= n ; si Vite k DE pà ata RUMORI TRIO NNOA DUO (R, LT ty LI ‘ t Mi VIUGOI RIN AIN SITR IE n tenia ANO EL DUTMLIER A, nina Uci REATI AA) CA AI NOCE ii RI » dI po th x n) ALFAFAAI AOMIAZESUIA HI INEtI Ct Soa a "RI CETRA dee Dia ; RIPRIRARÀE du si » ai LI Ù eli sintonia PATER Rino Rit n cu orto NINA ui i "Up Ki ì 4 n ° i, ì: È nta Sh DÌ RURALI GINA ci CAS st IS pi Mi) pi lotrtitbrnpa mire a À Ò RENT] SERENO ROY ho a i Dai virith Nap Ri Modi NI TIOLCTI il MONTECICTO RITO (RON | i ini DR iena DER N 3 RILUROIZIO A Dit NI DI AU RUSADUFLI DNICMIIITIOI guai: cui A) f Ri x nai ;i È cip OMipna so Ùi è RA iacsi $i i IRIS NALI Nigerina tera Di: pda hi II MAREA Dn ) peli VINFCAE È LI bi N 4 SO ch di TRARRE CS RURALI Nr FORNI gran 8) Nina RRnIE “Ripa MO (0 A MIRATE vai DA Maio ì PALIN QIORI da Dini DoS NE tit Di RESA _- di Spr iaia — AO id RUNE rà DI aa ball TRI RAR sn Lil Si ÀZÒ > 3 a PARA RE he] Ne ” È Eolyna ui ARI ELTESS A SEGHE i tì SQIPICTI IRE REI PIE AURA Po PAIA n) HE sN pon Ln di i it LI pALCR PARE cito { Li i A E mo ui i HADRATR . ‘ Dit, Siosatii Muli nasa Vi) } BL ; Biagio { ROC Pit) e CA LOITO TITRES TENTARIPIGI(RUNA VALOTASAR ia ele E ty} IRAN di ti o i li SELILrI i passi SIRADIVAMOLAI i disp, LAURO via te E RI pi} SURESIEAtA dada NA plui SZ MPA RI, Mi ta fi dia TO sE si hr) CTER fp d9 3 RADI di Le tu SIRIICCCCII Tor) Pro IGN IT tar to _- sie i MIRTO ONT i ir tino si SRMAANIRAE ; , phi \PrRtoe MEITCS atri dd Std i Hari ah A ANI Vini ti TAL I74 mi VARI iti 1} i A ) ; } À nio È TDLAALI o MILLI RIA i INTARSI LIAZARI ny ; Di s ni eta -- PICMIPIRII RCCANTO vd Mini n N 1) uit ht CRNUETRIC mecate Tui DIN to) Li patpglataantz 0 ROTTA i API AIORGLECTIE pa ade Pei — A REMI MILE NTARAI MUCCHIO si 7 RARI sia) FA LREETEO DOH Mn) RARGILOO \ NALE, IRRAAT LIOEREEDIE si VEEENA IERI ‘ai DI PAIR AREZZO] MEAN DI (8 ATRIA ori + drtrto MARE VAS ISERI vi HILo] Ha ELI agi aa n ì LAVATO k Tui Ù rog CH In bit Wind 4 è tI Ù i TRINITA rarità, MAGA NINIGZL IA) X ALI n } ù p na Tao LU si sum pit it f nil pit ATI KALI OLI hi I ento pre Vitae lai AI tion ia da DS) 1 Ma N don PATITI 4AI ita Wrisi } i 1 miete MATRCISTIA nr sn Vatcatiti ii dita) seta i si i ui i tan TR tal È ter tres da; a 0 —° Ù cile meant REED pio: DAT pr i; È Ae ite è ada va È n = % A AR, AARAAA RSA MANGA AA AAAARA RA PARA ARSAGAASAY: ANAARARIMAA NARRA RARA RARA RARA A AAA aaa aaa 2 Lan Pan SP AARAAARA = 3 > TTCToo Ss ( CTC CCA Ce CTC C (CA CCA CT aC CL LE TLC € C CAL CT aC (TC (€ «CC TEC CCC CA CG Te i LET, (CCC TC CC TAC CIC q TEL IC C lc C CCA ( CC Lac « CT. TC € ( _C (CCG ( tc ; CC (CE a Te q È CTTETT Cc oe e CCC T_T CTCCCA Ta RT ETEEE CET Ei e TTT CC CCCe n ; x SÒ LI _@ [ C 3 CCC È - ( LEICA ELA cd (ACT \ nla'a' er" PR i o RR RR INS E: Foa 3 —__eg ere». e n I AI le i > Sho ZooLogico SE ta Division of Fishes, SIA DS AE | 1% OL a U. S. National Museum x 634 direi SR BN77 ashes î S99% o, Va su VIAGGIO DI LEONARDO FEA IN BIRMANIA E REGIONI VICINE XXIV. 1790 AE PER D. VINCIGUERRA } CONSERVATORE DEL MUSEO ZOOLOGICO caz b ) DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI 1890 n e ERO O » SR 3 i Division of Fishes, Ò i U. S. National Museum VIAGGIO DI LEONARDO FEA IN BIRMANIA E REGIONI VICINE XXIV. PESCI per D. VINCIGUERRA (Tav. VII-XI). Io sono lieto di sciogliere la promessa da me fatta in altro mio lavoro ('), rendendo di pubblica ragione questo studio sulla collezione ittiologica radunata dal mio ottimo amico L. Fea, in varì distretti della Birmania. Prima di procedere alla enumera- zione delle specie di cui essa si compone ho stimato opportuno premettere alcuni rapidi cenni sul viaggio testè compiuto dal Fea, che il lettore potrà facilmente seguire col mezzo dell’ unita carta, nonchè qualche considerazione sulla distribuzione geografica dei pesci di acqua dolce nella Birmania, tenendo specialmente conto dei fatti che emergono dalle raccolte di lui. Mi corre però, prima di tutto, strettissimo obbligo di porgere i miei più vivi ringraziamenti al March.®° G. Doria, Direttore del Museo Civico, perchè egli, colla benevolenza da tanti anni mai smentita a mio riguardo, mi volle riservare lo studio di questa importantissima parte della collezione del Fea, quan- tunque cagioni indipendenti dalla mia volontà mi impedissero di recarlo a compimento con quella sollecitudine che sarebbe stata richiesta. (*) D. Vinciguerra. - Enumerazione di alcuni pesci raccolti alle foci del Gange e dell’ Irrawaddi dal cap. Gerolamo Ansaldo, in Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2.2, Vol. II, p. 82. DI D. VINCIGUERRA (130) Leonardo Fea lasciava Genova il 24 marzo 1885 e giungeva a Rangoon il 3 maggio, dopo aver fatto brevi soste a Bombay e a Calcutta. In Rangoon non si trattenne che una quindicina di giorni, allo scopo di prepararsi al viaggio nell’ interno ed il 18 maggio ne ripartiva, recandosi in ferrovia a Prome, donde rimontava il fiume Irawadi sino a Mandalay, giungendo nella in allora capitale del regno Birmano il 25; ma non vi restava che sino all'8 giugno, nel qual giorno proseguiva il suo viaggio per Bhamo, il punto più settentrionale raggiunto dai vapori dell’ Irawadi, ove arrivava il 13. Quivi installatosi cominciava a radunare collezioni zoologiche, che pur non aveva trascurato durante il viaggio, cercando nel tempo stesso il modo di pene- trare nel montuoso paese dei Catcin, che si trova all’ Oriente di Bhamo e che separa la Birmania dalla provincia cinese di Yunnan. Dopo circa 4 mesi di dimora in Bhamo, non riuscendo egli nello scopo prefissosi, si trasferiva il 30 settembre alquanto più in basso, a Shwegoo, soggiornandovi sino allo scoppio della guerra Anglo-Birmana, che costringevalo a tornare a Mandalay, ove giungeva il 5 novembre. L’ occupazione di Mandalay per parte delle truppe inglesi e la insurrezione che le tenne dietro lo tennero chiuso in città sino al 25 febbraio 1886, giorno in cui egli ripartiva per Rangoon, per inviare in Italia le colle- zioni già radunate e rifare il proprio equipaggiamento, essendogli state predate dai Birmani, insieme alle ricche raccolte fatte a Shwegoo, gran parte delle cose sue. Il 28 marzo il Fea lasciava nuovamente Rangoon per tornare in Bhamo, sempre coltivando il progetto di esplorazione del paese dei Catcin. A_ tale scopo il 3 maggio egli trasportava il proprio quartiere generale a Teinzò sul fiume Moolay, che scende da quei monti. Le relazioni che aveva potuto contrarre con alcuni individui dell’agognato paese ed i rari ed interessanti animali da essi ricevuti, non facevano che invogliarlo sempre più, ma il progetto non potè realizzarsi. Solo il 9 maggio egli fece una breve gita in un villaggio Catcin posto ME)" * (131) PESCI DI BIRMANIA 3 sulla montagna, ma non gli venne neppur concesso di pernot- tarvi. Non ancora scoraggiato il Fea trasportavasi il 2 giugno nuovamente in Bhamo, per tentare qualche nuovo mezzo di penetrare in quella sospirata regione; ma lungi dal riescirvi, le condizioni di sicurezza del paese peggiorarono talmente da rendere impossibile qualsiasi anche più breve escursione, talchè egli decise di abbandonare definitivamente l’ alta Birmania e rivolgere i suoi passi in regioni più tranquille. Il 27 novembre lasciava Bhamo, e dopo una fermata di una quindicina di giorni a Mandalay, scendeva nuovamente a Rangoon, ove giungeva il 28 dicembre. Deciso ad esplorare la parte montagnosa del Te- nasserim, assai poco nota sotto l’ aspetto zoologico, il Fea giun- geva a Moulmein il 12 gennaio 1887 e dopo una gita alle Farm- Caves, partiva il 17 dirigendosi verso la catena dei monti Dana, rimontando il fiume Gyeing, uno dei tre che formano l'estuario di Moulmein, e poscia l' Houngdarau, che ne è il principale con- fluente, sino a Kyundo. Di qui il giorno seguente recavasi a Kokarit, uno dei principali villaggi del distretto, ove cominciò le sue collezioni. Il 27 febbraio partiva da Kokarit per visitare il monte Mooleyit, il picco più elevato della catena, seguendo il corso dell’Houngdarau sino al torrente Meetan, che dà il nome ad un villaggio posto su di esso. Dopo una fermata di pochi giorni in questo villaggio, ed un’ altra anche più breve in quello di Thagatà, che si può dire già alle falde del Mooleyit, a poca di- stanza dal torrente Meekalan che scende da questo, il 15 marzo cominciò la vera ascensione del monte, sulla cui vetta, posta ad oltre 1900 metri di altitudine, giungeva tre giorni dopo e vi dimorava per quattro giorni, trattenendosene alcuni altri a Plapò, luogo posto a 1200 metri di elevazione. Il tempo piovoso e l'intenso freddo sopraggiunto, che gli uomini che accompagna- vano il Fea e gli elefanti che ne trasportavano i bagagli mal sape- vano sopportare, lo costrinsero a por termine a questa escursione, i cui risultati zoologici furono però ricchissimi, ed il 9 aprile tor- nava a Thagatà ed il 3 maggio, imbarcato sopra una canoa birmana scendeva l’ Houngdarau e dopo breve sosta a Kokarit, per ri- tirare le collezioni ivi lasciate, rientrava a Moulmein il giorno 4. D. VINCIGUERRA (132) 8 maggio, ed a Rangoon il 13 dello stesso mese. Dopo un nuovo soggiorno di oltre un mese a Rangoon, ancora sofferente per i disagi patiti si trasferì il 1.° agosto nel bungalow della foresta di Palon, a circa quaranta miglia dalla città e vi restò sino al 24 settembre. Quantunque non ancora completamente ristabilito in salute, disponevasi allora ad una nuova esplora- zione, quella del paese dei Carin indipendenti. Partito il 17 ottobre da Rangoon per Toungoo, ad onta del valido aiuto presta- togli dai missionarî italiani ivi stabiliti, non potè, per causa di malattia, organizzare la gita sui monti prima del 6 dicembre e dopo sei giorni di viaggio giunse nella vallata di Iadò, posta a circa 1000 m. di altitudine, trattenendosi in essa sino al 1.° febbraio 1888, nel qual giorno si trasportò in Taò, villaggio abitato da Carin indipendenti. Dopo avere compiuto una escur- sione più a Nord sino al villaggio di Chialà, nel distretto dei Padaun, l’11 aprile abbandonava Taò tornando al basso sinchè giungeva il 20 aprile a Toungoo. Recatosi ancora una volta a Rangoon per sistemare le collezioni e rifornirsi di provviste il Fea, tornato a Toungoo ne ripartiva il 22 maggio. Dopo pochi giorni di soggiorno in Leitò, ove trovasi la sede della Prefettura Aposto- lica della Birmania Orientale, posto nel distretto dei Carin Chebà o Biapò, egli si recava nei villaggi di Puepoli, Meteleò e Cobapò trattenendosi vario tempo in ciascuno di essi. Costretto il 5 no- vembre per ragioni di salute di recarsi nuovamente a Rangoon non faceva ritorno nel paese dei Carin che il 1.° gennaio 1889, al solo scopo di ritirare le già radunate collezioni ed il 9 era nuovamente a Toùungoo ed alla fine del mese a Rangoon, dispo- nendosi a tornare in patria. Il 1.° febbraio infatti partiva per Pulo Pinang, ove arrivava il 5, per attendere il piroscafo che doveva riportarlo in patria. Fatta una breve gita a Perak e passati alcuni giorni in compagnia del viaggiatore Loria, che recavasi alla N. Guinea, il 20 prendeva imbarco sul « Bisagno » della Navigaz. Gen. Ital. che lo riconduceva a Bombay il 1.° marzo. Il 10 ne ripartiva e finalmente il 30 rientrava nel porto di Genova, dopo oltre quattro anni di assenza. La quantità di collezioni radunata dal Fea in questi quattro (153) PESCI DI BIRMANIA la) anni di viaggio è realmente meravigliosa, specialmente se si tien conto delle difficoltà che si opposero all’effettuazione dei suoi progetti di esplorazioni dell’Alta Birmania, delle malattie da cui fu in seguito colpito e della modestia dei mezzi di cui po- teva disporre. Passeranno ancora parecchi anni prima che tutto il materiale, specialmente entomologico, da lui raccolto possa essere ordinato e studiato: varrà però a dare una idea della estensione delle sue raccolte, nelle quali si comprendono quasi tutte le classi di animali, l’enumerazione dei lavori sinora pub- blicati in questi annali ad illustrazione di esse. VERTEBRATI. Mammiferi. 1. G. Doria. — Nota intorno alla distribuzione geografica del Chiropodomys penicillatus, Peters. — (Ann. Mus. Civ. Ge- nova, Serie 2.*, vol. IV, 1887, p. 631-635). 2. O. THomas e G. Doria. — Diagnosi d'una nuova specie del genere Cervulus raccolta da L. Fea nel Tenasserim — (loc.icit., vol. VI, 1889) p. 9) È inoltre in preparazione la illustrazione generale dei Mammi- feri raccolti dal Fea durante tutto il viaggio, per opera degli stessi autori. Uccelli. 5. T. SaLvaporI. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. I. Uccelli raccolti nella Birmania Su- periore (1885-86) (loc. cit., vol. IV, 1887, p. 568-617). dt » — Diagnosi di nuove specie d’ Uccelli del Tenasserim, raccolte dal Sig. L. Fea (loc. cit., vol. V, 1887, p. 514-516). NI» » — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. NI. Uccelli raccolti nel Tenasserim (1887) (loc. cit., 1888, p. 554-622). sp 6. T. SaLvapori. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni 10. TE 12. Gr: D. VINCIGUERRA (134) vicine. XIX. Uccelli raccolti nei Monti Carin a N. E. di Tounghoo, nel Pegù presso Rangoon e nel Tenasserim presso Malewoon (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 369-438). Rettili e Anfibii. Pesci. A. BouLENGER. -- Description of a new Frog of the genus Megalophrys (loc. cit., vol. IV, 1887, p. 512-513). An account of the Scincoid Lizards col- lected in Burma for the Genoa Civic Museum, by Messrs. G. B. Comotto and L. Fea (loc. cit., p. 618-624). An account of the Batrachians obtained in Burma by M. L. Fea, of the Genoa Civie Museum (loc. cit., vol. V, 1887, p. 418-424, tav. II-V). An account of the Reptiles and Batra- chians obtained in Tenasserim, by M. L. Fea of the Genoa Civie Museum (loc. cit., p. 474-486, tav. VI-VII). An account of the Reptilia obtained in Burma, North of Tenasserim, by M. L. Fea (loc. cit., vol. VI, 1888, 593-604, tav. V-VII). Description of a new Batrachian of the genus Leptobrachium, obtained by M. L. Fea, in the Karens Mountains, Burma (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 748-750). 13. D. VinciueRrRra. — Viaggio di Leonardo Fea nella Birmania e nelle regioni vicine. XXIV. Pesci (loc. cit., vol. IX, 1890, tav. VILXI). n reg 14 15 16 176 13. 19 20 21 22. (135) PESCI DI BIRMANIA d MOLLUSCHI. . C. Tapparone CANEFRI. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XVIII. Molluschi terrestri e d’acqua dolce. (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 295-359, tav. VII-IX). ARTROPODI. Insetti. Imenotteri. . C. Emery. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vi cine. XX. Formiche di Birmania e del Tenasserim raccolte da L. Fea (1885-87) (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 485- 520, tav. X-XI). | Coleotteri. . R. Gestro. — Descrizione di un nuovo genere di Lamelli- corni (Dicaulocephalus Feae) (loc. cit., vol. V, 1887, p. 623-628, con figura). » » Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. IV. Nuove specie di Coleotteri. — Decade I e II (loc. cit., vol. VI, 1888, p. 87-132, con figure). » » Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. VI. Nuove specie di Coleotteri. — Decade III (loc. cit., p. 171-184). . E. OLivier. — Nouvelle espece de Lampyride récoltée par M. L. Fea (loc. cit., p. 429-480). . A. LeveiLLe. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. IX. Trogositidae (loc. cit., p. 605-608). . M. Recmart. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. X. Dytiscidae et Gyrinidae (loc. cit. p. 609-623). A. GrouveLLE. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XI. Cucujides (loc. cit., vol. VI, 1888, p. 624-629, con figure). S- D. VINCIGUERRA (136) 23. G. Lewis. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vi- cine. XII. Histeridae (loc. cit., 630-649). 24. J. S. BaLy. —- Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XII. List of the Hispidae collected in Burma and Tenasserim by Mr. L. Fea, together with descriptions of some of the new species (loc. cit., 653-666). 25. E. Canpéze. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XIV. Elatérides recueillis en Birmanie et au Te- nasserim par M. L. Fea pendant les années 1885-87 (loc. cit., 667-689). 26. R. Gestro. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vi- cine. XV. Primo studio delle Cicindele (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 77-91). 27. H. W. Bates. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XVI. On some Carabidae from Burma collected by M. L. Fea (loc. cit., p. 100-111). 28. M. Jacosy. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XVII. List of the Phytophagous Coleoptera obtained by Signor L. Fea at Burma and Tenasserim, with description of the new species (loc. cit., p. 147-237). 29. A. GrouveLLE. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XXI. Nitidulides. Premier mémoire. (loc. cit., vol. IX, 1890, p. 119-125, con figure). Ortotteri. 30. A. De Bormans. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. VII. Dermaptéres (loc. cit., vol. VI, 1888, p. 431- 448, con figure). ° Una nuova specie di Ortottero, raccolta dal Fea nelle grotte presso Moulmein fu pure descritta da Brunner von Wattenvyl sotto il nome di Diestramena unicolor (Verhandl. K. K. Zool. Bot. Gesel. Wien 1888, p. 299). Rincoti. 81. W. L. Disrant. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. VIII. Enumeration of the Cicadidae collected by (137) PESCI DI BIRMANIA 9 M. L. Fea in Burma and Tenasserim (loc. cit., vol. VI, 1888, p. 453-459, tav. IV). 32. E. BereroTA. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XXII. Commentarius de Aradidis in Burma et Te- nasserim a L. Fea collectis (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 730- 739, tav. XII. Aracnidi. 33. T. THioreLL. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. II. Primo saggio sui Ragni Birmani (loc. cit., vol. V, 1887, p. 5-417). S4. » » — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XXI. Aracnidi Artrogastri Birmani rac- colti da L. Fea nel 1885-1887 (loc. cit., vol. VII, 1889, p. 521-729, tav. V). 35. C. PARONA. — Sopra due specie del genere Pentastomum, Rud. (P. Crocidurae, n. sp. e P. gracile, Dies.). — loc. cit., vol. IX, 1890, p. 69-78, tav. III). Miriapodi. 36. R. I. Pocock. — Three new species of Zephronia from the Oriental Region. (loc. cit., vol. IX, 1890, p. 79-83, con figure). VERMI. 87. D. Rosa. — Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. V. Perichetidi (loc. cit., vol. VI, 1888, p. 155-167, tav. Il). 38. L. CAMERANO. — Descrizione di una nuova specie del genere Gordius raccolta in Birmania dal Sig. Leonardo Fea (loc. cit., p. 168-170, con figure). Oltre a questi lavori di indole puramente zoologica aggiun- gasì una nota etnografica, pubblicata negli stessi Annali: 39. A. IsseL. — Cenni di una accetta litica proveniente dalla Birmania. Lettera al Marchese G. Doria (loc. cit., vol. V, 1887, p. 509-513 con figure). 10 D. VINCIGUERRA (138) Deve anche essere ricordato come un certo numero delle in- teressantissime lettere inviate dal Fea, durante il suo viaggio, alle proprie famiglie ed agli amici sia stato pubblicato dai gior- nali politici e come quasi tutte quelle dirette al Marchese (Gria- como Doria o al Prof. R. Gestro, spesso accompagnate da artistici disegni, siano state riprodotte in parte o per intiero nel Bollet- tino della Società Geografica Italiana (Serie 2.8, vol. X (1885) p. 751-762, 855-856, 942-958, vol XI (1886) p. 107-121, 385-390, vol. XII (1887) pag. 1001; Serie 3.*, vol. I (1888) p. 378 e 478 e p. 854-868, al quale fu anche mandato dal Fea un rias- sunto speciale del suo viaggio nel Tenasserim (vol. I, serie 3.8, p. 627-689). A proposito anzi di questa ultima pubblicazione mi piace qui ricordare il cenno che ne venne dato nel « Pro- ceedings » della R. Società Geografica di Londra in cui è detto che « his journey has resulted not only in the col- » lection of an extraordinary number of new and interesting » species, but in a considerable addition to our very imperfect » knowledge ot the geography and topography of the region » traversed ». (Proc. R. Geog. Soc. 1888, p. 711). Valga tutto ciò a dimostrare il lavoro che il Fea, solo e con pochi mezzi, seppe compiere ad onta delle contrarietà che più di una volta gli attraversarono la via, dimostrando così tutta la tenacità e la perseveranza dell’indole sua. II. Nel corso di questo lavoro io indicherò col nome di Birmania, che italianamente meglio si dovrebbe dir Barmania, quella vasta regione dell’Indo-Cina, la quale dalle estreme balze orientali dell’Imalaja, che formano i passi donde si penetra nell’Altipiano del Tibet, si spinge sino all’'istmo di Kra che la separa dalla penisola di Malacca ed è limitato ad Ovest dal golfo di Bengala e dai regni di Assam e Manipur e ad Est dalle catene di mon- tagne che la dividono dal Siam e dalla Cina. Essa viene pertanto a comprendere non solo tutto il paese, sino a pochi anni or sono indipendente, che formava il regno di Ava od impero Birmano, Ni (139) PESCI DI BIRMANIA 1l ma altresì la Birmania inglese con i suoi distretti di Arracan, Pegu e Tenasserim, ed una parte dei paesi abitati dalle tribù indipendenti, dei Catcin, degli Scian e dei Carin, compren- dendo anche le isole Andaman e Nicobar. La fauna ittiologica marina di questa regione, il cui litorale è relativamente poco esteso non ha caratteri particolari, perchè essa, come è noto, è quasi uniforme dal Mar Rosso e dalle coste orientali dell’Africa fino alla Polinesia: essa non presenta quindi uno speciale inte- resse ed è per questo motivo che il Fea, pur quando avrebbe potuto, tralasciò di far raccolta di pesci decisamente marini, de- dicando tutta la sua attenzione a quelli proprì delle acque dolci. È però necessario ricordare come la distinzione tra pesci d’ acqua dolce e pesci marini, che nei nostri paesi apparisce tanto facile e piana non è più tale nelle regioni tropicali dove i fiumi danno quasi tutti origine a delta di grande estensione, attraversati da numerosi rami, allo sbocco di ciascuno dei quali formano estuarii, ove l’influenza della marea è considerevolissima, tanto da farsi sentire anche a notevole distanza dalla foce, come avviene precisamente nell’Irawadi nel cui ramo principale essa si avverte per un'estensione di 200 chilometri. Mentre presso di noi le acque salmastre non hanno una ittiofauna particolare, poiché il solo Cyprinodon calaritanus se ne può dire caratte- ristico e le specie marine che possono penetrare nei fiumi, (anadrome) si possono contar sulle dita ed una sola, l’anguilla, va dalle acque dolci nel mare (catadrome), nelle regioni tropicali esse albergano numerose specie che raramente se ne allontanano nel tempo stesso che vi si danno convegno forme essenzialmente fluviali o marine. Delle 161 specie di pesci che fanno parte di questa collezione, una sola, il Caranx hippos, può dirsi assoluta- mente marina, le altre, quand’ anco ordinarie abitatrici del mare, furono già raccolte negli estuarii e nei corsi dei grandi fiumi, talora anche al di là dei limiti dell’ influenza della marea : molte poi, ed in particolar modo quelle provenienti dai torrentelli di montagna, appartengono alla fauna caratteristica delle acque dolci. Per le esposte considerazioni riesce pertanto impossibile il dare, come sarebbe stata mia intenzione, uno specchio compara- * 12 D. VINCIGUERRA (140) and tivo delle forme degli estuarii e di quelle propriamente fluviali, e solo mi devo limitare ad accennare come probabilmente carat- teristiche di quelli le specie raccolte a Rangoon, mentre quelle del paese dei Catcin, dei Carin e delle montagne del Tenasserim si possono ritenere come esclusivamente fluviali. Non posso però passare sotto silenzio la circostanza che io ho potuto constatare nello studio di questi pesci, che talune specie le quali nel Gange ed in altri fiumi non si allontanano, a quanto sembra, che assai poco dalla foce di essi, nell’Irawadi si incontrano fino all’ al- tezza di Bhamo, vale a dire a ben oltre 1200 chilometri di di- stanza dal mare, lungo il corso del fiume; ciò deve probabil- mente attribuirsi alla debole pendenza del gran fiume Birmano ed alla mancanza in esso di ostacoli sia naturali che artificiali. La fauna ittiologica delle acque dolci della Birmania non è certo delle più conosciute. Primo a raccogliere pesci in questa re- gione fu probabilmente il Dott. Francis Buchanan, che in seguito aggiunse al primo cognome quello di Hamilton, il quale nel 1794 accompagnava il capitano Symes, inviato in missione ad Ava: però nella sua opera intorno ai pesci del Gange, pubblicata nel 1822, non fa menzione che di una sola specie di pesce di Birmania, il Cyprinus (ora Labeo) rohita (*). La conoscenza dei pesci d’acqua dolce di questa regione aumentò alquanto per le collezioni fatte a Rangoon dal Dott. Reynaud, chirurgo a bordo della nave fran- cese « la Chevrette ». Nella grande opera di Cuvier e Valen- ciennes è contenuta la descrizione di 35 specie di tale prove- nienza, delle quali alcune nuove ed altre già conosciute dei fiumi dell’ India (2); non risulta però con esattezza l’ epoca nella quale furono fatte queste collezioni: può però ritenersi che ciò avvenisse fra gli anni 1825 e 1835. Non è parimenti certa l'or- tografia del nome del raccoglitore, che nell'opera di Cuvier e Valenciennes è indicato sotto i diversi nomi di Reynaud, Raynaud e Regnault. Io ho adottato il primo modo di scrivere, che è quello generalmente usato da Cuvier e Valenciennes. (1) F. Hamilton Buchanan. Account of the Fishes found in the Ganges, Edinburgh 1822 (con atlante di 39 tavole), p. 302. (£) G. Cuvier et A. Valenciennes. Histoire Naturelle des Poissons, Paris 1829-49, (con atlante di 652 tavole). cd PR fe 1) how I) (141) PESCI DI BIRMANIA 13 Le specie raccolte furono le seguenti: ho indicato i nomi specifici ora adottati, quando differiscono da quelli di Cuvier e Valenciennes. Sciaena pama (H. B.) Otolithus bispinosus, C. V. Johnius coitor (H. B.) Anabas scandens (Dol.) Ophiocephalus striatus, Bl. Polynemus longifilis, C. V. Gobius catebus, C. V. Apocriptes changua (H. B.) Amblyopus hermannianus (Lac.) Bagrus birmanus, C. V. » bilineatus, C. V. Arius aequibarbis, C. V. » venosus, C. V. » militaris (L.) Rohita nandina (H. B.) » Reynauldi, C. V. » Buchanani C. V. » rostellata, C. V. » lineata, C. V. » chalybeata, C. V. Cirrhina plumbea, C. V. Labeo cephalus, C. V. » Reynauldi, C. V. » macrolepidotus, C. V. Leuciscus harengula, C. V. » Sardinetlla, C. V. Belone caudimacula, C. V. » cancila (H. B.) Pellona novaculta, C. V. Engraulis telara (H. B.) » tenuifilis, C. V. Coilia Reynaldi, C. V. Notopterus Bontianus, C V. Saurus opliodon, Cuv. » » XVII » XVIII » XX XXI » » » XXII 55 = Sciaenoides pama(H.B.) 65 116 = Sciaena coitor (H. B.) 333 417 512 = P. paradiseus, L. TO MEIPIARSSAI 145 = A. lanceolatus (Bl.) 159 = Gobiovides rubicundus, HB: 419 —= Macrones gulio (H. B.) 434 = Arius thalassinus (Rùpp.) 66 = A: caelatus, C. V. 69 114 = Osteogeniosus militaris (L.) 244 = Labeo nandina (H. B.) CASE » calbasu (H. B.) sli = » rohita (H. B.) 256 — Osteochilus rostellatus (CVA? 260 = Labeo gonius (H. B.) ZA == » » » 289 = C. mrigala (H. B.) 351 = L. Sloliczkae, St.? 392 = L. gonius, H. B.? 303 = Amblypharyngodon Atkinsontii (Blyth)? 344 = Chela Sardinella (C. Vi.) 452 = B.strongylurus(Hass.) 455 319 = P. elongata (Benn.)? 56 dg = 81 147 = N. kapirat, Lac. 490 — Harpodon nehereus (H. B.) E. taty, C. V. Cuvier e Valenciennes dicono aver ricevuto anche pesci del- l’Irawadi di Adolfo Bélanger, ma non ricordano poi di tale provenienza che la sola Pteroîs geniserra (vol. IV, p. 366). Il Dott. J. Mac Clelland, che dopo il Buchanan fu quegli che 14 D. VINCIGUERRA (142) più fece progredire la conoscenza dell’ ittiofauna Indiana, descrisse alcune specie di pesci appartenenti ai Murenidi od a famiglie affini, raccolte sulle coste di Arracan dal M.*° Phayre, ben noto per le sue ampie raccolte ornitologiche in tale regione (!). Io non ho potuto consultare tale lavoro di Mac Clelland, ma dal Catalogo di Mason, che ricorderò a suo tempo, risulterebbe che le specie di tale provenienza, da lui descritte come nuove, sa- rebbero le seguenti: Anguilla bicolor » aracana = bengalensis, Gray. » brevirostris _ » » » nebulosa = » » Thaerodontis reticulata = Muraena tessellata, Rich. Pneumobranchus striatus = Amphipnous cuchia (H. B.) Ophicardia Phayriana = Monopterus javanensis, Lac. Ophisternon hepaticus = Symbranchus bengalensis (M. C.). Oltre a queste si debbono pure aggiungere due specie di Muraenesor, le quali non so sotto qual nome indicate da Mac Clelland, ma riferibili al M. talabon (Cuv.) e cinereus (Forsk.). Nel 1850 il Dott. Cantor pubblicava un interessantissimo ca- talogo di pesci Malesi (?), nel quale sono indicate anche 15 specie del Tenasserim o di altre località Birmane, 11 delle quali già enumerate da Cuvier e Valenciennes o da Mac Clelland ed altre 4 che suppongo ricordate per la prima volta di tale provenienza perchè non mi fu possibile il rintracciare da quali autori egli potesse avere tolto tale indicazione di località. Queste specie sono le seguenti: Otolithus biauritus, Cant.. . p. 1039 = Scigenoides biauritus (Cant.). Johnius diacanthus (Lac.), . » 1049 =. Sciaena diacanthus (Lac.) Corvina soldado (Lac.). . . » 1052 =-Sciaena miles (Lac.) Capoeta macrolepidota, C. V. » 1249 — Barbus hampal, Gthr. (B. Blythii, Day). Il primo tentativo di un Catalogo di pesci Birmani è dovuto al Rev. Dott. F. Mason, che in seguito ad un soggiorno di oltre vent'anni nel Tenasserim, anche prima dell’ annessione (*) J. Mac Clelland. Apodal fishes of Bengal, in Calcutta Journ. of Nat. Hist. vol. V (1855). (®) Th. Cantor. Catalogue of malayan Fishes, in Journ. Asiat. Soc. Beng. vol. XVIII (1849) pt. 2.2 p. i-xii, 983-1443, con 14 tavole. (143) PESCI DI BIRMANIA 15 del Pegu, pubblicò nel 1852, un’opera generale sulle produ- zioni naturali della Birmania. La prima. edizione di quest’ opera è a me sconosciuta; potei invece esaminare la seconda edizione fatta nel 1860 ('). Essa contiene l’ indicazione di non meno di 163 specie di pesci, tutte però assai confusamente indicate, per modo che sulla scorta delle sue sole descrizioni riescirebbe assai difficile, per non dire affatto impossibile, la determinazione di una sola specie, fatta eccezione di alcuni rari casi in cui sono indicati i nomi dati da Cantor o da Mac Clelland o riportate integralmente le descrizioni di pesci che il Blyth, conservatore del Museo di Calcutta, andava nel frattempo pubblicando su materiali inviatigli dallo stesso Mason, dal Theobald e special- mente dal maggiore Berdmore che risiedeva sul Sittang (?). Queste contribuzioni del Blyth all’ ittiofauna Birmana sono tutte pubblicate nel « Journal of the Asiatic Society of Bengal ». Nei suoi rapporti mensili sulle aggiunte introdotte nel Museo di Calcutta egli ricorda spesso tali invii, segnalando nel 1855 la presenza dî un nuovo Siluroide, affine ai Bagrus ma rasso- migliante nella forma ai Cobitis, del Tetrodon fluviatilis, H. B., cutcutia, H. B., e del Lezosomus marmoratus. Nel 1858 poi descrisse il ricordato Siluroide come appartenente a genere e specie nuovi, sotto il nome di Amb/yceps caecutiens (identico al Pimelodus mangois, H. B.) e una nuova specie di Mastacembelus (sebrinus) indicando della stessa provenienza anche il M. un color, C. V. Il lavoro però più importante sui pesci Birmani dovuto al Blyth è quello pubblicato nel 1860, ove sono enume- rate 60 specie, quasi tutte per la prima volta indicate di tale provenienza e fra cui non meno di 32 descritte come nuove. Queste specie sono le seguenti: Ambassis notatus, n. Sp. p. 138 = Ambassis baculis (H. B.) » tata (H. B.) » » = » ranga (H. B.) Towotes microlepis, n. Sp. » 142 — Toxotes microlepis, Gunth. (") F. Mason. Burma, its people and natural productions, or Notes on the Nations, Fauna, Flora and minerals of Tenasserim, Pegu and Burmah, Rangoon, 1860. (2?) E. Blyth. Proceedings of the Asiatic Society, in Journ. As. Soc. Beng., vol. XXIV (1855), p. 712 — vol. XXVII (1858), p. 281. — Report on some Fishes received chiefly from the Sìitang River and its tributary streams, Tenasserim provinces, ivi, vol. XXIV (1860), p. 138-174. 16 Colisa vulgaris, C. V. Mastacembelus armatus (Lac.) Periophthalmus 7 radiatus (H. B.) » 13-radiatus (H. B.) Boleophthalmus inornatus, n. Sp. Nandus marmoratus, C. V. Bagrus leucophasis, n. Sp. » tengara (H. B.) » cavasius (H. B.) Batasio affinis, n. g. n. Sp. Hara filamentosa, n. g. n.-Sp. Glyptothoraa trilineatus, n. g. n. Sp. Exostoma Berdmorei, n. g. n. Sp. Eutropius macrophthalmos, n. Sp. Silurichthys Berdmorei, n. Sp. Pseudosilurus macrophthalmos, n. sp. Barbus caudimarginatus, n. Sp. Capoeta macrolepidota, C. V. Osteobrama microlepis (Blyth) » cotis (M. C.) Systomus ? macularius, n. Sp. » Duvaucelii (G. V.) » phutonio (H. B.)? » tunimaculatus, n. Sp. Plautycara notata, n. Sp. » latius (H. B.) Labeo curchius (H. B.) Dangila Berdmorei, n. Sp. ILeuciscus anjana (H. B.) Nuria alta, n. sp. » albolineata, n. Sp. Perilampus fulvescens, n. Sp. » affinis, n. Sp. Pelecus bacaila (H. B.) Mola Atkinsonii, n. g. n. Sp. Botia histrionica, n. Sp. Syuncrossus Berdmorei, n. g. n. Sp. Prosteacanthus spectabilis, n. g. n. Sp. Acanthopis (sìc) Berdmorei, n. Sp. » micropogon, n. Sp. Apua fusca, n. g. n. Sp. Cobitis rubidipinnis, n. Sp. » semizonata, n. Sp. » zonalternans, n. sp. » cincticauda, n. Sp. Homaloptera bilineata, n. Sp. p » » » . 142 144 SV D. VINCIGUERRA (144) Trichogaster fasciatus, Schn. Periophthalmus Schlosseri (Pall.) » » Boleophthalmus pectinirostris (Gm.) Macrones leucophasis (Blyth) » tengara (H. B.) » cavasius (H. B.) » Blythîi, Day. Erethistes conta (H. B.) Pseudeutropius goongwaree (Sykes) Silurus cochinchinensis, C. V. Callichrous macrophthalmus (Blyth) Barbus sarana (H. B.) » hampal, Gunth. Osteobrama Belangeri (C. V.) » Alfrediana (C. V.) Barbus apogon, C. V. » stigma (C. V.) » phutuhio (H. B.) » unimaculatus (Blyth) Discognathus lamta (H. B.) Cirrhina latia (H. B.) Labeo gonius (H. B.) Rasbora daniconius (H. B.) Nuria daurica (H. B.) Dani albolineata (Blyth) Perilampus laubuca (H. B.) Danio aequipinnatus (M. C.) Chela bacaita (H. B.) Amblypharyngodon Athinsonii (Blyth) Botia Berdmorei (Blyth) Acanthopsis choirorhynehus (Bleek.) Lepidocephatlichthys Berdmorei (Blyth) Acanthophthalmus fuscus (Blyth) Nemachilus rubvidipinnis (Blyth) » zonalternans (Blyth) » cincticauda (Blyth) Helgia bilineata (Blyth) (145) PESCI DI BIRMANIA 17 Chataessus manmina (H. B.) p. 173 = Chatoessus manminna (H. B.) Anguilla arracana, M. C. » » = Anguilla bengalensis, Hard. Amphipnous cuchia (H. B.) » » Hippocampus mannulus, Cant. » » = Hippocampus trimaculatus , i Leach. Leiosomus cutcutia (H. B.) » » = Tetrodon cutcutia, H. B. Gastrophysus lunaris (Schn.) Dale » tunaris, Schn. Arothron simulans, Cant. » » Chonerhinos naritus (Rich.) N65 » fiuviatilis, H. B. Xenopterus naritus (Rich.) I Il colonnello Tickell, che pubblicò la descrizione di un nuovo pesce, il Bregmaceros atripinnis, da lui riferito ad un nuovo genere (Asthenurus), proveniente da Akyab (!), lasciò un volume manoscritto di descrizioni e disegni di pesci Birmani, che furono in seguito, almeno in parte, illustrati dal Day. Qualche aggiunta all’ ittiofauna Birmana si deve anche al Dott. Ferdinando Stoliczka, che raccolse a Rangoon alcuni pesci, uno dei quali, il Labeo Stoliezkae, descritto dal Dott. Steindachner (?), come pure, quantunque assai raramente, vediamo enumerata dal Giinther nel suo classico Catalogo qualche specie di pesce Birmano (8), fondandosi sopra le indicazioni di altri autori e non già sopra materiali proprii. Egli ha anche descritto qualche specie di pesci del Tenasserim (4). La maggiore riconoscenza degli ittiologi deve però, senza dubbio alcuno, esser riservata al Dott. Francis Day, che sia col mezzo delle personali raccolte da lui fatte durante il suo lungo soggiorno nell'India inglese, ove ricoprì la carica di ispettore generale della pesca in India e in Birmania, sia col materiale inviatogli da’ suoi numerosi corrispondenti, fra cui per ciò che sì riferisce alla Birmania merita senza contrasto il primo posto il colonnello Sladen, potè rendere, per quanto è possibile, com- plete le nostre conoscenze sulla fauna ittiologica di questa re- (1) S. R. Tickell. Description of a supposed new genus of the Gadidae, in Journ. AS. Soc. Beng. XXXIV (1865), p. 32-33, tav. I. {}) F. Steindachner. Ichthyologische Notizen, X, in Sitzber. d. k. Ak. Wiss. Wien, Bd LXI, p. 634, (3) A. Ginther. Catalogue of the Fishes in the British Museum, London 185-70, vol. 8. (4) A. Giinther. On some Indian Fishes in the Collection of the British Museum, ìn Ann. Mag. Nat. Hist. Serie 5, vol. XI (1883) p. 137. D. VINCIGUERRA. 2 18 D. VINCIGUERRA (146) gione (*). E specialmente interessante la revisione da lui fatta della massima parte dei tipi di Blyth esistenti nel Museo di Calcutta. In essa si contengono anche le descrizioni delle seguenti specie nuove, o per la prima volta ricordate di Birmania: Diagramma alta, n. sp. p. 514 = Diagramma crassispinum, Rùpp. Pseudorhombus arsius, H. B. » 523 Exostoma Andersonti, n. Sp. » 524 Hemirhamphus neglectus, n. Sp. » 526 = Hemirhamphus ectuntio (Day) Nemacheilus serpentarius, n. Sp. » 551 = Helgia bvilineata (Blyth) Barbus Blythii, n. Sp. » 555 Barilius interrupta, n. Sp. » 559 Si noti però che due di queste specie, l’ Exostoma Andersonti e il Barelius interrupta furono raccolte dall’Anderson a Hotham, nel paese dei Catcin e Day non le ha comprese nei suoi lavori generali. A me pare però che esse possano essere comprese tra i pesci della Birmania, poichè provengono da corsi d’ acqua tri- butarî dell’ Irawadi in paese compreso tra i limiti da me asse- gnati a questa regione. Alcune altre sue memorie si riferiscono in tutto, o in parte ai pesci Birmani, e vi sono indicate per la prima volta le seguenti specie: Mugil Hamiltonii, n. Sp. P. Z. S. 1869. p. 614 Catopra nandoides, Bleek.? » » » 615 = Pristolepis fasciata (Bleek.) Callichrous notatus, n. Sp. » » » 616 = Callichrous macro- phthalmus (Blyth) » nigrescens, n. Sp. » » » » e Callichrous pabo (H.B.) Pseudeutropius goongwaree, Sykes » » » 617 » acutirostris, n. Sp. » » » 618 Arius burmanicus, n. Sp. » » » .» Barbus malabaricus, Jerd. » » » 619 = Barbus Stracheyi, Day » M. Clellandi, n. sp. » » » _» = » Stoliczhanus, Day Barilius nigrofasciatus, n. sp. » » » 620 = Danio nigrofasciatus (Day) Opsarius guttatus, n. sp. » » » » = Barilius guttatus (Day) (1) F. Day. Remarks on some of the Fishes in the Calcutta Museum, in Proc. Zool. Soc. London, 1869, pt. I, p. 511-527, pt. II, p. 548-560, pt. III, p. 611-614. — On the fresh-water Fishes of Burma, ivi, 1869, pt. I, p. 614-623, 1870, pt. II, p. 99-101. — On the fresh-water Siluroids of India and Burma, ivi, 1871, p. 703-721. i On some new.or imperfectly known Fishes of India and Burma, ivi, 1873, p. 107- 112, 236-240. — Monograph of Indian Cyprinidae, in Journ. As. Soc. Beng. XL (1871) p. 95-143, 277-336, 337-367, XLI (1872), p. 1-29, 171-198, 318-326. a AVIO (147) PESCI DI BIRMANIA 19 Danio Stoliczkhae, n. sp. P. Z. S. 1869. p. 621 = Dario albolineatus (Blyth) » spinosus, n. Sp. » » » » Chela Sladoni (sic) n. sp. » » » 622 Chatoessus modestus, n. Sp. » » nio Clupea variegata, n. sp. » » » 623 Pellona Stladeni, n. sp. » » »._» Ophiocephalus aurotineatus, n. sp. » 1870 » 99 = Ophiocephalus maru- lius, H. B. Labeo Neillii, n. sp. » » » » =Osteochilus Neillii (Day) Barbus Stevensonii, n. sp. » » » 100 » puntio, H. B. » » » » Semiplotus modestus, n. Sp. » » » 101 Tutte le specie già conosciute di pesci Birmani, sia descritte da Day che da altri, sono poi comprese, salvo pochissime ecce- zioni, insieme ad altre nuove, nelle due edizioni della sua grande opera sui pesci dell’ India (1). A completare questa breve rassegna storica degli autori di la- vori ittiologici Birmani e di viaggiatori che ne fornirono i ma-. teriali, debbo ancora ricordare il Prof. J. Anderson che nelle sue due spedizioni nell’ Yunnan radunò 23 specie di pesci nel bacino dell’ Irawadi, che furono in parte illustrate da Day ed in parte da lui stesso (?), ed alcune descritte come nuove, quali la Rita sacerdotum, il Barbus Margarianus e il Danio kakhienensis, come pure i capitani Comotto ed Ansaldo, che inviarono al Museo Civico di Storia Naturale di Genova piccole collezioni, il primo da Minhla sull’Irawadi, l’altro da Bassein sul fiume omonimo, che furono da me studiate e pubblicate (8). Rammenterò final- mente come in questi ultimi anni sia stata pubblicata per cura del Theobald una nuova edizione dell’opera di Mason, in cui (1) F. Day. The Fishes of India, London 1878 (con atlante di 198 tavole). — Sup- plement, 1888. (Una parte di questo Supplemento è pubblicato nei Proc. Zool. Soc. London 1888, p. 258-265, col titolo « Observations on the Fishes of India »). — The Fauna of British India, including Ceylon and Burma, edited by W. E. Blanford. Fishes, by F. Day, Vol. 2, London 1889. (®) J. Anderson. Anatom. and Zoolog. Research., compr. Account of the Zool. Re- sults of the two expedit. to Western Yunnan, Calcutta 1879 (con atlante di 85 tavole). Pisces. p. 861. (5) D. Vinciguerra. Enumerazione di alcuni pesci raccolti a Minhla sull’ Irrawaddi, dal cap. cav. G. B. Comotto , in Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XVIII, p. 651-660. — Enumerazione di alcuni pesci raccolti alle foci del Gange e dell’ Irrawaddi dal ca- pitano Gerolamo Ansaldo, ivi, serie 2.8, vol. II, p. 82-96. 20 D. VINCIGUERRA (148) la parte ittiologica è completamente rifatta sulla scorta dei la- vori di Day ('), e comprende oltre 470 specie di pesci, una gran parte dei quali sono però esclusivamente marini. Anche più recentemente il primo volume del « British Burma Gaz- zetteer » contiene una enumerazione di pesci birmani, che altro non è che un estratto dei « Fishes of India » (?); in esso sono enumerate soltanto 243 specie, perchè ne furono escluse quelle delle isole Andaman e Nicobar e quelle comuni a tutto 1’ Oceano Indiano ma non indicate sinora di determinata località Birmana. Per quanto riguarda poi la parte industriale, vale a dire la pesca e le sue applicazioni, si hanno alcune, ma incomplete notizie nei rapporti del Day sulla pesca nell’ India (*). III La Birmania, nella divisione fatta da Wallace (4), appartiene alla regione orientale e più specialmente alla sotto regione indo- cinese od imalajana, che comprende tutta l’Asia meridionale ad oriente del golfo di Bengala ed al sud dell’ Yang-tse-kiang ad eccezione però della penisola di Malacca, e si estende però ad occidente lungo la catena dell’Imalaja, sino alle sorgenti dell'Indo ed a quelle dell’Amu Daria. Questa regione pertanto, coi suoi limiti meridionali viene, nel Tenasserim, a toccar la sottoregione indo-malese, ed è qui, come vedremo che essa presenta la mag- giore affinità con essa. Ginther invece (*) non considera questa regione come distinta ed anzi egli riunisce sotto il nome di re- gione indiana tutta intiera l’Asia meridionale al sud dell’Imalaja e dell’Yang-tse-kiang, insieme alle isole poste a occidente della così detta linea di Wallace, che, passando tra Bali e Lombok (1) Burma, its people and productions, Vol. I, Geology, Mineralogy and Zoology, rewritten and enlarged by W. Theobald, Hertford, 1882. () British Burma Gazzetteer, Vol. I, Rangoon, 1880. (5) F. Day. Report on the Fresh-water Fish and Fisheries of India and Burma, Calcutta, 1873. Report on the Sea Fish and Fisheries of India and Burma, Calcutta, 1873. (*) A. R. Wallace. Geographical Distribution of Animals, vol. I, p. 329. (5) A. Giinther. Introduction to the study of Fishes, p. 220. (149) PESCI DI BIRMANIA Q1 e tra Borneo e Celebes, separa, come è noto, le isole della Sonda in due gruppi dei quali quello ad occidente fa parte della sottoregione indo-malese, mentre quello orientale va ascritto alla sottoregione austro-malese della regione australiana. Per lo contrario Day ('), pur accettando quasi completamente le divisioni proposte da Wallace mantiene distinta la sottoregione birmana e siamese da quella imalajana e questa distinzione mi pare possa mantenersi poichè non può in realtà affermarsi che, per quanto concerne i pesci delle acque dolci, siavi maggiore analogia tra le forme delle pianure birmane e quelle delle alte valli imalajane che non tra esse e quelle della parte piana dell’ India. Esaminando ora le affinità faunistiche di questa sottoregione birmana noi non possiamo a meno di riconoscere la grande rasso- miglianza che essa presenta con la sottoregione indiana e spe- cialmente con la parte più orientale di essa. Secondo Day sopra 63 generi di pesci che si trovano nelle acque dolci della Birmania 54 sono comuni a quelle della sotto- regione indiana e 41 a quelle malesi. La massima parte di questi ultimi esistono anche in India; taluni però vi mancano affatto. Esaminando poi le specie che compongono tali generi si può constatare come di alcuni, benchè rappresentati in India, si abbiano in Birmania specie diverse dalle indiane e identiche alle malesi, come il Toxotes microlepis, Ginth, il Mastacembelus unicolor, Cuv.. Val., il Cynoglossus lida (Bleek.) e il Barbus apo- gon, Cuv. Val., mentre alcune specie di generi mancanti in India sono comuni alla Birmania ed alla Malesia, come l’Acan- thopsis chotrorhynchus, Bleek, il Monopterus javanensis, Lac. ed il Nenopterus naritus (Rich.), ed altre invece appartengono bensi a generi essenzialmente Malesi, ma sono localizzate in Birmania, come la Dangila burmanica, Day e l’ Osteochilus Neillit (Day). Non è raro poi il caso di riscontrare nei monti della Birmania propriamente detta, quali la catena nota col nome di Pegu Joma, (1) F. Day. The Fishes of India, Introduction, p. XIV. — On the geographical distri- bution of Indian Fresh-water Fishes, in Journ. Linn. Soc. Zoology, vol. XIII (1877), p. 138, 338, vol. XVI (1878), p. 534. 22 D. VINCIGUERRA (150) o il gruppo del Mooleyit, e in quelli abitati dai Catcin e dai Carin, l’esistenza di specie o di generi che mancano nella pianura in- diana ma che esistono nella zona montagnosa posta presso l'estremità della penisola, che costituisce la sottoregione ceila- nica, e questo è il caso del Barbus melanostigma, Day, del Danzo malabaricus (Jerd.) e dell’Osteobrama Belangeri (Cuv. Val.) o sì trovano solamente sulla catena dell’ Imalaja, come i generi Psew- decheneis, Excostoma ed alcune specie di Nemachilus. Si dà pure il caso che qualche specie o genere esista contemporaneamente in entrambe queste sottoregioni, in Birmania e talora anche in Malesia, come avviene dei Pristolepis, Glyptothorax, Erethistes, Homaloptera e Botia. La fauna delle acque dolci del Siam offre grandissima rassomiglianza colla fauna birmana, rassomiglianza che continua, quantunque meno marcata, con quella della Cina meridionale, che nelle sue acque di montagna alberga, per quel poco che se ne conosce per le collezioni specialmente fatte dal padre David, forme analoghe a quelle della sottoregione ima- lajana e nei corsi inferiori dei fiumi e negli estuarii consta in gran parte di elementi comuni alle grandi isole Malesi ed alla Birmania. Merita a questo riguardo speciale menzione la presenza constatata da Anderson del Misgurnus anquillicaudatus (Cant.) a Ponsee e a Tengyechow nell’ Yunnan, ma in corsi di acqua che appartengono al bacino dell’Irawadi. La ittiofauna birmana poi, come la indiana, offre anche qualche raro punto di contatto colla fauna Etiopica, specialmente per la presenza in entrambe del Discognathus lamta (Ham. Buch.) e di qualche genere comune. La collezione ittiologica radunata da Fea consiste di oltre 1900 esemplari, raccolti specialmente a Rangoon, a Mandalay e a Bhamo; questi appartengono pertanto al corso dell’Irawadi, al cui si- stema si riferiscono pure quelli di Teinzò e del paese dei Catcin, mentre quelli dei distretti di Biapò e Iadò, nei Carin, sono di ruscelli tributarii del Salween, quelli di Taò provengono da un piccolo affluente del Sittang e quelli delle varie località del Te- nasserim sono del bacino dell’ Houngdarau. Le specie raccolte sono in numero di 161, delle quali 116 sono comuni all'India, com- presi i distretti imalajani, e 45 alla Malesia. Di queste 37 tro- a (151) PESCI DI BIRMANIA 28 vansi anche in India, e 8 soltanto hanno per loro confine occi- dentale la Birmania; 2 specie sono conosciute solamente del Siam e 35 sono esclusive alla Birmania, 11 delle quali sono da me considerate come nuove e descritte nel corso di questo lavoro. Passando ora ad un esame più accurato dei singoli gruppi, si vede come i pesci cartilaginei sieno rappresentati da due specie soltanto, raccolte a Rangoon. Il Fea mi ha narrato di aver visto pescare a Bhamo delle grossissime razze, che per la loro mole non ha potuto conservare; ciò però non deve recare al- cuna meraviglia, conoscendo come pesci di questa famiglia si trovino nei grandi fiumi americani a notevole distanza dalla loro foce e come anche qualche specie di squalo possa vivere in acque assolutamente dolci. Il Moseley racconta (') come in una delle isole Figi viva in un lago separato dal mare da una cataratta una specie di squalo, il Carcharias gangeticus, M. H., che fu anche trovato nel Tigri presso a Bagdad, a 350 miglia di distanza, in linea retta, dal mare. D'altronde non è certo tra i Selacii, che sì possono cercare forme caratteristiche di una ittiofauna di acqua dolce. Come pure l’ordine degli Acantotteri, se se ne eccettuano alcune famiglie, comprende per la massima parte forme marine o d’estuario, comuni a tutto, o per lo meno ad un gran tratto dell’ Oceano Indiano. Due specie di Ambassis, i pochi Nandidi, Mastacembelidi ed Ofiocefalidi si possono ascrivere soltanto alle specie assolutamente fluviali. Non è che nei Fisostomi, e più specialmente nelle famiglie dei Siluridi, dei Ciprinidi, e dei Co- bitidi, tanto ricche di specie da formare da per se sole poco meno dei ?/, dell’ intiera collezione, e specialmente nell'ultima, che noi riconosciamo le forme specifiche caratteristiche delle acque dolci. I Siluridi contano alcune poche specie assolutamente marine e parecchie proprie degli estuarii: sono tra queste ultime il Pangasius Buchanani, Cuv. Val., il Batrachocephalus mino (Ham. Buch.), molti Ar/vs e qualche altra, mentre la massima parte non si allontanano dalle acque dolci e talune poi, come i generi 0/yra, Amblyceps, Glyptothorax, Erethistes, Pseudecheneis ed Exostoma, sono (!) H. N. Moseley - Notes by a naturalist on the Challenger, p. 325. 24 D. VINCIGUERRA (152) localizzati nelle acque delle regioni montagnose e rappresentano l’elemento imalajano più caratteristico della fauna birmana. I Ciprinidi poi son tutti proprii alle acque dolci e solo pochi Labeo e due o tre altre specie scendono sino negli estuarii. Anche tra essi l'elemento imalajano è ben rappresentato nelle regioni montagnose, specialmente dal genere Dario: è però notevole come nelle raccolte del Fea non fosse assolutamente rappresen- tata la famiglia Schizothoracinae che abbraccia i pochi generi sinora conosciuti di Ciprinidi, che per la piccolezza delle squame, non sempre distinte, la forma allungata ed il colorito del corpo rassomi- gliano ai Salmonidi della regione paleartica e neoartica, tanto che una specie è dagli Inglesi dimoranti in India volgarmente in- dieata col nome di trota. Questa famiglia, che comprende i soli. generi Oreinus, Schizopygopsis, Schizothorax, Piychobarbus e Dipty- chus, è localizzata nei corsi d’acqua che scendono dall’ Imalaja, specialmente nel suo versante settentrionale e dai monti Kuen- Lim: pochissime specie si allontanano alquanto da queste re- gioni ed in ogni caso sembra spingansi più verso il N. che verso il S. In Birmania non fu sinora ritrovato che un solo esemplare appartenente a questa famiglia, l’Oreinus Richardsonii (Gray) avuto da Anderson a Nampoung. L'assenza di essi è tanto più singolare dacchè si ritiene che l’ Irawadi abbia le sue origini nel centro del Tibet, di dove si conoscono parecchi rappresentanti di questa famiglia (!). L'esame dei Ciprinidi birmani pone poi in rilievo le analogie tra la fauna indo-cinese e quella ceilanica non solo, ma anche quelle poche che sì riscontrano colla regione etiopica: infatti noi abbiamo i generi Labeo, Discognathus e Barilius co- muni ad entrambe ed il genere nuovo da me descritto col nome di Scaphiodonichthys, che ha le sue maggiori affinità con gli (!) R. Gordon autore di una importantissima Monografia sull’ Irawadì (Report on the Irrawaddi River - in 4 parti, Rangoon 1879-80) si mostra proclive ad ammettere l'identità di questo fiume col Tsanpo, la cui continuità col Bramaputra fu però recen- temente posta fuori di dubbio. È invece assai più probabile, come ha dimostrato il generale J. T. Walker che il tratto Tibetano dell’ Irawadi sia quello noto col nome di Lu, le cui origini si devono cercare nei laghi Hara e Tengri, posti al Nord di Lassa. (The Lu River of Tibet; is it the source of the Irawadi or the Salwin? in Proc. R. Geogr. Soc. London, 1887, p. 352-377. n (158) PESCI DI BIRMANIA 25 Scaphiodon dell’Afeanistan e dei monti Nilgherries, nell’ India meridionale, i quali poi sono genericamente identici alla Di//onia Diltonii (Cuv. Val.) dell’ Abissinia. Sono questi nuovi fatti che dimostrano l’antichità cronologica della famiglia dei Ciprinidi, e che confermano l’ipotesi del Blanford, che attribuisce in parte il popolamento dell’ India ad animali venuti dall’ Etiopia, attra- verso l'Arabia e l’Afganistan (1). Le famiglie degli Omalopteridi e dei Cobitidi, che io considero distinte dai Ciprinidi, sono assolutamente proprie alle acque dolci; esse sono relativamente ricchissime di specie, e le loro affinità sono più con la Malesia che con altre regioni, come è dimostrato dalla presenza dei generi comuni HYomaloptera, Botia, Acanthopsis, Lepidocephalichthys e Acanthophthalmus. Le altre famiglie abbracciano quasi esclusivamente forme di origine marina, e che dal mare raramente si allontanano, ad eccezione dei Simbranchidi, e specialmente del genere Amphipnous, cui la particolare struttura dell’ apparato branchiale permette anche lunghe peregrinazioni fuor d’acqua. Nel corso di questo lavoro mi sono specialmente attenuto alla nomenclatura adottata da Day, che, salvo in pochi casi, ho anche seguito nel modo di raggruppare le specie, mentre per l’ ordine sistematico dei generi ho preferito quello del Gunther. La lun- ghezza degli esemplari viene misurata dall’ apice del muso alla parte mediana della pinna codale. In alcuni casi ho anche potuto indicare i nomi coi quali alcune specie venivano indicate al Fea dai nativi del luogo: questi nomi sono ordinariamente diversi da quelli registrati da Day, la qual differenza proviene assai probabilmente dal gran numero di lingue e dialetti parlati in Birmania. Faccio seguire un elenco sistematico delle specie di pesci rac- colte dal Fea con l'indicazione delle varie località ove esse fu- rono trovate. (1) Blanford. Ann. and Mag. of Nat. Hist. (4) XVIII, 1876, p. 294. > Vera 26 D. VINCIGUERRA (154) ELENCO DELLE SPECIE RACCOLTE IN BIRMANIA DA L. FEA _—___A_z—1111111112=À2ÀnÀ2mÀ4mkm__l_l_l_l_1_l_1_1Lij | @1@@@«&«>1t11111@1111111111. Pegu SURI Tenasserim| Carin (©) s di È = |e|g 8/8 s|e(Slol_|, odi NIF]JA|FZ|/S |-9 |; o |S|a/£/5|5|3|S|&ja|s 3 A S|Ls|o de SIFRIE è |e|oE[=|S|3[-2{A x—————) Aire + [4/+|-.|..[4-]+ Fam. Squamipinnes. 7 | Scatophagus argus (Gm.) . . . . + 8 | Toxotes microlepis, Ginth. . . . . |......].. celle t|+ Fam. Nandidae. 9 | Badis Buchanani, Bleek. . . .. 0. {......].. dale ee 10.Ì /Vandus marmioratus,.C. Ni 0 Le | 11 || Pristolepis fasciatus.(Bleek.) . . 0. [......].. cele... 14|+ Fam. Polynemidae. 12 | Polynemus paradiseus, Linn. Dust, + 13 » indicus, Shaw. . . . SE 14 » tetradactylus, Shaw + Fam. Sciaenidae. lo. liscigenaic00r (EB) e SE | 16.1 Sciaenoides pama; (H. B.)) . . .-. + Fam. 'Trichiuridae. 17 | Trichiurus haumela (Forsk.) . . . SE PESCI DI BIRMANIA Fam. Carangidae. Carana hippos (Linn.) . Equula edentula (Bl.) Fam. Stromateidae. Stromateus sinensis, Euphr. Fam. Trachinidae. Sillago panijvus (H. B.) . Fam. Batrachidae. Batrachus gangene (H. B.) Fam. Gobiidae. Gobius melanocephalus, Bleek. . » giuris, H. B. 2 Apocryptes lanceolatus (Schn.) . » bato (H. B.) î Boleophthalmus Boddaertii (Pall.). Amblyopus rubicundus (H. B.) . Fam. Mastacembelidae. Rhynchobdella aculeata (Bl.) Mastacembelus zebrinus, Blyth . » unicoltor, G. V. . » armatus (Lac.) . Fam. Mugilidae. Mugil belanak, Bleek. » corsula, H. B. » Hamiltonii, Day . Fam. Ophiocephalidae. Ophiocephalus marulius, H. B. » striatus, BI. » gachua, H. B. » punctatus, BI. Fam. Labyrinthici. Anabas scandens (Dald.) . . . +. Trichogaster fasciatus, Schn. Ordo Anacanttvni. Fam. Pleuronectidae. Synaptura pan (H. B.) . Pegu | Birmania Tenasserim| Carin SS SARERBHBANE Ce) am|e|= S/SO ee] fà = SUI 2 |E + + {FE + + - SORA (D6 5|BE _ — <- - + SOS LR RE +e DER oh tefatatare +|+{..|+|..[+ na AFOO Hama + Atala FE COSCE +]+ AOROSE +|+|..14].- -/4+]..|..|t an SAGRE 35 IE si .|t Alta 2 D. VINCIGUERRA (156) —=—————@——————————————__Én Pegu | g; Alta. |Tenasserim| Carin rmania | | > s 2 | bw IS|slslo|z<|o|4||s|g|T [Sale [e S| /sla/Pis e | sj ES S E ro li L'0rr ’_ —_ i £00iz4 43 | Cynoglossus lida (Bleek.) . + 44 » bengalensis (Bleek.)? var. + 45 » lingua, H. B.. + | Ordo Physostomi. Fam. Siluridae. 46 | Ctarias magur (H. B.) . + |J+|+ 47 | Chaca lophioides, CV. è 0 a fe + 48 | Saccobranchus fossilis (BI.) +|+|..|+ 49 | Olyra elongata, Gunth. Lo 0.0 20. f......].- ..|+ 50 | Amblyceps mangois (H. B.) . . .0. |......].. MARA PAGE 51 | Siturus cochinchinensis, C. Vi. 564000] [Ho sal[eslsk#4]Gr 52 | Waltago attu (Schn.) + {H+ 53 | Eutropiichthys vacha (H. B.). . . . |...... ++ 54 | Callichrous bimaculatus (Bl.) . . . |..... + 55 » macrophthalmus (Blyth.) A 56 | Pseudeutropius taakree (Sykes)? + JHA-|- JA 07 » acutirostris, Day . . |...... + 58 » GURU) ISO + 59 | Pangasius Buchanani, C. V. + 60 | Macrones aor (H. B.) LL. fa +|..|..]--J+ 61 » cavasius (H. B.) RS SO SA II 62 » BICERCRYDIVIM SANTANA + 63 » leucophasis (Blyth) . . . |...... +/4+]4|..J+ 64 » VUTATUSI Bl) I SR ono +]... 14 65 » MENORA (AMBI RIO +44 66 » microphthalmus, Day . . |...... +/+|. allar 67 » rufescens, N. Sp. RR IN .K..|+ 68 » gutio (H. B.). + ì 69 » DAVIDE SPA OO IR + ce |t 70 | Rita ritoides, C. V. t 71 | Arius parvipinnis, Day + 72 » falcarius, Rich. ? + 73 » Dussumieriti, C. V.? sh 74 » gagora (H. B.) + 75 ò Valus (I B)EN SET 76 | Batrachocephalus mino (H. B.) . + 77 | Bagarius Yarrellii (Sykes) . . 0. |...... +/+|. 78 | Giyptothorax trilineatus, Blyth . . f......].. AfuaaeH 79 » dorsalis, N. Sp... ef asili a+ 80 | Gagata cenia (H. B.) . . . . + {H+ (157) PESCI DI BIRMANIA 29 Alta Pegu | Birmania TenasserlIm| Carin | 3 |S\e|e8lz|a[s[s]o © [S|s|8/S|5/5|5/&s[S/S ci GRIGIA FIFIEISI Gialla CA si S| INCMISTESICORO ABI nnt SANO 82 | Psevdecheneis sulcatus (Mac Clell.) . |......].. ..| e] + 83 | Exrostoma labiatum (Mac Clell.) . . |......f.. cele |]. * 84 » macropterum, N. Sp... è» fs. cele l 4 85 » WEAR ASP otte AR SES [GaliSo Ria Rae Fam. Cyprinidae. SORIECalla BUCHANANt CINE, + Oto + Sal Girrhinafmrigala (A Bi) a + J+[4]--|..1+ 88-| Dangila burmanica, Day <.<. 0. def Risi SRG] 99) Gap S9niOsteochilus'Neilii! Day) o. o. ent EEA ESSI RI NN TT 90 | Zabeo nandina (H. B.) . + [H+ 91 » calbasu (H. B.) Se + {--]4-]..1..J+ 92 INIST SIA R DESIO e 93 » Stoliczkae, Steind. + JH]|+ 94 » gonius (H. B.). 3 I Flag (SE 95 > diplostomus'(Heck.)% > i. a nn sla 96 E MOZOH AR DIRE AE AI a] SO +4]... NES 97 IEDOGAR HB) a an pese +|+ OS Discognathus tlamtai(H- B.), . (+ . fi... cele +f-.|..[1+|+|4 99 » IINOCKVISSEOISPNA La 605] Betisalssiiss] EGR2 IODIINOrossochilus latius'(AvB) ©; 0 0 uo ia] c.l..]--|4+ 101 { ScaphRiodonichthys burmanicus, n. sp. |......|-- va oa |S) eos Sec] alla 1024 Rarbustesarana: (HB) enne nic COSA Gr 103 » QUIS GUT NR i sele] +|+ 104 » hexastichus, Mac Clell.?. . |......f.. ao) i60) SS lesi 105 » Stevenson Day: ae PA laS IS RERo ES 6 Ge 106 » ChROlAM BABA tnt SR Ri Sg IDR] SE 107 » VURINONICUSIDAYII a i ee SRSE IO 108 » Melanostigma, Day: 0 + luce Dieta ils = 109 » ADOZIONE IO SI RA EENER DE 110 » Rampaloides, D. Spiate self safe 111 » STIGIN OI (CORVI TI E N - W>4lENuriatdanrica (H- BAI Ie + 113 | Amdypharyngodon Atkinsonti (B1.) . |......{..|.. selet 114 » mola (H. B.). . + {4|+ Molle Dariomalabaricusi(Jerdo) a 0. tania] ESS IS Gelid 5a 116 » aequipinnatus (Mac Clell.) . . {......]..|.. c++... |+|+f-.|+ 117 » CONTUONGK=B 7) E COSA ei DER IES [620 etoy Redi SEN (SE IISuicAspidoparia, morari(H-.'B.), 7 el lire +|+ DM OBIRBaZI USIDOTRA TB) IA en ef]. |+ | 120 » DARIO TRESTARISP- (cat a nn SIE | | | | D. VINCIGUERRA (158) Pegu PR Tenasserim] Carin x (2) GERE GEScARA o [Slsl3/6/5/3|5|S|s/S/2 a io z |9 p=Mi [e] ra è |S|A[a]=[#/S|E 1210 Bariluscgutta tas (PAN)EROIO O +|+ 122 NOStEO0PAMACECALI MAST +|+|..|..1+ | 123 » cotto (IH. Bi)e en sa e .|+ | 124 » AUPCHONA (CONDOR ++ 125 » Belangeri (C. VA) . . .Kd + [4+|+]..|-.[+ 10601 CREA STAGENI, DIVI RESO IA CORRE + 127 DE SATIRO CND IRA sta Fam. Homalopteridae. 128 | Homaloptera Brucei (Gray Hard.). . |......].. - #3 129 || Helgia modesta, n. gen. n. Sp... 0 Il. selelet..|{+|+ 130 » bilincataiBy) EEE oaiiasiiac e Fam. Acanthopsidae. 131 | Nemacnhilus rubidipinnis (Blyth) . . |...... +/..|]|-JH|+ 132 » rupicola (Mac-Clell>). 0 1-00. ssa see... |4|+ 133 » muttifasciatus Day notte Se +|/+ 134 » SOCONASH EB AAA SOQRAI RR Ea 135 | Lepidocephalichthys guntea (H. B.) . |......|..[..|--[e.+|/+].. +|..|1+ 136 » Berdmorei (Blyth) |......|..|.. RAGA PAS 137 | Acanthopsis choirorhyncehus (Bleek.). |...... +/4|..|..f..]t+ 138 SBONG TATMOYFRAC GIAN «-|ed..|4+|+ 139 » Berdmorei (Blyth) . ./\. 0. f..s..l. +|+/4]..]1+ 140 DI AISIONICO BIN CA e e LC +/+ 141 | Acanthophthalmus pangia (H. B.). . |......{..|-. soleef.0| + 142 » fuscus (Blyth). eco] ; -.|+ Fam. Scombresocidae. VA3IIRBCIONESCANCU GA HEBI E RA +/4+/+ 144 | Hemirhamphus ectuntio (H. B.). . +. + Fam. Clupeidae. 145 | Engraulis Hamiltonii, Gray Hard. . + 146 » telara%(18B:) eee ia 147 » purava, C. V.? c + 148 | Coilia borneensis, Bleek.? . + 1491 Chatoessusmodestus, DIy a entita ZA .|+ 1501UC(uDCatilishaM(B0BI)OO Se + 151 » CARCGUARDINE AI na J3H-|+ 152 | Megalops cyprinoides (Brouss.). . . A Fam. Notopteridae. 153 | MNotopterus RkRapirat, Lac. . . +... + E VI . {+ (159) PESCI DI BIRMANIA Sl Pegu La Tenasserim| Carin > Si si e |sis\g[e[a|s[s{s[o|_|- o |S|5/2/8|S|3|2/&#]s sc, 9 BISIOI di DOOR FASI cu Jalmaf2= S|=|2 [SIA e = SHE =|E Fam. Symbranchidae. 154 | Amphipnous cuchia (H. B.) . .o . . [-...6..].. calasiioi aslioalio la5 | Monopterus javanensis, Lac... . |......f.. + Fam. Muraenidae. 156 | Anguilla bicolor, Mac. Clell. . . . + + Ordo Plectognathi. Fam. Gymnodontes. 157 | Xenopterus naritus (Rich.) - | 158 | Tetrodon patoca, H. B. + 159 » cutcutia, H. B + JH|+ 160 » immaculatus, Schn. L 161 ò fAiuviatilis, H. B. - at 32 D. VINCIGUERRA (160) Subclassis CHONDROPTERYGII. Ordo PLAGIOSTOMATA. Fam. CARCHARIIDAE. 1. Carcharias Temminckii, M. H, Carcharias (Prionodon) Temminckii, Mull. & Henle, Plagiostom. p. 48, tav. 17. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 374. » » » Day, Fish. India, p. 717. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 17. Rangoon, 1 esempl. lungo 0°, 49. Questo individuo, benchè molto giovane, presenta quasi tutti i caratteri distintivi di questa specie, quali la forma allungata e l'apice tondeggiante del muso, l'estrema piccolezza dell’ occhio il cui diametro è notevolmente minore di quello dell’ apertura nasale, la struttura dei denti, la posizione delle pinne ed il notevole sviluppo della seconda dorsale. I denti della mascella superiore sono quasi regolarmente triangolari senza appendici alla base, essi presentano una finissima seghettatura sui mar- gini, che non si può distinguere che col mezzo di una lente d’ ingrandimento: quelli della mandibola invece sono lesiniformi, con base dilatata lateralmente, ma senza traccia veruna di se- ghettatura. Quelli laterali sono molto più piccoli dei mediani. Soltanto il loro numero non corrisponde a quello indicato da Miller e Henle e da Giinther, perchè mentre secondo questi 36 - 38 ; sg» Dell’ esemplare da me esaminato non sono più di 25 nella mascella superiore e 29 nella inferiore. autori essi sarebbero Questo fatto però non ha, a mio credere, alcuna importanza a cagione della differenza d'età fra questo esemplare e quelli di oltre un metro di lunghezza ricordati dagli autori. Non mi risulta che Day, nel suo lungo soggiorno in India, abbia mai avuto questa specie, poichè nè la figura, né indica (161) ‘PESCI DI BIRMANIA 33 la speciale provenienza degli esemplari su cui è fondata la de- scrizione: essa però fu osservata da Blyth che la dice comune a Calcutta (The Cartilaginous Fishes of Lower Bengal, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860), p. 36) ed è compresa nell’ enumerazione dei pesci Birmani data da Theobald (Burma, its people and pro- ductions, vol. I, p. 285). Essa è propria dell’ Oceano Indiano. © Fam. PRISTIDAE. 2. Pristis Perroteti, M. H. ? Pristis microdon, Latham, Trans. Linn. Soc. 1794, IT, p. 280, t. XXVI, fig. 4. » Perroteti, Mill. & Henle, Plagiostom. p. 108. mierodon, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXIV, Plagiostom., p. 54. » Perroteti, Giinth. Cat. Fish. VIII, p. 436. » » Day, Fish. India, p. 729, tav. CXCI. fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 88. Rangoon, 1 esempl. lungo 0”, 82. L'arma di questo giovane individuo , lunga 21 cm., è prov- vista di 19 paia di denti, che cominciano sin presso la base di essa: questi denti hanno una lunghezza di 6 mm. ed alla base una larghezza di 2 mm. Essi distano fra di loro alquanto più che non avvenga negli esemplari adulti, poichè lo spazio tra il 1.° ed il 2.° è di 8 mm. e quello fra il 18.° ed il 19.° di 11 mm. Si tratta quindi della forma che da Bleeker ricevette il nome di mcrodon, e che Giinther ha dimostrato essere fondata su esemplari giovani del Perrote, senza però che si possa assicu- rare la identità di essa col wmcrodon di Latham. La distinzione tra questa specie e l’antiguorum è molto difficile , per non dire impossibile, quando non se ne posseggano che le armi, dappoichè il numero e le distanze dei denti sono eguali in entrambe; essi però sono un po’ più robusti nell’antiguorum che nel Perroteti. Il vero carattere differenziale è dato dalla prima pinna dorsale che in questa specie é collocata anterior- mente alle ventrali, mentre nell’ altra trovasi al disopra di esse. Il P. Perroteti è comune in tutto l’ Oceano Indiano, mentre, a quanto pare, vi manca affatto l’ antiguorum. D. VINCIGUERRA. È) S4 D. VINCIGUERRA (162) Subclassis TELEOSTEI. Ordo ACANTHOPTERYGII. Fam. PERCIDAE. 3. Lates calcarifer (Bi.) Holocentrus calcarifer, Bloch, Ausl. Fisch., tav. 244. Lates nobilis, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. II, p. 96, tav. 13. » calcarifer, Giinth. Cat. Fish. I, p. 68. Plectropoma calcarifer, Bleek. Atl. Ichth. VII, p. 109, tav. 322, Percoid. 45, fig. 3. Lates calcarifer, Day, Fish. India, p. 7, tav. I, fig. 1. Rangoon, 13 esempl. lung. mass. 0%, 23. In tutti questi individui le tre spine del margine inferiore del preopercolo sono molto meno robuste dell’ angolare e sono dirette in avanti, questa specie però può raggiungere dimen- sioni molto maggiori di quelle presentate da questi esemplari; Bleeker ne ricorda uno pescato a Surabaia nel 1851, della lunghezza di m. 1,70 e di 200 libbre di peso. Questa specie trovasi anche in India e nella Cina: essa è specialmente frequente negli estuarii dei grandi fiumi. 4. Datnioides polota (Haw. BucH.) ? Chaetodon quadrifasciatus, Sevastianoff, Mém. Ac. Sc. Petersb. 1, 1809, p. 448, tav. 18. Coius polota, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 95 e 370, tav. 38, fig. 31. Datnioides polota, Bleek.-Natuurkund. Tijd. Ned. Indie, 1853, p. 441. » quadrifasciatus, Bleek. Atl. Ichth. VIII, p. 32, tav. 303. Per- coid. 27, fig. 1 (Sotto il nome di D. polota). » polota, Day, Fish. India, p. 96, tav. XXIV, fig. 6. » quadrifasciatus, Day, Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 534, fig. 162. Rangoon, 1 esempl. lungo 0" 12. Le fascie trasversali oscure scompaiono negli adulti, che pos- sono avere sino a m. 0,27 di lunghezza. Bleeker ha creduto di riconoscere in questa specie il Chaetodon quadrifasciatus descritto e figurato da Sevastianoff sino dal 1809. Non avendo però potuto constatare l'esattezza di questa sinonimia preferisco conservare il nome universalmente noto. (163) PESCI DI BIRMANIA 35 Questa specie vive nelle acque dolci alla foce del Gange e di altri fiumi dell’ India, della Birmania e del Siam, nonchè in quelli di Borneo e di Sumatra. Secondo Kner (Fische d. Novara Reise, p. 50) si troverebbe anche a Giava, ma Bleeker afferma come l'esemplare su cui baserebbesi tale indicazione fosse donato da lui e non avesse la provenienza indicata. 5. Ambassis nama (Haw. BucH.) Chanda nama, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 109 e 371, tav. 39, fig. 39. Ambassis oblonga, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. II, p. 185. » » Giinth. Cat. Fish. I, p. 228. » nama , Day, Fish. India, p. 50, tav. XIV, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 484, fig. 109. Meetan, 1 esempl. lung. 0”, 07. Questa specie si distingue da tutte le altre della stessa re- gione per il maggior numero di raggi molli nella seconda dor- sale che può arrivare sino a 17; è molto affine alla ranga (H. B.) ma se ne distingue per la forma più allungata del corpo, l’obliquità del profilo nucale ed il maggior diametro dell’occhio. L’A. nama è particolare alle acque dolci dell’ India e della Birmania. 6. Ambassis ranga (Haw. Buc®.) Chanda ranga, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 113 e 371. tav. 16, fig. 38. » lala, Ham. Buch. Fish. Ganges. p. 114 e 371, tav. 29, fig. 39. Ambassis alta, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. II, p. 183. » » Ginth. Cat. Fish. I, p. 227. » ranga, Day, Fish. India, p. 51, tav. XIV, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 485. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2.8, vol. 1I, p. 86. Rangoon, 8 esempl. Mandalay, 24 esempl. Bhamò 7 esempl. Kokarit 4 esempl. Meetan, 2 esempl. lung. mass. 0, 107. Tutti questi individui in generale hanno il corpo di colore gialliccio uniforme, le pinne sono tutte più o meno marginate di nero e sono di un colorito giallo alquanto più intenso del resto del corpo; quelli di Kokarit, che sono i più grandi sono di colore più oscuro. In tutti questi esemplari le spine dorsali Alia 36 D. VINCIGUERRA (164) hanno i margini lisci, ma le striature danno loro un aspetto seghettato. Day asserisce che in questa specie la proporzione tra la lunghezza della spina dorsale più lunga e quella del corpo varia coll’ età: negli esemplari da me esaminati questa varia- bilità è assai poco evidente: la spina dorsale più lunga é sempre la seconda e la terza anale è sempre più lunga della seconda. Gli esemplari di Bhamò mostrano qualche differenza dagli altri, avendo il corpo un poco più allungato, poichè l'altezza ne è con- tenuta circa 3 volte nella lunghezza di esso, mentre ordinaria- mente non lo è che 2 volte e !/,, il profilo della nuca è più obliquo ed i raggi molli della dorsale 15 invece di 13. Queste differenze però non mi sembrano poter avere un qualsiasi valore specifico, tanto più che Day dice che questa è la specie di Am- bassis soggetta, coll’età, a maggiori variazioni: io credo anzi che le variazioni sieno anche più grandi secondo le diverse regioni. Uno degli esemplari di Meetan presenta sulla regione pre- dorsale una gibbosità che è evidentemente da considerare come una mostruosità. Questa specie è sparsa in tutte le acque dolci dell’ India e della Birmania: il Museo Civico l'aveva già ricevuta dal capi- tano G. Ansaldo da Bassein. Fam. SQUAMIPINNES. 7. Scatophagus argus (Gw.) Chaetodon argus, Gm. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1248. Scatophagus argus, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. VII, p. 136. » » Ginth. Cat. Fish. II, p. 58. » » Day, Fish. India, p. 114, tav. XXIX, fig. 3. — Faun Br. Ind. Fish. II, p. 18, fig. 6. Ephippus argus, Bleek. Atl. Ichth. IX, p. 21, tav. 363, Chaetod, I, fig. 2 Rangoon, 11 esempl. lung. mass. 0" 102. Gli individui anche meno sviluppati, di non più che 5 cm. di lunghezza hanno già la colorazione caratteristica dello S. argus: ciò è in contraddizione con l’affermazione di Gunther (Ann. Mag. Nat. Hist. 1867, ser. 3, vol. XX, p. 58) che lo S. ornatus, da lui precedentemente ritenuto come specie distinta, debba in- vece considerarsi come il giovane dell’ argus: alcuni di questi (165) PESCI DI BIRMANIA | 37 individui hanno le macchie più grandi e meno abbondanti, ma nessuno presenta le piccole macchie e le due fascie chiare, rosse durante la vita, che vanno dalla fronte al muso e dalla nuca all’ occhio , delle quali conservano traccie visibiti alcuni esem- plari di Amboina, da me esaminati, uno de’ quali supera in grandezza il più grande degli individui raccolti da Fea. Bleeker agli altri sinonimi dello Sc. argus, aggiunge anche lo S. Bougamvilli, C. V. Questa specie trovasi nel mare e nelle acque dolci dell’ India, della Malesia, della Cina, delle Filippine e della Nuova Olanda. 8. Toxotes microlepis, Giunti. Toxotes microlepis, Ginth. Cat. Fish. II, p. 68. » » Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 142. » » Day , Fish. India, p. 117, tav. XXX, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. lI, p. 22. fig. 9. » » Bleek. Atl. Ichth. IX, p. 2, tav. 363, Chaetod. 1, fig. 3. Kokarit 6 esempl., Meetan 1 esempl. lung. mass. 0" 17. In questa specie il colorito pare assai variabile: Gunther la descrive come provvista di quattro macchie nere da ogni lato e Bleeker ne figura un’ esemplare che corrisponde alla descri- zione; Day invece la figura con tre striscie nere, irregolari e talora interrotte poste tra il dorso ed i fianchi ed altre due, meno ben distinte lungo la base della pinna anale. Gli esem- plari da me esaminati presentano appunto tale sistema di colo- razione. La linea laterale consta di 40 a 42 squame. Le tre ultime spine dorsali sono quasi eguali in lunghezza, mentre negli individui di 7. chatareus (H. B.) raccolti a Bassein dal capitano Ansaldo e da me già ricordati (Ann. Mus. Civ. Ser. 2.* vol. II, p. 87) la terza spina dorsale, e non la quarta come afferma Day, è la più lunga e le altre due successivamente de- crescenti. La pinna anale è più corta, il corpo meno tozzo ed il profilo del dorso più retto che nelle altre specie. Questa specie venne quasi contemporaneamente descritta da Gunther e da Blyth sotto lo stesso nome e non è facile accer- - 38 D. VINCIGUERRA (166) tare quale dei due autori abbia preceduto l’altro. Il 2.° volume del Catalogo di Ginther porta la data del 1860 ed apparisce essere stato ultimato il 1.° giugno, mentre il volume del « Journal of the Asiatic Society » per l’anno 1860, in cui si contiene la descrizione di Blyth, porta la data del 1861, e però mi pare più giusto attribuire la priorità della descrizione al Giinther piuttosto che al Blyth, come invece fa il Day. La po- steriorità del lavoro di Blyth mi pare poi dimostrata dal fatto che il Giinther ignorava tale lavoro all’ epoca della pubblicazione del suo 2.° volume e solo comincia a citarlo (sotto la data del 1861) nel 5.°, licenziato per la stampa il 28 febbraio 1864. Si aggiunga anche che, per quanto riconoscibile, la descrizione di Blyth è ben lungi dall'avere l’ accuratezza di quella di Gunther. Gli esemplari descritti da Ginther provenivano dal Siam, e quelli di Blyth dal fiume Sittang nel Tenasserim: fu anche ri- trovata in Birmania da Day e nelle isole di Sumatra e Borneo da Bleeker. Sembra esclusiva alle acque dolci. Fam. NANDIDAE. 9. Badis Buchanani, Bierx. Labrus badis, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 70 e 368, tav. 23, fig. 33. Badis Buchanani, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXV, Nalez. Ichth. Faun. Beng. en Hind. p. 106, tav. 2, fig. 3. » » Ginth. Cat. Fish. III, p. 367. » » Day, Fish. India, p. 128, tav. XXXI, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 80, fig. 38. Meetan, 1 esempl. giov. lungo 0”, 043. Questo genere si distingue dagli altri Nandidi per la presenza di una sola spina sull’opercolo, per la mancanza di seghet- tatura sulle ossa opercolari e pel considerevole numero delle spine dorsali, che in questo individuo sono 17 seguite da 8 raggi molli. Il colorito di questo esemplare è bruno con una macchia nera al disopra della base della pettorale ed un'altra in alto presso la radice della coda, colorazione che è indicata da Day come caratteristica degli esemplari Birmani di questa specie. E forma caratteristica delle acque dolci dell’ India e della Birmania. (167) PESCI DI BIRMANIA 39 10. Nandus marmoratus, Cuv. Var. Coius nandus, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 96 e 370, tav. 30, fig. 32. Nandus marmoratus, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. VII, p. 482, tav. 207. » » Giinth. Cat. Fish. IJI, p. 367. » » Day, Fish. India p. 129, tav. XXXII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 82. fig. 39. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, ser. 2.a vol. II, p. 87. Mandalay, 18 esempl. Kokarit, 9 esempl. lung. mass. 0", 145. Questi individui sono tutti rassomigliantissimi tra loro per tutti i caratteri, tranne qualche leggiera variazione nel profilo del dorso che in alcuni è più retto ed in altri più arcuato. Questa specie è molto affine al N. nedulosus (Gray) delle isole della Sonda, ma se ne distingue pel maggior numero di squame della linea laterale e per la maggiore lunglrezza dell’ osso ma- scellare. È specie propria alle acque dolci e salmastre dell’ India e della Birmania: Day la dice comune nei fossi e nei campi inon- dati: Gunther fra gli altri esemplari ne enumera uno delle Molucche, sulla quale provenienza io conservo però molti dubbii. 11. Pristolepis fasciata (BLEEK.) Catopra fasciata, Bleek. Natuurkund. Tijd. Ned. Ind. 1851, p. 65. » nandioides, Bleek. ibid. p. 172. » fasciata, Giinth. Cat. Fish. III, p. 368. » siamensis, Giinth. Proc. Zool. Soc. London 1862, p. 191, tav. XXVI, fig. A. Pristolepis fasciatus, Day, Fish. India, p. 131, tav. XXXII. fig. 3. » » Bleek. Atl. Ichth. IX, p. 80, tav. 391. Mull. I, fig. 4. » fasciata, Day, Faur. Br. Ind. Fish. II, p. 8. Kokarit, 2 esempl. Meetan, 1 esempl. lung. mass. 0" 124. Questi individui presentano la macchia nera all’ ascella della prima pettorale, che si estende sulla base di questa, del resto sono uniformemente grigio-verdastri; solo l'individuo più piccolo offre traccie di fascie trasversali oscure, che evidentemente sva- niscono coll’ età. Day ha riunito a questa specie la Catopra nandioides, Bleek. e la C. siamensis, Ginth. fondate su piccole differenze di statura e sul vario numero delle spine dorsali. 40 D. VINCIGUERRA (168) Tutti gli individui da me esaminati hanno 13 spine e 15 raggi molli. Non credo si possa attribuire alcun valore specifico alla biforcazione delle spine opercolari: di questi tre individui, uno le ha tutte e due semplici, uno ha bifida la superiore ed il terzo l’inferiore. Questa specie pare piuttosto rara, a giudicare dallo scarso numero di esemplari ricordati dagli autori che se ne occupa- rono: non si trova nell’ India e non fu raccolta che in Birmania, nel Siam e nelle isole della Sonda. Fam. POLYNEMIDAE. 12. Polynemus paradiseus, Linn. Polynemus paradiseus, Linn. Syst. Nat. I, p. 1401. » » Giinth. Cat. Fish. II, p. 320. » » Day, Fish. India, p. 176, tav. XLII, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 102. Rangoon, 6 esempl. lung. mass. 0" 178. I filamenti pettorali sono in questa specie in numero di sette e lunghissimi, i superiori misurano circa il doppio del corpo. È specie marina diffusa in tutto il mare delle Indie e della Malesia, che entra nei fiumi nell’ epoca della riproduzione. 13. Polynemus indicus, SHAW. Polynemus indicus, Shaw, Zool. V, p. 155. » » Giinth. Cat. Fish. II, p 326. » » Day, Fish. India, p. 179. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 105. Rangoon, 4 esempl. lung. mass. 0" 23. I cinque filamenti pettorali sono poco più lunghi delle pinne pettorali. I due lobi caudali terminano con filamenti molto lunghi che sono specialmente sviluppati negli individui più giovani; anche la terza spina dorsale è in questi individui pro- lungata in filamento. Questa specie si trova in tutto l Oceano Indiano sino alle coste d'Australia. ai (169) PESCI DI BIRMANIA 41 14. Polynemus tetradacetylus, SÒaw. Polynemus tetradactylus, Shaw, Zool. V, p. 155. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 329. » » Day, Fish. India, p. 180. — Faun. Br. Ind Fish. II, p. 106. Rangoon, 10 esempl. lung. mass. 0%, 186. I filamenti pettorali sono quattro: la loro lunghezza è poco considerevole: tutt’ al più si estendono sino all’ estremità delle ventrali, ma ordinariamente non oltrepassano quella delle pet- torali. Anche questa specie è diffusa in tutto il mare dell’ India e della Malesia spingendosi pure sulle coste della Cina. Fam. SCIAENIDAE. 15. Sciaena coitor (Ham. Bucn.) Bola coitor, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 75 e 368, tav. 27, fig. 24. , Corvina coitor, Gunth. Cat. Fish. II, p. 301. Sciaena coitor, Day, Fish. India, p. 187, tav. XLIV, fig.3. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 115, fig. 49. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. XVIII, p. 652. — Ibid. ser. 2 2 II, p. 88. Mandalay, 11 esempl. Rangoon 6 esempl. lung. mass. 0, 19. Questa specie sembra molto comune nel bacino dell’ Irawadi. Il Museo Civico la ricevette già da Minhla (coll. Comotto) e da Bassein (coll. Ansaldo). Secondo le indicazioni del catalogo di Gunther questa specie non troverebbesi soltanto nei grandi fiumi indiani e birmani, ma ben anco in Cina. 16. Seciaenoides pama (Ham. BucH.) Bola pama, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 79 e 368, tav. 32, fig. 26. Collichthys pama, Ginth. Cat. Fish. II, p. 316. Sciaenoides pama, Day, Fish. India, p. 193. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 124. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2.* vol. II, p. 88. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. 0", 20. E specialmente notevole per l’estrema piccolezza dell’ occhio , il cui diametro è contenuto circa 8 volte nella lunghezza della ‘42 D. VINCIGUERRA (170) testa: in questi individui sono poco distinti i pori che si tro- vano nelle varie regioni del capo. Questa specie è ora per la prima volta indicata di una loca- lità Birmana: sinora essa non era stata ricordata che del golfo di Bengala. Rimonta i fiumi sino al limite d’ influenza della marea. Fam. TRICHIURIDAE. 10. 'Trichiurus haumela (Forsx.) Clupea haumela, Forsk. Descr. Anim. p. 72. 'Trichiurus haumela, Giinth. Cat. Fish. II, p. 348. » malabaricus, Day, Malab. Fish. p. 65, tav. 5. » haumela, Day, Fish. India, p. 201. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 134. Rangoon, 1 esempl. lungo 0”, 30. Questa specie è molto affine al 77. savala, C. V., col quale ha comune la notevole sporgenza della mandibola inferiore, ed il grande sviluppo dei denti canini, ma se ne distingue pel maggior numero delle spine dorsali che in questo individuo sono 128, e per le spine anali che sono sensibili al tatto ma non sono visibili. La figura data dal Day nei « Fishes of Ma- labar » del suo 7. malabaricus corrisponde esattamente a questo individuo. È, secondo Day, più comune del savala e si trova dalle coste orientali d’Africa al mar della Cina, penetrando negli estuarii. Cantor (Journ. As. Soc. Beng. XVII (1849) p. 1097) afferma che in alcune epoche dell’anno entrambe le specie emettono una viva luce fosforescente. Fam. CARANGIDAE. 18. Caranx hippos (Linn.) Scomber hippos, Linn. Syst. Nat. T, p. 494. Caranx hippos, uwiintb. Cat. Fish. II, p. 449. » » Day. Fish. India, p. 216. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 154. » » Gunth. Fische d. Sudsee, fasc. V. p. 131, tav. 84. Rangoon, 1 esempl. lungo 0”, 104. Questa specie è comune a tutti i paesi delle zone intertropi- RETI n (171) PESCI DI BIRMANIA 43 cali, dappoichè essa trovasi tanto sulle coste orientali d'America, quanto in Polinesia: può dirsi forma essenzialmente marina. 19. Equula edentula (Br.) Scomber edentulus, Bloch, Ausl. Fisch., t. 428. Equula caballa, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. X, p. 73. » edentula, Giinth. Cat. Fish. II, p. 498. » » Day, Fish. India, p. 238. tav. LII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 186, fig. 65. Rangoon, 9 esempl. Meetan, 5 esempl. lung. mass. 0°, 078. Gli individui di Meetan, che si trovano in un migliore stato di conservazione, presentano abbastanza manifeste le fascie tras- versali nere, le quali secondo Cuvier e Valenciennes devono, durante la vita, essere di colore rossastro. Sembra che soltanto gli individui giovani ascendano i fiumi al di là dei limiti della marea. La specie trovasi dal Mar Rosso sino a tutto l’Arcipelago Austro-Malese. Fam. STROMATEIDAE. 20. Stromateus sinensis, EuPÒr. Stromateus sinensis, Euphrasen, Vetensk. Acad. N. Handl. Stockholm, IX, p. 49, tav. 9. » atous, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. IX, p. 389. » » Giinth. Cat. Fish. II, p. 399. » sinensis, Day, Fish. India, p. 246, tav. LI (C), fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 197. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. m. 0,065. È degno di nota come individui così piccoli non presentino traccia alcuna di pinne ventrali, che, come è noto, esistono nei giovani del nostro St. fiatola, Linn., che vennero per tale ca- gione per molto tempo considerati come specie distinta sotto il nome di S. mcrochirus (Bon.). Questi due individui corrispon- dono esattamente alla figura che ne dà il Day, il quale dice che i giovani sono comuni lungo le coste e risalgono gli estuarii. La specie trovasi in India, nell’Arcipelago Malese ed in Cina. 44 D. VINCIGUERRA (172) Fam. TRACHINIDAE. 21. Sillago panijus (Haw. Buc4.) Cheilodipterus panijus, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 57 e 367. Sillago domina, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. III, p. 415, tav. 69. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 246. » » Day, Fish. India, I, p. 264, tav. LVIII, fig. 3. » panijus, Day, Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 223, fig. 80. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. 0", 128. È ben distinta da tutte le sue congeneri per il notevole pro- lungamento della seconda spina dorsale. Day nel suo supple- mento ai « Fishes of India » (p. 791) e nell’ ultima edizione della sua opera ha riferito alla ago domina, Cuv. Val., il Cheilodipterus panijus di Hamilton Buchanan e, per legge di priorità, ne ha mutato conseguentemente il nome specifico. Il confronto della descrizione originale di Hamilton Buchanan con quella di Cuvier e Valenciennes e con questi esemplari mi ha convinto di tale identità specifica. Quantunque Day e Ginther la indichino come specie dell’Ar- cipelago Malese, pure io sono d’avviso che essa sia limitata al golfo di Bengala ed alla Birmania, non vedendola accennata in alcuno dei lavori di Bleeker, nè figurata nelle tavole delle .S- lago nell’ « Atlas Ichthyologique », tavole il cui testo non fu pubblicato. Si noti pure che, secondo mi viene riferito dal signor A. Perugia, in tutto il ricco materiale ittiologico indo- malese posseduto dal Museo Civico di Genova, non esiste un solo esemplare di Si/ago con filamenti dorsali, riferibile alla panijus. Questa specie probabilmente risale anche i fiumi, nei limiti dell’ influenza della marea. (173) PESCI DI BIRMANIA 45 Fam. BATRACHIDAE. 22. Batrachus gangene (Haw. Buck.) Batrachoides gangene, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 34 e 365, tav. 14, fig. 8. Batrachus grunniens, Gunth. Cat. Fish. III, p. 168. » gangene, Day, Fish. India, p. 270, tav. LX, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 229% Rangoon, 1 esempl. lungo 0”, 205. La presenza di sole tre spine opercolari, su cui Gunther fon- dava il suo B. trispinosus (Cat. Fish. III, p. 169) non è, secondo Day, carattere stabile e perciò non ha valore specifico. La dif- ferenza tra le due specie indiane di Batrachus consiste quasi esclusivamente nel foro ascellare che trovasi nel grunmniens , (Linn.) mentre manca nel gangene. Questa specie è stata trovata negli estuarii di tutti i grandi fiumi dell’ India e della Birmania e, seguendo le indicazioni di Gunther, anche ad Amboina. Fam. GOBIIDAE 23. Gobius melanocephalus, Breex. Gobîius melanocephalus, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXII, Blennioid. en Gob., p. 33. » personatus, Bleek. ibid. p. 34. » grammepomus, Bleek. ibid. p. 34. » » Ginth. Cat. Fish. III, p. 64. » personatus, Day, Fish. India, p. 292, tav. LXIII, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 263. Meetan, 2 esempl. lung. mass. 0", 15. In questa specie la colorazione è molto variabile; sono però costanti la piccola macchia oscura sulla parte superiore della base della pettorale ed altre cinque o sei più grandi lungo i fianchi, le quali sono evidenti anche in questi due individui, benchè giovanissimi. Dei tre nomi, sotto i quali Bleeker descrisse contemporanea- mente questa specie ho preferito quello di me/anocephalus perchè pe I "’gae--ce- pp. POT Si n n rt | > re TE = 46 D. VINCIGUERRA (174) é il primo fra quelli usati da lui, quantunque esso indichi un carattere, che deve essere presente solo in casi eccezionali. È specie molto diffusa che fu trovata da Ceilan sino ad Am- boina, nelle acque dolci e salmastre. 24. Gobius giuris, Ham. Buca. Gobius giuris, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 51 e 366, tav. 33, fig. 15. » » Gunth, Cat. Fish. III, p. 21. » » Day, Fish. India, p. 294, tav. LXVII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 266. Rangoon, parecchi esempl. lung. mass. 0", 125. Questa specie trovasi nell'acqua dolce dalla costa del Mozam- bico, dove fu raccolto e poi descritto da Peters col nome di G. platycephalus (Reise nach Mossambique p. 20 tav. II, fig. 2) a quella della Cina. Una varietà di esso, che secondo Day po- trebbe anche formare una specie distinta, il G. kokzus, C. V. non abbandona mai il mare o gli estuaril. 25. Apocryptes lanceolatus (Scun.) Eleotris lanceolata, Schn. Bloch. Syt. Ichth. p. 67, tav. 15. A pocryptes lanceolatus, Ginth. Cat. Fish. III, p. 80. » » Day, Fish. India, p. 301, tav. LXIV, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 277. Rangoon, molti esempl. lung. mass. 0", 156. Questa specie è bene distinta da tutte le altre dello stesso genere per l’ estrema piccolezza dell’ occhio, il quale è appena. 1/, della lunghezza del capo. Il corpo presenta in alcuni delle traccie assai poco distinte di fascie angolari brune, con l’apertura dell'angolo rivolta verso la coda; sulla base della coda si nota quasi costantemente, presso il margine dorsale, una macchietta nera. La pinna codale ha i raggi mediani assai più lunghi degli altri e presenta molte fascie trasversali nere. Trovasi tanto in India, quanto nell’Arcipelago Malese. (175) PESCI DI BIRMANIA 47 26. Apocryptes bato (Ham. BucÒ.) Gobius bato, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 40 e 365, tav. 37, fig. 10. Apocryptes bato, Glnth. Cat. Fish. III, p. 82. » batoides, Day, Fish. India, p. 301, tav. LXVI, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 277. » bato, Day, ibid. p. 302, tav. LXIV, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 278. Rangoon, molti esempl. lung. mass. 0", 142. Nella serie abbastanza numerosa di esemplari da me esami- nati io ne ho potuto distinguere quattro, nei quali i denti sono più grandi, più radi e quindi assai meno numerosi che negli altri e precisamente 9 o 10 per ogni lato come dovrebbero tro- varsi nell’A. datoides descritto da Day sopra un’ unico esemplare di Moulmein: alcuni di questi denti sono bilobi alla loro estre- mità, altri invece sono conici, lo stesso fatto si verifica negli individui con denti più numerosi, circa 24 per ogni metà di ma- scella, i quali per questo carattere si dovrebbero riferire al vero A. bato (H. B.). La differenza tra le due specie non consisterebbe però soltanto nel numero, ma anche nella forma dei denti che nell’A. datoides sono conici e nel bato invece sono bilobi. Ma a questo secondo carattere non si può, a parer mio, attribuire alcun valore specifico, dal momento che nello stesso individuo si trovano denti dell’ una e dell’ altra foggia; anche il numero di essi non apparisce del tutto costante, laonde io ritengo che entrambi non sieno caratteri sufficienti per una distinzione spe- cifica e che le loro variazioni debbano attribuirsi all’ età degli individui, ed allo sviluppo ed al consumo dei denti; forse anche il sesso ha influenza specialmente sul numero dei denti, ma su questo nulla posso affermare perchè il cattivo stato di conserva- zione di questi esemplari non mi permise ricerche di tal fatta. Debbo anche notare che gli individui con minor numero di denti hanno ordinariamente i raggi mediani della pinna codale assai più sviluppati degli altri. Bleeker, fondandosi sulla diversa struttura dei denti, suddivi- deva il genere Apocryptes in quattro generi diversi (Arch. Néerl. IX, We, + o iam deo 48 D. VINCIGUERRA (176) p. 327) ma questo smembramento per le accennate ragioni mi pare affatto arbitrario. Questa specie non sembra molto frequente nelle collezioni. Day non indica il bato che del Bengala inferiore e dell’ Orissa e del bdazoides, come dissi, non ebbe che un solo esemplare di Moulmein; è anch’ essa da ascriversi alle forme d’estuario. 27. Boleophthalmus Boddaertii (Part.) Gobius Boddaerti, Pall. Spicil. Zool. VIII, p. 11, tav. 2, fig. 4 e 5. Boleophthalmus Boddaerti, Gunth. Cat. Fish. III. p. 102. » » Day, Fish. India, p. 307, tav. LXV. fig.2. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 285. Rangoon, parecchi esempl. lung. mass. 0". 155. In questa specie i denti della mandibola sono orizzontali: dietro la sinfisi vi sono due canini. Il corpo non presenta fascie verticali, come dice Day, ma piuttosto oblique dall’avanti all’in- dietro come si vede bene nella figura datane dallo stesso Day. La pinna dorsale anteriore presenta delle numerose punteggia- ture bianche, che durante la vita sono azzurre: queste punteg- giature sono più grandi e disposte a serie nella posteriore che lungo la sua base presenta delle macchie anche più grandi: le pettorali hanno il margine nero. Bleeker dapprima ed in seguito Day hanno giustamente tolto il genere Boleophthalmus dal gruppo delle Eleotris, ove lo collocava Giinther. Le pinne ventrali sono in tutte le specie riunite per tutta la loro estensione in ognuno di questi individui : ciò ho pure potuto verificare in esemplari di B. viridis (H. B.) di Borneo e pectinirostris (Gm.) della Cina posseduti dal Museo Civico e lo stesso dice Day per tutte le altre specie da lui descritte. Questo genere è pertanto assai più vicino ai Gobius che non lo stesso Perzophthalmus nel quale le ventrali non sono riunite che alla loro base; è quindi necessario allontanarlo af- fatto dalle Z/eotris in cui le ventrali non solo non sono affatto congiunte insieme, ma ben anco inserite a notevole distanza l'una dall'altra. (177) PESCI. DI BIRMANIA 49 È probabilmente questa la specie cui accenna il Fea nel rac- conto del suo viaggio al Tenasserim (Boll. Soc. Geogr. Italiana, Luglio 1888) dandone uno schizzo che rappresenta il pesciolino in atto di camminar sulla spiaggia. Trovasi lungo tutta la costa da Bombay sino alla Malesia. Nel Sind è rappresentato dai B. tenuis, Day, Dussumierti, C. Vi. e dentatus, C. V. 23. Amblyopus rubicundus (Ham. Bucr.) Gobioides rubicundus, Han. Buch. Fish. Ganges, p. 37 e 365, tav. 5, fig. 9. Amblyopus Hermannianus, Gunth. Cat. Fish. III, p. 135. » taenia, Giinth. ibid. Gobicides rubicundus, Day, Fish. India, p. 319, tav. LXVII, fig.6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 301. Rangoon, 5 esempl. lung. mass. 0", 24. In tutti questi esemplari i denti esterni uncinati della mandi- bola inferiore si mostrano generalmente anche più sviluppati di quelli del premascellare. Non esiste alcuna traccia di barbigli neppure negli individui più giovani: gli occhi sono collocati nella parte più elevata del capo e sono estremamente piccoli. Questa specie è poi bene distinta da tutte le altre per il grande svi- luppo dei raggi mediani della pinna codale, che senza essere totalmente indipendente dalle altre, come nel coecw/us (Schn.), pure ne è bene distinta perchè la membrana della dorsale e dell’anale si inserisce soltanto alla sua base e non si continua con essa come nel Buchanani (Day). Ho creduto di ritenere come nome generico quello di Am- blyopus proposto da Cuvier e Valenciennes e non già quello di Gobiovides, ammesso da Day, perchè, a mio credere, il Gobzozdes Broussonetii di Lacépède, del Perù e dell’ Ecuador, a cagione del numero notevolmente minore dei raggi dorsali ed anali, deve essere riferito ad un genere diverso da quello cui appar- tengono questa specie e le congeneri indiane, ad onta delle ragioni date da Ginther (Cat. Fish. III, p. 186) per la riunione di esse in un genere solo. Questa specie vive negli estuarii in India, Malesia e Cina. D. VINCIGUERRA. 4 50 D. VINCIGUERRA (178) Fam. MASTACEMBELIDAE. 29. Rhynchobdella aculeata (Br.) Ophidium aculeatum, Bloch, Ausl. Fisch., tav. 159, fig. 2. EKhynchobdella aculeata, Ginth. Cat. Fish. III, p. 540. » » Day, Fish. India, p. 338, tav. LXXII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 381, fig. 110. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 652. Mandalay, varii esempl., Bhamo, 2 esempl. lung. mass. 0%, 23. Gli esemplari più grandi sono quelli che mostrano più mar- cati gli ocelli neri marginati di bianco, lungo la base della pinna dorsale. I due individui di Bhamo, molto giovani, presen- tano delle fascie trasversali, le quali dal capo scendono fin sotto la gola. Questa specie vive negli estuarii ed acque dolci dell’ India, Birmania, Siam, Malesia (Borneo) e Molucche. Il Museo Civico ne possedeva già alcuni esemplari dell’ Irawadi, raccolti a Minhla dal capitano Comotto. 30. Mastacembelus zebrinus, BLyTH. Mastacembelus zebrinus, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXVII (1858) p.231. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 541. » » Day, Fish. India, p. 339, tav. LXXII, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 333, fig. 111. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 653. Rangoon, parecchi esemplari, Mandalay 2 esempl. lung. mass. 0", 26. Gli individui conservati nello spirito appariscono grigii sul dorso e bianchicci sul ventre con 18 a 20 fascie trasversali brune marginate di bianco gialliccio: nel vivo però, secondo Day, il dorso sarebbe verdastro, le fascie trasversali azzurre e la loro marginatura giallo-dorata. Questa specie é esclusiva alla Birmania, dove rappresenta il M. pancalus (H. B.) dell'India, di cui forse non è, secondo Day, che una semplice varietà. Anche questa specie è fra quelle rac- colte a Minhla dal cap. Comotto. (179) PESCI DI BIRMANIA ol 31. Mastacembelus unicolor, Cuv, Var. Mastacembelus unicolor, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. VIII, p. 453. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 542. » » Day, Fish. India, p. 339, tav. LXXII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 332. Mandalay, 3 esempl. lung. mass. 0%, 285. Si nota una certa variabilità nel numero e nello sviluppo dei raggi delle pinne in questa specie, infatti secondo Day noi 33 - 84 8 avremmo: D = e A 73 In questi tre individui ho potuto osservare le seguenti parti- colarità : esempl. lung. 0”, 220 Dorsale +, Anale È » » 0,250 Na » » OD 285 » i, » —. Nell’ esemplare più piccolo la penultima spina dorsale è la più robusta di tutte e dopo di essa ne viene un’altra piccolis- sima; nello stesso esemplare la seconda spina anale è ben svi- luppata ed assai poco la terza: negli altri due esemplari l’ ul- tima spina dorsale è quella più robusta, in quello lungo 0", 250 la prima spina anale è quasi impercettibile e completamente as- sente nell’ altro. Esistono una spina preorbitale e tre spine preopercolari, delle quali la superiore è la più robusta e 1’ in- feriore la più debole. Il corpo, ad onta del nome specifico, è cosparso di macchie gialle. Le pinne pettorali hanno delle fascie nere a zig-zag, che in uno di questi esemplari si toccano tra loro, formando una specie di rete a larghe maglie. Questa specie che pare abbastanza rara, non è conosciuta che della Birmania e dell’isola di Giava, ove fu raccolto l'esemplare tipico da Kuhl e van Hasselt. no o rega: ep; * = ear —=-mrrworr e 52 D. VINCIGUERRA (180) 32. Mastacembelus armatus (Lac.) Macrognathus armatus, Lacép. Hist. Nat. Poiss. II, p. 286. Mastacembelus armatus, Gunth. Cat. Fish. III, p. 542. » » Day, Fish. India; p. 340, tav. LXXIII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 334. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova XVIII, p. 653. Diversi esemplari di Mandalay, Bhamo, Catcin Cauri e Meetan, lung. mass. 0", 375. Il numero delle spine nella pinna dorsale anteriore varia in questi individui da 35 a 39: le due ultime e specialmente l’ul- tima sono più robuste delle precedenti. Parecchi individui fra quelli raccolti nel paese dei Catcin Cauri ed a Meetan sono gio- vanissimi ed essi presentano le linee brune, o continue o inter- rotte, ondulate o reticolate, anche nelle parti inferiori del corpo, mentre negli adulti sono limitate alle parti laterali. In questi individui giovani la pinna codale è quasi completamente libera dall’ anale e dalla dorsale, ma esaminando individui un po’ più sviluppati, si vede chiaramente, come col crescere dell’ età la membrana di quelle due pinne si vada estendendo sui raggi codali. Gli individui di Meetan appartengono alla varietà M. marmo- ratus che Cuvier e Valenciennes descrivevano come specie di- stinta (vol. VIII, p. 461) su individui raccolti a Misore da Dus- sumier. a Questa è la specie più diffusa e più comune: dall’ India giunge alla Cina: il capitano Comotto l’aveva già raccolta a Minhla. Fam. MUGILIDAE. 33. Mugil belanak, BLrrx. Mugil belanak, Bleek. Natuurkund. Tijdsch. Ned. Indie, 1856, p. 337. » » Giinth. Cat. Fish. IlI, p. 427. » » Day, Fish. India, p. 351, tav. LXXIV, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 345. Rangoon, parecchi esempl. lung. mass. 0", 25. Questa specie si distingue dalle altre del medesimo gruppo, vale a dire da quelle provviste di una palpebra adiposa poste-. (181) PESCI DI BIRMANIA 53 riore, per l'assenza della squama ascellare allungata, per la forma allungata del corpo, la cui altezza è compresa 5 volte. e !/, nella lunghezza totale, per la piccolezza degli occhi che sono lunghi !/. del capo e per lo spazio infraorbitale che è doppio del diametro degli occhi. L’estremità dell’osso mascellare è visibile ed il preorbitale è dentellato. L'inserzione della pinna dorsale anteriore ha luogo sulla undecima squama della linea laterale e quella della posteriore tra la ventunesima e la venti- duesima. Delle specie di Mugi a palpebra adiposa, nessuna è ricordata dagli autori di provenienza assolutamente Birmana, benchè pa- recchie specie abbiano una distribuzione geografica che va dal Mar Rosso sino alla Cina. Theobald (Burma, ecc. p. 236) però afferma che senza alcun dubbio parecchie specie di questo gruppo debbano trovarsi sulle coste Birmane, dappoichè Day ne enu- mera ben 12 specie come provenienti dai mari dell’ India. Il M. belanak trovasi anche a Giava ed a Borneo: è specie che risale i fiumi. 34. Mugil corsula, Ham. Buck. Mugil corsula, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 221 e 381, tav. 9, fig. 97. » » Giinth. Cat. Fish. III, p. 460. » » Day. Fish. India, p. 354, tav. LXXI, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 349. Rangoon, parecchi esempl., Mandalay, 1 esempl. Bhamò, 1 esempl. lung. mass. 0", 218. Appartiene al gruppo privo di palpebra adiposa ed è specie distinta da tutte le altre per la estrema piccolezza dell’ occhio, che è contenuto non meno di 7 volte nella lunghezza della testa ed è posto nella parte più superiore del capo, in corri- spondenza del profilo frontale, e per la forma stessa del capo che è piano, allungato, quasi sfireniforme. Questi caratteri lo fanno essere ben diverso dall’altra specie di Mugi, caratteristica dei fiumi della Birmania, il M. Hamiltonii, in cui gli occhi sono più grandi e posti in posizione normale, la forma del capo si- mile a quella ordinariamente presentata dalle specie di questo Pmi iii SETT I 9 54 D. VINCIGUERRA (182) genere, ed esiste una robusta spina opercolare, della quale manca qualsiasi traccia nel M. corsula. Questa specie si trova in Bengala ed in Birmania e risale i fiumi, molto al di là dei limiti della marea. 35. Mugil Hamiltonii, Day. Mugil Hamiltonii, Day. Proc. Zool. Soc. London, 1869, p. 614. — Fish. India, p. 354, tav. LXXV, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 349. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2.2, vol. II, p. 89. Rangoon, parecchi esempl. lung. mass. 0", 109. Le squame sono in questa specie piccole e numerose, spe- cialmente sulla linea trasversale ove se ne contano 18: quelle della linea laterale sono 44 o 45. L’osso preorbitale non ricopre completamente il mascellare ed è armato di spine lunghe e ro- buste. Pare che questa specie non raggiunga mai statura con- siderevole, perchè la lunghezza massima data da Day è di 4 pollici e ‘/,, vale a dire poco più di 11 centimetri. È specie esclusiva dei fiumi della Birmania. Il Museo Civico ne possedeva già un esemplare raccolto a Bassein dal capitano Ansaldo. Fam. OPHIOCEPHALIDAE. 36. Ophiocephalus marulius, Haw. Buck. Ophiocephalus marulius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 65 e 367, tav. 17 fig. 19. » » Giinth. Cat. Fish. III, p. 478. » » Day, Fish. India, p. 363, tav. LXXVI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 360. Rangoon, 1 esempl. Mandalay, 5 esempl. Bhamo, 7 esempl. lung. mass. O" 376. Questi individui hanno tutti una macchia rotonda nera, cir- condata da un anello bianco sulla base dei raggi codali supe- riori e presso la linea laterale alcune macchie trasversali scure, quali più, quali meno distinte, dirette dall’ avanti all'indietro e pureni $3-> (183) PESCI DI BIRMANIA 55 pure marginate posteriormente di bianco. Le più marcate sono quattro, delle quali la prima si trova a poca distanza dall’ apice della pinna pettorale e le altre si seguono equidistanti con un intervallo di circa 10 squame l una dall'altra. I raggi della pinna dorsale variano in numero da 50 a 54 e le squame della linea laterale da 65 a 70. Day ha anche descritto (Proc. Zool. Soc. London, 1870, p. 99) un Ophiocephalus aurolineatus di Moulmein, che presenta una stria longitudinale dorata che dal muso, passando sulla linea laterale, va sino alla coda, ma in seguito ha riconosciuto essere questo il giovane del marw/ius: nessuno degli esemplari da me esaminati, tutti abbastanza adulti, presentava questo carattere. E, secondo lo stesso Day, possibile l’esistenza di individui ibridi, provenienti da specie diverse del genere Ophzocephalus, il che può renderne in alcuni casi incerta la determinazione. La stessa specie inoltre apparisce sotto forme molto svariate secondo l’età e il luogo donde proviene ed alcuni caratteri pos- sono modificarsi in modo notevole; le stesse pinne ventrali pos- sono scomparire, almeno da un lato, come difatti è avvenuto in uno degli individui di Mandalay ed in un’ altro di Bhamo, en- trambi fra i meno sviluppati. Day afferma non avere riscontrati casi in cui entrambe le pinne ventrali fossero scomparse. Questa mancanza deve assai probabilmente attribuirsi a logoramento prodotto dallo strisciare sulla terra, che questi animali fanno talora per tempo abbastanza lungo ('). Mi sembra che un buon carattere per distinguere fra loro le varie specie sia quello stesso che serve a caratterizzare molte (1) Il prof. Canestrini descrisse (Arch. Zool. Anat. Comp. I, p. 77, tav. 1V, fig. 7) sotto il nome di Ophiocephalus apus, una specie di Giava in cui le pinne ventrali sono completamente assenti: essa è pertanto riferibile al genere Charnna, che non differisce dall’ Ophiocephalus che per la mancanza di queste pinne. Io ho esami- nato gli esemplari tipici che sono conservati nel Museo Zoologico della R. Università di Genova ed ho potuto convincermi che assai probabilmente essi sono identici alla Channa orientalis, BI. descritta e figurata da Day (Fish. India, p. 368, tav. LXXVIII, fig. 2) e proveniente da Ceylan. Canestrini assegna a questi esemplari 33 raggi dor- sali e 23 anali e 40 squame sulla linea laterale e la Cranna orientalis ha D. 34 A. 22. l. lat 41.; la differenza è pertanto affatto insensibile ‘56 D. VINCIGUERRA (184) specie del genere Mug:/, vale a dire la forma della regione go- lare e la disposizione della mandibola inferiore e del subopercolo in rapporto ad essa. In questa specie lo spazio golare è piuttosto largo ed ovoide anteriormente; i subopercoli non sono contigui in alcun punto del loro margine infe- riore, sì avvicinano però posteriormente per allontanarsi di nuovo; su di essi vi sono al- cuni piccoli gruppi di pori quasi equidistanti. Il colorito di questa regione è uniformemente bianco o solo leggermente marmorizzato di bruno. Ophiocephalus marulius. Si trova nei fiumi dell’ India, della Birmania e della Cina. 37. Ophiocephalus striatus, Br. Ophiocephalus striatus, Bloch, Ausl. Fisch., tav. 359. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 474. » » Day, Fish. India, p. 366. — Faun. Br. Ind, Fish. II, p. 363. È » » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 653. — Ibid., serie 2.2, II, p. $9. Mandalay, parecchi esempl. Bhamo, 1 esempl. lung. mass. 0,31. Lo spazio golare in questa specie si rassomiglia a quello della specie precedente, ma è più stretto; ha forma ovale anteriormente, allungata posteriormente, dove le ossa opercolari diventano assai vicine fra di loro, mantenendosi per lungo tratto parallele senza però diventar contigue e tanto meno sovrapporsi: i gruppi di pori sono molto numerosi : il colorito di questa regione è bianco. Il muso è alquanto più acuto che nel ma- rulius. È, come ho già osservato altrove, specie molto diffusa, che trovasi anche in Cina. Il Museo la possiede già di Bassein e di Minhla. Ophioccphalus striatus. Si e (185) PESCI DI BIRMANIA 57 38. Ophiocephalus gachua, Haw. Buc. Ophiocephalus gachua, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 68 e 367, t. 21, fig. 21. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 471. » » Day, Fish. India, p. 367. — Faun. Br. Ind. Fish. Il, p. 364. Mandalay, 3 esempl. Bhamo, 1 esempl. Catcin Cauri, 1 esempl. Thagatà Juvà, 14 esempl. Jadò, 1 esempl. lung. mass. m. 0. 242. La regione golare in questa specie presenta un po’ di rassomiglianza con quella dell'O. ma- rulius, ma è molto più corta ed i margini delle ossa subopercolari decorrono quasi pa- ralleli in tutta la loro lunghezza: i pori non esistono o sono assai poco marcati: il colorito di questa regione e delle parti vicine è uni- formemente bruno, come lo è pure quello di tutta la regione inferiore del corpo, segnata- mente negli individui adulti, che si possono Ophiocephalus gachua. dire del tutto unicolori. L’O. gachua si distingue dall’ affine punctatus per la forma della testa che è relativamente assai più larga e più tozza che in ogni altra specie ed il muso meno sporgente e per le fascie trasversali oscure che si notano sulle pinne pettorali, però assai poco distinte negli individui giovani. Il numero dei raggi dorsali negli individui da me esaminati è 35-36 e parecchi di essi mo- strano ben marcata la marginatura delle pinne verticali, che dovrebbe essere di colore aranciato, mentre, per effetto del- l'alcool, è bianca. Uno degli esemplari ha le pinne ventrali quasi distrutte e i primi raggi anali logori sino alla base, per effetto dello strisciamento sul suolo. Un esemplare giovanissimo di Thagatà Juvà ha una macchia nera sull’ origine delle pettorali, che sono quasi senza fascie ed ha il muso aguzzo e lo spazio golare ristretto come nel punctatus: potrebbe facilmente essere un ibrido fra questo ed il gachua. Si trova in tutta l’ India e la Birmania. ne - 58 D. VINCIGUERRA (186) 39. Ophiocephalus punetatus, Bi. Ophiocephalus punctatus, Bloch, Ausl. Fisch., tav. 358. » » » Giinth. Cat. Fish. III, p. 469. » Day, Fish. India, II, p. 367, tav. CK XVIII, fig.1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 864. » Vincig. Ann, Mus. Civ. Genova, ser. 2.a, II, p. 90. Rangoon, 1 esempl. Mandalay e Bhamo, diversi esempl. lung. mass. m, 0. 230. A differenza del gachua il muso di questa specie è più lungo, Ophiocephalus punctatus. la testa più stretta, la porzione scoperta della regione golare ristretta, ovale anteriormente e posteriormente triangolare, ove è chiusa dalle ossa opercolari che si sovrappongono : il colo- rito di tutte le parti inferiori del capo è bruno con punteggiature bianche e quello delle parti inferiori del corpo gialliccio. Le parti superiori - e laterali del corpo sono brune con 9 o 10 macchie più scure sopra la linea laterale ed altrettante al disotto di essa, senza però che queste coincidano con quelle. Le pinne petto- rali hanno costantemente una macchia nera alla base e sono punteggiate di bruno ma senza che si formino fascie. I raggi dorsali sono in numero di 32. Si trova in tutta l’ India nelle acque dolci: il Museo Civico l’ebbe già dal cap. Ansaldo, raccolto a Bassein. Fam. LABYRINTHICI. 409. Anabas secandens (Danp.) Perca scandens, Daldorfî, Trans. Linn. Soc. III, 1797, p. 62. Anabas scandens, Ginth. Cat. Fish. III, p. 375. » » Day, Fish. India, p. 370. tav. LXXVITI, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. Il, p. 367, fig. 120. Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova XVIII, p. 654. — Ibid. ser. 2.2 p. 90. Parecchi esemplari di Rangoon, Mandalay e Bhamo, lung. mass. 0%, 172. (187) PESCI DI BIRMANIA 59 Come è noto esistono differenze molto notevoli nel colorito ed in altri caratteri tra i giovani e gli adulti di questa specie e queste differenze sono manifestate chiaramente da questa nume- rosa serie di individui. La macchia nera che dall’ angolo della bocca va al preopercolo è poco marcata negli esemplari molto giovani (ve ne sono alcuni lunghi appena 0%, 055), è ben distinta in altri più sviluppati e ne esistono appena traccie negli adulti. Talora sotto questa macchia se ne nota un’ altra paral- lela ad essa. La macchia opercolare persiste anche negli indi- vidui di statura maggiore, che talora conservano pure traccia di quella che si trova alla base della codale, propria dei gio- vani. Il colorito generale del corpo negli individui adulti è uniforme, ma il centro delle squame é un po’ più chiaro del resto e così il corpo apparisce solcato da strie longitudinali più scure. Gli individui giovani presentano poco robuste le dentellature dell’ opercolo, ma le spine più grosse vi sono già ben manifeste. Questa specie dall’ India si estende sino alle Filippine. Il Museo Civico ne possiede esemplari di molteplici provenienze ed anche di Birmania, da Bassein e Minbla. 4l. Trichogaster fasciatus, Scun. 'Trichogaster fasciatus, Schn. Bloch, Syst. Ichth. p. I64, tav. 36. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 387. » » Day, Fish. India, p. 374, tav. LXXVIII, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 372, fig. 123. » » Vincig. Ann. Mus. Civ.fGenova XVIII, p. 654. — Ibid., serie 2.2, II, p. 90. Rangoon, 1 esempl. Mandalay, parecchi esempl. lung. mass. 0”, 060. Alcuni degli esemplari di Mandalay hanno le labbra alquanto più inspessite degli altri, ma ad onta di ciò nessuno mi pare riferibile al 7. /abiosus, descritto da Day sopra esemplari di Rangoon e di Mandalay (Fish. India, p. 374, tav. LXXIX, fig. 4) che avrebbe per carattere fondamentale l’aver le labbra spesse e coperte di papille. Debbo però notare che siccome dalla descrizione di esso non risulta assolutamente alcun’ altra diffe- lie nà 60 D. VINCIGUERRA (188) renza dal /asciatus e siccome è ben conosciuto che in molti pesci d’acqua dolce della famiglia dei Ciprinidi | ispessimento delle labbra e la formazione di papille sopra di esse, è carattere ses- suale secondario che si fa manifesto nei maschi all’ epoca della frega, io non sono lontano dal ritenere che in realtà non esista una vera differenza specifica tra queste due forme. Il 7. fasciatus sì trova in tutti i fiumi dell’ India e della Bir- mania; il Museo Civico ne possedeva già esemplari di Minhla e di Bassein, nessuno dei quali è riferibile al /abzosus. Ordo ANACANTHINI. Pam. PLEURONECTIDAE, 42. Synaptura pan (Ham. Bucr.) Pleuronectes pan, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 130 e 373, tav. 24, fig. 42. Synaptura pan, Gunth. Cat. Fish. IV, p. 481. Brachirus pan, Bleek. Atl. Ichth. VI, p. 21, tav. 240, Pleur. 9, fig. 1. Synaptura pan, Day, Fish. India, p. 429, tav. XCIII, fig.3. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 449. Rangoon, 3 esempl. Meetan, 3 esempl. lung. mass. m. 0, 195. Si distingue facilmente dall’ affine Synaptura orsentalis non soltanto per il diametro delle squame anali, maggiori di quelle delle altre parti del corpo, ma anche per il numero un po’ mi- nore dei raggi dorsali ed anali, che nell’ orzentalis sono, sempre, i primi più di 60 ed i secondi più di 45, mentre nella pan appena raggiungono questo numero. Questa specie trovasi anche nell’ Arcipelago Malese. 43. Cynoglossus lida (BLEEK.) Plagusia lida, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXIV, Pleuron. p. 23. Cynoglossus lida, Gunth. Cat. Fish. IV, p. 498. » » Bleek. Atl. Ichth. VI, p. 36, tav. 243, Pleur. 12, fig. 2. » » Day, Fish. India, p. 436, tav. XCVII, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 498. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. m. 0, 13. Questi individui appartengono al gruppo di Cynoglossus con (189) PESCI DI BIRMANIA 61 due linee laterali dal lato oculare ed una dal lato cieco e con squame ctenoidi sopra entrambe le superficie del corpo. I raggi dorsali sono 104 circa e 13 le serie di squame comprese fra le due linee laterali, l’ altezza del corpo é compresa poco più di quattro volte nella lunghezza totale ed il diametro degli occhi, piccolissimi, è !/,3 circa della lunghezza del capo, la distanza tra gli occhi è eguale al loro diametro: il muso è circa 1/, della lunghezza del capo. Per questi caratteri io credo di potere rife- rire, quasi con sicurezza, questi due esemplari al C. Zida, quan- tunque le differenze che passano tra questo e le specie affini sieno così piccole che solo una numerosa serie di esemplari potrebbe far conoscere quali abbiano un reale valore specifico e quali no. Questa specie trovata originariamente a Giava ed ‘a Celebes pare non si estenda nei mari dell’ Imdia propriamente detta. 44. Cynoglossus bengalensis (BLeEK)? var. Plagusia bengalensis, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXV, Nalez. Ichth. Faun. Beng. en Hind. p. 152. tav. VI, fig. 3. Cynoglossus bengalensis, Gunth. Cat. Fish. IV, p. 499. » » Day, Fish. India, p. 435, tav. XCVII, fig. d. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 457, Rangoon, 2 esempl. lung. mass. 0°, 12. Questi due individui, che si trovano in cattive condizioni di conservazione mostrano molta rassomiglianza con i due individui da me riferiti al C. Za, ma se ne distinguono specialmente per il diametro alquanto maggiore degli occhi che sono !/,j circa della lunghezza del capo e per l'assenza quasi completa di spazio infraorbitario. È specialmente per questo carattere che io ho creduto di doverli separare dai precedenti ed ascriverli piuttosto al C. bengalensis, in cui, a quanto ne dicono le descrizioni, gli occhi devono essere un po’ più grandi ed un po’ più vicini. Del resto il numero delle squame tra le due linee laterali è di 13 0 14, i raggi dorsali sono circa 100, il muso è circa !/; della lunghezza del capo e l’altezza del corpo contenuta circa 5 volte nella lunghezza totale. i y 62 D. VINCIGUERRA (190) Per questo ultimo carattere essi si allontanerebbero dal C. ben- galensis, la cui altezza, secondo Day, è contenuta 3 volte e ?/, o 3 e 3/, nella lunghezza, ma si avvicina maggiormente a quella forma proveniente dal fiume Sittang, in Birmania, che Day descrive dopo la forma tipica del C. benga/ensis senza dire se la consideri come varietà o specie diversa, e che nel catalogo di Theobald (Burma, ecc. p. 249) figura come bdengalensis, var. Pertanto io credo non essere troppo lungi dal vero nel riferire a questa stessa varietà questi due individui. La specie fu originariamente descritta dell’ Hoogly. A questo fiume dovrebbero ora aggiungersi il Sittang e l’ Irawadi. 45. Cynoglossus lingua, Ham. Buc4. Cynoglossus lingua, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 32 e 365. » » Gunth. Cat. Fish. IV, p. 501. » potous, Bleek. Atl. Ichth. VI, p. 33, tav. 241, Pleur. 10, fig. 4. » lingua, Day, Fish. India, p. 433, tav. XCVI, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. II, p. 454, fig. 163. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. 0”, 296. Questa specie si distingue da tutte le altre dello stesso ge- nere per la sua maggiore lunghezza e pel maggior numero dei raggi dorsali ed anali. L'altezza del corpo è contenuta circa 7 volte nella lunghezza ed i raggi sono D. 140 circa ed A. 110. Solo il C. elongatus, Ginth. presenta questi caratteri, ma in esso le squame sono tutte cicloidi, mentre nel Zngua quelle del lato colorito hanno un certo numero di dentellature sull’ apice. In questi due individui io non ho constatato la presenza che di una sola pinna ventrale, continua coll’ anale, come Day descrive e figura pel C. e/ongatus. 3 Questa specie non si trova soltanto in India ed in Birmania e nella penisola di Malacca, ma altresì nelle isole della Sonda. (191) PESCI DI BIRMANIA 63 Ordo PHYSOSTOMI. Fam. SILURIDAE. 46. Clarias magur (Haw. BucH.) Macropteronotus magur, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 146 e 374, tav. 26, fig. 45. Clarias batrachus, Bleek. Atl. Iehth. IT, p. 103, tav. 98, Silur. 50, fi. 2. » magur, Gunth. Cat. Fish. V, p. 17. » » Day, Fish. India, p. 485, tav. CXIT, fig. 5 e 5 A. — Faun. Brit. Ind. Fish. p. 115, fig. 48 e 49. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 654. Rangoon, 4 esempl. Mandalay, 5 esempl. Bhamò, 1 esempl. lung. mass. m. 0, 34. La presenza di un’ unica piastra di denti villiformi sul vo- mere basta a far riconoscere questa comunissima specie da tutte le altre della stessa regione. Essa è anche frequente nelle isole dell’ Arcipelago Malese. 47. Chaca lophioides, Cuv. Var. Platystacus chaca, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 140 e 374, tav. 28, fig. 43. Chaea lophioides, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XV, pag. 445, tav. 451. » » Gunth. Cat. Fish. V, p. 29. » Buchanani, Gunth. ibid. » lophioides, Day, Fish. India, p. 481, tav. CXIT, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 11, fig. 46. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 655. Mandalay, 4 esempl. lung. mass. 0" 215. In questi esemplari non mi venne fatto di riscontrare traccia di tentacoli sopraorbitali, da me già osservati, benchè piccolis- simi, nell’ esemplare raccolto a Minhla dal cap. Comotto: esistono invece dei brevissimi cirri sulla mandibola inferiore. Non è quindi possibile asserire, come fa il Day, che questi tentacoli sieno pre- senti negli esemplari Indiani e manchino invece nei Birmani. Questa specie, oltrechè nell’Irawadi, si trova anche nel Gange e nel Bramaputra. 64 D. VINCIGUERRA (192) 48. Saccobranchus fossilis (Br.) Silurus fossilis, Bloch, Ausl. Fisch. tav. 370, fig 2. saccobranchus singio, Ginth. Cat. Fish. V, p. 30. » fossilis, Giinth. ibid. p. 31. » » Day, Fish. India, p. 487, tav. CXIV, fig. l. — Faun. Brit. Ind. Fish. I, p. 125, fig. 53. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2.°, II, p. 90. Rangoon, 9 esempl. Mandalay, 17 esempl. Bhamo, 2 esempl. Catein Cauri, 1 esempl. lung. mass. 0”, 315. Non è assolutamente possibile il distinguere specificamente il Saccobranchus fossilis dal singio. Questo dovrebbe avere qualche raggio di più nella pinna anale, l’ occhio un po’ più grande e l’incisura tra la pinna anale e la codale. Ma l'esame di una numerosa serie di individui mostrando dei graduati passaggi tra le due forme estreme, dimostra chiaramente come sia insussistente questa distinzione specifica. L'altezza del corpo è soggetta a va- riazioni anche più notevoli: ordinariamente essa è 1/. della lun- ghezza, ma nel giovane esemplare dei Catcin, lungo soli 54 mm. essa è compresa solo 5 volte e !/, nella lunghezza. Questa non è soggetta a variare soltanto coll’ età, ma anche, a quanto scrive Day, secondo il cibo e le stagioni: essa può essere da 5 ad 8 volte maggiore dell’ altezza e la pinna codale vi può essere con- tenuta da 9 a 14 volte. Trovasi nei fiumi di tutta l’ India, della Birmania, e nella Cocincina, anche nelle regioni montuose. 49. Olyra elongata, Gira. (Tav. VII, fig. 1.) Olyra elongata, Giinther, Note on Some Indian Fishes in the Collection of the British Museum, in Ann. Mag. Nat. Hist, serie 5.2, vo- lume XI (1883) p. 140. Meetan, 2 esempl. lung. mass. 0", 059. Il genere O/yra è stato stabilito. da Mac Clelland per alcuni piccoli Siluridi di montagna, provenienti dalle alture di Khasi, e da lui riferiti a due diverse specie 0. /ongicaudata ed O. lati (193) PESCI DI BIRMANIA 65 ceps (Calcutta Journ. of Nat. Hist. II, p. 588, tav. XXT, fig. 1 e 2) (1): ‘ questo genere però era da lui assai incompletamente caratteriz- zato, tanto che Ginther nel suo catalogo (V. p. 97) non rico- noscendone le affinità colla tribù dei Silurini propriamente detti, lo ascriveva a quella dei Bagrini, pur conservando dei dubbii sull’esattezza di questo ravvicinamento. In seguito veniva data da Day una più accurata enumerazione dei caratteri di questo genere (Proc. Zool. Soc. London, 1871, p. 710, e Fishes of India p. 474) che egli colloca tra i Psewdeutropius ed i Callichrous , ed oltre alle due specie di Mac Clelland, che non pare però egli abbia ritrovato, ne descrive e figura una terza proveniente dalle montagne del Pegù (Pegu Yoma) col nome di O. bdurmanica (Proc. ibid. p. 711, Fish. Ind. p. 475, tav. CXI, fig. 5 e Faun. Brit. Ind. Fish. I, p. 121, fig. 51). Più recentemente ancora, nel lavoro sopra indicato, Giinther descrisse, su esemplari rac- colti da Wood-Mason nel Tenasserim, questa 0. elongata, com- pletando in pari tempò la diagnosi del genere O/yra ed affer- mando come esso appartenga al gruppo dei Silurini e debba probabilmente essere posto presso il genere Saccobranchus. Day, nella recentissima edizione dei suoi « Fishes of India » ha ac- cettato questo modo di vedere e colloca il genere Olyra, e l’af- fine Amblyceps tra i Silurus ed i Saccobranchus. (?). (1) Non mi è stato possibile procurarmi questo lavoro del Mac Clelland; la breve descrizione da lui data delle specie apparisce riferita testualmente da Gunther. Questi però fra i caratteri del genere ascrive la presenza di una spina dorsale che, secondo Day, non è indicata da Mac Clelland ed in realtà non esiste. () Nella tavola sinottica dei generi di Siluroidi, che Day dà in questo suo ultimo lavoro (p. 101), sono incorse alcune inesattezze nei caratteri del genere 07yra, inesat. tezze dovute evidentemente alla impossibilità in cui egli fu, pel suo stato di salute, di correggere tutte le prove di stampa di questo volume, come dichiara il Blanford nell’introduzione. In tale tavola sinottica al genere 02yra, tra gli altri caratteri sono assegnati i seguenti: Rayed dorsal fin with a short spine ..... no pectoral spine, mentre la pinna dorsale manca affatto di spina nelle due specie bene cono- sciute, la birmanica e l’elongata, e Giinther stesso che prima assegnava, a questo genere, fondandosi forse sulle monche descrizioni o sulle poco fedeli figure di Mac Clelland, una spina dorsale, riconobbe come aveva già fatto Day, la non esistenza di essa; invece la spina pettorale è presente, robusta e denticolata, non solo in queste due specie, ma anche nella longicaudata mentre manca qualsiasi indicazione per la laticeps. UU! D. VINCIGUERRA. | | L 66 D. VINCIGUERRA (194) Gill volle ascrivere le due specie descritte da Mac Clelland a due diversi generi, conservando il nome di Ol/yra per la longicaudata e proponendo quello di Branchiosteus per la laticeps. (Proc. Bo- ston Nat. Hist. Soc. 1862, p. 52). Nel genere O/yra i raggi anali dovrebbero essere in numero superiore a 20 e la codale lanceolata, mentre nel genere Branchiosteus i raggi anali sareb- bero meno di 20 e la codale arrotondata. È d’uopo però notare che, ove si volesse conservare ancora questa differenza generica, non si saprebbe a quale deî due ascrivere la O. burmanica, Day e la O. elongata, Giinth. perchè sì nell’ una che nell'altra la codale è lanceolata, ma i raggi anali son meno di 20. Non: sarebbe improbabile che lO. /aticeps, dovesse trovare posto più naturale nell’affine genere Amb/yceps, col quale ha comune il minor numero di raggi anali, l'assenza di denti sul palato e la sporgenza della mandibola inferiore. Day ha preso a carattere fondamentale per la differenziazione dei due generi l’avere l'uno la vescica natatoia libera (0lyra) e l’altro invece racchiusa in una capsula ossea (Am2b/yceps), ma noi non sappiamo dalla de- scrizione di Mac Clelland in quali condizioni trovasi a questo riguardo lO. laticeps. I due individui raccolti dal Fea nel Tenasserim mostrano quasi tutti i caratteri della specie già indicata da Gunther della stessa provenienza, come facilmente apparisce dalla seguente sommaria descrizione : D. 8. A. 18-19. Altezza del corpo. . . . RARE col Lunghezza del corpo (senza la pinna codale) » 44 » del Capo e e I fai ie e E » della.(codale gg a ea ee L'altezza del capo è contenuta quindi 11 volte nella sua lun- ghezza, senza la codale, e la lunghezza del capo 6 volte: i raggi superiori della pinna codale sono !/, circa della lunghezza del resto del corpo. Gli occhi sono piccoli, lunghi quanto la metà del muso e contenuti circa 7 volte nella lunghezza del capo: i barbigli sono otto, due nasali che giungono appena al margine i ci (195) PESCI DI BIRMANIA 67 posteriore dell’ orbita, due mascellari che si estendono sino alla metà della pettorale e quattro mandibolari dei quali i due più esterni oltrepassano alquanto la fessura branchiale ed i due più interni sono piccolissimi e lunghi '/y circa degli esterni. La spina pettorale è robusta e dentellata sopra entrambi i margini. I raggi dorsali ed anali hanno press’a poco l'altezza del corpo. La pinna adiposa è tanto bassa che è quasi indistinta. La sola differenza di qualche importanza tra questi individui e quelli descritti da Gunther si dovrebbe cercare nel numero dei raggi della pinna dorsale, nessuno dei quali può dirsi spi- noso, che in questi sono 7, mentre negli esemplari tipici sono 8. Io ritengo però che questa discrepanza dipenda dal modo di con- tarli, perchè a me non è parso di potere considerare come un solo raggio i due ultimi che sono completamente separati alla base e mi sembrano portati da distinte spine interneurali, mentre è assai probabile che Gunther abbia seguito il suo solito metodo di contarli come uno solo. Il numero dei raggi anali nell’ indi- viduo più sviluppato è di 19, e nell'altro di 18. Nel supplemento ai suoi « Fishes of India » Day ha conside- rato questa specie come sinonimo dell'O. longicaudata Mac Clell. (p. 806) e nella nuova edizione di essi dà di questa specie una descrizione la quale altro non è che la riproduzione della de- scrizione originale dell'O. elongata di Gunther, con la sola mo- dificazione nella formola della pinna anale il cui numero di raggi dovrebbe variare tra 18 e 23. Io non credo di potere, almeno per ora, accettare la riunione specifica di queste due forme. L’O. longicaudata, per quanto sembra, non fu ritrovata da Mac: Clelland in poi e restò sconosciuta allo stesso Day, la descrizione ne è troppo breve ed imperfetta per potersene fare un adeguato concetto; il solo carattere chiaramente indi- cato è quello di 23 raggi anali, e questo parlerebbe contro la proposta riunione. Sino a tanto perciò che non si saranno po- tuti esaminare esemplari di provenienza identica a quella donde li ebbe Mac Clelland, val meglio mantenere le due specie distinte. L’O. burmanica, Day si distingue poi da questa specie per la molto maggiore altezza del corpo, che è contenuto 7 volte e !/, OS D. VINCIGUERRA (196) nella lunghezza totale ed anche per la forma della fascia di denti palatini che è fatta a foggia di ferro di cavallo, mentre nell’O. elongata essi hanno una disposizione semilunare allargata, quasi parallela a quella dell’ intermascellare. Le tre specie appartenenti al genere 0/yra propriamente detto, escludendone lO. /aticeps, che per le ragioni già accennate io riferirei provvisoriamente al genere Am0/yceps, possono essere per ora così distinte tra loro: Anale con 23 raggi. — Altezza del corpo 12 volte ‘circa nella lunghezza, senza la co- dale... Alture di Khasi. (Khasia Hills). . . 0. longicaudata, Mac Clell. Anale con 18-19 raggi. — Altezza del corpo 12 volte nella lunghezza, senza la codale. Denti palatini in forma di fascia semilunare. Tenas- (5131! (RIINA RIC GTO DS O OO Anale con 16 raggi. — Altezza del corpo 7 volte e '/, nella lunghezza totale. Denti pa- latini in forma di fascia a ferro da cavallo... Pegli Yoma:. > pole O ana e La distribuzione geografica delle specie di questo genere ap- parisce pertanto molto limitata e circoscritta a determinate località. 50. Amblyceceps manzgois (Ham. Buc®n.) Pimelodus mangois, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 199 e 379. Amblyceps caecutiens, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXVII (1858), p. 282. » tenuispinis, Blyth, ibid, XXIX (1860), p. 153. » mangois, Gunth. Cat. Fish. V, p 190. Akysis Kurzii, Day, Proc. Zool. Soc. London, 1871, p. 703. Amblyceps mangois, Day, Fish. India, 1I, p. 490, tav. CII, fig. 6 e tav. CXVII, fig. 1. — Faun. Brit. Ind. Fish. I, p. 123, fig. 52. Meetan, 1 esempl. lung. 0”, 053. Nel 1858 Blyth descriveva un piccolo Siluroide, di cui aveva ricevuto un individuo raccolto dal Theobald a Moulmein ed al cuni altri dal maggiore Berdmore nel Pegù, riferendolo ad un nuovo genere affine all’ O/yra, al quale dava il nome di Amblyceps (Journ. As. Soc. Bengal, XXVII, p. 281), assegnando alla specie il nome di A. cacewtiens: nel 1860 poi descrivevane una RR TS FASI (197) PESCI DI BIRMANIA 69 nuova specie l'A. tenuispiris di Ghazipur, e riferiva allo stesso ge- nere il Pime/odus mangois, Ham. Buch. del Behar settentrionale. Ginther, non conoscendo questi pesciolini che per le insufficienti descrizioni degli autori, colloca il genere Am:0/yceps, insieme all’altro genere Hara pure di Blyth, dopo i G/yptosternum, ma dice che la loro posizione nel sistema è estremamente dubbiosa. Day nei « Fishes of India » li pone fra i generi Ewtropwehthys e Sisor, ma nella nuova edizione di quest'opera il genere Am- blyceps è collocato in seguito all’ O/yra e prima del Saccobran- chus, posizione in realtà più naturale per esso. Day afferma che le differenze mostrate da una serie numerosa di individui sono tali da farli ritenere essere tutte varietà della stessa specie. Egli riunisce quindi insieme le due specie di Blyth, quella di Hamilton Buchanan ed una quarta delle montagne del Pegù, da lui, a cagione della deformazione prodotta da alcool troppo forte, rife- rita prima al genere Akysés, proprio dell'Arcipelago Malese, e descritta col nome di A. Awrz7 (*). Ho già esposto le ragioni per cui credo che a questo genere debba riferirsi 1’ O/yra la- tieeps, Mac Clell., che potrebbe fors’ anco essere specificamente identica a questa specie. Questo individuo presenta tutti i caratteri enumerati nella de- scrizione di Day e corrisponde perfettamente alle figure datene da lui. I barbigli sono alquanto dilatati alla base, come li de- scrive Blyth pel suo Ambyceps caecutiens e Day per l'Akysts Kurzii, entrambi di provenienza Birmana. La pinna dorsale ha inserzione un po’ in avanti della terminazione delle pinne pet- torali ed è fornita di una robusta spina, non dentellata, involta quasi completamente nella cute. Questa specie è sparsa in tutta la regione montagnosa del- l'India e della Birmania, ma sembra che scenda talora anche più in basso. Infatti Day la raccolse a Kangra e l’ebbe dal Darjeeling e dal Pegù, Hamilton Buchanan dal distretto di Pur- niah, Blyth da Ghazipur e da Moulmein. (1) Una specie del genere AXysis è stata anche trovata nel Tenasserim e descritta da Ginther sotto il nome di A. pictus (Ann. Mag. Nat. Hist. ser. 5.*, vol. XI, p. 138). 70 D. VINCIGUERRA i (198) 51. Silurus cochinchinensis, Cuv. Var. Silurus cochinchinensis, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 352. Silurichthys Berdmorei, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1869), p. 156. Silurus cochinchinensis, Guùnth., Cat. Fish. V, p. 34. » » Day, Fish. India, p. 481, tav. CXIII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 120. Meetan, 1 esempl. Catcin-Cauri, 1 esempl. lung. mass. 0”, 123. Questa specie appartiene al gruppo che da Bleeker ha rice- vuto il nome di Parasturus, caratterizzato dalla presenza di due sole paia di barbigli, uno mascellare ed uno mandibolare. Ginther aveva già emesso l'ipotesi che il Syurichthys Berd- morei, descritto da Blyth sopra esemplari raccolti dal Magg. Berd- more nel Tenasserim fosse sinonimo di questa specie, il che Day ha verificato coll’ esame dell’ esemplare tipico di Blyth (Proc. Zool. Soc. London, 1869, p. 588). La specie è caratterizzata dalla presenza di denti vomerini disposti in due gruppi subovali distinti sì, ma da uno spazio assai stretto. Negli esemplari da me esaminati i barbigli mascel- lari giungono sino alla estremità delle pinne ventrali ed i man- dibolari alla base delle pettorali: i raggi anali si continuano con quelli della codale ma le due pinne restano ben distinte l'una dall'altra. A differenza della specie Europea, questo Siurus non sembra raggiunga mai dimensioni considerevoli: gli individui de’ quali è indicata la lunghezza non misuravano più di 4 a 6 pollici: di questi due quello di Meetan è lungo 0", 123 e quello dei Catcin, 0", 072. Il S. cochinchinensis fu raccolto da Day ad Akyab nell’Aracan, e da lui ricevuto dal Darjeeling (Proc. Zool. Soc. London, 1871, p. 711). Trovasi quindi non soltanto in Birmania ed in Cocin- cina, ma anche lungo la catena dell’ Imalaja. ('). (!) Debbo fare osservare che Day, tanto nella prima che nella seconda edizione dei « Fishes of India » nel delimitare l’area di distribuzione geografica di questa specie non accenna più al Darjeeling, come non cita il proprio Javoro ove la ricor- dava di questa provenienza. Può essere una dimenticanza, ma potrebbe anche di- pendere da constatazione di inesatta determinazione. (199) PESCI DI BIRMANIA 71 52. Wallago attu (Scun.) Silurus attu, Schn. Bloch, Syst. Iehth. p. 378, tav. 75. » wallagoo, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 354. Wallagoo attu, Bleek. Atl. Ichth. 1I, p. 79, tav. 86, Silur. 38, fig. 1 (sotto il nome di W. Russellii). Wallago attu, Gunth. Cat. Fish. V, p. 36. » » Day, Fish. India, p. 479. tav. CXI, fig. 4. — Faun. Br. Ind Fish. I, p. 126, fig. 54. » » Vincig. Ann, Mus. Civ. Gen. XVIII, p. 656. Rangoon, 1 esempl. Mandalay, 1 esempl. Bhamo, 7 esempl. lung. mass. 0", 58. L'esame di questi individui ha confermato quanto io ho già scritto a proposito della lunghezza dei barbigli in questa specie. Gli inlividui più giovani li hanno assai più lunghi che non gli adulti: in essi i barbigli mascellari raggiungono il terzo ante- riore della pinna anale, mentre nell’ esemplare più sviluppato essi non ne raggiungono che i primi raggi. È quindi logico ammettere che crescendo l’età essi diventino anche più corti, come sono descritti e figurati da Day. I barbigli mascellari sono ossei alla base. È forma speciale alle acque dolci, ma che può trovarsi anche in quelle salmastre degli estuarii. Vive anche nell'isola di Giava. Fu raccolto a Minhla dal capitano Comotto. 53. Eutropiichthys vacha (Haw. Buc4.) Pimelodus vacha, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 196 e 378, tav. 19, fig. 64. Eutropiichthys vacha, Bleek. Ned. Tijd. Dierk. 1863, p. 107. » » Gilnth. Cat. Fish. V. p. 38. » » Day, Fish. India, p. 490, tav. CXIV, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 128, fig. 55. Mandalay, 5 esempl. Bhamo, 1 esempl. lung. mass. 0°, 22. Io non credo di poter riferire aleuno di questi esemplari alla varietà indicata da Day col nome di £. durmannicus, in cui i barbigli nasali raggiungono la pinna dorsale, i mascellari la metà della spina pettorale, tutti gli altri sono più lunghi del capo e la spina pettorale, esternamente seghettata, si estende sino alla idicnasdidioa site sa 72 D. VINCIGUERRA (200) pinna anale. In tutti questi individui invece i barbigli nasali sono assai più corti, perchè in quelli più giovani essi son lunghi quanto il capo o solo lo oltrepassano di poco, mentre nei più sviluppati essi non ne raggiungono l’ estremità. Anche i barbigli mascellari sono più corti negli adulti che non nei giovani, in questi giungono un po’ oltre la base della pettorale ed in quelli invece raggiungono appena il margine del preopercolo: i bar- bigli mandibolari poi non oltrepassano la lunghezza del capo. La spina pettorale è leggermente scabra, ma non seghettata an- teriormente e non si estende oltre la base delle pinne ventrali. I raggi delle pinne anali di questi individui corrispondono alla formola i; la quale è un po superiore a quella assegnata da Day al vacha (#5) ma pur sempre inferiore a quella che do- vrebbe aversi nel burmannicus (3). Gli individui più giovani sono quelli che posseggono un minor numero di spine e di raggi. Per tutti questi caratteri, a me sembra indiscutibile che questi individui debbano considerarsi come veri E. vacha. La presenza di questa specie nel bacino dell’ Irawadi, mi fa supporre che possa essere assai più esatto il considerare la forma denominata da Day burmannicus, non già come semplice varietà ma come specie distinta, che avrebbe a caratteri principali la estrema lun- ghezza dei barbigli nasali e quella anche più considerevole, della spina pettorale che dovrebbe raggiungere l'origine della pinna anale. Bleeker nella revisione dei Siluroidi, in cui ha stabilito il ge- nere Eutropwchthys e Gunther nel Catalogo hanno affermato che in esso mancavano i denti sul palato. L’erroneità di questa af- fermazione, fondata evidentemente sulla non conoscenza de visu di questo pesce e sul fatto che Hamilton Buchanan lo aveva riferito al genere Pimelodus , in cui mancano i denti palatini, fu dimostrata da Day (Proc. Zool. Soc. 1869, p. 306) e confer- mata dallo stesso Ginther (Zool. Rec. 1869, p. 134). I denti esistono tanto sul vomere quanto sul palato; quelli del vomere formano una sola piastrina triangolare e quelli palatini due grandi piastre piriformi. Queste piastre però non sono ben di- stinte che in esemplari molto giovani, negli adulti si fondono (201) PESCI DI BIRMANIA 73 completamente insieme e si fanno contigue ai denti intermascel- lari, di cui hanno lo stesso aspetto villiforme. Il genere Eutropichthys, astrazione fatta dal carattere interno della vescica natatoia, che è circondata da capsula ossea, ha grande rassomiglianza col genere Pseudeutropius, in cui però la vescica natatoia è libera. Ciò che può servire a distinguerlo esternamente da esso è la posizione dell’ occhio, circondato come nel Pseudeutropius da un grande disco adiposo; ma posto tutto al disopra dello squarcio della bocca, il cui angolo trovasi al di- sotto del margine posteriore di esso, mentre nel Psewdeutropius esso è posto in parte al disotto dello squarcio della bocca e quasi tutto al di dietro dell'angolo di essa. Il Museo Civico possedeva già un’ individuo di questa specie, raccolto a Bassein dal cap. G. Ansaldo e da me erroneamente determinato come Pseudeutropius goongwaree (Sykes) (Ann. Mus. Civ:CXVIIE p. 91). Questa specie si trova in tutti i grandi fiumi dell'India set- tentrionale, ma non pare spingersi al Sud del fiume Godavari. o4. Callichrous bimaculatus (Br.) Silurus bimaculatus, Bloch, Ausl. Fisch., tav. 364. » » Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 360. Callichrous bimaculatus, Bleek. Atl. Ichth. II, p. 84, tav. 87, Silur. 39, fig. 3. » » Gunth. Cat. Fish. V, p. 45. » » Day, Fish. India, p. 477, tav. CX, fig. 5e 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p- 131, fig. 57. Mandalay, 4 esempl. lung. mass. m. 0,250. La determinazione di questi esemplari mi è riescita alquanto difficile, poichè per quanto i caratteri su cui questa specie si fonda appariscano bene distinti a chi prenda in esame la tavola sinottica data dal Day, pure essi sono fra quelli soggetti a no- tevoli variazioni. Il C. bimaculatus appartiene al gruppo di Cud- lichrous in cui la pinna anale è ben distinta dalla codale ed i barbigli mascellari sono più lunghi del capo: fra le specie di questo gruppo esso presenta la massima rassomiglianza col ma- crophthalmus, a cui io credeva dapprima di riferire questi individui. ini ari — i presa << pe >, 74 D. VINCIGUERRA (202) La differenza maggiore che è posta in evidenza dalle descri- zioni date da Day delle due specie consisterebbe nella lunghezza della pettorale, minore nel himacwlatus che nel macrophthalmus, e nel maggior diametro dell’ occhio, nella più stretta fascia di denti palatini e nella maggior lunghezza dei barbigli mascellari di quest’ ultimo. Ma, come già dissi, tutti questi caratteri sono abbastanza variabili. Infatti, secondo quanto indica lo stesso Day, il diametro dell’ occhio del dimaculatus può essere compreso 4 volte nella lunghezza del capo come nel macrophrthalmus ed i barbigli mascellari di quello possono raggiungere anche il prin- cipio della pinna anale. Ma la presenza di due piccole piastrine ovali ben definite di denti palatini, ed il diametro dell’ occhio un po’ minore che negli esemplari da me riferiti al 22acrophthal- mus mi inducono a considerare questi individui come apparte- nenti al Vimaculatus. Gli altri caratteri sui quali io ritengo si possa fondare la distinzione specifica di queste due forme saranno da me indicati, trattando della specie seguente. Le variazioni che questa specie può presentare sono numero- sissime: il numero dei raggi anali può variare tra 60 e 75, la spina pettorale può essere liscia o seghettata, la macchia nera più o meno marcata. Per tale motivo essa fu descritta sotto molti nomi specifici, ed anche, secondo Day, nel catalogo di Gunther figura quattro diverse volte. Ritengo però anche probabile che talora il macrophthalmus od altra specie affine possa essere stato confuso con esso. Questa specie si trova in tutta l’ India e nell’Arcipelago Ma- lese. Essa fu già indicata di Birmania e raccolta da Anderson a Tagoung, poco al disotto di Bhamo (West. Yunn. Exped. Zool. Res., p. 863). 55. Callichrous macrophthalmus (BLyTA) Pseudosilurus macrophthalmus, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 156. : Calliechrous notatus, Day, Proc. Zool. Soc. London, 1869, p. 616. » macrophthalmus, Day, Fish. India, p. 473, tav. CX, fig. 2 e 3. — Faun Brit. Ind. Fish. I, p. 132. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Gen. XVIII, p. 656 Rangoon, 3 esempl. Mandalay, 4 esempl. lung. mass. m. 0,273. (203) PESCI DI BIRMANIA 15 Io ho lungamente esitato prima di riferire gli individui di Rangoon ad una specie diversa di quelli di Mandalay. Il mag- gior diametro dell’occhio (vale a dire il verticale) è contenuto poco più di 4 volte nella lunghezza del capo (in individui di eguale statura pare un po’ più grande in quelli di Rangoon); i raggi della pinna anale sono in numero di circa 70, i barbigli mascellari si prolungano sino ai primi raggi di essa pinna (forse però un po’ più negli individui di Mandalay che non negli altri) e la pinna pettorale arriva sino all’ origine della pinna anale. Per questi caratteri comuni potrebbero essere sì gli uni che gli altri riferiti al C. macrophthalmus. Ma gli esemplari di Rangoon hanno i denti delle mandibole e degli intermascellari villiformi sì ma molto più lunghi che gli altri ed i denti sul palato parimenti abbastanza lunghi, disposti in una sola serie lineare appena leggermente interrotta, mentre negli individui di Mandalay essi formano due piccole piastrine in cui i denti sono disposti su due serie e separati da un interstizio abbastanza considerevole. Quest’ ultimo è un carattere che viene indicato come di molto valore per la distinzione del C. macrophthalmus dal bimaculatus ed è specialmente su questo che io mi sono basato per distinguere specificamente questi esemplari. In tutti questi individui esiste la macchia nera al disopra della pettorale, bene distinta nei più giovani, meno negli esemplari più adulti, ma la posizione di essa non è identica perchè negli individui di Mandalay essa è tutta al disopra della spina petto- rale ed in quelli di Rangoon è più lontana dalla fessura bran- chiale spingendosi al di là dell’ estremità di detta spina. Questa differenza nella posizione di tale macchia non è posta in rilievo da Day, nè apparisce chiaramente nelle figure da lui date, quantunque essa sia rappresentata più vicina all'apertura branchiale nel bimaculatus che nel macrophthalmus: io credo però che ad essa si possa attribuire un certo valore diagnostico. Vi sono però alcuni caratteri i quali non corrispondono esat- tamente a quelli indicati nelle descrizioni di Day e farebbero supporre che anch’ egli avesse potuto confondere insieme indi- vidui delle due specie. Infatti nel C. macrophthalmus le petto- 76 D. VINCIGUERRA (204) rali dovrebbero essere più lunghe che nel bimaculatus ed in questi individui ci appariscono press’ a poco uguali; lo stesso dicasi anche dei barbigli, mentre l'altezza della pinna dorsale, che nel dimaculatus è detta essere i ?/, dell'altezza del corpo, si mostra invece tale negli esemplari di Rangoon che io rife- risco al macrophthalmus mentre in quelli di Mandalay, che per me sono il bimaculatus, è appena eguale ad !/, dell’altezza del corpo. La mandibola inferiore è assai più sporgente negli individui di Rangoon che in quelli di Mandalay, mentre è fatto cenno della grande sporgenza di essa come carattere del bimaculatus e non del macrophthalmus di cui anzi Blyth, nella sua descri- zione originale, dice che la mascella inferiore è « closing evenly with the upper, or very nearly so ». A me sembra pertanto assai probabile che nell’ Irawadì esistano in realtà due specie di Ca/lichrous a raggi anali in numero di circa 70 ed a barbigli mascellari che raggiungono ed oltrepassano anche l’origine dell’ anale, ma che i loro carat- teri differenziali non sono stati ancora ben definiti, perchè quelli dati sinora non servono a distinguerle , neppure quello della lunghezza dei barbigli perchè essi nel C. canto (H. B.) che fu riunito al bimaculatus, arrivano sino alla metà del corpo come nel macrophthalmus. Le due specie, secondo me, sarebbero così caratterizzate : C. macrophithalmus (Blyth). Dia- metro dell’occhio contenuto al più 4 volte nella lunghezza del capo; macchia toracica molto marcata, posta al disopra della spina petto- rale ed alquanto più indietro, man- dibola inferiore molto sporgente, denti mandibolari ed intermascellari | piuttosto lunghi, cardiformi, vo- merini in due piastrine uniseriali quasi continue, pinna dorsale alta Callichrous macrophthalmus. come */, del corpo. né nia * (205) PESCI DI BIRMANIA TI C. bimaculatus (BI.). Diametro dell’ occhio contenuto almeno 4 volte nella lunghezza del capo; macchia toracica meno mar- cata, posta tutta al disopra della spina pettorale, mandibola inferiore poco spor- gente; denti mandibolari ed interma- scellari villiformi, vomerini in due piastrine biseriali distinte, pinna dor- sale alta !/, del corpo. Anche l'habitat di queste due forme apparisce diverso, perchè mentre il C. macrophthalmus vivrebbe negli estua- rii, il demaculatus si troverebbe ordina- riamente nella parte del corso dei fiumi Callichrous bimaculatus. ove non è più sensibile 1’ influenza della marea. Però Day, nell’ultimo suo lavoro, ricorda come il Col. Tickell trovasse in Birmania il bimaculatus, entro i limiti della marea. Lo scarso numero di esemplari da me esaminati ed il cattivo stato di conservazione di quelli di Rangoon mi costringono però a fare ancora alcune riserve sull’ opportunità di distinguere queste due forme come due specie diverse. Il C. macrophthalmus oltre che in Birmania vive nelle pro- vincie di Madras ed Assam. 56. Pseudeutropius taakree (SykEs)? Hypophthalmus taakree, Sykes, Trans. Zool. Soc. II, p. 369, tav. 64, fig. 4. Pseudeutropius longimanus, Ginth. Cat. Fish. V, p. 60. Eutropius taakree, Day, Proc. Zool. Soc. London, 1869, p. 564. Pseudeutropius taakree, Day, Fish. India, II, p. 471, tav. CIX, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 138. Rangoon, 1 esempl. Mandalay e Teinzò, diversi esempl. lung. mass. m. 0, 20. Anche per questi individui io fui lungamente dubbioso sulla specie alla quale io dovessi riferirli, perchè se per molti caratteri essi corrispondono esattamente alle descrizioni del Psewd. (aakree, 78 D. VINCIGUERRA (206) per altri invece essi se ne scostano notevolmente. Però pren- dendo in esame le varie descrizioni che di questa specie furono date, apparirà come anche fra esse vi sieno di queste discrepanze, il che fa ragionevolmente ritenere che debbano attribuirsi a differenze individuali e talune fors’ anco ad errore di stampa. In questi individui i barbigli hanno quasi esattamente la stessa lunghezza di quella indicata da Day nelle varie descrizioni del taakree e da Ginther pel /ongi- manus, considerato come sino- nimo di quello. Infatti i barbigli nasali son lunghi circa la metà del capo. Le narici sono ovali, le anteriori più lontane fra loro che le posteriori, che distano più del loro diametro dalla linea mediana del capo. Gli occhi sono !/, circa della lunghezza del capo, distano di */, della SRO loro lunghezza dall’ estremità del muso. e .di 1. e 4 (nei giovani) a 2 diametri (negli adulti) l'uno dall’ altro. I denti vomerini e palatini sono disposti in gruppi distinti ed abbastanza vicini tra loro, di forma ovale, il maggior diametro di ogni gruppo è trasversale pei denti vomerini ed antero-posteriore per gli altri. La spina dorsale è scabra anteriormente e posteriormente se- ghettata: la sua lunghezza è eguale a ‘/; di quella della testa. La spina pettorale è del pari scabra anteriormente e posterior- mente seghettata : essa è lunga quasi quanto il capo. Le ven- trali sono assai corte: la loro lunghezza non è più dei °/; di quella del capo: la loro base si trova immediatamente al disotto dell’ estremità della spina pettorale e un po’ in addietro del termine della base della dorsale. La pinna anale ha origine in assai maggior prossimità dell’ apice del muso che della radice della coda ed ha ordinariamente 3-4 spine e 47-48 raggi. La porzione libera della coda è un po’ più lunga che alta. Il colore 7 e (207) PESCI DI BIRMANIA i 79 del corpo è argenteo: le pinne sono ialine, la codale ha i mar- gini grigiastri. Confrontando questi caratteri colle più recenti descrizioni di Day, vale a dire con quelle date nelle due edizioni dei « Fishes of India » appariscono le seguenti discordanze. Nel Ps. taakree gli occhi distano l’ uno dall’ altro di uno spazio eguale al loro diametro; la spina dorsale anteriormente è liscia e le ventrali sono lunghe più della metà del capo. Ma nel suo precedente lavoro pubblicato nei Proceedings della Società Zoologica di Londra, descrivendo assai diffusamente la stessa specie sotto il nome di Eutropius taakree egli dice che gli occhi sono posti « nearly 2 diameters apart », che la spina dorsale è « sharp, strong, rugose anteriorly » e che le ventrali sono « small ». Quasi tutte le accennate discordanze vengono così a sparire. Solo non sapremmo quale lunghezza attribuire alle ventrali, benchè dette piccole, ma anche questo dubbio viene tolto dallo stesso Day, che in altra sua memoria, asserisce che il Ps. taakree è identico al /ongemanus « fully described » dal Gunther (P. Z. S. 1869, p. 617) e più tardi afferma che lo stesso tipo di Sykes abbia servito a tale descrizione (P. Z. S. 1871, p. 635) e delle ventrali del /ongimanus il Giinther dice che son lunghe quanto i due quinti della testa. Solo la posizione delle ventrali è ac- cennata come un po’ diversa dal momento che è detto trovarsi esse sotto i raggi posteriori della dorsale, mentre in questi indi- vidui questa pinna è tutta posta al davanti di esse. Il numero dei raggi anali indicato da Day è di 3/,3, quello di Ginther circa 54, quindi tra questi due estremi è compreso quello che si verifica da questi esemplari. I denti vomerini e palatini sono disposti come è indicato dalla figura data da Day del Ps. taakree, colla sola differenza che ciascuno dei gruppi è un po’ più grande di quello che non apparisce da detta figura, la quale mostra altresì 1’ origine dell’ anale assai più prossima all’ apice del muso che non alla radice della coda. Il confronto con queste ultime descrizioni è quello che mi persuase a riferire questi individui al Ps. taakree, ritenendo che molte cause possano spiegare le differenze suaccennate. 80 D. VINCIGUERRA (208) Day dice d’aver ottenuto a Mandalay esemplari che non gli fu possibile separare dal Ps. taakree, in alcuni dei quali la spina pettorale era più corta, in altri l’adiposa quasi o del tutto com- pletamente assente. Tutti gli esemplari raccolti dal Fea hanno però l’adiposa bene sviluppata e la spina pettorale di lunghezza normale. Le altre località di cui è indicato il Ps. taakree sono: Puna, il Deccan ed i fiumi Kistna ed Jumna. 57. Pseudeutropius acutirostris, Day. Pseudeutropius acutirostris, Day, Proc. Zool. Soc. London, 1869, p. 618. — » » Fish. India 1I, p. 472, tav. CIX, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 139. Mandalay, 1 esempl. lung. m. 0,105. Il carattere principale di questa specie si ritrova nel prolun- gamento del muso, il quale è sporgente in modo che tutta la superficie degli intermascellari ricoperta di denti è posta al di là dell’ apice della mandibola inferiore. Si nota una leggiera macchia nera sull’occipite ed una più intensa che abbraccia tutta la base della pinna codale. Questa specie è particolare all’ Irawadi, dove rappresenta il P. atherinoides (Bloch) dell’ India. A_ giudicare dalla descrizione data da Valenciennes (Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 394 e Voy. Ind. Or. par Bélanger, Zool. p. 385, tav. 4, fig. 1) del pesce che egli descrive come Bagrus exodon, in esso si riconoscerebbe distintamente il Ps. acutirostris; secondo Day però la figura ne è molto diversa, e la località dove fu raccolta da Bélanger (Bengala) poco probabile. Pare che Day sia proclive ad ammet- tere o che l'indicazione di località possa essere erronea e tali esemplari provenire dalla Birmania, oppure che essi debbansi considerare come Ps. atherinoides col muso allungato. A me poi non pare che la provenienza Indiana sia ragione sufficiente per rifiutare l’ identificazione di questa specie col Ps. acuzirostris, essendo così frequenti gli esempi di pesci comuni alle due re- gioni. In tal caso il Ps. acutirostris dovrebbe portare il nome di Ps. erodon (Val.) pr (209) PESCI DI BIRMANIA 81 58, Pseudeutropius garua (Haw. BucÒÙ.)? Silurus garua, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 156 e 375, tav. 21, fig. 50. Schilbichthys garua, Gunth. Cat. Fish. V, p. 57. Pseudeutropius garua , Day, Fish. India, II, p. 474, tav. CIX , fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 14l. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2.2 IT, p. 91. Mandalay, 1 esempl. lung. mass. m. 0, 166. Di tutte le specie descritte del genere Psewdeutropius, questa mi pare quella cui con maggiore probabilità si possa riferire questo individuo di Mandalay, quantunque esso presenti molte differenze dalle descrizioni di questa specie. In questo esemplare i barbigli nasali arrivano quasi fino al margine posteriore dell’occhio, i mascellari raggiungono la pinna anale ed i mandibolari anteriori interni, più lunghi, eguagliano in lunghezza la testa. Le narici posteriori sono ampie, ovali e distano tra loro di uno spazio press’ a poco eguale al loro dia- metro. Gli occhi sono compresi un po’ più di 3 volte nella lun- ghezza della testa, distano circa un diametro dalla estremità del muso ‘e 2 diametri l’uno dal- l’altro. I denti vomerini e pa- latini di ciascun lato sono fusi insieme in una piastrina piri- forme, che viene in un sol punto. a contatto con quella dell’ altro lato. La spina dorsale anteriormente è provvista di scabrosità inconspicue e poste- riormente seghettata: essa è sottile e lunga i 4/, del capo. Psendeutropius garua. La spina pettorale è alquanto più robusta e lunga un po’ più del capo e posteriormente fina- mente seghettata. Le pinne ventrali cominciano in corrispondenza dell’ estremità della spina pettorale e giungono sino all’ ano; esse sono circa i */, della lunghezza del capo, La pinna dorsale D. VINCIGUERRA. 6 82 D. VINCIGUERRA (210) adiposa manca. L’anale comincia ad una distanza un po’ mag- giore dal capo che dalla radice della coda ed ha per formola */3g. L'individuo raccolto a Bassein dal cap. Ansaldo e da me ri- cordato si accorda in quasi tutti i caratteri con questo, meno che nella lunghezza dei barbigli mascellari, che giungono solo sino alla metà circa delle pinne ventrali, nell’ avere i denti vomerini, distinti dai palatini, ma in due piastrine continue formanti tra loro un angolo ottuso, e nella formola dell’ anale cheWe=s/gxe L'individuo poi raccolto dal cap. Ansaldo a Calcutta ha i bar- bigli mascellari che arrivano sino alla base delle ventrali, la spina pettorale lunga quanto il capo, e le pinne ventrali quanto la metà di esso, i denti sul palato anche meglio distinti da quelli del vomere e l’ anale con la formola 3/99 - Quest’ ultimo è senza dubbio uno Ps. garua tipico, quan- tunque la disposizione dei denti sul vomere sia un po’ diversa dalla figura di Day che dà loro un aspetto completamente semi- circolare senza interruzione alcuna; egli però soggiunge che ta- lora esiste un interstizio tra le due piastre vomerine. Nulla è detto della lunghezza delle ventrali che però sono figurate assai più sviluppate che nel Ps. tuakree, come pure l’anale è figurata con i primi raggi un po’ più lontani dal capo che dalla radice della coda. Gli altri due individui si avvicinano alquanto alle descrizioni del Ps. saakree date nelle due edizioni del « Fishes of India » specialmente per quanto si riferisce alla lunghezza delle ventrali, ma ho già dimostrato come io ritenga tali indi cazioni meno esatte di quelle date precedentemente, pel numero dei raggi anali, che superano è vero il numero massimo asse- gnato al Ps. garua (36) ma non raggiungono il minimo del taakree (43) e per la disposizione, almeno in uno di essi, dei denti vomerini. Ma siccome questa disposizione sì può avere anche nel garua ed il carattere del numero dei raggi anali è soggetto a grandi variazioni, io credo che, a meno che non trattisi di una specie nuova, sulla quale ipotesi non oso pro- nunciarmi, questi individui di Birmania possano essere riferiti al Ps. garua, formandone una distinta varietà. iti dn sd CEE sr di (211) PESCI DI BIRMANIA 83 Nell’ individuo di Mandalay, manca la pinna adiposa, che è noto scomparire frequentemente negli individui adulti di questa specie, ma che Day ha trovato pure mancante in individui Bir- mani del aakree. Ciò dimostra sempre più l’ insussistenza del genere Sche/bichthys. Il Ps. garua trovasi in tutti i fiumi dell’ India e della Bir- mania. 59. Pangasius Buchanani, Cuv. Var. Pimelodus pangasius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 186 e 378, tav. 33, fig. 52. Pangasius Buchanani, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XV, p. 45, tav. 425. » » Gunth. Cat. Fish. V, p. 62. » » Day, Fish. India, p. 470, tav. CVIII, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 142, fig. 61. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, ser. 2.* vol. II, p. 91. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. m. 0,142. Questi individui non presentano alcuna differenza da quelli dell’ Hoogly, avuti a Calcutta dal cap. G. Ansaldo. La specie è diffusa in tutta l’ India e data la sua identità col P. djambal, Bleek. (Atl. Ichth. II, p. 73, tav. 76, Silur. 28) anche nell’ Arcipelago Malese. Gen. Macrones, C. Duw. Ichthyol. Anal. p. 484. Gita. Cat. Fish. V, p. 74. Il genere Macrones, come veniva originariamente descritto da C. Duméril nel 1855, comprendeva tutte le specie asiatiche di Bagrini, che sì distinguevano dai veri Bagrus pel numero co- stante di 7 raggi dorsali e per i denti palatini disposti in una sola serie. Pochi anni dopo Bleeker pubblicava il primo volume del suo « Ichthyologiae Archipelaegi Indici Prodromus (Ba- taviae 1858) », che comprende precisamente la famiglia dei Silu- ridi; in esso egli stabilisce nuovi generi per alcune specie allora sriferite al genere Bagrus, africane alcune (Chrysichthys ed Octo- nematichthys, il primo per il B. auratus, Geoff. e l’altro per il nigrita, C. V.), asiatiche le altre (Lesocassis per B. poecilopterus, C. V. e micropogon, Bleek., Bagrichthys e Bagroides per specie 84 D. VINCIGUERRA (212) da lui stesso descritte). In seguito, nel 1862, egli pubblicava un intiero nuovo schema di classiticazione dei Siluroidi che vedeva quasi contemporaneamente la luce nel 1.° volume del « Neder- landsch Tijdschrift voor de Dierkunde » (Systema silurorum revisum, p. 77-122) e nella prefazione del 2.° volume del- l’ « Atlas Ichthyologique des Indes Néerlandaises » (p. 2-20). In esso egli allontana i Bagrozdes, e generi affini dai veri Bagrus, perchè in essi la spina dorsale è anteriormente fornita di punte rivolte all’ insù, che mancano in quelli, e distingue parecchi ge- neri di Bagrini, dei quali 6 Asiatici: Levocassis, Pseudobagrus , Hemibagrus, Aspidobagrus, Hypselobagrus e Macrones, oltre il genere dubbioso Hara, assai imperfettamente caratterizzato (). I caratteri distintivi di questi sei generi dati da Bleeker si possono ridurre alla seguente tavola sinottica (?): Capo superiormente liscio, occhi senza margine libero . . . . Leiocassis. Occhi senza margine libero: processo occipitale a 3 contatto dell’interneurale . . . . .. .. . Pseudobagrus. pinna adiposa SEA ) O - processo occipì- PR lunga del . A ) Capo supe- tale non a con- ) anale. . . . Hemibagrus. t i € ?j a a n riormente occui Fano Ie, inter pinna adiposa cranuloso a margine » più corta dell’a- a Ribera nale . È Aspidobagrus. processo occìi- muso conico. Hypselobagrus. pitale a contatto ell’interneurale. muso allung.!° Macrones. Gunther nel suo Catalogo non accettò che due soli di questi generi: il Levocassis (da lui modificato ortograficamente in Lzo- cassîs) tenendo conto del carattere fornito dall'assenza di piega (1) Questo genere fu stabilito da Blyth (Journ. As. Soc. Beng. XXIX, p. 152) per quattro specie descritte da Hamilton Buchanan, Jerdon e Mac Clelland e riferite da loro al gen. Pimelodus (P. hara e conta, H. B., carnatacus, Jerd. e asperus Mac Clell.) ed una quinta nuova (H. filamentosa , Blyth). Giinther collocò questo genere vicino aì Glyptosternum, benché incerto sulla sua posizione sistematica, Day invece, riferì a questo genere il Bagrus malabaricus, Jerdon e lo ravvicinò al genere Ma- crones (Malab. Fish. p. 184). Finalmente Giinther (Ann. Mag. Nat. Hist. Serie 5.8, vol. XI, p. 139) dimostrò l'identità di esso con il genere Frethistes, affermando che | le più strette affinità di questo sono con i Caltomystax). (2) Bleeker ha posteriormente descritto altri tre generi, RRinobagrus, Pelteo- dbagrus e Heterobagrus, riferendo ai primi, due specie di pesci di Cina ed al terzo una di Siam, che tutti sono stati da Giinther riuniti al Macrones. (213) PESCI DI BIRMANIA 85 orbitale, ed il Pseudobagrus, per il gran numero di raggi anali che vi si hanno, essendo questi sempre superiori ai 20. Alcuni degli altri caratteri generici dati da Bleeker erano da lui utiliz- zati soltanto per la divisione in gruppi del genere Macrones da lui così suddiviso (V. p. 75): I. Pinna adiposa molto più lunga dell’ anale . . . Hypselobagrus. II. Pinna adiposa non molto più lunga, o più corta dell’ anale: A. Uno scudo interneurale separato dalla nuca . . Macrones. B. Senza scudo interneurale separato . . . . . Hemibagrus. Ginther stesso però in un suo lavoro posteriore (Report on a collection of Fishes from China, in Ann. Mag. Nat. Hist. ser. 4.* vol. XII (1873) p. 244) dichiara che la scoperta di alcune nuove forme mostra che i due caratteri, per cui erano da lui stati ri- tenuti i due generi Ziocassis e Pseudobagrus, sono del tutto insuf- ficienti per una distinzione generica e che non è quindi possibile separare quelli dal genere Macrones. Day mostra avere accettato soltanto in parte queste conclusioni di Ginther, poichè cogli fa rientrare nel genere Macrones la specie da lui originariamente descritta come Pseudobagrus chryseus, in cui il numero dei raggi anali è di 26 a 28 (Fishes of India, p. 442 e 448) ma ne tiene distinto il genere Lzocassis, indicandone come solo carattere differenziale quello di avere gli occhi sottocutanei, mentre. nel Macrones li dice a margini liberi. Egli, nell’ opera citata, non riferisce ai Lzocassis che una sola specie, quella descritta da Hamilton Buchanan (Fish. Ganges, p. 176) come Pimelodus rama, che Gunther avvicina al genere Ria, ma ponendola in nota tra le specie dubbie, e per la quale Bleeker, pur sempre non conoscendola, fondava provvisoriamente uno speciale genere: fama (Syst. Silur. rev. p. 93). Un'altra specie di Liocassis, era in seguito descritta dallo stesso Day (L. /luviatilis, Fish. Ind., Suppl. p. 805 e Faun. Br. Ind. Fish. p. 164). Bisogna però notare che nessuna di queste due specie presenterebbe, secondo lui, uno dei carat- teri ritenuti come fondamentali dei generi Macrones e Liocassis, vale a dire la presenza di 4 paia di barbigli, perchè il L. rama 86 D. VINCIGUERRA (214) mancherebbe dei barbigli nasali ed il /luviatilis non ha che i mascellari (1). Il L. rama è da Day considerato, benchè dubbiosamente, come sinonimo del P. chandramara, H. B. (p. 162), nel quale però non sono indicati che i due soli barbigli mascellari. Tale diffe- renza nel numero dei barbigli era già considerata da Hamilton Buchanan stesso come la sola tra le due specie, ma, secondo Blyth che esaminò le figure inedite del Buchanan, neppur essa esiste in realtà perchè il P. chandramara è rappresentato con sei cirri (Journ. As. Soc. Beng. XXIX, p. 150). A questo proposito tanto Blyth che Day fanno notare che in questo gruppo i bar- bigli sono tanto piccoli e sottili da potere essere scorti solo assai difficilmente, talchè a Day non fu possibile di scorgere quelli del rama che agitando leggermente gli esemplari nell'acqua so- pra una sostanza oscura. Non è quindi affatto impossibile che anche nel suo L. /luviatilis esistano in realtà più paia di bar- bigli, tanto più che la di lui descrizione è, assai probabilmente, fatta solamente sopra le figure del Col. Tickell, al quale per le accennate ragioni può essere passata inavvertita la presenza degli altri barbigli. Quanto al L. rama esso è descritto da Ha- milton Buchanan come sprovvisto di cirri nasali, ma questi sono assai distintamente rappresentati nella figura da lui datane, insieme ai due mascellari ed ai 4 mandibolari. Se così non fosse sarebbe necessario riportare il L. rama al gruppo dei Pemelodinz, offrendoci così l’unico esemplare di un rappresentante asiatico di tale gruppo, o, per conservarlo vicino ai Macrones, distruggere tutto il sistema di Gunther. Blyth riferiva i P. rama, chandra- mara, tengana e batasio di Hamilton Buchanan ad un particolare genere per cui proponeva il nome di Batasto, descrivendone una nuova specie sotto il nome di a/finis. Questo genere comprende- (1) Le varie diagnosi date da Day del genere Liocassis non sì corrispondono tra loro e sono evidentemente inesatte. Infatti nei « Fishes of India » nelle tavole dei generi di Siluroidi (p. 440) egli assegna a tal genere otto barbigli e nella diagnosi a p. 451 non parla più che di sei « a short maxillary and two mandìibular pairs ». Nella recente edizione poi, nella tavola dei generi a p. 103, scrive che ì barbigli sono 6 o 8 e nella diagnosi a p. 163 dice i barbigli « consisting of a short maxillary pair, either two pairs or none on the mandible ». (215) PESCI DI BIRMANIA 87 rebbe specie tutte di piccola statura, con muso sporgente, bar- bigli molto più corti del capo, in numero di 6 od 8, e denti palatini fusi coi mascellari o separati soltanto da un piccolo solco. Esso quindi potrebbe considerarsi come identico al genere Lzo- cassis, quantunque non tutte le specie in esso comprese sieno riferibili a questo gruppo, ma ad ogni modo il nome di Bleeker è anteriore ad esso. Fra i pesci raccolti dal Fea io ho trovato una specie di Ma- crones che descriverò come nuova, la quale potrebbe riferirsi al Liocassis e presenta anzi grandissima somiglianza al rama ed al fluviatilis, ma in essa vi sono 4 paia di barbigli. Alcuni indi- vidui di questa specie hanno numerosi pori sulla parte inferiore del capo, carattere che Bleeker indica pel suo genere Lezocasszs (Syst. Sil. Rev. p. 94), negli altri invece essi sembrano mancare. Ciò dimostra che neppure questo carattere può essere adottato per una distinzione generica, come non può avere alcun valore il capo liscio o granulato, la presenza o I’ assenza della piega orbitaria, perchè questa che è formata dal comune integumento che in quasi tutti i pesci diventa trasparente passando sull’ orbita, talora è bene marcata anteriormente e manca invece posterior- mente e può anche dipendere dalla conservazione in alcool più o meno allungato. Volendo stabilire un carattere differenziale tra il genere Ma- crones ed il Liocassis esso si potrebbe far consistere nella lun- ghezza dei barbigli mascellari, riportando al primo genere le specie in cui questi son più lunghi del capo ed all’altro quelle in cui essi sono più corti. In tal caso oltre alle specie ricordate dovrebbe esservi compreso il M. Biythî , Day (Batasio affinis di Blyth, M. affinis, Gthr.) di cui è detto che i barbigli mascellari, sono i più lunghi ed arrivano all’ occhio. Quattro sarebbero pertanto le specie indo-birmane di questo genere, delle quali una (rama) del bacino del Brahmaputra nel Bengala orientale e dell'Assam e le altre (//luviatilis, Blythii e Feae) tutte del Te- nasserim. Non è però improbabile che alcune. di queste sieno specie unicamente nominali, il che però non è possibile affer- mare per la insufficiente descrizione. Questo genere non sa 88 D. VINCIGUERRA (216) rebbe rappresentato più ad occidente, mentre invece esso si spin- gerebbe ad oriente sino all’Arcipelago Malese, alla Cina ed al Giappone. Ma delle tre specie malesi ve ne è qualcuna, come il L. stenomus (C. V.), che, pur presentando la massima affinità colle altre specie, ha i barbigli mascellari più lunghi assai della testa, il che dimostra che neppure questo carattere può avere valore generico. Pertanto tutte le specie sinora riferite al genere Liocassis e fornite di 4 paia di barbigli, come tutte quelle descritte da Bleeker e da Ginther e da me, debbono restare nel genere Macrones, mentre la posizione sistematica di quelle con un minor numero di barbigli, se pure esse realmente esistono, non può dirsi esattamente definita. L'intervallo tra il processo occipitale e l’osso basale della spina dorsale o il prolungamento di quello sino a contatto di questo o di un osso interneurale distinto, quando esiste, non solo non può in modo alcuno servire a distinguere genericamente le specie tra loro, ma neppure può, a mio vedere, essere utilizzato per riunirle in varii gruppi, perchè, anche nei casi in cui pare che il processo occipitale non venga a contatto coll’ osso basale esso talora continua ricoperto dalla cute e lo raggiunge, ovvero avviene che il contatto che non è evidente tra gli individui adulti, avviene nei giovani, come afferma Day pel M. gulio (Fish. India, p. 445). L’osso interneurale poi esiste costantemente in tutte le specie, colla sola differenza che in alcune è più svi- luppato e meglio distinto dal basale ed in altre meno e la sutura tra queste due ossa è in alcuni casi mobile, in altri quasi com- ‘ pletamente saldata. La possibilità della riunione dei Lzocasses coi Macrones fa già da me altra volta accennata (Silur. Born. in Ann. Mus. Civ. Gen., 1.8 Serie, XVI, p. 172), ma in allora il materiale da me esaminato era troppo scarso per giungere ad una conclusione positiva. Io credo che il raggruppamento delle specie sia fatto in modo più razionale prendendo a carattere fondamentale la lunghezza dei barbigli mascellari e lo sviluppo della pinna adiposa negli individui adulti. Pertanto io non credo inopportuna la compila- (217) PESCI DI BIRMANIA 89 zione di una piccola tavola sinottica che serva ad esporre i criterii da me seguiti, e nel tempo stesso possa servire di guida per la determinazione delle specie Birmane riferibili al genere Macrones, dappoichè vi sono comprese tutte quelle che è noto sinora appartenere a tale regione, ad eccezione del solo M. Blythé e dei Liocassis rama e fluviatilis, specie, come ho già detto, incompletamente caratterizzate e dubbiose. Barbigli mascellari più lunghi del capo. Barbigli mascellari che oltrepassano la base della coda Musobspatuliforme; i “stu M aor (H. B.) Muso tondeggiante . . i esa e» rad si08 (1 -:3B%) Barbigli mascellari che raggiungono o oltre- passano la pinna anale Pinna adiposa assai più lunga della dorsale Altezza del corpo contenuta 5 volte e ’/ nella lunghezza A 5-7. . . . . » Bleekeri, Day Altezza del corpo contenuta 4 volte e */, nella lunghezza A 5-9 . . . . . » leucophasis (Blyth) Pinna adiposa lunga quanto la dorsale o poco più Occhi contenuti 5 o 6 volte nella lungh. del capo . » vittatus (Bl.) Occhi contenuti 7 volte nella lunghezza del capo . e io a menodé (HB) Occhi contenuti più di 8 volte nella lunghezza del capo . . . . . . . >» microphthalmus, Day Barbigli mascellari che raggiungono le pinne ventrali Pinna adiposa più lunga della dorsale . . » rufescens, n. sp. Pinna adiposa più corta della dorsale . . » gulio (H. B.) Barbigli mascellari più corti del capo. . . . » Dayî, n. sp. 60. Macrones aor (Haw. Buc®.) Pimelodus aor, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 205 e 379, tav. 20, fig. 68. Bagrus aor, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 405. Macrones aor, Ginth. Cat. Fish. V, p. 78. » » Day, Fish. India, p. 444. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 149. Mandalay, 4 esempl. lung. mass. 0", 30. Il muso lungo e spatuliforme di questo pesce serve a carat- 90 D. VINCIGUERRA (218) terizzarlo in modo che non è possibile il confonderlo con alcun’ altra specie. Il solo M. seenghala (Sykes) = M. Lamar- riîù (C. V.) presenta lo stesso carattere, ma se ne distingue per avere i barbigli mascellari molto più corti, perchè mentre questi nell’ 4or giungono almeno sino alla pinna anale e talora ol- trepassano anche la radice della coda, nel seenghala raggiungono tutt’ al più il margine posteriore della pinna dorsale. L'una e l’altra specie posseggono una macchia nera sulla parte poste- riore della base della pinna adiposa. In entrambe é poi notevole la lunghezza del processo occipitale e quella dell’ osso interneu- rale: ho però dimostrato come non si possa dare valore speci- fico al fatto della presenza di questo, perchè esso non manca in alcuna delle specie di Macrones, da me esaminate sinora. Questa specie trovasi in tutta l’ India. 61. Macrones cavasius (Haw. Buc4Ò.) Pimelodus cavasius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 203 e 379, tav. 11, fig. 67 Bagrus cavasius, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 409. Macrones cavasius, Gunth. Cat. Fish. V, p. 76. » » Day, Fish. India, p. 447, tàv. C, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 155. Molti esemplari di Rangoon, Mandalay, Bhamo, Teinzò, e Kokarit, lung. mass. 0%, 17. Specie ben distinta per i lunghi barbigli, per il grande svi luppo della pinna adiposa che comincia subito dopo la pinna dor- sale, per la macchia nera trasversale alla base del primo raggio dorsale e la considerevole lunghezza del processo occipitale. In tutti questi individui da me esaminati la spina dorsale è liscia tanto anteriormente quanto posteriormente. La pinna dor- sale ed il lobo superiore della codale sono puntuti e talora al- lungati in filamento. Questa specie trovasi in tutta 1’ India continentale, dal Sind sino alla Birmania. (219) PESCI DI BIRMANIA 91 62. Maerones Bleekeri, Day. Bagrus keletius, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXV, Nalez. ichth. Faun. Beng. en Hind. p. 115, (ec Cuv. Yal.). Macrones keletius, Ginth. Cat. Fish. V, p. 84. » Bleekeri, Day, Fish. India, p. 451, tav. CI, fig. 1. — Faun. Br. € Ind. Fish. I, p. 162. Mandalay, parecchi esempl. lung. mass. 0", 151. Questa specie presenta una grande rassomiglianza col M. ca- vastus, specialmente per quanto si riferisce al notevole sviluppo della pinna adiposa, che comincia immediatamente dopo la dor- sale ed è lunga più del doppio della testa, alla forma ed esten- sione della fontanella e del processo occipitale, mon che alle granulazioni del capo, allo sviluppo dei barbigli ed alla macchia nera sull’ osso basale della spina dorsale. I barbigli però, spe- cialmente i mascellari, per quanto sviluppati, lo sono meno che nel cavasius, poichè essi si estendono sino alla pinna anale, ma non raggiungono come in quello la base della codale: i nasali si spingono sino al margine posteriore dell’ orbita o lo oltrepas- sano solo di poco: i mandibolari esterni vanno sino alla metà od all’apice della pettorale e gli.interni ne raggiungono la base; la macchia nera sulla base della spina dorsale, non è costante ‘e quando esiste è meno intensa e sviluppata. L'occhio è assai più grande nel M. cavasius perchè in questo è contenuto 3 volte e ’/, nella lunghezza del capo e nel B/eekerz invece lo è 4 e !/,, ed in questo è anche più distante dall’ apice del muso che non in quello. La fascia dei denti vomero-pala- tini è diversa nelle due specie: nel B/ecker: essa ha forma se- milunare, ma è più larga al centro che non ai margini e talora anche presenta posteriormente una sporgenza sulla linea mediana, mentre nel cavasius è più stretta al centro che alla estremità. La pinna dorsale ha tutti i raggi di lunghezza disuguale con i mediani più lunghi ed ha quindi forma rotondata: la spina è sottile e non dentellata. La spina pettorale è un po’ più lunga, più robusta e posteriormente seghettata. La pinna anale è for- 92 | D. VINCIGUERRA (220) mata da 3 raggi spinosi e 7 (talora anche 6) raggi molli, mentre nel cavasius le spine sono 4 e i raggi molli 7 a 9. In molti di questi esemplari esiste, ed in alcuno assai mar- cata, la macchia nera alla fine della linea laterale, che. Day dice di avere osservato negli individui di Birmania: mancano invece, o solo si hanno debolissime, le traccie di linee longitu- dinali sul corpo. In un individuo è presente anche la macchia omerale nera. Di tutti questi esemplari uno, quello più sviluppato, presenta il corpo un po’ meno allungato degli altri, poichè mentre l’al- tezza del corpo è contenuta ordinariamente circa 5 volte e !/, nella lunghezza, in esso non lo è che 4 e !/,. In esso poi l’oc- chio è proporzionatamente un po’ più piccolo del normale. Queste differenze però non mi sono sembrate sufficienti per di- stinguerlo specificamente dagli altri. Questa specie, era da Bleeker e Gunther riferita al Bagrus keletius, C. V., ma Day ne la distinse specialmente per la mi- nore lunghezza del capo che è contenuta 5 volte a 5 !/, in quella del corpo, mentre nel ke/etius non lo sarebbe che 4 e + e per la estensione della fontanella mediana che in questo non raggiungerebbe la base del processo occipitale, mentre nel B/ee- keri si estende sino ad esso. Questa specie trovasi come la precedente in tutta l’ India con- tinentale, dal Sind alla Birmania. 63. Macrones leucophasis (BLvyTH). Bagrus leucophasis, Blyth. Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860), p. 148. Macrones leucophasis, Gunth. Cat. Fish. V. p. 78. » » Day, Proc. Zool. Soc. London, 1873, p. 112. — Fish. India, p. 449, tav. GC, fig. 2. — Faun. Brit. Ind. Fish. I, p. 158. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Gen, XVIII, p. 657. Diversi esemplari di Mandalay, Bhamo, Teinzò e Kokarit, lung. mass. 0%, 181. La differenza di colorito tra le parti superiori ed inferiori del CI) corpo, così caratteristica di questa specie, non è egualmente (221) PESCI DI BIRMANIA 93 marcata in tutti questi individui. In quelli più sviluppati il co- lore del dorso è assai più bruno che non nei più giovani: il ventre poi in quelli è intensamente nero, come pure la mem- brana delle pinne pettorali e ventrali. Nei più giovani il capo ha uno splendore argentino, mentre è più bronzato negli adulti. Il lobo superiore della pinna codale è ordinariamente prolungato in filamento. Day dice che durante la vita le superficie inferiori sono di colore verde oliva o giallo e la testa bianca, e che dopo morte diventa nero sul corpo e sulle pinne e che al- lora si fa manifesta la punteggiatura bianca, delle quali però tutti questi individui non hanno che traccie quasi indistinte se non ne mancano affatto. Egli narra anche che gl’indigeni sup- pongono che questo pesce nuoti col ventre in alto. Questa specie è particolare all’ Irawadi ed agli altri fiumi della Birmania. Il Museo Civico la ricevette già da Minhla dal capitano Comotto. 64. Macerones vittatus (Br.) Silurus vittatus, Bloch, Ausl. Fisch. tav. 371, fig. 2. Bagrus vittatus, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 414. Maecrones tengara, Gunth. Cat. Fish. V, p. 81, (nec Pimelodus tengara, H. B.). » vittatus, Day, Fish. India, pag. 448, tavola XCVIII, figura 3, e tav. XCIX, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 157. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova XVIII, p. 657. Parecchi esemplari di Mandalay, Meetan e Biapò (monti a Est di Toungoo), lung. mass. 0%, 110. Non tutti questi esemplari sono perfettamente identici tra loro, ma le differenze che essi presentano non sono tali da per- mettermi di separarne alcuno specificamente. Il profilo del dorso in alcuni individui, come ad esempio in quello dei monti Biapò, sale assai rapidamente, mentre in altri è quasi pianeggiante, ma questo solo carattere non può avere valore specifico, tanto più che il Day ebbe già a constatare che «in some specimens there is a considerable rise to base of the first dorsal fin ». I barbigli nasali raggiungono la base del processo occipitale, i mascellari giungono sino all’anale e talora raggiungono anche 94 D. VINCIGUERRA (222) la base della coda, i mandibolari esterni oltrepassano la base della pettorale e gli interni ne sono più corti. Evvi pertanto, per quanto si riferisce alla lunghezza dei barbigli mascellari una notevole differenza dalla descrizione di Day in cui è detto che essi raggiungono le ventrali. Non credo però potere attri- buire ad essa grande importanza perchè delle due figure da lui date di questa specie, la prima (tav. XCVIII fig. 3) che rappre- senta un esemplare adulto di Madras, ci mostra in realtà i bar- bigli mascellari di questa lunghezza, ma l’altra (tav. XCIX fig. 4) che ne rappresenta uno, più piccolo, di località più orientale , Bengala od Orissa, ha i barbigli prolungati sino alla pinna anale. Inoltre Ginther, descrivendo il suo M. tengara, che Day riferisce al vettatus, mentre considera il Pimelodus tengara di Hamilton Buchanan (p. 183) come specificamente diverso da esso, dice che i barbigli si estendono sino all’ anale. Questo carattere era pre- sente negli individui di Minhla, già avuti col mezzo del capi- tano Comotto e da me inviati in comunicazione al Day. La figura però del P. tengara, H. B. (tav. 3, fig. 61) si riferisce alla specie attuale. Anche la lunghezza delle pinne ventrali si mostra considere- volmente variabile, perchè in alcuni esemplari esse si estendono quasi sino al principio della pinna anale, mentre in altri non raggiungono che la metà, o poco più dello spazio tra la loro origine e quella dell’ anale. Ma, oltre che lo stesso Day ha già segnalata una differenza nella lunghezza delle ventrali, bisogna notare che esse, come di consueto, sono più sviluppate negli individui giovani che negli adulti e che il punto raggiunto dalla loro estremità può variare collo stato di conservazione del pesce. La papilla anale è in alcuni di essi e specialmente nell’ indi- viduo dei Biapò molto sviluppata. Il diametro dell’ occhio di questi esen.plari apparisce un poco più grande di quello che non sia in quelli di Minhla, già avuti col mezzo del capitano Comotto, ma anche questa piccola difte- renza deve secondo me attribuirsi al grado di conservazione , perchè quelli erano stati in alcool molto forte che, necessaria- mente aveva raggrinzato i tessuti ed in tal modo ristretta anche 9 (225) PESCI DI BIRMANIA 95 l'apertura palpebrale. La spina dorsale poi presenta anterior- mente alla sua estremità superiore 2 o 3 piccoli denti, i quali, tendono poi a scomparire negli adulti, e posteriormente è seghet- tata, ma assai meno robustamente della spina pettorale. Tutti gli esemplari da me esaminati hanno molto marcata la macchia omerale e quella codale e presentano, benchè meno evi- denti, le linee alterne chiare e scure lungo i fianchi. La presenza contemporanea delle due macchie nonchè la lun- ghezza dei barbigli mascellari mi pare possa essere ritenuta ca- ratteristica della forma birmana del M. vettatus. Non mi sembra improbabile che qualcheduna delle specie af- fini, mantenute da Day come distinte quali, per esempio, il M. malabaricus ed il montanus possano essere in seguito identi- ficate a questa. Il M. tergara (H. B.) che ha una grande rasso: miglianza nella colorazione ne è distinto per la estensione della fossetta mediana che raggiunge la base del processo occipitale , mentre nel vitatus termina a notevole distanza da esso. Il M. vittatus trovasi in tutta l’ India tanto continentale che peninsulare ed anche a Ceylan. 65. Macerones menoda (Ham. Buc®.) Pimelodus menoda, Ham. Buch. Fish. Ganges p. 203 e 379, tav. 1, fig. 72 (sotto il nome di Mugil corsula). Bagrus menoda, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXVII (1858) p. 285. Macrones corsula, Day, Fish. India, p. 446, tav. C, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 153. Diversi esemplari di Mandalay, Teinzò e Bhamo, lung. mass. Om, 204. Ho creduto opportuno di adottare il nome specifico di menoda invece di quello di corsula, usato da Day, perchè la descrizione originale di Hamilton Buchanan si riferisce al Pimelodus menoda e solo la figura porta il nome, evidentemente errato, di Mugi corsula. Si noti inoltre che Blyth ha constatato che il disegno originale manoscritto porta pure la denominazione di P2me/0dys 96 D. VINCIGUERRA (224) menoda. Già prima di me Lùtken adottò questo nome specifico (Vid. Meddel. Kjébenhaven, 1874, p. 217). Io credo che possa quasi essere autorizzata la riunione speci- fica di questa specie col Bagrus punetatus di Jerdon (Madras Journ. of Liter. and. Sc. 1849, p. 389) riferito dal Day prima al genere Memibagrus (Proc. Zool. Soc. London, 1867, p. 284) e poscia al Macrones (Fishes of India, p. 445, tav. C, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 153), e distinto, secondo lui, dal corsula per la testa nell'adulto più corta, a superficie superiore quasi liscia e pel muso non tanto schiacciato. Ma il rapporto fra la lunghezza del capo e quella del corpo varia coll’ età e quantunque Day asserisca che la diversa proporzione apparisce quando si prendano in esame esemplari della stessa statura, pure io ho potuto constatare delle differenze fra tali proporzioni in alcuni di questi individui, egualmente sviluppati, che eviden- temente appartengono alla stessa specie. Anche gli altri carat- teri si mostrano variabili talmente, che le differenze del punetatus si possono dire scomparse. Lo stesso Day nella sua più recente edizione dei « Fishes of India » esprime la possibilità che queste due forme ed il M. microphthalmus sieno da considerare come razze locali di una stessa specie (p. 155). Io anzi ho motivo di credere che egli sia venuto a questa conclusione dopo la comu- nicazione da me fattagli di alcuni degli esemplari birmani rac- colti dal Fea. Giinther, all’epoca della pubblicazione del Cata- logo del Museo Britannico non conosceva questa specie che egli pone in nota tra le dubbie (V. p. 74). Considerando quindi il M. punetatus (Jerd.) come tutt’ al più una varietà del menoda noi abbiamo che questo si estende dal fiume Bhavani alla base dei monti Nilgherries, donde è descritta quella forma, a tutto il territorio di Orissa, Bengala ed Assam. Non mi consta che prima d’ ora questa specie fosse stata indi- cata dalla Birmania, da altri che da Anderson che ne raccolse tre esemplari a Tagoung (West. Yunn. Exped. Zool. Res., p. 863). PESCI DI BIRMANIA 97 66. Maerones microphthalmus, Day. Macrones microphthalmus, Day, Fish. India, II, p. 154, tav. C, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 154. Mandalay, 1 esempl. Bhamo, 2 esempl. lung. mass. 0%, 190. Ad onta della opinione già manifestata da Day e da me pre- cedentemente ricordata, che anche questa specie possa conside- rarsi come una razza locale del M. corsula (menoda), io ritengo opportuno di mantenerla specificamente diversa da questo. Esa- minando due esemplari di statura perfettamente uguale dell'una e dell’altra forma si notano le seguenti differenze nelle dimen- sioni di alcune parti del corpo: M. menoda M. microphthalmus Lunghezza totale del corpo . . . mm. 124 mm. 124 » dellactestatc si ono. a _890 » 38 biametro dell'occhio. > 0.0.0.» 5 » 4 iighezza-del-muso” 0.0.0 an 10 sata » dello spazio interorbitario » 10 DL Biczardel corpo”. i. a 18 world Apparisce da queste misure che la testa del microphthalmus è un po’ più piccola che nel menoda, il diametro dell’ occhio mi- nore, minore anche la lunghezza del muso, quella dello spazio interorbitario ed in modo notevole, l'altezza del corpo. A questi caratteri si possono aggiungere anche la varia lunghezza dei barbigli mascellari che nel wenoda raggiungono tutt’ al più il principio della pinna anale, mentre nel wicrophthalmus si spin- gono sino alla radice della coda, la forma più appianata del muso e la grande levigatura delle ossa del capo. La spina dor- sale è sottile in entrambe le specie, ma nel mzcrophthalmus assai più che nel meroda, in cui è scabra anteriormente e seghettata posteriormente, mentre nell’ altro è liscia e flessibile. Il lobo superiore della pinna codale nell’ esemplare di Man- dalay, che è il più sviluppato, è prolungato in un filamento lungo e sottile. ni D. VINCIGUERRA. 98 D. VINCIGUERRA (226) A tutti questi caratteri che mi sembrano sufficienti a _mante- nere specificamente distinie le due forme si aggiunge anche il fatto della contemporanea presenza di entrambe nelle stesse acque, non potendo perciò considerare il mcrophthalmus come una varietà locale Birmana del menoda che lo rappresenti in queste acque. Il M. microphthalmus non fu finora trovato che in Birmania lungo il corso dell’ Irawadi, donde Day otteneva l’ esemplare tipico della specie. 67. Macrones rufescens, n. sp. (Tav. VII, fig. 2) M. altitudine corporis 61/,, longitudine capitis 4/, m longitu- dine corpor.s, latitudine capitis 14/, in ejus longitudine: oculis diametro paullo magis quam 3*/, in longitudine capitis, dentibus vomerinis in vitta semilunari continua dispositis ; cirris nasalibus brevibus anteriorem orbitae marginem vix attingentibus , maxilla- ribus extremitatem pinnae ventralis superantibus, mandibularibus externis extremitatem pinnae pectoralis , internis basin ejusdem pinnae vix attingentibus: fonticulo occipitali usque ad basin cristae interparietalis producto: crista interpartetali fere duplo longiori quam basi lata, scutum interspinosum attingente; pinna dorsali elevata, corporis altitudinem superante, spina gracili, ®/, in lon- gitudine capitis, antice ac postice laevigata, pinna pectorali brevi, 61/, in longitudine corporis, spina valida, antice rugosa, postice robuste serrata, fere */, in longitudine capitis ; ventralibus anum non attingentibus: pinna adiposa longa, dimidiae longitudinis cor- poris paullo breviore; corpore rufescente, maculis humerali et cau- dali nigris. Dit A 3 nb Vero Ci Meetan, 1 esemplare. Lunghezza: totale del. corpo .. ... ..;..... mm. 74 Altezza. del: corposi fiati ve patita A Lunghezza della;testa fi. cleviieio e Altezza » I O E ra Ori 0) 9 cit i SÙ po AAT vi (227) PESCI DI BIRMANIA 99 bershesza:della testa Pucca Sme Mumnenezza del’ musos Eb ae ta 7. Diametro trasversale dell’ occhio... /.. >» 41/, Lunghezza dello spazio interorbitario. . . . >» de » della=spinasdorsale! «i utt ara Sele » delloispazioxpettorale=: at stor » della base della pinna adiposa . . » 32 L'altezza del corpo è contenuta 6 volte e -; nella lunghezza totale del corpo e corrisponde ai 3/, della lunghezza della testa, che è contenuta 4 volte e */, nella lunghezza del corpo. La maggiore altezza del capo è eguale ai 8/, circa della sua lar- ghezza e questa è contenuta 1 volta e 1/, circa nella lunghezza di esso. Il muso è piuttosto tondeggiante ed ottuso. Gli occhi sono contenuti poco più di 3 volte e !/, nella lunghezza del capo, distano circa 1 volta e '/, il loro diametro dall’estremità del muso e 1 diametro l’ uno dall’ altro. Il solco longitudinale o fontanella mediana giunge fino alla base del processo occipi- tale, che è circa del doppio più lungo che largo alla base e viene a contatto dell’osso interspinoso. Il capo è superiormente liscio. I denti mascellari sono villiformi, come pure i vomero- palatini disposti in una fascia di forma semilunare non inter- rotta ed alquanto più larga al centro che non alle estre- mità. I barbigli nasali raggiungono appena il margine ante- riore dell'orbita: i mascellari oltrepassano 1’ estremità della pinna ventrale ma non raggiungono l’ anale, i mandibolari esterni si estendono all’ estremità della pettorale, gli interni ar- rivano appena alla base di essa. La pinna dorsale anteriore è alta più del corpo: i suoi raggi anteriori sono leggermente prolungati: la sua spina è sottile, lunga i 3/, della testa, completamente liscia sul margine ante- riore, non mostra neppure traccia di seghettatura sul posteriore. La pinna adiposa comincia quasi subito dopo la fine della dor- sale anteriore ed è assai lunga, poco meno della metà della lunghezza del corpo ed è poco elevata. Le pinne pettorali sono circa i ?/, della lunghezza del capo: la loro spina è un po’ più lunga di quella della dorsale, molto robusta, esternamente scabra 100 D. VINCIGUERRA (228) e con forte seghettatura sul margine interno. Le ventrali sono poco più corte delle pettorali ma non raggiungono il principio dell’anale. L’anale è emarginata, un po’ più alta che lunga. La codale è forcuta, con i lobi di eguale lunghezza, nessuno i i di essi è prolungato in filamento. Il colore del corpo apparisce bruno rossiccio, con una macchia nera nella regione omerale ed un’altra sulla radice della coda. Questa specie è molto affine al M. vittatus, ma se ne distingue per la lunghezza della fontanella mediana, che in quello non giunge alla base del processo occipitale, per la forma più al lungata del corpo e pel minore sviluppo dei barbigli. La spina dorsale in individui del M. vittatus della stessa statura di questo presenta costantemente 3 denti ben distinti. Tutti questi carat- teri, ad eccezione di quello che riguarda la lunghezza della fon- tanella occipitale servono anche a distinguere questa specie dal M. tengara (H. B.), nel quale i barbigli sono in genere più corti che nel véttatus, ma i nasali sono ancora lunghi quanto la testa. Questa specie però ha ordinariamente la pinna adiposa assai corta, lunga un terzo meno della dorsale anteriore e per quanto Day dica che in alcuni esemplari è talora molto più lunga, non credo che raggiunga mai lo sviluppo che ha in questa. specie e che non si verifica neppure nel veltatus. Essa presenta anche molta rassomiglianza col M. armatus (Day) del Malabar e del Wynaad, ma il profilo del dorso ne è considerevolmente diverso perchè in quello è descritto come molto obliquo, mentre in questa specie è quasi piano: la pinna adiposa poi è nell’ar- matus meno sviluppata. Pel profilo del dorso la rassomiglianza sarebbe maggiore col M. malabaricus (Jerd.) ma in questo la fontanella occipitale non giunge alla base del processo omonimo. Non ho creduto dare alcuna importanza all’ avere io riscon- trato un maggior numero di raggi della codale di quello che non sia indicato per alcun’altra specie di Macrones, mentre è assai probabile che i raggi esterni superiori ed inferiori si obliterino coll’ età. (229) PESCI DI BIRMANIA 101 68. Maerones gulio (Ham. Bucg.) Pimelodus vulio, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 201 e 379, tav. 23, fig. 66. Aspidobagrus gulio, Bleek. Au. Ichth. II, p. 60, tav. 74, Silur. 26, fig. 2. Macrones gulio, Gunth. Cat. Fish. V, p. 79. » » Day, Fish. India, p. 445, tav. XCIX, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 151, fig. 64. Rangoon, molti esempl. lung. mass. m. 0, 173. La lunghezza dei barbigli e specialmente quella dei mascel- lari non è eguale in tutti questi individui, in alcuni essi rag- giungono appena le pinne ventrali, mentre in altri, più giovani, si spingono sino all’anale. Questa variabilità nella lunghezza dei barbigli apparisce pure dalla descrizione e figura di Day, perchè mentre egli dice che essi raggiungono la metà o tutt’ al più l’apice delle pinne ventrali, li figura prolungati fino all’ anale od anche più in là. Il processo occipitale è in alcuni esemplari alla sua estremità superiore ricoperto dalla cute ed allora appa- risce distante dall’ osso interspinoso, mentre in realtà non è così. Questa distanza è minore negli individui giovani che negli adulti, conformemente a quanto fa osservare Day che essa manca negli esemplari immaturi, ma aumenta coll’ età. Nel resto questi esemplari corrispondono esattamente alle figure ed alle descri- zioni di Day: essi però non sono altrettanto rassomiglianti a quelle del Macrones gulio date da Bleeker, come pure mostrano alcune notevoli differenze dall’ esemplare di Borneo e da quello della Cocincina posseduti dal Museo Civico e da me altrove ri- cordati (Ann. Mus. Civ. XVI, p. 169). Le differenze da me riscontrate sono le seguenti: l'individuo di Borneo ha la superficie del capo meno rugosa che in questi di Birmania, in cui si ha un margine sopraorbitario assai mar- cato, che manca in quello: gli occhi sono alquanto più piccoli, i barbigli più lunghi, specialmente i mascellari ed i mandibolari esterni, il muso più corto e col margine arrotondato. È da no- tare poi che questo individuo di Borneo ha anche un aspetto diverso dagli altri perchè ha il profilo del dorso meno elevato, 102 D. VINCIGUERRA (230) mentre la figura di Bleeker mostra un profilo dorsale più obliquo che non quella di Day. Sembra che questa specie, come tutte quelle a larga distribu- zione geografica, presenti notevoli variazioni tanto che, accet- tandone la sinonimia come è stabilita da Day, si vede descritta da Cuvier e Valenciennes sotto 5 nomi specifici diversi. La forma dell’ Irawadi viene da questi autori riferita ad una specie distinta, il Bagrus birmannus (Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 419) solo caratterizzata dal minor diametro dell’ occhio. A me non pare che la forma Birmana possa essere specificamente distinta da quella Indiana, mentre non credo improbabile che se ne debba ritenere diversa la forma Malese: ma non posso per ora pronunciarmi definitivamente su tale questione. Il M. gulio è adunque da ritenersi come distribuito dal Sind sino alla Cocincina ed alle isole della Sonda: pare limitato al mare ed agli estuarii. 69. Macerones Dayi, n. sp. (Tav. VII, fig. 3) M. altitudine corporis 4-4/,, longitudine capitis 4 "/,- 4s in longitudine corporis, latitudine capitis paullo magis quam 1!/, in ejus longitudine: oculis diametro paullo magis quam 3 in lon- gitudine capitis, dentibus vomerinis in vitta semilunari continua dispositis; cirris gracillimis, nasalibus dimidium orbitae, mawilla- ribus ciusdem marginem posteriorem vix alttingentibus, mandibu- laribus externis internisque paene aequalibus, oculi terttam partem haud superantibus: fonticulo occipitali. usque ad prorimitatem apicis cristae interparietalis producto: crista interparietali. duplo et dimidio longiore quam basi lata, scutwum interspinosum elongatum attingente: pinna dorsali humili, ?/, in altitudine corporis, spina mediocri antice, ac postice laevigata, */, in longitudine capitis, pinna pectorali 6 in longitudine corporis, spina valida, antice lae- vigata, postice dentata fere */, in longitudine capitis, ventralibus anum non altingentibus: pinna adiposa longa, paullo post dor- salem incipiente, tertium longitudinis corporis fere aequali; corpore (231) PESCI DI BIRMANIA 103 rufescente, macula humerali obscura et vitta transversa obliqua fusca inter dorsalis originem et pectoralis extremitatem, ad lineam lateralem obscuriore: pinna dorsali fuscescente, interdum apice nigro. DEA 00 Meetan, 4 esemplari, M.' a Est di Toungoo (Carin Biapò), 2 esempl. Dimensioni dell’ esemplare più sviluppato: Lunghezza totale del corpo . . . mm. 68 Liliezzasdeli:corpo: sir eo » 16/5 Lunghezza della testa . . . . . prc 16 Altezza » » RO » L00855 Lunghezza » RR RR n 10 Lunghezza del muso Ped » 66h » dello spazio interorbitario » 5 Diametro trasversale dell’ occhio . . » 5) Lunghezza della spina dorsale . . » 8 » » » pettorale. . » 9) » » pinna adiposa . . » 22 L'altezza del corpo è contenuta 4 volte e '/, a 4 volte e '/, nella lunghezza totale del corpo e corrisponde quasi esattamente a quella della testa o ne è solo maggiore di una piccolissima parte. La maggiore altezza del capo è quasi eguale alla sua larghezza e questa è contenuta un po’ più di una volta e '/, nella lunghezza di esso. Gli occhi sono contenuti poco più di 3 volte nella lunghezza del capo, lo spazio infraorbitario è eguale a un diametro oculare e distano circa 1 volta e '/, il loro dia- metro dall’ apice del muso. Il solco longitudinale o fontanella mediana si estende dall’apice del muso a quasi tutto il processo occipitale che è stretto, acuto, triangolare e lungo circa 1 volta e '/, più di quello che non sia largo alla base: esso viene a contatto di un osso interspinoso lungo , sottile in tutta la sua estensione, meno all’ estremità con cui si articola all’ osso basale della spina dorsale, che ha alquanto ingrossata. Il capo è supe- riormente liscio; Il muso è ottuso e leggermente rigonfio: la mascella superiore sporgente sopra l’ inferiore. I denti mascel- 104 D. VINCIGUERRA (232) lari sono villiformi, come pure i vomero - palatini disposti in una fascia di forma semilunare non interrotta ed alquanto più larga al centro che non alle estremità. In alcuni esemplari si notano dei pori sul mento e sulla regione inferiore del cap». I barbigli sono tutti oltremodo sottili e poco sviluppati: i nasali raggiungono la metà dell’ orbita e i mascellari si esten- dono sino al margine posteriore di essa, mentre le due paia di mandibolari, quasi eguali tra loro, sono lunghi appena !/, circa del diametro oculare. La pinna dorsale anteriore è meno alta del corpo, non essendo che i */; di esso: la sua spina è di me- diocre grandezza, lunga la metà circa del capo, liscia tanto sul margine anteriore che sul posteriore. La pinna adiposa, poco elevata, comincia ad una brevissima distanza dalla dorsale an- teriore ed è lunga quanto un terzo del corpo. Le pinne petto- rali sono contenute 6 volte circa nella lunghezza del corpo e sono i °/, circa di quella del capo: la loro spina è un po’ più lunga di quella della dorsale, ma più robusta e dentellata sul margine interno; esse non raggiungono le pinne ventrali, nè queste l’anale. L'anale è breve, più alta che lunga. La codale è biloba, senza filamenti. Il colore del corpo è rossiccio con una macchia omerale grigia in corrispondenza della regione occupata dalla vescica natatoia ed una fascia trasversale obliqua dall’ avanti all’ indietro, che dall’ origine della dorsale va alla linea laterale in corrispondenza dell’ estremità della pettorale ed al suo termine è più oscura, quasi nera. In alcuni esemplari la pinna dorsale è marginata di nero: negli altri notasi una fascia più chiara alla base di essa. La specie che io ho qui descritta presenta molti dei caratteri su cui si è cercato di stabilire il genere Liocassis, quale la le- vigatura della superficie del capo, la presenza dei pori sulle parti inferiori dello stesso ed il poco sviluppo dei barbigli. Essa anzi offre molta rassomiglianza colla specie descritta da Day sotto il nome di L. /luviatilis, proveniente essa pure come questa dal Tenasserim, ove il colonello Tickell ne raccolse, in un piccolo fiume presso Wagroo, quattro esemplari il maggiore dei quali sà di < 4 A (235) PESCI DI BIRMANIA 105 non misurava più di 3 pollici e '/, (cirea 8 centim.). Day descrisse, a quanto pare, questa specie senza averne veduto esemplari, soltanto sulle descrizioni e figure inedite fatte dal raccoglitore. Non posso quindi affermare se alcune differenze, le quali sareb- bero importantissime esistano poi in realtà. Egli dice che nel L. fluviatilis il paio di barbigli mascellari raggiunge, come nel Dayi, il margine posteriore dell’ orbita e che « no others were detected ». Egli pertanto non nega in modo assoluto l’esistenza di altri barbigli, ma solo afferma di non averne osservato altri, il che non esclude la possibilità che vi sieno. Io dovetti impiegar molto e molto tempo per riescire a scoprirli negli individui di Meetan e solo mi fu dato osservarli tenendo il pesce in una bacinettta piena di alcool, ed è assai probabile che essi, pur essendo presenti, sieno sfuggiti al col. Tickell, che non potè quindi tenerne conto nè nella descrizione nè nella figura datane e per conseguenza neppure il Day potè farne parola. Evvi però un’ altra indicazione che mi trattiene dalla riunione di queste due forme ed è quella relativa agli occhi che sono detti « rather small, high up and in the anterior half of the head ». Non è facile con tale indicazione farsi un'idea esatta del loro diametro, ma non mi sembra il caso di chiamar piccoli, occhi contenuti tre volte circa nella lunghezza del capo, come pure non si possono dire posti nella metà anteriore del capo, essendo il loro centro egualmente distante dall’ apice del muso e dal margine dell’ opercolo. Il co- lorito in parte corrisponderebbe perchè esiste la macchia nera tra la pinna pettorale e la prima dorsale ed in alcuni esemplari il margine della dorsale è nero; manca però qualsiasi traccia di macchia nera sulla linea laterale a livello della pinna anale. È pertanto assolutamente impossibile il decidere se questa specie possa essere riferibile a questo L. /lwviatilis. Esistono anche molti punti di rassomiglianza tra questa forma e la descrizione del Macrones Blythi di Day (Fish. India II, p. 445, Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 151). Questa specie è conosciuta a quanto pare, per un solo esemplare, proveniente parimenti dal Tenasserim , lungo 3 pollici e !/, (8 centim.), raccolto da Blyth ed esistente nel Museo di Calcutta. Blyth, come ho già ricordato, lo descrisse 106 D. VINCIGUERRA (294) sotto il nome di Batasio affinis, Gunther lo riferi al genere Ma- crones (Cat. Fish. V, p. 88), Day ne ridescrisse sotto tal nome il tipo (Proc. Zool. Soc. Lond. 1873, p. 111), ma in seguito, essendo il nome specifico di affinis già stato adoperato da Jerdon (Madr. Journ. Litt. and Sc. 1849, p. 338) per una specie di Bagrus, che egli fece rientrare nel genere Macrones, riferendola al M. vittatus (Bloch.), lo mutò in quello di B/yth (Fish. India II, p. 445, Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 151). La differenza più note- vole è, secondo me, quella offerta dalla fontanella mediana, che in questa specie raggiungerebbe soltanto la base del processo occipitale, mentre nel Day? si spinge quasi all’ apice di esso, e la spina dorsale, che in questo è liscia, nel B/yth sarebbe se- ghettata lungo il quarto superiore del suo margine posteriore. Il sistema di colorazione è analogo a quello descritto pel /luvia- tilis, coll aggiunta di fascie trasversali poco distinte. Tra queste tre specie passa quindi una grandissima analogia e credo assai probabile che un confronto degli esemplari tipici porterebbe alla riduzione di esse a due se non pure ad una sola. Non potendo però fare questo confronto ho creduto miglior partito descrivere questa forma come nuova ed imporle il nome dell’ illustre na- turalista inglese F. Day, del quale noi piangiamo la recente perdita ed al quale la ittiologia Indiana è debitrice di tante preziose contribuzioni. Io credetti dapprima che gli esemplari di Meetan potessero essere specificamente diversi da quelli dei Biapò, ma le differenze osservate dipendono, a mio credere, principalmente dal diverso stato di conservazione di essi. Come tutti gli indi- vidui conservati in alcool forte, questi individui mostrano l'occhio alquanto più piccolo ed il profilo dorsale un po’ più elevato: in essi i barbigli sono più evidenti, ma non più lunghi nè più robusti, che negli altri. Gli individui di Meetan conservano appena la traccia indistinta della fascia obliqua oscura che in quelli dei Biapò è assai più marcata , specialmente in corrispondenza della linea laterale. Forse l’ intensità della colorazione dipende dal sesso ed è in rela- zione coll’ epoca della riproduzione, perchè entrambi questi (235) PESCI DI BIRMANIA 107 individui dei Biapò sono probabilmente maschi, a papilla ge- nitale sviluppatissima ed anche la presenza dei pori sulle parti inferiori del capo, di cui non esiste traccia negli altri potrebbe essere in relazione coll’ epoca degli amori, poichè anche questo è in molti pesci un carattere sessuale del maschio che si svi- luppa in tale periodo. In questi individui la pinna dorsale offre una colorazione uniformemente grigiastra mentre in quelli di Meetan è bianchiccia con una larga marginatura nera al- l’ apice. 10. Rita ritoides (Cuv. Var.) Pimelodus rita, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 165 e 376, tav. 24, fig. 3. Arius rita, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XV, p. 88, tav. 429. » ritoides, Cuv. Val. ibid. p. 92. Rita Buchanani, Bleek. Prodr. Silur. p. 65 e Verh. Bat. Gen. XXV, p. 123, tav. 3, fig. l. » crucigera, Gunth. Cat. Fish. V, p. 92. » EBuchanani, Day, Fish. India, p. 454, tav. CIII, fig. le 2 e CIV, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 165, fig. 66. Rangoon, 1 esempl. lung. m. 0,201. In questo individuo si possono osservare alcune differenze dalla forma tipica della specie. La spina dorsale è più corta del capo, non essendo che i 4/, di esso e la sua lunghezza è di 4/, circa minore della distanza dalla sua base a quella della pinna adi- posa: le due piastre di denti palatini poi sono a contatto su tutta l’ estensione del loro margine interno e solo divergono posteriormente: il processo omerale termina in punta: sul mar- gine anteriore della spina pettorale la seghettatura è appena accennata. Le descrizioni di Ginther e di Day invece ci dicono che la spina dorsale dovrebbe essere lunga quanto il capo ed anche più, i denti palatini confluenti solo anteriormente ed il processo omerale arrotondato. La lunghezza e la forma del pro- cesso omerale cambia coll’ età e nei giovani esso è descritto esattamente come in questo esemplare, tanto che Day ha creduto di poter riunire a questa specie l’ Arzus rétoides, di Cuvier e Valenciennes in cui il processo omerale è puntuto, mentre Ginther lo considerava, benchè dubbiosamente, sinonimo della R. pavimentata, in cui gli occhi sono alquanto più grandi che 108 D. VINCIGUERRA (256) in questa specie e la superficie del capo uniformemente coperta di cute, non lasciando il processo occipitale allo scoperto. Anche la lunghezza della spina dorsale è soggetta a variazioni perchè essa è più lunga negli esemplari dell'Indo che in quelli di altre località e nell'adulto più che nel giovane, in cui non raggiunge l’adiposa. Siccome poi per la seghettatura la spina pettorale non può dirsi assolutamente liscia e il contatto fra i denti palatini, benchè meno esteso, ha luogo anche nella Ata Buchanani, Bleek., io non ho creduto di potere isolare da questa specie l'individuo da me esaminato, che non posso d'altronde considerare come adulto, sapendo che questa specie raggiunge persino 4 piedi, vale a dire oltre m. 1,20 di lunghezza. Nè avrei potuto riferirlo ad alcun’ altra delle specie descritte, a cagione della estrema pic- colezza dell’ occhio e della granulazione delle parti superiori del capo. Per alcuni caratteri sembra corrispondere alla Aia sacer- dotum descritta da Anderson (West. Yunn. Exped. Zool. Res., p. 864, tav. LXXIX, fig. 8) su esemplari dell’ Irawadi, ove abbonda nei dintorni dell’ isoletta su cui è situata la pagoda di Thingadaw, essendone proibita la pesca perchè considerata come animale sacro. Essa però è assai incompletamente descritta, mancando qualsiasi indicazione sulla forma e disposizione dei denti palatini, sulla struttura delle spine dorsali e pettorali, men- tre abbondano, nella descrizione del processo occipitale ed ome- rale, dettagli di importanza affatto secondaria. Esaminandone la figura, che però dall’ autore stesso è detta non buona, perchè presa da esemplare preparato a secco, apparisce chiaramente come la spina dorsale sia più corta del capo, e come tanto essa quanto la pettorale non abbiano seghettature, almeno evidenti, sul margine esterno: il processo omerale termina posteriormente in punta, come è detto anche nella descrizione. L'occhio è pic- colo, contenuto circa 11 volte nel capo: la pinna adiposa è pic- cola ed assai distante dalla dorsale, la cui spina non ne rag- giunge l’origine: il corpo pare alquanto più allungato e l'altezza in corrispondenza della radice della coda, paragonata a quella a livello dell'origine della dorsale, minore che nella A. sa- cerdotum come è descritta dagli autori e nell’ esemplare raccolto (237) PESCI DI BIRMANIA. ; 109 da Fea. Nè può ragionevolmente supporsi che il minore svi- luppo della spina dorsale e la forma puntuta del processo omerale sieno nella R. sacerdotum caratteri giovanili, dal mo- mento che la descrizione originale è fatta su di un esemplare lungo poll. 27, 75 vale a dire 70 cm. circa. I caratteri che sembrano distinguere la A. sucerdotum dalla ritoides sarebbero il grande sviluppo del processo occipitale, assai più corto dell’ omerale e dell’ osso basale della spina dorsale e, a quanto apparisce dalla figura, la posizione assai più posteriore delle ventrali, che invece di cominciare in corrispondenza della perpendicolare abbassata dall’ ultimo raggio dorsale hanno origine assai più in indietro. Debbo osservare però che nell’ individuo qui ricordato l’ origine della ventrale non si fa proprio esattamente su tale perpendi- colare ma alquanto più indietro. Se la descrizione della A. sacerdotum fosse stata più esatta sarebbe stato possibile il giudicare se questo esemplare si dovesse riferire ad essa e se la si avesse a considerare come specie real- mente distinta o, il che mi pare più probabile, come forma lo- cale della ritoides (Buchanani, Bleek.), nella quale allora gli esemplari più occidentali, quelli dell’ Indo, presenterebbero il massimo sviluppo della spina dorsale e quelli più orientali, del- l’Irawadi, il minimo. Ho adottato come nome specifico quello di ita rztosdes perchè, accettando la sinonimia sopra indicata, il nome specifico di ritoides, dato da Cuvier e Valenciennes, quantunque riferito al genere Aris, è quello che deve avere la priorità, non potendo ritenere quello di ri, dal momento che questo è diventato nome generico. ; La R. ritoides si trova pertanto in tutti i grandi bacini fiu- viali dall’ Indo all’ Irawadi. Gen. Arius, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. Giiyrn. Cat. Fish. V, p. 158. La distinzione specifica delle diverse specie di questo genere, fondate sopra i caratteri offerti dai denti palatini e vomerini non può avere in realtà gran valore, dal momento che è noto come 110 D. VINCIGUERRA (238) non soltanto questi ultimi, ma anche i primi, bene spesso spa- riscano coll’ età. Essi sono impiantati sopra una sottilissima la- mina ossea, la quale assai facilmente può staccarsi e cadere. Questo dimostra nel modo più assoluto l’insussistenza del genere Hemipimelodus, fondato unicamente sull’ assenza dei denti sul vomere e sul palato, confermando così quanto io aveva già pre- cedentemente supposto (Ann. Mus. Civ. Genova, XVI, p. 177). Day afferma che le specie che più facilmente perdono i denti vomero - palatini sono quelle in cui essi sono granulari. Debbo però osservare che la distinzione degli Arzus in due gruppi, l’uno con denti villiformi e 1’ altro con denti globulari non mi sembra avere neppure essa un gran valore, perchè mentre in questo secondo gruppo sono comprese alcune specie, come l'A. 9a- gora in cui questi denti sono quasi molariformi, altre invece hanno dei piccoli denti conici, che ben facilmente potrebbero portare il nome di villiformi. La distinzione sarebbe poi del tutto assurda se fosse vero quello che suppone Day a proposito dell’ A. parvipinnis, che i denti palatini villiformi possano col- l’età diventare globulari. Non potendo attribuire quindi grande importanza ai caratteri ricavati dalla forma e disposizione dei denti, con tanto maggior ragione riesce impossibile accettare la divisione fatta da Bleeker degli Arzus in 9 o 10 generi diversi. 71. Arius parvipinnis, Day. Arius parvipinnis, Day, Fish. India, p. 460. — Fan. Br. Ind. Fish. I, p. 177. Rangoon, 1 esempl. lung. m. 0, 160. In questo esemplare la testa è contenuta 5 volte e l'occhio 6 nella lunghezza del corpo, i denti palatini formano due piastre piriformi con le due piccole estremità ravvicinate, i barbigli ma- scellari raggiungono l'estremità della pinna pettorale: la spina dorsale è lunga quasi quanto il capo ed i raggi della pinna anale sono 19: esso corrisponde pertanto quasi esattamente ai caratteri indicati da Day nella diagnosi del suo A. parviponnis della costa del Coromandel. La sola differenza consisterebbe nella (239) lunghezza delle pinne ventrali che in questo individuo son PESCI DI BIRMANIA INDI lunghe almeno quanto i ?/, delle pettorali e per conseguenza non meno sviluppate di quello che in molte altre specie di Arius, mentre esse dovrebbero essere solo un po’ più lunghe della metà di quelle. Questo fatto contribuisce a rendere probabile l’ identificazione specifica di esso con l’ Arîus macronotacanthus, Bleek., in cui le pettorali e le ventrali dovrebbero essere più grandi che nel parvipinnis ed i denti granulari e non villiformi come in questa specie. Bleeker infatti dice che 1’ A. macronota- canthus ha i denti palatini conici ed acuti e tali li figura (Atl. Ichth. II, p. 32, tav. 55, Silur. 7) laonde Day suppone (Fish. India, p. 465) che essi subiscano coll’età la trasformazione da villiformi in globulari. Ove ciò fosse cesserebbe tale differenza tra le due forme, ed essendo ora dimostrato come le pinne ventrali possano nel parvipinnis assumere lo stesso sviluppo che nel macronotacanthus, non esisterebbero più caratteri differenziali tra essi. In tal caso, secondo Day, la specie dovrebbe riferirsi al Chinta jellah di Russel (Bagrus chinta, C. V. Hist. Nat. Poiss. XIV, p. 445): essa dovrebbe quindi essere indicata come Ar%us chinta (C. V.). Gunther ha identificato (Cat. Fish. V, p. 169) l'A. macronotacanthus, Bleek. con l'Arius arius di Cantor (Cat. Mal. Fish., in Journ. As. Soc. Beng. XVII (1849) p. 1240), mentre considera l’Arius arzus di Cuvier e Valenciennes (Pi? melodus arius, H. B.) come sinonimo del macw/atus (Thunb.). Day, nel testo dei « Fishes of India » riferisce la figura 1.8 della tavola CXIMN tanto all’A. parvipinnis quanto al macronota- canthus: è però più probabile che abbia in realtà voluto figu- rare quest’ ultima forma perché è questo il nome che è inciso in fondo alla tavola. Manca però la riproduzione dell’ apparato den- tario e le pinne ventrali vi appariscono lunghe la metà circa delle pettorali. Questa specie pertanto sarebbe stata trovata d’ambo i lati del golfo di Bengala, sulle coste del Coromandel e su quelle della Birmania ed, ammessa la sua identità col macronotacanthus, anche a Pinang e nelle isole di Giava e Sumatra. 112 D. VINCIGUERRA (240) 72. Arius falcarius, Ricg.? Arius falearius, Richardson, Voy. Sulphur. Fish. p. 134, tav. 62, fig. 7-9. » » Gunth. Cat. Fish. V. p. 168. » » Day, Fish. India, p. 463, tav. CVI, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 12. Rangoon, parecchi esemplari, lung. mass. m. 0,212. Io riferisco molto dubbiosamente a questa specie i 15 individui che ho esaminato. Essi hanno dell’ A. f/alZcarius, le dimensioni del capo e dell’ occhio, essendo il primo '/, della lunghezza del corpo ed il secondo !/, circa di quella del capo, la lunghezza dei barbigli mascellari che arrivano solamente alla base della pinna pettorale, la spina dorsale notevolmente più corta della testa ed i raggi anali in numero di 19: ma ne differiscono abbastanza notevolmente per i denti palatini. Nel maggior numero di esemplari essi sono di forma conica e piuttosto robusti, tanto da non meritare il nome di villiformi, ma neppure quello di globulari: ordinariamente si trovano so- lamente sul vomere in due piastrine divergenti e su ciascuna di esse in numero molto esiguo: in un individuo però, a muso più aguzzo degli altri essi, pur conservando la stessa forma, si spingono molto più in addietro formando quasi una piastrina palatina distinta dalla vomerina e posteriormente più conver- gente di questa: in un individuo la piastra vomerina esiste da un lato e dall’ altro manca: in quattro poi non ne esiste più alcuna traccia. Se i denti fossero stati realmente villiformi, si sarebbero probabilmente potuti riferire questi esemplari all’A. sumatranus (Benn.) (Ginth. Cat. Fish. V, p. 162 e Day, Fish. India, p. 460, tav. CVII, fig. 6) che è ricordato da Day delle isole Andaman. Forse siamo di fronte ad un caso identico al precedente, in cui alla diversa forma dei denti non può assegnarsi valore specifico. Fra le specie a denti villiformi molto affini a questa evvi pure l’ Arzus venosus, C. V., ma in esso la-testa è assai più piccola e gli occhi più grandi che nel /u/carius e nel suMmatranus. Il fatto dell’ essere in uno di questi esemplari presenti dal l'un lato i denti vomerini e dall’ altro assenti è prova irrefra- A) AE ;, Mr Vas (241) PESCI DI BIRMANIA 113 gabile dell’ insussistenza del genere /emipimelodus: non credo però che la loro scomparsa debba in tutto attribuirsi all’ avan- zata età perchè gli individui che ne mancano sono a differente grado di sviluppo. Questa specie dalle coste del Zanzibar giunge fino a quelle della Cina. (3. Arius Dussumierii, Cuv. VaL.? Arius Dussumierii, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XV, p. 84. » » Gunth. Cat. Fish. V. p. 163. NILE » Day, Fish. india, p. 467, tav. CVII, fig. 7. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 188. Rangoon, 5 esempl. lung. mass. m. 0, 228. Non sono neppure certo della determinazione di questa specie, in quanto che mentre tutti questi individui corrispondono esat- tamente alla descrizione dell’ A. Dussumieri per i caratteri più importanti, quali lunghezza del capo e diametro dell’ occhio, lun- ghezza dei barbigli mascellari e della spina dorsale, e per la disposizione dei denti sul vomere e sul palato, ne differiscono però per la forma di essi che sono conici e non globulari e per il numero dei raggi anali che sono 19 a 20 e non già 14 a 16 come assegna Day pel Dusswnierii. Non saprei però a quale altra specie riferirlo e per conseguenza per ora lo conservo sotto questo nome. Questa specie non sarebbe stata sinora ricordata che della costa occidentale della penisola Indiana e di Ceylon. 74. Arius gagora (Ham. Buc®.) Pimelodus gagora, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 167 e 376, tav. 10, fig. 54. Arius gagora, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XV, p. 99. » » Gunth. Cat. Fish. V, p. 168. » » Day, Fish. India, p. 465, tav. CVII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 185. Parecchi esemplari di Rangoon, lung. mass. 0, 215. Questa specie, stando alle descrizioni, dovrebbe presentare una grande rassomiglianza con VA. falcarius, ed infatti esternamente questa esiste: però i denti sono notevolmente diversi perchè in D. VINCIGUERRA. Ss 114 D. VINCIGUERRA (242) questi esemplari essi sono realmente globulari, quasi molari- formi, il che non avviene certo in quelli del fa/earzus. Gli occhi sono poi anche più piccoli che in questa specie ed il processo occipitale più largo alla base e meno allungato. Questa specie non trovasi soltanto nell’ India e in Birmania, ma anche nel Siam, donde fu descritta da Giinther col nome di A. macracanthus (Cat. Fish. V, p. 167). (5. Arius jatius (Ham. BucH.) Pimelodus jatius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 171 e 376. Arius jatius, Blyth. Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860), p. 151. » » Day, Fish. India, p. 466, tav. CVI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 186. Mandalay, 3 esempl. Bhamo, 1 esempl. lung. mass. m. 0,215. In questa specie i denti palatini sono ordinariamente di forma globulare, in piastre ovoidi, ma possono talora anche mancare: infatti essi non sono bene distinti che in due di questi individui: in quello di Bhamo, che è il più sviluppato esistono ancora ma sotto forma di scabrosità sul palato, e nel più giovane, di Man- dalay, non ne esistono ancora traccie ben distinte. I barbigli mascellari arrivano sino alla fessura branchiale: il diametro dell’ occhio è compreso 5 volte nella lunghezza del capo e questa 4 volte in quella del corpo. La spina dorsale è lunga circa i 2/ del capo: la pinna anale ha 17 raggi. Le pinne sono tutte bianchiccie con i margini intensamente neri. Questa specie trovasi in tutti i fiumi molto al di là dei limiti della marea, come dimostra l’averla trovata a Mandalay ed a Bhamo. 76. Batrachocephalus mino (Haw. Buca.) Ageneiosus mino, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 159 e 375. Batrachocephàlus ageneiosus, Bleek. Verh. Bat. Gen. XXI. Silur. Bat. paozi » mino, Giinth. Cat. Fish. V, p. 182. » » Day, Fish. India, p. 468, tav. CVIN, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 192, fig. 70. Rangoon, 2 esempl. lung. mass. m. 0,166. La forma conica dei denti, la sporgenza della mandibola in- (243) PESCI DI BIRMANIA 115 feriore e la presenza di due soli barbigli minutissimi, appena visibili, nella parte inferiore del capo servono a distinguere questa specie da tutte le forme affini. Essa trovasi, benchè non troppo comune, nel mare e negli estuarii di tutta l’ India, della Birmania e delle isole di Giava e di Sumatra. 7. Bagarius Yarrellii (SvKEs) Pimelodus bagarius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 185 e 378, tav. 7, fig. 62. Bagrus:Yarrellii, Sykes, Trans. Zool. Soc. II, p. 370, tav. 65, fig. 1. Bagarius Buichanani, Bleek. Atl. Tchth. II, p. 61, tav. 81, Silur. 33. » Warrellii, Ginth. Cat. Fish. V, p. 183. » » Day, Fish. India, p. 495, tav. CXV, fig. 3. — Faun. Br. Fish. Ind. I, p. 194, fig. 71. Mandalay, 4 esemplari, Bhamo, 1 esempl., Meetan, 1 esempl. giov.; lung. mass. m. 0,30. Il corpo di tutti questi esemplari è attraversato trasversal- mente da due larghe fascie brune a margini irregolari, l’ una in corrispondenza della pinna dorsale ed un po’ in addietro di essa, l’altra in corrispondenza della adiposa. I filamenti della pettorale, della dorsale e dei lobi codali talora mancano. Questa specie trovasi nei fiumi dell’ India, della Birmania e di Giava. 78. Glyptothorax trilineatus, Burr. Glyptothorax trilineatus, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXTX (1860), p: 154. Glyptosternum trilineatum, Giinther, Cat. Fish. V, p. 185. » » Day, Fish. India, p. 497, tav. CXVI, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 197. Varii esemplari del paese dei Catcin Cauri e di Thagatà Juvà, lung. mass. m. 0,175. Conservo ancora qualche dubbio sulla identità specifica degli esemplari dei Catcin e quelli del Tenasserim, nonchè sulla esat- tezza della loro determinazione come G. erilineatus. Infatti gli individui adulti provenienti dal paese dei Catcin hanno il corpo assai più allungato di quello che non sia indicato nelle descri- 116 D. VINCIGUERRA (244) zioni e figure datene da Day, poichè questi dice che l’ altezza del corpo è contenuta 6 volte nella lunghezza totale del corpo, mentre in questi esemplari essa è ben 9 volte minore della lunghezza. Questo rapporto però non si mantiene costante e negli individui molto giovani l’ altezza è soltanto !/, della lun- ghezza. Notasi anche una differenza nella lunghezza dei barbigli perchè mentre i nasali oltrepassano solo di poco la metà dello spazio che separa la loro base dall’ orbita, i mascellari invece raggiungono la metà della pinna pettorale, mentre, stando alle descrizioni i primi dovrebbero quasi raggiungere 1’ orbita ed i secondi arrestarsi alla base delle pettorali. I barbigli mandibo- lari esterni raggiungono la base di queste pinne e gli interni si arrestano in corrispondenza dell’ apertura branchiale. Questi individui poi presentano la colorazione caratteristica del G. tr lineatus: il colore del corpo è uniformemente grigio - cinereo con una linea chiara lungo il dorso, ben marcata specialmente tra le due pinne, e d’ambo i lati un’ altra linea bianchiccia che segue il decorso della linea laterale ed una terza, quan- tunque meno distinta, lungo il margine ventrale. Gli individui del Tenasserim hanno il corpo meno allungato, poichè nel più sviluppato l'altezza ne è contenuta circa 7 volte nella lunghezza, ma non presentano la colorazione degli altri, perchè essi sono quasi uniformemente bruni, con una semplice traccia di linee biancastre in corrispondenza della laterale: essi però sono in cattive condizioni di conservazione e non è im- probabile che il loro colorito siasi alterato. In tutti questi esemplari poi la larghezza del capo è di poco inferiore alla lunghezza di esso, la spina dorsale anteriormente liscia, la base della pinna adiposa un po’ più lunga di quella della dorsale ed eguale alla metà circa della distanza tra le due pinne. Non mi pare di poter attribuire alcun valore speci- fico al numero dei raggi dell’ anale, al qual carattere Day sembra attribuire una certa importanza perchè negli individui della stessa località esso varia tra */, e 8/,,, Blyth però fondava sulla presenza di 3 raggi in più nell’ anale la differenza precipua tra il trilineatus e lo striatus (Mac Clell.). L'apparato adesivo = SIA CR te A (245) PESCI DI BIRMANIA 117 non è molto pronunciato in nessun esemplare: in alcuni anzi quasi del tutto indistinto. Il genere G/yptosternon descritto da Mac Clelland nel 2.° vol. del suo « Calcutta Journal of Natural History » (p. 584) e poi da Ginther ortograficamente corretto in G/yptosternum, compren- deva cinque specie, riferibili, secondo Blyth, a quattro differenti generi, Glyptosternon, Pseudecheneis, Glyptothorax ed Exostoma. La differenza tra i generi G/yptosternon e Glyptothorax consisterebbe nella spina dorsale, mancante nel primo, presente nell'altro. Per tale ragione non mi pare che possa ritenersi per queste specie e le aftini il nome generico proposto da Mac Clelland e che di quelli del Blyth debba accettarsi quello che meglio corrisponde ad esse. Le diverse specie riferite sinora al genere G/yptosternum sono sinora assai lungi dall’ essere definite con esattezza e , come bene osserva Day, è aperta la discussione sulla possibilità che alcune di esse debbano piuttosto considerarsi come semplici va- rietà: d’ altra parte a me pare anche probabile che siansi rife- rite alla stessa specie forme che meritano di essere specificamente distinte. Così ad esempio il G. trilineatum del Nepal, descritto ed in parte figurato da Ginther, non mi pare, specialmente per la cortezza dei barbigli mascellari, corrispondere a quello di Bir- mania, nè mi sembra impossibile che gli esemplari dei Catcin e quelli del Tenasserim possano essere specificamente diversi, e questi abbiano a considerarsi come il vero G. tilineatum, mentre quelli dei Catcin si possono considerare come forma non ancora descritta, tanto più che non sono ancora conosciuti dei G/ypto- sternum di tale provenienza e che, abitando essi nei piccoli tor- renti di montagna, debbono necessariamente avere un’ area di distribuzione più limitata. Day credette dapprima che il tri/ineatum fosse identico al telchitta (H. B.) (P. Z. S. 1869, p. 524), ma in seguito ebbe a convincersi che le due specie erano diverse, avendo ricevuto da Rangoon un esemplare di quello (P. Z. S. 1871, p. 289): pare quindi che gli esemplari da lui ritenuti come tipi di Blyth non fossero tali in realtà. Questa specie, come viene ammessa dagli autori non sa- rebbe stata sinora trovata che nel Nepal ed in Birmania. 118 D. VINCIGUERRA . (246) ‘ 79. Glyptothorax dorsalis, n. sp. (Tav. VII, fig. 4). G. altitudine corporis 6 4/,, longitudine capitis 5 !/, in longi- tudine corporis, latitudine capitis 1 !/, in ejus longitudine: oculis parvis, diametro T in longitudine capitis, 3 !/, in longitudine rostri, 2 inter se remotis: dentis marxillaribus conicis, minutis, pluriseriatis, vomero - palatinis nullis: cirris nasalibus brevibus @ margine oculari anteriori remotis, maxilaribus basin pinnae pecto- ralis, mandibularibus erternis orificium branchiale superantibus, externis minoribus idem vix attingentibus ; crista interparietali apice obtuso, duplo longiori quam basi lata, scutum interspi nosum non attingente; scuto interspinoso lato, lateribus expanso; pinna dorsali elevata, corporis altitudine fere aequante, spina sul robusta fore 1 }/, in longitudine capitis, postice dentata, pinna pectorali spina valida, antice laevigata, postice robuste dentata, 1 1/, in longitudine capitis instructa ; pectoralibus ventralem, ventralibus anum non attingentibus; pinna adiposa brevi, humili; corpore griseo, inferne albido, scuto interspinoso dorsali albescente, pinnis viltis nigricantibus. i DICASI Pea Meetan, 1 esempl. Lunghezza totale del corpo . . . . ... mm. 75 Altezzaidel:corpo Mib tia ae de Lunghezza-della ‘testa: 1908 c00(Runnii o heg A AeE Altezza » » SITA ME DT BI 5 » 9 Larghezza» » RETREAT Lunshezza: del'imuso:tu 90088 aret i 0 ni » dello spazio interorbitario . . . » 4 Diametro trasversale dell’ occhio . . . . . >» 2 Lunghezza della spina dorsale -—. (20/588 io » » » pettorale: ur » » base della pinna adiposa. . —» 6 pr bi DEI i \ (247) PESCI DI BIRMANIA 119 L'altezza del corpo è contenuta 6 volte e 4/, nella lunghezza totale del corpo e corrisponde ai 5/, circa della lunghezza della testa, che è contenuta 5 volte e 1/, nella lunghezza del corpo. La maggiore altezza del capo è eguale ai /, della sua larghezza e questa è contenuta 1 volta e !/ nella lun- ghezza di esso. Il muso è tondeggiante. Gli occhi sono con- tenuti 7 volte nella lunghezza del capo, distano 3 volte e 1/, il loro diametro dall’ estremità del muso e 2 diametri l’uno dal- l’altro. Il processo occipitale è lungo due volte la sua larghezza alla base ed ha l’apice ottuso, quasi tronco: esso non arriva a contatto dell'osso interspinoso, che è largo, dilatato ai lati, quasi a forma di farfalla. Il capo è superiormente liscio : i denti mascellari sono villiformi, disposti in parecchie serie ,. più nu- merosi sulla mascella superiore che sull’ inferiore, la serie an- teriore è formata da piccoli denti conici, alquanto più robusti degli altri: non esiste traccia di denti nell’ interno della bocca. I barbigli nasali non raggiungono il margine anteriore del- l'orbita: i mascellari raggiungono la base della pinna pettorale, i mandibolari esterni oltrepassano di poco l'apertura branchiale che è appena raggiunta dagli interni. Sono appena manifeste sul torace le linee arborescenti ritenute come apparato adesivo. La pinna dorsale anteriore è alquanto più alta del corpo: la sua origine ha luogo al davanti dell’ estremità della spina pet- torale: la sua spina è di mediocre robustezza, la sua lunghezza è contenuta 1 volta e !/, in quella del capo, liscia sul margine anteriore e dentellata sul posteriore. La pinna adiposa comincia a grande distanza dalla dorsale anteriore, lo spazio compreso tra la fine di questa e l'origine di quella essendo lungo due volte e mezzo la base dell’ adiposa stessa, che è piccola e poco elevata. Le pinne pettorali sono contenute 1 volta e !/, nella lun- ghezza del capo: la loro spina è appena più lunga di quella della dorsale, ma più robusta, liscia anteriormente e provvista di forti denti posteriormente. Le ventrali, che hanno origine immediatamente al disotto dell’ estremità posteriore della dor- sale ed a notevole distanza dalle pettorali, sono notevolmente più corte di queste e non raggiungono il principio dell’ anale. 120 D. VINCIGUERRA (248) L’anale è poco più bassa della dorsale, ed assai più alta che lunga. La codale è forcuta con i lobi notevolmente allungati. Il colore del corpo apparisce grigio rossiccio, con qualche macchia indistinta più oscura: una grande macchia bianca copre tutto l'osso interspinoso della dorsale: una linea bianca dorsale, comincia poco dopo l'estremità delle pinne e va sino all’origine dell’ adiposa, spingendosi quindi sino alla codale; essa è special- mente formata dalle ossa interneurali poste quasi allo scoperto. La pinna dorsale è bruna con una larga fascia bianca sulla metà ed un’altra all’apice: l’adiposa è bruna col margine posteriore bianchiccio. Le pettorali e l’anale mostrano una fascia nera alla base ed un’altra verso la metà dei raggi, della quale notasi traccia anche sulle ventrali: la codale è grigia con una fascia bianca verso la base e gli apici sono pure biancastri. Ho già accennato, trattando del (. trilneatus, come siavi molta incertezza nella definizione delle specie di questo genere, il cui numero andrà, con molta probabilità, ad essere notevol- mente ridotto, e per conseguenza non è difficile che anche la specie da me ora qui descritta possa essere in seguito riferita ad altra già conosciuta. Ma, nello stato attuale delle cose, essa mi è sembrata abbastanza distinta per considerarla come nuova e darne una descrizione accurata, la quale varrà in ogni caso a farla riconoscere con esattezza. Questa specie è molto vicina al G. trilineatus, specialmente agli esemplari del Tenasserim, in cui le proporzioni del corpo sono press’ a poco le stesse, ma in questi il processo occipitale è più lungo e l’osso basale della dorsale meno sviluppato. Gli individui poi da me riferiti alla stessa specie, provenienti dal paese dei Catein, hanno il corpo assai più allungato e la colorazione diversa: i giovani però presen- tano l’osso basale abbastanza simile a questo e con la grande macchia bianca sopra di esso. Tra le specie descritte vi sarebbe il G. lonah (Sykes) ed il madraspatanum, Day, che presentereb- bero qualche analogia con questa specie, ma in entrambi il pro- cesso occipitale è assai più lungo e nel secondo poi, che, almeno a giudicare dalla descrizione e figura di Day (Fish. India, p. 498, (249) PESCI DI BIRMANIA 121 tav. CXVI, fig. 4) ha molta rassomiglianza con questo, la spina dorsale è descritta come seghettata su entrambi i margini. Le specie del genere G/yptothorax (Glyptosternum, auct.) tro- vansi sparse in tutte le acque di montagna dell’ India, tanto nell’Imalaja che nelle catene centrali e non mancano nel Tibet, nè nelle isole della Sonda. 80. Gagata cenia (Haw. Buck.) Pimelodus gagata, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 197 e 379, tav. 39, fig. 65. » cenia, Ham. Buch. id. ibid. p. 174, tav. 31, fig. 57. Gagata typus, Bleek. Ned. Tijds. Dierk. 1863, p. 90. Callomystax gagata, Giinth. Cat. Fish. V, p. 218. Gagata cenia, Day, Fish. India, p. 492, tav. CXV, fig. 4 e 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 208, fig. 75. . Molti esemplari di Mandalay ed alcuni altri di Rangoon e Bhamo; lung. mass. m. 0, 165. La valvola che separa la narice anteriore dalla posteriore ter- mina con un barbiglio, piccolo sì ma assai bene sviluppato, in modo da non meritare l’ epiteto di rudimentale attribuitogli da Day; in genere questo barbiglio nasale è lungo quanto la metà dell’ orbita o poco più. La lunghezza dei barbigli mascellari che sono ossificati alla base e forniti di una membrana aderente al margine posteriore di essi per circa !/, della loro lunghezza, è variabile, in alcuni esemplari non raggiungono la base della : pinna pettorale, in altri si estendono sino a circa la metà di essa: tutti gli altri hanno la base ingrossata. Sul capo esiste una grande fontanella che dall’ apice del muso si estende a quasi tutto il processo occipitale, che è quasi contiguo all’ osso basale della spina dorsale. In questa specie esistono differenze notevoli tra la colorazione dei giovani e quella dell’adulto. In quelli il colorito del corpo è bianco argentino con una fascia nera tras- versale fra gli occhi, un’altra in corrispondenza della fessura branchiale ed altre tre sul corpo, quasi equidistanti una dal- l’altra; queste fascie non oltrepassano però la linea laterale. Le pinne sono bianche; la codale ha una fascia nera sulla metà dei raggi ed una marginatura nera la dorsale. Poco a poco però il colore del corpo diventa grigiastro, spariscon fin le traccie delle 122 ‘ D. VINCIGUERRA (250) fascie trasversali nere e le pinne pettorali, ventrali ed anali sì fanno intensamente nere, restando solo giallicie alla base e la fascia sulla codale si oblitera completamente. E questa a quanto pare, una delle specie più comuni nel Gange, meno nell’ Irawadi. 81. Erethistes conta (Ham. Buca.) Pimelodus conta, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 191 e 378. Hara filamentosa, Blyth. Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860), p. 152. » conta, Ginth. Cat. Fish. V, p. 189. Erethistes conta, Day, Fish. India, p. 453, tav. CII, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 205. Molti esemplari di Meetan, ed alcuni di Mandalay e Teinzò; lung. mass. m. 0, 071. Per quanto si notino alcune differenze tra gli individui che compongono questa numerosa serie, pure io non esito nel rife- rirli tutti all’ £. consa. Infatti tutti gli individui ad eccezione di un solo, giovanissimo e non troppo bene conservato, presentano il prolungamento filiforme di uno dei raggi del lobo superiore della codale, hanno la cute granulosa e le dentellature del mar- gine esterno della pettorale rivolte all’ indietro, caratteri per i quali VE. conta, si distingue dall’ £. hara (H. B.) che, secondo Day, trovasi anche in Birmania. Non credo che Day abbia potuto esaminare esemplari adulti di questa specie, perchè egli non ne indica le dimensioni, ma la figura che ne dà è quella di un individuo lungo meno di 6 centimetri, nel quale le fascie tra- sversali nere sono molto marcate; egli dice che i barbigli man- dibolari non hanno mai la colorazione ad anelli neri e che talora questa manca anche nei mascellari. Hamilton Buchanan però nelle sue descrizioni dice che i 4 barbigli più lunghi, vale a dire i mascellari ed i mandibolari esterni, hanno anelli neri e questa descrizione è probabilmente fatta sopra un individuo adulto, perchè secondo lui la specie raggiunge 5 pollici (12 '/, cm.) di lunghezza. In questi esemplari invece, tranne che nei più giovani, tutti i barbigli offrono questo sistema di colorazione. Il corpo è di color bruno con qualche punteggiatura più chiara : (251) PESCI DI BIRMANIA 125 dietro la pinna dorsale notasi una fascia trasversale più chiara che si dirige obliquamente all’ indietro, sino alla linea laterale, ove ripiegasi in avanti per terminare in corrispondenza dell’ e- stremità delle pinne ventrali. Un’ altra fascia pure bianchiccia , a margini irregolari trovasi sulle parti posteriori dal di dietro della pinna adiposa al di dietro dell’ anale. La pinna dorsale ha una marginatura bianca, le ventrali sono brune con una fascia bianca sul mezzo ed un’ altra sull’estremità e così la pettorale e pure l’ anale, la codale è bruna con screziature biancastre. I barbigli mascellari ed i mandibolari esterni sono di color bianco con anelli bruni. Questa colorazione però non è costante, alcuni individui hanno il corpo di colore marrone chiaro uni forme, ma conservano le fascie bianche sulle pinne. L'individuo molto giovane del Tenasserim, che è, come dissi, in assai cattivo stato di conservazione ed è il solo che ho potuto conservare di parecchi altri giovani che erano stati raccolti dal Fea, non è lungo più di 40 mm. e presenta la colorazione chiara a fascie scure che si nota in tutti i giovani Erethstes. Quantunque non sia possibile determinarlo direttamente, pure io credo che si possa, per esclu- sione , riferire esso pure all’ £. conta, poichè in esso la spina pettorale non presenta la doppia direzione della dentellatura alternativamente in avanti ed in addietro, che notasi nei giovani E. hara, nè ha il considerevole sviluppo in lunghezza dell’ £. Jerdoni od i corti barbigli dell’ £. elongata, le quali ultime due specie, descritte entrambe da Day, non furono d'altronde ancora trovate in Birmania. Anche il diametro degli occhi, contenuti 7 volte circa nella lunghezza della testa, mi fanno riferire questo individuo all’ £. conta, che è la specie in cui gli occhi sieno meno piccoli che in ogni altra. L'identità dei generi Ereistes di Miller e Troschel ed Hara di Blyth, fu prima d'ogni altro dimostrata da Day (On the identity of the Siluroid Genera Erethistes and Hara, in Proc. As. Soc. Beng. XL' (1872), p. 122), ed in seguito da Ginther (Ann. Mag. Nat. Hist. 5.* Ser. vol. XI, p. 139), il quale riconobbe come la posizione naturale di esso fosse in vicinanza del genere Callomystar (Gagata). 124 D. VINCIGUERRA ; (252) L'E. conta fa trovato anche nel Nepal, nel Bengala e nel- l’Assam. In Birmania sembra essere la specie più frequente, quella che più si spinge al Sud, e che più si allontana dai monti; infatti Day dice di averla raccolta , oltre che a Prome, a Bassein ed il maggiore Berdmore l'aveva già avuta dal Te- nasserim. 82. Pseudecheneis sulcatus (Mac CLeELL.) Glyptosternum sulcatus, Mac Clell. Calcutta Journ. Nat. Hist. II, p. 587, tav. VI. Pseudecheneis sulcatus, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 154. Gunth. Cat. Fish. V. p. 264. » » Day, Fish. India, p. 500, tav. CXVI, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 107, fig. 44. Parecchi esemplari del paese dei Catein Cauri esempl. lung mass. 0%, 13. Questa elegantissima e rara specie è specialmente organizzata per vivere nei rapidi torrenti di montagna, sul cui letto si man- tiene aderente col mezzo dell’ organo adesivo ventrale, che in realtà ricorda molto, quanto alla forma, quello dorsale delle Echeneis. Essa non fu sinora trovata che nel Darjeeling e nelle alture dei Catcin. Gli esemplari da me osservati non presentano alcuna notevole differenza dalle descrizioni originali. 83. Exostoma labiatum (Mac CreLt.) Glyptosternum labiatus, Mac Clell. Calcutta Journ. Nat. Hist. II, p. 580. Exostoma labiatum, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 155. » » Gunth. Cat. Fish. V, p. 265. » » Day, Proc. Zool. Soc. Lond. 1869, p. 525. — Fish. India, p. 501. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 108. Molti esemplari del paese dei Catcin Cauri e di Iadò, lung. mass: 02103; Nome dei Cauri Cimpfo: Lunghem. Tutti questi individui corrispondono nel modo il più perfetto alla descrizione data da Day del G/yptosternum labiatus di Mac Clelland già riferito da Blyth al genere Exostoma. I principali (253) PESCI DI BIRMANIA 126 caratteri di questa specie sono i seguenti: l'altezza del corpo è contenuta 8 volte nella lunghezza totale del corpo e la lunghezza del capo più di 5 volte. Gli occhi sono piccolissimi, posti nella metà posteriore del capo: il loro diametro è conte- nuto più di 9 volte nella lunghezza del capo, circa 5 in quella del muso e 3 nello spazio interorbitario. Le labbra sono ispes- site: la piega labiale inferiore è continua ed ha le disposizioni rappresentate nella figura intercalata nel testo della grande edizione dei « Fishes of India. » I denti sono conici, smussati ed anche intaccati all’apice. Il barbiglio nasale si estende sino all'occhio, quello mascellare sino alla base della pinna pettorale. La pinna anale consta di due raggi semplici e quattro ramificati: la sua origine trovasi nel terzo posteriore dello spazio compreso fra quella delle ventrali e la codale. La codale meglio che bi- forcata può dirsi emarginata con i raggi inferiori alquanto pro- lungati. Il colorito è uniformemente rossiccio. Questa specie pare non fosse conosciuta che per due vecchi esemplari esistenti nelle collezioni dell’ « Asiatie. Museum » di Calcutta, che furono quelli i quali servirono alle descrizioni di Day come già con tutta probabilità avevano servito a quelle di Mac Clelland e di Blyth. Essi provengono dai monti Mishmi nell’Assam. È questa pertanto specie nuova per la Birmania. 84. Exostoma maceropterum, n. sp. (Tav. VIII, fig. 5) E. altitudine corporis 9, longitudine capitis 4 4/, in longitu- dine corporis, latitudine capitis paullo magis quam ejus longitudine oculis parvis, 9 !], in longitudine capitis, 5 fere in longitudine rostri, 3 fere inter se remotis; dentibus maxillaribus conicis, apice truncatis, vomero-palatinis nullis ; labio inferiore lobato, continuo, veluti et proximae partes papilloso; cirris nasalibus brevibus, oculum non attingentibus, maxillaribus nullis, a lobo appendiculari membranaceo substitutis, mandibularibus externis basin pinnae pec- toralis vix attingentibus: internis paullo minoribus: pinna dorsali supra dimidiun pinnam pectoralem incipiente, altitudinem corporis 126 D. VINCIGUERRA . (254) fere acquante, pinna pectorali maxima, radio anteriori incrassato, complanato , transverse striato, usque ultra basin pinnae ventralis et dorsalis producta, ventrali ab anale remota, analis origine paullo magis pinnae caudali quam ventralibus approximata; adiposa longa, humili: colore corporis luteo rufescente: pinnis luteis. DIL ALP PACI Parecchi esemplari del paese dei Catcin. Nome dei Cauri Cimpfo: Sere. Dimensioni dell’ esemplare più sviluppato : Lunghezza totale del corpo. . . mm. 67 Altezza: del :Gorpo. «Sarete ae e AO O Lunghezza -della=testa 3 tape ee Altezza » » IL ter Ù Larghezza» PRE ini N eee e] i Lunehezza:-delmusot st e » dello spazio interorbitario . » 4 e 3/ Diametro trasversale dell’ occhio . . . » 1 e !/ Altezza della pinna dorsale —. ... . » 8 Lunghezza della pinna pettorale. . . » 16 Lunghezza della base della pinna adiposa » 29 L'altezza del corpo è contenuta 9 volte e la lunghezza della. testa 4 volte e 4/, nella lunghezza totale del corpo. La mag- giore altezza del capo è eguale a metà della sua lunghezza: e questa è alquanto minore della larghezza di esso. Il muso è tondeggiante. Gli occhi sono molto piccoli: il loro diametro è contenuto 9 volte e !/, circa nella lunghezza del capo, quasi 5 in quella del muso e 3 nello spazio interorbitario. Il labbro inferiore non è interrotto ed è diviso in due lobi ben distinti, ciascuno dei quali, a sua volta, è suddiviso in due. I denti ma- scellari sono piccoli e conici, quasi tutti smussi o leggermente intaccati all’ apice. I barbigli nasali sono piccoli, non raggiun- | gendo il margine anteriore dell’ orbita: i barbigli mascellari. sono sostituiti da un’ appendice membranosa che termina il labbro superiore, priva di qualsiasi prolungamento filiforme; i mandi @ «ul 'TAded au d (255) PESCI DI BIRMANIA 1229 bolari esterni raggiungono appena la base della pinna pettorale e gli interni sono alquanto più corti. Le labbra e le regioni finitime sono coperte di piccole papille. La pinna dorsale ha origine in corrispondenza della metà circa della pettorale, ed è alta quasi come il corpo: il suo raggio anteriore è semplice ma non spinoso, i cinque posteriori rami- ficati. La pinna adiposa è molto bassa: essa dista dall’ estre- mità della dorsale di uno spazio eguale alla base di questa ed è lunga quasi 4 volte questa base. La pinna pettorale ha un grandissimo sviluppo; il primo raggio non può dirsi spi- noso, ma è però semplice e straordinariamente ingrossato , appiattito e trasversalmente striato, una parte dei raggi conse- cutivi, ramificati, sono, come questo, orizzontali, mentre i più in- terni sono disposti quasi verticalmente: l’ estremità della pinna oltrepassa la base della dorsale e ricuopre una parte dell’ ori- gine della ventrale. Le pinne ventrali hanno il primo raggio ingrossato, simile a quello della pettorale, i quattro raggi con- secutivi sono disposti orizzontalmente e l’ ultimo verticalmente ad essi: la loro lunghezza è assai minore di quella delle petto- rali e la loro estremità trovasi a considerevole distanza dall’ a- nale che è formata da cinque raggi, due semplici, il primo dei quali minore della metà del’ secondo. L’ origine di questa pinna è alquanto, ma assai poco, più vicina alla base della pinna co- dale che a quella della ventrale. La codale è leggermente emar- ginata ed ha il lobo inferiore alquanto più prolungato del superiore. Il colorito del corpo è giallo-rossiccio: le pinne sono giallognole: la codale presenta qualche screziatura nerastra. Questa specie appartiene allo stesso gruppo della precedente, avendo come essa il labbro inferiore continuo, ma se ne di- stingue per la minore lunghezza del corpo, per il grandissimo sviluppo della pinna pettorale e per la posizione dell’ anale, che nel labiatum è assai più vicina alla codale che non nel macrop- terum, mentre le pinne pettorali si estendono appena sino alla metà dello spazio compreso tra la loro ascella e 1’ origine delle ventrali. Più affine del /abiatum mi sembra essere a questa il 128 D. VINCIGUERRA (256) Blythii, Day in cui il labbro inferiore è parimenti continuo (!), | ma il corpo è meno allungato e le pinne pettorali sono più sviluppate. Esse però sono ancora lungi dall’ acquistare lo svi- luppo raggiunto nel macropterum, perchè come mostra la figura raggiungono appena l’ origine delle pinne ventrali ma non. l’oltrepassano. Nel B/yth inoltre la pinna anale è assai più vicina alla codale e l'espansione membranacea del labbro supe- riore termina in un vero barbiglio. 85. Exostoma Feae, n. sp. (Tav. VIII, fig. 6) E. altitudine corporis 8 1,-8 1/,, longitudine capitis 4 */3-5 */g in longitudine corporis, latitudine capitis paullo minori quam ejus longitudine: oculis minimis, inconspicuis, 15 in longitudine ca- pitis, 7-9 in longitudine rostri, 4 inter se remotis; dentibus maxil- laribus conicis, interdum apice truncatis, vomero - palatinis nullis 5 labio inferiore interrupto, papilloso ; cirris nasalibus mediocribus oculi posteriorem marginem superantibus, marxillaribus orifittum branchialem attingentibus, mandibularibus externis basin pinnae pectoralis vix superantibus, internis minoribus lertiam partem externorum aequantibus: pinna dorsali paullo ante pectoralis extremitatem incipiente, altitudine corporis minore vel adaequante: pinna pectorali mediocri , radio anteriore incrassato , complanato , transverse striato, usque subtus secundum dorsalem radium pro- ductam, a ventralis basi valde remota: ventrali ab anale remota, anali magis pinnae caudali quam ventralibus approximata: adi posa longa, humili: colore corporis griseo plumbeo, inferius lute- scente. (1) Questa, specie nei « Fishes of India » (p. 501, tav. CXVII, fig. 2) e nella, « Fauna of British India » p. 109 è indicata come provvista di labbro inferiore «interrupted », ma trattasi invero evidentemente di errore di stampa, poichè la figura di questa specie vista dalla parte inferiore del corpo mostra il labbro ben distintamente con- tinuo ed esso nella descrizione originale nei « Proc. Zool. Soc. Lond., 1869 p. 525» come pure nella tavola sinottica degli Exostoma ivi pubblicata in seguito (1876, P. 783) è da Day descritto come « uninterrupted ». \ tj* (257) PESCI DI BIRMANIA 129 DEA Ra vae/en Gao) Parecchi esemplari di Taò, e Iadò. Dimensioni di tre esemplari di vario sviluppo: Lunghezza totale del corpo. . mm. 133 mm. 116 mm. 66 Rikicazasidel' corpo... .0 0» (16 » ono » 8 Lunghezza della testa. . . . .» 26 » 24 DNA a, Altezza » DEE I RI 3 QI SINO Larghezza » BRL N RA >; 120 >» 12 Lunghezza del muso . . . ..» 14 > &dl > t34 Lungh. dello spazio interorbitario » 6 Pio >» 4 Diametro dell'occhio . . . . . » IS fe a TONGA DSL Altezza della pinna dorsale. . . » 12 "RR » 8 Lunghezza della pinna pettorale . » 22 220 > 13 Lunghezza della base dell’adiposa » 34 » 28 -Sae Ul L'altezza del corpo è contenuta 8 volte e !/, a 8 volte e 1/, e la lunghezza della testa 4 volte e ?/, a 5 e !/, nella lun- ghezza totale del corpo. La maggiore altezza del capo è circa la metà della sua larghezza e questa è circa i + o i © della lunghezza di esso. Il muso è tondeggiante. Gli occhi sono pic- colissimi, sottocutanei: il loro diametro è contenuto almeno 15 volte nella lunghezza del capo, 7 a 9 volte in quella del muso e 4 nello spazio interorbitario. Il labbro inferiore è interrotto poco all’interno dell'angolo della bocca. I denti mascellari sono, piccoli e conici, alcuni coll’apice smusso. I barbigli nasali sono piuttosto lunghi, oltrepassando alquanto il margine poste- riore dell’ occhio: i mascellari, forniti di base allargata, raggiun- gono l’apertura branchiale: i mandibolari esterni oltrepassano la base della pinna pettorale e gli interni son lunghi circa un !/, meno di essi. Le labbra e le regioni vicine sono coperte di piccole papille, ma meno numerose che nella specie prece- dente. La pinna dorsale ha origine poco all’innanzi dell’ estremità della pettorale, ed è alta come il corpo o i */, di esso: il suo raggio anteriore è semplice ma non spinoso, i cinque posteriori ramificati, dei quali l’ultimo bifido sino alla base. La pinna adiposa è molto bassa: la sua origine dista dall’estremità della D. VINCIGUERRA. 9 130 D. VINCIGUERRA (258) dorsale i 4/, della lunghezza della propria base, che è poco meno di !/, della lunghezza totale del corpo. La pinna pettorale ha il primo raggio molto ingrossato, appiattito, trasversalmente striato, ma non spinoso: una parte dei raggi consecutivi, rami- ficati, sono, come questo, orizzontali, mentre i più interni sono disposti quasi verticalmente: l'estremità della pinna trovasi al disotto del secondo raggio dorsale e dista dalla ventrale di un terzo della distanza tra l’origine di questa e l’ascella della pet- torale. Le pinne ventrali hanno il primo raggio ingrossato, simile a quello delle pettorali, i tre raggi consecutivi sono dis-. posti orizzontalmente e i due ultimi verticalmente a questi: la loro lunghezza è circa la metà di quella delle pettorali: la loro estremità trovasi in corrispondenza dell’ano e dista dall’ origine dell’ anale ?/, della distanza compresa tra la loro ascella e l'origine dell’ anale stessa. L’anale consta di sei raggi, due semplici, dei quali il primo è eguale a metà del secondo e quattro ramificati. L'origine di questa pinna è assai più vicina alla base della codale che a quella delle ventrali. La codale è molto corta essendo contenuta 8 volte e ?/, nella lunghezza totale del corpo; è troncata e congiunta alla estremità della adiposa superiormente ed alla radice della coda inferiormente da una ripiegatura cutanea. Il colorito del corpo è grigio plumbeo colle parti inferiori gialliccie. In alcuni esemplari si vedono aderenti all’orifizio genitale al- cune uova di circa 2 mm. di diametro. Questa specie appartiene al gruppo di quelle in cui il labbro inferiore non è continuo, ma interrotto perchè saldato alla cute | della parte inferiore del capo. Le sole specie bene caratterizzate di questo gruppo sono l’ E. Stoliezkae, Day (Proc. Zool. Soc., 1876, p. 782. — Scient. Result. Sec. Yarkand Miss. Ichth. p. 1, tav. I, fig. 1, Fish. India, p. 502, tav. CXVII, fig. 3 — Faun. Br. Ind. Fish. I, p.110, fig. 45) e l’Andersonzi, Day (Proc. Zool. Soc. 1869, p. 524. — Anderson, West. Yunn. Exped. Zool. Res., p. 866). Quest’ ultima però è assai distinta per la forma particolare dei denti che sono appiattiti e disposti in una sola serie, mentre (259) PESCI DI BIRMANIA 131 l’altra si avvicina maggiormente alla forma da me ora descritta, ma in questa la posizione dell’ anale è diversa perchè mentre nello Sto/tezkae essa è più vicina alla base delle ventrali che a quella della codale, nel /eae avviene il contrario essendo l’anale assai più vicina alla codale che non alle ventrali. Il genere Erostoma è fra quelli che meglio caratterizzano la regione ittiologica Imalaiana essendo che esso non fu ancora trovato altrove. Se ne conoscono cinque specie, oltre quelle rac- colte da Fea: due di esse però sono tanto incompletamente od inesattamente descritte da non poterle riconoscere con certezza. Una di queste specie dubbie è 1’ £. Berdmorez, di Blyth (Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860), p. 155. — Gunther, Cat. Fish. V., p. 265 — Day, Fish. India, p. 502) descritto sopra un esemplare unico raccolto nel Tenasserim dal maggiore Berdmore, ancora esistente nel Museo di Calcutta, ma, a quanto dice Day, in pessimo stato di conservazione: di esso non è indicato se il labbro superiore sia intiero o interrotto, nè la lunghezza delle pettorali e solo è detto da Blyth, che il lobo inferiore della codale é molto più largo e più lungo del superiore, e da Day che il muso è più allungato che nelle altre specie. L'altra specie è quella descritta da Sauvage, come tipo di un nuovo genere, il genere Chimar- richthys, sotto il nome di C. Davidit (Revue et Magas. Zool. 3.2 Ser. II, 1874. p. 332 e 333) dei torrenti del Tibet orien- tale. Day ha riunito questa specie al genere Erostoma, ma nella descrizione originale manca l'indicazione dei caratteri che potrebbero servire a far riconoscere a quale gruppo ascriverla. È però indicato che questa specie è provvista di una larga ven- ‘tosa un po’ in avanti delle ventrali. Se questo fatto esiste real- mente, quale è indicato, non mi pare possibile il fare rientrare la specie nel genere Exostoma e sarei piuttosto d’avviso di man- tenere per essa il genere Chemarrichthys. (4). (!) Nello stesso anno 1874 fu descritto da Haast sotto il nome generico dì Cheimar- richthys un altro pesce della famiglia dei Trachinidi, proveniente dalla Nuova Ze- landa (Ch. Fosteri, Tran. New. Zeal. Inst. VI, p. 203, tav. XVIII, fig. 38), pertanto o l’uno o l’altro di questi pesci dovrebbe cambiare il nome generico. 132 D. VINCIGUERRA (260) Day ha pubblicato in varie occasioni una tavola sinottica delle specie conosciute del genere Exostoma: non mi pare però che il modo di raggruppamento sia il migliore ed è perciò che, non tenendo conto delle due specie dubbie sovraindicate, io ritengo miglior partito suddividere le specie di £rostoma nel modo se- guente : I. Labbro inferiore continuo. Estremità delle pinne pettorali molto distante dall’origine delle ventrali. 1. E. labiatum*(Mac Clell.). Assam. — Paese dei Catcin. — Paese dei Carin. Estremità delle pinne pettorali raggiungente l’origine delle ventrali. 2. E. Blythii, Day. — Darjeeling. Estremità delle pinne pettorali oltrepassante l’ origine delle ventrali. 3. E. macropterum, n. sp. Paese dei Catcin. II. Labbro inferiore interrotto. pinna anale più vicina alle ventrali che alla codale. Denti conici 4. E. Stoliczkae, Day — Corso superiore dell’ Indo. pinna. anale più vicina alla codale che alle ventrali. 5. E. Feae, n. sp. — Paese dei Carin. Denti compressì . . . . 6. E. Andersonii, Day. — Paese dei Catcin Fam. CYPRINIDAE. 86. Catla Buchanani, Cuv. Var. Cyprinus catla, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 287 e 387, tav. 13, fig. $1. Catla Buchanani, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 411, tav. 515. » » Gunth. Cat. Fish. VII, p. 34. » » Day, Fish. India, p. 558, tav. CKXXIV, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 287, fig. 99. Mandalay, 5 esempl. lung. mass. 0%, 230. Questo genere presenta molte affinità con i Labeo a labbra sottili, e specialmente al L. Stoltezkae, avendo il labbro supe- riore assente e l’inferiore non straordinariamente ingrossato e mancando affatto di barbigli; ma se non altro se ne distingue per la bocca più ampia, il cui squarcio arriva sino in corrispon- denza del margine anteriore dell’ orbita. Questa specie si trova in India, Birmania e Siam. (261) PESCI DI BIRMANIA 133 87. Cirrhina mrigala (Haw. Buck.) Cyprinus mrigala, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 279 e 386, tav. 6, fig. 79. Cirrhina rubripinnis, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 288, tav. 479. » plumbea, Cuv. Val. ivi, p. 289. » mrigala, Cuv. Val. id. p. 294. » » Ginth. Cat. Fish. V. p. 35. » » Day, Fish. Ind. p. 347, tav. CXXIX, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 278. Parecchi esemplari di Rangoon, Bhamo, Mandalay e Kokarit, lung. mass. 0%, 218. L’ individuo più sviluppato, preso a Bhamo, nel 1885, corri- sponde in tutto alla descrizione di Day, meno che nella posi- zione della dorsale, la cui origine non si trova al disopra della 12* ma invece della 10* squama della linea laterale. Gunther però afferma che negli adulti la dorsale è più vicina all’ apice del muso che alla base della codale, mentre nei giovani ne è equi- distante. Valenciennes aveva separato dalle altre specie di Crr- rhina la plumbea dell’ Irawadi per avere, fra gli altri carat- teri, la dorsale più avanzata ed i pori sul mento piuttosto grossi mentre Gunther li dice piccoli e Day presenti od assenti. Tutti questi esemplari hanno soltanto due barbigli sul labbro superiore, più piccoli del diametro orbitario, conformemente alla figura di Day ed alla descrizione di Gunther. Secondo questi vi possono essere anche barbigli mascellari normalmente rudimen- tali od anche assenti. Day ne tace nella descrizione della C. mre- gala, ma nella tavola sinottica delle specie di questo genere le attribuisce due soli barbigli. Nei giovani, lunghi appena 4 cen- timetri, questi sono appena visibili, tanto son piccoli. Questa specie trovasi in tutta l’ India e in Birmania. 88. Dangila burmanica, Day. Cirrhina Kuhlii, Day, Journ. As. Soc. Beng. XL (1871) p. 133 (2ec Cuv. Val. ?). Dangila burmanica, Day, Fish. India, p. 546. tav. CXXXI, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 275, fig. 95. Meetan, 1 esempl. lungo 0", 15. Questa specie è molto vicina, a quanto pare, alla Dangila Berdmorei, descritta da Blyth (Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) cia 134 D. VINCIGUERRA (262) p. 162) sopra un solo esemplare raccolto dal maggiore Berd- more nel fiume Sittang, ed attualmente esistente, benchè in cat- tivo stato, nel Museo di Calcutta. Le difterenze tra la burmanica e la Berdmorei consisterebbero specialmente nella lunghezza della testa che in quella sarebbe compresa 7 volte nella lun- ghezza del corpo ed in questa 5, e nel numero delle serie di squame comprese tra la linea laterale e la base delle ventrali che in quella è detto essere di 5 ed in questa di 3 e ‘/,, e nel numero delle squame della linea laterale che nella dburmanica sono 39 o 40 e nella Berdmorei 31. Questo esemplare però di- mostra che al primo carattere non si può poi dar troppo grande valore, perchè in esso la lunghezza del capo è 1/, di quella del corpo; ma la maggiore grandezza delle squame ed il loro diverso numero deve poter servire a caratterizzare le due specie. Meno distinta mi sembra però la Dangia Kuhl, Cuv. Val. (Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 231) alla quale era stata da Day riferita questa specie, riportandola però al genere Cerrina. Ma essa pel labbro superiore frangiato e per il numero dei raggi dorsali superiori a 20, appartiene propriamente al genere Dangila, nel quale lo fecero rientrare Bleeker (Atl. Iehth. vol. II, p. 44, tav. CXVI Cypr. 16. fig. 1) e Gimther (Cat. Fish. V. p. 89). Confrontando però queste descrizioni e figure tra loro mi sembra probabile che questa. D. burmanica abbia in realtà da ritenersi identica alla AwAés. Secondo Day le due specie sarebbero distinte per la lunghezza del capo minore nella durmanica e pel numero delle squame comprese tra la pinna dorsale e la linea laterale, parimenti mi- nore in questa. Infatti questo esemplare, come si mostra intermedio per la lun- ghezza del capo tra la burmanica e la Berdmorei lo è parimenti tra quella e la Au, nella quale il capo sarebbe contenuto 5 volte e !/, nella lunghezza totale del corpo ed il numero delle serie di squame non presenta poi la differenza indicata perchè, mentre la formola della linea trasversale per la durmanzca è 7/, quella della Ku// secondo Ginther è 7-7 1/,/7 e secondo Bleeker 7 1/, (8), mostrando così solo delle piccolissime variazioni dipen- denti forse dal modo di contare. Il numero delle serie comprese (263) PESCI DI BIRMANIA 155 tra la linea laterale e la base delle ventrali secondo Day è di 5 e secondo Ginther di 4 e !/,, vale a dire quasi identico. Per gli altri caratteri le due specie si corrispondono perfetta- mente e ciò mi fa supporre che debbano identificarsi l’ una all’ altra. Il genere Dangila, come il seguente, non ha rappresentanti in India, ma solo nell’ Arcipelago Malese. La Dangila burmanica non è sinora conosciuta che del Tenas- serim. Se fosse uguale alla Aw/A/%7 si troverebbe anche a Giava. 89. Osteochilus Neillii (Day) Labeo Neillii, Day, Proc. Zool. Soc. Lond. 1870, p. 99. Osteochilus Neillii, Day, Fish. India, p. 545, tav. CXXX, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 274, fig. 94. Kokarit, 4 esempl. lung. mass. 0”, 138. Il genere Osteochilus fu stabilito da Giinther per quelle specie di Labeonini in cui il labbro inferiore è più o meno sviluppato e ripiegato al di fuori lasciando scoperta la mandibola che ha il margine retto e rigido. In questo genere debbono rientrare la massima parte delle specie riferite da Cuvier e Valenciennes e da Bleeker al genere RoXkza, fondato però sopra un carattere di nessuna importanza, quale quello della frangiatura delle labbra. Questi esemplari corrispondono perfettamente alla descrizione datane da Day: mancano però tanto della macchia alla base della coda quanto di quella presso la linea laterale. Il numero dei raggi indivisi della pinna anale varia tra 2 e 83 perchè in aleuni casi il primo è piccolissimo ma ben distinto, in altri in- vece fuso col secondo. Questa specie è caratteristica dei fiumi Birmani e manca af fatto nell’ Imdia ove non fu ancora trovato alcun rappresentante di questo genere, diffuso invece nell’Arcipelago Malese. Fu tro- vata nei fiumi Sittang, Billing ed Irawadi. 156 D. VINCIGUERRA (264) 90. Labeo nandina (Ham. Buck.). Cyprinus nandina, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 300 e 388, tav. 8, fig. 84. Cirrhinus macronotus, Mac Clell. Ind. Cypr. p. 310, tav. 41, fig. 1. Rohita nandina, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 244, tav. 473. Labeo nandina, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 51. » macronotus, id. ibid. p. 52. » nandina, Day, Fish. India, p. 535, tav. CXXVI, fig.1e2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 258. Parecchi esemplari di Rangoon, Mandalay e Bhamo, lung. Mass 0215: L'esame di questa serie di individui serve a dimostrare l’ esat- tezza della riunione fatta da Day del Labeo macronotus col nan- dina, considerando tutt’ al più quello come una varietà di questo. Infatti in questi individui le appendici branchiali sono piuttosto corte e non contigue e la linea laterale ha 43 squame, tenendo conto di quelle della base della codale, caratteri tutti del ma- cronotus, mentre la dorsale ha 26 raggi come nel nandina. Gli occhi ordinariamente distano quasi due volte il proprio diametro dall’estremità del muso e quasi tre l’uno dall'altro, ma in al- cuni individui il loro diametro è alquanto maggiore, senza che si possa considerare ciò come carattere giovanile, perchè in altri esemplari di eguale statura gli occhi sono più piccoli. I barbigli ro- strali sono lunghi un po’ meno del diametro oculare che è egua- gliato dalla lunghezza dei mascellari. Il muso è rientrante infe- riormente, col labbro superiore ed inferiore frangiati e provvisti di cirri, alcuni dei quali, specialmente nel labbro inferiore, sono poco più corti dei barbigli rostrali. Il colorito generale del corpo è bruno, più chiaro nelle parti inferiori: ogni squama porta nel mezzo una macchia rossiccia. Mac Clelland, Valenciennes e Gunther tengono le due forme specificamente separate, mentre Hamilton Buchanan già consi derava gli esemplari con minor numero di raggi dorsali come una semplice varietà del nandina. È specie comune in tutta l'India: ma la forma tipica sembra in Birmania meno frequente della var. macronotus. (265) PESCI DI BIRMANIA 137 91. Labeo calbasu (Haw. Buck.) Cyprinus calbasu, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 297 e 307, tav. 2, fig. 83. Labeo calbasu, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 54. » » Day , Fish. India, p. 536, tav. CXXVI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 259, fig. 93. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XVIII, p. 658. Parecchi esemplari di Rangoon, Bhamo e Kokarit, lung. mass: m. 0,35. In tutti questi individui le labbra sono frangiate con piccoli cirri ramificati: esistono pori sull’ estremità del muso. Gli esem- plari più grandi hanno i raggi anteriori della dorsale, special mente il terzo, alquanto allungati, ma non tanto quanto Day dice verificarsi negli adulti di alcuni distretti. Il colorito gene- rale del corpo di questi individui è assai più scuro che in quelli raccolti a Minhla dal capitano Comotto da me indicati prece- dentemente; le squame hanno tutte un punto centrale più chiaro , piuttosto rossiccio: la pettorale ha la base di colore aranciato. Vi è anche un esemplare giovanissimo, lungo appena 3 cen- timetri, che però si può senza alcun dubbio riferire a questa specie per il numero dei raggi dorsali, la lunghezza dei 4 bar- bigli ed il colorito nero delle pinne. Questa specie è sparsa in tutta l’ India e Birmania. 92. Labeo cephalus, Cuv. Van. Labeo cephalus, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 347, tav. 487. Osteochilus cephalus, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 40 (in nota). » » Day, Fish. India, p. 546. — Faun. Br. Ind. Fish. I, D. 275. Diversi esemplari di Rangoon e Mandalay, lung. mass. m. 0, 190. Questa specie fu originariamente descritta da Valenciennes sopra un esemplare raccolto a Rangoon dal D."® Reynaud, chi- rurgo «della « Chevrette » e d'allora in poi, a quanto pare, mai più ritrovata. Gunther la comprende tra le specie dubbie, ma 158 D. VINCIGUERRA (266) crede poterla riferire al genere Osteochi/us, perchè Valenciennes ne descrisse la bocca con queste parole « La machoire inférieure a son bord droit taillé en biseau transversal ». Day ha seguito questo modo di vedere, ma non credo che egli abbia mai avuto questa specie: tutt’ al più forse ne avrà veduto l'esemplare tipico del Museo di Parigi: la sua descrizione è ricavata da quella del Valenciennes e completata probabilmente coli’ esame della figura, molto infedele, datane dallo stesso autore. Suppongo però, che egli possa avere esaminato l’ esemplare tipico perchè indica 40 squame della linea laterale, numero più esatto che non quello di 836 dato da Valenciennes; ed indica che il diametro dell’ occhio è compreso 5 volte nella lunghezza del capo, mentre nella fi- gura le squame della linea laterale non sono più di 29 ed il diametro dell’ occhio sembra appena !/, della lunghezza del capo. Se Day avesse avuto a sua disposizione un solo esemplare di questa specie non avrebbe certo mancato di farlo figurare, il che non ha fatto. Gli esemplari da me esaminati hanno tutti una dorsale piuttosto allungata, formata da 3 raggi semplici e 13 articolati; all’ an- golo della bocca si trova un barbiglio piccolissimo che in lun- ghezza è appena !/, del diametro orbitario; le squame della linea laterale sono 40 a 42, quelle della linea trasversale 13, delle quali 6 e !/, al disopra ed altrettante al disotto della linea laterale e 4 e !/, tra questa e la base della ventrale. La gola è rientrante ed il muso sporgente come nel L. Stoliezkae ed in altre specie affini. Quanto al gruppo generico cui ascrivere questa forma io non esito a riferirla al genere Labeo, come faceva Valenciennes, perchè la mandibola non presenta il margine scoperto e tagliente, caratteristico degli Osteochilus, ma invece il suo labbro infe- riore offre una ripiegatura interna che copre la mandibola ana- logamente a quello che avviene in quasi tutte le altre specie di Labeo. Tanto il labbro superiore che l’ inferiore sono inspessiti ed a margini frangiati. Questa specie non è stata sinora trovata che nel bacino del- l’Irawadi. (267) PESCI DI BIRMANIA 139 93. Labeo Stoliczkae, SretnD. Labeo Stoliczkae, Steind. Sitzber. der k. Akad. Wien. LXI, p. 634. » » Day, Fish. India, p. 537, tav. CXXXV, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 260. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 658. Molti esemplari di Rangoon, Mandalay e Bhamo, lung. mass. m. 0,29. In nessuno di questi individui, neppure in due giovanissimi di Bhamo è visibile qualsiasi traccia di barbigli, mentre la pre- senza di un paio di essi, per quanto piccolissimi, all’ angolo della bocca, è indicata tanto nella descrizione originale di Stein- dachner, quanto in quella di Day. Questi barbigli sono però visibili, quantunque quasi rudimentali, nell’ esemplare di Minhla, raccolto dal Capit. Comotto e da me ricordato in altro lavoro. Le labbra di questi Labeo sono dette da Steindachner legger- mente (schwach) e da Day sottilmente (/ine/y) frangiate, mentre a me non venne fatto di scoprire traccia di questa frangia- tura; anzi il labbro superiore è assai più sottile che non in altra specie di Zabeo. Il profilo del muso è sporgente, special- mente nella parte inferiore, come avviene in molte altre specie e come è detto da Steindachner. Negli adulti è ben marcata la grande macchia nera al margine posteriore dell’ apertura bran- chiale e nei giovani invece ne è molto evidente una alla base della codale. La mancanza assoluta dei barbigli e la sottigliezza del labbro superiore, avrebbero potuto sembrar sufficienti per la creazione di una nuova specie e fors’ anco di un distinto gruppo generico, ove non fosse conosciuta la variabilità che presentano molto spesso i Ciprinoidi relativamente al primo carattere e le modi- ficazioni che assume il secondo nello stesso genere Labeo, in cui Day dice che i barbigli possono anche essere assenti, quan- tunque poi non citi aleun esempio in cui questa assenza si ve- rifichi. D'altronde la formola delle pinne, il numero delle squame, la proporzione del corpo sono perfettamente quelle del L. Sto- lieskae. Si aggiunga a ciò la identità risultata dal confronto di 140 D. VINCIGUERRA (268) questi individui con quello di Minhla fornito, come dissi, di bar- biglio e già determinato da Day, al quale pure inviai in comu- nicazione i due giovani di cui ho parlato, privi essi pure di barbiglio e da lui riferiti parimente alla stessa specie. Ritengo sempre più probabile che il ZL. Reynauldi, CV. (Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 351) sia identico a questo. La specie non fu sinora trovata che nell’ Irawadi. 94. Labeo gonius (Ham. Bucn.) Cyprinus gonius, Han. Buch. Fish. Ganges, p. 292 e 387, tav. 4, fig. 82 K.ohita gonius, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 259. » lineata, id. ibid. p. 260. JLabeo gonius, Day, Fish. India, p. 527, tav. CXXVII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 261. Parecchi esemplari di Rangoon, Mandalay, Bhamo e Kokarit, lung. mass. m. 0, 28. Questi individui appartengono senza alcun dubbio alla specie che Valenciennes descriveva sotto il nome di fohita lineata e che, come essi, proveniva dall’ Irawadi. Gunther (Cat. Fish. VII, p. 60) considera questa specie come identica alla ‘'ohita chalybeata dello stesso autore e della stessa provenienza (Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 271). L'identità di queste due forme è ammessa anche da Day, che le riferisce al genere Osteochi/us (Fish. Ind. p. 545), mentre comprende fra i sinonimi del Labeo gonius la Rohita chalybeata di Bleeker (Verh. Bat. Gen. XXV, Nalez. ichth. Faun. Beng. en Hind. p. 133). To non sono in grado di affermare se la Rohita lineata e la chatybeata sieno realmente sinonimi, come pare: posso però di- chiarare che gli individui da me esaminati sono assolutamente in tutto identici alla prima, e che essi appartengono al vero genere Labeo, perchè il loro labbro inferiore ricopre la mandibola e non la lascia scoperta sotto forma di una rigida prominenza trasver- sale come nel genere Osteochilus. Fra le specie di Labeo enumerate da Day la sola che corri- sponde, a meno di qualche leggiera differenza, con questi indi- vidui è il Zabeo gonius (H. B.), alla quale specie egli stesso (269) PESCI DI BIRMANIA 141 ascriveva uno di questi esemplari da me inviatogli in comuni- cazione, e perciò io qui l’ ho riferito ad essa. Devo però osservare che delle molte varietà di Labeo gonzus indicate nell’ opera di Day, nessuna corrisponde esattamente a questa. Le squame della linea laterale sono in numero di 60 (negli individui più piccoli) a 63 (nei più grandi), mentre Day ne indica 74-84 nella grande edizione e 71-84 nella piccola edizione dei suoi « Fishes of India »; quelle della linea trasversale sono 20 a 22, mentre dovrebbero es- sere 33 (16 al disopra e 17 al disotto della linea laterale) e le serie comprese tra questa e la base delle ventrali sono 8 e '/, invece di 10 a 13. Però nella descrizione di questa specie data dallo stesso Day nei « Proceedings » della Società Zoologica di Londra (1869, p. 372) egli dice che i grossi Labeo gonius di Birmania hanno 8 serie e '/, di squame tra la linea laterale e la base della ventrale e dà per la linea laterale la formola 64-74 e per la trasversale 14/,;. Questi individui, forniti tutti di 4 barbigli, hanno generalmente due soli raggi rigidi nella pinna dorsale, solo pochi presentano un piccolo raggio anteriore: i raggi articolati sono in tutti 14. Il loro colorito è, conformemente alla descrizione di Valenciennes, argentino, tendente al verdastro sul dorso, con 12 o 13 linee nere longitudinali, alquanto flessuose che costeggiano i margini delle squame, il cui centro è di color roseo. Quanto alla sinonimia di questa specie essa non mi pare an- cora bene stabilita. Hamilton Buchanan descrisse quattro specie di Cyprinus del gruppo che egli riteneva come i Cyprinus pro- priamente detti, che egli stesso considerava come assai affini tra loro, indicandoli coi nomi di curchéus, cursa, cursis e gonius. È a quest ultimo che, a giudicarne dalla descrizione e dalla fi- gura, in cui si contano 73 squame nella linea laterale, ma 8 e !/, tra questa e la ventrale e circa 22 sulla linea trasversale, i vono riferirsi gli individui da me esaminati. Ginther ha riunito tra loro le tre prime specie (il curchius però dubitativamente) e Day vi aggiunse anche il gonzus. Se questa sinonimia si dovesse adottare, la specie dovrebbe portare il nome di L. curchius (H. B.) essendo questo il primo dei quattro nomi adoperati da H. Buchanan. Io però ho creduto di mantenere il 142 D. VINCIGUERRA (270) nome di ZL. gonéus, perchè è, come dissi, alla descrizione di questo che corrispondono questi individui e perchè non sono convinto dell’ identità delle quattro forme suindicate e mi pare invece più probabile che esistano almeno due specie, una. più frequente in India, con maggior numero di squame sulla linea laterale, il L. curchius, ed un’ altra, più comune in Birmania, con meno squame, il Z. gonzus. Mac Clelland nel suo lavoro sui Ciprinidi Indiani (p. 266, 268), mantiene tre di queste specie distinte, riferendo il gonzus al genere Cirrhinus ed il curchius e il cursis (del quale non considera il cursa che come sem- plice varietà) al genere Zabeo. Valenciennes ne riporta invece due ai Labeo (gonius e cursis) e due alle Rohita (curchius e cursa) descrivendo come nuovo il Labeo microlepidotus, esso pure di Rangoon (XVI, p. 352), che pel numero delle squame, deve assai probabilmente, come la Rokzta lineata e la chalybeata, essere considerato identico a questa specie. Giinther ha enumerato 4 specie di Zabeo, con più di 50 squame sulla linea laterale: Dussumierii (C. V.) con solo 5 serie di squame tra la linea la- terale e la base della ventrale (p. 59), chalybeatus (C. V.), mt crolepidotus, C. V. e cursa (H. B.) (p. 60), dicendo essere il gonzus assai affine al primo, la R. Zneata probabilmente identica al secondo e riferendo all’ ultimo anche la RoWita tincoides, di Cuv. Val. (XVI, p. 269), la chalybeata di Bleeker ed un esemplare del Nepal, già da lui descritto come nuovo, col nome di Rohita microlepidota (Proc. Zool. Soc. Lond. 1861, p. 225). Day ha ac- cettato completamente questa sinonimia, aggiungendovi il Cy- prinus gonius di Ham. Buchanan ed il Labeo microlepidotus di Valenciennes riunendoli tutti sotto il nome di L. gonzus. Io concludo pertanto coll’ affermare nuovamente che secondo | me il L. curchius deve essere tenuto distinto dal g0nzus, e che a fi quest’ ultimo deve riferirsi senza alcun dubbio la Rohita Uneata di Valenciennes, e per conseguenza anche la cha/ybeata che pare identica ad essa, cessando così essa di far parte del genere Osteochilus. La specie descritta e figurata da Day col nome di Ost. chalybeatus (C. V.), non può conservare questo nome; essa forse corrisponde solamente alla Rohita rostellata del Valen- (271) PESCI DI BIRMANIA 143 ciennes (XVI, p. 256) ed in tal caso deve portare il nome di Osteochilus rostellatus, con cui il Day stesso la indicava nella tavola, sinottica delle specie nella prima edizione dei « Fishes of India », ovvero deve essere considerata come specie distinta e ricevere un nome nuovo. Non mi pare possibile, a cagione della grande differenza nel numero delle squame che si possa riferire all’ Ost. Neillii, Day, mentre l’ essere stata riferita da Day al genere Osteochilus, da lui bene caratterizzato, non può lasciar dubbio che realmente si tratti di specie appartenente a questo genere. Il L. gonius (considerandone il curchius come sinonimo) si troverebbe in tutta 1’ India dal Sind alla Birmania: ove poi se ne faccia una specie distinta, questa non esisterebbe che nel Gange, nel Bramaputra e nell’Irawadi. Io credo che a questa forma debba riferirsi il L. curchéus, raccolto da Anderson a Tayoung (West. Yunn. Exped. Zool. Res., p. 867). 95. Labeo diplostomus (Hecx.)? Varicorhinus diplostomus, Heck. Fische aus Caschmir, p. 67, tav. II. Labeo diplostomus, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 360. » » È Giinth. Cat. Fish. VII, p. 57. » » Day, Fish. India, p. 540, tav. CKXXIX, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish, I. Mandalay, 2 esempl. lung. mass. m. 0,18. Questi due individui corrispondono abbastanza bene, nella massima parte dei caratteri, alle descrizioni date da Day del Labeo diplostomus (Heck). La testa è contenuta circa 6 volte nella lunghezza totale. Gli occhi son piccoli, il loro diametro è contenuto 5 volte nella lunghezza del capo, son posti un po’ in avanti della metà di esso e distano fra di loro del doppio del loro diametro. La bocca è piccola, il muso sporgente, fornito di pori ed attraversato da un solco abbastanza marcato, con un piccolissimo accenno ad un lobo laterale. Le labbra sono car- nose e continue, ricoperte di uno strato cartilagineo , la piega attraverso la mandibola inferiore è interrotta. Esiste un picco- lissimo barbiglio all’ angolo della bocca. L’ origine della pinna 144 D. VINCIGUERRA (272) dorsale trovasi ad egual distanza dall’ apice del muso e l’estre- mità posteriore della base della pinna anale, consta di due raggi rigidi e 11 molli; gli anteriori sono notevolmente allungati. Le pettorali non raggiungono le ventrali, nè queste l’anale. Le squame della linea laterale sono 40-41, quelle della lmea tra- sversale 14, 6 e ‘/, sopra e 7 e !/, sotto la linea laterale, e 5 e 4/, tra questa e la base delle ventrali. Alcune squame pre- sentano traccia di una macchia rosea. Confrontando questa breve descrizione con quella di Day si vedrà che l’ unica differenza consiste nel numero delle serie trasversali di squame che dovrebbero essere 8/, nella linea tra- sversale e 6 o 7 tra la linea laterale e la base delle ventrali. Esaminando poi le descrizioni di Giinther e di Cuvier e Valen- ciennes si nota anche qualche altra discrepanza; secondo questi per esempio le labbra dovrebbero essere sottili e le squame della linea laterale 45, mentre da quegli le labbra son dette spesse e le squame della linea laterale 41, vale a dire esattamente come notasi in questi esemplari. È però singolare come le due accennate descrizioni non concordino esattamente in tutto, poichè nè l’ uno né l’altro dei loro autori conoscevano questa specie de visu e dovevano necessariamente riprodurre la descrizione originale di Heckel, che io non conosco. Ginther però considera come sinonimo del Varicorhinus diplostomus di Heckel anche il Tylognathus Valenciennesi dello stesso autore (Hiugel' s Reisc, IV, p. 378) ed è forse dalla fusione delle due descrizioni che risultano le accennate differenze, Secondo il Gunther poi il labbro inferiore del L. diplostomus dovrebbe essere frangiato, il che non. è in questi esemplari, e l'occhio non più grande di una squama, mentre ha un diametro alquanto maggiore. La posi- zione dell’ occhio però è esattamente quella indicata da Day e da Ginther. Le traccie di un lobo laterale del muso, non ricordate da Day sono indicate da Gunther. Questi individui devono probabilmente considerarsi come assai giovani, ciò spiega anche almeno alcune delle accennate differenze. Day attribuisce a questa specie molti sinonimi, sulla cui esat- (273) PESCI DI BIRMANIA 145 tezza non posso pronunciarmi. Debbo però far notare che tra questi si comprende il Labeo ricnorhynchus (Mac Clell.) che, se- condo Gunther (VII, p. 57) che ne esaminò molti individui, e tra gli altri gli esemplari tipici, ha l’ occhio nel mezzo o un po’ al di dietro del mezzo del capo, carattere che mi fa supporre possa trattarsi di specie forse diversa: nella quale opinione mi confermano la descrizione e la figura, per quanto imperfette, di Mac Clelland. (Ind. Cypr. p. 279 e 363, tav. LV, fig. I). Questa specie fu trovata lungo la catena dell’ Imalaja dal Sind sino all’ Assam: sarebbe ora per la prima volta ricordata dalla Birmania. 96. Labeo angra (Haw. Buc®.) Cyprinus angra, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 331 e 391. » morala, id. p. 331, tav. 18, fig. 91. Labeo morala, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 56. » angra, Day, Fish. India, p. 541, tav. CXXVIII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 267. Parecchi esemplari di Mandalay, Bhamo e Meetan, lung. mass. m. 0,20. Tutti questi individui presentano i caratteri che, secondo Day, sono distintivi della varietà Birmana di questa specie; vale a dire mancano della fascia laterale nera e presentano invece una macchia nera ai lati della base della pinna codale, ed in alcuni esemplari esistono anche le traccie di un’ altra macchia dello stesso colore posta dietro le pinne pettorali. I barbigli mascel- lari sono sostituiti da un’ appendice carnosa laterale. Nessuno dei labbri è frangiato: dall’ estremità del muso, coperto di pori irregolari, pende un’ appendice membranosa. Alcuni esemplari hanno le squame dei fianchi di un bel colore roseo. Questa specie è sparsa in tutte le regioni orientali dell’ India e fu trovata nell’ Irawadi e nel Sittang in Birmania. D. VINCIGUERRA. ‘ 10 146 D. VINCIGUERRA (274) 97. Labeo boga (Haw. BucÒ.) Cyprinus boga, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 286 e 386, tav. 28, fig. 80. Labeo boga, Day, Fish. India, p. 543, tav. CXXVIII, fig. 3 e tav. CXXXI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 269. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, XVIII, p. 658. Parecchi esemplari di Bhamo ed uno di Mandalay, lung. mass. m. 0,200. Esiste in tutti questi individui, tranne che nel più sviluppato, la macchia trasversale nera al di là dell’ ascella: si deve quindi argomentare che essa abbia a scomparire coll’età, poichè quello non ne serba che una debolissima traccia. Due barbigli del tutto rudimentali si trovano generalmente presso l'angolo della bocca; ma nell’ esemplare di Mandalay non mi venne fatto di scoprirne alcuna traccia: il labbro inferiore è internamente ru- goso: ì pori posti sull’ apice del muso sono grandi e disposti su due linee curve, colle concavità rivolte all’esterno ed abbastanza distanti dalla linea mediana. Le squame tra la linea laterale e la base delle ventrali sono sempre 4 e !/, come è indicato da Day per gli esemplari provenienti dall’alta Birmania. Steindachner che ha descritto questa specie (Sitzb. Ak. Wien LVI, p. 370), riferendola però al genere CerrAina, indica che i barbigli non esistono. Io non credo di seguire l’ esempio dello Steindachner e continuo a riferire questa specie al genere Labeo, ad onta che essa presenti un tubercolo ben pronunciato sulla sinfisi della mandibola inferiore come nel genere CerMina, perchè in questo quando esistono due barbigli essi sono rostrali e non mascellari come nel caso attuale e le labbra interrotte e non continue. Gunther, a quanto pare, non ha conosciuto questa specie. Egli ha riferito il Cyprenus boga di Hamilton Buchanan al ge- nere 7ylognathus, che egli stesso ammette come fondato sopra caratteri artificiali, ma la descrizione del suo 7. bdoga (Cat. Fish. VII, p. 64), si adatta al L. angra e non alla specie attuale : È Pe CO i iii ai iti Ln rit it catena ae: VEE VI RE, RO SORTE TE hu elzladinianto E È bi; Li (275) PESCI DI BIRMANIA 147 Day infatti asserisce che a quella debba riferirsi l’ esemplare 4 del Catalogo del Museo Britannico. Questa specie si trova in tutta l’ India orientale e in Birmania, donde io la ricordai già di Minhla. 93. Discognathus lamta (Hax. Bucn.) Cyprinus lamta, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 343 e 393. Platycara nasuta, Mac. Clell. Ind. Cypr. p. 300 e 428, tav. 57, fig. 2. Discognathus lamta, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 69. » macrochir, id. ibid. p. 70. » nasutus, id. ibid. » Jerdoni, Day, Proc. Zool. Soc. 1867, p. 288. » lamta, Day, Fish. India, p. 527, tav. CXXII, fig. 4 e CXXIII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 246, fig. 87. » Jerdoni, Day, Fish. India, p. 528, tav. CXXII, fig. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 247. Molti esemplari del paese dei Catcin, Meekalan, Thagatà juvà e Biapò, lung. mass. m. 0,186. Nome dei Cauri Cimpfò: Natan. Io ebbi già altra volta occasione, descrivendo alcuni esemplari di questa specie dell’ Africa orientale (Ann. Mus. Civ. Genova, XVII, p. 695), di rammentare come la grande variabilità di forma in questa specie abbia dato luogo ad una intricatissima sinonimia, nella quale convengono in gran parte Giinther e Day. Però mentre questi mantiene, sotto il nome di D. Jerdoni, specifi- camente distinto dal D. lama, il Gonorhynehus gotyla di Jerdon (Madr. Journ. Sc. and Lit. 1849, p. 309) e vi riunisce il Cyprinus gotyla di Gray e Hardwicke (Illustr. Ind. Zool.), e la Platy- cara nasuta, di Mac Clelland, quegli considera questa come una specie diversa dal /a,/a, cui invece riunisce il G. gotyla di Jerdon. Anche il D. macrochir, Ginther è da Day riunito al /amta. A me pare che le stesse ragioni, espresse da Ginther, che hanno giustificato la riunione al D. Zazzta di molte forme che erano state descritte come specificamente diverse, debbano fare com- prendere tra queste non solo il D. macrochir, Ginther ed il nasutus (Mac Clell.) ma anche il Jerdoni, Day e forse anche il modestus dello stesso autore; in una parola, secondo me, si do- 148 D. VINCIGUERRA (270) vrebbe ritenere che in tutta l’ Imdia esista una sola specie di Discognathus a 4 barbigli. L'esame degli individui raccolti dal Fea serve a convalidare questa ipotesi. Gli individui di Meekalan che sono i più sviluppati, hanno 2 raggi ossei e 8 molli nella dorsale e la dorsale comincia in essi ordinariamente ad eguale distanza tra l'apice del muso e l’ estremità della base dell’ anale, e per questi caratteri si dovrebbero riferire al D. Jerdoni, ma la pettorale in essi non è più lunga della testa, il diametro dell’ occhio è contenuto 5 a 6 volte nella lunghezza del capo e perciò sarebbero il vero lamta; d'altra parte in alcuni il corpo è un po’ più alto ed in essi le pinne pettorali giungono sino in vicinanza dell’ ori- gine delle ventrali, mentre negli altri, a corpo più allungato esse ne distano di uno spazio quasi eguale alla loro lunghezza : perciò potrebbero essere il macrochir di Ginther. Ciò dimostra nel modo il più evidente la impossibilità di separarli specificamente. Tutti questi esemplari hanno, chi più, chi meno, la depressione sul muso, che dà loro l’ aspetto singolare, assai ben ripro- dotto da Day nella tav. CXXXIII, fig. 1, e i pori terminati da una spina curva. Alcuni conservano traccie della fascia longitudinale scura che dal capo va fin sulla pinna codale e di altre linee ondulate sui margini delle squame e tutti hanno sulla membrana della pinna dorsale, in corrispondenza della base dei raggi, le macchie nere già ricordate da Day per gli esemplari del Tenasserim. È evidentemente questa la forma del Tenasserim che Mac Clelland chiamava P/atycara nasuta. Gli individui del paese dei Catcin sono di minore statura: alcuni di essi, non lunghi più di 5 cm. mostrano già traccie della depressione sul muso: anche in essi si nota la già accen- nata differenza nella lunghezza delle pettorali perchè di due esemplari di eguale statura, perfettamente eguali sotto ogni altro rapporto, in uno lo spazio tra l' estremità della pettorale e l'origine della ventrale è eguale alla lunghezza di quella, mentre in un altro è solo !/, di essa. Lo spazio interorbitario si mostra anche variabile perchè in alcuni esemplari è convesso, x mentre in altri è completamente piatto. (277) PESCI DI BIRMANIA 149 I due individui del paese dei Carin Biapò nei monti presso Toungoo sono identici a questi; essi hanno solo l’ occhio un po’ più grande ed il disco di forma un po’ più tondeggiante che non negli altri. Ho già detto che a me sembra probabile che anche il D. m00- destus, Day possa essere riunito al lamezia» la differenza maggiore consisterebbe nell’avere l’occhio più grande, ed i 5 raggi pet- torali esterni non ramificati. Ma il primo carattere sarebbe co- mune al Jerdoni e non vale quindi a distinguerlo dal Zama ed all’ altro non parmi si possa attribuire un gran valore specifico. I cinque raggi pettorali esterni sono ingrossati in quasi tutti i lamia, specialmente in quelli che vivono in acqua a corrente molto rapida; è quindi possibile che possano, nella stessa specie, subire anche quest’ altra modificazione od almeno assumere l’ap- parenza di averla subita, come non é improbabile che possa trat- tarsi di un carattere sessuale secondario, analogamente a quanto avviene, secondo Canestrini, nel 7 della nostra Cobitis taenza. Questa specie trovasi non solo nell’ India e nelle regioni li- mitrofe, ma anche in Arabia ed in Abissinia. 99. Discognathus imberbis, n. sp. (Lav LES) D. corporis altitudine 5 ?/, ad 6 3/,, capîtis longitudine 4 1/, ad 5 !/, in longitudine corporis, latitudine capitis fere 1 }/, in ejus longitudine: oculis parvis, diametro 4 ad 4 8/, in longitu- dine capitis, 2 !/, ad 2 !/, in longitudine rostri, 2 ad 2)/, inter se remotis, cirris absentibus: disco submandibulari longiore quam lato, dentibus pharyngealibus conicis, apice leviter curvatis ; pinna dorsali elevata supra decimam quartam squamam lineae lateralis incipiente ; pinnis pectoralibus ventrales non attingentibus, ventralibus ab anale, anale a caudali remotis, caudali biloba. colore corporis griseo, maculis obscurioribus consparso: squamis interdum macula rosea instructis. D.°/. A. ?/. P.14 V.9. 0.21. L.lat. 44. L. tr.10 (51/,-41/) D. far. 5.4.1.-1.4.5. Taò 11 esemplari. 150 D. VINCIGUERRA (278) Dimensioni di 3 esemplari diversi : Lunghezza totale del corpo. . . mm.184 mm. 108 mm. 73 Altezza‘ del'icorpo tini Lea 94020 » 18 » 13° Lunghezza: del capo... itato 24 » 22 » 16° Altezza » I QAR SARE e na e SR Da) » 14 » 10 Larghezza » E ae ela) DT RTP ARA le) etocae » ll Lunghezza del'imuzo st Vi 018 gi Pe Diametro dell'occhio ine enna o >» 4 Altezza della: dorsale .-!..\.c..0.- 1» ‘26 ail QI slo Lunghezza della pettorale. . . . » 22 > 9 » 14 Diametro trasversale del disco . . » —& » i APR. » longitudinale » 20 GORI 5 » 5 Durant L'altezza del corpo è contenuta 5 volte e */, a 6 e 3/, e la lunghezza del capo 4 e !/, a 5 e !/, nella lunghezza totale del corpo. La maggiore altezza del capo è i -- o 4 della sua lar- ghezza e questa è i — circa della lunghezza di esso. Il muso è allungato ed ottuso, coperto di pori non troppo numerosi e senza traccia di solco. Gli occhi sono piuttosto piccoli, il loro diametro trasversale è contenuto 4 volte a 4 e 3/, nella lun- ghezza del capo, 2 e 1/, a 2 e '/, nella lunghezza del muso e 2 a 2 e !/, nello spazio interorbitario. Il labbro superiore è frangiato. Il labbro inferiore, molto allargato, è fornito di un disco adesivo, il cui diametro trasversale è notevolmente più lungo, spesso quasi doppio, dell’ antero-posteriore. Manca qualsiasi traccia di barbigli. I denti faringei sono conici, leggermente ricurvi all’ apice: essi j sono in 3 serie, la prima di 5, la seconda di Discognathus imberbis. Denté faringes: 4 e la terza di 1. Il capo è completamente sprovvisto di squame. Il profilo del dorso tra l’origine della pinna dorsale e l’ apice del muso è assai poco inclinato. La pinna dorsale è più alta del corpo; ha origine un po’ in. avanti della ‘origine delle ventrali, in corrispondenza della 14.? squama della linea laterale: essa consta di 8 raggi semplici, dei quali il primo rudimentale e 9 ramificati. Il 3.° raggio semplice è il più lungo e supera l’ altezza del corpo. Le pinne pettorali, (279) PESCI DI BIRMANIA 151 orizzontali, sono poco più corte della dorsale, formate di 14 raggi, dei quali il primo semplice e gli anteriori, benchè bifidi, appiat- titi e ingrossati: esse terminano a notevole distanza dalle ven- trali. Le ventrali hanno origine sotto la 16.* squama della linea laterale e non raggiungono l’ anale; il primo raggio è semplice e gli altri ramificati; gli anteriori sono anch’ essi alquanto ap- piattiti ed inspessiti. L'anale nasce sotto la 33.* squama della linea laterale, è più alta che larga alla base: essa non rag- giunge la base della codale, che è biloba. La linea laterale consta di 44 squame, e la trasversale di 10, delle quali 5 e !/, al disopra e 44/, al disotto della linea late- rale; tra queste e la base delle ventrali vi sono 3 serie e 1/, di squame. Il colore del corpo è grigio chiaro con macchie irregolari più oscure. Le squame presentano qualche punto roseo e vi è una fascia rosea indistinta sulla metà della dorsale: i giovani hanno una macchia oscura sulla radice della coda. Quantunque innumerevoli sieno le variazioni che può, come fu detto, presentare il D. lama, pure non mi sembra in alcun modo possibile riferire ad esso questi individui. In essi il corpo è più allungato, il numero delle squame della linea laterale è Discognathus lamta. Discognathus imberbis. superiore a quanto venne sinora indicato per il /amia o per le varie altre specie che poi si riconobbe essere sinonime di questa, poichè in esse non sono mai più di 36 o 37, e la posizione della dorsale più avanzata relativamente alle ventrali: il disco si mostra 152 D. VINCIGUERRA (280) anche più piccolo che non sia in esse; esso non si stende mai sino all’ istmo, come avviene negli individui di eguale sviluppo del D. Zama (*); ma la difterenza più importante e caratteri stica è secondo me quella che consiste nella completa assenza di barbigli sia rostrali che mascellari, i quali sono sempre pre- senti nel /azzia. Per il numero delle squame della linea laterale questa specie si avvicinerebbe al D. Chiarini da me descritto dello Scioa (Ann. Mus. Civ. Genova, 1.* Serie, XVIII, p. 696, con fig.), ma anche questa specie è fornita di quattro barbigli; questo, benchè conosciuto solo per eseniplari molto piccoli, presenta anche traccie di solco sul muso, che manca completa- mente in tutti questi individui. 100. Crossochilus latius (Haw. Bvcn.) Cyprinus latius, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 345 e 393. » gohama, id. ibid. p. 346 e 393. Gonorhynehus macrosomus, Mac Clell. Ind. Cypr. p. 372, tav. 43, fig. 7. » brevis, id. ibid. p. 373, tav. 43, fig. 6. Crossochilus latius, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 71. » gohama, id. ibid. p. 72. Cirrhina latia, Day, Fish. India, p. 848, tav. CKXX, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 279. Meetan, 2 esempl. lung. mass. m. 0, 123. Gunther ha mantenuto distinti specificamente i C. /alîus e gohama di Hamilton Buchanan, mentre Day li ha riuniti: questi due esemplari giustificano questo secondo modo di vedere perchè essi presentano alcuni dei caratteri di una delle due forme ed alcuni dell’ altra. La descrizione di Hamilton Buchanan non è però tale da farli ben distinguere perchè egli dice del gohama che è simile al /a4#us ed ha soltanto il corpo più alto ed il dorso più sporgente, mentre Gunther li descrive più accuratamente. In questi esemplari i barbigli mascellari mancano completa- mente ed i rostrali sono più corti dell’ occhio: la linea laterale consta di 37 serie di squame, la trasversa di 9, 4 e !/, al di (') La figura da me data del disco del D. /amta nel mio lavoro sui pescì dello Scioa, si riferisce ad un esemplare molto giovane ed in questo evidentemente il disco non aveva ancora raggiunto il suo completo sviluppo. l'io rita i rit te brit in e cdi cinte sir niente das (281) PESCI DI BIRMANIA 153 sopra e 4 e !/, al di sotto della linea laterale e 3 e !/, tra questa e l'origine della pinna ventrale. L'altezza del corpo è un po meno di un quinto della lunghezza totale (!/, senza la codale), la lunghezza della testa è alquanto minore ('/; senza la codale): gli occhi sono collocati alquanto più in addietro della metà del capo, il loro diametro è compreso 4 volte nella lun- ghezza del capo e una volta e ?/, in quella del muso. Le squame della linea laterale hanno alla base un punto oscuro e vi sono le traccie di una leggiera macchia trasversale dietro la pinna pettorale. Pertanto essi corrispondono al gohama per le proporzioni del corpo e del capo e pel numero delle squame della linea late- rale, mentre hanno del /a/s la posizione dell'occhio ed il numero delle squame comprese tra la linea laterale e le ventrali. Secondo Day tutte le specie continentali riferite da Ginther al genere Crossochilus dovrebbero considerarsi come identiche tra loro. Egli riteneva anche che il C. rostratus di Ginther (VII, p. 72) fosse identico al Cyprinus bata di Ham. Buchanan (P. Z. S. 1869, 371). Gunther però ha dimostrato come tale sinonimia sia errata (Proc. Zool. Soc. 1871, p. 764) e pare che Day siasi convinto di ciò perchè nei « Fishes of India » pure conservando il C. rostratus come sinonimo della Cirrhina latia, riporta il C. bata al genere Labeo. La riunione fatta da Day dei generi Corhina e Crossochilus non mi pare giustificata perchè la forma della bocca e la strut- tura delle labbra è molto diversa. In quella la bocca è quasi terminale, le labbra sottili ed intiere ed i margini delle mandi- hole privi di copertura cornea, mentre quella è inferiore, le labbra molto spesse ed il superiore frangiato, e le mandibole con copertura cornea, nei Crossochilus. Questa specie si trova in tutta l’ India continentale: non era stata ancora segnalata dalla Birmania. Scaphiodonichthys, n. gen. Squamis magnis: rostro producto, obluso : ore infero, transverso: labio superiore haud lacinioso, inferiore nullo, mandibula lamina cornea protecta: cirris absentibus; ossibus pharyngealibus parvis, 154 D. VINCIGUERRA (282) dentibus tantum biseriatis instructis - 4. 3. - 3.4. pinna dorsali brevi, radiis 3 simplicibus, 10 divisis instructa. Squame grandi; muso sporgente ed ottuso: bocca trasversale, collocata nella parte inferiore del capo; labbro superiore non frangiato, labbro inferiore assente, mandibola rivestita di una lamina cornea; barbigli assenti: ossa faringee piccole portanti 2 sole serie di denti (4.3 - 3. 4) pinna dorsale breve formata di 3 raggi semplici e 10 ramificati. Il genere nuovo, che io ora qui stabilisco, potrebbe rientrare nel genere Capoeta, quale è caratterizzato da Gunther (Cat. Fish. V, p. 77); io ritengo però che le specie da lui riferite a questo appartengano almeno a tre generi diversi, e che a nessuno di questi convenga appieno il nome generico di Capoeta, come pure che non possa in alcuno di essi rientrare la specie, raccolta dal Fea, sulla quale fondasi questo nuovo genere. In- fatti il Valenciennes creò il genere Capoeta (Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 278) per un pesce del Caspio e del fiume Cura (Cyrus degli antichi) descritto prima da Pallas col nome di Cyprinus fundulus (Faun. Ross. As. p. 294) e quindi da Guùldenstàdt con quello di Cyprinus capoeta (Nov. Comm. Acad. Sc. Petropol. XVII (anno 1773) p. 507, tav. 8). Questo pesce però, assai insufficientemente descritto da questi autori era sconosciuto al Valenciennes, nè lo stesso Giinther potè riconoscerlo con certezza nella sua Capoeta damascina, che è il Gobio damascinus di Guvier e Valenciennes (XVI, p. 314, tav. 482) e lo Scaphiodon capoeta di Heckel (Russegger’s Reisen, I, p. 1057, tav. 5). Le squame del Cyprinus capoeta di Gùldenstidt devono, secondo il Gunther, essere molto più grandi di quelle della Capoeta damascina (Cuv. Val.) e però esclude che le due specie possano essere identiche tra loro, come avrebbe supposto Heckel. Si noti pure che l’ Rabztat delle due forme è diverso, perchè mentre la prima vive nel Caspio ed in un affluente di esso, l’altra si trova in Siria, in Palestina e nell'Asia minore. Non potendo pertanto identificare con esattezza la specie che si sarebbe dovuto considerare come tipica del genere, resterebbero le altre due, la Capoeta macro- lepidota e l’amphibia, le quali però sono ora e giustamente o Dee E) A; (283) PESCI DI BIRMANIA 155 riferite al genere Bardus. Questo genere adunque, fondato sopra una specie incerta e sopra due che debbono rientrare in altro già ben conosciuto, non ha ragione alcuna di esistere, nè può affermarsi identico al genere Scaphiodon di Heckel, perchè in esso esiste il rivestimento corneo della mandibola inferiore, che non è annoverato tra i caratteri del genere Capoeta, e che evi- dentemente mancava nelle specie ad esso riferite da Valenciennes, perchè questi, ove fosse stato altrimenti, le avrebbe comprese nel suo genere Chondrostoma. Neppure è logico, come faceva Bleeker, conservarlo per indicare quelle specie dì Barbus a 2 barbigli, con squarcio boccale stretto, perchè la Copoeta macro- lepidota, C. V. entra invece nel gruppo di quelle a bocca larga, per cui venne proposto il nome di Mampala. Il genere Capoeta, come è considerato da Giinther, comprende tutti gli Scap/hzodon di Heckel, oltre a qualche altra specie che, come già dissi, ritengo riferibile ad altri generi; egli è perciò che io credo valga meglio attenersi al nome generico proposto da Heckel ed accettato da Day, senza tener conto che la mas- sima parte, non tutte però, delle specie siriache descritte da Heckel, dovrebbero avere non più di 9 raggi ramificati, mentre quelle afgane od indiane descritte da Day ne hanno almeno 10. Gunther, che ammette che nel genere Capoeta i raggi ramificati non sieno più di 9, vi comprende però lo Scapliodon umbla, Heckel, in cui i raggi dorsali sono 14, ne è ammissibile che in esso vi sieno 5 raggi semplici. La specie, priva di raggio ossi- ficato, descritta da Ginther col nome di Capoeta micracanthus (VII, p. 91) appartiene evidentemente al genere Oremus, cui fu già riferita da Day, mentre l’ altra specie, parimente priva di raggio ossificato, e descritta originariamente da Valenciennes col nome di Chondrostoma syriacum, può rientrare nel genere Scaphiodon, se pure non vuole mantenersi il genere Gymnostomus, che per essa era stabilito da Heckel. Dal genere Scaphiodon credo però vadano separate ad ogni modo le specie a grandi squame, la cui forma tipica è il Chondrostoma Dillon, Cuv. Val. d’Abissinia, ridescritto e figurato da Guichenot anche nel viaggio di Lefebvre, Petit e Dillon, (tom. VI, p. 284, tav. VI, I, RAT, Pe Pe e e Ae TLT 7 L-." NT \ 4 alli: Ù a a Aa poi » zo dl et A JE SA Zed rv RESA co F gi i. a n di i D. VINCIGUERRA OE È fio. 2) per cui Heckel stesso stabili il genere Di/lonza, che o alla specie tipica dovrebbe, secondo me, comprendere il Chon- drostoma aculeatum, C. V., lo Scaphiodon macrolepis, Heck. e tu i le specie di Scaphiodon descritte da Day. — Io ebbi già alt occasione, rideserivendo la Dillonia Dillonit (Ann. Mus. Civ. Coni 1.* Serie, XVIII, p. 699) di enunciare quali sieno i caratteri pe $ servirebbero a distinguere i due generi, vale a dire i seguenti: Scaphiodon, mandibola inferiore coperta da una lamina cornea, È barbigli 2-4, squame della linea laterale piccole, in numero su periore a 55. Dillonia, mandibola inferiore come negli Scaphiodon: nti 2 piccolissimi o mancanti, squame della linea laterale grandi, | in numero non superiore a 45. La specie per cui io stabilisco il muovo genere Scaphiodonichékgii E ha molta rassomiglianza con quelle di quest'ultimo gruppo e spe- cialmente con la forma tipica abissinica, avendo le squame di egual — grandezza, la bocca zena foggiata e priva di barbigli; ma ne o È Scaphiodonichthys burmanicns. Dillonia Dillonii. i 3 È Ossa feringre, Ossa faringe. i, È differisce notevolmente per la grandezza delle ossa faringe, che, come meglio dimostrano le unite figure, sono nella Di//onia del i: doppio più grandi che nello Scaphiodonichthys e per la disp osi zione ed il numero dei denti che esse portano, poichè in ques o essi sono disposti in due sole serie, l'esterna con 4 e l’intern: al con 3, mentre nella Di//lonia lo sono in 3, l'esterna di 5, mediana di 3 e l’ interna di 2, disposizione che ritrovasi in t i gli Scaphiodon la cui Gna ani 3. 2-2.3. 405. Questi denti poi nello Scaphiodonichthys sono tutti uncina mentre nella Di//onia Vl estremità è curva ma non adunca, tr: “ tera i v N. (285) PESCI DI BIRMANIA 157 lore troppo grande, perchè potrebbe anche essere conseguenza del maggiore o minore consumo. Il vero carattere generico con- siste nella grandezza delle ossa faringee e nel numero delle serie di denti. Il genere Di//onia, quantunque rappresentato in India da pa- recchie specie sia nelle regioni più occidentali come il Sind, o nelle meridionali, quali la catena dei monti Nilgherries, non conta alcuna specie birmana o indo-cinese: trovasi invece nell’Assam e in Birmania il genere Serplotus, che presenta notevole rasso- miglianza con esso e con lo Scaphiodonichthys: ma se ne distingue, oltrechè per la triplice serie di denti faringei, per il considere- vole numero di raggi dorsali (24 nel S. modestus, Day, 27-28 nel Mac Clellandi (Bleek.)) e per la presenza di un tubercolo sulla sinfisi della mandibola inferiore, coperta però di rivesti- mento corneo. Questo genere meriterebbe, assai più che gli Scaphiodon e la Dillonia, di essere ravvicinato al genere Chondrostoma, che, come esso, ha i denti faringei disposti in due sole serie; ma se ne mantiene distinto pel minor numero dei raggi anali (che nei Chondrostoma sono almeno 10). Ad ogni modo però anche senza riunire tutti questi generi nella stessa tribù, come vor- rebbe Bleeker, mi sembra da ritenersi che essi debbano occu- pare nel sistema un posto più vicino gli uni agli altri di quello che non sia loro assegnato da Giinther, tanto più che il carattere, da lui scelto come fondamentale, per la suddivisione dei Ciprinidi, del numero dei raggi anali ramificati si mostra assai variabile, specialmente nei generi ricchi di specie e non © gli si può perciò attribuire troppo valore. Il nome generico da me proposto esprime, come è evidente, la grande rassomiglianza col genere Scaphiodon. 101. Secaphiodonichthys burmanicus, n. sp. (Tav. XI, fig. 11). Sc. corporis altitudine 3 */, ad 4, capitis longitudine 4 4/, ad 5 ?/, in longitudine corporis, latitudine capitis fere 1 }/, in | ejus longitudine: oculis mediocribus, diametro 3 }/, ad 5 in lon- 158 D. VINCIGUERRA (286) gitudine capitis, 1 */, ad 2/, in longitudine rostri, 2 ad 3 inter se remotis; cirris absentibuss dentibus pharyngealibus conicis, apice leviter curvatis: pinna dorsali haud multum elevata, supra duodecimam squamam lineae lateralis incipiente, radio osseo, ro- busto, postice serrato instructa: pinnis pectoralibus ventrales paene altingentibus, ventralibus ab anali, anali a caudali remotis; caudati biloba colore corporis griseo virescenti, pinnis immaculatis, lamina a cornea mandibulari lutea. D. 3/,0 A- 5/; P. 14. V. 9. G. 22. L. lat. 38. L. tr. 13 (71/,-5//). D. far. 4-3—34. | Meekalan, Parecchi esempl. 2 Taò, 4 esempl. Dimensioni di 3 esemplari di vario sviluppo: Lunghezza totale del corpo . . . . . . mm. 182 mm.150 mm. 82 Altezza del FOFpo!: LEA e 53 » 042 » 20 TLunebhezza® della testate amano 34 » 30 SIAT Altezza » SERE e RA I 32 » 25 » 14 Larghezza » » Ma e Ce NE 25 e ©) » 10 Lunshezza.idel’muso e o eo eo 14 sila Sa Diametro:dell:occhio ip ver sa e) » 6 LS; Altezza “della pinna dorsale. stra na 39 30,26 a a Lunghezza della pinna pettorale . . . . >» 54 » 128 » 16 x L'altezza del corpo è contenuta 3 volte e ?/, a 4 e la lun- ghezza della testa 4 e 4/, a 5 e !/, nella lunghezza totale del corpo. La maggiore altezza del capo è circa !/, più della sua larghezza e solo di poco minore della lunghezza di esso. Il muso è sporgente, piuttosto ottuso e coperto di pochi tubercoli. Gli occhi sono di mediocre grandezza e collocati nel centro del capo: il loro diametro è contenuto 3 volte e 1/, a 5 nella lun- ghezza del capo, 1 e ‘/, a 2 e '/, in quella del muso e 2 a 3 nello spazio interorbitario. La bocca è trasversale, posta nella parte inferiore del capo; il labbro superiore non è frangiato, la mandibola è priva di labbro e ricoperta di una lamina cornea: i denti faringei sono conici, leggermente uncinati all’apice, e disposti in due serie, l’esterna di 4 e l’interna di 3: i barbigli mancano completamente. (287) PESCI DI BIRMANIA 159 La linea laterale è posta nella metà inferiore del corpo : essa consta di 38 squame; la linea trasversale è formata da 13 serie di squame delle quali 7 e !/, al di sopra e 5 e !/, al disotto della linea laterale, e 3 !/, tra queste e la base delle ventrali: vi sono 15 serie di squame al davanti della pinna dorsale. La pinna dorsale che è alta come i ?/, o i */, del corpo ha la sua origine al disopra della 12.* squama della linea laterale: essa consta di 13 raggi dei quali 3 semplici, il primo rudimentale, il secondo assai corto ed il terzo spinoso , robusto provvisto posteriormente di almeno 14 denti bene sviluppati , specialmente verso l’estremità superiore; seguono dieci raggi ramificati. La pinna pettorale, lunga quanto la dorsale, raggiunge quasi le ventrali o termina solamente a poca distanza da esse. Le ventrali cominciano immediatamente al disotto della dorsale e non raggiungono l’ anale. Questa comincia al disotto della 23. squama della linea laterale ed ha 8 raggi: 3 rigidi e 5 rami ficati. La codale è forcuta. Il colorito del corpo è uniformemente verdastro superiormente, più chiaro nelle parti inferiori e sulle pinne: la lamina cornea che ricuopre la mandibola inferiore è gialla. Ho adottato, per il nome specifico da me imposto a questo pesce l'ortografia generalmente usata dagli inglesi che trascri- vendo il nome indigeno della Birmania in « Burma », hanno creato l'aggettivo latino burmanicus, quantunque questo modo di scrivere non dia a noi italiani idea della pronuncia originale, chè in tal caso più ci avvicineremmo al vero scrivendo « Barma ». 102. Barbus sarana (Ham. Buc®.) Cyprinus sarana, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 307 e 388. Puntius sarana, Steind. Sitzber. der K. Akad. Wien, LVI, p. 364. Barbus sarana, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 115. » » Day, Fish. India, p. 560, tav. CKXXVI, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 300. Molti esemplari di Mandalay, Bhamo e Kokarit, lung. mass. m. 0, 25. 160 PESCI DI BIRMANIA (288) In questa numerosa serie di esemplari che, a mio credere si devono riferire tutti al Bardus sarana, ve ne sono molti i quali presentano la macchia oscura alla base di ciascheduna squama, ed il margine nero tanto al lobo superiore quanto all’ inferiore della codale, caratteri che Day dice talora presenti negli esemplari Birmani, ma alcuni, specialmente fra quelli raccolti a Mandalay, ne mancano completamente e per conseguenza rassomigliano maggiormente alla forma ritenuta caratteristica dei fiumi del- l’ India. Gli individui che presentano più intensa la colorazione delle squame e quella della coda sono quelli di Kokarit. Vi sono però anche esemplari che si potrebbero dire intermedii tra le due forme, perchè hanno la macchia nera alla base delle squame appena accennata. Queste stesse differenze si notano negli individui giovani, i quali hanno tutti il terzo raggio dor- sale osseo, robusto e seghettato : in essi generalmente ai lati della coda si osserva una macchia nera, scomparsa negli adulti. In questi invece si osserva costantemente una intensa macchia nera sul margine posteriore della fessura branchiale ed una macchia dorata sopra l’ opercolo. Le pinne sono di colore aran- ciato. I barbigli mascellari in alcuni esemplari sono notevol- mente più lunghi dell’ occhio, in altri uguagliano appena la lunghezza di esso: il diametro dell’ occhio si mostra variabile, ma non è mai così grande come è indicato nell’ affine B. chry- sopoma, Cuv. Val. Le squame della laterale sono 30 a 32. Io non ho compreso nella sinonimia alcuno dei numerosi. si- nonimi che Day attribuisce al Bardus sarana perchè non vedo che essi sieno, almeno per la massima parte, accettati da Ginther. Anzi la descrizione che questi dà del sarana stesso presenta alcune note- voli differenze da quella di Day e dagli esemplari da me esaminati. Egli, per esempio, dice che il 5. sarana ha il raggio osseo dorsale piuttosto debole mentre esso è in realtà assai robusto, e per con- seguenza più simile a quanto è detto da lui pel B. rubripimnss, Cuv. Val. Il B. gardonides, Cuv. Val. (Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 156, tav. 465) è da Day riferito al sarana, mentre Ginther non con- sidera identici a questo che gli individui indiani, e riporta quelli di Giava al rubripinnis, da cui dice anche non potersi distin- pe de L (289) PESCI DI BIRMANIA 161 guere, colla scorta della breve descrizione originale il B. cawdi- marginatus, Blyth (Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 157) del fiume Sittang nel Tenasserim, che Day riunisce al sarana e che a me sembra identico agli esemplari di Kokarit. D’ altra. parte la identificazione delle specie descritte da autori antichi, a ca- gione della insufficienza delle descrizioni, presenta grandi diffi- coltà che talora non possono neppure essere risolte coll’ esame degli individui tipici perchè ordinariamente preparati a secco. Se tutte le forme riunite da Day sotto il nome di 5. sarana debbono realmente costituire una sola specie, io non vedo ra- gione di separarne il B. chrysopoma, Cuv. Val., il pinnauratus (Day) e lo stesso rubripinnis, Cuv. Val. (Bleek. Atl. Ichth. HI, p. 100, fav. 134, Cypr. 33, fig. 3), la cui descrizione assai bene conviene alla varietà Birmana del sarana. Questa specie fu trovata in tutta l’ India e Birmania. Se l’iden- tità col rubripinnis fosse dimostrata giungerebbe anche nell'isola di Giava. 103. Barbus altus, Giytn. Barbus altus, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 119. Acanthonotus argenteus, Day, Fish. India, Suppl. p. 807. Matsya argentea, Day, Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 293, fig. 102. Parecchi esemplari di Kokarit e Meetan, lung. mass. m. 0,115. Questi individui non presentano altra differenza dalla descri- zione del B. altus, Ginth. di Siam che la seghettatura del raggio dorsale costituita da un maggior numero di denti più ravvici- nati che non in quello, ove essa è detta « very coarse » e con soli 5 denti nella sua metà superiore e la lunghezza delle pet- torali che dovrebbero oltrepassare la base della ventrale mentre in questi esemplari neppure la raggiungono. Si nota inoltre in essi la presenza, al davanti della base della dorsale, di una spina sporgente in avanti simile a quella delle Amdbassis, dei 7rachy- notus, di parecchi Caracinidi e di altre molte specie di pesci, fatto il quale non viene per nulla accennato nella descrizione di Ginther. D. VINCIGUERRA. ll AI + ARI 162 D. VINCIGUERRA (290) Volli però assicurarmi dell’ esattezza della mia determinazione, inviando uno di questi esemplari al D."* Boulenger, pregandolo a volerlo confrontare cogli individui tipici esistenti nel Museo Britannico. Egli gentilmente mi fece conoscere che l'esemplare da me inviato era in realtà identico a quelli, benchè in essi non fosse presente la spina predorsale, aggiungendo che la specie deve avere un’ area di distribuzione geografica abbastanza vasta, poichè il Museo di Parigi già la ricevette dalla Cocincina. Sono poi convinto della identità di questa specie con quella descritta prima da Day col nome di Acanthonotus argenteus, s0- stituito poi da quello di Mutsya argentea, perchè il nome generico di Acanthonotus adoperato nel manoscritto di Tickell, era già stato adoperato da Bloch e Schneider per un pesce di altrà famiglia (Notacanthus). La descrizione di Day, fatta unicamente sulla figura inedita di Tickell, è molto inesatta, ma però essa lascia ricono- scere in modo non dubbio trattarsi di questa stessa specie. Vi è indicato un solo raggio dorsale semplice, seghettato, che in realtà è il 3.°, perchè la formola della dorsale è */; essendo stati quindi completamente trascurati i due primi meno sviluppati. Le squame sono rappresentate molto più grandi di quello che non sieno: sulla linea laterale ne sono indicate 30, numero assai. prossimo a quello di 32 indicato da Ginther e presente in questi esemplari, ma sulla linea trasversale non ne sono figurate che 10, mentre sono almeno 15. La lunghezza del capo è indicata come ‘/;, l'altezza del corpo come poco meno di '/, della lun- ghezza totale di esso, mentre in realtà la prima non vi è con- tenuta più di 3 volte e '/, e la seconda poco più di 2 volte. Da ultimo si dice che i barbigli sono assenti, mentre ve ne sono due paia, più corti dell’ occhio, ma ben sviluppati. Ad onta però » di tutte queste inesattezze la presenza della spina al davanti _ della dorsale, la elevazione del profilo dorsale’, la ottusità del È muso, la divisione della coda in due lobi acuti, nonchè la mac- chia nera sul margine della dorsale, che però non si estende ai due ultimi raggi, fanno sufficientemente riconoscere in quella descrizione e figura, esemplari identici a questi e per conse- guenza al Barbus altus, Giùnth, (291) PESCI DI BIRMANIA 163 Tickell dice questa specie frequente nei fiumi del distretto del Tenasserim: oltrechè nella Birmania meridionale fu trovata, come dissi, nel Siam ed in Cocincina. 104. Barbus hexastichus, Mac CLeLL.? Barbus hexastichus, Mac Clell. Ind. Cypr. p. 269 e 333, tav. 39, fig. 2. » » Ginth. Cat. Fish. VII, p. 129. » » Day, Fish. India, p. 565, tav. CXXXVI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. V, p. 308. Meekalan, 3 esempl. luùg. mass. m. 0, 20. La lunghezza del capo è contenuta 5 volte e l’ altezza del corpo 4 e '/, nella lunghezza di esso. Il diametro dell’ occhio è compreso 4 volte e !/, nella lunghezza del capo. Le labbra sono alquanto inspessite, con la piega labiale inferiore interrotta e senza alcun lobo. Vi sono dei piccoli pori sul muso e sulle guancie. I barbigli sono 4 e più lunghi dell’ occhio. La pinna dorsale consta di 3 raggi semplici, dei quali il 3.° osseo e non seghettato, e di 8 raggi ramificati. L° anale consta di 2 raggi semplici e 5 ramificati. La pinna pettorale è più corta del capo.: La linea laterale è formata da 25 a 26 squame, la linea tra- sversale da 8 delle quali 4 e ‘/, al disopra e 3 e !/, al disotto della linea laterale ; tra questa e la base della ventrale sì no- tano 2 serie e !/, di squame, e 8 a 9 tra la nuca e la base della pinna dorsale. Come di consueto sono gli esemplari più giovani che presentano qualche squama di meno degli adulti. Il colorito del corpo è grigio superiormente , gialliccio inferior- mente con macchie bronzate sulla base delle squame. Esistono pertanto alcune differenze notevoli tra questi indi vidui ed il Bardus hexastichus come viene descritto da Gunther e da Day, ed anche dalla stessa incompleta descrizione e poco diligente figura di Mac Clelland, che considerava il suo B. hexa- stichus come sinonimo del tor (Ham. Buch.). L'occhio in questi è un po’ più grande, non vi è traccia dei lobi labiali che si notano in quello e la piega sul labbro inferiore è interrotta 164 D. VINCIGUERRA (292) mentre dovrebbe essere continua. Le squame della linea tra- sversa nell’ Rexastichus dovrebbero essere 9, e quindi almeno 4 e !/, sotto la linea laterale. Non tengo conto di altre particolarità quali la formola della dorsale ed il numero delle squame che si trovano prima della base di essa perchè si riferiscono a caratteri frequentemente variabili nella medesima specie. Conoscendo però la variabilità della forma delle labbra nell’ affine Bardus tor (Ham. Buch.) ed avendo constatato che neppure il numero delle serie di squame della linea laterale può dirsi costante e che le differenze indi- cate possono talora essere attribuite ad errore di metodo nella numerazione, non mi credetti sufficientemente autorizzato a sta- bilire, almeno per ora, su tali caratteri una nuova specie, quantunque non sia del tutto persuaso dell’ identità di questi coll’ hexastichus, tanto più che Day dice che gli individui delle colline hanno la testa più corta di quelli della pianura ed in- vece in questi, che pure provengono da un torrente di mon- tagna e furono raccolti a circa 500 metri di altitudine, la testa ha il massimo delle dimensioni indicate. Alcune altre specie dello stesso gruppo, per alcuni caratteri ‘si avvicinerebbero a questi individui ma per altri ne distano più del B. hexastichus. Il B. tor per esempio, che trovasi in tutta l'India, ha la formola della linea trasversale identica, ma l'occhio notevolmente più piccolo, ed il Bardus Stracheyi, Day, di Akyab e di Moulmein, nel quale la piega labiale è interrotta, come in questi, ha assai minor numero di squame nella linea laterale (23) ed una formola della trasversale assai diversa, se non per numero, per disposizione (3 !/, - 5). L'esame della figura del Day mette anche in rilievo la maggiore rassomiglianza col- l’ hRexastichus che colle altre specie. Questa specie, supponendo esatta la determinazione data, si troverebbe nei fiumi che scendono dall’ Imalaja dal Kashmir all’ Assam, ma non sarebbe stata ancora segnalata di Birmania. (293) PESCI DI BIRMANIA 165 105. Barbus Stevensonii, Day? Barbus Stevensonii, Day, Proc. Zool. Soc. Lond. 1870, p. 100. — Fish. India, p. 569, tav. CKXXV, fig. 6. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 313. Taò, 5 esempl. lung. mass. m. 0,076. Fra tutte le specie di Bardus enumerate da Day è lo Steven- sonii quella che meglio corrisponde a questi individui. Essi sono forniti di quattro barbigli abbastanza lunghi, perchè i mascellari arrivano al disotto, ed anche un po' oltre, del margine posteriore dell’ orbita ed i rostrali sono solo un poco più corti; l’ altezza del corpo è contenuta 4 volte e 3/, a 5 nella lunghezza totale del corpo (misurata secondo il Day sino all’ estremità della pinna codale) e la lunghezza del corpo vi è compresa circa 4 volte: il diametro dell’ occhio è '/, di quello della testa. La pinna dorsale consta di tre raggi semplici, dei quali il terzo è sottile ed articolato in quasi tutta la sua estensione e di nove raggi ramificati. La linea laterale consta di 25 squame e la trasver- sale di 7, delle quali 3 e ‘/, al disopra ed altrettante al di sotto della linea laterale: tra questa e la base della ventrale vi sono 2 serie e !/, di squame. La principale differenza tra questi esemplari e lo Stevensonz consiste pertanto nell’ avere essi la lunghezza del capo maggiore dell’ altezza del corpo, mentre in quello queste due dimensioni sono pressochè eguali. I barbigli nello Stevensonziî sembrano alquanto più corti, le squame della linea laterale sono 27, quelle della linea trasversale 4/‘/, superiormente e 5 inferiormente ed il 3.° raggio dorsale è detto sottile ma ossificato in tutta la sua estensione. In esso esiste una macchia nera sulla base della coda, della quale non evvi traccia che nel più giovane fra gli individui da me esaminati, uno dei quali ha traccia di qualche punto nero sul corpo e sulla pinna, ma probabilmente dovuto a tumoretti di origine parassitaria. Io non darei grande importanza a taluna di queste differenze, come quella delle squame della linea laterale o del raggio dor- 166 D. VINCIGUERRA (294) sale, che forse col crescere dell’ età può ossificarsi, e tanto più che l'esemplare figurato da Day, in grandezza naturale, è lungo 103 mm. e quindi più adulto di questi; ma non riesco a ren- dermi ragione con pari facilità della diversità nel numero di serie di squame sulla linea trasversale e principalmente nelle proporzioni del capo. Tutte però le specie di Bardus apparte - nenti a questo gruppo hanno generalmente il corpo più alto della lunghezza della testa o tutt’ al più eguale ad essa, come nello Stevensonii; questo però potrebbe essere un carattere gio- ranile ed è per questo che non ho creduto di potere su di esso stabilire una nuova specie ed ho invece riferito questi individui allo Stevensonii, tanto più che la località donde questo proviene, le colline presso Akyab, appartiene alla stessa regione geogra- fica. Anche il B. Blythi, Day (Capoeta macrolepidota di Blyth) del Tenasserim presenta qualche rassomiglianza con questi esem- plari, ma la linea laterale ha un troppo piccolo numero di squame (22), i barbigli sono anche più corti e la sproporzione tra il capo e l’altezza del corpo anche maggiore, benchè trattisi di un individuo di soli due pollici di lunghezza. Questa specie sinora non fu trovata che in Birmania. 106. Barbus chola (Haw. BucH.) Cyprinus chola, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 312 e 389. Barbus chola, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 143. » » Day, Fish. India, p. 571, tav. CXLII, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 317. Parecchi esemplari di Bhamo, Kokarit e Biapò, lung. mass. m. 0,114. Tanto gli individui di Bhamo quanto quelli di Kokarit mo- strano assai poco distinta la macchia nera presso la base della coda, specialmente quelli più grandi. I due esemplari del paese dei Carin Biapò, nei monti presso Toungoo, l’hanno molto di- stinta, come pure hanno molto ben marcate le due fascie oblique nere sulla pinna dorsale e particolarmente quella presso la base dei raggi anteriori. Traccie di queste fascie esistono però in tutti gli individui, i quali hanno anche la macchia nera dietro l’oper- (295) PESCI DI BIRMANIA 167 colo, che Day dice essere presente negli esemplari del Bengala e dell’ Assam. Questa specie è sparsa in tutta l’ India meno che nella re- gione più orientale e fu già trovata in Birmania ad Akyab e a Mergui, nel Tenasserim. 107. Barbus burmanicus, Day. Barbus burmanicus, Day, Fish. India, p. 572, tav. CXLI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 318. Kokarit, 6 esempl. lung. mass. m. 0,155. Corrispondono alla descrizione di Day meno che per quanto si riferisce alla formola della dorsale nella quale si dovrebbero avere 4 raggi semplici, mentre questi esemplari non ne hanno mai più di 8 e talora anche solamente 2: manca pure la fascia scura sulla dorsale e la macchia sulla base della coda; esiste . invece una macchia nera sul margine posteriore della fessura branchiale, simile a quella che notasi nel B. chola ed in altre specie. La linea laterale consta di 26 squame e la trasversa di 8, di cui 4 e !/, sopra e 3 e !/, sotto la linea laterale. Il solo paio di barbigli, mascellari, esistente è quasi rudimentale. Pare che questa specie non fosse conosciuta che per un solo esemplare di Mergui. 108. Barbus melanostigma, Day. Barbus melanostigma, Day, Fish. Ind. p. 573, tav. CXLIII. fig. 1. = Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 320. Meetan, 1 esempl. lung. 0, 075. Questo individuo corrisponde abbastanza bene alla descrizione del B. melanostigma di Day, meno che in ciò che si riferisce al sistema di colorazione ed a qualche altro carattere di poca im- portanza, talchè non mi sembrerebbe giustificato il farne una specie nuova. Infatti la lunghezza del capo è contenuta più di 4 volte nella lunghezza totale e l'altezza del corpo 3 e !/, ed 168 D. VINCIGUERRA (296) altrettanto 1’ occhio nella lunghezza del capo. I barbigli sono due, mascellari, lunghi poco meno dell’ occhio. Delle varie ossa sottorbitarie il 3.° è alto quasi come la porzione del preopercolo posta al disopra di esso. La pinna dorsale consta di 3 raggi semplici, dei quali il terzo è sottile, osseo alla base e nella metà superiore articolato e di 8 ramificati; l’anale di due semplici e 5 ramificati. Le squame della linea laterale sono 26, quelle della linea trasversale 9, 4 ?/, al disopra e 4 e !/, al disotto della linea laterale; tra questa e la base delle ventrali vi sono 3 serie e !/, di squame. Il colore è uniformemente argenteo , con una macchia nera sul margine posteriore della fessura bran- chiale. Confrontando questa breve enumerazione di caratteri con la descrizione e figura di Day apparisce chiaramente la grande rassomiglianza di questo individuo al B. melunostigma: soltanto i barbigli di questo sembrano essere alquanto più corti, perchè non sono più della metà dell’ orbita. Manca però del tutto la macchia nera sulla base della codale. Non è però questo un carattere tale da considerarsi come specifico , poichè è comune a moltissimi Barbus, specialmente nell’ età giovanile e manca talora in individui, anche giovani, di specie che ordinariamente lo posseggono. Per queste cagioni ritengo, almeno per ora, che questo esemplare debba riferirsi a questa specie. Day considera come sinonimo del suo Bardus melanostigma il Systomus carnaticus descritto da Jerdon a pag. 315 di una me- moria che io non conosco, pubblicata nel 1849 nel « Madras Journal of Litterature and Science.», ma non mantiene questo come nome specifico, poiché lo adotta per il B. carnaticus, specie a 4 barbigli ed a raggio dorsale robusto , che lo stesso Jerdon descrive a pag. 311 dello stesso lavoro. Questa specie non sarebbe stata sinora trovata che nelle Wynaad Hills nel Malabar e nei fiumi Bowany e Cowery nel l’ India meridionale, ma non è questo il primo caso di pesci dei monti Nilgherries e della estremità della penisola Indiana che si ritrovino nelle provincie meridionali della Birmania. AR diede Aa) nta rette nina poi i; ea di LI WIE PRI. PONI raga PR 2 IS E RE 87 3 3 : P DS (297) PESCI DI BIRMANIA 169 109. Barbus apogon, Cuv. Var. Barbus apogon, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 392. Systomus macularius, Blyth. Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 159. Cyclocheilichthys apogon, Bleek. Atl. Ichth. JI, p. 88, tav. 130, Cypr. 29, fig. 2. » apogonides, Bleek. ibid. p. 89, tav, 131, Cypr. 30, fig. 3. Barbus macularius, Giinth. Cat. Fish. VII, p. 112. » apogon, Gùnth. ibid. p. 150. » » Day, Fish. India, p. 575, tav. CXLI, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 324. Alcuni esemplari di Kokarit, lung. mass. m. 0, 155. La robustezza e la forte seghettatura del raggio osseo dorsale, la completa assenza di barbigli, il profilo fortemente elevato del dorso e la macchietta nera alla base di ogni squama valgono a distinguere il B. apogon da tutte le specie affini; esso ha co- mune col B. ambassis di Day il numero delle squame della linea laterale che però in quello è completa, mentre non lo è in questo. Day, pel primo, segnalò la presenza di questa specie insulare sul continente, poichè considera come sinonimo di essa il Systoms macularius di Blyth che Gimther invece ne manteneva distinto, e lo comprendeva, senza però conoscerlo, nel gruppo dei Bardus a 4 barbigli. La descrizione di Blyth però tace completamente intorno ai barbigli e Day che ne esaminò gli individui originali raccolti dal maggiore Berdmore nel Sittang, ascrisse la specie di Blyth al genere Puntus, che per lui comprende la specie senza barbigli (Proc. Zool. Soc. 1869, p. 557). Il confronto tra questi esemplari e le descrizioni di Valenciennes mi sembra poi giu- stificare la riunione di essi al B. «pogor, come la differenza tra questo e l’apogonides di Bleeker, non mi sembrano sufficienti a costituirne una specie distinta, tanto più che Gunther, che ne propone la riunione ebbe ad esaminare uno degli esemplari ti- pici dell’ apogonides, e la riunione è mantenuta da Day. Niuno di questi individui presenta però sulla base della coda la macchia nera che Bleeker dice presente nei giovani ed ordi- nariamente anche negli adulti, tanto dell’ apogon che dell’ apo- gonides. 170 D. VINCIGUERRA (298) È questo un nuovo esempio di intromissione di elemento ma- lese nella fauna Birmana, poichè questa specie manca totalmente in India, ed oltre che nel Tenasserim non fu trovata che nelle isole di Giava, Sumatra, Banca e Borneo. 110. Barbus hampaloides, n. sp. pe CL TOII Pa (TA) B. altitudine corporis fere 4, longitudine capitis 5 in longitu- dine corporis, latitudine capitis fere 2 in ejus longitudine: oculis mediocribus, diametro 3 3/, in longitudine capitis, rostri longi- tudinem fere acquante, 1 */, inter se remotis; cirris absentibus , plica labiali inferiori interrupta; dentibus pharyngealibus triseriatis, conicis, apice curvatis; pinna dorsali mediocri supra decimam squamam lineae lateralis incipiente, radio osseo, robusto, postice serrato instructa; pinnis pectoralibus ventrales, ventralibus analem non attingentibus; caudali biloba: colore corporis argenteo, supra rufescente; pinna anali macula fusca haud distineta, instructa: caudali marginibus superiori et inferiori nigris, postice quoque fusco marginata. D.3/;. Ac 3/;- P.14. V. 9:1.0728. Ldlat.30. E-trans.0 4208 D. far. 5.3.2-2.3.5. Un solo individuo di Meetan. Lunghezza totale del corpo. . . . . mm. 104 Altezza del: compo) i ore ar SA Lunghezza della testa los. 0 ere Altezza » DPR EVI La) GIL ERA Larghezza » SVALE TIVO SRI RIE LEA n A Lunghezza «del muso. 7 Diametro dell'occhio bl eassaast e casto 6 Lunghezza dello spazio interorbitario . » 8 Altezza della pinna dorsale. . . . . » 21 Lunghezza della pinna pettorale. . . » 18 L'altezza del corpo è contenuta circa 4 volte e la lunghezza della testa 5 volte e ?/, nella lunghezza totale del corpo. La maggiore altezza del capo è circa 1 volta e !/, la larghezza e 99) PESCI DI BIRMANIA 171 i ?/, della lunghezza di esso. Il muso è piuttosto acuto e pro- lungato e contenuto 3 volte nella lunghezza del capo. Gli occhi sono collocati nel centro della testa: il loro diametro è conte- nuto 3 volte e ‘/, nella lunghezza di essa, 1 e '/, nello spazio interorbitario ed è solo di poco minore della lunghezza del muso. La bocca è collocata sulla parte inferiore del capo, alquanto all’ indietro dell’ estremità del muso. I denti faringei sono conici ed uncinati all’ apice, e disposti in tre serie, l’ esterna di 5, la mediana di 3 e l’interna di 2. I barbigli mancano completamente. La linea laterale è anteriormente alquanto incurvata all’ in basso: essa consta di 30 squame: la linea trasversale è formata da 11 serie di squame, delle quali 6 e }/, al di sopra e 4 e !/, al disotto della linea laterale e 2 e !/, tra questa e la base delle pinne ventrali: in avanti della pinna dorsale vi sono 10 serie di squame. La pinna dorsale è alta circa i */, del corpo; la sua origine ha luogo al disopra della 10.* squama della linea late- rale, ad eguale distanza dall’ apice del muso e dall’ estremità della coda: essa consta di 11 raggi; di questi tre semplici, dei quali il primo rudimentale, il secondo circa !/, del terzo, che è il più alto di tutti, ossificato, robusto e posteriormente fornito di denti non troppo minuti, e 8 raggi ramificati. Le pinne pet- torali, alquanto più corte della dorsale, non raggiungono la base delle ventrali. Queste hanno inserzione immediatamente al di- sotto dell’ origine della dorsale e non raggiungono l'origine dell’ anale. Questa comincia al di là del termine della dorsale, in corrispondenza della 20.* squama della linea laterale; ha 3 raggi semplici ma poco robusti, dei quali il 3.° è il più lungo, e 5 ramificati. La codale è bifida. Il colorito del corpo è argenteo, rossastro nelle parti supe- riori: le pinne sono ialine, la anale presenta nel centro una macchia irregolare brunastra, poco distinta; la codale ha il mar- gine superiore e inferiore neri, ed è anche leggermente tinta dello stesso colore sul margine posteriore. Il gruppo di Bardus cui deve riferirsi questa specie, quello caratterizzato dalla mancanza di barbigli, sia rostrali che ma- 172 D. VINCIGUERRA (300) scellari, e dalla presenza di un raggio dorsale osseo e poste- riormente seghettato, non contiene che poche specie indiane, indo-cinesi e malesi, le quali si possono distinguere in due. se- zioni ben caratterizzate dalla linea laterale, completa nell’ una e non completa nell’ altra. Questa specie appartiene alla prima sezione, perchè la linea laterale in essa è completa, ma il nu- mero delle squame di cui essa è formata non corrisponde a quello di alcun’ altra specie e basta da solo a caratterizzarla. Si aggiunge a ciò la colorazione particolare della codale che ricorda quella del Bardus hampal, Gthr. (Capoeta macrolepidota, C. V., Barbus macrolepidotus, Day). Questa specie però che, quantunque prevalentemente malese, fu già trovata lungo la penisola di Malacca, sino al Siam da un lato ed al Tenasserim dall’ altro, non soltanto possiede costantemente un paio di bar- bigli mascellari, la cui presenza non basterebbe da sola a giu- stificare la separazione specifica di questo esemplare che ne è privo, conoscendo la variabilità di tale carattere nel genere Barbus, ma ha squame più grandi ed in minor numero sulla linea trasversale, il 3.° raggio dorsale sottile ed assai più finamente seghettato. Il B. hampal inoltre ha una macchia indi- stinta scura sui lati, della quale non esiste traccia in questo individuo. Per tali considerazioni ritengo poter considerare questa specie come nuova ed ho perciò adottato un nome che ricorda la di lei rassomiglianza al B. hampal. 151. Barbus stigma (Cuv. Var.) Leuciscus stigma, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 93, tav. 489. Barbus sophore, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 152. » stigma, Day, Fish. India, p. 579, tav. CXLI, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, ser. 2.2, vol. II, p. 92. Mandalay, 1 esempl. lung. mass. m. 0, 047. Questa elegantissima specie non raggiunge mai grandi dimen- sioni; essa sembra essere assai più comune nelle pianure che nelle montagne o nelle regioni ad esse vicine. La linea laterale (301) PESCI DI BIRMANIA 173 completa e la macchia nera sulla dorsale servono a farla facil- mente riconoscere dalle specie affini. Io ebbi già occasione di trattare di alcuni esemplari di questa specie avuti a Bassein dal capitano G. Ansaldo. Trovasi in tutta l’ Imdia e Birmania. 112. Nuria danrica (Haw. BucH.) Cyprinus danrica, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 325 e 390, tav. 16, fig. 88. Nuria thermoicos, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 238, tav. 472. » danrica, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 200. » » Day , Fish. India, p. 583, tav. CXLV, fig, 7 e 8. -- Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 334, fig. 106. 3 » » Vincig. Ann. Mus. Civ. Genova, ser. 2.2, vol. II, p 93. Rangoon, 1 esempl. lung. m. 0, 103. L'altezza di questo individuo è meno di !/, della lunghezza totale e per conseguenza non può riferirsi alla Nuria alta del Tenasserim descritta da Blyth (Journ. As. Soc. Bengal, 1860, p. 162), in cui l’altezza del corpo dovrebbe essere compresa 4 volte (secondo Day 4 e !/,) nella lunghezza totale. Questa forma però è ora considerata come una semplice varietà della danrica. Anche la var. malabarica di Day, da lui originariamente descritta come specie distinta (£somus malabaricus, Proc. Zool. Soc. Lond. 1867, p. 299) si trova in Birmania, ma neppure a questa va- rietà si può riferire quest’ individuo perchè in esso è ben ma- nifesta la linea laterale che in quella dovrebbe mancare. I barbigli di questo esemplare raggiungono, ma non oltre passano , le pinne ventrali. Le pinne pettorali raggiungono la base della ventrale. Sui fianchi invece di una fascia longitudi- nale oscura ve ne è una argentea. Questa specie, della quale il Museo Civico già possedeva nu- merosi giovani esemplari raccolti a Bassein dal cap. Ansaldo, trovasi in tutta l'India: ritengo che, come l’aftine genere Rasbora, non si allontani molto dalle foci dei fiumi. 174 D. VINCIGUERRA (302) 113. Amblypharyngodon Atkinsonii (BLvyTn). Mola Atkinsonii, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 164. Amblypharyngodon Atkinsonii, Day, Fish. India, p. 555, tav. CXXXIV, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish, I, p. 290. Kokarit, parecchi esempl. lung. mass. m. 0,10. Non esito a riferire questi individui all’ A. Atk2nsonz piuttosto che al mola perchè in nessuno di essi l'altezza del corpo giunge ad essere !/, della lunghezza, compresa la codale, e le squame sono un po’ più grandi di quelle degli individui riferibili al m0/a. Non è però permesso contarle perchè esse sono tanto facilmente decidue che nessun individuo ne è completamente ricoperto. Giinther (Cat. Fish. VII, p. 202) considera questa specie di Amblypharyngodon come sinonimo del Lewezseus pellucidus, Mac Clell. (Ind. Cypr. p. 293), e del microlepis, Bleek. (Verh. Bat. Gen. XXV, p. 141). Day invece ritiene l’ Atkinson distinto dal microlepis e solo dubbiosamente riferisce a questo il pellueidus. Egli aggiunge che il tipo del Leuciscus harengula, C. V. (Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 303, tav. 500) da lui esaminato a Parigi è identico all’ Atkinsonzi, ma non così la descrizione e figura di esso. Gunther invece considera questo L. harengula come una specie dubbia del genere 7hynnichthys. A me pare che anche la descrizione e la figura del L. harengula corrispondano abba- stanza bene all’ Atkinsonz ed in tal caso questo nome specifico dovrebbe scomparire per cedere il luogo a quello di Am2b/ypha- ryngodon harengula (C. V.). Questa specie per ora non fu indicata che dalla Birmania ; Valenciennes l’ ebbe dall’ Irawadi, Blyth dal Tenasserim. 114. Amblypharyngodon mola (Ham. Buc®.) Cyprinus mola, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 334 e 392, tav. 38, fig. 92. Leuciscus mola, Mac. Glell. Ind. Cypr. p. 293 e 407. Amblypharyngodon mola, Bleek. Prod. Cypr. p. 409. Mola Buchanani, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 164. Amblypharyngodon mola, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 202. » » Day, Fish. India, p. 555, tav. CKXKXXV, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 291, fig. 101. Alcuni esemplari di Rangoon, Mandalay, e Bhamo, lung. mass. m. 0, 089. si » A Di 4 , ‘* C Ki Ù Pi È. [ i $ Ma PR ERETTO Maid eh :3 k b (308) PESCI DI BIRMANIA 175 Gli individui di Rangoon e di Mandalay corrispondono abba- stanza esattamente alle descrizioni dell'A. mola perchè la loro altezza è compresa per lo meno 4 volte nella lunghezza totale del corpo e le squame, quantunque in gran parte cadute, sem- brano essere state più piccole e più numerose che nell’ Akin- sont. In tutti è ancora distinta la fascia longitudinale argentea sui fianchi. Le stesse considerazioni che mi decisero a riferire all’A. m0/a i ricordati individui mi fecero considerare come giovani di questa specie tre piccoli individui di Bhamo; in questi la testa è straor- dinariamente grande: la sua lunghezza è contenuta circa 3 volte e !/, soltanto in quella del corpo: questo però è con tutta probabilità un carattere giovanile. È però da notare che fra i sinonimi del mola, Day comprende un Rhodeus macrocephalus, Jerd. (Madr. Journ. Lit. and Sc. 1849, p. 324). Questi esemplari furono però da me inviati in comunicazione al Day e da questi mi furono rimandati colla determinazione di Amb/ypharyngodon Atkinsonii. È, secondo me, molto probabile, che in realtà non esistano dif ferenze specifiche tra queste due forme, tanto più che gli esem- plari da me riferiti tanto all'una che all’altra presentano diverse particolarità che li potrebbero fare considerare come intermedii tra le due. Infatti gli individui dell’ Atkinson: hanno il corpo un po’ meno elevato di quello che non dovrebbero avere ed il capo di quelli considerati come 0/4 è più lungo di quanto è indicato per questa specie. Questa specie, oltre che in Birmania, trovasi in tutta l’ India, meno che nella parte meridionale della penisola, ove è sostituita dall’ A. melettinus (C. V.). 115. Danio malabaricus (JERD.) Perilampus malabaricus, Jerdon, Madr. Journ. Litt. and Sc. 1849, p. 325. » aurolineatus, Day, Proc. Zool. Soc. 1865, p. 306. Danio malabaricus, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 283. » » Day, Fish. India, p. 595, tav. CL, fig. 7. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 355. Meekalan , 1 esempl., Biapò , 4 esempl. lung. mass. m. 0,92. Appartengono alla categoria di Danzo forniti di piccolissimi 176 D. VINCIGUERRA (304) cirri rostrali e di mascellari rudimentali od anche assenti: la pinna dorsale ha la formola ?/,, e l’anale ?/,;: la linea laterale consta di 35 squame. La lunghezza del capo è contenuta più di 5 volte e l’ altezza del corpo 3 volte e ?/, nella lunghezza del corpo: il diametro dell’ occhio è contenuto più di 3 volte nella lunghezza della testa. Sui lati del corpo si notano parecchie fascie longitudinali azzurre separate da interstizi di colore gial lognolo, che nelle parti anteriori si convertono in macchie ton- deggianti. Non vi può essere dubbio sull’ identità specifica del Perzlampus malabaricus di Jerdon coll’ aurolineatus di Day, che questi aveva poi riferito al genere Paradanio di Bleeker (Fish. Malab. p. 219, tav. 17, fig. 2). È da notare come l’osso preorbitale sia in questa specie for- nito di una piccola spina sporgente, analoga a quella che viene indicata per il Danzo spinosus, Day. La presenza di questa specie, non conosciuta sinora che dal Malabar e dall’ isola di Ceylon, nella Birmania meridionale è una nuova prova della rassomiglianza della fauna di queste due regioni. 116. Danio aequipinnatus (Mac CLELL). Perilampus aequipinnatus, Mac Clell. Ind. Cypr. p. 393, tav. 60, fig. 1. Danio lineolatus, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXVII (1858) p. 219. » » Giinth. Cat. Fish. VII, p. 282. » aequipinnatus, Day, Fish. India, p. 596, tav. CL, fig. 5. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 356, fig. 111. Diversi esemplari del paese dei Catcin Cauri, Taghata Juvà, Meekalan, e Taò, lung. mass. m. 0, 083. Anche questa specie deve ascriversi al gruppo di quelle con i barbigli rostrali molto corti e con i mascellari minutissimi. Essa presenta molta analogia colla precedente, ma se ne distingue per la minore altezza del corpo e maggiore lunghezza del capo, perchè quella è compresa 4 volte e !/, e questa 4 e ?/, nella lunghezza del corpo, il numero anche un po’ minore delle squame sulla linea laterale che non sono più di 34 e quello py € 0 (305) PESCI DI BIRMANIA Do parimenti minore dei raggi ramificati della dorsale che sono 10 e dell’anale che sono 18. Anche in questa specie i preorbitali sono provvisti di una piccola sporgenza laterale. Il colore del corpo è rossiccio con una fascia longitudinale azzurra sui fianchi, più larga negli individui dei Catcin che in quelli di Taò: un’ altra fascia longitudinale più stretta trovasi al di sopra e al di sotto di questa e ne è separata da intervalli di colore gialliccio. La massima parte degli esemplari del paese dei Catein ha questo sistema di colorazione poco marcato, uno invece lo presenta molto intenso, avendo anche l'addome di colore roseo. La pinna dorsale ha quasi tutta la sua metà superiore di colore bianchiccio, che nel fresco sarà stato probabilmente azzurrognolo. Tranne le accennate leggiere differenze della colorazione io non ne trovo alcun’ altra tra gli esemplari del paese dei Catcin e quelli dei Carin: il numero delle squame è identico, come pure quello dei raggi e le proporzioni tra le diverse parti del corpo. A me sembra molto probabile che a questa specie debba ri- ferirsi il Dario meilgheriensis di Day (Proc. Zool. Soc. 1807, p. 206. — Fish. India, p..597, tav. CL, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 157) che non presenterebbe altra differenza che quella di una o due squame di più sulla linea laterale ed anche al davanti della dorsale. È anche possibile che il D. kakhienensis di Anderson (West. Yunn. Exped. Zool. Resear. I, p. 868, tav. LXXIX, fig. 2) corrisponda all’ aequipinnatus, ma la descri- zione originale non è abbastanza esatta per poter decidere su ciò. Im essa non è fatta parola di barbigli mascellari, che in questa specie sono affatto rudimentali e possono anche mancare del tutto, ed i rostrali son detti lunghi la metà dello spazio inter- orbitario: i raggi della dorsale sono indicati come 10 soltanto, ma in realtà ve ne sono figurati 11, de’ quali solo il primo indiviso, talechè non è assurdo il supporre sieno stati inesatta- mente contati. Questa specie è forse la più frequente e quella che trovasi distribuita sopra più vasta superficie, perchè è già stata indicata dalla catena dell’ Imalaja dal Darjeeling all’ Assam e dal Te- nasserim e dal Deccan. D. VINCIGUERRA. 12 178 D. VINCIGUERRA : (306) 117. Danio dangila (Ham. Bucr.) Cyprinus dangila, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 321 e 390. Danio dangila, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 282. » » Day, Fish. India, p. 597, tav. CL, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 356. Alcuni esemplari del paese dei Carin Biapò; lung. mass. m. 0,093. La considerevole lunghezza dei barbigli mascellari che si esten- dono al di là della base della pinna pettorale e quella, anche notevole, dei rostrali, che son lunghi quasi quanto il capo, ser- vono a distinguere bene questo Danzo da tutte le forme affini. Anche questa specie ha un'area di distribuzione geografica abbastanza vasta, poichè Day la indica del Bengala, Behar, Darjeeling e delle colline presso Akyab. 118. Aspidoparia morar (Ham. Buca.) Cyprinus morar, lam. Buch. Fish. Ganges, p. 264 e 384, tav. 31, fig. 75. Aspidoparia sardina, Heck. in Russegger’ s Reisen. II, 3, p. 288. » » Gùnth. Cat. Fish. VII, p. 285. » morar, Ginth. id. ibid. » » Day, Fish. India, p. 585, tav. CXLVI, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 338. Diversi esemplari di Mandalay, e Bhamo lung. mass. m. 0,130. La sola differenza di qualche rilievo che si nota tra la descri- zione del Cyprinus morar di Hamilton Buchanan e quella del- l’ Aspidoparia sardina di Heckel consiste nella lunghezza della pettorale che in quello è detto esser più corta del capo, mentre in questa uguagliarlo almeno in lunghezza. Questa seconda in- dicazione è più esatta della prima perchè in realtà in tutti gli esemplari da me esaminati la lunghezza di tal pinna è uguale ed anche superiore a quella del capo. Anche la figura di Ha- milton Buchanan è poco rassomigliante: il muso vi è figurato sporgente, ed è forse perciò che l’autore riferiva questa specie al gruppo delle Cala, e manca l'indicazione del grande svi- luppo delle ossa sotto-orbitali che formano un ampio anello in giro all’ occhio. Nel resto però la descrizione corrisponde, spe- È (307) PESCI DI BIRMANIA Int) cialmente ove dice che questo pesce ha l'aspetto di uno « smelt » (Osmerus eperlanus), come esso ha pure quello d’un Clupeoide, onde il nome datogli da Heckel. La specie trovasi in tutta l'India, tranne che nelle regioni occidentali e meridionali della penisola, ed in Birmania. 119. Barilius barna (Ham. Bucg.) Cyprinus barna, Ham, Buch. Fish. Ganges, p. 268 e 384. Barilius barna, Ginth. Cat. Fish. VII, p. 290. » » Day, Fishes of India, p. 592, tav. CXLVIII, fig. 1 e 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 350. Meekalan, 1 esempl. lungo m. 0, 093. Questo individuo corrisponde esattamente alla descrizione della specie: però i raggi anali sono soltanto 12, 2 semplici e 10 ra- mificati. Le fascie trasversali azzurre sono 9 e sono alte quasi quanto il corpo: non vi ho scoperto traccia di barbigli. Secondo Day, Mac Clelland avrebbe descritto questa specie sotto 3 nomi diversi, quelli di Opsarius fasciatus, latipinnatus e acanthopterus: egli stesso poi ne indicò il giovane col nome di B. papillatus (Proc. Zool. Soc. 1869, p. 378). Questa specie fu trovata nei bacini del Gange, del Brama- putra e della Jumna, e nell’ Orissa: è quindi per la prima volta indicato di Birmania. 120. Barilius barnoides, n. sp. Clav egi9): B. altitudine corporis fere 4 */, ad 5 longitudine capitis 5 in longitudine corporis, latitudine capitis fere 2 in ejus longitudine ; oculis mediocribus, diametro 3 ad 3 }/, in longitudine capitis , rostri longitudinem fere aequante, 1 */, inter se remotis: cirris absentibus ; osso suborbitali tertio paene 1 !/, alto quam lato; oris apertura haud subtus oculi centrum produceta; dentis pharyngea- libus triseriatis, apice curvatis; pinna dorsali corporis altitudine 1/, minore, super decimam septimam squamam lineae lateralis in- cipiente; pinnis pectoralibus ventrales, ventralibus analem attingen- 180 D. VINCIGUERRA (308) tibus, caudali biloba: colore corporis argenteo supra rufescente la- teribus 12 ad 13 maculis anqustis, transversalibus nigro-coerulets non usque ad lincam lateralem productis. 2 3 | 1 D. 3/x A: 3]. Pi 14 V.9. C..26, Lolat, (40) Li 1909405 D. far. 5-4-2 — 2-4-5. Paese dei Catcin, sette esemplari. Dimensioni di due individui di vario sviluppo. Lunghezza totale del corpo . . . mm. 124 mm. 66 Altezza del corpo ss ii a Lumohezza:=della testa; . epica ba DA ei Altezza 'dellatesta: > cale dei Larghezza » SIE MRS ee » 18 » 6 Lunghezza!-del muso. Gt cò o Diametro: dell'occhio. eni eso Ti » 4 Lunghezza dello spazio interorbitario » [O AREE e Altezza. della pinna. dorsale... Meo Lunghezza della pinna pettorale.» 23.» 10 L’ altezza del corpo è contenuta circa 4 volte e 1/, a 5 e la lunghezza della testa 5 volte nella lunghezza totale del corpo. La maggiore altezza del capo è poco meno di '/, superiore alla larghezza ed inferiore alla lunghezza di esso. Il muso è ottuso e tondeggiante, coperto di pochi e minutissimi pori. Gli occhi sono collocati nella metà anteriore del capo: il loro diametro è contenuto 3 volte a 3 volte e !/, nella lunghezza del capo, 1 e !/, nello spazio interorbitario ed è eguale o soltanto di poco minore alla lunghezza del muso. Il terzo osso sottorbitario è alto circa 1 volta e ?/, la sua larghezza e questa è più del doppio di quella dello spazio inferiore scoperto del preopercolo. La bocca è terminale: lo squarcio di essa non si estende sino al disotto del centro dell'orbita. I denti faringei sono uncinati all'apice e disposti in tre serie, l'esterna di 5, la mediana di 4 e l’interna di 2. I barbigli mancano completamente. La linea laterale è posta nella metà inferiore del corpo: essa consta di circa 40 squame: la linea trasversale è formata da 14 serie di squame, delle quali 9 e !/, al di sopra e 4 e !/, al PESCI DI BIRMANIA 181 disotto della linea laterale e 2 e !/, tra queste e la base delle ventrali. Vi sono 20 serie di squame al davanti della pinna dorsale. La pinna dorsale è alta i ?/, del corpo, la sua origine ha luogo al disopra della 17.* squama della linea laterale; è più vicina alla base della pinna codale che all’apice del muso: essa consta di 9 raggi dei quali due semplici e bene sviluppati, mancando, in questi esemplari almeno, qualsiasi traccia di un raggio an- teriore rudimentale, il primo essendo la metà del secondo e questo il più alto di tutti, e 7 ramificati, nessuno dei quali è filamentoso. La pinna pettorale, alquanto più lunga dell’ altezza della dorsale, raggiunge la base delle ventrali e il primo raggio di essa è semplice e quasi ossificato. Le ventrali cominciano al- l’innanzi dell’origine ‘della dorsale, al disotto della 14.* squama della linea laterale e raggiungono l'origine dell’ anale. Questa comincia immediatamente al disotto del termine della dorsale, in corrispondenza della 23.* squama della linea laterale: ha 3 raggi semplici, dei quali il primo rudimentale e 11 ramificati. La codale è forcuta. Il colorito del corpo è argenteo, rossastro sul dorso con 12 a 13 macchie trasversali nero-azzurrognole assai strette, poichè non sono più larghe della porzione scoperta di una squama e ricuoprono due, o tutt'al più tre serie trasversali di squame, ter- minando a notevole distanza dalla linea laterale. Le pinne sono trasparenti con qualche screziatura bruna. Questa specie presenta una grandissima affinità col Bars/ius barna (Ham. Buch.) col quale io l'aveva dapprima confusa: se ne distingue però per i seguenti caratteri. Nel B. barna l'occhio è alquanto più grande, poichè misurato su esemplari di eguale lunghezza in esso è contenuto 3 volte nella lunghezza del capo e nel barnoides 3 e !/,: il terzo osso sottorbitario nel barna è più stretto e più alto, l’opercolo più stretto ed il processo ome- rale più sviluppato: il profilo del capo è anche più tondeggiante. Nel B. barna poi le macchie trasversali del dorso sono in nu- mero di nove al più, larghe almeno quanto due squame ed 182 D. VINCIGUERRA (310) estese sopra 5 o 6 serie trasversali in modo da scendere a con- tatto della linea laterale. Il corpo poi apparisce alquanto più Barilius barnuvides. Barilius barna. alto nel B. barna che nel barnoides. Per la colorazione esso si avvicinerebbe maggiormente al darla (Ham. Buch.), ma in questo esiste un paio di piccoli barbigli rostrali, dei quali non esiste alcuna traccia in tutti gli individui di barnoides; sembra però che questi nel daria non sieno costanti perchè non ne è fatto cenno nè nella descrizione originaria, nè in quella che il Mac Clelland ne dà sotto il nome di Opsarius anisocheilus (Ind. Cypr. p. 298 e 442, tav. 8, fig. 8) e neppure in quella di Gunther (Cat. Fish. VII, p. 291). Day però afferma che essi benchè piccolissimi esistono nell’esemplare del Museo Britannico (realmente Ginther cita several specimens). Tutti gli autori che de- scrivono il B. darla sono d'accordo nell'affermare che in esso il terzo osso sottorbitario viene a contatto, o quasi, col margine preopercolare, laddove nel barnoides ne è abbastanza lontano. Ho voluto, col nome specifico adottato, ricordare la rassomi- glianza tra questa specie ed il B. barna. 121. Barilius guttatus (Davy). Opsarius guttatus, Day, Proc. Zool. Soc. Lond. 1869, p. 620. Barilius guttatus, Day, Fish. India, p. 593, tav. CXLIX, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 351. Mandalay, 3 esempl. Bhamo, 3 esempl. lung. mass. m. 0,22. Questa specie è ben caratterizzata dalla forma allungata del corpo, dall’ ampiezza dello squarcio della bocca, dal numero delle squame della linea laterale e dalla colorazione elegante del corpo. Tutti questi individui mostrano ben marcata una sola PESCI DI BIRMANIA 183 (11) serie di macchie azzurre sui fianchi ed alcuni hanno anche traccie della seconda serie: hanno invece ben distintamente colorato in arancio il lobo inferiore della pinna codale. Si no- tano due piccolissimi barbigli rostrali in corrispondenza di una insenatura tra il nasale ed il preorbitale. Questa specie è particolare all’ Irawadi. Day dice di averla trovata comunissima da Prome a Mandalay. 122. Osteobrama Feae, n. sp. (Tav. X, fig. 10). O. altitudine corporis 2 ?/, ad 2 4/,, longitudine capitis 4 3], ad 5 1/, nm longitudine corporis, latitudine capitis fere 2 in ejus longitudine, oculis mediocribus, diametro 3 !/, ad 4 in longitu- dine capitis, longitudine rostri paullo minore, 1 !/, ad 1 !/, inter se remotis; cirris quatuor, nasalibus orbitae marginem anteriorem vir altingentibus maxillaribus posteriorem vix superantibus, den- tibus pharyngealibus triseriatis , apice curvatis ; pinna dorsali elevata, acuta, supra undecimam vel duodecimam squamam lineae lateralis incipiente, radio osseo, robusto, postice serrato instructa - pinnis pectoralibus ventrales superantibus s ventralibus analem non attingentibus ; anali elongata, fere 3 et !/, in longitudine corporis; caudali biloba, lobo inferiori supertorem paullo su- perante: colore corporis argenteo, macula nigra post. aperturam branchialem, pinnis dorsali, ventralibus et anali fusco marginatis. SP. 15 V. 10. 6. 26. L. lat. 72-75. Li tr21!/-184/5: D. far. 5.3.2- 2.3.0. Mandalay 3 esempl., Bhamo 11 esempl., Kokarit 4 esempl. Dimensioni di tre individui di vario sviluppo: Lunghezza totale del corpo . . . mm. 228. mm. 198 mm. 94 Biiezzasdelieorpor it. 0 0a BY) 787 Lt MUSE Jumehezza: della.testa. .-.. 20/0». 42.» 35.0» 720 Altezza » Roi ma 34 » 28 » 15 Larghezza >» Ei ah reato dea 0 Eunphezza del: muso: -;.:-. .%.t.:7» 10.» Gita D biametrordelliocchio..;. cc. *. a IL > 10.» 6. Lunghezza dello spazio interorbitario » 18°» 15 > 7 Altezza della pinna dorsale ... . >» 49 » 47.» 22 Lunghezza della pinna pettorale.» 35» 29» 13 184 D. VINCIGUERRA (312) L'altezza del corpo è contenuta 2 volte e ?/. a 2 e 4/,, e la lunghezza del capo 4 e */, a 5 e !/, nella lunghezza totale del corpo. L'altezza del capo è circa 1 volta e !/; la larghezza di esso ed è contenuta una volta e !/, nella sua lunghezza. Il muso è breve ed ottuso, la sua lunghezza è contenuta circa 4 volte in quella del capo. Gli occhi sono collocati nella metà anteriore del capo : il loro diametro è contenuto 3 volte e '/, a 4 nella lunghezza del capo, 1 e '/, a 1 e !/, nello spazio interorbitario ed è soltanto di poco minore alla lunghezza del muso. La bocca è terminale, lo squarcio di essa non si estende al di là della linea verticale abbassata dal margine anteriore dell’occhio; la mascella inferiore è alquanto più sporgente della superiore. I denti faringei sono in tre serie: la prima di 5, dei quali il 2.° molto più grosso degli altri, la seconda di 3 e la terza di 2. Esistono due paia di barbigli; i rostrali più piccoli non raggiungono o raggiungono appena il margine anteriore del- l'orbita, ed i mascellari si spingono sino od al- quanto al di là del margine posteriore di essa. Il Osteobrama Feae. Denti faringei profilo dorsale è molto elevato e leggermente concavo sulla nuca. La linea laterale è posta in maggior vicinanza del profilo dorsale che del ventrale e consta ordinariamente di 72 a 75 squame , la linea trasversale è formata da circa 40 serie di squame, delle quali 21 e ‘/, sopra e 18 e !/, sotto la linea la- terale e 15 e !/, tra questa e la base delle ventrali: vi sono 81 serie di squame prima della pinna dorsale. La pinna dorsale è alta poco più della metà dell’altezza del corpo, ha origine al disopra della 25.* o 26.* squama della linea laterale : essa consta di 11 raggi, dei quali 3 semplici, il primo rudimentale, il secondo alquanto più sviluppato ed il terzo, che è il più lungo di tutti, articolato sul margine anteriore e for- temente seghettato sul posteriore, e 8 ramificati, rapidamente decrescenti in lunghezza. La pinna pettorale è in lunghezza poco più dei 3/, della dorsale, oltrepassa la base delle ventrali: il primo raggio di essa è semplice ma non ingrossato. Le ventrali cominciano molto all’innanzi dell’ origine della dorsale, al disotto 3 È : "A $ si * LI si (313) PESCI DI BIRMANIA 185 della 11.* o 12.* squama della linea laterale e non raggiungono l’origine dell’ anale: il loro primo raggio è semplice e robusto. La pinna anale comincia alquanto in avanti dell’ estremità della dorsale, in corrispondenza della 29.* o 30.* squama della linea laterale ; i tre raggi anteriori sono semplici, il primo quasi ru- dimentale, il secondo la metà del terzo e questo il più lungo di tutti; dei raggi ramificati, quelli mediani sono più corti dei posteriori e la pinna ha così un margine ondulato: la base della pinna è contenuta circa 5 volte e !/, nella lunghezza totale del corpo. La pinna codale è biloba, col lobo inferiore alquanto più allungato del superiore, specialmente negli individui giovani. Il colorito del corpo è argenteo, più scuro nelle p@àrti supe- riori che nelle inferiori: dietro all’apertura opercolare si nota una macchia intensamente nera: le pinne dorsale, ventrale ed anale sono leggermente marginate di bruno. Questa specie, a giudicare almeno dal numero di esemplari raccolti dal Fea, cui mi è grato dedicarla, si distingue per la presenza di 4 barbigli e per il numero di raggi anali non infe- riore a 80. Due sole specie di questo genere hanno 4 barbigli bene sviluppati e sono la Bakerz e la Neill, entrambe descritte da Day, ma sono ben distinte dalla /ege, pel piccolo numero di raggi anali e per la grandezza delle squame, avendo la prima A 3/,, ® 1. lat. 44 e la seconda A 8/,, e l. lat. 59. La specie più affine alla /eae è 1°O. cotto (H. B.), ma in questa i barbigli mancano sempre o ve ne © tutt’ al più una piccolissima traccia: in essa inoltre il corpo è un po’ meno alto, l'occhio più grande, il terzo raggio dorsale meno robusto e le serie di squame della linea trasversa in numero minore. Aveva comunicato esemplari di questa specie al Day, ed egli aveva creduto poterli riferire alla cotio, ma in seguito alle mie osservazioni anch'egli aveva finito per convenire trattarsi di una nuova specie. Ho adottato il nome generico di Osteobrama, a preferenza di quello di Rokfee, perchè, mentre essi sono di data sincrona, poichè il lavoro di Heckel in cui il primo è proposto (Russegger’s Reisen I, p. 1033) fu pubblicato nel 1842 data che porta anche 186 D. VINCIGUERRA (314) quello di Sykes, in cui è stabilito il secondo (Trans. Zool. Soc. Lond. II, p. 364), quello ha sull’ altro il vantaggio di non essere barbaro come esso. 123. Osteobrama cotio (Hax. Buca.) Cyprinus cotio, Ham. Buch. Fish. Ganges, p. 339 e 393, tav. 39, fig. 93. Leuciscus cotio, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 76. Usteobrama cotio, var. Alfrediana, Day, Fish. India, p. 587. tav. CKLVII, fig. 2. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 340 (partim) fig. 109. ? Rohtee cumna, Day, Fish. India Suppl., p. 807. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 343. Bhamo, 4 esempl. Kokarit, 1 esempl. lung. mass. m. 0,150. Dopo un accurato studio di questi esemplari, confrontati colle descrizioni degli autori, io sono venuto nella convinzione che l’Osteobrama cotio e VAlfrediana non debbano essere considerate, siccome fa Day, quali varietà della medesima specie, ma deb- bano invece essere mantenute specificamente distinte. Ritengo inoltre che la vera Osteobrama cotio sia quella che da lui viene descritta e figurata come var. A/frediana e che invece la sua var. cotio sia quella che deve portare il nome di 0. A/frediana. Infatti, secondo questo autore, la differenza principale tra le due varietà consiste nella grandezza e numero delle squame, perchè nella cotto ve ne sarebbero 12 a 13 serie tra la linea laterale e la base della pinna ventrale, mentre nell’ A/frediana sarebbero raramente più di 7 od 8. La linea laterale è indicata come for- mata da 55 a 70 squame e la trasversale da 9 a 15 sopra a 14 a 21 sotto di quelle: nelle quali indicazioni i numeri più bassi si riferiscono evidentemente all’ A/frediana e i più elevati alla cotto, come è confermato nel modo il più manifesto dall’ e- same delle figure. La descrizione originale del Cyprenus cotio di Hamilton Bu- chanan non contiene l’ indicazione del numero delle squame e in quella del Lewciscus A/fredianus (!) di Valenciennes è detto (1) Nel testo questa specie porta il nome di Leuciscus Duvaucetlii, che nelle ta- vole e nell'indice è poi sostituito da quello di AZ/redianus, ma poiché sotto lo stesso nome di Duvaucelii è, poche pagine dopo (p. 95, tav. 491) descritta e figurata un’altra specie di Leuciscus (Barbus Duvaucelii per Giinther, sinonimo di B. stigma per Day), sì è generalmente adottato per questa specie il nome di Al/redianus. (315) PESCI DI BIRMANIA 187 che ve ne sono 60 serie tra l’opercolo e la codale, ma le figure date dall’ uno e dall’ altro di questi autori sono sufficienti per indicarci come la prima forma debba avere le squame assai più grandi della seconda. Ginther considera il L. A/fredianus come specie distinta, con 60 squame sulla linea laterale e 18/,, nella trasversale, riferendola al genere Osteobrama, al quale riporta pure, seguendo l'esempio di Heckel (Russegger's Reisen, I, pag. 1033) il Cyprinus cotio, Ham. Buch. Ma, con tutta probabilità, è d'uopo ammettere con Day che gli esemplari da lui riferiti a questa specie, e che avrebbero 70 squame nella linea laterale, appartengano ad un’ altra, la Ost. Vigorsé di Sykes, che aveva a questi servito di tipo pel genere ohtee (Trans. Zool. Soc. II, p. 364, tav. 63, fig. 4) perchè le squame della linea laterale e della trasversale vi sono anche più numerose che nell’ A/frediana. Gli individui di Bhamo, da me qui enumerati, hanno tutti circa 54 a 55 squame sulla linea laterale ed 8 a 9 tra questa e la base della ventrale; non esiste in essi alcuna traccia di barbigli. L'origine della pinna dorsale si fa sulla 17.* squama della linea laterale. Il numero dei raggi anali varia tra 28 e. 29. Essi appartengono quindi alla Ost. cotzo, che però, a quanto pare, negli individui Indiani ha un maggior numero di raggi anali. ua L'individuo di Kokarit ha evidentemente le squame più grandi ed in numero anche minore: benchè alcune ne manchino, io non ne ho potuto contare oltre 44 sulla linea laterale e 20 circa sulla trasversale, di cui 8 e !/, sopra e 10 e '/, sotto la linea trasversale e 7 e !/, tra la linea trasversale e la base delle ven- trali. L'altezza del corpo è contenuta 3 volte nella lunghezza totale, compresa tutta la pinna codale, e la lunghezza del capo 5 volte e !/,. Il diametro dell’ occhio è contenuto 2 volte e 4/; nella lunghezza del capo ed è circa 1 volta e !/, la lunghezza del muso. La pinna dorsale è fatta di 3 raggi semplici, dei quali il terzo osseo e seghettato posteriormente, ma non molto ro- busto e di 8 ramificati. La sua origine si fa sulla 12.* squama della linea laterale. La pinna anale ha 31 raggi: 3 semplici, dei quali il primo affatto rudimentale e 28 ramificati. 188 D. VINCIGUERRA (316) Anche questo esemplare appartiene alla Ost. cotio, ma esso fa apparire, secondo me, molto probabile l'identità di questa colla Rohtee cumna, recentemente descritta da Day. La deseri- zione di questa specie corrisponde esattamente a questo individuo, tranne che per l'indicazione del 3.° raggio dorsale che è detto non seghettato. Bisogna però notare che tale descrizione non fu fatta sopra esemplari veri, ma sopra una delle figure inedite del Col. Tickell, ed è molto probabile che in questa figura il raggio non apparisca seghettato, pure essendo tale, come non apparisce nella figura di Buchanan ed in quella di Valenciennes. Mi conferma nella mia supposizione la provenienza di tale specie da Moulmein, dove, secondo il Col. Tickell, sarebbe co- “mune e la presenza di un carattere bene indicato nella descri- zione di Day, che consiste nell’ essere la linea laterale « strongly marked in its first four scales ». Infatti i tubicini di essa sono nelle prime cinque squame molto più grossi ed appariscenti che non nelle altre. Questo fatto parla anche a favore dell’ identità della cumna e della cotto perchè negli esemplari di Bhamo notasi la stessa particolarità che è anche indicata da Buchanan nella sua figura e descrizione, quantunque con interpretazione diversa. Questa specie si trova in tutta l'India, meno che al Sud della Kistna e in Birmania. I 124. Osteobrama Alfrediana (Cuv. Vat.) Leuciscus Duvaucelii, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 77 (nec p. 95). » Alfredianus, Cuv. Val. id. ibid. tav. 488. Osteobrama cotis, Blyth, Journ. As. Soc. Beng. XXIX (1860) p. 158. » Alfrediana, Glinth. Cat. Fish. VII, p. 324. Eohtee cotio, Day, Fish. India, p. 587 (partim), tav. CLI, fig. 1. — Faun. Br. India, Fish. I, p. 340 (partim), nec fig. Mandalay, 1 esempl. Bhamo, 1 esempl. lung. mass. m. 0,230. Ho indicato, trattando delle specie precedenti, i motivi per i quali io credo di separarla specificamente dall’ attuale ed i ca- ratteri distintivi di questa, che consisterebbero principalmente nel maggior numero di squame. Dei due esemplari che io rife- sisco all’ Ost. A/frediana, quello di Bhamo, molto giovane (lungo Pi # “a È È i, ‘ha Pa (317) PESCI DI BIRMANIA 189 appena 80 mm.) corrisponde esattamente alla descrizione di Gin- ther ed alla figura di Valenciennes. Le squame della linea la- terale sono 68 a 70, quelle della trasversale 32 circa, delle quali 15 e !/, sopra e le altre sotto la linea laterale: tra questa e la base della ventrale ve ne sono non meno di 12. L'altezza del corpo è contenuta 83 volte e !/, e la lunghezza del capo 5 nella lunghezza totale del corpo. Il diametro dell’ occhio è !/, della lunghezza del capo. La pinna dorsale ha origine sopra. la 23.8 squama della linea laterale: l’ anale ha la formola 3/57. Esistono due piccoli barbigli mascellari lunghi circa !/, del- l'occhio. Non vi può essere quindi alcun dubbio che questa non sia la Ost. Alfrediana di Gunther, e per alcuni caratteri, quali, ad esempio, quello dell’ origine della dorsale, corrisponde anche ad una parte della descrizione di Day, il quale, per la prima volta, accenna alla possibilità dell’esistenza di barbigli rudimentali. L’esemplare di Mandalay invece presenta notevoli differenze. Le squame della linea laterale in esso non sono più di 62 e quelle della trasversale 32, delle quali 15 e !/, sopra e 16 e !/, sotto la linea laterale; tra questa e la base della ventrale ve ne sono almeno 12. L'altezza del corpo è contenuta 2 volte e !/,, e la lunghezza del capo 5 volte e 3/, nella lunghezza totale, compresi i lobi della codale. Il diametro dell’ occhio è !/, della lunghezza del capo e di poco minore della lunghezza del muso. Esistono quattro barbigli; due rostrali lunghi come metà del diametro oculare, e due mascellari di poco più lunghi. La pinna dorsale ha origine sopra la 22.* squama della linea laterale : l’anale ha la formola 3/,,. Tra l’occipite ed il 1.° raggio dorsale si contano 34 serie di squame. Le differenze che esistono tra questo esemplare e quello di Mandalay sono pertanto le seguenti: minor numero di squame sulla linea laterale, molto maggiore altezza del corpo e minore lunghezza del capo, minor grandezza dell’ occhio, presenza di 4 barbigli bene sviluppati e minor numero di raggi anali. Non è però improbabile che molte di queste, quali la grandezza dell’ occhio, l’ altezza del corpo, debbano attribuirsi alla dif ferenza d’età, tanto più che questo esemplare ha dimen- 190 D. VINCIGUERRA (318) sioni non peranco raggiunte da quelli descritti dagli autori; altre poi, quali la variazione nel numero delle squame e dei raggi anali, appartengono alla categoria dei caratteri mu- tabili nella stessa specie: resterebbe la presenza di barbigli, i quali, benchè non così sviluppati, furono già segnalati in questa specie. Per questi motivi ho creduto di riferire anche questo individuo all’ Ost. A/frediana, quantunque esso presenti anche molta rassomiglianza coll’ Ost. Feae, dalla quale però si distingue per il minor numero di squame, la posizione della dorsale, il numero dei raggi anali-e la lunghezza dei barbigli. Questa specie trovasi nel bacino del Gange, in tutta l’ India settentrionale ed in Birmania, donde Blyth l’aveva già indicata col nome di Ost. cotis. 125. Osteobrama Belanzgeri (Cuv. Var.) Leuciscus Belangeri, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 99. Smiliogaster Belangeri, Giinth. Cat. Fish. VII. p. 328. Rohtee Belangeri, Day, Fish. India, p. 537, tav. CXLVII, fig. 4. — Faun. Br. Ind. Fish. I. Alcuni esemplari di Rangoon, Mandalay, Bhamo e Kokarit, lung. mass. m. 0, 180. Questa specie appartiene al gruppo delle Osteobrama affatto prive di barbigli, ed è distinta dalle specie affini pel numero dei raggi anali che oscilla tra 20 e 21 e per la piccolezza delle squame di cui si contano oltre 70 sulla linea laterale. Questi esemplari sono tutti privi di fascia trasversale oscura , analoga- mente a quanto viene detto da Day, che afferma essere queste fascie presenti negli esemplari Indiani ed assenti nei Birmani, che sono ordinariamente di colorito più scuro di quelli. In questi . esemplari però il colorito non è molto oscuro tranne che in quello di Kokarit, ma siccome ciò si vede in tutti i pesci di questa provenienza, è probabile che esso dipenda dall’ alcool 0 dai vasi in cui essi furono conservati. Un giovane esemplare di Bhamo presenta la macchia nera alla base della coda. Gli in- dividui raccolti a Rangoon e a Bhamo mostrano il corpo più v° A E Set PR O a E e OI ROTTO (319) PESCI DI BIRMANIA 191 alto di quelli di Mandalay e di Kokarit, ma ciò proviene da che in quelli le linee del corpo non sono bene conservate, essendo stati sventrati. Day ha riunito a questa specie il Systomus microlepis di Blyth (Journ. As. Soc. Beng. XXVII (1858) p. 289) già riferito da Giinther al genere Osteobrama (Cat. Fish. VII, p. 325): entrambi poi la considerano identica alla Rohtee Blythii, Bleek. Per il Leuciscus Belangeri di Cuvier e Valenciennes, Bleeker stabiliva il genere Smiliogaster (Atl. Ichth. III p. 33), i cui principali ca- ratteri sarebbero il margine addominale tagliente e ia seghet- tatura del raggio dorsale. Questi criterì erano accettati da Giin- ther pel quale, da quanto apparisce dalla tavola sinottica dei generi (VII, p. 10) sarebbe stato distinto dall’ Osteobrama per la seghettatura della spina dorsale, ma questa indicazione pro- viene evidentemente da una svista, perchè anche tutte le Osteo- brama da lui conosciute avevano il raggio dorsale seghettato ed infatti egli enumera questo carattere nella diagnosi del genere. Resterebbe il solo carattere del margine addominale tagliente , ma questo non esiste; Bleeker e Gunther non conoscevano questo pesce e furono evidentemente tratti in errore dalla descrizione di Valenciennes, benchè questi lo dica, come fu già fatto notare da Day « tranchant, mais sans aucune dentelure, comme celles des Clupées ». La specie si trova nel Bengala e in Birmania, Anderson la raccolse nel fiume Godavery. 126. Chela Sladeni, Day. Chela Sladoni, Day. Proc. Zool. Soc. Lond. 1869, p. 622. — Fish. India, p. 600, tav. CLII, fig. 3. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 363, fig. 113. Bhamo, 2 esempl. lungh. mass. m. 0, 105. Entrambi questi esemplari hanno la pinna dorsale formata da 9 raggi, 2 semplici e 7 ramificati, mentre secondo Day essi dovrebbero essere 10, 2 semplici e 8 ramificati. Per tal fatto adunque sparisce una delle differenze che dovrebbero passare tra questa e la Chela sardinella (Cuv. Val.), dalla quale però 192 D. VINCIGUERRA (320) si distingue per il numero maggiore di squame della linea. la- terale, che sono più di 60 e per la marginatura nera della pinna codale. 1 Io ritengo che il nome specifico di questa specie debba essere Sladeni e non Sladoni, come è stampato tanto nei « Proceedings » quanto nelle due edizioni dei « Fishes of India », perchè mentre Day non fa alcun cenno di uno Sladon, da cui egli abbia rice- vuto pesci, egli fu debitore di collezioni ittiologiche Birmane al Colonello Sladen, che fu per molti anni residente politico presso il Re di Birmania in Mandalay, ed al quale gli zoologi debbono essere grati per le raccolte di animali, anche di altre classi, che formarono un prezioso contributo alla conoscenza della Fauna di quella regione. Questa specie non fu sinora trovata che nell’ Irawadi. 127. Chela sardinella (Cuv. Vac.) Leuciscus sardinella, Cuv. Val. Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 344. Chela sardinella, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 338. » » Day, Fish. India, p. 600, tav. CLII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 363. Teinzò. 3 esempl. lung. mass. m. 0,122. Come ho già accennato questa specie presenta molta analogia colla precedente, ma in essa manca la marginatura nera della codale, presente nella C%. Stadeni, e le squame sono molto più grandi, perchè mentre nella Stadeni quelle della linea laterale oltrepassano la sessantina, in queste non arrivano a 50; inoltre la forma del corpo è più allungata nella sardmella. Anche questa specie è particolare alla Birmania, e non fu trovata soltanto nell’ Irawadi, ma anche nel Salween a Moulmein. ‘ Fam. HOMALOPTERIDAE. I caratteri sui quali Bleeker (Atl. Ichth. III, p. 15) ha stabi lito questa famiglia, compresa nel suo grande gruppo dei Ci- prini, sono i seguenti: Cyprini corpore elongato, depresso, squamoso, ventre lato, plano. (321) PESCI DI BIRMANIA 193 Caput depressum, cute glandulosa ubique tectum, inferne latum, planum, alepidotum: rostro ante os prominente, ore parvo, infero, transverso, centrali (a lateribus capitis remoto) labits carnosis, maxillis edentulis, inferiore plana ante labium infertus prominente. Dentes pharyngeales, inferiores tantum, conici, uniseriati. Pseudo- branchiae nullae. Apertura branchialis verticalis, angusta. Pinnae anacanthae, dorsalis et analis pauciradiatae, pectorales et ventrales horizontales, subdisciformes, pectorales radiis anterioribus pluribus, simplicibus. Vesica natatoria nulla. B. 3. Da questa diagnosi apparisce che la differenza principale tra questa famiglia e quelle dei Ciprinidi propriamente detti e dei Cobitidi, che io considero distinti da quelli, consiste nell’ assenza della vescica natatoia, che esiste nelle altre due, libera nei Ci- prinidi e più o meno completamente protetta da un rivestimento osseo nei Cobitidi. Deve anche notarsi in questa famiglia la dis- posizione orizzontale delle pinne pari, la presenza in queste di raggi semplici e la forma e posizione della bocca, che trovasi nella superficie inferiore del capo e non si prolunga sino ai margini di esso. Questi caratteri si riscontrano però fra i Cipri- nidi nel genere Discognathus, ma esso ha i denti faringei disposti in tre serie, mentre nelle Momalopteridae essi sono uniseriati, come nella famiglia dei Cobitidi, coi quali essi offrono la mag- giore affinità. Io ebbi la fortuna di poter esaminare moltissimi rappresen- tanti di questa famiglia, appartenenti a generi e specie diverse ; in nessuno di essi ho potuto trovar traccia di vescica natatoia ed i denti si mostrarono sempre uniseriati. Mi sono pertanto convinto dell’ opportunità di mantenerla distinta dai Ciprinidi e dai Cobitidi, piuttosto che seguire l' esempio di Giinther che li considera come costituenti una tribù di Ciprinidi (Cat. Fish. VII, p..340 - Introd. Stud. Fish., p. 604). Le differenze che passano tra le numerose tribù in cui egli distingue i Ciprinidi propria- mente detti, sono evidentemente assai meno importanti di quelle che servono a caratterizzare le Homalopteridae ed i Cobitidi. Nessun ittiologo ha sinora, che io mi sappia, accettato il modo di vedere di Bleeker, considerando questa. come una D. VINCIGUERRA. 13 194 D. VINCIGUERRA (322) famiglia distinta. Day riconobbe che le /omalopterae e le Cobitis meritavano di essere separate dai Ciprinidi (Journ. As. Soc. Beng. XL (1871) p. 98); in seguito però (Fishes of India, p. 525) ritenne che ai caratteri su cui si potrebbe fondare tale distinzione non si debba dare tanto valore, come non | hanno in altri casi. Il genere Momaloptera fu stabilito nel 1823 da van Hasselt (Alsem. Konst. en Letterh. II, p. 133) per alcune specie di pe- sciolini malesi. Gray nelle illustrazioni dell’ « Indian Zoology » figurò due specie indiane, evidentemente affini alle malesi, attri- buendo loro il nome generico di Baktora, ricavato dal nome specifico dato già da Hamilton Buchanan ad un pesce riferibile. probabilmente allo stesso gruppo (Cyprinus balitora, Fish. Ganges, p. 348). Il nome di Balitora fu accettato da Valenciennes, che vi riunì le forme già indicate da van Hasselt con quello di //o- maloptera (Hist. Nat. Poiss. XVIII, p. 91). Mac Clelland invece mutò il nome alle due specie di Gray, sostituendovi quello di Platycara (Ind. Cypr. p. 299) ed aggiungendone una terza, la Platycara nasuta, che altro non è che un Discognathus. Egli stabili pure un nuovo genere, Pszlorhynchus, per il Cyprinus balitora già ricordato di ITamilton Buchanan, ed il C. sucatio dello stesso autore (p. 347), specie che da questi non erano state figurate, ma di cui riprodusse i disegni inediti originali. Secondo Mac Clelland questo genere si distinguerebbe dal genere Platycara per la struttura normale delle pinne pettorali, per la posizione laterale degli occhi e la mancanza di barbigli. Il ge- nere Pszlorhynchus formava, insieme al genere Platycara ed ai generi Paecilia, Aplocheilus e Cobitis, la sottofamiglia delle Apa- lopterinae. Questo genere però resta sinora assai incertamente caratterizzato, poichè assai poco è conosciuto dei suoi caratteri interni; anzi, secondo Day, la sola specie da lui esaminata, il Psilorhynchus balitora (Ham. Buch.) (varzegatus, Mac Clell.) è fornito di ampia vescica natatoia libera e per tal ragione egli lo tolse dal gruppo MHomalopterinae, e lo comprese nei veri Ciprinidi , mentre fece notare non essere affatto improbabile che l'altra specie riferita a questo genere, il /seorhynchus sucatio, sia priva della vescica natatoia e debba quindi costituire un genere det iii AL baliae' diari Ste ta a ale bili. «ti Ann ri Fai CONI PETE RI (323) PESCI DI BIRMANIA 195 distinto in quella sottofamiglia (Monograph of Indian Cyprinidae in Journ. As. Soc. Beng. XL (1871) p. 106). Nei « Fishes of India » poi pone il swcazio, ma dubbiosamente, in sinonimia della Homaloptera bilineata e dice che il Psilorhynehus forma un anello di congiunzione tra Momaloptera e Discognathus (p. 526 e 527). Nulla però è detto riguardo al numero ed alla dispo- sizione dei denti faringei. Sauvage ha in seguito descritto una specie cinese, riferendola a questo genere, ma anche per essa manca l'indicazione dei caratteri più importanti (P. fasciatus, bull: Soc. Phil, Serie 7.8, 1378, vol. II; p.. 88). Lo stesso autore ha descritto un’ altra specie della stessa pro- venienza, riferendola ad un nuovo genere cui dette il nome di Crossostoma, caratterizzato dalla presenza di una corona di bar- bigli in giro alla bocca (C. Davidi, loc. cit., p. 89). Giinther poi ha stabilito un altro nuovo genere di HMomalopteridae, da lui detto Gastromyzon nel quale le ventrali sono fornite di nu- merosi raggi e riunite sotto forma di disco adesivo (G. bor- neensis, Ann. Mag. Nat. Hist., Ser. 4.8, XIV (anno 1874) p. 453). Anche per questi due generi mancano le indicazioni dei caratteri interni. Da ultimo io ho creduto, sopra alcuni degli esemplari da me esaminati, fondare il nuovo genere /e/gia. A me sembra che i generi sinora conosciuti di questa fa- miglia, pur comprendendovi, benchè molto dubbiosamente, il Ps lorhynchus, possano essere caratterizzati nel modo che segue: molti barbigli in giro alla bocca . . . Orossostoma DA ._,. { occhi superiori. . Homaloptera Ventrali separate < tre paia di barbigli ‘ i Ì occhi laterali . . Helgia SENZANDALDICIM TO E STLOTINCIHUSE Nentrote riunite tie eee Reno np en ESTROMAIYZON Non ho compreso in questo specchio il genere ZissorAkynelus di Bleeker originariamente riferito a questa famiglia (Consp. Syst. Cypr. in Nat. Tijd. Ned. Indie, 1859-60, p. 422) che egli stesso riconobbe essere un vero Discognathus. 196 D. VINCIGUERRA (324) La famiglia delle Moma/opteridae ha, per quanto è noto sinora, rappresentanti nell’ India meridionale, nel Butan, nel N. E. del Bengala, nell’ Assam, in Birmania, in Cocincina e nella Cina meridionale, nonchè nelle isole di Giava, Sumatra e Borneo. Valenciennes ha, secondo quanto scrive Ginther in una sua nota (Cat. Fish. VII, p.340), indicato, ma non descritto (Rev. et Magas. Zool. 1861, p. 132) una Balitora pusilla di Abissinia. Se tale provenienza fosse accertata, avremmo una nuova ed importantissima prova della analogia della fauna etiopica con quella indiana ed indo-malese. 128. Homaloptera Brucei (Gray Avp Harpw.) Balitora Brucei, Gray and Hardwicke, Ind. Zool. I,.tav. 88, fig. 1. Platycara Brucei, Mac Clell., Ind. Cypr., p. 299 e 428, tav. 49, fig. 1. » australis, Jerdon, Madr. Journ. Lit. and Sc. 1849, p. 333. Homaloptera Brucei, Day, Proc. Zool. Soc. Lond. 1867, p. 348. » » Ginth. Cat. Fish. VII, p. 340. » » Day, Journ. As. Soc. Beng. XLI (1872), p. 28. — Fish. India, p. 526, tav. CXXII, fig. 1. — Faun. Br. Ind. Fish. I, p. 243, fig. 85. Meekalan, parecchi esempl. Meetan, 2 esempl. giovanissimi, lung. mass. m. 0, 095. Non è che dopo lunga esitazione e non senza alcune riserve che io mi sono deciso a riferire i molti esemplari di //omadoptera raccolti dal Fea nel torrente Meekalan alle falde del M.*° Mooleyit alla H. Brucei (Gray and Hardwicke). Di questa specie io non conosco la figura originale, ma solo la riproduzione fattane da Mac Clelland e la descrizione datane da Giinther, e quelle di Day. Fra queste e quella si notano però tali differenze da farmi ragionevolmente sospettare che gli esemplari esaminati dall’ uno non fossero identici a quelli esaminati dall'altro, 0, per meglio dire, che. gli individui dei monti Nilgherries che ser- virono alle prime descrizioni di Day, uno dei quali passò nelle collezioni del Museo Britannico e servi a quella di Gin- ther, sieno specificamente diversi da quelli descritti nelle due edizioni dei « Fishes of India ». Infatti Day nei primi lavori e Gunther attribuiscono alla H#. Bruce; 9 raggi ventrali, mentre PE (325) PESCI DI BIRMANIA 197 nei « Fishes of India » gliene sono assegnati 11, numero il quale si riscontra in questi esemplari. Ma anche tra la descri- zione di Ginther e quelle più antiche di Day si nota fra le altre una differenza notevolissima quale quella delle squame della linea laterale che per Day è di 70 mentre per Giinther sarebbe di 110! Il numero di 70 squame, o poco più, è quello che si nota negli individui da me esaminati. Il diametro dell’ occhio dell. Brucei è, per Day, !/; di quello della testa, 1/, dello spazio interorbitario e circa !/, della lunghezza del muso, indi- cazioni le quali sono da lui mantenute anche posteriormente quando dice che gli occhi distano 2 diametri e /, dall’ estremità del muso ed 1 diametro dal margine dell’ opercolo. In questi individui invece l'occhio, situato tutto nella metà posteriore del capo, è piccolissimo , il suo diametro è contenuto circa 8 volte (7!/,-8!/,) nella lunghezza del capo, 4 volte e ‘/, a 5 in quella del muso, 3 e più nello spazio interorbitario e 2 !/, nella porzione postoculare del capo. La figura però che Day dà dell’ /. Brucei corrisponde per- fettamente a questi esemplari: in essa gli occhi sono rappresen- tati molto piccoli ed assai più distanti dal margine del muso di quello che non sia indicato nella descrizione: è ben marcata la fascia nera che si trova in prossimità dell’ estremità della pinna ventrale e la disuguaglianza dei due lobi della codale, nonché la marginatura bianca di essa, per modo che io non conservo alcun dubbio che gli esemplari che hanno servito di modello a tale figura non sieno di specie perfettamente identica a questi, ed è perciò che pure conservando i miei dubbi sulla esattezza delle descrizioni, ho riferito a questa specie gli individui raccolti dal Fea. i La /7. maculata, figurata nelle « Illustrations of Indian Zoology » da Gray e Hardwicke sotto il nome di Balitora maculata avrebbe, secondo Gimther, 12 raggi alle pettorali e 78 squame nella linea laterale e perciò , colla sola scorta del « Catalogue of Fishes » è a questa specie che si sarebbero dovuti riferire i presenti esemplari, come pure meglio si adatta a questi la frase con cui ne è descritto il muso « exceedingly broad and de- 198 D. VINCIGUERRA (326) pressed, with the margin trenchant », mentre nella Brucei il margine del muso è detto ottuso. Ma secondo Cuvier e Valenciennes (Hist. Nat. Poiss. XVII, p. 102), la codale della maculata avrebbe i lobi uguali e stando al computo fatto da Mac Clelland le ventrali consterebbero di 9 raggi, caratteri confermati da Day. Il capo dell’H. maculata è più lungo che non nella Brucei, gli occhi son descritti, ed in questo caso anche figurati, come com- presi 5 volte nella lunghezza del capo. Fra i caratteri che Day indica nei « Fishes of India » vi è anche quello del numero dei raggi pettorali semplici ed inspessiti che nell’. Bruce: do- vrebbero essere 9 e nella macwlata 8, e quello del numero dei denti faringei, conici e piccolissimi, disposti su una sola serie in entrambe le specie, ma in numero di 15 nella Brucei e di 5 per la maculata. Al primo di questi caratteri non mi pare si possa attribuire aleuna importanza perchè l'esame dei numerosi individui qui ricordati, e che indubbiamente debbono riferirsi ad una sola specie, mi ha mostrato che il numero di tali raggi pettorali indivisi è variabile fra 8 e 9: ho poi riscontrato il numero dei denti faringei essere 15 a 17 per ogni lato ma la ricerca di essi, a cagione della strettura dell’ orifizio branchiale e della posizione molto in addietro delle bran- chie, è piuttosto difficile, richiedendo un ampia dissezione del l’animale e non è pertanto da consigliare come carattere di determinazione zoologica. E neppure da questo carattere si po- trebbero ricavare dati certi per riconoscere le due specie perchè Giinther non ne tien conto che nella diagnosi del genere ove indica che i denti faringei sono in numero di 10 a 16, mentre Day dice che sono da 5 a 15, assegnandone, come dissi, 5 alla maculata e 15 alla Brucei, mentre nei primi lavori scriveva che in questa erano 5 per lato e 15 invece nell’ altra specie. Ciò mi fa supporre che gli individui riferiti da Day nei « Pro- ceedings » e nel « Journal of the Asiatic Society » e da Guùn- ther all’ H. Brucei sieno gli stessi che Day più tardi ha descritto come maculata. A conferma di questa supposizione posso ag- giungere che i barbigli, i quali sono in numero di 6, 4 rostrali, dei quali i due esterni più lunghi degli interni, ma minori del (327) PESCI DI BIRMANIA 199 diametro dell’ occhio, e 2 mascellari posti all’ angolo della bocca, un po’ più lunghi dei rostrali, corrispondono alla descri- zione data da Day di quelli dell’ //. Bruce, in cui i mascellari son detti « thicker and slightly longer than the others two pairs ». (Proc. Zool. Soc. 1867, p. 349). Nei « Fishes of India » però non è fatto cenno speciale di ineguale sviluppo nei barbigli della Bruce, mentre la indicazione di maggiore lunghezza e spes- sore dei mascellari è data per la M. maculata (1). Non credo poi poter dare alcun valore al carattere della ori- gine della dorsale che, secondo Ginther, si troverebbe nella Brucei immediatamente al disopra di quella delle ventrali e un po innanzi a questa nella maculata, perchè questi esemplari ci mostrano presente ora luna, ora l’altra di queste condizioni. I due individui di Meetan sono giovanissimi, ma si debbono senza dubbio riferire a questa medesima specie da cui non dif- feriscono che pel diametro dell’ occhio, il quale è assai più grande, essendo quasi ‘/, della lunghezza del capo, carattere evidente- mente giovanile. L' H. Brucei fa trovata sinora nei fiumi che scendono dalle (1) La indicazione del numero deì barbigli nel genere Howa/optera è nell’ ultima edizione dei « Fishes of India » di Day data inesattamente. In essa infatti si dice (I, p. 242) « two pairs of rostral barbels, and one or two at either angle of the mouth », dal che chiaramente risulterebbe che vi fossero specie di Homaloptera con 8 barbigli, e poiché il numero di 6 è indicato solo per la bdilineata, potrebbe na- scere il dubbio che la Brucei e la maculata ne abbiano 8, mentre così non è, come mostra la figura della 72aculata data da Day (Fish. India, p. tav. CXXII, fig. 2.4), nella quale però non apparisce che un solo paio di rostrali. Dai caratteri indicati da Cuvier e Valenciennes chiaramente apparisce che nessuna delle Homatoptera da loro conosciute possedeva più di 6 barbigli, dei quali anzi qualcuno non era stato neppur veduto dagli autori più antichi; e Bleeker (Atl. Ichth. vol. 3, Cypr. p. 15), assegna a questo genere soli 6 barbigli. Giinther nella diagnosi del genere Homa- toptera dice « two pairs of barbels in front of the snout and one at each angle of the mouth », ed è probabilmente questa la frase che fu origine del successivo er- rore di Day (o piuttosto dell’ editore della « Fauna of the British India) poichè può sembrare che ad ogni angolo della bocca vi debba essere un paio di barbigli. La stessa frase di Gunther con leggiera variante è ripetuta da Day neì « Fishes of In- dia » dando luogo perciò allo stesso equivoco, che nella recente edizione ha dato evidentemente origine alla trascritta frase diagnostica. Si deve osservare però che nella tavola sinottica dei generi di Ciprinidi (Fishes of India, p. 603. — Faun. Br. Ind. Fish. 3, p. 239), il genere Homaloptera è indicato come fornito di 6 barbigli. go _ 200 D. VINCIGUERRA (328) Nilgherries (Nilgiri), nell’ Imalaja dal Darjeeling all’ Assam e nelle alture dei Catcin. È quindi per la prima volta indicata di Birmania. Helgia ('), n. gen. Homalopteridarum. Squamis parvis at bene distinctis: corpore cylindrico, capite tantum paullo depresso, oculis parvis, lateralibus, prope capitis marginem superiorem dispositis; rostro leviter produceto, cirris sex, quatuor rostralibus et duobus mazxillaribus; apertura branchiali angusta: dentibus pharyngealibus uniseriatis, 8-15 in utroque latere. Questo nuovo genere è caratterizzato dalla forma del corpo che, invece di essere schiacciato, come nel genere Momaloptera, è piuttosto cilindrico ed il capo stesso, quantunque ancora un po depresso, è ben lungi dall’ avere la forma che ha in quello. Infatti gli occhi che nella Moma/optera sono rivolti completamente all insù, in questo guardano lateralmente. La massima analogia del genere Me/gia sarebbe pertanto col genere Psi/orAynchus, quale ci viene descritto da Mac Clelland, poichè questo, secondo la descrizione originale, non differirebbe dal genere Platycara (Homaloptera auct.) che per la posizione degli occhi e delle pinne pettorali, nonchè per la mancanza di barbigli. Se non fosse per quest’ ultimo carattere, che non si verifica nelle due specie da me attribuite al genere /e/gia, in entrambe le quali vi sono 3 paia di barbigli, io non avrei esitato nel mantenere per esse il genere Psilorhynchus, quantunque la sola specie riferita a questo genere e descritta in modo riconoscibile, il Ps. balitora (H. B.) abbia, secondo Day, una vescica natatoia libera e piut- tosto ampia e debba quindi considerarsi come un vero Ciprinide, che trova il suo posto naturale presso il genere Discognathus, col quale ha molti caratteri comuni. Ma ove anche il pesce descritto da Day potesse dimostrarsi realmente identico al Cyprinus balitora di Hamilton Buchanan, per cui Mac Clelland adottò il nome di Pselorhynchus variegatus, si dovrebbe mutare il nome generico di Psilorhynchus, perchè esso va conservato alla specie (1) Questo nome è ricavato dal nome scandinavo Helga, che è quello portato da mia moglie. ; (529) PESCI DI BIRMANIA 201 che fu per prima attribuita ad esso. D'altronde io non oso affer- mare che i barbigli possano essere sfuggiti all’ osservazione tanto di Hamilton Buchanan che di Mac Clelland, tanto più che neppure Day li osservò nell’ esemplare da lui descritto e Sau- vage non ne fa cenno nella descrizione del suo Psiorhynchus fasciatus. L'altra specie riferita da Mac Clelland al genere 7°st- lorhynchus, il Cyprinus sucatio, Ham. Buch., è assai più imper- fettamente conosciuta, ma per la forma del muso e la fisonomia generale del corpo presenta maggiore analogia coll’ Yomaloptera e si può ritenere appartenga almeno a questa famiglia. Si volle anzi da Day considerarla, benchè dubbiosamente, come identica alla Homaloptera bilineata di Blyth, che è una delle due specie per cui io stabilisco il genere Me/gia- bisognerebbe in tal caso ammettere che i barbigli fossero sfuggiti all’ esame di Hamilton Buchanan. Esistono però tali differenze tra la descrizione di questi e quella di Blyth e Day, confermate come si vedrà dall’ esame degli individui raccolti dal Fea, che io ho ritenuto per ora più opportuno considerare il Cyprinus sucatio come distinto anche genericamente dall’/e/gia e conservare ad esso il nome di Ps lorhynchus, essendo la prima specie che a questo fu riferita. Le due specie che io riferisco al genere //e/gia, nuova l'una e l’altra già descritta da Blyth, presentano fra loro alcune no- tevoli differenze, alle quali non mi pare si possa, almeno per ora, attribuire un valore generico. Queste differenze consistono nel diverso numero di denti faringei e nella inserzione della pinna dorsale, che in una specie si fa al davanti ed in altra al di dietro di quella delle ventrali. I caratteri principali delle due specie si possono rilevare dalla seguente tavola sinottica : 1. Inserzione della pinna dorsale alquanto all’ in- dietro di quella delle ventrali. Denti faringei in numero di 8 per lato. Colore grigio con Sereziatune nere! zia sora tail ir HH. modesta i.48p. 2. Inserzione della pinna dorsale alquanto all’ in- nanzi di quella delle ventrali. Denti faringei in numero di 15 per lato. Colore rossiccio con striscia di colore marrone, marginata di bianco dall’ occhio sin oltre Ja base della dorsale. . 7. dilineata (Blyth). (AS) ©) DO D. VINCIGUERRA (330) 129. Helgia modesta, n. sp. (Lav XI fig 12) H. corporis altitudine 6 !/,, capitis longitudine 5*/, in long tudine corporis; latitudine capitis ejus longitudinem fere aequante : oculis parvis, diametro 5 in longitudine capitis, 2 !/, in longi- tudine rostri, 2 inter se remotis, cirris sex, rostralibus anterio- ribus quam posterioribus paullo minoribus, marxillaribus tantum oculi longitudinem vix acquantibus, dentibus pharyngealibus acutis, uniseriatis, 8 in utroque latere; pinna dorsali post ventralem, supra vigesimam primam squamam lineae lateralis incipiente; pinnis pectoralibus, magnis, horizontalibus, ventralem attingentibus, ven- tralibus analem non attingentibus; caudali emarginata, lobo infe- riore leviter produeto: colore corporis fusco maculis nigris consparso, pinnis nigro-maculatis; caudalis apice albescente. D:3/ o PiSfo Vale A] 021 Lats Un esemplare di Meekalan e parecchi esemplari di Meetan, per la massima parte giovanissimi. Dimensioni dell’ esemplare più sviluppato: Lunghezza totale del corpo . CE MII Altezza delucorpo? see n Lunettezza ilelcapoe Si ao SS Deo Altezza » ST A dr SAR E Larghezza » ee Et > 9 Lunghezza UL 3 asa]fui eyeidonio u0> MIuiosETÌ OUoS Is[ur a11e9 ep mes) Pyeidoa8 nmuou ! MINI ‘342180]00z 1U0123[jo> ouoIEUNpeI AG WILISSYNI L Is Im9 ur IYSON] ! OUEDIPU! aSSOI a1mer8S93und 3] a 195anen ] PP VIUVOI ‘aeSunjoid ou 0 mid tuorzris © Vor) ;M e bi È De 'VIJ OCUYNOA] Up DErAUI 110}1]9099L1 IPOGEI p Oi ee te. ‘VIJ OCUVNOAT Ip out19UN] VIVLISIA ANOIDH8 po VIP ; — 71V43N39 n L $ MiMasp pus î 311BXMN î ») uvys YeIS suunze Q Col UIL HO 41407 AUON mp a OO0DNNO ], IO OLLIULSI(] suo fAyey O #19/09 > È mpa Sara IA OLLANISI( 6991-5981 INNV I19AN 23 VINVNNIA NI VHI OGNVNOTT Yad OLINDAIS OINVNANILI Lit Armanino L.Fea dis.e lit (31) 9:SIp veg T OUuDwIIY 717 Tav, IX. Annali del Museo Civico Ser 2° Vol. IX.1890 Lit Armanino L Fea dis.e lit LS î N A pi A VE lav Ah Annali del Museo Civico Ser 2°Vol.IX.1890. Lit Armanino £L Fea dise lit MGUVIAIRZAEE Amnali del Museo Civico Ser. 2 *Vol.IX.1890. Lit Sordo.Muti Genova L.Fea.dis.e lit PAT RAT ABI TRA ODINO o ORTI II TCA RIO RAI ta» | sp : i } AS MANARA AA INYVAARAAAAA LA AAAAAARA @ ‘ DR RN Ani ANA ARA \ARARAARRARARARARI RARA PRAAA er \R ARZA ARAAAAR ARA ARAAAA AGZAA AAAAAANAARRARA A | 2A ARRAAARA AA RRAAAAA AAAA È Ò o AAA NAT ae aRCAARARALa sas AIAIAA O ARANAANAARAAAA RAR RERARARA I RARPARER RARA DARE RARA IMRARAAAN Ae I ARMAN a I A A ARA ARRRAA AARAAAANAAAA AARZAA: NAARAAI AAAAAA AARARARRAIAA: A} AR ARA ARRAA RARA SAI AAAARAZIANAN CA A VA RA | AAA AZ PRANAAR ARA ARA ARARAAAL A AAA o i ‘ \AAAAAAAA VAR AARARA N N A RA AA ARRRRA AARAAAA alal.t i YARAA AAA I AAA | v ARARAAA Piana ARRAAA AI NAA MANA ARR ANARARZZA ARRAZAARA ASSAI ARARZZZE ANNA AA mia a aa NN NARARARAAREZAA AA AAAARAAA NI o peri PRA on a n RANAARA VATI RARA ARARAARARNA AAA mia FANIZNAN