (Flustra). +|[+|+|+{[-|-|+|+|+/|{-+|-=+ 25 | irregularis D’ORB. +|+/+{|+|-|-[|+{+[|#+j|T—-|+ 26 | reticulum Linn. (Millepora). —|+]|+|=l[+]|+][|+]|+ SL +|+ [19] A. NEVIANI 133 Fossili in ù Viventi Calabria Altre località RSS Pliocene |-= | = 523 s|8|58|#|8/=s|=|5 27 | reticulum forma subtilimargo Rss. sp. Licei claL|eali e 28 » » Lacroixii Aup. (Flustra). ||| ||| 29 » » diadema Rss. Sp. + +|-|-{|[|[-|- 2 P) SLM 30 | Savarti Aup. (Plustra) ala=|t+|®|=|=|stb|sat|a{|a|4t 31 | fenestrata Rss. (Cellepora). Lia clicliclialtbliaicici|a 32 | Zoxopora Rss. (Cellepora) . ; Licei =|a|ai= ||| 83 | varians Sec. Tav. XVI [I], fig. 13 . Leila =[|>]|ae{|={|j={|=|= 9° Gruppo 34 | Dumerili Aup. (Flustra) . ee 35 | minax BK. —|+|+|+|-|-{|-|J+|+|+|+ 36 | trifolium S.W. (Plustra) . pe 37 | crispa See. Tav. XVI [I], fig. 17 +|- = E I 10° Gruppo 38 | tenwirostris Hxs. var. gregaria HELL. Sp. LidL|a[|1||-|d|4st{ |< 13° Gruppo Ù 39 | appendiculata Rss. (Cellepora) . +|-|-|-|=|+|#+|+|+|=-|+ XII. Gen. Onychocella JuLL. 40 | angulosa Rss. (Cellepora) . +|+|+|+|?®|+|+|+|+|+|+# XIII. Gen. Vibracella WAT. 41 | miocenica See. Tav. XVI [I], fig. 19. L|aellae|a|[=|ae{ae{=|={|=|= XIV. Gen. Lunularia BK. 49 | petaloides D’ORB. (Lunulites) Ico RZziRE Fam. Microporideae XV. Gen. Micropora Gray. sottogen. Rosseliana JULL. (g.) 43 | Rosseliù Aup. (Flustra). ò —|pP{/+/+|-|-|+|+|+|4|+# 44 | ogivalis See. (Membranipora) Tav. XVI mn, fig. 21. biclclia=lelelae={[a=l=al=e={= 45 | incompta Rss. (Membranipora) . ? —|/+|/-|-|-|-|+|=|=}|=|= 46 | semiaperta Rss. (Membranipora) Liolcl=l|=|[k={e[=j=|{=il= 47 | patellaria MoL1 (Eschara) a |-|-|{-|=|={|=|k|# 48 | formosa Rss. (Cellepora) . È 3 5 Pell #|=|=|= 49 » var. conferta See. Tav. XVI [I], fig. 20 vi|=j|jalaslh=elk=e]Jed=aedsdli=d = 134 A. NEVIANI [20] Fossili in \ Ra Viventi Calabria Altre località Lio Pliocene CO) = 3 298) «\-st-|5/5|=/= |a sottogen. Calpensia JULL. (g.) 50 | #mpressa Moi (Eschara). ò i LIL ||| | 51 » var. papyracea Rss. (Membranipora) . e ela La è sottogen. Manzonella JULL. (g.) 52 | exilis Mnz. (Membranipora) var. incisa Sea. Tav. XVI [I], fig. 23. . 0 . 0 . 0 0 . oliciLiaela=laelcl=|ae|=[|=|= sottogen. Gargantua JULL. (g.) 53 | cucullata Rss. (Cellaria) . Liau|-|ae[=|sa{[al={=|=|a= 54 | Rippocrepis GoLpr. (Cellepora) . Se ELLI sottogen. Peneclausa JULL. (g.) 55 | coriacea Esp. (Flustra) Tav. XVI [I], fig. 22 |a XVI. Gen. Melicerita M. Epw. 56 | fistulosa Linn. (Eschara) Tav. XVI [I], fig. 24-27 +|+{+/+|-|+|+|+|/+#+]|dk{# 57 | Johnsoni BK. (Nellia) O |P SL LL 58 | sinuosa Hass. (Farcimia) . Re |a 59 | Charlesworti M. Epw. S|L|-|el=|=|=s|s|-|=|= XVII. Gen. Cupularia Lmx. 60 | canariensis BK. +|-|-|+|=|=-{|+|+|+|+ 61 | umbellata DEFR. (Lunulites) +|+|-[+|-|-|+{|+|+]|-= 62 | Reussiana Mxz. e |a Fam. Cribrilinideae XVIII. Gen. Membraniporella SMITT. 63 | nitida JonnsT. (Lepralia) . sleale LL XIX. Gen. Cribrilina Gray. 64 | radiata Mori (Eschara) o 0 0 -\P[J+[|+|+{[|+[|+|{+|+|+|+|# t9) » var. innominata CoucH. (Lepralia) Tav. XVI [I], fio 29) . i 7 p 3 6 baie RR RR | 66 » » vascula MNz. (Lepratia) EP |=|=|=-|={|=®|={=3 (= 67 » » rarecostata Rss. (Cellepora) . +|H{+|=-{l=_{l—-|+|={|=j{|= {= sottogen. Figularia JULL. (g.) 68 | figularis JonnsT. (Lepralia) 0 : 7 +/+[/+|+|l=-|-|+|+|+{[|+|+ 69 | elegantissima Sec. (Lepralia) Tav. XVI [I], fig. 28 . +|=-|J=-]|=l=]|=]{-]1-]1=-lI=-]|# A. NEVIANI 135 —————————Tt=-=-= >= == = =<2%"“ "<"3 <=" =“ae——_—_ —————.- Eossili in _ 70 71 (e) 13 74 75 76 Yard 78 79 80 81 82 sottogen. Puellina JULL. (g.) Gattyae Br. (Lepralia) sottogen. Arachnopusia JULL. (g.) punctata GRAY. Fam. Lepralideae XX. Gen. Chorizopora Hxs. Brongniarti Aup. (Flustra) XXI. Gen. Microporella Hxs. sottogen. Fenestrulina JULL. (g.) Malusi AUD. (Cellepora) . ciliata Linn. (Cellepora) . 0 . 0 0 . » var. Castrocarensis NEV. » » Morrisiana Bx. (Lepralia) Tav. xvIl [II], ne 6. Barrandei Rss. (Cellepora) inamoena Rss. (Lepralia) . sottogen. Heckelia NEV. violacea JonNST. (Lepralia) » var. transilvanica Rss. (Cumulipora) . sottogen. Reussina Nev. polystomella Rss. (Eschara) Tav. XVII [II], fig.1-3. sottogen. Calloporina NEV. decorata Rss. (Cellepora) . b 0 . , 0 ea sottogen. Adeonella BK. (g.) foscinophora Rss. sp. var. pena See. Tav. XVII SI 8. . . reticulata Sec. Tav. xvi [II], fig. 4 sottogen. Diporula HKS. (g.) verrucosa PrAcH (Eschara) . 0 o . 0 Manzonii Nev. Tav. XVII [II], fig. 5 gastropora Ess. (Lepralia). ; 7 Adae Nuv. (Smittia) Tav. XVII [II], fig. 8 Partschi Rss. (Cellepora) . impressa AUD. var. pyriformis Bx. erat) === Viventi Calabria Altre località PORRI Pliocene PS e |Z|_ —\+|- -\=|=|j=|=|#|® =|-|/+|+|=(=|-|+|-|=|+ +/+|+]|+|=|-|+|+|+|+|+ —|+|+|+|-|-|-|+|+|+|+ +/+|+|+|-|-=|+|+|+|+|+ 2|+|-|+|-|-|-|+|+|=|- —|+|+|+|-|-|-|+|+|-=|= +|=|=|-|-|=|+|=|-|-=|- ubi be ec +|+|+|+|=|-[+|+|+|+|+ cases +|+|+|+|-|-|+|+|+|+|+ +|+|+|+|=|-|+|+|?|=|+ a|tlal=l=le[|as|[|=|={[=jl= ii i E E S|] —|-|-{|+{[\-{|-|-|-{|—-{|=|— ei e i ro -|<|a=[4+|=|=|={|=|=®|=|= +=|=|=|=|=|#|=1=|=|= ldblelslelta=l=lelolet= 136 A. NEVIANI [22] K QAR —_ ito sea Viventi Calabria Altre località E Pliocene | = Sal _ “emessa “3 RE sottogen. Monocerina NEV. n. s. g 91 | monoceros Rss. (Lepralia). Soil ele =|= Microporella incertae sedis 92 | fistulosa Rss. (Eschara) piolelal[={|=|=ss|=|=]|=|= XXII. Gen. Monoporella HKs. 93 | disjuncta Mnz. (Lepralia) . olii XXIII. Gen. Hippoporina Nev. 94 | complanata Norm. (Lepratia) crepi cliel=|l=|=]|=|+ 95 | areolata Rss. (Lepralia) sleepi =|- 96 | foliacea ELL. et Sor. (Millepora) -+/+|+|-[|=-/|-|+|+|+# | 97 | anisostoma Rss. (Lepralia) pieces |={|=||=|- 98 | planiceps Rss. (Lepralia) . pPpae|=|=|=|={[8s{=|={|={|= 99 | Pallasiana Moi (Eschara) 5 3 d |E|+]|+|-|l-|/=-|+[|4+|+#+|+# 100 | adpressa Bx. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 12. ++ 4+|4+{l=-|= (4|{+|#+]j=- {= 101 | Spilingae Nev. Tav. XVII [II], fig. 9 qa | oa 102 | imbellis Bx. (Hemeschara). libeelaee|aea | | L 103 | edax Bx. (Cellepora). Plei>l|leio | 104 | depressa BK. (Lepralia) ao 0 1 105 | fessulata Rss. (Eschara) È o i, blclalaslce|=s=|al=|={|=|= 106 | circumcincta Nev. Tav. XVII [II], fig. 10, 11. «imc ARG 107 | integra Nev. Tav. XVII [II], fig. 13. -|-|-[|J+|-|=|-|-|=jJ=}|= XXIV. Gen. Stichoporina StoL. 108 | minutissima Sec. (Lepralia) Tav. XVII [Il], fig. 14. ea => || XXV. Gen. Orbitulipora Srot. 109 | excentrica Sec. Tav. XVII [II], fig. 15, 16 Real - XXVI. Gen. Myriozoum Don. 110 | truncatum Par. (Millepora) È s +|+/+|+{[|—-|=|+|+|+|=#|+ 111 | mammillatum Sea. (Salicornaria) Tav. XVII a, de. 17, 18. —|+|=-|=}54&=-|=|=]|={|=b={= XXVII. Gen. Lagenipora Hxs. 112 | minuta Norm. (Lepralia) . —|+|-|+|-|=-|-|#+|+j|=-|+ 113 » var. tuba MNz. (Lepralia) —|+|-{|-|[l=-|=-|=-|+|=j|—=-|= 114 | pustulosa See. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 19 +|-|-|-|[{l-{|-{|-|{|-]|-{|—-|= XXVIII. Gen. Anarthropora SmIrT. 115 | monodon Bx. (Lepralia) ee) [23] A. NEVIANI 137 n _—_ ai a Viventi Calabria Altre località Sata Pliocene | = == Ss |eSl = È = |&8|= = z 2 XXIV. Gen. Schizoporella Hxs. 1° Gruppo 116 | goniostoma Rss. (Lepratia) +|-|-|J=-{|l=|-|+ I (RE 117 | squamoidea Rss. (Lepratia) ++/+|#+|=-|={+|+|+|=-{|- 118 | eZegans D’ORB. (Escharina). =la|+|=|l=|=|=|={|=|=|{-# 119 | Zujovici PeRG. i + —_ + = 120 | obvia Mxz. (Lepralia) ; : —|+|+|+]|-< Lic 121 | variolata Sec. (Eschara) Tav. XVIII pm), do.” 1 Lia|]aslel=|le|=s{={[l=|=|= 122 | deltostoma Sag. (Lepralia) Tav. XVII [II], fig. 20 +L|— = 123 | sinuosa Bx. (Lepralia) var. vasum Dr STEP. sp. Tav. XVII [LI], fig. 21 : ; G : È seul ={=|=|a=|ae|a={= {| = 124 | granoso-porosa Rss. (Lepralia) . Llol—-l=l[l-ellaelteali=|=|=|= 2° Gruppo 125 | Zinearis Hass. (Lepralia) . 6 Sie iena Ra 126 | diaperta MicHL. (Eschara) Tav. XVII Dm, fi . 22 Ea] a|=|={p|+| + | {+ 127 | Hyndmanni Jognsr. (Lepratia). elt+t|+|=-|=-{|=|=-|+ | 128 | crassa Rss. (Lepralia) UR . +|+|- = sE S = 129 | romana Nav. Sla=e|l=|a sN pai 3° Gruppo 130 | vulgaris MoLL (Eschara) + L= || || 131 | Dutertrei Aup. (Flustra) Liala=|la[l=|&|dL|d|a|at 132 | monilifera M. Epw. (Eschara) . Il LL + SI 133 | unicornis JoHNST. (Lepralia) a Roe 134 | spinifera JoHNST. (Lepralia) SluLitblditiciz|itla || 135 | Gonversi Rss. (Lepralia) 4 Sa 4 = = 136 | sanguinea Norm. (Hemeschara) . Lissa |lo|4[|L|L|at|& 137 | planata Mnz. (Lepralia) S|dLltie|l=|=|a|t|a{[a{= 138 | su/cata Nev. o 5 SS IL ||| = 139 | congesta SEG. (Lepralia) Tav. XVIII im), fi 9.2. —|\alaula|l=]|ae{la={a=>|a{|={|= 140 | Edwardsiana BK. (Lepratia) — == |t = LR PS 4° Gruppo 141 | digitata War. (Cellepora) . i S|_-lala=|st{|a 5° Gruppo 142 | auriculata Hass. (Lepralia) —|+|=-l+]|=-|=|=|+#+|?2 |+|+ 143 | macrochila Rss. (Eschara).. . ; Lie|a]|a|[ae|a|&b|ae|ael=l= 144 | schizogaster Rss. (Cellepora) Tav. XVII [II], fig. 23. +[1+]1+]|-=lI-]|-][+]|+{[+]l=]1- Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 18 138 ‘A.! NEVIANI [24] Fossili in : —— || Viventi i Calabria Altre località ca Pliocene | = e|s|_ = sl &\#|a|8|8|8|3|5 dieci = Tes CO) (_s = [rar] = = (_s = << XXX. Gen. Schizotheca Hxs. Ì 145 | fissa Bx. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 4,5. —|a-|l=|J#|=|-|=-|-|=#|=-|{-E 146 | stellata Sec. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 3 Ceo |=|=|= XXXI. Gen. Teuchopora Nev. 147 | castrocarensis Mnz. (Alecto) s|oele|lelaeslh|=a{c|=|=}|= XXXII. Gen. Osthimosia JuLL. 148 | coronopus S.W. (Cellepora) +|+|+|+j|-|-{|+t|+|+|4#+|# 149 | birostrata Nam. (Cellepora). allea] XXXIII. Gen. Retepora Imp. Sez. Schizoretepora GREG. 150 | cellulosa Linn. (Millepora) Tav. XVIII [III], fig. 7 . A E e St N N al | 151 | Beaniana Kine eo e Se 152 | simplex BE. . 0 o o 7 ” uo ==|=|=ak[|=|=|= 153 | Pignatarii Nev. Tav. XVIII [III], fig. 8. See |=[|=|= 154 | .Solanderia Risso Tav. XVIII [III], fig. 6. —|-|=jé|-|=-{|=-|=-|=|#}|= XXXIV. Gen. Smittia Hrs. sottogen. Smittia s.s. 155 | reticulata M. GiLL. (Lepralia) . i eee ee Lal 156 » var. systolostoma Mxz.(Lepralia) +|+|/+/+|-|-{|+|+|®.|-={= 157 | cheilostoma Mxz. (Lepratia) Seal | 158 | marmorea Hxs. (Lepralia) ò . ò È Zi Rio 159 | #rispinosa JoxnsT. (Discopora) Tav. XVIII [III[, fig. 10 +|--|=-[|+|=|=-{|+|=|={|[#|4+ 160 | marionensis BK. (Lepralia) —|+|-|-{l-|=-|+|-|=|l=}|# sottogen. Marsillea Nev. 161 | cervicornis PALL. (Millepora) +[+[|+|+|=|-{[|+|#+|+{+{dk. 162 | conferta Rss. (Eschara) Liailapel=|s{es|a|=]|=|= sottogen. Watersipora Nev. 163 | cuculata Bx. (Lepralia) SE RE e | sottogen. Mucronella Hxs. (g.) 164 | coccinea ABiLp&. (Cellepora) Tav. XVIII [III], fig. 9. +|+|+/+|-|-[+|+[|+{|#+}|# 165 » var. fulgurans Mxz. (Lepralia) —|+|j=-|=-|[{I-{|={|-|+|=|=}|= 166 » » resupinata Mnz. (Lepralia) . +|+|+|+j|=-}|-|-{[|#}|=-Jl=|= 167 » » strenuis Mnz. (Lepralia) subvar. laciniata See. Tav. XVIII [III], fig. 22. 0 0 Ea T=l=|=[=l&l= RR. [25] A. NEVIANI MERE Eos sili Lx Viventi Calabria Altre località —_ Pliocene | = Asl 2 sta. Si e|2|® S|E|E SSEs/slals/=/sjal=/= 168 | Reussiana BE. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 13 . - S.S IE 169 | pavonella ALpeR (Eschara) Tav. XVIII [III], fig. 11 SER ITA SIA PEA MAE TS IENA VSS IN ESTA ZI 170 | variolosa JonNsT. (Lepralia) + DIE Ab 171 | megalota Rss. (Cellepora) . + = Laici =|= 172 | Peachi JonnsT. (Lepralia) I = I aL || 173 | ventricosa Hass. (Lepralia) A Ea = ||| LL 174 | Woapsi Pare. . bF|- Ph e Ve ES 175 | arrecta Rss. (Cellepora) +|—-|=-|-{-|=-|+{|+|-=]|- 176 | elegantula Mnz. (Lepratia) = na | Lla|=|= 177 | umbonata Mxz. (Lepratia) — | 4 7: JEaezo 178 | venusta Ercaw. (Cellepora) eo e a e aa 179 | Sedgwicki M. Epw. (Eschara) Rag ER SS SM sottogen. Reussia NEV. 180 | regularis Rss. (Eschara) Sile pata LiL|c|-|= sottogen. Palmicellaria ALDER (g.) 181 | Skenei Sor. (Millepora), var. bicornis BK. (Lepralia). lola |tbliae{|=e[la={|kll=l={s sottogen. Phylactella Hxs. (g.) 182 | obeliscus Mnz. (Lepralia) . c : , 5 b Lie =|=|=|=|#|[|=|=|= 183 | adpressa See. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 14 . —k|=|-|={|-|=-|=|=}|=|= 184 | macrocephala Sec. (Lepralia) Tav. XVIII [III], fig. 12 “sa E& “= kB XXXV. Gen. Umbonula Hxs. 185 | verrucosa Esp. ((Cellepora). c|elt/=|[=g={|=|3.}®.|= + 186 | ramulosa Linn. (Cellepora) —Ll\d|gy — | LL 187 | pumicosa Linn. (Cellepora) = + alati fni tai iSiSA fia Lepraliae incertae sedis. 188 | grandis Sac. Tav. XVIII [III], fig. 16 i “ \+|-|{=-{|=-|=-|=|=|=}j|=}|7 189 | microtheca Sec. (Eschara) Tav. XVIII [III], fig. 15. sibloelale=l=|l=|=|= {== 190 | gibbosula Mxz. 0 ale ]|p=]= [||| XXXVI. Gen. Costazia NEv. 191 | Costazii Aup. (Cellepora) . A E | ET e A E SA ZIA ia XXXVII. Gen. Cycloporella Nev. 192 | costata M. Gi. (Cellepora) I | iL i Li LIL 193 | ? crassa Mnz. (Cellepora) . L|iaelal={=|a=dski=|al=|j= 194 | ? polythele Rss. (Cellepora) sio RA 139 140 A. NEVIANI Fossili in er = 0g Viventi Calabria Altre località na Pliocene | = “ ei = | | E S a 2 = È È = 5335|5|S|S|=|=/=|=|= Celleporae incertae sedis. 195 | Zobulata WAT. —|-|+ EA I i L| Fam. Batoporideae. XXXVIII. Gen. Batopora Rss. 196 | rosula Rss. (Cellepora) LioalLLea|=| XXXIX. Gen. Conescharellina D’ORB. 197 | conica See. (Batopora) Tav. XVIII [III], fig. 17 + — — — — Fam. Porinideae. XL. Gen. Tubucellaria D’ORB. 198 | opuntioides ParL. (Cellularia) . release a] | 199 | Farnesinae Nav. aio pRelealele ee = XLI. Gen. Porina D’ORB. 200 | borealis BE. (Onchopora) . È 5 “lei RR 201 | impervia Nev. Tav. XVIII [III], fig. 18, 19 a|elslpel=iGel|la=|=|=]|=]|= Sott. ord. Cyclostomata Fam. Crisiideae. XLII. Gen. Crisia Lamx. 202 | fistulosa HELL. c ; i Seas 203 | eburnea Linn. (Sertularia). +|-|+|+|=-|-|+|+|+j|4#|+# 204 | Hornesi Rss. n +|+|-|=-{|-|+ +|+J4#|=|-= 205 | denticulata Lamx. (Cellaria). alG|l/gl@elsisl=|ls|ar]ar]| 206 | elongata M. Epw. —|-|+#|+|=-|=-|=-|+|+#|+|# 207 | Edwardsi Rss. ò 5 i; SIR MTA MEC NESS MSI NECA STEN MEA SI 208 | marginata Sec. Tav. XIX [IV], fig. 1 +|=-|=-|=-{={[|={|=|=}|=}|=}|= Fam. Tubuliporideae. XLIII. Gen. Hornera LAmx. 209 | frondiculata Lamx. (Retepora) . +[+|+|/+|-|=-|+|+]|+|[|+|# 210 | Zichenoides PontoPP. (Corallina) —|-|-|+|-|={|=|=|=|#+|+# 211 | Rippolytus DEFR. +|+|-|+{|—-|-|+|+|=-{[|=|= 212 | striata M. Epw. —{+|+|+|=-|+|+|+}|=-{|—-|+ 213 | concatenata Rss. t]J+|={[=l#]|+#+]|=]|=|=]l=]|= A. NEVIANI 141 Fossili in 7 "= Viventi Calabria Altre località SR Pliocene | = ail sasa a| | s|E|# zz 5|=|3|/|8Ss|/8|/3|8s|= di Pero ea | e E = = 214 | cylindracea Se&. Tav. XIX [IV], fig. 2, 3. 5 eee PESI ES e 215 | serrata Rss. var. pliocenica Sec. Tav. XIX [IV], fig. 8,9. |-|4+|_-_|_-|_—- EA it MES ra A 216 | simplex Sea. Tav. XIX [IV], fig. 4, 5. Se SAS Sea gene 217 | Reussi See. Tav. XIX [IV], fig. 6,7. SA i i e) I O pl El XLIV. Gen. Crisina D’ORB. 218 | cancellata GoLDF. (Retepora) Lille |a|=|=|= XLV. Gen. Idmonea Lamx. 219 | pertusa Rss. SL rclclclaldlaLliaeli|= 220 | fenestrata BK. ) ; 6 E ; Lic|ublic|aopfa|a|dla=|=|= 221 | conferta Sea. Tav. XIX [IV], fig. 13-15 I e A A a e 222 | producta Sac. Tav. XIX [IV], fig. 10-12 . s|t[|ae|&{[=|=|=|a={|=|=]|= 223 | bacillaris Sec. Tav. XIX [IV], fig. 18, 19. |Liaelsla|l=>{|a|=|={=.|= 224 | carinata Roem. Tav. XIX [IV], fig. 23 P|L|a|LL|L|lL|e|all 225 | spica Sec. Tav. XIX [IV], fig. 20, 21. + i RL AIR Ito aa DESS 226 | Seguenzai Nev. Tav. XIX [IV], fig. 16, 17 —|+|- = = pes 227 | brutia Nev. Tav. XIX [IV], fig. 22. E n VS o e e e a 228 | atlantica FoRB. —|tlias|aola||a||ala|u 229 | concava Rss. 0 +|+|+{|+|—-|+|+|4+#+]|2|+}|=- 230 | disticha? Goupr. (Retepora) Lao lia 231 gracilis MNGH . Seleila=l=|={l={={|=|et|= 232 triforis HELL. |o|leablatleli-l=l|={={|db|= 238 Meneghinii HeLL. =. & — + 234 | Milneana D’ORB. 6 . o ò . ò —|-|#+|#|l=j|=-|=-{|+|+j|#+|# 235 | serpens Linn. (Tubipora) Tav. XIX [IV], fig. 24, 25. — IL 4|a|=|=|[—= {|a 236 | vibicata Mxz. Sela. R 237 | irregularis MNcH. S|lb|ldLldtlol={[|s{|4k|9g|= XLVI. Gen. Tubulipora LAME. sottogen. Filisparsa D'ORB. (g.) 238 | varians Rss. i » — — _ Br. neox., III, pag. 103 (2). Postpliocene — Musala (saar., SEc.; postpl., De StEr.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.), S. Onofrio (NEv.). 5 p.d. — Gallina (ast., See.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene. . — Benestare (tort., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.). Specie costantemente incrostante altri briozoari, conchiglie di molluschi, gusci di echinodermi, ecc.; il portamento è quasi sempre dicotomo. Non è molto frequente. Se Sfomatopora gallica D’ ORB. (Terr. crét., V, pag. 836, pl. 759, fig. 1-3) è realmente sinonimo di Aetea recta (Hxs. Br. Mar. Pol., pag. 6), questa specie sarebbe fossile sino dal cretaceo; ora è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, e mari settentrionali. 2. Aetea anguina Linnro (Sertularia) 1758. 1879. AMetea anguina Secuenza. Form. terx., pagg. 197, 327. 1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 229 (da Sra.). 1895. — — — Neviani. Br. neox., I, pag. 121. 1896. — — AMARTI pas 1037 Postpliocene — Caraffa, Presinaci (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postplioc., De STEr.), Carrubare, S. Onofrio, Papiglionti (NEv.). p.d. — Terreti e Piani della Melia (zancl., Sec.; plioc., De STEF.). » Colonie reptanti non comuni, specialmente sulle conchiglie delle bivalvi. Non mi consta si sia trovata fossile prima ‘del pliocene; è vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico, e nei mari indiani. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 19 146 A. NEVIANI [32] Fam. Eucrateideae. II. Gen Hippothoa Lamourovx 1821. 3. Hippothoa divaricata Lamovrovx 1821. 1879. Hippothoa divaricata Secuenza. Form. terx., pag. 327, 367. 1882. —_ — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da Sra.). Postpliocene — Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De StEr.), Reggio (saar. zona inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.). Specie di non facile determinazione, che facilmente si confonde con la H. flagellum Mxz., dalla quale si differenzia specialmente per le maggiori dimensioni del zoecio. È rarissima allo stato fossile; in Italia, oltre alle citate località calabresi, non si rinvenne che nel pliocene antico di Castrocaro (MANZONI, Castrocaro, pag. 5, tav. I, fig. 13). Vivente, è comune in tutti i mari. 4. Hippothoa fiagellum Manzoni 1870. 1870. Hippothoa flagellum Manzoni. Br. foss., IV, pag. 328, tav. I, fig. 5. 1879. = — SeGUENZA. Form. terx., pag. 197, 294, 327, 367. 1882. —_ — Dr SteranIi. Jejo Montalto, pag. 225, 227, 229 (da Src.), 230 (da Mz.). Postpliocene — Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De Ster.), Reggio (saar. zona infer., SEG.), S. Costantino di Mileto (NEV.). Pliocene sup. — Archi (sicil., SEc.; postplioc., DE StEF.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.; plioc., MAanz.), Cannitello (plioc., Manz.; postplioc., DE STEF.), Papiglionti (NEV.). ; p.d. — Gallina (ast., SEG.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). Il Manzoni istituì la presente specie (7. c.) precisamente sugli esemplari provenienti da Pezzo e Can- nitello; contemporaneamente trovava vivente nel Mediterraneo colonie della stessa specie. In seguito il ManzONI stesso la rinveniva nel pliocene antico di Castrocaro (MAnzoNI, Castrocaro, pag. 5, tav. I, fig. 14), ed oltre il SEGUENZA (7. c.) solo il Waters (Br. Cheil. N.-Zealand, pag. 63) la cita fossile nelle forma- zioni plioceniche di Napier nella Nuova Zelanda; lo stesso autore la dice fossile nel pliocene di Sicilia, ma non ne precisa la località. Se la specie del Manzoni fu trovata raramente fra i fossili, più frequen- temente si riscontrò nei mari attuali. Hincxs (Br. Mar. Pol., pag. 293) e Busk (Challenger, pag. 4) la ritrovarono nel Mediterraneo, a Singapore, all’isola Heard, ecc. III. Gen. Terebripora D’OrsIenY 1839. 5. Terebripora Archiaci Fiscurr 1865. 1879. Terebripora Archiaci Secuenza. Form. terx., pag. 79, 127, 197. 1889. — — Neviani. 3. contr. geol. Cat., pag. 141 (da SEG.). Pliocene — Stilo (zancl., SEG.; ast. zona prof., NEV.). Miocene — Benestare ed Ambutì (tort., Sea.), Ambutì (elvez., SEG.). [33] A. NEVIANI 147 Fiscaer (Et. s. 2. Br. perfor., pag. 302, tav. XI, fig. 3,34) rinvenne per la prima volta fossile questa specie nella zona a Serpula spirulaea di Brassempory (Landes) terebrante 1° Ostrea Archiaciana; il ManzonI (Castrocaro, pag. 7) la notò in seguito, egualmente su di un’ Ostrea, nel deposito del pliocene antico di Castrocaro; SEGUENZA (7. c.) potè vederne numerose colonie sopra altri lamellibranchi, gastero- podi e corallari. Notisi che il SEGUENzA ripetutamente (7. c., pag. 79 e 197) dubita che la specie plioce- nica e miocenica d’Italia sia da riunirsi colla specie eocenica del FiscHER, giacchè i zoeci sono più allon- tanati l’uno dall’altro, e quindi sono più lunghi i tubi che li riuniscono. Non credo che questa differenza sia sufficiente per formarne una nuova specie, e neppure una varietà, giacchè in qualche colonia che ho potuto esaminare, ho notato che la lunghezza dei tubi di comunicazione dei zoeci è abbastanza variabile. Non so se la 7. Archiacì venne trovata fossile altrove, e credo non sia stata citata come vivente. 6. Terebripora tenuis Seuenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 20. 1879. Terebripora tenvis Sequenza. Morm. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 16. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Buona specie così caratterizzata: “ zoeci con cavità ristretta nel mezzo, piccoli, gracili, molto distanti fra loro ,. Il SEGUENZA ne rinvenne una sola colonia terebrante una conchiglia di Xenophora nelle ar- gille mioceniche (tortoniane) di Benestare; non fu mai trovata altrove. 7. Terebripora Orbignyana Fiscner 1865. 1879. Terebripora Orbignyana Secuenza. Form. terz., pag. 128. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Specie, a quanto sembra, molto rara. Fiscuer (#. s. 2. Br. perfor., pag. 301, tav. XI, fig. 2,2) la cita vivente nel Mediterraneo e nel bacino d’ Arcachon (Gironda), e fossile ad Asti, Saubrigues e Ma- thelan; dai nostri autori, la troviamo ricordata solamente da SEGUENZA (I. c.), e da MAnzONI (Castrocaro, pag. 7) come proveniente dalle sabbie plioceniche di Castel Viscardo. Anche JELLY nel suo ottimo “ Synon. catal., pag. 259 , non dà altri riferimenti. SEGUENZA la rinvenne sempre perforante molluschi gasteropodi. IV. Gen. Spatipora FiscHER 1865. 8. Spatipora laxa Seeuenza 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 21. 1879. Spatipora lara Secuenza. Form. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 17. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Nel suo studio sui Briozoì perforanti Fiscuer (Ét. s. I. Br. perf., pag. 308) stabilisce il gen. Spa- tipora per alcune forme di briozoari che differiscono dal gen. Terebripora specialmente per avere i zoeci fuori dell’allineamento dei tubi di congiunzione, e ne riconosce tre specie: S. elegans, S. sertum, S. incerta, delle quali solo la ,S. sertum fu dall'autore trovata vivente. Dal 1865, data di pubblicazione di questa memoria, in poi, solamente il SEGUENZA (/. c.) citò il gen. Spatipora e fondò questa nuova specie così caratterizzata: Briozoario perforante con esilissimi canali che si ramificano ordinariamente ad angolo acuto e con irregolarità e più raramente ad angolo retto; i rami 148 A. NEVIANI [34] sovente si anastomizzano. I zoeci stanno in prossimità dei canali, alternando con poca regolarità, hanno forma di piccola escavazione circolare. i Fu osservata sopra varie conchiglie di gasteropodi. Fam. Cellularidae. 180) V. Gen. Gemellaria Savieny. 9. Gemellaria punctata Seauenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 8,9. 1879. Gemellaria punctata Secuenza. Form. terx., pag. 127, tav. XII, fig. 14. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Il Secuenza nel dare la diagnosi di questa nuova specie, della quale ne rinvenne un solo esemplare nelle argille tortoniane di Benestare, dice che è affine alla G. prima Rss. (.Septarienth., pag. 54, tav. VII, fig. 6, 7), ma ne diversifica oltre che per la maggiore lunghezza dei zoeci, anche per la posizione del- l’orificio, che è alquanto incurvato lateralmente, ed in senso opposto per i due di ciascun paio. Siccome nella G. prima, gli orifici sono tutti disposti lungo la linea mediana, carattere proprio del genere Gemellaria, e negli altri generi della famiglia Gemellariadae, e cioè Didymia, Dimetopia, Scru- paria (pars), Diploecium, Brettia, Huxleya, non si rinviene il carattere posto in rilievo dal paleontologo italiano, così la suddetta specie dovrebbe essere ascritta ad un nuovo genere), ma non azzardo proporlo definitivamente non avendo esaminato l'esemplare in discorso, e non essendo troppo chiara la figura data dall'autore e da me riprodotta. VI. Gen. Caberea Lamouroux. 10. Caberea Boryi Aupovmn (Crisia) 1826. — Tav. XVI [I], fig. 1. 1879. Caberea Boryî Secuenza. Form. terx., pag. 196, 327, 368, tav. XIV, fig. 21. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 229 (da SEs.). 1896. — — Neviani. Spouinga, pag. 9. Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., See.), Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.). È p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). I frustoli piccolissimi di questa specie sono indicati come rari in varie formazioni; io li rinvenni co- munissimi a Spilinga. Credo che sieno comuni dovunque, e che la rarità provenga dalla difficoltà di sce- glierli 9). i) Non però al genere Dimetopia, come erroneamente asserii nella mia comunicazione preventiva « Sullo studio di alcuni briozoi fossili pliocenici di Livorno » (Bo. soc. geol. ital., vol. X, 1891, pag. 20). 2. Contemporaneamente allo studio di questa fauna fossile il SEGUENZA non trascurava quella vivente; e scuo- priva la Caberea Boryiì Aup. nei fondi coralligeni dello stretto di Messina (2. c., pag. 196). [35] A. NEVIANI 149 La C. Boryi ha molte affinità colla C. Ellisit FLEM.; ed alcune colonie di Spilinga si possono rite- nere intermedie fra le due specie. È vivente nel Mediterraneo e in molti altri mari, talchè si può considerare per cosmopolita; è fossile dal pliocene. i VII. Gen. Scrupocellaria Van BENEDEN. 11. Scrupocellaria elliptica Reuss (Bactridium) 1847. — Tav. XVI [I], fig. 2,3. 1879. Scrupocellaria elliptica Secuenza. Form. terx., pag. 79,196, 294. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 137, 186, 208, 212 (da Sre.). 1896. —_ — Neviani. Spilinga, pag. 11. Postpliocene — Spilinga (NEV.). Pliocene p. d.— Gallina e Valanidi (ast., SEG.; postplioc., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Ge- race, Portigliola, Palmi, Ardore (zancl., SEG.), Seminara (zancl., SEG.; tort., DE STEF.), S. Agata (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). Miocene. . — Monteleone (elvez., SEG.). I delicati frustoli di questa specie sono alquanto più comuni di quelli della precedente, colla quale in molte località si trova unita. Non è stata citata vivente nel Mediterraneo, a meno che non sia stata confusa con la Ser. scruposa colla quale ha certamente le massime affinità, od altre specie; da HaLrez ‘è stata segnalata sulle coste francesi del Passo di Calais. Fossile dal cretaceo?. 12. Scrupocellaria scruposa Linnro (Sertularia) 1758. 1879. Scrupocellaria scruposa SecueNzA. Form. terx., pag. 196, 294, 327, 367. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 229 (da SEc.). 1896. —_ — Nreviani. Spilinga, pag. 10. Postpliocene — Bovetto (saar. zona super., Sea.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.). p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEc.). n» Specie molto affine alla seguente, della quale forse, come Io nota anche il SEGUENZA (1. c., pag. 327) non è che una varietà. Piuttosto rara nei depositi calabresi. Gli esemplari dell’astiano di Gallina sono alquanto dubbii. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari polari, ecc. a non molta profondità. E fossile dal pliocene. 13. Scrupocellaria scrupea Busk 1852. 1879. Serupocellaria scrupea Secuanza. Form. terz., pag. 327, 367. 1889. — ..—. Neviani. 3.0 contr. Geol. Cat., pag. 152 (da Sra.). Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., SEG.)., Reggio (saar. zona inf., SEG.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.). 150 A. NEVIANI [36] La Scr. scrupea solo dal SEGUENZA è stata citata come fossile; vivente si è trovata nel Mediterraneo, Adriatico, mari australiani, ecc. VIII. Gen. Bactridium Rruss. 14. Bactridium calabrum Neviani 1896. — Tav. XVI [I], fig. 4, 5. 1896. Bactridium calabrum Neviani. Spilinga, pag. 12, fig. 1 nel testo. » - —_ — Br. neox., III, pag. 117, fig. 5 nel testo (rip.). Postpliocene — Spilinga (NEv.). La specie fu dall’Aut. fondata appunto sopra gli esemplari raccolti a Spilinga, ove è rarissima. Dalle citate memorie è qui riportata per intero la diagnosi: zoeci tubulosi, uniti in due file longitudinali, con disposizione regolarmente alterna, ricurvi alquanto in fuori. Lungo la linea mediana, sia anteriormente, sia posteriormente, sono distinti. L’orificio subcircolare ha un peristoma calloso con grosso rilievo sotto- boccale con larga apertura avicellare di varia forma. Sulla superficie posteriore, all'angolo superiore ed esterno, evvi una apertura circolare circondata da un cercine sufficientemente rilevato e che forse è un avicellario, come notasi in altri generi affini. 15. Bactridium Manzonii Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 6, 7. 1879. Bactridium Manzoni Secuenza. Form. terx., pag. 127, tav. XII, fig. 15. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Come la specie precedente, è rarissima nei depositi calabresi; gli esemplari di Benestare servirono all'Autore a fondare la specie, che non venne sinora trovata altrove. Essa è distinta per i suoi zoeci che hanno una forma ovata con una prominenza superiore, che sporge meglio verso la faccia posteriore della. colonia, anteriormente ciascun zoecio porta una porzione convessa ovale; l’apertura è traversalmente ovale. Una linea ondulata impressa disgiunge sopra ambe le faccie le due serie di zoeci (SEa., 7. c.). La pro- minenza citata dall’Aut. è indubbiamente un avicellare. IX. Gen. Vibraculina NEvIANI 1895. 16. Vibraculina Seguenziana Neviani 1895. — Tav. XVI [I], fig. 10-12. 1895. Vibraculina Seguenziana Neviani. Nuov. gen. e n. sp. di Br. foss. it., pag. 3, fig. B, nel testo. 1896. — —_ — Spilinga, pag. 13. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Nei citati lavori, ed in quello sui briozoi della Farnesina (Palaeont. Ital., vol. I, pag. 92 e 93) si può leggere tutta la discussione relativa al nuovo genere ed alle nuove specie V. Seguenziana e V. Contii da me istituite nel 1895. Quanto alla V. Seguenziana, rarissima a Spilinga, i caratteri sono i seguenti: zoeci tubulari un poco ricurvi in avanti, ove termina l’orificio subcircolare; alle volte sono curvi in fuori. Peristoma calloso non molto elevato; umbone sottoboccale conico più o meno rivolto in alto, con forame circolare all’estremità, forse per il passaggio di un vibracellare. Zoario biseriale, reticolato per la presenza di scarsi processi tra- sversi che uniscono le branche zoeciali. [37] A. NEVIANI 151 Fam. Membraniporideae. X. Gen Flustra Linneo 1766. 17. Flustra denticulata Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 13. 1879. Flustra denticulata Secuenza. Form. terx., pag. 79, tav. VIII, fig. 6. Miocene — Benestare (elvez., SEG.). Riporto qui la specie ritenuta nuova del SEGUENZA, e riscontrata comune nelle formazioni elveziane di Benestare; non posso però a meno di manifestare il mio dubbio, che non si tratti di una falsa specie, per erronea interpretazione degli esemplari esaminati; giacchè sia la descrizione, sia la figura, mi fareb- bero ritenere che si trattasse della superficie interna di qualche briozoario laminaceo appartenente ad una delle innumerevoli forme delle antiche Eschare e Lepralie. Se non che l’Autore dice che i fram- menti portano sopra ambo le facce delle cellule ecc., ed è ciò appunto che mi decide a rispettare la de- terminazione del SEGUENZA. XI. Gen. Membranipora BLaAInvILLE (pars) 1834. x Questo genere di briozoari è uno di quelli che col tempo è destinato a scomparire, giacchè esso è costituito da forme assai differenti fra loro. Già più volte si è tentato di separare da Membranipora dei gruppi di specie, ma sino ad ora non si è ancora raggiunto un risultato soddisfacente. La memoria più recente che io mi conosca relativa a questo gruppo è quella del WarERS (Observations on Membranipo- ridae) pubblicata nel 1898 nel “Linn. Soc. Jour., vol. XXVI, pag. 654 ,. Tale memoria per quanto, come lo stesso autore dichiara, non sia completa, fa fare un notevole passo nella conoscenza delle Membrani- pore, riassumendo quanto si conosce circa vari organi di esse, trattenendosi a parlare specialmente dell’organo intertentacolare, dei rapporti dell’opercolo con le altre parti del zoecio, della forma degli avicellari, degli ovicellari, dei dischi a rosetta (plaques en rosette, plaques de communication, rosette-plates, forbindelspladerne), delle camere-pori interzoeciali; ecc. In base a tali caratteri, il WaArERS propone la divisione delle mem- braniporidee in quindici gruppi, che qui ritengo utilissimo riassumere : 1.° gruppo (Chaperia) — L’opercolo è completo e corrispondente all’orificio, con una bassa cresta da ciascun lato, per l’impianto di potenti muscoli. I dischi a rosetta sono, per lo più, grandi e situati circa a metà della distanza tra le pareti anteriori e quelle basali. Gli ovicellari hanno un opercolo separato. — Fs.: 0. acanthina Quor et GaIm., spinosa M. GiILL., cervicornis BE., annulus MNz., albispina M. GILL., capensis BK. ecc. 2.° gruppo (Pyripora) — Si rinvengono gli ovicellari nelle forme fossili, ma non in quelle recenti. Non vi sono avicellari. — Es.: P. catenularia Jam., polita Hxs., confluens Rss., eburnea Hxs. 3.° gruppo (tipo: M. pilosa) — Corrisponde al gen. Electra degli Aut. Non vi sono avicellari nè ovicellari. L’opercolo ha l’orlo inspessito. La larva è la tipica Cyphonautes. Esistono gli organi intertentaco- lari. — Es.: MM. pilosa Linn., distorta Hxs., dellula Hxs., tenella Hxs. 4.° gruppo (tipo: M. membranacea) — Non vi sono nè avicellari, nè ovicellari, nè camere porifere. L’opercolo ha gli orli inspessiti. Si rinvengono gli organi intertentacolari nella M. membranacea L. — Es.: M. danica Lev., inca D’ORB., villosa Hxs., isabelliana D’ ORB., pura Hxs., tehuelcha D’ORB., nitens Hxs., hydasè JuLL., tuberculata OrtM. (non Bx.). 152 A. NEVIANI [88] 5.° gruppo (tipo: M. corbula) — Zoeci con spine anteriormente; ovicellari per lo più con una costola; spesso vi sono avicellari vicarii; di solito vi sono camere porifere. — Es.: M. corbula Hxs., pyrula Hxs., inarmata Hxs., maderensis Wat., sceletos Bx., minuscula Hxs., defensa KiRKP., corniculifera Hxs. 6.° sruppo (tipo: IM. echinus) — Non vi si conoscono ovicellari; gli avicellari sono pedicolati o articolati. — Es.: M. echinus Hxs., echinata D’ORB., Carterì Hxs., cymbaeformis Hxs., rubìda Hxs. 7. gruppo (tipo: M. lineata) — Ovicelli con costole; le camere porifere di solito sono una distale e ‘quattro laterali; vi sono spine intorno all’ orlo. — Es.: M. lineata Linn., spnifera JoENST., craticula Amp., unicornis Frem., flustroides Hxs., aurita Hxs., horrida Hxs., Dumerili Aup., Sophiae BK. 8° sruppo (tipo: M. patellaria) — Gli ovicellari sono cucullati; per la massima parte mancano gli avicellari. La lamina anteriore è diretta all'indietro sotto all’estremità prossimale dell’apertura orale. I zoeci sono congiunti da legami più o meno tubulari. — Es.: M. patellaria MoLL, radicifera Hxs., mauritiana KigKP., circumclathrata Hxs., acuta Hxs., discreta Hxs., sejuncta M. GiLu. i 9. gruppo (tipo: IM. Flemingi) — Corrisponde ai generi Amphiblestrum e Ramphonotus degli Autori. Gli ovicellari hanno anteriormente un’area più o meno arcuata; esiste ordinariamente una lamina su di un tratto considerevole della parte anteriore. Vi sono camere porifere. — Es.: M. Flemingi Bx., sigillata Pourt., trifolium S. W., argentea M. Ginn., umbonata Bx., granulifera Hxs., papWata Bx. 10.° gruppo (tipo: M. tenuirostris) — Vi sono avicellari di sostituzione (dissimilis). — Es.: M. tenuòrostris Hxs., curvirostris Hxs., gregaria HeLL., albida Hxs., plana Hxs. 11.° gruppo (tipo: M. crassimarginata) — Gli ovicellari sono umbonati; con costola parziale; vi sono avicellari di sostituzione. — Es.: M. crassimarginata Hxs., solidula Hxs., papulifera M. Giun., sculpta M. Gun. 12.° gruppo (tipo: M. coronata) — Cè un piccolo avicellario al disopra del zoecio; gli ovicellari sono piccoli, globulari o cucullati. — Es.: M. coronata Hxs., incrustans War., levata Hxs. 13.° gruppo (tipo: M. hians) — L'apertura porta una lastra denticolare. Dischi a rosetta assai nume- rosi. Il zoario può essere uni o bilaminato nella stessa specie. — Es.: M. hians Hxs., Savartiù AvuD., imbricata BK. 14.° gruppo (tipo: M. angulosa) — Corrisponde al genere Orychocella JuL1. Vi sono avicellari di sosti- tuzione; l’ovicellario, che si rinviene in rarissimi casi, è piccolo, poco profondo. 15.° gruppo (tipo: M. nitida) — Corrisponde al gen. Membraniporella. Vi sono le camere porifere. Il grosso opercolo è attaccato alla parete membranosa anteriore, e non si congiunge colle costole che si inarcano al disopra di esso. Tolte le specie appartenenti al 14.° e 15.° gruppo, che descrivo sotto i nomi generici di Orychocella e Membraniporella, le altre specie (19) appartengono ai gruppi 1.°, 2.°, 4.°, 7.9, 9.9, 10.0 e 13.0. La M. patellaria dell’ 8.° gruppo ascrivo a Micropora. 1.° Gruppo (Chaperia) Warers 1898. 18. Membranipora galeata Busx 1852. 1879. Membranipora annulus SeGuenza. Form. terx., pag. 80, 198, 294, 328. 1882. _ —. Dr Sreram. Jejo Montalto, pag. 207, 212 (da Sre.). 1896. —_ galeata Neviani. Br. neox., III pag. 105. » _ — — Spilinga, pag. 14. [39] A. NEVIANI 153 Postpliocene — Spilinga, S. Costantino di Mileto (Nev.). Pliocene sup. — Pantani (sicil., Sec.; postpl., DE Ster.), S. Onofrio (NEv.). sa p. d. — Gallina (ast., SEc.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.). Miocene . .— Ambutì (elvez., SEa.). SEGUENZA indica per le varie formazioni costantemente come rara questa specie, che io rinvenni fre- quente a Spilinga, come in altri depositi fossiliferi italiani. Vivente nell’Atlantico ed altri mari, non la si conosce ancora nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo. 2.° Gruppo (Pyripora) WarERrs 1898. 19. Membranipora elliptica Hacrnow (Cellepora) 1839. 1879. Membranipora elliptica Secuenza. Form. terzx., pag. 80. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). Non sono ancora ben sicuri i limiti di questa specie; PeRGENS et MEUNIER (br. garumn. de Faze, pag. 235) pongono M. elliptica HAc. in sinonimia con M. monostachys Bx.; egualmente fa lo stesso PERGENS nella memoria sui briozoi di Rodi (Br. Rhodos, pag. 15); ma JeLLY (Syn. catal., pag. 155) tiene le due specie distinte. Vivente nell'Atlantico; fossile dal cenomaniano. 20. Membranipora catenularia Jameson (Tubipora) 1839. — Tav. XVI [I], fig. 16. 1879. Membranipora catenularia Secuenza. Form. terx., pag. 197. 1895. — —_ Cortese. Calabria, pag. 171. 1896. — — Neviani. Br. neox., III, pag. 104, fig. 1, nel testo. 1870. —_ —_ Manzoni. 4.0 contr. br. f. it., pag. 328, tav. I, fig. 4. 1879. Hippothoa —_ Secuenza. L. c., pag. 327, 367. 1878. — — Warers. Bruecoli, pag. 11. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da Srs.). Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Cannitello, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; plioc., Mnz.; postpl., DE STEF.), S. Onofrio (NEV.). i, p. d. —- Testa del Prato (zancl., SEe.; plioc., Cort.). Specie piuttosto rara nei depositi calabresi ed. altrove; incrosta quasi sempre conchiglie di Lamel- libranchi o tronchi e masse di altri briozoari. Questa specie si può ritenere intermedia fra il gen. Mem- branipora ed il gen. Hippothoa, presentandosi ora in serie semplici di zoeci più o meno allungati, ora in serie multiple ravvicinate. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene. 4.° Gruppo (della M. membranacea) Warers 1898. 21. Membranipora hexagona Busx 1856. 1896. Membranipora hexagona Neviani. Br. neox., III, pag. 104, fig. 2, nel testo. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. i; 20 154 A. NEVIANI [40] Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.). Rinvenni a S. Onofrio questa specie non conosciuta fra le viventi del Mediterraneo, ed ignota fra le fossili. Essa è vivente nell’Atlantico (Hincxs, Brit. Mar. Pol., pag. 143, tav. XVIII, fig. 7). 22. Membranipora pratensis Neviani nom. n. — Tav. XVI [I], fig. 15. 1879. Membranipora eragona Secuenza. Form. terz., pag. 198, tav. XV, fig. 3. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). Sono stato costretto cambiare nome a questa specie del SEGUENZA, perchè esiste la omonima prece- dente specie. SEGUENZA a proposito di questa sua nuova specie scrive: “ Denomino così (M. exagona) alcune pic- cole colonie in cui le cellule sono appianate, esagone o irregolarmente angolose, e portano un’apertura centrale arrotondata variabile in grandezza ma sempre piccola. Dubito che questa possa essere una forma della 1. stenostoma Rss. ma non ho trovato passaggi graduali ,,. Ritengo la forma descritta dal SecuENZA per una buona specie; e non mi è possibile riferirla a IM. stenostoma Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I pag. 46, tav. VIII, fig. 14) che è Onych. angulosa, od al più una sua varietà. (M. stenostoma Rss. non è M. stenostoma Bx., Br. Mar. Cat., pag. 60, tav. C; fig. 1= Micropora). 23. Membranipora fissura Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 14. 1879. Membranipora fissura SeeueNnza. Form. terx., pag. 80, tav. VIII, fig. 7. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). Curiosa specie, che non trovo citata da altri autori; in essa i zoeci sono allungati, rettangolari, in- teramente aperti, con una porzione chiusa convessa, che li separa dai vicini, e che forse contiene l’ovi- cellario, le parti rilevate che circondano le opesie sono interamente levigate; il zoario è incrostante. Fra il numeroso materiale della collezione SEGUENZA che ho esaminato, non ho trovato alcun esem- plare di questa specie; non nascondo il dubbio che possa trattarsi di colonie di M. reticulum Linn. con zoeci molto allungati. 7.° Gruppo (della ML. lineata) WaArERS 1898. 24. Membranipora lineata Linneo (Flustra) 1768. 1870. Membranipora lineata Manzoni. 4.° contr. br. f. îit., pag. 332, tav. II, fig. 13; tav. III, fig. 14. 1879. —_ — Srecuenza. Form. terx., pag. 80, 197, 294, 328, 368. 1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 123, 191, 215, 227, 229 (da Sra.). 1887. —_ — Neviani. 1. contr. geol. Cat., pag. 176. 1889. —_ — — 3.° contr. c. s., pag. 141. 1896. = _ _ Br. neox., III, pag. 105. [41] A. NEVIANI 155 Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE StEF.), Pezzo, Cannitello (plioc., Mxz.), Carrubare, Valle dei Mulini, St. Onofrio (Nev.). 3 p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; pl., De Ster.), Stilo (zancl., SEG.; tort., DE STEF.; ast. NEV.). Miocene. . .— Ambutì (elvez., SEa.). Distinta specie che viene dal Waters (Membraniporidae, pag. 661 e 678) assunta a tipo del suo set- timo gruppo. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal miocene. 25. Membranipora irregularis p’OrBIGnY 1839. 1879. Membranipora irregularis Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128, 197, 328, 368. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da See.). 1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 114; idem. II, pag. 227. 1896. — — —_ L. c., III, pag. 104. » = — — Spilinga, pag. 14. 1882. — trichopora De Srerani. L. c., pag. 218. Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Presinaci, Spilinga (Nev.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl., De StEr.), St. Onofrio, Monteleone (NEv.). 5 p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene. . .— Benestare (tort., elvez., SEG.). La riunione della IM. trichopora Bx. alla M. irregularis D’ORB. venne ripetutamente proposta dal Max- ZoNI (Castrocaro, pag. 10; Rhodes, pag. 16), ed accettata da altri (JeLLY, Sym. catal., pag. 151, n.° 999). DE STEFANI (/. c., pag. 218) dice che la sua forma è identica a quella di Castrocaro; egualmente ripete varie volte il SEGUENZA. Vivente nell’Atlantico; fossile dal miocene. 26. Membranipora reticulum Linro (Millepora) 1768. 1895. Membranipora reticulum Neviani. Br. neox., I, pag. 114. 1896. —_ — — L.c., III, pag. 104. Pliocene sup. — Reggio, St. Onofrio (NEv.). a) p.d. — Terreti (Nev.). Meraviglia non trovare citata questa specie nelle opere del Secuenza e del DE STEFANI; forse è stata confusa con altre specie, o con alcune delle varietà che seguono. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal cretaceo. 156 A. NEVIANI [42] 27. Membranipora reticulum Linneo, forma subtilimargo Reuss 1872. 1882. Membranipora subtilimargo De Sterani. Jejo Montalto, pag. 147. Miocene — Punta di St. Arena, Caria sopra Tropea (tort., DE STEF.). Nel riunire la M. subtilimargo Rss. alla M. reticulum Linn., seguo PeRrGENS et MruNIER (Br. Garumn. de Faxe, pag. 237). Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal senoniano. 28. Membranipora reticulum Linnro, forma Lacroixii Aupovn (Flustra) 1826. 1879. Membranipora Lacroixii SecueNnza. Form. terx., pag. 53, 79, 197. 5 1882. — _ Dx SterAni. Jejo Montalto, pag. 191 (da See.), 134, 143, 145, 147. 1885. = — Lovisaro. Terr. term. Cat., pag. 8 (estr.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEe.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . . — Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEG.), Stilo (aq., SEG.), Belcastro (mioc. m., Lov.), Capo dell’ Armi, Vena di Mezzo, Pulcinella ai Pioppi, Porto Salvo, Punta di S. Arena (tort., DE STEF.). Riunita quasi sempre con la M. reticulum Linn., la si può distinguere come varietà (PercENS et Meu- NIER, Br. Garumn. de Faxe, pag. 237). Vivente e fossile colla specie. 29. Membranipora reticulum Lino, forma diadema Reuss (1847). 1379. Membranipora diadema Secuenza. Form. terx., pag. 79, 197. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.). Serva la medesima osservazione fatta per la varietà precedente. Reuss (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 27, tav. XI, fig. 27) stabilì la nuova specie M. diadema nel 1847, e successivamente (1874, Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 41, tav. IX, fig. 9) la unì come varietà alla M. Lacroixti. 30. Membranipora Savarti Aunovn (Flustra) 1826. 1879. Membranipora Savarti SecueNza. Form. terx., pag. 368. » Biflustra — —_ L.c., pag. 208, 296, 371. 1882. —_ — Dr Strran. Jejo Montalto, pag. 191 (da Ses.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Facilmente si confonde questa con la M. reticulum Linn., anzi molti autori, come io stesso feci alle [43] A. NEVIANI 157 volte, la considerano come sinonimo; se ne distingue specialmente per il margine ingrossato, granuloso, solcato. Dal Waters (Membraniporidae) è ascritta al suo tredicesimo gruppo, del quale è tipo la IM. Rians Hrs. SEGUENZA ((.c., pag. 208) ritiene che si possa associare colla B. delicatula Br. (Crag Pol., pag. 72, tav. I, fig. 1,2 e 4; tav. II, fig. 7), ciò che appunto fanno JELLY ( Sym. catal., pag. 165, n.° 1052) ed altri. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene inferiore. 31. Membranipora fenestrata Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Membranipora fenestrata Secuenza. Form. terz., pag. 80, 197. 1895. —_ —_ Cortese. Calabria, pag. 171. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.; plioc., CoRt.). Miocene . . — Ambutì (elvez., SEG.). PercENS (Br. du Tasmajdan, pag. 18), pur citando questa specie del Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., L pag. 40, tav. IX, fig. 10-12), dice che forse si deve riportare a M. reticulum Linn. Ignota vivente; fossile dal miocene. 32. Membranipora loxopora Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Membranipora loropora Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128. Miocene — Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.). Warers.(Chil. Br. Bairnsdale, pag. 504) dice che M. loxopora Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc. I, p.39,tav. IX, fig. 4, 5) può essere lo stesso di M. macrostoma Rss. (Biflustra macrostoma Rss., Crosara, p. 274, tav. XXXIII, fig. 12, 13. Flustrellaria macrostoma Mxz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh, 11, p. 67, tav. XIII, fig. 46); ma in una monografia posteriore (Waters, N.-Jf. Br., I, pag. 11) non ne fa più parola. Certamente, anche tenendo distinte le due sopracitate specie, la IM. loxopora Rss. è strettamente affine non solo alla IM. macrostoma, ma alla M. reticulum e sue figliazioni. Della IM. loxopora Rss. non conosco altre citazioni. 33. Membranipora varians Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 18. 1879. Hemieschara varians SeGueNnza. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 23. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Il SEGUENZA riferisce al gen. Hemieschara questa specie, che mi sembra una Membranipora ; l’Aut. (2. e. p- 131) dà di essa i seguenti caratteri specifici: “ Cellule ovali cinte da grandi perforazioni, con una grande bocca ovale circondata di solchi di varie lunghezze disposti parallelamente al margine. Alla base della cellula è un aviculare che si manifesta per una grande apertura variabile triangolare e talvolta lan- ceolata ,. La bocca, cui fa cenno l’ Aut., non sarebbe il vero orificio del zoecio, ma l’opesia di esso, essendo l’ectocisti membranosa mancante. 158 A. NEVIANI [44] .9.° Gruppo (della M. Flemingi) WATERS 1898. 34. Membranipora Dumerili Aupovn (Flustra) 1826. 1877. Membranipora bicornis Sequenza. Form. terx., pag. 80, tav. VIII, fig. 10. » — Powilleti — L.c., pag. 80, 197, 328. 1882. — = De SreranI. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sre.). » — Dumerili _ L.c., pag. 217. 1896. — — Neviani. Br. neox., III, pag. 105, fig. 3 nel testo. Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl., De Ster.), S. Onofrio (NEV.). o p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene — — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.). Da tempo gli autori hanno unito IM. Powilleti ALn. a M. Dumerili Aup.; il Waters (N.-It. Br., I, pag. 12, tav. II, fig. 4) vi unisce pure M. dicornis See. L’affinità della M. bicornis Sec. con la M. Powilleti Ap. era stata notata dallo stesso SEGUENZA (l.c., pag. 80). Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene. 35. Membranipora minax Busk 1868. 1879. Biflustra rynchota SeGuENZzA. Form. terx., pag. 371. » Membranipora Flemingi — L.c., pag. 197, 368. 1882. _ —_ De SteFANI. Jejo Montalto, pag. 227 (da Sre.). 1895. —_ —_ Cortese. Calabria, pag. 171. » — minax Neviani. Br. neox., I, pag. 118. 1896. — — — L.c., III, pag. 106. » —_ _ — Spilinga, pag. 15. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.), Reggio (saar. z. inf., Sea.), Spilinga, St. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — St. Onofrio, Carrubare (NEv.). p.d. — Testa del Prato (zancl., SEG.; pl., CoRt.). » Specie non molto comune nei depositi calabresi; essa fu fatta conoscere fossile da me, per la prima volta, nel 1895, avendola trovata nelle sabbie grigie del pliocene recente della Farnesina (Brioz. foss. Farnesina ecc., pag. 96), la rinvenni successivamente, oltre alle soprariportate località calabresi, anche nelle argille postplioceniche del sottosuolo di Livorno (Br. neoz., III, pag. 121) e nel macco d’Anzio (Boll. soc. geol. ital., vol. XVII, pag. 225). Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ecc.; fossile dal pliocene. 36. Membranipora trifolium S. Woop (Flustra) 1850. 1879. Membranipora trifolium Secuenza. Form. terz., pag. 80, 368. 1896. _ _ Neviani. Br. neox., III, pag. 106. [45] A. NEVIANI 159 Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Monteleone verso Piscopio (NEV.). Miocene — — Ambutì (elvez., SEG.). Elegante specie, da alcuni considerata come varietà della M. Flemingi (Smirt, Kr. Sk. Br., pag. 367; FreEsE, MOBIUS). Vivente nei mari nordici, non si trova nel Mediterraneo; fossile dal miocene. 37. Membranipora crispa Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 17. 1879. Membranipora crispa Secuenza. Form. terx., pag. 128, tav. XII, fig. 18. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Affine alla M. trifolium S.W., ha zoeci irregolarmente ovali, ed opesia ovato-rettangolare, cinta da un margine increspato; non si conoscono gli avicellari. Questa specie per la estensione della lamina cal- carea passa al gen. Micropora, e specialmente al gen. Zosseliana JULLIEN. Non so che altri abbia ritrovato questa specie del SEGUENZA. 10.° Gruppo (della M. tenuirostris) Warers 1898. 38. Membranipora tenuirostris Hincxs, var. gregaria HreLLer 1867. 1879. Membranipora aperta Secuenza. Form. terx., pag. 128, 197, 327, 368. 1882. — — DeSreran. Jejo Montalto, pag. 191, 213, 227, 229 (da Sra.). Postpliocene — Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., De StEr.). si p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene. . . — Benestare (tort., SEG.). La specie del Busx (M. aperta, Crag Pol., pag. 33, tav. III, fig. 13) si trova unita alla I. gregaria HELL. (Br. Adriat., pag. 98, tav. I, fig. 8) dal WatERS (Naples, pag. 122, tav. XIII, fig. 5) come varietà della IM. Flemingi Bx. Ma quest’ultima specie, nelle forme descritte dal Waters (7. c.) fu dall’ Hincxs (Contr. fow. gen. hist. Mar. Pol., I, pag. 70, tav. IX, fig. 3) associata alla sua IM. fenuirostris, della quale ora il WATERS (Membraniporidae, pag. 661 e 685, tav. XLVII, fig. 7) ne fa tipo del suo decimo gruppo. SEGUENZA ripe- tutamente dichiara che i suoi esemplari convengono con la M. aperta del Manzoni (Castrocaro, pag. 9; tav. I, fig. 4). i Vivente nel Mediterraneo e Atlantico; fossile dal miocene. 13.° Gruppo (della M. appendiculata) Warrrs 1898. 39. Membranipora appendiculata Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Membranipora appendiculata Secuenza. Form. terz., pag. SO. Miocene — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.). 160 A. NEVIANI [46] Secondo il Warers (N.-It. Br., I, pag. 13, tav. II, fig. 3) vanno ascritte a questa specie la M. cyclops Busx (Cat. Mar. Pol., pag. 61, tav. LXV, fig. 3) e la M. monopora Rss. (Crosara, pag. 262, tav. XXIX, fig. 7). Lo stesso WATERS, poi (Membranoporidae, pag. 669 e 688) la riferisce dubitativamente al suo tredicesimo gruppo della M. Rians Hxs. Vivente nell’Atlantico; fossile dall’ eocene. XII. Gen Onychocella JuLLien 1881. 40. Onychocella angulosa Rruss (Cellepora,) 1847. 1879. Membranipora angulosa Seguenza. Form. terx., pag. 81, 128, 198, 294, 328, 368. 1882. = — De Srerani. Jeio Montalto, pag. 123, 191, 207, 213, 215, 225, 227, 229 (da Seg.). 1887. | E — — Neviani. LZ. contr. geol. Cat., pag. 176. » _ — — L.c., pag. 181 (13). 1889. — —_ = 3.0 contr. geol. Cat., pag. 141 (da See.) e 144. 1879. —_ stenostoma SegueNnza. L. c., pag. 81, 128, 198. Ù 1882. —, — De StreranI. L. c., pag. 147. 1879. Hemieschara trapexoidea Secuenza. L. c., pag. 130. 1882. Bi/lustra excavata = L. c., pag. 145. » Membranipora antiqua De Srerani. L. c., pag. 217. . 1895. Onychocella angulosa Neviani. Br. neox., 1, pag. 114, 121. » —_ — — L.c., II, pag. 22%. 1896. _ _ — L.c., III, pag. 107. » —_ _ — Spilinga, pag. 15. Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SEG.), Gallina (saar. zona inf., SEG.; postplioc. DE STEF.), Bovetto (saar. zona sup., SEe.), Ravagnese, Musala (saar. zona inf., SEG.; postplioc., De Srer.), Valle dei Mulini presso Monteleone, Altipiani del Monte- . leonese, Caraffa, Presinaci, Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Archi e Pantani (sicil., SeG.; postplioc., DE STEF.), Carrubare (postplioc., De STEF.), Amato, S. Onofrio, Papiglionti (NEV.). 5 p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De StEr.), Stilo (zancl., SE@.; tort., DE STEF.; ast. litt., Nev.), Gallina (ast., SEG.), Chiaravalle (NEV.). Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Ambutì, Benestare, Malochia (elvez., SEG.), Punta di S. Arena, Caravizzi presso Jonadi (tort., DE STEF.). Essendo 1’ 0. angulosa una delle specie più comuni di briozoari, sì viventi che fossili, non meravi- glierà la discreta sinonimia sopra presentata per quanto limitata a soli tre Autori. Senza entrare in molti particolari, che ci trarrebbero troppo per il lungo, rimando per la sinonimia e per la discussione relativa alle seguenti due memorie del WareRS: 1891, North-Italian Bryozoa, I pag. 9, e, 1898, Observations on Membraniporidae, pag. 689; ricordo solo che il SEGUENZA (1. é., pag. 198) per la M. angulosa Rss. del zancleano scrive come “la più comune forma del plioceno calabrese costituisca una ben distinta varietà [47] A. NEVIANI 161 in cui le cellule trasformate in aviculari sieno in numero poco minore delle ordinarie, e quindi quasi re- golarmente alternanti con esse ,. Vivente nel Mediterraneo, Madeira, Mauritius, (Florida ?); fossile dal cretaceo?. XII. Gen. Vibracella Waters 1891. 41. Vibracella (?) miocenica Secuenza 1879. — Tav. XVI [I], fig. 19. 1879. Selenaria miocenica Secuenza. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 25. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Della presente specie ho avuto occasione di parlare ripetutamente in alcune mie memorie (NEVIANI, Br. neoz., parte II, pag. 242; idem, parte IV, pag. 37; idem, parte V, pag. 103); ad esse rimando lo studioso. Ricorderò qui solo, che non essendo stato osservato, e quindi nè descritto, nè figurato il vibracellario, non è possibile dire con certezza se essa specie vada riunita al gen. Vibracella WATERS, o al gen. Ony- chocella JULLIEN. Il sig. Canù F., distinto specialista, mi scrisse in proposito che alle specie da me ascritte a VWibra- cella, e cioè: Flustrellaria trapezoidea Rss.?, FI. hexagona D'ORB. e Vibracella Seguenzai NEv., occorreva aggiungere: Cellepora tenvisulca Rss. del cenomaniano di Francia e di Germania, Cellepora confluens Rss., fossile dal cenomaniano all’eocene, e Pavolunulites elegans (v’ORB.) del senoniano; ed aggiunse che gli esemplari di Flustrellaria hexagona D’ORB., che lo stesso WATERS riporta dubitativamente a Vibracella, conservati al Museo di Parigi, sono privi di vibracellari. Nelle argille tortoniane di Benestare, il SEGUENZA non rinvenne che un solo frammento; ulteriori ricerche, risolveranno certamente i dubbii in proposito. XIV. Gen. Lunularia Busx 1884. 42. Lunularia petaloides ’OrsIGnr (Lunulites) 1850-52. 1879. Lunulites androsaces Secuenza. Form. terx., pag. 131. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Mentre la L. pefaloides D’ORB. 0 L. androsaces ALL., come più è comunemente nota, è tanto frequente DS nelle formazioni mioceniche del Piemonte e in altri giacimenti, è rarissima nelle Calabrie, tanto che solamente il SEGUENZA, e nella sola citata località, ebbe a trovare alcuni frammenti. Nella mia “ Parte IV., Br. neoz. ecc. , pag. 38 (5), ho parlato di questa specie e ricordata la Me- moria del Waters “ Foss. Cheil. Br. f. Muddy-Creel , ove (pag. 442), è discussa la determinazione specifica. Fam. Microporideae XV. Gen Micropora Gray 1848. Sottogen, Rosseliana JuLLIEN (gen.) 1888. 43. Micropora [Resseliana] Rosselii Aupovmn (Flustra) 1826. 1879. Membranipora Rosseliù Secuenza. Form. terx., pag. 198, 328, 368. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 207, 227, 229 (da SrG.). 1889. .— — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sre.). Palreontographia italica, vol. VI, 1900. 21 162 A. NEVIANI [48] Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De STEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Ravagnese (NEV.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.; ast. litt., NEV.). NI p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). La maggior parte degli Autori mantiene questa specie nel genere Membranipora (Hxs., Br. Mar. Pol., pag. 166; JeLLY, Sym. catal., pag. 164, n.° 1049). Nel riferimento da me fatto seguo JULLIEN (Cap Horn, pag. 78). WarERS (Membraniporidae, pag. 686) la segna dubitativamente nel suo nono gruppo della Membr. Flemingi Bx. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico, fossile dal pliocene. 44. Micropora [Rosseliana] ogivalis Secuenza (Membranipora) 1879. — Tav. XVI [I], fig. 21. 1879. Membranipora ogivalis Secuenza. Form. terz., pag. 80, 128, tav. VIII, fig. 9. Miocene — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì (elvez., SEa.). “ Questa specie è affine alla Membr. bidens HaAc. e più ancora alla Membr. deplanata Rss., dalla quale si distingue specialmente per avere delle cellule più allungate alla parte superiore, perchè portano un ovicello, ed in tal caso l’apertura è più grande, ed è fornita lateralmente di due piccoli denti, in modo che differisce nella conformazione da quella delle cellule non prolifere ,, (SEG., 7. c., pag. 80). Non conosco altra citazione di questa specie. 45. Micropora [Rosseliana] incompta Reuss (Membranipora) 1874. 1879. Membranipora incompta Secuenza. Form. terx., pag. 198. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). “ Riferisco a questa specie una membranipora comune nel pliocene antico, la quale ha le sue cellule ovato-ellittiche e non pressochè rombiche come quelle delle Membr. Rosseltù AuD., ciò non pertanto io non posso dissimulare la grande affinità che scorgo tra queste due forme , (SEc., Z. c., pag. 198). La specie fu istituita dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 182, tav. X, fig. 4) per esemplari pro- venienti da Baden, Méodling (Wien) e Eisenstadt (Ungheria). Non conosco altre citazioni. 46. Micropora [Rosseliana] semiaperta Rruss (Membranipora) 1874. 1879. Membranipora senviaperta SeGuenzA. Form. terx., pag. 128. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Distinta specie del Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 182, tav. X, fig. 2) che non conosco citata da altri autori. 47. Micropora [Rosseliana] patellaria Mor (Eschara) 1803. 1879. Diachoris patellaria Secuenza. Form. terx., pag. 327. 1882. —_ —_ De Srrrani. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sra.). [49] A. NEVIANI 163 Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). Bella specie ascritta anche ai generi F/ustra (Lamx., Enc. Méth. XIV, pag. 415, num. 49), Mollia (SMITT, Flor. Br., II, pag. 12, tav. II, fig. 72), ed Ampliblestrum (M. GiLn., Cat. Vict., pag. 20); solo dal SEGUENZA rinvenuta fossile. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc. 48. Micropora [Rosseliana] formosa Rruss (Cellepora) 1847. 1879. Membranipora formosa Secuenza. Form. terz., pag. 81, 198. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.). Questa specie, che non è nota fra le viventi, è frequente nel terziario medio di Austria ed Ungheria (Rss. Br. Oest.-Ung. Mioc, I, pag. 45, tav. X, fasc. 12), viene da PeRGENS et MEUNIER (Br. Garumn. de Faze, pag. 240) riferita al gen. Amphiblestrum GRAY. Fossile nel miocene e pliocene. 49. Micropora [Rosseliana] formosa Reuss, var. conferta Secuenza 1877. — Tav. XVI [I], fig. 20. 1879. Membranipora formosa var. conferta Secuenza. Form. terz., pag. 81, tav. VIII, fig. 8. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). Varietà che differisce dal tipo per avere i zoeci che si avvicinano, si comprimono e si deformano. SEGUENZA (0. c., pag. 81) osserva che i graduati passaggi con la specie tipica e con altre specie, mostrano inammissibile il genere Mollia Lamx. Questa varietà, accettata da MrunIER e PeRGENS (Br. Garumn. de Faxe, pag. 240), si è trovata anche negli strati friabili di Faxe (Danimarca; cretaceo superiore). Sottogen. Calpensia JuLLIEN (gen.) 1888. 50. Micropora [Calpensia] impressa Morr (Eschara) 1803. 1879. Membranipora calpensis Secuenza. Form. terz., pag. 128, 294, 328, 368. 1882. _ — De SrerAnI. Jejo Montalto, pag. 227, 229 (da SEG.). 1879. —_ gracilis Secuenza. L. c., pag. 81, 128, 198. è» » — andegavensis. — L.e., pag. 80, 128, 368. 1882. _ — Dr Srerani. L. c., pag. 213 (da SEG.). 1889. — nobilis NevianI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450. 1882. Steganoporella impressa De Srerani. L. c., pag. 142, 218. 1895. Micropora — Nevum. Br. neox., I, pag. 228. 1896. — — — L. c., III, pag. 107. 164 A. NEVIANI [50] Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., Sec.; postpl., DE StEF.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Gallina (saar. z. inf., SeG.; postpl. De STEr.), Ravagnese, Presinaci, S. Maria di Catanzaro (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl., De Srer.), Carrubare (postpl., DE Ster.), S. Onofrio (NEV.). 3 p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Gallina (ast., SEc.). Miocene. . .— Benestare (tort., elvez., Seg.), Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.), Vena di Mezzo (tort., Dr StEF.), Caria presso Tropea (NEv.). Specie polimorfa, come si può rilevare oltre che dalla sinonimia soprariportata, anche dalle brevi osservazioni che si trovano nei suddetti Autori. i La M. andegavensis MicH1. del saariano, zona inferiore di Reggio e Gallina, è una varietà (SEa., l. c., pag. 368). La M. calpensis Bx. del tortoniano di Benestare è una varietà molto simile alla vivente (SEG., 7. c., pag. 128). Per M. gracilis Mùnst. del zancleano di Terreti e Testa del Prato, il SEGUENZA (1. c., pag. 198) nota: questa forma che il sigr. WareRs vuole riunita alla I. andegavensis MicEL. io credo di dover tenere distinta per un aspetto ben diverso col quale si presenta, dipendente dalla diversa conformazione delle cellule, dal margine di esse prominente, ed inoltre dal difetto di cellule che sieno trasformate in avicellari. Per Steganoporella impressa Moti, il DE STEFANI (. c., pag. 142) dice che la specie è identica alla M. gracilis Munst. del miocene d’Austria ed Ungheria: il WarERS (Bruccoli, pag. 4) fa osservare che non è ben certo a quale specie si riferisca quel nome di gracilis. Altri sinonimi sono IM. andegavensis e M. cal- pensis, ma l’Aut. non adopera calpensis perchè forse si riferisce ad una specie un poco diversa mancante dei due pori sottoboccali che si vedono sempre nella forma fossile. Forse anche la vera M. andegavensis MicHL. è specie dell’Atlantico e non del Mediterraneo. SEGUENZA (0. c., pag. 198) descrive una M. andegavensis var. incisa n. v. (1. c., tav. XV, fig. 2), ma questa io l’aggrego alla Micropora exilis Mvz. i La Membr. gracilis Mùnst. (GoLpr., Petr. Germ., I, pag. 102, tav. XXXVI, fig. 13; — Rss., Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 93, tav. XI, fig. 12; — Rss., Oberoligaccns, pag. 19, tav. XIII, fig. 1) non è da confon- dersi con Membr. gracilis figurata dal Rss. (Br. Crosara, pag. 291, tav. XXIX, fig. 13) che è la Micro- pora coriacea ESP. La specie è vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dall’eocene. 51. Micropora [Calpensia] impressa MoLL, var. papyracea Reuss (Membranipora) 1847. 1379. Membranipora papyracea Secuenza. Form. terx., pag. 81, 128, 199, 294, 328, 368. 1882. — _ De StrFANI. Jejo. Montalto, pag. 203, 212, 225, 227 (da Sra.). 1889. — —_ NevianiI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sre.). Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.). Pliocene sup. — Archi (sicil., Sed.; postpl., De Ster.), Monasterace (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.; ast. litt., Nev.). 2a p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.). Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.). [51] A. NEVIANI 165 Reuss (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 94, tav. XI, fig. 15; — Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 45, tav. X, fig. 9) eD’ORBIGNY ( Terr. crét., V, pag. 398) tengono IM. papyracea Rss. come specie distinta. Per la prima volta il Warers (Bruccolì, pag. 4 [estr.], tav. XXI, fig. 3) l’indicò come varietà della M. andegavensis Micnn.; più tardi il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 17 [estr.]) seguendo il concetto del WatERSs la considerò come varietà delle Micropora nobilis Esp. che è sinonimo a lMicr. impressa Motn. SEGUENZA (0. c., pag. 199) osservava che la M. papyracea Rss. gli sembrava ben distinta dalla M. andegavensis alla quale l’associava il WarERS. A pag. 328, dice che gli esemplari siciliani di Monasterace ed Archi, rispondono bene come ii tipo così alla figura e descrizione data dal Warers. Finalmente a pag. 368, ripetendo le osservazioni precedenti, aggiunge “ ma parmi che essa distinguesi per la forma allargata o romboidale delle cellule, per difetto di cellule trasformate in avicolari, e per altri particolari ,. Può, forse, essere stata confusa con la M. coriacea Esp. Molto probabilmente questa varietà è stata compresa nella specie vivente nel Mediterraneo ed altrove; fossile dal miocene. Sottogen. Manzonella JurLieNn (gen.) 1888. 52. Micropora [Manzonella] exilis Manzoni (Membranipora) 1865, var. incisa Secuenza 1879. Tav. XVI [I], fig. 23. 1879. Membranipora andegavensis var. incisa Secuenza. Form. terx., pag. 198, tav. XV, fig. 2. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Mantengo la varietà stabilita dal SEcuENZA, ma la riferisco alla Membranipora exilis MANZONI (2.% contr. brioz. foss. it., pag. 512, tav. I, fig. 1); un semplice confronto delle figure dei due Autori è sufficiente a giustificare questo riferimento. Ho parlato della specie nella mia monografia sui briozoi della Farnesina ecc. (pag. 99) ed ho dato due figure (tav. V, fig. 10, 11), in ciascuna delle quali ho rappresentato un grande avicellario vicario che occupa esattamente il posto di uno dei nomozoeci, anzi qualche volta ne è più grande; di tali avicellari il MANZONI non ne figurò e non ne tenne parola; forse per questo il SecueNzA non ebbe termini sufficienti di con- fronto, ed attribuì ad altra specie le sue colonie, ove egli figura due distintissimi di tali avicellari vicari. Nel mio citato lavoro della Farnesina, ho segnato a sinonimo della specie del Manzoni la Membr. regularis Naxras (Br. Mod. e Piac., pag. 19, tav. XV, fig. 3), il quale figurò bensì detti avicellari, ma non ne fece parola nella descrizione. Ora la var. del SEGuENZA si distingue dalla specie tipica per la regolarità di distribuzione di essi avicellari, e per la forma della opesia che è a guisa di lunga fenditura. Notisi che Membr. exilis Manzoni (ora Micropora) nulla ha che fare con Membranipora exilis Hxs. (Pol. Queen Charl. Isl., pag. 39, tav. XX, fig. 1). La specie si è trovata fossile nel pliocene di Volterra, di Castell’ Arquato, e nel pliocene superiore della Farnesina. Sottogen. Gargantua JuLLIEN (gen.) 1888. 53. Micropora [Gargantua] cucullata Reuss (Cellaria) 1847. 1879. Vincularia cucullata Secuenza. Form. terx., pag. 84. Miocene. — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.). 166 A. NEVIANI [52] In Warers (N.-It. Br., pag. 15) è riportata la sinonimia di questa specie del Reuss; io ho creduto riferirla al gen. Gargantua JuLLieNn (Cap Horn, pag. 18), cui dò valore di sottogenere, così caratte- rizzato: Opesia anteriormente persistente, porta posteriormente due piccole incisure arrotondate per il passaggio dei tendini delle fibre muscolari parietali. La specie non è stata trovata vivente; fossile si rinvenne in Italia nel Veneto dal Reuss (Cellaria cucullata, Vinceularia Haidingeri), dal GortARDI (Bi/lustra sulcata); a Pianosa dal Giori (/Salicornaria cucullata); il SEGUENZA la trovò rara in frustoli molto compressi nelle formazioni elveziane di Ambutì e Benestare. 54. Micropora [Gargantua] hippocrepis GoLnruss (Cellepora) 1884. 1879. Membranipora bidens Secuenza. Form. terx., pag. 80, 128, 198, 368. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 227 (da SEG.). » Micropora bidens —_ L.c., pag. 147, 218. 1895. — _ Neviani. Br. neox., II, pag. 228. Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SeG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SeG.), Presi- naci (NEV.). Pliocene sup. — Carrubare (postpl., DE STEF.). 3 p. d. — Terreti (zancl., SEG.). i Miocene . . — Benestare (tort., elvez., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.), Caria sopra Tropea (tort., De Ster.), Vena (NEV.). Il DE STEFANI (0p. cit., pag. 218) osserva che molte volte l’apertura inferiormente è retta invece di es- sere alquanto curva, ovvero è doppia come nella M. formosa Rss. Questo carattere si vede nella fig. 8; tav. VIII del lavoro “ Form. terz. , di SEGUENZA, ma credo derivi semplicemente da rottura che in taluni individui non si vede. Vivente nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo. Sottogen. Peneclausa JuLLIEN (gen.) 1888. 55. Micropora [Peneclausa] coriacea Esrrr (Flustra) 1791. — Tav. XVI [I], fig. 22. 1895. Micropora coriacea Neviani. Br. neox., II, pag. 228. 1896. = — — L.c., pag. 107. » _ — — Spilinga, pag. 17, fig. 3 nel testo. Postpliocene — Presinaci, Spilinga, S. Costantino di Mileto (NEv.). Pliocene sup. — St. Onofrio (NEv.). Hixcxs (Brit. Mar. Pol., pag. 174) e JeLLY (Sin. catal., pag. 176, n. 1126) non ricordano questa specie come fossile, ed io non conosco, come tale, altro che la citazione del: Waters (N.-Ital. Br., I pag. 13, tav. II, fig. 9) che la trovò fossile nel bartoniano di Brendola, Montecchio Maggiore e Val di Lonte. Essa è sinonimo di Membranipora gracilis Rss. (non MunsT. in “ Crosara , pag. 291, tav. XXIX, fig. 13) raccolta a Priabona. [53] A. NEVIANI 167 Waters (7. c., pag. 13) cita fra le località fossilifere la Calabria (plioc.) riferendosi al MAnzoNI; ma nelle contribuzioni del Manzoni non vi è, per località calabresi, ricordata alcuna specie che si possa ri- portare a IMicr. coriacea EsP.; vi è bensì una Membr. Smitti Mxz. (4. contr., pag. 333, tav. III, fig. 16) ma questa (vedi oltre) va riferita ad Hippoporina complanata Norm. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dall’eocene. . XVI. Gen. Melicerita Mine Epwarps 1836. 56. Melicerita fistulosa Linnro (Eschara) 1758. — Tav. XVI [I], fig. 24-27. 1870. Salicornaria farcinvinoides Manzoni. 4.0 contr. Br. foss. it., pag. 326, tav. I, fig. 1,2. 1877. = — Warers. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16. 1879. —_ — SecuENZzA. Morm. terx., pag. 79, 127, 196, 294, 327, 367. 1882. _ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 137, 186, 191, 202, 208, 213, 215, 225, 227, 229 (da SEG.); pag. 216 (da War.); pag. 230, 231 (da Mz.); pag. 217 (De Srerr.). 1887. — — Neviani. /.° contr. geol. Cat., pag. 181. 1889. — — — 3. contr. geol. Cat., pag. 141, 152 (da Sra.). 1895. Melicerita fistulosa NevianI. Br. neox., I, pag. 114, 118; idem, II, pag. 228. 1896. — — — L.c., III, pag. 108. » _ —_ — Spilinga, pag. 18. ' Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., Sec.), Gallina (saar. z. inf., Se.; postpl., De STEF.), Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Ravagnese e Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.), Altipiani del Monteleonese, Presinaci, S. Maria di Catanzaro, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SeG.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni, Cannitello, Pan- tani, Archi (sicil., SEc.; postplioc., DE StEF.), St. Onofrio (NEv.), Prumo presso Nasiti, Carrubare (DE STEF.). P p. d. — Gallina, Ardore, Bianconuovo (ast., Sec.), Valanidi (ast., SEc.; postpl., DE STEF.), Ardore, Palmi, Portigliola, Gerace, Testa del Prato, Terreti (zancl., See.), Semi- nara (zancl., See.; tort., De STEF.), Stilo (zancl., Sea.; tort., DE STEF.; ast., NEV.), S. Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.). Nel 1895 studiando i briozoari fossili della Farnesina, Monte Mario ecc., presso Roma (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ecc., pag. 99, 100), feci notare in quei depositi oltre alla presenza della M. fistulosa LInn., anche quella della M. Johnsoni Bx., da distinguersi dalla S. sinuosa Hass.; e dissi che mai la IM. Johnsoni era stata, come tale, indicata fossile, se ne togli la S. cuspidata Mnz. ( Br. foss. ît., 4.° contr., pag. 327, tav. I, fig. 3), che di quella si doveva ritenere come sinonimo; aggiunsi poi essere mia persua- sione che la IM. Johnsoni doveva trovarsi, nei giacimenti italiani, comune come la MM. fistulosa, ma che con questa era certamente stata confusa. È qui il caso di ripetere la stessa osservazione, e tutte le citazioni fatte, specialmente dal SEGUENZA, devono certo andare considerate come doppie, e cioè come se in quelle citate località si fosse trovata e la M. fistulosa e la IM. Johnsoni. Possiamo poi ritenere che quest’ultima specie si rinvenga reflmente 168 A. NEVIANI [54] sino dal miocene, in quanto che io (DE ANGELIS e NEVIANI, Corallariî e briozoi neogenici di Sardegna, 1897, Boll. soc. geol. it., vol. XV, pag. 583) l’ ho osservata fossile nel miocene di Sardegna. La M. fistulosa vive nel Mediterraneo ed è diffusa negli altri mari; è fossile dall’ eocene. 57. Melicerita Johnsoni Busx (Nellia) 1866. 1896. Melicerita Johnsoni NevianI. Spilinga, pag. 18, fig. 4 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEV.). Per questa specie, vedi quanto ho detto precedentemente (Mel. fistulosa). Essa è vivente nel Medi- terraneo e nell'Atlantico; fossile dal miocene. 58. Melicerita sinuosa Hassani (Farcimia) 1841. 1882. Cellaria sinuosa De Sterani. Jejo Montalto, pag. 180. Pliocene — Gerace (DE STEF.). Temo che questa citazione del De SrEFANI si debba riferire alla M. Johnsoni Br. La €. sinuosa Hass. sarebbe fossile dal pliocene, e vivente nell'Atlantico. 59. Melicerita Charlesworti Mine Epwarps (1836). 1877. Melicerita Charlesworti Seuenza. Form. terx., pag. 208. Pliocene — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). La specie istituita dal Mirne Epwarps (Sur un nowv. gen. d. Polyp. foss. ecc.) per esemplari del Crag di Sudbourne, è citata solamente allo stato fossile; non si conosce vivente. XVII. Gen. Cupularia Lamouroux 1821. 60. Cupularia canariensis Busx 1858. 1879. Cupularia canariensis Secuenza. Form. terx., pagg. 131, 371. 1882. — —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da SEG.). Postpliocene — Bovetto (De StEF.; saar. zona sup., SEG.). Miocene. . — Benestare (tort., SEa.). Specie rara nei depositi neogenici calabresi. Essa è fossile dal miocene e vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. 61. Cupularia umbellata Derrance (Lunulites) 1815. 1879. Cupularia umbellata Secuenza. Form. terz., pag. 131, 296, 371. » _ Qweni — L.c., pag. 371. » —_ Haidingeri — L.c., pag. 84, 131. » —_ intermedia — L.c., pag. 53, 61. 1889. — — NEVIANI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 137 (da Srs.). [55] A. NEVIANI X 169 Postpliocene — Bovetto (saar. zona sup., SEG.). Pliocene p.d. — Gallina (ast., SEa.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEc.), Guardavalle (langh., SEG.; mioc., Nev.), Stilo (aquit., SEG.). La specie, con le sue warietà che hanno dato origine «alle specie intermedia, Oweni, Haidingeri, ed altre, si trova non molto comune nei depositi calabresi. Essa è più nota ai briozoologi come fossile (dal faluniano) che vivente (Atlantico). Per la riunione della ©. intermedia Mocntt., alla C. umbellata DEFR. vedi quanto ho scritto nella monografia sui Briozoò della Farnesina ece., pag. 101. 62. Cupularia reussiana Manzoni 1869. 1378. Cupularia reussiana Waters. Bruccoli, pag. 76. 1879. — — Secuenza. Morm. terx., pag. 131, 208. 1895. — — NevianI. Br. neox., I, pag. 115. Postpliocene — Ravagnese (Nev.). Pliocene sup. — Amato (War., NEv.). Miocene . . — Benestare (tort., SEc.). Sembra che questa specie sia nelle Calabrie più frequente che le precedenti, ad ogni modo non rag- giunge la quantità enorme che si rinviene a Monte Mario e all’ Acquatraversa presso Roma (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ecc., pag. 102). Alla breve sinonimia di questa specie, aggiungo: Lunulites pocillun ScAccHI (1835 Conch. e zoof. foss. di Gravina, pag. 67, tav. II, fig. 7 e 9). La specie (Cupularia e Discoflustrella doma D’ORB.) è vivente sulle coste d’Algeria e alla Florida; è fossile solo dal miocene. Fam. Cribrilinideae. XVIII. Gen Membraniporella Sw 1873. 63. Membraniporella nitida Joxnsrow (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia eximia Secuenza. Form. terz., pag. 203, tav. XIV, fig. 23. 1884. Membraniporella nitida Bancrs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266. Pliocene — Terreti (zancl., SEe.). SEGUENZA nel dare i caratteri della ZL. eximia, considerata come nuova specie, non accenna ad alcuna affinità. Hincgs riconobbe il valore dell’ esemplare raccolto mella sabbie zancleane di Terreti, e lo riferì a Membraniporella nitida. Warers (Membraniporidae, pag. 661) fa notare che in Membraniporella l’opercolo non è in alcun modo congiunto colle costole che si inarcano sopra la membrana anteriore, mentre in Cribrilina le co- ‘stole sono esse che formano la parete anteriore, e l’opercolo completo si adatta all'apertura calcarea corrispondente. Per tale affinità i due generi debbono essere allontanati fra loro, avendo Membranipo- rella maggiori .affinità col quinto gruppo delle Membranipore. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 22 170 A. NEVIANI [56] Essa è rarissima allo stato fossile; alla sopracitata località calabrese, vanno aggiunte solamente: Farnesina, pliocene sup. (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ecc., pag. 102); Napier e Waipukuran nella Nuova Zelanda, pliocene (Waters, Br. cheil. N.- Zealand, pag. 52). Ne posseggo un frammentino di colonia, con pochi zoeci ben conservati, del calcare grossolano ad Amphistegina del pliocene sup. di S. Frediano presso Parlascio (prov. di Pisa). È vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari della Nuova Zelanda. XIX. Gen. Cribrilina Gray 1848. 64. Cribrilina radiata Mor. (Eschara) 1803. . 1879. Lepralia scripta —Secuenza. HMorm. terz., pag. 83, 200, 295, 328, 368. 83290 _ Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 225, 230 (da Sra.). 1877. —_ —_ var. perforata Secuenza. L. c., pag. 368. 1882. — — var. perforata De Srerani. L. c., pag. 227 (da Sre.). a 1879. _ cribrillina? Secuenza. L. c., pag. 203. » — planicosta _ L.c., pag. 200, 328, 369. 1882. — —_ De Srerani. L. e., pag. 191, 230 (da Sra.). >» Cribrillina radiata _ L.c., pag. 218. 1895. Crobrilina radiata —Neviani. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 228. 1896. — — —_ L.c., III, pag. 108. » = _ —_ Spilinga, pag. 19. 1882. Cribrillina scripta De Srerani. L. c., pag. 144, 145. Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SeG.), Bovetto (saar. zona sup., SEG.), Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De StEF.), Ravagnese, Altipiani presso Monteleone, Presi- naci, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Pantani (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carru- bare (DE StEF.), St. Onofrio (NEv.). s p.d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). . Miocene . . — Ambutì, Malochia, Monteleone (elvez., Sea.), Vena di Mezzo e Pulcinella ai Pioppi presso Monteleone (tort., De STEF.), Punta di S. Arena, Tono sopra Rombiolo (Nev.). Molto intricata è la sinonimia di questa specie, e non sempre è facile farsi un concetto esatto per la separazione delle specie e delle varietà, perchè spesso si rinvengono forme che passano l’una all’altra. Certamente uno studio paziente delle Cribrilinidae sarebbe molto utile. JULLIEN colla sua memoria “ Zes Costulides ,, Nouv. fam. d. Bryoz., (B. S. zool. d. France, 1886, pag. 601-620), ha con nuovi concetti pro- posto la formazione di 17 generi; alcuni di questi, come: Scorpiodina, Colletosia, Ubaghsia ed altri, hanno certamente un valore generico; ma ad altri come: Lyrula, Puellina, Figularia si può dare al più il va- lore di sottogenere; d’altronde il lavoro del JULLIEN, non è completo giacchè non passa in rassegna tutte le specie viventi e fossili conosciute del gruppo. Ritornando alla nostra specie, e pur rimanendo nel limite delle memorie sopra citate nella biblio- grafia, troviamo, qua e là, le seguenti osservazioni: [57] A. NEVIANI 171 SEGUENZA, pag. 83: Z. scripta, colle variazioni indicate da Rss. e Mnz. Ip., pag. 200: L. seripta, molto variabile per il numero e prominenza delle coste, per la presenza o assenza dei grandi avicolari. SEGUENZA, pag. 328: L. scripta, presenta variazioni per le quali fa credere che dovrebbe associarsi alla L. innominata, come opina il WareRs. SEGUENZA, pag. 368: L. scripta, var. perforata, var. ornata di grosse perforazioni disposte con rego- larità negli spazi intercostali. SEGUENZA, pag. 200: L. planicosta Sea. = L. scripta? Mxz., si distingue dalla sp. del Mwz. (Castrocaro II, 25) peri zoeci molto appianati, per le coste numerose, poco sporgenti e disgiunte da linee impresse. DE STEFANI, pag. 144: Cribrillina scripta, le forme mioceniche rispondono sempre alla L. scripta Rss. senza poro sottoboccale. DE STEFANI, pag. 218: Cribrillina radiata, in questa specie ancora vivente, si distingue sempre un poro sottoboccale. Per semplificare alquanto, ho tenuto distinte alcune forme, che vengono qui appresso indicate come varietà. Presa nel suo insieme, specie e varietà, la troviamo vivente in tutti i mari; e fossile sino dal cretaceo. 65. Cribrilina radiata Mor, var. innominata Couvca (Lepralia) 1844. — Tav. XVI [I], fig. 29. 1878. Lepralia innominata Warers. Bruccoli, pag. 7. 1879. — — SeGuENzA. Form. terx., pag. 83, 200, 295, 328, 368. 1882. —_ _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 229 (da Sra.). 1889. _ — NevianI. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Srs.). 1879. — mitrata e var. radians Secuenza. L.c., pag. 203, tav. XV, fig. 8,84. 1884. — — Hinxs. Note on Prof. Seguenza, pag. 266. Postpliocene — Reggio (War.: saar. zona inf., See.), Bovetto (saar. zona sup., Sec.), Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De STEF.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sieil., SEe.; postplioc., De Ster.), Monasterace (sicil., SEc.; ast. litt., NEV.). 3 p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti e Testa del Prato (ast., Sra.), Piani della Melia (ast., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.). SEGUENZA (l. c., pag. 203) distinse come nuova specie la L. mitrata e var. radians, dalla L. innomi- nata, perchè i zoeci sono più grandi, ornati di costole prominenti in piccolo numero, radianti e disgiunte da solchi profondi; il margine fortemente crenato; ovicellario papilloso; il peristoma è considerevolmente inspessito, con quattro granuli per l'inserzione di spine orali. Ma Hinxs notò già (7. c., pag. 266) che le differenze citate dal SEcUENZA non erano sufficienti per fondare una nuova specie. 66. Cribrilina radiata MoLr, var. vascula Manzoni (Lepralia) 1875. 1879. Lepralia vascula SecuenzA. Form. terx., pag. 83, 203. Pliocene — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). 172 A. NEVIANI [58] Mentre gli autori recenti uniscono del tutto la specie del Manzoni a quella del Mot, io la distinsi già (NEVIANI, 2.° contr. brioz. foss. it., pag. 119) come una varietà. Nel riportare qui essa varietà, noto come i caratteri del solo zoecio, indipendentemente cioè dal cenecio areolato, sieno quelli della L. innominata; talmente che si potrebbe pure considerare come sottovarietà di quest’ ultima. SEGUENZA (0. c., pag. 203) dichiara che i suoi esemplari sono esattamente identici a quelli di Castrocaro (MAnzonI, Castrocaro, pag. 27, tav. V, fig. 56). 67. Cribrilina radiata MoLL, var. rarecostata Rruss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia rarecostata Secuenza. Form. terz., pag. 83, 203. » — ‘èntricata — L.c., pag. 329, tav. XVII, fig. 32. 1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEe.; postplioc., DE STEF.). 5 p. d. — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). Per la sua nuova specie L. intricata, il SEGUENZA dà i seguenti caratteri: i piccoli zoeci sono come squamette incrostanti, che hanno una carena mediana più o meno distinta, da dove irradiano cinque 0 sette costole irregolari e prominenti. La bocca più o meno arrotondata trovasi sovente infossata allorchè i zoeci sono più sporgenti. Nel 1895 in una mia nota sui briozoi postpliocenici di Galatina in Terra d’Otranto (Br. neoz., I pag. 112) feci già osservare che la specie del SEGuENZA doveva considerarsi come sinonimo della L. ra- diata, e precisamente come un esemplare in avanzato stadio di calcificazione. Mantenendo gli apprezza- menti allora fatti, riunisco la predetta forma alla var. rarecostata Fss. per il numero esiguo di coste. Per gli esemplari del zancleano, il SEGUENZA (0. c., pag. 203) osserva che convengono più o meno bene colla forma tipica del bacino di Vienna (Rss., Br. Oest. Ung. Mioc., pag. 166, tav. I, fig. 8), dalla quale differisce quella che vi riporta il MAnzoNnI (Castrocaro, pag. 28, tav. VI, fig. 76). Sottogen. Figularia JULLIEN (gen.) 1886. 68. Cribrilina [Figularia] figularis Jonnsron (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia Haueri Secuenza. Form. terx., pag. 83, 204. 1882. — — DeSterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sre.). 1895. Cribrilina figularis Neviani. Br. neox., II, pag. 228. 1896. — _ — L.c., III, pag. 108. Postpliocene — Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Piscopio pr. Monteleone (NEv.). 3 p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene — — Ambutì, Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEc.). Specie elegante quante altre mai; frequente allo stato fossile sino dal miocene: vivente nel Medi- terraneo e nell'Atlantico. [59] A. NEVIANI 173 SEGUENZA (0. c., pag. 204) per gli esemplari zancleani nota che variano negli ornamenti e nel grado di scultura dei zoeci, essendochè in molte colonie questa è quasi interamente scomparsa. Le variazioni indicate dal SecuENzA dipendono dalla diversa età dei zoeci, giacchè questi divenendo più adulti, l’ectocisti si calcifica sempre più obliterando molti dei dettagli di scultura che si osservano nei zoeci giovani; fenomeno questo comunissimo fra i briozoari ed altri organismi. Buone e distinte figure di questa specie si possono vedere in MAnzoNI (Castrocaro, pag. 30, tav. V, fig. 55 — L. Hauerì), Hincks (Br. Mar. Pol., pag. 196, tav. XXVI, fig. 5-7) e NevranI (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 103, tav. V, fig. 22). 69. Cribrilina [Figularia] elegantissima Sreuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVI [I), fig. 28. 1379. Lepralia elegantissima Secuenza. Form. terx., pag. 83, tav. VIII, fig. 11. 1884. — — Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 265. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). Indubbiamente le figure che più si accordano colle specie del SeguENZA sono: Cribrilina figularis in SMITT (Flor. Br., tav. V, fig. 111, 112) e Cr. radiata form. innominata in Hincxs (Brit. Mar. Pol., tav. XXV, fig. 2); e l’Hincxs nel citato lavoro “ Note on Prof. G. Sequenza ,, così scrive: “ Questa specie (L. elegantissima “ SEG.) si riferisce senza dubbio alla Cribrilina radiata Mont forma innominata Couca. La sp. è variabile, “ma la forma miocenica di SEGUENZA non si diparte in nessun punto essenziale dal tipo. Essa concorda “ molto colla L. innominata pliocenica di MAnzoNI. I caratteri presi come distintivi dal SEGUENZA sono affatto “ insignificanti. Egli osserva che L. elegantissima è assai affine a L. radiata e L. figularis e più special- “ cialmente alla forma della Florida. Questa specie però non è la vera L. figularis, ma puramente una var. “ della L. radiata alla quale deve riferirsi certamente la L. elegantissima ,. Nelle mie precedenti memorie e in questa, ho mostrato e mostro grande tendenza ad unire, libe- rando il campo da una quantità di inutili determinazioni, che sono di ingombro e di danno agli studi; ma per la presente specie non mi è possibile seguire il modo di vedere dell’ Hincks, e non solo non aggrego L. elegantissima a Cr. radiata ma, come specie indipendente, la pongo nel gruppo Figularia JuLLIEN (gen.). Hincxs è stato tratto certamente in errore dal confronto della buona figura data dal SEGUENZA, e da me riportata nella tav. XVI [I], fig. 28, con quella sopra citata dell’ HincKs stesso; ma se questa è realmente Cr. innominata, non è una Figularia, come lo è invece la L. elegantissima. JULLIEN (Les Costulides, pag. 608) lo riconobbe, e con la Cr. figalaris JoHNST. ne fece il tipo del suo nuovo genere. In Cr. radiata forma innominata, manca specialmente il poro o tubercolo sul tallone di ciascuna costa; tubercolo che si osserva evidente nella specie del SEGUENZA. SEGUENZA notava l’affinità della sua specie colla L. figularis Smitt; io ne dichiaro la identità. JELLY nel Synonimic Catalogue ecc., pag. 66, al num. 474 segna: “ Cribrilina figularis Sur, Flor. Br., IL 23, This îs not Johnston's species. See Hincks, Brit. Mar. Pol. 196 ,, e cioè, pur riconoscendo che questa specie dello Swrt non è la vera Cr. figularis, non l’assegna ad alcun’altra specie determinata; io senza titubanza la riporto alla specie del SEGUENZA; cosicchè concludo: 1.° Lepralia elegantissima See. è una Cribrilina attribuibile al gen. FigwWaria JULLIEN; 2.° Cribrilina figularis Swrt, dei mari della Florida, è la L. elegantissima SEGUENZA. 174 A. NEVIANI i [60] Sottogen. Puellina JuLLIEN (gen.) 1886. 70. Cribrilina [Puellina] Gattyae Busx (Lepralia) 1854. 1879. Lepralia Gattyae Secuenza. Form. terx., pag. 295. Pliocene — Gallina (Ast., SEG.). Specie rara anche vivente (Mediterraneo, Atlantico), e solamente dal SeeuenzA riscontrata fossile. Il gen. Puellina del JuLLIEN (Les Costulides, pag. 607), da me considerato come sottogenere è stato fondato appunto sulla L. Gattyae Bx. Sottogen. Arachnopusia JuLLIEN (gen.) 1888. 71. Cribrilina [Arachnopusia] punctata Gray 1848. 1879. Lepralia thiara Secuenza. Form. terx., pag. 329, 370, tav. XVII, fig. 57. 1882. _ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213, 227, 230 (da Ses.). 1884. — — Hmmcxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 267. Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., See.), Bovetto e Musala (saar. zona sup. SEG.; postplioc., DE STEF.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., DE STEF.). Che L. thiara See. fosse da riferirsi alla Cr. punctata GrAY, fu già avvertito sino dal 1884 dall’Hinc€s. Per la prima volta viene qui riportata la specie del Gray al genere Arachnopusia JULLIEN, ma con valore di sotto genere. JurLieN nella memoria “ Les Costulîdes, 1886 ,, non considera questo genere, e nella memoria “ Bryo- zoaires du Cap Horn, 1888, a pag. 62, lo stabilisce prendendo per tipo la Lepr. monoceros Bx. (Cat. Mar. Pol., 1854, pag. 72, tav. XCIII, fig. 5 e 6), e lo erige a famiglia: “ Arachnopusidae ,.I caratteri del genere sono i seguenti: “ Orificio trapezoidale; su ciascun lato di esso esiste sia una spina articolata, molto grossa e perforata, sia un avicellario più o meno facile a vedersi; ancestrula membraniporoide, a bordo libero guernito di spine ,. Se questi caratteri convengono a L. monoceros Bx., convengono pure a ZL. punctata GRAY, come si può vedere specialmente nelle figure date dall’ Hincks per questa specie (Brit. Mar. Pol., tav. XXVI, fig. 1-4) ove si possono osservare alcune varietà interessanti che vanno da una nitida Cribrilina (fig. 4), a forme nelle quali le perforazioni non sono più in serie trasversali (fig. 1 e 2). Convenendo così che L. punctata GraY può con L. monoceros BK., appartenere ad Arachnopusia, e che le due dette specie sono delle Cribrilinae, ne consegue che anche Arachnopusia va posta fra queste. La Cr. punctata è stata trovata vivente nell’Atlantico e nei mari settentrionali; fossile fu osservata solamente nel pliocene inglese. [61] A. NEVIANI 175 Fam. Lepralideae. XX. Gen. Chorizopora Hincks 1880. 72. Chorizopora Brongniarti Aupovn (Flustra) 1826. 1879. Lepralia Brongniarti Secuenza. Form. terx., pag. 83, 201, 295, 328, 369. 1882. — _ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 230 (da Sra.). >» Chorixopora — _ L. c., pag. 218. 1895. — — NevianI. Br. neox., IL, pag. 228. 1896. _ — —_ L.c., III, pag. 108. » —_ — — Spilinga, pag. 21, fig. 5 nel testo. Postpliocene — Reggio (saar. zona inf., SEG.), Bovetto (saar. zona sup., SEe.), Musala (saar. zona sup., SEG.; postplioc., De STEF.), Ravagnese, Spilinga, S. Costantino di Mi- leto, Presinaci (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., De Ster.), Carrubare (post- plioc., De StEr.), St. Onofrio (NEV.). 5 p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEP). Miocene. . . — Malochia (elvez., See.), Punta di S. Arena (NEv.). SEGUENZA per gli esemplari zancleani cita una varietà con zoeci ora uniti ora disgiunti; e per gli esemplari astiani una var. con zoeci molto allontanati, e con gli spazi interposti divisi in piccoli compar- timenti che sporgono in forma convessa. Frequentemente fossile in Italia e fuori, sino dal miocene; vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico. XXI. Gen. Microporella Hincxs 1877. Sottogen. Fenestrulina JuLLIEN (gen.) 1888. 73. Microporella [Fenestrulina] Malusi Aupoum (Cellepora) 1826. 1879. Lepralia Malusi. Secuenza. Form. terx., pag. 295, 328, 370. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da Sra.). 1895. Microporella— NevianI. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 229. 1896. —_ — — L. c., III, pag. 109. 1879. Lepralia coronata Seuenza. L.c., pag. 295, 370, tav. XVII, fig. 6. 1882. _ — De Srerani. L. c., pag. 212, 227 (da Sra.). 1884. Microporella Malusi ‘var. Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Ske.), Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup., See.; postpl., De StEr.), Presinaci, S. Costantino di Mileto, Vallelonga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., De Srer.), Carrubare, Amato, St. Onofrio (NEV.). » . p.d. — Gallina (ast., SEG.). 176 A. NEVIANI [62] Hincxs, nelle sue note critiche sul lavoro del SEGUENZA, riconobbe che la L. coronata non era una buona specie, ma andava riferita a M. Malusi, della quale non era che una varietà; dipendendo le lamine del- l’oecio da avanzata calcificazione, non è il caso di tenere distinta tale varietà con un nome speciale. Specie comune nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene. 74. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo (Cellepora) 1759. 1869. Lepralia ciliata "Manzoni. 3.2 Contr. Br. foss. it. , pag. 939. 1879. — — Secuenza. Form. terz., pag. 81, 129, 202, 295, 328, 369. 1882. — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da Sra.). 1878. — —_ Warers. Bruccoli, pag. 5. 1885. —_ — Lovisaro. Riassunto terr. terx. Cat., pag. 31. 1882. Microporella — De SreranIi. L. c., pag. 230, 232 (da Mwz.), pag. 219 (De Ster.). 1884. — — Hmcxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266. 1895. — —_ Neviani. Br. neox., I, pag. 115. 1896. — — — L.c., III, pag. 109. » — _ — Spilinga, pag. 22. 1879. Lepralia pleuropora Secuenza. Form. terx., pag. 81, 202. » —_ calabra — L. c., pag. 201, 328, 369, tav. XV, fig. 6. 1882. — — De Srerani. L. c., pag. 191. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SeG.; plioc., War.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Borgia, Caraffa (Lov.), Spilinga, S. Costantino di Mileto, Pre- sinaci (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postpl, De Ster.; plioc., Mxz.), Car- rubare, Cannitello (plioc., Mnz., War.; postpl., De Srer.), St. Onofrio (NEv.). p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Malochia (elvez., Sec.), Vena, Punta di S. Arena (NEv.). Questa specie si rinviene ora citata come rara, ora comune, nei depositi calabresi, in generale si può dire sia abbastanza frequente. Le varietà principali, che però non conviene distinguere con denominazione propria, sono:- MANZONI, /. c., pag. 939, tav. III, fig. 14; var. zoooecis superficie laevi; poro vibraculifero centrali; spinis ad aperturam nullis; portamento celleporoide. SEGUENZA, Î. c., pag. 201, tav. XV, fig. 6; sulla quale l’Aut. fondò la sua specie L. calabra. ‘ La M. ciliata è vivente nel Mediterraneo e quasi cosmopolita; fossile non sembra scendere oltre al miocene. 75. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linneo, var. Castrocarensis Neviani 1895. 1895. Microporella ciliata var. Castrocarensis NevianI. Br. neox., II, pag. 229. Postpliocene — Presinaci (NEv.). Pliocene p.d. — Gallina (Nev.). [63] pag. A. NEVIANI ILX% Stabilii questa varietà nello studio dei briozoi fossili della Farnesina (NEVIANI, Br. foss. Farnesina, 105), e rinvenni poscia oltre che a Presinaci, anche a Parlascio, a Bordighera e ad Anzio. Una var. consimile non è stata indicata vivente; è fossile dal pliocene. 76. Microporella [Fenestrulina] ciliata Linwro, var. Morrisiana Busk Cetina) 1859. Tav. XVII [II], fig. 6. 1879. Lepralia Morrisiana Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295, 328, 369. 1882. — — Dr SteFANI. Jejo Montalto, pag. 212, 227, 230 (da Sre.). 1887. — NeviAnI. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 181. 1896. DA ella ciliata var. Morrisiana NEVIANI. Ga pag. 23, fig. 6 nel testo. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.), Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., Sec.; postpl., De Ster.), Altipiani del Monteleonese, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.). Vi p.d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE Sam), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.). Nel sopra citato mio lavoro sui briozoi postpliocenici di Spilinga, posi in raffronto i caratteri della specie tipica con quella del Busk, per cui conveniva considerare quest’ultima come varietà. Essa, come la precedente, non è stata ancora indicata come vivente: è fossile dal pliocene inferiore. 77. Microporella [Fenestrulina] Barrandei Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia Barrandei Secuenza. Form. terx., pag. 81. Miocene — Malochia (elvez., Skc.). Nella memoria del 1847 (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 92, tav. XI fig. 9) il Reuss, chiama questa specie Cellepora Barrandi, modificata poi in Lepralia Barrandei nel 1874 (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 12, tav. pas. V, fig. 7,8); fossile nel calcare di Leitha di Eisenstadt in Ungheria. 78. Microporella [Fenestrulina ] inamoena Reuss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia inamoena Sequenza. Form. terx., pag. 81, 129. Miocene — Benestare (tort., Sea.), Ambutì e Malochia (elv., SEG.). Questa specie, che non rammento venga citata da altri, fu istituita dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., 13, tav. V, fig. 1) per esemplari del miocene presso Baden. Sottogen. Haeckelia NEvIANI 1895. 79. Microporella [Haeckelia] violacea Jonnsron (Lepralia) 1849. 1879. Lepralia violacea SecueNnza. Form. terx., pag. 82, 129, 295, 328, 369. 1882. —_ — Dx Sreram. Jejo Montalto, pag. 215, 225, 227, 230 (da Sra.). IE => — Neviam. 3. contr. geol. Cat., pag. 152. » — _ — 4“contr. c. s., pag. 450. 1884. Microporella violacea Hincxs. Note on Prof. Seguenza, pag. 265. 1895. —_ —_ —_ Br. neox., IL pag. 118, 122. » — — — L. c., II, pag. 229. 1879. Lepralia radiato-foveolata Secuenza. L. c., pag. 129, tav. XII, fig. 20. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 23 178 A. NEVIANI [64] Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SeG.), Bovetto (saar. z. sup., Skc.), Musala, Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postplioe., De Ster.), S. Maria di Catanzaro, Caraffa, S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postplioc., De SteF.), Carrubare (NEv.). S p. d. — Gallina (ast., SEG.). Miocene. . . — Benestare (tort., SEa.), Monteleone (elvez., SEG.). La specie tipica è relativamente comune nei vari depositi calabresi; la varietà che diede origine alla L. radiato-foveolata del SecuENZA fu riscontrata rarissima nelle argille tortoniane di Benestare. HincEs (1. c.) per primo fece notare la identità della specie del SEGUENZA con quella del JOHNSTON. È questa una delle forme incrostanti più comuni nei nostri mari, nell'Atlantico e altrove; è fossile dal miocene. È 80. Microporella [Haeckelia] violacea Jonnsrow, var. transilvanica Rruss (Cumulipora) 1877. 1879. Cumulipora transilvanica Secuenza. Form. terx., pag. 130. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Basta confrontare la descrizione ed il disegno dato dal ManzonI per questa specie (Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 5, tav. II, fig. 7) per persuadersi che Cumulipora transilvanica Rss. non è che una Mîcr. violacea JORNST.; più che la forma del briozoario, o la grandezza e convessità dei zoeci, consigliano tenerla distinta come varietà, la presenza di un doppio poro vibracellare od avicellare. Non so che una forma consimile sia stata da altri indicata fossile o vivente. Sottog. Reussina NevianI 1895. 81. Microporella [Reussina] polystomella Rruss (Eschara) 1847. — Tav. XVII [II], fig. 1-3. 1877. Eschara polystomella Secuenza. Form. terx., pag. 84. 1882. Lepralia — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 219. 1895. Microporella — Neviani. Br. neox., II, pag. 229. 1896. —_ — — L. c., III, pag. 109. » — _ — Spilinga, pag. 26, fig. 9 nel testo. 1877. Eschara lichenoides Seguenza. L. c., pag. 208, 296, 329, 371. 1882. — —_ Dr Sterani. L. c., pag. 207. 216, 225 (da Sra.). » Lepralia — — L.c., pag. 219. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Presinaci, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pantani, Archi (sicil., SeG.; postpl., De Ster.), Carrubare (De SteF.), St. Ono- frio (NEV.). AS p. d. — Gallina (ast., SeG.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene. . .— Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). [65] A. NEVIANI 179 Intendo ascrivere a questa specie la Eschara lichenoides Mvnz. (Castrocaro, pag» 37, tav, V, fig. 64), l'Eschara polystomella Mxz. (Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 15, tav. VIII, fig. 26), l’Eschara Pallasti Hex. (Br. Adriat., pag. 115, tav. III, fig. 1, 2); e non l’Adeonella lichenoides Bx. (Challenger), 1 Eschara liche- noîdes, LAmx., M. Epw. ecc. con la quale, in causa della sinonimia, venne confusa. La nostra specie, abbastanza comune nei depositi calabresi, è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlan- tico, ed è fossile dal miocene. Sottogen. Calloporina NEevianI 1895. 82. Microporella [Calloporina] decorata Rruss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia decorata Sequenza. Form. terx., pag. 81, 199, 294. 1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Src.). 1887. — — — Neviani. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 181. 1882. Microporella decorata De Srerani. L. c., pag. 219. 1896. _ — Neviani. Spilinga, pag. 27, fig. 10 nel testo. 1879. Lepralia Sturi Secuenza. L. c., pag. 82. » — formosa Seuenza. L. e., pag. 82, tav. VIII, fig. 12. » == — var. biarmata Secuenza. L. c., pag. 199, tav. XIV, fig. 22. 1882. — —_ — De Srerani. L. c., pag. 191. Postpliocene — Altipiani del Monteleonese (Nev.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (DE STEF.). p. d. — Gallina vast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene ... — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.), Vena (NEV.). » Seguo, nella sinonimia sopra riportata, il concetto di sintesi già usato da altri specialisti. Quanto alla specie del SeGuENzA: Lepralia formosa e var. biarmata, lo stesso autore (. c., pag. 82) riconosce l’affinità colla L. Sturì Rss. (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 162 [22], tav. V, fig. 11) della quale, aggiunge, po- trebbe essere una insigne varietà. In Calabria è maggiormente frequente nel zancleano e nell’ elveziano (SEc.). La specie, o forse anche una sua varietà, trovasi vivente a Madeira. È fossile dal miocene. Sottogen. Adeonella Busx (gen.) 1884. 83. Microporella [Adéonella ] coscinophora Reuss, var. pliocenica Secuenza (1879). Tav. XVII [II], fig. 7. 1879. Eschara coscinophora var. pliocenica Secuenza. Form. terz., pag. 296, tav. XVII, fig. 7. 1882. — — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 212 (da SrG.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., SeG.; postplioc., DE STEF.). La varietà del SecuENZA si distingue dal tipo (Reuss, Oberoligocins, pag. 642, tav. XII, fig. 1,2; — Ip. Septarienth., pag. 186, tav. XI, fig. 1, 4) specialmente per questi caratteri: zoeci. con le estremità incurve e prominenti; raramente sono ben circoscritte in tutta la loro periferia; l’infossamento centrale 180 A. NEVIANI [66] presenta talvolta una unica apertura grande o piccola, oltre le due superiori, ovvero vari forami molto variabili in numero ed in grandezza, talvolta molto piccoli, e disposti in un incavo molto allungato e non già circolare come nella forma miocenica, ed in numero molto minore che in quella. La specie forse non è che la Adeonella (Lepralia) distoma Bx. (Challenger, pag. 187, fig. 56 e 57 nel testo) vivente nell’ Atlantico. 84. Microporella [ Adeonella] reticulata Srauenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 4. 1879. Eschara reticulata SeGueNnzA. Form. terx., pag. 131, tav. XII, fig. 24. Miocene — Benestare (tort., SEa.). Stabilita questa specie dal SecuENzA, con esemplari raccolti nelle argille tortoniane di Benestare, non venne ancora riscontrata altrove. Essa è così caratterizzata dal suo scopritore: “ Mostrasi in fram- menti di rami abbastanza compressi nei quali i zoeci di forma allungata e pressochè rettangolari sono disposti con molta regolarità sopra linee rette e parallele. La frontale appianata presenta alla superficie un’elegante reticolazione a maglie un po’ disuguali, in fondo a ciascuna delle quali apresi un largo forame (origello), e perciò la parete è perforata. La bocca circolare si apre sopra una prominenza che costituisce un cercine rotondato attorno ad esso. Immediatamente sotto la bocca vi ha un incavo profondo, ovale, in fondo al quale apresi un largo forame anch’esso ovale; fra questo e la bocca ve ne ha un secondo di forma semilunare. Affine alla E. diplostoma PHIL. ,. Sottogen. Diporula Hincks (gen.) 1879. 85. Microporella [Diporula] verrucosa Prack (Eschara) 1868. 1879. Eschara verrucosa Secuenza. Form. terx., pag. 329, 371. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216, 225, 230 (da Src.). » Diporula — _ L. c., pag. 225 (da War.). 1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 122; idem, II, pag. 229. 1896. Microporella verrucosa Neviani. Spilinga, pag. 24. 1897. Eschara columnaris SecueNzA. L. c., pag. 208, 296. 1882. — - De Srerani. L. c., pag. 208, 212 (da SrG.). 1878. — lunaris Warers. Bruccoli, pag. 12. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Sec.), Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Srer.), Parere presso Archi (De Ster.; plioc., War.), Ca- raffa, Presinaci, Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Archi, Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEr.), Carrubare (NEv.). ni p. d. — Gallina, Valanidi (ast., Sec.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.). Nei lavori italiani ove sieno citati dei briozoari, questa specie è più comunemente conosciuta col nome di Eschara columnaris MANZONI (Castrocaro, pag. 36, tav. V, fig. 65) della quale, figure assai esatte sono state date dal PrrcENs (Br. Ehodos, pag. 23, tav. I, fig. 1) e dal Namias (Br. Mod. e Piac., pag. 31, tav. XV, fig. 4-7). Trovasi vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; è fossile dal pliocene. [67] A. NEVIANI 181 86. Microporella [Diporula] Manzonii Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 5. 1896. Microporella Manzoni NevianI. Spilinga, pag. 25, fig. 7 nel testo. Postpliocene — Spilinga presso Monteleone (NEV.). Stabilii la presente specie con alcuni frammenti della sopra nominata località; essi presentano i se- guenti caratteri: zoeci subesagonali o subromboidali a contorno curvilineo, senza rilievi che separino gli uni dagli altri; orificio semicircolare con labbro inferiore sinuoso convesso; fenestrula mediana piccola subcircolare; frontale pianeggiante rugulosa sporgente nella porzione distale. Zoecio cilindroide, dicotomo, alle volte lievemente schiacciato. 87. Microporella [Diporula] gastropora Reuss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia gastropora Secuenza. Form. terx., pag. 82. Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). Oltre alla citazione del SEGUENZA, non si trova, per questa specie, altra che quella del suo scopritore (Reuss, Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 13, tav. VIII, fig. 3), ed osservata fra i fossili miocenici di Forchtenau. 88. Microporella [Diporula] Adae Neviani (Smittia) 1891. — Tav. XVII [II], fig. 8. 1896. Microporella [Dip.] Adae Neviani. Spilinga, pag. 25, fig. 8 nel testo (riport. in Br. neox., III, pag. 118). Postpliocene — Spilinga (NEv.). Distinta questa forma come specie nuova nel 1891 (Smittia Adae, NEVIANI “ Livorno , pag. 127 [31], tav. IV, fig. 7) per due esemplari delle argille postplioceniche di Livorno, la rinvenni di poi nelle sabbie calcaree, egualmente postplioceniche di Spilinga. 89. Microporella [Diporula] Partschi ‘Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia Partschi Secuenza. Form. terx., pag. 83. Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). La specie venne fondata dal Reuss nella memoria Foss. Pol. Wien. Tert. (pag. 92, tav. XI, fig. 8) per esemplari del calcare di Leitha di Eisentadt in Ungheria; e successivamente citata dallo stesso autore (Lepralia Partschì Rss., Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 28, tav. V, fig. 12, 13) per la stessa località. 90. Microporella [Diporula] impressa Aupoun, var. pyriformis Busx (Lepralia) 1859. 1879. Lepralia pyriformis Secuenza. MPorm. terx., pag. 204. Pliocene — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). La specie venne istituita dal Busk (Crag Pol., pag. 51, tav. V, fig. 3) per esemplari del Crag inglese; Hincxs (Br. Mar. Pol., pag. 214) la riportò, come var y, alla Microporella impressa Au. La varietà non sa- 182 A. NEVIANI [68] rebbe ancora stata trovata vivente. È bene notare che la specie dell’Aupovin non si deve confondere con Lepralia (Vincularia) impressa Rss. (Crosara, pag. 276, tav. XXXIV, fig. 2), nè con la IMicropora im- pressa MoLt. Monocerina n. s. gen. NEVIANI 1900. Riunendo giustamente in una sola specie Lepralia (Cellepora) monoceros Rss. con Lepr. (Cell.) cerato- morpha Rss., il PERGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15) ci fa conoscere una strana forma di Microporella, che a dire il vero mi parrebbe potersi prendere come tipo di un nuovo genere. Pur tuttavia riunendola, come fa il PeRcENS, a Microporella, è indispensabile distinguerla almeno in un gruppo a sè, col valore di sot- togenere. Per ricordare la specie tipica, chiamo esso sottogenere Monocerina, del quale i caratteri sono i seguenti: Zoeci giovani con orificio rotondato in alto, tronco inferiormente; frontale con qualche solco irraggiante; sotto l’orificio un mucrone, con un poro speciale di dubbio valore; nei zoeci adulti esso mucrone si sviluppa enormemente, ripiegandosi in alto e sorpassando alle volte in lunghezza lo stesso zoecio; l’orificio allora prende forma inversa, e cioè con bordo rotondato in basso e tronco di sopra, sempre sormontato dal suddetto poro. Le colonie della specie tipica sono incrostanti. 91. Microporella [Monocerina] monoceros Reuss (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia monoceros SeueNnza. Form. terx., pag. 83, 204. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Seg.), 143. 1879 — ceratomorpha Seauenza. L. c., pag. 205. 1882. — — De Srerani. L. c., pag. 191 (da Src.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (De Ster.; zancl., SEG.). Miocene. . .-— Vena di Mezzo presso Monteleone (DE StEr.). SEGUENZA indica come comune la L. monoceros Rss. (Cell. monoc.; Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 80, tav. IX, fig. 24; Lepr. monoc.; Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 30, tav. III, fig. 9) e come rara la L. ceratomorpha Rss. (Cell. cerat.; Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 80, tav. IX, fig. 25; Lepr. cerat.; Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 35, tav. III, fig. 6-8). Queste due specie vanno riunite, come ci insegna il PERGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15). Nella memoria sui briozoi della Farnesina (pag. 124) segnai la L. ceratomorpha fra i sinonimi di Cellepora pumicosa Linn., seguendo l’esempio del Warers (Br. Naples, pag. 198) e della JeLLY (Sym. catal., pag. 57, n.° 394) !). ] I caratteri di questa curiosa specie sono esposti più sopra dove ho parlato del sottogenere Monoce- rina, servendo essa, come tipo. Fossile dall’oligocene al pliocene. Incertae sedis 92. Microporella fistulosa Reuss (Eschara) 1847. 1879. Eschara fistulosa? SecueNzA. Form. terx., pag. 42. 1) Osservo però che gli esemplari della Farnesina, appartengono realmente a CeZlepora pumicosa Linn. [69] A. NEVIANI 5 183 Miocene — Antonimina (tongr., SEG.). SEGUENZA cita con dubbio questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 65, tav. VII, fig. 11), che io, egualmente con dubbio, riporto al genere IMicroporella. Questa specie del resto è ben distinta da Eschara fistulosa Linn., la quale è sinonimo di Cellaria o Melicerita fistulosa LINN. XXII. Gen. Monoporella Hixcxs 1881. 93. Monoporella disjuncta Manzoni (Lepralia) 1869. 1882. Microporella disjuneta De Sterani. Jejo Montalto, pag. 219. 1896. Monoporella _ Neviani. Br. neox., III, pag. 107. Pliocene sup. — S. Onofrio (Nev.), Carrubare (postpl., DE STEF.). La specie venne dal Manzoni fondata sopra un esemplare del pliocene di Castell’ Arquato (1.° contr. brioz. foss. ital., pag. 21, tav. I, fig. 8); successivamente lo stesso autore la rinvenne nel pliocene infer. di Castrocaro (Castrocaro, pag. 26, tav. III, fig. 35, 35 a). Venne poi trovata fossile dal Warers nella Nuova Zelanda (Br. cheil. N.-Zealand, pag. 50, tav. VI, fig. 8). Se Lepralia urceolata Horton è sinonimo di M. disjuncta, la specie sarebbe vivente nei mari della Nuova Zelanda. XXIII. Gen. Hippoporina NEviani 1895 (Lepralia Hxs.). 94. Hippoporina complanata Norman (Lepralia) 1864. 1870. Membranipora Smaitti Manzoni. 4.° contr. Br. foss. ital., pag. 333, tav. III, fig. 16. 1879. — — Secuenza. Form. terx., pag. 328, 368. 1882. _ — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 229 (da Sre.). Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo (sicil., Sea.; plioc., Mnz.; postpl., DE STEF.). Che la Membranipora Smitti Mnz., fosse da riportarsi a Lepralia complanata NorMAN lo notò già l’Hincks nel magistrale lavoro “ Brit. Mar. Pol., 1880, pag. 175; attribuendolo al genere Micropora. Seguendo l’esempio della JeLLY “ Syn. catal., pag. 125 , la riferisco al genere Lepralia s. s. e quindi al mio genere Hippoporina. ; Il Manzoni aveva fondato la sua specie sopra esemplari di Pezzo, e in una nota (4. c., pag. 333) esponeva già il dubbio del riferimento di essa sua specie a quella del NoRMAN. Vivente nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 95. Hippoporina areolata Rruss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia areolata? Secuenza. Form. terx., pag. 201. Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.). La specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 16, tav. IV, fig. 9, 10) non è da confondersi con Lepralia areolata Bx. (Br. Mar. Cat., pag. 82, tav. LKXXIII, fig. 3, 4) che appartiene al gen. Schizoporella. 184 A. NEVIANI [70] La H. areolata, ignota fra le specie viventi, è fossile dal miocene. 96. Hippoporina foliacea ELLis et Soranper (Millepora) 1786. 1870. Eschara foliacea Manzoni. 4.° contr. briox. foss. ital., pag. 340, tav. I, fig. 4, tav. IV, fig. 24. 1879. — — Seuenza. Form. terx., pag. 207, 296, 329, 371. 1878. — — var. fascialis Warers. Bruccoli, pag. 14. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 213, 225, 230 (da See.). 1885. — — Lovisaro. Riass. terr. terx. Cat., pag. 33. 1882. Lepralia /— Dx Srerani. L. c., pag. 219 (De Ster.); pag. 230, 232 (da Mnz.). 1895. Hippoporina foliacea Neviani. Br. neox., I, pag. 115, 118; «dem, II, pag. 229. 1885. Adeone lamellosa Lovisaro. L. c., pag. 20. Postpliocene — Ravagnese, Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar. z. inf., Ske.; postpl., De Ster.), S. Maria di Catanzaro, Borgia, Girifalco, Pre- sinaci (NEv.; plioc., Lov.). i Pliocene sup. — Archi, Pantani, Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.), Pezzo, Carrubare e Cannitello (War., Mnz., NEv.; postpl., DE STEF.). To p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Nulla ho da aggiungere, per questa specie comunissima e molto nota, a quanto è stato detto dai vari autori, e da me stesso in precedenti pubblicazioni. Vivente, si può dire cosmopolita; fossile, si ritrova dal pliocene. 97. Hippoporina anisostoma Reuss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia anisostoma SecuENnza. Form. terx., pag. 129. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Specie rarissima rinvenuta dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 38, tav. VIII, fig. 12) nel miocene di Buitur nella Transilvania. Sembra specie estinta. 98. Hippoporina planiceps Reuss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia planiceps Secuenza. Form. terx., pag. 83. Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). Per i particolari relativi a questa specie, rara allo stato fossile, e non riscontrata vivente, vedi: REUSS, Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. II, fig. 1. 99. Hippoporina Pallasiana MoLr (Eschara) 1803. 1879. Lepralia Pallasiana SecueNnza. Form. terx., pag. 205, 295, 370. 1882. —_ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 227 (da Sre.). 1895. Hippoporina Pallasiana Neviani. Br. neox., I, pag. 122. [71] A. NEVIANI 185 Postpliocene — Musala (DE STEF.; saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Vallelonga, Caraffa (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (NEv.). PI p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). La H. Pallasiana è una delle specie con grandi zoeci fra le antiche Lepralie. Sembra sia piuttosto rara in Calabria ed altrove. Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico; fossile dal pliocene. 100. Hippoporina adpressa Busx (Lepralia) 13854. — Tav. XVII [II], fig. 12. 1879. Lepralia cupulata SecueNza. Morm. terz., pag. 205, 329, 371. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216, 230 (da Sre.). 1879. _ lata SeGuENZA. L. c., pag. 204, 295, 329, 371. 1882. _ —_ De Srrrani. L. e., pag. 191, 228 (da Sre.). 1889. — = Neviani. 3. contr. geol. Cat., pag. 152 (da Srs.). 1882. — asperrima De SreranIi. L. c., pag. 147. 1895. Hippoporina adpressa Neviani. Br. neox., I, pag. 119. 1896. - = — i @p IL ros. 10, » — — — Spilinga, pag. 30, fig. 13, nel testo. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala, Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Spilinga, S. Costantino di Mileto, S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sea.; ast. litt., Nev.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Srer.), S. Onofrio, Carrubare (NEV.). = p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Seg.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene. . .— Caria sopra Tropea (DE STEF.). Nelle varie formazioni calabresi questa specie è piuttosto rara, ma in generale nei depositi fossili- feri italiani si può ritenere abbastanza comune; l'ho citata a Livorno, alla Farnesina, in Piemonte e a Bordighera; il Manzoni la trovò a Castell'Arquato; viene ricordata dal NAmIas, ece. Il De STEFANI (-Jejo Montalto, pag. 147) citò fra i briozoari miocenici di Caria sopra Tropea la Le- pralia asperrima Rss. Questa specie del Reuss nulla ha che fare colla Hipp. adpressa Bx., ma avendo po- tuto esaminare l’esemplare originale studiato dal De STEFANI, mi sono convinto della inesatta determinazione. Detto esemplare è una massa celleporoide di Micropora impressa, qua e là gli straterelli di questa colonia sono rotti, e mostrano alcuni zoeci dell’altra specie che ho figurati nella Tav. XVII [II], fig. 12 e che riferisco alla H. adpressa Bx. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; fossile dal miocene. 101. Hippoporina Spilingae Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 9. 1896. Hippoporina Spilingae Neviani. Spilinga, pag. 31, fig. 14 nel testo (riport. in Br. neox., IZI, pag. 119). Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 24 186 A. NEVIANI [72] Postpliocene — Spilinga (NEv.). Solo da me nel 1896, indicandola come nuova specie, viene citata questa forma molto elegante, così caratterizzata: Zoeci allungati, subrettangolari, con frontale bucherellata nella metà prossimale, mentre l’altra metà è occupata, sotto l’orificio, da due grossi mammelloni ovoidi che lasciano fra loro un pic- colo solco alle volte esso pure con perforazioni. Orificio caratteristico delle Hippoporinae, con peristoma discretamente elevato e sporgente alquanto sul labbro inferiore. Zoario incrostante; zoeci a quinconce. 102. Hippoporina imbellis Busk (Hemieschara) 1859. 1879. Henvieschara imbellis Secuenza. Form. terz., pag. 208. » Eschara pertusa _ L.c., pag. 207. 1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 14. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 180 (Dr SteF.); pag. 191 (da Sra.). 1895. Hippoporina imbellis Neviani. Br. neox., I, pag. 118, 122. 1896. —_ — — L.c., III, pag. 110. » — — — Spilinga, pag. 29, fig. 12 nel testo. Postpliocene — S. Maria di Catanzaro, Caraffa, Spilinga (Nev.), Reggio (plioc., War.). Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.). È p. d. — Terreti, Testa del Prato, Piani della Melia (zancl., See.; plioc., De StEF.), Gerace (Wat., DE STEF.). Specie non comune nei depositi calabresi; per lo più in forma laminare, con due ordini di zoeci. La figura inserita, nella succitata memoria di Spilinga, tratta da una fotografia, mi dispensa di fermarmi più oltre su questa specie. Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 103. Hippoporina edax Busx (Cellepora) 1859. 1879. Celleporaria edax Secuenza. Form. terx., pag. 129, 207, 371. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Benestare (tort., SEa.). Forma elegante che il più sovente si presenta sotto forma di masse celleporoidi incrostante piccoli molluschi. Vivente nell’Atlantico; è fossile dal miocene. 104. Hippoporina depressa Busx (Lepralia) 1854. 1879. Lepralia surgens SeGuENZA. Form. terx., pag. 200, 294. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Sea.). [73] A. NEVIANI 187 Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.; postplioc., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De STEF.). Nella 2.8 contribuz. allo studio dei brioz. foss. italiani (1893) a pag. 122, e nel Sym. catal. della JELLY (pag. 126) veggasi la sinonimia di questa specie; per la riunione della specie del Manzoni ((L. sur- gens) con quella del Bust (LZ. depressa), si confrontino i due autori: Busx, Br. Mar. Cat., 2.2 p., pag. 75, tav. XCI, fig. 3, 4; Mnz., Castrocaro, pag. 18, tav. II, fig. 22. SEGUENZA (!. c., pag. 294) nelle marne astiane di Gallina, ha notato una varietà con gli avicellari più in alto, e l'apertura del zoecio alquanto più allungato della specie tipica. Vivente nel Mediterraneo (?) e nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 105. Hippoporina tessulata Rruss (Eschara) 1847. 1879. Eschara tessulata Sacuenza. Form. terx., pag. 84. Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). In Italia questa specie fu indicata fossile solamente dal SeGuENZA, e da me nel miocene di Sardegna (NEviANI e De ANGELIS Br. Sardegna, pag. 584), e nel tortoniano di Sant'Agata nell’Astigiano (Br. neoz., II, pag. 245). Per descrizioni e figure di questa forma escaroide, vedi: Mxz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 64 (16), tav. X, fig. 33. Non si conosce vivente. 106. Hippoporina circumcincta Neviani 1896. — Tav. XVII [II], fig. 10, 11. 1896. Hippoporina circumeincta Neviani. Spilinga, pag. 28, fig. 11 nel testo (riport. in Br. neox., III, pag. 118). Postpliocene — Spilinga (Nev.). Mentre studiavo questa specie, il signor KIRcHENPAUER la trovava vivente nel golfo di Napoli, e rite- nendola pur esso come nuova specie la chiamava Lepralia Dohrni; non so se ancora sia stata pubblicata. Tale notizia debbo alla gentilezza dell’esimio specialista signor A. W. WarERs, il quale mi scrisse in pro- posito con lettera del 23 gennaio 1896. Anche il signor Canu F. mi scrisse di averla dragata ad Oran nel Mediterraneo (aprile 1899). I caratteri di questa mia specie sono: zoeci grandi subromboidali a contorno curvilineo, circondati da un grosso cordoncino piatto; orificio ampio colla forma caratteristica del genere; peristoma calloso, anté- riormente piatto, posteriormente sottile e rilevato. Frontale rugulosa, bitorzoluta; un avicellario piccolo con mandibola acuta rivolta in alto ed in dentro, presso la parte inferiore laterale dell’orificio. Zoario incro- stante con zoeci a quinconce. Aggiungo ora una bella var. rinvenuta nel plioc. sup. delle Carrubare. Si tratta di un piccolo fram- mento con zoeci alquanto più grandi di quelli di Spilinga (Tav. XVI [II], fig. 11), con peristoma che nella parte prossimale sfugge dileguandosi verso la frontale, la quale in luogo di essere verruculosa, è tutta cribrillata di origelli non molto fitti, ed aperti nel fondo di cavità imbutiformi a margine presso a poco circolare, però non molto regolare. 188 A. NEVIANI [74] 107. : Hippoporina integra Neviani 1895. — Tav. XVII [II], fig. 13. 1895. Hippoporina integra Neviani. Br. neox., II, pag. 229, fig. 1 nel testo. Postpliocene — Presinaci (NEv.). Istituii questa specie sopra due colonie provenienti da Presinaci, che mi presentarono i seguenti caratteri: zoeci subesagonali o subromboidali, a contorno curvilineo, globosi; frontale robusta, intera, senza origelli, o fenestrule ecc.; orificio primario clitridiato con labbro inferiore rettilineo; orificio secondario suborbicolare con margine nitido a livello della frontale; l’orificio primario infossato trovasi a livello della superficie interna della frontale, la quale in questo punto è relativamente assai spessa. Gli ovicellari sono globosi levigati. Il zoario è incrostante con zoeci a quinconce. XXIV. Gen. Stichoporina SroLiczrA 1861. 108. Stichoporina minutissima Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 14. 1879. Lepralia minutissima SecueNnza. Form. terz., pag. 82, tav. VIII, fig. 13. Miocene — Ambutì (elvez., SEG). Nel 1895 (Nuova sp. foss. di Stichoporina, pag. 247) parlando delle varie specie che si dovevano in- | cludere in Stichoporina, citai la sopra detta specie del SEGUENZA, che rappresenta una forma incrostante | molto affine alla Stich. simplexeKoscx., ed alla Stich. persimplex Nev., difatti i caratteri sono: zoeci piccoli, globoso-ovati, alcuni portano lateralmente un breve ma grosso e rotondato avicellario ; 1’ orificio è rotondato con una larga incisura in basso; l’ovicellario è grande, rotondato e si slarga alquanto trasversalmente; lunghezza massima d’un zoecio mm. 0,48, larghezza mm. 0,27. XXV. Gen. Orbitulipora SToLicztA 1861. 109. Orbitulipora excentrica Secuenza 1879. — Tav. XVII [II], fig. 15, 16. 1879. Orbitulipora excentrica Secuenza. Form. terz., pag. 130, tav. XII, fig. 22. Miocene — Benestare (tort., SEG.). La nuova specie trovata dal SecuENZA nelle argille tortoniane di Benestare, fu anche rinvenuta nelle formazioni mioceniche di Sardegna (Br. Sardegna, pag. 586), nè fu da altri citata. Riferisco questa specie al genere attribuitogli dal SEGuENZA, ma a rigore Orbitulipora StoLiczza (Br. Latdorf, pag. 90) sarebbe da rigettarsi, giacchè è fondato esclusivamente sulla forma del briozoario; le \ maggiori affinità si hanno col genere Stichoporina dello stesso SToLICZEA (4. c., pag. 92). 175] A. NEVIANI 189 XXVI. Gen. Myriozoum Dowani 1750. 110. Myriozoum truncatum Parras (Millepora) 1766. 1877. Myriozoum truncatum Warers. Remarks rec. Geol. Italy, pag. 13. 1878. = = — Bruccoli, pag. 16. 1879. — _ SecuENza. Morm. terx., pag. 79, 197, 294, 327, 367. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 191, 207, 208, 213, 225, 227, 229 (da SEG.); pag. 232 (da War.); pag. 180, 220, 237 (De SteF.). 1886. — _ NevianI. Giac. cet. foss., pag. 71. 1887. — — — 1.° contr. geol. Cat., pag. 176, 181. » — — — 2.00. g. C., pag. 195, 20%. 1889. = = —_ 3.0 e. g. C., pag. 141 (da Skc.); pag. 145 (Nev.). 1895. — —_ — Br. neox., I, pag. 115, 119, 122; «dem, II, pag. 230. 1896. —_ _ — L.c., INI, pag. 110. » _ — — Spilinga, pag. 32, fig. 15 nel testo. 1882. — punctatum De Sterani. L. c., pag. 147. 1889. — — NeviAnI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 442, 450. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reg- gio (saar. z. sup., SEG.), Gallina (saar. z. inf., SEG.; postplioc., DE StEr.), S. Maria di Catanzaro, Caraffa, S. Costantino di Mileto, Altipiani del Monteleonese, Spilinga, Presinaci (Nev.), Tono pr. Rombiolo (DE STEF.). Pliocene sup. — Pantani, Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Sec.; postplioc., De STEF.), Amato, Canitello (plioc., War.; postplioc., De StEr.), Stefanaconi, Valle dei Mulini, S. Onofrio (Nev.), Carrubare (postpl., DE STEF.). p.d. — Gallina (ast., See.), Valanidi (ast., SEG.; postplioc., De StEr.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.; plioc., War.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De Ster.), Stilo (zancl., SEG.; tort., DE Srer.; ast., Nev.), S. Severina, Rocca Bernarda, Chiaravalle (NEv.). Miocene . .— Ambutì (elvez., See.), Punta di S. Arena, Caria sopra Tropea (tort., DE STEP.). » Le numerose citazioni sopra riportate, che pur riguardano solo pubblicazioni e località esclusivamente calabresi, dimostrano a sufficienza quanto il Myriozoum truncatum sia comune in quelle formazioni neo- geniche. È nel sopra citato lavoro del De STEFANI, che l'A. sostiene la distinzione delle due specie I. trun- catum Par. e M. punctatum Pait. dicendo che la prima è pliocenica, quaternaria e vivente, mentre la seconda è miocenica. Io ho esaminato e figurato non pochi esemplari dei vari periodi, ed ho anche veduto gli originali studiati dal De STEFANI, ma non mi è stato possibile rilevare quelle differenze notevoli che dovrebbero giustificare detta separazione; d’altra parte parecchi specialisti riuniscono le due specie; di questi mi basti citare il WarERS (Bruccoli, pag. 15) e il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 10). La specie è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, ed è fossile dal miocene. 190 A. NEVIANI [7 6] 111. Myriozoum mammillatum Secuenza (Salicornaria) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 17, 18. 1879. Salicornaria mammillata Secuenza. Form. terx., pag. 294, tav. XVII, fig. 5. 1882. i _ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 267 (da SrG.). 1884. — —_ Hincxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 267 (da Sea.). Pliocene — Gallina (ast., SEG.). Hixcxs, nel citato lavoro critico, dice che la specie del SecuENzA è forse da attribuirsi al gen. My- riozoum, ma non a Salicornaria; essa è così caratterizzata: articoli brevi (3 mm.), ingrossati ed assotti- gliati agli estremi; zoeci quinconciali, smarginati, incavati al centro, con orificio schizognato; ai lati di esso, uno 0 due pori vibracellari, rotondi o semilunari; frontale a mammelloni disuguali ed irregolari, lisci e lucidi. XXVII. Gen. Lagenipora Hincks 1880. 112. Lagenipora minuta Norman (Lepralia) 1868. 1879. Lepralia chilopora Secuenza. Form. terx., pag. 206. 1882. — = Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srs.). 1879. — trigonata Secuenza. L. c., pag. 206. 1895. Lagenipora minuta Neviani. Br. neox., II, pag. 231. Postpliocene — Presinaci (NEv.). In causa del polimorfismo di questa specie, la sua sinonimia è alquanto incerta. SEGUENZA (1. c., pag. 206) ritiene che la L. chilopora del Rss. sia differente della L. chilopora del Mxz. e perciò ne cambia nome, e fonda la n. sp. L. trigonata; ma in seguito Hincks e JELLY riuniscono di nuovo queste forme. A questa opinione mi associai, per quanto dubitativamente, sino dal 1893 nella revisione della monografia del Man- zoni sui briozoi di Castrocaro (2.° contr. br. foss. ital., Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 124). Vivente nell’ Atlantico; è fossile dal pliocene. 113. Lagenipora minuta Norman (Lepralia) var. tuba Manzoni sp. (1875). 1879. Lepralia tuba Secuenza. Form. terz., pag. 206. Pliocene — Terreti (zancl., SEG.). Nella Seconda contr. brioz. foss. ital. (Boll. soc. geol. ital., vol. XII, pag. 124) riunii la specie del Manzoni a quella del Norman. Questa varietà credo di non averla successivamente citata che io solo, fossile nel pliocene di Bordighera (Br. neoz., parte V, pag. 102). 114. Lagenipora pustulosa Seguenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [II], fig. 19. 1879. Lepralia pustulosa SecueNzAa. Form. terx., pag. 82, tav. VIII, fig. 14. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). La specie scoperta dal SecuENZA nelle arenarie elveziane di Ambutì, è ben caratterizzata da una fron- [77] A. NEVIANI 191 tale ornata di grosse pustole, e da un orificio ellittico, con peristoma tubercolato. Riporto questa specie al genere Lagenipora con un po’ di dubbio. XXVII. Gen. Anarthropora Sw 1867. 115. Anarthropora monodon Busx (Lepralia) 1868. 1879. Lepralia lucernula Secuenza. Form. terx., pag. 84. Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). Specie polimorfa molto rara. Vivente nel Mediterraneo, nell'Atlantico settentrionale e mari Boreali; fossile dal miocene ”. XXIX. Gen. Schizoporella Kicks 1880. Per quanto il gen. Schizoporella instituito dall’ Hincxs nel 1880 (Brit. Mar. Pol., pag. 237), non formi di per se un gruppo molto naturale, ebbe presso i briozoologi abbastanza fortuna, e venne quasi univer- salmente adottato per includervi le specie con orificio semicircolare o suborbicolare, provvisto di un seno centrale nel margine inferiore. Nei depositi calabresi ho potuto constatare la presenza di ventinove specie appartenenti a ScRizopo- rella; ad esse do lo stesso ordinamento proposto nel 1895 nel lavoro sui briozoi della Farnesina, dividen- dole cioè in cinque gruppi così caratterizzati: 1) Per questa interessante specie credo opportuno riportare l’intera bibliografia e sinonimia. 1862. Lepralia macropora STOLICZKA. Br. Latdorf, pag. 84, tav. II, fig. 3. 1867. Anarthropora monodon forma majuscola Smart. Oefvrs. ece., pag. 7 e 64, tav. XXIV, fig. 23, 24. 1868. Lepralia monodon Busk. Q.I.M./S., vol. VIII, pag. 213, tav. XXIX, fig. 3,4. » — —_ Norman. Shetland Pol., pag.308. » —_ tubulosa? —_ Brit. Ass. Rep., pag. 308. 1869. — annulatopora Manzoni. Br. pl. it., III, pag.12, tav. IV, fig. 19. » — lucernula —_ L.c., pag. 12, tav. IV, fig. 20. 1871. —_ annulatopora — Suppl. br. Medit., pag. 9, tav. III, fig. 6. 1873. Escharipora stellata Smirr. Flor. Br., pag. 26, tav. VI, fig. 130-133. » Anarthropora minuscola — — Jby;Gy pag. 31, tav. VI, fig. 141. 1875. Lepralia annulatopora MANZONI. Castrocaro, pag. 26, tav. IV, fig. 42. 1877. Anarthropora monodon Hincks. On British Pol., pag. 528. 1880. — —_ — Br. Mar. Pol., pag. 233, tav. XXXIII, fig. 10-11. 1881. _ — RipLay. Pol. Franz-Joseph, pag. 448. 1882. Microporella macropora WatERS. Mount Gambier, pag. 267, tav. VIII, fig. 18. 1885. Porina annulatopora Koscmnsxky. Br. terz. Bay., pag. 39. 1887. Microporella (?) macropora WatERS. Br. cheil. N.-Zealand, pag. 54. » Escharipora stellata Mac GiLLivrav. Cat. Pol. Victoria, pag. 23. 1889. Microporella — —_ New or Little-Known. Pol., II, pag. 131, tav. I, fig. 4. 1893. Anarthropora monodon NEvIANI. 2.° contr. brioz. foss. ital., pag. 123. 192 A. NEVIANI [78] 1.° zoeci privi di avicellari e vibracellari. 2°, con vibracellari sottoboccali o laterali. 3°, con avicellari a mandibola acuta, quasi sempre laterali. ARCORE DI mediani a mandibola breve arrotondata. BIO $ 1) lunghi spatolati. 1.° Gruppo NEVIANI 1895. 116. Schizoporella goniostoma Rruss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia goniostoma Secuenza. Form. terx., pag. 83. Miocene — Ambutì, Benestare, Monteleone (elvez., SEG.). La specie fu descritta per prima dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 36, tav. II, fig. 6; tav. III, fig. 3), e per quanto so, non venne citata da altri che dal SEGUENZA. 117. Schizoporella squamoidea Reuss (Lepralia) 1864. 1879. Lepralia squamoidea Segtenza. Form. terz., pag. 129. 1889. — — NevianI. 4.2 contr. geol. Cut., pag. 450. 1896. Schixoporella — — Br. neox., III, pag. 111. 1879. Lepralia rugulosa Secuenza. L. c., pag. 82, 129, 205, 371.' 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Skc.). Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.). Si p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., See.; plioc., DE STEF.). Miocene. . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì (elvez., SEG.). Circa alle relazioni fra la Zepralia squamoidea Reuss ((Oberoligociins, II, pag. 19, tav. XV, fig. 5) e la Lepralia rugulosa Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 169 [29], tav. III, fig. 2), vedi la memoria del Manzoni sui briozoi di Castrocaro (pag. 29, tav. IV, fig. 46). Questa specie non ancora nota fra le:viventi, è fossile dal miocene inferiore. 118. Schizoporella elegans p’Orsiony (Escharina) 1839. Ho rinvenuto questa specie fra il materiale a briozoi raccolto alle Carrubare dal Prof. DE STEFANI; e conservato nel Museo Geologico della R. Università di Pisa. Sono varie colonie, sopra frammenti di con- chiglie e ciottolini, che vennero dal De StEFANI diversamente classificate. La specie è molto affine alla Sch. squamoidea Rss., Mnz., e forse come crede il Busk (Challenger, pag. 165, tav. XXII, fig. 8) si debbono riunire; ma ancorchè si tengano separate, si può benissimo conside- rare la specie del Reuss, come l’antenata di quella del p’OrBIGNY (Voy. Amérique, 1839, pag. 13). Non poche analogie poi si riscontrano colla mia Schiz. Clericiù (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 109, tav. II, fig. 1). Gli esemplari delle Carrubare (plioc. sup.) si avvicinano di più alla forma vivente che alla fossile. [79] A. NEVIANI 193 119. Schizoporella Zujovici Prrcens 1887. 1879. Lepralia ‘incisa Secuanza. Form. terx., pag. 83. 1882. Schixop. --- De SteranI. Jejo Montalto, pag. 143. Miocene — Ambutì (elvez., Sec.), Vena di Mezzo (tort., De STEF.). PerGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 14) propose un nuovo nome alla Lepralia incisa Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 29, tav. III, fig. 4) perchè già esisteva una Eschara incisa M. Epw. ® (0Obs. s. l. pol. foss. d. g. Eschare, pag. 5, tav. IX, fig. 2) che è parimente una Schizoporella; e successivamente Busk (Challenger, pag. 145, fig. 42 nel testo) creò una Lepralia incisa, che è una Hippoporina. La Sch. Zujovici PERG. è specie miocenica. 120. Schizoporella obvia Manzoni (Lepralia) 1875. 1879. Lepralia obvia Secuenza. Form. terx., pag. 204, 295. 1882. — — De Srrrani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.). 1887. — — Neviani. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 176 (8). 1895. Schixop. — — Br. neox., I, pag. 122. * Postpliocene — Caraffa (Nrv.). Pliocene sup. — Valle dei Mulini presso Monteleone (ast., Nev.). Pliocene p.d. — Gallina (ast., See.; postpl., DE StEF.), Testa del Prato (zancl., Sesg.). La specie del ManzoNI (Castrocaro, pag. 30, tav. IV, fig. 44, 44a) venne riportata al genere Schizoporella dallo Hincxs (Brit. Mar. Pol., pag. 278). Oltre alle succitate località la rinvenni nelle marne grigie di Tor Caldara (Br. Anzio e Nettuno, pag. 228) e nelle argille piacenziane di Crescentino in Piemonte (Br. neoz., V, pag. 98). Quanto agli esemplari studiati dal SEGUENZA, esso autore nota (.c., pag. 204) che sono molto dubbi gli esemplari del zancleano di Testa del Prato, e che quelli dell’astiano di Gallina (7. c., pag. 295) ordi- nariamente sono senza gli origelli indicati dal MANZONI. 121. Schizoporella variolata Srcuenza (Eschara) 1879. — Tav. XVII [IMI], fig. 1. 1879. Eschara variolata Seuenza. Form. terx., pag. 84, tav. VIII, fig. 15. Miocene — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.). Ascrivo con qualche dubbio al genere Schizoporella, questa specie del SEGUENZA, distinta dai zoeci ovato-fusiformi, orificio largo, rotondato e smarginato anteriormente, e frontale con infossature ellissoidi qua e là irregolarmente disposte. 1) La Sch. incisa M. Epw., forse non va riportata a Myriozoum crustaceum Smirt (Kr. Sk. Br., pag. 18, tav. XXV, fig. 88-91), che è una specie artica, come fa JmLLY (Sym. catal., pag. 198, n.0 1237) sull'esempio dello Switt. Vedi inoltre la recentissima monografia del WarnRS, Bryozoa from Franz-Josef Land, collected by the Jackson-Harmsworth Expe- dition, 1896-1897. Linn. Soc. Journ., 1900, vol. XXVIII, pag. 64 (Schizoporella crustacea SMITT). Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 25 194 A. NEVIANI [80] 122. Schizoporella deltostoma Srcuenza (Lepralia) 1877. — Tav. XVII [II], fig. 20. 1877. Lepralia deltostoma Secuenza. Form. terz., pag. 206, tav. XV, fig. 13. 1882. —_ = De SterAnI. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sre.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.), Piani della Melia (DE StEF.; zancl., SEG.). La forma trigona dell’ orificio, farebbe appartenere la L. deltostoma ad un gruppo speciale del genere Schizoporella; altri caratteri di questa specie sono: “ cellule ovali colla frontale perforata; il peristoma del- l’orificio è più o meno rivoltato in fuori, l’ovicellario è globoso, pressochè sferico ,. Non conosco altre citazioni di questa specie. 123. Schizoporella sinuosa Busx (Lepralia), var. vasum De Sterani (1882). — Tav. XVII [II], fig. 21. 1882. Schixoporella vasum De StrranI. Jejo Montalto, pag. 143, fig. 4 nel testo. Miocene — Vena di Mezzo (tort., DE STEF.). Il De STEFANI (. c., pag. 143) riconosce che la sua specie è affine alla Sch. sinuosa Bx. (Hincxs, Br. Mar. Pol., pag. 266, tav. XLII, fig. 1, 6); a questa, pur tenendola distinta come varietà, credo opportuno riportarla. La specie (Hxs., Z. c., pag. 268) è vivente nei mari inglesi, e in quelli boreali; è fossile nel post- pliocene del Canadà. 124. Schizoporella granoso-porosa Reuss (Lepralia) 1874. 1877. Lepralia granoso-porosa Secuenza. Form. terz., pag. 129. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 178, tav. VII, fig. 8) è certamente una Schizoporella. Non la trovo citata da altri autori. 2°. Gruppo NEVIANI 1895. 125. Schizoporella linearis HassaLi (Lepralia) 1842. 1869. Lepralia linearis Manzoni. 3.% contr. br. foss. it., pag. 934, tav. I, fig. 4. 1879. _ —_ SeGuENZzA. Form. terz., pag. 82, 202, 328, 370. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). » Schixop. — _ L. c., pag. 145 (De Srrr.); pag. 224, 230, 232 (da Mnz.). 1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 115; idem, II, pag. 230. 1896. — — —_ L. c., III, pag. 110. 1879. Lepralia tenella SeGuenza. L.c., pag. 82, 202. [81] A. NEVIANI 195 Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Ravagnese, Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (Mxz.; sicil., See.; postpl., De Srer.), Cannitello (Mnz., Nev.; postpl., De StEF.), S. Onofrio (Nev.), Carrubare (Mnz.; postpl., DE STEF.). ” p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEg.). Miocene . .— Malochia, Ambutì, Monteleone (elvez., SeG.), Pulcinella ai Pioppi presso Monte- leone (tort., De STEF.) Distinta specie, relativamente comune nelle formazioni terziarie italiane. PeRGENS ( Br. du Tasmajdan, pag. 13) riferisce la Lepralia ( Cellepora) tenella Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 94, tav. XI, fig. 16; Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 23, tav. VI, fig. 3-5) alla Schizoporella auriculata HassAri; noto però che il PeRGENS, che pure riporta scrupolosamente le citazioni del SEGUENZA, tralascia quella di questa specie. Vivente nel Mediterraneo, nell’Atlantico settentrionale; è fossile dal miocene. 126. Schizoporella biaperta Micuerin (Eschara) 1842. — Tav. XVII [II], fig. 22. 1879. Lepralia biaperta Secuenza. Form. terz., pag. 81, 202. 1882. — — Dr Strerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Src.). 1896. Schixop. — —Neviani. Br. neox., III, pag. 111. » — _ — Spilinga, pag. 33, fig. 61 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.). p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Vena di Mezzo, Punta di S. Arena (NEV.). » Specie ben caratterizzata, ma piuttosto rara fra i fossili italiani. Vivente è cosmopolita; fossile si rinviene dal miocene. 127. Schizoporella Hyndmanni Jonxsron (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia crassilabra Sequenza. Form. terx., pag. 81, 202. . Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Ambutì (elvez., Sec.), Punta di S. Arena (NEV.). Nella revisione dei briozoi di Castrocaro (Boll. soc. geol. it., vol. XI, pag. 131) dissi le ragioni per le quali inclusi la Lepralia crassilabra MNz. (Castrocaro, pag. 25, tav. III, fig. 38) nell’ambito della specie del JoHNsToN, che allora riportai al genere Mastigophora Hxs. Ma le ragioni che valsero a riportare Mastigophora Dutertrei Aun. a Schizoporella (Nev., Br. foss. Farnesina ecc., pag. 113), valgono pure per la presente specie del JOHNSTON. Vivente nell’Atlantico; è fossile dal miocene. 128. Schizoporella crassa Rruss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia crassa Secuenza. Form. terx., pag. 83, 245. 196 x A. NEVIANI A [82] Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEc.). Miocene . .— Ambutì (elv., SEG.). Per la strana forma di questo briozoario, vedi la figura data dal suo autore, il Reuss (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 35, tav. V, fig. 5), che lo rinvenne nelle formazioni mioceniche di Kostel in Màhren. 129. Schizoporella romana Nevrani 1895. Ho rinvenuta questa specie, da me istituita per esemplari del siciliano della Farnesina e Monte Mario presso Roma (Palaeontographia Italica, vol. I, pag. 111 [35], tav. V [I], fig. 31-34), solamente fra il ma- teriale del R. Istituto Tecnico di Reggio Calabria, e proveniente dal postpliocene di Ravagnese. 3.° Gruppo NEVIANI 1895. 130. Schizoporella vulgaris Morr (Eschara) 1803. 1879. Lepralia vulgaris Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295, 269. 1882. _ — Dr Strani. Jejo Montalto, pag. 227 (da See.). 1896. Schixop. — —Neviani. Spilinga, pag. 32. 1879. Lepralia tumida Secuenza. L. c., pag. 202. 1882. — — De SterAnI. L. c., pag. 191 (da SEG.). 1879. _ otophora SegueNza. L. c., pag. 82, 129. » — micans —_ L. c., pag. 202. 1882. — —_ De Strrani. L. c., pag. 191 (da SEG.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEa.; postpl., DE STEF.), Reggio (saar. z. inf., See.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (NEV.). . Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.), Testa del Prato, Terreti (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Monteleone (elvez., Sec.), Vena (NEv.). La Schizoporella vulgaris è certamente una delle specie più comuni, e più polimorfe. Negli autori, secondo il concetto che ogni uno si forma circa una determinata specie, si può vedere come una od altra variazione di carattere, sia assunta a grado di dignità specifica, e si giustifichi in tal guisa la fondazione di una o più nuove specie. Nelle memorie sui briozoi fossili della Farnesina (1895, pag. 113) e di Spilinga (1896, pag. 32) unii già, seguendo l’esempio di vari autori, la L. tumida Mxz. e le L. otophora Rss. alla L. vulgaris Morr. Nella revisione della memoria del Manzoni sui briozoi di Castrocaro (Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 122) accennai alla riunione della L. micans Mnz. alla suddetta specie del Mot. Il KoscHInsky (Br. siidl. Bayerns, pag. 44) tiene distinta L. ( Cellepora) otophora Rss. e la riunisce dubitativamente al suo genere Pachykraspedon. i Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico ; fossile dal miocene. 188] era A. NEVIANI 197 131. Schizoporella Dutertrei Aunovmn (Flustra) 1826. 1879. Lepralia brachicephala Seuenza. Form. terx., pag. 82, 129. Miocene — Benestare (tort., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.). Il SEGUENZA (I. c., pag. 82) osservò che Lepralia otophora Mxz. ( Castrocaro, pag. 23, tav. III, fig. 30) differente dalla ZL. otophora Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 24, tav. VIII, fig. 5), la quale va riferita alla Schiz. vulgaris MoLL; e per distinguerla creò il nuovo nome L. drachicephala; ma la specie del MaxzonI, con la L. aurita Rss. (Septarienthon, pag. 62, tav. VII, fig. 13), e con la L. Woodiana Busk (Crag Pol., pag. 42, tav. VII, fig. 1 e 3) va riportata alla specie dell’Aupovin (Flustra Dutertrei) stabi- lita nel 1826 (Expl. pl. Savigny, pag. 67, tav. IX, fig. 2). Nello studio sui br. foss. Farnesina ecc. (pag. 113) esposi le ragioni per cui credei opportuno ab- bandonare il genere Mastygophora dello Hincks (Brit. Mar. Pol., pag. 278), per riunire la specie a Schi- zoporella. Vivente nel Mediterraneo, Mar Rosso, Atlantico; fossile dall’oligocene. 132. Schizoporella monilifera Mune Epwarps (Eschara) 1836. 1877. Eschara monilifera Secuenza. Form. terx., pag. 131, 208, 296, 371. 1882. — —_ De SreranIi. Jejo Montalto, pag. 191, 212, 213 (da Srs.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEe.), Piani della Melia (zancl., Ska.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Per quanto questa specie venga nelle varie località calabresi ed altrove indicata come rara; data la sua area di distribuzione, si può ritenere fra le più comuni e caratteristiche specie. Sin ora non si rinvenne vivente; è fossile dal miocene. 133. Schizoporella unicornis Jonnsron (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia unicornis Secuenza. Form. terx., pag. 369. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 213, 227 (da Sre.). » Schizoporella unicornis e var. ansata De STEFANI. L. c., pag. 143, 145, 147, 219 (Dr Srer.); pag. 230, 232 (da Mwz.). 1884. — — Hinxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 266. 1895. —_ — Neviani. Br. neox., I, pag. 119; idem, II, pag. 230. 1869. Lepralia ansata e var. laevis ManzoNI. 3.° contr. br. foss. it., pag. 988, tav. II, fig. 11,12; tav. III, fig. 13. 1879. — — SeGuanza. L. c., pag. 81, 129, 201, 295, 328, 369. 1882. — — De Srrram. L. c., pag. 191, 215, 225, 227, 230 (da Sre.). 1889. _ — Neviam. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da De Ster.). 1879. Eschara quatrilatera —"SeGuenza. L.c., pag. 207, tav. XV, fig. 15. » Lepralia radiato-porosa — L.c., pag. 129, tav. XII, fig. 19. 198 A. NEVIANI [84] Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEe.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), S. Maria di Catanzaro, Vallelonga, S. Ni- cola da Crissa, Presinaci (NEV.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sec.; ast. litt., Nev.), Archi, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Pezzo (sicil., SeG.; plioc., Mnz.; postpl., De Strer.), Car- rubare, Cannitello (plioc., Mxz.; postpl., De Ster.), Papiglionti (NEV.). p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Benestare (tort., Sec.), Ambutì, Benestare, Malochia, Monteleone (elvez., SEG.), Vena di Mezzo, Cavarizzi presso Jonadi, Punta di Santa Arena (tort., DE STEF.). » Hinxs, nelle sue citate note critiche sul lavoro del SEGUENZA, nota come la Zepralia radiato-porosa, del SecuENZA stesso, non sia che l’una delle tante forme della Schizoporella unicornis JoANST.; ma già il paleontologo messinese (pag. 129) aveva notato le affinità colla L. tetragona Rss., e colla L. ansata Jonnst. Ma sfuggì all'occhio del critico inglese la Eschara quatrilatera SEG. (0. c., p. 207), mentre lo stesso, autore dichiarò che essa specie poteva essere lo stato escariforme della L. ansata JonNST. Quanto alle variazioni di questa specie, così polimorfa, oltre alle due ora citate (ZL. radiato-porosa ed E. quatrilatera Sec.), troviamo, nelle sopra segnate memorie, le seguenti annotazioni: ManzonI (3.8 contr. ecc., pag. 938) disegna e descrive tre varietà della L. ansata JonnsT., la prima che chiama laevis (tav. II, fig. 11) ha la superficie levigata; essa proviene dalle solite località presso Reggio Calabro; la seconda (tav. II, fig. 12) e la terza (tav. III, fig. 13) provengono da Cannitello e non sono denominate; di esse l’ una si distingue per uno sviluppo molto grande dell’umbone sottoboccale, e per due specie di cornetti divergenti inseriti sugli ooeci; nell'altra per avanzata calcificazione sì sono otturati gli origelli, gli avicolari, e l’apertura si è fatta stenotica. De STEFANI (Jejo Montalto, pag. 219) fra gli esemplari del plioc. sup. di Carrubare nota una var. porosa Rss. n Data la fusione fatta dai vari autori delle suddette varietà, e delle L. ansata JonnsT. e L. tetragona Rss. ora considerate come varietà; non posso tenerle distinte, come già ho fatto per altre specie. La specie con molte delle var. suaccennate, è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, ed è fossile dal miocene. 134. Schizoporella spinifera Jonnsron (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia rudis Secuenza. Form. terx., pag. 205, 329, 371. 1882. — — Dr Strrani. Jejo Montalto, pag. 227, 230 (da See.). Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., Sea.), Musala (saar. z. sup., See.; postpl., De Ster.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.). x p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Non si è ancora presentato il caso di trovare questa specie negli esemplari fossili, studiati, delle varie località italiane; la cito quindi sulla fede del SEGUENZA. Quanto al riferimento alla Lepralia rudis del MANZONI, vedi lo stesso autore (Br. pl. it., pag. 19, tav. I, fig. 2). {85] A. NEVIANI 199 135. Schizoporella Gonversi Rruss (Lepralia) 1874. 1879. Lepralia Gonversi Secuenza. Form. terx., pag. 82. Miocene — Malochia (elvez., SEG.). Tengo distinta questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 19, tav. VII, fig. 7), ma molto pro- babilmente non è che una varietà della Sch. unicornis JOHNST. 136. Schizoporella sanguinea Norman (Hemeschara) 1860. 1879. Lepralia pertusa SecueNnza. Form. terzx., pag. 83, 206, 329, 371. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 191, 227, 230 (da Sra.). 1895. Schixoporella sanguinea Neviani. Br. neox., II, pag. 230. Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), Pre- sinaci (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., DE STEF.). p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE STEP.) Miocene . .— Ambutì (elvez., SEG.) » Una delle specie più confuse è certamente la presente, tanto che meriterebbe uno studio lungo e paziente, non solo sulle diagnosi e figure presentate dagli autori, ma anche sopra materiale vivente e | fossile di molte località; per decidere dei caratteri che si debbono ritenere come caratteristici delle specie, delle varietà che si debbono comprendere nell’ambito di essa specie, e dei rapporti che ha con specie affini. La specie tipica, o con leggieri variazioni, abbastanza comune in Galabria, è parimente frequente in altre formazioni terziarie italiane. In generale essa è fossile dal miocene, e trovasi vivente nel Mediter- raneo e nell'Atlantico settentrionale. 137. Schizoporella planata Manzoni (Lepralia) 1875. 1879. Lepralia planata Secuenza. Form. terx., pag. 202, 295. 1882. — — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 212 (da Srse.). 1896. Schixop. — Neviani. Br. neox., III pag. 111. Pliocene sup. — S. Onofrio (NEv.). p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEeG.; plioc., DE STEF.). » Manzoni stabilì la sua nuova specie su alcune colonie rinvenute nel pliocene antico di Castrocaro (pag. 21, tav. III, fig. 29), dichiarando il polimorfismo dell’orificio. Nella revisione dei briozoi della detta località (Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 129), avendo attentamente esaminati gli esemplari originali del ManzoNI, ora conservati nel museo paleontologico dell’Istituto superiore di Firenze, potei riportare la specie al genere Schizoporella. Oltre alle succitate località, non conosco altre indicazioni. 200 A. NEVIANI [86] 138. Schizoporella sulcata Nevrani 1895. 1895. Schixoporella sulcata Neviani. Br. neox., I pag. 119. Postpliocene — Ravagnese, S. Maria di Catanzaro (NEv.). Istituii questa specie su vari esemplari delle formazioni terziarie recenti della Farnesina ed Acquatra- versa presso Roma (Br. foss. Farnesina, ece., pag. 112), la osservai poi nella succitata località calabrese; quindi nel pliocene dell’Astigiano (NEv., Br. neoz., II, pag. 245); nel siciliano del vallone Scoppo presso Messina (L. c., VI, pag. 68); ne posseggo vari esemplari del plioc. sup. di San Frediano presso Parlascio, con una bella varietà che denomino laevigata (Boll. soc. geol. it., vol. XIX, pag. 367, fig. 4 nel testo). 139. Schizoporella congesta Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [II], fig. 2. 1879. Lepralia congesta Secuenza. Form. terz., pag. 202, tav. XV, fig. 7. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEa.). Questa Lepralìia del SecuENZA è da riferirsi senza dubbio a Schizoporella, essa ha rapporti con Sch. Dutertrei, e Sch. Hyndmanni con le quali forma un gruppo che si potrebbe riferire o a Mastigophora Hxs. (Brit. Mar. Pol., pag. 278) o a Pachykraspedon Koscxk, (Br. stidl. Bayerns, pag. 43), con valore di sottogenere. 140. Schizoporella Edwardsiana Busx (Lepralia) 1859. 1879. Lepralia Edwardsiana Secuenza. Form. terz., pag. 369. 1882. — —_ Dre Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da Srs.). Postpliocene — Bovetto (saar* z. sup., SEG.). SEGUENZA cita questa specie con qualche dubbio. Fondata dal Busk per esemplari del Crag (Bx., Crag Pol., pag. 44, tav. V, fig. 2), venne in seguito trovata e riferita al genere Schicoporella dal Namias (Br. Mod. e Piac., pag. 24) che la osservò nelle formazioni plioceniche dell’ Emilia. 4.° Gruppo NEVIANI 1895. 141. Schizoporella digitata Warers (Cellepora) 1879. 1879. Celleporaria digitata Seuenza. Form. terx., pag. 329. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., DE STEF.). Non è senza titubanza che riporto la specie del Warers (Naples, pag. 197, tav. XIV, fig. 13) al genere Schizoporella; ma sono venuto in questa decisione dall’esame degli esemplari fossili delle sabbie argillose della Farnesina (pag. 115) e delle argille piacenziane del Rio Torsero (Br. neoe., V, pag. 106), che ho determinato per Schizoporella profunda Nev., e che hanno tanta analogia con la specie del WarERS. [87] A. NEVIANI 201 5.° Gruppo NEVIANI 1895. 142. Schizoporella auriculata Hassan (Lepralia) 1842. 1879. Lepralia auriculata Secuenza. Form. terx., pag. 369. 1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 227 (da Srs.). 1879. — pratensis Secuenza. L.c., pag. 205, 370, tav. XV, fig. 11. 1882. — —_ Dr Srerani. L. c., pag. 191, 227 (da Src.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Reg- gio (saar. z. inf., SEG.).. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). La Lepralia pratensis SEGUENZA, venne riferita alla Sch. auriculata Hass. dal Warers (Br. N. S. Wales, IV, pag. 9) e parimente riportata dalla JELLY (Sy. catal., pag. 222, n.° 1395). La trovai fossile solamente nelle sabbie gialle del plioc. sup. della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 115). La specie è vivente nel Mediterraneo, nell’Atlantico settentrionale, nella Nuova Galles del Sud; è fossile dal pliocene. 143. Schizoporella macrochila Rruss (Eschara) 1847. 1879. Eschara macrochila Secuenza. Form. terx., pag. 84. Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). SEGUENZA indica questa specie come comune nelle formazioni elveziane di Calabria; io la rinvenni nelle arenarie mioceniche di Donigalla (Sardegna). Riguardo al riferimento della specie al genere ,Schizoporella, rimando il lettore a quanto dissi nello studio sui briozoi fossili della Sardegna (Boll. soc. geol. ital., vol. XVI, pag. 589). 144. Schizoporella schizogaster Reuss (Cellepora) 1847. —- Tav. XVII [II], fig. 23. 1879. Lepralia schixogaster Secuenza. Form. terz., pag. 82, 295. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 282 (da Srs.). » Microporella — _ L. c., pag. 219. Pliocene sup. — Carrubare (DE STEF.). P p.d. — Gallina (ast., Sec.; postpl., DE STEF.). Miocene. . . — Ambutì (elvez., SEG.). Il Secuenza dice (7. c., pag. 295) che gli esemplari raccolti nelle marne astiane di Gallina presentano una forma intermedia fra quelli figurati dal Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 21, tav. III, fig. 10) e dal MaAnzonI (Castrocaro, pag. 22, tav. III, fig. 31). De SterANI riferisce questa specie al genere Microporella, ingannato probabilmente dalla forma della ‘ frontale, che tanto si rassomiglia alla Microporella violacea Jonnst., ma evidentemente trattasi di una Schizoporella. La Sch. schizogaster Rss., fossile dal miocene al postpliocene, non fu rinvenuta vivente. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 26 202 A. NEVIANI [88] XXX. Gen. Schizotheca Hincxs 1877. 145. Schizotheca fissa Busx (Lepralia) 1856. — Tav. XVIII [III], fig. 4, 5. 1896. Schixotheca fissa NevianI. Spilinga, pag. 34, fig. 17 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Rara specie che trovai fossile per la prima volta nella sopra citata località, ed in seguito anche nei tufi quaternari di Nettuno in prov. di Roma (Boll. soc. geol. it., vol. XVII, pag. 229). Vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico. 146. Schizotheca stellata Secuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 3, a. 1879. Lepralia stellata Secuenza. Form. terx., pag. 206, 329, 371, tav. XV, fig. 12. 1882. — .— De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Src.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.). p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). I caratteri dati dallo Hincks (Brit. Mar. Pol., pag. 283) per il suo genere Schizotheca, convengono esattamente a questa rara specie del SEGUENZA, così descritta dallo scopritore (. c., pag. 206) “ Le cel- lule sono piccole tubulose erette, con un’ apertura pressochè circolare e disposte sempre con molta re- golarità sopra linee rette, lasciando profondi e larghi interstizii tra una serie e l’altra; gli ovicelli di cui la maggior parte delle cellule sono fornite sono globoso-sferici, ma bene spesso si allungano alla parte superiore e divengono piriformi o si deformano altrimenti, ed in tal caso sovente offrono un’apertura superiore, spesso dal lato della bocca sono smarginati ovvero intagliati, ed è notevole come la maggior parte delle colonie offre i suoi ovicelli distrutti. Le serie di cellule sono disposte in ogni colonia con grande regolarità, (fig. 3 a) esse sono sempre rette, sei più lunghe partono da un centro corrispondendosi due a due sulle medesime rette, e divergendo tutte egualmente per angoli di 60°; tutte le altre serie di cellule si dispongono con esatta equidistanza parallelamente alle sei principali, in modo da riempire gli spazi da quelle lasciati ,. » XXXI. Gen. Teuchopora NEeviANI 1895. 147. Teuchopora castrocarensis Manzoni (Alecto) 1875. 1877. Alecto castrocarensis SecueNza. Form. terx., pag. 213, 297. 1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEa.). Pliocene p. d. — Siderno (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Oltre alla memoria del Manzoni (Castrocaro, pag. 40, tav. VI, fig. 71) nella quale istituì questa bella specie, si veda — relativamente al genere Teuchopora — quella sui briozoi della Farnesina (pag. 116). Trovai poi la stessa specie, sempre molto bene caratterizzata, nel Macco di Anzio (Boll. soc. geol. ital., vol. XVII, pag. 229). [89] A. NEVIANI 203 XXXII. Gen. Osthimosia JuULLIEN 1888. 148. Osthimosia coronopus S. Woop (Cellepora) 1850. 1877. Cellepora coronopus Waters. Remarks rec. Geol. Italy, pag. 13. 1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 329, 371. 1882. Cellepora — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 180, 219 (De Srer.); pag. 224, 230, 232 (da Mxz.); pag. 230 (da Sec.). 1887. _ —_ NevianIi. 1.° contr. geol. Cat., pag. 176, (8). 1889. — — — 3.1 contr. c. s., pag. 152 (da Src.). 1895. Osthimosia — — Br. neox, I, pag. 115, 122. 1896. — — — Boo SBUD ES, 00 » — — — Spilinga, pag. 35. 1870. Cellepora tubigera Manzoni. 4. contr. br. foss. it., pag. 336, tav. IV, fig. 25. 1878. — — Warers. Bruccoli, pag. ll. 1879. Celleporaria — SeGuenza. L. c., pag. 207, 296, 329, 371. 1882. _ — DeSrerani. L. c.,, pag. 123, 191, 207, 208, 216, 225, 228, 230 (da Sec.); pag. 224 (da Mwz.). 1889. _ — Neviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 141, 152 (da Sra.). » —_ —_ — 4. contr. c. s., pag. 450. — Ravagnese (saar. z. sup., SEG.), Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio, Gallina (saar. z. inf., Sec.), Spilinga, Caraffa, S. Maria di Catanzaro (NEV.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.), Archi, Pantani (sicil., SEG., postpl., De StEr.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De STEF.; plioc., Manz., War.), Cannitello (postpl., De StEr.; plioc., Mnz., War.; plioc. sup., Nev.), Carrubare (DE StEF.; plioc., Manz., War.), S. Onofrio, Valle dei Mulini (NEV.). p.d. — Gallina, Siderno (ast., Sec.), Vallanidi (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEc.; plioc., DE Ster.); Stilo (zancl., Sea.; plioc., Nev.; tort., DE Srer.), Gerace (DE STEF., WAT.). Miocene . .— Vena, C. Rombiolo (NEv.). Postpliocene » Come si rileva facilmente dalle sopra riportate citazioni, la specie è molto comune nelle varie for- mazioni plioceniche e postplioceniche. Anche altrove è comunissima, potrei dire di averla riscontrata in quasi tutte le località delle quali ho studiato i briozoi fossili. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico settentrionale. 149. Osthimosia birostrata Namras (Cellepora) 1891. 1896. Osthimosia birostrata NevianI. Briox. neox., III, pag. 111, fig. 4, nel testo. Pliocene sup. — Sant'Onofrio (NEv.). La specie fu fondata dal NAmIAS (Br. Mod. e Piac., pag. 502, tav. XV, fig. 1) per esemplari del pliocene 204 A. NEVIANI [90] di Castellarquato e delle colline modenesi; essa ha certamente molte affinità colla C. retusa Mnz. e colla C. coronopus Woop, ma convengo nel tenerla distinta. XXXIII. Gen. Retepora Imprrato 1599. Sezione Schizoretepora GREGORY. 150. Retepora cellulosa Linneo (Millepora) 1758. — Tav. XVIII [III], fig. 7. 1870. Retepora cellulosa Manzoni. 4.% contr. br. fos. it., pag. 341, tav. Vi, fig. 26-28. 1879. — — Seguenza. Morm. terx., pag. 84, 208, 296, 330, 371. 1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 15. 1882. — — Dr StEFANI. Jejo Montalto, pag. 180, 220, 237 (DE Ster.); pag. 191, 207, 208, 213, 216, 225, 228, 230 (da Sec.); pag. 225 (da War.); pag. 230, 232 (da Muz.). 1885. — — Lovisato. Rias. terr. terz., pag. 23. 1887. — _ NevianI. 1. contr. geol. Cat., pag. 181 (13). 1889. — = = 4.0 contr. c. s., pag. 442. 1895. — — — Br. neox., I, pag. 116, 120. » —_ — Cortese. La Calabria, pag. 152. 1896. — — Neviani. Spilinga, pag. 37, fig. 18 nel testo. 1885. — echinulata Lovisaro. L.ce., pag. 23, 32. 1889. — _ NevIANI. 4.0 contr. c. s., pag. 442. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE Ster.), Palmi (saar. z. inf., Skc.), Gallina (saar. z. inf., See.; postpl., DE STEF.), Tono pr. Rombiolo (DE StEF.), altipiani del Monteleonese (NEv)., Spilinga (Nev.), S. Maria di Catanzaro (plioc. ant., Lov.; postpl., Nev.), Borgia, Caraffa (plioc. sup., Lov.). Pliocene sup. — Pantani, Archi, Pezzo, Carrubare, Parere, Cannitello (postpl., DE STEF.; sicil., SEG.; plioc. sup., Mnz., War., Lov., NEV.). ni p. d. — Gallina (ast., See.), Vallanidi (ast., SEG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). Miocene. . .— Ambutì, Benestare (elvez., See.), Monteleone (mioc. sup., CoRT.). Non sarà certamente possibile dire se tutte le riportate citazioni sieno realmente esatte, dapprima perchè nelle memorie più antiche gli autori male distinguevano la specie di Linnxo dalle altre; poi perchè non sempre, specialmente nelle fossili, la conservazione permette lo studio dettagliato dei zoeci; e infine la massima parte degli esemplari si trovano impegnati contro le rocce, in particolar modo le arenacee e calcaree, per la superficie zoeciale; così che è visibile solamente la reticulatura e la superficie dorsale, non sufficienti per la determinazione specifica. Si deve quindi ammettere che in molte delle sopradette località vi si rinvenga ancora la specie seguente. La specie fossile dal miocene; è vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico e nei mari boreali. 151. Retepora Beaniana Kine 1846. 1895. Retepora Beaniana Neviani. Br. neox., I, pag. 123. 1896. — —_ — L. c., III, pag. 112. » —_ _ —_ Spilinga, pag. 37. [91] A. NEVIANI 205 Postpliocene — Spilinga, Caraffa (Nev.). Pliocene sup. — Carrubare, S. Onofrio (NEv.). Miocene. . .— Tono sopra Rombiolo (NEv.). Ho accennato, parlando della specie precedente, come in essa certamente vi siano compresi esem- plari appartenenti alla presente specie del Kine; di guisa che essa è di certo molto più diffusa di quello che non appaia dalle poche riportate citazioni. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale; fossile dal miocene. 152. Retepora simplex Busx 1859. 1879. Retepora simplex Secuenza. Form. terz., pag. 208. Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., Ska.). Il SeGuENZA dà questa specie per alquanto dubbia; ad ogni modo essa va riferita alla specie descritta dal Busk nella monografia del Crag (pag. 76, tav. XII, fig. 3) e non a quella omonima della monografia dello Challenger (pag. 118), la quale secondo il WareRs (suppl. Challenger, pag. 22) è la R. magellensis Bx. var. minima. La specie del Crag ha qualche affinità colla £. Pignatariù Nev. 153. Retepora Pignatarii Neviani 1896. — Tav. XVIII [III], fig. 8. 1896. etepora Sa Neviani. Spilinga, pag. 38, fig. 19 nel testo. » — _ Br. neox., III, pag. 119 (cip.). Postpliocene — Spilinga (NEv.). Avendo dopo il 1896 esaminato molto materiale di Spilinga e di varie altre località calabresi non mi è stato dato di ritrovare esemplari di questa specie, così caratterizzata: zoeci ovoidi con orificio circolare, provvisto di un profondo seno lineare che all'estremità si allarga in foro subcircolare o claviforme; peri- stoma a margine nitido, tagliente, non rilevato; frontale intera, levigata. Superficie posteriore liscia senza vibici nè avicellari. Solamente un piccolo frammento, quasi identico a quello di Spilinga, ritrovai nel calcare grossolano ad Amphistegina (plioc. sup.) di S. Frediano presso Parlascio in prov. di Pisa (Br. tere. e post. di Toscana, Boll. soc. geol. it., vol. XIX, pag. 367). 154. Retepora Solanderia Risso 1826. — Tav. XVIII [III], fig. 6. 1886. Retepora Solanderia Neviani. Spilinga, pag. 39, fig. 20 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Per questa specie, vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico, è utile leggere le interessanti osserva- zioni del Waters (Medit. and N.-Zealand Reteporae 1894, pag. 264, tav. VI, fig. 1-4); essa fu trovata fossile, per la prima volta, nella suddetta località. 206 A. NEVIANI [92] XXXIV. Gen. Smittia Hincxs 1879. Sottogen. Smittia Hincxs. s. s. 155. Smittia reticulata Mac Giuuivray (Lepralia) 1842. 1879. Lepralia reticulata Secuenza. Form. terz., pag. 82, 129, 205, 295, 328, 370. 1882 — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 215, 227 (da Sra.). 1889. — — NevianI. 3.° contr. geol. Cat., pag. 152 (da See.). 1882. Schixop. — De SteranI. L. c., pag. 219. 1895. Smattia —_ Neviani. Br. neox., II, pag. 231. 1896. — —_ — L. c., II, pag. 112. Ì Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., Sec.), S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Pezzo (sicil., See.), Carrubare (postpl., De Ster.), S. Onofrio (NEv.). n p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Benestare (tort., Sea.), Ambutì (elvez., SEG.). Nelle formazioni astiane di Gallina, il SEGUENZA notò una varietà che chiamò distincta, avendo essa piccoli zoeci posti in serie con i margini fortemente punteggiati, con frontale granoso-perforata, ovicelli granoso-rugosi e cinti al margine da larghi forami. Credo che tale varietà rientri senz’ altro nell’ambito normale della specie. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, N. Zelanda, ecc.; fossile dal miocene. 156. Smittia reticulata Mac GiuuivraY, var. systolostoma Manzoni (Lepralia) 1875. 1879. Lepralia systolostoma SeGueNzA. Form. terz., pag. 206, 370. 1882. — — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 227 (da Sre.). 1879. Celleporaria — Secuenza. L. c., pag. 84, 129, 296, 329, 371. 1882. _: —_ Dr SrerAnI. L. c., pag. 203, 228, 230 (da Sre.). 1889. = — NevianI. 3.° contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.). Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Ravagnese, S. Costantino di Mileto (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEe.; postpl., DE SteEr.; ast. litt., NEv.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), Carrubare (NEV.). S p.d. — Gallina (ast., SeG.), Terreti (zancl., SEG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .'— Benestare (tort., Sec.), Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). Per la riunione della Lepralia systolostoma Mvnz. (Castrocaro, pag. 32, tav. IV, fig. 49) alla Cellepora i systolostoma Mnz. (Castrocaro, pag. 24, tav. V, fig. 58) e per la riunione di queste forme alla S. reticu- lata M. Git., vedi i seguenti due lavori: 2.° contr. br. foss. tt., pag. 125 [19]; Br. foss. Farnesina ecc., pag. 119, tav. VI, fig. 22-27. Varietà non citata vivente; fossile dal miocene. [93] A. NEVIANI 207 157. Smittia cheilostoma Manzoni (Lepralia) 1869. 1870. Lepralia ligulata Manzoni. 4. contr. br. foss. îit., pag. 334, tav. III, fig. 17. 1879. — — Sreuenza. Form. terx., pag. 205, 329, 371. 1882. — — DrSrerani. Jejo Montalto, pag. 191, 228, 230 (da Src.). Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.). Pliocene sup. — Pezzo (sicil., SeG.; postpl., De StEF.; plioc., Mxz.), Cannitello (plioc., Mnz.), Car- rubare (NEv.). È p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEc.; plioc., DE STEF.). Il riferimento della L. ligulata Mxz., alla Sm. cheilostoma MNz., venne proposto dalla JELLY nel suo Syn. catal., pag. 247, n.° 1541. Vedi pure la memoria sui briozoi della Farnesina e M. Mario (pag. 118, tav. VI, fig. 29, 30). Vivente nel Mediterraneo e ‘nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 158. Smittia marmorea Hincxs (Lepralia) 1877. 1896. Smittia marmorea Neviani. Spilinga, pag. 40, fig. 21 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Trovai per la prima volta fossile questa specie nel materiale proveniente dalle sabbie calcaree postplio- ceniche di Spilinga. Essa è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ed altri mari. 159. Smittia trispinosa Jounsron (Discopora). — Tav. XVIII [III], fig. 10. 1879. Cumulipora granosa SecueNza. Form. terz., pag. 130, tav. XII, fig. 21. 1884. — —. Hncxs. Note on Prof. Sequenza, pag. 265. 1896. Smittia trispinosa Naviani. Spilinga, pag. 41, fig. 22 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Seguendo l’opinione dello Hinc€s (2. c.) unisco la specie del SeGuENZA a quella del JonnsTon. Sotto forma incrostante la rinvenni poi a Spilinga. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale, ecc.; fossile dal miocene. 160. Smittia marionensis Busx (Lepralia) 1854. 1879. Lepralia marionensis Seguenza. Form. terx., pag. 202. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191. Pliocene p. d. — Terreti (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE STEF.). 208 A. NEVIANI [94] Sembra molto rara questa specie, sia vivente che fossile; la trovo difatti citata, oltre. dal SEGUENZA e De STEFANI, solamente nelle seguenti memorie: y 1854. Busx. Bret. Mar. Cat. II, pag. 67, tav. XCOVI, fig. 1,2. 1875. Manzoni. Castrocaro, pag. 23, tav. III, fig. 39, 1884. Busx. Challenger, pag. 152, tav. XVIII, fig. 6. ‘1887. Mac GinLivrav. Cat. Vict., pag. 27. \ Sottogen. Marsillea NEVIANI 1895. 161. Smittia [Marsillea] cervicornis PaLLas (Millepora) 1766. 1878. Eschara cervicornis Waters. Bruccoli, pag. 13. 18:19 N — SecuENza. Form. terx., pag. 208, 296, 329, 371. 1882. — _ Dr SteFANnI. Jejo Montalto, pag. 186, 191, 207, 208, 213, 216, 230 (da Srs.). » Porella _ _ L. c., pag. 219 (Dr Ster.); pag. 232 (da War.). 1895. Smattia — Neviani. Br. neox., I pag. 116, 119, 122; «dem, II, pag. 231. 1896. — — — L. c., III, pag. 113. » _ — — Spilinga, pag. 42, fig. 23 nel testo. 1899. Eschara varians — 4. contr. geol. Cat., pag. 450. 1879. — undulata Seevenza. L.c., pag. 84, 131, 208, 296, 371. 1882. — = De Sterani. L. c., pag. 212, 213 (da See.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.), Reggio (saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar. z. inf., SkG.; postpl., DE STEF.), Presinaci, S. Maria di Catanzaro, Caraffa (NEv.). Pliocene sup. — Pantani, Pezzo (sicil., SEG.; postpl., De StEr.), Cannitello (postpl., DE STEF.; plioc., War. Nev.), Carrubare (postpl., De Ster.), Amato S. Onofrio, (NEv.). p.d. — Gallina (ast., Sea.), Vallanidi (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., Sea.), S. Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). » Una delle specie più comuni in Calabria, come in altre parti di Italia, e fuori; sì vivente che fossile. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ed altri mari; fossile dal miocene inferiore. 162. Smittia [Marsillea] conferta Reuss (Eschara) 1847. 1879. Eschara conferta Secuenza. Form. terx., pag. 84. Miocene — Ambutì e Benestare (elvez., SEG.). Nel suo Syn. catal., la JeLLY dà la Esch. conferta Rss. come sinonimo di Porina coronata Rss., seguendo l'esempio del Waters (Br. S. W. Victoria, pag. 333), del KoscHInsKy (Br. stidl. Bayerns, pag. 42), ed altri. Esposi già nella memoria sui briozoi di Sardegna (Boll. soc. geol. it., vol. XVI, pag. 591) le ragioni per cui mantenevo separate le due specie. [95] A. NEVIANI 209 Sottogen. Watersipora NEVIANI 1895. 163. Smittia [Watersipora] cucullata Busx (Lepralia) 1852. 1879. Lepralia cucullata Secuenza. Form. terx., pag. 83, 329, 370. 1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230. » Microporella Watersi _ L.c., pag. 219. 1895. Smittia cucullata Neviani. Br. neox., II pag. 231. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reg- gio (saar. z. inf., Sec.), Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE mai Carrubare (postpl., DE STEF.). Miocene . . — Ambutì (elvez., Seg.). Nella memoria sui briozoi fossili della Farnesina e M. Mario (pag. 120) riportai tutte le opinioni del Secuenza e del DE STEFANI, circa questa specie, e le discussi. Ad essa memoria rimando quindi lo studioso. Vivente nel Mediterraneo e nell’ Atlantico; fossile dal miocene. Sottogen. Mucronella Hincks 1880. 164. Smittia [Mucronella] coccinea Asirpeasro (Cellepora) 1806. — Tav. XVIII [III], fig. 9. 1879. Lepralia coccinea Secuenza. Form. terx., pag. 81, 294, 328, 368. » — — var. gracilis Secuenza. L. c., pag. 81. » _ — var. antiqua — L.c., pag. 199. 1878. — — Warers. Bruccoli, pag. 7. 1882. — «—_ —. Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 213, 227, 229 (da Sre.). » Mucronella — — L.c., pag. 218 (DE Sa pag. 230, 232 (da Srs.). 1895. = — Neviami. Br. neox., I pag. 116, 119, 123; «dem, II, pag. 231. 1896. — _ — Spilinga, pag. 43, fig. 24 nel testo. 1869. Lepralia pteropora Manzoni. 3.0 contr. br. foss. ital., pag. 933, tav. I, fig. 3. 1889. —_ — NevianI. 4.0 contr. geol. Cat., pag. 450. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup., Sea.; postpl., De Ster.), Reg- gio (saar. z. inf., See.), Gallina (saar. z. inf., SeG.; postpl., DE StEr.), Rava- gnese, Presinaci, Spilinga, Caraffa, S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo (sicil., Sec.; postpl., De Srer.; plioc. sup., Mvz.), Cannitello (postpl., DE StTEF.; plioc. sup., NEv.; plioc., War., Mnz.), Carrubare (postpl., DE STEF.; plioc., Mnz.), Amato (NEv.). 5 p.d. — Gallina (ast., See.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . . — Ambutì, Palin Malochia, Monteleone (elvez., SEG.). Delle specie polimorfe, questa è certamente una delle maggiori; difatti diede luogo alla formazione di molte nuove specie, delle quali alcune includiamo nei limiti della specie, altre consideriamo come varietà. Vivente nel Mediterraneo, nell’ Atlantico, nei mari polari; fossile dal miocene inferiore. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 27 210 A. NEVIANI [96] 165. Smittia coccinea AsiupeaarD, var. fulgurans Manzoni (Lepralia) 1869. 1879. Lepralia fulgurans Secuenza. Form. terx., pag. 200. 1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.). Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De STEF.), Gallina (NEV.). Bella varietà rinvenuta nel pliocene di Anzio (Boll. soc. geol. it., vol. XVII, pag. 230) di Crescentino in Piemonte (Br. neoz., V, pag. 98) e Bordighera (L. c., pag. 102). Manzoni istituì la specie (Lepr. ful- gurans) sopra esemplari del pliocene antico di Castrocaro (Castrocaro, pag. 16, tav. II, fig. 20). 166. Smittia coccinea ApimpeaarD, var. resupinata Manzoni (Lepralia) 1875. 1879. Lepralia resupinata Secuenza. Form. terx., pag. 81, 201. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srs.). 188%, = — NEVIANI. 1.° contr. geol. Cat., pag. 176. 1889. — —_ —_ 3.0 contr. c. s., pag. 145. 1882. Mucronella — Dr Sterani. L.c., pag. 143, 145. 1895. — coccînea var. resupinata Neviani. Br. neox., I, pag. 123; idem, II pag. 231. 1896. —_ — —_ — L. c., III, pag. 113. Postpliocene — Presinaci, Caraffa, Ravagnese, S. Costantino di Mileto (NEv.). Pliocene sup. — Valle dei Mulini presso Monteleone, Papiglionti, S. Onofrio, Carrubare (NEV.). ; p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., De SteEF.), Chiaravalle (plioc., NEv.). Miocene . . — Monteleone (elvez., Sea.), Vena di Mezzo, Pulcinella ai Pioppi, Cavarizzi presso Jonadi (tort., DE STEF.). Che la L. resupinata Mnz. si dovesse considerare per una varietà della S. coccîinea ABILD., lo veniva a riconoscere lo stesso SEGUENZA quando (pag. 201) osservava che presenta delle gradazioni verso la co- mune forma della L. coccinea del pliocene antico. Per i caratteri di questa varietà e sua relativa ‘illu- strazione vedi la monografia del Manzoni (Castrocaro, pag. 20, tav. II, fig. 26). 167. Smittia coccinea ABmpGa4rRD, var. strenuis Manzoni (Lepralia) 1869. — Tav. XVII [III], fig. 22. 1879. Lepralia strenuis Secuenza. MPorm. terx., pag. 200, 294. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.). 1879. — — var. laciniata Seeuenza. L. c., pag. 200, tav. XV, fig. 5. Pliocene p.d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Skc.). Miocene . . — Punta di S. Arena (NEv.). È solamente sulla scultura della frontale a forami marginali poco sviluppati, e sulla suddivisione in lobi del peristoma che il SEGUENZA basa la sua varietà (/aciriata), la quale colla classificazione adottata diverrebbe, al massimo, una sottovarietà. Amo meglio riunirla del tutto colla specie del MANZONI (38.° contr. br. foss. it., pag. 936 [estr. pag. 7], tav. II, fig. 7; — Castrocaro, pag. 17, tav. II, fig. 23). [97] A. NEVIANI 211 168. Smittia [Mucronella] Reussiana Busx (Lepralia) 1859. — Tav. XVIII [III], fig. 13. 1879. Lepralia Reussiana Secuenza. Form. terx., pag. 83. 1896. Smittia —_ Neviani. Spilinga, pag. 44, fig. 25 nel testo. Postpliocene — Ravagnese, Spilinga (NEv.). Miocene. . — Ambutì (elvez., See.), Vena (NEv.). Sembra che questa specie del Crag inglese (Busk, Crag Pol., pag. 53, tav. VIII, fig. 2) non sia mai stata trovata vivente; è fossile dal miocene. 169. Smittia [Mucronella] pavonella ALper (Eschara) 1864. — Tav. XVIII [II], fig. 11. 1896. Smittia pavonella Neviani. Spilinga, pag. 44, fig. 26 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (NEv.). Credo di essere stato il solo a citare, nel suddetto lavoro (aggiungendo ora la località delle Carru- bare) questa specie come fossile in Italia. E vivente nell’Atlantico settentrionale e boreale. 170. Smittia [Mucronella] variolosa Jonnsron (Lepralia) 1838. 1879. Lepralia variolosa Secuenza. Form. terzx., pag. 203. 1895. Smattia — Neviani. Br. neox., I, pag. 119. 1879. Lepralia serrulata Secuenza. L. c., pag. 83, 203. » — tenera == L.c., pag. 329. 1882. — _ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 230. 1879. — regularis Secuenza. L. c., pag. 83, 129. Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SE6.; postpl., DE STEF.), 33 p.d. — Testa del Prato, Terreti (zancl., SEG.). Miocene . . — Benestare (tort., Sec.), Benestare, Ambutì, Malochia, Monteleone (elvez., SEc.). Le differenze esistenti fra L. variolosa JonNST. (Br. zooph. 2.% ed., pag. 317, tav. LV, fig. 9), L. (Cellepora) serrulata Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 85, tav. X, fig. 12), L. tenera Rss. (Br. Oest.-Ung. Mîioc., pag. 27, tav. II, fig. 4), L. regularis Rss. ® (Br. Oest.- Ung. Mioc., pag. 28, tav. II, fig. 1) tenute distinte dal SEGUENZA, con i concetti odierni di classificazione, sono tali che non conviene neppure ricordare come varietà. Per le sabbie zancleane di Testa del Prato, SEGUENZA cita una varietà simile a quella figurata dal Busx nella sua monografia “Crag Polyzoa, (pag. 48, tav. VIII, fig. 8). La specie è vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; è fossile dall’eocene. 1) Conviene ricordare che nella seconda parte, estesa dal MANZONI, dello studio sui briozoi miocenici di Austria ed Ungheria, vi è descritta una Eschara regularis Rss. (pag. 61, tav. VI, fig. 23), che va bensì riportata al genere Smittia, ma si riferisce al mio sotto genere Rewssia (NEVIANI, Br. foss. Farnesina ece., pag. 122). 212 A. NEVIANI [98] 171. Smittia [Mucronella] megalota Rruss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia megalota Secuenza. Morm. terx., pag. S1. Miocene — Ambutì (elvez., SEG.). Ho tenuto distinta questa specie del Reuss (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 14, tav. V, fig. 3) ma molto probabilmente non è che una varietà dell’una o dell’altra delle due precedenti specie: ,Sm. pavonella Atp., Sm. variolosa JOHNST. Secondo WareRrs (Br. Cheil. N.-Zealand, pag. 61) questa specie del Reuss, con la Lepralia regularis Reuss (v. la specie precedente) sarebbe affine alla Lepralia imbellis BusK. 172. Smittia [Mucronella] Peachi Jonnsron (Lepralia) 1847. 1879. Lepralia Peachii Secuenza. Form. terx., pag. 329, 370. 1882. - — Dr Sterani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Srs.). 1896. Smittia cfr. — Neviani. Spilinga, pag. 45. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., See.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., DE STEF.). Specie molto rara fra i fossili italiani, difatti, oltre alle sopra riportate citazioni, non la trovo men- tovata da alcun altro autore. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari boreali ed altri; fossile dal pliocene. 173. Smittia [Mucronella] ventricosa Hassarr (Lepralia) 1842. C) 1879. Lepralia ventricosa Seauenza. Form. terx., pag. 202, 329, 370. 1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 227, 230. ? 1879. — arrecia Sequenza. L, c., pag. 83. ? 1878. —- — Warers. Bruccoli, pag. 7. Postpliocene — Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEr.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEF.; plioc., WarEeRS), Carru- bare (NEv.). È p. d. — Terreti (zancl., SEc.). Miocene . .— Monteleone (elvez., SEc.). JELLY nel suo Sym. catal. (pag. 197, n.° 1232) seguendo l'esempio dell’ Hincxs (Br. Mar. Pol., pag. 363) segna la Lepralia arrecta (Rss., Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 24, tav. II, fig. 1) fra i sinonimi della Sm. ventricosa Hass.; ma WaTERS (br. Cheil. N.-Zealand, pag. 56), cita la predetta specie del Reuss fra i sinonimi della Mucronella Peachiù JonNST., var. octodentata Hxs. Ciò dimostri l’affinità fra queste diverse specie. Ma qui non terminano i dubbi circa l’interpretazione di queste specie, giacchè PERGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 9) fa osservare che la Cellepora arrecta Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 81, tav. IX, fig. 23) non è la specie omonima del miocene d’ Austria ed Ungheria; ma bensì è eguale a Lepralia insignis [99] A. NEVIANI 213 Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. III, fig. 5). Rimane quindi il dubbio se il SEGUENZA ed il Warers nel citare la L. arrecta Rss. fra i fossili calabresi si sieno riferiti alla specie del Reuss descritta nel 1847 o quella del 1874. (Vedi Mucronella Woapsì Pere., e M. arrecta Rss.). La Lepralia ventricosa Hass. è vivente nel Mediterraneo, Atlantico, mari boreali ed altri; fossile dal miocene. 174. Smittia [Mucronella] Woapsi Percens 1887. È 1887. Mucronella Woapsi Percens. Br. du Tasmajdan, pag. 9, 10. Warers (Bruccoli, pag. 7) e SEGUENZA (Lorm. terz., pag. 83) citano per le Calabrie la L. arrecta Rss.; e il WarERS cita espressamente la memoria del Rss. “ Br. Oest.-Ung. Mioc. , ora (vedi Smittia ventricosa) il PeRGENS (0. c.) ha fatto notare che il Reuss con lo stesso nome ha indicato due specie dif- ferenti, quindi è difficile il decidere a quali delle due il WarERs ed il SEGUENZA si sieno riferiti; pur tuttavia, siccome la monografia del Reuss del 1874 era certamente tenuta in maggior conto di quella del 1847, così è da credere che essi autori si sieno riferiti alla forma rappresentata nella memoria del 1874, che venne per l’appunto dal PeRGENS distinta con nuovo nome. Essa sarebbe quindi indicata fossile nel pliocene sup. di Reggio (War.) e nel miocene (elvez., SEG.) di Monteleone. 175. Smittia [Mucronella] arrecta Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Lepralia insignis Seuenza. Form. terz., pag. 83. Miocene — Malochia (elvez., SEG.). Richiamando quanto abbiamo precedentemente detto a proposito di ,Sm. ventricosa Hass. e di Sm. Woapsi PERG., vediamo che la Cellepora arrecta Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 81, tav. IX, fig. 23) non si deve, secondo il PERGENS, confondere nè con l’omonima dello stesso autore (1874), nè con la £L. ventri- cosa Hass.; quindi si deve tenere distinta col nome primitivo datogli dal Reuss: ad essa poi si deve unire la L. insignis Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., pag. 37, tav. III, fig. 5), che venne riportata dal SE- GUENZA (PERGENS, Br. du Tasmajdan, pag. 9). Specie fossile dal miocene al pliocene superiore. 176. Smittia [Mucronella] elegantula Manzoni (Lepralia) 1869. 1869. Lepralia elegantula Manzoni. 3. contr. br. foss. ît., pag. 940, tav. III, fig. 16. 1882. — —_ Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 232 (da Mnz.) ‘. Pliocene sup. — Cannitello (plioc., Mnz.; postpl., DE STEP.) Distinta specie così caratterizzata dall'autore: “ Zoooeciis elongato rhombicis, depressis, quincuncia- liter dispositis, serie marginali, continua punctorum signatis, et linea prominula, sutura obtegente, di- stinctis. Apertura subrotunda, inferne tuberculo perforato, medio interrupta. Oooeciis globosis, erectis, laevibus ,. Tale specie fu fondata appunto sopra esemplari di Cannitello. 1) Il De STHFANI cita erroneamente: pag. 11, tav. II, fig. 11, e tav. III, fig. 13, che si riferiscono alla Lepr. ansata. A. NEVIANI [100] 177. Smittia [Mucronella] umbonata Manzoni (Lepralia) 1869. 1879. Lepralia umbonata Seeuenza. Form. terz., pag. 205. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., Sec.). Sono stato vario tempo indeciso se accettare questa specie del MAnzonI (1.° contr. brioz. foss. ital., pag. 19, tav. I, fig. 4), tanto più che non solo altri specialisti non ne fanno più parola, ma neppure il MANZONI stesso la cita altrove; certamente la specie è affine ad alcune varietà della Mucronella Peachi JoHNST., ma non ho trovato alcuna forma che le convenga intieramente. Gli esemplari del SEGUENZA poi variano dal tipo, per la prominenza molto elevata dell’umbone, e per l’ orificio meno ristretto. 178. Smittia [Mucronella] venusta Ercawarp (Cellepora) 1853. 1879. Lepralia venusta Secuenza. Form. terx., pag. 295. 1882. = — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sra.). Pliocene p d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.). Scrissi a proposito di questa specie nella mia revisione dei briozoi di Castrocaro (NEv., 2.% contr. brioz. foss. ital., pag. 127); nulla vi ho da aggiungere in proposito. 179. Smittia [Mucronella] Sedgwicki M. Epwarps (Eschara) 1836. 1879. Eschara Sedgwicki Secuenza. Form. terx., pag. 207. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). SEGUENZA cita questa specie con qualche dubbio; e veramente io pure confesso di non aver bene in- teso questa specie del Mine EpwaARDS (Esch. foss., pag. 10, tav. X, fig. 5); e nelle citazioni successivamente fatte dagli autori, quali il MicHELIN (Jeon. zooph., pag. 328, tav. LXXVIII, fig. 6), il Busx (Crag Pol., pag. 67, tav. X, fig. 1) e il ManzonI (Castrocaro, pag. 37, tav. V, fig. 63), mi sembra che si sieno descritte e figurate forme che non vadano riportate alla medesima specie. Nella revisione dei briozoi di Castrocaro (Boll. soc. geol. ital., vol. XII, pag. 125) la riferii al genere Porina. Sarebbe fossile esclusivamente nel pliocene. Sottogen. Reussia NEVIANI 1895. 180. Smittia [Reussia] regularis Reuss (Eschara) 1865. 1889. Eschara regularis NevianI. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450. Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.). Esemplari simili a quello figurato nella monografia dei briozoi della Farnesina e Monte Mario (pag. 122, tav. VI, fig. 19). Parlando della Sm. /Mucr.] variolosa JonNST., ho già fatto notare che questa specie non deve con- fondersi con Lepralia regularis Rss., SEG. Fossile dal miocene. [101] A. NEVIANI 215 Sottogen. Palmicellaria ALpeR (gen.) 1864. 181. Smittia [Palmicellaria] Skenei SoLanper (Millepora) 1786, var. bicornis Busx (Lepralia) 1859. 1879. Lepralia bicornis Seuenza. Form. terx., pag. 370. 1882. _ — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 213 (da See.). Postpliocene — Bovetto (DE STEF.; saar. z. sup., SEG.). La L. bicornis Bx. (Crag Pol., pag. 47, tav. VIII, fig. 6,7) venne riportata al genere Palmicellaria, e come varietà alla specie P. Skeneì dall’Hincxs nel 1880 (Br. Mar. Pol., pag. 380, tav. LII, fig. 4). La rinvenni nel pliocene recente della Farnesina, Valle dell'Inferno (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 123) e Parlascio (Br. neoz., II, pag. 235). La varietà è più rara della specie; essa sembra nota solamente allo stato fossile. Sottogen. Phylactella Hincxs (gen.) 1880. 182. Smittia [Phylactella] obeliscus Manzoni (Lepralia) 1869. 1879. Lepralia obeliscus Secuenza. Form. terx., pag. 84, 129, 204, 329. 1882. — — Dx Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da SEe.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl. DE STEF.). E p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Benestare (tort. e elvez., SEG.). SecuenzA nelle argille tortoniane di Benestare nota una varietà con orificio elargato ovato-quadran- golare, con zoeci meno rigonfi, e fossette marginali più grandi. Il riferimento al sottogenere Phylactella certamente non è decisivo. La specie trovata dal Manzoni (3. contr. brioz. foss. it., pag. 943, tav. IV, fig. 23) nel pliocene di Ca- stell’Arquato, sembra molto rara in Italia. 183. Smittia [Phylactella] adpressa SeGuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVII [III], fig. 14. 1879. Lepralia adpressa Secuenza. Form. terx., pag. 203, tav. XV, fig. 10. Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.). x Secondo l’autore, questa specie, rara nelle sabbie zancleane di Terreti, è affine alla ZL. ventricosa Hass. /Mucronella]; sebbene con qualche dubbio, la riferisco al sottogenere Plylactella per la forma del peristoma che “ rivolto all'infuori anteriormente, si allarga e si inspessisce ai lati ,. Naturalmente la specie del Secuenza nulla ha che fare con la Lepralîia adpressa Bx., che è una Hippoporina. 184. Smittia [Phylactella] macrocephala Srcuenza (Lepralia) 1879. — Tav. XVIII [III], fig. 12. 1879. Lepralia macrocephala Seguenza. Form. terz., pag. 204, tav. XV, fig. 9. 216 A. NEVIANI [102] Pliocene p. d. — Terreti e Testa del Prato (zancl., SEG.). Questa specie del Secuenza ha molte affinità colla precedente Sm. adpressa Sec. e colla Sm. obe- liscus Mnz. Per la forma del loro peristoma, che a dire il vero si allontana alquanto da quella tipica di Phylactella, meriterebbero di formare un gruppo a se, il quale si potrebbe considerare intermedio fra Phylactella s. s. e Lagenipora. .Non credo che la L. macrocephala SEG., sia stata citata da altri. XXXV. Gen. Umbonula Hincks 1880. 185. Umbonula verrucosa Esrer (Cellepora) 1791. 1879. Lepralia verrucosa Waters. Br. Naples, pag. 37. 1882. —_ — Dx Sterani. .Jejo Montalto, pag. 216 (da War.). Pliocene sup. — Prumo presso Nasiti (plioc., War.; postpl., DE StEF.). Questa specie rinvenuta fossile in Italia solamente dal Warers ! e da me (NEv., Br. Sardegna, pag. 592, fig. 3 nel testo), è stata molto variamente interpetrata dagli autori, relativamente alla sua esten- sione. Troppo lungo sarebbe citare i singoli pareri, basta per questo scorrere le sinonimie riportate nel Syn. catal. dalla JELLY (pag. 267, n. 1675); ricorderò solo che WATERS (Naples, pag. 37) porta a sinonimi Lepralia (Cellepora) Endlicheri Rss. e L. (Cell.) scarabeus Rss., mentre JELLY non cita la L. Endlicheri; e che queste due ultime specie vengono da JuLLIEN (Les Costulides, pag. 610) prese a tipo del suo nuovo genere Colletosia, che è una Cribrilina. Vivente nell'Atlantico; fossile dal pliocene recente. 186. Umbonula ramulosa Linnro (Cellepora) 1766. 1870. Cellepora ramulosa Manzoni. 4.% contr. brio. foss. îital., pag. 334, tav. V, fig. 29; tav. VI, fig. 30. 1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 207, 296, 329, 371. 1878. Cellepora _ Warers. Bruccoli, pag. 11. 1882. — — De SreranIi. Jejo Montalto, pag. 208, 230 (da See.); pag. 230, 232 (da Mwz.); pag. 219. i 1887. Celleporaria. — NevianI. /.e contr. geol. Cat., pag. 176. 1895. Umbonula? — — Br. neox., I, pag. 116, 123, 120. 1896. — —_ — Spilinga, pag. 46. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., See.), Caraffa, S. Maria di Ca- tanzaro, Presinaci, Spilinga (NEv.). i Pliocene sup. — Pezzo, Cannitello (sicil., See.; postpl., De Ster.; plioc. sup., War., Mnz., NEv.). Carrubare (postpl., De Srer.), Amato, Valle dei Mulini pr. Monteleone (NEv.). n p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., See.; postpl. De Ster.), Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.). 1) L’indicazione della località pliocenica di Prumo (Calabria) è stata fatta dal WATERS nella citata monografia dei briozoi del golfo di Napoli, e manca nell’ elenco di briozoi dati per la stessa località nella memoria Remareks on the recent geology of Italy, altre volte citata. [103] A. NEVIANI 217 Hincxs nel suo capolavoro (Brit. Mar. Pol., pag. 401) accenna (nella sinonimia) che la specie omo- nima descritta dal Manzoni (7. c.) non corrisponde alla specie del Linneo; ma JELLY (Sym. catal., pag. 58, n.° 397) seguendo l’opinione del WarERS (Naples, pag. 196) riunisce le specie; ma mentre il WATERS pone in sinonimia la C. ramulosa di Castrocaro (pag. 35, tav. V, fig. 62), la JeLLY la segna dubitativamente; per quest’ultima però nella mia revisione degli originali del MANzoNI (Boll. soc. geol. it., vol. XII, pag. 132) tolsi ogni dubbio in proposito. Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 187. Umbonula pumicosa Linnro (Cellepora) 1766. 1879. Celleporaria verrucosa Seguenza. Form. terx., pag. 129. 1895. Umbonula? pumicosa Neviani. Br. neox., I, pag. 116. Pliocene sup. — Cannitello (NEv.). Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Non sono completamente sicuro se Cell. verrucosa Rss. (Mnz., Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II pag. 3, tav. I, fig. 1) sia da riportarsi a Cell. verrucosa Linn., PALL. ecc., e quindi a Cell. pumicosa Linn. Nei miei appunti sui briozoi delle Puglie (Br. neoz., I pag. 111) e nella monografia sui briozoi della Farnesina ecc. (pag. 124) posi, seguendo l’avviso di alcuni autori, a sinonimo di questa specie la Le- pralia (Cell.) ceratomorpha Rss. (Br. Oest.-Ung. Mioc., I, pag. 175, tav. III, fig. 6-8), ma questa va cer- tamente riunita a ZL. monoceros Rss., come ha dimostrato il PeRGENS (Br. du Tasmajdan, pag. 15). Vivente nel Mediterraneo, Atlantico, ecc.; fossile dal miocene. Lepraliae incertae sedis. 188. Lepralia? grandis Secuenza 1879. — Tav. XVII [III], fig. 16. 1879. Lepralia grandis SecueNnza. Form. terx., pag. 199, tav. XV, fig. 4. Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEa.). Lascio ancora nel gen. Lepralia, non sapendo a quale altro genere ascrivere, la specie del SEGUENZA, che, secondo l’autore, sarebbe affine alla L. disjuneta, L. annulatopora e L. lucernula. Forse potrebbe rientrare nel gen. Cyclopora Hxs. 189. Lepralia? microtheca Srcuenza (Eschara) 1879. — Tav. XVII [III], fig. 15. 1879. Eschara microtheca Saauenza. Form. terz., pag. 207, tav. XV, fig. 14. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.). Trovo molte affinità fra questa specie e la precedente, che pur ha tante analogie con Anarthropora monodon. Anche questa potrebbe forse riferirsi al genere Cyclopora Hxs. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 28 218 A. NEVIANI [104] 190. Lepralia? gibbosula Manzoni 1869. 1879. Lepralia gibbosula SecueNnza. Form. terz., pag. 204. — — var. adpressa, bidentata, erecta Secuenza. L. e., pag. 204. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). La specie trovasi descritta in MANZONI (3.° contr. brioz. foss. ital., pag. 941, tav. III, fig. 18). Dubito si possa riportare al gen. Phylactella. XXXVI. Gen. Costazia NEVIANI 1895. 191. Costazia Costazii Aupovin (Cellepora) 1826. 1870. Cellepora —Hassaliù Manzoni. 4.% contr. br. foss. èt., pag. 339, tav. IV, fig. 22. 1879. Celleporaria — Secuenza. Form. terx., pag. 329. 1882. — -— . Dr SreranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.). » Cellepora Costazii _ L. c., pag. 230 (da Mrz.). 1895. Cycloporella /— Neviani. Br. neox., I, pag. 116. Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Carrubare, Amato e Cannitello (plioc. sup., Mnz., SEG., NEv.; postpl., De STEr.). Bella e curiosa specie che trovo citata fossile solamente dai sopra segnati autori. Vivente nel Me- diterraneo, Mar Rosso, Atlantico ecc. XXXVII. Gen. Cycloporella NEvianI 1895. 192. Cycloporella costata Mac Guivrar (Cellepora) 1869. 1879. Celleporaria retusa Secuenza. Form. terx., pag. 84, 207, 296. 1882. Cellepora — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 180. 1879. Celleporaria globularis SecueNnza. L. c.} pag. 84, 129. 1882. Cellepora — De Srerani. L.c., pag. 130, 134, 144, 145, 146, 147. 1887. — — NevianI. 1.0 contr. geol. Cat., pag. 176, 181. 1896. Cyeloporella costata — Spilinga, pag. 47. Postpliocene — Altipiani del Monteleonese, Spilinga, Presinaci (NEV.). Pliocene sup. — Carrubare, Valle dei Mulini presso Monteleone (NEV.). 5 p. d. — Gallina (ast., See.), Gerace (zancl., Sea.; pl., De Ster.), Terreti (zancl., SEG.). Miocene . . — Malochia (elvez., Skc.), Benestare (tort., elvez., SkG.; tort., DE STEF.), Monteleone (elvez., SeG.), Capo dell’Armi, Vena di Mezzo, Porto Salvo, Rocchetta di Bria- tico, Punta di St. Arena (tort., DE STEF.). Specie polimorfa, della quale non è ben certo il riferimento generico; se Cellepora retusa var. cami- nata War. (War., Naples, pag. 194, tav. XIII, fig. 1;-— Hxs., Adriat., pag. 305, tav. IX, fig. 5), si riporta realmente a Cell. retusa Mnz. (Castrocaro, pag. 35, tav. V, fig. 59) e non a Cell. Costazii Aup., allora la Cell. costata M. Giur. andrebbe riferita al gen. Osthimosia. Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene. [105] A. NEVIANI 219 193. Cycloporella? crassa Manzoni (Cellepora) 1877. 1879. Celleporaria crassa Seguenza. Form. terx., pag. 129. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Non trovo citata da altri autori questa specie che il MAnzoNI (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., II, pag. 4, tav. I, fig. 4) trovò fra il materiale proveniente da Lapugy. Ascrivo dubitativamente al mio genere Cy- cloporella questa specie giacchè il ManzonI dice che le “ cellule ventricose. ... hanno. ... piccola bocca tondeggiante. ...,. 194. Cycloporella? polythele Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Celleporaria polythele Secuenza. Form. terx., pag. 53, 61, 84, 207. 1885. — — Lovisaro. Terr. terx., pag. 8 (estr.). 1889. — — Neviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 137. Pliocene p. d. — Terreti, Gerace (zancl., SEG.). Miocene . .-— Ambutì, Benestare (elvez., SEG.), Guardavalle (langh., SEG.; mioc., NEV.), Stilo (acq., SEG.), Belcastro (mioc. m., Lov.). La Cellepora polythele Reuss è forma per me non ben precisata. Nel 1847 Reuss la trovò nel calcare di Leitha a Bischofswart (7oss. Pol. Wien. Tert., pag. 77, tav. IX, fig. 18), ma ne diede una descrizione insufficiente. In seguito (1877) Manzoni studiò questa forma proveniente da varie località del miocene di Austria ed Ungheria (Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., II, pag. 4, tav. I, fig. 3) ne diede una figura migliore ed anche una descrizione più soddisfacente; ma non tenne conto di varî caratteri, come sarebbe la natura dei pori umbonali ed altri. Il FucHs (1883, Beitr. 2. Kenntn. d. Mioc. Aeg. u. d. Lib. Wiiste, pag. 5) la rin- venne nel miocene del deserto della Libia, e ne fece una nuova varietà (var. subglobosa) basandosi sulla forma semiglobosa del briozoario; questa varietà fu accettata dal GIoLi (1889, Br. neog. Pianosa, pag. 16) per le specie provenienti dal miocene di Pianosa. Busxk (1884) avvicina questa specie alla sua Cell. solida dei mari Australiani (Challenger, pag. 200, tav. XXIX, fig. 12). Riferisco dubitativamente al mio gen. Cycloporella, per Avere come scrive il ManzONI (1. c., pag. 52) la bocca subrotonda. Celleporae incertae sedis !. 195. Cellepora lobulata Warers 1879. 1879. Celleporaria lobatula Secuenza. Form. terx., pag. 329. 1889. — — Neviani. 3.0 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sec.). 4) Negli autori oltre alle varie specie di CelZepora, riferite più o meno sicuramente a vari generi, trovansi altre determinazioni che non è possibile decifrare; tali sono: Celleporaria megalostoma Reuss 1866 (SEGUENZA, Form. terz., pag. 61) dalle molasse langh. di Stilo. SEGUENZA riporta dubitativamente i suoi esemplari alla specie del Rss. (Septarienth., pag. 180, tav. VIII, fig. 11), la quale alla sua volta mi sembra molto dubbia e da riferirsi forse ad una Osthimosia. " Cellepora palmata Micar. 1841 (Lovisato, Terr. terz. Cat., pag. 20 (estr.); — NEVIANI, 4.8 contr. geol. Cat., pag. 442) del posterziario di S. Maria di Catanzaro. Celleporaria pulchra MicHtT. (SEGUENZA, Form. terz., pag. 129) dalle argille tortoniane di Benestare. 220 A. NEVIANI [106] Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEc.; ast. litt., NEV.). Per errore di trascrizione il SeguENzA stampò /obatula, in luogo di lobulata. Questa specie del WarERS (Naples, pag. 198, tav. XIV, fig. 3, 4) non è stata citata da altri. Non sapendo al momento a quale dei nuovi generi riferire questa specie, mantengo l’antico gen. Cellepora. Fam. Batoporideae. XXXVIII. Gen. Batopora Reuss 1867. 196. Batopora rosula Reuss (Cellepora) 1847. 1879. Batopora rosula Secuenza. Form. terx., pag. 84, 130. Miocene — Benestare (tort. ed elvez., SEG.). Questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 78, tav. IX, fig. 17) è comunissima nelle ar- gille tortoniane, meno nelle arenarie elveziane di Benestare. Fossile dall’eocene al pliocene, sembra avere il suo massimo sviluppo nel miocene. XXXIX. Gen. Conescharellina D'OrsIeny 1851. 197. Conescharellina conica Securnza (Batopora) 1877. — Tav. XVII [II], fig. 17. 1879. Batopora conica Secuenza. Form. terx., pag. 42, tav. IV, fig. 10. Miocene — Antonimina (strati marini, zona E, piano tongr., SEG.). Nella mia monografia sui briozoi eocenici di Mosciano (Boll. soc. geol. ital., vol. XIV, pag. 122) par- lando della mia nuova specie Conescharellina eocoena, riferii la specie del SecuENZA al gen. Conescharellina. Notisi che la B. conîca See. è specie ben differente della B. conica HANTK. Fam. Porinideae. XL. Gen. Tubucellaria D’'OrBIGNY 1851. 198. Tubucellaria opuntioides Parras (Cellularia) 1766. 1879. Cellaria cereoides Secuenza. Form. terx., pag. 196, 224, 367. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene p. d. — Valanidi (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Specie più comune vivente che fossile. È vivente nel Mediterraneo, Atlantico, Mar Rosso, Oceano indiano, ece.; è fossile dall’eocene. In Italia sembra rara, difatti la trovo citata solo dal SEGUENZA. 199. Tubucellaria Farnesinae Neviani 1895. 1895. Tubucellaria Farnesinae Neviani. Br. neox., II, pag. 232. [107] A. NEVIANI 221 Postpliocene — Presinaci (NEv.). Rarissima; un solo frammento corrispondente esattamente a quelli della Farnesina, che mi servirono a fondare la specie (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 125, tav. VI, fig. 34). XLI. Gen. Porina D’OrBbIGnY 1851. 200. Porina borealis Busx (Onchopora) 1860. 1896. Porina borealis NevianI. Spilinga, pag. 48, fig. 28 nel testo. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Di questa specie che rinvenni per la prima volta allo stato fossile in sei località diverse che vanno, per l'età, dal pliocene (piacenziano) per il plioc. sup. (siciliano) al postpliocene, credo opportuno riportare l’intiera bibliografia. Noto dapprima che il nome specifico di gracilis dato dal SARS a questa specie non venne mantenuto dallo SmiTT e successivi autori, perchè già il LAMARCK diede eguale nome ad altra specie della stessa famiglia, tanto più che il Busk per il primo riconobbe appartenere essa ad un briozoo cheilostomato, mentre il Sars lo ritenne per un ciclostomato. 1851. Pustulipora gracilis Sars. Reise Lof. Fimn., pag. 146 (26). 1860. Onchopora borealis ’—Bust. Q. J. M. S., vol. VII, pag. 213, tav. XXVIII, fig. 6,7. 1862. Quadricellaria gracilis Sars. Beskr. Pol. Christ., pag. 153 (15). 1864. — — Atper. N. Brith. Pol., pag. 101, tav. II, fig. 9-12. 1867. Anarthropora borealis Suor. Krit. Fort. Skand. Br., pag. 8 e 67, tav. XXIV, fig. 25-29. 1868. Tessaradoma gracile Norman. Shetl. Pol., pag. 309. 1873. _ boreale Smirt. Flor. Br., pag. 32, tav. VI, fig. 143-145. 1880. Porina borealis Hincxs. Brit. Mar. Pol., pag. 229, tav. XXXI, fig. 4-6. 1884. Tessaradoma boreale Busx. Challenger, vol. XXX, pag. 174, tav. X.XIV, fig. 8. 1891. Porina borealis NeviAnI. Livorno, e 120 (24), tav. IV, fig. 4-5. 1893. — — = _ 3.2 contr. br. foss. it., pag. 665 (9). 1895. — — — Br. foss. Di nesina, pag. 125 (49). » — — — Br. neox., II, pag. 240 (16). 1896. — — —_ Spilinga, pag. 48, fig. 28 nel testo. » — — _ Br. neox., INI, pag. 123 (22). 1898. — — —_ Br. Anzio e Nettuno, pag. 230 (13). » — — — Br. neox., V, pag. 108 (14). 1900. — — — L.ce., VI, pag. 61 (4), pag. 68 (11). 201. Porina impervia Nevrani 1896. — Tav. XVIII [III], fig. 18,19. 1896. Porina impervia Neviani. Spilinga, pag. 49, fig. 29 nel testo. » Br. neox., III, pag. 119 (rip.). Postpliocene — Spilinga (NEv.). Le maggiori affinità di questa specie, sinora osservata solo a Spilinga e in pochi esemplari, si hanno colla P. borealis Bx.; sue caratteristiche sono: zoeci fusiformi con orificio circolare o subcircolare, peri- 999 A. NEVIANI [108] stoma semplice non rilevato; frontale rigonfia nel centro, levigata, senza pori od origelli. Oecio globoso levigato. Zoario colonnare con zoeci in quattro file, a coppie alterne decussate. Sottordine Cyclostomata BusK. Fam. €Crisiideae. XLII. Gen. Crisia Lamouroux 1816. In una interessantissima monografia sul gen. Crisîa, pubblicata nel 1891 dal prof. S. F. HARMER (On the British species of Crisia. Q. Journ. Micr. Sc., vol. XXXII, p. II, new ser., pag. 127-181, tav. XII), si trovano minutamente studiati tutti i caratteri morfologici e di sviluppo di alcune specie; e da questi, nuovi caratteri per l'ordinamento tassinomico. Non essendo sempre possibile, trattando delle specie rinvenute fossili in Calabria, poter dire come si debbono riordinare secondo i concetti messi in evidenza dallo HarMER, ho preferito seguire l’uso comune, come venne espresso in alcuni dei lavori che sono ve- nuto citando; frattanto credo sia pregio di questo mio lavoro, il pubblicare qui le sinonimie, come sono intese dal sopradetto distinto specialista inglese. 1. Orisia denticulata Lamarek (Harmer. Brit. sp. Crisia, pag. 129, tav. XII, fig. 1-5). Cr. luxata Fremne. Hist. Brit. Anim., 1828, pag. 540. — Couca. Corn. faun., III, 1844, pag. 99, tav. XVII, fig. 3. Cr. denticulata M. Enwarps. Mem. s. l. Oristes, 1838, pag. 9, tav. VII, fig. 1. — Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, p. 284, tav. L, fig. 5, 6. — Carus. Prodr. faun. Med., II, 1889, pag. 39. Or. denticulata (pars) Bus. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. IV, fig. 1-4. — È Hxrs. Br. Mar. Pol., 1880, pag. 422, tav. LVI, fig. 7, 7a. 2. Crisia eburnea Linn. (HarxeRr. Brit. sp. Crisia, pag. 131, tav. XII, fig. 6). Cr. eburnea Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, pag. 283, tav. L, fig. 3,4. — Carus. Prodr. F. Med., II, 1889, pag. 38. — Sw. Hafs-Br. utv. Fettk. Oefr., 1865, pag. 9, tav. I, fig. 15-18. Cr. eburnea (pars) Smrr. Kréit. Skand. Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 10,11, 13-19. — Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. II, fig. 1,2; tav. V, fig. 1,2. _ Hxs. Br. Mar.:Pol., 1880, pag. 420, fig. 21. Cr. eburnea forma eburnea Smart. Br. mar. reg. arct., 1867, pag. 444, 461. — — — Rec. Br. Nov-Semlja, 1878, pag. 12. —_ — — Rec. Br. e mari arctico, 1878, pag. 23. — aa FreesEe. Beschr. Ost. Br., 1888, pag. 31, tav. II, fig. 18. 3. Crisia aculeata HasssarL (Harmer. Brit. sp. Crisia, pag. 132, tav. XII, fig. 4). Cr. aculeata Hassanr. Cat. Irish xooph., 1841, pag. 170, tav. VII, fig. 3,4. — —_ Supl.0 detto, 1841, pag. 366. — Jonnst. Brit. xooph. 2.% ed., 1847, pag. 285. —_ Suwrt. Bidr. till. kinn. Hafs-Br. utv., 1863, pag. 3. — JoLter. Contr. hist. Br. Cot. d. France, 1877, pag. 286. [109] Cr. 2 Cr. A. NEVIANI eburnea var. aculeata Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4. — _. Hxs. Br. Mar. Pol., 1880, pag. 421, tav. LVI, fig. 5,6. - — Junun. Br. Hfretat, 1881, pag. 14. = — Vine. Rep. Ree. Mar. Pol., 1885, pag. 588. ». eburnea Mine Epwarps. Sur 2. Crisies, 1838, pag. 6, tav. VI, fig. 2. — ?Van Benrpen P. J. Rech. Anat. Br. Ost., 1845, pag. 28, tav. III, fig. 12-16. ». eburnea (pars) Sur. Krit. Skand Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 12a, 125. :. denticulata (pars) Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1880, pag. 4, tav. III, fig. 1-6. 4. Crisia ramosa Harmer (Brit. sp. Crisia, pag. 134, tav. XII, fig. 10,11). ». cribraria Stimpson. Synops. Mar. Invert. Gr. Manan, 1854, pag. 18, tav. I, fig. Sa-c. ». arctica M. Sars. Geol. 0g Zool. Jagtt. Reise Trondh. Stift., 1863, pag. 31. . eburnea (pars) Couca. Corn. fauna, III, 1844, pag. 99. . eburnea (pars) Swrt. Kret. Skand. Br., 1865, pag. 117, tav. XVI, fig. 9 e fig. 6 a pag. 135. ». eburnea var. Busx. Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 4, tav. V, fig. 5-10. ». denticulata (pars) — L.c., pag. 4, tav. II, fig. 3,4. — Swmt. Krit. Skand. Br., 1865, pag. 141, num. 14-17. — — Flor. Br., I, 1872, pag. 4, tav. I, fig. 1-5. — Hxs. Brit. Mar. Pol., 1880, pag. 423. ». denticulata var. tenuis. ViceLius. Cat. Pol. Wil. Barents, 1881-82, pag. 4. fistulosa Busx (non HeLLer). Cat. Mar. Pol., III, 1875, pag. 5, tav. VI A, fig. 1,2. 202. Crisia fistulosa HeLLeR 1867. 1879. Crisia fistulosa Sequenza. Form. terx., pag. 208, 296, 330, 371. 1882. — 1896. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). — Neviani. Spilinga, pag. 51. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Spilinga (Nev.). Pliocene sup. — Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). b) p. d. — Gallina (ast., See.), Terreti (zancl., SEG.). 223 Questa specie tanto affine alla C. edburrea Linn., che alcuni autori la considerano come sinonimo, è piut- tosto rara nelle formazioni plioceniche, e più frequente in quelle del pliocene superiore e nel postpliocene. Vivente nel Mediterraneo, ecc.; fossile dall’eocene. 203. Crisia eburnea Linnro (Sertularia) 1758. 1879. Crisia eburnea Secuenza. Form. terz., pag. 132, 330, 371. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). Miocene . — Benestare (tort., SEG.). Rara specie che trovo ben di rado citata come fossile, se pure non è stata confusa con la Cr. fistu- losa HELLER. Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene. 224 A. NEVIANI [110] 204. Crisia Hornesi Reuss 1847. 1879. Crisia Hornesi Secuenza. Form. terx., pag. 84, 132, 208, 296. 1882. — — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 123, 137, 191, 212 (da Sra.). ISSO, = — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 141 (da Sre.). Pliocene — Valanidi, Ardore, Bianconuovo (ast., SEe.), Gallina (ast., SEa.; postpl., De Ster.), Ter- reti, Testa del Prato, Portigliole, Valle del Mesima, Palmi anal SEG.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE StEr.), Stilo (zancl., SEe.; tort., DE STEF.; PIOO, NEV.), Seminara (zancl., sro tort., DE STEF.). Miocene — Benestare (tort., elvez., 3a) Malochia (elvez., SEc.). La Cr. Hornesi Rss. che ha molte affinità con la vivente Cr. denticulata Lx. si può di quest’ ultima ritenere come l’antenata (NEVIANI, Br. Livorno, pag. 131). 205. Crisia denticulata Laxmarcx (Cellaria) 1816. 1879. Crisia denticulata Secuenza. Form. terz., pag. 371. Ie == — NevianI. Spilinga, pag. 50. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Spilinga (NEV.). Rara a Bovetto, comunissima a SPINEA, questa specie vivente nel Mediterraneo e in quasi tutti gli altri mari, è fossile dal pliocene. 206. Crisia elongata Mine Epwarps 1838. 1879. Crisia elongata SecueNnza. Form. terz., pag. 330. 1882. — — Dx Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). 1889. — — Nreviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.). 1896. — _ Spilinga, pag. 51, fig. 30 nel testo. Postpliocene — Spilinga (Nev.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Ske.; ast. litt., NEv.), Pezzo e Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). A questa specie il SEGUENZA (4. c., pag. 330) aggiunge la var. angustata WAT., ma questa va unita alla Cr. Edwardsì Rss. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal pliocene. 207. Crisia Edwardsi Reuss 1847. 1879. Crisia Edwardsi Seguenza. Form. terx., pag. 84, 132, 208, 296. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da Sra.). Pliocene p. d. — Valanidi, Gallina (ast., Sea.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . . — Benestare (tort. ed elvez., SEa.), Malochia (elvez., SEG.). [111] A. NEVIANI 225 Secondo alcuni autori questa specie del Reuss dovrebbe riferirsi alla Cr. elongata M. Epw., var. an- gustata WarERS (Naples, pag. 269, tav. XXIII, fig. 4). Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene inferiore. 208. Crisia marginata Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 1. 1879. Crisia marginata Secuenza. Form. terz., pag. 132, tav. XII, fig. 26. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Distinta specie con internodi schiacciati e tuboli zoeciali con margine esterno carenato. Citata solo dal SEGUENZA. Fam. Tubuliporideae. XLIII. Gen. Hornera LAmouROoUX 1821. 209. Hornera frondiculata Lam4rcx (Retepora) 1816. 1877. Hornera frondiculata Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 13. 1879. —_ — SecuENzA. Form. terz., pag. 84, 132, 209, 297, 371. 1878. — _ Warers. Bruccoli, pag. 20. 1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 208, 213, 216 (da Se.); pag. 216 (da War.); pag. 180, 220. 1885. — — Lovisaro. Riass. terr. terz., pag. 31 (estr.). 1395 — Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 120, 123; idem, II pag. 232. 1896. — — — L.c., IL, pag. 113. » — — — Spilinga, pag. 52, fig. 31 nel testo. ISO = — var. rugosa Seguenza. L. c., pag. 297. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Ravagnese (saar. z. sup., SeG.; postpl., De StEF.), Reggio (saar. z. inf., Sea.), Gallina (saar. z. inf., SEG.; postpl., De StEF.), S. Maria di Ca- tanzaro, Presinaci, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Prumo presso Nasiti (plioc., War.; postpl., De Ster.), Carrubare (postpl., DE StEF.), Cannitello, Perrera, S. Onofrio (Nev.), Borgia (plioc., Lov.), Caraffa (pl. sup., Nev.; plioc., Lov.). 5 p. d. — Gallina, Ardore, Bianco nuovo (ast., SeG.), Valanidi (ast. Sea.; postpl., DE STEF.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Gerace (plioc., War., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.). SEGUENZA (0. c., pag. 209) per gli esemplari del zancleano, nota che presentano una variazione, avendo la faccia posteriore scabra ed irta di papille; a pag. 297 poi, per gli esemplari astiani, nota pure che in essi la faccia posteriore è rugosa per numerose prominenze; a tale varietà dà il nome di rugosa. Vivente -nel Mediterraneo, Adriatico ed altri mari; fossile dal miocene inferiore. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. Î 29 226 A. NEVIANI [112] 210. Hornera lichenoides Poxrorrman (Corallium) 1752. 1896. Hornera lichenoides Naviani. Spilinga, pag. 52. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Mai citata fossile prima della sopra detta memoria; probabilmente fu confusa colla H. frondiculata con la quale ha le massime affinità. Vive nel Mediterraneo, Atlantico e mari boreali. 211. Hornera hippolytus DrrrancE 1830. 1879. Hornera hippolyius Secuenza. Form. terx., pag. 84, 210, 297, 371. 1882. — — Der StreranI. Jejo Montalto, pag. 208, 212, 213 (da SEa.). Postpliocene. — Gallina (saar. z. inf., SEc.; postpl., DE STEF.). Pliocene p. d. — Gallina, Valanidi (ast., Sec.; postpl., De StEF.), Terreti (zancl., SEG.). Miocene . . — Benestare (elvez., SEG.). NamIas (Sul valore sìst. di ale. sp. dì Briozoi, pag. 3) osserva come la presente specie debba ritenersi intermedia fra la H. frondiculata Lamx. e la H. striata M. Epw., anzi che si possa considerare come una varietà di quest’ultima. Fossile dal miocene; non si conosce vivente. 212. Hornera striata Mine Epwarps 1838. 1877. Hornera striata Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16. 1879. — — Seuenza. Morm. terx., pag. 209, 297, 371. 1882. — — Dr SteranI. Jejo Montalto, pag. 208, 212, 213 (da Ses.) ; pag. 216 (da War.). Postpliocene — (Gallina (saar. z. inf., SEc.; postpl., De StEr.), Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Prumo sotto Nasiti (pl., War.; postpl., DE STEF.). i p.d. — Gallina, Valanidi (ast., SEG.; postpl., De StEr.), Terreti (zancl., SEG.). Vedi l’osservazione fatta a proposito della H. hippolytus DEFR. Vivente nei mari della Nuova Zelanda; fossile dall’oligocene. 213. Hornera concatenata Reuss 1868.. 1879. Hornera concatenata Seguenza. Form. terx., pag. 132, 297. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da SEG.). Pliocene p. d. — Gallina, Valanidi (ast., SEG.; postpl., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., SEG.). Questa specie trovata per la prima volta nelle formazioni bartoniane di Crosara (Reuss, Br. Crosara, pag. 283, tav. XXXV, fig. 5, 6) ci proviene dal cretaceo superiore (PeRGENS, Br. v. Wola Lu zanska, p. 63; — Br. Garumn. de Faxe, p. 217) ma non è ancora stata indicata vivente. [113] A. NEVIANI 227 214. Hornera cylindracea Sreuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 2, 3. 1879. Hornera cylindracea Secuenza. Form. terz., pag. 210, tav. XV, fig. 20. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Questa specie rarissima fra le fossili, mi sembra si debba tenere distinta, come già fece il SEGUENZA; non dò valore alla var. prominens, che l’autore trovò insieme alla specie, e che differisce solo per avere i tubi zoeciali più prominenti. Della specie così scrive l’autore: “ questa rarissima Hornera forma un brio- zoario pressochè cilindrico, la superficie anteriore offre i zoeci disposti in quinconce con molta regolarità, ciascuno di essi è delimitato da due linee rilevate longitudinali, l’apertura circolare presenta un margine alquanto rilevato e sporgente sulla superficie; due serie di doppie cellule poi si distinguono longitudinal- mente ai lati e i zoeci sporgono colle loro estremità orali alquanto più degli altri e danno al briozoario una dentellatura ai due margini rara e breve. La superficie posteriore è un po’ meno convessa ed ornata da linee rilevate, longitudinali, dicotome, che mettono capo ai zoeci delle serie laterali, e pressochè analoghe a quelle che offre l’Idmonea vibicata Mnz. La superficie tutta è finamente punteggiata ,,. 215. Hornera serrata Rruss (1868), var. pliocenica Secuenza (1877). — Tav. XIX [IV], fig.8,9. . 1879. Hornera serrata var. pliocenica Seguenza. Form. terx., pag. 210, tav. XV, fig. 19. 1882. — — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 186 (da SeG.). Pliocene p. d, — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), S. Agata (zancl., SEG.; plioc., De STEF.). SEGUENZA differenzia questa varietà dalla specie tipica trovata nel terziario antico di Crosara (Reuss, Br. Crosara, pag. 285, tav. XXXV, fig. 10, 11) per essere alquanto più gracile, e con pieghe divergenti meno distinte sulla superficie posteriore. La H. serrata Rss., nota solo dall’eocene al pliocene, non deve confondersi con la H. serrata MGx., nè con la H. serrata D’ORB. 216. Hornera simplex Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 4, 5. 1879. Hornera simplex Secuenza. Form. terx., pag. 132, 210, tav. XII, fig. 27. Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.). Miocene (Gra Benestare (tort., SEG.). La specie fu stabilita per il tortoniano di Benestare e per il zancleano di Terreti; è distinta dalla H. serrata Rss. per essere più gracile, per un minor numero di cellule zoeciali, perchè le pieghe della faccia posteriore sono meno divergenti, e la superficie è segnata da linee impresse che s’ intersecano in modo da chiudere degli spazi irregolarmente romboidali allungati, che ricordano in qualche modo quanto si osserva sulla faccia posteriore delle retepore. L’autore poi nota una var. èmpressa, che sì distinguerebbe dal tipo miocenico per la scultura più impressa. Non ho creduto opportuno tener distinta questa varietà. 217. Hornera Reussi Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 6, 7. 1879. Hornera. Reussi Secuenza. Form. terx., pag. 84, 132, 209, tav. VIII, fig. 16. 1896. | — — NevwianI. Spilinga, pag. 53. 228 A. NEVIANI [114] Postpliocene — Spilinga (NEvV.). Pliocene p.d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.). Corrisponde alla H. Rippolithus Rss. (Mxz., Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., ITI, pag. 8, tav. VI, fig. 23) e non alla H. hippolitha DEFR.; è poi affine alla H. asperula Rss. (Br. Crosara, pag. 284, tav. XXXV, fig. 8, 9); da quest’ultima si distingue specialmente per avere più ravvicinati i tubi che la costituiscono, e per avere la faccia posteriore ornata di costole più grosse, meno numerose, qua e là interrotte e sporgenti in forma ottusa o acuta, in modo che la superficie ben conservata è spinescente. Rinvenni questa specie nelle arenarie mioceniche di Fontanazzo (Br. Sardegna, pag. 594). XLIV. Gen. Crisina D’OrBIGNY 1850. 218. Crisina cancellata GoLpruss (Retepora) 1826. 1879. Idmonea cancellata Secuenza. Form. terx., pag. 85. Miocene — Benestare (elvez., SEG.). Rara specie che in Italia, oltre dal SEGUENZA, fu citata solo da me per le arenarie mioceniche di Fon- tanazzo (Br. Sardegna, pag. 594) e dal Grori per il miocene di Pianosa (Idmonea multipunetata GIoLI, Br. neog. Pianosa, pag. 7, tav. XIV, fig. 2). Una interessante discussione su questa specie che, nota solo allo stato fossile, si estende dal cretaceo superiore a tutto il miocene, leggesi in PerGEns et MEUNIER, Br. Garumn. de Faxe, pag. 214. XLV. Gen. TAamonea Laimouroux 1821 !. 219. Idmonea pertusa Rnuss 1847. 1879. IAmonea pertusa Seguenza. MPorm. terx., pag. 85, 132, 296. 1882. _ — DeSrterani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Srs.). Pliocene p.d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì (elvez., SEG.). Citata dal GroLi per il miocene di Pianosa (Br. ncog. Pianosa, pag. 6), sembra che dal miocene non si estenda oltre al pliocene. 220. Idmonea fenestrata Busx 1859. 1879. Idmonea fenestrata SeGueNzA. Form. terx., pag. 132. 1895. _ — 2 Neviani. Br. neox., I, pag. 117. i) Per tutte le specie del gen. [Idmonea, veggasi il mio recente lavoro: Revisione generale deî briozoi fossili Italiani, I. Idmonee, Boll. soc. geol. ital., vol. XIX, 1900, fasc. 1.°, pag. 10-25, estr. pag. 1-16, nel quale ho dif- fusamente trattato di tutte le Idmonee fossili italiane. [115] A. NEVIANI 229 Pliocene sup. — Cannitello (NEv.). Miocene. . . — Benestare (tort., SEG.). Rara specie nota solo fra le fossili del miocene e del pliocene; indicata in Italia, oltre dai suddetti autori, solamente dal Namras per il pliocene Modenese. 221. Idmonea conferta Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 13-15. 1879. Idmonea conferta Secuenza. Form. terz., pag. 209, tav. XV, fig. 17. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEa.). I caratteri specifici della specie sono: zoari a ramificazione dicotoma; rami brevi, fortemente diver- genti; le serie zoeciali sono oblique, molto ravvicinate, e constano di 5 tubi; la faccia posteriore è poco convessa, quasi appianata, con leggieri solchi di accrescimento arcuati, trasversali, irregolari. Non conosco altre citazioni di questa specie, oltre a quella del suo autore. 222. Idmonea producta Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 10-12. 1879. Jdmonea producta Secuenza. Form. terx., pag. 209, tav. XV, fig. 18. 1887. — — NevianI. 1. contr. geol. Cat., pag. 181. Postpliocene — Monteleonese (NEV.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SEG.). Specie affine alla Zam. conferta Sea., e della quale forse è una varietà; ha rami più gracili; la super- ficie posteriore è più convessa, con rughe trasversali più forti, serie zoeciali meno ravvicinate, più spor- genti, formate da 4 tubi. 223. Idmonea bacillaris Seguenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 18, 19. ‘ 1879. IAmonea bacillaris Secuenza. Form. terx., pag. 297, tav. XVII, fig. 8. 1882. —_ — De SrerAnI. Jejo Montalto, pag. 212 (da SEG.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEa.). La specie si distingue per un zoario compresso lateralmente, con un piccolo solco longitudinale da ciascun lato; ogni serie di zoeci contiene tre soli tubi. Non conosco altra citazione di questa specie; ho già espresso il dubbio (Br. foss. ital., I Idmonee, pag. 12 [3]) che si tratti di un esemplare logoro. 224. Idmonea carinata Rormrer 1841. -— Tav. XIX [IV], fig. 23. 1879. Idmonea lineata —Srauenza. Form. terx., pag. 209. » — carinata? — L.c., pag. 132. 1895. — — Nxviam. Br. neox., I, pag. 123. 230 — A. NEVIANI [116] Postpliocene — Caraffa (NEv.). Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEa.). Miocene . . — Benestare (tort., SEG.). SEGUENZA accettò la determinazione del MANZONI (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., ILI, pag. 5, tav. III fig. 9) nel tenere distinta la Idm. lineata Haec. dalla Idm. pseudodisticha dello stesso autore; ed anche nel distinguere la Iam. carinata Roem.; ma PeRGENS et MEUNIER (Br. Garumn. de Faxe, pag. 211) dimostrarono che le suddette due specie sono sinonime e che ad esse va pure unita Idm. sulcata Haec. PERGENS poi (Rev. Br. cretac., pag. 348) riunì /dm. carinata Roem. ad Idm. pseudodisticha Hae. Tanto gli esemplari di Caraffa, quanto quelli di Benestare corrispondono alla figura data dal MAnzoNI nella monografia sui briozoi d’Austria ed Ungheria (pag. 5, tav. III, fig. 10). Fossile dal cretaceo al postpliocene; non si conosce vivente. 225. Idmonea spica Secuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 20, 21. 1879. IAmonea spica Secuenza. Form. terx., pag. 132, tav. XII, fig. 28. Miocene — Benestare (tort., SEG.). x L'autore dichiara che questa specie è affine alla Idm. lineata HAG. (quindi alla IAm. carinata Rorwm.), ma che è più gracile, trigona, colla faccia posteriore un po’ convessa e debolmente striata. Un attento esame sugli esemplari originali, potrebbe forse portare alla fusione di questa specie colla precedente. 226. Idmonea Seguenzai Neviani 1900. — Tav. XIX [IV], fig. 16, 17. 1879. Idmonea crassa Secuenza. Form. terx., pag. 208, tav. XV, fig. 16. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). SEGUENZA distingue questa specie perchè ha un zoario abbastanza largo e spesso, le larghe serie dei zoeci, disposte obliquamente e con poca regolarità, constano di un numero variabile di tubicini da 4 a 7; la faccia posteriore è abbastanza convessa, con linee longitudinali appena discernibili e fornite di solchi, di rughe e piegature trasversali di accrescimento di varia ed irregolare grandezza. Per il portamento ricorda il gen. Clavitubigera del D’ OrBIGNY. Per molti riguardi poi, è affine ad Idmonea carinata RoEMER. A questa specie fui costretto (NEv., Br. foss. ital., I. IAdmonee, pag. 14) cambiare nome, perchè esiste una Jdmonea crassa D’ORB. (1847). 227. Idmonea brutia Neviani 1900. — Tav. XIX [IV], fig. 22. 1879. Tubulipora seriatopora Secuenza. Form. terx., pag. 211, tav. XV, fig. 23. 1882. — —_ De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Srg.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.), Piani della Melia (zancl., SEg.; plioc., DE STEFANI). Nel lavoro sui briozoi fossili della Farnesina e Monte Mario (pag. 132) feci osservare che F- [117] A. NEVIANI 234 lisparsa seriatopora Rss. (MAnzoNI, Br. foss. mioc. Austr.-Ungh., III, 1877, pag. 6), non era da confon- dersi con 7ubulipora seriatopora SEG., la quale invece andava riferita ad una IAmonea reptante. Di questa specie non conosco altre citazioni; i caratteri messi in evidenza dal SEGUENZA, sono: Le colonie formano delle espansioni incrostanti analogamente alla 7ub. foliacea Rss., e divise come quella in ramificazioni ed in lobi, che assumono forme più allungate e più snelle; la superficie è coperta di cellule obliquamente disposte, molto ravvicinate ed ordinate in serie, che si associano parallelamente, disponen- dosi sopra ciascuna espansione sotto forma pinnata più o meno regolare. Nel mio lavoro sulle Idmonee fossili Italiane (Boll. soc. geol. ital., vol. XIX, 1900, pag. 22) ho pro- posto di chiamarla IAmonea brutia. 228. Idmonea atlantica Forpes 1849. 1879. Idmonea atlantica Secuenza. Form. terx., pag. 296, 330. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 230 (da See.). 1895. — — Neviani. Br. neox., I, pag. 120. Postpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). p. d. — Gallina (ast., See.), Valanidi (ast., Si postpl., DE STEF.). » Indicata come rara nelle Calabrie, in genere si può dire abbastanza comune. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; è fossile dal miocene inferiore. 229. IAmonea concava Reuss 1868. 1879. Idmonea concava SeuenzA. Form. terx., pag. 85, 209, 297, 330, 371. 1882. — — DrSrrrani. Jejo Montalto, pag. 123, 208 (da Sra.). 1889. = — Neviani. 3.4 contr. geol. Cat., pag. 142, 152 (da Sra.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., NEV.). p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., See.; postpl., DE SteF.), Terreti, Testa del Prato, (zancl., SEG.), Gerace (zancl., SEG.; tort., DE STEF.; plioc., NEV.). Miocene. . . — Benestare (elv., SEG.). b)) Abbastanza comune è questa specie che il WarERs (Naples, pag. 271) trovò vivente a Napoli. È fos- sile dall’oligocene. 230. Idmonea disticha? GoLpruss (Retepora) 1826. 1879. Idmonea disticha? Secuenza. Form. terx., pag. 132. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Oltre alla citazione del SEGUENZA, troviamo in Italia ricordata questa specie dal Grori nel pliocene di Pianosa (Br. neog. Pianosa, pag. 255) e dal Namras nel pliocene di Vignola e Rio d’Orzo nel Mode- 232 A. NEVIANI [118] nese (Br. Mod. e Piac., pag. 478) >. Non è improbabile che sia stata confusa con Idm. pseudodisticha Hae. Fossile dal cretaceo superiore al pliocene; non si conosce vivente. 231. Idmonea gracilis MeneGHINI 1844. 1879. Idmonea gracilis SecuENZA. Form. terz., pag. 209. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Alla specie, SEGUENZA unisce ancora due varietà: exilis, più gracile, con le serie dei zoeci più strette e più ravvicinate, e feretiuscola, meno distintamente trigona. Descritta minutamente dal MENEGHINI nel 1844 (Pol. tubul. Adriat., p. 12) venne successivamente citata dal D’ORrBIGNY (Zerr. crét., V, p. 846), da HeLLER (Br. Adriat., p. 120), dal Busk (Cat. Mar. Pol., ILI, pag. 14), dal RicHIARDI (Br. marè Toscana, p. 153) e da altri, ma non venne mai figurata. Anche questa specie vivente nel Mediterraneo, è stata trovata fossile solamente dal SEGUENZA. 232. Idmonea triforis HeLLER 1867. 1877. Idmonea triforis Warers. Remarks recent. geol. Italy, pag. 16. 1879. — — SeGueNza. Form. terx., pag. 209, 297, 371. 1882. —_ — DrSrerani. Jejo Montalto, pag. 123, 208 (da Sea.); pag. 216 (da War.). 1889. — — — Nrviani. 3.° contr. geol. Cat., pag. 141 (da Sre.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEc.), Reggio (saar. z. inf., Sta.). Pliocene sup. — Prumo sotto Nasiti (War., postpl., DE STEF.). n p. d. — Gallina (ast., Sec.), Valanidi (ast., Sec.; postpl., De Srer.), Terreti (zancl., SEG.), Stilo (zancl., SEG.; tort., De Srer.; ast., NEv.). Questa specie, affine alla Zdm. gracilis MeH., vivente nel Mediterraneo, si trova indicata come fossile solo dai sopra riportati autori. 233. Iamonea Meneghinii HeuLer 1867. 1879. Idmonea Meneghini SecueNnza. Form. terx., pag. 330. 1882000 = —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sra.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl., De STEF.). Credo che questa sia la sola volta che la specie dedicata al nostro MENEGHINI siasi rinvenuta fossile; essa è vivente nel Mediterraneo. 234. Idmonea Milneana p’OrbIeny (1839). 1879. Idmonea notomala Secuenza. Form. terx., pag. 330, 371. 1882. — — De SteranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da Sre.). i) Non Idm. disticha in NEVIANI, Br. Sardegna, pag. 594, che è Zdm. pseudodisticha Hae. o Idm. carinata RonM. [119] A. NEVIANI 233 Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari, sembra rara allo stato fossile; 1° ho riscontrata nel postpliocene di Livorno (JAm. Targionii Nev., 1.° contr. br. foss. it., pag. 139, tav. IV, fig. 20), e nel pliocene di Anzio (Br. Anzio e Nettuno, pag. 230). 235. Idmonea serpens Linneo (Tubipora) 1758. — Tav. XIX [IV], fig. 24, 25. 1870. Idmonea serpens Manzoni. 4. contr. br. foss. it., pag. 349, tav. VI, fig. 32. 1879. Tubulipora serpens SecuENZA. Form. terz., pag. 211, 330, 372. 1877. Idmonea insidens Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16. 1882. Tubulipora serpens Da SreranI. Jejo Montalto, pag. 228, 230 (da Srs.). » IJdmonea — — L.c., pag. 220. » — @dnsidens — L.c., pag. 216 (da War.). 1895. — serpens Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 123; idem, II pag. 232. 1896. — — _ L.c., III, pag. 113. » — — — Spilinga, pag. 54, fig. 32 nel testo. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Reg- gio (saar. z. inf., SeG.), Spilinga, Presinaci (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEF.), Prumo sotto Nasiti (plioc., War.; postpl., De StEr.), Carrubare (postpl., De StEF.), varie località presso Reggio (plioc., Mxz.), Amato, Cannitello, S. Onofrio (NEv.). A p. d. -— Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Gallina (Nev.). x E da credere che varie delle altre specie qui elencate, o per lo meno degli esemplari in esse comprese, sieno da riportarsi a questa specie. La IJAm. insidens Mnz., e la Tubulipora serpens LINN. vennero tenute distinte solamente perchè si osservarono sotto forma di colonie reptanti. Specie comune, vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal pliocene. 236. Idmonea vibicata Manzoni 1877. 1896. Idmonea vibicata NevianI. Spilinga, pag. 55. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Molto frequente nella sopra citata località, è questa una delle specie che alcuni uniscono alla Zdm. serpens Linn. Se Tervia solida JuLL. è realmente sinonimo di Idm. vibicata Mxz., la specie sarebbe vivente nel- l'Atlantico; fossile dal miocene. 237. Idmonea irregularis MeneGHINI 1844. 1879. Idmonea irregularis Secuenza. Form. terx., pag. 209, 297, 330, 371. 1889. — _ NevianI. 3. contr. geol. Cat., pag. 152 (da SeG.). Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. ; 30 234 A. NEVIANI [120] Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sea.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEG.; ast. litt., Nev.), Carrubare (NEv.). p. d. — Gallina (ast., SeG.), Testa del Prato (zancl., SEG.). » Per la irregolarità nella disposizione dei tuboli zoeciali, questa specie viene anche classificata nel gen. Filisparsa (JeLLY, Syn. catal., pag. 96, n.° 644). Si può difatti ritenere per uno dei termini di passaggio fra i due generi. La specie non venne figurata dall’ A., ma solo nel 1875 dal Busk (Brit. Mar. Cat., III, pag. 13, tav. XII, fig. 1-3) e mai più riprodotta successivamente. Vivente nel Mediterraneo; fossile dal pliocene. XLVI. Gen. Tubulipora LAmARCK 1816. Sottogen. Filisparsa D’OrBIGNY (gen.) 1852. 238. Tubulipora [Filisparsa] varians Rruss 1868. 1879. Filisparsa varians Secuenza. Form. terx., pag. 85, 132, 210, 297, 372. 1882. _ — De SreranI. Jejo Montalto, pag. 123, 222, 213 (da Ske.). 1889. = — Neviani. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 142 (da SrG.). 1895. —_ _ — Br. neox., I, pag. 120; idem, IIg pag. 232. 1896. — — — Spilinga, pag. 56. 1879. _ biloba SecueNnza. L. c., pag. 85. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Pre- sinaci, Spilinga, S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., See.; postpl., De Ster.), Terreti,. Testa del Prato (zancl., SEG.), Stilo (zancl., SEG.; tort., De StEr.; ast., NEV.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.). Specie molto comune in Calabria come altrove. Oltre alla Filisparsa (Hornera) biloba Rss., comprende ancora Hlisparsa Delvauxi Pera. (Waters, N.-It. Br., pag. 157). Vivente nel Mediterraneo; fossile dall’eocene. 239. Tubulipora [Filisparsa] tubulosa Busx (Hornera) 1875. 1879. Filisparsa tubulosa Seguenza. Form. terx., pag. 297, 372. 1882. — — DrSrrrani. Jejo Montalto, pag. 208 (da SeG.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., Skc.), Valanidi (ast., SEG.; postpl., De STEF.). Busk (Br. Mar. Cat., ILI, pag. 19, tav. XVIII, fig. 2-4) considera questa specie come varietà della Hornera violacea Sars. La Filisparsa Delvauxi PerGENS (Br. Rhodos, pag. 6) è dalla JeLLY (Sym. catal., pag. 97, n.° 649) unita a questa specie. Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene. 121] he ASTA 235 240. Tubulipora [Filisparsa] lata Seeuenza 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 28. 1879. Filisparsa lata SeGuenza. Form. terz., pag. 210, tav. XV, fig. 22. 1882. — — DeSterani. Jejo Montalto, pag. 186, 191 (da Srg.).. 1896. — — Neviani. Spilinga, pag. 56. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., Sec.), Piani della Melia, S. Agata (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Gli esemplari da me rinvenuti a Spilinga variano alquanto da quelli tipici del SEGUENZA per non es- sere molto compressi, nè dilatati; mentre la specie viene così distinta: Briozoario fortemente compresso e dilatato, ha le faccie appianate ovvero alquanto concava l’anteriore e un po’ convessa la posteriore; i zoeci numerosi sporgono molto sulla superficie comune ed in forma di tubi cilindrici a larga apertura, del diametro stesso della cavità e sono poco ordinatamente distribuiti, quantunque pressochè equidistanti; la superficie esterna è segnata da numerose rughe trasversali arcuate e da più fine striature parallele, intersecate da linee longitudinali e da esilissime pieghe appena discernibili. Fossile nel pliocene e postpliocene; non si conosce vivente. Sottogen. Proboscina Aupouin (gen.) 1826. 241. Tubulipora [Proboscina] ventricosa Busk 1855. 1879. Tubulipora ventricosa Seguenza. Form. terx., pag. 211, 330. 1882. — — Dr SreranI. Jejo Montalto, pag. 230 (da SkG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., Ske.; postpl., DE StEF.). 5 p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). Solamente il SEGUENZA cita come fossile questa specie vivente nell’Atlantico settentrionale e mari boreali (Busk, Br. Mar. Cat., ILI, pag. 26). Sottogen. Stomatopora Bronn (gen.) 1825. 242. Tubulipora [Stomatopora] major Jonnsrowx (Alecto) 1847. 1879. Alecto major SeGuenza. Morm. terx., pag. 297. 1896. Tubulipora major Neviani. Br. neox., III, pag. 113. » - Spilinga, pag. DT. Postpliocene — Spilinga (NEv.). DI Pliocene sup. — S. Onofrio, Carrubare (NEv.). 3 p. d. — Gallina (ast., SEG.). Miocene . . — Vena di Mezzo (NEv.). 236 A. NEVIANI [122] È una delle più frequenti specie di Sfomatopora, completamente incrostante. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico settentrionale e boreale; fossile dall’eocene. 243 . Tubulipora [Stomatopora] dilatans Jonnsrown (Alecto) 1847. 1879. Alecto dilatans Secuenza. Form. terx., pag. 213. 1882... — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.). Postpliocene — Ravagnese (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (NEv.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., De STEF.). Anche questa specie è abbastanza frequente, ma meno della precedente. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal pliocene. 1879. 244. Tubulipora [Stomatopora] rugulosa Reuss (Aulopora) 1847. Alecto rugulosa SecueNzA. Form. terz., pag. 133. Miocene — Benestare (tort., SEG.). Ben di rado ho trovato citata questa specie del Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 52, tav. VII, fig. 19), da non confondersi con Pustulopora rugulosa Mnz. (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., III, pag. 11) che è una Entalophora. i Fossile dal miocene; non è nota vivente. 245. Tubulipora [Stomatopora] repens S. Woop 1850. 1877. Alecto repens Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 13. 1879. 1882. 1895. » SeGueENzA. Form. terz., pag. 213, 297, 330, 372. De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 207, 225, 228, 230 (da SEs.). Cortese. Calabria, pag. 171. NevianI. Br. neox., I, pag. 117. 1887. JAmonea repens Neviani. 1.° contr. geol. Cat., pag. 181. dichotoma De Sterani. Jejo Montalto, pag. 144, fig. 5 nel testo. 1879. Alecto echinata SecueNnza. L. c., pag. 86. 1882. Postpliocene — Pliocene sup. — p.d. — » Miocene Bovetto (saar. z. sup., See.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEr.), Reg- gio (saar. z. inf., SEG.), Monteleone (NEv.; postpl., De Ster.), Cannitello (NEV.). Pezzo, Villa S. Giovanni, Archi, Pantani (sicil., SEG.). Gallina (ast., SeG.), Terreti (zancl., SEG.), Testa del Prato (zancl., SEG.; plioc., CORT.), Gerace (War., De Srer.), Piani della Melia (zancl., Skc.; plioc., DE STEF.). Monteleone, Ambutì (elvez., See.), Vena di Mezzo (DE STEF.). Specie abbastanza frequente, forse alle volte confusa con alcune forme di Idmonea reptanti. Non sono ben sicuro se la Idmonea repens da me citata, sia realmente una Sfomatopora o non una IAmonea [123] A, NEVIANI 9237 serpens. A questa specie va unita la Jdmonea dichotoma De Ster. della quale ho esaminato l’esemplare conservato nel Museo geologico della R. Università di Pisa (Br. foss. ital.; I. IAmonee, pag. 15), difatti i tuboli sono alquanto. più confusi di quello che non abbia indicato il De STEFANI nella citata figura; tutti poi sono sporgenti da un cenecio che unisce i tubuli, e sviluppato su di una larga base, che manca com- pletamente nella figura. Secondo JELLY ((Sîn. catal., pag. 258) entrerebbero in sinonimia: JAmonea elegans D’ORB., e IAm. Touca- siana D’ORB. (Prodromus, 2.° vol., pag. 265), ma Vine (Pol. Red Chall, pag. 472) pur facendo sinonime queste due specie, le separa da 7. repens col nome di Proboscina Toucasiana D’ORB. Vivente nel Mediterraneo ed Atlantico; fossile dal miocene. 246. Tubulipora [Stomatopora] deflexa Covcx 1841. 1879. Pustulopora deflera Secuenza. Form. terz., pag. 297, 372. 1882. = — De Srrrani. Jogo Montalto, pag. 212 (da Src.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., DE STEF.). La omonimia ha fatto spesse volte confondere la .Stomatopora deflera Couca, con la Entalophora de- fleca Swirt. Al genere Stfomatopora vanno riportate le seguenti citazioni (JELLY, Syn. catal., pag. 255, n.° 1594): 1880. Stomatopora deflera Hinxs. Br. Mar. Pol., pag. 437, tav. LVII, fig. 4. 1879. Entalophora = — Waters. Naples, pag. 274. 1889. —_ — Prererns. Br. N-O. Med., pag. 6. 1841. Tubulipora — Coucz. Zooph. Cornw., pag. 46. 1844. — — — Corn. faun., ILI, pag. 107, tav. XIX, fig. 4. 1875. Pustulopora — Busxg. Br. Mar. Cat., ILI, pag. 22. 1847. Pustulipora — JoEnsron. Br. xooph., 2.° ed., pag. 279, tav. XLVIII, fig. 5. 1852. — ‘ — Lanpssorova. Br. xooph., pag. 278. 1861. — — Hmcxs. Zooph. Dev. and Cornw., pag. 306 [50]. 1868. — — Norman. br. Ass. Rep., pag. 310. Questa specie, vivente nell’Atlantico settentrionale e nei mari boreali, sarebbe quindi stata trovata fossile solo dal SEGUENZA. Sottogen. Tubulipora LAmARCK (senso stretto). 247. Tubulipora flabellaris FasrIcros (Tubipora) 1780. — Tav. XIX [IV], fig. 26. 1879. Tubulipora flabellaris SeGuenza. Form. terx., pag. 85, 212, 297, 330, 372. 1882. — — De Sterani. Jejo Montalto, pag. 191, 216, 228, 230 (da Sre.). 1889. — — NeEvIANI. 3. contr. geol. Cat., pag. 142, 152 (da Srg.). 1895. — — — Br. neox., I, pag. 117. 1896. — —auli — Spilnga, pag. 58. 1879. —_ phalangea Secuenza. L. c., pag. 212, 330, 372. 1882... + — Dx Srerani. L. c., pag. 228, 230 (da Sra.). 238 A. NEVIANI [124] Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE Ster.), Presinaci, Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., SEe.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De StEF.), Cannitello (NEv.). p. d. — Gallina (ast., Sea.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). » Miocene . . — Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.), Vena (NEv.). È una delle specie più comuni fra i tubuliporidi; in Italia è citata frequentemente come fossile in varie località. Ho figurato nella Tav. XIX [IV] la varietà osservata a Spilinga. * Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal miocene. 248. Tubulipora palmata Woop 1850. 1879. Tubulipora palmata Secuenza. Form. terx., pag. 211, 330, 372. 1882. — — Dr Sterani. Jojo Montalto, pag. 191, 228, 230 (da Sra.). 1879. — foliacea Secuenza. L. c., pag. 85, 132, 211, 372, tav. XV, fig. 24. 1882. —_ — Dr Srerani. L. c., pag. 191, 228 (da Sec.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., Sec.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE STEF.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). È p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., SeG.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .-— Benestare (tort., SeG.), Malochia, Monteleone (elvez., SEc.). La 7. palmata e la T. foliacea, che dal SEGUENZA come dal Reuss e MANZONI sono tenute distinte, vennero già dal PERGENS (Br. Rhodos, pag. 8) riunite in una sola. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari del Nord; fossile dal miocene. Sottogen. Pavotubigera D’ORBIGNY (gen.) 1852. 249. Tubulipora [Pavotubigera] dimidiata Rruss (Defrancia) 1847. — Tav. XIX [IV], fig. 27. 1896. Tubulipora dimidiata NEVIANI. Spilinga, pag. 59. Postpliocene — Spilinga, S. Costantino di Mileto (NEV.). Specie ben distinta, ma rara in Calabria come fuori. Non si conosce vivente; è fossile dal-miocene. L’esemplare figurato rappresenta una varietà con i zoeci isolati disposti molto più irregolarmente che non avvenga nella forma tipica. 250. Tubulipora [Pavotubigera] fasciculata Srcuenza 1879. 79. Tubulipora fasciculata Secuenza. Form. terx., pag. 212, tav. XV, fig. 25. 882. — —_ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SeG.). {125] A. NEVIANI 239 Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Ses.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). Specie affine alla 7. dimidiata Rss.; da un ceppo comune irradiano i tubi molto allungati ed asso- ciati in serie a doppio ordine, che formano lamine elevate, incurvate, variamente flessuose e. si inspes- siscono verso la periferia acquistando talvolta anche una terza serie di zoeci. I zoari sono presso a poco circolari, con lamine irregolarmente irradianti; mancano i tubi centrali isolati. Conviene notare che questa specie non è da confondersi con la Diastopora fasciculata Mac Ginn., nè con la Sfomatopora fasciculata Hxs. 251. Tubulipora [Pavotubigera] pluma Rruss (Defrancia) 1847. 1879. Tubulipora pluma Secuenza. Form. terz., pag. 85. Miocene — Monteleone (elvez., SEG.). Bene illustrata dal Manzoni (Br. foss. mioc. Austr.- Ungh., III, pag. 20, tav. XVIII, fig. 70; tav. XVII, fig. 68), questa specie è nota fossile solo nel miocene. Sottogen. Diastopora Lamouroux (gen.) 1821. 252. Tubulipora [Diastopora] latomarginata n’OrBieny 1852. 1879. Diastopora latomarginata SeGuenza. Form. terx., pag. 212, 297, 330, 372. 1882. — _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 225, 228, 230 (da Sre.). 1879. — sparsa Secuenza. L. c., pag. 85, 133. » Pustulopora — _ L.c., pag. 132. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De Ster.), Reg- gio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Archi, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., DE STEF.). ni p. d. — Gallina (ast., Ske.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., SeG.; plioc., DE STEF.). Miocene . . — Benestare (tort., elvez., SEG.), Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.). Questa specie che potrebbe considerarsi come una varietà della 7. flabellaris FABR., 0 come termine . di passaggio fra Tubulipora tip. e Diastopora, comprende oltre che D. sparsa Rss., Mnz., SEG., anche Discosparsa complanata Hert., McH., Busx. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico ed altri mari; fossile dal miocene. 253. Tubulipora [Diastopora] simplex Busx (Diastopora) 1859. 1879. Diastopora simplex Seuenza. Form. terx., pag. 213, 330, 372. 1882. — — Dx SteFanI. Jejo Montalto, pag. 213, 228, 230 (da SEG.). 1896. — — Neviam. Spiwlinga, pag. 60. 1879. Defrancia — SeGuenza. L. c., pag. 133. 240 As NEVIANI [126] Postpliocene — Bovetto, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., De StEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Vallelonga, Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SeG.; postpl., De Ster.), Papiglionti (NEv.). i p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Gallina (NEv.). Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Oltre al sopra citato lavoro sui briozoi di Spilinga, vedi pure la monografia sui briozoi fossili della Farnesina ecc: (pag. 134). Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico ; fossile dal miocene. 254. Tubulipora [Diastopora] fiabellum Reuss 1847. 1879. Diastopora flabellum Secuenza. Form. terx., pag. 85, 213. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEa.). Miocene. . . — Ambutì, Benestare (elvez., SEG.). Nel Syn. catal., JeLLY riunisce questa specie con la precedente; oltre alla monografia sui briozoi dell” Farnesina (pag. 134), vedi pure: PeRGENS, Br. du Tasmajdan (pag. 5, estr.). su i Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene. 255. Tubulipora [Diastopora] nova Prrcens 1886. 1879. Diastopora congesta? Secuenza. Form. terx., pag. 213. 1896. Tabulipora nova Neviani. Spilinga, pag. 61. Postpliocene — Spilinga (Nev.). Pliocene p. d. — Terreti (zancl., SEG.). Nulla ho da aggiungere a quanto scrissi nel ripetuto lavoro sopra i briozoi di Spilinga. Fossile dall’eocene inferiore; non si conosce vivente. 256. Tubulipora [Diastopora] obelia Jonnsron 1838. 1879. Diastopora obelia SEGUENZA. Form. terz., pag. 372. 1896. Tubulipora — NevianI. Spilinga, pag. 60. Postpliocene — Ravagnese, Spilinga, S. Costantino di Mileto, Presinaci (NEv.), Bovetto, Reggio (saar. z. sup. ed inf., SEa.). Per le citazioni bibliografiche e caratteri di questa specie, rimando il lettore alla mia monografia briozoi di Spilinga. Vivente nel Mediterraneo, Atlantico e mari boreali; fossile solamente nel postpliocene. 257. Tubulipora [Diastopora] expansa Manzoni 1875. 1896. Tubulipora expansa Neviani. Br. neox., III, pag. 114. [127] a. NEVIANI . DAI Pliocene sup. — S. Onofrio presso Monteleone (NEv.). Nella revisione della memoria del Manzoni sui briozoi di Castrocaro (.2.° contr. br. foss. ital., pag. 132) espressi l’idea che D. expansa Mxz. si dovesse considerare come una var. della D. obelia JOHNST.; pur mantenendo distinte esse specie, richiamo la loro affinità. Fossile nel pliocene; ignota vivente. 258. Tubulipora [Diastopora] patina Lamarck 1816. 1870. Discoporella verrucaria Manzoni. 4. contr. br. foss. îit., pag. 349, tav. VI, fig. 33. 1879. = gr —_ Secuenza. Form. terz., pag. 213, 330. 1882. — —_ De SteranI. Jejo Montalto, pag. 191, 230 (da Src.). 1889. — _ NevianI. 32 contr. geol. Cat., pag. 152 (da SEG.). 1879. Diastopora patina Secuenza. L. c., pag. 212. 1882. —_ — Dr Sreram. L. c., pag. 191 (da SrG.). Postpliocene — Ravagnese (NEv.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., See.; ast. litt., Nev.), Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl., De Ster.), varie località presso Reggio (Mnz.). p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl. SEG.; plioc., DE STEF.). » Specie più comune fra le viventi, che fra le fossili. Trovasi nel Mediterraneo, Atlantico settentrio- nale e boreale, ecc.; è fossile dal pliocene. 259. Tubulipora [Diastopora] striata T. Han (Berenicea) 1855. 1895. Tubulipora striata Neviani. Br. neox., II, pag. 232. Postpliocene — Presinaci (NEV.). ‘ Rara specie, che è più conosciuta come forma illustrata da MANZONI (Castrocaro, pag. 44, tav. VI, fig. 74; tav. VII, fig. 79) che da quella dei suoi predecessori. GREGORY in Brit. Jurass. Br. (A. M. N. H., s. 6, v. XVII, 1896, pag. 44) conservando il gen. Berericea, dichiara non essere la specie dello Harme la stessa di quella del MANZONI. ; Non si conosce vivente; è fossile dal giurassico? 260. Tubulipora [Diastopora] congesta n’ OrBIGnY 1847. 1879. Patinella proligera Secuenza. Form. terx., pag. 86, 213. 1884. Berenicea congesta Neviani. 4.° contr. geol. Cat., pag. 450. IPostpliocene — S. Maria di Catanzaro (NEV.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Miocene . .— Benestare (elvez., SEG.). La Patinella proligera Busk (Crag Pol., pag. 114, tav. XIX, fig. 1; tav. XX, fig. 3) è dallo stesso Autore unita, per quanto dubitativamente, alla Diastopora congesta (Busx, Br. Mar. Cat., ILI, pag. 29, tav. XXXI, fig. 5). Vivente: nell’Atlantico; fossile dal ‘cretaceo. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. î 31 242 A. NEVIANI [128] 261. Tubulipora [Diastopora] stelliformis Reuss (non Mican.) 1847. 1879. Discoporella stelliformis Secuenza. Form. terx., pag. 213. 1882. —_ — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da Sea.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEe.; plioc., DE STEF.). ’ Ben poche citazioni conosco di questa specie, fossile dal miocene e non vivente. La Tubulifera stelliformis MicHELIN (1841-42, Icon. zooph., pag. 169, tav. XLVI, fig. 8) è specie ben diversa. Sottogen. Mesenteripora BLAINVILLE (gen.) 1834. 262. Tubulipora [Mesenteripora] meandrina S. Woon (Diastopora) 1855. 13879. Mesenteripora eudesiana? Secuenza. Form. terz., pag. 132. 1896. Tubulipora meandrina Neviani. Spilinga, pag. 62. Postpliocene — Spilinga (NEV.). Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Discussi di questa specie nel sopra citato lavoro sui briozoi di Spilinga; ad esso rimando lo studioso. Vivente nell'Atlantico settentrionale ; fossile dal cretaceo. XLVII. Gen. Entalophora Lamouroux 1821. 263. Entalophora proboscidea M. Epwarps (Pustulopora) 1838. 1879. Pustulopora proboscidea Secuenza. Form. terz., pag. 211, 330, 372. 1882. —. — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (do SEG.), 220. 1889. — — NeviAnI. 3.2 contr. geol. Cat., pag. 152 (da Sra.). 1895. Entalophora COSIMO MO Br. neox., I, pag. 117, 120, 123; idem, II, pag. 232. 1896. — —_ _ Spilinga, pag. 63. ITA anomala Secuenza. L. c., pag. 85, 211, 297. 1882. — — De Srerani. L. c., pag. 186, 208, 212 (da Sra.). 1879. — attenuata Seuenza. L. c., pag. 84, 132. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.), Reggio (saar. z. inf., See.), S. Maria di Catanzaro, Caraffa, Presinaci, Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Monasterace (sicil., Sec.; ast. litt., Nev.), Carrubare (postpl., De Ster.), Perrera (NEV.). Ù) p. d. — Valanidi (ast., SeG.; postpl., De StEr.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), S Agata, Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Miocene . .—- Benestare (tort., elvez., See.), Vena (NEv.). E questa certamente la più comune e polimorfa specie dei tubuliporidi; nelle memorie calabresi sopra accennate, la troviamo indicata già con tre nomi specifici diversi; ma nelle lunghe bibliografie date [129] A. NEVIANI 243 dagli autori (vedi specialmente: JELLY, Syr. catal., pag. 89, n.° 585 = Ental. raripora D’ORB.) il numero è assai maggiore. In rapporto al nome specifico da preferirsi, mi piace riportare qui per esteso quanto scrisse il PER- GENS (Br. d. Senonien d. St. Paterne, d. Lavardin et d. La Ribochere, 1898, pag. 206). La specie si stende dal giurassico. Questa specie è citata sotto il nome di E. raripora dalla maggior parte degli autori attuali; ed è pure sotto questo nome che figura nel catalogo di E. C. JeLLY. Contro questa deno- minazione M. G. DoLLFuss ha già protestato nell’Annuario geologico. Senza dubbio M. Epwarps ha la prio- rità; il suo esemplare proviene dal Mediterraneo ed è ben descritto e figurato; un cheilostoma, che JoHNSTON aveva figurato nel 1847 sotto questo nome, e che nell’aspetto esterno gli si rassomiglia, ha cagionato la confusione; NormAN dichiarò che questa specie del Jonnston, da lui esaminata, è Palmi- cellaria elegans Arp. La confusione non può dunque essere presa come pretesto per l’impiego del nome di p’OrBIGNY; quello di M. EpwaArps era d’altronde stato adottato a quest'epoca dal MENEGHINI (1844), e lo si trova nelle etichette delle collezioni fatte in quei tempi. Vivente in quasi tutti i mari; fossile dal giurassico. 264. Entalophora regularis Mac Giuvrav 1882. — Tav. XIX [IV], fig. 29. 1879. Pustulopora subverticillata Secuenza. Form. terz., pag, 297. 1882. — — De Srorani. Jejo Montalto, pag. 208 (da Ses.). 1896. Entalophora regularis NevianI. Spilinga, pag. 64. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Pliocene p. d. — Valanidi (ast., SEG.; postpl., DE STEF.). Non molto comune è questa specie, che varia nella distribuzione dei tuboli zoeciali, cosicchè avvi- cinandosi, alle volte, ad una disposizione verticillata, le venne dal Busx dato il nome di subverticiMata. La rinvenni nelle formazioni del pliocene superiore della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 134); il NamIas la cita a Castellarquato (Br. Mod. e Piac., pag. 481). Vivente nell'Atlantico; fossile dal pliocene. 265. Entalophora rugosa n’ Orsieny 1852. — Tav. XIX [IV], fig. 30. 1879. Pustulopora rugosa Secuenza. Worm. terz., pag. 297, 372. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 208, 212 (da SEG.). 1896. Entalophora — NevianI. Spilinga, pag. 63. 1879. Pustulopora rugulosa SecueNza. L. c., pag. 211. 1882. — _ De Srerani. L. e., pag. 186 (da SEes.). Postpliocene — Bovetto (saar. s. sup., SEG.), Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Carrubare (NEV.). Pliocene p. d. — Valanidi, Gallina (ast., SeG.; postpl., De Ster.), Terreti, Testa del Prato (zancl., SEc.), St. Agata (zancl., SEG.; plioc., DE StTEF.). SEGUENZA, mentre segna separatamente P. rugosa D’ORB. e P. rugulosa Mnz., a pag. 297 indica i due nomi come sinonimi. Un esemplare proveniente dal pliocene superiore di Carrubare, conservato nella 244: A. NEVIANI [130] mia privata collezione, ha gli orifici così regolarmente disposti che sono stato lungo tempo in dubbio se classificarlo in altro genere; ha poi anche molte analogie colla seguente specie. alla pas. Vivente nel Mediterraneo; fossile dal miocene. 266. Entalophora pulchella Rruss (Cricopora) 1847. 1879. Pustulopora pulchella Secuenza. Form. terx., pag. 85, 132, 372. » — — — L.c., pag. 85. Postpliocene — Reggio (saar. z. inf., SEG.). Miocene . .-— Benestare (tort., elvez., SEG.). Come si debba intendere questa specie, è detto chiaramente nelle seguenti due memorie, ove oltre discussione, trovasi una lunga sinonimia: PERGENS, Lev. Br. Cretac. 1. p., Cycl. Bruxèlle, 1890, 358; — Warers, N.-Ital. Br., II, Cycl. Q. J. G. S., 1892, pag. 158, tav. III, fig. 12. Fossile dal neocomiano; non è nota vivente. 267. Entalophora clavata Busx (Pustulopora) 1859. 1879. Pustulopora clavata SecueNza. Form. terx., pag. 211. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 191 (da SEG.). 1896. Entalophora — NevianI. Spilinga, pag. 64. 1879. Pustulopora clavaeformis SecuenzAa. L. c., pag. 211. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato, Gerace (zancl., See.), Piani della Melia (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.). Specie rara nelle formazioni calabresi, e di rado è citata in altre località italiane. Vivente nel Mediterraneo e in altri mari; fossile dal pliocene. 268. Entalophora clavula Reuss (Pustulopora) 1847. 1879. Pustulopora clavula Secuenza. Form. terx., pag. 85, 211. Pliocene p. d. — Testa del Prato, Terreti (zancl., SEG.). Miocene . .— Benestare (elvez., SEG.). La specie fu istituita dal Reuss (ss. Pol. Wien. Tert., pag. 41, tav. VI, fig. 11) per esemplari del calcare di Leitha di Mòrbisch; il MaAnzonI ne riparlò nella memoria sui Br. foss. mioc. Austr.-Ungh. (pag. 12, tav. XI, fig. 40), citando la stessa località, e Firstpark. Manzoni nello stesso anno 1877, nella me- moria br. Ehodes (pag. 70, tav. II, fig. 4) cita e figura una Pustulopora clavula? Rss., ma questa è secondo il PERGENS (Br. Ehodos, pag. 7) da riferirsi a Pustulopora rugulosa Mxz. Fossile dal miocene, è ignota vivente, 269. Entalophora proboscina Manzoni (Pustulopora) 1877. 1879. Pustulopora proboscina SeGuenzAa. Form. terz., pag. 132, 211, 297. 1882. — — De Srerani. Jejo Montalto, pag. 212 (da Sre.). [131] A. NEVIANI 245 Pliocene p. d. — Gallina (ast., SEG.; postpl., De Strer.), Testa del Prato, Piani della Melia (zancl., DE STEF.). 3 Miocene . .— Benestare (tort., SEG.). Non mi è capitato di trovare negli autori alcuna osservazione su questa specie del Manzoni (Br. foss. mtoc. Austr.-Ung., III, pag. 11, tav. X, fig. 37), che potrebbe anche dubitarsi fosse un cheilostomato. Fossile nel miocene e nel pliocene; non è vivente. 270. Entalophora palmata Busx (Pustulopora) 1859. 1879. Pustulopora palmata Secuenza. Form. terz., pag. 85, 372. 1882. — — Dr Srrrani. Jejo Montalto, pag. 213 (da Sre.). Postpliocene — Bovetto (saar. z. inf., SEG.; postpl., DE STEF.). Miocene . .— Benestare (elvez. Skc.). Questa specie non deve confondersi con Zubulipora palmata S. W. sinonima a Tub. foliacea Rss. N Fossile dal miocene; non è nota vivente. 271. Entalophora subcompressa Rruss 1860. 1879. Pustulopora subcompressa Sequenza. Form. terz., pag. 85. Miocene — Benestare (elvez., SEc.). Affine alla Pustul. palmata Busx (Crag Pol., pag. 108, tav. XVIII, fig. 2), venne istituita dal REUSS (Septarienth., pag. 77, tav. IX, fig. 1,2) per esemplari di Sollingen. Fossile nell’ eocene e nel miocene. XLVII. Gen Seguenziella NEVIANI n. g. ‘ Tipo di questo nuovo genere è Patinella Manzoni SEGUENZA (Form. terz., pag. 213, tav. XV, fig. 26), specie che, accordandomi col suo autore, non si riporta nè al genere Pazirella GraY, nè ad altro dei ciclostomati. i Il gen. Patinella è così caratterizzato (Busx, Crag Pol., pag. 114): Polyzoario disciformi, concavo. Cellulis ad marginem disci ascendentibus, orificio simplici, orbiculari; superficie integra, glabra, subinde obscure annulata. Il n. gen. Seguenziella NEv. avrebbe queste caratteristiche: zoario isolato, irregolarmente subconico; le pareti curve del zoario formano la base di tante lamine erette, che disposte a raggi si dirigono dal margine verso il centro, mantenendosi l’una dall’altra isolata; ciascuna lamina è costituita da una serie di zoeci tubulosi diritti, che dal fondo del zoario giungono alla superficie libera pianeggiante; i tubuli hanno orificio subcircolare. 272. Seguenziella Manzonii Secuenza (Patinella) 1879. — Tav. XIX [IV], fig. 31, 32. 1879. Patinella Manzonii Secuenza. Form. terx., pag. 213, tav. XV, fig. 26. 246 A. NEVIANI [132] Pliocene p. d. — Terreti (zancl. SEG.). Ecco la descrizione lasciata dal SeGuENZA di questa interessante specie, per la quale ho creduto con- veniente creare un nuovo genere: forma irregolarmente conica e molto allargata, priva di peduncolo, solcato-striata all’esterno, colla superficie superiore appianata per oltre cinquanta lamine radianti di va- rissima estensione, le quali partendo dalle pareti si dirigono verso il centro, raggiungendolo soltanto al- cune, e le altre restandosi a varia distanza, risultando tutte dall’associazione in un unico ordine di tu- bicelli pressochè retti e verticali. — Larghezza mm. 5,2, altezza mm. 1,9. XLIX. Gen. Lichenopora DEFRANCE 1823. 273. Lichenopora hispida FLemne (Discopora) 1828. 1879. Discoporella hispida SeGuenza. Form. tera., pag. 213, 297, 330, 372. 1882. _ — Der Srerani. Jejo Montalto, pag. 191, 216, 228, 230 (da SeG.). 1896. Lichenopora = — Neviani. Br. neow., III, pag. 114. » —_ _ — Spilinga, pag. 65. 1877. Discoporella echinulata Secuenza. L. c., pag. 65. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., See.), Ravagnese, Musala (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE - SteF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.), Spilinga (NEV.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl. De Ster.), S. Onofrio (NEev.). p. d. — Gallina (ast., Sec.), Terreti, Testa del Prato (zancl., Sec.), Piani della Melia (zancl., See.; plioc., DE STEF.). Miocene . .— Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.). » SEGUENZA nell’indicare per il miocene di Ambutì e Monteleone, la Discoporella echinulata, e per le altre formazioni la D. Rispida, commise una semplice distrazione, giacchè a pag. 213, è chiaramente indicata la sinonimia dei due nomi. Vivente nel Mediterraneo ed altri mari; fossile dal miocene. , 274. Lichenopora radiata Aunovrn (Melobesia) 1826. 1879. Discoporella radiata Secuenza. Form. terx., pag. 213, 330, 372. 1882. — — Dr Srerani. Jejo Montalto, pag. 207, 225, 228, 230 (da Sre.). 1895. Lichenopora °— Neviani. Br. neox., I, pag. 121; idem, II, pag. 232. 1896. LE bi 2 IL, Gp LIL 33 III Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), Musala (saar. z. sup. SeG.; postpl., DE Ster.), S. Co- stantino di Mileto, Presinaci, S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Archi, Pantani, Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., See.; postpl. De Srer.), S. Ono- frio (NEV.). 5, p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., Sea.), Gallina (NEv.). Distinta specie piuttosto rara nelle formazioni terziarie d’Italia. Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene. [133] A. NEVIANI 247° 275. Lichenopora formosa Rruss (Defrancia) 1847. 1877. Discoporella formosa Seguenza. Form. terx., pag. 85. Miocene — Ambutì, Monteleone (elvez., SEG.). Non so che altri abbia citata questa bella specie trovata dal Reuss (oss. Pol. Wien. Tert., pag. 36, tav. VI, fig. 3, 4) nel calcare di Leitha di Bischofswart in Moravia. 276. Lichenopora mediterranea BLanvinLe 1884. 1877. Discoporella mediterranea Waters. Remarks rec. geol. Italy, pag. 16. i 1878. = - — Bruccoli, pag. 18. 1879. — — SeGuENZA. Form. terx., pag. 330, 372. 1882. _ _ De Srerani. Jejo Montalto, pag. 216 (da War.); pag. 230 (da Src.). 1895. Lichenopora — Neviani. Br. neox., I, pag. 117, 120. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SeG.), S. Maria di Catanzaro (NEv.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa S. Giovanni (sicil., SEG.; postpl. DE StEF.), Cannitello (Nev)., Prumo presso Nasiti (plioc., War.; postpl., DE STEF.). Distinta specie vivente nel Mediterraneo, non molto comune allo stato fossile, per quanto cominci a trovarsi nel miocene. 277. Lichenopora prolifera Reuss (Defrancia) 1847. 1896. Lichenopora prolifera NevianI. Spilinga, pag. 65. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Ho trovato questa specie fossile anche nel pliocene recente della Farnesina (Br. foss. Farnesina ecc., pag. 135.), nel Macco di Palo (Br. Anzio e Nettuno, pag. 231) e nell’elveziano di Termofourà (Torino) (Br. neoz., IV, pag. 49). Fossile dal miocene inferiore al postpliocene; non è nota vivente. 278. Lichenopora pustulosa n’OrsIGnY (Radiopora) 1847. 1879. Radiopora pustulosa Secuenza. Form. terx., pag. 372. Postpliocene — Bovetto (saar. z. sup., SEG.). Molti autori tengono ancora il genere Radiopora distinto da Lichenopora, ma la differenza è minima; giacchè potrebbe Radiopora dirsi una Lichenopora composta, risultando difatti da tante colonie ciascuna delle quali è una Zichenopora tipica, e che confluiscono fra loro mantenendo però ben distinte le varie colonie semplici. Vivente -nel Mediterraneo; fossile dal cretaceo. 248 tav. A. NEVIANI [134] L. Gen. Domopora D’ORrBIGNY 1847. 279. Domopora truncata Jameson (Millepora) 1811. 1879. Domopora truncata Secuenza. Form. terx., pag. 214. Pliocene p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., SEG.). Di questa specie trattò largamente 1’ Hrnoxs nell'opera: Brit. Mar. Pol. (pag. 485, tav. LXIII, fig. 5-9). Credo che la citazione fatta dal SeGuENZA sia la sola colla quale si indica fossile questa specie. Vivente nell'Atlantico. Fam. Cerioporideae. LI. Gen. Heteropora BranvicLe 1834. 280. Heteropora stellulata Rruss 1847. 1879. Heteropora stellulata Secuenza. Form. terx., pag. 86. Miocene — Ambutì, Malochia (elvez., SEG.). Sembra che questa specie sia fossile solamente nel miocene (Rss., oss. Pol. Wien. Tert., pag. 35, V, fig. 21, 22; — NEv., Br. neoz., IV, pag. 49). 281. Heteropora clavata Gopruss (Ceriopora) 1826. 1879. Heteropora clavata Secuenza. Form. terx., pag. 214. Pliocene p. d. — Testa del Prato (zancl., SEG.). Busx nella monografia sui briozoi del Crag (Cray Pol., pag. 123, tav. XIX, fig. 7), fa sinonimo di Cer. clavata GoLpe. (Petr. Germ., pag. 36, tav. X, fig. 15) la Heteropora anomalopora Rss. (Foss. Pol. Wien. Tert., pag. 34, tav. V, fig. 17, 18) e la Ceriopora theleoidea (?) Haec. (Maastr. Kreid., pag. 52, tav. V, fig. 5); ma non la Heter. (Ditazia) anomalopora Hac. (pag. 49, tav. IV, fig. 9). Fossile dal cretaceo al pliocene; non-è vivente. LII. Gen. Crassohornera Warers 1887. 282. Crassohornera arbuscola Reuss (Ceriopora) 1847. 1879. Ceriopora arbusculum Secuenza. Form. terx., pag. 86. Miocene — Benestare (elvez., Skc.). ‘Quando nel 1895 studiai i briozoi eocenici di Mosciano (pag. 127) dissi come il Waters (Br. cid. N.-Zealand, pag. 349) notava le maggiori analogie della C. arbusculum Rss. con la sua Crassohornera Waipukurensis; mi sfuggì allora che lo stesso Warers (N.-It. Br., 1I, pag. 160) riportò la specie del Reuss al genere Crassohornera. [135] A. NEVIANI 249 Nella mia 4.* contrib. alla geol. del Catanzarese (Boll. soc. geol. it., 1889, pag. 450) citai una Ceriopora cavernosa Micart. del postpliocene di S. Maria di Catanzaro; credo si debba riportare alla suddetta specie. Fossile nell’eocene e nel miocene. LIII. Gen. Frondipora ImpERATO 1599. 283. Frondipora verrucosa Lamovrovx (Krusensterna) 1821. 1879. Prondipora reticulata Secuenza. Morm. terx., pag. 214, 330, 372. 1882. — — Dr Strrani. Jejo Montalto, pag. 123, 186, 216, 230 (da See.); pag. 232 (da War.). 1889. —_ — NevianI. 3. contr. geol. Cat., pag. 142 (da Sre.). 1895. — VErTUCOSA —_ Br. neox., I, pag. 117. 1896. — — — L.c., IMI, pag. 114. 1878. —_ reticulata forma verrucosa Waters. Bruccoli, pag. 20. Postpliocene — Bovetto (saar. z. inf., Sec.), Ravagnese (saar. z. sup., SEG.; postpl., DE StEF.), Reggio (saar. z. inf., SEG.). Pliocene sup. — Pezzo, Villa San Giovanni (sicil., SEeG.; postpl., De Ster.), Amato, Cannitello (War., Nev.; postpl., DE SteF), S. Onofrio (NEV.). p. d. — Terreti, Testa del Prato (zancl., See.), S. Agata (zancl., SEG.; plioc., DE STEF.), Stilo (zancl., SeG.; tort., De StEF.; plioc., NEV.). » Meno frequente della seguente specie; è vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal pliocene. 284. Frondipora Marsilii MicneLin 1842. 1896. Frondipora Marsiliù Neviani. Spilinga, pag. 66. Postpliocene — Spilinga (NEv.). Pliocene sup. — Carrubare (NEv.). Molto più frequente della specie precedente, colla quale forse gli esemplari studiati da altri autori sono stati confusi. Vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico; fossile dal miocene. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 32 250 A. NEVIANI VI. INDIGERATEABEMIGO [136] N. B.- Igeneri edi sottogeneri adottati, e la cui descrizione è compresa nella parte V della memoria, sono stampati in maruscoLETTO; le specie e varietà adottate e comprese nella stessa parte sono stampate in neretto; tutte le altre citazioni sono in carattere corrente. Adeona lamellosa . ADEONELLA . Adeonella A. » coscinophora var. pliocenica . » distoma » lichenoides . »_ reticulata ANTEA . Aetea » anguina anguina recta ‘recta » ‘sica Aeteideae i Alecto castrocarensis » dilatans » echinata » major » repens . » rugulosa Amphiblestrum ANARTHROPORA Anarthropora » borealis » minuscola » monodon » monodon v >» »% 121, 198, . 116, 117, 124, » » forma majuscola . ARACHNOPUSIA Arachnopusia » punctata Aulopora rugulosa BACTRIDIUM . Bactridium 118, 184 [4, 70) . 179 [65] 129, 135 [15, 21] 135, 179 [21, 65] . 180 [66] 179 [65 135, 180 [21, 66] 145 [31 128, 131 [14, 17 . 145 [31 129, 131 [7, 8,17 . 145 [31] 129, 131 [8, 17) SR 1 131, 145 [14, 17, 31 . 202 [88] . 142, 236 [28, 129] i -236 [129] . 142, 235 [28, 121] 236 [2, 3, 10, 122 .236 [122] . 152 [88] . 191 [77] 129, 136 [15, 22 .221 [107] . 191 [77] O . 191 [77] . 136, 217 [22, 103] . 191 [77 . 174 [60] 128, 135 [14, 21] 135, 174 [21, 60] . 142, 236 [28, 122] 1 . 150 [36] 128, 132 [14, 18] Bactridium calabrum » calabrum » ellipticum » Manzonii » Manzonii BATOPORA . o Batopora » conica . » rosula . » rosula . Batoporideae Berenicea congesta » striata . Biflustra delicatula » excavata » macrostoma . » rynchota » Savarti. » sulcata. Brettia CABEREA Caberea » Boryi » Boryi » Ellisii CALLOPORINA Calloporina . o 0 » decorata CALPENSIA Calpensia » impressa var. papyracea Cellaria cereoides . » cucullata » denticulata . » fistulosa » sinuosa » » . 150 [36] 122, 132 [8, 18] 132, 149 [18, 35] . 150 [36] . 132 [18] -220 [106] 130, 140 [16, 26] . 140, 220 [26, 106] .220 [106] SoS . 140 [26] 130, 140, 220 [16, 26, 106] 120, 241 [6, 127] . 149, 241 [28, 127] . 157 [43] 117, 160 [3, 46] SA 3] 158 [44] . 156 [42] . 166 [59] . 148 [34] . 148 [34] 128, 132 [14, 18] . 148 [34] . 132 [18] . 149 [35] .. 179 [65] 129, 135 [15, 21] .123, 135, 179 [9, 21, 65] 8 [S] 128, 134 [14, 20] 121, 129, 134, 163 [7, 8, 20, 49] 134, 164 [20, 50] . + 220 [106] 134, 165 [20, 51] . 140, 224 [26, 110] 183 [69] 117, 168 [3, 54] [137] » UV Vv 5 YU vv uv Vv vw Ss % % w x U xs YU YU sv YU YU YU Vv “ “ v sv “ “ vv » “ yu % » w 5% % U % » Vv »” A. NEVIANI Cellepora angulosa 133, 160 [19, 46] | Celleporae incertae sedis appendiculata 133, 159 [19, 45] | Celleporaria coronopus . arrecta 139, 212, 213 [25, 98, 99 » Crassa . Barrandei 7 135, 177 [21, 63] » digitata Barrandi x . 177 [63 » edax birostrata 138, 203 [24, 89] » globularis ceratomorpha . 182, 217 [68, 103 » Hassalii cervicornis 7 . 124 [10 » lobatula ciliata . 135, 176 [21, 62] » megalostoma coccinea 138, 209 [24, 95] » polythele confluens 0 . 161 [47]: » pulchra coronopus ò 117, 194, 138, 203 [3, 10, 24, 89] » ramulosa costata . 139, 218 5, 104] » retusa . Costazii . 139, 218 [25, 104] » Sp. 6 crassa . . 139, 219 [25, 105 » systolostoma. decorata 135, 179 [21, 65] » tubigera digitata 137, 200 [23, 86] » verrucosa . edax 136, 186 [22, 72] | Cellularia opuntioides . elliptica 132, 153 [18, 39] | Cellularideae Endlicheri , . 216 [102] | Ceriopora arbuscola fenestrata 133, 157 [19, 43 » arbusculum . formosa 133, 163 [19, 49] » Cavernosa globularis ‘116, 117, 218 [2, 3, 104 » clavata. Hassalii 119, 218 [5, 104 » theleoidea hippocrepis . 134, 166 [20, 52] | Cerioporideae . lobulata .219 [105] | Chaperia lobulata ; 0 . 140 [26] » acanthina loxopora . 133, 157 [19, 43 » albispina Malusi . 135, 175 [21, 61 » annulus megolata 139, 212 [25, 98] » capensis monoceros 182 [68] » cervicornis otophora 196 [82] » spinosa palmata 118, 219 [4, 105] | Cheilostomata Partschi 135, 181 [21, 67] | CHoRIZOPORA polythele o . 139, 219 [25, 105] | Chorizopora » var. subglobosa . .219 [105 » Brongniarti . pumicosa 124, 139, 182, 217 [10, 25, 68, 103] » Brongniarti . ramulosa 119, 125, 139, 216 [5, 11, 25, 102] | Clavitubigera rarecostata 0 134, 172 o, 58] | Colletosia retusa . 117, 204, 218 [3, 90, 104) » Endlicheri » var. caminata È ; .218 [104] » scarabeus rosula . , 140, 220 [26, 106] | CONESCHARELLINA. scarabeus .216 [102] | Conescharellina schizogaster . 137, 201 [23, 87] » conica . serrulata . 211 [97%] » conica . solida .219 [105] » eocoena Sp. o ; 119 [5] | Corallina lichenoides systolostoma . . 206 [92] | Corallium » tenella . . 195 [81] | Costazia tenuisulca 6 . 161 [47] | Costazia tubigera 119, 120, 125, 203 [5, 6, 11, 89] » Costazii venusta . 139, 214 25, 100] » Costazii verrucosa, . 139, 216 [25, 102] CRASSOHORNERA DO (S)| (ae 219 [105] 119, 203 [5, 89] 219 [105] . 200 [86] . 186 [79] 119, 218 [5, 104] 218 [104] 219 [105] 219 [105] 219 [105] 219 [105] 119, 216 [5, 109] 218 [104] ° 118 [4] . 206 [99] . 203 [89] . 217 [103] . 140, 220 [26, 106] 128, 132, 148 [14, 18, 34] . 143, 248 [29, 134] 248 [134] 120, 249 [6, 135] . 143, 248 [29, 134] ; 248 [134] 130, 143, 248 [16, 29, 134] 151, 152 [37, 38] 128, 131, 145 pa, IU ; . 175 [ 129, 135 [15, 21] 175 [61] ] ] 121, 122, 123, 135 (7, 8,9, 21 0 ERO MIE 170 [56] 216 [102] 216 [102] 1 220 [106] 130, 140 [16, 26] 220 [106] 140 [26] 220 [106] 140 [26] 226 [119] 218 [104] 129, 139 [15, 25] 218 [104] 139 [25] 248 [134] Crassohornera » arbuscola » arbuscola » Waipukurensis CRIBRILINA Cribrilina » sia » elegantissima » figularis » figularis » Gattyae » Gattyae » punctata » punctata » radiata » radiata Cribrilinideae Cribrillina radiata » scripta. Cricopora pulchella CRISIA . Crisia . » aculeata » arctica . » Boryi » cribraria » denticulata . » denticulata » eburnea » eburnea G » » Var. Re oicala » Edwardsi » Edwardsi » elongata » elongata » » var. angustata » fistulosa » fistulosa » ‘Hornesi » Hornesi » luxata . » marginata » marginata » ramosa . Crisiideae CRISINA Crisina. A. NEVIANI 130, 143 [16, 248 [134 . 143 248 [134 170 198, 134 [14 173 134 | 1a ‘191, 122, 134 [T7, i ina 135 174 118, 135 [4, 170 121, 122, 123, 134 [7, 8,9, » » var. innominata . . innominata rarecostata . rarecostata vascula vascula 171 118, 134 [4, SUO 134 171 SERIE 134 [20 128, 134, 169 [14, 20, 170 116, 170 [2, . 142, 244 [p8, 999 130, 140 106 Ia) _N 5 do 132, 148 [18 LO DD N DD DO) DD LD Lui 123, 140, 222 [9, SS 5) to (so) (no) RARO] dI Sd 03 0 [26] 29] [29] 56 , 20 59 20 [58] 8, 20] 60 21] [60 21] 56 20 57] 20 [58] 20 [57] 55] 56 56] 130 [108 , 26 108 109] , 34] 109 [110] 108 109] 108 109 [110 110] ‘193, 194, 140 [9, (so) DD DD È O mE N ND Dv 5 OD 130, 140, 222 [16, DD (o) DD 130, 141 [16 , 27 Crisina cancellata » cancellata Cumulipora granosa » transilvanica CUPULARIA Cupularia. » canariensis . » canariensis » doma » Haidingeri » intermedia » Oweni . » Reussiana » Reussiana » umbellata » umbellata CYCLOPORELLA Cycloporella . » ?crassa » ? erassa » costata » Costata . » Costazii » ? polythele » ? polythele Cyclostomata Defrancia dimidiata » formosa » pluma . » prolifera » simplex Diachoris patellaria. DIASTOPORA . Diastopora » congesta » expansa » fasciculata » flabellum » latomarginata » meandrina » nova » Obelia . » patina . » simplex » Sparsa . » stelliformis » Striata . Didymia Dimetopia DIPORULA [138] 228 [114] 141 [27] 118, 207 [4, 93] 135, 178 [21, 64] 168 [54] 128, 134 [14, 20] 121, 134 [7, 20] 168 [54] 134 [20] 218 [104] 129, 139 15, 25] 219 [105] 139 [25] 218 [104] 123, 139 [9, 25] 121, 218 [7, 104] 219 [105] 139 P 9] 130, 140, 222 [16, 26, 108] 123, 123, 128, 129, 142, 238 [28, 124] 143, 247 [29, 133] 142, 239 [28, 125] 143 [29] 239 [125] 162 [48] 239 [125] . 130, 142 [16, 28] 142, 240 [28, 126] 142, 240 (88, 196] 239 [125] 142, 240 [28, 126] 142, 239 [28, 125] 142, 242 [28, 128] 142, 240 [9, 28, 126] 142, 240 [9, 28, 126] l 142 [28] 142, 239 [9, 28, 125] i 239 [125] 142, 242 [28, 128] 142, 241 [8, 28, 127] i 148 [34] 148 [34] 180 [66] [139] Diporula . Adae gastropora impressa var. pyriformis Manzonii Partschi verrucosa Diploecium . Discoflustrella doma Discopora hispida » Discoporella cdiitaaivio, Discosparsa complanata Ditaxia anomalopora trispinosa formosa hispida. mediterranea radiata . stelliformis verrucaria Domopora Domopora » » truncata truncata Electra. ENTALOPHORA Entalophora . » » anomala attenuata clavula clavula clavata clavata deflexa palmata palmata proboscidea . proboscidea . proboscina proboscina pulchella pulchella raripora regularis regularis rugosa rugosa rugulosa subcompressa subcompressa .121, 12, 193, 135, 180 [7, 8, 9, 21, 66 A. NEVIANI 129, 135 (15, 21] 123, 135, 181 [9, 21, 67] 135, 181 [21, 67] 135, 181 [21, 67] .123, 135, 181 [9, 21, 67 135, 181 [21, 67) 148 [34] 169 [55] 143, 246 [29, 132] 138, 207 [24, 93] 246 [132] 247 |133] A D461132) . 125, 247 [11, 133] 246 [132] 242 [128] 119, 241 [5, 127] 239 [125] 248 [134] 248 [134] 130, 143 (16, 29 248 [134 143 [29] 151 [37] . 242 [128] 130, 142 [16, 28] 249 [228] 242 [128 244 [130] 143 [29] 244 [130] 123, 142 [9, 28] 237 [123] 245 [131] 143 [29] 249 [128] 121, 192, 123, 142 [7, 8,9, 28] 244 [130] 143 [29] 244 [130] 142 [28 243 [129] 243 [129] 123, ti [9, 28 243 193, mE b) [129 [9, 28 236 [122 245 [131 9298 143 [29] Eschara biaperta . 253 137, 195 [23, 81] » cervicornis 117, 125, 208 [3, 11, 94] » columnaris ; 0 180 [66] » conferta 138, 208 [24, 94] » coscinophora var. plicenica 179 [65] » diplostoma . 180 [66] » fistulosa .134, ‘186, 167, 182 [20, 22, 53, 68] » foliacea 118, 119, 184 (a, 5, 70] » » var. fascialis 1 125 [11] » impressa 134, 163 [20,. 49] » incisa . 193 [79] » lichenoides 178 [64] » lunaris. 125, 180 [11, 66] » macrochila 137, 201 [23, 87] » microtheca . 139, 217 [25, 103] » monilifera 137, 197 |23, 83] » Pallasiana 136, 184 [22, 70] » Pallasii 179 [65] » patellaria 133, 162 [19, 48] » pavonella 139, 211 [25, 97] » pertusa 117, 125, 186 [3, 11, 72] » polystomella . 135, 178 [21, 64] » quatrilatera . 197 [83] » radiata. 6 0 134, 170 [20, 56] » regularis 120, 139, 211, 214 [6, 25, 97, 100] » reticulata o o , 180 [66] » Sedgwicki . 139, 214 [25, 100] SMS p ANO 120, 124 [6, 10] » tessulata 136, 187 [22, 73] » undulata 5 208 [94] » varians 120, 208 [6, 94] » variolata 137, 193 [23, 79] » Verrucosa 135, 180 (21, 66] » vulgaris 137, 196 [23, 89] Escharina elegans 137, 192 [23, 78] » Sp. . 120 [6] Escharipora stellulata . c o 191 [77] Eucrateideae 128, 131, 146 [14, 17, 32] F. Farcimia 134, 168 [20, 54] FENESTRULINA +» 175 [61] Fenestrulina 129 [15 » Barrandei 6 135, 177 [21, 63] » ciliata . 123, 135, 176 [9, 21, 62 » var. Castrocarensis 122; 135, 106) [D, 21, 62] » » » Morrisiana 122, 123,135, 1778 9,21, 63] » Malusi . 121, 122, 135, 175 [7, 8, 21, 61] » inamoena 135, 177 [21, 63 FIGULARIA o 0 172 [58] Figularia 128, 134, 170[14, 20, 56] » degna 134, 173 [20, 59] 254 Figularia figularis FILISPARSA . Filisparsa » biloba . » Delvauxi » irregularis » lata » seriatopora » tubulosa » varians 122, 123, 141, 234 [8,9,27, 120] FLUSTRA . 0 0 151 [37]. Flustra . c 128, 132 [14, 18 » Brongniarti . 135, 175 [21, 61 » coriacea 134, 166 [20, 52] » denticulata . 151 [37] » denticulata . ò 132 [18] » Dumerili 133, 158 [19, 44] » Dutertrei 137, 197 [23, 83] » Lacroixi 133, 156 (19, 42) » lineata 132, 154 [18, 40] » Rosselii 133, 161 [1 19, 47] » Savarti 133, 156 [19, 42] » trifolium 133, 158 [19, 44] Flustrella? sp. 120 [6] Flustrellaria hexagona . 161 [47 » macrostoma . 157 [43] » trapezoidea . 161 [47 FRONDIPORA . 249 [135] Frondipora 130, 143 [16, 29 » Marsilii 249 [135 » Marsilii 123, 143 [9, 29 » reticulata 249 [135 » » formaverrucosa . 125 [11] » Sp. 119 [5] » Verrucosa ò 249 [135] » verrucosa ‘191, 122, 143 [7, 8, 29] G. GARGANTUA . 165 [51] Gargantua 128, 134 [14, 20] » coriacea 121 [17] » cucullata » hippocrepis . GEMELLARIA . Gemellaria » prima . » punctata » punctata Gemellariadae Gymnolaemata A. NEVIANI 121, 122, 134, 172 [7, 8, 20, 58] i 234 [120] 130, 141 [16, 27] 234 [120] 234 [120] 234 [120] 123, 141, 235 [9, 27, 121] ) 231 [117] 141, 234 [27, 120] 134, 165 [20, 51] 121, 184, 166 [7, 20, 52] UST 148 [34] 128, 132 [14, 18] ì 148 [34] ] 8] 4] 1] I iS HECKELIA Heckelia » violacea » » Hemieschera imbellis » sanguinea Var. MnGilcenici [140] 177 [63] 129, 135 [15, 21] 122, 135, 177 [8, 21, 63] 135, 178 [21, 64] 136, 186 [22, 72] 137, 199 [23, 85] » trapezoidea . ARIAS . 5 160 [46] » varians 157 [43] HETEROPORA 248 [134] Heteropora 130, 143 [16, 29) » anamalopora 248 [134] » clavata 248 [134] » clavata 143 [29] » stellulata 248 [134] » Stellulata 143 [29] Heteroporella? sp. 120 [6] HiPPOPORINA 183 [69] Hippoporina 129, 136 [15, 22] » adpressa 5 185 [71] » adpressa. 121, 122, 193, 136, 215 [7,8, 9, 22, 101] » anisostoma . 184 [70] » anisostoma 136 [22] » areolata 183 [69] » areolata 136 [22] » circumcincta 187 [13] » circumcincta 123, 136 [9, 22] » complanata . 183 [69] » complanata . 136, 167 [22, 53] » depressa 186 [72] » depressa 136 [22] » edax 186 [72] » edax 136 [22] » foliacea 184 [70] » foliacea (191, ‘199, ‘1386 [7, 8, 22] » imbellis ° 186 [72] » imbellis 121, 129, 123, 136 [7, 8, 9, 22] » incisa . 0 o 193 [79] » integra 188 [74] » integra 122, 136 [8, 22] » Pallasiana 184 [70] » Pallasiana 121, 136 [7, 22] » planiceps 184 [70] » planiceps 136 [22] » Spilingae 185 [71] » Spilingae 123, 136 [9, 22] tessulata 187 [73] » tessulata 136 [22] HipPOTHOA 146 [32] Hippothoa 128, 131 (14, 17] » catenularia » divaricata 118, 125, 153 [4, 11,39] DARCI 146 [39] [141] A. NEVIANI 955 Hippothoa divaricata 131 [17] | Idamonea disticha ? 231 [117] » flagellum o ; 146 [32] » disticha? 141, 232 [27, 118] >» flagellum 118, 131 |4, 17] » elegans 237 [123] HoRNERA 225 [111] » fenestrata 228 [114] Hornera 130, 140 [16, 26] » fenestrata 121, 141 [7, 27] » asperula o 228 [114] » gracilis 232 [118] » biloba . 234 [120] » gracilis 141 [27] » concatenata 226 [112] » » var. exilis 232 [118] » concatenata . 140 [26] » » » teretiuscola o 232 [118] » Ccylindracea . 227 [113 » insidens 125, 233 [11, 119] » Cylindracea . 0 141 [27] » irregularis È 233 [119] » » var. prominens 227 [113] » irregularis 141 [27] » frondiculata à . ; ; 225 [111] » lineata 229 [115] » frondiculata . 117, 118, 121, 122, 123, 124, » Meneghinii . 232 [118] 125,140 [8, 4, 7, 8,9, 10,11, 26]|, » Meneghinii . 141 [27] » » var.rugosa 0 a 0 225 [111] » Milneana 232 [118] » hippolitha 228 [114] » Milneana 141 [27] » hippolithus . 226 [112] » multipuncetata . 228 [114] » hippolithus . 140, 228:[26, 114] » notomala 232 |118] ». lichenoides . 226 [112] » pertusa 2928 [114] » lichenoides 123, 140 [9, 26] » pertusa 141 [27] » Reussi. 227 [113] » producta £ 229 [115] » Reussi . È 5 123, 141 [9, 27] » producta 119, 141 [5, 27] » serrata var. pliocenica. 227 [113] » pseudodisticha 230, 232 (116, 118] » serrata var. pliocenica . 141 [27] » repens . 119, 236 [5, 122] » simplex 227 [113] » Seguenzai 230 [116] » simplex ; 141 [27] » Seguenzai 141 [27] » » var. impressa 227 [113] » Serpens c . o 0 233 [119] » striata. i 2296 [112] | » serpens 117, 119, 121, 122, 123, 141 [3, 5, 7,8,9, 27] » striata . 123, 125, 140 [9, 11, 26] » Spica ; : i, 230 [116] » tubulosa 141, 234 [27, 120] » Spica 141 [27] » violacea 234 [120] » sulcata. 230 [116] Huxleya 148 [34] » Targionii 233 [119] » Toucasiana . 237 [123] I » triforis. 232 [118] p » triforis. 125, 141 (11, 27] IpMonEA 228 [114] » vibicata c 233 [119] Tamonea 130, 141 [16, 27) » vibicata 123, 141, 227 [9, 27, 113] » atlantica 231 [117] » atlantica 121, 141 [7, 27) » bacillaris 229 [115] » bacillaris 141 [27] | Krusensterna verrucosa 143, 249 [29, 135] » brutia . 230 [116] » brutia . 141 [27] » cancellata 228 [114] » carinata o , o 229 [115] | LAGHNIPORA. 190 [76] » carinata 121, 141, 230, 232 [7, 27, 116, 118] | Lagenipora . 129, 136 [15, 22] » concava 0 0 0 231 [117] » minuta. 190 [76] » concava 141 [27] » minuta. 1292, 136 [8, 22] » conferta 229 [115] » var. tuba 190 [76] » conferta 141 [27] » » tuba 136 [22] » crassa . 230 [116] » pustulosa 190 [76] » dichotoma 116, 236 [2, 122] » pustulosa 136 [22] 256 Lepralia adpressa. » anisostoma » ansata . » » var. laevis » annulatopora » areolata » arrecta . » asperrima » auriculata » ‘aurita . » Barrandei » biaperta » bicornis » brachicephala » Brongniarti . » calabra. » ceratomorpha » cheilostoma . » chilopora » ciliata . » » Var. » coccinea o » » var. antiqua » » » gracilis n -» complanata . » congesta » coronata » crassa . » crassilabra » cribrilina? » cucullata » cupulata » decorata » deltostoma » depressa » disjuneta » distoma » Dohrni » Endlicheri » Edwardsiana » elegantissima » elegantula » eximia. » figularis » fissa » foliacea » formosa » » Var. Binicia » fulgurans . . » gastropora » Gattyae » ? gibbosula . » gibbosula 136, 139, 185, 215 [22, 25, 1, 101 118, 197, 213 [4, 83, 99 118, 125, 176 [4, 11, 62] 136, 183, 217[22, 69, 103 A. NEVIANI 136, 184 [29, 70 197 [88] 191, 217 [T77, 108 136, 183 [22, 69] . 212, 213 [98, 99 | 117, 185 [8, 71] 137, 201 [23, 87 197 [83] 177 [63 7 195 [81 . 139, 215 [25, 101] 197 [83 175 [61] 118, 176 [4, 62 . 182, 217 [68, 103 138, 207 [24, 93] 190 [76 118 [4 125, 209 [11, 95 209 [95] 209 [95 136, 183 [22, 69] 137, 200 [23, 86] 118, 175 [4, 61 137, 195 [23, 81] 195 [81] i 170 [56] 138, 209 [24, 95] 185 [71 119, 179 [5, 65] 137, 194 [28, 80 136, 186 [22, 72] 180 [66] 187 [73] . 216 [109] 137, 200 [23, 86] 118, 184, 173 [4, 20, 59 118, 139, 213 [4, 25, 99] 118, 169 [4, 55] 134, 172 [2O, 58] 138, 202 [24, 88] 184 [70] 179 [65] 179 [65] 138, 210 [24, 96] 135, 181 [31, 67] 185, 174 [21, 60] 218 [104] 139 [25 Lepralia goniostoma Gonversi ? grandis grandis " granoso-porosa Haueri . Hyndmanni . imbellis impressa inamoena incisa innominata . insignis intricata lata lichenoides ligulata linearis lucernula macrocephala macropora Malusi . Marionensis . marmorea megalota micans . ? microtheca . microtheca minuta minutissima . mitrata » Var. ione 1140] 137, 192 [23, 78] 137, 199 [23, 85] 139 [25] 137, 194 [23, 80] i 172 [58] 137, 195 (23, 81] 212 [98] 182 {68] 135, 177 [21, 63] 193 [79] 134, 171 [20, 57] 219, 213 [98, 99] 172 [58] 120, 185 [6, 71] 178 [64] 119, 207 [5, 98] . 118, 137, 194 [4, 23, 8 0] 191, 217 |77, 103] 139, 215 [25, 101] 191 [77] 175 [61] 138, 207 [24, 93] 138, 207 ni SI 212 [98] 196 o 217 [103] 139 [25] 136, 190 [22, 76] 136, 188 [22, 74] 118, 171 [4,57] 171 [57] monoceros 116, 136, 174, 182, 217 [2, 22, 60, 68, 103] monodon Morrisiana nitida . obeliscus obvia otophora Pallasiana Partschii Peachi pertusa planata planiceps planicosta pleuropora polystomella . pratensis pteropora punctata pustulosa pyriformis 136, 191 [22, 77] . 119, 135, 177 [5, 21, 63] 134, 169 |20, 55] 139, 215 |25, 101] 119, 137, 193 [5, 23, 79] 196, 197 [82, 83] 184 [70] 181 [67] 139, 212 [25, 98] À 199 [85] 137, 199 [23, 85] 136, 184 [22, 70] 170 [56] 176 [62] 178 [64] ; 201 [87] 118, 120, 209 [4, 6, 95] 174 [60] 136, 190 [22, 76] 135, 181 [21, 67] 217 [103] — [143] A. NEVIANI 257 Lepralia radiata 171 [57] | Lichenopora mediterranea . 247 [133] » radiato-foveolata . 118, 177 [4, 63 IE mediterranea 121, 143 [7, 29] » radiato-porosa 118, 197 [4, 83 » prolifera 247 [133] » rarecostata 0 172 |58]| » prolifera 123, 143 [9, 29] » regularis , 211, ,212, 214[97,98, 100] » pustulosa 247 [133] » resupinata 119, 120, 138, 210 [5, 6, 24, 96] » pustulosa 143 [29] » reticulata 138, 206 [24, 92] » radiata. È 246 [132] » » var. distineta 206 [92] » radiata. 121,122, 143 [1,8,29] » Reussiana 139, 211 [25, 97] | Lichenoporideae 130 [16] » rudis 198 [84] | LunuLARIA . 161 [47] » rugulosa 192 [78] | Lunularia 128, 133 [14, 19] » scarabeus 216 [102] | » petaloides 0 6 . ; 161 [47] » Sschizogaster . 201 [87] | » petaloides . ì : : o ; 133 [19] » scripta . 170 [56] | Lunulites androsaces 161 [47] » » Var. codino 170 [56 » petaloides 133, 161 [19, 47] » serrulata o 211 [97] » pocillum 169 [55] » sinuosa 137, 194 [23. 80 » umbellata 134, 168 [20, 54] » Sp. i 119, 124 [5, 10] | Lyrula . 170 [56] » spinifera 137, 198 [23, 84] » squamoidea . . 120, 137, 192 [6, 23, 78 M » stellata. 138, 202 [24, 88] » strenuis 138, 210 [24, 96] | MAnzoNnELLA 165 [51] » » Var. laciniata 138, 210 [24, 96] | Manzonella . 0 128, 134 [14, 20] » Sturi 179 [65 » exilis var. incisa . 134, 165 [20, 51] » surgens 186 [72] | MarsiLLRA 208 [94] » Systolostoma. -138, 206 [24, 92] | Marsillea . . . 129, 138 [15, 24 » tenella . 194 |80] » cervicornis 122, 123, 138, 208 [8, 9, 24, 94] » tenera. 211 [97 » conferta : . . 138, 208 [24, 94 » tetragona 198 [84] | Mastigophora Hyndmanni o 195 [S1 » thiara . 118, 174 [4, 60] » Dutertrei . 195, 197 [81, 83 » trigonata 190 [76] | MELICERITA . 167 [53] » tuba 136, 190 [22, 76] | Melicerita i 128, 134 [14, 20] » tubulosa? 191 [77] | » Charlesworti 168 [54] » tumida. i 196 [82] » Charlesworti 134 [20] » umbonata 139, 214 [25, 100] » fistulosa : 5 167 [53] » unicornis 137, 197 [23, 83 » fistulosa 121, 122, 109 134,183 [7, 8, 9, 20, 69 » urceolata 183 [69] » Johnsoni 6 i 168 [54] - » variolosa 139, 211 [25, 97] » Johnsoni 123, 134 [9, 20] » vascula È 5 134, 171 [20, 57 » sinuosa 168 [54] » ventricosa . 5 . © 139,219,215 [25,98, 105] » sinuosa 134 [20] » venusta 214 [100] | Melobesia radiata . 149, 246 [29, 132 » VErrucosa ; 216 [102] | MEMBRANIPORA 151 [87] » violacea 120, 135, 177 [6,21,63] | Membranipora 198, 132 [14, 18] » vulgaris 196 [89] | » acuta 152 [38] » Woodiana 197 [83 » albida . 152 [38 Lepraliae incertae sedis ò . o 217 [103] » andegavensis 163 [49] Lepralideae . 129,135, 175[15, 21,61 » » var. incisa . 165 CA LICHENOPORA . 246 [132] » angulosa - 119, 120, 152, 160 [5, 6, 38, 46 Lichenopora.. : 0 : 130, 143 [16, 29] » .annulus . : 152 [38] » formosa . 0 . . 247 [133] » antiqua 160 [46 » formosa x N 5 143 [29] » aperta . 159 [45] » hispida ; ; . ; 246 oe » appendiculata 159 [45] » hispida . 121, 122, 123, 143 [7, 8,.9, 29] » appendiculata 133 [19] Palueontographia italica, vol. VI, 1900. 33 258 Membranipora argentea » ‘aurita . » bellula. » bicornis » bidens . » calpensis » Carteri. » catenularia . » catenularia . » circumclathrata » corbula ò 5 » corniculifera » coronata » crassimarginata » craticula » crispa » crispa . » ceurvirostris . » cyclops » cymbaeformis » danica » defensa » deplanata » diadema » discreta » distorta » Dumerili » Dumerili » echinata » echinus » elliptica » elliptica » exagona » exilis » » var. incisa ». fenestrata » fenestrata » fissura . » fissura . » Flemingi » flustroides » formosa » » Var. » galeata » galeata » gracilis ; » granulifera . » gregaria » hexagona » hians » horrida. » hydasi . » imbricata conferta . A. NEVIANI [144] 152 [88] | Membranipora inarmata 152 [88] 152 [38] » inca 151 [37] — 151 [97 » incompta 133, 162 [19, 48] 158 [44] » inerustans 152 [88] 162, 166 [48, 52] » irregularis 155 [41] 163 [49 » irregularis 121, 122, 132 [7,8,18| 152 [38] » isabelliana ò 151 [37] 153 [39 » Lacroixii 116, 117, 156 [2, 3, 42] 116, 122, 132 [2, 8, 18 » levata . : 152 [88] . È î 152 [88] » lineata. 154 [40] " 7 : 152 [38] » ‘lineata . 118, 119, 192, 132, ‘152 a, 5, 8, 18, 38] 152 [38 » loxopora ; 157 [43] 152 [38] » loxopora 133 [19] 152 [38] » macrostoma . 157 [43] 152 [88 » maderensis 152 [38] 159 [45] » mauritiana 152 [38] 133 [19 » membranacea 151 [37] 152 [38] » minax . 158 [44] 160 [46 » minax 121, 192, 123, 133.[7, 8,9, 19] 152 [38 » minuscula : 152 [38] 151 [87 » monopora 160 [46] 152 [38] » monostachys. 153 [39] 162 [48 » nitens . 151 [87] 156 [42 » nitida . 152 [88] 152 [88] » nobilis . 120, 163 [6, 49] 151 [37] » ogivalis 133, 162 [19, 48] 158 [44 » papillata 152 [88] 199, 133, 152, ‘158 8 19, 38, 44 » papulifera 152 [88] 0 0 6 152 [38] » papyracea 134, 164 [20, 50] 152 [38 » patellaria ; 152 [38] 153 [39 » pilosa 151 [87] 132 [18]| » Povilleti 158 [44] 154 [40] » plana 152 [38] 165 [51] » pratensis 154 [40] 134 [20] » pratensis 132 [13] 157 [42 » pura 151 [37] 116, 133 [2, 19] » pyrula . 152 [38] 154 [40 » radicifera 152 [838] : 0 132 [18 » reticulum 155 [41] 116, 152, ‘158, 159 [2, 38, 44, 45] » reticulum 121, 192, 139, 154 Ù , 8, 18, 40] . . 152 [38 » » forma diadema . 156 [42] 163 49] » » » diadema 133 [19] Ò o 163 [49] » » » Lacroizii . 156 [42] 0 o 152 [38 » DPR A CroLxii 133 [19] 192 ,132, 152 [8, 18, 38] » » » subtilimargo 156 [42] 163, 166 [49, 52] » » ». subtilimargo 133 [19] 152 [38] | » Rosselii 161 [47] 152, 159 [38, 45] » rubida 152 |38] 122, 132, 153 [8, 18,39] » Savarti 156 [42] 152, 160 [38, 46] » Savarti 133, 152 [19, 38] 152 [38] » sceletos x S a. [38] 151 [87] » sculpta 152 [88] 152 [38] » sejuncta 152 [38] [145] Membranipora semiaperta A. NEVIANI » sigillata 0 152 [38] » Smitti . 118, 167,183 [4, 53, 69] » Solidula 152 [38 » Sophiae 0 152 [38] » Sp. 119, 120 [5, 6] » spinifera o . 0 152 [38] » stenostoma o . 117,154,160|[3, 40,46 » subtilimargo. 117, 156 [3,42] » tehuelcha 151 [37 » tenella 151 [37 » tenuirostris . 152, 159 [38, 45 » » Var. gregaria 159 [45] » »_» gregaria 153 [19 » trichopora 155 [41] » trifolium 158 [44 » trifolium 129, 138, 159, 159 di 19, 38, 45] » tuberculata . - 151 [87 » umbonata 152 [38] » unicornis 152 [88] » varians 157 [43 » varians 133. [19] » villosa 151 [87] MEMBRANIPORELLA 0 0 o 169. [55 Membraniporella . . 128, 134, 152 [14, 20 38 » nitida . 0 . 6 169 [55] » nitida . . . 0 . 118, 134 [4, 20] Membraniporideae . 128, 132, 151 [14, 18, 37 MESENTERIPORA. + 242 [128 Mesenteripora 130, 142 [16, 28] » eudesiana 0 o 242 [128] » meandrina .123, 142, 242 [9, 28, 128] MICROPORA . . 161 [47] Micropora 128, 133 [14, 19] » bidens . . 0 117, 166 [3, 52] » coriacea . 6 166 [52] » coriacea 121, 199, 198, 134, 164[7,8,9, 20, 50] » cucullata 0 . b 134 [20 » cucullata . 0 ; 165 [51] » exilis ‘ . . 164 [50] » » var. incisa 0 o 5 165 |51] » » incisa . o . . . . 134 [20] » formosa c 6 0 , 163 [49] » formosa s . a 133, 166 [19, 52] » » var. conferta . . f 163. [49] » » » conferta 133 [19] » hippocrepis . 166 [52] » hippocrepis . 121, 134 [7, 20] » impressa » o ò o o 163 [49] » impressa 0 » 121, 122, 134, 182 [7, 8, 20, 68] » » Var. papyracea 0 164 [50] » » » papyracea 134 [20] >» incompta 162 [48] 133, 162 |19, 48] | 259 Mieropora incompta 133 [19] » nobilis . 165 [51] » ogivalis 162 [48] » ogivalis 133 [19] » patellaria 162 [48] » patellaria 133 [19] » Rosselii 161 [47] » Rosselii 133 [19] » Ssemiaperta 162 [48] » semiaperta 133 [19] MICROPORELLA 5 175 [61] Microporella 129, 135 [15, 21] » Adae 181 [67] » Adae 123, 135 [9, 21] » Barrandei 177 [63] » Barrandei 135 [21] » ciliata . 176 [62] » ciliata . 118, 121, 123, 135 [4, 7, 9, 21] » » var. Castrocarensis 176 [62] » » » Castrocarensis 122, 135 [8, 21] » » » Morrisiana ; ; 177 [63] » » » Morrisiana . 122, 123, 135 [8, 9, 21] » coscinophora var. pliocenica. 179 [65] » .coscinophora var. na 135 [21] » decorata ò 179 [65] » decorata 117, 123, 135 [8, 9; 21] » disjuncta 117, 183 [8, 69] » fistulosa . 182 [68] » fistulosa 136 [22] » gastropora 181 [67] » gastropora _ 135 [21] » impressa var. one 181 [67] » impressa var. pyriformis 135 [21] » » Var. | 181 67] » jnamoena 177 [63] » inamoena 135 [21] » macropora 191 [77] » Malusi. 175 [61] » Malusi . ‘118, 191, 135 [4, 7,21) » » Var. . 175 [61] » Manzonii 181 [67] » Manzonii 123, 135 [9, 21] » Monoceros 182 [68] » monoceros 136 [22] » Partschi 181 [67] » Partschi 135 [21] » polyatomella, . 0 0 sl 64] » polystomella . 117, 122 193, 135 [3, 8, 9, 21 ] » reticulata . 0 0 7 : 5 i [66] » reticulata 135 [21] » schizogaster . 117, 201 [3, 87] » stellata. ° o 0 0 . 5 191 [77] » Verrucosa . 6 : : o c 180 [66] 260 Microporella verrucosa . . 122, 123, 135 |8,,9, 21 » violacea o ò . 6 177 [36 » violacea 118, 121, 122, 135, 201 [4, 7, 8, 21, 87 » » var. transilvanica 178 [64] » » » transilvanica. 135 [21] » Watersi 117, 209 [3, 95] Microporideae . 128, 133, 161 [14, 19, 47 Millepora cellulosa 138, 204 [24, 90] » cervicornis 138, 208 [24, 94j » foliacea 136, 184 [22, 70] » reticulum 132, 155 [18, 41] » Skenei . 139, 915 [25, 101 » truncata 136, 143, 189, 248, 2, 29, 75, 134 Miriozoon truncatum 119, 120 [5, 6] MONOCERINA 182 [68] Monocerina 129, 136 [15, 22) » monoceros 136, 182 2; 68 MoNoPORELLA 183 [69 Monoporella . 129, 136 [15, 22 » disjuncta 183 [69 » disjuneta 122, 136 [8, 22 MUCRONELLA 209 [95 Mucronella . 129, 138 [15, 24] » arrecta. . 139, 213 [25, 99] ». coccinea 199, 123, 138, 209 (8, 9, 24, 95 » » var. fùlgurans 138, 210 [24, 96 » » » resupinata 122, 138, 210 [8, 24, 96 » » » strenuis 138, 210 24, 96] » elegantula 139, 213 [25, 99] » megalota o 212 [25, 98] » pavonella .-123, 139, 211 [9, 25, 97] » Peachi . 139, 219, di Bi 98, 100] » cfr. Peachi . 5 123 [9 » Peachi var. octodentata 212 [98] » resupinata . 116, 117, 210 |2, 3, 96] » Reussiana .123, 139, 211 [9, 25, 97 » Sedgwicki Ì 139, 214 [25, 100] » umbonata . 139, 214 [25, 100] » variolosa 139, 211, 214 [25, 97, 100] » ventricosa 139, 212, 215 [25, 98, 101 » venusta . 139, 214 [25, 100 » Woapsi 139, 213 [25, 99] Myriozoon punetatum . , 3 117 [3 » truncatum 117, 124, 125 [3,10, 11] MyRIOZOUM . 189 [75] Myriozoum 129, 136 [15, 22] » erustaceum 193 [79] >» mammillatum 190 [76 » mammillatum 136 [22 » punctatum 189 [75] » Sp. 118, 120 [4, 6 » truncatum 189 [75] | A. NEVIANI [146] Myriozoum truncatum 119, 120, 121, 122, 123, 124, 136 [5, Nellia Johnsoni Onchopora borealis ONYCHOCELLA Onychocella » angulosa » angulosa ORBITULIPORA Orbitulipora . » excentrica » excentrica OSTHIMOSIA . Osthimosia » birostrata » birostrata » COronopus » COronopus Pachykraspedon otophora PALMICRLLARIA Palmicellaria » elegans ò » Skenei var. bicornis Patinella Manzonii » proligera . Pavolunulites elegans . PAVOTUBIGERA Pavotubigera » dimidiata » fasciculata » pluma . PENECLAUSA Peneclausa » coriacea PHYLACTELLA Phylactella » adpressa » macrocephala » obeliscus Porella cervicornis PORINA Porina » i nalaiobora 6,7, 8, 9, 10, 29] 134, 168 [20, 54] 140, 221 [26, 107] 160 [46] ‘188, ‘133, 152 [14, 19,38] i 160 (9 121, 122, 123, 138 [7, 8,9, er 188 129, 136 [15, 22] 188 [74] 136 [29] 203 [89] 129, 138 [15, 24] 203 [89] 122, 138 [8, 24] A. 203 [89] 121, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24] 19] [74] P. dub: 196 [82] 215 [101] 129, 139 [15, 25] 243 [129] 139, 215 [25, 101] 143, 245 [29, 131] 241 [127] 161 [47] 238 [124] 130, 142 [16, 28] . 123, 142, 238 9, 28,124] 142, 238 [28, 124] 142, 239 [28, 125] 166 [52] 128, 134 [14, 20] 122, 123, 134, 166 [8, 9, 20, 59] 215 [101] — 129, 139 [15, 25] 139, 215 [25, 101] 139, 215 [25, 101] 139, 215 [25, 101] 208 [94] 221 [107] 130, 140 [16, 26] 191 [77] [147] Porina borealis » borealis » coronata î » impervia . 7 » impervia » Sedgwicki . ci Porinideae . 5 5 PROBOSCINA . Proboscina . 0 ci » ventricosa PUELLINA . Ò È Puellina » Gattyae Pustulipora deflexa » gracilis Pustulopora Sono » clavata » clavula » deflexa » palmata » proboscidea . » proboscina » pulchella. » rugosa » rugulosa » Sparsa . » subcompressa » subverticillata Pyripora » catenularia » confluens » eburnea » polita Quadricellaria gracilis . Radiopora pustulosa Ramphonotus RETEPORA ‘ Retepora » Beaniana Beaniana cancellata . o cellulosa —. » cellulosa Ss % » disticha . o >» echinulata » frondiculata . . 236, 243, 244 Ax NEVIANI 221 [107] | 123, 140 [9, 26] 208 [94 221 [107 123, 140 [9; 26] 214 [100 .130, 140, 220 [16, 26,106] NE 235 [121] . + 130, 141 [16, 27] 141, 235 [27, 121] 3 174 [60] 1 128, 135,170 [14,21 ,56] 135, 174 [21, 60 237 [123] 221 [107] 244 [130] 142, 244 [28, 130] 143, 244 [29, 130] 237 [123 143, 245 [29, 131 149, 242 [28, 128] 143, 244 [29, 130 244 [130] . 243 1129 [122, 129, 130] 239 [125] 245 [131] 243 [129 151, 153 [37, 39] 4 143, 247 [29, 133] 152 [38] 204 [90] 129, 138 [15, 24] 204 [90] 121, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24] 141, 298 [27, 114] 204 [90] 116, 117, 118, 119, 191, 123, 125, 138 | 2, 3,4,5, 7,9, 11, 24] . 141, 931 [27, 117] 118, 204 [4, 90] . 140, 225 (26, 111] Retepora Pignatarii » Pignatarii » simplex » simplex » Solanderia » Solanderia » Sp. REUSSIA Reussia » regularis RBUSSINA Reussina » salpetngio. ROSSELIANA . Rosseliana ». formosa » » » » incompta ogivalis » patellaria » Rosselii » Semiaperta » » è var. conferta Salicornaria cucullata . » cuspidata » farciminoides » mammillata . » Sp. SCHIZOPORELLA Schizoporella » areolata » auriculata » auriculata » biaperta » biaperta » Clerici . » congesta » congesta » Crassa . » crassa . » deltostoma . » deltostoma » digitata » digitata » Dutertrei » Dutertrei » ‘Edwardsiana » Edwardsiana » elegans » elegans 261 205 [91] 123, 138 (9, 24] 205 [91] 123, 138 [9, 24] 119 [5] 214 [100] 129, 139 [15, 25] 139, 214 [25, 100] 178 [64] 15, 21] 21, 64 161 [47] 14, 19] 19, 49] 19-49] 19, 48] 19, 48) 19, 48] 19, 47 19, 48 129, 135 199, 128, 135, 178.(8,9, 128, 193 133, 163 133, 163 133, 162 I 133, 162 133, 161 133, 162 J 4 2071 IERI 167 [5: 118, 119, 125, 167 [4, 5, 11, 53] - 118, 136, 190 [4, 29; 76] 124 [10] 191 [77] 129, 137 [15, 23] 183 [69] 201 [87] 137, 195 [23, 81] 195 [81] - 122, 128, 137 [8, 9, 23] AE GARE 192 [78] CORRO TITO 200 [86]. 137 [23] 195 [81] 137 [23] 194 [80] 137 [23] 200 [86] 137 [23] S 197 [83] . 137, 195,200 [23, 81,86] Ot 200 [86] 137 [23] 192 [78] 137 [23] 262 A. NEVIANI Schizoporella goniostoma 192 [98] | Schizoretepora Pignatarii » goniostoma 137 [23] » simplex » Gonversi 199 [85] » Solanderia » Gonversi 137 [23] | ScazorHBCA » granoso-porosa 194 [80] | Schizotheca » granoso-porosa 137 [23] » fissa » Hyndmanni ò 195 [81] » fissa » Hyndmanni . ; 137, 200 [23, 86 » Stellata . » incisa 116, 193 [2, 79] » Stellata . » linearis . 194 [80] | Scorpiodina » linearis 116, 191, 199, 137 ta 7, 8, 23] | Seruparia » macrochila c 901 87] | SCRUPOCELLARIA » macrochila 137 [23] | Serupocellaria » monilifera 197 [83 » elliptica » monilifera 137 [23] » elliptica . » obvia 193 [79] » Scrupea . »° obvia 121, 137 (7, 23 » serupea » planata . 199 [85] » Scruposa » planata 129, 137 [8, 23] » Scruposa » profunda e 200 [86] | SEGUENZIELLA » reticulata 206 [92] | Seguenziella » Tomana . 196 [82] » Manzonii » Tomana . . ò . 0 137 [23 » Manzonii » sanguinea : 199 [85] | Selenaria miocenica » sanguinea o o 122, 137 [8, 23] | Semiflustrella sp. » schizogaster . È . 201 [87] | Sertularia anguina . » Schizogaster 137 [23] » eburnea . » Sinuosa var. vasum 194 [80 » Scruposa » sinuosa var. vasum 137 [23] | SwrtIA » spinifera 198 [84) | Smittia » Spinifera 0 - 0 137 [23] » Adae » squamoîdea ; 192 [78] » adpressa » Squamoidea 122,137 [8, 23 » adpressa » sulcata o 200 [86 » arrecta » sulcata . . 121, 137 [T, 23] » arrecta » » var. laevigata E 200 [86 » cervicornis » unicornis 197 [83 » cervicornis » unicornis ‘116, 117, 118, 121, 122, 137 [2, 3, 4, ». cheilostoma Wo 20) » cheilostoma » » var. ansata . e .116, 117, 197 {2, 3, 83 » coccinea » » ». porosa 198 [84 » Coccinea » » var.? 199 [85] » » var. fulgurans » variolata 193 [79 » » » fulgurans » variolata 137 [23 » » » Tesupinata » Vasum +» 116, 194 [2, 80] » » » resupinata >iivulsaris Bata c 196 [82] » » >» Strenuis » vulgaris . a 6 . 123, 137, 197 [9, 23, 83] » » » Strenuis . » Zujovici . 0 6 5 0 193 [79 » conferta ‘»v Zujovici . 137 [23] » conferta SCHIZORETEPORA + o o o 204 [90] | | » cucullata Schizoretepora 129, 138 [15, 24] » cucullata » Beaniana A ; O Ò 138 [24 » elegantula » cellulosa 6 0 o 0 a 138 [24] » elegantula [148] 138 [24] 138 [24] 138 [24] ; 202 [88] 129, 138 [15, 24] 202 [88] 123, 188 [9, 24] i 202 [88] 138 [24] 170 [56] 148 64 È 149 [35] 128, 132 [14, 18] 5] 18] 149 [3 122, 132 [8, 18 149 [35] 132 [18] 149 [35] 122, 132 [8, 18] 245 [131] 130, 143 [16, 29] 245 [131] 143 [29] 161 [47] 120 [6] 131, 145 [17, 31] . 140, 223 [26, 109] 132, 149 [18, 31] 206 [92] 129, 138 (15, 24] 135, 181 [21, 67] 215 [101] . 139, 216 [25, 109] 213 [99] 139 [25] 208 [94] 191, 122, 123, 138 [7, 8,9, 24] pier, 121, 192, 123, 138 [7,8,9, 24 : 210 [96] 138 [24] “Aa 210 [96] . 121, 122, 138 [7, 8, 24] £ 210 [96] ] 122, 138 [8, 24] 213 139 [99] [25 OS [149] A. NEVIANI Smittia macrocephala 215 [101] | StomaroPORA » macrocephala 139 [25] | Stomatopora » marionensis 207 [93 » deflexa » marionensis 138 [24 » dilatans . » marmorea 207 93] » expansa . s marmorea 123, 138 [9, 24 » fasciculata » megalota 9192 [98] |» gallica » megalota 139 25] » major » obeliscus 6 215 [101] » repens » obeliscus . 139, 216 [25, 102] | » rugulosa » pavonella $ 3 211 [97] PINISD= » pavonella . 123, 139, 212 [9, 25, 98] » Peachi ARNO 212 |98 » Peachi 139 [25] » cfr. Peachi 123 [9] | TEREBRIPORA » regularis 914 [100] Terebripora » regularis 139 [25] » Archiaci » reticulata 206 [99] | » Archiaci » reticulata TAI 122, 138 [8, 24] » Orbignyana » » var. systolostoma 206 [92 » Orbignyana 5 » » systolostoma . 138 [24] » ‘tenuis » Reussiana S 211 [97 » femuis » Reussiana È 193, 139 [9, 25] Tervia solida . 0 » Skenei var. bicornis 215 [101] Tessaradoma boreale » » » icornis 139 [25] | _» gracile _» Sedgwicki 914 [100 TEUCHOPORA » Sedewicki 139 [25] Teuchopora » trispinosa . ì 207 [98] » Castrocarensis » trispinosa . 118, 123, 138 [4,9, 24 » Castrocarensis » umbonata 214 [100 Tubipora catenularia » umbonata 139 [25 » flabellaris » variolosa b 7 ) ; 211 [97 « Serpens » variolosa 121, 139, 212, 214 [7, 25, 98, 100 TUBUCELLARIA » ventricosa ; 4 È } 212 [98] Tubucellaria » ventricosa 139, 213 [25, 99] » Farnesinae » venusta . 214 [100] » Farnesinae. » venusta . 139 [25] » opuntioides » Woapsi 213 [99] » opuntioides » Woapsi 139 [25] Tubulifera stelliformis SPATIPORA 147 [33] TUBULIPORA Spatipora 128, 131 [14, 17] Tubulipora » elegans 147 [33] » congesta . » incerta 147 [33] » congesta » laxa 147 [838 » defiexa » laxa 131 (17 » deflexa » sertum 0 147 [33 » dilatans Steganoporella impressa 116, 163 [2, 49] » dilatans . STICHOPORINA 188 [74 » dimidiata Stichoporina 129, 136 [15, 29] » dimidiata » minutissima . ; 188 [74] » expansa » minutissima 136 [22 » expansa » persimplex 188 [74] » fasciculata » simplex . ‘188 [74] » fasciculata 263 235 [121] 130, 142 [16, 28] . 142, 237 [28, 123] . 142, 236 [28, 129] 122 [8] 239 [125] 145 [31] . 122, 123, 142, 235 [8, 9, 28, 121] 121, 142, 236 [7, 28, 129] . 142, 236 [28, 122] 122 [8] 146 [32] 128, 131 [14, 17] 146 [32] 131 [17] 147 [33] 131 17] 147 [33] 191 [17] 233 [119] 221 [107] 221 |107 202 [88 129, 138 [15, 24] 202 [88] 138 [24] 132, 153 (18, 39] . 142, 237 [28, 123] . 141, 233 [27, 119] 220 [106] 130, 140 [16, 26] 220 [106] 129, 140 [8, 26] 220 [106] 140 [26] 242 [128] 234 [120] 130, 141 [16, 27] . 241 [127] 142 [28] 237 [123] 142 [28 236 [129] 142 [28] ‘238 [I24 123, 142 [9, 2 240 [126] 122, 142 [8, 28] 238 [124] 142 [28] 264 Tubulipora flabellaris . flabellaris flabellaris var. flabellum flabellum foliacea lata lata 5 latomarginata latomarginata major . major . meandrina meandrina nova nova obelia . obelia . palmata palmata patina . patina . phalangea pluma . pluma . repens . 5 repens . rugulosa rugulosa seriatopora serpens simplex simplex Sp. ; stelliformis . stelliformis striata . striata . tubulosa tubulosa varians 121, 123, 142, 239, [7, 9, 28, 125) A. NEVIANI 237 [123] 123 [9] 240 [126] SAT 142 [28] 231, 238, 245 [117, 124, 131] VE 235 [121] 123, 141 [9, 27 239 [125 142 [28 RO 235 122, 123, 142 [8 ) (50) _ 6 nor sN ov (9) rs (©) E) 123, 14 19) (>) IO DD DL Ce) ho H> (©) Sì 123, 142 [9, 2 238 [124 149, 245 [28, 131 241 [127 142 [28 237 [123] 239 [125 142 [28 236 [122] 121, 142 [7, 28] 236 [122] 142 [28] 230 [116 233 [119] 239 [125] 123, 142 [9, 28] 122 [8 242 [128 142 [28 . 241 [127 122, 142 [8, 28] . . 234 [120] 141 [27] 234 [120 N°) (09) Tubulipora varians » ‘ventricosa » ventricosa Tubuliporideae Ubaghsia UMBONULA Umbonula » pumicosa » pumicosa » ? pumicosa » ramulosa » ramulosa » ?ramulosa » ‘verrucosa » Verrucosa VIBRACELLA . Vibracella » ? miocenica » miocenica » Seguenzai VIBRACULINA Vibraculina . » Contii . » Seguenziana » Seguenziana Vincularia cucullata » Haidingeri . » impressa » Sp. WATERSIPORA Watersipora . » cullata . [150] 121, 122, 123, 141 [7, 8,9, 27] cn 235 [121] EL 141 [27] 130, 140, 225 [16, 26, 111] 216 [102] 129, 139 [15, 25] 217 [103] 139 [25] ] 139 [25] _ [s9) Hi _ |s9) (30) ma 3 DD ==f 161 [47] 128, 133 [14, 19] 161 [47] 133 [19] 161 [47] 150 [36] 128, 132 [14, 18] 120, 150 [6, 36] AT 150 [36 120, 122, 132 [6, 8, 209 [95] . + 129, 138 [15,24] 122, 138, 209 [8, 24, 95] [151] A. NEVIANI INDICE SISTEMATICO INTRODUZIONE . PARTE I. — Bibliografia . A. Elenco ragionato delle memorie nelle quali si trovano studiate specie di briozoi fossili delle Calabrie CortEsE EMILIO . Da STEFANI CARLO HincKks THOMAS Lovisato DOMENICO MANZONI ANGELO NEVIANI ANTONIO SEGUENZA GIUSEPPE WargERs ARTH. WILL. 0 Ò SNOIZO 6 i o 0 0 6 o B. Memorie citate nella presente monografia e non riferentesi a briozoari delle Calabrie ParTtE II. — Classificazione Quadri Parte III. — Cronologia Quadro generale comparativo Parte IV. — Statistica Parra V.— Enumerazione e descrizione delle singole specie Cheilostomata Aeteideae Eucrateideae Cellularideae Membraniporideae Microporideae 0 . . Cribrilinideae Lepralideae Batoporideae Porinideae Cyclostomata . Crisiideae Tubuliporideae Lichenoporideae Cerioporideae PARTE VI. — Indice alfabetico Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. pag. 265 115 DO) 116 Dj 116 RI 116 I 116 È) 117 3] 118 4] 118 [4] 119 5] 123 È) 124 [10] 195 [1] 12% [13] 128-130 [14-16] 1 2A IT] 131-143 [17-29] 144 [30] 145 [31] 145 [31] 145 [31] 146 [39] 148 [34] 151 [37 161 [47] 169 [55] 175 [61] 220 [106] 220 [106 292 [108] 222 [108] 22 [111] 245 [131] 248. [134 250 [136] 34 Lao DI To] DET del XLVII, Gen. Seguenziella NEVIANI ta della Fam. Lichenoporideae. N PAOLO MALFATTI CONTRIBUTO ALLA SPONGIOFAUNA DEL CENOZOICO ITALIANO (Tav XX-XXV [I-VI]). CENNO NECROLOGICO PaoLo Marrarti nacque a Milano l’ 11 gennaio 1866 da Amaria Crippa e da BartoLommeo MarranTI che morì poi rinomato professore di geografia nel R. Istituto Superiore di Firenze; licenziato in farmacia nel 1889 fu per due anni preparatore nel laboratorio di chimica nell’ Istituto predetto, presso UGo Scurr. La mal ferma salute lo costrinse a cambiare l’indirizzo de’ suoi studi, per modo che deliberò prendere la laurea in scienze naturali. Scelse per tesi l’ argomento che ora appunto viene pubblicato, nel quale era suo proposito applicare le cognizioni chimiche da lui con lunghi studi acquistate. Fu la sua tesi approvata dalla Facoltà, in Firenze, nel luglio 1894, con pieni voti e con lode e con proposta di pubblicarla. / Egli intendeva completarla e perfezionarla, giovandosi pure di una nuova ricchissima collezione di spugne emiliane che erano pervenute dal Manzoni al Museo di Firenze alquanti mesi dopo la laurea del MaLranTI. Ma il giovane scienziato così promettente, fu appena in tempo ad aggiungere alcuni brevi cenni sulle spugne plioceniche di Borzoli. Un morbo inesorabile, lo toglieva all’ affetto de’ suoi parenti, lo rapiva alla piccola fa- miglia de’? maestri e de’ giovani che studiavano nel Gabinetto di geologia di Firenze, dove tuttora aleggia vivis- sima la memoria dell’ animo buono, della mente eletta, della gentile e gioviale compagnia del povero MaLrattTI! Il completamento di alcune fotografie ritardò alquanto la pubblicazione del lavoro, che forse nella breve parte generale sarà alquanto invecchiato; ma nella descrizione delle singole specie conserva tutta la sua fre- schezza e la sua importanza, niun altro essendosi dipoi occupato dell’ argomento. Firenze, 1° luglio 1900. CARLO DE STEFANI. INTRODUZIONE Se a dir vero le nostre cognizioni intorno ai poriferi fossili paleozoici e segnatamente poi quelle che sì riferiscono ai poriferi dell’era mesozoica, ci si appresentano oggidì ordinate in un tutto di notizie pressochè complete, scarsissime sono per contro quelle che riguardano gli spongiari dei terreni terziari; e contrasta davvero in modo assai strano la grande penuria di ragguagli che possediamo intorno alla spongiofauna cenozoica, qualora si istituisca un confronto con quel materiale veramente strabocchevole e 268 P. MALFATTI x [2] così ben conservato, fornitoci dalle formazioni del Giurese superiore della Franconia e della Svezia e da quelle non meno ricche del Cretaceo medio e superiore del Yorkshire e Sussex e della Normandia. Per colmo di sventura l’unico materiale di spugne terziarie veramente ricco di forme e ben conservato, scoperto da Pomer ® nel Miocene medio di Orano or sono circa 25 anni, fu da esso studiato ed illustrato seguendo gli antichi criteri che già vigevano in ispongiologia fossile. Ond’è che non si esagera asseve- rando, che quel pregevole materiale, il quale se fosse stato argomento di indagini seguendo come cri- terio classatorio la microstruttura scheletrica, avrebbe certamente servito a riempire la grave lacuna che tuttora esiste nella fauna spongiara cenozoica, così, come è stato descritto, poca luce concede intorno alle forme che predominarono allora; tantochè solo all'occhio esperimentato dello ZirteL era dato di poter stabilire dei confronti fra le forme descritte da PomeL ed i tipi ben determinati dell’ epoca secondaria, per venire ad alcune illazioni filogenetiche intorno alla successione di certe famiglie spongiarie nel ce- nozoico. Circa dieci anni dopo la scoperta di PomeL, fu trovata da Manzoni e MazzentI ?) nella Molassa mio- cenica di Montese, nell’alta valle del Panaro, una piccola fauna di spugne originariamente silicee, ma trasformate per pseudomorfosi in calcaree; e di lì a poco lo stesso Manzoni dopo diligenti esplorazioni in quella stessa regione *) ebbe a rintracciare nella terra siliceo-ocracea, inclusa nella molassa serpenti- nosa di Maserna, Jola e Serra di Guidoni un ricchissimo giacimento di spugne silicee , le quali, come vedremo in seguito, ancorchè non ci offrano un gran numero di forme, sono nondimeno e per lo stato di conservazione che concede l'esame della struttura microscopica e per la dovizia degli esemplari raccolti, quanto di meglio ancor ci rimane intorno alla spongiofauna terziaria, se si eccettua quello già dianzi citato del Miocene d’Orano. i In una accurata monografia 5 il Manzoni ebbe ad illustrare i poriferi da lui raccolti nel distretto di Maserna, ma come appare altresì dal titolo della sua memoria egli prese in esame il materiale più che altro occupandosi della struttura microscopica dei vari tipi, senza volersi pronunziare recisamente intorno alla determinazione generica e specifica d’essi, riserbando questa ad ulteriori ricerche. E si può ben dire che dopo il lavoro del Manzoni, niun’altra pubblicazione è comparsa ad illustrare questo campo della paleozoologia terziaria, se si escludono alcune notizie e determinazioni desunte dagli elementi spi- culari isolati e ritrovati sparsi nelle roccie; determinazioni, che in certi casi, potranno anche apparire alquanto precarie, senz’esser per questo tacciati di condividere le idee di VosmaER 5, che nega esser la forma delle spicule così costante come generalmente si crede e che quindi non ritiene criterio bastevole per la sistematica e per la ricognizione dei Poriferi quello desunto dalla configurazione degli elementi spiculari. i) PoMEL A. Paléontologie ou description des animaux fossiles de la province d’ Oran. Zooph. Oran, 1872. 2 MAZZETTI e MANZONI. Le spugne fossili di Montese. Atti Soc. tosc. Sc. nat., vol. IV. Pisa, 1879. — Vedi pure: MazzeTtI. Cenni intorno ai fossili di Montese; — La molassa di Montese; — Montese, le sue acque e prodotti; — Cenni sulla fauna di Montese. 3) Nell’Appennino parmense e precisamente nella Valle del Bardea a Santa Maria in Vigliana, furono succes- sivamente scoperte delle Craticularie ponderosissime: ma questi esemplari, per l’essersi fossilizzati in una roccia calcarea come quella di Montese, ebbero a subire la pseudomorfosi calcarea e non rivelano quindi traccia alcuna di elementi spiculari. 4) ManzoNI A. Spugne silicee della Molassa miocenica del Bolognese. Atti Soc. tosc. Sc. nat. Pisa, 1881. 5 Manzoni A. La struttura microscopica delle spugne silicee del Miocene medio della provincia di Bologna e di Modena. Bologna, 1882. 5 VosmaER-BRONN. K7. vu. Ordn. der Spongien wissensch. dargestellt in Wort und ‘Bild. Lipsia, 1889. [3] P. MALFATTI 269 Di spongiari cenozoici ci restano scarsissimi indizi nelle sabbie eoceniche del bacino di Bruxelles; in questa formazione il Ruror ha trovato degli elementi spiculari isolati che egli attribuisce ai generi Jerea e Mylliusia; nè altre indicazioni intorno a forme spongiarie eoceniche ci sono note, se si eccet- tuano alcune di quelle indicate da GùmBEL ? come appartenenti al Flisch eocenico, ma che anch'esse probabilmente debbono ascriversi agli ultimi piani del Cretaceo. Le formazioni mioceniche, a dir vero, ci fornirebbero un contributo di notizie molto maggiore intorno alle forme spongiarie allora vissute, ma anche qui purtroppo le nostre cognizioni sono assai scarse, perchè lo studio speciale dei residui spongiari, appena ne fu constatata la presenza, è stato costantemente posto in disparte o per lo meno non fu preso ad argomento di indagini approfondite. Così a cominciare dalle spicule spongiarie rintracciate da PaANTANELLI 3) nel calcare grigio cupo a bivalvi dell'Appennino bolognese, e da quelle dei calcari oligocenici dell'Appennino parmense indicate dal DeL Prato © e dai fori di Cliona «accennati dal Coppi e da altri per venire ai numerosi frammenti spiculari delle sabbie elveziane di Ruditz in Moravia ed a quelli di tetrattinellidi recentemente trovati da Toura 5 nelle selci della forma- zione di Kralitz pure in Moravia, noi non abbiamo di tutti questi materiali che indicazioni molto super- ficiali e ristrette, poichè limitansi a stabilire tutt'al più le famiglie alle quali debbono ascriversi i diversi elementi spiculari. Più ricca di indicazioni è invece la microfauna dei tripoli e della farina fossile, la quale microfauna oltre al procurarci cognizioni preziose per quanto riguarda le spoglie dei radiolari, ci concede poche ma non spregevoli notizie intorno alle forme spongiarie e di queste indiscutibilmente le determinazioni generiche ci si appresentano davvero non incriminabili. Così 1’ EtrRENBERG ” nel suo trattato di Microgeologia descrive otto generi spongiari da lui rintracciati nell'esame di diversi tripoli di provenienze varie, C. De STEFANI 3) fa menzione di tre generi spongiari nei tripoli di Gioiosa nella Calabria, il SAuvace ®) illustra due altre forme, il CLERICI cita spicule di Spongilla nei giacimenti postpliocenici di Monte del Finocchio, lo STOHR 19) ed il DreveRr !! indicano pure essi la presenza di un certo numero di frammenti spiculari in tripoli mio- cenici, ma purtroppo senza pronunziarsi intorno alla loro identificazione. Nè le formazioni plioceniche, contrariamente a quanto potrebbe aspettarsi a tutta prima, ci fornirono sino a poco fa maggiori ragguagli. Di ben accertate non avevamo che le determinazioni di Calcispongi e Leuconidi (Grantia, Leuconia, Leucandra) rintracciate da Jonson !° nel Crag rosso di Liverpool e da Hinpe !) nei depositi di S.t Erth; recentemente da Scaropt !5 sono state pure scoperte alcune spicule di 1) Ruror A. Note sur la découverte de deux spongiaires de l° étage bruxellien. Ann. Soc. Malacologique de Bel- gique. Bruxelles, 1874. 2) GiumBEL C. W. Spongien-Nadeln im Flisch. Verhandl. der k. k. geolog. Reichsanstalt. Wien, 1879. ) PANTANELLI D. Note microlitologiche sopra i calcari. Atti d. R. Acc. d. Lincei, ser. III. Roma, 1882. ) DnL PRATO A. La geologia dell'Appennino parmense. Rend. R. Istituto Lombardo. Milano, 1882. ) Coppi F. Miocene medio deî colli modenesi. Boll. Com. geol. Roma, 1884. 6) TouLa H. Die Miocctin Abbagerungen von Kralitz. Sitzungsb. d. Ak.d. Wiss. Wien, 1893. 7) EGRENBERG C. G. Mikrogeologie. Tav. XXII. Leipzig, 1354. — MiXkrogeologische Studien. Abhandl. d. k. Ak. d. Wiss., pag. 131. Berlin, 1872. 8) Dn STEFANI. Escursione scientifica nella Calabria, pag. 56. Atti d. R. Ace. d. Lincei, serie III. Roma, 1884. 9 Sauvage G. Les tripolis; essai sur la faune ichthyologique. Annales des sciences géologiques. Paris, 1875. 10) StòHR E. Die Radiolarien-Fauna der Tripoli von Grotte. Palaentographica. Cassel, 1879-80. 11) DrayvnR I. Die Tripoli von Caltanisetta. Jena, 1890. 12) HinpE G. I. Catalogue of the fossiles Sponges in the geological departement of the British Museum. London, 1867. 13) Hinpa G. I. On the Sponge-spicules from the deposits of St. Erth. The quarterly Journal of the geological dela of London, vol. 42.9, 1886. 14) ScHRODT F. Beitrige zur Kenntniss der Pliocinfauna Std-Spaniens. Berlin, 1890. 270 P. MALFATTI [4] Esattinellidi (di genere indeterminabile peraltro), in alcuni giacimenti pliocenici della provincia di Al- meria nella Granada. i Nelle formazioni argillose del pliocene di Borzoli, presso Sestri Ponente nel genovesato, il sig. Ra- zore ha recentemente raccolto alcuni esemplari fossili, che ravvisati dal prof. De STEFANI quali preziosi avanzi di Silicospongiari, mi furono concessi in istudio dietro le cortesi istanze del mio maestro. A quanti coltivano fra noi gli studi paleontologici tale scoperta dovrà apparire davvero di grande momento, ond’è che facciamo voti che il prof. RAZzoRE continui con eguale perseveranza le sue indagini in quelle forma- zioni e che a lui spetti il vanto di aver, per primo, contribuito a riempire la grave lacuna che tuttora ci. si appresenta nella spongiofauna pliocenica !). Scarsissime adunque ci si appresentano le nostre cognizioni intorno alle forme terziarie: eppure in quest’ ultimo decennio dopo l'impulso dato da ZrrreL con le sue classiche ricerche nelle quali egli mostrò la vera via da seguirsi nella classazione dei poriferi fossili, le indagini in questo campo della paleonto- logia hanno assunto un grande sviluppo, per opera specialmente di Hinpe, di SoLras, di Potra, di Du- NIKOWSKI e di ZAHALKA; tantochè uno sguardo portato alla rassegna bibliografica premessa da HinpE: alla sua opera cospicua intorno ai Poriferi fossili dell’ Inghilterra basterebbe a convincere chiunque a questo riguardo. Non era quindi privo di ogni interesse riprendere in esame il materiale che fu già magistralmente studiato dal MANZONI, ma purtroppo in modo non completo, per cercare di darne con certezza la deter- minazione generica non solo, ma possibilmente anche quella della specie. Furono quindi da me presi in esame alcuni esemplari fossili provenienti da Monte Titano (San Marino). Fra questi, alcuni, che a tutta prima simulavano una conformazione spongiara, si mostrarono, dopo essere stati studiati al microscopio, per vere colonie di Briozoi: però le indagini portate sulle sezioni di roccie di quelle località rivelarono la presenza di un certo numero di elementi spiculari di poriferi, che mi sono studiato di determinare con l’ausilio di numerosi confronti. Delle resultanze di questa osservazione, come pure di alcune forme terziarie di provenienza diversa, e che mi furono date in esame, terrò parola dopo aver esposto i risultati delle mie ricerche intorno alle spugne silicee emiliane. I. Spugne silicee emiliane del Miocene medio. a) — Considerazioni generali intorno al materiale preso in istudio. Gli esemplari di poriferi fossili, raccolti dal Manzoni nella formazione molassica del Miocene emiliano, sono alcuni a struttura microscopica evidentissima di spongiario, altri invece per il processo di fossiliz- zazione assai imperfetto ed in parte anche per il materiale granelloso-siliceo e compattissimo che li ri- copre, sono così poco riconoscibili da escludere qualunque intenzione di ravvisarne, nonchè la configura- zione generale, anche certi dettagli di minore importanza, è vero, ma che pure servirebbero ad orien- tare l'osservatore nella mancanza di altri indizi di maggiore momento. Ù; Nondimeno alcuni degli esemplari provenienti da Serra dei Guidoni e da Maserna addimostrano una conformazione spongiaria abbastanza appariscente e non mancano davvero i campioni nei quali, oltre ad i) Di questi Spongiari l’A. ebbe già a pubblicare una breve relazione nei Rendiconti della R. Accademia déi Lincei (Vol. IV, 3 febbraio 1895. Silicospongie plioceniche). (D. S.). [5] 5 P. MALFATTI 21 una netta delimitazione della parete esterna e dell’interna, dell’ apice, o del cratere, del corpo o spon- goforo, della base od ipoforo; si possono riscontrare altresì gli osculi, gli ostioli, i solchi superficiali e nelle rotture della compage somatica i canali acquiferi radiali e verticali ed altre particolarità d’impor- tanza, qualora sieno presenti, quali la disposizione dei pori acquiferi all’esterno e nella cavità, le rugo- sità apicali, le espansioni radiciformi o digitate. Ma disgraziatamente sono pochi questi campioni; la gran massa degli altri non è doviziosa davvero di caratteri visibili e peculiari. * È noto che per classificare razionalmente le spugne occorre anzitutto il criterio fondamentale della conformazione degli elementi scheletrici, criterio che non si può avere che esaminando la struttura mi- croscopica della compage spongiaria. Non sono però da trascurarsi oltremodo altri indizi classatori che possono desumersi dalla conformazione macroscopica della massa spongiaria e talora anche dalla configu- razione generale di essa. L’indiscutibile autorità di Hinpe che ha attinto, a sua detta, preziose indica- zioni nei lavori di ÉTALLON, di FromenTEL, di GoLpruss, di QuenstEDT, lavori improntati all’antico ed em- pirico sistema di classazione, ma pur sempre preziosi per certi riguardi, mi confortò a non trascurare eccessivamente questo criterio di classazione, secondario per importanza, ma non certo disprezzabile. Nè ho lasciato di istituire un accurato confronto fra le forme spongiarie del Giurese e del Cretaceo tedesco descritte da QuensteDT ! e Gorpruss ?) e gli esemplari da me studiati ed altresì, seguendo le raccoman- dazioni di SoLLas, di paragonar questi con le forme degli spongiari viventi. Purtroppo ho dovuto in ciò limitarmi ad un raffronto basato esclusivamente sui disegni di diverse opere illustrate, fra le quali rammenterò il lavoro di O. ScamIDT intorno alle Spugne dell’ Adriatico, quello di HarcxeL sulle Calcispongie, le diverse ricerche di MarsHALL sulle Esattinellidi e quelle di CARTER su Esattinellidi e Litistide, l’ opera di VosmarrR-BRonN in quella parte che riguarda gli spongiari ed alfine quel preziosissimo materiale per la Spongiologia che raccolto dallo Challenger, fu studiato da HAFCKEL, SorLas, ScHULzE, RipLEY e DENDY e POLEJANEFF, e che con l’opera di VosmArR può ben dirsi rappresenti quanto di più completo possediamo sinora intorno agli spongiari. E noterò qui che ad onta di ripetuti confronti non mi è stato possibile di ravvicinare con certezza le forme emiliane con alcuna di quelle viventi descritte nell’opere predette; ciò che del resto ebbe pure a verificare ZIimtEL per il materiale di Orano già più volte mentovato. b) — Giacimento delle Spugne silicee emiliane e loro habitat. Non è per me il caso di dilungarmi nel dare notizie intorno alla giacitura delle spugne silicee emi- liane delle vicinanze di Maserna. Il ManzonI che così abilmente ebbe a rintracciarle in quella serie di colline che separano l’alta valle del Panaro da quella del Reno, le descrisse diffusamente nella sua me- moria: ma poichè non può tornare inutile qualche indicazione in proposito, specialmente per chi non disponesse dell’anzidetto lavoro, riassumerò qui brevemente in quali condizioni di giacitura furono rin- venuti gli esemplari da me presi in istudio. I diversi esemplari si presentano variamente fossìilizzati secondo la località dalla quale provengono. Quelli del distretto di Montese e della località non molto discosta di S. Maria Vigliana si offrono 1) QueNsTEDT F. A. Petrefaktenkunde Deutschlands, Bd. V, Korallen. Leipzig, 1877-78. Dell’Atlante le tavole che illustrano forme spongiarie sono quelle che vanno dal N.° 115 al N.° 142. 2) GoLpruss M. Petrefacta Germaniae. Abbildungen und Beschreibungen, Bd. 1. Diisseldorf, 1826-1833. 272 P. MALFATTI [6] sempre trasformate in calcaree; i vari esemplari infatti sono stati sempre estratti dagli straterelli di marna molto calcarifera, che si interpongono nei vari strati della molassa. Negli esemplari provenienti da. queste località sarebbe vano il ricercare la microstruttura scheletrica, la trama silicea è stata costan- temente sostituita da calcare amorfo, e di tutto lo spongiario non rimane più traccia alcuna. Del resto sono scarsi gli esemplari provenienti da queste due località, essi sono per la maggior parte dei grossi esem- plari di Oraticularia (della specie Or. Manzoni) spongiari che per la ponderosità delle loro forme erano stati dapprima assegnati da Mazzetti e Manzoni al gen. Chenendopora delle Litistidi. A differenza delle spugne ritrovate nei dintorni di Montese quelle a trama silicea conservata e scoperte nei pressi di Maserna, Jola e Serra dei Guidoni si ritrovano in un giacimento di roccia siliceo- ocracea occupante (sono parole del Manzoni) “a modo di oasi un perimetro di alcuni chilometri in seno alla formazione della molassa miocenica e poggiante direttamente sulle potenti assise delle molasse mar- nose dello Schlier ,. Questa roccia è compenetrata da filoncelli e da noduli di selce piromaca di svariata colorazione: questi noduli silicei, contrariamente a quanto suole avvenire, non hanno dato nelle sezioni sottoposte all'esame microscopico alcuna traccia di elementi spiculari o di radiolarie, o di foraminiferi; mentre è beh noto che esplorando le concrezioni di selce delle formazioni giuresi e cretacee Potra e WisnIOWSKI, per tacere di altri, ebbero a rintracciare forme spiculari di spongiari così bene individualizzate e tanto peculiari da concedere loro di venire a delle determinazioni non solo di generi, ma puranco di specie. Il Manzoni nel dare spiegazione delle concrezioni anzidette, esclusa addirittura l’origine di questi noduli per discioglimento preventivo della silice organica degli spongiari, suppone invece che tali rognoni silicei traggano origine da depositi di sorgenti mineralizzate contenenti disciolte quantità cospicue di silice, a guisa di quanto suole avvenire tuttora in alcune sorgenti geyseriformi. Ed infatti l’ ispezione delle lamine microscopiche rivela spessissimo negli esemplari studiati una notevole ipersilicizzazione degli elementi spiculari, fenomeno questo che ben si differenzia dall’ipersilicizzazione sarcodica. Questa se chimicamente può sembrare un processo ® identico, si differenzia abbastanza nettamente dalla prima per il modo con il quale si compie la deposizione della sostanza concrezionante. Nel caso di ipersilicizzazione sarcodica la superficie spiculare è liscia, ‘levigata, unita; quando invece il concrezionamento si è com- piuto per cagione estranea alla vitalità del sarcode, i bracci spiculari presentano delle gibbosità disposte irregolarmente sulla superficie; gibbosità, o dirò meglio turgori ed escrescenze, che ben differiscono dalle espansioni spinose, o ramose, o tubercolari, che rivestono in certi tipi spongiari la superficie spiculare. Ma per ritornare alla spiegazione dell’origine della selce nodulare e concrezionante, dirò che in ap- poggio dell’origine idrica di questa silice abbiamo come fattore eloquentissimo la presenza costante in questi esemplari spongiari e nei noduli silicei di cospicue infiltrazioni manganifere. Non sarei in grado di accertare la forma chimica sotto la quale qui ci si appresenta il manganio; la scarsità del materiale o la tirannia del tempo non mi concedevano simili ricerche; ad ogni modo qualunque sia il composto manganico, non può rimanere dubbio alcuno intorno a quanto sta per rilevare la presenza di queste infiltrazioni manganiche. Le deposizioni ruiniformi, suturate,, globulari, che si rinvengono spesso nelle sezioni microscopiche da me confezionate e la presenza costante di manganio in tal copia che lo stesso i) Effettivamente non è: secondo ricerche recentissime di KJòLDALL appare accertato che la silice di origine organica che si riscontra nei radiolari, e segnatamente in alcuni spongiari, è da assegnarsi ad uno degli acidi poli- silicici delle serie anidridiche più inoltrate. Ma intorno a questo argomento di sommo interesse anche per il paleon- tologo sarà fatta parola più sotto, 17] P. MALFATTI 273 saggio qualitativo ne rivela l’entità, non possono chimicamente spiegarsi senza l’ammissione della origine per idrotermalità, che concesse a composti del manganio, in forme così poco solubili come sono gene- ralmente quelle dei suoi ossidi, carbonati e silicati, di impregnare e la compage silicea spongiaria e la silice concrezionante inorganica ma probabilmente disciolta ad organismi preesistenti che contem- poraneamente si deponeva. Ho accennato a questo, perchè a mio debole avviso l’intervento di certe sostanze mineralizzanti, ancor meglio del criterio microscopico (in taluni casi fallace od ingannevole) dovrebbe servire di spiegazione intorno all’origine di depositi tanto controversi. Di non minore importanza è lo stabilire quale fosse 1’ habitat di questi spongiari emiliani, perchè sapendo che ormai quasi tutte le forme di Esattinellidi e di Litistide viventi sono proprie di mari pro- fondi, si sarebbe indotti logicamente ad assegnare i nostri esemplari a formazioni marine assai profonde come sono certamente quelle e giuresi e cretacee nelle quali si rinvengono silicospongie !). Eppure il criterio .litologico e quello che emerge dall’esame dei fossili della fauna concomitante agli spongiari di Maserna, Jola, Serra dei Guidoni e Montese si oppone in parte a questa deduzione. Dal primo resulta che gli spongiari in parola trovandosi quasi sempre impigliati nella molassa o di- sposti nei filoncelli di marna calcarea che si infrappongono nei vari strati della molassa, debbono riguar- darsi di habitat non troppo profondo, infatti la formazione della molassa con i suoi costituenti grossolani e coi grossi frammenti organici che contiene è una deposizione non molto lontana dalla spiaggia. Ma vi hanno inoltre i fossili che accompagnano e si frammescolano con le spugne negli strati della molassa che comprovano questa spiegazione. Qui insieme con i granelli di quarzo e di serpentina e conglobati nel cemento argilloso-siliceo, è dato ravvisare spoglie frantumate e rotolate dit diverse Cellepore e frammenti più grandi di Pecten, di Ostrea, di Echinidi Cidaridi, forme del tutto proprie alle deposizioni non propriamente litoranee ma nemmeno assai profonde ?), che caratterizzano il così detto piano langhiano dell'Appennino settentrionale e centrale. Del resto la fucîes stessa massiccia di quasi tutti gli esemplari, le numerose espansioni ipoforali digitate che guarniscono, in alcuni campioni completi, la porzione basale costantemente allargata ed espansa, (conformazione che mostra già che a queste spugne abbisognava l’impiantarsi tenacemente sul fondo marino, disposizione morfologica che non si riscontra in alcuna delle forme Esattinellidi viventi ora nei mari profondi), ed infine lo stato di conservazione veramente miserevole della loro compage scheletrica, sta a dimostrare abbastanza chiaramente che gli esemplari in discorso ebbero a vivere su un fondo non pelagico, ed ancora parzialmente sconvolto dall’ ondosità marina. Ed in questi esemplari parmi si debbano ravvisare i rappresentanti di alcune forme cretacee deri- 1) Le Esattinellidi viventi sono ormai tutte forme indubitamente pelagiche, non essendo stato dato sinora di riscontrarne alcun tipo nei bassifondi litorali: dalle liste della distribuzione batimetrica delle Esattinellidi, liste for- mate segnatamente sulle resultanze delle recenti campagne talassografiche (di queste una accuratissima troviamo nell'opera di WALTHER, già dianzi citata) appare in modo indiscutibile che la vita delle Esattinellidi è rigogliosa in 4 zone batimetriche diverse e cioè da 95 a 200 fath., da 200 a 300 da 700 a 1000 ed oltre 3000. Nelle zone intermedie e sopra 95 ft. le Esattinellidi non si riscontrano. Ne consegue pertanto che il carattere pelagico dell’ habitat delle Esattinellidi viventi non può esser posto in alcun dubbio. Delle 50 specie di Litistide viventi, 7 vivono fra 0 e 90 ft., le altre fra 100 e 1800 ft. 2) Vedi: MANZONI A. Echinodermi fossili della Molassa di Serra di Guidoni. Atti Soc. tosc. di Se. nat. Pisa, 1881. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. M5 274 3 P. MALFATTI [8] vanti da fondi marini se non abissali, per lo meno di certo rilievo; forme assai rare invero, che si adat- tarono ai sollevamenti posteretacei. A conferma di ciò si aggiunga che in queste formazioni, Esattinellidi e Litistide, si accompagnano, contrariamente a quanto si osserva nelle formazioni mesozoiche; in queste là dove abbondano le forme di una di queste famiglie, mancano del tutto quelle dell’altra. Del resto anche per la spongiofauna attuale la draga ha potuto stabilire che nelle zone e nei fondi abitati dalle Esattinellidi non si riscontrano mai rappresentanti di Litistide e viceversa. L’aver constatato adunque che nel Miocene medio emiliano, ed altresì in quello contemporaneo di Orano, rappresentanti dei due tipi si accompagnano e frammescolano, parmi faccia supporre che gli spon- giari delle formazioni anzidette rappresentano tipi di un habitat precedentemente pelagico e che per ispeciali condizioni di adattamento, ebbero a esistere e prosperare su fondi più litoranei e meno profondi. Ma a questo proposito avrò occasione di ritornare sopra brevemente in seguito. c) — Struttura microscopica. Gli spongiari provenienti da Maserna e Jola, a differenza di quelli di Montese, sono esemplari di spugne silicee rinchiuse in roccia eminentemente silicea; ond’è che intraprendendo lo studio della struttura microscopica va preso in seria considerazione il criterio della possibile ipersilicizzazione degli elementi scheletrici. Per questo speciale processo di accrescimento che ho riscontrato abbastanza fre- quentemente nei campioni presi in esame, consegue che le spicule sono bene spesso notevolmente ingros- sate e le maglie interspiculari ed il lume dei canali acquiferi sono costantemente riempiti da silice calcedoniosa o da minutissimi granellini di sabbia silicea. Nel primo caso la confezione delle sezioni microscopiche riesce facile ed assai nitida, nel secondo invece le inclusioni granellose, che malamente si eliminano, rendono imperfettissime le lamine di osservazione. E sommamente imperfette riescono quando la massa spongiaria è compenetrata da infiltrazioni ferriche o manganifere; quest’ultime segnatamente oltre all’ingenerare occlusioni assai strane, di cui sarà fatta parola in seguito, inducono nelle lamine una colorazione così cupa, che lo studio d’esse viene ad essere notevolmente intralciato. . Generalmente lo stato di conservazione della trama scheletrica di queste spugne mioceniche lascia alquanto a desiderare. Pressochè in tutti gli esemplari mancano costantemente gli involucri corticali, e della compage spongiaria non rimane che il tessuto costituente la porzione subcorticale ed interna dello spongiario; anche questa peraltro spessissimo è alterata e con gli elementi spiculari profondamente obli- terati nei campioni delle Litistide; uno stato di conservazione alquanto migliore si verifica nelle Esatti- nellidi, però anche in queste la trama o reticolato spiculare è spesso contorta o frantumata, mostrando così che queste spugne emiliane prima di essere fossilizzate, furono sovente danneggiate dai movimenti del mare. Nelle Esattinellidi gli ingrossamenti che formano i grossi rami determinanti le maglie o reticolati debbono intendersi come una vera e successiva deposizione del materiale siliceo operata dalla massa sarcodica, che, vivente la spugna, rivestiva la compage spiculare scheletrica. Nell'insieme la trama delle maglie delle Esattinellidi dà l’impressione di una certa regolarità, che è peraltro solo relativa. Spesso dei bracci di spicule esaradiate si pongono attraverso la maglia e collegandosi coi bracci del quadrato della maglia stessa ingenerano disposizioni anormali: talora le maglie si addossano l’una sull’altra in un dato senso, si allargano invece altrove, oppure si contorcono, tantochè finiscono coll’ ingenerare un reti- colato alquanto irregolare. I corpi spiculari nelle Esattinellidi si mostrano, in condizioni normali, come resultanti da tre assi che [9] P., MALFATTI 275 normalmente si incontrano al nodo d’incrociamento o centro spiculare; questo assume disposizione sva- riata a seconda dei vari tipi spongiari. I sei bracci del corpo spiculare sono attraversati costantemente dal canale assile che, nei poriferi emiliani, si mostra sempre riempito di sostanza ocracea o limonitica; talora anzi nelle sezioni non appaiono che le semplici impronte dei canali assili, senza corpo spiculare circostante, impronte che vengono a simulare i veri bracci spiculari. In condizioni normali la superficie esterna dello spongiario è ricoperta da un involucro che nella sua struttura si differenzia sensibilmente dalla configurazione del tessuto interno scheletrico. Esso resulta o da un appiattimento speciale degli elementi spiculari esterni che atrofizzano i bracci diretti verso la superficie, o da uno strato cuticulare siliceo più o meno grosso, cosparso talora di spicule sarcodiche o che ricopre completamente lo spongiario o si limita a rivestirne la porzione ipoforale. Alla formazione di questi strati involucrali contribuiscono non poco in certe famiglie, specialmente in quella delle Stau- rodermidi, le spicule sarcodiche , le quali costanti e d'importanza capitale nelle Esattinellidi Dictionine viventi, non si riscontrano che eccezionalmente nelle forme fossili. . Intorno alla speciale conformazione degli involucri corticali che sventuratamente mancano quasi sempre negli esemplari da me presi in istudio, non è qui il caso di parlare. Per quei pochi esemplari nei quali mi è stato possibile il riscontrarli farò menzione in seguito ve- nendo a descrivere i singoli generi: del resto il MANZONI, indagatore più provetto di me, ebbe ad illu- strarli egregiamente nel suo lavoro già dianzi citato (pag. 268 [2], nota 5). Il tessuto delle Litistide, che anche in condizioni favorevoli è caratterizzato da un intreccio fitto, complicato ed irregolare di spicule ramose, spinose o radiciformi, è nelle spugne emiliane oltremodo al- terato ed in uno stato tale di conservazione da indurre a tutta prima l'osservatore a desistere dall’idea di decifrarne la configurazione per desumerne qualche indizio classatorio. E non è che in seguito ad esame attento e prolungato ed a certe speciali manipolazioni delle quali farò cenno più sotto, che sono arrivato ad individualizzare con certezza qualche spicula che mi ha concesso di determinare il genere. L’esame delle sezioni microscopiche negli esemplari peggiori mostra un avvicendamento irregolaris- simo di maglie rotte, contorte, ipersilicizzate e compenetrate da molta sostanza ferruginosa, che si con- fondono con le granulazioni le quali riempiono gli interspazi spiculari, talchè solo l'occhio esperimentato nell’osservazione di altre preparazioni consimili, ma meno alterate nell’insieme, può orientarsi e. ravvisare qualcosa in quell’intreccio vago e proteiforme. Nelle sezioni invece di campioni meno imperfetti è dato di riscontrare se non ben delineata, per lo meno abbastanza evidente, la compage scheletrica, che maggiormente si appalesa sottoponendo le lamine ad un trattamento analogo a quello già eseguito da Sonnas ?). Egli per avere degli indizi intorno alla struttura assai incerta di alcune Anomocladine ipersilicizzate, pensò di attaccare il reticolato siliceo per più ore con (KOH) concentrata a caldo; arrestando a tempo l’operazione potè ottenere dei corpi spicu- i) Non ignoriamo che la distinzione delle spicule in ischeletriche e sarcodiche è stata recentemente severamente biasimata da ScHULZE, perchè, a detto suo, essa è del tutto arbitraria, mancando dei veri criteri anatomici per ista- bilire una divisione simile; con tutto questo la distinzione delle spicule in sarcodiche e scheletriche è troppo comoda per il paleontologo per esser da lui rifiutata; l’autorità di NeumayR che la dichiara indispensabile in paleontologia basterebbe da sola a mostrare che l’antica proposta di CARTER seguita da ZrireL, non deve essere davvero abbandonata. 2 SoLLas W.J. Vetulina stalactites and the Sckeleton of the Anomocladina. Proc. R. Irish Academy, ser. II, vol. 4, pag. 486. Dublin, 1885. 276 P. MALFATTI [10] lari isolati e determinabili. Queste prove furono da me ripetute ed ancorchè non mi conducessero a risul- tati così favorevoli, mi concessero nonpertanto di ottenere lamine di osservazione suscettibili di studio. Anzitutto sottoposi la sezione ad un trattamento prolungato a caldo con (HC1) diluito e ciò. nell’in- tento di eliminare in parte le infiltrazioni limonitiche o manganifere. La lamina quindi, ripetutamente lavata con acqua bollente, fu trattata con una soluzione di (Na OH) al 30°/, sospendendo l'operazione quando al microscopio l'intreccio appariva un po’ meno confuso ed era dato in tal modo di distinguere qualcosa. Del perchè abbia preferito la (Na OH) alla (KOH) non è qui il caso di tenere parola. In nessuno degli esemplari provenienti da Maserna e Serra dei Guidoni sono avvenute pseudomor- fosi nei componenti minerali degli elementi spiculari, pseudomorfosi che sono tanto frequenti nelle spugne del Cretaceo e che furono pure verificate nei campioni provenienti da Montese e studiati da MANZONI e Mazzetti. In questi esemplari ” le lamine da me pure confezionate dettero, come ai due osservatori pre- citati, un responso del tutto negativo. Riguardo alle sezioni per l'ispezione microscopica della struttura spiculare noterò finalmente che in tutti quegli esemplari che mi si dimostrarono con trama spiculare ben conservata e ricchi di indizi ho eseguito le sezioni in direzione longitudinale e trasversale tanto della porzione ipoforale che di quella dello spongoforo. Quanto poi alle spicule sarcodiche, tanto frequenti e peculiari nelle forme viventi, dirò, che dato lo stato di conservazione non troppo favorevole delle spugne emiliane, le quali, giova il ripe- terlo, hanno perduto quasi sempre l'involucro corticale esterno, non deve far specie che manchino asso- lutamente tranne in una forma di Staurodermide. In questa spugna soltanto ho potuto riscontrarle deci- samente, anzi fu basandomi sul criterio fondamentale della presenza delle spicule isolate tipiche delle Staurodermidi che ho potuto determinare con certezza questo genere. Vedremo però in seguito parlando dell'esame portato sulle sezioni microscopiche degli esemplari di San Marino, che in quelle roccie ho potuto riscontrare vari tipi di spicule sarcodiche; l'esame delle roccie di Maserna, di Jola e di Serra dei Guidoni dette invece un responso del tutto negativo. d)— Intorno alla natura del materiale costituente lo scheletro delle silicospongie. Ancorchè nel maggior numero delle spugne attuali il principio mineralizzante della compage sia di natura silicea, sino a pochi anni or sono i paleontologi ammisero che in quasi tutte le spugne fossili la compage scheletrica fosse stata in origine di composizione calcarea. E poichè la struttura della massa spongiaria non sembrava offrire in alcun caso rassomiglianza veruna con le attuali calcispongie, si cre- dette opportuno assegnare le spugne fossili ad un gruppo estinto; ordine autonomo, perchè pur avendo rapporto di somiglianza con le spugne calcaree viventi nella composizione chimica della compage sche- letrica, ne differiva peraltro essenzialmente, e per la struttura e per la configurazione esterna macro- scopica. i Auspici quindi ’ OrBIGNY, ÉrALLON, FROMENTEL, si fece delle spugne fossili un gruppo del tutto auto- nomo, le così dette Petrospongie. Ma già nel 1877 ZirtEeL applicando l'indagine microscopica nella diagnosi delle spugne fossili ebbe a dimostrare che il maggior numero di dette spugne è caratterizzato da una struttura scheletrica che si rassomiglia in modo assai spiccato a quello delle spugne silicee esistenti e ne arguì che le spugne a 1) Soltanto è dato di ravvisare per trasparenza nella lamina i larghi canali acquiferi affusolati, propri ad una specie di Craticularia che descriverò in seguito. [11] P. MALFATTI 277 trama calcarea del Giurese e del Cretaceo erano state originariamente silicee, ma che si erano succes- sivamente trasformate per pseudomorfosi in calcaree . Una tale sostituzione nel processo di fossilizza- zione parve improbabile alla maggior parte dei paleontologi, nè mancarono dei chimici che si permisero di dichiararla del tutto impossibile ?). La ripugnanza, chiamiamola pur così, che si provava ad ammettere una tale sostituzione si deve senza dubbio ricercare in un’ ambiguità di terminologia che purtroppo imperò per del tempo, dando così origine a fraintesi concepibilissimi. Stliceo e quarzoso furono ritenuti come espressioni sinonime, nè pos- siamo meravigliarci quindi che il chimico si rifiutasse a credere alla possibilità che il carbonato calcico venisse a sostituire molecolarmente il quarzo. A Sottas si devono le prime 3 indicazioni precise intorno alla natura della sostanza silicea degli scheletri di Silicospongie; egli mostrò in modo convincente in base a proprietà chimiche ed a caratteri fisici, quanto differisca dal quarzo la silice secreta dagli spongiari, da lui designata col nome ben felice di silice colloidale. Ed ebbe a dimostrare infatti, che mentre il quarzo è per i nostri mezzi di rico- gnizione pressochè insolubile nelle acque carbonate ed in molti altri solventi salini, che è cristallino, con un indice di rifrazione relativamente alto, e che resulta quasi esclusivamente di (Si) ed (0), la Silice colloidale organica per contro, si presenta amorfa con un indice di rifrazione basso, solubile in potassa e soda caustica ed in acque carbonate; essa resulta di silice idrata in unione con sostanza organica. Successivamente da TrouLer pure fu studiata la natura degli elementi spiculari di Silicospongie viventi e le ricerche di esso convalidarono i dati proposti da SoLLas, eccezion fatta di quanto riguarda la presenza di materia organica nelle spugne silicee. THoULET trovò che certe spicule silicee perdevano in seguito a calcinazione, previa disseccazione a 100°, il 13,2°/, in peso della massa e che il loro peso specifico era fissato a 15° da 2,036. Questi valori indussero THouLET a riguardare la silice formante le spicule delle Silicospongie del tutto analoga all’ opale. In una seconda memoria Sorras 5) riportava il resultato di sue ulteriori ricerche su questa questione, e cioè mediante esatta determinazione dell’indice di rifrazione del quarzo e della silice colloidale, egli poteva dimostrare irrefutabilmente l’analogia, se non identità, della silice organica con l’opale. Entrare nei dettagli di questa pregevole memoria sarebbe qui cosa superflua, giova però osservare che egli potè stabilire il grandissimo divario che esiste fra silice colloidale e quarzo e venne così a rimuovere tutte le difficoltà che si opponevano alla sostituzione con carbonato calcico della silice, creduta dapprima quar- zosa, nelle Silicospongie. Egli potè inoltre dimostrare che non solo nelle Spugne, ma altresì nelle Ra- diolarie, la sostanza concrezionante silicea vi si ritrova in forma di silice colloidale o idrata. Da queste tre ricerche molta luce venne intorno alla natura dello scheletro delle Silicospongie, e così come non potè più porsi in dubbio l’avvenuta sostituzione del calcare alla originaria silice colloidale dello spongiario, si N : 1) ZirteL K. A. Studien tiber fossile Spongien. Op. cit.,I. Abtheilung, pag. 12,13. 2 ZirreL K. A. Loc. cit., I. Abtheilung, pag. 12: « Von beachtenswerther Seite wurde in miindlicher Eròr- derung die Vermuthung gezussert, es habe unter den fossilen Spongien Formen gegeben, welche zwar morphologisch vollstindig mit gewissen lebenden Hexactinelliden oder Lithistiden ibereinstimmten, bei denen jedoch das Skelet urspringlich nicht aus Kieselerde, sondern aus kohlensaurem Kalk zusammengesetzt gewesen sei » . 3) SoLLas W. J. On Pharetrospongia Strahani: a fossit Holorhaphidote Sponge. Quarterly Journal of the geolog. Society of London, vol. XXXIII, 1877. 4) TAouLET J. Sur Zes spicules siliceua d' éponges vivantes. Comptes Rendus de l’Ac. des Sc., tom. XCVIII, 1879. 5) SoLLas W.J. On the physical characters of calcareous a silic. Sponge-Spicules. Proc., R. Irish Academy, n. ser., vol. IV, 1885. 278 P. MALFATTI [12] venne ad un tempo ad avere plausibile spiegazione dei noduli, così detti quarzosi, ma effettivamente anch'essi di. silice idrata o opalina, che accompagnano costantemente nei letti calcarei del giurese e se- gnatamente del cretaceo, le grandi accumulazioni di Esattinellidi o Litistide trasformate per pseudomor- fosi in calcaree. Che la silice idrata degli Spongiari e dei Protozoi fosse da ascriversi a qualche termine della serie degli acidi polisilicici anidridici, ciò era già stato preveduto da Sorcas e se non enunciato, per lo meno quasi confermato dalle esperienze di THOULET. Ulteriori ricerche analitiche di KyòLpaLL e WALTHER ® poterono stabilire che tanto nelle Esattinel- lidi come nelle Litistide e Monattinellidi le spicule silicee contengono da 8-12 °/, di acqua di costituzione. Inoltre i due autori precitati ebbero a constatare che, attaccata dagli alcali fissi, la silice spiculare si scioglie molto più prontamente della silice quarzosa, mentre è attaccata meno rapidamente dall’acido fluoridico allungato (Liquido di BoRIckv): queste reazioni che non solo accennano già ad una differenza- zione molecolare fra il quarzo e la silice colloidale organica, mostrano anche che la prima sostanza ha funzioni acide pressochè nulle in confronto a quelle della seconda. Sarebbe azzardato per ora il voler pronunziarsi intorno alla costituzione di questi acidi anidro-silicici; secondo KyòrpaALt essi debbono ascri- versi a diversi termini delle serie anidridiche più inoltrate. Essi verrebbero a prodursi per un processo fisio-chimico semplicissimo, e cioè il protoplasma che ha la proprietà di assorbire i polisilicati alcalini che stanno disciolti nelle acque marine, determinerebbe nei tessuti per mezzo del (CO,) del ricambio una se- parazione e fissazione dell’acido polisilicico insolubile, mentre il (Na, CO;) o (K, CO,) verrebbe eliminato. Ad alcuni potrà sembrare alquanto speciosa questa spiegazione, ma il fatto che una quantità mag- giore di carbonati alcalini si riscontra là dove per del tempo hanno vissuto delle spugne silicee stà a convalidare egregiamente l’ asserto. In tal modo del resto si viene a spiegare come la silice negli organismi si presenti idrata per co- stituzione, anzichè per l’ esistenza di tracce di acqua marina rimasta occlusa nell’ esilissimo canale assile. A questa ultima spiegazione d'altronde si oppongono anche i dati di rigorose analisi chimiche, le quali, ancorchè non numerose davvero, ci mostrano esser la trama scheletrica delle Silicospongie composta es- senzialmente di (Si0,+nH,0). Non ho creduto del tutto superfluo esporre qui, a sommi capi, le resultanze degli studi portati negli ultimi anni intorno alla natura del materiale siliceo degli organismi animali, perchè tale argomento è di grande importanza, non solo per il fisiologo, ma altresì per il paleontologo. E poichè in uno dei tanti esemplari frammentari di spongiari esaminati, mi è stato dato di riscon- trare, quasi miracolosamente, un frammento di Craticularia incluso in un involucro di calcite purissima,, non alterato da compenetrazioni ferrifero-manganiche, mi sono proposto di rispondere ad un invito rivolto dal Manzoni nella sua memoria, e cioè illustrare dal lato chimico il comportamento della trama silicea delle Craticularie emiliane. Le resultanze sommarie di queste analisi e di alcuni confronti istituiti fra il comportamento della silice spongiaria e di quella delle Diatomee sono qui ricapitolate brevemente. Per rendermi anzitutto conto della purezza del materiale (e quindi dell’ attendibilità delle mie re- sultanze analitiche) ho trattato alcuni pezzettini della compage scheletrica anzidetta col metodo di BoRicky., Previo trattamento dei frammentini con (HNO,) a caldo e successivi e ripetuti lavaggi con acqua bollente ed essiccamento in stufetta a 100°, i frammentini deposti sur una lastrina ben tersa di guttaperca fu- rono trattati con 2-3 gocce del liquido di Boricky. Eseguita a bassa temperatura e lentamente l’ evapo- i) WALTHER. Beobachtungen dber das Leben. Einl. in die Geol. als hist. Wiss., II Th. Jena, 1893. [13] P. MALFATTI 279 razione, non solo non fu dato scorgere alcuna traccia di residuo all’occhio armato di lente, ma neppure mediante riscontro di pesata della lastrina, si potè verificare un aumento in peso del valore della tara constatata prima dell’ operazione. Le spicule di questo frammento di Crazicularia resultano adunque di silice pura. Per determinare quindi la quantità di (H,0) contenuta nella trama silicea e cioè l’acqua che in forma di aggruppamenti ossidrilici combinandosi con la silice viene a formare la silice colloidale, ho sottoposto la trama spiculare finamente polverizzata ad una graduale calcinazione. La massa ridotta per porfirizza- zione, fu, previo trattamento con (HNO;) e lavaggio ed essiccamento a 100°, riscaldata gradatamente in crogiuolo di platino. Un crepitìo insistente che tende a proiettare la massa polverulenta fuori dal crogiuolo e contro il suo coperchio dà chiaro indizio dell’ eliminazione dell’acqua di costituzione. La massa raffred- data, dopo 10 minuti di riscaldamento al rosso, si mostra di un bianco opaco, non dissimile cioè dal modo con cui si appresenta il gesso riscaldato a 200°. I seguenti risultati analitici su tre diverse porzioni mostrarono che: Grammi 0,6095 perdettero per °/o Ti387 » 0,4700 » » °lo 12,5 MIO 80 s AVO OTO donde si avrebbe per la silice spiculare una media del 12,9°/, di acqua di costituzione. Avendo poi istituito un confronto fra l’attaccabilità della silice colloidale degli Spongiari (e quindi animale) e quella della farina fossile di Monte Amiata che resulta quasi esclusivamente di Diatomee, ho potuto constatare qualcosa di ben diverso, che già adombra alla notevole differenza che passa fra la si- lice colloidale organica e quella prodotta dalla vitalità dei vegetali. Mentre la silice spiculare delle nostre Craticularie è attaccabilissima da diversi agenti chimici aventi azione sulla silice in genere, quella delle Diatomee è assai più resistente all’azione degli anzidetti agenti; e cioè della soluzione di idrato sodico al 35 °/o e di carbonato sodico e carbonato potassico al 20°. Col liquido di BorIcKy invece non mi è stato dato di riscontrare differenza alcuna nel tempo di discioglimento, o dirò meglio una differenzazione apprezzabile. Così si spiega assai bene come le grandi accumulazioni di farina fossile si sieno potute conservare facilmente, mentre le spicule silicee spongiarie, che pur si raccolgono talora in quantità veramente pro- digiose e strabocchevoli nei fondi marini, non vengono mai a costituire da sole dei veri strati o depo- siti rocciosi. E all’obbiezione che pur potrebbe muoversi, e cioè che le radiolarie, le quali resultano an- ch’esse di silice colloidale *, si ritrovano spesso a formare ammassi potenti e durevoli, vi ha ragione di credere che il responso sarà ben presto fornito dai predetti allievi della scuola di HammERSTEN! e) — Intorno al sistema acquifero. Un fattore assai importante per la sistematica degli spongiari, dopo quello principalissimo del tipo spiculare e della configurazione dell’intreccio scheletrico, si ha nella disposizione speciale che nei pori- 1) Le ricerche di KJòLpAaLL hanno già accennato alla presenza di diversi acidi anidro-silicici nella silice col loidale degli organismi; del resto non è difficile spiegare la conservazione delle radiolarie ponendo mente al fatto che esse si depongono accompagnate spesso da strati limonitico-manganiferi, che servono a proteggerle dall’ azione alteratrice degli agenti circostanti. 280 P. MALFATTI [14] feri vengono ad assumere i canali acquiferi, i quali destinati ad introdurre l’acqua dall’esterno all’in- terno compiono l’atto fisiologico più importante nei fenomeni vitali dello spongiario. Nelle spugne fossili i canali acquiferi consistono in tubuli a sezione rotonda od ovale, che vengono ad essere delimitati dagli elementi spiculari che li circondano assumendo forme arcuate: generalmente nelle Esattinellidi le spicule che circondano la luce di un canale acquifero sono di grossezza alquanto maggiore e determinano sulle maglie circostanti una contorsione tipica che basta da sola ad indicare la vicinanza di uno di detti canali, in ispecie per quelli radiali !. Variabilissime sono la larghezza e la lunghezza di questi canali; nelle Craticularie generalmente si hanno tubuli non molto lunghi, ma ampi, ciechi, e cioè chiusi ad un estremo, che sboccano con un’ aper- tura rotonda od ovale, più o meno grande: queste aperture o pori esalanti o ostiole sono disposte con diversa direzione a seconda dei vari tipi; altra volta però nelle stesse Craticularie i canali sono più esili e più profondi rimanendo pur sempre ciechi. Come vedremo in seguito, è fondandomi su questo criterio della diversa configurazione del sistema acquifero che ho fondato la divisione in specie dei numerosi campioni di Craticularie mioceniche emiliane. Oltre i canali radiali che decorrono dall'esterno all’interno in senso orizzontale, ma con leggera in- clinazione dall’alto al basso, si hanno i canali ascendenti o verticali che in direzione longitudinale dalla porzione ipoforale sboccano nel fondo della cavità dello spongiario o nella porzione craterale-apicale. Questi canali verticali nelle forme cilindrico colonnari delle Craticularie sono assai sviluppati e cospicui e sono disposti in diverse serie circolari concentriche; nelle forme sessili mancano del tutto. In relazione col sistema acquifero stanno certamente i numerosi solchi o rughe vermiculari che in- cidono con direzione verticale la superficie esterna di molte Craticularie. E se è assai difficile dare una spiegazione dell’ufficio a cui erano destinati, è però da asseverare che essi non debbono attribuirsi ad escavazioni prodotte da animali parassiti o da litodomi; il fatto che questi solchi si riscontrano esclusi- vamente sulla parete esterna e non mai internamente o sui lembi craterali e la loro direzione longitu- dinale costante, basterebbe a convincerci in proposito; vedremo in seguito che in umo dei tipi di Crati- cularie da me distinti, questi solchi canalari sono cospicui e costanti, mancano invece, o per lo meno sono appena accennati, nelle altre due specie. Una disposizione ben diversa nel sistema acquifero riscontriamo nel genere Ziftelospongia; in esso le pareti meandriformi dello spongiario sono tempestate da un numero stragrande di pori finissimi su- perficiali che menano ad una quantità stragrande di canaletti che intersecano la spugna in ogni senso, cosicchè l’acqua penetra nello spongiario attraverso tutto lo scheletro spiculare. Non si hanno invece indizi certi del sistema acquifero e della sua disposizione nei campioni delle Litistide prese in esame. Questo sistema così importante nelle forme ben conservate e che contribuisce a dare un criterio esatto nella ricognizione dei generi, è nelle Litistide da me esaminate obliterato dalle pessime condizioni della fossilizzazione. Solamente nell’ esemplare designato più sotto come un Hyalotragos sì può ravvisare la serie dei canalicoli ascendenti verticali che mettono in comunicazione i pori della superficie esterna con quelli che trovansi disseminati nella cavità centrale superiore. Ma per il genere Oremidiastrum riconosciuto per tale alla confisurazione degli elementi scheletrici ed alla forma esterna ed in altri due esemplari indeterminabili, ma che dalla struttura massiccia e pon- derosa fui indotto a riferire al tipo litistido, non mi è stato concesso di rinvenire alcuna traccia distinta di sistema acquifero. ! Tav. XXII [III], fig. 11. [15] P. MALFATTI 281 Prima di passare ad illustrare le singole forme da me riscontrate nel materiale preso in esame, m'importa far osservare che la serie delle preparazioni microscopiche eseguite e che somma a 80 sezioni circa, è stata da me ritratta nei suoi esemplari tipici e più importanti con alcuni rilievi microfotografici che unisco a questo mio lavoro; l’illustrazione delle singole preparazioni credo più opportuno accompa- gnarla quale nota esplicativa delle singole tavole che seguono questo mio scritto. Ord. Hexacetinellida O. ScHM. Fam. Euretidae ZITT.” Gen. Craticularia ZImm. Tav. XX-XXII [I-II]. Sinonimia?: — Seyphia Goupruss p. p.; — Cribrospongia D’ ORBIGNY p. p.; — Goniospongia D’ OrBIENY p. p.; — Dictyonocoelia Eratton p. p.j — Cribrocoelia Éranron p. p.j — Goniocoelia Érarnon p. p.j; — Diplo- stoma RoeWER p. p.; — Drudrospongia RoemEeR p. p.j — Textispongia QuenstEDT p. p.; — Clathrispongia Quex- STEDT p. p.; — Laocoetis Power p. p.; — Hemicoctis PoxeL p. p.; — Brachiolites PoweL p. p.; — Eucoscinia Power p. p.; — Desmoscinia Powsr p. p.j — Phragmosinion Poxer p. p.; — Ehabdocnemis Power p. p. “ Spugna fissa di forma variabile, generalmente rappresentata da una coppa larga, poco profonda, che poggia su di un corpo (spongoforo) più o meno massiccio, cilindroide, colonnare: la porzione basale talora è leggermente espansa; non mancano generalmente i prolungamenti e le espansioni digitate, radi- ciformi; le pareti sono perforate da molte aperture o ostie tondeggianti disposte in serie verticali ed orizzontali incrociantisi ad angolo retto; la superficie esterna è spesso solcata da rughe longitudinali ver- micolate, i canali radiali sono costantemente ciechi, talora solcano l’intera parete, talora, vi giungono a mezzo; nel primo caso sono assai stretti, nel secondo caso ampi: nelle forme colonnari vi sono i canali verticali ascendenti. Spicule esaraggiate con nodi d’incrociamento pieni formanti un reticolato a maglie quadrangolari: il tipo spiculare è uniforme in tutte le parti dello spongiario. L’involucro corticale manca quasi costantemente; quando è presente si ritrova di preferenza verso la base dello spongiario: mancano sempre le spicule sarcodiche ,,. Questa diagnosi corrisponde in gran parte ai caratteri assegnati da ZittEL al genere Craticularia e 1 Il nome della famiglia Euritidae Zurr., dopo la morte del MALFATTI, fu cambiato dal RAurF in quello di Craticularidae, oggi universalmente accettato. Vedi Raurr, Palaeonspongiologie nella Palaeont. di ZirTEL, vol. 40, pag. 191. Stuttgart, 1893-94 (M. C.). p 2) Opere degli Autori citati nella sinonimia: GoLpFuss. Petrefacta Germaniae, vol. I. Disseldorf, 1826-1833. GoLpruss-MUNsTER. Lethaea Germanica. Leipzig, 1836. Reuss A. E. Die Versteinerungen der bbhmischen Kreideformation. Stuttgart, 1845. QuenstEDT F. A. Petrefaktenkunde Deutschlands. Korallen. Bd. V. Leipzig, 1877. PomeL A. Paléontologie de la Province d’' Oran. Zoophytes. Oran, 1872. FromentEL A. E. Introduction à l étude des Eponges fossiles. Mem. de la Soc. Linn. de Normandie, vol. XI, 1859. D’OsBiGny A. Paléontologie francaise, vol. III. Paris, 1849. ZirreL K. A. Studien iiber fossile Spongien. Abhandl. d. K. bay. Ak. der Wiss.-C1., II, vol. XIII. Minchen, 1878. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 36 282 P. MALFATTI [16] perciò a questo tipo va riferito il numero veramente stragrande, circa |, degli esemplari presi in istudio. Inoltre il confronto di questo tipo spongiario coi poriferi del Giura tedesco descritti da Gorpruss. e da QueNnsTEDT indica una rassomiglianza dei nostri esemplari con quelle forme designate da Gorpruss col nome di Scyphia parallela (cfr. GoLpruss, Petrefacta Germaniae, tav. III, fig. 3) e con gli Spongiti texturati di QuensteDT (cfr. QuenstEDT, Petrefakten-Kunde Deutschlands, vol. V, pag. 52-65, Atlante, tav. 117, fig. 1-15) e per i quali egli cita ben 23 specie alquanto difficili a distinguersi fra loro. Sensibilissimo è pure il ravvicinamento che può stabilirsi tra le nostre ed alcune delle forme de- scritte dal PotrA fra gli spongiari della Creta boema. Da quel confronto invero si rivela che nella fauna miocenica e pliocenica abbiamo forme di tipo o facies prettamente cretaceo; noto poi, per quanto ebbe già a dire il Manzoni, che le varie forme di Laocoetis di PomeL del Miocene di Orano trovano i loro corri- spondenti nelle faune nostre. Una peculiarità indiscutibile delle medesime è la sensibile riduzione della cavità craterale, che si riduce in alcune forme ad una semplice depressione, se si eccettua una forma che non ho potuto determinare specificamente causa la scarsità di indizi microscopici. Già il Manzoni esaminando gli esemplari delle Craticulariae emiliane ebbe a verificare delle diffe- renze non tanto nella struttura della compage spiculare, quanto nell’insieme delle forme macroscopiche e nella disposizione dei canali radiali; peraltro egli si peritò a darne la determinazione specifica, pur riconoscendo che elementi per una distinzione in ispecie nel gruppo delle Craticularie non facevano di- fetto . Ed io appunto basandomi sulla speciale disposizione dei canali acquiferi e su una certa confor- mazione peculiare esterna che non va disgiunta, dalle lievi ma pur sensibili differenze del sistema cana- lare, ho distinto la specie che passerò a descrivere dopo aver dato alcuni cenni sommari intorno alla configurazione del reticulato spiculare comune, salve lievissime differenze, colle specie predette. Struttura scheletrica. — Nelle Craticularie emiliane l’intreccio spiculare resulta composto di elementi esaraggiati i cui bracci, spesso contorti, si incontrano in un centro; ivi convergono pure i sei canali assili dei bracci spiculari. Anche in questi esemplari si verifica quanto fu già constatato nelle altre spugne fossili, segnatamente in quelle giuresi e cretacee, e cioè che in esse i canali assili sono notevol- mente più ampi di quanto suole avvenire nelle forme viventi, d’onde se ne è inferito ?, non so con quale criterio, che negli antichi tipi spongiari i canali assili dovevano essere riempiti da sostanza sarcodica. I bracci spiculari resultano costituiti normalmente dalla così detta silice amorfa, ma appaiono spes- sissimo ingrossati e con superficie rugosa; questo accrescimento è dovuto ad un processo ipersilicizzante 1) La considerevole varietà di configurazione degli esemplari del genere in esame è riferita dal MANZONI ai se- guenti tre tipi morfologici principali: 1.° Tipo crateriforme con ampia cavità centrale più o meno profonda. 2.° Tipo cilindrico con cavità centrale terminale poco sviluppata. 3.9 Tipo piriforme con cavità centrale ridotta ad una piccola depressione. i Il tipo 2.° (cilindrico) è il più comune; esso comprende svariatissime modalità morfologiche di configurazione esterna, modalità che debbono palesemente ascriversi a modificazioni individuali e da non interpretarsi davvero come caratteri atti alla formazione di specie. Ma deve invece ritenersi ottimo criterio per la distinzione anzidetta la peculiarità di facies propria ai tre tipi precitati, perchè questa facies convalidata da leggiere differenze nella disposizione del sistema acquifero (che pur mantiensi nei limiti propri al tipo Craticularia e cioè canali radiali chiusi ad un estremo) parmi sufficiente alla de- terminazione delle specie, se pur la specie esiste nelle spugne! (HARCKEL). 2) PoCra F. Finige Bemerkungen diber das Gitterskelet der fossilen Hexactinelliden. Sitzungsb. der K. bòhm. Gesellschaft d. Wiss., pag. 4. Praga, 1882. [17] P. MALFATTI 283 intervenuto durante la fossilizzazione e non di origine sarcodica; infatti i bracci ipersilicizzati per azione del sarcode appaiono lisci, e soltanto con forti ingrandimenti (280 diam.) mostrano la loro superficie leg- germente bitorzoluta; è questo un indizio che basta a rivelare se l'elemento spiculare è ipersilicizzato per funzione sarcodica normale o per cause secondarie intervenute durante la fossilizzazione. Nei nostri esemplari adunque la superficie spiculare appare, con ingrandimento di 60 diametri, liscia, vi mancano inoltre costantemente quelle espansioni ramose o spinose (ben differenziabili dai veri bracci per non avere internamente canale assile) tanto caratteristiche della Craticularia radicosa Poéra e quelle gibbosità disposte in serie regolare che si rinvengono nella Craticularia explanata Potra, ambedue forme cretacee. i Gli elementi scheletrici a me pure non hanno rivelato quella disposizione stratificata, concentrica, della silice secreta da parte del sarcode, e che secondo Porta ! costituisce oltre alla diversa dimensione dei canali assili il principale carattere differenziale che esiste fra le spugne fossili e quelle viventi. Però il Manzoni nella sua memoria precitata rammenta di aver ottenuto una preparazione nella quale appare evidentissima la successione degli strati silicei deposti per la vitalità del sarcode (loc. cit., pag. 17, tav. III, fig. 26). I bracci si saldano in un reticolato compattissimo, talchè non è dato modo di riconoscere il punto dove si uniscono fra loro i vari bracci; certo è che l’apparenza di continuità è dovuta al fatto che l’ipo- soma sarcodico, deponendo man mano la sostanza silicea sui due bracci concomitanti, dapprima disgiunti, li ricopre di una teca continua, eguale, che viene a simulare un braccio unico. Per l’unione di questi bracci si formano delle maglie, che a lor volta intrecciandosi più o meno regolarmente, vengono a de- terminare la compage scheletrica; maglie cubiche che però nelle parti più profonde della massa spongiaria e negli individui adulti tendono ad occludersi e ad eliminare la sostanza sarcodica. Intorno alla diversa conformazione degli elementi scheletrici nei vari strati della spugna, non mi rimarrebbe che ripetere, meno efficacemente per certo, la descrizione data dal ManzonI nella monografia precitata (loc. cit., pag. 17). Gioverà peraltro ricordare che gli strati scheletrici più esterni mostrano gli elementi spiculari assai meno ingrossati ?) che quelli costituenti la porzione più profonda 3 dello spongiario. Per contro la por- zione corticale esterna ® che avvolge la compage scheletrica (e questo si verifica solo in pochissimi esem- plari che hanno conservato fortuitamente il loro involucro) rivela un appiattimento degli elementi spicu- lari ed un cospicuo atrofizzamento dei bracci diretti verso l'esterno; per questo processo i bracci diretti verticalmente si riducono ad escrescenze tubercolate, cuneiformi, non dissimili nel loro aspetto da quanto si verifica nella porzione esterna dell’intreccio spiculare di qualche forma vivente di Farrea. Nel gran numero di Craticularie si possono ravvisare tre tipi morfologici distinti, e pur convenendo che alle forme macroscopiche esterne nel gruppo degli spongiari non si debba annettere grande impor- tanza come criterio classatorio, mi è sembrato nondimeno di trovare che una facies ben distinta, conva- lidata da un criterio così poco fittizio come è quello della diversa disposizione dei canali acquiferi, poteva giustificare ampiamente la distinzione delle specie di Craticularie (Craticularia Manzonii, Cr. emiliana, Cr. globularis) da me proposte. È vero che il Manzoni ha dichiarato impresa alquanto aleatoria la determinazione della specie in 1) Poùra. Einige Bemerkungen ber das Gitterskelet der fossilen Hexactinelliden. Loc. cit., pag. 5. 2) Vedi Tav. XXII [III], fig. 5. 3) Vedi Tav. XXII [III], fig. 6. 4 Vedi Tav. XXII [III], fig. 4. 284 P. MALFATTI [18] questo materiale, ed è certo che {dovrà sembrare in me soverchio ardimento il pronunziarmi su argo- mento che altri, ben più autorevole, ha giudicato irto di difficoltà e gravido di errori. Eppure il materiale più volte riesaminato mi ha reso convinto che le differenze che si riscontrano nei tipi indicati di Craticularie debbano apparire criterio per la determinazione delle specie, che vengo ora ad illustrare. Craticularia Manzonii nov. sp. Tav. XX [I], fig. 1-6; Tav. XXI [II], fig. 13; Tav. XXII [III], fig. 1, 4. Sistema acquifero. — Spugna con canali radiali ciechi, lunghi, non molto ampi, la cui apertura trovasi alternativamente sulla superficie esterna o nella cavità craterale. Morfologia. — Forma e struttura massiccia, ponderosa, con cavità interna rappresentata da una coppa poco profonda, ma assai larga, circolare, con lembi marginali leggermente espansi: in essa cavità sono disposte in tante serie concentriche regolari le aperture ostiali che menano a canali raggiali attra- versanti tutta la parete ma terminanti ciechi alla superficie esterna del corpo: questa è a sua volta cosparsa di ostie disposte in serie verticali e che menano a canalicoli essi pure ciechi. La coppa è ge- neralmente sorretta da un grosso corpo spongoforale, massiccio, cilindroide, con ipoforo non molto espanso, talora munito di espansioni digitate, mammellonari. La superficie esterna dello spongiario è costantemente ricoperta. di rughe o solchi vermicolari, disposti sempre in senso verticale. Vi hanno forme sessili ed al- lora la porzione ipoforale è largamente espansa e ripiegata. Craticularia emiliana nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 1-3, 9,10; Tav. XXII [III], fig. 10. Sistema acquifero. — Spugna con canali radiali ciechi, non ampi, che si estendono nelle pareti spongoforali, ma non le attraversano mai da parte a parte. Ostiole rotonde di mediocre grandezza. Morfologia. — Forma allungata piriforme, con labbri marginali appena accennati intorno alla ca- vità craterale ridotta ad una piccolissima depressione apicale: i pori ‘ostiali subrotondi stanno disposti in serie verticali e menano a canali acquiferi che poco si addentrano nella compage. Questa forma nella porzione ipoforale è incompleta ma mostra palesemente un indizio di prolungamento peduncolare, parti- colarità morfologica che essenzialmente la distingue dal tipo precedente. I solchi vermicolari ascendenti sono appena accennati in questo esemplare che nella porzione ipoforale ha rivelato la superficie corticale rivestita da un tegumento ipocorticale tipico. Craticularia globularis nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 5. Sistema acquifero. — Spugna attraversata nelle pareti spongoforali da canali radiali assai rav- vicinati fra loro e che attraversano da parte a parte la compage spongiaria. Oltre ai canali radiali dalla base piana dell’ipoforo decorrono con direzione quasi verticale diverse serie concentriche di canali ascendenti che sboccano nella grande cavità spongoforale. Morfologia. — Forma globulare, sessile, con cavità amplissima, profonda, con apertura superiore grande. Le pareti esterne sono finamente bucherellate da un gran numero di aperture ostiali che menano ad altrettanti canali esilissimi radiali che si toccano vicendevolmente: non si ha indizio della conforma- zione della parete interna e dei tegumenti involucrali. La porzione ipoforale è data da un basamento piatto e poco alto. {19] P. MALFATTI È 285 Craticularia sp. cfr. radicosa Potra. — Tav. XXI [I], fig. 4. Spongiario imbutiforme, con cavità centrale assai profonda, con pareti relativamente non spesse, coi lembi marginali craterali leggermente piegati indietro, e con il corpo quindi leggermente rigonfio. Super- ficie esterna dello spongiario resultante da aperture ostiali disposte in zone longitudinali e trasversali in- crociantisi normalmente e circondate da un risalto o reticolo quadrangolare assai tipico: non vi è indizio della superficie interna craterale, i canali acquiferi sono assai ampi ma brevissimi. Lo spongiario si as- sottiglia nella porzione inferiore assumendo la forma di un peduncolo abbastanza grosso, un leggero ri- gonfiamento anullare si nota al limite del peduncolo ipoforale con la coppa spongoforale. Niun indizio si ha sulla microstruttura della compage nella porzione radiale, scarsissimi nelle lamine confezionate sulla porzione spongoforale, ivi appare una trama fitta e compatta che rivela una certa re- golarità d’intreccio all’occhio addestrato in simili osservazioni, ma che è priva di significato ai non ini- ziati; sarebbe quindi precario voler identificare 1’ unico esemplare proveniente da Jola dall’insieme di questi pochi dati morfologici; però volendo ravvicinare questa forma ad alcuna di quelle finora descritte troverei che un certo rapporto di somiglianza esiste con la Craticularia radicosa del Cenomaniano boemo descritta da PoÈTA (op. cit., part. 1.2, pag. 12). Aggiungeremo poi che questa forma, contrariamente a quanto suole avvenire nelle altre Craticularie emiliane, mostra una cavità interna stretta e profonda; ca- rattere che a tutta prima mi aveva dissuaso dall’ascrivere tale esemplare al genere in parola. Questa specie ci si addimostra del massimo interesse e per numero degli individui e per la molte- plicità delle variazioni morfologiche esterne; la forma più sparsa nel Miocene emiliano, che solletiche- rebbe un classatore a fare tante specie. Gli esemplari provenienti da Jola non lasciano quasi mai ravvisare la minor struttura scheletrica poichè in questi campioni la fossilizzazione degli spongiari si è compiuta per dato e fatto di una estesa e profonda esilicizzazione di tutto lo spongiario; quelli invece provenienti da Maserna e Serra Guidoni danno più facilmente dei responsi, anzi alcuni esemplari che ebbero a trovarsi impigliati nella marna hanno subìto, per un processo di calcarizzazione, un ingrossamento dei cladi spiculari assai tipico, ingros- samento che può ascriversi a tutta prima ad una ipersilicizzazione sarcodica. Ma una lunga serie di forme intermedie concatenate fra loro mostra i graduali passaggi fra le forme essenzialmente appiattite (patula, crassipes) e quelle più slanciate e con la coppa spongoforale più sen- tita e decisa (patera, infundibulata); tutt'al più i nomi delle antiche specie di PomeL potrebbero stare ad indicare egregiamente le diverse fasi morfologiche di questa specie e cioè le diverse varietà di esse. Craticularia patula Pow. — Tav. XXI [II], fig. 6,11, 12; Tav. XXII [III], fig. 7-9. Spongiario generalmente di foggia appiattita, con cavità craterale espansa, poco profonda, talora la porzione spongoforale si eleva alquanto ed allora le pareti dello spongiario appaiono relativamente sot- tili. La porzione radicale è ponderosa, notevolmente allargata, mammellonata, tubercolosa; sulla sua su- perficie non appaiono distinte le aperture ostiali, i solchi o rughe canalari tipiche vi fanno difetto o sono appena accennate. Nella cavità craterale le aperture ostiali sono di foggia prettamente rotonda, assai grandi, disposte regolarmente in serie incrociantisi; esternamente appaiono meno grandi e quasi incorniciate da un risalto quadrangolare che è assai tipico per questa forma. Lo scheletro resulta di elementi spiculari assai grossi, a largo canale assile, con nodo d’incrociamento 286. P. MALFATTI [20] pieno. La superficie dei cladi non è liscia ma leggermente punteggiata; essi si intrecciano formando una rete dictionale assai irregolare; nella porzione ipoforale è dato in alcuni esemplari di riscontrare l’invo- lucro corticale tipico per questo genere: i cladi spiculari nelle porzioni più esterne talora si arrestano foggiandosi a prominenza arcuata, a guisa di quanto suole avvenire nella vivente forma. Questa forma è ravvicinabile alla Craticularia vulgata descritta da Poéra e per la foggia dell’intreccio e per le peculia- rità morfologiche esterne; è identica poi alle forme descritte da PomeL (Pal. Or., tav. Ibi, fig. 1; tav. It®, fig. 1; tav. II, fig. 1-5) con il nome di Laocoetis patera, patula, latipes, crassipes): nomi specifici che stanno tutti ad indicare delle varietà rappresentative di una identica forma specifica. Ho creduto opportuno prendere con il nome patula la designazione della specie poichè sta a ritrarre egregiamente uno dei caratteri morfologici tipici di questa forma. Gen. Verrucocoelia Érat. Tav. XXIII [IV], fig. 1,2,9. Sinonimia: — Seyphia p. p. GoLpruss; — Gregariscyphia p. p. MuenstER; — Polycoelia p. p. Rormer; -— Cylindrospongia p. p. Roemer; — Oncolpia Power; — Rabdocoelia Power; — Emplocia Power; — Matoscinia Power; — Mastospongia p. p. Quensrent; — Mastodictyum SoLLas; — Plectospyris Sonnas. “ Forma polizoica diramata, ad impianto basale, con porzione ipoforale allargata ed espansa, donde si dipartono dei rami piriformi con cavità apicale non molto profonda: la superficie esterna mal conser- vata concede indizi assai vaghi e fallaci intorno alla disposizione delle aperture ostiali ,. “ Spicule esattide e nodi d’incrociamento pieni ma leggermente rigonfi, con cladi di dimensione non molto notevoli. Non vi ha traccia alcuna di involucro ipocorticale ,. Ancorchè gli indizi diagnostici desunti dalla disposizione del sistema acquifero e dalla conformazione della superficie esterna dello spongiario sieno pressochè negativi, due fattori importantissimi e cioè la configurazione macroscopica peculiarissima, ed il tipo spiculare deciso e riconoscibile anche in lamine di non perfetta conservazione, hanno concesso di assegnare due fra i campioni degli spongiari fossili di Maserna al genere Verrucocoelia. I due esemplari in parola sono porzioni di una colonia, essi misurano all’incirca cm. 5 di lunghezza, e si presentano alquanto allargati verso la base, mentre si assottigliano sensibilmente verso l’apice, dove viene a formarsi una leggiera depressione, depressione che sta a rappresentare palesemente l’ apertura osculare. La compage scheletrica nelle lamine d’osservazione da me confezionate non è davvero in uno stato di conservazione molto favorevole, specie se se ne istituisce un confronto con quello delle Craticularie; ma quando si ponga mente con quali preparazioni microscopiche furono determinate e da Poòra e da Hixpe, non solo dei generi, ma puranco delle specie, non sembrerà del tutto arrischiato da parte mia l'aver voluto servirmi di lamine in mediocrissimo stato di conservazione. I due caratteri propri dell’in- treccio del gen. Verrucocoelia indicati da ZittEL e cioè regolarità nell’intreccio delle maglie e sensibile ingrossamento del nodo d’incrociamento dei cladi, appaiono evidentissimi. Essendo adunque la foggia della compage scheletrica quella di un’ Euretide, dalla configurazione esterna della massa spongiaria emerge che non può esservi dubbio alcuno intorno al tipo cui debbono essere ascritti i due esemplari più sopra indicati. [21] P. MALFATTI 287 Alle numerose forme del Giura superiore descritte da Gorpruss ® e da QuensteDT ? la nostra si ravvicina malamente, ma analogie assai strette si possono riscontrare con alcune delle forme cretacee descritte e figurate da Potra ?. E m'importa far notare sin d’ora che non deve recar meraviglia il ritrovare in formazioni terziarie spongiari di un tipo decisamente cretaceo, essendo mia intenzione di indicare con il vocabolo zipo nè il genere propriameute detto, nè la specie (che non vi ha gran fondamento per crearne dallo scarso insieme di dati morfologici) ma piuttosto una parte del genere che assume una fisionomia e dei caratteri mor- fologici distinti. Rientra probabilmente in questo genere un campione polizoico di forma globulosa-mammillare, con impianto basale allargato, ma che purtroppo non rivela altro che caratteri imperfettissimi di Esatinellide nelle sezioni microscopiche. Il confronto d’esso con gli spongiari del Giura superiore francone lo ravvi- cina sensibilmente alle forme descritte da QueNsTEDT col nome di spongiti glomerati e poichè questi per certi riguardi debbono ascriversi al genere Verrucocoelia ho qui fatto menzione dell’ esemplare in parola. Rimango però tutt'altro che sicuro della sua determinazione, e se non ho trascurato di citarlo è stato perchè spero di rintracciare in un nuovo materiale qualche altro esemplare, che essendo più ricco di indizi classatori, mi permetta di convalidare la determinazione fatta per ora senza diagnosi attendibile. Gen. Tremadictyon Zirt. Tav. XX [I], fig. 7; Tav. XXIII [IV], fig. 4-6. Sinonimia: — Scyphia p. p. GoLpruss; — Seyphia p. p. MuenstER; — Cribrospongia p. p. D’ ORBIGNY; — Cribroseyphia p. p. FrowenteL; — Cribrocoelia p. p. EnaLron; — Retispongia p. p. QuenstEDT. “ Forma individuata, ad infundibulo allungatissimo, piuttosto conica, cavità centrale profonda con pareti dello spongoforo non molto grosse, ma ripiegate e contorte, leggermente espanse alla sommità apicale: strato corticale in alcuni punti presente, che riveste la superficie esterna ed interna dello spongiario; qua e là malamente appaiono le ostiole disposte in ordine sparso: i canali radiali sono stretti, esili, (ciechi?) ed attraversano l’intera parete dello spongiario; non vi ha indizio di canali verticali: l’im- pianto del corpo spongiario è laterale: le spicule appartenenti al tipo esattido regolare sono costituite da cladi piuttosto esili con nodi d’incrociamento pieni: le maglie resultanti dall’intreccio spiculare sono regolari e determinano un reticolato quadrangolare ornato spesso da espansioni intermagliari: l'involucro ipocorticale appiattito, ancorchè in istato di conservazione miserevolissimo, rammenta quello tipico per la famiglia delle Euretidi ,. Alla forma indicata da ZirtEL col nome di Zremadictyon, spongiario tanto abbondante e nel Giura superiore ed in tutti i piani della Creta, ho riferito un esemplare fra gli spongiari di Maserna che già per la sua configurazione esterna mostra di differire notevolmente dal tipo Craticularia dianzi descritto. A dir vero più dalla configurazione macroscopica della spugna, che dalla microstruttura della com- 1) GoLpFUSs. Op. cit., tav. XXXIII, fig. 28. 2) QUENSTEDT. Op. cit., tav. CXXII, fig. 3, 13. 3 Potra Pa. Ueber zwei neue Spongien aus der bohm. Kreideformation. Sitzungsb. der K. bòhm. Gesellschaft d. Wiss. Prag, 1885. 288 P. MALFATTI [22] page scheletrica si ravvisa a tutta prima nella forma in questione un tipo diverso dal genere Craticularia; però un esame attento e prolungato permette altresì di scorgere una notevole differenza nella struttura spiculare e scheletrica. Nelle tre sezioni microscopiche di questo esemplare, ancorchè veramente alterate e contorte, è dato ravvisare una certa simmetria nell’intreccio delle maglie a foggia quadrangolare con regolarità molto più sentita che nelle stesse Craticularie: gli elementi spiculari sono inoltre costituiti da cladi sensibilmente meno grossi, e presentano inoltre nei vacui intermagliari delle lacinie abbastanza tipiche. Di queste e dell’ involucro corticale mi sono studiato di riprodurre la foggia con due rilievi fotografici (Tav. XXIMI [IV], fig. 5, 6. Ma come già ebbi ad accennare molto più caratteristica è la configurazione imbutiforme dello spon- giario ed il suo modo d’impianto: in niun altro esemplare emiliano è dato di trovare una forma che si rassomigli a questa, che ben differisce dall’aspetto ponderoso e massiccio delle Craticularie e che spiega assai bene come queste spugne abbiano potuto diffieilmente resistere all’azione distruggitrice dell’ondosità marina. L’unico esemplare posseduto non concedeva per il suo stato di conservazione di venire a determi- nazioni specifiche. Però un confronto con le specie di Zremadictyon a me note ha mostrato che l’ esemplare in parola assai si ravvicina al 7. Bockhi PoCtaA ! spongiario del Dogger del Fiinfkirchner-Gebirges e Je cui peculiarità specifiche sono così designate da Potra “seitig aus Felsen angewachsenen Exemplaren, und mit faltisen Wianden. , Caratteri che collimerebbero con quelli della diagnosi antecedente. Questa forma del resto rammenta pure molto la spugna del calcare a Scyphia di S. Claude descritta da CAPELLINI e PAGENSTECKER nella loro memoria intorno ad alcuni poriferi giuresi-cretacei ed indicata da essi col nome di Goriocoelia texturata: e tanto dal confronto con la forma esterna come da quello della configurazione dell’intreccio spiculare ?®° che mostra quella peculiarità degli elementi scheletrici già Sopra accennata, appare evidente questa rassomiglianza fra le due forme, rassomiglianza che non manca invero di un certo interesse poichè emerge da essa che forme spongiarie non solo cretacee ma financo giuresi sono arrivate nel periodo cenozoico con differenze morfologiche non molto sentite. Fam. Staurodermidae ZITT. Gen. Zittellospongia nov. gen. Tav. XXVI Vip ia 2: Sì “ Forma polizoica, appiattita, rugosa meandriforme, provvista alla sommità di ogni rugosità di un numero vario (uno o più) di fori ovali che danno ingresso ad una cavità che si appresenta come una leg- 1) PoCra Pu. Ueber einige Spongien aus dem Dogger des Fiinfkirchnergebìrges, pag. 7 e seg. Budapest, 1886. 2) CAPELLINI u. PAGENSTECKER. Mikroskopische Untersuchungen diber den inneren Bau einiger fossilen Schwiimme. Zeitschrift f. Wiss. Zoologie, X vol. 1860. La memoria in parola è la prima dopo quella di TouLmIin SMITH (1847) nella quale vi abbia un tentativo di indagine spongiaria fondata sull’esame macroscopico e microscopico ad un tempo: ma purtroppo i due egregi autori ingannati dall’avvenuta pseudomorfosi degli elementi spiculari silicei in calcarei e da diversi processi di fossilizzazione ingannevoli, non hanno potuto rigorosamente dedurre tutto quello che apparve dopo gli studi di A. ScamIipr e di ZrrTeL e cioè la perfettissima corrispondenza di struttura scheletrica fra le forme spongiarie fossili e quelle viventi, già negata recisamente da BLAINVILLE e D’ ORBIGNY che formavano delle spugne fossili un gruppo del tutto autonomo, le così dette Petrospongie, che a loro dire non avevano alcun rap- presentante nelle faune attuali. [23] P. MALFATTI 289 x giera depressione concoide. Il resto del corpo spongiario è rivestito da una cuticola involucrale silicea assai fine a superficie vermicolata; sotto questa pellicola stanno disposte irregolarmente le ostiole in buon numero; esse conducono a canali serpeggianti nella massa spongiaria, alcuni attraversano parte a parte le due pareti dello spongiario, altre sboccano nelle depressioni concoidi anzidette che funzionano evidentemente da osculisistema acquifero peculiarissimo ,. “La compage scheletrica resulta da un intreccio regolare a maglie quadrate determinato da spicule esaradiate con nodi d’incrociamento pieni; in queste maglie, specialmente nella porzione più vicina allo straterello cuticulare, si trovano immerse le spicule stellate a quattro bracci, spicule sarcodiche tipiche famiglia delle Staurodermidi ,. Questa spugna che a tutta prima assegnai senz’altro al gen. Plocoscyphia della famiglia delle Mean- drospongidi, tanto la configurazione esterna corrispondeva alla facies macroscopica propria allo spongiario ‘ precitato, dopo l’esame microscopico mi si addimostrò appartenere alle Staurodermidi. Infatti se lo stesso aspetto esterno e la presenza di un sistema acquifero del tipo intercanalare e la cuticola involucrale silicea che riveste lo spongiario poteva giustificare la prima diagnosi, dopo l’attenta ispezione delle lamine microscopiche ogni dubbio scomparve in proposito. Si può ravvisare invero nel- l’ intreccio della compage scheletrica, non molto diverso nel suo insieme da quello proprio alla famiglia delle Euretidi e cioè a spicule tipo regolare esaraggiato, saldate fra loro in modo da venire a formare delle maglie cubiche abbastanza simmetriche e con nodi di incrociamento pieni e non rigonfiati; si possono ravvisare altresì disseminate nelle lacune intermagliari della compage altri elementi spiculari isolati, i quali ancorchè sieno in gran parte frantumati, mostrano di appartenere a quel tipo di spicule sarcodiche peculiarissime e proprie soltanto ai vari generi della famiglia delle Staurodermidi. Questo tipo spiculare è rappresentato da elementi isolati, assai grandi, appiattiti, con quattro cladi simulanti una croce dai raggi appuntati agli estremi, col centro leggermente depresso, umbilicato, dove convengono gli esilissimi canali interni dei quattro cladi; elementi di questo tipo non si riscontrano in alcuna forma spongiaria vivente attualmente. Nello strato corticale esterno, che consiste in una pellicola finissima ma continua e che riveste tutto lo spongiario, non ho potuto rintracciarne: questa cuticula che nel campione dello spongiario in parola è assai danneggiata e dal processo di fossilizzazione o dal- l’esservisi deposte delle colonie briozoarie, si riduce ad uno straterello esiguo appena visibile, in certi punti mancanti. Di questo tegumento siliceo non mi è stato dato di ottenere delle buone preparazioni microscopiche ad onta di ripetuti tentativi; però Ja presenza evidentissima. di spicule sarcodiche staurodermidi inserite nelle maglie della compage scheletrica mi ha concesso di ravvisare con certezza in questo esemplare un individuo della famiglia precitata. Non essendomi stato possibile di ravvicinarlo ad alcun tipo sinora descritto ne ho formato un genere nuovo che dedico all’ illustre instauratore della Spongiologia fossile. La diagnosi completa della forma in parola nel caso presente mi dispensa dall’indicare quella della specie. Propongo quindi alla specie il nome: Zittelospongia meandriformis. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 37 290 P. MALFATTI [24] Ord. Lithistida O. Scum. Fam. Rhizomorina ZITT. Gen. Hyalotragos Zirt. Tav. XXI [II], fig. 14; Tav. XXIII [IV], fig. 3; Tav. XXXIV [V], fig. 3, 4. Sinonimia: — Tragos Gornruss; — Tragos QuestenDi; — Chenendopora FroventEL; — Cupulospongia p’Orsiene; — Chenendroseyphia FromentEL; — Cymbochlaenia Power; — Bothrochlaenia Power; — Diacyparia PomEL. “ Spugna patelliforme, superiormente concava, inferiormente convessa, sessile: le pareti della super- ficie esterna inferiore sono seminate da fori ovali, non piccoli, distribuiti irregolarmente e che conducono a canali che solcano lo spongoforo con direzione quasi verticale tendendo a sboccare nella cavità crate- rale: in questa, a cagione del pessimo stato di conservazione, non è dato di ravvisare alcuna traccia di aperture ostiali. Un’ altra serie di canali decorre dal lembo o orlo dello spongoforo in senso centrifugo verso la porzione mediana dello spongiario; questi canali sono abbastanza larghi verso il margine, ma si restringono man mano che si avvicinano al centro. Gli elementi spiculari bene individualizzati constano di un tronco grosso generalmente contorto, e che ha ai suoi due estremi due espansioni più o meno allungate, non molto ramificate, irregolari; con queste diramazioni si forma l’intreccio spiculare che appare fittissimo ed aggrovigliato ,. i i Di questo esemplare che ho potuto determinare genericamente, ma che non sarei in grado di desi- gnare con la denominazione specifica, lo stato di conservazione della trama interna scheletrica è misere- volissimo, come ebbe già a riscontrare il Manzoni in tutti gli esemplari di Litistide da lui studiati. Vi sono due cause cospiranti che tendono a rendere difficile la decifrazione dell’ intreccio scheletrico spi- culare, e cioè quella sensibile ipersilicizzazione degli elementi spiculari, tanto comune nelle spugne emiliane, ed inoltre le intensissime compenetrazioni. limonitiche e manganifere; questi due fattori di alte- razione accoppiati tendono ad occludere completamente la trama già di per sè stessa alquanto intricata nelle Litistide ben conservate. Però in qualche punto delle sezioni microscopiche si possono riconoscere alcune spicule ramose che ricordano nel loro insieme la forma tipica delle Rizomorine, e poichè l’istesso intreccio rammenta vaga- mente quello dell’ anzidetta famiglia la designazione di questo campione come una Rizomorina è indi- scutibile. Gli elementi spiculari decifrabili confrontati con le spicule di Litistide-Rizomorine studiate da ZirreL ® rassomigliano moltissimo a quelle del genere Hyalotragos: questa corrispondenza di foggia spiculare unita alla struttura ed alla disposizione dei canali acquiferi non che alla configurazione gene- rale dello spongiario conferma la diagnosi predetta. 1) ZrrtoL A. Studien diber fossile Spongien. II Abtheilung, Lithistidae, tav. III, fig. 4, 5. [25] P. MALFATTI 291 Gen. Cnemidiastrum (?) Zimm. Tav. XXIII [IV], fig. 7, 8. Sinonimia. — Cnemidium GoLpruss; — Achillemm GoLnruss; — Onemidium QuenstEDT; — Onemispongia QUENSTEDT. “ Spugna a spongoforo cilindroide, brevipedunculata, con cavità centrale non molto ampia e profonda : superficie esterna rugosa, cosparsa di numerose aperture di grandezza varia che si continuano internamente in canali radiali serpeggianti: indizi incertissimi di canali verticali nella porzione peduncolare dello spon- giario; compage scheletrica complicatissima; elementi spiculari individualizzati appartenenti al tipo rizo- morino e cioè corpo grosso con espansioni radiciformi agli estremi ,,. Questo esemplare che già esternamente si appresenta rotto e contorto dal processo di fossilizzazione, si mostra in tutte le sezioni da me preparate, in uno stato di conservazione così imperfetto da negare a tutta prima la speranza di poter avere indizi certi intorno alla configurazione degli elementi spiculari. Ed è appunto per questo esemplare, in cui la progressa ipersilicizzazione di tutta la trama non concedeva una diagnosi del tipo spiculare, che ho tentato il trattamento delle lamine microscopiche col metodo di SoLLas da me più sopra indicato. Soltanto dopo le suddette manipolazioni è dato all’occhio un poco espe- rimentato di ravvisare qua e là qualche spicula del tipo rizomorino e cioè spicule di media grandezza, contorte o ricurve e svariatamente ramificate agli estremi. Non si ha alcuno indizio chiaro e certo intorno alla struttura della trama scheletrica: tutto è stato spostato e rotto ed i vacui riempiti totalmente da sostanza silicea resa opaca da cospicue infiltrazioni limonitiche. Non sarei alieno dal ravvisare in questo esemplare consumatissimo un Cnemidiastrum, benchè molto precaria possa apparire questa determinazione con l’incertezza dei dati morfologici esterni e dal com- plesso, veramente meschino, di indizi microscopici. Ond’è che ho apposto un punto interrogativo alla diagnosi precedente. Spugne di genere incerto. Vanno qui annoverati due campioni di aspetto massiccio, ponderoso, ma nei quali ogni traccia di struttura scheletrica è completamente scomparsa. In essi la materia fossilizzante è una sabbia siliceo-ocracea minutissima, che ha dapprima invaso lo spongiario sostituendosi poi altresì a tutta la trama spiculare scheletrica che si è successivamente distrutta. Da questi due esemplari non mi è stato possibile ottenere delle lamine di osservazione, perchè nell’as- sottigliarle esse si sgretolano completamente; nella stessa sabbia sottoposta al microscopio non è dato di rinvenire alcuna traccia di elementi spiculari. Il primo di questi esemplari è macroscopicamente in istato discreto di conservazione; è grande, ponderoso, foggiato a turbante rovesciato con superficie superiore centralmente depressa, con lembo mar- ginale lato ed espanso; e benchè guasto vi si possono vedere ancora i grossi pori ostiali disposti con una certa regolarità. Questo campione rammenta le forme figurate da Gorpruss alla Tavola VI (fig. 1 e 2) dei Petrefacta Germaniae, a quelle forme da lui indicate come Cnemidium; indubitatamente del resto noi abbiamo qui una Litistida, la stessa ponderosità delle forme sarebbe indizio bastevole. L’altro esemplare che rivela qua e là la superficie porosa di una spugna litistida, non concede . dav- 292 P. MALFATTI [26] vero altri indizi strutturali che possano anche minimamente accennare a qual tipo generico esso può essere assegnato. Resulta adunque dalle precedenti indagini che nella formazione della Molassa di Maserna, Jola e Serra dei Guidoni, formazione da riferirsi al Miocene medio, si rinvengono le seguenti forme spongiarie: Hexactinellidae Craticularia Manzoni n. sp. Craticularia cfr. radicosa Pocra. » emiliana n. sp. Verrucocoelia Sp. » globularis n. sp. Tremadictyon sp. » patula Pomer Zittelospongia meandriformis n. Sp. Lithistidae Hyalotragos sp. Cnemidiastrum sp. (2) oltre a due esemplari riferibili indubitatamente a Litistide, ma di determinazione generica del tutto im- possibile. Non vi ha invero grande dovizia di forme, quand.anche si aggiungano quelle Litistide (Jerea, Siphonia, Meta, Astrocladia, Chenendopora) determinate dal Manzoni. Queste determinazioni sono fondate solo sulla configurazione esterna degli spongiari e sulla disposizione dei canali acquiferi, non avendo egli potuto trar partito di buone preparazioni microscopiche da quei tipi oltremodo alterati dal processo di fossilizzazione. Ma di questi esemplari io non ho avuto occasione di rintracciarne alcuno nel materiale da me preso in esame !. Però, se i dati resultanti dallo studio precedente delle diverse forme spongiarie non hanno somministrato una gran varietà di tipi, come éra concesso sperare a tutta prima da un materiale così ricco di esemplari qual’è quello della molassa emiliana, ci hanno permesso di ravvisare che fra le forme spon- giarie descritte e quelle che le avevano precedute nel cretaceo, vi hanno legami di successione bene palesi, come ebbe già a dichiarare l'illustre ZirteL ? riguardo alle forme del Miocene di Orano studiate da PomEL. Del resto a convalidare l’illazione che la fauna emiliana debba riguardarsi come una continuazione diretta della fauna spongiologica cretacea (passaggio che a dir vero si riscontra in poche altre serie animali fra il Mesozoico ed il Terziario), abbiamo: come fattore la stessa povertà dei generi rappresentativi, scarsità che accoppiata al criterio della concomitanza in questi strati di Esattinellidi e di Litistide i quali si rinvengono insieme con altri fossili di mare non molto profondo, ci mostra esser la fauna emiliana un accantonamento quasi litorale di forme cretacee. È indubitato che la spongiofauna cenozoica in generale ha dovuto segnare per il numero delle sue forme un certo regresso, rispetto alle Esattinellidi segnatamente, che raggiungono in modo veramente straordinario il loro sviluppo negli strati medi e superiori del Cretaceo. Sarebbe però erroneo il credere, come già altra volta si reputava e cioè sino a pochi anni or sono, che con la fine del Cretaceo moltissime, i) Come fu detto altre spugne della collezione Manzoni in parte forse attribuibili alle dette forme furono acquistate dal Museo di Firenze dopo la morte dell’Autore (D.S.). ) ZirteL. Studien iiber fossilen Spongien, I Abth., pag. 7, loc. cit. [27] P. MALFATTI 293 anzi la maggior parte delle forme cretacee, si sieno del tutto estinte: le recenti campagne talassografiche dello Challenger, della Gazelle, del Talisman e Travailleur e del nostro Washington ci hanno rivelato forme in buon numero di Esattinellidi e Tetrattinellidi, forme prettamente cretacee e che già si ritenevano del tutto estinte. È quindi logico ammettere che col Cenozoico non avvenisse un tal depauperamento nella fauna spongiaria, come già si credeva altra volta. Il riscontrare adunque nella molassa dell’Emilia un materiale di spugne altrettanto dovizioso di esem- plari quanto povero di tipi, ed il fatto constatato che in questa formazione abbiamo delle spugne che vissero su un fondo marino relativamente basso, mentre Esattinellidi e Litistide nelle formazioni meso- zoiche e nei mari attuali si trovano sempre a profondità notevoli, ci autorizzano ad argomentare, che questi esemplari emiliani rappresentano le poche forme di quella piccola falange di spongiari a compage scheletrica silicea, forme già proprie dei mari profondi cretacei, ma che resistendo in mezzo all’ estinzione di non pochi tipi pelagici sole e poche, seppero adattarsi a quel graduale inalzamento dei fondi marini, fenomeno che ebbe a verificarsi, com’è da molti accettato, alla fine del Cretaceo. II. — Elementi spiculari di Spongiari miocenici rintracciati nelle rocce calcaree di San Marino. Fra i fossili raccolti dal Manzoni nella formazione del Miocene medio di San Marino, collezione acquistata dal Museo paleontologico dell’ Istituto superiore di Firenze, alcuni esemplari furono da me ritenuti a tutta prima per ispongiari. A giustificare questa diagnosi si prestavano la forma globulosa mam- mellonare dei campioni, le aperture rotonde epimammillari simulanti la facies di veri osculi, la parziale sostituzione con silice dell’elemento mineralizzante calcareo primitivo, processo di metamorfosi minerale che raramente si riscontra nei Briozoari. E soltanto dopo l’ispezione delle lamine microscopiche, la struttura otricellare della compage schele- trica a tipo di Cheilostomo mi indusse a riferire questi esemplari alla Cellepora globularis Reuss ”. E qui mi incorre di rammentare che una forma fossile di Pianosa datami in istudio come un tipo spongiario, si rivelò essa pure un briozoo. Si presenta essa foggiata a tronco polimorfo, dendroide, con gli estremi debolmente clavati; la sua superficie è cosparsa di tanti fori rotondi disposti a quinconce che me- nano per breve tragitto nell’interno del corpo. Riferito dapprima per certi caratteri macroscopici ad un Leuconide, questo esemplare dopo l’esame microscopico apparve essere anch’ esso un briozoo. Del resto questa forma assume aspetto di spongiario tanto palese, che già il Grori °), descrivendo un esemplare non dissimile da quello in parola e proveniente esso pure da Pianosa, ebbe a dichiarare che .da lui pure a tutta prima fu ritenuto per un porifero. Ma se nel ricco materiale di fossili di San Marino non mi fu dato di riscontrare alcun tipo spon- giario completo, non disperavo peraltro mediante ricerche microscopiche, di rintracciare qualche indizio di elementi spiculari nelle roccie involgenti quegli esemplari; ed infatti, contrariamente a quanto mi ri- 4) A dir vero campioni non dissimili da quelli in parola esistevano già nel Museo indicati come Cellepore, se- condo determinazioni del ManzonI, ad onta di ciò i caratteri anzidetti e segnatamente quello della fossilizzazione avevano fatto credere a tutta prima di aver tra mano degli spongiari. 1 2 GioLI G. Briozoi neogenici dell’isola di Pianosa, pag. 15, Pisa, 1889. 294. P. MALFATTI i [28]: sultò dall’esame delle rocce emiliane, quelle della località anzidetta rivelarono, se non gran con per lo meno degli indizi ben certi di forme spongiarie. A tal uopo avendo eseguito diverse sezioni microscopiche della roccia involgente gli esemplari anzi-, detti, ho trovato che essa resulta di un calcare a minutissimi frammenti di Briozoi. mescolati con una congerie stragrande di altre spoglie di organismi. Nel numero di dodici sezioni da me confezionate tre mi dettero degli indizi certi e palesi di spicule.. La determinazione delle forme spongiarie desunta dagli elementi spiculari isolati sparsi nelle rocce, non data invero da gran tempo ®, ed ancorchè i resultati che essa oggidì ci concede sieno meno certi di quanto ci è offerto da altre spoglie di organismi animali, il fatto che spicule spongiarie di forme sva- riatissime non mancano quasi mai di accompagnare in buon numero i resti di foraminiferi, di radiolari, di briozoi, accumulandosi a volte a tal segno da venire a formare delle vere rocce, e quello inoltre di una decisa peculiarità di caratteri che si verificano pur sempre per certi generi e certe specie, caratteri. e forme difficili a ravvisarsi è vero da un occhio non molto esperimentato, ma afferrabili con ripetute osservazioni, varrà a dimostrare l’importanza di queste indagini e delle deduzioni che ne possono con- Seguire. Che, se per ora un’ esatta determinazione specifica, e talora anco generica, delle forme spongiarie, desunta dagli elementi spiculari isolati riesce alquanto difficile alle persone non provette in questa sorta ) Nell'elenco qui annesso è raccolta tutta la bibliografia che si riferisce a studi intorno ad elementi spiculari isolati di Poriferi: 1. Carter. H.J. On fossit Sponge-Spicules of the Greensand compared with those of existing species. Ann. a. Mag. of Nat. Hist., 4 ser., vol. VII, 1871. 2. DuniKowski E. Die Spongien der unterliassischen Schichten von Schafberg bei Salzburg. Denkschr. d. k. k. Akad. der Wissenschaften, XIV. Wien, 1882. 3. Id. Die Cenoman-Spongien aus dem Phosphorit-Lager von galizisech Podolien. Denkschr d. math.-nat. CI. d. Ak. d. Wiss. Cracovia, 1888. 4. Hinpr G. J. Fossil Sponge-Spicules from the Upper Chalk. London, 1880. 5. Ip. Catalogue of the fossil Sponges in the British Museum. London, 1883. 6. In. On Beds of Sponge-Remains ecc. Phil. Transactions of the Royal Society, Part. II, 1885. 7. Parritt E. Fossil Sponge-Spicules in the Greensand of Haldon and Blackdown. Trans. of the Devonshire Assoc. scientif. 1870. 8. PoUra PH. Beitrige zur Kenntniss der SBOnAECn der bohm. Kreideformation. Abhandl. der k. bihm. Gesellsch. d. Wiss. Praga, 1885. 9. Ip. Ueber isolirte Kieselspongiennadeln aus der bòhm. o an Sitzungsb. des k. bòhm. Gesellschaft d. Wiss. Praga, 1884. . 10. Ip. Ueber Spongiennadeln des Briisauer Hornsteines. Ibidem, 1884. 11. In. Ueber Spongiennadeln in einigen Gesteinen Ungarns. Foldtani Kòzliny (Geol. Mitth.). Zeitschr. ung. geol. Gesellsch., vol. 17. Budapest, 1887. 12. non A. Note sur la découverte de deux spongiaîres de l’ étage bruxellien. Ann. Soc. malacologique de Bel- gique. Bruxelles, 1874. 13. SoLLas W. On the Flint Nodules of the Trimmingham Chalk. Ann. a. Magazin of Nat. Hist., ser. 5, vol. Va 1880. 14. WricHaTI. A List of the cretaceous Microzoa of the North of Ireland. Belfast, Nat. field Club. 1875. 15. ZirreL K. A. Studien diber fossilen Spongien. Abhandl. d. k. bay. AK. der Wiss. Monaco, 1878-79, 16. ZirreL K. A. Ueber Coeloptychium. Ibidem, 1878. 17. WisxrowsKi TH. Beîtrag zur Kenntniss der Mikrofauna aus den oberjurassischen-Feuersteinknolin der Umgegend von Krakau. Jahrb. d. geol. Reichsanstalt, XXXVIII. Vienna, 188% [29] P. MALFATTI 295 di ricerche, è lecito peraltro asseverare che tutti quei dati che vengono ad arricchire il materiale di co- gnizioni in questo nuovo campo della paleontologia non possono che riescire sommamente giovevoli. In tal modo Hinpe ha potuto ricostruire la storia di tutto un gruppo di spugne paleozoiche e ve- nire ad illazioni preziosissime per la filogenesi spongiaria; e PorA con le sue belle ricerche intorno alla microfauna delle selci opaline cretacee della Boemia e della Moravia ci ha fornito pregevoli indicazioni su forme che vi ha ragione di credere non si potrebbero mai ritrovare in istato completo di conservazione e con la loro configurazione primitiva. L’ispezione degli elementi spiculari nelle sezioni da me confezionate mette anzitutto in evidenza un fatto già constatato da altri e cioè che gli elementi spiculari isolati degli spongiari di formazioni ceno- zoiche superano quasi sempre per dimensioni quelli delle formazioni più antiche; ed infatti vi hanno forme liasiche e giuresi morfologicamente del tutto identiche a quelle terziarie, ma che differiscono da queste e da quelle cretacee per le sole dimensioni ; ancorchè ciò non debba ritenersi come regola del tutto assoluta. Non ho trascurato pertanto di indicare per ogni tipo di forma spiculare da me rintracciato le dimen- sioni di lunghezza e larghezza che ho verificato. i Lo stato di conservazione delle spicule nei vari campioni è diverso a seconda che esse si trovano impigliate nella roccia calcarea che costituisce la formazione di M. Titano o nei vari noduli di silice cal- cedoniosa trasparentissima disseminati nella massa calcarea; nel primo caso gli elementi spiculari oltre all'essere offuscati dalle tipiche infiltrazioni limonitiche di questi terreni, presentavano, osservati a forte ingrandimento (200 diametri), la superficie spiculare esterna fortemente intaccata e corrosa qua e là; nel- l’altro invece i vari elementi spiculari spiccano distintamente nel campo trasparentissimo della silice cal- cedoniosa ed appaiono intatti o per lo meno a superficie non alterate. Il maggior numero delle spicule si presenta irregolarmente nella roccia involgente; in un solo caso le spicule appaiono incastrate negli otricelli di un briozoo. Di questi elementi spiculari ben pochi si ri- scontrano intatti; la maggior parte appare frantumata o con gli estremi mancanti; le loro sezioni trasver- sali ci si appresentano nelle lamine come dischetti lucenti che spiccano nel campo giallastro formato dalla roccia calcarea involgente; nel loro centro si può scorgere un esilissimo puntolino nerastro che sta ad indicare il posto occupato dal canale assile. E qui importa osservare un’ altra particolarità che già si nota nelle forme terziarie e cioè la relativa diminuzione in capacità del canale assile; nelle forme spiculari in parola si constata sotto questo riguardo maggiore affinità con ciò che si verifica nelle forme attuali che, si può dire, in certi tipi, non differenziano dai rappresentanti spiculari posterziari che per l’am- piezza dell’anzidetto canale. Non debbo trascurar di accennare che ancorchè la roccia involgente sia eminentemente calcarea in nessun caso gli elementi spiculari hanno subìto processi di pseudomorfosi nel materiale mineralizzante primitivo. Ciò dipende probabilmente dal fatto che la superficie spiculare durante il processo di fossiliz- zione è stata preventivamente coinvolta da un’epiteca limonitica che ebbe a preservarla dall’azione sa- lificante del calcare ?: infatti non solo tutti gli elementi spiculari appaiono con involucro limonitico, ma costantemente i canali assili delle spicule ad apici frantumati sono riempiti da sostanza limonitica. 1) Po6rA Px. Op. cit., pag. 107. 2 Che l’epiteca o involucro limonitico sia effettivamente quello che ritarda la sostituzione del materiale calcareo alla silice è comprovato da numerosissimi esemplari di silicospongie del Cretaceo: qui fra i molti esemplari di Esat- tinellidi che si trovano impigliati nel calcare purissimo quelli senza involucro limonitico hanno generalmente subito la pseudomorfosi calcarea, contrariamente agli altri che, essendo rivestiti'di un tegumento ocraceo, hanno conservato il loro materiale mineralizzante primitivo. 296 P. MALFATTI [30] Prima di passare ad illustrare le singole lamine osserverò che i disegni furono da me eseguiti con la camera lucida non concedendo l’opacità delle lamine dei rilievi microfotografici nitidi o per lo meno decifrabili. E noterò inoltre che ad indicare le diverse foggie spiculari mi sono attenuto alla nomencla- tura recentemente proposta da SoLLas nel suo pregevole lavoro di rendiconto delle Tetrattinellidi raccolte nella campagna talassografica dello Challenger, indicando tra parentesi il termine equivalente dell’antica denominazione proposta da ZirteL; ma che oggidì con la grande varietà di forme spiculari che cono- sciamo non corrisponde più all’intento perchè in gran parte manchevole di termini atti ad individualiz- zare certe foggie di elementi scheletrici spongiari. 1. Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro II). Preparazione eseguita nella roccia che circonda una colonia di Cellepore: in questa preparazione si rinvengono tre diversi tipi di forme spiculari isolate: i 1.° Megasclere oxea (Doppel-Spindeln): (a) monaxoni biappuntiti, aghiformi, leggermente ricurvi, con canale assile esilissimo: lunghezza mm. 0, 6, larghezza mm. 0,04 (Fig. a). 2.° Megasclere strongili (Stabradeln): (b) monaxoni cilindroidi, diritti, con estremi arrotondati, con canale assile più ampio che nella forma precedente: lunghezza mm. 0,4, larghezza mm. 0,05 (Fig. 5). 3.° Microsclere tetratti ( Vierstrahler): (c) frammenti usuratissimi di tetraxoni minuti a bracci (cladi) poco pronunziati. In queste forme tutto il canale assile è poco deciso e si presenta, quando è ben conservato, come una linea mediana giallastra (limonite) o nerastra (manganite) esilissima; il corpo spiculare di un colore brunastro più o meno intenso appare corroso alla sua superficie esterna, tantochè a forte ingrandimento si mostra verrucoso e variolato. Gli elementi spiculari del primo tipo morfologico non sono diritti ma ricurvi coi due estremi rivolti dallo stesso lato in guisa da ricordare la forma spiculare delle Calcispongie, ma il fatto di essere ele- menti silicei in una roccia minutamente calcarea ed inoltre la loro straordinaria lunghezza esclude sen- z’altro la prima origine. Elementi spiculari del primo tipo non molto dissimili noi troviamo nelle spugne fossili silicee del genere Azinella, tanto abbondante nel Cretaceo; ma che si ritrova pure frequente nei terreni concomitanti con la suddetta formazione; ne è quindi arrischiato l’assegnarli a quel tipo di Mo- nattinellidi ed accertarli per tali. Più incerta invece riesce la determinazione, puranco generica, delle forme spiculari del secondo e terzo tipo morfologico: tutto al più si può indurre per la rassomiglianza delle forme, ma non già per quella della dimensione, che i monaxoni cilindroidi appartengono alla tanto nota Geodites; quanto a quelle del terzo tipo, microsclere di tetrattinellidi indubitatamente, esse sono con grande probabilità spicule della sottofamiglia delle Subscritidi, giacchè rammentano le foggie proprie al genere Scolioraphis, tetrat-. tinellide tanto tipica e così abbondante in tutti i terreni del Cretaceo superiore. 2.* Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro I). Preparazione eseguita in un nodulo calcedonioso che circonda un briozoario parzialmente trasformato in silice amorfa trasparentissima. In questa sezione è dato di ravvisare tre soli residui spiculari ma assai nitidi: la loro superficie esterna è liscia e non presenta le corrosioni che, più o meno, si verificano negli elementi spiculari in- clusi nella roccia fossilizzante calcarea. Vi sì rinvengono i seguenti tipi spiculari : Se [31] P. MALFATTI 297 1.° Microsclera esattida del tipo tilostilo: ve ne ha un unico esemplare che deve intendersi come una spicula sarcodica minutissima (lungh. mm. 0, 25) di un’esattinellide lissacina; non mi è stato possibile ravvicinarla ad alcun esemplare isolato fossile sinora descritto, tutt'al più può ravvicinarsi ad una delle tante foggie spiculari che presenta il genere vivente Euplectella. Eccone la diagnosi: Esaxonia tilostila (Schirmnadel): (b) al bottone apicale dovuto all’atrofia di quattro bracci (radi) di una spicula esattida si oppongono due lunghi bracci aciculari leggermente divaricati fra loro. 2.° Frammenti di Megasclere oxea: (a) sono due frammenti (uno di essi alquanto più grosso e diritto, probabilmente una Ortozea, l’altro più esile e leggermente ricurvo), che si ritrovano incastrati in uno degli otricelli della compage scheletrica del briozoario da riferirsi indiscutibilmente a Monattinellidi; sa- rebbe alquanto azzardato il pronunziarsi ulteriormente circa la loro determinazione generica. 3.2 Sezione microscopica (Tav. XXV [VI], quadro III). Preparazione eseguita in un frammento di roccia nella quale trovasi gran copia di Briozoi del tipo Lepralia e Idmonea. Vi si rinvengono frammenti più o meno completi di: 1.° Tipo: Megasclere triene ((Spanische Reiter e Stumph. Vierstrihler): (a) spicule tetraxonie con due cladi sviluppati ed un terzo completamente abortito opposti al quarto (3.°) clade lungo, diritto, aciculare, canale assile esile: lungh. del 3.° clade mm. 0,7 in una spicula. 2.° Tipo: Megasclere strongili (Abgerundete Walzen): (b) monoaxoni cilindroidi, coi due estremi ar- rotondati e con il canale assile relativamente ampio: lungh. mm. 0,4. 3.0 Tipo: Megasclere oxea (Beiderseite 2ugespitete Spindeln): (c) spicule monaxonie non molto lunghe (lungh. 0,6-0,7), con canale assile relativamente ampio, con i due estremi appuntiti e leggermente ricurvi. È lecito assegnare senz'altro le spicule monaxonie del 2.° e 3.° tipo alle forme Geodites ed Axinella. Questi elementi spiculari che compaiono numerosi in tante formazioni sedimentarie non escluse alcune ce- nozoiche (poichè PotrA ebbe a rintracciarle in una marna eocenica dei dintorni di Dolnya-Lubkéva) sono troppo tipici per lasciare alcun dubbio intorno alla loro natura. L’abbondanza delle spicule di queste forme spongiarie in molte formazioni emerge dal confronto delle diverse foggie spiculari descritte nelle memorie da noi più sopra enumerate. Ma ancor più interessanti sono gli elementi del 1.° tipo spiculare, perchè peculiarissimi di una te- trattinellide e precisamente per il genere Pachastrella, spongiario che contrariamente a quanto abbiamo detto per la forma precedente (Geodites) non è stato indicato che come forma rara dai seguenti autori: SoLLAs, cita una forma non dissimile sotto il nome di Dercitites, ancorchè alquanto più piccola di quella da noi rintracciata (SoLnas; loc. cit., tav. XX, fig. 47); Hinpe, figura un esemplare simile anche per dimensioni, proveniente dai noduli silicei di Horstead (Hinpe, loc. cit., tav. III, fig. 28); e Potra ha riscontrato tipi identici, che egli dichiara assai rari, nelle selci opaline di Briisau e nei noduli glauconiosi della Creta (Poùra, loc. cit., tav. II, fig. 7-18; — I, loc. cit., tav. II, fig. 2,3 2). 1) PoUra PH. Loc. cit., pag. 109. 2) Sino a pochi anni or sono non si conoscevano silicospongie viventi con elementi spiculari del tipo triene. Recentemente R. CARTER ha descritto una Lissacina dragata a circa 300 metri al Capo S. Vincenzo identica per il tipo spiculare alle forme fossili precitate: a questa forma fu dato nome di Pachastrella amygdaloides. CARTER, An- nales a. Mag. of Natur. History, s. IV, vol. 18, pag. 406, tav. XVI, fig. 26. Palaeontographia: italica, vol. VI, 1900. 38 298 P. MALFATTI [32] Mi sono limitato a descrivere fra le lamine microscopiche da me confezionate nelle roccie di Monte Titano quelle nelle quali la determinaziane delle forme spiculari poteva apparire meno dubbia ed in- certa. E qui mi importa di ripetere che non ho inteso di pronunziarmi recisamente intorno alla determi- nazione generica di queste forme spongiarie, ma di riferire il risultato dei raffronti da me istituiti con le forme spiculari isolate sinora descritte: chi conosce le grandi difficoltà che circondano questa sorte di ricerche non potrà farmi un rimprovero di questa mia dichiarazione. D'altronde non ho creduto dover passare sotto silenzio il resultato di queste mie indagini, che forniscono materiale ad altri, di me più provetti, fecondo di utili confronti e di determinazioni più approfondite. Le nostre cognizioni intorno alla Spongiofauna cenozoica sono ancor oggi troppo imperfette e lacu- nose perchè le resultanze di simili ricerche possano apparire del tutto superflue. III. — Spugne plioceniche di Borzoli in Liguria. Si tratta è ben vero di pochi esemplari, in parte frantumati, ma questi spongiari si presentano in uno stato di conservazione della trama scheletrica così perfetto, che ci concedono di venire a determi- nazioni precise. Ord. Hexaetinellida O. ScHm. I due campioni meglio conservati appartengono indiscutibilmente ad una Dictionina euretide e già all'aspetto esterno essi rammentano notevolmente le forme mioceniche di Craticularia. Non possono infatti nascere dubbi ed incertezze di sorta intorno alla determinazione generica di questa forma: il si- stema acquifero, il tipo spiculare, la foggia dell’intreccio scheletrico dictionale e la stessa configurazione macroscopica esterna, che, giova qui il rammentarlo, è in certi tipi fattore eloquentissimo di ricognizione sistematica, non ci lasciano in forse nell’assegnarla a quel gruppo di spongiari, che tanto svariati ed abbondanti nel giurese superiore, ma segnatamente nel cretaceo, si continuano, con forme non meno co- spicue e per il numero e per la foggia, negli strati terziari di Orano e dell’ Emilia. Queste forme plio- ceniche si differenziano peraltro dalle Craticularie emiliane per una evidente riduzione di dimensioni negli elementi spiculari, riduzione che non è da ascriversi invero a ragioni di età, ma che appare ben palese doversi interpetrare quale peculiarità della forma stessa. Fam. Euritidae ZITT. Gen. Craticularia Zirt. Craticularia Razorei nov. sp. — Tav. XX [I], fig. 8-10; Tav. XXII [III], fig. 3. Lo spongiario appare di forma infundibulare, con cratere profondo, con ostioli disposti in serie longitu- dinali e trasversali incrociantisi. Lo spongoforo è foggiato ad infundibulo naturalmente compresso e presenta nella cavità craterale la superficie cuticulare liscia e continua, interrotta solo di tanto in tanto dalle aper- ture ostiali di foggia spiccatamente rotonda, fra loro equidistanti: sulla superficie esterna gli ostioli ap- [83] P. MALFATTI 299 \ paiono depressi e quasi incorniciati dal risalto quadrangolare assai tipico di questo genere. La porzione radicale si differenzia nettamente dalla spongoforale per un leggero strozzamento annulare, essa si espande largamente assumendo forme turgide-mammillari. Il sistema acquifero è quello tipico per la famiglia delle Euretidi di ZirteL e cioè canali radiali diritti, discretamente larghi, ciechi, e cioè con ostioli aprentisi alternativamente sulla parete esterna dello spongiario o nella cavità craterale. L'intreccio dictionale della porzione mediana e profonda è costituito da elementi spiculari esaradiati, a cladi grossi e tozzi e con- torti, con superficie esterna liscia, con nodo d’incrociamento pieno, con canali assili molto ampi. I cladi spiculari s'intrecciano fra di loro assai irregolarmente, dando all’insieme della compage dictionale l'aspetto di maglie aggrovigliate e contorte. Non si ha indizio ben deciso di involucro corticale, abbenchè nella porzione superficiale dell’ipoforo i cladi spiculari appaiono notevolmente appiattiti. Craticularia nov. sp. — Tav. XXI [II], fig. 7,8; Tav. XXXII [II], fig. 2. In un altro esemplare, il quale, benchè frammentario, è da riferirsi indiscutibilmente ad una Crati- cularia, è dato di riconoscere il fusto cilindrico colonnare di uno spongiario; non vi hanno traccie de- cise di cavità craterale, ma la sommità del corpo spongoforale cilindroide accenna a svasarsi ed assume quella foggia tanto frequente nella Craticularia Manzoni miocenica. Il corpo cilindroide anzidetto è frantumato nella porzione radicale, ma ben si ravvisa che la porzione radicale doveva avere un impianto meno robusto ed espanso di quello appresentatoci dalla forma prece- dente: in questo esemplare il sistema acquifero interno non appare molto evidente e palese; ma la su- perficie esterna, benchè consumata, mostra qua e là degli ostioli tondeggianti in serie incrociantisi; a convalidare del resto la diagnosi anzidetta si prestano in modo convincente i tipici solchi canalari ver- micolati che appaiono, benchè alquanto obliterati, sulla superficie esterna dello spongiario. Ord. Lithistida O. Scum. Fam. Rhizomerina ZITT. Gen. Donatispongia nov. gen. E vengo ora alla terza forma, per determinare la quale ho dovuto servirmi di esemplari frammen- tari, che a tutta prima non rivelavano gran che di buono, dato lo stato di somma compenetrazione del- l'argilla sabbiosa involgente i singoli esemplari. Non fu che dopo aver sottoposto i vari frammenti al- l’azione protratta di acido cloridrico diluitissimo e quindi ad un prolungato lavaggio in acqua fluente, che riuscii ad ottenere la friabilissima massa spongiaria in istato di possibile determinazione. Questa forma ci si appresenta del massimo interesse perchè abbiamo in essa una RWizomorina che per i caratteri del tipo spiculare presenta somme analogie con il genere cretaceo Scytalia (cfr. ZimtEL, Studien ib. fossilen Spongien. II Abth., tav. V, fig. 40); però se per la foggia delle spicule e dell’intreccio scheletrico questo esemplare rammenta sensibilmente il genere cretaceo predetto, se ne discosta poi e per la configurazione macroscopica esterna e per l’insieme del sistema acquifero. Con le forme attuali finora descritte non mi è stato possibile di ravvicinarla con certezza; però più che ad ogni altra questa Rkizomorina si rassomiglia al genere attuale Arabescula, rizomorina descritta da CARTER per primo, genere accettato da ZirtEL, ma che è stato posto in dubbio successivamente da O. ScamIpT. Ne consegue che non essendomi stato pos- 300 P. MALFATTI [34] sibile di ravvicinare lo spongiario in parola ad alcuna forma sinora descritta, ho ritenuto necessario as- segnarlo ad un genere nuovo cui proporrei il nome di Donatispongia in memoria del nostro DowatI che fu il primo a scoprire ed illustrare le formazioni spiculari dei Poriferi. E a qualificare la specie si con- verrebbe il vocabolo patellaris che sta ad indicare la configurazione macroscopica di detta spugna. Donatispongia patellaris nov. sp. Tav. XXIII [IV], fig. 10, 11; Tav. XXIV [VI], fig. 9; Tav. XXV [VI], fig. 1a, 5,24. Lo spongiario si appresenta quale forma appiattita, patelliforme, con ambe le superfici ondulate e gibbosette; verso il lembo marginale tondeggiante la lamina si assottiglia alquanto. Dall’insieme poi dei frammenti si comprende che questa spugna doveva impiantarsi al suolo per una breve prominenza late- rale a somiglianza di quanto ci presentano certe forme indicate già dagli autori spongiologi col nome di Manon Peziza GoLpr. e delle quali QuenstEDT figura un buon numero alla Tavola 132 del pregevolissimo atlante annesso alla sua opera Petrefactenkunde Deutschlands, questa purtroppo alquanto antiquata per quanto riguarda i criteri tassonomici con i quali sono raggruppati e descritti gli spongiari. Raffrontata con quelle forme la nostra si ravvicina sensibilmente a quella designata come Manon Peziza baptismalis (cfr. Tav. CXXXII, fig. 32, op. cit.). Le due facce dello spongiario e la lamina fra esse compresa sono attraversate da numerosi solchi canali, di breve calibro, sparsi irregolarmente nella massa e che si suddividono ulteriormente quasi rete mirabile. La superficie superiore (Tav. XXIII [IV], fig. 10; Tav. XXV [VI], fig. 10), ancorchè irregolare, è leggermente concava ed è ricoperta da una periteca silicea esilissima, ma non continua; in essa stanno sparse numerose ragadi vermiformi che sono appunto dovute a discontinuità dell'involucro predetto: nei solchi vermicolati che ne conseguono si possono scorgere gli ostioli rotondi che menano all’interno dello spongiario. La superficie esterna (Tav. XXIII [IV], fig. 11; Tav. XXV [VI], fig. 14) è invece leggermente convessa ed appare anch'essa rivestita da un esilissimo invoglio siliceo, ma in questa gli ostioli di forma tondeggiante sboccano direttamente, cosicchè anche su un minimo frammento di detto spongiario è dato di riconoscere facilmente la pagina superiore dall’ inferiore. Il tipo spiculare è decisamente da Rizomorina (Tav. XXIV [V], fig. 9; Tav. XXV [VI], fig. 2 d): le spicule assai minute (150 », 240 p. ....) polimorfe, di dimensioni variabili, possono però tutte riportarsi ad una forma comune rappresentata da un asse più o meno breve ed incurvato, donde si dipartono dei bracci anch’essì corti, ramosetti e spinosi all’ estremo. Il corpo del desma in questa forma è confrontato col tipo cretaceo meno ornato di escrescenze; ad onta di ciò, ripeto, l’impressione che se ne ritrae è di una forte rassomiglianza con le forme della Creta superiore. La cuticula silicea involucrante resulta di elementi dello stesso tipo, ma assai più ravvicinati fra di loro; non vi ha indizio palese e sicuro di me- gasclere o microsclere sarcodiche, ancorchè in una delle sezioni microscopiche sia dato di ravvisare alcuni monaxoni del tipo dioscea; ma, a parer mio, queste spicule debbonsi essere introdotte fortuitamente nelle lacune scheletriche o nei canali acquiferi dello spongiario, tanto più che, oltre all’apparire in parte rotte, vi stanno disposte del tutto irregolarmente contrariamente a quanto suole avvenire per le spicule sar- codiche che appaiono in generale orientate con una certa regolarità. Dall’intrecciarsi delle espansioni terminali delle singole spicule resulta la compage scheletrica che si appresenta a tutta prima come un aggrovigliamento abbastanza difficile a decifrarsi. Si aggiunga poi che tutta la trama essendo assai friabile, nell’atto di assottigliare le lamine di osservazione, molti degli esi- E ORTA SO TTI [35] P. MALFATTI 301 lissimi elementi spiculari si spostano, si contorcono e si frantumano, venendo così a mentire una strut- tura ancor più intricata di quello che realmente essa sia. Ond’è che per lo studio particolareggiato dei singoli elementi spiculari mi sono servito di spicule convenientemente separate fra loro, con un metodo che non è qui luogo di ricordare. Gli esemplari del Pliocene studiati e qui descritti, non istanno adunque a rappresentare che tre sole forme; ma nella penuria di notizie in proposito l’acquisto non è per questo meno pregevole, tanto più che abbiamo ragione di ritenere che ulteriori ricerche aumenteranno sensibilmente il numero delle forme. “Ne danno argomento a ben sperare i numerosi elementi spiculari (Tav. XXV [VI], quadro IV), in- tatti o frammentari di monaxoni e tetraxoni che stanno sparsi nell’argilla sabbiosa che involge i singoli esemplari; spicule da ascriversi indubitatamente a diverse forme di Desmospongie Tetrattinellidi e Mo- naxonidi, come ce lo mostra del resto un esame microscopico del tutto superficiale. Inoltre le notizie rive- lateci da questo materiale pliocenico servono anch’esse a mostrarci quel carattere di spiccata continuità morfologica che presenta la spongiofauna cenozoica rispetto alle forme del Cretaceo medio e superiore. 302 P. MALFATTI [36] INDICE Cenno necrologico . ò : . , o o o 5 . o : . 0 . . pag. 267 [1] DRIORIOTTO 0 0 ò o 7 6 ò . » 267 [1] — Spugne Silicoo dnflfano GC Inlonono moda o . . 6 . » 270 [4] a) — Considerazioni generali intorno al materiale preso in istudio . 6 . » 270 [4] b) — Giacimento delle Spugne silicee emiliane e loro habitat. 0 a 0 » 271 [5] c) — Struttura microscopica 6 i » 274 [8] d) — Intorno alla natura del igiasolo siano lo scheletro delle sirerangio » 276 [10] e) — Intorno al sistema acquifero 0 . 0 0 6 0 , . . » 279 [13] Ord. Hexactinellida O. Scam. o ò 3 o 0 6 3 0 0 : o o » 281 [15] Fam. Euretidae ZirT. 0 6 o à 6 5 . o 0 7 ; 0 - >» 281 [15] Gen. Craticularia ZirT. : 6 : 0 6 . c c 0 . ò ; » 281 [15] Craticularia Manzonti nov. sp. — (Tav. XX [I], fig. 1-6; Tav. XXI [II], fig. 13; Tav. XXI [III], fig.1,4) >» 284 [18] Craticularia emiliana nov. sp. — (Tav. XXI [II], fig. 1-3, 9,10; Tav. XXII E fig. v. 5 ; » 284 [18] Craticularia globularis nov. sp. — (Tav. XXI [II], fig. 5) . 5 ò o 0 ; : » 284 [13] Craticularia sp. cfr. radicosa Poòra — (Tav. XXI [II], fig. 4). : o ò > » 285 [19] Craticularia patula Pom. — (Tav. XXI [II], fig. 6, 11, 12; Tav. XXII [ur fig. 7: 9). 0 0 0 » 285 [19] Gen. Verrucocoelia ÈraLn. — (Tav. XXIII [Iv], fig. 1,2,9) . 5 0 : ò È » 286 [20] Gen. Tremadictyon Zirt. — (Tav. XX [I], fig. 7; Tav. XXIII [IV], fig. 46) 7 c . c » 287 [21] Fam. Staurodermidae Zrt. . : 6 0 0 0 0 : » 288 [22] Gen. Zittelospongia nov. gen. — (Tav. XXIV [V] fig. 1, DI 5- 8) o 0 o 0 o . » 288 [22] Ord. Lithistida O. ScuHm. 0 o 0 ; 0 o 0 0 0 . 0 - , » 290 [24] Fam. Rhizomorina Dr. 6 » 290 [24] Gen. Hyalotragos Zar. — (Tav. XXI 01], fig. 14; ia XXIII [IVI], fig. 3; Tav. XXIV [VI], fa 3, 34) » 290 [24] 1 Gen. Cnemidiastrum (?) Zirt. — ( Tav. XXIII [IV], fig. 7, 8) . . ò 0 . . >» 291 [26] i Spugne di genere incerto . o 5 0 0 . c 0 : : , . » 291 [52} | II. — Elementi E ieliani di Bpongisci miocenici Miltracciati nelle rocce calcaree di S. Marino . : ; ò 6 . 0 ò » 293 [27] | III. - Spugne plioceniche di Borzoli in Liguria Ù È ; È È >» 298 [32] Ord. Hexactinellida O. ScHam. 0 - o : é . 6 : 0 0 ò o » 298 [82] Fam. Euritidae Zur. e io 208 [I Gen. Craticularia ZrT. o 0 o ò : . o 0 . o . 10000, /2936082] | Craticularia Razorei nov. sp. — (Tav. xXx [I ], fig. 8-10; Tav. XXII [III], fig. 3) . ; ; ; » 298 [82] Craticularia nov. sp. — (Tav. XXI [II], D) 7,8; Tav. XXI [III] fig. 2). 0) DAG 6 . o » 299 [33] Ord. Lithistida O. Scum. 5 a 6 0 o 0 6 6 . : . o » 299 [33] Fam. Rhizomorina Dr. ò 6 $ 3 i i . È 6 ò È : » 299 [83] Gen. Donatispongia nov. gen. 6 n i ò . 0 o . ; : » 299 [33] i Donatispongia patellaris nov. sp. — (Tav. XXIII Iv), fig. 10, 11; Tav. XXIV [V], fig. 9; Tav. XXV [VI], fig. 1a, db, 24. o : 0 ò 0 6 : 0 . ° 0 0 ; » 300 [34] GIORGIO DAL PIAZ STOTPIRNA ALCUNI RESTI DI SQUALODON DELL'ARENARIA MIOCENICA DI BELLUNO (Tav. XXVI-XXIX [I-IV] e Fig. 1 intere.). La formazione miocenica del vallone bellunese consta di marne bituminose alla base, ricoperte da arenarie verdi, che si alternano e fanno passaggio ad una molassa di colore variabile fra il giallastro e l’azzurrognolo, scavata con speciale frequenza a Bolzano e a Libàno, villaggi posti a nord-ovest di Belluno. Il prof. HorRNES ! in base a sì fatta alternanza, che si può osservare in vari siti della regione, opina che tali rocce si debbano ritenere contemporanee, quali facies dello stesso terreno, mentre il prof. TARAMELLI ? crede che si tratti invece di una vera successione di due depositi affatto diversi, ma che presentano fra loro una graduale sfumatura. Comunque sia, da tali strati si raccolsero numerose conchiglie delle quali ebbero occasione di occu- parsi i sopra citati autori e più recentemente il dott. Vinassa DE REGNY ?) e il prof. PAoLo LoncHI ‘). Ma altri rinvenimenti, per quanto rari, dovevano rendere i nostri depositi assai più interessanti. Fino dal 1847 nella sezione geologica del IX congresso degli scienziati italiani, tenuto in Venezia, il CATULLO comunicava come il dott. PAoLo SEGATO avesse raccolto, nell’arenaria di Libàno, numerosi cascami di un coccodrillo. Nell'aprile del 1859 lo stesso professore regalava al museo geologico dell’ università di Pa- dova, alcuni denti scavati pure a Libàno e che dal Morin 5 furono descritti come appartenenti ad un Pachyodon. Poco appresso il sig. ANGELO GUARNIERI raccoglieva a Bolzano un dente di rinoceronte che dal Lioy ® venne descritto e riferito al Rhinoceros Schlejermacherì KAUP. 1) HoERNES R. Beitréige zur Kenntniss der Terticir-Ablagerungen in den Sudalpen. Jahrbuch d. k. k. geol. Reichs- anst., vol. XXVIII, 1878. 2 TARAMELLI T. Note illustrative alla carta geologica della provincia di Belluno. Pavia 1883. 3) Vinassa De RaGnyY. I molluschi delle glauconie bellunesi. Bollettino d. Soc. geolog. ital., vol. XV. Roma, 1896. 4) LoneHI P. Della Pietra da coti o da mola. Atti d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Padova, 1896. 5) MoLin R. Sulle reliquie d’un Pachyodon dissotterrate a Libàno. Sitzungsb. d. Math. Nat. Classe d. k. Akad. d. Wissensch., Bd. XXXV. Wien, 1859; — In. Un altro cenno sulla deritatura del Pachyodon Catulli. Sitzungsb. d. Math. Nat. Classe d. k. Akad. d. Wissensch. Bd. XXXVIII. Wien, 1860. 6) Liov P. Sopra un dente di rinoceronte fossile trovato nell’ arenaria grigia di Bolzano nel Bellunese. Atti d. Soc, It. di Sc. nat., vol. VIII. Milano, 1865. 304 G. DAL PIAZ [2] Reso così ogni giorno più noto, il nuovo giacimento fossilifero venne con maggior frequenza visitato da naturalisti ed anche da appassionati raccoglitori locali. Fu così che il prof. TArAMELLI ®, dopo aver raccolto dei denti di Carcharodon e di Oxyrhina, potè avere dal LEItcAT numerosi frammenti di uno sche- letro e un cranio, genericamente riferiti ad un delfino. Similmente il conte CARLO Avogapro DEGLI AZzoNI nel 1874 raccoglieva un blocco, dal quale poi il DE Ziano 2 con diligente lavoro potè estrarre la parte mediana, con numerosi denti, di un cranio di Squalodon. Poco lungi dal villaggio di Bolzano, e precisamente nella valletta delle Guglie, nell’arenaria glanco- niosa che è in stretto nesso con la roccia che ha fornito gli avanzi testè ricordati, furono pure raccolte delle ossa e dei denti che dal De Ziano vennero riferiti ad una nuova specie di Maliherium. Per un certo periodo di tempo dopo il 1876, se noi facciamo astrazione da pochi resti di vertebre male conservate e dai soliti denti di Plagiostomi, le nostre cave non offrirono gran che di interessante per il paleontologo; quando nel 1895 il prof. PaoLo LonezI # raccoglieva all’ovest di Bolzano, e descri- veva poi in un’ apposita memoria, un bellissimo cranio di Schizodelphis che ora si trova a far parte delle ricche collezioni del museo geologico dell’ università di Bologna. Finalmente lo stesso autore qualche tempo dopo ci ha dato anche la descrizione di un altro cranio di delfinorinco riferibile ad una nuova specie di Champsodelphis 9) che si conserva tuttora nel museo ci- vico di Belluno e che proviene pure dalle cave di Libàno. È Acquistati frattanto per conto del Museo geologico dell’università di Padova alcuni blocchi fossiliferi della già classica arenaria miocenica di Belluno ed isolati coi soliti processi alcuni resti che riconobbi _ appartenenti ad uno Squalodon, potei completare quel poco da me raccolto ed essere così nel caso di illustrare i varî avanzi di Squalodon provenienti dalla stessa località. A tal uopo ebbi anche cura di radunare gli avanzi di Squalodonti del Bellunese posseduti da altri e di farne il diretto confronto con esemplari originali già descritti. Ebbi così dal prof. PELLEGRINI, alcuni resti appartenenti al museo civico di Belluno, dal conte Riz- zoino Avocapro DEGLI AzzonI, l’originale che servì alla compilazione della memoria del DE Ziano ® e specialmente dal prof. LonenI un abbondante materiale già in gran parte isolato. E mentre a tutti questi signori e al prof. SQuINABOL, che mi aiutò nell’ eseguire le negative fotografiche, sento il dovere di tribu- tare i miei più vivi ringraziamenti, non posso fare a meno di deplorare la mancanza degli esemplari do- nati dal prof. CatuLLO al nostro museo, dalle cui raccolte cessarono di far parte con la partenza del loro primo illustratore ?. Ciò nonostante il materiale chio ho preso in esame nel presente lavoro può dirsi 4) TARAMELLI T. Escursioni geologiche fatte nell’anno 1871. Annali scient. del R. Istit. tec. di Udine, Anno V, 1871. 2) Dn Zieno A. Sopra i resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica del Bellunese. Mem. d. R. Istit. Ven. di Scien. Lett. Art., vol. XX. Venezia, 1876. 3) De Zieno A. Sirenii fossili trovati nel Veneto. Memorie d. R. Istit. Ven. d. Scien. Lett. Art., vol. XVIII, Venezia, 1875. . 4) LonGHI P. Della pietra da coti o da mola. Atti. d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Pa- dova, 1896. 5) LoneHI P. Sopra î resti di un cranio di Champsodelphis fossile scoperto nella molassa miocenica del Bellunese. Atti d. Soc. Ven. Trent. d. Scien. nat., serie II, vol. III. Padova, 1898. 6) De Zieno A. Sopra i resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica del Bellunese. 7) Un altro avanzo di Squalodon e precisamente un frammento di mascella fu dal TRINKER spedito all’I. R. istituto geologico di Vienna. Nel presente lavoro non ho potuto prendere in esame anche questo esemplare, però, da. quanto ci riferisce il De Zieno nella ricordata memoria, sappiamo che tale pezzo è da identificarsi a quello di cui avremo occasione di occuparci fra poco e che appartiene, come è già noto, alla raccolta AvoGapRo. [3] G. DAL PIAZ 305 discretamente ricco, tanto più che i resti di Squalodon, abbastanza frequenti nei terreni miocenici del- l’Italia e dell’estero, sono il più delle volte ridotti a pochi frammenti, lasciando ancora molto d’ignoto specialmente intorno alla conformazione dello scheletro di questo interessante gruppo d’animali. Compreso l’esemplare illustrato dal DE Zieno, noi avremo occasione di occuparci adunque di tre cranî, non completi, di: due mandibole, pure incomplete, di numerosi denti, di poche vertebre, delle quali una sola ben conservata, di alcuni frammenti di coste e di una cassa timpanica. Squalodon Bariensis Jourpaw sp. — Tav. XXVI [I], fig. 1-5; Tav. XXVII [II], fig. 1-4; Tav. XXVII [III], fig. 1,2. 1859. Pachyodon Catulli Morin. Sulle reliquie di un Pachyodon dissotterrate a Libano. Sitzungsb. d. Math. Nat. Classe d. k. Akad., Wissensch., Bd. XXXV, XXXVIII. : 1861. Ehizoprion Bariensis JourDAN. Description des restes fossiles de deux grands mammifères constituant 0 deux genres. ..... Comptes rend. d. l’Acad. d. Sciene., tom. 53, 25 nov. 1861. — —_ JourDAN. Description des restes fossiles de deux grands mammifères. Annales Science. nat. (Zoologie), série IV, tom. XVI. 1865. Squalodon Grateloupii van BeNEDEN. Recherches sur les ossements provenant du crag d’Anvers. Mé- moires d. l’Acad. roy. d. Belgique, Tom. XXXV.. 21873. — Catulli Branpr. Untersuchungen ber die fossilen und subfossilen Cetaceen Europa?s. Mé- i moires d. l’Acad. Imp. d. St. Petersbourg, série VII, tom. XX. 21874. — Bariensis Branpr. Erginzungen xu den fossilen Cetaceen Europa’s. Mémoires d. 1’ Acad. Imp. d. St. Pertersbourg, série VII, tom. XXI. 1876. — Catulli De Zieno. Sopra è resti di uno Squalodonte scoperti nell’ arenaria miocenica di Bel- luno. Memorie del R. Ist. Ven. d. Scienz. Lett. Art., vol. XX. 1880. — Bariensis (Rhixoprion Bariensis) van BenEDEN et GeRvAIS. Ostéographie des Cétacés vivants et fossiles. Paris 1880. 1887. Rhixoprion Bariensis Lortet. Note sur le Rlizoprion Bariensis (JourDAN). Archives d. Mus. d’hist. nat. d. Lyon, tom. IV. 1894. Squalodon Barriense Paquier. Etude sur quelques Cétacés du Miocène. Mémoires d. la Soc. géolog. d. France (Paléontologie), tom. IV. In uno dei soliti scavi che si praticano nelle già ricordate cave di mole da arrotini, nel maggio del 1897 furono messi a nudo tali avanzi di ossa, e così disposte, da darci il diritto di sospettare si trat- tasse di un intero scheletro di Squalodon. Disgraziatamente durante lo scavo non fu presente alcuna per- sona che avesse potuto servire di guida agli operai in tali delicate operazioni, cosicchè dell’interessante materiale scoperto non ci rimasero che parti del cranio ed alcuni altri pochi avanzi riferibili, come già dissi, sia per la giacitura che per i rapporti anatomici, ad un unico individuo. Cranio (Tav. XXVI [I], fig. 1,2). — È un bel campione, ma incompleto, poichè dal lato destro porta ancora sette denti e dal lato sinistro uno solo cioè l’ultimo molare. Oltre a ciò, è troncato anteriormente fra l’ultimo premolare e il primo molare e posteriormente poco dopo l’apofisi frontale. L’esemplare mi- sura una lunghezza di circa mm. 380 e una larghezza, fra le facce esterne dei due ultimi molari, di mm. 111. Sono presenti le due ossa mascellarì naturalmente incomplete, parte del frontale destro e un frammento dell’arcata zigomatica pure destra. È molto dilatato posteriormente e dall'aspetto generale e dalla forte usura dei denti si palesa, se non vecchio, certamente riferibile ad un individuo adulto. Primo molare. Forma triangolare allungata, compressa; debolmente rivolto dall’avanti all’indietro. Corona alta circa mm. 24 e larga 17, con l’apice consumato e, come mostra la fig. 2 della Tav. XXVI [IJ, Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. 39 306 i G. DAL PIAZ [4] con gli orli ornati di crenellature assai minute che si fanno più rilevate alla base dell’ orlo posteriore. Facce della corona esterna ed interna solcate longitudinalmente da sottilissime strie e da granulazioni nella parte inferiore. Radice con evidente accenno a divisione. Secondo molare. Dente leggermente ricurvo all'indietro. Corona pure finamente striata e con gra- nulazioni più abbondanti verso la base; altezza della corona, non calcolando naturalmente la parte corrosa, mm. 19, larghezza alla base mm. 20. Gli orli sono pure forniti di fine crenellature e quello posteriore, verso il colletto, è munito di due piccolissimi tubercoli. Terzo molare. Ha forma molto più larga e più depressa del precedente. È alquanto corroso al- l’apice talchè l'altezza della corona è ridotta a mm. 17 per una larghezza di circa 23. L’orlo anteriore descrive una leggera curva ed è in parte corroso; quello posteriore scende più diritto e verso la base porta due piccoli dentelli e fra questi due, uno maggiore. Le due facce, interna ed esterna della corona di questo dente e di tutti i successivi, sono più ricche di granulazioni che i precedenti, mentre le fine strie longitudinali, un po’ alla volta, scompariscono completamente. Quarto molare. Più distante dal terzo e molto più vicino al quinto. Ha una forma triangolare tronca in alto. Corona ad apice corroso, alta mm. 15 e larga alla base 24. L'orlo anteriore ha un de- corso curvilineo, poco inclinato all’indietro, quello posteriore è munito di tre tubercoli maggiori, pure cor- rosi, il più basso dei quali presenta una piccola propaggine a due o tre dentelli. Radice divisa a circa mm. 14 dalla base della corona. Quinto molare. Forma assai vicina a quella del dente precedente. La corona è alquanto corrosa nella sua sommità, è alta mm. 14 e larga alla base 25; la sua faccia esterna è bene conservata, quella interna è alquanto corrosa specialmente in avanti. L'orlo anteriore è pure debolmente ricurvo con leggero tubercolo alla base, quello posteriore è munito di tre tubercoli maggiori pure corrosi seguiti da un quarto, che verso il basso porta altri due o tre dentelli molto piccoli. Sesto molare. Forma triangolare ad orli quasi uguali. Corona corrosa alla sommità e nella faccia interna; alta mm. 15 e larga 25. L’orlo anteriore, alquanto più ripiegato all’indietro che non sia nei denti precedenti, è munito di due piccoli tubercoli, quello posteriore porta un piccolo tubercolo presso la sommità; a questo tengono dietro altri tre, l’ultimo dei quali è seguito da un ‘orlo frastagliato in tre piccolissimi dentelli. Radice divisa a circa mm. 14 dalla base della corona. Settimo molare. Ottimamente conservato anche dalla parte sinistra. La forma è pure triangolare, ma rivolta all’indietro alquanto più che nei precedenti. Nel dente di destra la corona non è corrosa, alta mm. 15 e larga 21. Nell’orlo anteriore si trovano tre piccoli tubercoli, quello posteriore ne porta pure tre uno dei quali molto piccolo presso l’apice. La parte più bassa dell’orlo posteriore è seguita da una breve frastagliatura composta di piccoli dentelli. La radice si divide a mm. 12 circa dalla base della co- rona coi rami rivolti ambedue all’indietro. Nel dente di sinistra si osserva pure la stessa forma; la corona è alta mm. 16 e larga 22. L’ orlo anteriore ha tre tubercoli molto piccoli, quello posteriore, oltre ad uno piccolo subito sotto l'apice, ne porta altri tre discretamente appariscenti. L’orlo anteriore del primo molare dista dall’ orlo posteriore dell’ ultimo molare di mm. 220; gli spazi compresi fra i denti, come mostrano le unite illustrazioni, vanno aumentando dal di dietro all’avanti. Incisivi. Quando io giunsi sul luogo dove fu scavato il materiale descritto, sulla parete rocciosa dalla quale furono staccati i blocchi contenenti i resti di Squalodon già esaminati, apparivano ancora pochi frammenti del cranio. Staccato perciò un nuovo blocco abbastanza grande ed eseguito il solito pro- cesso d'isolamento, riuscii a mettere a nudo la parte anteriore del rostro quale ci viene rappresentata I i - ZO Tr. zo T_T, e [5] G. DAL PIAZ 307 dalla fig. 2 della Tav..XXVII [II]. In questo nuovo ed interessante pezzo si contano uno degli incisivi medii di forma conica, debolmente compressa, coi due orli a tagliente e quattro altri incisivi due destri e due sinistri discretamente completi, alquanto schiacciati con orli a tagliente e ricurvi verso l’interno.. Tutti questi denti hanno la corona percorsa longitudinalmente da sottili striature e l'estremità alquanto smussata per l’uso, come già s’ebbe occasione di far osservare specialmente per i molari. Cassa timpanica. — Da un frammento male conservato, raccolto qualche tempo dopo il primo scavo, ma pure appartenente al cranio già descritto, ho potuto isolare una cassa timpanica. La fig. 1 della Tav. XXVII [II], la rappresenta in grandezza naturale. È molto incompleta, ma fatta naturalmente astra- zione dalle dimensioni, il nostro esemplare ricorda alquanto la bulla timpanica di Zeuglodon figurata dal N MuLLer ® a Tav. II. La somiglianza è ancora maggiore con quella del museo di Linz ? il cui riferimento specifico è disgraziatamente incerto. Mandibola. — Riferibile al cranio or ora descritto, fu raccolta anche la porzione posteriore della mandibola destra (Tav. XXVI [I], fig. 3). Il pezzo è in parte ricostruito, procurando di tenere i frammenti che lo costituivano nella loro posizione originale. Misura una lunghezza complessiva di centimetri 45; l'altezza è variabile è di poco o nessun interesse, poichè il lato inferiore è corroso in tutta la sua lun- ghezza. Sono presenti cinque denti e precisamente il primo, secondo, terzo, quinto e sesto molare. Di questi, gli ultimi due hanno forma triangolare con lato anteriore alquanto ricurvo all’indietro e munito di qualche lievissimo tubercolo, quello posteriore porta invece dei tubercoli molto più rilevati. Il primo, secondo e terzo molare sono assai meno. rivolti all'indietro e dal lato posteriore della corona forniti di un piccolo tubercolo verso la base. Il terzo molare è ornato di granulazioni, mentre il secondo, e spe- cialmente il primo, sono solcati da leggere striature longitudinali. Della mandibola sinistra, non ho potuto estrarre che pochi denti isolati e precisamente il primo e secondo molare abbastanza bene conservati e gran parte della corona del quinto e del sesto. Questi scarsi resti della dentatura corrispondono perfettamente agli omologhi della branca destra. Oltre a questi avanzi bene riconoscibili, nell’isolare parte del cranio, ho raccolto, staccati, pochi fram- menti di un canino e di qualche premolare. Vertebre. — Dallo stesso blocco di roccia, dal quale si ebbero i descritti resti di Squalodon, furono estratti anche dei pezzi di vertebre, pure riferibili, con grande probabilità, allo stesso individuo. Conto fra questi avanzi un atlante e una vertebra dorsale; l’atlante è piuttosto male conservato, ma corrisponde in parte a quello figurato dal van BenEDEN nella Tav. III del suo studio sul crag d’Anvers. La vertebra dorsale è conservata invece abbastanza bene fatta eccezione delle estremità delle apofisi spinose e tra- sverse alquanto corrose. Il corpo, foggiato a sella nel contorno esterno, ha uno spessore massimo di mm. 44 e minimo di circa 35, giacchè le due facce del corpo della vertebra sono leggermente concave. Il dia- metro trasverso del foro midollare ha un minimo di mm. 35 e quello verticale di circa 32. Nel suo com- plesso questa vertebra ricorda alquanto quelle, pure lombari, di Zeuglodon figurate nella già citata opera del MùLrER sui resti di Zeuglodon del nord America. Coste. — Le figure 4 e 5 della Tav. XXVI [I], rappresentano due frammenti di coste. Il primo pezzo, molto largo e di apparenza robusta, appartiene ad una delle prime coste, il secondo frammento, che misura una lunghezza di mm. 100, è poco compresso, alquanto ricurvo ed è da riferirsi ad una delle coste successive. 1) MuLLoRr J. Ueder die fossilen Reste der Zeuglodonten von Nordamerica. Berlin, 1849. 2 Branpr I. F. Untersuchungen iiber die fossilen und subfossilen Cetaceen Europa's. Mémoires d. l’Acad. Imp. d. St. Petersb., série VIII, tom. XX, pag. 325, tav. XXXI, fig. 4-9. 308 G. DAL PIAZ i [6] Riguardo la determinazione specifica dei resti da me fino ad ora presi in esame credo sia affatto inutile una minuta rassegna di tutte le specie di Squalodon raccolte nei varî paesi, per due ragioni. Primo, perchè certi avanzi riferiti vagamente allo Squalodon si staccano da questo al punto da far pen- sare che si tratti addirittura di generi diversi, come sarebbe per certi tipi d'America illustrati dal Lempy e dal CoPE; secondo, perchè di certe specie le descrizioni sono così incomplete e i loro avanzi così scarsi (Squal. Suessi Bap.; Squal. Gastaldi Brp.j Squal. Gervaisi v. Ben.; Squal. Vocontiorum DeLr.; Squal. incertus BRD. ecc. ecc.) da togliere qualsivoglia valore a dei raffronti comparativi. Un semplice sguardo alle illustrazioni dello Squalodon Ehrlichii v. BEN. è sufficente per vedere in questa specie, sia per la conformazione del cranio, sia per quella dei denti, un tipo affatto differente dai nostri esemplari. Riferendo quindi col GeRvAIS, collo ZirtRL e con altri lo Squalodon (Arionius) servatus MeykR allo Squalodon Bariensis ed escludendo in fine lo Squalodon Catulli, del quale avremo occasione di occuparci in seguito, siamo ridotti alle seguenti specie: Squal. Antverpiensis v. Ben.; Squal. Grate- loupiî PeDR. e Squal. Bariensis JoURD. Lo Squalodon Antverpiensis si distingue dal nostro per evidente diversità nella forma, nelle dimen- sioni e nella posizione dei singoli denti. Lo Squalodon Grateloupii bene distinto dal Bariensis specialmente dopo i lavori dello ZirteL ® e del PaquiER 2), è pure specificamente diverso per la forma, l'impianto e la disposizione dei molari, piut- tosto allungati, assai vicini fra loro e con la corona fortemente dentellata anche nell’ orlo anteriore. Non ci rimane infine da esaminare che lo Squalodon Bariensis. Questa specie illustrata per la prima volta dal JourDAN 8, che le impose il nome generico di RWQizoprion, confusa in addietro collo Squalodon Grateloupti, venne poi completamente separata. Orbene, se con la scorta dei citati lavori noi intrapren- diamo un confronto col cranio scavato nell’arenaria di Belluno testè descritto, non tardiamo a renderci accorti come esso e per il generale andamento delle ossa e specialmente pel tipo dei denti considerati anche in tutti i loro particolari, debba essere identificato alla specie Bariensis. Questo riferimento (alla specie Bariensis) abbastanza chiaro anche col solo esame delle descrizioni e delle figure date dai su citati autori, m°è riuscito poi maggiormente evidente dopo nuovi confronti che, grazie la distinta cortesia dell’illustre prof. CAPELLINI, ho potuto eseguire su modelli esistenti nel Museo geologico dell’ Università di Bologna e tolti dallo stesso originale di Lione. A proposito di questo modello e delle figure del celebre esemplare che si trovano riprodotte con abbastanza frequenza, fa duopo ricordare come da tutti e due i lati del cranio sia mancante l’ultimo molare. Questo fatto è utile a sapersi, poichè, non essendo reso noto, nè d’altra parte risultando evi- dente dalle illustrazioni, può essere causa di un falso apprezzamento nello studio dei molari e ciò per lo spazio che sul modello ci appare fra il terzo e il quarto molare, mentre in realtà, come succede per molte specie di Squalodon, è da considerarsi invece compreso fra il quinto e il quarto. Nè minori somiglianze si osservano fra le due mandibole considerate sia nella forma della branca trasversa che nell’ascendente; ma anche qui, come nella mascella, le maggiori analogie si riscontrano specialmente fra i denti, quali si possono rilevare per esempio in un confronto con quelli figurati dal 1) ZrriteL K. A. Ueber Squalodon Bariensis aus Niederbayern. Palaeontographia, vol. XXIV. 1877. 2 PaquinRr V. Htude sur quelques cétacés du Miocène. Mémoires Soc. gé0l. d. France (Paléontologie), vol. IV, 1894. 3) JourDAN M. Description des restes fossiles de deux grands Mammifères. Annales d. Science. nat. (Zoologie), vol. XVI, 1861. l 17] G. DAL PIAZ 309 PaquieR >, dove la corrispondenza è completa nei tubercoli e nelle sottili granulazioni che ornano le due facce della corona. Riguardo alle altre parti dello scheletro da me raccolte, cioè cassa timpanica, vertebre e frammenti di coste, è ovvio come dei riferimenti specifici siano per ora impossibili. Nella descrizione dei varî pezzi mi sono limitato a citarne le somiglianze generiche, ora ricorderò soltanto l'interessante particolare che tali resti sono; con grandissima probabilità, da riferirsi allo stesso individuo del quale furono minuta- mente descritti gli avanzi del cranio e della mandibola. Come ho già ricordato a pagina 304 [2], del materiale avuto a mia disposizione fa parte anche il cranio di Squalodon sul quale il DE Zieno fondava la nuova specie Catulli, specie che, come si avrà occasione di constatare in seguito, va riferita allo Sg. LBariensis. Infatti l'identità di tale esemplare (Tav. XXXVIII [III], fig. 1 e 2) con quello già ascritto al Ba- riensîs, si può dire completa non solo per ciò che riguarda il numero e la disposizione dei denti, ma anche per la forma e pei particolari riguardanti i tubercoli che ornano i lati e le piccole crenellature che si riscontrano sia sulla faccia esterna che su quella interna della corona dei denti. Il De Zieno, pure avendo consultato le ricordate opere di van BENEDEN e del BranpT, che cita più volte, non ha evidentemente preso cognizione del lavoro del JourDAN che metteva fino dal 1861 le basi della specie Bariensis. Secondo ogni probabilità la citazione della specie Bariensis sotto il genere Ahi- zoprion e data in sinonimia alla specie Grateloupti dal van BeNEDEN, ha tratto in inganno il compianto paleontologo, mentre in effetto trattasi di tipi affatto differenti. Ma l’ erronea creazione della specie Catulli è rimasta lungo tempo ignota specialmente per un’altra circostanza che confesso mi riesce quanto mai strana e inesplicabile. A pagine 22 e 23 della memoria sullo Squalodon Bariensis della bassa Baviera, il prof. ZITtTEL passa in rassegna le varie specie note, rilevandone le somiglianze o le differenze e, a proposito dello Squalodon Catulli Monia, illustrato dal DE ZIGNO, così si esprime: “ Squalodon Catulli Monin sp. aus der Molasse von Belluno ist ebenfalls specifisch verschieden, wie “ ein Vergleich unseres Schidels mit dem neuerdings von Baron Zigno veròffentlichten schònen Schnau- “ tzenfragment lehrt. Die oberen Backzàhne der italienischen Art zeichnen sich durch Kerbung des Vor- “ derandes und namentlich durch kriftige erhabene Lingsstreifen auf der Zahnkrone aus ,. Perchè si possa esaminare più attentamente come stanno le cose, nella pagina seguente, ho ripro- dotto la parte che più interessa di un ingrandimento fotografico tolto dallo stesso originale descritto e figurato dal DE ZIeno. Orbene: specialmente per la pubblicazione del LortET?, accompagnata da due tavole con figure a grandezza naturale comparsa alquanto dopo la memoria dello ZItTEL, noi sappiamo che anche nella specie Bariensis il lato anteriore degli ultimi molari della mascella presenta delle intaccature che fanno rile- vare dei piccoli tubercoli i quali, d'altra parte, come mostra la figura intercalata, rispondono perfetta- mente a quelli dello Squalodon Catulli Zieno. Questo carattere non costituisce adunque una particolarità propria alla sola specie bellunese. Ma v’'ha di più: le forti e rilevate strie che percorrono longitudinalmente il dente e che, come dice pure lo ZirtEL, costituirebbero il carattere che specialmente distingue la specie Catulli, sono eviden- 4) PaQuIER V. Op. cit. 2 LortET. Note sur le Rhizoprion Bariensis (JourDAN). Archives d. Mus. d’ hist. nat. d. Lyon, tom. IV, 1887. 310 G. DAL PIAZ [8] tissime nel disegno, ma non esistono certo nell'originale, non riscontrando in esso, come mostra l’intercalato ingrandimento, che delle lievissime successioni poco regolari di piccole granulazioni, più frequenti spe- cialmente verso la base della corona. I disegni dello Squalodon Catulli dati dal DE Ziano, più artistici che Fio. 1. fedeli, sono esagerati inoltre anche nei tubercoli e la verità di tale asserto risulta egualmente evidente coi soliti confronti comparativi, al quale scopo, oltre la figura intercalata nel testo, giovano specialmente le: figure 1 e 2 della Tav. XXVIII [III]. Per questi fatti e perchè si possa meglio constatare le analogie dell’ esemplare in esame con quello già descritto e riferito alla specie Bariensis credo opportuno di rifare sommariamente la descrizione del fossile in discorso. Cranio. — Trattasi di una parte di mascella in cui si osservano parte delle ossa mascellari e delle intermascellari. L'esemplare, che è schiacciato lungo il lato destro, misura una complessiva lunghezza di mm. 320, un diametro trasverso anteriore di mm. 60 e posteriore di circa 100. Dal lato destro si con- tano sei denti e dal lato sinistro sette, e precisamente tutti i molari. Il De Zieno considerava che il pezzo fosse troncato posteriormente dopo il sesto molare. In fatto però l’ultimo molare presente, per la sua forma e per tutti i particolari dei suoi tubercoli, deve essere considerato per settimo e non per sesto. Lo spazio piuttosto grande che separa il terzo dal quarto molare è tale, perchè il fossile, come in parte. si può rilevare dalla figura 2 della Tav. XXVIII [III], ha subìto una rottura e uno spostamento. Questo spazio non ha nulla a che fare con quello compreso fra il quarto e il quinto molare che, per alcune forme, fino ad un certo punto, può stabilire il passaggio fra i primi tre e gli ultimi quattro molari. Quarto premolare. Si conta un solo premolare, sul lato destro. Forma lanceolata, compressa; in- clinato in avanti e leggermente ricurvo all’indietro. Corona alta mm. 22, larga alla base 15 e percorsa da debolissime strie longitudinali, visibili specialmente sulla superficie interna. Primo molare. Bene conservato tanto il destro quanto il sinistro, corona solcata da sottili strie, alta circa mm. 22 e larga alla base circa 17. Forma pure lanceolata allungata; margine a finissime cre- [9] G. DAL PIAZ 311 nellature e fornito verso la base dell’orlo posteriore di un piccolissimo dentello. La radice presenta un evidente accenno a dividersi in due. Secondo molare. Bene conservato il sinistro, rotto e spostato il destro. Forma pure triangolare più larga verso la base dove la corona presenta una rientranza verso l’alto abbastanza spiccata. Altezza della corona mm. 21 e larghezza 20. L’orlo anteriore descrive una curva rivolta un po’ all’indietro e il poste- riore presenta alla base due piccoli dentelli. Terzo molare. Ottimamente conservato tanto il destro quanto il sinistro. Altezza della corona mm. 22 e altrettanto larga. Orlo anteriore poco ricurvo e il posteriore ornato alla base di tre tubercoletti, dei quali il maggiore sta nel mezzo. Nel dente di destra è visibile anche parte della radice, che appare chia- ramente divisa in due. Quarto molare. Bene conservato dal lato sinistro e rotto dal lato destro. Forma triangolare che ricorda quella del terzo molare, ma alquanto più larga di modo che la corona per un’ altezza di mm. 22 presenta una larghezza, alla base, di circa mm. 23. L'orlo anteriore è un po’ meno ricurvo, quello posteriore presenta tre tubercoli, dei quali il più basso continua con piccole frastagliature. Le facce della corona sono fornite delle solite granulazioni più frequenti verso la base e a tendenza lineare nella faccia in- terna. Tali granulazioni si ripetono presso a poco nella stessa forma ed evidenza anche nei tre ultimi molari. Radice divisa poco lungi dalla base della corona. Quinto molare. Conservato bene soltanto il sinistro. Questo dente è pure simile a quello che lo precede, ma alquanto meno lanceolato. Corona alta mm. 21, larga alla base 23, ad orlo anteriore de- bolmente arcuato e con l’accenno di un piccolissimo tubercolo verso la base. Orlo posteriore munito di varî tubercoli così distribuiti: in alto presso l'apice leggero dentello appena appena appariscente, sotto, per uno spazio di circa due terzi dell’ orlo posteriore, tre tubercoli alquanto rilevati e alla base un ul- timo tubercolo più piccolo e frastagliato in due o tre dentelli molto minuti e poco evidenti. La radice si divide a circa mm. 14 dalla base della corona. Sesto molare. Mancante dal lato destro ed ottimamente conservato da quello sinistro. Ha una forma di triangolo quasi isoscele, in cui la corona ha un'altezza di mm. 18 e una larghezza massima di 24. L’ orlo anteriore, pochissimo ricurvo, presenta due dentelli abbastanza evidenti e un terzo verso l’apice quasi invisibile; l’orlo posteriore ha un dentello minuto presso l’apice e tre bene pronunciati sotto, dei quali il più basso ha una propaggine inferiore che a sua volta è divisa in tre tubercoli molto piccoli. La radice grossa divisa in due a mm. 15 dalla base della corona è curvata all’indietro. Settimo molare. Quest'ultimo dente, pure conservato soltanto dal lato sinistro, è più piccolo e più depresso del precedente. La corona ha un’ altezza di mm. 15 e una larghezza di circa 22. L’ orlo ante- riore ha tre dentelli poco prominenti, quello posteriore ha un dentello assai piccolo presso l’apice, tre più grandi al di sotto e anche in questi l’ultimo ha una propaggine inferiore debolmente frastagliata. La divisione della radice comincia 15 mm. sotto la base della corona. Dall’ orlo anteriore del primo molare al posteriore dell’ultimo, corrono mm. 253; gli spazi fra i denti sono più piccoli verso gli ultimi molari, e vanno aumentando in avanti. Un particolareggiato raffronto dei denti presi or ora in esame con quelli poco prima descritti nello studio del primo esemplare, basta per renderci persuasi dell’identità esistente fra questi due individui. A primo aspetto l’ esemplare illustrato dal De Ziano sembrerebbe che avesse i denti più acuminati e meno tozzi del precedente. Ricordo però come in questo siano più che palesi le tracce dell’ uso, come cioè i denti siano alquanto consumati, ciò che non si riscontra menomamente nell’esemplare De Ziono. Si tol- gano a questo gli apici dei denti e si smussino convenientemente i tubercoli; oppure si completino nel primo esemplare le parti mancanti, e si avrà l'assoluta identità di tipo. 312 G. DAL PIAZ [10} Qualche altra piccola differenza si potrebbe, volendo, rilevare fra i due ultimi molari, ma anche questo fatto che oltre al non avere alcun valore, data specialmente la palese diversità d’età, è reso ad- dirittura nullo quando noi pensiamo che, specialmente fra i vertebrati superiori, non solo si riscontrano delle differenze fra individuo e individuo di una stessa specie, ma anche fra branca e branca del cranio di uno stesso individuo. A proposito di questo fatto, nella descrizione del primo esemplare di Squalodon, si può osservare come, per quanto piccole, tra l’ultimo molare di destra e l’ultimo di sinistra si riscon- trino delle differenze nelle dimensioni e nei tubercoli. Questa è una circostanza della quale non dobbiamo trascurarne l'interesse per il modo con cui deve essere interpretato il concetto di specie. Se la minuta osservazione d’ogni più piccola particolarità può fornire degli argomenti a considerazioni filogenetiche più o meno verosimili, bisogna però, d’altra parte, andare molto cauti nel concedere ad esse un valore decisivo. E se nell'esame dei singoli denti, sia dell’uno che dell’altro esemplare, ho piuttosto insistito anche sui minuti particolari, non si è perchè ad essi io attribuisca un valore assoluto, ma perchè, trat- tandosi di correggere una specie che non ha diritto d’esistere, mi trovavo nel caso di non trascurare alcun fatto, per quanto minuto, che ne dimostrasse le analogie o le differenze. Da quanto si è detto a questo proposito, noi possiamo concludere adunque col riferire definitiva- mente il cranio ritenuto appartenente alla nuova specie Catulli, ad un giovane individuo di Squalodon Bariensis; e che l’individuo fosse giovane lo prova lo stato dei denti conservati in tutti i loro minuti particolari, fatto, del resto, che non era neppur sfuggito all’osservazione dello stesso DE Zieno !. Squalodon Bariensis JourpaN var. Bellunensis n. var. — Tav. XXXVII [III], fig. 3, 4; Tav. XXIX [IV], fig. 1-3. Fra il materiale appartenente al gen. Squalodon devo considerare in fine parte di un cranio, e un frammento di mandibola ad esso riferibile. Cranio. — Tronco sia dal lato posteriore che da quello anteriore, ha una lunghezza complessiva di quasi mm. 580. La larghezza non può essere presa con discreta esattezza che fra le facce esterne dei due ultimi molari, dove raggiunge circa mm. 107; in tutto il resto queste misure non possono avere alcun valore, poichè in avanti il cranio è molto incompleto e posteriormente il frontale è stato schiacciato contro il mascellare. Sono presenti le ossa mascellarè portanti diversi denti tutti molari, le infermascellari, pure più o meno incomplete, parte delle palatine e pochi frammenti delle frontalì. Il cranio ha una evidente asimmetria che si può osservare in special modo nell’impianto degli ultimi molari. Dei denti non troviamo presenti che soli molari, ed anche questi in parte mancanti e male conservati. Primo molare. Ridotto alla radice e ad una piccolissima porzione di corona. Secondo molare. Rotto e mancante della parte superiore. Corona percorsa da finissime striature, larga mm. 19 e ornata alla base dell’orlo posteriore di due o tre piccolissimi dentelli. Radice evidente- mente divisa. Terzo molare. Mancante da tutti e due i lati. Quarto molare. Leggermente rivolto all’ indietro. Corona di forma triangolare, larga alla base mm. 23 ed alta circa 17; fortemente consumata lungo l’orlo anteriore ed anche all’apice, percorsa da finissime striature longitudinali e munita di piccole granulazioni sia nella faccia interna che nella esterna. Lungo l’orlo posteriore sono presenti tre tubercoli all’ ultimo dei quali segue una piccola propaggine frastagliata. Quinto molare. Forma più depressa, corona larga alla base mm. 24 e alta mm. 16; corrosa leg- !) Lettera del De Ziano al van BENEDEN. Bulletins de l’Acad. roy. d. Science. Lett. Arts., série II, tom. XLI, 1876. . [11] G. DAL PIAZ 313 germente all’ apice. Le due facce di questo molare e di tutti i conseguenti sono munite di granulazioni; l’orlo anteriore ha un piccolo tubercolo alla base; quello posteriore è occupato quasi tutto da tre tuber- coli corrosi, ma bene appariscenti, e da uno più piccolo alla base. Sesto molare. Corona rivolta all'indietro più che la precedente, larga, subito sopra il colletto, mm. 24 ed alta quasi 16; corrosa lungo l’orlo anteriore di modo che non si scorge che qualche piccolo tubercolo verso la base, intatta lungo quello posteriore dove si riscontra un piccolo tubercolo presso l’ apice, tre più rilevati al di sotto e una leggera frastagliatura, composta di tre minutissimi dentelli, alla base dell’ ultimo. Radice divisa a circa mm. 14 dalla base della corona. Settimo molare. Più piccolo più depresso dei precedenti e più rivolto all’ indietro. Corona perfet- tamente conservata, alta mm. 14 e larga 22; l'orlo anteriore porta due tubercoli maggiori e qualche altro più piccolo; quello posteriore ha un piccolo tubercolo verso l'apice seguito da due più grandi e da una breve frastagliatura alla base. Radice in parte rotta, ma distintamente divisa. Dal lato sinistro si contano altri tre denti il quinto il sesto e il settimo molare, nei quali gli orli anteriori sono molto consumati. Questi denti non presentano alcuna notevole diversità da quelli di destra ed è resa per questo inutile qualsiasi descrizione. Lo spazio compreso fra l’orlo anteriore del primo molare e il posteriore dell’ ultimo è di mm. 227; quelli compresi fra i singoli denti sono presso a poco uguali a quelli che si riscontrano negli altri esemplari descritti. ‘Mandibola. — È un frammento della branca destra lungo mm. 260, alto anteriormente mm. 41 e po- steriormente circa 49. Sono presenti il quarto e il quinto molare e parte della radice del secondo, del terzo, e del sesto. Dal lato esterno dell'osso, fra lo spazio compreso fra i varì denti, si riscontrano delle fossette, alle quali dovevano naturalmente corrispondere gli apici dei molari della sovrapposta mascella. Il quarto molare ha forma di triangolo con vertice leggermente corroso rivolto all'indietro. La co- rona è appiattita, a due taglienti; ha la base larga mm. 26 e fortemente rientrante, indizio di radice divisa, è alta mm. 15, senza contare naturalmente la parte corrosa. In tutti e due i denti presenti, la faccia esterna è percorsa longitudinalmente da finissime striature e quella interna presenta delle granu- lazioni abbondanti specialmente presso il colletto. L'orlo anteriore del quarto molare è munito di un den- tello alla base e quello posteriore di tre dentelli in parte corrosi. Tl quinto molare ha forma meno lanceolata, la corona a fine granulazioni è larga mm. 26 ed alta mm. 13. L’orlo anteriore mostra due tubercoli maggiori e qualche altro più piccolo, quello posteriore ne porta tre discretamente rilevati. Da quanto abbiamo passato in rassegna nella succinta descrizione di questo ultimo cranio, e da ciò che si può dedurre dalle sue illustrazioni, fig. 1, 2,3 della Tav. XXIX [IV], non ci riuscirà difficile no- tare come esso, specialmente nei denti, presenti una certa somiglianza con gli esemplari precedentemente riferiti alla specie Bariensis. Questa somiglianza però non è tale da costituire una vera identità; a rigor di termini questo terzo esemplare, rispetto ai precedenti e rispetto alla forma tipica di Bari (Dròme), è alquanto più snello, ha palato più rigonfio, mascellari, specie dopo l’ultimo molare, più sottili e meno angolosi e denti meno spessi e ad impianto debolmente proclive, ossia divaricati dal basso all'alto. Tutti questi particolari fanno ricordare alcuni dei caratteri pei quali il PaquirR ®, sull’esemplare di Bleichenbach, ha fondato la nuova specie Zittelì. Ma il carattere che più di tutti gli altri ha determi- 1) Paquinr V. Htude sur quelques Cétacés du Miocène. Mémoires Soc. géol. d. France (Paléontologie), tom. IV, 1894. Palaeontographia italica, vol. VI. 1900. 40 314 G. DAL PIAZ (UId2] nato il PaquirR a fare del fossile di Monaco una specie nuova, si basa sulla presenza di cinque premolari in luogo di quattro. Nel nostro esemplare disgraziatamente mancano tutti i premolari e non possiamo per questo stabilire alcun raffronto decisivo; ma se alle probabili differenze fra i denti si unisce, come gentilmente mi comunica il prof. ZirttEL, qualche altra diversità nell’andamento del cranio e nei molari della mandibola, siamo condotti a tenerli assolutamente distinti. Una certa somiglianza di forma delle ossa mascellari del nostro esemplare può notarsi anche. con quelle dello Squalodon Grateloupii. È noto però come nello studio di questi gruppi di animali i caratteri distintivi migliori ci siano forniti dai denti, ebbene a questo proposito, nel nostro caso, siamo ben lungi dal tipo Grateloupti, mentre riguardo ai denti, la somiglianza fra l'individuo in esame e quelli precedentemente descritti e riferiti alla specie Bariensis, è spiccatamente notevole. Solo, come già ebbi campo di far osservare, tali denti (ridotti agli ultimi quattro molari), hanno un tipo più gracile, un impianto più proclive e i tubercoli del lato anteriore un pochino più pronunciati. Questi caratteri uniti ai pochi e di valore sempre relativo che riguardano la conformazione del cra- nio, sono ben lungi dall'avere il valore specifico che noi riscontriamo per esempio fra lo Squalodon Gra- teloupiù ed il Bariensis, o fra questi e 1° Elhrlichi e non dobbiamo per questo dare ad essi eccessiva importanza. Ciò non per tanto queste particolarità non possono sfuggire certo all’ osservazione, anzi esse a mio avviso, sono sufficienti per autorizzarci a stabilire una varietà, che distingua la forma in esame da quella fondamentale di Bari, augurandoci intanto che nuovi rinvenimenti ci forniscano in avvenire il mezzo di completare queste prime ricerche. ; Più che per la creazione di specie nuove, basate su caratteri non evidenti e decisivi o su resti troppo scarsi per riferimenti specifici assoluti, io sono del parere, di molti naturalisti, di raggruppare quali va- rietà attorno a tipi fondamentali e ben noti, tutte quelle forme che più»si avvicinano ad essi, evitando . così la deplorevole confusione prodotta dall’uso di stabilire delle specie nuove, anche quando si abbia a che fare con sole diversità individuali di età o di sesso. e e n Ito) ini SERRITAISOTO Ret) Spiegazione della Tavola I [XX]. Fr. la-d. — Perisphinctes Pasinii Gru. sp. var balderoides n. var. Esemplare tutto concamerato e in parte rotto per metterne in evidenza i giri interni (Fig. 1d). Per la linea lobale si veda la Fig. 36 a pag. 2 [74], — pag. 2 [74]. » 2a-c. — Simoceras (?) n. sp. ind. Frammento di un grande esemplare con il guscio conservato e solo nell’ ultima parte asportato per prepararne la linea lobale, il cui disegno è rappresentato con la Fig. 35 a pag. 1 [73], — pag. 1 [73]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav. I GANAVARI, fauna dstr con Asp.acanthicuni di M° Serra pr Camerino . o) LARA Stab, Gambi Firenze E Cristofam dis.è lit laiotao= eV CINE, Spiegazione della Tavola II [XXI]. Fic. 1a-e. — Perisphinctes ptychodes NeuM. Frammento di un grande esemplare nel quale la parte conservata del giro esterno appartiene tutta alla camera di abitazione. La conchiglia è parzialmente conservata. Nella sezione dei giri (Fig. 1c) è indicato in nero lo spessore del guscio. Per la linea lobale si veda la Fig. 37 a pag. 4 [76], — pag. 3 [75]. Palaeontograpbia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI ,Tav.IL. ; GCANAVARI, Fauna dstr con Asp. acanthicum di M° Serra pr Camerino Ù Tav. XXI |. 1. E.Cristofani Jit Stab. Gambi Firenze î Ì i È RI } È i \ : Ari DI tal Li E n ’ À 5 "$ Ul al ; à Ci 7 UJRO È % t a ni A ” vi S ds xi - » ‘ Y ù I x Spiegazione della Tavola HMI [XXIT]. Fic. 1. — Aspideceras apenninicum Zirr. Grande esemplare con parte della camera di abitazione conservata e con la conchiglia parzialmente presente, — pag. 12 [84]. » 2. — Aspidoceras apemninicum Zirr. Esemplare più piccolo con i lobi evidenti sino alla prima metà dell’ultimo giro conservato, con spine un poco più numerose della forma tipica. Per la linea lobale si veda la Fig. 40 a pag. 13 [85], — pag. 12 [84]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav.IIL GANAVARI, Fauna dstrcon Asp. acanthicum di M Serra pr. Camerino. [Zav. XXI). Res TÈ CS de di SENZA Ri a E .Cristofam dis.e lit. Stab. Gambi Firenze alitàs n LR, Spiegazione della Tavola IV [XXIII]. Fic. la,b. — Aspidoceras insulanum Gemm. var. serrana n. var. Esemplare nel quale la metà esterna dell’ultimo giro appartiene alla camera di abitazione; su di questa le rughe radiali sono maggiormente evidenti. Il guscio è parzialmente conservato. Per la linea lobale si veda la Fig. 38 a pag. 6 [78], — pag. 5 [77]. » 2a,b. — Aspidoceras Uhlandi Opp. var. extuberata n. var. (L’es. figurato nell’ Istituto geologico dell’ Univ. di Bo- logna). Esemplare con alcuni tubercoli ben conservati. Per la linea lobale si veda la Fig. 39 a pag. 10 [82]. Vedasi anche Tav. V [XXIV], fig. 1a,b e Tav. VI [XXV], fig. 1, — pag. 7 [79]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA Vol.VI Tav.IV. GANAVARI, fauna dstr con A. acanthicum di M° Serra pr Camerino . [Zan XVII. E .Cristofani dis.e lit Stab. Gambi Firenze Ka Fis. Lab. — Aspidoceras Unlandi O»P. var. extuberata n. var. Grande esemplare con il gu SI vato. Vedasi anche Tav. IV [XXIII], fig. 24,6 e Tav. VI [XXV] PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , VoL.VI, Tav.V. CANAVARI, fauna dstr con Asp.acanthicum di M£ Serra pr Camerino. [ Tav. XXIV]. E .Cristofani dis e lit Stab. Gambi Firenze Up ii de e È PpELT ni val SUR A Spiegazione della Tavola Fic. 1. — Aspidoceras Uhlandi OPP. var. extuberata n. var. Grande esemplare veduto di fianco 0 conservati. Vedasi anche Tav. IV [XXIII], fig. 2a,b, e Tav. VI [XIV], fig. 14,5, Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.VI, Tav.VI. [ Zav. XXVI. Serra pr Camerino . te dl CANAVARI, Fauna d,str con Asp. acanthicum “IPenze ab. Gambi E la SI .Cristofani dis E Spiegazione della Tavola VII [VII]. Fia. 1. — Harpoceras Boscense Revn., dei dintorni di Cagli, — pag.17 [43]. 2a,b. — Harpoceras cfr. pectinatum Mca., del Furlo, — pag. 21 [47]. 3a,b. — Harpoceras volubile Fuc., della Faiola, — pag. 23 [49]. 4a-c. — Harpoceras? crassiplicatum Fuc., delle pendici del Gran Sasso, — pag. 26 [52]. 5a,b. — Altro esemplare della stessa specie, delle pendici del Gran Sasso, — pag. 26 [52]. 6a-c. — Harpoceras? ambiguum Fuc., di Canfaito, — pag. 24 [50]. Ta,b. — Harpoceras? Pantanellii Fuc., della Faiola, — pag. 27 [53]. 8a,b. — Harpoceras Fieldingii ReyNn., della Marconessa, — pag. 25 [51]. 9a,b. — Grammoceras Normanianum D’ORB., tipico, della Porcarella, — pag. 28 [54]. 100,5. — Grammoceras Normanianum D’ORB., var. costicillata Fuc., di Canfaito, — pag. 29 [55]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. } | PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. VII. FUGCINI, Ammoniti del Lias medio dell'Appennino centrale. [Zav. VIII. FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO % 4% CITATA LEI NN I Spiegazione della Tavola VIII [VIII]. Fia. la-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB., vary costicillata Fuc., del Monte Faito, — pag. 29 [55]. DIRO — Forma detracta della specie e della varietà precedente, di Canfaito, — pag.30 [56]. » 3. — Altro esemplare della stessa forma, di Canfaito, — pag.30 [56]. » 4a-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB. var. semilaevis Fuc., della Rocchetta, — pag. 31 [57]. » 5a-c. — Grammoceras Normanianum D’ORB. var. inseparabilis Fuc., di Canfaito, — pag. 29 [55]. » 6a,b. — Grammoceras varicostatum Fuc., di Canfaito, — pag. 32 [58]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAERONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. VII. FUCINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [ Ziav. VIIL]. FUCINI ET RUGANI FOT, ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO SA ab of VI I sede "3 CLP Pai METE to n) Spiegazione della Tavola IX [IX]. Ta-c. — Grammoceras Portisi Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 33 [59]. 2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 33 [59]. 3. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 33 [59]. 4a,b. — Grammoceras Portisi Fuc., var. Zitteliana Fuc., di Canfaito, — pag. 35 [61]. 5. — Grammoceras Portisi Fuc., var. contraria Fuc., della Marconessa, — pag. 36 [62]. 6. — Grammoceras Isseli Fuc., della Marconessa, — pag. 37 [63]. Ta-c. — Altro esemplare della stessa specie, di Canfaito, — pag.37 [63]. 8. — Altro esemplare della stessa specie, della Mitola, . pag.37 [63]. 9a,b. — Grammoceras cfr. falculatum ReyNn.del Monte Faito, — pag. 39 [65]. 10a-c. — Grammoceras subtile Fuc., di Ponticelli presso Cagli, — pag.39 [65]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. nr PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voll VI, Mav. IX. FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [ Zav. IX |. FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI £ FERRARIO. MILANO Spiegazione della Tavola X [X]. la,b. — Grammoceras celebratum Fuc., della Faiola, — pag. 41 [67]. 2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Marconessa, — pag. 41 [67]. 3a,b. — Grammoceras celebratum Fuc. var. italica Fuc., della Marconessa, — pag. 44 [70] 4. — Grammoceras Bonarellii Fuc., del Monte Faito, — pag. 45 [T1j. 5a-c. — Altro esemplare della stessa specie, del Monte Faito, — pag. 45 [71]. 6a-c. — Grammoceras Bassanii Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 46 [72]. Ta-c. — Altro esemplare aa stessa specie, della Marconessa, — pag. 46 [72]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PRALATONTOGRAIEIDA MIMAIGIGA Vel VI ay 26 FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. [Zav. X |. FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANC Spieszione delli Tavola SII PIG, Fi. l1a,b. — Grammoceras Ombonii Fuc., della Rocchetta, — pag. 48 [74]. » 2a-c. — Grammoceras dilectum Fuc. di Canfaito, — pag. 50 [76]. » 3a,b. — Altro esemplare della stessa specie, di Cagli, — pag. 50 [76]. » 4a,b. — Leioceras ? Grecoi Fuc., del Monte Nerone, — pag. 65 [91]. » Ba,b. — Altro esemplare della stessa specie, del Monte Catria, — pag. 65 [91]. » 6a,b. — Hildoceras Lavinianum MGcx., di Canfaito, — pag. 52 [78]. » Ta,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Faiola, — pag. 52 [78]. Palseontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XI. [Zav. XI |. trale. mo cen ti del Lias medio dell’ Appenn D) FUCINI, Az20n MILANO ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO UCINI ET RUGANI FOT. Spiegazione della Tavola XII [XII]. Fic. 1a,b. — Hildoceras Lavinianum MGH. var. retroflexa Fuc., della Rocchetta, — pag. 55 [81]. » 2ac. — Hildoceras Lavinianum MGH. var. coniungens Fuc., della Marconessa, — pag. 54 [80]. . » a,b. — Altro esemplare della stessa varietà, di Canfaito, — pag. 54 [80]. » 4a,b. — Hildoceras Lavinianum Moa. var. brevispirata Fuc., della Marconessa, — pag. 56 [82]. » 5a,b. — Hildoceras Ruthenense Royn. em. Mca., del Monte Faito, — pag. 56 [82]. de — Altro esemplare della stessa specie, della Mitola, — pag. 56 [82]. » a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Rocchetta, — pag. 56 [82]. » 8a. — Hildoceras Capellini Fuc., della Marconessa, — pag. 59 [85]. » 9ac. — Hildoceras mirificum Fuc., del Monte Fiore, — pag. 60 [86]. » 10a,b. — Hildoceras mirificum Fuc. var. semiradiata Fuc., della Rocchetta, — pag. 61 [87]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PARABONIEOGRAPHETAÀ TRALICA, Voli Vi Daw FUGINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. a st _ cera 3 dI FUCINI ET RUGANI FOT. MILANO ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO Spiegazione della Tavola XIII [XII]. . la,b. — Hildoceras inelytum Fuc., del Pian de’ Giugoli, — pag. 62 [88]. 2a,b. — Altro esemplare della stessa specie, della Rocchetta, — pag. 62 [88]. 3a,b. — Hildoceras intumescens Fuc., del Monte Faito, — pag. 63 [89]. 4a-c. -- Coeloceras italicum Mcu., della Marconessa, — pag. 72 [98]. ba,b. — Coeloceras indunense McaH., del Monte Faito, — pag. 67 [93]. 6a,b. — Coeloceras Ragazzonii HauER, della Marconessa, — pag. 66 [92]. a,b. — Altro esemplare della stessa specie, del Pian de’ Giugoli, — pag. 66 [92] 8a,b. — Coeloceras ausonicum Fuc., della Marconessa, — pag. 69 [95]. 9Ì — Altro esemplare della stessa specie, di Cagli, — pag. 69 [95]. 10. — Coeloceras pettos QuensT., della Rocchetta, — pag. 73 [99]. 11. — Coeloceras Mortilleti McH., della Marconessa, — pag. 71 [97]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALARONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tev. XIII. [Zav. XIII |. FUGCINI, Ammoniti del Lias medio dell’ Appennino centrale. FUCINI ET RUGANI FOT. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO e 7 sn STE TOERRIIE ca Prienarei 3 SSN dita sedia stantio Friends ani Fig. 09 O DO DO DD ND N ND DD D MD HH HHHHKKHHHH LL 5 © d dl SÙ è dè DE o O 2 dI S Da w Du O SD LITI DIO Spiegazione della Tavola XIV [I]. Pontocypris trigonella SARS, — pag. 86 [8]. » compressa SEGUENZA, — pag. 86 [8]. Argilloecia messanensis SEGUENZA, — pag. 86 [8]. » subreniformis SEGUENZA? — pag. 87 [9]. Macrocypris setigera Brapy, — pag. 87 [9]. » trigona? SEGUENZA var. levis n. v., — pag. 8° [9]. » tumida Brapy, — pag. 88 [10]. Bythocypris bosquetiana BrADY, — pag. 88 [10]. Bairdia subdeltoidea MinsTeER, — pag. 89 [11]. » angulosa SEGUENZA, — pag. 90 [12]. Cythere convexa BAIRD (individuo maschile), — pag. 90 [12]. » » » (individuo femminile). Speyeri Brapy (individuo giovane), -— pag. 91 [13]. » » (individuo adulto). cymbaeformis SEGUENZA var. farnesiensis n. v. (individuo maschile), — pag. 91 [13]. » » » » (individuo femminile). sororcula SEGUENZA, — pag. 92 [14]. foveolata SacuENZA non Brapy var. intermedia n. v., — pag. 92 [14]. parallelogramma Brapy (valva destra), — pag. 93 |15]. » » (valva sinistra). antiquata BarrD, — pag. 93 [15]. canaliculata Reuss, — pag. 94 [16]. quadridentata Brapy non KAUFMANN, — pag. 95 [17]. plicata MUnsTER, — pag. 95 [17]. scrobiculoplicata JonES, — pag. 96 [18]. hamata MiLLER, — pag. 96 [18]. Edwardsii RoeMER (individuo adulto), — pag. 97 [19]. » » (individuo giovane). Jonesi BAIRD var. ceratoptera BosqueT (individuo adulto), — pag. 99 [21]. » » » » (individuo giovane). & n h, sel SME PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XIV. Roma. S A IS S DS S S & S » 2 iS "ea 3 % a racodi foss. della Far Osti NAMIAS RRARIO. MILANO ELIOT. CALZOLARI & FE JO $i na al Hera diet) al apnviosa 04 bi FAY fa oa PR E Ca SE iS lat + AO) 1.— Cythere acupunctata Brapy var. distincta n. v. (individuo adulto), — pag. 100 [22]. DI DÌ 4. 5. D_Ld GIS Spiegazione della Tavola XV [II]. » » » » » (individuo giovane). » longecarenata n. sp., — pag. 101 [23]. » » » (valva sinistra). » laciniata n. sp., — pag. 101 [23]. » » » (valva sinistra). » gibbosa Brapy et RoBERTSON, — pag. 101 [23]. » dasyderma Brapy var. circumdentata BRADY, — pag. 102 [24]. » pustulata n. sp., — pag. 102 [24]. » » » (valva sinistra). » venus SEGUENZA, — pag. 103 [25]. » cordiformis TERQUEM, — pag. 103 [25]. » » » var. subtrigona SEGUENZA, — pag. 103 [26]. » testudo n. sp., — pag. 104 [26]. » » » (valva sinistra). Cytheridea Miilleri MinstER, — pag. 105 [27]. » subradiosa BosquET, — pag. 105 [27]. » elongata BrADy non TERQUEN, — pag. 106 [28]. Loxoconcha avellana SARS var. mediterranea SEGUENZA, — pag. 107 [29]. » seminulum SEGUENZA, — pag. 107 [29]. Xestoleberis margaritea Brapy, — pag. 108 [30]. » intermedia? BraDpy, — pag. 108 [80]. » depressa SARS var. erecta n. v., — pag. 109 [31]. Cytherura inversa SEGUENZA, — pag. 109 [31]. » cuneata BraDpy, — pag. 109 [31]. Cytherella punctata Brapy, — pag. 111 [33]. Cytheropteron gradatum Bosquer, — pag. 110 [32]. » caudatum n. sp., — pag. 110 [82]. » » » (valva destra). Cytherella semitalis Brapy var. elegans? SEGUENZA, — pag. 112 [34]. E EI Vr AI PALAKONTOGRAPHTA ITALICA, Vol. VI, Tav. XV. NAMIAS, Ostracodiî foss. della Farnesina e M. Mario pr. Roma. [Zav. 11]. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO & 1° L z ì n E MRI pre Da Fia. » D= » » d, = N » 4. — » » 5. — » » 6. — » » To = » » 8. — » » O — » Di Ibi » » 11. » » 12. — » » 13. — » >» 14. — » 5 15. — » » 16. — » » 17. - » > 18. » 5 Il = » » 20. — » > Qi » > 229. — » » 123. — » » 2427.— >» >» 28. — » » 29, — » 45 45 45 45 30 30 26 26 60 60 60 35 45 55 45 30 35 25 50 50 45 30 45 50 45 1. — (Ingr. 45 diam.) Spiegazione della Tavola XVI [I]. BRIOZOI CHEILOSTOMI. Caberea Boryi AUD. sp. (da un esempl. di Spilinga), — pag. 148 [34]. Scrupocellaria elliptica Rss. sp., superficie zoeciale (da un esemplare di Spilinga), — pag. 149 [35]. Scrupocellaria elliptica Rss. sp., superficie dorsale dello stesso esemplare. Bactridium calabrum Nev., superficie zoeciale (da un esempl. di Spilinga), — pag. 150 [36]. Bactridium calabrum NEv., superficie dorsale dello stesso esemplare. Bactridium Manzonii SEG., superficie zoeciale (da SEGUENZA), — pag. 150 [36]. Bactridium Manzonii SEG., superficie dorsale dello stesso esemplare. Gemellaria punetata SeG., zoeci visti di fronte (da SEGUENZA), — pag. 148 [84]. Gemellaria punctata SEG., zoeci visti di fianco; dallo stesso esemplare. Vibraculina Seguenziana Nev., zoeci visti di fronte (da un esemplare di Spilinga), — pag. 150 [36]. Vibracutina Seguenziana NEv., lo stesso esemplare visto di fianco. Vibraculina Seguenziana NEV., lo stesso esemplare visto posteriormente. Flustra denticulata SEG. (da SEGUENZA), — pag. 151 [37]. Membranipora fissura SEG. (da SEGUENZA), — pag. 154 [40]. Membranipora pratensis NEv., n.n. (da SEGUENZA), — pag. 154 [40]. Membranipora catenularia JAM. sp. (da un esemplare di Monteleone), — pag. 153 [39]. Membranipora crispa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 159 [45]. Membranipora varians SEG. (da SEGUENZA), — pag. 157 [43]. Vibracella? miocenica SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 161 [47]. Micropora (Rosseliana) formosa Rss. sp., var. conferta Sec. (da SEGUENZA), — pag. 163 |49]. Micropora (Rosseliana) ogivalis SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 162 [48]. Micropora (Peneclausa) coriacea Esp. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 166 [52]. Micropora (Manzonella) exilis MNZ. sp. var. incisa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 165 [51]. Melicerita fistulosa Lin. sp. (da vari esemplari di Cannitello), — pag. 167 [53]. Cribrilina (Figularia) elegantissima SEG. (da SEGUENZA), — pag. 173 [59]. Cribrilina radiata MoLL sp. var. innominata CoucH sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 171 [57]. - Palaeontographia italica, vol. VI, 1900 DOVA, mas Lav. EUDA. MIAGIGA, Vel VI, P ONTOGRA Do Bi PALA] [Zav. I]. NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie. brtaia irneai Db e ilaria lp cin ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO L Di Da 2a PT) Fic. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. TEO 18. 19. 20. 21. 22. 23. IR O pg Spiegazione della Tavola XVII [II]. BRIOZOI CHEILOSTOMI. (Ingr. 45 diam.) — Microporella (Reussira) polystomella Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 178 [64]. 45 45 25 45 45 20 45 45 » Microporella (Reussina) polystomella Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga, — pag. 178 [64]. Microporella (Reussina) polystomelia Rss. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 178 [64]. Microporella (Adeonella) raticulata SrG. (da SEGUENZA), — pag. 180 [66]. Micreporella (Diporula) Manzonii Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 181 [67]. Microporella (Fenestrulina) ciliata Lin. sp. var. Morrisiana Bx. sp. (da un esemplare di Spi- linga), — pag. 177 [63]. Microporella (Adeonella) coscinophora Rss. sp. var. pliocenica Sec. (da SEGUENZA), — pag. 179 [65]. Micropore!ia (Diporula) Adae Nev. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 181 [67]. Hippoporina Spilingae Nov. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 185 [71]. Hippoporina circumcincta Nov. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 187 [73]. Hippoporina circumeincta Nev. var. (da un esemplare di Carrubbare), — pag. 187 [73]. Hippoporina adpressa BK. sp. (da un esemplare di Caria sopra Tropea), — pag. 185 [Mi]. Hippoporina integra Nev. (da un esemplare di Presinaci), — pag. 188 [74]. Stichoporina minutissima SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 188 [74]. Orbitulipora excentrica SEG. (da SEGUENZA), — pag. 188 [74]. Orbitulipora excentrica SeG., lo stesso esemplare veduto di profilo. Myriozoum mammillatem SeG. sp., internodio di colonia (da SEGUENZA), — pag. 190 [76]. Myriozoum mammillatum Sec. sp., dettaglio, c.s. ù Lagenipora,pustulosa SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 190 [76). Schizoporella deltostoma SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 194 [80]. Schizoporella sinuosa Bx. sp., var. vasum De STEP. sp. (da un esempl. di Vena), — pag. 19480]. Schizoporella biaperta MicHL. sp. (da un esemplare'di Spilinga), — pag 195 [81]. Schizoporella schizegaster Rss. sp. (da un esemplare di Carrubbare), — pag. 201 [87). Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAKONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XVII. NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie. Î Zav. 11. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO si » Priciza cr Di Vanta. 9 VR Hi ia 1 D, È SLA e I CAR RIAEAIONTO FETLA Du Sorta cm IAA Pe da gu: pi 3 i a ER SIOE Fig. 1. — 10. — ll. — 12..— 13. — 14. — 15. — 16.. — 17. — 18. — 19. — 20. — 21. — 22. — Spiegazione della Tavola XVIII [III]. BRIOZOI CHEILOSTOMI. (Ingr. 40 diam.) — Schizoporella variolata SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 193 [79]. 30 20 45 45 45 45 45 45 45 24 45 24 35 15 12 » — Schizoporelia congesta SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 200 [86]. — Schizotheca stellata SEG. sp. (da SEGUENZA), pag. 202 [88]. — Schizotheca fissa Bx. sp. (da esemplari di Spilinga), — pag. 202 [88]. — Retepora Solanderia Risso (da un esemplare di Spilinga), — pag. 205 [91]. — Retepora cellulosa Lin. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 204 [90]. — Retepora Pignatarii Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 205 [91]. — Smittia (Mucronella) coccinea App. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 209 [95.. — Smittia trispinosa JOHN. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 207 [93]. — Smittia (Mucronella) pavonella ALD. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 211 [97]. — Smittia (Phylactella?) macrocepha!a SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 215 [101]. — Smittia (Mucronella) Reussiana Bk. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 211 [97]. — Smittia (Phylactella?) adpressa SG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 215 [101]. — Lepralia? microtheca SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 217 [103]. — Lepralia? grandis SEG. (da SEGUENZA), — pag. 217 [103]. — Conescharellina conica SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 220 [106]. — Porina impervia Nev. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 221 [107]. — Porina impervia Nev. (altro c.s.con ovicelli), — pag. 221 [107]. — Terebripora tenuis SEG. (da SEGUENZA), — pag. 147 [33]. — Spatipora laxa SEG. (da SEGUENZA), — pag. 147 [33]. — Smittia (Mucronella) coccinea ABILD. sp., var. strenuis Mnz. sp., subvar. laciniata SEG. (da SEGUENZA), — pag. 210 [96]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XVII. NEVIANI, Briozoi neogenici delle Calabrie. Zav. II]. I È È \ ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO Spiegazione della Tavola XIX [IVI]. BRIOZOI CICLOSTOMI. Fis. 1. — (Ingr. 20 diam.) — Crisia marginata Sec. (da SEGUENZA), — pag. 225 [111]. » 23. — pi (19 45. — D 20 6-71. — » 15 8-9. — » 10 10-12. — De? 13-15. — » 10 16-17. — » 18-19. — » 8 20-21. — » 15 22. — pnl? 23. — » 12 24. — » 12 25. — > 2 26. — 3IONI9 27. — di i I 28. — » 6 29. — DINI 30. — DIARIO, 31-32. — » 6 Hornera cylindracea Sec. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113]. Hornera simplex Sec. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113]. Hornera Reussi Seg. (da SEGUENZA), — pag. 227 [113]. Hornera serrata Rss., var. pliocenica Sec. (da SEGuENZA), — pag. 227 [113]. ldmonea producta SG. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115]. ldmonea conferta Sec. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115]. ldmonea Seguenzai Nev. n. n. (da SEQUENZA), — pag. 230 [116]. ldmenea baciliaris SEG. (da SEGUENZA), — pag. 229 [115]. ldmonea spica Sec. (da SEGUENZA), — pag. 230 [116]. lidmonea brutia Nov. n. n. (da SEGUENZA), — pag. 230 [116]. Idmonea carinata Ronm. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 229 [115]. ldmonea serpens Lin. sp. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 233 [119]. Idmonea sernens Lin. sp. (altro c. s. con ovicello). Tubulipora flabellaris FABR. sp. var. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 297 [123]. Tubulipora (Pavotubigera) dimidiata Rss. sp. (da un esempl. di Spilinga), — pag. 238 [124]. Tubulipora (Filisparsa) lata SEG. (da SEGUENZA), — pag. 235 [121]. Entalophora regularis M.GrLL. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 243 [129]. Entalophera rugosa D’ OrB. (da un esemplare di Spilinga), — pag. 243 [129]. Seguenziella Manzoni SEG. sp. (da SEGUENZA), — pag. 245 [131]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PAULAVIONTFOCRDIEICA MIAO, Wool Vin Ta Slo L'ChiVio N NEVIANI, Briozot neogenici delle Calabdrie. [ Zav. IV]. ELIOT. GALZOLARI & FERRARIO. MILANO » ST Se DO, 1 È ESTATI TEI ) biaiassy dì ine trito $ srsioà oa PES Spiegazione della Tavola XX [I]. N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale. Fia. 1-2. — Craticularia Manzonii n. sp. Esempl. con espans. ipoforali allargate. Miocene medio di Maserna, — pag. 284 [18]. » d. (e 0) 9. 10. — Craticularia Manzoni n. sp. Esemplare della stessa località a fusto colonnare con espansioni ipoforali digitate [2/3], — pag. 284 [18]. — Craticularia Manzoni n. sp. Ipoforo dello stesso esempl. con espans. mammellonari digitate, — pag. 284 [18]. . — Craticularia Manzonii n.. sp. Coppa craterale e spongoforo privo dell’involucro corticale con alcuni solchi canalari esterni, di altro individuo, — pag. 284 [18]. . — Craticularia Manzonii n. sp. Coppa craterale in parte priva dell'involucro corticale, — pag. 284 [18]. — Tremadyction sp. Miocene medio di Maserna [?/;], — pag. 287 [21]. . — Craticularia Razorei n. sp. Pliocene di Borzoli; coppa craterale fornita d’involuero corticale e spongoforo decorticato, — pag. 298 [32]. a — Craticularia Razorei n. sp. Spongoforo e parte ipoforale, completamente priva dell’ involucro corticale, dello stesso individuo. i — Craticularia Razorei n. sp. Coppa craterale e spongoforo di altro individuo, — pag. 298 [82]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. n, PALARONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. WI Tayws 20€ MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [Zav. I]. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO Spiegazione della Tavola XXI [II]. N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale. Fi. 1. — Craticularia emiliana n. sp. Miocene medio di Maserna; spongoforo e parte ipoforale con involucro- corticale, — pag. 284 [18]. . — Craticularia emiliana n. sp. Spongoforo, parte subcorticale, — pag. 284 [18]. . — Craticularia emiliana n. sp. Parte subcorticale coi solchi canalari esterni, — pag. 284 [18]. 2 3 >» 4. — Craticularia sp. cfr. radicosa Pocra. Miocene medio di Jola; cavità craterale e ipoforo, — pag. 285 [19]. 5. — Craticularia globularis n. sp. Mioeene medio di Maserna; cavità craterale e ipoforo, — pag. 284 [18]. 6 . — Craticularia patuia PomeL. Miocene medio di Maserna, — pag. 285 [19]. » 7-8. — Craticularia sp. Pliocene di Borzoli, — pag. 299 [33]. S » 9. — Craticularia emiliana n. sp. Intreccio con principio d’ inerostazione, e canali radiali [8/;], — pag. 284 [18]. » 10. — Craticularia emiliana n. sp. Intreccio con canali radiali; sezione alquanto obliqua alla sup. [8/1], — pag. 284 [18].- » 11. — Craticularia patula n. sp. Intreccio con canali radiali; sezione radiale [8/;], — pag. 285 [19]. » 12. — Craticularia patula n. sp. Parte della stessa sezione maggiormente ingrandita [!6/;]. » 13. — Craticularia Manzonii n. sp. Intreccio; canali verticali, — pag. 284 [18]. >» 14. — Hyalotragos sp. Miocene medio dell’ Emilia [?/3], — pag.290 [24]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900 PALAEBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXI. MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO RIPA Dagro FP pa ‘ Rial sj: TRL: Dr est ue}ziae] ii 7a Cos sana eat PRNDUOAati La La Ù Fia. 1. GI DO 6. Li 8. 9. 10. 11. Spiegazione fdella favola SSN 1009] N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale. — Craticularia Manzonii n. sp. Da un esemplare giovane. Miocene medio; intreccio dictionale del lembo craterale [5°/j], — pag. 284 [18]. Questo rilievo microfotografico è tratto da una lamina ben conservata eseguita sui lembi della porzione pericraterale di un esempl. evidentemente giovane, come appare dalla grossezza dei cladi spiculari costituenti l'intreccio dictionale stesso. Vi si manifesta quella regolarità delle maglie che successivamente scompare per l’innestarsi di altri bracci nei quadrati delle maglie stesse, ed appare inoltre quanto è accennato nel testo, e cioè che i grossi cladi spiculari sono dovuti alla suc- cessiva deposizione della silice colloidale sul clade unico preventivamente formato: negli spongiari emiliani dal MANZONI e da me pure esaminati non è stato concesso di riscontrare quel fenomeno, che altrove si ravvisa, di due parziali canali assili in uno stesso clade, fenomeno che verrebbe in appoggio all'opinione di coloro che ammettono l’intreccio dictionale esser dovuto al ravvicinamento degli estremi dei diversi elementi spiculari iniziali esattidi e sui quali la massa sarcodica ha suc- cessivamente deposto una epiteca silicea continua ed uniforme. In questa preparazione i cladi esilissimi spiccano nel fondo della lamina perchè hanno il largo canale assile compenetrato da sostanza ocracea; le grosse macchie biancastre tondeg- gianti, che qua e là compaiono nel rilievo microfotografico, rappresentano porzione dell’involuero o strato corticale che riveste la compage dictionale della porzione mediana, involucro che asportato nella confezione della lamina, è rimasto invece con- servato in altra porzione di essa. — Craticularia sp. Pliocene di Borzoli; intreccio dictionale [5°/,J, — pag. 299 [33]. — Craticularia Razorei n. sp. Intreccio dictionale [5°/;], — pag. 298 [32]. — Craticularia Manzonii n. sp. Dall’ istessa lamina della Fig. 1. È qui riprodotta la disposizione che assume in condizioni normali la compage scheletrica nella porzione più esterna dello spongiario: essa si presenta come una cuticula verrucosa, biancastra, forellata, ed è dovuta a quell’appiattimento pe- culiarissimo che assumono i cladi dell’esaxonie allorchè si trovano nella porzione esterna dello spongiario. La cuticula sta quì a rivestire l’intreccio dictionale assai esile ma in uno stato di conservazione veramente meraviglioso; in niun’ altro esemplare mi è stato possibile di scoprirla così integra ancorchè mi sia studiato in più modi di riottenerla. Nei grossi cladi appiattiti si dovrebbero pure scorgere i canali assili, ma le condizioni sfavorevoli di trasparenza della silice colloidale sulla quale si è venuto a deporre della silice ordinaria vietano di ravvisarli. Dello strato corticale di Craticularia non mi rimane che un’altra preparazione, ma questa puriroppo in istato di con- servazione miserevolissimo. — Craticularia sp. Miocene medio di Maserna; intreccio dictionale della compage scheletrica mediana di por- zione spongoforale [59/,]. La preparazione rappresenta lo strato mediano della compage scheletrica di una Craticularia: in esso è facile scorgere il notevole ispessimento dei bracci spiculari, che, pur restringendo le maglie, e rendendole irregolari mantengono tuttavia una certa foggia quadrangolare: nella lamina non è dato ravvisare i canali assili e per il forte ingrossamento dei singoli cladi e per le cospicue infiltrazioni ferrico-manganiche che impregnando ed offuscando tutta la massa hanno vietato di ottenere un buon rilievo microfotografico ad onta di ripetuti tentativi. — Craticularia sp. Miocene medio di Maserna; intreccio dictionale della compage scheletrica profonda di porzione ipoforale [5°/,]. Si può in questa lamina, eseguita nella porzione più profonda dell’ipoforo di una Craticularia, osservare quel sommo aggrovigliamento che assume nelle porzioni più vecchie ed interne dello spongiario la trama scheletrica. Le maglie si vedono ridotte a semplici forellini beanti; i cladi spiculari poi simulano per la cospicua ipersilicizzazione, compiutasi per la vitalità del sarcode, i cladi appiattiti che si riscontrano nella porzione cuticulare dello spongiario. Ma il fenomeno è dovuto nel secondo caso ad un reale appiattimento degli elementi spiculari rivolti verso l’interno; nel primo caso invece, e cioè nella porzione profonda, si opera per una continua e graduale deposizione di silice colloidale, processo che tende e spess’anche finisce per oceludere completamente il lume delle lacune dictionali. Nei quattro rilievi microfotografici, delle Fig. 1, 4-6 sono compendiati i caratteri principali e peculiarissimi del genere Craticularia, che si distingue dagli altri susseguenti per una notevole ponderosità del proprio intreccio dictionale, tanto che anche a chi, si sia per poco addestrato in simili ricerche, un solo frammento di questa trama rivela a sufficienza il tipo Craticularia. — Craticularia patula n. sp. Miocene medio; intreccio dictionale della compage mediana [8/;], — pag. 285 [19]. — (Craticularia patula n. sp. (juvenis). Strato corticale esterno ["/;], — pag. 285 [19]. — Craticularia patula n. sp. Intreccio {14/,], — pag. 285 [19]. — Craticularia emiliana n. sp. Intreccio dictionale [/°/,], — pag. 284 [18]. — Craticularia sp. Miocene medio; compage scheletrica circostante all'estremo chiuso di un canale radiale [°/;]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAERONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXII. MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [ Zav. III]. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO via 4 USCITI DI n È Ti \ \ NOTTE M pugni INR Wet, A Mo È TI Fio. » » IL, 2. Spiegazione della Tavola XXIII [IV]. N. B. — Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale. — Verrucocoelia sp. Miocene medio di Maserna, — pag. 286 [20]. — Verrucocoelia sp. Sezione della stessa mostrante il nodo d’inerociamento dei cladi spiculari [85/,]. (Si legga l’avvertenza dopo la Fig. 9). 3. — Hyalotragos sp. Intreccio dictionale [!4/;], — pag. 290 [24]. 4. — Tremadyction sp. Lacinie intermagliari della porzione profonda [?°/;], — pag. 287 [21]. 5. — Tremadyction sp. Intreccio dietionale di parte spongoforale [9/,]. 6. — Tremadyction sp. Strato corticale peripoforale [5/,]. Nella prima (Fig. 5) di queste due lamine è riprodotto l’intreccio dictionale della parete spongoforale in direzione tra- sversale; l'esemplare è sciupato ma lascia qua e là vedere porzioni della compage scheletrica resultante da bracci spiculari non molto grossi con canale assile notevolmente sviluppato. L'aspetto assimmetrico che assume l’intreccio dipende dalla peculiarità di questa forma e cioè dalle numerose lacinie che vengono a formare molte lacune intermagliari assai tipiche per il gen: Tremadyction. Ho accennato precedentemente quanta importanza abbia l’aspetto macroscopico per la determinazione di questo esem- plare; però emerge anche dall’esame microscopico, segnatamente dalle ultime lamine da me confezionate su questo campione spongiario, qualche buon indizio classatorio. È inutile che rammenti esser qui impossibile di ritrovare il tipico involucro spinoso corticale, perchè questo è più di ogni altro involucro soggetto ad essere distrutto, però verso la porzione basale mi è stato possibile di rinvenire lo strato ipocorticale euretidico, se non ben conservato abbastanza evidente: e questo è ripro- dotto appunto nel rilievo microfotografico della Fig. 6 che ho ottenuto mediante illuminazione elettrica stante il pessimo stato della lamina che non concedeva il rilievo alla luce diretta. — Cnemidiastrum sp. Miocene medio dell’ Emilia [?/3] — pag. 291 [25]. — Cnemidiastrum sp. Crepide di desma rizomorinico [!8/;]. È qui rappresentata la porzione del nucleo spiculare discretamente grande di una litistide indubitatamente, poichè appare esser la crepide di un desma rizomorinico che avendo perduto facilmente le espansioni terminali, ramose, tubercolate, ha conservato il così detto nucleo primitivo della tetracrepide. — L’indizio spiculare litistido rizomorinico è adunque se non evidentissimo, palese per altro, ma oltre questo indizio dal tipo spiculare niun’ altro carattere diagnostico si sarebbe potuto trarre: ho già accennato che la determinazione generica della forma dalla quale è stata ottenuta questa preparazione micro- scopica è assai incerta. 9. — Verrucocoglia sp. Intreccio dictionale della porzione ipoforale [5°/;], — pag. 286 [20]. È d’uopo che premetta che i rilievi delle Fig. 2 e 9, che come fotografie sono ben riusciti, stanno a riprodurre lamine di conservazione miserevolissima. Nella Fig. 9 con una certa palaeontologische Einbildungskraft si può ricostruire l’intreccio dictionale di un’esattinellide a cladi di dimensione evidentemente più ridotta di quelle del gen. Craticularia: il diametro stesso della preparazione che non differisce da quello della preparazione (Fig. 5) della Tav. XXII [III] lo mostra evidentemente: la peculiarità del tipo spiculare di questa forma spongiaria e cioè il notevole ingrossamento del nodo d’incerociamento dell’ elemento spiculare, è esemplificato dal rilievo (Fig. 2) nel quale appare questa speciale disposizione morfologica indicata come caratteristica per il gen. Verrucocoelia. 10. — Bonatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; superficie superiore [{3/;], — pag. 300 [34]. 11. — Doratispongia patellaris n. sp. Superficie inferiore [{3/;]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA TTULIC, Wil. Wi Way, SU MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [Zao. IV). ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANC 7%) R4) o I Te a Ro Tera ai RINO INIal i CIA SVI Spiegazione della Tavola I [VI]. N. B.— Le figure cui non è aggiunta alcuna indicazione sono di grandezza naturale. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Miocene medio dell’ Emilia, — pag. 288 [22]. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage dictionale profonda [P9/;]. — Hyalotragos sp. Intreccio rizomorinico [8/;], — pag. 290 [24]. — Hyalotragos sp. Lo stesso [89/;]. L'intreccio rizomorinico riprodotto è troppo imperfetto perchè potesse ottenersene un buon rilievo microfotografico, a tal uopo ho creduto dover riprodurre alla camera lucida il disegno in parte ricostruito dell’intreccio che mostrerà facilmente a chi, a tutta prima, non sapesse ravvisarlo come debba essere interpretato quell’ aggrovigliamento complessissimo di desmi, più o meno conservati. Gli elementi spiculari assai minuti, contorti rammentano per il loro tronco o crepide gibboso con due espansioni diramate ad ogni estremo del tronco crepidale, le spicule e l'insieme dell’intreccio del gen. Hya/otragos, ed anche nella stessa foggia con la quale si uniscono fra loro il confronto appare consono. 5. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage scheletrica [89/,], — pag. 288 [22]. In questo rilievo è rappresentata in ottimo stato di conservazione la compage dictionale di una staurodermide a grossi cladi dictionali, ma a nodi d’incrociamento perfettamente pieni, che mostra applicata su una lacuna intermagliare una sar- cosclera tipica del gruppo delle Staurodermidi in ottimo stato di conservazione. Presso questa frantumata e contorta se ne può ravvisare un’altra. Prescindendo dalla nota più caratteristica e distintiva di questa forma è cioè la presenza delle Sar:cosclere staurodermidi, si può altresì ravvisare nella peculiarità di questo intreccio dictionale non ravvicinabile a mia cognizione ad alcuna forma descritta e figurata, una forma se non nuova, di certo non sinora illustrata. E mi pare che dalla foggia dell’intreccio dictio- nale che si esplica con grossi cladi contorti, verrucosi, raccorciati; dalla assenza di decisi canali radiali che vengono, a spiegare egregiamente, la diagnosi fatta per questa forma di un sistema acquifero del tipo intercanalare, e della stessa confi- gurazione macroscopica dello spongiario che accenna vagamente ad una delle forme appiattite del gen. Plocoscyphia (ma che se ne distingue e perla presenza delle spicule staurodermidi, ma segnatamente per avere i nodi d’incrociamento pieni) debbasi in questo esemplare ravvisare una forma non ben conosciuta sinora. Ad altri il giudicare dell’ esattezza di quanto ho affermato: delle numerose lamine da me confezionate nella porzione superficiale dello spongiario dove si ritrovano esclusivamente le tipiche sarcosclere staurodermidi, questa sola mi fu ricca di indizi diagnostici. 6. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Sarcosclera staurodermide [{9/,]. Nella fotografia è riprodotta la sarcosclera staurodermide che non ho bisogno di descrivere rimandando il lettore all’o- pera di ZirTeL (loc. cit., part. 1." pag. 837). T. — Zittelospongia meandriformis n. sp. Sarcosclera staurodermide dell’involucro corticale [89/;].* . — Zittelospongia meandriformis n. sp. Compage dictionale [59/,]. . — Donatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; compage dictionale [5°/,], — pag. 300 [34]. MS BCOROa o DD Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXIV. MALFATTI, Sporgiofauna del Terziario italiano. [Zav. VI). ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO x TO, eri Spiegazione della Tavola XXV [VI]. Fic. 14. — Donatispongia patellaris n. sp. Pliocene di Borzoli; superficie inferiore, — pag. 300 [34]. » 15. — Donatispongia patellaris n. sp. Superficie superiore. » 2d. — Spicule di Donatispongia patellaris n. sp. [160], — pag. 300 [34]. Quapro I [48°/,], — pag. 296 [30]: a. — Esaxonia tilostilo. b. — Frammenti ci Megasclere oxea. Quapro II [489/,], — pag. 296 [30]: a. — Monaxoni biappuntiti (Axinella). b. — Monaxoni cilindroidi strongili (Geodites). c. — Microsclere tetratti (Suberites 2). Quapro III [48°|,], — pag. 297 [31]: a. — Megasclere triene (Pachastrella). bd. — Monaxoni strongili (Geodites). c. — Monaxoni oxea (Axinella). Quapro IV [{5°],], — pag. 301 [35]. Spicule di spongiari nell’argilla sabbiosa pliocenica di Borzoli. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol. VI, Tav. XXV. MALFATTI, Spongiofauna del Cenozoico italiano. [Zao. VI]. Celsa dis. Stab. Gambi Firenze fanti: so bolae att Spiegazione della Tavola XXVI [I]. Squalodon Bariensis JourDAN sp. Fia. 1. -- Cranio visto di lato, -- pag. 305 [3]. » 2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 305 [3]. » 3. — Mandibola destra dello stesso cranio, — pag. 307 [5]. >» 4 — Frammento di costa, — pag. 307 [5]. » 5. — Frammento di una delle prime coste, — pag. 307 [5]. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Tav. XXVI. G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica di Belluno, [Tav, 1). ELIOT CALZOLARI & FERRARIO MILANO 3% a n 3 È Li PPS O a y 79 ASI ue ui se (S albuaizoa inesa va Spiegazione della Tavola XXVII [II]. Squalodon Bariensis JoURDAN sp. Fig. 1. — Cassa timpanica, — pag. 307 [5]. » 2. — Incisivi visti di lato, — pag. 306 [4]. » 3. — Vertebra dorsale vista di fronte, — pag. 307 [5]. » 4. — La stessa vista di fianco, — pag. 307 [5]. PALABONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. VI, Vav. G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miccenica di Belluno. [Zav. II]. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO biro ole A Spiegazione della Tavola XXVIII [III]. Squalodon Bariensis JourRDAN sp. FiG. 1. — Parte di cranio visto di lato. ( Esemplare sul quale il DE ZIiGNo aveva creato la nuova specie Squalodon Catulli), — pag. 310 [8]. » 2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 310 [8]. Squalodon Bariensis JourD. sp. var. Bellunensis n. var. Fie. 3. — Porzione della mandibola destra vista dal lato esterno, — pag. 313 [11]. » 4 — La stessa vista del lato interno, — pag. 313 [11]. Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. E PATE/ATONIOGIRARIEIA ITALICA, Vel Ia SSOVANAE mira) G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica di Belluno. [Zav. III). RIO. MILANO ‘Spiegazione della Tavola XXIX [IV]. iSqualodon Bariensis JourD. sp. var. Bellunensis n. var. FIG. 1. — Cranio visto di lato, — pag. 312 [10]. 2. — Lo stesso visto dal di sotto, — pag. 312 [10]. » 3. — Lo stesso visto dal di sopra, — pag. 312 [10]. d Palaeontographia italica, vol. VI, 1900. G. DAL PIAZ, Squalodon dell’arenaria miocenica dî Belluno [Z'uv. IL 0 | 4 280 9 pe 15 chi N e Le I e