LIB DID DID) PIIDIDION ID BILD PPPPD DIDDL DID PID ID ID DID, ZE DD» DDD DIPIII: DD ate ?I » D_DPDID DID III 33. MISI) DI SEP Zi DI) DID) PIEDI DD ILIO IBID)? LD DIL LIITYIIID DID È o PP PID DITO DD EI PID DID DI IP ISI DID DI IPI ID, db Ra » » FIDI ) III U:S:P (#4 NANA 00.) _ .. ESTRATTO DAL I. VOLUME DELLE MEMORIE DELLA SOCIETA ITALIANA DI SCIENZE NATURALI PALEONTOLOGIA MALACOLOGICA DEI TERRENI TERZIARII DEL DISTRETTO DI MESSINA PER Dirls "- . GIUSEPPE SEGUENZA Becii PROFESSORE REGGENTE DI STORIA NATURALE NEL LICEO MAUROLICO DI MERCEOLOGIA NELL'ISTITUTO TECNICO DI MESSINA ; CORRISPONDENTE DELL’I. R. ISTITUTO GEOLOGICO DI VIENNA MEMBRO DELLA SOCIETA’ GEOLOGICA DI FRANCIA SOCIO EFFETTIVO DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI SOCIO CORRISPONDENTE DELL'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI DI FIRENZE DELLA COMMISSIONE DI AGRICOLTURA E PASTORIZIA DI SICILIA . DELL'ACCADEMIA GIOENIA DI CATANIA DEL GABINETTO LETTERARIO DI STORIA NATURALE DI SIRACUSA E DI MOLTE ALTRE SOCIETA’ SCIENTIFICHE CON OTTO TAVOLE MILANO COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI 1865 rn 18506. 1857. 1864. 1865. SCRITTI E LAVORI DIVERSI PUBBLICATI DA G. SEGUENZA. Dell’ arsenico nei prodotti vulcanici delle Isole Eolie. In 8.°, di pag. 8. Messina, £co peloritano, Anno HI, fase. 7. Ricerche mineralogiche sui filoni metalliferi di Fiumedinisi e suoi dintorni. In 8.°, di pag. 70. Messina. Ricerche botaniche. Indicazioni di alcune piante che crescono in luoghi per esse non accennati nella Flora sicula del ch. sig. G. Gussone, cce. In 8, di pag. 4. Messina, £co peloritano, Anno IV, fase. 3. La Chlorantia, fenomeno teratologico comunissimo nella Brassica fruticulosa. in 8.°, di pag. 6. Messina, Eco peloritano, Anno IV, fasc. 44. . Sulla nuova scoperta dell’Aftalosio di Sicilia. Palermo, La Parilla, Anno Ii, num. 5. Studio chimico di un'acqua sulfurea di Messina. In 8.°, di pag. 12. Palermo, La Favitla, Anno II, num, 9. Del genere Verticordia Woop. Breve monografia delle specie fossili di Sicilia. In 8.9, di pag. 16. Messina, Eco peloritano, Anno V, fasc. 44 e 42. Del terreno miocenico osservato sui versanti della Caldua peloritana. Messina. . Intorno ad un nuovo genere di Foraminiferi fossili del terreno miocenico di Messina. Disquisizioni paleontologiche. In 8.9, di pag. 15, con una tavola. Messina, Eco peloritano, Anno V, fase. 8.: Du genre Verticordia SearLes Woop. In 8.°, di pag. 8. Parigi, Journal! de Conchyliologie , tomo IV. Sulla formazione miocenica di Sicilia, ricerche e considerazioni. In 8.° grande, di pag. 15. Messina. Prime ricerche intorno ai Rizopodi fossili delle argille pleistoceniche dei dintorni di Catania. In 4.°, di pag. 42, con due tav. Catania, Atti dell’Accademia Gioenia, v. XVII. Paleontologia malacologica dei terreni terziarii del distretto di Messina. Fam. Fissu- rellidi. In 8.°, di pag. 22, tavole 2. Napoli, Annali dell’. Accademia degli Aspiranti Naturalisti. II.® Serie, Volume II. Notizie succinte intorno alla costituzione geologica dei terreni terziarii del distretto di Messina. In 4.° grande, di pag. 34, con un quadro. Messina. Descrizione dei Foraminiferi monotalamici delle marne mioceniche del distretto di Messina. In 4.° grande, di pag. 84, con 2 tavole. Messina. Intorno alla fluorina siciliana. Nota. In 8.°, di pag. 4. Milano, Alti della Società Italiana di scienze naturali. Vol. V. Disquisizioni paleontologiche intorno ai corallarii fossili delle rocce terziarie del distretto di Messina. In 4°, di pag. 226, con 15 tavole. Torino, Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino. Serie IL", Tomo XXI, Description d’un Pedicularia fossile. In 8, di pag. 4, con tav. Parigi, Journal de Conchy- liologie, Vol. XIII. Breve cenno di ricerche geognostiche ed organografiche intorno ai Brachiopodì terziarii delle rocce messinesi. In 8.°, di pag. 24. Napoli, 4nnali dell’ Accademia degli Aspiranti Naturalisti. Serie IlI.®, Vol. V. Biblioteca del naturalista siciliano redatta dal D. Francesco Minà Palumbo. Rassegna bibliografica. Messina, Politica e Commercio, Anno XIII, num, 94. Paleontologia malacologica delle rocce terziarie del distretto di Messina. Classe Bra- chiopodi. In 4,°, con 8 tav. Milano, Memorie della Società Italiana di scienze naturali. È d po /A05 9%! ESTRATTO DAL VOLUME I DELLE MEMORIE ea: DELLA SOCIETA ITALIANA DI SCIENZE NATURALI PALEONTOLOGIA MALACOLOGICA DEI TERRENI TERZIARII DEL DISTRETTO DI MESSINA PER GIUSEPPE SEGUENZA PROFESSORE REGGENTE DI STORIA NATURALE NEL LICEO MAUROLICO DI MERCEOLOGIA NELL'ISTITUTO TECNICO DI MESSINA CORRISPONDENTE DELL’I. R. ISTITUTO GEOLOGICO DI VIENNA MEMBRO DELLA SOCIETA’ GEOLOGICA DI FRANCIA SOCIO EFFETTIVO DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI SOCIO CORRISPONDENTE DELL'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI DI FIRENZE DELLA COMMISSIONE DI AGRICOLTURA E PASTORIZIA DI SICILIA DELL'ACCADEMIA GIOENIA DI CATANIA DEL GABINETTO LETTERARIO DI STORIA NATURALE DI SIRACUSA E DI MOLTE ALTRE SOCIETA’ SCIENTIFICHE MILANO COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI 1865 nea 27 — » 40 — » OS » 16 — » 24 — » 259 — » ,25 — » 34 — » 13 — » 22 beagi » 5 age 4 » = » 11 » 25 » 26 7 — » 38 — > do_ > 5 Hoeningnaus.. Barranole Silluriana dei quali 364 pealozoici 117 triasici pogressione gran edifizio geegnostico Waldeimia » M. trancata Waldeimia Rynchonella hango Miplica distribuzione (leggi PIEVE ASTA... CORRLUICHBI Hoeninghaus Barrande Siluriana dei quali 3 paleozoici 217 {riassici progressione grand’ edifizio geognostico Waldheimia » M. truncata Waldheimia » Rhynehonella hanno elliptica distruzione Pag. 13 linea 7.13 14 25 36 LA T______ 22 — profusissimo /eggi s'incontra 29 — tulli > 20 — T. Miptica 36 — la distinguono » 35 — carnis » ll — Tav.IVfig.6e7 22 — Blurn. 31 — ricca 17 — Lanck. » 22 — Surpi » 19 — nellemarme diC( » Sues. » Terebratella Aggiungi. lig.2-3 T.sinuosa/leggi Waldheimia euthyira » profusissime s'incontrano tutte T. elliptiea lo distinguono carinis Tav. II fig. GT. IV f. 6 Blum. rara . Lamk. Scirpi racc.° nelle marne €. Suess. ferebratula Fig. 6. Terebratulina &ui- scardiana al Fig. 6 T. Guiscardiana Vig. 2-4 T. sinuosa Waldbeimia eutlyra PALEONTOLOGIA MALACOLOGICA DELLE ROCCE TERZIARIE DEL DISTRETTO DI MESSINA Studiata nei suoi rapporti zoologici, paleontologici e stratigrafici Classe Brachiopoedi Leur valeur est donc Irès grande pour le géologue. T. Davipson, Introduct. à l'hist. nat. des Brachiopodes. (Ediz, francese, pag. 3.) Des brachiopodes sont d'une grande importance pour le paléon- tologiste, car ils sont vécu à toutes les époques F. J. Picrer, Traité de Paléontologie (T. IV, pag. 7.) Tra gli svariati resti organici che confusamente giacciono sepolti nei numerosi strati terrestri a perpetui testimonii di quella serie di animali e di piante, che con meravigliosa successione popolarono il nostro globo nelle varie epoche geologiche, sonvi certi gruppi che hanno attirato viemmaggiormente l’attenzione dei dotti, perla maniera importantissima di loro distribuzione nei successivi strati terrestri: alcuni perchè sparsi in sì enorme quantità da costituire quasi da sè soli i terreni di estese contrade, ovvero le rocce tutte di grandi catene di monti; altri perchè spettanti ad esseri che comparsi nelle prime epoche del mondo organico, i loro generi o le loro famiglie non figurarono più tra le popolazioni delle epoche successive; altri all’ in- contro perchè mostratisi recentemente, ben precisano le epoche alla nostra più vi- cine; altri poi perchè avendo popolato il nostro globo sin dalla prima ereazione degli esseri organizzati, sì sono poscia perpetuati insino a noi, variando e permutando in tal modo le loro forme generiche e specifiche, il loro numero e tutti i loro rapporti, da costituire, direi quasi, coi loro incessanti cambiamenti una storia completa, la quale nell’indicare le multiformi e successive creazioni, che hanno rappresentato nei varii tempi la classe o la famiglia, ci viene quasi ad indagare i mutamenti fisico- chimici, che nell'atmosfera, nelle acque e sulla terra ferma hanno avuto luogo, e le perturbazioni e gli sconvolgimenti tutti avvenuti alla superficie del globo terracqueo. Se pre Tra questi ultimi gruppi si annovera in primo rango la classe dei Brachiopodi, che rappresentata da numerose forme sin dalla prima epoca del periodo paleozoico, si è conservata sino ai nostri mari, dopochè successive creazioni l’ hanno reso dure- vole e multiforme attraverso la lunga serie delle epoche geologiche; e laddove ricca di svariati generi e di numerose specie si mostrava in quelle epoche primarie, rim- piazzando successivamente e le une e gli altri con forme novelle, ma sempre in mi- nor numero, è giunta nel periodo terziario povera di forme generiche e specifiche; di maniera che oggi ci sorprende non poco la grande disparità che osserviamo tra l’abbondevole profusione dei residui di questa classe nelle rocce paleozoiche, e la con- trapposta rarità nei terreni terziari; differenza considerevolissima, che l’ accurato esame dei paleontologi ha già tradotto in risultamenti numerici, dicendo che i mari delle epoche primarie alimentavano tante specie di Brachiopodi, da formare circa il 30 per 100 su tutte le specie delle varie classi dei molluschi, e che non più del '/» per 100 vivevano nei mari delle formazioni terziarie. Differenza veramente consi- derevole, che costituisce un tratto caratteristico «della storia paleontologica di questa classe. Per siffatta persistenza e variabilità insieme della classe dei Palliobranchi nelle svariate epoche geologiche, lo studio degli esseri tutti che la costituiscono sia allo stato fossile, come viventi nei nostri mari, l'esame delle loro varie forme generiche spettanti alle famiglie che comparse nei terreni primarii non lasciarono traccia nelle rocce delle epoche successive, la conoscenza dei generi che in questi ultimi gradata- mente le rimpiazzarono, hanno interessato a ragione i geologi ed i paleontologi, i quali in questi ultimi anni, convinti sempre più della grande importanza che hanno i Brachiopodi negli studii stratigrafici, fecero di essi il subbietto d’importantissimi lavori, pei quali la storia zoologica e paleontologica di tali esseri trovasi ormai ab- bastanza conosciuta, e principalmente per le dotte ricerche dei signori De Buch, D’'Orbigny, Hoeningnaus, Koninck, King, Owen, Suess, Deslongchamps, Carpenter, Davidson e molti altri, dei quali, chi studiando l’anatomia, le abitudini ed i caratteri delle specie viventi, chi esaminando la struttura delle loro conchiglie, chi determi- nando con precisi caratteri le specie ed i generi, e fissando con esattezza la distribu- zione stratigrafica delle famiglie dei generi e delle specie fossili, hanno reso non po- chi servizii alla moderna geologia, la quale se di tutti i fossili si avvale per l'esatta determinazione cronologica dei terreni, dei Brachiopodi si giova a preferenza, dap- poichè questi, proprii dei terreni di tutte le epoche, colle loro forme generiche e spe- cifiche svariate, e diverse per ogni orizzonte geologico, caratterizzano meravigliosa- mente tutti gli strati terrestri. Ci basta riandare rapidamente la storia paleontologica di questa classe, per essere tosto convinti dell'importanza grandissima che i Brachiopodi hanno avuto in tutte le epoche del mondo animato; si vedrà infatti come questi molluschi dalle epoche pri- marie alle terziarie, dalla zona primordiale del signor Barranole ai mari attuali hanno formato una serie non mai interrotta, una catena continua, i di cui anelli multiformi sono valsi in ogni tempo della storia del globo a rappresentare nel mondo zoologico l'importante gruppo dei Palliobranchi. — ia Un altro fatto non meno considerevole si scuopre a prima giunta in questa storia ormai conosciuta abbastanza, quello cioè del grande predominio che ha avuto questa classe nelle epoche paleozoiche, e come l’importanza di tali molluschi siasi mano mano scemata da quei romotissimi tempi insino a noi. Tra le nove famiglie in cui da tutti i paleontologi concordemente vien divisa la classe dei Brachiopodi, otto sono comparse sin dal periodo paleozoico, cioè: gli Spiri feridi, i Produttidi, i Rinconellidi, i Cranidi, gli Orbiculidi, i Lingulidi, i Calceolidi, i Terebratulidi, delle quali le prime sei sono state largamente rappresentate sin dal- l'epoca silluriana, la più antica del mondo animato, le prime due si sono estinte nel- l'epoca liassica, mentre i calceolidi sono restati speciali alla formazione Devoniana, e le altre sei attraversando la lunga serie delle epoche secondarie e terziarie sono pervenute insino ai nostri mari (1). Il signor Suess, pubblicando un'edizione tedesca dell'importante opera del signor Davidson: Introduzione allo studio dei Brachiopodi viventi e fossili, ha presentato il seguente ragguaglio dei generi di questa classe: Secondo la classificazione del Da- vidson essa comprende 46 generi e sottogeneri, dei quali 364 sono ormai riconosciuti nella fauna primordiale, 21 in quella silluriana, 36 nella devoniana, 19 in quella del terreno carbonifero, 13 nel permiano; e complessivamente 33 appartengono al periodo paleozoico, 13 si trovano nel trias, 15 nei terreni giurassici, 13 nei cretacei, 10 sono terziarii e 14 esistono ancora nella creazione attuale. Da ultimo il signor Bronn nella Lethaea geognostica, e più recentemente nel suo importante lavoro intorno alle leggi della distribuzione dei corpi organizzati fossili (2), ci dà i seguenti risultati numerici per riguardo alle specie vissute in ciascun periodo geologico: Nei terreni pealozoici si sono raccolti sinora gli avanzi di 1109 specie, néi triasici se ne annoverano 34, 120 in tutte le rocce giurassiche, 117 nelle cretacee, 52 nella formazione terziaria e 60 vivono nei mari attuali. Da questi comparativi risultamenti intorno alle famiglie, ai generi ed alle specie di Brachiopodi non può farsi a meno di conchiudere, che siffatta classe, a simiglianza dei Cefalopodi, ed a differenza delle altre classi di molluschi, lungi dal mostrare delle forme generiche sempre più abbondanti e varie, col succedersi delle epoche geologi- che, è comparsa sin dai primi tempi del mondo animato con forme numerose e sva- riate, che alla loro estinzione hanno dato luogo a specie meno numerose e meno varie; il qual fatto da sè solo mostra ad evidenza che siffatti animali non hanno esi- bito una pogressione crescente, ma decrescente. A questi fatti importantissimi, a queste leggi di alto momento che la storia paleon- tologica dei Brachiopodi mette in evidenza, si aggiunge la limitazione stratigrafica delle specie, che questa classe ha di comune con tutti i gruppi del regno organico, e quell'altro privilegio della grande profusione d’individui ben conservati, dai quali ciascuna specie viene rappresentata d’ordinario nelle rocce, carattere che essa divide solamente con poche altre classi e che la rende utile ed anco importante al geologo oltre ogni credere, potendo questi, per l’ esclusivo studio dei Brachiopodi, precisare benissimo l'età geologica di un terreno. (1) Vedi PicTET, Traité de paltontologie. T.1V, p. 8. | (2) Lois de la distribution des corps orgunisés fossiles. 22 re Da qualunque lato adunque vien essa considerata, la classe dei Brachiopodi riesce sempre di gran soccorso alla stratigrafia, e quindi i lavori svariati che i dotti han compito su tali fossili sono riusciti mai sempre di grande importanza agli studii stratigrafici. Servono di luminosi esempii le ricerche del Koninck sui terreni carboniferi del Belgio, gli studii del D’Orbigny su tutti i terreni della Francia, l’illustre opera del Davidson sui Brachiopodi fossili dell'Inghilterra, a dimostrare non solamente la grande importanza di siffatte ricerche, ma benanco la necessità, ormai richiesta dai progressi illimitati coi quali la stratigrafia si spinge innanzi a gran passi, pei soc- corsi sempre più abbondanti che la paleontologia le somministra. È nostro divisamento adunque, descrivendo i Brachiopodi fossili dei terreni ter- ziarii del distretto di Messina (), di sforzarci anco noi ad apprestare qualche mate- riale alla costruzione del gran edifizio geognostico; ma siccome i nostri studii non versano nè sui terreni primarii, nè tampoco sopra rocce secondarie, si comprenderà di leggieri che la nostra contribuzione per l’edifizio stratigrafico sarà senza dubbio di piccola mole, come quella che da terreni terziarii proviene. Ma pure l’importanza delle ricerche che versano sui Brachiopodi terziarii, non è certo minore di quella che si dee attribuire alla grande messe di Palliobranchi, che i geologi di tutti i paesi han potuto raccogliere in terreni di epoche anteriori. Anzi è appunto per la rarità di questi residui nei terreni terziarii, che bisogna ricercarli con maggiore perseveranza, e studiarli con accuratezza, attribuendo loro quel grande va- lore geegnostico di cui in realtà sono dotati. Or tra le rocce terziarie sono quelle che spettano alle epoche mioceniche e plioce- niche, che hanno offerto una fauna di Brachiopodi la più povera che si conosca; eppure le rocce messinesi, ormai ripartite senza dubbio di sorta tra siffatti orizzonti (2), sì mostrano sotto questo rapporto le più ricche tra quanti terreni ad essi sineronici si sieno mai studiati. Esaminate infatti aleune di quelle rocce peloritane ed apprenderete con meraviglia che molte specie vi sono con tale profusione sparse da costituire quasi da sè sole la roccia tutta, in altri strati vedrete tali e tante forme e così svariate che importantis- simo riesce il loro studio e sorprendente il loro esame, che condotto con molta accu- ratezza e perseveranza fa scoprire fatti del più alto interesse. Per esso si perviene a (1) Il chiarissimo signor Davidson, tanto noto ai pa- leontologi per le sue dotte e coscienziose ricerche in- torno ai Brachiopodi, che ci onora da qualche tempo di sua amichevole e scientifica corrispondenza, non ha guari ci esortava a descrivere, insieme ai Brachio- podi messinesi, quelli che trovansi in tutti i terreni terziarii dell'Isola; noi nell’offrire pubblico tributo di che mano mano andremo pubblicando, nelle quali in- tendiamo descrivere solamente i molluschi fossili delle rocce messinesi e non altro; in secondo luogo, quan- d’anche avessimo voluto riunire a questi i Brachio- podi tutti della Sicilia, dobbiamo pur confessarlo schiet- tamente, che al presente ci sarebbe riuscito impossi- bile, essendo pur troppo limitate le ricerche che ab- ringraziamenti al nostro dotto amico, pei savii consi- gli e per le dotte concscenze partecipateci sovente, onde aiutarci nel difficile lavoro che imprendiamo a pubblicare presentemente, ci duole dover manifestare esserci impossibile di appagare i suoi buoni desiderii, dappoichè in primo luogo il presente lavoro fa parte d'una serie di monografie, che abbiamo promesso e biamo fatto in altri punti dell’isola, e quindi pochi i materiali sinora raccolti; pur nondimeno è nostro di- visamento pubblicare separatamente quanto abbiamo sinora osservato, e quindi più tardi ciò che andremo studiando. (2) Vedi G. SEQUENZA, Notizie succinte intorno alla costituzionedelle rocce terziarie del distretto di Messina. _T— conoscere come, sotto forme esteriori molto somiglianti, esistono specie diversissime, caratterizzate con precisione dagl’interni apparecchi apofisarii, e ne sono insigni esempi la Terebratula grandis e la T. ampulla; la Waldeimia peloritana Seg. e la Terebratella septata Phil.; la Waldeimia euthyra Phil. e la W. Davidsoniana Seg.; si riconoscono inoltre nel medesimo strato, accanto ad alcune specie tuttavia viventi nei nostri mari, molte altre estinte ; così la T'eredratula vitrea Lk., la Terebratulina caput-serpentis Lk., la Megerlia trancata L., la Morrisia anomivides Scacchi, la Argiope decollata L., ecc. mostrano esser wissuti in sul finire dell’epoca miocenica insieme alla Zerebratula ampulla Broce., alla 7. sinuosa Broce., alla 7. sphenoidea Phil., alla 7. Michelottiana Seg., alla 7. orbiculata Seg., alla 7. Meneghiniana Seg., alla Waldeimia peloritana Seg., alla W. euthyra Phil., alla Terebraiella septata Phil., ecc., ecc. Si riconosce inoltre, dallo studio comparativo dei varii strati, come quest'ultime specie estinte gradatamente, sono scomparse a poco a poco dagli strati successivi, mentrechè le prime attraversando i mari pliocenici e pleistocenici sono vissute insino all’epoca attuale. Vogliamo sperare quindi che questo lavoro, quantunque sia limitato nel ristretto cerchio delle rocce messinesi, possa riuscire pure di qualche utilità, e venire riguar- dato dai dotti come una parte non inutile della paleontologia terziaria di Sicilia. Ma pria di por mano alla descrizione di residui malacologici cotanto importanti, crediamo convenevole dare un cenno storico intorno ai Brachiopodi terziari del di- stretto di Messina, ed accennare la maniera di loro distribuzione, e di loro conserva- zione nelle rocce messinesi. STORIA BIBLIOGRAFICA Sembra ormai che i naturalisti sieno di accordo a ritenere, che Fabius Columna sia stato il primo autore che abbia attirato l'attenzione sopra alcune conchiglie della classe dei Brachiopodi. Or siccome da Columna comincia la storia generale di questi molluschi, così da Scilla ha origine lo studio dei Brachiopodi terziarii del distretto di Messina. Agostino Scilla, insigne pittore, letterato e naturalista messinese, pubblicava in Roma l’anno 1769 un libro riguardante la grande controversia che in quei tempi agitavasi sull’ origine dei fossili (1); ed è senza dubbio da quella pubblicazione che ha avuto suo comincia- mento lo studio della paleontologia messinese; infatti in quelle carte figurano, tra gli altri, molti fossili delle rocce peloritane, e tra essi riconosconsi per lo meno due spe- cie di terebratule, che riferiamo alle seguenti: Tav. XIV, fig. 6. Terebratula ampulla Brocchi. ” DI LP i IRON, 301. DB. Lunghissimo tempo è trascorso dacchè lo Scilla occupavasi di studii paleontologici, finchè comparissero nuovi lavori che avessero qualche attinenza colla paleontologia Terebratula minor Suess. (1) De corporibus marinis lapidescentibus. ME messinese. Infatti dalla metà circa del secolo decimottavo, in cui scrisse il messinese naturalista, bisogna salire molto innanzi nel nostro secolo per vedere aecennati o de- scritti in qualche opera gl’immensi ammassi di Brachiopodi che giacciono nelle rocce peloritane. Ma tutti i lavori che andremo enumerando sotto questo rapporto, oltrechè descrivono o rapportano come proprii dei terreni messinesi piccol numero di conchi- glie spettanti a questa classe, per la maggior parte consacrati sono allo studio dei fossili, riguardando questi siecome parte della zoologia, e non già considerandoli sotto le importanti relazioni stratigrafiche. L’opera del signor Rudolfo Amando Philippi intorno alla malacologia siciliana (1), pubblicata l’anno 1836, è la prima di cui dobbiamo parlare; in essa l’autore accenna di avere rinvenuto presso Milazzo: la Terebratula ampulla Brocchi; presso il villaggio Ibiso: la Terebratulina caput-serpentis Lk. la Terebratula minor Suess; presso Messina: la Terebratulina caput-serpentis Lk. la Crania ringens Hoeningh. Nel secondo volume poi, pubblicato nel 1844, l’autore dà in fine un elenco dei mol- schi fossili di Messina, ed ai Brachiopodi qui sopra enumerati vi aggiunge: la Terebratula sphenoidea Phil, la Megerlia truncata L. Ci sorprende grandemente come il Philippi, nello studiare i molluschi fossili delle rocce messinesi, non vi abbia riconosciuto tra i Brachiopodi le specie più comuni che vi si trovano, quali principalmente la Wal/deimia peloritana Seg. e la T'erebratella septata Phil. Questo fatto è sufficiente a farci credere che il naturalista di Cassel abbia visitato le rocce peloritane quasi di volo. Nel 1845 il dottor Domenico Galvani da Bologna pubblicò un lavoro intitolato: Illustrazione delle conchiglie fossili marine rinvenute in un banco calcare madre- porico in S. Filippo inferiore presso Messina. In quest’ opuscolo, in cui l’autore so- stiene l’ età miocenica della roccia da lui studiata, trovansi registrate le seguenti spe- cie di Brachiopodi dal Galvani raccolte nel calcare di S. Filippo: Terebratula ampulla Brocchi. ” vitrea Lamk. Terebratulina caput-serpentis Lk. Argiope detruncata Lamk. Megerlia truncata L. Nello stesso anno il professore Pietro Calcara da Palermo descrisse la sua 7. affi- nîs che accennò trovarsi vivente nel mare delle isole Eolie, e fossile in grande abbon- danza presso Messina (2). (1) Enumeratio molluscorum Sicilie, vol. I. (2) Vedi. Cenno sui molluschi viventi e fossili di Sicilia. Palermo , 1845. sg, Nel 1847 le conchiglie fossili che trovansi presso Messina alla contrada Gravitelli furono oggetto d’una memoria (!) pubblicata dal professore Andrea Aradas da Catania negli Atti dell’Accademia Gioenia; tra le molte specie in essa descritte, si annove- rano i seguenti Brachiopodi : Terebratula vitrea Lamk. Terebratulina caput-serpentis Lk. Megerlia truncata L. Argiope detruncata Chemn. Dopochè l’autore enumerò le due prime specie, soggiunge che le molte terebratule di Gravitelli non possono riferirsi che a varietà della 7. vitrea e 7. caput-serpentis, e che il riguardarne alcune come specie differenti dalle suddette sarebbe una vera il- lusione. Ma le nostre reiterate perquisizioni ci mettono nel caso di potere assicurare che nella contrada Gravitelli molto più comunemente sparse delle specie riferite dal professore Aradas, vi sono: la 7. sphenoidea Plul., la W. euthyra Phil., la W. pelo- ritana Seg., la Terebratella septata Phil., oltrechè altre specie più rare, ma pure ben distinte, vi si rinvengono. Non osiamo pronunciarci sulla cagione che ha indotto il Professore catanese in sì grossolano errore, non volendo così facilmente avventurare una nostra opinione. Il dottor Giuseppe Denatale nelle sue ricerche geognostiche sui terreni del di- stretto di Messina, pubblicate nel 1851, nel cennare rapidamente i principali fossili delle nostre rocce, tra i brachiopodi rapporta la Terebratula vitrea. e) bipartita. Noi crediamo non ingannarci nel giudicare che il Denatale sotto il nome di ere bratula vitrea abbia confuso varie specie messinesi, e sotto quello di 7. dipartita abbia erroneamente indicato la Wa/deimia peloritana Seg., la quale tra i fossili mes- sinesi è quella che più somiglia, per la esteriore conformazione, alla Rynehonella bipartita Brocchi; che peraltro è sì rara nei nostri terreni, che noi dopo parecchi anni di ricerche non ne possediamo che due frammenti. Da ultimo, nei recenti lavori da noi pubblicati intorno alle rocce messinesi figu- rano in buon numero i Brachiopodi. Così nell’opuscolo intitolato: Intorno alla formazione miocenica di Sicilia, ab- biamo enumerato come specie comunissime nel miocenico messinese la Terebratula septata Phil. ” peloritana Seg. n sphenoidea Phil. Nell’ altro lavoro poi, che porta il titolo di Notizie succinte intorno alla costitu- zione geologica delle rocce terziarie del distretto di Messina, abbiamo riportato buon numero di specie distribuite secondo l'ordine cronologico, delle quali ceco il catalogo complessivo: (1) Descrizione delle conchiglie fossili di Gravitelli presso Messina. 1847. s de Terebratula grandis Blum. n vitrea Lamk. ” affinis Calcara. ” septata Phil. n romboidea ?? Biondi. ” sphenoidea Phil. L) miocenica Mich. ” euthyra Phil. ” peloritana Seg. (inedita) Terebratulina caput-serpentis Lk. Terebratella truncata Lin. ’ pusilla Phil. Argiope detruncata Chemn. n neapolitana Scacchi. Crania ringens Hoeningh. Gli ulteriori esami, e le reiterate ricerche da noi compite su questi fossili avendoci offerto abbondanti materiali, e dovizia di fatti per lo innanzi da noi sconosciuti, ci han messo nelle circostanze di confermare con maggior certezza le determinazioni della maggior parte delle specie qui sopra enumerate, di correggerne altre, e di rico- noscerne delle nuove, come dimostreremo nel corso del presente lavoro. DISTRIBUZIONE STRATIGRAFICA DEI BRACHIOPODI MESSINESI Le rocce terziarie del distretto di Messina distribuisconsi in molti strati distintis- simi, non solo per la loro litologica composizione, ma molto più per la fauna fossile che ciascuno di essi racchiude, e che lo caratterizza e lo differenzia eminentemente dagli altri; pur nondimeno alcuni caratteri petrografici e paleontologici, comuni a va- rii di questi strati, li fanno con molta naturalezza raggruppare fra loro, e costituire così diverse formazioni riferibili a varie epoche terziarie. Fra questi varii gruppi due ve ne ha che quantunque si appartengano all’orizzonte miocenico, pure sono essi così ben distinti l’uno dall’altro, pei caratteri di chimica composizione, e più ancora per la rispettiva fauna, che li diresti proprio riferibili a distintissime epoche geologiche, tanto è diversa la natura delle loro rocce, e così dif- ferenti sono i fossili in essi racchiusi. Infatti in queste due serie di strati, di cui argilloso- molassica è l’inferiore e calcareo-marnosa la superiore, ron solamente sono rarissime eccezioni le specie che trovansi comuni ad ambedue, ma inoltre ciascuna classe ani- male è d’ordinario rappresentata in ciascun gruppo da generi diversi, e sovente anco da differenti famiglie; e quei pochi generi che hanno dei rappresentanti in ambedue, mostransi sempre molto rari nell’uno, allorchè nell'altro vi sono sparsi con profusione di specie e d’individui (1). delle rocce terziarie del distretto di Messina. Mes- sina, 1862. (1) Vedi le nostre precedenti pubblicazioni: Sulla formazione miocenica di Sicilia. Messina, 1862, e Notizie succinte intorno alla costituzione geologica Pe Or tutti questi fatti importantissimi, che altrove abbiamo dimostrato in generale per le varie classi di fossili, sono splendidamente comprovati dai Brachiopodi, i quali nel maggior numero dei casi mostrano le loro specie limitate ad uno dei succennati gruppi di strati, ed inoltre profusissimi e ricchi di numerose forme in alcuni orizzonti, si mostrano rarissimi e scompariscono del tutto in altri. E nelle rocce mioceniche dove tantà dissomiglianza di fauna si osserva, da essere una stessa classe rappresen- tata da generi ed anco da famiglie diverse nei due successivi membri della medesima formazione, i Brachiopodi, seguendo anch'essi questa legge generale, hanno preso uno sviluppo considerevolissimo nel gruppo più recente, mostrando numerose forme speci- fiche, spettanti a generi e sottogeneri varii, rappresentate da profusissimo numero d’individui; laddove nel precedente gruppo rarissimi sono i residui di questa classe. Venendo ora a dare un cenno della distribuzione stratigrafica di questi fossili nelle rocce messinesi, ci fa d’ uopo avvertire che in riguardo alla classificazione dei terreni che li racchiudono, noi ci riferiamo sempre alle precedenti nostre pubblicazioni, ed indicheremo ciascuno strato colle medesime lettere colle quali l'abbiamo segnato in quei lavori (1). Cominceremo dunque questo esame dagli strati più antichi e proseguiremo quindi in ordine cronologico. 1. Formazione miocenica a. GRUPPO ARGILLOSO-MOLASSICO I tre strati, che abbiamo sempre indicato colle lettere L, I, Z7, costituiscono questo primo deposito terziario nel distretto di Messina; il più antico tra essi è un calcare compatto ricco di fossili malacologici, quasi tutti ridotti allo stato d’impronte; proba- bilmente questo deposito dovrà costituire un gruppo a sè, dappoichè sembraci doversi riferire al miocenico medio. Succedono al calcare le argille con ligniti, e poscia grandi depositi di molassa. In tutte queste rocce i residui di Brachiopodi vi sono rarissimi, come di sopra abbiamo accennato, e non altro abbiamo potuto raccogliere dopo lun- ghe ricerche che le seguenti spoglie. Nel calcare trovansi presso Monforte rari fram- menti della Teredratula ampulla, e qualche valva d'una Megerlia, che dubbiosa- mente riferiamo alla M. truncata; ed in una valle di Rometta abbiamo rinvenuto un distintissimo esemplare della T'erebratula sinuosa. Nelle argille, all'infuori di qualche frammento della 7. ampulla raccolto ai Bianchi, niente altro vi ritroviamo. Nelle molasse i Brachiopodi non hango lasciato traccia alcuna della loro esistenza. b. GRUPPO CALCAREÒ-MARNOSO Il membro più recente del miocenico è costituito anch'esso da tre rocce indicate colle lettere G, 7, E; l’inferiore è formata di spessi strati di marna bianca che so- (1) Vedi il quadro sinottico alla fine delle Notizie succinte intorno alla costituzione delle rocce terziarie del di-. stretto di Messina. LD vente alternano con sabbie; la media è un calcare di consistenza variabile; la superiore è costituita da grandi depositi di marne giallastre e sabbiose. Questo gruppo di strati fossiliferi è il più rieco di spoglie di Brachiopodi, che pur nondimeno vi sono sparse con grande disugualità. Le marne bianche offrono qualche raro esemplare della 7'e- rebratulina caput-serpentis, unica specie in esse esistente, oltre qualche rarissimo frammento della RAynehonella bipartita, che giace negl'interposti strati sabbiosi. Il calcare soprastante all'incontro mostrasi dovizioso dei residui di questi mollu- schi; in esso, accanto alle svariate specie ormai estinte, vedonsi comparire per la prima volta alcune altre tuttavia viventi nei nostri mari, e mentre queste si mostrano ancora poco comuni, per isvilupparsi quindi in grande abbondanza, buona parte di quelle vi sono profuse dapertutto ed in gran numero. La compattezza della roccia, la maniera come essa ha dovuto depositarsi in fondo al mare, cioè sotto forma di tenuissimo sedimento, hanno grandemente influito alla completa conservazione di questi fossili; in essa infatti queste bivalvi sono intiere; quasi mai deformate e d’una conservazione perfettissima; se non che d’ordinario im- possibile riesce lo studio degl’interni apparecchi apofisarii, che racchiusi essendo nella compattissima roccia, non possono in verun modo esser messi a nudo; ma a questo grave ostacolo ci è riuscito di ovviare studiando le medesime specie nello strato so- prastante, dove la maggior parte di esse trovansi in maggiore abbondanza, e la na- tura marnosa della roccia ci permette mediocremente di scoprire i fragilissimi in- terni apparecchi. Nel calcare adunque il genere terebratula vi è rappresentato da molte specie, tra le quali le 7. vitrea e minor sono quelle tuttavia viventi nei nostri mari, ma in quella roccia esse presentano varietà che più non si vedono nella natura vivente. Insieme ad esse vi abbiamo raccolto, tra le specie conosciute, la 7. sphenoidea, la 7°. ampulla, la 7. sinuosa e la T°. pedemontana, ed inoltre abbiamo riconosciuto le forme novelle della T. Miehelottiana, T. Benoitiana, T. Miptica e T. orbiculata. Il gruppo delle Wa/dAeimia è anch’ esso importante, perchè rappresentato in que- sta roccia dalla Wa/dheimia peloritana, nuova e distintissima specie, oltrechè esem- plari rarissimi si rinvengono della W. euthyra del Philippi. La Terebratulina caput-serpentis e la Megerlia truncata giacciono in questa roc- cia, come in quasi tutti gli strati dei terreni messinesi, ma in essa vi sono sparse con molta rarità. Da ultimo è in questa roccia calcare che appare per la prima volta la T'erebratella septata, distintissima ed importante specie che ci ha richiesto lungo esame ed accu- rato studio perchè fossero ben apprezzate e messe in chiaro le sue affinità zoologiche. Eccoci già all'ultimo strato del miocenico messinese, in cui la classe dei Brachiopodi ha preso il suo massimo sviluppo. Sono infatti le marne giallastre, che in qualunque luogo del distretto messinese esse appariscano, in qualunque contrada si ricerchino gli organici residui in esse accolti, si ritroveranno sempre doviziosamente sparse da residui di questa classe. La natura marnosa della roccia fa riuscire agevole d’ordina- rio lo studio degl’interni caratteri dei brachiopodi in essa sepolti, ma la conservazione delle conchiglie, a differenza di quelle racchiuse nel calcare, è poco soddisfacente; De a quasi sempre esse hanno subito una compressione che è più o meno considerevole, ma che ha dovuto quasi sempre agire sui fragilissimi apparecchi apofisarii distrug- gendoli o almeno deformandoli. Per cui se alcune circostanze agevolano in questi Brachiopodi le ricerche sugli interni apparecchi, altre cagioni hanno influito grande- mente alla loro distribuzione. In questo strato la 7. sphenoidea ha preso considerevole sviluppo, e con essa si accompagnano più raramente le 7. vitrea, minor, Michelottiana, orbiculata, Mene- ghiniana, ampulla e Guiscardiana. Ma le specie che vi sono sparse con grande profusione sono la Waldheimia pelo- ritana e la Terebratella septata, che in alcuni luoghi divengono così comuni ed hanno subito tale compressione, che ridotte a sottili lamine ed interposte in tutti i punti della roccia, la rendono dapertutto schistosa. A queste specie si accompagnano inoltre con molta rarità la W. euthyra e depressa, una distintissima varietà della Megerlia truncata, oltre della forma ordinaria, e poi la Teredratulina caput-serpentis, la Morrisia anomioides e V Argiope decollata e cistellula. 2. Formazione pliocenica Nelle argille plioceniche non abbiamo raccolto sinora verun resto di Brachiopodo; ed all’incontro il calcare soprastante è la roccia che più ne abbonda. Infatti dovun- que essa apparisce è sempre identica a sè stessa, costituita cioè da un ammasso di terebratule, che riunendosi a miriadi e comprimendosi reciprocamente, hanno quasi escluso da quel terreno ogni altro residuo organico. Qui adunque profusissimo s'incontra la 7. ampulla e la T. vitrea e molto più la T. minor; ad esse si riuniscono la W. euthyra, peloritana e Davidsoniana, e con più rarità la 7. Lyelliana, la Terebratulina caput-serpentis, la Megerlia truncata, V Ar- giope decollata e la Crania lumellosa. 8. Formazione pleistocenica Da ultimo le sabbie ed i conglomerati pleistocenici, piuttosto poveri di residui or- ganici di tutte le classi, racchiudono rare spoglie di Brachiopodi, le quali spettano quasi tutti a specie viventi nel Mediterraneo. Infatti, oltre la Terebratula grandis, che sembra esclusiva d’una sola contrada, non possiamo rapportare che specie proprie dell’epoca attuale; sono tali infatti la T'ere- bratula vitrea e minor, la Terebratulina caput-serpentis, la Megerlia truncata, la Morrisia Davidsoniana, Vl Argiope decollata e la Crania turbinata. Da questo breve ragguaglio intorno alla distribuzioue stratigrafica dei nostri Bra- chiopodi emerge, che nel gruppo argilloso-molassico del nostro miocenico si sono rae- colte quattro specie spettanti a questa elasse, delle quali una sola tuttavia vivente nei nostri mari; nella formazione calcareo-marnosa del medesimo orizzonte si rinvennero sinora ventidue specie, delle quali sette sono tuttavia viventi, ed inoltre abbiamo di- AE stinto sedici ben diverse varietà; nel calcareo pliocenico, tra le undici specie cono- sciute, cinque sono viventi nel Mediterraneo; e tra le nove pleistoceniche otto hanno i loro rappresentanti nei mari attuali. Da siffatti risultamenti e da tutte le precedenti considerazioni possiamo trarre le conclusioni seguenti : 1.° In tutti gli strati terziari messinesi, i Brachiopodi sinora raccolti ammontano al numero considerevole di ventinove specie. 2.° Per le ricerche del Philippi, del Galvani, dell’Aradas si conoscevano solamente nei terreni messinesi le spoglie di sette specie di Brachiopodi, quindi oggigiorno il numero si è quadruplicato; e tra le nuove forme scoperte, alcune ve ne ha che sono di gran lunga più comunemente sparse delle specie anteriormente conosciute. 3.° Questo numero di specie si dee riguardare siccome considerevolissimo, se per poco si paragona a quello di qualunque terreno sineronico alle rocce messinesi, e molto più allorchè messi insieme tutti 1 Brachiopodi sinora raccolti nel miocenico superiore, nel pliocenico e nel pleistocenico, si riconoscerà che il loro numero è mi- . nore di quello dei nostri terreni. 4.° Se si eccettua la formazione argilloso-molassica, nelle rocce di cui rari fram- menti di Brachiopodi abbiamo raccolto, ciascun gruppo di strati messinesi contiene delle specie che sono ad essi particolari; così gli strati calcareo-marnosi hanno la T. sphenoidea, T. Miptica, T. Benoîtiana, T°. Michelottiana, T. orbiculata, T. Me- neghiniana, T. sinuosa, T. Pedemontana, la W. depressa, la Terebratella septata, la Morrisia anomioides, V Argiope cistellata, la RAhynconella bipartita: gli strati pliocenici offrono la 7. Lyelliana, la W. Davidsoniana, la Crania lumellosa; le sabbie pleistoceniche la 7. grandis, la Morrisia Davidsoni, la M. lunifera e la Cra- nia turbinata. 5.° Il numero dei Brachiopodi tuttavia viventi, che trovansi fossili negli strati mes- sinesi, cresce regolarmente dal gruppo più antico sino al più recente, come per le al- tre classi animali abbiamo in altro luogo dimostrato. Infatti nel gruppo argilloso mo- lassico vi ha il 25 per 100 di specie viventi, negli strati calcareo-marnosi il 31 per 100, il 45 per 100 nel pliocenico, e l'89 per 100 nelle sabbie pleistoceniche. BRACHIOPODI e) pui % i } CE 22 LI Ù i Ae Fee bda RR alli RI Maps Foe K ti nea Seen AGE _ASGN ii TI = al n Cagli CEE TONBINPE CES ei pe ee pri bea e Ù n si e 1) SaÙ "i Nenieg: L'iva VARE coni È li CLASSE BRACHIOPODI Cuvier Dumeril 1806 (PALLIOBRANCHI) Biainville 1824 FAMIGLIA TEREBRATULIDI GENERE TEREBRATULA Llhwyd 1696 SINONIMIA Concha anomia. Columna 1606 e 1616. Anomia. Linneo 1758-1766, Gmelin 1788-1793, Dacosta 1778, ece. Terebratula. Llhwyd 1696, e la maggior parte degli autori. Lampas (partim). Humphrey. Gryphus. Megerle 1811, Philippi 1853. Terebratulites. Schlotheim 1816-1820. Pygope. (Diphya) Link. . Terebratule jugate repande (partim). De Buch 1834. Terebratulae carinate sinuate (partim). De Buch 1834. Terebratule a corto apparecchio apofisario. Davidson. Epithyris (elongata). King 1849. Antinomya (diphya). Catullo. Terebratule biplicate. Quenstedt 1851. Sp. 1. Terebratula vitrea. Tav. I fig. 1-7. SINONIMIA 1778 Anomia vitrea. Born. Testacea musei Caes. Pag. 119, 1778-1780. 1780 Anomia terebratula. Chemn. 8. t. 78 fig. 707-709, 1780-95. 1788 ” È) Lin. Gm. Pag. 3347, 1788-1793. [3a] aliena 1815 Terebratula vitrea. Lamk. VI, 1. p. 245. 1815-1822. 1326 n ” Payr. Cat. Pag. 83; n. 160. 1830 ” ” Desh. Encyclop. méth. vers. T. 3. p. 1023 n. 1. 1830-33. 1851 » ” 2. G. Bronn. Italiens tertiar-Gebilde. Pag. 125. 1856 ” ”» Philippi. Enum. moll. Sicilia. V. L p. 95. t. 6. fig. 6-8. 1844 ” ”» Philippi. Enum. moll. Sicilie. Vol. IL p. 66. 1344. 1845 ” ” Domenico Galvani. Illustrazione delle conchiglie fos- sili marine rinvenute, ecc., in S. Filippo inferiore presso Messina. 1847 ” ” (parte) Aradas. Conchiglie fossili di Gravitelli. P. 14. 1851 ” ” S. P. Woodward. A manuel of the moll. Pag. 215. for 1856 ” ” T. Davidson. Intr. a l’histoire nat. des Brach. P. 52. tav. 6. fig. 1-4. 1856. 1860 ” ” Lovell Reeve. Conch. icon. Tav. 3. fig. 8. a, db, c. 1861 ” ” Lov. Reeve. Révision gén. des téreb. vivantes. (Journ. de Conch. tom. IX.) Pag. 124. 1861 ” ” T. Davidson. On recent terebratulae. (Ann. and. mag. ; of nat. hist.) Pag. 12. 1862 ” ” Chenu. Manuel de Conch. T. II. p. 201. fig. 1026-1027. 1862 » ” È G. Seguenza. Notizie succinte intorno, ecc. Pag. 19. Terebratula miocenica. CARATTERI T. testa ovata, ventricosa, hyalina, tenui, levissima, ad frontem truncata et sub- biangulata ; marginibus integris vix flexruosis; perforatione tenuissima et confertis- sima; valva ventrali convera, obscurissime subbiplicata; umbone prominente incur- vato; deltidio brevi, concavo; foramine parvo; dentibus solidis, obtusis. Valva dorsali regulariter convera; processu apophysarum oblongo, anterius latiore subdeltoideo, e lamellis lateralibus strictis, ad cardinem orizontalibus latioribusque, et transversa Hexuosa, constituto; apophysis brevibus acutiusculis. Conchiglia ovata, convessa, abbastanza sottile e levigatissima alla superficie, la quale presenta delle strie di accrescimento ben poco distinte, troncata al margine frontale che è limitato lateralmente da due angoli rotondati e sovente poco distinti; la massima larghezza della conchiglia è verso la sua metà; i margini sono intieri e po- chissimo flessuosi; la punteggiatura è sottilissima, e presentasi a disposizione quincon- ciale, sebbene un po’ irregolare; nella estensione di un millimetro, in direzione obliqua si contano circa 12 forellini. La valva ventrale è abbastanza convessa e presenta due pieghe longitudinali appena discernibili; l'apice è sporgente e molto curvo, troncato da un piccolo forame, il quale non di raro si allarga ma soltanto dal lato posteriore dell’ apice, e quindi assume una forma irregolare ovata od allungata; il deltidio co- = fo idr Noa È s : ; stituito d'un sol pezzo è piccolo, allargato, concavo; i denti sono spessi ed ottusi. La valva dorsale è regolarmente convessa ma meno della ventrale; l'apparecchio delle apofisi brachiali è formato da due lamelle orizzontali ed allargate al loro punto di at- tacco al margine cardinale, indi piegate e divergenti, e della lamina trasversale stretta e flessuosa, che Ie riunisce formando due angoli rotondati, e costituendo così quasi una forma deltoidea; i due dentelli laterali dell’apofisi sono poco sporgenti ed alquanto acuti. Lunghezza di un esemplare fossile. . . . ... 37555 Larghezza » / » MEI i ZONZO Spessezza ” VO SEE AAP EE TOT i Questa specie abbastanza nota nelle collezioni per gli esemplari viventi, si presenta d’ordinario molto variabile nella sua forma esterna, di maniera che si è quasi indotto ad innalzare al rango di specie alcune ben distinte varietà, ma l’ esame accurato dei loro caratteri non può farle disgiungere dall’Anomia vitrea Born; dappoichè la forma dell’ apparecchio apofisario è quasi invariabile, mentre d’ altronde le diverse forme che assume la conchiglia, si raggruppano tra loro per graduati passaggi, o forme in- termedie, ed hanno identica la punteggiatura della superficie. Nelle rocce messinesi incontransi di questa specie diverse varietà ben distinte, delle quali alcune si vedono tuttavia viventi nel Mediterraneo. Quindi oltre della forma tipica rappresentata dalla fig. 1 nella tav. I, fa d’ uopo distinguere le seguenti varietà che a quella si rattaccano per graduati passaggi, e per la costanza della forma nelle apofisi brachiali. Var. B.'T'EREBRATULA ROMBOIDALIS. Seg. Tav. I fig. 3 e 6. T. testa subromboidali, anterius constricta et via subtruncata. I pochi esemplari che possediamo di questa varietà, provenienti dal calcare mioce- nico e pliocenico di Gravitelli, ci hanno fatto dubitare molto sulla determinazione spe- cifica, ed eravamo presso a riguardarli siccome specie distinta, se l'esame di molti esemplari recenti della 7. vitrea non ci avessero fatto apprendere, che nella natura vivente esistono graduati passaggi, rappresentati da forme intermedie, che rattaccano la terebratula della fig. 6 colla forma tipica fig. 1. D'altronde l'apparecchio apofisario non varia nelle diverse forme viventi, e la pun- teggiatura in questa varietà fossile non differisce da quella della var. A. Lunghezza della conchiglia . . . . .. . .. 305° Larghezza » ” Belli Seni Marlia e Spessezza » n adi I da Dc) ee ERO ea Var. C. TEREBRATULA OBLONGA. ,Seg. Tav. I fig. 4. SINONIMIA 1862 Terebratula miocenica. Seguenza. Notizie succinte intorno alla costituzione, ecc., pag. 19 (non Michelotti). T. testa ovato-oblonga, inflata; margine frontale fere rotundato, propter truncatu- ram minime distinctam et angulos obsoletos. Questa terebratula altra volta da noi associata alla 7. miocenica, ne è distinta per avere la massima larghezza circa alla sua metà, e non già alla regione frontale come in quella. Per siffatto carattere essa si approssima di più alla 7. vitrea, alla quale abbiamo creduto doverla riunire per gli esemplari intermedii recentemente scoperti, e per la identicità della punteggiatura, quantunque non abbiamo potuto esaminare l’ apparec- chio delle apofisi, dappoichè tutti gli esemplari che possediamo sono ripieni di com- pattissima roccia calcarea. Recentemente abbiamo raccolto nel calcare pliocenico di Gravitelli alcuni esemplari che a questa varietà debbonsi riferire, ma essi sono più allungati, più rigonfi, più ro- tondati alla fronte, e più compressi sui lati. Siffatta forma non si osserva tra le svariate che presenta la 7. vitrea nella natura vivente. Essa differisce dalla var. A per essere più allungata, ben rigonfia, e pel margine frontale quasi rotondato, perchè i due angoli e la troncatura sono poco distinti. Pur nondimeno la somiglianza nella punteggiatura della superficie e le forme intermedie ci danno la convinzione che essa è da riguardarsi siccome una varietà fossile della T. vitrea. Eunghezza della iconchielia: i. in e et RAS Larghezza » ”» CATO e a ERI Spessezza » ” DOC ME ERRATO Ca n RINO leo Dai caratteri di tutte le varietà sopra enumerate e descritte sembra doversi con- chiudere, che esse hanno di comune la costanza nella forma dell’ apparecchio apofi- sario, esaminato in tutte le varietà viventi e nelle forme fossili; la troncatura più o meno distinta del margine frontale; la massima larghezza della conchiglia circa alla metà della stessa, e la punteggiatura della superficie molto tenue e a forellini ravvi- cinatissimi. Contro l'opinione del signor L. Reeve, la 7. eutRyra del Philippi dee riguardarsi come specie distintissima, che ben si allontana dalla 7. vitrea pel deltidio formato da 0 2 due piccoli pezzi disgiunti, e per le lamine verticali che servono di sostegno ai denti; caratteri riconosciuti e descritti dal medesimo Philippi (4); oltrechè l’ apparecchio apo- fisario ne è sì differente, che bisogna riferire tale specie non più al gruppo delle Te- rebratule ma a quello delle Waldheimia. GIACIMENTO La 7. vitrea vive dapertutto nel Mediterraneo ed è molto variabile nella sua spes- sezza e nella sua forma. .-Nelle rocce del distretto di Messina trovasi più o meno comune. Nel calcare e nelle marne giallastre mioceniche (strati E ed F) trovansi tutte le varietà, ma vi sono rare, e principalmente si possono raccogliere a Gravitelli, Scoppo, Trapani, Tremonti, S. Filippo, Pagliarino Scirpi, ecc. Nel calcare pliocenico di Gravitelli raccolgonsi in grande abbondanza tutte le va- rietà, ma principalmente vi domina la forma tipica. Nelle sabbie pleistoceniche incontransi rari frammenti di questa specie. Sp. 2. Terebratula minor. Tav. I fig. 8,9, 10. SINONIMIA 1836 7. vitrea var. minor. —Philippi. Enumeratio moll. Sicilie. Vol I. pag. 99. tav. 6. fig. 8. 1844 ”» ” Phil. Enumeratio, ecc. Vol. II. pag. 66. 1845 7. affinis. P. Calcara. Cenno sui molluschi viventi e fossili di Sicilia. Pag. 48. 1845. 1847 T. vitrea (parte). A. Aradas. Descrizione delle conchiglie fossili di Gravitelli presso Messina. Pag. 14. 1859 7. minor. Suess. Ueber die Wohnsitze der Brachiopoden. 1861» T. Davidson. On recent terebratulze. (Ann. and mag. of Nat. hist.) Pag. 12. 1862 7. affinis. G. Seguenza. Notizie succinte intorno, ecc. Pag. 19, 26, 32. 1862. 1862 ” G. Seguenza. Sulla formazione mioc. di Sicilia ecc. Pag. 7. 1864 7. minor. T. Davidson. Outline of the geology of the maltese Islands, ecc., and descriptions of the brachiopoda. (Ann. and magaz. of nat. hist.) Pag. 8. fig. 8. (1) Lovell Reeve nel Journ. de conch., vol. IX, 1861, | del Philippi, lo che è falso. (Vedi più avanti Wa/dhe:- facendo una rivista generale dei Brachiopodi viventi mia euthyra.) riguarda come sinonimo della 7. vitrea la T. euthyra | CARATTERI T. testa parva ovata, plus minusve inflata, lavissima aut striis incrementi subru- gosa, ad frontem obsolete truncata; marginibus integris; linea commissurale via fle- quosa ; perforatione tenuissima et confertissima; valvis obsoletissime subbiplicatis ; umbone incurvato, deltidio brevi concavo; foramine orbiculato; dentibus obtusis. Pro- cessu apophysarum oblongo-subdeltoideo, e lamellis tenwibus strictis constituto, ramo transverso vix fleruoso. Piccola conchiglia ovata, molto variabile nella sua generale forma, essendo or più ed or meno convessa, allungata e troncata; la sua superficie è molto levigata, ma vi sì distinguono bene le strie di accrescimento, che in alcuni individui sono più marcate e rendono la loro superficie quasi rugosa; la massima larghezza della conchiglia è verso la sua metà; i margini sono intieri, e la linea commissurale delle valve è ben poco flessuosa, la punteggiatura è tenuissima , a disposizione quinconciale, insomma come nella 7. vitrea. Le valve sono variabilmente convesse ed oscurissimamente bi- plicate; l’ apice è alquanto curvo e troncato da un forame circolare; il deltidio è for- mato d’un sol pezzo concavo. L'apparecchio apofisario è formato dalle lamelle laterali strette e sottilissime, alquanto allargate alla loro origine, dove sono saldate al margine cardinale, dalla quale regione esse divergono e poi vengono riunite dalla lamina tras- versale sottile stretta e poco flessuosa, e tutto ]’ apparecchio assume la forma di trian- golo isoscele, e i due angoli della base sono abbastanza acuti; i dentelli laterali o apofisi sono brevi ed acuti. Questa conchiglia, come chiaramente appare dalla sua sinonimia, è stata molto con- troversa ; dappoichè dopo che il Philippi l' ha descritta i zoologi sono stati sempre discordanti sul modo di riguardarla; taluni l’ hanno sempre ritenuta col Philippi e col Reeve siccome una piccola razza della 7. vitrea, ma altri come il Calcara, il Suess, il Davidson l’hanno descritta come specie distinta. Il fatto si è che questa terebratula per tutti i suoi caratteri è vicinissima alla 7. vitrea, ma sembra che si distingua per l’umbone meno curvo, e troncato da un forame circolare proporzionalmente più grande, nonchè per gli angoli anteriori dell'apparecchio apofisario più acuti, per la lamina trasversale dello stesso meno flessuosa, nonchè per la troncatura frontale meno manifesta; essendo d'altronde variabilissima in tutti i caratteri come la 7. vifrea, dappoichè i rapporti tra la sua lunghezza, larghezza e spessezza sono mutabilissimi. Due distinte varietà sono rappresentate dalle fig. 8, 9 della tav. I, delle quali ecco le dimensioni : Lunghezza ‘della ‘conchiglia’ ita Meran. Larghezza ” 5 6 i , È È , RZ 1225 Spessezza » » lol smad è a 10"®1 5umG GIACIMENTO La 7. minor vive nel Mediterraneo, e trovasi abbondantemente nel mare delle isole Eolie. LOD Negli strati calcareo-marnosi E ed F trovasi questa specie poco comune nelle con- trade Scoppo, Gravitelli, Rometta, S. Filippo, Trapani, ecc. Nel calcare pliocenico vi è abbondantissima nelle medesime contrade ed a S. Pan- taleo, Zaffaria, Lardaria, Ibiso, ecc. Trovasi benanco nelle sabbie pleistoceniche di Rometta, Ibiso, Scoppo, Gravitelli, Trapani, ecc., sebbene con rarità. Sp. 2. Terebratula Lyelliana. Seg. Tav. 1 fig. 11, 12613. CARATTERI T. testa ovata vel ovato-oblonga, anterius latiore; marginibus acutis usque ad car- dinem, non flexuosis, ad frontem arcuatis; valva ventrali convera, medio longitudi- naliter gibbosiore; apice prominente curviusculo, gibboso, foramine rotundato ; del- tidio triangulari planato aut subconvero; valva dorsali minus convera, sed prope regionem cardinalem conveziore et fere gibbosa; apophysarumprocessu prope car- dinem lamellis dilatatis constituto; ramo transverso stricto, arcuato , medio plica, parva instructo, apophysis brevibus, incurvatis, acutiusculis. Conchiglia piccola ovata, ovvero ovato-allungata, e quindi di forma variabile; la sua maggior larghezza è d’ordinario presso la regione anteriore; i margini sono acuti sino quasi al centro del cardine; la regione frontale è curva in modo che dà una lontanis- sima idea di troncatura in alcuni individui ; la valva ventrale si mostra più convess: lungo la regione mediana, e porta un apice sporgente largo, curvo e gibboso; con un forame rotondo che intacca profondamente il deltidio; il quale è appianato o alquanto convesso; la valva dorsale meno convessa dell’ altra, si presenta un po’ gibbosa nella parte media della regione cardinale; dal che risulta che la massima spessezza della conchiglia è molto vicina al cardine; l'apparecchio apofisario ha le due lamine late- rali molto larghe al loro punto di attacco; ma il ramo trasversale è stretto, curvo in forma di arco, non flessuoso ma fornito solamente al suo centro d’una piccola e ben distinta piega; i dentelli laterali o apofisi sono curvi, poco sporgenti ed alquanto acuti. Questa terebratula per la sua esteriore forma è poco distinta dalla 7° 72/07, infatti può da quella distinguersi per la gibbosità mediana delle valve, pei margini acuti, pell’umbone meno curvo, e pel deltidio appianato; essendo quasi identica per la forma generale e per la punteggiatura ; ma l'apparecchio apofisario, per la sua parte ante- riore arcuata mancante dei due angoli distintissimi che si osservano nella 7. vitrea, e minor e fornita d'una piccola piega, ne la distingue benissimo. Ci onoriamo di dedicare questa specie al dotto geologo sig. C. Lyell in attestato di nostro profondo rispetto. Lunghezza della conchiglia” Xi. (kt... .0. a. ds Larghezza» ” Uan AE Spessezza » ”» AI a RE rr ce Et er GIACIMENTO Questa specie incontrasi con molta rarità nel calcare pliocenico di Gravitelli e S. Filippo, tra l'immenso numero di esemplari della 7. minor. Sp. 5. Terebratula Benoitiana. Seg. Tav. II fig. 10. CARATTERI T. testa ovato-oblonga ad frontem truncata, biangulosa; marginibus integris, late- ralibus subfleruosis; valva ventrali convera; plicis duobus a medio usque ad an- gulos frontales parum distincetis, spatiumque planum, prope marginem depressiuscu- lum includentes; valva dorsali minus convera; umbone parum curvato; deltidio planiusculo trigono. Questa specie, della quale ci è sconosciuto 1’ apparecchio apofisario, è anch’ essa vicina alla 7. vitrea; ma la sua forma più allungata, l’apice meno ricurvo, dimodo- chè il deltidio riesce più visibile, le due pieghe sulla valva ventrale che limitano uno spazio appianato, sono caratteri che ben la distinguono, Lunghezza della conchiglia... .. . . ./.0, 241 Larghezza» ” CO RR SATO GE, ATTORI pae RO DO Spessezza ” ” dati rog Abbiamo nominato questa specie in onore dell’egregio signor Luigi Benoit, autore d'una importantissima opera sui molluschi terrestri e fluviatili di Sicilia. | GIACIMENTO Rarissima specie del calcare miocenico di S. Filippo inferiore presso Messina. Sp. 4. Terebratula sphenoidea. Var. MESSANENSIS. .Seg. Tav. Il fig. 1-5. SINONIMIA 1844 Terebratula sphenoidea. Philippi. Enumerat. moll. Sicilia. Vol. II. pag. 67. tav. 13. fig. 6. 1862 ” ” Seguenza. Notizie succinte intorno, ecc. Pag. 19. 1862 ” ” Seguenza. Sulla formazione mioe. di Sicilia. Pag. 7 =hee CARATTERI T. testa ovato-oblonga, deltoidea, ventricosa, anterius rotundato-truncata ; margini bus integris, linea commissurale ad latera flexuosa, ad frontem biplicata ; margine frontale subrecto, bianguloso, angulis rotundatis; valva ventrale convera gibbosissima, obscurissime biplicata, medio subplanata; umbone prominente incurvato; foramine rotundato, deltidium latum, brevem, concavum septante ; valva dorsale triangulare, minus convera vel subplanata; marginibus lateralibus incurvatis, propterea converis, proesertim prope cardinem; longitudinaliter obsolete plicatis; processu apophysarum elongato, anterius constricto angulisque duobus prominentibus acutis gerente, ramo transverso lato et fortiter flexuoso ; apophysis brevibus obtusis. Conchiglia molto variabile nella sua forma generale, come esattamente manifestano le figure di diversi esemplari rappresentati nelle nostre tavole; d’ ordinario essa è ba- stantemente allungata, di forma ovato-triangolare e molto convessa, colla massima lar- ghezza alla regione frontale, coi margini intieri, colla linea commissurale flessuosa ai lati e doppiamente piegata alla fronte, dove il margine della conchiglia è quasi retto, ma non di raro diviene più o meno curvo, e riunendosi ai margini laterali forma due angoli variabilmente rotondati. La valva ventrale è molto convessa, alquanto appianata nel mezzo e curva ai lati per due pieghe longitudinali poco distinte; 1’ um- bone è sporgente convesso e curvo, il deltidio è costituito da un sol pezzo triangolare, breve, largo e concavo ; la valva dorsale è di forma triangolare, ma molto variabile come la conchiglia intiera ; essa ha i margini laterali curvi, è appianata nel centro ed incurvata o convessa alla circonferenza, per cui i margini risultano rotondati spe- cialmente verso la regione cardinale, da dove partono due oscurissime pieghe laterali, che si estendono sino agli angoli della fronte, e non di raro mancano del tutto; l’ap- parecchio apofisario è allungato e presenta un restringimento alla regione anteriore, dove si termina con due sporgenze, che formano due angoli acuti e ravvicinati ; il ramo trasversale è costituito d’una lamina larga e molto flessuosa; le apofisi sono poco sporgenti, larghe, ottuse o rotondate. Lunghezza di un esemplare . a. . . .0. . . . 81° Larghezza » ” A Ue a e RO O) Spessezz® n ” RI tia a 1 oe E La conchiglia testè descritta nelle sue moltiplici variazioni, si mostra sempre diffe- rente dalla figura e dalla descrizione che ne dà il Philippi, per lo che ci eravamo decisi di riguardarla siccome nuova specie; ma lo studio dell’ apparecchio apofisario ci ha fatto cambiare pensiero, dappoichè avendo riconosciuto nei caratteri che la distinguono quelli appunto della specie del Philippi, abbiamo giudicato che la no- stra non può specificamente disgiungersi da quella, ma che può riguardarsi siccome una varietà; infatti negli esemplari messinesi la convessità è d’ordinario molto mag- 4 sò Doe aa giore, la troncatura della fronte meno distinta, questa regione quasi sempre meno larga, le pieghe ventrali e dorsali scancellate, i margini laterali più curvi. 'Tra le molte variazioni che presenta questa specie nella varietà messinese, se ne osservano talune, che per gli angoli frontali ben rotondati, e per la minore convessità, moltissimo si ravvicinano alla 7. miocernica del Michelotti; sarebbe quindi utilissimo lo studio dell’ apparecchio apofisario di quella specie, per riconoscere quale relazione di caratteri organografici sia tra la specie miocenica dell’ alta Italia e la messinese. GIACIMENTO Il Philippi raccolse la sua specie nella valle Lamato in Calabria. Noi abbiamo rinvenuto la nostra varietà messinese nel calcare miocenico di Gravi- telli, Tremonte, Cammari, Scoppo e nelle marne giallastre soprastanti a Rometta, Diveto, Trapani, Gravitelli, ecc. Sp. 5. Terebratula elliptica. Seg. Tav. II fig. 11. CARATTERI T. testa ovato-elliptica, parum inflata, marginibus integris, haud plicatis ; valva ventrali convera; umbone prominulo parum incurvato; foramine deltidium latum septante ; valva dorsali subelliptica, converiuscula. Conchiglia distinta per la forma ovato-ellittica, alquanto depressa, coi margini in- tieri non piegati nè flessuosi; la valva ventrale è la più convessa, e termina in un apice alquanto sporgente, poco curvo e troncato da un forame circolare, che smargina abbastanza il deltidio, il quale è breve e bastantemente largo; la valva dorsale è quasi ellittica, e mediocremente convessa. Questa terebratula è ben distinta per la sua forma quasi ellittica, e per la sua me- diocre depressione, senza veruno indizio di troncatura al margine frontale, il quale perciò è ben arcuato. La rarità di questa specie e la sua giacitura nel calcare compatto, non ci hanno permesso sinora di riconoscere la forma delle apofisi brachiali. Lunghezza.della conchiglia... +. +... +, e 200 Larghezza» ” dies co ie tec ia di I Un Spessezza » ” a e e a GIACIMENTO Rara specie del calcare miocenico di Gravitelli, Rometta e Scirpi. or Sp. 6. Terebratula Michelottiana. Seg. Dav: dbfp20;-8,9. CARATTERI T. testa ovato-suborbiculari, levi depressiuscula, marginibus integris haud plicatis; valva ventrali convera; umbone ‘incurvato, lato prominulo ; foramine parvo, orbicu- lato, deltidium latum triangularem septante; valva dorsali depressa suborbiculari ; processu apophysarum gracillimo, elongato, antherius rotundato , obscurissime bian- guloso; lamellis lateralibus prope cardinem dilatatis, orizontalibus; ramo transverso stricto, medio plica elata instrueto, apophysis latis parum prominentibus obtusis. Conchiglia di forma ovata quasi circolare, levigata e poco convessa, ornata di linee concentriche di accrescimento rare e disuguali, coi margini intieri e completamente esenti di piegature; le valve sono disugualmente convesse, e senza verun segno di si- nuosità o di pieghe, la ventrale è più convessa ; l apice è largo, sporgente e curvo ; il forame piccolo ed intacca alquanto il deltidio che è d’un sol pezzo, concavo e trian- golare; la valva dorsale è quasi circolare sempre più larga che lunga, e poco con- vessa; l'apparecchio delle apofisi è gracilissimo molto allungato e somiglia in qualche modo a quello della 7°. sphenoidea, ma il ramo trasversale è molto più stretto, e non sì termina anteriormente in due angoli molto acuti, ma bensì prende una forma ro- tondata che presenta appena due leggiere prominenze; i dentelli laterali sono poco sporgenti, larghi ed ottusi. Dapprima avevamo riguardato questa specie come probabilmente identica alla T.Voglinoi Mich., della quale possedevamo alcuni esemplari deformati; ma poscia ‘avendo interrogato l’ egregio paleontologo sig. G. Michelotti, questi sì dichiarò con- trario alla nostra opinione, e ci fece il prezioso dono di un esemplare della 7. Voglinoi, dei meno deformati che sono nella sua collezione. In questo bello individuo si osserva un profondo seno longitudinale sulla valva ventrale, carattere che distingue eminen- temente la specie del miocenico inferiore di Dego, da quella del miocenico superiore di Messina. Grati alle tante cortesie del valente paleontologo italiano sig. G. Michelotti abbiamo nominato in suo onore la presente specie. Lunghezza del più grande esemplare. . . . . 26°"5 Largh ezza » ” ”» : n È 1 à 26m Spessezza ”» ” ”» MINE GIACIMENTO Qualche esemplare molto dubbio della 7. Michelottiana incontrasi nel calcare L. presso Monforte; cioè nello strato più antico del miocenico messinese. BERIO, (SDA Essa giace propriamente nel calcare e nelle marne giallastre, cioè negli strati E ed F, che sono i più recenti del miocenico messinese. Trovasi alle contrade Scoppo, Gravi- telli, Rometta, Pace, ecc. Sp. . Terebratula orbiculata. Seg. Tav. II fig. 14, 15, 16. T. testa ovato-orbiculata subtetragona, depressiuscula, presertim ad marginem ; valvis inequaliter converis, tenwiter punctatis; lineis incrementi tenuibus, ina- qualibus, prope marginem distinctioribus, ad regionem posteriorem evanescentibus ; lineis radiantibus, tenuissimis obsoletis; valva ventrali convera medio gibbosiore; umbone prominente, lato, parum curvato; foramine majusculo, deltidium triangula- rem converiusculum profunde septante; valva minore orbiculato-subtetragona, de- pressa, utrinque ad margines laterales anguloso-rotundata; margine frontale rotun- dato, cardinale e lineis duobus subrectis, medio în angulum plus minusque obtusum coniunctis constituto ; apophysarum processu ovato-oblongo, tenue; ramo transverso stricto, et plica valde elata instructo; apophysis subrectis, acutisque. Questa conchiglia è abbastanza depressa, di forma quasi circolare con due angoli appena distinti e rotondati ai lati, in modo che sovente sembra appena quadrangolare; la maggior depressione della conchiglia si presenta al margine della stessa, in modo che le valve formano tra loro un angolo suturale molto acuto, e la linea di congiun- zione è semplice non flessuosa; le valve sono disugualmente convesse ornate di esi- lissime linee radianti, e d’una punteggiatura sottile, la quale presenta obliquamente circa 15 perforazioni nella estensione d’un millimetro; inoltre vi si osservano sottili e disuguali linee di accrescimento presso i margini, che svaniscono completamente alla regione posteriore; la valva ventrale che è la più convessa è molto gibbosa nel centro, l’umbone è largo sporgente ma poco curvo, troncato obliquamente da un forame largo, circolare che intacca profondamente il deltidio, il quale è triangolare ed al- quanto convesso; la piccola valva o dorsale è molto depressa, alquanto gibbosa verso la regione cardinale, quasi circolare nella sua forma complessiva, ma presenta due angoli rotondati ai margini laterali, ed il margine cardinale formato da due linee quasi rette, che si riuniscono al centro, formando un angolo ottuso; l'apparecchio delle apofisi è ovato-allangato nella sua forma complessiva, esso è costituito da lamine strette ma allargate ed orizzontali al punto di congiunzione e al cardine, il ramo trasversale presenta nel mezzo una larga piega che si eleva moltissimo ; i dentelli la- terali sono appena incurvati ed acuti. Questa specie è molto somigliante alla precedente per la forma complessiva, ma ne differisce moltissimo per l’ apparecchio apofisario, pel deltidio convesso, pel forame molto più largo, per le linee radianti e per la punteggiatura distinta. Tra i varii caratteri che distinguono questa bella specie, il largo forame che tronca ss Gi — molto obliquamente l’umbone, e che intacca profondamente il deltidio, dà alla con- chiglia un aspetto proprio delle terebratelle, al qual genere non può certo appartenere per la conformazione molto semplice dell’apparecchio apofisario. Lunghezza della conchiglia >»... 149 Larghezza » ”» Ci ee Spessezza » ” Stable plico Roo GIACIMENTO La 7. orbiculata trovasi molto raramente nel calcare miocenico di Rometta, Scoppo. Gravitelli. Sp. S. Terebratula Meneghiniana. Seg. Tav. II fig. 12, 13. CARATTERI T. testa ovato-orbiculata gibbosa, valvis sub-@qualiter converis, tenvissime pun- ctatis, transversim regulariter striatis, striis concentricis impressis, prope apicem ra- rioribus evanescentibus, marginibus lateralibus flexuosis ad frontem sinuatis; valva ventrali regulariter convera obscurissime subbiplicata; margine frontale sinuoso, cardinale subrecto curviusculo non anguloso; umbone prominulo parum curvato ; foramine majusculo, rotundato, deltidium latum, triangularem planatum profunde septante ; dentibus solidis, crassis, obtusis; valva dorsali suborbiculata, ad frontem productiuscula, subtruncata et paullulum depressa; prope cardinem medio gibbosiu- scula; processu apophysarum brevissimo , suborbiculato, ramo transverso tenuissimo, medio plicato, plica elata; apophysis latis, prominentibus, curviusculis, prope car- dinem oriundis. Conchiglia ovata, molto regolare, quasi globosa e breve, in modo che si avvicina alla forma circolare, colle valve ugualmente convesse e sottilissimamente punteggiate, ed ornate di linee concentriche, impresse, molto regolari, che indicano l’ acerescimento della conchiglia e rendono la sua superficie lamellosa ; verso la regione posteriore di- vengono più rare finchè svaniscono del tutto, restando così levigati l’umbone e la re- gione cardinale; si osservano inoltre delle sottili linee radianti appena visibili in ambe le valve, e più o meno appariscenti nei varii individui; la linea commissurale è fles- suosa ai lati, e sinuosa alla regione frontale; la valva ventrale è regolarmente con- ,Vessa, e presenta due oscurissime pieghe longitudinali, il margine frontale di essa forma un largo seno, i margini laterali sono ricurvi in modo che si congiungono al cardine senza costituire angolo di sorta, in modo che il margine cardinale, a differenza della maggior parte delle specie, risulta quasi retto, leggermente curvo ai lati; l’ apice alquanto sporgente, poco curvo, e troncato obliquamente da un forame alquanto grande e circolare, che intacca profondamente il deltidio, il quale è breve, triangolare, EI) largo, appianato ; i denti sono spessi, larghi e molto solidi; la piccola valva è di forma quasi circolare, col margine quasi retto alla regione cardinale, un po’ sporgente e quasi troncata alla fronte, formando una larga e breve prominenza, che s'inserisce nel seno dell’ opposta valva, nella parte mediana v’ ha una leggerissima depressione, più distinta alla parte anteriore, ed al centro del margine cardinale una elevatezza circuita da depressione marginale. L'apparecchio apofisario è brevissimo, col ramo trasversale curvo in forma di semicerchio, nella parte media piegato ed elevato; i dentelli laterali sono poco curvi, larghi, molto solidi ed alquanto acuti, stando inseriti molto presso al cardine. Questa conchiglia per la sua esteriore conformazione ravvicinasi molto alle tere- bratelle, dappoichè il margine cardinale quasi retto, l’ apice poco curvo, il forame grande che smargina profondamente il deltidio, sono caratteri proprii di tal genere; ma la conformazione dell’ apparecchio apofisario non lascia dubbio di sorta sulla de- terminazione generica. I caratteri tutti di questa conchiglia la distinguono eminentemente dalle altre specie. Lunghezza.della. conchiglia] 1i1L {> io set. 10 Larghezza » ” e pater ep ra Spessezza ” ”» dee prelato Abbiamo dedicato questa specie al chiarissimo professore Giuseppe Meneghini, per manifestare verso sì dotto geologo la gratitudine del nostro animo riconoscente agli specialissimi favori e soccorsi che ci ha largito nel corso della presente pubblica- zione, fornendoci dati scientifici, suggerimenti e consigli, che ci sono riusciti utilissimi allo scopo. GIACIMENTO Questa specie giace nelle marne giallastre mioceniche dei dintorni di Rometta, e si vede con molta rarità nel medesimo strato presso Milazzo. Recentemente ne abbiamo ottenuto molti esemplari dal calcare di Scirpi presso Messina. Sp. 9. Terebratula grandis. Blum. Tav. II fig. 1. SINONIMIA 1788 Terebratula grandis. Blumenbach. Handbuch der Naturgesch. 1856 ” ” Davidson. Introd. a l’hist. nat. des Brach. Pag. 52. ” ” ” Davidson. Brith. tert. Brach. 1. p. 16. 1857 ”» ”» Pictet. (parte) Traité de paltontologie. Vol. IV. p. 20. 1862 ”» ” E. Deslongchamps. Etudes critiques sur des Brachio- podes nouveaux. Tav. VIII. fig. 15 e 16. A) le CARATTERI T. testa ovato-rotundata, tumida levi, tenwissime perforata; striis incrementi irre- gularibus fortiter impressis et magis ad regionem frontalem; marginibus integris haud plicatis; linea commissurale fleruosa; valva ventrale, regulariter convexa, ob- soletissime biplicata, vel medio subplanata; umbone lato prominente parum curvato; foramine orbiculato magno, deltidium latum, brevem, triangularem, lamina unica concava constitutum septante; area nulla; dentibus solidis crassis; valva dorsale equaliter convera subbiplicata ; processu apophysarum oblongo, lamellis lateralibus prope cardinem latis, horizontalibus, planatis, deinde gradatim strictioribus, parum divergentibus, plicatisque; apophysis strictis, arcuatis, longe productis, a medio lon- gitudinis lamellarum oriundis, ramo transverso fortiter arcuato. Conchiglia di forma variabile ovale più o meno orbicolare, sempre più lunga che larga, e molto convessa ; colle valve quasi ugualmente convesse, colla superficie levi- gata, sottilmente e regolarmente punteggiata, e marcata inoltre da leggiere e da forti strie di accrescimento che sono meglio distinte e più profonde verso la parte ante- riore; coi margini non piegati ed intieri ; la linea commissurale è flessuosa ; la valva ventrale è regolarmente convessa ed ha un leggiero appianamento mediano che viene limitato da due pieghe longitudinali divergenti poco distinte; l’ apice è sporgente, largo, poco curvo, troncato da un'apertura circolare e grande, che smargina alquanto, un deltidio breve triangolare, allargato e concavo; i denti sono molto solidi, ottusi e sporgenti; la piccola valva è anch'essa ben rigonfia, con due pieghe poco discernibili; l'apparecchio delle apofisi è di forma allungata, troncata alla parte anteriore; le anse sono molto larghe alla loro origine, là ove si attaccano al margine cardinale, esse si spiegano dapprima in forma quasi piana ed orizzontalmente, quindi si restringono grado grado divenendo poco divergenti e verso la metà di loro lunghezza sì ripiegano in su, dando origine alle apofisi, che strette sin dalla base si allungano molto incur- vandosi e poscia ripiegandosi più o meno estesamente per la parte anteriore, termi- nando in un’ estremità molto acuta; il ramo trasversale poi congiungendosi alle anse forma due angoli sporgenti, e nella sua parte media è largamente e fortemente curvo, con un po’ di appianamento alla parte centrale. Lunghezza dell’ esemplare figurato . .-. . . .. 44°" 97 0m Larghezza ” ” i a ale i Spessezza ”» n Me, e "opa Grandi dubbii sono insorti sui caratteri che distinguono questa specie dalla 7. am- pulla descritta dal Brocchi, e moltissimi autori hanno creduto convenevole riunirle in una sola, ma noi le giudichiamo distintissime per la forma molto diversa degli appa- recchi apofisarii. (Vedi le considerazioni intorno alla 7. ampulla pag. 35.) Siccome gli esemplari di questa specie raccolti nel distretto di Messina, sono troppo mal conservati e quindi non si è potuto riuscire di mettere a nudo l’intiero apparec- = sota chio apofisario, abbiamo preferito di rappresentare nelle nostre tavole un individuo ben conservato proveniente da rocce plioceniche giacenti presso Reggio di Calabria Ì 8 8g ) per potere viemmeglio fare intendere la differenza tra questa e la seguente specie. GIACIMENTO Questa specie giace nel Crag pleistocenico d’ Inghilterra e del Belgio. Essa è stata recentemente raccolta nel pliocenico e pleistocenico di Toscana dall'egregio profes- sore G. Meneghini, il quale si è degnato comunicarci per lettera i resultamenti delle sue ricerche sui Brachiopodi terziarii. Abbiamo raccolto varii esemplari, molto deformati dalla fossilizzazione, nelle assise inferiori delle sabbie pleistoceniche soprastanti alle argille plioceniche presso Castro Reale. Sp. 10. Terebratula ampulla. Broc. Tav. III fig. 2 e 5, tav. IV fig. 1. SINONIMIA 1759 Anomia ampulla. A. Scilla. De corporibus marinis lapidescentibus. Tav. XIV. fig. 6. 1814 ” ”» Brocchi. Conch. fossile subappen. d’Italia. Tav. X. fio. 5. pag. 466. 1815 Terebratula ampulla. —Lamk. Animaux sans vert. Tom. VI. ed. 1.2 p. 250, 1815-22. 18531 ”» ” Bronn. Italiens tertitire Gebilde. Pag. 123. 1834 ” ”» Leopold von Buch. Uber terebr. ecc. Pag. 111. 1835 Zerebratula grandis. Bronn. Lethaea geogn. Pag. 909. tav. XXXIX. fig. 19, 20. 1835-58 (non Blum). 1836 Terebratula ampulla. Phil. Enumeratio moll. Sic. Vol. I. pag. 98. tav. VI. fig. 10. 1844 Terebratula grandis. - Phil. Enum. moll. ecc. Vol. II. pag. 67. 1845 Terebratula ampulla. Galvani (D. Domenico). Illustrazione delle conch. fossili marine, ecc. 1847 ” ” Michelotti. Descriptions des foss. mioc. de l’Italie sept. Pag. 77. » Terebratula grandis. E. Sismonda. Synop. méth. Ed. 2.° pag. 11. (non Blum). 1850 Terebratula ampulla. 'T. Davidson. Notes on au Examination of Lamarck species of fossil Terebratulae. Pag. 438. 1852 Terebratula grandis. D’Orbigny. Prodrome de Paléontol. Tom. III. p. 134 eslST. eg: pe 1856 Terebratula ampulla. ‘T. Davidson. Introd. a l’hist. nat. des Brachiop. Pap. 52. 1857 ” n G. Meneghini. Paléont. de l’ile de Sardaigne, ecc. Pag. 524. » Terebratula grandis. Pictet. Traité de paléont. Vol. IV, pag. 20. 1862 n ” G. Seguenza. Notizie succinte intorno, ecc. Pag. 14, 19, 26: CARATTERI T'. testa ovato-rotundata, tumida levi, tenwissime perforata, striis incrementi irre- gularibus, parum distinctis; marginibus integris; linea commissurale subfleruosa ; valva ventrale regulariter convera, obsoletissime biplicata, vel medio subplanata ; umbone lato, prominente, incurvato; foramine rotundato, magno; deltidium latum, brevem, triangularem, lamina unica, concava constitutum, septante ; area nulla den- tibus solidis, rotundatis, crassis. Valva dorsale equaliter convera subbiplicata ; pro- cessu apophysarum deltoideo, lato; lamellis lateralibus ab origine fortiter plicatis, valde divergentibus; apophysis latis, erectis, vix curvatis, acutiusculis; ramo trans- verso late arcuato, angulis duobus prominentibus cuin lamellis lateralibus constituit, medio subplanato. Conchiglia di forma variabile, ovale più o meno orbicolare, generalmente più lunga che larga e molto convessa; colle valve quasi ugualmente convesse, colla superficie levigata, sottilmente e regolarmente punteggiata, e marcata inoltre da superficiali e disuguali strie di accrescimento ; coi margini appena flessuosi; la valva ventrale è convessa regolarmente, con un leggiero appianamento mediano che viene limitato ai lati da due pieghe longitudinali divergenti appena distinte; l'apice è sporgente, largo, incurvato e troncato obliquamente da un’ apertura circolare, che smargina alquanto il deltidio breve, triangolare, allargato e concavo; î denti sono molto solidi e spor- genti; la piccola valva è anch’ essa ben rigonfia, con due pieghe appena discernibili ; l'apparecchio delle apofisi è di forma quasi triangolare, molto largo alla regione an- teriore; le anse sono molto divergenti, sin dalla loro origine si piegano longitudinal- mente, il lato interno s'innalza quasi verticalmente per formare le apofisi che sono molto larghe alla base, poco curve ed alquanto acute; il ramo trasversale è formato d’ una lamina stretta, che riunendosi alle anse forma due angoli sporgenti, e nella parte media si eleva di molto curvandosi ad arco, ma una porzione centrale resta un po’ appianata. Lunghezza della conchiglia... .. . .. . 50" Larghezza n ”» E 1 Spessezza » ” Re 0 enna bi) Se La 7. ampulla è una specie molto variabile, per cui oltre della forma testè descritta, che costituisce la var. A, molte altre suole assumerne, che bisogna distinguere nelle varietà seguenti : Var. B.'TEREBRATULA PLICATA. Tav. IV fig. 1. SINONIMIA 1814 Anomia ampulla. (Varietà) Brocchi. Conch. foss. ecc. Tom. II p. 268. 1864 Terebratula ampulla. —Var. B. plicata. Prof. G. Meneghini (in lettera). CARATTERI T. testa plicis valva dorsalis eminentioribus, valva ventrale ad frontem produceta, depressione media magis distineta, sulcisque duobus longitudinalibus marginata ; li- nea commissurale ad latera magis fleruosa, ad frontem profunde sinuata. Questa varietà è ben distinta per le piegature della piccola valva più sporgenti, pei solchi e la depressione mediama della grande valva anch'essi più distinti; per una sorta di lobo sporgente dalla regione frontale della grande valva, che viene ricevuto nella piegatura o meglio seno frontale della valva opposta, la quale in siffatta regione accanto alle due pieghe presentasi considerevolmente depressa, per cui ne risultano i margini laterali alquanto curvi ed il frontale sinuoso. Le strie di accrescimento in questa varietà sono molto più distinte, numerose ed elevate. In alcuni esemplari si osservano delle strie longitudinali molto leggiere e rav- vicinate. Lunshezza:della conchiglia, e. ioni. ali e 60 Larghezza» ” i e ORE Spessezza ” ” RR TA TA MO Var. C. TEREBRATULA COMPLANATA. Tav. III fig. 4. SINONIMIA 1844 Terebratula grandis. Var. B. complanata. Phil. Enumeratio moll. Sicile. Vol. II. pag. 67. CARATTERI T. testa minus inflata, plicis sulcisque minus distinetis. LAZ LE Questa varietà è poco distinta dalla precedente, ne differisce sopratutto per la mi- nore spessezza. Eunohezzaidella conchiglia i... a. 47 Larghezza » ” ese pel Ag Spessezza » ” SO" POVT) VACRRVATARE EI RO. (+9) Var. D. TEREBRATULA INFLATA. /Seg. Tav. III fig. 2. CARATTERI T. testa marime inflata, plicis fere nullis, lobo frontale valve ventralis longe pro- ducto, valva dorsale ad frontem sinuata; propterea linea commissurale multo fle- quosa, et anterius valde sinuata. » Questa varietà è importantissima, dappoichè somigliando nella forma generale alla var. A, colla quale divide anco il carattere delle pieghe poco visibili, se ne allontana da essa grandemente per la conformazione della linea commissurale, che è fortemente flessuosa ai lati, e profondamente sinuata alla fronte, dappoichè la valva ventrale forma in quella regione un lobo molto sporgente che viene ricevuto in un seno della valva opposta. Questa varietà differisce inoltre dalle altre per essere molto convessa. Junghezza:della:conehigliati tt. Ca te e € 16017 Larghezza » ” PI TRAE ira Spessezza » ” Rea AO La 7. ampulla confusa per lungo tempo da tutti gli scrittori di paleontologia ter- ziaria colla 7. grandis, ne è stata disgiunta dal sig. Davidson nella sua celebre opera sui Brachiopodi fossili d'Inghilterra. Noi ci siamo studiati di poter precisare i caratteri differenziali delle due specie, e siamo pervenuti alla conclusione, che per la somma variabilità delle forme esteriori di queste conchiglie, nessun carattere costante si os- serva all’ esterno che potesse valere a ben distinguerle; ma questo non deve meravi- gliarci, dappoichè più innanzi vedremo esempii importantissimi, in cui delle forme molto somiglianti nell’ esteriore apparenza, sono differentissime per gl interni carat- teri ; così la W. euthyra e la W. Davidsoniana soventi fiate riesce difficilissimo di separarle alla sola osservazione della forma esterna, eppure queste due specie sono eminentemente distinte pei caratteri interni; così ancora la W. peloritana in molte sue varietà si somiglia talmente alla 7. septata, che si direbbe proprio che quest’ ul- tima è una varietà della prima; ma esse sono sì differenti da appartenere a due di- versi generi, i Così dunque dee dirsi della 7. ampulla in confronto colla 7. grandis, cioè che esse somigliano molto nella esteriore apparenza, mentre sono ben distinte per la con- formazione dell’ apparecchio apofisario; infatti nella prima le anse sono molto diver- MIE genti piegate sin dall’ origine, e portano le apofisi presso il margine cardinale, che sono molto larghe, erette, poco curve, e non molto allungate ; nella seconda le anse sono poco divergenti, larghe ed appianate all’ origine, colle apofisi molto strette, lun- ghe, curve, acuminate, e sporgenti dalla parte media delle anse. Non ha guari il professore Meneghini ci avvertiva per lettera che studiando i Bra- chiopodi dell’ alta e media Italia, è pervenuto ai medesimi nostri risultamenti per quanto riguarda i caratteri della 7. grandis e della 7. ampulla. GIACIMENTO Questa specie è stata raccolta dagli strati miocenici sino ai pliocenici in moltissime contrade d’Italia. Il Brocchi, il Michelotti; il Philippi, il Meneghini, il Sismonda e molti altri paleontologi, ne hanno descritto i caratteri e le diverse sne varietà. Nel distretto di Messina la var. A incontrasi raramente nelle argille mioceniche I, e nel calcare sottostante L, alle contrade Rometta, Monforte, Bianchi; come anco nel calcare superiore F, a Gravitelli e Tremonte. La var. B è molto sparsa nel calcare miocenico F e rara nelle marne E, contrade Rometta, Gravitelli, Scoppo, Trapani, Tremonte, Zaftaria, Lardaria, Cammari, S. Fi- lippo, S. Pantaleo, ecc.; nel calcare pliocenico di S. Filippo, santa Domenica, S. Pan- taleo, Ibiso, ecc. La var. C trovasi con molta rarità nel calcare miocenico di Gravi- telli e Trapani. Della var. D possediamo un solo esemplare raccolto nel calcare F di Gravitelli. Sp. 12. Terebratula sinuosa. Tav. IV, fig. 2 e3. SINONIMIA 1814 Anomia sinuosa. Brocchi. Conch. foss. sub. d’Italia. Tom. II, p. 269. 1851 Terebratula sinuosa. G. Bronn. Italiens Tertitir-Gebilde. Pag. 125. 1863 ” ” Prof. G. Meneghini (in lettera). 1864 ” ” T. Davidson. Outline of the geology of the maltese islands, and descriptions of the Brachiop. Tav. I. fig. 1 e 7, pag. 6. CARATTERI T. testa ovato-rotundata leve, tenuissime perforata, striis incrementi irregularibus, parum distinctis, marginibus integris, linea commissurale flezuosa, ad frontem undu- lata; valva ventrale medio plicata, subcarinata; carina rotundata, sulcis duobus latis, ad regionem frontalem magis profundatis limitata; umbone apicale prominente, mediocriter incurvato ; foramine magno orbiculare, deltidium brevem septante; area subdistineta propter carnis lateralibus rotundatis; valva dorsale @qualiter convera, suborbiculato-ovata, ad latera depressa, medio sulcata, sulco plicis duobus, prope fonia frontem prominentibus rotundatis, limitato, processu apophysarum deltoideo, lamellis lateralibus tenuibus, prope cardinem plicatis, deinde divergentibus; ramo transverso undulato, medio stricto, ad latera dilatato, gradatim incurvato, angulisque duobus acutis cum lamellis lateralibus formante; apophysis parvis, erectis, e regione me- diana lamellarum lateralium oriundis. Conchiglia variabile nella forma generale, che è ovato-rotundata, e qualche volta semplicemente ovata, levigata alla superficie, che per ingrandimento microscopico si riconosce sottilmente perforata; su di essa si distinguono poche linee di accrescimento, d’ ordinario disuguali e non ben distinte ; la linea di commissura delle valve è curvi molto ai lati, e flessuosa alla fronte ; la valva ventrale è un po’ più convessa dell’ al- tra, e presenta nel mezzo una piega longitudinale, che la rende quasi carenata, ma siffatta piega è più elevata per quanto più vicina alla regione frontale, ed in tutta la sua lunghezza è rotondata; ai lati di essa sono due solchi larghi e poco profondi, che dal centro della valva scorrono sino alla fronte, divenendo sempre più distinti; l'apice è largo, sporgente e mediocremente curvo, ottusamente carenato ai lati, e troncato obliquamente all’ estremità, da un forame largo e circolare, che intacca il deltidio breve e concavo ; la valva dorsale presenta due larghe pieghe longitudinali più rile- vate verso la fronte, divise da un solco mediano, che risponde alla piega della valva opposta, e limitata lateralmente da considerevoli depressioni, per cuì il margine tutto, ed il frontale a preferenza, si presenta ondulato fortemente; e le due pieghe di questa valva rispondono precisamente ai due solchi dell’ opposta; l’ apparecchio apofisario è nel suo complesso di forma triangolare, le lamelle laterali sono divergenti, gracili, ed al punto di loro origine dal margine cardinale sono strette e piegate; il ramo trasver- sale è stretto nel centro, e molto largo ai lati, dove congiungendosi alle lamelle late- rali forma due angoli sporgenti ed acuti, l’ arco mediano che esso forma non è largo dappoichè ai lati la lamella che lo costituisce si ripiega gradatamente in senso contra- rio; le apofisi sono piecole, erette, acute ed hanno origine circa alla metà delle lamelle laterali. Lunghezza di due esemplari... . . . 50"" 35""D Larghezza » ” altra E ai ro ADR Ae Spessezza » ”» alia AO Questa bella specie, sinora ritenuta dal maggior numero dei paleontologi siccome una varietà della 7. ampulla, sembraci distintissima per tutti i suoi caratteri, e le nostre vedute sembrano ben comprovate dalle figure e descrizione pubblicate recente- mente dal sig. Davidson, nelle sue ricerche sui brachiopodi di Malta. Infatti la 7° st- nuosa oltrechè differisce dalla 7. ampulla per la esterna conformazione, e sopratutto per le pieghe longitudinali, e per l umbone fornito di ottuse carene ai lati, nè diver- sifica benanco per la forma dell’ apparecchio apofisario, dappoichè nella 7. sinuosa le lamelle laterali sono meno divergenti, meno piegate presso il cardine, la lamina tras- - versale forma un arco molto più piccolo, e Iù ove essa si congiunge alle laterali 5° in- curva gradatamente e si dilata, invece di formare una forte piega come nella 7. am- [l 290 LA pulla; le apofisi sono piccole ed hanno origine dalla metà delle lamelle laterali. Tutte queste differenze ci sembrano sufficienti a disgiungere la 7. sinuosa dalla 7. ampulla. Il professore Meneghini in una sua gentile lettera ci avvertiva che avendosi procu- rati molti esemplari di grandi terebratule della Toscana, sembragli che la esteriore forma della 7. sinuosa facci graduato passaggio alla 7. ampulla. Per quanto ri- guarda una tale osservazione del dotto professore noi possiamo qui accennare tutto quanto conosciamo ed argomentiamo dalle nostre proprie ricerche. È un fatto indubitato che la forma esterna della 7. sinuosa è abbastanza variabile, così essa è di forma or molto allargata, ed or ristretta, e le sue pieghe sono anch'esse variabilissime in riguardo alla maggiore o minore sporgenza, ma hanno costante la disposizione e la conformazione. Tutto quanto abbiamo asserito osservasi completa- mente nelle belle figure che ha dato alla luce il signor Davidson, dei varii esemplari della 7. sinuosa raccolta nel miocenico di Malta. Nel nostro recente viaggio in Italia ed in Francia abbiamo curato di osservare nelle collezioni pubbliche e private quelle terebratule che a nostro giudizio debbono rapportarsi alla 7. sinzosa del Brocchi, e ci siamo sempre confermati nell’idea della variabilità di questa specie. Nella gran collezione del sig. Deshayes vidimo molti esemplari provenienti d’ Algeri che hanno le pieghe molto rilevate ed in corrispondenza molto profondi i solchi che le disgiun- gono, e simili caratteri osservammo in molti esemplari che sono nella bella collezione paleontologica del prof. Massalongo in Verona (1). Gli esemplari poi che ci fu concesso di vedere, e nella collezione originale del Brocchi a Milano, e in quella del signor cavaliere G. Michelotti in Torino, e in quelle dell’ Università di Padova, di Napoli ed altrove, hanno le pieghe meno rilevate di quelli d’Algeri e del Veronese, ma costan- tissima ne è conservata la conformazione c la disposizione di esse. Gli esemplari raccolti nelle rocce messinesi sono quattro soltanto, e differiscono tra loro grandemente per la forma e per la varia elevazione delle pieghe; infatti 1’ esem- plare nel quale abbiamo studiato l'apparecchio apofisario somiglia molto a quello rap- presentato dalla fig. 2 dei Brackiopodi di Malta del sig. Davidson; gli altri due da noi figurati, hanno maggiore relazione di forma con quelli rappresentati dalla fig. 1 e 4 della monografia citata ; il quarto esemplare è costituito da una valva dorsale che dif- ferisce dalle altre perchè fornita di due pieghe molto più rilevate. In tutte queste variazioni noi non osserviamo un reale passaggio dalla 7. sinuosa alla 7. ampulla; dappoichè nei numerosi esemplari di quest’ ultima specie raccolti nelle rocce messinesi, non esistono mai le pieghe laterali dell’ umbone (2), ed inoltre, essa quantunque fornita di due leggiere pieghe sulla valva dorsale, manca completa- mente ed in tutte le sue varietà del solco mediano, che disgiunge e rende più di- stinte le pieghe sempre più prominenti della 7. sinuosa. Inoltre la valva ventrale della 7. ampulla non ha mai indizio di carena mediana. (1) Ci è d’uopo avvertire che la Terebratula del unita alla forma del forame, sia valevole a far distin- Veronese, provenendo da strati probabilmente eoceni, guere esternamente la Waldheimia peloritana dalla può forse appartenere ad altra specie. Terebratella septata, in tutte le variate forme che am- (2) 11 carattere delle carene o pieghe laterali del- bedue queste specie sogliono assumere. (Vedi le due l’umbone è sempre valevolissimo a distinguere una | specie suddette.) ; specie da un'altra; infatti è l’unico carattere che di | — isgi Siffatte differenze a nostro credere sono di molto valore, e quantunque il sig. Da- vidson dica nella sullodata opera, che la varietà della 7. ampu//a descritta dal Brocchi, colle pieghe più rilevate, possa formare un passaggio, o una forma intermedia tra le due specie (1); noi non possiamo astenerci dal manifestare la nostra contraria opi- nione, dappoichè tutti quegli esemplari che noi rapportiamo alla varietà descritta dal Brocchi, non altro dimostrano che una maggiore distinzione nelle due pieghe dorsali, e maggiore sinuosità sui margini; ma i caratteri che distinguono a nostro giudizio una tale specie dalla 7. sinuosa vi sono tuttavia ben conservati; infatti le pieghe dell’ umbone, la carena ventrale ed il solco dorsale di sopra accennati vi mancano compiutamente (2), i Quindi noi conchiudiamo che a nostro avviso la 7. ampulla è differente dalla T. sinuosa; ed una tal conclusione tratta dai materiali raccolti nel Messinese, è quella che veramente si addice alla paleontologia delle nostre rocce terziarie, dappoichè si- nora non abbiamo scoperto in esse, esemplari intermedii tra le due specie. GIACIMENTO La 7. sinuosa è comune nelle rocce mioceniche di Malta, e trovasi benanco nel mioceno del Piemonte, come anco, secondo le ricerche inedite del prof. Meneghini, che ci ha voluto gentilmente comunicare, esiste nel mioceno e nel plioceno della l'oscana. Il piccolo esemplare da noi rappresentato nelle tavole proviene dallo strato L delle rocce messinesi, e l’ esemplare grande dal calcare F ; gli altri due che possediamo furono rinvenuti nelle marne grossolane. I dintorni di Rometta sono le contrade da dove provengono i quattro esemplari succennati (3), Sp. 13. Terebratula pedemontana. Lamk. Tav. IV fig. 4. SINONIMIA 1815 Terebratula pedemontana. Lamarck. Animaux sans vert. Tom. III pag. 126. 1831 ” ” G. Bronn. Italiens tertitir-Gebilde. Pag. 125. 1850 ” ”» T. Davidson. Notes on au Examination of La- marck ’s species of fossils terebratulae. Pag. 440. 1862 Terebratula romboidea?? G. Seguenza. Notizie succinte, ecc. (non Biondi). Pag. 19. tale raccolta è stata soggetta a varii disastri, e che i fossili confusi e disgiunti dalle cartelle originali del- l’autore, sono stati poscia riordinati; e niente ci assi- cura che non si abbia incorso in qualche equivoco. (3) Recentemente si sono rinvenuti moltissimi fram- menti di questa specie nelle marne T di Rometta. (1) Non bisogna trascurare dal far conoscere come il signor Davidson parla di questa varietà rapportan- dosi a quanto dice il medesimo Brocchi. (2) Nella collezione originale del Brocchi, nel Museo civico di Milano, vedonsi sotto il nome di 7. ampulla varietà, alcuni esemplari che a mio credere fa d’ uopo rapportare alla 7. sinuosa. Ma bisogna ricordare che ESTA CARATTERI T. testa ovata, gibba, leve, distinctissime perforata, striis incrementi irregularibus, parum distinetis inequalibus, marginibus flexuosis, ad frontem biangulosis, angulis propinquis rotundatis, sinu mediano discretis ; valva ventrale medio gibbosiore, lon- gitudinaliter subtriplicata; umbone dilatato gibbo, valde incurvato, ad latera obsolete carinato; foramine orbiculato majusculo; valva dorsale distinctissime biplicata, me- dio sulcata, plicis ad regionem frontalem elevatis, rotundatis et ad angulos frontales respondentibus. Conchiglia di forma ovata e molto rigonfia, colla superficie levigata e con distinta perforazione, ed inoltre segnata da poche ed irregolari strie di accrescimento, vieppiù distinte alla parte anteriore; i margini sono flessuosi ed ondulati alla fronte, dove sporgono due angoli rotondati, avvicinati e disgiunti da un seno mediano; la valva ventrale è molto gibbosa nel centro e sopratutto in vicinanza dell’ umbone, essa pre- senta tre leggiere pieghe longitudinali e ravvicinate; l' apice è molto dilatato, quasi carenato sui lati, gibboso posteriormente ed oltremodo curvo; il forame è circolare ed abbastanza grande; la valva dorsale presenta due pieghe rotondate, ravvicinate, molto elevate alla parte anteriore e disgiunte da un profondo solco, che mette capo al seno marginale, come quelle riescono agli angoli frontali. Qui più tosto che la specie ci è stato d’ uopo descrivere l’ individuo, dappoichè non: possediamo del distretto messinese se non l’unico esemplare figurato nelle nostre ta- vole, il quale essendo stato paragonato cogli esemplari provenienti dalla Toscana, ci siamo convinti che concorda precisamente. Ma se ci è riuscito a diradare in qualche modo i dubbj insorti, a riguardo della T. sinuosa, certo che non potremo pervenire a stabilire caratteri di distinzione tra la 7. sinuosa e la T. pedemontana. Grandissima è la somiglianza tra queste due forme, e sembraci che quest’ ultima soltanto se ne separi dalla prima per essere più piccola (carattere in vero poco valevole), per l’umbone più gibboso, più dilatato e maggiormente ricurvo. D'altronde dobbiamo confessar schiettamente che le nostre osservazioni devono per necessità riuscire di pochissimo valore essendo fondate sullo studio di an solo esem- plare cel quale non conosciamo l’ apparecchio apofisario. Ma ad un tal difetto suppliscono senza dubbio le ricerche valevolissime del profes- sore G. Meneghini, che ha voluto gentilmente parteciparci per lettera; della quale comunicazione, come di tutte le altre delle quali sempre ci onora, sentiamo l’ obbligo di offrire al dotto paleontologo italiano i nostri più sinceri ringraziamenti. Il sullodato professore adunque, avendo esaminato e messo in relazione colla 7. si- nuosa i varii esemplari della 7. pedemontana da lui posseduti, ha riconosciuto che sovente, per gli esteriori caratteri, questi ultimi differiscono poco dalla prima specie. Ma avendo avuto l’ agio di potere studiare l’ apparecchio apofisario in qualche esem- plare della 7. pedemontana, vi ha ritrovato un grande arco trasversale, poco curvo, e distinto da due intaccature laterali che ben lo caratterizzano. e e Siffatti caratteri interni valgono benissimo, a creder mio, a disgiungere la 7°. pede- montana dalla 7. sinuosa. Lunghezza dell’ esemplare descritto . . . ... 17° Larghezza ” ” clic tilde Spessezza ” ” OP APRO GIACIMENTO La 7. pedemontana esiste nel mioceno del Piemonte e della Toscana. L’ unico esemplare proveniente dalle rocce messinesi fu da noi raccolto nel calcare miocenico F di San Filippo inferiore. Sp. 14. Terebratula Guiscardiana. Seg. Tav. IV, fig. 6 e 7. CARATTERI ° T. testa ovato-subcuneiforme ad regionem frontalem latiore, superficie e lineis con- centricis incrementi striisque tenuibus, radiantibus ornata; marginibus integris, linea commissurale haud flexuosa, sed propter margines valvarum intus replicatos profun- data; valva ventrale regulariter convera, umbone apicale lato, prominente valde arcuato ; deltidio latissimo, magno, concavo, dentibus crassis, obtusis; valva dorsale gibbosiore subdeltoidea, auriculata, prope cardinem gibbositate magis distineta propter depressionibus lateralibus; processu apophysarum (fracto) e lamellis lateralibus prope marginem cardinalem triangularibus, obliquiusculis, et ab aliis obliquis incurvatis inferne surrectis, constituto. Conchiglia ovata quasi cuneiforme, perchè la sua maggior larghezza è molto vicina alla regione frontale; le linee di accrescimento sono ben distinte e disuguali, ma poco visibili sugli umboni; la superficie delle valve è ornata di strie sottili, radianti, e molto ravvicinate, le quali d’ ordinario sono più o meno ondulate ; la valva ventrale è rego- larmente convessa, coll’ apice largo, molto sporgente , incurvato fortemente e con due leggiere depressioni laterali ; il deltidio è grandissimo, molto largo, alquanto concavo, striato trasversalmente, e smarginato dal forame alla parte superiore; i denti sono grossi, ottusissimi e ben saldi; ed il margine da dove essi sporgono si curva alquanto formando due prominenze verso l’ esterno, che corrispondono alle orecchiette dell’ op- posta valva; la valva dorsale è gibbosa sopratutto alla regione cardinale, dove forma una prominenza semiconica ben distinta perchè cinta da laterali depressioni, dove la 6 Pei) pie valva forma due prominenze in forma di orecchiette; l'apparecchio delle apofisi, quan- tunque non ci sia stato concesso di studiarlo intiero, pure siamo sicuri che esso è dif- ferentissimo da quello delle altre specie; infatti le lamine laterali assumono forma triangolare presso il cardine e,si saldano con esso soltanto per un angolo, disponen- dosi obliquamente; inoltre i loro lati interni si saldano con altre due lamine curve che le sorreggono dalla parte inferiore, e che sporgono obliquamente dai margini della valva; gli altri due lati delle lamelle triangolari restano liberi e formano insieme ai margini cardinali sporgenti due larghe cavità che servono all’inserzione degli opposti denti; gli angoli più interni delle lamelle triangolari si allungano in laminette esilis- sime e verticali, che dopo breve tratto si vedono rotte; la linea commissurale delle valve in questa terebratula è poco flessuosa soltanto in vicinanza della regione cardi- nale, ma presenta una considerevole particolarità, cioè si mostra profondata, perchè giacente in fondo ad un solco che circonda la conchiglia, e che risulta dal ripie- garsi verso l’ interno dei margini delle valve, e specialmente di quelli della regione frontale. La specie or ora descritta è stata per noi dapprima il soggetto di gravi dubbj, dap- poichè non possedendo che un solo esemplare raccolto presso Messina, e questo pre- sentando la valva ventrale in tale stato da mostrarci ad evidenza, che fu mutilata alla regione frontale mentre che l animale era in vita, e che fu quindi da esso riparata ; ci ha fatto dubitare che certi caratteri della conchiglia avrebbero potuto essere anor- mali, e originati dallo stato patologico in cui necessariamente ha dovuto trovarsi l’ a- nimale per la sofferta mutilazione della conchiglia. Inoltre l'esemplare di cui discorriamo presenta la superficie corrosa dall'azione delle acque, e solamente in qualche punto si osservano i segni di quelle strie radianti, che sono un carattere sì importante di questa specie. Per le addotte ragioni eravamo molto ritrosi ad elevare al rango di specie novella una tale conchiglia, che quantunque ci offrisse caratteri ragguardevoli, pure non la- sciava di elevare molte dubbiezze nella nostra mente. Nello scorso ottobre trovandoci nel gabinetto di geologia dell’ Università di Napoli osservavamo con ammirazione una terebratula d’ignota provenienza, la quale rotta soltanto all’apice, era conservatissima in tutte le sue parti, e presentava compiutamente i caratteri di quella che era stata da noi raccolta nelle rocce messinesi. Fra tali carat- teri ci sorprendeva grandemente quello dei margini delle valve ripiegati in dentro, dappoichè per l’ esemplare messinese avevamo supposto che un tal carattere avesse potuto derivare da un difetto di forza vitale dell’ animale, dipendente dallo stato pato- logico che gli attribuivamo; ma ciò non poteva ritenersi per quell’ altro esemplare sviluppato regolarmente ed in modo affatto normale. oltre la superficie ben conser- vata presentava delle strie radianti, delle quali nell’ esemplare messinese non altro os- servavansi che gl’ indizii. Insomma la terebratula del gabinetto geologico di Napoli conviene precisamente coi caratteri di quella raccolta in Messina, e quindi deve con essa costituire una specie distinta, che ci onoriamo di dedicare all’ egregio direttore di quel gabinetto signor E professore G. Guiscardi, il quale è stato sì cortese da regalarci quel fossile perchè a nostro bell’ agio potessimo studiarlo. Lunghezza dei due esemplari . e o ale ore Larghezza DI ” Lo gg ge Spessezza ” ” LL Dm 9a (1) GIACIMENTO L' esemplare messinese proviene dalle marne giallastre di Trapani, dove abbiamo raccolto inoltre alcuni frammenti ; l'esemplare del gabinetto geologico dell’ Università di Napoli è d' ignota provenienza, ma probabilmente è stato raccolto nelle provincie napolitane. SOTTO-GENERE TEREBRATULINA D’ Orbigny 1847 SINONIMIA Anomia et Anomites. Linneo, Chemnitz, Wahlenberg, ecc. Terebratula. Della maggior parte degli autori. Terebratule striate. Morris. 1846. Terebratulina. D' Orbigny. 1847. Terebratula annulifere. Quenstedt. 1851. (1) Essendo questa monografia già presso alla pub- blicazione, con nostra grande sorpresa ci è occorso di rinvenire alla contrada Scirpi presso Messina, in una cava di pietra calcare aperta tra lo strato E ed F se- condo il nostro quadro, oltre quaranta esemplari della T. Guiscardiana, di cui non possedevamo sinora, dopo molti anni di ricerche nei terreni messinesi, se non l'esemplare rotto figurato nel nostro atlante, per lo che abbiamo avuto agio di studiare bene i caratteri specifici di questa importante terebratula, quantunque per la natura della roccia che racchiude tale conchi- glia non abbiamo potuto determinare sinora la con- formazione dell’ apparecchio apofisario. In riguardo a tutti i caratteri esteriori resta precisamente confir- mata la descrizione che qui sopra abbiamo dato, dap- poichè i vari esemplari recentemente raccolti differi- scono poco tra loro e dai due che possedevamo; in- fatti la prominenza dell’ umbone e la grandezza del deltidio concavo, la maggior larghezza della conchiglia costantemente presso la regione frontale, la forma au- riculata della valva dorsale, la superficie delle valve ornata dalle linee di accrescimento e dalle linee lon- gitudinali ondulate, sono caratteri costantissimi in tutti gli esemplari, e valgono benissimo a caratterizzare, anzi a rendere distintissima siffatta specie. Il carattere poi veramente singolare dei margini delle valve ripie- gati in dentro è anch’ esso costantissimo in tutti gli esemplari adulti, sebbene in vario grado, e mostra in ogni caso che la conchiglia si è accresciuta regolar- mente sino ad una certa epoca, e quindi ha continuato per certo tempo il suo accrescimento in senso contrario. Nei giovani esemplari, come ben può comprendersi, manca un tal carattere. Leggendo la descrizione, sebbene molto breve, della T. ampulla var. p del Philippi$ ci sembra probabile che tale brachiopodo debbasi riferire alla nostra specie. La grandezza degli esemplari raccolti ultimamente è varia, perciò crediamo utile dar qui le dimensioni dei due più grandi. Lunghezza della conchiglia . 38"m5 40m Larghezza » ” . 960m Z4umG Spessezza ” » . 29008 9Z0m CESAR Sp. 1. Terebratulina caput-serpentis. SINONIMIA 1742 Anomia aurita. Gualtieri. Test. Tav. XCVI. fig. 3. 1788 Anomia caput-serpentis. Linn. Gm. Pag. 3344. n Anomia aurita. Linn. Gm. Pag. 3342. 1815 Terebratula caput-serpentis. ’‘Lamk. Animaux sans vert. Tom. VI. p. 247. 1828 Terebratula aurita. Fleming. Phil. of zool. 1836 Terebratula caput-serpentis. ’Philippi. Enumeratio moll. Sicil. Vol. I. p. 94. tav. VI. fig. 5, a, d. 1844 ” ” Phil. Enum. Vol. II. pag. 66. 1845 ” ”» Galvani. Illustr. delle conchiglie fossili, ecc. 1847 "i ” G. Michelotti. Fossili miocenici, ecc. Pag. 75. ” » ”» A. Aradas. Conch. foss. di Gravitelli. Pag. 14. » Terebratulina caput-serpentis. Sismonda. Synops. meth. Pag. 11. » Terebratula caput-serpentis. G. B. Sowerby. Thesaurus conchyliorum. Vol. I. pag. 343. tav. LXVIII. fig. 1 a 4. tav. LKXII. fig. 116. 1852 Terebratulina caput-serpentis. A. D’Orbigny. Prodrome de paléontologie. Tom. III pag. 134. 1856 ” ” T. Davidson. Intr. Brach. viv. e foss. Pag. 53 e 54. tav. VI. fig. 7, 8, 9,10, 11 e 21. 1856. 1857 ” ” Pictet. Traité de Paléont. Vol. IV. pag. 24 e 25. tav. LKXXVI. fig. 16. 1860 ” ” Reeve. Conch. icon. Tav. IV. fig. 15, a, d. 1861 ” ” Reeve. Révision des Ter. (Journ. de Conch. pag. 125). ” ” ” T. Davidson. On recent terebratulae. (Ann. and Magaz. of nat. hist.) Pag. 12. 1862 » ” G. Seguenza. Notizie succinte intorno, ecc. Pag. 19,26, 92. ” ” ” G. Seguenza. Sulla form. mioc. Pag. 7. 1864 ” ”» Deslongchamps. Recherches sur l’ organisa- tion du manteau chez les Brachiop. ecc. Pag. 20. tav. I. fig. 1-7. tav. II. fig. 1-5. n ” n T. Davidson. Descriptions of the brachiopodes of the maltese islands. Pag. 9. tav. I. fig. 9. CARATTERI T. testa ovato-cuneata subpentagona, depressiuscula, plicis radiantibus dichotomis, tenwibus, transverse rugosis; perforatione tenue; margine s@pius ad frontem flexuoso; A fronte subtruncata, vel in adultis subemarginata; valva ventrale ad frontem plus mi- nusque sinuato-depressa, umbone prominente parum curvato; foramine usque ad car- dinem producto, ovato-orbiculato, oblique truncato; area vix distineta; deltidium e lamellis duobus parvis triangularibus discretis constituto; valva dorsale medio lon- gitudinaliter gibbosa, et fere obscurissime subplicata, ad cardinem auriculata pre- sertim in pullis; aphophysarum processu gracile, ramo transverso medio, recto, te- nuissimo, anteriore flexuoso. Conchiglia molto nota pei suoi caratteri e per la sua frequenza, ma molto variabile nella sua forma che in generale è ovato-cuneata e quasi pentagona, abbastanza de- pressa, ma di varia larghezza, ed ornata di sottili pieghe radianti dicotome, trasver- salmente striato-rugose; inoltre è fornita di sottile perforazione; la linea commissurale delle valve riesce più o meno flessuosa specialmente al margine frontale, che è quasi troncato nei giovani esemplari, ed alquanto smarginato negli adulti; la valva ventrale presenta d’ ordinario una depressione verso la regione frontale, che non di raro si estende per la maggior parte della conchiglia formando quasi un solco mediano; 1 a- pice è abbastanza sporgente ma poco curvo, e presenta due spigoli laterali poco di- stinti, che costituiscono o circoserivono un’ aia triangolare ; il forame tronca obliqua- mente l’ umbone e si estende sino al cardine, dividendo il deltidio in due lamelle piccole triangolari; la valva dorsale è fornita alla regione cardinale di due ben distinte orecchiette, più manifeste nella giovane età, un’elevatezza longitudinale si osserva inoltre nel mezzo, che si manifesta più distinta presso il cardine, in modo che la valva sembra quasi oscuramente piegata per lo lungo, l’apparecchio apofisario è formato da tenuissime lamelle, il ramo trasversale, che è nel mezzo, è retto e molto gracile nel centro, quello della parte anteriore è all’ incontro flessuoso, e s° inarca alquanto nella parte media. Lunghezza d’ un esemplare adulto... . ... 20""5 Larghezza » ” ” E URRE at LOCO Spessezza ». ” Veg e Moro Fra le molte variazioni che questa specie presenta ve ne ha una proveniente dalle marne bianche mioceniche che ben si distingue per alcuni caratteri; essa è molto pic- cola anco allo stato adulto, molto gibbosa, specialmente alla regione cardinale della valva dorsale, colle costole più distinte e granulate, molto distanti tra loro nell’ età giovane. GIACIMENTO Questa conchiglia è molto sparsa in natura; vive nei mari dell'Europa e dell’Ame- rica settentrionale e nel Mediterraneo ; è stata rinvenuta allo stato fossile nella forma- zione miocenica, pliocenica e pleistocenica, di moltissimi luoghi, e sopratutto nelle varie contrade d’ Italia. — 4 = Nel distretto messinese incontrasi nei tre strati miocenici del gruppo argilloso-mo- lassico, ma sparsa con rarità alle contrade Rometta, Milazzo, Masse, Gravitelli, Scoppo, Trapani, Tremonte, ecc. Molto più comune vedesi nel calcare pliocenico a Gravitelli, San Filippo, Lardaria, Santa Domenica, Rometta, ecc. ed abbastanza sparsa nelle sab- bie quarzose e calcaree del pleistocenico, alle contrade Ibiso, Trapani, Gravitelli, Scoppo, ecc. SOTTO-GENERE WALDHEIMIA King 1849 SINONIMIA Anomia. Columna, Linneo, ecc. Terebratula. Llhbwyd. Lamarck, Bruguière e la maggior parte degli autori. Lampas. Humph. Eudesia (Cardium). King. Waldheimia. King, Gray, ecc. Terebratule a grande apparecchio apofisario. Davidson. Sp. 1. Waldheimia euthyra. Tav. V fig. 6-14. SINONIMIA 1844 Terebratula euthyra. Philippi. Enumeratio moll. Sic. Vol. II. pag. 68. tav. XVIII. fig. 8. 1856 Waldheimia euthyra. —Suess. Classification der Brachiopoden von. Thomas Davidson. 1856. Tav. I. fig. 5. 1861 Terebratula vitrea. Lovell Reeve (parte). Révision général des térébrat. viv. (Journ. de Conchyl.) Vol. 9. 1861. pag. 124. 1862 Terebratula euthyra. G. Seguenza. Notizie succinte, ecc. Pag. 19. CARATTERI T. testa ovato-subpentagona depressiuscula laevi; valva ventrale obscurissime bi- plicata, foramine oblongo usque ad cardinem producto; deltidio e lamellis duobus parvis disqgiuntis constituto; apice parum prominente; valva dorsale obscurissime bi- plicata, plicis cum illis valvae ventralis exacte respondentibus; superficie grosse punctata; linea commissurale subfleruosa; dentibus solidis, propinquis e lamellis ace VARZI vee verticalibus surrectis; processu apophysarum magno, lamellis lateralibus ad cardi- nem e lamellis obliquis, incurvis, confluentibus surrectis; prope frontem reflexis et ad plicam denticulatis; ramo transverso arcuato subbidentato; apophysis prominen- tibus, acutis, incurvis. Conchiglia ovata quasi pentagona, piuttosto depressa, levigata, con strie di accre- scimento poco distinte, colla superficie ornata di una punteggiatura ben distinta, e costituita da forellini grossi, disposti a quinconce e ravvicinati in modo, che sulla lunghezza di un millimetro se ne contano circa 17; la linea commissurale è alquanto flessuosa ai margini laterali; la valva ventrale è regolarmente convessa e presenta due oscurissime pieghe, che dalla regione media vanno a terminarsi alla fronte; 1’ a- pice è dilatato, poco sporgente ed alquanto curvo; il forame è allungato e si stende sino alla linea cardinale, in modo che il deltidio risulta costituito da due piccoli pezzi disgiunti di forma triangolare allungata; i denti sono abbastanza solidi, ottusi, rav- vicinati e sorretti da due lamine verticali; la valva dorsale che è di forma,ovata e quasi pentagona, è anch’ essa fornita di due oscure pieghe, le quali corrispondono esattamente nella direzione di quelle della valva opposta e vanno a terminarsi, insieme ad esse, al due oscurissimi angoli della fronte; l’ apparecchio apofisario è molto grande, esso si estende sino presso la fronte, e manca del tramezzo mediano che suol trovarsi d’ordinario nelle specie di questo gruppo; le anse sono gracili in tutta la loro lunghezza, all’ origine vengono sorrette da due lamelle sottostanti che s'in- curvano verso la parte mediana, e saldandosi alla superficie interna della valva sotto il margine cardinale, quasi si confondono in una sola; verso la terza parte della loro lunghezza, le anse danno origine alle due apofisi che sono abbastanza sporgenti, cur- vate ed acute; da quel luogo le anse divengono divergenti sino alla metà della valva, e quindi curvandosi in dentro convergono sino in vicinanza del margine frontale, circoscrivendo così uno spazio dvale; da quel punto esse si ripiegano sopra sè stesse ed a ciascuna piegatura formano due dentelli acuti, quindi dirigendosi indietro, di- vergono nuovamente e si estendono sino al di là della metà della valva, e curvandosi costituiscono il ramo trasversale, curvato ad arco e biangoloso al margine inferiore. Lunghezza della conchiglia. .. + ++ 008 18594 Larghezza, » ” LR et ra Spessezza ” ” IRR a) Non possedevamo che pochissimi esemplari di questa specie, allorquando ritro- vammo nelle rocce plioceniche di Gravitelli una Wa/dheimia, che nella forma esterna molto si allontana da quella del Philippi, e quindi come distinta specie, per lungo tempo la riguardammo; ma posteriormente, avendoci procurato buon numero di esemplari, fummo in grado di potere esaminare l’ apparecchio apofisario e rico- noscere nella forma esterna di questa conchiglia dei passaggi graduati alla W. ew- thyra, oltrecchè l'interno apparecchio, pochissimo differisce da quello di quest’ultima, che fu ben rappresentato dal Suess. Quindi oggi siamo obbligati dalle addotte ra- oe gioni di mutare opinione, e la conchiglia di Gravitelli è per noi una varietà della W. cuthyra Phil. Var. B. WALDHEIMIA TRUNCATA. eg. Fig. 7, 8, 10, 11, 13. CARATTERI W. testa ovato-oblonga vel ovata, plus minusque inflata, ad frontem truncata bian- gulosa; plicis valvarum ad angolos frontales respondentes magis distinetis. e Questa varietà differisce considerevolmente dalla forma tipica, descritta e figurata dal Philippi, sopratutto per la conformazione della conchiglia che è ovale o ovale allungata, con una troncatura frontale per ordinario ben distinta e terminata da due angoli rotondati, colle pieghe delle valve più visibili, ma variabilissima in riguardo alla spessezza. Lunghezza di due differenti esemplari. . 16""5 102 Larghezza ” ” ” ble i Mraz Sa Spessezza ” ”» ” cia iiganit ga Var. C. WALDHEIMIA DEPRESSA. Seg. Fig 12. CARATTERI W. testa ovata ad frontem distinetissime truncata, biangulosa et dilatata; plicis magis distinetis; utrisque valvis ad regionem frontalem medio depressiusculis. La maggior larghezza della fronte, il margine di questa regione retto e la leggiera depressione delle valve distinguono benissimo questa varietà. Lunghezza. della: conchiglia | | ae. 0. 0 ANe55 Larghezza ” » esi de Dr ERE Spessezza » ” E e E OZ ESE Avendo ben esaminato le varie forme che assume la W. euthyra, sembraci potere asserire che l’ apparecchio apofisario è costantemente lo stesso, quantunque l’ aspetto esteriore della conchiglia sia tanto variabile. Inoltre riesce molto utile il considerare che nelle tre varietà sopradescritte vi sono dei caratteri comuni costantissimi, e so- pratutto la leggiera sporgenza dell’ umbone, la troncatura più o meno distinta della aio DE fronte e le due pieghe sopra ciascuna valva, che corrispondono esattamente nella medesima direzione e vanno a terminarsi agli angoli frontali (1). GIACIMENTO Il Philippi raccolse questa specie nelle Calabrie, forse in terreno miocenico. Noi abbiamo rinvenuto la var. A nel calcare e nelle marne mioceniche di Gravitelli, Scoppo, Rometta e nel calcare pliocenico di Gravitelli, dove profusamente giace la var. B. La var. C è rarissima ed esclusiva delle marne mioceniche di Rometta. Sp. 2. Waldheimia peloritana. Seg. Tav. VI fig. 1-10. SINONIMIA 1862 Terebratula peloritana. Seguenza. Notizie succinte intorno alla costituz., ecc. Pag. 19. W. testa ovato-deltoidea maxima latitudine ad regionem frontalem, lineis incre- menti vix distinctis, superficie distinctissime et confertim punctata; marginibus late- ralibus rotundatis, frontale subtruncato et bianguloso; linea commissurale flewuosa, ad latera fortiter curvata, ad frontem biplicata et profunde arcuata; valva ventrali convera, a regione media usque ad frontales angulos, plicis duobus prominentibus, spatiumque depressum includentibus distincta ; umbone lato prominente parum cur- vato ; foramine lato rotundato, deltidium elongatum, triangularem, medio subcarina- tum septante; dentibus obtusis; valva dorsale subdepressa, incurvata, trigona, plicis duobus divergentibus totidemque sulcis signata; marginibus lateralibus incurvatis ar- cuatis ; septo mediano ‘ls totius longitudinis valve , a regione frontale usque ad car- dinem gradatim elevatur, et extus linea colorata se ostendit; processu apophysarum magno fere usque ad frontem producto; lamellis lateralibus e lamina cardinale, (1) Il signor T. Davidson, in una sua lettera dello della 7. septata e che abbiamo potuto esaminare ae- curatamente i loro interni apparecchi, siamo anche scorso gennajo, ci faceva conoscere che nella recente | | | opera del signor J.G. Jeffreys, che ci manca, British conchology, vol. II, 1863, trovasi annunciato che pro- babilmente la 7. eut/iyra Phil. non è altro che una varietà oblunga della 7. cranium vivente nei mari del settentrione d’ Europa, e che l’autore inclina a credere che la T. septigera vivente nei mari di Nor- vegia, sia la stessa della 7°. septata del Philippi. Il nostro dotto amico soggiunge: « Noi ci asteniamo dal pronunciare giudizio, non conoscendo le due spe- cie fossili. » E noi che possediamo tanti esemplari fos- sili e taute distinte varietà, sì della 7. euthyra, come noi obbligati a tacere in riguardo a tale riunione, es- sendochè ci mancano gli esemplari delle due specie viventi, coi quali sarebbe indispensabile fare dei con- fronti. Pur nondimeno, esaminando le descrizioni e le firure delle due specie viventi nell’ opera del Reeve (Conch. icon.), ci sembra che non convengano colle specie fossili, e specialmente la 7. septigera, nella de- scrizione della quale, non si accenna all'importantis- simo carattere dell’ apparecchio apofisario della 7. sep- tata, in cui le anse contraggono aderenza col tramezzo mediano. poni fs concava fleruosa, anterius producta, orizontaliter super sectum fira oriundis, tenuis- simis, strictis, divergentibus, arcuatis, demum convergentibus et prope frontem repli- catis, gradatim dilatatis, ultra medium productis divergentibusque; ramo transverso latissimo arcuato ; apophysis parvis, productis acutis parum curvatis. Conchiglia di forma ovato-triangolare, quasi troncata alla regione frontale, dove presenta la sua maggior larghezza, colla superficie fortemente punteggiata, e le pun- teggiature sono circa 12 nella lunghezza di un millimetro, e stanno disposte a quin- quonce; le linee di accrescimento sono appena discernibili ; i margini sono rotondati, specialmente i laterali, che formano due lati curvi del triangolo, e che si uniscono al frontale formando due angoli molto rotondati; la linea di commissura delle valve è flessuosa, molto curva ai lati, con due pieghe ed a foggia d’ arco alla fronte ; le valve sono disugualmente convesse ; la ventrale è molto più rigonfia, e presenta due pieghe sporgenti nîa rotondate, che dalla regione media della conchiglia divergono sino alla fronte, racchiudendo uno spazio depresso di forma quasi triangolare; l’ apice è spor- gente, largo e poco curvo, troncato da un’ apertura larga e circolare , che intacca il deltidio, che è allungato triangolare e carenato lungo la linea mediana; i denti sono ottusi e mancano completamente delle lamelle che li sorreggono nella precedente spe- cie; la valva dorsale è triangolare poco convessa ma curva longitudinalmente , essa ha i margini laterali incurvati, per lo che ne risultano rotondati i margini commissu- rali della conchiglia; ha inoltre due pieghe molto divergenti e rotondate, che limitano dal lato interno con due solchi poco profondi corrispondenti nella direzione delle due pieghe dell’ opposta valva; lungo la linea mediana nell'interno di questa piccola valva, si erge verticale una lamina, che dal cardine si estende, divenendo sempre più bassa, sino ai ‘/ della lunghezza della valva stessa, ed alla superficie esterna si mani- festa con molta chiarezza per mezzo d’ una linea bruniccia; l'apparecchio apofisario è molto grande estendendosi sin presso alla fronte; le anse hanno origine da una lamina orizzontale, che è concava, disposta tra il cardine e le fossette dentarie, alquanto pie- gata ai lati, sporgente in una prominenza acuta alla parte anteriore, e sorretta dalla lamina verticale mediana; esse sono molto gracili dapprima e divergenti, s'incurvano quindi e convergono sino dove si ripiegano sopra sè stesse, e dilatatandosi e diver- gendo nuovamente si estendono in dietro e giungono sino ai due terzi circa della valva, dove curvandosi costituiscono il ramo trasversale, che è molto largo e confor- mato ad arco; le apofisi hanno origine presso la lamina cardinale e sono piccole, molto sporgenti, acute e poco curve. È importante accennare ancora come i giovani esemplari sono sprovvisti completa- mente delle pieghe, come ben lo rappresentano le figure 5, 5 a, 5 d. Puushezza\dellatconchielia. .. ne ene Larghezza » ” TETI VERA, SRO AZZ Spessezza » ” ea ESS TRE, MORI SANO se Var. B. WALDHEIMIA ANGUSTATA. Seg. Fig.2,2a,25,2c. CARATTERI W. testa anterius angustiore, margine frontale magis arcuato. Questa varietà è distinta dalla forma tipica per essere più ristretta, e pel margine frontale più flessuoso. Lunghezza della conchiglia... . . . . . ... 20% Larghezza » ” ET AE ap Spessezza » ” Pt eee dear rp I 5‘ Var. C. WALDHEIMIA GIBBA. Seg. Fig. 4. CARATTERI W. testa gibbosiore, angulis frontalibus minus rotundatis, fere rectis, valva ventrale plicis magis distinetis eminentioribus, usque ad apicem fere perspicuis; linea com- missurale ad frontem fere recta, ad angulos exacte plicata. Questa conchiglia è distinta perchè molto più rigonfia, per la valva ventrale molto gibbosa, colle piegature visibili sino quasi dall’ apice, ed assai più distinte, meno ro- tondate e molto divergenti, esse rinchiudono uno spazio triangolare molto più grande dell'ordinario, più tosto appianato che depresso; la valva dorsale nella regione ante- riore si mostra più piana di quanto lo è nelle precedenti varietà ed i solchi e le pieghe sono poco distinte; gli angoli frontali sono quasi retti e poco rotondati; la linea di commissura è poco curva al fronte, e forma due pieghe ben distinte agli angoli. Larghezza della conchiglia . . . 2827 Lunghezza » ” RA QSTA AI di o a Spessezza » ” PRES RA AM NSA. 0 o Var. D. WALDHEIMIA SEPTATIFORMIS. ,Se9. Fig. 6,6 a. CARATTERI W. testa ad frontem strictiore, fere exacte truncata; valvis vix plicatis, linea com- missurale ad frontem non arcuata. sa bee Questa varietà è distintissima pel fronte esattamente troncato, e quasi così largo quanto la regione media della conchiglia, per le valve insensibilmente piegate, per la linea commissurale non curva alla fronte. Tutti questi caratteri la fanno somigliare grandemente alla Z'eredratella septata. 'Trattando di quest’ ultima diremo quali sieno gli esterni caratteri che valgono costantemente a distinguere queste due specie, che sono d’ altronde sì diverse nella loro interna conformazione , da doversi raggruppare a due distintissimi generi. Lunghezza. della. conchiglia Li ua cet alia avril dSne Larghezza » ” all ceglie alli de e dee Spessezza » ” Ma n A e il Var. E. WALDHEIMIA ROTUNDATA. Seg. È Fig. 7. CARATTERI W. testa ovata ad frontem arcuata haud truncata, plicis parum distinctis; valva ventrale medio non depressa. Conchiglia di forma ovata, non troncata alla fronte, colle pieghe poco distinte, e mancante di depressione alla valva ventrale. Questa varietà, per questi varii caratteri assume un aspetto diversissimo dall’ ordi- naria forma tipica. Lunghezza della conchiglia. 0. +e è ia 02092 Larghezza » ” ARS ali agi e Spessezza » ” DILATA RS ha ER IBRA Var. F. WALDHEIMIA ELONGATA. Seg. Fig. 9, 10. CARATTERI W. testa ovato-oblonga, umbone magis prominente et incurvato , fronte arcuato , valvis converis, plicis parum distinetis. Questa forma si distingue benissimo per essere molto allungata, non troncata, nè depressa alla valva ventrale. Lunghezza di due ‘esemplari (0% «0a 0 215 13524 Larghezza _» ” fee aa eee age è alma Spessezza ” ” SIP RL (ento pa pe In tutte le varietà descritte, costanti si conservano ed invariabili i caratteri dell’um: bone; il forame bastantemente grande e circolare, l’apice sporgente e non molto curvo, il deltidio quasi carenato, non mai circondato da un’ aia distinta. E questi caratteri esterni sono quelli che valgono benissimo, senza esaminare gl’in- terni apparecchi, a far distinguere a prima giunta qualunque varietà della W. pelo- ritana dalla 7. septata, come più dettagliatamente faremo conoscere trattando di quest’ ultima specie. GIACIMENTO La W. peloritana è una delle specie più comuni delle rocce messinesi, dal calcare miocenico F essa si estende in senso verticale sino al pliocenico C. La var. A, che è la più comune, trovasi nel calcare o nelle marne mioceniche alle contrade S. Filippo, Scoppo, Cammari, Gravitelli, Trapani, Tremonte, Serro, Rometta, Milazzo, Scirpi, ecc. La var. B vedesi molto più raramente insieme alla precedente, la var. C proviene dal calcare miocenico di Scirpi e Gravitelli; la var. D è più tosto comune nel calcare pliocenico di quest'ultima contrada; la var. E viene rappresentata nel calcare F di Scoppo da qualche raro individuo; la var. F da ultimo è stata ra- rissimamente raccolta nel calcare pliocenico di Gravitelli. Sp. 3. Waldheimia depressa. Tav. V, fig. 15, 16. SINONIMIA 1862 Terebratella pusilla. Seguenza. Notizie succinte intorno alla costituzione, ecc. Pag. 19. (non d’Orbigny). CARATTERI W. testa tenvissima parva ovato-subpentagona, depressa, grosse punctata; margini- bus integris haud plicatis; valva ventrale pentagona, umbone produeto lateraliter bicarinato; area triangulare planata, foramine lato trigono; deltidio nullo; dentibus parvis laminisque surrectis; valva dorsale ovale; processu apophysarum e lamina cardinale curva, lamellisque lateralibus ab ipsa oriundis constituto. Conchiglia di forma ovale, quasi pentagona, piccola e pochissimo convessa; colle valve sottili e quasi uguali, punteggiate grossolanamente ed a quinquonce, coi margini in- tieri, non flessuosi ; la valva dorsale è quella che più si approssima alla forma penta- gona, essa ha umbone sporgente ed acuto, carenato ai lati, e quindi ne risulta un’aia distintissima che è forata da un’apertura triangolare non limitata da deltidio, ed estesa perciò sino al margine cardinale ; i denti son quasi costituiti dall’ estremità un po’ in- grossate di due lamelle che dalla superficie interna della valva s' innalzano obliqua- PINI <.-(20n8 mente ; la valva dorsale è di forma quasi ovale, coll’ apice alquanto sporgente; 1’ ap- parecchio apofisario (sempre rotto) è formato d’una lamina curva che si attacca sotto il margine cardinale , e si distacca innalzandosi obliquamente ai lati per sostenere le anse sin dall’ origine. Eunghezza (dela CONCA e en e RT Larghezza » ” nre Bale azz ata = i Avevamo confusa questa specie con quella del Philippi, 7. pusé//a, per alcuni ca- ratteri esteriori che molto le ravvicinano, così la forma generale , l’ aia ed il forame triangolari, l’umbone acuto e sporgente ed altri. Ma esaminando bene la quistione ci siamo accorti che la nostra specie è ben diversa da quella del Philippi; infatti manca nella nostra il deltidio che è sviluppatissimo in quella, la quale inoltre ha la valva dorsale col margine cardinale retto, alquanto smarginato dal forame, e mancante d’un apice sporgente. Inoltre ci sarebbe impossibile riferire questa spoglia malacologica al genere Terebratella, come da tutti gli autori si fa per la specie del Philippi; chè quantunque l’ apparecchio delle apofisi ci si è presentato sempre rotto, pure possiamo con certezza asserire che esso non dovea avere altre aderenze colla valva dorsale, fuorchè quelle che le anse sogliono contrarre alla loro origine presso il margine cardinale. La nostra specie ha grande somiglianza colla Terebratula capsula Jefireys per la quale il signor King proponeva il nuovo genere Gwynia, ma questi rapporti tra le forme esterne valgono pochissimo allorquando si è tuttavia ignari sulla costituzione degl’ interni apparecchi. Da ultimo ci siamo decisi di annoverare la nostra specie tra le Waldheimie pei se- guenti caratteri: nella valva ventrale si osserva che i denti sono sorretti da lamine che s' innalzano dalla superficie interna della valva, come nella maggior parte delle Waldheimie conosciute; nella dorsale le anse hanno origine da due lamine oblique e curve che insieme si riuniscono e si fissano sotto il margine cardinale, carattere proprio della W. euthyra. GIACIMENTO Questa piccola specie è propria delle marne giallastre mioceniche di Rometta ; essa vi è rara e trovasi sempre colle valve disgiunte, per cui l’ apparecchio apofisario è costantemente rotto. Sp. 4. Waldheimià Davidsonianà. Seg. Tav. V fig. 1-6. CARATTERI W. testa orbiculato-ovata, depressiuscula ad frontem arcuata ; marginibus integris acutisque ; superficie eleganter confertim perforata, striisque incrementi raris, vix. ‘ — 55 — distinetis ; valva dorsale gibbosiuscula; umbone prominente dilatato incurvo; fora- mine oblongo usque ad cardinem produceto; deltidio e lamellis duabus, disqiuntis parvisque constituto; valva dorsale parum gibbosa fere orbiculata, ad apicem inflata ; processu apophysarum elongato, ultra medium producto ; lamellis lateralibus subpa- rallelis, anterius arcuatis et convergentibus, demum retroflewis, ad plicas denticulu- tis, prope cardinem e lamellis subverticalibus surrectis, medio dilatatis et in lumellas strictas, sursum fleras, medio coalescentes et inde divergentes, ramoque transverso arcuato superne subangulato coniunetas, productis; aphophysis parvis latis incurvatis. Conchiglia di forma un po’ variabile, ora ovata e più sovente ovato-orbiculata, pic- cola e poco convessa, senza indizio alcuno di pieghe longitudinali, coi margini intieri, poco flessuosi, ed abbastanza taglienti; la superficie presenta rare linee di accresci- mento, ed è elegantemente punteggiata, le punteggiature sono disposte a quinquonce e sulla lunghezza d’ un millimetro se ne contano 16; la valva ventrale è alquanto più convessa dell’altra; 1’ apice è mediocremente sporgente ma dilatato e non molto curvo; il forame si presenta allungato perchè estendesi sino al margine cardinale, e quindi il deltidio è costituito da due pezzi triangolari, piccoli, che restano disgiunti; i denti sono piccoli, ottusi e ciascuno è sorretto da una lamina verticale; la valva dorsale di forma quasi circolare si mostra più rigonfia verso l’ apice; l’ apparecchio apofisario è abba- stanza complicato, nel suo insieme è di forma allungata, e si estende per circa due terzi della lunghezza della valva dorsale; le anse sono molto strette, parallele e gracili alla loro origine presso il margine cardinale, dove sono sorrette da due lamelle quasi verticali, che curvandosi alquanto verso la parte mediana della medesima regione cardinale, si saldano colla valva formando quasi una lamina continua ; un po’ al di qua sporgono le apofisi, curvate, triangolari, brevi, molto larghe alla base; indi vicino la parte centrale della conchiglia le anse si dilatano molto dal lato interno, e formano due laminette strette che s'incurvano dirigendosi in alto, e verso la metà della loro elevazione s’ incontrano e si saldano insieme, e poscia innalzandosi ancora divergono molto e vanno ad incontrare il ramo trasversale e si uniscono ad esso ancora quasi ai due lati estremi; da tale parte centrale, dove sì complicata struttura si osserva, le anse progredendo ancora verso il margine frontale della conchiglia, si restringono gradatamente convergendo, e quindi si ripiegano sopra sè stesse conservandosi molto ristrette, e si dirigono quasi orizzontalmente in senso opposto divergendo, e poi ripie- gandosi nuovamente vanno a costituire il ramo trasversale, alquanto curvo ed un po’ anguloso al margine inferiore. Lunghezza della conchiglia... . . . . . .°. 10" Larghezza » ”» È; 4 | Li } p n L " Qur4 Spessezza » ” RR gie I caratteri degli apparecchi apofisarii delle WaZdheimie descritte sono tra loro sì diversi, che le specie a cui si appartengono potrebbero ben formare i tipi di altret- PR ni tanti gruppi specifici distintissimi; ed inoltre in ciascuna di queste forme si vede mancare uno o più dei caratteri assegnati al sottogenere Wa/dheimia. Infatti, trascu- rando la W. depressa, specie molto dubbia perchè ci è sconosciuta la forma dell’ in- terno apparecchio , si osserva che la W. peloritana manca delle lamelle che sorreg- gono i denti nelle altre due specie, mentre in queste manca la lamina mediana che è molto sviluppata in quella. L'origine delle anse concorda nella W. euttyra e Davidso- niana ed è diversissima nella W. peloritana. Da ultimo la conformazione dell’ appa- recchio apofisario , il modo di piegatura delle anse, e la loro estensione presentano grandi relazioni nella W. euthyra e peloritana, mentre differiscono immensamente nella W. Davidsoniana. La W. Davidsoniana nella sua esteriore apparenza molto si approssima a qualche varietà della W. euthyra, sopratutto per avere il forame identicissimo a quella specie, ma la nostra conchiglia poco variabile nella sua forma, non mostra mai le pieghe longitudinali proprie di quella, nè tampoco il margine frontale troncato che in quella più o meno si manifesta; ed inoltre essa ha l’umbone più sporgente e dilatato e la punteggiatura più grossolana. Dedichiamo la nostra bella ed importante specie al chiarissimo paleontologo signor T. Davidson sì conosciuto pei suoi dotti lavori intorno alla classe dei Brachiopodi. GIACIMENTO Questa distintissima specie giace esclusivamente nel calcare pliocenico di Gravitelli dove si rinviene raramente. GENERE TEREBRATELLA D'Orbigny 1847 SINONIMIA Anomia e Terebratula. Dei varii autori. Terebratella. D’ Orbigny. Sp. 1. Terebratella septata. Tav. VII fig. 1-7, tav. VIII fig. 1-3. SINONIMIA 1844 Terebratula septata. Phil. Enum. moll. Sicilie. Vol. IL pag. 68. tav. XVIII. fio. 7. 1844. 1862 ” ” Seguenza. Notizie succinte, ecc. Pag. 19. ”» ” ” idem Sulla formazione miocenica di Sicilia. Pag. 7. o Re CARATTERI T. testa ovali tumida ad frontem subtruncata et constricta, medio latiore, perfora- tione tenui, marginibus rotundatis, linea commissurali flexuosa, ad frontem biplicata; lineis incrementi tenwibus, anterius magis perspicuis; valva ventrali gibbosissima, propter plicis duobus rotundatis, sinum magnum ad frontem constituit; mbone pro- minente fortiter recurvo et fere uncinato; area distincta; foramine parvo, oblongo deltidium septante; deltidio triangulari-elongato, e lamellis duobus in medium con- tunctis constituto ; valva dorsali subpentagona anterius incurvata, plicis duobus di- vergentibus obsoletis ornata, ad marginem incurvata; marginibus lateralibus fere parallelis; lamina interna mediana septante longe eatensa, a regione frontale gra- datim elevata et prope cardinem angulum prominentem format, et extus linea colo- rata se ostendit; sceleto interno magno, lamellis lateralibus e lamina cardinali sub- rombea, concava, orizontaliter super sectum fica oriundis, tenuissimis, strictis, et cum ramis transversis obliquis ab angulo prominente lamina mediana oriundis coale- scentibus, deinde divergentibus, prope frontem replicatis, et fere usque ad lamellas septt oriundas, productis, et gradatim dilatatis; ramo transverso latissimo arcuato ; apophysis parvis acutis parum curvatis; dentibus obtusis parvis, lamellisque duobus surrectis. Conchiglia di forma ovale molto rigonfia, a valve disugualmente convesse, alquanto ristretta verso la fronte, e troncata in modo che la sua maggior larghezza è circa alla metà della conchiglia; la perforazione delle valve è sottile ma molto ben distinta, e regolarmente ordinata a quinconce, ciascun millimetro di estensione contiene 20 pun- teggiature, i margini della conchiglia sono rotondati, i laterali quasi paralleli, la linea di commissura delle due valve è molto curva ai lati e biplicata al fronte; la superficie è segnata da sottili linee di accrescimento, solamente nella regione anteriore; la valva ventrale è molto convessa e curva per due pieghe longitudinali molto arrotondate, e quindi poco distinte, per lo che al fronte di essa ne risulta un largo seno ; l’ apice è abbastanza sporgente e curvo quasi ad uncino, ai lati presenta due spigoli ottusi che limitano un’ aia triangolare ; il forame è piccolo rotondato dalla parte superiore, an- goloso dal lato del deltidio, che intacca profondamente; questo ha la forma triangolare bastantemente allungata, e s’ incurva insieme all’ apice, ma non è concavo, nè formato da due pezzi disgiunti come dice il Philippi, quantunque qualche volta l intaccatura del forame sia molto estesa; i denti sono ottusi, e vengono sorretti da due lamelle quasi verticali come in molte Wa/dheimie; la valva dorsale è quasi pentagona, cur- vata alla regione frontale per introdursi nel largo seno dell’opposta valva, i suoi mar- gini sono anch’ essi incurvati e maggiormente in vicinanza del cardine, dal che ne risulta la rotondità dei margini commissurali; questa valva inoltre presenta due leg- gerissime pieghe molto divergenti, che riescono alla fronte più esterne di quelle della valva opposta ; il tramezzo mediano sì estende sino ai quattro quinti circa della lun- ghezza della valva, e s'innalza gradatamente, cioè diviene più sporgente a misura che 8 PRA dalla regione anteriore va alla posteriore, dove circa ad un quarto di tutta la lunghezza della valva distante dal margine cardinale, forma un angolo sporgente; l'apparecchio apofisario è molto grande, esso si estende quasi sino al margine frontale, ed è costi- tuito primieramente d’una lamina quasi romboidale, ed abbastanza concava che sta attaccata al margine cardinale e fissa orizzontalmente sul tramezzo mediano, ed ai lati stanno disposte le fossette dentarie; dalla parte anteriore di questa lamina hanno origine le anse, che sono strette e tenuissime e quasi parallele all’ origine, e quindi vanno a riunirsi a due lamine che sporgono obliquamente dalla parte più elevata del tramezzo mediano, formando tra loro un angolo acuto; da questo punto divergono gradatamente sino alla regione frontale dove si ripiegano sopra sè stesse ed allargan- dosi grado grado giungono sino poco al di qua del punto dove esse stesse hanno con- tratto aderenze colle due lamine oblique, e là incurvandosi si riuniscono nel mezzo formando un ramo trasversale curvo ad arco e larghissimo ; le apofisi sono brevo pic- cole, poco curve, acute ed hanno origine presso la lamina cardinale. Lunghezza di un esemplare adulto. . .,/. . .. 24° Larghezza ”» ” ” ERA a: AE RO a Spessezza » ” Dio o ca LOS Questa specie è oltremodo variabile per la sua forma esteriore, che assume aspetti sì differenti che sembrerebbe naturalissimo il distinguere molte forme come specie diverse, pur nondimeno esse si riuniscono per alcuni caratteri comuni che sembrano costituire la caratteristica della specie; ma sarebbe utilissimo poter precisare quali mutamenti subisce l'apparecchio apofisario, col variare dei caratteri esteriori della con- chiglia ; ricerca oltremodo difficile, essendo quasi impossibile il mettere a nudo per intiero l’ interno scheletro brachiale, anco in un solo individuo. Tra tanto numero di variazioni credo importantissimo riguardarne alcune come distinte varietà, che deserivo qui appresso, e sopratutto per farle distinguere da certe forme che assume la W. peloritana e che sono ad esse somigliantissime. Var. B. 'TEREBRATELLA GIBBOSA. Seg. Tav. VII fig. 2,2a,25. CARATTERI T. testa gibbosissima, umbone magis recurvo, valva dorsali medio depressiuscula , margine frontale incurvato. Questa varietà risulta dal rigonfiamento troppo grande delle valve, per cui 1’ apice diviene più curvo e quasi uncinato, il margine frontale curvo ad arco per una certa depressione avvenuta nel mezzo della valva ventrale, cagionata da maggior convessità dei margini laterali. Lunohezza,della.conchiplia. Late a 40 Larghezza .» ” mitra AI ADI Re Spessezza »” ” c n d È x È Dì E ì ig sì Le ga Var. C. TEREBRATELLA ANGUSTATA. Seg. Tav. VII fig. 3,3 a. CARATTERI T. testa paullo minus inflata, ad regionem frontalem gradatim angustata, plicis valve ventralis magis distinctis, propinquioribusque. Il margine frontale molto angusto è il carattere precipuo che distingue questa varietà. Lunghezza della conchiglia . . . .. . . . PA ei Larghezza » ” TRA TE LO TA Sio dr serena vi Li O, » Spessezza » Var. D.'TEREBRATELLA DILATATA. Seg. Tav. VII fig. 5,5 a,50,5c, 7, 7a. CARATTERI T. testa minus gibbosa, dilatata, ad frontem subrotundata; plicis valve ventralis fere nullis, valva dorsali medio depressa. La forma molto allargata di questa conchiglia, le pieghe ventrali meno distinte, ed il fronte rotondato, distinguono bene questa varietà dalle precedenti. Larghezza della conchiglia... . «e ela, 280° Lunghezza » ” cl allen gi eun Ra SI DO e BI IU Spessezza » ” Var. E. 'TEREBRATELLA STRIATA. Seg: CARATTERI T. testa transversim albo-fasciata et substriata; ad frontem minus distinete truncata. Questa varietà è caratterizzata principalmente da strie appena impresse, ma ben distinte perchè alternanti con linee di varia larghezza bianche e colorate. Lunghezza della conchiglia ce. . 18°55 Larghezza» e; A 12° Spessezza » 60 Var. F.'TEREBRATELLA PLICATA. ,Seg. Tav. VIII fig. 1, 1a, 15. CARATTERI T. testa ovato-oblonga ad frontem subtruncata; valva dorsale parum convera, medio planata, plicis distinctis, fere usque ad umbonem, haud rotundatis; valva ventrale a cardine usque ad frontem distincte biplicata, medio planata, linea com- missurale ad frontem rectiuscula, ad angulos plicata; umbone magis prominente, lato, incurvato, subacuto ; areaque distinetiore. La conchiglia testè descritta è molto diversa dalla forma tipica stabilita, come ben lo rappresentano le figure, per cui siamo restati per qualche tempo indecisi sul conto della riunione o disgiunzione di essa dalla specie del Philippi, ed eravamo quasi sul punto di segregarla come specie distinta, sperando di potere avvalorare un tale smem- bramento collo studio dell’ apparecchio interno; ma la difficoltà che presentano siffatti Brachiopodi, di poter mettere a nudo completamente lo scheletro apofisario, per la sua grande estensione, sottigliezza e fragilità, ci ha tolto la speranza di un tale stu- dio ; per lo che ci siamo contentati per ora di descrivere le esteriori forme di questa bivalve, ritenendola siecome distmtissima varietà della 7. septata; la quale riunione d'altronde viene avvalorata dalla presenza di certi caratteri esterni, comuni a tutte le varietà di questa specie come diremo qui innanzi. I caratteri intanto che distinguono questa dalla forma tipica sono: Valva dorsale molto appianata, colle pieghe poco elevate e non rotondate, ma distintissime dal car- dine alla fronte; per la valva ventrale distintamente biplicata, sino quasi alla regione dell’umbone, ed appianata anteriormente ; per l’umbone più sporgente, più acuto, e fornito d’ un’ aia meglio distinta. Lunghezza:della conchiglia ti... ag INTO Larghezza.» ” vo PNRA a A Spessezza » ” rt MIE a Questa Terebratella giace nelle marne di Rometta, e d’ordinario trovasi molto de- formata dalla fossilizzazione, in modo che sono rarissimi gli esemplari ben conservati; tra i molti individui compressi in varie direzioni, ve ne ha alcuni che sembrerebbero accennare ad un principio di depressione mediana della valva ventrale, e quindi d’inarcamento del margine frontale, per lo chè vieppiù questa conchiglia si approssi- merebbe, nella forma esterna, alla Wa/dheimia peloritana; ma questa non sarebbe che semplice apparenza, mentre essa va fornita del doppio attacco delle anse al setto mediano , carattere che la ripone nel genere Terebratella; d’ altronde siffatti esterni caratteri, per sè stessi di poco valore, non sono tuttavia comprovati siecome proprii della conchiglia, potendo ben supporsi che una compressione laterale è atta a produrre siffatto curvamento della regione frontale. Si Var. G. 'TEREBRATELLA DELTOIDEA. Seg. Tav. VIII fig. 3,3 a. CARATTERI T. testa subdeltoidea ad frontem rotundata obsolete biangulosa; valvis gibbosis, obscurissime biplicatis. Questa varietà è quella che presenta la massima somiglianza esterna colla Wa dheimia peloritana, sopratutto per la forma che è molto allargata alla regione fron- tale, per cui assume un insieme deltoideo, ma i caratteri importantissimi dell’apice la fanno con certezza riunire alla 7. septata, quantunque resta ben distinta dalla forma tipica per l’ esteriore conformazione. Icumahiezza della conchiglia: i. ac areata eo (9220 Larghezza » ” LAO E Spessezza » ” Nueva Sito aeneon Avendo parlato sinora delle numerose e svariate forme che assume questa specie, descritta per la prima volta dal Philippi, sebbene incompletamente , ci sembra indi- spensabile trattare di alcune considerazioni generali intorno a questa importantissima conchiglia, e principalmente delle ragioni che ci hanno guidato a classarla nel genere Terebratella. L’ esteriore apparenza della conchiglia di questo Brachiopodo sembrerebbe, a prima giunta, allontanarsi di molto dalle forme ordinarie delle T'erebratelle; infatti essa è sprovvista di costole, ha una conformazione molto gibbosa, un apice molto sporgente e curvo, un forame molto piccolo, sebbene d’ ordinario sia abbastanza ingrandito perchè l'estremità è rotta; ma se ci facciamo ad esaminare più da vicino questa bi- valva, vi riconosceremo, che essa presenta un umbone carenato ai lati, per lo che nè risulta un’ aia ben distinta, e nell'interno poi vi ritroveremo un apparecchio apofisario costituito da una lamina mediana verticale, che si estende oltre la metà della valva dorsale, e dalle anse che molto prima di ripiegarsi sopra sè stesse, sì riuniscono a due rami obliqui che hanno origine dal tramezzo ; questi caratteri della più grande im- portanza, e quindi di gran lunga più valevoli delle esteriori apparenze, sono appunto quelli che caratterizzano il genere Zerebratella, per cui la specie che esaminiamo deve far parte di questo importante gruppo. Crediamo inoltre utilissimo lo esporre un altro ravvicinamento, che, con molta chiarezza, si è presentato alla nostra mente. Studiando accuratamente la conformazione dell’ umbone in una tale specie, si riconosce una grande somiglianza con quello del genere Trigonosemus, che il Davidson appena vuole riguardare come sottogenere delle Terebratelle; infatti un tale umbone, oltre che è fornito delle carene laterali ben distinte, è molto sporgente, curvato ed acuto, e porta un deltidio abbastanza lungo, formato da due pezzi riuniti su d’ una linea longitudinale, ed è troncato da un forame > 69 = piccolo che intacca poco il deltidio, e quel che più importa, si estende viemmaggior- mente dal lato opposto all’ aia. Tutti questi caratteri insieme ravvicinano moltissimo la struttura generale di questo umbone a quello dei 7rigorosemus. Possiamo quindi conchiudere che una tale specie costituisce senza dubbio un anello intermedio tra i due gruppi Zerebratella e Trigonosemus, che d'altronde sono vicinissimi, e per questo nuovo ravvicinamento tendono a confondersi. Dopo sì importante considerazioni sulla struttura dell’apice di questa Z’erebratella, non possiamo trasandare di avvertire, che la descrizione del deltidio di questa specie, nell’ opera del Philippi, è inesatta, dappoichè in essa si legge che le due laminette, di cui il deltidio è costituito, sono disgiunte per l’ estensione del forame, lo che è sola- mente vero per quei rari casi in cui per cagione della fossilizzazione è successa la frattura del deltidio stesso. Finalmente dalle descrizioni delle diverse varietà di questa conchiglia, chiaramente si vede come alcune di esse per la forma esteriore somigliano grandemente alla Wa/- dheimia peloritana; e si riconosce inoltre come quella assume delle forme che a questa si ravvicinano. Noi sin dal principio delle nostre ricerche credevamo di avere riconosciuto nella esteriore conformazione di questi fossili dei caratteri valevolissimi a distinguere tutte le variazioni dell’una specie da quelle dell'altra; erano questi compendiati nella mas- sima larghezza della conchiglia, che nella W. peloritana è alla regione frontale, e circa alla metà nella 7. septata; ed inoltre nella forte depressione che presenta la valva ventrale della W. peloritana, e nel difetto di questo carattere nella T. septata; ma posteriormente scoperte della prima le varietà D, E ed F, e della seconda le forme F e G, ci siamo convinti dell’ importante fatto: che i caratteri desunti dalla esteriore forma generale della conchiglia, sono poco valevoli nei Brachiopodi a deli. mitare la specie, lo che era già notissimo per le sapienti ricerche del sig. Davidson. Nel medesimo tempo ci siamo accorti che nella conformazione dell''umbone e del fo- rame, stanno riposte le caratteristiche distintive di questi due brachiopodi : l’umbone molto curvo carinato ai lati e perciò fornito d’ un’ aia, troncato da un piccolo forame ovato, sono caratteri invariabili della specie del Philippi, mentre nell’ altra mancano le carene e l aia, ed il forame è grande e circolare. Questi caratteri invariabili in ambe le specie, valgono benissimo a fare riconoscere gl’ individui che all’ una o all'altra si appartengono, sia qualunque la forma della conchiglia, sia questa im condizione tale da non potersi esaminare l'interno apparec- chio, sia finalmente così deformata per la fossilizzazione, da non potersi più in modo veruno raffigurare la sua forma. Basta in somma che si osservi un solo dei caratteri sopradetti, spettanti alla conformazione dell’ apice, per esser sicuri sul conto della de- terminazione specifica. GIACIMENTO La Terebratella septata Phil. è stata raccolta dal Philippi nelle Calabrie. Nelle rocce messinesi, quantunque sia probabilmente la specie più comune tra i Brachiopodi, essa non era stata riconosciuta prima delle nostre pubblicazioni. Il suo giacimento è esclusivo del calcare miocenico e delle marne giallastre sopra- stanti, nel primo vi è poco comune ma sempre benissimo conservata, nelle seconde vi è profusa a grande abbondanza ma quasi sempre deformata dalla compressione ope- rata dalla roccia. Può raccogliersi in quasi tutte le contrade del distretto, ma principalmente nelle seguenti: San Filippo, Cammari, Bordonaro, San Pantaleo, Catarratti, Scoppo, Scirpi, Gravitelli, Trapani, Tremonte, Serro, Divieto, Rometta, Rocca, Venetico, Milazzo, ecc. Le diverse varietà trovansi miste alla forma tipica, ma le forme C, D, E e G sono rare, e la var. F è esclusiva di Rometta. SOTTO-GENERE MEGERLEA King 1849 SINONIMIA Anomia. Linneo, Pallas, ecc. Terebratula. Della maggior parte degli autori. Orthis. Michelotti, Philippi (non Dalman). Terebratella. D' Orbigny. Megerlea. King, Gray, ecc. Kingena. Davidson (parte). Sp. 1. Megerlea truncata. Tav. VII fig. 4. SINONIMIA 1760 Anomia truncata. Lin. Syst. nat. pag. 1152. 1780 ” ” Chemn. Conceh. 8. tav. LXXVII. fig. 701 « è. 1788 ” ” Gmelin. pag. 3345. 1815 Terebratula truncata. Lamk. An. s. vert. 'l'om. VI. I. pag. 247. 1836 ” ” De Buch. Monogr. des ter. pag. 66. MIND ” ” Philippi. Enum. moll. Sic. Vol. I. pag. 95. tav. VI. fig. 12. 1840 Orthis oblita. Michelotti. Brachiopodi ed acefali, ece. pag. 4. 1844» truncata. Philippi. Enum. moll. Sic. Vol II. pag. 69 e 70. 1845 Terebratula truncata. Galvani. IMustrazione delle conchiglie fossili, ecc. 1847 Orthis oblita. Michelotti. Precis de la faune mioc. ecc. pag. 78. tav. II. fig. 21. PET per 1847 Orthis oblita. A. Sismonda. Synopsis methodica. Pag. 11. » Terebratula truncata. G. B. Sowerby. Thesaurus conchyliorum. Pag. 354. tav. LX XI. fig. 64. » Orthis truncata. A. Aradas. Conch. foss. di Gravitelli. Pag. 14. 1851 Megerlea truncata. —’Voodward. Manuel of the moll. Pag. 219. fig. 122. tav. XV. fig. 9. 1852 Megathiris oblita. D’Orbigny. Prodrom. de paléont. Tom. II. pag. 134. 1852. 1856 Megerlea truncata. ‘T. Davidson. Intr. Brach. viv. e foss. pag. 62. 1857 Terebratella truncata D) ” oblita. 1861 Megerlea truncata. L. Reeve. Rin. gen. des ter. (Journ. de Conch. 1861); pag. 133. ‘!Pietet. Traité de palgontologie. Vol. IV. pag. 22. 1857. ” ” ” L. Reeve. Conch. icon. Tav. II. fig. 47 a, db, c. n n ”» T. Davidson. On recent terebr. (Ann. and magaz. of nat. hist.) Pag. 12. 1862 n ” Chenu. Manuel de conch. Tom.II. p. 206. fig.1052- 1055. n Terebratella truncata. G. Seguenza. Notizie succinte, ecc. Pag. 19, 26. 32. 1864 /fegerlea truncata. T. Davidson. Descriptions of the brachiopoda of the maltese islands. Pag. 9. tav. I. fig. 10. CARATTERI M. testa transversa, suborbiculare depressiuscula, fortiter perforata, eatus plus minusve radiatim costulata, costis vel plicis squamuloso-asperis; valva ventrali con- veriuscula, medio longitudinaliter subcarinata, umbone parum prominulo, foramine orbiculato; deltidio e lamellis duobus parvis constituto; valva dorsali medio sinuato- depressa; processu apophysarum tenue, ramo transverso stricto , apophysis acutiu- sculis, septo longitudinale parum elato anterius incrassato. Questa specie comunissima nelle collezioni pei suoi esemplari viventi, e quindi abbastanza conosciuta nei suoi caratteri, suole essere molto variabile nella sua forma esteriore, che è più o meno allargata e‘rotondata, e mostra le costole longitudinali variamente sporgenti e non di raro quasi del tutto scancellate. biLunshezza della conchiglia anto an nie Larghezza» ”» MICIT I RARE E TORE NOR ROLO Spessezza » n 1 IDR VU e ANI MARA 3° Nelle rocce messinesi ci è occorso di ritrovare due forme di Meger/ea, oltre della sopradescritta , che ben da essa si allontanano, e che potrebbero forse costituire due distinte specie, ma lo studio del loro incompleto apparecchio apofisario, ci conduce a riguardarle provvisoriamente siccome varietà della sopradescritta. Ecco i caratteri di tali brachiopodi, = Var. B. MEGERLEA MONSTRUOSA. SINONIMIA 1836 Terebratula monstruosa. Scacchi. Catalogus conchyl. Regni neap. ecc. 1836. 1844 Orthis truncata. Philippi. Enum. moll. Sic. Vol. II. pag. 69. 1861 Megerlea truncata. L. Reeve. Conch. icon. (Vedi la sinonimia della M. truncata). CARATTERI M. testa transversa, semper îirregulare et deformata, perforatione distinctissima, papillis raris prominulis ornata ; costis longitudinalibus tenvissimis, raris irregula- riter dispositis; valva ventrale plus minusque convexa, valva dorsali planata, umbone haud prominulo. Questa conchiglia ci sembra abbastanza distinta dalla M. truncata, e crediamo che sarebbero sufficienti a disgiungerla i seguenti caratteri: Forma costantemente irrego- lare e variabilmente larga in modo che ora riesce molto allargata ed ora irregolar- mente circolare; costole formate da sottili linee elevate in numero molto variabile, ma sempre piccolo perchè distanti tra loro; punteggiatura molto distinta, superficie al- quanto scabra, per certe elevatezze rare di cui è sparsa, principalmente sulle costole ; valva dorsale variabilmente convessa, valva ventrale quasi piana; apice non sporgente, per cui l’ aia ed il deltidio sono brevissimi. Lunghezza della conchiglia è su. i ...0. . . 9996 Larghezza» ” Pia) er i rare ato Spessezza » n SERI i CO Var. C. MEGERLEA GRANULATA. Seg. CARATTERI M. testa perforatione distinctissima, superficie rare granulata. Questa varietà sembra non differire in altro dalla var. A che nella superficie sparsa di granuli rotondati ed irregolarmente disposti, e nella perforazione molto distinta. Del resto noi non possediamo che due esemplari deformati dalla fossilizzazione. Lunghezza della conchiglia . ENPPRARATO e. Larghezza » ” siasi itginti 3" = era Ra — ge GIACIMENTO La M. truncata vive nel Mediterraneo, ed insieme ad essa incontrasi, sebbene con molta rarità, la distintissima var. B. Questa specie è stata rinvenuta fossile dal Philippi in varii luoghi della Sicilia e delle Calabrie, probabilmente in terreni pleistocenici. La M. oblita di Michelotti ritrovata nelle colline di Torino si dee riguardare più tosto come semplice varietà della specie in discorso. Il Philippi, l’Aradas, il Galvani, rinvennero questa specie nelle rocce messinesi ; noi l’ abbiamo incontrata nel calcare e nelle marne, ultimi strati del miocenico, alle contrade Scoppo, Gravitelli, Trapani, Rometta, nel calcare pliocenico di San Filippo e nelle sabbie pleistoceniche di Trapani, Tremonti, Gravitelli, ecc. La var. B incontrasi raramente nelle marne giallastre mioceniche di Trapani, Scoppo e Gravitelli. La var. C è propria del calcare inferiore miocenico dello strato L. di Monforte. SOTTO-GENERE MORRISIA Davidson 1852 SINONIMIA Orthis. Scacchi e Philippi. Terebratula. Forbes. Morrisia. Davidson, Woodward, Chenu, ecc. Sp. 1. Morrisia anomioides. Tav. VIII fig. 6. SINONIMIA 1844 Orthis anomioides. ‘Scacchi e Philippi. Enum. moll. Sicil. Vol. II. pag. 69. tav. 18. fig. 9. 1851 Morrisia anomioides. Woodward. Manuel of the moll. pag. 218. fig. 119. 1856 ” ” T. Davidson. Introd. a l’hist. nat. des Brach. pag. 68. tav. VII. fig. 32-34. 1861 ” ” L. Reeve. Conch. icon. Tav. X. fig. 48. ” ” L) L. Reeve. Révision gen. des terebr. viv. (Journ. de conch. Vol. IX. pag. 134). ” ”» ”» T. Davidson. On recent terebratule. (Ann. and pc of nat. history. pag. 15). 1862 ” ” Chenu. Manuel de conch. Vol. II. p. 218. fig. 1064-1066. Se CARATTERI M. testa minima valde depressa suborbiculata vel transversim ovata, distinete per- forata; valva ventrali converiuscula; apice parum prominulo; area planata; deltidio e lamellis duobus parvis constituto; foramine suborbiculato majusculo; valva dorsale planata, apice profunde emarginato propter foramine, processu apophysarum tenue ; apophysis brevibus acutis. Conchiglia molto piccola di forma alquanto variabile, assai compressa e distinta- mente perforata ora quasi circolare e sovente di forma trasversalmente ovata; la valva ventrale è alquanto convessa, coll’ apice alquanto sporgente, non curvo ; con un’ aia appianata triangolare breve, che limita una linea cardinale retta ; il forame si apre in ambedue le valve smarginandole quasi ugualmente, in modo che il deltidio risulta di due pezzi piccolissimi ed allontanati; la valva dorsale è appianata; l'apparecchio delle apofisi è gracile e si attacca nel mezzo della valva per una lamella, sottile e stretta che si eleva perpendicolarmente ; le anse sono curve ad arco e molto gracili; le apo- fisi sono poco sporgenti ed acute. Lunphezzaidella conchiglia. >... .. «6... 800 Larghezza » ” SAR A ROLE e [5 Spessezza ” » BL OCIRIFIC SCI Te NRE RRBRORPAA 0 1-06 GIACIMENTO Questa piccola conchiglia vivente nel Mediterraneo, non conosciamo che sia stata sinora rinvenuta fossile. Pur nondimeno nel distretto di Messina noi l’ abbiamo raccolta nelle marne gialla- stre mioceniche di San Filippo e di Rometta, nel plioceno di Gravitelli e nel qua- ternario di Milazzo. Sp. 2. Morrisia Davidsoni. Tav. VII fig. 5. SINONIMIA 1855 Morrisia Davidsoni. Deslongchamps. Ann. and mag. nat. hist. tav. X. fig. 20 a, d. 1861 ” ” L. Reeve. Conch. icon. Tav. X. fig. 42. » ’ ” L. Reeve. Precis gen. des ter. viv. pag. 135. (Journ. de conch. Vol. IX). Ù ” ” T. Davidson. On recent terebrat. (Ann. and mag. of nat. hist.) pag. 16. MIR Cna CARATTERI M. testa transversim ovata, depressa tenue, lineis concentricis incrementi crebris, prominulis; rostro fere nullo, foramine amplo, in valva dorsali magis perforato , deltidio obsoleto, valva dorsali plana, ventrale convera ; lamina mediana producta calcariforme. LÌ L'unica valva che abbiamo raccolto di questa specie nelle sabbie pleistoceniche, ci sembra che presenti tali caratteri da non farci dubitare punto intorno alla determi- nazione specifica. Essa è la valva dorsale d’un individuo che per cagioni speciali ha dovuto svilupparsi irregolarmente, dappoichè in varii punti si presenta deformata ; infatti essa non rappresenta molto bene la forma trasversalmente ovata degli esemplari viventi, ma pure, se si considerano le linee di accrescimento, si vedrà che nello stato giovanile il mollusco accrescendosi con più regolarità dava la forma trasversale alla conchiglia, che in seguito, nell’ ingrandire, si deformava grado grado, sino a formare delle prominenze e delle depressioni irregolarissime ; le linee di accrescimento distin- guono benissimo questa specie, dappoichè sono rilevate numerose, e rendono la su- perficie molto rugosa; il forame si apre in forma circolare su questa valva; l’appa- recchio apofisario non vi ha lasciato che quelle porzioni che lo legavano alla valva medesima; infatti si osservano porzioni delle anse, le quali si estendono alquanto al di dietro e sporgono fuori del margine cardinale; vi è inoltre la lamina mediana che sostener dovea le anse, ed è spessa, stretta, trilobata all’ apice, e molto sporgente, lo che indica che la valva ventrale dovea essere abbastanza convessa. Junghezza della conchigliarsgvaia ci. Larghezza » ” See GIACIMENTO Questa specie vive nel Mediterraneo. L'unica valva raccolta è stata rinvenuta nelle sabbie pleistoceniche di Trapani. Sp. 3. Morrisia lunifera? SINONIMIA 1836 Terebratula lunifera. Philippi. Enum. moll. Sicil. Vol. I. pag. 97. tav. VI. fig. 16 a ad f. 1844 Orthis lunifera. Philippi. Enum., ecc. Vol. II. pag. 69. 1856 Morrisia lunifera. T. Davidson. Intr. a l’hist. nat. des Brach. Pag. 68. 1861 ” ”» L. Reeve. Conch. icon. Tav. X. fig. 41. ” ” » L. Reeve. Rev. gen. des terebr. viv. Pag. 135 (Journ. de conchyl. Tom. IX). ”» ” ”» T. Davidson. On recent terebrat. (Ann. and. mag. of nat. hist.). Pag. 16. de CARATTERI M. testa trigono-orbiculari, tenuissima hyalina, compressa, ad marginem subinden- tata, valva ventrale paulo rostrata, foramine amplo, deltidio nullo; apophyse septi- forme centrali! (Reeve). Nelle sabbie pleistoceniche raccolsi la conchiglia di un brachiopodo, della quale non ho potuto esaminare gl’ interni caratteri, pur nondimeno l’esteriore forma, la con- siderevole compressione, il forame che smargina alquanto la valva dorsale, mi fanno credere con grande probabilità che essa debba spettare alla specie che il Philippi descrisse sotto il nome di T'erebratula lunifera. Alcuni frammenti raccolti nelle marne giallastre , che potrebbero in qualche modo confondersi con questa specie, sembrami più tosto che appartengano a giovani esem- plari della Meger/ea truncata. Lunghezza della conchiglia... 0.0.0... 284 Larghezza » ” Sed i eta I E Spessezza » ” PONE AGI CI al IT gi) GIACIMENTO Questa specie vive nel Mediterraneo. Il nostro esemplare proviene dalle sabbie di Milazzo. GENERE ARGLO B.E Eudes Deslongchamps 1842 SINONIMIA Orthis. Michelotti, Philippi, Hugenon, ece. (non Dalman). Megathyris. D'Orbigny, 1847. ii Sp. 1. Argiope decollata. SINONIMIA 1780 Anomia decollata. Chemn. 8. tav. LKXVIII. fig. 705. 1788 » detruncata. Gmel. pag. 2347. 1816 Terebratula aperta. Blainville. Diction. des se. nat. Vol. LITI, fig. 144. 1826 ” cardita. A Risso. Hist. nat. Europ. Meridion. Fig. 180, 177. p n urna antiqua. Pra (QC 1830 Terebratula decollata. Deshayes. Eneycl. Tav. BOXLIII. fig. 10. 1836 ” dimidiata. Scacchi. Catalog. conch. regn. neap. Pag. 8. ” ” detruncata. Philippi. Enumeratio moll., ecc. Vol. I. pag. 96. tav. VI. fig. 14. 1842 Argiope detruncata. Deslongchamps. Memoires de la Soc. Lin. de Norm. Vol. VII. pag. 9. 1842. 1844 Orthis detruncata. Phil. Enum. moll. Sitil. Vol. II. pag. 69. 1845 Terebratula detruncata. Dott. D. Galvani. Illustrazione delle conchiglie fossili, ecc. 1847 Orthis detruncata. G. Michelotti. Descript. des foss. mioc. ecc. Pag. 78. ” ” ” A. Aradas. Descrizione delle conchiglie fossili di Gravitelli. Pag. 14. » Terebratula decollata. G. B. Sowerby. Thesaurus conchyl. Pag. 135. tav. LXXI. fig. 68-70. 1851 Argiope decollata. Woodward. Man. of the moll. Pag. 220. fig. 126. tav. XV. fig. 10. 1856 ” ” T. Davidson. Intr. a l’hist. nat. des brach. Pag. 72. tav. VII. fig. 35-38. 57 n 3 ta | Pictet. Traité de paléont. Vol. IV. pag. 27. 1861 ” ” Lowell. Reeve. Riv. gen. des ter. viv. (Journ. de conch.) Vol. IX. pag. 135. ” ” ” L. Reeve. Conch. iconica. Tav. X. fig. 43 a, d. ” ” ” T. Davidson. On recent terebr. (Ann. and mag. of nat. hist.) Pag. 16. 1862 ” ” Chenu. Manuel de conch. Vol. II. pag. 209. fig. 1067-1069 e 1071. ” » detruncata. Seguenza. Notizie succinte, ecc. pag. 19, 26, 32. 1864 » decollata. T. Davidson. Descrip. of the brachiopoda of the maltes islands. Pag. 9. tav. I. fig. 11, 12. * CARATTERI A, testa parva solida transversa, semiorbiculare , subdepressa, costata; costis vel plicis rotundatis ; valva ventrali convera, apice producto acuto; foramine deltoideo ; area exacte triangulare, planata, semiorbiculata, processu apophysarum e lamellis tribus, qua eacurrunt a margine frontale usque ad medium valve, lamellisque dua- bus e regione cardinale oriundis, divaricatis, marginem lamellasque tres cingentibus, demum medio coniunctis, constituto; apophysis productis acuminatis. Conchiglia variabile nella forma generale, essendo per ordinario semicircolare ed alquanto depressa, ma spesso si presenta più gibbosa, più ristretta o più allargata; le costole o pieghe radianti che ornano la superficie sono sempre rotondate, ma anch'esse SSN, “eS variabilissime in ravvicinamento, in numero ed in elevazione, essendovi benanco degl’ in- dividui in cui scompaiono quasi del tutto; la valva ventrale è convessa, l'apice è molto sporgente ed acuto, fornito d’ un’ aia esattamente triangolare che limita colla regione cardinale retta; il forame che si estende sino al margine della valva opposta è trian- golare anch’ esso ; il deltidio è formato da due rudimenti disgiunti; la piccola valva è molto più appianata ; l’ apparecchio delle apofisi è costituito da tre lamine, che si elevano verticalmente sulla ‘superficie interna della conchiglia, procedendo dalla parte centrale della stessa sino al margine frontale; due laminette poi sottili a foggia di nastri hanno origine dal cardine presso le cavità dentarie, e divergendo assumono la conformazione del margine della conchiglia, ripiegandosi là ove incontrano le tre la- minette verticali, e circuendole formano tre seni stretti e profondi, senza contrarre aderenza di sorta con esse, ma solamente riunendosi insieme alla parte centrale for- mano un sol nastro; le apofisi sono molto vicine al cardine, ripiegate verso la linea mediana, molto allungate ed acuminate. Langhezza della ‘conchiglia... 0... ..... 0, +... 69 Larghezza » ” ELRIC CURA IENE RIESI SI VARI PT > Spessezza » ” SPERARE VERE ISARCO 7 La grande variabilità di questa specie ci fa certi della esattezza della riunione di alcuni esemplari provenienti dal miocenico messinese, in cui le costole sono molto sporgenti, e la forma più allargata; come anco di certi altri raccolti nel calcare plio- cenico, che hanno le costole quasi scancellate, e sono di forma più rotondata; ma in tali esemplari l'apparecchio apofisario non differisce da quello della forma tipica. GIACIMENTO Specie vivente nel Mediterraneo, e fossile negli orizzonti miocenici e pliocenici. Il Philippi l’ha raccolto nelle rocce di Palermo e di Pezzo in Calabria, il profes- sore Aradas a Gravitelli presso Messina, il D. Galvani a San Filippo villaggio mes- sinese, ed il signor Michelotti nel miocenico di Torino. Nelle rocce messinesi noi l’ abbiamo osservato nelle marne mioceniche E, nelle contrade Gravitelli e Rometta; nel calcare pliocenico in San Filippo dove, all'opposto degli altri orizzonti, vi è sparsa piuttosto abbondantemente; e con molta rarità a Tra- pani, Tremonte, Scoppo nelle sabbie pleistoceniche. Sp. 2. Argiope cistellula. Tav. VIII fig. 7. SINONIMIA 1840 Terebratula cistellula. Scarles Wood. Ann. and mag. nat. hist. Vol. VI. p. 255. 1856 Argiope cistellula. Davidson. Intr. a l’hist. des brach. viv. pag. 72. tav. VII. fig. 41. MAE 1861 Argiope cistellula. L. Reeve. Conch. icon. Tav. X. fig. 46. » ” n” L. Reeve. Révision gen. des ter. viv. (Journ. de conch. Vol. IX. pag. 136). ” ” D) T. Davidson. On recent terebratule (Ann. and mag. of nat. hist. pag. 16). 1862 ” 7) Chenu. Manuel de conch. Vol. II. pag. 208. fig. 1070, 1072, 1073. CARATTERI A. testa transversim ovata vel subquadrata, antice subindentata , sub lente minutis- sime granulosa, rostro brevi, area truncata , foramine peramplo, deltidio vix nullo , valvis subequaliter converis, ventrali tumidiore ; septo dentiforme unico prope mar- ginem anticum. Nelle marne mioceniche insieme a diversi esemplari dell’ Argiope decollata, abbiamo raccolto un esemplare, che figuriamo nelle nostre tavole, e che con qualche dubbio abbiamo riferito all’A. cistellula; dappoichè esso sembra differire alquanto dalle varie figure che abbiamo potuto consultare; ma ci siamo decisi con più pronta risoluzione riconoscendo che le figure dei varii autori sono tra loro considerevolmente diverse, e sopratutto quella del Reeve, giustamente criticata dal Davidson, differisce abbastanza dalle altre, e per la forma generale e per essere costata. Le figure del Davidson e dello Chenu che rappresentano questa specie priva di costole meglio convengono col nostro esemplare. i L’individuo delle rocce messinesi presenta i seguenti caratteri: conchiglia trasver- salmente ovata, coll’ apice bastantemente sporgente e quasi troncato alla parte supe- riore, colle valve ugualmente convesse, che presentano qualche piega appena discer- nibile presso la fronte, e la superficie appena granulosa; la valva ventrale ha un leggerissimo solco sul dorso, il deltidio manca, il forame è largo quasi troncato poste- riormente, e nell'interno v’ ha una linea longitudinale elevata, e due depressioni ovate ad essa laterali; la valva dorsale mostra due fossette dentarie, e l’ apparecchio apofi- sario resta costituito del solo tramezzo mediano (perchè mancano le anse che sono state rotte) che è molto elevato presso il margine frontale; ai due lati esistono due depressioni ovali. IJuanvhezza della conchiglia Sac Le LI OS Larghezza.» ” Se nari e Re Spessezza » ” a A Le | pa GIACIMENTO Questa specie vive nei mari del settentrione d'Europa, e nel Mediterraneo, e trovasi fossile nel Crag d’ Inghilterra. Nelle marne giallastre mioceniche presso Rometta abbiamo raccolto l’ unico esem- plare descritto e figurato in questa monografia. lenpnit. FAMIGLIA RINCONELLIDI (RAYNCHONELLIDA) D'Orbigoy GENERE RHYNCHONELLA Fischer 1809 SINONIMIA Anomia. Columna 1616, Linneo ed altri autori. Trigonella (parte). Fischer 1809 (non Linneo, non Dacosta). Rhynchonella. Fischer 1809 (parte) D’Orbigny, e la maggior parte degli autori. Terebratula. Deshayes, e molti naturalisti. Terebratulites. Schlotheim. Cyclothyris (latissima). M' Coy. Atrypa (parte) Dalman, ecc. Hypothyris. Phillips 1841. Morris, King, ecc. Hemithyris (psittacea). D' Orbigny, M' Coy. Acanthothyris (spinosa). D’ Orbigny. Sp. 1. Rhynchonella bipartita. 1814 Anomia bipartita. 1816 Terebratula bipartita. 1831 ” ” 1834 ” incurva. 1835 ” bipartita. 1836 ” 1844 » n SINONIMIA Brocchi. Conch. foss. subapp. Pag. 469. tav. X. fig. 7. Defrance. Dict. des science. nat. Pag. 156, 182. Bronn. Tertitir-Gebilde Heinr. Pag. 126. Von Buch. Ueber terebratulen. Tav. II fig. 40. Deshayes in Lamarck. Anim. s. vert. Tom. III p. i; es. Exped. de Morée. Tom. NI. Moll. p. .° 119. tav. XIII. fig. 10-12. Philippi. Enum. moll. Sic. Vol. I. pag. 99. tav. VI. fig. 11. Philippi. Enumeratio moll. Sicil. Vol. II. pag. 67. tav. XVIII. fig. 5. DI do DI i 10 aa 1847 Terebratula bipartita. A. Sismonda. Syn. method. Pag. 11. 1852 ” Dist D’Orbigny. Prodrome de paléontologie. Tom. III pag. 187. n.° 436. 1857 7 n Pictet. Traité de paléont. Tom. IV. pag. 20. Lo Rhynchonella bipartita. 'T. Davidson. Descript. of the brachiopoda of the maltese islands. Pag. 10. CARATTERI R. testa rotundato-triangulare gibbosa levi, marginibus rotundatis, linea commis- surale fleruosa, anterius profunde sinuata; valvula ventrale medio late depresso- sinuata et ad frontem producta; apice rostrato acutissimo ; foramine lanceolato deltidioque parvis; valva dorsali gibbosiore fere semiglobosa, in marginem frontalem sinuata. Non possiamo dare dettagliata descrizione di questa specie, dappoichè i terreni mes- sinesi ce l’ hanno offerto sì mal conservata e con tale rarità, da potere appena asserire la sua esistenza nelle rocce da noi studiate. Non possediamo infatti se non due valve ventrali rotte alla regione frontale, ma pure distintissime in tutti i loro caratteri. GIACIMENTO Questa specie ritenuta per lungo tempo come propria dell’ orizzonte pliocenico , è stata raccolta ormai in molte rocce mioceniche. Essa è molto comune nei terreni terziari d’ Italia. Il professore G. Meneghini non ha guari ci scrivea che egli riconosce che questa specie esiste nell'alta Italia, nel miocenico inferiore, medio e superiore, oltrechè ab- bonda nel pliocenico ; e recentemente il signor T. Davidson la segnalò nel miocenico di Malta. In Sicilia trovasi abbondantemente ad Altavilla presso Palermo. Il Philippi la rac- colse al capo Plemmirio, a Fiumefreddo, a Vizzini ed a Francavilla in Calabria, nella quale regione trovasi anco a Catanzaro. I nostri frammenti delle rocce messinesi provengono dagli strati di sabbia interposti ai letti di marna bianca della formazione G, contrade Gravitelli e Masse. pe e FAMIGLIA CRANIADI (CRANIADE) GCENCE REC ANI A Retzius 1781 SINONIMIA Numulus. Stoboeus. Anomites (craniolaris). Linneo 1768. Ostracites. Beuth. 1776. Patella (anomala). Muller 1776. Crania. Retzius 1781, e la maggior parte degli autori. Orbicula (anomala). Cuvier 1798, Lamk. Craniolithes. Schloth. Criopus (V'animale). Poli 1791. Pseudo-crania. M' Coy 1852. Stiphonaria (parte). Quenstedt 1852. Sp. 1. Crania turbinata. SINONIMIA 1791 Anomia turbinata. Poli. Tom. II p. 189. tav. XXX. 1815 Crania ringens. Lamk. Anim. s. vert. Pag. 112. 1816 » personata. Blainville. Dict. des sc. nat. 5. fig. 2 D. 1828 » riîngens. Hoening. Monogr. du genre Crania. Pag. 3. n.° 2. fig. 2. 1836 ” n Philippi. Enum. moll. Sic. Vol. I. Pag. 100. ” » personata. Scacchi. Catalog. Pag. 8. 1844 n ringens. Phil. Enum. Vol. II. pag. 70. 1840 n ” G. B. Sowerby. Thes. conch. Pag. 367. tav. LXXIII. fio. 10. 1856 ” ” T. Davidson. Intr. brach. Pag. 163. 1861 » turbinata. L. Reeve. Conch. icon. Tav. I. sp. 1. CARATTERI C. testa valva inferiore subquadrato-orbiculari, postice truncata ; impressionibus nosticis transversis, anterioribus in unam transversalem confluentibus, rostello parvo 2 p see disco pedato, limbo antico incrassato; valva superiore subtrapezoidale, convera; ci- catricibus posterioribus magnis, limbo interne incrassato, elevato, margine tenui eatus lavi. Possediamo di questa specie ben nota tre sole valve fossili poco ben conservate, per cui ci asteniamo di dare una dettagliata descrizione. Lunghezza della'cancliolia” yu e 0 906 Larghezza » n E OTRS eeraio Sc DL Ue GIACIMENTO Vivente nel Mediterraneo. Fossile molto raro delle sabbie pleistoceniche di Gravi- telli e di Trapani presso Messina. Sp. 2. Crania lamellosa. Seg. Tav. VIII fig. 8. CARATTERI C. testa orbiculato-ovata; valva inferiore incrassata prasertim ad frontem, postice retusa fornicata; extus concentrice irregulariter lamelloso-striata , intus subpedata , marginibus crassis granulatis; impressionibus posterioribus oblongis obliquis striatis, anterius lamina elevata terminatis; anterioribus subtriangolaribus transverse striatis, medio in lineam longitudinalem prominulam coniunetis. L'unica valva inferiore che possediamo di questa importante specie presenta i se- guenti caratteri: Essa è di forma ovata quasi circolare e troncata alla regione poste- riore, dove al centro il margine si ripiega alquanto in dentro; la superficie esterna è irregolarmente lamelloso-striata ; la conchiglia è bastantemente solida specialmente alla regione frontale, ed i margini sono vieppiù ingrossati e granulati nella loro spes- sezza; la superficie interna presenta delle linee radianti irregolari; le impressioni mu- scolari posteriori sono disposte obliquamente, di forma allungata, e sottilmente striate, terminandosi alla parte anteriore con una sporgenza in linea retta che forma quasi una lamina che le innalza alquanto al disopra della superficie interna della conchiglia; le impressioni anteriori sono quasi di forma triangolare, striate transversalmente e riunite al centro formando una linea longitudinale alquanto elevata. Lunphezza della ‘conchiglia iatale e Larghezza » ”» ti Date i ri asa GIACIMENTO L'unica valva che abbiamo sinora rinvenuto, è stata raccolta nel calcare pliocenico di San Filippo inferiore presso Messina; essa è fissa sopra una cellepora come rappre- senta la figura. AGGIUNTE Nel tempo trascorso dacchè il manoscritto di questa monografia fu consegnato alla nostra Società sino alla pubblicazione, abbiamo rinvenuto nelle sabbie quaternarie presso Milazzo due altre specie di brachiopodi, chè credemmo importantissimo aggiun- gere al catalogo; già abbastanza ricco, dei brachiopodi terziarii del distretto di Messina. Tale scoperta convalida sempre meglio le considerazioni che abbiamo premesso, e porta a 31 il numero delle specie terziarie del Messinese. Ecco i caratteri distintivi dei due brachiopodi suddetti : GENERE ARGIOPE. Deslongchamps. (Specie da aggiungersi in seguito alla descrizione dell’Argiope decollata, pag. 69). Sp. 1. Argiope cuneata. 1826 Terebratula cuneata. ” ” Soldaniana. 1829 Anomia pera. 1836 Terebratula cuneata. 1844 Ortis pera. 1856 Argiope cuneata. 1 86 1 » » n n w n» » n SINONIMIA Risso. Europ. merid. tav. IV. fig. 179. Risso Europ. merid. tav. IV. fig. 178. Még. von Mublfeld. in Verhaud. Berlin. Gesoll. Vol. 1. pag. 205. Philippi. Enum. moll. Sicil. Vol. I. pag. 96. tav. VI. fig. 13. Phil. Enum. moll. ece. Vol. II. pag. 69. T. Davidson. Intr. a l’hist. des brach. Pag. 72. Reeve. Revision général des ter. viv. (Journ. de conch. Vol. 9. 1861.) Pag. 136. T. Davidson. On recent terebratulae. Pag. 162. Reeve. Conch. icon. Tav. 10. fig. 44. ee CARATTERI. A. testa transversa subtrigona semi-orbiculari, radiatim obsolete costata, versus marginem plicato îndentata ; rostro subtrigono productiusculo, area modice truncata, foramine amplo, deltidio utrinque emarginato; valva dorsali planiuscula indentata, ventrali tumido-convera; apophysarum processu e lamellis gracilibus arcuatis, mar- ginem septumque cingentibus constituto ; cruribus productis acuminatis prope cardi- nem transverse dispositis; septo dentiformi unico prope marginem anticum; margi- nibus intus undique crassatis et denticulato-serratis. Gli esemplari fossili che abbiamo raccolto convengono bene colle descrizioni e le figure di varii autori, nonchè cogli esemplari viventi che possediamo, e che dobbiamo alla cortesia del sig. G. Acton. In uno dei nostri individui fossili abbiamo potuto esaminare benanco l'apparecchio delle apofisi, il quale, quantunque rotto in una metà, conservasi bene in tutto il re- sto, e presenta intiera la gracile lamella arcuata che lo costituisce, con un dentello sporgente ed acuto presso il cardine, ed il tramezzo breve ma sporgente, situato in vicinanza del margine frontale. Lunghezzanidi olona dorate nia Larcheazak Miner cadi bona istat Spessezza L04 Questa specie vive nel Mediterraneo ed alle Canarie, e non è stata sinora rinve- nuta fossile. Noi abbiamo raccolto nelle sabbie quaternarie del Capo Milazzo due soli esemplari, dei quali uno intiero e ben conservato, l’ altro costituito soltanto dalla valva ventrale. Sp. 2. Argiope neapolitana. SINONIMIA 1833 Terebratula neapolitana Scacchi. Oss. zool. II. p. 18. 1836 ” seminulum Phil. Enum. moll. Sicil. Vol. I. pag. 97. t. 6. fig. 15. 1844 Orthis neapolitana Phil. Enum. moll. Vol. II. p. 69. 1851 Argiope neapolitana Woodward A. Manuel of the moll. Pag. 220. fig. 125. 1856 ” ” T. Davidson. Intr. a l’hist. des brach. Pag. 72. tav. VII. fig. 39. 1861 n ” T. Davidson. On recent terebrat. Pag. 16. ” ” ” L. Reeve. Revis. génér. des terebr. vivant. (Journ. de conch.) Pag. 136. ” ”» ”» L. Reeve. Conch. icon. Tav. X. fig. 45. a. b. 1862 ” ” Chenu. Manuel de Conch. Vol. II. pag. 209. fig. 1074 e 1075. ” ” ” G. Seguenza. Notizie succ. ecc. Pag. 32. PL, 1 A CARATTERI. A. testa trigono-orbiculari, medio ad marginem sinuoso-emarginata, superficie ra- diatim obsolete costata , rostro subtrigono producto, area modice truncata, foramine amplo, deltidio utrinque emarginato, valva dorsali planiuscula indentata, ventrali convera; apophysarum processu e lamellis gracilibus arcuatis, marginem septumque cingentibus constituto; cruribus productis acuminatis, prope cardinem transverse dis- posttis; septo dentiformi unico prope marginem anticum. I due soli esemplari dell’A. neapolitana che abbiamo rinvenuto insieme alla pre- cedente specie, per la loro buona conservazione, ci hanno permesso di fare un accu- rato paragone coi molti individui viventi che possediamo, e da tal confronto ne è ri- sultata la conoscenza della perfetta somiglianza degli esemplari fossili ai viventi. Woaina bozza Lech a ee the az enne zzare ec i ni eci ragni Re Spespezzali sis % Ben ve N O Specie vivente nel Mediterraneo ed alle Canarie, sinora sconosciuta allo stato fossile. Due soli esemplari di questa specie furono raccolti da noi nelle sabbie quaternarie del Capo Milazzo. Ci è d’uopo far conoscere inoltre che la 7. Guiscardiana, di cui recentemente ab- biamo scoperto molti esemplari alla contrada Scirpi, deve con molta probabilità pas- sare nel gruppo delle Terebratuline. Un tale giudizio ci viene suggerito da un accu- rato esame portato sopra molti individui, e specialmente dalla conformazione dell’um- bone, dalla forma auriculata della valva dorsale, dalle sottili costole, ecc. Speriamo che un tale giudizio venga meglio chiarito dallo studio dell’ apparecchio apofisario, che tuttavia non abbiamo potuto compiere per la natura della roccia che riempie l’in- terno di tali brachiopodi. Recentemente abbiamo rinvenuto un esemplare benissimo conservato della RAyn- chonella bipartita nelle argille mioceniche presso Rometta. La Morrisia anomioides, scoperta nelle marne gialle, l'abbiamo ora rinvenuta nel calcare pliocenico di Gravitelli e nel quaternario di Milazzo. DISTRIBUZIONE STRATIGRAFICA DEI BRAG Terreni Nomi delle specie Autori Contrade messinesi messinesi — —-;;;;**;_—-—-—- / Terebratula vitrea (Anomia) Born. Gravitelli, Scoppo, Trapani. D po > minor Suess Gravitelli, Scoppo, Trapani, Rometta, San Pantaleo, Ibiso, HO z ” grandis Blumenb. Castroreale. e c, Terebratulina caput-serpentis (Anomia) Linneo Ibiso, Trapani, Gravitelli, Scoppo, ece. E] È ° Megerlia truncata (Anomia) idem Trapani, Tremonte, Gravitelli, Ibiso, Scoppo, ece. UM © si È Argiope decollata (Anomia) Chemn. Trapani, Tremonte, Scoppo. a toa Morrisia Davidsoni Deslongchamps | Trapani. hi » lunifera? (Orthis) Philippi | Milazzo. \ Crania turbinata (Anomia) Poli Gravitelli, Trapani. Î Terebratula vitrea (Anomia) Born. Gravitelli, San Filippo. ” nai iViar.aB. Seguenza Gravitelli. » i Var. C. idem idem ° ” minor Suess Gravitelli, Scoppo, San Filippo, Santa Domenica. È ” Lyelliana Seguenza Gravitelli, San Filippo. (4 ” ampulla (Anomia) Brocchi San Filippo, Santa Domenica, San Pantaleo, Ibiso, Zaffar A Gravitelli, Scoppo, ecc. 3 ì Terebratulina caput-serpentis (Anomia) Linneo Gravitelli, San Filippo, Lardaria, Santa Domenica, Scoppo, ( "nigi a / Waldheimia euthyra (Terebratula) Philippi Gravitelli. a ” ” Var. B. Seguenza Gravitelli, San Filippo. A ” peloritana idem Gravitelli. ba ” n Var. B. idem a ” » Var. D. idem idem J ” ” Var. F. idem idem È ” Davidsoniana idem idem Megerlea truncata (Anomia) Linneo San Filippo. Argiope decollata (Anomia) Chemn. idem Crania lamellosa Seguenza idem l Terebratula vitrea (Anomia) Born San Filippo, Zaffaria, Cammari, Scoppo, Gravitelli, Tremo S | Trapani, Rometta, ecc. È ”» » Var. B. Seguenza Gravitelli. Ò E ” a Wars: idem San Filippo, Cammari, Scoppo, Gravitelli, Tremonte, Tra] 7 5 Rometta. 5 È < ” minor Suess Rometta, Gravitelli, Scoppo, Scirpi, Tremonte, Venetico, ec 2 È ” sphenoidea Philippi Gravitelli, Tremonte, Cammari, Scoppo, Rometta, Trap = Diveto, ecc. E | ” elliptica Seguenzà Gravitelli, Rometta. ” Benoitiana idem San Filippo. ERZIARII DEL DISTRETTO DI MESSINA. TERRENI FUORI DEL DISTRETTO DI MESSINA ==| Identici viventi Miocenici Pliocenici Pleistocenici —_——— P———m——_————€6m€ ie Gibio (Doderlein), Reggio alabria). ? Reggio (Calabria). na di Torino, Dax, Monte bio. na di Torino, Tortona, Monte bio. na di Torino, Monte Gibio. je Gibio, Reggio (Calabria). na di Torino, Monte Gibio | Monte Mario, lermo. na di Torino, Dax, Monte bio. mato in Calabria (Phil). nadi ‘l'orino, Tortona, Monte bio. na di Torino, Monte Gibio. te Gibio, Reggio. 3 ato in Calabria (Phil,) Palermo, Arcile, Molino di Scor- dia, Pezzo, Nasiti. t a) 39 î Ar Crag inglese, Crag di Anversa. “ci Ire M 2 Arcile, Crag inglese. Arcile, Palermo, Nasiti, Taranto. Palermo, Pezzo. Palermo, Arcile, Molino di Scor- dia, Pezzo, Nasiti. Arcile, Crag inglese. Arcile, Palermo, Nasiti, Taranto. Palermo, Pezzo. Palermo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mari del nord d'Europa e d’Ame- | rica, Mediterraneo. | Mediterraneo, America. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mari del nord d’ Europa e d’Ame- rica, Mediterraneo, Mediterraneo, America Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. ll Terreni SERIETA Nomi delle specie Terebratula Michelottiana / » orbiculata | ” Meneghiniana Î n ampulla (Anomia) n » Var. C. ” peloritana ” ” Var. B. » n» Var. C » ” Var. E. ” ? depressa GRUPPO CALCAREOMARNOSO Terebratella septata (Terebratula) lo) ”» ” \V:ar®B- [è) n ” Var lai x Z ” n Var. D. A n » Var. E. el le) ”» ” Var. F. & ” ivan LG È Megerlea truncata (Anomia) ” » Var. B. Morrisia anomioides (Orthis) | Argiope decollata (Anomia) ” cistellula (Terebratula) Rbynchonella bipartita (Anomia) o Terebratula ampulla (Anomia) a È ” sinuosa (Anomia) 4 È 3 > O s { ” Michelottiana ? O so | è s Megerlea truncata (Anomia) oe = è È ”» ” Var. C. ” nt (Var; Bi - » Var. C. ”» » Var. D ” sinuosa (anomia) » Pedemontana ” Guiscardiana Terebratulina caput-serpentis (anomia) Waldheimia euthyra (Terebratula) Autori Seguenza idem idem Broechi idem Philippi Seguenza Brocchi Lamk Seguenza Linneo Philippi Seguenza idem idem idem idem idem Philippi Seguenza idem idem idem idem idem Linneo Scacchi idem Chemn. Wood Brocchi idem idem Seguenza Linneo Seguenza Contrade messinesi a Scoppo, Gravitelli, Rometta, Pace. di Rometta, Scoppo, Gravitelli. 8 Rometta, Milazzo. 4 Gravitelli, Tremonte. n Rometta, Gravitelli, Scoppo, Trapani, Tremonte, Zaffaria, daria, Cammari, San Filippo, ece. Gravitelli, Trapani. Gravitelli. Rometta. î î San Filippo. di Trapani, Scirpi. Rometta, Milazzo, Masse, Gravitelli, Scoppo, Trapani, Ù monte, ecc. ti Gravitelli, Scoppo, Rometta. si Rometta. San Filippo, Scoppo, Cammari, Gravitelli, Trapani, Trem Serro, Rometta, Milazzo. Gravitelli, Rometta, Trapani, Scoppo, ece. Gravitelli. Scoppo. Rometta, San Filippo. San Filippo, Cammari, Bordonaro, San Pantaleo, Catarr Scoppo, Scirpi, Gravitelli, Trapani, ece. Gravitelli, Rometta, Scoppo, ecc. Scoppo, Gravitelli. Gravitelli, Rometta. Scoppo, Rometta. Rometta. Gravitelli. Rometta, Gravitelli, Scoppo, Trapani. Scoppo, Trapani, Gravitelli. San Filippo, Rometta. Rometta. idem Gravitelli, Masse. Bianchi, Monforte, Rometta. Rometta, Monforte. idem Monforte TERRENI FUORI DEL DISTRETTO DI MESSINA Miocenici ina di Torino, Monte Gibio, ilermo. Italia, e media, Malta (Da- dson). nonte. na di Torino, Dax, Monte 0. .mato in Calabria. ato e Nasiti (in Calabria) nil, inadi Torino, Tortona, Monte ibio, lina di Torino, Monte Gibio. a Italia. Palermo. lina di Torino, Monte Gibio, alermo. la e media Italia. | | lina di Torino, Tortona, Monte Ribio. | } Pliocenici Pleistocenici Monte Mario. Alta e media Italia. Arcile, Crag inglese. A Arcile, Palermo, Nasitì, Taranto. Palermo, Pezzo. Crag inglese. AltaItalia. Fiume freddo. Vizzini, Perpignano, Astigiano. Monte Mario. Alta e media Italia. Arcile, Palermo, Nasiti, Taranto. Identici viventi I TI\"*O])O] Mari del nord d'Europa e d’ Ame- rica, Mediterraneo. Mediterraneo, America. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo. Mediterraneo e mari d'Inghilterra, Mediterraneo, America. SPIEGA ZIONE DELLE TAVOLE NB. Questa spiegazione è destinata a correggere alcune inesattezze rimarcate nello scritto delle tavole, quando ne era già compita la tiratura. TAVOLA LI. Terebratula vitrea (Aromia). Born. Figura 1 Un esemplare di forma tipica, proveniente dallo strato calcareo miocenico F della contrada Gravitelli presso Messina, rappresentato in 4 diverse posizioni. 2 Interno di un esemplare proveniente dal calcare pliocenico C di Gravitelli, che rappresenta in due posi- zioni differenti l'apparecchio apofisario alquanto ristaurato. ” 3 Un esemplare del calcare F di Gravitelli, che rappresenta la varietà B. T. romboidalis Seg. » 4 Un altro esemplare della medesima provenienza del precedente, che rappresenta la var. C. 7. oblonga Seg. Un rappresentante dei più grandi esemplari della nostra collezione, raccolto nelle marne giallastre mio- ceniche E della contrada Trapani presso Messina. Un rappresentante della var. B. proveniente dal calcare pliocenico di Gravitelli. Un individuo a fronte rotondato della medesima provenienza. s “I D Terebratula minor. Suess, Vigura 8 Un esemplare proveniente dal calcare pliocenico di S. Filippo. ” 9 Un altro individuo di forma differente, raccolto nel calcare miocenico di Gravitelli. » 10 Valvadorsale di un individuo raccolto nel plioceno di Gravitelli; l'apparecchio apofisario è rappresentato in tre diverse posizioni. Una di queste è la figura 11a posta nella tavola sopra il 105 e da correggersi con 104. Terebratula Lyelliana. Seguenza. Figura 11 Interno della valva dorsale di un esemplare proveniente dal calcare pliocenico di Gravitelli, coll’ appa- recchio delle apofisi brachiali, rappresentato in tre diverse posizioni. » 12 Un individuo intiero della medesima provenienza. » 13 Unaltro alquanto diverso, dello stesso terreno e della medesima contrada. TAVOLA IL Terebratula sphenoidea. Philippi. Figura 1 Un esemplare proveniente dal calcare miocenico di Gravitelli, rappresentato in quattro posizioni diverse. La valva dorsale di un esemplare estratto dalle marne mioceniche E dei dintorni di Rometta. L’apparee- chio apofisario trovasi ben conservato ed è rappresentato in tre posizioni. ” 3 Un esemplare della stessa provenienza. Un individuo più allargato alla fronte, raccolto nel calcare miocenico F della contrada Gravitelli. DD n 4 ” 5 Un altro ristretto alla regione frontale, estratto dalle marne E di Rometta. » 6 Un giovane esemplare della medesima provenienza del precedente. 85, Terebratula Michelottiana. Seguenza. Figura 7 Un esemplare raccolto nel calcare miocenico F della contrada Pagliarino presso Messina. ” 8 La valva dorsale di un individuo, proveniente dalle marne mioceniche E di Rometta, col suo apparecchio interno rappresentato in tre posizioni. NE, 9 Un altro intiero della medesima provenienza. Terebratula Benoitiana. Seguenza. Figura 10 Un individuo ben conservato, raccolto nel calcare miocenico F di S. Filippo inferiore. Terebratula elliptica. Seguenza. Figura 11 Un esemplare ben completo, estratto dal calcare miocenico F della contrada Gravitelli. Terebratula Meneghiniana. Seguenza. Cd Figura 12 Un esemplare ben conservato, proveniente dalle marne giallastre mioceniche E della contrada Rometta, rappresentato in quattro diverse posizioni. » 13 Valva dorsale di un esemplare della medesima provenienza, col suo apparecchio apofisario rappresentato in tre posizioni. Terebratula orbiculata. Sequenza. Figura 14 Valva dorsale col suo apparecchio apofisario guardato in tre posizioni, staccata da un esemplare prove- niente dalle marne mioceniche E di Gravitelli. » 15 Valva dorsale dell'individuo rappresentato dalla figura 16, in cui sì osserva l'apparecchio apofisario che è rappresentato in due posizioni. » 16 Esemplare ben intiero proveniente dalle marne mioceniche E della contrada Rometta. TAVOLA III. Terebratula grandis. Blurn. Figura 1 Un esemplare proveniente dalle sabbie plioceniche di Calabria presso Reggio (1). ” la Lo stesso in cui è stata rotta la valva ventrale, e venne scoperto 1’ apparecchio apofisario. 15 Curva che forma il ramo trasversale dell'apparecchio apofisario. (Si avverte che tale figura è erronea, la curva media dovrebbe essere più stretta, conservando la medesima elevazione.) Terebratula ampulla (Aromia). Brocchi. Figura 2 Un esemplare rappresentante la varietà D, estratto dalla roccia calcarea F_ della contrada Gravitelli, e rappresentato in tre diverse posizioni. ” 3 Un individuo proveniente dal medesimo strato della contrada S. Filippo presso Messina. (1) Si è figurato un esemplare calabrese invece di di Messina tale specie è troppo rieca e mal conser- qualche individuo messinese, dappoicchè nel distretto vata, bit 1: Bla Figura 4 Un altro esemplare proveniente dalla medesima roccia della contrada Cammari,jche rappresenta la!var, C. n 5 Valva dorsale coll’apparecchio apofisario, estratta dal calcare pliocenico di S. Filippo inferiore. ” 5a Curva del ramo trasversale dell'apparecchio apofisario. Terebratulina Guiscardiana. Seguenza. Figura 6 Un esemplare rotto, il primo che siasi rinvenuto nel distretto di Messina, nelle marne giallastre E con- trada Trapani. n Ga Valva dorsale delle stesso coll’apparecchio apofisario rotto. TAVOLA IV. Terebratula ampulla (Aromi). Brocchi. Figura 1 Un esemplare della specie del Brocchi pertinente alla var. B, estratto dal calcare miocenico F deila con- trada Gravitelli. » Terebratula Sinuosa (Aromia). Brocchi. Figura 2 Un esemplare raccolto nel calcare miocenico F_di Rometta, e rappresentato in quattro posizioni. ” 3 Un altro individuo proveniente dal calcare L di Rometta, veduto in quattro diverse posizioni. ” 4 Apparecchio apofisario di un esemplare raccolto nelle marne giallastre di Rometta. ” 4a Curva del ramo trasversale dell'apparecchio delle apofisi. Terebratula pedemontana. Lanck. Figura 5 Un esemplare raccolto nel calcare FP di S. Filippo, l'unico rinvenuto sinora nel messinese, disegnato in cinque diverse posizioni. Terebratulina Guiscardiana. Seguenza. Figura 6 Un esemplare d’ignota provenienza (regalo del prof. G. Guiscardi), che è identico agli esemplari nume- rosi e ben conservati, scoperti recentemente alla contrada Surpi presso Messina. TAVOLA V. Waldheimia Davidsoniana. Seguenza. l'igura 1 Un esemplare proveniente dal calcario pliocenico di Gravitelli presso Messina, rappresentato in quattro posizioni. ” 2 Un altro della medesima provenienza. ” 3 Un individuo di forma più allungata, che fu raccolto nella medesima roccia. ” 4 Apparecchio apofisario attaccato alla valva dorsale di un esemplare proveniente dalla stessa roccia plio- cenica di Gravitelli, e rappresentato in tre diverse posizioni. ” 5 Valvola ventrale. Waldheimia euthyra (Z’eredratula). Philippi. Figura 6 Un esemplave di forma tipica rappresentato in due diverse posizioni, proveniente dal calcare miocenico F della contrada Scoppo presso Messina. Ac Figura 7 Apparecchio apofisario di un esemplare che rappresenta una varietà distintissima del calcario pliocenico di Gravitelli. n 8 Forma esteriore della varietà B, rappresentata in quattro posizioni diverse, proveniente dal calcare plio- cenico di Gravitelli. ” 9 Un esemplare di forma tipica della medesima provenienza del precedente. n 10 Un individuo colla fronte più distintamente troncata e colle pieghe più sporgenti, della medesima pro- venienza. » 11 Un altro che mostra meno distinte le pieghe e più rotondata la fronte, raccolto nella medesima roccia. ” 12 Un esemplare estratto dalle marne mioceniche presso Rometta, il quale per la sua fronte molto larga e retta, per la sua forma depressa e per le pieghe ben distinte, costituisce la var. C. » 13 Un esemplare molto gibboso, proveniente dal calcare pliocenico di Gravitelli. » 14 Un frammento della valva ventrale di un grande individuo, in cui si osserva bene la struttura dell’ um- bone e le lamine che sorreggono i denti. Proviene dalle marne giallastre mioceniche di Rometta. Waldheimia? depressa. Seguenza. Figura 15 Una valva ventrale proveniente dalle marne E presso Rometta. » 16 Una valva dorsale della medesima provenienza coll’apparecchio delle apofisi rotto. TAVOLA VI. Waldheimia peloritana. Seguenza. Figura 1 Un esemplare di forma tipica rappresentato in cinque differenti posizioni, proveniente dal calcare F della contrada Gravitelli. ” 2 Un individuo della var. B. della medesima provenienza. ” 3 Apparecchio apofisario, in un esemplare raccolto nel calcare pliocenico di Gravitelli. ” 3a Porzione del sudetto apparecchio molto ingrandita. ” 4 Un grande esemplare raccolto nel miocenico di Gravitelli, appartenente alla Var. C. 5 Giovane individuo proveniente dal medesimo calcare miocenico F. ” 6 Un esemplare della varietà D propria del calcare pliocenico di Gravitelli. ” 7 Un individuo della Var. E raccolto nel caleario miocenico di S. Filippo inferiore. ” 8 Frammento della valva ventrale di un esemplare delle marne mioceniche E di Rometta; vi si vede la struttura dell’ umbone, ed il difetto delle lamine dentarie, uno degli importanti caratteri della specie. ” 9 Un esemplare della distàntissima varietà F, del calcare pliocenieo di Gravitelli. » 10 Un altro individuo della medesima varietà e provenienza, colle pieghe della valva dorsale appena visibili. TAVOLA VII. Terebratella septata (7eredrotuta). Philippi. Figura 1 Un esemplare di forma tipica rappresentato in cinque diverse posizioni, raccolto nel caleare miocenico F di Gravitelli presso Messina. ” 2 Un esemplare che rappresenta in tre posizioni la var. B, proveniente dal medesimo caleare della con- trada Scoppo. r 3 La var. C rappresentata da un individuo estratto dal caleare miocenico di Cammari. n 4 e 46 Valva dorsale di un esemplare proveniente dalle marne mioceniche di Rometta, colla rappresen tazione dell'apparecchio apofisario alquanto ristaurato. » 4a La porzione cardinale del medesimo apparecchio, ingrandita di molto. Figura 5 Un esemplare del calcare miocenico di Gravitelli, che rappresenta la var. D in quattro diverse posizioni. » 6 Un altro individuo della medesima provenienza, che spetta alla var. E. » 7 Un esemplare dello stesso calcare di Gravitelli, che indica il passaggio della var. A alla var. D. TAVOLA VIII. Terebratella septata (Zeredratula). Philippi. Figura 1 Un esemplare rappresentante la var. F, proveniente dalle marne mioceniche di Rometta. ” 2 Un giovane esemplare, raccolto nelle marne E di Rometta. » 3 Un individuo della var. G, estratto dalle rocce marnose di S. Filippo. Megerlia truncata (Aroma). Linneo. Var. M. monsrRruosa (Teredratula). Scacchi. Figura 4,4a Un esemplare, proveniente dalle marne giallastre di Scoppo. ” 4b Una valva della medesima provenienza. n 4e Un'altra valva ventrale molto convessa, raccolta nella medesima roccia alla contrada Trapani. ” 4d Un frammento, proveniente da Gravitelli, che mostra l’attacco mediano dell'apparecchio brachiale. ” 4e Un frammento molto ingrandito, in cui si osserva la punteggiatura, e le papille sporgenti. Morrisia Davidsoni. Deslongehamps. Figura 5 Una sola valva dorsale rappresentata in due posizioni differenti, raccolta nelle sabbie pleistoceniche di Trapani. Morrisia anomioides (Zeredratula). Scacchi. Figura 6 e 6% Le due valve di un esemplare nelle marne mioceniche di C di Rometta. n 6a Un altro esemplare proveniente dalle medesime marne della contrada S. Filippo. Argiope cistellula (Zeredratula). Wood. Figura 7 Un esemplare raccolto nelle marne mioceniche di Rometta, rappresentato intiero e colle valve disgiunte. Crania lamellosa. Seguenza (1). Figura 8 L'unica valva inferiore che si era raccolta nel calcare pliocenico di S. Filippo inferiore. (1) Recentemente nella medesima contrada da dove periori, che sono di forma molto convessa, alquanto proviene la valva qui rappresentata, abbiamo race- colto varii altri individui, tra i quali due valve su- (Sa RTS conica, coll’apice un po acuto ed eccentrico. SEGUENZA, Brachiop terz. messinesi. Mem della Soc*ital diSc' nat Vol.1 Tav] G Seguenza disegnò Fig.1-7 Terebratula vitrea ( Anomia ) Born Fig. 8-10 Terebratula rg i / Fig.11-13 Terebratula Lyelliana Seguenza. e—- I per ner dici SEGUENZA Brachiop. terz. messinesi Mem della Soc“ital.di Setnat Vol 1Tavll Vatanio, Lit, Ronchi Zetta lit G. Seguenza disegnò Fig.1-5 Terebratbla sphenoidea Phil. Fig. 7-9. TerebratUWla Michelottiana Seg. Sai. 3 Benoitiana Sef. NANNI O i elliptica Seg. Mio-13. Meneghiniana Seg. . 14-16 ‘ orbiculata Seg. SEGUENZA, Brachiop.terz. messinesi: Mem.della Soc*italdi Sc:nat. Vol INIVTvII. G Soguenza disegnò Letta lit. Fig 1 Terebratula grandis Blum. i Llbe 52 Fig 2-5 Tenebratula ampulla Brocc. e: CA izan Ghiciemrodinen Ser ll Kan ' ( x : ' _ Ae nu Ù b Ù “i Co i è Ù "» Ù ' ’ Ù di Ò 5 D i Li . ' ‘ 2 ' ì x 5 o y Ul % ' Pe de Pda È o ni i ù “ UnA — i d ” te si SL FOR UL " Ù - = è ‘_ SEGUENZA Brachiop ferz._messinesi. Mem. della Soc? ifal. di Sernat Vol. NW. fvlV. nza disegno Milan o ] L R nchi MEA AO Fig. 1 Terebratula ampulla Brocchi e e9/Cre eZ Fig 2_3 Terebratula sinuosa Brocchi Fig.5 Terebratula Pedemontana Lamk SEGUE NZA 7 Brachiop.terz . messinesi Mem.della Socfital.di Sc'nat. Vol INCIV.TayY. 10.4 6 Seguenz a disegnò Fig. 1-5 Waldheimia Davidsomiana. Seg . Fig. 6-14 Waldhermia euthyira Philippi Fig 15-16. Waldheimia depressa. Seg. = Re APRO resin 18 Coal 1 da G Seguenza disegnò PAIA PL ? Fig.1_10 Waldheimia peloritana Seg. = H chica OLPPOEPE” + SEGUENZA, Brachiop. terz. messinesi Mem della Soc*ifal.di Sc® nat.Vol. N° TavlII G. SeSuenza disegnò Zetta lil Fig 1-7 Terebratella septata Phil. FERIE IRE UTO sar SITA Ma e Pe È ;* NU SAT. PRA I II RAZZI AZIO Ad bali MT E ERI D> DI) D $33 3A 35 ‘35 » >> D RR I SE: ) ;à ER2 È > DID DI St,