O* !$3.

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Ant. JB arattt j.

2? os i/uoa. a ut /or ics atuntas, òeiioo. perempios

j/cuicu'6iis trv ionaum i^-a/es ctcmiiàiis gvu/?^

t^P/urìmct .xecuj-t- jua^siis carmina* J8<AJliV <7.

Accan . Ljl.

POESIE

O S SIA N

FIGLIO FINGAL,

ANTICO POETA CELTICO,

Ultimamente feoperte , e tradotte in profa Inglefe

da Jacopo Macpherfon , e da quella

trasportate in verfo Italiano

D A L V AB.

MELCHIOR CESAROTTI

'Con varie annotazioni de due Traduttori.

TOMO L

IN PADOVA. CIDI3CCLXIIL

appresso GIUSEPPE COMINO.

Con Licenza de' Superiori , E con Privilegio dell'Ecce!!. Senato VENETO per anni X.

POESIE

D I

OSSIAN

la beneficenza, la generofìtà ., la gran- dezza d' animo y la gentilezza della fa- miglia di Fingal, non vi parrà di di- lungarvi molto dalla voftra. Qual com- piacenza per voi, o Signore, di trovar nei iublimi e negli amabili fen- timenti d' un voltro Poeta tutti i prin- cip) del voftro fpirito, e del voftro cuo- re ! e qual nuovo ftimolo non vi farà quello per emular le azioni dei voilri padri, per amar 1' umanità, per inna- morarvi della vera gloria , per onorar i figli del canto che ne fono i difjpen- fatori, e per meritarne gli elogj? Ben farebbe V ultimo degli uomini chi do- po la lettura di Offian ofafìè di/pre- giar le lodi poetiche. E' vero che gli Offian fon rari: ma i Fingal fon forfè

* 4 Piò ?

più ? La voftra patria è in dritto di attender tutto dal voftro nobiliffimo fangue : la voftra generofa indole fa concepire le più luminofe fperanze ; Offian col linguaggio della fua e delle Straniere nazioni vi chiama al Bello ed al Grande : amatelo , feguitatelo . Quefti fono, o Signore, i voti fin- ceri, più grati ad un animo nobile che le lufinghe degli adulatori della fortu- na, i quali vi prefenta uno che rifpet- tando i fregi efterni che vi circonda- no, non venera che la voftra creden- te virtù, e s' apparecchia d' applaudire all' adulta.

PRE-

ALV ALTO , POTENTE , E NOBIL SIGNORE IL SIGNOR PRINCIPE

ALESSANDRO GORDON

Duca di Go r d o n,

Marchefe e Conte di Huntly, Conte d' Enzie, Baron

di Strathbogye, e Conteftabile Ereditario

del Cartello di Invernefs co* fuoi

Diritti»

Melchior Cesarotti,

À nobiltà del vo- flro animo mi di- senferà , cred' io, abbaftanza dallo iti- le delle Dedicatorie e mi permetterà di far ufo d' un linguaggio più confacente alla

* 3 di-

volgari

dignità del Poeta eh' io vi preferito. Io y indirizzo Oflian , Signore. Non parlo della mia Traduzione: la mag- gior gloria a cui pofla afpirar un Tra- duttore 7 fi è quella di far ammirar il fuo Originale , e dimenticar se fleiTo .. Io v' indirizzo Offian , cioè uno di quei Poeti fapienti y uno di quegli Orfei yt di quei Lini , padri delle focietà , e formatori d' Eroi . Se ciafeuno dee am- mirarlo come uno dei Genj più fubli- mi della Poefia; le perfone dell' età e della condizion voftra debbono riguar- darlo principalmente come inftitutore e maeflro . Vedrete nelle fue opere i più perfetti modelli di quelle virtù che fanno la delizia e la felicità del ge- nere umano : ed ammirando il valore,

la

Jkfé &H* PraPy'a capacità ad- ascrìvere le fue crmpe/ìzjw: ó qualche per fona , la di cui remota antichità- e la diverfttà dilla fitua^ione render pò. te fero [ufficiane ragione di quei difetti che farebbe, ro inefcufabili m uno fcrittore di quefli tempi . Un Signore di fptrito fece quefba offervaxione , quando altro non eragli noto che il filo nome del Poema Epico Jlampato in quefla raccolta . Letto che l'eb- be r cangiarono i fuoi fent intenti -. Trovò- egli che qv.eflo Poema abbondava trcppO' di quelle idee che filo appartengono al più remoto flato dalla focietà , per poter ejfer r opera di mt moderno Poeta . Io mi perfuado che il pubblico «e* reflerà egualmente convinto , come prima abbia lette quefle Pocfie , e che , malgrado lo [vantaggio fitto il quale compa- rifeono le opere attribuite ad Offian , pur vi faran- no alcuni , ebe crederebbero di vedere in me un e- finipio di modefìia ajfai raro , fi ricufajji di rico» no feerie per mie , quando realmente fijfiro da me compofle .

Non

Non mi farei lungamente trattenuto fu quejlo fuggetto , ( /penalmente avendo già nella feguente Di ffert anione rì/pofto a tutte le ragionevoli obbiezioni intorno aW autenticità dei Poemi ) [e non fejfe a mo- tivo dei pregiudizi che regnano contro gli antichi abitatori della Bretagna , * quali vengon creduti incapaci di que' genero/! fentinienti che mi Poemi d" Ojfian s'incontrano . Se noi erriamo nel lodar trop* i tempi dei noftri padri , egli ripugna egual- mente al buon /en/o di e/fere affatto ciechi alle im- perfezioni dei no/lri . . Se i padri no/lri non ab- bondarono tanto di ricchezze , ejjì non ebbero certa- mente tanti vizj ì quanti ne ha /' età pre/ente . Egli \ vero y che le lor men/e non erano lautamente imbandite , e che i letti loro non erano tanto /of- fici quanto i noflri ; e ciò agli occhi d'uomini che ripongono f ultima loro felicità in quefli agi della vita , ci una gran maggioranza fopra di lo- ro . Su qu.e/la materia io non my ejlenderb mag- giormente , ma /olo o/ferverò , che la povertà

ge.

PREFAZIONE

DEL TRADUTTORE INGLESE.

Amore della rovina , il quale in qualche grado è comune a tutti gli uomini , fi è in un modo più particolare il difiintivo carattere de- gli fpiriti mediocri , /otto il qual nome fi compren- de più della metà della fpe%ie umana . Cotejla inco- rante difpofizjone in muri altra cofa più chiaramente fi manifejla , quanto in ciò che fpetta agli oggetti , ed alle arti di puro diletto . Ad ogni momento noi cangiamo di fentimento intorno ad effe , e la dijlan^a tra la nojlra ammirazione e il nojìro eflremo di/pregio è così picciola, che /' una è quafi un certo presagio delP altro . I Poeti , fcopo dei quali fi è il dar piacere , vogliono confer- varfi la fama che fi acquijlarono , devono fpejfe volte fottomettere il loro giudizio a quejlo variabile tempera- mento della maggior parte de' lor Lettori , e accomodare

i loro

i loro ferini a coteflo- gufio volubile . Una fama fluttuante non merita molto di effer pregiata .

La Poejìa , ficcarne la virtù , riceve il fuo premio dopo la morte . Quella fama , che g li uomini tentarono in vano dy ottenere vivendo , viea loro fpejfe volte con- ceduta quando più- non fono ad ejfa fenfibili . Quejla trafeuraggine degli Autori viventi non deeft intieramente- attribuire a quella ripugnanza che gli uomini moflrano di lodare e ricompenfare gV ingegni . Frequentemente ad- diviene , che /' uomo che fcrive , differisce affaijfimo dallo fleffo uomo rif guardato nella vita comune . Le fue debolezze perà vengono cancellate dalla morte , e non altm di lui rimane che la fua parte migliore , cioè le fue Opere ; il fuo carattere vien formato da quelle y e quegli che a' tempi fuoi non era un' uomo punto Jlraordinarioy diventa la meraviglia dei tempi futuri .. Da quefta fox- gente procede la venerazione che abbiamo pei morii . Rimangono le lor virth , ma i vi-/} e// erano frammif* ch'iati una volta con effe , morirono iti un con loro .

Quejìo rifleffo potrebbe indurre un' uomo , che diffi*

daffe

affetta alia Critica P efaminarlò . lo non ho alito ob» bligo che quello eT efporlo al Lettore come io P ho trovato .

La Storia di quejìo Poema è così poco mefcolaia còlla favola , che non fi puh far a meno di crede' re che non fia la legittima IJloria dèlia fpèdi^ione di Fingal abbellita dalla Poefia . Ciò fuppojìo le compofi^ioni di OJjian non fino meno pregevoli per h luce che fpargono fopra /' antico fiato della Sco* %ia , e dell' Irlanda , di quelle che lo fi ano per le lo* ro bellezze poetiche. Le generazioni the vennero in Itpprejfo ritrovarono 4ft quejle Poefie le loro tradizio- ni concernenti quel periodo di tempo , e le ingrandi* fono , o le alterarono fecondo eh' erano mojfe dalla credulità , o da qualche loro particolare difegno . I Bardi dell' Irlanda aferivendo ad Ojfian compofi^io- ni , eh1 erano mani fefi amenze lor proprie , fecero che generalmente fi credejfe in quella regione, che Fin- gal fojfe di nafeita Ir lande , e non degli antichi Caledonj , come fi dice ne' veri Poemi di OJjian .

Le

Le contraddizioni , che j' incontrano in quefte opere fnppojle dimoflrano /' ignoranza de* loro autori . In una di ejfe OJJian fa menzione di mede/imo come battezzato da S. Patrizio £ in uny altra parla della famofa Crociata , la quale non cominciò in Europa' f; non molti fecoli dopo .

Benché un tale anacromfmo diflrugga affatto /' autorità de Bardi rifpetto a Fingal , il loro de fi de* rio però di farlo fuo compatriota dimojlra quanto fa- mofo egli fojfe neW Irlanda non meno che nella Sco- zia Settentrionale .

Se i Senachi d* Irlanda fojfero flati così bene i- ftruiti , come pretendono , delle antichità della loro nazione , avrebbono ritratto lo Jlejfo onore da Fin- gal , fi a cti egli fojfe Caledonio , o Irktndefe / perchè V una e F altra di quefle nazioni erano quajì lo flejfo popolo a? tempi di queW Eroe . I Celti , che abitavano la Bretagna <e /' Irlanda avanti /' inva» Jtone de1 Romani , quantunque fojfero divi fi iti nume» rofe tribù , nulladimeno , ftccome j' era confervato tra

loro

generale d' una nazione non ha la flejfa influen- za /opra i cojlumi , che /' indigenza degì' indi- vidui in una dovizjofa contrada . U idea della baf- fez^a eh"1 è ora annejja a quella di una ri/ì retta fortuna , ebbe la fua orìgine dacché il commerzjo mife troppe fiflanze nelle mani di pochi £ perchè i più poveri , imitando i vizj dei ricchi, furon cojìretti ricorrere alle ajluzje e alle frodi per poter fon ciò Soddisfare alle proprie Jlravaganze , di mo- do che non fenza ragione furono in più d' un fin- fo con/ìderati , come la peggiore e la più vii par- te della nazione .

Sono ormai due anni , dacché le prime traduzioni dalla lingua Gallica incominciarono a paffar tra le mani delle perfine di buon gujlo in Ifcozja . Diven- nero Jìnalmente tanto corrotte a motivo della negli- genza de' copiatori, che per mia propria giuflifica- Zjone fui coflretto a ftampame le vere copie. Fu- ronvi aggiunti alcuni altri pezzi ■> per formare la mole conveniente a un picciol volume , al quale fi

die-

diede per titolo , Frammenti <T antica Poefia . Que- fi* frammenti appena ufciti alla luce tanta appro- vagone -incontrarono , che diverfe perfine di grado egualmente che di buon guflo , mi per fu a fero a far UH viaggio nelle montagne , e «e//' Ifole Occidentali , ad oggetto di ricuperare ciò che rimane delle opere degli antichi Bardi , o Cantori , e particolarmente di quelle di OJJian figlio di Fingal , che fu il mi- gliore , come pure il più antico , di quelli che 'vengono nella Tradizione celebrati pel loro Poetico genio . Io intrapirefi queflo viaggio più per defiderio di com- piacere agli amici , che per qualche fperan^a eh? io m' avejfi di poter foddisfare alla loro a fpett anione . Pare non fui sfortunato , vuol fi confi derare , quan* to nel Nord della Scoria furon da qualche tempo tteglette le loro antiche compofizjoni\ Diverfi Signori nelle Montagne, e neW Ifole generofantente mi prefla- rono tutta lr afiìjlen^a pojfibile , ficcke per opera lo- ro io giunfi a render compiuto il Poema Epico » Quanto ejfo fi avvicini alle Regole dell' Epopea , x'

afpet*

xvil

loro lo Jìejfo linguaggio , e gli JìeJJi co/lumi , e la memoria della loro comune origine , fi confideranno come una [ola medefima nazione. Dopo che la Bre- tagna Meridionale divenne provincia Romana , e i fuoi abitanti incominciarono ad adottare il linguag- gio , e i cojìumi de1 loro conquiflatori , i Celti che non erano [oggetti al loro impero ,. fi confideranno come un popolo dijìinto , e per confeguen^a li trat- tarono come nemici. Dal r altro canto i Celti Irlan- defi , e Scoz^efi mantennero fra di loro per molte età una flrettijfima amicizia , e gli antichi cojìumi e linguaggio degli uni e degli altri , che ancora fujfijìono , non la/ciano luogo di dubitare , eh* ejji non fi ano di' utf antica e medefima nazione .

Noi avevamo da principio difegno di premettere a* Poemi di Ojfian un difeorfo intorno agli antichi abitatori della Bretagna , ma ficcarne un Signo- re della Scoria Settentrionale , il quale ha esamina- te a [ondo le antichità di quefia I[ola , ed è per- fettamente ifiruito in tutti i rami della lingua Cel- tica ,

tica , Jla ora apparecchiando pel torchio uri opera fu quejìo fuggetto , così noi rimettiamo ad ejfa i €urioJi . v

(a) DIS~

W DISSERTAZIONE

INTORNO L' ANTICHITA, DEI POEMI D1 OSSIAN 4 FIGLIO DI FIN GAL -

LE ricerche intorno T antichità delle Nazioni contribuifcono più al piacere che al vantag- gio reale degli uomini. Gl'ingegnofi poffono for- mar dei fittemi di Storia fopra alcune probabilità e fopra certi fatti ; ma in una grande diftanza tempo le loro relazioni debbon eflTer vaghe ed in- certe . L' infanzia degli Stati e dei Regni è pri- va di grandi avvenimenti, egualmente che dei mez- zi di trafmetterli alla pofterità . Le arti della vita colta i per le quali fole i fatti pofTono confervarfì con certezza , fono la produzione d1 una ben for- mata focietà . Allora fi è che gì' Storici incomin- ciano a fcrivere , e che i pubblici avvenimenti di- ventano degni d'eflfer rammemorati. Le azioni dei tempi antichi o fi lafciano nell' ofeurità , o ven- gono accrelcmte da incerte tradizioni . Quindi av- viene che noi troviamo tanto di maravigliofo nell' origine d' ogni nazione , effendo la pofterità fem- pre pronta a credere qualunque cofa , per favolola * * 2 che

(<») Si avvertono i Lettori che ai Poemi Tegnenti , contraf-

tutte le annotazioni si a fegnate coli' aflerifco , fono

^«fifta Dillèrtazione , che dei Traduttore Italiano .

che fia , purché fia onorevole a' fitoi antenati . I Greci , e i Romani furono particolarmente nota- bili per quella debolezza. Eni- fi beevano le favo- le le più aflurde intorno alle alce antichità delle loro rilpettive nazioni . Nulladimeno ebber eilì dei buoni Storici affai per tempo, i quali traf- mifero in un modo luminofo le grandi loro azio- ni alla poft'erità. A quefti fon elfi debitori di quella impareggiabile fama che godono prefente- mente , mentre le illultri azioni degli altri- popoli fono involte tra favole, oppur perdute nelP ofeu- rità . Le nazioni Celtiche ci porgono un riguar- devole eiempio di quefto genere . Elfi quantun- que foffero una volta i padroni dell'Europa dal- la foce del fiume Ohio nella Ruffia fino al Ca- po Finifterre nella punta Occidentale della Galli- zia in Ifpagna , (a) vengono nella Storia pochif- fimo nominati . Affidavan eflì la loro fama alla tradizione , e alle Canzoni de-' loro Cantori , le quali per la viciffitudine delle cofe umane fo- no già da lungo tempo perdute. Il folo monu- mento che ci rimanga di loro fi è il lor antico linguaggio, le traccie del quale ritrovandofi in luoghi cotanto gli uni dagli altri lontani , non fervono ad altro che a mof trarci l'eftenfione del loro antico potere, ma poco o nulla rifehiarano- la loro Storia.

(*) Plin. Lib. 6.

Di tutte le nazioni Celtiche la più farriofa è quella che poflfedeva la Gallia antica , non già forie a motivo d'un merito iupcriore alle altre, ma perchè guerreggiò con una nazione , la qua- le avea Iftorici , che trafmettevano ai pofteri in un con la propria la fama dei loro nemici . La Bretagna fu prima d' ogn' altro abitata da loro, giuda il teftimonio degli Autori più accredita- ti . (a) La fua fituazione rifpetto alla Gallia ren- de quefta opinione probabile; ma ciò che indu- bitatamente lo prova fi è , ch'ai giorni di Giu- lio Cefare tra gli abitanti d' ambedue regnavano gli freni certami . (ò)

Quella Colonia della Gallia, s'impadronì da principio di quella parte della Bretagna , eh' era più proilima al proprio paefe ; e fpargendofi ver- fo il Settentrione a grado a grado, a miiùra che s' accrefeevano in numero , giunterò a popolare 1' Ifola intiera . Alcuni Avventurieri trafportandofi da quelle parti della Bretagna che fono al di- rimpetto dell' Irlanda , furono i fondatori della nozione Irlandefe ; il che è molto più probabi- le di quello che freno le feiocche favole delle Milefie , e Gallizie Colonie. Die doro di Sicilia nel lib. 5. riferifee come cofa noiilììma a' tempi * * 3 luoi ,

0») Cef. Lib. 5 . Tac. Agric , (*) Cefai'e , Pomp. Mela, Ta- ed ann. Lib. 1. e. 2. cito .

fuoi , che gli abiranti e!1 Irlanda erano original- mente Britanni : testimonio che fi rende indubi- tabile, fé fi confiderà, che per più lecoli il lin- guaggio e i cofìumi d'ambe quefìc nazioni furoa gli fteflj.

Tacito era d'opinione, che gli antichi Cale* donj fofFero di origine Germanica . Il linguaggio e i. cofìumi , che Tempre prevalfero nel Nord, della Scozia , e che ftrar di dubbio fon Celtici , c'indurrebbero a difterire dall'opinione di quel famoib Scrittore . 1 Germani propriamente detti non erano gli fieni che gli antichi Celri. Le u- fanze e i coftumi d' ambedue le nazioni erano fimiir, ma aveano un linguaggio diverfo . I Ger- mani erano i veri difeendenti degli antichi Daa (a) che furon poi conofeiuti lotto il nome di Daci , e s' introdufìero originalmente nell' Europa per i paefi Settentrionali, e ftabilironfi di del Danubio verfo le vafìe regioni della Tranfilva- nia , Valachia , e Moldavia , donde poi gradata- mente fi avanzarono nella Germania . Egli è cer- to che i Celti fpedirono molte Colonie nella Ger- mania , le quali tutte confervarono le proprie leggi, linguaggio , e cofìumi O) . Da quefte , pur è vero che fien paliate Colonie dalla

Ger-

00 Stri*. Lib. 7.

(t) Cef. Lib. 6. Liv. Lib. 5. Tac. de Met. Cerm.

Germania in Iicozia , gli antichi Caledonj di- fetterò .

Ma fia che i Caledonj foriero una Colonia de' Celti-Germani, o gli flefli che i Galli che pri- mi s' impadronirono della Bretagna , non è in quefta diftanza di tempo molto importante il fa- perlo. Qualunque fofTe la loro origine , li tro- viamo molto numerofi al tempo di Giulio Agri- cola : prefunzione baftevole a farci credere che foriero già da lungo tempo riabiliti nel paefe . La forma del loro governa era un mirto d' Arifto- crazia , e di Monarchia , ficcome lo. era da per tutto dove i Druidi aveano l' autorità principale . Queft' ordine d' uomini fembra che forfè flato formato fullo fteflb fiftema dei Dattili Idei e dei Cureti degli antichi . La loro pretefa comuni- cazione col cielo, la loro Divinazione e Magia, erano le medefime . La fcienza che aveano i Druidi delle caule naturali , e delle proprietà di certe cofe , frutto dell' efperienze di fecoli , ac- quilo loro grandiffima riputazione tra il popolo . La rtima della plebe ben pretto cangiom* in ve- nerazione religiofa per tutto V ordine ; venerazio- ne che queir accorta e ambiziofa Tribù non tra- Jafciò di coltivare ed accrefcere , a fegno tale eh' elfi giunfero in certo modo ad ottenere il ma- neggio totale delle materie civili che religio- fe . Vien generalmente conceduto eh' effi non s' ** 4 abu-

abufarono di un potere fìraordinario . La con* fervazione della fantità del lor carattere era si effenziale alla continuazione del lor potere , eh' efii non fi lafciarono trafportare giammai a com* mettere oppreflìoni o violenze . Si concedeva ai Capi P efecuzione delle leggi , ma il potere le- gislativo , reftava intieramente nelle mani de' Druidi . (a) Per loro autorità univanfi le Tribù fotto di un folo Capo nei tempi di maggior pe- ricolo . Quefto Re temporaneo , o fia Vergobre* to , {b) veniva fcelto da loro , ed egli terminata la guerra generalmente rinunziava la carica. Que- fti Sacerdoti per lungo tempo goderono di un privilegio raro tra quelle nazioni Celtiche * che dimoravano di la dai confini dell1 imperio Romano. Nel principio del fecondo fecolo fola- mente incominciò a declinare il lor potere tra i Caledonj . I poemi che celebrano Trathal e Cormac antenati di Fingal , abbondano di par- ticolarità intorno la caduta dei Druidi , il che rende ragione del filenzio totale intorno la lor religione nei Poemi eh' ora vengon dati alla luce .

Le guerre continue ch'ebbero i Caledonj con- tro i Romani , non permifero che la Nobiltà s'

ini»

O) Cef. Lib. 6.

(£) Fer-gubreth , /' uomo del giudizio .

ifeiziafle , giùfta l' amico coftume hell' ordine dei Druidi. 1 precetti della lor religione divennero noti a un picciolo numero di pedone e poco at> teli da un popolo afluefatto alla guerra . 11 Ver- gobreto -, o fia il primo Magistrato fu fcelto fen- za la concorrenza della Gerarchia , oppure fi man- tenne nella fua carica contro lor voglia. La con- tinuazione del potere accrebbe la iua influenza fopra le Tribù , e mifelo in iftato di trafmettere come ereditaria a fuoi difeendenti quella carica fteffa ch'egli avea ricevuto per elezióne.

In occafione di una nuova guerra contro i Re del mondo , (che -così vengono nei Poemi en- faticamente chiamati gì' Imperatori Romani ) i Druidi per foftenere l'onore dell'ordine, vollero riaflumere 1' antico lor privilegio di eleggere il Vergobreto . Deputarono Garmalo figlio di Tarno, agl'avolo del famofo Fingal , ch'era allora Ver- gobreto , comandandogli di depor la Carica . Dal fuo rifiuto ebbe origine una guerra civile , ch'ebbe termine in breve con la quali total di- finizione dell'ordine religiofo dei Druidi. Quei pochi che fopravvifTero , ritiraronfi negli ofeuri ri- portigli de* loro boichi , e in quelle caverne che prima fervivano alle loro meditazioni . Allora fi è eh' incominciamo a trovarli nel Circolo delle pietre , e trafeurati dal Mondo . Ne feguì poi un totale difprezzo per l'ordine, ed un pieno abbor-

rimen-

rimento dei riti Druidici . Sotto qucfla nube di pubblico odio s' eftinfero tutti quelli che con- servavano qualche conofcenza della Religione dei Druidi; e la nazione tutta cadde nell' ultimo grado d' ignoranza intorno ai loro riti e ceri- monie *

Non è dunque meraviglia Fingal,. e Tuo figlio Offian , facciano si poca , pur ne fanno alcuna, menzione dei Druidi, ch'erano i dichia- rati nemici della lor fucceffione alla fuprema ma- pifrratura. Ev cola fingolariffima , forza è il con- fcflTarlo, che non fi trovi veruna traccia di reli- gione in quefti Poemi , mentre le poetiche com- pofizioni delle altre nazioni fono erettamente conneflfe con la loro Mitologia. Diffidi farebbe il darne ragione a quelli eh' ignoraffero il coftu- me degli antichi Cantori Scozzefì ., Quegli uomi- ni eftendevano le loro idee dell' onore marziale ad una altezza ftravagante . Qualfivoglia ajuto da- to ai loro Eroi in battaglia , credevano che de- rogale alla lor fama ; ed i Cantori trasferivano la gloria dell' azione immediatamente a quello eh a;vea dato P ajuto .

Se Ollìan aveffe fatto difeender gli Dei , come fa Omero, in foccorfo de' luci Eroi, il fuo Poema non conterrebbe elogj a' fuoi amici, ma Inni a quegli Enti iuperiori . Fino ai giorni nofìri co- loro che fcrivono nella lingua Gallica, rare voi-

te nominano la religione nelle loro Poefie pro- Imo ; e quando di propofito lcnvono di religio- ne, effi non mai frani milchiano nelle loro com- pofizioni le azioni degli Eroi . Quedo folo coftu- ine , quantunque la religione dei Druidi non foflà già fiata per dinnanzi eftinta , può in qual- che modo rentier ragione «lei filenzio di Oiììan intorno la religione de Tuoi, tempi. ( a)

11

(*) Malgrado tutte quelle ra- gioni , che pur fono le più plaufibili , che pollano ad- durfi, reitera, cred' io, qual- che dubbio nello fpirito del- la maggior parte dei letto- ri . Che colla decadenza de' Druidi , i loro riti follerò andati in qualche difufo , e la loro religione altera- ta , quello è all'ai natura- le , ma che ne fiano (Va- nite interamente le traccie è difficile il p^rfnaderfelo . Mancando i Druidi , non potea mancare al piìi che la dottrina arcana degl' i- niziati , ma il popolo non ha che far di raffinamenti fu quelle materie . Balla die oli fi apra una piccia- la traccia; egli fa far gran viaggio da se , e quanto più k dedi-iae fono fegrc-

te , tanto più lafcia corre- re a briglia fciolta la fua fantafia . Non è forfè im- ponibile , che un popolo per qualche tempo fia privo d' idee di religione : ma. rif- vegl'ata una volta la fua cunofità. fopra un tal fog- getto , è più facile eh1 egli palli di firavaganza in llra- vaganza alle aflùrdità le più ecceflive,di quello che la fua immaginazione fi ri poh nell' indifferenza . Perciò caduta la potenza de'Drmdi fembra che do veliero confervarfi nel popolo le tradizioni anti- che , molto più perche' e- rano polle in verfo , le Q- pinioni fuperfiiziofe , e le cerimonie iblenni . Noi ve- diamo in fatti nelle Poefie di Oilian l'immortalità dell' aftioia , 1' apparizione dell' vai'

Il dire eh' una nazione è priva ci' ogni reli»

sione è lo fteffo che il dire , eh' ella non è com-

a . . ...

polla di uomini dotati di ragione . Le tradizioni

de loro padri , e le proprie oflfervazioni fulle o-

pere della natura, unite a quelle difpofizioni che

fono naturali all' uomo , produffero in ogni età

nella mente degli uomini una qualche idea d' un'

eflfere fuperiore . Quindi fi è , che nei tempi più

oìcu-

ombre, e uria, moltitudine di ffiiriti che fi fpatfavano nelle tempefte . Come du

que p

eflfere che non fi

trovi appreflfo quello Poeta tiè 1' idea della provviden- za generale , tìè V influen- za d' uno o più Enti fupe- riori nelle azioni , e negli eventi della vita umana , veruna ftoria favolofa ad etti appartenente , co- me appreifo tutti i Poeti dell' altre nazioni ? Spezial- mente che la religione è il maflimo fonte del mira- bile , e lo ftrumento più ef- ficace della Poefia . Appro- vo che i Bardi Scozzefi non meteo laflfero gli Dei nelle azioni dei loro Eroi : poi- ché quantunque 1' interven- to delle Divinità introdot- to giudiziofamente pofia fa-

re uh grand'effetto : pure è fempre meglio aftenerfene affatto , che importunar gli Dei ad ogni momento fen- za propoli co , come fa O- mero , e far diventar gli Eroi pure macchine inani- mate . Ma fenza di ciò , v' erano molte occafioni >, nelle quali gli Dei poteva- no fare una comparfa feli- ce e luminofa nelle Poelìe di Oflian ; e pure egli Ci aftiene perfino da una (cap- pata , o da un' allufione . Efaminando attentamente il carattere di Ortìan , io inchinerei molto a credere , che avendo egli trovate le idee della divinità guafte e contraffatte da mille fu per- fezioni , come è molto pro- babile , ributtato dalla loro fconvenevolezza , ne* poten- do

3CX1X

efeuri , e tra le più barbare nazioni , la ftefla plebaglia ebbe qualche debole nozione, almeno d' una Divinità. Farebbefi un' ingiuftizia ad Of- lìan , il quale in niun' incontro moftra una men- te riftretta , nel credere eh' egli non avefìfe appli- cato i fuoi penfieri a quella eh' è la prima e la maggiore di tutte le verità. Ma qualunque fofte la religione di Offian , egli è certo che non era- gli nota la Criftiana, non v' efiendo ne fuoi Poe- mi la menoma aliufione ad effa , o ad alcun de fuoi riti , il che afTolutamente lo ftabilifce in un" Era antecedente all' introduzione del Criftianefimo in Iicozia . La perfecuzione incominciata da Dio- cleziano nell' anno 303. è il tempo in cui più probabilmente poflfa fiffarfi il principio della Re- ligione Criftiana nel Nord della Bretagna . L' u-

mani-

do cangiar le menti del menti di dirozzare e depu-

popolo , egli credette me- rar la natura . S' ella è co-

glio di coprirle in un' alto , qual Genio faperiore ttlenzio , ed abbia folo de- " non era mai quefio ? Ma

libato dalle opinioni pò- comunque fia 7 egli è certo

polari quelle che allettali- che Oflian è 1' unico Poe-

do la fantafia follerò le me- ta , il quale abbia faputo

no incompatibili colla ra- fare un Poema Epico fu-

gione . Non pollo alferire blime , mirabile, interef-

che ciò fia vero : ma certo fante fenza le macchine del-

non parrà molto inverifimi- la religione . Si penfi ora

le a chi abbia olfervato , a qual' alto fegno egli do-

efier perpetuo coflume di vea polTedere tutti i talen-

Offian negli oggetti , che ti poetici . * nei caratteri , e nei fenti-

manità e la dolcezza del carattere di Coftanzo Cloro, che allora governava 1' Inghilterra, indila fero i Criftiani perfeguitati a rifegiar.fi lotto di lui . Alcuni di loro per zelo di propagare ì Jor dògmi, o per timore, pattarono i confini dell' imperio, e vennero a ftabilirfi tra i Caledonj , i quali erano tanto più pronti ad aicoltare le lor dottrine , quanto che la religione dei Druidi era già da tanto tempo dilì rutta .

Quelli Millìonarj o per loro fcelta , oppure per dar maggior pelo alle loro dottrine , fi po- terò ad abitare le Celle ed i Bofchi dei Druidi , e da quefta loro ritirata maniera di vivere ot- tennero il nome di Ctddeì {a) che nel linguaggio del Paefe lignificava , Perfone ritirate. Si dice cne Offian nella Tua eltrema vecchiaja abbia diiputato con uno dei Culdei intorno la Religione Criftia* na . Quefta difputa efifte ancora, ed è diftefa in verfi , giufta il coflume di que' tempi . L' eltrema ignoranza per parte di Oifian dei dogmi Crillia- ni , mo(tra che quefta Religione non erafi che da poco tempo introdotta, mentre non è facile il concepirli come mai una perfona del fuo grado poterle intieramente ignorare una religione che da qualche fpazio di tempo fofife nota nel fuo pae*

fc.

(<*) CuldicB .

. O) La disputa porta feco tutti i più ve- ri contrafiegni dell' antichità . Le frali antiche , e le ei'prelfioni particolari a que' tempi dimoftrano che non fia un' impoftura . Se adunque Offian viffe, ficcome è probabile, al tempo dell'introdu- zione del Criftianefimo , la fua Epoca farà ver- fo il fine del terzo e il principio del quarto Se- colo . Ma ciò che mette quefto punto fuor d' o- gni dubbio, fono le allufioni ne' fuoi Poemi alla ltoria dei tempi ,

Le prodezze di Fingal contro di Caracul (b) figlio del Re del mondo , fono tra le prime azio- ni valorofe di fua gioventù . Si troverà in que- lla raccolta un compiuto Poema che fi riferifoe a quello foggetto»

Neil'

(«) Egli è per altro da of- fervarfi che la maggior par- te delle Poefie di Oflìan contenute in quefta Rac- colta , furono da lui com- pone nella fua vecchiaia , cioè dopo la morte di fuo padre Fingal , e che in al- cune di elle fi fa menzio- ne de' Caldei , e dei loro Inni religiofi .. Quefta cir- coftanza unita alla gran raifomiglianza che pafla tra lo ftile de' Profeti , e della Cantica di Salomone , e lo ftile di Oflìan , potrebbe ra-

gionevolmente far credere che Oflìan averte qualche conofcenza delle divine Poe- fie Ebraiche , quantunque non fi fofle internato nel miftico fenfo di efle , e che aveffe fortificato ed abbel- lito maggiormente il fuo ftikj colle maniere del lin- guaggio Profetico con cui la fua fantafia aveva di già una naturai relazione ed affinità . * (£) Garac-huil , occhio terri- bile .

Nell'anno 210. 1* Imperato* Severo ritornai** do dalla Tua fpedizione contro i Caledonj , fu colto in York da quella lunga malattia per cui finalmente morì . I Caledonj e i Majati- incorag- giti prefero V armi per ricuperare le poffeffion-i perdute . L' Imperatore adirato comandò che k fua armata marciaffe nel lor paefe e che lo di- ftruggeflTe a ferro e a fuoco. I fuoi comandi non furono che malamente efeguiti , perchè Caracalla fuo figlio eh' era alla tefta dell' armata, aveva occupati tutti i fuoi penfieri nella morte del pa- dre , e nel formar progetti per efcludere dalla fucceflione , Geta fuo fratello . Appena entrato nel paefe nemico giunfergli le nuove della mor- te di Severo. Precipitofamente conchiufe allora la pace coi Caledonj , e come apparifee da Dion Caflìo , venne loro redimito quel paefe eh' avean elfi perduto fotto Severo.

Il Caracul di Fingal , non è altro che Cara- calla il quale , ficcome- figlio di Severo Imperato- re di Roma , il dominio del quale s' eftendeva fu quafi tutto il mondo allor noto, non fenza ra- gione viene nominato da Offian , il figlio del Re del mondo. Lo fpazio di tempo tra l'anno in. in cui venne a morte Severo e il principio del quarto fecolo , non è grande , che non pofla effer probabile che Offian figliuolo di Fingal ,, abbia potuto vedere i Cristiani corretti dalla per-

cu-

fecuzione di Diocleziano a riti-ràffi oltre i confini dell'Imperio Romano.

Oflìan in una delle molte lue lamentazioni fo- pra Ja morte dell' amato fuo figlio Ofcar , tra le grandi azioni di lui fa menzione di una batta- glia contro di Caros , Re delle Navi, fulle rive del tortuofo Carun (a). E" più che probabile che il Caros qui nominato fia il noto uiurpatore Ca- raufio, il quale aflunle la porpora nell'anno 287. e impadronitoli della Bretagna , vinfe in varj cembattimenti navali 1' Imperatore Maflìmiano Erculio;. il che rende ragione del titolo ai Re delle Navi che gli vien dato da Oflìan . Il tor* tuo/o Carun è quel picciolo fiume eh' ancor ri- tiene il nome di Carron, e che feorre vicino al- la muraglia d'Agricola, che fu rifiaurata da Ca- raufio per impedire le incurfìoni dei Caledonj . Diverfi altri parS nei Foemi alludono alle guer- re dei Romani , ma i due fopraccennati Affano chiaramente l'Epoca di Fingal al terzo fecolo, il che s' accorda efattamente con le Storie Irlan- defi , le quali pongono la morte di Fingal figlio di Comhal, nell'anno 283. e quella di Olear, (ù) e del loro famofo Cairbre nell'anno 296.

A!-

(«) Car-avon,J?«me ferpegqitm- poiché nelle Poefie del no-

te . ftro Autore la morte |di

(£) Convien dire che 1' Ofcar Ofcar precede quella di Fin- delie Storie Irlandefi fi'a gal. Vedi il Poema di Te- diverfo dal figlio di Oflìan j mora. Voi. 2. *

Alcuni potrebbero immagginarfi che le aìlufioni alla Storia Romana fieno fiate artifiziofamente nei Poemi introdotte per dar loro l' apparenza d' an- tichità . Quefta fraude adunque deve efler fiata commeffa almeno tre fecoli addietro, perchè nel* le compotiiioni di que* tempi s'allude troppo fpef- fo a quefti paflì medefirai in cui quefte allufioni fi trovano.

E' noto ad ognuno da qual nube d'ignoranza e barbarie foflfe coperto il Nord dell' Europa nel fecole decimoquinto . Le menti degli uomini <ìate alla fuperftizione contrarerò una piccìolez» za diftruggitrice del Genio. Trovali in confeguen- za che le compofizìoni di que* tempi fono all' ultimo fegno triviali e puerili. Ma fi conceda , che malgrado le poco favorevoli circoftanze dei tempi forger potefTe un' ingegno felice : pure non farà facile il determinare da qual motivo fia fla- to indotto ad attribuire V onore, delle fue com- pofizioni ad un fecolo remoto. Non fi vede che alcuno dei fatti da lui avanzati poffa fa- vorire qualche difegno che poteffe formarli da un' uom che viveva in quel tempo . Ma fuppofto anche che un Poeta per bizzarria, o per ragioni che non pofìTan vederli nella diftanza in cui lia- rao, abbia voluto attribuire ad Qffian le proprie fompofizioni , egli è quafi imponìbile, ch'egli po- tette imporre a' fuoi nazionali , ciafcheduno dei

qua-

quali conofceva perfettamente i poemi tradì* zionali de' loro antenati.

L'obbiezione più forte contro l'autenticità dei Poemi , che fi danno ora alla Ilice lotto il no- me, di Oflian > fi è i' improbabilità deli' e(Tef egli- no ftàti per tanti fecoli trafmeni > e confervati per tradizióne. Secoli di barbarie, diranno alcu- ni , non potevano produrre poemi che abbondano di que' nobili e generofì fentimenti , che fon si cofpicui nelle compunzioni di Oflian ; e Te li produlfero , o devon efìfer perduti j oppure inde* ramente corrotti in una si lunga fuccelììùne di barbare generazióni .

Quefte obbiezioni naturalmente fi prefenta'no a tutti quelli i quali non ben conofeono l'antico flato della Bretagna . I Bardi ó fia Cantori > eh' erano un' ordine inferiore dei Druidi > non parte- ciparono delle loro difgrazie. E(fi vennero rifpar* miati dal Re vincitore •> perchè unicamente per mezzo loro potea lufmgarfi d'ottenere l'immorta- lità del fuo nome Etlì lo feguivano al campo , e co1 lor canti contribuivano a rafibdan? la Tua potenza. Le grandi fue azioni venivano da elfi maggiormente ingrandite , e la plebe incapace di efaminare il di lui carattere più da vicino , re* flava abbagliata dallo fplendore della fua fama nelle rime dei Bardi . Frattanto gli uomini %*fevQ ^e* fffuimenti che ben di rado s' ineon- * * * z tra-

trano in un fecolo di barbarie . I Cantori eh/ erano originalmente i diicepoli dei Druidi, coli' efiere flati iniziati nelle dottrine di quel celebre ordine , aveano già aperta la mente r ed accre- sciute l'idee. Elfi poteano formarfi nella mente ìl modello d' un' Eroe perfetto, e poi aferivere quel carattere al loro Principe. I Capi inferiori prefero quefto ideale carattere per modello della loro condotta, donde poi a grado a grado giun- fero a modificar la lor mente , fino ad. invertirli di quello fpirito generofo, che trafpira in tutte le Poefie di que' tempi . Il Principe adulato da-* fuoi Cantori, e avendo fempre per rivali i pro- prj fuoi Eroi , i quali tutti imitavano il fuo ca- rattere , come era deferitto negli elogj de' fuoi Poeti , sforzavafi d' eflTere fuperiote al fuo popolo nel merito, ficcome lo era nel grado. Quella emulazione continuando giunfe finalmente a for- mare il carattere generale della nazione , felice- mente comporto di ciò- eh' è nobile nella barba- rie, e di ciò eh' è virtuofo e generofo in un po- polo colto .

Quando la virtù nella pace , e il valor nel- la guerra divengono le carattcriftiche d' una na- zione allora fi è che le fue azioni diventano in- tereflanti, e la fua fama degna dell'immortalità» Le nobili azioni rifcaldano uno fpirito generofo y e fanno ch'egli ambifea di perpetuarle. Cotefta

fi è

fi è la vera origine di quella infpirazione divi- na , la quale fi arrogarono i Poeti di tutti i tempi. Quando i loro argomenti non erano ade- guati al calore della loro immaginazione , effi li abbellirono con favole create dalla propria loro fantafia, oppur fondate fopra di afìurde tradizio- ni . Per ridicole che foiTero quefte favole non mancarono di fautori ; la pofterità o preftò loro implicitamente credenza, o, per ima vanità eh' egli uomini è naturale, prereie di farlo. Si com- piacevano di collocare i fondatori delle loro fa- miglie nei giorni della favola , quando la Poe fi a fenza temere d'efFere (mentita poteva dare a'fuoi Eroi quel carattere che più voleva . A quefia vanità fiamo noi debitori della confervazione di ciò che ci retta delle opere di Oman . Il fuo poetico merito refe famofi i fuoi Eroi in un pac- ie ove tanta ammirazione e tanta ftima s'aveva per l'Eroifmo. La pofterità di quefti Eroi, ovve- ro quelli che pretendevano efìerne difeefi , afcol- ravano con piacere gli elogj de' lor antenati ; s' impiegarono dei Cantori per ripetere quelli Poe- mi , e per ricordare l' affinità dei lor Protettori con Capitani illu'ftri. Ogni Capo, col progref- fio del tempo, aveva nella fua famiglia un Can- tore, ufizio che divenne poi finalmente eredita- rio . Col mezzo della fuccelfione di quelli Canto- ri i Poemi intorno gli Antenati delle Famiglie •** 3 fi trai'-

fi trafm ifero generazione in generazione ; in certe occaiioni iolenni fi replicavano da tutto il Clan, (a) e Tempre s' alludeva ad elfi in tutte le nuove compofizioni dei Cantori* Quello coftume fi con fervo fino quali a' tempi noftri ; e dacché cefsò. l' ufo dei Cantori , moltiffimi in ogni Clan ritennero a memoria , oppur mifero in ifcritto le loro compofizioni , fondando full' autorità di quel- le 1' antichità delle loro Famiglie.

Non fi conobbe 1' ufo delle lettere nel Nord dell' Europa , che lungo tempo dopo P infìituzio* ne dei Cantori . Le memorie delle Famiglie de'' lor protettori , i proprj e gli antichi Poemi era- no tutti trafmeflì per tradizione. Le loro poeti- che compofizioni erano mirabilmente formate per ottenere un. tal fine . Erano adattate alla Mufi- ca , e vi fi offervava la. più perfetta armonia . Ogni verfo era. fattamente conneffo con quelli che lo precedevano, o lo feguivano., che ricor- dandofi di un folo verfo in una Stanza, egli era quafi imponibile il poterfi dimenticare del refto. Le cadenze fi feguivano in una gradazione na- turale , e le parole erano ben adattate al gi- ro che comunemente prende la voce dopo efferfi

al-

fa) Clan chiamati irt Scozia. fletto . Corrifponde al ter- 1' unione di varie famiglie mine Cent dei Latini - *

cufeendenri da un ceppo i-

alzata a un cerco tuono, che fi rendeva quafi im- pedìbile per la fimilitudine del fuoho , di lòtti mi- re una parola per l'altra: perfezione particolare alla lingua Celtica , e che forfè non s' incontre- rà in altro linguaggio . Ne quella fcelta di pa- role imbarazza punto il lento,, o indebolire T ef- prefììone * Le numerofe fleflioni delle confonanti, e le variazioni nelle declinazioni rendono copio* fiiiìmo quello linguaggio -

I discendenti dei Celti che abitavano la Breta- gna e T Ifole vicine non furono i foli à fervirfi di quelto metodo per confervare i più. preziofi monumenti della lor nazione . Le antiche leggi dei Greci erano in verfi ,. e trafnieflfe per tradi- zione. Gli Spartani pel lungo abito s1 invaghi- rono sì fattamente di un tal coflume , che non vollero permetter giammai che le lor leggi foriero fcritte . Nella ftefla guifa confervavanfi le azioni degli uomini grandi, e gli elogj dei Re e degli Eroi * Tutti gli fiorici monumenti degli antichi Germani comprendevano nelle loro canzoni {a} le quali o erano Inni ai loro Dei , o Elegie in lode de' loro Eroi ; oggetto delle quali fi era il perpetuar la memoria dei grandi avvenimenti del- la nazione, che per elfe Canzoni induftriofamen- te inteffevanlì . Quella fpezie di compolìzione non * * * 4 fi me.

(a) Tao dt fntr. Girmart^ . .

fi metteva itì iscritto, ma confervavafi per tra- dizione (a). L' attenzion che avevano d' infegna- re quefti Poemi ai lor figli', V ufo non interrot- to di ripeterli in certe occafioni , e la felice mi» fura del verlò fervi a coniervarli per lungo tem- po incorrotti . Quefta Cronaca vocale dei Germa- ni non era ancor dimenticata nell' ottavo fecolo , e farebbefi probabilmente confervata fino ai gior- ni noftri, le fc ienze , che credono che tutto ciò che non è fcritto fia favolofo , non fi fof- ieio introdotte. Garcilaflb compofe Ìa fua Iftoria degi* Incas del Perii fulle notizie contenute nel- le poetiche compofìzioni . I Peruviani aveano perduto gli antichi monumenti della loro Storia, ed egli raccolfe i materiali per farla da quegli amichi Poemi , che la fua madre , Principerà del fangue degP Incas , effendo egli ancor giovinetto , aveagli infegnati. Se altre nazioni adunque, che furon fpeffb foggette ad invafioni nimiche , e che trapiantarono e riceveron Colonie, poterono per moki fecoli confervare per tradizione le lo- ro leggi , e le loro Storie incorrotte , egli è molto più probabile che gli antichi Scozzefi , nazione cotanto libera da ogni mefcolanza con gli ftranieri , e tanto affezionata alla memoria de' fuoi antenati, abbiano potuto cenfervarci e

traf-

(■») V Ab. de ~la Blereric , Ojferv^. [opra U Germani* ,

trafmetter pure fino a noi le opere de' loro Can- tori .

Parrà ftrano ad alcuno che Poemi ammirati per tanti fecoli in una parte del Regno , fiano fiati, ignorati finora nell' altra ; e che i Britanni , eh' hanno diligentemente difotterrate le opere del Genio nelP altre nazioni , fieno fiati per tanto tempo ignari affatto delle ìor proprie. Ciò s' ha in gran parte ad imputare a quelli eh' intendendo am- bedue i linguaggi non ne vollero mai intrapren- dere la traduzione . Edi per non conofeer altro che Cjualche pezzo fiaccato , o per una modeftia che forfè il Traduttore prefente avrebbe dovuto pruden temente imitare, difperarono di poter ren- dere le compofizioni de' loro Cantori aggradevoli ad un lettore Inglefe . La maniera di quelle com- pofizioni è tanto diverfa da quella degli altri Poemi , e le idee fono tanto proprie al primiti- vo ftato della focietà , che fi credeva che nort vi foffe in effe baftevole varietà per poter pia- cere ad un fecolo colto .

Di quella fteffa opinione fii per lungo tempo il Traduttore della feguente raccolta , e quantun- que ei già da gran tempo ammirafle i Poemi nell' originale , e ne aveffe anche in parte rac- colti dalla tradizione per fuo diletto, pure non nutriva la menoma fperanza di vederli trafpor- tati in Inglefe » Conofceva egli che la forza e

le

le maniere d'ambedue le lingue erano diffcren» tiflime, e che farebbe flato quali imponibile il poter tradurre le Poefie Galliche in veriì In- glefi pagabili, avrebbe mai penfato a tradur- li in profa , mentre in tal cafo doveafi necelTa- riamente perder molammo della maeftà dell' ori- ginale. Un Signore, che fece figura nel mondo Poetico , fu quello che primo gli ftiggerì il pror getto di una traduzion letterale in profa . E- gli la tentò a fua richieda ,. e quello faggio ne incontrò 1" approvazione . Altri poi fella- mente lo efortarono a pubblicarne in maggior numero , ficchè al loro ftraordinario zelo il mondo è debitore dei Poemi Gallici , pur han merito .

Aveafi. da principio intenzione di fare una generale raccolta di tutti gli antichi pezzi , che ci rimangono nella lingua Gallica; ma il Tra- duttore ebbe le fue ragioni per riftringerfi a ciò che ci refta delle opere ài Oilìan .. L' azione del Poema che precede gli altri , non fu la mag- giore né la più famofa delle azioni di Fingal . Moltiifime furono le fue guerre , e ciafcheduna di effe diede un'argomento a fuo figlio, con cui efercitare il fuo ingegno. Eccettuato però il pre- fente Poema ,. tutti gli altri fono irrevocabilmen- te perduti , altro ci refta che alcuni pochi frammenti che fona nelle mani del Traduttore .

Ei-

Finora la tradizione ha in molti luoghi confer- vata la ftoiia dei Poemi , e molti ci fono pre* fcntemente r che da giovani gli udirono a re- citare .

V opera y eh' ora fi pubblica , avrebbe parte- cipato in breve del dettino dell* altre . Il Ge- nio dei Montagna) da pochi anni in qua ha l'offerto un cambiamento affai grande . Si è a- perta la comunicazione col refto dell' libi a , e 1' introduzione del traffico e delle manifatture , ba diftrtitto queir ozio , che anticamente impiega- vafi nell* afcoltare e nel ripetere i Poemi dei tempi antichi. Molti hanno prefentemente appre- fo a lafciar le loro montagne , e andar in trac» eia di lor fortuna in un clima più dolce ; e quantunque un certo amor della patria poffa al- le volte ricondurli, durante la lor aflenza fi fo- no elfi imbevuti baftevotmente dei coftumi ftra- r.ieri per difpregiar quelli dei loro antenati . E" lungo tempo che più non s' ufano i Cantori , e lo fpirito di Genealogia fi è confiderabtl men- te diminuito. Gli uomini incominciano ad eflfere meno attaccati ai lor Capi , fi fa gran cafo della confanguinità . Stabilita che fia la proprie- tà, la mente umana riftringe le fue ville al piacere che quefta gli procura . Neglige V anti- chità, nò aguzza la fua vifta nell' avvenire. Si moltiplicano le cure della vita, e le anioni degli

altri

■altri tempi O) ceflfano di dar piacere. Quindi fi è che il gufto per l' antica Poefia va lcemandofi tra i Montagnaj. Non fi fono effi però affatto fpogliati delle buòne qualità de' loro antenati , L' ofpitalità fuffifte ancora , e una rara politezza verfo gli ftranieri ; 1' amicizia è inviolabile, e la. vendetta non viene ciecamente feguita come facevafi anticamente »

Il dir qualche cola intorno al merito poetico di queft' opere farebbe un voler prevenire il giu- dizio del Pubblico (£)% Il Poema che in quella raccolta precede gli altri è veramente Epico . I caratteri fono fortemente dpreffi > e i fentimenti fpirano V Eroifmo.

Tutto ciò che può dirli della Traduzione fi è eh' ella è letterale, e che vi fi ftudia la fempli-. cita . Si è pofta cura d' imitare la collo'cazione delle parole nell' originale , e di offervar le in* verfioni nello Itile . Siccome il traduttore non pre- tende alcun merito della fua Traduzione , così egli fi lufinga dell' indulgenza del pubblico , Egli defi-

dera

(*) Efpreffione ufata frequen- Ma ficcome fuppongo d' ef- temente da OlTian pei- fi- fer comprefo anch' io fotto

gnificar le imprefe dei mag- q

gioì'

uefto nome di pubblico , lafciando agli altri la

(£) Io non ho creduto necef- libertà del loro giudizio , fario d' imitar la ritenutez- collo fteiìò diritto fo ufo za del Traduttor Inglefe . del mio . *

X L V

dera che P imperfètta copia cV ei ne traflfe, nas pregiudichi il mondo contro un originale che con? tiene ciò eh' è bello nel iemplice , e grande nei

fublime .

NOI

NOI RIFORMATORI

DELLO STUDIO DI PADOVA.

A Vendo veduto per la Fede di Revifìone , ed Approvazione del P. F. Filippo Rofa Lan- Xj , Inquifitor General del Santo Officio di Ve^ nezia ^ nel Libro intitolato Mf. Poe/ìe iP OJJlan figlio di Fingàl antico Poeta Celtico , ultimamente fcoperte e tradotte in Proja Inglefe da Jacopo Macpberfon , e da quella trasportate in ver/o Ita- liano dall' Ab. Melchior Cefarotti , non v'efler cola alcuna contro la Santa ' Fede Cattolica , e parimente per atteftato del Segretario no* ftrOj niente contro Principi, e buoni coftumi , concediamo licenza a Gmfeppe Gommo, Stanipa- tor di Padova, che pofia eflere Rampato, of- fervando gli ordini in materia di Stampe, e prefentando le lolite Copie alle Pubbliche Li- brerie di Venezia, e di Padova i

Dat. li 6. Giugno 17Ó3.

( SebastIan Zustinian Ri£ (Polo Renier Rif. (Alvise Valla r. esso Rif,

Regiftrato in Libro a Carte 1159. al Num. 902. Davidde Marche/ini Segr.

FINGAL

POEMA EPICO

CANTI VI.

( I ) F I N G A L

POEMA EPICO.

* * *

INTRODUZIONE,

ARto, fupremo Re d' Irlanda , eifendo morto a Temora, pala- gio dei Re d' Irlanda, ebbe per fucceffore Cormac fuo figliuolo , rimafto in minorità . Cucullino figliuolo di Semo, Signore dell' I/ola della Nebbia , una dell' Ebridi , ritrovandoli a quel tem^o in Ulfter, ed effendo rinomatiflìmo per le fue grandi imprefe, fu in un' affemblea di Re- goli , e Capi delle Tribù radunate per queiì' oggetto a Temora , eletto unan imamente cuftode del giovine Re . Non avea gover- nati molto a lungo gli affari di Cormac, quando fu recata la novella , che Svarano figliuolo di Starno , Re di Loclin , o fia del- la Scandinavia , avea difegnato d' invader 1' Irlanda . Cucullino a tal nuova fpedi tofto Munan figliuolo di Stirmal5 guerriero A Ir-

(II)

Irlandefe a Fingal Re o Capo di que' Ca- ledonj che abitavano la coda occidentale della Scozia , per implorare il fuo foccorfo . Fingal moflb, non meno da un principio , di generofitk, che dall' affinità che parlava tra lui , e la famiglia regale d' Irlanda , rifolfe di far una fpedizione in quel pae- fe : ma prima eh' egli arrivaffe, il nemi- co era già approdato ad Ulfter. Cucullino in quefto frattempo aveva raccolto il fiore delle Tribù Irlandefi a Tura , cartello di Ulfter, e mandati feorridori lungo lacofta, perchè gli dettero pronte notizie dell' arri- : vo del nemico . Tal' è lo flato degli affa- ri, quando il Poema incomincia.

U azione del Poema non comprende che cinque giorni, e cinque notti. La Scena è ; nella pianura di Lena , preflò una mon- tagna , chiamata Cromia , fulla cofta di \ Ulfter.

FIN-

(Ili) F I N G A L

CANTO I,

* * »

ARGOMENTO.

CUcullino pojìoft a feder folo [otto d* un albe* ro alla porta di Tura , perchè gli altri Cai pitani erano iti a caccia fui vicino monte di Crom- ia , è avvifato dello sbarco di Svarano da Mot ran figliuolo di Fitil , uno de* fuoi /corridori . Egli raduna i capi della nazione ,* fi tiene un configlio ì 9iel quale fi difputa a lungo fi debba dar batta* glia al nemico . Conal Regolo di Togorma , ed inti* rno amico di Cucullino è di parere , che debbafi dif* ferire fino a IP arrivo di Fingal f ma Calmar , figlia di Mata , Signor di Lara , contrada del Connaught , è d' opinione che fi attacchi tofio il nemico : Cuciti-' lino già defiderofo di combattere, s* attiene al pare* ve di Calmar . Nella rajfegna de' fuoi foldati , non A z vede

(IV)

vide tre de% fuoi più valorofi campioni , Ferguflo , Ducomano , e Catbar . Giunge Ferguflo , e noti- %ia a Cucullino della morte degli altri due Capita- ni: il che introduce il patetico Epifodio di Morna . V Armata di Cucullino è /coperta da lungi da Sva- . vano , il quale manda il figliuòlo di Arno ad ojfer- •vare i movimenti del nemico , mentre egli fchiera le [uè truppe in ordine di battaglia . Quefli al fuo ri' , torno defcrive a Svarano il carro Cucullino, e il terribile afpetto di quel? Eroe. Le Armate j' az£uf« /ano; ma, fopraggiunta la notte, la vittoria re/la ir* decifa . Cucullino , fecondo /* ofpit alita di qué1 tempi , invita Svarano ad un convito per mez^o del fui) Bardo Carilo . Svarano ricufa ferocemente V invito » Carilo narra a Cucullino la floria di Crudar , e Brajfolis . manda , per confi io di Conal , una par- tita di truppe ad ojfervare il nemico» E con quefla "termina V azione del primo giorno .

FIN.

(V)

FINGA

POEMA EPICO.

CANTO I.

'A

il p p o di Tura la muraglia affilo

Sotto una pianta di fifchianti foglie Stavafì Cucuflìn % preflb aHa rupe Pofava l'affa, appiè giacea lo feudo. A 3

Era-

* Cucullino figliuolo di Se- nio , e nipote di Caithbath Druido celebre nella tradi- zione per la fua faviezza , e pel fuo valore . Nella fua gioventù fposò Brage- la figlinola di Sorglan , ed effendofi trasferito nelP Ir- landa ville qualche tempo eon Gonnal, nipote, per via d' una figlia, di Congal Re- golo di Ulfier . La fua fa- viezza, e '1 fuo valore gli acquino in poco tempo una fama grande, che nella minorità di Cormac fupre- inoRe d'Irlanda , fn elet- to cuftode del eVovineRe, e folo direttor della guer-

ra contro Svarano Re di Loclin . Dopo una ferie di grand' imprefe fu uccilo in una battaglia in un luogo della provincia di Con- naughth nel ventifettc-fimo anno dell' età fua . Era tanto rinomato- per la fiia fortezza , che pafsò in pro- verbio per dinotare un uo- mo forte : Egli ha la for- tez.z.a di Cucullino . Si mo- ftrano le reliquie del fuo palazzo a Dunfcaich nell' Ifola di Schye -, ed una pietra , alla quale egli le- gò il fuo cane Luath , conferva ancora il fuo nome .

(VI)

Erano i fuoi penfier col prò Cairba a 55

Da lui fpento in battaglia , allor -che ad elfo Efplorator dell' Ocean fen venne

■* Moran figlio di Fiti . Alzati, ei difle , Alzati, Cucullin ; già di Svarano Veggo le navi; è numerofa l'ofìe, io

Molti gli Eroi <ìcì Mar . Tu Tempre tremi , Figlio di Fiti, a lui rifpofe il Duce

2 Occhi - azzurro d'Erina c, e la tua tema Agli occhi tuoi moltiplica i nemici ; Fia forfè il Re de' folitarj colli d 1 5

Che

a Cairbar , o Cairbre fignifi-

ca un uomo forte . i Moran fignifica molti

tendere dell' Irlanda . Ve- di Strab. Lib. 2. e 4. Ca- faub. Lib.

FithiI , o piuttofto Fiti , d Fingal figlio di Cornai , è

Un Barda inferiore . e Erin , nome dell' Irlanda da Ear , o Jar Occidente > e da In Ifola . Quefto no- me non fu Tempre riftret- to all' Irlanda, elFendo mol- to probabile che la lem» degli antichi folle la Bre- tagna al Nord del Forth . Imperocché fi dice eller el- la al Nord della Breta- gna , il che non fi può in-

di Morna figlia di Taddu ;, He dei Caledonj , da cui difeendono i prefenti Mon- tagna) Scozzefi . Cucullino avendo ricevuto previo av- vifo dell' invafione medita- ta da Svarano , avea fpe- ; dito Munan figliuolo di Stirmal ad implorar 1' aju- to di Fingal . Dall' ardo- re , e dalla premura , con cui Cuculialo cercò foc-

(VII)

Che a foccorrcr mi vien . No , no , difs1 egli-, Vidi il lor Duce, torreggiarne, fodo 3 Qual montagna di ghiaccio : a quelP abete Pari è la lancia fua , nafeente Luna Sembra il fuo feudo. Egli fedea fui lido 20 Sopra uno fcoglio, fomigliante in villa A colonna di nebbia : O primo , io diffi , 4 Tra' mortali , che fai ? fon molte in guerra Le noftre delire, e forti; a ragion detto Il poffente fei tu : ma non pertanto 2 5

Pili d' un poffente dall' eccelfa Tura Fa di moftra . Oh, rifpos' Ei, col tuono D' un' infranta allo fcoglio, e mugghiarne onda, Chi mi fomiglia? al mio cofpetto innanzi Non refiflono Eroi; cadon protrati 30

A 4 Sot-

corfo dagli ftranieri fi può ne fu creduta baftante al

conchiudere , che gì' Ir- tempo di Agricola per fot-

landeu non follerò allora tomettere tutta 1' Ifola al

tanto numerofi , quanto fo- giogo Romano : il che non

no flati di poi . Il che fa fi avrebbe potuto probabil-

una gagliarda prefunzione mente efeguire , 1" Ifola

contro la remota antichità fofle ftata abitata qualche

di quefto popolo . Tacito numero di fsrcoli avanti . attefta che una fola Legio-

(Vili)

5 Sotto il mio braccio. Il fol Fingallo*, il forte Re di Morven b nembofa , affrontar puote La pofla di Svaran . Lottammo un tempo Sui prati di Malmorre c , e i noftri pam"

6 Crollaro il bofco ; e traballar le rupi 35 Smoflfe dalle ferrigne ime radici ;

E impauriti alla terribil zuffa Fuggir travolti dal fuo corfo i rivi. Tre pugnammo, e ripugnammo: i duci Stetter da lungi, e ne tremar. Nel quarto 40

Van-

a Siccome i nomi Caledonj fo- no poco favorevoli all' ar- monia del verfo Italiano , così il Traduttore s' è pre- fa la libertà di farvi qual- che cangiamento . Si av- verte particolarmente che in quella Traduzione i no- mi , i quali terminano in al , e in ar , ora hanno 1' accento fulla penultima Sìl- laba , come nell' originale Inglefe ; ed ora fi prendo- no all' Italiana , come ac- corciamenti dei nomi in allo , e in arre ; nel qua! cai'9 hanno 1' accento lull*

ultima . Un' orecchia efer- citara fentirà facilmente quando i' armonia del ver- fo richieda una tal dif- ferenza . *

b Morven in lingua Celtici fignifica una fila d' altif- fimi Colli . Probabilmente fotto quefto nome fi com- prende tutta la corta fra il Settentrione , e 1' occi- dente della Scozia .

e Meal-mor Collina grande . Quefto deve eflere uno dei Monti di Morven , come apparifee dal Canto 6. v. 381. *

Ci X)

Vania Fingal , che '1 Re dell' Oceano « Cadde atterrato , ma Svaran foftenta Ch' ei non piegò ginocchio, e non die crollo l Or ceda dunque Citcullino ofcuro A lui, che nell' indomita poflfanza 45

L' orride di Malmor temperie agguaglia . No , gridò il Duce dal ceruleo fguardo Non cederò a vivente : o Cucullino 7 Sarà grande , o morrà . Figlio di Fiti , Prendi la lancia mia, vanne, e con efla 30. Picchia lo feudo di Cabar * che pende Alla porta di Tura : il fuo rimbombo Non è fuono di pace : i miei guerrieri L' udiran da' lor colli . Ei va , più volte Batte il concavo feudo: e colli, e rupi 55

Ne

* Cioè lui . Così fono fpeflb Famiglia . Veggiamo che

chiamati in quefte poefie i Fingal fa lo fteifo ufo del

Re della Scandinavia . fuo proprio feudo nel can-

h Cabait , o piuttofto Cadi- to 4. Il Corno era il pia bairh , avolo dell' Eroe fa comune ftromento per tanto rinomato pel fuo va- chiamare a raccolta 1' ar- lore , che fi faceva ufo mata avanti V invenzione del fuo feudo per chiama- delle comamufe . N. B. Co- re all' armi la lua pofteri- nell' Originale : btgpif- tA nei combattimenti della pt*

(X)

Ne rimbomba ro , e fi diflfufe il fuono Per tutto il bofco. Slanciafi d' un falto 8 Dalla roccia Curan a ; Conallo afferra La fanguinofa lancia; a*Crugal h forte Palpita il bianco petto; e damme, e cervi 6& Lafcia il figlio di Fai: Ronnar, Lugante, Quefto è lo feudo della guerra , è quefta L' afta di Cucullin : qua , qua , brandi , elmi : Compagni all' arme : vefliti V usbergo Figlio dell' onda: alza il fanguigno acciaro 65 Fero Calmar c : che fai? fu forgi, o Puno , Orrido Eroe ; feotetevi , accorrete Eto , Calto , Carban : tu '1 roflfeggiante Alber di Cromia d , e tu lafcia le fponde Del patrio Lena, e tu t'avanza, o Calto, 70 Lungheflb il Mora , e piega il bianco laro , Simile a fpuma di turbato mare ,

Se

e Cu-raoch fignifica il furore d Crom-Ieacli {ìgnirìcava tra'

della battaglia. Druidi un luogo religiofo.

h Cruth-geal di bella, carnet* Qui è il nome proprio d'

giom . un monte fulla fp'a§S'a d*

e Galm-er Uomo forte. Ullina , 0 di Ulfter .

(XI)

Se a' fcogli di Cuton a V incalza il vento » Or gli fcorgo : ecco i campìon poffenti 9 Fervidi, accefi di leggiadro orgoglio v 75

La rimembranza dell' imprefe antiche Sprona il valor natio . Sono i lor occhi Fiamme di foco, e dei nemici in traccia Van dardeggiando per la piaggia i fguardi k Scan fu i brandi le delire . Efcon frequenti 80 Dai lor fianchi d'acciar lampi focofi . "Ciafcun dal colle fuo fcagliofll urlando Qiial torrente montan . Brillano i duci Della battaglia nei paterni amen , E precedon gli Eroi: feguono quefti 8y

Folti , fofchi , terribili a vederfi , ^0 Siccome gruppo di piovofe nubi

Dietro a rofìe del Ciel meteore ardenti. S' odon l'arme ftridir; s'alzan le note Del bellicofo canto ; i grigi cani 90

L' interrompon cogli urli, e raddoppiando

L' in-

* Cu-tlvSn , il lugubre fuono dell' onda .

r * 1 1 }

L* indiftmto fragor Cromia rintrona:, Stetterfi tutti al fin fopra il deferto Prato di Lena , e V adombrar , ficcome Nebbia per l' autunno i colli adombra , 9^ Quando ofcura , ondeggiante hi alto poggia . Io vi faluto , Cucullin comincia,

Figlie d' angufte valli, oh vi faluto, Cacciatori di belve: a noi ben altra Caccia s'appretta, romorofa , forte 1 co-

Come quel? onda erre la fpiaggia or fere . Dite figli di guerra: or via, dobbiamo Pugnar noi dunque , od a Loclin a la verde Erina abbandonar? Parla, Conallo , * Tu fior d'Eroi, tu fpezzator di feudi, 105

Che

a Nome Celtico della Scandi- navia . In un fenfo più ri- ftretto' s' intende per cjne- ùo nome la peni fola di Iutlanda .

b Connal amico di Cucullino era ^gliuolo di Cathbair, principe di Togorma , pro- babilittente una dell' Ifole Ebridi . Sua madre era Fioncoma, figlia di Con-

gal . Ebbe un figliuolo da Foba di Conachar-neflar ,

che fu poi Re di Ulfter In ricompenfa dei férvigj preflati nella guerra con- tro Svarano , gli furono alfegnate alcune terre, le quali poi furono chiamate dal ftio nome , Tircbmi- ■ntiil , O Tirconntl , cioè la

terra di Corìnal ..

(XIII)

Che penfi tu ? più d' una volta in campo Contro Loclin pugnarti; ed or vorrai Meco la lancia folle var del Padre? Cucullino, Ei parlò placido in volto, ri

Acuta è P afta di Conallo , ed ama no

Di brillar nella pugna , e diguazzarli

Nel fangue degli Eroi : pur alla guerra

Pende la man , fta per la pace il core .

Tu che alle guerre di Corman * fei Duce, *»■

Guarda la flotta di Svaran : ftan folte 1 1 5

Sul noftro lido le velate antenne

Quanto canne del Lego b , e le fue navi

Sembran bofchi di nebbia ricoperti ,

Quando gli alberi piegano alle alterne

Scoflfe del vento: i fuoi guerrier fon molti . 120

Per la pace fon io. Fingal , non eh' altri , *l

L*' incontro fcanferia , Fingallo il primo

« Cormac , figlio di Arth Re h Lago nella provincia di Co-i d' Irlanda rimato erede del naught , apprettò il quala

regno in età affai tenera , reftò uccifo Cucullino . (otto la reggenza di Cu- cullino .

(XIV)

L' unico tra gli Eroi , Fingal dei forti Difperditor, come minuta arena Difperde il vento allor che i gonfi rivi 125 Scorron per mezzo a Cona « , e fopra i monti Con tutti i nembi fuoi la notte iìede. A lui rifpofe difdegnofamente

Calmar figlio di Mata. E ben va, fuggi

Tu pacifico Eroe, fuggi, e t' infelva 150

Tra' colli tuoi , dove giammai non giunfe

Luce d' afta guerriera : ivi di Cromia

I cervi infegui , ivi coi dardi arrefta

I faltellanti cavriol del Lena.

Ma tu di Semo occhi -ceruleo figlio, r 3 5

Tu delle pugne correttor , difperdi

La ftirpe di Loclin ; fcagliati in mezzo

Dell' orgogliofe fchiere , e latra , e ruggi ; *

Fa che naviglio del nevofo regno *

Piti non ardifca galleggiar full' onde 140

OfcU-

«Rufcello nelle vicinanze £ L'originale : Rugghia tra del palagio reale di Fin- le file del laro orgoglio . *

gal , t Della Scandinavia .

(XV)

Ofcure d' Iniftor a . Sorgete o voi

Voi d' Inisfela * tenebrofi venti ,

Imperverfate tempefte , fremete

Turbini , e nembi . Ah si , muoja Calmarrc

Fra le tempefte infranto , o dentro a un nembo 145

Squarciato dall' irate ombre notturne ;

Muoja Calmar fra turbini , e procelle ,

Se mai grato gli fu fuono di caccia,

Quanto di feudo meflaggier di guerra .

Furibondo Calmar, Conal riprefe J4- 150

Pofatamente , io non fuggii giammai ,

Mifi P ale al pugnar: bench' anco è baflfa

La fama di Conallo , in mia prefenza

Vinferfi pugne, e s' atterrar gagliardi.

Figlio di Senio la mia voce afcolta : 155

Cura ti prenda del regal retaggio

Del giovine Corman ; ricchezze e doni ,

E la

* Innis-tore. Propriamente b Altro nome dell'Irlanda ,

V Ifola delle Balene -. ma così chiamata a cagione

fpeffo vengono comprefe d' una Colonia di Falani co-

fotto quefto nome tutte L' {labilità . Inis-fail , cioè

ifole Orcadi , l' I/ola dei Fati , o Falani s

(XVI)

E la metà della felvofa terra Offri a Svaran , finché da Morvcn giunga Il potente Fingallo in tuo foccorlò. 169

QiienV è '1 configlio mio ; che piuttofto La pugna eleggi , eccomi pronto; e lancia Brandifco e fpada ; mi vedrai tra mille Ratto avventarmi , e 1' alma mia di gioja Sfavillerà nei bellicofi orrori. 165

Si sì, fuggiunfe Cucullin : m' è grato Il fuon dell' armi , quanto a primavera Tuono forier di defiata pioggia. Su dunque tolto fi raccolgan tutte Le fplendide tribù, ficch' io di guerra 170 Ravvifi i figli ad un ad un fchierarfi Sulla pianura , rilucenti come Anzi tempefta il Sol , qualora il vento Occidental le nubi ammalia , e fcorre Il fordo fuon per le Morvenic qucrci . 175

Ma dove fon gli amici? i valorofi

Compagni del mio braccio entro i perigli?

Ove

(XVII)

Ove fé' tu Catbarre? ove quel nembo In guerra * Ducomano? e tu Fergufto * M' abbandonarti nel terribil giorno ioo

Della tempefta? tu de' miei conviti Nella gioja il primier , figlio di Roflfa , Eraccio di morte. Eccolo; ei vien , qual leve Cavriol da Malmorre. Addio poffente Figlio di Rotta, e qual cagion rattrifta 185 QuelP anima guerriera? In fu la tomba Di Catbarre , ei rifpofe , in quefto punto S' alzano quattro pietre c , e quelle mani Sotterrar Ducoman, quel nembo in guerra. B Gar-

zi Dubhchornar . Uomo nero 3 e la fua fpada , e le punte ben fatto . di dodeci ftrali . Sopra il

h Fearguth . L'uomo della pa- cadavere {tendevano un al-

roh , 0 un Comandante dy tro ftrato di creta , nel

Armata . quale collocavano un cor-

c Quefto paftb allude al mo- no , (imbolo della caccia .

do- di feppellire i morti ap- Coprivano pofcia il tutto

prellò gli antichi Scozzefi . con terra fina , e con quat-

Aprivano una foffa , fei in tro pietre che collocavano otto piedi profonda . Il all' eftremità per fegnare

fondo era coperto di creta 1' ampiezza della tomba .

fina , e fopra quello ada- Quefte fono le quattro pre-

giavano il cadavere del de- tre , alle quali s' allude in

funto . S' egli era un guer- quefto , e in molti altri luo-

riero vi ponevano a lato ghi delle Poefie di Olfian .

(XVIII)

Catbarre, o Figlio di Tonnati * tu cri ioc Raggio fui colle ; o Ducoman rubefto Nebbia eri tu del paludofo Lano , * Che pel fofco d' autunno aer veleggia , E morte porta al popolo fmarrito . O Morna c o tra le vergini di Tura 195 La più leggiadra , è placido il tuo fonno Neil' antro della rupe. Ah tu cadérli, Come flella fra tenebre , che flrifcia Per Io deferto, e '1 peregrin foletto Di così paffeggier raggio dole . 200

Ma , riprefe Cucullin , ma dimmi Come cader gli Eroi? cadder pugnando Per man dei figli di Loclin? qual altra Cagion racchiude d' Inisfela i Duci Neil' anguria magion d ? Catbar cadeo *S 205

Per

oTorman. Tuono. Quefta è t Muirne , e Morna. Domi» la vera origine del Giove amata da tutti .

Taramis degli antichi . d Così fpeifo vien chiamato

h II Lano era un lago della da Ollìan il fepolcro : Ubi Scandinavia , che in tem- conflit ut a efl domus omni vi-

d' autunno efalava un venti. Giob. e. 30. v. JJ. vapore peflilenziale .

(XIX)

Per man di Ducomano appo la quercia Del mormorante rio . Ducoman pofcia Venne all' antro di Tura , e a parlar prefe All' amabile Morna : O Morna , o fiore Delle donzelle, a che ti ftai Toletta 210

Nel cerchio delle pietre, entro lo fpeco? Roco mormora il rio, s' ode nell' aria Gemer la quercia antica , il lago è torbo , Scure le nubi : ma tu fembri , o bella , Neve nel deferto , e ì tuoi capelli 2 1 5 16 Fiocchi di nebbia , che ferpeggia , e fale In tortuofi vortici, e s' indora Al raggio occidental . Sembran le mamme l7 Due lifcie , tonde , luccicanti pietre Che fpuntano dal Brano a ,e le tue braccia 220 Due tornite marmoree colonne, Che forgon di Fingallo entro le Sale. E donde vieni? 1' interruppe allora j8 La donzelletta dalie bianche braccia ."

B 2 Don»

» Toii-rente nell' Irlanda .

(XX)

Donde ne vieni o Ducoman, fra tutti 225 I viventi il più tetro? ofcure e torve Son le tue ciglia , ed hai gli occhi di bragia . Comparifce Svaran ? , del nemico Qual nuova arrechi, Ducomano? O Morna, Vengo dal colie, dal colle de' cervi 2 30

Vengone a te ; coli' infallibil arco Tre pur or ne trafinì, e tre ne prefì Coi veltri della caccia . Araabil figlia Del nobile Cormante , odimi ; io t' amo Quanto I' anima mia : per te col dardo 235 Uccifi un cervo maeftofo ; avea Alta fronte ramofa , e piò di vento. Ducoman , ripigliò placida e ferma

La Figlia di Cormante: or via, non t'amo, Non t' amo , orrido ceffo: hai cor di felce, 240 Ciglio di notte . Tu Catbar , tu folo Sei di Morna 1' amor , tu che fomigli Raggio di Sole in tempeftofo giorno , Dì, lo vedetti amabile leggiadro

Sul

(XXI)

Sul colle dè'iìiói cervi? in quefta grotta 245 La fua Morna V attende . E lungo tempo Morna l'attenderà, ferocemente Riprefe Ducoman : fiede il fuo fàngue Sopra il mio brando. Egli cadeo fui Brano 2 La tomba io gli akerò": ma tu donzella 250 'x9 Volgiti a Ducomano , in lui tu fifa

Tutto il 'tuo core, in Ducoman che ha '1 braccio Forte , come tempera . Oimè cadeo Il Piglio di Tòrrnan? xliffe la bella iDall'occhio lagVimofo : il giovinetto I55

Dal bel petto di neve? ei ch'era il primo Nella Caccia del «colle? il vincitore Degli fìranier dell'Oceano *i ah truce Truce fei Ducoman •• crudele a Morna E' '1 braccio tuo : dammi quel brando almeno 160 Crudo nemico , ond' io lo fìriìign ; io amo Il fangue di Catbar . Diede la ipada

B 3 Al-

* Cioè dei popoli della Scan- te pei* nemico » Lo fteflb <dinavia . Straniero appreiìò doppio fenfo ave1" Hojìit

di Oflian pi-endsfi alle voi- appieilò gli anticki Latini.*

(XXII)

Alle lagrime lue : quella repente PafTógli il petto ; ei rovinò qual ripa Di torrente montan : ftefe il fuo braccio, z6% E così difle : Ducomano hai morto ; Freddo è l' acciaio nel mio- petto ; o Morna Freddo lo Tento. Almen dammi a Moina *- La giovinetta : Ducomano il fogno Era delle fue notti; cfTa la tomba 270

Innalzcrammi ; il cacciator vedralla, Mi loderà: trammi del petto il brando Morna , freddo è Tacciar.. Venne piangendo, TrafTegli il brando : ei di foppiatto intanto Trafiffe il bianco lato, e fparfe a terra £75 La bella chioma : gorgogliando il fangue Spiccia dal fianco ; il fuo candido braccio Scrifcian note vermiglie: ella proftefa

J-c Rotolò nella morte, e aM'uoi foipiri

L'antro di Tura con pietà rifpofe . 2I 280

Sia lunga pace , Cucullin foggi Linfe ,

Air ..

4 Cioè s rendi il mio cad.ive- 'fìgnifica , delicata di ceni* Ce a Moipa . Quefto nome 'pUf$tìm e di ftttexgfi

(XXIII)

All' alme degli Eroi ; le loro imprefe

Grandi fur ne* perigli . Errinmi intorno

Cavalcion fulle nubi, e faccian moftra

De'lor guerrieri afpetti * ; allor quefl* alma 285

Forte fia ne' perigli , e '1 braccio mio

Imiterà le folgori del Cielo.

Ma tu , Morna gentil , vientene affila

Sopra un raggio di Luna, e dolcemente

T'affaccia allo fportel del mio ripofo, 29©

Quando cefsò lo ftrepito dell' arme,

E tutti ì miei penfier fpirano pace.

Or delle mie tribù forga la poffa,

Alla pugna moviam -, feguite il carro

Delle battaglie mie, con gridi, e canti 295

L' accompagnate : mi fien polle accanto

Tre lancie, e dietro all' anelante foga

De' miei deflrier correte. Io dall' alto

B 4 Vi-

* Correva allora l' opinione , intorno ai lofo viventi

come anche al giorno d* amici , e che talvolta loro

oggi appreso alcuni mon- apparilfero , quand' erano

tagnaj , che l' anime dei per accingerò" a qualche

defunti andaffero volando, grande iaiprefa .

(XXIV)

Vigor v' infonderò * , quando s1 offufca La mifchia ai raggi del mio brando intorno . 300 Con quel rumor , con quel furor che sbocca Torrente rapidiffcmo dal cupo Precipizio di Cromia , e '1 tuon frattanto Mugge fu i fianchi , e fulla cima annotta ; Così vafii, terribili, feroci 305

Balzano tutti impetuofamente D' Inisfela i guerrier . Precede il Duce , Siccome immenfa d' Ocean balena, Che gran parte di mar dietro fi tràggè. Lungo la fpiaggia ei va rotando , e a rivi 3 1 o Sgorga valor . L' alto torrente udirò I Figli di Loclin : Svaran percofle Lo feudo , e a chiamò d' Arno la prole . Dimmi , che è quel mormorio dal monte , Che par d'un feiame di notturni infetti? *a 315 Scendono i Figli d' Injsfela , o '1 vento Freme lungi nel bofeo? in cotal fuono

Ro-

a Neil' Originale : Così la mia anima farà forte ite" miti amici . *

(XXV)

Romorcggia Gormal * , prima che s' alzi De' flutti miei la biancheggiante cima. Poggia fui colle, o figlio d'Arno, e guata 320 L' ofcura faccia della piaggia . Andonne , Ma tolto ritornò ; tremante , anfante Sbarra gli occhi atterriti , il cor nel petto Sentefi palpitar, fon le fue voci Rotte, lente, e confufe . alzati, o figlio 325 Dell' Ocean , veggo il torrente ofcuro Della battaglia , 1' affollata poflfa Della ftirpe d' Erina : il carro, il carro 23 Della guerra ne vien , fiamma di morte , Il carro rapidiflìmo fonante 330

Di Cucullin figlio di Semo. Addietro Curvafi in arco , come onda allo fcoglio , Come al colle aurea nebbia : i fianchi fuoì Son di commelfe colorate pietre Variati, e dittimi , e brillan come 335

Mar che alla nave fi rifrange , e vibra .

For- » Montagna della Scandinavia .

(XXVI)

Forbito taflb è '1 fuo timone , e '1 feggio

Di lifcio , e lucid' oflb : e quinci , e quindi

Afpro è di lancie , e la più batta parte

E' predella d' Eroi: dal deliro lato 349

Scorgefi il generofo, il ben - crinito,

Di largo petto , di cervice altera ,

Alto - sbuffante , nitritor deftriero ;

*4 L' unghia sfavilla , ed i fuoi fparfi crini

Sembran quella colà flrifcia fumofa . 345

* Sifadda ha nome, e Duronallo è V altro, Che al manco lato del terribil carro Staffi , di fottil crin , di robufta unghia , Nelle temperie dell' acciar bollente Veloce corridor , figlio del colle. 350

Mille ftrifcie di cuojo il carro in alto Legano ; afpri d' acciar bruniti freni Nuotano luminofi in biancheggiante Corona ampia di fpume , e gemmi - fparfe Lifcie fottili redini fcorrendo 355

Li.

* Sutin-Sithfadda . lungo psjfo .

(XXVII)

Libere van fu' maeflofi colli

De1 fuperbi deftrieri :_ elfi la piaggia

Libano velocillìmi , qual nebbia

Le acquofe valli , e van ferocemente

Con la foga de1 cervi, e con la pefitì 360

D'aquila infaticabile che piomba

Sulla fua preda , e col fiagor del verno

per le terga di Gormal nevofe .

Sul carro affilo alto grandeggia il Duce ^

Il tempeftofo figlio della fpada , 3 <5 5

Il forte Cucullin , prole di Semo ,

Re delle conche a : le fue frefche guancie

Lucrano a paro del mio taflfo h , e '1 gurado

De' ceruleo - giranti occhi ben fotto

Giace dell'arco delle ciglia ofcuro. 570

Volagli fuor come vibrante, fiamma

Del

a Gli Scozzefi ne' loro convi- fi ufa fpeflò iti cambio di ti tifavano di ber nelle convito . Re delle conche fi- conche , come pure lo ufa- gràfica Re de' conviti , no i montagna; ai giorni cioè Re ofpitale e cortefe .' roftri . Perciò il termine b Cioè a paro del mio arco di conche in qujrfie Poefie di tal'ò , *

(XXVIII)

Del capo il cr-in > mentr' ei fpingefi innanzi

Crollando V afta minacciofa : fuggi

O Re dell' Qcean , fuggi , ei s' avanza

Come tempefhu E quando mai, rifpofe , 3.75

Mi vederti a fuggir? quando ho fuggito

Figlio di codardia? Che? di Gormallo

Le tempefte affrontai quando dei flutti

Torreggiava la fpuma -, affrontai fermo

Le tempefte del cielo, ed or vilmente 380

Fuggirò da un'Eroe? Fois' ei Fingallo , 2S

Non mi s' abbujeria l'alma di tema.

Alzatevi , verfatemivi intorno > -

Forti miei mille * , in vorticofi giri

Qual rotante profondo, e vi fpingete 385

Dietro al fentier del luminofo acciaro

Del voftro Duce , radicati immoti

Come le rupi del terren natio ,

Che baldanzofamente alle tempefte

Go.

i Mille appretto di Oflian , fi- titudine . Il numero finito

gnifica efercito , benché è pofto per 1' infinito . *

sompofto di maggior mol-

(XXIX) Godon di farfi incontro, e ftendon tutti 39© Al vento irato i tenebrori bofchi .

Come d' autunno da due balze opporle Ifcatenati turbini focofi S' accavallan tra lor , così 1' un 1' altro S' avviluppan gli Eroi : come dall' alto 395 Pi rotte rupi rotolon cadendo Due torrenti fpumofi urtanfi in gioftra Con forti cozzi , e giù con le mille onde Van rovinofì a tempeftar fui piano : romorofe , procellofe , e negre 400

Inisfela, e Loclin nella battaglia Corronfì ad incontrar. Duce con duce 26 Cambiava i colpi , uomo con uom , già fcudp Scudo preme , elmetto elmo , aeciar percoflb Rimbalza dall' acciaro : a brani , a fquarci 40 5 Spiccane usberghi , e sgorga atro , e fumeggia 11 fangue ; e per lo ciel volano , cadono Nembi di dardi , e tronchi d' afte , e fchegge ,'

27 Quai circoli di luce onde s'indora

m

(XXX)

Di tempeftofa notte il fofco afpetto. 419

Non mugghiar d' Oceano, e non fracaflb D' ultimo tuono aflfordator del Cielo Può uguagliar quel rimbombo . Ancor che preffo FofTero i cento di Cor man cantori i8 Per intonare il bellicofo carme, 415

Pur di cento Cantori eran le voci Fiacche per tramandare ai futuri Le morti degli Eroi; folu e fpeflì Cadeano a terra, e de' gagliardi il fangue largo trafcorrea. Figli del canto 420

Piangete Sitalin * , piangi Fiona b Sulle tue piagge il graziofo Ardano e . Come due fnelli giovinetti cervi nel deferto , elfi cader per mano Del feroce Svaran, che in mezzo a mille 425 Mugghiava sì, che lo favillante fpirto

Pa<

a Sithallirt . Bell* uomo . b Fiona. Bella giovine,

e Ardan . Orgoglio .

(XXXI)

Parea della tempefta a affilo in mezzo Dei nembi di Gormal, che della morte Del naufrago nocchier s' allegra , e pafee .

già fui fianco ti dormì la deftra , 430

Sir della nebulofa Ifola * : molte Del braccio tuo furon le morti, e 11 brando Era un raggio del Ciel , quando colpifce I Figli della valle : incenerite Cadon le genti, e tutto il monte è fiamma. 435

20 Sbuffan fangue i deftrier , nel fangue guazza

L' un»

a Era opinione degli antichi Scozzefi , che 1' aria folfe popolata di fpiriti , ed a quefti attribuivano tutti i fenomeni piìi oifervabili , e più ftrepitofi della natu- ra . Non apparifee per al- tro chiaramente , cre- dettero che quefti fpiriti foflero d'un ordine fupe- riore , o piuttofto inten- deffero per quefto nome 1* ombre de' morti . Vedi 1' Oflervaz. io. dopo il Can- to III. Gli Scandinavi con opinione poco dillimile cre- devano che non folo gli

elementi , e gii aftri , ma le felve , i fiumi , le mon- tagne , i venti , i fulmini , le tempefte , avellerò il lo- ro Genio particolare , che vi prefiedefle è Mallet Introd- alla Stor. di Danimarca . * b Cuculialo , Signore dell' Ifo- la di Schy , non impropria- mente chiamata /' Ifola del' la nebbia , perchè gli alti fuoi monti , fopra di cui s' arreftan le nuvole dell' Oceano Occidentale , vi ca- gionano una cjuafi perpe- tua pioggia .

(XXXII) L'unghia di Duronal, Sifadda infrange* Pefta corpi d' Eroi : rafa la pugna Sta dietro lor , quai rovefciati bofchi Nel deferto di Cromia, allor che '1 turbo 440' Sulla piaggia pafsò carco dei tetri Spiriti dejla notte ambe le penne. Vergine d' Iniflorre a allenta il freno 3r Alle lagrime tue , delle tue ftrida Empi le balze, il biondo capo inchina 445 Sopra V onde cerulee, o tu più bella Dello fpirto dei colli in fu '1 meriggio, Che nel filenzio dei Morvenj bofchi Sopra d' un raggio tremulo di luce Move foavemente : egli cadeo . 32 450

E1 baffo il tuo garzon ; pallido ei giace Di Cucullin fotto la fpada ; e '1 core Fervido di valor , più nelle pugne

Non

io La vergine d' Iniflorre era lo dei Re d' ìnifcona , che

la figlia di Corto , Re d' fi fuppone una della Ifole

Iniftorre , o fia dell' lfole di Setland . Orcadi . Trcnar era frate!-

(XXXIII)

Non fia che fpinga il giovinetto altero De' regi il fangue ad emular. Trenarre 455 L' amabile Trenar , donzella , è morto . ■* Empion la cafa d' ululati i fidi Grigi fuoi cani , e del Signor diletto Veggon 1' ombra pafìar . Nelle fue fale Pende V arco non tefo, e non s' afcolta 460 Sul colle de' Tuoi cervi il corno ufato . Come a fcoglio mille onde , incontro Erina Tal di Svarau va 1' olle , e come fcoglio Mille onde incontra, di Svarau la poffa Così Erina incontrò. Schiude la morte 3 3 465 Tutte le fauci fue , tutte V orrende Sue voci innalza, e le frammifehia al fuo^r Dei rotti feudi : ogni guerriero è torre D' ofeuritade , ed ogni fpada è lampo . C

aCredevafi in que' tempi cke dopo morte gli i

appena ufeito di vita un ghi che folea 6 ;

Eroe , la fua anima andaf- vivendo Cred fi pare

immediatamente fopra i che i cani ^j i'ca\ ì\\ ve-

fuoi colli , e frequentarle 4*ifero l'ombre dei moni .

(XXXIV)

Monti echeggiano, e piagge , al par di cento 34- 470 Ben pefanti martelli alternamente Alzantifi , abbattami!! fui rollo Figlio della fornace " . E chi fon quelli 3S Quelli chi fon , che tenebrofi , orrendi Vanno con tal furor? veggo due tuoni , 475 Due folgori vegg' io : turbati intorno Sono i colli minori , e trema il mufco Sull' erte cime delle rupi annofe. E chi fon quelli mai, fuorché il pofTente Figlio dell' Oceano, e '1 nato al carro * 480 D' Erina correttor : tengon lor dietro Spedi fui piano , ed anelanti fguardi Dei fidi amici, alla terribil villa Turbati , incerti : ma già già la notte l6 Scende, e tra nubi idue campioni involve , 485

E

a II ferro rovente . * trano fpeflo quefte efpref-

b I Regoli , e i Signori della (ioni : Nato al carro , Figli»

Bretagna tifavano il car- del carro , eh' è quanto a

ro , in fegno del loro ara- dire nato al trono .

do . Quindi è che ;

( X X X V )

"E all' orribil conflitto ornai pofa .

Di Cromia intanto fuirirfuto fianco Pofe Dorglante i cavrioli , e i cervi ,

' Felici doni della caccia * in&anzi

Che lafciaflero il colle i forti Eroi. 490

* Cento guerrieri e raccor fcope in fretta Danfi , trecento a fcer le lifcie pietre, Dieci accendon la fiamma , e fuma intorno L'apprettato convito. Allor d' Erina Il generalo duce in cotal guifa 495

Se fteffo rampognò. 37 Sulla raggiante

a Neil' originale : la fortune della caccia .

h La Tradizione ci ha traf- iiK'ilk 1' antica maniera d' appreftar il convito dopo la caccia . Formavafì un pozzo intonacato di pietre lifcie . Intorno ad elfo fi raccoglieva un cumulo d' altre pietre lifcie e piat- te del genere delle focaje . Qii^fte ugualmente ciré il pozzo fi nfcaldavano con le fcope . Poi fi deponeva una parte della cacxiàgto-

2 Lan-

ne nel fondo del pozzo , ricoprendola con uno ftra- to di pietre , e cosi face- vano fucceffivamente , fin che il pozzo Veniva a riem- pierfi . Il tutto poi fi ri- copriva con le fcope per impedir il fumo. Se ciò fia vero , non pollo dirlo . So bene che fi moftraho anche al giorno d' oggi al- cuni pozzi j i quali il vol- go dice, che folevano ler- vir a cui cri' ufo .

(XXX V l )

Lancia, chinoffi , e a Carilo * fi vette,.

Canuta prole di Chinfena , e dolce

Figlio de' canti: e per me folo adunque

S'imbandirà, quefto convito, e intanto 50©

Starà il Re di Loclin falla, ventofa*

Spiaggia d' Ullina * abbrividato, e lungi

Dai cervi de' fuoi colli, e dalle fale

De' fuoi conviti? or via Carilo forgi,

Porta a. Svaran le mie parole: digli; 505:

Che la mia fella io fpargo : ei. venga, in quella

Ore notturne ad afcoltare il fuono

De' miei bofeherti, on che gelati., acuti

Pungono L venti le mai-ine fpume-..

Venga, e la dolce arpa tremante ,, e i canti, jjjq-.

Afeolti degli Eroi. Carilo andònne:

Con T armonica voce , e cosi diflfe

Al Re dei bruni feudi: Efci dall'irte

Pei:

# Celebre Cantore di Cueul- b Ulfter , provincia deli' Ir» lino . Cean-feana , Capo del landa .

popolo »

C X X X V ì ì )

Pelli della tua caccia , « , efei Svarano

Signor dei hofehi : Cucullin diffonde 5 1 3

La gioja delle conche , e a t' invita *

Vieni o Svaran . Quei non parlò ; muggio , 38

Simile al cupo brontolio di Cromia

Di temperie forier : Quand' anche , Erina , 3P

Le giovinette tue mi ftendan tutte 320

Le lor braccia di neve , e faccian moftta

Dei palpitanti petti , e dolcemente

Girino a me gì' innamorati fguardi ;

Fermo <?uai mille di Loclin montagne

Qui Svaran rimarrà, finche '1 mattino 32$

Venga co' raggi fuoi dal mio Oriente

A rifehiarar di Cucullin la morte .

Grato mi freme nelP orecchio il vento

Che percote i miei mari : ei nelle farte

Parlami, e nelle vele, e mi rimembra 53C

I verdi bofehi di Gormal , che fpeffo

C 3 A'

a Cioè : lafcia le pelli delle quali ti fai fdrajato .

fitre uccife in (accia [opra le

(XXXVIII)

À' miei venti echeggiar, quando roffeggia La lancia mia dietro le belve in caccia. A Cucullin tu riedi : a ceder penfi L' antico trono di Cormano imbelle; 535

O ì torrenti d' Erina al nuovo giorno Alle lue rupi moftreran la fpuma Rotta del fangue del domato orgoglio. Carilo ritornò : ben , diflfe , è trifta

La voce di Svaran. Ma fol per lui , 54® Ripigliò Cucullin : tu la tua fciogli Carilo intanto, e degli antichi tempi Rammenta i fatti; fra le ftorie , e i canti Scorra la notte : entro il mio core infondi La dolcezza del duol : che molti Eroi, * , 545 E molte vaghe vergini d' amore Già fiorirò in Erina , e dolci ali* alma Scendon le note del dolor, che s' ode

4* Of.

a II fenfo piti chiaramente è gualche cannone 0 tua , 0 di

cjuefto . Cantaci qualche fio- CJfian . *

rta 0 lriar.dcfe e Scozjz,efe ,

(XXXIX)

41 Offian cantar d' Albion * fu i monti, Quando cefsò la romorofa caccia , 5 5 :

E s' arrefta ad udir V onda del Cona. b

Venne in Erina nei paflfati giorni , 4* Ei cominciò , dell' Ocean la ftirpe . Ben mille navi barcollar full' onde Ver P amabile Ullina . Allor s' alzaro 555 I Figli d' Inisfela , e ferfi incontro Alla fchiatta dei feudi. Ivi Cairba Cima dei duci , ed ivi era pur Gruda Maeftofo garzon : già lunga riffa Ebber tra lor pel variato toro, 560

Che nella valle di Golbun c muggia. Ciafcun volealo, e fu più volte il fangue G 4 So-

s Albione è il nome genera- che feorre per mezzo a

le della Bretagna . Ma in Glenco , nella Contea d'

quefte Poefie fi prende per Argyle . Uno de' colli , che

la Scozia Occidentale in circondano quella piacevo-

im fonfo più riftretto e più liifima valle , ritiene an-

proprio . La voce Albione cora il nome di Scorna-fe-

deriva dall' altra Alpe , na , o fia il Colle del po-

paefe montuofo . polo di Fingal .

"h II Cona qui nominato è e Golb-bhean . Collina bijìorta . forfè quel picciolo fittine

( X L )

Sopra la punta delle forti fpade . Pur nel gran giorno 1' un dell' altro a lat» Pugnar que' prodi , gli ftranier fugpiro. 43 565 Qual nome fopra il colle era bello Quanto Gruda, e Cairba? ah perchè mai Tornò '1 toro a muggir? quelli mirarlo Trefcar bizzarro , e faltellar fui prato Candido come neve, e fi raccefe 57©

L' ira dei duci : in full' erbofe fponde Del Luba * elfi pugnaro , e '1 maeftofo Gruda cadèo : venne Cairba ofcuro Alla valle di Tura . Ivi Brefilla * Delle forelle fue la più leggiadra 575

Sedea foletta , e già pafcendo il core Coi canti della doglia . Eran fuo canto Le prodezze di Gruda , il giovinetto 44 De' fuoi penfier fegreti c ; ella il piangea

Co-

tfLubar, fiume in Ulfter , e L'Originale : della fua ani-

da labhar . ftrepitofo . ma fegreta .

h Br;ifTolis . Donna di candido

Uno .

(XLI)

Come già fpento nel campo del fangue, 58»

Pur iofìeneala ancor picciola fpeme

Del ilio ritorno . Un cotal poco ufeia

Fuor delle vefti il bianco fen , qual Luna

Che da nubi trapela : avea la voce

Dolce più ch'arpa flebile gemente: 585

Fiffa in Gruda avea V alma , era di Gruda

Il fuo fegreto fofpiretto, e '1 lento

Furtivo fogguardar delle pupille .

Gruda quando verrai? guerriero amato

Quando ritorni a me? Venne Cairba 59©

E le diflfe : or qua Brefilla prendi

Quello fanguigno feudo ; entro la fala

L' appendi per trofeo : la fpoglia è quella

Del mio nemico . Alto tremor le feoffe

Il fuo tenero cor; vola repente 595

Pallida , furibonda , il fuo bel Gruda

Trovò nel fangue , e gli fpirò fui petto .

Or qui ripofa la lor polve, e quelli

Due mefli tafii foiitarj ufeiro

(XLII)

Di quella tomba, e corfcro anelanti eoo

Ad abbracciarli con le verdi cime.

Tu fui prato , o Brefilla , e tu fui colle

Bello eri , o Giuda : il buon cantor con doglia

Rimembrerà i tuoi cafi , e co' fuoi vera

Confegnerà quelli amorofi nomi 605

Alla memoria di remote etadi .

Dolce è la voce tua, Carilo, e dolce

Storia narrarti : ella fomiglia a frefca

Di primavera placidetta pioggia

Quando forride il Sole, e volan levi 610

Nuvole fottiliffime lucenti .

Deh tocca 1' arpa e fammi udir le lodi

Dell* amor mio , del folitario raggio

Dell' ofcura Dunfcaglia ; a ah tocca 1' arpa ,

Canta Bragella : io la lafciai foletta 615

Nell'ifola nebbiofa. Il tuo bel capo

Stendi tu, cara, dal nativo fcoglio,

Per difcoprir di Cucullin la nave?

Ah

'Dunfcaich . Nome del palagio di Cucullino.

( X L I I I )

Ah che lungi da te rattiemmi , o cara,

L'invido mar : quante fiate , e quante 6iq

Per le mie vele prenderai la fpuma

Del mar canuto , e ti dorrai delufa !

Ritirati, amor mio, notte s'avanza,

E '1 freddo vento nel tuo crin fofpira .

Va nelle fale de' conviti miei 625

A ricovrarti, e alle pattate gioje

Volgi il pender; che a me tornar non lice,

Se pria non cefla il turbine di guerra .

Ma tu fido Conal , parlami d' arme ,

Parla di pugne , e fa m' efca di mente; 45 650

Che troppo è dolce la vezzofa figlia

Del buon Sorglan , l' amabile Bragella

Dal bianco fen , dalle corvine chiome .

Figlio di Semo, ripigliò Conallo

4<*A parlar lento, attentamente offerva 63 5

Del mar la ftirpe , i tuoi guerrier notturni Manda all' intorno , e di Svaran la poflfa Statti vegliando. Il pur dirò di nuovo,

Per

( X L I V >

Per la pace fon' io, finché fia giunta

La fchiatta del deferto, e che qual Sole 64*

L' alto Fingallo i noftri campi irraggi . 47

Cucullin s'acchetò, colpì lo feudo Miniftro di terror ; mofferfi torto I guerrier della notte , e fu la piaggia Giacquero gli altri al zufolar del vento. 645

<* L'ombre de' morti intanto ivan nuotando Sopra ammontate tenebrofe nubi , E per lo cupo filenzio del Lena S' udiano ad or ad or gemer da lungi Le fioche voci, e querule di morte. 650

OS-

Fu per lungo tempo opi- nione degli antichi Scozze- fi , che un' ombra s' udin*e {trillare vicino al luogo , ove doveva in breve acca- dere la morte di qualche- duno . I ragguagli che fi- no al giorno d' oggi il volgo di queflo ftraordina- rio foggetto , fono molto poetici . L' ombra compa-

risce fopra una meteora ; circonda due o tre volte il luogo ove quello ha da morire *, é poi va lungo la ftrada , per cui dee palTa- re il funerale , (trillando di tratto in tratto . Fi- nalmente là meteora e 1' ombra fparifeono vicino al luogo della fepoltura .

(UV)

OSSERVAZIONI

AL CANTO L

i.TL Poeta fi moftra tofto quale egli è in tutte le A Tue opere . Egli entra francamente in materia, ienza perderli in preamboli . La propoiìzione vera- mente ferve alla chiarezza , e fifla Y idea e 1' uni- ta dell' azione . Pure non è atfolutamente neceifa- ria. Tutto giorno fi raccontano mille ftorie, e no- velle, fenza premettervi alcuna cofa. La Mufa era una divinità incognita ad Oman: per» non poteva implorarne il foccorlo . Ma quando egli Y avelie co- nofeiuta , io credo che potette difpenfarfi da quello ■cerimoniale. L' invocazione, dicono i Critici, acqui- la fede alle cofe , giuftifica il mirabile , e concilia dignità al Poeta, facendolo comparire ifpirato. Quan- to al primo, potrebbe dirli piuttofio eh' ella genera diffidenza. " Sappiamo, dicono le Mufe appretto Efio- do , raccontar molte bugie , fimili al vero . Ri- guardo al mirabile , quello mal s' accorda col veri' fimile , e col conveniente , 1' invocazione difonora la Mufa, in luogo di giuftifkar il Poeta. Oflìan il di cui mirabile non ripugna al buon fenfo , non avea bifogno di mallevadori . Finalmente è meglio che 1* ifpirazione apparifea dallo flile, che dall' avvifo dell' autore. Oman non efpone 1" affilio di Poeta. Si cre- de d' afcoltar un' uomo ordinario, che racconti un fatto. Ma la divinità che lo agita non fi farà fen- tire che con più forza . Non fumum ex fulgore , fed ex

fumo dare lucem Pojlulai. *

Z. Neil' Originale fono frequenti le parole compofie. Io non ho trafeurato quella energica beilez-za , di cui la

l'in-

( X L V I }

lingua Italiana è fufcettibile. Ma nel tempo ilkfld ho procurato di sfuggir la durezza, e la ftravaganza della compunzione. *

3. Quella iperbolica immagine corrifponde egregiamen- te alla gigantefca Itatura dei popoli Settentrionali attediata da tutti gli Storici antichi. Avvertali ino!'» tre che quel che parìa è un' uomo {paventato. Ome- ro nel ;}. dell' Iliade v. 754. ufa una limile efpref- iione, ma in un' occalìone molto diverfa . Ettore an- dava impetuofamente per animare i Trojan! , e ricon- durli alla battaglia. A quello propofiro Omero , lo paragona ad un monte nevoio. 0"pcì' viQawri ìotxd;\ Vorrei ben veder qual convenienza vi lolle tra un'

uomo che corre, anzi vola, e un monte di neve, il quale è probabile che ftefie fermo. *

4. Le relazioni per dialogifmo fono molto in ufo ap- pretto i Poeti antichi. Elle hanno molta energia ed evidenza, e perciò fono più confacenti alla Poefia . Ma è da ofTervarfi che quella bellezza poetica deve T origine alla rozzezza delle menti nei fecoli pri- mitivi . Il rilevar lo fpirito d'un difcorfo, e farlo fuo nel riferirlo, non è proprio che d' un ingegno ri- fleffwo, ed efercitato. Cosi vediamo che le relazio- ni delle perfone del volgo fono quali fempre dram- matiche. *

5. Una delle regole intorno al carattere dell' Eroe d* un Poema , fi è che la prima idea che fi prefen- ta di lui , ci prevenga favorevolmente. Alcuni Poeti fanno elfi medefimi i ritratti dei loro Eroi. Ma il modo più femplice inficine e più artifi/iofo è quel- lo di farli rifaltare indirettamente. Nilfuno conobbe quella finezza meglio di Oflian. Fingal non compa- ri fce che nel terzo Canto , e fembra che il prin^ cipala attore (fia Cucullino. Ma il fuo nome fi pre-

(XLVIi)

fenta fui bel principio in un tale afpetto , che fa prefentir ben torto 1' Eroe del Poema . Svarano il filo nemico , 1' invafor dell' Irlanda , in mezzo al- le fue bravate non teme che il paragone di Fingal . Quali' idea non dobbiam concepirne ! Vedremo varj altri tratti d'ugual finezza . Omero non s'è piccato d'una condotta delicata. Apprettò di lui gli Eroi più importanti dello fletto partito, non che i nemi- ci , fi trattano reciprocamente da codardi e da vili . Come potrà ammirarli il lettore , fi difpregian tra loro? *

6. Ho ammollite un poco refpreflìoni caricate dell* Originale : I nojìri talloni rovefeiarono il bofeo : le ru- pi caddero dal loro [ito. La mia traduzione a que- lle parole l'aria di quella figura che attribuifee il fenfo alle cofe inanimate . Del redo il carattere di Svarano brutale , e {tondamente feroce giuftifica V eccetto di quella immagine . Havvi un Juogo limile nel Canto 5. che non ammette quella difefa . Veg- gafi 1' Oflervaz. 6. dopo etto Canto . *

7. Fingal è il primo Eroe del Poema. Cucullino il fe- condo . Il carattere dell'uno e dell'altro è grande , generofo, ed interettante . Ma quel che più partico- larmente diftingue Cucullino in quello Poema , fi è un delicatittìmo fenfo d'onore. Oifian con uno fqui- fìto giudizio dittribuì le parti a quelli due gran per- sonaggi, fenza che lo fplendor dell'uno pregiudicaf- fe a quello dell'altro. Cucullino è l'Eroe del primo Atto: Fingal compifee l'azione. *

8. Può vederli un quadro più vivo, più animato, più variamente atteggiato di quello ? L' arte del Poe- 3, ta , confiderato puramente come deferittore ( dice un celebre Autor moderno ) è di non offrir alla vi- Ha non oggetti in moto , ed anche di ferir

« fi

(XLVIII)

fi pub molti fenfi ad un tempo. Se così è, Of- fian merita il nome di Poeta per eccellenza. *

9. Quefio è '1 quadro ifteflò lotto un altro punto di vi- lla . Il primo cagionò una commozione più viva : quello fa un' imprellion più forte e protonda . *

io. Oifian è abbondanti ffii.no di comparazioni : qualità, la quale è comune ai poeti più antichi di tutte le nazioni . L' imperlezion della lingua le introduffe , e il grand' effetto, che fanno, le accreditò nella Poefia- La loro foverchia frequenza può bene efler difappro- vata dai Critici rigidi che meditano a (angue fred- do . Ma qualora queflo magnifico difetto ci fi pre- lenta , eflb abbaglia e feduce nel punto che fi vorria condannarlo ^ e il fentimento, com'è dritto, la vin- ce fopra il rifletto . Giova qui di ofTervare che lo fpirito di comparazione è forfè la qualità più effen- ziale della Poefia. L' ufizio del Poeta, come rappre- fentatore fantastico, è di raccoglier tutte le fomiglian- ze delle cofe : e il corpo del linguaggio Poetico è in gran parte comporto di comparazioni riftrette . Del retto le frequenti comparazioni fono comuni sA Of- fìan , e a tutti i Poeti antichi : ma pochi divido- no con lui la gloria della loro ilraordinaria bellezza . *

11. Il carattere di Connal è anch'elfo d'un genere di cui non v' ha efempio in Omero . Egli è un' Eroe faggio, e moderato. Benché gran guerriero, configlia femprc la pace. E prudente , ma non della pruden- za ciarliera di Netlore . Non fi altera per la po- ca riufcita de' fuoi configli , per gli alimi rim- proveri ingiufti : ma fegue tranquillamente a far 1* ufizio di faggio capitano, e d'amico fedele. *

i2.Notifi quello tratto. Il difTuader Cucullino dal com- battere colf idea del fuo pericolo , farebbe fiato un* offendere la grandezza d' animo di quell'Eroe. Con- nal

( X L I X )

nal con quelle parole gli mette in vifia , che qui non fi tratta principalmente citila Tua gloria , ma della falvezza del fuo pupillo, ed infinua quella ec- cellente maflìma , che l'onor privato deve ceder al dovere. *

j 5. Quello fentimento benché fembri derogare all'ero- ifmo di Finga! , pure tende ad innalzarlo . Egli è qui rapprefentato come il modello del valore ; e il dire ch'egli fcanferebbe la battaglia, non è per al- tro fé non perchè Cucullino troppo delicato in que- lle materie, non fi recaffe a diionore di far lo ltef- fo . Così Agamennone nel 7. dell' Iliade per dif- fuader Menelao dal combatter contro di Ettore, gli dice che Achille ifteffo tremava di fcontrarli con quel guerriero ; quantunque ben (aperte eh' Ettore all'oppofto non ofava ufeir delle mura per timor d' Achille . Ove fi oflervi eh' ivi Agamennone dice crudamente a Menelao, ch'Ettore è affai più forte di lui . Qui Connal non paragona il valore di Sva- rano con quello di Cucullino , ma folo la fuperiori- ta delle forze del primo colla fcarlezza delle trup- pe Irlandefi. *

14. La fedatezza Eroica di Connal fa un' eccellente contralto con la ferocia di Calmar, efpreffa poc'anzi coi più forti colori. Quefto difeorfo è nel fuo gene- re un modello di perfezione. Connal ribatte con di- gnità, e con una modeftia piena di grandezza gl'in- lutti di Calmar ; poi traforandolo, fi rivolge grave- mente a Cucullino ; lo configlia a facrificar la fua gloria alla ficurezza del fuo pupillo , e termina con una rifoluzione rifpettofa infieme, ed eroica. Arilto- tele loda Omero per aver introdotti i difeorfi nel Poema Epico : ma vorrei che mi fi dicefie quanti ne trovino nell'Iliade di fimil genere. *

D 15. Of-

( L )

^.Oflìan è fecondo d' epifodj . Le regole più Tevere vorrebbero che quelli folfero come ftrumentti dell' azion principale, e ferviifero di mezzo, o d' oftaco- lo. Ma niflun Poeta fi all'oggetto perpetuamente a quella ecceifwa, e non necefTaria rigidezza . Quali la metà dell' Eneide è comporta d' Epifodj che potreb- bero levarti, lenza che l'azion principale ne foffrif- fe alcun danno. Balla dunque che gli Epifodj fieno chiamati naturaìmente da qualche circoltanza del foggetto, e che fie'uo collocati in luogo opportuno . Il preferite , e varj altri hanno tutte e due quelle qualità. In qualche altro fembra che manchi un po- co la prima . Vedi più (otto l'ofTerv. 42. *

16. Chi avrebbe mai creduto che la nebbia potette grefentarej una comparazione così gentile ? Peccato che la bocca d'un brutale, come coltui, la difonori, un poco . Certo non poteva immaginarfi una cofa più vaga , più fina, e più propria per rapprefentar con un lolo oggetto una chioma lifeia, bionda, crefpa , e ondeggiante tutto ad un tempo . Ecco di quelle fquifitezve che fi cercherebbero indarno in Omero . L'autor degli Annali Tipografici parlando della dif- ferenza che paffa tra Omero, ed Olfian , trova un vantaggio a favor del primo nella natura del cli- ma.,, Egli è ridente, dic'egli, nella Grecia, e nell' Afia minore : laddove il noflro Poeta non aveva altri fpcttacoli, che immenfe forelte , vafti e fle- ri I i deferti , montagne coperte di neve , nebbie eterne, mari burrafeofi, e cinti d'orribili fcogli.,, Ciò è verillìmo. Contuttuciò non fi vede che il cli- ma ridente di Grecia abbia ifpirata ad Omero una gentilezza d' immaginazione molto difiinta . Laddo- ve l'occhio fagace di Offian rifehiarato dalla finez- za del fuo fpirito fa feerger in quei tetri fpettacoli

del-

(LI)

«Ielle grazie inviabili a qualunque altro, e talora la fua iantafia sforza la natura a cangiar d'afpetto. *

ij. Crura ilints columna marmorea qnx fondata Cunt fuper bafes aureas . Cant. e. 6. v. 15. Sii ut turris David collum tuum e. 4. v. 4. Ubera me a fu ut tums e. 8. v. io. Le maniere di Oflfian s1 aaoltano mol- tilTimo a quelle delle Divine Scritture . Anche que- lla particolarità ce lo deve render prezio'o . *

18. Il carattere di Morna è quello d'una donna accor- ta infieme e rifoiuta . Ella sfugge una dichiarazio- ne , e cerca di diitrar Ducomano con una ricerca che dovrebbe intereflarlo . Quando fi vede Oretta , abbandona le riferve , e Io rigetta con u:i fangue freddo il più difperante. *

19. Come fa coglier bene il fuo tempo ! dopo il frefeo fuo merito egli avea di che comprometterli. *

20. Morienfque fuo [e in vulnere verfat . Virg. L' erpref- fìone di QìTiàn è più energica e più gravida . La morte dice molto di più . Una ferita fa una fo- la immagine vifibile : la morte ne prefenta un riltretto, e lo fpirito del lettore ha la compiacenza di fvilupparlo.. *

21. Non v'è Poeta paragonabile ad Offian nelle nar- razioni Tragiche . Quella ha tutti i numeri per forprendere e icuoter Io fpirito . Il carattere fiero di Ducomano, l'atroce negligenza colla quale colui riferifee la morte del fuo rivale : Y accorre?za don- nefea , e l'arditezza virile di Morna; lo itile rapido e concita; infine que'due gran colpi , ambidue, ben- ché Umili -, inafpettati, percotono e crollano l'ani- ma, e lafcianvi un' impresone profonda e complef- fa, che poi va a fcioglierfi in una dolce triftezza . Io ofl'erverb un' artifizio eh' egli ufa coftantemente in fatte narrazioni, e che moftra il gran màéftrl.

D 2 Egli

( L I I )

Egli da prima intereffa il cuore coi modi i più toc- canti. Come n'è refo padrone , lo precipita vio- lentemente alla meta , lenza dargli tempo di pre- sentirlo . Di più egli omette fpeffo qualche circo- stanza che rifchiarerebbe il fatto , ma ne Snervereb- be la forza . Come qui , non fi concepifce chiara- mente il modo, onde Ducomano fenice Morna. Ma Odìan fa troppo bene i colpi fegreti dell'arte per pon curarli di ciò. Scoppia il fulmine , StordiSce , abbaglia, e Iafcia in un'ofeurita che mette il colmo all' orrore. *

22. Quel che al fuo efercito Sembrava un torrente , a Svarano Sembra uno feiame d'infetti . Un tratto di quefta Sorza, dice afSai più d'ogni deferizione . *

23.Quef.ta è la deferizione più ricca, più magnifica, e più ampia di quante fi trovino in Offian , e Somi- glia più d'ogni altra alla maniera abbondante d'Ome- ro . Il foggetto lo meritava . Sembra per altro che l1 eSploratore Sia tornato troppo predo, e che Sia trop- po Spaventato per poter aver offeriate tutte quelle particolarità , e riferirle così didimamente . Ma fi può dire ch'egli è più sbalordito che (paventato : e quello carro abbaglia con tante bellezze, che quefla picciola macchia retta afforta nella Sua luce. *

T.^.UnQuLe equorum ejus ut filex , & rotx ejus quaft ini- p-rus tempejiatis ISaia e. 5. v. 28. *

25.Il Poeta non ci Iafcia dimenticar del fuo Eroe . Noi eravamo immerfi in Cuculi ino , e nel fuo ter- ribile apparato. Finga! fi moltra obbliquamente , e ci richiama a Se. Non c'è pericolo che la Sua affenza gli pregiudichi. La fua immagine ci Segue per tutto. *

26. Il lettore può paragonar quella deferizione con una Simile d'Omero nel 4. dell'Iliade v. 446. Stazio ha felicemente imitato Omero :

(L I I I)

]am clypeus clypeis, umbone repellitur umòo^ Enje minax enjh , pede pes, & cupide cufpis .

27.Quelta adattati(fima,e vaga comparazione slancia un colpo di luce improvvifa fulla terribile fcena di que- fta detenzione , e fa Cullo fpirito dei lettori un' ef- fetto del tutto corrifpondente a ciò eh1 ella rappre- fenta. *

28.Il coftume di condur feco i Cantori nelle battaglie era comune non meno ai Celti , che ai popoli dil- la Scandinavia . Olao Trigguefon Re di Norvegia ne condii (Te feco alquanti in una fpedizione, e col- locatigli in una certa diftanza , Voi non canterete , diffe rivolto loro con fierezza , quel che avete udi- to , ma quel che avete veduto . Malie t Introd. alla Storia di Danim. *

29. H",- oV 'AyiXkvog ^tyaQv/jt.% ii.wvyj$ "nrirbi

%Ti7fi0V Ò/J.d VtXVa$ Ti Kj UCTTf ià*U$ ' ai (J. art <T' U%MV

Ntp9iV «Vas •nri7rxXxy.ro II. 20. V. 498.

Spargit rapida ungula rores

Sangui/teos , mijlaque cruor calcatur arena . En. 1. 12. v. 359. *

30. Non fi pub ammirare abbaftanza la forza, l'aggiì** ftatezza, e la finezza di quefte comparazioni . Non. può negarfì che Omero non ne abbia molte piene di fublimità e d'evidenza. Ma bifogna parimenti ac- cordare, ch'egli ne ha forfè altrettante baffe , e feon- venienti: e quelle ftelTe che fono le più pregevoli , rare volte abbracciano infieme tutte le qualità necef- farie . Di più nelle fue comparazioni non fi feorge eerta rarità di fcelta , molta lode d' ingegno . Omero per lo più accetta gli oggetti che prefen- tano : Offian fpeffo li fceglie , e talvolta in certo modo gli crea . *

3i.0ffervifi quella artifìziofa alternativa d'affetti forti, D 3 e pa*

( L I V)

e patetici. Poco è ad Offian d'effer ammirabile : il fuo m affini:) itudio è d' eflkr toccante . Sono rari in Omero quelli tratti prezioli di featimento , o appe- na abbozzati. Egli tocca alle volte qualche partico- larità inttreffante , ma lo fa con uno Ili le così di- atelo ed unito , che fa pochiflìmo effetto . Il tuono del. e lue narrazioni fomiglia molto al canto delle fue cicale : è lungo, ed uniforme . La tenera Apo- flrofe di Oflnn rompe la monotonia dello ftile , e corregge la ferocia che ifpiranc le leene di guerra . Solo tarebbeftato defìderabile the quell'amabile guer- riero avelie potuto pi ut tolto cadere per man del fe- roce Svarano, che del virtuofo Cucul'ino . Ma que- lli almeno non l'intuita villanamente come fa quel brutale d' Idomcneo col generofo giovine Otrioneo nel 15. dell'Iliade. * r;.Chi? bella , ed interinante fofpenfione! * S^.DiLtavit infeinus animarti fuam, & apsruit os fuum

ablqnc itila termino. If. e. 4. v. 14. * 34. Cento martelli lembrano picciola cola dopo tanto tracaffo . Ma il Poeta non intende qui di fpiegare la grandezza del rimbombo , ma folo il frequente e vicendevole rimbalzo dell Eco : nel qual fenfo la comparazione ha tutta la proprietà. *

35. Qiieita è una maniera generalmente ufata da Oilìan per ilcuotere improvvifamente Jo fpirito , e fidar V attenzione fopra un' oggetto importan- te . NcHun' altro lo meritava più di quefto . Un tal modo è pur frequentiffimo nella Poefia Ebraica. *

36. Dopo averci mefiti in un' afpettazione grande , il Poeta ci pianta , e copre la Scena . Qucfta è una crudeltà molto artifiziofa . Ella attacca, e tiene in moto Io fpirito: delude la cu/iofìrà per ec- citar-

(XV)

citarla maggiormente, e per foddisfarla a Tuo tempo con maggior diletto. *

37.U Traduttore Inglefe nell' argomento di que!t > Canto, dice che l' ospitalità verfo gli ftefTì nemici tra un coftume degli antichi Scozzeii . Ma dal mo- do con cui (1 lpiega il Poeta non par eh' ella fof- fe tanto univerfale. Il fatto ffa che O'fian conofeeva meglio d'ogni altro che il Poeta deve interellare, e ch'egli non può riufeirvi, fenza predare a' fuoì Eroi i tratti più dittimi di generosità che hanno un dritto incontraihbile fui cuore umano. Quella verità non fu molto conofeiuta da Omero. Quindi fi può ammirare il fuo Achille , ma egli non intereflerà mài alcuno . *

30. Non ci volea meno per prepararci a una rifpofta cosi brutale . *

39.ll Vico riconofeerebbe con piacere nella cruda fel- vatichezza di coftui quo' primi Polifemi, che fecon- do Platone erano i capi di famiglia nella natura felvaggia , e viveano nelle loro grotte , ricufando qualunque commerzio e focieta . Nec vifu facilis , ree dittu affabilis ulli . Abborre tutto quello che non è fuo, e fi fa centro della natura . Il mattino non ha altro ufizio che di fèrvft alla fua fierezza . L' Oriente appartiene a lui . Se il Sole fpuntaflfe dall' Irlanda V abborriabbe come fuo nemico . Il Suifim di quello gran caratter Ciclopico , e la fìra- nezza che ne iegue fono {colpiti con una forza che sbalordifce. *

40. In due fillabe che gran fenfo ! Cucullino non de- gna nemmeno d' informarli di quel che Svarano ha nfpofto, e fenza curarlo, lo abbandona al fuo brutale carattere. Notifi pofeia la naturalezza eia difinvoltura del pafiaggio per introdurre il feguente Epifodio. * D 4 41, Veg-

( L V I )

4i.Veggafi con che deferita e naturalezza il Poeta pone le proprie lue lodi in bocca di Cucullino.

42' Se qualchcduno domandante qual relazione abbia quelf Epilodio con 1' azion principale, fi può rifpon- dere , che nelle parti oziofe d'un Poema , il Poeta è libero d'inferiori quelle descrizioni che gli fembra- no più naturali e opportune. Quindi in tutti i Poe- mi vtegiamo gl'intervalli dell'azione riempiuti con giochi, fede, (acrifizj , e altre cole relative ai riti, agli ufi, e ai trattenimenti di quella nazione . Ora bifogna metterli feriamente nello fpirito , che il canto appretto i Celti era tutto , e che nulla fi facea fenza il canto . II pattar la notte fra i canti era cofiume lolenne, ed universale. Le loro iilorie, la facra memoria de' lor maggiori , gli efempj degli Eroi, tutto era confidato alle canzoni dei Bardi. Il bifogno, il diletto, la gloria, la pietà, il dovere tut- to cospirava a fomentar in quelle nazioni il violen- to trafporto che nutrivano per la Poefia . Ora i canti dei Bardi aveano tanti dritti per efTer intro- dotti nel Poema di Offian, e il canto, come ta- le , non ha veruna relazione al foggetto , io non ci veggo maggior neccflità , che le tìorie contenute in quei canti debbano riferirli al medefimo . Ma alcuni dei canti Epifodici di Ofiian non hanno una relazion diretta al fogetto particolar del Poema, tut* ti però Ci rilerifcono allo fpirito, ed al fine genera- le di quello, e degli altri Poemi di Offian , il qual è d' ifpirar grandezza d'animo, e fenfibilità di cuore col racconto d' avventure Eroiche, e compalìione- voli. *

43. Da quefte parole il Sig, Macpherfon è indotto a credere che il fine di quefio Epifodio ila di ricon- ciliare Connal, e Calmar che avevano altercato in- ficine ,

( L V I I )

Heine, eoirefempio di Gruda , e Cairba,i quali, ben- ché nemici, avevano combattuto unitamente contra i Danefì . Chiedo icufa al valente Traduttore , ho qualche difficoltà di aderire a quella interpreta- zione . La cagion della riffe tra Gruda, e Cairba era d'una natura troppo diverfa , perchè Connal , e Cal- mar potefTero applicar quella Storia a fleffi . Di più s' era già data la battaglia, ed è credibile che gli Eroi avellerò fatto il loro dovere . Finalmente qual farebbe l'effetto di queito racconto ì Connal, e Calmar dopo aver combattuto contra i nemici, do- vrebbero sfidarli fcambievolmente ad imitazione di Cruda, e Cairba. Oflian mi fembra più efatto quan- do tende ad un fine . Io inchino dunque a credere che quello Epifodio non abbia altro fine che quel generale di dilettare, e di muovere : fopra di che parmi d' averlo giullirìcato abballanza nell' oflerva- zione antecedente. * 44. Una delle maggiori bellezze di Offian fono gli amo- ri, i quali vengono da lui maneggiati con una de- licatezza così particolare , che merita d' effer efami- nata. Bafta notare la divertita, con cui fu trattata quella piffione dai Poeti dell'altre nazioni. L'amo- re dei Greci, e dei Latini è un bifogno fili co , e mate- riale: quello degl'Italiani è fpirituale: quel dei Fran- zefì Bd-efprìt . L'amore di Offian è d'un genere che non raffomiglia a verun di quelli. Egli ha per bafe il fentimento, perciò è tenero e delicato , e '1 fuo linguaggio non è fpiritofo, ma toccante. Si riferifee ai fenfi , ma tra quelli fceglie i più puri , quali fo- no la villa e l'udito : quindi non è aflratto, groffolano , ma naturale e gentile . Ollian parla fpeflb del feno , e mollra di compiacerfi nel dipin- gerlo. Quello oggetto appretto gli altri Poeti s' ac- colla

( L V I I I )

eofta al lafcivo : ma ciò nafce , perch' effi accom- pagnano le lor defcrizioii con tali fentimenti , che moìtrano di non appagarti della fola viltà. In tutto Oflìan non fi troverà un'efpreflìone che fi ri- " fenica al tatto . Da tutto ciò rifulta che 1' amore di Ofiìan è decente, fenza affettazion di modeitia . La rirenutezza degli altri porta feco un'aria di mi- ftero, eh' è più un' incentivo , che un treno . Ofiìan feorre con una franca innocenza Copra tutti gli og- getti del bello vifibile , e in ior fi ripofa così natu- ralmente, che non da luogo al fofpetto. Non fi va più oltre , perchè non fi crede che fi pofTa andar- vi. Dopo il cuore, e la viltà non c'è altro da bra- mar da una donna . Non ho io detto a ragione , che la grand' arte di OHìan, è di depurar la natu- ra fenza alterarla? * 45. Che bel cangiamento d'affetti e di fentimenti ! che contrailo toccante fra lo fpofo e 1' Eroe ! Non Ci fa debbafi ammirar più quello , o interefìarfi per quello. *

46. Epiteto convenientifTìmo alla prudenza, e al fangue freddo di Connal . Queito Eroe è tempre (inaile a medefimo. Tutti i caratteri di Offian fono non me- no foftenuti, che annunziati perfettamente : laddove quei d'Omero fono quafi tutti in contraddizione con (le ffi, cominciando da Achille. *

47. Ecco di nuovo in campo Fingal per la quinta vol- ta. No: fen2a di lui non v' è fperanza . Citcullino è un gran guerriero: pure la falute dell'Irlanda di- pende dal folo Fingal . Quella è l'idea con cui ci congeda il Poeta. *

CAN-

(LIX)

CANTO II.

* * *

ARGOMENTO.

L' Ombra di Crugal , uno degli Eroi Irlandejz eh'' era fiato ucci/o in battaglia , appari- fce a Cannai , e predice la [confitta di Cuculli- fio nel projjtmo combattimento . Connal comunica a quejlo la fu a vi/ione , e lo follecita vivamente a far la pace con Svarano .* ma Cucullino è inficjji- bile per principio d1 onore , non volendo ejfer il pri- mo a ricercar la pace , ed è rìfoluto di profeguir la guerra . Giunge il mattino . Svarano propone a Cucullino difonorevoli condizioni , le quali vengono rigettate . La battaglia incomincia , e dura ojìinata- mente per qualche tempo , finche alla fuga di Gru- mal tutta /' armata Irlandefe cede . Cucullino , e Connal coprono la ritirata . Carilo conduce i falda- ti Irlandefì ad un monte vicino , dove fono tojl*

fi-

(L X )

feguiti da Cucullìno mede/imo , il quale /copre dèi lungi la fiotta di Fingal , che j' avanzava verfo (a cofta : ma , [opr aggiunta la notte , la perde di ruijla . Cucullìno afflitto , ed abbattuto per la fua [confitta attribuisce quefto finijlro avvenimento alla morte di Ferda fuo amico , qualche tempo innanzi da lui ucci/o . Carilo per far vedere che il cattivò fuccejfo non feguita fempre coloro che innocentemente uccidono le perfine a lor care , introduce P Epìfodie di Cornai , e Qalvina «,

CAN-

(L X I )

CANTO II.

A o s a n gli Eroi , tace la piaggia . Al fuono i D' alpeftre rio fotto 1' antica pianta Giace Conallo : una mufcofa pietra Softiengli il capo ; della notte udia Stridula acuta cigolar la voce * 5

Per la piaggia del Lena; ei dai guerrieri Giace lontan , che non temea nemici Il figlio della fpada . Entro la calma Del fuo ripofo egli fpicciar dal monte Vide di foco un rofieggiante rivo . 1

Per quell' ardente luminofa riga A lui fcefe Crugallo, uno dei duci Poe' anzi eftinti , che cadeo per mano Del fier Svaran : par di cadente Luna Raggio il fuo volto j nugoli del colle 1 5

For-

0 Cioè , il vento notturno , accennate fui fine del Can- pp'pur le voci dell' ombre to antecedente , *

( L X I I )

Forman le vefti : fembrano i Tuoi fguardì Scintille eftreme di languenti faci . Aperta , ofcura , nel mezzo del petto Sofpira una ferita . O Crugal , diffe Il poffente Conal, figlio di Dedga 2o

Chiaro fui colle , o fràngitor di feudi Perchè pallido, e niello? 2 io non ti vidi Mai nelle pugne impallidir di tema. E che t' attrifla ? lagrimofo , e fofeo Quegli fi flette : full' Eroe diftefe 2 5

La fua pallida man , languidamente Alzò la voce in fuon debole e roco , Come P auretta del cannofo Lego . 3 Conal , tu vedi P ombra mia che gira

Sul natio colle , ma '1 cadaver freddo 3 o

Giace d' Ullina full' ignude arene . Più non mi parlerai , le mie orme Vedrai fui prato : qual nembo di Cromia Son vuoto, e lieve, e per l'aere galleggio Qual' ombra della nebbia : odimi , o Duce , 3 5

Ves-

( L X I I I )

Veggio l'ofcuro nugolo di morte Che lui Lena fi ita : cadranno i figli D' Inisfela , cadran : da quefto campo Ritirati, o Conallo : è campo d'ombre. Ditte , e (pari come ofYuicata Luna 40

Nel filchiante Tuo nembo . Ah no , t' arre Ma , T'arreda, o ibleo roifeggiante amico, Diflfe Conal , vientene a me , ti fpoglia Di quel raggio celefte , o del ventofo Cromia guerriero. In qual petrofa grotta 45 Ricovri tu ? qual verdeggiante colle Datti albergo e ripofo ? e non udremti Dunque nella tempefla , o nel rimbombo Dell' alpeftre torrente, 4 allor che i fiacchi Figli del vento a cavalcar ien vanno 50

Per l'aeree campagne? ei , così detto, Rizzali armato, a Cuculiai s'accorra , Picchia lo feudo; rifvegliofli il figlio Della battaglia. E qual cagion ti giuda? DiiTe del carro il reggitor iublime ; 5 5

Per-

( L X I V )

Perchè nel bujo della notte armato Vieni o Conal? potea la lancia mia Volgerli incontro a quel rumore , ond' io Piangeri poi del mio fedel la morte . Conal che vuoi? figlio di Colgar parla a, 6©» Lucido è '1 tuo configlio a par del Sole . Duce, ei rifpofe, a me pur ora apparve L' ombra di Crugal : trafparian le ftelle Fofche per la fua forma, avea la voce Di lontano micelio: egli fen venne 6$

MefTaggiero di morte , ei favellommi Dell' ofeura magion . Duce d' Erina Sollecita la pace , a sgombrar penfa Dalla piaggia del Lena. Ancor che fórche Per la fua forma trafparian le ftelle, 70

Soggiunfe Cucullin, teco o Conallo,

Sog-

» Sembra che figlio in quefto glio , ma nipote di Col- luogo non fignifichi altro gar , o Congal . Vedi 1* che difeendente : poiché annotaz. al v. 105. del abbiam veduto di fopra Canto I. *

che Connal non era fi-

( L X V ) L' ombra parlò ? quefto fu '1 vento amico , Che nelle grotte mormorò del Lena . 5 O pur fu Crugal , che noi forzarli Di comparirmi innanzi? e non gli hai chiedo 75 Dove fia P antro Tuo , dove P albergo Dell' ofpite dei venti ? allor potrebbe Forfè il mio brando rintracciar cotefta Prefaga voce , e trar da quella a forza Il fuo faper: ma '1 fuo fa per , Conallo, 80 Credimi , è poco . Or come ? egli poc' anzi Fu pur tra noi : più fu che i noftri colli Ei non varcò : 6 chi della noftra morte Potriagli dunque rivelar l'arcano? L' ombre fu i venti e fulle nubi in frotta S5 Vengono e vanno a lor piacer , foggiunfe Il fenno di Conal * : nelle fpelonche Fanno alterni colloquj ,. e degli eventi Parlano de' mortali . E de' mortali

E Par.

jCioè , il faggio Connal . e Latini. Sententìa dia G*^

Qiiefta maniera è frecjuen- tonis . B/w HpacjsXnsnw . * te appretto i Poeti Greci 5

( L X V I )

Parlino a fcnno lor , parlin di tutti, 90

Di me] non già , che '1 ragionarne è vano. 7

Scordimi Cucullin , perch' io fon fermo

Di non fuggir. Se fiffo è pur eh' io caggia ,

Trofeo di gloria alle future etadi

Sorgerà la mia tomba a ; il cacciatore 95

Verferà qualche lagrima pietofa

Sopra il mio fallo , e alla fedel Bragela

Sarò memoria ognor dolce , ed acerba .

Non temo di morir , di fuggir temo ,

E di {"mentirmi: che più volte in guerra io©

Scorfemi vincitor l'alto Fingallo . 8

O tenebrofo fantafma del colle ,

Su via inoltrati a me , vien fui tuo nembo ,

Vien fui tuo raggio, in la tua man rinchiufa

Moftrami la mia morte : aerea forma , 105

Non fuggirò . Va , va , Conal , colpifcì

Lo feudo di Cabar che giace .appefò

0 L' Originale : i* alzerà la mia tornea tra la fama de' te mpi futuri . *

(LXVII)

tra quell'afte; i miei guerrier dal fonno Svcglinfi tutti) e alla vicina pugna S'accingan torto» Ancor che a giunger tardi 110 L' eroe di Selma " , e la robufta fchiatta De'tempeftofi colli *, andianne , amico, Pugnili , e ila con noi vittoria , o morte .

Si diffonde il romor : forgono i duci , c

Stan fu la piaggia armati al par d' antiche 1 1 5

Quercìe crollanti i noderoiì rami ,

Se gelata onda le percote , e al vento

S' odon forte ftormir 1' aride fronde .

Già la nebbiofa dirupata fronte

Di Cromia appar , già '1 mattutino raggio 1 -io Tremola fu la liquida marina ,

E %

* Nome del palagio Reale di fte maniere comparative ; Fingal . perchè nell' Originale b I Caledonj . fono tratto tratto ripetu- ta Segue nell' Originale : Co- tute \ anche perchè non me lo fpezz<*rfe £ un% onda, fi feorge precifamente in ttzxurro - rotante . Talvolta , che convengano l1 oggetto benché affai ài rado , della comparazione , e 1' ho creduto di poter tra- -oggetto comparato *

lafciarg alcuna di que-

( L X V I I I )

folca più, ben lucente ancora. Va roteando lentamente intorno La g''igia nebbia , e d' Inisfela i figli Nafconde ?gli occhi diSvaran 9 . Sorgete, 125 PifTe il Signor dei tenebrofi feudi , Sorgete o voi che ài Loclin dall' onde Meco venirle: già dall'armi noftre Fuggir d' Erina i duci. Or che fi tarda? S' infeguano , s'incalzino. Tu Moria 1 }o

Torto alla reggia di Corman Ravvia: Comanda a lui , che di Svaran la poflfa Protrato inchini, anzi che '1 popol' tutta Nella morte precipiti , ed Ullina Altro non refti che deferto e tomba . IO 135 S' adunano color, fimili a fìormo IX

D' augei marini, quando il flutto irato Li rifpinge dal lido , e fremon come Nella valle di Cona accolti rivi, Qualor dopo notturna atra bufera 140

Alla sbiadata mattutina luce

Voi.

( L X I X )

Voìvon rifluflì vorticofi ofcuri * Sfilati , come ci' autunno 1 fotchi fpettri SulPerbòfe colline, orride in vifta Le avverfe fchiere : maeftofo e grande 145

A par del cervo de' Morvenii bofchi * Svaran s'avanza , e fuor dell'ampio feudo Efce il fulgor della notturna fiamma Che per la muta ofeuritì del mondo Faflì guida e fenderò all'erranti ombre: 150 Guatale il peregrin psllido , e teme . Ma un nembo alfin forto dal mar la denfa Nebbia fquarciò : tutti apparir repente D' Inisfela i guerrier fchierati , e ftretti Qual catena infrangibile di fcogli 155

Lungo k fpiaggia . Oh , diffe allor V altero Dei bofchi regnator , vattene o Moria , Offri pace a coftoro , offri quei patti

E 3 Che

a E' verìfimile che quefto fof- che il Poeta lo crede de-

un cervo particolare di gno di rapprefentarci Sva-

Fingal , di ftraordinaria rauó » * grandezza , e maefU i poi-

(LXX)

Che diamo ai Re, quando alla noftra poffa

Piegan le vinte nazioni, e fpenti \6c\

Sono i guerrieri, e le donzelle in lutto.

E così detto a patteggiar fi pofe

Crollando il capo alteramente. Moria

Venne dinanzi al condottier d'Erma,

Che ftava armato , e gli fean cerchio intorno i 6$

Gli Eroi minori. O Cucullino, accetta

Difs' ei , la pace di Svaran , la pace

Ch' egli offre ai Re , quando alla fua portanza

Piegan le nazioni: a lui tu cedi

La verdeggiante Ullina , e in un con efla 170

La tua fpofa , e '1 tuo can , la dal ricolmo

E palpitante fen bella tua fpofa ,

Ed il tuo can raggiungitor del vento.

QuefH a lui cedi in teftimonio eterno

Della fiacchezza del tuo braccio, e in elfo 175

Scorgi il tuo Re» Porta a quel cor d' orgoglio ,

Porta a Svaran , che. Cucullin non cede .

Egli nV offre la pace : io offro a lui"

Le

( L X X I )

Le ftradc dell'Oceano, oppur la tomba: ** Non fia giammai ch'uno ilranier poffegga 180 Quel raggio di Dunfcaglia , e mai cervetta Non fuggirà per le Loclinie felve Dal pie rateo di Lua a , Vano, e fuperbo Del carro guidator , Moria riprefe , Vuoi tu dunque pugnar? pugnar vuoi dunque 185 Contro quel Re , di cui le navi figlie Di molti bofehi trar potrian divelta Tutta P ifola tua feco per 1' onde? J3 queft' Ullina è mefehinetta , e poca Contro il Signor del mar . Moria, ei foggiunfe, 190 Cedo a molti in parole , a nullo in fatti . *4 Rifpetterà la verdeggiante Erina Lo feettro di Corman J 5 , finché refpirì Conallo l6 , e Cucullin . Conallo , o primo Tra' duci, or che dirai? pur or di Moria 195 Le voci udirli , o generofo e prode Saran pur anco i tuoi penfier di pace? J7 E 4 Q

«Nome del cane di Cucullino.

C L X X I I )

O fpirto di Ciugallo, e tu di morte M' ofafti minacciar? fchiudimi il varco Dell' anguria tua cafa : ella fra' raggi 2 e M' accoglierà della mia gloria involto . Su fu , figli d' Erina , alzate I' afta , Piegate 1' arco , difperatamente Sul nemico avventatevi, ond' ei creda Che a lui dall'alto fi rovefein fopra 20

Tutti i notturni tempeftofi fpirti . Or mugghiarne , orribile , profondo Volvefi il bujo della zuffa : nebbia Gosì piomba fui campo allor che i nembi Invadono il Solar tacito raggio. 21

Precede il Duce ; irata ombra il direfti Che dietro ha negra nube , ed infocate Meteore intorno > e nella delira i venti . Carilo era in difparte : ei fa che s' alzi Il fuon del corno bellicofo ; e intanto 2 1 Scioglie la grata voce , ed il fuo fpirto Sgorga nell' alme degli eftinti Eroi. l8

Do-

( L X X I I I )

Dove dove è Crugal ? difTe la dolce

Bocca del canto 19 : ei br.flfo giace , e mute Son le Tue conche, e lo ricopre obblio . 220 Merla è la fpofa Tua , che peregrina Entro le fìanze del Tuo lutto alberga . * Ma qual raggio vegg1 io, che tra le felli e re Dei nemici fi fcaglia ? ella è Degrena , h La fpofa di Crugalio: addietro ai venti 22^ Laida la chioma \ ha roffeggiante fguardo , Squillante voce. Ahi lafia ! azzurro e vuoto E' ora il tuo Crugal : fìa la fu a forma Nella cava del colle : egli al tuo orecchio Fallì pian pian nel tuo ripofo c , ed alza 230 Voce pari al ronzio d' ape montana . d Ve1 ve' cade Degrena ; e fembra mbe

Che

a Crugal avea fpofa ta Degre- gio di Sole .

na pochiftìmo tempo iman- e L' Originale : egli viene

zi la battaglia, e in con- al? orecchio del ripofo. *

feguenza ella può ehia- d Neil' Originale fegue-it 0 dei

marti propriamente pere- rateati infetti della fera .

grina nelle flange del fuo Ho creduto che 1' ape po-

latto . tefle ballar per tutti . *

i Deo-ghrena lignifica un rag-'

(LXXIV)

Che ftrifeia in fui mattino : è nel fuo fianca La fpada di Loclin : Cairba " , è fpenta , Cadde Degrena tua , Degrena il dolce 235 Riforgente penfier de' tuoi verd' anni ,

21 Udì Cairba il metto fuono, e vide

La morte della figlia: in mezzo a mille, 2S Qj-ial balena che '1 mar frange col pondo , Slanciali, e mugghia: la fua lancia incontra 240 Il cor d' un figlio di Loclin : s' ingroffa La fanguinofa mifchia . In bofeo annofo Ben cento venti , o tra ramofi abeti Di cento colli violenta fiamma Pon'ano appena pareggiar la ftrage , 245

La rovina , il fragor dell' affollate Schiere cadenti . Cucullin recide Come cardi gli Eroi ; Svaran devafta , Diferta Erina : di fua man Curano Cadde, e Cairba dal curvato feudo. 250

Giace Morglano in ferreo fonno z3 , e Calto

Guizi

1 II padre di Degrena ..

(LXXV)

Guizza morendo: del fuo fangue ha tinto Il bianco petto ; è trafcinata e fparfa La gialla chioma per la molle arena Del fuo terren natio : 24 fpeflb ov' ei cadde 255 Già conviti imbandì , fpeflb dell' arpa La voce folle , feftofi intorno Saltellavangli i veltri , e i giovinetti Stavanfi ad affettar faretre , ed archi , Già Svaran crefce , e già foverchia come 26» 25 Torrente che trabocca , e i minor poggi

Schianta , e travolve , e i maggior pefta , e sfianca ,

Ma s' attraverfa Cucullin , qual monte

Di nembi arreftator : cozzano i venti

Sulla fronte di pini, e i maflì informi 2*5

La rìpercofla grandine flagella :

Quello in fua poffa radicato e fermo

Stadi , ed adombra la foggetta valle .

Tal Cucullino ombra, faceafi , e fchermo

Ai figli d' Inisfela: a lui d' intorno 270

Di palpitanti Eroi zampilla il fangue ,

Co*

(LXXVI)

Come fonte da rupe : invan , di' Erina Cade pur d' ogni parte , e fi dilegua Siccome neve a caldo Sol . Compagni , Gruma gridò, Loclin conquifta, e vince: 275 Che più dunque pugnar, paluftri canne Contro il vento del cielo? al colle, al colle Fuggiam compagni ; ed ei fuggiffi il primo Come cervo infeguito , e la fua lancia , Simile a raggio tremulo di luce 280

Dietro traea . Pochi fuggir con Gruma Duce di picciol cor : gli altri pugnando Caddero, e '1 Lena ricoprir coi corpi. Vede dall' alto del gemmato carro

La fconfitta de' fuoi , vedela , e freme 285 D1 Erina il condottier : trafitte il petto A un fier nemico, indi a Conal fi volfe . O Conallo, efclamò, tu m' addeftrafti Quello braccio di morte : or , che farafli ? Ancor eh' Erina fia fugata o fpenta , 290

Non pugnerem perciò ? Si , tu vanne

Ca*

\

( L X X V I I )

Carilo , e i fparfi fuggitivi avanzi Di noftre fchiere la raccogli , e guida Dietro quell' erto cefpugliofo colle . Noi ftiam fermi quai fcogli , e foftenendo 295 L' impeto di Loclin , de' fidi amici La fuga affìcuriam . Balza Conallo Sopra il carro di luce ; i due campioni Stendono i larghi tenebrori feudi , Come la figlia dei ftellati cieli 300

Lenta talor move per 1' aere , e intorno Di fofeo cerchio s' incorona e tinge . Palpitante , anelante e fpuma , e fangue Spruzza Sifadda , e Duronallo a cerchio Volvefi alteramente, e calca, e ftrazia 305

Nemici corpi : quei ferrati e folti Temperano gli Eroi , quai fconvolte onde Sconcia Balena d' efpugnar fan prova . Di Cromia intanto fui ciglion petrofo

Si ritraffero al fine i pochi , e mefli 310

Figli d' Erina , fomiglianti a un bofeo

Cui

( L X X V I I I )

Cui ftrifciando lambì rapida fiamma

Spinta dai venti in tempeftofa notte »

Dietro una quercia Cucullin fi pofe

Taciturno , penfofo : il torbid' occhio 3 1 $

Gira agli alianti amici . Ecco venirne

Moran del mare efplorator: le navi, 27

Le navi, egli gridò; Fingal , Fingallo ,

Il Sol dei Duci , il domator d' Eroi ,

Ei viene, ei vien : fpumano ì flutti innanzi 32©

Le nere prue, le fue velate antenne

Sembran bofchi tra nubi . O venti , o Voi

Venti , foggìunfe Cucullin , che ufcite

Dall' Ifoletta dell' amabil nebbia ,

Spirate tutte favorevoli aure , 325

Secondate il guerrier : vientenc amico

Alla morte di mille , amico ah vieni »

Nubi dell' Oriente a quefto fpirto

Son le tue vele, e 1' afpettate navi

Luce del cielo, e tu mi fei tu fteflfo 330

Come colonna d' improvvifo foco

Ri.

U X I X )

Rifchiaratrice della notte ofcura . O mio Conal , quanto graditi e cari Ci fon gli amici ! ma s' abbuja intanto La notte : ov' è Fingal ? noi le fbfch' ore 335 Stiam qui paffando , e fofpiriam la Luna . Già sbuffa il vento, dalle felle rupi Già sboccano i torrenti, al capo ìrfuto Di Cromia intorno s' adunò la pioggia, E roffe tremolavano le ftelle 340

Per le fpezzate nubi . Apprelfo un rivo Di cui la pianta al gorgoglio rifponde , Mefto s1 affile il condottier d' Erina . Carilo il buon cantor ftavagli accanto , E '1 prò Conallo. Ah, fofpirando dille 345 Di Semo il figlio, ah che infelice e fiacca EMa mia man, dacché 1' amico uccife . 28 O Eerda , o caro Ferda , io pur t' amava Quanto me fteffb . Cucullin , deh dinne L'interruppe Conal, come cadeo 350

Quell' ilìuftre guerrier? ben mi fov vengo

Del

( L X X X )

Del figlio di Damman. Grande era e bello

Come P arco del ciel . Ferda , Signore 2P

Di cento colli , d' Albion ien venne .

Nella fala di Muri * ei da' prim' anni 355*

L' arte del brando apprefe , e d' amiftade

Strinfefi a Cucullin ; fidi alla caccia

N' andammo infieme ; era comune il lett® .

Era a Cairba b già Signor d' Ullina

Deugala fpofa : avea cortei nel volto 36®

La luce di beltà , ma in mezzo al core

La magion dell'orgoglio. Ella invaghifiì

Di quel raggio folar di gioventude ,

Del figlio di Damman . Cairba , un giorno

Difle la bella, orsù dividi il gregge ; 31 3^5

Dammi la mia metà : reftar non voglio

Nelle tue ftanze : il gregge tuo dividi ,

Folco Cairba . Cucullin , rifpofe ,

Lo divida per me : trono è '1 fuo petto

Di

«Accademia in Ulfter , per £ Signore Irlandefe , diverfa ammaendarli nel maneggio dal padre di Degrena . dell' armi .

( L X X X I )

Di giuftiz^ : tu parti. Andai; la greggia 370 Divifi : un toro rimaneva , un toro Bianco di neve ; al buon Cairba il diedi . Deugala n' avvampò: venne all' amante j Ferda , difs' ella , Cucullin m' offende : Fammi udir di fua morte, o fui mio corpo 375 Scorrerà il Luba , la mia pallid1 ombra Staratti intorno , e del mio orgoglio offefo Piangerà la ferita ; o fpargi il fangue Di Cucullino , o mi trapaflfa il petto .. Qimè , difife il garzon, Deugala, e come? : 383 Io fvenar Cucullino? egli è V. amico De' miei penfier fegreti , e contro ad elfo Solleverò la fpada? Ella tre giorni Pianfe; nel quarto ceffe al fuo pianto L' infelice garzon . Deugala , ei diffe , 385

Tu '1 vuoi , combatterò : ma potefs' io Cader fotto il fuo brando . Io dovrei dunque Errar fui colle , e rimirar la tomba Di Cucullin? Noi preflfo a Muri infìeme

F Pu-

a x X X II )

Pugnammo: fi sfoggiano i brandi noftri 39» L' un 1' altro, fdrucciolavano lugli elmi, Strifciavano fu i feudi . Eragli accanto Deugala fua : con un forrifo amaro Diedefi a rampognarlo : o giovinetto Debole è '1 braccio tuo, non è pel brando 395 Quella tenera età , garzone imbelle Cedi al figlio di Semo , egli pareggia Lo fcoglio di Malmor . Corfegli all' occhio Lagrima di vergogna a -, a me fi volle, E parlò balbettando: alza il tuo feudo, 410 Alzalo , Cucullino , e ti difendi Dal braccio dell' amico : ho grave , e negra L' anima di dolor ; che uccider deggio Il maggior degli amici, e degli Eroi. Traili a quei fletti alto fofpir, qual vento 405 Da fetta rupe ; follevai del brando L' acuto filo : ahi iaflb .' egli cadeo , Cadde il Sol della pugna , il caro , il primo

Tra'

* L' Originale : Jìajft la lagrima full1 occhio di gioventù , *

( L X X X I I I )

Tra' fidi amici : fciagurata , imbelle E' la mia man , da che V amico uccifi > 410 Figlio del carro , dolorofa iftoria , Carilo ripigliò , narrarti : or quella Mi rimanda alla mente un facto antico , Che può darti conforto . Io fpeffo intefi Memorar Comallo a che ì' amata uccife , 150 Pur Tempre accompagnò vittoria , e fama La fua fpada , e i fuoi paffi . Era Comallo Un figlio d' Albion , di cento colli Alto Signor : da mille rivi e mille I fuoi cervi beveano , e mille fcogli 420

Rifpondeano al latrar de' veltri fuoi . Era foavità di giovinezza L' amabile fuo volto , era il fuo braccio Morte d' Eroi . De' fuoi penfier 1' obbietto Uno era, e bello , la gentil Galvina , 425 La figlia di Colonco * : ella fembrava

F 2 Sol

«Guerriero Scozzefe . Non Fingal . * bi fogna confonderlo con un h Conloch . altro Coniai ? padre di.

( LXX X I V )

Sol tra le donne , e lifcia ala di corvo

La Tua chioma vincea ; fagaci in caccia

Erano i cani fuoi , fiichiava al vento

La corda del fuo arco. I lor foavi 43 <

Sguardi d' amor fi rifcontrar fovente ;

Uno alla caccia era il lor corfo , e dolci

Le lor fegrete parolette , e care.

Ma per la bella fi ftruggea d'amore

11 fier Gormante, il tenebrofo Duce 43 5

D' Arven * nembofa , Cornai nemico .

Egli tutt1 or della donzella i palli

Sollecito efplorava . Un che fianchi

Tornavano da caccia , e avea la nebbia

Tolti alla villa lor gli altri compagni, 440

Si rifcontraro i due teneri amanti

Alla grotta di Ronna * . ?2 Ivi Comallo

Facea fpeflb foggiorno , ivi del Duce

Pendean diipofli i bellicofi arnefi :

Cen-

0 Contrada appartenente a V Offervaz. 32. dopo que-

Morven . * ilo Canto.

t Guerriero Scozzefe . Vedi

t L X X X V )

Cerno feudi di cuojo, e cento elmetti 445 Di rilbnante acciar . Qui dentro, ei diffe , Ripofati amor mio , ripofa o luce Dello fpeco di Renna : un cervo appare Su la vetta di Mora *, io men volo , Ma torto tornerò . Cornai , rifpofe , 450

Temo Gormante il mio nemico , egli ufa In querta grotta : io poferò fra Tarmi, Ma fa tofto amor mio. Volò l'Eroe Verfo il cervo di Mora . Allor la bella Volle far prova fconfigliatamente 455

Dell' amor del fuo caro : il bianco lato Elia coperfe di guerriere fpoglie E della grotta ufcì * -, Cornai l' adocchia , Credela il ilio nemico; il cor gli balza, Ifcoloroffi , intenebroffi , incocca 460

L' arco , vola lo flral , cade Galvina

F 3 Nel

Monte della Scozia. Erane glii di quefto Poema . *

un' altro di fimil nome in b Forfè per fargli una dolce Irlanda,di cui fi fa menzione forprefa ? o piuttofto per nel Canto I. e in altri Ino- un principio di gelofia? *

(LXXXVi)

Nel fangue fuo . Quei furibondo , anfante , Vola all'antro, e la chiama: alcun non s'ode « Muta è la rupe . O dolce amor rifpondi , Dove fé' tu ? Torna all' eftinto , e vede 465 11 cor di quella palpitar nel fangue 33 Dentro il fuo dardo. O mia Galvina, oh vifta ! Or fé' tu quella ? e le cadeo fui petto . 34- Vennero i cacciatori , e ritrovaro

La fventurata coppia ». Il duce ancora 470

Errò fui colle, ma folinghi e muti

Erano i palli fuoi preflb 1' ofcura.

Magion dell' amor fuo .. Scefer le navi

Dell' Oceano , egli pugnò , fuggirò

Dal fuo brando i ftranier , cercò la morte, 475

Ma chi dar la poteagli? a terra irato

Scagliò lo feudo, una volante freccia

Rifcontrò alfine il mafehio petto . Ei dorme

Con P amata Galvina in riva al mare ,

E fendendo il nocchier le Nordiche onde 480

Scorge le verdi tombe, e ne fofpira.

OS.

(LXXXVII )

OSSERVAZIONI

AL CANTO IL

r. 1 ' Immagine della fcena del ripofo di Connai' I ^ deve eflfer familiare a quelli , che furono nel- le Terre alte di Scozia . Il Poeta colloca V Eroe in diftanza dall' armata , perchè la folitudine del luogo accrefca l'orrore alla detenzione dell' om- . bra di Crugal. *

2. Dopo la precedente detenzione ,, queita domanda a dir vero fembra alquanto flrana . Viene alla mente la rifpoQa di colui ad uno che gli domandava per- chè piangere : Mirum quin cantem : conclemnatus firn. *

3. Ottimamente il Poeta fcelfe fra tutti il perfonag- gio di Connal, per fargli comparire quefta vifione. Il fuo carattere fedato lo rendeva più atto a pre- darle fede ,.. ad infpirarla agli altri y e a dar au- torità al configlio dell'ombra. *

4. Lo Crepitar dei torrenti, fecondo gli antichi Scozze- fi proveniva dagli fpiriti , che fi diguazzavano per entro le loro onde. Quefle immaginazioni, benché fembrino affai Arane ai tempi noltri , fono conve- nientifTime alla natura dello fpirito umano nello fla- to primitivo, e felvaggio. Vediamo, che i fanciul- li parlano alle cofe inanimate come aveffero fenfo; danno a tutti gli oggetti fìmili lo flefTo nome ; e credono che ogni romore ftraordinario proceda da qualche fantafma . Gli uomini nello flato primitivo erano i fanciulli del genere umano : perciò doveva- no aver idee, e fentimenti analoghi a quei de' fan- ciulli. Stimolati dalla curiofita, ed immerfi nell'igno-

F 4 ranza

( LXXXVIIt )

ranza non potevano che far rteflì regola, e «or- ma della natura . Quindi per ifpiegarne i fenomeni , non avevano altro mezzo , che o di trasformar in uomini tutti gli oggetti che li colpivano gagliarda- mente , e fpezialmente gli oggetti in moto ; o di fupporre che varj enti fimili all'uomo, e dotati del- le ftefle affezioni , popolaffero tutte le parti deli' univerfo ; e produceffero quelle meraviglie, ond' era- no colpiti. Così , fecondo il Vico , il Cielo diven- ne un vado corpo animato , e il tuono fu la fua voce. Così i Selvaggi dell'America credono che gli alberi piangano quando fudano , che parlino quando fifehiano . Così gli Scandinavi popolavano tutte le parti della natura di Dei fimiliflìmi ad uomini , e così finalmente gli Scozzefi le riempierono d' ombre , e di fpiriti . L' immaginazione fu la prima filofofia delle nazioni . Quella è la vera origine delle favo- le, e quefta è la ragione per cui diflfe il Vico fen- fatamente, che gli uomini nello (lato felvaggio na- feon Poeti . Vedi Prìnc. di fetenza nuova. Fonten. Oi'ig. delle Favole. *

. Come riluce quefto tratto di fpirito , in mez7ó alle tenebre di quelle fuperftizioni ! Lo fpirito può tro- varfi unito all'ignoranza, come la dottrina alla ftu- pidita. !l fentimento di Cucullino fa onore alla fve- gliatezza del Poeta , e moftra che la fua mente era anche in quefto fuperiore al fuo fecolo . Ciò puì» fervir di prova a quanto ho propofto nelF ofierva- zione alla differtazion del Traduttore Inglefe fopra la religione di Offian . Del retto le parti di quefto dialogo fono egregiamente dihVibuite, e convengono perfettamente ai caratteri. Connal teme: il timore è padre dei fantafmi, e difpone alla credulità. Cu- cullino non fente che il fuo Eroifmo , ed è paffio-

natif-

( LXXXIX )

natiflìmo per la gloria. Quello carattere non s' ac- corda molto con la fuperltizione . * 6. Dall' elpreiìione di Connal che le (Ielle trafpariva- no fofcbe per la forma di Crugal , e dalla rifpofta di Cucullino , fi pub inferire che ambedue credevano che 1' anima folle materiale , e qualche cofa limile all' uiaxov dei Greci .

7. Quella rifpofta è limile a quella di Ettore a Poli- damante nel 12. dell'Iliade v. 237. *

8. Non è proprio che dei gran maeitri il far fentir del- ia differenza nei caratteri limili. Sembra che l'Eroifm© di Cucullino fi a fpinto al più alto fegno : pure Of- fìan fenza pregiudicare a quello Eroe , trova il mo- do di farci concepir nel luo Fingal qualche cofa ancor di più grande . Cucullino non può rifolverfi a fuggire: ma perchè? perchè ha vergogna di Fingal. Sembra che quelli fia 1' idea archetipa della perfe- zione Eroica . Cucullino riguardo ad elfo ha quella inferiorità, che ha un particolare rifpetto al fuo uni- verfale , una perfetta copia rifpetto al fuo modello. *

9. Dobbiamo effer obbligati a cotelfa nebbia che tra poco fquarciandofi opportunamente forprendera F al- terigia di Svaran. *

1 0. Memphis in folitudinem exit ") ~ *

v -d 1 1 in Geremia .

Lrtt Jaabylon in tumulos )

il aut ad terram gurgite ab alto

Quatti midtje glomerantur aves ubi frigidus annus Trans pontum fugat, & terris immitit aprìcis . Virg. 1. 6. v. 310. * 12. Quella fingolar rifpolla, benché efpreflfa con parole, ha 1: aria di quei geroglifici , che furono il primo linguaggio delle nazioni, di cui è figlio il linguag- gio fimbolico de' Poeti . Le parole precife dell' Ori- ginale fon quelle : Io gli do ti fofeo- azzurro rotear

(X C)

MI' Oceano , oppur le tombe del fuo popolo in Erma , Io ho premerò quelle parole egli ni offre la pace , affine che la rifpoQa fpiceaffe più vivamente ; ed ho levati gli aggiunti per renderla più vibrata , e pia energica. *

13. L' inviato ha ben prefo il carattere orgogliofo del fuo Sovrano. *

14. Dummodo pugnando fuperem^ tu vince loquendo . Ovid„ Non fi farà certamente ad Offian il rimprovero che Omero fa a fteffo , che i fuoi Eroi garrifcono , e fi fvillaneggiano come femminelle ; nel che certa- mente egli fi fa giuftizia , ed ha più buona fede de* fuoi difenfori. Le rifpofte degli Eroi di Offian fono brevi , gravide di fenfo, e piene di dignità. *

15. L' azione d' un Poema è tanto più nobile , ed in- terefiante quanto meno ella fi riferifce all' interefle perfonale dell' Eroe . Abbiamo pochi Poemi Epici jr una tal nobiltà . Enea vuol fondare un' impero ne- gli (iati altrui , con dritti molto equivoci . Achille non penfa che a foddisfar ciecamente una privata vendetta. 11 Poema di Offian anche in quefta parte è uno dei più perfetti . Cucullino efpone la vita per il fuo pupillo, Fingal per l'alleato, e per l'amico. *

io. La condotta reciproca di quelli due Eroi ha qual- che cofa d' ammirabile . Connai configlia coftante- mente la pace. Cucullino vuol fempre guerra. Con- tuttocio quelli è fempre pieno di rifpetto, e di fi- ducia nell' amico, e quegli lenza mai fmentire i fuoi fentimenti lo affitte con fedeltà, e con zelo. Quella è una vera fcuola di politezza, e di virtù. Qual de- licatezza di fpirito non dovea effer quella di Of- fian , per offervare in un fecolo barbaro quefti efat- ti, e gentili riguardi, che fernbrano il frutto della più colta, e più raffinata focietà? *

17. Quan-

(XCI)

ij* Quanto è mai nobile quella indegnazione.' E come crefce per gradi proporzionatamente ! Comincia da un dolce , e rifpettolo rimprovero a Connal , s' ac- cende al confronto della morte minacciata dall'om- bra, e del difonore, e termina con una elortazione ai foldati piena di fuoco, e di forza. *

*8. Abbiam già veduto di fopra, che i Cantori accom- pagnavano gli Eroi nelle battaglie. Il loro facro ca^ rattere li rendeva ficuri, e rifpettabili agli li e f fi ne- mici . Però elfi potevano cantar tranquillamente in mezzo al fragor dell' armi , fenza tema d' alcun pe- ricolo. *

19. Xxpìruv xct7rvpòv góixx . Teocrito.

so. "Virgilio ci lafcia lettori, Omero ci fa fpettatori,, dice il Pope. Quello rifìeffo può applicarfi con più ragione ad Offian. Omero racconta , e particolareggia. Olfìan è prefente all' azione , e ne rifente tutti gli affetti . I var; slanci del fuo cuore efpreflì nel fuo fìile patetico rimbalzano fopra il noiìro . La narra- zione di Omero è troppo dittefa per poterci fare il- lufione . In Omero fi afcolta , in Olfian fi fente. *

ai. Si farebbe creduto che quello canto doverle fviarci dalla battaglia , ed ora ci troviamo in mezzo di ef- fa condotti dolcemente dal Poeta per una ftrada in- fenfìbile , e naturale. *

22. Medììfque in millibus ardete

23. Ko tiJ.wa.TO y.a.'KY.iov tisrv»*;. Omero . Olii dura quies oculos & ferrcus urgct Somnus . Virg. *

24 afjLtyt «Te yjuTcu

Kvuvteu Tri\vavTO. xapn £ar/rzv tv %o-ns\oi

K.hto , irapot; yxptìv .. t'utì Si £tv$ &wpuemvfft

ùk(ù%VJ à:tv.ta<ra£rcu tZ tv '/Tarpiti ycu-,) .

Omer. 11. 22. v. 401. *

25. La-

(XCII)

45. La fteffa comparazione usò Omero nel 5; deli* X* •Jiacle v. 87. parlando delle prodezze di Diomede «. Chi vorrà confrontarle , troverà quetta di Oflìan piìt breve, e più energica* * 16. Il Traduttore Inglefe cita qui un luogo di Virgilio nel 12. dell' Eneide v. 701.

Quantus Athos , aut quantus Eryx , aut ipfe cotufeis Clini jremit dicibus , quantus, gauàetque nivali Vertice attollcns pater Apenninus ad auras . Ma non mi fembra che qutfti due luoghi abbiano piena raffomiglianza. Oilian intende di rapprefentare la refittenza di Cucullino , e lo fchermo eh' ei pre- ita a' iuoi . Virgilio non rapprefenta, che il rimbom- bo dell' armi , e la grandezza d' Enea . Perciò la comparazione di Oifian è perfettamente appropriata al fuo oggetto ^ laddove l'immagine di Virgilio fem- bra ecceffiva, e poco confacente al fuo perfonaggio. fatte comparazioni non fi adattano bene , non ad uomini feroci , e d'una ftatura gigantefea. *

27. Non è da tutti il produrre fulla Scena il fuo Eroe a tempo . Se Fingal fofTe giunto prima, il fuo arri- vo non avrebbe fatta un' impresone così gagliarda * Lo Itile tronco , ed etultante del nunzio moftra 1' importanza della fua venuta. Pure Fingal non è an- cor giunto, ma folo annuniiato . Il Poeta lo ri r- ba per un colpo di maggior efficacia. *

28. Il rimproverarfi le colpe involontarie è l'ultima de- licatezza della virtù, *

29. Quetta iltoria è d'un genere diverfo dall' altre, ed in- tereifa in un modo particolare .' Ella prefenta un' ec- cellente contraito fra l'amore, e l'amicizia. Il carat- tere di Ferda è veramente Tragico . Egli è vivtuo- fo, ma debole, e refta vittima della fua debolezza. Il Lettore lo condanna , e lo compiange . Abbiamo

pochi

( X C I I I )

pochi efempj di quefti ritratti nei Poeti primitivi delle nazioni . Le paffioni dei Selvaggi creicene» fen- za treno , e corrono luridamente alla loro meta ; non conoscendo, o calpelìando i riguardi. Ma i Tra- gici Greci viveano in un fecolo molto lontano da quella rozzezza . Però non iftava che in loro di pre- Tentarci più fptffo di quelli delicati contralti tra la pafiìone , e la virtù , per i quali le tragedie moder- ne avanzano di tanto le antiche . Ciò farebbe llato ben più intereffante, ed iltruttivo ; ed avrebbe mo- ilrato ad un tempo la delicatezza dello (pirito del Poeta , e la maestria del lavoro , la quale non Spic- ca poi tanto nei caratteri ellremi . *

30. In Deugala è rapprefentato viviiTìmamente il mo- dello d' una donna fuperba , imperiofa , ed artificio- fa , che fi abufa della debolezza del fuo amante, e Jo conduce ad un delitto per un fuo vano punti- glio . Quella parte è maneggiata con un' eccellenza che forprende . Offcrvifi il tuono brufeo , e tronco con cui parla allo Spofo . La precifione , l' imperio- fità coir amante . M' offefe j fi uccida . E' amico . E che perciò ? Io lo voglio . Poi fi viene alla malìa delle lagrime . Pej ultimo fi punge V amante nella parte più delicata per un' Evoe , cioè nell onore . Quante Deugale pronte a rovinar gli amanti per una fpilla , non che per un toro ! Giovani Ferda fpec- chiatevi. *

51. Da quelle parole fembra che poffa ricavarli, 1. che nei matrimonj degli Scozzefi erano in ulo le doti. 2. che era frequente il divorzio . 3. che potea do- mandarlo ugualmente la donna che 1' uomo. 4. che ballava a quello la femplice volontà. *

32. La morte infelice di quello Ronnan è il fogger- to del 9. Frammento di Poelia antica pubblicato P

anno

( X C I V )

anno feorfo . Ma quefto non è di Offun , benché fìa fcritto nella Tua maniera , e porti i veri con- traffegni dell' antichità -. Le concife efpreffioni Oi'Iìan vi fono imitate : ma i penfieri fono troppo digiuni, e melchini per poter effer' opera di quel Poe- ta . Molti Poemi pattano lotto il luo nome, che fu- rono evidentemente comporti dopo il fuo tempo . Ve ne (ono in gran numero nell' Irlanda, ed alcuni giù n fero alle mani del Traduttore. Sono triviali, e baffi all' ultimo fegno, e gonfianfi con un fublime ridicolo , o s' abballano al più infimo grado dello itile prolaico.

33 Jopu <T 'tv xpacT/ji ivi7T))y&

H'fx ol affTTcup-icrx (q àpla^ov 7ri\t{/.i$iv Èyytog. Om. Il 13. v. 442. *

34. Neil' eftremo delle paflìoni il Poeta non mette per lo più che due, o tre parole in bocca de' fuoi per- fonaggi ; e molte volte egli efprime Y affetto con un fìlenzio più eloquente d' ogni difeorfo . Quello è il velo di Timante fui volto d' Agamennone nel fa* orifizio d' Ifigenia.

Cura leves loquuntur , ingentes ftupent . *

* * K * * * *

CAN-

( X C V )

CANTO III.

* * *

ARGOMENTO.

CUculliiio , ejfcndofi molto compiaciuto della Storia di Carilo , infijle perchè canti più a lungo . 1/ Bardo riferifce le azioni di Fingal in JLoclin y e la morte di Jlganadeca , la bella forella di S varano . Non ha tojìo fi;nto , che Calmar figli- nolo di Mata , che lo aveva prima configliato a dar la battaglia , 'arriva ferito dal campo , ed e/pone lo* ro il difegno di Svarano di Sorprender il rimanente deW efercito Irlandefe . Propone di rejijlere egli foto a tutte le forre del nemico in uri! anguflo pajfag- gio , finche V armata Irlandefe pojfa ritirar/i in buon'' ordine . Cucullino ammirando la coraggiofa propofì- rjone di Calmar , rifolve d' accompagnarlo , e co- manda a Cardo di feortar altrove queì pochi Irlan- defi che rimanevano . Venuta la mattina Calmar muore dalle fue ferite ,' e comparendo i navigli de1

Ca-

( X C V I )

Caledonj , Svarano tralafcia a" infeguire gP blande* fi , e toma addietro per opporfi allo sbarco di Fin- gal . Ctictdlmo , vergognando]} di comparire innanzi a- Fmgal dopo la fua /confìtta , fi ritira nella grot- ta di Tura . Fingal attacca la Z}ijfa col nemico j e lo mette in fuga . Ma la notte che f opra v viene ,' fa che la vittoria non fia compiuta . Il Re , che aveva ojfervato il valore e 7 coraggio d' Ofcar fuo nipote , gli alcuni ammaeflramenti per ben con- durfì in pace , ed in guerra . Gli raccomanda di te* ner fempre dinanzi agli occhi /' efempio de' fuoi mag- giori , come il miglior modello per la fua condotta > il che luogo all' Epifodio di Fainafollis figlia del Re di Craca , cui Fingal aveva prefo a pro- teggere nella fua gioventù . Fillano , ed Ofcar fono inviati ad ojfervar , durante la notte , i movimen- ti dei nemici . Gaulo , figliuolo di Morni domanda il comando dell' armata nella feguente battaglia , e Fingal glielo accorda . Il Canto de' Bardi mette fin ne al terreo giorno .

CAN«

( X C V I I )

CANTO III.

|3 Oavi note , dilettofe iftorie , Raddolcitici de' leggiadri cori ! Soggiunfe Cucullin . Tal moke il colle Rugiada del mattiti placida e frefea , Quando il fogguarda temperato il Sole, 5

E la faccia del lago è pura e piana. Segui , Carilo , fegui : ancor fatollo Non è '1 mio cor. La bella voce feioglì, Dinne il canto di Tura , il canto eletto Che foleafi cantar nelle mìe fale , io

Quando Fingallo il gran Signor dei brandi V'era prefente , e s'allegrava udendo O le fue proprie, o le paterne imprefe.

Fingallo , uom di battaglia ( in cotal guifa z G Ca*

e Continua la feconda notte . go deferitto nel Canto pre« Cucullino , Connal , e Ca« cedente . rilo fono tuttavia nel Iko-

(XCVIII)

'Carilo incominciò ) prevenne gli anni 1 5

La gloria tua. Nel tuo furor confunta Redo Loclin , che la tua frefca guancia Gara avea di beltà con le donzelle. Effe amorofamente alla fiorita Vezzofa faccia forridean , ma morte 20

Stava nella fua deftra . Avea la poffa Della corsia del Lora ; i fuoi feguaci Fremeangli addietro come mille rivi . 2 Efiì il Re di Loclin , P altero Starno * Prefero in guerra , e '1 riconduffer poi 25 Alle fue navi : ma d' orgoglio e d' ira Rigonfioffegli il core , e nel fuo fpirto Piantoffi ofcura del garzon la morte . * Perchè non altri che Fingallo avea Vinta di Starno 1' indomabil poflfa . 30

Stava in Loclin coftui dentro la fala

Delle

e Starno era padre di Svaran , mi intorno quefti tempi .

e di Ar^nadeca. L'atro- ^Nell'Originale : E gli ce caractere di cofhii vien ofeurò fieli' alma la morte

deferitto anche in altri Po?- del giovinetto . *

( X C 1 X )

Beile fue conche , e a chiamò dinanzi Il canuto Snivan , ì Snivan che fpeflb Cantava intorno al circolo di Loda , * Quando la pugna nel campo dei forti 3 5

Volgeafi , e a' canti fuoi porgeva afcolto La Pietra del Poter. Snivan canuto, Va , diflfe Starno , alle dal mar cerchiate Arvenie rocce, ed al poffente, e bello Re del deferto * tu dirai, ch'io gli offro 40 La figlia mia , la più gentil donzella Ch' alzi petto di neve ; effa ha le braccia Candide al par della marina fpuma , Dolce, e nobile il cor. Venga Fingallo, Venga co' fuoi più forti alla vezzofa 45

Vergine figlia di fegreta ftanza .

^ G 2 Alle

4 Quefto patto allude certa- fopra di cui era colloca- mente alla religione di to . La Pietra del Poure e Loclin . Il circolo di Loda l'immagine del Dio Oditi , dovrebbe etfere quel dop- o di qualche altra di vini- pio recinto di pietre , con della Scandinavia . Ve- cui gli Scandinavi , come di il Poema di Carric-tu- rapporta il Sig. Mallet, ra . Voi. 2. circondavano 1' altare del b Fingal . Joro idolo , e la collina

(C)

Alle colline d' Albion ventofe

Venne Snivano , e '1 ben chiomato Eroe Seco n' andò : dinanzi a lui volava L' infiammato fuo cor, mentr' ei l'azzurre 50» Nordiche onde fendea . Ben venga a noi , Starno gridò, ben venga il valorofo Re di Morven fcofcefa , e voi ben giunti Siate pur Tuoi guerrieri , illuftri figli Dell' ifola folinga : in fefte e canti 5 <j

Vi ftarete tre giorni , e 4 tre le belve Seguirete alla caccia , affin che pofla Giunger la voftra fama alla donzella Della fegreta ftanza abitatrice . fintamente favellò V altero S&

Re della neve * , e meditava intanto Di trarli a morte . Nella fala ei fparfe La fefta delle conche : avca lbfpetto Fingal di frode , ed avvedutamente

> Starno è qui poeticamente la gran quantità che ne chiamato Re della neve dal- cade ne' ftioi dominj .

(CI)

U* arme ritenne: fi fguardar l'un l'altro 65 Pallidi in volto i figli della morte , * E taciti fvanir. S' alzan le voci Della vivace gioja : arpe tremanti Mandar* dolce armonia ; cantano i vati Scontri di pugna, o tenerelli petti 70

Palpitanti d' amor. Stava tra quelli Il cantor di Fingallo , Ullin * , la dolce Voce di Cona . Ei celebrò la bella Vergine della neve , e '1 nato al carro Signor di Selma : la donzella intefe 7 5

L' amabil canto, e abbandonò la ftanza Segreto teftimon de' fuoi fofpiri . * Ufcì di tutta fua bellezza adorna Quali Luna da nube in Oriente*

G 3 Le

0 Cioè i ficarj apportati da b Quefto è il primo dei can- Svarano per uccider Fin- •cori di Fingal , ed il fuo gal . In altro fenfo Da- araldo nelle battaglie. Ne vidde è chiamato da Sau- vien fatta fpelfo onore voi le filiur mortis , nel Lib. i. menzione in quefte Poe- dei Re e. 20. vale a dire fie .

perfona deftinata alla mor- e Neil' Originale : Lafciò la

te . * [ala del fuo [egreto fofpìro . *

(GII)

Le leggiadrie cingevanla , e le grazie 80

Come fafcia di luce: i paflì fuoi Movean foavi ,, mifurati , e lenti Come armoniche note S . Il garzon vide, "Vidclo, e n' arfe 6 . O benedetto raggio, DiflTe tra : già del fuo core egli era 8 5

Il nafcente fofpiro , e a lui di furto Spetto volgeafi. il defiofo fguardo*.

Tutto raggiante il terzo rifulfe Sul bofco delle belve. Ufcl Fingallo Signor del feudi, e '1 tenebrofo Starno 90 Del giovin prode roffeggiò la lancia Nel fangue di Gormallo * .. Era già '1 Sole A mezzo il corfo fuo, quando la bella Figlia di Starno al bel Fingal fen venne Con amorofa voce , e coi begli occhi 9 5

In lagrime girantifi e tremanti : E parlò : Fingallo ah non fidarti Del cor di Starno; egli nel bofco agguati

Po-

e Cicè , nel fangue delle fiere del monte Gurmal . *

C C I I I ) Fofe contro di te, guardati o caro Dal bofeo della morte: ad avvifarti ioc.

Spronami amor: tu generofo Eroe Rammenta Aganadeca , e mi difendi Dallo fdegno del padre . Il giovinetto L.' udì tranquillo, ed avvioflì al bofeo Spregiantemente : i fuoi guerrier poflfenti i o 5 Stavangli a fianco e Di fua man cadéro I figli della morte , e a' loro gridi Gormallo rimbombò . Rimpetto ali* alta Reggia di Starno fi raccolfer tutti Gli fianchi cacciatori . Il Re fi flava no

Torbido , in romito ; avea fui ciglio Funefla nube, atro vapor negli occhi. 7 Olà , gridò P altero , al mio cofpetto Guidifi Aganadeca : ella ne venga 8 Al Re di Selma , al fuo leggiadro fpofo . x 1 5 Già del fangue de' miei tinta è la deflra Del fuo diletto : inefficaci e vane Non fur fue voci: del fedel metraggio

G 4 E*

( C I V )

E giufto il guiderdon. Venne la bella Sciolta il crin , molle il ciglio : il bianco petto i z o Le fi gonfiava all' aura de' fofpiri , Come fpuma del Luba . Il fero padre L' afferrò , la trafiffe . Ella cadeo Come di neve candidetta falda, Che dalle rupi fdrucciolar del Rona 125

Talor fi feorge , quando il bofeo taqe , E baffo per la valle il fuon li fperde . Giunfe Fingal , vide la bella , il guardo Vibrò fopra i fuoi duci ', e i duci fuoi L'arme impugnaro : fanguinofa e negra 130 Pugna mugghiò , Loclin fu fperfa , o fpenta . 9 Pallida allor nella fpalmata nave La vergine ei racchiufe ; in Arven poi Le alzò la tomba \ or freme il mar d' intorno All' ofeura magion d' Aganadeca . 135

Be-

c Neil' Originale non vi fo- fembraffe che Fingal forte

no che quefte parole : Adoc- già prefente a quella Tra-

cbiò allora Fingal i valorofì gedia , il che non può fup-

fuoi Duci . Io ho premerti) porfi . * quefte altre 7 acciò non

(C V)

Benedetto il fuo fpìrto , e benedetta Sii tu , bocca del canto , allor riprefe Di Semo il figlio . Di Finga! fu forte Il braccio giovenil , forte è 1' antico* Cadrà Loclin fotto l'invitta fpada , 14©

Cadrà di nuovo : efci da' nembi , o Luna , Moltra la bella faccia, e per 1' ofcura Onda notturna le fue vele afpergi Della ferena tua candida luce .

30 E forfè lafsù fopra quel baffo 14 5

Nebulofo vapor fofpefo alberghi O qual che tu ti fia fpirto del cielo Cavalcator di turbini e temperie , Tu proteggi 1' Eroe , tu le fue navi Dagli fcogli allontana, e tu lo guida 150

Securo , e falvo ai defiofi amici .

parlò Cucullin , quando fui colle Salì di Mata il valorofo figlio Calmar ferito: egli venia dal campo Nel fangue fuo ; ne foftenea la lancia 155

I va-

C e v r )

I vacillanti paffì : ha fiacco il braccio , Ma indomabile il cor» Gradito a noi IX Giungi , diflfe Conal , gradito , o forte Figlio di Mata .. Ond' è eh* efee il fofpiro Dal petto di colui , che in mezzo all'arme i 60. Mai non temè ? temerà giammai, Sir dell' acuto acciar ^ Brillami 1' alma Entro i perigli e mi fefteggia il core . Son della fchiatta dell' acciaro, a cui Nome ignoto è '1 timor. Cormar fu '1 primo 165 Della mia itirpe . Eran fuo fcherzo , e gioco Flutti , e tempefte : il fuo leggiero fchifo Saltellava full' onde, e già guizzando Su le penne dei venti . Un negro fpirto Turbò la notte . limar gonfiafi , i fcogli 170 Rugghiano , i venti vorticoll a cerchio Strafcinano le nubi, ale di lampi Volan focofe. Egli fmarriffi, a terra Ei ricovrò , ma s' arrofsì ben tofto Del fuo timore: in mezzo al mar di nuovo 175

Sca-

e C V I 1 )

Scagliati , il figlio a rintracciar del vento .. Tre giovinetti del fuo legno han cura , E ne reggono il corfo. Egli fi flava Col brando ignudo : ecco paffar 1* ofeuro Vapor fofpefo; ei 1' afferrò pel crine 180 Rapido , e con 1' acciaro il tenebrofo Petto gli ricercò 12> : I' aereo figlio Fuggi ftridendo, e comparir le Hdlc .. ' Tal fu P ardir de' miei: Calmar fomiglia Ai padri fuoi : dall' innalzata fpada 185

Fugge il periglio ; uom e' ha fermezza, ha.forte * * $ Ma voi progenie delle verdi valli Dalla del Lena fanguinofa piaggia Scodatevi, adunate i trilli avanzi Dei noftri amici, e di Fingali© al brando 190 Ad unirvi correte . Il fuono intefi. Dell' otte di Loclin che a noi sr avanza» Partite amici, refterà Calmarre , Calmar combatterà: bench' io fia folo Tal darò fuons come mille e mille 195

Fof-

< C V I I 1 )

Foflfermi a tergo. Or tu, figlio di Semo ,* Rammentati Calmar , rammenta ii freddo Corpo giacente *4. Poi eh' avrà Fìngallo Guafto il campo nemico XS, appo una pietra Di memoria npommi , onde il mio nome 200 Paffi ai tempi futuri , e fi rallegri La madre di Calmar curva fui faflb Della mia fama. Ah no, figlio di Mata, Rifpofe Cucullin , non vo' lafciarti , Io farò teco : ove più grande e certo 205

Rifchio s' affaccia , ivi più '1 cor di gioja M' efulta , e ferve , e mi s' addoppia in petto . »6 Forte Conallo , e tu Carilo antico Voi d' Inisfela i dolorofi figli Scorgete altrove , e quando al fin fia giunto 2 1 o L' afpro conflitto , rintracciate i noftri Pallidi corpi : in quello angufto paffo Pretto di quella pianta ambedue fermi Staremci ad affrontar 1' atro torrente Della pugna di mille . O tu , va , corri 2 1 5

Fi-

(C IX)

Figlio di Fiti , ale di vento impenna . Vanne a Fingal , digli eh' Erina è baffo , Fa che s' affretti . Oh venga tofto a noi Qual vivo Sole , e le tempefte noftre Sgombri coi raggi, e raflereni il colle. 220 Grigio in Cromia è '1 mattin , forgono i figli Dell' Oceano : ufcì Calmar fumante Di bellicofo ardor , ma pallida era La faccia fua , chinavafi full' afta De' padri fuoi , fopra tjtielP afta ifteflfa , 225 Che dalle fale egli portò di Lara, E ftava mefta a rifguardar la madre . *7 Ma or languido, efangue a poco a poco Manca , e cade V Eroe , qual lentamente Cade fui Cona sbarbicata pianta. 230

Solo rimane Cucullin qual rupe Neil' arenofa valle: l8 il mar coi flutti Vienfene , e mugge fu i petrofi fianchi j Stridono i maffi , e la feofeefa fronte Spruzza, e ricopre la canuta fpuma . 235

Ma

( C X )

Ma già fuor fuor per la marina nebbia Veggonfi a comparir le di Fingallo Bianco - velate navi , e maeftofo S' avanza il bofeo dell' eccelfe antenne » *pSvaran 1' adocchia, e di combatter certa 240 D' Inisfela 1' Eroe . Qual per le cento Ifole d' Iniftor sbattei! , e ferve Gonfia marea, fmifurata e valla La poflfa di Loclin volfefi incontro All'alto Re dei folitarj colli. -245

Ma lento a capo chin , mefto , piangente » La lunga lancia traendofi dietro , Cucullin ritiroffi , e fi nafeofe Dentro il bofeo di Cromia, e amaramente Pianfe gli eftinti amici. Egli temea 25C

L' afpetto di Fingal che tante volte Seco già s' allegrò , quand' ei tornava Dal campo della fama . Oh quanti , oh quanti Giaccion colà de' miei poffenti Eroi , Softegni d' Inisfela.' elfi che un tempo 25$

Fé-

(CXI)

Feftofi s' accogliean nelle mie fale

Delle mie conche al fuon . Non più fui prato

Le Jor' orme vedrò, non più fui monte

Udrò V ufata voce . Or proftefì

Pallidi, muti, in fanguinofi Ietti zòo

Giacciono i fidi amici . O cari fpirtì

Dei dianzi eftinti , a Cucullin venite ;

Con lui vi ftate a favellar fui vento

Quando 1' albero piegafi , e bisbiglia

Su la grotta di Tura: ivi folingó 26$

Giacerò fconofciuto; alcun cantore

Non membrerà '1 mio nome , alcuna pietra

A me non s' ergerà . Bragela addio :

Già più non fon, già la mia fama è fpenta ,

Piangimi cogli eftinti, addio Bragela. 270

parlò fofpirando , e fi nafcofe

Ove la felva è più felvaggia , e cupa .

Ma d' altra parte maeftofamente Paffa Fingal nella fua nave > e (tende La luminofa lancia: orrido intorno 275

Fol-

( C X I I )

Folgoreggia 1' acciar , qual verdeggiante Vapor di morte che talor fi pofa Su i campi di Malmor : feura è nel cielo La larga Luna , il peregrin foletto . Terminato è '1 conflitto-, io veggo il fangue 280' De' noftri amici , il Re gridò , le quercie Gemon di Cromia , e fiede orror fui Lena . Colà cadéro i cacciatori ; il figlio Di Semo non è più . Rino , Fillano Diletti figli, or via, fuonate il corno 285 Della battaglia di Fingal , falite Quel colle Àn fu la (piaggia , e dalla tomba Del buon Landergo * il fier nemico in campo Sfidate alla tenzon . La voftra voce Quella del padre nel tonar pareggi, 290

Allor che nella pugna entra fpirante Baldanza di valor : qui fermo attendo Quello poflfente uom tenebrofo , attendo Con pie fermo Svarano. E venga ei pure

Con Guerriero Irlandefe di cui fi ha la ftoria nel Canto $•

( C X I I I )

Con tutti i fuoi ; che non conofeon tema 295 Gli amici degli eftinti . Il gentil Rino * Volò qual lampo ; il bruii Fillano il fegue Pari ad ombra autunnal . Scorre fui Lena La voce loro : odori del mare i figli Il roco fuon del bellicofo corno 300

Del corno di Fingallo , e piomban forti Grofli , mugghianti , qual rifluiTo ofeura Del fonante Ocean , quando ritorna Dal regno della neve : alla lor tefta Scorgefi il Re fuperbo , ha tetro afpetto 305 D'ira avvampante, occhi rotanti in fiamma. Lo rimirò Fingallo, e rammentoflì *x D' Aganadeca fua , perchè Svarano Con giovenili lagrime avea pianto 22 La gentil fuora dal bel fen di neve . 310

Mandò Ullino dai canti, e alla fua fella Cortefemente V invitò , che dolce

H Del

a Rino era il minore dei fi- Fillano , Fergufto erano gli di Fingal . Ofìian , gli altri .

( C X I V )

Del nobile Fingal ricorfe all' alma Del Tuo primiero amor la rimembranza. Venne 1' antico Ullin di Starno al figlio , 31$ E parlò : Tu che da lungi alberghi Cinto dall' onde tue , come uno fcoglio ; Vieni alla regia fetta , e '1 tranquillo Pafia, doman combatterem , domani Spezzeremo gli feudi . Oggi , rifpofe » 320

Spezzina pur, ftarò domani in fefta , Domani sì, che fia Fingal fotterra . E ben fpezzinfi tolto , e poi fefteggi Doman può; con un forrifo amaro L' alto Fingal riprefe . Ofiìan tu fratti 325 Da preflb al braccio mio , tu Gaulo inalza * Il terribile acciar , piega Fergufto L' incurvato tuo taflb , e tu Fillano La tua lancia palleggia ; alzate i feudi Qual tenebrofa Luna, e ciafeun' afta 330

Sia

«Gaulo era figlio di Mor- guerrieri di Fingal. ni , ed uno de' più gran

{ C X V )

Sìa metèora mortai : me me feguite Per lo fentier della mia Fama , e fieno Le voftre deftre ad emularmi intefe. Cento nembi aggruppati > o cento irate 25 Onde fui lido j o cento venti in bofeo» 33$ O cento in cento colli oppofti rivi Forfè con tale > ò con minor Fracaflb s Strage > furia -, terror s' ùrtan V un V altro Di quel ) con cui le poderofe armate Vannofi ad incontrar neìP èccheggiante 540 Piaggia del Lena : fpargefi fu i monti Alto infinito gemito confufo Pari a notturno tuon , quando una nube Spezzato* in Cona , e mille ombre ad un tempo Mandan nel vuoto vento orrido ftrido* 345 Spinfefi innanzi in la fua pofla invitta L' alto Finga! , terribile a mirarfi Come io fpirto di Tremmor * * qualora Vien fopra un nembo a contemplare i figli H 2 Del-

è Bifavolo di Fincal .

( C X V I )

Della poffanza fua , crollan le querce 350

Al fuon delle fue penne, e innanzi ad elfo S' atterrano le rupi *4 . Atra , fanguigna Era la man del padre mio rotando Il balenante acciar , ftruggeafi il campo Nel fuo corfo guerrier» Rino avanzoffi 355 Qual colonna di fuoco . E feuro , e torvo Di Gaulo il ciglio, rapido Fergufto Corre con pie di vento, erra Fillano Come nebbia del colle . Io fteflb io fteflb Piombai qual maffo : alle paterne imprefe 360 Mi sfavillava il cor : molte le morti Fur del mio braccio , di grata luce Splendea la fpada di Loclin fui ciglio» Ah non avea così canuti i crini 2S Oflìan allor, in tenebre fepolti 365

Eran queft' occhi , tremante e fiacca L' antica man, '1 pie debole al corfo. Chi del popol le morti, e chi le gefta Può ridir degli Eroi, quando Fingali©

Nel,

( C X V II )

Nella Tua àrdente ftruggimee fiamma 370

Divorava Loclin 2Ó? di colle in colle Gemiti fopra gemiti s' affollano Di morti , e di fpiranti , infin cne fcefe La notte , e tutto in tenebre ravvolfe . 27 Smarriti, fpauriti , sbalorditi 375

Come greggia di cervi 28, allor fui Lena Strinferfi i figli di Loclin : ma noi Lietamente fedemmo in riva al vago Rufcel di Luba, ad afeokar le gaje Note dell' arpa. Il gran Fingal fedea 380 Non lungi dai nemici , e dava orecchio Ai verfi dei cantor. S' udian nel canto Altamente fonar gli eccelfi nomi Di fua ftirpe immortale : ei fullo feudo Piegava il braccio, e ne bevea tranquillo 385 La foave armonia . Sta vagli appretto Curvo fulla fua lancia , il giovinetto Il mio amabile Ofcarre *. Ei meraviglia

H 3 Avea

a Figlio di Oflian .

( C X V I I I )

Avea del Re di Selma , e i fuoi gran fatti Scorrean per l'alma, e gli feoteano il core*, 390

Figlio del lìgliuol mio, diflfe Fingallo *9 , Onor di gioventù , vidi la luce Del tuo brando , la vidi , e mi compiacqui Della progenie mia : fegui la fama De' padri tuoi, fegui l'avite imprefe . 395

Sii quel eh' elfi già fur, quando vivea L' alto Tremmor primo tra1 duci , e quando

* Tratal padre d' Eroi , Quei da prim' anni Pugnar da forti : or fon de' vati il canto » Valorofo garzon , curva i fuperbi , 400

Ma rifparmia gì' imbelli ; una corrente Di molt' acque fii tu contro i nemici Del popol tuo i ma a chi foccorfo implora Sii dolce placidiffimo qual aura Che lufinga l'erbetta, e la folleva. 405

Così viflfe Tremmor , Tratal fu tale

Tal

« L* Originale : e le fue imprefe gli fi gonfiavano neW anima b Avolo cU Fingal .

( C X I X )

Tal' è Fingallo . Il braccio mio fu Tempre

Schermo degl' infelici , e dietro al lampo

Della mia fpada. elfi, pofar fecuri..

Ofcarre , io era giovinetto appunto 410

Qual fé' tu ora, quando a me fen, venne

Fainafilla, la vezzofa figlia

Del Re di Craca. % vivida foave

Luce d'amore: io ritornava allora

Dalla piaggia di Cona , avea con. meco 415

Pochi de5 miei. Di bianche vele un legno

Da lungi apparve, che movea full' onde

Come nebbia fui nembo « Avvicinofli ,

La bella compari .. Salfa s feendea

11 bianco petto a feofife di fofpiri , 420

E le ftrifeiavan lagrimofe ftille

La vermiglietta guancia. E qual mitezza

Alberga in bel fen, placido io diffis

H 4 O

a Che forte quefta Craca non dell' Ifole di Setland » Nei

è facile a determinarne in fefto Canto havvi una fto-

tanta diftanza di tempo . ria intorno la figlia del

La più probabile opinione Re di Craca . fi è che quefta forte una

( C X X )

O figlia di beltà? pofs' io, qual fono ,

Giovine ancor, farmi tuo fchermo e feudo 42 J

Donna del mar? non ho invincibil brando,

Ma cor che non vacilla. A te men volo,

Sofpirando rifpofe , o Prence eccelfo

Di valorofi , a te men volo , o Sire

Delle conche ofpitali, alto foftegno 430

Della debile deftra . Il Re di Craca

Me vagheggiava qual vivace raggio

Della fua ftirpe , ed eccheggiar fovente

Le colline di Cromala s' udirò

Ai fofpiri d' amor per 1' infelice 43$

Fainafilla . Il regnator di Sora *

Bella mi vide , e n' arfe : ha fpada al fianco

Qual folgore del ciel ; ma torvo ha '1 ciglio ,

E tempefte nel cor : da lui men fuggo

Sopra il rotante mar: coftui m' infegue . 440

Statti dietro al mio feudo, e pofa in pace Raggio amoroiò; fuggirà di Sora

II

* Paefe della Scandinavia .

( C X X I )

Il fofeo Re , di Fingallo il braccio Raftbmiglia al fuo cor : potrei celarti In qualche cupa folitaria grotta. 445

Ma non fugge Fingallo , ove tempefta D' afte minaccia ; egli l' affronta , e ride . Vidi la lagrimetta in fu le guancie Della beltà : m' intenerii . Ma tofto , Come da lungi formidabil onda, 4

Del tempeftofo Borbaro la nave Minaccioia apparì ; volano attorte Vele di neve alle fublimi antenne ; Fiedono i fianchi con le bianche fpume L' onde rotanti, mormora la pofla 45 5

Dell' ocean . Lafcia il muggir del mare , Io dilli a lui , calpeftator dei flutti , E vienne alla mia fala , eifa è 1' albergo Degli ftranieri . Al fianco mio fi flava La donzelletta palpitante; ei V arco 460

Scoccò , quella cadeo . Ben hai del paro Infallibile delira , e cor villano ;

Diffi,

( C X X I I )

Diflì, e pugnammo; fenza fangue, e leve Non fu la mortai zuffa : egli pur cadde , E noi ponemmo in due tombe di pietra 465 L' infelice donzella , e '1 crudo amante .

Tal fui negli anni giovenili : Ofcarre 3r Tu la vecchiezza di Fingali© imita . Mai non andarne di battaglia in traccia, la sfuggir giammai quando a te viene . 32470

Fillano , e Ofcarre dalla bruna chioma Figli del corfo, or via pronti volate Sopra la piaggia, ed oflervate i paffi Dei figli di Loclin ; fento da lungi Il trepido rumor della lor tema , 475'

Simile a mar che bolle . Itene , ond' elfi Non poffano fottrarfi alla mia fpada Lungo 1' onde del Nord * ; fon baffi i duci

Del-

» Sud y Nord , Eft ^ e Oveft gante Yhier . Chi avrebbe

nella Micologia dei Celti fofpettata tanta erudizione

Danefì erano i nomi di in quefti termini barbari ,

quattro Nani che foftene- che non fono nel Vocabo»

vano la volta del cielo for- lario ? * mata dal cranio del Gi-

( C X X I I I )

Della ftirpe d' Erina , e molti Eroi

Giaccion fui letto fquallido di morte. 480

Volaro i due campion , come due nubi , Negri carri dell' ombre , aliar che vanno Gli aerei figli a fpaventar la terra.

Fecefi innanzi allor Gaulo, il vivace Figlio di Morni , e fi piantò qual rupe. 485 Splendea 1* afta alle ftelle ; alzò la voce Pari al fuon di più rivi » O generofo Delle conche Signor , figlio di guerra , Fa che 1 cantor con 1* arpa al fonno alletti D' Erina i fianchi figli . E tu Fingallo 490 Lafcia per poco ornai pofar fui fianco La tua fpada di morte, e alle tue fchiere Permetti di pugnar : noi qui fenz' opra Stìamci ftruggendo inonorati e lenti ,

34, Poiché tu fol , tu fpezzator di feudi 495

Sei folo , e fol fai tutto , e tutto fei , Quando il mattin fu i noftri colli albeggia Statti in difparte, e le prodezze oflerva

De*

C X X I V )

De* tuoi guerrieri. Di Loclin la prole Provi di Gaulo la tagliente fpada ; 50Q

Onde me pur cantino i vati, e chiaro Voli il mio nome ancor: tal fu '1 coflume Della nobil tua ftirpe , e tale il tuo. Figlio di Morni , a lui Fingal rifpofe ,

Gioifco alla tua gloria. E ben combatti, 505 Prode garzon , ma ti fìa Tempre a tergo La lancia mia , per arrecarti aita Quando fia d' uopo . O voi , la voce alzate , Figli del canto , e '1 placido ripofo Chiamatemi fui ciglio. Io giacerommi 510 Tra i libili del vento: e qui preflfo Aganadeca amabile t' aggiri Tra i figli di tua terra , o t' affidi Sopra un membo ventofo in fra le folte Antenne di Loclin, vientene o bella , 35 515 Rallegra i fonni miei , vieni e fa moftra Del tuo foave rilucente afpetto . Più d' una voce e più d' un' arpa fciolfe

Ar-

( C X X V )

Armoniofe note . Eflì cantaro Le gefta di Fingallo, e dell' eccelfa 520

Stirpe di Selma , e nell' amabil canto Tratto tratto s' udia fonar con lode Dell' or così diverfo Oflìan il nome . Oflìan dolente! io già pugnai, già vinfl

Spedo in battaglia : or lagrimofo , e cieco , 525 Squallido, inconfolabile patteggio Coi piccioli mortali; ove Fingallo, O padre ove fé' tu? più non ti veggo Con V eccelfa tua ftirpe ; erran pafeendo Cervetti, e damme in fu la verde tomba 530» Del regnator di Selma. O benedetta L' anima tua , Re delle fpade , altero Efempio degli Eroi , luce di Cona .

***** * * * *

OS-

( C X X V I )

OSSERVAZIONI

AL CANTO III.

1. f* Tudiciofamente * dice il Traduttore Inglefe * VT viene introdotta la ftoria d' Aganadeca, per- chè grand' ufo ne viert fatto nel reftante del Poema, e perchè in gran parte ne produce la cata- ftroie . Contuttociò parmi , che quello Epifodio avrebbe potuto inferìrfi molto più opportunamente fui fine del canto dopo la venuta di Fingal ; e che farebbe {tato meglio in bocca di. Ullino, che di Ca* , rilo. Ivi il progrefio dell' azione, e l'interefle di Fin* gal lo chiamava naturalmente, anzi lo rendea necef- fario: laddove qui non fembra che un' abbellimento fenza dilegno, e fenza confeguenza , e la fua fingo- lar bellezza, perchè non è precifamente a fuo luogo, non fa tutto l'effetto ch'ella potrebbe. * 1. Quella maniera è frequente nella Poefia Ebraica .' Sonabunt fluBus eorum quaft aqua multm . Ger. e. 5L v. 55. fonabtt fuper eum ficut fonitus marìs » If. e. 5. V. 30. * 3. Quello Snivano doveva eflere uno degli Scaldi Danefi , ordine fimiliflìmo a quello dei Bardi Scozzefi » Non farà difearo agli amatori della Poefia, che io ponga qui fotto uno fquarcio del Sig. Mailer 5 il quale fa vedere in qual venerazione fofle queft' arte appreffo le nazioni credute barbare , ed inlenfibili a quelle delizie di fpirito. La ftoria della Poefia non può citare alcun paefe , che le fia (lato più favorevole della Scandinavia , alcun fecolo più gloricio . I monumenti fiorici del Nord fono pieni di teftimo- ,

(CXXVI1)

nìanze d'onori refi loro dai popoli , e dai Re . I Re di Danimarca, Svezia, Norvegia andavano fem- pre accompagnati da uno 0 più Scaldi . Araldo 5, bei capelli nei conviti dava loro il primo pofto tra gli unciali della corte. Molti principi e in guerra e in pace confidavano loro gli ufizj i più importanti . Non fi faceva alcuna fpediiione militare , fenza che vi foflfero prefenti . Aquino Conte di Norvegia ne conduce feco cinque in una famofa battaglia , ove ciafeheduno càntb un' inno per infiammar il corag- gio de' foldati . Le loro Poefie erano ricempenfate 9, coi più magnifici doni . Il rifpetto che fi avea per efli , giungeva a fegno di rimetter loro la pena di j, qualche delitto , a condizione che domandaflero la 9, loro grazia in verfi ; e^d efitte ancora 1' Ode , colla quale un celebre Poeta , chiamato Egil j fi rifeattò da un'omicidio. Finalmente i Principi, e i Re fi ap- plicavano feriamente a quefV arte , come Ronvaldo B, Conte delle Orcadi , Regner Lodbrog Re di Dani- marca, ed altri. Un Principe fpefle volte non efpo- nea la fua vita non per efTsr lodato dal fuo Scal- do, rimunerator del fno valore. Gli Scaldi cantavano pofeia i loro verfi nei conviti (blenni , e nelle gran- di alìemblee al Tuono del flauto e del liuto . j, Chi crederebbe che quella forte quella ileiTa nazione, che feppellì il buon gufto fotto le rovine dell'Italia? * 4. Sembra che le nazioni antiche fianfi accordate nell' aver una particolar venerazione per il numero tre . Gli Scandinavi lo rifguardavano come un numero facro, e particolarmente grato agli Dei. Una fimi- le opinione doveano aver gli Scozzefi . Offian ne fa ufo non folo nelle cofe folenni , o di coftume , come in quefto luogo ; ma anche nelle più acciden- tali , e che non dipendono dalla elezione , in cui

per

( CXX Vili )

fer confeguenza la determinazione collante di quello numero non fembra che poffa aver luogo . Tre giorni fta prigione un guerriero, nel quarto vien liberato ; tre giorni una donna piange , nel quarto ottiene il fuo intento; tre giorni un'altra raffrena il fuo amo- re, nel quarto vi fi abbandona . Quello farebbe un bel foggetto per qualche Pitagorico . Io mi conten- terò di aggiunger queft' offervazione all' altre del Matanafio a quelle parole della fua celebre Can- zone : Trois fois frappa . *

5. Che proprietà ! che novità ! che leggiadria inimita- bile in quella comparazione ! Le parole dell' origi- nale fono quefte : Erano i fuoi pajjì fimili alla mufi- ca dei canti. Io ne ho fviluppate le idee, che for- fè non tutti avrebbero così agevolmente diftinte nell* efpreffione riftretta, e precifa di Offian. *

6. Ut vidi, ut perii. Virg. Egl. 8. *

7. Il fulmine fi va formando: fcoppierà ben toflo. *

M. La fredda amarezza di quefte parole è più terribile di qualunque dimoftrazion di furore. Le paffioni de- terminate prendono un' aria di fedatezza atroce, che non lafcia luogo alla fperanza . *

0. Ma non fi fa che fia addivenuto di Starno. Il ca- rattere di coftui, grande nell'atrocità, parea che me- ritaffe eh' egli non foffe confufo nella folla. *

io. Quello è '1 folo paffo nel Poema eh' abbia qual- che apparenza di religione . Ma 1' apoftrofe di Cu- cullino a quello fpirito viene accompagnata da un dubbio , coficchè non è facile il determinare s' egli intenda un'Ente fuperiore, ovvero 1' ombre de' mor- ti guerrieri , i quali in que' tempi credevafi che reg- geffero le tempefte, e fi trafportaffero da un luogo all' altro fopra nembi di vento .

Così il Traduttore Inglefe. Noi abbiam per altro ve*

duto

( C X X I X )

Auto di fopra nominarli lo Spirito dei colli, e lo Spi- rito della tempefta, il che fembra dinotare un certo fpirito determinato , e d' una natura diverfa dagli altri, che avene qualche particolar ifpezione . *

1 1. Connai era (iato vivamente punto da Calmar nel configlio di guerra. Ma l1 animo grande di Connai non ne rammenta, o fi vendica con un tratto^ d' amiciiia, e di politezza. *

12. La ferma ed univerfale credenza, che gli fpiriti diriggeffero le temoeite,. e la ftrana audacia di Cal- mar, giuflifica abbaltanza quella avventura dalla tac- cia d' un mirabile {travagante, e fa che fi rifenta.il piacer della novità, fenza efTer difguftato dall' inve- rifimiglianza . Per altro fiffatte novelle fi fpacciano anche ai giorni noftri dalle perfone del volgo. *

13. Audaces fortuna juvat . Il parlar per fentenze uni- v.erfali ed afiratte è proprio dei filofofi e degli oziofi ragionatori. Gli uomini rozzi ed appaffionati fingo- larizzano, e parlano per fentimenti. Se quella è la qualità più effenziale del vero linguaggio Poeti- co, come vuole il Vico, Oflìan è '1 più gran Poeta d' ogn' altro. Non ve n' ha alcuno più ricco di fen- timenti, e più fcarfo di fentenze di lui. La prefente è forfè 1' unica che s' incontri tutte le fue Poefie . Del refio la fentenza di Calmar fembra affai particolare in bocca d' un'uomo che per frutto del fuo coraggio avea riportata una ferita mortale. Bifogna che collui non computafie tra i pericoli la morte. *

14. I Greci, e i Latini non meno che i Celti riputa- vano" a gran difgrazia il retar infepolti : ma per di- verfe ragioni . Quelli per timore di dover andarfene errando cent' anni innanzi di varcar il Lete; quefti perchè temea.no che la loro memoria non fi perdeffe, e che non re Zafferò defraudati della gloria devirta alle loro azioni. * I 15. La

( C X X X )

15. La vittòria di Fingal è dunque certa. Il Tuo va- lore maggior d'ogn altro non ammette dubbj. Quello fentimento è d' un gran pelo, fpezialmente in bocca d' un' uomo del carattere di Calmar. * t6. Non fembra molto conveniente che Connal abban- doni 1' amico in un tal cimento , per compier un' uiìzio che Carilo folo poteva compier ugualmente bene, come già fece nel Canto antecedente. Alme- no dovea feorgerfi in Connal qualche refitìenza. Po- trebbe dira che quella è una delle folite reticenze dell' Autore, ma temo che i conofeitori non s' appaghino molto di quella difefa. * 17. La morte di quell' Eroe non corrifponde molto al- la nollra afpettazione. Dopo l'alta idea che il Poe- ta ci avea latta concepire del fuo valore, s'era in dritto d' attenderne dei prodigi ) e di efigger da lui un genere di morte alTai meravigliofo, e lìraordinario. Non occorreva erger tant' alto quello CololTo, s' egli dovea cadere con poco llrepito. Parmi che qui il gran genio di Oflìan paghi, come tutti gli altri, il fuo tributo all' umanità. Avvertali per altro che que- lla è piuttollo una mancanza che un' errore . Non v' è nulla di più naturale quanto che un guerriero muoja dalle lue ferite . Ma la nollra immaginazio- ne (lende le lue pretenfìoni molto innanzi. Quando il Poeta ha cominciato a folleticarla, ella fi lufinga che '1 fuo diletto debba andar Tempre crefeendo. Il dono del Poeta divieti dovere . Quanto più ella è foddisfatta, tanto pretende di più ; e s' tgli non giun- ge ad appagarla pienamente , ella quali gli fa mal grado anche dei diletti antecedenti . Ollian ci ha av- vezzati ad una certa fquifitezza che ci rende fchiz- zinofi . In qualche altro Poeta quella mancanza non fi farebbe riconofeiuta . *

18.

( C X X X I )

j8 iìin vrsVpn

H\<7?37-0f, (Aiyxx* ecc. II. 15. v. 61 8. Oman è ancora più ibmigliante a Virgilio nel 7. dell' Eneide v. 587.

Ut pelagl rupes magno veniente fragore , Qux multi s aretini latranti hus undis Mole tenet ; /copuli nequicquam & fpumea circum Saxa fremunt, laterique illifa tefundhur alga. * io. La condotta del Poeta mi fembra in quello luo- go di così nieravigliofo artifizio, che ben merita i rifletti di tutte le perfone di gufto. Cuculiato avea perduta la battaglia* non per mancanza di valor per- donale, ma per la fcarfezza delle fue truppe. Que- fta taccia d'inferiorità, benché fenza fua colpa, do- veva efler infofferibile ad un'Eroe, come Cucullino . Egli tenta dunque di rifarcir il fuo onore con un col- po grande, ed ardito. Penfa d'andar folo incontro all' armata di Svarano ^ non già colla fperanza di porla in rotta, ma col penfiero di combatter a cor- po a corpo col fuo nemico* di vincerlo, o di mo- rire gloriofamente. Ma qual doveva effer Y efito di quefta battaglia? Se vince Svarano, la gloria di Cu- cullino reità offufeata, e un' Eroe virtuofo ed ama- bile è facrificato ad un brutale* Se la vittoria fi di- chiara per Cucullino, la venuta di Fingal è inutile. Sembrava inevitabile 1' inciampare in uno di quefti due fcogli . Offian feppe fcanfarli felicemente ambe- due con una deprezza che non pub ammirarli ab- baftanza. Cucullino Ita per azzuffarfi , comparifee Fin- gai, Svarano vola, pianta Cucullino, e quefti fi tro- va improvvifamente folo e delufo, fenza poter far prova di fé, ottener la confolazion della morte. Con ciò fi cagiona una gran forprefa in chi afcol- ta, e fi falvano tutti i riguardi. L' onor del tiion- I 2 fo

( C X X X I 1 j

fo fopra Svarano fi riferba intatto per Finga!,, Cu- cullino non perde nulla dal canto della gloria y ed acquilh infinitamente da quello dell' interefie. In- fognerebbe eflfer privo di fenti mento per non effer commoffo infino all' anima dal fuo patetico lamento , La vergogna eh' egli ha di prefentarfi innanzi a Fin- gai, la commilerazione de' fuoi amici morti in bat- taglia, la deplorazione della Tua fama, il fuo tene- ro addio alla fpofa lontana formano un nuovo ge- nere di patetico, un milio di mirabile e compafììo- nevole che e' intenerire e c'incanta. Infine queft' Eroe fventurato non potendo forTrir^ il fuo apprefo difonore va a nafeonderfi in una grotta. Ciò mette il colmo alla finezza dell'artifizio del Poeta. Que- lla riioluzione toccante all' diremo grado rimove il confronto pericolofo fra i due Eroi principali . La Scena refta vuota perFingal. Cucullino parte, e por- la feco i noftri. affetti 3. refta Fingal a riempirci la fpirito. * 20. Il carattere di Fingal è uno de' più perfetti che fia mai ftato immaginato da verun Poeta, e forfè a certi riguardi egli è più perfetto d' ogn' altro. La perfezione morale dei caratteri è diverfa dalla Poe- tica. Confifie la prima in un'aggregato delle più.' ' belle qualità: la feconda nell'idea airratta ed uni- verfale d'una qualità o buona, o viziofa applicata ad un perfonaggio. Quand' io dico che il carattere di Fingal è perfetto,, intendo non folo di queft' ul- tima perfezione, ma fpezialmente della prima. Al- cuni Critici vorrebbero darci a credere che la Poefia non ammettere quella perfezione morale, e preten- dono che i caratteri poetici debbano effer così rae- Icolati d'i contraddizioni, e di difetti, come li veggia- mo comunemente negli uomini . Quello è un pregia

clizia

( G X X X I I I )

V1Ì7Ì0 e! cui fìamo debitori alia fuperfìÌ7Ìofa adoralo-- toc ù' Omero; poiché avendo egli rapprefentati carat- teri generalmente viziofi e contraddittorj, i tuoi par- tigiani hanno fecondo (olito, trasformato un luo difetto in virtù, e n'abilitane una regola. Innanzi d' entrar nelle perfezioni di Fingal, arrediamoci fu que- flo punto eh' è uno dei più fondamentali della Pocfr , intorno al quale, s'io non m'inganno, c'è mo to d< L' equivoco-, e del mal' intefo . 11 Gravina , campione il più agguerrito della fua parte, condanna altamen- te i Poeti che attribuirono qualità perfette ai 'loro Eroi, e foli iene che queffa maniera di rapprefentare non è itìruttiva, utile-, verifìmiie. Se (otto il nome di perfezione s' intende una rigidità di natu- ra, che fi rende infenfibile a tutte le pafìioni umane, accordo anch'io che tali caratteri non fono molto poe- tici, non tanto perchè non fon verifimili , quanto per- chè non fono intereflanti. Ma la perfezione confitte nel dirigger le pafTioni al bene affoluto, o relativo, le obbiezioni del Gravina, e degli altri Critici del fuo par- tito, mi fembrano poco o nulla fondate. Non s' apprende nulla, dice il Gravina nella fua Ragion Poetica, e. 6. da quefti caratteri. L'uomo deve dipin- gerti qual' egli è, perchè qual egli dovrebbe efTere a tutti è noto. Io credo tutto all' oppolto, che ad ogn' uno fia noto qual egli fia , e a pochiflìmi qual' egli do- vrebbe, e potrebbe effe re . L' efperienza giornaliera ci fa conofeere ad ogn' iftante, che gli uomini fono co- munemente intereffati, piccioli, maligni, fìnti, fuper- bi , e violenti, v'è infogno che alcun Feeta ce ne ilkuifca. Per lo contrario, quanti fon quelli eh'. abbia- no V d'atte idee dei doveri, e molto più che conofeano ìe delicatezze, e le meraviglie di cui è capace la natura umana ben difpofta,e beneducata, ed accefa delie no- I 3 bili

( C X X X I V )

bili idee del bello e del grande? Dira bensì ciafehedu- no che 1' uomo deve efler giuito, ragionevole , one- fìo : ma fi Iviluppino qutlti fpeziofi fentimenti : non fi troverà che un guazzabuglio d' idee confale, inade- guate, indigelle, lalfe, e contraddittorie. Che le pur è ntcefiaria un' irruzione particolare per conofeer gli uomini, quali fono, egli è almen certo eh' ella non dee ripeterti dalla Poefia. Qttéfta è un' irruzione che appartiene direttamente alla Storia . 11 Gravina con- fonde vigilmente i fini di quelle due arti. L'oggetto della Storia è il vero particolare, quel della Poefia 1' univei Tale, e metafilico. Quella ci prefenta i fonti puri ed ineiaufli, e i modelli eterni del vero, quella non ci moli ra die i rivoli tanaofi,e le copie contraffatte e imper- fette. Sopra 1' idee archetipe della Poefia noi polliamo regolar noi (tedi, e giudicar con precifione degli altri ; laddove da fatti particolari non fi può trarr' altro che regole inadeguate, egiudizj fondati fopra induzioni in- complete, e bene ipefib difettive e fallaci. Perciò 1' i- fìru7:one Poetica è più importmre ,più piena, e fecondo Aride tele , più filolofica di quella che fi trae dalla Storia. Ma e' è qualche cofa di più. Il vantaggio che fi propone la Poefia non confifle in una femplice verità fpeculati- va. Il fuo gran fine è quello d' interefTare , di muove- re, e d'eccitare alla virtù. Or come può ella ciò fa- re, fé non ci prefenta la virtù illefla ne' fuoi ritratti? L' efempio è il folo Moralifia veramente utile, e la virtù efpolla ne! fuo lume ed animata è ficura d'incan- tar gli fpinti , ed attrarre i cuori . Legganfi ora que' Poe- ti, i quali dipingono 1' uomo, quale egli è, non dirò come il Gravina, nel vero effer fuo, ma comunemente. Dunque quella virtù è una chimera, un'ente immag- ginario,a cui la natura umana non può afpirare: dun- que o un'uomo non vai più che l' altro ; o i più vizio*

fi

( C X X X V )

fi fono 1' oggetto della maggior ammirazione . Perchè dunque arroflìrmi s' io raffomiglto a un' Eroe? perchè affaticarmi dietro un' illufìone ? Ecco il frutto che dee trarli neceffariamente da quelli efempj. Sono queite le lezioni, e i ritratti coi quali gli Anfioni e gli Ortei a- vranno umanizzato il mondo lelvaggio? Ma i caratteri perfetti fono inveriiìmili. L'umanità non è vafo capace della perfezione. Queito è un fentir troppo baiamente della natura umana, e della bellezza della virtù. Come? Ariitide, Socrate, Catone, Regolo, Bru- to, Trafea, e tanti altri, fono dunque enti fantaftici. nati dall' immaginazion dei Poeti? Ma perchè nominar alcuni particolari? La Storia antica non ci prefenta el- la negli Spartani l'efempio d'un popolo intero, il qua- le, fecondo l'energica efpreflìon d'un moderno, fu pof- feduto per molti fecoli dalla febbre della vinài Che dunque? faranno caratteri Poetici gli Achilli, e gli A- leltandri, e non potranno eflerlo i Trajani, e i Marc* Aurei;, per queito folo difetto d' elTer virtuofì? Qua- lunque più bafla paiTìone, quando divien dominante , aflòrbe tutte le altre, e giunge a farci facrificar la ftef- fa vita al fuo idolo. E i principi innati di benevolen- za^ di rettitudine, l'amor del bello, la lufinga d'una giufta gloria non potranno far lo ItefTo effetto, almeno in qualità di paffioni ? Non fono dunque chimerici i caratteri perfetti, ma foltanto rari, ed appunto per que- llo meritano d'elfer efpolti alla pubblica ammirazione. Ognuno accorda che il Poeta nelle deferizioni degli og- getti della natura e dell'arte dee fceglier fempre i più. pregevoli, fingolari, fìraordinarj, e quando non ne tro- vi il modello, crearli colla fua fantafia. Non è dunque una contraddizion manifefta, che nel punto più efTen- ziale,egli debba cangiar natura, e farla da Storico, rap- prefentando caratteri difettoù* e volgari? Se così è, a I 4 che

(CXXXVI)

cric fi ricerca in un Poeta così fquifito giudizio? a che dar la tortura alio fpirito, per rintracciare o architet- tar caratteri nobili ed intereiTanti? Gettiamoci ad oc- chi chiùfi tra la folla del popolo, ed afferriamoci fpen- fìeratamente al primo che ci fi fa incontro . Si aggiun- ga un grado di forza al fuo carattere qualunque fiafi, ed eccolo trasformato in Eroe. Mali dia tutto. L'idea della perfezione fia una chimera. Egli è per altro cer- tiiTìmoch' ella fembrapoflfibile,e fpefìò reale. L'amore, 1' amicizia, l'ammirazione non hanno altro per fonda- mento che quetta immagine apprefa per vera. Ognuno fecondo i fuoi lumi fi fabbrica in mente un modello di perfezione, e talor fi lufinga di realizzarlo. Perchè le- var agli uomini queft' illufione più utile di qualunque verità? Quetta chimera è fpeziofa, e magnifica all'ul- timo fegno. Lufinga, corrobora, nobilita, ingrandire 1' animo. Quanti patti noi facciamo verfo di lei, tanti ci allontaniamo dal vizio, e quanto più fi vagheggierà dapprefib la fua bellezza, tanto più la deformità del fuo contrario ci farà orrore. EJì quoàam prodire tenus , fi non d.tmr ultra : e chi non fi propone il maffimo , re- tta al di fotto del medioefe. Domanda 1' Ab. Conti per giuftifìcar Omero, non fia vero, che un Poeta Epico può giovar ugualmente di- pingendo il vizio per farlo abborrire, che la virtù per farla amare. Rifpondo i. che 1' utilta è molto imper- fetta. L' abbonimento del vizio è il primo patto verfo la virtù, ma è ancora molto dittante della virtù fletta, e molti hanno orrore per una fceleraggine ,che non fa- rebbero capici d un'azion generofa. i. Che le pitture del vizio per ttefle difguttano, e quelle della virtù allettano, e incantano. Perciò è molto irragionevole che un Poeta voglia giovar al Lettore imperfettamente, e con fuo difgutto , potendo congiunger perfettamente

Tu-

e cnxvn )

ì' utile al dilettevole. 3. Finalmente che il vizio non pub istruire , non quando è difapprovato e punito. Ma il dipinger il vizio con indifferenza, anzi 1' abbek litio con colori abbaglianti e feducenri ì, il produr ful: la Scena un periònaggio viziofo protetto dagli Dei, ca- rico di gloria, e trionfante, quelta è un'arte affai par- ticolare per farlo abborrire. Con lo fteffo artifizio il Machiavelli, fecondo alcuni , ha voluto metter in otto- re i tiranni. Vani raffinamenti della prevenzione che tenta indarno di eluder la forza del fentimento.

Del rclto quando fi dice che il Poeta dee dipinger carat- teri perfetti, non s'intende già che debbano tutti effer tali; ma fo!o che l'Eroe principale, il quale vien prò- pollo per oggetto d'ammirazione, fu veramente degno d' efiggerla. Ciò leva ogni fondamento alle obbiezioni degli avverfarj . Io credo di poter dire con più ragion del Gravina > che la vera feienza morale fi forma del- la cognizione di quel che è, e di quel che dovrebbe e potrebbe effe re . La prima e infegna a fchemiirci dai vizj de'noflri compagni, e a maneggiar i loro affetti. La feconda a perfezionar noi fteffì , e a far un retto giudizio delle cofe e delle perfone. Colla prima fola fi corre rifehio di divenir viziofo come gli altri , e la fe- conda ^ci farebbe facilmente ritrofi e fantaftici . Perciò il Poeta per recar la maffima utilità che può dar la fua arte, dipinge ugualmente i caratteri perfetti, i viziofi, e i mifti . L' Eroe principale è il modello che dobbiam proporci; il viziofo è l'altro effremo,da cui dobbiamo fuggire, e che col fuo contralto efercizio e rifalto alla virtù: i perfonaggi fubaltemi faranno quei carat- teri midi, nei quali il lettore fi riconofce,ed apprende a migliorarfi.

Stabiliti quelli principi fondamentali della vera imitazio- ne poetica, e fciolti i fofifmi che vorrebbero imporre

al

( CXXXVIII )

al buon fenfo, efaminiano ora la perfezione partico- lare del carattere di Firtgaj,

La perfezione, o fu 1' Eroi Imo può dividerli in due fpe- zie, cioè in percezione di natura , e in perfezione di fo-

- cietà. Quella condite nel depurar la natura e fecondar- la : quota nel caricarla, ed alterarla fpeziofamente. Quella non ha per tua regola che i fentimenti primi- tivi della natura, fviluppati e fortificati dalla ragione: quelta fi riferifee al interna politico, e morale delie fo- eietà rifpettive. Il cieco punto d' onore, il furor di conquitta, le avversioni nazionali, lo (pi rito cittadi- nefeo ecceffivo ed inumano fono tutti Eroifmi di focie- tà. La fenfibilità regolata, la giultizia, la benevolen- za univerfale, la generalità, la dolcezza fanno l'Eroe di natura. L' uno vuol'efTer più che uomo, 1' altro fi contenta d' efter uomo più perfetto degli altri . L' E- roifmo di focieta per rapporto alla Poefia ha più dell' abbagliante e meravigliofo,e produce un'interefle par- ticolare forfè più forte. L'altro è più toccante, più ragionevole; e il fuo interefTe è più dolce, più (labile , più univerfale. Il primo è vicino agli eccelli, e fonda- to per lo più fopra un pregiudizio utile a una deter- minata nazione. Ma i pregiudizi fono varj pretto i va- rj popoli, e fi diftruggono fucceffivamente Tun l'altro. La ragione fedotta per qualche tempo, riprende al fine il fuo impero: il pregiudizio cefTa, o luogo a un* altro: 1' incanto è fciolto, l'interelfe fvanifee ; e quel eh' era mirabile in un tal fecolo, e appretto quella na- zione, è Itravagante e ridicolo ad un' altra, o lo di- venta a quella itefia in un'altro tempo. Ma l'Eroifmo di natura ha una bellezza indipendente dal capriccio degli uomini, e i Cuoi dritti fopra il noftro cuore fono eterni ed immutabili, come la natura fletta, temo- no divertita di clima, o vicende d'età. Pure perchè

gli

( CXXXIX )

gli uomini amano d' eflere fcoflì gagliardamente, e la virtù naturale non è molto follecita d'abbagliare, o di far rumore, il piìl bel carattere Poetico farebbe quel- lo., in cui i'Eroifmo di foeietà fi melcolaffe con quel di natura folo quel tanto che balta per ifpirar a quello un certo grado d' entufiafmo, che non Tempre in eflò s' incontra. Tale è precifamente il carattere diFingal, Il .no gran diitintivo è l'umanità. Dalle opinioni del- la tocietà egli non ha prefo che V amor della gloria, ma d' una gloria acquiltata giulìameme per mez/,o d' imprefe benefiche, non perniziofe e funeite . Benché iia il più grande di tutti i guerrieri non combatte che per ditela propria, o dell' innocenza, e cerca di vincer ancor più colla generofità, che con V armi. Ev gran., de, non Urano, forte, non duro, fenfibi l'Aimo lenza cfler debole : amantiflimo de' luoi , cortetìlìimo verfo gli clìranj, amico difinterelTato, nemico generofo e cle- mente. Compaifiona gl'infelici, e fente i mali dell'u- manità, ma non cede, e fi confola col fentimento del- la iua virtù, e coli' idea della- g'oria. Io non lo Fin- tai fia veramente padre di Oiììan , o figlio della fua tantafia. Ex credibile che la natura e '1 poeta abbiano gareggiato in formarlo. Comunque fiali, un tal carat- tere è glorioio all' umanità, e allaPoefia. Omero è un gran Ritrattata. Le fue copie fono eccellenti, ma gli originali erano irregolari, groftolani , e difgurtofi : pe- rò lenza far torto alla fiia vera abilità, il confron- tar i caratteri degli Eroi d' Omero con quelli di Of- fian . e Ipezialmente con Fingal , è lo iteflb che para- gonar le figure de' Pagodi Chinefi col Canone di Po* licleto. * 21. Ecco il primo tratto dell' umanità di Fingal. Vede il fuo nemico, ma non lo riconolce per tale: non feor- ge in lui che il fratello della lua amata; e la tenerez-

( C X L )

sa che Svarano avea m»ftrata per la forella, gli fa di* menticare la di lui feroce natura . * 22. Parrà torte ad alcuni che quella tenerezza di Svara- no mal s' accordi col fuo felvaggio carattere. Ma l'af- fetto domeltico non è mai più forte che nello (tato pri- mitivo di focietà. I Selvaggi Americani, crudelitììmt contro i nemici , hanno pei lor congiunti un traiporto forprcndente. E quanto alle lagrime, la forza d'un ca- ratter felvaggio non confitte nel fuperar le pafiìoni , ma nel fentirle con efirema veemenza, ed abbandosar- vifi. Le lagrime nel dolore fono tanto naturali ad un uomo di tal fatta, quanto i ruggiti nello fdegno. * 23» OòJs SaXaavjif -4Ufj.x 70101 (Zoxa. ttotI ^i-pc-ov . . .

Qutì 7?vf>og tÓxo( yt irorl fipó/xog cci9ou.tvoio ...i.

Olir' avì/JLOg 70<jvov yt worl tyuaiv Ù4<xó/xe/c-<v

H'ttuh IL 14. v. 394. *

24. V è qualche fomiglianza con quello della Scrittura: Montes fluxerunt a jack domini . Lib. de' Giud. e. 5*

25. Otfian non è folo Poeta, ma uno dei principali atto- ri del fuo toggetto. Ciò mette nelle fue narrazioni un calore ed un' intereflfe,che non può trovarfi nell'Opere degli altri Poeti, per quanto eccellenti effi fieno. Al- la deferizione delle fue prodezze giovanili egli fa tem- pre fuccedere la commiferazione dell' infelice fiato del- la fua vecchiezza : e quello contrailo patetico fa un mallìmo effetto. *

26. Mtfifli tram tuam qux devoravit ecs Jìciit ftìpnlam , Efodo. e. 15. v. 17. *

27. La deferizione di quella battaglia è molto più breve delle antecedenti. Svarano, e Cucullino erano pari in valore , perciò la vittoria dovea difputarfi più a lungo. Ma Fingal era fuperiore al paragone. La brevità della deferizione moftra la maggior facilità della vittoria . *

28.

(CXLI)

2 8 TiQ-flTTOTig t[VTi ViSpOl . II. 4. V. 2$. *

20. Quella convenzione è molto ben collocata e toccan- te . Ella fpira virtù ed amor domeliico. Olcar è un giovine amabile, pieno di tenerezza per il padre, t d* entuliafmo per 1' avo, che arde di delìderio di renderli degno d' entrambi. Fingal li compiace della Tua gene- rala indole, e gli le lezioni del veroEroifmo . Che bel (oggetto per un quadro! Fingal in mezzo appog- giato iullo feudo in atto d" ammaellrar il nipote: i Cantori llan con le mani fofpefe full' arpa per afcol- tarlo. Gli altri Eroi fìedono per ordine con diverfi at- teggiamenti d' ammirazione, più fedata nei guerrieri provetti, nei giovani più vivace. Gaulo in difparte, penfo(o,ed alquanto torbido. Ofcar in piedi dirimpet- to a Fingal, pendente dalla fua bocca, con la gioja e '1 trafporto dipinto fui volto : ed OlTian tra 1! uno e F altro con la lagrima all'occhio, e divifo tra l'am- mirazione del padre, e la tenera compiacenza pel fi- glio. *

30. Fingal era figlio di Cornai . F cofa degna d' oflferva- zione, che Fingal il quale fa fempre 1' Elogio di Trem- mor, e di Tratal , fuoi progenitori, non fa mai alcu- na menzion di fuo padre. Parmi che la fpiegaiione fia quella. Da qualche luogo di quelli Poemi apparifee, che Cornai folle un guerriero fòverchiamente feroce. Ciò balia perchè V umanità di Fingal non polla mol- to compiacerli della gloria paterna. Egli ricopre il no- me del padre in un filenzio, ch'equivale ad una rifpet- tofa condanna . *

31. Parrebbe che Fingal avelie propoli?, quella fua impre- fa giovanile, come un' efempio da imitarli: ma da que- lle parole fembra piuftolio eh' egli non ne compiac- cia gran fatto. Non fi feorge per altro chiaram nte lòtto qual villa egli difapprovi la fua condotta. Forfè

( C X L I I )

gli femore r a imprudente la fua foverchia fiducia, per cui egli non permife che la donzella fi nafeondeffe irt. qualche grotta, e trafeurò le cautele per afficurarla. *

32. Felice l'univerfo, (e tutti i gran Capitani follerò Ita- ti alla fcuola di Offun ! Omero era il Poeta d'Aleffan» dro, e sfortunatamente furono più gli Aleflarùri , che i Fingal. *

33; Gaulo era capo d* una Tribù, che per lungo tempo difputò la preminenza allo ftelfo Fingal . Fu quella fi- nalmente ridotta all'ubbidienza, e Gaulo di nerico eh* egli era, divenne il maggior amico, e '1 più grand' Eroe che aveffe Fingal . Il Tuo carattere fomiglia al- quanto a quello d' Ajace nell'Iliade) cioè d'un guerrie- ro che avea più forza che condotta. Io aggiungerò a quefte parole del Traduttore Inglefe , che il carattere di Gaulo ha qualche cofa di viziofo. Il fuo entufufmo di gloria non è interamente puro. Il fuo coraggio s' accorta alla profunzione. Par eh' ei voglia gareggiar di gloria con Fingal. Con quefla tinta cari- cata Offian diverfifica quello carattere dagli altri di fimil genere, fa fpiccar maggiormente la generalità e la politezza di Fingal, ed eccita grande afpettazione per la battaglia feguente. *

34. Si pub lodare con più finezza? Quello è un panegi- rico in aria di lamento. *

35. Il Poeta ci prepara al fogno di Fingal nel Canto fe- guente.

Veggafi, quefto non farebbe flato il luogo opportuno per l'Epifodio d'Aganadeca. *

* * * * *

CAN-

( C X L I I I )

CANTO IV.

ARGOMEÌST TO.

T7* Sfendo V anione dèi P verna fofpefa dalla notte , OJJlan coglie quefl1 opportunità per riferire le fue proprie anioni al lago di Lego , ed i [noi amori con Evirallina , madre di Ofcar , morta qualche tem- po invanii la fpedi^ione di Fingal nelf Irlanda i V ombra dP Evirai Una, gli appari f ce , e gli dice che Ofcar , fpedìto fui far della notte ad ojfervar il ne- mico , era alle mani con un corpo ' di truppe avan- zate , e quafi vicino a reflar vinto . Ojjìan accorre in foccorfo di fuo figlio , e fi V avvifo a Fin- gai , che Svarano sy avvicinava . Il Re *' alza ì chiama a raccolta la fua armata , e ficcome avea prvmejfo la notte antecedente , ne il comando a Canio , figlio di Morni , mentr' egli dopo aver rac- comandato a' fuoi figli di diportarfi valorofamente , e di fojìenere i fuoi alleati , fi ritira fopra un colle , donde feorgeva tutto il combattimento . La mifchia

s* at-

( C X L I V )

i' attacca £ il Poeta celebra le prodezze di Ofcar , Ma mentre quejli unito al padre vince in un1 ala , Gaulo ajfalito da Svarano in perfona era fui punti? di ritirarji nelP altra . Fingal invia Ullino fuo Bar- do ad incoraggiarlo con una Cannone militare : ciò nul loft ante S varano rimari fuperior.e / e Gaulo, lyefercito de' Caledonj fono cojlretti a cedere. Ftngal feendendo dalla collina riordina le fue genti. S vara- no defìfie dall' inseguirle ,* s1 impadronifee d? una e- minen^a , riordina le file , ed attende che Fingal s" accojli . Il Re dopo aver animati i faldati gli ordini neceffarj , e rinnova il combattimento . CucuU lino il quale infieme con /' amico Connal , e con Ca- rilo s' era ritirato nella grotta di Tura , udendo il romore , fale full a cima del monte , che dominava il campo di battaglia , ove vede Fingal , eh'' era alle prefe col nemico . Cucullmo , ejfendogli impedito di andare a raggiunger Fingal eh' era per ottenere una \ compiuta vittoria , manda Carilo a congratularfi con quejV Eroe del fuo buon fucceffo .

CAN-

(CXLV)

CANTO IV.

c

H I dal monte ne vlen pari al pìovofo *■ Ateo del Lena? La donzella è quefta Dalla voce d1 amor; la bella figlia * Del buon Tofcar , dalle tornite braccia. Speflb udifli il mio canto, e ipefib hai fparfé 5 Lagrime di beltà: vieni alle pugne Del popol tuo? vieni ad udir 1* imprefe Del tuo diletto Ofcarre? E quando mai Cederanno i miei pianti in riva al Cona? Tutta la mia fiorita e verde etsde ic

Pafsò tra le battaglie , ed or triftèzza

K I

le . Eila eonfervava un' amore affai tenero e vivo per Ofcar fuo Spofo , e dopo la morte di effo , (i compiaceva affaiflìmo del- la compagnia del buon vecchio Olfian . Molte Poefie dx Oflìan fono in- dirizzate a quella bella e tenera Spofa ,

a Quefto Canto può fupporlì che incominci dopo la me- tà della terza notte -

b Malvina , Spofa di Ofcar , figlio di Offian . Siccome quefto Canto contiene in gran parte le prodezze di quefto giovine Eroe ; cosi il Poeta con molta natu- ralezza introduce Malvi- na che viene per afcoltar-

( C X L V ì )

I cadenti anni miei turba ed ofeura.

Vezzofa figlia dalla man di neve ,

Non ero io già cosi dolente e cieco,

fbfco , abbandonato allor non ero, 15

Quando m' amò la vaga Evirallina, *

Evirallina, Corman poffente

Dolce amor, bruna il crin , candida il petto.

Mille Eroi ne fur vaghi, e a mille Eroi *

Ella niegò '1 fuo core: eran negletti 20

I figli dell' acciar , perch' Offian folo

Grazia trovò dinanzi agli occhi fuoi .

Alle nere del Lego onde n' andai Per ottener la vaga fpofa . Avea Dodecì meco valorofi figli 3 25

Dell' acquofa Àlbion : giungemmo a Brano , Amico dei ftranieri . E donde , ei difTe , Son queft' arme d' acciar? facil conquifta Non è la bella vergine che tutti Spregiò d' Erina gli occhi* azzurri duci.' 30

Be-

« Figlia di Erano , Signore Irlandefe .

( e x l V i r )

Benedetto lii tu fangue verace Del gran tingallo! avventurata fpofa Ben' è colei che del tuo cor fai degna * Follerò in mia balia dodeci figlie D'alta beltà , che tua fora la fcelta , 35

O figlio della fama . Allora aperte La ftanza della vergine romita D' Evirallina ; a quell'amabil villa Dentro i petti d' acciar corfe a noi zuitì Subita gìoja , e ci forrife al core 4*

Ma fopra noi fui colle il maefìofo

Cormano apparve , ed un drap^el de' fuor Traea pronto alla pugna . Otto i campioni Eran del duce , e fiammeggiava il prato Del fulgor di lor arme. Eravi Cola, 45

Durra dalle ferite eravi , e Tago , E '1 pofìfente Tolcarre , e '1 trionfante Freftallo , e Dairo armifonante , e Dafa Rocca di guerra . Scintillava il brando Di Corman nella deftra , e del guerriero 50 K 2 Len-

( C X L V I I I )

Lento volgeafi e graziofo il guardo » D' Offian pur osto erano i Duci ; Ullina Figlio di guerra tempeftofo, e Mullo Dai generofv fatti ,. ed il leggiadro Selaca , e Oglano,. e V iracondo Cerda , jj E di Dumarican l'irto -vellute Ciglia di morte. Ove te lafcio Ggarre ^ rinomato fugli Arvenj colli? Ooar fi rifeontrò tetta con tetta,

D

Col forte Dala : era il conflitto un turbo 60 Sollevator della marina fpunaa.. Ben del pugnale rammentoffi Ogarre, Arme ad elfo gradita,, egli di Dala Nove fiate lo piantò nel fianco .- Cangiò faccia la pugna-: io fullo feudo 65

Del poffente Corman ruppi tre volte La mia lancia, ei la fua . Laflb , infelice * Giovinetto d' amore ! io V afferrai Gagliardamente , e lo crollai pei crini Ben cinque volte , e gli recifi il capo : 5 J

Cad*

(CXLiX)

Cadde il tronco fa'nguigno ; i ftioì fuggirò v Oh chi ra' avene allor detto , chi detto M' avefTe allor, vaga donzella, eh' io Egro, fpoflfato, abbandonato, e cieco -, Trarfei la vita, aria coftui dovuto 7$

XJsbergo aver ben d' infrangibil tempra, Petto di fcoglio, e impareggiabii braccio-. *Ma già del Lena fu la piaggia ofeur-a A poco a poco s' acchetò la voce Dell' arpe, e dei cantor. Buffava vènto Vario - firidente , e m'ondeggiava intorno L' antica quercia con tremanti foglie . Erano i miei penfier d' Evirallìna ■, D' Evirallìna mia , quand' ella in tutta La luce di beltade , e cogli azzurri S 5

Occhi pregni di lagrime, m' apparve Sopra il (ao nembo, e in fioca voce, ah forgi,

k 3 or- ti Il Poeta ritorna al fuo alberi fcuotono le foglie 5 foggetto . Dalla feena qui e i venti fono incoranti : deferitta , fembra che 1' circoftanxe proprie di quel- azion del Poema pofla fif- la {ragione . fard all' autunno * Gli

(CL)

Offian , mi diffe , il figlio mio difendi ,,

Saldami Ofcar : preflfo. la roflTa quercia

Del rufcello di Luba egli combatte 90

Coi figli di Loclin : diflfe , e s' afcofe

Nella iua nube * Io mi veftii 1' usbergo »

M* appoggiai fulla lancia % ufcii fonante

D' arme il petto, e le terga : a cantar preti ,

Qiial folea ne' perigli, i canti antichi 95

De' valorofi Eroi .. Loclin m' intele S

Come tuono lontano ; efla faggio ;

Infeguilla mio figlio .. Io pur da lungi

Lo richiamai :. figlio , difs' io ,, deh. riedi

Riedi fui Lena , ancor eh' io ftiati appreffo 5 1 00.

E ceffa d' infeguirli .. Egli kn venne ,

Ed agli orecchi miei giimfe giocondo

Il fuon dell' armi fue ■.. Perchè, difs' egli, 6

M' arreitafti la delira? avrìa ben torto

Morte d'intorno ricoperto il tutto, 105

Che ofeuri formidabili Fillano

E'1 figlio tuo ferft ai nemici incontro «

(GLI)

già fenza Ior danno efii afpettaro I due fpaventi della notte : alquanti Le noftre fpade n' abbatter. Ma come i Spingono i negri venti onda dopo onda 7 Colà di Mora fu le. bianche arene ,, Tal 1' un 1' altro incalzandoli i nemici Inondano fui Lena : ombre notturne Stridon da lungi , ed aggirarfi io vidi i Le meteore di morte : il Re di Selma Corrafi a rifvegliar, P eccelfo Eroe Sfidator di perigli, il Sol raggiante Diflìpator di bellicofi nembi.. Erafi appunto allor da. un fogno detta 3

Fingallo, e fullo feudo erto fi flava, Lo feudo di Tremmor, famofo arnefe De' padri fuoi : nel fuo ripofo avea Veduta il padre mio la metta forma. D' Aganadeca ; ella venia dal mare* i

E fola e lenta fi movea fui Lena* Eaccia avea ella pallida qual nebbia,,

K 4 Guan-

(C LI l)

Guancia folca di lagrime : piti volte Tratte ì' azzurra man fuor delle vefti , Vefti ordite di nubi, e la diftefe 130

Accennando a Fingallo, e volfe altrove I taciturni fguardi» E perchè piangi Figlia di Starno? domandò Fingali© Con un fofpiro : a che pallida e muta BdV ofpite dei nembi? ella ad un tratto 135 Sparve col vento , e lo lafciò penfofo . 8 Piangeva il popol fuo , che fotto il brando Del Re di Selma, era a cader vicino. V Eroe fvegliofli , e pieni ancor di quella 9 Avea gli occhi e la mente. Ode apprenarfi 140 D' Oicarre i paffi , e n' adocchiò lo feudo , Che incominciava un deboletto raggio Via via d' Ullina a tremolar full' onde. Che fa '1 nemico fra i terrori involto?

Richiefe il Re, fugge fui mare, o attende 145 La novella battaglia? A che tei chiedo? Non odo io già la voce lor che fuona

Sul

( C L I I ì)

Sul vento del mattin? Vattene Ofcarrè ,' ' Defra gli amici. 11 Re s' alzò, pìantoflì PrefTo il laffò <li Luba , e in tuon tremendo I0 i 50 Ben tre volte rugghiò : balzaro i cervi Dalle fonti di Cromia , e tremar tutre Le rupi e i monti. Come cento alpeftri ** Rivi sboccando con mugghianti fpume Si confondon tra lor, come più nubi 155

S' ammaffano in tempefta , e alla ferena Faccia del eie! fan velo , in cotal guifa Si ragunaro del deferto i figli Del lor Signore alla terribii voce t Terribile ai nemici , a' fuoi guerrieri 160

Grata e gioconda , perchè fpeflb ei feco Li condufle alla pugna , e dalla pugna Carchi tornar di gloriofe fpbglie ; Su fu , difs' egli 5 alla zuffa , alla morte ff Figli della tempefta : a rifguardarvi 1Ó5

Starafli il voftro Re . Sopra quel colle

* Cioè alitatoti ài '.notiti l'oggetti a temperi . *

( C L I V )

Balenerà 1. mio brando , e farà feudo* Del popol mioj ma non avvenga, amici, I3 Che n' abbiate mai d' uopo , or che di. Morni. Per me combatte il valoroio figlio * 179

Egli fia voftro duce , onde il luo nome Sorger poffa nel canto . O voi feertdete Ombre de' morti duci , ombre dei nembi Correggitrici , i miei guerrier cadenti Accogliete cortefi , e i voftri colli. 175

Sien lor d' albergo :. oh poflfan quei fu P ale Del nembo rapidi(Timo> del Lena Per 1' aereo fender varcar fublimi I flutti de' miei mari, e al mio ripofo Cheti venirne, ed allegrar fovente 189

Con la piacevol villa, i fogni miei >. Fillano , Ofcarre dalla bruna chioma, I? E tu Rino gentil , fate o miei figli , D' effer forti in battaglia : i vofìri fguardi Stien fìfi in Gaulo , ond' emularne i fatti. 185 Brando a brando non ceda , q braccio a braccio ;

Si

( C L V )

Si gareggi in valor :. del padre voftro Proteggete gli amici , e ftienvi, in mente Gli antichi duci.. Se cader fui Lena Doverle ancor, non, paventate o. figli A 190 Vi rivedrò : di cava nube in feno Le noftre fredde e pallid' ombre in. breve S.' incontreranno , o. figli , e andrem volando- Spirti indivifi a ragionar fui Cona ^

Simile a nube tempeftofa , orlata 195

Di rofifeggiante folgore del cielo. Che in Occidente dal mattin s'avanza 5

34ll Re s'allontanò.. Funefto vampo Efce dall' armi, fue -, nella man forte; Crolla due lanciej la canuta chioma 20 a

Giù cade al vento; tre. cantor vari dietro Al figlio della fama , a portar pronti

I fuoi cenni agli Eroi : full' erto fianco

Di Cromia ei fi posò , volgendo a. cerchio

II balen dell' acciar. Lieti alla pugna 205 Movemmo intanto. Sfavillò sul volto rS

D1

( C L V I )

TP Ofcaf la gioja ; vivida vermiglia Era la guancia fua , fpargono gli occhi Lagrime di piacer; raggio di foco Sembra la fpada nella delira: ei venne 2. io

E con gentil forrifo in cotai detti Ad Onìan favellò : Sir delle pugne , Afcolta il figlio tuo : feoftati , o padre > Segui V Eroe di Selma , e la tua fama Lafciala intera a me . Ma s' io qui cado , fe i 3 Rammentati , o Signor -, quel fen di neve > Quel graziofo folitario raggio Dell' amor mio , la tenera Malvina Dalla candida man . Panni vederla Curva fui rivo rifguardar dal monte 2 lo

Con la guancia infocata , e i l'ifci crini Sferzante il fen , che per Ofcàr fofpi'ra . Tu la conforta , e eh' io fon già fatto Dei venti albergato!- , che ad incontrarmi .Venga , mentr' io pe' colli miei fui nembo 225 M' affretto a rivederla . Ofcar > che dici ?

A

( C L V I I )

A me piuttofto , a me la tomba inalza . i&

No , non cedo Ja pugna : il braccio mio

Più fanguinofo e più di guerra efperto

Tutte di gloria t' aprirà le ftrade . 230

Ma ben tu figliuol mio > s' avvien eh' io caggia ,

Quella fpada , queft' arco , e quefto corno

Rammenta di riporre entro V angufta

Scura magion ; fa che una bigia pietra

L'additi al pafifeggiero: alla tua cura 235

Alcun amor non accomando, o figlio,

Che più non è la vaga Evirallina ,

La madre tua J7 . Cosi parlammo, e intanto

Crebbe fui vento, e più e più gonfloffi

L1 alta voce di Gaulo ; ei la paterna Z40

Spada rotando con furor fi fpinfe

Alla ftrage, alla morte. Appunto come

Candido - gorgogliante onda colmeggia ,

E fcoglio affale , e come fcoglio immoto

L' orrid' urto foftien ;; così i guerrieri 2^5

AfTalir, refiftéro.^ acciai fi frange lS

Con»

( C L V I I I )

Contro acciaro , uom contr' uom , Tuonano feudi , Cadono Eroi . Quai cento braccia e cento Della fornace fui rovente figlio , Così s' alzano, piombano, martellano 250

Le loro fpade : orrido in Arven turbo l9 Gaulo raffembra, in fui fuo brando fiede Diftruzion d' Eroi ; parea Svarano Foco devaftator . Come pofs' io Dar tanti nomi, e tante morti al canto? "255 D' Oflìan pur anco fiammeggiò la fpeda Nel fanguigno conflitto : e tu pur anco Terribil folli , Ofcarre , o de' miei figli Il maggiore , il miglior . Nel fuo fegreto Gioiami il cor , quand' io feorgea '1 tuo brando 2 60 Arder fui petto dei nemici ancifi ■. Elfi fuggirò sbaragliati , e noi Infeguimmo , uccidemmo : e come pietre Van faltellon di balza in balza , o come Scuri di quercia in quercia in, bofeo annofo 2^5 Erran colpi alternando, o come tuono

Di

( C L I X )

Di rupe in rupe fi rimbalza in rotti Spaventofi rimbombi; in cotal guifa Colpo a colpo fuccede, e morte a morte Dalla fpada d' Ofcarre , e dalla mia. 270

Ma già Svaran Gaulo circonda , e freme Qual corsia d' Iniftor . Fingallo il vede , Vedelo , e già già s' alza , e già già i' afta Solleva . Ullin > va mio cantore , ei difle , Vattene a Gaulo, e gli rammenta 1 fatti 275 De' padri fuoi , la difuguaì contefa Col tuo canto foftien : ravviva il canto E rinfranca gli Eroi . Mofìefi Ullino , Venne a Gaulo dinanzi , e '1 canto fciolfe Ir.fìammator dei generofi cori. 2 So

Combatti combatti, 2I

Diftruggì , abbatti , Figlio del Sir dei rapidi deftrieri , Fior de' guerrieri .

Pugna, pugna o braccio forte 285

In fatica afpra ed eitrema,

Sir

( C L X )

Sir d' acute arme di morte ,

Duro cor che mai non trema. Figlio di guerra y

Atterra > atterra > 290

Fa che più candida.

Vela non tremoli

Sull' onde d' Iniftor. Alza feudo orrendo qual nembo ,"

Che di morte ha gravido il grembo j 295

Il tuo brando baleni rotando

Qual fanguigno notturno vapor. Il tuo braccio fia tuono fui campo-,

Sia 1' occhio di lampo ,

Di fcoglio fia '1 cor» $00

Combatti combatti ,

Diftrugoi abbatti -

Figlio del Sir dei rapidi deftrieri ,

Doma gli alteri . Gaulo avvampa a tal note; il cor gli balza, 305

e > E fo-

( C L X I )

22 E foverchia il garzon : fende in due partì Lo feudo a Gaulo -y del deferto i figli Sbigottiti fuggirò . Allor Fingallo Nella poffanza fua forfè, e tre volte 23 310 La voce follevò. Cromia rifpofe Al forte tuono ; s' arreftaro a un punto 24. Del deferto i guerrier ; piegaro a terra L'infocate lor faccie , e a quella voce Di ftefli arroflìro . Egli fen venne 3 1 5

Come in giorno del Sol piovofa nube Move fui colle tenebrofa e lenta : Stan muti i campi ad afpettar la pioggia . Vide Svaran da lungi il formidato Signor di Selma, ed arreftoffi a mezzo 3 2 a Del corfo fuo . Fofche aggrottò le ciglia , Alla lancia s' attenne , e i roflfeggianti Occhi intorno rivolfe . Ei muto e grande , Quercia parea fopra il rufcel di Luba, Cui già rapida folgore del cielo 325

Lafciò brulla di foglie , e incotta i rami ;

L Quel-

(CLXII)

Quella pende fui rio , libila il mufeo . Tal fi flava S varano : ei lento lento Si ritirò fopra il ciglion del Lena, L'accerchiano i fuoi mille, e fopra il colle 330 S'addenfa il bujo dell' orribil zuffa . Ma in mezzo al popol fuo fplendea qual raggio Fingallo, e tutti intorno a lui feftofi S' accolgono i fuoi Duci . Alza la voce Del fuo poter. Su fu miei fidi, ergete 335 Tutti i ftendardi miei : fpieghinfi al vento Sulla piaggia del Lena , e vibrili come Fiamme fu cento colli : elfi ondeggiando S'odano all'aure fibilar d'Erina, E guerriera armonia fpirinci in petto. 340

° Quia qua, figli, compagni: al voflro Duce Fatevi appreffb, e della fua poffanza Le parole afcoltate. O Gaulo , invitto 2S Braccio di morte , o generofo Ofcarre

Dai

<* I ' Originale ; Tìgli di mugghiami rrfceUi , eh fcatttrifcoiw da' mille colli . *

( C L X I I I )

Dai futuri conflitti , o delle bade Fiolio Conallo », o bruno il crin Dcrmino * O tu Re della fama , Offian , dei canti Alto Signor, voi le veftigia e '1 corfo Seguite o figli del paterno braccio , Imitatelo, o prodi. Alzammo il raggio c 350 Solar della battaglia , il luminofo Regio ftendardo, e lo feguian volando Gli fpirti noftri . Sventolava altero Quello per l'aere, ori -lucente, e tutto Gemmi -diftinto, qual la vafta azzurra 353 Stellata conca del notturno cielo . Avea pur ciafeun Duce il fuo veffillo , Ciafcun veffillo i fuoi guerrier. Mirate

a Qiiefto non è i' amico di Cucullino , ma un' altro

tolato Ofcar

Voi. 2.

Dif-

Derivino

guerriero Scozzefe -, e for- e Lo Stendardo di Fingal

lo fteffo , di cui fi leg- ge la fventurata morte nel Poema di Carric-tura . Voi. 2. * b Forfè il figlio di Diarano . Vedi la ftrana morte di quefV Eroe nel Poemetto fuppofto di Oflian , inti-

diftinguevafi col nome di Raggio Solare , probabil- mente dallo fplendor che mandava , per effer coper- to d' oro . Inalzar il rag- gio Solare nelle antiche Poe- fie fignifica il dar princi- pio alla battaglia .

( C L X I V )

Difle il Prence ofpital ; mirate come

Loclin fui Lena fi divide e parte. 360.

Stanno i nemici fomiglianti a rotte

Nubi fui colle , o a mezzo arfo e sfrondato

Bofco di quercie , quando il ciel trafpare

Fra ramo e ramo, ed il vapor trafvola .

2^ Amici di Fingal , ciafeun di voi 36*

Scelga una banda di color che ftanno Minacciofi laflfufo , e non fi lafci Che alcun nemico dei fonanti bofehi Siili' onde d' Iniftor ricovri e fugga .

E ben, Gaulo gridò, miei fieno i fette 370

Duci del Lano : d'Iniflorre il fofeo Sovrano , Ofcar gridò , vengane al brando Del figlio d' Offian: venga af mio, foggiunfe Conallo , alma d'acciaro, il bellicofo Sir d' Inifcona . O '1 Re di Muda , od io 375 Oggi per certo dòrmirera fotterra , DifTe Dermino . Offian , bendi' or fiacco , E dolente, di Tcrman s' elette

L' a<

( C L X V )

U atroce Re : non tornerò , gridai , Senza il fuo feudo. O generofi , o forti, jSo DiiTe Fingal col fuo fereno iouardo , Sia vittoria con voi . Tu Re dell' onde , Svaran , la fcelta di Fingal tu fei . Diffe i e quai cento varj venti in cento

Diverfe valli a imperverfar fen vanno, 385 Così divili noi movemmo , e Cromia Scofìefi , e n' eccheggiò » Cotante morti Chi può narrar? bella di Tofcar figlia, Le noftre delire eran di fangue , e folte Cadder le fquadre di Loclin , quai ripe 390 Traportate dal Cona: alle noftr' armi 27 Tenne dietro vittoria: ognun dei Duci La promelTa adempiè . Speflb , o Donzella , Sederli in riva al mormorio del Brano , Mentre dolce crefeeva il morbidetto 39 5

Tuo bianco fen , quai candidifiìma ala Di lifeio cigno, che foave e lento Veleggia per la liquida laguna,

L 3 EH

( C L X V I )

E '1 vago veleggiar l' aura feconda . Speflb, o bella fedefìi , e fpefio hai vifto 400 Dietro una nube rimpiattarli il Sole Lento, infocato, e notte rammaflfarfi D' intorno al monte , e '1 variabil vento Romoreggiar per le riftrette valli . ^8 Cade alfin pioggia grandinofa : il tuono 405 Rotola, ulula, il fulmine feofeende Gli erti dirupi; fu focofi raggi Van cavalcando orridi fpettri ; e in baffo Rovefciafi precipitofa e torba V urlante poflfa de' torrenti alpini .. 410

Tal della pugna era il fragor. Malvina ~P Perchè piangi, perchè? piangan piuttofto Le figlie di Loclin che n'han ben donde. Cadde di lor contrada il popol , cadde , Perchè di fangue fi pafeeano i brandi 415

Della fìirpe de' miei . Laffo ! infelice ! Qual fui! qual fono! abbandonato e cieco Non più compagno degli Eroi paffeggio,

Pili

( C L X V I I )

Piìi quell'Odiati non fono. A me, donzella, Quelle lagrime a me, ch'io con quefl;' occhi 420 Di tutti i cari miei vidi le tombe.

Nella confufa mifchia il Re trafiflfe Ignoto Eroe * Quei la canuta chioma Per la polve traendo , i languid' occhi Ver lui folleva* Il ravvisò Fingallo , 425

Ed ahi % gridò, tu di mia man cadefti D'Aganadeca amico? io pur ti vidi Gli occhi molli di lagrime alla morte Dell'amata donzella entro le ftanze Di quel padre crudel : tu de' nemici 430

Dell' amor mio forti nemico , ed ora Cadi per la mia mano? Ullin , la tomba Ergi all' eftinto , ed il luo nome aggiungi D'Aganadeca alla canzon dolente Addio donzella dell' Arvenie valli 43$

Abitatrice, a quello cor cara «

Giunfe all'orecchio a Cucullin nel cupo Speco di Cromia lo fcompiglio , e *1 tuono L 4 Della

( e l x v 1 1 1 )

Della turbata pugna : a Conalio

E Carilo chiamò . L' udirò i Duci , 44°

Prefero V afte : ei della grotta ufcfo ,

E a mirar s' affacciò : veder gli parve

Faccia di mar rimefcolato e fmoffo

Dal cupo fondo , che flagella e aflbrbe

Con bollenti onde l'arenofo lito. 445

A cotal villa Cucullino a un punto 31

S' infiammò , s' ofcurò : la mano al brando , L'occhio corre al nemico: egli tre volte Si fcagliò per pugnar, tre lo rattenne Conal: che fai, Sir diDunfcaglia? eidifle, 450 Fingallo è vincitore già tutto ei ftrugge Tutto conquide ei fol , non cercar parte Nella fama del Re , eh' è tardi e vano .

E ben quei ripigliò, Carilo vanne

Al Re di Selma, e poiché fpento in tutto 455 Sia il rumor della pugna, e che difperfa Fugga Loclin, qual dopo pioggia un rivo, Seco t' allegra , il tuo foave canto

Gli'

( CL X I X )

Gli lufinghi l'orecchio, inalza al ciclo L'invincibile Eroe. Carilo prendi, 4.60

Reca a Fingal quella famofa fpada La fpada di Cabar , che d'inalzarla Non è la man di Cucullin più degna. Ma voi del muto Cromia ombre romite ,

Spirti d'Eroi che più non fon, voi foli 4Ó5

Siate oggimai di Cucullin compagni,

Voi venitene a lui dentro la grotta

Del fuo dolor : più tra' portenti in terra

Nomato io non farò ; brillai qua!' raggio ,

E qual raggio paflai ; nebbia fon' io 470

Che dileguofiì all'apparir del vento

Rifchiarator dell' offufeato colle .

Conal , Conal non mi parlar più d' armi ,

Già fvanì la mia fama : i miei fofpiri

Di Cromia i venti accrefeeran , fin tanto 47 5

Che i miei veftigi folitarj e muti

Cellino d' elfer vitti . E tu Bragela

Pian-

( C L X X )

Piangi la fama mìa, piangi me fleffb: Tu più non mi vedrai, raggio amorofo, Non mi vedrai, non ti vedrò: fon vinto. 480

o?-

(C L X X I )

OSSERVAZIONI

» * *

AL CANTO IV.

1 . f\ Ux efl ijlii qux afcendit per defertum ?

Il Qux c/i ijìa qux progredita quafi Aurora confur- ^^"- gcnsì Cant. e. 3. v. 6. e. ó. v. 9. *

2. Quello Lpifodio è molto ben collocato, poiché il Poe- ta ha cclto il tempo che Fingal è addormentato , e 1* azione folpefa dalla notte . Serve eflò d' introduzione al Canto; e nel tempo fletto è neceflario per T intelli- genza di varj luoghi nel proieguimento del Poema.

Aggiungo di più che queft' Epifodio, benché fembri eltra- neo al (oggetto , pure nafee felicemente da quello , quantunque ciò non fi feorga che nel progrettb. Eviral- lina era comparita ad Ottìan, per muoverlo a foccorrer fuo figlio. Egli era a quello patto del Tuo Poema, ed avea pieno lo fpirito della memoria della fua Spofa . Giunge Malvina nel punto ch'egli fiavafi per narrare la Tua vifione. Nulla di più naturale, quanto ch'egli fofpenda per un poco il filo della fua narrazione, per introdur la Storia de' fuoi amori con la fua fpofa , e delle fue gioveniii prodezze, il di cui confronto collo flato infelice della fua vecchiaja , è il fonte principale del gran patetico delle fue Poefie . *

5. Appretto i Celti non s'otteneva l'amor delle belle, che per mezzo di qualche prodezza militare . Lo fpiri- to dell' antica Cavalleria ha origine da quefti popoli . *

4. Quefto breve tratto di compattìone è preziofo nella bocca d'un rivale e d'un nemico. Un'altro non avreb- be penfato che al fuo trionfo, e al frutto della vitto- ria. OfTun penfa all'umanità. *

5. Of-

( C L X X I I )

5. Offian da al Lettore un'alta idea di fteffo. Il fole» fuo canto (paventa il nemico. Quefto palio lomiglia a quello d'Omero nel 18. dell'Iliade, ove la voce d'A- chille la fuggir i Trojani dal corpo di Patroclo.

Fin qui il Traduttore Inglefe . Ma quell'idea che Offian ci di (e fteffo, non farebbe ella ecceffiva? Quelli prodigi dovrebbero riferbarfi a Fingal. Egli veramente ne fa ui fimili : ma il canto d'Offian ci ha prevenuti. Potrebbe dirfi per giuftificaziòn del Poeta, che Ofcar non era alle mani che con una picciola partita di trup- pe avanzate: e che quelle poteano credere che il canto d'Offian toffe il fegnale della battaglia, e che Fingal lo leguitaffe. Un limile inganno trovafi nel Poema in- titolato Latmon. Voi. 1. *

6. Offian attribuire collantemente un carattere nobile e virtuofo all' amato fuo figlio . Il pronao ritorno di Ofcar, e le fue parole moftrano la fommeffione dovuta ad un padre, e il calore che fi conviene ad un giovine guerriero .

7. O/ cT' "icxv àpyaXÌcàv àvi/xiàv àra\xvroi as'^yi ecc.

II. 15. v. 795. La deferitone d'Omero è piena e fublime. Il luogo di Offian non portava che un cenno. *

8. Si loda guittamente il filenzio d'Ajace nell'Odiffea, e di Didone nell'Eneide. Vi fono molti generi di filen- zio, come di difeorfo: e potrebbe farfene un Tratta- tela Rettorico, che non farebbe il meno importante. Niffun Poeta ne fece maggior ufo, più giudiziofb di Offian . *

9. É'ypé?o Jv' si* uTryy , $i!r\ Si fiiv à^ìyyr ójotipn .

II. 2. V. 41. *

io. Offian fempre a'fuoi Eroi un tuono firaordinario di voce; e ne parla come d'una qualità affai comune. Il modo con cui egli fi efprime, dee parere a' tempi no-

firi

( C L X X 1 1 1 )

ftri oltremock> iperbolico e ftravagante . Ma Ortian do- vea ben Capere meglio di noi di chi parlava, e (i fareb- be refo ridicolo a' Tuoi nazionali, s' egli aveffe attri- buita loro una qualità fmentita dall' efperierìza , e ripu- gnante alla natura. Quella voce formidabile dovea convenirli alla valla corporatura d' uomini nati in quei climi, in quei fecoli, e con una educazione rez- za e felvaggia. L'Autore della vita di Tamas Kou- Jikam ci artìcura che la fua voce era ftraordinariamen- te alta e forte, di modo che fovente fenza far alcu- no sforzo per inalzarla egli faceva intender i Tuoi ordini a più di 300. piedi di diflanza . Che farebbe poi (lato s'egli averte voluto fpingerla quanto più alto poteva, per ifpirare ardor militare, o per metter terror nei nemici? penfi poi alla dittanza che parta tra i moderni Perfiani, e gli antichi Celti, ed ai privilegj de' Poeti. *

11. Non pub negarfi che non fi trovi qualche uniformi- tà nelle comparazioni di Offian . Ma quello diletto non è più fuo che degli altri più antichi Poeti, e dipinta- mente di Omero. Oflìan per altro ha dei titoli ben più giurti di lui per giuftificarfi appreflb i lettori difereti. La sfera dell'idee del Poeta Celtico dovea effere fenza con- fronto più ri il retta che quella del Greco. La natura e l'arte erano più feconde delle loro ricchezze per Ome- ro di quello che foffero per Ortian, e gli prefentavano molto maggior copia d'oggetti di tutti i generi. Si detraggano inoltre dall'Iliade tutte le immagini e le comparazioni balTe, le quali Omero credette di pòrerfi permettere, e da cui lo fpirito nobile di Ortian religio- famente fi attenne; fi vedrà che a proporzione que'lo non avanza meno il primo nella varietà di quello che nella fcelta, e nella finezza. *

12. Che nobile fentimento! Dall'aria con cui parlò Gau-

lo nel

( CLXX IV )

lo nel Canto antecedente, ben fi feorge, che non gli farebbe riufeito di (caro, che Fingal fi trovaffe in peri- colo di foccombere, per aver la gloria di dargli foccor- fo. Ma la magnanimità di Fingal non conofee quelle picciolczze j e la fua gloria è tanto grande che non pub difeendere ad invidiar l'altrui. Veggafi la diverfità de- gli Eroi di Omero, Achille, che non era Fingal, in- viando Patroclo a combattere contro i Trojani, gli rac- comanda di non far tutto quell'ufo ch'egli potrebbe del fuo valore, per non recar pregiudizio alla propria fua gloria. Qua) battezza! Aggiunge pofeia un fenti- mento della medefima nobiltà. Egli prega tutti gli Dei a far che non retti vivo un lei uomo di tutti i Troja- ni, e di tutti i Greci, affinchè egli folo e Patroclo ab- biano il piacere di prender Troja. Paffi ancora per A- gamennone, da cui era fiato ingiuriato. Ma che gli avean fatto tanti altri Greci che l'amavano, e l'am- miravano fopra egri' altro? E che bella gloria farebbe fiata il prender Troja, quando prima foffero morti tut- ti i Trojani? Se ne farebbero impadroniti con ugual facilità i gufi e le nottole. *

13. Gaulo non era che un Capitano fubalterno, come gli altri. Ma Fingal l'avea creato fuo luogotenente. Gli (teffi fuoì figli doveano predargli deferenza. Fingal con un difeorfo molto onorifico per Gaulo previene le gare di dignità, e non ifpira non quella d'una rifpettofa emulazione. I fuoi Eroici conforti ai figli fomigliano quel di Leonida a' fuoi Spartani : Pranziamo lietamen- te, 0 compagni, che cenerem /otterrà: non che qui c'è un grado di tenerezza paterna. *

14. Il Poeta artifiziofamente fa che Fingal s' allontani acciocché il fuo ritorno riefea più magnifico, e faccia maggior impreffione.

75. Negli atti e nelle parole di Ofcar è vivamente di- pinto

( CLXXV )

pinfo rinebbrìamcnto d'un giovine, che pregufta il piacer delia gloria, e che brama d'attuffarvifi fenza ri- tegno. Pure anche l'amor filiale v'ha la iua parte, e ftmbra ch'egli preghi il padre a teotfarfi, anche per allontanarlo dal perico'o che potea fovralìargli . * \6. Come è bella quella gara di morire tra padre e figlio.' Euripide ce ne prelenta un'altra alquanto diverla nel- la (uà Alcefte. Vtggafi la feena tra Ferete, e Admeto. Si dira che anche quella è una delle inimitabili finezze dei Greci? *

17. OlTervifi con che amabile femplicità Offian tocca 1* illibatezza della (uà fedeltà conjugale . *

18. Quella è quali 'a fteffa detenzione che abbiam veduta nel Canto 1. Meno profufione, e un po' più d' econo- mia nelle detenzioni antecedenti , 1' avrebbe falvato dalla nectflìtà di ripeterli . Io che non amo i comenti a la Dacìer, mi fo un dovere non folo di non pallia- re, ma di neppur diflìmulare i luoghi difettofì del mio Autore. Ma quefta obbiezione avrebbe affai mal garbo in bocca degli adoratori d'Omero, appretto di cui fi trovano frequentemente ripetute non folo le deten- zioni, ma i difeorfi interi . Al noftro propofito nella battaglia del lib. 8. dell'Iliade v. 60. vi fono tei verfi precifamente copiati dal lib. 4. al v. 445. Del refìo nel noftro Poeta l'infigne pezzo che tegue fopra le prodez- ze di Oflìan e di Òfcar ci compenfa largamente di que- lla leggiera mancanza. *

19. Dominus . . turbo confringens . If. e. 28. v. 2.

Qi'.afi vajlitas a domino veniei . C 13. v. 6. *

20. Fingal s'alza, ma non fi fretta d'accorrere. Egli non vuol rapire a Gaulo l'onor di rimetterli. Troppa follecirudine farebbe fiata un' offe fa alla iua gelofa deli- catezza lu quello punto. *

21. La Canzone di Uilino differifee dal refiante del Poe-

( C L X X V I )

ma nella verfificazione . Scorre come un torrente, ed è compo^a quali interamente d'epiteti. Il colìume d' incoraggiare gli uomini in battaglia con verfi com- porti fui fatto, s'è quafi conlervato fino ai giorni no- ftri . Efilìono varie di quelle Canzoni militari ; ma la maggior parte non è che un gruppo d' epiteti, lenza bellezza, o armonia, e privi affatto di poetico merito.

22. La foverchia fidanza di quell'Eroe ci avea preparati a quello colpo: dilpiace molto al lettore di veder l'amabile Ofcar vincitor da una parte, e il baldanzofo Gaulo umiliato dall'altra. *

23. Ecco Fabio che va a rifeuoter Minuzio imbarazzato per la fua temerità, e a ftrappa'r la vittoria di mano ad Annibale. *

24. Non par che Fingal fia il Giove Statore, che arrefta tutto in un punto i fuggitivi Romani? La vergogna de'foldati in un tale fiato, è'1 più grand' elogio, e '1 più delicato che porla farfi ad un Capitano. *

25. La condotta di Fingal co' fuoi guerrieri è veramente ammirabile. Lungi dal rimproverarli, egli parla a tut- ti con efpreffioni di politezza e di lode, e fpezialmen» te a Gaulo. Un'Eroe d'Omero avrebbe dato loro un bel rifrufto di villanie. Ma Fingal non ha bifogno di quefti mezzi groflblani. Egli vide la loro fuga: que- llo è'1 rimprovero più grande d'ogn' altro; e la fidu- cia eh' ei mofira in loro, è lo {limolo il più efficace per emendar il pallaio. *

26. Quella nuova foggia di battaglia la diverfifica in un modo particolare. Qual prontezza, qual vivacità negli Eroi! qual energia e varietà nell' efpreffioni ! e con qual giudizio Svarano è lafciato ultimo, come degno unicamente di Fingal ! *

27. Omero ed Offian nelle deferizioni delle battaglie leguono una condotta direttamente oppolla . Omero è

pieno

( CLXXVII )

pieno di minuti racconti : Oflìan gli sfrgge a più po- tere. L'uno ammaffa,e l'altro teglie. Appretto Ome- ro tutti 1 guerrieri agifcono, ma non Tempre fi ofTerva la proporzione e la convenienza dovuta ai loro carat- teri. Olfian per lo più fceglie un' Eroe principale e lo fa brillare, lafciando i fubalterni confuti tra la folla. Queifi fa qualche volta abortir le idee con la fover- chia precifione, e ci defrauda di qualche piacere che farebbe afpettato: quello dilaga lo fpirito in un mare di particolarità poco interelfanti, e non lo la- fcia Affare didimamente fopra alcun oggetto. L'ab- bondanza dell'uno, e i'aggiuftatezza dell'altro tempe- rate infieme avrebbero fatto un mirto perfetto. *

28. Puoffi paragonare quella eccellente defcrizione con una fimi le di Virgilio nel 1. delle Georgiche v.

29. Chi avrebbe attefo quefto slancio improvvifo? e chi avrebbe creduto di dover paflar in un tratto da un orrido così grande ad un patetico così toccante? *

30. Un incidente di tal genere vai ben per molte delle particolarità d'Omero. *

31. Quelta è una pittura eccellente, ma non è meno meravigliofa la finezza che qui moftra il Poeta . Cu- culialo non pub raffrenarli. Ma il fuo arrivo in tale itato di cofe è pericolofo. Che farà egli? verrà ad ufurpar la gloria di Fingal ? o a perder quella del fuo valor perfonale ? Non fi può ammirar abbastanza la finezza del ripiego. Connal con efirema delicatezza ha falvato l'intereffe di Cucullino, e quel del Poeta. *

/ M CAN-

(CLXXIX)

CANTO V.

* * * *

ARGOMENTO.

a Ontinua la battaglia . Fingal e "Svarano s* in- contrano . Si deferivo il combattimento . Sva- rano è vinto , legato , e dato come prigioniero in cu- fi odia ad OJfìan , e Gaulo . Fingal , i fuoi più gio- vani figliuoli , ed Ofcar infeguifeono gli avanci delF armata nemica. S) introduce V Epifodio d'Orla, uno dei Capitani di Loditi , eh? era fiato mortalmente fe- rito mila battaglia . Fingal commojfo dalla morte di Orla , comanda che fi ceffi dall' infeguire il nemi- co ; e chiamando a i fuoi figliuoli , viene infor- mato che Ritto il pili giovine di efji , era fato uc- cifo . Compiange la fua morte , ode la floria di Lan- dergo e di Gelcojfa , e toma verfo il luogo , ove a- vea la [ciato S varano . In quefto me^o Carilo eh' era M 2 fiato

(CLXXX)

flato inviato eia Cucu"i io a congratularft con, T ingoi della fua vittoria , fi trattiene con OJJian . La con< verfa^joie di qusjìì due Poeti' termina /' arpone del quarto giorno.

CAN-

(CLXXXI)

C A N T O V.

A

L generofo reggitor del carro * Conal fi volfe, e con foavi detti Prefelo a confortar . Figlio di Semo Perchè ti laici alla triftezza in preda? Son noftri amici i foni , e rinomato 5

Se' tu , guerrier : molte le morti e molte Già fur del braccio tuo ; fpeffo Bragela Con ceruleo-giranti occhi di gìoja Il fuo fpofo incontrò, mentr'ei tornava Cinto dai valorofi , in mezzo ai canti io

Dei feftofi cantori , e rcflfeggiante Avea il brando di ftrage , e i fuoi nemici Giacean fui campo della tomba efangui . Datti conforto, e '1 Re di Morven meco Slatti lieto a mirar . Ve' com' ei pana , * 15 M s "Qual

a Continua la quarta giornata .

(CLXXXII)

Qual colonna di foco , e tutto incende f Qual vigor! qual furor! non par di Luba La correntia? non par di Cromia il vento- Schiantato!- di ramofe alte forefte ?

Avventurato popolo felice, 3 20

Fingallo , è '1 tuo : tu gli fei fregio e fchermo « Tu primo in guerra , e tu nei di pace In confìglio il maggior : tu parli , e mille S' affrettano a ubbidir : ti moftri , e innanzi Ti cadono gli Eroi . Popol felice ! '25

Popolo di Fingal, d'invidia degno:

Chi è , chi è , figlio di Semo offerva , Chi è coftui tenebrofo in villa Che tonando ne vien ? quefto è l'altero

4- Figlio di Starno .. Oh! con Fingal s'affronta: 3 e Stiamo a veder. Par d' Ocean tempefta MoflTa da due cozzanti acrei fpirti Che van dell'onde a difputar l' impero? Trema dal colle il cacciator, che feorge Ergerfi il fiotto, e torreggiargli a fronte. 35

Si

( CLXXXIII )

Si Conallo parlò , quando a fcontrarfi In mezzo al loro popolo cadente Corfcro i due campion . Quella è battaglia , Quello è fragor : qui ciafeun urto è turbo , Ciafcun colpo è tempefla : orrore e morte 40 Spirano i fguardi . Ecco fpezzati feudi , Smagliati usberghi , e {minuzzati elmetti Balzan fifehiando : ambi i guerrieri a terra Gettano l'armi, e con raccolta polla

5 Vanno!! ad afferrar. Serranfi intorno 45

Le noderofe nerborute braccia . Si ftirano , fi fcrollano , s' intrecciano Sotto e fopra in più gruppi alternamente Le mufcolofe membra : ai forti crolli , All'alta impronta dei tallon /obufli 50

6 Scoppiali le pietre , e dalle nicchie alpeltri Sferranfi i duri malli , e van fozzopra Rovcfciati cefpugli. Alfin la polfa A Svaran manca; egli è di nodi avvinto.

Così fui Cona già vid' io ( ma Cona 5 5

M 4 Non

(CLXXXIV)

Non veggo più ) così vid' io due icona Petroli icogli trabalzati e fvelti Dall' orrid' urto di fcoppiante piena 5 Volvonfi quei da un lato all' altro , e vanno Ad intralciarli le lor quercie antiche 60

Colle ramofe cime ; indi cozzando Piombano affieme, e fi ftrafcinan dietro Sterpi, e cefpi ammontati, e pietre, e piante : Svolvonfi i rivi , e da lontan fi fcorge Il vuoto abiflfo della gran rovina. 63

Figli , gridò Fingal , tofto accorrete , 7

Statevi a guardia di Svaran ; che in forza Ben pareggia i fuoi flutti: è la fua delira Maftra di pugna , egli è verace germe Di (chiatta antica. O tra' miei duci il primo jo Gaulo , e tu Re dei canti Oflìan poflente , All' amico e fratel d' Aganadeca Siate compagni, e gli cangiate in gioja Il fuo dolor: ma voi Fillano, Ofcarre , Rino , figli del corfo ; i pochi avanzi 7 5

Di

(CLXXXV)

Di Lociin difperdete , onde nemica Nave non fia che faltellare ardifca Sull'onde d' Iniftor . Simili a lampo Volaron elfi ; ei campeggiò fui Lena Politamente , come nube eftiva 80

Lento - tonante per lo ciel patteggia ; Tace fott' effa la cocente piaggia . Vibra il raggiante fuo brando, cui dietro Strifcia fpavento . Egli da lungi adocchia Un guerrier di Lociin: ver lui s'avvia, 8 85 E così parla : e chi vegg' io pretto Alla pietra del rio? tenta, ma indarno, Di varcarlo d'un falto : agli atti, al Volto Sembra Eroe d' alto aflfar : pendegli a fianco Il curvo feudo, ed ha lung' afta in mano. 90 Giovine Eroe, dì, chi fé' tu, rifpondi , Se' tu nemico di Fingallo? Io fono Un figlio di Lociin , di forte braccio « La fpofa mia nella magion paterna Staffi piangendo, e mi richiama : invano 5 915

Orla

(CLXXXVI)

Orla non tornerà . Combatti , o cedi ? Diffe V alto Fingallo : i miei nemici Lieti non fon \ ma ben famofi e chiari Sono gli amici miei. Figlio dell' onda Seguimi alla mia fefta : i miei cervetti ioo Vientene ad infeguir . No , no, rifpofe , 9 Ai deboli io foccorro , è la mia delira Schermo de' fiacchi Paragon non ebbe Mai la mia fpada . Il Re di Morven ceda. Garzon , Fingal non cede .. Impugna il brando , 105 E t' eleggi un nemico : i miei campioni Son molti e forti . E la tenzon riculi ? Gridò '1 guerriero : Orla e di Fingal degno , E degno è Fingal d' Orla , e Fingal folo . Ma cader degg' io, che pur un giorno no Cade ogni prode, odimi o Re, Ja tomba Akami in mezzo al campo , e fa che fia La maggior di tutt' altre: e giù per Tonda Manda il mio brando alla diletta fpofa , Onde meda il ricovri , e lagrimando 1 1 5

Lo

( CLXXX'VII )

Lo moftri al figlio, ed a pianar 1' infiammi. Giovine fven turato , a che con quelli IO FunefH detti a lagrimar m' invogli? Ditte Fingallo : è ver pur troppo, il prode Deve un giorno cader, debbono i figli 120 Vederne V armi inutili e fofpefe .. Pur ti conforta: io t' alzerò la tomba, Jt Orla , non dubitarne , e la tua fpofa Avrà '1 tuo ferro , e '1 bagnerà di pianto Prefero elfi a pugnar, ma'l braccio d' Orla 125 Fiacco fu contro il Re: fcefe la fpada Del gran Fingallo, e in due partì lo feudo Cadde quegli rovefeio , e fopra 1' onda L' arme riverberar , come talvolta Sopra notturno rio rifletta Luna. 130

Re di Morven , difs' ei , folleva il brando, Pattami il petto : qui ferito e fianco Dalla battaglia i fuggitivi amici M' abbandonaro : giungerà ben tofto Lungo le fponde dell' acquofa Loda 135

All'

( CLXXXVIII ) All' amor mio la lagrimofa iftorià ; Mentre romita e muta erra nel bofco, E tra le foglie il venticel fufurra» Orla , eh' io ti ferifea ? ah non fìa vero ,

Difle Fingal, lafcia guerrier che in riva 140 Del patrio Loda dalle man di guerra Sfuggito e falvo con piacer t' incontri L' affannofo amor tuo : lafcia,. che '1 padre Canuto, e forfè per V età già cicce Senta da lungi il calpeftio gradito 145

De' piedi tuoi : lafcia che lieto ei forga , E brancolando con la man ricerchi Il figlio fuo . Noi rinverrà giammai : Io vo' morir fui Lena ; eftranj vati Canteranno il mio nome: un' ampia fafeia 150 Copremi in petto una mortai ferita ; Ecco io la fquarcio , e la difperdo al vento 1 Sgorgò dal fianco il nero fangue ; ei manca * Ei more j e fopra lui pietofamente Fingal fi curva ; indi i fuoi duci appella ; 155

( CLXXXIX )

Ofcar , Fillan , miei figli : alzifi tofto La tomba ad Orla : ei poferà fui Lena , Lungi dal grato mormorio del Loda , Lungi dalla Tua fpofa : un giorno i fiacchi Vedranno l'arco alle fue fale appefo , i6c

Ma non potran piegarlo : urlano i cani Sopra i fuoi colli , efultano le belve, Ch' ei fole va infeguir : caduto è '1 braccio Della battaglia, il fior dei forti è baflb . Squilli il corno, miei figli, alzate il grido, 16$ Torniamcene a Svaran ; tra fette e canti Paflì la notte . O voi Fillano , Ofcarre , Rino , volate: ove fé' tu mio Rino, Rino di fama giovinetto figlio? Pur giammai tu non folli a correr tardo 170 Al fuon del padre tuo . Rino , rifpofe L' antico Ullin , de' padri fuoi fta preflb *3 Le venerande forme ; egli parteggia Con Tratal Re dei feudi , e con Tremorre Pai forti fatti : il giovinetto è baffo , 175

Srnor-

(C X C )

Smorto ei giace fui Lena. E cadde adunque Gridò Fingal , cadde il mio Rino? il primo A piegar 1' arco , il pili veloce in corfo? Milero! al padre i primi faggi appena a Davi del tuo valor: perchè cadetti 180

giovinetto? ah dolcemente almeno Pofa fui Lena : in breve fpazio , o figlio , Ti rivedrò : fi fpegnerà ben torto La voce mia \ de' parti miei fui campo Svaniran l'orme: canteranno i vati 185

Di me foltanto , e parlerai! le pietre . Ma tu , Rino gentil , baffo per certo Baffo fé' tu : tu la tua fama ancora b Non riceverti . Ullin ricerca 1' arpa , Parla di Rino, e qual duce un giorno io.

Fora

* L' Originale : appena eri tu h Cioè : tu non hai ancora

da- me conofeiuto . Parmi ricevuti gli elogj eh.' j

che quefte parole non pof- Cantori fogliono fare agji

fa no aver altro fenfo che Eroi : tu non hai ancora

quello eli' io loro ho da- fatte iniprefe cìegiK' d' cf-

to . * Set celebrate coi canti . *

vCXCI)

Fora flato il garzone. Addio, tu primo In ogni campo : il giovenil tuo dardo Più non godrò di regolare. O Rino, O già sii bello , ah tu fparifti . Addio .

Scorgeva!! la lagrima fofpefa 195

Sulle ciglia del Re : penfa del figlio Al crefcente valor ; figlio di fpeme ! Pareva un raggio di notturno foco , Che già fpunta fui colle; al fifchio , al corib Piegan le felve , il peregrin ne trema. 200

In quel? ofcura verdeggiante tomba a ,

Riprefe il Re , chi mai fen giace ? io fcorgo

Quattro pietre mufcofe , indizio certo

Della magion di morte . Ivi ripofi

Anche il mio Rino , e fia compagno al forte. 205

Forfè è colà qualche famofo duce ,

Che con mio figlio volerà fu i nembi .

Ul-

d Neil' originale : La fama cura verdeggiante tonila ? *

di chi ripofa in giteli' of-

( C X C I 1 )

Ullin rianda le memorie antiche, a Sciogli il tuo canto, e ci rammenta i fatti Degli abitanti della tomba ofeuri . 2 1 a

Se nel campo dei forti effi giammai Non fuggir dai perigli , il figlio mio Benché lungi da' fuoi , fui Lena erbofo Ripoferà tranquillo ai prodi accanto , In quella tomba , incominciò la dolce 2 1 5

Bocca del canto , il gran * Landergo è muto , E '1 fero Ullin . Chi è coftei , che dolce Sorridendo da un nembo, a me fa mofìra Del fuo volto d' amor ? Figlia di Tutla c , O prima tra le vergini di Cromia, 220

Perchè pallida fei? dormi tu forfè <*

Fra

a Fingal non avea bifogno di b Lamh-dhearg , man fangui- ncorrere ad Ullino per fa- nofa . per che quello era il fé- e Tuathal , burbero . polcro Landergo . Il à Neil' Originale fi legge : Poeta s' è lafciato sfuggir Dormi tu forfè coi nemici di mente che Fingal nel in battaglia ? Ma quefto Canto 3. ordina a' fuoi nome non può convenir a figli, di falir fulla tomba Landergo eh' era aman- di Landergo, per indi sfi- te riamato di Gelcoffa -' * dar a battaglia Svarano . *

( e x e 1 1 r >

Fra '1 nemico e 1' amante in quefte pietre? ' Bella Gelcoffa , tu T amer di mille Forti vivendo, ma Landergo folo Fu l'amor tuo: ver le mufeofe ei venne 225 Torri di Selma *", e '1 fuo concavo feudo Picchiando favellò . Dov' è Gelcoffa , Dolce mia cura? io la lafciai pocanzi Nella fala di Selma, allor che andai A battagliar contro l'ofcuro Ulfadda c. 230 Riedi tofto , Mifs' ella , o mio Landergo, Ch' io refto nel dolore : ed umidetta Avea la guancia , e fofpirofo il labbro . Ma or non la riveggio: a che non viene Ad incontrarmi, e a raddolcirmi il core 235 Dopo la pugna ? tacito è 1' albergo Della mia gioja , in full' amata foglia

N Bra-

« Gelcoffa ; donna bian- thal padre di Gelcoffa . Con- che gambe . viene far molta attenzio-

b Quefto non è il palagio di ne ai nomi di quefte Poe-

Fingal nella Scozia : ma fìe , alcuni dei quali ap-

dovrebbe effere un luogo partengono fpeffo a luoghi

fui monte di Cromia , ove e a perfone diverfe . * fcue P abitazione Ai Tua- e Ulfadda . Barba lanca .

( C X C I V )

* Brano non veggo , il fido can , che crolli Le Tue catene , e mi fefteggi intorno .

Ov' è Gelcoffa ? ov' è '1 mio amor ? Landergo ,240

* Ferchio rilpofe , ella farà fui Cromia c . Ella con le lue vergini dell' arco 4

I cervi infeguira. Ferchio, riprefe Di Cromia il Sire , alcun romor non fìede L' orecchio mio, taccion del Lena i Dolchi , 245 Non è cervo che fugga ; ah eh' io non veggo La mia GelcoflTa , ella fparì , GelcofTa Bella qual Luna che pian pian s' afeonde Dietro i gioghi di Cromia . O Ferchio vanne A quel canuto figlio della rupe 250

Al venerabil Allado ' ; ei ibggiorna

Nel

a Bran è ttn nome che fino b Ferchios , Conqui/lators

al giorno d' oggi continua uomini.

a dar fi ai cani levrieri . e Cioè , in altra parte del

Si coftuma nel Nord della Cromia .

Scozia d' imporre ai cani d Cacciatrici .

i nomi degli Eroi celebra- e Allado è certamente un

ti in q tutto Pooma . Ciò Druido . Vien chiamato

prova che fono familiari figlio dilla rupe perchè abi-

all' orecchio , e noti gene- fava in una gretta , e il

Talmente a tutti . cer-

( C X C V )

Nei cerchio delle pietre , ei di Gel-: roiVa Avrà novelle. Andò d'Adone il 6glio * , Ed all' orecchio dell' era fi fece . Allado , abitator della fpelonca , 255

Tu che tremi così, dì, che vedcfti *3 Cogli antichi occhi tuoi ? Vidi , rifpofe , Ullino , il figlio di Cairba , ei venne Come nube dal Cromia , alto intonando Difdegnofa canzon , ficcome il vento 260

Entro un bofeo sfrondato. Ei nella fala Entrò di Selma : efei , gridò , Landergo , Terribile guerriero , efeine ; o cedi A me- Gelcoffa , o con Ullin combatti . Landergo non è curi, rifpofe allora 265

Gelcoffa ; ei pugna contro Uifadda : o duce N 2 Ei

cerchio delle pietre è la cir- bio che non fia venuta dai

conferenza del tempio de' Druidi la ridicola opinio-

Druidi . Vien egli qui con- ne della feconda vifta , che

fultato com' uno che fi prevale nella Scozia e neil'

credeva che avefle una Ifole .

cognizione foprannaturale a Ferchio , faglio di Aidon . del 'e cefe . Non v' ha dnb-

( e x evi )

£i non è qui , ma che perciò ? Landergo Non fia che ceda , egli non ceffe ancora , Combatterà . Se' pur vezzofa e bella , Difìfe P atroce Ullin : figlia di Tutla ijx

Io ti guido a Cairba , e del pili forte Sarà Gélcofla ; io reiterò fui Cromia Tre di la pugna ad afpettar , fugge- Landergo , il quarto Gelcoffa è mia ,

Al'lado or bafta , ripigliò Landergo, 275

Sia pace a' fonni tuoi . Suona il mio corno , Ferchio , si eh' oda Ullino : e dicendo Salì fui colle in torbido fembiante Dalla parte di Selma : a cantar prefe Bellicofa canzona, in tuon d' un rivo 280 D' alto cadente : al fin del monte in cima Egli fi flette ; volfe intorno il guardo Qual nube fuol , che al variar del ventr? Varia d' afpetco : rotolò una pietra , Segno di guerra. Il fero Ullin 1' udfo 28 «

Del-

a A fuo padre, perche fte{& come in cnftodla . *

( C X C V I I )

'Dalla fala paterna , udì giulivo 31 fuo nemico, ed impugnò la fpada De' padri fuoi : mentr' ei la cinge al fianco Illuminò quel tenebrofo afpetto Un forrifo di gioja : il pugnai brilla 290

Nella fu a delira; ci s' avanzò fifehiando» Vide Gelcofia il Sir torbido e muto

Che qual lifla di nebbia iva poggiando l6 •Ferocemente : fi percote il feno Candido palpitante , e lagrimoia 295

Trema per V amor fuo . Cairba antico , Dille la bella, a piegar 1' arco io volo, Veg^o i cervetti . Frettolofa il colle Salì , ma indarno , gì' infiammati Duci Giàtralor combatteano . Al Re di Morven 300 Perchè deggio narrar, come pugnalo Gl'irati Eroi? cadde il feroce Ullino . Venne Landergo pallido anelante Alla donzella dalla lifeia chioma , Alla figlia di Tutla : oimè che fangue , 305 N 3 Che

( C X C V III )

Che fangue è quello , ella gridò , che feorre Sul fianco all' amor mio? Sangue d' Ullino , Diflfe Landergo , o più candida e frefea Della neve di Cromia: o mia GelcofTa Lafcia eh' io mi ripofi : ei fiede , e fpira . *7 310

Cosi cadi, o mio ben? flette tre giorni Lagrimandogli appreflb : i cacciatori La trovar morta l8, e fu i tre corpi ertimi Erfero quella tomba . O Re , tuo figlio Può qui pofar , che con Eroi ripofa . 315

E qui ripoferà : gli orecchi miei

Spedo feri della lor fama il fuono , Difle T alto Fingal : Fillan , Fergufto , Orla qua mi s' arrechi , il valorofo Garzon del Loda; ei giacerà con Rino: 320 Coppia ben degna! ambi crefeeano a prova x9 Come vivaci rigogliofe piante , E come piante or giaccion proftefi , Che fui rufcel riverfe, al Sole, al vento, Tutto il vitale umor lafciano in preda. 325

Ofcar-

( C X C I X )

Ofcarre , onor di gioventù , tu vedi

Come cadder da forti . A par di quefti

Fa tu d' eflfer faraofo , e fii com' eflì

Subbietto dei cantor : menavan vampo

Effi in battaglia, ma nei di pace 330

20 Faccia avea Rino placida ridente Simile al variato arco del cielo Dopo dirotta pioggia , allor che fpunta Gajo full' onde , e d' altra parte il Sole Puro tramonta, e la collina è cheta. 33 j

Statti in pace o bel Rino, o di mia fìirpe Rino il minor : ti feguiremo , o figlio , Che tofto o tardi han da cadere i prodi.

Tal fu la doglia tua , Signor dei colli ,

Quando giacque il tuo Rino. E qualfìa dunque 340 D' Offian la doglia , or che tu giaci o padre ? Ah eh' io non odo la tua voce in Cona , Ah che più non ti veggo. Ofcuro e metto Talor m' affido alla tua tomba accanto, E vi brancolo fopra . Udir talvolta 345

N 4 Far-

C C C ;

Farmi la voce tua , laffo , e rn inganna Il vento del deferto. E lungo tempo Che dormi, o padre, e ti foipira il campo. Alto Fingal , correggitor di guerra .

Lungo P erbofo Luba Offian , e Gaulo 350

Sedean pretto a Svarano . Io toccai P arpa Per allegrare il cor del Re, ma tetro Era il fuo ciglio; ad ogn' iftante al Lena Girava il bieco rofleggiante fguardo; Piangeva il popol fuo . Gli occhi ver Cromia 355 Anch' io rivolfi , e riconobbi il figlio Del generofo Semo . Ei trillo e lento, 21 Si rit rafie dal colle , e volfe i pam" Alla di Tura folitaria grotta .

22 Vide Fingal vittoriofo , e in mezzo 360

Della fua doglia involontaria gioja Venne a mikhiarfi : percoteva il Sole Sull' armi fue : Conal tranquillo e cheto Lo venia feguitando ; alfine entrambi Si celar dietro il colle, appunto come 365

Don-

(C C I )

Doppia colonna di notturno foco, Via via fpinta dal vento. E' la fua grotta Dietro un rufcel di mormorante fpuma Entro una rupe ; un' albero la copre Con le tremanti foglie, e per li fianchi 370 Strepita il vento . Ivi ripofa il figlio Del xiobil Semo; i fuoi penfìer fon fili Pur nella fua feonfitta ; aride ftrifeie Gli fegnano la guancia : egli fofpira La fama fua che già fvanita ei crede 375

Come nebbia del Cona . O fpofa amata O Bragela gentil , perchè lungi Se' tu da lui , che ferenar potrefti L' anima dell' Eroe ? ma lafcia , o bella , Che forga luminofa entro il fuo fpirto 380 L' amabile tua forma : i fuoi penfierì A te ritorneranno 5 e la fua doglia Dileguerai!! al tuo fereno afpetto . Chi vien coi crini dell' etade ? il veggo

Egli è '1 figlio dei canti. Io ti faluto 385

Ca>

( C C 1 I )

Carilo antico : la tua voce è un' arpa Nella fala di Tura , e i canti tuoi Son grati e dolci , come pioggia eftiva nel campo del Sol . Carilo antico Onci' è che a noi ne vieni ? Offìan , difs' egli , 390 Delle l'pade Signor , Signor dei canti , 23 Tu m' avanzi d' affai. Molt' è che noto A Carilo Tei tu : pili volte , il fai , Nella maaion del generofo Brano , Dinanzi alla vezzofa Evirallina 395

Ricercai P arpa : e tu più volte , o Duce , Le mie mufkhe note accompagnarli ; E talor la vezzofa Evirallina Tra i canti del fuo amor , tra i canti miei Mefcea la foaviffima fua voce . 400

Un giorno ella cantò del giovinetto Corman che cadde per amarla : io vidi Sulle guancie di lei , fulle tue ciglia Le lagrime pietofe : ella commoflb 24 Sentiafi. il cor dall' infelice amante, 405

Ben-

( C C I I I )

Benché pur non amato . Oh come vaga , Come dolce e gentile era la figlia Del generofo Brano ! Ah taci , amico , Non rinnovar, non rinnovarmi ali* alma La fua memoria: mi fi ftrugge il core, 410 E gli occhi mi ringorgano di pianto: Il diletto amor mio, la bella fpofa Dal foave roflbr , Carilo , è fpenta . Ma tu fiedi, o cantore, e le noftValme

Moki col canto tuo, dolce ad udirfi 415

Quanto di primavera aura gentile Che nelP orecchio al cacciator fofpira , Quand'ei fi fveglia da giojofo fogno Tra '1 bel concento dei notturni fpirti .

* * *

*

OS-

; e e i v ) OSSERVAZIONI

ALGANTO V.

I.TL principio di quello Canto nell'Originale è uno de' JL più bei fquarci del Poema. La verfificazione è regolare e piena, e s'accorda egregiamente col fedato carattere di Connal. Non v'ha Poeta eh' abbia faputo meglio di Oiììan adattar la cadenza del Tuo verfo al vario ca- rattere dei parlatori. E* probabili (Timo che tutto il Poe- ma fi a flato fatto con la mira di cantarlo full1 arpa, ef- iendone il metro così vario , e così corrifpondente alle di ver paflìoni del cuor umano .

2. Noi fiamo fui monte di Cromia infieme con Cuculli- no . Le prodezze di Fingal accadono fótto i notori oc- chi . *

5. Al primo trafporto entufiaftico come ben fuccede que- toa fedata ammirazione! In quefti pochi verfi contie- ne il più perfetto elogio che pofla farfi ad un Princi- pe. Le lodi di Fingal, come ben oflerva il Sig. Mac- pherfon, acquiftano maggior pefo in bocca' d'un' uomo difappafììonato e fenfato qual era Connal. Priamo nel 3. dell' Iliade , v. 182. alla villa dell'armata Greca cfclama con tornile affetto:

fi (jLuv.cip AVps/Jìi, fj.oi£i\yfytgì òxSióSaifxov Ma ivi Priamo chiama felice Agamennone a cagion del fuo popolo: qui Connal chiama felice il popolo a cagion del fuo Re . *

4. Neil' ultima zuffa del Canto antecedente il Poeta diffe che ciafcheduno de1 guerrieri Scozzcfi aveva attenuta h

fu a

(CCV)

fai promeffa di vincer il nemico ch'ei s'avea fedro- Ci farà dimandato ; e di Svarano e Fingal non fa nulla di più? Oflìan con fommo giudizio ha riferbata Ja zuffa dei due mattimi Eroi al pigiente Canto. EU' era troppo importante. Conveniva fepararla dall'altre, collocarla in un (ito più luminofo, e preparar lo fpiri- to di chi aìcolra, perch' ella fa ce (Te tutta l'impreffion conveniente. *

5. Può confrontarfi quello luogo con la lotta d'Ajace e d' U lille nel 23. dell'Iliade,- v. 710.

6. Quello è'1 luogo da me accennato neH'OiTerva7Ìone 2. dopo il Canto 1. ed è forfè l'unico in tutto il Poema che poffa con qualche fondamento chiamarfi gonfio. Pure egli è molto probabile che quello, che ai tempi neitri ci fembra gonfio , ai tempi di Offian non le rubra (Te che meravigliofo. L'idea di forza è interamente relati- va; e fi prenderebbe un groffo equivoco, fi voleffe mifurar dalla noflra la forza degli antichi Celti. Qual proporzione tra la te Altura di corpi, nati da germi vi- ziati, riftretti dal primo lor nascimento tra mille no- di, crefeiuti all'ombra, e nell'inazione, cuiloditi con mille dannofe riferve, e guadi interamente dalla mol- lezza, e tra la vada corporatura d'uomini nati tra i bofehi, che aveano per vediti le carni, per lettola terra, per tetto il cielo, indurati al Sole, al ghiaccio, a tutte le inclemenze dell'aria, ed affaticati continua- mente in efercizj di guerre, ove tutto fi decidea con la forza? Non è egli vilibile che il roflro vigore appetto a quello non deve elfer che un ombra? In fatti tutti i monumenti che rellano dell'antiche nazioni Celtiche, fono indizj d'una robuflezza prodigiofa. Trasportiamo- ci dunque nei tempi d' Olfun ; e riflettiamo di più, che il Poeta in Fingal e Svarano vuol darci un'idea del più alto grado a cui poffa giunger la forza ; che

Sva-

C C C V I )

Svarano era un Gigante, che Fingal non poteva effer molto minore, dovea vincerlo; e fi vedrà allora che quelle iperboliche immagini fono meno lontane di quel che fi credea a prima viltà, dal verifimile, o almeno da quel poflìbile che folo balla al Poeta. Inoltre Offian ci avea già preparati a quefti prodigi i ec^ cg'i cl ac- conta il fatto con tal femplicità di termini, e con una certa aria di buona fede , che farebbe difeortefia il non credergli almen la metà di quel eh* ei dice. *

7. Per un' altro Poeta, il Poema farebbe terminato, ma per Offian ci manca ancora la più beila parte dell' azio- ne. Fingal non ha riportato che una vittoria volgare. Egli ne promette una molto più nobile. Vuol trion- far dello fpirito di Svarano, fopraffarlo di generofità, e rimandarlo confolato e tranquillo. Ma quella vittoria non è ancor matura: ci voleano dei preparativi. La prefenza di Fingal non poteva in quei primi momenti che aggravar la trillezza di Svarano . Fingal parte per dar foddisfazione a chi bramaffe di far prova del fuo valore, e per accoglier cortefemente chi voleffe arrenderfi ; e la- feia Svarano tra le mani di Gaulo e di Offian . L'idea del vantaggio che Svarano avea riportato fopra l'uno, e la foavità dell'altro erano atte a mitigar la fua tri- flezza , ad ammollir la fua ferocia , e a difporlo meglio all'eroica bontà di Fingal. *

. La Storia di Orla è così bella nell'Originale, che mol- te perfone nel Nord della Scozia la poffeggono, ben- ché non abbiano mai udita una fillaba del rellante del Poema. Effa diverfifìca l'azione, e rifveglia l'atten- xion del Lettore, il quale non s'afpettava che di lan- guire, effendo già compiuta la grand'azione con la vit- toria riportata da Fingal fopra Svarano.

. Sembra che l'intenzione di Orla non fia non quel- la d'aver la gloria di morire per mano di Fingal, e

( C C V I I)

clie perciò egli lo provochi ad arte con un'aria di bal- danza che dovea pungerlo. *

io. Abbiam già detto in altro luogo che Fingal è l'Eroe della natura. Eccone una prova fenfibile. Egli s' inre- nerifee (opra i mali dell'umanità, e la compiange. Le Aie lagrime fono date alla natura umana, non a lui fteffo. Egli trova in mtc'.efimo dei conforti ben de- gni dì lui j e fa darli anche agli altri opportunamente. Ma non lafcia di fembrar duro e Arano ad un cuore fenfibile, che gli uomini anche i più grandi debbano perire come i più vili. Non bifogna equivocare, come molti fanno, tra l'infenfibilità e la fortezza. Effe fono qualità molto diverfe, anzi l'una efclude l'altra. *

il. S'intende: s'egli è pur deftin che tu muoja. Fingal era molto lontano dal penderò d'ucciderlo. *

12. Non bifogna ftupirfi Orla fa poca refiilenza. Egli era flato ferito gravemente nella paffata battaglia. Il Poeta artifiziofamente difftmulò fino ad ora quella par- ticolarità, perchè feoperta a tempo cagionaffe maggior forprefa, e rendeffe la morte d'Orla più Angolare . *

13. La rifpofia d'Ullino fomiglia a quella di quel meffo appreffo Ctefia alla madre di Ciro: Ciro dovè? Ove efjer debbono i valorofi. *

14. Quefto lamento fa fentir il padre e l'Eroe. E1 tenero, ma d'una tenerezza fedata e decente. In generale il Poeta non ama i lunghi e temperati piagniftei . Egli sfiora gli affetti, non gli efaurifee . Neffuno intefe più di Offìan la verità di quel detto: Nìhil citius arefeit^ quam lacryma. *

15. Così fpeffo fi legge appreffo i Profeti. Quid vides ? * ìó avtSv 7ro\its «XÒff, ìwt' è/x/^Xn .

II. 1. v. 359-.* 17. Ciò vien a dire che Landergo era flato anch' egli ferito mortalmente da Ullino . Ma il Poeta ci

avef-

( C C V I 1 1 )

ave fife prevenuti, ove farebbe la forprefa di Gelcofla ,. e dei Lettori ? *

18. Le Storie di OfTian fono quali tutte Tragiche. Si feorge fin da quei tempi il genio Britannico per gli fpettacoli tetri. Del retto le paffioni d' allora erano violentiffime , i co fiumi feroci : per confeguenza le avventure più mirabili e più interelìànti doveano aver molto del Tragico. Anche il carrattere particolare di Offian portato ad una dolce melanconia lo determinava a dar la preferenza al patetico fopra gli altri generi. La compaffione è il primo grado all'umanità. *

19. Havvi una comparazion fìmile nel 17. dell'Iliade v. 54. fopra la morte d'Euforbo. Il luogo è ben gentile e toccante. *

20. Offian non loda mai i fuoi Eroi per le fole qualità di guerra : ma vi aggiunge fempre il contrapporto del- ie qualità pacifiche e dolci . Le prime fenza le fecon- de non formano che gli Achilli: il vero Eroifmo rif ul- ta dalla felice temperatura dell'une e dell'altre. *

zi. Neil' Iliade l'Eroe principale è interamente obbliato prima per fette, pofeia per cinque libri di feguito. ApprefTo Offian, Fingal non compari fee che alla metà del terzo-canto, e nel punto ch'ei giunge, Cuculi-ino fparifee. Ma ficcome l'affenza di Fingal ferve ad ecci- tar l'afpettazione, così la ritirata di Cucullino non la- feia languir l'interefle. Quella è la feconda volta eh' egli fi mofìra, e fempre opportunamente e con grand' effetto. Che gran colpo d'occhio non fa egli, veduto così in diflanza nella fua mei'ae muta grandezza ! An- che l'attitudine di Connal è conveniente al fao caratte- re. Il vero amico tenta di mitigar la paffione dell'al- tro con le ragioni opportune: quando ciò è vano, egli la rifpetta con un affettuofo fìlenzio. *

22. La felicità degli altri defta invidia negl'infelici: fpc-

zial-

( C C I X )

talmente quando la difgrazia di quelli nafea da un di- fetto, e l'altrui felicità da un merito. La vittoria di Fingal dovea lembrar un rimprovero a Cucullino. Pu- re lungi dal rattrillarfene, egli ne rifente qualche con- forto . Il fuo punto d'onore non ha nulla che offenda la nobiltà del fuo animo. Chi può lafciar d' intereffarfi per un tal carattere ? *

23. La convenzione de' due cantori è gentiliffìma, ed interefiante . Offìan fi compiace della fua lode , ma è pieno di cortefia e di giuffizia verfo gli altri. Egli fa fpeflb e volentieri l'elogio de' Cantori iuoi contempora- nei, e mette le proprie lodi in bocca loro. Non appa- rile alcun veftigio di livore in quelli amabili figli del canto, ma folo una bella gara non men di cortefia, che di merito. Ho offervato che Offian fra tanti canti da elfo introdotti ne' fuoi Poemi non ne inferi lìce mai al- cuno che fembri cantato direttamente da lui, e ch'egli fa fempre una figura fubalterna nelle pubbliche radu- nanze dei Bardi. Quella, cred'io, è una rifpettofa de- ferenza che Offìan ufa ad Ullino, cantor più vecchio, e favorito di Fingal, di cui forfè Offìan mede fimo era fiato allievo. *

24. Evirallina era degna fpofa di Offìan. Che bell'animo non moffra il fuo canto, e le lue lagrime donate alla memoria dell' infelice Cormano! Nella morte di queft' amante dilaniato molte donne non avrebbero Icorto che un'oggetto di compiacenza e d'orgoglio. Cormano fa- rebbe flato una vittima facrificata a un'idolo fuperbo, che la rifguarda con indifferenza. *

CAN-

( C C X I )

C À N T O VI.

* * *

ARGOMENTO.

"C T Iene la notte. Fingal un convito alla fua armata , al quale Svarano è prefente v II Re comanda ad Ullino fuo Bardo , di cantare una Can- zone di pace , cojlume ebe fempre fi ojjervava al fine d" una guerra . Ullino narra le imprefe di Trem- mor bisavolo di Fingal , nella Scandinavia , e i fuoi fponfali con Inibaca forella d' un Re di Loclin , cW era un antenato di Svarano . Quejla confi derapane , aggiunta a quella d' Aganadeca forella di Svarano , e amata da Fingal nella fua gioventù , determina maggiormente P animo generofo del Re a rimetterlo in libertà , e a permettergli di ritornare col rimanen- te del fuo efercito a Loclin , colla promejfa di non rientrare mai più ojìilmente ne IP Irlanda . La notte fi fpende nei preparamenti per la partenza di Sva- O 2 rano ,

( C C X I I )

ratto , e nelle cannoni dei Bardi . Fingal domanda a Carilo nuove Cucullino , indi opportunamente rac- conta la Jìoria di Grumal . Giunge la mattina . Sva- rano parte . Fingal va alla caccia ," f eia ^ incam- mina alla volta di Cucullino. Lo ritrova nella grot- ta di Tura s lo conforta , e lo la/eia consolato . il giorno dietro egli fa vela per la Scoria, con che fi chiude il Poema,

CAN-

( e e x i n ) CANTO VI.

r JL recipitaro i nugoli notturni ,' E fi pofar fu la pendice irfuta Del cupo Cromia . Sorgono le ftelle Sopra l' onde d' Ullina , e i glauchi lumi Moftrano fuor per la volante nebbia . 5

Mugge il vento lontano : è muta e fofea Xa pianura di morte . Ancor gli orecchi Dolce fìedea T armoniofa voce Del buon cantore . Ei celebrò i compagni Di noftra gioventude , allor che prima 1 0

Noi e' incontrammo in fulP erbofo Lego, E la conca ofpital girava intorno . Tutte del Cromia le nehbiofe cime Rifpofero al fuo canto , e 1' ombre antiche De' celebrati Eroi venner full' ale 1 5

O 3 Rat-

fi -Quefto Canto incomincia mina, al principio del fefto dalla quarta notte , e ter- giorno .

(C C X I V )

Ratte dei nembi , e con defio fur ville Piegarfi al fuon delle gradite lodi.

Benedetto il tuo fpirto. in mezzo ai venti, Carilo antico.. Oh. veniftu fovente La notte a me, quando foletto- io pofo. 20 E tu ci vieni ,. amico : odo talvolta La tua. maeftra man eh' agile e leve Scorre per V arpa alla parete appefa . Ma perchè non favelli alla mia doglia? Perchè non mi conforti? i cari miei, 25

Quando mi fia di riveder concefTo? Tu taci e parti , e '1 vento che t' è feorta Fifchiami in. mezzo alla canuta chioma .

Ma dal lato di Mora intanto i duci

S' adunano al convito. Ardon nelP aria. 50 Cento quercie raraofe , e gira intorno

* Il vigor delle conche . I duci in. volto 2

Splen-

a II vigor delle concie Tigni- folle non è facile il deci- fica il liquore che bevea- derlo in tanta diftanza di no i guerrieri ScozzefI : tempo . Il Traduttore ha ma di qual Corta egli fi veduto molti antichi Poe-

(CCXV)

Splendon di gioja : fol penfofo e muto Staffi il Re di Loclin ; fiedongli infieme Ira e dolor full' orgogliofa fronte .. 35

Guata il Lena , e fofpira : ha ferma in mente La fua caduta . Sul paterno feudo Stava, chino Fingallo : egli la doglia Olfervò di Svarano, e cosi difle Al primo de' cantori . Ullino , inalza 40

Il canto della pace , e raddolcifci I bellicofi. fpirti , onde 1* orecchio Ponga in obblio lo ftrepito dell* armi . Sien, cento arpe dapprefTo , e infondan gìoja Nel petto di Svaran . Tranquillo, io voglio. 45 Che da me parta: alcun non fu per anco, O 4 Che

mi , nei quali fi fa men- Caledonj nelle frequenti zione delle candele di ce- feorrerie che facevano nel- ra , e del vino come di la provincia Romana , fi cofe comuni nelle fale di fiano addimefticati con Fingal . I nomi d' ambe- quefte morbidezze della vi- ri uè derivano dal Latino , ta , e le abbiano introdot- il che moftra che i noftri te nel proprio paefe col maggiori , pur ebbero bottino che trafportavano fatte cofe , V ebbero dai dalla Britannia Meridio- Romani . E' facile che i naie .

( C C X V I )

Che da Fingal merlo partifle . Ofcarre Contro gli audaci e valorofi in guerra Balena il brando mio , cedon quelli , Pacatamente mi ripofa al fianco » 50

3 Vi (Te Tremmorre , incominciò dei canti La dolre bocca , e per le Nordiche onde Di temperie e di venti errò compagno . La feoicefa Loclin coi mormoranti Suoi bolchi apparve al peregrino Eroe 5 5

Tra le fu e nebbie : egli abbafsò le vele , Balzò fui lido , ed infeguì la belva , Che per le felve di G ormai raggia* Molti Eroi già fugò, molti ne fpenie Quella, ma l'afta di Tremmor 1' uccife . 60

Eran tre duci di Loclin prefenti

All'alta imprefa , e raccontar la polla Dello ftraniero Eroe: diflfer ch'ei flava Qual colonna di foco , e d' arme chiufo Raggi fpandea d' infuperabil forza . 6 5

Feftofo il Re largo convito appretta ,

Ed

C C C X V I I )

Ed invita Tremmorre. Il giovinetto Tre giorni fefteggiò nelle ventofe Lociinie torri ; e a lui dieflì la fcelta Dell' aringo d' onor . Loclin non ebbe y

forte Eroe , che gli duraflfe a fronte . N'andò la gioja della conca in giro; Canti , arpe , applauiì : alto fonava il nome Del giovine regal , che dal mar venne Delle felve terror , primo dei forti . y

Sorge il quarto mattin . Tremmor nell'onde Lanciò la nave , e a patteggiar fi pofe Lungo la fpiaggia in afpettando il vento , Che da lungi s' udia fremer nel bofeo . Quand'ecco un figlio di Gormal felvofo g Folgorante <T acciar , che a lui s' avanza . Gota vermiglia avea , morbida chioma , Mano di neve ; e fotto brevi ciglia Placido forridea ceruleo fguardo : E prefe a parlargli . Olà t' arrefta , 8

Arredati Tremmor : tutti vincerli ,

Ma

{ C C X V I I 1 )

Ma non hai vinto di Lonvallo. il figlio. La fpada mia de* valorofi. il brando Speflb incontrò ,. dal mio infallibil arco S'arretraro i pili faggi. O giovinetto 90

Di bella chioma , ripigliò Tremmorre , Teco non pugnerò. Molle è '1 tuo braccio , Troppo vago fei tu, troppo gentile: Torna ai cervettl tuoi . Tornar non voglio Se non col brando di Tremmor , tra '1 fuono 9 5 Della mia fama : giovinette a fchiere Circonderai! con teneri forrifi. Lui che vinfe Tremmor; trarrai del petto Sofpiretti d'amore-, e la lunghezza Della tua lancia mifurando andranno , 100

Mentr' io pompofo moflxerolla , e al Sole Ne inalzerò la sfavillante cima. Tu la mia lancia ? difdegnofo allora

Soggiunfe il Re : la madre tua piuttofto Ritroverattt pallido fui lido 105

Del fonante Gormallo, e rifguardando

Ver-

(CCXIX)

Verfo l' ofcuro mar ,. vedrà le vele Di chi le uccife il temerario figlio.

E. ben,, ditte il garzon , molle dagli anni

E* il braccio mio, contro di te non poflfo no

U afta inalzar , ma ben col dardo apprefi

A pattar petto di lontan nemico.

Spoglia , o guerrier , quel tuo pefante arnefe ;,

Tu fei tutto d' acciaro ; io primo a terra

Getto l' usbergo ; il vedi : or via Tremmorre 115

Scaglia il tuo dardo, Ondoleggiante ei mira.

Un ricolmetto feno . Era coftei

La forella del Re .. Vide ella il duce

Nelle fraterne fale , ed invaginili

Del vifo giovenil .. Cadde la lancia 120

Dalla man di Tremmorre : abbafTa a terra

Focofo il volto: l'improvvifa vifta

Sino al cor lo colpì , ficcome un vivo

Raggio di luce che diritto incontra

a I figli della grotta , allor che al Sole 1 2 5

Efcon

a Gii abitatori della grotta . *

i C C X X ) Eicon dal bujo , e al luminofo Arale Chinano i fguardi abbarbagliati e punti» O Re di Morven, cominciò la bella Dalle braccia di neve, ah lafcia ch'io Nella tua nave mi ripofi , e trovi i 3 0 .

Contro P amor di Corlo * afilo e fchermo . Terribile è coftui per Inibaca , Quanto il tuon del deferto : amami il fero , Ma dentro il bujo d'un' atroce orgoglio, E diecimila lande all'aria fcuote 135

Per ottenermi . E ben , ripofa in pace , Diffe P alto Tremmor , dietro lo feudo De' padri miei; poi diecimila lande Scuota Corlo a fuo fenno, io non pavento; Venga, l'attendo. Ad afpettar fi flette 14 Tre fui lido : alto fquillava il corno , Da tutti i monti fuoi , da tutti i fcogli Corlo sfidò , ma non apparve il fero »

Scc-

a Quefto Corlo deve effer fio nome , accennato dal

qualche Re dell' i fole Or- Traduttore Inglefe in una cadi come un' altro di a.ue-* Aimotaz. al Canto 1. *

( C C X X I )

Scefe il Re di Loclin : rinnovellarfr I conviti , e le fefte in riva al mare 145

E la donzella al gran Tremmor fu fpofa . 4 Svaran , difife Fingal , nelle mie vene Scorre il tuo l'angue : le famiglie nofìire Sitibonde d' onor , vaghe di pugna Più volte s' affrontar , ma più volte anco 150 Festeggiarono infieme , e 1' una all' altra Fer di conca ofpital cortefe dono . Ti raflferena adunque , e nel tuo volto Splenda letizia , e alla piacevol arpa Apri P orecchio e '1 cor . Terribil folli 155 Qual tempera , o guerrier , de' flutti tuoi , Tu fgorgafti valor , 1' alta tua voce Quella valea di mille duci e mille . Sciogli doman le biancheggianti vele ,' Fratel d' Aganadeca ; ella fovente 1 6a

Viene all' anima mia per lei dogliofa , Qual Sole in fui meriggio : io mi rammento Quelle lagrime tue ; vidi il tuo pianto

Nella

(CCXXII)

Nelle fale di Starno, e la mia fpada Ti rifpettò , mentr' io volgeala a tondo 165 Roffeggiante di fangue , e colmi avea Gli occhi di pianto , e '1 cor ruggia di fdegno . Che pago non fei, fcegli e combatti: Queir aringo d' onor, che i padri tuoi Diero a Tremmor , l'avrai dame: giojofo 170 Vo1 che tu parta , e rinomato e chiaro Siccome Sol che al tramontar sfavilla . Invitto Re della Morvenia flirpe , S

Primo tra mille Eroi j non fia che teco

Più mai pugni Svaran : ti vidi in pria 175

Nella reggia paterna, e i tuoi frefch' anni

Di poco fpazio precedeano i miei.

E quando , io dilli a me medefmo , e quando

La lancia inalzerò, come V inalza

11 nobile Fingal? pugnammo poi 180

Sul fianco di Malmor, quando i miei flutti

Spinto m' aveano alle tue fale , e fparfe

Rifonavan le conche : altera zuffa 6

Cer-

( C C X X II I )

Certo fu quella e memoranda : or baita ; Laicia che il buon cantore efalci il nome 1 8 5 Del prode vincitor. Fingallo afeoìta: Più d' una nave di Loclin poc' anzi Reftò per te de' fuoi guerrieri ignuda , Abbiti quefte , o duce : e fii tu Tempre L' amico di Svaran : quando i tuoi figli 190 All' alte torri di Gormal verranno S' apprefteran conviti , e lor la fcelta Della tenzon s' offerirà. nave, 7 Rifpofe il Re , popolofa terra Non accetta Fingal : pago abbaftanza 195

Son de' miei monti , e dei cervetti miei - Conferva i doni tuoi, nobile amico D' Aganadeca : al raggio d' Oriente Spiega Je bianche vele , e lieto riedi Al nativo Gormallo . O benedetto 8 200

Lo fpirto tuo , Re delle conche eccelfo , Gridò Svaran, di maraviglia pieno, Tu fei turbine in guerra , auretta in pace :

Pren-

( C C X X I V )

Prendi la deftra d' am ilìade in pegno Generofo Fingallo . I tuoi Cantori :

Piangano fugli eftinti , e fa eh' Erina I duci di Loclin ponga fotterra , E della lor memoria erga le pietre : Onde i figli del Nord poffano un giorno Mirare il luogo , ove pugnar da forti z

I loro padri , e '1 cacciatore efclami ; Mentre s' appoggia a una mufeofa pietra : Qui Fingallo , e Svaran lottaro infieme , Que' prifehi Eroi : così diranno , e verde La nofìxa fama ognor vivrà . Svarano , 2 i Fingal riprefe , oggi la gloria noftra Della grandezza fua giunfe alla cima . Noi paflferem qual fogno : in alcun campo Più non s* udrà delle noftr' arme il fuono : Ne fvaniran le tombe , e '1 cacciatore 2 2

Invan fui prato del ripofo noftro L' albergo cercherà : vivranno i nomi , Ma fia fpento il valor . Carilo , Ullino ,

Of-

( C C X X V )

Oftìan, cantori, a voi fon noti i duci Che più non fono. Or via iciogliete i canti 22 5 De1 tempi antichi, onde la notte feorra Tra dolci fuoni , ed il mattili riforga Nella letizia » Ad allegrare i Regi Sciogliemmo il canto, e cento arpe fcavi La noftra voce accompagnar : Svarano 230

RafFerenofiì , e rifplendè , qual filale Colma Luna talor , quando le nubi Sgombran dalla fua faccia, e lafcian quella Ampia , terfa , lucente in mezzo al cielo . Allor Fingallo a Carilo fi volfe, 23^

E prefe a dirgli: Ov' è di Semo il figlio? 9 Ov'è il Re di Dunfcaglia ? a che non viene? Come baffo vapor forfè s' afeofe Nella grotta di Tura? Afcofo appunto , Rifpofe il buon cantor, fta Cuculino 240

Nella grotta di Tura : in fu la fpada Egli ha la de (tra , e nella pugna il core, Nella perduta pugna . E cupo e meflo

P II

( ce X X V I )

Re dell' afte , che più volte in campo Già vincitor fi vide. Egli t'invia 245

La fpada di Cabarre, e vuol che polì Sul fianco di Fingal , perchè qual nembo I poderofi fuoi nemici hai fperfi . Prendi , o Fingal , quella famofa fpada , Che già la fama fua (Vanì qual nebbia 250 Scotta dal vento . Ah non fra ver , rifpofe L'alto Fingal, ch'io la fua fpada accetti. Poflente è '1 braccio fuo : vattene, e digli Che fi conforti ; già ficura e ferma E' la fua fama e di fvanir non teme . 255

Molti prodi fur vinti , e poi di nuovo Scintillaron di gloria . E tu pur anche Re dei bofehi fonanti , il tuo cordoglio Scorda per fempre : i valorofi , amico , Benché vinti, fon chiari: il Sol tra i nembi 160 Cela il capo talor , ma poi ridente Torna a guardar fu le colline erbofe. Viemmi Gruma alla mente . Era già Gruma

Un

( C C X X V I I ) Un Sir di Cona: egli fpargea battaglia Per tutti i lidi, gli gioia l'orecchio 265

Nel rimbombo dell' armi , e '1 cor nel fangue . Ei fpinfe un giorno i Tuoi guerrier poflfenti SulP eccheggiante Craca , e il Re di Craca Dal fuo bofehetto l' incontrò , che appunto Tornava allor dal Circolo di Brumo , * 27 e Ove alla Pietra del Poter poc'anzi Parlato avea . Fu perigliofa e fera La zuffa degli Eroi per la Donzella Dal bel petto di neve . Avea la fama Lungo il Cona natio portato a Gruma 273 La peregrina amabile beltade Della figlia di Craca , ed egli avea Giurato d'ottenerla, o di morire. Pugnar© elfi tre : Gruma nel quarto Annodato reftò. Senza foccorfo 2. 8 e

Lungi da'fuoi l'immerfero nel fondo

P 2 Del?

t Si allude alla religione del Annot. al v. 34.de! Can- Re di Craca . Vedi V to 3.

( CCXXVIII )

Dell' orribile circolo di Brumo , Ove fpeffo ulular l'ombre di morte S' ridiano intorno alla terribil Pietra Del lor timor. Ma che? da quell' abiffo 285 Ufei Gruma e rifui Te . I iuoi nemici Cadder per la Tua delira ; egli riebbe L'antica fama. O voi cantor teflfete Inni agli Eroi , che dalla lor caduta Sorfer più grandi, onde il mio fpirto efulti 3 9x3 Nella giuria ior lode, ed a Svarano Il cordoglio- primier tornifi in gioja . Alior di Mora fu la piaggia erbola Si pofero a giacer . Fiichiano i venti Tra le chiome agli Eroi . S' odono a un tempo 1 Cento voci , cento arpe : i duci antichi Si rimembrar, fi celebraro . E quando Udrò adeffo il cantor? quando quell'alma S'allegrerà nelle paterne imprefe? L'arpa in Morven già tace, e pili fui Cona 300 Voce non s' ode armoniofa -y è focnto

Coi

( C C X X I X )

Col ponente il cantor ; non v' è .più faina ,

Va tremolando il mattutino maggio

Su le cime di Cromia, e d'una fioca

Luce k tinge. Ecco fcjuillar fui Lena 305

Il corno di Svaran : dell' onde i figli

Si raccolgon d' intorno , e muti e medi

Saigon le navi : vien d' Ullina il vento

Forte fondando a rigonfiar le vele

Candido - galleggianti , e via gli porta . 310

Olà, difle Fin gal , chiaminfi i veltri Rapidi figli della caccia , il fido Brano dal bianco petto, e la ringhiarne Forza arcigna di Lua . Qua qua Fiilano, Rino ... ma non è qui : ripofa il figlio 3 1 5 Sopra il letto feral > Filiali , Fergufto, Rintroni il corno mio , fpargafi intorno La gioja della caccia: impauriti L' odan del Cromia i cavrioli e i cervi, E balzino dal lago. Errò pel bofeo 320

L'acuto fuon: dello fcogliofo Cromia

P 3 S' al*

( CCXXX )

S' alzano i cacciator ; volano a slanci Chi qua , chi mille anelanti veltri Sulla lor preda ad avventarfi . Un cervo Cade per ogni can: ma tre ne afferra 325 Brano e gli addenta, e di Fingallo al piede Palpitanti gli arreca. Egli a tal vifta Gongola di piacer. Ma un cervo cadde I0 Sulla tomba di Rino , e rifveglioflì Il cordoglio del padre. Ei vide cheta 330

Starfi la pietra di colui che'l primo Era dianzi alla caccia: Ah figlio mio Tu non riforgi piìi ; tu della feda A parte non verrai ; già la tua tomba S' afconderà , già l' erba inaridita 355

La coprirà ; con temerario piede Calpefteralla un la fchiatta imbelle. Senza faper eh' ivi ripofa il prode . Figli della mia forza , Offian , Fillano ,

Caulo Re degli acciar, poggiam fui colle 340 Ver la grotta di Tura , andiam , veggiamo

D' Eri.

( CC X XX I )

D' Erina il condottiero. Oimè fon quelle Le muraglie di Tura? ignude e vuote Son d'abitanti, e le ricopre il mufeo. Mefto è'1 Re delle conche, e defolata 345 Sta P albergo regal : venite , amici , Al Sir dei brandi , e trasfondiamgli in petto Tutto il noftro piacer. Ma che? m'inganno? Fillano, è quefto Cucullino? oppure E' colonna di fumo? emmi fugli occhi 350 Di Cromia il nembo, e ravvifar non poffo L' amico mio . Cucullino è quefto , Gli rifpofe il garzon . Vedilo , è muto E tenebrofo , ed ha la man fui brando Salute al figlio di battaglia : addio 3 5 5

Spezzator degli feudi . A te falute , Rifpofe Cucullin , falute a tutti

I tuoi figli poflTenti . O mio Fingallo , Grato è Pafpetto tuo: fomiglia al Sole,

Cui lungo tempo fofpirò lontano 36®

II cacciatore, e lo ravvifa alfine

P 4 Sputi*

tCCXXXll)

Spuntar da un nembo. I figli tuoi fon vive Stelle ridenti, onde la notte ha luce. O Fingallo o Fingal , non tale un giorno Già mi vedetti tu, quando tornammo 365

Dalle battaglie del deferto, e vinti Fuggian dalle noftr' armi i Re del mondo , * E tornava letizia ai patrj colli . Gagliardo a detti , l' interruppe allora

* Conan di bafla fama, affai gagliardo 370 iX Se' tu per certo Cucullin : fon molti

I vanti tuoi; ma dove fon l'imprcfc? Or non Cam noi per l' Ocean qua giunti Per dar foccorfo alla tua fiacca fpada ? Tu fuggi all'antro tuo: Conanno intanto 375 Le tue pugne combatte . A me quell' arme ,

Ce-

* GÌ' Imperatori di Roma minato in molti altri Poe- Qi'.efto è '1 folo palio in mi , e Tempre comparifce tutto il Poema , in cui s' con lo lteiiò carattere . Il alluda alle guerre di Fin- Poeta non ne fece finora gal contro 1 Romani . menzione , e la Aia con-

b Conan era della famiglia dotta verfo Cucullino non

di Morra . Egli vien no- meritava altrimc-nti .

(CCXXXIII)

CedHc a me , che mal ti ftanno . Eroe Alcun non fu che ricercare ofaflfe L' arme di Cucullin , rifpofe il duce Alteramente, e quando mille Eroi 380

Le cercaflero ancor , farebbe indarno , *2 Tenebrofo guerriero: alla mia grotta Non mi ritrafii io già , finché d' Erina VilTero i duci . Olà , gridò Fingallo , Conan malnato, dall' ignobil braccio, 385

Taci, non parlar più, Famofo in guerra E Cucullino , e ne grandeggia il nome . SpefTo udii la tua fama , e fpeflb io fui Teftimon de' tuoi fatti , o tempeftofo Sir d'Inisfela. Or ti conforta, e fciogli 39° Le tue candide vele in ver l'azzurra Nebbiofa Ifola tua : vedi Bragela Che pende dalla rupe f offerva 1' occhio Che d'amore e di lagrime trabocca. I lunghi crini le folle va il vento 395

Dal palpitante feno. Ella l'orecchio

Tcn-

(CCXXXIVj

Tende all'aura notturna, e pure afpetta Il fragor de' tuoi remi , e '1 canto ufato * De' remiganti , e '1 tremolio dell' arpa Che da lungi s'avanza. E lungo tempo 400 Starà Bragela ad afpettarlo invano. No più non tornerò : come potrei Comparir vinto alla mia fpofa innanzi, E mirarla dolente ? Il fai , Fingallo , Io vincitor fui fempre . E vincitore 403

Quinci inanzi farai, qual pria tu folli, Diffe Fingal : di Cucullin la fama Rinverdirà come ramofa pianta. Molta gloria t' avanza , e molte pugne T'attendono, o guerriero, e molte morti 41 p Ufciran dal tuo braccio. Ofcarre , i cervi Reca , e le conche , e '1 mio convito appretta :

1 tra-

L' ufo di cantar quando Settentrionale di Scozia . remano , è universale fra Inganna il tempo , ed ani- «li abitanti della cofla ma i rematori .

( C C X X X V )

I travagliati fpirti abbian ripofo

Dopo lunghi perigli : e i fidi amici

Si ravvivili di gioja al noftro afpetto. 415

Fefteggiammo , cantammo. Alfin lo fpirto Di Cucullin rafTerenoffi : al braccio Tornò la gagliardia , la gioja al volto.' Ivano Ullino e Carilo alternando I dolci canti: io mefcolai piti volte 42C

Alla lor la mia voce , e delle lancie Cantai gli feontrì , ove ho pugnato , e vinto : Mifero ! ed or non più : cefsò la fama Di mie paflate imprefe, e abbandonato Seggomi al faflb de' miei cari elminti. 423

Così feorfe la notte , in fin che '1 giorno Sorfe raggiante. Dall' erbofa piaggia Alzoflì il Re , feoffe la lancia , e primo Lungo il Lena movea : noi lo feguimmo Come ftrifeie di foco. Al mare, al mare, 450 Spieghiam le vele , ed accogliamo i venti Che fgorgano dal Lena : egli si difTe .

Noi

C CCXXXVI ) Noi falìmmo le navi, e ci fpingemhid Tra canti di vittoria e liete grida Dell' Ocean per la fonante fpuma. 435

^

OS-

( C C X X X V I I )

OSSERVAZIONI

AL CANTO VI-

, PE Oflìan , dice 1' Autore degli Annali Tipogra- i3 fici , ha prefo il colorito cupo degli oggetti del Ilio clima, con qual forza e con qual venta non ne ha egli rapprefentata l'immagine? E quelle immagini ap- punto e quello colorito cupo, ma lublime, sbalordisco- no e trafportano l'anima, quali ad ogni pagina del fuo Poema „. Egregiamente. Noi peraltro abbiam vedu- to che Oflìan fa maneggiar con ugual maeftria tutte le fpezie de' colori. E s' egli fa più fpi.flo ufo del cupo, quelV è perchè il cupo è più fpeflo coniacente a' iuoi ioggetti. *

. Vediamo che gli antichi Scozzefi fi dilettavano molto dei conviti ; e che in effi il capo principale erano le conche. Ev molto credibile che i Celti Ca'edonj non fi lalciaffero vincer dai Danefi nel trafpuiro pel vino, e per gli altri liquori. Pure gli Eroi di Oman non folo non s' ubbriacano come il faggio Uhilc, ma nei loro conviti non c'è la minima ombra di eccello, o d'inde- cenza, anzi neppur un'elpreffione che ne taccia fofpet- tare la poffibilità. In luogo di ffenderfi fui pregio dei liquori, Offian non parla che del vaio. L'effètto deile loro bevande non è un'allegrezza fmodata, e tumul- tuofa, ma una gioja femplice e pura, che ferena gli fpiriti , li move al canto, ed anima le nobili conven- zioni degli Eroi. Il fanciullo Ciro in quelli conviti non fi farebbe certamente immaginato che il vino fofTe un veleno, come alla menfa d'Aftiage fuo avolo. *

5. Ar-

( CCXXXVIII )

3. Artiflziofamente il Poeta introduce quetV Epifodio , come il più acconcio a difpor gli animi all' efito felice dell' azione.

4. Tutte le parlate diOflìan fono ragguardevoli per mol- ti pregi : ma quefta mi fembra d' un eccellenza fupe- riore ad ogni altra . Non fo fia più ammirabile la generofita di Fingal, o l'artifizio con cui egli s' infinua neir animo di Svarano. Poteva quelli effer efacerbato verfo di Fingal per quattro motivi: per l'inimicizia nazionale degli Scozzefi, e dei Danefi, per l'inimicizia perfonale tra lui, e Fingal, per la vergogna della fua {confìtta, e per defiderio di rifarcirfi. Fingal prende a fuperar tutti quelli oftacoli con la nobiltà de' fuoi fen- timenti ; e lo fa con un'ordine il più conveniente. Comincia dal primo, prendendo occafione dal canto di Ullino ; e moftra coli' efempio di Tremmor , che le guerre delle loro famiglie non venivano da un' odio ere- ditario, ma da una gara di gloria, e che anzi effe da principio erano amiche e congiunte . Palla indi ad al- lontanargli dall'animo l'idea della vergogna, ch'era il punto più delicato e più necefifario ; e fa un grand' e- logio del valore di Svarano, indicando che nel fuo fpi- rito egli non ha perduto nulla dell' antica fua gloria. La lode non è mai più lufinghiera quanto in bocca d" un nemico. Riconfortato P amor proprio di Svarano con quello calmante , Fingal mette in ufo i modi più blandi . Lo chiama delicatamente fratello d' Aganade- ca, per deftar in lui fentimenti teneri ed amichevoli coli' immagine d' una forella amata non meno da lui, che da Fingal. Moftra che fin dal tempo di quella egli avea concepita molta propenfione per lui , e gli ram- memora la prova fenfibile che glie ne diede in quella occafione . Con ciò egli induce Svarano a vergognarli di confervar odio e rancore con una perfona, che già

da

{ CCXXXIX )

eia gran tempo Pavea provocato in affètto e in benevo- lenza. Finalmente mette in opera un tratto di genero- sità fingolare, che doveva efpugnar l'animo il più in- domabile. Svarano era vinto. Fingal era padrone del- la fua vita e della fua libertà. Ma quelli fi feorda del- la Tua vittoria : fuppone che Svarano ila libero come inanzi la battaglia, e propone per foddisfarlo un nuo- vo cimento perfonale, come il parlato non doveflTe decidere. Svarano non è un nemico vinto, ma un' of- pite nobile a cui fi defidera di far onore . Se Dionigi d1 Alicarnaflò avefTe avuto da analizzare difcorfi di que- llo genere, egli avrebbe fatto ben miglior ufo della fua critica, di quello che nello fviluppare il balordo artifi- zio d' Amennone nel 2. dell'Iliade. * J. La generofità. di Fingal va operando. Svarano non è / più quel brutale, che rifpofe con tanta aforezza a' cor- tei] inviti di Cucullino e di Fingal . Un confronto iuminofo dovea farlo troppo arroffìre della fua prima natura. La rozzezza di Svarano s1 ingentilire , e la fua ferocia fi va cangiando in grandezza. *

6. Svarano rammemora più volentieri la zuffa di Malmor che la prefente. Abbiam veduto nel principio del Poe- ma , eh' egli volea far credere di non effer rimafto in- feriore in quella battaglia. Ma dalle fue fierTe efpref- fioni fi feorge che quella non era che un' illufione del fuo amor propio. La flraordinaria gentilezza di Fingal è vicina a llrappargli di bocca la confezione della fua inferiorità; ma egli fi fpiega in un modo alquanto in- diretto ed equivoco. La virtù Ila per vincerla; ma la natura fa ancora qualche refiftenza. *

7. Gli Eroi de' Poeti Greci erano molto lontani da quelli magnanimi (entimemi . Achille nel 24 de' 1' Iliade, avendo refo a Priamo il corpo di Ettore, fa le fue feu- fe coli' ombra di Patroclo per aver ufaro quello atto di

pie-

(CCXL)

pietà, e potendo allegare per Tua giutìific3zione, non ì fentimenti naturali d' umanità, almeno il comando di Giove, el' donazioni di (uà madre Tetide , egli la- fcia quella ragione plaufibile ( giacché pur credea d'a- ver bilogffd di fcufa) e adduce unicamente queiV altra, che Priamo gli avea tatto dei doni che non erano da di (pregiarli . Havvi un luogo nelle Supplici d' Euripide che ha una relazione più piena con tutta la condotta di Finga! in que'la guerra, e dVè un efempio lumino- io della tomaia differenza che patfava tra lo ipirìto de- gli antichi Poeti Greci, e quello di OcTian . Adrafto Re cii Argo ricorre perfònalmente a Tefeo Re d'Atene, af- fine u indurre col (uo foccorfo i Tebani a dar fepbltura ;ti, ucci-'i nella pallata guerra. Tefeo dopo a- vergli tatto l'uomo addoffo con poca diferezione , e con molta fuoerioritù , gli da crudamente una" negativa . Moffj poi dalle pcrfuafioni della madre più che dall'o- lla c'aufa, o dai fentimenti d' un'animo gene- ro (o , fi determina con maliflìmo garbo a follener A- Àrafto con le lue armi. Dopo la fua vittoria fegue a trattar Adrafto con' disprèzzo: finalmente per compir 1' opera comparifee Minerva, per ricordar a Tefeo eh'

' egli fi faccia dar la fua mercede eh Adfaftò pel tuo be- nefizio, e che per afficurarfene lo coflringa ad un giu- ramento. Quella è la delicatezza inimitabile del poeta Greco. Si gfamini óra la condotta del barbaro. Finga! intefa 1' inv-afione meditata da Svarano, corre ili foc- corfo di Cucullino, e falva l'Irlanda. Lungi dal rim- proverar la fua di ("grazia all'amico, lo conforta e 1' e- ialta ; e in luogo d efiger guiderdone dall'alleato, ri- cula l'omaggio del fuo lletfo* nemico,; *

. Ecco il trionfo di Fingal interamente compiuto. Avreb- be potuto il Poeta far che Svarano perfùHiTe nella fua ferocia , che i ! di nuovo combattere, e ci

( CCXLI )

rìiTe pugnando. Ma il fuo cangiamento è molto- pili glorioìo per Fingal, pia interdente, e più iftruttivo. Olììan c'infegna con quelt' efempio che la virtù doma i cuori più barbari, e eh' ella trionfa alle volte dell' educazione, e della natura. Lezione utiliffima, e eh' è d'un maffimo {limolo per corrifponder colla, beneficen- za a coloro che ci provocarono colle offe fé. *

o. La prefenza di Carilo rifveglia in Fingal 1' idea di Cucullino. Ma egli non s'indirizza a quell'Eroe, non dopo la partenza di Svarano. Quella mi fembra un' avvertenza affai delicata. Cucullino e Svarano non erano caratteri da poterli conciliar infieme così age- volmente. La prefenza del primo avrebbe deflato nelP altro qualche movimento d'orgoglio: e quella di Sva- rano non poteva che accrefeer la vergogna, e l'affli- zione di Cucullino. Così la loro reciproca villa era pni atta ad inafprir gli animi, che a riconciliarli. Fingal giudizioiamente allontana prima T uno, e poi penfa a confolar 1' altro. *

io. Quello incidente è molto toccante. D* ugual finez- za è il tratto di fopra , ove Fingal chiamando i fuoi figli, nomina Rino. I gran Poeti fanno far nafeer quelli incidenti quando meno fi afpettano : gli altri non veggono i più ovvj e prefentati fpontaneamente dal foggetto. *

li. La villania e la sfacciataggine di coflui, fomiglia alquanto a quella del Terfìte d'Omero. Vediamo che Offian dipinge i caratteri malvagi e odiofi non meno che i nobili e i grandi . Ma egli fa porli nel loro pun- to di villa, il lettore pub prender equivoco, o ef- fer fedotro. Quelle non fono che l'ombre, le quali danno rifalto alle figure luminofe. *

12. Offian dinota fpeffo le qualità dell' animo colle qua- lità efterne del corpo. Quella maniera è più naturale, Q_ per-

(. CCXLIl )

perchè nel primo linguaggio le idee appartenenti allo fpirito non potevano cfprimerfi non con termini tratti da oggetti fenfibili; più poetica, perchè dipin- ge; e più ingegnofa, perchè laida penfare. * 13. I migliori Critici convengono che un Poema Epico debba aver lieto fine. Quella regola nelle fue più ef- fenziali circoftanze fu oflervata dai tre meritamente famofilfimi Poeti, Omero, Virgilio, e Milton. Pure, non fo per qual ragione, le conclufioni dei loro Poemi, lafciano un certo che di trillo e dilgultofo nell'ani- mo. L'uno lalcia il lettore ad un funerale, 1' altro all' intempeftiva morte d' un' Eroe, il terzo nelle lo- litarie leene d' un mondo disabitato.

iTj o'I y afjùplsTrov Trxpvv t'xropoQ 'anroSuiAGto .

Vitnque cum gemitìi fugit indignata fub umbras»

They band m band ecc.

CO-

COMALA

POEMA

DRAMMATICO.

( C C X LI V)

C O M A L A

POEMA DRAMMATICO.

ARGOMENTO.

T" A Tradizione ci ha trafmeffa la Storia compia-* ^-^ ta di queflo Poema nel mqdo feguente . Cornala figlia di Sarno Re d* Inijlore , o dell' I/ole Orcadi , i innamorò di Tingal figliuolo di Cornai in un cetr- vito , a cui fuo padre /' aveva invitato . La fua paf+ /ione fu così violenta , che h feguì tr-avejlita da gio- vine che dejiderava d' effer impiegato nelle fue guer* re . Fu tojlo [coperta da Idallano , figlio di- Lamor , uno degli Eroi di Fingal r il di cui amore ella ave* va di/pregiato qualche tempo inan^i . La fua roman* %efca pajfione , e la fua ùelle^a le cattivò per tal modo r affetto del Re , che avea Jlabilito di farla fua fpofa , quando gli fu recata la novella della fpedi^io- ne di Caracul. Marciò tojlo per arre/lare i progrejft del nemico , e Cornala lo attendeva . La lafciò fopra un monte donde fi f copriva V armata di Caracul;

< C C X L V)

intanto egli fi portò a combattere , avendole inan%j promejfo di ritornare quella jlejfa notte , fojfe fo- pravvijfuto. Il rimanente della Storia pub raccoglier^

dal Poema medefimo .

Quefio Poema è molto pregevole per la luce che fparge fopra /' antichità delle compofi^joni di Ojftan . Caracul di cui qui fi fa menzione è lo fìejfo che Gar acalla figlio deW Imperator Severo, il quale neW anno 211. fece una fpedfzjone contro i C 'aledo nj .

La varietà della mi fura dei ver fi fa vedere che il Poema fu originalmente mejfn in Mujìca , e forfè prefentato ai Capi delle Tribù in qualche fo lentie oc- fafione

E' Co»

Q. 3

( CGXLVI )

Cofa che forprende il trovare fra i Caledonj non pur membra e pezzi fpiccati, ma un corpo in- tero e formale di Poefia regolata. Abbiam vedu- to un Poema Epico: or eccoci una Tragedia. La fua picciolezza non pregiudica alla regolarità. Si ravvia- no in efTa tutti i lineamenti e le proporzioni della Tragedia . C è il fuo picciolo viluppo , i fuoi colpi di Teatro , e la fua Catastrofe inafpettata : gran va- rietà d' affetti, itile femplice e paffionato : in fomrna quella Poefia ha quelle virtù che fi ammirano tanto nei Greci. Non pur Tefpi, ma Efchilo avrebbe potuto compiacere di quello faggio. Il Coro, e la varietà del metro la rende interamente fomigliante ai Melodrammi dei Greci. Adattata alia Mufica da un dotto maeltro, e fregiata delle decorazioni convenienti, ella potrebbe effere un* Opera d' un nuovo gulto, e far grandiifìmo effetto anche ai tempi noitri. Siccome nel tradur quella Poefia io mi fon prefo qualche libertà più che nelle altre, così ftimo convenevole il renderne ragione ai conofeitori , e alle perfone di gullo . Il metro vario tramezzato di rime libere è molto più acconcio dell' uniforme ad efprimere gli slanci dell'ani- ma, e i varj affetti che fi fucce.iono rapidamente in quello picciolo Dramma, lo ho feguitato quello metodo anche negli altri Poemetti, in que' luoghi ove l'Auto- re o innanzi d'entrar nella fua narrazione, o anche a mezzo , rompendone il filo , con felicilfimo volo fi getta nel Lirico. I Traduttori, volendo metter in villa la difficoltà delle Traduzioni, calcano unicamente fopra la diverfità del linguaggio: ma non inoltrano di fenti-

( C CX L V II )

re un'altra difficoltà, con cui è lor necefTario di lorda- re, e che per mio credere è ancora più grande: voglio dire quella che nafee dalla diverfita della verfificavio- ne. Egli è certo che i fentimenti, i penfieri, e l'ef- pre filoni prendono da fleflì un tornio e una configu- razione corrifpondente alla verfificazion rifpettiva de* varj Poeti. La brevità, o la lunghezza del vedo, la varietà delle flefììoni, delle pole, delle cadenze, l'ar- monia che rifulta naturalmente dal numero, e quella che nafee dall' aggiuftatezza delle confonanze, il diver- go intralciamento, e la difìribuzion delle rime, cia- fcheduna di quelle cofe modifica i fentimenti, e co- munica loro una bellezza propria, e diftinta da tutte l'altre. Si trasferivano gli fteffi fentimenti in un'altro metro ; fi cangi la difpofìzione ; fi alterino le mifure : tutto è guafto. Le idee aggiuntate fopra un'altro me- tro, (tanno per così dire, a difagio in quefto nuovo, e prendono attitudini violente o fcompofle: fi forma una difeordanza difguftofa tra i fentimenti ed i fuoni : gli oggetti non fi prefentano più lotto il punto di villa conveniente: l'orecchio ed in confeguenza lo fpirito fi ripofa in luoghi poco opportuni, e fdrucciola fu quelli ne' quali dovrebbe arredarli ; elacompofizione la più per- fetta diventa fimile ad un bel corpo con tutte le mem- bra slogate. Perciò egli è afiòlutamente imponìbile di far una traduzione di buon garbo, la qual fia precifa- mente letterale in una foverchia (proporzione di me- tro. Alla poca avvertenza o deprezza dei Tradutto- ri in quefto punto fi debbono quelle dentate e con- traffatte Traduzioni , alle quali i loro Autori danno abufivamente il nome di fedeli, e che da alcuni ven- gono feioccamente ammirate : come toffe un gran che l'aver il merito d'un Dizionario, o come il prefentar un cadavero sfigurato, in vece d'un corpo Q * ani-

( CCXLVIIi )

animato , e pien di vivezza e di grazia, foffe Una raccomandazione molto didima . Egli è dunque in- ■difpenfabile in una Traduzione di gufto , d' alterar en poco 1' Originale per vero fpirito di fedeltà ; e poiché le tiottre mifure non fi adattano a quei fen- limenti , di raflettare e girar in modo i fentimen- ti it ? defimi , che adattandoli alle mifure noftre facciano un' effetto equivalente a quel che fanno nei loro e (fere primitivo . Ma quelìo ripiego ha i fuoi inconvenienti . Volendo fchivar la fkntatezza delle Traduzioni icrupolofe, molti fi gettano nell' intem- peranza delle parafrafi , e quel eh' è peggio preda- no ai loro Autori maniere opporle al genio della loro Poefia, o alla modificazione particolare del lo- ro fpirito . Io ho ufata ogni diligenza per isfuggi- re ad un tempo quelli due fcogli . Quanto io fia riuicito , non faprei dirlo: dirò folo di qual artifi- zio io mi fia lervito per riufeirvi . Inanzi a tut- to , io non ho mai omefla volontariamente alcuna bellezza reale ed importante del mio Poeta, (la di fenrimento , fia d' efpreftìone . Tutto Y arbitrio eh' io mi lon prefo fi riduce ad aggiungere, a trafpor- tare , o a modificar qualche co fa, nel che ho avu- to rie avvertenze, fecondo me importantiflìme . La prima di far che 1' AuTor medefimo fupplifle a fieifo, fervendomi delle maniere ufate da eflb in luo- ghi dosili , ed alle volte trafportandole vicendevol- mente da un luogo all' altro . La feconda di ag- giunger generalmente quei fentimenti eh' erano in- chiufì nel fentimento dell' Autore , o n' erano una conf-guenz* immediata : avvertendo che ciò non fotte in que' luoghi , ove 1' Autore gli aveva ar- trfuiofamente foppreffi . La terza infine , di guar- darmi fcrupolofamente dall' ammetrere idee o ef-

pret

< e e x l i x )

prefTioni che non follerò efattamente conformi al modo di penare , e d* efprimerfi del mio Origi- nale . io non ho per altro fatto molto ufo di quelle pic- ciole e neceffarie libertà , fuorché nei pezzi rima- ti . In tutti gli altri ho tatto maiììmo lludio oflervar tutta quella efattezza che potea conciliarli con 1' eleganza e con l' armonia . Non isfuggiranno al rifletto degl' intendenti gli oracoli preflbchè in- formontabili eh' io dovetti incontrare . lo non pollo dire qual fia il metro dell' Originale : ma fecondo tutte le apparenze il verfo Celtico dovrebbe elTere più vibrato e più breve de»! neflro, -e naturalmente rimato . Il noftro Sciolto non fi foftiene con altro che con la matita dell1 ondeggiamento periodico. Ora non v' è cofa più direttamente oppofta a quello ge- nere di itile e di verfo, quanto la maniera eftre- mamente concifa, ferrata, e r-arnda, eh' è il ccllante carattere dello Itile di OlTian . Pcnfino i conofeitori alcun lavorator di molaici ebbe mai a travagliar più di me, per congegnar in verfo fciolto un tutto armoniofo di tanti minuzzoli, per far che i fenti- menti riceveflero 1' un dall' altro foftegno e rifalto, per non ilìemprarli-, ne ltorpiarrt, per preparar loro mille giaciture varie e convenienti, e per commet- terli infieme naturalmente e fenza durezza . Io po- tea ben dir con ragione d'elfer nel letto di Procu- re . Certo è che nella Poella Italiana io non ave- va alcun efempio precifo dello itile e -dd numero che conv-eniall alla Traduzione d'un Poeta così lon- tano dalle noftre maniere j e che mi convenne ten- tar una lìrada in gran parte nuova . Se ho talo- ra inciampato , mi lufingherò indarno di qualche e- quità? *

A T-

( C C I >

ATTORI.

FINGAL. COMALA. IDALLANO.

DERSAGRENA. )

) figlie di Mora! . MELILCOMA. >

CANTORI.

La Scena è in Arven , lungo un rufcello , chiamar©- il Crona .

CO-

( C C L I )

C O M A L A

POEMA DRAMMATICO.

SCENA I. *

* Derfagrena , e Melilcoma »

Devf. f~* la caccia è compita ;

Altro in Arven non s' ode » Che '1 romor del torrente. Vieni , o figlia di Morni y Dalle rive del Crona : c Lafcia 1' arco Prendi V arpa; La notte avanzili Tra dolci cantici ,

Tra

a Ho divifo in Scene quefto picciolo Dramma per mag- gior chiarezza , non cre- dendo che vi fia alcuna bellezza nel porlo tutto di feguito , fenza diftinzione , come fanno alcuni nelle lo- ro Tragedie , per ima ri-

dicola affettazione d' imi- tar i Greci . *

b Derfagrena Lo fplendor d' un raggio Salare .

c II Crona è un picciolo ru- fcello , che fi fcarica nei Carrone .

( C C L 1 I )

Tra fèfte , e giubili se

E larga fpandafi

Per Àrven tutto la letizia noftra. vMelil.'E ver, la notte avanza,

O verginetta dall' azzurro fguardo ,

E già la valle imbruna ; i <;

Ma non mi punge il core

Defio di canto , che poc' anzi io vidi Vifion che m' adombra . Io vidi un cervo Lungo il rufcel di Crona, e mi parea Per lo bujo dell' ombre 20

Una parte del colle ;

Ma quei fi (coffe , e via fugginne a slanci » Vapor focofo s' aggirava intorno Alle ramofe corna, e fuori ufciéno Dalle nubi del Crona 2 5

Le rifpettate faccie

Degli avi noftri: or che vorrà dir quello? Derfo Laffa , che afcolto mai!

Se

f* Melilcoma Occhio ebe gira foatemente .

( C C L I I I )

Se non crran gli auguri ; Quefti fon certi indizj della morte 30

Del gran Fingallo: ahimè, Caduto è '1 forte impugnator di feudi , Caraco è vincitor. Cornala feendi, * Scendi infelice

Figlia di Sarna 35

Dal colle ombrofo» Vieni coi gemiti,

Vien colle lagrime;

Perì '1 tuo Spofo. Caduto è '1 giovinetto 40

Delizia del tuo core, E forfè in quefto punto Erra fui noftri colli , Vago di rivederti

L'innamorato fpirto. 45

Melil. Vedi come fiede

Cornala abbandonata: a' piedi fuoi

Stan«

a Cornala , Vergine dui bel ciglio »

( C C I I v>

Stanno due grigi cani,

E van crollando le pendenti orecchie , *

E addentano l'auretta. 50

Fa del braccio colonna

All' infiammata guancia, e fparfa al vento

La bruna chioma le percote il volto.

I begli occhi cileftri

Rivolge ai dolci campi

Della promeffa : o caro Fingal , grida ,

Preffo è la notte , e tu non giungi ancora ?

a Qitefife parole fon pofte per indicar un finiftro augu- rio . Anche a* giorni no- tòri , qualunque volta gli animali fi fcuotono improv-

SCE-

vìfameiite , fenza una qual- che caufa apparente , il volgo crede eh' efli vegga- no gli fpiriti dei morti .

( C C L V )

SCENA IL

Cornala , e dette .

* Com. /"""V Carrone , o Carron perchè mal veggio

^"^ Rotar nel fangue le tue torbid' onde ? Forfè fui le tue rive Co

Sonò il fragor della battaglia? forfè li Re di Morven dorme ? Efcine , o Luna , Bianca figlia del cielo , Efci dalle tue nubi, e fa ch'io feorga La luce del fuo brando 65

Brillar nei campi della fua prometta . O tu piuttofto

Va-

# Carmi , o Car-avon , Fitt- Centefque alias cum

me ferpeggiante . Quefto fili- pelhret armis

me era il termine del Do- Sedibus , aut vitlas vilem ferva- minio Romano nella Bre- ret in ufum

tagna , e divideva la prò- Serviti» , hic contenta fuos de" vincia Romana dalla Sco- fendere fines

zia. che fi mantenne libe- Roma fecurigeris pr&tendit mte- ra . Egli ritiene ancora il nia Scotti .

nome di Carron , ed entra Hic fpe progreffus pofita , Car- nei Forth 3 alcune miglia «atós ad undam ,

lontano dal Nord di Fai- Terminiti Aufonii ftgnat divor- kirk . tia regni . Bucali.

( C C L V I )

Vapor di foco ,

Che per la notte

Rifchiari l'ombre degli ertimi padri,

Vieni, vieni,

Vapor di foco,

E con l'errante

Vermiglia luce

La via m' addita , eh' al mio ben conduce . 7 o

LafTa , chi mi difende

Dal dolor , dall' amore

Dell'odiato Idallano? e quando mai

Potrò mirare il mio diletto Eroe

Volgerli in mezzo alle fue forti fquadre , So

Lucido come raggio

Orientai che fplende

Fuor del tofato grembo

Di nube mattutina?

SCE-

( C C L V I I j SCENA III.

Id aliano , e dette ,

fi Idall. f~\ Dalle cime del funefto Crona 85 Denfa nebbia precipita , e full1 orme * Del cacciatoi- ti fpargi ; agli occhi miei

I fuoi paffi nafeondi , ond' io non vegga

La rimembranza deli' eftinto amico.

Son difperfe le fquadre 90

Della battaglia,, e le affollate genti

Più non ftringonfì intorno

Al fier rimbombo del percoffo feudo.

Corri fangue , o Carron 5 del popol forte

Caduto è '1 capo. Com. Chi } rifpondi , chi , $> 5

Figlio dell' atra notte ,

Chi cadeo del Carrone

R So-

e Coftui era ftato fpedito da falfa nuova che '1 Re era

Fingal , per dar notizia a morto . Vedi 1' Oflerv. 8.

Cornala della fua vittoria, dopo il Poema .

ma egli invece le reca la b- Di Fingal .

{ CCLVIII )

Sopra le fponde erbofe ? er' egli bianco * Come in Arven la neve? era ridente Come l'arco piovolo? aveva i crini iòq Morbidi come nebbia , Lucidi come raggio?

Era tuono in battaglia, e cervo al cono-* a Idall. Oh veder potefs' io

Il diletto amor mio dolce pendente 105

* Dalla collina fua , veder poteffi Il rofleggiante fguardo Fofco di pianto, e la vermiglia guancia Mezzo tra'l crine afcofa ! * O auretta leggiera iic

Deh loffia un cotal poco, E i bei capegli inalza , e fa eh' io feorga

II

lezza particolare delle don- ne Scozzefì , e eh elle la- feiaflero caderfela dalle fpal- le fui petto : poiché qua- lunque vo'ta fi parla de' loro capelli , Qflìan accen- na fempre eh' elìi ricopri- vano le guancia o il fe-

a Idallano parla tra .

b II fenfo dell' Originale è alquanto ofeuro ed ambi- guo : 0 tbat i migbt behold bit love , fair-leaning from ber rock . *

c Convien dire che la capi- gliatura eftrema mente lun- ga e folta forfè una bel-

(CCLIX)

Il 'candidetto braccio,

E '1 caro volto nel dolor si bello ! * Com. O narrator della dolente iftoria 1 i 5

Dunque è caduto «di Comallo il figlio ?

Già fui colle

Il tuon romoreggia -,

Il lampo fiammeggia ,

Sopra penne di foco : ah no , non temo 120

E che temer pofs' io ,

Se'l mio Fingallo è fpento?

Deh dimmi autor della dolente iftoria ,

Dunque cadeo lo fpezzator di feudi ? Idall. Son difperfi pei colli i duci noftri , 125

più la voce di Fingallo udranno . Com. Venga fulle tue traccie orror di morte ,

Diftruzion ti colga, o Re del mondo,

Pochi fieno i tuoi pam*

Verfo la tomba, e fulla tomba (Irida 130

Vergine afflitta, e com' io fon , tal fia

R 2 Nei

« L'Originale: V amabìl faccia del fuo dolore. *

( C C L X )

Nei di giovinezza.

Squallida, defolata, e lagrimoik*

Perchè , crudo- Idallano.,

M' hai tu detto si tolto * 3 %

Ch'era fpento il mio Eroe? per poco ancora

Avrei pafeiuto il core

Di ibave lufinga > avrei potuto

Fingermi il fuo ritorno, e mille obbietti

Con graziole» inganno 14Q

Sedotto avrian l' innamorata mente .

Sopra lontana rupe

In un tronco, in un faflb>

L' avrei forfè veduto , e '1 fuon del vente

Al defiofo orecchio 145

Avria fembrato del fuo corno il fuono ,

Oh fofs' io adefìo almeno

Del Carron fullc fponde j

E rifcaldar poteffigli

Le fredde, e fmorte guancic «jq

Coli' amorofe lagrime l

Idalk

( CCLXI)

ÌJal!. No , fui Carron non giace ; in Àrvett torto Gli ergon la tomba : duci: ah dalle nubi Tu rifguardalo, o Luna; in fui luo peno Splenda il tuo raggio,onde al Fulgor dell'armi 15 5 Cornala il riconofca , e in lui s'aìfifi* 'Com. Fermatevi , fermate

O figli della tomba , *

Finch' io veggo il mio Amore : egli "folet'ta ; Lafciommi a caccialo non fape va,ahi laffa , 160

Ch'ei n'andaffe alla pugna. Ei colia notte Promife di tornar : così ritorni * Fingal diletto? o dell' ofeura grotta c Tremulo figlio, e perchè mai non dirmi Ch'egli cadrebbe? lo tuo fpirto il vide 165 Pe-rir nel fangue de' fuoi prodi avvolto,

R

e 'Cioè : 0 voi che gli appa- recchiate la tomba . *

£ Nell'Originale: e il Redi Morven è riternato. Quefte paiole contengono una fpe- zie d' Ironia . La Tradu- zione rende il fentimento più chiaro , e forfè gli pi'a rifalto . *

j E a

S' intende un Druido . E( probabile che di quell' or- dine ne riir.aneiFero alcuni nel principio del regno di Finga! , e che Cornala 1' abbia confultato intorno all' efito della guerra di Cara- calla .

(CCLXII)

E a Cornala, il tacerli ,

Onde piìi acerba e grave

Scendefìe al cor l' inafpettata doglia » MeliL Ma qual fragore; ijo

Gli orecchi fiede?

Ma qual fulgore

Splender fi vede

D' Arvert colà nella foggetta valle ?'

Chi è coftuir che viene 2 175

Alla poffa dei fiumi fomigliante

Quando 1' onde affollate

Splendono a.' rai della vibrante Luna? Com. E chi puot/effer altro r

Che '1 mio nemico, P efecrabil figlio 180

Del Re del mondo? ombra di Fingal, vieni ,

Reggì> reggi> Dalla tua nube L' arco di Cornala ,

Sicch'egli infiggali 185

Nell'empio petto, e quei trafitto caggia

Come

( C C L X I I I )

Come cervo in deferto. Ah. no, che veggio? Quella , quella

Del mio Fingallo è l' ombra Che a me fen viene 19&

Dal fuo cupo foggiorno, Ed ha d'intorno Le fchiere pallide Della fua morta gente. Mio delio, \g^

Amor mio, Perchè vieni A {paventarmi, A confolarmi L'alma languente? 200

* * * * * » *.

» *.

R 4 SC E-

C C C L X I V )

S C E N A IV.

Fingal, Cantori, e dette.

BfKg. Q U fu , le pugne del Garrone ondofo

Cantò'f i,erganfi al Ciel : provo*l mio braccio Caraco audace , e pien di feorno , e d' ira Fugge pei campi del domato orgoglio . Ei ben lungi tramonta, appunto come 205 Vapor dell' aria , che nel fen rinchiude Spirto notturno, allor che il vento avverfo Lo rifpinge dal monte , e '1 bofeo ofeuro Di folca luce da lontan roffeggia » Ma parmi aver intefo 2 1 o

Voce fimile al foffio Di frefeo venticello, Che fpira da' miei colli . Ah faria quella La voce della bella

Cacciatrice di Galma , 215

Della figlia di Sarno Dalla candida mano?

3 Guar*

( G C L X V )

3 Guarda dalla collina, amor mio dolce, Corri veloce ; Fammi fentir quella che il cor mi moke 220 Gentil tua voce . * Co'/rt. O amabiliflìmo

Figlio di morte Sempre caro , e vezzofo , Prendimi teco 225

Dentro lo fpeco Del tuo ripofo. * Fing. , del ripofo mio Nello fpeco verrai :

Ceffaro i nembi ornai, 4 230

E lieto arride a' noftri campì il Sole . O bella cacciatrice Rendi felice Il tuo diletto Spolb .

Vien*

e Fingal è ancora in qual- che diftanza . Cornala per- fide nella fua illuvione , e gli parla , come s' ci forte ia. ("uà ombra . *

b Cornala intende parlar del fepolcro , e Fingal prende le fue parole per im' invi- to amoro fo . *

( C C L X V I )

Vietitene meco 23 j

Dentro lo fpeco Del mio ripolo. Com. Oh che veggio? che afcolto ? S

No non m' inganno ; egli èFingallo, eivive,.

Ei torna pien della fua fama; io fento 240

La man delle battaglie : oimò , oimè ,,

Che vicenda improvvifa ,

Che tumulto d' affetti

M' affoga il cor ! Sento eh* io manco : è d' uopo

Che a ripofarmi io vada 245

Dietro di quefta rupe ,

Finché la foga della affannata alma

Ha fa, e calma.

Stiami l'arpa da canto,

E voi figlie di Morni 250

Sciogliete il canto . Derf. Cornala in Arven tre cervetti uccife y

Mira la fiamma

Che fovra la rupe alto rifplende.

Van-

(CCLXVII >

Vanne ai convito 2 5 $

Re di Morven felvofa , Che la tua fpofa con defio t'attende- ring. Ma voi figli del canto alzate al cielo Del Carron le battaglie , onde s' allegri La verginetta dalla bianca mano 260-

Finché dell'amor mio la fefta io miro »

SCENA V.

Fingal , Cantori , Italiano .

CanK "T TOÌvi pur, volvi giojofo Carrone ondofo , Il tuo flutto vincitor . Fuggirò, fuggirò 265

Nella lor terra I figli di guerra Ricolmi d'orror* Più non fi fcorge fovra i noftri campi

Orma che ftampi - volator deftriero, 270 '1 fuon guerriero - del nitrito afcolto,

E al-

C C'CLXVIII )

E altrove volto - il fìer veflìllo io mirò* Fuggirò, fuggirò e Or d'altra gente a' danni Spiegano i vanni - del feroce orgoglio , 175 E alla baldanza lor Morven fu (coglio In pace il Sole

Sereno ornai

Co' fuoi bei rai

Riforgerà, 2$©

Ornai giojofà

La notte ombrofa

Da' noftri poggi

Difcenderà v Qui folo udrannofi. £85

Voci di giubilo ,

Voci di caccia :

Le trombe tacciono ,

Ud raffi '1 corno,

E '1 bofeo intorno 290

Rifponderà .

Già-

( CCLXIX >

Giacerà in ozio Il ferro crudo y Arnefe inutile

L'elmo, e lo feudo 29^

Dai larghi portici S' appenderà .. f

Che pur di battaglie avrem talento Daremo al vento - le velate navi D'armati gravi - e di Loclin le fponde 30$ Torbide Tonde - roffeggiar vedranno % Dal brando, che in fuo danno Già tentò con improvido configli© Del Re del mondo il temerario figlio. Volvi pur, volvi giojofo 305

Carrone ondofo Il tuo flutto vincitor. Fuggirò, fuggirò Nella lor terra

I figli di guerra 31C

Ricolmi d' orrore

SCE<

( CCLXX ) SCENA VI.

Melilcoma , e detti .

MSI. (~*\ Àure, aure leggiere

Deh fcendete dall' alto ,

E voi raggi di Luna

Alzate la fua anima . 515

Pallida pallida

Giace la vergine

Predo la rupe .

Cornala non è più. 6 Fing. Come? che dici? 7

Morì la giovinetta 320

Speranza del cor mio? Cornala, ahi lafTo ,

Cornala fventurata!

Deh col tuo fpirto almeno

Volami in braccio , quando

Starò muto , e doglioib 325

Sopra il mio colle erbofo

A te , mio ben , penfando .

Iddi.

( CCLXXI )

ìdall. Oimè la voce è fpenta

Della bella di Galma cacciatrice,

più vedrolla ad infeguir con l'arco 330

I fugaci cervetti . Ah perchè mai

Ho turbato il fuo fpirto

Con 1' infaufta novella? io non previdi 8

Così atroce Sciagura , e fol volea

Con la vana fua doglia 335

Farle più dolce inafpettata gioja ,

Ting. Garzon malnato , dal funefto ciglio ,

Togliti agli occhi miei : più. non vedranti I miei conviti , le fere in caccia Verrai meco a infeguir, i miei nemici 340 Più non cadranno dal tuo brando uccifì . Deh guidatemi , o fidi , Dove il mio amor ripofa , Ond' io poffa vederla

Nel fior di fua beltade 345

Pria che in tutto fia fpento . Eccola ftefa Pallida pallida

Pref-

( CCLXXII )

'Preflb la rupe , e '1 venta Le lcompone i bei crini . Fifchia nell' aria ancora 350

La corda del fuo arco Ch' ella cadendo infranfe . Orsù Cantori , Alla di Sarno fventurata figlia S' alzino i canti , e li confegni al vento De' noftri colli quelP amabil nome . 355 Cani, Vedi , vedi

Quanti rapidi

Vapor fiammiferi

Che già volano,

E rivolano, 369

Per accoglierti ,

Per avvoglierti ,

Bella Vergine. Vedi vedi

Raggi tremuli 3&Ì

Di Luna candida ,""

Che follevano

II

( CCLXXIII )

Il tuo fpirito ,

E t' inondano,

Ti circondano , 3.70»

O graziola vergine

D' ammanto lucidiffimo. Fuor delle nubi efcon dei padri , e gli avi Gli afpetti gravi .

Veggo di Fidala <* 375

L' occhio vermiglio , e veggo Su la diletta figlia Pender di Sarno le Tevere ciglia . é Quando vedraffi , o verginella amabile ,

La bianca mano dilicata , e morbida ? 3 80 Quando s'udrà la voce tua dolciflìma Più che di venticel foave libilo ? In traccia andran le fanciullette tenere Di te , di te , rinvenir potrannoti .

S So.

a Ficlalan fu il primo che mori poco dopo la fuga

regnaffe in Iniftore . della fua figlia .

b Sarno , padre di Cornala 3

( CCLXXIV )

Solo nei fogni della notte placida 385

Verrai per confolar gli afflitti fpiriti , E pace porterai, dolcezza, e gaudio. Si rimarrà quella tua voce armonica Ne' loro orecchi , e '1 penfofe , e tacite Ai dolci fogni correran con l'animo. 39C Vedi, vedi,

Quanti rapidi

Vapor fiammiferi

Che volteggiano

E gareggiano 395

Per accoglierti

Per avvoglierti

Bella Vergine . Vedi , vedi ,

Raggi tremuli 400

Di Luna candida,

Che follevano

11 tuo fpirito,

E t' invertono ,

( CCLXV )

Ti ri vertono ,

O graziola vergine ,

D' ammanto lucidifiìmo »

405

OS-

(. C.C L XX VI )

OSSERVAZIONI.

i i^^Uefta circonlocuzione è molto a-rtifkiofa e conve- V^ niente. Cornala temeva che fofle morto il fuo- Fingal, e non ofava domandarne direttamente, perciò fi ferve di contraffegni per indicarlo, che gli vengono fuggenti dalla ina paflione. Ella vuol piuttofto inten- der la Tua difgrazia, che fentirla, e ricevendo il colpo obbliquamente, tenta di eluderne la forza. *

2. Quis ejl ijìe , qui qua fi flumen afecndit ? Ger. e. 46'.- v. 7. *

3. Surge, propera, amica me a, formofa me a , & veni.... Ojìende mihi faciem tuam : [onci vox tua in auxibus- meis. Cant. e. 2.

4. Jam hyems tran flit, imber abiit , & recejfit .

5. Le parole precife dell'Originale non fono che quelle: Egli ritorno con la fua fama, fento la dejlra delle fu e battaglie. Ma conviene eh' io mi ripofi dietro la rupe r finche mi fi calma lo fpirito dal fuo timore. L' arpa piami vicina, e voi feiogliete il canto, 0 figlie di Mor~ ni. Quello luogo a dir vero è molto freddo e digiuno per cfprimer il tumulto e'1 gruppo d'affetti che dovea- no allora agitar l'animo di Cornala. Qui non fi feorge la forprefa, il paffaggio rapido e violento da un dolore eltremo ad una ecceflìva allegrezza, di cui la morte di Cornala doveva efTer la confeguenza. Quindi rifulta un' inconveniente ancora più grave, ed è che cotefta morte non è abbaflanza preparata, e perciò la Cataftrofe ha più dello frrano, che del forprendente ; perdio nell' efpreflfioni antecedenti non c'è cofa che po- tete

( C C L X X V 1 1 )

teBe farla prevedere al Lettore , e perchè fembra rfata fenza ragion (uffizicnte. Io fio procurato fupplìre a quello -diretto coli' aggiunger alcuni piccioli tratti ef- prelììvi della paffìone, i qtoàii preparino alla Ca le: ma ebbi cura nel tempo Iteli) di non dipartir- : dalla brevità e dalia' maniera concila di 'Oifian . *

6. Racconta Livio che due donne Romane, vedendoli a comparir innanzi faiprovvifarnentei 'figli-, ch'elle avea- r.o pianti per morti nella battaglia del Trafimcno , ipi- rarono d' allegrezza tra le lor braccia . *

7. L'Originale: £' morta la figlia di Sarn'óì la candida vergine deW amor mio? Viemmi affiincorìtrp, 0 C fovea i miei poggi, quando filetto m'affido preffb 1 ìrti- fcelli delle mie colline. Anche qui Fiii'gal fi ralligna troppo facilmente, ne moftra di darfi molta pena di quella morte . Ho già oflfervato altrove, che Off&n non -ama d' efaurir l'affetto: ma quella volta egli fi fa appena riconofcére, non che fentire. *

8. Quello fentimento non fi trova 'nell'Originale : io mn ebbi difficolta di aggiungerlo, perche mi parve neteffa- rio. Si contiene in èlio 1? fola ragione, che può giu- itificare in qualche modo la condotta d' Idallano , la quale deve fembrare affai fuavagante. Egli non potea certamente lufingarfi d'ingannar Cornala, poiché la verità dovea rilaperfi tra pochi illanti. Qua! motivo pub dunque averlo indotto a quella i'mpollura? Il Tra- duttore Inglefe dice ch'egli fu mofio da gelolìa : ciò verrebbe a dire ch'egli inrefe di far un difpetto a Co- mala. Ma s'ella è così, egli fi molìra piuttodo pazzo che gelofo: poiché egli era vifibile, che feoperta la fua frode, il difpetto ch'egli intendeva di far a Corna- la, dovea ricader con grave fuo danno {opra di lui, Oltre di che dovrebbe feorgerfi nei fentimenti d'Jdalla- no quella gelofìa difpettofa, che l'induce za affligger

S 3 così

( CCLXXVIil )

così crudelmente, l'animo della Tua cara: eppure nelle- lue parole non fi fente altro che amore, e un amore affai lontano da un tal eccello. Sarebbe più ragionevo- le ch'egli fperafle d' indurla a fuggir con lui, per non cader in mano de' nemici: ma di ciò non v'è pure un fol cenno. Il fentimento eh' io ho pofto in bocca d' Idallano fi rende più conveniente, per quello ch'egli dice di fopra, che non voleafi dar fepoltura a Finga! fulle rive del Carrone, ma che il fuo corpo dovea tra poco efier trasferito in Arven : poiché da quelle parole dovea neceffariamente feguirne, che Cornala s' arreftaf- fe dove eli' era, per afpettarlo, con che fi farebbe im- mediatamente feoperta la fallita della fua relazione - Non potrebbe egli fupporfi, che l'Originale in quello luogo foflfe mancante , e che dovette efierci antica- mente qualche palio equivalente o limile a quello eh* io ci ho aggiunto, il quale in tanta diftanza di tem- po fiafi fmarrito, come tanti fquarci più lunghi, e tanti interi Poemi ? *

LA

LA GUERRA

D I

CARO SO.

( CCLXXX1 > LA GUERRA

DI C A R O S O.

Argomento.

ÉT^Redefi che quefio Carofo , o, come fi a nell'Ori- ginale , Garos , fia il celebre usurpatore Carati- fio . Cofiui ne IP anno 284. s' impadronì della Bre- tagna , ajfunfe la porpora > fi fece proclamar Augufio dalle [uè milizie ,■ e fconfijfe P Impera* tor Majfimiano Erculeo in varie battaglie nava- li . Per fender fi dalle incursioni deì Caledonj e- gli rifiaurò la muraglia d? Agricola , e mentre flava occupato in quel lavoro , venne attaccato da una partita di truppe fitto il comando di Of- car , figlio OJfian . Quefia battaglia è P ar- gomento del prefinte Poemetto , cb' e indirizzato a Malvina già fpofa di Ofcar . V" è inferita per Hpifodio la tragica morte del foprammentovato IdaU

lano :

( CCLXXXII )

Lino .* e quefla è la ragione per cui sy è creduto be» ne di por quejìo Poema immediatamente dopo l'an- tecedente .

LA

(CCLXXXIII) LA GUERRA

DI C A R O S O.

TJorta, Malvina mia, portami l'arpa, Che la luce del canto l fi diffonde D' Oflìan full' alma , P alma mia che a piaggia Somiglia allor che tenebria ricopre Tutti i colli d' intorno , e lentamente 5

L' ombra s' avanza fui campo del Sole .

Malvina mia, veggo mio figlio, il veggo Sulla rupe del Crona 5 ah non è defTo , Ma nebbia del deferto colorita 2 Dal raggio Occidentale. Amabil nebbia, io Che d' Ofcar mio prende, la forma l O venti Che ftrepitate dall' Arvenie cime, Deh che '1 voftro foffiar non la difperda .

a Chi vien con dolce mormorio di canto

In-

« Ofcar avea fpedito Rino a ros . Il Poemetto comincia fpiar i movimenti di Ca- dal fuo ritorno . *

( CCL'XX'XIV )

Incontro al figlio mio? fui bafton pofa i|

L'antica delira; la canuta chioma Erra diiciolta : filila faccia ha fparfa Letizia , e tratto tratto addietro il guardo Volge a Carofo. Ah lo ravvifo: è quello

« Rino del canto, che l'altier nemico zc

Ad efplorar n' andò : Che fa Carofo ,

& Re delle navi? Il figlio mio domanda : , dell'orgoglio fuo fpiega le penne , c Cantor di Selma? Egli le fpiega, Ofcarre ,

d Ma dietro a fiepe d'ammontati mafli . 25

Ei dal fuo muro paurofo guata , E vede te , te formidabil come

Om-

* Quefto non è il figlio di Fin- gai, mentovare) nel PoemaE- pico, ma un Cantore del pri- mo ordine . Egli vien intro- dotto a cantare nel Poema intitolato / Canti di Selma .

h Caros è meritamente così chiamato per le fue vitto- rie navali .

e S' intende forfè per quefte parole 1' Aquila degli ften- dardi Romani .

d La muraglia d' Agricola .

Oflian con aria di difprezzo la chiama /'/ raccolto fuo mucchio. I Galfdonj rif- guardavano quefte mura- glie , come pubblici monu- menti del timor dei Ro- mani , e come una confef- fione della lor debolezza . Il Poeta non manca di trarne vantaggio •• *

( CCLXXXV )

Ombra notturna che i turbati flutti

Meice , e gli sbalza alle lue navi incontro.

Primo tra' miei Cantor , vattene, ci diflfe, 30 Prendi la lancia di Fingal , conficea Sulla fua punta tremolante fiamma , * E la fcuoti : co' tuoi canti il duce Sfida per me. eh' ei s'avanzi, ed efea De' flutti fuoi ; che impaziente agogno 3 5

Di pugnar contro lui ; che della caccia Stanco è già 1' arco mio : digli che il braccio Ho giovinetto , e che fon lungi i prodi .

Ei n' andò eoi fuo canto . Ofcarre inalza

La voce fua , che fino in Arven giunfe 40 A' fuoi guerrier come fragor di fpeco Se di Togorma h il mar rotagli intorno i E tra gli alberi fuoi s'intralcia il vento. Corrono quelli a ragunarfi in fretta

AP-

a Quefta particolar maniera di h L' Ifola deW onde azzurre 3 sfidar a battaglia è un punto una dell' Ebridi .

d' erudizione molto pregie- vole. . *

( CC LX XX VI ) Appretto il figlio mio, quai dopo pioggia 45 Più rivi fi rovefeiano dal monte Grotti orgogliofi di frementi fpume. Giunfe Rino a Carofo, e fitte al fuolo La fiammeggiante lancia . O tu che fiedi Sopra l'onde rotanti, efeine , e vieni 50

Alla pugna d'Ofcar. Fingallo è lungi, E de' cantori fuoi tranquillo in Selma Le voci afcolta : la terribi! lancia Pofagli al fianco, e'1 tenebrofo feudo Pareggiator dell' ofeurata Luna, 55

Vien Carofo ad Ofcarre : il duce è folo . Diife , ma i flutti del Garrone ondofo

Quei non varcò : torna il cantor , la notte Si rabbuja fui Crona ; ardonfi quercie , Giranfi conche : fui deferto piano óo

Debol luce fcintilla : ofeure e lente Veggonfi patteggiar l'ombre del Crona Per mezzo il raggio , e moftrano da lungi Le fofche forme . Si ravvifa appena

Su

( CCLXXXVII )

Su la meteora fua Cornala ' : appare 65

Torvo e tetro Idallan *, qual Luna ofcura Dietro a nebbia notturna . A che mefìo : Ditte Rino all'Eroe, ch'egli Fra tutti Solo lo fcorfe . A che mefìo , o Duce ? Pur la tua fama avelli, e pur s' Intefe 70

D' Offian la voce , e V ombra tua rifulfe Curva nell' aere dal fuo nembo fuora Per afcoltar l'armoniofo canto. Oh , difTe Ofcar , dunque l' Eroe tu fcorgi

Nel fuo fofco vapor? deh dimmi, oRino, 75 Come cadde il guerrier , che fu chiaro Nei de'noftri padri? ancora in Cona Vive il fuo nome , ed io vidi più volte

I rufcei de' fuoi colli . Avea Fingallo ,

II cantor cominciò, dalle fue guerre 80

Dif-

* In cjuefto medefimo luogo la fua ombra andaffe a ge-

accadde la morte di Co- mer nel luogo 3 ove morì

mala . la fua cara , e dove ebbe

b Idallano , come vedremo principio la propria fcia-

ben follo, morì altrove . Ma gura .

egli era affai naturale , che

( ccLxxicvin )

Diicacciato Idallan : Cornala fìtta Stavagli in cor , 1' occhio Tuo potea Sofferir del garzon V odiata vifta .

Lungo la piaggia folitario meilo

Va lentamente con taciti paffi , § è

Pendoligli ai fianchi le neglette braccia , Scappan le chiome dall'elmetto, e flafli Sulle labbra il lbfpir, fu gli occhi il pianto,

Errò tre giorni tacito e non villo

Pria che giungeffe alle mufcofe fale 90

De' padri ilioi , preffo il rufcel di Balva . * Stava colà fotto una pianta affilo Solo Lamor , che le lue genti in guerra Mandate avea con Idallano : il rivo Scorregtl appiè , fopra il ballon ripofa 95

Il canuto luo capo , ha ciechi i lumi Carchi d' etade , e coi canti antichi

Alla

a Quefto è forfè quel piccio- tea di Stirling . Balva fi- lo rufce'lo , che ritiene an- gniflca un rufcello tacitm- cora il nome di Balva , e no , e Glentivar la valle fcorre per la romanzefca romita . valle diG-Ientivar nella Con-

( C C LX XX IX )

Alla fua folitudine conforto.

Quando l'orecchio il calpeftio gli fere

Dei piedi d' Idallan; Terge, che i pani ico

Ben diftingue del figlio . Oh torna , ei difle ,

Il figlio di Lamorre , o fuono ò quello

Che vien dall' ombra fua? cadérti, o figliò,

Del Carron fulle fponde? o pur odo

De' tuoi piedi il rumor, dimmi Idallano , 105

Dove fono i poflfenti? il popol mio,

Idallano, dov'è, che teco infieme

Solea tornar cogli eccheggianti feudi?

Di , cadeo fui Carron ? No , fofpirando

Rifpofe il giovinetto , il popol tuo 1 1 o

Vive , Lamorre , ed è famofo in guerra .

Solo Idallan d' eflfer famofo , o padre ,

Cefsò , fui Bai va : folitario io deggio

Quinci innanzi feder , quando s' inalza

Delle pugne il fragor. Ma i padri tuoi 115

Soli mai non fedean, dilfe il nafeente

Orgoglio di Lamor, non fedean lenti

T Sulle

< { CCXC )

Sulle rive del Balva i padri tuoi , Qiiando intorno fremea fragor di pugna . Vedi tu quella tomba? ah gli occhi miei 120 Non la ravvila n più : colà ripofa Il valorofo Garmallon che in campo Mai non fuggi: vieni, ei mi di.e, o figlio Del mio valor , già famofo in guerra , Vieni alla tomba di tuo padre . Ah padre 125 Come pofs' io nel mondo efifer famofo , Se mio figlio fuggì? Signor del Balva, DilTe Idallan , perchè con detti acerbi Vuoi tu pungermi il cor? tu '1 fai, Lamorre , Non conofeo timor. Fingallo afflitto 130

Per la morte di Cornala, m1 efclufe Dalle fue pugne : feiagurato , ei dirle , Vanne al fiume natio, vanne, e ti ftruggi Come dal vento fuol fiaccata e china Quercia fui Balva , fenza onor di fronde ,135 Per non rizzarfi o rinverdir giammai . Mifero, io dunque il caipeftio romito

Degù

( CCXCI )

Deggio udir de' tuoi paffi ? allor che mille Son famofi In battaglia , il figlio mio Dovrà piegarfi fcioperato e lento 140

Su' miei torbidi rivi ? o di 'Garmallo Nobile fpirto , al deftinato luogo Porta Lamor : fon le mie luci oicure , L'alma angofciGfa , e fenza fama il figlio» ©ime, foggiunfe il giovinetto, e dove 145

N' andrò di fama in traccia , onde il tuo fpirto Pofia allegrar? donde pois' io tornarne Cinto d' onor , ficchè al paterno orecchio Giunga gradito il fuon de' palli miei? Se alla caccia men vo , non fia nei canti 150 Chiaro il mio nome ; al mio tornar dal colle Lamor non farà lieto; ei non godraflì Di brancicar con le fue mani antiche I veltri miei , non chiederà novella Dei monti fuoi , dei cervetti bruni 155 De' fuoi deferti . Ah fiflb è pur eh' io caggia , Difle Lamor , già rigogliofa quercia ,

T 2 Ora

( CCXCII )

Ora dal vento rovefciata infranta . Sopra % miei colli fquallida , dolente Errar vedraflì 1' cmibra mia pel figlio i ò's

Privo d'onor: ma, voi, voi nebbie almeno Non vorrete celar con denfo velo Alla mia vifta il dolorofo abbietto? 5 Figlio , vanne alla fala , ivi fon l' arme De' noftri padri : arrecami la fpada i 6$

Di Garmallone; egli la tolfe in campo Ad un nemico . Ei va : la fpada arreca , Porgela al padre; il vecchio Eroe più volte Tenta la punta con le dita. Figlio, Di Garmallon conducimi alla tomba, 170

Ella è dietro a quell'albero, la copre Lungh' erba inaridita , ivi del vento Intefi il fifehio, mormora dappreflb Picciola fonte , e giù fgorga nel Balva . Lafcia colà eh' io mi ripofi : il Sole 1 7 5

Cuoce le piagge . Lo conduce il figlio Sopra la tomba ; ei gli trapafia il fianco .

Dor-

( CCXCIII .)

\

;<5 Dormono afiìeme , e le lor fate antiche Vanfi ftruggendù fui Salva in p<|He . Vegponfi l'ombre ih fui meriggio: è muta 180 La valle, e metta, e di Lamor la tomba Guata la gente inorridita e fugge. Trilla è la ftoria tua, difie mio figlio , Cantor de' tempi antichi : il cor mi geme Per Idallar.o: in giovinezza ei cadde. 185

Vedi eh' ei fugge fui fuo nembo, e vola In region remota. O voi di Morven Figli poflenti, fatevi dappreffo Ai nemici del padre : in mezzo ai canti Pafiì la notte ; ma s'offervi il corfo 190

Dell'altero Carofo : Ofcarre intanto Vanne agli Eroi dei pattati , all' ombre Abitatrici dell' Arvenia v?Hc, Dove fulle lor nubi i nottri padri S:an rifguardando alia futura guerra. 195

Metto Idaìlan, fé' tu colà? deh vieni, Mottrati agli occhi miei nella tua doglia, T - Sir

( CCXCIV )

Sir dell' umido Balva . Alzanti i duci

Coi loro canti: Ofcarre a lenti paflì

Poggia fui eolle. Incontro a lui fi fanno 200»

Le meteore notturne; odefi un fioco

Mugghio indistinto di lontan torrente,.

Buffano fpeffi rufoli di vento

Tra quercia e quercia : mezzo fofca e mezzo

Rotta la Luna già dietro il fuo colle 20$.

Chinafi , voci gemono nell'aria

Rare, fioche, alte: Ofcar tragge la fpada»

Ombre de' padri miei, magnanim' ombre,

Grida l' Eroe , voi che pugnarle invitti

Contro gli alteri regnator del mondo, 210

Venite a me, lo fpirto mio pafcete

Delle future bellicofe imprefe .

Ditemi, o ombre, nei voflri fpechi

Qual v'alletta piacer? fatemi parte

Del voftro favellar, quando dai nembi 215

Pendete intenti a rimirar dei figli

Nel campo del valor gì' illuftri fatti .

Del

( CCXCV )

Del forte figlio udì la voce , e venne Tremmor dal colle : grandeggiante nube Pari a deftriero di flranier reggea 220

L' aeree membra : la fua velie è intefta Della nebbia di Lano , al popol muto Portatrice di morte : è la fua fpada Verde meteora già già fpenta: ha fofeo Sformato il volto , ei fofpirò tre volte 2.5 ApprefTo il figlio mio, tre volte intorno I venti della notte alto muggirò. Molto ei diiTe ad Ofear , ma rotte e tronche Giunfero a noi le fue parole , ofeure Come le fìorie delle feorfe etadi , 250

Pria che forgefìfe lo fplendor del canto . Lento lento ei fvanì , come dal Sole Nebbia percofla fi dirada e ftrugge *

Allora incominciò la prima volta ,

Malvina , il figlio mio niello e penfofo * 235

T 4 Mo-

* Si allude alla morte vio- colla quale fi fpenfe tutta lenta di Ofcar deferitta nel la famiglia di Fingal*. * Poema inticolato Temora ,

C c^ v: V I )

Moflrarfi a noi: della fua ftirpe Òfcarre La caduta previde , ed improvvidi Ofcuritade gli forgea fui volto. Così nube talvolta errar fi feorge Sulla faccia del Sol , che poi di Cona 240 Torna fereno a rifguardar dai colli. Falsò la notte tra' fuoi padri Ofcarrc , E fulle rive del Carron trovollo 11 dubbiofo mattin ; colà s' ergea * Da' tempi antichi una mufeofa tomba 245

Cinta da valle verdeggiante , e quindi Poco lungi forgean colline umili , E incontro al vento fofpingean petrofa D' annofe querele coronata fronte « Su quelle affili dell' altier Carofo 250

Stavano i duci fomiglianti a tronchi Di pini antichi , cui colora appena

li

a La fonazione del fiume Lib. 1. delle cofe di Sco-

Carron , ed alcune parti- zia, e. 21. Il luogo di

colantà ad elfo apparte- quefio Iftorico può dar

«enti fi trovano deferitte qualche lume a quello del

da Giorgio Bucinano nel nofh'0 Poeta . *

C CCXCVÌl )

ìi biancheggiante mattutino raggio. Stette Olcarre alla tomba : alzò tre volte La terribil Tua voce : i dirupati 255

Monti echeggiarne : faltellon fuggirò Alle lor grotte fpaventati i cervi, E (indenti s'immerfero e tremanti L' ombre de' morti nei concavi nembi . $n tuon formidabile mio figlio zòo

Alzava il grido annunziator di guerra . Le genti di Carofo alla fua voce Scotonfi, e rizzan l'afte. A che Malvina , Quella fiilla full' occhio? Ancor che iblo , Forte è mio figlio; egli è celefte raggio. 2Ó5 Par la fua deftra d'invifibil ombra Braccio che fuor da nube efee : la gente Solo fcorgelo errar , fcorgelo e more . Vide i nemici Ofcar farglin incontro,

E chiufo nella muta ofeuritade 270

Stette del fuo valor. Son io, difs' egli , 7 Solo tra mille? felva alta di lancic

Colà

(CCXCVIII)

Colà ravvifo , e più d' un guardo io fcorgo

Torvo-girante ? Or che farò? ver Crona

La fuga prenderò? ma i padri tuoi 275

La conobbero, Ofcar? fta del lor braccio

Impreffo il fegno in mille pugne . Ofcarre

GÌ' imiterà . Venite , ombre pofTenti ,

Venite a me, me rimirate in guerra*

PofTo cader, ma gloriofo e grande i$q

Cader faprò , di Fingallo indegno.

Stettefi gonfio e pien della fua poffa Come il torrente dell' anguria valle . Venne la zuffa : em" cader , fanguigno Rota il brando d' Ofcar , giunfene in Crona 285 L' alto rumor : corrono i fuoi , frementi Come cento rufcei ; fuggon difperfe Le genti di Carofo; Ofcar fi refta Simile a fcoglio, cui fcoperto afciutto Lafcia marea, che fi ritira e cede, 290

a Ma già con tutta la terribil poifa

De' a Sembra che Ofcar abbia prima fatto refìflenza da.

( CCXCIX )

De' fuoì deftrieri , e col nerbo dei forti

Move Carolo torbido profondo

Qual rapido torrente ; i minor rivi

Perdona* nel fuo corfo , ei terra e iaffi 295

Trae co'fuoi gorghi, e gli trafporta e voi ve ,

Già d' ala in ala fi diffonde e crefce

L' orribil mifchia : diecimila fpade

Splendono a un tempo . Oflian , che fai ? t' accheta ,

Perchè parli di pugne? ah che '1 mio brando 300

Più non brilla nel campo, ah ch'io già fento

Mancarmi il braccio , e con dolore i forti

Anni di gioventù, rivolgo in mente .

O felice colui che in giovinezza

Cadde cinto di fama! egli non vide 305

La tomba dell' amico , e non mancogli

Per piegar l' arco la fua lena antica .

O te felice Ofear ! tu fui tuo nembo-

Speffo ten voli a rivedere i campi

Del

se folo ad un picciolo cor- sbaragliati , e che allora di nemici , che pofcia folo Caros fi fia mollo in

foccorfo da' Tuoi gli abbia pcrfona contro di Ofcar . *

(CCC ) Del tuo valor, dove Carofo altero $ì%

Fuggì dal lampo dell'invitta fpada . O figlia di Tofcar , bujo s' aduna

Sul? alma mia : Crona e Garron fvaniro , Io più. non veggo il figlio mio ; ben lungi Ne trafportaro i romorofi venti 3 1 a

L' amata forma , e '1 cor del padre è merlo i Ma tu , Malvina mia , guidami preflfo

Al fuon de' bofchi miei, preflfo il rimbombo De' miei torrenti ; fa che s' oda in Cona Le fìrepitofa caccia, ond'io ripentì 320

Agli antichi miei ; portami l' arpa Gentil donzella, ond'io la tocchi allora Che la luce full' anima mi forge. Sfammi tu predo , ed i miei canti afcolta , x E gli apprendi : non ofcuro nome 325

Oiììan n' andrà fra le remote etadi . Tempo verrà che degl'imbelli i figli 8

La voce in Cona inalzeranno , e a quelle Rupi V occhio volgendo , Oflìan , diranno ,

Qui

( CCCl )

Qui foggiorno , andran meravigliando 330 Su i duci antichi , e Tuli' invitta flirpe Che più non è : noi poferem frattanto Sopra i nembi o Malvina , errando andremo Su le penne dei venti ; ad ora ad ora S' udran fonar per la deferta piaggia 335

Le noftre voci, e voleran frammifli I canti noftri ai venti della rupe .

OS.

( CCCII )

OSSERVAZIONI.

2. Q Imìli figure di locuzione furono in ufo appreffo £ O primitivi Poeti, che amarono l'energia dello Itile Geremia: Ne taceat pupilla oculitui. Il noltro Dante i- mith anch' egli il linguaggio Profetico:

Mi ripingeva dove il Sol tace.

Venimmo in luogo tf ogni luce muto . La preferite è affai familiare ad Offian , ed è felicifiì- xna. Lo (pirito poetico rifveglia la fantafia, e le fa veder come prefenti e reali le cofe paffate ed imma- ginarie. Così altrove: la luce della memoria. *

2. Parrebbe da quelle parole, che quando Offian com- pofe quello Poemetto, non fotte cieco. Del refto noi troviamo nelle nuvole una ragion naturale delle fre- quenti vifioni degli Scozzefi. La fantafia prevenuta e rifcaldata identifica le piti leggere raffomiglianze . Le bizzarre figure delle nuvole tanno di Orane in prefììo- ni nelf immaginazione alterata dei felvaggi An.eri- cani, ed e(fi credono reali e viventi tutti gli ogget- ti moftruofì eh' effe prefentano . I Romani in tem- po di guerra feorgevano nelle nuvole degli uomini armati. In tempo di pace avranno ravvifate danze, e giuochi. *

3. Trafpira da queffe parole una fini Mima aria di fupe- riorità . Caros fi rapprefenta come un uomo che fi fià appiattato, e non ardifee alzar il capo per timo- re di Fingal . E* d' uopo che il fuo nemico ifteifo gli faccia coraggio, e lo adefehi colla lufinga d' una vittoria iìcura fopra un giovine folo e inefpeno, Qual vergogna farà dunque per lui , s' egli teme d'

ac-

( CCCIII )

accettar la sfida? e qual vergogna non è già che quello giovine inefperto olì sfidarlo con tanta fìcu- rezza? L'alterigia di Caros non poteva effer più u- miliata da una rotta, di quel ch'ella debba efferta da un tale invito. *

4. La pittura d' Idaììano ha qualche fomiglianza con quella di Bellerofonte nel ó. dell' Iliade v. 201

ÌÌTOi 0 XX7r7TiìtO\l TO A\v'ìOV (>ìo$ Ù\XTO

Ov 6u/j.ov xarsJoiy, 7tcItov àvOpaTrw aXaivav Ma quella di Oiiìan ò molto più viva, e parlante. *

5. Quello pezzo è d'una fublimità trafeendente, e af- fatto nuova. Io mi fono diffufo a lungo nelle Of- fervazioni fopra il Poema, perchè quello era più compiuto e più grande, fi perchè ho creduto ciò ne- ce Ilario per preparar lo fpirito dei Lettori ad uno fiile così liraordinario, e per metter quelle Poefie in un punto di villa conveniente. Da qui innanzi farò aflai più parco, lafciando ai lettori il piacere di fvi- luppar da lìeflì le Angolari bellezze di quello Poeta.

Me fio t1 ho innanzi : ora per te ti ciba . *

6. Ciò viene a dire che Lamor fu fepolto infieme col figlio: ma del modo della iua morte il Poeta non fi prende cura d' istruirci . Olfian col fuo folito artifizio ricopre il perfonaggio del padre, per conciliargli con quelle tenebre un più rifpettabile orrore. *

7. Quello luogo è limile al foliloquio d' UlilTe nell' 11. dell' Iliade v. 404.

Ci'^01 tyà 71 TTxdcùy /j.-yx yAt xw/Jv afille fiScofAxi

H\névv T.xp£ixrx; . ecc. Ma nella nobiltà e nel calor dello (li le raffomiglia ancora p:ù a quell" altro di Turno nel 12. dell'Enei- de v. 644.

Terga dabo ? & Tumum fugientem bxc terra videòit .<*

Vfniic a.ko ne mori mijerum eji? vos 0 mihi manes

FJÌc

( CCCIV )

EJie boni, quoniam fuperis aver fa voluntas, SanBa ad vos anima , atque ijlius in/eia culpx Dsfcendam ,magnorum band unquam indi gnu savomm , . Da varj luoghi di quelte Poefie li raccoglie che Of- fian aveva opinione che la natura dovefle andar de- teriorando, e che alla generazione dei valorofi avef- a fucceder quella dei deboli . Quello è il corfo naturale dell1 umane focieta verificato dall' efperien- za : ma il deterioramento non proviene direttamente dalla natura, ma dall' alterazion dei collumi, e dell' educazion generale . Sembra che i corpi fociali pof- fano contar quattro età : la prima di rozzezza , la feconda di ripulimento, la terza di morbidezza, e la quarta di corruzione. Mifera quella generazione che giunge troppo tardi! *

LA GUERRA

D'

INISTONA,

( C C C V 1 1 ) LA GUERRA

D' I N I S T O N A.

ARGOMENTO.

* * *

£™~^ Ormai , Signor del paefe intorno al lago di La* ^h"-^ m t effóndo ofpitalmcnte accolto in cafa d"1 An* viro , Re d' Inijlona , nella Scandinavia , mojfo da invidia di gloria , itecife a tradimento i due figli del /addetto Re , Argante e Ruro , e ne fuggì con la figlia dello fleffo A unirò , che s' era invaghita di lui . Non contento di tali misfatti Cormal s* accinge- va ad invader le terre d* Inijìona , e a privar del regno il fuocero Anniro . Fingal che nella fua gio- ventù aveva avuta qualche amicizia con queflo Re , percojfo dall' atrocità del fatto , non tardò a fpedir un corpo di truppe in foccarfo di Anniro , e diede il comando di quejla fpedi^jone ad Ofcar , figlio di Ojffian , e fuo nipote , ancor giovinetto . Ofcar riportò via compiuta vittoria , ucci lo fleffo Cormal , e ri* V 2 con*

( CCCVIII )

condotta ad Anniro la figlia , tornò trionfante m Morven ..

Queflo Poema è un' Epifodio introdotto in uri Opc* va pia grande nella quale OJJlan celebrava le imprefi de' fuoi amici , e /penalmente dell' amato fuo figlio . V Opera grande è perduta , e non refcano che alcuni Epifodj . Ci fono ancora nella Scoria perfons che fi ricordano d' averli uditi a cantare nella lor gioventù ^

LA'

( CCCIX ) L A. G U "E R R A

D' I N i S T O N A-

o nko cacciator fembra fui monte Trafcorfa giovinezza . Ei s' addormenta Fra' rai del Sol , ma fi rifveglia in mezzo D' afpra tcmpefta : i rolfeggianti lampi Volano intorno j e le r-amofe cime 5

Scotono i bolchi : ei fi rivolge , e cerca 11 del Sol che già s' afcofe , e i dolci Sogni del fuo ripofo Oflìan ? e quando Tornerà giovinezza ? il fuon dell' armi ■Quando conforterà gli orecchi miei ? 1 o

Qiiando mi fia di fpaziar conceflfo Entro la luce del mio acciaro antico , Come un tempo Ofcar mio? Venite o colli 1 Del patrio Cona , e voi venite , o fonti , D' Oflìan il canto ad afcoltare : il canto 1 5 Già mi fpunta nell' alma a par del Sole ;

V * E

( CCCX )

E alla letìzia de' pattati tempi Già mi fi fchiude il core .. O Selma , o Selma Veggo le torri tue, veggo le querce Dell' ombrofe tue mura: i tuoi rufcelli 20 Mi Tuonano all' orecchio. Eccoli; intorno Già s' adunano, i Duci ; affilo in mezzo Staffi Fingal fopra V avito feudo. Pofa 1' afta alle mura; egli la voce De' fuoi cantori afcolta, e d' udir gode 25 Del giovenil fuo braccio i forti fatti . Tornava Ofcar da caccia : ei di Fingallo Le lodi intefe ; il luminofo feudo. Spiccò di Brano * alla parete appefo , E s' avanzò: di lagrime rigonfi 30

Gli occhi egli avea , guancia infocata , e balfa Tremante voce: la mia lancia ifteffa

la

* Qnefto Brano è il padre Lego . S' è confervata per

d' Evirallina , ed avolo di tradizione la memoria del-

Ofcar . Egli era d' origine le fue imprefe , e la f*a

Irlandcfe , e Signor del ofpitalità è pattata in pro-

paefe intorno al lago di verbio .

( CCCXI )

In man del figlio mio venia fcotendo

La luccicante cima 2 . Ài Re di Selma

Ei diflfe : 3 o Fingallo , o Re d' Eroi , 3 5

Ofiìan , tu padre , a lui fecondo in guerra ;

Pur voi pugnafte in giovinezza , e pure

Fin da' prim' anni rifonar nel canto

I voftri nomi : ed io che fo ? fomiolio

Alla nebbia di Cona .. Ofcarre a un punto 40 Moftrafi e sfuma : fconoiciuto nome Sarò al cantor per la deferta piaggia ;

II cacciatoi* non cercherà la tomba

D' Ofcar negletta . Ah valorofi. Eroi a Lafciatemi pugnar: mia d' Iniftona \ 4-

Sia la battaglia : in region remota Così n' andrò ; voi della mia caduta

V 4 Non

a Ofcar avea combattuto al- buito a quello che avea il rie volte , ma Tempre in comando dell' efercico . * figura di guerriero {"ubai- b Inif-thona , cioè V I fola dei- temo . Così egli non avea /' onde, era un paeie della potuto ancora acquiftarfi Scandinavia , fog getto al una gloria fua propria : proprio Re , ma quello era poiché T onor della vitto- dipendente da quel di Lo- ria era dai Cantori attri- din .

( CCCX1Ì )

Non udrete nocella . Ivi proftefo Mi troverà qualche cantore > e ai venti Darà '1 mio nome; vergine ftraniera 50

Scorgerà la mia tomba , e impietofita Lagrimerà fui giovinetto ancifo Che da lungi fen venne , dirà forfè Il cantore al convito : udite il canto , Canto d' Ofcar dalla lontana terra » 5 $

Ofcar , rifpofe il Re , datti conforto Figlio della mia fama , a te concedo L' onor della battaglia. Otsù> s' appretti La nave mia , che d' Iniftona ai lidi Trafporti il mio campion . Guarda gelofo 00 Figlio del figlio mio la noftra fama t Sei della ftirpe della gloria , Ofcarre Non la fmentire : ah non permetter mai Che i figli dei ftranier dicano: imbelle E' la fchiatta di Selma: altrui ti moftra 65 Tempefta in guerra , e Sol cadente in pace . Tu d' Iniflona al Re , che Fingallo

La

( CCCXIII )

La giovinezza fua ben fi rammenta ,

Quando fi rifcontrar le lancie noftre

Nei d* Aganadeca Ofcar le vele 70

Romorofe fpiegò : fifchiava il vento

Pei* mezzo i cuoi a delle fublimi antenne ;

L' onde sferzan gli fcogli , irata mugge

Dell* Ocean la poflfa . Il figlio mio

Scoprì dall'onde la felvofa. terra.. 75

Ei ratto penetrò nell' eccheggiante

Baja di Runa , e al Re dell' afte Anniro-

Inviò la fua fpada . A quella vifta

Scoflefi il vecchio Eroe , che di Fingallo

La fpada ravvisò b : vena di pianto

Corfegli all'occhio in rammentar Pimprefe

Della fua gioventù \ che ben due volte

V 5 Egli

« Al tempo di Offian in luo- che nella fpada di Ofcar

go di farte s' ufavano fofle effigiato qralche em-

ftrifcie di cuojo « blema appartenente a Fin»

b Convien dire o che Fingal gal . In tal cafo la fpada

avefTe data ad Ofcar la di Fingal verrebbe a figni-

propria fpada per infiam- Beare la fpada della fua

marlo maggiormente , o famiglia . *

( CCCXIV )

Egli fi flette al paragon dell'afta Coir eccello Fingallo , innanzi agli occhi D' Aganadeca , e s' arrctraro i duci 8 5

Minor , credendo di notturni fpirti Conflitto afpro mirar . Che fui ! che fono ! Anniro incominciò ; mifero , infermo , Carco d' età : difutile il mio brando Pende nella mia fala. O tu che fei ' c/o

Della ftirpe di Selma , Anniro anch' egli Si trovò fra le lancie , ed ora ei langue Arido e vizzo come quercia infetta Colà fui Lano ; io non ho figlio alcuno Che fen corra giojofo ad incontrarti > 95

E ti conduca alle paterne fale . Pallido Argonte ò nella tomba , e Ruro , Ruro mio non è più ; V ingrata figlia Nella magion degli ftranieri alberga ; E impaziente la paterna tomba 1 o 0

Di

Anniro favella ad Ofcar , bendi' egli ancor non fia come fofle prefente , giunto . *

( ce CX V )

rimirar delia; diecimila afte Scote il Tuo fpofo , e contro me s'avanza Come dal Lano fuo nube di morte . Pur vien figlio di Selma , a parte vieni Del convito d'Anniro, Andò mio figliò; 105 Stcttcr tre giorni a fefteggiar , nel quarto Chiaro fonar s'udì d'Ofcarre il nome a : S' allegrar nelle conche, e le di Runa Belve infeguir. Si ripofaro al fine Gli fianchi Eroi dietro una viva fonte 110 Incoronata di mufeofe pietre . Le mal repreffe lagrime dagli occhi Scappati d'Annìroj egli il fofpir nafeenre Spezza fui labbro . O garzon prode , ei di(Te , V 6 Ofcur-

a L' Originale dice fempiice- mente : nel quarto Anatro udì il nome i' Ofcar . Non è credibile che Ofcar non palefaffe il fuo nome che in capo a tre giorni . La fpiegazione di quefte paro- le panni che debba pren- dere dai v-erfo feguenre . Nel quarto giorno elfi an-

darono alla caccia , ed ivi Ofcar diede prove di valo- re , che lo fecero conofee- re , ed ammirate . Così nel 3. Canto del Poema Epico , Scarno propone a Fingal d'andar a caccia, acciocché il fuo tioyne pojfa giunger ad Aganadcca . *

( GCCXVI )

Ofcuri e muti qui giacciono i figli i i 5

Della mia gioventù: tomba è di Ruro

Qaefta pietra , e quell' albero bisbiglia

Sopra quella ci' Argonte . O figli miei

Udite voi la mia dolente voce

Neli' anguilo foggiorno ? o al metto padre 120

Parlate voi nel mormorio di quelle

Frondi tra'l vento? Oh, l' interruppe Ofcarre ,

Deh dimmi , o Re , come cadt'ro i figli

Della tua gioventù? fulle lor tombe

Paffa il cinghiai , ma i cacciator non turba . 125

4 Or levi cervi, e cavriol volanti Di nebulofa forma a ferir vanno Con l'aereo lor arco; amano ancora La caccia giovenile , aman fu i vanni Salir del vento, e fpaziar fublimi » 130

Cormal , cosi riprefe il Re, di dieci- -Mila afte è duce: egli foggiorna appretto Le nere acque del Lano , efalatricì Della nube di marce : alle feflofe

Sale

( CCCXVII )

Sale di Runa ei venne , e della lancia i 3 5

Cercò l'onore *: era a mirar coftui

Amabile e leggiadro a par del raggio

Primo primo del Sole , e pochi in campo

Durar poteano al paragone : a lui

Ceflfero i miei guerrieri , e la mia figlia 140

Per lui s' accefe d* amorofa brama .

Ma dalla caccia intanto Argonte e Ruró

Tornaro , e ftille a lor fcefer dagli occhi

Di generofo orgoglio : elfi lo fguardo.

Muto girar fopra gli Eroi di Runa, 145

Che ceffo aveano a uno flranier . Tre giorni

Ster festeggiando con Cormal ; nel quarto

Il mio Argonte pugnò : chi contro Argonte

Gioftrar potea ? ceflfe l' Eroe del Lano . .

Ma il cor d'atroce orgoglio e rancor cupo 150

Gli fi gonfiò , gli s' annerò : prefifTe

La morte de' miei figli . Effi full' alte

Vette di Runa , delle brune damme

Alla . a Cioè 3 cercò di provarfì alla gioftra coi campioni cTAnniro . *

( C C C X V 1 1 1 )

Alla caccia n' andar : volò di furio La freccia di Cormalo ; i figli mici 155

Caddero efangui . Alla donzella ei corfe Dell'amor fuo , la dalla bruna chioma Donzella d'Iniftona: ambi fuggirò Per lo deferto : orbo io reftai . La notte Venne, forfè il mattin , voce d' Argonte 160 Non s'ode, e non di Ruro. Alfin comparve Runar veloce , il fido veltro : ei venne Smaniofamente ululando , e tuttora Ei m'accennava, e rifguardava al luogo Ove i figli giacean : noi lo feguimmo , 165 Trovammo i freddi corpi , e qui fotterra Li collocammo a quello fonte in riva k Qui vien mai fempre il defolato Anniro , Quando ceffa la caccia ; e qui mi curvo Sopra di lor , come fiaccata quercia , r 7 d

E qui dagli occhi miei perenne rivo D' amariflìme lagrime difeende, 5 Ronnante , Ogarre , Ofcar gridò , chiamate

I du-

( CCCXIX )

I duci miei: che più tardar? corra A quelle tenebrofe acque del Lano 175

Della nube di morte efalatrici. No del misfatto fuo Cormalo a lungo No non s' allegrerà : fpeifo la morte De' noftri brandi in fu la punta fìede » Ratto n'andar quai tempeftofe nubi 6 180

Traportate dai venti , e gli orli eftremi D'orridi lampi incoronate e tinte: Prevede il bofco il fatai nembo , e trema » Rintrona il corno della pugna , il corno Della pugna d' Oicar : feoflfefi il Lano 185

Sul? onde fue , del tenebrofo lago Strinferfi i figli , di Cormalo intorno Al rifonante feudo . Il figlio mio Fu qual folea a : cadde Cormalo ole uro Sotto il fuo brando, dell' orribil Lano 190 Fuggirò i duci, e s'appiattar tremanti

Nelle

* Si moflrò gran Capitano , nioftrarfì gran guerriero . * come per 1' innanzi folea

( CCCXX )

Nelle cupe lor valli. Ofcar conduflfe

La bella d' Iniftona alle deferte

Sale d' Anniro : sfavillò di gioja

La faccia dell' etade e benediflfe 195

Il giovinetto Eroe , Sir delle fpade .

Quanto fu vìva mai , quanto fu grande , Ofììan , la gioja tua , quando da lungi Vedefli a comparir la bianca vela Del figlio tuo! nube di luce eli' era 200

Che fpunta in Oriente , allor che a. mezzo Del fuo viaggio , in. regione ignota Mirali il peregrin girar d'intorno Con tutte l'ombre fue Torrida notte..

Noi conducemmo Ofcar tra plaufì e canti 205 Alle fale di Selma : il Re la fetta Delle conche diflfufe ; i cantor fuoi Feron' alto fonar d' Ofcarre il nome , E Morven tutta al nome fuo rifpofe . Era colà la graziofa figlia a 210

Del

a Malvina : ella non può parla di Ofcar . * efl'er dimenticata , ove

( C C C X X I )

Del poflence Tofcarre, e aveà la voce Simile a tintinnio d'arpa che a fera Leve leve ne vien fu le frefeh' ale Di dolce-mormorante venticello . fi Voi , la cui vifta l'alma luce allegra, 21 s Venite , conducetemi ad un poggio Delle mie rupi: il bel nocciuol * V ombreggi Con le folte fue foglie , e non vi manchi Di quercie il fufurrar : fia verde il luogo Del mio ripofo , e vi s' afcolti il fuono 220 Di torrente lontan . Tu prendi 1' arpa , O figlia di Tofcarre , e fciogli il gajo Canto di Selma , onde foave il fonno

Tra

a L' azione del Poema è com- pita . Ora il Poeta fi ri- volge ai circoftanti che 1' afcoltavano . *

h II paefe de' Caledonj era ingombro da intere felve di nocciuoli : e dal nome di queft' albero che nell' antica lingua Celtica chia- mati Calden crede il Buca- nano che (la fiata denomi-

nata la nazione de' Cale- donj , e la loro Città ca- pitale . Il luogo ove fi cre- de ch'ella fòlle piantata, conservava al tempo di quefto Scrittore 1' antico nome di Dun-calden , cioè il colle dei nocciunli . Vedi il prefato Storico , Lib. 1. e. 25. Lib. 2. e. 22. *

( CCCXXII )

Tra la gioja nell' anima ferpeggi -y Onde allo fpirto mio tornino i fogni 223

Della mia gioventù , tornino i giorni Del poflfente Fingallo . O Selma o Selma Veggo le torri tue , veggo le querce Dell' ombrofe tue mura : i duci io veggo Della Morvenia ftirpe. Ofcarre inalza 230 La fpada di Cormalo , e cerchio fangli Mille garzoni a contemplarla intenti ; Eflì nel figlio mio fìfano i fguardi Gravi di meraviglia , e del fuo braccio Vantan la gagliardia : fcorgon del padre 235 Gli occhi in gioja natanti , e braman tutti Impazienti a fama fimile..

si la voftra fama , amici Eroi

Voi tutti avrete : i miei compagni antichi Speflb forgonmi in mente, e fpeflb il canto 240 Tutta l' anima mia vivido irraggia .

Ma fento il fonno al fuon dell'arpa mufica 7 Tacito placidiflìmo difcendere ,

Già

(CCCXXIII )

Già veggo i fogni che pian pian s'inalzano

Lufinghevoli, e intorno mi s'aggirano., 245 O figli della caccia, altrove, altrove

Il romorofo

Pano portate ,

Il ripofo

Non turbate 250

Del cantor che con la mente

Dolcemente ne va , A' padri fuoi

A' forti Eroi

Deli' altra età .. 255

O romorofi figli della caccia.

Fatevi lungi ornai : Deh non turbate i miei ripofi placidi ,

H i fogni gai .

OS-

( CCCXX IV )

OSSERVAZIONI.

E. T"^\£«£, ecce Deus. Ma la divinità di Oftìan non è JL/ altro eh' Oflìan medefimo. Senza Apollini , fenza Mule, fenza falir in groppa del Pegafeo, fenza tra- sformarfi in cigno, il Poeta fa rapir 1" anima con un feliciffimo e naturale entufiafmo. Offian ha dimoft-ra- to con un' efempio luminofiffimo, che le divinità poetiche coi loro prodig; non fono niente più ne- cefiàrie alla Poefia dell'altre divinità favolofe, cre- dute fenza fondamento da alcuni Critici effenziali'ffi- me all' Epopea. Che i Greci non aveffero già di- vife e Affate le provincie favolofe , e fi avelie an- cora a fceglier il luogo alla reggia d'Apollo, parmi che Selma, e Cona aveffero ben più titoli per preten- tìev un tal onore, di quello che una montagna della Beozia ,paefe fcreditato per la groffolanità dell'aria, e degli abitanti. *

2. Non v'è cofa indifferente al cuor d'un padre. La più minuta particolarità l'intereffa. La lancia d' Of- fian nelle fue mani non era che uno (frumento di guer- ra come gli altri: nelle mani del figlio diventa un'og- getto di compiacenza. *

g. Nel difeorfo di Ofcar non domina folo 1' entufiafmo di gloria, ma vi fpira inoltre un candore ed un'innocen- za che lo rende molto più intereffante ed amabile. Nelle fue parole non v'è la minima aria di baldanza e di prefunzione. L'idea d'una morte gloriofa l'occu- pa più che la fiducia della vittoria. Confrontifi que- llo difeorfo con quello di Gaulo verfo il fine del Can-

( cccxxv )

Ho 9. del Poema Epico, e veggafi 1' Oflèrvazione a quel luogo: fi ravvi fera meglio con quanta finezza Offian fappia diftinguer le modificazioni d'una paffio- ne medeiìma, fecondo i caratteri, l'età, e l'altre circofìanze importanti. *

4. Era affai naturale che fi attribuirle ai morti lo fieno diletto, e gli fielTi trattenimenti che amavano in vi- ta. Non pur i Danefi e i Caledonj, ma i Greci e i Romani pentivano in fimil guifa.

_„_.. _-__ Qutf grafia cuvrum

Armat-umque fuit vivis, qux cura nitentes Pafcere equos , eadem fequitur tellure repo/ìos .

En, 1. 6. v. 648. Om. Odili 1, 11. v. 571. v. 605.

5. La prontezza di Ofcar mofira la viva impreffione che gli avea fatto un tal racconto, Egli rifponde prima coi fatti che colle parole. *

6. La rapidità di Ofììan è impareggiabile . I fuoi Eroi fomigliano al Nettuno d'Omero. In tre palli fono alla meta. Veni, vidi, vici. *

7- Quello non è un fonno, ma una dolciffìma eftafi. Sembra che il Poeta vada agli Elisj . Chi pub trat- tenerli di feguitarlo? *

IL FINE DEL PRIMO TOMO,

IN PADOVA. CIDIDCCLXIII

appresso GIUSEPPE COMINO.

POESIE

OS S°I A N

FIGLIO DI FINGAL,

ANTICO POETA. CELTICO,

Ultimamente fcoperte ,. e tradotte in profa Inglefe

da Jacopo Macpherfon , e da quella

trafportate in verfo Italiano

Di A L 12." AB.

MELCHIOR CESAROTTI

Con, varie annotazioni de due Traduttori .

TOMO IL

IN PADOVA. CIDIDCCLXIIL

appresso GIUSEPPE COMINCK

Con Licenza de' Superiori 5 E con Privilegio dtlPEccell. Senato.VENETO per anni X*

< X l i I )

LA MORTE

DI GUCULLINO.

* * »

l3 t a fullo feudo di Fingallo il vento ? * O nelle fale mie mormora il Tuono Della pafTata età '? Segui il tuo canto

* Voce foave , egli m' è grato , e fparge Le mie notti di gioja : ah fegui o figlia Del poflfente Sorglan, gentil Bragela. r

* Ahi

« Sembra ad Oflian di fenti- re un mormorio nella fala e dubita eh' egli provenga dal vento che percote lo feudo di Fingal , già mor- to . *

b Quella efprefTìone entufiafti- ca è alquanto ambigua . Il [turno della pajfata età po- trebbe lignificar la voce di qualche ombra : ma il fen- fo più. verilimile par che fìa quello : La mia immagi- natone riscaldata mi farebbe élla fentire come preferiti i dif- corfi e /e voci degli Eroi

morti i> lontani , dei quali my accingo a cantare? Il prin- cipio del Poemetto intito- lato Colanto e Cutona favo- rifee quella fpiegazione . * e S' immagina il Poeta udir i lamenti di Bragela , figlia di Sorglano , e fpofa di Gucullino , lafciata da lui nel fuo palagio di Dun- fcaich nell' Ifola della neb- bia , la quale da quattro anni flava anfiofamente fof- pirando il ritorno del fuo fpofo . *

(XIV)

«.Ahi quella è l'onda dallo fcoglio infranta,. L'affa ! non già di Cucullin le vele . Dell' amor mio la fofpirata nave Spellò, credo veder , fpeffo m' inganna i &

La nebbia che fi fparge a un'ombra intorno u Spiegando al vento le cerulee falde « Figlio del nobil Semo , e perchè tanto Tardi a venir? quattro fiate, a noi Fece ritorno co* fuoi venti Autunno , i 5

Gonfiando di Togorma i mari òndofi , Dacché tu nel fragor delle battaglie Lungi ti ftai dalla fedel Bragela . O di Dunfcaglia nebulofi colli , Quando fia che al latrar de'' veltri fuoi 20 Io vi fenta eccheggiar ? ma voi vi fiate Celando tra le nubi il capo ofcuro ,* E l'afflitta Bragela in van vi chiama , Precipita la notte: a poco a poco.

Man-

e Qiiefto è '1 canto patetico- mente in bocca di Erage- che il Poeta pone direna- la . *

POESIE

D I

OSSIAN

(VII)

Nathos, figlio di Ufnoth, Signor di Etna, nipote di Cucullino per parte ' di madre , il quale fuccefle al comando dell' armata ilei zio. Truthil fu vinto ed uccifo, e lo Hcttò delfino toccò al vecchio Cola fuo pa- dre: ma Nathos riportò molte vittorie fo- pra Cairbar, e mercè il fuo valore, gli affari del giovine Re cominciavano a rifta- bilirfi. Cairbar inferiore di valore, ricorfe alle frodi; e trovato il mezzo di levar fe- gretamente la vita al fuo legittimo fovra- no , fece che le truppe di Nathos Y ab- bandonarono, ed egli dopo moke avventu- re rimafto folo co' fuoi fratelli , e caduto in mezzo dei nemici , mori combattendo valorofamente contro Cairbar: il qual po- fcia fuperati tutti i fuoi rivali , redo folo e fupremo Signore d' Irlanda .

Giunta a Fingal la notizia di quefte ri- voluzioni, fìccome egli avea molta amici- zia per la famiglia di Cormac, deliberò tofto di far una spedizione in Irlanda, per difcacciar dal trono 1' ufurpatore . Lo fegui- in quefl' imprefa con più trafporto d' A 4 ogn'

t V TI 1 )

ogn' altro il giovine Ofcar, figliò di Ok fian , defiderofo di vendicar la morte di Cathol fuo particolare amico, uccifo a tra- dimento per commemon di Cairbar . Ebbe colini per tempo notizia dei difegni di Fin- gai, e raccolte in Ulfter le tribù, per op- porli al fuo sbarco, mentre nel tempo ftei- fo fuo fratello Cathmor era accampato con un' efercito preffo Temora. Cairbar temen- do fopra tutto il rifenti mento e '1 valore di Olcar, pensò d' invitarlo con finta ge- nerofita ad un convito , con Y idea di le- vargli a tradimento la vita. Ofcar andò con pochi de' fuoi . Inforta una contefa a mezzo il convito , Ofcar forprefo da Cair- bar , fu da quello mortalmente ferito, e il traditore ifteffò reftò vicendevolmente uc- cifo da Ofcar.

Sopraggiunto Fingal dirtrufTe interamen- te 1' elèrcito di Cairbar , indi s' incammi- nò verfo Temora contro Cathmor . Era quelli d' un carattere affai divedo da quel- lo del fratello. Egli era tanto celebre per la fua umanità , ofpitalita , e grandezza

d' ani-

(V) INTRODUZIONE ISTORICÀ

AI TRE SEGUENTI POEMI*

PEr agevolar ai Lettori V intelligen- za dei tre Poemi feguentij credo neceflario di premetter tutta di feguito la Storia delle cofe accadute in Ir- landa nei tempi di Fingal 5 la quale viene notabilmente rifchiaràta dalla tradizione.

Morto che fu Arto figlio di Cairbre fupremo Re d' Irlanda 5 reftò erede del tro- no fuo figlio Cormac ancora fanciullo * I Regoli e capi delle Tribù , ragunati nel Real palagio di Temora j dopo molti di- battimenti ^ commifero la tutela del Re5 e la Reggenza a Cucullino figlio di Semo il quale allora rifiedeva con 1' amico Con- nal in Ulfter* Cucullino non avea più di 23. anni^ quando affunfe il maneggio degli affari d' Irlanda* Due anni dopo accadde 1' invafione di Svarano > eh' è il foggetto del Poema Epico.

A g Ncir

(VI)

Neil' armo 27. di Cucullino y e quarto della fua Reggenza , Torlath figlio di Cari- tela fi ribellò in Connaught , e marciò alla volta di Temora per deporre Cormac dal trono. Cucullino rifoluto d'opporvifì, s' avviò con le fue genti contro di lui , e lo raggiunfe al lago di Lego . Si venne a battaglia . L' armata di Torlath reftò qua- li interamente disfatta, ed egli fterTo fu uccifo in duello da Cucullino: ma mentre quelli infeguiva con troppo ardore i fuggi- tivi nemici , fu anch' egli mortalmente fe- rito da una freccia , e due giorni dopo mori .

La morte di Cucullino fi traffe dietro la rovina di Cormac . Molti Regoli fi ri- bellarono, e non regnò per qualche tempo che anarchia e confufione . Uno dei prin- cipali ribelli, e competitori al trono fi fu Cairbar , Signore di Atha nelf Irlanda . Accaddero molti fatti d' arme tra lui , e gli altri capi che reftarono fedeli al par- tito di Cormac . Si diflinfero tra quefti Tru- thil, figlio di Cola, Signor di Sciama , e

Na-

(XI) LA MORTE

DI CUCULLINO.

ARGOMENTO.

tOntiene quefto Poema la battaglia fra Cucitili* no e Toriati) , e la morte delP un» e dell* altro ao caduta nel modo già dichiarato . Vi fono fparfe per entro varie digrejfioni , in una delle quali Carilo ce- lebre cantore di Cucullino introduce Alcleta madre di Calmar , la quale mentre flava affrettando con pa filone il ritorno del figlio y riceve la nuova della fua morte . Il Poema fi chiude con un canto funebre fopra la morte di Cucullino .

Quefto Poema nelV Originale ha per titolo Duan. lodi Lego , cioè il Poema del lago di Lego , dal luogo della battaglia* la qual fucceffe in pianura prejfo il fuddetto lago , alle radici un monte detto Slimora : ed è un Epifodio del gran

Poe.

( X i 1 )

Poema di Ojfian } il quale con qualche altro fu v& tenuto a memoria da alcuni vecchi nel Nord dello Scoria »

LA

( - ì % )

d5 animo, quanto Cairbar era infame per Ja fua crudeltà e la firn, perfidia : ne pò* tea rimproverarfegli altro difetto , non quello d' efTer troppo attaccato ad un fratello tanto diflbmigliante , e indegno di lui . Fingal e Cathmor fi fecero la guerra da veri Eroi , e gareggiarono non meno di generofità, che di valore . Dopo molte vicende , la fortuna fi dichiarò interamen- te per Fingal. Cathmor fu vinto in una decifiva battaglia datafi preffo a Temora , e la famiglia di Cormac fu riftabilita fui trono .

Alcuni Storici Irlandefi vogliono farci credere, che la tradizione rapporti diver- f amen te queft' ultima parte della Storia che rifguarda Fingal . Effi efclamano con- tro di lui, accufandolo d' avere ftabiliti tren- ta giudici , o fi a tiranni in Temora per regolare a fuo fenno gli affari d' Irlanda* Pretendono di poter allegare molti atti di violenza, e d' oppreffone commefTì da quei giudici, ed affermano che tanto effi , quan- to una parte dell'armata di Fingal, lafcia-

ta

(X)

ta in Irlanda per far efeguir le loro leggi , furono finalmente fcacciati dal regno . Ma ritratte relazioni non meritano molta fede, eiTendoci chi dice , che quelli Storici ama- no alle volte di crear dei fatti, per farci poi lòpra le loro olTervazioni , e che adot- tano per cofe certe le tradizioni più aiTur- de dei loro Bardi, qualunque volta fervo- no ad illuftrare 1' antica coftituzione del lor paefe La faviezza e la giuflizia dcìh leggi di Fingal vien celebrata da altri Sto- rici più accreditati della ftefia nazione . O -Flaerthy afferma che le leggi di Fingal efiftevano ancora a' fuoi tempi.

Quella è la Storia compiuta e ordinata che fa il foggetto dei tre feguenti Poemi, i quali per altro non fono che Epifodj, e frammenti d' un' Opera molto più grande comporta da OiTian fopra V ultima fpedi- zione di Fingal nell' Irlanda; la maggior parte della quale fi è sfortunatamente per- duta.

LA

(XV)

Manca dell' Ocean la faccia azzurra. 25

Già lotto l'ale il fuo creftato capo Appiatta il gallo , già la damma giace nel deferto al fuo cervetto accanto . Poicia col nuovo forgendo andranno Lungo la fonte a ricercar paftura . 30

IVIa le lagrime mie tornan col Sole , E con la notte crefcono i miei lai , Qiiando quando verrai Nel fuon delle tue armi , Re di Tura mufcofa a confolarmi ? 35

'O figlia di Sorglan , moke l'orecchio D' Oilian il canto tuo ; ma va, ricovra nella fala delle conche , al raggio D' acceia quercia, e l'orecchio al mare Che romba al muro diDunfcaglia intorno. 40 Su gli azzurri occhi tuoi placido fonno Scenda , e venga nel fonno a confolarti

L' ama-

* Offiancon la faa l'olita aria la morte di Cuculìino entufiaftica parìa a Eragela, averte ancora a fuccede come fofle preferite , e come re . *

(XVI)

V amato Eroe . Sta Cucullin fui Lego , Preflb l'ofcuro rotear dell'onde. Notte cerchia l' Eroe : fparfi fui lido 4 5

Stanno i fuoì mille ; cento quercie accefe Fan fcintillar la diradata nebbia , E '1 convito per 1' aere alto fumeggia , Siedefi accanto a lui fotto una pianta Carilo, e tocca l'arpa: il crin canuto 50

Splende alla fiamma \ il venticel notturno Gli fcherza intorno-, egli alza il capo, e canta Dell* azzurra Togòrma , e di Togorma Chiama il Signor *, di Cucullin V amico. Perchè forte Connal non fai ritorno 55-

Nel negro giorno della gran tempefta 2

Che

* Quefto è quel Connal die latli , egli atfea fatto vela

abbiam veduto nel Poema per ritornarfene alla fua

Epico . Egli era Signore di Ifola nativa , dove poi du-

Togorma , T Ifola dell' on- rante la battaglia , in cut

de azzurre , una dell' Ebri- reftò uccifo Cuculi ino , fi*

di . Pochi giorni prima che coftretto a reftarfene a ca-

giugnefTe a Temora la mio- gione dei venti contrarj. va della ribellione di Tor-

(XVII)

Che a noi s' appretta --? ah perchè fei lontano ? Contro Cormano -- ecco s' unir le fchiere Del Sud guerriere —, e ti trattien fui lido 6q Il vento infido -, e le tue torbid" onde Sferzan le fponde . -- Non per quefìo è inerme Il regal germe - e di difefa ignudo. Faffi fuo feudo -- Cucullino invitto: Nel gran conflitto -- egli per lui pugnando 6*} Alzerà il brando -- contro i duci alteri . Ei de' itranieri alto fpavento , ei forte Come di morte atro vapor , che lenti l Portano i venti -- fu focofe penne r Al fuo cofpetto 70

Il Sole infetto Rofleggia , Focheggia ,

Cade il popolo a terra efangue e cieco . Cormano, ardir, che Cucullino è teco . 75 Carilo cantava , allor che apparve Un figlio del nemico; ei getta a terra Tom. IL B La

(XVIII)

La rintuzzata lancia , e di Torlafto a

Favella a nome , di Torlafto il duce

Dei guerrier dall' ofcura onda del Lego , 80

Di colui che i fuoi mille armati in campo

Traea contro Cormano al carro nato ,

Contro il gentil Corman , che lungi flava

In Temora * fonante . Il giovinetto

Pur allora addentrava il molle braccio 85

A piegar l'arco, e de' fuoi padri l'afta

Ad inalzar ; ma non alzafti a lungo

L' afta de' padri tuoi , dolce-ridente

Raggio di gioventù . Fofca alle fpalle

Già la morte ti fla , come di Luna 4- 90

Tenebrofa metà che alla crefcente

Luce fta dietro , e la minaccia e preme .

Alla prefenza del Cantor del Lego

Alzoffi Cucullino , ed onor fece

De' canti al figlio , e gli offerì la conca , 9 5

Di letizia ofpital diffonditrice .

Dol- « Torlath . b Ti-mor-ri , A* cafa del gran Re .

C X I X ) Dolce voce dei Lego, e ben che porti;1 5 Ditte, che vuol Torlafto? alla mia fella Vien egli? o alla battaglia? Alla battaglia , Sì, rifpofe il Cantore, alla fonante ioo

Tenzon ' dell1 afte : non torlo il giorno Sul Lego aibeggierà, Torlafto in campo Prefenterafli a te . Vorrai tu dunque , Re della nebulofa Ifola , armato Venirne ad affrontar la fua polfanza? 105

Orribile , fatale è la (uà lancia Qiial notturna meteora : egli 1' inalza , Piomba il popol proftrato , e del fuo brando Il vivo lampeggiar morte fcintilla . E che perciò ? quella terribil lancia 1 1 o

Temola io forfè ? il fo , forte è Torlafto Per mille Eroi , ma nei perigli l' alma Brillami in petto. No, Cantor , fui fianco Non dorme no di Cuculiai la fpacìa. M' incontrerà fui campo il nuovo Sole , 115 E fopra l'arme del figliuol di Semo

B 2 Ri-

(XX)

Rifletteranno i primi raggi fuoi.'

Ma tu , Cantor , meco t' aflìdi , e facci

Udir la voce tua , vientene a parte

Della giojofa conca , e di Temora i 2 e

I canti odi tu pur . Di canti e conche , Difle il Cantor , tempo non è qualora S'accingono i poffenti ad incontrarli Come opporle del Lego onde cozzanti .

* O Slimora , Slimora , a che ti Irai b 12^

tenebrofo co' tuoi muti bofehi ? Sopra i tuoi foichi Gioghi di ftella alcuna

II graziofo tremolar non pendei

preffo ti rifplende 130

Amico raggio di notturna Luna * Ma di morte atre meteore Sanguinofe ti circondano, Ed acquofe faccie fquallide

D^

* L' araldo di Toriati* parte verfì , e da quel che de- cantando , come apparifee gue . * dallo ftile Lirico di quelli b Slia-mor , Monte grande .

(XXI)

D' ombre pallide intorno volano . 135

Perchè perchè ti ftai

co' tuoi bofchi muto

Negro Slimora di dolor vertuto? Ei partì col fuo canto , e del fuo canto

Accompagnò l'armoniofe note 14C

Carilo , e 1 lor concento affc-migliava

A rimembranza di paflfate gioje ,

Ch1 a un tempo all'alma è dilettola e trilla.

L' udiron l'ombre dei cantori evìnti

Dal fianco di Slimora, e lungo il bolco 145

Sparfefi foaviflìma armonia ,

E rallegrarli le notturne valli .

Così quando tranquillo Offian ripofafi

Del fervido meriggio nei iìlenzìo ,

Del venticello nella valle florida > 150

La pecchia della rupe errando mormora

Un cotal canzoncin che dolce fiedelo .

L' affoga ad or ad or l' aura che dettali ,

Ma tolto riede il mormorio piacevole .

B 3 Su,

(XXII)

Su, difie allor di Semo il figlio, a' fuoi 1 5.5 Cento Cantor rivolto, alzate il canto Del nobile Fingal , ch'egli udir iuole La fera , allor che a lui fcendono i fogni Del fuo ripofo , e che i Cantor da lungi Toccano Tarpa, e debil luce irraggia 160 Le muraglie di Selma . Oppur di Lara a Membrate il lutto, ed i fofpir d'Alcleta * Rinnovellate , che fuo figlio indarno Già rintracciando pe' fuoi colli, e vide L' arco fuo nella fala . E tu frattanto 1 6 '

A quel ramo colà , Carilo , appendi Lo feudo di Cabarj fiavi dapprefTo

a II lutto di Lara lignifica la Canzone funebre comporta da Carilo fopra la morte di Calmar , deferitta nel 3. Canto del Poema Epico . Egli era 1' unico figlio di Mata , ed in lui s' eftinfe quefta famiglia. L'abita- zione di Calmar era in Conaughc fu 1 1 e rive del fiume Lara nelle vicinanze del Lego , e probabilmen-

te predo il luogo ove al- lora trovavafi Cucii ìli io : e quefta circoftanza fug- gerì ad Oftian il lamento- d' Alcleta nella morte dei figlio. b Ald-cletha , bellezza che declina . E' verifimile che quefto fia un nome poeti- co dato dal Cantore alla madre di Calmar .

(XXIII)

Di Cucullin la lancia , onde s' inalzi

Col bigio lume d' Oriente il mono

Della mia pugna. Sull'avito feudo 170

Posò P Eroe , s' alzò di Lara il canto .

Stavan lungi i Cantor , Carilo folo

Ex predo il duce ; fue furori le note

Flebili , e meilo fuono ufcfo dell' arpa .

CARILO. *

O madre di Calmar canuta Alcleta , 375

Perchè meda inquieta

Guardi verfo il deferto ,

Guardi tu forfè , o madre

Di tuo figlio al ritorno? ah non fon quelli

Su la piaggia i fuoi duci, 180

Chiufi e fofchi nell'armi; ah non è quella

Del tuo Calmar la voce.

Quello è '1 fìfchiar del bofeo ,

Quello è '1 muggir del vento ,

B 4 Che

a II canto di Carilo contie- mar ; che (lavano impa- ne un dialogo tra la ma- zientemente affettando il dre , e la forella di Cai- ritorno di quel guerriero.

(XXIV)

Che nella rupe fi rimbalza e freme « i S 5

ALCLETA. Guata , guata :

Chi d' un falto

Varca il rufcel di Lara?

O fuora di Calmar; non vide Alcleta

La lancia fua? ma fofchi 190

Sono i miei lumi , e fiacchi .

Guata guata :

Non è il figlio di Mata?

Figlia dell' amor mio .

ALONA. * Ah t' inganna il defio : 195

(Diflfe la dolce-lagrimante Alona)

Quella è una quercia annoia ,

Queft'è una quercia, o madre,

Che curva pende fui rufcel di Lara,

Ma non m'inganno io già; 200

Colà vedi colà. Chi vien , chi viene

Fret*

a Aliane , /quietamente brìi a.

(XXV)

Frettolofo , Affannofo?

Ei folleva

La lancia di Calmarre . Alcleta, Alcleta; 205

Ella è tinta di fangue.

ALCLETA.

Ella fia tinta

Del fangue de' nemici ,

O fuora di Calmar : mai la fua lancia 6

Non ritornò di fangue oflil digiuna.

Mai non fcoccò il fuo arco 2 1 e

Che non colpiffe de' poffenti il petto .

Al fuo cofpetto

Sfuma la pugna ; egli è fiamma di morte .

Dimmi garzone dalla mefta fretta ;

Ov' è d' Alcleta il figlio? 215

Torna con la fua fama?

Torna in mezzo al rimbombo

Degli eccheggianti feudi?

Ma

a Alcleta s' indirizza a Lar- che ritornava con la ftuie- niro , 1' amico di Calmar , Ila nuova della fua morte .

(XXVI)

Ma che veggio?

Ti confondi? 240

Non rifpondi? Fofco (hi?

Ah più figlio non ho: Non dir come fpirò, che intefi affai, CARILO. * Perchè verfo il deferto 22,5

Guardi metta inquieta , O madre di Calmar canuta Alcleta ,

Carilo cantò; fopra il fuo feudo L'Eroe fi flava ad afcoltarlo intanto. Pofaronfi i cantor fuìle lor arpe, 230

E fcefe il fonno dolcemente intorno. Dello era fol di Semo il figlio , e fifa Nella guerra avea V alma ; ornai la fiamma Già decadendo dell' accefe quercie .

De

* Carilo ripiglia il primo fen- canti fono molto in ufo timento . Gl'intercalari , e nelle Poefie Celtiche. le ripetizioni fui fine dei

(XXVII)

Debole intorno roffeggiante luce 235

Sparge!! , roca voce odefi : l' ombra Vien di Calmarre; ella al notturno raggio Lentamente paleggia : ofcura al fianco Soffia la fua ferita , erra fcompofta La chioma , in volto ha tetra gioja, e fembra 24.0 Che Cucullino alla Tua grotta inviti . O della notte nebulofa figlio ,

Ditte il duce d1 Erina, e perchè fitti Tieni tu in me quei tenebro!! fguardi , Ombra del fìer Calmar? figlio di Mata ,. 245 Vorreftù fpaventarmi , ond* io men fugga Dalla battaglia? la tua deftra in guerra Fiacca non fu , '1 tuo parlar di pace . * Quanto da quel di pria , duce di Lara , Torni diverfo a me, forfè adeffo 25©

Mi configli a fuggir! Ma no, Calmarre , Io non fuggii giammai , giammai V ombre

Mi

Vedi la parlata eli Calmar nel 1. Canto del Poema Enir.n .

( X X V I I I )

Mi fpaventaro : * effe fan poco , e fiacche Son le lor delire , ed han nel vento albergo . Nei perigli il mio cor crefce , e s' allegra 255 Nel fragor dell'acciai*. Parti, e t' afcondi Dentro la grotta tua : no , di Calmarre Tu non fei V ombra ; ei fi pafcea di pugne > Ed era il braccio fuo tuono del cielo. Nel fuo nembo ei partì, lieto, che intefe 26Q Della fua lode il fuon . Dall' Oriente Bigio raggio fpuntò : picchiafi torto Lo feudo di Cabarre . A quel rimbombo Tutti i guerrieri della verde Ullina S'unirò, e alzoffì un romorio confufo 26$

Come muggito d' ingrofifati fiumi . S'ode fui Lego il bellicofo corno, Torlafto appare . A che ne vien' con tutti , Cucullino , i tuoi mille ad incontrarmi? Diffe il duce del Lego; io ben conofeo 270

Del

% Vedi la rifpofta di Cucul- ombra di Crugal nel Can- lino a Connal intorno I' to 5.

(XXIX)

Del tuo braccio il vigor; vivace fiamma E F alma tua . Che non bendiamo adunque A pugnar foli , e non laiciam che intanto Stian mirando le fchierc i noftri fatti? Stiano a mirarci nella nollra pofla , 275

Simili a rimugghianti onde rotantifr A fcoglio intorno : al perigliofo afpetto Fugge il nocchier pien di fpavento , e ftaffi L' afpro conflitto a rifguardar da lungi , Ah, Cucullin foggiunfe , a par del Sole 280

Tu mi brilli nel cor : forte è , Torlafto , Il braccio tuo , del mio furor ben degno . Scottatevi , o guerrier , fatevi al fianco Dell' ofcuro Slimora ; e '1 voftro duce State a mirar nel memorabil giorno 285

Della fua fama. Odi Cantor , pure Oggi cader dee Cucullino, al prode Conal tu di , eh' io mi lagnai coi venti Che di Togorma imperverfar fu i flutti . Mai dalla pugna ei non mancò, qualora 290

La

( X A X )

La mia fama il chiedea . Fa che il file brando Come raggio del cielo ; il buon Cormano

7 Circondi , e che nel di del gran cimento Suoni in Temerà il iuo fedel configlio.

MofTe T Eroe nel rimbombar dell' armi 205

Come di Loda il formidato atroce

« Spirto , che nell' orribile fracatfb 8

Di ben mille tempere efee , e dagli occhi

Slancia battaglia . Ei fiede alto fui nembo

fopra i mari di Loclin ; fui brando 300

Pofa la nera deftra , e a gara i venti

Van follevando l'avvampante chioma*

Non men di lui terribile a vederfi

Nel memorabil della fua fama

Cucullin s'avanzò. Cadde Torlafto 305

Per la fua man , pianfer del Lego i duci .

Corrono frettolofi eflì , ed intorno

A Cu-

* Il circolo di Loda , come no , eh' è la gran diviniti abbiam veduto altrove , fi- delle nazioni Settentriona- gnifica un tempio nella li . Se ne parlerà più a Scandinavia . Per lo Spiri- lungo nel Poema intitola- to di Loda s1 intende Odi- to Carric-tv.ra .

(XXXI)

A Cuculiai fi flringono affollati Quai nubi del deferto. A mille a mille Volar, vibrar, feender vcdrefti , alzarfi 310 Dardi, fpade , afte, armati, arme, ed a fronte Cingerlo e a tergo ad un fol tempo; ei flette Quale in turbato mar fcoglio ; d' intorno Cadono, egli nel fangue alto paleggia , Ne rimbomba Slimóra. In fuo foccorfo 325 Corron d' Ullina i figli , e lungo il Lego La pugna errò ; vinfe d' Erina il duce . Egli tornò della fua fama in mezzo , Ma pallido tornò; tenebrala era Gioja nel volto fuo: gli occhi in filenzio 320 Gira, pendegli il brando, ad ogni pafib Tremagli l'afta in man. Carilo, ci diffe, Languidamente , già manca la forza Di Cucullino , i miei giorni recilì Già fon cogli anni che paffaro ; il Sole 325 Più a me non forgerà : gli amici in traccia N'andran, troverammij il buon Cormano

Dirà

(XXXII)

Dirà piangendo , ov' è di Tura il duce ?

Ma grandeggia ii mio nome , e la mia fama

Sta nel canto dei vati. I giovinetti 33^

Diranno a medefmi : oh morifs' io

Qual morì Cuculiai ! come una verte 9

Lo copri la fua gloria , e del fuo nome

La luce abbaglia. Carilo, dal fianco

Traggimi il dardo, fotto a quella quercia 335

Adatta Cucullin , ponivi accanto

Lo feudo di Gabarre, ond' io fia villo *

Gia«

a Gli Storici Irlandelì preten- dono che Cucullino vivef- fe nel 1. fecolo . Nella dif- fertazione premetta a que- fta raccolta , il Traduttore efpofe le ragioni eliclo de- terminarono a porlo nel terzo . Del refto i raggua- gli che abbiamo di Kea- ting , e di O-flaerthy in- torno alle azioni , e al ca- rattere di quefto guerriero differifeono pochiifimo dai Poemi di OtTian , e dalle tradizioni de' Montagnaj , e degl' Ifolani . Cucullino è il più famofo Campione

delle tradizioni , e dei Poe- mi Irlandesi ; egli è Tem- pre foprannominato il ter- ribile , ed innumerabili fo- no le favole intorno la fua forza , ed il fuo valore . E- gli avea fatta una fpedi- zione contro i Fir-boly , o fia i Belgi della Breta- gna , la quale fu da Oilian creduta degna d' eifer il foggetto d' un Poema Epi- co . Quefto Poema che s' è perduto , non ha molto , era intitolato Tora-na-tana . cioè la difputa intorno le pof- fejjìoni : perchè la guerra avo

(XXXIII;

Giacer fra Parme de' miei padri. E cadi,

Figlio di Semo? alto fofpir traendo

Carilo diffe , e incominciò dolente: 340

Di Tura in fu le fquallide

Mura fiede flenzio ,

E Dunfcaglia ricoprono

Tenebre di dolor. In giovinezza florida 345

Refta foletta e vedova

La vaga fpofa amabile ,

Ed orbo refta e mi fero * Il figlio del tuo amor ..

Verrà coi vezzi teneri , 350

Tom. IL C Ve-

aveva avuta origine dai Belgi Britannici , che abi- tavano nell' Irlanda, defi- derofi d' eftendere i confini del lor territorio . I Fram- menti die ci rimangono di quefto Poema ; fono ani- mati dal vero fpirito d' Oflian , coficclie non può dubitarti eh' egli non ne fia veramente l'autore. J II nome di quefto fanciullo

era Conloch . Crefciuto in

età fi refe famofiiiìmo in Irlanda per le fue prodez- ze . Egli era deliro nel lanciar dardi , che anche a' tempi noftri volendoli in- dicare un perfetto ! meta- fore , fuol liriì ner prover- bio nel Nord della Scozia : Egli è infallìbile come il braccio di Conlocb .

(XXXIV)

Vedrà la madre in lagrime;

E la cagione incognita

Del pianto chiederà . Alzerà gli occhi il femplice ,

E nella iala pendere 355

Il brando formidabile

Del padre fuo vedrà. Vede il brando del padre :

Quel brando e di chi è? piange la madre. Chi viene a noi, * 360

Come cerva ne vien feguita in caccia?

Vanno in traccia

Errando dell' amico i fguardi Tuoi .

O Conallo , o Conal , che ti trattenne ,

Quando cadde l'Eroe nel gran cimento? 365

Fremeanti i flutti di Togorma intorno?

O pur del Mezzogiorno

Dentro le vele tue foffiava il vento?

Cad-

* Carilo s' immagina di veder Connal che fopraggiunga . e fi rivolge ad effb . *

(XXXV)

Cadder , Conallo, i forti,

Caddero, e non ci forti : alcun noi dica 370

Di Morven nella felvoia terra,

Alcun noi dica in Selma:

Soipirerà Fingallo,

E del deferto piangeranno i figli.

Pretto l'onde del Lego alzano i Duci La tomba dell' Eroe ; giace in diiparte Il fido Lua di Cucullin compagno a Nella caccia dei cervi : alzali il lutto .

h Grande in battaglia

Sir di Dunfcaglia , 380

C 2 O

a Coftiimavafi anticamente , tori fopra la tomba di Ca- non folo appreflb gli Scozze- cullino . Ogni Aanza ter- fi , ma anche appreflb moke mina con qualche notabile altre nazioni nei loro fé- ritolo dell' Eroe ; il che coli d' Eroifmo , di fepellir fempre fi oflèrvava nell* infieme col padrone anche Elegie funebri, il metro è il fuo cane favorito. Lirico, e anticamente can-

i Quefto è il lamento dei can- tavafi al fuono dell' arpa .

(XXXVI) O benedetta Anima gloriofa , anima eletta ;

Qual torrente che d'alto precipita Fragofiffimo , irreparabile , Indomabile 38$;

Era la tua poflfanza , alto guerrier» Tu veloce com' ala dell'aquila Rapidiffima, infaticabile; Formidabile Del tuo brando il fanguìgno atro fentier. 593 All' acciar forte L' orme di morte

Dietro correano , ov'ei volgeafi irato,, O benedetta

L'anima eletta 5^5

Del qran fìllio di Semo al carro nato»

Tu

(XXXVII)

Tu non cadetti efangue

Per man d' Eroe famofo ,

E non tinfe il tuo fanguè

L'afta del valorofo. 4°°

Acura freccia ,

Come da nuvola

Morte afeofa volò* di ciò avvidefi

La delira ignobile, 40 S

Che '1 dardo rio feoccò * Dardo fatai, che i noftri vanti atterra.

Pace fia teco

Dentro il tuo fpeco ,

Di Dunfcaglia Signor, nembo di guerra. 410

Fugge fmarrìto da Temora il forte ^ * ! Mede le porte - fon , mute le fale * Giace il regale - giovinetto in duolo, Che inerme e folo -- il tuo tornar non vede ; C | Fug-

(XXXVIII)

Ei di te chiede - e ti richiama invano. 41 J; Piangi Cormano - defolato e laflb , Il forte è baffo - tua difefa e fchermo , Tu refti infermo , « Ecco i nemici (tanno Pronti in tuo danno - ahi non è più '1 tuo Duce « E' la tua luce - a tramontar vicina. 420 Dolce ripofo

Godi , o famofo ,

Chiaro Sol degli Eroi, feudo d'Erma.,

Ita è la fpeme tua , fpofa fedele %

Ohimè che dei tu far? 42

Più non potrai veder l'amate vele

Nella fpuma del mar. Alla fpiaggia non più , folo al deferto

Volti i tuoi palli or fon . Non è l'orecchio tuo tefo ed aperto 43

De'fuoi nocchieri al fuon» Scapigliata

Più

(XXXIX)

Defolata

Giace nella fua fala , e vede l' armi Di lui che più non è. Bragela mifera ! 435 Pregno di lagrime Hai 1' occhio , e languide Le membra , e pallida La faccia e tenebrofa . O benedetta 440

Anima eletta , Dolce pace ti fia, dolce ripofa.

OS-

(X L)

OSSERVAZIONI.

1. /** Hi non crederebbe che Bragela fotte realmente V-rf nella Manza di Oflìan ? pure ella è molto lon- tana , e quello non è altro che un' miracolo deli' enruiiafmó . Sembra che OtTian fìa un incantatore, che coiìringe 1' ombre de1 morti, e le perfone lon- tane a comparirgli innanzi , e le fa parlare a Tuo grado. In fatti è diffìcile a refiftere alle me malie. L' illufion che il Poeta in quello luogo vuol pro- durre nel noflro fpirito , viene da lui deliramente agevolata colla maniera dubitativa con cui principia. Egli non dubita del fatto, ma fol della caufa : ti\\- mina qual potta elfere ; n' efclude una, e deter- mina per 1' altra fenza più efitare. Lo fpirito di chi afcolta non pub dar in guardia contro maniere così fedutrorie. Oflìan verifica il detto di Pindaro, che la grazia Poetica, recando fplendor alle cofe ( il che deve interpretarfi per un color conveniente ) fa che r incredibile divenga credibile .

Xaptg a.7Tip ccTTavra I

A7T0$ip0l<rX TlfJ.Ò.J ,

Kca aTrtqov ìixrwxTO r/rtgòv E"/u./j.ìvcu to 7roM\ó.y.ig *

2. Così appretto Gioele: Dies tenebrarum & caliginis , ài ss nubi's & turbinii. *

3. Simile comparazione usò Virgilio nel io. dell' Ln. v. 272.

Non fecus ac liquida fi quando nofte Cometa Sanguinei lugubre rubent , aia Jirius ardor .

li:-.

( X L ì )

lite fitìm, niorbofque ferens mwtalibus ccnis Nafcitttr , & Levo contrijlat lumìne eslum . *

4. Quella è una di quelle comparazioni che fono affat- to particolari, e proprie di Offrati . Ella è mirabile per la Tua novità, ed aggiuftatezza Anch' effa è tratta dalla Luna come tante altre. Luna, fole, neb- bia, torrente, tempefta, meteore: ecco tutti gli og- getti delle comparazioni di Oflian . Da che fcarfo fondo che gran ricchezza! Gli oggetti fi moltiplica- no fra le mani d'un tal Poeta. Così pochiflfimi ele- menti variamente combinati badano a produrre tut- ta la vaila e moltiplice feena della natura. *

5. I Cantori erano gli araldi di que' tempi , e gode- vano d' una religiofa venerazione a motivo del lo- ro ordine non meno che del loro uffìzio. Ma coli1 andar del tempo effi fi abufarono d' un tal privile- gio. Protetti dal loro facro carattere fi fecero leci- to di caricar d' ingiurie grbflolane il nemico, qua- lunque volta non accettava i patti che da loro ve- nivano offerti; e di più a (villaneggiar tutte le per- forila che non erano gradite ai loro Protettori . Co- tefla sfrenata licenza divenne un pubblico male, e fu cagione di molti gravi difordini.

6. A /.inguine interfeftorum , ab adipe fortium fagitta Jo- nata numquam rediit retrorjurn, & gladius Saul noi ejl reverfus inanis . Lib. 2. dei Re ci. v. 22.

7. Oflian non fi dimentica del gran carattere eh' egli diede a Connal nel Poema Epico. Le parole di Cu- cullino confermano 1' alta idea che il lettor avea già conceputa della fua prudenza, e del fuo valore. Tutto colp;ra in Cffian a convalidar 1' intereffe , e la buona opinione per gli Eroi favoriti . E* un im- pegno pericolofo per un lettore quello di metterfi a proteggere un Eroe poetico . L' Eroe o '1 Poeta ci

man-

( X L I I )

manca fpeflb di fede, e il protettore refla efpofta alla mortificazione ed alla vergogna . Però general- mente convien ricordarli dell' Ama tamquam ofurm. Ma cogli Eroi d' Ofììan fi può determinarli franca- mente e fenza timore. Non e' è pericolo , che l'E- roe fi fmentifea, e la giuftizia che gli rendono gli altri, ci da motivo di compiacerci del noftro genio. *

8. Qutrfti tratti terribili hanno molta fomiglianza con quelli di cui fi ferve Efchilo nel Prometeo per di- pinger Tifeo.

ÉxuTOvTaxapwov , 7rp<?V fiiuv yj^ayam , Tubava 0KP0P , irxaiv "og «vré?n Qiòìg 'Sfjt.ipìiiho-i yxp<pv\\,<ri avpi^cùv <póvov t E*§ ofu.fji.urav £* i\afjw\t jopyo)7ròv céXag *

9. Davidde : Induitlucemficutvejlimentum. \-irwfxwog a'x~ xw. Omero. *

io. Noli te annitriti are in Getb , neque annuntietis in com» pitis Afcalonis. Lib. 2. dei Re e. 1. v. 20. *

11. Simili maniere fono affai frequenti nelle lamenta* zioni dei Profeti . *

* * * * *

* * * * n

* » * *

* » *

DAR-

DARTULA.

( X L V )

D A R T U L A.

Argomento,

\^J Snoth , Signore di Etha nella Scoria , ebbe tre figli , Nat Los , Althos , e Araan , da Sii fama figlia di Sema , e forella di Cucullino . Quejli tre fratelli , ejfendo ancor giovi -ietti , furono dal padre fat- ti PaJfare in Manda affine che apprende/fero /' ufo dell' arme fono la difciplina di Cuculi ino lor %io , che amminifìrava gli affari del regno . Erano -appe- na approdati in Uljler , quando g'-unfe loro la tnjla nuova della morte di Cucullino . Nathos benché affai giovine , fottentrb al comando dell' armata del xj° 7 e •$•' oppofe ai progreffi dell' ufurpatore Cairbar , che dopo la morte di Cucullino , e di Torlath , j' era mejfo alla tefla del partito ribelle . Cairbar fu vin- to da Nathos in varie battaglie , ma finalmente a- •vendo trovato il me^py di privar di vita il giovine Cormac , Nathos fi vide abbandonato dalla fua arma- ta , la quale fi dichiarò per V ufurpatore , ed egli fu cojìretto a ritornarfene in Uljler có> fuoi fratelli , per poi np affare in Ifcozja .

Abitava in Selama , caflello di Ulfler , Dartula figlia di Cola , di cui s* era invaghito C a ir bar , e la riteneva violentemente in fv.o potere . Ella vide Nathos j ambedue s"1 acce fero vicendevolmente , e j' irri- tar*

( X L V I )

b arcarono ter fuggirfene infieme . Ma ìnforta una tem- pera , mentre eratto in alto mare , furono sfortunata- mente refpirtti a quella parte della cojìa di Uljìer , ove appunto accampava /' armata eli Cairbar » Nathos •veggenti o di non aver altro f campo , sfidò C air bar a /ingoiar battaglia; ma colui non accettò /' invito , e /' affali con tutte le fue for^e . I tre fratelli do- po ejferfi difefi per qualche tempo con efìremo valo- re , furono finalmente foprajfatti dal numero e ucci- fi , e r infelice Dartula morì anch' effa fui corpo di Natbos .

OJfian apre il Poema nella notte precedente alla morte dei tre fratelli / e le cofe innanzi accadute y vi s' introducono per epifodio .

La [cena dell' anione è quafi la Jlejfa , che quel- la del Poema Epico; poiché fi fa fpeffo menzione della pianura di Lena , e del caflello di Tura .

* * * t * *

DAR-

( X L V I I )

D A R T U L A.

F

* JL IGLI:

: a del del , fei bella , è di tua faccia x Dolce il filenzio ; amabile ti inoltri , E in Oriente ì tuoi cerulei paffi Seguon le ftelle ; al tuo cofpetto , o Luna , Si rallegran le nubi, e'1 feno ofcuro 5

Rivefton liete di rifleffa luce . Chi ti pareggia, o della notte figlia, Lafsu nel cielo? in faccia tua le ftelle Hanno di vergogna , e ad altra parte Volgono i verdi fcintillanti fguardi . 1 e

Ma dimmi, o bella luce, ove t' afcondi Lafciando il corfo tuo, quando fvanifce La tua candida faccia ? hai tu , com' io , I tuoi palagi , o ad abitar ten vai

Neil' a Parla alla Luna .

( X L V I I I )

Nell'ombra del dolor? 2 cadder ci.tl cielo 15 Le tue ìbrelle ? o più non fon coloro Che nella notte s' allegravan reco? , , luce leggiadra , elfi fon fpenti , E tu fpeflb per piagnerli t' afcondi . Ma verrà notte ancor, che tu, tu fteffa zo Cadrai per fempre , e lafcierai nel Cielo 3 Il tuo azzurro fentier ; fuperbi allora So'geran gli aftri , e in rimirarti avranno Gioja così, com'avean pria vergogna. Ora del tuo fplendor tutta la pompa 2 5

T' ammanta , o Luna . O tu nel ciel rifguarda Dalle tue porte , e tu la nube , o vento , Spezza, onde poflfa la notturna figlia Mirar d' intorno , e le fcofcefe rupi Splendanle incontro, e l'Ocean rivolga 30 Nella fua luce i nereggianti flutti . «Nato è fui mare, e feco Alto, quel raggio Di giovinezza ; a' fuoi fratelli accanto

Sic-

a Nathos , giovinetto , Alchos fquifittùntntt hello .

( X L I X )

Sjedefi Arda» : movon d' Ufnorre ì .figli Per buja notte il corfo Jor , fuggendo 3 <-

Di Cairba il furor. Che macchia è quella a Che Ita lor preffo? ricoprì la notte La fiva bellezza : le fofpira il crine Al marin vento ; in tenebrofe lifte Galleggiano le vefti : ella forniglia 40

Al graziofo fpirito del Cielo b Che move in mezzo di fua nebbia ombrofa , E chi puot' eflfer- mai, fuorché Darcula , c Dartula tra le vergini dT Erina La pili leggiadra? Ella fuggi con Nato 4 45 Dall'amor di Cairba. I venti avverfi T'ingannano, o Dartula; e alle tue vele Niegan Età felvofa . O Nato, quelle Le tue rupi non fon , non- è il muggita Tom. II. D Que-

a L'Originale v»ho is tbat dìm ? rnofa bellezza dell' anrichi-

b Sembra indicare uno fpi- . Fino al giorno d' og-

rito determinato : è vano gi , quando vuolfi lodare

l'indovinare quaPei fi fotte.* una donna per la Tua bel-

e Dar - tliula , ovvero Dart- lezza , dicefi comunemente

huile , Donna che ha begli eli' eli' è amabile quanto

n'ebi . EU' era la p*iu. fa- Dartnla .

(L)

Quello dell'onde tue: ftannoti appretto 50

Del nemico le fale , e a te d' incontro

Le torri di Caìrba ergon la fronte.

Sul mare Ullina il verde capo eftende ,

E la baja di Tura accoglie il legno.

Vento del Mezzogiorno , o vento infido , 5 3

5 Ov'eri tu? chi ti trattenne allora, Quando dell' Amor mio furo ingannati I cari figli? a follazzarti forfè Stavi nel prato? Oh pur foffiato aveffi Nelle vele di Nato, infin che d'Età * 60 Gli forgeflfero a fronte i dolci colli , Finché forgeflfer tra le nubi i colli Paterni , e s' allegrammo alla vifta Del fuo Signor! lungi gran tempo, o Nato, Fotti , e pafsò della tornata il giorno . 6 5

Ma ben ti vide dei fìranier la terra , Nato amabile , amabile tu folli

AgH

a Etha è probabilmente quel- Etha , eh' è un braccio di la parte della Contea di mare in Lorn .

Argyle , vicina a Lodi-

(LI)

Agli occhi di Dartuìa : era il tuo volto Bello quaì pura mattutina luce ; Piuma di corvo il crin ; gentile, e grande 70 Era '1 tuo fpirto , e dolce come Y ora Del Sol cadente ; di tue voci il fuono Parea fufurro di tremanti canne , O pur di Lora il mormorio : ma quando Sorgea nera battaglia , eri in tempefta 7 5

Mar che mugge , terribile il rimbombo Era dell' armi tue j del corfo al fuono Svaniva 1' olle. Allor fu che ti vide La prima Volta la gentil Damila dall' eccelfe fue mufeofe torri > . 80 Dalle torri di Sciama a , ove albergo Ebbero i padri fuoi , Bello , o ftraniero * , D 2 Ella

Sei ama , bello a veder ft , op- pili* luogo che ha piacevole e va/lo profpetto . In quei tempi i Signori fabbrica- vano le loro cafe fopra luoghi eminenti , per do- minar con la vifta le ag- giacenti campagne , e per

prevenir le forprefe : e per- ciò molte di quefte cafe chiamavanfi Selaina . La famofa Selma di Fingal , deriva dalla ftefla radice . b Quefto è un folitoquio diDar- tula j benché fia diretto a Nathoscome fofle preferite.*

( 1 1 1 )

Ella dine, fei tu ( che alla tua vifta Tutto f\ icofle il fuo tremante fpirto ) Bella fei tu nelle battaglie, amico 85

Dell' eftinto Carman : ma do.ve corri Impeiiiofa? ove il valor ti, porta ,

0 giovinetto dal vivace iguardo? Poche fon le tue mani alla battaglia Contro il fero Cairba : oh potè fa' io. p.Q Dal fuo odiali? amore eifer difciolta. ,.

Per allegrarmi alla gentil prefenza

Del mio. bel Nato.' oh fortunate, o care

Colline d' Età ! effe vedranno a. caccia

1 fuoi vefUgi, effe vedran fovente g^ 11 fuo candido feno, allor che 1' aure Solìeverangli la corvina chioma...

Cos* parlarti tu, gentil. Damila ,. Dalle torri di Selama , ma ora Ti circonda la notte: i venti ingrati 100

Le tue vele ingannarono-, ingannaro, Bella Dartula, le tue vele i venti.

Fre*

( L I I -I )

Freniort alto fui mar : cefla pev poco Aura del Nord-, lafciàirti udir la Voce Dell' amabile; amabile', 0 Dartula , ioj

vóce tua 'tra ì fùfifrrar de' venti*. Quelle le rupi del mio Nàto, è quello Delle fùè rùò'i il mormorante rivo? Vieri quel ràggio di luce dàlia fala * D'Ufnor notturna? alca è nebbia, e denfa , ì io Debole il raggiò, ma the vai? la luce Dell' alma di Dartula è 1 Prence d' Era. Figlio del prode Uìhòrre , ónàc quel rotto Sofpir fui labbro ? già non fiamo , o caro , Nelle terre ftranier'e . O mia Dartula , i r '5 Non le rupi di Nato, è non è quefVo , Ei ripigliò , de' fuói rufceili il fuono ; Non Vieri quel raggiò eli notturna luce Dàlie fale d' TJfnór : lungi ma lungi Effe ci ftan ; fiaiiiò in nemica terra* 220

D 5 Siam

a\Jfnoth', padre di Nathos . Si fa menzione di eflb nel Te- gnente Poema .

(LI V)

Siam nella terra di Cairba : i venti Ci tradiro, o Dartula ; Ulliria al cielo Qui folleva i fuoi colli.. Alto, tu vanne veffo il Nord, e tu lungo la fpiaggia Movi , Ardano , i tuoi pani , onde il nemico i 2 5; Non ci colga di furto , e a noi fvanifca D' Età. la fpeme : io me n' andrò foletto A quella torre, per fcoprir chi ftia Prefìfo quel raggio : fu la fpiaggia intanto Ripofati, mio ben , ripofa in pace 130»

Caro raggio <T amor , te del tuo Nato , Come lampo del ciel ,, circonda il braccio . Partiflì , e fulla fpiaggia ella s' aflìfe

Soletta , e meda ; udia '1 fragor dell' onda , Le turgidette lagrime fofpefe 135

Stanle fugli occhi : ella guardava intorno Se il fuo Nato fcopria ; tende 1' orecchio Al calpeftio de' piedi , e de' fuoi piedi Non ode il calpeftio : dove fé' ito , "Figlio dell' amor mio? fragor di vento 140

Mi

(IV)

Mi cinge , e sferza , è nebulofa e nera La notte : e tu non vieni ? O Prence d' Età Che ti trattiene? hatti il nemico forfè Scontrato, e s'inalzò notturna zuffa?

Nato tornò, ma tenebrofo ha'l volto, 145

Che veduto egli avea l' eftinto amico Di Tura al muro patteggiava, intorno L'ombra di Cucullin : n'era il fofpiro Speffo , affannofo ; e fpaventofa ancora. Degli occhi fuoi la mezzo-fpenta fiamma . 150 Di nebbia una colonna avea per afta ; 6 Intenebrate trafparian le ilei le Per la buja fua forma , e la fua voce Parea vento in caverna. Ei raccontogli. La fìoria del dolor : trifta era P alma 155

Di Nato , come fuole in di nebbia Starfi con fofca acquofa faccia il Sole .

O diletto amor mio, perchè mefto? Diffe di Cola la vezzofa figlia. Tu fei la luce di Dartala : è tutta 1 60

D 4 La

( l V ì ) La gioja del mio cor negli occhi tuoi» Latta ! t^ual altro amico ora m' avanza

7 Fuorché '1 mio Nato? è nella tomba il padre, Staffi il fìlenzio in Selama ; drittezza Copre i rufcelli del terrea natio. 1^5

a Nella d'Ullina fanguinofa pugna Furo uccifi i poflenti , i fidi amici Cadder pugnando con (Dormano uccifi .

i Scendea la notte : i miei rufcelli azzurri

S' afcondeano a' miei fguardi ; il vento a fcoflfe 1 7 o

Ufcia fifchiando dalle ombrofe cime

Dei bofchetti di Selama : io fedea

Sotto una pianta , fulle antiche mura

De' padri miei, quando al mio fpirto innanzi

c Pafsò Trutillo, il rhio dolce fratello: 175

Tru-

a La famiglia di Gola fi con- chianze di Temora , e che

fervo fedele al giovine Cor- in quella confusone fia fta-

mac , lungo tempo dopo la to uccifo il real fanciullo . *

morte di Cucullino . b Darthula entra nel raccon-

Sembra da quefte parole che fia to delle fue avventure , accaduto un fatto d' arme cominciando dall' accenna- la le truppe di Cola , co- ta battaglia . * mandate da Truthil , e tra e Cioè V ombra di Truthil . * quelle diCairbar, nelle vi-

( L v r i )

TrntiJIo, che lontano era in battaglia Contro il fera Cairba : ed in quel punto Sen venne Cola dalla bianca chioma Sulla lancia appoggiato ; a terra chino Avea l'ole uro volto, angofeia alberga i So Nell'alma fua , Itagli la fpada a lato, In capo ha l'elmo de' fuoi padri: avvampa Nel fuo petto battaglia; ei tenta indarno Di celar le lue lagrime : Dartula , Sofpirando difs'ei, della mia ftirpe 185

Tu l'ultima già fei ; Trutillo è fbento , Non è pili il Re di Selama * : Cairba Vieti co' fuoi mille inver le noftre mura <, Cola all' orgoglio fuo faralTi incontro , E vendetta farà del figlio uccifo . I19C

Ma dove troverò ficuro fchermo Per la falvezza tua ? fon baffi , o figlia , Gli amici noftri , e tu raflembri un raggio »

Oi*

# Offian fpeflb il titolo che fi foife refo celebre pel

di Re ad ogni Capitano fuo valore .

( L V I I I )

Oimè , difs' io , tutta in fofpiri , il figlio

Della pugna cadeo ? cefsò nel campo 195

Di sfavillare il generofo fpirto

Del mio Trutillo? per la mia falvezza

Non paventare, o Cola j effa riporta

Staffi in quell' arco : da gran tempo apprefi

A ferir damme: or dì, non è coftui zoc

Simile al cervo del deferto , o padre

Del caduto Trutil ? Brillò di gioja

Il volto delP età , fgorgò dagli occhi

Pianto affollato , e tremolar le labbra , «

Ben fé' tu , figlia, di Trutil forella , 205

Diflfe , e nel foco del fuo fpirto avvampi .

Prendi , Dartula , quel ferrato feudo ,

Prendi quell' afta , e quel lucido elmetto y

Spoglie fon quefte d' un guerrier di prima

8 Gioventù figlio; colla luce infieme 210

Andremo ad affrontar l'empio Cairba. Ma ftatti , o figlia mia , fìatti vicina

Di

Segue nell'Originale : lagrì^infua baia ffkbiò al vento . *

( L I X )

Di Cola al braccio, e ti ricovra all'ombra

Dello feudo paterno : il padre tuo

Potea un tempo difenderti , ma ora 2 1 5

L'età nella fua man tremula ftaffi .

Mancò la forza del fuo braccio , e 1' alma

Ofcuritade di dolor gl'ingombra.

Pafsò la notte tenebrofa , e forfè

La luce del mattili: moflfefi innanzi 220

L'Eroe canuto; svadunaro intorno

Tutti i duci di Selama , ma pochi

Stavan fui piano , e avean canuto il crine r

Caduti con Trutillo eran pugnando

Di giovinezza i valorofi figli. 225

O de' verdi anni miei compagni antichi, Cola parlò, non così voi nell'arme Già mi vedette , e tal non era in campo Quando il polfente Confadan cadeo . Ci foverchia il dolor, vecchiezza ofeura 230 Venne qual nebbia dal deferto , è rofo Jl mio feudo dagli anni , ed il mio brando

Sta

(L X )

'Sta da graia tempo alle pareti appefo. 9 A me iteflfo io dicea : fra la tua fera Placida, e in calma , e '1 tuo partir fia come 255 Luce che (cerna a poco a poco , e manca . Ma tornò la tempefta s io già mi piego Come una quercia annofai i rami miei In SeLma cade'ro , e tremo in mezzo Del mio loggiorno . Ove fé' tu , Trutillo, 240 Co1 tuoi caduti Eroi? tu non rifpondi \ Trifto è 'J cor di tuo padre . Ah ceffi ornai » Ceffi '1 dolor : ti rafficura , o Cola j Cairba ha da cader \ rinafeer lento J.,a gagliardia del braccio, e impaziente 245 Palpita il cor della battaglia ài fuono . Traffe V Eroe la lampeggiante fpada , E (eco i Tuoi j s' avanzano fui piano i Nuotan nel vento le canute chiome * Sedea di Lona * fulla muta piaggia 25.;

Fe^

a Loria , fìanurh paludofa . banchettar folennenien-

Coituniavafi in que' tempi te dopo una vittoria . Cair-

bar

Fefteggiando Cairba : a venirne Vide gli Eroi; chiama i fuoi duci. A Nato Perchè narrar degg' io come s' al zaffe IO L' afpra battaglia ? io ti mirai fra mille a Simile al raggio del celefte foco 255

(Bella, e terribil vifta ; il popol cade Nel vermiglio fuo corfo ): imbelle e vana Non fu l'afta di Cola, ella ferio, Membrando ancor le giovanili imprefe . Venne un dardo fifchiante , e al vecchio Eroe 2 6q petto trapafsò , boccone ei cadde Sul fuo feudo eccheggiante ; orrido tremito Scottemi T alma : fopra lui lo feudo Stefi , e fu vitto il mio ricolmo feno. Venne Cairba con la lancia, e vide 26$

La donzella di Selama , fi fparfe Gioja fui truce afpetto , egli depofe

La

bar avea dato un convito nero per dargli battaglia .

alla fua armata dopo aver a Non già nella batta: lia ,

disfatto il partito di Cor- in cui veiìò uccifo Cola ,

mac , quando Cola , e i ma in un' altra fiifléguen-

fuoi vecchi guerrieri ven- te , *

(LXII) La follevata fpada : alzò ìa tomba Di Cola uccifo , e me fuor di me rtefla A Selama conduffe. A me rivolle 270

Voci d' amor ; ma di mitezza ingombrò Era '1 mio fpirto ; de' miei padri i feudi ìo riconobbi, e di Trutillo il brando. Vidi l' arme dei morti , e fulle guancie Sfavami '1 pianto : allor giungerti , oNato> 275 Giungerti , e fuggi via Cairba ofcuro , Com' ombra fugge al mattutino raggio . Eran lontane le fue fquadre , e fiacco Fu il braccio fuo contro il tuo forte acciaro .

flO diletto amor mio , perchè merto? 280

Diffe di Cola la vezzofa figlia .

Fin da' primi anni miei, l'Eroe foggiunfe , Incontrai la battaglia : il braccio mio Potea la lancia folle vare appena

Qiian-

1 E' coftume di OlTian di ri- le incominciano , il che ri- petere al fine degli Epifo- conduce lo fpirito dei let- dj la fentenza con la qua- tori al l'oggetto principale .

( L X I II )

Quando forfè il periglio 5 il cor di gioja 285 Rideami della pugna al fero afpetto , Come riftretta verdeggiaste valle Se coi vividi raggi il Sol l' inveite, Anzi che in mezzo a' nembi il capo afconda . L'alma rideami fra' perigli, pria 290

Ch' io vedefli di Seìama la bella , Pria eh' io vedefli te , dolce Dartula , Simile "a (Iella , che di notte fplende Sul colle : incontro a lei lenta s' avanza Nube, e minaccia la vezzofa luce. 2,95

Siam nella terra del nemico ; i venti Ci tradiro , o mia cara : or non e' è preflfo Forza d' amici , e non le rupi d' Età . Figlia del nobil Cola , ove pofs' io La tua pace a trovar? forti di Nato jqo

Sono i fratelli , e lampeggiane in campo I brandi lor , ma che mai fono i figli Del prode ÌJfnor contro xi' un' olle intera ?

Por- 4 La tua falvezza .

C L X I V )

Portate aveflfe le tue vele il vento , * * s Re degli uomini Ofcar ! tu prometterti 305 Par di venirne infieme alla battaglia Del caduto Corman : forte farebbe Allor la delira mia qua! fiammeggiante Braccio di morte : tremeria Cairba Nelle fue fale , e refteria la pace 31

Coli1 amabiì Dartula . Alma , coraggio , Perchè cadi alma mia? d5 Ufnorre i figli Vincer ben ponao . E vinceranno , o Nato , Di (Te la bella : non vedrà Dartula Giammai le fale di Cairba ofeuro : }i 5

Su queir arme recatemi , eh* io veggo Nella nave colà fplender a quella Paflfaggera meteora ; entrar vogl' io Nella battaglia. Ombra del nobil Cola, Sei tu ch'io veggio in quella nube? e teco 320

Quel!'

fi Ofcar aveva da molto tem- il Aio amico Cathol , no-

po deliberato d' andarfene bile Irlandefe , attaccato al

in Irlanda contro Gairbar, partirò di Cormac . che aveva fatto affannare

(LX V)

QuelP ofcuro che è? lo riconofco-, Egli è Trutillo : ed io vedrò le fale Di colui , che '1 fi atei m' ucciie , e '1 padre ? Spirti dell'amor mio, no, non vedcolle » tato di gioja arfe nel volto udendo 325

Le voci fue : figlia di Cola , ei diFe , Tu mi fplendi nell'alma; or via, Cairba , Vien co' tuoi mille: il mio vigor rinafce, Canuto Umor , no non udrai che '1 figlio Dato iiafi alla fuga: io mi rammento 330 Le tue parole in Età , allor che alzarfi Le vele mie, che già ftendeano il corlb In verfo Ullina, e la mufcofa Tura. Tu vai, Nato, difs'egli, al Sir dei feudi Al prode Cucullin , che dai perigli 335

Mai non fuggi , fa che non fia il tuo braccio Fiacco , fien di fuga i penfier tuoi . Onde non dica mai di Senio il figlio , Debile è nel pugnar la ftirpe d'Età. Giunger ponno ad Ufnor le fue parole 340 Tom. IL E E rat-

( L X V I )

E rattristarlo. Lacrimando ei dìemml

Quella lucida fpada . Io venni intanto

Alla baja di Tura: ofcure , e mute

N' eran le mura , rifguardai d' intorno ,

trovai chi novella a me recafle 345

Del prode Cucullin : venni alla fala

Delle fue conche ; effer foleanvi appefe

L'arme de' padri fuoi ; non v'eran l'arme,

E l'antico Lamor fedea nel pianto.

D'onde vien quefto acciar? difTe forgendo 350 Mefto Lamor a , di Tura ahi da gran tempo Luce d'afta non fier' le Folche mura. Onde venite voi? dal mar rotante, O di Temora dalle trifte fale?

Noi venimmo dal mar , difs' io , dall' alte 355

Torri d'Ufnor; di Slifama * fiam figli,

Figlia di Semo generato al carro .

Deh

a Lamh-mhor , pojfente deflr» : Torlath , oppure qualche

Qiiefti dovea elfere qualche ftretto congiunto di Cucul-

vecchio guerriero lafciato lino . *

a guardia di Tura , quan- b Slifama , ftno delicato . do Cucullino andò conno

( L X V I I )

t)eh dimmi , o figlio della muta fala Ov'è il duce di Tura? Ah perchè Nato A te lo chiede ? or hon vegg^ io '1 tuo pianto ? 3 60 Dimmi , figliuol della romita Tura , Come cadde il poflfente? Egli non cadde > Lamor foggiunfe^ come fuol talora Tacita (Iella per l' ofcura notte -, Che ftrifcia , e più non è; fimile ei cadde 3 65 A focofo vapor, nunzio di guerra In fuol remoto, il cui vermiglio corfo Morte acconTpagna : trifte fon le rive Del Lego, e trifto il mormorio del Lara» Figlio d'Ùfnorre, il noftro Eroe cadde . 370 Oh , diiV io fofpirando , infra le lìragi

Cadde l'Eroe? forte egli avea la deftra ,

E dietro il brando fuo flava la morte .

Del Lego andammo fulle trifte rive ,

La fua tomba fcoprimmo ; ivi i fuoi duci 375

Con eflb eftinti , ivi giaceano i fuoi

Mille Cantori: full' Eroe piagnemmo

E 2 Tre

(.L X V I I I)

Tre giorni , il quarto battei lo. feudo . Lieti i guerrieri a quefto fuori d' intorno S' adunato , e crollar T afte raggianti ... 3.80

Preffo di noi coll'ofce fua Corlafto * Stava, Corlafto di Càirba amico. Noi d'improvvifo gli piombammo addoffo Qual notturno torrente : i fuoi cadero , E quando gli abitanti della valle 3S5

Dal lor fonno s'alzar, col loro iangue ll Vider frammifta del mattili la luce- .

Ma noi ft'rifciammo via rapidamente Come lifte di nebbia inver la fila Di Cormano ^echeggiante : alzammo i brandi 3 1; 0 Per difendere il Re; ma il Re d' Erina Non era piti; già di Te mora vuote Eran le fale , e fpento in* giovinezza Giacea C'ormano : allor fu eh1 io ti vidi

O ver-

s Non apparifee chi fia que- error di ftampa nell' origi- no Corlath , di cui non fi naie , in luogo di Torlatii ? fa menzione in altro Ino- Ma quefti era già morto go . Sarebbe mai quefto un alla venuta di Nathos . *

( ;T- XI X ) O verginella, limile alla- luce 3-95

Del Sole d' Età : amabile è quel raggio , Dilli , e forfè il fofpir di mezzo al petto «

x3'Tn nella tua beltà venirti, o cara, Al tuo guerrier; ma ci tradiro i venti, 'Bella -D'amila, ed il nemico è pretto . 400

** , dappreflb è il nemico , allor foggiunfe La forza d'Alto, fulla fpiaggia intefi Di lor arme il fragor , d'Erma io vidi Ondeggiar lo Herrdardo in negre lifte. Diftinta di Cairba udii la voce .405

Sonar , quai le caderfd onde del Cromia. Egli fui mar V ofeura nave ha feorta , Pria che il bujo feendeffe : in riva al Lena

5 Fan guardia i duci fuoi , ben diecimila

E 3 Spa-

a Althos ritornava dalla co- landa, affine di riftabilìr fui ita di Lena , ove era ita- trono la famiglia di Cor- to fpedito da Nathos nei mac . Tra le due ale dell' principio delia notte . armata di Caii'oar , eravi

é Cairbar era accampato fui- la baja di Tura , nella qua- la coita di UKter per op- le fu fpinta la nave dei ri- pori! a Fingal che medita- gli d' Uinoth ; coficchèdi- va una fpedizion nell' Ir- venia imponibile il faggife .

( L X X )

Spade inalzando » E diecimila fpade 410

Inalzin pur, con un forrìfo amara Nato rifpofe \ non però d' Ufnorre Ne tremerà la prole. O mar d'Ullina Perchè furibondo , e fpumeggiante Sferzi la fpiaggia co' tuoi flutti? e voi 415 Romoreggianti tempefte del cielo,. Perchè, fii'chiate in fu le negre piume? Credi tu, mar, credete voi tempefte, Qui Nato a. forza trattener fui lido? Il fuo fpirto, il fuo core è che trattienlo , 420 O figlie della notte- Alto, m'arreca L'arme del padre,, arrecami la lancia Di Semo *,. che colà fplende alle ftelle„ L' arme ei portò , copri Nato le membra

Del folgorante acciar: move TEroe 425;

Amabile nei paffi \ e nel fuo fguardo

Spien- ti Semo era Tavolo diNathos Iora che il padre della fpo- per parte di madre . La fa defle allo fpofo le po- lancia qui nominata fu da- prie armi . La cerimonia ta ad Ulìiotli quando ain- ufara in tali occafioni , vien

mogliollì , coflumandofi al- accennata in altri Poemi .

(LXXI)

Splende terribil gioja : di Cairba Sta la venuta riguardando ; accanta Stagli muta Dartula i è nel guerriero Fitto il Tuo {guardo ; di nafconder tenta 430 II nafcente fofpir;, repreflfe a forza Le fi gonfian due lagrime negli occhi , Alto,, veggio uno fpeco in quella rupe, Diffe d'Età il Signor; tu Dartula Scorgi, e fia forte il braccio tuo: tu meco 435 Vientene ,. Ardan , contro Cairba ofcuro . Sfidiamlo alla battaglia : oh venifs' egli Armato ad incontrar d'Ufnor la prole! Se tu fuggi , o mio ben , non arreftarti A rifguardar fopra il tuo Nato eftinto.. 440 Spiega le vele inver le patrie felve , Alto , ed al Sir , che cadeo con fama Il figlio fuo, che non sfuggì la pugna Il brando mio : che fra mille io caddi , Onde fia del fuo lutto alta la gioja . 44 5

. Tu, donzella di Selama , raduna

E 4 Le

(LXX II)

Le verginelle nella fala d' Età ; Fa che cantin per Naro allor che torna L'ombroiO Autunno. Oh di Cona udirti Le mie lodi fonar la voce eietta, " 450

Con che gioja il mio fpirto ai venti mirto- Volerebbe a' miei colli H! Ah , di Cona Udratìi il nome tuo fonar nei canti, *S Prence d'Età ielvofa , a te na facra, Figlio del prode Uinor, d'Offìan la voce. 455 Deh perchè fui Lena anch' io non ero Quando forfè la pugna ? Offiàn farebbe Teco vittoriofo , o teco eflinto . Noi fedevamo quella notte in Selma

Con ampie conche fefteggiando ; e fuori 460 Sulle quercie era il vento. Urlò lo fpirto Della montagna h , il vento entro la fala Sufurrando ien venne , e leve leve

Dell*

a Di OlTìan . Uricemico fùono , che pre-

b Lo fpirito della tnonraìtna può Cède, una tempefta , fuono

prenderti in quefto luogo ben noto a quelli che abi-

per quel profondo e ma- tane in un paefe mantl>ofo .

(IX XIII)

Dell' arpa mia toccò le corde ; "ufcin'ne Suon trifto, e baffo ,-qual canto di tomba. 463 Primo P udì Fingal , forfè affannofo , E fofpirando diflfe : oinrè ! per certo Cadde qualcuno de' miei duci , io fento Sul? arpa di mio figlio il fuon di morte . Offian-, deh tocca le fonanti corde, 470

Fa che s' alzi il dolore, onde fui venti Volino i fpirti lor giojofamente A' miei colli felvofi : io toccai 1' arpa . E fuono ufeinne dolorofo e baffo. Ombre, ombre pallide de* padri noftri , 475

. Su dalle nubi torto piegatevi ,

negli aerei azzurri chioftri » Lafciate l! orrida vermiglia luce a,

Ed accogliete cortefi , e placide

Compagno, ed ofpite V eftinto duce. 480 duce nobile , che cadde in guerra ,

Sia che dal mare rotante inalzili ,

Sia

e L' originale: deponete il roffo terrore del voftro (erfo , *

( L X X I V )

Sia eh' egli inalzifi da ftrania terra . Nube fceglietegli fra le tempefte,

Che la fua lancia formi, e di nebbia 48 j Sottile orditegli cerulea vefte. Preflb ponetegli fofeo -vermiglia E mezzo -fpenta lunga meteora, Che '1 fuo terribile brando fomiglia * Fate- che amabile ne fia 1' afpetto, 490

Onde gli amici penfofi , e taciti In rimirandolo n' abbian. diletto. Ombre , ombre pallide de' padri noftri , Su dalle nubi torto piegatevi negli aerei azzurri chioftri . 495

Tal' era in Selma il canto mia full' arpa Lieve - tremante : ma d' Ullina intanto Su la fpiaggia era Nato, intorno cinto pa tenebrofa notte-; udia la voce Del fuo nemico , in fra '1 mugghiar dell' onde , 5 oc Udiala , e ripofavafi full' afta Perifofo, e mutò: ufcì '1 mattin raggiante

E fchio; j

( L X X V >

E fchieratl apparir <T Erin# i figli .

Simili a grigie > ed arborofe rupi

Sulla coda fi fpargono : nel mezza 505

Stava Cairba % e del nemico a vifla

Sorrife orribilmente ; incontro ad elfo

Nato sv avanza furibondo, e pieno

Del fuo vigor, già poteo Dartula

Reflarfi addietro;, col guerrier fen venne > 51 e*

E 1' afta ibllevò.. Chi vien nelP armi,

Bella fpirando giovenil baldanza ?

Chi vien , chi vien , non d' Ufnorre i figli

Alto, ed Ardano dallv ofcura chioma?

Sir di Temora^ difle Nato, or vieni,, 515

Vien fulla fpiaggia a battagliar con meco Per la donzella : non ha Nato adeflb Seco i fuoi duci > che colà difperfl Stanno fui mare r a che guidi i tuoi mille Contro di lui? tu gli fuggirti innanzi, 529 Quando gli amici fuoi ftavangli intorno *

Garzon dal cor d* orgoglio, e che pretendi?

Scen-

( 1 X X V 1 ,)

Scenderà a pugnar tec'o il Re d' Brina'/

Non fono infra i famofi i - padri tuoi, l6

fra i Re de' mortali; ove fon 1' arme 515

Dei duci eftinti alle tue fale app'cfc ?

Ove gli feudi de'paflati tempi?

Chiaro in Temora è di Cairbà il nome,

cogli ofeuri ei combattè giammai.

A cotai ^voci efeon dagli occhi a Nato 550

Lagrime d' ira : inferocito il guardò Volge ai fratelli fuoi ; tre lancie a un punto Volano , e ftefi al fucl cadon tre duci . Orribilmente fiammeggiò la luce ; Dei loro brandi; diradate e fciolte 555

Cedon d' Erina le riftrette file, Come ftrifeia talor negre nubi Incontro al loffio di nembofo vento L

Ma Cairba difpon l'armate fchiere ,

E mille archi fur tefi , e mille freccie 54° Ratto volar; cadon d' Ulhorre i figli,

Qusf-

(LXXVII)

Quercie , che ftavan fole in erma rupe . Le amabil piante a contemplar s' arrefta Il peregrino, e in lor mirar iole, 345

N'ha meraviglia j ma la notte il nembo Vien dal deferto , e furibondo abbafla Le' verdi cime: il vegnente ei torna, Vede le quercie al fuol : la vetta è rafa* Stava Dartula nel dolor fuo muta, 550

E gli vide a cader : lagrima alcuna Sugli occhi non appar ; ma^ pieno ha '1 guardo D' alta , e nova triftezza : al vento fparfi Volano i crini-; le tingea la guancia Pallor di morte ; efee una voce a mezza, 555 Ma l'interrompon le tremanti labbra. Venne Cairba ofeuro , e dov'è, diffe , J i L' amante tuo? dov'è il tuo Prence d'Età Al carro nato? hai tu vedute ancora., . '- D' Ufnor le fale , e di Fingallo i colli? 560 Mugghiato avria la mia battaglia in Morven , Se non feontravan le tue vele i venti 5

' . Fo-.

( L X X V I I I >

Fora abbattuto dal mio brando irato Fingallo ifteflb, e faria lutto in Selma.

Dal braccio di Dartula abbandonato 5Ó5

Cadde lo feudo ; il fuo bel petto apparve Candido, ma di fangue apparve tinto, Perchè fitto nel fen le s'era un dardo. * Come lifta di neve in fui Tuo Nato Ella cadeo : fopra l'amato volto 5 70

Sparfa è la negra chioma , e l' uno all' altro Sgorga frammifto 1' amorofo fangue .

Bafla i bafla >

Dittero di Cairba i cento Vati ,

Bafla , bafla 575

Sei tu di Cola graziofa figlia.

Mefto filenzio

Copre di Selama

L' onde cerulee >

Par*

a La Tradizione comune ri- fie antiche alcun efempio

ferifee che Dartula s' ucci- di fuicidio , il che moftra

fé. Oflìan merita più fé- chequefta atrocità non era

de . Non fi trova nelle poe- in ufo in que' tempi .

( L X X I X )

Perchè la ftirpe di Trutillo * è fpenta, 5 So ■Quando forgerai tu nella tua grazia)

0 tra le vergini Prima d^Erin?

Lungo è'l tuo fonno nella tomba, lungo-,

E lontano il mattin . 585

Non verrà il Sol predo il tuo letto a dirti. Svegliati, o bella.

Nell'aria è '1 venticel di Primavera, J7

1 fiori fcotono

I capi tremoli, 590

I bofchi fpuntano

Colla verde foglietta tenereìla ,

Svegliati o bella . Sole , ritirati :

Dorme di Selama 595

La bella vergine,

E più non ufcirà co' fuoi bei rai. E dolce moverfi

Ne' * Truthil fu il fondatore della famiglia di Dartula .

( L X X X }

Ne1 pafli amabili

Della bellezza fua non la vedrai. -6oà

Così i Vati cantar , quando a Dartula Inalzaron la tomba ; io cantai pofcia Sopra di lei , quando Fin-gai fen venne Contro il fero Cairba , a far vendetta Dell' eftinto dormano al carro nato» 60 j

( 1 X X X I )

OSSERVAZIONI.

1. T 'Apofìrofe alla Lun3 nell'originale è belliflìma: il JL-rf metro è Lirico, ed è verifimile che quello pezzo fotte cantato full' arpa.

Benché l'attribuir fenfo agli oggetti materiali , e il ri- volgerli affèttuofamente ad etti fia una qualità efien- 7Ìale al linguaggio pottico, pure il prefente colloquio di Ottìan è così vivo ed energico, che fembra realmen- te ch'egli prendette la Luna per un corpo animato , capace dei fentimenti e degli affetti degli uomini . *

2. Sembra impoffbile al cuore di Offìan, che tutta la natura non debba risentire i dolci affetti di tenerezza domenica e d'amicizia, che aveano tanta forza fopra di lui. Fortunata la fu a ignoranza che produffe un pez- 20 così toccante! Se Oifian avefie conosciute le caufe filìche delle Fafi Lunari, egli non ci avrebbe efpofto che una fredda dottrina. La poefia cava ben più par- tito da un' illufione interettante , che da una verità fredda. Ma convien dittinguere efattamente l' illufione dall' atturdita. *

3. Può raccoglierfi da quefte parole che i Caledonj avea- no opinione che la Luna dovette fpegnerfi e perire pri- ma delle £ìelle . Le frequenti e vifibili variazioni di quetto Pianeta doveano render quelV opinione affai naturale e credibile. *

•4. Lodafi con ragione nelle narrazioni poetiche l'ordine indiretto, oppofto a quello degli Storici. Egli picca la curiofita e tien vivo l'intereffe. Omero fu il primo a porlo in ufo nell'Odiflea, poiché nell'Iliade, il di cui particolar foggetto è l'ira d' Achilìe, egli non fi parte Tom. IL ' F dall'

(LXXXIÌ)

dall'ordine naturale e comune, come ben offerva i' Ab. Terraflfon. Offian feppe ben conofcere, e coglie- re più d'ogn altro quella finezza dell'arte. Quello è l'ordine iuo favorito e coftante . Egli quafi fcmpre getta il lettore nel centro dell'azione, e nel boiler degli affetti, ficchè quelli fi trova intereffato innanzi di faper abbaftanza per chi s'intereffi. Le coft van- no poi fviluppando da per intervalli con un' ordine artifiziofo : 1' attenzione e l'intereffe del lettore van- no crefeendo in proporzione. Pub ballar per etempio il prefente fquarcio che ferve d'introduzione al Poe- ma. Jam nunc dicit , jam nunc debentia dici Pleraquc differii & prajens in tempus omittit . le frequenti a pò* ftrofe a Damila, a Nathos, ai venti rendono quella introduzione eifremamentc toccante. *

5. Con flettile affetto Teocrito : wfi mo-À cip ZeB' o%x Aày\i$ tTaxtrO) tìo-ao. 'Nù/J.tf.cit ; *

6. Si farà già oflervata in Ofllan qualche uniformità di ma- niere. E' permeffo a chi vuole di offendetene, fuor-' che agli ammiratori d'Omero; i di cui Poeafli fono pieni di fiffatte ripetizioni. Un gran Pittore , dice V Ab. Batheux, non fi crede obbligato a variar talmente tutti i fuoi quadri , che non abbiano nulla di forni 'gli ante . Se le principali figure fono affatto differenti , gli fi può perdonar facilmente la rafloraiglianza del terreno , del cic- lo , degli abbi pli amenti . Qualunque forza abbiano que- lle rifpofte, effe debbono aver per Offian quella ftellu che hanno per Omero Macrobio dice, che quelle ripe- tizioni Hanno bene ad Omero, e non iflanno bene che a lui. Macrobio ci permetterà di negar aflolutamente un' afferzione così gratuita. Omero ed Oflìan hanno imitata la natura. Ella è infinitamente varia nella produzion delle fpezie, mi negl'individui d'una Ipe- zie medefima, non ha difficoltà di ripeter le fleffa :

e que-

( L X X X I I I )

e qtieft: individui per altro riguardati più da vicino hanno fpeflò le lor notabili differenze. Sequalcheduna non è pago di tali rifpofte, fpogli Offìan di tutte le fite ripetizioni. Otfian non vena a perder nulla: egli è ricco e vario abbastanza: e le lue ripetizioni fono più prove di luflfo, che d'indigenza. *

7, "Sii fxoi aten

L'V^ 3-aXTrap»^ lini av txùyt TJr/xcv tàiHrìjs*

A>\' ayt . k'Js fxoi ì<;ì Traviìp ncu ysórvtcc //.rirvp .

Così Andromaca im'ituazione poco di (limile. 11.6. v.4 it.

8. 11 Poeta per render pia probabile che Dartula liafi ar- mata per andar in battaglia, dice che la fua armatura era quella d'un giovinetto; poiché farebbe inventimi- le ch'effendo ella affai giovine, foffe fiata capace di fofTrir il pefo dell'armatura d'un guerriero provetto.

o. Era coftume di que' tempi, che ogni guerriero giunto ad una certa età, e divenuto incapace di (offrir le fa- tiche della guerra, appendeva le fue armi nella gran fala, ove la tribù fefteegiava nelle occafioni di gioja -j da innanzi egli non potea più comparire in batta- glia, e quefta parte della vita d'un uomo, cliiamavafi il tempo dell'1 appender /' armi .

to. Il Poeta sfugge artifiziofamente la deferizione della battaglia di Lona, perchè farebbe Hata impropria nel- la bocca d'una donna, e perchè dopo le numero de- tenzioni di quel genere fparfe ne'fuoi altri Poemi, non avrebbe alcuna novità. Egli nel tempo Iteffo por- ge occafione a Dartula di far un'elogio affai lusinghie- ro ali' amante.

ìi. Così Omero: hxì\ «v^pfev.

12. E gre (fu s ejl autem Angelus Domini^ & perciijfit in cà- firìs Ajfyriorum certuni o&ogìrìla quìnque milita . Et fio- ■tcxerunt mane , & ecce orHnes cidavera monitor um , If, e 57. v. 36.

F 2 13. Na-

( L X X X I V )

13. Nathos fopprime l'ultima parte della martoria, cioè- l'abbandono' delle lue truppe, per cui tu coltretto a falv^rii in Uhter. Quello è oroprio del cuore umano: fi vorrebbe estinguer la memoria delle cofe afflittive- ed umilianti. Nathos fugge dall' idea delle fue difgrazie ,. e corre a Darrula, la di cui conquitta potea ben con- folarlo delle fue perdite. *

14. Otfian non potea lodarfi con più delicatezza. Egli' non ha difficoltà di far fetitire la giulta eftimazione ch'ei poffe. leva appretto la fu a nazione. L'uomo gran- de è lincerò; paria di fteflfo come degli- altri, ed h giuito ugualmente con tutti. La decenza moderna è molto fchizzinofa fu quedo punto: gli uomini non. ofando lodarli in pubblico, fi adulano più liberamente in fegreto, e credono in dritto di rifarcirfi della lo- ro finta modeiHa col detrarre alla fama degli altri» Così non abbiamo guadagnato che virtù apparenti, e vizj reali . *

15. Simile a quella è la fcappata di Virgilio fopra Nifo D. ed Eurialo:

Fortunati ambo , fi quid me a carmina poffunt Nulla dies umquam memori vos eximet avo .

En. 9. v. 446. ** 16*. Cairbar non era per alcuna ragione da più di Na- thos, fé pur codui non credeva, che la fua fceleraggt- ne gli defie titolo di maggioranza. Gl'infulti di C::ir- bar non fono che indegni prete IH per ricoprir la fua- codardia. * 17. Surge , pripsra, formo fa msa ,&veni . Jam enim hye-ms tranfiit, imber abiit &' receffit ; flores apparuerunt in terra nojìra .... Vinex fiorente f à°dirunt odorem fuum , Cant. 2. v. io,

TE*

TEMORA

POEMA EPICO.

(LXXXVII)

T E M O R A,

POEMA EPICO. ARGOMENTO.

J, L pre finte Poema non e che un Frammento , o un Canto dell'intero e grande Poema Epico , compo- J:o da OJfian intorno air ultima [pedinane di Pingui nell'Irlanda. Qiiejlo Canto puh divider/i in dm par- ti . La prima contiene la fcarabievol morte di OJ- cir e Qairùar , di cui s' è già parlato nelP Intro- ninone y e ì lamenti di Fingal e di Ojjian /opra il corpo di Ofcar . Nella feconda , avendo già Fingal disfatto il corpo di truppe Irlandefi che s' era ac- campato fulla cofta di Uljìer , fitto il comando di Cairbar , e fipraggìmita la notte y s' introduce Ai- tano y vecchio Cantore del defunto. Re Arto , il qua- le dimorava in Te mora apprejfo il giovine Cormac , a raccontar /' infelice morte di quel Principe , ucci- fo per epera dell' iniquo Cairbar , Aitano eh' era fla- to fpettatore di quejìa Tragedia y ed aveva ofato di pianger la morte del fuo Signore , fu imprigionato da Cairbar , infieme con Carilo .• i due Cantori fu- rono pofeia liberati per autorità di Ctmor fratello di Cairbar , e fi rifugiarono apprejjo Finga!. Quejii F 4 aven-

( LXXXVlIi )

avendo intefo che Catmor s1 accingeva a dargli bat* taglia , fpedifce Fìllano fuo figlio ad ojfervare i fuo, movimenti^ dopo aver fatto i dovuti elogj alla vir- tù e alla generofità del fuo nemico .

Il Poema non va più oltre , ejfeniofene perduti la parte più grande e più intere [fante , che contenevi la guerra tra Fingal e Catmor, terminata finalmc;,- te colla compiuta vittoria del primo . Quefla guerra, come apparifce dalla Storia della mede/ima , che ai- cor fi conferva , prefen'ta efempj a" uno ftraordinaro valore , mefcolati con anioni e fentimenti d1 una ge- nerofità incomparabile . Non fi fa per quale de1 dm Eroi s' abbia a determinarfi , e fpejfo fi defidera chi ritornino ambedue vittoriofi .

La Scena dell' anione di queflo Canto è quelle- Jìejfa ove accadde la battaglia tra Fingal e Sva> vano .

***** * * * *

» *

TE-

< L X X X I X )

T E M O R A.

« ***** *

VJT ia4 fi rotavan nella viva luce *

L' azzurre onde d' Ullina : i verdi colli

Rivefte il Sole ; i fofchi capi al vento

Scotono i bofchi . Una pianura anguria

Giace fra due colline ingombre, e cinse 5

D'annofe querele. Ivi ferpeggia il rivo

Della montagna. In fulPerbofe fponde

.Staffi Cairba folitario , e muto .

Sulla lancia ei s' appoggia ? ha trillo il guardo

Rolfeggiante di tema. Entro il fuo fpirto io

Il tradito Corman s' alza con tutte

L' orride fue ferite : in negra nube

Del

s II Poema s' apre fui far del faffinio di Cormac , che fta

giorno . Gairbar fi rappre- afpettando pieni di fpaven-

fenta ritirato dagli altri to le notizie dell' arrivo

Capitani Irlandefi , e lace- di Fingal . rato dai rimorfi nei* T af-

( X C )

Del giovinetto la cerulea forma Torva s'avanza, e featurifee il fangue Dagli aerei fuoi fianchi . A cotal vifta i Balza Cairba pien d' orror ; tre volte Getta la lancia a terra y ed altrettante Picchiali *I petto; vacillanti, e brevi Sono i fuoi paffi ; ad or ad or s'arrefta Pallido , e inarca le nodofe braccia . 2

Nube par, eh' a ogni leve aura di vento Varia la forma fua , trifte all' intorno Son le foggettc valli , e alternamente Temon che feenda la fofpeia pioggia. Ei rineorofii alfine : in man riprelè z

L'acuta lancia; gli occhi fuoi rivolti Tien verfo il Lena» Ecco apparir repente L' eiplorator dell'Oceano: ei viene, Ma con pai-fi di tema , e tratto tratto Volgefi addietro. S'avviso Cairba 3

Ch'eran preflb i poffetiu , ed a le chiama Qìx OìCuii duci . I menanti paflì

Mo-

e x e i >

Movonfi degli Eroi; tutti ad m\ tempo Traggon le fpade . Ivi Morlan. a fi flava Torbido il volto: il folto crin d'Idalla b 35 Sofpira al vento: gira bieco il guardo Cormir c roffo-crinito , e fulla lancia Torvo s5 appoggia '■> orribilmente lenta Volvefi fotto due vellute ciglia L' occhio di Malto 4 : il fier Foldan e grandeggia 40 Piantato come rugginofa rupe Sparfa di mufeo le petrofe terga . Par la fua lancia di Slimora il pina Che incontra il vento, della pugna i colpi Segnan lo feudo , e V infocato fguardo 4 5

Sembra altera sfidar perigli, e morte . Quelli, e mi 11' altri tenebrori duci

Cerchio feano a Cairba , al carro nato , s Allor che giunfe dall' acquofo Lena

I/ef.

oMorlath grande nel giorno e Cor-mar efperto nel mare.

della battaglia . d Malth-os lento a parlare .

h Hidalla Eroe dall'orrido fguar- e Follarli generofo .

do .

( X C I I )

L' efplorator dell4 Occan Mornailo.* 50

Gonfi avea gli occhi, e tea* in fuor , le labbia

Smorte, e tremanti. Oh, difs' ei lor , fi ftanno

Taciti, e cheti cjual bofehetto a fera

D' Erina i duci , or che fui lido ornai

Scefo è Fingal ? Fingallo, il Re oofTente , 55

Il terror delle pugne? E l'hai tu vitto?

Dille Cairba fofpjrando : moki

Sono i fuoi duci in fulla fpiaggia? inalza

L' afta di guerra, o viene in pace? In pace

No , Cairba, einonvien: la punta io vidi b 60

Della fua lancia, ella è vapor di Morte,

E fra full' acciai- fuo di mille il fangue .

In fua robufta canutezza ei fcefe

Primo fopra la fpiaggia 3 a parte a parte

Si

a Mor - armai forte finto . ' tale : che s' egli tenea la b Se iti que' tempi un uomo punta rivolta dall' altra approdando in un' paefe parte , ciò era un contraf- ftraniero , ftendeva avanti fegno d' amicizia , e fecon- di sé la punta della fua do lv ofpitalità d* allora , lancia , ciò veniva a figni- egli era immediatamente fkare eh' egli era nemi- invitato al convito . j ed era trattato come

( X C I I I )

difìinguean le nerborute membra; 65

Mentr1 ex paiTava maeftofo , e lento

Nella fua pofla . Ha quella fpada al fianco, a

Che i colpi non raddoppia , e quello feudo

Terribile a veder , qual fanguinofa

Luna in tempefta. Dopo lui fen viene 70

Oflian , de1 canti il Re ; con efib è Gaulo ,

Figlio di Morni , tra' mortali il primo .

Balza a terra Conàl, curvo full' afta y

Sparge Dermino il fofeo crin, Fillano

Piega l'arco, Fergufio akier paffeggia 75

Pien di baldanza gìovenil . Chi viene

Con chioma antica? un nero feudo a lato

Pendegli , ad ogni paffb in man la lancia

Tremagli, e ila l'età nelle fue membra.

Ei china a terra tenebrofo il volto, 8<a

Trillo è '1 Re delle lancie . Il riconofei ,

Cairba ? Ufnorre è quefti , Ufnor che move

A far

a Rapportano le tradizioni fa- ad ogni colpo , e eh' egli volofe , che la fpada di non 1' adoprava , fuorché Fingàl uccideva un uomo nei cafì d' eftremq periglio .

( X C ì V )

A far vendetta de' Tuoi figli eftinti.

La verde Ullina gli rifveglia il pianto ,

E le tombe de' figli ^ lui rammenta. 85

Ma lunge innanzi agli altri Ofcar s' avanza

Lucido negli amabili forrifi

Di giovinezza , e bello come i primi

Raggi del Sole: in fu le fpalle cadegli

La lunga chioma; è mezzo afeofto il ciglio

Dall'elmetto d' acciar; lampeggia il brando;

E pereoflfa dal Sol Tafta sfavilla.

Re del? alta iTemora , io non fofferfi

Degli occhi iiioi la formidabil luce >

E fuggii frettolofo. E fuggi, o vile, 95

DiiTe lo fdegno di Foldan ; va , fuggi ,

Figlio di picciol cor , non vidi io forfè

Queir Ofcar? noi vid'io? forte è, noi niego >

Dentro i perigli : ma fon altri ancora

Che impugnali l'afta-. Ha molti figli Erina toc

Quanto lui valorofi ; ah si , Cairba ,

Più valorofi ancor : lafcia che incontro

A qu**

( x C V ) ,

A qi-.c(lo formidabile torrente, Per arre/tarlo del ilio codo in mezzo, Vada Foldan: de' valorofi il fangue 105

La mia lancia ricopre , e raffomiglia La muraglia di Tura il ferreo feudo» Come ? folo Foldan , con fofeo ciglio Ripigliò Malto, ad affrontare andranne Tutta Tolte nemica.3 e non fon effi Iiql

Come di mille fiumi affollate onde Numerofi fui lido? e non lon quelli Quei duci fteffi , onde Svaran fu vinto/ Poiché dall'Armi fue fuggir dilperfi ty Erina i figli? ed or contro il più forte 115 De' .loro Eroi vorrà pugnar Foldano? Foldan dal cor d'orgoglio: or via de' tuoi Prendi teco la poffa , e fa che infieme Malto ne venga: a che vantarfi invano? z Figli d' Erina, con foavi accenti «20

IdaJIa incominciò j non fate , o duci , J Che giungano a Fingallo i detti voftri ,

Onde

(XCIV)

Onde il nemico non s1 allegri , e fa Forte il fuo braccio. Valorofi , invitti , Sete, o guerrieri, e ibmiglianti a nero 125 Nembo del ciel , che rovinofo i monti Sfianca, e le felve nel fuo corfo atterra- Ma pur moviamci nella noftra poflfa Lenti, aggruppati, qual compreffa nube Spinta dal vento; allora al noftro afpetto 130 Tremerà l' ofte , e dalla man del prode Cadrà la lancia: noi vediam , diranno, Nube di morte , e imbiancheranno in volto . In fua vecchiezza piagnerà Fingallo La fpenta gloria fua : Morven felvofa 535 Non rivedrà i fuoi duci ; e in mezzo a Selma Crefcerà l'erba, e '1 mufco alto degli anni. Stava Cairba taciturno , udendo

Le voci lor , qual procellofa nube , Che minaccia la pioggia, e pende ofcura 140 fu i gioghi di Cromia , infili che il lampo Squarciale i fianchi, di vermiglia luce

Fol-

( X C V I 1 )

Folgoreggia la valle , urlati di gioja Della tempefta i tenebrali fpirti . Si flette muto di Tremora il Sire, 145

Alfin parlò . Su , s' apparecchi in Lena Largo convito, i miei Cantor fien pronti. Odi tu , Olla a y dalla rotta chioma , Prendi V arpa del Re , vanne ad Ofcarre Sir delle fpade , e a fefteggiar l'invita 150 Nella mia fala ; oggi flarem tra' canti , Doman le lancie romperem , va , digli Che all'eftinto Catella ^ alzai la tomba , H che i Cantori miei fciolfero i verfi All'ombra fua : di che i fuoi fatti intefi , 155 del Carron c fulle remote fponde . Tom. IL G Or

a Cantore di Cairbar*. avea mandata una sfida

b Cat-hol figlio di Mar-onan formale a Gairbar , che

fu uccifo da Gairbar , per fu di quefto accortamente

la fua aderenza al partito fchivata . Cairbar concepì

di Cormac . Egli aveva un' odio insanabile contro

accompagnato Ofcar alla di Ofcar , ed a ea fin d'

guerra d' Inifbna. o,re con- allora delibera co di ucci-

traiTero affierue una tenera derlo proditoriamente,

amicizia . Ofcar appena in- e Allude alla battaglia di O-

tefa la morte di Cathol fcar contro Caro»

C X C V I 1 I )

Or non è qui Catmorre *, il generofo 4 Di Cairba fratello; ei co'fuoi mille Ora è lontan: noi fiam deboli, e pochi. Catmorre a par del Sol lucida ha l'alma , 'i 160 E le battaglie ne' conviti abborre s Ciò Cairba non cura . Eccelfi duci , Io pugnerò contro d' Ofcàr : fur molte Le fue parole per Catolla , e '1 petto

o M'arde di fdegno; egli cadrà fui Lena, i<5$ E la mia fama s'alzerà nel fangue»

Di gioja i duci sfolgoraro in volto : Si fpargono fui prato , e delle conche S'apparecchia la fefta; i cento Vati Alzano i canti. Su la fpiaggia udimmo 170 Le liete voci , e fi credè che giunto Foflfe il prode Catmór , Catmór l' amico Degli ftranieri , di Cairba ofeuro L' alto fratel ; ma non avean fimili L' alme perciò , che di Catmór nel petto 1 7 5

Lu-

« Cathmor grande in hattapììa .

( X G I X )

Lucca raggio del Cielo. All' Ata in riva & S* aìzavan le fuc torri ; alle fue falè Sette fentieri conduceanò , e fette 6 Duci fu quei fender fi ftavari pronti Facendo ai paffaggier cortefe invito. ì8ò

Ma Catmór s' appiattava entro le felve •» Che la voce fuggìa della fua lode ,

'Olla fen venne col fuo canto. Ofcarre Alla fefta n' andò : trecento Eroi Seguono il duce i e rifonavan l'armi 185

Terribilmente : i grigi can fui prato Gian faltellando > e io feguian cogli urli * Vide Fingal la fua partenza; mefta Era l'alma del Re; del fier Cairbà Nudria fofpetto : ma chi mai dell'alta ìoo Progenie di Tremmór temeó nemici?

Alto il mio figlio follevò la lancia

Del buon Connano b \ incontro a lui coi canti G 2. Ferfi

a Atha , baffo fiume. Era quefta di Cairbar,nel Coniiaught .

l'abitazione della famiglici b Vedi il v. 215-

(C)

Ferfi cento Cantor ; cela Cairba Sculo uh. forrifo l' apprettata morte 195

Che negra cova entro il fuo fpìrto ; è fparfa La fella i'ua , fonan le conche , all' olle Gioja ride fui volto ; ella fomiglia A pallido del Sole ultimo raggio > Che già tra' nembi fi frammifehia , e perde . 200 Cairba alzoflì : ofeurità s'accoglie

Sopra il fuo ciglio; il fuon delle cento arpe- Celfa ad un tratto, dei percola" feudi S'ode il cupo fragore . Olla da lungi a Alza il canto del duolo : Ofcar conobbe 20 *j- II fegnal della morte . Ei forge , afferra La lancia . Ofcàr , diffe Cairba , io feorgo

La

t Quando un Signore avea determinato d' uccidere uno che folle in fuo potere , folevaii fignificargli la mor- te col fuo no d uno feudo picchiato col calcio d' una lancia , mentre un Canto- re in qualche diftanza in- tuonava la Cj-rna della morte . Per lungo tempo

fi usò nella Scozia in fimili occafioni una cerimonia d' un' altro genere . K noto che al Lord Dpugfaijnél caftello d' Edimburgo fu. imbandita la menfa con una tefta di bue , come un fi- euro indizio della vicina fua morte v

( e I ) La. lancia Tcmora-j in h tua deftra > Figlio di Morven , dei gran Re d' Erma Brilla V antica lancia : etfa l' orgoglio 2 1 o

Fu di ben cento Regi , effn la morte Di cento Eroi ; cedi , garzone altero > Cedila al nato ai carro aitò Gaii'ba . Che ? del tradito regnator d' Erina

Ch' io ceda il dono ? Ofcàr foggiunfe : il dono 215 Del bel Cormano. dalla bionda chioma , Ch'egli fece ad Ofear, quand'ei difperfe L'ofte nemica? alle fu e (ale io venni Allor che di Fingallo innanzi al brando Fuggi Svarano: ^sfavillò di gioja 220

Nel volto il giovinetto , e di Temora Diemmi la lancia, e non la diede a un fiacco, Truce Cairba -, ad alma vii non diella . Non è l'ofcurità della tua faccia Per me tempefta , egli occhi tuoi non fono 225 Fiamme di morte ; il tuo fonante feudo Pavento io forfè ? o d' Olla al feral canto

G 3 Tre-

(CU)

Tremami in petto il cor? no, no, Cairba Spaventa, i fiacchi: Ofcarre alma ha di rupe*

vuoi ceder la lancia? allor riprefe 250

Del fìer Cairba il ribollente, orgoglio. Sono i tuoi detti baldanzofi e forti,, Perchè pretto è Fingallo y il tuo di Morven Guerrier canuto: ei combatteo coi vili; Svanire ei deve di Cairba a fronte, z£$.

Come di nebbia una fotti! colonna Contro i venti dell' Ata. Al duce d'Ata Se quel guerrier che combatteo coi vili Foflfe dappreffo, il duce d'Ata in fretta Gli cederia la verdeggiante Erina , Z40,

Per fuggire il fuo fdegno : olà, Cairba,, Non parlar dei poffenti ; a me rivolgi Il brando tuo : la noftra forza è pari : Ma Fingallo , ah Fingal di tutti è fopra «.

I lor feguaci intenebrare m volto 245

Videro i duci , e s' affollaro in fretta Intorno a lor i vibran focofi fguardi ,.

Snu-

(CHI)

Snudanti mille fpade. Olla folleva

Della battaglia il canto. In afcoltarlo

Scorfe per l'alma tremolio di gioja 250

Al figlio "mìo, quella fua gioja ufata

Allor che udiafì di Fingallo il corno.

7Nera , come la gonfia onda , che al loffio D'aura fommovitrice alzafi , e piomba Curva fui lido, di Cairba l'otte 255

S'avanza incontro a lui. Figlia di Tofcar, * Quella lagrima ond' è 8 ? Non cadde ancora li noftro Eroe; del braccio fuo le morti Molte faran , pria che fia fpento * Oflferva Come cadongli innanzi , e fembran bofchi 260 nel deferto y allor che un'irata ombra Torbida furibonda efce, ed afferra Le verdi cime coll'orribil deftra . Cade Morlan , muor Conacàr , Maronte Guizza nel fangue fuo: fugge Cairba 265

Dalla fpada d'Ofcarre, e ad appiattarti.

G 4 Cor*

» Si rivolge a Malvina .

t e ì v )

Corre dietro ad un maffo \ afcofamente Alza la lancia il traditore , e '1 fianco Ad Ofcar mio paffa di furto ; ci cade Sopra lo feudo , ma '1 ginocchio ancora Softenta il duce ; ha in man la lancia : Cade P empio Cairba , Ofcar fi volge Col penetrante acciaro , e nella fronte Profondamente gliel conficca , e parte La roffa chioma d' atro fangue intrifa . * Giace colui come fpezzato fcoglio Che Cromia fcuote dal petrofo fianco . Ahimè che Ofcar non forge ; egli s' appo« Sopra Io feudo , fta la lancia ancora Nella terribil delira ; anche difeofti Treman d' Erina i figli : alzan le grida Qj.ial mormorio di rapide correnti ,

270 vedi ,

275

a Gli Storici Irlan^efi pongo- no la morte di Cairbar ver- fo il fine del terzo fecolo . E(Ii dicono eh' egli fu uc- cifo in battaglia contro di Ofcar , ma niegano eh' ei moriffe per le fuc mani .

E Le-

Siccome non hanno altro fondamento che le tradi- zioni dei Bardi , la tradi- zione di Olfian deve eiìere per lo meno ugualmente probabile .

( e V )

E Lena intorno ìipercofib eccheggia . Fingallo ode il fragor, l'afta del padre

Prende , fui prato ei ci precede $ e parla 285 Parole di dolor: fento il rimbombo Della "battaglia , Ofcar è folo , Eroi Alzatevi, accorrete, e i brandi voftrì Unite al brando del guerrier . Sul prato Precipita anelante Offian , a nuoto 290

Pafla il Lena Fillan , Ferguflo accorre Con pie di vento. S'avanzò Fingallo Nella fua porta ; orribile a mirarli Del ilio feudo è la luce , e ben da lungi D' Erina ai figli sfolgorò fui ciglio. 2915

Ne tremarono i cor , videro accefo Del Re lo fdegno , e s'afpettar la morte. Primi giungemmo , e combattemmo i primi } D' Erina i duci refifter: ma quando Venne fonando il Re, qual cuor d' acciajo 300 Potea far fronte, .0 foftenerlo? Erina Lungo il Lena fuggio : morte l' incalza .

Ma

(C V I )

Ma noi frattanto fullo feudo inchino Ofcar vedemmo; rimirammo il fangue Sparfo d'intorno. Atro filenzio , e cupo 305 Cadde repente degli Eroi fui volto.. Ciafcun rivolfe ad altra parte il guardo, Cìafcuno pianfe . Il Re d* afeonder tenta Le lagrime forgenti ; ei fopra il figlio China la tefta , ed ai fofpir frammifte 310 Efccn le fue parole. Ofcar, cadérti , Cadérti , o forte , del tuo corfo in mezzo . Il cor de' vecchi ti palpita fopra , Che le future tue battaglie ei vede ; Vede le tue battaglie , ahi ! ma la morte 3 1 5 Dalla tua fama le recide , e fcevra . E quando in Selma abiterà più gioja , Qiiando avran fine le canzon del pianto? Cadono ad uno ad un tutti i miei figli ,. E l'ultimo de' fuoi farà Fingallo . 320

Dilegueraffi la mia fama antica , Fia fenz' amici la mia vecchia ctade .

Io

( C V I I )

10 federò come una grigia nube Nell'atrio mio, fenz' afpettar che torni

Colla vittoria un figlio. O Morven piangi ,, 325 Qfcar non forge più : piangete Eroi . E pianfero , o Fingallo: alle lor alme Era caro il guerriero ; egli appariva , E fvaniano i nemici , e pofeia in pace Tornava afperfo. di letizia il volto. 330

Padre non fu che dopo lui piagnette

11 caro figlio in giovinezza eftinto , E non fratello i! fuo fratel d' amore . Caddero quelli fenza onòr di pianto , Perch'era baffo il fior d'ogni guerriero. 335 Urla Brano al fuo pie , lifcialo , e geme

L' ofeuro Lua a , eh' egli condotti fpeflb Seco gli avea contro i cervetti in caccia . Quando d'intorno i fuoi dolenti amici.

Ofcar

9 Cani di Fingal . Brano era tore gli da le fteffe pro- tanto celebre per la fua ve- prietà , che Virgilio a. locità , che il Poeta in un' Cammilla . Opera veduta dal Tradnt-

(CVI I 1 )

Ofcar fi vide, il fuo candido petto .340

S' alzò con un fofpiro : i mefti accenti ,

Di fs' egli allor , de' miei guerrieri antichi,

L'urlar de' cani, l' improvvife note

Della canzon del pianto > hanno invilita

L'alma d' Ofcar, l'anima mia, che prima 345

Non conofeea fiacchezza , e fomigUava

All' acciar del mio brando . Offìan , t' accoda ,

Portami alli miei colli ; alza le pietre

Della mia fama ; nel!' angufto albergo

Del mio ripofo il mio corno del cervo 350

Riponi , e ia mia fpada : un '1 torrente

Potrebbe feco trafportar la terra

Della mia tomba . Il cacciatoi- fui prato

Difcoprirà l'acciaro, e dirà: quefra '

Fu la lpada d' Ofcarre . E tu cadérti 335

Figlio della mia fama ? Ofcar mio figlio ^

Non ti vedrò più mai? Quand'aita afcolta

Parlar de' figli fuoi , di te parola

Più non udrò? già fiede in fulle pietre

Del-

( C I X )

Delia tua tomba il mufeo : il vento intorno 5^0 Geme , e ti piange ; lenza te la pugna Combatterai , fenza te nel bofeo^ Le lievi damme infcguìranfi : almeno Guerrier dal campo, o dall' eftranie terre Ritornando dirà: vidi una tómba 9 395

Preffb il corrente mormorio del fonte , Ove alberga un guerrier , V uccifo in guerra Ofcar , primo fra' duci, al carro nato « Io forfè udrò le fue parole , e tofto Raggio di gioja avviverammi il core. 370 Scefa faria fulla triftezza noflra I0 La buja notte , ed il mattin riforte* Neil' ombra del dolore : i nofìri duci rimarti faricn , come nel Lena Fredde rupi ftillanti , e la battaglia 375.

Avrian polla in obblio , il Re la doglia Non difeacciava, e non alzava alfine La fua voce poflfente : i duci allora Come feoffi dal fonno alzar la tefta.

E fino

( e X ) E fino a quando ftarenì noi gemendo, 380

Difs' ei , fui Lena ? e fino a quando Ullinà Si bagnerà del noftro pianto!" i forti Non torneran perciò, nella fua forza Ofcar non forgerà : cadere un giorno Deve ogni prode , ed a' fuoi colli ignoto 385 Reftar per fempre . Ove fon' ora , o duci * I Padri noftri, Ove gli antichi Eroi? Tutti già tramontar, ficcome {ielle Che brillaro , e non fono; or fol s' afcolta Delle lor lodi il fuon : ma fur famofi 3 9 o Nei loro giorni , e dei pattati tempi Furo il terror . paflferem noi tutti , Guerrier , nel noftro dì: fiam forti adunque Finché e* è dato, e dietro noi lafciamci La noftra fama, come il Sole addietro 395 Lafcia gli ultimi raggi , allor che cela In Occidente la vermiglia fronte . Vattene, Ullino, mio Cantore antico, Prendi la regia nave , Ofcar in Selma

Èli.

(CXI)

Riporta, e fa che fopra lui di Morvcn 400 Piangan le figlie : noi ftarèmo intanto A pugnar fopra il Lena , e a far vendetta Dell'evinto Cormano . I giorni miei Van dechinando : la fiacchezza io fento Del braccio mio ; dalle cerulee nubi 40 5

Già per accorre il lor canuto figlio Pieganfi i Padri miei : verrò , Tremmorré s , Tremmòrre , verrò , ma pria eh' io parta S'inalzerà della mia gloria un raggio. Ebber già fuo principio , avran pur fine 4 1 o Nella fama i miei giorni , e la mia vita Fia torrente di luce ai futuri . Ullin fpiegò le vele : il vento fcefe Dal Mezzogiorno faltellon full' onde Ver le mura di Selma ; io mi reftai 415

Nella mia doglia , e non s' udì mia voce . Cento Guerrieri di Cairba eftinto ll Erfer la tomba, ma non s'alzan canti Al fero duce ■> fanguinofa , ofeura

Era

( C X I I )

Era l'alma di lui. Cormano in mente 420. Scavaci, e chi lodar potea Cairba?

Scefe la notte ; s' inalzò la luce

Di cento quercie : il Re fotto una pianta

Po fi. y e preffo lui fedeva il duce

D'Età, d'Ufnorre la canuta forza. 42$

Stava Aitano a nel mezzo ; ei raccontocci Di Cormano la morte : Aitano , il figlio Di Conacar , di Cucullin 1' amico In Temora ventofa egli abitava

, Col buon Corman, quando il figliuol di Semo 430 Prefe a pugnar col nobile Torlafto . Trifta fu la fua (toria , e a lui fui ciglio- La lagrima forgea . Giallo era in Dora b Il Sol cadente : già pendea fui piano c

La

a Althan . Era quefti il prin- razione cHll giorno della

cipal Gantore ci' Arto Re battaglia tra Gticullino e

d'Irlanda. Torladi , nel tempo che

y Monte nelle vicinanze di Cormac flava in Temerà

Temora . Dcira fignifica il attendendo la faufta nuova

lato felvofo d' una montagna . delia vittoria di CltClllli-

s Aitano comincia la fua nar- no. *

( C X I I I )

La grigia notte ; di Temora i bofchì 4 f 5

Givano tremolando agi' incottami

Buffi del vento. In Occidente alfine

Si raccolfe una nube , a cui fea coda

Stella vermiglia. Io mi reftai foletto

Nel bofeo , e vidi grandeggiar Steli1 aria 440

Una nera ombra: dall' un colle all'altro

Si fìendeano i fuoi parli , aveva a lato

Tenebrofo lo feudo : io ravvifai

Di Semo il figlio; la triftezza io vidi

Del volto fuo, ma quei pafsò veloce 445

Via nel &10 nembo , e lafciò bujo intorno .

Rattrifìoflì il mio fpirto ; inver la fala

M'avviai delle conche; ardean più faci,

Ed i cento Cantor toccavan l'arpe.

Stava nel mezzo ilbelCorman, vezzofo12 450

Come la fcintillante mattutina

Stella , che fui balzo d' Oriente

S'allegra, e feote di rugiada afperfi

1 giovinetti fuoi tremuli raggi

Tom. IL H Pen-

( C X I V )

Pendeva a lato del fanciullo il brando 455 D'Arto; godeafi di trattarlo , e flava Lieto mirando il luccicar dell' elfe » Ei di mudarlo s'attentò tre volte, TL tre volte mancò: gialla fui tergo Sventolava la chioma, e dell' etade -460

Sulle fue guancie roflfeggiavà il fiore Morbido e frefeo : io pianfi in fu quel faggio Di giovinezza a tramontar vicino. Altan , difs'ei con un forrifo , dimmi,

Vedeftù'l padre mio? greve è la fpada 465 Del Re ; per certo il braccio fuo fu forte . Oh fofs' io come lui , quando in battaglia Sorgeva il fuo furor* che unito anch'io A Cucullino, di Cantela a al figlio Ito incontro farei. Ma che? verranno 470 Anche i miei giorni , Altan , verrà quel tempo , Che fia forte il mio braccio : hai tu novelle

Del

* Cean - teola capo di famiglia .

( C X V )

Del figliuolo di Semo? egli dovrebbe

Tornar colla fua fama ; ei quefta notte

Promife di tornare; i miei Cantori 47$

L' attendono coi canti , e fparfa intornò

EA la mia fetta. Io l'afcoltai tacendo,

E già m'incominciavan per le guanciè

A trafeorrer le lagrime ; io le afeofi

Sotto il canuto crin . Ma il Re s' accorfe 48 ò

Della mia doglia: oimè , difs'ei, che véggio ?

Figlio di Conacàr ^ caduto è forfè

Il Re di Tura? e perchè mai di furto

Efcono i tuoi fofpiri? e perchè tergi

Dagli occhi il pianto? ci vien forfè incontro 48$

L' alto Torlafto , o 1* abborrito fuono

Dell' ofeuro Cairba? Ei viene, ei viene:

Veggo il tuo lutto : il Re di Tura è fpento v

Ed io non fpingerommi entro la zuffa ?

Edio? ... ma che? de' padri miei non poffo 490

Impugnar l'armi. Ah! il mio braccio aveflfe

Di Cucuilin la forza , al mio cofpetto

H 2 Fug-

( C X V t )

Fuggirebbe Cairba, e de' miei padri Riibrgeria la fama, e i fatti antichi. Ei dine , e prefe in man 1' arco di taflb ; 49 5; Sui vivid' occhi gli fcintilla il pianto. Doglia intorno' s' ammuta j i Cantor pendono; Sulle lor arpe , i venticelli toccano Le corde, e n'efee mormorio di doglio,. S'ode da lungi lamentevol voce, 500

Qual d'uomo afflitto. Carilo era quelli, Cantore antico , che veniane a noi Dall' ofeuro Slimora ; egli la morte Di Cucullin narrocci , e i fuoi gran fatti. Sparfi, difs'egli, alla fua tomba intorno joj Stavano i fuoi feguaci ; a terra fteiè Giacciono l'armi loro, e la battaglia Avean porta in obblio, poiché '1 rimbombo Del fuo feudo cefsò. Ma chi fon quefti, Diffe il foave Carilo , ehi fono j i.qJ

Quefti , che come lievi agili cervi Volano al campo? a rigogliofe piante

Sì,

< C X V I I )

Simili nell'altezza, hanno le guanciè Morbide, rubiconde-, e sfavillando Balzan per gli occhi fuor le intrepid' alme, 515 E chi mai fon , fuorché d' Ufnorre i figli ; I Prenci d'Età, generati al cario? Tutti s' alzar del Re di Tura i duci , Come vigor di mezzo fpento foco , Se d' improvvifo dal deferto il vento 320

Rapido vien full© -fifehianti penne-. Suona lo feudo: nel-P amabil Nato Gli Eroi credere veder riforto L' e Minto C-ucullin j tal girava egli •1 fcintillanti fguardi , e tal movea 525

Sulla pianura : la battaglia ferve Pretto il Lego , preval di Nato il brando , O Re d'Erina, e lo vedrai ben torto Nelle tue fale . Oh potefs' io vederlo , . Carilo , in quello punto ! allor foggi un 530 La di Corman rinovellata gioja . Ma trillo io fon per Cucullin , gioconda

H 3 Era

( C XVIII)

Era al mio orecchia la fua voce, fpefTo Movemmo in Dora i noftri, pani a caccia Delle brune, cervette: ei favellava 535-,

Dei valorofi, ei mi narrava i fatti. De' padri miei ; fiamma di gloria intanto M'ardea nel cor: ma fiedi alla mia fefta , Carilo, io fpeflb la tua voce intefi..

Deh tu di Cucullino, e di quel forte 54.0» Generofo ftranier canta le lodi ...

Pi tutti i raggi d'Oriente adorno

Sorfe in Temora il novo .. Tratino. Figlio del vecchio Gelama. «• fen venne Dentro la fala. O Re d' Erina, ei diffe , 545; Vidi una nube nel deferto : nube Da lungi ella parea,, ma poi feopriffi D'uomini un nembo: innanzi a lor s'avanza: Uom baldanzofo, gli fvolazza al vento La rofTa chioma , al raggio d' Oriente 550.

Splen-

ì Geal - Ihama > Uome di candide mani .

(C X I X )

Splende lo feudo , ha in man la lancia . E bene , Temora chiamatelo alla fella y DifTe il buon Re d' Erina . E' la mìa fala La magion dei flranierij o generofo Di Gelama figliuol : fia forfè quelli 555

Il duce d'Età, che fen vien nel fuono' Della fua fama.. Addio, flranier poffente , » Se' tu l'amico di Corman? che veggio ì Carilo , ofeuro , ed inamabil parmi , E. trae l'acciaro:, or dì, Cantore antico, 560 Quello è. il figlio d'Ufnor? d'Ufnorre il figlio Non è quello, o Corman, ma '1 Prence d' Ata . Fero Cairba dall'atroce fguardo, Còsi armato perchè? non far che s'alzi Il brando tuo contro un garzone. E do ve 565 Frettolofo ten corri? Ei pafla muto Nella fua ofeuritade , e al giovinetto La delira afferra ; il bel Corman previde La morte fua ; gli arde il furor negli occhi . Scollati o d'Ata tenebrofo ducei 57°

H 4 Nato

e C X X )

Naro s' avanza ; Baldanzofo , e forte Sei nelle fale di Corman , perch' ora Ex debole il fuo braccio . Entra nel fianco La cruda fpada al giovinetto j ci cade nelle, fale de' fuoi padri ; è fparfa 57 5

La bella chioma nella polve , intorno Fuma il fuo fangue-. O del magnanim' Arto Caro figlio, difs' io, cadetti adunque Nelle tue fale , e non ti fu dapprefib Di Cucullin lo feudo, e non la lancia 583 Del padre tuo ? Trifle le rupi , e i bofehi Son'or d'Erina, perchè Ilefo a terra E^ del popolo il duce . O benedetta L' anima tua , Corman ! Corman gentile ! Così tu dunque alle fperanze noftre 585

Rapito folti del tuo corfo a mezzo? Del fier Cairba giunfero all' orecchio Le mie parole ; in tenebrofo fpeco Ei ci racchiuie a : raa d' alzar la fpada

Su

* Cioè lui , e Carilo .

( C X X 1 ) Su i Cantor non osò, benché il fuofpirto x3 590 Nero forte , e fanguigno . Ivi tre giorni Stemmo languendo ; il nobile Catmorre Giunfe nel quarto: udì dalla caverna La noftra voce, ed a Cairba volfe L' occhio del fuo difdegno . O Prence d' Ara 595 Fino a quando, difs'ei, vorrai tu ancora Rendermi afflitto ? a maflb del deferto Raflbmiglia il tuo cor: fofchi e di morte Son fempre i tuoi penfier : ma pur fratello Sei di Catmorre, ed ei combatter deve 600 Le tue battaglie : non però lo fpirto E' di Catmorre all' alma tua limile , Fiacca mano di guerra . I tuoi misfatti La luce del mio cor rendono ofeura. Per tua cagion non canteranno i Vati ^05 Della mia fama: elìi diran , Catmorre Fu valorolò , ma pugnar loftenne Per l' ofeuro Cairba , e taciturni Sul mio fepolcro palTeran , intorno

S' inai-

( C X X I I )

S'inalzerà delle mie lodi il fileno. tfio

Orsù Cairba , dai lor ceppi fciogli I due Cantori; noi fai, fon quelli Figli de' tempi antichi , e la lor voce Farà fentirfi. ai fecoli futuri , Quando fpenti faran d'Erina i Regi.. . di 5 Ufcimmo alle fue voci, e lui mirammo Nella, fua forza ; ei fomigliava appunto La giovinezza, tua, Fingallo invitto, Qiiando la lancia primamente alzaftì. Sembrava il volto fuo la lifeia ,, e piana 620 Faccia del chiaro Sol , nube- alcuna Vedeafi. errar fulle. ferene ciglia.. Pur in Ullina co' fuoi mille ei venne Di Cairba in foccorfo , e. di Cairba Ei viene adeffo a vendicar la morte, Ó25 Re di Morven felvofa.. E ben, eh' ei venga,. DifTe. P alto Fingallo ; amo un nemico Come Catmorre; la fua delira è forte, Magnanimo il fuo cor, le fue battaglie

Splen-

( e x x i i r >

Splendori di fama;, ma la. picciol'alma 630 Sembra baffo vapor , che a paludofo Lago fovrafta , e, di poggiar fui colli Non. s' attenta, giammai , che di fcontrarfi Teme coi venti .. Entro burroni , e grotte Alberga, e feocca. fuor dardo di morte. 635

XHhór ,, dei duci d' Età. al carro nati

La. fama udirti : i garzon noftri , amico ,

Son nella gloria a' padri noftri uguali .

Piagnano giovinetti, e giovinetti,

Cadon pugnando: ma noi fiara già gravi 640

Dal pefo dell' etade; ah! non, lafciamci

Cader , come tarlate , e vacillanti

Quercie , che il vento occultamente, atterra

Mirale il cacciator colà riveriè

Giacer fopra il rufcello , e dice, oh vedi 645

Come cadéro ! e via pafla fìfchiando ..

Su- di Morven, Cantori, alzate il canto Della letizia , onde nei noftri fpirti Dolce s'infonda del paffete òbblio*

Le

CO X X I V )

Le rofte ftelle rifguardando ftannoci, $$6

E chete chete verfo il mar dechinano : Sorgerà tofto il mattutino r-aggio , E di Gorman da lungi ai noft-ri fguardi Difcoprirà i nemici . Odi Fallano , Prendi l'afta del Re, vattene al cupo Ì5J Fianco di Mora; attentamente eflferva Di Fingallo i nemici : offerva il corlb Del nobile Catmorre. Odo da lungi Alto fragor , che raflbmiglia a fcrollo Di rupe che precipita: tu picchia óóo

Ad or ad or lo feudo, onde il nemico Non s'avanzi nell'ombre, e di Morven Ceffi la fama . O figli.uol mio , comincio Ad eflfer folo, e la mia gloria antica Mirar cadente , e a lei forviver temo » 66 5 Alzoffi il canto : il Re fopra lo feudo Si posò di Tremmór . Sopra le ciglia Scefegli il fonno, e ne'fuoi fogni alzarfi Le fue future bellicofe imprefe»

Dor-

( C X X V )

Dormegli Intorno l'ofte fua; Fillano 6yo

Sta fpiando il nemico, ei volge i pafft Verfo il colle lontano , e tratto tratto S'afcolta il tuono del percoflb feudo.

OS-

'( C X X V I )

OSSERVAZIONI.

j. S~\ Sfian fa fpefiò ufo , come Omero , degli Epìteti \^/ perpetui, ma egli non fuole imitarlo nell' ap- plicarli a rovefeio , come accade più d' una volta al Poeta Greco. Pure in quello luogo egli fi dimen- ticò della fua (olita aggiuiìatezza . L' aggiunto di nato al carro non fi convien molto ad un usurpatore qual era Cairbar. *

2. Neil' Originale fi legge : ma chi uà) le mìe voci? Io mi fono attenuto al fenlò, che il Traduttore In- glefe da a quelle parole in una fua Annotazione. L' orgoglio di Malthos è piccato dall' orgoglio anco- ra più grande di Foldarh . Malthos avrebbe fatta la flefla propofizione di Foldath, ma trovandofi pre* venuto, fi rillringe a rimproverarlo, ed affetta un' aria di moderazione coi folo fine d' elTergli almeno compagno. v

3. L' interpofizione d' Idalla, e '1 principio del fuo di^ fcórfo ha qualche foroiglianza con quello di Nellore nel lib. 1. dell' Iliade. *

4. Cairbar s' approfitta dell' afienza del fratello per ef- fettuare i fuoi malvagi difegni: peivchè il nobile fpi- rito di Catmor non avrebbe permeffo che fi violai- fero le leggi dell' ofpitalita , per le quali egli era tanto famofoi II carattere dei due fratelli forma un' eccellente contrailo. La nobiltà di Catmor pone in tutto il fuo lume la baflezza dell' animo di Cairbar.

5. Parmi di ravvifar in quelle parole un leggiero far- cafmo. Non è credibile che Cairbar lodi finceramen- te il fratello : egli darebbe la fentenza contro di sé.

«'( C X X V I X )

La virtù ai gran fcellerati fembra debolezza e man- canza d'animo. Cairbar lungi dal vergognarli della fua malvagità ne compiace, e Ja porta pubblica- mente in trionfo. * •6. V ofpitalità era un carattere di que' tempi . Al- cuni la efercitavano per oltentazione , altri per adat- tarli a un coftume, che trovavano inabilito dai lor maggiori. Quel che rende Angolare e fo.fe unica la generofità di Ca'tmor ■, fi è la fua ripugnanza alla lode. I Signori del fuo feguito accoglievano i fore- ftieri, ed egli fi ritirava in un bofeo per evitar gli elogj, e i ringraziamenti de' fuoi ofpiti. La genero- fità di Catmor va ben innanzi di quella di Affilo, rammemorata nel 6. dell' Iliade v. 12. Abitava anch' effo preffo la ftrada per accoglier i viandanti : ma Omero non ofa dire che il buon uomo affifo in fondo della fua menfa non avefle gufiate le lodi dategli da quelli che godeano il frutto della fua ofpitalità.

7. Somigliante per 1' oggetto e per le maniere è la comparazione d'Omero nel 4. dell'Iliade, v. 442. *

fl'g à* or h aìytctXta ecc.

8. Come è toccante queft' Apoitrofe improvvifa, e co- me ben collocata ! Ma Offian ha sfiorata un poco la fua bellezza avendola di già adattata a qualche al- tro luogo meno intereflànte di quello, al quale uni- camente dovea rifefbarfi . Una faggia diitribuzione delle proprie ricchezze non è meno neceiTaria ad un Poeta, che ad un padre di famiglia. *

<?. Quello fentimento fembra precifamente copiato da

Omero nel 6. dell' Iliade, v. 86. * IO. Ka't vv x' òSvpotxivoio-iv tJu feioa ii\ioio . II. 23. V.

154. * li. Ettore non avea certamente fatta maggior ofFefa ad

Achille uccidendo Patroclo coi legittimi modi di

guer-

( C X X V I I I )

guerra, di quella che abbia fatto Cairbar ad Oflìari avendo macchiata la menfa ofpitale col fangue di Tuo figlio Ofcar. Pure qual differènza! Non fblo Offian Fingal non inferocifeono contro il corpo di Cairbar , come Achille contro quello di Ettore, ma in mezzo al loro dolore non fi abbandonano col- le parole ad alcun trafporto difdicevole alla loro ma- gnanimità. La fola pe:;a di Cairbar è quella di la- rdarlo fenza l'onore del canto, fepolto nell' obblio,. come perfona indegna d' aver mai avuto efiftenza . La delicatezza di Oflian va ancor più avanti . Ei vuol giuftifkarfi del fuo fìlenzio intorno a Cairbar» e n' adduce per ragione non già la morte di Ofcar, ma quella di Cormac. V uccifione di Ofcar era in Cairbar un delitto privato; quella di Cormac era una fceleraggine pubblica, e di maggior confluen- za. Olfian fa tacer le voci della natura e dell' in- terefle perfonale innanzi all' interefle generale della focietà . Si può afpettar dalla virtù maggior finezza di quefta? *

12. Qualisy ubi Oceani perfufus Lucifer unda ecc. En, 8. v. 589. Ma la pittura di quefto fanciullo , e i fuoi difeorfi pieni della più amabile innocenza fono fuperiori ad ogni comparazione. *

13. Convien dire che le perfone dei Cantori foflero molto facre , poiché colui che un momento prima aveva aflaflìnato il fuo Sovrano, fi fa fcrupolo di iìender la mano fopra di loro.

A*

( C X X I X )

avvertimento del Traduttore htglefe .

LA morte Ofcar figlio di Oflìan è riferita di- verfamente in uno dei frammenti di Poefia anti- ca dati alla luce due anni fa. Quantunque il Tra- duttore ben fapelTe qual fu la più probabile tradi- zione intorno la morte di quell1 Eroe, pure egli fi farebbe indotto mal volentieri a rigettar un Poema , il quale non è veramente di Oflìan, ha contut- tociò moltiflìma fomiglianza col fuo itile, e con le maniere concife ed energiche di quei Poeta. Una co- pia più corretta di quel Poemetto , che giunfe alle mani delTraduttore gli fece feoprir Y errore, prodotto dalla fomiglianza dei nomi. L' Ofcar di cui fi celebra la morte non è il figlio di Oflìan, ma un' altro Of- car figlio di Caruth . Oflìan, o forfè il fuo imitatore , che affume la perfona d' Oflìan medefiino, apre il Poe- ma con un lamento fopra il vero fuo figlio Ofcar, e poi con facile tranfizione patta a raccontar la morte dell' altro Ofcar figlio di Caruth, il quale par che nel carattere ugualmente che nel nome fi raflbmigli al fi- glio di Oflìan . Benché il Traduttore creda d' aver fon- date ragioni di non attribuir ad Oflìan quello Poemet- to, pure ficcome ciò non è interamente certo, così crede che non farà difearo ai Lettori di trovarlo qui fotto.

OS-

( C X X X ) OSCAR, £ DERMINO.

» * » »

j[ Iglio cf Alpin, perchè f amara fonte Schiudi del mio dolor? perchè mi chiedi Come cadde Ofcar mio ? perpetuo pianto M ac cieca gli occhi , e la memoria acerba Riflette fopra il core i raggi fuoi* 5 Come pofs io narrar la trifea morte Del duce delle fchiere ? O de guerrieri Ofcar mio condottiero , Ofcar mio figlio , Non potrò rivederti? egli cadeo Come Luna in tempera , 0 come il Sole 1 o A me%zp il corfo fuo, quando dall' onde S al%an le nubi, e ofeurità di nembo Le rupi d Ara ] annida involve^ e copre. Ed io miferO) ed io folingo e muto

Vom-

( C X X X I )

Vammi fi-ruggendo ycome in Morven fittole i <J Antica quercia: procellofio turbo Scoffe ^ ? fierpò tutti i miei rami^ ed ora Tremo del Nord alle gelate penne. "Condotti er <lei guerrieri , Oficar mio figlio , Non ti vedrò più mai ? Ma che ? non e ad de ^ 20 Figlio cf Àlpin^ t Eroe ^ come in campo erba- "Sema far danno : fiul fiuo brando flette De prodi il fi angue ^ e con la morte accanto Bi paleggio tra le orgogli ofie fichi ere ,

Ben Oficar tu^ tu figlio di Carnute ^ 25 Cadefii umile: de nemici alcuno Non provò la tua deftra , e la tua lancia \Tinfie , e macchiolla delf amico il fietngue .

Eran Dermino^e Oficar duo torpide un 'alma ,a Èffii mictean la pugna. Erane forte 30 I 2 Co-

* L' Originale : Ofcar e Dtrmid erano ttno\, *

( C X X X I I )

Come il lor h\> ido l amijlade , e in mex^r Marciava di tur duo la morte in campo* y Piombava?* ei /opra il nemico, appunto Qual duo gran majjt dalf Arveme cime\\ Rovinoji Ji fvelgono ; tingea ?-

I brandi lor. de forti ti f angue, e l oJ\\ Sventa foltanto in afcoltame il nome. Chi era, fuorché Ofcar, pari a Dermi no \\ E chi, juorchè fermino, ad Ofcar part E(fi uccifero Dargo-, il forte Dargo a M Che timor non conobbe» Era fua figlia Bella come il mattin, placida , e dolce Come raggio notturno. Erano gli ocebi \ Due rugiadofe felle j ultane il fiuto Siccome venti cel di Primavera, 4*

E le mammelle fomtgltavan neve

Sce- \

* Guerriero Britanno , diverta Ai cui Ti fa menzione nelPof1

da un' altro Dargo Scozz.cfe metto dopo il Tegnente . *')

( C X X X I 1 I )

vfcefa di frefeo, che m candidi fiocchi ""Va roteando , e a fior d acqua galleggia. La videro i guerner, t amaro , e in e [fa 1 Avean chiodati i cor j ciafeun f amava 50 l' [Quanto Ut fama fua ; ciafeuno or dea "Del defio d ottenerla , 0 di morire. Ma /' anima di quella era confitta 'Solo in Ofcarre, Of carré è 7 giovinetto Dell amor fuo ; del padre il f angue fpar fa 55 Scorda i e la man che lo trafijje adora.

Ofcar , diffe Dermino , io amo , io amf Quefla Donzello , ma 7 fuo cor, lo veggo Pende ver te , nulla a Dermin più refta . Su trafiggimi , Ofcar , porgi foce or fo 60 \Qon la tua fpada, amico, ai mali miei.

Figlio di Diaran , come ? che dici ? Non fio giammai che di Dermino il fangue I 3 Mac-

(CXXXIV)

Macchj il mio ferro . Oimè\ qual altro dunque. Fuorché tu jol, di trapalarmi è degnai 6* Amico , ah non lafciar che la mia vita Sen pajfi fen%a onor * non lafciar c/j altr, CU Ofcar m uccida y alla mia tomba illufìn Mandami , e rendi il mio morir famofo .

E ben f nuda tacciar , Dermino 5 adopra jc La tua poj]an%a : oh cadefs io pur teco. E di tua man morifft! ambo pugnaro Dietro la rupe , fui Brano ; il fangm Tt afe f onda corrente , e fi rapprefe Sulle mufeofe pietre: il gran Dermino 7< Cadde , e alla morte nel cader farri *

Figlio di Diaranj cadefìi adunque Per la mano d Ofcar ? Dermin , che in guerra Non cedejìi giammai , ueggoti adcfjo In tal gufa cader? Rapido ei parte\ 8c

E al-

( C X X X V )

E alla donzella del fuo amor ritorna. Ei toma, ma ben tojìo ella s accorfe Della fua doglia: o figlio di Carnute. A che quel bujo ? e qual trijìexja adombra La tua grand alma? Iofuifamofo un tempo 8 5 Diffe^per t arco ; or la mia fama è f penta . Preffb il rio della rupe ; ad una pianta Del polente Gormir che uccifi in guerra Staffi appefo lo feudo. Io tutto giorno Faticai vanamente^ e mai con ì arco A forarlo non giunfi . Or 'via , difs ella , Trovar vogf io t efperien%a^ e t arte Della figlia di Dargo: a fioccar t arco Fu la mia man per tempo avve-T^a, e 7 padre Nella defìrexja mia prendea diletto. 95 Ella ne va; dietro lo feudo ei ponfij Vola la freccia , e gli trapaffa il petto. I 4 Oh

(CXXXVI)

Oh benedetta quella man di neve»] E benedetto quelt arco di taffbj Cara , fuorché la tua , qual altra dejìra i oo uccidermi era degna? or tu, mia bella , Sotterrami , e a Dermin ripommi accanto» Ofcar, diffe la bella , ho f alma in petto Del forte Dargo y con piacere aneti io Poffo incontrar la morte , e con un colpo 105 Dar fine al mio dolor: pafsò col ferro Il bianco fen, tremò , cadde , morto 4

Preffo il rufcello della rupe or pojìe Son le lor tombe , e le ricopre t ombra Inugual cf una pianta : ivi f oliente no Sopra le verdi lor terrene tombe Vanno pafeendo i figli della rupe, Quando il meriggio più fiammeggia, e ferve, E Jìa fienaio fu i vicini colli.

LA

LA BATTAGLIA

DI LORA,

( C X X X I X ) LA BATTAGLIA

DI L O R A.

Arg omento»

"1* A Storia di quefto Poema fomiglia molto a quei* la che fu ti fondamento dell* Iliade . Fingal ri- tornando dal? Irlanda y dopo averne /cacciato Svara- vo , diede un convito a tutti i fuoi guerrieri : ma fi dimenticò d? invitarci Ma-ronnan ed Aldo , due de* fuoi Capitani , che non P avevano accompagnato m quella fpedixjone . Ejji in vendetta di ciò andarono ai fervigj di Eragon , Re di Sora , paefe della Scan- dinavia , nemico dichiarato di Fingal . Il valore Aldo gli acquiflò ben tqfìo grandijjlma riputazione in Sora , e la bella Lorma y moglie di Eragon , ne invaghì . Trovarono ejji il me^o di fuggtrfaie , e vennero a Fingal , che abitava in Selma , Julia cofla Occidentale . Eragon fece »»' invafione nella Sco-

C C X L )

%ia , e reflò uccifo da Gaulo , dopo d' aver ricufarx la pace offertagli da Finga! . Nelia flejfa guerra Aldo reflò anch' egli uccifo in duello da Eragon fuo rivale , e /' infelice Lorma ne morì poi di dolore ,

Queflo Poemetto è compiuto , fi fa per tradi- zione , che fi a flato introdotto come Epifodio in alcu~ na delle grandi Opere di Ojfìan. Il fuo titolo net? originale è Duan a Chuldich , cioè il Poema del Culdeo , per effere indirizzato ad uno dei primi Mif- fionarj Crijìiani , chiamati Cui dei ^ cioè perfone fe- paratc, dal loro ritirato genere di vita.

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LA

(CXL/, LA BATTAGLIA

D I

O R A.

j XX. Bitator della romita cella , *

Figlio di fuol remoto , afcolto io forfè Del tuo bofchetto il fuono? oppure è quefìa La voce de' tuoi canti? alto il torrente Mi fremea nell' orecchio , e pure intefi Una nova armonia . Lodi gli Eroi Della tua terra , oppur gli aerei fpirti ? *

O della rupe abitator folingo

Vol-

* Oflìan dirige la parola ad uno dei primi Criftiani fta- biliti in Ifcozia . Di loro così il Bucanano nel lib. 4. e. 46. Multi ex Brittonibus C/jrijliani , fxvitiam Diocle- titni timente? ad cor confuge- rant ; e quibus complures , dottrina & vita intsgritate clari in Scotta fubfiirerunt , vìtamque folitariam tanta faniìitatis opinione apud om- tics vixerurtt , ut vita fun-

ilorum cella in tempi» cont- mutarentur : ex eoque con' fuetudo manfìt apud pofleros , ut prifei Scoti tempia Cellas vocent . Hoc gcnus Monacòo- rum Culdeos appellabant . * h I canti del Culdeo faranno i falmi , e gì' inni religioni in lode dei Santi del Cri- ftianefimo . 11 Poeta rap- portando tutto alle fue idee, li chiama Spiriti del vento .

{ C X L I I )

Volgi lo fguardo a quella piaggia. Cinta Tu la vedrai di verdeggianti tombe io

Sparfe di fìbilante arida erbetta , Con alte pietre di mufeofe cime . Tu le vedi , o ftranier ; ma gli occhi miei Da gran tempo sfalliro. Un rio dal maflb Piomba, e con l'onde fue ferpeggia intorno 15 A una verde collina . In fu la cima Quattro mufeofe pietre alzanfi in mezzo Dell' erba inaridita . Ivi due piante Curve per la tempefta i rami ombrofi Spargono intorno: il tuo foggiorno è quefto , 20 Quefta , Eragon , * la tua riftretta cafa . Molto è che in Sora alcun più non rimembra Il fuon delle tue conche , e del tuo feudo La luce s' ofeurò . Sir delle navi , Dominator della lontana Sora, 25

AI-

« Eragon , ovvero Ferg-thonn fian a quefto Re : poiché

fìgnifica il furore dell' onde . egli vien conofeiuto fotto

Quefto è probabilmente un il nome di Anniro . nome poetico dato da Of-

(CXLIII)

Alto Éragon, come fu i noftri monti Cadeftu mai? come atterroflì il prode? a

Dimmi, cultor della romita cella,

Dimmi, nel canto hai tu diletto? afcolta

La battaglia di Lora *. E molto tempo 30

Che '1 fuo fragor pafsò . Tal mugge il tuono

Sul monte , e più non è : ritorna il Sole

Co' fuoi taciti raggi , e della rupe

La verde cima al fuo fplendor forride.

Lieti dalle rotanti onde d' Ullina 3 5

Noi tornavamo k ; s' arreftar le navi

Nella baja di Cona. Ornai difciolte

Dagli alberi pendean le bianche vele ,

E gian fremendo i tempeftofi venti

Tra le Morvenie klve: il corno fuonafì 40

Della caccia regale; i cervi fuggono

Dai loro faffi , i noftri dardi volano,

E la feria del colle allegra fpargefi .

Su

a Quefta deve efTer una terra b Dopo aver liberata l' Irlan- in Morven , così detta dal da dall' invafione di Sva- riarne di auefto nome . rano .

(CXLIV)

Su i noftri fcogli P efultanza noftra

Larga fpandeafi, che ciafcun membrava 45

Il tremendo Svaran fconfitto e vinto.

Come non fo , due de' guerrieri noftri Al convito obbliammo. Ira e difpetto Ne' lor petti avvampò : fegretamente Girano intorno fiammeggianti fguardi -% 50

Sofpirano fremendo : eflì fur vifti Favellar di nafcofo, e le lor afte Gettare al fuol; parean due nubi ofcure Dentro il feren della letizia noftra : Oppur di nebbia due colonne acquofè 5 5

Sovra il placido mar : fplendono al Sole , Ma P -accorto nocchier teme tempefta .

Su fu , diffe Maronte , a alzate in fretta Le mie candide vele , alzinfi ai venti Dell' Occidente: andianne , Aldo , per mezzo 6q L' onda del Nord fpumofa. Al fuo convito Fingal ci obblia , ma rofleggiar nel fangue

I

* Ma-ronnan . ;

( C X L V }

I brandi noftri . Or via , lafciaroo i colli Dell'ingrato Fingallo, e al Re di Sora Andianne ad offerir le noftre lpade . 65

Truce è V afpctto fuo ; guerra s' abbuja Alla fua lancia intorno : andiamo , amico , Nelle guerre di Sora a cercar fama .

5pade e feudi impugnaro , e di Lamarre

Alla baja n'andar: giunfer di Sora 70

AlPorgogliofo Re, Sir dei deftrieri. *

Ei tornava da caccia , avea la lancia

Roffa di fangue , torvo il volto e chino ,

E fifehiava per via 3 . Fefìofo accolfe

I due forti ftranieri. Effi pugnare 75

Nelle fue guerre, ebber vittoria e fama.

Alle di Sora maeftofe mura

Aldo tornò carco d' onor . Dal? alto Delle fue torri a rifguardarlo ftava La fpofa d'Eragon, Lorma dagli occhi 80

Tom, IL K Dol-

* La Danimarca a cui prò- paefe di Sora , è celebre babilniente apparteneva il per li fuoi cavalli. *

(CXLV'I)

Dolce-tremanti. D' Ocean fui vento Vola la nera chioma , e fale , e fcende Il bianco fen , qual tenerella neve Nella piaggia colà , quando fi defta Placido venticello , e nella luce 8 5

Soavemente la fofpinge e move . Ella vide il garzon , fimile a raggio Di fol cadente: fofpirò di furto Il fuo tenero cor; ftille d'amore Le coprono i begli occhi, e '1 bianco braccio 90 Facea colonna al languidetto vifo . Tre fi flette nella fala , e '1 duolo Di letizia coprì : fuggì nel quarto Sul mar rotante con V amato Eroe . Venner di Cona alle mufcofe fale 95

A Fingal Re dell'afte. Alzoffi il Sire , E parlò difdegnofo: O cor d'orgoglio, Dovrà dunque Fingal farfi tuo fchermo Contro il furor del Re di Sora offefo? E chi nelle fue fale al popol mio 100

Da-

( C X L V I I )

Darà ricetto? o chiamerallo a parte Della raenfa ofpital ? poi eh' Aldo audace , Aldo di piccioP alma , osò di Sora La Regina rapir : va , deftra imbelle , 4 Vattene accolli tuoi, nelle tue grotte 10=5

Statti nafeofo. Meda fìa la pugna Che per l'audacia tua pugnar dovrafiì Contro il turbato Re di Sora. Oh fpirto Del nobile Tremmorre , e quando mai Cefìferò dalle pugne ? io nacqui 6 In mezzo 1 1 o Delle battaglie , e gir denno alla tomba Per fentiero di fangue i pam" miei » Ma la mia man non isfregiò flefia Con V ingiuria d' altrui , fopra i fiacchi La mia fpada difeefe . O Morven , Morven , 115 Veggo le tue temperie , e i venti irati Che le mie fale crolleran dal fondo , Quando, i miei figli in guerra fpenti , alcuno K 2 Non

* Cornai padre di Fingal fu no fteflo in cui nacque xiccifo jn battaglia nel gior- Fbgal .

( C X L V I I I )

Non rimarrà che più foggerai in Selma». Verranno i fiacchi allor , ma la mia romba t za Piìi non ravviferan: ftarà nel canto Vivo il mio nome, ed i miei fatti antichi Fieno un fogno di gloria ai futuri ..

Freno Eragonte il popolo di Sora=

D'intorno s'affollò» com& d'intorno izp

All'atro fpirto della notte L nembi Corronfi ad affollar, quand'ei li chiama; Palle Morvenie cime , e s' apparecchia. A rovelciarli fulPeftranie terre.. Giunge di Cona in fu.la piaggia , e manda 130 A Fingalio un Cantor , che la battaglia: Chieda, o la terra di: felvofi colli.

Stava Finga! nella fua fala aflifo ,

Cinto all'intorno dai compagni antichi Della fua giovinezza: i garzon prodi %%f

Eran ben lungi nel deferto a caccia » Stavan parlando quei canuti duci, Delle lor prime giovanili imprefe,

E dei»

(CXLIX)

E della fcorla etade -, alior che gitinlè * Narmorrè > il ducè dell' ondofo Loia . * 34© Tempo quello non è di fatti anticlii , Il duce incominciò: Ila follia fpiaggià Minacciofo Eragònte} è diecimila Lancie 'follie va , orrido in vifta , e fembra Fra notturne meteore infetta Luna-. 14^

taglia dell'amor mio, dirle Fingallo,, Efci dalle tue falè , efci o Bofmina-, f Verginella di Selma-, e ru Narmorre Prendi i deftrief dello ftraniero » , e legni •La figlia di Fingallo. Il Re di Sor a i^e

Ella col dolce favellare inviti Al mio convito in Selma-, Offrigli •, o figlia , La pace degli Eroi e, con le riccriezze Del nobil Aldo: i giovani fon lungi-, 5

K 3 E nel-

Scorrerie nella provincia Romana .

a Neart-mor , gran fotte» \

i Lora , romoreggiante .

t Bof-mhinà , Morbida e tener» e Cioè , una pace Onorata e

mano . EU' era la più gio- vine delle figlie di Finga! . rfCioè , i cavalli prefi dai Ca- ledonj nelle loro frequenti

nobile 3 qual fi conviene ad Eroi , non vile ed eftorta dal timore . *

(C L)

E nelle noftret mari trema 1' etade . 155

(5 Giunfe Bolmina d' Eragon tra l'otte,

Qual raggio che fi fcontra in foiche nubi. Splendeale nella deftra un dardo d' oro , Nella finiftra avea lucida conca, Segno di pace. Al fuo colpetto innanzi i6q Rifplendette Eragon , come rifplende Rupe , d' improvvifo il Sol l' inveite Co' raggi fuoi , che fuor fcappan da nube Spezzata in due da romorofi venti . O Regnator della lontana Soia , 16$

Difle Bofmina con dolce roffore ;

Vieni alla regia feda entro l'ombrofe Mura di Selma, e d'accettar ti piaccia

La pace degli Eroi . Pofar fui fianco

Laici a , o guerrier , la tcmebrofa fpada. 170

O defire di regal ricchezza

Forfè ti punge il core , odi le voci 7 Del nobil Aldo. Ad Eragonte egli offre

Cento forti deftrier, figli del freno,

Cen-

(GLI)

Cento donzelle di lontane terre, 175

Cento falcon di veleggiami penne ,

Che fan le nubi trapalar col volo.

Tue pur faran cento cinture , acconcie »

A cinger donne di ricolmo feno,

Cinture favorevoli ed amiche 180

Ai parti degli Eroi , riftoro ai figli

Della fatica. Dieci conche avrai *

Tutte {iellate di raggianti gemme,

Che fplenderan di Sora entro la reggia,

Meraviglia a veder: tremola l'onda 185

Su quelle ftelle , e -fi rimbalza , e fembra

Vin che fprizzi e fcintilli : effe allegraro

Nelle dorate fale i Re del mondo .

K 4 Que-

a In moke famiglie nel Nord ftiche ', e le cerimonie ufa-

della Scozia fi confervaro- te nel cingerle intorno la

no quali fino ai giorni no- donna erano accompagna*

ftri delle cinture confecra- te da parole e da gefli ,

te . Si legavano quefte in- che indicavano d1 aver 1' o-

torno alle donne partorieu- rigine dai Druidi . ti , e fi credeva che alleg- b Quefte conche doveano elfer

gerkfero i dolori , ed age- vafi preziofi e far parte del

volalTero il parto . Erano bottino fatto dai Caledonj

imprelfe di molte figure mi- nella Bretagna .

(OLII)

Quelle fien tue, o della bella fpofa, Che Lorma girerà gli occhi lucenti 8 190

Nelle tue Tale ; ancor eh' Aldo fia caro All'eccello Fingal , Fingal che alcuno Mai non offefe , e pur gagliardo ha '1 braccio . Dolce voce di Cona , il Re foggiunfe ,

Torna a Fingal , di eh1 egli appretta indarno 195 Il convico per me : s' egli vuol pace , Cedami le lue fpoglie , e pieghi il capo Sotto la mia pofFanza . Ei de' fuoi padri Diami le fpade , ed i fuoi feudi antichi : Onde nelle mie fale i figli miei 200

Pofìfan vederle , e dir , cjuefte fon l' armi Del gran Fingal. Non lo fperar, riprefe Della donzella il graziofo orgoglio , 9 Non lo fperar giammai : ftan le noflr' armi In man di forti Eroi, che nelle pugne 205

Che fia ceder non fanno. O Re di Sora Su i noftri monti la tempefta mugge , Non l'odi tu? del popol tuo la morte

Non

( C L I I 1 )

Non prevedi vicina, audace figlio Della lontana terra ? Elia fen Venne 210

Alle tale di Selma . OiferVa il padre , 11 fuo dimefìTo fguardo : alzafi tofio Nel fuo vigor , crolla i canuti crini ; Velie 1' usbergo di Tremmorre , e '1 fofeo "Scudo de' padri fuoi. Selma d'intorno 215

S'intenebrò quand' ei ftefe alla lancia La poderoia man, l'ombre di mille Ivano errando , e prevedean la morte D' armate fchiere . Una terribil gioja Sparfefi in volto de' canuti Eroi. ^20

Efcono tutti impetuofi , ardenti Di. feontrar il nemico , e i lor penfieri Nella memoria dei pafTati tempi , E nella fama della tomba ftanno . Ma in quefto ipazio gli anelanti veltri 225

Alla toruba di Tratalo da lungi Veggonfi a comparir . Fingal conobbe Ch' eran prefib i guerrieri , ed arreftolfi

A mez-

( C L I V )

A mezzo il corfo fuo . Fra tutti il primo Apparve Ofcar, pofeia di Morni il figlio , 230 E la fìirpe di Nemo : il torvo afpetto Moftrò Fergufto, il nero crine al vento Spargea Dermino : Oflìan chiudea la fchiera Canterellando le canzoni antiche . La mia lancia reggeva i pam miei 235

Lungo i faflfofi rivi , e i miei penfieri Eran coi valorofi . Il Re percofTe Il ferreo feudo, e die l'orribil fegno Della battaglia : mille fpade a un punto Trafìferfi, e sfavillar; del canto i figli 240. Sciolfer la meda armoniofa voce . Folti ed ofeuri con fonanti pafiì Noi ci avanzammo : fpaventofa lilla ! Come di nembi tempeftofa riga , Che fi rovefeia full' arsgufta valle. 245

Stettefi il Re fopra il fuo colle : al vento Vola il Raggio Solar della battaglia. Stanno pireflfo l'Eroe con le fenili

Chio-

( C L V )

Chiome natanti gì1 indurati all' armi Della fua gioventù fidi compagni. 250

L' Eroe di gioja sfolgorò negli occhi , Mirando in guerra i figli tuoi , lucenti Nel lampeggiar dei loro blandi , e pieni Della memoria dell'avite imprefe .

Ma s'avanza Eragon nella fua forza 255

Impetuofo, fremente qual mugghio Di tempefta vernai. Cade la pugna Nel corlo fuo ; ftagli la morte a lato .

Chi vien , difle Fingal , come di Cona

Rapido cavriol? balza nel corfo 260

Lo feudo , e me fio è di fue armi il fuono . Con Eragon s' affronta : il duro feontro Stiamo a mirar ; fembra conflitto d' ombre

In ofeura tempefta . Ohimè , tu cadi ,

Figlio del colle; già di fangue è fparfo 265 Il tuo candido petto. O Lorma piangi, Piangi infelice: il tuo bell'Aldo è fpento. Rattfiftoffene il Re; l'afta poffente

Im-

(CLVI)

Impugna j ei fifa ia fui nemico i fgtfardi Morte-fpiranti , e contro lui... MaGjjulo 270 Eragonte incontrò. L' orribil tuffa Chi può ridir? l'alto flranier cadeo . ì0

Figli di Cona , il Re gridò , fermate

La man di morte . Era pólfente in guerra Colui ch'ora è baffo, e moho inSora 273!! Pianto farà . Verranno alla fua reggia Stranieri figli , e in rimirarla muta Meraviglia n'avrah. Straniero, ei cadde) E della fua magion eefsò la gioja. Volgiti ai bofclii fuox j forfè errando 2 8d Vaifene 1' ombra fua , ma in Mòrven lungi Giace l' Eroe fotto ftraniera fpadà .

Così parlò Fingal , quando i Cantori Incominciaro la canzon di pace * Le follevate fpade a mezzo il colpo 2S5

Noi fofpendemmo , e rifparmiom il fangue Del debole nemico 11 . In quella tomba Collòcom Eragonte , ed io difciolfi

u

( C L V I I )

La voce del dolo**. Scek fui campo

La buia notte: del guerrier fu vifta 290

Errar 1' ombra d' intorno : avea la fronte

Torbida , nebulofa , e un fofpir rotto

Stava fui labbro . O benedetta , io dilli ,

L' alma tua, Re di Sora I2 : era il tuo braccio

! Forte, e la fpada fpaventofa in guerra. 295

Ma nella fala del beli' Aldo intanto 'Lorma fedeafi d' una quercia al lume. Scende la notte > Aldo non torna , è meìlo Il cor di Lorma , O cacciator di Cona , Che ti frattien ? pur di tornar giurarli. 300 Fu lungi il cervetto ? oppure il vento

! Ti freme intorno ili i deferti piani? Sono in fuolo ftranier : che più mi refta Fuorch' Aldo mio? vien da' tuoi colli , o caro, Vientene a Lorma tua . Gli occhi alla porta 305 Volti le danno : al fufurrar del vento Tende l' orecchio ; il calpeftio lo crede Del fuo diletto , e le fi fparge ini volto

Su-

C C L V I I I )

Subita gioja ; ma ritorna tolto Sul volto il duol , come vapor Cottile Sulla candida Luna . Amor mio dolce , torni ancor? voglio veder la faccia Della rupe, e dell'onde. In Oriente Splende la Luna, placido Torride 11 fen del lago 5 e quando i cani fuoi 3 i Vedrò tornarne dalla caccia? e quando Udrò da lungi a me volar fui vento La voce fua ? vien da' tuoi colli, o caro, A Lorma tua che ti fofpira e chiama . Dicea , ma del guerrier la lottile ombra M

Sulla rupe apparì , come un acquofo Raggio Lunar , che tra due nubi fpunta Quand' è fui campo la notturna pioggia . Ella dolente quella vuota forma Lungo il prato "feguì , poiché s'accorfe 31 Ch'era fpento il fuo caro. Io ne fentii Le amare ftrida , che ver noi con effa Più e più s' accollavano , fimili

AI

( C L I X )

ÀI niello Tuono di querula auretta

Quando fofpira fu la grotta erbefa . 330

Venne , trovò 1' Eroe . Più non s' intefe La di lei voce : gira muta il guardo , Pallida errando come a' rai di Luna Un* acquofa colonna erra fui lago. Pochi furo i fuoi dì, lagrimofa, egra 335 S'abbafsò nella tomba. A' fuoi Cantori Fingallo impofe d' innalzare il canto Sulla morte di Lorma , e lei di Morven J3 Pianfer le figlie in ciafeun' anno un giorno Quando riedon d'Autunno i venti ofeuri. 340

"Figlio d'eftrnnia terra, e tu foggiorni Nel campo della fama . Or via , difciogli Tu pure il canto tuo, le lodi inalza Degli fpenti guerrieri , onde al tuo canto Volino intorno a te l'ombre feftofe ; 345

E lo fpirito amabile di Lorma Sopra un vago Lunar tremulo raggio

Scen-

« Il Poeta fi rivolge di nuovo al CulcUo . *

(CLX)

Scenda ne' dolci tuoi cheti ripofi Quando nell' antro tuo guarda la Luna . Allor tu la vedrai vezzofa e cara 350

Venirne a te, non che in fu la guancia Stalle tuttor la lagrima araorofa.

OS.

(C1XI)

OSSERVAZIONI,

i. QArebbe fiata ad un tempo femma ventura per Of- •3 fiaa, e vantaggio non indifferente per la Poefia, ch'egli il quale conofceva la fantità de'Culdei, avelie aperti gli occhi alla luce del CrifHanefimo. Non v'è cofa ch'abbia maggior influenza nella poefia della re- ligione ; ed egli farebbe un punto molto intercffante ed inftruttivo dell'arte Poetica di efaminare quali van- taggi e quali pregiudizi debbano riluttar a queir.' arte dalla divertita delle religioni. Benché tutte le fette del Paganefimo foffero lontane dalla verità, tutte però non erano lontane ugualmente dalla convenevolezza e dal- la ragione. Secondo che quelle più o meno vi s' acco- davano, il mirabile della Poefia dovea riufcirne pro- porzionatamente o convenevole o affurdo, non effendo quello cofiituito non dall'influenza delle divinità principali o iubalterne nelle cofe umane. L'affurdità della religione dei Greci fi trasfufe nei Poemi d'Omero. Giove ben degno degli fcherni di Luciano , Marte furiofo , Giunone riffofa e caparbia, Pallade Dea di tutt' altro che della fapienza, con tutto il reflante di quel- la corte celere che gareggiava di difetti e di fìrava- ganze, covevanoagire in confeguenza della lor natura. Non fono arrivate fino a noi le poefie degli Egizj ; ma le divinità del bue Api, dei coccodrilli, dei cani, delle cicogne, e fino dei porri e delle cipolle doveàno farvi una flgur? diltinta e produrre un mirabile affatto particolare. La religione non ha minore infuenza fu i caratteri degli Eroi Poetici. Gli Dei, qualunque fia- Tom. IL L no ,

( C L X I I )

no, debbono prefentar il modello della perfezione". Se quefti fono viziofi , come faranno, perfetti gli uomini ? il farli tali farebbe un difonorar la divinità. Le verità del Criftianefimo avrebbero aperte ad Oflìan le fonti d'un fublime e d'un mirabile propriamente divino, ed in quefta religione avrebbe ravvifato il modello di quel- la perfetta morale, ch'egli fapeva ifpirare lenza rico- nofeerne l'autore. Ma le Oflìan non potè dar alla fua Poefia quefta foprannaturale fublimità, egli almeno non l'infettò con le ffravaganze degli altri poeti del Gt-ntilefìmo, e cela diede così pura e così perfetta, quanto ella potea produrli coi femplici lumi della na- tura : e letTerlì egli foflenuto con tanta forza in tante diverfe opere, fenza i foli ti puntelli dell' Epopea, è forfè l'ultimo sforzo del Genio veramente Poetico. *

2, Inclyti , Ifrael, fuper montes tucs interferii [unt . Quo- modo ceciderunt fortesì Lib. 2. dei Re e. 1. v. 25.

3, Quelli tratti fono degni dei Caratteri di Teofrafto . feorge nell'andatura e nel fìfchio di coitui un'orgo- gliofa negligenza. La verità, l'energia, e la precifio- ne, fono tre qualità perpetue delle pitture di Oflìan . *

4, Fingal fa un fimile rimprovero a Conan nel Canto 6. dei Poema Epico chiamandolo guerriero dalf igncbil brac~ ciò. Pure in quel luogo in quello non fi trat- ta del valore , ma folo delle qualità dell' animo ; e di più Aldo era molto lontano dal meritar il rimpro- vero di debolezza. Sembra che Oflìan voglia con ciò infinuare che il vero valore non deve mai andar dif- gìunto dalla giulìizia e dalla generofìtS, e che quello che ne abufa è indegno del nome di valojofo. Un' altra cofa è degna d' olfervazione in quello eccellente difeorfo : Aldo s' era ribellato da Fingal andando ai fervigi ; del fuo nemico. Fingal colla fua folita gran- dezza d'animo non folo non lo rimprovera di ciò; ma

non

(CLXIII)

non ne fa pure alcun cenno. Egli fi dimentica TofTefa propria e non fente non quella dell'onore e della giustizia. *

5. Quefte parole non efprimono che un riflefìb incidente e fecondano. Vedremo ben tolto quelti vecchi nel- le cui mani tremava l'età follerò capaci di laiciarli fo- prafTar dal timore . La vera ragione che determina Finga! ad offrir la pace, fi è la rettitudine del fuo ani- mo, per cui egli ben conofceva doverli ad Eragonte una foddisfazione dell'ingiuria che Aldo gli avea fatta . Il colante carattere di Fingal non ammette altra fpiega- zione. *

6. Non poteva fceglierfi perfonaggio più conveniente per una tale ambafciata, dipingerli con più gentilezza. La comparazione che fegue è uno di quei tratti che ballano a caratterizzar un Genio . *

7. Regna .in quello di fcorfo una gentilezza, una preci- fione, e una dignità ammirabile. Ex da offervarfi che Fingal per bocca di Bofmina non offre ad Eragonte che atti generofi d' ofpitalita e T offerta del rifarcirnen- to è polla tutta in bocca di Aldo. Con quella finezza fi ferve perfettamente alla giuftizia, fenza pregiudicar al decoro.. La defcrizione dei doni offerti da Bofmina può paragonare' con quella dei prefenti efibiti da Aga- mennone per placar l'animo d'Achille nel 9. delT Iliad. v. 260. *

8. Ev probabile che quefta propofizione non foffe molto guffata da Aldo. Ma Fingal era molto diverfo da quel vecchio rimbambito di Priamo il quale per condifcen- dere alla paffione di fuo figlio Pàride, foffre non folo di foftener un ingiuftizia, ma di rovinar il fuo flato piuttolto che acconfentire di render Elena. A quefto propofito Omero chiama Priamo, conigliere uguale agli Deiy ed aggiunge ch'egli penf ava fenfat amente .

L 2 --- ©io-

( C 1 X I V )

„• m - - Qiófr; fj.i<gti$ ùru\x;TOg . Ocr cftv tvfpovtcov txyop\;<jUTO .

Iliad. 7. v. 36Ó. * e?. Bofmina il rammenta d'etter figlia di Fingal. * io. Non fi feorge in quelle Poefie che Fingal uccidere particolarmente alcuno. Il Poeta credette a ragione che gli atti di generofita meritaifero molto più d'ef- fe* da lui rilevati, ed onoraflcro- maggiormente il no- me del Padre, di tutti gli Eroici macelli, di cui Colo par che fi compiacciano molti Poeti. Del redo le mor- ti di quefti due guerrieri fono convenienti ai loro ca- ratteri. Aldo foffre la pena della fua perfidia, Era- gonte della fua arroganza. L' offe ufo re muore per ma- no dell' orTefo: iL Re orgogliofo per quella d'un giovi- ne pien di. baldanza: cola che dovei. rendergli ancor più fenfibile la fua caduta. * 11. Tutti 1 Giurifti che non vollero facrifkar l'umanità: all'adulazione, convengono che i dritti della guerra non fi ficndono più oltre di quel che fia precifamente necefùrio, e che quando il nemico fi arrende, o non- £ più in calo di nuocere, un folo omicidio di più è tanto condannabile come fotte commetto a fangae freddo in piena pace. Ma quefii faeri principi furono fempre poco accoltati, e fpezialmente in fecoli nei quaii la fortezza del corpo, anzi la ferocia, tenea luo- go di qualunque virtù: non pur le leggi, ma la na- tura tace fra l'armi. Non è dunque cofa che dee for— prendere e toccare in fommo grado, il trovar talimaf- iìme ed elempj di moderazione e d'umanità appretto un Poeta d'una nazione prettbchè felvaggia, e (giran- te furor militare, che non conoiceva altra gloria che quella della guerra? Veggafi ora appretto Omero ilrirn- provero d'Agamennone a Menelao, e i fuoi crudeli fentimenti nel 6. dell'Iliade, v. 55., oladura rifpofta

d'Achil-

( C L X V }

d'Achille a IHcacrae nel2i.v. 99. o quell'altra atrociffì- ma ad Ettore nel 23. v. 345. e poi giudichi quale di quelli due Poeti debba interdirci maggiormente. *

12. Benedetto piuttoflo il nobile Ipiriro di Offian che fa non (òlo elTer grullo, madiferetoe indulgente verfo gli ftefli nemici . L' Ab. Batheux lodando Omero per non aver ranprefentati caratteri odiofi, (lode che 'a molti non kmbrerà abbafìanza fondata) aggiunge che l'odio era un fentimcnto igneto al cere d Omero . Quella non è gran meraviglia per un' uomo indifferente, al quale i fatti del fuo Poema non s'appartengono per nulla. Maraviglia bensì grandiff.ma è quella che Offian atto- re e poeta nel tempo lieffo che aveva Icmmo intereffe nelle azioni ch'egli deferive, non fi iafei mai fcappare un folo tratto che abbia la minima ombra di livore o d' animofìtà pedonale. U càio era un fentimento ignoto al cuore d Offian : quella è una verità ben più. certa, e T elogio ha tutta la fua forza. *

13. Exinde mos increbnit in Ifrael , & ccvfuetudo fervuta ejl , ut pojl anni circulum convemant in unum flia Ifrael & plangant filiam Jephte GalaaàitA àiebus quatucr . Lib. de Giud. e. n. v. 39.

CAL-

C A L T O

E

COLAMA.

( C L X I X )

CALTO E COLAMA.

ARGOMENTO.

J[\| El paefe dei Britanni comprefo tra le mura- glie , viveano ai tempi di Fingal due Capì , Dun- talmo Signore di Tenta , che fi fuppone ejfere U Tweed , e Ratmor che abitava prejfo al Cluta , che fi fa ejfere il fiume Clyde . Ratmor era altret- tanto famofo per la fua generofità ed ofpitalitd j quanto Duntalmo era infame per la fua crudeltà ed ambizio- ne . Duntalmo o per invidia o per qualche privata conte fa che fujfijlejfe tra le famiglie , uccife Ratmor ad un convito : ma ejfendofi poi moffo a compajfione , egli educò in cafa propria i due figli di Ratmor , Cal- thon e Colmar . Quefii fatti adulti fi lafciarono impru- dentemente fcappar di bocca che aveano difegno di ven- dicar la morte del padre . Perlochè Duntalmo gV im- prigionò in due caverne fulle rive del Teuta , con

pen-

( C L X X )

penjicro dy uccìderli privatamente . Colmai , la figlia di Duntalmo , invaghita di Caltbon , lo trajfe di pri- gione , favori la fua fuga , e fuggì feco lui trave» Jlita da guerriero . Ricorfero a Fingal , ed implora- rono da lui foccorfo contro Duntalmo , Fingal man- dò OJfian con trecento de* fuoi a liberar Colmar . Ma Duntalmo li prevenne , e lo trucidò . Pofcia •venne a battaglia con OJfian , ma ne refiò ucci/o , e la fua armata fu interamente disfatta da queW Eroe. Caltbon allora fi fposò con Colmai fua libe- ratrice . Ed OJfian ritornò a Morven trionfante . In tal guifa la traditone ci ha trafmeffia la Storia del feguente Poema , il quale è diretto ad imo ilei primi Mijfionarj Crifiiani .

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CAL-

( C L X X I ) CALTO, E COLAMA.

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OLCE è'1 fuon del tuo canto, o della rupe Solingo abitator , che a me fen viene Sopra il corrente mormorio del rivo Per la riftretta valle : alla tua voce 11 mio fpirto, o ftranier, s'avviva e delta. 5 Ecco la man ftendo alla lancia , come Nei di gioventù ; la mano io ftendo , Ma quella è fiacca , e '1 petto alza il fofpiro . , figlio della rupe , udir vuoi forfè D' Offian il canto ? Dei trafeorfi tempi 1 o

L'anima ho piena, e dentro il cor la gioja Della mia gioventù rinafeer fento. Così fi moftra in Occidente il Sole , Poiché dietro ad un nembo ei volfe i paffì Del fuo fplendor , le rugiadofe cime 15

! Al-

'( e l x x : i ;

Alzano i verdi colli, e via ferpeggia ìl ceruleo rufcel garrulo , e vivo . Efce l'antico Eroe fui ballon chino, E fplende ai raggio la canuta chioma .

Dimmi, ftraniero, in quella fala appefo -so

Non vedi tu uno feudo? eflb è'fegraat© Dai colpi della zuffa , è dell' acciaro La lucidezza rugginofa e folca . Duntalmo , il Sire dell' acquofo Teuta , Quello feudo portò , Duntaimo in guerra 2 5 Già portarlo folea , pria che per l'afta D' Offian cadefTe : o della rupe figlio , De' .pattati anni miei la ftoria afcolta-.

Reggea'l Cluta Ratmór : dei nielli e opprellì Era la fua magion rifugio, e porto. 30

Sempre le porte fue difehiufe , e fèmpre N' era in pronto la fella ; a lui venieno Dello ftraniero i figli , e benedetto Sia di Ratmorre il generofo fpirto , Giano efclamando ; fi feioglieano i canti , 3 5

Si

( e l x x i i r )

toccavano l'arpe, onde agli afflitti Raggio di gioja rifplendea fui volto . Venne il truce Duntalmo , ed avventofit Contro Ratmór , vrnfe il Signor del Cluta ^ Duntalmo ne fremè ; tornò di notte 40

Con le fue fquadre ; il gran Ratmór cadeo* In quelle fale ifteffe , ove ai ftranieri Si fpeffo egli apprettò conviti e feffe . Eran del buon Ratmorre al carro nato

Calto , e Co-lmarte giovinetti figli: 45

Arabo fpiranti faneiullefca gioja

Vennero al padre fuo ; videro il padre

Nel fangue immerfo, e fi ftempraro in pianto.

Al tenero fpettacolo ,. e pietofo

Duntalmo s' ammolli, feco alle torri 50

Gli conduffe d' Alteuta * ; entro la eafa

Creb-

* Al-teutha , o piuttofto Bai- Gallica : il che , ficcome teutlia , h Città del Tweed , ho già ollervato altre vol- (ìgnoreggiata da Diintal- te , è una prova che «pe- rno . E còfa notabile , che fìo era il linguaggio comu- ttttti i nomi di quello Poe- ne di tutta 1' Ilo la . ma derivano dalla lingua

( C L X X I V )

Crebber del lor nemico : in fua prefenza Piegavan 1' arco , e ufeian con elfo in guerra «

Ma dei lor avi le atterrate mura

Videro intanto, nelle patrie fale 55

Vider la fpina verdeggiar J ; di pianto Bagnanti occultamente , e fu i lor volti Siede triftezza : del lor duol s' accorfe Il fier Duntalmo , e s' ofeurò fieli' alma . Penfa di porgli a morte : in duo caverne 60 Rinchiufe i due garzon , fulle eccheggianti. Rive del Tenta , ove giammai non giunfe Raggio di Sole, o di notturna Luna. Stavano i figli di Ratmorre in cupa Notte fepolti , e prevedean la morte. 65

In fùo fegreto pianfene la figlia

Del fier Duntalmo , Colama a la bella Di brevi ciglia, e d1 azzurrino (guardo.

L'oc-

a Caol-mal , Donna hrevi lezza particolare, poiché il ciglia. Convien. dire che Poeta generalmente Fat- ai tempi d' Oiììan la pie- tribuifee a tutte le belle ciolezza delle ciglia fotfe deferitte ne* fàoi Poemi. confiderata come una bel-

( C L X X V )

Lv occhio fuo s' era volto afeofamente

Su Calto y e della fua foavitade 70

L' anima della vergine era piena .

Tremò pel fuo guerrier; ma che mai puote

Colama far.5 non era a innalzar 1' afta

Atto il fuo braccio , formato è '1 brando

Per quel tenero fianco; il fen di neve 75

Non forfè mai fotto V usbergo , e 1' occhio.

Era ttict* altro che terror d' Eroi .

Che puoi tu far pel tuo cadente duce

Colama bella? vacillanti, incerti

Sono i fuoì pam* , è fciolto il crine , e in mezzo 8 s

Delle lagrime fue feroce ha Ì guardo .

Va di notte alla fala a ; arma d' acciaro

Ly amabile fua forma , arnefe è quello

D1 un giovine guerrier , che nella prima

Di lue pugne cadette ; alla caverna 8 5

Vola di Calto , e lui da ceppi feioglie .

O for-

* Ove (oleario appenderti per trofeo l'arme di

ei vinti .

( C L X X V I )

O forgi, figlio di Ratmor, fu forgi, Biffe , buja è la notte ; al Re di Selma Tolto fuggiam , fon di Langalio il figlio , Che di tuo padre in la magion fi flava; 90 Il tenebrofo tuo foggiorno intefi , E mi fi feoffe il cor r Signor del Cluta Sorgi , forgi , fuggiam , la notte è nera - Donde ne vieni, o benedetta voce,

Calto rifpofe, dalle nubi forfè rjj

Fofco- rotanti? perchè fpeffo 1' ombre De' fuoi grand' avi nei notturni fogni Vengono a Cako-, dacché il Sol s' afeonde Alle mie luci, e tenebror mi cinge. O le' tu '1 figlio di Langal , quel duce 1 ce- che fui Cluta vid' io? ma deggio io dunque A Fàngallo fuggire , e qui fra' ceppi Lafciar Colmarti ? io fuqnironne a Selma Meutr' ci i'epolto in tenebre fen giace? No, figlio di Langal, dammi quell' afta, 105- O falverò il fratello, o morrò feco.

Mille

( C L X X V I I )

Mille Eroi , replicò , fanno a Colmane

Cerchio con V afte; e che può mai far Culto Contro un' ofte grande? al Re di Morven Fuggiamo immantinente : in tua difefa 1 1 o

Armato ei feenderà : ftefo è '1 fuo braccio Sugi' infelici , e gP innocenti opprefli Circonda il lampo dell' invitta fpada. Su figlio di Ratmór ; dilegueranno L' ombre notturne , i pan! tuoi nel campo 1 1 5 Dilcoprirà Duntalmo , e tu dovrai Cader nel fior di giovinezza eftinto.

Sofpirofo ei s' alzò ; pianfe lafciando

L' infelice Colmarte ; ei giunfe in Selma

Con la Donzella, e non fapea qual era. 120

Copre P elmetto 1' amorofa faccia ,

E forge il molle fen fotto 1' usbergo.

Tornò Fingallo dalla caccia , e feorfe

Gli amabili ftranieri entro la fala ,

Come due raggi d' improvvifa luce» 125

Intefe il Re la dolorofa iftoria ;

Tom. Il M Gli

( C L X X V ì I I )

Gli occhi intorno girò ; ben mille Eroi S' alzaro a un tempo, e domandar la guerra. Scefi dal monte con la lancia , e in petto Scorfemi tolto bellicofa gioja ; 130

Che in mezzo alle Tue fquadre, ad Oflìan volto Così '1 Re favellò : fu forgi , ei difìe , Figlio del mio valor; di Fingal 1' afta Prendi , e vanne di Teuta all' ampio fiume Di Colmarte in foccorfo . Il tuo ritorno 1 3 5 Fama preceda , qual foave auretta , Sicch' io P afcolti, e mi s' allegri il core Sul figlio mio, che de' grand' avi noftri Rinnovella la gloria . Oflìan , tempefta Fa che fii nel pugnar, ma poiché vinti 140 Sono i nemici , fii placido , e dolce ; Per quefta via crebbe il mio nome; o figlio, Somiglia il padre tuo. Quando gli alteri Vengono alle mie fale , io non li degno Pur d' uno fguardo ; ma il mio braccio è ftefo 145 Sugi' infelici , e lor copre con P ombra ,

E

( C L X X I 1' )

E la mia fpada ali* innocenza è fchermó . Tutto allegrarmi in afcoltar le voci Di Fingali© , e veftii 1' arme fonanti. Sorfemi al fianco Diarano * , e Dargo 2 J 50 Re delle lande : giovani trecento Seguirò i pafli miei : flavammi accanto Gli amabili ftrartieri . Udì Duntalmo Del noftro arrivo il fuon , tutta di Teuta La pofla ei radunò : 1' ofte nemica 155

S' arredò fopra un colle , e parean rupi Rotte dal tuon , quando sfrondate , e chine Reftan le piante inaridite , e '1 rivo Di fgorgar ceflfa da' concavi maffi . Scorreano a' piedi del nemico ofeuro 1 <$o

L' orgogliofe del Teuta onde fpumanti , Mandai Cantor, che la tenzon nel campo A Duntalmo offerire : eoli forrife

M

4 Figlio di Connal . La mor- fcrìttà nel Poema di Car-

te di queito Connal è de- ric-tura .

C C.LXXX).

L* ofte fua variabile aggiravafi i6f

Sul colle,, come nube allor che '1 vento* Il fofeo fen ne invefte , e alternamente A fprazzi, e fquarci la difperde, e volve»- Ecco apparir da mille ceppi avvinto

Lungo il Teuta Colmane: ha pieno il volto iy> D' amabile triftezza : ei fitto il guardo. Tien fugli amici fuoi , che In fuo foccorfo Stavamo armati in full' oppofra fponda. Venne Duntalmo, alzò la lancia, e '1 fianco All' Eroe trapafsò : nel proprio fangue i 7 5 Rotolò falla fpiaggia -r udimmo i fuoi Rotti lofpiri. In un balen» nell' onda Slanciato* Calto ; io m' avanzai con l'afta». Cadde di Teuta 1' orgogliofa flirpe Innanzi a noi ,. piombò la notte: in mezzo 180 D' annofo bofeo fi posò Duntalmo Sopra una roccia; ira e furor nel petto Contro Calto gli ardea : ma Calto immerfo Stava nel fuo dolor; piange Colmane,

Col-

X C L X X X I )

Colmarte uccifo in giovinezza , innanzi 1 8^5 Che forgefle il fiio nome . Io comandai Che s' inalzaflfe la Canzon del pianto Per confolar V addolorato duce,, Ma quei fedea lotto una pianta , e !' afta Spetto a terra gittava : a lui dappreffb 190 Il beir occhio di Colarna volgeafì Entro a fegreta lagrima natante ; Gh' ella vicina prevedea la morte O di DuRtalmo j o del guerrier del Cluta . Mezza notte varcò : ftavan fui campo 195

Bujo , e filervzio : ripofava il fonno Sulle ciglia ai guerrier ; calmata s'era L' alma di Calto ; avea focchiufi gli occhi , £d inlènfibilmente nell' orecchio Iva mancando il mormorio del Teuta . 200 Ecco pallida pallida , inoltrante 5 Le fue ferite , di Colmarte V ombra A lui venirne i ella chinò la tefta Verfo di Calto , e alzò la debol voce .

M 3 Dor-

C C L X X X I I )

Dorme tranquillo di Ratrnorre il figlio 205

Mentre fpento è '1 frarel ? pur Tempre affieme N'andammo a caccia, aflieme i fnelli cervi Sempre ufammo infeguir : non ti feordafti Del tuo fratel finché morte non ebbe Inaridito il fior della fua vita. 210

Pallido io giaccio fotto la rupe Di Lono : alzati , Calto , alzati , il giorno Vien co' fuoi raggi ; e '1 barbaro Duntalmo Strazio farà dell' infepolte membra «

Pafsò via nel fuo nembo: i fuoi veftigi 215

Ravvisò Calto: in- pie balza fremendo D'arme fonante. Colama infelice S' alza con eflfo ; per V ofeura notte Ella il diletto fuo guerrier feguia, La pefante afta traendofi dietro. ::c

Giunfc Calto fui Lono, il corpo vede Dell'evinto fratel; fofpira , avvampa Di dolor , di furor ; rapido ei fcagliafì In mezzo all'otte, gli aflfannofi gemiti

Del-

( C L X X X I I I )

Della morte follevanfi , s' affollano 225

I nemici , e 1' accerchiano , e lo ftringono

Di mille ceppi, ed a Duntalmo il traggono. Tutto il campo di gioja elulta ed ulula, E i colli intorno ripercofti eccheggiano . Scodimi a quel rimbombo: impugnai l'afta 230 Del padre; Diaran forfè, e di Dargo

II giovenil vigor ; cercafi il duce

Del Cluta, e non fi feorge ; i noftri fpirti Si rattriftaro ; io paventai la fuga Della mia fama, ed avvampò l'orgoglio 235 Del mio valor. Figli di Morven , diffi , Già così non pugnaro i padri noftri , Non pofavan fui campo elfi , fperfo Non aveano il nemico : erano in forza Aquile infaticabili del cielo; 240

Or fon nel canto i nomi lor : ma noi Già dechinando andiam ; la noftra fama Già comincia a partir : s' Olììan non. vince , E che dirà Fingallo ? all' arme , all' arme , M 4 Al-

{ C L X X X I V )

Alzatevi, o guerrier , feguìte il fuono 245 Del mio rapido corfo : Offian di fermo Non tornerà che vincitore in Selma . Sorle il mattino, e tremolò del Teuta Sopra l' onde cerulee : a me dinanzi Sofpirolà, affannofa, lagrimofa 250.

Colama venne ; del guerrier del Cluta Narrommi il cafo , e tre fiate l'afta Di man le cadde : l' ira mia fi volfe All'ignoto flranier, poiché per Calco Il cor nel petto mi tremava. O figlio 255 D'imbelle man, difs' io , combatton forfè Colle lagrime, di, del Teuta i duci? Pugna con duol non vincefi , alberga Molle fofpiro in anima di guerra . Vanne del Teuta fra i belanti armenti, 260 Fra i cervi del Carmon ; lafcia quell'arme Tu figlio del timor : nella battaglia Guerrier le veftirà . L' arme di doffo Stracciaile irato : il bianco feno apparve .

Ver.

( K L X X X V Ì

Vcrgognofetta ella chinò la faccia: "265

Io volfi gli occhi attorniti in fdenzio Ai duci miei , caddemi l' afta , ufcio Del mio petto il fofpir ; ma quando il nome Della donzella udii , lagrime in folla Mi fcorfero fui volto; io benedilli 270

Di Giovinezza quell' amabil raggio , Ed inalzai della battaglia il fegno* O figlio della rupe , a che narrarti

Ofiìan dovrà , come i guerrier del Teuta Cadder fui campo? Elfi fon' or fotterra , 275 Obblio li copre , e ne fvanir le tombe . Venne l' età colle temperie , e quelle Diftrufle in polve. Di Duntalmo appena Si ravvifa la tomba ; appena il luogo S'addita, ov'ei cadeo d' Oflìan per l'afta. 2 8e Qualche guerrier d'antica chioma, e d'occhi Già fpenti dall' età , di notte aflifo Prefib un'accefa quercia, a' figli fuoi I miei fatti rammenta , e la caduta

Dell'

(CLXXXVI)

Dell' ofcuro Duntalmo; i giovinetti 0 28 Piegano il capo alla fua voce , e brilla Nei loro fguardi meraviglia , e gioja . Ritrovai Calto ad una quercia avvinto. I Cuoi ceppi recifi , e diedi a lui La donzelletta dal candido feno. Eflì abitar fui Teuta ; Oflian co' fuoi Vittorioib al Re fece ritorno»

Kà-

3>

■ài

290

OS-

( C L X X X V I I )

OSSERVAZIONI.

Er.

T oYÌentut in domìbus ejus /pina, IL e. 34.

2. Dargo figlio di Collath è celebrato da Oflian in al- tri Poemi. Dicefì eh' egli fia flato uccifo alla cac- cia da una fiera. Suflifle ancora il lamento di Min- gala, amica, o fpafa di Dargo, fopra il di lui cor- po •■, ma io non faprei determinare fia veramente opera di Oflian, o di qualche altro Poeta. General- mente viene attribuito ad Oflian , ed è fcritto nel fuo ftile ; ma non mancano tradizioni le quali lo fpac- ciano per una imitazione di Oflian fatta da un più recente Cantore . Comunque fia, ficcome queflo la- mento ha qualche merito poetico , così 1' ho inferito qui fotto*

Già di Dargo lagrimofa

Vien la fpofa:

Dargo è fpento; ed ella il fa. Sull'Eroe ciafeun fofpira,

Ella il mira:

Infelice, e che farà? Qual mattutina nebbia

Anzi a Dargo fvania cor fofeo e vile :

Ma

( C L X X X V I 1 I )

Ma l'anima gentile Quali ad Orientai lucida Mia , Feafi all'apparir Tuo vivida e bella. Chi era tra i garzoni il piti vezzofo ?

Mingala, Dargo il tuo diletto fpofo. Chi tra i faggi fedea primo in configli© ?

Mingala, di Colante il nobil figlio. Toccava la 'tua man l'arpa tremante, Voce avei tu di venticello eftivo. O crude! fera ! o fventurà'ta amante I Piangete Eroi, Dargo di vita è privo. Smorta è la guancia frefea e rofTeggiantey Chiufo è quell'occhio vezzofo e vivo. O tu più bello che del Sole i rai , Perchè torto, oimè, lafciata m'hai? Era d' Adonfion bella la figlia Agli occhi degli Eroi, Ma fol Dargo era bello agli occhi fuoi» Mingala, ahi Mingala,

Sola, mifera, fenza fperanza, La notte s'avanza: Del tuo ripofo il letto

Bella

( C L X X X I X )

Bella dove farà?

Nella tomba colà del tuo diletto. Perchè t* affretti a chiudere

La cafa tenebrofa?

Ferma Cantore, attendila

L'addolorata fpofa. Già già manca la voce foave,

Già già l'occhio è languido e grave. Già '1 pie tremola e non può ftar ^ All'amato

Spofo a Iato

Va l'amabile a ripofar» Udii la feorfa notte

Di Larto nel maeftofo tetto-

Alte voci di gioja e lieti canti .

Ahi fventurati amanti!

Deferta è la magion , vedovo il letto*

Dolor v'alberga e tace :

Mingala in terra col fuo Dargo giace,

j. Molta fomiglian2a con quefìo luogo ha quello di Ome- ro nel 23. dell'Iliade al v. 65. ove l'ombra di Patro- clo comparifee ad Achille.

CO-

COLANTO

CUT O N A

( C X C I I I )

COLANTO E CUTONA;

ARGOMENTO.

f* Oìanto , o Conìatb y era il più giovine dei figli di Morni , e fratello del famofo Gaulo . Era egli innamorato di Cutona , figlia di Rumar , quan- do Tofcar , Signore Irlande/è , figlio di Chinfena , accompagnato da Fercuth , fuo amico , giunfe daW Irlanda a Mora y ove abitava Conlatb . Fu egli of- pkalmente ricevuto , e fecondo il cojlume di que1 tempi fefteggiò tre giorni in cafa di Conlatb . 5" imbarcò nel quarto , e cojìeggiando ly Ifola dell' onde , eli è probabilmente una deW Ebridi , vide Cu* tona di era alla caccia . Se ne invagbì , rapilla , e la condu (fé feco nella fua nave . Il tempo burra- feofo lo coflrinfe a dar fondo in un1 Ifola deferta , chiamata. Itona .. In quefìo frattempi Conlatb avver- tito del ratto fi mife a infeguirlo , e sy incontrò con luì , nel punto cby egli s* apparecchiava a far vela Tom. IL N per

( C X C I V )

per la cofla d' Irlanda . 5" azziiffarono ajfieme , est ambedue , injìeme coi loro feguaci rimafero morti fui campo . Cutona non fopravviffe lungo tempo , poiché il ter^o giorno morì dolore . Fingal effendo infor- mato dell' infelice lor morte , inviò Sformai , figliuolo di Mora» , per fepellirli , ma fi dimenticò nel tem- po ijiejjo di fpedire un Cantore , acciocché cantaffe

V "Elegìa funebre fulle lor tombe . Lungo tempo dopo

V ombra di Coniato apparve ad OJJian , per folle- citarlo a trafmettere alla pojìerità il nome di lui , e di Cutona , ejfendo opinion di que1 tempi , che /' a- nime de' morti non poi off ero ejfer felici , finche un Cantore non avea compojla la loro Elegia . Quefla è la Jloria compiuta trafmejfaci dalla Tradizione . Ojfian la riferifee in un modo affai tronco , e con un di f or dine artifizjofo . Il Poema è qua fi intera- mente "Drammatico , e pieno di novità , e d' entu-< Jìafmo .

CO-

( C X C V )

COLANTO E CUTONA

N,

on intefi una voce? o fuono è quello Dei che più non fon? fpeflfo alla mente La rimembranza dei paffati tempi Correr mi Tuoi , come all' occafo il Sole . Il rumor della caccia entro il mio fpirto Svegliali , e T afta col penììer follevo . No non m' inganno : odo una voce o figlio Della notte * -, chi fei ? dorme la bafla Stirpe mortai^ nelle mie fale è'1 filchio Di mezza notte : farà forfè quello Lo feudo di Fingal che ripercofìb Eccheggia al vento : nella fala ei pende

N 2 Dalle

* Cioè , o tu che vai di notte . feia peritando che a quell'

Il poeta s'immagina da pei- ora ciaicim dormiva, lo

ma che il fuono venga da crede il fifehio del vento . * una perfona vivente ! pò-

( C X C V I )

Dalle pareti , e di trattarlo gode V ombra del padre . Ah sì, ti Tentò,, amico, * Molto è. che lunge dagli orecchi miei i 5

Stette la voce tua : (opra il tuo nembo Qual ragion ti conduce , o generofo. Figlio di Morni? e dove fon gli amici De' tempi antichi? e dove Ofcarre , il figlio Della mia fama? ei folea ftarti apprendo 20

Quando forgea della battaglia il fuono,.

Ombra di Colanto,.

Dorme di Cona la foave voce

Nella fua fala romorofa? dorme

Oflìan tranquillo, e ftan gli amici intanto

Senza. Ponor dell' afpettata fama? 25

Volvefi il mar fopra P ofeura Itona , *

vede lo ftranier le noftre tombe»

E fino a quando dovrà ftar fepolta

E ino-

a Oflìait lo riconofee final- ima delle difabitate Ifole

mente per Coni irli . * Occidentali.

* I-thonn , /' lfola dd? onde ,

( C X C V I I )

E inonorata la memoria fiorirà, Cantor di Selma?

Ossian»

Oh potefs'io vederti jo Cogli occhi miei , mentre tu fiedi ofeuro Nella tua nube ! or di , fomigli , amico , Alla nebbia di Lano, oppure ad una Scolorita meteora? e di che fono Della tua vefte i lembi? e di che fatto 35 E' l'aereo tuo arco? egli partidi Nel nembo fuo , f.ccome ombra di nebbia » Scendi dalla parete , arpa foave Fa ch'io fenta il tuo fuon : forga la luce Della memoria, e disfavilli fopra 40

L'ofcura Itona , onde vedere io poffa Gli ertimi amici : ^cco gli amici io veggo Nella fofeo-cerulea Ifola ; io feorgo La caverna di Tona , ecco le piante Tremanti al vento, e le mufeofe rupi. 45

N 3 P'ef-

( C X C V I I I )

Preflb mormora un rio; pende Tofcarre Sopra il Tuo corfo; egli ha Fercuto accanto Meilo , e dell' amor Tuo fiede in difparte La vergine dolente , e piange , e geme . M'inganna il vento? o le lor voci afcolto 50 Veracemente ?

TOSCARRE.

* Tempeftofa notte, Notte atra: rotolavano le quereie Dalle montagne -r il mare infili dal fondo Rimeicolato dal vento mugghiava Terribilmente, e l'onde accavallandoli 55

Le noltre rupi rieopriano, il cielo Moftravaci la felce inaridita Col fuo frequente balenar: Fercuto Vidi lo Ipirto della notte b > ei flava

Mu- ti Oflìan ha già deferitta Ja feia va riandando collo fpi»

Scena dell' azione . Ora s' rito la faa avventura amo-.

introduce Tofcar a rirkt- rofa » *

tere fopra la tempefta che b Uno di quei Spiriti che prò»

cominciava a celiare . Po- ducevano le tempefte .

C C X C 1 X )

Muto fopra la fpiaggia ; io ne diilinfi 60

Le lagrime; ei fembrava uom d'anni grave ì E carco di penfier.

Fercuto.

Tofcarre , al certo Quelli è tuo padre: ah ch'ei nella fua ftirpe Qualche morte prevede ; in tale afpetto Già , mi rimembra , ei vederli in Cromia 6 5 Pria che cadefle il gran Mornante a. Ullina , Ullina , o quanto graziofi e cari Sono i tuoi monti, e le tue valli erbofè. Sopra gli azzurri tuoi rufcelli fiede Grato lìlenzio, e ne' tuoi campi è il Sole. 70 Soavixlìmo in Selama b a. fentiriì E' il fuon dell' arpa , amabili e gioconde In Cromia fon del cacciator le grida.

N 4 Noi

* Ma-ronnan , fratello di To- b Quefta non è quella Sela-

fcar . Il Traduttore polfe- ma , eh' era 1' abitazione

de un Poema intoruo la di Dartula . Vedi V Annot.

morte ftraordinaria diqueir al v. 81. di quel Poema. Ere e .

(C C)

Noi nell'ofcura Itona or da temperie Siamo accerchiati , il bianco capo inalza 7 5 L'onda fu i noftri maflì > e ftiam tremando In negra notte involti.

Tosca rré.

Ove n'è ito* Fercuto antico, il tuo guerriero ipirto? Pur io fovente intrepido ti fcorfi Entro i perigli; in mezzo alle battaglie 80 Vidi i tuoi fguardi sfavillar di gioja . Ove n'è ito il tuo guerriero fpirto? Sempre furo animofi ì noftri padri . Va , guarda il mar che già cade e fi fpiana , Già cefTa il foffio tempeftofo , P onde 8 5

Tremolando diguazzanti, e del vento Sembrano paventar : ma guarda il mare Che già già s' abbonaccia : ecco il mattino , Che fulle rupi albeggia : in breve il Sole Rifguarderà dall'Oriente in tutta 90

Delia

(CCI)

Della fua luce l' orgogliofa pompa. Partendo da Colanto io veleggiava

Tutto feftofb, con placida auretta;

E ì' Ifola dell' onde corteggiava * Ivi dell'amor fuo la verginetta * 95

Vidi i cervi feguir leggeramente

In cacciatoci fpoglie sgile , e ftretta . Ella pareami raggio d'Oriente,

Ch' efee fuor Fuorà ;

E i nembi indora 100

Di luce amabiliflìma ridente* Il nero crin fui petto le cadia ,

Piegava 1' arco,

Gentile incafeo,

Curvetta in atto pien di leggiadria. 105

Ella inoltrava il candidetto braccio,

E parea neve.

Che

a Dalle parole di Tofcar > l' innamorata di Conlath ;

pofte più fotto , al v. 141. e fembra che fapendolo egli

apparifee che Tofcar non fi farebbe attenuto dal ra-

fapeva che Cutona fotte pirla . *

( C C I I )

Che leve leve

Scende fui Cromia, e fi 'raifoda in ghiaccio. Vieni all' anima mia, tolto 4jfs' io, 11©

Raggio d' amore ,

Vieni al mio core ,

Allo mio core eh' è tutto delio . Ma ella ftafli meda , e non rifponde ,

Pende full' onde - e fi diflrugge in pianto , 115

Penfa a Colanto - e langue , e s' abbandona *

Dolce Cutona al duol che si ti sface ,

Troverò pace ?

Cutona.

Lungi qua mufeofa

Rupe fui mare incurvali 120

D* antichi alberi ombrofa. A' cavrioli è quella

Gradita folitudine ,

La gente Arven P appella . Ivi all' aer di Mora 125

S* al-

(CCIIi)

S' alzan le torri, ivi '1 mio ben dimora. Latta! che incerto ei palpita,

E fta guardando il mar, Per difeoprir 1' unica

Sua dolce cura appar. 13©

Oimè che dalla caccia

Le figlie ritornarono. Vede i lor' occhi turgidetti, e languidi:

E 1' amor mio dov' è? Elle paflaron mefte , e non rifpofero: 135

Oimè, Colanto , oimè. Se cerchi la mia pace ,

Straniero, in Arven col mio cor fi giace.

Toscarre.

E bene alla fua pace

Ritornerà Cutona ; 140

Ritornerà alle fale

Del nobile Colanto.

Ei di Tofcarre è amico;

Io

(CCIV)

Io fefteggiai tre giorni

All' ofpital fua menfa . 145

Venticelli d' Ullina^ o venticelli*,

Venite celeri,

Soffiate placidi ,

Rigonfiate le vele, e fofpingetele

Verfo PArveniè fortunate piaggic. ìjjo

Cutona in Mora

Ripoferà . Dolente, e mìfero

Tofcar farà . Ei fi ftarà foletto ì 5 5

Dentro ìa fua caverna,

nel campo nel Sole II vento ad or ad or tra fronda e fronda

Mormorerà : Egli alla voce tua dolce e gioconda ì 60

Penfando andrà .

Ei fìruggerafli in pianto j

Ella in braccio farà del fuo Colanto.

Cu-

e C C V )

C U T Q N A ..

Ohi oh! che nube è quella

Ch'io ravvifo colà? porta nel feno 165

L'ombre de' padri miei , veggo le falde

Delle lor vcfti , veggo

Che come azzurra nebbia » .... o Ruma , o Ruma ,

Quando deggio cader? Cutona afflitta

La fua morte prevede: ah mio Cotanto, 170

LaflTa , pria eh' io men vada %

Nella magione anguria

Per non tornar più mai ,

Caro, non ti vedrò, non, mi vedrai?

Ossian..

ti vedrà, Cutona, ei già fen viene 175

Sopra il rotante mar , già pende ofeura Sulla fua lancia di Tofcar la morte. Al fianco ha una ferita , Ei ù' chiama, e l'addita.

Ve-

( C C V I ) Vedilo , vedilo, 180

Proftefo e pallido

Sullo fpeco di Tona. Che fai? fu vietitene

Colle tue lagrime ,

Bella Cutona . 185

Ei ti fogguarda ancora ,

Piangi infelice il bel guerrier di Mora . Comincia ad ofeurarfi nella mente

La vifione ; io più non veggo i duci .

Ma voi Cantori de' futuri tempi 190

Ricordate con lagrime la morte

Del nobile Colanto ; egli cadeo

Anzi la fua ftagion ; volle la madre

L'occhio al fuo feudo, e ravvifollo afperfo

Di nero fangue a : ahi che mio figlio è fpento , 195.

Diffe , e fonò l'alto fuo lutto in Mora. E tu , bella Cutona ,

Pai-

a CredeVafi in que' tempi che di fangue nel punto della

le armi lafciate a cafa da- lor morte, per quanto gran- ali Eroi , fi macchiartelo de forte la lor lontananza ,

( C G V 1 I )

Paliuktta ti (lai *

Sulla tua rupe appo gli eftinti duci.

Va la notte, e torna il giorno, 2«o

Tu d' intorno

Guardi, v'ha chi la lor tomba inalzi. Spaventati i corvi ftriduli

Da' tuoi gemiti fuggon via ; Le tue lagrime, meda vergine, 305

Larghe fgorgano tuttavia* Tu Tei pallido ,

Vifo candido ,

Già vago, Come nuvola 210

D1 acqua turgida

Sopra un lago . Vennero i figli del deferto, e morta z

La ritrovaro ; alzan la tomba ai Duci ,

Ella ripofa al fuo Colanto appreflb . 115

Colanto , or va ; la fofpirata fama

Già riceverti j non venirne , amico ,

Ne'

( C C V I I I )

Ne* fogni miei , dalla mia fala lungi Scia la tua voce, onde la notte il Tonno Scenda fulle mie ciglia.. Oh potefs' io 220, Scordar gli amici eftinti , infin che 1' orme. Ceflfan. de* palli miei, finché men vado Ad unirmi con loro , e che ripongo L' antiche membra, nel!' anguria caia «,

OS-

( C C I X ) OSSERVAZIONI.

9***9

1. T A fituazione di Cutona è fimile a quella di Ref- J_j fa, P amica di Saule, che s' aflTife accanto i fuoi tìgli dopo che furono impiccati dai Gabaoniti . Vedi il 2. lib. dei Re e. zi. v. io.

2. Sembreranno ad alcuni itrane ed inverifrmrlr quefte morti repentine prodotte dalla fola forza del dolore. Ma il fecolo della morbidezza non è molto atto a giudicar dello flato del cuore umano nei fecoli del- la paff.one. Noi non abbiamo che i nomi dell'amo- re e dell' amicizia : ma V idea, non che 1j realità «li queui fentimenti , s' è quali del tutto perduta . *

Tom. II. O I CAN-

I CANTI

D I

SELMA.

( G C X I I I )

I CANTI DI SELMA,

Ar-gomento*

\^JJeftó Poema /iabili/ce /' antichità d% un co/lume ricevuto ed o/fervato per molti [ecoli nel Settennio* vie della Scoria , e neW Irlanda y e rischiara varj luoghi dell'altre Poe/ìe. Nella Scoria e nel? Man* da i Cantori in una Fe/la anniver/aria , ordinata dal Re , o Capo di quelle nazioni , u/avano di ripe* ter /biennemente i loro Poemi . Quelli che aveano il pregio tra gli altri , e veniano giudicati degni d' e/* fer conservati , sy infognavano diligentemente ai pie» cidi figli , perchè in tal gui/a /afflerò tra/mejfi all-d pojìerità . Una di quejìe occafionì /om mini/Irò ad Of- fictn il /oggetto del pre/ente Poema. S'introducono hi tjfo alcuni Cantori di Fingal , già morti , i quali in una di quelle /e/le cantano alcune avventure dei loro tempi,

V argomento del primo Canto è quejìo. Salgar e Colma erano dite amanti \, ma di /amiglie nemiche % Colma deliberò di /uggir/ene col /uo amante in una determinata notte ^ e andò ad a/pettarlo /opra una collina , ov> egli le avea promejfo di venire ad unirjì con lei » Ma ejfendo/ì que/lo /centrato alla caccia col /rateilo di Colma /opra un colle poco di/co/io da quello ov' ella /lava ad a/pettarlo , appiccata/i Zuffa O 3 tra

( C C X I V )

tm loro , Vcflawm ambedue v.ccifi qi'.afì' [otto gli oc* chi di Colma .

1/ fecondo Canto è uti Elegia funebre in morte d" Un certo Morar , uno dei loro Eroi .

Nel terreo introduce Armino , Signor di Gonna , a raccontar la morte di Daura e a"* Arindallo [noi figli . Egli avea promeffa Daura in ifpofa ad Ar-. miro , guerriero illujlre . Eratb nemico d' Armiro , traveflito venne [opra un legno a Daura , fingendo d1 ejfer mandato dal fuo fpofo per condurla al luo* go , ov egli flava ad attenderla , [opra una rup& cinta dal mare . Condotta Daura colà , e trovandojl tradita , quando già cominciava ad insorgere una burrafea , diejji ad alta voce a chiamar foccorfo .. Arindallo fuo fratello accorfe alle fue grida . Ma giunto nel punto ifìejfo da mi altra parte lo fpofo Armiro , e volendo fioccar l'arco contro di Eratb , colpì inavvedutamente Arindallo . Pofcia f alito fui legno per Jalvar la fua Daura rejìò miferamente affogato dalla tempefìa .• e Daura fpettatrice d? una., atroce Tragedia , morì di dolore .

Il Poema è interamente Lirico , ed ha una gran varietà di verfi fi cagione. V invocazione alla /iella notturna , con cui fi apre , ha tutta /' armonia che i numeri poffhna dare / e i verfi f corrono con quella delicata foavità che infpira una feena così piacevole, della natura*

I CAN«

( C C X V ) I CANTI DI SELMA.

Ìtella maggior della, cadente notte Deh come bella in Occidente fplendi! E come bella la chiomata fronte Moftrì fuor delle nubi , e maefìofa Poggi fopra il tuo colle ! e che mai guati 5 Nella, pianura? i tempefìofi venti Di già fon cheti , e '1 rapido torrente S' ode foltanto ftrepitar da lungi r Che con l'onde fonanti afeende e copre Lontane rupi: già i notturni infetti io

Sofpefi flanno in fu le debili ale , E di grato fufurro empiono i campi. E che mai guati , o graziofa flella ? Ma tu parti e forridi : ad incontrarti Corron Tonde feftofe , e bagnan liete 15

O 4 La

( C C X V I )

La tua chioma lucente . Addio foave Tacito faggio ; ah disfavilli ornai Nell'alma d'Offian la ferena luce. Ecco già forge, ecco s'avviva: io veggo

Gli amici eftinti. Il lor congreffo è in Lora , 20

Come un tempo già fu : Fi rigai fen viene

Ad acquofa colonna fomigliante

Di denfa nebbia che fui lago avanza .

Gli fan cerchio gli Eroi : vedi con elfo

I gran figli del canto -, Ullin canuto , 2 5

E Rino il maeftofo, e '1 dolce Alpino '

Dall'armonica voce, e di Minona b

II

a Alpino ha la ftetfa radice che Albione , o piuttofto Albmo , antico nome della Bretagna . Alp : paefe mon- tuofo . Il nome prefente del- la noftra Ifola ha la fua o- rigine anch' elfo nella lin- gua Celtica ; e coloro che lo derivano da un' altra danno a divedere la loro ignoranza dell' antico lin- guaggio del noftro paefe . Bretagna , Breac' t t-i ligni- fica Ifola V3ri$ - dipinta , co-

sì detta dall' afpetto del paefe , dall' ufo che quella nazione avea di dipingerà o dalle loro vefti bifcolori b Sembra da ciò che le don- ne follerò animelle nell dine dei Bardi . Elfe do veano certo elfer partico- larmente ammaeftrate nel la mufica , poiché Oflian non parla quafi mai d' una dnnn?. fenza attribuirle un' armonia diftinta di voce . *

< e e x v i i )

Il (bave lamento. Oh guanto, amici ^ Cangiati fiete dal buon tempo antico Del convito di Selma, allor che infieme 30 Faceam col canto graziofe gare , Siccome i venticelli a primavera, Che volando fui colle alternamente Piegan l'erbetta dal dolce fufurro . Suonami ancor nella memoria il canto , 3 5

Ricordanza foave : ufcì Minona ; * Mi nona adórna di tutta beltade , Ma il guardo ha baffo , e lagrimofo il ciglio , E lento lento le volava il crine Sopra V auretta , che buffando a feofle 40

Ufcia del colle. Degli Eroi nell'alma Scefe grave triftezza , allor che fciolfe La cara voce ; che di Salgar villa b Speflb aveano la tomba, e'1 tenebrofo

Let.

» Offian introduce Minona ove i Bardi recitavano le

non nella leena ideale del- loro opere in prefenza di

la fua immaginazione j di- Fingal .

anzi deferitta , ma in un' k Sealg'-er Cacciatore . annu» convito di Selma ,

( C C X V I I I)

Letto di Colma * dal candido feno. 45

Colma fola fedea fu la collina

Con la mufica voce : a lei venirne

Salgar promife , ella, attendealo , e intanto

Giù dai monti cadea la notte bruna.

Già Minona incomincia: udite Colma h 50

Qiiando {bla iedea fu la collina.

Colma.,

Ev notte : io fiedo abbandonata e fola Sul tempeftofo colle : il vento freme Sulla montagna, e romoreggia il rivo Giù delle rocce , capanna io veggo 5 5

Che dalla pioggia mi ricovri : ahi laffa ! Che far mai deggio abbandonata e fola Sopra il colle de' venti? Luna, o Luna, Spunta dalle tue nubi , ufeite o voi Aftri. notturni, e coir amico lume 60

Me

a Cul-math donna b»lU ch'io- Minona mette in bocca di

ma . Colma . *

b Cioè , udite il canto che •.

( C C X I X )

Me conducete ove il mio amor ripofa Dalle fatiche della caccia, fianco.. Farmi vederlo: l'arco Tuo non tela. Giaccgli accanto, ed i feguaci cani. Gli anelano all'intorno, ed io qui fola 65 Senza lui deggio fìarmi appo la. rupe Deirumido rufcel ; fufurra. il vento, Ipreme il rufcel , poflb udir la voce Bell'amor mio.. Salgar, mio ben, che tardi La prometta a compir? l'albero è quello, 70 Quella è la rupe , e '1 mormorante rivo , Tu mi giurarli pur che con la notte A me verrefti : ove fé' ito mai Amor mio dolce? ah con che gioja adeiTo Fuggirei teco ! tu fratel , tu padre , 75

Tu mi lei tutto « ; lungo tempo infieme

Furon

» X_,e parole precife deirOri-. fo ragionevole , Quello eli*

ginale fon quefte : Teco vo~ io loro ho dato , forfè

pilo fuggire 0 mio padre , non efprime il precifo, in-

teco 0 mio fratello dell' orno- tenciimento del Poeta , al-

glio . Confetto» eh' io non meno è chiaro, e conve-

io raccapezzarne alcun fon- niente . *

<*C C X X )

ìruroB nemiche le famiglie noftre,

Ma noi , caro > ma noi non fiam nemici •»

tefla , ò vento , per poco , e tu per poco

Taci* o garrulo rio ; laicia che s'oda 8v

-La voce mia , lafcia che m' oda il mio Salgar errante : o Salgar mio rifpondi , Chiamati Colma tua : V albero è quello , Quefta è la rupe ; o mia diletta fpeme , Scn io , fon qui $ perchè a venir fei lento ? 8 5

Ecco forge la Luna , e ripercoiTa L' onda rifplende ; le pendici alpine ;Già fi tingon d' azzurro , e lui non miro ; de' fuoi fidi cani odo il latrato Fcrìer della venuta: afflitta e fola '90

Deggio feder . Ma che vegg' io ? chi fono Que' due colà fopra quell' alta vetta? Son forfè il mio fratello , e 1' amor mio ? Parlate amici miei: niifun rifponde , Freddo timor 1' alma mi ftringe : oimè 95

Elfi fon morti : dalla zuffa io veggo

Le

( C C X X I >

Le fpade a rofleggiar. Salgar, fratello, Crudeli! ah mio fratello e perchè mai Salgar mio m* ucciderti ? ah Salgar mio Perchè m'hai dunque il mio fratello uccifo? ioo Cari entrambi al mio cor: che dir mai poflb Degno di voi? tu fra milP altri o Salgar Bello fu la collina, e tu fra mille Terribile, o fratel, nella battaglia. Parlate, o cari, la mia voce udite 105

Figli dell' amor mio: laflfa, fon muti, Muti per fempre, e fon lor petti un gelo. * Ah per pietà dalla collina ombrofa , Ah dalla cima dell' alpeflre rupe, Parlate , ombre dilette , a. me parlate r no Non temerò : dove n' andafte , o cari > A ripofarvi? in qual petrofa grotta

Tro*

» V Originale : freddi fono i finezza della lor carnagio-

lor petti di creta . Sarà que- ne Ma quefta creta ap-

fta la creta fina che fi u- predò di noi non rappre-

fava nelle fepokure ; e il fenta che V idea d'una pen-

Poeta intenderà con ciò di tola . * fpiegar la candidezza , e. la

( C C X X I I )

Troverò i cari corpi? Alcun non m? ode; pur fi fente una fìochetta voce Volar per 1' aere , che s' affoga 'e fperde 1 1 $ Fra le tempere del ventofo colle s Mifera! io fiedo nel mio duolo immerfa Fra le lagrime mie, fra' miei fofpiri , Ed attendo il mattino: alzate, amici > La niella tomba agi' infelici eftinti , 120

Ma non la chiudali le pietoie mani Finché Colma non vien ; via la mia vita Fugge qual fogno: a che refrarne indietro.'* Qui federommì a' miei diletti accanto , Lungo il rufcel della fonante rupe . 125

Quando fui colle (tenderà la notte Le negre penne , quando il vento tace Su T erte cime , andrà '1 mio fpirto errando Per ì' amato aere , e dolorofamente Piangerò i miei diletti: udrà dal fondo 150 Della capanna la lugubre voce 11 cacciator fmarrito, e ad un fol tempo

E te*

( C C X X I ì ì )

E temenza e dolcezza andragli al core. Che dolcemente la mia flebil voce Si lagnerà fopra gli eftinti amici , 135

Del £aro entrambi a lo mio cor cari.

Così cantarti , o figlia di Tormante a Gentil Minona dal dolce rollbre . Sparfe per Colma ognun lagrime amare , E 1' anime affali dolce triftezza . 140

Ùllin venne con V arpa , ed a noi diede D' Alpino il canto *: era ad udir gioconda D' Àlpin la voce , e ì' alma era di Rino Raggio di foco , ma da lungo tempo Giaceano entrambi nell' angufta cafa , 145 più fonava la lor voce in Selma . Tornava un giorno dalla caccia Ullino Pria che foflero fpenti , ed ei gì' intefe

Dal-

a Torman j figlio di Carthuì & Cioè , Ullino cantò full' ar-

Signor d' I-mora , una dell' pa una canzone da lui com-

Ifole Occidentali . Egli era pofta , nella quale s' inrro-

padre di Minona , e di Mo- duce Alpino , Cantor già

xar di cui fi parla ben ro- morrò , a far V elogio fu-

fto . nebre di Morar . *

(CCXXIV)

Dalla collina . Dolce , ma metto

Era il lor canto: effi piangean la morte 150

Del gran Moradde a tra' mortali il primo .

Ei l' alma all' alma di "Fingallo , e '1 brando

Aveva , Ofcar , mio figlio , al tuo limile .

Pure anch' egli cadeo : pianfene il padre,

E fur pieni di lagrime i begli occhi tjj

Della forella, di Minona gli occhi

Sorella fua di lagrime fur pieni .

Ella al canto d' Ullin ritorfe il volto ,

volle udirlo: tal la bianca Luna

Qualor prefente la vicina pioggia ióo

Tra nubi afconde la polita fronte .

Io toccai l'arpa accompagnando Ullino,

E incominciammo la Canzon del pianto .

Ri n o .

Già tace il vento , ed il meriggio è cheto , Cefsò la pioggia; diradate e fparfe 1^5

Er-

t Morar -, Mór - £r , utmo grande .

(CCXXV)

Erran le nubi, per le verdi cime

Lucido in fua volubile carriera

Si fpazia il Sole , e giù trafcorre il rivo

Rapido via per la fafTofa valle.

Dolce mormori, o rio; ma voce afcolto 170

Di te più dolce, ella è d' Alpin la voce,

Figlio del canto , che gli eftinti piagne .

Veggo P annoio capo a terra chino

E lagrimofo gli rofleggia il guardo.

Alpin figlio del canto, onde folo 175

Su la muta collina? a che ti lagni,

Come nel bofco venticello, o come

Su la deferta fpiaggia onda marina?

Alpino»

Quefte lagrime mie fgorgano, o Rino,

Pei prodi ertimi , e la mia voce è facra r8o Agli abitanti della tomba. Grande Sei tu fui colle , e bello fei tra i figli Della pianura; ma cadrai tu fteffo

Tom. IL V Con

(CCXXVI)

Come Moradde , e falla tomba avrai Pianti e lìngula : a quelli colli ignoto 185 Sarai per Tempre, e inoperofo l'arco Dalle pareti penderà non tefo. Tu veloce , o Morad , com' agii cervo Sul colle, tu terribile in battaglia Come vapor focofo; era il tuo fdegno 19C Turbine , e '1 brando tuo folgor ne' campi . Gonfio torrente in rovinofa piaggia Parea tua voce, o tra lontane rupi Tuon che rimbomba ripercoflb : molti Cadder dal braccio tuo, confunti e fperfi 195 Del tuo furor nelle voraci fiamme . Ma ceffato il furor , depofte l' armi , Come dolce e fereno era il tuo ciglio ! Sol dopo pioggia fomigliavi al volto, Oppur di Luna graziofo raggio 200

Per la tacita notte, o cheto il vento Placida limpidiflìma laguna. Angufìo è ora il tuo foggiorno ; ofcuro

Di

( C C X X V I I )

Di tua dimora il luogo, e con tre pani

La tua tomba mifuro> o pria grande. 205

Son quattro pietre la memoria fola

Che di te refta , e un arbufcel già privo

Dell' onor delie foglie, e la lungh'erba

Che fifehia incontro '1 vento addita al guardo

Del cacciator del gran Morad la tomba. 210

Tu ie' umile, o Morad : tu non hai madre

Che ti compianga , o giovinetta fpofa ,

Che d'amorofe lagrime t'afperga.

Spenta è colei che ti die vita , e cadde

Di Morglano la figlia. E quale è quello 215

Che curvo pende fui bafton nodofo?

Chi è queft' uom che ha canuto il capo ,

Tremulo paflb , e roflfeggiante fguardo?

Moradde , egli è tuo padre, ahi l'orbo padre

Non d'altri figli che di te. Ben egli 220

Udì '1 tuo nome nelle pugne > ìntefe

De' nemici la fuga, ìntefe il nome

Del fuo Morad ; perchè non anco intefe

P 2 La

( C C X X V I I I )

La i'ua ferita? piangi, o padre, piangi 11 figlio tuo; ma il figlio tuo fotterra 225 Non t' ode più : forte è de' morti il fonno , E baffo giace il lor guancial di polve .. Tu non udrai la voce fua , quefti Riiveglieraffi di tua voce al fuono. E quando fia che fulla tomba fplenda. 23.G. Giorno che delti addormentato fpirto?. Addio più forte de' mortali, addio

Conquiftator nel campo; or non più.'l carmpc* Ti rivedrà, più l' ofeuro bofeo Rifplenderà dal folgorante acciaro*. 23*

Prole non hai, ma fìa cuftode il canto- Dei nome tuo, l'età future udranno Parlar di te , vivrà Moraddc eftinto- Neil' altrui bocche , e via di figlio in figlio Tramanderai! l'onorato nome. 240

Tutti gemean, ma fovra ogn' altro Armino *

A co-

* Un Eroe. Quefti era capo Tfot» ezt."rra , che fi crede

o Regolo Hi Gorma , cioè efièr una dell' Ebridi .

( C C X X ì X )

A cotai voci , che nel cor fi (veglia

La rimembranza dell' acerba morte

Dell'infelice figlio, il qua! cadeo

Nei di giovinezza. A lui dappreflb 245

Sedea Cramof *', di Clamala eccheggiante

Cramoro il Sire. E perchè mai, difs' egli ,

Sulle labbra d' Armin fpunta il fofpiro?

Ecci cagron di lutto? amabil canto

L'anima intenerifee e riconforta» 1250

Simile a dolce nebbia mattutina

Che s' inalza dal lago , e "per la muta

Valle fi ftende s ed i fioretti e l' erbe

Sparge di foaviffima rugiada^

Ma il Sol s' inforza , e via la nebbia fgombra » 255

O reggitor di Gorma ondi-cerchiata ,

Perchè si mefto?

ÀRM1NO-

Mefto fon j lieve E' la cagion di mia triftezzà . Amico ,

P 3 Tu

« Cear - Jìi^r Uomo grande , e di color fofee ,

( C C X X X )

Tu non perdefU valorofo figlio,

figlia di beltà. Colgar, il prode zòo

Tuo figlio è vivo, ed è pur viva Annira ,

Vaga pulcella . Rigogliofi e verdi

Sono , o Cramoro , di tua ftirpe i rami ;

Ma della fchiatta fua l'ultimo è Armino.

* Daura, ofeuro è '1 tuo letto , oDaura , forte- 265; E1 '1 ionno tuo dentro la tomba : e quando Ti fveglierai con la tua amabil voce A coniolar l'addolorato fpirto?

O forgete, foniate impetuofi

Venti d'Autunno fu la negra vetta ; 2j<x

Nembi o nembi affollatevi, crollate L' annofe guercie; tu torrente muggi Per la montagna, e tu paleggia o Luna Pel torbid' aere, e fuor tra nube e nube Moftra pallido raggio, e rinnovella 275

Alla mia mente la memoria amara Di quell' amara notte , in cui perdei

I miei

« Si rivolge alla figlia morta »

( C C X X X I )

I miei figli diletti , in cui cadero

II poffente Arindal , 1* amabil Daura»

O Daura, o figlia, eri tu bella, bella 280

Come la Luna fui colle di Fura , * Bianca di neve, e più che auretta dolce Forte, Arindallc, era il tuo arco, e l'afta Veloce in campo ; era a vapor full* onda Simil Tirato fguardo , e negra nube 285

Parea lo feudo in procellofo nembo»

Sen venne Armiro il bellicofo, e chiefe L' amor di Daura , reftò fofpefo Lungo tempo il fuo voto, e degli amici Bella e gioconda rifioria la fpeme» 290

Fremette Erafto, che il fratello uccifo Aveagli Armiro , e meditò vendetta » Cangiò fembianze e ci comparve innanzi Come un figlio dell'onda *: era a vederli Bello il fuo fchifo ; la fua chioma antica 295 P 4 Gli

« Fuar-a , Ifoh fredda, b Come un nocchiero . *

( C C X X X I I )

Gii cadea fu le fpalle in bianca lifta , Avea grave il parlar , placido il ciglio . O più vezzofa tra le donne , ei diflfe , Bella figlia d' Armin , di qua non lunge Porge rupe nel mar, che fopra il dorfo 500 Porta arbufcel di roffeggianti frutta . Ivi t'attende Armiro , ed io men venni Per condurgli il fuo amor fui mare ondofo . Credè Daura , ed andò : chiama , non fente Che il figlio della rupe * : Armir , mia vita , 305 Amor mio, dove fei? perchè mi ftruggi Di tema il core ? o d' Adanarto figlio , Odi , Daura ti chiama . A quelle voci Fuggitine a terra il traditore Erafto Forte ridendo . Effa la voce inalza , 310

Chiama il fratello, chiama il padre, Armino,

Pa-

a II Poeta intende il rimbal- Spirito eli* era nella rupe

zo della vo:e umana dalla iileff.i ; e quindi lo chia-

rupe . Il volgo credeva che mavano ?nac-talla , cioè , il

quefto ripercotimento del figlio che abita nella rupi .

luono , proveiùfle da uno

( C C X X X 1 I I )

Padre, Arindallo, alcun non m' ode? alcuno Non porge aita all' infelice Daura? Pafsò il mar la fua voce; odela il figlio ,

Scende dal colle frettolofo , e rozzo 3 1 5

In cacciatrici fpoglie ; appefi al fianco Strepitavano i dardi , in mano ha 1' arco , E cinque cani ne feguian la traccia . Trova Erafto fui lido, a lui s' avventa E l'annoda a una quercia , ei fende invano 320 L' aria di ftrida k Sovra il mar fui legno Balza Arindallo e vola a Daura. Armiro Giunge in xpel punto furibondo, e 1' arco Scocca , fifehia lo ftrale , e nel tuo core , Figlio , Arindallo , nel tuo cor s' infigge . * 325 Tu morirti infelice , e di tua morte Ne fu cagion lo fcellerato Erafto .

S'ar-

a Convien fupporre o che À- V altro , o che quefto ac- rindallo fofle poco difeofto ciecato dalla palfione pren- da Erafto , e che Armiro defle Arindallo per Erafto pieno d' agitazione colpitìe medefuno . *

involontariamente l'uno

per

( C C X X X I V )

S* arrefta a mezzo il remo; ei fu lo fcoglio Cade rovefeio , fi dibatte , e fpira »

Qual fu, Daura, il tuo duol, quando mirafti 330 Sparfo a* tuoi piedi del fratello il fangue Per la man dello fpofo? il flutto incalza, Spezzafi il legno ; Armiro in mar fi fcaglia Per faivar Daura, o per morir; ma un nembo Spicca dal monte rovinofo , e sbalza 335

Sul mar, volvefi Armir, piomba, e non. forge.

Sola , dal mar fu la percoffa rupe Senza foccorfo flava Daura, ed io Ne fentia le querele; alte e frequenti Eran fue ftrida ; V infelice padre 340,

Non potea darle aita » Io tutta notte Stetti fui lido , e la feorgeva a un fioco Raggio di Luna, tutta notte intefì I fuoi lamenti ; ftrepitava il vento , Cadea a ferofei la pioggia» In fui mattino 345 Infiochì la fua voce, e a poco a poco S' andò fpegnendo , come fuoi tra T erbe

Talor

(CCXXXV)

Talor del monte la notturna auretta. Alfin già vinta da franchezza e duolo Cadde fpirando, e te, mifero Armino, 350 Lafciò perduto : ahi tra le donne è fpenta La mia baldanza e la mia pofla in guerra ,. Quando il Settentrion |f onde follev£ , Quando fui monte la tempefìa mugge , Vado a feder fopra la fpiaggia , e guardo 355 La fatai roccia : fpaziar li miro Mezzo nafcofti tra le nubi , infiemc Dolce parlando : una parola , o figli , Pietà , figli , pietà * ■>■ paflan , '1 padre Degnan d'un guardo * . Sì, Cramor, fon mefto, 3 60 leve è le cagion del mio cordoglio.

fatte ufciano dei Cantor le voci

Nei del canto, allor che il Re feftofo

Por-

0 L' Originale : nijfuno di voi b Così dovea fembrar ad Ar-

p urlerà con pista , o per pie- mino, perch' egli avea qual-

? o niffun di voi col par- che nmorfo di non aver

larvai tnojlrerì d* aver pictì dato foccorfo alla figlia . * di me? *

{ C C X X X V I )

Porgeva orecchiò all' armonia dell' arpa , E udia le gerla degli antichi tempi. 365

Da tutti i colli v' accorreano i duci Vaghi del canto , e n' àveà plaufo e lodi Di Cona il buon Cantor * , primo tra mille», Ma fiede ora V età fulla mia lingua , E vien manco la lena. Odo talvolta 3 7 a

Gli fpirti de' Poeti * , ed i foavi Modi ne apprendo , ma vacilla e manca Alla mente memoria : ho già dappreflb La chiamata degli anni , ed io gì' intendo L' un contro 1' altro bisbigliar pattando , 375 Perchè canta coftui? farà fra poco Nella picciola cafa , e alcun non fia Che col fuo canto ne ravvivi il nome* Scorrete , anni di tenebre , feorrete

Che gìoja non mi reca il corfo voftro . 380 S'apra ad Oflian la tomba, or che gli manca

L' an*

a Oflian .

ir Già morti : i Ganti delle loro ombre . *

(CCXXXVII)

L' antica lena : già del canto i figli Ripofan tutti: mormorar s' afeoka Sol la mia voce , come roco e lento Mugghio di rupe, che dall'onde è cinta, 3 $5 Qiiando il vento cefsò : la marina erba Colà fufurra , ed il nocchier da lunge Gli alberi addita } e la vicina terra »

CAR.

CARTONE.

C e e x l i y CARTONE.

ARGOMENTO.

A,

. L tempo di Cornai figlio di T rat al ' , e padre del famofo Fingal , Clejfamorre figlio di Tuda , e fratello di Morna madre di Fingal , fu fpinto dal- la tempefla mi fiume Clyde , o Cinta , fulle rive del quale flava Baie luta , città che apparteneva ai Britanni di qua dal. muro . Egli, fu ofpit al mente ri' cevuto da Reut amiro , cti era il Re , o Signore del luogo , e w' ebbe in moglie Moina , unica figlia di quel Re . Reuda figlio di Cormo > ctì era un Signore Britanno innamorato di Moina , venne m cafa di Reutamiro , e trattò aspramente Clejfamorre . Vennero alle mani , e Reuda reflò uccifo . I Britanni del fuo feguito fi ri voi fero tutti contro Clejfamorre , a ta- le cti egli fu cojlretto a gettarji nel fiume , e ri- covrarft a nuoto nella fua nave . Spiegò le vele. , ed effendogli il vento favorevole , gli venne fatto di ufeir in mare . Tentò piìt volte di ritomarfene , e di condur feco in tempo di notte la fua diletta Moina , ma rifpinto fempre dal vento , fu forcato a defiflere . Moina lafciata gravida diede alla luce un fanciullo , e da a poco morì . Reutamiro impofe Tom. IL Q_ al

( C C X L II )

mi fanciullo il nome di Carthon , cioè mormorio d' onda , in memoria della tempe/la , che , come crede- vafi , avea fatto perire fuo padre . Avea Cartone ap- pena tre anni , quando Cornai padre di Fingal in una delle fue /correrie contro i Britanni , prefe ed abbru- ciò Balcluta . Reutamiro fu ucci/o in battaglia , e Cartone fu trafugato dalla nutrice eòe fi rifugiò neW interno della Bretagna . Cartone fatto adulto deliberà di vendicare la dijìrwzfone di Balcluta [opra la pò* Jlerità di Cornai . Fece vela colle fue genti dal fiu- me Cluta , e giunto fulla cojìa di Morven , abbattè fui le prime due dei guerrieri di Fingal: finalmente venuto a /ingoiar battaglia con Clejfamorre /uo pa- dre , da lui non cono/ciuto , refìò da quello mi/era" mente ucci/o . Quefla è la Storia che /erve di fon- damento al prefente Poema ; il quale contiene la /pe- dazione e la morte di Cartone . Le co/e antecedenti vengono artifixjo/amente raccontate , come per e pi/odio j da Clejfamorre a Fingal . Il Poema fi apre la notte precedente della morte di Carton , mentre Fingal tor- nava da una /pedi'zjone contro i Romani /labiliti fieli* Inghilterra. E indirir^ato a Malvina figlia di To/car , e moglie di O/car figlio del Poeta .

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CAR-

(CCXLIII)

CARTONE.'

* » * * *

O torie de' prifchi tempi , e forti fatti Il mormorio delle tue onde o Lora , Mi rifveglia nell'alma, e dolce, o Garma , A E' a quell'orecchio de' tuoi bofchi il fuono. Malvina, vedi tu quell'alta rupe 5

Che- al cielo inalza la petrofa fronte? Tre pini antichi cogli annofi rami Vi pendon fopra , ed al fuo pie verdeggia Pianura angulla : ivi germoglia il fiore Della montagna, e va feotendo al vento io Candida chioma ; ivi foletto ftaffi L' ifpido cardo : due mufeofe pietre , Mezzo afeofte fotterra , ai riguardanti Segnan quel luogo : dall' alpeltre balzo

Q_ 2 Bie-

a Garmallar » Monte in Lora .

( C C X L I V )

Bieco il fogguarda il cavriolo, * e fugge 15 Tutto tremante, che nell'aere ei feorge La pallici* ombra eh' ivi a guardia fiede , Però che nella, riftretta valle Dell'alta roccia, ineccitabil fonno Donnon l'alme de' grandi : or odi, origlia, 20 Storie de' prilchi tempi e forti fatti . Chi è coftui , che dall' cftrania terra ^ Vien tra' fuoi mille? lo precede il Sole, E fgorga lucidiamo torrente Innanzi ad eflb, e de' fuoi colli il vento- 25 Vola incontro ai fuo crin : forride in calma Placido il volto, come fuole a fera Raggio che fuor per V azzurrino velo Di vaga nuvoletta in Occidente Guarda di Cona fu la muta valle. 3 a

Chi , fuorché il figlio di Comalló , il prode

Di

a Si credeva in que' tempi , b Fingal era di ritorno da che i cervi , e i cavrioli una fpedizione contro i Ro~ vedeilero 1' ombre dei mor- mani .

( C C X L V )

t)i Mqrven Re dai glorio fi fatti ? Ei vincitor ritorna , e i colli fuoi Di riveder s'allegra, e vuol che mille Voci fciolganfi al canto :

* Alfìn fuggirle 3 5

Audaci figli di lontana terra Domati in guerra -- lungo i campi voftri Dai brandi noftri , -- e con dolor profondo 11 Re del mondo -- che la ftragge or fente Della fua gente , ** ed il fuo feorno vede , 40 La guancia fìede , e giù balza dal foglio , Roffo d'orgoglio -- il fero fguardo gira, Lampeggia d' ira a fuoi danni penfando , E indarno il brando -- de fuoi padri afferra . Euggifte o figli di lontana terra. 4 5

parlaro i Cantor, quando alle mura Giunfer di Selma : fcintillaro intorno Mille tolte ai ftranrer candide luci . *

Q. 3 si

a Quefto è il canto dei Bar- h Probabilmente candele di di per la vittoria di Fin- cera . gal .

( C C X L V I )

Si diffonde il convito, e in fefte e canti Paflfa la notte. Ov'è, Fingallo efclama, 50 Il nobil Cleffamorre •? ov'è 1 compagna Del padre mio? perchè non viene anch' egli Il giorno a fefteggiar della mia gioja? Ei fulle rive del fonante Lora Vive mefio ed ofeuro : eccolo, ei feende 55 Dalla collina ; e nelle vecchie membra Porta frefeo vigore , e par deftriero * Cui feofle al vento le lucenti giubbe Sferzan le fpalle , Oh benedetta l'alma Di Cleffamorre ! e perchè mai tardo ó'o Giungiti in Selma? Ah tu ritorni, ei difle , In mezzo alla tua fama, o duce invitto. Tal , mi rimembra , era Comallo il padre Nelle battaglie giovenili : infieme

Spef-

0 Cleflam-mhor forti fatti * i lettori qual fenfo ragio»

b NcT originale : come un de- nevole poifa trarli da quel-

flriero nel fuo vigore che tro- le parole che trova ec. Io

va i fuoi compagni nel ven- le ho tralafciate come am-

licello , e fcuote al vento i biglie, e poco importanti . * fuoi lucidi crini . Veggano

(CCXLVII)

Speflb varcammo de' fìranieri a danno 6 5

Le fponde del Carron , i brandi aoftri Tornar digiuni di nemico fangue y il Re del mondo ebbe eaglon di gipja. Ma perchè rammentar battaglie e fatti Di giovinezza? i miei capelli ornai 70

Fanfi. canuti, la mia man fi fcorda Di piegar l'arco, e l' infiacchito braccio Inalza afta più lieve. Oh tornaffe La mia frefchezza , ed il vigor primiero Nelle mie membra, come allor ch'io vidi y% Il bianco feno di Moina ar e gli occhi Nero-cerulei! (e in quello dir fui labro Spunta un fofpiro.) Allor Fingali© a lui: Narraci , diffe , la pietofa iftoria De' tuoi verd' anni . Alta meftizia , amico , 8* Fafcia il tuo fpirto , come nebbia il Sole : Son fofchi i tuoi penfier; folingo e muto Q. 4 Luti»

0 Anche quello nome è d' origine Gallica , come gli altri di quefti Poemi »

(CCXLViìi)

Lungo il Lora ti ftai ; di fgombrar tenta, Sfogando il tuo dolor , della triftezza La negra notte che i tuoi giorni ofcura . 85 a Era , quei ripigliò , ftagion di pace , Quando mi prefe di mirar talento Le di Barcluta * torregianti mura . Soffiava il vento nelle bianche vele , E '1 Cinta * aperfe alla mia nave il- varco. 90 Cortefe ofpizio nel regale albergo Ebbi tre di Rotamiro , e vidi Vidi quel raggio d' amorofa luce La figlia fua . N' andò la conca in giro Portatrice di gioja ; il vecchio Eroe 95

Diemmi la bella : biancheggiava il petto , Come fpuma full' onda; erano gli occhi Stelle di luce, e fomìgliava il crine Piuma di corvo ; era gentile e dolce

Quel

0 Bal-clutha , la città del Cly. de . Quefto termine {igni- te , probabilmente V AIclu- fica pìsirarfì , alludendo al ta di Beda . corfo fleffiiofo di quel fiu-

h Cintila, o fiaCIliatli, no- me. Da Clutha , deriva il

me Celtico del fiume Cly- Ato nome Latino Ciotta .

< C C X L I X )

Quel caro fpirto : amor mi fcefè all'alma ìqo Profondamente , ed al fbave afpetto Sentia ftemprarfi di dolcezza il core .

Giunfe in quel punto uno flranier , che ambiva Di Moina l'amor; parlommi alterò; E la man nel parlar correagli al brando. 105 Ov'è, difs'egli, l'inquieto errante * Figlio del colie, ov'è Comallo? ei certo PoCo lungi efler dee , poiché ardito 'Qua s' inoltra coflui . Guerrier , rifpofi , L'alma mia d'una iuce arde e sfavilla 110 Ch' è propria fua , la mendica altronde . Benché i forti fien lungi , io fio fra mille , m'arretro al cimento» Alto favelli Perchè folo fon io ; ma già l' acciaro

3 Mi trema al fianco , -e impaziente agogna 1 1 5

Di

a La parola che qui fi tra- Era quefto un nome obbro-

duce per inquieto errante , briofo importo dai Britann^

neir originale è Scuta , dal ai Caledonj , a cagione delle

qual termine i popoli deU continue (correrie eolle cjua-

la noftra provincia ebbero li infettavano le loro terre . la denominazione di Scoti .

(C C L)

Di fcintillarmi nella man: t'accheta, Non parlar di Cornai , figlio fuperbo Del ferpeggiante Cluta. A cotai detti Tutta la poflfa del feroce orgoglio Sorfe contro di me; pugnammo, ei cadde *2 a Sotto il mio brando: al fuo cader le rive Sonar del Cluta e mille lancie a un punto Splender io vidi, e mille fpade alzarli. Pugnai , fui vinto; io mi slanciai nell'onda, Spiegai le vele , e in mar mi fpinfi : al lido 123 Venne Moina, e mi feguia cogli occhi Roffi di pianto, e verfo me volava Sparfa al vento la chioma ; io ne fenda Le amare ftrida , e già più volte il legno Di rivolger tentai: prevalfe il vento. 13© più il Cluta vid* io, il eandidetto Sen di Moina ; ella morio , m' apparve La beli' ombra amorofa : io la conobbi Mentre veniane per l'ofcura notte Lungo il fremente Lora , e parea Luna 4 135

Te.

(CCLI)

Tede rinata , che traluce in mezzo- Di denfa nebbia , allor cbe giù dal cielo Fiocca fpeflfa la neve in larghe falde, E '1 mondo retta tenebrofo e muto . Tacque, ciò detto, e a' Tuoi Cantor rivolto 140 Diflfe F alto Fingal : Figli del canto , a All'infelice e tenera Moina Lodi teflete, e coi leggiadri verfì La bell'ombra invitate ai noflri colli , Ond' ella pofla ripofarfì accanto 145

Alle di Morven rinomate belle , Raggi Solari dei pafiati giorni E dolce cura degli antichi Eroi» Vidi Barcluta anch' io , ma fparfa a terra , 5 Rovine, e polve: ftrepitando il foco 150

Signoreggiato avea per F ampie fale y

» Neil' originale quefto Poe- è quefta Canzone di Fingal. ma ha per titolo Duan n% Quello Re vien celebra- nlaoi , cioè il Poema degl* to dagli ftorici Irlandefi Inni ; e ciò probahilmente non meno pel fuo genio a cagione delle lue molte Poetico , che per le fue leg- digrefìioTii , che fono tutte gi , e per la prefcienza dei- in metro lirico , ficcome Io le cofe future .

( 'Ceni)

ÌSTè più città , ma d* abitanti mutò Era deferto : al rovinofo fcrollo Delle lue mura , avea cangiato il Cfuta L' ufato corfo : il folitario cardo 155

Eifchìava al vento per le vuote cafe , Ed affacciarti alle feneftre io vidi La volpe, a cui per le mufcofe mura Folta e lungh'crba iva ftrifciando il volto. Ahi di Moina è la magion deferta, i'óó

Silenzio alberga nei paterni tetti. Sciogliete il canto del dolore , o vati % Su i miferi ftranieri : elfi un fol punto Prima di noi cadéro , un punto poi Cadrem noi pur, si cadrem tutti . Origlio 105 Dei giorni alati * , a che le fale inalzi Pompofamente ? oggi tu guardi altero Dalle tue torri: attendi un poco, il nembo Piomberà dal deferto ; ei già nel vuoto Tuo cortil romoreggia, e fifchia intorno 170

Al * O uomo figlio del tempo , cioè mortale »

( C C L I I I )

Al mezzo infranto e vacillante feudo. Ma piombi il nembo : e che farà ? famofì Fieno i noftri ; del mio braccio- il fegno Starà nel campo , e andrà '1 mio nome a volo Su le penne dei verfi : alzate il canto ,. 175 Giri la conca , e la mia fala eccheggi Di liete grida. O tu celefte lampa-, Dimmi, o Sol, cefferai? verrai tu manco godente luce ? ah. s' è preferite© il fine Del corfo tuo, tu rifplendi a tempo T 180 Come Fingallo, avrem carriera, o Sole, Di te più. lunga, e l'alta gloria noftra Sorviverà nel mondo ai raggi tuoi» Cosi cantò l'alto Fingallo: i mille

Cantori fuoi da'lor fedili alzarli, 183

E s' affollaro ad afcoltar la voce Del loro Re , che fomigliava al fuono Di mufic'arpa, cui vezzeggia auretta Di primavera . Eran leggiadri e dolci , Fingallo, i tuoi penfieri: ah perchè mai i$q

OiTian

( C C L 1 V )

Offian da te la gagliardia non traflfe Dell' alma tua ? ma tu (lai folo , o padre > E qual altro ©feria portili accanto? Pafsò in canti la notte, e '1 rifulfe

Sulla lór gioja ; già le grigie cime 193

Scopron le rupi , al loro pie da lungi Rota P onda canuta , e in lievi crefpe L' azzurra faccia forridea del mare . S' alza nebbia dal lago , è in figura torma di veglio: le fue vafte membra 20® Lentamente s* avanzano fui piano, A paffi no, che la reggeva un'ombra Per mezzo all'aria; nella regia fala Entra di Selma e fi difeioglie in pioggia Di nero fangue 6. Il Re fu '1 fol che feorfe 205 L'orrido obbietto, e prefagì la morte Del popol fuo. Tacito ei forge e afferra L' afta del padre : gli fremea fui petto Ferrato usbergo ; ergonfi i duci e muti Si rifguardan l'un l'altro, e fpiatìo intenti 210

Del

( C C L V )

Del Re gli fguardi: a lui pinta fui volto Veggon la pugna , full' acuta lancia Scorgon la morte dell'armate intere. Mille feudi impugnarfi , e mille fpade S' imbrandirò ad un punto , e Selma intorno 215 Suona d' arme e sfavilla : urlano i cani , Non refpirano i duci , e in aria l'afte Sofpefe {tanno > e nel Re fitti i fguardi * Q di Morven , difs' ei , figli poffenti ,

Tempo or non è di ricolmar la conca 210 Giojofarnente : fopra noi s' abbuja Afpra battaglia , e fu Ile noftre terre Vola la morte . A me 1' annunzio amica Ombra recò : vien lo ftranier dal mare Fofco - rotante , che dall' onde il fegno 225 Venne del gran periglio. Ognuno impugni 7 La poderofa lancia , ognuno al fianco Cinga il brando paterno ; ad ogni capo Il nero elmo s' adatti , e in ogni petto Splenda ì usbergo : fi raccoglie e addenfa 230

Co-

C C C L V \ )

Come tempefta , la battaglia , e in breve Udrete intorno a voi 1' urlo di morte ..

Moflfe T Eroe delle fue iquadre a fronte. Simile a negra nube , a cui fa coda Verde ftrifeia di foco , allor che in cielo 2 3 S' alza di notte , ed il nocchier prevede. Vicino nembo . Si riflette I? ofte Sopra il giogo di Cona » e lei dall' alto Le verginelle dal candido feno Rimirano qual bofeo : effe la mofte 24.0

Preveggon già dei garzonetti amanti , E paurofe guardano fui mare. E fanfi inganno ;, ad ogni candid' onda Credon mirar le biancheggianti vele Degli ftranieri, e filile fmorte guancie 245 Stannofi 1' amorofe lagrimette .

Sorfe dal mare il Sole , e noi feoprimmo: Lontana flotta : lo ftranier fen venne , Come dall' Oceàn nebbia , fui lido Balza la gioventù: fembrava il Duce 250

Cer-

(CCLVII)

Cervo in mezzo al fuo gregge ; afpcrfo d' oro

Folgoreggia lo feudo , e maeftofo

S' avanza il Sir dell' afte; avviali a Selma,

Seguonlo i mille Tuoi . Vattene , Ullino ,

Col tuo canto di pace al Re dei brandi , 255

Diffe Fingal , digli che fiam poffenti

Nelle battaglie , e dei nemici noftri

Molte fon 1! ombre; ma famofi e chiari

Son quei che fefteggiar nelle mie fale .

* Elfi de' padri miei inoltrano l'arme 160-

Nelle terre ftraniere , e lo ftraniero N' ha meraviglia , e benedetti , ei grida , Sien di Morven gli amici: i noftri nomi Suonati da lungi , e ne tremaro in mezzo Dei popoli foggetti i Re del mondo. 265

Ullino andò col fuo canto di pace , E fopra P afta ripofofii intanto

Tom. IL. R L'alto

e Coftumavano gli antichi renti famiglie , come mo

Scoti di cambiar arme coi nutrienti dell' amicizia che

loro ofpiti , e quefV arme fuflifteva tea' loro antenati . fi confervavano nelle diffe-

C C C L V I I t )

'V alto Fingallò : ei fcintillar nell1 armi Vide il nemico , e benedifle il figlio Dello (tranier . Prole del mare, ei di (Te , -270 Deh come arieggi maeftofo e bello: Raggio di forza che ti fplende al fianco E' la tua ipada , e la tua lancia un pino Sfidator di temperie , e della Luna Lo feudo uguaglia il variato afpetto £75

In ampiezza e fplendor : vermiglia e frelca La faccia giovenil , morbide e lifeie Sono le anella della bruna chioma . Ahi , ma cader poria si bella pianta , E la memoria fua fvanir per fempre. 280

Trilla farà dello ftranier la figlia , E guarderà fui mare : i fanciulletti Diran tra lor , Nave vediamo , oh ! nave .' Quefto è '1 Re di Barcluta : il pianto corre Agli occhi della madre, e i fuoi penfieri 285 Sono a colui che forfè in Morven dorme. diMe il Re, quando a Canon dinanzi

( C C L I X )

Sen giuilfe Ullin , gettò la lancia a terra, E così fciolfe della pace il canto . Vieni alla feria di Fingallo, oh vieni 290

Figlio del mar : vuoi del regal convito Venirne a parte , o follevar ti piace L' afta di guerra ? de' nemici noftri Molte -fon V ombre ; ma fiimofi e chiari 'Gli amici fon della Morvenia ftirpe . 2 e? 5

Mira , Carton , quel campo : ivi s' inalza Verde collina con mufeofe pietre E fufurrante erbetta , ivi le tombe Son dei -nemici di Fingallo invitto , Audaci figli del rotante mare. 300

O , rifpofe Carton , dell' arborofa

Morven Cantor , che parli ? a cui favelli ? Forfè al debol nell' armi ? è la mia faccia Pallida per timor , figlio canuto Del pacifico canto? e perchè dunque 305

Penfi il mio fpirto d' atterrir , memorando Le morti altrui? di prova in guerra R 2 Spef-

iCCLX)

Spetta il mio braccio , e la mia fama è nota I Vanne a' fiacchi nell' armi ; ad effi impera Di cedere a Fingal : non vidi io forfè 310 L' arfa Barcluta ? e a fefteggiar, andronne Col figlio di Cornai? col mio nemico? Mifero! io non fapea fanciullo allora Per che acerba cagion dal mefto ciglio Delle vergini afflitte e delle fpofe 3 1 5

Sgorgale il pianto, e s' allegravan gli occhi Nel mirar le fummofe atre colonne Ch' alto s' ergean fu le diftrutte mura .. Spettò con gioja rivolgeami indietro , Mentre gli amici, diffipati e vinti 320

Lungo il colle fuggian : ma quando giunfe L' età di giovinezza , e '1 mufeo io vidi Dell' atterrate mura , i miei fofpiri Ufciano col mattino, e con la fera Da queft' occhi feendean lagrime amare. 325 pugnerò , meco difs' io , coi figli De' miei nemici ? farò vendetta

Dell'

( C C L X 1 )

Dell' a r fa patria? Sì, Cantor , battaglia Voglio i battaglia , che nel petto io lento Già palpitar la gagliardia dell' alma; 330

Strinferfi intorno dell' Eroe le fquadre , E fi fnudar le rilucenti fpade . Qual colonna di foco in mezzo ei ftaffi : Tralucongli le lagrime fugli orli Mezzo afeofe degli occhi: ei volve in mente 335 L' arfa Barcluta , e 1' impeto dell' alma Sorge affollato, e balza fuor; la lancia Tremagli nella deftra , e pinta innanzi Lo Iteflb Re par che minacci. Oh, difle Il nobile Fingal , degg' io torto 3^0

Farmegli incontro , ed arredarlo in mezzo Del corfo fuo , prima che in fama ei falga ? Ma dir poria nel rimirar la tomba Dell' eftinto Carton , futuro vate ì Fingal co' fuoi 1' alto garzone oppreffe 343

* Pria eh' ei falilfe in rinomanza e in fama . R 3 No,

a U originale : before the nohls CntLon fell , *

( C C L X I I )

No, futuro Cantor, no,, di Fingailo Non fremerai la gloria : i duci miei Combatterai! col giovinetto, ed io Starò la pugna a riguardar: s1 ei vince 3-5^ lo piomberò nel mio vigor, limile Alla corna del romorofo Lora ... Chi primo il figlio del rotante mare Miei Duci, affronterà? molti ha fui lido Prodi guerrieri, e la fua lancia è forte. gfe;-$ Primo nel fuo vigor forfè Catillo *• Pcfìfente figlio di Lormar ; trecento

* Giovani lo feguian , prole animofa

Del fuo flutto natio: fiacco è ■'! fuo braccio Contro Cartone; i fuoi fuggirò, ei cadde., róc Scefe Conallo c e rinnovò la pugna,

Ma'

* Cath-Imil j P occhio della Io fteiFò Cannai, che ac- battaglia . compagno Fingal nella fua

b Si vede da cjuefto pafTb , f predizione contro Svarano .

che i Ciani s' erano già fìa- Egli è famofifiìmo beli' an-

biliti ai tempi di Fingal , riche Poefie per la fua pru-

benchè non follerò fui ino- denza e valore . Suffifte an-

dell'o delle prefenti tribù «ora prefentementé nel Nord

nel Nord della Scozia . una picciola tribù che pre-

t Quefto dovrebbe efìerc cpel- tende difeeuder da lui .

( e e l x i r i )

Ma fpezzò l'afta poderofa : avvinto Giace nel campo , i .fuoi Cartone ìntfegtìe* Clefiamor,. difle il Re, dov' è la lancia

Del tuo vigor? puoi tu mirar ferra! ira 365 Conallo avvinto , il tuo Conallo , all' acque Del patrio Lora? ah ti rifveglia , e forgi Nello fplendor del tuo pofìfente acciaro ;. Tu di Conallo amico, e fa che fenta *■ Il giovinetto di Barcluta altera 370

Tutta la pofia del Morvenio fangue . S' alza 1' Eroe , cinge 1' acciaro , impugna Lo feudo poderofo ; «fee crollando Il crin canuto , furibondo , e pieno Della baldanza del valore antico. 375

Stava Carton full' alta roccia ; ei vide Apprettarli il guerriero : in lui &' affifa . Piacerli la terribile del volto Sererucade , e in canutezza antica

R 4 H

* Fingal non fapeva allora che Carthon fofle figlio di CleP- faraorre .

(CCLXIV)

Il vigor giovenil . Degg' io , difs'egli ^ 380 Quell' alla follevar che non colpifce Più che una volta? o falverò piuttofto Con parole pacifiche la vita Del vecchio Eroe ? fta maeftà ne' fuol Paffi fenili, e de' fuoi giorni fono 385

Amabili gli avanzi . Ah forfè quefto E l'amor di Moina, il padre mio. Più volte udii ch'egli abitar folea Lungo il Lora eccheggiante . Ei parlava , Quando a lui giunfe Cleflamorre , ed alto 390 Sollevò la fua lancia ; il giovinetto La ricevè fopra lo feudo , e a lui Volfe così pacifiche parole . Dimmi guerriero dall'antica chioma,

Mancan giovani forfè alla tua terra 395

Che impugnìn l'afta? o non hai figlio alcuno Che in foccorfo del padre alzi lo feudo , E della gioventude il braccio affronti? Non è più forfè del tuo amor la fpofa?

O Gè-

(CCLXV)

O fiede lagrimofa in fu la tomba 400

De' figli fuoi? Deh dì, fareftu mai Un dei Re de' mortali a ? e tu cadi Qual fìa la fama del mio brando? Grande > Figlio dell' alterezza , a lui rifpofe L'eccelfo Cleflamor : famofo e noto 405

In guerra io fon , ma ad un nemico il nome b Non fcoperiì giammai . Figlio dell' onda s Cedimi, e a'ior faprai che in più d'un campo Rimafe impreflb del mio braccio il legno. Ch'io ceda, o Re dell'alte? allor foggiunfe 41© Del giovinetto il generofo orgoglio . Io non ceffi giammai : fpeflb in battaglia Ho pur io combattuto j e vidi l'ombra

£>;

* Uno dei Capi di tribù , o pioni foffe paffata qualche

uno dei più famofi guer- relazione d' amicizia , cef-

rieri . fava immediatamente la

h Lo fvelare il proprio no- battaglia , e fi rinnovava

me al fuo nemico , in que' l1 antica benevolenza delle

tempi d'Eroifmo, riputa- famiglie. Quindi uomo c£t

vari futterfugio per non [vela il fuo nome al nemico ,

combattere : poiché quando era anticamente un termi*

veniva a fcopnrfi che tra ni ingiuriofo per efprims*

gli antenati de1 due cani- re un, codardo .

( C C L X V ì )

Di mia fama futura : o de' mortali Capo , non mi ipregiar : forte è '1 mio braccio ,415 Forte la lancia mia , va fra' tuoi duci A ricovrarti , e le battaglie e l' armi Lafcia ai giovani Eroi . Perchè ferifei * L'alma mia d'una lagrima pietofa,. Replicò Cleflfamor? L'età non trema a.ior

Nella mia deftra , inalzar pofìTo il brando , Io fuggir di Fingallo innanzi agli occhi? Innanzi agli occhi di Conal? No, figlio Del fbfco mar , non ho fuggito ancora , Non fuggirò j ftendi la lancia, e taci. 425 Elfi pugnar , come contrarj venti

Ch' onda frappolla d' aggirar fan prova . Ma '1 garzon comandava alla fua lancia Ch' ella sfallifTe , perchè pur credea Che il nemico guerriero efTer poterfe 430

Lo fpofo di Moina . Egli in due tronchi

L'afta

a Parmi che il fenfo fia que- cotejla tua pietà inopportuna

fto : Perchè r»' offendi tu con ed uwilitiiitc ? *

( C C L X V I I }

Lrafla fpezzò di Cleflfamorre , e '1 brando Gli drappo dalle man ; ma mentre ei flava Per annodarlo, Cleflfamorre efiraffe Il pugnai de' fuoi padri; inerme il fianco 455 Vide, e l' aperfe di mortai ferita. 8

Scorge abbattuto ClefTamor dall' alto Fingallo, e rapidiflìmo difeende D' arme fonando : in faccia a lui fi flette L'ofle in filenzio; nell'Eroe fon fìtti 449 Tutti gli fguardi: fomigliante ei venne 9 Al fragor cupo di negra tempefla Pria che i venti folle vinfi : fmarrito Il cacciatoi* nella vicina valle L' ode e ricovra alla montofa grotta . 44 5

Stava il garzone immobile ; dal fianco

Scorreagli il fangue ; il Re feendere ei feorfe , E dolce fpeme nel fuo cor deftofiì D'ottener fama a - ma la faccia avea

Pai.

# Sperando d' aver la gloria di morire per mano di Fin- gai .

'( C C L X V I I I )

Pallida, fvolazzavano i capegli 450

Sciolti , lo feudo vacillava , in tefta L'elmetto tremolavagli : la forza Mancava in lui , ma non mancava il core t Vide Fingal del duce il fangue , e l'afta

Sollevata fermò ; cedimi , ei difle , 455

Re degli acciar , veggo il tuo fangue : forte

Fofti nella battaglia, e la tua fama

Non fia mai che s' ofeuri •. Ah fé' tu dunque ,

Rifpofe il giovinetto al carro nato ,

Se' tu '1 Re famofo? or fé' tu quella 460

Luce di morte , orror dei Re del mondo ?

Ma perchè domandarne? e non ti veggo

Pari al torrente nel deferto? forte

Come un fiume in fuo corfo , e al par veloce

Dell'aquila dei cielo? Oh teco avelli 465

Pugnato almen , che foneria nel canto

Alto il mio nome, e '1 cacciatoi' potria

Dir , rimirando il mio fepolcro , quefti

Combattè con Fingallo . Or feonofeiuto

Mo-

(CCLXIX)

More Carton, ch'efercitò fua pofla. 4-0

Conno gì' imbelli ,. Sconofciuto ,, o prode , Soggiunte il Re , tu non morrai : fon molti I miei Cantori , e ai fecoli remoti PafTano i loro canti: udranno i figli Dei futuri, di Carton la fama, 475

Mentre in cerchio ftaran fedendo intorna * L' accefa quercia , e pafferan le notti Tra i canti e i fatti dell'antica etade „. Udrà fui prato il cacciatore affifo. La fufurrante auretta x e gli occhi alzando 480 Vedrà la rupe , ove Carton cadeo , E volgeraffi al figlio, e '1 luogo a dito Gli moftrerà dove pugnaro ì prodi . combattè , diragli , il giovinetto Re di Barcluta , in fuo vigor fìmile 485

Di

fi Nel Nord della Scozia , non avea talmente confacrato è molto tempo che t'elevati quefto coftume , che il la- nei giorni t'ertivi abbruciar fciarlo andare in difufo , un grotto tronco di quer- fu riputato dal volgo , co- eia , il quale chiamavafi il me una fpezie di facrile- tronco della fejfa . Il tempo gio .

i C C L X X )

•Di mille fiumi all' affollata poflfa . Ciioja fi fparfe del garzon fui volto, Alza gli occhi pefanti , ed a Fingallo Porge il fuo brando, onde pendeffe in mezzo Della foa fala , perchè in Morven retti 400 Del giovine regal la rimembranza . Cefsò la pugna , che il Cantore avea Già pronunziata la Canzon di pace , S' affollarono i duci , e cerchio ferno Al cadente Cartone , e fofpirando 49 $

Udir V eftreme moribonde voci . Taciti s' appoggiavano full' afte Mentre l'Eroe parlò; fifehiava al vento La fparfa chioma ; debolette e bafTe Ufcian le voci. O Re di Morven, diffe , 500 Io cado in mezzo del mio corfo; accoglie Tomba ftraniera nei verd'anni fuoi L' ultimo germe della fchiatta illuftre Di Rotamiro : ofeuritade e notte Siede in Barcluta ; fpaziando in Cratmo 505

Van

'( C C L X X I )

Van l' ombre del dolor j ma Tulle fponde Del Lora , ove i miei padri ebbero albergo Alzate voi la mia memoria, o duci, Che forfè qualche lagrima, vive, Darà lo fpolb di Moina all' ombra 5 1 o

Del fuo fpento Canon . Mortali punte Scefero al cor di Cleflfamorre j ei cadde Muto fui figlio : tenebror li fparfe Su tutta Polle, non fofpir , non voce Sentefi in Lora : ufcì la notte , e fuori 5 1 5 Delle nubi la Luna in Oriente Gettò gli fguardi lui campo del pianto . Stette tutto l' efercito li Senza parole , fenza moto , come Muto bofeo che in Gorma alza la fronte 520 Quando ftan cheti i romorofì venti, E fovrafta alle piaggie Autunno ofeuro- Tre fi pianfe il giovinetto ; al quarto Morì fuo padre: or nell'anguria valle Giacciono della roccia, e un' orrid' ombra 525

Ne

(ccLxxri)

Ne difende la tomba . Ivi fovente

Fam* veder la tenera Moina

Qiiando del Sole il ripercoflb raggio

Sulla rupe rifplende , ed all' intorno

E' tutto ofcuro. Ella colà fi fcorge , 556.

Ma già figlia del colle ella non fembra.

Son le fue velli dall' eftrania terra ,

E Toletta fi fta. Trifto Fingallo

Stavafì per Cartone : a' Tuoi cantori

Egli commife di fegnare il giorno 535,

Quando ritorna a noi l' ombrofo Autunno ..

Elfi il giorno fegnaro, e al ciel le lodi

Inalzar dell' Eroe ...

Chi dal muggito.

Vien dell'Oceano.

Al noftro lito , 540

Torbido come nembo tempeflofo

D' Autunno ombrofo ? Nella man forte

Trema la morte £

E fi*

(CCLXXIII)

E fono gli occhi fuoi vampe di foco. 545

Chi mugghia lungo il roeo

Lora fremente ?

Ah lo ravvifo; egli è Carton poffente

L' alto Re delle fpade.

Il popol cade: 55©

Vedi , eom* ei s' avanza , e come ftende

L' afta guerriera :

L' ombra fevera

Par , che a Morven felvofa in guardia fiede .

Ahi giovinetta pianta ! 555

Tu giaci , e turbin rio t' atterra e fchianxa . Nato al carro inclito giovine ,

Quando quando t' alzerai,

Di Barcluta o gioja amabile

Negli amabili tuoi rai ? "560

Chi dal muggito

Vien dell' Oceano- Ai noftro lito,

Torbido come nembo tempeftofo

S D'

( C C L X X I V )

D' Autunno ombrofo? 565

Tai fur le note dei Cantor nel giorno Del loro pianto : accompagnai dolente Le loro voci , e canto a canto aggiunti . Era 1' anima mia trifta e invilita Pei mifero Cartone ; egli cadeo 570

Nei della lua gloria » O Cleflamorre Ov' è nell' aria il tuo foggiorno? dimmi Elfi feordato ancor della ferita Il caro giovinetto? e vola ei teco Sopra le nubi, e all' amor tuo rifponde? 575 Sento il Sole, o Malvina; al mio ripofo Lafciami : forfè quelle amabili ombre Scenderan ne' miei fogni ; udir già parmi Una debole voce : il Solar raggio Gode di sfavillare in fu la tomba 580

Del garzon di Barcluta; io fento il fuo Dolce calor che fi diffonde intorno . O tu che luminofo erri e rotondo

Come lo feudo de' miei padri , o Sole ,

Don-

( C C L X X V )

Donde fono i tuoi raggi? e da che fonte 585

Trai la viva tua luce? efei tu fuora

In tua bellezza maeftofa , e gli aftri

tuggon dal cielo: al tuo apparir la Luna

NelP onda Occidental ratto s' afeonde

Pallida e fredda: tu pel ciel deferto 59©

Solo ti movi. E chi poria feguirti

Nel corfo tuo? Crollan le quercie annofe

Dalle montagne i le montagne iftefle

Sceman cogli anni , V Ocean s' abbaffa ,

E forge alternamente; in ciel fi perde 595

La bianca Luna , ma tu fol tu fei

Sempre lo fteffo > e ti rallegri altero * l

Nello fplendor d* interminabil corfo .

Tu , quando il mondo atra tempefta imbruna ,

Quando il tuono rimbomba , e vola il lampo , éo 5

Tu nella tua beltà guardi fereno

fcuor delle nubi , e alla tempefta ridi .

Ma indarno Oflian tu guardi : ei più non mira

I tuoi vividi raggi , o che forgendo

S i Con

( C C L X X V I )

Con la tua chioma gialleggiante inondi 60*,

Le nubi Orientali , o mezzo afeofo

Tremoli d'Occidente in fu le porte.

Ma tu forfè, chi fa? fei pur com'io

Sol per un tempo , ed avran fine , o Sole ,

Anche i tuoi dir tu dormirai già fpento 610

Nelle tue nubi fenza udir la voce

Del mattin che ti chiama . Oh dunque efulta

Nella tua forza giovanile : ofeura

Ed ingrata è. l'età, fimile a fioco tz

Raggio di Luna , allor che fplende incerto 61 5

Tra fpariè nubi , e che la nebbia fiede

Su la collina : aura del Nord gelata

Soffia per la pianura, e trema a mezzo

Del fuo viaggio il peregrin fmarritOo-

CAR-

(GCLXXVII)

OSSERVAZIONI.

*****

QUeftó Poema è forfè il meglio condotto di quan- ti fi trovano in quella Raccolta, e fenza dub- bio il più interefìante d' ogn' altro . Io non ne in- dicherà le bellezze: il cuore le farà fentire addi me- glio di qualunque dilcorfo. * •2. narrazione di ClclTamorre è per ftefTa eccellen- te : ma la fua bellezza ci farà molto maggior im- presone fui fin del Poema, vpoichè per mezzo di effa ci troveremo illruiti fenza Caperlo di tutto ciò ch'era neceflario per prepararci allo fcioglimento dell' azio-

j. . « _ - Gregei <Te £Jf>u . . .

E'v vani 'ìcx\70 "hi\ató/j.ivcc Xfì'oos aerai. II. 15. v. 317. *

1, - . agnovitque per umbiram

Obfcuram , quoterà primo qui [urgere mente Aut vìdet aut vidijje putat per nubila Lunam . En. Lib. 6. v. 448. ;. Pub paragonarli quella deferizione a quella del Pro- feta Ifaia e. 13. v. 21., ove predice la diluzione di Babilonia, e ad un' altra fìmile fopra le rovine dell' Idumea. e. 34. v. 13. i. Simile prodigio è quello che mandò Giove, ad Aga- mennone, mentre quello accingeva!! alla battaglia. II. n. v. 53. * . Preparate feutum & clypeum . . . fiate in galeis , polite lance as , induite vos loricis . Ger. e. 46". v. 3. ifo //.tv v/f «Jlfpw ffij^óff-fltì, tu i'à<r7iiSa 6'ìcOcù . II. 2. V. 382.

S 3 8. Clcf-

( C C L X X V I I I )

8. Cleflamorre non s' era arrefo , ma feguitava a di- fenderli, benché Cartone lo computarle per vinto, e 1' orgoglio del vecchio guerriero doveva effer irritato- dal vederli fui punto d' efler fatto prigioniero da giovinetto. Perciò V azione di Cleffamorre non può rifguardarfi come proditoria, ma come una difefa per» inefla dalle leggi della guerra. *

0. CFg «T' or Ùtto <rxo7rty,g ecc. II. Lib. 4. V. 275. *

10. - - v'xiQ' tfX/g CV.O'WH

Ky^o 6a\7rvo'rtf>ov tv àfjLtpcf. (potmtjv aspov E'p*iV*4" & cdQipo;. Pind. Olimp. 1. Str. 1. *

11. Exultavity ut gas ad currendam viam.

Salm. 18. 47. *

12. Quale per incertam Lunam fub luce maligna

EJì iter in fdvos. En. Lib. 6. v. 270,

* * * * «

» » » » * * »

CAR-

CARRIC-TURA.

( C C L X X X I ) CARRIC-TURA.

Argomento.

JL Rotai Re di Sora nella Scandinavia nemicò di Cathidla Re d* Iniftore , fece colle [ne genti uno si/ar- co nelle terre di -quejìo , e V ajfediò nel fuo Palagio di Carric-tura . Intanto Fingal ritornato da una [correria fatta nella provincia Romana, pensò di vifìtare U fuddetto Qathulla , alleato ed amico fuo , e fratello di Coniala da lui amata . Giunto a vijla di Carric-tura feoperfe in fu la fommità del palagio una fiamma , che in que1 tempi foleva efporji , quando fi era in qualche grave pericolo . Il vento lo fpinfe in una Baja al- quanto diflante da Carric-tura , [teche fu ce-fìretto a pajfar la notte full a fpi aggi a . In queflo frattempo fin- ge il Poeta , che Odino , antico Idolo della Scandina- via , protettore di Frotal compari fca a Fingal , e lo minacci , tentando di [paventarlo , e di far eh' ei lafci la difefa di Cathulla . Ma Fingal appicca ?vffa con lui , e lo mette in fuga . Il giorno [eguente Fingal at- tacca /' armata di Frotal , è ìa rompe . Po[cia abbat- te in duello lo Jlejfo Re . Ma mentre quejìi era in pericolo d"" ejfer ucci[o da Fingal , Uta donzella inna- morata di Frotal che /' avea [eguito in abito di guer- riero .

(CCLXXXII)

riero , e non cono/cinta gli flava apprejfo , corre pet [occorrer P amante , e -viene /coperta . Fingal mojf» dalia fua genero/ita , e intenerito da quejìo accidente concede la vita a Frotal , e lo conduce pacifico in Carric-tura . Quejìo è il f oggetto del Poema : ma vi fono fparfi per entro varj Epifodj . Si ha per Tradii %tone y che il Poema foffe indirizzato ad uno de"1 pri- mi Mijfionar) Crifliani rifugiati nella Scoria . La bat*. taglia di Fingal coir Idolo Odin fa vedere , che il Poeta non avea guaflo lo fpirito dalle fuperjìi^ioni % che prevalevano nel mondo tutto, innanzi che vi j'Ìjj- ìroducejfe il Criftianefimo .

CAK-

( CCLXXXI I I )

CARRIC-TURA.

H,

, a I tu nell' aria abbandonato ornai Il ceruleo tuo corfo, ori -crinito Figlio del cielo? L' Occidente aperfe Le porte fue ; del tuo ripofo il letto Colà t' afpetta : il tremolante capo 5

L' onda folleva di mirar bramofa La tua bellezza ; amabile ti fcorge Ella nel Tonno tuo; ma vifto appena S' arretra con timor : ripofa , o Sole , Neil' ofcura tua grotta, e pofcia a noi io Torna più sfavillante, e più giojofo* Ma intanto di milP arpe il fuon diffondali

Per

« Il canto d' Ullino col qua- dai Canti de' fuoi Bardi .

le s* apre il Poema è in me- Quefta fpezie di trionfo ,

tro Lirico . Ufava Fingal vien chiamato da Oflian /'/

di ritorno dalle fue fpedi- canto del!» vittoria . zioni , di farfi precedere

(GCLXXXIV)

Per tutta Selma , e mille faci inakinfi , E rai di luce per la iala ondeggino .

Già la di Crona * x <

Zuffa pafsò. Il Re dell' atte Re delle conche A noi tornò. Battaglia e guerra io

Svanì qual fuono Che più non b. Su fu Cantori Alzate il canto :

Nella fua gloria è 5

Ritorna il Re . cantò Ullin, quando Fingal tornava Dalle battaglie baldanzofo e lieto

Nel-

t La zuffa di Crona fi; il la parte ohe fpetta a Cro-

foggetto d' un Poema di ma ridotta ad un tal gra-

Oflìan , di cui il prefente do di purità , che potef-

è una continuazione . Ma renderla intelligibile ai

non fu potàbile al Tra- Lettori . duttore di procacciarli quel-

( C C L X X X V )

■Nella fua gaja giovenil frefehezza Co' fuoi pefanti innanellati crini. 30

Stavan fopra 1' Eroe cerulee 1' armi , Come appunto talor cerulea nube Sopra il Sole fi fta , quand' ei s' avanza In lue velli di nebbia , e fol ne morirà La metà de' fuoi raggi . I forti Eroi 3 5

Seguon l' orme del Re ; fpargefi intorno La fefta della conca : a7 fuoi cantori Fingal fi volge , e a feior gli accende il canto , Voci , difs' ei , dell' echeggiante Cona ,

Cantori antichi , o voi dentro il cui fpirto 40

Soglionfi ravvivar I* anime azzurre *

De' noftri padri , or via , toccate 1' arpa

Nella mia fala, onde Fingal s' allegri

Dei voftri canti. Ex dilettofa e dolce

La gioja del dolore: ella fomiglia * 45

Di Primavera alla minuta pioggia,

Che

* Voi che rifvegliate la me- pure , voi che fiere come moria de' noftri padri , op- ifpirati dalle loro Ombre . *

'( C C L X X X V I )

<Che molli rende della quercia i rami , Sicché vie via la giovinetta foglia Getta le verdi tenerelle cime . Su cantate , o Cantor 9 domani al vento 5 r> Darem le vele. Il mio ceruleo corfo Sarà full* Oceano, inver le torri Di Carric-tura , le mufeofe torri Del vecchio Sarno , ove abitar foleva Cornala mia ; colà Catillo * il prode 5 5

Sparge la fella della conca intorno» Molte le fere fon de1 bofehi fuoi , Ed alzeraffi della caccia il fuono . % Cronalo , diflfe Ullin , figlio del canto ,

E tu Minona graziofa ali* arpa , 6e

Alzate il canto di Silrico, ond' abbia

II

« Cadmila . ti 1' uno di Silrico , e 1' al- * Cron-nan fuono mefio . M'in'- tro di V invela . Appari- órrn aria foave . Sembra che fee che tutti i Poemi Dram- «juefti foflero due Mutici matici di Oflian , fieno da- di profeflìone , i quali e- ti rapprefentati nelle folen- fercitafleió in pubblico la ni occafioni alla prefenza loro arte : qui fono intro- di Fingal . dotti a rapprefentar le par-

( C C L X X X V I 1 )

Il Re noftro diietto: efea Vinvela * Nella bellezza Tua , fimile all' arco Del ciel piovofo, che 1' amabil faccia Moftra fui lago, quando il Sol tramonta 6<$ Lucido e puro. Ecco, Fingal , già viene * Vinvela, è dolce il canto fuo, ma trillo,

Vinvela»

Figlio della collina è P amor mio: Fifchia nel!' aria ognora

La corda del fuo arco, e fuona il corno, 70 Gli anelano d' intorno i fidi cani, Ei delle damme ognor fegue la traccia; Egli ha di caccia > i' ho di lui defio : Figlio della collina è 1' amor mio.

? Deh rifpondi a Vinvela, amor mio dolce, 75 Il tuo ripofo ov' è?

Ri-

» Bh'in-bheul , dtnnà vice b Cioè Mincma , che rappre- melodiofs i Bh in Lingua fenta VinVela . Gallica ha lo ftdfo fuono «he T v Inglefe .

( C C L X X X V I I I )

Ripofi tu lungo il rufcel del monte,.

Oppur in riva al fonte

Dal mormorante pie ? Ma gli arbufcelli pieganti &a

Ai ^venticelli tremuli ,

E già la denfa nebbia

Dalla collina fgombrafi :

Io mi voglio pian piano avvicinar,

Colà dov' ei ripofa , 85-

E dalla cima ombrofa

Voglio non villa 1' amor mio mirar »- La prima volta eh' io ti vidi , o caro ,

Amabile ti vidi

Tornar da caccia, alto, ben fatto, e flavi 90

Colà di Brano * preffo il pino antico .

Molti eran teco giovinetti fnelU

Diritti e belli;

Ma

a Bran , o Brano fìgnifica celli che ritengono il no-»

un "ufalh di montagna . me di Bran-Havvene uno

Vi fono ancora nei Nord particolarmente che cade

della Scozia divertì fiumi- nel Tay a Dankeld .

(CCLXXXIX) Ma il più bello d' ogn' altro era Silrico.-

S I L R I C O .

Che voce è quella eh' odo- 9

Voce limile a frefea auretta eftiva. No, il mormorar dell' arbufcel non fento

Che piega al vento , più del monte

In fu la fonte io fio, ir

Di Fingallo alle guerre

nell'eftranie terre

Lungi , Vinvela mia , lungi men vo , I miei fidi can grigi

Non mi feguono più. k

Sul colle i miei veftigi ,

Cara , non vedrai tu . Ed io non men, Vinvela mia vezzofa >

Non rivedrò più te , Quando fui rio della pianura erbofa ' 1 ]

Movi dolce il pie:

Tom. IL T Gu-

( C C X C )

Gaja , come nell'aria

L' arco del ciel ridente > Come la Luna candida

Neil* onda d' Occidente . 115

Vi n v e L A .

Dunque partì , Silrico , ed io qui refìo

Su la collina mefehinetta e fola? Le damme già fopra l' alpeftre vetta

Pafcon fenza timor; temon fronda, o fufurrante auretta , 120

Che lungi è'1 cacciator. Egli è nel campo delle tombe amare t

Chi fa s'egli rivien? Stranieri per pietà , figli del mare ,

Lafciatemi '1 mio ben * i 2 5

Silrico.

Vinvela mia, nel campo io caggio, Tu la mia tomba inalza;

Am-

( C C X C 1 )

Ammonticchiata terra, e bigie pietre

Serbino ai futuri

La ricordanza mia: fui meriggiò Ijd

Verrà talvolta ad adagiare il fianco

Il cacciator già fianco

Quando col cibo prenderà riftoro:

E al luogo 5 ov* io dimoro

Volto, dirà, qui giace uno de' prodi ^ I55

E vivrà il nome mio nelle fue lodi. Dolce Vinvela mia , s'io vado in guerra

Serbami la tua fé. Se baffo baffo giacerò fotterra

Ricordati di me. 140

Vi n ve la 4

, , mio dolce amore >

Di te mi fovverrò» Oimè , ma tu cadrai ,

Oimè , tu ten vai

Per fempre, e che farò? 145

T 1 Sul

( C C X C I I )

"Sul muto prato, Sul cupo monte , Sul niello fonte Di te peniando andrò.,

Qualor da caccia , *$q

Farò ritorno^ Il tuo muto foggiorn© Con doglia rivedrò..

Oimè laflai dolente ,

Silrico mìo cadrà.. 355

E Vinvela piagnente Di lai fi fovverrìw.

Ed anch'io, difle il Re, del forte duce Ben mi fovvengo ; egli ftruggea la pugna Nel fuo furor , ma più noi veggo . Un giorno 1 60 Lo rifeontrai fui colle: avea la guancia Pallida , ofeuro il ciglio , ufeia dal petto SpefTo il fofpiro : i fuoi romiti paflì Eran verfo il deferto; or non fi feorge In tra la folla de' miei duci, quando- v6$

S' inai*

( C C X C I I I )

S'inalza il fuori de'bellicofi feudi.

Abita forfè di Cremora * il fire

Nella picciola cafa ? oh, diflfe Ullino ,

Cronalo, dacci di Silrico il canto 5

Quando grunfe a' fuoi colli ^ e più non era %j 6

La fua Vinvela ; ei s' appoggiava appunto

Su la muicofa tomta dell' amata ,

E credea che vivefiè ; egli la vide,

Che dolcemente fr movea fui prato;

Ma non durò la fua lucida forma 175

Per lungo fpazio , che fuggi dal campo

Il Sole , ed -ella fparve : k udite , udite ,

Dolce , ma trillo è di Silrico il canto .

SlLRlCO*

Io fiedo prelfo alla mufeofa fonte

T 3 Su

■a Carn-mór , alta feofeefa col- ghi folitarj , e i fecondi

lina . fempre di notte , e in ma-

i La differenza che gli anti- niera orrida e fpaventofa .

chi Scoti mettevano tra i Ma la circoftanza del giorno

buoni e i cattivi fpiriti era e della notre non è tempre

filetta 3 che i primi coni- esattamente otìervata nei

pàvìvano di giorno in luo- Poemi di Offian . *

( C C X C I V )

Su la collina, ove foggiorna il vento, i8o

Fifchiami un arbufcel fopra. la fronte ,

Rotar fui lido l'ofcura onda io fento;

I cavrioli. {bendano dal monte,

Gorgoglia il lago, che commoffo è drento,

Cacciato? non. f; feorge in quefti bofehi , |8jj

E tutto muto; i miei penfìer fon fofchi.

S'io ti vedeffi , o mio dolce diletto, S* io ti vedeffi errar fui praticello , Con quel tuo. crin , che giù feende negletto , E nuota fopra Pale al venticello, 1.90,

Col petto candidetto ricohnetto , Che fale , e feende , a rimirar si bello , E con T occhietto baffo , e lagrimofo Pel tuo. Silrico dalla nebbia afeofo;

S'io ti vedeffi, io ti dare' conforto, 195

E condurre'ti alle paterne caie . Ma , faria quella appunto Ch'appar colà fui prato ? Se* tu, che per le rupi, o de£abilt

( C C X C V )

Ne vieni all'amor tuo? fé' tuo mio ben? 20 a

Come la Luna per l'autunno amabile

O dopo nembo eftivo il Sol feren?

Ecco , che a me favella 5

Ma quanto baffa mai

E' la fua voce, e fioca; 205

Somiglia auretta roca

Fra. l'alghe dello ftagno.

Vi N VELA,

Dunque falvo ritorni? E dove fon gli amici?

Salvo ritorni, o caro? 210

Su la collina la tua morte intefi> Intefi la tua morte , E ti pianfi di pianto amaro, e forte l

SlLRICO.

mia bella , io ritorno r

Ma della fchiatta. mia ritorno il folo, 215 T 4 ?&

( C C X C V I )

Più non vedrai gli amici-. Io la lor tomba

Sulla pianura- alzai : ma dimmi , o cara ,

Per la deferta vetta

Perchè fola ti ftai?

Perchè così foletta 220

Lungo il prato ten vai ?

Vi n ve la .

Sola , Silrico mio ,

Nella magion del verno *

Sola fola fon io.

Silrico mio, per te di duol fon morta 225

Sto nella tomba languidetta , e fmorta . Diflfe , e fugge veloce ,

Come nebbia fparifee innanzi al vento Amor mio perchè fuggi? ove ten vai?

Deh per pietade arrecati, 230

E guarda le mie lagrime .

Bella fofti, o Vinvela,

Bel-

<* Nel fepolcro .

( C C X C V I I )

Bella quand'eri viva, e bella lei Anche morta , o Vinvela , agli occhi miei . Sulla cima del colle ventofo, 235

Sulla riva del Fonte raufeofo Di te , cara , penfando ftarò «. Quando è muto il meriggio d' intorno A far meco il tuo dolce foggiorno Vieni; o cara, e contento farò. 240

"Vieni, vieni fu 1' ale al venticello, Volami in grembo, Vieni fui nembo Quando fui monte appar» Quando tace il meriggio, e'1 Sol più coce , 245 Con queir amabil voce Vienimi a confolar . Tal fu 1 canto di Cronalo la notte Della gioja di Selma . In Oriente Sorfe il mattino : V azzurre onde rotolano 250 Dentro la luce. Di fpiegar le vele Fingal comanda ; i romorofi venti

Scen-

( C C X C V I I I )

Scendono da' lor colli. Alla fua vifta S erge Iniftore, e le mufeofe torri Di Carric-tura: ma fu 1' alta cima 255

Verde fiamma forgea di fumo cinta , Segno, d' affanno : il Re. picchioffi '1 petto , La lancia impugna : intenebrato il ciglio Tende alla corta , e guarda addietro al vento Che avea '1 fuo foffio. rallentato; fparfi 260 Errangli i crini per le fpalle , e fiede Terribile filenzio a lui fui volto*. Scefe la notte , s' arredò la nave

Nella baja di Rota ; in fu la cotta ,

Tutta accerchiata d' eccheggianti bofehi 265

Pende una rupe : in fu la cima flafli

Il circolo di Loda , e la mufeofa

Pietra della Poffanza : appiè fi ftende

Pianura anguria , ricoperta d' erba ,

E di ramofi .antichi alber, che i venti 270

Di mezza notte dall' alpeftre maffo

Imperverfando avean con forti crolli

( C C X C I X )

Diradicati : ivi et un rio ferpeggia L.' azzurro, corfo , ed il velluto cardo Aura romita, d' Oceart percote . a 275

S* alzò la fiamma di tre quercie j intorno Si difftife la fefta : il Re turbato Stava pel Sir di Carric-tura : apparve La fredda Luna in Oriente , e '1 fonno, Su le ciglia de' giovani difeefe.. 280.

Splendeano a' raggi tremuli di Luna Gli azzurri elmetti ; delle quercie il foco Già decadendo , ma fui Re non pofa Placido fonno, ei di tutt' armi armato S' alza penfofo , e lentamente afeende 28 5

Su la collina , a rifguardar la fiamma Della torre di Sarno .. Ella fplendea. Torba da lungi ; ma la Luna afeofe La fua faccia vermiglia : un nembo move Dalla montagna, e porta in fu le piume 290

ì Lo

« L1 Originale : e il /odiarlo 'fato dell* Oceano perfeguit* la barba del cardo . *

( CCG)

•3 Lo fpirito di Loda . Al fuo foggiorno Ei ne venia de' fuoi terrori in mezzo ; E già crollando la caliginofa Afta; gli occhi parean fumofe vampe Neil' ofeura fua faccia; e la fua voce 29$

Era da lungi rimbombante tuono . Ma contro lui del fuo vigor la lancia Move Fingallo, e gli favella altero. Vattene o figlio dell' ofeura notte,

Chiama i tuoi venti , e fuggi , a che ten vieni 300 \ Dinanzi a me d' aere , e di nembi armato? Temo fors' io tua tenebrofa forma , Tetro fpirto di Loda? è fiacco il tuo Scudo di nubi , e fiacca è la tua fpada Vana meteora ; le rammafla il vento, 305 , Ed il vento le fperde , e tu tu fteflb Sfumi ad un tratto ; o della notte figlio Fuggi da me , chiama i tuoi venti , e fuggi . E dal foggiorno mio tu di forzarmi

Dunque pretendi ? replicar s' ìntefe 3 1 o

La

(CC CI)

La vuota voce: innanzi a me s' atterra Il ginocchio del popolo: io la forte Delle battaglie, e dei guerrier decida. Io Tulle nazion guardo dall' alto , 4 E più non fono; le avvampanti nari 315

Sbuffano morte ; io fpazi# alto fu i venti y Calpefto i nembi , e a' pam* miei dinanzi Van le temperie : ma tranquillo e cheto E' di la dalle nubi il mio foggiorno , E lieti fon del mio ripofo ì campi. 32©

E ben , quei ripigliò , del tuo ripofo

Statti ne' campi , e di Comallo il figlia Scordati : da' miei colli afeendo io forfè Alle tranquille tue pianure , o vengo Sulle nubi con 1" afta ad incontrarti, 325

Tetro fpirto Loda? e perchè dunque Bieco mi guardi ? e perchè fcuoti , o folle , Quell' aerea tua lancia? invan tu bieco Guati Fingallo , io non fuggii dai prodi , E me fpaventeran del vento i figli? 330

No,

(CCCII)

No , cke dell' arme lor fo la fiacchezza ,

Va, foggiunfe lo fpcttro , or vanne, e '1 ventò

Ricevi : i venti di mia man nel vuoto

Stannofi ; è mio delle tempefte il corfo »

Mio figlio è '1 ke di Sora : egli alla Pietra 33$

mia Pofifanza le ginocchia inchina .

La fua battaglia è a Carric-tura intorno j

Ei vincerà . Figlio di Cornai , fuggi

Alle tue terre, o proverai bentofto

Del mio ardente furor gli orridi effetti . 340 I

DhTe, e contro Fingallo alzò la lancia

Caliginofa , e della fconcia forma

L' altezza formidabile piegò •.

Ma quei s' avanza , e trae i' acciai* , lavoro

Dell' affumato Luno a ; il fuo corrente h 34$

Sentier penetra agevole pel mezzo

Dell' orrid' ombra : lo sformato fpettro

Cade feflb hell' aria s appunto come

Ne-

g Luti o Lnno era un ce- gal era opera di queftó lebre fabbro di Loclin . artefice .

La famofa fpada di Fin- b II filo della fpada »

( C C C I 1 ! )

Nera colonna di fumo, che fopra Mezzo fpenta fornace alzali , e quella 3 50 Fende verghetta fanciul per gioco . s Urlò di Loda il tenebrofo fpirto , Ed in rotolandofi , nell' aria S' alza, e fvanifee: V orrid' urlo udirò V onde nel fondo , e s' arreftaro a mezzo 355 Del loro corfo con terrori dal Tonno Tutti ad un tratto di Fingallo i duci Scoflerfi , ed impugnar 1' afte pefanti . Cercano il Re , noi veggono , turbati S' alzano con furor; gli feudi, e i brandi 360 Rimbomban tutti. In Oriente intanto La Luna apparve, il Re a' fuoi ritorno Scintillante nell' armi ; alta la gioja Fu de giovani fuoi , tranquilla calma Serenò le lor anime, ficcome $£5

Dopo tempera abbonacciato mare . Ullino alzò della letizia il canto , E d' Iniftor fi rallegraro i colli ,

(CCCIV)

Fiamma di quercia alzoflì , e rimembrarli Le belle iftorie degli antichi Eroi. 370

Ma d' altra parte d' una pianta all' ombra» Sedea pien di triftezza il Re di Sora Frotallo : intorno a Carric-tura fparfe Son le fue fquadre, egli le mura irato Guarda fremendo^ e fitibondo il fangue 375 Vuol di Catillo , che lo vinfe in guerra *

Allor che Anniro a di Frotallo padre Regnava in Sora , un improvvifo nembo Sorfe fui mar , che ad Iniftor portollo . Frotal fi flette a fefteggiar tre giorni 380 Nelle fale di Sarno, e vide gli occhi Di Cornala foavemente lenti , Videli , e nel furor di giovinezza Ratto s' accefe , e impetuofo corfe Per farfi a forza poffelfore e donno 385

Del-

» Anniro era padre non me- fratello , e £w poi uccifo

no di Frothal , che di Era- da Gaulo mila battaglia

gon , il quale regnò in So- di Lora . ra dopo la morte di fuo

( C C C V )

Della donzella dalle bianche braccia * Ma -vi s' oppon Catillo , ofeura zuffa S' alza; Frotallo è nella fala a-v vinto * Ivi langue tre giorni , alla fua nave Sarno nel quarto rimandollo; a Sora 390 Egli falvo tornò; ma la fua mente Negra fi di- furibondo fdegno 6 Fin da quel contro Catillo, e quando Della fama d' Annir s' alzò la pietra ,. a Ei fcefe armato, e alle mufeofe intorno 395 Mura di Sarno alta avvampò battaglia* Sorfe il mattin fopra Iniftor: Frotallo Batte T ofeuro feudo; a quel rimbombo Scotonfi i duci fuoi ; s' alzan , ma gli occhi Tengono al mar; veggion Fingal che viene 400 Nel fuo vigor : parlò Tubarre il primo . Re di Sora„ e chi vien. fimile al cervo Cui tien dietro il fuo gregge? egli è nemico 3 Tom. IL V Veg-

« Cioè dopo la morte cT An- fama di qualcbeiuno , vale «irò . Inalbar la pietra della quanto fepellirlo .

( C C C V 1 )

Veggo la punta di fua lancia : ah forfè E' il Re di Morven, tra' mortali il primo 405 V alto Fingal : V imprefe fue Gormallo Rimembra, e fta de' fuoi nemici il fangue Nelle fale di Starno * : a chieder vado * Dei Re la pace ? egli è folgor del Cielo .

Figlio del fiacco braccio, a lui rifpofe 410

Frotallo irato: incominciar dovranno Dalle tenebre adunque i giorni miei ? Io cederò pria di veder battaglia? Ma che direbbe in Sora il pòpol mio? Frotallo ufcì , come Meteora ardente 4 1 3

Di ria nube , fcontrollo , egli difparve . No , no , Tubar , no , Re di Torà ondofa , e Non cederò , me la mia fama , come Strifcia di luce fafeierà d' intorno .

Ufcì de' fuoi col rapido torrente, 410

Ma

a Allude alle imprefe di Fin- b Cioè , patti onorevoli di gal in Loclin per Agana- pace .

deca , riferite nel Canto 3. e Deve effer una terra nelle del Poema Epico. * vicinanze di Sora. *

( C C C V I I )

Ma rupe rifeontrò : Fingallo immoto

Stettefi: rotte rotolaro addietro

Le fchiere fue , rotolar ficure »

L' afta del Re gì' incalza : il campo è tutto

Ricoperto d'Eroi: frappoflo colle 4Ì5

Solo fu fchermo alle fuggenti fquadre»

Vide Frotallo la lor fuga, e V irà

Sorfe nel petto fuo : torbido il guardo

Tien fitto al fuol -, chiama Tubar : Tubarre ,

Il mio popol fuggì, cefsò d* alzarli 430

La gloria mia: che più. mi refta? io voglio

Pugnar col Re j fento 1' ardor dell' alma }

Manda Cantor , che la battaglia chieda .

Tu non opporti : ma Tubarre , io amo

Una Donzella, ella foggiorna appretto 435

L' acque di Tano , ella è d' Erman la figlia

Uta , dal bianco fen , dal dolce fguardo .

Efla la figlia d' Iniftor * paventa ,

Vi E al

0 Quefta è la celebre Coma- Uta probabilmente non fa- la , innamorata di Fingal , peira 5 che Cornala folte già

mor-

( e e e v i i i >

E al mio partir traflfe dal petto il fuo= Delicato lbfpiro : or vanne , e dille 440.

Che baffo fon, ma che foltanto in lei Il mio tenero cor prandea diletto .. Cosi parlò pronto a pugnar , ma lungi- Non era il foaviffimo iofpiro Della beli' Uta : ella in mafchili fpoglie 4455, Avea feguito il fuo guerrier fui mare* Sotto lucido elmetto ella volgea Furtivamente 1' amorofo fguardo Al giovinetto: ma feorgendo adeflb^ Avviarti '1 Cantor , tre volte l'afta 450

Di man le cadde,, il crin volava fciolto, Spedi fpelTi gpnfiavanle i fofpiri Il candidetto feno ; inalza gli occhi Dolce -languenti verfo il Re; volea Parlar, tre volte lo tentò, tre volte 455

Morì fui labbro la tremante voce.

Fin- morta , e in confeguenza P antica paflìone di Fro» temeva che fi rifvegliatfe thal per cjiiefla donzella .

( C C C I X )

Fingallo ode il Cantor , ratto fen venne Col fuo polente acciar : le mortali afte Si rifeontraro , ed i fendenti alzarli Di loro fpade : ma difeefe il brando <\6ó

Impetuofo di Fingallo , e in due Spezzò lo feudo al giovinetto : efpofto EU fuo bel fianco; ci mezzo chino a terra Vede la morte : ofeurità s' accolfe Sull'alma ad Uta, per le guancie a rivi 465 Difcorrono le lagrime , ella corre £er ricoprirlo coi fuo feudo, un tronco Le s' attraverfa, incefpica , riverfafi "Sul fuo braccio di neve , elmetto e feudo Le cadono, difeoprefi il bel feno , 470

La nera chioma fui terreno è fparfa .

Vide il Re la donzella, e pietà n'ebbe. Ferma il brando inalzato , a lor fi china Umanamente , e nel parlar full' occhio ' Gli fpuntava la lagrima pietofa . 475

O Re di Sora , di Fingallo il- brando

V 3 Non

( C C C X )

Non paventar. Non lo macchiò giammai Sangue di vinto , e di guerrier caduto Petto mai non pafsò : fui Torà ondofo S'allegri il popol tuo, goda la bella 480

Vergine del tuo amor : perchè mai devi Cader nel frefeo giovenil tuo fiore?

Frotallo udì del Re le voci, e a un punto Ei vide alzarfi la Donzella amata. Stetterfi entrambi in lor bellezza muti, 485 Come due verdi giovinette piante Sulla pianura, allor che il loffio avvedo - Cefsò del vento , e fu le foglie pende Di Primavera tepidetta pioggia.

Figlia d'Erman, difs'ei, venirli dunque 4901

In tua bellezza dall' ondofo Torà Per mirar abbattuto alla tua villa Il tuo guerrier? ma l'abbatterò i prodi, Donzelletta gentil , ignobil braccio Vinfe d' Anniro il figlio al carro nato. 49^ Terribile , terribile in battaglia %

Re

e C C C X I )

Re di Morven, fei tu,, ma pofcia in pace Raffembri il Sol, che dopo pioggia appare. Dal verdeggiante itelo in faccia a lui I fiori alzano il capo, e i venticelli 500

Van dibattendo mormoranti piume. Oh foftù. in Sora , oh fofle fparfa intorno La feda mia! vedriano i Re futuri L'arme tue nella Sala, e della fama S' allegrerien de padri luoi , che l'alta 505 Fingal poflfente di mirar fur degni .. Della di Sora valorofa ftirpe,

Figlio d' Anniro , s' udirà la fama , Diffe Fingal : quando fon forti i duci Nella battaglia allor s' innalza il canto ; 5 io Ma difeendon fopra imbelli capi Le loro fpade , de' vili il iangue Tinge le lancie, il buon cantor fi feorda De' loro nomi , e fon lor tombe ignote . Verrà fopra di quelle ad inalzarfi 5 1 5

Cafa o capanna il peregrino , e mentre

V 4 Ei

C G C C X 1 I )

Ei fta fcavando l'ammontata terra, Scoprirà logra e rugginofa fpada , E in mirarla dirà : quefte fon l' arme D'antichi duci, che non fon nel canto» 52G Tu d' Iniftor vieni alla fella , e teco La verginella del tuo amor ne venga, E i noftri volti brilleran di gioja . Prefc la lancia , e maeftofamente

fua pofTanza s' avanzò nei paffi » 525

Di Carric-tura ornai le porte fchiudonfi , La fefta della conca in giro fpargefi , Alto intorno fuonò voce di mufica , Gioja disfavillò pe' larghi portici , Udivalì d' Ullin la voce amabile, 530

L' amabile di Selma arpa toccavafi . Uta allegroni nel mirarlo , e chiefe La canzon del dolor , full' umid' occhio La lagrima pendeale turgidetta , Qiiando comparve la dolce Crimora , f 535

* Cri-

a Cioè quando Ullino prefe a rapprefentare il perfonag» gio di Crimora . *

( C G G X I ì 1 )

* Crìmora figlia di Rinval , che flava

full' ampio di Lota azzurro fiume. *

-Lunghetta iftoria , ma foave ; in «fifa

La Vergine di Torà c ebbe diletto, Crìmora» Chi vien dalla collina 540

Simile a nube tinta

Dal raggio d'Occidente?

Che voce è quella mai fonora , e piena

Al par del vento,

Ma qua! di Carilo <* 545

L'arpa piacevole?

Egli è il mio amore > è 1' amor mìo che feende ,

E nell'

a Cri-mora donna dy animo e Gonvien che Torà e Tano

grande . follerò due luoghi affai vi-

tr Lotha , nome antico d' uno cini , poiché il Poeta dif-

dei maggiori fiumi nel Set- di fopra che Uta abi-

tentrione della Scozia . Il tava preìlo I' acque di Ta-

folo che a' tempi noftri no . *

ritenga qualche fomiglian- d Forfè quefto Carilo è il za nel fuono fi è il fui- celebre cantore di Cucul- me Lochy nella provincia lino ; per altro il nome d' Invernefs, ma il Tradut- può efìer comune a qua- tore non ofa alucurare, lunque Cantore . Carri! Ci- che quefto fia il fiume di gnifica un fuono vivace e cui qui fi parla . armoniofo .

(CCCXIV)

E nelP acciar rifplende ,

Ma trillo porta e nubilofo il ciglio»

Vive la forte fchiatta di Fingallo. 550

Qual affligge difaftro il mio Conallo? *

CONALLO.

Elfi fon vivi, o cara, Io ritornar poc'anzi Dalla caccia gli vidi

Qual torrente di luce: il Sol vibrava 555 Su i loro feudi , elfi feendean dal colle Come lilla di foco : o mia Crimora Già la guerra è vicina , E' della gioventude alta la voce,

* Dargo , Dargo feroce fóo Doman viene a far prova

Della poffanza della ftirpe noftra. Egli a battaglia sfida

La

* Connal , figlio di Diaran , b Quefto è quel Dargo Bri- Eroe de' più famofi tra quei tanno , che fu poi uccifo di Fingai , di cui s' è già da Ofcar figlio di Caruth . parlato altre volte .

(C C C X V )

la fchiatta di Fingallo invitta e forte, Schiatta delle battaglie, e della morte 565

Crimora.

E" ver, Conallo, io vidi

Le vele fue , che qual nebbia ftende vanii Sul flutta azzurro, e lente s'avanzavano Verfo la fpiaggia , o mio Conallo, molti Son di Dargo i guerrier.

Conallo.

Recami , o cara , 570 Lo feudo di tuo padre Il forte di Rinval ferrato feudo, Che a colma Luna raffomiglia , quando Fofca infocata per lo eiel fi move » Crimora. Ecco o Conal lo feudo , 575

Ma quefto non difefe il padre mio; Cadd'ei dall'afta di Gormiro uccifo, Tu puoi cader .

Co-

(CCCXVI)

CONALLO.

Poflb cader, è vero,

Ma tu, Crimora, la mia tomba inalza.

Le bìgie pietre, e un cumulo di terra 58$

Faran eh' io viva ancor fpento e fotterra t Tu a xjuella vifta

Molle di lagrime

Volgi il leggiadro afpetto . E muta e trilla *g>

Sopra il mio tumulo

Picchia pili volte il petto . Bella fei come luce , o mia diletta ,

Pur non pofs' io reflar . Più dolce fé' che fopra il colle auretta , 59©

Pur ti degg' io lafciar . S'egli avvien ch'io foccomba *

Dolce Crimora, inalzami la tomba* Crimora. E ben , dammi quell' arme ,

quell'arme di luce, e quella- Ipada, 595

E quel-

( C C C X V I I )

E quell'afta d'acciaro: io verrò teco,

Teco farommi incontro

Al fero Dargo, e crudo,

E al mio dolce Conal mi farò feudo.

O patrj monti , 600

O colli , o fonti , O voi cerve tti addio. Io più non tornerò, Lungi lungi men vo, E nella tomba fio con l'amor mio. 605 mai più ritornaro? Uta richiefe Sofpirofetta : cadde in campo il prode , VifTe Crimora? era il fuo fpirto afflitto Pel fuo Conallo, e folitarj i paffi? Non era ei graziofo , come raggio 610

Del Sol cadente? Vide Ullin full' occhio La lagrima che ufeiva ; e prefe l' arpa Dolce - tremante : amabile ma trillo Era il fuo canto, e fu filenzio intorno. L'ofcuro Autunno adombra le montagne, 615

L' az-

( C C C X V I I I )

L'* azzurra nebbia fui colle fi pofa ,

Flagella il vento le mute campagne. Torbo il rio feorre per la piaggia erbofa,

Staffi un alber foletto, e fifehia al vento,

E addita il luogo , ove Conal ripofa . 6 i a E quando l'aura vi percote drento

La fparfa foglia che d'intorno gira

Copre la tomba dell'Eroe già fpento„ Quivi fovente il cacciator rimira

L'ombre de' morti , allor che lento lento 6ì*$

Erra fui mefto prato, e ne fofpira» Chi del tuo chiaro fangue

Giunger potrebbe alla primiera fonte,

Chi numerar, Conallo , i padri tuoi?

Crebbe la ftirpe tua qual quercia in monte , 630

Che con l'altera fronte

Incontra il vento , e al Ciel poggia fublime ;

Or dall' annole cime

Al fuol la rovefeiò nembo di guerra ;

Chi potrà '1 luogo tuo fupplire in terra? 63$

Qui

( C C C X I X )

Qui qui dell' armi il fier rimbombo intefefi ,

Quivi i fremiti,

Quivi i gemiti

Dei moribondi ; fanguinofe orrende

Le guerre di Fingallo . 64°

O Conallo, Conallo

Qui fu dove cadérli: era il tuo braccio

Turbine, e raggio il brando,

Dagli occhi ufeia, qual da fornace, il foco. ?

Era a veder l'altezza 645

Rupe in pianura, a cui Vento fi fpezza. Romorofa qual roca tempefta

La tua voce a' nemici funefta

Nelle pugne s'udia rimbombar* Dal tuo brando gli Eroi cadean non tardi 6$q

Come cardi,

Cui fanciullo

Per trastullo

Con la verga fuol troncar* Ecco Dargo s'avanza 655

Dar-

(CCCXX)

Dargo terribil r come

Nube di folgor grave , avea le ciglia

Aggrottate ed ofeure ,

E gli occhi fuoi nella ferrigna fronte

Parean caverne in monte. 66®

Scendon rapidi i brandi, e orribilmente

Alto fonar fi fente

Il ripercoflb acciaro; era dappreflb

La figlia di Rinvallo ,

La vezzofa Crimora , 66$

Che rifplendea fotto guerriero arnefe»

Ella feguito in guerra

Avea l'amato giovinetto; fciolta

Pendea la gialla chioma ; in mano ha V arco ,

Già V incocca % 679

Già lo feocca

Per ferir Dargo, ahi ma la man sfallifce,.

* E fere il fuo Conallo: ei piomba abballo

Qual

a Si fa che Conimi reftò uc- tro Dargo : ma Ja trac- cilo in una battaglia con» zione non determina s' egli

fi a

( e C C X X I )

Qual quercia in piaggia , o qual da rupe un maflb ^

Mifera vergine 6-j 5.

E che farà?

11 fangue fpiccia , Conal fen va.

Stette tutta la notte, e tutto il giorno-

Sempre gridando intorno,. 680

O Conallo, o mia vita, o amor mio; Trilla angofeiofa piangendo morio.

Stretta , e rinchiufa poca terra ferba

Coppia di cui piti amabil non s'è villa; Crefce fra i fallì del fepolcro l'erba; 685

Io fiedo fpeffo alla nera ombra , e trilla : Vi geme il vento , e la memoria acerba Sorgemi dentro, e l'anima m'attrifta: Dormite in pace placidi e foletti Dormite, o cari, nella tomba llretti. 6gv

,, dolce amabiliflìmo ripofo

Tom. IL X Go-

da flato uccifo dal nemi- bia voluto render mira bi- co ,. oppur da Crimora . le la morte deli' Eroe con

E' probabile che il Poeta ab- quefta finzione . *

(CCCXXII)

Godete o figli dell' ondofo Lota ,

Uta foggiunfe; io ne terrò mai fempre

Frefca la ricordanza , e quando il vento

Sta nei bofchi di Torà , ed il torrente 695

Romoreggia dappreflb , allora a voi

Sgorgheranno i miei pianti , alle voftr' ombre

S'inalzerà la mia canzon fegreta ,

E voi verrete fui mio cor con tutta

La dolce pofifa della doglia voftra. 700

Tre giorni i Re (tetterà* in fefta , il quarto Spiegar ìe vele :' aura del Nord fui legno Porta Fingallo alle Morvenie felve. Ma lo fpirto di Loda aiTifo flava Nelle fue nubi, di Frotal ìe navi 705

Seguendo, e in fuor fi fofpingea con tutti Gli atri fuoi nembi : però fi fcorda Delle ferite fua tetra forma , E dell' Eroe la delira anco paventa « * * »

OS-

( C C C X X I I I )

OSSERVAZIONI.

1. 1 A comparazione non pub efTer pi li gentile JL-rf più perfettamente adattata . La tepida pioggia ■ammolli (ce la dura quercia, e fa fpuntar le foglie: cosi le doki lagrime della compaflìone intenerì feono i cuo- ri più duri, e fanno germogliar in erti i fentimenti d' umanità e di benevolenza fociale.

Indica mi hi ,quem diligi t anima mea^ubì pafea^ubì di* bes in meridie. Cant. e. i. v. 6. *

j. Abbiam già detfo più volte che per lo fpirito di Loda s'intende Odin , Era quefto la fuprema divinità della Scizia, ed il fuo culto fu trasferito nella Scandinavia da un celebre conquidatore, che pofeia a (nanfe il no- «he di Odin , e coli' andar del tempo fu confufo con elfo. Chiamàvafi egli Sig-ga figlio di Fridulfo, princi- pe degli Afi, o fia Afiatici, popolo della Sazia che abitava tra il Ponto Enfino, e'1 mar Cafpio, ed era il principal Sacerdote del Dio Odin al quale fi rendeva un celebre ailto nella città d' Af-gard, che nella lin- gua di quel popolo lignificava la corte degli Dei. Que- 4k> Principe temendo, come fi crede, il rifentimento de' Romani, per aver dato foccorfo a Mitridate, ab- bandono la foia patria , e Col fior tirila gioventù degli •Afi e dei Turchi n'andò verfo il Nord» Soggiogò prima alcuni popoli della Ruflia, pofeia conquido la Safìfonia: indi prefa la ftr'ada della Scandinavia fotto- roife rapidamente la Ombria, o TOlllein, la Giutlan- <la , la Fionia , la Danimarca . Pafsò pofeia nel- la Svezia, ove quel Re per nome Gilfo, abbagliato <da tante conquide, e credendolo più che uomo gli refe X 2 ono-

(CCC X XIV)

oneri divini. Col favor di quella opinione, egli dì» venne afibluto Padrone della Svezia , ove fi (labili. Dettò nuove leggi: conquide) la Norvegia, e diftribuì le lue conquide a' Tuoi figli. Dopo tante gloriofe fpe- dizioni , fentendofi vicino alla morte non volle af- penarla: ma radunati i Tuoi amici, fi fece nove feri- te in forma di cerchio con la punta della lancia, e. varj tagli colla fpada. Dichiaro pofeia morendo eh' egli andava in Scizia a prender luogo tra gli altri Dei, ove doveva a(T;(lere ad un eterno convito, ed accoglier con grandi onori quelli che fodero morti eoa- Tarmi alla mano. Dopo la fua morte tu egli, coni' ab- biane detto, confufo coll'antico Odin,e dell'uno e dell'' altro non fi fece che una lòia divinità. Quello conqui-- flatore fu l'inventore delle lettere Runiche: diteli di. più ch'egli fofle eloquentiffìmo, Poeta, Mufico, Me-- dico, e Mago. Non ci volca tanto per imporre ad un. popolo afflitto rezzo, ed immerfo nell' ignoranza. Cre- devano gli Scandinavi che Qdin- intervenite nelle bat- j taglie per aflìilere i luoi guerrieri, e fcegliciTe quelli che doveano etTer uccifi, i quali fi chiamavano /'/ drit- \ te di Odin : e quelli dopo morte fupponevano di andar nel palagio di Odin, chiamato Valhalla a ber della bir- ra, e dell'idromele nei cranj dei loro nemici. Tutto- ciò è fratto dall' Introduzione alla Storia di Danimarca: del Sig, Mailer. *

4. I terrori di quella falfa Divinità fomigliano molto a. quelli del vero Dio, ficcome vengono deferitti nel Sal-- mo 17. v. 8.

5. La battaglia di Fingal collo fpirito di Loda è la fola finzione un po' llrava-gante che s' incontri nei Poemi di OlTian. Non mancano però efempj di fìmil genere appreffo i migliori Poeti. Convien dire inoltre a giuiti- fìcazione di Offian, eh' egli non avanza cofa, che non

fia

(CCCXXV)

fia perfettamente conforme alle nozioni che correvano a1 tempi fuoi intorno gli fpiriti» Credevafi a que' tem- pi che l1 anime dei morti fodero materiali, e per confe- guenìa fufcettihili di divifioni e ui ferite non meno dei corpi. Lafcierò determinare ad àltVij, da quello patto dedur fi potta. che Ottian non avette idea della divinità r iembra bensì ch'egli credette che gli enti fuperiori non dovettero curarli di quel che patta tra gli uomini. Così il Traduttore Inglefe. lo non m' arrederò che filila zuffa di Fingala e diOdin, per confrontarla con quella fra Diomede e Marte, riferita nel 5. dell* Illiade - Gio- verà dunque ottervare che 1' immaginazione del Poeta Celtico non pecca contro la vcriiìmigliatìza^ con- tro il decoro, laddove quella d'Omero cade nell' uno^ e nell' altro di quetti due vizj. Non parlo della ferita materiale: poiché gli Dei degli antichi Greci nell' opi- nione volgare, erano appunto come gli figurava É$>i« curo, ed aveano quajl corpo e quafi membra , e feorreva lor nelle vene un quafi l'angue o fìa icore , e perciò po- tevano etter feriti quafi come gli uomini, Il punto ita potettero o dovettero ettèr feriti evinti da un nomo. Odin era tutt' altro nella mente di Ottian e dei Cale- donj da quello ch'egli era nello fpirito dei Daneiì . Fingal ed Ottian doveano burlarfi di quella divinità e de' fuoi terrori, i quali non cohiìlle^ano che in un va- no (ìrepìto, e non potevano fp; ventare fuorché i co- dardi. Non è dunque ftravaganie, che Un Poeta per dar rifalto alla fortezza ed al coraggio del fuo Eroe fa- vorito, s' immagini ch'egli metta in fuga e ferifea un Ente aereo, che lungi dall' etter d' una natura ed una forza fuperiore alla fua , non potea pattare nell'opinio- ne de' fuoi nazionali, che per un vano fpauracchio . Stravaganza è bensì quetta , che Marte ._,il Dio della guer- ra, riconofeiuto e adorato per tale dai Greci non mene X 3 che

(CCCXXVI)

che dai Trojani fi fìnga fopraffatto in valore ed afpra» niente ferito da un guerriero che non è neppure il più> valorofo dei Greci.. Qual bi fogno v' è dunque d'Achille > i Greci, lenza di lui, hanno dei guerrieri che avan- zano in valore il più formidabile degli Dei ? L' imma- ginazione di Oifun non è dunque alfurda , potea ri- pugnare alla credenza dei Càledonj , laddove quella, d* Omero oltrepaffa i limiti del credibile . Ma 1' azione di Diomede è dir pia inefeufabile, come inaéligiofaJ rimprovero che non pub farli a quella diFingal; non. preftando e fio alcuna fede alla divinità di Odin, come Diomede la preilava a Marte. Quello carattere d' irre- ligiofit'à è molto difdicevole ad uno dei principali guer- rieri che fi vuol rendere intereffante . Ma fi dirà che Diomede fu (limolato a far ciò da Minerva, che gli fer- via di cocchiere, e che quella Minerva e quello Mar- te, e quella zuffa erano tutte folennilTime allegorie 1 Ah quelle allegorie erano pure i begl' impiaftri! Pec- cato, che da qualche tempo in qua abbiano quafi af- fatto perduto il loro credito, e che ci fia qualche teme- rario che ofì fpacciarle per droghe di cerretani, che in- cancherifeono le piaghe in luogo di rifanarle. *

é. - - - - Mt'véog (Ts fJLiva. ffivtg afu.ftix.iXMV cu Jl!fx7r\av7'. II. I. V. 103. *

7. Quelfa immagine pub fembrar a ragione fmodata,, fi convien molto ad un Eroe terribile bensì in batta- glia , ma che pure fi dipinge bello ed amabile . Con; maggior proprietà ella avrebbe potuto applicarfi a. Dar-

CRO-

CROMA.

'( e C C X X I X )

C R O M A.

ARGOMENTO.

X Rovandof: Crotbar Regolo di Croma in Irlanda aggravato dalla ■vecchiezza e dalla cecità , ed ef- fendo fuo figlio Fovar-gormo giovinetto -, Rothmar Capo o Signor di Tr oralo , col un occafione fa- vorevole per aggiunger a* proprj flati quelli di Cro- tbar . Marciò egli dunque nelle terre che ubbidiva- no a Crotbar , ma eh* egli teneva in vajfallaggio da Arto fupremo Re d' Irlanda . Veggendofi Cro- tbar incapace di refìjlere al nemico a cagione deW età e dell" infermità fua , mandò a chieder foccorfo a Fingal Re di Scoria, il quale non tardò punto a fpedir in di fa di Crotbar Ojjian fuo figlio con un corpo di truppe . Ma innanzi che OJfian giungeffe , Fovar-gormo figlio di Crotbar , impetrò dal padre di

andar-

(CCCXXX)

andarfene con le [uè genti ad ajfalir Rothmar y e- ne * rejìò disfatto ect uccifo . Giunje intanto Ojjlan , v'innovò la battaglia , uccife Rotbmar , mi/e il fm efercito in rotta, e liberato il paefe Croma da] fuoi nemici , ritornò glwiofo in Ifco^ia .

OJJìan fentendo Malvina a lagnarfi della morte di Ofcar fuo fpofo , prende ad alleviare il fuo cor- doglio col racconto di quejla fua imprefa giovanile *

CRO-

(CCCXXXI)

CROMA.

'Ci

V^u està fi fu dell'amor mìo fa voccv Ah troppo rado ei viene A confolar Malvina in tante pene .. Aprite, o padri di Tofcarre , aprite

L'aeree fale , e delle voftre nubi 5

A me fchiudete le cerulee porte .

Lungi non fono i pam

Della partenza mia. Nel fonno intefi.

Chiamar Malvina una fìochetta voce.

Sento dell'anima io

Le fmanie , e i palpiti

Forieri della morte. O nembo o nembo

Perchè venirti dal rotar del lago?

Fif-

a Parla Malvina , la quale gno P ombra del fuo fpo- avea veduta pocanzi in fo- fo Ofcar .

( C CCXXXII)

Fifchiò tra le piante

La penna fonante , x -

Sparve il mio fogno, e la diletta imnfàgo* Pur ti vidi , amor mio : volava al vento

L' azzurra verta

Di nebbia inceda ;

Eran fulle fue falde i rai del Sole. 20

Elle a quei di luce ardevano ,

E fplendevano ,

Coni' oro di flranier rifplender fuole * Quella fi fu dell' amor mio la voce .

Ah troppo rado ei viene $ ,

A confolar Malvina in tante pene 1 Ma nell'anima mia tu vivi e Ipiri

Figlio d' Offìan poflfente ,

Col raggio d' Oriente

S'alzano ì miei fofpiri » ha

E dalle mie pupille . ,

Difcendono le lagrime

Con le notturne rugiadofe ftille 1

Ofcar,

(CCCXXXIII)

Ofcar , te vivo, ero una pianta altera

Adorna di fioriti ramicelli. 35

La morte tua , com' orrida bufera ,

Venne , e fcolfe i miei rami , e i fior belli ,

Pofcia tornò la verde Primavera

Con le tepide pioggie e i venticelli ..

Tornar P aurette , e i nutritivi umori , 40

Ma pili non germogliai foglie fiori .

Le verginelle il mio dolor mirarno, Le dolci corde dell'arpa toccaro. Taciti , o arpa , che tu tenti indarno D'afciugarmi fugli occhi il pianto amaro. 45 Le verginelle pur mi domandarno : Lafìa , che hai? vago era il tuo caro? Er' egli un Sol, che tu l'ami cotanto? Io ftava metta e rifpondea col pianto ..

O bella figlia dell'' ondofa Luta, a 50

Deh come il canto tuo dolce mi giunge! Certo quando fu gli occhi il molle fonno

Sce-

« Lutila , rapido rufccllo ,

( e e e x x x i v )•

Scefcti -fui garrulo Morunte * JFertifi udir Parmoniofe note Degli eftinti Cantor : quando da caccia $\

Tu ritornarti nel giorno del Sole , b torti a fentir le graziofe gare Dei vati in Selma , e la tua voce xjuindi S'empiè di foaviffima armonia t Havvi dentro la languida mitezza tfò

Un non fo che che l'anima vezzeggia, Quando in petto gentile abita pace . Ma P angofeiofo duol ftrugge il piangente, Diletta figlia , e i giorni fuoi fon pochi . Svanifcon elfi , come fior del campo 65

Sopra di cui nella fua forza il Sole Guarda dall' alto , quando umido il capo Pendegli , e grave di notturne fìille. Fatti core , o donzella ; odi la Storia Ch' Offian prende a narrar , eh' egli P imprefe 70

Di

a Mor-rtirh , gran torrente . di qualche folenne feftivi-

b Sarebbe quefto un giorno ? *

XCCCXXXV)

Di giovinezza con piacer rimembra.

Comanda il Re ; fpiego le vele , e fpingomi Nella Baja di Croma ondi-fonante , Nella verde Xnisfela . In fu la fpiaggià S' alzano di Crotar 1' eccelfe torri , 7 5

Di Crotar , Re dell1 alle , in frefca etade F-amofo in guerra : ma vecchiezza adeffb Preme l' Eroe . Contro di lui la fpada Alzò Rotman ; Fingal n'arfe di sdegno. Egli a {contrarli con Rotmano in campo 80 Oflian mandò , poiché di Cròma il duce Fu di fua forte gioventù compagno .

Io premifi il Cantor : poi di Crotarre Giunfi alla fala . Egli fedeva in mezzo All' arme de' fuoi padri ; avea fu gli occhi 8 5 Notte profonda : i fuoi canuti crini Giano ondeggiando a un baftoncello intorno, Softegnò dell'Eroe., Cantava i canti Della pattata età , quando all' orecchio Giunfegli il fuon delle noftr'armi; alzofii ,

Ste-

( C C L X X X V I >

Stefe 1' antica defrra ,. e benedifle 11 figlio di Fingallo . Olììan , difs' egli, Mancò la gagliardia , mancò la poffa Del braccio di Crotarre. Oh potefs' io La fpada alzar, come, l'alzai nel giorno 95 Che'l gran Fingallo dello Strina in riva Venne pugnando , ed io forgeagli al fianco . Egli è Sol degli Eroi; pure a Crotarre Non mancò la fu a fama : il Re di Selma Lodommi , e al braccio io m,' adattai lo feudo ioa Del ponente Caltan ch'ei. ftefe efangue . Vedilo, o figlio, alla parete appefo -, Che noi vede. Crotarre. Or qua ,. t'accolta, Dammi il tuo braccio, onde fentire io pofìfa Se nella forza a' padri tuoi fomigli . 105

Porfegli il braccio, et lo palpò più. volte Con P antica fua mano , intenerii , Pianfe di gioja : tu fei forte, ei difìfe , figliuol mio, ma non pareggi il padre. E chi può pareggiarlo? Or via, la fella no

Spar-

( C C C X X X V I I )

Spargafi nella fala ; all' arpe > ai canti , Cantori miei: figli di Croma j è grande, Grande è colui che la mia reggia accòglie .

Sparfa è la fefta , odonfi l' arpe , e ferve

Letizia , ma letizia che ricopre i i §

Un fofpir che covava in ciafeun petto . Sembrava un raggio languido di Luna Che di candida ftrifeia un nembo afperge •„ Cefiaro i canti alfin -. Di Croma il Sire Parlò , già piangea ■, ma in fu le labbra 120 Gli fi gonfiava il tremulo fofpiro .

O figlio tli Fingal, difs'ei , non vedi L'ofcurità della mia fala? ah quando Il mio popol vivea , fofea non era L'alma mia ne' conviti: alla prefenza 125

Degli ofpiti ftranier ri dea mi; il core Quando nella mia reggia il figlio mio Splender folea : ma un faggio , Offian , è quefto Che già fparì , dopo le fcintilla Lafciò di luce: anzi il fuo tempo ei cadde 130 Tom. IL Y Nel-

(CCCXXXVIII)

Nelle pugne paterne .. Il duce altero

Di Tromlo erbofa , il fier Rotmano intefe

Che a me la luce s' ofcurò , che l' arme

Pendean nella mia fala inoperofe.

Dalle pareti .. Ambiziofo orgoglio i^-

Sorfegli in core, ei s'avanzò ver Croma.,.

Caddero le mie fchiere j. io de' miei padri

Strinfi Tacciar: ma che potea Crotarre

Spoflato e cieco? Erano i palli miei

Difuguali , tremanti , e del mio petto 24$

Alta l' angofcia \ fofpirava i giorni

Di mia paflata etade., in ch'io nel. campo

Speffo del fangue ho combattuto e vinto.

Tornò frattanto dalla caccia il figlio,. * Fagormo il bello dalla bella chioma. 1-45-

Non per anco egli avea nella battaglia

Sollevato V acciari che giovinetto

Era il fuo braccio ancor , ma grande il coiie T

E fiamma di valor gli ardea negli occhi .

Vide il garzone i miei fcoropofti paffi . 150

E

a Fovar-gonuo . Faobhor-gorm , lY azzurra punta delP acciaro

( C C C X X X I X )

E fofpirò . Perchè meflo , ei dille, Signor di Croma ? or fé' tu forfè afflitto Perchè figlio non hai ? perchè pur anco Fiacco è '1 mio braccio? ah ti- conforta , o padre , Che- della, delira mia lento il nafeente 155 Vigor che forge. Io già finudai la fpada Della mia giovinezza, e piegai l'ateo. Lafcia ch'io vada ad incontrar l'altero Coi giovani di Croma; ah lafcia ch'io Con lui m' affronti ,.ch' io già lento , o padre , 2 <5© Ardermi il cor di bellicofa fiamma

Sì, tu l'affronterai t foggi unfi , o figlio ' Del dolente Crotar , ma fa che innanzi a Ti precedan le fchiere , acciò eh' io poffà Il grato calpeftio de' piedi tuoi 165

Quando torni fentir , poiché m' è tolto1 Gioir cogli occhi dell'amata vifta, Dolce Fagormo dalla bella chioma.

Ei va , pugna , foccombe . Il fier nemico

Y 2 Ver-

a II Gén-fo più chiaramente par pr imo tra inerititi, onde tu

che fia tjuefto: Non ti fptnger pojf* tornartene [alvo al padre*

( C C C X L )

Verfo Croma s'avanza, e da' fuoi mille i?ò Cinto , con la fanguigna orrida lancia Stanimi già fopra l' uccifor del figlio »

Su fu , difs' io 1' afta impugnando , amici , Non è tempo di conche. Il popol mio Ravvifò il foco de' miei fguardi , e forfè. 175 Noi tutta notte taciti movemmo Lungo la piaggia . In Oriente apparve Il dubbio lume: ai noftri fguardi s'offre Col fuo ceruleo rivo angufta valle . S-tan fulia fponda di Rotman le fchiere 180 Scintillanti d' acciar : lungo la valle Pugnammo , effe fuggir : Rotman cadeo Sotto il mio brando . Ancora in Occidente Scefo non era il Sol , quand' io portai Al buon Crotar le fanguinofe fpoglie 185

Del feroce nemico* Il vecchio Eroe Gode trattarle, e rafferena il volto.

Corre alla reggia l' ondeggiante popolo , S'odon le conche alto fonar ; s'avanzano

Cin-

(CCCXLI)

Cinque cantori e dieci arpe ricercano i<?o.

Soavemente ed a vicenda cantano l D' Oflìan le lodi: effi l' ardor dell'anima Lieti efalaro , ed ai giocondi cantici Rifpondea l' arpa in dolce fuon feftevole . Brillava in Croma alta letizia e giolito , 195 Perch' era pace nella terra e gloria . Scefe la notte col grato filenzio , E il nuovo giorno sfavillò fui, giubilo. Nemico non ci fu che per le tenebre CfaiTe d'inalzar la lancia fulgida. 200

Brillava in Croma, alta letizia e giolito Perch'era fpento il fìer Rotmano orribile. Al bel Fagormo il popolo di Croma Alzò la tomba: io la mia voce feiolfi Per lodare il garzone: era preflfo 205

11 vecchio Eroe, fofpirar s' intefe . Ei brancolando con la man ricerca La ferita del. figlio:, in. mezzo al petto La gli trovò, balza di gioja, e volto

Y 5 Al

t C C C X L I I )

Ai figlro di Fingallo: o Re dell'afte, Zìo

Di,ye , ' on caude il figlio mio, non cadde

Se* ~a della lua fama ; il garzon prode

Non fuggi no , felli alla morte incontro

E la cercò tra I' affo Ha te fchiere »

O felici cclor, che in giovinezza 215

Muojon cinti d' onor : nella lor fala

Non li vedranno i fiacchi ; alto nei canti

Sta il nome lor \ del popolo i fpfpiri

Seguonli , ed alla vergine dall'occhio

La tepidetta lagrima diflilla. 220

Ma i vecchi dechinando a poco a poco

Scemano, inaridifeono, fi iparge

D'obblio la fama dei lor fatti antichi.

Cadon negletti , ignoti , e non fi ferite

Solpu di figlio: alla lor tomba intorno 225

Stalli la gioja , e lor sbalza la pietra

Senza l'onor d'una pietofa Milla.

O felici color, che in giovinezza

Cadon , di fama luminoiì ardenti i

OS-

(CCCXL1II) OSSERVAZIONI.

*•'/"% Uefte compofizionì improvvife furono tenute in V^_ grandiiTimo prègio dai Bardi dei tempi fuflegtìen» ti . 1 pezzi che ci rimangono di quei genere inoltrano piuftoito II buon orecchio, che il gènio poetico dei lo- ro Autori . 11 Traduttore non ha incontrato che una Yola di quelle compofìzioni che meriti d' effer conferà vata. Ella è di mille anni più recente del fccolo diOf- fian, ma fembra che gli Autori fi fieno ftudiati d'imi- tar lo fiile di quello Poeta, e di adottarne molte efpref- lloni. Eccone il fogge t to . Cinque Bardi, o Canteri, vallando la notte in cafa d'un Signore, o Capo di tri- bù, il quale era anch' efib Poeta, ufeirono a far le lo- ro offervazioni fopfa la notte, e ciafchedu.no ritorno» con una' improvvifa detenzione della medcfima. La not- te deferitta è nel mefe d' Ottobre, e nel Nord della 'Scozia eli' ha veramente tutta quella varietà, che i Cantori le attribuifeono.

i. Cantore.

Trilla è la notte: tenebria s' aduna; Tingefi il cielo di color di morte: Qui non fi vede riè (Iella, Luna , Che metta il capo fuor delle lue porte. Torbido è '1 lago, e minaccia fortuna, 5

Odo il vento nel bofeo a ruggir forte. Giù dalla balza va feorrendo il rio Con roeo lamentevol mormorio,

Y 4 Su

( C C C X L I V )

Su quel!' alber colà fopra quel tufo

Che copre quella pietra fepolcralc ic

11 lungo- urlante ed inamabil gufo,,

L' aer funefta col canto ferale. Ve Ve.. Folca forma la piaggia adombra :

Quella è un ombra : I 5

Strifcia, libila, vola via.

Per quella via

Torto pattar dovrà perfona morta:

Quella meteora de'fuoi patti è feorta. Il caa dalla capanna ulula e freme, 20,

Il cervo geme fui mufeo del monte,

L' arborea fronte il vento gli percote,

Spetto ei fi fcuote e fi ricorca fpefio.

Entro d' un ietto -- il cavriol s' acquatta,

Tra l'ale appiatta -- il francolin la tetta. 25

Teme tempetta ogni uccello, ogni belva,

Ciafcun s' infelva e sbucar non ardifee ,

Solo ftridifee -- entro, una nube afeofo

Gufo odiofo.

E la volpe colà da quella pianta, 30

Brulla di fronde

Con orrid' urli a' fuoi (trilli rifpondc. Palpitante, anfante, tremante

Il peregrin Va per fterpi , per bronchi , per fpine, 35

Per rovine

Che ha fmarrito il fuo cammin . Palude di qua,

Dirupi di là,

Teme i fatti, teme le grotte, 40

Teme V ombre della notte,

Lungo il rufcello incefpicando,

Br*n-

( C C C X L V )

Brancolando

Hi ftrafeina 1' incerto Tuo pie ..

Fiaccato" or quella or quella pianta, 45

Il falTo rotola, il ramo fi fchianta L' aride lappole ftrafeica il vento; Ecco un' ombra, la veggo, la Tento:. Trema di tutto, fa di che.

Notte pregna di nembi e di venti, 50

Notte gravida d' urli e fpaventi: L' ombre mi volano a fronte e a tergo : Aprimi, amico, il tuo notturno albergo,,

2.. Cantore.

Sbuffa '1 vento, la pioggia precipitali,

Atri fpirti già {trillano ed ululano, 55

Svelti i bolchi dall'alto fi rotolano,

Le feneftre pei colpi fi (tritolano.

Rugghia il fiume che torbido ingrofTa:

Vuol varcarlo e non ha polla,

L' affannato viator. 60

Udifte quello (Irido lamentevole >

Egli è travolto, ei muor. La ventofa orrenda procella

Schianta i bofehi , i faffi sfracella :

Già 1' acqua ftraripa, 65

Si sfafeia la ripa,

Tutto in un fafeio la capra belante,.

La vacca mugghiante,

La manfueta e la vorace fera

Porta la rapidiffima bufera . 70

Nella capanna il cacciatoi- fi delta,

Solleva la tetta,

Stordito: avviva il foco fpento: intorno

Fu-

( 'C C C X L V I )

Fumanti

Stillanti - è

Stangli i fuoi veltri : egli di feopc i fpeflì

Fefli riempie, e con terrore aicoka

Due gonfi rivi minacciar vicina

Alla capanna fua iìrage e rovina. fui fianco di ripida rupe g0

Sta tremante 1' errante paftor. Una pianta fui capo rifuona,

E l'orecchio gli afforda e rintrona

Il torrente col roco fragor. Egli attende la Luna, §«

La Luna che riforga, "E alla capanna co' fuoi rai lo feorga. In tal notte atra e funefta

Sopra il turbo e la tempefta, Sopra neri nugoloni g0

Vanno V ombre a cavalcioni. Pur è giocondo

Il lor canto fui vento: Che d' altro mondo

Vien quel novo concento. n<

Ma giù. ceffa la pioggia: odi che foffìa L' afeiutto vento, V onde Si diguazzano ancora, ancor le porte Sbattono : a mille a mille Cadon gelate fìille 100

Da -q 1 tetto e da queiìo. Oh! oh ! purve^o Stellato il cielo: ah che di nuovo intorno Si raccoglie la pioggia ; ah che di nuovo L' Occidente s' abbuja .

Tetra è la notte e buja, 205

L' aer di nembi è pregno : Ricevetemi , amici , a voi ne vegnó .

3. Can-

{ C 'C C X L VII) 3. Cantore.

•Pur il vento imperverfa, e par ei firepita Tra T erbe della rupe : abeti fvolvonfi Dalle radici , e la capanna ichiantafi. 110

Volan per 1' aria -le (pezzate nuvole, Le rode (Ielle ad or ad or tralpajono, Nunzia di morte V orrida -meteora Fende co' nggi l'addenfate tenebre . Ecco pofa lui monte: io veggo ? ifpida 115 Vetta -del giogo dirupato, e 1' arida Felce ravvilo e l'atterrata quercia

Ma chi è quel cola lotto queil albero, Prottefo in riva al lago

Colle velli di morte? 120

L' onda fi sbatte forte Sulla fcoglioia ripa, è d'acqua carea La piccioletta barca j Vanno e vengono i remi Traportati dall' onda 125

Ch'erra di fcoglio in fcoglio: oh! fu quel faflfo Non fìede una donzella? Che fia? l'ondi rotante Rimira,

Solpira, 130

Mitero l'amor fùo! mifero amante ! Ei di venir promife, Ella adocchiò la barca Mentre il lago era chiaro: oh me dolente! Oimè quello è '1 fuo legno! 135

Oimè quelli i fuoi remi, Quelli fui vento i fuoi fofpiri eflremi!

Ma già s' appretta Nuova tempedà :

Ne-

(CCCXLVII1)

Neve in ciocca 140

Fiocca fiocca,

Biancheggiano dei monti e cime e fianchi ,

Sono i venti già fianchi ,

Ma punge l'aria, ed è rigido il cielo :

Accoglietemi amici, io fon di gelo . 145

4. Cantore.

Vedi, notte, ferena, lucente,

Pura, azzurra, {Iellata, ridente,

I venti fuggirò,

La nubi fvaniro,

Si fan gli arbufcelli 1 50.

Più verdi e più belli ,

Gorgogliano i rivi

Più frefchi e più vivi,

Scintilla alla Luna

La terfa laguna. 155

Vedi notte, ferena, lucente,

Pura, azzurra, {iellata, ridente .. Veggo le piante rovefciate, veggo

Le biche a terra fparte,

E la vigil cervetta 160

Che con induftria ed arte

A raccorle s' affretta. Chi. vien dalle porte

Ofcure di morte

Con pie pellegrin? 165

Chi vien così leve

Con veda di neve,

Con candide braccia,

Vermiglia la faccia,

Brunetta il bel crin? 170

Que-

( C C C X L I X )

Quella è la figlia del Signor bella,

Che pocanzi cadeo nel fuo bel fiore :

Deh t' accorta, t'accorta, ó verginella,

Lafciati vagheggiar, viio d' amore.

Ma già fi move il vento e la dilegua, 175

E vano è che cogli occhi altri la fegua.

I venticelli fpingonò

Per la valle rillrettà

La vaga nuvoletta ;

Ella poggiando va, 180

Finché ricopre il cielo

D" un candidetto velo

Che più leggiadro il fa. Vedi notte, ferena , lucente,

Pura, azzurra, ftellata, ridente. 185

Bella notte, più gaja del giorno':

Addio, datevi amici * io non ritorno.

5. Cantore.

la notte è cheta, ma fpira fpavento.

La Luna è mezzo tra le nubi afeofa :

Movefì il raggio pallido e va lento, 100

S' ode da lungi 1' onda romorofa .

Mezza notte varcò, che '1 gallo io fento:

La buona moglie s' alza frettolofa,

E brancolando pel bujo s' apprende

Alla parete, e '1 fuo foco raccende. 195

II cacciator che già crede il mattino,

Chiama i fuoi fidi cani, e più non bada; Poggia fui colle, e fifehia per cammino: Colpo di vento la nube dirada; Ei lo ftellato aratro a vicino 200

Vede che fende la cerulea rtrada :

Oh,

(CCCL)

Oh, dice, egli è per tempo, ancora annotta ,=

E ss addormenta 'ull' erbata grotta. Odi odi:

Corre pel bofeo il turbine,. 205

E nella valle mormora

Un luon lugub è e itridulo.:

Quctt' è la tormidabile

Armara degli Spiriti ,

Che tornano dall' aria. 210

Dietro il monte fi cela la Luna

Mezzo pallida, e mezze bruna:

Scappa un raggio, e luccica ancora

E un po' le vette colora:

Lunga dagli alberi feende 1' ombra, 215

Tu'to abbuja, tutto s' aombra:

Tutto è orrido, e pien di morte,

Amico ah non tardar, fchiudi le porte.

Il Signore.

Sia pur tetra la notte, ululi e ftrida

Per pioggia o per procella, 220

Senza Luna, itella,

Volino i' ombre, e '1 peregrin ne tremi;

Imperverfino i venti,

Rovinino i torrenti , errino intorno

Verdi alate meteore: oppur la notte 225

Efca dalle fue grotte

Coronata di itelle, e fenza velo

Rida limpido il cielo,

E" lo ftefTo per me : 1' ombra fen fugge

Dinanzi al vivo mattutino raggio, 230

Quando fgorga dal monte,

E fuor dalle fue nubi

Rie-

fCCCLI)

"Riede giojofo il giovinetto giorno: Sci T uora, come pafsò, non fa ritorno. Ove fon ora, o vati, 235

I duci antichi ? ove : famofi Regi ? Già della gloria lor paffaro i lampi. Sconolciuti, obbliati

Giaccion coi nomi lor, coi fatti egregi,

E muti fon delle lor pugne i campi. 240

Rado avvien eh' orma ltampi

II cacciator fui le mufeofe tombe Mal noti avanzi degli eccelfi Eroi. pafTerem pur noi, profondo obblio

C' involverà : cadrà proftefa alfine 245

Quella magion fuperba, E i figli noftri tra 1' arena, e l1 erba Più non ravviferan le fue rovine. E domandando andranno A quei d' etade e di faper più gravi: 25©

Dove forgean le mura alte degli avi? Sciolganfi i cantici, L' arpa ritocchili ,. Le conche girino,

Alto fofpendanfi 255

Ben cento fiaccole, Donzelle e giovani La danza intreccina Al lieto fuon . Cantore accoftifi , 260

II qual raccontimi Le imprefe celebri Dei Re magnanimi Dei duci nobili,

Che più non fon 265

Così paffi la notte,

Fin-

t C C C L I I )

Finché il mattin le noftre fale irraggi. Allor fien pronti i deliri Giovani della caccia, e i cani, e gli archi. Noi falirem fui colle, e per le felve Andrem col corno a rifvegliar le belve. "275

LAT-

LATMO.

( C C C L V ) L A T M O.

Argomento.

T

JL Rovavajì Fingal in Irlanda quando Latbmon , Si* gnor di Dunlatbmon , prevalendo/] delP ajfen^a di lui , fece uri invafione in Morven , e giunfe a l'ifla del palagio di Selma . Giunta a Fingal una 'tal nuo* •va, ritornò con follecitudine, e Latbmon al fuo arri- vo , fi ritirò [opra un colle . Mentre Fingal fi dif po- neva alla battaglia , Morni vecchio e famofijfimo guerriero Sco^fe , viene a prefentarglì fuo figlio 'Caulo , ancor giovinetto , acciò facejfe fitto di lui la fua prima campagna . Fingal lo per compagno a fuo figlio OJfian , e fopraggiunta la notte , fono ambe- due fpediti ad ojfervare ì movimenti dei nemici. Que- fla parte del Poema ha uri e frema rajfomiglianza coir Epifodio di Nifo e d" Furialo ne IP Eneide . Allo fpun- Z 2 far

(CC.CLVL)

tar del giorno , Latbmon sfida Offtan a /ingoiar bau taglia , e mentre era fui punto di rejlar uccifo da que- fto , vien falvato per P interpostone di Gaulo . Lath* moti , vinto da tanta generofità , fi arrende , e da Vi\u gal è rimandato libero alle fue- terre .

Il Poema fi apre nel punto deW arrivo di Fingal m Mvrven .

IAT-

( C C C L V I I ) L A T M O.

» * »

'S

elma, Selma, che veggio? ofeirre e mute Son le tue fale > alcun rumor non s1 ode , Morven , ne' bofehi tuoi : 1' onda romita Geme fui lido; il taciturno raggio A' tuoi campi fovrafta: efeono a khiere 5

Le verginelle tue , gaje , lucenti Come il vario - dipinto arco del cielo , E ad or ad or verfo l'erbola Ullina Volgono il guardo, onde feoprir le bianche Vele del Re : quei di tornar promife 1 o

A' colli fuoi , ma lo rattenne il vento L' afpro vento del Nord. Chi vien? chi sbocca Z 3 Dal

fi Quella apertura nell' Ori- alla parte narrativa del

ginale è in metro Lirico , Poema , eh' è tutto in ver-

e fi farà cantata full' arpa * fo Eroico . Ella ferve d' introduzione

(CCCLVI1I)

Dal colle Orientai , come torrente D'ofcuritade? ah lo raVvifo, è queiìa L'ofìe di Latmo. Sconfìgliato! intefe 1.5,

L' aflenza di Fingallo , e di baldanza 11 cor gli fi gonfiò : porta ha nel vento * Tutta la fpeme fua . Perchè ten vieni , ;

Latmo, perchè? non fono in Selma i forti. Con quell'afta che vuoi? di Morven teco 20 Pugneran le donzelle? Arrefta arrefta Formidabil torrente : olà , non vedi Cotefte vele? ove fvanifci , o Latmo, Come nebbia? ove fei? fvanifci in vano: T'infegue il nembo: hai già Fingallo a tergo, ij, Lente mòveaho fui ceruleo piano

Le noftre navi , allor che il Re di Selma Dal fuo fonno fi fcoffe: egli alla lancia Stek la delira; i fuoi guerrier s' alzare Ben conofeemmo noi, ch'egli i fuoi padri 50

Ve-

a Cioè nel vento contrario che tratteneva Fingal in Ir- landa . *

(CCCLIX)

Veduti avea , che a lui fcendean fovente Ne' iogni fuoi , quando nemica fpada Sopra Je noftre terre ofava alzarfi . Lo conoicemmo , e tolto in ogni petto Arie la pugna. Ove fuggirti o vento? 35

Difle di Selma il Re : ftrepiti forfè Nei iòggiorni del Sud? forfè la pioggia Segui per altri campi? a che non vieni Alle mie vele , alla cerulea faccia De1 mari miei? nella Morvenia terra 40

Stalli il nemico, e '1 filo Signor n'è lungi. Su duci miei, verta, ciafcun l'usbergo, Ciafcun lo feudo impugni , e fopra l' onde Stendafi ogn' afta, ed ogni acciar fi mudi. * Latmo già ci avanzò, Latmo che un giorno 45 Colà di Lona fu la piaggia erbofa

Z 4 Da

a La tradizione rapporta che te finge eh' egli ne abbia

Fintai ebbe natura 'mente ricevuta 1 1 notizia per mez-

av . ìfo dell1 invadono di La- zo d un iogno . thuion . Ollun poeticamen-

(C C G L X )

Da Fingallo fuggì *.: ritorna adeflo Come ingroflato fiume, e '1 fuo muggito Erra fu i noftri colli . Il Re diffe , Noi nella baja di Cannona entrammo. 50

Oflìan falì fui colle, e 3 fuo di taflfo Scudo colpì tre volte : a quel rimbombo Tutte eccheggiaro le Morvenie balze, E tremando fuggir cervetti e damme . L'ofte nemica al mio cofpetto innanzi 55

S' impallidì , fi sbigottì , perdi' io Tutto feftante mi volgea nell' armi Della mia gioventude , e al monte in vetta Nube parea fofco-lucente , il grembo Grave di pioggia a traboccar vicina . 60

Sedea fotto una pianta il vecchio Morni , *

Lun-

a Allude ad una precedente b Morni era Principe , e ca- battaglia , in cui Lathmon d' ima tribù numerofa reftò disfatto . OtTian in un e potente nel tempo di Fio- altro Poema veduto dal gal , e di fuo padre Coniai . Traduttore racconta i mo- Queft' ultimo fu uccifo in tivi di cotelta prima guer- battaglia combattendo con- ra . tro

(CGC'LX I )

Lungo ie ftrepitanti acque di Strumo , * Curvo fulla fua verga : eragli appretto Il giovinetto Gaulo , a udire intento Del padre fuo le giovanili imprefe . 6<$

Speflb ei fi fcuote , e in non cape e balza Fervido, impaziente. Il vecchio Eroe Udì il fuon del mio feudo , « riconobbe Il fegnal della 2,uffa : alzafi tolto Dal feggro fuo, la fua canuta chioma 70

Divifa in due fu gli omeri difeende . Penfa ai prifehi fuoi fatti : o fìgliuol mio , Difs' égli a Gaulo , un gran picchiar di feudo Odo colà dal monte 5 il Re di Selma Certo tornò-, quefto è '1 fegnal di guerra. 75 Va di Strumo alle fale , e a Morni arreca

L'ar-

tro la tribù di Morni , erano perfettamente ricon-

ma il Valore e la condót- ciliari .

ta di Fingal , finalmen- a Srru' - mone rufcello della

te riduffela all' ubbidien- collina , in quefto luogo è

2a . Si vede in quefto il nome d' un fiumicello

Poema , clic i due Eroi s' nelle vicinanze di Selma .

(cccLxri)

L'arme lucenti, arrecami quell'arme Che '1 padre mio nel dechinar degli anni Ufar folea : del mio braccio la pofla Già comincia a mancar: tu prendi , o Gaulo , 80 LTarnefe giovani! , corri alla prima Delle battaglie tue: fa che '1 tuo braccio Giunga alla fama de' tuoi padri; in campo Pareggi il co rio tuo d'aquila il volo. Perchè temer la morte? i prodi, o figlio, 85 Cadon con gloria : il loro feudo, immoto Rattien la foga alla, corrente ofeura D' afpri perigli, e ne» travolve il corfo, E fu i bianchi lor crin fama fi poia , Gaulo non vedi tu, come fon cari, 90,

Come per tutto venerati i palli Della vecchiezza mia? Morni fi move, E i giovinetti rifpettofi e pronti Corrono ad incontrarlo, e i i'uoi veftigj Seguon con occhio, riverente e lieto. 95

Ma che? iìglio , ma che? Mona non feppc

Che

( C C C L X 1 I I )

Che fa fuggir-: ma lampeggiò '1 mio brando Nel bujo delle pugne , e a me dinanzi Svanir gli eftranj , e s' abbaflaro i prodi . Gaulo l'arme arrecò: l'Eroe canuto ioo

Si coperie d' acciar : prefe la lancia , Cui fpeflfo tinfe de' poftenti il (angue; Avviofiì a Fingal ; feguelo il figlio Con efultanti patti . Il Re di Selma Tutto allegroflì in rimirando il duce 105

Dai crini dell'età» Signor di Strumo , Diffe Fingallo } e ti riveggio armato , Da che pur dell' etade il grave incarco Il tuo braccio Inerbò ? fpeflfo rifulfe Morni in battaglia, a par di Sol nafeente 3 1 io Difperditor di nembi e di procelle , Che raflferena i poggi , e i campi indora . Ma perchè non ripofi in tua vecchiezza? Che non ceffi dall' arme ? ah da gran tempo Sei già nel canto ; il popolo ti feorge 115 E benedice i tremolanti paffi

Del

( C -C C L X I V )

Del valorofo Morni : a che non pofi Nei fenili anni tuoi? fvanirà Porte, Svanirà, sì, fol che Fingal fi raoftri. O figlio di Cornai, riprefe il duce, 120

■Langue il braccio di Morni: io olà fei prova D'eftrar la fpada gioverai , ma ella Giace nella Aia fpogiia : io fcaglio P -afta-, Cade lungi dal fegno ; e del mio fetido Sento l' incarco. Ah noi ftruggiamei , amico, 125 Come T inaridita erba del monte : Secca la noftra pofia, e non ritorna . Ma , Fingallo , io fon padre : il figlio mio S' innamorò delle paterne imprefe . Pur non per anco la fu a fpada il fangue 130 Affaggiò dei nemici , e non per anco La fua fama fpuntò : con lui ne vengo .Alla battaglia ad addentrargli il braccio . Sarà la gloria fua nafeente Sole Al paterno mio cor , nelP ora ofeura 12$

Della partenza mia . Poffan le gènti }

Scor-

( C C C L X V )

Scordar di Morni il nome, e dir fol tanta, Vedi ir padre di Gaulo. E Gaulo , a lui Soggiunte il Re, nella fua prima zuffe La fpada inalzerà, ma inalzeralla 140

Sugli occhi di Fingallo; e lai mia delira Alla fua gioventù fi farà feudo . Morni , non dubitarne . Or va , ripofa Nelle fale di Selma, e le novelle Dei valor noftro attendi: arpe frattanto 145 S' appreftma e Cantori , onde i cadenti Guerrieri miei della lor fama al fuono- Prendali conforto , e V anima di Morni Si rinnovi di gioja . Oflian , mio figlio', Tu pugnarli altre volte, e fla rapprefo 150 Sulla tua lancia dei ftranieri il fangue. Sii di Gaulo compagno : ite , ma molto Non vi feoftate da Fingal , che foli Non vi feontri il nemica, e non tramonti Quafi nel fuo mattin la voflra fama . 355

Volfimi a Gaulo , e V alma mia s' apprefe 2

To-

( C C C L X V ì )

ToRo alla iua , che nel vivace (guardo Foco di gloria e di battaglia ardea .

3 L' ofte nemica egli feorrea con occhio

D'inquieto piacer, tra noi parlammo ì

Parole d' amiftà ; dei noftri acciari Scapparo infieme i rapidi baleni, Infierii fi mefcolar ; che dietro il bofeo Noi li brandimmo, e delle noftre braccia La vigoria nel vuoto aer provammo. ì6$

Scefe in Morven la notte. Il Re s'allìfe Al raggio della quercia : ha Morni accanto Cogli ondeggianti fuoi canuti crini . Fatti d'Eroi già fpenti-, avite imprefe Son lor fuggenti . Tre Cantori in mezzo 170 L' arpa toccaro alternamente . Ullino S'avanzò col fuo canto. A cantar prefe Del poflfente Comallo : annuvolofli 4 Di Mornì il ciglio; roffeggiante il guardo Torfe fopra d' Ullin ; ceffonile il canto. 175 Vide l' atto Fingallo , e al vecchio Eroe

Dol-

( C C C L X V I ì )

Dolcemente parlò : Duce di Strurao ,

Perchè quel bujo ? ah fempiterno obblio

11 pattato ricopra : i noftri padri

Pugnaro, è ver, ma i figli lor congiunti 180

ÌSon d'amiftade, e a genial convito

S' accolgono feftofi : i noftri acciari

Nemiche tede a minacciar fon volti ,

E la gloria è comun : ricopra , amico ,

I dei noftri padri eterno obblio. 185 O Re di Selma, io non abborro il nome

Del padre tuo, Morni riprefe , ed anzi Lo rimembro con gioja : era tremenda La poffanza del duce , era mortale *

II Tuo furore: alla fua morte io pianfi. 190 Cadon , Fingallo , i prodi , alfin fu i colli Non rimanali che i fiacchi . Oh quanti Eroi

Quan-

0 Que(V efpreffione nelP Ori- s' eftingueva che colla mor-

ginale è ambigua , perchè te . Il Traduttore ha con-

può fignincare ugualmente fervata l' ambiguità dell*

e die Cornai uccife molti Originale, come è proba-

in battaglia , e che il fno bile che (oiYs l' ìntendimen-

odio era implacabile , to del Poeta .

C e e e l x v r i i )

Quanti guerrieri n'andar (otterrà Nei di Morni ! io qui reftai , ma certo- Non per mia colpa, che alcun cimento- 195- N-è tenzon ricufai . La- notte avanza , Ditte Fingal , fu via , prendan ripofo Gli amici noftri , onde al tornar del giorno Sorgano poderofi alla battaglia Contro l'otte di Latmo : odi che freme :co Simile a tuon che brontola da lungi . Offian e Gaulo da la bella chioma , Voi fete levi al corfo : e ben, da quella Selvofa rupe ad offefvar n'andate I paterni nemici : a lor per altra re <

Non vi fate si preflb : i padri voftri Non vi faranno ai fianchi a farvi feudo . Non* fate, o figli, che fvanifea a un punto La voftra fama : ardor cauto v' accenda , Che a valor giovanile error va preflb. 1.10 Lieti l'udimmo, e ci movemmo armati Ver la felvofa balza : il cielo ardea

Di

( C C C L X I X )

Di tutte quante fue roflìcce -ftelle ,

E qua e volavano fui campo

Le meteore di morte: alfin l'orecchio 215

Giunfe a ferirci il bisbigliar lontano

Della proftefa ode di Latmo: allora

Gaulo parlò nel fuo valor, la fpada

Spetto traendo , e rimettendo . Oh , difle ,

Tu figlio di Fingal, che vuol dir quello? 220

Perchè tremo così? perchè forte t

Palpita il cor di Gaulo? i pam" miei

Sono incerti,, feompofti , avvampo e fudo

In mirar la nemica ofte giacente.

Treman dunque così l'alme dei forti 225

In villa della pugna? Oh quanto, amico,

L'alma di Morni efulteria , uniti

Piombaffimo precipitofamente

Sopra i nemici! allor nel canto ì nomi

Chiari n' andriano^e i noflri paffi alteri 230

Tramano dietro a l'occhio dei prodi.

Figlio di Morni, rifpos'io, di pugne

Totn. II. A a Va-

( C C C L X X )

Vaga è quelV alma , e di rifplender folo Amo , e di farmi dei Cantor fubbietto . Ma vinto fon io, mirerò forfè 235

Gli occhi del Re ? terribili in fuo fdegno Son quai vampe di morte : io no , non voglio Nel fuo furor mirarli . Oflìan di fermo Vincer deve o morir . Quando d* uom vinto Sorfe la fama? ei ne va via comr ombra . 240 Non io così : le gefta mie faranno Degne della mia flirpe : all' arme , o figlio Di Morni , andiam r ma tu vivi , o Gaulo", Alle di Selma maeflofe fale Vattene, e alPamorofa Evirallinà 245

eh' io caddi con fama , e Je arreca Cotefta fpada , che all' amato Ofcarre Porgala allor che al fuo vigor fia giunta La fua tenera etade . Oimè , foggiunfe Gaulo con un fofpiro : Oflian , che dici -^ 250 Io dovrei dunque ritornar, te fpento? Ah che direbbe il padre? e che Fingallo

Re

( C C C L X X I )

Re de' mortali? ad altra parte i fiacchi Volgeriano gli fguardi , e dirien > vedi Il valorofo Gaulo , egli ha lafciato 255

L' amico fuo nel proprio fangue immerfo . No , fiacchi , no , non mi vedrete in terra Fuorché nella mia fama > Offian > dal padre Spedo afcoltai de' valorofi i fatti , Quando foli pugnaro , e fo che l'alma 2<5o Nei perigli s' addoppia . E ben , fi vada > Precedendol difs* io , daranno i padri Lode al noftro valor , mentre alla morte Daranno il pianto , e di letizia un raggio Scintillerà nei lagrimofi fguardi . 265

No non cadder , diranno , i figli noftri Com'erba in campo, dalle man dei prodi Piovve la morte. £ che dich'ìo? che penfo All'anguria magion? difefa è '1 brando Dei valorofi, ma la morte infegue 5 270

La fuga de' codardi , e li raggiunge . Movemmo per le tenebre notturne

A a 2 Fin-

( C C.C L. XX I I )

Finché giungemmo al mormorio d'uà rivo,

Ch' a una frondofa fibilante pianta

L' azzurro corfo e garrulo frangea 27 5.

Colà giungemmo , e ravvifammo l'olle

Adormita di LatmO': erano fpenti

Su la piaggia i lor fochi , e affai da. lungi

De' lor notturni (corridori i paffi .

Spini! innanzi la lancia ,.. onde reggette 28C

Sul rio petrofo i. miei veftigi : allora

Gaulo per man mi prefe , e dell' Eroe

Le parole parlò. Che? vorrà dunque

Il figlio di Finga! fpingerfi (opra..

A nemico che dorme? e farà come a.85-

Nembo notturno che ne vien furtivo

A sbarbicar le giovinette piante?

Ah non così la gloria fua Fingallo.-

Già riceveo , per si fatte imprefe

Del padre mio fu la canuta chioma zyà-

Scefe fama a pofarfi . Oflian colpifci.

Lo feudo della guerra 6, alzino" pure

AI.

(CCGLXXIII)

Alii'ifi i l01'0 mille, incontrili Gaulo, Nella prima fua zufYa, ond'ei far prova Pofla della fua deftra . A cotai detti 2575

Brillommi il cor, mi fcefero dagli occhi Lagrime di piacer; si, Gaulo, io dilli , T'incontrerà il nemico , ah la fama Sfavillerà del "Valorofo e degnò Figlio di Morni : o giovinetto Eroe 300

Sol non lalciarti trafportar tfopp' oltre Dal tuo nobile ardire : a me dapprefTo Splenda l'acciaro tuo, fcendan congiunte Le noftre deftre: quella rupe, o Gaulo, Non la ravviti tu? gli ermi '' fùoi fianchi 305 Di fofea luce fplendono alle fìelle . Se il nemico foverchia, a quella balza Noi fermerem le fpalle : allor chi fia Che d'appreffarfi ardifea a quelle lande Dalia punta di morte? Io ben tre volte 31Q Il mio feudo picchiai. L'otte fmarrita ScoflfeG : fi fcompigliano , s' affoltano

A a 3 I parli

(CGCLXXIV)

1 paffi lor; che'i gran Fingallo a tergo D'aver credeano : obblian difefe ed armi, E fuggendo, ftridean , come talvolta 3 1 5

Stride ad arido bofco apprefa fiamma. Allor fu che volò la prima volta.

L'afta di Gaulo, allor s'alzò la fpada, invan s' alzò : cade Cremor , trabocca. Calto, Leto boccheggia, entro il fuo fangue 320 Duntormo fi divincola : alla lancia Croto s' attien per rilevarfi , il ferro Giunge di Gaulo, e lo conficca al fuolo.. Spiccia dal fianco il nero fangue , e ftride Sull'abbroftita quercia . Adocchia i paflì 325 Catmin del duce che '1 feguia ; l'adocchia, E s'aggrappa, e s'arrampica tremando Sopra un'arida pianta: invan che l'afta. Gli trapaffa le terga , ed ei giù toma Palpitando, ululando, e mufco , e fecchi 330^ Rami dietro fi tragge , e del fuo fangue Spruzza e brutta di Gaulo il volto e l'arme..

Tai

(CCCLXXV)

Tal fur l'imprefe tue, figlio di Morni , Nella prima tua zuffa y e già fui fianco Non ti dormi la fpada , o dell' eccella 335 Progenie di Fingallo ultimo avanzo . Offian col brando s' inoltrò , la gente Cadde dinanzi all' acciar fuo , qual erba Cui con la verga fanciullin percote . Quella cade, recifa , egli fìfchiando 340

Segue il cammin , a riguardar fi volge . Ci forprefe il mattino : il ferpeggiante Rio per la piaggia luccicar fi fcorge. Si raccolfe il nemico , e in rimirarci Sorfe l'ira di Latmo : abbatta il guardo 345 Che di furor rofleggia ; e ftaffi muto In fuo rancor nafcente ; il cavo feudo Or colpifce , . or s' arreiìa , i palli fuoi Sono incerti , inuguali : io ravvifai La difdegnofa ofeurità del duce, 350

E cosi difli a Gaulo : o nato al carro Signor di Strumo , già i nemici , offerva , A a 4 Vanii

( "C C C L X X V I )

Vanfi fui monte raccogliendo : è tempo Di ritirarli : al Re torniamo , armato Ei {benderà , {vanirà Latmo : ornai .555

Ne circonda la fama, allegreranfi Gli occhi dei padri in rimirarci : andiamo Figlio di Morni , rkiriamei ; Latmo Scende dal monte . E ritiriamei adunque , 7 Gaulo rifpofe , ma fian lenti i pam* 360

Della noltra partenza , onde il nemico Sorridendo non dica : oh , rimirate I guerrier della notte: effi fon ombre > Fan nel bujo rumor , fuggono al Sole » Oflìan tu prendi di Gorman lo feudo, 3^5 Che cadeo per tua mano , ond' abbian gìoja Gli antichi duci, ì teftimon mirando Del valor de' lor figli. Eran fatte Le noftre voci , allor che a Latmo innanzi Venne Sulmato a, il reggitor di Duta , 370

Che

Suil-mhath uomo di vijìa acuta .

Che avea fui rivo di Duvranna * albergo-. Figlio di Nua, che non t'avanzi, ei difìTc , Con mille de' tuoi prodi? o che non fcendi Con V ofìe tua dal colle , anzi che i duci vSi fottraggan da noi? fotto i tuoi fguardi 375 Ne van ficuri , e alla nafcente luce Scotono l' arme baldanzofi . O fiacca Mano-, man fenza cor , Lamio riprefe , Scenderà V ofte mia ? Figlio di Duta , -Due fon -elfi, e non più: vuoi tu che mille 380 Scendano contro due 8? piangerla mefto Il vecchio Nua la fua perduta fama , E ad altra parte volgerla gli fguardi , Quando apprettarti" il calpefìio fentiffe Dei pie del figlio fuo : vanne piuttofto, 385

Va

* Dubh - bhranna , o/curo rn- il nome di Duvran . Se fcel di montagna . In tanta quello è il fiume di cui diftanza di tempo non è fa- parla Offian , Lathmon fa- cile a ftabilirfi qual fiume flato un Principe della portarte quefto nome ai nazione dei Pitti , ovvero tempi di Offian. Havvi un di quei Caledonj che anti- fiume nella Scozia , il qua- camente abitavano la colla le va a fcaricarfi nel mare orientale della Scozia . a Banfi*, che porta ancora

(CCCLXXVIII)

Va : Sulmato , agli Eroi % d' Offian i paffi Di maeftà fon pieni : è dal mio brando Degno il fuo nome , io vo' pugnar con lui . Venne Sulmato : io m' allegrai fentendo

Le voci Tue, prefi lo feudo, e Gaulo 390 Diemmi il brando di Morni : ambi tornammo Al mormorante rio ; Latmo difeefe D'arme lucente, e lo feguia dappreflfo L'olle fua tenebrofa. a par d'un nembo.

0 figlio di Fingallo, in cotal guifa 395 Ei cominciò ; fu la caduta nofìra

Sorfe la tua grandezza. Oh quanti! oh quanti Giacion colà del popol mio proftefi Per la tua man , Re. dei mortali ! Or alza L'acciar tuo contro Latmo , alzalo , abbatti 400 Anche il figlio di Nua , fa eh' ei fegua Il fuo popolo eftinto , o tu , tu fieno Penfa a cader : non. fi dirà giammai Che alla prefenza mia caddero inulti

1 duci miei, ch'io di mirar fofferfi 5

I miei

(CCCLXXIX)

1 miei duci cader, mentre la fpada ìnoperofa mi giaceva al Ranco * Volgerebbonfi in lagrime gli azzurri Occhi di Cuta tf, e per Dunlatmo errando N'r.ndria romita .. E neppur queflo mai, 410 Riipos' io, fi dirà, che di Fingallo Fuggifle il figlio : ne accerchiale i paffi. Abiflb di caligine; pur egli Non fuggirla: l'alma fua propria, l'alma Vernagli incontro, e gli direbbe : oh teme 415 Il figlio di Fingal , teme il nemico? No non teme, alma mia, l'affronta, e ride. Latino mofìe con l' afta ; il ferreo feudo Ad Oflìan trapafsò ; fentiimi al fianco Il gelo dell' acciar : tram* la fpada 420

Di Morni , in due l' afta fpezzaigli , al fuolo Ne luccica la punta : avvampa e freme Latmo ; lo feudo alto folleva , e fopra Gli orli ricurvi erto volgea la rotta

Ofcu-

a Moglie , 0 amica Lath-mon .

(•c-c-c 1 X X X )

'Ofcurità de' gonfi occhi protefi . 42,5

-Io gli paflai lo feudo , e ad una pianta

Vicina il conficcai : ftettefi quello

Su la mia lancia tremolante appefo.

Ma Latmo oltre ne vien : Gaulo previde

La caduta del duce, e'1 proprio feudo 433

Frappofe al brando mio , mentr' ei feendea

Quafi dentro una lucida corrente

Sopra il capo di Latmo : ei vide Gaulo ,

Lagrimò di trafporto : a terra ei getta

La fpada de' fuoi padri, e le parole 455

Parla del prode . Io pugnerò con voi ,

Coppia d' Eroi la più fublime in terra ?

Son due raggi del ciel l'anime voftrè ,

Son due fiamme di morte i voftri acciari.

Ghi mai potrebbe pareggiar 1' adulta 440

Fama di tai guerrier , di cui l' imprefe

In così frefea età fono grandi ?

Oh fofte or voi nel mio foggiorno ! oh forte

Nelle fale di Nua ! vedrebbe il padre

Ch1 io

(cccixxxr)

CV io non ceffi ad indegni . E quale è quello 445 Che vien qual formidabile torrente Per la fonante piaggia? a mille a mille' Da' rai del brando fuo pullulan V ombre , * L' ombre di quei eh' han da cader pel braccio Del regnator di Selma: alto Fingallo, 450 Fingallo avventurato! i figli tuoi Pugnan le tue battaglie : a' tuoi davanti Vanno i lor paffi , e ai paffi lor la fama,, fiunfe nella fua nobile dolcezza Fingallo, e s' allegrò tacitamente 45 5

Dell' imprefe del figlio : al vecchio Morni Spianò letizia la rugofa fronte , E gli antichi occhi fuoi guardavan fioco Per le forgenti lagrime di gioja. Entrammo in Selma, e airofpital convito 460 Sedemmo: innanzi a noi venner le vaghe

Ver*

SI credeva in qUe' tempi dizioni , che ci reftano in- die ciafeheduno avefTe il torno a quella opinione fo- fito fpirito particolare , che no ofeuriflìme . ne foffe cuftode : ma le tra-

( C C C L X X X ì I )

Verginelle del canto, e innanzi all'altre Evirallina dal rofibr gentile . La nera chioma fui collo di neve Vagamente fpargeafi , ella di furto 465

Volfe ad Offian gii fguardi , e toccò V arpa •. Io benediffi quella man vezzofa , Sorfe Fingallo , e di Dunlatmo al Sire Pofatamente favellò : fui fianco Gli tremolava di Tremmor la fpada , 47Ò

Al follevar del poderofo braccio. Piglio di Nua , difs' egli, a che ten vieni Nelle Morvenie terre a cercar fama? Non fiam ftirpe di vili , e i noftri acciari Non fcefer mai fopra gl'imbelli capì. 47$

Dimmi , a Dunlatmo con fragor di guerra Venni io forfè giammai ? non è Fingallo Vago di pugne , ancor che il braccio ha forte . Solo nell' abbaffar cervici altere La mia fama trionfa, e '1 brando mio 480

Gode ai fuperbi balenar fui ciglio.

Vien

(CCCLXXXX1X)

Vìen la guerra talor ; s' alzan le tombe

Dei prodi e dei ftranieri : ah padri miei

Che prò? s' a un tempo fol s' alzan pur anco

ÌLe tombe al popol mìo. Solo una volta 485

Di rimaner fenza i miei fidi io temo*

Ma rimarrò famofo , ed a feconda

Entro un rio limpidiflìmo di luce

Scorrerà l' alma mia placida e leve »

Latmo , vattene ornai, rivolgi altrove 490

II fuon dell' armi tue : famofa in terra

E' la ftirpe di Selma , e i Tuoi nemici

Figli non fon d' avventurati padri . 9

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OS-

(CCCI. XXXIVJ

OSSERVAZIONI,

^ Tmigliantemente Ettore nel 6\ dell' Illiade, v.^rjg r O defidera che i Trojani veggendo fuo figlio Altianatte tornar dalla guerra, efclamino, eh' eg4i è molto più forte di fuo padre . Ma per quanto fia grande l'amor paterno, fi potrebbe aver qualche dub- bio, che un padre fofrriflè volentieri d' effer riputato da meno del figlio . Parmi che Oflìan abbia efpreftb quefto fentimento con maggior delicatezza. *

2. Anima Jonatha conglutinata ejì animx David. Lib. i. dei Re e. 18. v. i. *

3. I caratteri oppofti dei vecchi e dei giovani Eroi fono efprefTì con molta forza. La circoftanza di far Bran- dir le fpade ai fecondi è immaginata egregiamente^ perchè moftra 1' impazienza di due giovani guerrieri che ardono di defiderio d' entrar in azione.

4. Ullino aveva imprudentemente fcelto il foggetto del fuo canto. Morni non fi turba per odio eh' ei por- ta'ffe al nome di Cornai , benché fofle fiato fuo ne- mico, ma per timore che il canto d' Ullino non rif- vegliafie alla memoria di Fingal quelle gare che fuf- fifievano anticamente tra le loro famiglie. Le parole di Finga! in quefi' incontro fono piene di generali- tà, e di buon fenfo .

5. Mors & jugacem perfequitur virum%

Nec parcit imbellii juventee Pdplitibus, timidoque tergo. Oraz. *

2. La

C e e e l x x x v y

2, La propofìzione di Gaulo è molto più nobile3e più degna d' un vero Eroe di quel che fia la condotta d' Ulifle, e Diomede nell' Iliade , o quella di Nilo ed Eurialo nell' Eneide. Ciò che gli fu fuggerito dal valore e dalla generalità del fuo animo , divenne il fondamento del buon fucceflò della fua imprefa. Poi- ché i nemici (paventati dal fuono dello feudo di Of- fian , eh' era generalmente il fegnale della battaglia s' immaginarono che l' intera armata di Finga! venif- fe ad affalirli : coficchè efiì fuggono veramente da un.' armata, non da due guerrieri . Con ciò fi concilia il mirabile col verifimile.

7. La condotta di Gaulo in tutto quefto Poema è quel- la d' un Eroe, nel fenfo il più elevato . La ritenu- tezza di Offian nelle proprie fue lodi non è meno offervabile della fua imparzialità rifpetto a Gaulo.

Sembra che Offian fi faccia uno ftudio di diffìmular una parte del (uo Eroifmo, per far brillar maggiormente quello del giovine guerriero : ma- in quefta maniera egli viene a moftrarne uno d' un altro genere più delicato e più difficile del primo.

8. Offian non manca di attribuire a' fuoi Eroi , benché remici, quella generosità d' animo, la quale, come fi feopre da' fuoi Poemi , formava una parte così co- fpicua del fuo carattere . Coloro che troppo difpre- giano i nemici , non riflettono che a proporzione eh' elfi diminuirono il valore de' loro emuli, vengo- no a diminuire il proprio merito nel fuperarli . Que~ fio è uno dei maggiori difetti nei caratteri d' Ome- ro: il che però non può imputarfi al Poeta-, il qua- le fi refirinfe a copiar fedelmente i coftumi de' tem- pi in cui Scriveva . In ciò il noftro Milton ha imi- tato Omero: ma lo fvillaneggiarfi vicendevolmente fi di (di ce meno a' fpiriti Infernali che fono oggetti di

Tom. IL Bb or-

(CC CLXXXVI)

orrore, di quello che ad Eroi, che ci vengon propo- li come efempj d' imitazione . 9. Cosi Omero: Au£w«i H n. Ttcufru; ì^d /aé'vw «vr«Jao-<v +. 11. 6. v. 127. *

FINE DEL TOMO IL

IN PADOVA. CI3I3CCLXIIL

appresso GIUSEPPE COMINO.

ALoysius Mocenico Dei Gratis Dux Venetiarum &c. Univerfis , & fingulis, ad qnos hax Noftra pervenennt, fignificamus. Sopra f iftanze, che ci furono fatte da Giufeppe Cornino Stampatore di Pa- dova , fìamo diicefi a permettergli la Stam- pa nello Stato Noftro del Libro intitolato : Poe/te di Ojjìan antico Poeta Celtico , tras- portate in ver/o Italiano dall' Ab, Melchior Ce f arotti, & a concedere a lui lblo, o a chi avrà caufa da lui, ad efclufion d'ogn altro, il Privilegio per Anni X., da inten- derli principiati dal giorno del prelente, della Stampa, e Vendita del Libro mede- fimo, tanto in quefta Cina, quanto in qua- lunque altro luoco dello Stato Noftro, a condizione, che fia impreffo in buona Car- ta, perfetti Caratteri, bel Margine, e di- ligenti Correzioni , e che fiano presentate nelle Pubbliche Librarie di Venezia, e di Padova le folite Stampe . Refta perciò a' B b 2 Stam-

Stampatori tutti , Librari , & a quaìfifia al* tra Perfona così di quella 5 come di qua* liuiqae altra Citta del Dominio Noftro, che cauta , o facoltà non avelie da elfo Giu- fcppe Gommo , proibito il vendere per detti Anni Dieci lo ftefiò Libro in poca o mol- ta quantità, il farne feguir le riftam'pe in. Ellero Stato anche con Y abufiva Edizione <H Venezia, e Y introdurle nello Stato, fot- to pena della perdita degli Efemplari> e di D. 500. da eifere applicati un terzo ali' Accufatore, un altro terzo all' Accademia de' Nobili alla Giudecca, & il rimanente al Privilegiato . Sotto le pene medefime fia pure vietato ad ogn' uno per li riferiti Anni X. di contrafare il Libro fuddetto in qual fi voglia fua parte , fotto pretefto di reftrizione, correzione, aggiunta , o muta- zione di Titolo , per il che commettemo tan- to al Deputato all' Effrazione de' Libri dal* la Dogana non licenziare dalla medefima^ o d' altro luoco ove efifteffero , quelli , che non foffero corrifpondenti agi' efibiti nelle Librarie, quanto al Segretario di non la-

fcia-

ìciare Mandato , dovendo intenderli tutti perduti, e confìfcati, ed incorfo il traigrel* iòre nelle pene come l'opra-. A chiara in- telligenza d' ogn' uno, volemo inoltre, che nel principio, o nel fine di ciafchedun Li* bro , il quale foffe ftampato con Privile- gio, fia in aggiunta delle folite Licenze po- rta la prefente, come fta, e giace. Quare auóìoritate mandamus vobis, ut exequi fa* ciatis.

Data dal Magiftrato Eccellentiffimo de* Riformatori dello Studio di Padova li x. Giugno. MDCCLXIII.

( SEBASTIAN ZUSTINIAN Ref.

(

( Polo Renier Ref.

(

( Alvise Vallaresso Ref.

Davidde Marche finì Segretario. CA-

CATALOGO

jy alcuni Libri impreffi in Padova da Ciufeppe Cornino ì> brajo fono le Scuole Pubbliche del Bue,

\_u Ucilius cum notis Doufac . 1735. 8.

Lucretius . Ed. IL cum Scip. Capicio de Principiis Rerum & . Aonio Paleario de Immort. Animor. 175 1.8.

Catullus cum Jo. Ant. Vulpii Gom. 1737. ^..cb.ma'j.

Tibullus cum ejufd. Commentario . 1750. 4. eh. ma).

Propertius cum ejufdem Commentario ■. 1755. 4. Voi. II.

Tibul. & Propertius , 4. feparatim .

Coni. N^pos cum Var. Left. 1733. 8.

Virgiìius caftigatiflìme . 1738. 8.

P. Syri Mimi e*. M. Velferi recenf. & cum notis &c. 1740. 8.

M. Manilii Attronomicon. acceddunt Chrirtophori Celiarli E* lemetita Agronomica &c. David Gregorius de Stellarum Or- tu , & Occafu Poetico , & Julius Pontedera de Manilii Agronomia, & Anno Calerti. 174 3. 8.

Cornelius Gelfus , & Serenus Sammonicus cum CI. Mor- gagni curis fecundis , & notis Vineentii Benini . II. Voi.

i75t- '8. C. Valerius Flaccus . 1720. 8. M. Fabius Quinftilianus &c. 1735. 8. II. Voi. Macrobius . 1 73<5- 8-

Boethius de Confolatione Philofophiae . 1744. 8. Del Boccàccio, Novelle fcelre . 1739. 8. Fior di Virtù d* un Antico Tofcano , Ri/lampa del Romano Ori'-

ginale del 1740. accrefeiura e migliorata . 175 1. 8. C. F. Sannazarii , Altilii, & Falcitela Carminimi EduioIII. illu-

ftratior & locupletici- . Accedere Scipionis Capicii de Vate

Maximo Lib. III. & Benedicìi Lampndii Carmen luculen-

tum adliuc ineditum . 175 1. 8. Scipionis Capicii de Principiis Rerum Libri IL & Aonii

Palearii de Immort. Animor. Libri HI. 175 1. 8. V Epitalamio del? Altilio colla traduzione in Ottava Rima det

Carminati . 1730.4. impresone elee ant iffima .

M

M Antonii, Jo. Antonii , & Gabrielis Flaminiorum Fo- rocornelienfium Carmina , a Mancurtio illuftrata . 1743. 8. Hieronymi Fracaftorii , Adami Fumarii , & Nicolai Ardui Comicis Carminum Editio li. mirum in modum locupletior , ornatior , & in. II. Tomos diftributa . accedunt Italica Fracaftorii Epiftolse ; inter quas eminent longiores ili» a- muebseae Jo. BaptiftaE Rhamnufu &. Fracaftorii de Nili In- cremento . IL Voi. in 4. 1739.

M. Hier. Vidae Carmina tkc. illuftrata. 2. Voi. 4. 1731.

Faerni Fabulae , & alia Latina Opufcula .. Editio IL. niti- dior , & auéìior . 1730. 4.

M. Antonii Mureti Opera Rhetorica & Poetica , caftigatio- ra , & ex MSS. au&iora -, Praefatione item luculenta , & eruditiiììma , Indicibufcjue copiofiiììmis nunc primum illu- ftrata . 3. Vol.vin 8. 1741.

Inftitutio Puerilis G. & L. eod. Mureto auftore , cum.

notis Ant. Conftantini . 8. 1740.

Aug. Valerius de Cautione adhibenda in EdendisLibris . ac- ceiT. Patricior. Venet. Orationes fele&ae . 17 19. 4.

Del Polivano St-nze , illujlr. colla Vita di ejfo fcritta dal Serafli , ff. e coir Orfeo . Edi*» II. 8. 175 1.

„. .- carta grande ..

V Er colano del Varchi colle correzioni del Cajlelvetra , e del Muz'0 . 2. Voi. in 8. 1744.

Del Cafa il Galateo colla traduzione Latina ec. 176$. 8.

G. C. Tacito Opere , colla Traduzione in Volpar Fiorentino del Sig. Bernardo Davanzali , pojla rincontro al Tejlo Latino 1754. 4. Voi. 2.

Del Dìvanzati Scifms d' Ii^hiltera ,. ec. 1754.8.

Del Cojlanzo , e del di Tarfia. le Rime .. VI. Ediz. accresciuta . 8. 1750.

Del: Caro le Lettere familiari Impresone V. in III. VoL 8. con aggiunte . fotto il Torchio .

Di Bernardo Tajfo le Lettere. III. Voi. 8. 17330

- -- //. ///. Voi. fonato .

Del Salto. La Temifto , Tragedia. 1728. 8.

// Salvio Otone , Tragedia. 1736.8.

«- V E fame Critico intorno a varie, [entenze d' alcuni ri- nomati Scrittori di Cofe Poetiche , e in fartiielare dell' Auto.-

re del Pàragon della Poefia Tragica d' Italia con quella; di Francia, ftampato in Zurigo P anno 17^1. in 8. 1738. Differtazioni del Sig. Giufeppe Alaleona ; colla fua Vagliatura tra Bajctie , e Ciancione mugnai ec. 1-74 1. in 4.

La Vagliatura fudetta parata .

- ejufdem Pracleéìio de Hereditatibus qua: ab Inteu\-.-to

deferuntur . 4. 1728.

Antonii Arrighii de Vita & Rebus Geftis Francifci Mar.ro- ceni Peloponnefiaci , Veneturum Ducis , Libri IV. Edirio' luculenta . 4. .1750.

Jo. Ant. Vulpii Orationes II. fc. De Cadi Natura , & Sub- ftantia . & Academicornm , & Scepticorum Philofophiae ra- tionem non effe hi Phyfica omnino repudiandam . 4.1732.

Opufcula Varia ligata , ac folata oratione fcripta . &c.

1725. 4.

Opere Varie Latine e Tofcane . 1735. 4.

-- Oratio habita in Gymnafìo Patavino , curn a tra- manda Pliilofophia ad Politiorem Humanitatem exponen-- dam translatiis effet . 1737. 4.

_. Acroafis de Tragoedia &c. 1740. 4.

Delle Rime dello flejfo Impreff. lì. accrefciwa, ed illuflrata . 1741. 8.

Ejufdem Vulpii Carminum Libri quinque . Editio altera non- nullis ejufdem Animadverfionibus illuflrata . accelferunt Jo- annis Antonii Vulpii antiquioris , Patricii & Epifcopi No- vocomenfis ac Hieronymi ejus fra tris- Carmina qns fuper— . funt . &c. 1742- 8.

- de Utilitate Poetices Liber, item Orationes III. prò

Litteris Humanioribus adverfus earum contemtores . 8.1743.

- de Satyrae Latina natura & ratione , ejufque Scripto- :

rìbus qui fuperfunt &c. acceffìrejufd. Paraphrafis tk Goni-' . ment. in X. Satyram Juvenalis . 8. 1744. •*

Jo. Antonii Vulpii Opufcula Philofophica G. L. nunc pri- mum colletta . 1744. 8.

Plauti Comedi* XX. 8. voi. 2. cum addit. fui < pralo .

Polcaflro ( Conte G. Dom-nico ) Apologia in difefa del Cavaliere Conte Sertorio Orfato , contra le cenfure dell' Autore del Ma- fea Verone/e 1752. 4.

Ci farà: ancora qualche Efcmplare dei Lihri rari non fegnati in detto Catàlogo , ma imprejji pure nel pajfato da Giufeppe Co- mirto con eleganza , e accuratezza .

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