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ALLA MI.TOLOGIA ED ALLA STORIA

DEGLI ANTICHI POPOLI

TOMO III.

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POLIGRAFIA FIESOLANA

DA I TORCHI DEL L' AUTORE MDCCGXXXV.

J55

DESCRIZIONE

DELLE PITTURE

DI ALCUNI

TAVOLA CCI.

F,

u il celebre Caylus che il primo produsse al pubblico nel lyb-ì questa gentilissima tazza , chiamandola etrusca ' , e ne descrisse le misure di sua grandezza , notandone il diametro d' un piede e sette linee, la profondità tit- pollici e due linee, la sua elevazio- ne quattro pollici e sette linee. Anche il D'Hancarville che pub- blicò molli di questi vasi fittili dipinti, fu attento a darne esatte misure: notizia che s'abbandonò come inutile in ttitte le posteriori pubblicazioni di vasi dipinti. È assai rimarchevole osservare che qiie- ste fittili tazze di variatissime grandezze hanno pitture interne ed esterne, eseguite con grado eguale di merito d'arte; noi che usia- mo recipienti di forme analoglie a questa, non costumiamo tale am- plitudine di pitture, e forse neppiu'e gli antichi avrebbero sfoggia- to in tanto lusso, qualora questi vasi fossero stati d'uso domestico, e non di semplice religiosa decorazione come io li suppongo.

I Caylus, Recueil cl'anlic|uités pgypiieones, eirusques, grecjues et romaines, voi. l, pi. XXXIV, num. i , pag. yy.

4 DEI VASI IITTILI

Il Caylus volle dare un senso all'allegorica pittura che vi si vede, ed in conto dei due giovanetti che vi si trovano con in mano una canestra di flutti, e quindi anche una le^jre, ne desume che siavi espresso il genio della stagione d'autunno, allegandone dottamente in conferma l'esempio d'un medaglione dell imperalor Commodo, nel qua- le con simholi di tal fiuta visi l'appresentano le stagioni. Della donna che ha in mano cassetta e specchio non dice cosa veruna.

11 Genio alato con frutta e lepre , riguardato nell' insieme come simbolo, ha dato luogo in altre occasioni a più congetture, non pe- rò discordanti dalla mia principale che questi fittili dipinti siano stati posti nei sepolcri in ossequio di Bacco e del culto che a lui prestavasi, non men che alle anime de' trapassali nella stagione aii - tunnale. Un lepre nelle mani d'un Genio alato ed alcune frutte alla Tavola GXVIII , nel volume II di quest' opera , dan soggetto a varie riflessioni e notizie opportune ad intendere il significato del- la pittura ch'è nella tazza in esame. Ma poiché nelle interpetrazioni che non son guidate da dottrine accompagnate da sicuri e veridici dati si possono ammettere più congetture, cos\ nel caso presente non è fuor di proposito il meditare sopra i due nominati simboli frutta e lepre. Il Creuzero, che mollo ha studiato in questi, sim- boli, riconosce il lepre per un immagine individuale di Bacco in un senso afrodisiaco, forse a causa della di lui superfetazione, come opinarono fin d'antichi tempi , e ne facevano un animale androgino; sopra di che mi estenderò a più opportuna occasione ; mentre al- l'uopo nostro di aver trovato il simbolo del lepre in un vaso dipin- to ch'era presso ad un cadavere, sarà sufficiente ch'io rammenti sol- tanto , come in varie urne cinerarie si trova scolpito il lepre coi frutti '. Oltre diche noi ravvisiamo parimente un l)ronzo pubbHcato dal Causeo ^, dove un amorino sta espresso in atto di tenere in ma-

1 Montfaucon, L' aniiquité expli- a Museum roman. , voi. i , sect. u,

quée, tom. v, premiere panie , lab.L.

liv. II, pi. Lxxiv, p. 9*

TA\OLA OCI.

no un lepre. Xui non troviamo in quel concetto un azione in tut- to naturale j mentre^ ad un fanciullo non si addice trattenere un animale salvatico in modo che appena si tiene da un adulto cac- ciatore, e molto meno avendo la sinistra mano occupata a reggere un canestro di frutte, ma troveremo assai naturale d'essere stato espresso con tal concetto o 1 autunno, in cui si cacciano i lepri, co- me simil fanciulletto con lepre si vede in un medaglione di Probo, e^primente le quattro stagioni ', o la libidine del lepre in modo speciale attribuita a questi animali , per cui furon grata vittima a Venere '. Or le espressioni di Venere, e per conseguenza d Amo- re, non che della lascivia riferita al lepre non polevan i dall' arti- sta sì del bronzo presso il rammentato Causeo, che della pittura della nostra tazza meglio esprimere, che rappresentandosi dall'uno un amori- no che avendo preso un lepre lo tiene stretto, come dall'altro un amo- rino ch'èin atto di correre per raggiungerlo. Se poi riflettiamo alla frequenza colla quale si trovano dipinti ne'vasi, tra le bacchiche lappresentanze. qiresli amorini, o genietli alati, non troveremo più singolare il ravvisarne due in questa medesima tazza ; e se pense- remo altresì alla connessione o piuttosto alla identità simbolica Ira Ve- nere e Bacco , e i due coniugi Libera e Libero , come deità del Tnatrimonio e della morte, troveremo altresì coerente ali uso che gli antichi fecero di questo vasetto nel porlo allato d'un cadavere, men- tre vi si rammenta con simboli bene appropriati quel vicendevole corso di vita e di morte che meditavasi ne' misteri del paganesimo. Per le ragioni medesime , credo aver volato il pittore accenna- re i misteri e gli utensili che vi si usavano, cioè la cassetta misti- ca e lo specchio ^, ponendo tali oggetti per venustà di composizione pittorica in mano di una donna sedente , che vediamo nella parte esterna della tazza , posta al di sotto della di lei forma in que- sto rame stesso delineata.

I Museum roman , voi. i, sect. ii, png. yy7,B.

lab. I,, p.TE;. 5o. 3 Monum. eir., spr. ii, pag. io, a FilosirHt. , (con. lib. i, Amores , ser. v, pag. ajo.

Fas. T. III. 2

TAVOLE CCII E CHI.

Se alcuni di questi vasi fan credere d' essere stati oggetti di sem- plice lusso ferale, altri poi mostrando aver de' rapporti a feste, giuo- chi e matrimoni, benché trovino entro le tombe sepolti , pure taluno de' moderni archeologi si persuase, che in origine non fos- sero destinati a quell' uso; e visto poscia che altri oggetti preziosi ancora, siccome gli arnesi di bronzo, ed i gioielli d^ oro , unitamen- te ai vasi erano seppelliti coi trapassati di quelle antiche popola- zioni, si persuase che anche le stoviglie già ottenute in regalo ed in premio, con altri oggetti avuti in pregio dal defunto quando era in vita, seco lui si sotterrassero , qnal monumento di amicizia, d' o- nore e di valenzia '. Credo pertanto di far cosa grata a chi legge nel mostrar qui alle Tavv. CCII, e CCIII nella lor propria forma e co- lore due de' vasi già editi, e additati dal eh. Gerhard ne^ suoi scritti col nome di atletici e panalenaici ^, unitamente a quanto da lui e da al- tri se n' è scritto, acciò si giudichi qual ne fosse 1 antico destino.

Stabilisce il prelodato Gerhard « che i vasi atlfjtici di Vulci fan- nosi riconoscere dalle cose i-appiesentatevi, in conformità delle quali si usò r arcaica maniera della dipintura, e certe legittime forme va- sarie, siccome soprattutto l' idria corintia, e tutte l"" anfore d'arcaica foggia ». Distingue poscia in modo speciale « ì premi delle feste pa- natenaiche per 1' idolo di Minerva colla epigrafe Twv aSvì^^ev k3),ov, e per la dipintura sul rovescio della qualità del giuoco proposto nella gara ; e questi hanno costantemente la forma dell' anfora panatenaica , e 1' al- tezza di tre palmi o circa ^ ».

1 Gerhard. Rapporto Volcenie, cap, e Gerhard, Annali di corrispond. IV, Adoperatneiiio. Sta negli An- archeolog. del i83o, tom. n , p. nali dell'Insiimio di corrispondeii- 519

. za archeologica del 1821, voi. ni, 3 Gerhard , Rapporto Voicenle cap.

pag 8^\, e fa. IV, Adoperamento. Sia npgii .Anna-

2 Monumenti inediti pubblicati dal- li di corrispondenza archeologica 1 Insiiluto di corrisp archeologica del liJSi, voi. m, pag. 85.

voi. I, lav. XXI, n. 916, e i, a.

TAVOLE con E CCJIH. 7

E altrove parla de' vasi panalenaici con maggiore specialità, ben- ché dichiaratosi modestamente raccoglitore , ed editore , non giù il- lustratore, intento a dar semplici indicazioni intorno ai vasi panate- naici, e questi limitati ai già estratti dalle terre e dalla campagna volcente. Ci previene pertanto, che nella forma , nella materia, nel disegno , nelle diverse rappresentazioni principali, nelle iscrizioni, e nelle cose rappresentate ne' rovesci de' vasi medesimi, questi si as- somigliano intieramente fra loro. Pare a lui che la lor forma a collo stretto e ventre spazioso e con due manichi sia conveniente a con- tenere r olio , o altri fluidi. Ce ne pure la misura notando che una parte delle stoviglie , cosi formate suol essere d' nn' altezza di 62 a 66, e d' una circonferenza di i25 a i3o centimetri; la quale uniformità di misura insieme colla iscrizione , di che non son mai prive, fa determinarli per premi solennemente dati ai vincitori ( A5>,a ) dalle pubbliche autorità nelle feste di Minerva. « Al contrario, egli prosegue, gli altri vasi di somigliante forma e con eguali dipinture, i quali <^^on peraltro d una grandezza assai minore e di svariatissime dimensioni , fanno ravvisare con maggior probabilità i doni fatti ai vincitori nelle feste islesse dai loro parenti ed amici ( ?2via ), tanto più che questi vasi di mediocre grandezza mancano quasi sempre del- la indicazione scritta, che appartenessero alla serie dei premi '. La maniera poi del dipinto, quantunque sia dell' epoca più antica^ vale a dire a figure nere su fondo rossiccio, e colle carni delle femmine dipinte in bianco , e tutta condotta con un disegno più secco con tramischiate tinte negli ornamenti , non per questo fa giudicare il monumento d^ antica data e primitiva, ma sibbene eseguito a imita- zione dell'arcaiche maniere eh' ebbero i pittori deprimi vasi che fu- ron dipinti , e tal costume attamente si giudica praticato nel modo stesso in che 1' antico stile della scultura in altari , puteali ed altri arnesi per 1' uso de' sacrifizi ai secoli romani si continuava 2». Scuo-

1 Gerhard, Vasi panatenaìci. Ved. ca, voi. 11, pag. 209, ann. i83o.

Annali di conispond. archeologi- a Ivi, p. '21 3.

8 DEI \ASI FITTILI

pie quindi quel s.ngnce archeologo che 1' artifizio usalo nel rovescio (li ijiicsti vasi ne può dar certa prova della facoltà e dell epoca del r artista, giacché in questi dipingeva a suo talento , laddove nel !a- to anteriore attenersi doveva al più antico e statuito costume.

Rivolgerdos: quindi dalla parte artistica di questi va^ija^li argo- menti di erudizione rappresentali ne' loro due lati, osserva 1' esposi- tore erudito che sui iati anteriori vi si notano le due colonne co' sn- prapposti galli, simbolo il più espressivo della gara, le quali trovansi fuor d' eccezione su i vasi di primaria grandezza, mancando peraltro alcuna volta in quei di grandezza inferiore. T.e figure di Minerva so- no rappresentate in atto di vibrare ima lancia: movimento partico- lare alle più antiche effigie di questa dea, ed eseguito in tutti que- sti dipinti con un' uniformità sorprendente de' conlorni esterni ; la quale uniformità generalmente fa mostra non solo di un disegno a- spro, ma eziandio di una scorrezione che debbesi senza dubbio at- tribuire al primo artista, il quale (tolta probabilmente da quel del- 1 Attica Parthenos , che nelle prische guerre andò arso) ritrassela nella superficie d' tin vaso. Havvi peraltro delle diversità considera- bili neir interno disegnato delle figure medesime. Le impiese dello scudo presentano un' altra diversità assai ragguardevole nelle stesse figure. Queste in parte come il gallo, possono riferirsi alla gara , ma per lo più sembrano relative al culto di questa dea o delle divinità aTmi. e in parte poi devono secondo il prelodato Gerhard riferirsi a paesi e luoghi diversi. L'iscrizione in tutti i vasi del sig. Princi- pe di Canino si trova cosi ton a6ene0EN A0lon, premio delle feste di Atene come si è detto.

« I rovesci di questi vasi rappresentano generalmente giuochi ginnastici e questi non si discostano punto dai volgarmente cono- sciuti d'uso greco ' ». In seguitosi trova notato nel dotto scritto del Gerhard , che alla Tav. XXI , g b, de' monumenti inedili del- l' Instituto di corrispondenza archeologica si vetle un vaso del principe

1 Geihartl, Vasi panaienaici. 1. ri(. p. ai6.

TAVOLE CCIl E CCIII. g

di Canino contrassegnato eli num. ii!/|. rapuresenlanle la corsa a cavallo di quattro giovani , e tutti nudi ', e quest' è il vaso eh' io pure ho copiato e posto alla Tav. CCII, come ho detto. Propone in dubbio il eh. Gerhard, se i vasi minori di somigliante forma e rap- presentazione abbiano da riferirsi alle stesse feste panatenaiche. o se avessero servito al culto minervale. già compreso, secondo lo slesso rapporto di Minerva e Bacco nelle feste bacchiche ^, adducendo nelle note che il culto minervale compreso nelle feste bacchiche è argo- mento non privo d^ indizi negli autori, e manifesto per molti monu- menti dell' arte ^. Un altro non meno im;^ortante dubbio dalla in- genuità lodevole dello stesso autore proposto sulla didicoltà d^ am- mettere questi vasi npparenlemente panatenaici ali uso positiva- mente atletico, nasce dalia condizione meccanica di queste stoviglie, le quali trovansi verniciate soltanto all'esterno, ed in generale nessuna internamente, come per necessità si richiedeva onde servirsene all'uso di conservar liquidi. Qui rammenta pure il sospetto che questi vasi fossero in uso per semplice decorazione simbolica 'i; decorazione che si crede ricercata per lusso ^ in tutti i vasi fittili dipinti, e specialmen- te sostenuta rapporto ai vasi atletici , che in buon ntunero si tro- vano a Vulci ^. A misura che di vasi panatenaici volcenti fu scritto, sopra uno dei quali verte il nostro ragionamento , è stato sempre più decisamente dichiarato , che non fossero tutti veramente vasi dati in premio ai vincitori . poiché non hanno mai contenuto del- l'olio; e ques'.a è una bella scoperta del eh. Boeckh '.

Dopo d'aver io cento volte proposto d' ammettere 1' opinione che

1 Gerhard, Vasi panatenaici, I. cit. 5 Boerkti, ap. Bunsen, vases pei'nts. p. 2iq. 6ta negli Aoaali cit. del i8i4i

2 Geihurd, Rapp.Volcenle cit.,p.85. tom. vi, pag. f\2.

3 Ivi, pag. iga- 6 'vi. p. 48

4 Ivi, Rappor. Volcenie.e Annal. del 7 Metuoire sur les vases panaihenai- i83i, pag. 97. BuUelliao ileirin- ques. .Su nel Ballpitinj ilell' fn- sliluto di corrispondenza archeo- siitnto di corrispondenza arch del losica, num IV, aprile i83^, pag. i8ii, pag- 91.

JO DEI VASI FITTILI

i vasi (lipinli fossero d'uso del tutto simbolico e non maleiiale ',son contento trovarla adottata i-ecentemente dalla dottissima società del- la corrispondenza archeologica, dove si legge il seguente aiticolo : " Dopo aver mostrato nel rapporto volcente, che i vasi dipinti de' quali tratta, non servirono d^ alcun oggetto materiale, per la ragione principalmente che non ve n' è alcuno il quale porti 1' indizio di un tale adopi'amento , sarà ognuno facilmente persuaso della pos- sibilità e inclusive della verosimiglianza d' un uso simbolico riferi- bile , non già alle idee sottili ed oscure d' un' allegoria ricercata , ma alla memoria di cerimonie care e rispettate da tutti i Greci , e inclusive da coloro che vivevano in una terra straniera ^ «. Se la mia divergenza da tal parere consiste nel determinai'e la qualità dell'al- legoi'ia e simbologia contenuta nei vasi dipinti, sarà sempre peraltro con- corde il nostro parere che questi vasi non esclusi i panatenaici, del qual genere si vuole il presente , fossero fin dall' oiigine oggetti d' uso simbolico e non materiale. Aggiungo un' altra dichiarazione favore- vole al sospetto che questi vasi fossero d' uso allegorico e simboli- co, piuttosto che materiale , ed è la seguente dell^ autore medesimo : «Il fatto, die' egli, che i vasi di^ulci non portino alcuna traccia di uso materiale, che i vasi panatenaici trovati in abbondevol numero non essendo stati fatti a tenore della misura attica destinata ai vin- citori, né. avendo mai contenuto de!l^ olio com^ era 1' usode' veri va- si panatenaici usati in Atene son circostanze che portano a rinun- ziare all'idea che questi vasi tratti dalle tombe etrusche siano stati veramente de' doni fatti a de^ vincitori greci ^ ». In questa occasione è stata fatta valere la circostanza che non si trova mai nessun Tir- reno il quale sia nominato fra i vincitori panatenaici 4. Dalle notate circostanze se n' è condotta la conseguenza che le rappresentanze speciali di questi vasi panatenaici debbansi almeno considerare co-

1 Monum. etr., ser. v, pag. rg, i5, l'unno i83q, pag. 85.

26, 37 e 56. 3 Ivi, pag. 86.

a Gerhard, Lettre a M."" Bunsen. Sta 4 'vi- nci Bulljtiino dell' inst, arch. per

TAVOLE con E CCIII. 1 1

me immagini destinate a richiamai-e a memoria ad alcuni Greci sta- biliti in Etruria la gloria de' loro antenati e la civiltà del paese, d'onde eran sortiti '. Ma d'altronde non offrendo la storia, gli scavi di Vulci, le sue tombe nessun argomento per ammet- tere una colonia di Greci stabiliti in Etruria, ed in particolar modo in quella città , non esiteremo a persuaderci piuttosto che alcuni pittori di vasi colà portatisi abbian dipinto ne' vasi di Vulci ciò che dipingevano anteriormente in quei d'Atene, mentre agl'iniziali d'Etru- ria divenivano per istituto religioso interessanti quelle rappresen- tanze che interessavano per uguali principii agli iniziati dell Attica. È fatto storico che un Greco venne in Etruria per introdurvi il culto dei misteri di Bacco ^, perchè dunque vorremo aver difficoltà di ammettere che altri Greci dell' Attica vi sian venuti in seguito per introdurre fra gì' iniziati Etruschi V uso di porre nei sepolcri i vasi dipinti e ne abbiano essi medesimi dipinte le rajipresenfanze che nell'Attica stessa erano in uso? M. Boeckh ci convince con pro- ve evidenti che i vasi greci servivano anche di lusso in altri paesi fuori d' Etruria ^, e potea dire fatti da pittori greci, e in particolar maniera dell Attica. Ne fa prova evidente il vaso di siniil genere ai presenti, che io mostrai alla tav. XXXIII della V serie dei Monu- menti etruschi, ove narrai a pag. 36 j che fu trovato nelle vicine ter- re d'Atene. Dunque i pittori di vasi dipingevano si nell'Attica, e nell Etruria, e nella Magna-Grecia le cose medesime; circostanza che mancherebbe del tutto se a de' pittori etruschi fosse venuto in ani- mo di ornar di pitture i lor vasi di terra cotta senza 1' inlluenza di una scuola dell'Attica, e così dicasi di Nola, dove sono stati tro- vati de' vasi di simil genere. Ma per convincersi che i vasi di Vul- ci non venner d'Alene, come neppur que'di Nola, ma furon ese- guili là dove sono stati trovali , serva il dire che nei vasi di cia- scuno dei nominali paesi, rilevansi nelle specialità delle notabili dif-

X Gerhard, Lettre a M.' Bun?pn. Sta a Ve?, la prefazione a quest'opera,

nel Bulleltino dell'tiistituto ardi. 3 Doeclili ap, Gerhard cit. pag. 87,

per l'anno i832, pag 8n.

Il UEl VASI FITTILI

feieiize, non essendo quei di Vulci, que' di Nola in lutto uguali a quello d'Atene '. Ciò fa conoscere le invenzioni delle pitture ate- niesi essere slate ripetute altrove con qualche varietà ad arbitrio di chi le dipingeva. Cos'i fu trovato a Nola un vaso che portando il nome d'Acamantide in una delle sue figure, fece conoscere che il pit- tore ne avea copiato uno di simil soggetto eseguito in Atene, dove propriiimentj si glorificavano le gesta di quella famiglia Ateniese''. L' oggetto più generale delle pitture de' vasi era di mostrare alle- goricamente agi' iniziati che la virtù debb' esser premiata, lo che nio- stravasi con esempi indeterminati e moltiplicatissimi , siano storici, siano mitologici, siano religiosi, o siano ideali, e queste commemo- razioni doveano esser care agi' iniziati di qualunque popolazione, ed è perciò che si trovano sparsamente ne' sepolcri di vari paesi, ov' io credo che fossero iniziati ai misteri. E poiché Greci erano i pittori di que' simboli, e di quelle allusioni , così naturalmente dovean es- ser tratti dalla mitologia , dalla storia o dalla mente de' Grecia ben- ché dipinti per uso di quegli Etruschi i quali s' erano ascritti a'ini- steri , che pur venivan di Grecia. Osserva infatti il eh. Boeckh ^, assai opportunamente, che i vasi detti di premio , i quali trovansi dentro i sepolcri d'Italia, mancano di tutte le qualità necessarie a tal uso, disapprovando inclusive i nomi che a que' vasi pretendesi di as- segnare, e notando altresì, come ho detto, che nessun nome d'Etrusco fu mai trovato nei cataloghi dei vincitori di giuochi ^. E negando che questi vasi con la Minerva e con 1' iscrizione, come i presenti, possano esser venuti d'Atene a Vulci, trova ridicolo il supposto che ì Volcenti abbiano dato ai lor giuochi patrii il nome di Ateniesi, o di premi riportati nelle feste «l'Atene, e ne argomenta che questi vasi, come sopra ho accennato , non ad oggetto di darsi in premio

I Annali delflnsiit. ardi, «lei i83o, 3 Mémoirp sur les vasca panatlienai- vol. II. pag. 2 1 5. qiies. Sta nel Bullcuino cit., del

a Gfrli;ird, Lettre a M r Bunsen cit. \8ìa, psg. qi.

pag. 89- 4 Ibid. pag. 97.

TAVOLE CCll E CCIII.

a chi vinse nei giuochi ateniesi, ma per semplice ornato, e per simbolo religioso furono eseguiti e sepolti '.

Ma è tempo ormai di tornare nuovamente all'esame delle pitture (li questi vasi, per dar termine alle loro interpetrazioni. In ciò do- vrei esser breve , perchè d' un vaso in tutto simile ai presenti detti già un commento estesissimo in un libro ', al quale mi son prefisso che la presente opera faccia seguito. Il vaso eh' io pongo alla tav. CCII, avendolo tratto dalla tav. XXI . 9 b, del primo tomo de' mo- numenti inediti dell Instituto archeologico è notato dal suo espositore semplicemente nel modo seguente. « Il vaso ]ii4 del principe di Canino rappresenta la corsa a cavallo di due coppie di giovani, tre soli de' quah son visibili; il quarto essendo quasi coperto per il de- stro cavallo della coppia anteriore : detti tre giovani sono nudi , e vanno agitando le sferse colle destre ». E in proposto di questo, co- me d altri rovesci di siiFatti vasi nota soltanto, che mentie la Mi- nerva è disegnata in uno stile del tutto antico, il giuoco qualunque siasi dipinto nell'opposta parte è d' una meno antiquata esecuzione, e talvolta partecipa ben poco dell'allettato arcaismo , talché si ma- nifestano questi vasi di un tempo non diiferente dal più felice per la buona esecuzione di tali pitture. In proposito speciale dei ro- vesci di questi vasi, dice soltanto il eh. espositoi'e che mentre è uni- forme e eostante in tutti i vasi di tal sorte la figura della Minerva, eccettuati li scudi che imbraccia , le di lei rovesce pitture mostra- no generalmente giuochi ginnastici , e questi non si diseoslano dai volgarmente conosciuti dell'uso greco, talcliè oltre le frequentissi- me rappresentazioni delle quadrighe in piena corsa , della corsa a piedi e della lotta, veggonsi pure pugillatori . atleti che sostengono gli alteri , altri ancora che armeggiano con lance , oppui-e insieme con questi qualche disgobolo. Prosegue inoltre 1' interpetre che alcune rare volte i vasi di minor grandezza mostrano in vece dei

1 Mémoire sur Ics vases pinathenai- etrnsriii, spr. v, pag. 358.

qiies. Sia ne! DuIlfUino cit. del 2 Monutnpnti eiruschi, set. V, tavv.

iSJa pag. gy. Ved. anche Monuai. xxxiii, xxxiv.

P^as. T. III.

I \ IiEI VASI FITTILI

^alli sulla lor sominiri . o vasi segno ilei premio, ovvero pantere, simbolo del riunito culto di Minerva e Bacco ».

« Vi sono peraltro, come egli osserva, delle diversità considerabili nell'interno disegnato delle Pgure di Minerva specialmenie negli or- namenti dell' elmo , nella configurazione dell' egida e nel chiton ; e quest'ultimo non essendo mai copeito d' un peplo, pur non è quasi mai formato in un modo medesimo , ma è diverso secondo le pie- ghe pili o mcn raddoppiate , e secondo gli ornamenti adattativi. Le imprese dello scudo presentano un'altra diversità assai ragguardevo- le nelle stesse ligure ' ». Qualche altra rillessione potrà fare chi legge riscontrando queste due tavole con quella segnata di num. LXIX di quest^opera stessa.

Il (ine qualora mi si domandi qual sarà il significato di, questi vasi nel caso d' aver io persuaso chi legge non essere stati destinati a darsi come premi a chi vinse nei giuochi panatenaici, risponderò, co- me altrove ho pur detto, esservi simbolicamente rappresentata Mi- nerva cioè la divina sapienza che riempie 1' anima di bontà per la virtù che gì' infonde ad eiTetto di farla meritevole di premio dopo esser giunta virtuosamente alla meta della vita , che pei mortali è il sepolcro, dove il vaso stesso per simbolo di ciò si ripose *: cosi Ercole nell'esercizio delle sue virtuose imprese ebbe allato Minerva.

A proposito di questa qualità singolare di Vasi ebbe occasione di scrivere anche il cult. Dottor Panofka quanto segue , all'opportunità d'illustrare vma langella odiota, dipinta nello stile attico il più antico, rinvenuta in un sepolcro di Nola, dov'è Minerva coi consueti galli sulle colonne. « Siccome in questo vaso, egli dice, la Dea vibrante la lan- cia presentasi da preside dei giuochi : così la rincontriamo in altri vasi facendo le veci dell' auriga nel carro del vincitore; e male in- tenderebbe chi ravvisasse in cotesti vasi di premio l'apoteosi d'Er- cole . benché non sia infrequente 1' avere scelto per soggetto della

Gf-rhard, V;isi paiiatenai'i; Sta ne» a Moiuim. eirus., ser. v, pag. 'i(3i

gli Annali cit.. Voi. ii, p j 1 4- '-' seg.

TAVOLK >..ll K ceni. 13

parte principale 1 uno o 1 altro dei latti di questo eroe. Il vaso vien pubblicato dal Gerhard ' , le di cui dotte ricerche su quest'imma- gine della Minerva Partenos ci disimpegnano dall' entrare in simil questione ».

« Narra inoltre che vide a Giigentiuna langella simile nella scelta collezione del sig. Panettieri, che ora fa parte del R. Museo di Mo- naco. Questi due vasi, a tenore di quanto giudica il prelodalo scrit- tore i acquistano più importanza nel confronto con due altri di sog- getto poco diverso ed ornati di una iscrizione greca. L'uno di essi esiste nella magnifica raccolta di S. E. il general KoUer provenuto probabilmente da Nola, e v' è Minerva coi galli sulle colonne, ed in- nanzi alla figura è 1' iscrizione ton abenesen aQagn .• uno dui premi Ateniesi. L' altro scavato in Atene fu pubblicato dal Millingen ^ , il quale vi lesse a^sveov in vece di k^i^ì^z^ e tradusse : io sono il premio delle Atenee , ove il Gerhard piuttosto interpelra; io sono un premio degli Ateniesi. Ivi è la Dea Minerva, ma senza colonne. Innanzi a lei si legge 1' importante iscrizione ton asenes^n aoaon EMI: io sono uno dei premi Ateniesi. QiiCsla'ìUustr'A secondo il già lodato archeologo assai chiaramente Puso di tali vasi, de quali eran premiali dagli Ateniesi i vincitori nelle feste panatenaiche , il qual costume s' incontra pure in altri paesi , dove insieme coi coloni le religioni e le feste procuravano di stabilirsi, come p. e. Nola. Soggiunge in fine che non in tutte le città dove si rinvengono tali vasi, bisogna sup- porre le Panatenee , tanto più che il ricordarsi di Minerva venerata sotto tanti rapporti in Laconia ed altri paesi Dorici, rende probabile che le feste della mentovata deità sìeno state celebrate con pubblici giuochi , di cui i vincitori, ad esempio di quelli ateniesi, ricevettero tali vasi pieni d olio, come doni di Minerva, ma privi della iscri- -zione greca che loro desse un'origine ateniese ».

« Un vaso simile , con un vincitore nella corsa a piedi esisteva, siccome asserisce nel suo catalogo il capitano Lamberti a Napoli , assai frammentato e guasto. Ad uso senza dubbio eguale , a senti -

1 Monum. ioed., fase i, tav. vii. a Mcnum. inedili, fase, i, tav. i.

ib DEI VASI FITTILI

mento del piclodato arclieologo , servirono due altri vasi colla Mi- nerva in atto di vibrare la lancia , di cui uno trovasi nella colle- zione Lambergiana, ora nel museo di Vienna ' . Da una parte rappresenta la lotta , e dall' altra la Dea , tenendo lo scudo deco- rato di un rostro, simbolo corrispondente a Minerva inventrice delle navi , e circondata da due colonne con galli. L' altro vaso della ric- ca e scelta collezione dei signori Gargiulo e Decrescenzis a Napoli, essendo un vaso a tre manichi, ha nell'unica sua faccia Minerva in- nanzi ad una colonna col gallo, ma lo scudo è ornato di una testa di toro ".

« In tutti questi vasi il disegno delle figure nere su fondo rosso, ci porla allo stile antico della pittura, se non al primitivo, almeno ad una imitazione di esso, siccome parimente la qualità della iscri- zione ci attesta un'età remota, in che questi giuochi di Minerva eb- bero luogo, e furono premiati con tali diote. Vasi con simile sog- getto, ma disegnati con figure rosse a fondo nero, i quali son di tem- pi posteriori non si son mai rinvenuti ad eccezione di un vaso pub- blicato dal Passeri ^, ove il coronato Apollo sta seduto suonandola lira . accompagnato da due donne: il rovescio presenta un giovane che conduce un cavallo; due colonne con galli chiudono tanto la parte principale, quanto 1^ opposta del vaso. Pare che il vaso abbia servito di premio ad un vincitore nei giuochi d'Apollo a cui sicco- me sole ben si convengono i galli ^ ".

TAVOLA CCIV.

\bbiamo storicamente da Livio che i misteri di Bacco erano slati celebrati da donne, senza che vi fosse introdotto alcun uomo. Tre giorni dell'anno erano stali destinati in oiigine a ricever quelle che si presentavano per essere aggregate a tal società , dove ognuna a

1 Laborde, Coli, de vas gr. ioni i, di premio, fase n, tav. x.

y\. ^3. 3 Pinofka , Il museo BarioldiaDO ,

2 'l"om. 11, lab. cLxxxi, P«iiùlk.i vasi Vasi dipinti, pat;. 65.

TAVOLA CCIV. 17

SUO tempo esser poteva sacerdotessa. Ma Pacula Minia di Capua inalzata a tal dignità introdusse de' cangiamenti e delle novità in queste pratiche religiose, spacciando che le fossero state ispirate dai numi celesti. Fu essa in fatti la prima che ne aprì l'adito agli uo- mini, ammettendo due de'suoi figli Minio ed Erennio '. Chi sa che questa donna davanti ad un'ara nella tav. presente non sia una del- le indicate sacerdotesse? In mano par che abbia un uovo, e questo entrava per molti rapporti tra i simboli de'misteri ^ , e trovasi non di rado entro le tazze fittili de sepolcri. Dico pertanto esser questa una sacerdotessa de'misteri, non per altra ragione che per aver trovati molti soggetti dipinti ne' vasi, e relativi a Bacco ed ai suoi misteri, un de^quali può esser pure questo che esamino. Non ostante, poi- ché il soggetto può esser di tutt' altra significazione, così mi faccio un dovere di prendere in considerazione quanto è pure stato scrit- to in un"" onera del d'Hancarville, dove è riportata con interpelrazione questa medesima pittura.

« Questa ci fa vedere . secondo lui , una giovanetta davanti ad un altare con una betile che sembra consultare. Democrito ci- tato da Plinio ^, diceva che la pietra portante fra gli altri nomi quello di hieromnemnn era stimatissima per la divinazione. L'ecu- mene altra pietra simile alla silice e che si trovava jiella Battriana, posta sulla testa produceva nel sonno de"" sogni ch'equivale\ano a degli oracoli, e pare che iin oracolo attenda questa giovanetta ^ n. S' io cercai un" altra spiegazione a questa pittura , mi v' indusse il non conoscere legame alcuno tra queste pietre e la pittura che fu trovata entro un sepolcro. Non era. a senso mio, capricciosa del tut- to la scelta de'soggetti che si dovean trovar dipinti ne' vasi, quando ponevansi dentro i sepolcri, ma piuttosto, cred'io, vi si cercava una qualche analogia fra la pittuia e \ uso che se ne faceva. Quando

1 Liv. XXXI, 8, I 3. 4 D Hancarville ap. David Antiqui-

2 Mnnum. etrus., ser. 11, pag. 6^9. K^s fiirusques Gr. et Rom. totu.

3 Lib 37. I, pi- Lxvu, pag. loa.

J ò DEI VASI FITTILI

pul)blicai le mie spiegazioni dei bassirilievi eli-uschi nei cjneraii di \ ultei ra. ove la storia della guerra Tebana vi si trova ra]ipreseata- la, mostrai come tulli tjue bassirilievi ronlenevaiio un cjualche sini- l)olo relativo all'oggetlo funebre pel quale erano siali scolpiti ', e cre- do che anche ne vasi dipinti contengasi una simile relazione.

TAVOLA CGV.

Questa composizione è presa da un vaso nel Museo Britannico per lo innanzi posseduto dall^ Hamilton. E stata incisa nel museo dei suoi vasi pubblicata dal D' Hancarville ^ ma senza alcuna spiegazione: lo ha peraltro riprodotto il dotto Millingen , ad oggetto , cred"" io , di accompagnarlo con una interpetrazione tanto erudita quanto soddi- sfacente, e dalla quale, io riproducendola, trarrò lumi e conferme a più chiara interpetrazione del significato d' altre pitture del genere stesso, e perciò la riporto qui senza introduivi nessun cangiamento.

« Il soggetto , egli dice , rappresenta la morte di Procri inavve- dutamente uccisa da Cefalo, una delle favole Attiche le più popo- lari ^: storia altamente romantica e sentimentale ».

« Cefalo uno dei discendenti di Elena 4 sposò Procri figlia di Erecteo re di Atene. Dimoravano essi a Torico nell'Attica, vivendo in perfetta unione, finché lAurora invaghita della bellezza di Cefalo, lo rapì. Ma trovatolo costante nella di lui affézzione per Procri , la Dea lascioUo tornai'e a lei , non senza malignamente ispirare al gio- vine dei dubbi di gelosia , ed il di lui inconsiderato tentativo per

1 Monumti etruschi ,, sev. i , tavole

LXI-XCIV

2 Vases d'Hamillon, lom. u, pi. 126.

3 Pherecydes. Fragm. pag. las. A- pollodorus, lib. i , cap. g, e lib. Ili, cap. i5. Pausaaia, lib. i, cap. 37. Hygin. Fab. 189. Ovid. me- tanuorph. , lib. \u, vers. 800. So« focle ed Eubulo hanno composto tragedie, il di cui lilolo è Procri.

4 Gli antichi non sono d' accordo rapporto ai genitori di Cefalo ; alcuni lo suppongono figlio di De- ione , altri di Mercurio e di Er- se, quindi alcuni autori moderni hdiino ammesso, ma senza ragioni sufficienti, l'esistenza di due per- sonasc;! che portassero il nome di Cefalo.

TAVOLA CCV. jg

accertarsi della fedeltà di Pi'ocri , riuscì fatale alla loro scambievole felicità . Dopo una lunga separazione , e dopo diverse avventure , essi r icone iliaronsi di nuovo e tornarono alla loro primitiva resi- denza » .

ce Cefalo sempre appassionato per la caccia, si alzava giornalmen- te col sole , e scorreva le vicine foreste delP Inietto in cerca di sal- vaggiume . La di lui assenza frequente alla fine eccitò la gelosia di Procri , ed ì di lei sospetti essendo accresciuti da insidiosi rapporti, essa un giorno lo seguì segretamente per osservare i di lui passi : Cefalo dopo la fatica della caccia , ebbe voglia di ritirarsi a cercar ricovero e riposo in una ombrosa valle . Ivi egli giaceva oppresso dalla fatica e dal caldo , e frequentemente , nel linguaggio figurato dell'antichità, invocava una nuvola ( Nefele in greco ) ' per tem- perare l'ai'dore del sole, e rinfrescare laria con gentil rugiada. Procri che era nascosta in un vicino boschetto, sentendolo esclamare.' Nefele! Nefele! fu ingannata dall'ambiguità della j)arola ^ e credè che chiamasse una ninfa che egli aspettasse in quel luogo. Frenetica di gelosia. Procri non potè più a lungo trattenere la sua impazienza, ma saltò fuori dal suo nascondiglio per rimproverare Cefalo della sua infedeltà. Cefalo sentendo il rumore delie foglie , e credendo che fosse occasionato

Ovidio nella sua descrizione di questa storia h;i sostiluito Aura o gentil venlicpilo in vece di Ne- fele ; non dubitando sulla neces- sità di preservare nel linguaggio latino r ambiguità d' espressione che occasionava la catastrofe. Ri- spetto ad altro il di lui raccunlo concorda con quello di Ferpc'de. Ved. Ovidio, Metaraorf., lib. vn, vers. 808 -Sai.

Bisogna ramtnent.arsi che gli an- tichi personifieavnno i diversi cor- pi aerei, ed oftVivano loro dei sa- crifizi, o per ineelio dire sagiifi-

cavann alle divinità che su di loro presiedevano. Fra gì' inni ascritti ad Orfeo ve n' è uno in onore delle nuvole (inno i3). Si sono al- zati altari ai venti iu diversi luo- ghi, e Senofonte parla di un sa- crifizio offerto a Borea. De Cyri Exped. lib. IV. Quindi 1' invoca- zione a Nefele che ci sembra un concetto strano e puerile era ve- duto anticamente in un diverso aspetto. Nefele era un nome usato in Grecia , ed era (quello fra gli altri della moglie di Atamante ma- dre di Frisse ed Helle

DEI VASI HTTILl

(la qualche beslia selvaggia, tirò imprudentemente il suo dardo inlalli- biJe ' e Ieri 1 inlelice Procri " ».

« 11 pittore ha scelto il punto del tempo in cui Procri, avendo ricevuta la ferita mortale , è caduta in terra , e tenta di estrarre la freccia dal suo corpo ^ . Cefalo che ha scoperto il suo errore sta in piedi vicino a lei, e sembra essere in profonda afflizione. Una per- sona di età dal lato opposto è Erecteo padre di Procri ; egli sem- bra accorrere sul posto della scena desolante , e rampognar Cefalo per la morte della sua figlia . Fu di fatti per opera di Erecteo ■♦ che Cefalo fu intimato dinanzi alV Areopago, e condannato all'esilio ".

« Un uccello colla testa di donna che svolazza sopra a Procri sem- bra inteso a rappresentare Nefele o una nuvola. Questa figura è in- trodotta nella composizione non solo per esprimere la causa della catastrofe , ma anche per ispiegare ciò che accadde prima della mor- te di Procri , quando essa riconobbe , benché troppo tardi, che la sua gelosia era senza fondamento ^. Tutte le circostanze della storia sono cos\ implicate, secondo l'elegante descrizione d'Ovidio ».

« La maniera usuale con cui gli artisti greci rappresentavano i Venti ^ , r Iride 7 , 1' Aurora ^ , ed altre meteore era sotto la forma umana, alla quale aggiungevano le ali. Sembrerebbe quindi che la. per- sonificazione di una nuvola dovesse esser fìesurata nello stesso modo:

1 Questo dardo, eJ il ceUbre canf" l>;iel.i|>s furono dali a Cefalo ila Procri, che li ricevè da Diana, o secoudo alcune iradizioai da Mi- nosi l! dardo ave\a la proprietà di co!»lierp sempre l'oggeuo verso il quale era diretto; il cane avea qut'lla di non lasciar mai scappare la sua preda . Antonino Liberal., cip. 4'-

a Gli autori antichi divcfìlHcann un poco Ufi dar conio delle circo- stanze. ApoUodoro e Pausania di- cono soltanto elle Cefalo ammazzò Procri accidcntalmenle mentre era-

no a caccia insieme. Ilygino dice che Procri per la sua gelosia del- l'Aurora, s'indusse a seguir Cefalo alla foresta,

3 Ovid. metamorfosi, lib ii, verso 8/io 847.

4 Schol. ad Eurip.Orest. vers. i643.

5 Ovidio meiamoif., Ilb. vn , verso 85 1-860..

6 Stuart , Aniiq. of Aih , tom. 1 pi. 12, 19.

y Peintures des vases grecs, par I.

Millingen, pi. 1. 8 PI, VI.

TAVOLA CCV. 21

ma il pittore ha deviato dalla regola generale , ed ha espresso la na- tura aerea delle nuvole non solo colle ali , ma coli' intiera figura d' uccello , eccettuata la testa. È probabile che Aristofane alluda a questa innovazione, e che abbia in vista vina simile figura, quando in un passaggio di una sua commedia intitolala le Nuvole ' mette in ridicolo le nuove opinioni religiose introdotte dai filosofi, e le nuo- ve forme da essi attribuite alle nuvole e ad altre meteore ».

« Una figura cosi priva di grazie , cosi inelegante nelle sue pro- porzioni, e che non poteva mai presumersi essere invenzione di ar- tisti greci, è facilmente distinta come una delle mostruose produzioni della mitologia egiziana. Difatti sui monumenti di quel paese ^ l'ani- ma ^ e r etere o il principio divino sono ambedue rappresentali sot- to la forma di un uccello di rapina , al quale è spesso aggiunta una testa umana. La credenza che Tanima fosse una emanazione dell' etere è forse il motivo dell identità nel rappresentare l'una e l'altro. Que- sta dottrina che prevaleva anche in Grecia 'i, veniva dall Egitto nella

1 Arisi, ili Nub., verso 335-P. Le espressioni yafi-^oO? oìwvoJ; siguiGca- no che la forma generale era quella di uccelli di rapina ; il iDozaixou; iy.jTo-f]\i'^y'>y- Tuycu probabilmente re- ferisce alle leste mostruose con serpenti in vece di capelli , che ereuo aggiunte a queste figure . Bisogna rammentarsi che in que- sto passo si deve concedere qual- che cosa al linguaggio figurato della poesia.

a Sulle munimie, una figura simile SI Tede svolaz/.ante sul corpo del drfunio, e si suppone cun ragione «he rappresenti l'anima che parte Descripl. del Egypte. Antiq., toni. Ili, pi 62, loti). IV, pi. 2J, nuni. Vi, et pi. «7, num. c).

3 HorapoU. Hieroglyphica , cap. 7. ed I I . Anaximenes aera Dcuiu

p"as. Tom. III.

staiuit , Inde Anayagoras qt:iac- cepit ab Anaxifnene disciplinfim. Kam Pylhagoras qui censuit, aui- mum esse pur naiuram reiuni o- mnium intentum et comraeantem ex quo nostri animi carperentur. Cic. de Wat, Deor. , lib. 1 , cap. 10 e II.

L'opinione del ritorno dell ani- ma air etere dopo la morte è espressa in una iscrizione elegiaca anticamente situala sulla tom- ba dei guerrieri Ateniesi che fu» rollo uccisi davanti Potidea nel- l'anno 432 prima della nostra era. Questo interessante moniuueiito paleografico che è ora nel iMusco Britannico è stato illustrato dal Visionu nella sua memoria sui marmi d'Lig., pag. 179. 4 Ileiodot., Iib li, cap. Si.

4

DEI VASI FITTILI

sua oiii^ine. Figure di tal genere si veggono sj)c'sso sui vasi ', e par- licolaiinenle su quelli tli un'epoca remota, dove sono introdotti, semplicemente per ornamento, senza alcun significalo definito. In un periodo successivo, allorché accadde innovazione nelle opinioni reli- giose, esse furono applicate nella slessa maniera come in Egitto per rappresentare corpi aerei . 11 presente monumento ci olire esempio di tale applicazione n.

« Le forme attribuite alle arpie dagl' ultimi poeti furono prese da queste figure ; ma modificate , e coU'aggiunta delle braccia, prO' babilmente ancora fu presa la forma dell'intiero corpo, il che si os- serva nel busto e nella vita simile a\V uomo, nell' istesso modo delle sirene che noi vediamo rappresentate sopra varie opere dell' arte , e le di cui forme sono state attinte dalla stessa origine ^ . Fino ad ora peraltro ninna figura di arpia sotto questa forma è stata scoperta ».

« L^ esame di questa questione suggerisce una osservazione mol- to importante, e che sparge molta luce sul linguaggio simbolico degli

1 Figure (li questo genere con vari altri animali sono spesso trovate su quei vasi che a motivo dello antico e rozzo stile di disegno , sono chiamati Egiziani. Il fondo di questi vasi è di un giallo chia- ro, come il legno da scatole, eoa figure nere e rosse. Si è creduto che questi possano essere i vasi Tericlei che alcuni antichi scrit- tori asseriscono aver tratto il loro nome dalle figure degli animali ( &f,psi ) rappresentali su di essi. Ateneo, lib. ii, cap. i^i. In queste figure l'uccello non è sempre della stessa specie; qualche volta è un falco o un allocco, qualche volta un cigno. Fra quelli pubblicati si osservano le seguenti varietà.

l." Della specie dell'allocco: in compagnia del leone, dello capra, del cervo , e di altri animali . D'Hancarville, tom. ii, pi. 86.

Il.° Un uccello ( forse un'aqui- la ) con testa e braccia umane è rappresentata suonando sul doppio flauto: in faccia ad esso vi è una aquila. Ib., tom. i, pi. gg-

III." Un cigno colla lesta e braccia di donna ; ha dinanzi un cigno piccolo. Tischbein, tom. ni, pi. 5g. Vases Coghill, pi. 36.

L evidente che in queste com- posizioni la figura in questione è meramente un ornamento fanta- stico . Nel vaso panatenaico ( v. pi. ni, n.° 2,) si vede l'allocco o civetta, emblema usuale di Miner- va, coll'attributo addizionale della intelligenza. E lo slesso sulle mone- te della fsmìgliaVaIeria,dove quel- l'uccello apparisce insieme ad un elmetto, uno scudo ed altri attri- buti di Minerva. Ved. pag. io. a Winkelmann, Monum. inediti, tav. 46.

TAVOLA CCV. l3

anticlii . Sui monumenti Egiziani ora menzionati noi vediamo che la testa umana aggiunta alla figura di un uccello, non alterava il si- gnificato dell' emblema , ma solamente esprimeva un attributo acces- sorio d intelligenza ».

« Questo punto accertato conduce ad una facile spiegazione delle altre figure che uniscono le due nature luiiana ed animale; fra queste vie la figura che forma il tipo usuale delle monete di Napoli, e di altre città di Campania. Il nome di Ilebon o Bacco dato a tale figura è in- tieramente ar])itrario e senza fondamento , e noi dovremmo conside- rarlo soltanlo come 1 emblema di un fiume o dell'agricoltura ', che sono generalmente rappresentati colla semplice figura di un bue Ma per tornare alla descrizione della pittura ^ Cefalo è rappresen- tato con una clamide , e la causia o cappello tessalico; porta la clava (ji-Kxlo'j^ usata dai cacciatori, e tiene legato il celebre cane Laelaps ^. Pro- cri che divideva col marito 4 la passione per la caccia, e che in tempo della sua separazione da lui era stata ricevvita fra le ninfe di Diana ^, è vestita di una corta tunica^ come quella che portava Diana stessa, e le Amazzoni. Questa composizione interessante per T illustrazione che a vari punti di archeologia , ha il merito di presentare un soggetto che apparisce per la prima volta sulle opere dell'arte. L'o- rigine del vaso è ignota, ma sembra essere di Sicilia ' ».

1 V. Recueil de quelqiies uiedaiU Giove, ed è lo stesso che Sirio , les grecques inedites par l. Mil- e la stella del cane Eratostene. lingen. Rome i8t2 pag. 8. Catast., cap. 33, v. nota 6.

2 11 Visconii che non avea fatta suf- 4 ^^ V^P ©/-.psoTiz/,. Apollodor. , lib. ficiente attenzione ai vasi greci, ni, cap. i5. Zenofoute de Venat., avea proposta una spiegazione di lib. iv.

questa composizione che non era 5 Callimaco, Hymn in Diau., verso

aff-itlo ammissibile. Egli crede che 2og.

l'uccello con lesta umana sia Mi- 6" Una tunica di questa forma era

nerva che protegge Ercole contro 1' £?w,^t; , o £Tc^ofx«;/jit)o; x'-''^"

Teodamante. La figura femminea Pollux. lib. vii, 48. Ved, le mie

egli suppone essere Deianira, che osservazioni su questo soggetto ,

armata in difesa del suo marito Peintures des vases grecs , page

Ercole, tu ferita da Teodamanie. 5i, not i.

Mus. Pio CI., toni. IV, pag' 83. 7 Millingen ancieni unedidel monu-

nota a. luents etc, pari. 1, tav. xiv.

3 Questo cane fu posto in cielo da

•4

TAVOLA CCVI.

Qiiaiulo il eli. sig. Millingen spiegando l anlecedente lav. CCV da aU'uccello con volto umano ivi dipinto, la interpetrazione di nu- be , oppui- Nefele non adduce in prova dell' ipotesi daini emessa nes- suno esempio o sostegno al proposito; ma quando poi ci propone il sup- posto che possa essere mediante quel mostro figurata un'anima, ne allega irrefragabili testimonianze di scrittori, e di monumenti ', spe- cialmente di que\lell Egitto , dove 1' anima fìguravasi da un uccello con volto umano. Ove altre volte io pure volli provare lo stesso, ri- portai de'monumenti che ciò manifestavano chiaramente^, non senza documenti assai forti di scrittori che lo ratificano. E difatti assai naturale scorgere nella pittura del eh. Millingen Procri già spiran- te e neir atto che 1' anima uscita dal di lei seno sen vola via.

Con questo esempio , e per le ragioni medesime dirò che nella tavola presente CCVI sta davanti ai cavalli una figxu-a dell'anima, e la giudico tale, nel rammentarmi d'aver già detto che ove aitici vede sirene ed arpie in sembianza d'uccelli con teste umane, io vedo non dirado un'antica maniera di rappresentare l'anima umana, spogliata del corpo mortale, allorquando gli è concessa la bevanda mirabile del- la immortalità. Non è uccello umana figura, ma un aggregato di parti gerogliGcamente connesse a rappresentare l'anima. Le si con- cede la testa umana a far vedere il vero tipo dell' anima , perchè dicevano che in essa risiede ^ . Ila corpo di volatile rivestito di penne , onde mostrare un'anima clie sgravata della corporal salma è resa leggiera per esser capace d'elevarsi agli Dei. Le purificazioni ugualmente che le virtù nelle quali si è esercitata 4, la rendono e- gualmente agile e pronta a tale elevazione ed approssimazione alla divinità^, simili appunto agli uccelli che si elevano in aria colle lor

1 VeJ, pag. 21 not. 3. 4 '^'. ««"■■• V, pag. 3ia.

a Monum. etr., ser. vi, tav. 114. 5 Ivi, pag. 296".

3 Ivi, tav. Oa, num. a.

TAVOLE CGVl E CCVII. a5

ali '. Anche la frequenza colla quale s'incontrano questi mostri nei vasi dipinti ^ in paragone della rarità loro nelle altre opere d' ar- te m' è di qualche conferma che piuttosto anime che altri soggetti possano esprimere per essere sepolti nelle tombe dei morti.

Spiegato quel simbolo , resta men difficile trovar qualche senso nel restante della composizione di questa pittura. \i si vede un uomo sul carro, i cui cavalli sono accompagnati da Mercurio; e que- sti è il nume che suole condurre le anime al destino loro dopo la morte. I suoi cuturni alati ugualmente che il petaso in testa fan fede esser egli il Mercurio infei-o ^, o conduttore delle anime. Sarà dun- que la figura curale colui che dopo morte s'incammina verso la re- gione sotterranea dove passano le anime dopo essersi sciolte dalla salma mortale. Minerva sarebbe anch'essa qui bene adattata ad atte- stare delle virtù che richiedonsi , almeno nei misteri, a chi brama il promesso godimento dopo avere abbandonato questa terra per ope- ra della morte, come ce ne istruisce chiaramente Cicerone, ove dice che nei misteri si usavano certi segni atti a rammentare agl'iniziati, che vivendo bene si assicuravano uno stato migliore dopo la morte ''. Non è ella Minerva un segno manifestissimo della virtù che accompagna colui che passa trionfante nella regione delle anime? Questo vaso inedito proveniente dagli scavi di Vaici è collocato nella R. Galleria di Firenze, ed ha per suo i-ovescio la pittura che segue.

TAVOLA CCVII.

E ormai superfluo, eh' io mi trattenga gran fatto a ragionare di questa rappresentanza , la quale già comparve più volte , sebbene variatamente in questa raccolta di antiche pitture. Ecco in mezzo alla composizione il solito Bacco , o vogliam dire un sacerdote del nume che tiene in mano il corno potorio significativo della bevan-

I Monutn. elr., spr. v, pag. 367. 3 Ivi, ser. 1, pag. 64, e seg.

a Ivi, spf. \i , tav. G5 , num. 6 , 4 Iv'i, p3g. 392, e ser. 11, pag. !23.

pag' 49-

ab DEI VASI FITTILI

<ìu nettarea, per mezzo della quale passar doveano in altra vita al godimento dei bene le anime di coloro che praticavano le iniziazio- ni ' dei misteri. N' è un sicuro indizio quel ramo di fronde , col quale sembra in certo modo volersi coprire il sacerdote amman- tato , mentre ripeto qui pure, come ho dello altrove, che le foghe sii^nificavano ombra e mistero ^. Gli atti del salirò e della baccante che gli stanno allato , mostrano^ cred io, colla lor similitudine alle mos- se del ballo, e della letizia , quel contento che si diceva infonder- si dall'esercizio dei misteri nell'animo degl'iniziati , per cui non dubito che questi satiri e ninfe bacchiche dipinte costantemente attorno ad un sacerdote che porta in mano il ri thon o a.nlico bic- chiere non sieno figure d' iniziati che attendon da Bacco i benefizi loro promessi nei misteri che praticavano ^. qui mi occorre il ripetere che Cicerone svelò in parte la causa dell allegria portata in certo modo all' ebrietìi; dicendo che alludevasi alla promessa letizia d' una vita futura, giacché di ciò ragionai altrove e non breve- mente 4. Ma la varietà colla quale queste rappresentanze furon trat- tate dai loro pittori fan chiaro vedere che non soleva essere un solo il senso allegorico in esse racchiuso. Tuttavolta peraltro noi dobbiamo principalmente ravvisarvi la memoria di un baccante, non peraltro nel modo positivo che celebravasi dagli antichi . Il vaso finora inedito contenente queste due ultime tavole proviene dagli scavi dell antica Vulci, ed è situato decorosamente fra molti altri della stessa provenienza, nella R. Galleria di Firenze. Le sue figure sono tinte in nero sul fondo di color di terra cotta ; e vi si vede qua e sparsa della tinta di color violaceo, come è consueto delle pit- ture di questo stile.

i MoDUtn etr., ser- ii, pag. 438; e 3 Ivi, pag. 445»

set. V, pag. 282, 368. 4 Ivi, ser. 11, p- iio, 56i,

a Ivi, sei', v, pag. 259.

TAVOLA CCVm.

Qui vediamo in luogo del chiineiico volatile star davanti ai ca- valli un uomo sedente con uno scettro nella destra , e poiché le altre figure della composizione sono in piedi, fa d'uopo il supporre che vi sia qualche ragione rilevante per ammettere queste varietà di posizioni. Ebbi occasione pertanto nello scrivere dei monumenti etruschi, di far vedere come gli antichi a mostrare la situazione in- fernale di qualche individuo, lo rappresentavano assiso. Plutone, per via d'esempio è quasi sempre figurato in tal posizione; cosi Te- seo ed altri mitologici personaggi '. Chi dicesse pertanto esser qui pure il tartareo nume Plutone sedente con scettro in mano in qua- lità di regnante nella di lui reggia sotterranea , io non credo che sarà lungi dal vero. In questo caso le due figure che vedonsi sulla qua- driga son da considerarsi anime d'eroi che giungono al loro destino, vale a dire alla casa di Plutone ricevitore delle anime che vanno agli elisi * . L' antecedente composizione della tav. CCVI ci conduce a pensare in questa guisa, poiché in ambedue troviamo davanti alle figure curuli o il tipo delle anime eh' è il volatile a faccia umana . o il ricevitore di esse ch'è Plutone. Noi vedremo in seguito questo soggetto replicatissimo fra le pitture dei vasi, ma sempre variato nella esecuzione, come anche nella quantità delle persone che vi s'intro- ducono e queste non sempre intelligibili neppure agli esperti eru- diti. Non ostante io m' ingegnerò di esporre in seguito quel tanto che ci sapi'ò intendere, ora so dir cosa veruna dei tre personaggi che stanno in piedi al di de' cavalli se prima non riporto altri esempi di simili soggetti. Questo vaso finora inedito nella R. Gal- leria di Firenze fu trovato nel territorio Vulcense.

i Monura. etr., ser. i, pag. 177. 106, 2^0, il{<ò, 3ti5 . e ser. 11,

ai'Ivi.^pag. 44, 45, 48, 5o, 74, 92, pag. 7a3.

28

TAVOLA CCIX.

Sembrami cosa ormai sicura che la composizione di un bacchi- co sacertlote col ritlion consueto in mano, portando un ramo di fron- di , ed attorniato dai satiri sia una composizione faceta che alluda al godimento delle anime nella vita futura. Di ciò dissi non poco spiegando la tav. CCVII , dove si vedono i medesimi satiri col sa- cerdote ; ma quelli mostrano 1' atto del ballo che più chiaramente manifesta 1' esercizio sollazzevole d' una vita beata. Difatti noi ve- demmo in ambedue questi vasi da una parte le anime che in qua- lità di trionfanti eroi su de' cocchi , accompagnati dai numi si por- tano agli Elisi, ali ingresso de'quali sono attese da Plutone o da altre anime , nel consorzio delle quali son destinate a godere ; e quindi nell' avversa parte d' ambedue vediamo nelle mani d'un bac- chico sacerdote, o di Bacco medesiimo la piacevole bevanda del vino che uguaglia il nettare divino ', che le anime debbon gustare per essere a parte del godimento promesso loro negli Elisi; godimento che esprimesi materialmente nel vaso potorio, dove è supposto il vino, come anche nelle figure itifalliche e nella danza.

Questo vaso, che va or-nato anche della pittura ch^è nella tavo- la antecedente fu trovato negli scavi di Vulci , ed ora conservasi nella R. Galleria di Firenze. È peraltro la prima volta che dassi a luce colle stampe , avendone io slesso calcalo diligentemente il di- segno nel vaso originale , noii meno che nell altro che vedeznmo alla tavola CGVI. Misi qui inciso il vasetto perchè se ne veda la forma, e per sodisfazione di chi da essa trae argomento dell uso che te ne faceva. W aggiunsi anche la cifra che vi si trova sotto al piede , la quale in molti è ripetuta , ma sempre variamente , ne i glossologi convengono ancora se sian caratteri leggibili stante l'ecces- siva lor varietà.

i Ved. la spiegazione della lav. vu della ser. n, Monum. elr.

*9

TAVOLA CCX.

« Volendo Minerva colmar Diomede di gloria, l'aveva anlmato^di una forza soprannaturale , ed aveagli ordinato di non ritirarsi dal combattimento, se non quando vedesse una divinità mescolarsi tra i combattenti e battersi in favore dei Troiani ; e frattanto non ne aveva esclusa che Venere . Allorché Diomede vide Marie nel rango dei nemici, feilele agli ordini della Dea, ritirossi dal campo di batta- glia , occHpandosi a meditar la ferita che avea ricevuta. Pure Mi- nerva avendo ottenuto la permissione da Giove d andare acondjat- tere con Marte, va a trovare Diomede, 1 esorta a rimontare sul suo carro , e vi si pone ella stessa al suo fianco . prende le redini , e corrono insieme a misiuaisi col Dio della guerra «.

ce E forse questa scena delP Iliade , che 1' artista ha voluto rap- presentarvi ? Il guerriero che sale sul cario tratto da quattro cavalli, da Minerva trattenuti, non sarebb' egli Diomede? Vero è clipei non porta 1 armatura completa di cui Omeio 1 ha rivestilo , e che d al- tronde non polre!)hesi dar contezza di tfuell^ uomo eh è assiso da- vanti ai cavalli, ed ancorché s'immagina'^se ch'egli sia Sienelo lo scudiere <li Diomede , di cui Minerva prese il posto, non si potrebbe immagi- nare il percliè il [littore F avesse rappresentato sedente ».

« Forse 1' artista ha voluto figurar piuttosto Erittonio 1' inven- tore delle quadrighe; la presenza di Mineiva è necessari i e come madre d Erittonio. e perche si fa 1' onore a lei stessa d esser 1' in- ventrice di quei cocchi. In questo caso il pittore avrebbe scelto il momento, in cui Erittonio slancia i suoi cavalli alla carriera, o quando li riconduce dal corso , mentre fu immaginato eh' egli avesse intro- dotta la corsa nelle jjanatenee, che secondo alcuni autori, erano i più antichi giuochi stabiliti in Grecia. In quest'altro caso la figura seduta rappresenterebbe uno dei giudici che presedevano a questi giuochi ".

« Sebbene una tal congettura ci sembri più probabile che la prima, noi abbiamo credulo doverle proporre ambedue, e lasciarne la scelta Vas. Tom. II f. 5

ÒO DEI VASI FITTILI

.-(i lettori , che non mancheranno di osservare la beltà del disegno Ielle ligure sopra un vaso di fondo bianco: qualità che lo distingue per esser più antico di quelli a fondo giallastro ' ".

Questa spiegazione, eh' è del eh. sig. Lal)orde . non disdice alla raupresentanza qui dipinta, ma siccome la pittura molto assomiglia alle antecedenti , e specialmente a quella della tavola CCVHI , cosi non disdirà neppure il supporvi qui ancora Plutone inatto di rice- cevere Tanima d'un eroe accompagnata dalla divinità. mentre figura vasi anche presso i gentili che le anime degli estinti andavano a riunirsi con Dio ^.

TAVOLA CCXl.

La maggior semplicità che usar si possa , rappresentando un' a- nima fatta eroe nel portarsi da questo mondo agli Elisi, dopo avere abbandonata la spoglia mortale, sembra posta in opera nella presente composizione, ove una quadriga guidata dal suo auriga è preceduta da un cane. L' auriga è dunque 1' eroe trionfante , e il cane tra le costellazioni sta ad indicare il mese di novembre ^: stagione autun- nale in cui ricorreva la commemorazione delle anime 4, in onore , di che , io credo che si dipingessero questi vasi ora trovali coi cadaveri .

Ad efietto poi di recar maggior tuono di venerazione a tali ani- mastiche dottrine si spacciavano dai sacerdoti, e demiurgi dei misteri praticate fin da tempi antichissimi, e davasi per conseguenza un carattere d'antichità alle pitture medesimeche le rappresentavano. Ne abbiamo un chiaro esempio nelle vesti dell'auriga di questa pittura medesima, dove non se ne intende l'andamento. Maggiore affettazione d'arcaismo ci fan

1 Colleciion des vases grecs de M. 366 e seg.

le compie de Lamberg eNplitjuce 3 Ivi, ser. vi, lav. Fa, pag. 17,

el publiée par Alexandre Laborde, num. 3.

tom. II, Paris i8a4j pl- xi, p. i5. 4 Ivi, ser. i, pag. i52, 544- a MoDumcnti etruschi, ser. 11, pag-

TAVOLE CCXl E CCXn. DI

conoscere le varie epigrafi che ornano il vasello, nessuna delle quali per altro si può leggere, e molto meno intendere , ancorché quasi ogni lettera abbia una forma corrispondente a qualcuna dell'alfabeto sebl)en antico dei Greci. Cosi voleasi far credere, com'io penso, che il linguaggio ivi scritto fosse di tale antichità , ed ormai da tanto tempo messo in disuso da non potersene più intendere il senso.

Questo vaso dipinto soltanto sulla spalla è fin ora inedito tra i vasi fittili della R. Galleria di Firenze. La sua vernice è d'una squi- sita delicatezza e lucidezza, ed in tutto ben conservato. Non è molto che fu trovato nel teriilorio di Vulci. La spiegazione della tav. LXIV di quest'opera può servire di maggior lume all' interpetrazione del- la presente.

TAVOLA CCXn.

Una tazzina di finissima terra, di lucidissima vernice , e di assai bella forma contiene in giro la pittura che qui per comodo ho divisa in due compartimenti. La riporto in rame tal quale io la trassi cal- candola dall' originale , ove non è che il color nero costituente la sagoma delle figure, senza che nessun tratto ne segni le interne parti. Così vediamo il color nero segnar il sito per quattro cavalli, come le gam- be loro lo mostrano, senza che sian distinti con segni i loro corpi, come ordinariamente si vide in queste pitture, ove un graflito distingue gli oggetti che soprappongonsi nel color nero ; e ciò ne insegna che tal grafito vi si faceva dopo che ne era data la vernice nera la quale seguiva probabilmente una tenuissima traccia fatta a pennello sul campo , dopo di che datovi il nero procedevasi a compierne il disegno mediante una punta incisoria . Direi pure che qui si ap- prende a conoscere che le figure poste ordinariamente attorno a questi carri sono arbitrarie , e senza voler indicare un avvenimento speciale di un qualche mitologico eroe, come raramente, ma pur tal- volta s incontra, altrimenti non vedrebbesi tanta varietà d'esecuzione. La tazzina inedita or descritta esiste nella R. Galleria di Firenze col N. i63y dell inventano.

3i

TAVOLA ccxin.

Qni ancora troviamo una bella fjuadriga guidala ria un militare che s'è tratto lo scudo dietro le spalle. Mercurio pi ecede i cavalli, equest'e un indizio assai forte per farci conoscere che questo nume in qua- lità di Psicopompo ha 1 incarico di condurre da questo ali altro mondo le anime che separansi dal corpo umano '. Dunque l'eroe che guida i cavalli è altresì 1' anima d' un estinto che passa agli Elisi. Le altre figure che sono attorno alla quadriga , o che la precedono o la seguono, senza determinati caratteri, le terrei per figure arbitrarie, atte soltanto a fare intendere che l'eroe passa a godere con altre anime della bea- titudine. Che se vi si rappresentasse un fatto speciale della mitolo- gia , i personaggi allora sarebbero sempre i medesimi, e nel medesimo numero, lo che non accade mai d' incontrarsi in queste pitture, delle quali abbiamo avute sott' occhio un buon numero.

TAVOLA GCXIV.

Una quadriga veduta di fronte forma il principal soggetto di questa pittura. Allato da una parte e dall'altra si vedon due donne senza distintivi che ne qualifichino i soggetti , e presso di loro son due guerrieri , il tutto disposto in una maniera simmetrica . Tutto ciò mi conferma che le quadrighe di queste pitture vascularie non alludono ad un determinato soggetto, storico mitologico, ma sono dipinte a rammentare che alle anime degli iniziati separate dal corpo, era promesso di passare in qualità d' eroi tra le anime beate e tra i numi a godere degli Elisi . Noi vediamo difatti che attorno alle osservate quadrighe talvolta son dipinti de' numi ben distinti pei loro emblemi ed attributi , e tal' altra , figure de' due sessi e senza attributi, come in questa composizione, significando, cred'io, gl'iniziati

1 Monum. etrus,, ser. i, pag. iSg, 285.

TAVOLK ocxiv, ccxr E CCXVl. ?3

fnVi eroi, e divinizzai che già parlecipano della beatitudine degli l'Uisi, verso i quali vieti la quadriga che vediamo di fronte. Il vaso contenente le due pitture di queste tavole GCXIII e CCIV è inedito nella R. Galleria di P'irenze col N. 1681. ed ha la figura di una bella tazza dipinta al di fuori, come al consueto.

TAVOLA CCW.

La femmina galante che qui vediamo, la trassi da un bellacrima- lorio greco inedito del Museo Venuti di Cortona; ed in vero la gra- fia dell'attitudine al movimento, nonché del piegar de' panni, tutto spira quel gusto ch'ebbero i Greci nel comporre i loro disegni. La tazza coperta che tiene in mano potrebbesi credere significativa della occultazione in cui si tenevano i misteri del paganesimo da chi pra- licavali; ma in tanta semplicità di composizione, in tanta scarsità di attributi ed accessori, chi potrà mr.i farsi certo del significato di quel- la figura ? Dissi esser la tazza coperta nelle di lei mani un segno di segretezza de' misteri, perchè ordinariamente ad essi paiono rife- rirsi le pitture de' vasi , ma chi può dir ciò con certezza ?

TAVOLA CCXVL

Ecco un soggetto assai comune su i vasi , e sulle pietre incise . come nota il Millin che ne fu il primo illustratore •: una Vittoria che stende la mano verso un uomo barbato , il quale passa correndo sopra'una quadriga. Il dotto archeologo che ne fu l' interpetre, cre- de che l'edera, della quale va inghirlandata la Vittoria, sia manifesto indizio che la vittoria riportata da quell' auriga sia semplicemente allegorica, dovendo alludere alla maniera gloiiosa, colla quale egli s'è disimpegnato da ogni cimento della sua iniziazione; e ne adduce in prova d' aver più volte rilevato simili allegorie '; ed io lo credo per

I Millin, Peintures de vases autiq., a Ivi, psg- 86.

voi. Il, pi- XL.

54 l>Bf VASI FITTILI

alili casi, ina per questo non resto convinto, come un novizio nelle iniziazioni sia decorato di folta barba, che nelle pitture de'vasi suole indicare avanzata età, mentre per ordinario si chiamano adepti, e no- \i/.i nelle iniziazioni le figure di aspetto costantemente giovanile , che in ({uesle pitture si vedono avvolti ne'manti. Non impugnerò che l'aMeqoria si parla dai misteri, ma dovendone proporre 1' allusione, direi piuttosto che l'uomo barbalo significasse colui che ha già per- corso un sudiciente periodo di vita, onde in morte mediante la ini- ziazione e la pratica delle virtù catartiche nei misteri insegnate, sia giunto alla desiderata meta di gloria, che promettevasi in comune coi numi agi' iniziati dopo la morte. Io dissi non poco a provare co- me il passaggio delle anime agli Dei mostravasi mediante il corso d un carro ', e chi sa che ancor qui siasi voluto attendere a questa allusione, ad oggetto di augurare una miglior vita al defunto, presso al quale fu posto il vaso con la pittura che osserviamo. Il Millin invita l'osservatore a pi-estare attenzione ali abito della Vittoria, al carro, al timone e ad altre cose che formano la particolarità di que- sto vaso il quale appartenne all' imperatrice Giuseppina.

TAVOLE CCXVII E CCXVIII.

Protestando il timore d essermi soverchiamente aflìdato al mio parere nell' interpetrare le pitture de* vasi, che fanno mostra di una quadriga, mi credo in dovere di far noto a chi legge il parer de^dotti in questo genere d' erudizione , fra i quali dottissimo reputo il sig. Quaranta, che non ha molto illustrò un antico vaso greco fittile, ov era dipinto questo soggetto medesimo. Non però l^osservalore potrà leg- gere in queste carte quanto ne scrisse già il prelodato archeologo ',

1 Moniui). Ptr. , ser. in, pag. 365. lustrate da Bernardo Quaraiiia ne.

a Le pilUire di un antico vaso gre con tre tavole incise. Napoli i Say

co fittile, appartenente al sig. D. in log!.

Luigi Meschini ec. descritte ed il-

TAVOLE CCXVII E ccwrii. 3^

non comportamlolo s\ estesamente 1 indole di (|iieslo mio lil)iOj ma ne avr'i soltanto il di lui parere quasi in succinto.

Undici figure nere in campo galliccio si veggon dipinte in que- sto vaso ; cinque nella prima faccia , sei nella seconda. Lo stile delia pittura è di tal fatta, che dal eh. espositore è giudicalo di fin- tichità sopraggrande, pari alla Minerva della villa Albani '; ma una più moderna opinione che pitture tali sien fatte ad imitazione delle antichissime, ci dispensa dal teneile tutte per antiche originalmente, potendo essere state fatte meno anticamente di quel che mostrano . Vuole che si riconosca un TJacco nella prima figura barbata eh è nella tav. CCXVIIf ; il ramo di vite che ha nella destra gli fa dare atta- mente da Nonno il nome di ^i'>omy.y-Ao; *, mentre lui maggior tralcio e con uve ha nella sinistra, e dal quale pende un paniere ch^ei chia- ma sjriscos ^, destinato a contenere i frutti dell autunno, massime i fichi a lui particolarmente consacrati. Il capo del nume è mi- trato ed il solo tra mille su cui comparisca il Bacco clirjseomitres di Sofocle 4. Cinta di ederacea corona silfatta mitra, è aggiustala nel- la parte superiore in quella foggia colla quale i Turchi oggidì si adattano il turbante, e come la portavano nei secoli andati le Amaz- zoni. La donna che sta innanzi a Bacco ha in mano un fiore a ca- lice, che par di granato. Indossa la tunica talare con le maniche , ed ornata di una specie di gallone alla estremità superiore che di- cevasi ^ ochthoibos , ed un ampio peplo al di sopra: luna e 1 altra veste con ornamento d' occhietti che usavansi nelle antiche vesti dai latini detti ocidi, orbiculi, circilU orbi cui ad , davi, notae ; e qui l'autore con erudizione profonda e con esempi molti, fa vedere che tali erano le tuniche davate, poiché quell ornato prese la denomi- nazione dalla somiglianza che avea colla testa di un chiodo ^ : e quindi pregiato molto perchè soleva esser d'oro '■■

1 Vinkelmann , Mon. ined. N. Sg. 5 Vid, Foli! Lex. liac voc.

u Dionys, lib. xx, v. laS. 6 Quaranta cit-, pag. 6, noi. (4)-

3 Esich. ia verb. Suptirkoj. ^ Ivi, noi. (5).

4 Xpj<TEOf*tTp/) Oedip. Rex , v. 209.

^5 OBI VASI FITTILI

Vieti poi un Apollo, che suona la cetra, vestito come l'osservato Racco. Diiimpello ad Apollo havvi una musa, alle cui spalle osser- vasi una vite, e non è dillicile indovinar ch'ella canti al suono della cetra del nume. L'esser ella tutta nel peplo avvolta, tranne la mano colla (piale so^tien la veste, fa ravvisare in lei Polinnia la musa del- le favole, e 1 esser cosi del tutto ammantata dimostra al eh. interpe- Ire il raccoglimento e la meditazione necessaria a chi dovea ram- mentarsi gli antichi miti per esprimerli poi col canto '. L'alzar colla destra 1 estreiinlà del peplo studiatamente pannoggialo alla maniera favorita delle ballerine ^, ci addita che gli stessi miti erano argo- mento dei canti e delle danze , che in tempi antichissimi le medesi- me persone le quali cantavano, ballavano ancora ^. Tutta la pittura vien chiusa da un Mercurio che sembra guardare la scena. Questi secondo lui è li Mercurio pelasgico 4, di aguzza barba ^ , (piai com - parisce nell'ara capitolina '', ed altrove 7. Di antichissima forma è il suo caduceo Kerykeion ^, ed i suoi calzari pedUa, che rassomigliano a quei di Perseo nelle metope ritrovate non ha guari in Selinunte.

Questo stesso Mercurio ricomparisce nell altro campo del vaso 9, dov'è la quadriga , dietro la c[uale è facile riconoscere Apollo e la l'olinuia osservati nell'antecedente, se non che la testa del dio peta- sato qui comparisce con galero arcadico, e in questa guisa appella- vasi propriamente il cappello de rustici '". La donna che gli va innanzi vestita precisamente come l'altra vicina a Bacco già descritta solle- va in alto la destra, e colla manca imitando le figlie di Celeo. quando uscirono incontro a Cerere " alza le vesti per esser meno imba-

I Ved. lo scoliaste d'Apollonio Ar- i4^ ly^wt-nw/wv.

gonaut 1, 3. 6 Wii.kelmann, Motiuin. ined. n jtg.

1 (.iiein. AleXoiidr. , P.iedagog., lib. j (^uar.inu cit , p. io, veJ in (>iè

II, pag. 2 38 ed, 0\on. (\< (>at;inn le noie.

3 LlH-iaii. TTìii o&/r,7, pag. b[»8. B.i- 8 .Snida, in voc. sim, siine i5tìi. 9 V«fd. la ihv. ccxvii.

4 F.uhtsl. ad lliad xxi , pag. i-ì\\) io N'irgli , Aeneid , lib vii , vrso ed. Rem. i68. Stai. Tlieb , lib, iv, »'. ini.

5 Pollux, Ouornasl , lib iv , .^egui. ii lliiiiu. iu {'tror., v. ; ^6.

TAVOLE CCXVII B CCXVIII. 3 7

razzi! ta nei passi. Ella giiiJa Mercurio, ma il carro che gii è sopra par che richiami la di lui attenzione, e l' obbliglii a rivolgersi al- le spalle.

Il carro è quello che Pindaro chiamò tetraoria ' ed Euripide tetrippon , ovver telrovon harma^, perchè vi erano quattro cavalli. Qui lespositore fa l'erudita osservazione, che malamente alcuni han- no confuso questa specie di cocchio colla Stpp\j}ita, Anche la Sip^^^ia aveva quattro cavalli, ma essi non islavan tutti e quattro di fron- te, come nt'lla nostra quadriga ; erano bensì a due a due attaccati a due timoni, de'qiiali uno principiava dove Paltro finiva ^. Prose- gue Inerudito Quaranta a dar minuto ragguaglio degli arnesi che vestono i cavalli , e della intiera costruzione del carro; descrizioni che meritano d esser note agli eruditi ove mollo possono appren- «lere in quel genere di oggetti per lo più dagli archeologi trascu- rali o del tutto negletti, io posso in modo alcuno supplire , per- chè non s'addicono a quest'opera lunghe descrizioni.

Sul carro sta Minerva armata di lancia e dirigendo i cavalli , ed un uomo di cui si vede soltanto la lesta e porzione del collo e del petto. La treccia dei capelli che esce dal cimiero, e cade bellamen- te sulla spalla dellaDea, èsuo Consuelo ornamento. Dalle pieghe tra- sversalmente segnate sul manto , argomentasi esser questo il peplo soprapposto alla tunica, e fermato sopra Tegida. Tal era quello do- ve ricamate vedevansi le sue gesta , e che nelle Panatenee serviva ad adornar l'antica statua di Mineiva Poliade 4. L'egida è qual fu nella sua prima origine secondo Erodoto ^, cioè una p.elle di capra, che ricopriva il peLlo e le spalle. Le sdriscioline arricciate, in che os- serviam tagliata la sua estremità sono i lliysntioi evplecees ^ quei che la fecero chiamare thjsanoessaii da Omero '. In seguito , come egli dice , la brillante fantasia de Greci le cangiò in serpenti. Vi

I TsTpMp'.x, 0!imp. 11. 8, Pytli. ii, 8. 4 Meiirs Panadien., e. xix.

a TETptffTToy, ovver izTpixjpa-j àofix Eu- 5 Lib. tv, n. i8p

ripida in .Alesi., i/. 42S e 48J. 6 Ilonier., Iliad. B, v. 44^-

ì Euslat. ad iliad., pag. 600, v, 4o. 7 llìad. E, v. ']'68.

Fas. Tom. III. 6

33 DBI VASI FITTILI

manca la testa della Gorgone, tuttoché il primo pittore delle anti- che memorie ve 1' avesse figurata '; questo sorprende il sagace interpetre. Lungo tempo i Greci crederono che per cpiel capo mo- struoso si dovesse intendere sindjolicamcnte una delle qualità che invitta rendevano la Dea munita dell egida; (jualit:i per niente diver- sa dalla contesa, dalla forza, dalla perseguita'/.ione e dal timore, onde quella pelle in Omero è intorno intorno coronata^. Ma gli arlisti col- l'andar de! tempo adottaron l'idea di coloro che in questi attributi vedevano altrettante personificazioni, ed una orrihil testa piantarono in mezzo ali egida, e mille favole finsero per giustificarne 1 inven- zione. Che se un tal cangiamento ai tempi di Aristofane si era già fatto, come è chiaro dalla sua Lisistrata, ecco un altro argomenlo pel eh. Quaranta per confermarlo in quel che disse in principio sulla remotissima antichità di questo vaso. Ma il Quaranta non saprebbe opporsi al supposto che i Greci artisti pittori di questi vasi non abbiano trascurata questa circostanza per dare a quelle opere loro più sembianza di antico stile e di antiche maniere. L' ultima figura di cui ci rimane a parlare è quel personaggio stante alla sinistra di Minerva. Egli è barbato, e nell' aria del suo aspetto ben traluce un non so che di severo. Ciò che gli copre la testa sembra essere una di quelle pelli che gli antichi usavano per difendersi dalla pioggia e dal sole. Della sua tunica appena se ne osserva quel tanto che arriva al petto: il resto rimane invisibile per la Dea che gli sta innanzi. Ma quale è l'argomento che volle rappresentare il pittore nelle due scene di questo vaso? Ecco quello che il eh. Quaranta si accinse a spiegare ^.

Il veder replicati nell'una e nell' altra pittura del vaso Mercurio, Apollo e Polinnia , e questi due ultimi occupare il medesimo sito, ed essere nello stesso atteggiamento, fu chiarissimo indizio pel dolto in- terpetre che tutte le figure ivi dipinte ad un sol fatto appartenessero.

1 Oiner., Uiad., E, f. 338. aog

a Ibid., A, V. 76, A, V. a8, M, v- 3 Quaranta cit., pag. 16.

TAVOLE CCXVII E CCXVIIl. 5^

Ma non crede peraltro che si trovino in quelle figure i protagonisti «lei nostri dipinti , dovremo rivolgerci con tal mira a Bacco , o alla donna che va con Mercurio innanzi alla quadriga. Costei siccome è chiaro , è una persona accessoria , la quale insieme col nume Cil- lenio muove al disimpegno di qualche fitccenda importante. Mercurio, quando non si tratta di portar Bacco bambino per affidarlo alle ninfe, fa per Io più le parti di guida e di nunzio. Apollo e Polinnia nella posizione in che stanno, sogliono sempre animar la scena col canto e col suono; per regola d' arte rimarrebbero coperti dalla qua- driga , ove fossero i principali personaggi dell' azione. Or se è vero che i protagonisti ordinariamente son quelli che si trovano fiancheg- giati dulie divinità , io dico che tali sono in ambedue le facce del nostro vaso, 1' uomo eh' è sul carro alla sinistra di Minerva, e la donna stante inuanzi a Bacco. E quando ne' soli monumenti , dove rappre- sentasi Plutone in atto di rapire la bella figlia di Cerere si osservano riuniti insieme il re delle ombre su d^ una qiiadriga , Minerva al suo fianco , Mercurio che li precede ed una donzella , scopo alle amorose brame del primo, allora si può credere che le due scene del vaso non senza taluna di quelle varietà tanto care alla mano dei greci artisti , a questo fatto alludano. In ciò si conferma il sempre lodato Quaranta pel fiimigeratissimo inno a Cerere trovato a Mosca nel passato secolo , in cui si legge ' che mentre Cora, come i Greci chiamarono quella che i latini addomandarono Proserpina, cog'ieva de' Cori su i colli di Nisa , spalancatasi improvvisamente la terra, ne usci il carro del non placabile Aidoneo , il quale fra le grida di lei che invano invocava uomini e numi, la tolse e portò seco nei tristi regni dell' abisso. ìMa la madre avendo ascoltato i pianti della fan- ciulla, senza saper la cagione , montò sopra un carro tirato da due dragoni, e nove giorni continui per mare e per terra ne andò in cerca, finché seppe da Ecate il funesto avvenimento . Del che fortemente corrucciata si nascose e tolse cos'i la fecondità alla terra. Allora Giove

1 Vers. 4" 7 e seg.

4o DEI VASI FITTILI

spedi IiiJe a placarla . percliè tutta 1' umana genia di sterilità non perisse : in;i Ceiei-e si ostinò a non volai- ricoiii|aiire piiiiia che le si fosse lesliluita la cara figlia. Il che non polendo succedere, per alcuni acini di m«loi^ranato gustati da quasi ultima, (liove ordinò che parie dell' anno passasse con Plutone inU' inferno , e parie colla ge- nitrice; del che Cerere contenta ritornò sidla teira. Or di questo ratto apj)unto , secondo 1' otlinio concetto del Quaranta, rappresen- tandoci gii artisti le scene , spesso ci fan vedere il niomenio in cui la innocente funciidla è sorpresa , il vano resister di lei , la pietà clie ne prendono le compagne , il cader dei calati, e lo sparpagliarsi dei gii colti fiori, cagione a tanta sciagura; talvolta ci presentano lo squallido re dei morti ebrifestante per la cara preda sforzare gli ardenti suoi destrieri per condurlasi frettolosamente ai suoi regni / ma il nostro vaso è il solo monumento dove comparisce il malau- guroso Aidoiieo, che su d'una quadriga muove a rapir la donzella, che air altra faccia del vaso, inscia del suo destino se ne sta con un tìore in mano.

La pelle che ha in testa la figura virile stante nel carro è quella appunto che i Greci dissero A'idos Kjneen ' la celata di Plutone chiamata comunemente anche Skiadion. Essa avea la virtù di rendere invisibile chi la portava, il perchè Minerva ne fece uso, quando sul carro di Diomede combattè contro Marte ^. I cavalli attaccali al coc- chio , che si voleva essere stato d'oro, furon detti Orfeo, Aelone, Nicteo . ed Alastore \ Minerva è la prima volta che , tra gì' infìniti monumenti ne' quali questo fatto è rappresentato , si vegga aiutar Plutone a rapire Proserpina . A Coronea ella ebbe con lui onori comuni, il che ascondeva un mistico senso, al dire di Strabone -K Qui è al suo fianco anche come protettrice dei viaggiatori , detta perciò Keleutheia ^ ; alcuno avrebbe regolalo i cavalli meglio di lei . che fu 1 invenlrice del cocchio, ed insegnò a Bellerofoole l'arte

1 Ilia'l. , K f . 844 *'• ' o-

a Omer., Iliad. cit. 4 Lib. g png. 698, ed Falkon.

3 dHU>liaii. de rapi. Proìiorp , lib> 1, & Fautaii., lìb. ili, p. JS t , ed. Ffcik

TAVOLE CCX'Vll E CCXVIII. 4*

d imbrigliare il Pegaso '. Mercurio comparisce innanzi alla quadriga qual nume eiiodio. ed infernale^. II cullo che a lui tributavasi nel tempio delle divinila Eleusinie a Megalopoli ^, abbastanza dimostra per qual ragione figuri nella favola che trattiamo.

La lioiina che lo precede è 1' Ora , ossia la stagione chiamata dai Greci Eg(>mone . cioj la condoltiera 4 . 11 sjio nome fu espresso mae- strevolmente dal I ili ore. con situarla innanzi a tulle lo altre figure, non escluso lo stesso Mercurio, il quale come abbiamo veduto, aveva il medesimo uHizio. Ma egli solo tullocliè nume non sarebbe stato ba- stevole a tanto, se la Slagione non avesse presentata l"" opportuniti\; e<J infitti Proserpiaa , simbolo della sementa ^ non può S[ O'-arsi ad Aidoneo, cioè diventare invisibile andando sotterra, se non in quel dato tempo dell anno. Egemone , secondo il parer del Quaranta, alza in aria la sinistra nel modo di chi va in fretta, e vuol guardarsi dal dare in qualche cosa che gli venga davanti '' . A ciò allusero gli antichi, quando le detler re[)itelo di celere, per indicare il rapi- do suo cammino '. Egemone rappresenta altresì la stagione in cui la semente viene allidala al suolo per esser fecondata , cioè quel- la stagione die comincia coU'equinozio autunnale, e finisce con quel- lo di primavcia , quando la bella figlia di Cerere sarebbe tornata alla madie. Tanto rilevasi da un in:io Orfico . nel quale si dice chia- ro che neirautunno Proserpina montò sul letto di Plutone ®. Ciò cor- risponde esaltamente ad alcuni versi dell' inno a Cerere citalo di sopra , e ci avverte ancora dell altissima antichità che s' è voluta rappresentare, secondo il Quaranta, nella pittura di questo vaso. Per- chè avendo l'artista posta qui Egemone, dovette certo farsi creder fiorito in quell et'i vetustissima, in cui tutto fanno dividevasi in due sole stagioni 9, Egemone ed Auxo, una che i semi conduceva prima

1 Pausan., lib u , pag. it)» ig^- 6 Quaranta cil , pag. 19.

a Homer. Oitys. xi, v. 6"a5 7 Ovid., Mellita»., Iib. 11, v. 'j6.

3 Pausai), lib. vni, pag, 469. 8 Hymn \xvni, t». 1 /{•

4 Id. lib. IX, cap. Ji, pa^ b(>o, 9 Uvid , Meihain., lib. f, v S64.

5 Colimi., cap Jtxviu, pa^. io.

.{\1 DEI VASI FITTILI

iOltena, e poi fecondati alla supeiTicie del suolo, l'altra che appena spuntali faceali crescere a poco a poco e moltiplicare. Laonde sic- come qui è dipinta Egemone, cos'i nel vaso del principe Ponialowsky apparisce Auxo. nome che in nessuna figura han potuto (inora determi- nare gli archeologi, non escluso il sommissimo Visconti '. La prima con- duce Proserpina fra le braccia di Plutone e la riconduce a Cerere: quella è coperta, e si distingue col fare la condolliera, questa è sim- boleggiata dal serto di tlori che ha in mano, e dalla tunica discinta, che porzione svelando delle ascose bellezze , dimostra i tesori della vegetazione essere in parte comparsi, ma non intieramente sviluppati ^. Aj)ollo e Polinnia intervengono a tutta ragione ed in questa e neir altra scena del vaso. Ambedue sono divinità cosmiche, senza le quali i lavori de' campi non possono prosperare. Apollo (ino ai tempi di Aristotile fu adorato a Delo qual genitore ^ e gli si offrivano orzo e frumento, e talvolta anche delle spighe d'oro, come fecero i Mi- rinei , e gli Apolloniati 4. Musa poi nel greco linguaggio è lo stesso che madre ^. E veramente le muse in origine indicarono soltanto quel- la forza occulta de' fluidi che nel seno della terra combina insieme le cose e le produce ; dalla qual significazione una età men remota trasportolle a simboleggiare la virtù segreta con che la mente va in cerca delle idee, le unisce, e per mez'zo del favellare le vita. Per- ciò in quella prima significazione vetustissima furon dette anche nin- fe ^, e conseguentemente nutrici ': ed Esiodo per dirci che la pioggia dal cielo discende a far germogliare le piante , nomina fra quelle Urania e Talia ^. Per ultimo Apollo e Polinnia son qui anche simbolo del- l' armonia , con che i corpi celesti movendosi influiscono costante- mente alla propagazione delle cose. Ragione che a Pitagora, a Pla- tone, e ad Archita fece parere le orbite degli eterei globi tanti passi

i Veri, la noia (4) <iel Quaranta 5 Eustat. ad Odys. xix, u. 48».

rii pag, ao. 6 Sci»"!, al Theocr. IJ. v, f. a^g, et

a Veli, la lav. ki di quest' opera e l'I. vii, v. 92.

sua spiegazione. 7 Biagi, Mon. Graec. el Lai., p. 6i5.

3 Diogen., Laert., lib. viii, 1, la. 8 Thegon., v 77.

4 Pliilarc. de Pylh. Orac. cap. xvt.

TAVOLE CCXVII E CCXVIU. 4^

di maestrevoli danzatori, che per gì' immensi campi del cielo, al suono di ben temprati strumenti intrecciabsero ordinalissimi balli '. E sic- come le opere dei campi dipendono dalla inlluenza del cielo, pereto le nozze considerale dagli antichi come una specie d arazione 2, da Omero e da Esiodo in poi furon sempre dalla musica accompagnate. Dunque il nostro pittore nel quadro rappresentante la più classica delle favole fisiche, il matrimonio di Plutone e Proserpina, ben con- dusse Apollo e Polinnia in sembianza di cantare il nuziale annatio ch'era un inno cantato quando la sposa conducevasi sul carro in casa del marito ^.

E passando il eh. Quaranta all'altra faccia del vaso, che qui è la tav. CCXVIII, ci avverte, che se quivi Polinnia ha vicina una vile, ciò fìi a si- gnificazione del culto che insieme collo stesso Apollo ebbe in comune con Bjcco, situato all' estremità della scena, in opposizione a Mercurio dipintogli dirimpetto 4; avvertenza che io non saprei ammettere com- piutamente in simile particolare, giacché ho vedutala vile rappresentata assai generalmente nei vasi a figure nere, ove comparisce Bacco, oppure anche qualunque dionisiaca rappresentanza. Ci avverte allres'i IVrudilo espositore che questo vaso è il primo, dove rappresentandosi Plutone che va a rapire Proserpina, in compagnia di lei ci si mostri Dionisio. La qual cosa riduce a memoria al rinomalo archeologo, che ambe- due dagli antichi furono creduli figli di Cerere Calligenia ^, a docu- mento che l vino e le biade fossero le più belle produzioni della terra. Bacco infine si trova presente a questa scena come triloj)atoie, come regolatore delle piogge, come dio dell anno, come signore di tutto il crealo ^.

Proserpina che gli sta innanzi ha in mano un fiore, come colei che simboleggiava il germogliamento e la fioritura. In essa dunque rav-

1 Piai, de Rep. , totn. vii , p. 160 4 Quaranta cit., pag, aa.

ed Bip. Aristol. , De Mundo. ca- 5 liii;hil , Siippl., v 897.

pitolo VI. 6 Gic. de nai. deor., Iib 1, cap. 3oj

a Piai, in Cralil., p. 78. Fiutare. . De Isid., p. Jtti^. Giulitin.

3 Schl. Euiip., Or. V. i385. Or. v, p. 179.

fi^^ DEI VASI FITTILI

vi=.iaino la Kora Phloia ' cioè la figlia fiorifera . E gli amichi per esprimere con poeliche frasi che la rapita figlia di Cerere fosse quel- la nnpunto.che nelle opere delle arli rappresenlavasi con mi fiore in mano . anche quando non era la stagione , dissero che Proserpina allorch ; Aidoneo la ritolse , andava cogliendo dei fiori che la terra avea fatti insidio-^ainenle spuntare con grave meraviglia <le' mortali, perchè fuoi i di tempo ^. Era poi anche il granato uno de' sacri og- getti chiusi nella cista di Bacco ^, il quale ha tanta parie nella no- stra pittura, che nelle nozze di Giove e di Giunone simboleggiò cose arcane taciute per riverenza da Pausania^i,e conseguentemente sic- come gli acini del granato facevano ricordare alla figlia di Cerere che dovrebbe far ritorno a Plutone, stata colla madre parte dell'anno, COSI quel fiore avesse data occasione ali infausto rapimento ^. Tiene insomma Proserpina II fiore in mano probabilmente anche per esser la sposa di Aidoneo, e la speranza de tempi. Da tutto ciò ne desu- me 1 erudito Quaranta, che se indubitatamente questo vaso rappre- senta la Teogamia di Kora. solennizzatasi con tanta pompa nelle nostre regioni ^^ a guisa d iniziazione dionisiaca, come ajiparisce dalla fi- gura di Bacco dipintavi , cosi celebrandosi con quella funzione il matrimonio per renderlo più fortunato , probabilissimo sembra al- l' erudito interpetre che questo vaso sia stato uno di quelli soliti regalarsi dal suocero al genero 7, e che siavi rappresentata la stessa festività, da cui venner le nozze accompagnate. E poiché questo vaso avea ricevuto, secondo le idee degli antichi, una certa consecrazione, e per le misteriose cerimonie cui era servito, e pel liquore in lui con- tenuto, e per la figura di Bacco dipintavi, sepjM;llito venne insieme col cadavere della persona coniugata, a speranza del bene che l'anima sua nell' altra vita attendeva da Bacco perfezionatore, conduttore e giudice

1 Esiih. in h. voc. 5 Hymn. in Cer., v. 'i^o, BgS.

a Hvmn. in Cer. v. io. 6 Poilux, iib. i, «egm 37.

3 Ciein. Alexandr., Admoa. p. 11. 7 Piodar., Olymp. v, v. 57.

4 Lib. li, cap. 17.

TAVOLE CCXVII E CCXVllI. 4'^

(lei tranassali '- Qui mi permetto una mia sneciale osservaz,ione col debi- to rispetto ali autofe. Io non trovo in Pindaro da lui citalo la chiara notizia che qaesto vaso possa essere stalo un di quei soliti regali olFerti dal suocero al genero , in occasione di nozze , talché vorrai eicludere il supposto che vasi tali fossero stati d uso nuziale; tanto più che 1 erudito arclieologo dichiara in secondo luogo assai dot- tamente la relazione della pittura in esame, e il di lei bacchicismo colle idee misteriose circa V anima ed il di lei destino nell"" altra vita, al quale scopo non è a parer mio incongruente che sia stato eseguito il vaso, e posto con un cadavere, senza supporre il diluì uso anteriore per nozze ; e molto meno son persuaso che le nozze rattristar si dovessero coli' aspetto d' oggetti che andavano a termi- nare nei sepolcri come di fatti vi si trovano. Ma proseguasi a trascri- vere quanto dice quell' erudito archeologo a maggiore intelligenza della qui riportata pittura.

Questi bacchici favori, egli soggiunge ^, derivavano al certo da quei psicologici dogmi, coi quali tutte le antiche religioni cercavano d'in- segnar più o meno qual fosse lo stato delle anime, e prima che ai corpi s'unissero, e dopo che li avessero abbandonati, siccome de'nii- steri celebrati nell'Attica ci attesta Platone ^, e dei Lenei Aristofane ^. Prosegue poi che i Greci ammisero la immortalità dell' anima, come abbiamo da Omero ^, i Pittagorici furon quelli che il sistema degli Egiziani modificarono ed avvolsero in vari! miti. Giusta le parole di Pittagora conservateci da Aristotele ^, il fuoco primitivo era la senti- nella di Giove, al che vuoisi anche aggiungere quella casa degli Dei, dove abitava la sola Hestia >. Di per quanto dice Platone nel Fe- dro, le anime volavano, e cos'i riusciva alle linone di contemplare il vero essere nella regione superiore al cielo. Quivi queste ultime si rima-

1 Erodot.. lib. ii, 4'. 5^, Proci, in 4 In Ran. r i54. 32i, 3go. Tim Plalonis tom. u, p. 124» Se- 5 Odyss. xi, v. 602.

nec. Ep. 110. 6 De Coelo 11, cap. 12.

2 Quaranta cit. pag. 25. 7 Fiat, in Phedr. p. 261.

3 In Fedone, p. aSi.

ras. T. III. 7

^6 DEI VASI FITTILI

nevano negli alli ciicoU superni, e procllrav<^no che le ali loro non s'inumidisseio, anincliò in tal guisa non avessero poi a passar nei cor- pi '. Ma le altre bevevano alla la/.za di Bacco, e s'eran di bassa tem- pra, inebriale dalla lezione dionisiaca, perdevano la rimembranza del- lalta loro origine '■', e poscia venivano spinte nei corali; se di tem- pra più nobile, gustalo moderatainenle il bacchico liquore, più memo- ria serbavano della sublime loro essenza, e fedeli si mantenevano ed obbedienti ai cenni di quel genio cui erasene affidata la cura *, lad- dove le prime non ascoltavano la voce, e giungevano a dimenticare persino se slesse 4. Ma Giove ne avea pielà ^ lilialmente, e frange- va i lacci co'quali i demoni le tenevano avvinte ai corpi; dove il be- nigno Hades ^ ne diventava il benefattore, loro togliendo qualunque pena, qualunque angoscia, qualunque cura. Quindi appressando ad un'altra tazza le labbra; ch'era quella della sapienza, riacquistavano la giusta cognizione delle cose, dimenticando ogn'inganno, ed ogni fro- de che nella vita si mesce pur troppo. Ma la bevanda di quella taz- za non altro produceva che la brama del ritorno all"'antica dimora : ritorno pel quale un'anima di lungo viaggio e di molle purificazio- ni abbisognava. Per la qual cosa lo stesso Pnidaro non fa arrivar le ani- me all' isola de^ beali prima d' un triplice giro. Platone dice che ci vogliono diecimila anni perchè l'anima possa far rilorno alla patria ". Comunque però fossero andate le cose , non era forse Bacco il gran Demiuigo, senza del quale tutti quei cicli e tulle quelle tra- smigrazioni non si potevano affatto eseguire ^? Non fu egli chiama- to da Ermia 1' invigilatore della Palingenesia degli esseri discesi nel mondo materiale , di che ho già tanto ragionato ancor io 9? Non era

i Piai, in Phedr., p. 248, a56, e 6 Pl«i. in Crai), p. 70.

Plolin. IV, 8, I. 7 l'I-'l. "1 1-Vdoiie pag. a56.

2 Macrob. in Somn. Scip. i, la. 8 Pl.ic in Filob. pag. 3io, ed. Bi- Plal. in Tedi-, pag 2^S, 206. pont.

3 Proci, in Tym. Plalonis, p. 94. 9 Ved. Moniim. elr. ser. v, tav. xxi,

4 Krmia in Fedr. Plalonis p. 9J. e lav. *>.xvi e sue spiegazioni.

5 Ved. MonuQj. eir. ser. v, p. 383.

TAVOLE CCXVII E CCXVIII. 4?

Bacco cjue^li che dal cielo passar le faceva nei corpi, e da ([uesti nel- le regioni da cui eran parlile le riconduceva di nuovo, giusta i cen- ni che ne abbiamo in Celso, in Plolino, ed in Proclo? Non era Bac- co il purificatore delle anime, e l'iniziatore ' cui Chirone stesso in- segnato avea le reverende teletee salutari ? Laonde anche per queste, come per altre qui omesse ragioni, un vaso come il nostro, santifi- cato dalla figura di Bacco, meritava d' esser chiuso nel sepolcro di chi si era posto sotto la sua tutela 2.

La dotta interpetrazione di queste due pitture scritta dal eh. sig. Quaranta non dichiara manifestamente che le quadrighe unitamente ai loro moderatori siano una figura simbolica delle anime, che per- corron le sfere celesti, ma bensì meravigliosamente spiega e sviluppa il senso arcano delle due rappresentanze relative alle dottrine bac- chiche ed animastiche , e per con=;eguenza concordi all' uso che gli antichi fecero di quel vaso, ponendolo per oggetto venerabile in un sepolcro presso a un cadavere, alla cui anima era promessa la sorte desser protetta da Bacco. Egli ha dato altresì qualche cenno circa la possibile allusione della favola ivi rappresentata del passaggio di Pio- serpina ai regni di Plutone, e del di lei ritorno presso la madre, al passaggio delle anime da questo ali altro mondo, ed il ritorno loro da quello al presente, secondo le teorie della metempsicosi ammessa dui gentilesimo. Io dico di più che i cavalli e'I carro introdotti nel- la favola di Proserpina, come in altre favole, ed emblematiche o sto- riche rappresentanze, considerati per se medesimi come simboli sol- tanto di ruotazione e di moto alludano al corso, allorché giunge fe- licemente a completare il suo giro, sia del sole, sia dei pianeti, sia delle anime, che seguir debbono le sfere celesti, di che ho data suf- ficiente ragione in altri miei scritti ^.

I Pausan. ArcaJ. cap. liv, 4- 3 iMonini. etr., ser. i, p. 44'^> e ser.

a Quaranta, le pitture di un antico v, p i^io.

vaso greco fiuile cit. Nopoli 1827.

TAVOLE CCXIX E CCXX.

Non v^è favola, dopo quella del passaggio di Proserpina alle re- gioni di Plutone, che meglio alluda al passaggio delle anime al tene- broso Tartaro, quanto la favola d'ànfiarao, del quale narrasi che mentre combatteva presso la porta Pretide di Tebe ', quando si det- te iilla fuga, e in quel mentre colpito d'un fulmine da Giove, cadde in una voragine, e quindi senza lasciar di se reliquia al mondo pas- sò agli Elisi ^ . Quando gli accadde una tale sventura era , secondo Stazio in una biga, e secondo Properzio in una quadriga ^, ed ebbe per compagno in quel tristo viaggio Batone suo cocchiere 4 , Go- deva Anfiarao reputazione di giusto non solo presso gli amici, ma presso i nemici ancora, ed avea sempre consigliato Polinice alla guer- ra , onde Apollo fino all'ultimo gli portò amore, e Giove gli dette l'immortalità; ebbe poi fra i Greci e tempio ed oracolo e altare ^, ed ebbe tempio anche Batone di Ivii compagno ^.

Fu trovato pertanto qualche anno addietro a S. Agata de' Goti, ov' era 1' antica Telese, presso una tomba e non dentro come d'or- dinario si trova, un vaso dipinto, che acquistò Monsignore Ar- civescovo di Taranto e fu illustrato, nelle pitture che lo fregiava- no, dalla celebre penna del eh. sig. Scolti:. Ma il monumento fu creduto di tale importanza da doverlo mostrare al pubblico in una collezione di quel genere, perchè più facilmente venisse alla cognizio- ne degli eruditi, di che s'incaricò il eh. sig. Milliugen mentre lo in- serì tra le pitture antiche ed inedile dei vasi greci da lui pubbli- cate, e ne compendiò la inlerpetrazione. ristriigendosi a scrivere quanto segue.

\ Eurip., Phoenis, act. iv, i*. ii; 6. 6 Moniimeiui etruschi, ser. i, ppg.

2 Sint., Thebaid., lib. vii, i' yy*^. OOl).

'6 Fi'iperl. lib II, Ebg. xxxiv 7 lllusuazionf di 1111 vaso italo gre-

4 Pausan , liU v, cap. xvu, p. 4*0, co del museo di uions. Aroivi-sco- et lib. X rap. x, p. 8s3. vo di Taranto lNaj>oli iSii.

5 Mela lib. I, c-^p. xxxiv, p- 83.

TAVOLE CCXIV I CG\X. 49

« Anfiaiao figlio di Oicle uno de sette eroi di Telie, e celebre indo- vino, avendo avuti dei contrasti con Adrasto , li terminò sposan- do EriGle di lui sorella , e ad oggetto di evitare nuove contese per V avvenire, quei due capitani argivi s' impegnarono con giuramento di prenderla per arbitra , e di riineltersi alle di lei decisioni in ogni occasione » .

« Polinice scacciato da Tebe dal fratello Eteocle si rifugiò presso Adrasto, che dettegli per consorte la figlia, e promise di rimetterlo sul trono : Adrasto radunò a tal etfetlo i capitani più valorosi della Grecia, e cercò di tirare dal suo partilo fra gli altri Anfiarao, ma co- stui presago dell' avvenire per l'arte che avea d' indovino saj ea che tutti que'prodi, toltone Adrasto, dovean perire in quella spedizione, ricusò di unirsi con loro. Adrasto rinnovando le istanze, attesa la giù riferita scambievole convenzione rimise la decisione di ciò ad Erifile. Costei sedotta dal dono che facevale Polinice del prezioso mo- nile di Armonia, e d^un peplo, decise la disputa in favore di Adrasto; Anfiarao costretto ad unirsi agli altri guerrieri partissi, dopo d' aver raccomandato ai suoi figli, che divenuti adulti avesseio punita la loro madre di quella perfidia. I sette eroi capi di quella celebre guerra attaccaron Tebe, mane fìirono respinti. Anfiarao ' fu in pericolo di essere ucciso da Periclemene, quando Gio\ e lo percosse col fulmine ■* j> come dicemmo in principio.

Dopo ciò descrive il Millingen queste pitture, ove trova ali a Tav. CCXIX Anfiarao, come accenna l'epigrafe aM*1aPao^, armato di dop- pia lancia, d elmo e di scudo fregiato d'un embleii.'a, sul quale nul- la sé detto di sodisfacente fin'ora. L'eroe sta su d'un carro tirato da quattro cavalli , ed ha presso di se lo scudiero che nominavast Batone ^. Una donna é davanti al carro tenendo nascosta una ma- no, dove probabilmente ha il fatai monile donatogli da Polinice, f.a

1 Pindar , Nern. ix, i' 3o. Dio'Irr. infil iIh vases gr^cijnns, png ^fi,

Sic, lih. IV, cap. Lxv. Apollodor, p'. \x. x\i.

lib in, i:np. \ì. 3 Fau-., lib. v, cap. i j. t Millingen, nuires aiiti(|ut>s et

5o DEI VASI FITTILI

iscrizione Kaaoi'A credcii allusiva alla bellezza di questa donna che non sembra poter essere clie Erifile sposa dello slesso Anfiarao.

L' opposto lato 'lei vaso presenta una quadriga occupata mede- simamente da due guerrieri , presso de" ((uali si legge la i crizione Ai'liTOi, e presso la donna che precede il carro il nome d' e>'i*VaE, coli epiteto di kaAI'1'U1'\, dall'inlerpetre intesa per indizio d'elegan- za nel di lei vestiario, e di sua beltà '. Il eh. sig. Scotti crede per- tanto di vedere in questi due guerrieri Adrasto e Polinice, opinio- ne che potrebbesi forse accettare, peraltro non men verosimilmente po- trebbesi credeie che i due qui dipinti eroi fossero Anfiloco, ed Al- cmeone figli d' Anfiarao , eh Erifde madre loro avendo ricevuto da Tersandro fi:,''*' '^' Polinice il peplo o mantello d Armonia, l'impe- gnò ad intraprendere la seconda guerra di Tebe, che si dicea degli Epigoni ^, come aveva impegnato Anfiarao suo marito a prender par- ie nella prima. La ripetizione della figura d'Erifile nelle due pittu- re può dar peso alla indicata congettura ^.

Ma l'abate Ponticelli pubblicò a Napoli alcune osservazioni sulla dis- sertazione del prelodato Scotti 'i, dove relativamente alle rappresentan- ze del vaso è d'opinione che in luogo di «ft^-o; dehbasi leggere «">'- 7T05 per aJjojjdTo?, e soggiunge che riconoscendo la seconda lettera per un delta, dirà allora ^Slsioì perchè scainbiansi bene spesso fra loro l'iota, el età, ed allora A'^/iaTos sta per A(5'pa(7To; 5 j\ia ]o stesso scrittore modesta- mente riporta col suo anche il parere di un suo dottissimo amico il sig. D. Gaetano d Ancora, il quale coU'aiuto d'inediti scoliasti crede di poter Igarrereper apiaro; piuttosto apic?Tevi traduccndo tal voce per valoroso, bravo: esclamazione d'incoraggimenlo usata nelle corse ed incise sopra una delle colonne dello stadio di Delfo; e nel vaso la crede apposta per denotare la mossa del corso ** . Crede altresì che la parola )•.a)^}.o,ia si

1 Millingrn cit , pag. 38. vaso ilaln-grcco del museo di

2 DioJor. Sic. , lil). IV , cap. Lxvi. moii^if,'iior arcivescovo di Taraiuo, Apollodor., lil). Ili, Cip. VII. Napoli i8i3.

3 Williiigen cit.. pag dg. 5 Poniitelli cit., pag. 56.

4 Oiservazioni dell' abate Pasquale 6 Ponticelli tit , pag. SS-Sg. Poiiticelii sulla illusirazioiie di un

TAVOLE C(J\I\ K CCXX. 5l

debba legger ^^Dt'^o'ìx, che suppone essere un augurio <li felice viag- gio; e finalmenl e in luogo di k»~'0!t:c legge xa/ooa, e pensa che questa vo- ce sia scritta per errore dell^ artista che volea scrivere y-a'^tfor,.

Una tale interpetrazione benché molto ingegnosa, sembra peraltro al Millingen soverchiamente ardila, e contraria ai principii della criti- ca archeologica '. Ma 1 erudito d' Ancora si crede purgato da tale addebito ogni qualvolta pensa alla dilFerenza che passa tra i dotti e il volgo. Quelli sogliono usare un parlar terso ed elegante, la plebe poi tiene comunemente in bocca un discorso guasto e corrotto. Nella pronunzia delle voci or allunga ora abbrevia le voci : usa segnacasi, articoli, avverbi, preposizioni, che a rigor di grammatica non deb- bonsi adoprare : senza ragione or toglie or aggiunge lettere alle pa- role : torma verbi, nomi e desinenze di vocaboli a suo capriccio. Tra la gente volgare sono per lo più d'ascriversi gli scultori e i pittori. Chi sa pertanto se il pittore del vaso per ignoranza non avesse scrit- to Calora invece di Calliroe ^ ? E a tal proposito rammenta due Cai liroi fra le molte che ne accenna la mitologia. L' una è la figlia di Acheloo , sposala in seconde nozze da Alcmeone ^, a riguardo della quale, sebbene con anacronismo, non però insolito nelle antiche sto- rie 4, o perchè allora variava la favola, siasi qui distinta come già sposa di Alcmeone. quando Anfiarao, di lui genitore portavasi al- 1 assedio di Tebe. L' altra è quella ch'era nella prosapia de're di Ca- lidone. Non leggiamo di chi mai fosse figliola, ma contemporaneamen- te troviamo nominato Eneo, marito di Peribea e re di Calidone; ed anche Tideo il genero di Adrasto, figlio di Eneo. Doveva esser per- ciò Calliroe figliola di Eneo, o a lui itretta in parentela, e per conseguenza sorella o parente di Tideo. Qual maraviglia adunque che il dipintore la faccia comparire sul punto che Tideo col suoce- ro Adrasto ne andava alla spedizione di Tebe? Che poi fosse figlio di Eneo e di Peribea, lo attesta Igino ^. Forse Calliroe esprime il

I Millingen cit., p !^8 noi 5. 3 Apollodor.. lib i.

a Ancora , ap. PonlicL-lli cil. ; pag. i\ M;iciob Salurn , lib. i, cap. I.

6a, uoi. 1. 5 Fab., LXix, lxx.

DEI VASI FITTILI

SVIO coidoglio. attesi i funesti presagi di quella spedizione per Tideo il quale potrebbe esser per avventura colui che fa da cocchiere, e che sta alla dritta d'Aufiarao '. Questo in somma è il parere del dotto D. Gaetano d'Ancora, il quale non ammette la doppia piesenza d' Erill- le in c[uesle pitture per le seguenti dilTicoltà.

« Io non so persuadermi, ecco le sue parole, come mai s' abbia jjotuto immaginare ed asserire che la donna figurata in questa secon- da rappresentanza sia anche Erifde. Possibil mai che il pittore igno- rasse quello che la pubblica fiima bandito avea da per tutto del du- ro tradimento fatto per una collana da Erifile al suo marito Anfiarao? Possibile, che ignorasse 1 alto dolore e sdegno d^Anfiarao per si gran perfidia fino a comandare al suo figlio Alcmeone di uccidere quella traditrice della madre, tostochè udito avesse la morte di lui ? E se non 1 ignorava, come mai creder potremo che avesse voluto dipinger- cela davanti ad Anfiarao, nell atto della sua partenza per quella guer- ra, dove per tutti gli auguri già presi gli ei'a noto di dover esser- ne spento? Senzachè se abbiamo in queste pitture duo fra loro di- stinte e diverse rappresentanze, distinti altresì e diversi uopo è che siano fra loro i personaggi, siccome sopra fu detto. Dunque se nel- la prima vien figurato Adrasto ed Erifile, in questa seconda convien dire che la donna davanti alla quadriga di Anfiarao sia ben diver- sa da Erifile ^ m . Tuttociò fa vedere a parer mio 1' incertezza del vero significalo di questo genere di rappresentanze considerate come storiche e mitologiche, ma frattanto vediamo non poca somiglianza di composizione delle figure tra la pittura della tav. CCXVII, e le due delle tavole CGXIX e CCXX le quali rappresentanze han di comu- ne un carro guidalo da due armati ed una donna che li precede .' composizione che si vede quasi simile anche in altre pitture; e chi sa che non consista in ciò il vero scopo della- pittura ? Chi sa che il carro non significhi il pT;spggio , 1 eroe che lo guida non sia 1 anima ciie trapassa , e la donna condottiera che precede non sia

1 Ancora eli-, p 64. a Ivi, pag. 6a.

TAVOLE CCXIX, CCXX E CCXXl. 55

r ora ' di tal passaggio eh è quel della morie ? Ma tulio ciò sia detto per semplice congettura.

TAVOLA CCXXI.

Ecco qui un cavallo con un cane avanti a suoi piedi , ed una donna che lo precede, la quale come altre di simile composizione tiene sollevata da una parte la veste. Ma fuori del consueto, questa tiene in mano un ramo di frondi o lìori , e noi dicemmo altrove esser ciò un simbolo di mistero; di che non staremo a ripeter prove, dopo quanto se n' è detto allrove '. Di più v' é da osservare , che la composizione è simmetrica per modo che dietro al caval- lo è ripetuto il cane e la donna. Nel mezzo è un guerriero , che ormai reputandolo innominato , come quello della tavola CCX, lo ciiiameremo un eroe, ma non potremo in conto alcuno promuovere d sospetto che qui si rappresenti nessun mitologico favoloso av- venimento, non comportandolo la natma simmetrica della composi- zione, ma reputeremo questa pittura un simbolo della natura stessa di quelle che in qualunf[ue modo contengono eroi, cavalli e figure femminili che li precedono . e potremo con sempre maggior pro- babilità ravvisarvi un eroe ciie giunge al temp.o, o all'ora della con- seguita beatitudine, vale a dire è pervenuto al punto di morte, dopo la quale gli è stala promessa la felicità eh ei procurò di meritarsi. Il tempo in cui si augurava alle anime quel felice stato di permanenza tra i numi, era 1 autunno; stagione segnala dal cane, come in altre spiegazioni anteriori feci conoscere ^.

Questa rappresentanza trovasi prodotta ne' libri di vasi dipinti del D'Hancarville senza che peraltro vi sia interpetra-iione veruna i

I Ve<J. pag. /\l. 4 ll^'iParville, Anli(]i;ilés etrusqiies,

•A Moiiuiufiili elrusclii, ber. v, pag. fireci]. el rotnaines tirées du ca-

Ci44 e6ii. buiei de M. IlatiiilioD, toni, i, pi,

3 Vid. tav. cjcxi. LKXxviii.

ras. T. IH. 8

54

TAVOLA CCXXII.

Il soggetto qui espresso non è raro nei vasi dipinti, ma sempre variato , mai fin ora , per quanto sembrami , soddisfacentemente inlerpetrato ; ma pure dalle osservazioni delle tavole antecedenti si può trarre qualche lume a giovamento della interpetrazione di que- sto. Io vi giudico rappresentata 1 apoteosi d Ercole vale a dire, il suo passaggio agli Elisi, ma nella maniera che osservammo tali antecedenti passaggi: ed eccomi a darne conto nel modo che io 1 intendo. Mercurio è il personaggio della composizione che incamminasi avanti gli altri, e lo vedemmo in altre pitture d'analogo soggetto ' stare innanzi i cavalli di (jualche carro, e dicemmo ch'egli precedeva come psicopompo o infero coloro numi o eroi che fossero, i quali passavano o al Tartaro ^ o agli Elisi . Dopo i cavalli vediamo Ercole che indossa la pelle di leone ed ha in mano la clava. Dietro di lui v'è il carro, sul quale è per salire Minerva, che ha già in mano le redini della quadriga, dove salirà pur l'eroe, questa è la prima volta che Minerva com- parisca nelle pitture de' vasi a guidare il carro che dee condurre Ercole agli Dei, tra 1 quali ricevere l' immoitalità ^. Oltre di che noi vedemmo già Minerva medesima governare i cavalli di Plutone, men- tre passava al di lui sotterraneo regno 4 colla rapita Proserpiiia. Chi poi sia quell'uomo che si vede dietro al cocchio in questa pit- tura non è facile, almeno per me, di saperlo dire. Se peraltro noi riguardiamo tutta questa composizione come un passaggio , o per meglio dire, un viaggio, noi lo troveremo composto nel modo medesi- mo che ne mostrai uu' altro in un opera di questo genere stesso. pure era un carro preceduto e seguito da servi, come se in tutti fosse un equipaggio viatorio ^; e dissi altrove che tali equipaggi nei

1 Ved. le tavole lxxxvi , ccxiii e vsses grecs, pag 58.

ccxvu. 4 Ved. la tav. ccxvii.

s Monum. eir , scr. i, p. a85. 5 Monumenti eirus., ser. v, i»v. lvii, 3 Millingen , Peiniures autiques de pag. 58.

TAVOLE CCXXII E CCXXIII. 55

ferali monumenti possono probabihnente signiGcare il passaggio delle anime nel giro che fanno dai corpi mortali alle sfere celesti '. Qui dunque pare che la rappresentanza mostri l'apoteosi d Ercole, che è pure un passaggio dalla vita mortale alla beatitudine, e nel tempo stesso allude al passaggio comune delle anime da questa all'altra vita. V'è inoltre da fare osservazione che allorquando il soggetto dipinto indica la vittoria che si ottiene nelle corse, i cavalli sono in movimento fugace, come si vede nelle tavole CCXII e CCXVI di quest'opera, ma quando poi vi si rappresenta lo stato di placida beatitudine che tra i numi, e nelle sfere celesti godono gli estinti fatti eroi nell'altro mondo, allora i cavalli si muovono a lento passo , ancorché le favole che rappresentano, esigessero un corso fugace, come la fuga di Anfiarao, il ratto di Proserpina , e simili altri che ho riportati alle tavole CCXVII e CCXIX . Osservo inclusive che nei bassirilievi volsci di Velletri si vedono le carrette condotte via da fugacissimi destrieri, che mostran la gara per la vittoria , mentre un de'carri di quelle figuline ha i cavalli alati, ma in mossa di placidissimo corso , signi- ficando cred' io, quel placido godimento ch'era promesso alle anime ' .

TAVOLA CCXXIII.

Produco qui una quadriga in atto di veloce corsa, e frattanto in conferma di quanto dissi di sopra , faccio osservar la presenza d una Vittoria alata che ne guida l'andamento. Qui dunque, secon- do il parer mio, si allude il dipinto, non tanto al passaggio di un iniziato da questo ali altro mondo, quanto la fatica e lo studio per mex'itarsi questo paesaggio in una ben augurata maniera, cioè ga- reggiando e vincendo nell' agone dello stadio colle virtù del corpo, a significare quelle dell'animo, le quali difficilmente s'esprimono col- l'arte del disegno. In fatti, che non in tutto qui si rappresenti un auriga cimentato alla gara delle carrette; che facevasi ne' giuochi

1 MoDum. eir., ser. i, pag. 179. a Ivi, ser. vi, tarole T4, U4.

56 DEI VASI FITTILI

olimpici o circensi lo ditnoslra il costume dell'agonoleta, il quale è nudo, e col solo elmetto e scudo per difesa, e non già con quella vesle talare che trovasi quasi sempre indossata a chi sta in alto di gui- dar quadrighe alla corsa.

[1 Millin che pubblicò questa pittura ' , mostrò 1' impossibi- lità di poter dichiarare chi sia colui che si vede protetto dalla Vittoria, poiché nessun atti'ii)uto lo caratterizza. Ei rileva peraltro che lartista volle accennare il punto del conseguimenlo della vit- toi'ia. coli appoi re nel campo due palme, simbolo del premio che attende il vincitore. Descrive poi la pittura ch'ù nella parte avversa del va- so senza crederla meritevole di esser copiata mentre dice che somiglia a molte altre; vedendo visi un giovanetto che sorte dalla classe de- gli Efebi, per entrare in quella degli uomini che possono utilmente servire la patria loro . Due pedagoghi avvolti nel manto fingono di ragionare con lui. avendo C'ascun di loro una benda che glie la presentano. Da questa descrizione vuol egli desumere che il vaso sia stato dipinto per un giovine guerriero, che abbia ottenuto il premio alla corsa de' carri , e che in quel monumento ne dovesse conservar la memoria; ma questa opinione, che prima era in mollo credito, ora trova semprepiù difficoltà per es.>>ere ammessa, una delle quali si è che non da pertutto eran praticate simili corse, come da pertutto si trovano de' vasi con rappresentanze analoghe alla presen- te. Difatti lo stesso Millin modifica la proposizione col non credere che questa pittura direttamente rappresenti la vitloiia ottenuta da colui al quale appartenne il vaso , ma che indichi [)ìuttosto esfe- le un personaggio eroico (quegli eh' è condotto dalla vittoria. Il militar costume del quale è adornalo lo fa stipporre anche un sog- getto di quei che vinsero ai giuochi esegniti attorno alla tomba di Patroclo , o a quello di Archonioro , menlre anche in tal modo si può ere lere un allegoria della vittoria riportata da colui che ha vo-

1 M'IIiri. Pi'iiitures Je vasps .mlitjues vu'ì.'hÌi Ptiit^ia ppl■l!e^ (tiuques ctc, voi. 1, pi. xwi-

TAVOLE CCXXIII, CCXXIV, CCXXV , CCXXVI E CCXXVII. Sj

luto che questo vaso fosse chiuso nella sua tomba. Prosegue in ol- ire il prelodato Millin a farci noto il di lui sospetto che questo va- so avesse il doppio oggetto di consacrare questa vittoria, e d'essere vm monumento di memoria del giorno in cui avendo ricevuta la ve- ste virile, ha nel tempo medesimo ottenuto il favore d'essere ini- ziato ai misteri di Bacco e di Proserpina , e lo deduce dal vedere presentate al descritto giovine delle bende per segno d iniziazio- ne '. Io non confermerò pienamente quanto si opina dal prelodato interpetre, giacche son d avviso che i vasi fossero posti nei sepolcri per atto di cerimonia usata dai superstiti che onoravano con essi il morto, e ci'edo inclusive che per tale ornamento non fosse neppur consultato; ma concorro anch^io nel parere del Millin che in queste pitture vi siano molti indizi di iniziazione e di mistero.

TAVOLA CCXXIV.

La bella pittura qui esposta, dice il Millin, ci fa vedere un sog- getto assai comune su i vasi dipinti. E una corsa in un arena il cui limite è una colonna. Si vede altresì eh è un vincitore nei giuochi quegli ch^è qui rappresentato, poiché la vittoria gli reca una co- rona ^. Io peraltio son d opinione che quellauriga corra attorno a un se[!o!cro segnato da una colonna ionica , giacché quello fra gli ordini architettonici sceglievasi per ornare gli oggetti ferali; come infatti noi vediamo l ionico in preferenza d'ogni altr ordine usalo fre- quentemente nei cinerari di Volterra.

TAVOLE CCXXV, CCXXVI E CCXXVII.

Le pitture che rappresentano le tre seguenti Tavole sono prese <la un vaso de più celebri che si conoscano lino al presente. Sappia-

I Millin, Pelnluri'S Jp vases aiiliques eie, voi. i, pag. ^9 , fot. 5.

vulgairemiiil appsllés elrusques 2 Millin cil., voi. n, pi. Lxxii, p. i 75.

58 DEI VASI FITTILI

mo dall'autore che lo ha pubblicato con dotta interpetrazione ', che trovato nelle campagne di Bai'i, venne in posses.so del principe della Torrella a Napoli.

Nella facciata anteriore posta qui alla tavola CCXXV vedesi l'apo- teosi d' Ercole condotto in cielo da Minerva in una quadriga : ^oggetto che in varie guise rappresentato lo vedemmo in alcune ta- vole antecedenti ^. A rigore peraltro delle antiche liturgie paga- ne Mercurio e non Minerva dovrebbe accompagnar Ercole come ogni altro mortale alle sfere celesti. Par dunque piuttosto che il pit- tore abbia dovuto formar del soggetto un' allegoria più adattata al- 1 uso che del vaso doveasi fare, ch'era di destinarlo a stare in un se- polcro presso un cadavere. Credo pertanto che adattatamente ad un tal destino siasi rappresentata qui Minerva per significato della stes- sa virtù, l'esercizio della quale dovea meritare un premio nell'altra vita . Infatti anche l' interpetre dice che questa Dea, la quale avealo costantemente protetto sulla terra , 1' avea fatto trionfare dalle sue difficili imprese, che l'aveva inclusive accompagnato airinferno, e di ritirato, lo conduce in fine alla dimora dei numi, ove questo figlio di Giove dee ricevere 1' immortalità, in ricompensa delle nobili sue fatiche. Una Vittoria ch'è dietro al carro porta le armi di Minerva, e il dotto Millingen rileva che 1' asta inversamente portata da lei può essere allusiva alle funebri cerimonie che precedettero l'apo- teosi di quell'eroe; ed a giustificare questo suo divisamento reca in mezzo un passo adattatissimo di Virgilio ^. Un' altra Vittoria prece- de costoro, portando un candelabro, come appunto nella pompa dio- nisiaca di Tolomeo Filadelfo alcuni satiri e vittorie portavano cande- labri e thiiniateri d oro ^.

Nel piano inferiore della composizione il eh. Millingen vede Bac- co mollemente coricato, con vaso potorio e tirso nelle mani, in atto

j Millingen , Peinlures antlques et 3 Aeneid., lib. r, g^-QJ-

inediies de vases eie pi. ixxvi , 4 Alhen., lib. v, cap. vi, ap. Mil- xxxvu e xxxvin, pag. 58, lingen, 1. cit., noi. 6

a Ved. le lavv. xcv, xcvi, e ccxxu.

TAVOLE CCXXV, CCXXVI E ccxxvii. Bg

di trattenersi con una donna assisa a'suoi piedi, portando un ramo di ferula, ed a compiere simmetricamente la comjiosizione si pose dal pittore da una parie una Menade, e dall'altra un satiro. L^espositore ingenuamente dichiara di non trovar legame veruno tra questa com- posizione e quella del rango superiore, ma nonostante ci sodisfa col manifestare la sua opinione, che l'artista abbia aggiunto all' apoteosi d'Ercole queste figure, per arricchirne 1' insieme della composizione

0 piuttosto abbia avuta T intenzione di alludere con questa ])iù bassa rappresentanza alla gioia ed ai piaceri che un eroe deve trovare nel soggiorno celeste '. Se dunque consideriamo 1 intiera composizione come simbolica, noi vi riconosceremo l'allusione ai piaceri d una vi- ta futura, che secondo i misteri dionisiaci sperar doveva un' anima, la quale avesse nella sua esistenza sulla terra trionfato al pari d' Er- cole della virtù. In questo caso le due figure del satiro e della Me- nade sarebbero poste nella pittura ad oggetto d'empire i vuoti che occupano, e frattanto rammentan Bacco ed i suoi seguaci, trai quali sarà stalo 1 iniziato sepolto col vaso che osserviamo.

Nella parte opposta del vaso! che noi troviamo alla Tav. CCXXVI. si vede chiaramente dipinta la battaglia delle Amazzoni coi Greci: sog- getto assai frequentato dagli artisti pittori de'vasi. Nella parte supe- riore un sol Greco lotta con tre Amazzoni, una delle quali è a ca- vallo ed un'altra pare a terra ferita, mentre una terza vibra un dar- do contro al nemico. Nella parte inferiore una sola delle Amazzo- ni si batte con due Greci mentre un banditore fiato alla trom- ba per annunziare che ha principio lattacco guerriero.

Il collo del vaso è parimente ornato di pitture che appariscono alla Tavola CCXXVII . La parte superiore oflre secondo 1 intei- petre una scena dionisiaca; tre giovanetti con attributi analoghi si presentano ballando allarmonia d un doppio flauto che suona una don- na, la quale è seco loro. La pittura inferiore che lo scrittore nomi- na la parte rovescia del vaso presenta, secondo lui, uno de sog

1 MillÌDgeD cit., pag. 5g.

6o

DEI VASI FITTILI

getti ci ospitalità, che si trovano spesso dipinti su va^i, ma senza po- terle applicare a nassun fatto particolare e conosciuto della mitolo- gia, per mancanza, com'egli dice, di circostanze sufficientemente ca- ratteristiche . Una donna ofTre , a suo dire , del vino ai due guei - rieri che sopraggiungono . mentre un giovine lor presenta un vaso contenente 1' olio o i profumi de' quali debbon far uso nel sortire dal bagno '.

10 non credo che sempre debliansi reputar soggetti d ospitalità quei che hanno una donna in atto di porger da bere a qualcuno, e tan- to meno l'ammetterei qui, dove un tal soggetto resterebbe del tut- to isolato e sciolto da ogni restante della composizione dell' intiero vaso; e intanto a legarne le qui esposte pitture non parmi difficile, qua- lora s'usi del consueto mio sistema: legame che non curò di trovar- ci il eh. inlerpetre ed espositore da cui le trassi.

11 coiiiI)allimenio delle Amazzoni è secondo me un'allegoria de'con- trasti che nella vita s incontrano, e sian pure i combattimenti delle Amazzoni, o d'altri guerrieri che sempre hanno allusione alle av- versità che s'incontrano in questa vita, di che ho data ragione al- trove 2, nel mostrare una simile allegoria frequentata nei cinerari di alabastro di Volterra. La rappresentanza dionisiaca non altro signi- fica se non che la venerazione a Bacco nume tutelare dei morti e degl'iniziali, i quali per opera de'di lui misteri dovevano .'^peiareil premio nel mondo a venire. La donna che porge da bere al giova- ne sedente con le dop[)ie lance in mano è, secondo me, la ^ ittoria che porge la divina bevanda del nettare a coìui che chiede riposo e beatitudine, dopo aver contrastato da forte nel conflitto tra le pas- sioni e la virtù, fino al momento di morte . L' apoteosi d Ercole è appunto un esempio luminoso di chi sa vincere da virtuoso le av- versità della vita per cui ne ottiene la beatitudine fra gli Dei . co- me ottenne Ercole stesso. T/uomo re; ombeiile con segni di Bacco è chiaro indizio del beato riposo ottenuto già per le virtù praticate

1 Millingm eli , jiag. 6o. 2 Monum. etr. ser. i, p. 33 J, 543.

TAVOLE CCXXV, CCXXVI, CCXXVU E CCXXVllI. €l

a similitudine d' Ercole nel corso della propria vita ; cosi tutta la pittura non è che una storia animaslica di colui presso al quale do- po morte fu sepolto il vaso che la contiene.

TAVOLA CCXXVIII.

La separazione dell' anima dal corpo nella persona di un qualche iniziato nei misteri è un soggetto tanto frequentemente, quanto va- riamente rappresentato. Qui pure ne vedo una variata ripetizione. Il Millin che ha pubblicata questa pittura, vi ravvisò il rispetto che i Greci attestavano per 1' ospitalità , e trova che questa pittura sia del numero di quei monumenti che sono stati destinati a rammen- tatane r osservazione '. Per ammettere questa ipotesi bisognerebbe che io fossi informato del motivo che mosse gli antichi a seppellire si frequentemente coi morti que' monumenti dipinti, ad oggetto di rammentare il debito d* usare ospitalità verso gli stranieri, come insi- nua a supporre lo stesso Millin. Dopo aver egli vanamente cercata nella storia eroica vari avvenimenti particolari, ai quali alludere la pittu- ra in esame , si risolve a decidere che questa piuttosto rappre- senti uno di que' congedi, un addio che spesso trovasi rammentato nella storia eroica. Infatti non si lasciavan partire i propri ospiti che dopo aver loro presentato da bere, ed augurata ogni felicità, come par che sia per fare il vecchio verso il giovane che tiene per mano. Questa cerimonia di congedo fa vedere al Millin che il giovine in- traprende i simulati e simbolici suoi viaggi che erano una parte del- le cerimonie d' iniziazione; finalmente le armi delle quali è coper- to fan credere al già lodato scrittore che il giovine debba istruirsi a domare le sue passioni j come deve imparare a vincere i nemici della sua patria.

Io credo che le si possa dare anche un altra interpelraziune. Di'^- si già neir antecedente spiegazione , che una donna davanti aJ un

I Millin, Peintiires de vases antiques etc, tom. n, pi. xv, p. 26.

Fas. r. III. 9

<52 DEI VASI FITTILI.

niilifare mostrando di porgere ari esso una bevanda era da tenersi perla Vittoria che |)orge il nettare divino. Qui pure ammetto esser la donna una Vittoria, come ho detto anche altrove '. È dunque il militare lo spirito dell' estinto sepolto col vaso , convertito in eroe, come ho provato altre volte ^ , il quale si congeda eo' suoi aderenti che lascia in terra, e dopo aver bevuto quel nettare che dee farlo beato, passa agli Elisi. Le urne cinerarie di Volterra mostrano a die- cine parecchie questo soggetto, dove una donna in signiGcato dell'a- nima, com' io credo, stende la mano di congedo ad un uomo ^, e vor- remo credere che dappertutto si tratti d' accordata ospitalità agli stranieri ?

TAVOLA CCXXIX.

Avendo io ti'atto il presente soggetto dall'atlante delle incisio- ni spettanti all'opera del eh, sig. Micali intitolata 1' Italia avanti il dominio de'Romani, è dovere ch'io ne riporti altresì la interpetrazio- ne dell' autore medesimo. Egli dice pertanto che questo vaso, da lui chiamato etrusco, in terra cotta fu trovato nelle vicinanze di Viterbo. Ravvisa quindi nella pittura Ercole barbato portando sulla spalla il cinghiale d' Erimanto ad Euristeo , che nascondesi dentro una bot- te. A sinistra vede Minerva e a diritta un compagno d' Ercole, pa- rimente barbato che porta la clava e l'arco scitico 4. Se però esami- niamo con attenzione lo stile della qui copiata pittura, lo trovere- mo talmente simile a quello usato in altri vasi che si giudir.an greci, da non aver sostegno per dichiarare questa pittura un lavoro etrusco. Ne sia d'esempio la tav. CLXI di quest' opera stessa, ove credo rap- presentata una pittura, la quale per ogni riguardo può dirsi greca, perchè trovata nel regno di Napoli, ov' era la Magna -Grecia, e più

1 Ved. Mouum. etr., ser. v, p. 434> riotelligence de l'ouvrage intitulé

2 Ivi, pag. 4^5. L'Italie av. la dominalioa des Ro-

3 Ivi ser. i, tav. xxii. mains, pi. lxv, pag. i8.*

4 Micali, MoDumcnts aaliques pour

TAVOLE CCXXIX, CCXXX E CCXXXI. 63

chiaramente farassi paragone di stile, e ne resvilterà l"" uniformità, se poniamo la mente alla tav. CLXXIII, ove la pittura che vi si vede, fu eseguita a Girgenti. Chi sa che un qualche artista Greco non siasi portato in Etruria a dipinger vasi da chiudersi ne' sepolcri ?

TAVOLA CCXXX.

La pittura qui espressa sta nel rovesrio d'un vaso fli rni abbiamo dato l'anterior parte nella tavola antecedente. 11 sig. Micali che l'ha illustra- la il primo, ch'io sappia, dice che in questo rovescio si vedono dei con ladini che battono un albero per coglierne i frutti . Ma di queste due pitture torneremo a ragionare nella spiegazione della tavola seguente.

TAVOLA CCXXXL

Racconta il eh. sig. Vincenzo Campanari che in Viterbo furon trovati due vasi dipinti, un de'quali si vede nell'atlante del sig. Mi- cali annesso ali Opera intitolata l'Italia avanti il dominio de'Romani, ed è quello del quale abbiamo dato nelle due tavole antecedenti ) disegni . L"" altro vaso di cui si qui la copia fu rinvenuto nelle stesse vicinanze di Viterbo. Ha come il primo due anse e il coper- chio; né punto gli cede nella eleganza delle forme e della pittura , se non che quivi il corpo del vaso è liuto d'una vernice uguale co- lor di ferro, e le figure si aggirano attorno al collo di esso . Nel primo, che spiegò anche il sig. Micali, vien rappresentalo Ercole, che ^ into il cinghiale d Erimanto, lo reca vivo al re Euristeo. come è narrato da Diodoro Siculo nel ii libro delle antichità al cap. iv.

Dalla sinistra del riguardante vedesi Ercole nudo , armato ])erò

1 Illustrazione di due vasi etruschi logia. Sta nel toni, ii delle Memo- rinvenuti a Viterbo, di Vincenzo rie Romane di antichità e ht-iie Campanari socio corrispondente arti. Roma i8'i5, p. i55. dell'accademia romana di archeo-

64 DEI VASI FITTILI

di spada al fianco, ed alquanto curvo sotto al peso del cinghiale, che si è caiicalo vivo, coi piedi ali insù sopra lomero destro, per la qual situazione della bestia non può vedersi l'intiei-a testa dell eroe. Egli appoggia il pie destro sull'orlo d un gran vaso ch''è posto in fondo del quadro , Ivi dentro sta rannicchiato il re Euristeo , che leva in alto le mani come chi si muove per la paura. Vicino ad Ercole sta pa- rimente nudo, un suo compagno, portando in mano l'arco disteso , e la nodosa clava: si sa perchè non porti anche la spada, di cui 1 eroe non dovea for nessun uso nell' affionlar la bestia, come rac- conta Diodoro. Alla destra del quadro è Minerva maestosamente ve- stila, armata decimo, di lancia e di scudo, che ad Ercole si rivolge placidamente, come sua divinità tutelare. Ercole armato di spada ti'o- vasi ben di rado, e comunque questa di lui impresa vedasi rappre- sentata in vari bassirilievi non è , che sappiasi , comparsa ancora in altro vaso, ciò che molto pregio aggiunge a questo bel monumento altronde assai commendevole per la eleganza dellartifizio il quale ci rammenta i tempi di Elruria, divenuta già familiare alla mitolo- gia, ed alle arti dei Greci '.

L' altro argomento di pittura che qui corrisponde alla CCXXX Tav. è la coglitura degli olivi. Si vede nel mezzo la pianta carica di frutti. Un villano di qua ed uno di con leggiere e pieghevoli verghe ne battono i rami, ed un terzo villano raccoglie le cadute olive e le ripone nel canestro a'piè dell'albero. Anche costoro son nudi, meno il dorso che tengon coperto di pelliccia, questa ha ricevuto garbo d'alcuna raffilatura, mentre vi si scorge il codino ed il cuoio della testa dell'animale a cui fu detratta.

Dice poi l'interprete, che quelli i quali trattano di cose rustiche declamano volentieri contro 1' uso di batter gli olivi per farne la raccolta, ma riflette che 1' Etruria marittima per quanto fiorisse di popolazione e d'industria campestre, non potè in alcun tempo pa- reggiar colle braccia de' coloni la vastità de' suoi campi , e tal cau-

1 Campanari cit.

TAVOLA CGXXXI. 6^

sa principalmente fece inventare fino dai primitivi agricoltori certi metodi più compendiosi, certi sistemi propri di queste contrade, che dopo tanti secoli e tante vicende ancora vi durano. Trova poi ri- marchevole che la stessa usanza di batter gli olivi invalse fra i Ro- mani, perchè questi furon discepoli degli Etruschi, specialmente in agricoltura, e perchè molte parti dei lor terreni trovavansi nella stes- sa durezza di cucostanze \

Scorgesi quivi altresì, secondo Tinterpetre , il primitivo modo di usar per vesti le pelli degli animali cosi rozze come natura le som- ministrava. Non crede peraltro che quando questo vaso fu fabbri- cato, essendo le arti in bel fiore, i villani d' Etruria non costu- massero di dar loro un garbo migliore col risegarne la superfluità della coda, delle orecchie e delle gambe, Conluttociò il pittore vol- le qui ritenere il primo costume delle antiche pellicce, perciocché l'antichità spande su i costumi un non so che d'eroico, ed i pittori l'hanno sempre afferrata volentieri. Vuol di più immaginare per un istante che i ire villani coperto avessero di quelle rozze pelli ron raffilate non solo il tergo, ma tutto il resto della persona, e trova che altro lor non mancava per parer tre satiri, quali dall antichità ven- nero figurati colle orecchie aguzze, colla coda in arco, co^ piedi di capra. Di qui vuol che venissero quelle strane deità selvagge, e co- sì degli uomini a cavallo vuol che si facessero i centauri, e così fi- nalmente deglTtali Aborigeni si formò una razza d'uomini che spun- tò dai tronchi degli alberi =.

L'altro vaso di cui si il disegno in questa CCXXXI Tav. fu rinvenuto nelle stesse vicinanze di "Viterbo ed appartenne al sig. Tranquillino Zeppi di detta città.

Due sono gli argomenti di questa pittura. In uno è lo stesso fatto d'Ercole nell'altra tavola osservato, il quale per questa replica

1 Illustrazione due Tasi etruschi logiaiStanel tom. ii, delle Menio-

riaveDuii a Viterbo, di Vincenzo rie Romane di antichità e beile ar-

Campanar! socio corrispondente ti Roma iSaS, pag. i55.

dell'accademia romana di archeo- a Ivi.

66 DEI VASI FITTILI.

«là motivo all' Inter pelre di conoscere che in questa parte d''Etru- ria godeva di molta celebrità. Il costume ed atteggiamento di que- ste figure è (juello osservato nell'altro vaso. Solo dillerisce Minerva che qui si presenta di fianco, mancante d elmo , di lancia e di scu- do. Dilleriscono ancora l'eroe ed il suo scudiero per la breve so- pravveste di cui son cinti, quando nell'altro vaso eran nudi.

Nell'opposto soggetto s' ha un Bacco coronato, e riccamente ve- stilo ( esempio assai frequente nelle tazze ed altri vasi d'Etruria ), il quale stando in piedi si accosta alle labbra un vaso da bere for- malo a foggia di corno di capra. Un satiro gli è davanti con un gutturnio nella destra, e leva la sinistra in atto di parlargli. Un al- tro satiro gli sta dietro, e verso di lui si volge con un pie sollevato in atto di saltare. Una vite ricca di pampani e di grappoli spande i lunghi suoi tralci nello spazio che rimane vuoto fra le figure , ed al disopra dei due satiri. Questi hanno in capo una pelle che lor discende sulle spalle a guisa di cappuccio, e quel che salla sembra coronato di frondi; nel resto son nudi, ed insigniti di lunga coda. Così r interpetre '.

Io non credo che queste pitture, per quanto trovate nell'antica Etrurfa, dir si possano rigorosamente etx'usche, mentre lo stile , non meno che il meccanismo di esse è del tutto compagno ad altre molte che trovate nella Magna-Grecia o in Sicilia, come ho accen- nate non possono aver nome d'etrusche. Che più propriamente dir si possano greche, vorrei desumerlo oltre all' indicata somiglianza dal vedere tra le pitture antiche d Ercolano, '^ che non mi si negheranno di greca manifattura , Ercole con il cinghiale sulle spalle precisamente come questo, e con un piede suU' orlo del vaso in alto di gettare la fiera sullo spaventato Euristeo, che ha come qui le braccia e la testa fuori del vaso. E vorremo credere che il greco pittore d Er- colano abbia copiata questa rappresentanza di tema tutto greco d di' invenzione d; un pittore etrusco? Non credo neppure che i

1 L. cit. a Tom. in, tav. xlvii, p. 247.

TAVOLI CCXXXI. 67

villani raccoglitori di olive della tav. CCXXX ci diano nessuna idea del costume etrusco presso i conladini di quei tempi, giacché al- meno vi sarebbe conservata quella modestia che nel coprirsi è pro- pria di tutte le nazioni e di tutti i tempi. Ma credo piuttosto che un pittor greco affettando nel suo dipinto arcaiche maniere, abbia rappresentale fantasticamente quelle figure nel modo che ha creduto il più atto ad esprimere questa sua idea. Molto meno poi vorrò credere che da fatte figure siasi tolta T invenzione di comporre i sa- tiri ed i fauni che si vedon dipinti nei vasi , su di che ho detto non poco nelle varie interpetrazioni che ho date a questo genere di pitture '.

Cade poi qui l'opportunità di notare che dei due vasi, uno al- meno ha rappresentanza bacchica, e ciò fa vedere quanto poco sco- stavansi gli antichi dal culto misterioso di Bacco nella esecuzione di queste stoviglie. Ora io mnsidern rhe i contadini che raccolgo- no i frutti , i satiri che stanno intorno a Bacco lor nume, han- no diretto lapporto con Ercole presso Euristeo , di che si vede fatta unione in questi due vasi. Ma se consideriamo tali pitture fisi- camente ed astronomicamente sul sistema eh io presi a seguire nel mio trattato dei monumenti etruschi o di etrusco nome , potremo dii'e che i tre soggetti qui espressi hanno una immediata connes- sione fra loro. Imperciocché il cinghiale come segno astronomico fu sempre indizio dell' entrar dell' inverno presso gli antichi ^, e la raccolta dei frutti ^, egualmente che quella del vino significò pres- so di loro medesimi l' inverno preceduto dall' autunno che era il tempo consacrato a Bacco reputato da loro il nume dei morti 4.

I MoDum. etr., ser. 11 , p. 60Ì; r, 3 Itì, p. 5o5.

44^- 4 Ivi p. 300, uoì, 5g5. Il, p. 374

a Ivi, ser. i, p. 6oa. yaS, 743-

68

TAVOLA CCXXXII.

I contrasti e le gare son soggetti frequentatissimi nei monumenti se- polcrali, del qual genere io giudico questi vasetti, come il presente trovati nei sepolcri. Qui manifestamente compariscono due giovani fra di loro pugnar col cesto, egli altri gli credo e giudici e spettatori, quan- ti insomma bastassero a riempire il vuoto preparato a ricever figure attorno al vaso. Errerebbe poi a mio parere , chi giudicasse essere stali eseguiti questi vasi per ornamento, qualora si creda che l'or- nato specialmente in pittura si ponga in siffatti utensili per abbellir- li, giacché non potevasi accrescer bellezza al vasetto non ignobile per se stesso, coU'aggiunta di sconce figure come qui si vedono. Certo è però che il pittore, chiunque egli fosse, doveva aver pratica di segnare umane figure, mentre i due combattenti son toccati con spirito e valen- zia. Perchè dunque tutt'insieme è malamente eseguito? a qual'ogget- to una tal pittura in questo vasetto d'ottima vernice, di finissima terra, di non sgradevole forma, se la pittura non gli doveva crescer pregio? Ec- cone a mio parere il motivo: io vidi come ho detto in principio,i contrassi e le pugne assai frequenti nei soggetti espressi ne'monumenti sepol- crali, e credo che vi si facessero con simbolico significato de con- trasti che l'uomo incontra nella vita, e dai quali è liberalo in vir- tù della morte , la quale a questo riguardo prelendevasi di rendere nieno repugnanle ai mortali. La pittura del vasetto che qui esami- niamo era dunque , se non bella per la sua esecuzione, almen utile per la sua significazione, ad un oggetto che accompagnar doveva un cadavere al sepolcro e per atto di religiosa splendidezza esservi chiu- so col cadavere slesso. Il vasetto, inedito finora, esiste nella R. Galle- ria di Firenze, e le figure son lucidate dairoriginale con ogni pre- cisione e qui riportate nella loro medesima dimensione, come ognu- no può riscontrarlo al num. 16, 78.

69

TAVOLA CCXXXIII,

L'alto dei due nudi giovani col pugno chiuso, par che li nirtiiife- sti per due cestiari davanti al giudice, preparali alla pugna, e 1 no- mo ammantato potrà giudicarsi per conseguenza un testimonio della regolarità dell'azione. Così vedemmo nell'antecedente un uomo as- siso qual giudice, ed alcuni ammantali quai testimoni del conlraslo. Qui sebbene il fatto sia lo stesso, pure le figure, cred'io, son poche, perchè la forma del vaso non offre nel suo corpo un campo più este- fo, onde riceverne maggior numero. II collo del vasetto ch'è pur di- pinto ha un uccello che forse è il simulacro dell anima, come ho det- to altrove '; e i due giudici attestano eh' ella merita per la giusti- zia e virtù delle azioni un adeguato premio. Il vaso esiste inedito nella R. Galleria di Firenze, le cui figure sono in lutto eguali a queste. Il suo numero d'ordine nell inventario della R. Galleiia è 16, 56.

TAVOLA CCXXXIV.

Che diremo delle due qui espresse rappresentanze, se non quelle cose medesime che si dissero per ispiegare le due antecedenti? Ec- co qui un combattente: e si volle probabilmente che per tale s' in- tendesse l'uomo che fu sepolto con questo vasetto allato. I due am- mantali attestano della maniera virtuosa colla quale ha contrastnio colle avversità della vita, quale intrepido guerriero. La conseguen- za di tuttociò par che sia dover esser costui premialo nell'altra vi- ta, come promeltevasi nei misteri. La ripetizione del soggetto nel va- so medesimo indica essere slato in uso di non lasciare in esso uno spazio vuoto di pittura qualunque ella fosse. Difiit li anche il dipinto eseguitovi è d' un disprezzo eccedente : mancano mani e biaccia , mancano bocche, mancan de nasi, mancan de'piedi; lutto insomma è

1 Moaum. eir, jer. v, p. 367.

Fas. T. IH. 10

70 DEI VASI FITTILI

lavoro (li pochi minuti. Or non essendosi voluto pensar dall' artista ad un soggetto di complicata mitologia che fec''egli? ricorse ai sog- getti comuni, a cose animastiche. Dunque la relazione all'anima era il tema il piiì comune di queste stoviglie; tema adattalissimo a trat- tarsi per occasioni funebri e non già per premi atletici, per nozze, e per eroici doni, come è stato supposto. Questo vasetto esiste ine- dito nella R. Galleria di Firenze al num. 16 44-

TAVOLA GGXXXV.

Il metodo tenuto dall' archeologo Lahorde nel dar le interpe- trazioni alle pitture dei vasi fìttili , è il seguente , meno 1' abbon- dantissimo corredo di dotte note delle quali riporto soltanto le ci- tazioni.

Quella donna la cui belleza funesta , come V avea predetto Ero- fde ', produsse la disgrazia nell^ Europa e nell'Asia;

Trojae et patriae comimis erinnys ^. Elena ebbe non solo nunieiosi panegiristi ^, ma inclusive a lei furo- no dedicate alcune isole 4, inalzati dei templi ■'' e celebrate alcune feste a di lei onore ^, e inclusive gli furono ollerti de sacrifici ', ed a Terapne aveane di quei che gli Eroi, ma sibbene alle celesti divi- nità erano olFerti ^.

Se pertanto distinti oratori non isdegnano di celebrare l'apoteosi d'Elena nei loro discorsi, non è meraviglia che gli artisti altresì ab- bian trattato il soggetto medesimo. Noi crediamo che questa pittu- i-a ci rappresenti ì' apoteosi di quesl' eroina.

1 Pausati. Phoc.ld.j e. la. 6 Hesych. in E>£i/ic(.

t, Virg. Eneid. n, 5^3. 7 Isocrat. cit. Aeneas Gazoeus.

3 Isocrat. Encom. Helen. 8 Eustatb. ad Iliad. , lib. i, Schol.

4 Paus. Altic, e. 35. Apoll. ad lib. i Etymol. maen. in

5 Paiisan., Lacon, e. i5 9, Isocrat. voc. Avacpuiric, Homer., Iliad. 1. cit. Soph. Ajac. v. 298.

TAVOLA CCXXXV. 7I

Sappiamo che chiunque sia stata sua madre " sempi'e si rappre- senta sotto l'esterior forma d'un cigno Giove, che n ebbe il [ossesso, e dette nascimento alla giovinetta che nacque da lui ^. Queslo nume per gratitudine situò nel cielo ^ il felice volatile di cui avea prese le forme , e lasciogli stese le ali com' egli le avea quando tornò nei cieli 4, In questa guisa vengono ra^ipiesentate sulla nostra pittura ^. E dunque probabile che sia il cigno padre d' Elena che. qui si vede Elena è seduta sulla di lui schiena, non è ella dunque un'idea ga- lante non men che ingegnosa di aver fatto condurre in cielo questa beltà famosa dall' uccello medesimo a cui dovea 1' esistenza ?

Tutto concorre a provare che questa pittura ci rappresenti l'apo- teosi d' Elena . Vedesi accanto a lei V introduttore de nuovi numi nel cielo , Mercurio ^ che tiene elevato il suo caduceo . Quella donna che è posta più da lungi , quasi avesse lo sdegno in fronte con lo scettro in mano 7 , è fuor di ogni dubbio Giunone , la quale si allontana sollecitamente per non essere spettatrice d' un avveni- mento che le rammenta crudeli cose

Manet alta sub mente reposìtum ludicium Paridis spretaeque iniuria formae ^. Dietro d' Elena facilmente riconoscasi Giove alla maestà dell'aspello, al seminudo suo corpo 9, ed allo scettro che tiene in mano'". Par eh' egli stia pronunziando le misteriose parole che debbon concede- re Timmortalità a sua Gglia, e le pronunzierà nove volte ", secondo

1 Euripid. Helen., v. ig. Diod. lib. 5 Ovid. Fast. lib. ni, e. 79^. IV, Virgil. Aeneid., lib. 1, v. 656. 6 Pausan. Lacon. cap. 18.

Hyg. Fab. 77. Gorgia in Helen. 7 Pausan. Baoiic. cap. 4'- Hom. 11,

Paus. Aule, cap. 33, Apollodor., ioi-8.

lib. HI, Hygin. Astron, lib. n, e. 8 Virgil. Aeneid. J. 1, v. 3i.

3. Germanicus, cap. 24- Theon , 9 Tischbein, tom. ni, pi. 1, toni, iv,

pag. i36. Isocr. Encom. Helen. pi. xxxv.

Eratosth. e. a5. io Dempsler.,De Etruria llfgili lib.

2 Isocr. cit. Il, e. 2.

3 Germaa. cap. 24. Hygin. Astron. ii Ovid. Meiharo. iib.'xni, circ. fin. lib. II, e- 3. Theoa. p. i36. Fastor. lib. v. Stai. Thebaid. I.

4 Theon. cit. Hygin. cit; German. iv, Macrob. Somn. Scìpioo. lib. 11- Caes. e ao, p. aoi. cap. 4-

7* DEI VASI FITTILI

r USO , come 1' indicano i nodi de' nastri su i quali appoggia il piede, che son pure in numero di nove.

Dall'altra parte del cigno vedesi fra gli allori Apollo dafneforo ' , sia perchè la di lui presenza fosse necessaria nelle apoteosi, o che il pittore ha voluto adunar tutte le tradizioni sulla consecrazione del cigno tra le costellazioni; in fatil pretesero alcuni autori che quel volatile fosse stato collocato nel cielo per T eccellenza del suo canto '^.

L' ultimo personaggio del quale in fine si ha da parlare vedesi nella posizione medesima di Elena , il quale non può essere che Venere, la quale fu cagione di tutte le di lei sciagure , non men che de' misfatti cagionati dal di lei ratto ^. Essa dovette pertanto as- sisterla al di lei arrivo nell'Olimpo, ed in fatti è stata rappresen- tata come la di lei protettrice in un gesto quasi di supplice, vale a dire assisa 4, domandando in certo modo agli Dei l' immortalità per Elena.

Tutte le figure di s\ bella composizione si riferiscono infatti ad un' azione principale, e come questa unità di soggetto non incontrasi cosi spesso fia le composizioni degli antichi , si può dedurne che questo vaso sia de' migliori tempi dell'arte in Grecia. Lo stile severo e semplice del disegno, e l'eleganza delle forme corroborano ancor più una tal congettura.

TAVOLA CCXXXVL

Presento al mio lettore un rame ch'egli avrà osservato nell Olie- ra di Hancarville ^, la cui significazione non fu mai spiegata. L' anti- quario perciò che cerca con avidità opere inedite , non sarà proba- bilinenle men sodisfatto, semi riuscirà renderglielo intelligibile per una

1 Diodor. lib. 17. Ovid. Metham., csp. i3. lib. ix. e. i.

lib. 1, lab. 1 5. Pausan. Fliocid. 3 Isocral. cit. Eurip. Helea., v. t-j.

e. 6. Mrtcrob. Salurn. lib. i, cap. 4 Homer. Odiss lib. vii, v x'Si. 1 a. Fiutare. Vit. Themislocl. «l Co-

2 Tiifon. pag. i36. Caes. e. 10, p. rioian. Diod. 1. xi. aoi. Atliaii de aiiioialib. 1. xiT , 5 Voi. n, rame 72.

TAVOLA ccxxxiv. y3

dotta interpetrazione del celebre Crislie, ancoiciiè il inomimcnlo sia per la sola figura già noto. 11 principale oggetto in questa scena è il Bar- co terminale, ma altre figure vi si comprendono d' importanza allego- rica. Alla diritta d'una colonna col suo capitello collocata sopia un fonie o dietro un aliare^ un apertura trasparente di nuovo spiega il Bac co trasparente in uno stato fisso , ed in un' altra apertura alla si- nistra sta una figura nuda , le cui membra si muovono come se fosse nell\atto di ballare. La colonna è qui il confine fra il moto ed il riposo, e sembra illustrare 1' inerzia di Bacco , e la sospensione temporale de' suoi poteri. Così molto si può raccogliere dalla pit- tura elle si lascia per ora , per considerare quel che vien sug- gerito rispetto ad essa da una moneta di Tliespiae , il cui rove- scio scullo neir opera di Pellerin mostra " un alto fallus at- traversato da Ire linee orizzontali , da una parte del quale è un oggetto alquanto rassomigliante ad una campana, e dall' allro un thetha, nella sua antica forma quadrata B come la lettera iniziale di Tespie in Beozia , dove è stato supposto che la inonda fo^se battuta.

Pausania e' informa ^ che la figura di Epw? Amore in Tespie era una pietra bianca, cioè un fallus o obelisco, talché se T emblema principale nella moneta alludesse ai suoi riti potremo concludere che non fossero della natura più decente. INla lutto questo può forse spiegar- si jjer mezzo del tiattato ascritto a Luciano Pe Dea Siria. L'antico tempio a lerapoli ^ in Siria, vien riferito essere stato su di una emi- nenza nel mezzo della città , la base della quale era chiusa da un dopiìio muro. Vicino alle porte del nord erano eretti due falli

I M'daglie dei popoli e delle ctllà, E') Kniiii.

voi. I , rame •**), lit;. 2Èi , Hayai 3 Oiiicrriinn eius romen Menibih

ascrive questa medaglia a Tebp. a primigenio Maboc tinnì a Se

\j oggeilo principale su di esso Ipiico Syiiae rcge dcta ilfiiuin

è slato gener»irnente cliiamalo un lerapolis . R^rke rei niimiriie,

liirrasso faretra. loin- ii, pan. u, pag. 'SJQ.

a Boeolic. lìb ;x, e. 27, pag 761.

74 l"'-' VASI FITTILI

dell' enorme altezza di trenta scandagli ' , sopra uno dei quali un uomo ascendeva due volte ogni anno con unu catena, come pi'alicavasi dagli Arabi nell' arrampicarsi ai palmizi del loro paese . Giunto alla cima egli accomodava le sue vesti ali intorno in manie- ra da formare un nido o sede , ed avendo lasciato andare un' altra catena che egli portava seco, e tirato su per mezzo di quella il cibo e le cose necessarie, rimaneva sul fallo sette giorni. Assiso in aria pre- gava per tutta la Siria, ma mentre pregava suonava un campanello. Alcuni concepivano che essendo cosi più vicino agli Dei era udito con maggior vantaggio , mentre altri riferivano il costume al diluyio, quando tutti gli uomini si recavano in alto per cercar sicurezza. 11 jcdlus con punte prominenti sporgenti da esso per aiutar 1' uomo a salire, o forse a indicare le dill'erenti altezze a cui 1' acqua saliva , e la campana , sembrano essere imitate sulla moneta Tespiana . Il Mitra persiano , che supponevasi intercedere con Ox'omasdes deità , vien l'appresentato galleggiante in aria sul mistico Tau; l'uomo per- ciò sul fallo che intercedeva con preghiera per tutta la Siria avrebbe potuto essere destinato a personificare Milx-a; ma dice il Pseduo Lu- ciano che alcuni riferiscono questa cerimonia al diluvio; e dagli studii, dalle ricerche assidue del dotto Sacy siamo informati che simili falli in Egitto si riferivano realmente alle inondazioni del Nilo, che sembra- no aver servito di memoria nazionale a quel gi'an diluvio , che era egualmente rammentato sulle sponde dell' Eufrate.

Da un' opera inedita d' uno scrittore siriaco, del cui giro in Egit- to venne dato un estratto dal De Sacy 2, apparisce che simili falli erano eretti davanti al tempio a Eliopoli in Egitto. Sulla cima di que- ste colonne obeliscali stavano berretti di rame del peso di molti quin- tali, e quando il fiume col quale comunicavano si elevava, 1' acqua usciva dal berretto , come segnale agli indigeni della inondazione

I Ho sostiluiio la giudiziosa emen- 2 Nel Magazzino inciclopedico del

da di Palmerlo alla stravagante 1801, lom. vi.

misura ToinxoTtwv nel testo.

TAVOLA CCXXXVI. jS

annua. « Può esser difficile di concepire la precisa applicazione del palo obeliscale sulla moneta Tespiana o Tebana. Se realmente rappre- sentasse quel che vien sospettato, non è impossibile che posto in qualche bassa situazi "«ne tale invenzione fosse stala adoprata per notare Pelevarsi e il cadere dei\goOpais , e del suo singolare Kalubatra, un interes- santissimo racconto è dato da quelF accuratissimo viaggiatore ' «. Noi leggiamo nel racconto di Pokoche dell' Oriente ^, d' una colonna esistente a Balhek, nel capitello della quale era un bacino per l'acqua , da cui un canale semicircolare scendeva lungo il fusto; ed un alta co- lonna di forma curiosa più vicina al Lebanon . Il vescovo Pockoc dubitava riguardo al probabile uso di queste se fossero slate destinate per condotti o per cerimonie superstiziose dei Pagani. Applicando que- ste osservazioni a tale soggetto immediato, si scopre il significalo preciso di questa pittura. ^i si vede pertanto una fontana solstiziale, col capitello informa di cratere, e col tubo sottile nel fusto della colonna il quale deve supporsi aver connessione col termine vicino ad essa. Quando l'acqua contenuta nella colonna era cresciuta, per principio delle inondazioni sostiziali, cercando il suo livello , si scaricava pel petto traforato di Bacco. Qui le pitture illuminate a giorno nel fondo di dietro diven- gono intelligibili, perchè siccome prima dell'arrivo del sole al sol- stizio la vegetazione si era rallentata, cosi al suo passarvi la vege- tazione era restituita da queste inondazioni. Le figure opposte conte- state del termine ed il Satiro ballante indicano la vicissitudine di inerzia e di attività, e PeflTetto prediletto di tal fenomoio sulla natura s; esprime dall'acqua che esce dal petto di Bacco -".

1 Dodwel , Viaggi in Grecia, voi- 4 Chrislie , Disquiiiiions upon tlic 1, 238. painied preck vases eie. cliap.xiv.

2 Voi. u, pag. 107. ". pag. 9j . Of solslilial Foantaias.

TAVOLA CCXXXVII.

Chi avesse desiderio di far delle rillessioni sull antecedente sog- gelto per applicarne la inlerpetrazione a dei simili a quello, io ne of- fro uno di tal qualità, sebbene men chiaro. Manca qui la colonna che nell'untecedenle pittura è creduta una fontana solstiziale; ma frattan- to la base nella quale è posata, è quasi uguale per la forma e per l'or- nato alla presente. INIancano le due figure ed una delle finestre le quali figure furon dette significative della natura in attività e del- la natura in riposo. Qui all'incontro pare che il concello medesimo sia stato espresso dal pronunziato fallo annesso all' erme di'* io per decenza lasciai senza figurare, e questo allusivo, secondo io penso , alla natura attiva e producente e quindi è 1' albero privo di foglie ch'io giudico attissimo a rappresentar la natura in assoluto riposo ed inerte.

La mancanza della fontana figurata per la colonna nell' antece- dente pittura non è dunque l^oggetto principale della rappresentan- za, poiché in tal caso qui non si troverebbe omessa, ma bensì la na- tura nel suo continuato giro deattivila e di quiete, i cui simboli an- cor qui non mancano, e che ben possono essere stati allusivi al vi- cendevole stato di vita e morte, a cui van soggetti gli uomini , e per cui si frequentemente si trovano i falli presso i sepolcri '.

TAVOLA CCXXXVm.

S'io dico francamente esser qui rappresentata l'apoteosi d'Er- cole, senza dar conto del motivo di tal supposto, non troverò fede in chi legge. Sappia egli peraltro che diversi mistici specchi abbi alle mani, ove il soggetto medesimo era espresso in modo an-

I Ved. Monum. etr. ser. n, p. 683

TAVOLA CCXXXVIII. 77

che più chiaro. In quelli pine Ercole fassi noto per la sua pelle di leone che gli cuopre inclusive il capo , e a lui davanti è Mer- curio, noto anch' egli al pelaso alato che porla in testa, e sta di- rimpetto ad Ercole, costantemente nell' atteggiamento medesimo di salire. Ercole nei mistici specchi ha talvolta il piede su dell' urna cineraria , quasi calpestasse le proprie ceneri, sorgendo a nuova e gloriosa vita ': ma tal' altra manca l'urna, sebbene il gruppo sia e- guale d' Ercole , e di Mercurio , ed eguale il loro atteggiamento '. L' asta è pure talvolta in mano di Mercurio in luogo del caduceo ■', talché quel gruppo atteggiato in modo uniforme di salire, è dap- pertutto significante Ercole, che dopo morte accompagnato da Mei curio , sale alla celeste dimora di Giove, per esservi deificato. Le donne onorano con doni il nuovo nume; e 'I giovine sedente pare da supporsi un iniziato che avendo imitato in vita le virtù d'Alci- de, abbia ottenuto dopo morte il bramato riposo negli Elisi fra le anime beate. Dissi pure altrove che le fatiche d^ Ercole furon sim- bolo dell esercizio dell'animo nella virtù, in premio della quale C- guravasi che Alcide n' avesse ottenuto lo stato d' immortalità pa- ri ai numi 4. Questa pittura si trova pubblicata dall'IIancarville ^, ma da nessuno eh' io sappia, interpetrata.

TAVOLE CGXXXIX E CCXL.

Tra i più bei vasi venuti alla luce fin ora , questo le cui pit- ture si vedono alle due tavole CGXXXIX e GCXL, merita partico- lar distinzione. Un famoso archeologo della Francia ebbe occasione di pubblicarlo tre volte , dal che argomentasi della importanza di conoscei'ne le rappi-esentanze, non meno che Tinterpetrazione eru- ditissima eh' egli ne ha data nella sua opera delle pitture dei vasi

i Inghlrami, Monum.Eiruschi.ser. 4 Inghirami cit. ser.v.pag 372,631.

u, lav. Lxsii. 5 Antiquilés elnisq. greeques et ro-

2 Ivi tav. LXXlV. m.iin,tiróes dii cabinet d.i M. Ila-

3 Ivi- mihon. Florence^i8o2,pl. nò'.

ras. T. ni. ' ,,

78 DEI VASI FITTILI

amichi '. ce L'arrivo, eyll dice, di Danao nell^Argolide , e quello di (ìadmo nella Tebaide , sono avvenimenti di prima importanza nel- 1 antica storia della Grecia. Non è dunque da sorprendere che i poe- ti abbiano mescolate varie favole ai racconti che ne hanno fatti, e che gli artisti le abbiano consacrate nei monumenti. 11 vaso che qui si descrive è uno dei più interessanti perquest' oggetto. »

« Cadmo era nato in Fenicia, ma d'una famiglia ch'avea regnato sul- l'Egitto: egli abbandonò questo paese per ordine di suo padre, ad og- getto di andare in traccia di sua sorella Europa, la quale era stala rapita da alcuni cretesi naviganti; o almeno fu questo il pretesto di tale spedizione, che non avea probabilmente per oggetto nient'altro che la fondazione di ui a nuova colonia. Cadmo era dunque uno di quegli uomini intraprendenti , che andavano lungi dai luoghi , dov' eran nati , per crearsi una nuova patria. Per giungere , ove fondare la sua colonia , egli andò cifrando qua e per qualche tempo , e formando diversi stabilimenti . Si portò primieramente all' oracolo di Delfo per sapere , diceva egli , se avesse ritro- vata con il suo viaggiare la sorella Europa: ma era costume del dio consultato di non ris[)onder mai nulla di relativo direttamente alla domanda che gli veniva fatta. L'oracolo non tranquillizzò punto la inquietudine di questo eroe , ma dette una risposta , mediante la quale fu consacivito il di lui arrivo in quei contorni , come s' egli fosse stato un uomo protetto dagl' immortali del cielo. Un tale av- venimento procurò a Cadmo la confidenza degli abitanti, e dettegli un mezzo opportuno , perchè divenisse il fondatore di un nuovo popolo ^. »

ce Quest ^oracolo gli ordinò pertanto di prendere tra gli armenti di Pelasene una vacca marcata nei fianchi con il disco della luna, di

I INIillin. monimiLtiis antiq. ined. etc. toni, n, pi. vn, et viii, p, i3.

Ioni. Il, [)• iC)t) et Galerie my- a Veil. Io Scolin^te d' Arislcf. ne

lliologìque eie. jd xt.viii, 11-^96, nelle nuvole, verso lafìG e i|iir!io

et peiiiluiea des vases .Tiitujues delle Fenici di Eurijiide, verso 6.j.i. vulguireuiiiiu ajipellés clruscjues

TAVOLE CCXSXIX E CCXL. ^C)

osservare il luogo ove ella si arrestasse, e quivi sacrificarla, e dipoi fabbricarvi una cillà, Jcpo aver fatto scendere nell inferno il terri- bile custode di Marte. Cadmo osservò l'ordine ricevuto , e mandò alcuni dei suoi compagni per attingere nella fontana vicina l'acqua occorrente per il saciifizio. Lo strepi:;o che fecero essi, svegliò il terribil drago guardiano di quella fontana, e ne divorò due, cioè Deioleione e Serifo. Cadmo sorjn-eso del loro rilardo si portò per- sonalmente a quel fonie e trovò il mostro, che pascevasi delle lo- ro sanguinose carni, combattè con esso, ed ucciselo '. »

ce La pittura figurata alla tavola CCXXXIX rappresenta 1^ ultima circostanza di questo memorabile avvenimento. Cadmo ed il drago ne formano il principal gruppo, ed occupano per conseguenza il mezzo della pittura ad oggetto che si ponga la nostra princi- pale attenzione: il terreno è sjiarso di grosse pietre, che da un lato s' innalzano in guisa di piramide, e formano la grotta dov^è la fon- tana, benché non se ne veda lo sgorgo -. Il suolo è coperto di pian- te aquatiche. Presso la grotta è un lauro carico di coccole, il qua- le accenna che la grotta era contornata da un bosco, e Tarlista scel- se una tal pianta per esser comune in Beozia; ed ei'a pur consa- crata al Dio della guerra. Il terribil serpente erge la lesta, minac- ciando con la sua triplice lingua l'eroe, e cosi gì' impedisce di ac- costarsi alla grotta, la cui custodia era stata alni confidata. La par- te superiore del corpo di quel serpente è coperto di scaglie, e gli anelli del ventre sono indicati da varie slriscie; il capo e difeso da alcune lamine più larghe delle sue scaglie , e sormontate da mae- stosa cresta; una simile appendice vedesi scendere dal suo mento : i suoi occhi son tondi come quei dei serpenti, ma di una smisura- ta grandezza per esprimere probabilmente I^estrema estensione che attribuivasi alla vista di questi animali , e da tale opinione venne dato loro il nome di dragoni da ilpy.u-j Scy.y.n-j . che significa vedere.

I Apollodor.lib. in, iv, 3, 4- 2 OviJ- ui, 29.

80 DEI VASI FITTILI

Cadmo è vestito di una clamide attaccata sul suo petto con gi'osso bottone. Egli ha il cuturno cretese; la sua spada è sospesa a un bro- diere, i capelli sono sparsi sugli omeri, ed in parte coperti da un berretto apnnntato col nome di pileo. Ila in mano un vaso a due manichi, cliiainato diota, e termina in punta, come sene yedon dei simili nelle medaglie d^Atene. Questi vasi ponevansi sopra un cilin- dro sostenuto dai convenienti suoi piedi. Ha la maro dritta ar- mata d'una grossa pietra, ch^è per iscagliare contro il drago, essendo state le pietre nei tempi eroici armi oflensive, delle quali facevano i guerrieri uso frequente.

Dopo Cadmo si vedon due donne , delle quali non è facile de- terminare il lor nome, come è ugualmente difficile indovinare qual sia la parte che abbiano in quest'azione. Quella che è dopo Cadmo ha in mano una patera. Questa donna sembra aspettare che Cadmo abbia attinta dell' acqua con il suo vaso per empirne la patera, e incominciare il sacrifizio; 1" altra donna alza con una mano il suo peplo e tiene un ramo di mirto. Or siccome questa pianta s' ado- lirava nei sacrifizi , e nelle iniziazioni , si può credere che que- sta femmina debba altresì prender parte a quello che Cadmo è per offrire.

Nel piano superiore le deità prolettrici di Cadmo, sono spetta- trici della vittoria che riportò su quel serpente leroe, che a loro e- ra caro, e intanto abbelliscono ed animano tutta la scena. Mercurio è coronato di mirto , il che non è consueto. Egli ha il pelaso get- tato dietro le spalle; il suo caduceo è terminalo con ima punta si- mile a quella che serviva a fissare la lancia sulla terra, e alcune ben- de sacre si vedono sospese al simbolo del dio del commercio, pro- tettore immedialo delleroe ' , che ha portalo nella Grecia la civi- lizzazione e l'uso dell'alfabeto. Il mirto del quale è coronalo, e queste bende sacre additano altresì Mercurio come inventore dei sa- sacrifizi. Venere che vien dopo facilmente si conosce a lo specchio

I Zoega, bassiriUevi antichi di Roma, i, 8 ii.

TAVOLE CCXXXIX E CCVL.

che ha in mano , nel quale rimira la propria efiìgie . Pane fido di Mercurio par che abbia colloquio con Venere, mentre è accompa- gnato da un satiro. Il sole, la cui metà del disco raggiante si vede in alto di questa composizione, lume alla scena.

La pittura del rovescio ci fa vedere un uomo , la cui coscia si- nistra ed il corpo sono ornati di bende, e tiene da una mano una tenia e neiraltra un frutto. Probabilmente è Bacco, avanti al qua- le sta Libera detta anche Proserpina; almeno così lo spiega il Millin. Io peraltro opporrei a tal parere la coda satiresca di quel nudo gio- vane, la quale a dir vero, non fu mai attribuita a Bacco, ma sìb- bene ai di lui seguaci, che si figurarono in forma di satiri. Chi poi volesse ad ogni patto dar conto delle varietà , con le quali vengon rappresentate le cose bacchiche nei vasi che io chiamo sepolcrali , credo che non otterrebbe in ciascuna pittura l'intento. Dietro a lo- l'O si vede un uomo, coperto in parte da un manto, ed è creduto dal Millin r iniziato pel quale fu fatio il vaso. Io però non credo che r iniziato pensasse da se medesimo di farsi fare quel da seppel- lirsi con lui. Le foglie d"" ellera, come vcdonsene spesso delle simili sopra questi vasi, fanno allusione alle orgie ed alle cerimonie bac- chiche facenti parte delle iniziazioni. Al di sopra delle figure è un corpo rotondo, traversato da più nastri che lo tagliano in quattro parti triangolari e che sembra sospeso a un corpo solido, il che in- dica esser questa scena rappresentata in un luogo chiuso e coper- to ' ». Chi desiderasse avere più interessanti notizie di questo va- so, legga Topera dell'eruditissimo sig.Millingen intitolata: Ancienls unedited monuments principally, of grecian art. London 1822,

I Miliia, Peiatures eie. cit, ras. T. III.

8ti

J A VOLA CCXLI.

Quando una pittura di qualche fittile riesce agli archeologi di non facile interpetrazione d'uopo è che questa diffondasi alla cognizione di molli, onde sperimentare se ad alcuno fra quei, sotto gli occhi dei quali cade in esame, venisse fatto trovar via di spiegarne il significa- to. Diversi lumi ci furon dati fin' ora al proposito di questo vaso da due rinomati archeologi, onde viepiù agevolarne 1 intelligenza; ed io che nulla vi saprei aggiungere d'istruttivo, procuro almeno, col ri- portarlo quindi farlo noto a chi avesse genio d'occuparsene.

Riferisco pertanto ciò che se n'è pubblicato dal eultissimo sig. canonico de'Iorio, il quale conto di quel che n' è stato pubblicato anche prima di lui.

« Delle donne, egli dice, che sono espresse nel presente vaso, la prima a dritta del riguardante non ha altro abito che la semplice tunica, e quella propriamente detta la sistide, aperta dal lato drit- to; ha di più il peplo che fa parte dell'anzidetta veste. Quello che si osserva di molto rimarchevole nel vestire di questa figura, consi- ste in due piccoli steli con foglie che si veggono attaccati agli ome- ri, ne'quali per la loro piccolezza non si può distinguere, se il fi- gulino avesse avuta l'idea di rappi'esentare ramoscelli naturali, op- pure artefatti. Terminano essi nel disegno , in modo che potrebbe credersi esservi nella loro cima un piccol fiore, ma questo non si può ravvisare con distinzione nel vaso. Con ambe le mani tiene una viltà che ne' suoi due estremi dividesi in tre tenui fili con piccoli fiocchi, ed ha presso di se un uccello della specie di cicogne, in al- to di beccar quella vitta «.

« Vedesi indi un altra donna, la cui tunica simile a quella della precedente , e che porta con amendue le mani una cassetta chiu- sa, su della quale si veggono tre bacchette con foglie che sembra- no di mirto. L'acconciatura della lesta questa figura è rara a rin- venirsi in sifiatli monumenti. I capelli che cadono sulle spalle, so-

TAVOLA CCXLI. 83

no legati nella loro estremità con un ornamento mollo somigliante a quello che anche oggi si vede usato in alcuni paesi dell Europa ».

M La terza donna veste diversamente dalle due precedenti, ed ha la tunica con maniche; e di più l'ampeconio che poggiato sul sini- stro omero cadendo fino ai piedi, avvolge la parte inferiore della fi- gura. Porta essa con la mano sinistra un amorino, il quale grazio- samente aggruppato, mentre con parlante attenzione ha gli occhi fissi al volto della donna, distende le sue braccia e mani in atto di chiederle qualche cosa. Se mai il pittore avesse avuto in mente rap- presentare con questa figura l'immagine di un giovinetto, oppure un amorino vivente, non è facile il delinirlo; potendosi addurre argomen- ti si per l'uno avviso che per l'altro. I dotti non trascureranno di osservare che esso mostra una'ala sola, e non due ».

ce Parlando altrove di questo vaso ' sospettai, prosegue 1 interpetre che le tre donne, le quali camminano luna dopo laltra, fossero in atto di andare ad eseguire qualche sacrificio al dio Pandamator. Ora vi aggiungo un'altra conghiettura suggeritami dalle verghette con fron- di che la donna di mezzo porta sul cassettino. Non è possibile rav- visar con distinzione la pianta cui le foglie appartengono; ma sem- brano piuttosto di mirto; di qualunque pianta però sieno, sono si- milissime ad altre che ho osservalo dipinte su di un altro vaso in cui è rappresentata una donna in piedi , la quale stringe con la si- nistra due ramoscelli , uno dell intutto simile a quelli che qui veg- giamo, e l'altro con foglie più lunghe, e con essi fa delle aspersio- ni, se pure non dasse de'leggeri colpi ad un erma del dio degli or- ti , che oltre al suo distintivo termina con una maestosa testa di Bacco barbuto «.

«Sospetto perciò, segue a dire, che queste due rappresentanze possano d^rsi la mano a vicenda; e luna dar lume alla spiegazione dell altra, di modo che possa credersi che nel vaso del R. Museo le tre donne

1 Esso è sfato anche pubblicato dal semplicemente la descrizione,

chicir . INIilliDgeti , il quale ne da

^i/^ DEI VASI FITTILI.

sieno in cammino per andare al compimento di quella funzione che si vede eseguita dall' altra figura semplice e sola dipinta nell'altro vaso già detto '. Per qualunque delle due funzioni si trattasse lamorino, l'uccello che sono di più nel nostro disegno, potreb- bero riputarsi poco convenit-nti ».

« Qualunque sia stata l'idea del pittore, il monumento è uno dei più belli, e ben conservati del R. Museo, ed il disegno è cosi be- ne studiato che deve ascriversi fra quelli, de quali l'archeologo non può trascurare veruna delle più minime particolarità e pennellate dell'artista, non potendosi supporre trascuratezza , ignoran- za in lavori cosi ricercati ».. Sin qui l'erudito sig. Canonico de Iorio.

Aggiundendo pertanto una qualche mia, benché debole opinione, a quanto dottamente fu detto fin ora di questa molto bella pittu- ra, mi dichiaro di voler passar sotto silenzio gli ornali che si ve- dono sulle spalle della donna che a destra del riguardante, come pure r osservazione che T amorino in mano della donna opposta abbia un' ala soltanto, essendo questa la natura del genere del di- pinto che si vede nei vasi ; cosi vi ravvisiamo figure in piedi sen- za terreno che le sostenga, o sedenti senza la sedia ove dovrebber posare.

Credo pertanto che tutta insieme la rappresentanza abbia il ca- rattere d'una purificazione. Ed eccomi ad esaminarne i particolari, adducendone peraltro il confronto d altre pitture da me spiegate del genere stesso ^. Sia quel genietto alato l'oggetto primario delle nostre considerazioni, e non trovei'cmo incoerente ad ogni restante del dipinto il crederlo rappresentante forse Bacco Fanete lacco o Amore , in somma la divinità che sotto nomi tali vien cantato da- gl'inni orfici principio luminoso della natura, di che ho detto non

1 Anche una vecchia che vedesi fra ad nno degli anzidetti ramoscelli

alcune donne occupate aduna fun- della donna con l'Erma. Vedi Pitt.

zione della natura di quelle di di Ercolano Voi. iv, p. 216.

cui trattiamo, ha nelle mani un a Monum. etruschi ser. v, tav. xxiv.

ramoscello a lunghe foglie simile

TAVOLA CCXLI. t55

poco trattando Ji varie pitture de' vasi fittili^ ov'era lo stesso gio- vane alato '. Ma in quelle a maggior chiarezza del soggetto, vi si ravvisano de^ crateri , per cui si potette dir francamente che vi si trattava di lustrazione e purificazione. Qui manca a dir vero il cra- tere , ma in quella vece vi ravvisiamo 1' uccello aquatico simho- lo parlantissimo dell'acqua usata nelle purificazioni. Or quest' uc- cello é talvolta nelle mani del giovinetto alalo di siffatte composi- zioni ^. La cista mistica in mano della donna eh è nel mezzo della composizione ci conferma circa l'idea che abbiamo concepita della santità della cerimonia qui dipinta. Le donne di questa pittura so- no, a parer mio, quali anime che mondate per la purificazione dalle macchie d' una vita corporea, terrena e viziosa, vanno a trattenersi nella contemplazione del proprio destino della divinità e della na- tura deir universo. Il cingolo che una delle additate donne ha fra le mani, è a mio credere il balteo di vittoriosa gloria, alla quale si giunge colla perfezione d'una vita purificata; e perciò cred'io l'uc- cello che simboleggia una tale purificazione, si vede aderente a quel cingolo.

Voglio pertanto avvertire che ove ho potuto interpetrare per catartiche le pitture de'vasi da me spiegate, quasi sempre vi trovai aggiunto in qualche modo il balteo, la cassetta mistica, l'amorino, e talvolta l^uccello aquatico ancora ^. Non ostante Faver io pure ag- giunte qui alcune mie congetture non debbon per questo trascu- rar gli eruditi dal cercare il vero senso di questa rappresentanza,

TAVOLA CCXLII.

«Non convengono fra di loro gli antichi scrittori relativamente al Toro che Ercole superar dovette per comandamento di Euristeo. Diodoro Siculo, Igino, e l'Anonimo che cantò le lodi del figlio di Gio-

I Monum. eir. ser, v, p. 275. xxiv , della ser. v , de' monumenli

a Ivi, tav. XVIII. Etruschi.

3 Ved. la spiegazione della tav.

Fas. T. HI. 1 2

n6 DEI VASI FITTILI

ve e J' Alcmena , asseriscono che questo è quel medesimo con cui si mischiò la brutale Pasifae , e che dall' Isola di Candia fu tra- sportato da Alcide nel Peloponneso. Apollodoro ' sull' autorità di Acusilao riferisce che questo fu creduto quello che rajà un gior- no Europa , sebbene altri lo suppongano il Toro a cui Nettuno in- spirò un insolito furore, perchè Minos invece di sacrificarglielo, come avea promesso , lo mandò a mescolarsi con i propri armenti alla campagna ».

« Checché siasi però di tal diversità d' opinioni, tutti i mitolo- gi convengono che la settima impresa fatta da Ercole si fu quella di vincere un furioso Toro, che infestava le campagne di Candia, e di condurlo vivo ad Euristeo. Farà specie a taluno però, che l'ar- tista di questo vaso sembx-i di averci rappresentato Ercole quasi testimone della vittoria fatta da un altro, anziché vincitore, men- tre può a prima vista fare illusione la clava che si scuopre aper- tamente esistere in mano d' una seconda figura . Si può credere per altro che il pittore intendesse di esprimere veramente Ercole in quella figura che ha già quasi superato 1' inferocito animale , e nell'altra che ha un manto avvolto al braccio sinistro, e la cla- va nella destra , lolao compagno d' Alcide anco in molte altre sue imprese «. Ecco quanto il celebre archeologo Fontana lasciò scritto, spiegando la pittura a figuie nere della tav. presente CCXLII ^.

TAVOLA CCXLIII.

V'era un ballo tra i Greci che s'eseguiva al suono del doppio flau- to chiamato Kw(ìw; Como secondo Ateneo ^, ma vi doveva esser misto anche il canto, come esprime il suo nome 4, e v'é chi la crede una

1 Lib. u. 34i eJiz. fior. i8o3.

2 Piuure di vasi antichi posseduti 3 Lib. xiv, e. 9.

da sua eccellenza il sig. cav. Ha- 4 F<^'es el courtisanes de la Grece milion. Toiu. i\, lav. xxiv , pag. voi. ni, sect. iv, § 11, p. 353,

TAVOLA CCXLIII. 87

festa bacchica ', e chi una danza pastorale -. Io non insisterò sull'esame dei particolari del mentovato hallo, ma dirò che in qualunque modo il soggetto che vedemmo nella tavola XCIX del voi. i di quest'Opera, non sembrami che ci faccia conoscere un ballo qualunque che usasse in Grecia. È però vero che Bacco si manifesta in colui che guida la turba, coronato d'ellera, e portando il tirso ed il vaso che son suoi simboli particolari. Ma poiché non tutti i di lui seguaci sono in azione di ballo specialmente le donne, cos'i dovremmo esser contenti di dire che in quella pittura sia stato rappresentato Bacco seguito dal festeggiante suo coro. In questo caso dir si potrebbe che la pittura della Tav. pre- sente contenesse il soggetto medesimo dell'indicata novantesimanona. Qui pure è Bacco assiso sulla nebride, coronato duellerà e colla tia- ra coni' è suo costume ^, e con ricco tirso, che ferula anche si ap- pella. Stanno a lui d'intorno due satiri e tre menadi, due delle qua- li hanno il cribro, eh' era il simbolo di purgazione dell'anima, intro- dotto nei baccanali; e baccanali si posson dire le rappresentanze di queste due indicate tavole, non però quali si rappresentavano real- mente dai Greci , che non si mostravano in quelle feste del tutto nudi, con coda caprina , con orecchi ircini , col naso simo , come per lo più li vediamo dipinti nei vasi. Così è da credere che le donne in questi dipinti introdotte, non serbino la moda di vestire del tem- po, ma bensì dai pittori siasi accettato un costume del tutto ,con- venzionale, per gli uomini che per le donne addette al tiaso di Bacco. Anche il vaso che nella tav. novantesimanona vedesi in mano del satiro lo credo puramente ivi dipinto per ornamento della com- posizione , e non già perchè il defonto ne avesse usato in vita pei riti bacchici, giacché quanto di bacchico qui ed in altri vasi trovasi dipinto, è a mio credere convenzionale come ho detto di sopra, e non rappresentativo dei baccanali che si celebravano dai Greci. La ti- gre è animale, come ognun sa, dedito a Bacco.

1 Museo Borbonico Tom. vi , tav. a Hesych. ap. les Fètes cit;

V, e VI, p. 1. 3 Ved. Tom. i, tav. lvi, lviu.

88 DEI VASI FITTILI

Questa piliura è stala già pubblicata, ma senza interpetrazione alcuna, dal D'Hancarville '.

TAVOLA CCXLIV.

Per quanto inedita sia questa pittura, pure si può dir la stessa di varie altre che si trovano chiuse nei sepolcri del gentilesimo. Tut- te peraltro han subita qualche variazione dall' estro del pittore che le compose. 11 soggetto può dirsi una pompa bacchica. Precede un satiro imberbe coronato di mirto, come i neofiti iniziati ai misteri, e che altrove si vede barbuto e col nome di Marzia, Egli ha nel destro braccio una tenia o mappula, o cintura che debba credersi, alla quale dagli archeologi dassi vario significato e non costante, dagli scrit- tori antichi se ne trae sodisfacente spiegazione. Gli artisti ci fan ve- der questi nastri impiegati nelle mani della Vittoria ', o come sim- boli di cose bacchiche ', o piuttosto quali amuleti delle iniziazioni ai misteri 4. Ed in vero fu il cinto un simbolo di purità nelle ver- gini che andavano a marito presso gli antichi, e spettava solo allo sposo di scioglierlo il delle nozze; e noi s'è già detto che nei mi- steri v' erano usati anche altri simboli che accennavano la purifica- zione degl iniziati. Ma qualunque ne fosse il significato, certo è che fino, da'tempi antichissimi si riguardò il cinto come un benefico amu- leto dì salvazione, per cui finse Omero, che Leucotea la nutrice Bacco, dasse un cinto mirabile ad Ulisse , per virtù del quale scam- pò da un orrido naufragio, giungendo a noto dopo due giorni al- l'isola de'Feacì ^. In ogni modo è vero che noi vediamo dipinto nei vasi un tal simbolo spesse volte dove si tratti di purificazione e di misteriose rappresentanze. Se dunque consideriamo il satiretto tibi- cine qual neofito iniziato ai misteri Bacco, nella cui pompa lo tro- viamo aggregato in questa pittura, non ci sembrerà incompatibile col

1 Antiquilés Elrusq. greq. el rom., 3 Ivi tav. xxxiv.

Tom. IV, pi. iJo. 4 Ved. Tom. ii, lav. cviii, p. aa.

2 Vei. Tom I, tav, xvi, p 38. 5 Omer Odyss, lib. v, v. if\6.

TAVOLA CCXLIV . 89

di lui carattere un simbolo di aggregazione ai misteri e di purgazio- ne, giacché in essi era la purità della vita principalmenle raccoman- data. Si può citare in prova di ciò l'espiazione d'Ercole che per opeia de'misteri venne purgato dai commessi omicidi anche i più legittimi ed inevitabili.

Con tuttociò non è da rigettare da questo simbolo bacchico la significazione di vittoria, imperciocché se noi riguardiamo il satiretto in qualità di neofito iniziato, come dicemmo, e se applichiamo que- sta qualità genei'ica alla individuahtà dell^estinto sepolto col vaso, noi vi troveremo la vittoria dovutagli per esser giunto colla morte alla meta, dove tende il corso della vita, ed é vittorioso per conseguenza colui che vi giunge in preferenza d'altri che restano in vita, e perciò s'incoronavano i morti, come ho detto altre volle '. Qual fosse poi la relazione tra un cinto ed una riportata vittoria non è facile a dirsi . Forse con tali cinti o bende se ne formavano delle corone per chi vinceva in cjnalche contrasto . Più probabilmente peraltro que'cinti potean rappresentar le mappule che si legavano alle brac- cia dei combattenti ad oggetto di tergere il loro sudore 2; onde é certo che il vincitore esser dovea nel caso di aver sudato più che i di lui competitori, e per conseguenza bisognoso delle indicate map- pule o tenie, come al braccio pur si vedono del satiretto che qui dipinto. Non saprei dire quel che sia l'oggetto che in parte comparisce dietro la tenia del satiro: so bene che in un^ altra pittura di sog- getto simile a questo si vede precisamente lo stesso utensile, e nella situazione medesima ^ . Forse avverrà che qualche altra pittura di egual soggetto ne spieghi il significato anche di queste, qualora non si volesse accordare che fosse l'astuccio delle tibie.

Secondo l'esposta opinione che qui si rappresenti una pompa bac- chica , noi potremo determinarci a credere un sacerdote di Bacco

I Ved- Monura. elr. ser. i, p. 4o6. 3 Millin.Peintures de vases aniÌ4ues,

a Ivi, .«er. v, lav. xxxii, e sua spie- lom. ii, pi. lxvi.

gO DEI VASI FITTILI

la veneranda figura che si vede nel mezzo, ammantala di magnifi- co paludamento, con gran ferula in mano e libando vino da un nappo. È vero che in altro bellissimo vaso esposto dal Millin si vede una figura quasi simile alla presente col nome di Bacco aiontìsos i. Ma ormai siamo da replicati esempi avvertiti che i sacerdoti , e specialmente quei di Bacco, prendevano il nome dagli Dei a'quali prestavan ser- vizio; e per intelligenza di questa nostra pittura non è di grave im- portanza che si consideri quell'uomo barbato o per un Bacco o per un suo sacerdote che lo rappresenta. L'alto suo di versare lumi - do che ha nel vaso, è proprio della libazione, la quale facevasi ver- sando il liquore parte sull'ara, parte per terra, e parte bevendo- ne ^. La donna che lo segue con torcia in mano seco reca pure un vaso, il qual tien luogo del simpuvio, mentre quello del sacerdote tien luogo di patera, coi quali due recipienti facevansi dai Romani le libazioni. E cosa notoria, che nei sacrifizi si versava il vino dal sim- puvio nella patera per quindi libare, e rammentando cosi la grati- tudine dell uomo verso la divinità pel benefizio che riceve degli alimenti e della fruttificazione della terra ^. V'è inclusive chi pre- tende, come ho accennato altrove 4, che il veder Bacco nei monu- menti dell'arte ftir libazione, versando il vino dal vaso che suol te- nere in mano ^, fosse un simbolo di rendimento di grazie al Dio de- gli elementi, che nel tempo stesso è Dio generatore ^, perchè re- putavasì che Bacco avesse reso il mondo abitabile, e preparata la terra a divenire la dimora degli uomini 7.

La donna che ha in mano il vaso da libazione, mentre può dirsi una baccante, si dee supporre ivi dipinta ad oggetto d'indicare l'atto com' io diceva della libazione medesima. Intanto ha in mano una torcia, come soventi volte se ne vede in altre bacchiche rap-

I Millin cit. tom. i, pi. ix. 6 Creuzer, Dionys. sìve Comment.

1 Ved. Monum. etr. ser. ii, p. 23. rer. Bacchic, in fin.

3 Fiutare in Numa, Iodi, i, p. 69. 7 Hancarville Orig. (le l'art, ec. lom.

4 Monum. etr. ser. 1, p. 368. i, lib. 1, e, in, p. a88.

5 Ivi, i,er. VI, tay. Ki.

TAVOLA CCXLIV. Ol

presentanze di varie specie, ma di genere bacchico. Il portar della torcia caratterizza sempre più 1' orgiasmo di tali figure, mentre si incontrano frequentemente le baccanti con faci per indicare, come ho detto altre volte ', la luce diurna e notturna, cui presiede il nume loro solare ch'è Bacco, il quale sotto quesf'aspetlo si fa per- ciò prolettore dei morti.

Ma il pregio maggiore di questa pittura è certamente lo stile sublime col quale è eseguita , intendendo sempre questo elogio ri- stretto al genere delle pitture che vedonsi ne'vasi. La composizio- ne è in tutto ideale, come ricavasi principalmente nel satirettothe ha orecchi ircini, simo il naso, coda sotto i reni, ed è nudo, cose tutte ideate dagli artisti, e quindi eseguite per convenzione in lut- ti i soggetti del genere di questa pittura. Infatti nella famosa pom- pa Alessandrina ordinala da Tolomeo Filometore si vedevano come in questa piccola pompa i satiri; ma se questo è nudo, quelli eran ve- stiti di porpora : cosa non mai veduta nelle pitture de' vasi, dove, coni ho detto altre volte, raramente si trovano costumi correnti ai tempi ne'quali furon dipinti, ma tutto vi si faceva per convenzione.

TAVOLA CCXLV.

Tra la moltiplicità de' vasi di[iinti, questo è dei rari pel sogget- to che vi si contiene dipinto, mentre non pare, come tanti e tanti altri, simbolico ed allusivo a cosa morale, ma bensì rappresentativo del soggetto medesimo che vi si vede, vale a dire è una danza, qual potè vasi fare al tempo in cui ne fu eseguita la pittura. Nulla infatti vi s incontra di nudità nelle persone danzanti, ma ciò sia dello ri- guardo alla pittura del rango inferiore, e poiché i danzanti hanno in mano una corona, dirò ancor io col primo espositore di questo vaso che vi possa esser dipinta una festa celebrala in occasione di una vittoria. Non consento peraltro che la superior parte della pil-

1 Ved. Tom. i, p. 87.

g2 DEI VASI FITTILI

tuia si debba iaterpetrare intieramente rappresentativa del ritorno ili patria del vittorioso. Convengasi dunque che il primo gruppo su- periore, come ne scrive l'egregio interpelre, sia un guerriero comple- tamente armato discorrendo con un altro assiso, cui forse narra le gesta illustri della vinta battaglia, non saprei per altro andar seco- lui concorde nel significalo dell' altro gruppo , ove egli vede una donna che presenta da bere ad un guerriero, il quale appoggiato lo scudo ad un pilastrino riceve colla destra la tazza della donna. Se il disegno del vaso è fedele in questo rame, io vi scorgo non già un pilastrino, ma uno stele sepolcrale, come tanti e tanti altri se ne in- contrano nelle pitture dei vasi, e tutti d'egual forma e misura. La donna può esser dunque una Vittoria che porge al guerriero una patera, perchei faccia una libazione sul tumulo d'un qualche guer- riero estinto in battaglia sebben vittorioso. Una tale azione sarà più degna di memoria, a mio giudizio, che il porger da bere ad un mi- litare che ha sete. Oltre di che il l'avvisarsi le mille volte dipinte nel vasi fittili le donne che porgon da bere ai guerrieri debbono illuminarci ed indurci a supporre che ben altro significato e più no- bile debba avere un tal atto, piuttosto che dar da bere a chi aves- se sete ; mentre il far libazione ad un tumulo sepolcrale ed annual- mente ripeterla, è cosa più degna di una qualche memoria . Della frequenza di tal soggetto, vale a dire d^ina donna che porge una tazza ad un guerriero, ne reco immediatamente l'esempio nelle figu- re che seguono le già descritte . Scrive 1' interpelre che dall' altra parte della fascia medesima una donna pure si scorge ugualmente vestita, e nello stesso atteggiamento di dar da bere al guerriero che le sta a fianco, e che tiene nella destra la sua lancia, e colla sinistra guida il cavallo, avendo appeso alla paretelo scudo di cui solo ve desi una porzione, e seguito da un altro che portagli colla destra la meritata corona, e nella sinistra oltre la lancia ha pur lo scudo. Io vedo tuttociò in altra guisa. Se nel gruppo anteriore giudicam- mo uno stele sepolcrale, sopra cui fassi una libazione, qui vedo la efligie dell'estinto, già fatto eroe dopo morte, il quale giunto nel bea-

TAVOLE OCXLV E CCXLVI . ^3

to luogo del suo destino, di che manifesto segno il cavallo ', ri- cere dalla Vittoria il nettare divino per essere ammesso fra gli liei nel cielo, situazione da lui meritata per le lodevoli azioni commes- se mentr' era in vita, del che fa bastante fede la corona che ha in mano la Vittoria, ed anche il di Ini scudiere. Lo scudo che ve- desi appeso alla parete dimostra eh' egli sia giunto al destinato luogo , ed il cavallo n' è un simbolo confermato da troppi esempi. perchè non debbasi revocare in dubbio altrimenti 2. Se poi vorre- mo tenere quella danza per simbolo dei piaceri e sollazzi che deb- ban godere le anime pervenute agli Elisi, non credo che vi sarebbe- ro delle ragioni da opporvi. In questo caso tutta la composizione rappresenterebbe un gueiTÌero, il quale avrebbe in vita combattuto gloriosamente, per cui si meritò tra i mortali ^ossequio, dimostrato con libazioni alla di lui tomba, quindi l'apoteosi per virtù del net- tare, ed in fine il godimento dei piaceri che incontransi nei campi eli- si. Ma se franco è il mio scrivere, non per questo pretendo la pre- ferenza sull'altro intei-petre. Sono opinioni, ed ognuno può aver la sua. Questo vaso è di quei di Basilicata alto un palmo e due once ^.

TAVOLA CCXLVL

Chi mai crederebbe che dopo tanti e tant'anni, dacché si scrive intorno a'soggetti uguali al presente d'un giovinetto con rozzo ba- stone in mano, in atto di riposo, davanti ad una stele, non siasi per anco giunti a dir nulla di positivo? L'oggetto architettonico davan- ti al giovane è sempre dubbio se debbasi prendere per un aliare o sìvvero per indizio di tomba sepolcrale. Forse avverrà che nell'esa- me d'altri simili soggetti con più chiare caratteristiche qui del tut- to mancanti, giunger si possa a stabilirne il significato. A questo ri-

1 Monumenti etruschi, ser . 1, pag. 3 Real Museo Boibonico, rià<;icolo

l(Ì5. 82, Voi. Mll, laV. LVIII.

1 Ivi.

Vas. T. III. 1 5

5)4 ^^^ VASI FITTILI

guardo io non volli trascurare di copiarlo da un vasetto inedilo della R. Galleria di Firenze col numero 38ic, la cui forma si vede allato della figura. Nell'illustrare il Museo Chiusino incontrai altre simili figure, al cui proposito esposi qualche dubitativa congettu- ra ', che si può consultare anche al proposito di questa.

TAVOLE CCXLVII E CCXLVIII.

Mentre io cercava dovunque degli esempi di pittvire vasculari , ove si rappresentasse ratto del dono, che vien supposto, di questi va- si ai vincitori dei giuochi pubblici, onde convincermi che tale fosse 1 Oggetto per cui molti di questi vasi erano eseguiti affinchè a buon dritto dir si potessero vasi di premio , come da vari moderni ar- cheologi si è stabilito, mi sono casualmente incontrato in una pit- tura che giustifica in un modo assai chiaro ed unitamente a tan- te altre de' vasi stessi , ch^ essi furono usati dagli iniziati pel funebre oggetto di esercitare il culto insegnato nei misteri da essi professato. Noi dobbiamo questa bella scoperta al eh. sig. Raoul- Rochelle, il quale ha pubblicato il vaso nelle due pitture eh' io qui ripeto con la seguente di lui dottissima interpetrazione.

« Il vaso in questione egli dice, il cui funebre destino è posto fuor d' ogni dubbio pel soggetto che vedesi dipinto nella facciata posteriore , consistente in una stele sepolcrale sormontata da un vaso, ed ornata di vitte ( di che si può vedere non pochi esempi nel tom. II di quest'opera, oltre quelli delle tav. GLI, e GLV, ) sembra di ri- levante interesse per la composizione che ne orna la facciata principale. Vi si trovano due ordini di figure, il superiore contiene tre divi- nità. Il maggior personaggio è Apollo sedente, colla fronte coronata d' alloro, e colla lira fra le sue mani ». Alla parete vedesi appeso un bucranio contornato di vitte, maniera simbolica di additare un tem-

i Etrusco Museo Chiusino Tav. cixxv, cxctiii.

TAVOLE CCXLVII, F. CCXLVIli. g5

pio^ e i due asLeiisclii secondo il eh. interpetre significano Febo ,

0 Elio , oppure i Dioscuri , e secondo me sono un simbolo assai espressivo dei due astri maggiori, cioè del sole e della luna, o for- se il pittore ve li ha posti per non aver tanto vuoto nel campo.

Alla dritta del dio di Delfo è Minerva coli' elmo in niano , di che a più opportuna occasione, dirò qualche cosa. Alla sinistra d' Apollo la divinità sedente come le altre due dell' ordine stesso, ed appoggiata col braccio su d' una cassetta, che il eh. interpetre l'epula una cista mistica, par che esser possa Demeter, la dea d'Eleu- si convenientemente situata al contrasto con Minerva. Frattanto la lucerna che arde su d'un pilastro , oggetto nuovo e caratteristico, offre un allusione si potente ai misteri celebiali nella religiosa oscurità del santuario, che difficilmente se ne potrebbe revocare in dubbio la interpetrazione.

Il secondo ordine di figure presenta l'apparato della iniziazione. Il personaggio barbato, e coronato di lauro, che stassi su d'un tro- no con uno sgabello ai piedi, tenendo in mano lo scettro attributo della di lui primaria sacerdolal dignità, è sicuramente un pontefice , ed il sacro alloro che s'inalza presso di lui, non men che il cinto sospeso al di sopra del di lui capo, son manifesti segnali pel dotto interpetre, che lo additano il principale sacerdote del nume di Delfo. A tale designazione aggiunge peso la presenza della pitonessa, che vedesi stare in piedi appoggiata al gran vaso dell' acqua lustrale ', e tenendo in meno lo specchio; mobile mistico di una indubitata significazione.

Davanti al gran sacerdote sta un gruppo di due persone; un vecchio con barba e capelli bianclii, cinto il crine di alloro, appog- giandosi ad uno scettro riccamente lavoralo ed ornato di bende, al- la sommità del quale si vede la figura d' un tempietto. Questo vec- chio tien per mano e guida al pontefice un giovinetto , coronalo di alloro, e tenendo in mano un ramo dello stesso albero sacro. Qui

1 Euripid. Ioti. 4^5, ap. Raoul-Rochelte Monura. Ined. ec. p. 4 io.

9^ DEI VASI FITTILI

dunque certamente ravvisasi un giovine iniziato col pedagogo, il quale adempie la carica di gerofonte o di mislagogo. V'era un co- sluine in Atene, come dottamente rilega l' inlerpelre, d'iniziare al cullo delle Dee d Eleusi, i giovanetti, ed inclusive i bambini delle famiglie distinte: cerimonia che s'eseguiva presso un altare ardente. Di la vede il eh. Uaoul-Rochette provenir le sacre espressioni; è Mur,T»i{ ay e'TTixt, » yiviTiiaa aj- euTta; che s'incontrano frequentemente su i marmi se- polcrali dell'Attica, erette alla maniera della gioventù dei due sessi che a\ean ricevuto il primo grado della iniziazione. Lo slele , o altare colla lucerna accesa presso la creduta Demeter ossia Cerere, equi- vale senz'alcun dubbio alle parole sacre che si trovano in alcune lapidi attiche l' iniziato presso l'altare acceso. Conclude in fine 1' e- rudilo archeologo Raoul-Rochelte esser qui espresso un dei tratti della lingua figux'ata corrispondente a que'della lingua scritta, ed è nel temjìo slesso un dei testimoni i più irrefragabili di quest' uso della iniziazione della prima età, di che i vasi dipinti ci han con- servato molle e molte prove. E poi avverato in un modo evidente che i vasi dqiinti simili a questo, hanno servito nei sepolcri della Magna- Grecia al medesimo oggetto che i marmi attici consacrali alla memoria dei giovani Ateniesi , dove si legge la formola stessa della quale il vaso ci olire nella sua pittura l'equivalente nella fa- vella dell arte '.

TAVOLA CCXLIX.

In conferma della probabilità che le pitture de' vasi non rap- presentino azioni , soggetti , ed avvenimenti che cbbiano avuta po- sitiva realtà, ma che vi sia non poco dell'ideale, produco 1 esempio d' una pittura che vediamo tra quelle pubblicate nell' atlante dei monumenti inediti della corrispondenza archeologica ^. Di questa

1 llaoul-Rochetle eli. pag. 4io. l'insiiiuio di corrispondenza ar-

2 Toni. I , tav. xlyu B, Annali del- cheologica, lom. iv, pag. 336.

TAVOLA CCXLIX. CJ^

dette un cenno il celebre De Witte, colla descrizione seguente. Co- //7ov ( questo è il nome che alla forma del vaso e che allfi no- mina urna skyphos ') con figure nere acquistato pel gabinetto di M. Antonio Herrv d' Anversa. Sulle due faccie questo monumento ha ripetuta la medesima composizione con pochissima differenza. Due efebi imberbi e nudi portano ciascuno sul dorso un giovanetto ugual- mente nudo, di un'' età molto inferiore. Ogni gruppo è preceduto da un uomo imberbe, e nudo che guarda indietro , e par che invili i suoi compagni a seguirlo. Colui eh' è alla testa degli altri porta iu)a clava , e s' avanza verso un tumulo , e sembra indicarlo colla sini- stra ai compagni. Dopo il tumulo è un caduceo fitto in terra. E senza più ci previene delle dotte osservazioni esposte dal sig. Pa- nofka relativamente alla significazione della voce Cotylo, citando un passaggio d'Ateneo, dove trattasi del giuoco nominato e/'-'otO).»] , per- chè i vinti tenendo le lor mani dietro riceveano nel concavo ch'esse formavano le ginocchia dei vincitori , ed erano obbligati a portarli, come si vedono in questa composizione.

Nei volumi degli annali dell' islesso instituto di corrispondenza trovasi dal prelodato Panofka ratificata la significazione di questa pittura , ed ampliamente illustrata con erudizione tale che può at- tendersi da pochi dotti , di tale illustrazione darò qui che un leggerissimo cenno , invitando il lettore a volerla vedere nel suo ori- ginale '. Cita egli Ateneo per provare che il vincitore è portato dal vinto '. Alla coppia dei due , 1' un dei quali è portatore, 1' altro è portato, precede un terzo che ha superiorità sopra entrambi, e in- tanto è loro compagno d' armi e testimonio della loro lotta. Frat- tanto quel dotto ragionatore che illustra la nostra pittura ci ram- menta , che se qui si trattasse d' un ratto , 1' amante si reche- rebbe indosso 1' amata o 1' amato aflìn di procedere al ratto. Qui

1 Ballettino deli' instituto di corri- a Annnli cir..

tpondenza archeologica per l'aono 3 Lib. xi, pag. 479-

iS32, pag. 38, DOt. a.

C)8 f)KI VASI FITTILI

poi 1-aminentasi d un p;isso di Pausania, ove leggesi che in Grecia v' era un gimnasio dove la gioventù d' un' adeguata età s' esercitava alla lotta , e v' erano simulacri d' Ercole Ideo, nominato Prosimno , d Eros e d'Anteros. In altro luogo del gimnasio v^era in bassorilievo rappresentata una lotta di due giovanetti vale a dire Eros e Ante- ros , oltre una mezza figura d' Ercole ' . Qui dunque attamente il nome d^ Ercole al giovine che precede la coppia , e che ha per conferma di tal nome la clava in mano, e alla coppia dell'amante, e dell' amato i nomi d' Eros e Anteros , come loro davano i Greci. Or fra gli amanti e gli amati dal Panofka rammentasi Dionisio , e Prosimno , e da quella indecente favola ove si narra che Dionisio fu da Prosimno ^ , condotto all'inferno, e di ricondotto a noi, trae la ragione del fallo che qui si vede sopra un sepolcro, come nella favola viene additato all' entrar nell' inferno per segno dell' attesa immortalità presso gì' iniziati . Il caduceo che nel vaso accompagna il simbolo del fallo vi fu aggiunto naturalmente , poiché lincomben- sa che Bacco dette a Prosimno, fu di conduttore, e l'assimilò in questa guisa a Mercurio Psicopompo. L'erudito inlerpetre conto ancora in qual modo Ercole qui sia presso alle simboliche porte dell' in- ferno , e del sepolcro, ed io ne riporto il resultato di sue ragioni, mentre ogni restante si può leggere agli utilissimi non men che di- lettevoli annali dell'instituto di corrispondenza archeologica. I.",egli dice, perchè Ercole Ideo è fra i Cureti o Dattili ed il numero loro corrisponde ad Ei'cole Ideo , Eros ed Anteros, quantunque il vaso per vaghezza del pittore porti moltiplicati i gruppi degli efebi, cioè due combattenti col precursore; IL», che i Cureti dormono in:iieme nel tempo del loro viaggio , come stanno uniti in occasione d'altri eser- cizi: III.°, che lo scopo del loro viaggio è 1' impero del silenzio e dell' inferno.

Io non porterò più oltre la replica di quanto scrive il Panofka,

1 Pansan., lib, vi, e 23. pag. ag, ed. Potter.

a eleni. Alexaadr. Cohort. ad Geni.,

TAVV. CCXLIX E COL; 99

mentre il già esposto è sufficiente a mostrare in quanti modi le jiit- ture di questi vasi l'ammentano all' iniziato il passaggio dell' anima air inferno e agli Elisi, mentre il corpo che la vestiva passa al se- polcro . E probabilmente per tale oggetto questi vasi dipingevansi con soggetti analoghi a quel passaggio.

TAVOLA CCL.

Tra le più singolari pitture che trovansi nei vasi fittili , quella (Iella nostra tav. CCL occupa uno dei primi posti per molti riguardi. Il Sili. Micali che ne riconobbe la sincolarità fu sollecito ad ornarne il suo atlante che va unito alla di lui opera intitolata: Storia degli antichi popoli italiani '.Nel testo egli ce ne una esalta descrizio- ne , ma poiché questa di nulla e" istruisce sul significato della pit- tura esibita che noi bramiamo di conoscere, può giovarci sem- pre che ne abbiamo come lui davanti agli occhi il disegno, così Ira- scurandola io pure ne trascrivo soltanto il slio pai-ere riguardo alla totalità del monumento; ed eccone per tanto l^ullimo di lui periodo.

« Quanto è degna , egli dice, per il soggetto raro la pittura di questo vaso , tanto n' è rozza 1' esecuzione e negletto il disegno . Puossi probabilmente presumere che siasi qui figurata una scena locale e domestica: forse volle cosi quel ricco possidente Arcesilao ( che tale è il greco nome della figura principale). Chi sa s' ei non era un greco stabilito in Vulci (giacché il vaso in forma di tazza proviene dagli scavi di Vulci), o in altra parte delle nostre pingui Maremme feconde di biade? ( mentre suppone i sacchi pieni di biade ). Ecco tutta- volta un nuovo esempio di vaso fabbricato sul luogo di speciale fattura, che sente ancor molto del costume del fare antico ^ ». Se peraltro ap- prendemmo sì poco dal citato scrittole a cognizione di questo raro monumento assai più volle istruircene il rinomato sig. duca di Luv-

i Tav. xcvii. italiaui, lom. iii p, 169.

2 Micali, Storia degli antichi popoli

DEI VASI FITTILI

nes , il quale contemporaneamente al sig. Micali pubblicò come ine- dita questa singoiar tazza negli Annali della corrispondenza archeo- logica ; ed io mi compiacerò far noto a chi legge questo mio libro, il di lui erudito parere circa al monumento in questione.

« La coppa , egli dice . qui pubblicata, fa parte della bella col- lezione tli M. Durand a Parigi . Ricoperta al di fuori di ornati che caratterizzano le più antiche cjlix, essa è coperta d' un intonaco biancastro sul quale gli ornati e le figure si staccano in nero , in bianco ed in rosso violaceo. Il tuono generale è opaco ed invec- chiato dal tempo. A tali indizi sarebbe facile riconoscer la sua an- tichità , qualora le figure non ne fossero state esse sole una prova evidente pel barbaro loro stile ».

«Il soggetto dipinto nell'interno del vaso non è men degno d'at- tenzione di quel che lo sia per 1' antichità dell'insieme. Qualunque interpetrazione che ne diano gli archeologi, sia che ammettasi quella che noi proponiamo, sia che se ne trovi una più felice, è però sempi-e sicuro, che pochi vasi con un tipo arcaico s\ incontrastabile, presentino delle composizioni di questo genere tanto singolare. La pittura ci fa vedere un re assiso su di un trono sotto una specie di pavillione. La sua testa è coperta d' un petaso al cui apice è un fiore di loto' i lunghi di lui capelli ondeggianti cascano lungo il dorso. Egli è vestito d una tunica bianca, e sopra porta un manto licamato. La sua cal- zatura è riccamente coperta di color rosso e di ornati. Sotto il suo trono è una pantera con un collare. Dietro a lui si vede salire una gran lucertola . Il re tiene dalla sinistra uno scettro , e stende la dritta coir indice stesso verso una persona imberbe e molto più pic- cola e che si mostra col gesto medesimo. Davanti al re e nel senso in cui è voltato, apkejiaas è scritto in antichissimi caratteri. L^uomo imberbe, presso la cui testa è liscrizione io*oi<tos, è nudo fino alla cintura , e porta solamente vina tunica corta ma gallonata. Davanti a loro una gran bilancia di assai curiosa costruzione è sospesa ad un i-egolo orizzontale , ove stanno due piccioni ed una scimia , al di sopra è un altro piccione ed una cicngna . I due pialli della

TAVOLA CCL. lOl

bilancia son carichi <! una materia bianca irregolare e voluminosa, alcune porzioni della quale sono sparse anche per terra . Sotto il raggio pesatore stanno i servi o garzoni intenti a pesar la lana. Dalla parte di sotto altri garzoni ammassano i sacchi simili a quei che si vedono superiormente ' ». Sin qui 1' erudito Luynes, di cui non trascrivo la parte epigrafica, perchè non gran soccoi'so al- l'intelligenza del soggetto, meno che il nome primario di Arcesi- lao , eh' egli crede un re della Cirenaica, qui sedente ed intento al IrafTico di alcune merci, ch'ei giudica o lana, oppur silfio, pianta of- ficinale assai usata presso gli antichi , ma più probabilmente lana, della quale abbondava un tempo la Libia. Giudica poi esser colombi quegli uccelli che sono attorno ai bracci della bilancia , perche abbondanti anch'essi nella Cirenaica ; e l'uccello più grande una ci- cogna o una grue volatili che frequentano quel paese; cos\ la gran lucertola dietro la figura sedente può alludere a tali animali che moltiplicano verso la Pentapoli.

Ora tornando alla figura giudicata un re, personaggio principale di questa pittura , vengono dallo scrittore osservati i di lui lunghi capelli , il suo scetli'O formato d' un bastone terminato per un ni- lometro e al disopra un ornato assai simile al disco accompagnato dall' aureolo degli Egiziani , emblemi caratteristici del nume loro Fta, e perfettamente applicabili ad un principe cirenaico, il quale fa pesare sotto i propri occhi i prodotti de suoi stati. Sifl'atli rapporti coir Egitto non possono recar sorpresa in un paese poco lontano dal Nilo, e sotto 1' influenza delle idee religiose del tempio d'Am- mone. Su i bracci della bilancia è un animale che sembra un cinoce- falo. D'altronde la somiglianza di questa sclmia con quella di Egitto emblematica del dio Toth, è, secondo l'interpetre, troppo forte per non esser di qualche importanza. Il posto che occupa il cinocefìdo in mezzo

I Lnynes , Annali dell' instiluto di cesilos.roi de Cyrenaique.Monum-

rorrispondenza archeologica , voi. de l'instilui, pi. xlui.

V, pag. 56. Il- u. Peinture. a. Ar-

ras. T. in. i4

lOa DEI VASI FITTILI

ai bracci Jella bilancia non sembra scelto a caso. Finalmente la pan- tera eh' è sotto il trono simboleggia 1' AO'rica.

Approvando quanto è detto di sopra, rimane da fissare chi fos- se questo Arcesilao re della Cirenaica ricco e potente, rappresen- talo in questa stoviglia tirrenica . Lo stile del lavoro , la mancan- za d' ogni divinità , i dettagli locali precisi che diversificano la composizione, mostrano, secondo l'opinione del dotto espositore, un soggetto della stessa di lei epoca, e da ciò ne induce che 1' artista abbia qui voluto dipingere 1' ultimo degli Arcesilai , quello stesso di cui Pindaro celebrò la generosità, la saggia amministrazione e le vittorie nei giuochi pitici.

Fino dal regno di Inatto soprannominato Eudemone, uno degli antenati del nostro Arcesilao , i popoli della Grecia erano in una relazione continua con le coste della Libia . I Tirreni popolo na- vigatore dovean prendervi un interesse molto attivo. lerone primo, contemporaneo di Pindaro e d' Arcesilao vinse presso Cuma la flot- to tirrenica, e motivò la rovina di questa nazione o]nilenta, giunta pel suo commercio , e per le prede dei suoi pirati al colmo della prosperità. In questa occasione il tiranno dedicò un trofeo a Olim- pia , con vni' iscrizione incisa sull' elmo situato in cima al monu- mento. ] caratteri sono antichi come quei della nostra coppa, e le ir- regolarità di lingua greca vi sono moltiplicati in un modo notabile. Tuttociò conduce dunque a far credere al nostro dotto inlerpe- tre , che sia questo un monumento del tempo stesso del famoso cimiero del museo Britannico, e per conseguenza un dei monumenti più positivi per la loro data , poiché la sua può collocarsi verso la olimpiade ottantesima: epoca assegnata dagli scoliasti alla prima ode di Pindaro in onore di Arcesilao '.

Approverei sull' istante , quanto sagacemente viene esposto dal rispettabile signor duca di Luynes , e qui sepia da me riportalo in compendio , purché mi si sciogliessero alcune diflicoltà che s in-

I Luvnes cit.

TAVOLA CCL.

tromettono alla mia mente , onde concepire con chiarezza e con- vincermi a pieno di quanto s' è detto. M si legge ))erlanlo che il monumento è fatto nella olimpiade ottantesima , e nella terra medesima di Vulci , dove è stato trovato. Riguardo a ciò vorrei essere informato in qual grado fosse l'arte del disegno a quell'epo- ca in quel paese. Qualora dunque noi n"'esaminianio i volli e special- mente quello del nominato Arcesilao sedente, non men che l'altro del- Tuomo in piedi, che accenna l'ago della bilancia, il cui nome è notalo con la voce sai*omahos o meglio sia^omamos raccoglitore del silfio, li troveremo fatti in una maniera tollerabile appena in opere eseguile nei tempi di un'arte nascente; che se poi n'esaminiamo tutto il resto della persona, si nel re sedente, che nell'uomo in piedi, noi vi troveremo giusta proporzione, giusto atteggiamento, giusta espressione , qualità che non si accordano ad un'arte che pargoleggia. Nelle spiegazioni an- lecedenli di quest opera mi è spesso occorso di motivare il sospetto che in Vulci e nei tempi che l'arte era già in un grado di perfezione matura, siano state eseguite nei vasi alcune pitture con carattere e stile del tutto arcaico , io saprei escluder questa dalle accennate, senza di che non si spiega in qual modo vi si vedano dei tratti d'arte avanzata. Così ogni altra caricatura , come il cappello dell' uomo sedente, i suoi capelli d'estrema lunghezza, il passo celere e 1' acconciamento delle 6gure che stanno al disotto delle altre, oltre i già notali vol- ti, son modi che potette usare il pittore in un tempo anche d^assai posteriore all'olimpiade ottantesima.

Come poi si dipingesse a Vulci e si nascondesse in un sepolcro la rappresentanza al vivo di Arcesilao re della Cirenaica, non rilevasi da quanto espose il cullissimo interpetre, io saprei dirlo di cel- ta scienza. Posso bensì avventurare il sospetto che qui siasi voluto in qualche modo rappresentare l'idea psicologica del peso delle anime o delle opere loro plausibili o ree, onde retribuire ad esse nella vita futura o 1 premio o la pena che meritavano. Di ciò abbiamo replica- tissimi esempi nei papiri che trovansi nelle mummie egiziane, ov' è per lo più pesata 1' anima del defonlo , e le di lei opere buone e

Io4 DEI VASI FITTILI

iTiulvage; ed Anubi n'è il ministro ispettore, nume die presso i Gre- ci reputavasi corrispondente a Mercurio , il quale si adopra nella slessa funzione di pesar le anime e i loro meriti '. Qui pare a me che r artista abbia voluto dare al soggetto il carattere greco ed egiziano , avendo dipinto Arcesilao fra i simboli egiziani , ma col cappello in testa allusivo a Mercurio psicopompo. La scimia animale di simbolo equinoziale significa la equità della bilancia , e la sua divisione in due giuste parli . Considerato per tanto il soggetto sotto quest' aspetto non é più inverisimile che la storia d' un re cirenaico sia dipinta in un \aso chiuso in un sepolcro Volcente.

TAVOLA CCLL

Non è d'astrusa interpelrazione la rappresentanza che qui s^esponc, ma interessante pel merito dell'arte che gli viene attribuito dal pri- mo suo espositore, che la trasse da un vaso inedito del bel museo Durand a Parigi, e la chiama rappresentanza puramente greca, seb- ben vasi di simil fatta e del medesimo stile siansi veduti anche nel- le tombe di Vulci . Non mi estenderò a descrivere ogni dettaglio della composizione, perchè questa può vedersi in un modo ampio ed erudito nelle opere del prelodato espositore sig. Raoul-Rochette. Il soggetto pertanto è il sacrifizio d' Ifigenia ^ . In mezzo è un altare, dietro al quale è un eroe che 1' inlerpelre giudica esser Calcante piuttosto che Agamennone, il quale tenendo dalla sinistra lo scet- tro ieratico, porta con la destra uri coltello diretto verso Ifigenia, ch'è in piedi presso 1 altare, in atto di attendere mansuetamente il colpo mortale; ma nel mentre che questo vibrasi dal sacerdote, una cerva s'alza in piedi, e presenta il capo dove il mortai colpo è di- retto, e cosi libera la verginella da morie. La sostituzione di una

1 Monum eiruschi, ser. vi, tavola 2 Flaoul-Rocbelie , Monum. inedit»

R3 , S3 , pag. 29, 3o. Millin, d' anliquit. flgurée Oresteid., pi.

GhIptìc mythologique , lom » , xwi B, pag. 127, § lu. pi. cLXiv, iiutn. 697.

TAVOLA CCLI. 1 o5

cerva al sacrifizio in vece d' Ifigenia ch'eia indicata negli altri mo- numenti in una maniera simbolica, qui è figurata in un modo rea- le e positivo; lo che fece credere all'espositore che un silTatto di- segno non poteva essere impiegalo che in una composizione esegui- ta con tutte le risorse dell'arie pittorica, e ne argomenta che la composizione debba essere stata presa da qualche opera celebre del- la pittura greca; conseguenza ch'io non so trarre, a meno che s'in- tenda presa da un'altra pittura vascolare, giacché il genere pittore- sco de' vasi non s adatta ad altri , molto meno ogni genere ed ogni stile di pittura può copiarsi ne'vasi di terra colla, che per es- ser destinati a porsi nei sepolcri si dovean fare con due soli colo- ri, e con una prospettiva tutta lor propria, come vedesi Apollo se- dente quasi sul capo del Camillo assistente al sacrifizio , e cosi di- casi di altre maniere convenzionali, e solTribili nelle pitture vasco- lari, ma intollerabili in quelle d'altro genere, e specialmente del ge- nere di pittura perfetta.

Dall'altra parie due personaggi, un de'quali è un giovinetto mi- nistro del sacrifizio portando una paniera d' otierle e tenendo in mano allresi un vasetto forse preparato per la libazione, come ve- diamo nella tav. presente ; ed una donna che secondo la relazione dellinterpetre tiene in mano una corona, forse dimenticata dall'inci- sore , compiono la rappresentanza in quanto le spetta d essenziale e di positivo, mentre che in situazione più elevata dalla parte oppo- sta. Diana in costume di cacciatrice stando in piedi dietro Iligenia, ch'ella prende manifestamente sotto la di lei prolezione, e dirimpet- to alla Dea seduto Apollo con un ramo di lauro in mano , aggiun- gono a questa rappresentanza un carattere ideale di tal natura, che vi si mostra chiaramente come il fatai sacrifizio non può ricevere in grazia della loro presenza che una esecuzione apparente.

io6

TAVOLE CCLII, CCLIII E CCLIV.

Passi a noi manifesto soltanto peraltro con lievissimi cenni (Illufo- ri antichi essersi praticata presso i (ìreci una festa nominala Carisia o Carizia '.che celebravasi in onore delle Grazie, e questa iooedoche sìa stata rappresentata in una tazza fittile inedita esistente nella R. Galleria di Firenze, pervenutavi dalli scavi di ^ ulci. Le donne che vedonsi disegnate nella tav. CGLIV figurano mimicamente le Gra- zie, come in quella festa solca costumarsi ^. Sebben di rado , pure talvolta esse compariscono in varii monumenti dell'arte, or nude ^, or vestite, e sempre come qui strettamente unite fra loro segnes noduiìi solvere come fa eco il \ isconti nell'illustrare un bassorilievo de' Monumenti Gabini, ove ravvisa in tre donne che si lengon per mano , le tre Grazie vestite com" erano in Atene quelle scolpite da Socrate, secondo Tuso più antico 4. Sappiamo in oltre essere slate queste carisie le feste che celebravansi in onore delle Grazie , con danze che duravano tutta la notte. Chi si asteneva allora per più lungo tempo dal sonno , riceveva una focaccia chiamata piramus. Ciò riguarda in parlicolar modo la rappresentanza della tav. CCLIII, dove l'uomo che in principio della composizione manifesto segno del ballo, e lo conferma il seguente^ che suona a tarelFetlo il dop- pio {lauto. I due individui che han piccole faci in mano ci danno indizio che la cerimonia si eseguisce in tempo di notte, e finalmente l'ara su cui la donna versa dalla tazza qualche liquore presso l'altra che tien le f^ici, mostrando con l'atto una libazione, ci persuade che tutta dazione è consacrata con religiosi riti alle divinità, quali fnron credute le Grazie. La fanciulla presso al libicine sarà una inizianda. Per la stessa ragione diremo che nell interno della tazza rappresen- tataci dalla tav. CCLII si veda espressa una libazione alle Grazie.

1 Xenoph. Conviv. que. png. 3 1

2 Fèies et conrlisanes de la GrAce, 3 Visconti, Mas P. Clement., loia, iiim. Ili . Traile sur les danses iv, i 3.

grecquf's, eh. li, § iv. Daiisc lyri- 4 Visconti, Monum. Gabini, p.164.

1C7

TAVOLE CCLV CCLVI.

Leggo nel giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia ' la seguente memoria intitolata: Illustrazione sopra un i'aso greco sìcu- lo del p. don Benedetto Danti Cassinense ec. Palermo presso Lo- renzo Dato, 1820, in •" Ecco dopo oltre un mezzo secolo, dac- ché il benemerito p. ab. d. Salvatore di Blasi die il primo tra^ suoi l'esempio d' illustrare alcuno de bellissimi vasi, de'quali forni egli il Martiniano Museo, un suo confratello e successore degnissimo nel- r orrevol carica di direttore del medesimo, che fa ora nobil dono al pubblico della spiegazione di uno di (jue' vasi , forse il più pre- gevole fra quanti ivi se ne veggono, e per esattezza di disegno e per vaghezza di colorito, e per bellezza di forme, e per felicità di esecuzione del soggetto che vi si raffigura. Esso ha la forma di cra- tere; alto un palmo, once sei e mezza della misura sicula; la peri- feria superiore , men che due linee ne agguaglia I"" altezza. Rosse son le figure su fondo nero; ha per fregio sullorlo fiorami alla gre- ca . e listati quadretti attorno ai due manubri. Singolare è la finez- za e la leggerezza dell'argilla onde vie più pregiati venivano quei vasi del pari che la lucentezza della sua vernice ».

Io ne do la pittura in due rami distinti, un de'quali è segnalo tav. CCLV con le figure della grandezza medesima che dall' ori- ginale furono ritratte. Neil' altra lav. CCLVI , arbitrai di ridurre il dipinto ad una misura minore dell'originale, onde il sesto di que- st'Opera fosse capace di contenerne 1' intiero aggruppamento.

« Disseppellito dalle rovine dell'antica Agrigento, prosegue l'interpe- tie. mostra ben questo vaso a quale eccellenza fosse ivi giunta un tempo l'arte della plastica ».

« Crederebbe ciascuno che mercè delle iscrizioni qui liacciaie. agevol cosa riesca a chiunque l' indovinar il soggetto , eppure non

l \ ol. H, pag. 1 78.

lOci Pi:i VASI FITTILI

va cosi. Egli è vero che la pittura della tav. CCLVI , ci chiama alla storia di Filomela xpvsh «tiAOMnAH; ma perchè x?'-'''^^ cioè aurea, men- tre che nel più tristo caso ci si fa ella dinanzi, cioè di prigioniera abhandonala al disprezzo dopo aver perduto il più bel fiore di che and.ir può gloriosa una ben costumata donzella, non che la facol- tà della parola? Una seconda iscrizione accanto ad un alato Amo- rino porta EPOS KAA02 aìTioi' bello, ma come dir si può bello il ma- laugurato e tristo amore di Tereo per Filomela ov' ebbe si tragico fine? Che se dell'amore si vuol 'intender di Progne per la sorella, co- me il diremo bello, trascinata avendola a trar vendetta della offesa fattale dal marito, con alti non meno scellerati e crudeli? Il fatto sia dunque a saper cogliere da tutta quella favola il momento dell azione che rappresentar vi volle il pittore, e questa si è la lo- de che noi crediamo doversi all'autore della presente illustrazione ". " Celebre e comune presso gli antichi era la storia di Filomela , indi alterata dalle finzioni de'poeti. Eschilo e Sofocle ne fecero ar- gomento di loro tragedie , e prima vi aveva fatta allusione anche Esiodo ed Anacreonte nell'Ode 12. Igino, Apollodoro, Pausania , ed Ovidio nel sesto libro delle Metamorfosi distesamente la raccontano e tale n'è il sunto: Pandione, re d'Atene collegatosi con Tereo re di Tra- cia, gli die in moglie Progne sua primogenita, e questa die a Tereo un figlio per nome Ili. Progne dopo cinque anni dacché partita era dalla casa del padre, desiderando ardentemente riveder Filomela sua minor sorella , pregò il marito che andasse a chiederla a Pandione e seco lui la recasse. Tereo giunto alla reggia del suocero, e vista appena Filomela,re- stò cosi preso dall avvenenza di lei, che non lasciò nulla d'intentato per- chè vincesse la ritrosia del padre a separarsi dall'unica figlia che resta- vagli,e giurato avendo di ben custodirla,e di prestamente ritornargliela fu contento al sommo di esserle stata affidata, avendo agio così di sodi- sfare alla rea passione che ne avea concepita. Ma insufficienti es- sendo le preghiere per abbattere l' onestà della donzella, ne abu- sò con forza , ed alle minacce di lei di voler vendicare il perduto onore , con far palese il di lui delitto , le strappò col ferro cru-

TAVOLE CGLV E CCLVI. I C t)

delinenle la lingua e coniìnolla a vivere pi-igionieia in un l)0.sco. Det- te inJi ad intendere a Progne che la sfortunata sorella era mor- ta sulla nave per la via. Ma dopo alcun tempo Filomela trovò mezzo onde far conoscere alla germana il tristo stato in che ri- dotta ella era, e ciò con farle giungere un velo da lei ricamato, dove tutto era esposto il di lei dolente caso. Progne ebbe 1' avvedute^za di dis- simulare il suo sdegno contro 1' autore dell' infame attentato , fin- ché giungesse il di delle orgie, che in Tracia, come in lor prima- ria sede solennemente si celebravano. Postasi dunque allora essa alla testa di una ben numerosa schiera di baccanti si portò dap- prima a liberar Filomela da si dura prigionia, e cintole il capo con delle frondi d' ellera , vestita alla loggia di quella comitiva seco la condusse alla reggia. Quivi nel più remoto appartamento, men- tre le due sorelle e pel dolore e per l' onta si scioglievano in pian- to, dubbia essendo ancor Progne qual supplizio prender dovesse del marito, vennele fatalmente incontro Iti suo piccol figlio, le cui fat- tezze rendendolo somigliantissimo al padre, destarono tal furore nel cuor della madre , che dato di mano ad un pugnale barbaramente lo uccise, e fattolo a brani fecene quocere le carni, e per dispetto dielle a mangiare al padre e di lei marito. Essa intanto e la sorella rifuggiron- si presso il padre loro in Atene, ove non guari dopo morirono di tristezza. Tereo a tanto straziò di sua famiglia amò meglio torsi col- le sue mani la vita, che sopravvivere cosi intristito e solingo ».

« Da tutta questa mitologica istoria non iscelse per suo sogget- to l'artefice chela circostanza delle trieterie bacchiche, presa da Pro- gne queir opportuna occasione di salvar la sorella, e vendicarsi del- l'ingiuria che ad entrambe fatta aveva il marito. E questa si è la con- gettura a nostro avviso plausibile che propone 1' autore per ispie- garne la rappresentanza. Pare che Ovidio ne dia la chiave ove nar- ra un tal fatto ', Vediamo pertanto giovani donne leggiadramente vestite, cinto il capo di gemmati serti o di bende, con armi o faretre pen- denti loro dagli omeri. Agitate irregolari sono le mosse della loro per-

I Ved. l'AnguilIara, Metam. d'Ovidio stanza 353, 356.

Fns. T. in. i5

Ilo DEI VASI FITTILI

sona ed ovunque simboli di bacchiche feste e di baccanti. Comin- cia l'azione da quel gruppo di tre figure nella posterior parte del vaso ( qual si vede nel disegno , che qui offriamo alla tav. CCLV ). Dalla forma degli abiti delle due donne, una delle quali ha nelle ma- ni un bacino ed un creinolo, con ricca stola del pari che 1' altra te- nendo un ramo d^albero capovolto nella mano, si vede che siano an- che ministre del sacro rito in atto d^niziare ai misteri quel giovi- ne quivi assiso e seminudo, coronato d'ellera. Vi assiste ancora un altra donna con tirso in mano e con un ramoscello nella manca , che guarda su quel gruppo , standovi in mezzo un albero di pal- ma ». Questa è almeno la interpetrazione del dotto Siciliano '.

Io per altro sarei di avviso assai ditFerente, ed eccone il parer mio. Nelle pitture di vasi, ov'io veda una giovine donna col crine raccolto , senza manto e con arco e faretra dietro le spalle, come quella che ha patera e simpulo nelle mani della tavola CCLV, ten- go tuttociò per caratteristiche indubitate di Diana; il che mi guida altresì a considerar per Apollo il giovine sedente a lei dinanzi e se- minudo, giusta il costume divino presso i Gentili. Lo scettro consisten- te in un ramo d'alloro ^ non men che la corona, che io scorgo pur d'alloro e non d'ellera, son simboli che non sogliono lasciarne dubbio. La patera ed il simpulo nelle mani di Diana son segni, a parer mio, non tanto di far libazioni quanto di chiederne a' suoi devoti , per cui molt' idoli dicevansi patellari perchè aveano in mano la patera li- batoria ^ . L' albero di palma è senza dubbio indizio di località ed in particolar modo spettante ad Apollo e Diana, de' quali favolo- samente si narra , che unitosi Giove con Latona , Giunone per ef- fetto di gelosia comandò che non potesse partorire sulla terra , e Giove con più fino avvedimento intimò a Mercuiio di condurre La- tona in Delo, isola scaturita dal mare; ed agfgiungesl che dove na-

1 Datili, Illustrazione di un vaso gre- 2 Ved. tom. ir, tav. cxcvi, e tom.

co-siculo ap. G. Berlini nell'articolo in, r.av. ccli.

del giornale citato, p. i8a. 3 Alonum. etruschi; ser. 11, pag.32.

TAVV. COLV E COLVI. Ili

cqueio i due geiaelii. nacque altresì una palma ed un alloro '. Po- tremo dunque , senza ulteriore esitanza dichiarare Giunone o La- tona la matrona che ha in mano scettro e non già tirso e col crine sparso maestosamente sugli omeri , che vedesi a tergo di Diana , mentre quelle due donne ehher parte nella nascila dei due numi ge- melli accaduta in Delo . Senza perder di mira tal favola potremo dire che la donna dipinta nella parte opposta della composizione sia llizia, la quale non tanto ha luogo qui, come invocata dalle donne in occasione del parto, quanto ancora come divinità speciale dell isola di Delo . Ne accresce poi maggiormente 1' indizio Pausania , ove dice che Ilizia soccorse Latona, allorché fu di parto in quell' isola. V^èdi pitiche il culto di questa divinità riguardatosi come il sim- bolo della forza produttiva della natura, come prova il Millin, può essere indicato attamente dal ramo di fronde che tiene in mano . Non è poi raro il trovare nei vasi dipinta da una parte la nascita di Apollo e Diana\ e dall altra una qualche illusione al culto bac- chico ^ a tenore di quanto anche qui vediamo alla tavola CCLVl , rappresentato.

« Due altre donne, prosegue il dotto espositore, ed un altro gio- vine seduto a pie d'una collina, intenti sono alla mossa di un alato Genio, che tenendo con ambe le mani la sua destra gamba, si prepara a passar saltellando un rialto , e in cima ad essi un alalo amorino montato su d'un asino conducendone un altro, additato viene a quel giovinetto dalla donzella che gli è di costa ».

« Questo si èlAmoredi cui parlammo di sopra con la iscrizione di Epns KAA02 , e si può credere che qui non gli si dica ])ello che per ischerno e ironia, alluder forse volendo al basso e brutale amore di Tereo per Filomela, dinotato eziandio dal vile asinelio dalle lun- ghe orecchie su di cui egli è montato. E dall'altro lato chiaramen- te riconoscesi in cima al monte lo stesso Bacco in figura d'imberbe

i SchoK la Euripid., Ecubi act. li, a Monum. etr.^ ser. v, tav. Lxm.

vers. 456.

DEI TASI FITTILI

i^ioviue con una benda che gli cnopre parte del capo, e con due corna sulla fronte , la clava sulla destra, ed una nebride o pelle di cerbiatto svolazzante sugli omeri . Alza egli la manca mano presso alla tempia, perchè viemeglio raccolga i raggi della luce, e fissando attentamente lo sguardo su quel coro a lui sacro se ne compiace e lo approva. La iscrizione oaas Kaaoj pulchre omrtino, tutto bene, che vi si legge accanto, n' è la conferma ».

« Terminata è l'azione di bel gruppo^ da'tre donzelle, due delle rpiali splendidamente vestite, con regio diadema sul capo, mostrano evidentemen'.e esser Progne e Filomela. E questa sedente nel mezzo sopra un burrone di quel monte, mesta e confusa al comparire della so- rella , che le sta giù ritta a sinistra in atto di rassicurarla e della di lei ben conosciuta innocenza e del suo amore, lo che fassi palese portando la destra mano sul petto, mentre un^altra giovinetta, men riccamente addobbata porge rispettosa a Filomela una corona d'alloro o di edera. La iscrizione che le attorno di xpyih «haomuah sembra cfo versi intendere qual parola di vezzo che a lei Progne diriga in 5egno del suo amore e che quell' aurea dinoti per metafora il paK lore del volto di Filomela nel tristo stato in eh' ella trovavasi al- lora. Se consultiamo intanto la descrizione del Sulmonese poeta, si vedrà in tutto la consonanza che passa tra la nostra dipintura e quanto egli ne dice, sicché par quasi che Ovidio in questa sua nar- razione abbia preso per guida il nostro vaso ».

Dal riscontro adunque della dipintura del vaso con la descri- zione esatta che delle trieteriche feste di Filomela e di Progne ci ha lasciata Ovidio, sembra che men lontana dal vero e più lucida emer- ga la spiegazione dal nostro A. proposta; e che ove in sillatti argomen- ti a tal grado ne giunga la probabilità, quale più schizzinoso Ari- starco avrà cuore di rampognar T autore ch'egli per una Giunone abbia stretto una nuvola? Cos'i l'erudito Bertini '.

lo giudico esser Bacco quel giovine che alla tav. CCLVI vedesi

i Giornale cit. pag- 178 i84-

TAVOLE CCLV E CCLVI. Il3

assiso ed accarezzato da una ninfa, come nelle trieleriche feste po- teva introdursi. ^Credo altresì che sia Pan il saliretto a mezza fi- gura dipinto al disopra delle già notale. Come poi entri Pan a figu- rare nella favola di Filomela e Progne, è dillìcile il dirlo. INoi pos- siamo difatli vedere un slmile aneddoto in un vaso trovato presso Atene e pubblicato dal NVilkins ' e riprodotto dal eh. Millingen ^ do- v' è dipinto un satiretto, colla mano alzata alla fronte come il pre- sente , e che sicuramente è Pan, come lo accerta P iscrizione che glie accanto, senza che una tal figura abbia parte nella favola di Peleo e Teti eh' è dipinta in quel vaso. La medesima difl'icollà di connes- sione trovar si debbe a dir vero tra la favola qui espressa di Pro- gne e i due giovinetti alali, relativamente ai quali non trovo ragioni di convincermi per approvare quanto n' è stato esposto fin' ora. Da tutto ciò noi concluderemo di non aver pur anche dichiaratamente scoperto qual fosse la intenzione dei pittori antichi nel dipingere questi vasi che troviamo nei sepolcri, se non che vi ravvisiamo in variatissime forme non poco del culto bacchico, il che ben si anno- da colla protezione che pretende vasi del gentilesimo accordata da Bacco ai morti, per cui ebbe 1 epitelo di Bacco ctonio o sotterraneo ^. In questo vaso si può ammettere che i due genietti alali spet- tino più verisimilmente alle orgie bacciche qui rappresentate, che alla favola di Progne. Noi sappiamo che in alcune sfere orientali, nel terzo decano del Cancro era segnata una giovine verginella , e due asini 4. S' io non provo che qui s' alluda ad una tale astrono- mica apparenza, chi potrà impugnare e provare inammissibile il mio supposto? Della donna ultima a destra del riguardante non si fece parola , ma potremo dire francamente essere una delle baccanti se- guace di Progne nel coro bacchico. 11 grazioso amorino che si ac-

1 Memorie relative alla Turchia, 4 Dupuis, T-ibleau historique exjili- Rev. Robert VValpole, pag, 4o9- calif des signes du zodiaque. De

2 An>i-nt iinedited monum. , pag. la spbere ei des ses parlìes, iroi- •j5, pi. a. sieme seciion. Àben Ezra., pdg. 09.

i Monuui. eir., sar. 1, pag. 261.

1 l4 DEI VASI IITTILI

concia i calzari, non ha per l'azione sua rapporto alcuno col resto della composizione , ma se pensiamo che nei soggetti bacchici fì- n' ora trattati in quest^ Opera incontrammo soventi volte una tale alata figura, alla quale abbiamo trovato sempre analogo il nome di Genio bacchico, e Genio dei misteri, non sarà inconveniente di giu- dicarlo anche qui come tale, poiché vi si tratta delle orgie bac- chiche festeggiate da Progne per andare a cercare la sorella.

TAVOLE CCLVII, CCLVIII.

Ebbi altre volte occasione di scrivere un mio sentimento rap- porto alla pittura che qui alla tav. CCLVII ', ma poiché la 'trassi <la un libro assai dotto, conviene che ora dia conto completamente di quanto in succinto accennai allora aver detto lo scrittore di quel- lo, allorché illustrò nn vaso agrigentino, dov'era questa pittura nel- la parte anteriore, e l'altra ch'é qui alla tavola CCLVIII nella parte reputata la posteriore. L'oggetto del contrasto di que'due combat- tenti , egli dice , è il possesso del corpo del terzo guerriero che si vede caduto e ferito . Le iscrizioni situate presso i due combatten- ti presentano i nomi dei due principali eroi dell^Iiiade, Achille ed Et- tore. Osserva poi con sorpresa, come nella esposizione di questo me- morabile evento siasi adottata una disposizione diversa da quella data da Omero, e si può presumere, com^egli crede, che il pittore abbia seguita qualche altra storia a noi ignota della guerra di Troia. L'interpetre eh. che vi legge i nomi di Achille e di Ettore, crede sba- gliata la iscrizione, e che in vece vi si debba leggere Achille e Mem- none. Questa opinione é per lui convalidata dalla pittura situala nel- la parte opposta del vaso , dove si vede l' Aurora che porta sulle braccia il figlio dopo la battaglia.

Io peraltro son d'opinione che non volendo attribuire grosso- lana ignoranza al pittore, si possa difendere col supporre esserci due

I Ingliirami, Galleria omerica, Iliade tom. ii, tav. cci, pag. 164.

TAVOLE CCLVII E CCLVIII. Il5

Jivisati eroi Achille ed Ettore come lo accennano le iscrizioni che son chiarissime, non men che l'atto della loro pugna: cose dette da Omero S dove leggesi che il figlio di Priamo dovette soccombere, quan- tunque alcune circostanze del fatto non siano qui rajipresentate pre- cisamente come da Omero si narrano; poiché dt'l solo Ettore, dice il poeta, che gettata in vano contro d'Achille l'asta, restatagli allr'arme, pose mano al pugnale ^, con animo di far cosa che gli recasse fama pri- ma d'esser preda di morte. Qui peraltro il pittore, forse per mantenere la simmetria del disegno, pose il coltello in mano anche d' Achille, e cosi combattessero con armi uguali, quantunque Omero taccia una tal circostanza. Oltredichè vediamo una ferita presso al collo del guerriero ch'è a sinistra del riguardante, come accadde ad Ettore secondo Omero *, e frattanto il nome del ferito e quel d Achille che il poeta lascia costantemente invulnerato. E dunque probabile che il pittore pones- se ad Achille il nome d^ Ettore e ad Ettore quel d'Achille, scam- biando 1' uno per 1' alti'o eroe, mentre fra loro non v' è differenza, tranne la ferita che manifesta per Ettore l'eroe ch'è a sinistra del riguardante.

IMa il eh. Sig. Millingen difende molto ingegnosamente il di lui supposto circa 1' error commesso dal pittore che scrisse Ettore in luogo di Memnone, ed eccone il suo ragionamento. «Nell'Iliade, egli dice, non fassi menzione di iNlemnone, ma bensì nell Odissea 4. Omero attribuisce a lui la morte d' Antiloco. Il più minuto ragguaglio che noi possediamo di questo fatto ci è dato da Quinto Smirneo, preso naturalmente dall'Etiope d'Artino. Secondo questo scrittore Menino- ne figlio dell'Aurora e diTitone venne ad assistere all'assedio di Troia dopo la morte d'Ettore, e prese il comando dell'armata Troiana. Nella prima battaglia Memnone si distinse, avendo uccisi parecchi de' suoi nemici. I Greci poi cominciando a cedere, Antiloco viene in loro soccorso e combattendo valorosamente é ucciso da Memnone che lo priva delle

1 Uiad., lib. XXII, vers. 3i8, oaS. 3 fvi, vars. 324-

2 Ivi, Ter». 3o6. 4 Horaer., Odves. lib, iv, vers. i 88.

1 1 6 DEI VASI FITTILI

braccia. Nestore veJula la calamità del figlio, tenia di vendicarne la morte e di rivendicarne il corpo s'era possibile, aia Meninone rispettan- do la sua grave età ricusa un contrasto ineguale, e impegna Nestore a ritirarsi. Questi allora sollecita l'assistenza d'Acliille, il quale va in cer- ca di Memnone per vendicare Antiloco. 1 due mentovati eroi figli di Dee e difesi dalle armature fatte da Vulcano incontratisi scagliansi re- ciprocamente le lance, e Memnone è legger .nente ferito. Snudano quin- di le spade impegnandosi corpo a corpo a fiero combattimento. Gli Dei riuniti suir Olimpo ne sono spettatori , e pregano respetlivamente Giove in favore dei due eroi. Giove dubbioso manda due Fati, l'uno buono l'altro cattivo, i quali decidono del contrasto in favore d'Achil- le, restando ucciso Memnone ' ». Tutte le circostanze della pittura coincidono con questa de -crizione, e da ciò ne deduce l archeologo interpelre già lodato, che il corpo del guerriero caduto sia quel d' An- tiloco, la cui armatura è stata presa da Memnone. I due guerrieri sono completamente armati con elmetti, corazze e garabali . Questa erudita interpetrazione del prelodalo Millingen è basata sull'ammet- tere il supposto che il nome d'Ettore sia stato sbagliato per quello di Meninone da chi dipinse il vaso che ora s'esamina.

Se peialtro non errò lo scrittore delle epigrafi, certo è che fa d' uopo ricorrere ad altra interpetrazione, e a parer mio non errò per la ragione eh io son per addurre. Nel famoso puteale di mar- mo, dove si trovano le avventure d'Achille, o quasi sto per dire la sua vita ^, v'è rappresentato quest'eroe in contrasto con altro simi- le eroe, come lo vediamo qui nella tav. CCLVII, può essere il di lui avversario che Ettore, mentre il conflitto è rappresentato pres- so la porta Scea. Difatti Omero espressamente dice che ivi tratten- nesi Ettore aspettando a pie fermo il nemico, di che si trovano al- tre rappresentanze ^. V è pure nel bassorilievo medesimo un recom-

ì Millingen, ancient unediled monu- toro, i, tav. xii.

men5, sories i, pi. iv. 3 Ivi, pag. 1 66.

a Inghirami, Galleria omerica, Iliade

TAVOLE CCLVII E CCLVIII. 117

beale che appoggiasi ad un'urna dalla quale scaturisce dell'acqua: allo basLmlemenle caratterizzalo per un Gume, e per conseguenza è da reputarsi lo Scamandro, che lambiva da quella parte le mura di Troia ', come Omero descrive. Stabilito pertanto che ivi si rappre- senti il duello fra Ettore e Achille vengo all' osservazione che v' è anche qui a pie de due combattenti Tuomo steso a terra o moribon- do o già morto, che non potremo in modo alcuno reputare Antiloco ucciso da Memnone, mancandone in tutto gl'indizi. Direi piuttosto, co- me altrove pure accennai ', che l'estinto sia da tenersi per accessorio ^ generalmente costumato dagli artisti ad indicare un campo di bat- taglia, ove non mancano guerrieri stesi a terra, feriti o morti. Che se 1 uomo atterrato della nostia pittura fosse un eroe qualunque della guerra troiana, o lo stesso AntilocOj quale stimasi dal eh. Mil- lingen , perchè mai dal calligrafo non sarebbe stato accennato con epigrafe, quando notò gli altri due? INli rammento d'aver veduto ne'vasi dipinti di S. E. il principe di Canino il duello tra Ettore e Achille, attestato dai nomi scritti presso gli eroi, a'cui piedi è proste- so l'uomo consueto che non ha nome, attributi che lo distinguono 4. A giudizio dellintei^petre l'esecuzione di questa pittura è neglet- ta, rozza e scorretta, come si osserva generalmente in tutti i vasi di questo genere, ne'quali figure nere son dipinte sopra un fondo giallo. Qui aggiungerei volentieri l'avvertimento, che quello stile aixaicopar che sia stato eseguito piuttosto a bello studio per mostrare e simu- lare l'antichità di esecuzione, fino a retrocedere a tempi d'un arte im- matura , di quello che sia veramente d' antico lavoro . Difatti noi vediamo i due combattenti in ottimo atteggiamento, in belle proporzio- ni, ed in nobile contrasto; ed anche il vecchio nudo prostrato a terra è in una mossa assai pittoresca: tutte qualità che difficilmente si rav- visano in monumenti d'arte veramente immatura, come in quest'opera ho ripetuto più volte.

I Homer. Iliade lib. xxii, v. 208- 3 Ivi, tav. cxcui, cxcix, cci.

a Galleria Omerica cit. 4 '^' P''8- '^J-

ras. T. HI. 16

1 l8 DEI AASI FITTILI

Dall allra parte 'lei vaso , la cui pittura corrisponde alla nostra CCLVIII tavola, trovò il eh. Millingen rappresentata l'Aurora che porta nelle sue braccia il corpo di Meninone, e se ne accertò anche pei nomi loro presentali nelle ìscvizioni, Memiion, ffetos in lettere di antica forma, avvertendoci egli, che l'ultima parola in contradizio- ne al costume generale è aspirata, probabilmente secondo un modo di pronunziare antico. « Dopo la morte di Memnone, egli prosegue , ansiosa 1' Aurora di conservare gli avanzi di suo figlio , ne ottenne il corpo da Giove, e lo portò per aria a Susa in Persia, dove rice- vette i debiti onori. Soggiunge in fine esser l'Aurora qui rap- presentata nella solita maniera colle ali , vestita d' un' ampia tuni- ca , sulla quale è un lungo manto piegato , avere il capo coperto con una tiara persiana, o chirbasia caratteristica delle Amazzoni, e di tutti i personaggi d' origine orientale. Chiude in fine il suo dotto ragionamento col dire che questo monumento può attribuirsi alla prima metà del quinto secolo av. l'era cristiana», lo mi prendo la libertà di osservare che se ciò deducesi dallo stile si della jiittura che dell'epigrafi, non potremo esser certi se il monumento sia fat- to anche molto posteriormente, ma in uno stile che imitasse il far di quelli antichi tempi, come ho accennato di sopra. Aggiungo in fine che Tessere stato dipinto da una parte l'avvenimento di Memno- ne, non ci costringe a ravvisare anche dall'altra parte della pitturalo stesso eroe combattente, mentre possono essere stati dipinti due fatti diversi in un vaso medesimo, ancorché per la maggior parte i sogget- ti dipinti in ogni vaso stiano in qualche relazione fra loro.

^'9

TAVOLE CCLIX, CCLX, CCLXI.

« Non v'è alcun dubbio dice l'ei-uditissimo Politi nello spiegar la pit- tura di questa bella tazza ', è questa una tazza bacchica. Una baccante occupa 1 interno, che noi poniamo alla tav. CCLIX. Bacco slesso e la sua corte la metà dell'esterno segnato alla tav. CCLX; l'altra metà Er- cole, con Ire guerrieri ed un'Amazzone qui posto alla tav. CCLXI. Simile unione di Amazzoni, Ercole e baccanti vedesi in un vaso del museo Borbonico, voi. VI, illustrato da! prof. Quaranta, e qui ripetuto nel tnm. I, tavv. XCVIIT, XCTX. Pciò j>t-i <|ii>iiiii.> (i>jit^iiu .^ì iltrlilm a uucl dotto archeologo, dir possiamo che punto non persuade , si giu- dica sodisfacente il suo ragionamento intorno alla simultanea compar- sa d Ercole, Amazzoni e baccanti; dappoiché se le fatiche, le conqui- ste e le dionisiache vittorie sulle Amazzoni, vorrebbersi esprimere, non Ercole con quelle audaci bisognerebbe rappresentarvi ma lo stesso Bacco; senza del quale e con la presenza d' Alcide, il passo Liberum patrem bello victorem, supplìcibus Amazonum quae aram insederant ignovisse, che il eh. sig. Quaranta porta in appoggio, va anziché no in contradizione coi soggetti dipinti. Pur nondimeno la tazza va sa- cra a Bacco, e siccome i variati monumenti o principalmenle nelle dipinture vascularie tali soggetti in parte bacchici^ ed in parte eroi- ci spesso vedonsi mescolali, così è da credere che per una particolar devozione dell allogatore la figulina , quell' eroe v' abbia effigiato il dipintore, appunto come noi veggiamo nella trasfigui-azione del gran Raffaello starsene in un canto s. Stefano e s. Lorenzo, e così in tan- te altre pitture dal risorgimento dell'arte sino a noi »; nelle due tavo- le antecedenti vedemmo pure in un vaso medesimo il conflitto d' Et-

I Sulla Tazza (lell'amicizia un brin- Giornale di scienze lettere ed ar- disi di Raffaello Politi al eh. Tee- ti per la Sicilia Tom. xLv-aDno xii, doro Panofka segretario direttore Gennaio, Febbraio e Marzo. Paler- dell' ÌQStituto archeologico. Su nel mo i834> § xi, pag. 201-209.

120 DEI VASI FITTILI

tore e d'Achilìe Ja una parie, e l'Aurora con restinto Meninone dal- l'altra; ma proseguiamo a riferire quanto scrisse il eh. Politi, come dicevasi-

« Una baccante, adorna pertanto Tinlerno, o per dir meglio il con- cavo di questa Kjlix essa figura é inscritta in un cerchio, ed in modo atteggiata, che Testremità tutte van guasi a contatto colla periferia, af- fm di tener grande la figura, e grande è in eOetlo, e grandi e maestose ne sono le forme. Tiene stretta con la destra pel diritto pie di die- tro una giovine tigre, e impugna con la sinistra il tirso ».

Ogni restante che il dotto interpelre aggiunge in proposilo del- la tigre, non essendo f i 1 mia piena sndisfa^i^nH, mi a.-ileiigo di qui trascriverlo, rimandando chi ne bramasse la cognizione, all'autografo del prelodato interpetre '. Convengasi ormai che la tigre addome- sticata è il simbolo della iniziazione come insegna Orfeo, il cui scopo era di ridurre gli uomini per natura feroci ad una ragionevole mansue- tudine, per mezzo deli' esercizio della virtù. Uinc mollire tigres ec.

« Vedesi questa donna riccamente abbigliata con pomposa mitra, e coronata d' edera. Una veste vagamente le cuopre il corpo e su di essa sta gentilmente soprapposto il peplo pretestato leggiadramen- te ripiegato nei lombi. Con seducente sporto traspare la destra mam- mella sotto alla finissima tunica, le cui corte maniche vengon pel suo lungo chiuse da quattro borchie, dritto il bicipite. Bello è finan- co il tirso, folto d intrecciate fronde d ellera nella estremità supe- riore e girato di nastri il fusto . Piena di fuoco e di maschio dise- gno è la piccola pantera , e spiritosa 1' espressione dell' animata fi- gura » .

« Il disotto della lazza ossia la di lei parte convessa va ricca di due storie divise dalle anse, e ciascuna di quest' anse terminata in una gran foglia d'edera; bacchica luna storia, eroica l'altra. Nella pri- ma si vede il nume di Nisa lav. CCLX nel centro con maestosa bai- ba , con arricciata e lunga capillalura, di sfarzosa tunica talare a

I Ved. il giornale citato di scienze lettere ed arti per la S e Ila.

TAVOLE CCLIXj CLX E CCLSI. Ì1\

corte maniche vestito, e con manto artistamente pieghettato. Tien egli con la sinistra il rhyton e con la destra un rigoglioso tralcio di vite, carico di tre grappoli. Due calvi sileni lo accerchiano, già tbri agli atti, uno perfettamente ignudo, l'altro in parte coperto della nebride ancor esso col rhyton in mano . Una graziosa Mena- de lo segue, cavalcando un asino col fallo inalberato; emblema del- la fecondità del cielo e della terra, e d'onde ebbero origine in Ate- ne le feste falliche sacre a Bacco e alla Dea Libera: poscia dege- nerate in orgie licenziose, da cui venne bandito il pudore, mentre «Uro non doveasi vedere ne' R.TC^hi, ne'Priapi, nc'}'ani e in tulle le divinità a cui si riferisce il cidto fallico, fnorchè il cielo fecon- datore e la terra fecondata, padre 1 uno, e l'altra madre di quanto ha vita quaggiù. Essa Menade è coperta di tunica succinta e della nebride, tenendo con la destra un otre ripiena in aria di trionfo. L'altro sileno va pur seguito da altra baccante, acconciala tal qua- le r abbiamo veduta più in grande nel concavo della coppa, ed in modo da potersi dir questa una ripetizione di quella, ed infallibil- mente lo è. Questa scena eseguita con amore e squisitezza di con- torni è piena di movimento, brio e Jtnarcata espressione w.

« Nel secondo mito tav. CCLXI veggiamo Ercole combattente che ha mortalmente ferito un guerriero, nel più grazioso languido atteggiamento cadente all'indietro . Diligentissima ed energica è la figura dc'ireroe vincitore ».

et Ha coperta la testa j il petto e le spalle della formidabile con- sueta pelle, e con tanta precisione graflita, che oltre la ben detta- gliata giuba del leone nemico , mostra financo gli scaglioni alla bocca; e con tanta grazia e neltezza di esecuzione , che non coi più bei dipinti figuli , ma con le più finite , miniature , e con le piccole incisioni del Durerò, possiam livellare questo inzucchera - tissimo capolavoro de nostri reverendi padri » cosi il Politi. Se il lettore falcidiar volesse taluni dei prodigati encomi a questa pit- tura, non mi troverà contrario al di lui savio discernimento. Pio- segue il prelodalo interpetre che « appeso al balteo sta il fodero della

DEI VASI FITTILI

spada , la quale Ercole impugna minacciosamenle con la destra, le- nendo in alto con la sinistra il conquistato scettro che sembra al- lora avere strappato al moribondo guerriero , e come de forti era r usanza, morendo cade all' indietro, abbassando il gladio, con forte espression doloi-osa alla bocca , e col sinistro braccio nascosto die- tro all' ampio scudo rotondo blasonato da una ruota, che secondo Ammiano Marcellino denota la potenza eh' estendesi su tutti gli elementi , e suU' intero universo : Eique suhdidit rolam , ul. luii- vevsitalem regere , per elcinenta discurrens oìimia noii ignoivluv . Per la stessa ragione si è dato questo simbolo alla Fortuna ; ma par tutt' altio nel rovescio di alcune monpip rnmanp , ove signilìca il riattamento o costruzione di pubbliche strade, ordinate dal prin- cipe per comodo delle vetture . Dietro al ferito havvi altro guer- l'iero galeato, cogli schinieri, collo scudo in profilo e a quanto puos- si giudicar dallo scorcio, cmblemato da un'aquila o altro uccello ».

« Dietro ad Ercole un' Amazzone ha scoccato a vuoto lo strale contro il vincitore e inutilmente vuol ella adoprar l^ascia, che impugna con la destra , ond' è che come al precedente più al fuggire si ap- piglia che a nuovi infruttuosi tentativi . E vestita interamente nel suo vero carattere, con lunghe mutande riccamente all'asiatica, o come altri suol dire , in costume barbaro, il turcasso appeso al da- vanti , e coperta la testa del berretto frigio . Questa guerriera è preceduta da un combattente in ritirata , e come gli altri due co- perta la testa dell' elmo , ignudo nel resto. Ila nello scudo un lio- ne camminante j qui espresso forse per incuter timoie ".

« La Baccante ch'è nel concavo della tazza può rappresentare se- condo il eh. interpetre la Dea Libera, o il Bacco femmina. limito che occupa la metà della parte è una bacchica marcia, ed ove ad in- dubitabili pruove si vede Lieo, la sua corte, e- la mentovata Libera, tal quale abbigliata come nell' interno della coppa , e se non è la moglie di Bacco, è almen dall' interpetre giudicata quella stessa fem- minil figura eh' è nell' interno della tazza ».

" Molti re combattè, vinse e detronizzò 1' invitto Ercole, e diffi-

TAVOLE rnux., or.T.x, ccl\ì k cr.Lxii. i a3

cilissimo si renderebbe il riconoscere quale de' tanti sia questo, se r Amazzone che fa parte dell azione non ci apprestasse il filo per uscir da questo intricato laberinlo, col farci chiaramente scorgere esser dessa Antiope ^ detta anche Ippolita regina delle Amazzoni, e nel ferito il di lei fratello Amico re de'Bebrici, allorché volle op- porsi al passaggio d^Ercole diretto a debellare la di lui sorella per comando d Euiisteo ",

« Tre guerrieri in scompiglio, un de'quali moribondo, più insi- gnito nell'elmo, il solo armato di spada e a cui è stato tolto di ma- no come si crede, Io scettro, ed un Amazzone fra essi, rendono se non m' illudo , più che probabile la congettura del eultissimo in- terpetre. In questa azione restò ucciso non solo il re Amico , ma sibbene il di lui fratello Migdone , forse colui che sta periscagliar la lancia , e vinta restò puranche la infelice regina. Ercole dunque. Amico , Migdone , Antiope , ad un altro i"gnoto guerriero sono i personaggi di questa rara dipintura, uniti al corteggio bacchico, a Bacco , ed a Libera. (Questa lazza è stata dissepolta ne'vasti e ric- chi sepolcreti dell'agro Agrigentino, nel i833. Segnato Baffaelln Po- liti , articolo del Giornale di scienze , lettere ed arti per la Sicilia , tom. XLV; anno XII, gennaio, febbraio e marzo, pag. ig8.

TAVOLA CCLXn.

Fra le tazze fittili dipinte ed inedite della R. Galleria di Firen- ze, questa che porta il numero 1681 negl'inventari, e CCLXIf fra le tavole di quest' opera , merita 1' ammirazione degli eruditi per la singolarità delle pitture che vi si contengono , tutte al di fuori, vale a dire nella superficie convessa ed esterna , senza che vi sia pittura veruna della parte concava o interna. All' osservato- re farà meraviglia il veder due grandi occhi misti a gran numero di gente come si vede nel rango superiore che forma nella tazza la metà del dipinto. Se peraltro consideriamo quegli occhi indipen- dentemente dal resto della pittura, come si vedono ripetuti in pie-

124 "^' ^'*®' FITTILI

colo nella tazzina che al basso delle rappi'esentanze, noi vedienjo che tutta la tazza comparisce come una faccia umana perfettamente rotonda, con due grandi occhi in fronte ove il piede della coppa ugualmen- te rotondo ed aperto nel mezzo par quasi che sia la bocca di quel- la faccia , e i due manichi laterali vi fanno per conseguenza la fi- gura di orecchi , e cosi tutta la tazza prende ali esterno la figura bizzarra d' una faccia umana. Quel che poi vi significhi lo dirò dopo averne mostrati altri esempi.

Sotto agli accennati grandi occhi vedesi una turba di satiri che si occupano alla vendemmia. La varia grandezza di quei mostri fu arbitrata dal pittore ad oggetto di riempir di pittura ogni spazio del campo che restavagli oltre quello occupato dagli occhi , e dai manichi. Se alcuno mi domanderà come mai si dipinse una vendem- mia in un vaso che poi si pose accanto ad un cadavere ; rispon- derò che in molte e molte delle già qui esposte pitture notammo delle rappresentanze allusive a Bacco il dio del vino per l'effettua- zione del quale in questa pittura si colgono le uve ; già tal' o- pra fassi dai contadini palesati nel consueto lor costume villerec- cio, ma in forma di satiri, con folta barba, e con caprigne orecchie e coda equina, i quali secondo il parere di un dotto moderno ar- cheologo , sono da reputarsi qual rustico ceto dei mortali cultori di Bacco in Italia detti anche Titiri '. Dovremo dunque in quella vendemmia ravvisare il simbolo del culto Bacchico rammentato in modo speciale agli iniziati che veneravan Bacco in qualità di Ctonio o sotterraneo. L'uomo ch'è in principio della composizione a sini- sti'a del riguardante, non avendo coda orecchie ferine, ed es- sendo in qualche modo vestito, dovrà essere, secondo la mente del pittore, un villano che dirige l'operazione di quella vendemmia, come un demiurgo dirigeva le cerimonie religrose che nei misteri si praticavano.

1 Perizon. ad Aelian. v, H. in, 4o- Gerhard, del dio Fauno ec. p. 5o.

ap. Lanzi vasi ec. pag. 121, ap.

TAVOLA CCLXTI. 1 iS

Nel secondo rango di figure di questa tav. CCLXII, corrispondente a un de' lati esterni della tazza originale, si vedono molti satiri e molte menadi ebrifesteggianli , non senza lascivi modi , eh' io tra- scurai per decenza. Un uomo fra c[uesli è in abito talare, coronalo di ellera, portando in mano il corno potorio, che ormai non dubitia- mo d'errare dicendolo un sacerdote di Bacco, a tenore dei repli- cati esempi che ne abbiamo nelle pitture mostrate in quest^opera '. Costui ci fa sti'ada a riconoscere in questa comitiva quelle orgie bacchiche in prima origine piene di santità e virtù, ed in seguito ridotte ad un aggregato di scelleratezze , e di oscenità. In mezzo alla composizione sta un asinelio, che vedesi cavalcato da un uomo d'età matura, e potrebbe esser Eacco a noi noto come emblema del so- le, da Cicerone additatoci pel figlio di Caprio '^. Come Bacco, egli compiva il di lui trionfo montalo suU' asino, animale sidereo situa- to nella costellazione del Cancro ^, che occupò un tempo il punto solstiziale d' estate , ovvero il più elevato luogo del corso del so- le ^; e questo trionfo riporlavasi da Bacco su i giganti nemici del- la luce, e seguaci del cattivo principio, o sia del dio delle tene- bre, i quali fuggirono davanti ai satiri ed ai sileni compagni di Bie- co. Più probabilmente peraltro dir si potrebbe che il sacerdote po- co sopra notato fosse lo stesso Bacco ; equivoco freriuentcmen- te affacciatosi in questi monumenti figulini ^ . In tal caso 1' uo- mo cavalcante l'asinelio sarebbe Vulcano; soggetto che trovasi di frequente nelle pitture di questo genere. La favola nnrrasi come ognun sa nel tenore seguente. Vulcano ebbe vita da Giunone, la quale vedutolo di brutto aspetto precipitollo nell' isola di Lemno. Questo nume irritato di tale alfronto stabih di non più tornarealI'O- limpo: risoluzione che afflisse gli Dei, perchè eran cosi privati delle

1 Ved. tom. i, tav. xxxvu, xxxviii , 3 Hyein. 1. ii.

XL, Lxxii, Lxxxvi, xcvii, totn. Il , 4 iJup'iH. Origine ile tous les culles tav. cxxin, cxxiv, e lorn. in, tav. totn. i. pag. 461.

ccvii, ccix, ccxLiv. 5 Ved pag. 00.

2 Cicer. De Nat. Deor. 1. iii.

J'as. Tom. III. 17

1 lG DEI VASI FITTILI

di lui belle opere di melallo; Bacco Io ubriacò e gli riusci di ricon- durvelo montalo su d'un asino.

Se noi consideriamo Vulcano come il dio del fuoco celeste che anima la natura, e nel tempo stesso del fuoco materiale usato dai fabbri per domare i metalli , comprenderemo che nell' allegoria di questa pittura rappresentasi Bacco, cioè il sole vittorioso del nemico della luce, il quale tocca la parte più elevata del corso solare, vale a dire passa pel Cancro nel solstizio estivo, ove il di lui calore sim- boleggiato in Vulcano spiega la sua maggior forza additata dall^asi- no ligurato in quella costellazione , come qui nel vaso. Vulcano a vero dire non ha qui le sue consuete insegne, martello e tanaglie, ma i replicati esempi d' altri vasi con simili emblemi nelle di lui mani ', ed egualmente che qui montato in un asino, mi fan credere che questo pure della nostra tavola sia lo stesso nume.

La qualità d' itifallico attribuita dal nostro pittore all'asino che ha qui dipinto , chiaramente dimostia eh' egli ha voluto rammen- tarci la forza fecondatrice dei caldi raggi solari, mediante la quale fiutlifica la terra e provvedeci di quella vita che i Gentili cre- devano esserne Bacco il datore e conservatore. Alcuni satiri veduti neir originale tazza, dalla quale trassi il presente disegno, son pure itifallici: circostanza ch'io mi credo in dovere d'omettere per de- cenza. Un di questi è principalmente quello che sta dietro all'asino, portando sul dorso un otre di vino. Ma di siffatti emblemi detur- pati per abuso, ne dissi molto spiegando la tav. antecedente e più ancora dirò nello spiegarne alcune delle susseguenti.

TAVOLA CCLXm.

Ogni volta che incontrasi nei monumenti dell' antichità un uomo cavalcante un asino in compagnia di Bacco o soltanto delle baccanti

1 MìIIìq, Calerle rayihologique lom. V'ases grecs. tom. i, pi. 38.

1, pi. XIII, num. 337, e Tischbeiu

TAVOLE CCIXIII E CCLXIV. 127

e de' satiri, come su questa pittura, s'è tentati di credere, a senti- mento del eultissimo Laborde che l'ha pubblicata ' , esser questo soggetto il ritorno di Vulcano al cìpIo, dove fu ricondotto da Bacco ^. Qui è distinto il Dio del fuoco dal suo gran martello o bipenne : ma per le ragioni che ancor no: dicemmo nell'antecedente spiegazione, pare al prelodato interpetre che qui vi sia significato un soggetto relativo piuttosto alle falloforie, o feste della generazione, di cui fu Vulcano, come pur dicemmo, una delle principali deità; e lo scrit- tore in nota pone Vulcano per nome dato al fuoco reputato utilis- simo alla generazione, ed il satiro che segue 1' asino indica per l'at- titudine il principio attivo della natura . Or noi troviamo spesso rimproverata dai Santi-Padri ai Gentili la turpe indecenza di por- tare a processione il fallo nelle dionisiache o feste di Bacco ^ , e intanto nessun vaso dipinto ha la positiva rappresentanza di tal proces- sione, per quanto infiniti siano i soggetti dionisiaci, ed osceni di questi vasi, come qui se ne danno diversi; ma siccome talvolta in luogo del solo fallo portavasi la protome di Priapo, mostrando cosi che in qualunque modo voleasi rammentare la vita , cosi ne' vasi qualunc[ue fosse la rap- presentanza, purché fosse in qualche modo itifallica, sempre adempiva- si lo scopo di rammentare con essa la vita e la morte, a cui Bacco prese- deva, come cento e cento volte s' è detto.

TAVOLA CCLXIV.

In questa pittura, eh' è la parte avversa del vaso antecedente- mente esposto, oltre la figura di Bacco situata nel mezzo, e della quale s'è detto altrove abbastanza 4 , trovansi qui due satiri , V un dei quali soltanto si mosti-a energicamente itifallico , dal che ne trae

I Laborde, Collectiondes vases grecs 3 Augiist. De civitate Dei lib. vi ,

du compi- de Laniberg, voi. i, pi. Gleni. Alexandr. sparsim.

LI!. 4 Ved. le spiegazioni delle (avole

a Ved. la spiegazione della tavola ccvir, cci.x, ccxxxi, ccxnn, cclx. antecedente.

128 DEI VASI FITTILI

1 inlerpetre ' non senza buon fondamento, che vi si rappresenliro i due pnncipii della natura, l'attivo ed il passivo, che disputano fra di loro . Infatti il principio attivo secondo Pittagora stava a dritta della divinità, mentre il passivo era a sinistra ^; cosicché il rinnovel- lamento e la distruzione alternativa della vegetazione de' corpi or- ganizzati son (jualità che debbonsi in questo caso riguardare come gli elletti della rivalità alternativa dei due principi! generazione e di- struzione, e quindi attamente dipinti ne' vasi che si pongono presso ai morti , che sperar doveano di tornare a vivere in altro mondo.

T A ^ 0 L A CCLXV.

Mal persuaso di quanto scrisse il Fontani in proposito di questa pittura pubblicata dal Tischbein, io non mi credo in dovere di tratte- nermi nel confutarla; seguala chi vuole, che io mi atterrò al già detto, e vedendo qui, secondo il consueto d'altre pitture antecedentemente da me sopra esposte, un asinelio o muletto cavalcato da un uomo con accetta o martello in mano, vi ravviso come nelle altre Vulcano, tan- to più che lo vedo preceduto dalla solita figura di Bacco, il quale ha tirso con gran tralcio di vite, come a lui si conviene ^, e come lo ve- demmo nelle tavole antecedenti . Dissi anche altrove 4 che il tral- cio di vite tenuto da quel nume , indica 1' oscurità delle tenebre , e che per la stessa allusione probabilmente al dir di Plutarco ^ si portava il ramo nelle sue pompe. Dietro al giumento è un satiro che ha in mano una cetra: musicale islrumento che si attribuisce ad Apollo, cioè al sole come se fosse il centro della universale armo- nia *>; concetto che non discorda dai due principii de' quali s'è fatto cenno di sopra , dal Vulcano emblematico del sole stesso per l'e-

I Lal)ord, 1. cii. pi. un. /y Motium. eir., scr. v, p. 6ii.

» Porfir. Vii. Pyiliag., p. a5, P!u- 5 Citato nell'opera dei Monum.etr.,

tare. De Is. ed Osir , p. òyo. scr. v, p. 6ii.

3 Ved. la spiegaiione della tavola 6 Monum. etr. cit. pag. 4o6.

ccxxi.

TEVOLE CCLXV, CCLXVl E CCLXVII. I Ig

nergia de' suoi raggi , ed attività sulla natura mondiale . Noi ve- dremo questo medesimo concetto figuratamente rappresentato nelle tavole seguenti, e classeremo questa pittura tra le ilifalliche o al- men del genere delle antecedenti, ancorché di fallo di Priapo non vi sia verun segno, ma terremo per sicuro che l'asino in qua- lunque modo ne faccia le veci.

TAVOLA CCLXVl.

Le pitture di questa tavola sono inedite fin' ora , e trovansi e- seguite in un' olla della R. Galleria di Firenze segnata di num. 1670, ove le figure sono nere in fondo giallastro. A parer mio qui soltan- to si indizio nei due asini, che il soggetto é itifallico , e che per quanto non vi sia che un uomo a cavallo , un satiio ed una ninfa per ciascuna parte , pure il significalo è lo stesso di quel delle ta- vole antecedenti, ove il medesimo concetto é decoralo della presenza di Vulcano , di Bacco e di altre figure, tutte caratteristiche adat- tate a rappresentare 1' allegoria del vicendevole giro dell'anima dal- l' attività della generazione al riposo della beatitudine, e di nuovo dal cielo alla terra.

TAVOLA CCLXVIL

Qui non manca il segno ilifallico tanto nell' asino in particolare, quanto nella totalità della rappresentanza ch''è del tenore delle an- tecedenti , ove pure vediamo come in quelle Vulcano cavalcando un asinelio o muletto che sia, ed avanti va Bacco in atto di far li- bazione alla terra, cioè a renderla capace della fruttificazione '.men- tre il Vulcano significa evidentemente T impulso alla generazione; in che la vita della natura consiste. Il satiretto eh' è innanzi a tutti suonando la doppia tibia non dillérisce nel significato dall' altro che

1 Ved. la spjpsazione della tavola ccxuv.

)3o nEI VASI FITTILI

veilemnio alla tav. CCLW , suonando la cetra . Dissi pertanto che Apollo significativo di tutto l'aggregato delle intelligenze ed ener- gie delle sfere celesti , porta in mano la lira come il centro della universale armonia ; or voglio aggiungere anche qui che una tale armonia del cielo fassi ancor più palese nel beli' intaglio della R. Galleria di Firenze , ove nel mezzo al zodiaco in luogo di Apollo colla cetra, è Pan che suona le tibie . Questo mitologico personag- gio fu tenuto per lo stesso che il sole , e reputato il dominatore di tutta la sostanza mondiale, mentre ci'edevasi che i suoi concenti regolassero come que' di Apollo 1" armonia delle sfere ' . Le bende che vedonsi pendenti dalle mani del tibicine, par che sian airedi dei tibicini stessi, giacché vedonsi replicati ^ inclusive alle donne quan- do suonan le tibie ^, ma il significato loi'o m' è sempre ignoto, o almen dubbio, come dissi altrove ^. Questa pittura fu pubblicata dal Millin 5.

TAVOLA CCLXVm.

L'espositore di questa pittura^ la riconosce per una pompa dio- nisiaca , reputando Bacco la figura vestita eh' è in mezzo , ed a lui consacrato 1' asino condotto da un satiro , mentre questo animale assai figurava nelle processioni e nelle cerimonie dionisiache '. Nulla dice del significato del satiro che suonando le tibie porla un altro satiretto sulle spalle, non però bambino, perchè ha barba virile al pari di chi lo porta. Io ravviso qui un soggetto dionisiaco bensì, ma del genere stesso di quei dichiaratamente itifallici che vedemmo per l'addietro dov'era Vulcano , mentre osservammo che Pasino avea dei

1 Monum. etr. cit. gairement appellés eiriisques eie. ,

2 Ved. la spiegazioae della tavola voi. ii, pi. lxvi.

ccxLiv. 6 Miliingen , Peintures amiques et

3 Ved. tom. ii, lav. cxcvni. inédites de vases grecs, tom. n.

4 Ved. pag. 88, 89. p'- xli.

5 Peintures de vases antiques vul- 7 Ivi pag. 3g.

TAVOLE CCLXVIII , CCLXIX E CCLXX. l3l

significali molto analoghi a quei del nume che lo cavalcava . Que- sto è pertanto il metodo de pittoi'i de'vasi, di l'appresentare in cento variate guise una medesima allegoria.

TAVOLA CCLXIX.

Noi ravviseremo costantemente la figura di un Bacco in colui , che si vede in mezzo di (juesta jìittura vascolare con veneranda barba, con abito talare, coronalo d ellera, e portando in mano alcuni fron- dosi rami; sebbene dir si potrel)be anche un sacerdote del nume che ne avesse prese I3 insegne, come era usanza nel paganesimo . Gli ebrifesleggianti satiretti che lo attorniano, indicano la dolce lusinga giàdalor concepita di un godimento in alti'a vita promesso ai seguaci dei misteri di Bacco; di che ho detto non poco, trattando di pitture analoghe alla presente, la quale traggo inedita dalla collezione dei vasi antichi dipinti della 11. Galleria di Firenze.

TAVOLA CCLXX.

Sconce sono le figure di questa pittura che trovo in un vaso inedito della R. Galleria di Firenze, nella cui faccia opposta è l' al- tra pittura che vedesi nella tavola antecedente. ove pertanto era un modesto barbato personaggio, che reputai o Bacco o un suo rap- presentante, qui vedo una festeggiante ninfa che balla con due nudi satiri ridicolosamente atteggiati. Ma la notata dilFerenza non muoveiui a credere nelle due pitture differenti soggetti in quanto al signifi- cato , imperocché nell' uno e nell' altro soggetto vollesi mostrare il contento di coloro che seguendo Bacco, o piuttosto i di lui misteri, 1' animo loro inebriavasi dal contento di sentirsi promettere come Cicerone ci dice, una vita migliore dopo la morte. Non è dunque da meravigliarci se questo soggetto più che altri si trova dipinto nei vasi che gli antichi ponevano presso i cadaveri, intendendo forse

«32 DEI VASI FITTILI

quei che restavano in vita di rendere con quelle rappresentanze più mite ai moribondi 1' orrore di lasciar questa vita.

TAVOLA CCLXXI.

Se nelle pitture di questa tavola troviamo difetto, che attribuire si debba all' epoca di sua esecuzione, senza far conto del grado di valenzia dell' artista che 1' eseguì, direi che tali difetti piuttosto alla decadenza che al sorgimento dell' arte si dovessero assegnare. Ivi le teste son troppo gravi pei busti che le sostengono , le grazie delle attitudini degenerate in caricature, gli ornamenti soverchiamente fre- quenti, i capelli e le barbe con troppa ricercatezza eseguili, i muscoli fuor di luogo. Nulla dirò delle mani stravolte, perchè queste s'incontra- no in tutte quelle opere d'arte, alle quali si volle dare un carattere di remota antichità. Qui sonosi probabilmente dipinti de'baccanali , ma non seppersi fare che donne miste lascivamente con uomini. Dov' è quell'amenità di composizione, quella varietà di soggetti sebben tutti intesi ad esprimere baccanali? Credo bene che queste pitture fossero fatte quando era già per andare in disuso il culto bacchico, e P u- so di porre i vasi ne' sepolcri; e il gentilesimo spirava allora, per cui più non si intendevano, misteri, allegorie, bellezze d' arte. E questo a mio credere l'ultimo saggio delle pitture vascolari in Toscana, poiché il vaso inedito che questi due soggetti contiene è proveniente dagli scavi di Volterra, ed ora esistente nella R. Galleria di Firenze, col num. i63o. Quando i baccanali furon proibiti in Roma, Volterra non avea peranco adottato quel cullo . Le urne cinerarie che si fecero d'allora in poi ne sono alienissiiiie . Quando poi per le fre- quenti rivoluzioni del governo si tornò a tollerare ogni culto, sorse probabilmente fra i nazionali Toscani , e senza il soccorso dei Gre- ci, un'arte vascolaria, la quale appena sentiva alcunché delle anti- che sue forme, usate gi » com' io credo, da stranieri artefici ncl- l' Europa .

i33

TAVOLA CCLXXII.

Gli uomini recombenti con vasi potorii nelle mani son frequen- tissimi nelle pitture de' vasi, molti dei quali soggetti non son per anco bene intesi nel significato che ebbero presso gli antichi . Qui pare che le antecedenti esaminate pitture ci possano recar qualche luce alla cognizione di questa. Tiupernrchè noi vegliamo nel iiiezz,o ada- giato in un letto un uomo con veneranda barba, con abito gran- dioso all' orientale , da una mano tenendo un vaso potorio , dall'al- tra un gran ramo di vite , come se il recombente stesse sotto l'om- bra di quello. Nessuna difTerenza passa tra quest' uomo e quello che spesso vedemmo iu mezzo a de' satiri, e che dicemmo esser Bacco in qualità di ctonio o dio sottenaneo o delle ombre. I satiri mede- simi che vedemmo al destro e sinistro lato del nume, li vediamo qui pure nella posizione medesima , sicché ci riportiamo alle interpetra- zioni delle antecedenti pitture per intendere il significato della pre- sente ', menochè la cii'costanza non peranco incontrata dell' atto di godimento e l'iposo del dio che giace nel letto.

TAVOLA CCLXXIIL

Se non sappiamo quale special circostanza della vita domestica degli antichi siasi qui voluta mostrare in pittura, conosciamo per al- tro dalla pittura stessa esser qui rappresentato un convito dove si riuniscono molti godimenti dell' umana specie. Ciò per akro non sa- rebbe lontano gran fatto dal significato di godimento, che sebbene in altro modo espresso lo trovammo in diverse pitture antecedenti '. E chi sa che la donna in atto di spogliai-si delle vesti, nelle quali è avviluppata, non rappresenti un'anima che spogliasi della veste corpo-

1 Ved. le tavole cclxiv , cclxvui , a Ved. le tavole cxxxi;, cxxxni del

ccLXix, ccLxx e sue spiegazioni, loai. ii.

Fas. Tom. IH. 18

l34 DEI VASI fìttili

rea per entrare a godere colle altre anime della beatitudine, qui rap- presentata dai sensuali piaceri ne' quali sono immersi que'recora- benti ? Ma ciò non è che una mia congettura, sostenuta per altro dall' analogia d' altre pitture che pur si dissero significative dei pia- ceri promessi nell'altra vita '. Frattanto nessun de' vasi che vi ve- dono, mostrano d"" esser dipinti come doveasi, qualora i vasi dipinti trovali ne' sepolcri fossero stati d' uso domestico.

TAVOLA CCLXXIV.

Si legge in Plinio ^ che tra le opere d' Egesia e Ctesilao, due ce- lebri scultori della Grecia , ve n' era una ch'egli chiama i fanciulli che disputavano il premio della corsa a cavallo, e pare all'espositore di questa pittura vascolare che qui si rappresenti lo stesso fatto ^. Se questo è , la figura muliebre che sta davanti al cavallo ed ha le ali, rappresenta certamente una Vittoria nell"" atto di presentare il pre- mio al giovine vincitore , e secondo quello che si crede comune- mente, il vaso esser dovrebbe di que'dipinti che si trovano dentro i sepolcri , e che da taluni s"" intitolarono particolarmente vasi di premio , ma poiché in quel vaso , in quello che si vede sulla colonna son pitture di alcuna sorta , mai vediamo presentare ai vincitori un vaso dipinto , cosi resta non poco indebolita 1' opinion di coloro che avanzano essere stati dati i vasi dipinti in premio ai vincitori dei giuochi.

TAVOLA CCLXXV.

Nella beli' opera del eh. Gargiulo si trova esposta la pittura d'un vaso 4 eh' io qui riporto , dove si confermala supposizione dell'an-

1 Ved. tom. n, p. 55. 4 Gargiulo, Raccolta pe' monumen-

2 Lib. xxxiv, cap. 8. ti i più interessanti del R. Mu-

3 Itaìinski , Pitture di vasi antichi seo Borbonico ed altre collezioni posseduti dal cav. Hamilton, tom. privale, tav. «ig.

11, tay. XXVI-

TAVOLE COLXXV E CCLXtVI. 1 35

tecedente circa la corsa dei fanciulli , mentre il pei'sonaggio che qui sale a cavallo evidentemente è un fanciullo, al quale un maestro del ginnasio precetti per ben cavalcare. Quel che poi faccia l'altr'uo- mo ammantato presso di loro sarebbe temerità il pretendere di sa- perlo. Si può dire per altro che lo spirito in generale di queste pit- ture par che fosse quello di l'ammentaxe agl'iniziati, che l'uomo at- tender doveva un premio, se occupavasi nel viver assennatamente , come il concorrente ai giuochi sei meritava nel giunger prima degli altri alla meta . Sotto quest' aspetto noi potremmo giudicare i tre ammantati che stan dipinti nella parte opposta del vaso, coloro che occupavansi di tali massime e di tali esercizi.

TAVOLA CCLXXVI.

Tre donne, dice l'espositore di questa rappresentanza, riporta- rono il premio della corsa de' carri nei giuochi olimpici. Eurileonida, Telistica e Llnisca. Le prime due non vi concorsero in persona, e i loro carri non erano tirati che da due cavalli ' . La tavola pre- sente esprime dunque la terza , che guidò da se medesima i quat- tro cavalli ^. Ella era sorella del grande Agesilao . Questo principe vedendo che i Greci aveano una stima particolare per chi mante- neva de'cavalli destinati ai pubblici giuochi, indusse la sorella a sala- sopra un carro ed a disputare il premio. Essa l'ottenne, e gli Spar- tani eternarono la di lei vittoria con un monumento eretto vicino al pubblico passeggio nel boschetto dei platani ^. Ella pure offri a Giove olimpico deV.avalli di bronro. Pausania dice di averli vedati nel tempio d'Olimpia; essi non erano di grandezza intieramente naturale 'i. Valckenaer nelle sue annotazioni all' Iddio XV di Teocrito ella un epigramma allusivo a questi cavalli di bronzo.

1 Paus. , Ellacor., 1. i , cap. 8 , et 3 Id. Lacon , cap. xv.

Lacon., lib. xvu. 4 Eliacor. lib. i, cap. xv.

a Paus. cit.

l36 DEI VASI FITTILI

La colonna indica il termine della carriera '. Linisca lo ha pas- sato, come lo mostrano i due rami di lauro situali l'uno al di sotto de'piedi dei cavalli, l'altro al di sopra delle mani della principessa. Una tal disposizione rammenta l'oggetto eh' erasi proposto Agesilao: egli avea voluto far conoscere ai suoi concittadini, che questi suc- cessi di cui andavano tanto supei'bi , non altro provavano se non che la velocità dei cavalli e la bravui'a di chi li guidava =*.

TAVOLA CCLXXVIL

Anche a questa tavola si volle dare interpe trazione di un fatto mitologio- eroico, supponendovi rappresentato il finto Oreste gareggiante alla corsa dei cocchi ^, come lo descrive il di lui aio alla madre sua Clitemnestra . Io vi ravviso piuttosto il carro della luna o del sole, mentre nessuno de'carri introdotti nelle gare del correre sono della forma di questo 4 . Il giovine auriga è sempre in lunga veste, e non come qui con semplice clamide. E dunque più probabile che siavi qui espresso il corso di qualche astroper allusione al cor- so della vita umana, nella quale si nota come appunto negli astri il nascere ed il tramontare.

TAVOLE CCLXXVUIE CCLXXIX.

Qui pure si trovano de' preparativi di contrasti con gente armata: dico preparativi mentre un degli atleti si pone Telmo, e intanto lo scudiere arma di briglie il cavallo. T.a sfinge a mio parere v'è posta per empire di pittura quel vuoto che rimaneva dietro l'armato combattente. Pel motivo stesso d'empire di pittura ogni restante del corpo del vaso fu

I Id. lib. v, e. XV. 3 Tischbein cit., tom. ii, tav. xxvii.

a Tischbein, Pitture de' vasi amichi 4 Ved. le tavole ccvui , ccx, ccxi ,

posseduti dal cav. Hamilton, tom. ccxii, ccxui, ccxvi, ccxxii, ccxxm,

11, tav. xxvui. e ccxxiy.

TAVOLE CCLXSVIII , CCLXXIX E CCLSXX. IO7

posto un cane sotto al cavallo, e nei minori interslizi vi son dei fiori. L'oggetto ultimo e perentorio di tutto questo è il contrasto per ottener la vittoria, come osservammo nell'esame delle pitture antece- denti, e chi sa che la doppia cresta in profilo dell'uomo che si mo- stra di faccia non sia stata eseguita in quella ridicola guisa dal- l'artista , che non la seppe esprimere di fronte, giacché par cer- to, che un elmo di questa forma non sia mai stato messo in opera. Nella superior parte del vaso , cui diamo nome di collo, vi son due galli, chiarissimi emblemi di contrasto, e tutti sanno quanto sian abili questi animali a battersi fra loro con tale accanimento da pro- curarsi talvolta la morte. Qui pure si vollero porre dei fiori diversi ad oggetto d'empierne il campo dove restava del vuoto: gusto de- pravato che produce confusione, e che non si può attribuire ai buo- ni tempi dell'arte, ma piuttosto alla di lei decadenza.

Nella parte opposta del vaso , che qui vedesi alla tav. CCLXXIX, la pittura prende il positivo carattere d' ornato senza significato ve- runo . Due leoni simmetricamente situati 1' uno in faccia dell' altro ornano il collo del vaso, e due sfingi assai capricciose nella si- tuazione medesima tengon fra loro un leone in riposo. Questo vaso è inedito nella Galleria Reale di Firenze, segnato col num. iBji, le cui figure son nere in campo giallastro.

TAVOLA CCLXXX.

Ecco un bel vasetto sulla forma dei potorii, il qual trovasi ine- dito nella R. Galleria di Firenze segnato col num. 1676. Noi vi scor- giamo tutto il corpo occupato con arte della pittura che v' è stata eseguita a titolo d'ornamento; non ostante v'è qualche cosa che ri- chiama il significato de'simboli delle pitture, che vedemmo nelle ta- vole antecedenti. Il soldato per via d'esempio che qui sta in aria di combattere, benché manchi d'antagonista, pure ci risveglia l'idea di contrasto e competenza per ottener vittoria . I due leoni posti qui

l38 DEI VASI FITTILI

simmetricamente, rammentano la forza e la valenzia nei combattimen- ti. Dei due grandi occhi parleremo a suo tempo.

TAVOLA CCLXXXI.

Il sistema di credere i vasi dipinti aver servito di premio ai vin- citori de'giuochi, sebbene ingegnoso, come ammette il sig. Laborde nel- la dotta prefazione alla sua opera intitolata: Collection des vases grecs (le Ms le compie de Lamberg pag. vu, pure in certi casi, come ag- giungeil prelodato scrittore, non è ammissibile. Come mai per esem- pio, son sue parole, attribuire all'interiore del ginnasio, ed agli eserci- zi che vi si facevano, quei rovesci di vasi, che rappresentano un gio- vane nudo in atto d' otlrire un uovo lustrale , simbolo unicamente consacrato ai misteri? Un altro tenendo uno strìgile, una corona di bende, ed il più delle volte un bastone? Come spiegare le donne che vi si trovavano in ugual posizione? Ma tale spiegazione diviene anche più difficile, quando dall'altro lato de' vasi si trovano quei medesimi giovani coi loro bastoni, e le donne coi lor manti ornati nel modo medesimo, ed occupandosi in un'azione del tutto straniera agli eser- cizi ginnastici? Sembra dunque doversi cercare in quelle Ggure una'al- tra intenzione, e quella che pare la più conveniente è la cerimonia della purificazione: lustratio. La maniera colla quale i giovani tengo- no il loro manto e portano il bastone e che si ritrova spesso nel- l'altra parte del vaso fra le mani di molti inziati, è senza dubbio un segno del rispetto e della umiltà, conveniente all' azione nella quale s'occupano, e alla cerimonia alla quale si sottomettono. Allora si ca- pisce perchè alcune di esse figure tengono delle uova, segno specia- le della espiazione , e che rappresenta la purità morale che cerca- si, e così dicasi dello striglie, della corona di mirto, e delle bende sacre . E chiaro allora che si debbon vedere più giovani in fila uno dietro all'altro; che le donne vi figurino nell'atteggiamento medesi- mo , giacché queste cerimonie eran comuni ad ambedue i sessi . Le

TAVOLA CCLXXXl 1 3g

rappresentanze dionisiache, le quali si osservano sopra i vasi , non sono spettanti ai grandi misteri, che non sarebbe stalo lecito di esporli alla generale curiosità, ma fa d' uopo convenire che i tre quarti dei vasi hanno un aspetto mistico, il quale può soltanto aver avuto un rapporto colla filosofia occulta degli antichi. E se veramente le lor pitture non contengono le cerimonie occulte, possono almeno indica- re le funzioni preparatorie eh' erano conosciute da lutti '. Io ri- porto qui una immagine tratta da quelle molte che ha pubblicate il Passeri col nome di pittuie degli Etruschi, dove si vede un giovine alato e nudo con un virgulto in mano in atto di presentarlo ad una donna: azione già che sarebbe impossibile a spiegarsi, qualora non si am- mettesse in queste pitture una gran dose di misticità, della quale con- venendo ci sarà facile il ravvisare nelle due superiori figure un'allu- sione alla purificazione che tanto raccomandavasi agl'inziati. Come poi si pieghi r analogia tra la purificazione o lustrazione , ed il virgulto che tiene in mano il giovine alato che or lo dirò il Genio de'miste- ri, chi n'è vago di saperlo, può rileggere la spiegazione delle tavole III e LXXIIIdel tom T, CI, e CXXI del tom. II. Ivi troverà dichia- l'ato che il virgulto presentato dal Genio eie misteri alla *Ionna che gli è davanti , è significafìMi <Ti «.-qua , e per" conseguenza della purificazione e lustrazione insinuata agViniyìail per divenir più cari alla divinità; di che si può leggere quanto scrissi all'occasione dispie- gar le tavole suddette.

Relativamente al Genio de' misteri troverà parimente non poche notizie alla Tav. XXIV della serie V, de' miei Monumenti etruschi. Ivi si nome di lacco all' alato giovine, o più attamente quello di Amore; ivi si legge altresì come per opera delle lustrazioni conci- glia vasi dai Gentili , come credevano, la benevolenza dei loro Dei. Ragionando così non sarà incredibile che anche i due giovani am- mantati dipinti dall'opposta parte del vaso sieno personaggi spettan- ti ai misteri.

j Laborde citato al principio del testo.

i4o

TAVOLE CCLXXXII, E CCLXXXIII.

Odasi una favola di ApoHodoro che può giovare alla intelligen- za delle due Tavole qui riportate ai numeri CCLXXXII, CCLXXXIII. 11 cielo avendo in moglie la terra , e governando solo 1' universo , ebbe da essa Briareo, Gige, e Caco; questi dalla lor figura furon detti Cenlimani. Dopo costoro nacquero da'medesimi i Ciclopi che avea- no un sol'occhio nel mezzo della fronte, e che nominavansi Argete, Ste- rope e Bronte. Poscia il cielo mandò giù nel Tartaro questi suoi fi- gli che gli turbavan l'impero. Appresso dal Cielo e dalla Terra nac- quero Oceano, Ceo, Iperione, Crio, Giapeto, i Giganti, ed in ultimo Saturno, e tutti questi furono denominati Titani. La terra mal sof- frendo che le due sue prime generazioni fossero chiuse nel cupo Tartaro , sollevò i Titani contro il padre loro, e dando a Saturno la falce adamantina, si armarono contro il Cielo, e a lui tolsero l'im- pero, surrogandovi Saturno che trasse i fratelli suoi tutti fuori del Tartaro.

Saturno 4i"ndi respinse i Titani nel Tartaro, si congiunse in ma- trimonio con Rea sua germana, da cui nacquero Vesta, Cerere, Giu- none e poi Plutone e Nettunoj che furon dal padre inghiottiti: giac- ché il Cielo e la Terra privati del dominio loro ayean predetto a Sa- turno che da un figliuolo sarebbegli sLato tolto il comando dell' uni- verso. Rea procurò d'ingannare la crudeltà di Saltano ed allorché in Creta partorì Giove, dette un sasso ad inghiottire al marito in- vece del figlio, e cosi ritennelo in vila. Cresciuto Giove fece da Me- li figlia dell Oceano apprestare a Saturno una tal bevanda che lo for- zò a vomitare prima la pietra, e poi i figli che aveva divorati, e con l'aiuto di questi prese a pugnare contro Saturno e i Titani , Corsi dieci anni di guerra, Giove, Nettuno e Plutone avendo ricevuto soc- corso dai figli della Terra, liberati dal Tartaro, e colle armi che appre- starono loro i Ciclopi , vinsero Saturno e i Titani : confinati questi ultimi nel Tartaro, furon dati in custodia ai Centiraani , e cosi Gio-

TAVOLE CCLXXXII E CCLXXXlII. ì^l

ve tenne il comando del cielo, NeUiino quello del mare, e Plutone quel dell inferno. Sdegnata allora la Terra per la disgrazia dei Tita- ni confinati nel Tartaro, generò col Cielo nuovi mostruosi giganti, che oltr'avere smisurata grandezza del corpo, eran di forza invincibile, e di lerrihil figura, avendo orrido il cello, inspido il crine, lunga la bar- ba e le gambe di serpi. Questi secondo alcuni abitavano icampiFle- grei nella Campania , secondo altri, presso Pelleue in Tracia; ed a- vendo alla testa Poifirione el Alcioneo, incominciarono a scagliar ru- pi, sassi e tronchi d alberi ardenti contro Giove e gli Dei. Alcuni di que- sti giganti erano immortali se dimoravano nella terra ov' essi nacque- ro, ed il fato gli avea predetti invincibili se i numi non chiamava- no per combattarli in loro compagnia un mortale. Giove per consi- glio di Pallade volle Ercole a parte dell' impresa in distruggerli , e allora fu che i Giganti intieramente perirono.

Questa favola, una delle fondamentali che assicurò a Giove ed ai suoi figli il dispotismo della Terra e del Cielo, fu un de' temi più favoriti presso i poeti e gli artisti della Grecia, e P ultimo avvenimento che vi si accenna é quello appunto che vedesi in un vaso fittile agrigenti- no esistente attualmente nella famosa collezione di classiche antichi- tà posseduta da S. Maestà Lodovico re di Baviera; e dottamente il- lustrato dal eh. sig. Raffaello Politi Siracusano, regio custode delle antichità nel Val-di-Girgenti. Le figure eh egli descrive, e che io qui riporto in semplici contorni e diminuite alquanto in grandezza, os- servabili alle due Tavole CCLXXXII, CCLXXXIII son di rosso sbia- dato, e nascono da un campo nero di vernice bellissima. Screziati di rosso paonazzo sono alcuni oggetti della composizione. Stabilitosi da noi che soggetto della pittura siano i preparativi de' numi per la guerra che imprendono contro i Giganti, descriverò le figure nel modo stesso che le trovo scritte nella già lodata illustrfzione del eh. Politi.

Bacco, il qual per lui è la prima figura a man sinistra del riguar- dante , con finissima tunica talare, vien coperto dalla cintura ai gi- nocchi da fimbriata clamide, le cui estremità s'incrocicchiano sulla P'as. Tom. ITI. K)

142 DEI VASI FITTILI

manca spalla. È dipinto il nume con folta e severa barba, qual Ja Diodoro ci vien deicritlo . Di piccole foglie è coronata la fronte . Un nodoso bastone gli serve di ferula. Incoraggiato dal divo padre fece prodigi nell'assalto dei ribelli, e camliialosi in leone sbranò Re- to; o com'allri vuole presa il gigante la forma leonina, venne spen- to da Bacco '.

Segue Minerva, cinta le tempie di nobil corona, pendenti alle orecchie , veste ancor essa finissima fregiata tonaca, con elegante peplo discinto dal manco lato, e clamide che avvolta al destro brac- cio vagamente discende pieghettata. Ha sul polso dello slesso braccio serpentina smaniglia , sollevando colla sinistra ninno il lembo delia tonaca in atto di affrettarsi nel suo cammino; come appunto descrive uno degli oineridi le figlie di Celeo, moventi verso di Cerere. Non vien distinta la Dea dalla formidabil egida , com'è solito mostrarsi nelle figuline di varia storia, ed il pittore in manifesto anacronismo sarebbe incorso, qualora in quest'azione, come nelle altre la Gorgo- ne effigiata vi avesse: favola assai posteriore alla guerra de' giganti. Combattè Minerva in compagnia d'Ercole al fianco di cui la veggia- mo nel nostro vaso. Messe Encelado in fuga lanciandolo sopra l'iso- la di Sicilia. Feri Palleneo che insiem con Fallante cambiò in sasso. morire Alcioneo ferito da Ercole; e fu a di lei consiglio che Gio- ve in quella fatai giornata chiamò il figlio d'Alcmena in suo soccor- so, e ricevette da lei, dietro l'ottenuta vittoria, la corona d' alloro sul capo ^.

Ercole affatto ignudo è con atletica forza preparato in battaglia, con arco teso, turcasso, angusta benda alla chioma, e clamide sulla destra spalla, da dove avvolgesi a! manco braccio. Uccise a colpi di freccia Alcioneo, Porfirione , Eurito , e strappò 1' occhio destro ad Efialte .

i Horat., lib. n, od. iq, v »3, ap. 1 Diod. ap. TertulL de coron mi

Politi , Esposizione d'un vaso lit. p. li^-

Cuile agrigeuiino, p. 8.

I

TAVOLE CCLXXXII E CCLXXSIII. ll\Z

Mercurio coronalo di foglie simili a quelle di Bacco, con nastro rosso allacciato al petto, lia sulle spalle il petaso , il caduceo nella destra , ricca succinta tonaca e clamide superbamente increspala . Della forma la più vetusta sono i coturni , e quai si vedono nel Perseo delle meLope sdinunline. Uccise lo smisurato Ippolito. Que- ste sO!i le ligure della Tav. (CCLXXXII; ora quelle della seguente.

Giove coronato come le antecedenti divinità ha lunga finissima tonaca con paludami'nlo gettato sulla spalla sinistra, che passando pel davanti della cintura lìn sotto i ginocchi si avvolge sidla stessa man sinistra, con cui tiea lo scettro diagonalmente listato e terminato a fior di loto.

Giunone leggiadramente atteggiata incamminandosi frettolosa, va rijionendo sulla manca spalla la ricamata clamide. E adorna di ri- camato ricchissimo peplo che dal collo sottilmente pieghettato pom- posamente le scende fin sotto le mammelle, coprendola parte supe- riore della pulita tonaca, da dove più vezzose appariscono le intat- te verginali poma. Ila il destro braccio decorato d'armilla, e ricco diadema, qual si conviene alla regina degli Dei, le stringe la molle chioma che in graziosissimi ricci per di dietro le orecchie, ornate da pendenti, le cascano lluttuanti sul petto.

Apollo di bellissime forme vedesi intieramente ignudo, tranne i bei stivaletti simili in tutto a quei di Mercurio, cinta la fronte di sempre verde lauro. Il delicato crine studiosamente inanellato, in vaghi ricci scende lussoreggiante sul petto e sulle spalle, ove appeso ^ edesi il turcasso, quasi che servisse di appoggio alla ristretta cla- mide che gli attraversa ambedue le braccia. Tien colla destra Parco, e colla manca il dardo feritore con cui cavò 1' occhio sinistro ad Efialte.

Diana seguita dalla cerva a lei sacra, va sollevando la tonaca co- me già di Minerva si disse, con peplo che conformemente a quella lascia a questa libera la manca spalla. Ila nella destra cascante pre- testato manto , pendenti alle orecchie, ed il disopra del petto co- perto d'una pelle di cerva o capra, le cui zampe d'avanti allacciate

|44 DEI VASI FITTILI

s^ incrociano sotto le clavicole della dea. coprendo il rimanente del vello le spalle, da cui pendono le posteriori zampe e la ricca fare- tra. La tonaca , pari a quella di Giuno, ha una linea di stelle che verticalmente dalla cintura le scende ai piedi. Essa secondo Apol- lodoro uccise in quella mischia il Gigante Grazione ' ". Questi al- meno sono gli encomi che a tal pittura prodiga l' erudito sig. Poli- ti ^ Io peraltro più semplicemente direi , che nel genere delle pit- ture che trovansi nei vasi di terracotta, questa considerata anche nel proprio stile è una delle migliori e più sublimi , non però tale se riguardasi come una produzione delFarte in generale.

Con divisamento migliore il eh. interpetre ci mostra che questa parte della mitologia, questa pugna formidabile dei Giganti con gli Dei variatamente dagli antichi descritta, e talvolta confusa con quella dei Ciclopi e de'Titani, forse no)i ebbero altra origine che dalla esplo- sione dei vulcani, spesso addimostrante una specie di guerra fra la Terra ed il Cielo. Infatti dai vetusti poeti non si stabdiscono altri luoghi a tal pugna che i campi Flegrei della Campania , o presso Pellene in Tracia ambi siti vulcanici, e da dove si son sempre slanciati nelle eruzioni, enormi sassi al Cielo ^. Ma il riportar qui ognuna delle belle riflessioni dell' eruditissimo sig. Politi sulla pittura in queste due tavole esposta, sarebbe fuori del mio assunto, che è quello soltanto con quest'opera di porre 4oo tavole in rame con disegni tratti dai vasi fittili, affinchè studiar si possa con sufficienti materiali questo ge- nere di monumenti, che oggi forma uno dei principali ornamenti dei gabinetti di belle arti.

TAVOLE CCLXXXIV, CCLXXXV.

Ormai reputo inutile di ulteriormente trattenere sul mio tavo- lino queste due tavole pel solo dubbio di non indovinarne con

1 Lib. 1. 3 Id. pag. 1 1.

2 Esposizione cit.

TAVOLE COLXXXIV , CCLXXXV. ìi[b

precisione il soggetto. Si conlenti dunque il discreto pubblico di vederle e permettermi ch'io dica quel che fin ora ne penso. Dirò primieramente che queste due pitture inedile si trovano in un va- so de più belli per la vernice, per la creta, e per l'esattezza del travaglio che abbia la R. Galleria di Firenze, da dove le copiai. Nella prima sembrami di ravvisarvi sedente il dio delle ombie, al quale presentasi Ercole per domandarli Alceste , mentre, come ognun sa , morta spontaneamente costei per prolungar la vita al marito , trovò in Ercole un liberatore delle conseguenze della morte, giacché quest'eroe discese all'inferno per liberarla da quel- l'orrendo esilio, e la ricondusse allo sposo. Or se noi consideria- mo il soggetto per se medesimo, vedremo che i personaggi neces- sari a rappresentare questa parte speciale della favola, sarebbero soltanto Ercole sceso tra le ombre, ed il re di quel cupo baratro, al quale Ercole domanda la restituzione d'Alceste. Ma siccome due personaggi non eran bastanti ad occupare il campo del vaso che voleasi dipinto, cos'i pensò il pittore di aggiungerne altri due che significassero le ombre degli eroi, tra le quali Ercole era disceso ; a rappresentar degli eroi si può scegliere più adattato vestia- rio che il militare. Il dio delle ombre ha in mano un insolilo ar- nese, ch'io giudico un martello qual micidiale strumento che i To- scani davano in mano al loro cattivo Genio, e che rappresentava- no spesso nelle urne cinenarie. E poiché questo vaso è stalo tro- vato a \ ulci nell\intica Etruria , cos'i non è strano ravvisarvi cosa che i Greci non usarono mai. Ercole non ha clava, pelle di leo- ne sul dorso, ma noi sappiamo che tardi gli fnron dati questi at- tributi, mentre i poeti prima di Stesicoro non ragionan di clava di Ercole della sua pelle di leone che posteriormente gli fu indos- sata. Simil cosa trovasi confermata anche da Strabone, notando egli che non vedevasi corredo di pelle e di clava nelle sfatue più an- tiche, e che a lui pareva una finzione dedotta dal poema intitolato Eracleia da molti attribuito a Pisandro, il quale fiori verisimilmente alla trentesima terza olimpiade.

Ì^G t)El VASI FITTILI

Nel secondo qua<Iro del vaso vedesi parimente Ercole simile In tutto all'antecedeiite, il quale ha ottenuta dalla morte la rediviva Alceste, e la dirige al marito Admeto, che io credo esser quell' ul- timo personaggio della pittura, che stassene ammantato in aria di attenderla. Frattanto ancor qui faceva d'uopo di quattro figure per occupare colla pittura 1' intiero campo d' un de lati del vaso , non richiedendone assolutamente il soggetto che tre. L^ingcgnoso artista pose dunque ancor qui una di quelle anime cangiata in eroe dopo morte, Ira le quali abitava anche Alceste sotto l'impero del re delle om- bre. Chi vuol farsi una idea molto sicura d'uno stile primitivo del- l'arte, può conoscerne da questa pittura molli caratteri, non essen- do essa in modo alcuno contaminata di scorrezioni mostruose po- stevi come per ordinario a bello studio dai pittori antichi de' vasi per farle conijiarire antichissime, ed anteriori ai primi precelti dell' ar- te. Il vaso le cui pitture son nere in fondo giallastro, porta il nu- mero 1660, ed esiste tiitt'ora nella R. Galleria di Firenze.

TAVOLA CCLXXXVI.

[Qui cade in acconcio l'osservazione che i vasi messi in opra in questa rappresentanza non sono dipinti, per quanto dicasi da talu- ni che i vasi posti ne'sepolcri adopravansi almeno ali occorrenza del- le bacchiche, e delle funebri cerimonie. Io non so qual uso si fa- cesse de'vasi dipinti air occasione de'funerali. tranne il poco vera» mente mostratoci dai vasi medesimi. Ora diremo alcun che del sog- £;etto che vi si contiene. Bacco sedente e seminudo, come le divi- nità soglionsi rappresentare, par che si prepari ad una liI)azione . L'epigrafe non è diretta più a lui che ad altro oggetto qualunque, mentre si trova In mille occasioni scritta ne'vasl dipinti. In questa "uisa medesima fu dipinto Ercole che riceve in una tazza da Miner- va il liquore ch'è per libare, o per gustarne ', giacché il nettare

; Moniunenii etruschi ser. v, lev. xxxvii.

TAVOLA CCLXXXVl \ !\-^

e Talimento de numi. La donna a tenor dell'epigrafe è Rea; e in tal caso l'interpetre attamente vi ravvisa un' azione consecutiva al trat- tato che fu stipulalo fra Bacco e Rea. Cita egli Diodoro il quale dice che questa Dea sdegnala della condotta d'Ammone suo primo marito, il quale aveva avuto dalla giovane Amaltea Bacco, che face- va segretamente allevare, risolvette di vendicarsene: passò in secon- de nozze sposando Saturno, e questi fece abbracciar la sua causa a tutta l'annata dei Titani. Vinto per tanto Ammone fu tosto soc- corso dal suo figlio Bacco. Allora tutto cangiò d'aspetto. Saturno fu fatto prigioniero, ugualmente che Rea, e Bacco per vendetta doman- dò in grazia la loro amicizia. Da quel momento, dice l'autore cita- to. Rea l'amò come se fosse stato suo figlio. Questa pittura offrireb- be, secondo il dotto Laborde che 1' ha inter[)etrata, un de"* traili di questa buona intelligenza che regnò fra le due divinità, mentr'è un segno di benevolenza il versar da bere a qualch'uno '.Accosto alla figura muliebre un satu-o suona il doppio Uaulo, dal che trae l'interpetre un più solido argomento alla esposta spiegazione: infat- ti, egli dice, se tale istrumento era caro a Bacco, non lo era meno a Rea; poiché Marsia che per quanto si dice, ne fu Tinventore, o che almeno perfezionò questo musicale istrumento, passò la sua gioventù con questa Dea, il cui culto ha d'altronde molto rappor- to con quel di Bacco '. Dietro al Dio si trova una donna con fa- ce in mano che il sig. Laborde crede una delle di lui nutrici, le quali ne avean cura ne'suoi viaggi 3.

La maniera colla quale è rappresentato Bacco s'incontra in mol- ti monumenti antichi. La statua di Policleto descritta da Pausania ce la mostrano in piedi tenendo da una mano il tirso, dall' altra il cantaro 4, Questo costume facealo nominare AKpoToyo^o; 5 apporlator del vino.

1 Horoer. Iliatl. lib. vi, v. a58. 3 Dlodor. Sic. lit), v, Sa, HeiioJ.

2 Strab. lib. X, p. ']ii. ed un fratn- Theog. Diodrr. m, 5. mento di coro d'Euripide ripor- 4 Pausan. vili, oi.

tato da quest'autore, p. 720. 5 Ibid.

(48 BEI VASI FITTILI

L' autore pone in nota le seguenti assai curiose osservazioni . " Si legge sulla pittura k«)&;, paiola che spesso incontrasi nei vasi. Mazzocchi ' pensa che questa parola precedesse il nome di colui a cui fu destinato il vaso.( sebbene spesso gli vien dopo). Egli cita una folla di esempi a sostegno di questa opinione. Il Millin ^, ed il 15oettiger ^ divido- no e sviluppano questo sistema, ugualmente che 1 Alkerblad s\ noto per la vasta sua erudizione, e il Lanzi su i vasi dipinti, che lo modilica e lo fortifica singolarmente. È soprattutto la varietà della voce ìì-uIo-ju che formerebbe la base di questa nuova opinione. In effetto si trova sulla taz- za d'una fontana consacrata ai misteri 4. Questa voce non potendosi spie- gare a tenore della opinione dei dotti archeologi qui sopra citati, non si potrà neppure interpetrare per la corrispondente bello, mentre ciò non sarebbe che un vero scherzo, che non può convenire aduna iscrizio- ne di un monumento sacro, destinato alle più auguste cerimonie, quan- tunque ne troviamo dei molto meno decenti su i frontoni dei templi. Oue sta parola secondo noi, ( conchiude l'interpetre) troverebbe una equi- valente in questa perifrasi fatta per kaaoi ; come se ai di nostri parlando d'uno sbozzo fatto da Girodet si dicesse questo è girode- sco » ^.

Ho riportato questa pittura per far conoscere ai miei lettori la singoiar maniera usata dal eultissimo sig. Laborde nello interpetra- re la parola Ka>o; che frequentemente si trova ripetuta nelle pit- ture dei vasi. Coglierò qualche altra occasione di simil soggetto per riportare il parere anclie d'altri che vi hanno scritto posteriormen- te, ed allora farò vedere quanto sia didicile dare a ([iiella semplice voce un senso che li sembri realmente conveniente , come trovar lo dovettero gli antichi nell'usar quella fornuila.

! T.ib. Heracl., p. .')54' 5 Laborde, Collect cIps vasps grecs

2 P>tUire (li vasi ant. toro, i, p. i i 4- de M, le compie 'ie Lambfrg, 'ocu.

3 Griechische vasengemalde. iii.jo. l, pi. xv, p. ly.

4 Moiuiui. elr. ser. v, tav. xxv.

j49

TAVOLA CCLXXXVII.

Telia re di Coleo consultò 1' oracolo per sapere ciò che acca- der gli dovesse nel lempo del svio regno, e n'ebbe in risposta che si guardasse da un uomo cal;£alo da un pie solo. Da li a poco in- vitò ad un sacrifizio ch'ei far voleva a Nettuno, molti distinti per- sonaggi, tra''quali Giasone. Questi ricevuto appena Tavviso , imme- diatamente partì dalla campagna, e dovendo passare a guado il fiume Amauro vi perdette uno zoccolo , e così presentossi a Pelia , che ricordatosi dell'oracolo, e riconoscendo in Giasone l'uomo che do- veva temere ', andogli incontro, e presolo per mano gli domandò quel che fatto avrebbe ad una persona di sua dependenza, che gli venisse dall'oracolo indicato per T autore della sua morte. Rispose Giasone che lo avrebbe spedito alla conquista del vello d'oro, e Pelia gli ordinò questa spedizione. Quel segno pertanto che vedesi al di sojira del pie sinistro,e non dal deslro,accenna lo zoccolo mancante, perchè perduto da Giasone passando il fiume. Questo soggetto l'ho scelto da quei già editi dall Italinski ^ coi rami del Tyschbein per mo- strare che non tutte le pitture de'vasi fittili riducevansi a rappre- sentar cose relative all'estinto col quale chiudevansi nel se|)olcro.

TAVOLA CCLXXXVm.

Neil' ismo di Corinto, dice I' Italinski nello spiegare questo va- so , abitava Sinio celebre gigante assassino che forzava i viandanti a battersi con lui, ed attaccava i vinti a due pini piegati insieme, che lasciati andare squarciavan le membra di qnegl infelici.

Questa tavola rappresenta Teseo ch'emular volendo la gloria di Ercole cominciò la sua luminosa carriera dal liberare la strada che

I Apolloflor. lib. 1, cap. IX, 5 '6- ^'"^ Ci.v. FL.tiiillon t. i, lav ».

a Piuure di vasi amichi posseduti

p"as. Tom. III. ^o

l5o DEI VASI FITTILI

passava fra Trezene ed Alene da tutti quei mostri che la infestava- no. La sua seconda bravata fu il condannar Slnio a quel genere stes- so di morte elisegli avea data ad altrui '. Un soggetto eguale a que- sto, e per quanto vedesi, meglio trattato, si trova alla tav. XLIX del toni. I di quest'opera.

TAVOLA CCLXXXLX.

Mentre Giasone andava a Coleo, Pelia fece uccidere il padre, la madre ed il fratello di quell'eroe. Tornato Giasone, e sa|)Utasi da lui tanta scelleraggine, raccomandonne la vendetta a Medea. Di fat- ti va Medea nel palazzo di Pelia , e promette alle di lui figliuole di ringiovinire il padre col tagliarlo a pezzetti , e col farli bollire in una caldaia , gettandovi dentro quel lai liquore che dato aveva nella tazza ad una di quelle principesse: queslo è il soggetto della tavola presente, ottimamente interpetrata[dall Italinski ^.

TAVOLA CCXG.

Sarebbe temerità il voler dichiarare chi fosse il citaredo qui espresso fra i tanti e tanti che si distinsero nella eulta antichità. Possiamo anche supporlo un qualche poeta in alto di cantar sulla cetra, il poema da lui composto. I due astanti seduli presso diluì non danno lume suHicienle a farci intendere di chi si tratta; si concepisce il perchè l'uomo aininantalo come un mortale sliasi as- siso in ben lavorata sedia , mentre la donna che porta 1' asta come una Dea manchi del tulio di sedile. Solo potremo dire che qui si volle rappresentare un citaredo, o un poeta vittorioso sopra i suoi emuli, come lo manifesta la Vittoria alala che lo assiste. Altro se- gnale di tal superiorilà è l'alto suo di salire sulla soglia , dove la

I Pitlure de'vasl antichi posseduti 2 L. cit. tav. vn.

dal cav. Hamiltoa tom. i, tav. vi.

TAVOLA CCXCI. l5l

Vittoria tiene il }ii ' cleslro. Le lìcnde allaccale alla cetra indicano anch'esse vitloria. I^a corona che gli cinge la fronte manifesta il di lui trionfo, il quale per {[tianlo vedesi è portato fino a divinizzarlo, co- me par che s abhia da comprendere nel vedere nn altra ^ illoria ala- fa che gli [Olla nutrimento dall'alto in nna lazza, quasi fosse il nettare tlegli Dei. Questa I)ellissima composizione pubhlicala dal d'iiancarville ' è restata fin qui mancante d' interpelrazione .

TAVOLA CCXa.

Questo soggetto parve al d'iiancarville esser 1 Apoteosi d'Ercole. L'indicazione di Bacco situata in una foglia di vite , accanto a lui è ner mostrare la patria di quest'eroe, mentre andiedue fui'ono Te- bani, secondo Sidonio Antipalio. Un altro indizio posto al disopra della testa di Mercurio sembra essere un disco, o ne ha perlome- no la forma : questa si dava probabilmente alle cassette entro le quali si conservavano i dischi, e cosi vien mostralo che il dio presedeva alla ginnastica ; tutte cose che il d' Ilancarville facile troppo a persuadersi di belle immagini senza sostegno , le ha dette e credule egli solo. Il grande scudo che vedesi nel mezzo della composizione è pur giudicato dal prelodato interpetre l'astuc- cio della indicazione di Anyibjovos ; mentre par eh' ei presieda in que- sta cerimonia, e che dia egli stesso un nuovo stato all'eroe, ch'egli sottrae dal numero dei mortali , per ammetterlo nel rango degli Dei: tuttociò secondo l'interpetre viene indicato dalla figura d'Ercole, la cui parte inferiore è nascosta, e la .supcriore è visibile. Mercurio dopo averlo condotto nei campi Elisi prepara il nettare con Ebe eh' esser debbe la sposa del nuovo Dio . Una delle Ore che il d'iiancarville pretende ravvisare, atteso il diadema che ha in lesla, porta l'ambrosia. Il bastone di cipresso eh ella sostiene, come quel

I Aniiqnilés ctrusqiies, grecqiies et Hamilton, lom. ni, pi. 3i.

romaines, lirées clu cabir.ci de M.

|5i DEI VASI FITTILI

<li Mereiaio, è da lui creduto indizio della resurrezione d' Alcide. La finestra o armadio o tabernacolo che sia , nel quale, cornei di- ce, chiudevansi le ciste mistiche, fa senza dubbio allusione alla ini- ziazione d'Ercole nei misteri di Cerere.

Questa pittura è stata in prim' origine inserita nel volume II dell.i grand Opera deirilancarville su i vasi Aniiltoniani alla lav. Ili, ma non se n'è veduta la spiegazione che nella seconda edizione in minor formato, esi-guila dall'erudito sig. David. Parigi 1787, voi. IH, tav. XVIll, pag. 128.

TAVOLA GGXGII.

Bacco è sedente davanti Aria.ina, la cui corona è di mirto, ma quella del nume è fatta di scaglie delia pina che vedesi aperta'Jn cima del suo tirso ornato di nastri . Egli ha le ali per mostra- re il suo titolo di Psila che gli danno gli abitanti d Amiclea; di che può vedersene la ragione in Pausania Lacon. cap. XIX. La patera sostenuta sulla testa di Bacco vi è come segno della sua divinità. Sotto il piede del Fauno che porta un''altra patera, si vede il vanno mistico. Il genio d^Arianna sembra d'invigilare a quel ch^elladice. Imperciocché secondo Platone ognuno aveva il suo Genio « arbi- tro sovrano della sua condotta invisibile, ma testimonio perenne delle sue azioni e de' suoi pensieri inclusive i più segreti , allorché dopo morte si comparisce in giudizio davanti agli Dei, questo Ge- nio medesimo alla cui vigilanza l'uomo fu consegnato, se ne impa- dronisce per condurlo davanti al suo giudice; presente a quanto può dire in sua difesa, Paccusa quando ei mentisce, e giura per lui quan- do esjjone il veio; tantoché in vigore dei di lui attestati la senten- za degli uomini vien pronunziata ». Plalone per quanto apparisce, non riconosceva che dei Geni buoni, ma è attestalo da Giamblico e

TAVOLE CCXCII, CCXCIII, E CCXCIV. l53

da ciò eh' Eusebio ' ci ha conservalo degli scrilti di Porfirio, che i suoi discepoli riconobbero dei Geni cattivi ^.

TAVOLA CCXCIII.

Un'anima divinizzata può figurarsi, come il presente giovane, cin- ta la testa di una corona con manto fino a mezzo il corpo, sedente sopra un nobile scanno, con piedi su d^ un trono o sgabello, e con asta in mano, tutti segni, onde riconoscere in essa lo stato di una acquistala divinità. Una Vittoria le porge l'elmo e lo scudo, non già perchè si porti a combattere , ma perchè questi sono i segni onorifici di un defonto che passa allo stato di eroe ; e se tale è il soggetto che qui si vede dipinto, attamente a lui si comparte la liba- zione che la ninfa a lui da canto preparali, come segnale del net- tare che dee gustare qual bevanda de'numi. Io dunque volentieri oiTro all'osservazione di chi riguarda la patera ed il simpulo da libare, perchè si veda che Tespressero o senza ornamenti quale vedesi que- sto simpulo, o con ornamenti, come in questa patera, diversi assai dal- le patere, che trovansi nei sepolcri sempre dipinte, ma non mai si- mili a questa, per cui diflicilmenle concedo , che i vasi trovati nei sepolcri siano stati usati nelle funebri cerimonie. Questa pittura è stata pubblicata nella raccolta amiltoniana ^, ma non interpeirala.

TAVOLA CCXCIV,

Sono infinite le foggie nelle quali trovansi eseguili i vasi che tutto giorno si traggono dagli antichi sepolcri , e tra queste non è delle men bizzarre la presente che qui riporto Iraendola da un de' vasetti pubblicati del sig. Gargiulo 4 . È poi singolare che men-

1 Lib. IV, V, VI. rom. tiiécs duG^iblnet de Al Ila-

U D'Hancarvill,AanlIqiiitL's etrusques milton, tom. ni, pi. 60.

grfcques et romaiiif-s gravées par 4 li'" colla di moiiuinenli più inte-

David, tom. 111, pi. lvi, p. 187, ressanii del R. Museo Boibouico

ed. Piiris 1787. lav. 100. 3 Auliqués eirusques, grecques et

l54 DEI VASI FITTILI

tre le pitlure degli altri vasi son varialissime di soggetti come di misura, queste coi vasi che le contengono sono costanlenienle di uni giandezza medesima, e d'una medesima conijtosizione. Da|)per- tutlo vi si vedono due iscrizioni, l'unaa destra, Pallra a sinistra, ma in nessuna di queste |)illure, ch'io sappia, è intelligibile, e talvolta neppur leggibile, come pur accade per via d'esempio dove la S tro- vasi ripetuta tre volle di seguito. È poi anche più singolare che questi vasetti perfettamente uguali fra loro si trovino in luoghi lonta- nissimi l'uno dall'altro, e sparsi per l'Italia come se da un artista medesimo fossero slati eseguili e spediti in più paesi nel tem| o me- desimo. Delle quadrighe qui dipinte si può trovare qualche ragione per lanalogia, che esse hanno con la pittura della tavola CCXCVI, e CCXCVII.

TAVOLA CCXCV.

" Achille imberbe riverente al cospetto della madre, riceve da es- sa l'armatura fattagli da Vulcano. Il giovine eroe con gladio o pa- razzonio al fianco, già tiene in sue mani la corazza. Tedide gli pre- senta l'elmo, l'asta e lo scudo poggiato in terra di cui tocca V altro colle sonmie dita della destra. Dietro Achille il vecchio padre Pe- leo, cinto il ca] o di benda porpurea s'appoggia allo scettro. Nella faccia O[)posta del vaso si ripete il medesimo soggetto , fuorché Achille vi comparisce barbato: Peleo vi porge gli schinieri ' » cosi il eh. Micali.

lo non so perchè queste presentazioni d' armi debbansi alluder tutte ad Achille . Se l"" uomo che porta gli schinieri è Peleo per il dotto interpetre, ecco una discordanza dal racconto di Omero. E se da una parte del vaso l'eroe ivi dipinto ha la barba, perchè 1 allio rappresentando lo stesso Achille dev'èssere imberbe? Perchè le pitture de' vasi contengono frequentemente questo soggetto? Dii'ei piuttosto esservi rappresentata un' anima convertita in eroe

I Micali, storia degli antichi popoli iialian', lem. iti, p. iS^,

TAVOLE CCXCV E CCXCVI. l55

nell'alto di riceverne le vestinienta , essendo sul piirilo di passare agli Elisi. Cosi non disdice lauibiguili della barba indicando che l'uomo può morire tanto giovine quanto vecchio.

TAVOLA CCXCVI.

Sarà inutile ch'io ripeta qui la favola dell' uccisione del ]Mino- tauro per opera di Teseo , mentre di ciò tenni assai ampiamente proposilo nello spiegare la tav. II, e III del tom. II di quest'opera. Mi limiterò soltanto a dire che giunto il giovine Teseo a Creta inna- morò per sorte Arianna , la quale essendo ricorsa a Dedalo acciò le suggerisse la maniera di salvare l'amante, questi le delle un go- mitolo, e l'avvertì di restare all'ingresso del laberinlo , lenendo in mano un capo del fdo, e dandone a Teseo l'altro capo '. Con sif- fatto artifizio potè quell'eroe uscire dall'intricato recinto, dopo avere ammazzato il Minotauro.

Queste pitture son tolte da una tazza, ove da una parte este- riormente si rappresenta Teseo in atto di ricevere il gomitolo che con una mano gli presenta Arianna, e con l'alua accenna Dedalo da cui lo aveva ricevuto. Indi ne vien Dedalo , il qual pare che spieghi e confermi a Teseo ciò che gli dice Arianna; e per viepiù animarlo all'impresa gli addila il mirto, simbolo di quella gioì ia che esser deve la sua ricompensa. Nel mezzo della tazza v'è interior- mente il combattimento fra Teseo ed il Minotauro. Dall'altra parte vedesi Teseo vincitore che ha reso il gomitolo ad Arianna, la quale gli ha dato lo striglie, acciò con esso terga il sudore del corpo, dono aver combattuto; e Dedalo nuovamente presenta un ramo di mirto '.

A me sembra trovar qui una conferma che Teseo come dissi

l Lutalius ad Thebaid, 1. xii, cif posseduti da sua" e(C;IIenza il

dal Meurs. in Thes. e. xiii, cav. llaoiiiloD, tom. i, lav. xxv

s Thysbein, Pitture di vasi antichi

' ^6 DEI VASI FITTILI

alhove superasse il Minotauro vincendo nei giuochi , di che sa- rebbe indizio lo strigi le, ma pia ancora quel mirto.

T A VOLA CCXCVII.

Dalla pittura del duplicato soggetto che in questo vaso nulla V e da erudirsi per la parte letteraria , ma ci essa occasione di riflettere circa Tarte della pittura di lugubri stoviglie. Noi ab- biamo questo medesimo so.^gelto della uccisione del Minotauro in due siili diversi, e li riconosceremo l\ino per moderno, laltro per an- tico stile. Il moderno ci mostra Teseo in un alto assai naturale facendo forza sul Minotauro. La clami e mostra grandi e sinuose pieghe^. 11 Minotauro che cede all'impelo dell eroe piegasi a terra in atto di nulla più sbiecare senonchè nella pietà dell'aggressore . La sua te- sta in line ha sembianza di vero bove. Lo stile antico ci mostra Teseo che sta per uccidere il Minotauro , ma in un atto decisa- mente forzato , e non ammissibile in natura , avendo il gomito del sinistro braccio elevalo per trarre a se il mostro ed ucciderlo col- la spada. L'abito è senza veruna piega. Ma la cosa più singolare si è che la pittura del Teseo della tavola CU del tom. II di quest'o- pera, rassomiglia s\ esattamente in tutto all' altra superiore della tavola presente, che si direbbero le due figure eseguite, o almeno inventate da un artista medesimo ; eppure 1 un de' vasi sul quale è dipinto l'osservato Teseo è stato trovato in Sicilia^, l'altro qui nella Toscana, e nominatamente negli scavi di Vulci, finora inedi- to, ora esistente nella R. Galleria di Firenze . Dico pertanto che assai facilmente questi vasi furono eseguiti in una medesima epo- ca, ma il vaso siculo , come il Volcente si volle caratterizzare di antico stile e convenzionale, avendo stabilite certe forme, certe mos- se, certe vesti, e certe composizioni delle quali i pittori non solean

1 Vc']. tom. Il, p. 7. 3 Ved. ioni, u, lav. cu.

a VcJ. la lav. anlccedente.

TAVOLE CCXCVII E CCXCVIII. l^J

partirsi , allorché volean far pitture d'un convenuto antico stile, il quale adattavasi per ordinario a quelle di color nero su fondo chiaro, mentre le altre clie han fonJo nero con figure giallastre son dipinte in uno stile che possiamo dire di perfezione , del qual ge- nere è appunto la pittura del Teseo che alla tav. CCXCVI. Che se il pittore di questo nostro vaso vi fece il Teseo della parie inferiore con atto naturale del braccio sinistro, perchè poi lo stropjìiò nella figura superiore se non per allettare un ricercato e convenzionale arcaismo? Eccoci dunque ridotti a convenire che quei pittori, an- clie sapendo bene operare , pure operavan male per simulare una ignoranza, o principio d'arte da potersi attribuire a grande antichi- tà di quelle pitture.

TAVOLA CCXCVm.

Nelle composizioni di pitture che ornano i vasi fittili , questa tien luogo certamente tra le più graziose. Vi si rappresenta il giuo- co da noi Toscani chiamato altalena , ed è proprio delle giovani fanciulle, come qui si vedon dipinte, le quali bilanciandosi su di un asse imperniata nel suo vero mezzo s'innalzano a vicenda e s'abbas- sano con un atto del loro corpo. Potrebbesi a primo aspetto sup- porre che la pittura non avesse altr oggetto che il mostrare que- sto puerile trastullo ; e le «lue voci greche a ciascuna delle due ninfe aderenti non altro significai'e che due nomi propri e femmini- li. Ma il genietto che v'è nel mezzo accenna qualche cosa di più. Egli ha le ali significative di un soggetto incorporeo , perchè un fanciullo introdotto fra queste ninfe che scherzan fraloi'O non sa- rebbe nudo, avrebbe ali alle spalle, librerebbesi in aria; e noi vedemmo più e più volle in queste pittiu'e simili alati giovani, ai quali per non saper qual nome lor fosse dato dagli antichi pagani, lo nominammo comunemente il Genio de'misteri; e la benda che spesso vedemmo nelle di lui mani si giudicò distintivo di ricom- pensa che ottenevano da lui quelle anime, le quali per un merito

Fcis. r. IH. 21

l58 I>E1 VASI FITTILI

d'opeie virtuose da loro esercitale salivano Ira i beali, o almeno un segnale convenuto delle iniziazioni '. Io dunque da ciò congetturo che le due giovani fanciulle, collo scambievole alzarsi e abbassarsi sul- l'asse imperniata, siano 1 immagine dell'anima che si trova in un giro continuato ora scendendo dall'alto nei corpi umani per vivificarli, or questi abbandonando alla morte per nuovamente salire alla bea- titudine tra le altre, come ho tante volte detto che nei misteri pro- mettevasi ai loro seguaci. I nomi delle due ninfe non ci recano alcun lume a meglio intendere il soggetto . Napalina può essere stato un nome di ninfa usato tra i Greci. Tutt'al più si può dire che Arche- dia significhi la divina regolatrice, forse del giuoco, o dell'oggetto a cui alludeva il giuoco medesimo, che io credo mistico. Maggior lume si trae dal nome del fanciullo Neos, non altro significante che giO' vanetto, fanciullo, e cos'i difatti chiamavasl quel ragazzetto che pom- posamente portavasi nelle feste di Bacco; di che ho molto ragionalo nel trattare dei monumenti Etruschi ^ . E siccome questo fonciullo alato con benda in mano comparisce spesso nelle pitture dei vasi, senza che fin qui si sapesse con certezza il suo nome e le sue qua- lità, ora mediante questa pittura sappiamo ch'egli è il fanciullo dei misteri, e delle feste di Bacco , chiamato il fanciullo della rappre- sentanza, lacco il padre della vita. Almen cosi pensando non trovere- mo incongruente che uno scherzo da tenere fanciulle attivalo sia posto ad ornare il sepolcro d'un morto, dove il vaso è slato trovato. Il eh. sig. Gargiulo, dalla bell'opera ^ del quale io traggo questa pittura fin qui mancante dinterpetrazione, ci avvei'te che il vaso dov'è dipinta que- sta rappresentanza fu trovalo nella Puglia ed è presentemente nel R. Museo Borbonico di Napoli.

1 Galleria omerica. Odissea voi. ni, teressanti del R. Museo Boibo-

«rgomento del libro v. nico e di varie collezioni priva-'

a Ser. v, p. •i»4- '^ t^^- '^^

ì Raccolta di Monumenti più iii«

,59

TAVOLE CCXCIX E CCC.

Vede qui l''interpetre eh. ' Orfeo ammaestrato dai numi infernali nei misteri dell'Erebo allorch'ei vi fece la sua discesa. Io vi ravviso Apollo barbato che lo stesso eh. interpetre ammette essere stato ve- nerato come tale nella Siria ^ e maggiormente mi affido a tale opi- nione, perchè vi scorgo in sue mani una lira a cinque e non già nove corde , come lo stesso interpetre assai dottamente rileva es- ser quest' ultima strumento di Orfeo e non d' Apollo. Il primo per- sonaggio a sinistra di chi riguarda è per 1' interpetre che per me sicuramente Mercurio Ctonio eoi pie calzali , e con la sua verga in mano. Non ha petaso in capo, il che suol essere , com'egli asserisce, frequente nelle pitture più antiche : bensì qual conduttore delle anime ei lo vede qui alato, dove che per tutt' altrove facente fun- zione o di semplice messaggero, o di compagno dei numi , si trova effigiato senz' ali; ma l'interpetre eh. dimenticò d'additarci qual sia r anima che Mercurio conduce seco. L' altra divinità a destra, ben- ché simboleggiata col tridente in cambio d' alto scettro, è preso da lui per Bacco le dei morti Zagreo o Plutone. Ma se lasciamo di rav- visare costantemente Nettuno e non altro nume al tridente, come dunque lo ravviseremo fra gli altri Dei? Finalmente le due donne, egli dice, saranno Ecate e Pioserpina.

Nella parte opposta del vaso egli vede Ercole in una quadriga retta da lolao; e nel fregio che orna la spalla del vaso da una par- te vede nuovamente Ercole combattente coli aiuto di Minerva , e dall'altra vede altri combattenti in quadrighe contro avversari che sono a piedi . Io che non so ravvisare nel carro a indizio veruno Ercole lolao, congiungo tutte e tre le rappresentanze in una, e le riferisco ad un' anima che dopo aver combattuto colle av-

I Micali, Sior. degli antichi popoli a I.ucl.in Dv Dea Sjr. ap. Mica-r

italiani Tom. ni , p. 147 , lay. li tic.

UXÌI.XV.

l6o DEI VASI FITTILI

versila (Iella vita nel momlo terrestre, come figurasi nella spal- la del vaso , è poi condoLta da Merciiiio dopo la morie su nel cielo fra i numi, dove è Apollo, Nettuno, ed altre deità femmi- nili a talento ed a fantasia del pittore . Il carro col supposto Ercole altro non è, a parer mio, che il simbolo del passaggio del- 1 anima dalla terra agli Elisi, o piuttosto il suo rotare fra gli astri, e fra gli altri Dei dell'Olimpo. Ma di tale argomento darò altre più analoghe rappresentanze nel volume seguente , e cosi vedremo av- verato, o alinen fortificato da vari esempi il supposto che nei vasi posti nei sepolcri non di rado son rappresentate in cento e cento guise dottrine spettanti all' anima dell' estinto col quale si seppei li vano.

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TASI FITTILI

TAVOLA CCCI.

ija totalità (levasi fittili, rispetto alle pitture in essi contenute, può essere in quattro specie distribuita . La prima specie di vasi , e la più perfetta e non ovvia che a maniera greca pel suo stile può dirsi, è quella che sul fondo di vernice perfettamente lucida e nera mo- stra figure rossicce o piuttosto giallastre di ben purgato disegno, con pennelleggiati lineamenti interni , e con aggiunte di tinte losse e bianche, di che ho dato saggio in principio di quest'opera alle ta- vole I , II , ili e CCI. La seconda specie ove pure sul fondo nero o cupo piombato rilevano le figure giallastre , o rossicce , quasi fossero color della terra medesima ben cotta, e di stile greco, e di maniera perfetta , mancano peraltro dei soprapposti colori bianco e paonazzo , o rosso come osservammo nella prima specie di vasi fit- tili. Di questa seconda specie un saggio alla tavola CI . Eppure in questa cos'i semplice foggia sono i più bei vasi fittili che nei ga- binetti di antichi monumenti si ammirino . La terza specie di vasi dipinti è quella che sul fondo color naturale di terra cotta più o man giallastro o rossastro mostra figure nere sempre d'arcaico di-

\ DEI VASI FITTILI

segno, e Ji un'afTettata e sirena imitazione delle più antiche maniere del- lo stil greco, non che dell'etrusco e dell'egizio, che al dire di Strabone tra loro si assomigliavano '. Una tal foggia di pittura è sempre accom- pagnata da color bianco a segnar le carni delle femminili figure , e d'un paonazzo più o men cnrico. di cui van coperte alcuna volta le vesti. Di questa foggia di pitlura ho dati vari saggi alle tavole

iv\ V. CU, CHI, ccii, ceni.

V'è poi una quarta specie di vasi dipinti che il celebre Gerhard chiama alla maniera egiziana, detta cos'i per la più antica sembianza agli egiziani ornamenti e cosi la descrive." Una vernice molto pallida, tinte nere fiacche nelle figure, forme d^iso inveterato o studiata stranez- za, disegno sfoggialo nelle figure umane, ma più corretto nelle anima- lesche, le quali esser sogliono le rappresentazioni prescelte, orna- menti di fiori di loto , o altri di foggia egiziana , e sopra i più di- stinti vasi epigrafi di nomi stranamente espressi di lezione difiìcili, a malgrado di ben limpidi car.ttteri greci. Ecco i particolari che so- prattutto qualificano i monumenti di quella maniera, che per le sue sembianze di antichità remota e straniera origine vien denominata fenicia nell'uso volgare siciliano, ed è più conosciuta sotto il nome datole in Nola e in Napoli dalla sua rassomiglianza colle particolari consuetudini dell'arte egiziana ^ ».

Io ne un saggio alla tav. CGCI, che tolsi da un vaso inedito della R. Galleria di Firenze , ove si ravvisano le qualità stesse che descrisse il Gerhard come spettanti a questa specie di vasi , ed alla tav. CCCII, come ora diremo. Altre osservazioni si^esporranno par- lando delle tavole seguenti.

TAVOLA CCCII.

La maniera d'eseguir questi vasi che più d'ogni altra allo egi-

1 Monumenti etruschi . serie ni , Annali dell'istituto di corrispon-

pag 4o5. denza archeologica , volume iii,

a Gerhard, Rapporto Volcente , § pag. i4- 1, Manifattura ed arie. Sta negli

TAVOLA ceca. 5

ziano stile si avvicinasse fu quella che mostrava figure d'un nero assai languido su fondo bianco più o meno tendente al giallo . Di tal sorta di vasi assai sovente ravvisaronsi nelle tombe d'Egitto, ma talvolta se ne incontrarono anche nelle antiche tombe d'Ilalia, come per un esempio assai chiaro io pongo quello inedito delia tavola CCCn. il quale fu trovato a Campo-Scala presso ^'lllci, ed ora è possedu- to dal rinomatissimo cav. dottor Pizzati esimio estimatore del bello nelle antiche arti, e specialmente nei vasi fittili, de'quali ha una li- mitata ma sceltissima e preziosissima collezione.

Gli ornati del vaso mostrano in tutto un gusto egiziano ripetu- to inclusive negli edifizi pubblici dell' Egitto . I polli numidici dei quali va ornata in giro la pittura di questo vaso . e le sfingi alale con faccia femminile presso una maschera goigonica, ci recano un troppo sicuro attestato che si volle dare al presente nionunieiito la sembianza ed il carattere di vaso egiziano.

Pretendesi dagli ultimi scrittori di questo genere d" erudizione che ove trovansl ne'monumenti arcaiche fogge del fare egiziano, sgab- biano per indizi che dall'Oriente vennero s\ a noi che a'Greci le ieratiche orientali dottrine '. Io che non sono di tale avviso, credo piuttosto che que"" vasi d'un £ave egiziano stiano ad accrescere il numero delle varietà che cercavansi forse per lusso. Di fatti non s'assomigliano l'uno all'altro sia per la forma, sia per la rappresentanza, sia periostite, sia per le maniere del dipinto col quale '^s' ornarono . Gi;) dissi a sufficienza , ed or lo ripeto , che vasi tali facevansi ad oggetto di porli nei sepolcri , e voglio pure concedere che prima di chiuder- veli si adoprassero ne' funerali a libazioni, ad offerte, e ad altre per noi non ben cognite ceremonie, e che gli amici e i congiuntine aggiungessero al cadavere quando si onorava dei funerali, ma intanto il vaso che seppellir doveasi col morto poteva essere ornato alla greca, o all'egiziana o in altre variate fogge, senza che ciò dero- gasse dall'oggetto per cui era fatto. Ciii poi ricusar volesse di am-

1 Micall, Storia degli antichi popoli ililiaiii, voi. n, cap. \xv, pag. 281. ras. Tom. IF. a

6 DEI VASI FITTILI

mellerne l'acloprainento pel servi/.io delle libazioni e de' sacrifizi no - trebbbe valersi dell esempio de' vasi neri con bassirilievi che tro- vansi a S;irieano enei territoiio <li Chiusi, i quali secondo ne giudica il eh. sig, Micali non eran atti ayli usi ordinari della vita, perchè falli di tèrra non colla (se pure è vero) e perciò servissero unicamente ([ual sui'p'iilellile univers.ile dei riti sepolcrali '. Ma in qualunque modo io non vedo nel vaso di questa seconda tavola nessuna relazione coIPE- gitto, se non che la fantastica idea dell'artista che lo dipinse dandogli una foggia d'ornato all'uso egiziano, senza che il paese dove il vaso fu fatlo e adopralo avesse nulla di comune con 1 Egitto rispetto al cullo religioso ed al ceritnoniale de' funerali.

Per la stessa ragione vediamo il vaso deda tavola antecedente partecipare degli ornali egiziani senza che poi le figure abbiano legame veruno coli' Egitto, corne a suo luogo vedremo nell' osser- var le tavole seguenti.

TAVOLA cecili.

La parte iidVriore del vaso eh' è alla lav. num. CCCl , ha due ranghi di animali di varia specie, imitanti perfettamente quei che vedonsi nei monumenti egiziani, e questi non peraltro certamente vi son dipinti, che per dare alla pittura il carattere egizio che vi si voleva, j)iobabilmente soltanto per diversificare il monumento dalla greca maniera comunissima nei vasi sepolcrali. Sarà inutile rammentare a chi legge come "li Egiziani adorassero nelle immagini viventi degli ani- mali le divine virtù degli Dei, j)arendo loro che meglio in essi che nelle mule immagini di pietra prive alTalto di vita si figurassero esse di- vine virtù. Quindi è che il Leone era per gli Egiziani un vivo sim- bolo di Vulcano e del sole, la vacca d' Iside e di Venere, lo Spar- viere d' Osiride ^ , e cosi dicasi d' altri . Da ciò ne avvenne che il

I Micali, opera cit., lom. 11, cip. XIV, pag. 279, e tona, ni, spiega- zione della tavola xvii, pag. 14.

a Porpliyr. De abstinent., lib. iv pag. i^a. Hygiu, poet. astron. lib. Il, e. 38.

TAVOLE CCCin E CCCIV. 7

pittore avendo voluto dare al suo vaso la sembianza di monumento egiziano vi dipinse attorno attorno in giro in due ranghi inferiori le bestie a tenore del costume che si praticava in Egitto. Osservo peraltro che quantunque siansi voluti quegli animali sfigurare con allettate fattezze di stile egiziano , dando loro una lunghezza maggiore del convenevole , pure non è abbastanza nascosto 1' ellenico stile , si delle mosse, che delle forme delle gambe colle quali si agitano con una grazia, che non fu propria dell antica scuola egiziana.

l ranghi della pittura superiore son disposti diversamente, poi- ché nella parte che noi diremo anteriore vi son soggetti assai diversi che nell'opposta. Quest'ultima rappresentando gruppi d' oscenità le più laide si tralascia di riportarla in questi rami. Solo diremo che i satiri interessati in quell' azione sono disegnati con certe ampie criniere calanti sugli omeri per modo che rassembrano veri bruti in brutali atti occupati. Ma noi discorreremo dell' anterior patte che è modestissima.

TAVOLA CCCIV.

Nella parte media ed anteriore del vaso v' è rappresentato un esteso combattimento , che forse 1' artista che lo dipinse ebbe in animo che significasse quel delle Amazzoni , così spesso ripetu- to ne' vasi dipinti. Non v'è , a dir vero, distinzione di sessi, poiché SI le donne che gli uomini sono in abito di guerrieri. È assai dif- ficile di determinare quale tra le molte rappresentanze dei combat- timenti tra le Amazzoni e i Greci immaginati dagli antichi poeti, e dagli artisti dipinti o scolpiti sia quello che qui si volle rappresentare . ma se dalle congetture trarre possiamo argomento di sorta, noi os- serveremo primieramente che alle due estremità del rango intiero costituente la fascia media del vaso, e in questa incisione per co- modo in tre parti diviso, vcdonsi due fortezze colle respeltive lor sentinelle ai merli d^jlle mura , che probabilmente son le Amaz- zoni stesse che invigilano sulla sicurezza della città . la quale

8 DEI VASI l'ITTILI

polrebhc cfccliTsi Temiscira una delle più famose loro città sulle rive del Te r inodori te , e in conseguenza di ciò dir si potrebbe un com- battimento, dove quell'eroine sarebbero attaccate da uno straniero esercito nello stesso loro paese . Che se ciò fosse non vi sarebbe altra dillicolt'i per supporre che qui Ercole co'suoi fosse in battaglia colle Amazzoni , onde ottenere il cinto della reaina loro Antiope, come dal di lui fratello Euristeo gli fu imposto per una delle sue difllcili imprese.

«

TAVOLA CCCV.

Se nel rango inferiore eh' è nel corpo del vaso realmente è di- pinto il contrasto d Ercole con le Amazzoni, com'è da supporre per le ragioni da me esposte; vi sarà motivo di credere, che nella parte superiore detta la spalla del vaso siavi dipinto parimente Ercole che in sembianza di trionfmte su d'un carro passa agli Elisi, ove atten- dere che siagli accordata 1' Apoteosi; tuttociò dico a caso, Pre-

pe

rtanlo chi lecce d' osservare che dietro al carro nel basso

-so

vi son dipinti alcuni pesci, che per me sono un chiaro indizio o di mare, il quale, come ognun sa ' , doveasi passare per giungere alle isole fortunate, da dove le anime che di transitar dovevano agli Elisi eran prima presentate a Plutone ^; onpur di fiume che rapnre- sentava qualch'uno dei fiumi infernali. Imperocché è da sapersi che l'Eridano come costellazione fa gruppo con quella del Toro , dove gli antichi finsero che vi fosse la porta delle anime, che all'equino- zio di primavera passavano agli Elisi: cosicché questo ravvicinamen- to servi di tema ai poeti ed agli artisti per esprimere sotto nuovi e variati aspetti il passaggio delle anime da questa all'altra vita. La costellazione del fiume Eridano ebbe, come ogni altra costellazione, diversi nomi, e fra questi annovera quel di Oceano. Ecco dun-

1 Inghirami, Monumenti eU-uschi , i^i, ser. v , pag. a 19. Vedi la

serie v, pag. igi. spiegazione della tav. ccix.

a Ivi, scr. I , pag. 43, 48 j 5a e

TAVOLA CCCV. C)

que la visibile sorgente delle poetiche idee del Cutne Acheronte, del passaggio del mare, delle isole fortunate, della barca di Cocito, che tutte han ragionevole origine dall' indicata costellazione del fiume celeste prossima coin'io dissi, alla porta delle anime '. 11 Cocito che secondo i poeti antichi scaricavasi nell'infernale Acheronte, prendeva il nome probabilmente dai miseri abitanti delle sue sponde, perche quella voce suona in greco miseria e lugubre pianto ^. Or noi ve- diamo in questa pittura, che il carro posto nel rango inferiore di que- sto rame va incontro a sei persone del rango superiore, le quali han la mano destra portata al capo in segno di cordoglio e di funebre pianto, come ben si rileva dal famoso bassorilievo etrusco perugi- no, dove le persone addette alle nenie di un morto portano in que- sta guisa la mano al capo ^, ed altre in simil atto si vedono presso a un morto nell'urna cineraria di tal soggetto nel museo di Volierra 4 ed in altro monumento etrusco in bassorilievo del Museo chiusino ^ , e nel famoso vaso d Archemoro pubblicato dal prof Gerhard.

V'è da osservare la particolarità che delie sei ligiu-e le quali stanno davanti al carro, una è sedente e barbuta , e per ciò re- putata virile . Credo che sia Plutone perch' è sedente, e la ra- gione di ciò non la ripeto qui, per averla io già detta spiegando la tavola CGVIII d' ugual soggetto . Voglio per altro aggiungere che per la stessa ragione che qui si ravvisano in queste cin(fue donne presso a Plutone altrettante anime gementi abitatrici del regno di quel nume, cosi noi dobbiamo attribuire il significato me- desimo ai satiri che stanno attorno al Bacco infernale ch'é nella pirte opposta dell' accennato vaso alla tav. CCIX , giacché tanto i satiri che le donne del vaso c[ui esposto portano le mani al capo in segno di pianto, e dolore, per cui fingono di strapparsi dalla di- sperazione i capelli. Che se io avessi veduta la pittura C'^pressa in

1 Moiium. etr. scr. i, p. ^8. f)i corredo tav. Z a.

2 Nettai Ciimit uiyihol. nominuna 4 '^lomun. etr. ser. i, inv. xov. CKplicat. pag. 3i'i. 5 Inghirauii, Etrusco museo Chiù

3 Monutn etr., *er v!, Monumenti sino, lom. i, uv. lui.

IO DEI VASI FITTILI

qiiest;i GGCV lavola prima della tav. CCIX , le avrei forse data una interiJelrazione diversa da quella che allora gli ho data.

1 letrostanti al carro sono, come almeno io suppongo, le ani- me che in folla corrono alle rive di que' fiumi infernali, per ot- tenere da Caronte il passaggio '. E se non erro vedo confuso tra (juella gente Mercurio conduttore delle anime, il quale dislingue- si ai coturni alati, come alla Tav. CCXCIX de'quali mancano le al- tre figure, ed alla barba appuntala, per cui quel nume fu dello Sphenopogon '. ^

Al basso e dietro al carro si vedono scritte due parole di quel- le che incontrammo anche altre volle senza potersi leggere, su di che ho scritto altrove ^. Ogni restante del disegno qui contornato sodisfarà poco l'osservatore, com'io prevedo, ma volli esser fedele nel riportare esattamente lucidato l'originale, onde chi legge ed osser- va, conosca in che consistono per lo più questi vasi dipinti , e spe- cialmente quei che a buon dritto furono appellati dal dotto Ge- rhard egiziani , o pseudo- egiziani per la maniera del loro dipinto.

TAVOLA CCCVL

Questo vaso ricchissimo in figure ne porta inclusive nel collo tra un manico e l' altro. Ivi si vede un combattimento con due guer- rieri equestri che vi presiedono , ma non sappiamo quel che ciò significhi. Più ancora ne confonde la mente quel volatile ch'è die- tro ad uno dei militari a cavallo. Ed in vero quelli uccelli in lai alto non son rari negli antichi monumenti delibarle, io seppi altri- menti spiegare quel simbolo se non per indizio una malaugurata sorte che spetta ad uno dei combattenti nel soccombere ai colpi dell'avver- sario trionfatore; su di ciò dovrò estendermi dopo quanto ne dissi spiegando la tav. XLI di fruest' opera 4, Il cadavere disteso a

? Virgilio, Aeneid. , lib. vi, verso 3 Ved tom. 1, tav. Lxrv, pag. io;;,

3i5 sq, lom. Ili, tav. ccxi, pag. So.

a Monum. etr- ser. in. pag. 721. 4 Ved. tom. ì, pag. ^3.

TAVOLE CCCVI E CCCVII. j i

leira indica un campo di battaglia, dove contrastano i due combat- tenti. Quel che significhi lo scritto che dietro all'equestre a destra del riguardante, non è a mia intelligenza, ed io lo reputo perciò dell istesso tenore di quello che vedemmo uell'antecedenle diseqno. Tutta la rappresentanza non altro a mio parere significa se non i contrasti che nell umana vita dulia sorte a noi preparati inconlria- mo. finché si giunga ad uno stabile riposo che il gentilesimo augii- ravasi negli Elisi. Ho segnato qui anche gli ornati nella grandezza stessa che vedonsi nel vaso per mostrare più esattamenle il gusto egiziano che T artista studiò d imprimere in questo vaso allorché fu dipinto. Cosi le figure tutte finora in varie tavole esposte son lu- cidate e trasportate nel rame senza veiuna variazione o restauro di parli mancanti.

TAVOLA CCCVII.

La parte del vaso avversa o posteriore alla già descritta che no- minai anlerior parte, è com'io dissi figurata da b-xcchiche oscenità, ma sulla spalla v'è una rappresentanza che sebbene in parte sia gua- sta, pure quel che rimane si mostra inteiessante per la sua novità. V'è dipinta senza meno una corsa di cocchi, parte de' quali per 1 impeto della fuga (ingonsi tramazzati al suolo. La mela del corso par che sia quella colonna dorica , la qual è nel rango supeiiore qui nell'incisione, sebbene sul vaso segua in un rango continuato. È ])oi singolare il posto che occupano gli spetfatori quasi fosse la gra- dinata d un anfiteatro. Il premio della vincita par che debba essere un tripode, perchè vi si vede in gran dimenzione al di fuori del- l^'lnfiteatro , o circo che dir si debba. Considerando per tanto che nella parte opposta del vaso vi son rappresentate cose spettanti al passaggio d'un'anima agli Elisi, possiamo supporre che qui sian figu- rali o i giuochi funebri che facevansi ali estinzione di qualche rag- guardevole personaggio, e forse d'Ercole stesso, oppure sian finti i giuochi e i diletti dei quali dovean godere quei che passavano da

I-i DRl VA<;| FITTILI

ffuesla vita piena di contrasti alla hoatiludine pacifica e sollazzevole «legli Elisi.

Glie mai dunque intese il pittoi-t» di rappresentare in questo vaso? Col contrasto delle Amazzoni ci fece intendere a parer mio continuati contrasti che otcupimo un'anima chiusa in questa vita in un corpo mortale, per cui or trovasi trionfante or soccombente, fifichè terminata la sua prigionia nelle mortali spoglie, passa al go- dimento d ogni piacere , di che danno idea le lascivie dei satiri. Ma prima dovea quest^anima passare pei regni buii di Plutone, dove le anime ree si trattengono in pena di loro misfatti, mentre le buo- ne passano al godimento d'ogni piacere e d ogni sollazzo, ricevendo prima il grado di eletti ed ammessi a gustare del nettare che bea- tificava, e quindi in un eterno riposo godevano piacevoli spettacoli, come noi li vediamo rappresentati nella tav. CCCVII.

TAVOLA CCCVIII.

L' oggetto per citi posi questa pittura alla tavola CCCIl del tomo IV fu soltanto quel di mostrare come i pittori di questi vasi compiacquersi di variarli si di forme che di pitture sino al segno di imitare in essi le maniere egiziane, ed anche egiziani soggetti come qui si vedono le sfingi, la maschera lifonica e vari volatili, di che sono adorni gli egiziani monumenti. incn caratteristici del gusto egi- ziano son gli altri ornali de' quali ogni restante del vaso è copeilo. Anche il colore del fondo è qual suol essere nei vasetti che Iro- vansi nelle tombe d'Egitto. Tutto insomma, tranne la forma del vaso comune col far de' Greci , spira il gusto che dominò sulle sponde del Nilo. Belle cose poi attendiamo di sentire dall'erudita penna del possessore di questo monumento in rapporto agli animali ch'io jon- go in questa tavola CCCVIII i (juali ornano luna e l'altra parte del vaso , e saran tema di un ragionamento sulla storia naturale dei medesimi .

TAVOLA CCCIX.

La facciata principale di questo vaso ci offre un guerriero in un carro avendo a destra lo scudiere o armigero ' , com^ era co- stume, che conduce i di lui cavalli; è circondato dalle sue donne o schiave , e preceduto da un fanciiillo nudo. Si crede ivi espressa la partenza di Memnone per l'assedio di Troia. Sappiamo di qual reputa- zione "odeva questo principe, la cui attività e le cui gesta stavano in bilancia con cjuelle de'Greci, e ri lardarono per qualche momento la presa di Troia -. Molti monumenti ce lo rappresentano in diverse circostanze, fra gli altri il bel vaso greco dove si riconosce il suo combattimento con Achille ^. Pausania descrivendo le pitture di Po- lignoto nel Lesche, dice che quest'artista avea rappresentato Memnone con una gran ba.ba, e ch'avea situalo presso di lui per farlo meglio ri- conoscere, un giovine etiope intierament3 nudo 4. Questo è soggetto ri- petuto nel nostro vaso. Vi si vede Memnone armato in guerra, portan- do la barba, e preceduto da ungiovinello nudo; circostanza non appli- cabile che a questo solo avvenimento. Pausania ^ aggiunge che que- sto principe parti da Susa per l'assedio di Troia, e sottopose al proprio impero tulle le nazioni che trovò nel tragitto che fece, il che sem- bra indicato per le figure a piedi che precedono o accompagnano il carro , come per ornare una marcia trionfale. Le due parti del vaso raj)presentano il soggetto medesimo, ma dall una parte le figu- re non sono ormale, e l'artista ha voluto forse indicare l'arrivo di Memnone a Susa, mentre sull'altro lato ha figurato la sua partenza per l'assedio di Troia. Memnone ha nell' ultimo la testa coperta da una quelle celate che hanno sopra un' aletta rossa, il che s'incon- tra soltanto ne' vasi antichi, e che sembrano esser deprimi tempi della Grecia; egli ha come si narra in Omero un grande scudo che-

! Viroli , Aeneid , lib. ii, veri. 47^' '^'*) S'^-

a Mot.ior. ili.i.i. 4 Phocid. lib. x, e. xMci;

i -Millin , Pi'iniures ant, , t. i, pi. 5 Ivi.

yas. Tom. II'.

1.^ DEI VASI PITTILI

lo cuopredai piedi fino alla testa '. Il guerriero che l'accompagna a piedi tiene uno scudo rotondo il cui o^yaXot è dipinto in bianco; porta un elmo che gli cuopre intieramente il viso, come si osserva nelle antichissi- me pitture ^. Il finimento de'cavalli è conforme alle tradizioni cono- sciute ^, ma il costume delle figure a piedi e specialmente delle donne è singolare, e tale qual si vede soltanto nelle più antiche statue greche o etrusche 4, Questo consiste in un manto rigato di molti colori ed ornato di pietre preziose. La testa delie donne è cinta d'un nastro ed i lor capelli cadono negligentemente sul loro collo , come si vedono in molti monumenti ^. Questo vaso è ornato nel modo stesso di quello che rappresenta il combattimento di Teseo col Minotauro in quest'opera ^, al quale viene attribuita dal Lanzi un' antichità lontanissima; ha mi- nore analogia in quanto al costume delle persone ed al carattere del disegno col vaso dAatifate pubblicato dal D'Hancarville, ove le iscri- zioni sono scritte da dritta a sinistra. In una parola tutto sembra concorrere a far riguardar questo monumento come un dei più pre- ziosi di tal genere. Questo vaso con la respettiva interpetrazione sopra esposta si trova nell' opera del sig. Laborde '.

TAVOLA CCCX.

È opinione dell' erudito Millingen che in questa pittura di un vaso fittile ravvisar si potesse il figlio d' Ulisse in casa di Nestore , la cui avanzata età manifestasi dai capelli canuti e rari che ha nel suo capo il vecchio incurvato su d'un bastone; ma riflette poiché le altre circostanze espresse nella pittura mal si accordano con quel- le descritte da Omero per ammettere una simile spiegazione, e gli sembra in sostanza non potervisi riconoscere che una scena generale

t Iliad., e. V. 5 Tishbein, tom. iv, pi. lx. D'Han-

» Tishbein, tom. iv, pi. xyuw carville, tom. i.

3 Poli. X, la. 6 Ved. tom. ii, tav. cu, cni.

4 Statue del museo coriouese, tav. j Collection des Tas€S greci da T , e delle antichità d' Ercolano compi, de Lamberg etc, tom. t, tom. uu pi' «I, p-

TAVOLE CCCX B CCCXl. j5

di ospitalità '. Tuttavolta può riguardarsi tale anche l'accoglimen- to dì Telemaco presso di Nestore, e le donne ivi aggiunte possono indicare i buoni uffizi che al forestiero facevansi dalle ancelle di casa. Che se qui non è rappresentata ogni circostanza del sacrifizio e del convito efìTetluato dalla famiglia di Nestore alPan-ivo di Telemaco a Pilo, come racconta Omero, forse ciò avvenne perchè il pittore non ebbe nel vaso un suffioenle campo da rappresentare quel fatto nel suo pieno aspetto . Forse questa pittura può anche significare secondo il prelodato Millingen un giovine guerriero che parte per la guerra, prendendo congedo dal vecchio suo padre, il quale Io esorta a combattere valorosamente per la patria. Presso un popolo guer- riero , egli prosegue , doveva esser caro il moltiplicare le rappre- sentazioni di eguali scene, ed ammetterle sotto gli occhi della gioventù; cosi trovansi spesse volte soggetti di questo genere so- pra i vasi dipinti ^ .

TAVOLA CCCXr.

Nella parte avversa del vaso il prelòdato Millingen vi ravvisa due guerrieri o cacciatori vestiti di clamide ed ognuno armato di due aste pure, e colla testa coperta dalla causia. Essi trattengonsi con una giovine donna che porta un vaso ed una tazza ^. Chi per altro vo- lesse ravvisarvi qualche omerico avvenimento potrebbe rammentarsi che Elena veduti in casa del consorte due ospiti, parvegli riconoscere in un di essi le sembianze d'Ulisse nella persona di Telemaco di lui figlio, e seppe quindi ch'egli era accompagnato da Pisistrato il figlio di Nestore, poiché Pisisti-ato stesso manifestò il proprio nome e quel dell' amico . E considerando Elena la malinconia di Telemaco per non aver trovala alla corte di Menelao novella alcuna del padre n'ebbe pietà, e dette a lui nel vino ch'era per bere un certo far-

ri Millingeny Peinturcs antiques et a Millingen cit., pag. 8i.

iaedites d? vasef grecs, pi. tv. 3 I»i, lav. lvi.

l6 DEI VASI FITTILI

maco opposto al pianto. In questa pittura si potrebbe dunque sup- porre la donna essere Elena, ed il giovine a sinistra del riguardante esser Telemaco diademato in fronte come figlio primogenito di un re. e per conseguenza erede sicuro del paterno regno, menti e Pì- sistrato elle manca di tal fre^^io non potea sperare di as^idersi sul irono per esser 1' ultimo di sua famiglia.

TAVOLA CCCXJI.

1/ llalinski ravvisa in questa pittura di un vaso (itlile della rac- colta amiltoniana un sogi^etto simile alla tavola antecedente , ma il descrive alquanto diverso, e dice in sostanza che vi è rappresenta- to Telemaco in Sparta in casa di Menelao . ^ iaggiando il giovane eioe per aver nuove di suo padre , giunse a Pilo in compagnia di Pisistrato figlio di Nestore , e ben sapendo Menelao chi erano que- sti ospiti, narrò loro vari accidenti della vita d Ulisse, lo che angu- stiò grandemente Telemaco, e fece piangere tutti i circostanti. Ele- na accorse al nome di quelli stranieri e volle ancor essa raccontare a Telemaco alcuni fatti della vita del Gglio di Laerte, ma vedendo sempre più addolorato Telemaco , li preparò una bevanda che lo tenesse almeno per ventiquattr' ore tranquillo . Ella fa presentare la tazza da una sua cameriera ed esorta quel principe a bevere . Non è facile il dire se l'uomo appoggiato al bastone sia Menelao '. Telemaco peraltro è vestito tal quale lo descrive Omero '.

Qui l'eroe pileato tien luogo di Pisistrato che vedemmo neiran- tecedente tavola; ma s'i piccola varietà può concedersi alla fantasia del pittore. Fu trovato questo vaso nei contorni dell'antica Capua*

1 llalinski, Piuure di Vasi antichi tno i, tav. xiv,

pojscJuii dal cav. Hamilton, lo- a Odis., lib. xv, verj. 6i

TAVOLA CCCXni,

Nella lav. LXXVII di quest'opera io riconobbi lo sposnliicio di Peleo e Teti in una coppia di persone che si tengon per la roano '. L'epigraGdei due nomi indicanti i due sposi assicurano del soggetto. In questa CCCXIII tavola comparisce una rappresentanza di slmile atteggiamento; il giovine sposo tien per mano la sua fidanzata , ed è coperto di quel manto che dicesi civico , e die sicuramente conveniva usarne il giorno dell imeneo ^. La S|)Osa inoltre è velata in testa , come si vede in altri soggetti di simil fatta . Dietro a lei vi giudico per conseguenza una pronuba che accompagna la sposa all'imeneo. I due numi Apollo col ramo d'alloro in mano, e Diana con arco e faretra sono le deità che secondo il Panoflia . che il primo ha pubblicata questa pittura, presiedono al di delle noz,ze ^. Ogni restante è congetturale. La donna ch'è accanto a Diana par che prevenga il suocero della imminente venuta de' nuovi coniugi in casa, ed ei par che li aspetti alla porta della casa. E la barba , che facendo una dilFerenza d' età, mi fa credere che siasi voluto .accennare con essa il figlio più giovine del padre jiercliè imberbe,

TAVOLA CCGXIV.

La pittura che qui osserviamo non dilTerisce quasi niente da quella che vedemmo nel secondo rango della tav. antecedente , e che giudicammo l'imeneo di due sposi. La colonna che in più luo- ghi dicemmo essere un simbolo d'una divinità o d'un tempio qua- lunque 'l, può significar qui la santità del nodo coniugale. Quel che poi significhi la donna che ha un ramoscello in mano dove sta ade-

i Ved. la tav. Lxxvu. 3 L.ciu lav. viit, not. 4-

a Plui. Amai, x, ap. Panofka, Re- 4 Ved. tom. i, p. Si, e MoDum. etr.

cherches sur ies veritables noms 0er. v, pag. 6q.

dea vaseà greca ec. pag. 3g, doi.i.

l8 DEI VASI FITTILI

rente una foglia di vile , non saprei dirlo con sicurezza, le ipo- tesi son ben accette da chi brama istruirsi. Questo vaso inedito di vernice nera bellissima, con figure rossicce, esiste nella R. Galleria di Firenze..

TAVOLA CGCXV.

« Mira qui o erudito lettore , così 1' interpetre ' , uno di quei vasi di creta dipinta destinato ad uso funebre dalla pietà degli an- tichi. Da una parte vi è una stele sepolcrale con la seguente epi- grafe in versi greci:

NQTfll MHN MAAAXHN TE RAI A2*0AEA0N nOArPIZON

KOAnn A'oiAinoAAN Aaioy yion Exn. E chiunque della greca metrica si conosce, vede subito che al primo verso manchi un piede. Però il eh. sig. cav. D. Francesco Carelli segre- tario perpetuo dell'accademia R. ercolanense, alla cui collezione già appartenne, coU'autorità di Eustazio lo emendò dottamente , ed in una particolar dissertazione dichiaronne il concetto con la profon- dità della sua peregrina erudizione. Secondo il di lui avviso fu sbar glio del pittore l'aver situato il punto diacrilico dopo il a, ed il dir stico secondo lui va restituito così.

RoXttm i' OiStTToSav Aaiov uiov E^^si

a ne traducono il senso così-

Sul dorso ho dell'asfodelo le foglie

Ed in sen di Laio le mortali spoglie. Ben si vede che qui si fa parlare lo stesso monumento , oome si osserva in altro vaso di quel real museo '^ . Il dire che avea sopra di se la. malva e 1 asfodelo , pianta che produce nelle radici

l.^ Quaranta , Real museo Borboni-- iialo-greco che si conserva nel

co, voi. IX, lav. xxvm, fas. 34. museo Borbonico , pag. j3..

ft. Quaranta, illustrazione d'un vaso»

TAVOLA CCCSV. I<)

molti bernoccoli, alti al cibo, è indizio della vita sobria óei:l< antichi virtuosi mortali, die di tali seinjiliciàsiiae viva nie. cii)r' cicli»- foglie della prima, e de tuberi dell altra cibavan.si ' w.

Di questa singoiar pittura occupossi anche 1 erudiiissimu iti^'ese Millingen e da lui, pare a me. che abbiamo la più esatta vtr.ioue di quel funebre distico, leggendovi egli così

Sul mio dorso è la malva, e l'asfodelo molto bulboso. Ma nel mio seno racchiudo Edipo figlio di Laio.

Il distico col quale è supposta la tomba indirizzarsi agli sj et- tatori , dice quel dotto inglese , è addotto da Euslazio , e par che fosse una forma usata comunemente nelle iscrizioni sepolcrali , va- riando solamente il nome, la patria ed altre circostanze relative al defunto. Eustazio Io attribuisce a Porfirio, ma erroneamente come è reso evidente da questo monumento , il quale non può essere ascritto ad un epoca più antica della guerra sociale ed in con- seguenza resulta essere anteriore di vari secoli a quel celebrato filosofo.

L'asfodelo e la malva piante menzionate dalla iscrizione , sup- ponevansi aver servito di cibo agli uomini nell'antica età dell oro, quando esse crescevano spontaneamente, e si ottenevano senza cul- tura. Si allude spesso a quelle come a simboli della primitiva in- nocenza , e come tali esse eran tenute per nutrimento delle ani- me felici che godevano l'immortalità negli Elisi. Quindi eran sa- cre a Proserpina e venivan poste sulle tombe come offerta molto gradita ai Mani. Fin qui scrive il già lodato inglese archeologo '.

« Sappiamo da Pausania che Edipo ebbe monumento in Atene, ma non ne descrive la forma, come fa di quello d'Epaminonda, dove fu po- sta uaa coIoana collo scudo ornato d'un dragone. Tal pittura non si dee credere fatta a capriccio dall'artista; imperocché erano i Greci diligentissimi nella convenienza delle forme, cioè nel giusto rappor-

I Quaranta cit. naments principallj, ef gresiaa

» Millin^eo^ÀncieDtaiiDedited tuo* art., tav* lOXyi.

20 DEI VASI FITTILI

to del dipinto col carattere e coli' azione del soggetto rappresen- talo, e colle usanze nel proprio tempo vigenti. Benché l'epoca del vaso sia senza dubbio posteriore non poco a quella d Edipo , pure si attenne certamente il dipintore alla tradizione generalmente ri- cevuta per non dare un sepolcro splendido a quel re, delle cui strane avventure ogni parte della Grecia qualche monumento serbava. Uno più semplice ne aveva Laio suo padre in quel luogo appunto dove Edipo 1 uccise senza conoscerlo, cioè di un sol mucchio di sassi, e tal' era pure quello del servo che lo accompagnava ». Ccs\ l'eru- dito Quaranta '. Ma intanto chi legge non ama di arrestarsi qui senza prima aver da chi spiega sodisfacente contezza del circolo che porta in mezzo una croce, e dei due giovani ammantali che stan- no attorno al sepolcro. Ma di ciò torneremo a ragionare in parte spiegando la tavola seguente. Dal parer vario dei precitati archeo- logi si trae in sostanza che la stele sepolcrale qui dipinta par che indi- chi piuttosto la generalità dei pietosi uffizi destinati alle tombe dei morti che allo special sepolcro di Edipo figlio di Laio qui nominato probabilmente per qnalunf[ue altro siasi eroe, o per l'anima slessa; del morto col quale fu sepolto il vaso in esame.

TAVOLA CCCXVL

fo proseguo qui a trascrivere quanto di questa pittura scrls^- se il eh. Quaranta , giacchi; trovasi eseguila nel va'^o , dove dalla parte opposta è t'antecedente. « Quanto al rovescio di questo mo- numento, prosegue il prelodato archeologo, par che sia da trarsi dalle figure del di ilio; poiché l'uomo e la donna che vi son rappresen- tali, si preparano a far le .solile libazioni sul tunuilo: quegli porta difalli il raniu espiatorio, e questa la s:iera benda e la cassetta. «lo- ve solevano chiudersi i mortuari profumi. S;uehl)e ora da spiegare peich;ì mai un vaso nel ([uale è dipinto il sej. olerò d Edipo fossa-

Jj Ri' li niusoo Borbonico, fase. 34, voi. ix, uv. ■^x>iiu

TAVOLA CCCXVI. 21

Stalo rinchiuso in un sepolcro che non avea relazione veruna con quei re lebano . RammenlanJosi però, che in altre simili stovi- glie comparisce ora il sepolcro di Troilo, ora quel d'Agamennone, si puij credere che ciò nascesse da certo ciarlatanismo, per dir co»\, degli anaeiii. Molti di questi vasi trovati nelle tombe erano quelli che il defunto aveva avuto in dono in occasione di nozze, o quan- do aveva dato il nome tra gli efebi , o in premio di qualche balta- glia o di qualche giuoco. Molti altri dai congiunti e dagli amici por- tavansi neir alto stesso di chiudere il cadavere nel sepolcro . Ora ueichè i donatori potessero mostrare nella tumulazione che vasi tali non erano di que' dedicali ad uso profano , ma bensì fatti dipin- gere apj)Ositamente all' uopo , gli artisti vi rappresentavano siffatte lombe di eroi , credendo in questa guisa non solo di abbellirli , ma di nobilitarli ancora ' ».

Questo è il pensar del Quaranta rispetto all'uso ed al desti- no de' vasi . Da lui per altro non impariamo quel che pensar si debba dei due giovani ammantali e col bastone in mano, attor- no al sepolcro , che certamente non sono in atto di libare al de- funto Edipo; quel disco fregiato d'una croce si lascia intende- re circa r oggello per cui si vede dipinto in mezzo ai due am- mantati. Credo per altro che non anderebb' erralo colui che sup- ponesse esser questi alcuni siuiboli arcani dei misteri del paganesimo, l'occultazione de' quali era loro primario requisito. E poiché untai soggetto è piuttosto frequente nelle pitture de' vasi , cosi avendo avuta ancor'io loccasionedi trattarne illustrando i vasi di quest'opera, dissi ch'esser potevano due efebi attorno ad una stele sepolcrale, in at- to di rendere ossequio ai Mani dei loro amici o congiunti '• E siccome questi atti pietosi facevansi dagl'iniziati ai misteri con segni e simboli del tutto arcani ed occulti, così non c'è venuto fatto di sapere il signifi- cato del disco già indicalo, poiché guasi nessuno degli antichi ardisce

1 Quaranta cit. clv, tom. ii, pag. ^5.

a, \eJ. la spiegazione della tavola yas. Tom. IV.

DEI VASI FITTILI

di parlar di questo ne d'altri simboli inintelligibili dipinti nei vasi, per- che spettavano agli occulti riti dei loro misteri. Per le ragioni medesime ho luogo di supporre che i due personaggi di questa CCCX VI tav. non sien giù preparati du'ettamente a far libazioni sul tumulo anzi de- scritto, ma piuttosto, com'io dissi anche altrove ', siavi un erodulo, ed una sacerdotessa iniziati con indizi emblematici de^ misteri ; la cassetta mistica, la sacra benda s\ nella cesta, che appesa alla parete % il ramo che ha due volubdi viticci indicanti le acque o marine o flu- viatili 3, e forse quelle dei fiumi infernali, non raramente rammen- tali con simbolici segni in questi vasi 4, sono per me indizi mani- festi di una mistica ed incognita rappresentanza . Quel nudo giovine si può supporre un neofito, il quale imitar vuole un eroe nella vita che intraprende, e forse qui leroe sarà lo stesso Edipo. Porta perciò la sua yeste soltanto sul braccio in segno del corpo, col quale cuopre l'ani- ma , e nel vestirla d umana spoglia, com io dico anche altrove ^, cioè nel vivere, lo prende per suo modello, sperando aver quell eroe per coiuluttore della di lui anima alla casa degli Dei ^. Chi poi cre- der volesse quella donna una Vittoria ed il giovine l' anima di un iniziato che onorato della vittoriosa benda de' misteri attende d' es- sere ammesso a goder degli Elisi, troverebbe molti altri soggetti di vasi dipinti che rappresentano questo medesimo psicologico avveni- mento 7. Il eh. inglese Millingen ha dato nei suoi monumenti inediti un esemplare delle figure di questo vaso con dotta interpetrazione, e lo stesso ha fatto 1' autore anonimo della dottissima Dissertazione esegetica intorno all' origine ed al sistema della sacra architettura presso i Greci- Or voglio manifestare una dilficoltà che ad ammettere quanto di- cesi di questo vaso mi si affaccia alla mente. Son concordi vari ar-

I Vedi la spiegazione della tavola 5 Ved. lom. «, pag. 27.

CXLll.

6 h

a Ved. tom. i, tav. xii. j Ved. Monumenti etnischi o di

3 Ved. lom. 11, pag. 4- etrusco nomo, ser. v, tavole xli

4 Ved. lom. i», tav. cccv, p. 8. e Lxvui.

TAVV. CCCXVI, CCCXVII B CCCXVIII. 20

etìeologi nell'approvare che vasi del genere di questo si eseguissero» all' uopo di chiudersi ne sepolcri degli amici o congiunti estinti , e perciò con tombe d' eroi e con siffatte lugubri rappresentanze ; ed io dico di più : il colore stesso di creta cotta su fondo lugubre e nero ne mostrava V analogia col funebre uffizio al quale si desti- navano. Ma non so poi come ammettere che vasi tali eseguiti con eaual metodo con e^ualissime forme e con silfatti tetri colori re- galar si dovessero tra gli sposi il d\ delle nozze, come dicesi di quei rappresentati nella tavola antecedente, giacché tra '1 ceriraoniale di nozze e quello de' funerali grande ma grande assai dovea corrervi dillei'enza. Non ostante peraltro mi arrenderei ad ammetterlo se al- meno una qualche testimonianza di contemporaneo scrittore mi ci volgesse. Dobbiamo dunque ammettere come cosa di fatto che vasi tali usavansi per funerali, nella quale occasione lasciavansi nei se- polcri, giacché ce li troviamo , ma intanto attendere «jualche per- suadente prova che i vasi medesimi siensi mutuamente donati tra; sposi e spose.

TAVOLE CCCXVn E CCCXVIII.

Per questa vaso vengono prodigati encomi tali,, che lo dichiarano per uno de' più belli che finora di tal genere siano tornati alla luce. Quindi é che sarebbe inconveniente il defraudarlo alla co- gnizione di chi legge la presente opera . io credo che debbasi trascurar di conoscere la dottissima- ancorché alquanto prolissa il- lustrazione che ne scrisse l"" erudito Quaranta , che io riporto quasi che intieramente.

« Questo vaso che vale q^uanto un intiero museo , cosi scrive il citato archeologo, fii trovato nell'antica Lucerla Alfaterna , e facea parte della insigne collezione di Vivenzio, per cui trovasi presente- mente' nel R. museo Borbonico . Esso é largo nella bocca once 1 1 , alto- dite palmi, ed altrettante once compresovi il copercio, mostran- dosi di nolana manifattura la più perfetta. Ha le figure rosse in campo-

a4 DEI VASI nrTiLt

-nero ed una si lucente vernice da paragonarla a petTetlissifno sriialto. Ma quel che lo rende il più pregevole fra quanli ne furono disbOtlerruli LUÌ ora. è la singola ilù del co;;ceLLo dipintovi, i pregi dell'aite, e de i.scrÌAÌoni che vi si leggono h.

« Vedesi cangiato nella statua di Bacco barbato un albero di alloro, avendovi fatto passare da prima una tunica a molle pie"lie , ed una sopravveste adorna di bei ricami, e poi lillavi in cima una maschera o lesta del nume , dalla quale -ergesi un modio d' onde spuntano intorno intorno a guisa di punte alcune piramidali figure. Mostransi in oltre sulle spalle di questo simulacio due ovati, forse specchi . In fine escono fuori dall' un lato e dall' altro de' rami di edera , e a lui davanli sta un desco sul quale sono alcuni porai di varia grandezza, e ve il cantaro sacro al figlio di Semele, in mezzo a due grandi vasi , somiglievoli a questo stesso dove si trovan di- pinti. Da uno di essi leggiadra donna cinta d'ederacea corona, d'on- de le scendon per gli omeri gli scarmigliati capelli, vestita di tunica, senza maniche , e sopr' essa la nebride , e chiamata aiunii nell' epi- grafe, va attingendo con un simpulo il liquore per versarlo in altro vaso che tiene in mano. E quel simpulo è della forma appunto d'altro simpulo in bronzo trovato in questo vaso. Simile alla descritta co- rona è quella che cinge il crespo crine alle tre rimanenti donne, agitate da sacro furore intorno alla finta statua di Bacco, tulle ador- ne della stessa tunica e della nebride. Una di esse va squotendo due tede fiammeggianti, ed un^altra una face ed un tirso. La terza perquole il tamburino, ed è appellata Mains nella iscrizione aggiuntavi. Questa è la parte più nobile o sia il diritto del vaso ch'è alla tav. CCCXVII ».

« Nella tav. seguente CCCXVIII, che suol dirsi il rovescio del vaso medesimo comparisce una suonalrice di doppio flauto, in allodi gui- dare tre altre vaghe femmine, di cui la prima detta oaaeu nelle let- tere che le stanno di sopra , tiene nella destra mano la ferula , e nella manca una face; la seconda appellata xopeia ne^ caratteri posti in su la sua testa ha la nebride, e va pure suonando il tamburino; la terza infine oltre la tunica è involta in largo manto, sicché col suo

TAVOLI UeCXVIl E CGCXVUI. 43

sinislro braeeio tulio ricojjerto al par dell'altro nppoggiiiio ni Itanon, appena oai^'i ìiU|)AOCÌato può sOìjtt.>Qere la firula »,

« Ora il vedere qui uo albero ed uaa testa o maschera \iniii iji~ sieme per imitare la statua di Bacco, veder questo inajierta canijìa- gna , vedere oilerle di vino fatte da sole donne sopra una la» ola, dove staii vari pomi, tutto persuade che siavi figurata una libazione do- po la vendemmia fatta da cfuatlro donne travestite da ììaccanti a Bacco Briseo, ossia al nume dell'uve premute, ad imitazione del culto segreto che gli si prestava in Lesbo. Il tronco d'un albero fu pertanto conside- ralo come la prima statua con che i campagnoli adoraron Bacco, e che in Lesbo appunto alcuni maiinari di Melimna pescarono un Iromo di olivo che terminavasi in una testa di Bmcco, detto perciò Falleie, e adorato sa itamenie ]>er comando d' un oracolo ' ; tronco simile a quello, che intagliatavi la testa di Bacco, veggiamo qui fitto nel- l'albero. Era pur Bacco Briseo il nume che portava i frutti alla dol- cezza della maturitìi, il nume della vegetazione, Brisee in oltre eran chiamate certe ninfe protettrici de camjii, mentre Brisea per testi- monianza d'un commentatore di Persio importava lo stesso che dolce * e Briae dicevansi le uve premute *, ed Omero perciò chiama il vino dolce come il miele i, il perchè il Bacco Briseo veniva ad esser quasi lo slesso del Bacco Dendrite ^, cui erano consacrate le Oscoforie, e Falloforie '". di poco momento riuscirà l' imparare da Columella che gl'Italiani eran que^ dessi che la voce di Briseo a significare le premute uve adopravano. Senza che nel famigerato senatus consulto in- torno ai Baccanali chiaramente si leggono le cerimonie che i Bacca- nali d' Italia avean comuni con quelli dell' Asia minore .* oltre alla parte che potettero anche prendervi le colonie della Grecia tran- smarina venute fra noi. Nulla diremo delle tre donne chiamate mainai

I Pausan., Phocid. 19, a. 4 Homer., Iliad. x, vera, jor,

» Cotnm. ad Pers , sat. 1. j6. 5 Pausan. Phocid. xxxi, 9.

3 Columella XII , 39 . Ved. Koeler 6 Pausan. Àciiaic. xxi, t: ad Heraclid. Pootic. p. 5i.

nG DEI VASI FITTItl

xorEiA e «aAeIa; cioè la Furibonda, la Sallatrice, e la Festiva. | oichè si vede chiaro in questi vivi aggiunti la descrizione del furore, del ballo e della ilarità, di quelle cose in somma che formavano l'es- senza di queste bacchiche cerimonie ' ».

« Cade ora 1' esame sul nome di aiìình dato a quella da cui si compiono le parti principali di questa scena . Esiodo nomina miai Dione figlia dell'Oceano e di Tati, e conseguentemente sorella d Ache- loo. Così è chiamata anche da Apollodoro e da Igino una delle Nereidi,, una delle ninfe Dodonee, ossia una lade. Ed Omero che di Dodona- ebbe contezza appella Dione moglie di Giove. I Greci mitologi ten- nero questa Dione come una Titanide. E per altro notabile che i-av- visaron costoro in questo personaggio un principio umido, e perciò trovar debbesi la etimologia di questa parola in ^/«/«o bagnare d'on- de uscirono dieìvs e Dios nello stesso segno di umido, altro non importando anche Dis Giove, se non pluvio. Perciocché le tempe ste furon la causa del religioso timore; onde la medesima signi- ficazione ebbe il Deus de'Latini, da de\>o bagnare; e Dea i Tirreni chiamarono anche Rea quasi avessero detto , un principio fluido ^. Dunque Dione qui è la mescitrice, quella sacra ministra che per la li- bazione tramuta il vino di un vaso in un altro, una vera ninfa Bri- sea^. E s'i che l'orgiasmo e la letizia e la danza e soprattutto la li- bazione maravigliosamente si addicono a Bacco Briseo , dovendo il culto assomigliarsi al nume che di gioia e d' abbondanza era l'ap- portatore. E lo stesso sacro entusiasmo di queste donne ^, simbolo dell' impeto non possibile a resistersi , con che si manifestano le produzioni della natura era ancor esso conveniente a Bacco Briser,, tal che col verbo brjazein veniva espresso ".

I- Fiutare.. De cupida. Divit. , pa- 3- V. Elimol. magn. in v. Boua^ifv gina 5*7. Ksich. 1, p 768 ed Alberi.

%.\: Esìcb. I3 pag. 117 ed Alber- 4 ^'^f^- 'o Sroliaste d'Euripide Her»» li Lennep. Etimol. Liog. Or. pt. gi8 ; Esich. I. cit.

TAVOLE CCCXVll E CCCXTin. ij

« Ora spiegheremo alcunché spettante a Bacco qui figurato. L'edera è pianta a lui cara,perché colla sua freschezza tempera vasi l'ar- dore del vino; l'albero s'è d'alloro si riferisce alla ghirlanda ch'ei por- tava come si vede ne vasi greci dipinti. Il niodio o calato che si vede sulla sua testa ' gli appartiene , come a nume ctonio terrestre '■' e Plutodote , ossia dator di ricchezze ^. Anche Serapide per questa ragione non dilFeriva da Bacco, ed al suo capo eziandio s imponeva il modio per indicare ch'egli alimentava i mortali con i frutti della terrai. Le punte che vi si vedono rammentano certe ciambelle lor-. mate a guisa di piramidi , che stavano come oggetti segreti nelle ciste mistiche , e si credono simboli non equivoci delle Fallofo- rie ^ . Dopo il sacrifizio usava che gli astanti nel partirsene por- tavano a casa una porzioncella di quelle ciambelle die credevano efficaci a Ulcerare dallepilessia, dalla grandine, e da somiglianti ma- lanni 6. E chi si rammenta dei vari altri oggetti sferici che si cu- stodivano entro le ciste - mistiche ben potrà ravvisarne taluni sul desco avanti a quel simulacro di Bacco , e inclusive ravviserà gli specchi delle ciste mistiche in quei due dischi che fiancheggiano la lesta del nume «.

« Parlando ora della sopravveste del dio vi si ravvisano sul petto certi raggi , che ricordano essere stato Bacco adorato sotto la figura del sole, al dir di Macrobio. Questa sopravveste serviva in certo modo a consacrare il simulacro, e soleva esser di |X)rpora, cui loro intessuto o ricamato meritava il nome di crisopasto o crisosemo, ed una consacrazione può forse ravvisarsi nelle tenie attaccate a pie del cantaro bacchico, le quali, come ognun sa, tanta parte vi ebbero nelle sacre cerimonie degli antichi »,

1 Fiutare, De cupidii. Divii., pag. 4 Rufi"-, Hist. ecclesiast. ii, a3.

ia4 ^^' Witteoib. 5 V. l'Antologia latina vi, 64-

s V. Artcmidor. Oneirocrit. ii, 44- 6 Simplic- Comment, ad Epictet. ,

Mcmsterch. aJ Lucian. , tom. i, e. xxxviii, p, aip ed. Scfaertigh.

part. I, pag. 3j8. y MoDiim. etr. o d' Etrusco nome

ì V. Schei, Aristoph, io Ran. ^er«, $er. ii, pag. 49> 5^, ter. iii , p-

498. Cic, De nat. Deor, v, a6. a74< «-t- v, p. 68, ii4-

PEI VASI FITTUl

«La vaga fascia che girando veiso il piede questo vaso for- ma fCi' cosi dite Io strato dove stanno tutte lo figme, coiin>oiie»i di varie linee intrecciate , come appunto comparisce il labei inlo di Creta nelle monete di Gnosso '. Or chi ha imparalo da Erodoto*, che il laherinto era simbolo della trasmigraiione delle anime che in tremil' anni coinpivasi ; chi ricorda che per questa ragione nel laberinto conta vansi tremila stanze, metà sotterra e metà sopra, non po- trà dubitare che una significazione non si possa ben anche a questo fregio attribuire. E questa vuoisi derivare dalla potenza che Bacco esercitava nella vita futura. Sostenne Giuliano che Bacco avesse ricevuta da Giove la creazione individuale ^, da cui egli stesso era uscito, e quella comunicata a tutte le cose visibili, come gian de- miurgo 4. A lui furon date due grandi tazze o crateri, una della di- menticanza che facendo obliare alle anime la loro oiigine le spin- geva a scendere nel corpi ^ , un'altra della sapienza, alla quale appressandosi le anime si ricordavano del cielo, e ceicavaiio di tor- narvi. Le anime poiché accostavansi al primo vaso, scendevano in terra per una particolar simpatia che aveano coi corpi ''. Ma dopo aver dimorato in essi, rompevansi qiie' legami che le tenevano av- vinte, ed erano consegnate all'invisibile Plutone t, e quivi appressan- dosi al cratere delia sapienza rammentavansi di nuovo del cielo *. A tal uopo stava un'urna nel segno dell'Aquario dttta caìpis 9, do- ve il supremo giudice dei trapassati agitava le soiti che doveano decidere il finale ritorno delle anime alle sfere per le porte dei nu- mi. Se non che prima che le aninìe tornar potessero in cielo ab- bisognavano di purificarsi '" peregrinando per anni tremila come pre-

I Gouibi', Mui. Iluiiter. , ub. i8 . 7 l'Ioiin. iv, q.J.

n. 17. 8 Igin. Fofi. AstiiiiKKi) III, a8 , (>.

5 11 laJ. 58o <?'l. .Siiio.

3 Orai. V, pag. 1 rp, ed. Sponh. C) Macr' b. in Soir.n Soipioois, 1 ,

4 Macrob. .Somn. Soip. l, cap. 12. ti

5 Plotin. EnneinJ. iv, 9. io Monum. (ir. spr. ir. p.3fii, 35J.

G Piji. iQ Cidul. p 70.

TAVOLE CCCXvn E CCCXVIII. lq

tesero i Piltagorici o almeno per un triplice giro, giusta il fraseg- giare di Pindaro ».

«Or poiché Bacco ed i suoi misteri servivano di purificazione alle anime, e loro preparavano facile il ritorno alle sedi heate, chi non vede quanto acconciamente in un vaso bacchico tome il nostro siasi disegnato il laberinto a significanza di quella peregrinazione su cai il nume tanto impero aveva ' ? » Quanto ho qui trascritto è poco meno di quanto dottamente scrisse il Quaranta per illustrare il signifìpatn dplla piftiM-a rW è in qupctn vasr». TI suo scritto man-^ ca in vero di quella brevità che si deve usare in slmili trattati , ma io volli riferire la di lui opinione , onde vedasi che poco o niente differisce da quanto anch' io scrissi non sono molti anni relativamente ai soggetti dipinti in questi vasi ^, e parmi vedere che non pochi essi tendano a rammentare qual esito aver dovesse, a tenoie del gentilesimo, l'anima che parte dal corpo dal momento che cessiamo di vivere; e ciedo che tai soggetti vi si effigiassero, perchè i vasi de' morti che per lusso esser dovevan dipinti avessero in quelle pitture de' soggetti analoghi all'oggetto per cui erari f itti ^ vale a dire per accompagnare i defunti alla tomba , e seco loro esser sepolti. Rapporto a questa pittura eh' esaminiamo avrei dello di più che i due vasi posti sul desco davanti al simulacro possono alludere ai due vasi siderei pe'quali transitano, come dicemino, le anime nel passaggio loro dal cielo alla terra. Ma poiché per prin- cipal requisito di questo monumento fu in principio encomiata la perfezione colla quale è dipinto, così riferirò alcunché di quanto ne dice il prelodato archeologo sig. Quaranta.

Egli giudica primieramente impareggiabile il magistero con che le figure vi furono condotte, ne in ciò pare a me che esageri, se vero e com'egli afferma, che va innanzi a tutti gli altri del museo Bor- bonico non solo, ma di ogni privata collezione, ed a quelli inclu-

»■ QairantR cii. me scr. v.

*k Monum etruschi o d'etrusco no—

f^as. Tom.. LF.

3o PEI VASI FITTILI

sive lanlo encomiali degli scavi ili \ alci Qui nullo stento ei r«v viaa, niuna fatica; giandissima beasi vi scoige la liicilità flell'arleiice, coli' accoinpai'nalura lV un annuii iibile Iranchezza nel circoscrivere i corpi a seconda di ciò die voUesi rappresentaie . Nel considerar poi la perfetta proporzione di queste figure ben ci rammenteremo che fra gli antichi pittori, più d'ogni altro fu andato in traccia di lei. Da ultimo qual nobiltà ed elezione di altitudini in quesle donne! quanta grazia ne' panneggiamenti! che maniera di arieggiare nelle teste e quanta vagho^^a I Nior. Jlrott; Ai enf rome della menade di Scopii phc iiuii il pittore, ma Bacco stesso abbia loro ispirato il sacro furore? Da' quali piegi tutti siamo condotti a credere che non copia ma originale sia questa pittura e di insigne maestro. Qual mano in- fatti avrebbe potuto imitare quelli audaci tocchi che vediamo in questo vaso dipinto, quella tenerezza di movenze, e que' colpi che diresti sprezzati o quasi gettati a caso , i quali fanno conoscere a un tempo r intenzione del pittore, ed una maravigliosa somiglianza nel iiìaturale, non possibile a trovarsi nelle copie ' ?

TAVOLA CGCXIX.

Ovunque lo mi volgo a ricercare il significato delle pitture dei vasi fittili, rare son quelle che non presentino qualche simbolo eufe- mico o mistico della morte, di che pare che ormai convengano gli eru- diti i più accreditati del nostro tempo. Del vaso le cui pitture qui si trovan divise in due tavole si accerta, che rapporto allo stile ed all' interesse archeologico pochi altri vasi han prodotti gli scavi di Etruria simili a questo. Vedutolo il eultissimo sig. Duca di Luynes di tanta importanza, fiecesi un pregio di occuparsene con accom- pagnarlo d'una dotta interpetrazioiie, dalla quale traggo ^ quanto sono per riferire.

1 Quaranta cit. dell' iastilut. di corrispondenza

2 Luynes, Cresus vase du cabiael archcol., tav. liTj an. i833* de M. Duraad , Monuoi. iaed.

TAVOLA CCCXIX.

Un venerabil personaggio assiso su nobil trono con scettro regale in mano sta in alto di libare su d'un rogo al quale viene attaccatoli fuoco da un uomo in costume di Camillo o servente dell'altare. Dei due soggetti non saprebbesi indovinare il significato se noi palesassero le due appostevi iscrizioni in gieco idioma e v e y m o ^ Eutimo , e KPOEsoi , Creso. Le avventure del principe della Lidia, la sua prò- sperila, e la sua caduta tornano subito in mente. Si riconosce tut- tavia magnifico inclusive sulla pira ove Ciro 1' avea condannato ad esservi arso dal fuoco. Già principia il supplizio, e l'esecutore della sentenza ha posta mano all'opera crudele.

Ma il eultissimo interpetre prende ad esame l'esecuzione e non la trova conforme ai dettami delle tradizioni conservateci dagli sto- rici. Questo re, die egli, in pomposo costume ed in tutto lo splen- dore della possanza , assiso intrepidamente su del suo trono , e fa- cendo trafuiliamente una libazione sul punto di morte , è egli mai lo stesso Creso che invocava dolorosamente il nome del legislatore ateniese implorando nel tempo stesso il soccorso d'Apollo, che li- berasselo dalle fiamme? I suoi abiti son quei d'un re di Lidia? o piuttosto quei che i Greci nel dipinger vasi ponevano ai gran<li Dei, come Giove e Nettuno '? Cos'ha d'asiatico il servo che fuoco alla pira? il di lui nome è come il suo vestiario tutto alla greca '. Dov'è Ciro? i Persiani che assister doveano al supplizio del soggio- gato Creso? Ma il dotto interpetre lungi dall' addebitare il pitto- tore d' incongruenza nel rappresentare un fatto storico del tutto asiatico con greche maniere , procura d' indagare il motivo di ta- le aberrazione. Per siffatte ricerche egli usa il metodo già praticalo con plauso dal ciiltissimo Panofka di separar dal vero storico tutto quello che vi abbiano potuto in seguito aggiungere di favoloso , e ciò distinguendo 1' impossibile dal verosinule , poiché pensa che la favola nasca nel seno della storia . Un fatto relativo a Creso e ben verificato da storiche memorie porta eh' egli possessore del

i; Ved. tora. I, lavv. l'xxi e lxxiv. a: Mom. eir , ser. v, tay. xv.

DEI VASI FITTILI

■jiiù ricco paese dell'Asia vide il suo regno invaso da Ciro, e dopo notabili combattimenti perdette la corona colla sua libertà e restò prigioniero ma rispettato dai vincitori. Questa è la narrazione degli storici, spogliata allatto dal maraviglioso e contraditlorio. Ma ilmilo re- ligioso é ben differente. Creso è riguardato come un saggio al pari di Solone ' ; arricchito dall'oro del Paclolo orna dei suoi magnifici doni il tempio di Apollo ^; le sue figlie son guarite da EscuUjpio . Dopo d'essere stato più volte avvertito del pericolo che lo minacciava, il re Lidio trova nel tempio d'Apollo un asilo dove le sue catene per Ire volte sono spezzate^. Apollo ancor lo libera una quarta volta dalle sue catene io mezzo ad una fiera tempesta, estinguendo con una improvvisa pioggia le fiamme della svia pira 4 . Dai soprannaturali prodigi operati nei personaggi dedicati ad Apollo secondo il parlar della favola, l'autore prelodato ne trae argomento che anche il re di Lidia devoluto d'una maniera si pubblica al culto d'Apollo, abbia dovuto partecipare dei privilegi di coloro che erano consacrati , e come loro essere investito d' una specie di sacerdozio del nume. Creso difatti in questa pittura è vestito secondo il costume delie divinità greche, ha i capelli ripresi e la corona di alloro come Apol- lo; il suo trono e la patera che ha in mano rappresentano gli astri. In cima al suo scettro è il fiore che ha nome crisantemo ch'è gial- lo e radiato in sembianza del sole. Assicurato della protezione di- vina vede senza timore le fiamme inalzarsi sotto i suoi piedi.

Sicché a tenore della intenzione del pittore Creso è qui rappre- sentato come un sacerdote d'Apollo dio celeste e tellurico. Ora l'au- tore studiata 1' immagine di Creso ne ricerca il senso funebre. La calma del personaggio principale, il di lui carattere è sacro, non im- pedisce eh' egli non sia situato sopra una pira , e vicino a dive- nire la preda dell'incendio che si prepara. Cerca dunque l'egregio

I Plat. Epist.. a 4 Diodor. Slcul. excerpt., lib. vi, a Strafa. 1. xni, p. 626, Herodot. de viri, et vit. pag. 553 edilio

lib. I, e. 5o et 5i. Weeseling.

3 Excerpt. Hist. Persie. Cieiiae, i.

TAVOLA CCCXIX. 53

interpetre nella religione Lidia, e nelle tradizioni illative a Crefo, se qualche cosa di più che la prolezione d' Apollo dt motivo alla di lui a^ijiarente sicurezza. Trova egli pertanto che l'Asia minore, in generale, e la Lidia in particolare, sono le sorgenti d'una religione tellurica , fondata sui fenomeni naturali. La disposizione ignea dei terreni, la fecondità loro in molte parti, e le ricche miniere d'oro nelle vicinanze di Sardi mostrano il perchè le rive del Paclolo, e le pendici d" intorno al Tmolo lian dei nomi infernali e furcn la cuna delle favole relative a Plutone , Cerere, Proserpina. Plutone era chiamato il ricco, il savio, l'eloquente ; questo nume era detto dai Latini Dis come un dio ricco per eccellenza . Il carattere di ricchezza, d'eloquenza, e di bontà è ugualmente l'attributo reli- gioso ed in un favoloso di Creso . Come re della Lidia egli de ve esercitare in questa qualità luia parte delle funzioni di Plutone . Per questa ragione lo vediamo in mezzo alle fiamme come nel suo proprio elemento , col fiore d' oro , eh' è il crisaaitemo in cima al suo scettro, per allusione alla dignità di sacerdote d'Apollo, al suo proprio nome, ed alla sua ricchezza.

Al proposito poi di questo sacro fiore attamente lo scrittor pre- lodato ricorda che tra le feste de'Sardi attestate dalle medaglia si trovano in primo rango i giuochi di Proserpina chiamati kopaia e quei che portavano il nome di xprsANQiNA ». Ricorda inoltre che su d' un' altra moneta di Sardi, Solonia è onorata del titolo di Criso- gona ^ e che questo nome figlia dell oro adulazione dei Greci , come dice l'Eckhel 4, potrebbe significare anche figlia di Creso. Per ora dunque sia bastante il poter convenire, che la favola di Creso considei'ata sotto il rapporto teologico è compiutamente rappresea-

I Eckhel, Doctr. num. vet. para i, iv, p. 4^8.

t. ni, p. 117. 3 Mionnet citj, tom, iv, not. 8o4.

a Mionnet, DescripU des medail. 4 Doctr. cit. , pars 11, t. vii, pag.

grecq. , t. iv, p. i3o , n. <]^i , 4*0.

p. i37 n. 786. Eckhel cit. toni.

34 DEI VARI FITTILI

tata dall' artista che ha riunito nel re della Lidia i suoi tre prin- cipali caratteri d' uomo., di sacerdote d' Apollo , e d' immagine di Plutone '.

TAVOLA CCCXX.

Nella parte avversa di questo vaso- veggonsi dipinti Teseo e Pi- ritoo che rapiscono Antiope, e fuggono a gran passi. Le positure dei tre indicati personaggi son vigorose, e il disegno loro è segnalo con una scrupolosa destrezza. Sopra le Ire figure sono scritti i lor no- mi 0E2Ev2, iNTionE, nEPieos . Non v' è nulla di diffìcile nella spiega- zione di questa parte del vaso. Teseo secondo Bione , dice 1' illu - stratore di questa pittura, discese alla spiaggia dell'Asia minore, abi- tata dalle Amazzoni, Antiope 1"" accolse con piacere, ed inviogli dei solili doni d'ospitalità. Il figlio d'Egeo d'altronde invitò la giovine guerriera a salir sulla sua nave, ma entrati appena, spiegò le vele per tornare nell'Attica ^. Pindaro associa Piritoo a questa spedizione ^. Come poi si legasse questo avvenimento con quel di Creso nel modo che ambedue son dipinti nel vaso stesso è da cercarsi . Le avven- ture di Teseo e d' Antiope sono abbastanza conosciute , ma non è stata bastantemente osservata la maniera, colla quale questa eroina è spesso rappresentata su tali composizioni attiche. Quasi sem pre si vede colla, faccia voltata indietro, come se i Greci avessero voluto esprimerne il nome Antiope colla più semplice immagine. Se poi si torna ali" insieme di tutto il dipinto si troverà che la gio- vinetta è rapita da due eroi attori famosi in una scena infernale , ove tentarono di rapir Proserpina, e restaiono entrambi prigionieri dopo aver fallila la loro colpevole impresa 4. I vasi funebri rap- presentano troppi soggetti di femminili rapimenti per non dubitare

1 Luynes cit- , pag. 23y-35i , an. Thes, ed. Henne Stcphan p. 22.

18 33, Annali, toin. v. 3 Pin, ap. Pausan , 1. i, e. a.

» Bion , ap. Plutrarch. , in vii. 4j Pa.usau., 1- i, e. i^.

TAVOLA CCCXX. 55

del senso attaccato a quel soggetto anche secondo la leslimoniaìiza degli antichi ' , e non si possono ammettere che per simboli eufe- mici della morte. Cosi in questo bel vaso Tartisla ha rappresentalo sotto una forma la più dignitosa la morte d'una giovine figlia, nomi- nata probabilmente Antiope e trasportata dalla terra sua patria nel soggiorno di Plutone, rappresentato da Creso. Gli auticlii difaiti ritenu- ti da un religioso terrore hanno spesso espresse delle immagini oscure incerte e piene di reticenze suU inferno e su i mani. Omero e N ir- gdio non fan penetrare i loro eroi che fino a certe regioni dell'E- rebo; una parte di quell'oscura magione resta inaccessibile, guardata dai mostri spaventevoli e sconosciuta dagli uomini ^ . Leggevasi a Delo su d'alcune aniicliissime tavole, qual monumento prezioso della religione sotterranea dei Greci, una descrizione dell'inferno vaga e misteriosa, come lo stato delle anime dopo la morte ^. AH incontro le forme dell'abbellimento applicate a queste idee si ritrovano co- stantemente o nella poesia, o nelle arti come se gli antichi avesser voluto con immagini graziose e favorevoli allontanare il pensiero di una perdita irrimediabile, e pacificare con qualche consolazione i do- lori dei parenti e degli amici.

Per ultimo riflette il eh. illustratore di questo singoiar monu- mento, che i due soggetti dipintivi presi nella storia dell' Asia-mi- nore mostrano che la memoria della migrazione Lidia in Elruria vi avea lasciate delle tracce molto profonde, e giudica questo monu- mento come una delle numerose testimonianze dell arte, la quale conferma una tradizione attestata da eruditissimi critici, e sulla qua- le nuove scoperte posson portar delle nuove ed inattese 4 notizie , circa questo punto di storia etrusca.

A me sembra che piuttosto questo monumento porti colle sue pitture una conferma delle dottrine animastiche quasi universalmen-

1 Homer, Odyss , lib. v, v. 120. 3 Pscudo-PIat. Axiocus , tom. iii,

ci Schol. couf. Euslaih. ad eumd. p. 871.

a Homer. cit. , lib. 11, verso Gai. 4 Luyncs tit.

Virgil. Aeneid. lib. vi, v. SjS.

36. DEI VASI FITTILI

te comprese nelle pitture de' vasi dipinti , come dal oh. interpetre si giudica del presente. Che se negli antecedenti due vasi scorgem- mo quasi evidentemente dei soggetti di matrimoni, noi per questo non ne apj)licheremo con minor persuasiva 1 allusione alla dottrina delle anime, essendo cliiaro che lunione dell uomo colla donna ram- menti la discesa dell anima nel corpo mortale, da cui deve in line separarsi. Egli è di sentimento altresì che l'artista n'abbia figurala sotto la forma la più perfetta, la morte di una giovine donna nominala probabilmente Antiope, e trasportata dalla terra natia, nel sonii;ior- no di Plutone rappresentato da Creso '. Maio non so poi si di leg- gieri persuadermi che il vaso fosse eseguito per la nominata gio- vine, giacché la manifattura d'una tale stoviglia esige maggior tem- po di quel che corre tra '1 momento della morte, e quel della se- poltura di chi r ebbe seco nella tomba. Questi vasi a parer mio compravansi dopo la morte specialmente di chi era inizialo, e per- ciò in generale si dipingevano tulli o quasi lutti con soggelli piii o men patentemente relativi all'oggetto funebre al quale eran de- stinali. Neppure saprei ammettere che il soggetto asiatico qui di- pinto sia una conferma della venuta de Lidi in Etruria, perchè il pittore che la immaginò avrebbe dovuto esser un Etrusco, e per conseguenza avrebbe scrino in Etiusco . e con elrusche maniere trattata quella favala , che peraltro vedemmo grecizzante in ogni sua parte , sicché mi sembra che il puro caso facesse depoire nel sepolcro d'un Elrusco una pittura di soggello asiatico, la quale pet cerio fu eseguila come le allie da qualche «rltriice greco.

TAVOLE CCCXXI E CCOLXIL

Tra i soggetti i più frequentali nelle pitture de' vasi (lebbon<ii annoverar le preseiul che io ripoiio alle tavole CCCXXI e CCCXXII traendone la copia dall'erudito libro intitolato Dissertazione ese-

1, Liiynes cii , Annali Jt-ll' istil. arch., looi. v, p. i5q.

TAVOLE CCCXXI E CCOXXII. ^7

ifetica intorno all'origine ed al sistema della sacra architettura pres- so i Greci, ove l'autore cosi rai^iona di queste due pitture. Nella parte nien nobile di questo vaso. tav.GCGXXI, è una colonna con una tazza, e nell'altro aspetto più elegante tav.CCCXXII un tempietto, in cui si vede la figura di un guerriero nudo sostenente colla destra la sua bella corazza sulle ginocchia , e colla sinistra la picca ornata di benda , appoggiando il gomito allo scudo, mentre l'elmo pende sospeso dal- la soffitta. Che sia l'immagine d'un defunto non permettono di du- bitarne le donne presso il tempietto , una delle quali colla destra reca un ramo d'ellera e colla sinistra la sacra focaccia , Tallra un ramo d'alloro da cui pende la vitta, e colla destra tien alto lo spec- chio, intesa a contemplare la fiagilità della vita. Le stesse donne si ve- dono nell'opposta parte del vaso tav. CCCXXI presso la colonna sepol- crale, recando ognuna un grappolo d'uva, e delle quali quella a sinistra ostenta lo specchio, l'altra il ventaglio, forse per indicare che in- torno alla tomba doveasi accender del fuoco per la perfezione del rito. Due vilte coronano la colonna, ed altra vitta vi sta sospesa da canto: indizi tutti deirenduti onori al defunto. L'anzidetto tempio dipinto tav. CCGXXII ha il suo frontespizio: segno chiaro ch'era coper- to da un tetto a due ale, e ben vi appaiono due colonne ioniche^ e più indentro i pilastri del muro della cella; e ciò vai quanto dire che se non perfettamente della stessa forma, era però similissimo al tempio Ì7i aiilis. Altre simili pitture con tempietti adornano vari bellissimi va- si già esposti da dotti archeologi, e si può da alcuni rilevare che pur la forma del prostilo siasi nelle tombe adoprata.

Che se mai dir si volesse questi tempi non esser mortuari, torna bene al proposito il bel luogo di Pausania, quando parla della tom- ba di Sicione: quella bella parte del Peloponneso , che non impro- priamente si direbbe delle belle arti la culla. « Sulla strada di Co- rinto a Sicione è la tomba di Lieo da Messene^ chiunque egli sia ( giacché non è a me noto alcun Messenio di questo nome onorato nel pentatlo o che avesse ne' giuochi oHmpici riportata la palma). Questa tomba è una bica di terra: quasi tutti a questo modo sep- Vas. Tom. IV. 6

3S DEI VASI FITTILI

pelliscono i lor defunti i Slcioni. Messo il cadavere entro terra vi (anno un basamento di pietra sul quale argon colonne, e sopra queste un timpano quasi come i frontespizi de'templi. Non altro v'inci- dono che il nome del morto, tacciono quello del padre e vi appon- gono la formula imperativa; sii felice ' ». Altri monumenti, oltre i vasi dipinti, ci additano il progredimento dell'arte, cioè che il cep- po delle tombe fu convertito in colonna, e quando poi s' introdus- sero più solenni riti, non convenendo che stessero a disagio i devoti del defonto se ne ampliò il recinto, e si covri con un tetto e vi si fece il vestibolo '.

TAVOLA CCCXXIII.

Io rioorto qui un' altra pittura del genere delle antecedenti ul- time esaminate, e per questa serva la illustrazione di quelle, giacché in sostanza la composizione è la stessa. Il nudo giovine colla veste sul braccio , la donna con olFerte in mano , iu fine la colonna , o piuttosto il cippo a tenore del ])iù antico rito : ecco una composi- zione frequentissima ne' vasi dipinti , e in un tempo assai difticile a spiegare il senso delle particolarità che in se contiene. Se peraltro il soggetto è funebre, come insieme con molti altri io ne giudico ^, bi- sogna ben dire che molti di questi vasi dipinti sono funebri. Que- sta pittura si vede ripetuta nel tom. Il dei vasi Hamiltoniani pub» blicati dal D' Hancarville 4,

TAVOLA CCCXXIV.

Se v'è pittura che si mostri avversa al destino che hanno i vasi dipinti d'esser chiusi nei sepolcri coi morti, certo ch'é questa, ove

I Pausan., 1. ii, cap. 7. del tom. 1, di quest'opera.

a Dìssert. ialorno l'origine della sa- 4 Amiquilés etr. grecq. et rem.

era architettura tav.iv, pag. 64-67. tirécs du cabinet de M. Hamìl-

3 Ved. leUvT. XX, Kxxu, xlu.liii, tou, tom. u, pi. 96.

TAVOLA CCCXXIV. 5g

si vede Venere seduta in cocchio a cui slanno scherzosanienle at- taccati due amorini . In tutt' altra maniera il soggetto qui espresso fu inteso dal primo suo illustratore ', che prese i due amorini per due vittorie, di che fu giustamente ripreso dall'eruditissimo Zanno- ni, il quale vedute alcune are in questo dipinto, giudicò esservi la Dea Venere che scendesse invocata ad accettar propizia i sacrifizi

de suoi devoti. Ed in vero il Zannoni credette assicurato quel tema dall'esempio di varie medaglie della famiglia Giulia , in cui per al- lusione a Venere, dalla quale pretendeva discendere, così la Dea è rappresentata ^. Di qui prende motivo il già lodiito inter|>etre di esaminare la prole di Venere, conchiudendo che son varie le opi- nioni degli antichi sopra Pamore, riconoscendone chi uno, chi due, chi tre, chi più, e cita per le tre prime sentenze l'erudizione degli accademici Ercolanesi ^. Per l'ultima rammenta quel luogo di Sta- zio nella selva seconda del libro I, dove un amorino sorto dalla turba dei fratelli, mentre dice a Venere di aver ferito il cuore di Stella per Violantilla, chiama la madre 4. In fine conchiude il Zannoni che questa pittura sia uno di quei tanti capricci frequenti del pari agli artisti che agli scrittori leggiadri ^. Io non credo che questa com- posizione fosse raccomandata al caso ed al capriccio dell'artefice, al quale non sarebbe certamente venuto in fantasia di porvi uno ste- le sepolcrale di quei che in buon numero notammo nella spiega- zione delle due tavole antecedenti . Intorno ad uno stele sepolcra- le meglio converrebbesi la Venere Libitina , o Venere Proserpina ; una divinità in sostanza piuttosto infernale che un nume terreno o celeste, come in questa rappresentanza ci comparisce. Diremo dun- que piuttosto che r eufemismo dell' arte concedesse al pittore di poter trasformare la Venere Proserpina nella Venere genitrice e di-

I Fontaua, Pitture Vasi antichi euni vasi Hamiltonianf pag. gH.

posseduti dal cav. Hamilton, lom- 3 Pott. tota, iii, tav. y.

IV, tav. V, pag. 6. 4 V. 65, ap. ZaDDOoi, cit.

a V. Havercamp. ap. Zannooi, II- 5 Ivi.

luslraz. di due urne etr. e di al-

^O DEI VASI FITTILI

spotica degli amori, dai quali si fa traspoii.ue. L'ara che arde non molto elevata mi fa pur dubitare die s inieiula dedicata ad una di- vinità infernale, cos\ ricorrendo nella liturgia dei Gentili.

TAVOLE CCGXXVCCCXXXIL

Marsia figlio, ocome altri vogliono pedagogo ' d'Olimpo ', d Eagro, o di lagnide ^ ( cosi scrive il Mdlin che il primo pubblicò questo bel monumento) era noto a Galene città della Frigia. Il suo spirito in- ventivo, la sua moderazione e la sua saviezza 1' avean reso caro a Gibele, della quale era l'assiduo compagno; ebbe la sciagura di tro- vare il flauto, strumento allora inventato da Minerva, ma che que- sta Dea l'avea gettato via maledicendolo, perchè le deformava la bocca, Marsia trovatolo pervenne a suonarlo con tal perfezione, che ardi d'invi- tare a disfida inclusive lo stesso Dio della musica. Apollo accettò la disfida, e le muse furono delegate al giudizio di memorabil con- trasto. La pittura qui descritta esprime il momento in cui deve in- cominciare la provoca . Lo fa credere la circostanza che il dio e Marsia tengono in mano il respettivo loro strumento, senza suonar- lo. Apollo in piedi ha per vestiario una semplice clamide. Tiene in una mano la lira, che gii assicurerà la vittoria, e con Taltra il sacro suo lauro che deV" essere la ricompensa dei suoi favoi'iti. La sua testa è parimente coronata. Marsia ha le orecchie e la coda d'un satiro, e sotto una tal forma viene ordinariamente rappresentato nei mo- numenti. Egli tiene il doppio flauto , mediante il quale ha acquista- ta un' abilità che probabdmente gli sarà fatalissima, ed è assiso pres- so d'un albero che è destinato a divenire l'islrumento del suo sup- plizio. Quest'albero a cui vien data ordinariamente la figura di un

pino, qui pare una querce.

Le tre donne presenti a questo avvenimento sono le muse che

1 Clavier,bibIiotKéqued'Apollodore, a Apollodor. , 1, i?, a.

traduction tom. ii, lib. i, chap. iv, 3 Hjgin., i65.

not. 8.

TAVOLE CGCXXV-CCGSXXII. ^I

Apollo e Marsia chiamarono a giudicare della disfida. Son tutte e tre vestite d'una lunga tunica e senza maniche, e d un piccol peplo ac- costato con una cintura. Le bende che hanno in capo lascian sem- pre scoperta qualche foglia della loro corona di ellera . Anche le muse han difatti qualche rapporto con Bacco, il qual si conta fra le divinità del Parnaso. L'artista non rappresentando qui che tre Mu- se si è conformato alle più antiche tradizioni. Se credesi a Pausania, il loro culto è stato introdotto in Grecia dai figli di Aloeo,ch'eran Oto ed Efialte, i quali da principio non ne riconobbero die tre. Erano es- se riguardate come figlie d'Urano e di Ghe, vale a dire del cielo e della terra . Lor furon dati dei nomi relativi alle loro attribuzioni , Meletea presedeva alla composizione, Mnemea alla memoria, Aoedea al canto. Siccome la memoria era allora quasiché il so'o mezzo per conservare la tradizione degli avvenimenti , e che tutte le compo- sizioni erano in versi, e per conseguenza in musica, questi nomi fu- ron perciò capaci a personificare in tal guisa tutte le conoscenze , ma queste essendosi moltiplicate furon create altre muse per prese- dervi, e Piero re di Macedonia fu il pi'imo che ne portò il numero fino a nove '.

Se pertanto Tartista ha seguito le più antiche tradizioni, la mu- sa che tiene in mano il volume e la lira è Aoedea, il canto; ed ha due at- tributi perchè allora la poesia era unita col canto. Mnemea, la memoria, è nell'attitudine stessa che dagli artisti fu data in seguito a Mnemo- sine, che riguardasi come la dea della memoria, e la madre delle mu- se, ugualmente che Polimnia, musa che presiede ugualmente alla me- moria. In fine la musa che tiene in mano una cassetta quadrata , sarebbe Meletea la riflessione. Qualora si volessero qui riconoscere soltanto le tre delle nove muse, che i poeti citano il più sovente, potrebbesi dire che quella la quale tiene in mano il volume sia Clio, Taltra in faccia a lei Polimnia, e la terza che ha in mano la casset- ta Tersicore, che presiede più particolarmente alla lira. Ma che si-

1 Pausan., ix, ay.

4a DEI VAsi FITTILI

gnifica questa ca.ssa ornata di compartimenti dipinti o scolpiti che rac- chiudon dei circoli? Si potrebbe credere al primo aspetto che rap- presentasse la cista mistica , la quale conteneva gli oggetti sacri ed occulti dei misteri relativi alle iniziazioni , ed infatti si vedono spesso queste cassette dipinte nei vasi. Nonostante nulla ha qui re- lazione con una cerimonia sacra : nulla ricorda il culto di Cerere o di Bacco. Non si tratta qui che della disputa fra Marsia ed Apol- lo . È Dunque credibile che questa cassetta sia quella che debba racchiudere la lira del dio. Meletea o Tersicore che presiede più par- ticolarmente alla lira, la porta guardandola con molta attenzione ' ».

Qui termine il Millin al suo ragionare, ma io debbo riporta- re in oltre una di lui osservazione ch'ei reca in nota. « Son sor- preso egli dice , come 1' abate Lanzi che ha una casi perfetta e estesa cognizione dei vasi greci, non abbia poi riconosciuto un soggetto semplice. Secondo lui Apollo è qui nel mezza d'un corteggio Bac- chico , cosa molto difficile a spiegare : egli prende Marsia per un Sileno, che in qualità di capo d un coro tiene un piccol bastone, ed è circondato da tre compagne o nutrici di Bacco , una delle quali tiene una cassetta, l' altra una lira , e presenta un papiro alla sua compagna e spiega ciò con un passaggio di Diodoro , il quale dice che quando Cibele fu a Nisa con Marsia vi trovarono Apollo in gran reputazione perchè sapeva suonar meglio di chiunque altro la bra che da Mercurio era stata inventata ^ ». Qualche altra osservazione vi si farà in seguito.

Sul proposito stesso della favola di Marsia prosegue il Zannoni eruditissimo nei termini seguenti. « Ne'vasi che prendo a spiegare è espressa la provoca di Apollo e di Marsia . Sono essi il seguito di

I Millin, Peiniures de Vases ami- gli opuscoli raccolti da accade-

ques ec. tom. i; pag. la, pi. vi. mici Italiani , Firenze 1806 p.

a Lanzi, sopra i Vasi etruschi ne- i^'i ap. Millin cit. p. i4- not. 3.

TAVOLE CCCXXV—CGCXXXII. 4^

quello che dottamente illustra il Millin ',in cui è dipinta 1' accet- tazione della disfida . Da una nota del comenlo di quel vaso inten- desi ch'egli pure ha conosciuto il tema di que vasi, che qui s'illustra- no. Il dilungarsi sulla esposizione di questa favola saiebbe un voler ripetere inutilmente ciò che ne hanno detto gli antichi, ed han dopo loro riferito con belle osservazioni tanti eruditi moderni ^. Non si deon però trascurare le parole d'Igino che la riguardano per poter far su di esse un breve ragionamento. Narra egli alla favola 1 65 che trovate Marsia le tibie gettate via da Minerva assidue commeletando sonum suaviorem in dies faciebal , adeo ut ^pollinein ad citharae cantum in certamen provocarci : quo ut apollo venit Musas iudices sumpse - runt, et cum jain Marsjas inde vietar discederet, apollo citharam versabat , idemque sonus erat , quod Marsyas tibiis facere non tuit età. Par chiaro che per Igino incominciasse Apollo, e seguisse Marsia , e che Apollo vedutosi vinto rivoltasse la cetra tirandole fuori ugual suono ; lo che far non potendo Marsia colle sue tibie , dovesse coli' esser vivo scorticato pagare il fio d avere sfidato il nume ^ . Ma se non si trovano oppositori nell' intender cosi Igi- no, incontrar si possono dove si spiega '1 versare citharam per ri- voltar la cetra , contro il parere del Salmasio che glossa ; j4pollo citharam versavit , dum ad aliud modulationis gerius citharam ac- comodava, et temperavit. Ma se Apollo mutò a cosi dire il registro, come potette dire Igino : idemque sonus erat ? Ciò non avverti quel gran letterato , e non lo avvertirono i dotti commentatori d' Igino che adottarono la sentenza di lui, sebbene così intendesse Igino an- che il glossatore di Fulgenzio ^; onde l'Heyne quantunque sembri far plauso allopinione del Salmasio, trovasi astrelto a soggiungere: Jn

I Ved. la tavola antecedente e sua 3 Diodor. Sic. I- in, p. i34-5.

spiegazione. 4 ^^^- ^o'- Munckeri ad Hygia.

a Heyne Observ . ad Apollon. p. fab. cit.

M DEI VASI FITTILI

preterea aliquis contentionem Inter Marsyam et Apollinem in hunc modum narraverit, videndum est ',

Non ha certamente la cetra rovesciata Apollo che presente Mar- sia la suona nella pittura della tav. CCCXXVl; la qiial composizio- ne spiegar si dovrebbe pel primo, tenendo dietro alla cronologia della favola, che ad Apollo il primo esperimento in questo contrasto. Ma il vaso dipinto che la chiave per interpetrar gli altri de- ve anche spiegarsi innanzi a loro. E questo alla tavola CCCXXVII . Vi si vede un satiro che suonando le due tibie siede su d' un sasso vicino ad. una colonna , sopra cui riposa un tripode ; sul di lui capo è scritto moakos . Alla sinistra dello spettatore è una figura femminile con veste e sopravveste e face nella manca col- l'epigrafe Noozs, Alla destra poi riposa co^ piedi incrociati un nudo giovinetto se non in quanto ha ravvolto un pallio sul braccio sini- stro, nel quale pure ha un lungo ramo di luaro, di cui anche è coronato. Sul suo capo è scritto aa . . 02 che dee supplirsi aaios, rimanendo Vi nascosto dal ramo, o facendone il fusto le veci; e cer- tamente rappresenta Apollo. La Cgui'a che più interessa è Mursia, sicché da lei se ne incominci la dichiarazione. Ella è chiamata moAkos, come s"" è detto. Chi ha pratica di mitologia non può rimaner sor- preso in vedere un medesimo soggetto variamente appellato. Or se periti sono i molti autori dell'antichità, se tutte non si sono certa- mente da loro riportate le tradizioni, in ispecie le particolari di al- cuni popoli, non dovrem noi rigettare un nome che comparisca so- pra un monumento dipinto, e non mentovato dagli autori sino a noi pervenuti. Tanto più che questo vaso ha una pittura di tanto chiara rappresentanza , che quasi può dirsi dar la pittura lume all'epigra- fe. Stabilito un tal canone con leggi di buona critica, non discre- deremo che Marsia fosse chiamato Mo^xoc . Questa voce, è vero, non ha significato veruno in greco , e neppur trovasene radice veruna

I Salmas. Observt ad Apoilod. pag. ao.

TAVOLE CCCXXV-CCCXXXII 4^

a cui poterla noi richiamare , ma non è il primo nome proprio al quale manchi tal requisito. Svanisce peraltro ogni diflìcoltà, quando si ponga mente all' affinità dell' 7 col x , onde i Greci hanno scritto per recarne esempio yvapwTu in vece di xaf/TrTu « onD3f| è in meda- glia di Reggio di Calabria, ed è tale scambio anche in altre mone- te ' . Non è dunque da stupire in vederlo ancora in queste stovi- glie, le cui iscrizioni non vengon certo da'dotti, ma da persone che scrivono come pronunziano, di che ogni nazione ha esempi nel suo volgo. Riducasi dunque Mo>xo! a fio))ioj senza tema d'errare, di cui ci Eschilo il significato.

Per esso è aferesi dell' istessa voce «(io^yo?: aferesi evidente am- messa dal Kunstero ^ e comprovata dal latino mulgeo che patente- mente deriva da «fiEXyj. Non par però aver questa voce soltanto il significato che le Omero di tempo cioè in cui si mungono le pe- core, ma par che vaglia altresì mungitore . Questo senso ricavasi da Aristofane che al verso gSg dei Cavalieri, chiamò itdyoi Agoracrito. O si traduca pertanto ivi ^0)705 per peculator come vuole il Kun- stero , o fellator come prova il Brunck , in ambedue i signiGcati la metafora è tratta dal mungere; e se ivi tal voce si adopra metafo- ricamente , con più l'agione potette usarsi nel nativo suo senso di mungitore. Ciò stabilito , è facil cosa il provare che questo nome ben conviene a Marsia . Si novera esso fra i satiri ; ma da Igino è detto anche pastore ^, uflìzio cui va il mungere necessariamente congiun- to. Sebbene non ci sia noto il motivo , per cui Marsia chiamar si potette antonomasticamente il mungitore, non dovremo per questo ar- restarci, potendosi ben congetturare che prima fosse Marsia chiamato WapiTja? o;ìo>70{ e poi Semplicemente 610)70;.

Può anche tentarsi altra via per ispiegar tal voce, e forse parrà a taluno con più successo. Rimanendo fisso che moXxoj siasi scritto

I Maittaire, ling. gracc. dialect. p. namism. ant. p. 1 19.

9, et 378. 3 Ad Àristoph. equiti v. oSg.

3 Magnan. Brut, numism. p. 6, tab. 4 Hygia. Fab. i65.

ai. Spanh. de pracstant. et usu

Vas. Tom, IV. 7

46 DEI VASI FITTILI

per M^^yot, perchè partni evidentissimo, può tenersi questa parola per intiera, e senza aferesi; e come tale fu anche considerata dai com- pilatori dei dizionari. Fra diversi significati che le si attribuiscono , lasciò scritto Polluce ' che nella lingua dei Tarentini valeva pouov Kixov otre di pelle di bue. Da un passo però di ZiGlino , ben deduce Arrigo Stefano che significasse anche in genere sacco di cuoio. Or Eliano racconta che la pelle di Marsia era appesa in Celene. Lo stes- so aveva innanzi a lui narrato Erodoto ^ . Molti dotti hanno opina- to che questo greco scrittore usando nel raccontar ciò la parola à»xo{ significar volesse che della pelle di Marsia se n'era fatto un otre ed appeso . Il Perizzonio commentando il citato passo d' Eliano si op- pone a tutti, e sostiene che nel luogo di Erodoto ««ot non altro si- gnifica che semplicemente pelle. Non ostante par preferibile la sen- tenza deprimi adottata anche dal Burmanno. Quello però che decide la disputa, è un passo di Platone, in cui chiaramente si dice che del- la pelle di Marsia fu formato un otre '. Ciò notato], par molto ve- risimile che avuto riguardo alla contesa di Marsia ed Apollo, che ter- minò coir essere a quello tratta la pelle e sospesa in forma d'otre, po- tesse egli dirsi per certo disprezzo f<o>7o;, sacco, otre di cuoio, e che tal nome fosse ben a proposito per segnarsi in un vaso in cui si di- pinse quell'infelice contrasto.

Rimarrà pertanto al lettore assai più chiara la voce NOosi che si legge sul capo della femmina or or rammentata. Ella è certamen- te Diana che rappresentò talvolta con una face come qui 4, tal- volta con due, come nel vaso che fra poco osserveremo. Fu detta perciò fxiiitfopoi da Callimaco ^ Lucifera dai Latini ^. Le faci an- che Orfeo 7, e con faci è pur figurata in medaglie. Ella secondo Gal limaco chiese ed ottenne da Giove d'essere con più nomi appella -

1 Onomast. I. io, segm. 187. 5 Hymn. in Dian. v. !Jo4- Spanhem.

1 Lib. vii, e. a6. ad ejusd. hymo. v. 11.

3 Plat. Euthyd. 6 Spanhem. I, cit.

4 Ved. tav. cccxxvii. ^ Àrgon, v. 169.

TAVOLE CCCXXV-CCCXXXII ^7

ta '. Non saran certo giunti a noi quanti le ne attribuì Tantichità, onde non è da stupire se uno insolito ne apparisca nel nostro tiio- numento; tantopiù che colle notizie le quali si hanno, è facil cosa il mostrare che le convenne. Sovvengasi chi legge che Diana è la sles- sa che la luna. Or sappiamo da Stobeo ^, che Zenone ciziese diceva che la luna era un astro intelligente e prudente. Ecco dunque evi- dentemente provato che ben conviene a Diana il nome noosz, e mo- strato insieme che dee tradursi intelligeiitia, come appunto voltò tal voce Cicerone ^. Questa deità s' interessa neir indicata contesa per causa del fratello, col quale aveva in comune anche le are 4.

Che la figura ultima restata ad esaminarsi sia Apollo, è bastan- temente indicato dal ramo d'alloro che tiene in mano, quale gli Ari- stofane 5 e il nome aa. . . os doricamente per H).toc Sol che si sa da Ful- genzio essere stato il sole lo stesso che Apollo. Non è però ciò con- forme all'antichissima opinione per cui distinguonsi queste due di- vinità ^; ma a quella di tempi più a noi vicini che le ha confuse . Il tripode poi che si osserva in questa rappresentanza indica esse- re stata agitata la contesa in luogo sacro ad Apollo, come appunto narra Diodoro '•

Semplicissima composizione , sebben variata alcun poco , è pur quella incisa sulla tav. LXFV del IV tomo della prima raccolta Ha- miltoniana ^. E qui figurato sedente il satiro in atto di suonare le doppie tibie sotto cui è un vaso giacente cinto d'ellera; e dietro ad esso siede in alto Diana , mentre dall' altra parte Apollo con ramo parla a Minerva che ha egida, ed asta. Ben s'intende la ragione del- la presenza di questa Dea, quando si rammenti che le tibie suonate da Marsia eran quelle medesime che essa, essendo stata derisa, gettò

X Hymn . ia Dian. v. j , Cf. ibìd. Dian. e. 169.

Spanhem. 5 Plut. i*. ai3.

s Voss. de Idolatr. 1. 11, e. 20. 6 Hesiod. Theog v. 3ji, et 918.

3 Lexic. Cicer. ab Henr. Stepb. 7 Àp. Zanaoni cit.

4 Spanhem. ad Callim- hymn. iu 8 Ved. la lav- cccxxvin.

{|8 DEI TASI FITTILI

via imprecando contro chi le avesse raccolte '. Simile scena è pur espressa in altro vaso della seconda raccolta Hamiltoniana *, corrispon- dente qui alla tav. CCGXXIX, ed è più ricca di figure. Manca Minerva, ma oltre Apollo e Marsia vi son due femmine coronate d'ellera che impugnano un tirso; forse due muse ', ed un satiro a Marsia rivol- to colle mani stese. Davanti a Marsia vedesi il vaso e sotto di esso è la cetra; indizio forse che Apollo ha già fatta la sua parte. La donna conPice come altrove abbiamo veduto 4^ è Diana sacra sorella d'Apollo. L'Italinski vorrebbe che la pittura rappresentasse una brigata d'uomini e di donne iniziate che si preparano a solennizzare il sesto giorno della festa di Cerere, destinata agli onori di Bacco. Altre spiegazio- ni ugualmente vaghe date a questa rappresentanza non si riportano per non recar tedio a chi legge.

Ora si viene al vaso inciso alla tav. V del tomo ITI , della se- conda raccolta Hamiltoniana , e qui riportata alla già nominata tav. CGCXXVI . In esso Apollo in veste da citaredo, salito su di un piedistallo, suona la cetra, ed una Vittoria svolazzante lo ha co- ronato. Alla destra del nume siede Marsia e 1' ascolta attentamen- te. Su di esso vedesi sedente e con due faci la femmina, che nel- l'altro vaso ne aveva una sola. Alla sinistra è assiso sul pallio un giovane nudo con berretto frigio, cui scendon sulle spalle lunghi capelli. In alto siede Minerva con elmo ed asta pura, e le si appog- gia sulla sinistra spalla Marte con pallio e celata. Poco rimane a di- re di questa pittura. Nota è qui Diana , noto Marsia, e facilmente si riconosce Olimpo scolare ed amico del satiro in quel giovanetto che gli siede di contro; ed è figura che comparisce diversamente at- teggiata in vari monumenti che hanno efCgiata l'esecuzione dell'inu- mana sentenza di Apollo. Nulla resta a dir di Minerva. Forse Mar-

I Winkelmann, monum. aiit. iaed. e di alcuni vasi hamihoniani pag.

D. 18, p. 20. ^3 not. 3.

% Tom. Ili, tav. 11. 4 Ved. la lav. aatecedeote. 3 2^naoD>, Iliustr. di due uroe etr.

TAVOLE CCCSXV-CCCXXXll 4i9

te le sta presso non per altro motivo che per aver con lei comune la cura delle opere della guerra. Apollo è in abito di citaredo come in statua del museo Pio dementino '.

Una delle prove della non remota antichità generale dei vasi dipinti l'abbiamo nella Vittoria, ch'è presso il capo del nume vinci- tore. Essa è alata ed il primo che le die le ali fu il padre di Bu- palo o Aglaofonte Tasio; notizia serbataci dallo scoliaste d'Aristofa- ne '. K Per due volte, ( dice sempre il prelodato Zannoni ) ho vo- luto combattere con ragioni una sentenza che scopresi falsa ad un solo sguardo che diasi alle pitture dei pii\ di questi vasi che mo- stran arte già adulta, e talora anco già depravata: perchè quei che posson chiamarsi i peripatetici dell'antiquaria si son finti a capriccio gli avanzamenti dell' arte, mollo più solleciti di quello che non ce gli presentino Plinio e gli altri antichi, che ce ne han lasciata dili- gente memoria ^ ».

Diverso metodo ha seguito il pittore che tal favola ha espressa nel coperchio di una tazza esistente nella ricca collezione di vasi del Coghill Bart 4, e qui riportata alla tav. CCCXXX. In essa Apollo e Marsia fanno esperimento nello stesso tempo coi loro strumenti e tre mu- se seggono presidi al giudizio. L'una ha la lira colla testuggine, ed è Tersicore: la seconda ha la cetra, ed è Erato. Le si aggiunge un timpano come alla Talia del museo Pio dementino ^, per indizio probabilmente dell affinità ch'è tra Bacco e le Muse. Una di loro ha in mano una cassetta, dalla quale ha tratta una corona per in- dicare che deesi con essa coronare il vincitore. Questa femmina può farci strada a spiegare il contenuto delle cassette frequenti in mano di donne, che in generale potran dirsi Vittorie che portano le corone onde premiare i vincitori, o quelli in somma che nieritaro-

I Tom. 1, tav. i6. 4 Mi'Iingen Peìnt. antiq. de vas»«

a In àvib. v- SyS. Grecs. pi. iv, v.

3 Zaaaooi cit. p. 7^- 5 Tom. i, tav. 19.

5o DEI VASI FITTILI

no tali corone, come i giusti che alla lor morte si coronavano quali

eroi. Una musa con slmil cassetta comparisce nel vaso in cui dee credersi riposta una somigliante corona. Si vede anche un leiiiniel- to in angolo eoa tre colonne per fiancata. Esso è il tempio d'Apollo, e spiegasi con ciò che abbiamo detto di sopra parlando del tripode e della statuetta di quel nume.

Seguitando la storia di Marsia, noi soggiungeremo che la pittura della tav. CCGXXXI ce lo presenta già superato da Apollo, e vicino ad esser da lui scorticato per punizione d'aver voluto contendere col dio della musica. Sta il satiro genuflesso con le mani legate die- tro il tergo alla guisa dei vinti . Apollo impugna il coltello per trarlo egli stesso

Dalla vagina delle membra sue. In molti monumenti eseguisce la sentenza uno Scita, di che è da ve- dersi il Visconti che ne parla assai dottamente '. La figura femminile, che è dietro ad Apollo, secondo il parer del Fontani che ne illustrò la composizione, ha in mano il sistro e sembra intenta ad esaltar la potenza del nume vincitore. Ma secondo il Zannoni non è cos'i. Tie- ne ella nella sinistra un arco senza corda come si osserva in tante anticaglie, e colla destra una freccia che porge ad Apollo, qua- si gli offra altr' armi per più punire il satiro orgoglioso. Essa è Diana, e la cuffia che ha in capo, somigliante a quella di cui si veg- gon coperte le Amazzoni, non parrà disconvenirle, quando ci sov- venghiamo che la disfida fu fatta in Nisa per testimonianza di Dio- doro. Bene poi il Fontani ha riconosciuto Apollo nella statuetta situata su di alta colonna. La patera che ha nella sinistra il mani- festa per un nume disposto a ricevere benigno le offerte, e mostra essere Apollo il ramo che ha nella destra. 11 simulacro d' Apollo , dove Apollo è in azione, non disdice punto alla teologia gentilesca , la quale die sede in cielo ai suoi Dei, e contemporaneamente gli

I Visconti Mus. Pio Gleni, tom. v, lav. iv.

TAVOLE CCCXXV-CCCXXXII

operare in terra. Così Minerva giudica presso Esichio ' la causa di Oreste, e questo matricida siede presso il simulacro di lei.

Compariscono al disopra quattro busti di Divinità, che il dotto illustratore non sa dednire se siano allusivi al principal fatto rap- presentato, o servan di semplice ornamento. Il dubbio non ha luo- go , insegnando la pratica di questa sorta di monumenti che dee tenersi per unicamente vera la prima opinione. Soggiunge poi che que'di mezzo non si possono caratterizzare, perchè mancano aj^to d attributi. Ma ei non ha scorto in loro gli orecchi faunini , che appariscono chiaramente , e perciò non gli ha potuti interpetrare per quei satiri che al riferir di Ovidio piansero la morte di Marsia loro fratello ^. Equivocò parimente nello spiegare i due laterali; pri- ma nel crederli due femmine, quando quello posto a sinistra è ma- schio, poi nel dar loro i nomi. Egli ha credulo che il busto alla de- stra rappresenti Cibele o Minerva: doppio errore, perchè la coro- na che ha in capo non è turrita, ma a punte; e si vede spesso in pitture di vasi; e perchè quando anche fosse turrita. Minerva non ha mai avuta una tal corona, onde essa non può confondersi con Cibele. Si tenga dunque questa figura per una di quelle Ninfe, che secondo Ovidio pianser pur esse la disavventura di Marsia. Il busto corrispondente è creduto di Diana. S'è detto di sopra ch'è d'uomo^ tale però che ha del muliebre. Questa proprietà stessa il dovea far credere Bacco salutato nell'inno orfico come avente doppia natura Jtyjr;;; cuì poteasì aggiungere la considerazione dei capelli che gli scendono sul collo, attributo che Bacco ha comune con Apollo. 1 pendenti che ha agli orecchi non disdicono punto alla sua mollez- za . Così ragiona il eultissimo Zannoni relativamente alla tavola CGCXXXI di quest'opera ^.

Ma giacché ho qui raccolto buon numero di soggetti relativi alla disfida nella musica tra Marsia e Apollo, credo esser cosa di

I Eumenid. v, praecipue i^. ^1% tx a Ovid. Methamorph. 1. vi, ^. Z^Z.

444' ^ ZaanoDi eie p. 6o-8a.

5 a DEI TASI riTTIU

qualche letterario interesse, l'aggiunger qui immediatamente la pit- tura d'un vaso di soggetto analogo ai precedenti, ma non senza notabili variazioni sulle quali ha si dottamente scritto il cultisssimo sig. Dottor Braun di che darò qui breve saggio, potendosene leggere estesamente la di lui illustrazione negli annali di corrispondenza archeologica '. Niuno al certo, egli dice, avria determinato essere il protago- nista di questa bella rappresentazione Olimpo, quegli che quivi tro- vasi in manifesta opposizione con Marsia Io sfortunato competitore d'Apollo, qualora per caso la sovrastante leggenda oaompoz fosse perduta o anche rimasta mutila; poiché ognuno avrebbe di leggie- ri spiegato ]ier Apolline il bel giovane coronato d'alloro, il quale con la lira in mano sta per temperare gli accordi dell'aureo plet- tro, intantochè Marsia coronato, con le tibie in mano rivolto ad Olimpo lo ascolta. A tenore d' alcune analoghe pitture ercolanesi questa sarebbesi presa per una delle musicali esortazioni in cui il maestro istruisce il più valente suo discepolo , piuttosto che per gara e musicale certame, a cui ci stringe a pensare l'insieme della bene acconcia composizione. Il principal gruppo dei due competi- tori è fiancheggiato da due muse, le quali men si riconoscono per chiari e sicuri attributi , che per gli avanzi dei relativi lor nomi. Vedesi Talia 0AAE . a da mano manca dietro Olimpo, e Calliope k% . ; nella parte opposta. E chiaro che formano grazioso e ben inteso contrapposto colla bacchica frotta che nel fondo della pittura ac- cennata per due protomi, muove ad orgiastica danza. La tirsofora donna fugge dinanzi al barbato satiro, che si chiama Tirbe^ men- tre la donna par che sia detta Oragies opafies. Il giovanetto che di stupido aspetto si vede seduto in basso guardando con sforzata mossa Talia, è quel satiro che suol essere in altri vasi rappresentalo col nome di Comos nel bacchico liaso, ma di più avanzata eli con in mano la lira ».

i Voi. vui, annoi 836 p.795-3o8.' opera; e Millingen Peinturet an-

-A Ved. tom, i, tav. LVin di questa tiquet de tases greca pi. xa .

TAVOLE CCGXXV-CCCSXMl , E CCtXXXIII. E 5

Assai giustaineiile osserva il sagace interpetre di questo he\ tiio- niimento, che se la ligiua d'Olimpo mancasse dell epigrafe, certo che si prenderia per Apollo; e mollo più naluralmente 1 uccello peruu cigno che ad Apollo era sacro. Ma 1 iscrizione addilata che astrin- ge a pensarne diversamente gli fa ricordare d' un passo del poema di Fratina riportato da Ateneo, dove la melodia della musica è dai Greci paragonata soventi volte ali iinniaginario canto del cigno '.Non è poi la prima volta che nelle gare musicali della mitologia si trovi- no introdotte le muse. In questa pittura l'epica e la men grave co- mica poesia vengon rappresentate molto analogamente da Calliope Tuna e da Talia Taltra, essendoché quesf'ultima , dice l'interpetre , per i solenni suoi attributi, porta pedo e comica maschera, mentre l'altra mostra un più serio carattere ed insegne di più grave poesia. Ecco perchè il satiresco giovanetto con stupida curiosità si dirige a Talia, la quale dalle altre Pieridi sorelle talmente si scosta, che non sdegna associ.irsi al bacchico tiaso , il qual campeggia al di die- tro della pittura; al cui proposilo soggiunge che il satiro persecuto- re della bacchica compagna deduce il nome Tjrba da ballo o festa bacchica, di cui gli autori più non ci han conservato del solo nome. Quel della donna è men chiaro, ma sembra referibile air azione del satiro ^.

TAVOLA CCCXXXIII.

Il ratto del Palladio, che qui si presenta, è uno dei più trattati argomenti dell'arte antica. Le pittine dei vasi fittili ci adducono an- ch'esse questo fatto rappresentato in più modi. Fra i due eroi, che attentarono la fatale impresa Diomede ed Ulisse, parca verisimile che fossevi rappresentata la sacerdotessa Teano, la quale maestosa

I Athen., lib. xiv. Emilio Braun segretario editore

a Vaso di premio col raUo del pai- deirinstiiuio di corrispondenza

ladio , e la gara da Marsiii ad archeologica. Roma iSiy.

Olimpo. Illustrazione del Dolt.

ras. Tom. IV. ^

54 DEI VASI Fìttili

<r aspello . segue Diomede che ha già tra le braccia il portentoso simulacro svelto dalla colonnella che gli serviva di base, e che tro- vasi tra lei ed il rapitore. Nasce peraltro qualche dubbio intorno al mutilato nome di quella maestosa donna, la quale mostra aspetto rea- le, piuttosto che semplice sacerdotale apparenza . E per vero dire non solo par da far caso dell' osservazione giustissima del eh. autore di questa spiegazione, il qual dice non potersi al certo as- severare se qui vi sia figurata la custode del troico simulacro, la infedele Teano , o piuttosto Elena, la quale per singolare rapporto d'ignoto mito del nostro vaso verrebbe legata colla storia del Palladio; ma si dee far caso altresì della posteriore e più seria indagine di queir epigrafe da cui resulla, come il prelodalo sig. Dottor Braun mi scrive, che il nome d'Elena vi sia stato sicuramente tracciato. A nessuna speciale osservazione ci conduce la leggenda di JJiomede aio- MEAH2, e cosi quella d'Ulisse, la qual'ultima peraltro distinguesi, co- m'egli dice, pel singolare errore di scrittura, il quale ha sformato il ben nolo nome del gl'eco eroe in oAErssErs, o per semplice sbaglio dell'illetterato pittore, o per motivo di anomalia di dialetto.

Diomede è coronato d'alloro, nudo di tutta la persona, tranne breve manto che aRìbbialo al collo tutto è gettato dietro le spalle negligentemenle, ma con grazioso motivo di pieghe : gli è sospeso agli omeri il pileo viatorio, e impugna colla destra sguainato il bran- do. Ulisse, dall'altro canto coperto d'elmo il capo, è nudo anch' egli dal ricco manto all'infuori che il ricopre da tergo . Tutto eh' egli sia con la faccia rivolta verso il dichiarato gruppo, nondimeno sem- bra voler far cammino in direzione opposta di Diomede, mostrando così la gelosia, della quale era punto il Laerziade per esser rimasto più tardo del figliuol di Tideo nello impadronirsi del simulacro, da cui pendevano i fati di Troia. Non pochi monumenti ci danno trac- cia della competenza insorta fra i due eroi che furono compagni dell'impresa.

Un' altra competenza , benché di genere diverso, è dipinta nella parte opposta del vaso tavola CGCXXXII dove riconoscemmo già la

TAVOLA CCCXNXIII. 55

gara tra Marsia ed Olimpo. Da queste due competenze prende occa- sione il dotto espositore di questo bel vaso di trattarne in modo da giustificare il motivo per cui dichiarò questo recipiente un va- so di premio. Io che mi son mostrato sempre mal persuaso che vasi di tal sorta si dassero in premio ai vincitori dei giuochi , sono in dovere di riportar qui per intiero il ragionamento col quale il cid- tissimo sig. Braun giustifica la di lui assersione; ed eccone le sue parole.

«e La gara da Marsia ad ApolUne , la quale si mostra sempre ana- loga a quella da Marsia ad Olimpo, si riscontra sopra più d un vaso dipinto, il di cui rovescio non mostra altro che i soliti personaggi mantellati di palestrico rapporto. Cosi ce ne esempio un vaso del museo Gori (Passeri III, CCXLIV ), per Apolline con lira e tronco d'alloro dirimpetto a Marsia che sta assiso colle doppie tibie. I ga- reggianti sono attorniati da tre Muse simili a quelle del nostro vaso. Il rovescio ha tre figure mantellaie per cui la parte anteriore del vaso vien messa in rapporto coi palestrici giuochi, e la stoviglia me- desima fa supporre che fosse vaso di premio. Più deciso comparisce siffatto palestrico rapporto in altro vaso nolano già del Mus. D. Fe- licis Mastrilli (Passeri II, CHI), dove alla medesima storia sono ac- coppiate pel rovescio del vaso pure tre figure mantate di deciso palestrico carattere. E così crediamo di poter citare anche un ter- zo vaso vaticano ( Passeri II , CXXIII ) , il quale , benché alquanto diverso , per la rappresentazione in cui Apolline si trova presso lo irsuto Silenopappo, pure mostra ugual uso di palestrico rapporto nelle due figure mantate del rovescio. E vero che le più lodate pa- lestriche figure pel solito impacciano, piuttosto che far altro sopra i vasi dipinti , essendoché le loro dipinture non son troppo belle e le loro rappresentazioni di poca importanza: ma peraltro è da cre- dere, che senza alcuna ragione non sien messe e che potranno essere utili almeno per far scoprire il palestrico rapporto , in cui si è voluto porre il lato nobile della stoviglia ed ugualmente l'uso a cui serviva in antico ed originalmente il vaso. Ora suppongo, prosegue l'autore, che

56 DEI VASI FITTILI

il nostro vaso sia pure di paleslrico uso , ohe abbia servito di pre- mio, e die il ratto del Palladio, il quale è la variante di altre rap- presentazioni paleslriclie piii dozzinali abbia analogo significato. "

« Al ([uale ragionamento viene conforto da altro vaso del museo Mastrilli (Passeri III. CCXXXV ), ove Apolline si trova presso Sile- nopappo , il quale se non rappresenta Marsia, occupa almeno il di lui posto, e con Apolline Minerva, il di cui simulacro appunto ci tiene in questa disputazione. E vero che anche Minerva per via delle di- sprezzate tibie ha qualche rapporto con Marsia, ma pure è proba- bile, che essa dea quivi intervenisse siccome divinità a cui tanti pa- lestrici giuochi, non solamente i panatenaici, erano assegnati e sagri. Questa rappresentazione peraltro , la quale meno e insegna, che al primo guardare promette , resti fuori del discorso; e invece mi ri- volgo ad altro monumento che mostra il giudizio di' Paride, dove a man sinistra sopra colonna si vede collocato il Palladio ( Montfaucon I, pi. lOo, -i) (Maffei ), il quale certamente ta quivi allusione alla con- tesa delle tre dee, che , siccome i giovani della palestra, aspettano il decreto del giudice. E a chi tanto non bastasse, io dico, che nel- l'anno passato dagli scavi vulcenli venne in luce un vaso di rozza fabbricazione provinciale, detta etrusca, dove innanzi ad un Palla- dio, posto pure sopra colonna, alla stessa Minerva porge un ramo- scello d alloro Amore, il di cui palestrico rapporto in altra occasione abbiamo dimostrato (Ann. i856, pag. i85, loG). »

« Se questa concatenazione di argomenti non è priva affatto del ve- ro, tanto pare dimostrato che i Palladii dagli stessi antichi furono messi in un più o meno diretto rapporto colla palestra. Aggiungasi poi la graziosa allusione che olfre la rissa nata fra Diomede ed Ulis- se, e avrai allegoria non meno sottile di quella che fa scoprire il rat- to del tripode, il quale pure dalPuno e dall'altro pittore è stato messo sopra vasi di paleslrico uso, secondo il mostra incontrastabil- mente il bel vaso di Berlino in cui si vede da una parte la contesa d'Ercole con Apolline, e dall'altro lato il gruppo di due lottatori ', ed é

1 Gcrhurd Neucrwobcne Denkmàler des K. Mus. zu Btrlin n. iSSy.

TAVOLE CCCNXXIll l CCCXXMV. 57

quivi soggetto della rissa il tripode ;ipj)iiiilo. peichè olTeriva allusio- ne al premio dei palestriti che non di rado era un tripode. Simile allusione suppongo che si faccia scorgere nel ratto del Palladio , il quale da Diomede viene involato come argomento di sua virtù , mentre che n'è geloso l^iltro suo compagno.il quale s'era congiunto con lui pel medesimo scopo. «

« Gara dunque olFre il nostro vaso tanto da una banda quanto dal- l'altra; qui tu ve<li soggetto eroico e di guerra, li si mostra più pacifica musicale contesa ; e da premio si può chiamare in vero la nostra stoviglia, perchè ritrae appunto allusione a più altri ginna- stici onori. » Così scrive il eh. Dottor Braun negli Annali dell' in- stituto di corrispondenza archeologica i856. Voi. MII, pag. ic)ò-5o6. Qui ho da aggiungere qualche osservazioncella , che paleserò nello spiegare alcune delle tavole seguenti.

TAVOLA CCCXXXIV.

Tra i vasi dissotterrati a Nola se n' è trovato uno che per le particolarità delle sue pitture merita d'esser conosciuto dagli eru- diti. E a propriamente parlare una tazza o per meglio dire un ca- lice con ornati a vari colori all' esterno, e interiormente oltre al- cuni circoli variocolorati e concentrici ha nel mezzo una pittura di cinque figure con animali di color nero, con tocchi paonazzi, e rilevati nel fondo giallastro. La disposizione delle figure, e lo stile col quale sono eseguite, fan vedere che s'è voluto dare a quel dipinto un aria di antichità primitiva, smentita per altro da una certa fran- chezza e sveltezza d' esecuzione che i primi pittori non ebbero ; e molto meno ebber sagacità sufficiente a concepirne la composizio- ne che ora cercheremo di sviluppare.

La figura virile sedente a parte destra del riguardante, notabil- mente più grande delle altre, facendoci pensare ad un qualche gi- gante, ci fa sovvenire di Polifemo Ciclope, e quindi anche d'Ulisse e de suoi compagni, non men che delle avventure eh ebber tra lo-

58 DEI VASI FITTILI

IO. Cantava Oinci-o che Ulisse giunlo al paese dei Ciclopi s intio- flusse co'suoi compagni in una delle grotte da loro abitate, ed avea j)orlato seco un otre di vino. Sopraggiunto Polifeino il Ciclope, che n era T abitatore, chiuse 1' antro con una pietra eh egli solo poteva muoverla, e datosi quindi alle occupazioni sue pastorizie vide per caso da un lato della caverna quei Greci che v'erano entrati, e ne uccise alcuni per farne il suo nutrimento, e poi s'addormentò. U lisse volea farne vendetta uccidendolo , ma pensò che non avrebbe potuto più uscire dall'antro per l'impossibilità di rimuover la gran jiietra che lo chiudeva, onderà d uopo che Polifemo stesso ne aprisse 1 adito. Il di seguente il ciclope usci dalla spelonca, ma la chiuse nuovamente per modo che Ulisse co' suoi compagni non potessero uscirne. 1 ornato la sera susseguente Polifemo al proprio albergo, e fat- tovi entrare il gregge, ne chiuse, come al solito. 1 ingresso. Allora 1 astuto Laerziade pensò di far bere il gigante fino ad ubriacarlo, il quale bev- ve infatti più tazze di quel vino che porgevali Ulisse, finché pel so- verchio bevere salitili i possenti fumi della bevanda fino alla testa profondamente s'addormentò. Allora Ulisse preso un tronco d'albe- ro , ed appuntalo, ed abbrustolito al fuoco, mediante l'aiuto dei suoi compagni lo cacciò nell'occhio unico, posto nel mezzo al fronte di Polifemo, e così l'accecò. Ogni restante del racconto d'Omero m' é inutile di rammentarlo per l'intelligenza della nostra pittura. Vediamo pertanto in questa rara tazza dipinto Polifemo, che a- vendo mangiato un de* Greci gli restano ancora tra le mani alcuni bra- ni delle sue membra. Intanto Ulisse a lui vicino gli porge da bere, l'ubriaca e nel tempo stesso assistilo dai compagni gli caccia in un occhio il gran tronco infuocato e lo acceca. Ora diamo uno sguai - do alle incongruenze che olire questa composizione riguardata co- me storica, per quindi mostrare quanto sia ragionevole come sim- bolica e geroglifica, Mentre Polifemo beve alla tazza che amichevol- mente gli porge il greco eroe, lasciasi poi placidamente maltrattare al se- gno che vien dal medesimo Ulisse accecato, sdegnasi almen con- tro quei compagni dell'Eroe, i quali cooperano al di lui accecamento.

TAVOLA CCCXXXIV. 5c)

mentre è stato per lo innanzi cos\ animoso contro di loro da di- vorarne le caini , come lo mostra egli stesso colle gambe che a quel crudel pasto gli sono avanzate . Qui dimostra il Ciclope d a- ver due occhi, ed Ulisse gli acceca il destro , perchè il sinistro si vede intatto , ma come mai tanta mansuetudine in quel mostro da lasciarsi accecare dai due occhi? Intanto un lungo serpente si accosta anch' egli alla fronte del gigante, quasi cooperar voles- se egli pure a quell'accecamento. Ma un serpente senz'ali co- me mai sta per aria? Perchè un pesce grandissimo ai piedi di questa gente? Di tutto ciò tace Omero, e ne tace pure ogni mi- tologo che tratti della favola di Polifemo. Io credo per tanto che non precisamente la favola di quel ciclope e d Ulisse vollesi qui rap^iresentare, ma piuttosto allegoricamente il tempo delle cerimo- nie spettami air anniversario dei morti , e ne traggo V indizio dal serpe, ch'io credo quello stesso che si vede nel planisfero celeste in mano dell' Ufiuco o Serpentario soprastare precisamente fra il Cancro e la Bilancia, vale a dire indicante il passaggio del sole fra questi due segni, nel qual tempo, e precisamente quando accadeavi l'equinozio d autunno si facevano le feste di Cerere, e in quel tem- po appunto ricoireva 1 anniversario per i defonti com'io diceva po- c'anzi. Era dunque un tempo nel quale i raggi del sole declinavan di forza, sopravvenendo le tenebre dell'inverno. Or questa forza so- lare, questa abbondanza di luce che prevale nell'estate sulle tene- bre dell'inverno, credevasi dal gentilesimo agente sull'anima '. Ec- co a tal proposito il pensier di Giuliano; « Io penso, egli dice, che i raggi del sole abbiano una facoltà attrattiva propria a ricon- durre le anime verso la loro sorgente , attraendo a le più pu- re ^ a. In conferma di questa massima, Sallustio il filosofo, parlando delle feste di gioia che celebravansi nell'equinozio di primavera, e delle feste di dolore in memoria del ratto di Proserpina che solen- nizzavansi nell autunno, dice espressamente essere stalo nelle prime

I Motiuni. etrusclii, ser. i, p, ga. a Juliaii. Orai, v, lya, 173-

6o DEI VASI FITTIl.r

considerato il litorno ileU'aniina verso gli Dei. e che la siiperroif- ripresa dal principio della luce sopra quello delle tenebre, e del giorno sopra quel della notte, era l'epoca lapin favorevole alle anime che tendono a salire verso il loro principio; e per una ragio- ne contraria la festa del ratio di Proserpina celebrata all'equinozio d'autunno era quella della discesa delle anime verso le regioni inferiori,

0 l'inferno '. Giuliano ne ha data quasi la stessa spiegazione. Egli esamina perchè fu (issata la celebrazione della festa di Cerere e di Proserpina ali equinozio d'autunno, e ne trova iin motivo nel timor concepito, che la forza empia e tenebrosa del cattivo principio, che da quel momento in poi dovea prevalere, finché il sole tratteneva- si nei segni inferiori, non recasse danno alle anime umane ; perciò credevansi 1' iniziazione e la celebrazione dei misteri in onore del sole iemale, o di Bacco assai necessarie a quest'epoca ^. A rammen- tar tuttociò era sutlictente un aneddoto qualunque o un simbo- lo, o un geroglifico il quale mostrasse la mancanza di luce, ed ecco Polifemo che per opera d'Ulisse ne resta privo. La pittura in- dica inclusive il tempo di tale mancanza ch'è l'inverno in cui do- mina il serpente, come in tempo di male, di freddo, di oscurità ed inclusive di morte '. Non imporla dunque che la favola d Ulisse col Ciclope non sia qui colla conveniente esattezza rappresentata , basta che visatavi come geroglifico accenni e spieghi il tempo del- linverno, ossia la spossatezza dei raggi del sole relativamente ai de- stini dell'anima di quel defunto col quale fu seppellita la tazza che contien la pittura.

Neppure il gran pesce che vi si vede ha relazione diretta colla favola predetta, ma sibbene col destino di quell'anima che spettava al corpo sepolto col vaso in esame. Ho detto di sopra che allor- quando il sole riprende la superiorità della luce sopra quel delle tenebre credevasi essere allora il ritorno delle anime verso gli Dei. Questo tempo è per conseguenza la primavera. Altrove pur dissi che

1 Sallust., Capt IV, p. 5i. 3 Monumenti etruschi, ser. i, png. a Juruiu., loc. cil. 58 1.

TAVOLE CCCXXXIV, E CCCXXXV. 6l

al momento che in cielo giunge il sole al punto equinoziale di primavera , sorge la Vergine accompagnata dalla nave che pe'Romani era quella di Caronte: comparisce nel tempo stesso al ponente colla lesta elevata la gran costellazione della balena , la quale sotto nomi diversi fu rappresentata con varie Ggure, ma sempre peraltro come un mostro marino '. Qui nella nostra pittura è un gran pesce, che accenna il tempo in cui è data all'anima la facilitazione di passare agli Dei, e come tale ogni osservatore sensato lo troverà molto hene appro- priato al resto della pittura come geroglifico del destino di un'anima uscita dal corpo , ma non già come storicamente rappresentativa delle avventure d'Ulisse, ove non avrebbe luogo sicuramente il serpe il pesce. Questo bel monumento fu pubblicato dall^erudito Gargiu- lo 2, e nuovamente negli annali di corrispondenza archeologica dal eh. sig. Duca di Luynes ^ con interpretazione assai differente da questa miai

TAVOLA CCCXXXV.

Nella tavola VII del primo volume de' monumenti inediti pubbli- cati dall' Instituto di corrispondenza archeologica, oltre la pittura che ho mostrata nella tav. antecedente, v'' é pure una doppia rap- presentanza coi numm. 3, che il eh. interpetre trasse da un vaso del museo spettante al principe di Ti-abbìa a Palermo, che il primo lo pubblicò, accompagnato dalla descrizione che ne fa Omero 4 .Racconta il poeta, che Polifemo dopo essere stato accecato da Ulisse aprì per dar pascolo al gregge la sua spelonca, togliendone il gran sasso che avea posto air ingresso, ma per vendicarsi de^ Greci vi si assise stenden-

1 Monum. etr., ser. i, pag. 45." tav. vii, Nj i.

a Raccolta di Monumenti più in- 4 L'ivnes , Vases peints. Annali

teressanti del R. Museo Borboni- dell'Institulo di corrispondenza

co, tav. loi. archeologica per l'anno i8tg;

3 Monum. dell' histituto di corri- tom. i, p. 283. spondcnza archeologica, tom. i ,

Vas. Tom. IV. 9

62 DEI VASI FITTILI

do le mani verso gli armenti che uscivano, per sentire ed impedire che in quel mentre passasse co"" suoi compagni anche Ulisse. Questi accortamente s'era legato sotto al ventre d'un ariete, affinchè Poli- femo non si accorgesse della sua fuga, e cosi potette salvarsi: i suoi compagni feccr lo stesso . A me pare che questa duplicata rappre- sentanza sia pure come l'anterìormente esaminata, un simbolo del- l'anima che dal baratro infernale ed oscuro come 1 antro di Polife- mo, dominando in cielo la costellazione dell'Ariete all' equinozio di primavera, passi come Ulisse alla lucida amenità degli Elisi , e così resti libera e salva dal pericolo, predetto da Giuliano, che 1' anima non ricevesse danno dal cattivo principio che dominò, finché il sole trattennesi nel segni inferiori , cioè da un equinozio all' altro, domi- nando la stagione dell'inverno.

TAVOLA CCCXXXVI.

La presente composizione mi fa sovvenire di quella ch'io posi alla tav. CCCXXVIl, dove per figura principale il pittore ha collocato un satiro sedente in atto di suonare il doppio flauto. Questo per- sonaggio vedesi anche in altre sette rappresentanze, cioè nelle tavo- le CCCXXV, CCGXXVI, CCGXXVm, CGCXXIX, CCCXXX, CGCXXXn, CGCXXXVIII ugualmente assiso ed occupato colle sue tibie. Ma poi- ché trovasi accompagnato con Apollo nella tavola CCGXXXI, e nelle altre or'accennate, così la composizione si disse rappresentativa del- la provoca di Marsia con Apollo, o con Olimpo in genere di mu- sica. Una tal gara fu dagli scrittori posta in rapporto con le gare del- la palestra ove davansi premi ai vincitori, e da ciò se n'è voluto trar- re una prova che ogni vaso dov'è dipinta la contesa di Marsia con Apollo abbia servito di premio ad un qualche vincitore della pale- stra '. A generalizzar peraltro la massima riferita, fann'ostacolo le tre rappresentanze delle tavole CGGXXXVI, CGCXXXVIII e CGGXXXIX,

I Ved. la spiegazione della tav. cccxxxm.

TAVOLA CCCXXXVl 63

dove l'anzidetto satiro stas^^ne assiso come gli altri suonando le tibie, ma senza la presenza del competi ttr- e. Questi due chiari esempi fanno atte- nuare il sospetto che il principale -^cTcretto del pittore nell' eseguire questa rappresentanza fosse realmente qc^Uo di additare una gara, per quindi porla in rapporto con le gare della pcAo(;\^yq_ Apollo non comparisce mai contendente con Marsia , ove le figure b«^«o accom- pagnate da epigrafi ■; talvolta il dio non ha neppur la cetra .»idi- cante il mezzo d"" eflfettuare la gara ^. E per quanto nella favola di Marsia nessuno scrittore antico abbia introdotto Diana, pure i pitto- ri de'vasi l^han sempre posta in compagnia d'Apollo, dove rappresen- tasi la gara di Marsia o altra simil favola analoga ^ ; e per questa parte non saprei vedere un patente rapporto ti'a i riportati dipinti e le gare della palestra, colle quali osservazioni vengono, pare a me, in - debolite quelle ragioni per cui tendevasi a giustificare il supposto, che il vaso dov'è la pittura delle due tavole CGCXXXII e CCCXXXIII debbasi tenere per vaso dato in premio a qualche vincitore negli esercizi della palestra, come ha supposto il eh, sìg. Dottor Braun ^. Sicché dietro il sentimento di questo illustre archeologo pare che i greci artisti di questi vasi abbiano preferito allusioni che più na- scondonsi di quello che si manifestino prontamente, e spesse volte hanno usato allusioni portanti carattere quasi d'enigmi, i quali paion chia- ri, graziosi , e sagaci a chi ne ha penetrato il vero senso , e infine vuole il prelodato Braun che il suo vaso appartenga alla classe di siflatti enigmi. Soggiunge poi che trattandosi d' enigmi è permesso d'esporre anche la meno sensata spiegazione, e la più strana soluzio- ne ^. Se dunque nel dare ancor io una interpetrazione alla enigma- tica rappresentanza delle accennate sette tavole di questi monumen- ti non colgo nel segno, sarò almeno scusato.

I Ved. le tavv. cccxxvii, cccxxxii. 4 Vaso di premio col ratto del a Ved. le tavv. cccxxvii, cccxxvui Palladio, e la gara da Marsia

cccxsix, cccxxxi. ad Olimpo. Roma 1837.

3 Ved. le tavv. cccxxvi, cccxxvu , 5 Ivi pag. 11, 12.

cccxxvm, cccxxix, cccxxxi.

64 DEI VASI FITTILI

Si tenga il lihicine per Marsia, o Sile-^^p-^ppo, o Pan, o Molco . o Como bacchici personaggi che slann- •" ln'^go ^' Marsia, ma sempre per un seguace di Bacco, di cui )o -tesso Pan fa spesso le veci,ed è repu- talo frattanto il dominato-'^ "^'i tutta la sostanza materiale, mentre erede- vasi che i suoi rf."-<Jti'^i regolassero come quei d'Apollo l^irmonia delle gfgj,g gglpp/.-. tlcco l'armonia quale si tratta nelle accennate pitture. Fra le s<lre celesti risaltano in eminente grado il sole e la luna, i quali due massimi luminari si trovano più volte presenti in queste pitture. Apollo v'è inclusive distinto col nome di sole^' che si nomina anche Elio ^e la voce che leggesi sulla figura di Diana spetta in particolar modo alla luna, com^è dichiarato qualche pagina indietro ^, Sappiamo inol- tre, come dissi anche altrove , che Apollo era il capo delle muse, e che per esse era significato dai teologi del paganesimo tutto l'aggre- gato delle intelligenze ed energie delle sfere celesti 4. E che? non ve- demmo noi forse come nella presente tav. CCCXXXVI, anche in altre pitture, accennate più volte le muse ^ ?

Chiara è pur la lai^iune perché tassi Apollo vincitore di Marsia, che qui nella presente tav. tien luogo di Pan, ossia della celeste armonia. Noi sappiamo che nel cominciar della primavera il sole pre- sa la necessaria energia del suo corso, trattiene i propri raggi lun- gamente sulla terra per modo, che i giorni si fanno maggiori della notte, per cui gode la natura vegetante che prende d'allora in poi quello sviluppo fin a quel tempo impedito dai rigori della fredda sta- gione, quasi che il sole personificalo trionfasse di que'rigori come suoi nemici o antagonisti. E che tali pitture mirino a manifestare, sem- pre però enigmaticamente il tempo di primavera, si ricava dalla fi- gura di Minerva quasi sempre introdotta in queste pitture, senza che abbia una parte essenziale e dichiarata nella favola della contesa tra Marsia ed Apollo. Or chi non sa che Minerva è la Dea tutelare del

1 Tav. cccNxvu. 4o6.

2 Ved la lav. cccxxvii, e p. 44- 5 Veci, le tavole cccjxv, cccxxXj

3 Veci. p. 47- cccxxxii.

4 Monumenti etruschi, ser, V; p.

TAVOLE CCCXXXVI 65

mese di marzo in cui cadea l'equinozio di primavera? ' E poiché Marte ha doiuiciHo nell'Ariete di primavera » , cosi noi lo vediamo alla tav. CCGXXVI starsene in riposo presso Minerva. Non abbiamo dunque bisogno di ricorrere al rapporto di queste pitture coi premi che davansi ai vincitori dei giuochi palestrici per ispiegar 1' uso di queste stoviglie, mentre di per se stesse ci mostrano che il signihcaio delle rappresentanze loro alludeva quasi sempre, come ho cento vol- te mostrato , alle feste ed ai voti che fticevansi nella primavera e neir autunno per onorar la memoria delle anime de' trapassati, a gloria delle quali anime questi medesimi vasi ponevansi nei sepolcri, co- me ve li troviamo. Infatti chi avrebbe mai potuto spiegare col rap- porto della palestra il significato della tavola CCCXXXIV dov'è Po- lifemo con gran serpente al disopia del suo capo, ed una balena ai suoi piedi? Eppure coU'allnsione, sebbene enigmatica, all'equinozio di primavera mi riuscì facile darne contezza; ed ora dimostro col te- ma della contesa tra Marsia ed Apollo che i vasi dipinti degli antichi servivano principalmente ad onorare il morto, col quale seppellivan- si, dipingendovi qualche cosa d'allusivo all^anima del defonto col quale si trovano. Non vien peraltro esclusa dalla rappresentanza di Marsia con Apollo e Diana 1^ allusione al contrasto ed alla vittoria, men- tre sappiamo essere stato Apollo nella dottrina del gentilesimo il simbolo del sole di primavera, sul qual tempo dicevasi pure che Giove distrutti i perversi giganti , avea per tal mezzo ricondotta l'ar- monia nella natura : ecco dunque un' armonia vittoriosa nella pri- mavera simboleggiata da Apollo. Questa è la periodica sorte del- le stazioni in tutto il giro annuale del sole, paragonata cred' io a quella delle anime che dicevansi passate dai mali di questa terra alla felicità che loro era promessa negli elisi alla morte del corpo ^. In conseguenza di tali esempi noi potremo trovare naturalmente dipin- ti nei vasi mille soggetti che partecipano di contrasti e vittorie, sen-

I Monumenii eir., ser. i, p. 535, a (vi, ser. i, p. 5ii, e 535.

u, 388, 573, 716, v, p. iJ5o, 3 Ivi, pag. 723.

66 DEI VASI FITTILI

za che neppui' uno abbia un rapporto diretto alle gaie ed ai premi delle vittorie riportate nella palestra, giacché trovandosi tali eni- gmatiche rappresentanze nei sepolcri, è più naturale il crederle allusive alle anime che ai palestriti. Anche la luna sotto le forme di Diana ha parte in queste composizioni, inquantochè tiene il secondo luo- go presso di Apollo sole, talché si credeva dal gentilesimo che quel pianeta agisse immediatamente sulla materia che moveva col movimen- to di generazione, e che facea crescere e decrescere per le sue qua- lità o influenze particolai'i '.

Ora tornando all'esame della rappresentanza di questa CCCXXXVI lav. vi si vedono due donne con due nomi lor propri, ma che tengon luo- go di quelle muse che vedemmo già in altre simili rappresentanze ', poiché furon chiamate a decidere sulla gara della musica tra Marsia ed Apollo, ma già vedesi apertamente pei loro nomi che tengon luo- go delle sfere celesti, e deirinfluenza loro sul sistema dell'universo, come dicemmo, giacché 1' una chiamasi rAAHNH Tranquillità dell' at- mosfera, l'altra evaia la Serenità dell'aria , come dottamente spiegò il eh. Millingen nell'esporre il primo questo bel monumento ^. Que- ste due qualità della buona stagione esser sogliono un eifetto im- mancabile dei raggi solari che agiscono sul nostro orizzonte nella primavera. Il timpano che ha in mano una di lorolo troviamo ripetuto presso altra musa ch'é alla tav. CCCXXX. Non ci faccia poi maravi- glia se in luogo di Apollo qui si vede star Bacco indicato anche dal- l'epigrafe AioNYsos, giacché qui, a tenore di quanto anteriormente di- cemmo, non v'é la gara tra Marsia ed Apollo, ma la semplice rappresen- tanza della bella stagione di primavera. Lo stesso satiro ne un cenno anch'esso col suo nome kumos il banchetto, alludendo al piacere della vita. Nulla dirò di Bacco dopo quel tanto che si é detto in quest'opera sulla relazione dei vasi dipinti, e questo nume protettore delle anime.

1 ÌMonum. etr. ser. v, pag. 4o5. vascs grccs de la collection de

a Vcd. le tavv. cccxxv , cecxxix , sir lohn Coghill Bari., piane, xix,

ccrxxx , cccxxxii. pag. 19. 3 Millingen, Pcinlures antiqucs de

67 TAVOLA CCCXXXVII.

Nel presentare in rame questi tre giovani palestriti ammantati chi del tutto, e chi da un braccio e da una spalla nudati , vengo a dare una idea di una gran parte delle pitture che trovansi nei rovesci de'vasi dipinti. Dico nel rovescio, perchè tale vien cai-atte - rizzala la parte del vaso, dove appunto queste figure dipintevi sono per oidinario più rozzamente e ti'ascuratamente eseguite che quelle della parte opposta, ove non di rado son rappresentanze mitologi- che. Io volentieri mi unisco col dottissimo sig. dottor Braun a dichiarare questi mantellati di palestrico rapporto ', e tali pur li dichiarai ragionandone all'occasione di spiegare i monumenti etru- schi del museo chiusino' ed altrove; ma non ne trassi argomento che per avere il vaso pitture di palestrico lapporlo sieno stati per- ciò i vasi stessi di uso palestrico , vale a dire che abbian servilo di premio nei giuochi della palestra o in altri che fossero , come ne argomenta il sig. Braun. Che se premi siffatti fossero stati di- spensati ai vincitori de' giuochi , Pindaro come altre volte ho pur detto ^, non avrebbe trascurato di descriverne i soggetti ivi dipin- ti. Piuttosto vedo in que' giovani la cultura delle virtù, che daj loro precettori, notati dal bastone che han come qui nelle mani in segno d' autorità non meno che della disciplina dottrinale, loro comunicavansi ; per mezzo delle quali virtù, qualora dagli uomini si fossero conseguite, era insegnato che ottenevasi il premio della beatitudine negli Elisi , come davasi un premio ai vincitori nelle palestre , non però di vasi dipinti , giacché nessuno mai ne parla , ma bensì questi vasi n' erano una allusione in rapporto a quelle anime che morendo da virtuosi passavano a godere il premio del-

1 Ved. p. 55. 3 Monumenti etruschi, ser. v, p.

2 Inghiraiai, Mus. Chiusino, lom. i^ i^. pag. 98.

68

DEI VASI FITTILI

la beatitudine, a significazione ed a memoria di che si ponevano i vasi dipinti nei sepolcri, come tutt'ora ce li troviamo.

TAVOLA GGGXXXVm.

Ecco il tibicine sedente , ecco le donne che lo circondano co- me già vedemmo in varie delle tavole antecedenti ; sicché diremo che ancor qui s'è voluto rappresentare, come in esse, l'armonia del- le sfere celesti; v'è di più un satiro dansante; e siccome sappiamo da Luciano che i balli presso i Gentili non di rado rammentavano il moto degli astri ed il variato incontro e combinazione delle stel- le fisse col sole, con la luna, e con gli altri pianeti ', dunque cre- diamo che questa composizione non sia che un variato modo, usato dai pittori dei vasi di rappresentare la celeste armonia delle sfere , come accennammo delle altre pitture avanti a questa. Sarà inutile ch'io torni qui a dimostrare l'antica dottrina della relazione credula dai Gentili fra le anime umane , ed il passaggio loi'O negli astri, e del movimento e scambievole loro incontro, giacché di ciò dissi non poco nell'opera dei Munumenti etruschi =, e nella presente dei vasi dipinti. Qui si vede un'anfora vinaria, dove il satiro appog- giasi, e lo stesso vaso lo troviamo alle tavole GCGXXVIII, e CCCXXIX, senza che finora ne abbiamo penetrato il significato. Questa pittura fu pubblicata per la prima volta nella seconda raccolta Hamilto- niana alla tav. XVIII del tomo III , ma senza nessuna osservazione speciale.

TAVOLA CCGXXXIX.

Anche la tavola presente di num. CCGXXXIX fu pubblicata nel- la seconda raccolta Hamiltoniana colla seguente illustrazione. « Cre-

1 Lucian. Op., toni. II, pag. 27 1 , u Ser. V, p, no.

§ :, P- 278' § '7-

TAVOLE CCCXXXIX E CCCXL. Gq

devdsi generalmente, al dire di Fornuto, che non vi fosse cosa più cara a Rea quanto il tamburo, il timpano, il Haute e la face. Le veniva poi otFerto il cuore come un principio della vita ', poiché si credeva ch'ella presedesse alla generazione ». Ciò premesso fece "in- dicare ali Italinski esser la presente comnosiz.ione rappresentante un sacrifizio fatto alla mentovata Dea 2. Jsoi vediamo difatti nei per- sonaggi qui disegnati gli oggetti notati come cari a quella divinità. Un satiro porta in mano una face ; una dansante menade suona il tamburo o timpano che debba credersi ; il satiro sedente suona le tibie o [lauti, e l'altra menade sostiene una tazza, entro la quale appa- risce un cuore. Non è difficile che questo tal sacrifizio fosse tra le rappresentanze che racchiudevano una mistica allusione al mo- vimento degli astri, ad imitazione de' quali erano stati istituiti i primi balli degli uomini, come bene intendesi dal trattato di Lucia- no De saltatione.

TAVOLA CCCXL.

Il mitico significato di questa rappresentanza non dovrebl/ es- sere gran fatto differente da quei delle tavole antecedenti. Il sati- ro sedente ha in mano soltanto un tirso , e non già le tibie , co- me vedemmo negli altri , ch^ io credo analoghi a questo . È però assiso qual dio Pan rappresentante tutta la natura riconcentrata in stessa. Gli altri personaggi o ballano o preparansi al ballo , o per meglio dire si dispongono ad errare quai forsennati per cele- brare sulle scoscese montagne, come dice Euripide, le augu- ste solennità delle baccanti ^. Se osserviamo la prima delle femmi- nili figure, a destra del riguardante, par che ponga in effetto quan- to prescrivevasi dal demiurgo, il quale, secondo lo stesso Euripide,

1 Phornut. De natura Deor., pag; posseduti dal cav. Hamilton toni. 146. Il, tav. L.

2 Italinski, Pitture de'vasi antichi 3 Euripid. (n Bacc. act. i, v. iZi.

Fas. Tom. IT. 10

JO DEI VASI riTTII.I

COSI (liceva a'baccanti; veslitevi della pelle di cervio hrizzoluto; ai- malevi <li basloni e di sferze che ispirino un sacro orgoglio; venite lutti alle danze di Bacco. Si comprende ancora in qual modo (jui siano due personaggi che seco recano il timpano. I coribanti ne furono , come segue Euripide , gì' inventori e depositarono presso Rea questo strumento, fatto per accompagnare il canto delle baccan- ti, ma i satiri colpiti dal di lui suono , 1' ottennero dalla Dea e se ne servirono a celebrare le danze trieteriche ' . 11 complesso di questa rappresentanza par che racchiuda una dottrina animastica stabilita poi chiaramente da Platone, ed espressa con simboliche fi- gure dal pittore del vaso; non aUriraenti che dichiarata <lal plato- nico nostro Marsilio Ficino, e da Plotino, di cui si fa interpetre : « chiamasi natura ed anche Bacco, egli scrive, la potenza vegeta- tiva dell'anima mondiale 2. » Ecco schiarito in qual modo è bac- chico il personaggio assiso che in qualità di Pan sedente rappre- senta il complesso della natura mondiale. Ma sentiamo come pro- segue il filosofo. " L'anima del mondo, quasi un mondano Apollo, canta nella natura ed in cielo tocca la cetra, essendo lo sviluppo e la rivoluzione della natura di lutti gli esseri un'armonia forma- la di molti canti e suoni, come in cielo l'ordinata disposizione de- gli astri, il cui moto vien detto il suono d' Apollo, diretto alla con- servazione costante dell' armonia naturale. Per lo chele anime nostre quasi tripudiando concordemente, adattano e conformano a tale ar- monia i loro periodi tanto nella discesa , quanto nella permanenza nel mondo, come nel ritorno all' empireo ^ ". Noi vedemmo nelle lavole antecedenti Apollo concorrere col bacchico Marsia nel ci- mento musicale simbolico della ordinata disposizione degli astri, se- condati dalle anime, come fin da principio accennai 4,

I Eurip. cit. V, p. 299.

a Ficin. Conimpul. in Ploliii. phi- 4 ^'oiiuin. etr. ser. n, p. 5^6, e

los. Platon. Ennead. ly, lib. ni, scr. v, p. 4^6, e la spiegazione

e. XI, p. i()3. delle tavole aulecedenli di (jue-

3 Ficiu cil. ap. i Monum. etr. ser, si' opera.

TAVOLA CCCXLI.

Chi sa che ancor questa composizione monocromala non abbia qualche rapporto con quelle, dove trovammo la favola di Marsia per allusione al moto armonico delle sfere celesti? Me ne sospetto il veder qui sedente il satiro, che per ordinario è rappresentato nei vasi con azioni di forzato movimento, e sedente lo vedemmo in tut- te le altre composizioni che giudicammo aver con Marsia qualche l'apporto.

TAVOLA CCCXLIL

Il soggetto sedente qui non è più un seguace di Bacco, sicco- me vedemmo nelle contese d'Apollo e RL-irsia ed in altri analoghi sog- getti , ma Hacco srehso assiso . (jual sia poi Ja significazione dei baccanti concorsi ad attorniarlo, io non saprei dirlo , quantunque si veda che non lieve analogia vi dev^ essere tra questa pittura e le antecedenti . Dirò soltanto che le rappresentanze di questo genere sono le più frequenti che siano state dipinte nei vasi tro- vati fin' ora nei soli sepolcri, lo che fece dire a più d'un archeolo- go che questi vasi potessero esser sepolti cogl'' iniziati ai misteri di Bacco.

TAVOLA CCCXLin.

Non è mai abbastanza lodata Ja composizione di questo ballo , e la grazia colla quale sono atteggiale le figure introdottevi . Che mai sia lo strumento che suona il genietto alato non è peranco ^ nostra notizia . Quello che tiene fra le braccia la donna sedente è un trigono, come ebbi occasione di ripetere anche altrove ', Al

1 Monum. eU'uschi, ser. \, tav. xlv, pag. 455.

72 DEI VASI FITTILI

D'IIaacarville che lo pubblicò ', furon grati molli pittori di vario genere che tutto o in parte l'han ripetuto nelle loro composizioni.

TAVOLA CCGXLIV.

Questo soggetto manifestasi chiaro per un sacrifizio, ma non è facile indovinare a qual divinità sia diretto, da chi olFerto , fjual sia la liturgia praticatavi. L'uomo barbato liba il vino colla taz- za suir ara ardente, ma non si concepisce quel che abbia in mano il giovine eh' è pure accanto all'ara, se focaccia o altra cosa , per qual motivo sia ammantato a similitudine dell' uomo barba- to e libante, mentre l'altro giovine, che accosta all'* ara la porzio- ne della vittima accomodata nello spiede per arrostirsi, è tutto nudo. Molto meno s^intcndc il signidcato dell'altro personaggio seden- te con bastone in mano, voltando il tergo al sacrifizio che si prepara.

TAVOLA CCCXLV.

La pittura con figure nere in fondo giallastro esistente in un bel vaso degli scavi vulcenti, e pubblicato dall' instituto di corri- spondenza archeologica ^, ollVe un modello cV una delle più belle, e più energiche rappresentanze d un combattimento con arcaico mentito stile. Cominciamo pertanto dal render conto del soggetto rappresentatoci, ch'è la morte di Achille; e poiché la composizione è attorno al corpo del vaso , così ne principieremo la descrizione dalla Minerva, la quale sta in piedi con veste ristretta e senza pie- ghe, avendo in mano una lancia, ed essendo in parte coperta da una egida guarnita da sei ser|)enti. A lei davanti sta il guerriero Aiace in atto di proteggere il corpo dell' estinto Achille, ferito in un cal- cagno eoa una freccia da Paride, il quale si vede coH'arco teso, in alto di vibrare uno strale ad Aiace. L'uno e l'altro egualmente che

I Aiiiiquités etnisques, grecques et 2 Tom, i, lav. u.

roni, toni, iv, pi. cxxi.

TAVOLA CCCXLV.

Achille hanno i nomi apposti pi-esso di loro R\Rl, l\<iR'^, R'ì'ì-l-i^-'VÌ- Un altro guerriero chiamato lO(|VJD Glauco, ha già legata una cor- da al piede d'Achille, onde impadronirsi del corpo di quell' estinto eroe; sicché Aiace combatte per difendere il corpo dell' estinto a- mico, acciò non abbia il disonore di cadere nelle mani dei loro ne- mici. Egli dunque combatte solo contro cinque, ed è assistito dalla sola Minerva sua protettrice. Dopo i nominati guerrieri evvi Enea AINEE2 con un incognito suo compagno d' arme, che credesi Ageno- re , e quindi il figlio di Priamo chiamato i-EOAOqus, ed un altro di più col nome ETirmoE, del quale nessun autore fo menzione. Fra i cinque antagonisti d' Aiace, Leodoco è già ferito, avendo tuttavia nella gola fitta una lancia per cui cade al suolo. Un altro antago- nista di Aiace, Glauco occupato a trar via il corpo di Achille vien

ferito nei fianco, ed r»"!' raAcrp cK.t\ntrt Xrtnho Fo'r'rr'" '"ibm da

lungi r asta contro il solo Aiace. Dopo gli additati personaggi se- guono in giro nel vaso, e qui a sinistra dello spettatore, i due sog- getti Diomede aiomeaes, che si fa curare un dito dal suo amico Ste- ndo sQEnelos. Questi ha deposto lo scudo, e l'elmo per meglio ese- guire la chirurgica sua operazione. Una'altra rappresentanza orna il collo del monumento medesimo, cioè due efebi a cavallo, P uno in faccia dell'altro, separati da una pianta ornativa. Sopra ciascun cavaliere vola rapidamente un uccello che sta ad indicare, secon- do il eh. Hirt Tinterpetre di questo bel monumento, la corsa di que' giovinetti , ma d'una maniera simbolica. Dall'altra banda in luogo dei giovani equestri vi son due galli , che il già lodato in- terpetre tien per indizio, che il vaso era destinato ad esser dato in premio a colui che riporterebbe la vittoria nella corsa equestre. A convincermi pienamente di ciò, mi occorrerebbe dimenticarmi di quella massima del gentilesimo che la vita doveasi accompagnare con una serie di fatiche virtuose , in premio delle quali era pro- messa dopo morte una vita nuova e beata '; tantoché i contrasti e

Monuin. elrusclii, sir. m, p. aig.

74 DEI VASI FITTILI

le vittorie, die in variato modo s' incontrano nei monumenti anti- chi riferiti ai defonli, possono alludere agli estinti medesimi, pei qua- li si trovano adoprati. Inclusive i galli colla lor virti\ nel combat- tere fra di essi possono essere stati dipinti in un vaso destinato ad un qualche morto , per significare il di lui valore nel combattere da virtuoso nei contrasti della vita, onde partirne vittorioso per esserne premialo dopo la morte, ed è perciò che i morti fin d allora ed anche presentemente si mandavano e si mandan coronati al se- polcro '.

Quinto Smirneoci somministra una particolar narrazione del fat- to f|ui dipinto. Secondo lui Apollo presentasi come avversario e s' oppone al furore d' Achille, e lo ferisce nel piede per cui 1 eroe cade spirando . Allora incomincia il combattimento attorno al suo

coi-po. -i.:«^- j -! T -:,i^ /l'Fiiea, d'Age-

n^iie e di Glauco. Quest'ultimo è ucciso. Ne segue poscia uua cnui- pietà fuga dei Troiani, col furor della quale il corpo d'Achille fu ripreso, ed onorato di magnifici funerali 2. Il principal gruppo del- la nostra pittura corrisponde alle parole di Quinto Smirneo. Vi si vede Achille forato al calcagno da una freccia sleso al suolo. Aia- ca difende il corpo dell'eroe, col ferir Glauco in un fianco, perché voleva tirare a il corpo d Achille per mezzo d una corda. Si vede Paride che ritirandosi scocca tuttavia qualche dardo ad Aiace. Enea ed Agenore seguono tutt' ora a combattere. Fin qui la narrazione di Quinto Smirneo corrisponde a questa pittura, ma sul nostro va- so un altro guerrieio chiamato Echippo troiano sconosciuto, com- batte con la lancia contro d' Aiace , mentre un quarto eroe nomi- nato Leodoco, figlio naturale di Priamo, cade a parte sinistra d'Enea ferito da un dardo che gli fora la gola. Questi due ultimi eroi , egu.almente che il gruppo di Stenelo e di Diomede, di cui Quinto Smirneo non fa motto, dimostrano che il nostro pittore attinse Pe-

I Moiiumpiul etruschi, strie i, ^^ Q- Smiinaciis, Parallp., 1. ui, v.

pag. 4o5, 4t'6. 37 et V. 2i3-2i5 et r. 277-

TAVOLF, CCCXLV E CCCXLVI. 73

spressa coiiniosiz.ione da altri racconti, e che in generale il combat- timento attorno al corpo d'Achille era narrato in dillerenli manie- re. Cos'i l'eruditissimo L. Uirt ', il quale aggiunse (jualche ritlessio- ne sopra d'alcune particolarità del disegno. Gli occhi delle figure son tondi e quasi animaleschi , il naso disegnato in un modo assai pronunziato nei profili, e in fine i capelli che nelle teste scoperte discendono fino alle spalle, come qui nelle figure di Minerva e di Stendo. I cimieri son chiusi dalle due parti del volto. I panni at- taccati alle corazze e che attorniano le coscie e al disotto una ve- ste senza pieghe, forse fatta di quoio. Il disegno è negletto in varie parti, ma dimostra una certa destrezza dell'artista che l'esegui ^. Se peraltro è permesso il supporre che l'artista abbia voluto aiFetlare nella sua esecuzione un arcaico stile, come pare esser più volte ac- caduto nelle pitture de' vasi , In tal caso non potremo trarre serie conseguenze dallo stile di questa.

TAVOLA CCGXLVI.

La pittura a figure nere della bella idria proveniente dagli sca- vi dell'antica Vulci qui riportata, è stata in vario modo rammenta- ta nei libri d'ai'cheologia , dove ognuno può leggere le descrizioni ed illustrazioni delle sue pitture ^, mentre qui non intendo di re- carne che un breve cenno tratto dal parere dell'ultimo de'suoi il- lustratori, ch'è il eh. Ambrosch. Sul collo dell'idria son dipinte in giro le mura di Troia presso i cui merli stanno le sentinelle, che secondo Omero essendo scampati dal furore d'Achille stavansi cal-

1 Monum, de l'Instit. di corrispon- de' signori Candelori , pag. 79 .

denza arcbeologica p!. li. Annali Annali dcll'inslilulo di corrispon-

deirinstitulo cii,, \ol. v, p. 22^, dcnza archeologica, ioni, in, anno

anno i833. i83(, tav. xxxiv, Schliutig,, La

a Ivi, pag. 23i. Gn des Priamides , p. Sgi, Am-

3 Fossati, BuUettino dell' instituto brosch , pag. 36"g . Amati, Vasi

di corrispondenza archeologica Eiiii'cl-i o Italo'grcci giornale ar-

deir anno 1829, num. vii, Vasi cadicu 18 '.gj agosto.

y6 DEI VASI FITTILI

mando la sete ', e 1 arciere che scocca il dardo mostra che ne son lontani i nemici. A destra del riguardante sta Andromaca accom- pagnata da due ancelle, in atto di timore, percliè il giovine figlio s'è scostato dalla città, sa rinvenirlo col guardo. Il principal per- sonaggio della più bassa parte e più nobile della pittura è Neotto- lemo il tiglio d' Achilie , che propostosi d' estirpare la famiglia di Priamo , avendo sorpreso il figlio di Ettore, lo sfacella impetuosa- mente perquotendolo sull'ara ov è il tripode d'Aj)ollo Timbreo. Al- l'incontro del tripode si trova la porta Scea come ricavasi dall a- strusa epigrafe segnatavi al disopra ukta?, e da essa ebber 1' egresso i Troiani dalla città per andar contro a'Greci ; e di fatto vedonsi due personaggi coi loro cavalli uscir fretlolosamente dalla città per andare a soccorrere il giovanetto Astianatte, e liberarlo dalle mani del figlio d Achille. Minerva che fu sempre nemica dei Troiani si fa loro davanti, alzando l'asta come se volesse impedire che il figlio di Ettore fosse liberato da quella morte, alla quale era già destinato, volendo ella ad ogni costo, che senza ostacolo facciasi l'ultimo esler- minio d una schiatta a lei tanto odiosa. L'albero ch'è davanti a Mi- nerva serve, secondo l'inlerpetre, a notare che 1' avvenimento qui e- spresso accadde in pien'aria, vicino al tempio d'Apollo Timbreo. Chiu- deremo il nostro ragionamento col dire uniformemente al sig. Giu- lio Ambrosch, come riflettendo che Astianatte è fanciullo, che si è allontanato dalla città, che la madre stessa accorre sui propugnacoli, sollecitata forse dell'indugio di lui per cercare alcuna novella , non sappiamo che opporre al parer di coloro che riconobbero nel vec- chio chinato a terra, qual supplicante con capelli bianchi, il pedago- go di Astianatte. Imperocché essendo questi unica prole di real sangue, ben si addice che alcun custode siagli dato a compagno.

Riguardo poi alle abbondanti epigrafi, delle quali va fregiato il fondo del nostro vaso, non v'è stato finora ellenista per quanto e- sperto che dal nome della porta scea in poi abbia saputo discifraie

i Omero, Iliade, xxii, a.

TAVOLE CCCXLVI, E CCCXLVII-XLVIII. 77

le scrittevi parole. Forse il pittore che volle nella composizione imi- tare un arcaico stile, per maggiormente animare ^espressione delle sue Ggure, alFettò un carattere di scrittura ed un linguaggio ormai disusato e per soverchia vetustà divenuto inintelligibile. Chiamo que- sta una imitazione dello stile antico e primitivo, perchè non credo che nell'età dell'arte, tuttavia rozza e bambina, si potesse fare una figura così bella come il nostro Trittolemo, cavalli come quinci vaso così ben disegnati.

TAVOLE CCCXLVII-XLVIII.

Non saprei tessere, per cos'i dire , un elogio che pareggiasse il merito della inedita anfora nolana qui esposta e dipinta nelle due facce, con due si ben disegnate figure bacchiche da me riportate in rame della grandezza medesima dell'originale, posseduto dal eh. sig. cav. dottor Pizzati, amatore intelligentissimo di tali antichi monu- menti, che ci serbano intatto il gusto del greco disegno. A varie figure di quest'opera, simili alla virile della tav. CCCXL\ II, fu dato nome di sacerdoti di Bacco, ma frattanto ogni volta che un'epigrafe l'accom- pagna, questa dichiara il nome pretto di Bacco AiONifsos >. E però vero che i sacerdoti e gerofanti del paganesimo, nelle sacre loro fun- zioni del culto, rappresentavano le divinità medesime, alle quali eransi dedicati ^. Io tantopiù non ometto di accordare a questo il carattere di sacerdote, in quantochè lo trovo in simmetria con una giovane dipinta nella parte opposta del vaso, che ora osserviamo alla tavo- la CCCXLVIII, la qual figura per avere in mano una face ed un vaso, manifestasi anche più apertamente dell' uomo per una sacerdotessa del medesimo nume.

1 Ved. la tavola cccxxxvi. tes. tom. iv, p. Sq^, 5gg, 602 e

2 Dupuis, Origine de tous les cui- 608.

f'as. Tom. IV- i i

78

TAVOLA CCCXLIX.

Questa pittura, tratta da un vaso della collezione del conte di Lamberg di Vienna, é stata pubblicata , ma scorreltamenle dal sig. conte di Laborde, ed in seguito il eh. sig. Millingen la fece incide- re di nuovo per una memoria inserita nelle Transazioni della Società Reale di letteratura di Londra, tom. u,pag. inS.

Aiace preso da una forte passione per f assandra, è rappresentalo nel- l'atto di rapire la sfortunata eroina, e la strappa dall'altare di Minerva, dove erasi refugiata, e neirattitudine di supplice tiene abbracciatala statua della Dea. La sola nutrice di Cassandra è presente, e sem- bra esprimere il terrore e 1' indignazione ispiratale da una simile azione. È costei designata dalla iscrizione tpo*os, e il nome di Cassan- dra, è ugualmente espressa dall'epigrafe kesaNAPA secondo il dialetto corrotto dei Lucani, che abitavano la parte del regno di Napoli, det- ta la Basilicata, dove il vaso fu trovato.

La statua della Dea è posta su d'un piedistallo. La di lei mos- sa è simile a quella del Palladio, e d'altre opere dell'infanzia del- l''arte. Essa è armala di cimiero, scudo e lancia, ma non por- ta né l^egida la testa della Gorgone, suoi ordinari attributi. Dei rami d'olivo, e de nastri de'supplicanti (ixETs^t'at), oll'erte ordinarie di quei che implorano la protezione divina, si vedono sull'altare, e so- spesi alle mura del tempio. Due schinieri compariscono sospesi pa- limente su quella parete e secondo l'iscrizione che l'accompagna ene- TEA. sembrano essere spoglie prese alla guerra ( Iva/ia ) , e che dipoi furono dedicate nel tempio. Qui non ostante Evjpsa per Evap« ' par che sia piuttosto sinonimo di ^■/.■AhTptx'^ A-rìtm, ovvero 'a7^^"'=< ^> epiteti di Mi- nerva, allusivi all'uso di consacrare a questa Dea le armi di un ne-

"Zvxpu. (3ooTÌ£VTa . Iliad. Z, vers. a LycopKron, Cassandra, vers. 853.

480. 3 Hotuer. IliaJ, E, vers. ^65.

TAVOLE CCCXLIX E CCCL. yn

rnico vinto; come nell'Iliade Ulisse consacra a Alincrva le spoglie di Dolone '.

All' appoi^gio di questa spiegazione del nome 'Evèpca , T autore aggiunge, che le appellazio.ni Euuw ed EvuaWa da alcuni date a Miner- va , quantunque indicanti altre divinità guerrierCj sono come Evxtz derivate da evw ovvero Kvxipa e conseguentemente sinonimi. Si potrà dunque concludere, che presso qualcuna delle colonie greche stabi- lita in Italia, il nome di Evs^sa fosse stato usato qui in vece di quel- lo d Atene o Pallade, e secondo un uso comune in Italia il digamma F ovvero V fu sostituito alpE dell'" ultima sillaba. Quest'appellazione ENEPEA fu in seguito adottata dai Romani, che vi aggiunsero la pre- fissa f^ come in molte altre parole '-. Quest'addizione potrebbe ancora esser d'ugual natura che quella della impetrazione, in cui si sovente s'invocano le divinità. Così il nome di Menerva ^ che noi tx'oviamo accennato in quel di Minerva è stato formato dall'epiteto Eispsa.

Lo scopo deirautore di questa memoria, è stato di confermare la testimonianza di Dionisio d' Alicarnasso 4, che Roma era una città d'origine greca, e che v'era una perfetta identità fra le divinità, i riti, e le istituzioni religiose dei Greci e quelle dei Romani. E quan- tunque i nomi di alcune divinità abbiano subito dei cambiamenti , i nomi della maggior parte di esse sono formati o derivati da quelli de'Greci.

TAVOLA CCCL.

Chi non vede che l'intenzione del pittore di questo soggetto, fu che rappresentasse il celebre ratto di Cassandra, sacrilegamente com- messo da Aiace d Oileo a' piedi della Dea Pallade, la quale a tanto ardire del guerriero brandi minacciosa, ma invano, Pasta contro di

1 K, vcrs. 45<'5-463. tomo ii, png. 200.

2 Pompeius Festus. V. Mecastar. 4 Aulici- Rom,, lib. v", cap. 72,

3 Lanzi, Saggio di lingua etrusca,

80 r*EI VASI FITTILI

lui? La donna eh' è in siUiazione opposta all'eroe, sarà senza meno la nntiice di Cassandra, poiché per tale fu giudicata anche nellanle- cedente pittura; ed ambedue portano in mano un utensile finora ine- splicato, ma che si vede quasi simile in entrambe. La Dea, che è al disopra di Aiace, par che si debba interpetrare per Minerva ar- mata d' asta, coni' è a lei conveniente ed in atto di fare agire dal- l'empireo la di lei protome eh"" era nel tempio; questa è la pri- ma volta che troviamo dipinto nei vasi il nume che dall^alto dei cieli anima la statua che lo rappresenta. Le due figure l'una della don- na prossima alla nutrice in atto di maraviglia e spavento, P altra d'un uomo che armalo si a costa in aiuto d'Aiace, son due figure, a parer mio , dal pittore aggiunte alla composizione per empire in giro il campo che nel vaso doveasi dipingere. La civetta come ognun sa, é simbolo di Pallade, e la patera e il simpulo vasetto, ch'è get- talo ai piedi della Dea, pare che rammentino linutilità delle preghiere e de'sacrifizi della misera Cassandra, ormai destinata a seguir la sorte di Troia sua patria. Questa pittura spetta probabilmente ad un vaso della Magna-Grecia perchè data dal D' Hancarville tra i vasi Hamil- toniani '.

TAVOLA CCCLL

I vasi che io qui riporto, li trassi dalla seconda raccolta amilto- niana ^, ove son proposti all'osservazione de'dolti per la loro sin- goiar forma , e poiché in uno di essi riconoscesi qualche figura di cavallo, e nell'altro di un'anatra, cosi fu supposto che il primo fosse destinato ai sacrifizi di Nettuno, e l'altro a que'dei gemelli di Leda. Io peraltro non credo che vasi di s\ piccola mole e si ridicoli, fos- sero destinati ad usi cos'i serii; ma piuttosto voglio persuadermi, che

1 Tom. TU, tav. lvii. posseduti dal cav. Hamilton; to*

2 Fontani , Pitture di vasi antichi luo iv, tav. *.

TAVOLE CCCLI CCCLIl E CCCLIII. 8l

avendo in animo il vasaio di sodisfare alla liturgia gentilesca nel Au- di recipenti di terra cotta per chiudersi nei sepolcri, qualunque ne fosse la forma , che anzi par che si cercasse di variarla in cento e cento guise, COSI, credio, che il vasaio, a solo oggetto di variar forme ai suoi recipienti, abbia dato al vasetto superiore la forma d un ca- vallo carico di due grandi anfore vinarie, colle quali viene ad aver la sua soma, lo che nulla avrebbe da far con Nettuno; ed al vasetto inferiore per semplice capriccio abbia data la forma d'un' anatra. Dico ciò sul fondamento soltanto che negli scavi che fannosi dei se- polcri si trovano vasi d infinite forme e grandezze e non di rado di scherzose o ridicole rappresentanze; e forse questi eran fatti ad uso di lucerne.

TAVOLA CCGLII.

A dare un altro esempio della bizzarria di vasi sepolcrali, ne presento qui uno pubblicato già con diligente incisione dal eh. sig. Gargiulo , che in Napoli si tiene da taluno per un ritratto d'un sa- cerdote di Bacco, e bacchica coppia di giovani è dipinta nel labbro del vaso stesso , che suole aver nome di urceolo. Io poi credo che questa testa potrebbesi anche dire di satiro '.

TAVOLA CCCLIIL

In questa bella rappresentanza par che il pittore abbia confuso il pomo d'oro, che fu disputato fra le tre Dee, coi pomi ch'ebbe in dono Giunone dalla Terra in occasione delle di lei nozze con Giove. Di- fatti qui comparisce l'alata Iride, o la Vittoria in atto di aver con- segnato alla scettrata regina del cielo Giunone il pomo d'oro 2, che

1 Gargiulo , Raccolta de' monum, bonico, lav. 85.

i più interessanti del Mus. Bor- a Apollodor., Biblici., liv. n, § 11.

82 DEI VASI FITTILI

ella donò al consorte. Ma poi la stessa Giunone fa parte de' perso- naggi introdotti al famigerato giudizio di Paride, poiché nel dipin- to vi si vede Mercurio in atto di attender quel pomo per portarlo a Paride, che stassi assiso col suo cane a lato. Vi si vedono pure le tre Dee, Minerva armala; Giunone in ricco trono, come regina e consorte del gran tonante collo scettro in mano, sul quale è un cu- culo come la rappresentavano gli Argolidi; e Venere collo specchio in mano. Il vaso che ritiene questa pittura fu trovato nella Basili- cata, ed appartiene al sig. Gargiulo che lo ha puhblicato ' .

TAVOLA CCCLIV.

Un genio nudo ed alato è seduto su di alcune rocche , davanti a lui una sacerdotessa o una iniziata, involta in lungo peplo, par che trat- tengasi con questo genio; rappresentanza mistica, della quale è dif- ficile di caratterizzare precisamente il soggetto -.

TAVOLA CCCLV.

Seppi circa trent' anni passati, che in Pisa vari anni prima nel fare un pozzo, fu trovala una fornace di vasi di terra cotta, fra i rottami de' quali se ne trovarono alcuni dipinti a figure rosse e fonilo nero , i quali furon raccolti e depositati per ornamento al pubblico museo di storia naturale di Pisa. Di qualche tempo dopo passarono alla R. Galleria di Firenze e si confusero con gli altri vasi fittili di quella raccolta . Informato di ciò, io feci tosto le più diligenti pratiche ad oggetto di ritrovare tra i vasi dipinti della R. Galleria quei di Pisa, ed esaminato Tinventario degli oggetti d arte di quel R. stabilimento, per sorte vi ravvisai uno di questi vasi ,

1 Gargiulo cit., tav. i?6. ses grecs du compi, de Latnberg,

1 Ved- Labofde, ColUclion des va- tom. i, ^ignella xin.

TAVOLE CCCLV, E CCCLVI. 83

poiché il vaso stesso conservava il numero corrispondente nell^inven- tario eh' era 1' 86, e ne trassi immediatamente un esatto disegno che qui fedelmente riporto. Ognun vede che lo stile di queste pitture è tutto greco, e siniilissimo a quelle che sempre si trovano nella Ma- gna-Grecia, che sicuramente furono fatte da greci artefici. È dun- que assai naturale il credere, che essendosi trovata in Pisa la forna- ce, dove furono eseguiti que'vasi che mostransi di greca maniAutura, siano lavori di greci artefici venuti, in Pisa per far vasi dipinti. Tan- to io credo che si facesse anche altrove per tutta Etruria e inclu- sive a Vulci eh"* è la sorgente maggiore di s\ antiche stoviglie . Ma su di ciò son per fare qualche altra riflessione scrivendo delle ta- vole seguenti . I soggetti che vi si contengono a me semhrano del tenore medesimo dell'antecedente CCCLIV tavola, che l'erudito La- borde dichiara per una rappresentanza mistica , della quale è diffi- cile il dare una soddisfacente interpetrazione. Il giovanetto nudo e sedente avendo in mano un gran ramo bipartito, come vedemmo altrove in mano di Apollo ', potremo crederlo Apollo ancor questo, a cui da una donna si fan delle oflerle . E poi cosa dura il dover con- fessare, che dopo r esame di centi e centi di tali stoviglie, che han da una faccia uno o due o tre uomini ammantati, non se ne sappia per anco il positivo significato, qualora non si voglia esser paghi di congetture. Ho voluto riportare il vaso inedito nella sua forma, e colle respettive sue pitture ed ornati almen per metà, onde vedasi che in nulla diiferisce dai vasi della Magna -Grecia e della Sicilia.

TAVOLA CCCLVI.

Leggasi quel che scrive 1' erudito sig. cav. Millingen in pro- posito della pittura d'un vaso fittile in questa CCCLVI tavola ripor- tata ^ . « Vedonsi qui tre giovani quasi diacenti su i letti, davanti

1 Ved. le tavole cccxxvni, cccxxix. pi. viii.

2 IMilliogen, Peinturcs de vases gr.

84 DEI VASI FITTILI

a'quali son due mense escaiie senza alcun piatto, essendo giù termi- nato il lor pranzo. Il contegno di questi giovani fa vedere gli stra- vizi, ai quali si danno in preda; un di loro è tuttavia occupato a bere , e tiene in ciascuna mano una tazza che sembra alternativa- mente inalzare: forse facendo un giuoco del genere di quello chiamato cottabo, che neppure Ateneo ci sa descrivere in un modo chiaro ab- bastanza. Sul davanti del quadro è una suonatrice ed una danzatrice; la prima seduta sulla sponda d'un letto, suona il doppio flauto, men- tre la seconda ballando misura il tempo col batter de'crolali, o cim- bali che dir si debbono ' ".

« Era uso negli atichi pranzi di introdurre alla fine di ciascun servito, per divertire i conviviali, de'musici e de'giuocolatori d'ogni maniera. Le donne che esercitavano queste professioni, erano in generale del rango di meretrici ^. Questo genere di divertimento o di ballo chiamavasi acroamo. Zenofonte e Ateneo danno a questo proposito molte notizie. Due vasi in forma di catini son sospesi en- tro una spece, di rete alla muraglia, ove si vedono ancora due cir- colari oggetti che si posson credere due corone , e v' è pure una lira. Presso i Greci la musica era una parte essenziale dell' educa- zione ^, e nei conviti suonavasi alternativamente la lira ed il flauto ».

« Simili rappresentanze trovansi spesso dipinte su i vasi , ove amavasi di porre soggetti esprimenti la gioia e il piacere . Il vaso che mostra questa pittura, fu trovato presso Agrigento. Nel rovescio sono tre efel)i che si trattengono fra loro ». Cosi 1 erudito Millingen. lo vi aggiungo l'osservazione, chela tazza inalzata da uno dei recom- benti, è ornata al di sotto in modo, che non se ne trova mai alcuna tra i vasi fittili sepolcrali, quasiché i vasi potori e d'uso domestico fossero di tutt'altra foggia dei sepolcrali.

1 Aihaeneus, lib. xiv, cap. 39. Athen., 1. iv , cap. 3.

1 liooicr. , Iliad. , lib. xviu , 6o4' 3 Ailien., I. xiv, cap. 22.

85 TAVOLA CCCLVII.

Quel misticismo, del quale i greci pittori de' vasi fecero un uso frequentissimo nelle loro composizioni, pare che andasse a rallenta- re in Toscana col decailere del'e arti. 1 bassirilievi delle urne cine- rarie di Volterra, di Chiusi, e di Perugia, che si giudicano d'un epoca più che adulta nell'arie, non serban vestigio del misticismo indicato. Ma Chiusi ', e Pisa ' hanno dati de' vasi, ove le mistiche rappresentanze «bber luogo, e qualche traccia pure ne dettero i vasi dipinti trovati nel- l'agro volterrano insieme colle urne cinerarie. Io dunque sempre più mi confermo nel credere che, nel fanatismo delle mistiche rappresentan- te, vari pittori greci istruiti delle misteriose dottrine sian venuti in Italia , e sparsi nei paesi, ov'era maggiore il lusso della inumazione de'cadaveri, slensi dati a dipinger vasi per chi ne avesse voluto acqui- stare, e se ne fecero da costoro in Pisa, in Chiusi e specialmente in Vulci, ove se ne son trovati in numero prodigioso ed altrove spar- samente in Etruria. Chi non accettò quella mistica religione, mancò di por vasi dipinti ne' propri sepolcri , o non vi si adattò che assai tardi. Volterra è fra questi ultimi luoghi. Frattanto i greci pittori vedendo in decadenza il credito dei loro lavori, par che abbandonas- sero questo paese, ed allora fu che i nazionali presero impegno di fabbricarne da medesimi. Non sapendo peraltro trattarne i miste- riosi soggetti al pari de'greci, contentaronsi di rappresentarvi in qual- che bizzarro modo de' contrasti, che significasser quei delle umane vicende, nelle quali dal gentilesimo era prescritto di portarsi con virtuosi modi a guisa di eroi. La pittura della tavola CCCLVII, che inedita esibisco allo spettatore, ha i surriferiti caratteri. E in un vaso d'ordinaria forma trovato a Volterra , ov' è dipinto da una parte e

I Ingbirami, Museo chiusino spar- a Ved. tav. cccliv.

samente.

Fas. Tom. IF. 12

8t) DEI VASI FITTILI

dall'altra un uomo che alTerra un glande uccello in alto di vileilo con una clava uccidere , mentre il volatile rabbiosamente lo assale e lo morde. Lagolfaggine di tutto il disegno, abbastanza di per sé, ma- nifesta che per lo innanzi operavasi con miglior maestria . La fa- vola delle grue, che si battono coi pigmei, non potette avere presso gli Etruschi alcun mistico significato, se noncfuello del combatt''"enlo e contrasto. Quando Omero nel suo divino poema dell' Iliade ' ram- mentò che le grue gncireggiando coi pigmei facevano grande schia- mazzo, non ebbe altro fine che di usare una comparazione fra le grida dei Troiani e quelle di tali uccelli, che, a vero dire, si fan sentire assai da lontano. Vero è peraltro che nell' Egitto questa favola ebbe un significato più serio, di che parlerò in seguito; ma non credo che gli Etruschi volessero applicar quel senso alle pitture, che ripetevano su i loro vasi, de'quali proseguirò qui a trattare.

TAVOLA CCCLVm.

Il vaso dipinto, che in contorni faccio vedere qui copiato, pro- viene dai sepolcri di Volterra , ed è attualmente nel museo etrusco di quella città. Io ne riporto inclusive la forma, perchè si veda quanto degenera dal gusto squisito de' Greci, anche nel dar forma ai loro vasi di terra cotta, e perciò lo giudico un prodotto dell'arte in decadenza eseguito dai nazionali d Ktriuia , dopo che i Greci ne aveano abbandonata in questi paesi la manifattura, e gli Etruschi vi si erano sostituiti. La favola del contrasto dei pigmei con le grue è la stessa che videsi trattata nella tavola CCCLVII . Qui v' è di più la pittura del collo del vaso, dove è ripetuto con depravato gusto il soggetto medesimo, consistente in due cavalli presso una colonna. Già dissi nella spiegazione antecedente che i pigmei combattenti colle grue rammentavano i contrasti della vita. Ora soggiungo esser quei

1 Lib. Ili, ver. 3, 6.

TAVOLA CCCLVIII. 87

cavalli un segno delle gare equestri , che tendono di giungere alla meta, che segna la loro vittoria, indicata qui dalla colonna che \e- desi nel mezzo ai cavalli . E insomma tutta la rappresentanza il simbolo deiruomo, che dopo i contrasti della vita giunge nel morire alla meta d'un eterno e beato, non che onorevole riposo. Così noi vediamo nelle urne cinerarie etrusche, frequenti rappresentanze di combattimenti, come qui le grue combattenti coi pigmei, e su cia- scun coperchio del suo cinerario osserviamo scolpito il ritratto del defonto già coronato in guisa di trionfante, starsene in riposo a godere un beato simposio. Ebbe a vero dire la favola delle grue un altro significato più misterioso, ma non so se gli Etruschi la prendes- sero nel senso medesimo. E noto che il nome di pigmeo corrisponde in greco idioma a quello di cubito , col quale misuravasi 1' escre- scenza del Nilo. Le grue che schiamazzano, annunziano coi loro stre- piti quella stagione, in cui si abbassa il Mio di vari cubiti d' acqua, e la loro scomparsa fìnge la morte de' pigmei cagionata dalle grue, vale a dire nel tempo che quei volatili schiamazzando passano per 1 E- gitto, ed allora fertilizzato il suolo di quel paese se ne attende ubertosa raccolta. Questo significato simbolico è cagione, come dissi anche altra volta ', che il contrasto dei pigmei colle grue si trovi ripetutissimo nei monumenti antichi di vario genere, ma particolarmente nei se- polcrali, e più che in altri nei vasi dipinti, mentre è questo un sim- bolo di una futura felicità che debbono attendere i giusti dopo la morte. I greci pittori han replicata nei loro vasi questa rappresentan- za ' e gli Etruschi han probabilmente voluto imitarli nel frequentare untai soggetto nelle pitture loro, forse anche senza confondersi nella provenienza egiziana di questa favola, ove il carro trionfale espres- so nel collo del vaso non v' è richiamato.

1 Galleria omerica o raccolta di ques, tom. i. pi. LXni ; e Tisch- monumenti antichi, voi. i. Iliade, bein, Pitture di vasi antichi pos- pag. ii5. seduti dal cav. Hamilloa , lem.

2 Millin , Peintares de vases anti* n, tav. 7. qucs vulgairement appelés etrus-

88

TAVOLA CCCLIX.

Quando trovaronsi a Canino gran quantità di vasi dipinti nei sepol- cri, aperti per caso, si pensò immediatamente che ivi stata fosse la necropoli d'una delle più rinomate città dell'antica Etruria, e tosto venne in pensiero che ivi fosse un d\ la perduta Vetulonia, la qua- le per alcuni rapporti non disdiceva a quel suolo. Riscaldata la fan- tasia da si nobile idea, fu immaginato, che nei vasi medesimi quivi se- polti, si dovesse in fine trovare qualche pittura, che ne confermasse il supposto. A tali ricerche parve opportuna la pittura del'a pre- sente CCGLIX tavola trovata appunto negli scavi di Canino, il cui proprietario scrisse a dilucidarla nei termini seguenti.

« Un giovane toro coronato di fiori e di una forma ideale si dis- seta in un vaso. Dietro al toro s'erge un tripode: un'alata giovane diademata getta nell'indicato vaso dell'acqua o dell'ambrosia. Dal- l'altra parte del tripode un'altra ninfa, coperta di vaga tunica, tiene in mano una lunga benda «.

« La femmina alata, prosegue l'erudito illustratore, sembra l'al- legoria del genio di Vetulonia T^itnlorum nutrix, e per approvato da scritti accreditati che quell'antica metropoli avesse dato il suo nome di Viialia o Italia alla penisola, e fra le etimologie del nome d'Italia dottamente sostiene potersi adottar quella, che appoggiasi sul nome d' lialos, che indica abbondanza di armenti, e fertilità di pasture; e soddisfatto di tali comparazioni chiude il suo dire , mostrando che nessuna parte della penisola non corrisponde meglio a questa eti- mologia che le nostre maremme, tanto pel fatto, che pel nome di Vitu- lonia . La tenia, che ha in mano la seconda delle nominate ninfe , indica, secondo il prelodato interpetre, il legame che riduce gli animali selvaggi allo stato domestico , e può in tal guisa fare allusione alla prima civilizzazione dell Italia. Questa pittura fu pubblicata in ma- gnifico sesto dal principe di Canino, che n'è il proprietario e l'inter-

TAVOLE CCCLIX, CCCLX, E CCCLXI, 89

petre; e nel catalogo ch'ei dette de'suoi vasi porta ilnum. S/ji. Qual sia poi 1' opinione mia relativamente al significato della pittura or esaminata, la dirò all' occasione di produrre altre pitture molto ana- loghe a questa*

TAVOLA CCCLX.

Il vaso or descritto ha un' altra pittura nella parte opposta, che pure fu notata dal suo possessore e descritta nei termini che se- guono. « Un uomo barbato nella forza dell'età, coverto di lungo manto e col braccio destro appoggiato ad una lancia^ sta in piedi fra due giovani matrone ammantate e coronate di fiori »: quindi nota per le iscrizioni al num. 54 1, 642, e 542 bis che dìcon soltanto il consueto kaAE kaìos kaaos <. Ma qual fosse il significato di quelle figure ammantate, fu da me in qualche modo accennato alla descri- zione della tav. CCCXXXVII.

TAVOLA CGCLXL

Il presente soggetto lo trovo tra le pitture de'vasi fittili pub- blicate dall' erudito U'Hancarville =, e vi ravviso Bacco sedente con ferula in mano avanti ad un tripode, a' cui piedi è guidato un to- ro da una vittoria alata, mentre un' altra di esse lo attende per in- coronarlo. Le due estreme figure, ch'io giudico un baccante ed una bacchica femmina, non le valuto come parti integrali al soggetto , perchè possono, come ho detto anche poche pagine indietro, esse- re introdotte qui dal pittore per ingrandire la composizione, poiché il campo do ve si doveva di pingere,non tollerava d'esser occupato da poche figure. Il toro guidato dalla vittoria, io lo riguardo come il segno del

i Bonaparte principe di Canino , a Antiquliés etrusques , grec. et

Museum elrusque, pi. x, pag. 65. rota., tom. 11, pi. 37.

gO DEI VASI FITTILI

bove celeste della primavera, simbolo della rivoluzione lunisolare, ossia del compimento dell' anno, che resulta dal movimento combinalo del sole e della luna, considerato nei suoi rapporti colla vegetazione annuale e colla fecondità universale, il cui sviluppo ogni anno tor- na neir equinozio di primavera , che secondo i calcoli astronomici cadeva molti secoli fa nel segno del Toro. Questo ritorno era dun- que considerato come un corso già compito, come il trionfo per es- ser giunto alla meta, come una riportata vittoria, per la quale rice- vere la meritata corona. Bacco stesso, in qualità di datore della vi- ta, presiede sedente a giudicare del pieno compimento di quell^ annuo corso, che ha principio nell' equinozio di primavera, allorquando il cole entrato nel segno del Toro celeste reca alla terra un calore che supera e dissipa il freddo iemale. E poiché il sole fu dagli an- tichi personificato in Apollo, cos'i noi vediamo il toro giungere a contatto col tripode allusivo ad Apollo medesimo. Se pertanto pren- diamo in considerazione tutta la rappresentanza qui espressa, noi po- tremo giudicarla il simbolo del sole giunto al segno del toro cele- ste, vale a dire alFequinozio di primavera.

TAVOLA CCCLXII.

La pittura qui espressa è in un vaso eseguita oppostamente a quella della tavola antecedente del vaso medesimo. Qui si tratta in sostanza d^ armonia musicale, onorata dalla vittoria, e che io tro- vo molto analoga ali altra pittura dello stesso vaso per la vittoria riportata dal Toro , o piuttosto dal sole , quando è nel segno del Toro celeste. JJissi anche alfra vfiltii,clie Giove distrutti i perversi gi- ganti , avea per tal mezzo ricondotta 1' ariuunia nella natura .• ecco dunque un'armonia vittoriosa nella primavera; ed aggiunsi esser questa la periodica sorte delle stazioni in tutto il giro annuale del sole, paragonata, cred' io a quella delle anime, che dicevansi passate dai mali di questa terra alla felicità che loro era promessa negli Eli-

TAVOLE CGCLXII E CCCLXIII.

si alla morte del corpo '. Non mi si domanderà perchè qui sìan due le vittorie, dopo quel che vedemmo nelle tavole già spiegate; solo noterò che la vittoria alata ^ di questa CGCLXII tavola è simile a quella senz'ali della tavola CCCLIX.

TAVOT, A CCCIAriI.

Son questi, come ognun vede, i preparativi di quella celehre fe- sta che facevasi in Grecia, e massimamente in varie solennità in A- tene , la qual nominavasi la corsa colle faci ^. Cominciata la corsa, doveansi far circolare da una mano all'altra le faci, senza spengersi, e senza interromper la corsa. Il significato era questo che le età si succe- dono, le generazioni si rinnovellano e si trasmettono trascorrendo la fa- ce della vita. Quest'allegoria 1-acchiude qualche tratto del gran quadro della natura 4. Ma il pittore qui aggiunge un toro ritenuto dalla Vittoria, quasiché fosse giunto gloriosamente alla meta del suo corso, e frattanto vediamo un tripode precisamente al di sopra del toro. Se le congetture han luogo in quest'opera, direi che le tre rappre- sentanze delle tavole CCCLIX, CCCLXI e CCCLXIII avessero un me- desimo significato, perchè in ognun dei tre vediamo un bove pres- so ad una o più vittorie, ed un tripode. Il più semplice, ch'è il primo, ci dimostra il toro in atto pacifico di bevere, non già il nettare, ma qualunque siasi bevanda refrigerante , della quale abbisogna , dopo aver percorso il suo stadio fino alla meta ch'è il tripode, o sia l'em- blema del dio del sole , come abbiam detto; ed a questo pioposito ne allego in esempio le varie rappresentanze de' vasi stessi, dove un guerriero, o un atleta dopo esser giunto alla destinata sua meta rice- ve dalla vittoria o da più vittorie ^ e premio e ristoro . pure

1 Ved. pag. 65. et romaìn, tom. ni, pi. 36.

2 IMonumcnii etr., ser. v, pag. 3l4, 4 Polluce, lib. vni, cap, ix, 5 3. 3ì4. 4'5 e 424* '' Ved. tom. 111, tavole ccxxvii e

3 D'Hancaryille , Antiq. etr., grec- ccxxviu, loui. iv, cccxi e cccxu.

^i DEI VASI FITTILI

alla tavola CCCLIX, oltre la vittoria che disseta il loro sitibondo per la compita sua corsa, v' è un'altra vittoria che prepara il dia- dema o cinto di gloria per decorarne il vittorioso toro giunto al tripode significativo di Apollo e del sole. Nelle altre due rappre- sentanze tav. CCCLXI , CCCLXIII lo stesso bove , lo stesso tripode e le vittorie medesime signìfioheranno la cnsa medesima, vale a dire il sole che ali equinozio di primavera si trova unito col segno del Toro, dopo che ha scorso col suo cammino gli altri undici segni del zodiaco , e noi vedemmo nelle rappresentanze vascularie esibite in quest' opera, che molte di esse alludono al soggetto medesimo, ad oggetto di render meno amaro il momento di morie, colla speranza di una vita nuova dopo quel punto paragonato a quello della prima- vera, nel quale pare che la natura torni da morte a vita, prolifican- do nuovamente ogni anno. Gli altri accessori che nelle due com- posizioni delle tavole CCCLXI, e CCCLXIII si fanno ostensibili, non sono che aggiunte del pittore, ad oggetto di render più ricca di fi- gure la composizione dov'è il toro colla vittoria e col tripode. Che se la composizione della tavola CCCLIX alludeva al nome di Vetu- lonia, perchè mai dovevasi dipingere nei vasi della Magna-Grecia delle tavole CCCLXI, e CCCLXIII? E quel tripode della nominata tavola CCCLIX perchè inesplicato?

TAVOLA CCCLXIV.

Tra le composizioni vascularie di questa raccolta, reputasi la pre- sente per una delle più belle, per la semplicità de' tratti, per la pu- rità de' contorni, per la convenienza dell'impressioni, e per la bellezza delle forme, non che per la franchezza e disinvoltura dello stile. Io ne trassi il disegno da un vaso già posseduto dal march, cav. Do- menico Venuti, che 1' ebbe dagli scavi di Locri, ed eccone il sog- getto. Non potendo Teseo soffrire l' ozio , e volendosi d' altronde guadagnar l'amore del popolo, andò in traccia del toro di Maratona

TAVOLE CCCLXIV E CCCLXV. o/Ò

che infestava tutta la regione della Tetrapoli , ed avendolo preso vivo lo domò e lo condusse nella città, traversandola per farne pom- pa, e in fine lo sacrificò ad Apollo '. A questo racconto origi- ne il sole, che arrivato al segno del toro al levare la sera della costellazione di Teseo o del Serpentario, ritorna sull'emisfero supe- riore, e prolunga 1' impero dei giorni sulle notti. Chi sia quel vec- chio coi capelli canuti e bastone in mano, eh' è dietro al toro, non saprei dirlo; ma la donna cli'ù avanti con simpulo e patera in mano è certamente del carattere stesso di quell'alata vittoria che vedem- mo alla tav. CCCLIX, pronte ambedue a dissetare una il toro, l'altra l'eroe che lo doma, e frattanto quell'animale sotto una diversa fa- vola significa egualmente il segno del toro dominato dal sole col- requinozio di primavera, facendone Teseo le veci, qual'eroe solare, sidereo, e vittorioso del Toro celeste, cioè il sole che occupa quel segno come replicataraente dicemmo nello spiegare le tavole ante- cedenti.

TAVOLA CCCLXV.

Una illustrazione dottissima della qui esposta pittura, dataci dal eh. sig. Panofka negli annali di corrispondenza archeologica, mi di- spensa dal prolungarmi gran fatto nel tesserne una seconda volta il racconto ; sicché sia contento il lettoi'e di una relazione somma- ria. Egli principio al suo ragionamento dall'encomiare ollremo- do il disegno di questa composizione . Dopo ciò rimarca essere il costume del giovane quello induliitalamente d' un vinggiatore, e la sua negligentata capellatura quella d'un uomo di bassa condi- zione; e come viaggiatore ben gli si addice la lancia, onde potersi schermire dai ladri, e talvolta dalle bestie feroci. Il di lui nome è scritto presso la sua fronte EjoopSo; il buon pastore , come oìoiwoJa;

\ Pausan. Attic. p. 26.

Fas. Tom. IV. i3

C)4 DEI VASI FITTILI

Edipo (£ucl del giovinctlo che il pastore porta sul braccio. Questi è dunque il giovinetto Edipo, che suo padre Laio, temendo la mi- naccia dell'oracolo, di perir cioè per le mani di suo figlio, avea fatto esporre sulla vetta del monte Citerone. Avanti gli avea fatto forare i garetti, le cui cicatrici gli restarono per tutta la vita, e per cui si chiamò Edipo, cioè a piedi gonfi. Un pastore di Sicione scoi>ri casualmente ove il bambino era stalo iiasi-.osio, e pollatolo nel suo tugurio, dopo qualche tempo, lo presentò al re Polibo, la cui sposa Peribea dettesi cura di educarlo. La rappresentanza che il pittore ha scelto indica il viaggio del pastore a Corinto. 11 giovinetto che ha in braccio, mostra di soffrire per cagione dei feriti suoi piedi, nonché per gli strapazzi sofferti nella miserabile sua vita puerile. L' uomo barbato dipinto sul rovescio di quest'anfora, siiuato qui in faccia d' Euforbo, potrebbe fare allusione al re di Corinto ; ma la ripeti- zione dello stesso personaggio sopra tanti altri vasi , dove forma r ornamento del rovescio , vieta di porre dell' importanza a questa ipotesi '.

TAVOLA CCCLXVL

E assai graziosa questa composizione rappresentante Perseo che si prepara alla grande impresa d'uccider la Gorgone, ed ha già ri- cevuto da Plutone il berretto , e da Mercurio i sandali . Ora Mi- nerva gli lo scudo adamantino per vedervi Medusa e 1' arpe o spada falcata per ucciderla, ti'oncandole il capo. Nel rovescio son due figur»; bacchiche come per ordinario si trovano, e ci fanno intanto avvertiti, che queste stoviglie dipinte , spettano com' io dissi altre

I Annali dell'inslituto di corrispon- 1' institut. pi. xiv. T. Panofka

denza archeologica Tom. vii, Oe- tom. ii.

dipe enfant pag. yS. Moiium. de

TAVOLE CCCLSVI , CGCLXVII E CCCLXVIH. 9^

volte, alle religioni di Bacco il conservatore dei morti . 11 vaso è stato trovalo in Puglia e si conosce per le cure del sig. Gargiulo '.

TAVOLA CGCLXVII.

Appena Oreste ebbe ucciso Clitemnestra ed Egisto clie fu in- vestito delle Furie, e fu obliligato di portarsi a Delfo a cercare un asilo nel tempio d' Apollo. Questa tavola ci fa vedere eh' egli vi è giunto. E assiso nel luogo il più vicino al nume, allato al suo tri- pode. Apollo avente in una mano la lira e nell' altra un ramo di lauro, ascolta attentamente il discorso della sacerdotessa. Ella, al dire di Eschilo, entrò nel tempio nnitmuenle h Oreste, vide le furie che Apollo aveva addormentate per dare un momento di sollievo a quel troppo infelice colpevole, ed osservò che il giovine principe tut- tavia gocciolava di sangue : s' inorridì talmente a questa vista, che non pensando più a far ottenere la risposta a quei ch'eran venuti a consultare il nume, dichiarò in faccia al medesimo ch'ella abbando- nava per sempre la cura e la custodia del suo tempio , e ad altro non pensò che a fuggire ^.

TAVOLA CCCLXVIH.

La vita d'Astianatte dava dell' inquietudine ai Greci, i quali te- mevano eh' ei non volesse un giorno vendicare la morte d' Ettore suo genitore e rifabbricare la città di Troia. Essendo coutrari i venti pel ritorno in Grecia, Calcante annunziò che per far cosa grata agli Dei , bisognava precipitare Astianatte dall' alto delle mura. Indarno Andromaca nascose il figlio : Ulisse lo scopri e fece eseguire la bar- bara sentenza ^. La tavola rappresenta, secondo il dotto interpetre

1 Raccolta di ^lonumcnii più in- a Escliil. Eumenid, 33; 6o, 65-

tercssanii del R. Musco di Na- 3 Serv. ad Aeneid. ui, J^Sq.

poli lav. 122.

C)G DEI VASI FITTILI

che la illustrò, il momento che precede questa crudele esecuzione. Una donzella che forse è Polissena zia del giovine principe , implo- ra da Ulisse la di lui salvezza, ma quel feroce ha dato già i suoi or- dini , fa veruna attenzione alle preghiere che gli vengono in- dirizzate. Un soldato sull'alto d'una torre (o piuttosto secondo me sul focolare domestico , sacro asilo de' miseri ) tiene Astianatte mi- nacciandolo coi gladio, e guarda Ulisse per esser pronto ad obbedi- re al di lui cenno. Il fanciullo stende le braccia verso la nuli'ice, la quale cerca di ritardare il fatale istante , nella speranza che Ulisse finalmente s intenerisca '.

TAVOLA CGCLXIX.

A conoscer le varietà che s' incontrano nelle rappresentanze del ginnasio, delle quali ho dati altri esempi ', credo giovevole riporta- re il presente monumento , che fortunatamente ha 1' indicazione di sua provenienza. Frattanto farò qui conoscere completamente quan- to ne ha scritto il celebre Laborde, che 1' ha pubblicato, ed eccone la sua illustrazione.

« Un vecchio la cui composta positura, il mantello del quale si cuo- pre e la bacchetta come anche la sua corona , fannol conoscere fa- cilmente per un maestro dei giuochi, o per un ginnasiarca , qual vedesi star in piedi nel mezzo de'due giovani che si disputano il pre- mio della corsa e del salto ^. Il primo a sinisti-a presenta al ginna- siarca gli alteri 4 o contrappesi di piombo, che si tenevano in ma- no, e che rendeva quegli esercizi più difficili per coloro che non vi erano assuefatti, ma più facili a quei che sapevan servirsene per conservar l'equilibrio ^. Questo giovinetto parche istruisca, e sfidi l'al-

I Tyschbein, Pitture di vasi anti- p. 5o3.

chi posseduti dal cav. Hamiltou, 4 Martial. ia Apoph. i4 i 49 Sat.

tom. II, tav. VI, pag. IO. vi, 4i9-

a V. tom.i, tavv.LXXK, LxxxijLXKxn. 5 Theophrast. in lib . wijot kottw» Ari- 3 Aristoph. ad ACé SpS.Eliaa.ii, 20, slot., \, probi, viu.

TAVOLA CCCLXIX.

97

tro ch"'en'eltivan]eiite guarda con attenzione fjiiegli oggelli. A sini- stra della rappresentanza v' è un altro nudo giovine, che viene ad assistere a questa lotta; a dritta è un giovine agonotlela, che indu- bitatamente dee far le veci del maestro per assistere alla lotta, e man- tener l'ordine nella palestra. Si osserva su quasi tutti i monumenti accanto ai combattenti, o ai giuochi, o alla guerra, dei simili araldi, o testimoni, che tengono delle bacchette per segno di loro autorità, e che abbassano fra i combattenti per separarli: ed eran costoro nel tempo medesimo giudici ed assistenti. Questo peraltro non è un di tali araldi, ma un de' giovani che si prestavano in aiuto al maestro nelle di lui funzioni, e che asijiravano a rimpiazzarli col tempo. Po- trebbesi quasi assegnare un nome all'impiego di ciascuna delle per- sone qui astanti : i due giovani che guardansi a vicenda sono gli atleti che vanno ad esercitarsi nel ginnasio , eh' era una piepa- razione di cui Platone parla nelle sue opere e Virgilio in questi suoi versi.

Exercent patrias oleo lahente palestras Nudati sodi ^. Il giovine che nudo ha il bastone in mano è un dei pedotribi ^. L'altro giovine vestito come il maestro, portando come lui la coro- na, la bacchetta e il mantello, è senza dubbio il sislarco 4 ch'è una digni- tà inferiore peraltro a quella del ginnasiarca, o prefetto del ginna- sio, ma non poco eminente. Se questa pittura ebbe rapporto per ana- logia ai misteri, essa rappresenterebbe i dillerenti gradi della inizia- zione dal primo grado fino al più eminente; in quanto poi al disegno ed alla composizione, queste due qualità fan credere lanosi ra pittu- ra dei migliori tempi dell'" arte. Il vaso dov'era dipinta fu trovato a Locri ^ ».

1 PIaU , De legib, vin , pag. 83o seq. i '54.

ed. Stheph. 4 Aminian. Marcellin, I. xxi, ìni't.

2 Virgili, Aeneid., 1. ni, v. 28 r. 5 Labordc , Collection des vases

3 Pollux , Onomast. 1. m, e. xxx , grecs ce. voi. 1, pi. vii, pag. 7

98

TAVOLA CCCLXX.

Questa graziosisslma composizione, mirabile non meno perla di lei semplicità che pei- l'eleganza del disegno, è interpelrata dal primo suo il- lustratore ' per un concerto musicale, eseguito da due muse davanti ad Apollo che lor numCjnè si estende più oltre a rillettere sulla scelta di tal soggetto per ornarne un vaso da porsi in un sepolcro , o almeno da usarsi perle funebri cerimonie. Volendo io pertanto protrarre le mie investigazioni più olire, mi volgo indietro a riprendere in esame le molte ligure che in me/.y.o a vane rniii|iii';Ì7Ìnni vedemmo assise, suo- nando un t^ualohe strumento, e specialmente le do[)pie tibie , e ve- dendovi non raramente Apollo, oppure una figura sedente occupata deirarmonia di qualche strumento, non ebbi diflicoltà di supporvi l'appresentalo quel nume qual mondano Apollo diretto alla conser- vazione costante dell'armonia naturale; perlochc le anime nostre, co- me dice il platonico Ficino, quasi triputiando concordemente, adat- tano e conformano a tale armonia i loro periodi si nella discesa che nella permanenza nel mondo, come nel ritorno all'empireo =.

TAVOLE CCCLXXI, CCCLXXII, CCCLXXIIL

Il vaso nel quale si vedono le pitture ch'io riporto nei rami CCCLXXI, CCCLXXII, CCCLXXQI si chiama d' Archemoro, perchè appunto ne con- tiene la favola principalmente , quello cioè che avvenne quando celebri eroi nell' andar contro Tebe cercavau acqua per dissetarsi nella valle Nemea, e furon soccorsi da Issipile nutrice d Ofelte il figlio di Licurgo re di Nemea: circostanza che fu poi cagione della per- dita del negletto fanciullo, il quale ucciso da un serpente improv- visamente sopravvenuto, divenne Archemoro, cioè principio di av-

j Laborde cit. voi. i, tav. vut. 2 Vcd. tav. cccnl, p. 70.

TAVOLE CCCLXXI. CCCLXXII E CCCLXMIIi C)C)

verso fato agli eroi, e peri ludi poscia celebi-ali in espiazione del- la sua morte presero origine i rinomati giuochi nemei. Mentre nel campo inferiore stannosi celebrando i funerali deirinfelice Archemoro con tutta la magnificenza della pompa funebre ch'era in uso nel paese ove fu modellato il vaso, la parte centrale della pittura ne mostra l'atrio del real palazzo di Neraea, nel quale, con tutto che decorato dei simboli di nobili corse e caccie, si scorge non di meno la deso- lazione dei regi parenti. Vedesi nel mezzo Euridice 1' augusta sposa del re Licurgo che appena porge attenzione al dire che Tssipile fa con animati gesti per iscusare il suo fallo. A lei vicino stanno^ ma fuo- ri del palazzo, Euneo , e Toaute , figli che quella sventurata ( già principessa, alloia serva) ebbe in Lernno dal matrimonio di Giaso- ne; e mentre si considtano per dar soccorso all'infelice madre, il più sapiente de'guerrieri eroi Anfiarao, sta già parlando nel palazzo stesso in favore d'Issipile, e fuori delle regie porte lo attendono due dei più coraggiosi compagni Capaneo e Partenopeo. Pertanto il versalo sangue della regia prole chiede vendetta. vaglionole molte istanze dei mortali per placare l'ira, quantunque dissimulata , della disperata re- gina madre. Interviene però il procaccio dei numi stessi per riconci- liare quelle inimicizie. Havvi Bacco, il quale munito del vinario vaso che un satiro gli riempie, come dell'armonica cetra d' Apollo, sta se- duto da un lato della scena in alto, siccome nume principale di Te- be, ossia meglio siccome sostenitore dei particolari suoi devoti, Is- sipile ed i suoi figli. Ma il suolo di Nemea ha puranco i suoi divini protettori, e sono il supremo Giove e la ninfa del paese a lui seduta d^appresso in atto d'invocarne il soccorso. Ed infatti chiunque atten- tamente osservò, e con alcune cognizioni di greche cose oggidì os- serva il rappresentato soggetto, bene debb'esser chiarito di questo, che il padre dei numi e de'mortali già venerato in un magnifico tem- pio a Nemea, conciliato avea le questioni suU' espiazioni convenevoli all'ombra di Archemoro: poiché furono i giuochi di Nemea che a que- sto scopo ed in quell'occasione si credettero celebrati la prima volta.

1 IO DEI VASI FITTILI

Alla stessa commemorazione di giuochi solenni del cosUime greco, edi "iiiochi anche più solenni di que'solennissimi di Nemea, spella il più semplice ed il più evidente soggetto raj)presenlato nel collo del vaso slesso ' . Si vede in quello Enomao re d Elide stante sul cocchio col perfido suo auriga Mirtillo , inseguendo la quadriga di Pelope ed Ippodamia, gara fatale, da cui o il matrimonio o la morte di Pelope dipendeva; e la quale avendo avuto per esilo la di lui vittoria, sufllcienle cenno dei giuochi olimpici.

Le moltiplici ed in gran parte rare particolarità , colle quali il soggetto dipinto nella parte opposta della giù esibita viene accom- pagnato, non abbisognano di lunghe spiegazioni. Chiaro è l'arbore esperio, a cui si attorciglia il dragone custode ; lo circondano le sette esperie ninfe: Ercole loro avvicinasi accompagnato della Vittoria che Minerva r invia, e già partendo da Atlante, il quale dopo avergli indicato il termine del suo corso, continua a sostenere il globo ce- leste, verso cui si accosta in piena corsa la quadriga del dio so- le ' preceduta da Lucifero che cavalca generoso destriero . Ecco quel che leggesi l'apporto a questo famoso vaso negli opuscoli eru- ditissimi del prof. cav. Gerhard ^ il quale vi aggiunse la notizia che questo vaso fu scavato nell'aprile del i835 da un magnifico se- polcro delle apule contrade di Ruvo ricche sorgenti di bei vasi di- pinti d' arte greca. W ebbero dipoi il possesso il cav. Lamberti ed il dottor Pizzati a Napoli e da questi zelanti raccoglitori di cose an- tiche fu in ultimo ceduto al R. Museo Borbonico, dove ora con- servasi.

Non son gli archeologi pienamente decisi nel dichiarare il motivo della presenza di Bacco e di baccanali , che si abbondantemente si rappresentano in ciascuna parte del vaso. In tale incertezza io sarei

1 Tav. ccct.xxin. clieologo do! rcal museo e mem-

a Tav. cccLxxii. bro tifila R. accademia delle

3 H vaso d' Arrhemoro pubblicato scienze di Berlino, dal prof. Odoardo Gtihard, ar-

TAVOLE CCCr.XXI , CCCLXXII E CCCLVLXIII. lOl

d'avviso di potere alinen dichiarare che i inolivi medesimi,i quali fecero ornare di cose bacchiche la maggior parie dei vahi finora trovati nei sepolcri, fecero aggiungere anche alla favola della morte d'Archemo- ro quanto di bacchico vi si ravvisa dipinto nel vaso qui esposto; di che neppure gli espositori medesimi delle pitture di questo monumento han voluto darne il disegno, slimando superfluo il mostrar qui nuovamente quanto si vede in cento e cento dei vasi futili dipinti che trovansi nei sepolcri. L' eruditissimo prof. Gerhard chiama faccia principale del vaso quella i cui dipinti si rapportano ai solenni giuochi della Grecia, e in generale alla gloria dei greci vincitori, mentre i soggetti gentili del rovescio sembrano invece relativi a cose donnesche e bac- chiche; unione non insolila nelle stoviglie cosifTatte, le quali doven- do sovente servire siccome offerte nuziali, opportunamente esprime- vano in un lato il valore degli uomini e neir altro le grazie e le solennità particolari dell'" altro sesso '. Non dimentichiamo frattanto che questo è uno dei più gran vasi dipinti che siensi finora trovati nei sepolcri, essendo allo circa cinque palmi con settanta figure, e per conseguenza dobbiamo credere che le pitture ivi eseguite deb- bano , per mostrarne l'intelligenza e la perfezione, essere in tulio conformi all' oggetto per cui tali stoviglie si fecero. Diciamo intan- to come mai per oHerta nuziale doveasi dare alla sposa un vaso di tanta mole ? Quale imbarazzo dovea recare alla casa che a' quei tempi esser dovea piccolissima? In un i[)Ogeo air incontro qualunque vaso per grande eh' ei fosse non era mai d' imbarazzo. Io crederei pertanto che essendo il vaso destinato a decorare l'eterno soggior- no d'un morto, attamente siavi stalo dipinto l'estinto Archemoro con gran parte delle avventure di quella catastrofe, e gli onori che a quel cadavere furon resi, e il destino a cui soggiacque la di lui anima uscita dalle Spoglie mortali. Ma questo destino è rappresen- talo in un modo enigmatico qual si conviene ai misteri che presso

I Gtr'.i.ird cil. eAnnali dell'insiituto di corrisp.arcluol.del i83i, iiot. 2o5 1.865. Fas. Tom. IV. ì'\

I02 DEI VASI FITTILI

i gentili non si trallavano scoperta mcnle . Qui difatli , ad oggetto (Il lainiiicntare che per rdl'etlo della iniziazione ai misteri di Bacco, il conservatore dei morti, si rappresentò da ima parte del vaso Eac- co in atto di chieder da bere ad un satiro, e dall'altra un compi- to baccanale; e per aggiungere che il premio promesso alle anime dei giusti per opera dei misteri medesimi era il godimento dei cam- pi elisi, vi luron dipinti gli orti Esperidi. A questo proposito Fere- cide racconta che Giunone fece piantar nel giardino degli Esperidi r albero dei pomi d oro presso il monte Atlante '. Dun([ue in cielo si finge il serpente, lalbero ed il giardino, giacché in terra non esiste il giardino dei numi. Ecco il perchè intendiamo da Olimpiodoro nel suo commentario manoscritto al Timeo di Platone, che gli orti Espe- ridi erano una cosa medesima coi campi elisi ^

TAVOLA CCCLXXIV.

Che mai si vede in questa pittura attenente ad una tazza di ter- ra cotta ? Nient' altro che un ballo molto animato d'un satiro e di una Menade, o piuttosto che ballo potrebbe dirsi una corsa bacchi- ca per le montagne indicate qui dalla irregolarità del terreno do- ve le figure son poste. A tal proposito noi sentiamo da Euripide che il culto di Bacco portava gì' iniziati nei misteri e suoi adoratori a scorrere le montagne scoscese nei giorni delle auguste solennità delle baccanti ^ . Il salirò è vestito in parte d una pelle di pantera, ani- male consacrato a quel dio di cui quel satiro è vuio dei seguaci. Ai suoi piedi è il tirso. Davanti a lui è una Menade coperta di lungo manto che porta sopra la tunica , in atto di battere con un ramo d'edera un leggier tamburello, del quale par che il satiro voglia im- padronirsi. II disegno di questa patera è scorrettissimo, lacompo-

I Ferecide ap. Inghirumi Monum. 3 Olimpiad. ap. Inghirami cit.

etr. ser. v, pag. 1^5, tav. xvi. ó Eurip. in bacc. act. i, u. i32,sq.

TAVV. CCCLSSIV E CCCLXXV. lo3

sizione peraltro è viva e piena di grazia. Il Millin che la puhlilica ci avverte che possa essere della fabbrica di s. Agata de'Goti, ove era l'antica Telese nel Sannio '.

TAVOLA CCCLXXV.

Questa processione è mollo vivace , quasi fosse una dansa. Gli iniziati che accompagnano la giovine suonalrice del flauto ballano te- nendo delle faci accese. Tutti hanno degli atteggiamenti piacevol- mente contrastati: quello eh' è dietro di essa ha lasciato cader la sua face ballando: un quarto inÌ7,iafn segna la cadenza col tamburo. Que- sto baccanale è interessante a motivo del buon gusto del disegno e della grazia della composizione. Ecco quanto dice di questa pittu- ra il celebre Millin ove la pubblica ^. Da questa come dall'antece- dente pittura egualmente che dalle altre del genere bacchico da me pubblicate, ben si ravvisa, attesa la loro più che costante varietà , e dallo studio impiegato per dare alle figure assai grazia, varietà e leggiadria, che i loro pittori non ebbero in mira giammai di pre- sentarci le cerimonie del culto bacchico , o di altro che fosse , ma soltanto di esibir con esse una produzione gradevole all' occhio, e che nel tempo stesso rammentasse il benefizio che la bacchica l'eli- gione avea fatto alV umanità nell' ingentilire per mezzo dei misteri i costumi degli uomini. Ecco il motivo per cui non solo nelle pit- ture di soggetto bacchico, ma inclusive in altri soggetti di mitolo- gia , giacche quasi mai nulla troviamo di storico , quasi sempre vi ravvisiamo qualche cenno di bacchicismo.

3 IVlillin, Peintures Je Vases anti- qucs vulgairement appellés étni-

qiips totn. I, pi. VII- sques. toni. ì, pi. xxvii. p. 55.

2 Millin, Peintures de vases anti-

ic4

TAVOLA CCCLXXVI.

Il soggetto eli questa CCCLXXVI tavola vedesi replicato con poca diversità alla Tav. CCCLXIV. Io lo riporto cavalo dalla rac- colta di vasi anticlii pubblicata dal JMillin ', perchè, attesa la somi- glianza delle due pitture, si rilevi quanto limitata fosse la scuola del pittori di vasi di greca mano, giacché il protagonista del quadro eh' è Teseo in ambedue le pitture si rassomiglia quasi che esatta- mente, vale a dire che mostransi ambedue le pitture provenire da una scuola medesima.

Racconta il Millin, all'occasione d'illustrare questa pittura come Teseo andò in Atene, ove fece ostensibili allo sconosciuto padre i segni che attestavano la sua nascita. Egeo lo riconobbe pubblica- mente per figlio, e lo mostrò al popolo come l^erede al suo trono. 1 figli di Fallante che credevano dover succedere a Egeo videro con dispiacere svanite le loro speranze a cagione della scoperta di que- sto figlio fin allora sconosciuto, e formarono una congiura per impa- dronirsi del trono , Ma un araldo per nome Agno tradì il segreto ed i Pallantidi furon vinti ed esterminati ^ . Fra tanto il giovine Teseo ben conoscendo che que' principi i quali avevano dei drit- ti al trono poteano ancora conservare dei partigiani, pensò di co- prire r irregolarità della sua nascita con qualche azione la quale gli conciliasse 1' amore di quel popolo che un giorno avrebbe dovuto governare. Risolvette pertanto di domare il toro di Maratona che spandeva il terrore per le campagne. Egli se n'impadronì e lo condusse vivo in Atene, e questo è il soggetto della pittura di questa CCCLXXVI Tavola.

Quel toro tremendo era già da gran tempo conosciuto pei danni che

I Pcinlures da Vases aniiques vul- i, pL xliii.

gairemeot appcllés étrusques voi. e* Plularch. in Thes, svi.

TAVOLA CCCLXXVI.

avea cagionali in Creta. Ercole sottoposto agli ordini cliEiiristeo glie l'a- vea condotto; ma qii'^sto principe l'avea fatto porre in libertà come ani- male consacrato a Nettuno. Ei portò il terrore nella Laconia, nell"'Arca- dla, traversò l'ismo e venne nell'Attica, dove cagionò devastazioni terri- bili,principalmente nel tei'ritorio di Maratona. Teseo andò in traccia del toro, e dopo una lotta lunga e pericolosa fece finalmente curvare l'e- norme sua cervice, lo domò e Io conJn^ep jn Atene. Teseo è cinto d'una benda in testa, nudo del corpo, da una mano tien la clava a somiglianza d'Ercole, e dall' altra ha la corda colla quale conduce il toro, di cui si è reso padrone, e lo forza a chinare il ginocchio alla dea protettrice degli Ateniesi, alla quale quel toro venne offerto in sacrifizio '. La Dea è seduta , ed in abito uguale a tutti quei che porta dove non ha sua egida, vale a dire d"' una lunga Umica e d' un ampio peplo. Appoggia il braccio sopra del suo grande scudo, ed ha nella destra la tremenda sua lancia. Semplicissimo è l'elmo che porta ornato d'un sol pennacchio e d'una corona d'oli- vo, come si vede sulle più antiche medaglie d'Atene. Egeo, secon- do la tradizione conservataci da Diodoro ^, è testimone di que- sto sacrifizio: si appoggia ad un bastone perchè la vecchiaia gli ha reso men facile il sostenersi, e Intanto ammira la prodezza del fi- glio. La vittoria librata sulle proprie ali presenta a Teseo una ben- da, come segno del suo trionfo e della sodisfazione della dea, che lo riguarda come uno de'suoi più cari eroi.

La frequenza di questi soggetti dipinti nei vasi sepolcrali, allu- sivi al bove celeste, ci conferma nella proposta supposi/Jone che si voglia con tali allusioni rammentare la sopravvenienza della prima- vei'a, in cui trionfa la luce solare allusivamente allo splendore, che dovranno godere le anime nei campi elisi, a tenore di quanto pro- mette vasi nei misteri del paganesimo alle anime virtuose.

I Pausan, i, xxvii. 2 Hist. iv, 6ii

ic6

TAVOLA GCCLXXVII.

L'unione di Peleo con Teli è molte volle "ricordata da Omero, e non meno sovente trattata dalle arti antiche: predilezione che cer- tamente è motivata da qualche massima n credenza, fra le più essenziali di religione. La favola dice rh<? Peleo s'innamorò della Nereide Teli, la quale sfuggiva i di lei amanti, trasformandosi in ogni sorta di animali. Ma Peleo finalmente la sorprese mentre ella dormiva ^j e divenne suo sposo, alle cui nozze intervennero i numi tutti dell'Olimpo^, edivi fu gettato il famoso pomo della discordia 4, che si annovera tra I mo- tivi della rovina di Troia ^.

Il monumento che mostro in questa tavola è la pittura d' un vaso che il suo espositore dichiara antichissimo, di che si può convenire, qualora non si giudichi una imitazione di antiche maniere. Questa è la grandezza della pittura ; ed il vaso che la contiene trovato a Nola , spetta al Sig. conte Pourtalès-Giorgier. Tre donne ivi rappi'esenlate sono le Nereidi, una delle quali è Tetl stretta dal vecchio e barbuto Peleo; ed alzata di giada terra per esser rapita. Attorno al rapitore vanno d' assalto un serpe ed un leone , dal che restano spaventate le due sorelle della rapita. Alcune mal formate lettere dall'espositore del vaso rapportansi ai nomi 0ETIS, e nnAEYS 6. rapporto che io ravviso al più nella voce 7e^/, mentre nel resto ho sospetto di mala esecuzione per simulare antichità grande. In fine il lione ed il serpe nominansi da Sofocle per indicare le metamorfosi di Teti 7. Or chi non vede nei molti animali simulati da Teti quei del zodiaco, e nella Vergine

1 Galleria omerica voi. ii , tavola 5 Ved. Galleria omerica , voi. i, ccxxv, ccxxxT, cc.xxxv. spiegazione della tav. is.

2 Vcd. Galleria Omerici, voi n, 6 Raoul-Rochette Monumens iné- spiegazione della tavola ccxxv. «liis, p. g.

3 Ivi p. ao4. 7 Sophocl. Fragni, in , /{o.^ , ed.

4 IMlUin , Galler. inytiiol. voi. ii , Brunck ap. Sdiol. Pindar. Ncni. ni, p. aoj. 6o, ap. Raoul-Rochetle cit.

TAVOLE CCCLXXVII E CCCLXXYIII. 1 07

Teli medesiina , come nel serpente, e nel leone il gruppo di asie- l'isnii, ai ({uali giunge il sole dopo aver passato il solstizio estivo, alloixjuaiulo spossato di forze, quasiché fosse vecchio, si unisce al- la Vergale? Eran dunque le avventure di i'eleo e Teli consacrate a simboleggiare gli arcani del Sabeismo.

TAVOLA CCCLXXVIII.

Tra i soggetti dipinti nei vasi ve ne sono alcuni di mitologica rappresentanza che per la loro semplicità si rendono diflìcili ad in- terpetrarsi e danno cosi occasione di erudite dispule ai letterati. Di tal genere è la favola di Peleo e Teli che secondo alcuni dei più moderni scrittori si trova espressa in molte delle indicate pitture ', non però ugualmente interpetrata da altri. E noto che Peleo sposò Teli sorella di Licomede. Costei ebbe gran pena a risolversi di mari- tarsi con un semplice mortale, dopo essere siala amata da Giove mede- simo. Fece anzi ogni sforzo per rompere questo matrimonio, e per non elfettuarlo prese diverse forme di animali ; ma consigliato da Chirone 2, Peleo l'attaccò colle catene e l'obbligò finalmente ad ac- consentirvi. Questa favola si crede espressa in un vaso che da me fu inserito fra i monumenti d'etrusco nome, ove si legge che non da tutti s'interpetra ugualmente ^. Il Passeri che fu il primo a ra- gionare delie pitture di quel vaso disse ch'eravi espressa una festa natalizia degli etruschi 4.- il Lanzi una rappresentazione di giuochi pubblici in onore d Apollo; ma non tratta precisamente della figura che ora vuoisi tenere per un Peleo. 11 ^ isconti all'occasione di trat- tare di questo vaso nella sua dottissima illustrazione del museo Pio CleQientino credette di vedervi le avventure di Fedra e d'Ippolito;

1 Raoul-Rochetie INIunumcns lueJls 3 Moiuim. elr. ser. v, lav. vii, viii,

premiere parile Achillcide § iv , ix.

p. 12. 4 l'a.sscri, Paralipom. ad Dempsir. a Ved. tav, ìxxmi. p. gy.

lOu DEI VASI FITTILI

cosicché nel primo gruppo Fedra scarmigliala dichiara il suo colpe- vole amore per Ippolito; e nel secondo Ippolilo che cerca di sot- trarsi alle insinuazioni incestuose della sua matrigna '. Il Zannoni vi credette rappresentalo nel primo gruppo iNIenelao nell' atto di perseguitar Elena , e nel secondo Elena implorando il soccorso di Agamennone. Io pure ne detti una presunta interpetrazione che so- disfece poco gli eruditi e specialmente il eh. Raoul -Rochette ulti- mo illustratore del vaso in questione, il quale con migliori argomenti vi ravvisò nel primo gruppo Peleo perseguitando Teli, soggetto che vedesi rappresentalo sopra un gran numero di vasi, e nel secondo gruppo il vecchio Nereo fra due Nereidi che invocano la di lui as- sistenza ^. Io non reco qui la pittura del vaso in questione perchè la detti in tre tavole in rame inserite nell'opera dei monumenti etru- schi, nessun de'quali è qui ripetuto ^.

Ma in quella vece riproduco qui una pittura già data dal eh. R. Rochette, ove pure è Nereo che si presenta in qualità di padre e protettore in un bel vaso inedito appartenente al eh. sig. Poli- ti 4. Questo vaso olire quattro personaggi nei quali Io stesso Politi ha creduto ravvisarvi Aiace di Locri nel suo attentato al pudore di Cassandra in presenza d'un sacerdote di Minerva e d una schiava, ma serve il più leggero esame per assicurarsi che questa spiegazio- ne non è sodisfacente, secondo quel che ne rileva il citalo Raoul- Rochette. Nulla v^è qui che caratterizzi l'attentato nell'eroe, in quella donna che n^ è l'oggetto, un^ azione ove basta l'assenza del simulacro di Minerva, elemento principale di questa rappresen- tanza, per provare che non può esservi la rammentata violenza fatta Cassandra, mentre tutto s'accorda a dirvi riconoscere l'avventura di Peleo e di Teli. In fatti P eroe nudo ad eccezione d'una clami-

1 Visconti Mus. P. Clciii. tom. n, 3 Ingliirimi, Monuiii. etr. cit. tav- agg. B. n. 1, 4- 4 Raoul Rochette cii ]il. i), pag.i^,.

2 Kaiil Roclicite Monum. ined. gre- primiere partie ciclo lleroicjue. (juc's etiusqties et romains.

TAVOLE CCCLXXVJIl. IO9

de svolazzante, non è armato che d'una doppia lancia, la quale non suol esser l'arme dei guerrieri, ma piuttosto il simbolo della vita at- tiva, e soltanto a questo titolo l'attributo caratteristico degli eroi. Egli ha di più la causia gettata indietro come si vede ai viaggiatori, e che in tal caso conviene a Peleo, come sarebbe male adattata al rapitore di Cassandra. La donna che sembra volersi a forza sottrar- re alla persecuzione dell'eroe, ha in testa un diadema, che men si converrebbe a Cassandra per essere l'ornamento consueto delle Dee. Questa in oltre è vestita di una gran tunica e di piccol peplo, co- m'è la figura di Teti nella maggior parte dei monumenti di buono stile. E in quanto alla mancanza dei mostri o del serpente che ca- l'atterizzano sopra i vasi del più antico stile l'azione della quale si parla, ben si vede che tal mancanza è conforme alla tradizione di Ferecide , sicché il eh. Raoul-Rochette soggiunge che sopra tutti i vasi di buono stile, e delle meno antiche manifatture, dove questo soggetto è rappresentato, si trova seguita questa ultima tradizione, la quale vi è sufficientemenle caratterizzata per la disposizione stessa e per V azione dei personaggi . La figura che il sig. Politi prende per un sacerdote di Minerva non può essere che il vecchio Nereo calvo barbato e col bastone in mano . Finalmente la donna che il Politi prende per una serva: personaggio che starebbe assai male a proposito situata presso l'attentato di Aiace sopra Cassandra, è pa- lesemente riconosciuta per una ninfa sia Psamatea o tutt' altra, ne- reide, sia la ninfa del luogo , quella del Parsale, o del Pelio, testi- mone per cos\ dire obbligata a trovarsi in quell'azione, e a questo titolo uno de' personaggi che in questa ripetuta rappresentanza si trova, mostrasi assai soventemente. La composizione sopradescritta è d uno stile il più nobile ed il più puro, e in conseguenza appartie- ne, secondo il giudizio del eh. Raoul-Rochette, alla più bella epoca dell'arte '.

1 Raoul-Rochetle cit., pi. u. pag. 12. Premiere partie Cicle heroiijue.

ras. Tom. IV. i5

no

TAVOLA CCCLXXIX.

Secondo Apollodoro Teti riconoscente a Giunone d' essere stata da lei allevata , giacché non era tra le mortali , ricusò a di lei ri- guardo di arrendersi ai desideri di Giove , che irritato della di lei resistenza, volle ch'essa fosse maritata ad un mortale. Chirone allo- ra insinuò a Peleo, benché mortale, di procurarsi la di lei mano, e quantun([ue la vergine sfuggisse un tale imeneo col cambiar di for- ma, prendendo or questa or quella di vari animali, Peleo dovea in ogni modo impadronirsene e ritenerla, come già fece '. In un vaso pubblicato dalPItalinski, Peleo, secondo il parere del già lodato Raoul- Rochette, si mostra completamente in arnesi da guerriero: ha la te- sta coperta da un elmo , e la parte sinistra difesa da un immenso scudo, sul quale un lungo serpente che si piega in variate spire , la cui gola vomita veleno. Teti ch'é avanti al di lei persecutoi'e, cerca d' evitarlo con la fuga. Dietro a Peleo è una ninfa che spaventata essa pui'e cerca di salvarsi fuggendo per altra parte, e questa nin- fa può tenersi per una nereide : dall' altra parte il vecchio calvo e canuto con scettro in mano è Nereo genitore delle Nereidi alla cui pro- tezione fann' elleno l'icorso ^ Probabilmente il serpe dipinto nello scudo di Peleo vista a ravnmentare questo rettile, nel quale suol ve- dersi conversa la nereide Teti , o almeno che le sta appresso per notare le di lei trasmigrazioni in quell'animale.

Il Fontani che illustrò egualmente questa pittura attenente alla secon- da raccolta amiltoniana, scrive che Pausania vide in Elea un quadro do- v'era rappresentato Menelao vestito delle sue armi,in atto di sorprende- re Elena per ucciderla e cos\ vendicarne i torti da lei ricevuti. Applica quindi una tal notizia alla pittura in esame, e pargli che il pittore del

I Apoilod. , BiT.liot. lib. m , crp. 2 Raoul-Roclielte cil., p. i3.

xui, § 5.

TAVOLE CCCLXXIX, CCCLXXX E CCCLXXXI. Ili

vaso avesse in mente il descritto quadro, sennonché gli piacque di unii'vi, per l'ender più interessante l' azione, una delie damigelle di Elena, la quale si sforza di trattener l'aggressore che ha già sorpresa la femmina, ed uno di que'vecchi troiani, il quale compassionando la di lei sorte, sembra prendere interesse per la sua esistenza ' : ma tante supposizioni in aggiunta al soggetto principale mancano tal- mente di sostegno, che non meritano 1 attenzione di chi cerca il vero.

TAVOLA CCCLXXX.

In alcune rappresentanze del soggetto medesimo da noi trattato nelle tavole antecedenti, si vedono soltanto tre figure per la mancan- za ora della nereide, ora di Nereo come nel presente pubblicalo dal eh. Raoul-Rochette. Qui peraltro manca il serpente^ solito simbolo, an- corché non costante della resistenza di Teti alle brame di Peleo. Ciò proverebbe che un tal simbolo, sebbene caratteristico di questa fa- vola, adoprato nel principio che usarono i vasi dipinti, giacché il ser- pente non manca mai ne'vasi d'arcaica maniera, fosse andato in di- suso ne'tempi che si dipinsero i vasi d'una maniera perfetta in ([uel genere d' arte. Ciò servirebbe, secondo il sentimento del già lodato Raoul-Rochette, di transizione e di legame tra i vasi del più antico stile, ove Teti si mostra sempre circondata dai mostri che la difendono, e quei del migliore stile dove la rappresentanza spiegasi da stessa pel nu- mero, la disposizione, ratteggiamento e l'espressione dei personaggi-*.

TAVOLA CCCLXXXL

Non è mio costume di ripetere in più opere un monumento me- desimo. Qui peraltro farò un'eccezione della regola, perchè si trat-

I Fontani , Pitture di vasi antichi rv, tav. xlvii, p. 66.

posseduti dal cav. Hamilton, tom. a Raoul-Rochette cit., pag. i5.

DEI VASI FITTILI

la di dar luce al significato d'altre pitture di un medesimo genere. Produssi alla Tav. LXXVIII di quest'opera e nell'etrusco museo chiu- sino due pitture d'un vaso trovato a Chiusi, una delle quali ci mostra il matrimonio di Paleo con Teti contratto alla presenza del centauro Chirone '. L'altra pittura del vaso stesso, ch'è la presente, mostra un vecchio diademato con scettro in mano in guisa d un imperante in mezzo a due donne inatto di accostarsi a lui con passo veloce ".A spiegare quest'ultimo soggetto mi prevalsi dell'esempio d'un altra pittura di quasi uguale composizione, ove peraltro il vecchio era segnato col nome di Tindaro e Tindaro credetti, su tal esempio, anche lo scettrato di que- sta tavola . Ora poiché vari esempi unitamente alla favola di Peleo e Teti trovo il vecchio Nereo padre della fidanzata tra due donne, mi a credere esser Nereo ancor questo , e credo altresì che per sola fortuita combinazione questo pittoresco soggetto sia molto simile a quello, dove apparisce scritto il nome di Tindaro, ed a Tindaro per conseguenza appartiene, come il presente alla favola di Peleo e Te- ti che vedesi dipinta nella parte opposta a questa, dov'io ravviso ra- gionevolmente non più Tindaro ma Nereo.

TAVOLA CCCLXXXIL

Ho fatto vedere fin qui alcune delle composizioni della favola di Peleo e Teti le più complicate che ci abbian date i pittori dei vasi, mostrandone le variazioni, ed ora son per mostrar le più semplici. Soglion le più complicate esser composte soltanto dall'eroe Peleo, che or comparisce giovine, ora attempato, or armato ^ ora inerme. Vi son due ninfe, una delle quali venendo inseguita da quest'eroe sen fugge, ed è Teti che refugiasi presso Nereo di lei genitore , mentre la

I Etrusco Museo Chiusino, torà i , a Ivi tav. xlvii.

tav. xLvi, i)ag. 42. 3 Yed. tavole ccclxxix, ccclxxx.

TAVV. CCCLSSXII , CCCLXXXIII. 1 l3

sorella si volge per altra parte . Vi son poi quelle composizioni , ove soltanto le due ninfe. Teli e la sorella fuggon le insidie di Peleo '. Ve ne son altre ove le due ninfe ricorrono al padre per esser soccorse e difese dalle insidie stesse di Peleo ^ , ma Peleo non comparisce nella rappresentanza. Infine quest'avvenimento trattato nella manie- ra la più semplice non ha, come dimostro in questa tavola, che Pe- leo leggermente armalo inseguendo Teti fuggitiva e spaventata . 11 presente soggetto, poiché si trova frequentemente ripetuto, quantun- que non mai precisamente copiato nei vasi che trovansi nei sepolcri, pare che aver debba coi sepolti qualche rapporto, che per ora non saprei ravvisarlo.

TAVOLA CCCLXXXm.

Nel pubblicare il Fontani la pittura ch'io qui riproduco, vi ag- giunge l'interpetrazione delle figure che crede spettante alla stona politica d'Atene. Vi ravvisa per tanto un ai'conte in atto di fare le opportune l'icerche e domande ad uno che brama d'essere ini- ziato al sacerdozio, ed assistente alle interrogazioni vi aggiunse anco il re, perchè ad ambedue spettava la cognizione della idoneità. Ci istruisce pertanto che cessato in Atene il governo dei regi suben- trò il magistrato degli arconti che presedeva a tutti gli affari del- la repubblica, ed aggiunge che l' arconte come giudice supremo era quegli specialmente a cui s'incombeva la determinazione di tutto r occorrente ed il suo distintivo era un bastone ritorto; egualmente che di un bastone eran fregiati pure i di lui compagni nel ministero ^. Ma non pensò che il bastone fu distintivo di superiorità sia regia, sia civica, sia magistrale, per cui, come altrove s'è detto, anche i mae-

I Ved. tavv. ccclxxviu, ccclxxix. 4 Fontani, Pitture di vasi fitfili. toni,

a "Ved. lav. ccclxxx. iv, tav. xlviii.

3 "Ved. cccLxxxi.

1 l4 DEI VASI FITTILI

Stri del ginnasio e della palestra ne facevan uso '. Non ve dunque nessun motivo da credere un arconte o un re d' Atene il vec- chio ammantato con semplice bastone in mano, come sono i due uomini con veneranda barba in questa pittura. Oltiedicliè se consi- deriamo che gran parie dei vasi dipinti deirElruria, della Magna -Gre- cia, della Sicilia, e della Grecia stessa hanno in un de loro prospetti uno o più uomini similmente ammantati, molli de'quali con bastoni in mano come i presenti , non potremo persuaderci facilmente che dappertutto sieno elììgiati gli arconti d Atene , giacché polrebbesi domandare a qual fine rappresentare que'raagistrati dell'Attica nei vasi che si dipinsero nell'Etruria, nella Magna -Grecia e nella Sicilia, colle quali terre gli arconti non ebbero mai rapporto veruno? E come poi si volesse dipingere gli arconti d' Atene per seppellirli coi cadaveri degli etruschi, de' popoli che abitarono la bassa Itaha , e que' di Si- cilia, ove questi vasi continuamente si trovano, mi par diflJcile a in- tendersi. Più facilmente è credibile, come a me sembra, che nei no- minati luoghi siasi voluto rammentare per via di maestri e discepoli dipinti in molti vasi, che 1' ignoranza e rozzezza siasi dissipata per opera degli ammaestramenti dati dai cultori de' misteri ad oggetto di rendere colla introdotta civiltà più felice la vita. Pausania chia- ramente ci diceche l'elfetto dei misteri era il più proprio a richia- mare gli uomini alla civiltà 2, e Cicerone in più luoghi ci addita che nei misteri si conoscevano importanti nozioni sulla esistenza d' un Dio, e sulle speranze d''una vita futura ^. Come dunque poteansi me- glio esprimere con figure tali ammaestramenti che mostrando un mae- stro e un discepolo? Come rammentare che il più importante am- maestramento era per 1 uomo la speranza di una vita futura dopo il termine della presente , se non che ponendo il vaso cosi dipinto

1 Yed. tav. cccxv. 3 Cic. Tuscul. , lib. 1 , e. xn . pag

2. Pausan. in Phoc. ap. Dupuis, Ori- i53. De Nat. Deor., e. xm , pag

gin (le tous les cultes , toni, iv , 4*-

eli. I, p. i3.

TAVOLE CCCLXXXIII, CCCLXSXIV E CCCLNXXV-LXXXVl. IID

presso colui che morendo concepir dovea la speranza di una vita futura e beata?

TAVOLA CCCLXXXIV.

Questa pittura monocromata di un'idria agrigentina ci vien data per una delle migliori che si trovino tra quelle dei vasi ceramografici. In essa rappresentasi Bacco nato da Giove, e consegnato da lui me- desimo in educazione alle Ninfe. La colonna scannellata eh' è die- tro la ninfa sedente ci addita la loro dimora. I nomi scritti attor- no alle figure sono i seguenti Dioiijsius presso e Bacco, nome ri- petutissimo nei vasi dipinti, ma qui mal tracciato; yaaes al di so- pra del capo della donna sedente spiegato le ladi, che la favola stessa dichiara educatrici del nume '. L'altra donna presso quella che è assisa può collettivamente indicare le ladi che furono secon- do gli antichi di vario numero , ma questa forma di due sole sembra la più vetusta. L' uomo barbato che si tiene per Giove ha presso il capo liscrizione iio's che secondo il suo espositore si- gnifica y?g-Z/o, e che conviene al giovine figlio di Giove, dio ve- nerabile e con lunga barba, come si vede in questa pittura. Chi vo- lesse di questa pittura conoscere a fondo il significato, potrà legge- re il bello ed esteso articolo che il dotto espositore Sig. De VVitte ha inserito negli annali pubblicati nella sezione francese dell'istitu- to archeologico ^.

TAVOLE CCCLXXXV-CCCLXXXVL

Nel Museo Reale di Napoli trovasi un bellissimo vaso, dove nelle due parti dipinte si rappresentano i casi d Oreste. La prima pittura

I ApoUodor. Biblioteque eie. liv. ui, 2 Wille , La uaissence el V eckica-

ch. V, § 3, p. aji. tion de Bacchus.

I IO DEI VASI FITTILI

Tavola CCCLXXXV, mostra quell' eroe assalilo da due furie che lo tormentano. Egli ha in mano un gladio, col quale pretende di porre in fuga quelle perfide che lo perseguitano. Una di esse ha scoperto il seno, tratto rarissimo ed opposto al carattere di quelle dee caste e severe , ma che pur si vede ripetuto nelle molliplici furie scol- pite nelle urne di Volterra. Questa Eumenide, oltre un serpe, che sembra volere scagliare contro il matricida, tiene in mano uno spec- chio, dove ridettesi l'immagine della madre di Oreste, Clitemnestra, secondo il parere del eh. Raoul Rochette ' che ha dato questo va- so come inedito. Questi specchi sono per lo più simbolici, mostran- do qualche figura, ma qui per la prima volta vedesi questo utensi- le portato da una furia , servendo ad esprimere di una maniera sensibile i rimorsi che straziano Oreste memore gdella infelice sua ma- dre da lui trafitta.

La rappresentanza dell'altra parte del vaso tavola CCCLXXXVI fa seguito immediatamente a questa. Qui pure vi è Oreste refugiato a Delfo, trovando presso Apollo stesso l'espiazione del proprio de- litto. Il dio seminudo è sedente sulla cortina del suo tripode coper- ta di larghe fascie: egli tiene con una mano la lira, suo costante tri- buto , e dall' altra offre ad Oreste il ramo di lauro , istrumento e simbolo d'espiazione, di cui, lo stesso nume diviene per cosi dire il ministro =. Oreste in atteggiamento di supplichevole presenta ad A- pollo il suo gladio rimesso nel fodero. Dietro ad Oreste la donna ch'è in piedi non può essere che Elettra , la quale seguì suo fratello a Delfo. Pilade è sicuramente quel giovine che sia in piedi dietro ad Apollo ed è vestito di clamide appoggiato sulla sua lancia, colla testa coperta da un petaso, costume in tutto simile a quanto usavasi dai viaggiatori dell antica grecia. La donna coronala di lauro e seduta sul treppiede fatidico con bende sacre tra le mani, olire 1' immagine di una Pizia benissimo caratterizzata ^.

1 Raoiil-Rochelie , Monumens ine- 2 l'.srhi]. FAimen. 586.

(Jilt's pi. xxxvi e xxxvn, p. 186. 3 Raoul-Rochette cit.

117 TAVOLA CCCLXXXVII.

Le tre figure che ci presenta questa (avola, sono stale copiiite da una pittura che ne conteneva molle altre: egli è perciò impos- sibile di illustrare questo frammento, non si può che indovinare il luogo della scena. Si crede eh' ella sia in Amassita, città di Troade, i di cui abitanti nutrivano, addomesticavano, e adoravano i sorci. Qua- si^ animale nella loro lingua chiamavasi Smintlia , d'onde ne venne ad Apollo il soprannome di Sminteo, perchè aveva in Amassita vin tempio, nel quale vedevasi un sorcio rappresentato presso al tripo- de '.Anche Strabene racconta che in Crisa, città vicina ad Amassita, la statua d'Apollo aveva un sorcio sotto un piede =. TI sorcio che quel giovine mostra di volere acchiappare sarebbe uno di quei fortunati animali troppo avvezzo ai riguardi per essere ancora salvatico; la donna si oppone al sacrilegio che sta per commettersi. Così 1' Ita- linski che fu il primo illustratore di questa pittura ^.

TAVOLA CCCLXXXVIII.

Venere, secondo alcune tradizioni, indusse Medea a preferire il suo amante al proprio genitore, eseguire il suo rapitore, dopo avere spogliata la regia paterna dei più preziosi tesori. Nel paese dei Tes- sali Medea spiega tutta la sua abilità nellarte magica, nella evoca- zione e nella cognizione dei veleni. A lolco essa assassina Pelia , e ringiovanisce Egone. A Corinto essa vendicasi della infedeltà del suo sposo con altre ribalderie, procura la morte della sua rivale, e sor- te dal palazzo che incendia dopo avere scannati i figli nati dal suo tristo imeneo coli' ingrato che l'ha tradita. In Atene tenta, ma in

1 Elian. lib. xn, 5. 3 Pitture <li vasi antichi j)ossp(li.ili

a Tom. u, p. 6o4- dal cav. Uamilton, toni, n, lav. 17.

Fas. Tom.IF. 16

I l8 DEI VASI FITTILI

vano, (li avvelenar Teseo, del quale è divenuta matrigna, sposando Egeo di lui padre.

Questo vaso, ch'è fra quei trovati a Canosa, ed uno dei più belli, ci rappresenta in vari aspetti la rammentata eroina. In mezzo v' è un tempio, più al basso si vede una composizione di sette figure, ma più in alto sono dei gruppi, due dei quali i più elevati non manifestano verun rapporto col resto della composizione del soggetto primario che principia dal mezzo. La figlia di Creonte rivale di Medea qui nominata Merope MEPonn è quella che porta una mano al capo in segno del dolore, cagionatolL dalla fatai corona d'oro che deve incendiarla. Ella tocca di già una colonna del palazzo del padre, dove cerca invano un refugio. Il vecchio che dietro a lei con ritorto bastone in mano, é pro- babilmente un ministro della casa di Giasone che la guarda con aria di stupore. Dietro a lui è una donna, forse la serva che avea por- tata la fata! corona inviata da Medea , e par che fugga nel vedere ellèttuato il mortale incendio. NeUtdilìzio di mezzo, ch'è il palazzo del padre, comparisce di nuovo Merope in atto di brancolare se- miviva sul di lei trono, e già si vede ricurvata in preda di morte. L edifizio ha una iscrizione clie i dotti suppliscono KOPiNemN kpeonteia, cioè palazzo di Creonte in Corinto. Ma il nome di Creonte vale tal- volta sovrano. Un giovine clamidato accorre in di lei soccorso, e sten- de verso la sua testa le mani per liberarla dall'ardente corona, ma non può che raccoglierne miseri avanzi; e dal nome mtioTEX con- getturasi che possa essere il di lei fratello, poiché Diodoro di Si- cilia ci la notizia, che la figlia di Creonte aveva un fratello chia- malo Ippote. Il nome del principe che vediamo presso la moribon- da neir interno del palazzo, è indubitatamente Creonte di lei padre, e principe dei Corinti, che dassi ad una inconsolabile disperazione. Egli ha appoggiato il suo scettro ad una colonna, onde poter soccor- rere prontamente sua figlia , ed è vestilo in regio costume. Il suo abito non è peranco attaccato dal fuoco, ma la maniera sua di por- tare una mano sul capo dee far presumere eh' egli sente già i tri-

TAVOLA CCCLXXXVIII. I19

sti eiFetti del fuoco divoratore della figlia, e fra poco ne sarà egli stesso la vittima. La donna che dopo Ippote vien giudicata dal Mil- lin r ombra di Merope, che prima di scendere nel regno de' morti, si volge a dare uno sguardo verso la casa del padre. Dopo 1' om- bra di Merope vien quella dell' infelice sovrano di Coleo il cui nome è scritto sul di lui capo eiahaon AHxr l'ombra cV Aete vestito in costume orientale. La cassetta che vedesi alle scale del palazzo è forse quella che racchiudeva la corona fatata, ed il vaso rovescialo indica il disordine che regna in quella reggia.

Il piano inferiore rappresenta le altre avventure conseguenti di questo tragico avvenimeuto . Medea ha già sparso di lutto il pa- lazzo di Creonte, ma la sua vendetta non è compita; l'infedele Gia- sone non è punito; ebbene, i suoi figli sono le prime vittime della sposa crudele. Ecco Medea vestita all'usanza di Colchide inalto di avere afferrato pe'capelli un suo figlio, tenendolo suU^ara, dove s'era quel misero probabilmente refugiato , e nonostante gl'immerge un coltello nel seno . Il giovine clamidato, ch^è dietro a Medea tiene due corti dardi e sembra voler trattenere l'altro fanciullo, che si volge indietro alle grida del misero trucidato di lui fratello . Gia- sone usoN accorre dall altra parte alle grida de'suoi figli. Egli è in sembianza d' viomo d' età matura anche per la barba che gli orna il mento. Un di lui compagno lo segue.

Le lettere oiz pos scritte al disopi-a della figura di mezzo, che ve- desi tratta sopra un carro da due serpenti, potrebbe leggersi oistpoi il furore, che dopo aver condotta Medea a crudeli vendette, ab- bandona questa scena d'orrori. L^iso di figurar dei carri tratti dai dragoni, è ammesso nelle antiche tradizioni e negli antichi monumenti, e sembra al Millin che abbia presa 1' origine nei misteri d' Eleusi . Molti vasi dipinti rappresentano Cerere e soprattutto Trillolemo in un carro ugualmente tratto dai serpenti. Eschilo che si crede aver trasportate molte macchine o decorazioni dai misteri al teatro, avea forse situala Medea in un carro così attaccato ai serpenti.

1 20 DEI VASI FITTILI

1 gruppi superiori son destinali a far simmetria nella compo- si'/.ioiie , senza che alibiano relazione col resto della pilluia . Da una parte vedesi Minerva che presenla ad Ercole un elmo, e dal- 1 altra un eroe assiso ed uno in piedi hanno in mano un oggetto, elle non si lascia interjietrare , come neppure i lor nomi. Forse le due stelle potrebber farceli credere i due dioscuri. Le due colon- ne che sostengono de' tripodi par che vi stiano, come altrove, per semplice oinato.

TAVOLA CCCLXXXIX.

Il rovescio dell' antecedente pittura, ha nel mezzo un tem- pietto, entro cui si vede un guerriero che appoggiasi ad un ba- stone e tiene un cavallo per la briglia , e sarà probabilmente Ca- store , o piuttosto lasio il favorito di Cerere . Ai lati son quattro iniziati che gli presentano delle oflerte: altri due individui d'am- bo i sessi stanno assisi sotto all' edicola, ma uoii è certo il si- gnificato positivo di tutti questi personaggi, quantunque in tutto il corso di quest'opera, che somministra quatti'ocento esemplari nei quattrocento' rami che la compongono, io abbia dati moltissimi esem- pi di tali rappresentanze.

TAVOLA CCCXC.

La princlpal faccia del collo di quel vaso, dove sono le due an- tecedenti pitture, rappresenta un combattimento di Amazzoni: soggetto^ frequentemente figurato sopra i monumenti e su i vasi dipinti. Non è incerto l'esito della battaglia: le Amazzoni soccombono ed i greci ne sono i vittoriosi.

TAVOLA CCCXCI.

Nel rovescio della indicata gola vi sono Ire figure . Nel mezzo v'è Bacco seduto sulla sua clamide: la sua testa è cinta da una benda; tiene da una mano un tirso , e dall' altra una tazza, alla quale è attaccata una benda. A lui d' appresso è una donna forse iniziata , e dall'altra parte un satiro; ambedue hanno un gran ramo di mirto su gli omeri,^ indicante probabilmente esser questa pittura allusiva ai miste- ri, ove il mirto figura moltissimo.

TAVOLA CCCXCII,

Tra i vasi che da molti anni in qua sonosi dissotterrati, figura sempre il presente, tav. CCCXCII, come uno dei più grandi, dei più ben disegnati, e dei più interessanti pel soggetto contenutovi. Il ce- lebre Millin che in Napoli fece disegnare una quantità prodigiosa dei vasi, che, mentr'egli era in quella città, si trovavano situati nei ga- binetti degli amatori di oggetti archeologici, per formare la sua fa- mosa opera su i vasi antichi dipinti ', credè opportuno di pubbli- care a parte il vaso che ora osserviamo con alcuni altri di gran me- rito, ritrovati in vina magnifica tomba presso Canosa 2. Io non faccio che riportare in compendio quanto quell'illustre archeologo ne scrisse. E pertanto evidente che in questa prima composizione, dipinta nella parte più nobile del corpo del vaso, vi si rappresenta l'inferno, come il gentile- simo e specialmente la poesia gentilesca lo immaginò. Reputasi bellissimo il gruppo ch'è a destra dell'osservatore. L'uomo nudo con clamide gettata sulla spalla destra è Sisifo, che ritiene colle sue mani una rupe

I .Millin, Peintiires de Vases anti- 2, Description des Tombeaux de Ca-

ques vulgairement ajìpelés elru- nosa, pi. ni.

sques.

122 DEI VASI FITTILI

che con gran forza ha elevata ad una considerabile altezza, dalla quale peraltro nuovamente precipita, malgrado ogni sforzo dello sfortunato eroe per sostenerla. Si dice ch'ei fosse condannato a tal pena nel- l'inferno per aver rivelato al fiume Asopo, che Giove aveva violala la sua figlia Aegina, o per aver fatta violenza a Tiro sua nipote, o perchè egli non aveva adempita la promessa esibita a Plutone di li- tornare nel soggiorno dei morti, da dove quel dio gli avea permesso di sortire per andar a chiedere alla sua moglie Merope gli onori fu- nebri. Qualunque peraltro fosse stata la causa della sua condanna, certo è,che Omero con altri afiermanOjCh'egli era condannato a ruotolare un gran sasso in alto, quantunque ricadesse di nuovo al basso '.11 gla- dio e lo scudo presso di lui son posti dall'artista per indizio della condi- zione d'eroe ch'avea Sisifo, o pJuttosiu pei cujpu-e di qualche oggetto quel vuoto che restava sotto la rupe. La clava ch'egli tiene ai piedi, è probabilmente un segno dell'assassinio da lui esei'citato. Nel caso eh' egli si stanchi nel penoso impostoli esercizio , v' è dietro di luì una furia, che minacciandolo con una frusta, lo rianima alla fatica. l di lei capelli sono annodati sul fronte con due serpenti, la di lei calzatura venatoria è propria anche delle furie, come cacciatrici che perseguitavano i colpevoli. Dopo si vede Ercole, che conduce via dall'inferno il Cerbero, e avanti a lui è Mercurio, che lo ha scor- tato in tale impresa. Invano il serpente formato dalla coda del gran cane trifauce, morde le gambe d'Ercole, poiché egli non abbandona la preda e ne minaccia la fierezza colla sua clava. L'oggetto circo- lare eh' è sotto al cerbero è d' ignota significazione. Vedesi dipoi una furia che tenta colle sue faci di spaventar Ercole, perchè desi- sta dal furto ch'ei commette del Cerbero. Dieti'o alla Furia è il re Tantalo signore di Sipile nella Lidia, uno dei paesi i più voluttuo- si dell' Asia minore. Fu riguardato come uno dei più gran colpe- voli ti-a i condannati all'inferno, e fu incolpato principalmente dV

1 Homcr. ap. Ingliiranii, Galleria Omerica Odissea tavv. lxxxv, lxxxvi, p. 2,3c),24o.

TAVOLA CCCXCII. I 23

ver tolto rambrosia e '1 nettare agli Dei per forne parte agli uoiiiini. Archiloco dice chiaramente che Tantalo era continuamente minac- ciato per la caduta sopra di lui d'una rupe. Euripide narra il suppli- zio di Tantalo nella maniera medesima. In mezzo a questa pittura ve un tempio o palazzo d' ordine ionico dove si sale da due scalini. Il nu- me ch'è in mezzo stassene assiso in un trono crnatissimo. Il dorsale del trono ha dalle due parti una'alata vittoria. 11 vestiario del nume è uguale a quei de're dell'Asia, ed è coronato forse dellera. Il dio che qui vediamo è Dionisio Ctonio, ossia il Bacco infernale, cosi no- minato negl'inni attribuiti ad Orfeo indubitatamente, a seconda delle dottrine degl'iniziati, e secondo il Creuzero ^ un Bacco identificalo con Giove. Il suo gesto della man destra,dalla quale alza tre dita, signifi- ca declamazione o semplice colloquio. La donna che gli è davanti ha in mano una face che arde pei legni resinosi che ha nell'alto. Questa face la fa conoscere per Demeter Cerere, e cosi vestita com- parisce ancora in altri monumenti. In capo ha un modio come si vede alle più antiche divinità, simbolo in lei della misura del gra- no ch'ella protegge. Cerere par che dia conto al Giove stigio delle sue ricerche in Sicilia e del ritrovamento di sua figlia Proserpina. rapitale da Plutone, per cui da Giove si stabilisce che Persefone ( Pro- serpina ) stia sei mesi dell' anno colla madre e sei mesi col nuovo spo- so infernale.

Si vedono a sinistra nella parte superiore tre personaggi . Una donna sedente che porta la destra sulla spalla di un giovinetto ar- mato di due lance, e col capo cinto da un diadema bacchico. Un al- tro giovine porta una tazza, un vaso da olio ed uno striglie, simboli della purità del corpo, come deve aver l'anima di colui che domanda la iniziazione. L'acqua è attinta alla fonte ch''è dietro al giovine. Le due stelle che sono su i giovani indicano probabilmente i dioscuri Ca- store e Polluce. Il culto loro apparteneva ai misteri cabirici, e que-

i Ap. Brunk. Antholog. i, 47^ xliii. Fragmcnl.

lacobs Comment. i, 1 76; Aichilocli. 2, Symholik, iv, 180.

Ii4 I^EI VASI FITTILI

sti iiuovaiiienle si coiifoiulevano con ali ri niislcri. La donna sedente è forse Persefone cliiamala Libera. Il giovinetto sarà dunque lacco che nelle tradizioni della Magna Grecia ora era suo fratello, ora suo marito, ora suo figlio. Il giovine colla tazza dell'acqua non è che un Camillo . La fascia che hanno sul petto, benché nudi i due giovani, può esser quella che vedesi nelle mani degli iniziati o delle vittorie nei vasi dipinti. Nel gruppo sottostante all'attuale si vede un giovine che abbraccia una donna; egli s inghirlanda di mirto per segno d'iniziazione. La donna ha seco un bambino, e davanti a loro è un citaredo che sembra condurli al tempio del nume , e son forse Adone , Venere e 1' amore. Adone era il nume che i popoli della Siria davano al sole e ne fa- cevano lo sposo della loro Astar tea, ch^era la luna. La loro storia è del tutto astronomica , e per esprimere il passaggio del sole da un tropico all' altro, dicevasi che Adone saliva al cielo o discen- deva air inferno, e poiché l'associazione di Apollo nei misteri bac- chici è provata da molti monumenti, così non sarebbe cosa fuor di proposito il vedere nel citaredo lo stesso Apollo presente alla ini- ziazione di Adone e Venere col figlio Amore, o piuttosto Orfeo o Calliope sua madre, poiché furon grandi nell'antica mitologia i le- gami delle muse con Bacco, e questo medesimo nume è un dio del Parnaso.

Il gruppo superiore a dritta è composto di tre personaggi. La donna sedente è Pallade, e m;inifesla;i [ el gladio che ha in mano: Piriloo è quell" eroe eh' è in piedi vicino al suo amico Teseo, ai quali, poiché ambedue son ritenuti alPinfeino , Minerva promette loro assistenza per liberarli. Nel gruppo inferiore son tre vecchi, e l'appresentano i giudici dell' inferno. Pindaro ci ha conserva- ta la tradizione antica che faceva considerar Crono come il re dell isola dei fortunati, dove sta sedente sopra un elevato trono per render giustizia con Radamanto, che lo accosta in suo aiuto nei giu- dizi da promuoversi. II costume del personaggio che vediamo assi- so conviene ottimamente a Crono specialmente per aver la testa

TAVOLE CCCXCII, CCCXCIII. I2D

velala. L'altro vecchio pure assiso è Radamanto, il qiial non es- sendo che semplice assessore di Crono, siede inferiormenle. L uomo pomposamente vestito che sta in piedi è quel Tantalo , che più abbasso vedemmo esser uno dei lonaenlali.

Il dotto archeologo della Francia ravvisò nella pittura di questo vaso una rappresentazione della dottrina dell'inferno, comesi mostrava nei misteri e nelle poesie consacrate a Bacco. In mezzo del quadro è Bacco infernale con Cerere, i due gran benefattori degli uomini, ai quali essi hanno insegnato la cultura e 1 uso del grano e del vino, ed a vivere sotto Tautorità delle leggi. I diilerenti gruppi mostrano sotto le sembian- ze di Proserpina, di lacco, d'Adone e di Venere, la felicità che go- dono i giusti dopo la morte, soprattutto quando sono stati purifi- cati dalla iniziazione. Teseo e Piritoo ci mostrano, sotto le sembianze di due audaci che osarono discender nell inferno, le pene che attender debbono coloro i quali vogliono indiscretamente palesarci tremendi misteri della iniziazione. Il terribile giudizio dei morti è qui figu- rato da quanto i due giudici dell' inferno Crono e Radamanto pronunziano contro Tantalo . Finalmente le pene che attendono i delinquenti sono rappresentate coi supplizi che soffrivano Tantalo e Sisifo, mentre Alcide il maggiore degli eroi, ed il loro modello, giunse a trionfare dell'inferno e incatenare e condurre via il Cerbero suo terribil guardiano, malgrado 1' opposizione e la resistenza delle fu- rie, poiché leroe cercò prima di questa impresa, il benefizio della iniziazione che poselo in grado d eseguirla.

TAVOLA CCCXCIII.

In questa tavola è disegnata la parte opposta del vaso che ci ha occupata l'antecedente, per cui vedremo l'analogia delle due vicende- voli parti . Vi si vede ugualmente un tempio d'ordine ionico. Una corona d'ellera, sospesa nell'interno, annunzia che appartiene al nu- me inventore dell'arte di fare il vino. Bacco infernale si vede as- Fas. Tom. IV. 17

126 DEI VASI FITTILI

siso nel tempio. L'iniziatogli ha versato del vino in una tazza che gli presenta. Intorno al tempio sono sei personaggi, quattro de'qualiai lati, e due al disotto del tempio. A sinistra é una donna che tiene una gran corona in una mano e nell'altra un gran ventaglio. Dal- l'altra parte superiormente, un iniziato assiso tien da una mano un gran ramo di mirto, e dall'altra un canestro, dov'è un di quei pa- ni chiamati piramus per esser piramidali, come se ne presentavano nelle cerimonie de'misteri. Nel secondo piano a sinistra, un iniziato presenta uno specchio manubriato , ed una gran tazza . La donna che gli sta di faccia tiene in mano una corona, a cui sta attaccata una benda, ed una cassetta contenente stiacciate, gioie ed istrumenti simbolici per le misteriose cerimonie. I due giovani seduti sotto al tempio son forse quelli che vedemmo sotto le sembianze d' Ado- ne con la sua sposa Venere; ciascuno tiene degli attributi proprii al suo sesso: l'uomo sostiene un elmo ed uno scudo; la donna uno spec- chio ed una cassetta per piccoli ornamenti, ed ha presso di quella un telaio. I tre rami di mirto che spuntano dal suolo additano la selva, entro la quale, le anime degli iniziati si compiacciono di andar vagando.

TAVOLA CCCXCIV.

Se le due faccie del corpo del vaso ci presentano nelle loro pit- ture un quadro dell' inferno , quelle del collo del vaso stesso ci mostrano il firmamento. La parte principale ci fa vedere il cielo bril- lante di stelle, che l'aurora ed il sole sembrano spargervi, sortendo quegli astri dal seno del mare, che si fa conoscere dall' arena eh' è espressa sul suolo, e dai pesci che vi galleggiano. Lucifero ossia Fosfo- ro ne precede il corso.

127

TAVOLA CCCXCV.

Il rovescio della pittura antecedente nel collo del vaso è molto sem- plice, e combina col maggior numero di quelle che si osservano comune- mente nei vasi dipinti. Bacco è seduto sulla clamide; la sua testa è cin- ta da quella benda , che chiamiamo credemnon, tenendo un tirso ed una patera libatoria. Una donna alata gli presenta un grappolo di uva ed una corona. Una iui/.iuta olire al nume una benda. Dopo di lei sta seduto un giovine satiro che ha in mano un lungo ramo di mirto ed uno specchio. A spiegare il significato di questa pittura usa il dotto Millin di tutta la sua erudizione, ma ad onta di ciò non parmi giunto a persuadere chi s'occupa di strigare tali pittu- re simboliche. Forse i pittori medesimi non erano bene istruiti del significato di queste bacchiche e mistiche composizioni che esegui- vano probabilmente diretti dai maestri di quelle officine, ove si facevano questi vasi. D'altronde la varietà estrema, colla quale si vedono tali soggetti eseguiti, può farci credere che non avessero una rigorosa ed unica significazione. Dov'era un giovine Bacco, o un satiretto o una menade, o una vittoria con una benda o una ghirlanda intende- vasi, che tutto ciò alludeva e richiamava l'attenzione a Bacco ed a'suoi misteri, che era quanto occorreva a coloi'O che ponevano i vasi nei sepolcri. L'arabesco che vedesi per metà al basso della rappresen- tanza orna il labbro del vaso. Dal busto di una donna sortono due gran rami di fiori immaginari, che secondo il Millin, significano la fecondità della natura. Ma un ornato, io dico, può bene servire di ornamento senz'aver significato veruno.

TAVOLA CCCXCVL

Questa pittura rappresenta Atteone in piedi fra quattro cani, che l'assalgono e contro i quali difendesi. L'eroe tebano è nudo a ri-

I 28 DEI VASI FITTILI

serva dei coturni cretesi; caliotura che fu speciale dei cacciatori. Eyli è hnikoto , pai ilcolarità di cui non esiste ancora per questo per- sonaggio, che un secondo esempio; ed è singolare che porta, por quel elle sembra, ixna corona di mirto, la quale deve aver rapporto alla iniziazione ai misteri. Del resto è senza l'aggiunta delle corna di cervo, segno della sua metamorfosi, che gli si vede sulla maggior parte dei monumenti. Il movimento di questa figura è giusto e naturale: l'at- titudine è vera: il disegno d'una buona proporzione, benché sia di una esecuzione poco accurata. Nel campo della pittura è un pan- no spiegato ed appeso a due pioli, forse per indicare che il motivo n^era stato somministrato da una rappresentazione teatrale. Al basso della figura di Atteonesilegge in caratteri etruschi Tiscrizione riVI/ìf/R, che esprime esattamente il nome greco aKtaiìin sotto le sue forme etrusche.

TAVOLA CCCXCVII.

Senz'altro dire sul soggetto assai comune delle avventure diAt- teone, passo immediatamente all'esame della pittura opposta alla pre- sente nel vaso medesimo, che mostra un personaggio nudo e barbato colla testa coronata di mirto . Egli cade trafitto da una spada che gli trapassa il petto all'ascella sinistra. A questi tratti sarebbe im- possibile di non ravvisarvi la morte volontaria d' Aiace, ancorché la voce IMIR scritta in caratteri etruschi al disopi'a di questo per- sonaggio, non indicasse ai nostri occhi l'eroe telamonio. La manie- ra, come qui è rappresentata la morte d' Aiace, s"" accorda in ogni punto colla tradizione ciclica quella d'Artino, come era stata seguita da Pindaro, da Eschilo e da altri poeti, fuori di qualche variazion- cella di poca importanza ; Secondo questa tradizione Aiace, essen- do stato reso invulnerabile per tutto 'l corpo, ad eccezione dell'a- scella, invano procurò di darsi la morte , finché una divinità non

TAVV. CCGXCVII , CCGXCVIII. 1 29

gli scoprì quella sola parte ove il ferro poteva passare '. Gli acces- sori distribuiti nel campo della pittura, vale a dire il fodero del- la spada col suo cinturone sospeso alla parete, e lo scudo colla tu- nica della parte opposta , son segnali che indicano l' interno della tenda d''Aiace, e che si riferiscono alla tradizione primitiva, senza che nulla faccia allusione al furore dell' eroe non men che alla carni- fìcina del gregge : circostanze sconosciute da Omero e dai joeti ciclici, rigettate da Pindaro e senza dubbio anche da Eschilo, la cui invenzione sembra essere di Lesche . U autore della nostra pittura etrusca è dunque restato fedele alla sana tradizione dell' antichità greca; ed è ben degno d'osservazione che questa circostanza volga- re, circa la carneficina degli armenti , non si trovi espressa che nei monumenti dell'ultima epoca dell'antichità e dell'ordine più infimo, vale a dire delle pietie incise.

TAVOLA CGCXCVIII.

È ugualmente Aiace quegli che un pittore etrusco ha dipinto nel vaso di questa Tavola, ma qui l'eroe telamonio presentasi in tutto altro aspetto da quel che antecedentemente vedemmo, ed in un' a- zione assai diversa da tutte le tradizioni, che ci son venute spet- tanti a quest'eroe, e con l' intervenzione d'un personaggio talmente proprio dell' archeologia etrusca , da non poter dubitare che in questa pittura non abbiamo una composizione originale dell' arte tuscanica.

Aiace indicato dal suo nome lR1\\f\ è rappresentato colla testa nuda, vestito d'una tunica corta, con una corazza d'argento e con la cnemide di stagno che appartengono all'armatura dei tempi eroi- ci. L'eroe telamonio in piedi tiene dalla mano sinistra per i capelli un uomo nudo e genuflesso, senza dubbio uno schiavo spogliato, nel

1 Pindar. Isthmic. v, ( vi ) yh.

l3o DEI VASI FITTILI

petlo del quale egli immerge colla man dritta una spada corta, il pomo della quale è d' argento. 11 volto della vittima che esprime il dolore ed il sangue che gli geme dalla ferita son tratte da un crudel sacrifizio, che non possono mancare d'esser espressi da un pennello etrusco con fedeltà ed energia; attributi familiari a questa nazione nella rappresentanza di scene di tal genere.

Ma ciò che caratterizza soprattutto qui esser opera di mano clru- sca, è la presenza del genio infernale Caronte col suo nome etru- sco •«IfìpV per 4//Rp\/ri clianin che sta in piedi dietro la vittima. La figura di questo demone ha i denti che rappresentano quei di una bestia feroce : le sue orecchie d' animale lunghe ed appuntate offrono tutti i tratti d' una bruttezza odiosa e propria a questo per- sonaggio . Il martello ch''ei tiene con ambe le mani è suo attributo, costumato in tutti i monumenti etruschi. Ecco succintamente quanto ne scrive il eh. Raoul-Rochette '.

TAVOLA CCCXCIX.

Anche in questa Tav.CCCXCIX figuralo stesso Caronte, senza che l'artista vi abbia aggiunto il nome che abbiamo veduto nell' anterior parte del nostro vaso. Vi si scorge quel cattivo genio sotto i medesimi tratti, e nel medesimo costume, ma soltanto in una attitudine tranquilla colle mani appoggiate sul suo martello in mezzo a tre donne, due delle quali sono inviluppate nel loro peplo in una maniera che sem- bra essere stata propria per indicare le ombre, e la terza colla testa volta altrove e colle mani giunte, offrendo cosi tutti i segni carat- teristici del lutto e dolore. Sembra dunque al eh. Raoul-Rochelte illustratore di questo monumento, che qui si rappresenti una scena che accade nell' inferno, cioè Caronte in mezzo a tre ombre , una

I Raoul-Rocliette, Sur deux vases denza arch. per Tanno i834 tom.

peiiits de stjle el de travail etra- v, p. a64, e seg.

sque. Sta negli annali di corrispon-

TAVOLE CCCXCIX, E CCCC. JOI

delle quali è designata pel suo nome espresso in lettere etiusche /RJR/ìtri31 Pentasilea, senza che noi sappiamo per qual motivo la regina delle Amazzoni abbia potuto Ggurarsi in una scena simile, come si trovi nel vaso stesso, dov'è dipinto Aiace. Alcune dotte congetture del prelodato Raoul-Rochette a questo proposito son da vedersi negli annali della corrispondenza archeologica, dove questi quattro soggetti si pubblicarono. Io suppongo che qui si rappresenti il passaggio d'un'anima dalla vita alla morte, assistita e condotta nelle infornali regioni dal demone Caronte: rappresentanza che vedesi espres- sa tante e tante volte nei bassirilievi delle urne cinerarie di Volterra, do- ve in più maniere si rappresentan i ministri del tartaro, ora in sembianza di furie, or del caronte,ora del fato o necessità, e talvolta delle une e del- l'altro nello stesso bassorilievo. Ho creduto finora che i personaggi ivi dipinti sieno spettanti alla famiglia del morto, ed il nome di Pentasi- lea può essere quello d'alcuna donna della famiglia del medesimo, pel quale si fece il vaso; di tal tempra sarà probabilmente 1' altro nome etrusco distribuito in tre versi , e non mai nome dell' artista vasaio, poiché si sconcie figure non meritano lode memoria ve- runa al loro autore.

TAVOLA CCCC, ED ULTIMA.

Chiudo questa collezione di quattrocento rappresentanze vasarie, da me promesse in principio deiropera,col far conoscere quanta erudizione si adopri dai dotti archeologi per darcene l'interpetrazione, reputando questo genere di monumenti di grande interesse, s\ per la parte scenti- fica e letteraria, che per l'artistica. Ecco per tanto quel che scri- ve il eultissimo sig. marchese Filippo Gai-gallo -Grimaldi relativamen- te all'ultima rappresentanza di questa collezicue.

A distinguere nella rappresentazione di questo dipinto che Io, Ar- go e Mercurio sieno i principali personaggi del dramma, e che l'Ar- gicidio ne fosse l'argomento, basta, non v'ha dubbio, rivolgervi sol-

DEI VASI FITTILI

lanlo lo Sguardo. Ma se discernesi a primo colpo d' occhio il sog- gelto della composizione, non peiò s'intendono agevolmente le sva- riate circostanze che l'accompagnano, e che servono a renderne com- pleta 1' idea. Prima però di trattare un tal punto , che costituisce ciò che potrebbesi chiamare l'incognita nel problema archeologico, che mi son proposto risolvere , diiò delle tre già indicate figure , le quali benché si dessero prontamente a conoscere per via de lo- ro speciali attributi, appresentano pure tali particolarità, da fornire ciascuna d'esse argomento a singolare disamina.

Cominciando da Mercurio protagonista dell'azione, vuoisi osser- vare come ad eseguire il suo ferale disegno non si serva già di una pietra siccome leggesi in Apollodoro ' tampoco dell'arpe o vo- gliam dire d'un coltello falcato, secondo che fu descritto da varii , e tra questi da Ovidio ^ ; ma si d'una di quelle cortissime spade, che sin dal tempo d'Ificrate usarono generalmente gli Elleni ^. As- sai più singolare è poi il vedere eh' egli abbia ornato il x'^^^'^xo;, ovvero tunichetta con figure d' ippocampi 4. Ma di s\ fatto impor- tantissimo particolare, che osservai del pari in varie altre immagini del nostro dipinto, limitandomi per ora ad un semplice cenno, fa- rò d'indagare il significato in appresso. Notevole finalmente in cotesta figura è l'espressione del volto, che non solo è perfettamente ap- riropriata all'azione della persona, ma è altresì caratteristica di que- sto Mercurio, ch'è designato da Omero eOaxOTo; 'Apy'tfóvrr,^, Argifonte tutto intento ed suo scopo ^.

I Bibliot. II, I, 2. li sono comunissimi nel mediterra- 2. Metam. 1,717. Aggiungasi Val. Flac- neo. Siccome il loro dorso è arma- co. Argon. IV, 390, e Lucano, Far- to di molte protuberanze salienti sai. IX. 6?)-64. pd aguzze, co.si furon detti asperi 3 T)iod. Sic. XV, ^. 44- tl'i' ì^f'vio in un luogo citato da ÌVo- /J È conosciuto che tal denominazione nio Marcello nel trattato su la pro- innav xau.n7Ó}v: di cait>alli flessuosi prietà delle parole alla voce ffip- siasi dal.i, peridiè ne dichiara la li- pocampi.

gura.a degliauimaletti niariui,i5y'?- 5 E3<TzoTr&v . . . xarà toÙ (txottoù ifipovTa

gnatlii/iippocampidìhhineo^iqusL- rnv yvù^nv: Scoliaste secondo al v.

I

TAVOLA ecce. l33

Quanto alla figura dell'Io, osserverò dapprima che, quantunque nel suo complesso sia dessa conforme all'idea che ce ne Erodoto, da cui sappiamo, che le si attribuivano fattezze interamente muliebri con le sole corna di vacca ', vi si scorge pur tuttavia nella forma delle orecchie un' altra indicazione della sua bovina natura. Quella canna poi, o altra simile pianta aquatica, eh ella sostiene con la de- stra, rammenta a mio credere, la sua derivazione dalle acque di un fiume ^. Intorno al mostrare, ch'ella fa ignuda gran parla della per- sona, potrebbe trovarsene la ragione nella taccia di impudicizia, di che venne generalmente imputata da'mitografi, e da'poeti ^. I rac- conti bensì di costoro essendo fondati in gran parte sopra tradizio- ni o adatto favolose , o popolari , qualora si consultano isolatamen- te, danno un'idea superficiale ed incompleta di qualsivoglia mitica creazione: a vedervi quindi più addentro uopo è rimuoverne il velo favoloso, in cui misteriosamente s' avvolge .

Nella immagine di Argo è tra le altre cose a notarsi una sin- golare coincidenza di concetto tra il pittore di questo vaso, e l'au- tore delle metamorfosi, avendo l'artista, a simiglianza del poeta, rap- presentato il Panopte a sedere in un sito eminente della montagna nemea, donde poteva meglio osservare pertutto, quando venne sor- preso dal suo funesto destino ^. Va notata altresì in cotesta figura la proprietà degli accessori; io mi vuò dire dell' ampia pelle e del ricurvo bastone; dappoiché Argo fu solito vestire le spoglie d'un toro

109 ilei 1. X5 IV deir Iliade. Questa medesima espressione è ripetuta nel V. 24 dello slesso libro e nel v. io3del ii,ed iucontrasi inoltre nel- rOdissea e negP Inni.

1 Euterpe e. ^i.

2. Stazio nel sesto della Tebaide, t. 274 chiama aruudinee le rive del- l'' Inaco.

3 Andreta da Tenedo presso Cornile viu, 18. ed Ifjino fav. ci. Tappellano jnerelrice e simigliaute designazio-

Fas. Tom. IV.

ne pellicis argolicae le Ovidio nel primo delle Metamorfosi. Spac- ciavasi altresì da taluni mitogratì che il suo cambiamento in gioven- ca fosse stato, come nel raso delle Prelidi, una punizione inllilta alla sua disonestà. V. Potter nell^anno- tazione al v. io3 di Licofrone, il quale denoia in quel luogo Elena col nome di giovenca. 4 Ipse ( Argus ) procul montis subli- me cacumen occu2)at, unde sedens

i3

l54 DEI VASI FITTILI

eh' egli avea ucciso in Arcadia ' , e quel pedo robusto è un distin- tivo, che egualmente conviene al suo mestiere di pastore e alle sue funzioni di guardiano ^. men degno è d' osservarsi che questa figura appresenti in alcuni importanti particolari, come è dire nel carattere atletico delle forme , nel novero , e nella direzione degli occhi portentosi, tale conformità con quell'immagine di Argo, che è descritta in un frammento de' canti dell' Egimio ^, da far presu- mere che l'artista abbia seguilo , in ciò ch'è 1' efligie del Panopte , l'autore di quell'antichissimo poema. Ma ciò che ha di più singolare la figura che esaminiamo, si è ceriamenle il gesto della mano destra, le cui dita sono disposte come per fare quello scoppietto, che di- nota non curanza, e disprezzo 4. Ora nel personaggio d'un severo

jiartes speculatur in onmes etc. Me- tani. 1, 166-167. ■" Secondo Eu- stazio nei commentari al 11, del- riliade p. 716. Poleui e Stef. Bi- zant. .ìlla voce 'Af.ijTtc, l'uccisione di Argo elibe luogo in un sito del- TEubea, che da queirevenlo pre- se il nome di 'Afyojpas. Altri scrit- tori beusi, etra questi Luciano nel dialogo ui degli dei, danno a cre- dere che sia ciò accaduto a ?(emea, la quale opinione dovette general- mente prevalere, percliè conforme alle argive tradizioni, cui appar- tiensi il mito di Io.

1 ApoUodoro 1. e. Anche Dionisio da 3Iileto citato dallo Scoi. d'Eurip. al V. iia3 delle Fen. lasciò scrit- to che Argo solesse andare coperto di una pelle, ma non disse di qual animale.

2. /Sojxolo;: pastore egli è detto da E- schilo nel v. 677 del Prometeo. A motivo del suo carattere di vigi- lante custode ei venne assomigliato ad un cane^ gli si infatti que- sto nome negli scolii al v. 112 1 .delle Fen. d'Euripide, ed al v. 5

deir Elettra di Sofocle ; che anzi r antico chiosatore d'Eschilo nello scolio al v. 569 del Prometeo dice che TArgo sor vegliatore di Io sia stato un enne e nuli' altro. l>Ia parmi che questo grainmatico fosse trascorso in tale erronea sentenza per efletto deir omonimia, che è tra il Panopte e il famoso cane di Ulisse.

3 Questo frammento, che consta di quattro versi, leggesi nello scolio al V. 1121 delle Fen. di Euripide. Quanto all' autore; del poema, da taluni fii creduto Esiodo, da altri Cercope da Mileto. V. Ateneo 1. XI. p. 5o3, Casaubono.

4 'àvaxpoTuy Toì; SxktUoiì si disse da Greci lo scoppiettare che si fa con le dita , specialmente col polli- ce ed il medio, ed àrrox/joT^fioc fu detto quesf atto medesimo , con cui si ostenta non curanza o di- sprezzo. V. Schott nelle note ai proverbi greci, estratti dai codici vaticani, cent, ui, 91. È poi cosa ben nota che la statua di Sarda- napalo collocata sul suo mona-

à

TAVOLA ecce . l35

custotle quest'atto disdegnoso non poti'cbbe qui riferirsi se non alle istanze, che usano quelli , cui 1' altero gesto è diretto a favore di chi soggiace alla sua dura sorveglianza. Se tale n'è realmente il si- gnificato, allora non solo si dichiara nel modo più naturale l' azione apparentemente strana di Argo, ma siccome ne risulta ad un tem- po che quei personaggi, cui si rivolge, s'interessino per Io, e sieno però in relazione con essa , cosi ottiensi insieme un importante in- dizio, onde poterli riconoscere. A tal fine adunque bisogna, secon- do quest'ipotesi, indagare quali sieno state le relazioni ed aflinità di Io, e pei'ò fa d'uopo rivolgersi alla sua derivazione.

L' origine attribuita a questa mìtica persona è strettamente connessa col mare dappoiché la comune tradizione le diede per ge- nitori Inaco figliuolo dell'Oceano ', ed una Ninfa, che fu oceanide parimente '. Vi ebbe anzi chi la disse nata allo stesso monarca del mare da una Nereide chiamata Aliroe, ch'è come dire: La mavijìua ^. Nel nostro dipinto accennano alla marina origine di Io quelle figu- re di cavalli marini, che servono d'ornato al lembo della sua veste. Questo fregio medesimo osservasi, come s'è avvertito, nel chitoni - sco di Mercurio : e lo stesso ornamento con 1' altro perfettamente

mento ad Anchiale esprimesse una siniigliante idea per mezzo dello stesso atteggiamento. Y. Apostolio negli adagi xvii, 2.6. 1 Castore citalo nella Bibl. niit. ui, I. Quest^ antico scrittore vieu de- signato nel chronicon da Eusebio come cronografo del reame di Ar- go. La sua autorità quindi ha mol- to peso in ciò che risguarda le ar- give tradizioni , cui appunto ap- partiene la favola relativa ad Ina- co, il quale, come ognun sa, è il maggior fiume dell'Argolide. aSecondo Ferecide, fraram. xl, ella ebbe nome Pilo. Apollodoro invece la chiama Melia, 1. 11, e. i; men- tre che dallo Scoliaste di Euripi-

de al V. 980 dell'Oreste vieu dessa nominata Asuxàv«: la biancheggian- te ; la qual voce pare dovesse in- dicare qualcheduna delle Niufe del mare, alle quali tutte fu generica- mente appropriata una siniigliante designazione (Esichio, v. A£uxo5e'ai, e l'Etimologico gr. v. AtjxoSsx). Ma indipendentemente da ciò , nello stemma genealogico di Io occorro- no vari nomi evidentemente ma- rini, quali sono AiyialiJi: il ììtoreo; * à.).i:ioh: la mari-celere; ed anche Pelago è mentovato da Zeze nello scoliaste al v. 4^1 ? di Licofrone, p. 83, Stefano, come figliuolo di Piiobe, che fu proavola di Io. 3 Acesidoro presso Cornile 1. s. e.

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DEI VASI FITTILI

analogo de'cavalloni decorano il panneggio delle cinque figure, che stanno intorno a quella di Argo. Alla uniformità di un tal distin- tivo non si può non avvedersi che tra gli indicati personaggi deb- ba esservi qualche legame che loro provenga da una comune at- tenenza col mare .

(iuiJati da quest' importante indicazione non esiteremo fo rse a ravvisare Cerere con Proserpina in quel gruppo del quadro che occupa il centro della composizione nella sua parte superiore. Ed infatti non solo i poeti, ma i raitografi ancora espressero l'idea di un'in- tima connessione tra Io, Iside, e Cerere '. Si fatta nozione ritrasse da quella dottrina teofisica, la quale riuniva, anzi immedesimava le anzidette mitiche personificazioni, insegnando che l'uiia e l'altra rap- presentassero la terra ^. Secondo ancora questi medesimi dogmi che appartennero alle religioni di Samotracia , e si diflusero progressi- vamente neir Attica, la dea Daira , sotto il qual nome si designava Proserpina, altro non era che la luna ^; e quindi veniva assimilata

i Tra i mitograri vii nominato in pre- ferenza doyui altro ApoUodoro 1. ii, e. 1. Dei poeti possono qui citarsi p. e. Valerio Fiacco e Slazio.il pri- mo de'quali in due luoghi dell'Ar- gon. ( iv, 408 e VII, 1 1 I-I i3 ), e r altro nei v. 278-279 del 1. vi della Tebaide, ove leggesi: illam (loneni) Pliariis evexerat arvis Jup- piter, unisce in uno la raminga figlia di luaco, che giunta in Egitto divenne Iside ( Y. fra gli altri Lu- ciano, dial. VII , mar. ) con la Ce- rere venerala dagli Egiziani, la qua- le fu soprannoiuin.Tta Farla, per- ché le si tributo un culto partico- lare dagli abitanti dell'isola Faro, che sta incontro alla spiaggia di Alessandria. Consultinsi le impor- tanti osservazioni su questo argo- mento dell'illustre Creuzer nel suo Dionisio p. i63-i64-

a Che Iside fosse risguardata come la Terra si afferma da molti an- tichi scrittori, come da Plutarco in Iside, da Eusebio nella prepar. evang. p. 162, e. Datr. da Favorino V. 16 15 ec. e che per Cerere s'in- tendesse paiimeiile la Teira è cosa affatto ovvia, facendone fede il suo stesso nome TrT; [inripo;: di teri-a waf//"e Y.Diod.Sii^ i, p. 16, WesseL

3 Per l'identità di Daira con Proser- pina , v'è la testimonianza di Ti- mostene e di Eschilo citati negli scolii di Apollou. Rod. al v. 846 del 1. III. (guanto poi al carattere lunare di questa mistica deità va consultato Plutarco nel trattato sul disco lunare ( l. iv, p. 816, \\itt. ), unitamente al dottissimo Creuzer neir annotazione 67, al e. 22 del 1. ni, di Cicerone intorno alla na- tura degli Dei.

TAVOLA ecce . ìZy

essa parimente a(J Io. può dubitarsi che quest'ultima non sia da riferirsi ali astro della notte ', senza che cessasse perciò di perso- neggiare la terra; null'altro essendo la luna^ a mente de'teolisici, se non che una terra eterea 2, Or conformemente a colesti principi] , credeasi la luna ritraesse dal mare ^: dalla qual teoria ebbe a de- rivare la mitica tradizione che Daira fosse figliuola dellOceano 4.

Richiamando per silFatto modo alla memoria 1' intimità , che passa tra Cerere, Proserpina, e 1 Oceano, rivolgesi naturalmente il pensiero alla figura virile assisa accanto a quelle dee. E di vero i distintivi di questa figura convengono perfettamente ali immagine deirOceauo. 11 segno difatti dei cavalloni, onde è ornato l'orlo del suo panneggio , oltre che considerato ideogiafirnmente , e per cosi dire nella sua propria significazione a nuU'altro può ascriversi me- glio, che alla stessa personificazione del mare, non l'è meno con- venientemente adattato ove si pi'endesse in un senso metaforico; dappoiché i tlutti a motivo, come scrive un dotto scoliaste •', del loro fragore, e che s'assomiglia al muggito, risvegliano lidea dei tori, ed accennano per] colai guisa al carattei-e laurino, che è un ele-

I Kel dialetto dell' Ai-gollde, ove, co- me s"e lupcedeniemente osservato, le favole che hanno relazione con Inaco,sono miti locali.ilnome del- l' Inacliide ebbe il signilicato di luna. Y. Snida, v. 'iw , ed Euslazio al V. ga di Dionis. Pcrieg. -- An- che da Iside ella personeggia quel- l'astro, come rilevasi da un impor- tante passag:;io di Diodoro Siculo nel principio delle sue storie.

a V. Proclo, commento al Timeo i, 54. Da ciò verisirailmente ritrasse .41cmane l'idea che la rugiada fosse figliuola di Giove e della Luna , siccome leggesi nei seguenti versi di questo lirico conservatici da

Plutarco nel 1. n, del Convito:

Olx Alò; ^vyirrìp "Epaa zpifu^ Kx'i lùx'JXi Six?.

3 V. Plutarco in Iside, cap. 34 , ed ivi gl'interpreti.

4 Pansania 1, 38. Conf. Pherecydìs J'ragm. p. ii5-i 16, Sturz. La 70ce

AfiElK.che trovasi nel lessico di E;i- chio come appellativo duna figlia dell'Oceano e di Cei-ere, ù da ri- ferirsi a Daira, secondo la sagace osservazione del eh. Lobeck nel- l'Aglaofanio p. i54.

5 Zeze nell'annotazioni al v. 104 del poemetto intito'ato: Lo scudo di Ercole , e volgarmente attribuito ad Esiodo.

i33

DEI VASI FITTILI

mento coslitullvo del tipo, con cui venne rappi-esenlato 1 Oceano '. Quanto poi all'asta, cui si appoggia con la sinistra, benché sia mon- ca, per mancanza di spazio, della estremità superioi'e e con essa pri- va d ogni segno caiatteristico, è pur tuttavia a tenersi, secondo me, pei' uno scettro; e ciò a causa della sua perfetta simiglianza con l'al- tra asta, la quale essendo in mano di quella figura in cui ricono- scemmo l'immagine di Cerere, e servendo però di distintivo ad una dea che nei sagri cantici degli Elleni vien disegnata come regina ^, altro che uno scettro non potrebbe di certo indicare. Or posto ciò, qual altra deità dei miti greci a si fatti emblemi di supremo potere vantar potea miglior diritto che l'Oceano sin tenuto monarca degli stessi numi ^; anzi, per sentenza degli orfici dogmi, loro padre comune?

'O.Y.i'jniv re 0ECUV yivtutv, xat (/.rìripz Tr,ju« 4.

Questo verso medesimo ne suggerisce il pensiero che quella mu- liebre figura, la quale s'appoggia ad Oceano possa rappresentare la dea T»!50;. L'altra figura di donna, che sta alla sinistra di Argo, oltre al generico segno del marino ornamento, onde ha fregiata la veste, ne appresenta nella fascia che solleva con la destia un attri- buto il quale quanto a me è individuante; essendomi già provato in altro lavoro a dimostrare che fatta zona abbia a riguardarsi co- me distintivo appropriato alle immagini di Afrodite e di Amore. Cos'i essendo, se si ammettesse sull'autorità di Filocoro, che Vene-

1 Da ciò la designazione di tauro- crano , che gli diedero i poeti , tra i quali Euripide nel v. 1377 '■^^^~ r Oiesle.

2 \'. r inno Orfico xl, v. i, e 9, e i'iuuo omerico a Cerere v. ^5 e

497-

3 Wegli scolii al v. SoG della Teo- gonia si legge clie Ogeno, ossia O- ceano ('flyiìv yàp 'ilzEavò;: Esichio V.

'ùytviSai). sia slato primitivamente re dogli Dei: 'iiyr.voù ( per 'iìyrivo;)

4 lliaiie XIV, v. sor e 3o2. SitTatta credenza viene attestata ancora da Diodoro Siculo 1. i, p. iG, Wes- sel; e ihe sia conforme alla dot- trina ortica avvertesi da Atenagora nell Apologia p. 64-65, Dechair.

TAVOLA ecce. 1 3g

re personeggi ancor essa la luna ', avrebbonsi allora nel noslio ili- jìinto le effigie di una triade lunare (Io, Daira, Afrodite ), che siui- boleggierebbe le tre fasi di quel j^iianeta. lo tengo bensì per fermo che il carattere di Venere, qual ci si mostra in questa rappresen- tazione, non sia punto diverso da quello, che l'è più generalmente attribuito dai teofisici, ed anche comunemente ascritto dai mitologi. Ed in elletto quando anche si considerasse T argomento di cotesta pittura dal lato fdologico , vale a dire nel suo aspetto puramente favoloso, pure in tal caso si comprenderebbe assai bene l'interven- zione della dea dell'amore nella scena dell' Argicidio, di cui può dirsi essere stata instigatrice , in quanto che quesio tragico evento ebbe motivo dalla passione ch'ella inspira ^ . Ove poi la medesima leggenda dell uccisione di Ai'go si svolgesse dalla sua forma mitolo- gica, si ridurrebbe allora ad una semplice esposizione di quella teo- fisica teoria, concernente la fertilità della teri'a ^, la quale insegna- va come i possenti raggi del sole Mercurio, estinguendo il debile e freddo lume del cielo stellato Argo 4 , liberino la sottoposta teria Io dallo stato di sterilità , cui condannavala il geloso ])Otere dell'o- scurità Giunone ^,ela rendano in tal guisa atta a ricevere il fecondo influsso del gran principio vivificante della natiua Giove ^. Qualo- ra dunque si riguardi da un tal punto di vista la nostra mitica rap-

1 WPhilochori fragm.p. 19-20, Sie- belis.

2 Esdiilo nei v. 65i-652 del Pro- meteo fa allusione all'iutUienza di Venere negliamori di Giove conio.

!5 ì\Iacrobio, Saturnali i, 19.

4 Pei moltiplici e fulgidi occhi di Argo, inteudovasi gli astri. V. Eu- stazio jiel commento al v. 24 del 1. II deir Iliade. Però si diede al Panopte l'epiteto di stellato: inoc- ciduis stellatum visibus Aj'gum : Stazio, Teb. vn, v. 277. Stellatum- que oculis cuslodem virginis Jus: ISemesiano, Caccia, v. 3i.

5 Rilevasi da Plutarco ( framm. ix, voi. X, p. 706 segg. Witt. ), che questa dea fosse risguardata co- me persouilicazione dell'ombra ter- restre, donde provenne che sia sta- ta detta pjx'='> ""' ^"X'*> occulta o tenebrosa e notturna.

6 È noto che la voce Aeuc appella- tivo di Giove derivasse dal Stiitv: irrigare. Vuol qui avvertirsi che presso Lillo nel trattato sui mesi p. 96, Schow, trovasi menzione di una località sagra a Giove, la qua- le fu denominata Aedatov. P irriguo.

i4o

DEI VASI FITTILI

presentazione e si rifletta ad un (pmpo che Venere, a norma di quelle stesse dottrine rappresenta l'idea di universale fecondità, la ragione allora che si trovi tra i personaggi del dramma s^inlenderà facil- mente a parer mio da ognuno: poiché non vi ha, io avviso, chi non vegga come personificando quella dea la forza feconda o produtti- va della natura non sia perfettamente appropriata ad assistere , o piuttosto a presiedere in una azione il cui scopo fu di rimuovere l'ostacolo che opponevasi alle misteriose congiunzioni degli elemen- ti, delle quali eli era fautrice '.

Se le precedenti osservazioni sono fondate; ne risulta che il pensiero di questo dipinto sia stato concepito sotto l'influenza del- le tcofjsiche idee. Or quest'influenza medesima di cui abbiamo incon- trato già tante volte le tracce nell' esame , che s' è fatto di varie parti del nostro quadro, si riconoscerà del pari in un altro suo im- portante particolare, intendo dei due Genii, quante volte in queste due immagini di alati giovinetti si ravvisasse una doppia effigie del- l'Amore; consentaneo essendo interamente a quelle dottrine 1 ap- parizione di cotal deità in una siffatta scena e la sua duplicata figura. In prova di ciò basterà rammentare essere stato proprio di quel sistema considerarsi l'Amore come un essere cosmico e di du- plice natura, perchè inerente così ad ogni principio, o fisica pro- prietà, come alla sua contraria ; sicché dall' unione di tali opposti elementi determinata dalla congrua azione di quell'ente doppio, che y'è insito e li regge, risultasse il congiungimento eh' è come dire l'armonia fra loro, che fa temperata ed equabile la costituzione delle stagioni 2. Laonde nel rappresentare il mito della liberazione di Io,

I È a vetlersi quel frammento d'Eu- ripide che trovasi nel e. 8. del 1. xui di Ateneo, e ncireclogbe fi- siche di Stobeo p. 21, Canter: 'Epi

(tjv ófi5po'j Pala ,

"iijsa 3' 6

Taiav, ''Ayjo^iTr,; -jTiò x, T, )..

debbesi omettere quel luogo di Stazio nel primo delle Selve . canne u, v. i85-i86, ove il poeta fa dire a Venere: in connubia ter- rae Jilbera, cum pluviis rarescunt nubiia, solvo. a Platone nel Convilo, ovvero dialo-

TAVOLA ecce. l4l

che seconflo quegli stessi principi, allude come s'è disopia avverlito al- la emancipazione della terra, dal che segui il suo congiugnimento con l'opposto o almeno dissimile elemento dell'acqua, in questa rap- presentazione, ripeto, assai opportunamente è introdotto il perso- naggio di Erote : tenuto egli essendo, in conformità a quel medesi- simo sistema, come abbiamo testé notato, per un principio nella na- tura, il quale promuova 1 unione, eh' è 1' armonia tra contrarii, ov- vero diversi elementi , a cui presiede, benché sieno opposti simul- taneamente, per elFetto della sua duplice essenza , di quel dualismo appunto, di che l'attribuitagli geminata figura si è la grafica espressione. Con queste osservazioni intorno ai gemini amori s''è per noi com- piuto l"* esame di quei personaggi della rappresentazione, i quali occupano, dirò così, il fondo della scena. Quanto a quegli altri cui si riferisce direttamente 1' azione, se n" è detto in principio: se non che resta a dare qualche schiarimento ancoi'a circa alla figu- ra del protagonista. E di vero veggendosi nella sua tunichetta l'or- nato degr ippocampi parrebbe a prima giunta che tal marino di- stintivo S'opponesse alla designazione di deità solare che appartiensi all'Argicida, quando considerato dal punto di vista della simbolica, ci apparisce come una teoGsica personificazione . Rimuovesi bensì questo dubbio tosto che ne sovvenga essersi creduto che tanto la luna quanto il sole traessero origine dal mare '. V'ha inoltre re- lativamente al pileo alato , eh' è ordinario attributo dello Erme Argi fonte , una riflessione da farsi; debbesi cioè ricordare che sif- fatto petaso , o più tosto cimiero con le ali , siesi dato propria- mente a Plutone , siccome rilevasi dal suo stesso nome xuv/» 'aJ^oj celata dell' occulto ^ ; la qual voce , quantunque designativa come ognun sa di Plutone , pare pur tuttavia fosse passata per una spe-

go intorno l'Amore §. i3-i5. Vi si natura di Erote,

espongono tali principii per bocca i Plutarco 1. e. nella nota 22.

di Erissimaco, il quale da fisico, 2 V. Apollod. i, 4 ? ^d ivi le anno-

ch'egli è, discetta fisicamente della tazioni di Clavier.

Fas. Tom. IF. '9

J/Ji PEI VASI FITTILI

eie di metatesi dalla persona alla cosa, dal che sarà provenuta a quest'elmo la fama d^essere non che invisibile, occultatore di chiun- que mai ne andasse coperto ' . In ogni modo egli è certo che al pileo alalo va annessa l'idea di cosa latente ed infernale. Però tro- vandosi un tal segno calactonio combinato nell'Argicida col carat- tere eliaco, ne risulterà la doppia qualificazione di sole- infero a que- sto simbolico personaggio ^.

Or se egli è vero che sia inerente a Mercurio la qualità di in- fero, parmi si possa a causa di ciò dire lo stesso anche dei Satiri, come di quelli, che essendo tenuti suoi figli ^, si doveano crede - l'e partecipi della sua medesima natura 4. Siffatta opinione ci vie-

1 Platone nel decimo della Repub- blica fa allusione a sitìalta nieiavi- gliosa proi)rii'là attribuita a que- sf elmo. Oltre a Mercurio ed a Perseo, se ne servi Minerva pur essa per rendersi invisibile a diar- ie, come leggesi nell'Iliade V, 845.

2 Quanto alla caratteristica di Sole ascritta a Mercurio, ali" autorità di Macrobio allegata nella nota 3i ag- giugnesi quella ancora dei nionu- meuli. Possono difalti citarsi quelle due gemme antiche dellaDattilioteca medie, pubblicate dal Gori nelle lav. Lxx, n. IX. e r.xxi, n. i del Mu- seo fiorentino, in ognuna delle qua- li pietre è intagliata l'immagine di Mercurio, che ha per accessorio la figura d'' un cancro, il quale è sim- bolo solare. V. Macrobio, Saturnali I, ai. Rispetto poi alle relazioni di questo nume con le regioni infer-, nali, se ne potrebbero addurre di- verse pruove; ma basta qui ram- mentare soltanto la designazione di x3ovUj,neì senso di sotterraneo o infero che gli è data da Sofocle neir Ajace v. 83 1 , e da Euripide neir Alceste v. 74^-

3 Nonno, Dionis. XIV, 11 3.

l La più antica, e potrebbe anche credersi ieratica nozione intorno alla genesi dei Satiri si ha in un frammento di Esiodo riportato da Strabone nel 1. x, e. 3, §■ 19. In que- sto notabilissimo passaggio, estrat- to probabilmente dalla Teogonia , si legge che la stirpe dei Satiri di- scendesse da Ecateo. Ora egli è a considerarsi che silì'atlo appellati- vo è strettamente affine, se pur non è un derivato della parola Ecate, la quale par corrisponda, come pre- sume Sacy nelle note a Sle Croix p. 180, all'espressione "Hzareo, ch'è negli abissi, ed in ogni modo è formata dalla voce xktu, sotterra. Da ciò la denominazione di ecatei data agli spettri, secondo che ap- prendesi dallo scoliaste di Apollo- nio Rodio al V. 860 del 1. in. An- che il nome della progenitrice dei Satiri avrebbe analogo significato, qualora per la Figlia di Foroneo, eh' è indicata da Esiodo 1. e. qual consorte di Ecateo , s' intendesse quella XSovt'n- la infera, di cui si fa menzione come nata appunto da Foroneo nel e. 35 del libro 11. di Pausauia. Questo stesso scrittore

TAVOLA ecce. ì^3

ne qui insinuala dall' osservare il modo verosimilmente significa- tivo, in che sono composte le figure dei due Satiri rappresentati nel nostro dipinto. Imperocché mentre una di queste figure trovasi riunita a quella dell'Argifonte, di un essere cioè catactonio, è messa l'altra in rapporto con l' immagine di un lepre o pure coniglio animale che a motivo della sua indole ed abitudini è a dirsi anch'essosot- terraneo ': d'onde provenne che gli antichi l'effigiassero soventi volle come tijio di un significato funereo 2. certamenle è a meravi-

asserisce che allribiiivasi IVdifica- zione d' im tempio in onore di Ce- rere solto r iùvocazione X^ovir,;: di infera air omonima ninfa pur or nienlovata , e ad un suo fra- tello, il cui nome Climeno riferi- scesi chiaramente al medesimo or- dine d' idee, come quello ch'è de- signativo di Plutone. V. Suida e l'Etimologico grande, voce R^ipEvo;. Convieu ricordare altresì che lo accennato tempio, situalo in vici- nanza dei santuari di alui infer- nali deità e di una voragine cre- dula adito all'Ercht', trovavasi in un distretto deirArgolide , ai cui miti ( tra'quali dehhesi qui nuova- mente avvertire essere stalo quel- lo efligiato nel nostro dipinto), precisamente appartiensi la più ve- tusta memoria, che mai si avesse di Satiri, e va notato, oltre a ciò, che vi furon dessi rappresentati come mostri di terrihil natura, e quindi diversi allatto da' gioviali compagni di Bacco (ConsuUinsi le osservazioni dell'Heyne ad Apollo- doro li, I, 2). Che poi siffatta o- pinione, secondo la quale sarebbe- ro i Satiri di calactonia provenien- za, deriverebbero. cioè dal profondo, quasi dal seno della Terra, fosse in principio generalmente prevalsa, si argomenta dall'essersi conserva- ta iu altre tradizioni concernenti

del pari l'origine saliresca,chc pei» possono risguardarsi come varianti della primitiva nozione. Di falli nel Ciclope d'Euripide i Satiri passa- no per tìgli di Sileno, il quale è tenuto terrigeno da Konno nel xxix delle Dionisiache v. 2605 che anzi in un altro luogo dello slesso poe- ma ( 1. xiv ), ci si a divedere che i Sileni , vale a dire i più vecchi de'Satiri ( Pausania i, a3 ), ovvero i loro maggiori ritrassero dalla tei- ra V. Casaul)ono, della Poes. Sai. I, 2, p. 35, Rambach. 1 Gaudel in effossis habilare cunicu- lus antris. Marziale ep. 60, 1. xiii, ond' è che i Greci lo designa- no con la perefrasi AaytSio; yioipu- •/^oO: di lepratlo scavalo/e: non al- trimente che r£ufii/;^t!?a;: scavatrici chiamarono le talpe. V. Salmas., Exercit. pliniau. p. aoo. ]\'è altronde derivarono forse i Romani il nome di cunicolo, che già presso i Latini,e parimenti presso gl'Italiani, inlen- desi per condotto sotterraneo. 2 II eh. Rauol-Rochette nella nota seconda pag. 2^5, de" suoi Mo- numenti inediti ha indicato assai opere delle arti antiche, in cui la figura del coniglio sta come simbo- lo funereo. Oltre a ciò, il eh. prof Creuzer commenti ad Erodoto p. 397 fa menzione di quelle urne se- polcrali dei Greci, una delle quali

l44 D^' ^'^SI FITTILI

gliare come nelle pitluie di colai vasi ',i quali furono deposti den- tro ai sepolcri, veggasi una qualche particolarità relativa alla trista loro destinazione.

Del merito di questo quadro; considerato come opera di arie, non occorre, a me sembra, di ragionare; che gli eminenti suoi pre- gi, massime in ciò ch'è stile, di per stessi chiaramente si manifestano.

conservasi nel Museo capitolino, che rappresentano V immagine di alcune lepri in alto di trastul- larsi. E poiché fu noto anche a- gli antichi ( V. Senofonte, Caccia V, li; Eliano, Storia naturale ii, 12 ec. ) che questi animali dormissero ad occhi aperti un sonno estrema- mente leggiero, cred'egli da ciò in- ferire che nel rappresentarli sopra monumenti destinati ai sepolcri siasi voluto dare l'immagine di fa- cilissimo passaggio dalla vita alla

morte, per lenirne in tal guisa il pensiero. I II cratere, di cui ho tentatofli chia- rare la pittura, nella quale le figu- re sono di tinta rossiccia sul fondo di color nero, fu trovato nel i83o in una tomba appartenente al po- liandrio di Ruvo , e fa ora parte della scelta collezione di vasi greci in argilla posseduta dair egregio giureconsulto sig. Gio. Jatta nativo di queirantica città.

FISE DEL QUARTO ED ULTIMO TOMO.

INDICE ALFABETICO

DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUEST OPERA DEI

VASI FITTILI

i numeri romani indicano i volumi, gli arali le pagine.

Abiti delle donne agrigentine simili a quelli delle donne di Chiusi. Voi. il, Pag. i4.

Abluzioni eMustrazioui, cerimonie dei misteri attici, ivi, 43.

AcAMANTiDE uome in un vaso trovato a No- ia. Ili, 12.

AcHERonTE fiume, iv, 9.

Achille e Patroclo si accomiatano dai loro padri Peleo e IMenezio. l, 2ì; aipesgianle una lira e perchè, ii, 134j rimproverato da Tersite di debolezza. I, 52; imberbe, rice- ve dalla madre l'armatura fattogli da Vul- cano. iii_, 154; con schinieri iu mano, i, 91; combattente, sua allegoria, ivi, 93; ia coQtrasto con Telefo. iVi, 19; salva i Greci, sua allegoria, ivi, 95; sua vendetta sul cor- po d' Ettore, ivi , 10, 13; sul carro con- dotto da Automedonte. ivi, 10; corre alla tomba di Patroclo.iW, 12; piange la morte di Peiitesilea. ivi, 52; ferito da Paride. iVj 72, 74; uume solare. I, 93 ; sua allusione al passaggio del sole, ivi; sua apoteosi. ivi, 92.

AcROAMO era un ballo o divertimento, iv , 84.

AcRUTo, o Botro, 0 Stafilo favorito di Bacco. 1, 99.

Addio solito a darsi prima della parteuza de- gl'ospiti. IH, 61.

Adepti e novizi nelle iniziazioni sono gio- vani, ivi, 34 ; cosi dette nelle iniziazioni le figure d' aspetto giovanile . ivi.

Admeta figlia d'Euristeo. I, 35.

Adone sua ascesa al cielo, e discesa all' in- ferno. IV, 124; presso la Siria era il so- ras. Tom. IF-

le. ivi; e Venere loro iniziazioni, ivi.

Adbamite predecessore di Onfale. ii, 131.

Adrasto ed Enfile, iii^ 52; e Polinice ivi, 50; costringe Anfiarao ad essere uno dei com- battenti, ivi, 49.

Aegina figlia di Asopo. iv, 122.

Aete sovrano e pontefice, ii, 72.

Affrica simboleggiata dalla pantera, iii, 102.

Afrodisia , Eziade e Sida città edificate da Enea, ii, 45.

Agamennone e Menelao a parlamento con la Dea della guerra, ivi , 83 ; capitani del- l'esercito greco, ivi; tenta di calmare Achil- le, ivi, 134; sua riconciliazione con Achille J, 91; suo nome espresso sopra una colon- na. Il , ; salutato dagl' astanti come un Lare, ivi, G4; estinto coronato da Mercurio, ili , C9; vendicato dal figlio, ivi, 87; sua ombra placata da Elettra. ;Vj,65; sua tomba ivi , GO, 64.

Aglaofonte 'J'asio il primo le ali alla Vit- toria. IV, 49.

Agonoteta suo costume nei giuochi olimpi- ci, o circensi, iii, 56.

Agonoteti chi fossero, ii^ 20; detti dai La- tini babeutae , e curatores muncris. ivi ; perchè vestiti di porpora, ivi.

Agricoltura introdotta da Trittolemo nel- l'umao genere, i , 64 ; assistita da Tritto- lemo. II, 87;

Agrigne e Toonle uccisi dalle Parche, ivi, 54.

Aiace, ii, 21; sua partenza, ii , 50; avversario

di Paride, Enea , Agenore e Glauco, iv ,

74; combalte per il corpo di Achille, ivi,

72, 73; rapisce Cassandra, ivi, 78, 108; eroe

17

i^jG

INDICE DELLE PITTURE

IcliiMioiiico. Il, 13l.lv, 1 29: reso invulne- rabile, l'i'i, I 2f*: sua morte volontaria, ii'i.

Au)O^EO. III, 40.

Ali.ero indica piena aria, iv , 76-, cangiato nella statua di Bacco, ii'i, 24-. di mirto in- dica il luogo consacralo a Cerere, l, 20; nudo di ioglie cosa si^nificlii. l'W, 112^111, 76.

Alberi detti larici, l, 73.

Alceste liberata dall'inferno da Ercole, ili, 145.

Alchemone figlia di lobate, i, 100.

Alcide in compagnia di Giasone erige un al- tare, ivi, 3y •, neir isola di Crise. ivi ; si vendica di Laomedonte . ivi ; e gli Argo- nauti, ivi ; con arco in mano ivi, 5; co- perto di pelle liouina sua divisa . il, 103.

Alcione, ih , 141 .

Alcioneo, PoiCrione, Eurito uccisi da Ercole. ivi, 142.

Alcmen.4. II, 103-, corona Ercole, iii, 142.

Alcmeone sposo della figlia di Acheloo, Cal- liroe. ivi, 51; uccide la madre per coman- do del padre, ivi, 52.

Albo padre di Ange, e re di Tegea. il, 100; esposto sul monte partenio. ivi ; allattato da una Cervia, ivi-, erede di Misia ivi.

Alfabeto portato da Cadmo nella Grecia . lu, 80.

Ali significative di un soggetto incorporeo . ivi, 157; da chi date alla Vittoria, iv, 49; alle gambe, ii, 105.

Allocco emblema di Minerva, m, 22 not. 1.

Alloro denota vittoria, ii, 23.

Altaleìva giuoco mistico, in, 157, 158.

Alteri, cosa fossero, i, 123, ii, 54.

A^Tnpas erano i pesi usali uell'esercizio del ginnasio. I, 123.

Amauro fiume, iii^ 149.

Amazzoni, ii, 113, 137; loro combattimento allusivo ai contrasti della vita, in, 6o, iv, 120.

Ambrosia alimento dei Numi, li, 137.

Ameste non era che Osiride, i, 146.

Amico re de'Bebrici. iii, 123.

Aminone amata da INettuno. I, 140.

Ammone primo marito di Rea. ni, 147; suo tempio, ivi, 101.

Ammaestramenti figurati nei vasi, iv, 114.

Amore, i, 140; frena le tigri, suo significato. 11, 38; essere di duplice natura, iv, 40; in Tespie era una pietra bianca, iii, 73; bru- tale di Tereo per Filomela, ivi, 111; indi- cato dall'asino, ivi.

Amorino con lepre in mano, simbolo d'au- tunno, ivi, 4.

Anchio ed Agrio erano centauri. 11, 102 ; scacciati da Ercole, ivi.

Akchirroe ninfa, i, 80.

AscuisE visitato da Venere sul monte Ida . II, 102.

Androgeo figlio di [Minosse, ii'i , 8 ; as«as«i- n:ito per la vittoria riportata nell'Attica. ivi.

Andromaca, iv, 76; nasconde il figlio Astia- natle. ivi, 95.

Andromeda liberata da Perseo. 1, 112.

Anfiarao. IV, 99: figlio di Oicle. in, 49: pa- dre di Alcmeone. ivi , 51 ; uno dei sette Eroi di Tebe, ii'i, 49; contrasta con Adra- sto . ifi ; sposa Erifile sorella di Adra- sto, ivi; reputato giusto, ivi, 48;godedel- l'immortalità datagli da Giove, it'i : cele- bre indovino, l'i'i, 49; colpito dal lulmine di Giove, l'i'i , 48; caduto in una voragine se ne va agli Elisi. iVi; sua favola relativa al passaggio delle anime al lai taro.it'i; suo tempio ed oracolo ii'i.

Anfiloco, ed Alcmeone figli di Anfiarao. ivi. 50.

Anfitrioniade accompagnata da Pallade. 11 , 104.

Anima suo passaggio ai regni di Plutone. 1, 108, in, 99; suo ritorno agli Dei. i, 92, IV, 60; sue virtii rappresentate da una donna alla toelette, i , 51 ; suo passaggio da questo all'altro mondo. iVi, 44, 127 , IV, 131 ; suo passaggio dal baratro infer- nale ad una vita migliore . 11 , 57 ; sua bellezza accennata dagli ornati, ivi, 54; in sembianza di donna, in, 62; sua allegoria. l, 13'; gode una pacifica beatitudine. ii>i; portata in cielo su di un carro, ivi ; suo giro, in, 129; spogliata della veste corpo- rea per godere la beatitudine. iVi, 133; di un iniziato onorato della benda dei misteri. IV, 22 ; sua discesa nel corpo mortale e. spressa dall'unione dell'uomo con la donna. iviy 36; divinizzata, ni, 153; convertita in eroe iu tempo che riceve le vestimenta. ivi, 155; suoi contrasti della vita espressi da Ercole combattente . l'i'i, 159; condotta da Mercurio nel cielo, l'i'i , 160; rappre- sentata sotlo forma d'uccello con testa u- mana. ivi, 21, 24; creduta una emanazio- ne dell'etere. l'i'i, 21; suo ritorno all'etere dopo la morte del corpo, ivi, not. 3; rap- presentata nei geroglifici d' Egitto, ivi, 24- rivestila di penne per meglio volare agli Dei. ivi; resa agile per le purificazioni, ivi; protetta da Bacco. i\'i , 47 ; fatta eroe nel portarsi da questo mondo agli Elisi. iVi 30, 146. Animale con pie fesso , segno dell' Ariete o

Capricorno, i, 92. Animali adorati dagli Egiziani, iv , 6; dise- gnati ro/.zamente soii chiamati egiziani . in, 22 not. 1; rappresentati nei vasi non erano sempre falchi e allocchi. iVi. Anime loro passaggio per la porta celeste. 1, 26, 106; loro giro paragonato a quello del sole. I, 40, IV, 65, 90; risalgono al lor priuci-

DEI VASI FITTILI

i47

pio. 1,93: credute divinizzate roll'iniziazio- ue dei misteri. i\'i, 48: loro premio dopo morte, ii'i', 44: condolle da lasio alle re- gioni divine per la porla degli Dei. ii'i , 27; passano per la porta degli nomini. iW, 2(); pervenute ai beati riposi tra gli astri. Il, 114: virtuose, quale fosse il loro nu- tiimeuto (l'i, 115; loro virtù rammentate da una filsa di gioielli, ii'i: loio apoteosi. ivi, 116-, loro destino, ivi, 8: degli inizia- ti fra i mirteti, ivi, 23, 26-, scese all' in- ferno e perchè, ivi , 2G ; loro godimento agli Elisi (l'I, 27; liberate dalle tenebre del tartaro da Teseo, ivi, 29; depongono le spoglie mortali . ivi , 62; dei tuorli, (ina- li fossero i loro desiderii. ii'i, 65; placate colle espiazioni e propiziazioni . iVi ; cu- stodite da Bacco dopo lamoitedel corpo. ivi, 68; loro godimento agli Elisi. Ili, 93; perchè pesate, it'i, 103; presentate a Plu- tone prima di passare agli Elisi iv, 8; a- hitatrici del regno di Plutone, ivi, 4; lo- ro tiasfigurazione simboleggiata dal Labe- rinto. ivi, 2.S; loro stato dopo morte, ii'i, 35 ; ricondotte verso la loro sorgente dal sole, ivi , 59 : loro discesa all' inferno e- spressa dal ratto di Proserpina . ivi , 60; Secondano il giro degli astii. ivi, 70; loro felicità promessa negli elisi, ii'i , 65; loro discesa e permanenza nel mondo espressa dall'armonia. ii'i, 98; d'eroi alla casa di Plu- tone. 1,1 27.iii,27,28;loro commemorazione fatta in autunno, ivi, 30; degli estinti pres- so i gentili andavano a riunirsi con Dio. ivi, 5U: procurano che le ali non s'inumi- discano per non passare nei corpi . ivi , 46 ; buone nei circoli superni . ivi ; be- vono alla tazza di Bacco, vengono spinte nei corpi, ivi-, bevono il nettare dell'oblio. iVi ; bevono alla tazza della sapienza, e liacquistano la cognizione delle cose- ivi; loro ariivo all'isola dei beati, ivi; loro ri- torno alla patria diipo diecimila anni, ivi; loro godimento nella vita futura espresso dai satiri, ivi, 28, 32; loro godimento do- po aver bevuto il nettare, ivi , 26; loro giro alternativo espresso da due fanciulle facenti l'altalena, ivi, 158; loro passaggio per la regione sotterranea, ivi, 25; loro discesa verso la materia terrestre, i, 127; ornane loro sorte, ivi, 130. AssivEBSABio dei morti, iv, 59. Anno diviso in due sole stagioni . in , 41; solare suo termine in autunno, ii , 43; lu- nare, ii'i, 44. Antichi poco discosti dal culto misterioso di Bacco nell'eseguire stoviglie, iii, 67; ciba- vansi delle foglie della malva e dei tuberi dell'asfodelo, iv, 19. A>Tiioco ucciso da Meirmone. in, 115: suo

COI pò. (l'i, 116. Antiope figlia della Amazzone Marpesia. i.

1-11: delta anche Ippolita regina delle A- inaz/oni. iii,123;con veste da Amazzone. Il, 9(i; sedotta da Eurisleo per ottenere il balteó. i, 144: suo tradimento, li, 96. ra- pita da Teseo e Piritoo. iv, 34. Antro di Polifemo , suo biratro infernale.

IV, 62. Arvui pesatore di anime, iii, 104: 0 Mercu- rio libera le anime dai legami della vita. I, 27. Ili, 104; conduce le anime al regno dei morti, i, 27r AoEDE-t musa che presiede al canto, tv, 41. Apollo, ih, 143. iv, 83; e Diana loro nasci- ta. Ili, 111; figli di Giove e di Latona. i, 102; presiedono alle nozze, iv, 17: vestito come Bacco . HI , 36 ; coronato, ivi , 16 ; con petaso in testa , detto il cappello dei rustici, ivi, 36; colle ali alle piante, it , 105: su di un carro alato, l, 35; dio cele- ste e tellurico, tv, 32; è il sole. IH, 128. IV, 47^ 64, 65; dio della medicina, i, 1(X); adorato a Delo. ni, 42; venerato nella Si- ria come Orfeo. (i'(, 159; col nome di E-lio. iv,64; Tiinbreo. ivi, 76; perchè detto Smin- leo. ivi, 1 17 ; dafnefoio. ili , 72; comanda ad Oreste la vendetta del padre . ii , 65; addormenta le furie che perseguitano Oreste, iv , 95 ; suo sdegno contro Tizio. I, 81, 82; ferisce Achille, iv, 74; assisten- te al sacrifizio d Ifigenia, in, 105; sua as- sociazione nei misteri bacchici. IV, 124; centro della universale aimonia. IH, 130. IV, 64, 7l); riconduce l'armonia nelle sle- re celesti, i, 118; citaredo, suo significato, ivi, 67, 113. IV, 48; disfidalo da Ulaisia nella musica, ivi. 40, 52; conduttore del- le muse. II, 137. iv, 98; suoi giuochi, iii, 16; e Polinnia loro culto in comune con Bacco. ivij 43; divinità cosmiche, ivi, 42; simboli dell' armonia, ivi . AroscopEuoyTA gesto mistico, l, 99. .Apoteosi d'Ercole, in, 8, 14, 54, 55, 58,

76. Aquatico uccello, simbolo dell'acqua per le

purificazioni e Lustrazioni, ivi, 85. Ar.\ dedicata ad una deità infernale, tv, 40. Araldi son giudici, ivi, 97. Araldo, i, 127. Arcadi tenaci nella venerazione di Cerere .

II, 88. Arcaica maniera indicata dalle figure nere.

I, 106. Arcaismo affetlato dai pittori dei vasi, ii, 19. Arcesilao re della Cirenaica . ili, 101, 103. Archedia significante la divina regolatrice .

ivi, 158. Archemoro, fato avverso agli eroi, iv, 99; suoi

funerali, ivi; sua favola, ivi, 98. Arco in mano d' Alcide era un simbolo

piuttosto che un'arme, i, 5. Arconte giudice supremo come rappresenta- to. lY, 113.

i48

INDICE DELLE PITTURE

Arconti loro governo, iv , 113; non sempre

rap|)ie»cnta(i nei vasi, ii'i, 114. Arcete ciclope, ni, 140. Abgicida qualiOcato pel sole infero, iv, 141,

142. Aboifonte essere catactonio , o sotterraneo.

ivi, 143. Argo città, n, 60; assomigliato ad un cane. IV, 134 not. 2; con pelle di loro. iVi, 133; cielo stellato, ivi , 131) ; suoi occhi erano gli astri, ivi, not. 4. Arianna fl,^lia di Minosse, ir, i); amante di Teseo, ivi, 11 ; con ferula simbolo di Bac- co, ivi, 118; e Bacco loro nozze, (l'i, G7; abbandonata da Bacco, i, 21(5; suo diadema collocalo fra gli astri, ii, 118; fatta Dea. ivi, 119. Ariete costellazione di primavera, iv , 62 ; non è vittima d' uso funebre, il , 72; del Toson d' oro immolata da Friseo. ivi . àptdzii/z voce greca tradotta per valoroso. Iii^

50 . Armadio allusivo alla iniziazione d'Ercole

nei misteri di Cerere, ivi, 152. ARM.dTìO, inno. ivi. 43. Armi guerriere consacrate a Pallade. iv , 78. Armonia delle sfere celesti come rappresen- tata nei vasi, ivi^ 68; delle sfere regolala da Pan. HI, 130; musicale, onorala dalla vittoria . IV, 90; gustata dal capriolo, ii , 101; vittoriosa, simboleggiata da Apollo. IV, 65. Arpie come rappresentate, in, 22. Arte, suo stile primitivo, ivi, 146. Artefici di vasi antichi partiti da Nola per andare ad eseguirli nell'Italia e nella Si- cilia. 11^ 4; venuti a Pisa a lar vasi. iv,83. Artemide, ii, 72. Arti loro detrimento ai tempi di Cesare. l,

110; loro avanzamento, ivi, 108. Artisti attici sparsi ovunque per eseguire la nianilattura dei vasi, ivi, 13G; greci dipin- gevano per l'Italiani con antiche maniere. ivi, 2. Ascamio . ivi, 66. Asclepio è l'Ofiuco. ivi , 26 ; personificato

come serpente presso gli Eleusini, ivi. Asfodelo indizio della vita sobria, iv , 19; e malva simboli della primitiva innocen- za, ivi; piante sacre a Proserpiiia e gradi- te dui Alani, ivi.

Asino .inimale sidereo, in, 125; situalo nella costellazione del Cancro . ivi ; con fallo inalberato simbolo di fecondità, ivi, 121 ; itifallico rammenta la forza fecondatrice dei caldi ra;;gi solari. iW, 126; consacrato a Bacco, ii'i'j 130; alato la da Pegaso, i, 100. Asopo fiume, ii, 55. Astartea presso la Siria era la luua. iv ,

124. Asta di Minerva allusiva alle funebri ceri- monie. Ili, 58. Asterischi significano Febo , o Elio, ivi, 95. Astianatte. IV, 76; piecipitato dall'alto del- le mura di Troia, ivi 95. Astri Ioio nascere e tramontare. Ili, 136; rappresentati dalla patera e trono di Creso. IV, 32. Astro allusivo al corso della vita umana .

Ili , 136, Atlante e Candalo soprannominati Passalo e Alcmone, e perchè, ii, 103; tentano le- gare Ercole, ivi, 104 ; appesi ad un'asta che porta Ercole. iV(. Atleta con mazza iu mano, l, 96. Atleti con disgobolo. ni, 13; con alteri, ivi. Atteone divoralo dai caui.iVj127; sua meta- morfosi espressa dalle corna di cervo, ivi, 128. Auge figlia d'Aleo. ii, 100. Al'RIGA detto il cocchiere del Sole. I , 93; celeste che precede il sole . ivi ; alla ga- ra delle carrette nei giuochi olimpici. ìli, 55; nelle corse atletiche, i, 11. Aurora rappresentata con forma umana , e con ali. Ili, 20, 118; innamorata di Cefa- lo. I, 40, III, 18 ; consorte di Titone. i, 40; madre di Meinnone. IT, 118; poi la in braccio il corpo di Memnone. ivi, AuTOLico figlio di Deimaco da Tricca. I, 144. AuTOMEDONTE Cocchiere di Achille, i, 91 . Autunno è il suffragio delle anime. iW, 132; rappresentato in varie maniere, ivi, H' ; sua stagione da chi espressa, in, 4; iiidi- dicato da un genio con lepre in mano . ivi, 5; tempo iu cui si cacciauo i lepri, ivi; stagione nella quale Proscrpina montò sul letto di Plutone, ivi, 41; tempo di godi- mento delle anime, ivi, 53. Auso protettrice della vegetazione, ivi, 42; fa moltiplicare i semi gettati nella terra. ivi, 41.

Baccanale, ii, 49. d'Italia loio cerimonie comuni con quelle

Bacca»(\li dipinti nei vasi di fondo nero con dell'Asia Alinore. iv, 25.

Cguie giallastre- I, 147. IV, 103; proibiti Baccante con /«otoo e tiiso in mano. 1,145.

iu Koina. \. 111;m, 132;iu disuso, iij 128; Baccanti ii, 128; cou faci iu raauo sigaifi-

DEI VASI FITTILI

>49

ratio la luce diurna e notturna, i, S'.iii, 91 .

Racchiche iniziazioni, i, 111.

Bacchicismo rappresentato nei vasi sepolcra- li, ivi, ;7.

Bacco, i, 45, 128. ii , 37. in, 25. 35, 39, 81. IV, 89, 12l-.e Cerere, i, '8: e Seme- le. ivi, 108; e Libera, ivi, 130: e Mercu- rio. ;i'(, 108; nato da Giove, ii, 133-, iv, 115; figlio di Amallea. ut , 14"; figlio di Caprio.iw, 1 25; accolto da Teli sua madre. t, i)6; bambino . IH, 39; gettalo in mare da Licurgo esprime il flusso della costellazio- ne del Lupo. I , 98; allevato dalle Ninfe ladi. II, 133; sulla pantera, suo significa- lo. I, 86; presentato alle Nereidi. ivi, 108; accarezzato dalle Ninfe, in, 113; ed Arian- na loro nozze, ii , 67. in, 152; consorte della Cerere eleusina, i, 78; suo trattato con Rea. Ili , 147 ; sotto diversi aspetti. Il , f>7 ; rappresentato seminudo come le divinità. HI, 146; con abili femminili, i, 99; rappresentato da un iniziato, ii , 93; non mai figurato con code di satiro, iii , i>1 ; barbato, ivi j 83; con vite in mano. ) , 56 ; con ali detto Psila dagli abitanti d' Amiclea. ivi, 58. u, 105. in, 152; co- lonato assai frequente nelle tazze d'Étru- ria . ivi , 66; sotto forma di Satiro, li, 67 ; inventore della tibia o flauto . ivi , 138; accompagnato da Marsia e dalla Com- media riconduce Vulcano all'Olimpo, i , C5 in nota ; col nome di Dionisio, ivi , 108, 146. Ili, 90; iv, 77, 115/, col nome nOZEIdllN ravvisato per Nettuno, i, 139; detto ammazza^iganti , e perchè/ ivi, 146; col nome di Padre Libero. iV;; det- to cantore, e perchè, ii , 137 ; detto in- vigilatore della palingenesia. i, 77 , 146. Ili, 46; Fanete detto principio della na- tura, ivij 84 ; perchè detto Fallene. iv, 25; Zagreo o Plutone, m, 159; Dendrite . IV, 25 ; Fanete Jacco, o Amore, in, 84 ; Demiurgo, i , 77 . in, 46; Musagete, ii , 137 ; Ionio, i, 68; chryseomilves. m , 35; ctonio o sotterraneo, o infernale, ivi, 113, 124, 133; indiano, u , 37 ; ctonio terre- stre. IV, 27; trasparente, ni, 73; termina- le, ivi; dio dell' Anno, ivi, 43; nume principale di Tebe, iv, 99 : dio generatore Iti, 90; nume dei satiri, ivi , 67; col tri- dente considerato tra i numi fulminigeri. I, 139; dio delle ombre, in, 133; dio del vino, ili, 124; sotterraneo dio dei morti, li, 91; nume solare, in, 91; in luogo di Apollo. IV, 66; identificato C0n Giove. ivi, 123; contato fra le divinità del Parnaso. IV, 41, 124: sua affinità colle muse, ivi , 49; rende il mondo abitabile, in, 90; em- blema del sole operante, i, 70, in, 125, 126,- Briseo nume della vegetazioue. iv , ras. Tom, ir-

25, 70: nun'.e apportante maturità ai frutti, ivi, 25; apportatore d' abbondan- za, ii'i, 26; inventore delle fruite, il, 41; promotore della fecondità, ivi , 91 ; con doppia natura, iv , 51 ; regolatore delle pioggie. ni, 43; Plutodole, ossia dalor di ricchezze, iv , 27; apportatore di letizia.

I, 115, n, 41; in guerra con Licurgo indi- ca r autunno, i , 100; unito ad Ercole. ivi, 70; simboleggiato dalla vile. Il , 117; con le Menadi, ivi, 1 39;t.'ra V Amenie degli Kgizii. 1,146; in forma di leone sbrana Re- Io. III, 142; amante del Cerbiatto, ii, 100; privo di Sileno suo pedagogo. l, 6/|; del- le Indie, forse Bacco Leneo. ivi, 66; arre- stato e perchè, ii, 37 ; vincitore indica 1' esistenza di una forza superiore, ivi, 38; Suo sacerdote. iii,28;come gran Demiurgo riceve da Giove la creazione individuale. IV, 28; nelle nozze di Giove e di Giunone simboleggia cose arcane, lu, 44; sotto for- ma di vaso scende nell'emisfero inferiore.

II, 26, 67; riconduce Vulcano sulla lerra. Ili, 126; inventore delle libazioni, i, 99; libante è simbolo di rendimento di gra- zie al dio degli elementi, ni, 90; fa libazio- ne a Giove con cinnamomo ed incenso, il, 39; venerato come androgino, 58; ini- ziatore delle anime, ivi. Ti, 146. iii^ 47; dagl'iniziati venerato nei campi Elisi, ii, 50; presiede alla vita ed alla morte, ivi, 68; iniziatore delle anime, in , 47 ; pro- tettore e conservatore dei morti, ii, 49 . in, 00, 67, 91 , 113 , 159. iv , 66. 102 ; dal cielo fa passare le anime nei corpi . Ili, 47; riconduttore delle anime al cielo.

I, 146; ricevitore delle anime, ii, 6; giu- dice dei trapassali, in , 44; presso i gen- tili era il datore e conservatorejdi vita.ii, 68.ni, 126, 127. iv, 90, 95, 1 27; protettore delle feste, i, 59; sua festa detta trieleri- ca. ivi, 85; suo culto pareggiato a quello degli altri Dei. ivi, 111. in, 67; suoi mi- steri cosa rappresentano, n, 67, 138. iv, 102; introdotti in Etruria da un greco. Ili, 11; sua tazza sacra, ivi, 119; sua apo- teosi. Il, 137; sua statua portata nella fa- mosa pompa d' Alessandria i , 86 ; suo tempio soprannominato dagli abitanti Lam- plero. ivi, 52.

Banchettkj allusivo al piacere della vita.iv,

66. Barba prolissa è indizio d' avanzata età.

II, 25.

Barbieri dalla Sicilia passati a Roma . ivj , 38 .

BàsileusjV KxcùXiKi assistente ai giuochi, i, 21.

Bastone attributo consueto d' uomini pro- vetti. Il, 70; distintivo di superiorità, iv, 67^ 113; nelle mani degli iniziali è segno 18

INDICE DELLE PITTURE

di rispelto. iif, 138; di cipresso è indizio della lesurre/.ione d'Alcide, iii, 152.

Ballo presso i gentili rammentava il molo degli astri, iv, 68, 69; detto Como , ese- guito al suono del doppio flauto, ili, 86.

Balteo cingolo di vittoriosa gloria, ivi, 85.

Uatone scudiero di Anliarao. ivi, 49.

Batto detto Eudemone, uno degli autenati di Arcesilao.ii'i, 102.

Beatitudine da chi rappresentata, ii, 125.

Bellerofonte sua favola, i, 100; iu casa di Jobate. ivi; calunniato da Stenobea. ivi, 6 ; si vendica con Slenobea . ivi ; assi- stilo da Minerva uvl domare il Pegaso. ivi ^ 7 ; medita di salire al cielo col Pe- gaso, ivi, 6; dall'eterea regione va nei campi d' Aleia. ivi; sua vittoria riportata sulla chimera. ii>i, 100; indica il sole rap- porto alla luce, «w, 9; ed Ercole rammen- tano il corso del sole, ivi, 9, 101 ; raln- meutano il coiso delle anime, ivi, 9; rap- presentati ia un sol vaso, ivi; sua morte. ivi, 6

Bellizza il guiderdone alla virtù, il , 30.

Belo, ivi, 57.

Benda di Bacco detta credemnon. tv, 127 ; simbolo d'iniziazione dionisiaca . i , 75. Ili, 57, 158; in mano dei geni è distinti- vo di ricompensa. iVi, 157; attributo della Vittoria. l, 4; segno della divinità di Pal- lade. ivi , 38 ; gemmata indica il merito delle virtù, ii, 118; nera legata ad una

colonna è indizio di sepolcro . ivi , 6fi . Bende arredi dei tibicini. in, 130; attaccate alla cetra indicano vittoria, ivi, 151; at- taccate dalle donne ai monumenti fune- bri loro signiGcato. 1,77; sacre al dio del commercio protettore di Cadmo, m, 80 ; bianche e nere indicanti la vita alterna- tiva dei Dioscuri, i, 46.

Benefizi di Lieo ricordati dai vasi ili terra cotta. II, 91.

Beneficenza degli Dei simboleggiata dal A'ou- coapha. ivi, 89.

Bebsaglio del gallo era uu giuoco, l, 112.

BiABEn , figlio della terra e del cielu . ili , 140.

Bilancia scroo zodiacale, u, 15, 44. Blasone nello scudo d' Immarado. i, 19.

BoEA fondatore di una città di tal nome II, 45; tiglio d'Ercole, ivi, 45;

BoEio» aTxo», voce greca che indica sacco di cuoio. IV, 46.

Borea, nume adorato dagli Arcadi, ii, 45; rapitore della ninfa Orizia. ii'i, 46, 48.

BnisEE eran ninfe protettrici de' campi. IT, 25.

Briseide rapita da Agamennone ad Achille. Il, 134.

Bronte ciclope, in , 140.

BucRANio contornato di vitte simbolo di un tempio, ivi, 94.

Bue suo significato, ivi, 23.

Bufalo le ali alla vittoria. IV, 49.

e

Cabiri , loro culto appartcuenle ai misteri cabirici. iv, 123.

Cacce e corse ripetute nelle tombe. l, 133.

Caccia del cinghiale Caledonìo in autunno. ivi, 131; allusiva alla stagione d'autunno. ivi ; nelle costellazioni celesti espressa in vari modi, ivi ; del cinghiale d'Eriraanto celebrata in Autunno . ivi ; e corsa nel cocchio soii concetti allegorici, ivi. 132 ; sjgniGca 1' altitudine della vita umana . ivi .

Caco figlio del cielo, e della terra, in, 140.

Cadmo, sua nascita in Fenicia, ivi, 78; ab- bandona la Fenicia per ordine di suo padre, «l'i; suo arrivo nella Tebaide. ù'i; consulta r oracolo di Dello, ivi ; obbedisce 1' ora- colo, e uccide il Drago terribile, ivi, 79; va in traccia di sua sorella Europea. iVi, 78 ; fondatore d' un nuovo popolo, ivi ; porta l'alfabeto nella Grecia, ivi, 80; suo berretto, ivi. Calai figlia di Orizia. li, 46.

Calcastb- 111, 104.

Calciope. II, 72.

Callicobe. ivi. 121.

Calliope ed Olimpo, iv, 52, 124.

Calliboe figlia di Acheolo. in, 51; figlia di Eneo, sorella o parente di Tideo. ivi; fon- tana presso della quale s' iniziavano gli Ateniesi, ii, 48.

Calora in vece di Calliroe. ni, 51.

Camilli chi erano presso gli etruschi. l, 59.

Campi flegrei situati nella Campania, ivi , 117; asilo di vari giganti, in. 141.

Campo di battaglia espresso da un cadavere disteso. IV, 11.

Candalo ed Atlante figli di Meninone . u , 104; soprannominati Passalo e Alcmone, e perchè, ivi, 101; detti Cercopi. ivi , 104; malvagi fratelli . ivi , 103; appesi all'asta che porta Ercole, ivi, 104.

Candelabro indica luce, ivi, 115.

Cane maggiore figlio di Echidna . ivi , 5'-' . celestecon la coda convertita in serpe indica 1' ldra_. ivi ; tra le coslellazioui indica il mese di novembre . in , 30 ; segno della

DEI VAM FITTILI

itagione d'autunno. iVi, 53 ; detto Mera apparteueute a Bacco ed Icario. I, 5G; di snlvazione accompagna Enne:» o Mercurio. ii'i, 26; attributo caratteristico di Diana. II, 72.

Canestri e specchi eran cose mistiche, ivi, 99.

Ci»ESTRO indica cist.) mistica. I, 56.

Ga>tauro sua asta appuntata, ivi, 97.

Caktaro sacro al figlio di Seniele. iv , 24; e tirso attributi di Bacco, ij 145.

CArANEO. IV, 99.

(.'AreLLlEBA volante sulle spalle , emblema liella fertilità e attributo di divinità ter- restre. I , t4.

Capelli tagliati in tempo di lutto. u, 60^ 78; corti soii simbolo di adolescenza, ivi. 131; di Oreste cousacrati ad Inaco. ii'i, 76.

Capitello ionico è seguale del luogo dedi- cato a Bacco i, 59.

Cappelle dette erra, ivi, 76.

Cappello viatorio è frequente simbolo dei Dioscuri, ivi, 14.

Capra celeste, il, 11 ; sncrificata da Teseo a Venere e perchè, ivi , 9, 11.

Capriolo sensibile all'armonia, ivi^ 101.

Capro ( teschi di ) indicano sacrifizi fatti a Bacco, ivi , 92; sua testa allude all'origi- ne della tragedia. (Vi ; simboleggiante il premio dei vincitori poeti drammatici, i^ 66; immolato a Bacco , e perchè . iV{ in nota.

Carestia sopraggiunta per l'assenza di Ce- rere, ivi, 23.

Carisi A, o Carizia presso i Greci, in, 106.

Caronte col nome charum. iv , 130; con- duttore delle anime, ivi, 131; genio cat» tivo. ivi, 130.

"Calibi alati non giudicati de'più antichi, i, 61; di Trittoleino senza ali giudicati anti- chi . ivi ; rappresentati con dei dragoni. IV, 119.

Carro della luna e del sole, ill^ 136; con quattro cavalli detto tetroron karma, ivi, 37; simbolo del passaggio dell' anima agli Elisi, ivi, 52, 160; di Ti ittolemo attacca- to ai serpenti, i, 17; tirato da dragoni aligeri, ivi, 36; rappresentato differente in tre epoche diverse, ivi, 61 ; di Cerere alato, ivi, 17.

Cassandra vaticinante dinanzi ad Ecuba, ii, 130; rapita da Aiace, iv, 78.

Castore coronato da Ercole, i, 43; presiede all'equitazione, ii^ 122; e Polluce ascritti al numero degli Dei. ivi, 126.

CAL■co^E fondatore dei misteri del Pelopon- neso e della Beozia, i, 15.

CaVsia cappello da viaggio. IV, 109.

Cavalli segno di gare equestri, ivi, 87; so- no iodìzìo di partenza, e viaggio. li, 135, 136; in movimento fugace sono indizio dell' ottenuta vittoiia nelle corse, ni, 55;

con lento passo indicano la placida bea- titudiue. ivi; alati in placido corso indi- cano il godimento delle anime, ni, 55; di bronzo oU'erti a Giove olimpico da l-i- nisca. ivi, 135; marini, iv, 135; promes- si in dono ad Achille per calmar la Mia collera . il, 135; di Miueiva loro nomi . HI, 40; di Proseipina allusivi al corso del sole, ivi, 47; allusivi al corso dei pianeti e delle anime, ii'i.

Cavallo indica il luogo beato, ivi, tb.

Cavalloni indicano il mare, iv, 137.

Cefalo, ii , 96 ; discendente d' Elena, ni , 18; con clava, ivi, 23; appassionato per la caccia, li'i , 19; va cacciando perlelo- reste dell' Imetto. ivi ; invoca la nu\ol» Wefele perchè temperi l'ardor del sole, ni; sposa Procri. ivi, 18 ; uccide Procn. ii'i, 18, 20; sua afflizione per aver ferito Pro- cri, ivi, 20; proscritto, ivi ; rapito dal- l'Aurora, ivi, 18;redi Etiopia, l, 113; pa- dre d'Andromeda, ivi .

Cefiso Cuiiie ateniese, il, 6.

CEtATA di Pluioup rendeva invisibile chi la portava. IH , 40.

Celeo. ivi, 36, 142; padre di Trittolemo.

I, 23; sue figlie, ivi, 20.

Ceneri umane racchiuse nelle urne, ii, 98.

Centauri loro favola, i, 138; seguaci di Bacco ii'j,133; combattuti da Teseo a favor de'La-i piti.ii,102;loro allusione all'autunno. i,1 38; loro rapporto colla nascita dell'equitazio- ne, ivi, 133; non erau che simboli gero- glifici, (l'i ; rari nelle rappresentanze dei vasi dipinti, n, 36.

Centauro Chirone cou tirso bacchico indi- ca l'autunno. I, 138; in tempi antichi col mime *>;pioi<. ivi; 133; detto il Sagittario indica l'autunno, ivi, 138; detto Cotone nel zodiaco, ivi, 48; celeste in autunno .

II, 36.

Centimam erano i figli del cielo e della terra, ni, 140.

Geo. ivi .

Cerbero rappresentato in diverse maniere. I, 69; perchè bicipite e non tricefalo. ii'i; con due teste rammenta i cani maggiore e minore- ivi ; con cinquanta teste, ivi ; indica la costellazione del cane celeste. Ivi; condotto da Eicole dall' inferno alla luce diurna, ii , 47. iv, 122.

Cerbiatto caro a Bacco, ii, 100.

Cerere, ii, 22,26, 87. ni, 36; figlia di Sa- turno, ivi, 140; madre di Pioserpina. ii, 88; suo arrivo ad Eleusi. ivi, 120; rifu- giata presso Eieusio. ivi, 121 ; presbo Ce- leo. ii'i; regolatrice dell' agricoltura, ivi, 88; protettrice del grano, iv , 1 23 ; inse- gna l'agricoltura a Trittolemo. l, 18; in- via Trittolemo a diffondere per la teiia la scoperta dell' agricoltura, ii'i, 24 ; ri- cevuta in ospizio in casa di Trittolemo .

ÌOI

INDICE DELLE PITTIIRE

I. 17; roti face in mano fa libazione con 'J'rluolcnio. ii'i, 16; tirala da due dragoni su di un carro, in, 39; dona il suo car- ro con i serpenti alati a Trittoleino . i , 17. informata dal sole per il ratto della sua fi;;lia. ivi , ; soccorre la sua figlia l'roserpina . ivi ; perseguita il rapitore di sua fluirà ad Eleusi. ivi ; placata da Iride . Ili , 40; torna sulla terra per vo- ler di Giove, ivi ; con scettro e una re- gina. IV, 138; venerala in Egitto, ivi; 136; con fiore in mano cosa indica. Ili, 44; eri Iside rappresentano la terra. iv, 136; e Pro- serpina, suoi errori rammentati dalle fa- ci e spighe. I, 18; o Denieter. ni, 96; in- fera. IV, 142 net. 4; islitutrice dei misteri. Il; 120, 138; libatoria, i, 14, 60; col no- me di legislatrice, ii, 122; detta Iside sa- lutare, ossia, Tgia, e Igea, i , 26; perchè detta Furia, iv , 136; col nome di Tesmo- fora. II, 122; sue feste portate dall'Egitto io Grecia, ivi , 88; dette tesmoforie. ivi; suoi doni prodotti dal campo Revio. i , 17; suoi inni cantati intorno al po/./.o di Callicore . Il, 121 ; suo tempio maggiore agli .litri, ivi, 120.

Cericie. \, 19.

Cerimonia magica appartenente alle iniziazio- ni. II, 92.

Cerimomf, religiose dirette da un Demiurgo. Ili, 124; di purgazione perchè dette tele- tee. H, 54; del culto di Cerere come imi- tate. I, 63 ; di Cerere loro relazione coi matrimoni, ivi.

Cetrì attribuita ad Apollo, in, 128.

Cerva sostituita al sacrifizio d'Ifigenia, in, 104, 105; animale sacro a Diana, ivi^ 143; indica l'autunno. I, 107.

Chiaroscuri non ravvisati quasi mai nelle pitture dei vasi, i, 3.

Chirone. IV , 110; consiglia Peleo ad impa- dronirsi di Xeti. 1^ 119; divenuto suocero di Peleo per le nozze di Teti. ivi, 119; in- segna a Bacco le reverende teletee . in ^ 47; con tirso bacchico indica l' autunno. I, 138.

CHiToy. Ili, 14.

CHLOESA manto, ii, 35.

Ciambelle piramidali efficaci a liberare dal- l'epilessia. IV, 27.

CiBELE. iVj 42; madre di Cerere, i, 25; nu- trisce i serpenti, ivi; riconcilia la figlia Ce- rere con gli uomini e con gli Dei. ivi; o Rea dea della terra, ivi, 24.

Ciclopi, iv, 58; nati dal cielo e dalla terra, in, 140; e Titani loro origine dalla esplo- sione dei vulcani, in^ 144.

Cigno padre d' Eleua. in, 71 ; animale di Proserpina. i, 57; situato in cielo da Gio- ve pel suo canto, in, 71, 72; sua consa- crazione fra le costellazioni (fi, 7 2; sacro ad Apollo. IV, 53.

Cimento musicale fra Apollo e Marnia simbo- lo dell' ordinata disposizione d»gli astri . IV, 70.

Cinghiale segno d'inverno, ni , 67.

Cinnamomo ed incenso oOferto da Bacco a Giove. Il, 39.

Cinti rappresentali ti mappule. iii, R9.

Cinto benefico amuleto di salvazione . iii , 88; simbolo di purità, ivi; di Cerere è simbolo di legge, il, 1 22.

CiNTlTRR e tazze indicano 1' isti lozione dei riti nei misteri eleusini, n, 122.

Cippo o stele elevato indica monumento fu- nebre. II, 74.

Cista mistica, iv, 42.

Citaredo, ih , 1 50.

Civetta simbolo di Minerva, i , 7. in, 22 not. 1. IV, 80; in luogo di Pallade. i, 7.

Clamide veste d' Oreste, li, 82.

Cleopatra figlia della ninfa Orizia. n, 46.

Climene. II, 96.

CiiNESTE tiranno di Sicione. i, 35 ; chiede a Sicione le ceneri di Adrasto, ivi.

Clio musa. IV, 4».

CuTARCO. Il, 17.

Clitemnestra ed Egisto. ii, 62, 64; vede in sogno l'ombra d'Agamennone. iVi, 65; spa- ventata. II, 132; uccisa dai figli Elettra, e Oreste, ivi, 80; estinta sua protome, ivi, 62.

Cmdii loro feste, i, 83.

CocALO re di Dedalo, ii, 9; perseguitato da IVlinosse. ivi.

Cogito fiume, iv, 9.

CoLOMGi abbandonati nella Cirenaica . ni , 101.

Colonia dedotta dalle città Eziade, Afrodi- sia, e Fida, ii, 45 ; greca non stabilita a Vulci. IH, 11.

Colonie passate in più tempi dall' Arcadia in Italia, i, 1 .

Colonna è indizio di termine, in, 57, 136. IV, 11 ; significa sepolcro. Il, 69, 79. in, 57; simbolo di divinità o di un tem- pio. IV , 17 ; indica la santità del nodo coniugale, ivi .

Colonne obeliscali con berretti di rame era- no indizio dell'inondazione del Nilo, ni, 74.

Colore diverso nei due stili, primitivo e antico. I, 2.

Combattimenti d' eroico argomento, ii , 21 .

CoMBATTi.MENTO dei Centauri e Lapiti . li , 34 .

Co.mmemorazione dei morti fatta in autun- no. I, 92, 10Ù; dei morti perchè fatta al- l'equinozio di primavera, ivi, 141.

Commemorazioni care agli iniziati, ni, 12.

Composizioni figurale dei vasi spettanti ai mi- steri. II, 63; dei vasi contenenti dottrine relative all'anima, ivi.

Co.MO, ballo dei Greci, in, 86.

v

DEI VASI FITTILI

l53

Co>los suo rapporto colla commedia. !, 65.

Conigli rappresentati nei vasi , e perchè. IV , 143 net. 2.

Coniglio animale sotterraneo. ì\'i, 143; sim- bolo funereo, ù'/.

Coniugi loro iniziazione, i, 130.

Consiglio espresso da una riunione di per- sone. II , 84.

Contadini dei tempi etruschi iir, 63.

Contrappesi degli atleti di forma circolare. \, 122.

Contrasto delle grue coi Pigmei, suo signi- ficato. IV , 87.

Contrasti delle anime, ivi . 12; sospetti fre- quentissimi nei monumenti sepolcrali, in, 68 ; perchè rappresentati in molte ^uise. lij 20; della vita rappresentati da un ge- roglifico, ivi.

COOTILO era un giuoco, iti, 97.

Cora era detta da' Greci Proserpina. ivi, 39.

Corazza ed asta data in premio ai vincito- ri. I, 21.

ConioLANO. II, 130.

Corni di bove usati per bevere ne'tempi an- tichi. I, 114.

Corno dell'abbondanza, ivi, 15. ii , 137; potorio suo significato, i, 115. in ^ 25; pieno di foglie e frutti , è simbolo della fertilità della terra, i, 15.

Coro di Bacco composto di satiri e ninfe . Il, 68.

Corona, sua costellazione, ivi, 12; oggetto mistico, ivi, 51 ; bende e strigile sou se- gui d'espiazione, in, 138; d'ellera appar- tenente a Bacco, iv, 175; sciolta significa- ta dalla parola greca. HEPO-MaTA. i, 60.

Corone in mano delle figure rammentano il culto dei misteri, ivi, 44.

Corpi aerei da chi rappresentati, in, 22.

Corsa veloce di una quadriga , suo signifi- cato. I, 132; introdotta da Erittonio nelle feste panatenee . in , 29; colle faci usate in Atene, iv, 91 .

Corso della vita e morte meditalo nei mi- steri del paganesimo, in, 5.

Cose mistiche come rappresentate, i, 99.

Costellazione del Centauro, li, 36; del fiu- me Eridano, iv, 8.

Costellazioni rammentate dalla favola di Andromeda e Perseo, i, 113.

Costume tessalo indicato dal tranare il cor- po dell'ucciso nemico, ivi, 12.

Costumi usali per convenzione, ni, 91; an- tiilii hanno dell'eroico, ivi, 65.

Coturni calzatura di cacciatori, iv , 128.

Creo>te suo nome usalo per sovrano . ivi ^ 118; propone in isposa Giocasta a chi uc- cide la Sfinge, i , 90.

Creso reputato saggio al pari di Solone . IV , 32 ; saceidote di Apollo . ivi ; ro- me re dellii Lidia fa le (unzioni di Plu- tone, ivi, 33, 35; condannato a bruciare. ivi, 31; liberato da Apollo dall'csser bru- ciato, ivi, 32; si rifugia nel tempio di A- pollo e perchè, ivi.

Creusa. I, 66.

Criero, siiTibolo della purgazione dell' ani- ma, in, 87.

Crimissa, isola, ij 50.

Crio. in, 1 40.

Crisantemi in sembianza dei sole. Ili j 32.

Crisiotemi sorella di Elettra . ii , 60 , 70 , 78; fa le olferte ai mani. (Vi, 60; e Cli- teinnestra. ivi, 132.

Crisia moglie di Dardano. i, 39.

Crono re dell'isola dei foitunati. iv, 124; e Radamauto giudici dell'inlerno. iW, 125.

Crotali cosa fossero, ivi, 84.

Ctonia immolata a Proserpina. i, 19.

Culto bacchico da Capua ditfuso per 1' E- truria. ivi, 147 ; riconcilialo con quello di Apollo. iVi,68; dell' Etruria dilì'uso per tutta l'Italia ed in Roma, i , 147 ; non ancora in uso a Volterra quando fu proi- bito a Roma, in, 132; dionisiaco traspor- tato dall' Egitto in Grecia per opera di Melampo. i, 146; nazionale d'Etruria so- stituito alla mitologia dei Greci. Il , 128; dei misteri d'Eleusi il più allo a condur- re gli uomini a pietà, i, 63; dei sacerdoti e sacerdotesse praticato in onore delle di- vinità, ivi, 62; minervale si manifesta per molti monumenti dell' arte, in , 9; delle donne idrofare riferito a Cerere, i, 78.

Cultori mortali di Bacco detti Titiri. ni , 124.

Cuore principio di vita, iv , 69.

Cuori son simboli bacchici, n, 137.

Cubeti scopo di loro viaggio, in, 9.S.

Custodia delle case affidale ai Lari, ii, 99.

Dadi loro significalo, i, 128. Dmra figlia dell'Oceano, iv, 137. Danaidi sono le anime degli iniziati, li, 58; coudaunale all'inferno a riempire Vdsi fo- Fas. Tom. IF-

rati. /W, 57: loro favola ivi . Danao suo arrivo nell' Aigolide. ni, 78. Danza cretense. i, 128; simbolo dei piaceri.

HI, 93.

19

i54

INDICE DELLE PITTURE

Danze trieteriche. iv , '0; armate praticate uelle sok'nnità religiose. It, 136.

Dedalo istruisce Teseo per salvarsi dal La- beriiito. iii, 135.

Deiamra sua favola. II , 43; ferita da Teo- daiiiiititc. Ili, 23 iiot. 2.

Deileokte figlio di Deimaco da Tricca. ij 144.

Dei perchè non vincitori dei Giganti. I, 53.

Deioleiohe e Scrifo divorati dal Drago, cu- stode di Marte, lil^ 79.

Deità' selva^^e derivale diilla maniera di ve- stire rozzariieole. ivi, 65; dette geni e giu- noni tutelari delle donne, u, 100.

Demeter o Cerere, iii , 69; dea d'Eleusi. ivi, 95 .

Desco destinato a contenere le ofiferte dio- nisiache II , 92 ; con frutta e tamburino sou simboli di liti bacchici. Il, 37.

Desiade i::diaiio. ivi, 38 not. 1 ; ucciso da Bacco, ivi.

Destino significato per la dea Minerva. I, 9.

Diadema di Arianna collocato Ira gli astri. K, 118.

Diana, i, 45; sorella di Apollo. IV, 4S; det- ta Lucifera dai Latini. l'W, 46; col nome di faiufopOi.ivi; e ia luna.tVi, 47; con la voce NoOi2. IV, 46; detta TtTuoxxovo;. i, 83; con face in mano, iv , 46; con faretra. Il 83; con cuffia in capo come Amazzone. IV, 50; uccide il Gigante Grazione. ni, 144; cacciatrice. i, 131. in, 105; seguita dalla cerva a lei sacra, ili, 143; spella alP au. lunno. Il, 27; perchè venerata, ly/, 45; e le Amazzoni, in, 23; ed Apollo, iv , 03.

DiocLE domatore di cavalli, n, 122.

Diogenia sorella di Tritlolenio. i, 18.

Dio protettore delle strade accompagnato da Minerva, iv, 105.

Diomede dotalo da Minerva di una forza soprannaturale, in, 29; si ritira dal com- battere per ordine di Minerva, ivi; ferito. I, 91; curato da Steiielo. iv, 73.

D^o^E figlia dell'Oceano, e di Teli, e sorel- la di Acheloo. ivi, 26; moglie di Gio- ve tenuta per una Titanide. ivi , 26; te- nuta per un principio umido, ivi ; vera ninfa brisea. ii'j .

Dionisiaca rappresentanza significa la vene- razione a Kacco. in, 60.

Dionisiaci misteri in cui lice sperare i pia- ceri nella vita futura, ivi, 59.

DioHisio condotto all' inferno da Prosiinuo. IVI, 43, 98; ctonio, iv, 123; iu compagnia di Proserpina. ni, 43.

Discesa delle anime in tempo d' autunno .

I, 131. Dioscubi indicali dagli asterischi o stelle . ni, 95; iv , 123; simboli del sole, e della luna. Ili, 95; simboli dell'immortalità del- l'anima. 1, 44 ; domatori di cavalli, ivi, 43; presiedono agli esercizi atletici ed alle corse equestri. iVi. Disco solare indicato dall'asta appuntata del- le furie. I, 98; con croce è uno dei sim- boli arcani, iv, 21 . DisconoLO. I, 1 23.

Discordia sotto le forme di Cibele. ivi, 97. Divinità' emanante da un fiore rappresentata dagli Egiziani, ivi, 42 ; iininagiuaria. ivi, 58. DoDONEE ninfe, iv, 26.

Dolore espresso dalla mano che stringe le ginocchia elevate. Il, 78; e modestia espres- si da una donna con velo in testa . ivi , 66. Donna davanti al carro è l'ora della morte. IH, 53; col nome di oragics. iv , 52; con ali è la vittoria, i, 142. n , 4 ; con fare in mano indica furia . i , 97 ; consacrata ai misteri eleusini, ii , 22; con velo in testa indica modestia e dolore, ivi, 66; giovane alla toelette indica l'anima che s'abbellisce delle virtù, i, 51; con spec- chio in mano indica il passaggio di que- sta all'altra vita, ivi, 55; con tenia è rap- presentazione bacchica. l'i'i, 58 ; con scet- tro in mano annunzia la sua dignità. it>i, 15; con aste indica Minerva, ivi, 38; con spighe e scettro iu mano personificata per la terra, ivi, 16. Donne col nome di furibonda , saltatrice e festiva dedite a Bacco, iv , 26 ; emblema delle anime mandale per la purificazione, ni, 85; ministre dei sacri riti, ivi, 110; con egual gesto prese per vittorie intor- no a Giove .11, 1 1 8 ; Idrofore . i , 78 ; li, 48; con specchio in mano. I, 74 ; con uve iu mano son simbolo della palingene- sia. iVi, 77. Donzelle presso al tempio rammentano le

cose liturgiche dei misteri. jVi, 76, Dottrine relative alle anime espresse nelle composizioni dei vasi, n, 15, 63; anima- sticlie espresse nei vasi dipinti, iv, 35. Drago sidereo vicino alla costellazione del- l'avvoltoio. 1, 73. Dragoni loro nome derivato dal greco, ili ,

79. DuLE e Megapent» ricordati .separatamente . II, 96.

DEI VASI FITTILI

i55

Ebe. Il, 137, in, 151; e Giove, i, 102,

EBO^E o Bacco vecchio ossequiato dai Cam- pani. 1, 139.

EcATE 0011 face, ivi , 14, 24, 63-, riferisce a Cerere il rado dell.i sua figlia Proserpiiia. Il'/, 23; III, 39; e Proserpiiia. ivi, 159.

RcuETLO chi fosse, ii, 38.

Echidna madre del terribile cane celeste. iVi, 19; ossia vipera, ivi ^ 59.

Ecumene pietra che posta sulla testa produ- ceva degli oracoli, m, 17.

Edera pianta sacra a Bacco, iv, 27;è allego- rica. HI, 33; simbolo dell'iniziazione dio- nisiaca. \, 75.

Edicola detta dagli Elleni eroà. ivi, 74.

Edipo figlio di Laio. iv, 19; educato da Pe- rihea sposa di Polibo. u'i, 94; uccide Laio suo padre, i, 90. iv, 20; interroga l'ora- colo di Delfo sulla sorte, i , 89; uccisore della sfinge. (Vi, 90:e la Sfinge. iVijsua favola. IV, 94i suo monunjeulo lu Alene, ivi, 19.

Efebi chi fossero, ii , 75. iii, 56. iv, 84; nudi ed imberbi, ni, 97; a cavallo, iv, 73; o combattenti, iii , 98; in combattimento coi tori. I, 19; loro ossequi ai Mani, iv, 21 .

Efialte suo occhio sinistro cavatoli da A- poUo. Ili j 143.

EGEMO^E coll'epiteto di Cerere, ivi, 41: con- duce e feconda i semi sotterra. iV(; con- duce Proserpina fra le braccia di Pluto- ne, ivi, 42.

Egeo, sua (avola, ii, 8; assassina Androgeo per aver ripoi tato vittoria combattendo neir Attica, ivi.

Egesia e Ctesilao celebri scultori greci, iii^ 134.

Eghippo. IV, 73.

Egia cosa sia. li, 96.

Egida di iMiuerva di che composta . ut, 37; fatta con la pelle della capra Amaltea . I, 4; con fiocchi sugli omeri di Giove, i, 5; con la testa gorgonica e serpi, ivi; ar- me difensiva, ivi, 4; immortale. iVi, 11.

Egi>a figlia di Asopo. Ii^ 56.

Egisto , suo nome scambiato con quello di Agamennone, ivi, 62; caro a Giove, ivi, 81; cagione del riconoscimento Ira Elet- tra, ed Oreste . ivi , 62 ; e Cliteinnestra. ii'(.

Elena, ii , 101. iv, 54; promessa in isposa a Paride, n , 101 ; perseguitata da Mene- lao. IV, 108; implora il soccorso di Aga- mennone . ivi ; rapila da Teseo, i , 120; portata in Atene, ivi ; riconosce in Tele-

maco le sembianze d' Olisse, iv, 15; rac- conta a TeleiMaco la sorte del figlio di'Laer- te. ivi , 16; a Telemaco la bevanda opposta al pianto, ivi , 15; con ali presa J)er una Vitloria. Il j 126; danzante nel tempio di Di.ina. i, 120; Senele è la lu- na, ivi; è onorata con feste, templi, e sa- crifizi, in, 70; sua apoteosi, ii , 126. Ili, 70; sua anima, li, 126.

Elettra segue il fratello Oreste a Delfo, iv, 116; in colloquio con Oreste, ii, 63, 8tl; ingannata da Oreste, ivi, 66; riconosciu- ta dal fratello Oreste, ivi , 65; sorpresa per aver trovati i capelli di Oreste nella tomba del padre, ivi, 60; equivocata per Oreste, ivi , 77;sorella di Crisiotani. ivi, 60 ; dolente per la morte del padre, ivi : 60 , 63; presso la tomba del padre . ivi, 72; sacrifica ad Agamennone e perchè, ivi, 76; per comando della madre placa l'om- bra d'Agamennone. Ivi, 65.

Eleusinio tempio di Cerere Proserpina iu Alene. I, 61.

Ellera allusiva alle cerimonie bacchiche . ut, 81 .

Elino occultatole, iv, 142.

Elmo e scudo dato iu premio ai vincitori. I, 21.

Elisi luogo di pace e beatitudine, u j 39.

ElJX, sua particolarità di avvolgersi spi- ralmente, ivi, 5.

Emisfero inferiore perchè visitato da Bacco in forma di vaso, ivi, 67.

Ekcelado messo iu fuga da Minerva . in , 142.

Enea fonda le tre città, Afrodisia, Sida ed Eziade. Il, 45; ed Agenore, iv , 73; ed Anchise. I, 66.

Eneo marito di Peribea re di Calidone. ni, 51.

Enigmi espressi nelle rappresentanze dei va- si. IV, 63.

Enioto personificato da Calissene. l, 15.

Eno.mao re d'Elide, iv, 110.

Epigrafe greca in uno stele sepolcrale, ivij 18.

Epoca favorevole delle anime che risal- gono al loro principio, come espressa, i, 93 ,

F^QViPAGGi viatori significano il passaggio delle anime, ni^ 55.

Ebato musa, iv, 49.

Erba, vicia. ii. 37.

Ercole, ih, 121. iv,106, 120; figlio di Gio- ve. HI, 58; padre di Boea. u , 44; veu-

i5(j

INDICE DELLE PITTURE

duto ad OnTale. iVi, 131: apprende a trar r arco da Euritoo.1,5, 117-, sua clava con- cessali tardi, m , 145; armato di spada. I, 101; III. M; r.npprcscnlato senza i suoi consueti attributi. I, 39: presso Eurisleo. Iti, ('7; supplicante, ii, 131: la sacrifizio. I, 3'.)j consulla l'oracolo di Delfo. /i'i104; reca il vinto cinghiale al re Eurisleo. tu, 63, 06; soffoca il Leone nemio. I, 10G ; sua vittoria su il Leone nemeo. ii'i, 104-, conduce il toio vivo ad Eurister» . m, 80; nella settima impresa uccide il Toro, ivi; conduce il Cerbero dal rei;no di Pluto al- la iuce. II, 25, 50. tv, 122; sua undeci- ma impresa allusiva al sole, ii, 59; puni- sce i Centauri e percliÌ!:' i^ 121 ; libera Teseo, ii , 59 ; strappa l'occhio destro ad Efialte. Ili, 142; libera Alcesle dall'infer- no. (CI, 145 , 140; alle nozze di Piritoo con Ippodamia. t , 1 21 ; tenta rapire la cintura a Ippolita. l'i'i, 35; con le Amaz- zoni in contrasto per il cinto di Antiope. IV, S; vendica l'affronto fatto alla sposa di Piritoo. I , 121 ; porta appesi ad un' asta Aliante e Candalo. 11,104; perchè detto Me- lainpige. ivi, depone lo sdegno contro i fi- gli di Memiione. ; combattente col- J'aiuto di Minerva, ut, 159; suo passai;- gio aqli Elisi, ini , 54, 151 ; sua discesa aHiaferuo. i, 8, 68; suo passaselo pel tar- taro . Il, 27, 57; suo trionfai viaggio. 1 , 142; ringiovanisce sposando Ebe. ti , 24; ed Auge genitori di Tclefo. ivi, 100; Amazzoni e Baccanti, iii, 1 19; ed Eurisleo. I, 105; e Bellerofonte rammentano il cor- so delle anime, ivi , 0 ; rammentano il corso del sole, ivi; rappresentati iu un sol vaso. iVi;e Bacco tebaui.iii, 151 ; occupati nei misteri delle anime, i, 70 ; detto Dio- nisio era il sole presso i Greci, ivi; Ideo nominato Prosimno d' Eros e d' Anteros, III , 98; immerso nel sonno, n j 104; pro- tetto da Minerva contro Teodamaiile. Ili, 23 not. 2 ; favoreggiato da Antiope e per- che^' Il , 90; odialo da Giunone. I , 35 ; sua riconciliazione con Giunone. Il, 25; accompagnato da Minerva nell'inferno, e da ivi levato, in, 58, 98: peichè iniziato da Orfeo. Il , 57 ; iniziato nei misteri di Cerere da Euinolpo. ii, 22; sua espiazio- ne, ivi ; per opeia dei misteri vien pur- gato dagli omicidi commessi. Ili, 89 ; sue gesta allusive alla virtii dell'anima, i, 8. IH , 77 ; sue imprese accennale nei segni zodiacali, i, 9; chiamalo dai Caldei il pia- neta di Marte, ivi , 35: indica il sole nel solstizio d' estate, ivi ,' 08, 106; Il , 24 ; venerato dagli Etruschi. I, 68; venerato nell'Attica, ivi, 8; preceduto da Minerva nel suo viaggio all' Olimpo, ivi , 4; con- dotto da Pallade al godimento della sua apoteosi, ivi . 38 ; condotto in cielo da

IMinerva. Ili, 58; condotto da Mercurio a Giove per esser deificato, ivi , 77 ; coro- nato da Giunone in sogno di vittoria. Il, 25; sua ammissione fra i numi . ii , 27. partecipe dell' immortalità . ivi ^ 24. Ili, 54 , 58 ; sua favola. I, 104; genio buono. ivi, 72;simbolo dell' anima, ii'i, 8; calpe- stante le proprie ceneri torna a nuova vita. IH , 77; sua apoteosi, i, 3, 141 , 142. ii , 24, 27, 49. Ili, 14, 54, 58, 76, 151.

Erectf.o padre di Procri rampogna Cefalo per la morte di sua figlia, in, 20; ed Eii- molpo in duello . i , 19 ; soccorso dalla vittoria, ivi, 20.

Erennio figlio di Pacula. in, 17.

Ermafroditi alati . l, 109; inventali dagli antichi, ivi; 58.

Ermafrodito simbolico di Bacco, ivi^ 59.

Eridano costellazione, rv, 8.

Erifile califora. ili, 50 ; sposa di AuGarao. ivi; sedotta dal dono di Polinice. jW, 49; tradisce il marito per un monile, ivi, 53.

Erittonio, sua nascila, i, 1 1 G. ii , 6; figlio di Vulcano. I, 116; presentato a Miner- va. (Vi; perchè il tipo degli abitanti del- l'Attica, ivi ; inventore delle quadrighe, ni. 29.

Erodiili. I, 27.

Eropulo iniziato ai misteri, iv, 22.

Eroe soccombonte significa il sole in tempo d'inverno, i, 72; giunto alla beatitudine. HI, 53, 92; nel carro è 1' anima, ni, 52.

Eroi metà uomini e mela iddii. i, 76.

Eroismo indicato dal manto gettato sul brac- cio. I 1 5.

Eros ed Anteros , giovinetti del giinnasio. IH, 98.

Eow; amore in Tespie. m, 73.

Erote, tv, 141.

Ersilia nuora di Coriolaoo. ii, 130.

Esercitatore con verga istruisce un disco- bolo, i, 123.

Esercizio gimnastico degli alteri. iV(, 121 ; d' opere virtuose inculcato nei contrasti della vita. Il, 16.

EsMVN era un novello salvatore presso gli Eleusini. I , 126.

Esplosione dei vulcani, simboleggiata per U guerra fra il Cielo, e la terra. Iii, 144.

Etiope, i, 47.

Etiofi con pelle di cavallo, ii, 30.

EtrURIA marittima fiorente d'industria. in, 64.

Etruschi ascritti ai misteri venuti di Grecia. ivi. 12; sostituiti ai Greci per fare dei va- si. IV, 80.

Ettore padre di Astianatle. ivi, 95; ed A- chille loro nomi sbagliati, ni, 115 , 116; loro duello, jci, 117; attaccato a piedi del carro. I, 11.

EvMOLPo, sua mano alzata indica Io spaven- to. (i'(, 19. II, 122: fondatore dei miste- ri, i, 15; ed Eretico in ducilo, i, 19.

DEI VASI FITTILI

ElREO e Toanlf. IV, 90. EvBiBATE ed Hodio araldi. Il, ìì'i. Euridice sposa di Licurgo, iv, 99.

EVKIIEOMDA. IH, 135.

EuRisTEo. ii'i, 64j 123; sua suggezione per il coraggio d'Alcide. I, 105; spaventato. Ili, 66; nascondesi in una botte . ni, 62; sua favola, i, 105, 144.

EvuiToo tenia di rapire Ippodamia . ivi,

135, 137. Europa rapita dai naviganti cretesi . in

78. EuTiMO e Cieso. iv, 31. Evandro e Pelnsgo conduttori di colonie in

iL.lia. Il , 8S. EziAOE Alrodìsia e Sida città fondate da E- nca. l'W, 45.

JF

pAr.nRiCA di vasi antichi stabilita in Nola .

II, 4. Faccia umana che .sorte da un fiore , suo

signiGcato. i , 93. Face spenta cosa significa, ivi, 109; in ma- no delle baccanti indica luce, ii-i , 87.

Faci accese circolate da una mano all'altra loro significTlo. iv ^ 91.

Falce adacnanliiia. iii, 140. Falli presso i sepolcri, ù'i j, 76; eretti da- vanti al tempio di Eliopoli. ii'/. 74; em- blemi dell'inondazione del iNilo in Egitto. ivi; contenenti una persona, ivi; alti tren- ta scandagli, ivi.

Fallo o obelisco, in, 73; perchè posto nel- le ciste di Bacco, ii, 121; portato in pro- cessione rammenta la vita, in, 127; segno d'immortalità presso gl'iniziati . ivi , 98 ; allusivo alla natura produttiva ivi, 76.

Falloforie feste della generazione, ivi, 127; simboleggiate dalle ciambelle piramidali IV, 27.

Fambea vuol sollevare Cerere, ii, 121.

Fato buono e cattivo, ni, 116.

Favola di Ulisse e Polil'emo usata come ge- roglifico. IV, 60.

Feaci , isola ove scampò Olisse da un nau- fragio, ni, 88.

Fecondità' simboleggiata dalla lepre. li, 91 , 92.

Fedra ed Ippolito, iv , 107.

Felicita' degl' iniziati rappresentata dall'a- poteosi d'Ercole, i, 142.

Fenice amico di Achille, ivi, 91. ii, 134.

Ferula usata nei riti dionisiaci, i, 58; spe- cie di canna indiana. Il , 37.

Festa barcliica delta in Atene trieterica. i, 85; detta Como Dionisiaco, ivi, 145; del- le Lenee celebarata nel mese Gamelione . ivi, 67.

Feste di gioia celebrate nell' equinozio di primavera, iv, 59 ; di dolore celebrate iu autunno. iVi; di Cerere latte nell'equino- 110 d'autunno. iVj ; orgie. Ili, 121; lalli- che cacre a Libera, ivi; sacre a Bacco, ivi; f'as. Tom, 1^-

carizie . ivi, 106; fatte nella primavera in onore delle anime, iv, 65 ; uibiche o grandi dionisiache. I, 85: plemocoe quan- do celebrate, ivi , 99; di Cerere dette Te- smofoiie. Il, 88; oscolorie celebrate in au- tunno, i, 126; istituite da Teseo in Grecia. ivi; telelee insegnate da Cliirone a Bacco i, 77; tiielericlie di Filomela e Progne. Ili, 109, 112; lenee celebrate nel mese Leo- ne, i , 67; dedicate a Bacco, ivi, 50; eleu- sine fatte daTrittolemo a Cerere e perchè. II, 16, 88. Fedo indicato dagli asterischi, iii, 95. Fetonte sue sorelle convertite in alberi det- ti Larici, i, 73. Fichi consacrati a Bacco, in, 35. Fidia e Prassitele promotori delle belle arti.

i, 1 . Figura alata è la Vittoria, ivi, 14, 38; con l'iscrizione II. T0KA02 indica 1' auima di Patioclo. ivi, 13. Figure nude indicano purgazione, ii, 116. nere dipinte nei vasi detti siculi, indica- no antichità. I, 10; con corone, tazze e specchi sono anime spettanti ai misteri . ivi, ii; attorno ad uu' edicola significano iniziati, ivi, 55; con rami d'ellera eran simboli di festa bacchica, ivi, 57 ; giova- nili con ali di viril sesso in costumanze femminili, ivi, 58; androgine introdotte nelle rappresentanze dei vasi, ivi, 59;am- mantale nei vasi, loro significato, iv, 89; rappiesenlanli corpi aerei, iii, 22. Filira. II , 96.

Filomela sorella di Progne, ni, 108; sua sto- na, ivi; prigioniera, ivi; istruisce Progne del suo dolente caso, iii, 100. Fineo fiatello di Cel'eo. i, 113. Finestra allusiva all'iniziazione d'Ercole nei

misteri di Cerere, ni, 152. Fiore indizio di rapimento. iVi, 44; di loto

ofi'crto dalle muse ad un poeta, i, 68. Fiori significanti la fecondità della natura.

IV, 127. FlBMAMENTO come espresso. «», 126. 20

j58

INDICE DELLE PITTURE

1 iL'Mi iufernali lammentati da segni simbo- lici nei vasi, iv , 22.

r LAUTO inventato da Minerva, ivi, 40 5 pa- storale inventato da l'acie. it, 101; caio a Bacco e a Ilea . ni, 1-1;; e face strumenti sacri a Bea. iv , 09.

Fleorei campi nellt. Campania^ asilo di va- ri giganti. IH, 141 .

Flogio C^lio di Deiniaco da Triaca. I, 144.

Focaccia detta piramus data a chi astenevasi dal sonno, in , 106.

Focolare domestico, sacro asilo de' miseri.

IV j yj.

Foglie significanti ombre e mistero, m

26. FoLO centauro. 11, 22. Fontana soUtiziale. iii, 75. FoNTAKE ornate con teste di leone, i, 78. FoRCiDE coudottisia di Perseo. (Vi, 113.

Fonemi Gree. l'W.

l'oBii'>A significa il riattamento delle strade, in, 122.

Forza guidata dalla sapienza, i, 54; e tem- po vince tutto. 11, 38; incognita degli e- lenicnli cagione della virtù dei sapienti . ii-i , 87.

Fre^iuesza della rappresentanza di Cerere in- dicata nei vasi sejiolcrali. i, tì3.

Frisso immola 1' aiietc del tosou d'oro. 11, 72.

Frondi e fiori simbolo di mistero, ni, 53.

Fruite inventate da Bacco. 11, 41.

Frutti di Cerere dati in premio ai vincito- ri. ,, 22.

Fuoco primitivo, sentinella di Giove . in , 45 .

Furia amministralrice dell'ira di Giove. iy>' .

¥ta nume Egiziano, ni, 104.

G*LLi sulla sommità dei vasi son segno di premio, ni , 14; non son sempre simboli di lotte ma veri bersagli, i, 1 1 2; loro mu- tilazioni e perchè, ii't , 62; emblemi di contrasti, ni, 8, 137; loro contrasto allu- sivo a quello della vita, iv , 74 ; relativi a' culto di Minerva. 111, 8.

G.4Mlìfiio\ regalo fatto allo sposo dai paren- ti della sposa, i, 54.

Gara d'Atleti, ivi, 124.

Gare della palestra suo rapporto con quella di Apollo e Marsia. iv, 02.

Gea la Terra, i, 5, 110.

Generazione indicata da un satiro ed una baccante che amoreggiano. 11, 08.

Gemetti alati loro significato. Ij 03.

Geni buoni, e cattivi, ni, 152; alati non as- sistevano ai conviti, a , 114; indicano a- inore. iv, 140.

Genio femminile alato. 11, 51: alato tutelare delle donne- ivi, 132; rappreseula Bacco Fauete. 111 , 84 ; 0 fanciullo col lepre iu mano e indizio delle quattro stagioni, ivi, 5; dei misteri dipinto con ali. in, 157; se- guace di tutti gli Dei. ivi, 152; protetto- re delle anime - ivi ; ermafrodito. 11, 92; bacchico e dei misteri, ni j 114.

Gentilesimo chi adorava, i, 45: istruito nel- le iniziazioni, ivi, 40.

Gentilezza della carne donnesca indicata col darsi la biacca, il, 103.

Gerofante j sua cura aflidatali dei misteri Eleusini, i, 18.

Gesta erculee spiegate con il corso degli a- iUi.ivi, 69.

Ghirlanda sull'orifizio dei vasi, ivi ; 15.

(iIAl'ETO. Ili, 140.

Giasone, iv, 99, 119 ; vestito da viandante. 1, 3U : percht; dipinto senza uno zoccolo, in, 149, è mandato da l'elia alla conqui- sta del Vello d'oro, it'i; affida la sua ven- detta contro Pelia a Medea, ivi, 150.

Giganti espressi senza le gambe converse in serpenti . i , 117 ; senza la consueta lor lorma di anguipcdi. ivi; e dei in contrasto, ni, 144; fulminati e distrutti da Giove. I, 85. Ili , 141. IV , 65, 90 ; nemici delle tenebre, ni, 125; seguaci del dio delle te- nebre, ivi; sono i cattivi effetti della sta- gione d'inverno. I, 118.

GlGE , figlio del Cielo e della Terra . in , 140.

Ginnasio. 11, 54.

Ginnasti con disco nella mano sinistra, i, 125.

Ginocchio elevato, e serrato con la mano ^ significa dolore. 11, 78, 134.

Giorno nono delle feste eleusinie detto wi))po- x6r,,\, 20: destinato ai sacrifizi dei delunti. ivi.

Giovanetti iniziati al culto delle dee d' E- leusi. in, 96.

Giovani vestiti da donne nella pompa osco- foria. 1 , 1 20 ; alati, loro significato qual sia.ii'i, 116; avvolti nei manti erano ini- ziati. Ili, 34. gininusti con alteri, i, 121; combattenti con cesto, ni, 68; con corona in testa sono vittime consaciate a Dio. 11, 10; coronati indicauo che devono iniziarti liei misteri, ivi.

DEI VASI FITTILI

109

Giove liberato dalla inaf?re. ni, 140; in for- ma di cigno, /l'i, 7 1 ; sul carro alato. 1, 36; pugna contro Situino suo padre. Ili, 140; Egioco. I, 4; Irionfatore dei Giganti, ivi, 118; sdegnato con Belleiofonte.ii'i, G; sde- gnato corjtro Giunone, in, I1O; principio della natura, iv, 139; mantiene il buon or- dine nel mondo, l, 36. iv , 90; lulniini- gcro. I, 85 ; protettore di Neinea. tv, 99; con scettro ornato di cliiodi. i, 24; coro- nato del mirto sacro a Venere, ivi , 85. Ili, 143; invia Meicurio a ritrar Proserpi- iia dall' inferno. I , 23 ; prende 1' impero del Cielo. IH, 140; dispotico del cielo e della terra, ivi , 141; l'immortalità ad Elena, ivi, 71; stigio. iv, 123; dio vene- rabile, ivi, 115; Vicilino venerato nella Subcosa. II, 127; e Semele. I, 84; olimpi- co, suo tempio. 11, 119.

Giovine alato è il genio dei misteri. 111, 139; coronato è un vincitore nei giuochi. ifi, 57.

Giudici dell'inferno come rappresentati, iv, 124.

GiUKOXE. II j 26. m, 71; figlia di Saturno. Ili, 140; mancante dei consueti attributi. I, 118: o Lalona matrona. 111,111; prende la forma di Slcntore. 11, 84; rappresentata dagli Argolidi con scettro sul quale è un cuculo. IV, 82; avversa ad Ercole. 11, 24; sua vendetta contro Semele. i j 84; delta notturna, iv, 139 uot. 5; riceve dalla Ter- ra il pomo d' oro. ivi , 81 j regiua degli Dei. Ili, 143.

GiuocATORi detti cubisterl. i, 128.

GiUocui gimnastici. ivi , 123 . 111, 8; ismici inventati da Teseo. 11 , 1G; palestrici e- spressi nelle pitture dei vasi, iv, 65 ; sa- tri a Minerva. ii'i,56:del cjuinquerzio. li, 33; volcenti col nome di ateniesi. 111, 12; rap- presentati sui vasi son simbolo di miste- liosa dottrina. 1 , 129 ; di guerra eseguiti

in occasione della festa eleusina, ivij 2'1; gneriieri, e gimnici lignardati come giuo- chi funebii. ivi; funebri di caccia fatti 111 memoria di Miunle. ivi, 19. iv , 11; di Proserpina detti rOPaIa. ivi, 33.

Giuoco del disco . I , 223 ; dtl ginnasio e- spresso nei vasi, iv, 96; detto cottabo. ivi, 84; difficile era quello di capovolgersi sulle spade. I, 1 10; spettante ad uso religioso, indicato da un piatto sospeso. Il, 93.

Giusti dopo morte coronati quali eroi, iv , 50; loro godimento dopo niuite , da ilii rappresentato, ivij i25.

Glauco, iv, 7 3.

Gorgone Medusa sua favola. l, 113. in, 38.

Godimento come espresso. 111 , 133; di una vita /utura promesso ai seguaci di Bacco. ivi, 131.

Gomitolo di filo donato a Teseo da Arian- na e perchè. 11, 9.

Granato consacrato a Bacco, m^ 44.

Grazie come vestite, ivi, 106.

Greci a contrasto con le Amazzoni. 11, 53; rincoraggiali da Giunone e Minerva, ivi , 83 ; parlili dall' Attica per andare ovun- que ad eseguire le opere d'arte. 1, 2.

Grecia in relazione colla Libia, in j 102.

Grue, loro favola egiziana, iv, 87; loro si- guiCcalo, ivi; loro contrasti coi Pigmei al- lusivi a quelli ilella vita umana, ivi, 86.

Guerra Ira gli Dei ed i giganti nei cam- pi flegrei . i , 117 ; fra Bacco e Licurgo allusiva all'autunno, ivi, 98; tra gli A- teuiesi e gli abitanti d' Eleusi . ivi, 19; di Tebe della degli Epigoni . 111 , 50 . dei Centauri coi Lapiti , allusiva ad au- tunno. I, 140; delle Amazzoni coi greci frequentemente espressa nei vasi, iii , 5; .

Guerriero sua apoteosi per virtii del nettare.

Gutto indica fecondità femminile. IH-

Hades benefattore dell'anime a lui affidate. Hiebomkbmon nome attribuito ad una pietra.

IH, 46. Ili , 17.

HEfiOR o Bacco è l'emblema dell' agricoltu- Hiona moglie d' Eleusi e madre di Celeo .

ra, e di un fiume, m, 23. 11, 122.

IIestia abitaliicc della casa degli Dei. ivi, 45. HoDio ed Euribate araldi, ivi, 135.

iffo

INDICE DELLE PITTURB

Tacco figlio di Persefone. iv , 12t; fratello di Persefone. iri; marito di Persefone. iVi; padre della vita, iti , 1 58; nome del genio dei misteri. iVi, 139.

Iadi nutrici e seguaci di Bacco, i, OS; edu- catrici di Barro. IV, 115.

Iasio lavorilo di Cerere, i, 25. IT, 1 20; con cane . l , 25 ; e Tritlolem» significanti il Serpente della terra. (Vi , 26 ; coiidtittore delle aiiimealla casa degli Dei. ivi, 27, M; salvatore delle anime. iW, 27; unito a Trit- toleino nel canipo della sementa, ivi , 26; venerato nell'isola di Samotracia qual ma- rito di Cerere, ivij 27.

Ida monte. Ii^ lOt.

Idoli delti putellari. m, 110.

Idra sue cinquanta teste. I, 69.

Tdr ANO nome di sacerdote attico . li , 48.

Idria considerata come uu vaso atletico, i , 79.

Idroforia festa lugubre degl'Ateniesi. li, 47.

Ierapoli. suo tempio, in, 73.

Ierofora con faci in mano, Cgura una del- le Eumolpidi. I, 15.

Ifigenia, suo sacrifizio, ivi, 103. m, 104; liberata da morte da una cerva, ivi, 104.

Ifito, sua anima rappresentata da un Genio alato. Il, 131 .

lusso fiume ateniese di purgazione, ivi, 6, 46; e Cefiso fiumi ateniesi indicati da due geni, ivi, 6.

IliziA simbolo della forza produttiva della natura, lu^ 111; divinità dell'isola di De-

10. ivi.

Immarado suo scudo con blasone, i, 19. Immortalità' pari ai numi, ni, 77. Imetto sue foreste, ivi, 19. Ikaco figlio dell'Oceano padre di Io. iv,135. Inferno come rappresentato. iVi, 126; era la

terra, i, 127. Iniziati ai misteri sotto la tutela di Bacco .

11, 49; loro purificazione, ivi, 48, 124; lestcggiaiiti in forma di satiri. it'i, 49,1 25; at- tendo!! da Bacco i benefizi promessi nei misteri. lil, 26; con oggetti di mìstica li- turgia. I, 55; in atto di venerare le ani- me dei morti, ivi , 48; contenti per la speranza d' un felice avvenire, ii, 58; che dal tartaro sperano di passare agi' elisi . Il , 57 ; premiati dopo aver vissuto con senno. Iil^ 135; coronati di mirto. li, 23; fatti eroi , partecipanti della beatitudine- ni, 33; loro vita beata, ivi , 50, 125-, lo-

ro anime agli Elisi, in, 32; rappresentsn»

gli nei. H, 93. Iniziato indicato da un satiro. I, 115; se- pollo con i vasi, in, 59; suo passaggio da «jneslo all'altro mondo . ivi , 55 ; per le buone virtù ottiene il riposo fra le anime beate, ivi , 77 ; sua felicità rappresentala dall'apoteosi d'Ercole, i, 142;. Iniziazione come rappresentata, ii, 130; dio- nisiaca. Ili , 44; e mistero, ivi , 57 . Inondazioni solstiziali. ivi, 75. Inverno regione dei morti, ii, 39: espresso

dall'accecamento di Polifeino. IV, 60. Io sua derivazione dolile acque di un fiume e del mare, ivi, 133, 135; impudica, ivi, 133; perclit; cambiata in giovenca, ivi, noi. 3; con le corna di varca, ivi, 131; libera- ta, allude alla emancipazione della terra. ivi; 141; è la luna, ivi , 137; è la terra. ivi, 139; sua connessione con Iside e Ce- lere, ivi, 136; Daira e Afrodite indicano la triade lunare. IV, 139. Ideate creduto sacerdote di Barro, l, 100. Iolao compagno d'Alcide, ni, 86. Iperione. ivi, 140. Ippocampi comuni nel Mediterraneo, iv, 132

not. 4. Ippolita regina delle Amazzoni, i , 35. ni, 123; con la cintura di Mai te. i, 35; sfida Ercole alla pugna, ivi. e Fedra, iv, 107. Ippote fialcllo di Creonte, ivi, 118. Irco non è vittima d'uso funebre, il, 72. Ireneo vincitore della (lotta tinenica, presso

Cuma. Ili, 102. Iride rappresentata con forma umana, ni, 20; senz'ali, i, 142; con veste ricoperta d'occlii. II, 137; o la vittoria, i, 117,142. iv, 81. Iscrizione greca indicante uno de'premi ate- niesi. Ili, 8, 15. Iscrizioni etrusche perchè valutate senza sen- so. II, 19. Isocrate oratore ateniese, ii, 126: onora Ele- na, ivi, 126. Isola di Crise vicina a quella di Lemnos .

i, 39. IssiPiLE. rv, 99. Italia, suo nome di Vitalia derivato Ve-

lulonìa IV , 88. Italos indica abbondanza d'armenti, e fer- tilità, di pasture. IV, 83. Iti figlio di Tereo e di Progne, ni, 108; ucci- so dalia madie Filomela, ivi, 109.

DEI TASI FITTILI

i6i

KAAOPa voce allusiva ad Erifile. in, 50. Koucotjpha uccello comune a tutte le divi- kECEUTHEiJ è la minerva o piotelliice dei iiiià maschili, ii, 89j simbolo della bene- viaggiatori, ii'i. 40. ficenzd degli Dei. i\'i .

Kebykeion è il caduceo di Meicurio. ii'i, 36. Kylix nome di vaso. lu , 120. KoB.4 Pillola, figlia fiorifera, ii'i , 44.

Laberisto era detto il palazzo del sole, ii , 12; indicato nei vasi da linee intrecciale. IV , 28; simbolo della trasmigrazione delle anime, /l'i. Lado.ne serpente. \, 146. Li E LA FscaaeAAìo a CcWxXoàa Procri. in, 20 not. 1; posto in cielo da Giove, ivi, 23 not. 3, e pas- 25. Laio re di Tebe, sua favola, i, 89; sno se- polcro di un sol niunhio di sassi, iv, 20. Lancia in Iuoro di stalla per montare a ca- vallo. II, 122; doppia è simbolo della vita attiva. IV, 109. Langella o Diota vaso, in, 14. Lapiti e Cenl.iiiii in guerra, i, 133. Lara Dea. u , 99. Lare a cavallo, i, 43.

Lari non sono altro che anime, l'i'i; ove cu- stodivansi . ivi, 47 ; custodi delle case . 3i, 9S. Lato^a sua favola. I, 102; perchè inseguita da un serpente, ivi ; soccorsa da Ilizia . Illj 111; perseguitata da Giunone. I, 102; e Tizio, ivi, 82; anima il figlio alla ven- detta contro Tizio, i, 83. L.iTTE perchè versato sui sepolcri, ii, 65. Lauro pianta comune in Beozia, in, 79; con coccole consacrato al Dio della guerra. (W; suoi ramoscelli gettati sui sepolcri per placare le anime, il, 65; simbolo di espia- zione. IV, 116. Lemure, cosa fosse, ii, 62. Leodoco ferito, iv, 73.

Leone simbolo di forza, in, 138; simbolo di Vulcano e del sole presso gl'Egiziani, iv, 6; Nemeo animale ii;vulnerabile. i, 101. Lei're nunzio del volere di Diana. ;i , 45: simbolo di fecondità, ivi, 91 ; immagine individuale di Bacco, in, 4; animale an- drogino. (\'i ; scolpito nelle urne cinerarie. ivi; grato a V^euere. ivi , 5j sua libidine a chi attribuita. iVi; offerta a Bacco, il, 41.

Fas. Tom. IF-

Lettere nei vasi non intelligibili, in, 31. Letto d'oro con ali fabbricate da Vulcano.

I, 36. Leucotea. II, 133: nutrice di Bacco, iii, 88. Levare e tramontare degli astri da chi indi- cato, i, 120. Levriero precede i cavalli d' Achille . ivi ,

14. Libazione eseguita in più maniere, iiij 90 ; fatta a Bacco Briseo. iv, 25 ; segnala del ueltare divino, in, 153. Libazioni funebri sparse da Oreste sul se- polcro paterno, ii, 76. Libera, i, 129; moglie di Bacco . ni , 122; e Libero deità del matrimonio e della mor- te, ivi, 5. Lidia abbondante di lana. iVi, 101. Lieo da Messene, sua tomba presso Sidone. ^ IV , 37.

Licurgo, sua favola misteriosa, per gì' ini- ziati. I, 97: sprezzatore di Bacco e del suo culto. I, 98; suo furore, ivi , 96 ; uccide una delle nutrici di Bacco, ivi; re di Tracia vinto da Bacco. li, 37; acciecato e perchè, i, 97. Lidi vestiti differentemente dai Greci . li ,

131. Lieo, ivi, 91 . «LixiscA sorella di Agesilao, in, 135; ottiene

il premio nei giuochi uliiiipici. ivi. Lifirino triiboccanle indica fecondità, i, 14. Lira iiiveulala da Mercurio, iv, 42; strumento d'Orleo e non d'Apollo, ni, 159; non è attributo di Bacco, ii, 137; simobolo del- l'iniziazione ai misteii di Bacco, i, 116. Luce solare allusiva allo splendore del go- dimciilo delle anime negli elisi iv , 105. Lucerna allusiva ai misieri celebrali nella

religiosa oscurità, in, 95. Lucertole moltiplicanti nella Pentapoli. ii'i,

101. Lucifero o Fosforo, iv, 126.

21

ìGi

INDICE DELLE PITTURE

LusA sua origine dal ms'e. iv , 141 ; terra (•(orci, if/, )37; sotto le forme di Dianzi. ivi. Gli; nslro iiit lli^ente. ivi, 47; e sole iiell.i nns'ellazioiie dell'.iricle. i, 5'Jj luiiii- iiai'i dulie sfere celesti, iv, 64.

I.UPO roslellazione. i, 07.

Li'STKAzioNE iadicata dal virgulto, m , 139- hiccliiiM e mistica, li, 51; e purifica/.io- ne rappieienlata nei vasi . iii, 8j.

^T

Maestro del gintiasio comn vestilo, iv , 96.

Malva e asfodelo servile in cibo asruoiniiii nell'età dell'oro, iv, 19.

!Ma?ii Dei percliè ossequiali dagl'amici degli estimi. II, 75; ri''evono le olTerte da Cri- siolemi. II, 60; pacificati pei sacrifizi fat- ti ai paienli'. ivi, 74.

Mahi giunte indicano lutto e dolore, iv, 130.

1Ma:»iera di seppellire dei Sicioni. ivi, 38.

Mano portata al rapo è segno di cordoglio. ivi, 9; in diverse posizioni cosa significhi. II, 85; alzala, è segno di riconciliazione, i, 91; alzata indica Io spavento. ivi, 19; con tre dita alzale significa declamazione. IV, 123; destra sulla fronte è gesto chiamato dai La- tini e greci aposioppuoiita. i, 97,

UIanto in mano delle figure, suo significato inteso dai soli iniziati. I, 95; gettalo sul hrarcio indira eioismo. ivi,^; donato da Minerva ad Ercole, ivi.

MAScnEBO'i con lesta di leone perchè posti nell'orifizio dei fonti, i, 80.

Mahe indicato dall'onde e pesci, ivi, 7 ,- espresso dagli antichi per mezzo di rami di piante in figura spirale. li, 4.

UlAniNARi perchi; consacravano le lor vesti a iVeltiino. I, 49.

Mario e Giugurta. i, 86.

Marmi attici consacrati alla memoria dei gio- vani ateniesi. Ili, 9r>.

Marhesia regina delle Amazzoni, i, 144.

Marsia era un satiro. Ili , SS; preso per un .Sileno. IV, 42; seguace di Bacco. iW, 64; perchè riconciliato nel cullo bacchico, i, 65; pedagogo d' Olimpo . iv , 40 ; caro a Cibele. ivi; con varinomi, ivi, 64; detto Comos. i,65;il mungitore, iv, 45; optoiyoj iVt; MoAKOS. ivi , 44 ; pastore, ivi , 45. autore del flauto, tlt, 147; e Apollo in con- trasto per la musica, iv , 43 , 55; scorti- cato da Apollo, ifi, 43, 50; compianto dai salili SUOI fratelli, ivi , 51 ; sua pelle in forma d'otre, ivi, 46.

Marte coperto d'armi guerriere, i, 117; suo dojnicilio nell'ariete di primavera, ivi, 65; predomina l'autunno, ii, 2"

Martello dato in mano al genio cattivo dai toscani. Ili, 145; attributo di Caroute. iv, 130.

MATRIMONIO perchè ebbe il nome d' imeneo. II, 67.

Mazze di rame erano armi da guerra, i, 54.

Medea sua favola rappresentata nei vasi, iv, 118; sua arte magica. iW, 1 1 7: ringiovanisce Egone. ivi; uccide i propri figli, ivi.

Medusa, sua testa rappresentata nell' egida.

I, 4.

Megapente e Dule ricordati separalameiitc.

Il , 96. Mela cotogna simbolo della vita coniugale.

II, 67.

Melaneoide festa di Bacco celebrata presso gli Ermoniesi. i , 67.

Melampige chi fosse, ii , 103 ; cagion dello spavento del figlio di Memiione. ii, 104.

Meletea musa che presiede alla composizio- ne. IV, 41; ed alla riflessione, ivi.

Melicerta. II, 121.

Memnone figlio dell'Aurora e di Titone.lll,1 15; sua partenza per l'assedio di Troia, iv, 13; sottopone al proprio impero le città che in- contra, ivi; avverte i figli che si guardino dal Melanpige. ii, 104; ucciso da Achille. Ili , 116; suo corpo portato a Susa iu Per- sia dall'Aurora, ivi , 118.

Menvde. I, 129.

■Menadi e Tiadi. ivi, 64.

Menelao ed Agamennone a parlamento con la dea della guerra, il , 83 ; capitani del- l' esercito greco, ivi; sorprende Etena per vendicarsi, iv, 1 10.

Mera, sua stirpe, ii, 96.

Mercurio, ih, 39, 43 , 71 : barbato con le ali alle gambe, ii, 103; distinto dal cap- pello in capo ed i talari ai piedi, i , 114, 118. Ili, 36; educatore di Asclepio. I, 27; con caduceo alzato, è segno di pia missione . ivi, 142 ; coronato di mirto e di foglie come Bacco. I, 142. ni, 143; pe- lasgico. Ili, 36; 0 Anubi con testa di ca- ne. I , 27 ; uccide lo smisurato Ippolito. Ili, 143; presiede alla ginnastica. Ili, 151; inventore dei sacri6zi. ii'i , 80 ; sole, iv, 139; Argifonte. ivi, 131; Psicopompo , o infero, in , 32 , 54 , 104 ; ctonio, o sot- terraneo . ivi , 25 , 159. IV , 142 not. 2 ; detto Sphenopogon. iv, 10 ; con suo ca- duceo dello kcrykeion. m, 36; corona A- gamannone estinto. ii, 69; avanti al cocchio

DEI VASI FITTILI

i63

flì Minerva e il nume infernale, ni , 41 -, invitato (la Giove a i itiar Proser])in:i dal- l'iiifiMno; I, 23-, nume tutelare di Oreste. H, 69; piecede coloro che pa-isauo agi' E- lisi o al tartaro. Ili, 51; qual dio A};etore è suida ad Alcide. ii, 103; conduttore delle anime, i, 2:, 143. iii , 25, 32, 54, 15!>. IV, 10; conduce Ercole in ciclo, ut, 58; Apollo e Polinnia. l'i'i, 38.

Werope figlia di Creonte, iv, 1 18; moglie di Sisifo. Il, 56.

!*!esf. dedicato alle lustrazione dei Mani col nome a fcbruanito . Uj 48.

HICTANlRA.'tVl, 122.

Metempsicosi ammessa dal gentilesimo . in , 47

Meti figlia dell'Oceano. iVt., 140.

MiGDONE fratello del re Amico, iil , 123.

Mimica, sue posizioni diverse, ii , 8<).

.Minerva, i, 117. ii, 84. m, 95. iv, 72, 120; promessa da Giove in consorte a Vulca- no. I , 11G; armata iv, 82; madre di E- riltoiiio . III , 29 ; col viso ricoperto di biacca, e perchè ii^ 103; confusa con Ci- hele. IV, 51 ; come dea della guerra rap- presentata con e scudo, asta l, 4. j 83; sua asta allusiva alle funebri cerimonie . ni,58;sue tibie. IV, 47; rappresentata qua- si sempre con Apollo e Marsia. ifi , 64 ; suo rapporto con Marsia. ivi, 56; in vari atte:;giamenti indica sollecitudine, ii , 85; guida il carro che dee condurre Ercnlc agli dei. Ili , 54; protettrice di Ercole, t, 69, 105, 118. Il, 103. Ili, 64; di Diomede, ni, 29; di Aiace, iv , 73 ; dei virtuosi dopo morti. Ili, 25; dei viaggiatori detta Keleu- iìiria . ii'i , 40 ; aiuta a Plutone a rapir Proserpiua. ivi; guida d'Ercole nelle sue difficili imprese, i, 4; precede Ercole nel suo viaggio all'olimpo, ivi ; unita a Dio- mede coinbatte contro Marte, ni, 29 , 40; indica destino, i, 9; con l'egida sparsa di stelle è la dea della luce, ivi, 116; affig- ge nel polo il serpente scagliatole dai Gi- ganti, ivi, 118; coni consueti galli sulle colonne, in, 14; presiede ai giuochi, ivi; inventrice delle navi, in, 16;dei cocchi, iv'i, 29, 40; insegna a Bellerofonte l'arte di imbrigliare il Pegaso, ivi , 41 ; Partenos. ivi, 15; con il comedi ■'Evèf óx. tv, 79; det- ta da Omero thysanoessan e perchè, in, 37; scirade. ii, 138; vittoria adorata nel- l'Acropoli d' Atene, ivi , 5 ; nemica dei troiani, iv, 76; dea tutelare del me-^e di marzo, ivi, 65; significa virtù, ni, 25, 58; onorata a Coronea. ivi , 40 ; venerata in Laconia ed in altri paesi dorici, ivi, 15; Poliade, soa statua, ivi, 37.

Minio figlio di Pacula. ivi ,17.

Ministri del tartaro come rappresentati, iv, 1i1.

Minosse sovrano di Creta, it, 16; chiede un

toio a Ntluiio. I, 49; minda il toro fra gl'ariiienU per non sacrificarlo a Nettuno. Ili, Si; restituisce a Teseo i fanciulli , e liliera Atene dil tributo, lì, 16; ucciso in e isa di Cicalo, ivi , 9.

Minotauro è Orione fi.;lio del toro celeste . iVi, 11; divoratore di giovini. ivi, 9; soc- CTinbe alla superiorità di Teseo, ivi 10. Ili, 156; ucciso da Teseo, n, 15.

!Mirtillo auriga, iv, 100.

MiRT), pi. iuta adoprati nelle iniziazioni, ii, 23: usato per coronire gl'ini2iati. ivi, 26- perchè gettato sui sepolcri, ivi, 65; pra- ticato nelle iniziazioni. ifi, 22. ni, 80- sim- bolo di gloria, ivi , 155 ; in mano d' Er- cole non allusivo ai misteri, ii, 23; sacro a Venere, ivi, 27.

ÌMisTACooo, o gerofante. ni, 96.

Misteri antichi loro orgiasmo. ii , 139; in- segnati a Bacco da Chiroue . i , 146; di Cerere celebrati in Eleu.i. iVi,63; d'Eleusi loro culto, ivi; eleusini, loro ufficio asse- gnato ai soli uomini, ii, 23; del pagane- simo occulti. Ili, 33; loro relazione coi morti, i, 63; in gran reputazione nell'At- tica, ivi, 16; celebrati in autunno, ivi, 138 ; ili onore del sole iemale . iv , 60 ; bacchici da chi rappresentati, ii, 127; non rappre=eiitano che i piaceri goduti da Bac- co. iV(, 67; di Bacco celebrati dalle doune. itt , 16; servivano di purificazione alle anime, tv , 29 ; introdotti in Etruria da un greco, in, 11 .

Misticismo usalo nelle pitture del vasi deca- de al cader delle arti, iv, 85.

Miti erano argomento dei cauti e danze, iii, 36.

Mitra, ivi, 74.

MiUNTE autore dei misteri. i,19.

Mnemea musa che presiede alla memoria . IV, 41 .

MoDio presso Cerere è la misura del grano. ivi, 123.

MoXyo;^ voce greca spiegata in più sensi, iv, 45.

Mo).xo; vuol dire mungitore, ivi.

MoLPos riconosciuto per Marsia o Comos .i, 66; sua relazione colla tragedia, ivi.

Monte Paitenio ricovero di Aleo. n, 100.

MoNTlCELLO bianco interpetrato per l'egida immortale, i, 11 .

Montone del vello d'oro trasportalo da Fris- so nella Colchide. ivi, 50.

Monumenti con arcaiche fogge di stile egi- ziano provengono dall'Oriente, tv , 5; di arte degli etruschi son rari, ii, 107.

Morte di Bellerofonte e Stenohea. i, 6.

Morti loro anniversario espresso colla favola di Polifemo. iv, 59; con dei vasi attorno. li, 98; caorati di rami e corone inlesjute. ivi, 64.

.64

INDICE DELLE PITTURE

Mostri rappresentanti anime per esser se- polti nelle loiiihe dei morti, in, 25; espres- si lie<|uciilcniente nei vasi dipinti. jVi.

JIi'PA di Troia i.ipprcsei.tale nei Vasi . iv ,

IMis.\ gieramenle significa madre . in , 42 : detta franqiitllità dell'aria, iv , Gtì j sere- nila dell' ai ia. ii'i.

iMl'SE figlie di Ulano e Gliea, cioè del cielo

e della terre, iv; 41 : portate fino al nu- mero di nove da Piero re di Macedonia . ii'i; dette ninfe e nntiici. ni , 42 j indi- cano la loiza ociulla dei fluidi . ivi ; in Inogo delle sl'cie cele^li. iv, 66.

Mi'SGO ed Orfeo lauloii dei misteri bacchi- ci. II, 54.

Musica sua melodia paragonata dai Greci al cauto del cigno, iv, 53.

Kapoms* nome di ninfa. Ili, 15S.

INastki 6Ìtnboli d'iniziazioni ai misteri, in ,

Katcba sua rivoluzione da chi espressa, i , 128; sua decadenza e riproduzione, il'/: .suoi simboli relativi allo sialo di vita e di mor- te. Ili , '/G. Kavi'i.io. u, 96.

INefele , o nuvola rappresentala da un uc- cello. Ili, 19, 20. ISemeo nato da Tifone era invulnerabile, i,

104. Nenie dei morti, iv, 9. Neofiti, i, 27. ni, 88. iv, 22. Neos nome di fanciullo, m, 158. Neottolemo figlio di Achilie, iv, 76. Wereide detta Aliroe, o marijìua, ivi, 135; al lido del mare, i, 91 ; ninfe . iv , 26 , 106. Nereo genitore delle Nereidi, e di Teli, iv, 108, 110, 112; in luogo di Tiadaio. ivi, 112. Nesso centauro, ii, 43. Nestore vendica la morte del figlio . ni ,

116. Nettare liquore pei numi abitatori del cie- lo. II, 55. m, 147; nutrimento delle ani- me virtuose e giuste, ii, 55, 115 ; gustato dalle anime per godere agli elisi, in , 28; della sapienza riconduce all' antica dimo- ra. (Vi 4G. Nettuno, i, 117. ii, 26. m, 150; sposo di

Gea.ii,5;padre di Orione, i, 140; protettore e padre di Teseo. ii'/,88, 140; rapisce Teo- fane per la sua bellezza, ivi, 50; prende l'impero del mare . in, 141 ; la sortire dal mare un toro, i, 49; Kliconio, perchè cos'i chiamato. Il, 5; abitatore del centro della terra, iviv latmio. I, S8; perchè pren- de la foima di mouloue. ivi, 50; in At- tica detto Vulcano in estate , e Nettuno neir inverno e perchè, ii, 5. Nicone. ivi, 7. Nicostrato, i, 119. NisA nume, i, 145. in, 120. Niso educatole di Bacco, li, 37. Nola sua fabbrica di vasi antichi giudicata

superiore alle altre, ii'i, 4. Nome etrusco giudicalo abusivo, il, 108; di Licurgo e Licaone, sua analogia con quel di lupo. I, 97 . Notte indicata dalle faci, in, 106. Nozze considerate come specie d' orazioni . ivi, 43; accompagnate dalla musica, l'i'i ; di Bacco con Arianna, n , 67; di Piritoo turbate dai rentaiiiì.i, 134. Nudità' indica punta e mondezza dell'ani- ma, li, 54; presso i gieci non era propria che degli eroi e degli Atleti, i, 129. Nume di Delfo additalo dall'alloro, in, 95, Numi rappresentati dai sacerdoti, o iniziati. Il, 93; e culti d'Arcadia passati in Italia, i, 1.

Cannes profeta babilonese, li, 87.

Oceano nome Jel (iuine Elidano, in, 140. IV, 8; padre degli dei. iv, 13S; sua imma- giue come espressa, ivi, 137; suo caratte- re taurino, ivi.

OcHTHOiBOS era una specie di gallone. Ili, 35.

Oenone prim' amante di Paride, ii, 101 .

Ofelte tiglio di Licurgo, iv, 98.

Offerte dionisiache contenute da un desco.

Il, 92. Ofiuco conduce le anime verso la via del

zodiaco. I, 26; segno autunnale, ivi. OGGETTI dipinli nei vasi di qualche sigui-

DEI VASI FITTILI

l65

Cesto per gli antichi, n , 140.

Olimpo, iv, 48.

Olivo e sesamo sono indizio del territorio d'Atene, ii, 122.

Omerb come espresse, iv , 130; placate cogli onori. I, 76.

Ombrelli simbolici delle ombre, il, 117.

Omicidio puriGcalo con acqua, i, 141.

Onfale regina dei Lidi, ii, 131.

OiVORi prestati a Bacco come lappresenlati. I , 86 ; resi ai defunti quali l'ossero . ii j 89.

Opwio?ir varie sui vasi eirusclii. iVi, 106.

Ora è la stagione chiamata dai greci Ege- mone. Ili , 41 .

Obbetello creduto l'antica Subcosa, il, 126.

Orcio di Euristeo perchè costruito, i, 105.

Ordine ionico usato nei cinerari di Volter- ta. Ili, 57.

Ore. ifi, 151 .

Orecchie lunghe, usanza venuta da Sileno. II , 39.

Oreste vestito da viandante. iVi, 70; sotto la tu- tela di Mercurio. (\'i,60; con vaso libatorio. II, 73; gareggia alla corsa dei cocchi. iiij13G; fintosi straniero, il, 78; torna alla patria per vendicare il padre, ivi , 76 ; suo in- contro con Elettra al sepolcro del genitore, icr. inganna la sorella. Il, 66, 8(1; si ma- nifesta ad Elettra sua sorella, ivi, 60, 65; in colloquio con Elettra . ivi , 63 j 80 ; ed Elettra fijiti messaggi di Strofio . ivi , 80; cercano di vendicare il padre, ivi, 60, 65, 81 ; e Pilade alla tomba di Agamen- none, ivi, 60, 64, 129; perchè fa dei sa- crifizi sulla tomba del padre ij 103. ii ,

76; suoi capelli perchè gettati sulla tom- ba del padre, ii , 60 76; uccide Clileni- nestra ed Egisto. iv, 95; tormentato dalle furie. I, 103, iv, 116; rammenta i doveri religiosi presso i Mani, u , 75 ; risveglia sentimenti di pietà. iVi; refugialo a Dello. IV, 116.

Orfeo, ii, 99. iv,124; ammaestrato nei mi- steri dell' Èrebo, ni, 159; inizia Ercole. II, 57; e Museo fautori dei misteri bacchi- ci, ivi , 54 ; ritrae i morti dall' inferno . ivi, 58; Adone, Nicteo ed Alastore sono i cavalli di Minerva, iil j 40.

Orgie feste bacchiche. iVi, 109, 125.

Orione sua favola, i, 140; sua costellazione. i^'i; paranatelloue del toro di primavera. ivi.

Orizia rapita da Borea ad Eretteo. li , 46 , 48.

Ornati nei vasi cosa indicano, ivi, 54.

Oromasdes deità galleggiante sul mistico Tau. Ili, 74.

Orti esperidi e campi elisi erano lo stesso. IV, 102.

Ortigia nutrice di Apollo e Diana. I, 102.

Orzo dato in premio ai vincitori, ivi , 22 . II, 15, 16.

OscoFoRiE e falloforie feste consacrate a Bac- co Dendrite, iv , 25.

Osiride teneva luogo in Egitto di Bacco, i, 9S.

Ospitalità', hi, 60. usata degli antichi come rosa sacra, i , 88.

Otre di pelle di bue. iv, 46.

Otrere Cglia dell'amaziLone Marpesia. i, 144; celebre per la scieuza delle armi. ivi.

Pacula Minia sacerdotessa de'misteri di Bac- co. II! , 17 ; propaga i baccanali collam- nietleie gli uomini all'iniziazione, i, 147.

Pac.ani perchè celebravano i misteri in au- tunno, i, 138.

Palestriti ammantati rappresentati nei ro- vesci dei vasi. IV , 67.

Palingenesia rappresentata nei vasi sepol- crali. I, 77.

Pallade nominata Crisia. ivi, 39; creduta la produttrice dell'ulivo, ii, 29; accompa- gna l'Anfitrioniade. ivi, 104.

Palladio i apilo da disse e Diomede . iv , 53.

Palladii loro rapporto colla palestra . iVt, 56.

Pallantidi sterminati, ivi, 104.

Palleneo con Fallante cambiati in sassi . Ili, 142.

ras. Tom. ir.

Palme, simbolo di premio della vittoria ot- tenuta, (l'i, 56.

Panatenee, giuochi stabiliti in Grecia, ivi 29.

Pandamator Dio. jVi, 83.

Pandion'e re d'Atene. iV;, ^08; collegato con Tereo re di Tracia, ivi.

Pan satiro, in, 113; fido di Mercurio, ivi, 81 ; con le corna sopra l.i fronta. il, 101; acrompagnatn da un capriolo, ivi; iiiventor del flauto pastorale, ivi; tenuto per il sole. IH, 13(1; doTiiinalore della sostanza mon- diale, ivi; e la celeste armonia, iv , 64 ; rappresentato in luogo di Bacco, ii'i; è la naiura mondiale, iv , 70; rappresenta la natura rirnuccntrala. ivi, 69, dominatore della sostanza materiale. iVi, 64.

Pane nei misteii detto piramus. iv , 126.

Pa.m mistici. II, 93.

22

,66

INDICE DELLE PITTLRE

Pamere con uva fletto syriscos perchè de- atìiiato a coutener frutti dell' sutuono . Ili, 35.

pAXMERoi'E sorella Hi Trittolemo. I, 18.

Pastera detta tlapa^aXi;. i , 145 ; animale sacro a Bacco.iv, 102^ simbolo dell'Affrica. Ili, 102.

Pantere sui vasi sono simbolo del culto di Mineiva e Bacco, iii , 14.

Parere sopra le due collezioni dei vasi del- l' Ilamilion. ii, 1 IO,

Paride con tiara iu testa, ii, 101; scocca un dardo ad Aiace, iv , 74; e Mercurio, ivi, 82; e Veueie a colloquio sul luuutelda. Il, 101.

Partenopeo, iv, 99.

Pasifae, trasportata da Alcide nel Pelopon- neso. Ili, 8(>.

Passaggio dalla vita alla morte espresso dal sonno del coniglio, iv, 143, not. 2; dell'anima ai regni di Plutone . i , 108 ; delle amine per la porla celeste, ivi, 106; del sole per i segni del zodiaco, ii , 8.

Patera segno di tlivinilà. in, 152 ; e siiu- pulo gettati a' pie di una dea indicano essere inutili per le preghiere, iv, SO.

Patroclo sua anima o larva . i , 13 ; suo spettro eccitante la vendetta d'Achille, ivi; Il , 58 ; o Archemoro loro tombe onorate dei giuochi, iii, 5G.

Pedila sono i calzari di Mercurio, ivi, 36.

Pedotribi. IV, 97.

Pelago tiglio di Niobe. ivi, 1 35.

Pelasgo ed Evandro conducono dall' Arca- dia delle colonie in Italia, ii, 88.

Peleo e .Meuezio padri di Achille e Patro- clo, i, 20.111,154; a contrasto con un Centau- ro. I , 134. , 134; e Teli, i , 118. ni, 113. IV, 17, 10G; perseguita Teli, iv, 108; e Teli loro favola rappresentala nei vasi iu più maniere, i , 119. iv , 107 , 112 ; loro imeneo procuralo da Giove, i, 118; IV, 112; loro avventure simboleggiano gli arcani del sabeismo. tv, 107.

Peli A re di Coleo . in , 149; la uccidere il padre, la madre ed il rr.Tlello di Giasone, ti'i, 150; assassinato da Medea . iv , 117 . tagliato a pezzi per ordine di Medea, ni, 150.

Pelle leonina, divisa d'Alcide, n, 103 ; di Mursia in loiina d'otre, iv^ 46.

Pellene città d'Acaia. i, 52.

Pelli usate per vestiario, in , 65; sul brac- cio sinistro usale per dil'esa . i , 4 ; in , 38.

Pelope ed Ippodainia. iv, 100.

Peloponneso infestato dai inasnadieii. I, 87.

Pelta. ivi, 145.

Penelope, ii, 94-

Pentesilea regina delle Amazzoni, i, 52. iv, 131; riuiilin:i II coraggio dei troiani. I, 52;

caduta da cavallo. iVi; soccorsa dal suo ne- mico, ivi; uccisa da Achille, ivi.

Pericle, i, 53.

IlEl'0'^ATd significa corona sciolta, ivi, 60.

Persekone detta Libera, iv , 124.

Perseo colle ali alle piante . ii , 103 ; suoi tólari donatigli da Mercurio, i, 113; sua favola, ivi, 144; preparasi onde uccidere la Gorgone, iv, 94; libera .^udromaca con la testa della Gorgone, i, 113.

Pesce costellazione, iv, 61; sua relazione col destino delle anime. iVj , 60.

Pesci indizio di mare, iv, 8.

Pesi degli atleti chiamati dai greci a).T)?pat.

I, 123.

Peso dell'anime, in, 103.

Peste mandata da .'Minosse e gli allri Dei nell'Attica, n , 8.

Petaso con ali dato a Plutone, iv, 141; del- lo il cappello de'rustici. in, 36.

Pettine perchè fatto di pasta di miele e di sesamo, ii , 121; sacro a Cerere, ivi; det- to mondo muliebre, ivi.

Piaceri sensuali espressi dalle anime beale, in , 134.

PiERiDi chi fossero, iv, 53.

Pietra detta htéromnemon era stimata per la divinazione . iii^ 17 ; detta ecumene simile alla selice, ivi .

PiETRE_, armi ofl'ensive dei tempi eroici, iii^ 80.

PlLADE con caduceo è simbolo di messagge- ro o d'araldo, n, 73; amico di Oieste. ivi, 61, 63; ed Oreste partono da Crissa. ii'i, 129; alla tomba d'Agamennone, ivi, 60; loro espiazione, i, 104.

PiLEO alalo attributo dell' erme Argifonte . IV, 141; viatorio, ivi, 54.

PlRiToo e Minerva, i, 95; con gladio in ma- no, ivi, 135 ; in contrasto con nu Cen- tauro, ivi, 48; sue nozze, ivi, 134.

PisANDRO fioriva nell' olimpiade terza . m , 145.

PisisTRATo, figlio di Nestore, iv, 15.

Pizia dea di Delfo, i, 104. iv, 116.

PiTo è la persuasione, n, 102.

Pittori di vasi erano inuiati. lì, 123; loro provenienza da una scuola italica o greca. ij 121. II, 19; loro diffusione per l'Italia.

II, 7, 13. in ,' 11.

PiTTVRE ateniesi ripetute variatamente nei va- si etruschi, in, 12 ; relative alle dottrine aniinasliche. i, 27; trovate in Etiuria non sou sempre ctrusclie. ni, 66; d' Eicolano di greca manifattura . ivi ; di vasi , loro stile, li, 83 ; con edicole, i , 44; eseguile per mettersi nelle tombe dei morti, ivi , 28: rappresentanti dei contrasti, iv , 85 ; falle quando era in disuso il culto bac- chico, in, 132. IV , 132: relative alla vila

DEI VASI FITTILI

167

comune. I , 77 •, significative dei jìiaceii promessi ueiralu.i vila. in, 134.

Pleiadi e ladi peiscguilate dal toro. 11, 11.

PiuTo gi'uerato da Cerere uell'isola di Creta, i; 26.

PiL'TONE e Noltuno figli di Saturno, in, 14(>. sua relata delta ikiadion , ii'i , 40; rapi- sce Proserpina. II, 88. Ili, 39, 43_, 54: per- suade Proserpina a mangiale un chicco di melagrano. I, 23; suo matrimonio con Pio- serpina. Ili, 43; perchè manda sulla terra Sisifo. II, 5, G; detto dai latini Dis dio ricco per eccellenza . IV, 33 ; padre della ricchezza delle campagne, i , 25 ; prende 1' impero dell' inferno, iv , 141 ; sedente indica nume sotterraneo . i , G9. 11 , 27. Ili, 27; dio dell'ombre. 111, 40 j 145; ri- cevitore dell'anime, ii't, 27 , 30; e INet- tuno inghiottiti dal padre, ù'i, 140.

PoLici.ETO apportatore di vino, iii^ 147; sua statua. ii'(.

PoLiFEMO ciclope . IV, 57 ; sua favola . l'i'i , 59; ubriacalo ed accecato da Clisse. ivi, 53.

F^oLiMCE scacciato da Tebe dal fratello Eteo- cle. Ili, ^9; refugialo presso Adrasto, ivi.

PoLinMA, musa delle favole, iii, 36. iv, 41; e Apollo ebbero il culto insieme con Bac- co. Ili , 43; divinità cosmiche, ivi, 42.

Polissena implora da Clisse la salvezza per Astiauatte. iv, 96.

Polli numidici rappresentati nei vasi di stile egiziano, iv, 5.

Polluce e Castore ascritti fra gli dei . li , 126.

Pomi d'oro fatti piantare da Giunone . iv , 102.

Pomo d' oro donato dalla terra a Giunone. ivi , 81 ; della discordia cagionato per le nozze di Peleo e Teti . ivi , 106,

Pompa oscoforia. i, 126.

Popolo lidico voluttuoso, ii , 131.

POKFIRIONE. Ili, 141.

Porta de' misteri custodita da un cane . i , 27; degli uomini segno del cancro . ivi , 26, dell'anime presso la costellazione Eri- dano. IV, 8; degli Dei al segno del Capri- coruo. l, 26, 106; scea. iv, 76.

Porte degli dei e degli uomini custodite da un cane, i, 26.

PoTiTOS nome di vaso, iii^ 97.

Pozzo di Callicore sacro a Cerere, ii , 121.

Pranzi come usati dagli antichi. IV , 84

Prassitele e Fidia piomolori delle belle ar- ti . i , 1.

Precettore dei ginnasti detto rabdofuro. i, 121, 125.

Premio ateniese indicato ne' vasi con voce greca, in, 15; dato dai giudici ai vincitori dei giuochi, u , 20.

Pretide porta di Tebe, in, 4S.

Priamo detto i tOAOiloi:. iv, 73; procura di riscattare il corpo di littore, li, 135; suo arrivo artPa tenda di Achille. iVi, 136.

Primavera indicata da un tialcio di Cori, i, 24.

PRI^CIPII della natura attivo e passivo espres- si da due salii i. ni, 1 28.

Processione di bacchica pertinenza, i, 126; delle tesmolorìe. iii, 20; delle donne idro- fore spettanti a Ceiere. i^ 78.

Procri figlia di Erecteo re di Alene . in , 18; nuli' assenza del suo marito fu rice- vuta fra le ninfe di Di:ina. ivi , 23: sua gelosia . ivi , 19 , 20 ; ferita da Celalo e perchè, ivi, 20 ; eslrae la freccia dal suo corpo, ivi; uccisa da Celalo, ivi, 18.

Procl'ste gastigato da Teseo, n, 97.

Progne libera Filomela sua sorella, ni, 109, 112.

Proibizione dei baccanali in Roma. i. 111.

Proserpina figlia di Cerere . i , 16 , 23 : e Dionisio creduti figli di Celere Calligenia. Ili, 43; con serto in mano. 1,60; sposa di Aidoneo, in, 44 ; simile ad Io. iv , 137 ; sua assenza ricercata da Cerere, i , 62: e Cerere, il, 120; con cavalli emblema delle corse. Ili, 47; rapila^ sua allegoria al giro delle anime, i, 23 , 68 . n, 88, 117 ; suo passaggio ai regni di Plutone, iii, 47; non può abbandonare il soggiorno di Plutone per aver mangiato un chicco di melagrano. I, 23, 24; e Plutone suo sposalizio quando celebrato. (Vi, 107; sul letto di Plutone , suo significato, in, 41; ricondotta a Cere- re da Egemone, ivi, 42; Libera partecipe dei misteri, i, 64 ; suoi misteri celebrati in Atene. II , 11; deità dell'inferno, e/, 117; con fiore in mano è la speranza dei tempi, in, 44; simbolo della ^elnenla , e fioritura, in, 41, 43; detta dai greci Co- ra, ivi, 39; detta Daira è hiiia. iv, 136.

Prosimno conduce all'inferno Dionisio, ni, 98; assomigliato a Mercurio Psicopompo . iVi.

Prostilo forma adoprata nelle tombe, iv , 37.

Psamatea. ivi, 109.

Pugilati con sfere, i, 122.

Pi'(;na degli Dei coi Giganti, i, 117.

Pigne nei monumenti sepolcrali sou simbolo dei contrasti che l'uomo ha nella vita . Ili, 68.

Pvi'.GAzioNE indicata dalle figure nude . ii , 116.

Pi'RiFicAzioNE indicata dal virgulto, in, 131); degli iniziati, il, 1 24.

Purità' e mondezza dell'anima come espressa dai pittori dei vasi, ii, 54.

i68

INDICE DELLE PITTURE

Quadrighe figure simboliche delle anime che corron le sfere, in, 47.

RAncoroRi chi fossero, i, 121, 132.

Kaddoforo era il precettore dei ginnasti . I, 125. II, 54.

PiAccoGLiTOR di olive non di costume do- mestico. Ili, 67.

Radamanto assessore di Crono, iv, 125.

Eadope monte, i, 98.

Raggi rammentano il sole figurato, ivi, 48.

Rami e specchi simboli della palingenesia . (l'I, 77; d'olivo e nastri sono offerte, iv, 78.

Ramo di vite detto *t>oiTTayu>o;. m, SSjfron- doso è simbolo di mistero, ii, 47; di lau- ro denota vittoria . (l'i, 23; d'olivo indica fi'Sta bacchica, ù'i, 113.

Rapimento di Pioserpina fatto da Teseo e l'iritoo. I, 68.

Rappresentanze dionisiache espresse nei vasi. Ili, 139; ginnastiche si nfeiiscono alla virtù dei defunti, i, 125; enigmatiche dei sepolcri allusive alle anime, iv, 66.

Rea madre di Giove e Cerere . i , 24 . li , 119. Ili, 140; sposa Saturno, in, 147 ; o Cibele dea della terra. I, 24; presiede alla geuerazioue. iv , 69 j tenuta dai tirreni

per un principio floido. iv, 26. RECOM^.E^TI in vari monumenti etruschi, ii,

115. Reddita di Proserpina rappresentata nei vasi

d' arcaica maniera, i, 78. Regi nella Grecia erano anche pontefici, ivi,

100. Religione tellnrica fondata sui fenomeni na- turali. IV, 33. Revio campo. I, 17.

RiiìToy, cosa sia. lì, 40, 42, 49. jii, 26. Riposo come espresso, in, 133. Riti religiosi eseguiti in tempo autunnale .

i, 131; bacchici e misteriosi, ii^ 124; greci

loro identità con quei di Roma, iv, 79. Rito superstizioso di seppellue i cadaveri

coi vasi dipinti molto in uso in INoIa .

II, 3. Ritratti muliebri sul sepolcro con specchio

in mano. I, 56. Roma d'origine greca. IV, 79. Romani discepoli degli etruschi, iii, 05. Rostro sin;bolo di Minerva, ni, 16. Rugiada fijjlia di Giove e della Luna, iv ,

137.

Sacerdote di Bacco con corno potorio . i , 115. HI, 28.

Sacerdoti rappresentano gli Dei. ii, 93.

Sacrifizi fatti sulle tombe dei parenti per pacificare i Mani. Il, 74; offerti alle di- vinità. Ili, 70.

Saisara sorella di Tritlolemo. I, 18.

Salicornia indica l'onde del mare, ivi, 49.

Saltatore con alieri. ivi, 124.

Sangue perchè versato sui sepolcri, ii, 65.

Sabpedonte figlio di Nettuno, ij 72 ; è ser- pe sidereo. I, 73; essere malefico. jVi, 71, 72; ucciso da Ercole, ivi, 72.

SiTir.i fiijii di Sileno, iv, 142, nnt, 4; disce-

si da Ecateo. ivi, 142; d'orribile aspetto. ivi, not. 4; derivati dal seno della terra. ivi; sotto le sembianze d'iniziati, ii, 125; occupati alla vendemmia. Ili, 1 24; seguaci di Bacco. 1, 111 , 115. Ili j 81 ; e ninfe compongono i cor! di Bacco. Il, 68; loro invenzione non derivata dell'indossar pel- li. Ili, 67 ; piangono la morte di Marsia. IV , 51; sotterranei, ivi, 142. Satiro neofito iniziato ai misteri di Bacco. Ili, 88; in compagnia di un asino è il prin- cipio attivo della natura, ii'i, 127; e ninla hircjnte che amoreggiano , significano i lirfliiiiiuari della gciieiMzioue. Il, 8, 128;

D£I VASI FITTILI

169

col nome di Marzi.i. ut, SS; detto Comos. I , 101. IV, 52; detto Tirbe. IV, 52; detto Simos, I, 101 .

Saturso figlio del cielo e della terra . in, 140; si congiunse in matrimonio con Rea sua germana, ivi, 140, 147.

SciMANDRo fiume presso Troia, ivi, 117.

ScEv porta, ivi, 1 10.

Scettro attributo di dignità sacei dotale, ii'i, 95.

SciMiA animale di simbolo equinoziale, ivi, 104; emblema del dio Tolh. l'i'i, 101 : si- gnifica l'equità della bilancia, ivi, 104.

Scoppietto fatto con le dita indica disprez- zo. IV, 134.

Scorpione, costellazione d' autunno è sim- bolo di valor marziale. I, 10.

Scudo adamantino, iv, 94; blasonato da una ruota denota la potenza estesa sugli ele- menti. Ili , 122 j è indizio di guerra. 11 , 129.

Scuola ateniese, ivi , 82.

Semaco sua figlia destinata ad esser sacer- dotessa di Bacco, ivi, 138.

Semele sua morte, i j 85. iv, 24.

Sepolcro indicalo per mezzo di uno stelo . 1, 94.

Seppia con volto umano, ivi, 7.

Serapide col niodio in testa^ sua allusione al- l'alimento. IV, 27.

Serpe posto in luogo dell'egida, i, 12 ; in- dizio del passaggio del sole. IV, 59; sim- bolo d'Apollo. I, 101.

Serpentario rappresentato in Teseo. 11, 11.

Serpente dipinto nello scudo di iVIarte ram- menta il drago polare, i , 118; scagliato dai giganti contro Minerva, ivi; sul fian- co del Pegaso simbolo d'Apollo, i , 100 ; simbolo mistico, ivi , 57 ; simbolo di re- sistenza. iVj 111 ; simbolo di distruzione e di morte, i, 12.

Serpenti al carro di Trlttolemo. ivi, 37; te- nuti per costellazioni, ivi, 101,

Serto , sua aiiu.:..,» ^11' ammissione degli eroi ai misteri edalla gloria nponaia gli eroi, iij 26.

Sfere dei pugili . i , 123 ; celesti regolate dall'armonia di Apollo, iv, 64; loro mo- to armonico indicato dalla favola di Mar- sia. ivi, 71 .

Sfinge mostro, i, 90; uccisore dei viaggia- tori e perchè, ivi.

Sicioxi loro maniera di seppellire, iv. 38.

Sira, Eziade ed Afrodisia città fabbricate da Enea, u^ 45.

SiLEA ninfa di Corinto . ivi , 28.

Sileno con capro, i, 67 . 11 , 139; tenuto per terrigeno, iv, 142, not. 4; detto Mol- pos. I, 06; perchè detto tragedo, e da chi rappresentato, ivi. Silenopappo posto in vece di Marsia. iv, 55, 56.

yas. Tom. ir-

Sileni con cetra apollinea. I, 65.

Silfio pianta officinale usata dagli aulichi .

ih, 101. 5;iA<t>0MA'J'0S raccoglitore del silfio, m, 103. Simboli eufemici della morie rappresentati

nei vasi, iv, 35; bacchici dipinti nei vasi.

I, 77.

SiNiDE figlio di Polipomcne e di Silea. i, S7.

II, 28; sua favola, i, 87 ; detto anche Pi- tiocampte, veneratore dei pini, ii'i; 11, 28; e Teseo in disfida, i, 87 ; suo supplizio . ivi, 89; ucciso da Teseo, il, 28.

Simo celebre gigante assassino, iii, 149; sua favola, ivi.

Sirene rappresentate sopra varie opere del- l'arte, m, 22.

SiRMA veste tragica. I, 124.

Sirio e Procione cani uniti al sole, ii, 59.

Sisifo condannato all'inferno e perchè, ivi, 26. IV, 122, 125; torna tra i viventi per comando di Plutono. 11, 56.

SiTi'LA oggetto mistico, ivi, 51.

Sole sua origine dal mare, iv, 141 ; perso- nificato. 1, 45. II, 8. IV, 64, 90; figurato da Ercole nell'impresa delle amazzoni. 1, 48; figurato dal centauro mentre combat- te con uno dei Lapidi, ivi; suo carro. 1, 92; suo corso per la parte del cielo domi- nata dal drago celeste, ivi , 73; suo pas- saggio simboleggiato per la favola di Te- seo. 11, 8; suo passaggio dai segni inferiori ai superiori del zodiaco, i , 85; coinpiuio il suo giro diurno giunge all'oceano, ivi, 36; e luna nella costellazione dell'ariele. II'!, 50; luminari delle sfere celesti, iv . 64; autunnale finto nella favola di ''^. "^' I, 48. II, 12, 36; in leone, i- ~' ",^' ^^ gni del zodiaco a che ■>i''«<i^' "^. ~ ' ■) l'equinozio di primavera contribuisce alla felicità della natura. 1,48 0;> ",12. iv 92; era Ercole, t, ->', ^'o della luce, i, 141; sua spossatezza relativa ai destini dell a- nima. iv, 60; salvatore delle anime, se- -..^Ar, il PPntiIpsimo. I, 93, 141.

SoLONiA onorata del tiioio va. =. -..^^^^ ,^.

33.

SoLMisso era un tempio vicino ad Efeso. 1, 103.

Sorci adorali nella Troade. iv, 117.

Sorcio rappresentato ai piedi della statua di Apollo, ivi.

Spada e tuuica ricamata indican premio, i, 21.

Sparviere simbolo d'Osiride , presso gl'Egi- zi. IV, 6.

Specchi son simbolici, iv, 116. mistici cor- redati di misteriose figure, i, 75; in mano delle figure rammentano il culto dei mi- steri. I, 44; sacri al sole e alla luna. Il, 114; in mano di donne creduti il sole e la luna. ivi.

23

[70

Specchio mobile mistico, in, 95.

SPEITACOLI mistici loro niai;iiilicci)za. u, ^-iU-

Spf.ttbi detti ccatei. iv, 142, eiol. 4.

Sl-osi comprati a vicenda, era costume orien- tale. II. ìi'i- , ^ ,. n

Sroso Gfiii'alo sotto le forme di un bacco. ivi, 1U0.

Stella allusiva alla costellazione del toro . I, 95; simbolo di ginnastiche eseiciti.2ioui. iVi : creduta una sleia. ivi, iv , 39.

Steie sepolcrale. 1, 74. il, 74, 132. 111, 92. IV, 18, 20.

Stelo lappiesentativo di Castore, i, 46; in- dizio della meta del circo. 1,94.

Steselo figlio di Ueimaco da Tncca. 1, 144; scudiere di Diomede. 111, 29.

Steno ed Euiialo Gorgoni, i, 114.

Stenobea, sua morte, ivi, 6.

Stentoke dalla voce di bronzo. ll> 84.

Sterope ciclope. Ili, 140. Stigie indica la terra, i, 127. Stile primitivo, i, 2; arcaico, ivi, 109. u,

IMMCE DELLE PITTURE

;. 3

ellenico nei vasi di maniera egiziana. IV, 7; di tiasizione. l , 109; di perlezione. Il, 35, d'imitazione nei vasi da rlie coiio- s.iiito. l, 107. Ili, 1G, 117, 118; adattato alle pitture dei vasi di coloi neio . ili , 157; dtlle pittuie dei vasi tiovnti a Pisa simile a quelle della Magna-Giecia. IV, 83; iicll'opcie d' arte anteriore ai tempi di Augusto da clie indicato. 1, 110.

Stili diversi adoprati iiel dipingere i vasi . >.2- ,, . .

Stola appesa al muro indica luogo d ini- ziazione. I, 96.

Storia animastica degl'inizi.ili. ni, 61 .

Stovu;lie con tema rtlativo all'anima, ii'i , 70; sotterrate col defunto , erano monu- menti di onore e di valenzia. in, 6.

Strigile indizio di gloria, ivi, 155.

Stbofio il vecchio aio di Oreste, il, 80.

SlRiscos, paniere di Bacco destinalo per i frulli d' autunno. lU, 35.

Tacete figlio della terra. 11, 87.

Taha musa. IV , 49; ed Urania ninfe, ni ,

42. ,-

Talide, nome di un vasaio. 11, 1;. Tamburo caro a Rea. 1V;.69. . . ,,,

Tantalo condannato ali jnlerno. ivi, 122 ,

Tazza k- '><.ntata dalle donne ai neoCti è relativa alle -.«Wiazioni. li , 22 ; sacra a Bacco, iii^ 1 r„> ; della sapienza, ivi, 45; o cratere iud.cn lustrazione e purgazione. II, 99. IV, 123; sua legf, ,,, ^nsa indi- ca. Uj 115; coperta è indizio d'occulta- zione. IH , 33.

Tazze delU .sagip„",;',^„" déì'lèfigure Vam'nTenl tano il culto dei misteii. i, 44; ventagli e corone erau cose inisticbe. 11, 99.

Teano sacerdotessa, iv, 53.

Tel.*mone padre di Teucro. li, 50.

Telefo figlio d'Ercole, e d'Auge, iw., 100 ; con tiara all'uso dei frigi, ivi ; re di Mi- sia. iVi.

Telemaco in casa di Menelao. iv^lG; accol- to da Mestole, ivi.

Telese de'Goti. iii, 48.

'J'eletea , divinità allegorica dei misteri, i, 15.

Telistica. Ili, 135.

Tempio d'Aminone, ivi, 101 ; di Cerere Pro- serpiiia indicato da una colonna. 1, 01 ; edificato presso uu fonte, ivi, 17 ; era il

luogo ove univasi la religione per gli spet- tacoli misteriosi. 11, 120. Temiscira città sulle rive del Termodonte .

>^'' ^- . . j 11

Tema o mappula , cintura in mano della

Vittoria . Ili, 88; legame che addomestica gli animali, iv, 88; sua allusione alla pri- ma civilizzazione italica, ivi.

Tenie cos'erano. 11, 31; indicano iniziazio- ne, ivi, 124; partecipi alle cerimonie sa- cre degli antichi, iv, 27 . , . ,

Tpr.i-iM; figlia di Bisaltide. 1, -"iO; madre del montone del vello d' oro. ivi ; rapita da lVpiiiir.n . , r ---••- iraslormala in peco- ra, ivi.

Teogamia di Kora solennizzata nelle nostre regioni. Ili, 44.

Tereo, suo amore per Filomela, ivi , 108 ; mangia le carni del figlio Iti. ivi, 109.

Terra moglie del cielo, ivi , 140; chiamata dagli antichi alimeutatrice degli uomini . I, Iti; rimasta infeconda perchè Cerere si era nascosta, ivi, 23. ni , 39; resa incolta per il ratto di Proserpina. 111, 40.

Terrore figlio di Marte, i, 11; personifica- to, ivi.

Tehsandro figlio di Polinice, in , 50.

Tersicore musa, iv, 41, 49.

Testio figlio di Pelio. i, 134. 11, 22.

Teseo personaggio della Grecia. 11 , 11 ; in costume di viandante, ivi, 28: vestito nii- lilarmeute. iVi, 17; con sola clamide ca-

DEI VASI FITTILI

«7'

ratterizzato per un eroe . i , 53 i assiso , e perchè, in, 27 ; con cappello viatorio . ij Ó3; coronato e perchè, ivi, 'J5; suoi se- guaci quanti erano, il, 10j sua favola sim- boleggiala. (Vi, 8. Ili, 155; iiilrodoUo da Antiope nella città di Teini.'-kj ra. il, 96; ofifie ad Apollo il ramo d'olivo, ivi , 9 ; suo cimento al contrasto dei giuochi cre- teiisi. II, 16; libera dni mosrri la strada fra Trezeiie ed Atene, ili, 149; libera il Peloponneso dai masnadieri, i , 87 ; con- danna Sinio all' istessa morte , che data avea agli stranieri, in, 1 5U ; gastiga Pro- ciiste. II, 97, suo combattimento col mi- Dotauro. IV, 14; conibatte i Centauri a fa- vor dei Lapiti. II, 102; si ofl're per ucci- dere il Minotauro, ivi, 9; sua vittoria ri- portata sul toro di Maratona, i^ 96; sa- eriCca ad Apollo il toro di Maratona, iv^ 93; vittorioso del toro celeste, ivi; imita- tore d' Ercole . il , 8 , 11 ; compagno di Piritoo. I, 137; rapisce Elena . ivi , 120; e Pintoo sotto le sembianze di due au- daci. IV j 1 25; condannati all'inferno. iW, 124; penetra nel labeiinto di Creta per voler d'Arianna, il, 15; liberato da Eicole per opera di Minerva e Mercurio, ivi, 59; innamorato di Arianna, ni, 155; riceve il gomitolo da Arianna, ivi; uscito dal labe- iinto per allusione al passaggio del soie pei segni zodiacali, il, 12. ni, 155; riconosciuto dal padre Egeo, iv, 1U4; allusivo al corso degl'Astri, i, 120; rappresentato nella co- stellazione deiringeiiicolo. n, 11. iv, 93; eroe tutelale di Atene . il , 11 ; soggetto eroico Ira le amazzoni, ivi, 53; eroe so- lare. I, 89. H, 11, 29. IV , 93.'

Tesmoforie son dette ie feste di Cerere, ii, 88.

Testa umana emanante da un fiore indica l'anima, i, 42, 95; indica divinità . (Vi , 42 ; di Medusa rappresentala nell' egida. I, 4; sua virtù di convertire io pietia chi la guardava, ivi.

Teste su i manichi dei vasi son simbolo del sole. I, 42.

Teti sorella di Licomede. i, 91 . iv , 107 ; perseguitata da Peleo . iv , 110; prende (orme d' animali per non sposare l'eleo . I, 119. IV, 107, 110; rapita da Peleo. IV, 1o6; difesa dai mostri. iV(, 111; ricusa di lar onta a Giunoni- col non volere aderire ai voleri di Giove. IV,1 IO; allusiva alla ver- gine del zodiaco. (Vi, 106; sua metaniorlosi indicata dal leone e serpe. iVi.

Teucro in casa di Telamone suo padre, il, 50; fratellastro d'Aiace. iVi.

TiUTBA sposa la madie d'Aloo. ii, 100;

TUESPiAE sua moneta, in, 73.

'JiADi e Menadi, i, 64.

'J lARA o chirbasia caratteristica delle amaz- zoni. Ili, 118.

TiDEO genero di Adrasto figlio di Eneo, in, 51; fa da cocchiere. ;Vi, 52; ed .^diinio. iVi, 51 .

TiFo>E, genio cattivo, i, 98.

TiGBB addomesticata è simbolo dell' inÌ7Ìa- zione. ui, 120; animale dedito a Bacco, in, 87.

TntAciisi;SB nome del pittore, ii, 32.

Ti.VAXSESlS voce inventata prima della let- tera 2- "''i ^^'

Timpano inventato dai coribanti. iv, 70; sa- cro a Rea. iVi, 69.

Tindaro, ed Eleua sua figlia. I, 120.

TiKTa rossa dei vasi era in prima origine un moidente per una leggieia doratura . I, 5.

TiRESiA sua predizione contro Ulisse, ii, 95.

TiRRtM popolo navigatore, ni , 102 ; nomi- nati fra i vincitori panatenaici. ivi, 10.

TiRRE»iiA flotta vinta da leroue . ivi, 102.

Tirso detto anco lerala . iVi ,87; e vaso simboli particolari di Bacco, ivi.

TiTAM figli del cielo e della terra. IH, 140; conOnati nel tartaio dalla terra. (Vi, 1 41 .

Tizio perchè ucciso dai figli di Apollo . i , 82.

Tizzoni ardenti erano l'aime di Teseo, ii ^ 102.

ToANTE. I, 103.

Tomba o sepolcro indicato da una coIoana o slele. iri, 69, 132.

Tombe non dipinte per cedersi ai vinciteli delle palestre, i , 133.

Toro sortito dal mare per ordine di Net- tuno. (Vi., 49; animale consacrato a Net- tuno. IV, 105; rapisce Europa, in, 86; di Maratona ucciso da Teseo e sacrificato a Minerva, i, 95. ni, 85. iv , 104; dipioto nei vasi è allusivo al bove celeste, iv, 90, 105; simbolo della jivoluzionc lunisolare. IV, 90.

Tragedia detta Enea recitata in una festa bacchica, i, 67.

Tralcio di vite indica oscurità delle tene- bre, in, 128.

Treccia di capelli è ornamento consueto di Mi nei va. iti, 37.

Triclim o lettisterni. ii, 55.

Tripode è il premio delle corse equestri . IV, 11,57; indizio di vaticinio, il, 87; in- dica luogo sacro ad Apollo. IV, 47; allu- sivo ad Apollo; ivi, 90; emblema del dio sole. iVi, 91.

Trittoi.emo figlio d'Eleusi. i, 17 , 59; suo carro attaccato ai serpenti, ivi, 14 , 17 j col trono alato. Il , 89; plesso Ceiere. i, 24; e Fiutone lavoriti di Cerei e. ivi, 25; ammaestrato da Celere nell' agricoltuia . ii(, G<). n, 122; insegna l'agricoltura, ivi. Il , 87 ; nominato aoininatoie . I , 26 ; dispensatole della .-einenta del giano, ivi, 25 ; precettore del coiso delle stelle nei

17^

INDICE DELLE PITTURE

perlofli flell'snno . Il , 87 ; con papavero in inano, e con vaso pieno di grano, t , 3'ì; roronato di mirto p con scettro è sim- bolo della elevazione del suo ran!;o. I, 24; privo di spiglie e di papaveri, ivi, 37; coti corona di spiglie in lesta . ivi, 3G ; ani- inaestrato da Coiere nei misteri eleusini, ii'i, (iO; costituisce a Cerere le leste Eleu- sine. Il, 88; fondatore dei misteri d' cleu- si e delle Tesmolorie. i, 33; suo sacerdote. ivi, 62; spiegato per Apollo . ivi , 1G ; e lasio significa il serpente della terra, ivi,

26 ; significanti il serpente della salute Agatodenioue.!"!; sua statua presso il tem- pio (li Cerere e Proserpina. i, 17.

Thofei son segni di vittoria. II, 89.

Tronco d' olivo con la lesta di Bacco . iv, 2t; e di querce aventi sopra le spoglie ne- niiclie iiidican vittoria, ii, 89.

Troilo suo sepolcro, iv, 21.

TiJMCA lunghissima detta talare. li, 1 7.

Tuniche davate, in, 3:').

TrRBA nome derivalo dal ballo o festa bac- chica. IV, 53.

UccEtii oggetti di predizione, n, 87; allusi- vi all'autunno, i, 73; indicano la corsa simbolicamente, iv, 73; aquatici indicano la purgazione dell'anima. I, 42. in, 85.

Uccello con testa umana è 1' anima, i , 6. Ili, 24, 27, 69; con testa umana creduto Mi- nerva. Ili, 23, not. 2; esprimente un at- tributo d'intelligenza . in, 23 ; segno di cattivo augurio presso i combattenti, iv , 10; svolazzante sul corpo del defunto rap- presenta l'anima . ni, 21 , not. 2; rap- presentante Nefele . in , 20 , 24 ; con serpe in bocca esprime simbolicamente il tempo d'inverno, i, 73; significa il drago sidereo, ivi.

Officio reso all'anima del defunto. I, 141 ; d'iniziare nei misteri eleusini assegnato ai soli uomini, n , 23.

Ulisse, ii, 12!>, 134; con plleo e cappello, i, 91; ed Achille, ivi ; in casa di Nestore . IV , 14: nel paese dei ciclopi, ivi, 58; suoi compagni mangiati da Polifemo. ivi ; fe- rito da un pungiglione. Il, 95; morto dal figlio Telegono d'un dardo, ivi, 94 , 95 ; sue spoglie consacrate a Dolone. iv, 79.

UoMiM recoinbenti frequenti nelle pitture

dei vasi, iii, 133; a cavallo fatti Centauri. ivi , 65. feroci resi mansueti coli' eserci- zio della virtù . ivi , 1 20 ; introdotti nei misteri bacchici da Pacula. Il, 31. in, 17; con bastone son precettori, iv. 67.

Uomo ammantato con bastone è giudicato il maestro del ginnasio, il , 129; non è un agonoteta, ma un pedagogo, ii, 129; co- ronato di mirto e con scettro è il giu- dice dei giuochi, i, 21 ; orante su di un fallo era ceremonia allusiva al diluvio, ni, 74; barbato significa colui ch'è giunto alla meta di gloria. (i'(, 34: recoinbente indi- zio di beato riposo. iVi, 60.

Uovo lustrale consacrato ai misteri, ivi, 138; segno d'espiazione . ivi ; simbolo dei mi- steri, ivi, 17.

Urama e Talia ninfe, ivi, 42.

Urna detta calpis presso l'aquario. IV, 28 ; col nome di skj/i/ios. ni, 97.

Urne non mai con rappresentanze bacchiche, in, 132.

Uso della palma passato da'greci ai romani. 11, 38.

Uve premute dette briae. iv, 2.5.

Vacca col disco della luna nei fianchi, in,

78; simbolo d'Iside e di venere presso gli

Egizi. iVi, 6. Vaglio custodito dalle sole fanciulle . ii ,

139 ; simbolo di purgazione dell' anima .

iri; Valeria sorella di Valerio Pubblicola . ii ,

130. Vajìno mistico, in, 152. Vasi loi o foi me diverse, il, 3, 21 , 40 ; di

terra colta consacrati al Nume di Nisa . iVi, 91; di terra cotta dipinti spiegati per etruschi, ivi, 107; funebri con rappresen- tanze di rapimeuti. IV. 34: sepolcrali ese- guiti per superstiziosa decorazione, ii, 18; loro rappresentanze provenienti dall'Egit- to. 1,1; tenuti in mano dalle baccanti appartengono a quelli trovati nei sepol- cri, ivi, 146; destinati agli usi domestiri. II, 91. in , 3 ; con fondo nero non laltv

DEI VASI FITTILI

,73

per regalarsi aali sposi il di delle nozze. IV , 23; della Ma^uaGrecia simili a quelli della Grecia piopria. 1, 130; con njistici- smo trovali a Chiusi, Pisa e Vollerra. iv, 82, 85 ; latti da^li elrusclii quando quei Greci erano in decadeuza. iv, 85 ; di 62 a 6G ceiitimetii di altezza e di 125 a 130 di ciiconlereuza eran dati in picniio ai vincitori, ili , 7 ; di pieniio non sempre amniesSi. ivi , 12, 94 , 138. iv, 21 ; neri di Sarteano servibili per suppellettile, ivii 6, con Cgure neie in londo giallastro o ros- sastro.iW, 3: con vernice ueia e figure gial- lastre.l'i'i; di quattro specie. iti; con soggetti bacchici eroici e mitologici. 11, 91 ,111,140. Ili, 119. IV, 1i.3, 127; pretesictnisclii.il, 110; di lena colla tiovaii a Pisa, iv, 82; in forma d' anatra a che usati iVt. 80 ; in forma di cavallo a che servivano, ivi; con galli falli per darsi in premio ai vincitori. IV ,73; loro lappoito colle anime. ili, 67; cciu molti soggetti di contiasli e vittorie. iv'i,65; di paleslrico uso. ivi , 55, 56, 67; con il simbolo eufemico o mistico della molle, /fi, 30; con rappresentanze allusive all'a- nima. iW, 29; con rozza fabbricazione del- ta etrusca. ivij 56; con iscrizione desti- nati per piemiare gli ateniesi vincitori nelle feste panatenaiche. iii, 15; pieni di olio dsti ai vincitori dei giuochi ateniesi. ivi ; pieni d' olio eran come doni di Mi- nerva, iti ; loro analogia ha la pittura e l'uso che se ne faceva. 111, 17; rappiesen- lati colla semplice figura d" un bue. ivi^ 23; trovali coi cadaveri, ii'i, 30; non fat- ti per servir di premio, ii'i^ 13, 45. tv , 63, 67 , 101 ; Siderei per dove transitano le anime, iv, 29; trovati attorno ai corpi inumati erano conliasti e combaltimenli. Il , 98 ; trovati in Sicilia e nella Magna- Grecia creduli derivati dall' Etruria . i , 1 36 . II , 1(16; greci ed etruschi confusi . II, 106; divenuti oggetto di commercio . ivi. 107; perchè detti etruschi, iri ; loio nomi non peranche destinatili. Il ^ 108 ; detti ceranwgrafici e perchè. 11, 108^ 112; fatti non per pompa^ ma per alimentare la dottrina supresliziosa. ji'i, 125 ; italici han le medesinje qualità di quei di ISola. 'l'i, 4; con vernice teudente al piombino son segni d'antichità. ii'i, 13; loro uniformi- la nella varietà dei paesi in cui si trovano. 'l'I, 18; loro uso difficile a slabilii si j i r la loro piccolezza. ii'i\, 19: forali dati aiieiii- piie alle figlie di flanao. 11, 57: con figure rosse e fondo bianco sono ateuiisi. iii, 77; unguentari usali per onoiar le tombe de- gli estinti qualificati, ivi, 79; eiauo sli- niolo all'ilarità. Il, 91; provenienti danna scuola medesima, i , 136; a due manichi con ermafroditi delti piosopetla. ii'i, 109. di regalo erano di metallo e non di terra tolta. I, 55 ; rovesciati licordano le leste

Fai. Tom, ir-

plemocoe. ivi. 99 : con edicola, ii'i , 43 •, atti a contenere olio e altri lluidi. 111, 7; dali in dono agli atleti id ai vincitori, i, 8. in , 7 . 94 , 134 ; con sopranucr.ji di peisone in luogo dei loro ncmi picpn . Il, 97; fatti jei chiudersi nei sepolcii. IV, 23; con cose animaslichc. Ili, 70; non latti per orn.-:mcnto. ivi, 68; atletici lltoDO^ciu- ti dalle cose lappiesentalevi. ii'i , 6; con simbolo del lepie trovalo presso ad un cùdavtie. iri, 4; posti nei sepolcri in os- sequio di bacco nella slagione autunnale, ili; per cerinonia in, 6, 57 ; di \ulci e INola non fabbricati in Alene, ii'i, 1 2; gre- ci servili anche per lusso. Iil, 11 : pana- tcnaici dati in dono ai vincitori greci, ivi^ 10; non d'uso materiale perchè non conte- nevano dell'olio, ivi ; d' uso allegoiico e simbolico . ivi; per uso simbolico e non materiale, ii'i; peichè non dati in premio ai vincitori. ii'i, 9; per semplice decoiazione simbolica . ivi ; panalenaici non ammessi all'uso atletico, ii'i; piccoli seabbian ser- vito al cullo mintrvale. /vi; se si debbano lefeiire alle feste panalcnaicbe. ili; d'uso religioso presso gli Etruschi e non so- ciale e domestico . i , 70 ^ 76 . in , 94 . IV, 101; d'arcaica mauiera con serpente. 17 , 111 ; piovenicnti da una medesima scuola emanata dallAllica. i,16; loro de- cadenza. 11 , 83, 128: d' arcaica maniera appartenenti alle feste bacchiche. 1, 10, 78; con la voce insignificante ivtivtii . ili, 107: col nome di anfore, osservazio- ni su di essi per 1' antico stile . 11 , 14 ; eseguili con uno stile d' imitazione . i , 147. Ili, 156. IV, 4, 49: d'imitazione egi- ziana . IV , 1 2 ; d' un nero languido su fendo bianco sono d' uno stile egiziano . ii'i, 5; di maniera egiziana sua descrizio- ne. IV, 4, 5; di maniera perfetta, ivi, 3. loio pilluie d'aite avanzala. 111, 103; loio pilluie di stile arcaico, ivi; con epigrafi son d'iiicaisnio. 111, 30: col fondo bianco più antichi di quelli di fondo giallaslio. 117; con stile antico e moderno, in, 1 56; di stile arcaico. I, 143; dipinti usali per puro cerimoniale . 11 , 90 ; dipinti venu- ti in uso in Toscana per parie dei greci. ivi , 81 : sua scuola emanante dall' Atti- ca, ivi, 6, 19: col nome di chotis. ii'(,3; con quali lappiesen tanze si lacesseio. iii. 130 ; sono i monumenti antichi che in gra:i quantità vengono ti amandati a noi. ivi, 109: trovati nei sepolcri d' Italia . i, 2; di mistica pertinenza . ii'i . 55 ; usali nei misteri, iii; non dipinti dopo la mor- ie di chi l'ebbe nel sepolcro, i , 76 : di- pinti con oggetti fuiiebii. iv, 36, 38, 65; qual fosse il loro uso. Hi, 146; loro pil- luie oscure e peichè. 11, 123 : dipinti in onoie dei molti. 111, 30: loro pilluie re- lative a Bacco ed ai suoi misteri . ivi ,

24

>74

INDICHE DELLE PITTURK

17; dipiiili usati tanto nell'Atlira clip in Ktiui'ia e nella Magna-Grccia . 117 . 1) ; non sei l'i fi ad ogKCili materiali. 117, 10; sua decoin/.ionc licercatn per lii^so . iVi , H; dipinti a iniit.izione dell' arrairlie nia- luete. Ili , 1 ; con pilline itif'allirlie. ivi, 12!', loro pitture alle^nriclie di un sol sog- t'elto rippresentate in cento (;uise . ivi , 111 ; dipinti trovati nei sepolcri; epoca della loro fabbricazione . I , 1 47 ; epoca di loio decadenza . ivi ; alla maniera arcaica . 1, 136; con vari nomi . n, 97 ;

Io. IV, 139; fu ca!:inne delle sventure «li Kl<<na. Ili, 72 ; chiede agli Dei 1' imn.or- talilà per Rlena . ivi ; sua potenza come espressa. 11, 131; indica fecondità, iv, 140; peisonificata la luna. i\'(, 139; Proserpina. ivi, i'J ; Libitina deità infernale, ivi; si- ria. I, 1 41». \enti rappresentati con forma umana, in, 20; perchè rappreseli la li alali . 11 , 46 ; dannosi piovenienli dall'equinozio d'jQ- lunno. ivi , 45; benefici provenienti dal- l'equinozio di primavera. /'

detti stoviglie nuziali. I , 54 , 120; col Vesta, figlia di Saturno, iii, 140.

nome d'hydria, ivi , 80, detti siculi, ù S, con la voce v^tù-mu difficile a spiegar- si- iif, 148: colla parola Raiot frequentis- simi. (Ci; con la voce 5svta. m , 7 ; colla iscrizione kHa.. 11, 1. Vaso a corno di bove detto cere . i, 114 ; detto ipentlo consacrato ai misteri . ii'i , 14; a calice, ivi , 3; a campana, ivi; col nome d' anfora panatenaica . 11, 12; suo nome di rhyton derivato dai Greci. iVi , 40 ; di diota ni , 8. trovato a Vulci di

Veste da donna col nome di si«lide; ut, 82; detta sirma. r, 124; con pieghe oudeg- piinli inilica antichità nei monumenti, i^ 12; lunga è il distintivo di chi nei giuo- chi esponcvasi alla corsa dei cocchi . l , 12.

Ve.-tiario delle donne nei vasi non del tem- po, ma convenzionale, in, 87.

Vesti antiche come dette dai Latini . in , 35; consacrate a Nettuno dai marinari. I, 49, perchè appese agli alberi. ii'(.

Vetitloma, sua ubicazione cifldiita a Canino. IV , 88; suo genio alalo rappresentato nei vasi. (li.

un'arte pargoleggiante. ivi, 103 ; con te

sta di Bacco, o satiro. IV, 81; rovesciato Villani che raccolgano l'ulive, in, M.

indica disordine, ivi, 119; dato in pre- Vincitori portali dal vinto, ivi, 97.

mio ad un atleta, i, 120; d'argento adat- Vino di Bacco equale al nettare divino, ivi,

lato su di un carro , e tirato da seicento 28; versate sui sepolcri per placare le ani -

uomini, ivi , 86 ; di bacchica rappiescn- me. 11, 65.

tanza. ivi, 57; dito in premio ad un poe- Violantilla. iv , 39.

ta. (Vi; donato dalla sposa allo sposo in Virgilio, suo poema allusivo alle dottrina

tempo di'lle nozze. l, 41 ; con testa inu- de'misteri. n, 63.

liebre usato per nozze . ivi ; donato alle Viroulto signilicativo d'acqua, in, 139.

spose nel d'i delle sue nozze, ivi; prove- Virtù come premiata, ivi, 12 ; de' sapienti

nulo dalla iMagna-Grecia. i, 40; con ghir landa di mirto sul suo orifizio, prova es- ser consacrato ad usi domestici, ivi. 15, con sesamo a che alluda. Il, 1 ' 8; mistico e religioso e perchè, ivi, 136; mistico, ivi, 51; usato per le libazioni, ivi, 73 ; reci-

dalla forza incognita degli ele- menti. II, 87 ; nei misteri premiata nella vita futura. I, 120; delle anime rammen- tate per mezzo di gioielli, n, 1' 5,- morali siinbologgiate dalla caccia e dalla corsa . I, 132.

piente funebre, ivi ; dipinta per darsi io Vita coniugale simboleggiata da una mela

premio al vincitore, in, 56 Vassoio sorretto con un bastone da una

donna era un giuoco simbolico . 11 , 93. Vaticino indicato da un tripode, ivi, 87. Vecchio con capelli bianchi simile ad un

gerofante. I , l5. Vegetabili attorligliati indicano le onde. 11,

46. Vknuemmia simbolo del culto bacchico, in ,

124. Venere visita Anchise sul monte Ida . 11 ,

cotogna. II, 67; umana impiegata io eser- cizi virtuosi da che espressa, i, 132; beata indicata dal ballo dei satiri . in, 28; e morte diretta da Bacco. 11, 68.

Vite segno di vittoria, ivi, 38, not. 1.

Viticci delle foglie indicano l'onde dell'ac- qua, ivi, 117. IV, 22.

ViTTA data in premio ad Ercole per le sue fatiche. II^ 24; segno di vittoria, ivi, 23 ; non reputata argomento d'iniziazione, ifi.

ViTTE sospese alla muraglia. I, 47.

102; unita ad Anchise per voler di Gio- Vittoria, suo abito, in , 3 1; con palma in

e Paride a colloquio sul monte Ida. II, 101;con specchio in mano.iv, 82; coi piedi incrociati . Il , 101 ; col nome A*POAITE. I, 140; e Adone loro iniziazio- ue-iv, 124; e Bacco loro identità simbolica. ui , 5 ; intluisce negli amori di Gicvc id

mano, n, 38; rappresentata in tempi an- che senz'ali I, 4; riceve le ali da Aglao- fonte Tasio. in , 134 , iv , 49; accennata dall'epigrafe NIKH. I, 39; indicata da una colonna, iv, 87; riportata dai numi verso I Giganti. I, 118; con il nettare, in , 60, 96: inghirlandata d' edera e perchè. lU ,

DEI VASI FITTILI

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3i; appartenente alla forra guidata dalla sapienza, i, 54 ; soccorre Erecleo. i, 20; rammenta la beatitudine. 11 , 1 27 ; sim- bolo del sole nei segni dell' inverno. 11 , fi.

Vittorie nei vasi e sua allusione. 11, 90;

VocAM lunghe quando diffuse in Italia, i , 108.

Volatile con faccia umana è l'anima, ni , 27.

Volto muliebre em.nnante da un Gore . 1 , 41.

VoiUMNiA madie di Coriolano. 11, 130.

Vulcano riceve la vita da Giunone . in , 125; immagine del Cuoco, i, 116; emblc- rnatlco del sole, iii, 128; da impulso alta generazione, ivi , 129; dio del fuoco ce- leste. iV(, 126; e la dea Libera. 1, 129; ed Erittonio. ilj 5; perchè precipitalo in Lein- no dalla madre, ili, 125 ricondotto sulla terra da Bacco, ivij 1 26 ; suo ritorno al cielo. Ili, 1 27.

VvLCi sorgente di stoviglie antiche, iv, 83.

Zito figlio di Orizia. n, 46.

ZoKA suo signiGcato. i , 74.

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