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RACCOLIA MILANESE

Dell’ Arfno 175 7. DEDICATA ALL’ ILL." SIG. MARCHESE DON TEODORO ALESSANDRO do Mi

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPE 1 An o AGNELLI Gia ini dirti.

ATUODODAI. ACHMAJIM trvi om IG δ \TADICIG A2IFOAAM DIE SITI IA o OACMAZZIIA OAOCOAT MOT :O1S)UVLAT I

MIVADDAM πα STO Uro

bicziv A ormornà τὰ arsrnmatt asia Etta σι 19

ILL. SIGNORE:

Sfendomi creduto in dovere $ dappoichè fu (ciolta la Compagnia di que’ Letterati, che prejtarono l'an- i no: (corlo La loro affiffenza all'edizione della Rac- colta Milanefe, dinon defraudare il Pubblico d'alcune eru- dite: Difertazioni, che τῇ eran rimafte.3 colle quali uni- te ad alcane altrey che mi fon polcia pervenute alle ma- ni, bo potuto (omminiftrare un foglio per ogni festimana dell'anno prefente; fon venuto in determinazione di pre- fentarle ora tutte a V.S. Hluftrifima, perchè abbian la forte di portar in fronte fegnato i! fuo riveritifimo No. me. La qual cofa facendo, non folamente bo penfato ad appagar me medefimo , che vivo da lungo tempo vo- gliolo di darle una pubblica teftimonianza della venera zione, che a lei profeffo, come ad uno de Cavalieri più accreditatiy e più benemeriti di quefta Città ; ma ho pen fato ad incontrare eziandio il pieno aggradimento di tutti que’ Valentuomini, che colle loro erudite fatiche illuftrato banno, ed arricchito il prefente Volume. Malagevole per quefto capo era l'imprefa mia, imperciocehè defiderando ognu: no di veder confecrati i parti del proprio ingegno a Per]o- naggi, che poflan difendergli vigorolamente dalle calunnie pur troppo frequenti della volgar gente invidiola 5 neceffario era, che ficcomee molte fono di numero, e differenti tra lor di fubbiesto.l'Opere qui contenute, così la {celta facelt di tal Mecenate, che [οἷο poteffe colla vaftità del [uo Japere 4 ciafchbeduna di effe far compita ragione, qualor veniffe 18

giuftamente attaccata . Facendo però l'elezione di VS. Hlw ΞΖ ftrif-

26

firi(ima , che ditante cognizioni è fornita per dar di effe un Jodo giudizio, ditanta autorità per proteggerle , ditanta elo- quenza per dimoftrarne il merito, 16 mi confolo, che più opportuna potevafi da me proccurare, migliore defiderar dagli Autori, preffo de’ quali (ervirà di mia giuft:ficazione Vuniverfale buon gufto, cb’ Ella ba nelle fcienze. Diffi uni- verfale, e ne può fare illuftre ripruova la fcelta, e dovi- giola Biblioteca da lei formata, cui ficcome volendo Ella rendere non fol di Volumi, ma dirare edizioni abbondante, non tifparmiò giammai diligenza, o (pefa veruna, così per appagare l'innato defiderio dell' aninzo [πὸ di nobilitarfi viep- più col confeguimento di varie ye pellegrine notizie, nonad un folo,nè a pocbigeneri di fcienze s' avvisò di reftringerla. Ond'è, che per l'affidua lettura, che ba (empre fatta 5 [4 tuttavia, può Ella fparsere d'infiniti bei lumi qualunque fuo ragionamento, e trattarcon tanta finezza di profonda eru- dizione qualfivoglia materia, che le fi prejenti, quanta ba- fiur può ad eccitar fempre mai l'ammirazione di chi l'afcolta. Mi faccia dunque l'onore d'aggradir per man mia l'offerta di quejte Differtazioni, le quali fe) penfiero di Jod- disfarne agli Autori mi toglieva dauna parte lalibertà di dedicare a perfona men fapiente di Lei ze obbligazioni dall altra, ch'io mi proteflo d'averle, m'hanno pofto in neceffità di non daverle ad altri, fuorchè a Lei, confecrare. Ma que- fre obbligazioni, tuttochè giù grandi, e molte, to nonbo in animo di fcancellare con ciò, defiderando per lo contraria d'accrefcerle (empre più con impetrare da Κ΄. δ. Maftriffima la continuazione del |uo valido patrocinio s che umilmente de chiedo nell'arto di raffegnarmi Dai Puos, 10

Umnilz:, Dicot.me, ed Obblm Servidore

Antonio Agnelli. IN-

INDICE

Delle cofe , che fi contengono nella prefente Raccolta

Pofte fecondo l'ordine, con HR fi trovano difpofte

nel prefente Volume.

Iffertazione della Mania, della Frenefia, e della Rabbia del Sig. Dott. Antonio Arrigoni. Differtazione de’ Croltacei, e dell’altre produzioni Ma- rine, che fono ne’ Monti del P. M. Giufeppe Ciril- lo Generelli Carmelitano.

Differtazione del Diluvio di Vefalno Acrejo P. A.

Spofizione della Meffa, che fi canta nella fefta de!la Natività di Crilto fecondo la Tradizione di S. A m- brogio di Demetrio Cidonio 9 tradotta dal Greco, ed illuflrara. con note dal P. id. Angelo Fumagalli Monaco Ciftercenfe.

Ragionamento fopra l’Anfiteatro di Milano del Conte D. Giorgio Giulini.

Vita di Giodoco Badio, appellato l’Afcenfio, fcritta dai Sig. Domenico Maria Manni Fiorentino.

Ragionamento fopra i Viaggi dei due Apoftoli Giu- da, e Simone dell'Abate Angelo Teodoro Villa.

Ragionamento de’ Viaggi di S. Giovanni A poltolo.

Ditlertazione intorno all’ origine dell’ Idolatria.

Letcera Greca di Francefco Filelfo, pubblicata perla prima volta colla fua traduzione , ed illufirata dal

i dig.

Sig. Abate Angelo Teodoro Villa.

Diflertazione Accademica falla Febbre del Sig. Dott. Gianbattilta del Fe.

Différtazione Storica delle Collette di D.C. P. A.

Lettera, in cui fi ragguaglio degli Avelli, che fo- no dentro, e tuori della Chiefa di S. Francefco di Rimino fpettanti alla Famiglia Malatefti del Sig. Abate Giovanni Antonio Battarra di Rimino.

Diflectazione della Mania ec.

Differtazione de’ Croftacei

Spofizione della Mella

Ragionamento fopra l’Anfiteatro

Differtazione interno all’ origine dell’ Idolatria

Difiertazione fulla Febbre

Delle Collette Lettera dell’ Abbate Battara

Pag. Col. Not. $ 14 2 17 z ZI I 26 2 26 Σ 39 I 40 Σ 42 τ᾿ 3 9 = 1I 2 23 I 16 I 2 17 2 ΣΙ 17 2 ΣΙ 19 Ι ΤΣ 22 2 18 23 2 20 46 I 54 I 42 59 I 60 Σ ςς 60 I 55 63 2 S7 73 I 84 2 87 I 82 9 2 (4) $ 2 14 zi (Ὁ) 9 2 16 : 20 8 4 (a) 9 z 9 (4)

Ertorì operazioni per ora fammi meftiere

€. XXIX. l'accrefce è fempre ftato ricono- fciuto atto Sig. Don Campebell Eneurifmi fi competivano e l'impeto del reftante quella e di altre produzioni del mare a pefcare da mamaritimi la la terra ἐκαθ avrovs nel 1499.

ΠΕ camcelli. Imperciocchè niun altro ec.,ed #4 ve-

ce foffituifcafi

la riforma fatta da S. Carlo

ftampato nel 1499.

le Prefazioni

dprevwy

ἐυαγγεκξομενων

Ἡαῦτα

il Gloria iu excelfis

l’Iano Angelico

fecondo ia Rubrica di quelio ftampato l’an. 1499.

dTTINVTI

Per quem omnia

a cui intervennero 150. Vefcovi

( bege fecundo )

impiedire

& ignis impofuerunt

che fe il fangue , come

Ma fe il canale farà vergente

Nefentrio

devone

mori

vi lafciò

che entro nel

Gerrezioni offervazioni per ora non fammi me. fiiere $. XLIX. s'accrefce è fempre ftato ricono- fciuto il mercurio atto Sig. Dott. Campebell Aneurifmi fi competi fcono e l'impeto del reftante in quella e di altre produzioni del mare che fono ne'monti a portare in maritimi la terra xa ἑαυπους nel 1493., e da quello pubblicato nel 1499. Imperciocchè dagli più antichi Meffali,nè da verun' altro antico Scrittore , ch'io fap- pia, efla afcrivefi al 5, Dottore la riforma fatta da M.r Vifconti ftampato nel 1488. i Prefazi

ἐιρημενων

σ ἐυαγγελζομενων Ταῦχα

il Trifagio

il Sanctus

fecondo la Rubrica di quello ftampato l'an. 1494.

ETTOVTAS

Per quem hac omnia

a cui intervennero 113. Vefcovi .

(lege fecundo )

impedire

& igni impofuerunt

che il fangue , come

Ma fe il canale ferì convergente

Mefenterio

devono

morì

vi fi lafciò

che entrò nel

Avvertafi, che nel diritto della Medaglia, che fta nella tavola anneffa all’ ultimo foglio ha l'*rtefice incifo DECON in vece di DECORI ; e che nell’ imbranditura della Spada ha pofto ERRA in luogo di ERA

dii ἜΑ ἐν 1a ja ti ΡΟ τ ἪΝ SU REGIA

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ἜΗΝ ir " Pi ton divano οὖν (0 Isnorrs9 962 (n)

hi pae μάν καὶ δὰ ΠΡῚΝ Isa. Vanore ni MODICI ΤρΑρα θέσις ,

| dltog, δὰ sbeg? alia

DELLA MANIA, DELLA FRENESIA, «E DELLA RABBIA ος δ ἘΝῚ ΖΙΟ NE DEL SIGNOR ANTONIO ARRIGONI DOTTORE IN MEDICINA

ASUA'ECCELLENZA I IL SIGNOR MARCHESE DONCPROMPEO"TITTA VISCONTI

GRANDE DI SPAGNA , CAVALIERE DELLA CHIAVE D’ORO D’AMBE LE LL. MM. IMPERIALI, MARCHESE DI GAMBOLO”, CONTE DI VALLE LUMELLINA, SIG RE DI TRENZANESE, FEUDATARIO DELLA PIEVE DI BREBBIA, TERRE VICECOMITALI, VALCUVIA, E ARCISATE, | SIGNORE DI BISSONE:PAVESE, TORRE

D'ARESE, E LEINATE ‘cc. ec.

ECCELLENZA.

RA tuttii beni) Eccellentifimo Signore, il più ἜΝ grandes chevall''Uomo fia fato dal Creator delle cofe compartito è la ragione, per la quale egli dai ‘Bruti non folamente fi diflingue , ma. da coloro altresì, Dato.

che di quella meno: poffono -ficuramente:,. e liberamente ufare: e quantunque le proprietà dell’ anima ragionevole, avvegnachè Sempre fieno ugualmente le medéfime in tutti, fembrino quandorin. uno, e quando in un. altro venir me- ro, e mancare ; pure non per difetto di ee, ma dall imperfezione. dell’ organo ;, in\cui l'anima, agifce, ciò dover addivenire fi conchiude giuftamente ; in quella guifa, che non giova ad efperto‘j ed intendente ‘nocèbiero l'opera fua, il (uo fapere fe in uno Naviglio (drufcito, e mal corredato ritrovafi .. Per. la qual coja , ficcome quanto è maggiore l'eccellenza dell’ obbietto; tanto: più debb' effere la follicitudine di confervarlo ,. 0 di racquiftarlo s'egli è perduto 5. quindi è, ch' io [peffamente avendo l'anima ri. volto a quelle cagioni è che a difordinare atte fono quel vifcerey dall’ integrità del quale la'vagione dipendez quer. le medefime in-alcune malattie, ficcome fono la Mania, la Frenefia è, e la Rabbia , di andare trafcorrendo pro- pofto mi fono, e è mezzi per faperarle bo cercato con tutte le forze mie ; ed e(fendo io di quefta mia piccola fatica venuto a fines e quella, qualunque ella fi fia, di mandare in luce rifoluto. avendo ; a Κ΄. E. ho io eftima- to primamente doverla mandare innanziy e mettere tra le mani, acciocchè pel beneficio che le fi accrefce grandiffi- mo, per eferne Voi in tal guifa Mecenate , e Patrocs- natore y da ogni.uno poi fia accolta, e ricevuta volentie- ri, come cofa voftra riguardandola: Concioffiachè per la orandezza dell'animo voftro, e pet l'eccellenza delle mol tilffime virth di quello, la Patria non Jo/amentey ma tutto! mondo v'onoray vi riverifce, e commenda qual Perfona delle maggiori laudi degno ; onde per ciò non 4 cafe

fofte

fofte Voi tra molti fcielto θα). Ausuffifima noftra Sovrana la Resina d'Ungheria \a paffare in nome di effa le ‘congratulazioni a SM. il di Sardegna 4 ea S. AR il Duca di Savoja in occafione è che gli nacque il (uo primogenito 5. onore è che a pochi fi y e che a Voi è Rato conceduto: perchè di quello. degniffimo: ‘per altre cagioni fiete Voi fato in Giudice, delle Vettovaglie deputato è ficcome anche in varj. luoghi. Pit della Città voftra eletto al governo, Je non perchè Vl in- francabile voftro zelo nello ‘adoperarvi per l'altrui vane saggio, e pubblico bene , l'umaniffima cortefia. voftra in- verfo di tutti.) è di quelli partirolarmente., che. di Voi banno bifogno 5). la ‘gentilezza ; la fede, e l' integri. dello Jpirito voftro fono a tutti palefi, e da tutti con- feffate, e riconofciute‘» Sicchè a ragione per cagion vo- να la Patria fi rallegra, confola , conofcendo chia- ramente sy che come a vero Padre, occorrendole , effa a Voi potrà far ricorfo, e giufta l'efpettazione (ua aver- ne debito provedimento, in quella maniera médefima , che infino ad ora e dall’ Eccellenti(fimo voftro Genitore, e da eutti gli altri voftri Antere(fori ba fempre otteniito ; aven- do il Nobiliffimo Cafato Voftro infino da molt anni prima dei Longobardi, dei quali otto fi numerano di voftra Famiglia (a), Jucceffivamente in ogni età alla Patria moltiffimi uomini e per la dottrina $ e pel fenno , e per la fantità (b), ai Tribunali, ai governi, ed alle Mi tre fomminifirati. Per le quali cofe tutte, quanto io mi deb- bia dire fortunato, ogni uno vede abbaftanza, perchè nello

VA a man- (4) Di quefta Storia fiamo debitori al Crefcentio in amvhir. Rom. pag. 239. ν᾽ È ( b) Ugell. Ital. Sacr. T. 4. n. 27. Paul. Morig. lib. 2. cap. 2. entiq. Mediol. dove fi fa gloriofa ri-

cordanza di S. Lorenzo Arcivefcovo di Milano ec.

mandar fuori queta mia ‘Difertazione, nelle vofire ma- ni venga a porfi ye collocatfi anzichè a quelle d'altrui fi pervenga; che imperò, ficcome già diffi, per voftra duven dola riguardare, e da Voi vedendola abbracciata ye avu-. ta cara, fe non mi daranno lode di dotto Scrittore, miri- conofceranno almeno per giudiziofo è ed. accorto in quefta mia deliberazione. Ricevere di buon grado adunque, Ec- cellentifimo Signore è, e non ildegnate d' accettare ( ef- fendo Voi delle lettere grandiffimo amatore) quefto parto del mio debil ingegno, il quale nella Volgare favella fcrit- to, ‘e con quello ftile, che a me è paruto migliore, a Vot mi fo ardito d'indirizzare ; acciocchè nello ftefo tempo an- che per tale maniera fia a Voi, 6 4 tutto! mondo pubbli. ca, e manifefta quella viverenzia » per la quale io non comporterò mai d'effere da alcun altro fuperato, e vinto nel procurare con ogni sforzo, che il nome voftro, e le vo- fire virtà fieno efaltate, onorate 5 e commendate .

Dell E.V.

Lodi il 20. Gennajo 1757.

Umil”, Dev”, ed O(feg.* Servidore Antonio Arrigoni. In-

Introduzione.

Ἐπ ΟΠ fenza affanno avendo io fpefle volte i Mania- ci, i Farnetici.; ‘e gli Arrabbiati avuto:.a . cufa- re , perchè. per la maggior ‘parte fono)!Mati da

222. me: con; poco: guadagno medicati; da ‘pietà:mof- fo ς 8: dd compaflione:, tutte le. forze: .mie y' che pure fono poche, ho eflimato più intorno a quelte , che a mole al- tre non ifconvenevole impiegare, ficcome l’acerbità di effe tutte l'altre quafi fopravanza ; e comechè a ciafcuno fi con- venga l'aver compaflione, perchè umana cofa ella è, 4 co- loro maflimamente è richielto , che la natura, c le forze, e la difficoltà. della» cura de’ mali più da vicino conofcono; tra’ quali fe alcuno mai ve n'è, certo il Medico per ogni riguardo effer debbe. Quindi è-, ch' io-ogni: fatica abbrac- ciando volentieri, e ogni difficolià di fuperare sforzandomi, finalmente, fe diritto miro, con grandiffimo mio piacimen- to, e foddisfazione credo d’effere a tal-fegno pervenuto, dove io alle prime d’arrivare non: mi farei Iufingato di leg- gieri, conducendomivi la ragione, e foltenendomi le ope- razioni, e le fperienze, dalle quali fole fi può nelle fifiche fcienze raccogliere buon frutto ; la qual cofa avendo io fem- pre avuto in animo, dappoichè alla Medicina dato mi fo- no, non ho imperciò mai quelle occafioni lafciate da par- te andare, che utilità, e profitto all''iltituto mio apportare poteano . Parendomi adunque avere fortunatamente, nona

già

già per beneficio ingegno, più degli altri fottile, accertato ciò, che alla Mania , alla Frenefia, ed alla Rabbia più fi conviene, ed unbuono, edefficace rimedio ritrovato, que- flo intendo per bene univerfale far palefe, acciocchè da co- loro., che di. miglior difcernimento,, e di imaggior comodi- forniti. fono; ch'io non mi fia, poffa effere a maggior perfezione 11 mio difcoprimento : portato ‘> di quello ch’ io fatto :non abbia, quando quefto iutile dai faggi venga a ra- gione ripuiato ,

Or-

Ordine tenuto in tutta la

DISSERNT'AZIONE,

PARTE PRIMA. C:APO PRIMO.

Della: Mania è gr Vernio daL. I. CAPO:SECONDO: Della Frenefia +. ὐρποῖγνν Ἐκ 46, #3: I CAPO TERZO. at Della Rabbia . pra ar | ecaa μέλη, paz. 15: PARTE SECONDA. GCAFSO PREMO; Delle cure di tutte e tre, e della Mania: pas. 25: CAPO SECONDO: Delle cure della Frenefia . dig. 27. CAPO TERZO: Delle cure della Rabbia . par. 28.

CAPO: QUARTO: Confiderazioni fopra li detti Rimedj . pag. 70.

PARTE

ΡΑΒΊ ME ΟΕ Ze ὍΑΔΑΡΟΞ ΓΡΕΙΜΟ. Dell’ Arteriotomia in ente: st: pag. 36. CAPO SECONDO:

Dell’ Arteriotomia in particolare ; la ‘quale. come più appropriato rimedio alla Mania , Frenefia , ed alla Rabbia dover effer fi conchiude . \ pag: 41

CAPO TERZO: Offervazioni riguardanti Arteriotomia in particolare î pagi 47. CAPO QUARTO:

Maniera di curare la detta Arteriotomia : DIg. 52:

PAR-

PARTE PRIMA CAPO PRIMO.

Della Pazzia, e Mania.

4.1 A Malinconia, o dir vo- gliamo la Pazzia, fecon- do che i Medici definif-

cono, è un delirio fenza febbre,

il quale per ordinario non fuole da

alcun altro accidente effere accom-

pagnato 9 fe non alloraquando, di

| con poco efercizio di corpo tran-

|

|

| mano in mano crefcendo , e pra

|

|

|

|

|

REL, le bevande noi fermenta- ξεν i medicamenti aftringenti , coa- | gulanti , e mill’ altre cole fomiglie- la che di filare, e men mobile rendere la maffa del fangue hanno | forza: perchè poi vi s’ accoppiano |il color folico , o negro, il polio tardo, il refpiro lento, la triftez- Iza, il torpore al moto ilpoco ap- | petito ες.

$. IV. Neffuno, che di buona doerià fornito fia, e nelle Medi-

per grado procedendo, infiniti per così dire a mifura dell’ avanzamen- to incomodi , e malori cagiona.. $. II. Non v’ha chi nieghi, che dal cambiamento, e mutata inter-

na difpofizione del cervello il de-| |che fcienze introdotto , farà, che

lirio provegna ; quantunque intor- \non convegna 9. fe al fopradetto no le cagioni di tal cambiamento! !( 6, IIL ) s'ha a riguardare, che tut- variino i Medici tra di loro mol- | [ τὸ lo fconcerto da un fangue in- tiffimo ; chi la bile incolpando, chi | | craffato, più vifcido, e meno mo- gli fpiriti difordinati infigendo, e! | bile proviene: e cheil fangne s'ad- chi una, e chi un’ altra cagione af- | πέρα per fatte cagioni non ν᾽ ιὰ fegnando : la qual cofa perciocchè | | meftiero di ragioni per confermar- torna in acconcio che da prima fi| {lo, tante fono le iperienze, e le ftabilifca , ondeil refultato mal inni! EE , che tutto nel di- fi regga , e vacilli; quindi io or-| | moftrano apertamente. dinatamente andar volendo , ciò [δὴ] | $. V..La qual cofa a maravi- rommi fulle prime ‘ad efaminare. glia comprovano le oflervazioni iu $. ΠΠ. Ε᾿ comune fentimento di| ora morti Maniaci fatte, dei quali tuttii Pratici, chele cagioni proca=.| il cervello duro, la corteccia gial- tartiche della. malinconia fogliono | ila} i vafi turgidi, c diftefi di fan- eflere le forti, e coftanti efercita- | gue nero fonofi ritrovati; giacchè zioni:dii:mente, le!vegghie; 1 mo a la vera ipocondrialgia dall’ im- | pegno dei vifceri dell’ Addomine i provegnente da parte lafciando fta- τὲ, (4) della fola Pazzia, Spie | B a

fi, che il Fegato i man-

ti.fregolati d’animo,isi d’allegrez- zas e ditravaglio, la ‘vita trop- po operola; te in arta jecca princi=

|

|

palmente e. molto calda 9. 1 cibi | duri, e terreftri in molta copia, I contano dle anima

LO CAPO PRIMO. la mutata interna difpofizione del | |cedendo, ‘che le pofteriori ne ven- cervello ha origine, di trattare| gono, di rintoppo fono, e di refi- propofto mi fono (4). | [τς per la qual cofa ne viene, $. VI. Il fangue adunque fara | {che ogni colonna infeguente le an- la proffima cagione del SO] AES comprima , e compreffa to fe egli o col {το ritardato mo-! lobblighi il canale alla diftenfione vimento nei vafi, che fu del cer-| [(4}; perchè effendo maggiore del- vello fpargonfi abbondevolmente | [le colonne pofteriori continuamen- o col πο totale arrefto potrà im-! τὰ in contronto delle anteriori la pedire le funzioni del medefimoll lina . perciocchè la diftanza dalla (6). | bafe del tubo conico s'augmenta, $. VII. Se un fluido movefi] {la compreflione, e la refiitenza im- per un tubo, i lumi del quale Reds lfiecrià s'accrefce nel canale conver- li fieno, non perde di moto fe nori gente, infino che ivi è grandifli- a cagione del foffregamento nolei fran dove ilconoin un punto con- pareti del vate: io un canale poi,! | verge.

le di cui fezioni fempre minori fi | | $. VIII. (Per. l’addotte ragio- fanno, ogni colonna pofteriore:all’| | ni, allorachè il fangue oltrepafla anteriore iopraitando 4 le colonne | |l’arteriolefinitive, preme, e diften- anteriori per il fucceffivo loffrega- l'de le pareti del vaie, la qual di- mento non con quella velocità pro- | tenfione s’accrefcein ragione dell’ i urto , e delle refiftenze fatte mag- i giori: che fe il fangue è tenace ; \ vifcido fatto ($.IV.) onde perdu- [τὸ abbia quella mobilità siuggevo- He s che'è propria dei liquori , i ! quali per la (rotondità delle loro o | particelle mal pefano quafi , edtan- NO τ 3a perche il Sangue Mella medefima Vena io in bilico, ficchè cedono perogni

alle Valvole non effendo affiftito, tutte le a Ξ . δ refitenze del Fegato di bel nuovo BLA verfo via via 9 che premuti iono ; dovendo " s'allenta affai@imo nel moto sed | vieppiù refiftendo ; proffima cagio- ' imperciò s'addenfa ; per la qual cofa al cer- [ne ΠΝ egli del maggiore allarga-

mantenere il Sangue di queta. natura: più ci’ogni altra vifcera difpofto fia; concioflia- chè due fono le ragioni , le quali per leg- ge di circolazione εἰ avvifano doverfì il San- gue nella Vena Porta accumulare , e ad- denfare. 1. per il maggior pefo ; perciocchè tutte le arterie, che fi ‘uorano neila Vena Porta dal tronco inferiore dell” Aorta vengo-

| | | | |

vello trafportato poi del delirio può eflere Ξ cagione . mento del canale, dall’ urto delle

(4) Qui non confiderandofi i vizj organici di | | colonne infeguenti )0 8 dalla augu-

mala conformazione , o fimili; e quella raz- za di pazzia parimente ommettendofi, che mentata non naturale refiftenza del-

dallo fvotamento , o fia ab irazitione voglio- le colonne anteriori cagionato : e

no i Medici provenire. TEA Pet molte oflervazioni chirurgiche, ed anoto- per confeguente proili ma!efficiente

miche M. de la Peyronie fi è certificato , che il | cagione potrà diri del delitamen>

cervelletto , i lobi del cervello , i corpi canel- Sig SEE È f δι. Ἣν

lati, la ghiandola pineale ec. prefi feparata- pe? 3 poichè l’ arteriole anguigne,

mente, non fono. aflolutamente neceffarj alla | oltre

vita, alle facoltà dell’ anima , in parti- | SIE ETA RI colare alla conofcenza, ed al giudizio; che al contrario i corpi callofi non poffono |) che fia detto fempre, ove le pareti del

-. effere toccati fenza che ie facoltà dell’ anima vafe fieno molli, e cedenti, come nel cafo non fieno intorbidate, o abolite, Memoir. | noftro; perocchè s'elle foffero rigide, e du- de l'Acad. del Scienf. l'ann, 1741. re il cafo farebbe troppo diflimile.

----

{b

|—

DELLA MANIA.

oltre il dovere allargare, l’interna difpofizione del cervello cambieran- ; no, la dilvi ioftanza premendo (4). | |

$. IX Due gradi affegnerò io | a quefta malattia: il primo i pre | il fangue nei vafi del cervello ri- tarda il fuo movimento, ($.VHL)! | il fecondo, quando oftruzione coi | giona , fiffandofi non potendo ol- | trepaflare (2): e dapoichè del pri- | mo parlato abbiamo ; del fecondi | | non è bifogno, ch'io faccia paro- | la, perchè le ragioni già dette ΠΕΡῚ} ritardato moto gli effetti dimo- ftrano non di leggieri, quelli dell’ impedito molto più dimoftrare deb- bono. apertamente.

$.X. La mutata difpofizione del cervello pertanto dalla preffio- ne deli’ arteriole fanguigne dipen- derà , le quali dai lati Ja foftanza midollare comprimono , onde com- prefla , l’uffizio, al quale ell’è de- ftinata, o non compifca, 0 cambj di molto giufta la differenza del luogo , e la minore, 0 maggiore compreflione , dal maggior, o mi- nor numero dell’ arteriole occupa- te, dipendente. |

$. XI. La qual verità, tuttoc- chè ofcura a prima vifta fembri a chi nelle fifiologiche dottrine non

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(4) Se nel fenforio comune, dove nafce v. gr. il nervo optico vi ἔσῃ un arteria di grandezza fatta maggiore , che nella diatole percoreffe lo fteffo nervo nella medefima maniera , che viene fmoffo dalla luce per il moto impref- fo nella retina; la luce fi vedrebbe , con tut- toeche alcuna luce non vi folle ec. in prale@t. Boera. n. 579. Haller. Del qual parere anche il Sig. Vienpens il Fi- glio nel fuo fitemà intorno il delirio malin- conico , il quale da oftruzione dei vafi fan- guigni provenire pretende per un fangue troppo denfo. Hi, dell’ Acad. Roy. l’ann. 1709. pag. 13. —-

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11 ben addentro andato fia; pure ella più chiara del Sole appari:ce, ie fi hanno a riguardare i vafi del cer- vello effere minori del globuletto fanguigno 412. volte, ficcome di- moftra il Leuvvenhoechio (4); Sicchè quefte arteriole ad una del- la foftanza midollare faranno come

l’Aorta ai vafi fuoi più fini, ed

ultimi (5) : per le quali cofe ba- ftevolmente rifultà con quanta fa- cilità il cervello venga a patire fe

| un poco più dell’ ordinario i minimi

vafelli fanguigni ful medefiino di-

lungati s’allargano, e sfiancanfi.

$. XII. In fatti quafi fempre guale dover effere la diftenfione ei vafi fanguigni fu del cervello, cciocchè alle fue funzioni atten- ere poffa, moltiflime offervazioni (c) ci fanno ficuri , e principal mente fe a quella fiamo per dar fede dal Boileo recataci (4) d’un ieco , il quale di fquifitiffimo fenfo otato eflendo , i colori colle eftre- mità delle dita diftingueva, di tal favore folamente godendo dallo fvegliarfi nel mattino infino al fo- pravegnente mezzo (e); e non per altra cagione, fe non perchè con più placido movimento il ian- gue l’arteriole ful cervello iparie trafcorre dopo il ripofo (f), ed

Bz ogni

(4) Leuvyveno. in anotom., ὃς contemplat. pag.31.

(δ) Albert. Haller in notis Boerha. prale&. acad, Ἐ-Ὶ 1010 35

) In tuffi colores igneos no&u fe vidiffe . Boyl de color: pag:13. intermittente arteriarumo. pulfu, oculos fibi momentanea quafi ellypfi tentari, ac fi cilia collaberentur ,, ex quo ona- nino idem obtinetur , nempe preflionem in ce- rebro augeti in cordis fyftole , minui in dia- ffole ec. Malpighî. pofth. pag. 39.

4) Boyle. de colori. pag. 47: (e) Effendo digiuno.

f) Siccome raccogliefi dall’ oflervare, che nel

n mat-

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12 CAPO PRIMO.

ogni diftenfione imperciò è tolta | | dinario nei Maniaci il delirio ap- via , dalla quale turbafi l’integrità| | parifca fenza alcun cambiamento dei fenfi, e delle loro funzioni. | | ferfibile nella circolazione, quand’ $. XIII. In tal guifa potrebbefi | | anche dall’ otruzione dei vati fan- forfe intendere in alcun modo la ca-| | guigni fia cagionato ; il qual feno- gione della differenza offervata dal bici neffuna maraviglia apportare chiarillimo Locke (4) negli tolti, | ci dee, fe fi confiderano le ragioni

de’ quali altri hanno buoni, e legi-{ |da dirfi. timi princip) , e da quelli falfe, e $. XV. Ella è cofa per fe me- diflorte conieguenze deducono, del | | defima dimoftrata abbaftanza , fe fi qual genere fono i delirj delle ma-| | diminuitce il numero dei vafi traf- lattie acute , αὶ 6] briachi ; altri| | mittenti, ( la quantità del liquido, nei principj peccano, e gli hanno; le le forze impellenti non minoran® falfi , e tuttavia procedono ragio- | | dofi ) s che accréfcere a proporzio- nando fopra di quelli legitimamen- | ne fi debbe la preftezza , e la velo- te, ficcome fono in fatti i Maniaci :| | cità in quei vafi, che aperti fono, Conciofliachè egli. potrebbe dirfi , i le liberi; per la qual coia ,-ficcome che i primi ps folo accrefcimen- | grandillima velocità farà quella , to, Ο ritardamenro di moto de, quando moltiffimi faranno 1 fini fangue le idee turbate , e fcompi- l'dell’. arteriole oitrutti, ed impegna- gliate male accopiando , delirino 9} ! ti, così non fenfibile fara l’accre- iufliftendo tuttavia in loro la me-| |fcimento della celerità nel moto dei moria delle cole ; nei fecondi fia, | fluidi, allora che la porzione oftrut- fatta oftruzione , e riftagno in al-| Ita in confronto, e a dirimpetto dei cuna parte del cervello , e per con-| |vafi liberi farà quafi nulla : Imper- feguente, guafta , e alterata la mer | ciocchè te la millefima parte dell’ moria in quanto a quella fi appar-! l arterie toffe occupata, il momento tiene, rimanendo non perciò libere, corrifpondente maggiore della ve- e fane le altre parti, le azioni SEU [Ἰοοϊτὰ acquiftata, non farà che un quali concorrono nel difcorfo. millefimo , e perciò non conotcibile $. XIV. Dagli ftefli principi | facilmente; onde avvertì benif- ( $. X.) torna comodo fimilmente | fimo Simtone (4) poter ftare l’oftru- il dedurre la maggiore, o minore| {zione nei vafi arteriofi fanguigni, forza del delirio medefimo , la | |fenza chevi fia febbre ; Infatti mol- maggiore , o minore cottanza , e | | tiffimi dolori inteftinali, di ftomaco la più facile, o meno facile car) [pe da infiammazione provengono , bilità; ficcome altresì, perchè d’or-1 | contuttochè niuna mutazione nei | polfi s’offervi; anzi di più v’aggiu- Bri | gne d’aver vedute delle pleurifie mattino le pulfazioni fono meno frequenti, {purie epidemiche, che fenza febbre

che nella fera ; e ci avvifa l'Hallero , che in - - ì uomo adulto il polfo inun minuto primo ὅς. per molti mefi affliggeano 3 fe con volte batterà nel mattino.,, ed alla fera so. | | ca- nello fteflo minuto primo pulfazioni facen- NO al ν των PRA dofi. Haller prim. linea phyfiol. fol. 33. | ott È

{4) Lockias 11. Ο. ΧΙ. (4) Thom: Simfon. pag. 106. ΕΣ

| τ πα πως ——— ------- -----

-- - »οὄ--ο---.

, DELLA MANIA. 13 cavate di fangne, e con altri anti-{ | trafmittenti fi fa minore; vieppiù ΤῊ SHeI. È Ρ flogiltici non venivano trattate 9 °| ἐξ mano in maro oftruendofi, e la medicate . ; febbre fe ne rifveglia , non già come $. XVI. Infinattantochè adun- | | Mania allora riguardafi , ma come que l'impegno dei, vafi 31 0 8} (edea (a), la quale io or ora im- fanguigni, per il poco numero deli! ! prendo a\vedere brevemente. medefimi occupato , folamente il iri è d’apportare , ienzai | ——_-—_—_—_—-—_—-——— delirio atto 4 3 sEPre | (4) Moltiffime fono le Storie dei Maniaci fatti che alterazione fenfibile nella cir- | Farnesici , e morti; Siccome altresi ordinaria colazione ne cagioni ,€ Mania (6. I.) | | cala è della Frenefia cagionare la Mania, la - προς, SII 5 x ΔΕ ΤΕ ebbre togliendofi ; a cagione di una non dai Medici s addomanda > COSI al- | | | perfetta rifoluzione , c difimpegno di tutti i lora quando 11 numero dei canali |

vafi o&rutti. GeApP 0.:S E CON D;0.. Della Frenefia.

6 XVII. Renefia ‘propriamente | 0 $. XIX. Quanto fin ora detto | dicefi quel deliriocon- | { abbiamo una vera infiammazione dei

tinuo , e forte, che per mala affe- | | cervello manifefta , la quale dalla zione del cervello sete DRiR acuta copia dei pn Ci ne viene ; gli altri deliramenti,, ν Impegnati dipende ( $. XVI. ), che a’ mali infiammativi ola ficcome di fatto le fezioni dei ca- s'accoppiano;e Irenefie iptamigciche Naxeti gni por fatto οὐ fi chiamano 9 tralafciando io4. per- | ere: il cervello poftemato , e sfa- ciocchè non vengono quelli cero cellato , le meningi infiammate , e ciò, che .d’ etaminare propofto mi | | cancrenofe ritrovate effendofi 3 le fono , e all’ iftituto mio mente | | quali meningi per la. comunicazio- s’appartengono . | [Re immediata ‘dei vafi confentire 6. XVIII. L’età giovanile , il! debbono s ed infiammarfi. nelle temperamento ianguigno , la.Plet-| | grandi affezioni del cervello necef- tora , l’abufo degli fpiritofi , ls, [Reti » non già perchè della vegghie , la collora 9. 18 itagione! ! Mania, e Frenefia effe-fieno la vera calda , e fomiglievoli, fono le ri-| | fede, ficcome infino ad ora moltiffimi mote cagioni νυ che indurre poffono | | Medici » al dire del celebre Haller, una tanta malattia; della quale gli! | hanno mal a propofito creduto, antecedenti {egni {ono fempre il| | quando per la vicinanza del, cer= calore Merino i i Halosa laam: | [sella pon FRI νοι τύτμα ib so mativo di capo » la roffezza degli; |rifentiffe (4); Membrane effendo occhj , e della faccia, il fonno leficho del tutto infenfibili, giufta turbato ,.il polfo duro, lo ftillici- |, |'\gli efperimenti efattamente dal me-

dio debe nari, e molt' altri pon pae? tenuti.

memente con elfi. Lo. Mg XA:

| (4) Haller differt. fur l’irritabilite fol. 32.

14 CAPO SECONDO.

$. XX. Il riltagno del fangue | | per la qual cofa roffa , e fiammeg- arteriofo. nei vafi fu del cervello | | giante apparifce la faccia; e per- ferpeggianti della febbre infiamma» | ciocch la carotide interna y dopo Rasa e del delirio Jan na ἐμὰ dal gr Pn > si lo quale proflima cagione ; da quefta il vo- fe la, è ufcita fuori , alcuni rami mito eruginoio , il frequente, el fomminiftra che all’ orbita, ed κῇ non convenevole fputacchiare in-| |occhio fteffo s’appartengono , e verfo gli aftanti , il tremore, n fo coi rami della Silea efterna occhj fcintillanti , il volto roffo,| ! comunicano ; allora quando tolto lo ftridore dei denti, le convul- | | gli è il transfluffo del iangue nei fioni, il fudor freddo,e la Mprte| vafi del cervello , gli occhi prima- infine tra la terza, quarta, o fet-!| | mente fcintillano, e roffeggiano , tima giornata, come da fua origi- | | perciocchè maggior quantità di ne deriveranno fintomaticamente. | | fangue in quette egg fi

$. XXI. Imperciocchè per co-| |deriva : onde l’arroffare della fac- itanti, e certiffime offervazioni fi | laid e degli occhi è folito , ed or- fa, che evvi un maravigliofo co-|{dinario avvifo dell’ impegno dei mercio fra ’l cervello, ed 1 precordj, [vali interni del cervello nelle-ma- a vincenda confentendo' tra di καὶ εἰς fue. Gli altri fintomi tutti di efficaciffimamente; perchè le grandi | | riandare ‘per ora famini meftiero, mutazioni del fenforio comune ine concioffiacchè per fe mèedefimi cogli che negli uomini fani, vomito bi-! | antecedenti fi maniteftano chiara- liofo, e d’una bile varia in pochif- | mente. © ui δ. fimo tempo producono ; ficcome 4 | $. XXII. Tutti i fintomi an- coloro no ἐτπροὲ TORRE s che | DR εὐ a di Viani | Li a navigare fono coftretti, non ac- | | giunti ($.XX.), e stquelli, chei coftumati effendo , ai quali dopo | |fine di quelta malattia ne vengono , anfietà, e vertigini il vomito'd’atra | | ove fi confiderino diligentemente je bile fopraviene. Così nel delirio to | a dirimpetto di quelli della Rabbia fconvenevole fputacchiare , la fe- | | fieno pofti, fe non per gradi intra rocia , lo-ftridore dei denti, e DI [ loro difconvenire farà forza di convulfioni dalla mala affezione! |confeffare ; in quefta il cervello della foitanza midollare del cer-|]foltanto effendo impegnato , in vello per la vicinanza, che v'è tra | quella poi, oltre al cervello 9 dna: ivafi, e la medefima ; ficcome gli {16 altre vifcere generalmente effen- occhi fcintillanti, la rofle:za di effi, | lao travagliate ; per la qual coia io e‘‘della’ faccia, perchè il fangue | | partitamente parlar volendo , tro- cacciato dal’cuore per le DES a: ora obbligato di paffare a carotidi ,- parte interiormente, par-! 1 ragionare della Rabbia; di por fine te efteriormente diftribuendofi , | | piacendomi al ἐν di{cor- fubito che il libero paffaggio nel | |fo della Frenefia, effendo più op- cervello viengli impedito, in ind 2 | | portuna nel catò mio una certa sì, gior ‘copia eiteriormente portafi ; Ì [ πὰ fufficiente fcorribanda di quelle : I cole,

DELLA FRENESTA. 15 cofe , che affegnare fi debbono , e | ria di quei minuzzoli, che in luo- dire neceffariamente s perchè. la| |go di profitto , e rilchiaramento , convenienza , o analogia delle pro- | | confufione , e fvantaggio all’o pera poftemi malattie fia dimoftrata y, che | | apportano folamente..

una lunga, inutile , e gravofa dice- | |

CABRIO; TT ΕἸ ΟΖ Ὁ. Della Rabbia .

ἘΠῚ materia di ragionare: ne fi| |fervazioni pubblicherò 5 niente d: propone ; della quale ama i manco: la: maggior parte deglì ani non fi può fenzatentirne graviffi-| | mali.arrabbia, perchè da alcun al ma compaflione , all’ orribile, e mi- | tro in prima arrabbiato il velenofo fe, ftato , ch È pier dpr τὲ ἐπ Ab pegno riceve. degno riguardando ,. (al quale gli | . Le offervazioni tut- piscia dalla Rebbia affaliti , fono ἐξ “τῆν κἀβαιονν τῷ Tgr mefchinamente condotti. | | al tempo d’Aiclepiade ,.il quale tu 6. XXHI. Tutti:glianimali per | | celebratiffimo fotto Pompeo Magno, una certa loro interna difpofizione | [al riferire di Piutarco., anzi, fe- poffono per fe medefimi alcune vol-| | condo credono molti con Celio' te arrabbiare; l’uomo anch'egli ὡς lierna dai giorni di.Democrito, dalla collora, e dall’ ira fpecial-! | coetaneo d’Ipocrate , di più da mente ei s’infiamma nti fuo morfo 1 Sa afcoltatore di Pittagora, è velenoto , dal medefimo ‘gravit- ΙΕ a Ipocrate il Seniore, dai qua- fimi accidenti nel morficato, Fopra- li fecondo. il parere d’alcuni inco- vegnendo (4) , di ciò facendo re- | mincioffi a conofcere quefto male, itimonianza tutti fara ; la:qual |infino adora convengono infieme- cofa dimoftra, che in eflo lui evvij | mente yo che chi è per effere dalla quel carattere; ruttocchè di brit] labii affalito, penfofo diviene’ , lunga inferiore, per lo quale coni | inquieto, malinconiofo 9 ‘nel fonno tanta. facilità. il cane rabbiofo nea | eten della folitudine amatore, viene , potendofi oltre a ciò fpon=! | della converfazione. fuggente , ed taneamente \generare la rabbia nelle [alla collora inchinevole , grave, malattie acute ;. ficcome anche: a| |ftanco, e tardo ne fuoi movimenti, ine è avvenuto di vedere in un dn | Fofpirolo, dolendofi quando d’una, lano: bifolco.;,. la Storia del quale | |'eequando d’un’'altra parte del cor- torte in altro)tempo con altrerof=| |po, di quella \maffimamente, che i | [resta gli fu; dopo il quale ftato cet air ott Il fecondo forvenendo , fiammeg- a) Veggiafi l’ofervazione di Gio: Battifta Scara- | ; πὶ π = mutci, indiritta ‘ad Antonio Magliabecchi, di | Slante nel volto, con occhj fplenden un giovane morto maniaco , ed arrabbiato ;.j |'t1, truci, con febbre , affannofo perchè in collora effendo, il proprio dec | 207 di ; : : ἘΠ è in eflendo, i io di ‘nel ; τῇ τὴν à indice fi morfe : in Mifcel. curiofi dec. 26] refpirare. 2 abborrimento ai.li 2,9, & το. append. pag. 249. quidi

16 CAPO ΤΑΕΙῈ ΖΟ. quidi tutti, alla luce, all’ inghiot- | ti, fa meftieri efaminareil concor- tire fi oflerva 5 alle quali cofei [10 tutto dei fintomi:tanto precedu- ( fempre più quefte tutte intenden- | ti, quanto congiunti, e confeguen- dofi fortemente, ed augumentan-| |ti, perciocchè raramerite, e non di dofi ), le convulfioni , i tremori | leggieri fi ritrovano: quei fegni pa- involontar] , gli sfinimenti, il vo-! ident detti , cosicchè per mito, la turia , i polfi irregolari quelli foli vengaci fatto comodo ìl e pai il fudor cei Ἔχουν Ἐπ PERbEiatacafe ; e queft è e finalmente la morte convulfiva: la ftrada, che a buona ragione te- s’accoppia, e ne viene. | nendo moltillimi fcienziati , e di ta- $. XXV. Sono come occafio» | li cole peritiffimi, quafi non mai nali cagioni della Rabbia riguarda= | inganmaronfi nello fentenziare ; la te il troppo freddo , oil troppo | [πὰ » e l'approvazione di tutti caldo delle ftagioni, e perciò più | | non già per ventura, ma per me- a tal malattia quei paefi, nei Ore (paso acquiftandofi . i il freddo , ol caldo eccede veg- $. XXVIII. Se adunque all’ efa- gonfi peg [a toa I [ | ve inci (6. e: ore e bevande, icibidi cattiva, e pef-| | .) s'ha a riguardare perché fima natura (a), il [fonia santi È conchiuda rettamente, io porto

fanguigno-biliofo, e fomigliantial- | | ferma opinione , che tanto per gli tre cole. uni, quanto per gli altri raffigura-

6. XXVI. Nei morti arrabbia:| | re non fi poffa, che un male acu- ti 1 polmoni di fangue incredibil- ἔστιν , cd allo eftremo infiamma- mente ripieni, gli organi della de-| | tivo, da un coagulo ianguigno in glutizione infiammati, le alia Pie gli eftremi arteriofi cagiona- tutte di fangue turgide, le vene! !to dal veleno colla moriura intro- vote, i muicoli, le ra il cer-| | dotto, ο 44 fe medefimo per altre vello, il cervelletto, lo fpinale mi- | | cagioni formato ; ficcome io fono dollo suali fecchi, il ΘΝ pre 4 i i È rato » il cuore pieno d’un fangue . Il continuo giro de nero , e fciolto, e che all’ aria el- | | fangue dal ventricolo finiftro del pofto appena, s’addenfa, quando-| |cuore per l’arterie, e da quelle nel- chè in prima dalla vena Suatalioh lle vene , e così fimilmente nel Pol- bitamente coagulavafi, ritrovare fi { | mone per Larga alla ἐπὶ νὴ fogliono ordinariamente. : tita, circolazione addomandafi, la

6. XXVII. Ella è dottrina, ed! | quale per leggi ftupende del mecca- è giudizio dei Savjuniverfale, che | | nifmo mantiene equabilmente, fe nelle malattie per «ben diftinguer-|!| la maffa del fangue (l'altre cagio- ne. le cagioni proffime , ed efficien | | ni per ora nonriguardando ) ogni

|

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finifimo fuo arteriofo canale d’oi-

trepaffare non lafcia, alterata la fi-

gura, o la moledei fuoi corpicel-

1 imperciocchè il tolo globuletto ᾿ riton-

------ - O

{ #) Il Boerahavio ha i cani col molto lardo:dato loro a mangiare , e col tenergli altempo εἴς ἰ, fo fenza bere ; in ventiquattro ore alla Rab- | bia condotti in te:npo di ftate .

DELLA ERA. } af ᾿ i i è in tutto il fluido riconoicendola. preso vat cir grin λύσει | ; γ᾽ XXXI. Nell’ arteriole del Ἢρ eno rega ol ἀρ. to al | cervello pertanto , in quelle della in qualunque maniera, o PURO 1! { foleni e linguale, dei reni, c medefimo s’ apprefenti ; purché 11} |{plenica , gt Sicilie diametro dell’ orifizio Pigro Pont { dell utero pa VORO LEA ; SIRENE iona zioni moftrandolci È ante grin aiar fi come fono più d’ogn’ altre a nu- pe cir in ἐς ϑαπύενῃ " | τ ofiffime inflefioni, e curvature adunque alloraquando i globuletti | | merofifli niicilioni, ad È ra letti ( gi -. ttopufte, fes'avra egli ad adden- PI τ τε παρ βῦβ vii “i vet | | ἫΝ ste adtiserfio più εἰ: quefte pri- lancio li CA πα μάν μὐὴ᾽ riti ene iltarà, che nell’ altre, per Rit ceri rp an if | flere in quefte il moto del fangue paflare debbono , quefta corrifpon- pet de RR I τς Ì non ave- | | aflalliimo diminLito ; Ero” ΠΡ κεν Ἤν cane per A e ΤΣ faranno sforzatil οἱ. | | dono della loro velocità , quante Ξ 6. XXX Con tutto. che nella | [ cprvatuee hanno ad tUrOREIaia)> AR dpi gate 7 - {i il Sie. Hamber- maffa delfangue fia fempre la pro-| !{uperare; ficcome 1 τὰν, ἔπ sia ? *rimentando ha dimottrato » Ce di ident “e nai ua da una medefima for- cia SR riti ee Al “w A er molti canali iftetla- uomo fano dalla vena tolto addi-||Za cacciata p SUP LUI venire; pure di troppo grande sd) | mente lunghi, e larghi, TAO: pedimento effendo al ravvicinamen- | |raente. ai diritti x perdi ᾿ iL ᾿ : il rapi ua velocità una ienfibile po μἰρ ata matie mA ἽΝ ἣν do in quelli curvati fpinta vie- va ἕως eu a fola pla rdo | cio ἀν a e che vieppiù per- ino non mar fi coaguia; e quando ) | ΠΕ» ite Saito e . i cap : Ϊ a È retto, nei vafij |de, quante più fono le infieflion | ee A dal ci (a), | | del canali; opinione dal Michelot- ed altresì in quelli, che molte cur- cis Bernullo CONAN TANI RIACE vature averanno patite, fe svavra | [tanto dal. Be Ne, ν᾽ MOFBESANNO * ad addenfare, più facilmente il gal pr altri Liconisnmana: Lg le coagulazioni, le fecrezioni, e le ὁ. XXXII. Pofto a Petto τ: criftallizazioni non facendofi che| |nella maffa del sinistra Τὰ PIO nei fluidi in ripofo, o quafi in ἘΠ] | gione non, naturale , che lov : x GE relo-| lei ze meno ,,ed è quafi inri- pofo ; Imperciocchè il thoto velo-! lei fi move meno, Tg PE Ὡ-- ofo, l’obblighi « ftagnare, la gran- po A nn | τ dei oi ΔΙΑ ΜΕ Δυρτηξης- È ball \do? - i 41 me- poterfi attrarre concedendo: di | par: avendolper " sEROARIOnE fari :l Keili a deil [4 «qualche partice niati- qual legge il Keiliola diverfità dei | |defimi di q | ag pe] liquidi diftingue, dalla diverfacom-| |ca > ($.XXIX.) dalla quale Soc binazione delle forze attrattrici nel-! "gulo fuole ordinariamente ipende le maffe, e dalle forze propellenti | [πεν come a eo n SNA e oito altresi per 1 i RESI La | Pell ΠῺΣ finitive del cervello { 4) Preffio -- 2. poteft in diftantia a corde -- 3 | | κε pri. id vires -- 6, poterunt in diftantia a corde -- o. p

18 _ CAPO TERZO. primamente , fplenica, linguale; re- | | trine procedendo 9 fpiegare pof- nale ec. ciò accadere d 2 infi-{ {fono tutti itenomeni, che nella'rab- nattanto che l'impegno farà tale ᾿ | bia ordinariamente comparire fi che di fturbare le funzioni dellei | veggiono ; perciocchè così s’inten- dette vifcere, alle quali AEREI pe perchè il morduto poffa molto gonole mentovate ramificazioni ar-! ! tempo dopo ia mortura trapaffare, eta novità o non vedranfi ἔτ alcun incomodo di falure ri- nel fuggetto , le quali grado peri fentire anzi che effo arrabbj; il grado fpiegheranfi di concerto all’ uale maggior tempo fuole variare augmento del coagulo , ed oftru- | i Ε δου inbolecnio dote dal me- zione maggiore. | efimo cane arrabbiato morduti, per

$. XXXII. Imperciocchè pon- [ha maggiore , o minore strie ghiamo, che l'arteria del cervello | del fangue loro al rappigliamentos la linguale, la fplenica, e la rena- | | ficchè più prontamente arrabbiano È E cha gico gurartoa.i gli ug che le donne (a), più a fomima dei quali al numero 48.i {irobufti, che i gracili, più i fangui- perviene; e che mutazione fenfibi- | ! gni, che nol ek iis eg- le nella circolazione principalmen- | | matici s iquali ben molte volte le te offervare non fi poffa giammai, | | forze del veleno deludono ; e così fe non quando la quarta parte di, | perchè più facilmente nel gran cal- SATIRA d li "i pei ᾿ [dos 0 pra freddo ri accader ed oltrutta, cioè la dodicefima,; |debbia che nell’ altre ioni, ficcome altresì grandiffimo faccia- | | perchè più che in altri ce nell’ imo dover effere il Cafilbibimeeeto | LApferica Meridionale i cani arrab- dello ftato dell’ economia animale, | |bino (4), perchè la privazione delle per la febbre gagliardifiima, | pra le male, acri, e terreftri per le funzioni dei vifceri fturbate, | | qualità dei cibi, come cagioni ri- e pervertite, allorachè la metà farà | | mote ( $. XXV. ) a ciò produrre ad impegnarfi arrivata: Ora soi | convengano affaifimo è ficcome nochè ogni arteria avrà uno , i IO , che fogliono accrefcere nel

|

al più dei fuoi rami infarciti, alte- | | fangue il vifcido inflammatorio .

razione ‘fenfibile non avrafli a ca- ᾧ. XXXV. Nella ftefla manie- gionare 9 alla quarta parte l’impe-{ {ra intendefi comodamente perchè guo non effendo pervenuto; ficco- [aialinenadofe . penfofo , inquieto 9 me via via crelcendo egli, e mag- | le nel fonno fturbato, della folitu- gior numero dei vafi occupando | [fune amatore » alla collora inchi- di corrifpondenza quegli effetti pro- ne-

durrà, che alla minor quantità dei | |.---- Ii SR ELIO roi canali liberi farà proporzionale , in- | [μόνο πεν RIGO SL εἰς vente fin che alla metà giungendo poi, d’ donne, tuttavia morfe dallo fteffo cane . Dif- ogni turbamento , d’una febbre | fert. fur Ja rage. Quindi medefimamente gli impetuofiffima fara cagione . | alla rabbia foggiacciono, e dalla medefima

>

uemini robufti , e d'una fibra forte molto ΐ I fono più travagliati, cheideboli, ci pitui-

$. XXXIV. Colle quali dot | pt P (6) Bibi. raifon. 1750. Avtil., May., Juin. pag. 422.

DELLA RABBIA. si 2vO! fofpirofo,| [πὸ ἀείξιπατι a quella del cervello nevole , grave, ftanco , fofpirolo, dii) ice lanie- e dolente in prima colui fi veggia, agg ga 6 χΧΧΧΙ. Joi anai che alla rabbia fi prepara, o avvi-: | ria lingua Flat (iene adi clero ἿΣ ' petpaditr tone Re dall olifimoie occupata , mirabil- 11 coagulo fatto maggiore be | Fia laeio ἀκμῇ zioni rifpettive delle vifcere a di-| mente conient dn ἀν τΝ {turbare Lcd relati) gli effetti cor- | | che d Tapi DISSEISE stinsbi rifpondenti alle medefime, ed allo [ἐν pra «i eni geni impegno rifultare debbono necef- lia cano oli e i Bin: min ; ara vent! delerimi l'AnOnislebbro perchè acutiffima ne viglia fe in prima i fintomi deli noli e A] ce pae la chè nel volto arroffato, e negli oc- di dia εἶα tie rica chi, affannofo, con abborrimento gida di nie "spit ae pisa 5.4 pi Sr pmen | pubfiva dall univerfale tatto rifta- tire, con anfietà, tremori, e conl ‘vulfiva, IR Mrletlotà febbre alla rabbia nel fecondo gra-| | gno in si Don BOC SR do avanzato fi manifefti . Con- ica e αὐ δόμα LET cioffiachè come abbiamo veduto e ua, a so ἡκίν με ἘΠ Σὲ ( $. XXXI.) primamente nel cer-| | venendo, SA iaia: vello, nell’ elio pioli x , cn tt li Ernie ni nelle altre parti del corpo dov ll l rp pae ge gpl 0 dofi i riftagni effere fatti, è ben| {di moto al cuo deo apt der ch pra n par | pe te pet ITS mene compajano, che dalla m - la I l nigi aac cerna ditpofizione del cervello di-| [ioni anfetà ambalci la lingua pendono, per effer egli più d’ogn immane n srt ital altra vifcera nobiliffimo , e per qua- 18 uori & co Srgali lunque menoma cagione facile a lassi a mort | |

|

: ᾿ è per fturbarfi : e che fe nello incomin- | 9. “privi cc tn ciamento folamente inquietudini , | leggi si pigli Sagre alla riftretta e n e Mii la il cuore trequenta il | |Éno moto, e non possaieoiupssase e guaftino , onde ne vengano vt ἰδ arie Lccap borrimento alla luce , i tremori,! talle on : per la qual cofa ri- la furia, l’arroflare della faccia, e ica! Gildo le Fons,cen mag degli occhi, nella guila nda | (prose sis verfo del ventricolo che nei Farnetici per le ftefle ἐκεῖ da cn i liquidi, non po- gioni (6. XXI ) offervato abbiamo; | |de τον Str Titro det'éoni Così ne viene anche l'abborrimento | | ten N fo ue nell’ arterie piene ai liquidi, perciocchè Prina siutazi ΤῊΝ il cuore , ed i pol» gione degli organi alla deglutizio- | | votara , Intr. co moni,

fempre più crefcendo il riftagno, vieppiù le funzioni fue s’alterino ,

20 moni meftiero s'accumuli, e fof- termi; dal che ne vengono: poi gli {lilinquimenti, il fudor freddo, 1] polfi irregolari; e minutiffimi, l’an- | guitie, l’anfietà grandi, perle qua- li con ogni storzo di relpirazione | vorrebbe la natura il premente ca-

rico, e quantitativo tor via, fu=)

perare .

adunque (al fopradetto attendendo) |

che ci ftringa , ficchè per ioni

i tenomeri, o fintomi tutti, che

alle male affezioni nervofe fi deb- | ba ricorrere; poichè dal folo coa- | gulo nei vafi arteriofi fanguigni | ogni cofa fi comprende pelo;

poter provenire ; quelle non come prime cagioni, ma come fecondarij |

prodotti riconofcere. dovendofi i

ficcome abbiamo fatto fin ora: In

$. XXXVII. Non v'è neceffità |

CAPO TE RIZO.

più gli uomini, che le donne » ben

| chè tanto nei gracili, che nelle tem-

mine la maggior parte delle volte» il fiftema nervofo fia più mobile, più irritabile, e fenfitivo, che ne- | gli uomini forti nol fi fia, percioc- chè molti:fime .volte. fi veggiono aci perfone per qualunque: meno- ma caufa movente iconcertate:affai | confiderevolmente:; il che non av | viene negli ben in effere , e forti: Elle non poffono: foftenere la più | piccola impreffione ftraordinaria, il renano fuono , il lume il più .de- bole loto cagionano fintomi for- \ prendenti, che per:l’ordinario fotto {il nome di vapori s'intendono, | d'ipocondrialgia; la qual malattia

fatti ogni fibrilla nervofa TIRES] | contrario ora s'intende nafcere dal

revoli altre minori (2) un aggre- gato efflendo , e quefte tutte delle | fue guaine ricoperte , per le quali

ogni genere di vafi fi dilperde , i |

vi icorre, ricevendo effi il liquido dalla forza del cuere; e dall’ arte- rie portatovi (5); nelle medefime per confeguente orrendi effetti ca- gionare fi poffono 5 come infiam- miagioni, cancrene, e morti, pon, gia perchè eglino fieno nervi, ma perchè ogni genere di .vafi con- | tengono .

6. XXXVIII. La qual cofa s’ avvalora nel riflettere, che più ar-

--. ὠὄὄοΟοΟ...... -.

(4) Leeuvwveno. ΤΌ 111. epift. 36. pag. 350.

(δ) Dell’ arterie il tumore , οὐ gonfièzza ne nervi ha yeduto il Bidloo : la qual cofa più maravigliofamente dimoftrano l’inje- zioni, ie quali pare che imitino il cervello dei ftrozzati.

||

rabbiano i robufti , che i gracili, |

l la troppo grande irritabilità (4).

| $. XXXIX. il fangue di- | fciolto se negro., che dopo la morte ritrovare fi fuole ordinaria- mente in vicinanza del cuore:, e nelle grandi arterie. raccolto , fic- chè all’ aria fredda. e!pofto-d’ ad- denfamento non è egli iufcettibile, può: a mio giudizio ( fe il falfo | pon eitimo ) effere motivo; ‘onde: s'abbia:a dubitare, che alcune vol- te a riguardo della diverfità delle

| combinazioni ‘poffa il veleno della

Rabbia: diverfi. effetti. cagionare; quando fpeffezza infiammatoria , quando ficioglimento putrido appor- tando: Imperciocchè io fono d’av- vifo, (4) Giufîta il fiftema dal Sig. Hallero introdot- τοῦ per la fcoperta delle parti irritabili ec. Memor. dell? accadem. di Gotting. del Sig.

Hallero letta il 22. d’Aprilé dell’ anno 175%.

DELLA RABBIA. 21 vifo, che'nelle malattie di quetto | [8 fia per me moftrato , che la rab> genere , fe il fangue fi fcioglie,| | bia ella è una malattia acutiffima, allora addivenga ché nioltiffima at- | | eolicchè al ‘più vin\tà della» quarta trizione è già ftato: forzato! a: fof- | | giornata non fi dilunghi allorachè ierire per l’accrefciuta aci |! {uoi ipaventevoli effetti nel corpo e che vieppiù il disfacimento l'ac- | ! umano a manifeftare è difpotta; creices quanto maggiore diventa il | | chelella è tale, per.effere d'infiam- moto febbrile; il quale quanto po» | | magioni cancrenofe da un coagu- rente fia a depravare , iciogliere ,, lo he'-vafivarterioft fanguigni ‘in e cacri-rendere i liquidi tutti pe, | i corpo umanoi., per l’efperienza il | | fappiamo 9 la'quale ci fa tutto. ἢ] | |

tutto il ‘corpo provegnenti ,. forte cagione: fembrami non poterfì dif- lj {dire il conchiudete., che la faliva giorno vedere , che. eziandio. nei! | del canearrabbiato; per la morfura fani,.e di buoni cibi nodriti, dei) | introdotta , la: proprietà abbia di quali gli .umori; non. fond tatti | | coagulare:la maffa del fangue!negli viziofi,, la:febbre eccitàndofi, per | |eltremi arteriofi:, vil: quale ‘coagulo la fola violenta circolazione. denza | di: tnano in mano crefcendo per fe langamente!andare} in,guifa i li-| | medefimo, tante turbolenze ecciti», quidi guafta , fquaglia, ed acri ta | | ficcome s'è detto , giacchè altra divenire, «che e intefne infiamma- | ! cagione non avvi » che negli ar gioni , e corrofioni. dei canali ne | rabbiati per contagio incolpare fi vengono yin quella maniera che i| veleni per bocca prefi fogliono iare. In fattirdalle vene'tratto 1]; fangue, | innanzi call’ ultimo : grado della | malattia, al coagulo fpontaneamen- |

pofla .. οἰ τὶ &

6. XLI. Τὰ imaffa del fangue è un aggregatosererogeneo di molti fluidi, che il moto progreffivo del- la: circolazione infiememente hanno comune ; ‘concioffiachè concorrono a formarla»( oltre molti altri cor-

| | | tel è inchinevole. (4); 6: molto | | piciuoli ) il fiero, lalinfa, e i glo- | | | | |

più ciò confermafi:fe fi confidera, (6. XXXIV.) che: più arrabbiano 1 fanguigni, che i leucofleginatici nol facciano ; più gli nomini ; che le donne ; più i robufti,:che i gracili; | |

buletti rofli , i quali per entro di quefte due foltanze nuotano, e gal- eggiano 0 ini.

$. XLII. La fperienza .c*infe- gna, che tutti e tre quefti compo- vimenti. di coagulo ugualmente fu-

e ciò fe non perchè in quefti evvi una maggior difpofizione , e feti denza al.vifcido infiammativo: per | | le quali cofe torna bene 1} sii) icettibili non {ono 3 perciocchè il chiudere 3 che lo {cioglimerito Πα Ifiero (4) non s’addenfa , ficcome tte un Loire della ‘malattia eli altri due Siate (agino nell ultimo grado . ἐπὶ fare 3 contuttochè fe i. globuletti «© $. XL. Ora avvegnacchè peri fanguigni rappigliare fi debbono, le cole dette, ed ‘\accennate!fin qui | x coagulo ‘loro è menò torte. di | {I6ITSH) ili C93.in4m09 quel-s

| __e

(4) Accadem. des Sciences l'an. 1699. πῇ, P3$:| | 6) Betichè per altro il fiero s'addenfi 10 fpitito 45. 46, “δὲ γἱπο foprainfondendovi .

2

alcune particelle linfatiche vi s’ac- coppiano ; fortiffimo effendo allo-

e fi coagula. $. XLIII. Se nel bacino pieno . d’ acqua calda, in cui lafciafi dalla

ferita vena del piede (correre il fan- |

gue un bicchiere d’acqua fredda fi getti, qual fia la porzione piùattai

al coagulo compare chiaramente ; |

la parte roffa dalla bianca dividen- dofi fubitamente; quella coll’ acqua

frammifchiata confervandofi;e que- | fta alla fuperficie in coaguli durif- |

fimi rappigliata venendo.

2 CAPO TERZO. quello egli fiafi, fe infiememente | | come il Sig. Petit (4) faggiamente

ra, quando la fola linfa s’addenia , |

ha notato. $. XLVI. Il vifcofo inflamma- | torio del fangue , che dai Medici

lattie acute orrendiffime, ficcome di fatto egli è ; altro perciò non lè, che un rappigliamento di par- Pa linfatiche alle fanguigne ac- coppiate 3 allora ciò addivenendo, che per vizio della linfa, al coa- gulo affai inchinevole effendo , i

| δρόσο come cagione di tante ma- |

| lobuletti fanguigni fono dalla me-

efima avviticchiati , e attorcigliati, [in quella maniera quafi, che la fa- liva per effere vifcofa ai globuletti

$. XLIV. H{anguein vafe LI | del Mercurio addattandofi, e frap-

colto , e pofto in ripofo , dalla lin- hi a cagione dei loro de

fa fepara verfi gradi di gravità, e d’attra- zione ; ficchè È

chè l’uno, nèl’altra non circo- lano più, Locali a poco a poco la loro fluidità, e ciafcheduno coa- gulafi ; il quale rappigliamento nel- la parte bianca fuperiore è durif- fimo , once difficilmente; anche col coltello tagliafi, nella roffa è mol- to minore la confiftenza a cagione

ancora infieme vi rimane frammif- ‘chiata, tutta dal fangue non fcpa- randofi giammai.

$. XLV. Da quette offervazio- ni lecito ; anzi non di leggieri fiamo ftretti a conchiudere, chela parte bianca linfatica è la fola che

rebbe parte del coagulo fenza la

uno è obbligato a| | fcendere, ed a falire l’altra, e per- |

| |di penetrarfi l'un l’altro, e vicen- s'addenfi, e .che la τοῦδ non |

ponendofi , li fila, e li lega tena- cemente . $. XLVII Imperciocchè ficon- fidera il fangue, 1 corpetti delqua- [le la 2000. parte d’un pollice, fe- condo il Jurini, adequano , come | tutti gli altri fluidi compofto di minime sfere; così il fiero; e così fimilmente la linfa: con quefta dif- ferenza però , che il fangue; per effere di fei globuletti fierofi for- mato, al dire del Levyenoechio,

| | farà maggiore nella maffa di cin- della poca porzione linfatica , che |

que fefti dei globuletti fierofi ; e

| | così il globuletto fierofo , perchè | ἊΣ [εἰ linfatici σοιηροίζο, maggio-

re egualmente fara della linfa col- la fteffa proporzione di cinque al- tri fefti .

4. XLVIII. Infinattanto che

devolmente negl’ interftizj venire non farà impedito a quelfti corpi-

bianca, che la rappiglia: fperienze | |celli di ‘differente mafla, e imper-

quanto comuni ,;e facili, altrettan-

to chiare, e non Pa eran tti λας, | 7

come

cio

(4) Memoir.de l’Accadem.des Sciences l'an. 1732. pag. 535.

DELLA RABBIA. 23 ciò anche di differenti fpazj » o va-| [due colori, l'uno bianco, e l’altro ni, lafluidità manterrafli, e lafcor-| |d’un roffo carico, i quali avverti revolezza di tutta la mafla; pro- | | rettamente Kerkringio (4) ,. l'opi- prietà , cheverrà diminuita, 0 tol- | mone dei vermi dagli Antichi co- ta a proporzione che intra di loro | la creduti togliendo via. diminuito, o tolto farà lo fcambie-| |. οὐ. LI. Coagulati alcuni globu- volmente negl’ interdtizj pallave 5 la | [terri fanguigni si perchè dalia linta qual cola addivenire non può 9A] I rappigliati, l’eftremirà arteriofe non za l’accrefcimento dei contatti nel- mossa oltrepaffare, a fiffarfi, è le loro sfere, da quahingue cagio»| | ftagnare ieininist pa reeg.r art ne.ella fi provenga... |. i | |contro dei. qu ri gl tui

. XLEX. Ma perciocchè ilglo-! | roffi, «e linfatici dall’ onda premen- δε linfatico È di tutte l'sltre | | te effendo coinprefli, e quetti co- due foftanze molto minore, quin-| | mechè figurabili appianandofi , mag- di egli più dell’ altre dee al coa- | giori contatti perciò tacendofi, viep- gulo effere difpofto;.e.ciò per duel | più con quellîs'attrarranno, ed at- ragioni: primamente perchè i con- |‘ Rpg infieme s ἐξιο πεσλθηρι, cosi tatti fono maggiori in numero » 1 mano in mano gli uni agli al- effendo le fue se più piccole, e (Eri fopraponendofi AA che per confeguenza più numerofe; fe- | | per la minorata quantità dei vafi condariamente perchè le particelle | | trafmitrenti , la febbre ecciterafli , veleno ἰθβ ς che ea e tutti gli a gagliardifimi de

ucono 9 poffono più facilmente |! tomi, che nella Rabbia al fecondo empiere l'inter lidi ἜΤ lin-] | grado ordinariamente fi veggiono : fatici , che fono piccoliffimi, e in| |Concioffiachè la circolazione è la qualfivoglia maniera imbarazzargli; | | mifura della vita , via via che queta e così accrefcendo i contatti, ace | l'impedita viene, ficchè dall’ uno all’ crelcere le attrazioni tanto , che la | altro ventricolo del cuore il fangue linfa fi fili, e s’addenfi. | non venga fufficientemente e in 6. L. Fatta la linfa in queftal ! debito tempo, la morte fuccede; e guifa più tenace per l’unione di va- | quefta tanto più prontamente, quan-

-- --------- -

involvere in fe ftefla, complicare, | {ἃ ττὰ è la mafla del fangue tratte- e quafi con filamenti legare uno, o più dei globuletti fanguigni; fic- come [peli volte fi vede nei ca-| | lamente le crurali, vive duc volte daveri nelle vicinanze del cuore, | |di più di quello, al quale fono legate nei quali la parte rofla, e la linfa | | le carotidi, e le crurali infiememente, ben frammifchiate effendofi, pn) | ficcome fubitamente quafi fi muore noun coagulo roffo,ed affai fodo; | i quello, al quale l’aorta vicino al alle volte poi quefte due foftanze | cuore viene ftretta, ed avvinchiata. avvegnachè coagulate, fono Sinti | Sonovi diftinte, e formano un coagulo dil ---- i

rj fuoi corpicelli, può facilmente [Ὁ più prefto, e in maggior quan-

nuta, e impedita in tal paffaggio: Così fe ad un Cane fono legate fo-

cosgpe τπιἰ τ πος ----

ca) Kerkting. obferr. anotem. 77.

σα ΦῸ ΣῈ δ. ;

Sonovi alcuni si poco difcreti! | poffibile ho ftimato non potermi nel voler pur moftrare di. cono-||{convenire il dirlo; tanto più, ch' aa i te i o fap lit di ro non ta, o non hanno forze di| [τὸ pi | fapere, che alcuna volta preso Bir seni popo SERE gone acc iare are? : "che ΡΜ, ella spidteffie riceva a buon dito ino τ che COLLI : loda | hl ita fatica; e quando mai di buo- maniera, colla quale la Mania, la | Ina voglia a ciò tare non fi fentiffe eo ee a Rabbia operare potrebbe , io buon animo -fler fono sforzato di:ricercare, sputo! ogni ftudio. in cola tale impiegato . ella paruta mi fia nella guifa per me | | [

LI

Fine “della prima Parte.

PARS

᾿ PIRO) i 25 PARTE SECONDA CAPO PRIMO...

Dei rimedj , e delle cure migliort fatte nella Mania, Frenefia , e nella Rabbia.

Ella Mania, Frenefia, e del-| | fagnante per efferfi al diametro la Rabbia fi è infino ad ora! | dei vafi trafmittenti i globuletti di

“—— parlato , alle fue cagioni ; | | quello fatti maggiori. ui αἱ fuoi gradi, ed alle fue forze | | 6. LIII. I cibi più leggieri , e riguardando , fenza mai della ma- frefchi, i diluventi copiofi , 1 rad- niera colla quale da così Bagfarde| | dolcenti , ifaponacei ;i relolventi, malattie torfi fuori, e liberarfi far | | l’acque minerali, e quelli, che in parola ; e comecchè il fanare bene| | buona maniera purgano fenza fat gli uomini di loro malattie, che | RR fono i rimedj . che nel delle medefime catedraticamente , | | primo grado comunemente foglionfi per così dire, difcorrerne; fia più | | nella malinconia adoperare; va- lodevol cofa ; così io ora le ma-| {ne per certo fono molte volte le niere, o metodi per cura, e i rie | | fperanze dei Medici andate, quan- med] praticati fimo che mi fi con- | Ido tai mezzi ufando nel fuo inco- venga di confiderare. ! minciamento l’hanno avuta a trat- . Troppo ampia materia di drei | tare; Imperciocchè ella è facil cofa mi s’apprefenta, avvegnacchè quan- | rimettere il fangue in buono ftato do parlare fe ne voleffe difefamente, | | infinattanto che ei circola, e da un non così di leggieri fe ne ἘΠ Βδ ar all’altro, tuttocchè difficil-

a capo ; onde io non per fatica | | mente il poffa fare, oltrepaffa. {chifare s ma per ogni fuperfluità | 4. LIV. Quanto più iacile a lafciar ftare da parte , quelle cofe curarfi in tale grado è da tutti perciò accennerò io [olamente , pròei riconofciuta la malinconia , altret- cedendo da una malattia all’ altra | | tanto difficile ella è allora quando con quell’ ordine, con cui fono} al fecondo pervenuta ; non po- fino ad ora dall’ una ali” altra sofa | | rendies l’arteriole del cervello di- fato , le quali più rilevanti , e in| | fimpegnare st di leggeri : per la maggior confiderazione. fono sa visa: cofa hanno a ragione 1 Pratici prello ai buoni Medici. ora le foftanze animali, quando le $. LII. Due fono i gradi della | | vegetabili , e quando le minerali Pazzia; l'uno nel quale il fangue | | rrafcorrendo, adoperate, perchè da nell’ arteriole del cervello ritarda il) j tanto compaffionevole ftato i Ma-

luo movimerto per eflere di alati | niaci a liberare giugneflero.

e parti terree in molta copia grava- | τον $. LV. Oltre ai rimedj accen- to. , e ripieno ; l’altra quando è| i nati, ($i LA fonofi uflati per-

tanto

---.-

26 CAPO PRIMO. tanto tra gli altri E cavate di fan- | grani adoperandofi alcune volte è gue , ora le vene del piede , oraj [αἱ giovamento ftato , e n'è tefti- delle braccia , delle giugulari , e | | monio il Sig. Van-fvvieten (4), il della frontale fventando ; in quefta | | quale il maravigliofo effetto dei guifa pretendendo di domare ci Epi ty in una_nobile giovane ferocia , e fcemare le forze , che ! | protefta d’aver veduto. nella Mania con comune maravi-| $. LVII. E perciocchè di gran- glia tanto fi veggiono ΗΝ |de efficacia è fempre itato da tutti perciocchè fi può col falaffo folo! | riconofciuto , atto a far quello , diminuire il moto degli umori , εἰ |che la maggior parte dei rimedj dei folidi , fino ad una affoluta | ! non fanno, per tal malattia d'ado- quiete, cioè infino alla morte , ' perarlo non hanno tralalciato s lu- cm così ad una fonia , giufta nesadoi che egli a preferenza moderazione è facile ridurre con | ’ogn’altro mezzo dovefle giovare; quella il movimento dei fluidi , e [icone di fatto alcune offervazioni la tenfione dei folidi ; ficcome il! | mediche ci fanno fapere , che più Sig. Hales ha tatto vedere con|]|maniaci colle falivazioni dal mer- moltiffimi fperimenti , ai vyafi dei| | curio eccittate fono ftati fanati, tra vivi animali addattando egli dei! !i quali il VVepfero un ruftico ma- tubi di vetro, ficchè vedere poteffe | | niaco col turpeto minerale fino alla a quel altezza zampillando alcen- | | falivazione dato ha periettamente deva il fangue cacciato dalle torze | | guarito (2). del cuore, notando i | $. LIX. Il Dott. Davide Kin- te con qual ordine diminuivafi 11} | neir d'Edimburgo la cantora ha zampillo del medefimo dopo ki moltiffimo commendata , e dell’ effi- perdita di varia quantità, fino che! !cacia fua fa menzione in una lette- l’animale fen moriffe (a). ra indiritta al Sig. Don Campebell $. LVI. I purganti d'ogni ge-| | Medico Inglefe, alcune offervazioni nere tutti tentati fi fono; oltre la Billa per prova a buon fine ragione , l’offervazione di molti | riufcite (c) : così l’acqua agghiac- buoni frecelli avendo ai Medici di| |ciata tra gli altri l’ha ufata il Sig. ciò tare, e praticare infegnato in- || Michelotti infieme colle copioie fino dai di Melampo Medico | ἐς di fangue, e bagni freddi, Greco , il quale fiorì avanti Etcu- | avendo la ftoria di tutta la cura lapio cencinquant’ anni (5), e cui [ig ac Reale mandata (4): le figlie di Proeto Re degli Argivi | l’im- d’un delirio ifterico coll’ Elleboro | ST “na ona 1 dle, aDÒ . | 4) Vanf-frvi. in Coment. Boeraha. T.IV. fol.237. $. LVII. Il mufchio parimente fino alla dofe di fedeci in venti

i {C

| o Obfervr. Med. pra&. de affect. capit. obf. 83.

Pag. 313. 24

| | A&. Soc. Londin. num. 400. pag. 347.

| !(d) Hift. de l’Accadem. Royal. des Sciences l’an, | 1734. pag. s6. S'avverta però , che il Ma-

| | niaco, di cui parla il Sig. Michelotti, era e

! giovane , e biliofo , e fanguigno , ς in tempo | di ftate ec. ;infine il male da un ergafino

del fangue diperdea .

(4) Hales hamaftat. pag. 1. &c. (5) Le Clerc. pag. 1. lib. 1, cap. 1%

si D-:E/L'L-ECUR:E. ME l’immerfione nell’ acque ntile ad al-{ vafi fu del cervello diramati. Mol- cuno è paruta (2), ed il Sig. Boe-| | te mi rimarrebbero dirfi delle rahavio nelle dilperate Manie ceo) | maniere , colle Se Maniaci in rincipale rimedi ituifce . ] i fono ftatida var} Medici Molti cati tcconta ΓΙ απο,» ni ΕἸ a chi. ell opio ἫΝ σοῦ quali alcuni Maniaci coll’ Arterio- doccie , o ftillicidj fervendofi, e nelle temporali fanati fa ve-| [chi una, e chi un altra cofa ufan- ere; e particolarmente fuor ΠΌΡΕ no 3 ma perciocchè fenza troppo alpettazione l’ha offervata in + lungo andare parmi ciò cp e giovane robufta , la quale dopo||che a ragione è ftato più di pro- aver fofferti graviffimi dolori di| |fitto dai Medici di buon fenno ri- telta, Maniaca diventò, lamentan-| {trovato , di riftarmi ftimo laudevol dofi d’un molefto tintinnire degli) lcofa, perchè non mi dimoftri per- rai d'un dolore pulfativo nel- | fa di tin nello ερϑο εἰν οι a e tempia , e di un gran fervore| | pigliar mofche ; e dopocne di nello interno del capo (2), fegni |quello, che alla Mania di maggior tutti d’una grande diltenfione dei| l'utilità è τς riconofciuto 1 ia ora ho io detto ; ciò che alla "ili pia riad [Prosa più convenirfi i Pratici | lconientono mi faro a dire con

brevità.

(x) Halemont. de ment idea pag. 632. 33. (è) Eflicac. Med. par. 2. pag. 45. 46.

CAPO SECONDO. Delle cure della Frenefia.

$. LX. Y A Frenefia nafce allora | |a fofpendere , e finire, o guaftarfi ; quando l’infarcimento; | obbligata fia. dei vafi arteriofi fanguigni del ceri | $. LXI. I diluventi, antiflogi- vello tanto numero dei medefimi | ftici addomandati , i criftei, e i ad occupare perviene, che la febbre | | purganti del medefimo genere; le fe ne rilveglia ; non differendo dal- | Li ea di fangue con larga ferita la Mania fe non per gradi : e per-| | tratto, e fe meftiero da più vene chè nata la febbre, da tale cagione | | tutto ad un tempo, dal piede, un facile disfacimento fi fa del vi-| | fronte, giugulari, e dalle morici fcere così dilicato , e cedente per | parimente cavandolo ; le narici, gli la fua compagine finiffima ; quindi ‘seria , il capo rafo fomentando, i con tutte le forze debbe pruden-:!pediluvj , le ventofe alle parti in- temente il Medico operare, rimedj} | feriori, l’infermo femiverticalmente di fommo valore ufando , perchè | ! facendo in letto ftare, e l’aria al- la ferocia d’un tanto male fia tolta! { quanto calda mandando via , fono anzichè la foftanza del cervello pa-! ! tutte quelle providenze principali, tifca in guifa, che la fua funzione | {oltre le molt’ altre , che nei mali D2 infiam-

“8 CAPO SECONDO. infiammativi generalmente fi dan- | lunga fenza il; più delle volte la no, che in tal malattia fi fogliono. | OSE apportare ; anche il terzo ,

ben giuftamente praticare . o quarto di {peflumente.il povero malato per quefta finendo di vivere preeipitofamente.; e dapoichè al- tro di dire non mi refta, che d’ef- fere qui riportato per ora degno

6. LXII. In poco comprefa tut- | ta la cura, e i rimedj della Fre- nefia ho procurato di porre, ficco | ime quella , che non ifpaziando si|

ampiamente nella faragine dei ci fia, eche quafi fpecificamente alla trovati rimedj, d’un buono, pron-! |\Fsenefia fi convega; del già detto to, ed operante regolamento ha| accontentandomi delle cure profi-. di bifogno per effer ella una delle | ilactiche della Rabbia , e più oltre malattie più pericolofe debiramente.! delle cure curative della medefima: da tutti riputata, ficchè più in | pafferò io.a far parole.

della fettima giornata non'fi pro- | |

GA PO, TER ZO,

Pics

TT _ Tr —_—________—_—_—_———_m

Delle cure: della Rabbia tanto prefervative, quanto curative .

MESE cofa a confide- | l’altra quando il’fuggetto è di già rare è a ciafcheduno, quan-| | arrabbiato, e curativa Henin do la Rabbia nei fuoi ceffetti.a ver | $. LXIV..Al'a prima oltre del- dere è dalla compaffione tirato ; le fcarnificazioni protonde nel luogo queita perchè atrociffima ( l'altre | | della morfura, del fuoco, e di Ja- due, cioè la Mania, e la Frenefia! lfciare ben ben aperta la piaga per di gran lunga .trapatfando), d’or-| | lunghiflimo tempo , tra tutte l’altre rore , e raccapriccio efiendo ai nia) | cole Jinfino ad: ora, dai Medici ufa- guardanti fortitlima cagione; el-| {te è ftato il Mercurio, il. quale 1] la è ofeura cola a capirfi; conciol: | | Sig; efaultio (4) avvisò dover ei- fiachè st la Mania, e la Frene-| |fere.utile στα εἰ fuo fitema, per- πὰ je non un vifcere folo viziato, | |chè tra gli antielmintici è in gran cioé il cervello; riconofcono.; com-.i | conto tenuto: In.farti o vermini, prendendo per lo contrario la Rab- [ο altro la fperienza ha dimoftrato bia quafi tutto il filtema arpesioho) abbaftanza , che le unzioni mercu- ianguigno iu tutto il. corpo, eim-! ! riali per lo morduto prefervare in perciò anche ogni;piccola porzione] | prima.ch’.arrabbj fono il principa- del medefimo . τ" | ! le rimedio, che adoperare fi pofla;

6. ΧΠ|. Duefono le cure per! | ficcome alcune volte anche a me fi-; si tatto male; l'una anzichè l’uomo | | milmente di vedere nel noftro Spe- arrabbj effendo già il veleno peli | dale è addivenuto. morio introdotto al fangue, e dicefi | | profilattica , o di dire

(a) Default, differtat. fur la Rage.

ΔΕ CURE.

6. LKV. Io tralafcerò qui.di ri- portare moltifiimi altri rimedj, che per difenderfi, e non arrabbiare in ogni età , e in ogni fecolo alcuni hanno affaittimo celebrati, avendo- gli i moderni per la maggior parte inutili, e vani dimoftrati; non ac- contentandofi al d’oggi di dar fede alle elagerazioni ampollofe de- gli Antichi, i quali fa. meftiero di dire che molto più credevano di ciò , che fapeffero , RATA] dei loro garbugljs o accozzamenti di droghe, minerali, e che fo io, cofe grandi raffigurandofi ; in quel- la guifa che i fanciulli nelle tene- bre fanno, i quali molte, e gran- di cofe-di. vedere fi penfano qual bujo effendo.

$. LXVI. Per cura Terapeutica, o curativa della. Rabbia prefente nel primo grado, o al più al più nello incoiinciamento del fecondo ( perciocchè. più.avanti rimedio, 0 cura per giutte cagioni non admet- te ) la cavata del {angue datuttiè commendata inquella maniera, ché nelle e grandi infiammazioni fi con- viene; molte eflendo le ftorie', pet le quali utile il f*aflo , ed indica- to nella Rabbia, oltre la ragione, fi conchiunde (a).

$. LXVII. L’ immerfione nell’ q due prima nella Rabbia ‘nfata y'ap- pre fo poi ancora nella Mania }'al cune volte btion- ‘fine ha avuto;'e leggonfi delle‘offervazioni (5), le quali a ciò credere c’inducono; tut tocchè appreffo di noi alcuno buon

(a) Accadem. des Sciences l’an.. 1699. Med, Eilays T. I. $ 29. pag. 233. T. V. part. 2. $.'s1 pag. ‘592. doc.

ὦ) Accadem. des Sciences! l’ane 1699. pag. 58: ς molt’ altre ec.

pae.

Y

Med. cal, vs

29 |effecto da quella provenire non 1; fia oflervato giammai ; ficcome 1! | | Sig. Dottor Mazzucchelli (4) ta fe- de, il quale ci afficura, ché gli ar- | [ERP che al grande Spedale di Milano capitavano, e che per co- mandamento dei Medici erano nell | | acque del Nuvilio gittati con mt- to l'apparato , morivano arrabbia- [ τἰὶ niente di manco . || $. LXVIII. Il Mercurio ; poi- ἴω per prefervamento utile, così | per cura curativa con alcuni fatti pil Defaultio (5) ( dopochè dall’ | na Parigina fu tolo dubbio propoito (c) ) ha dimottrato pari- | mente effere addattatiffimo. rimedio; | | pure troppo poco tempo la Rabbia concedendo allora, che dal primo | Lal fecondo grado s’avanza ( ciò | nello fpazio di poche ore ‘addive- | | Rendo d, non fempre l’unzioni mer- curiali fufficiente mezzo al bifogno riputare denno. f. LXIX. Ma perciocchè delle i forze del Mercurio non fi è mai \ ragione difperato , così i Pratici in mille modi d’utarlo hanno ten- tato; per la qual cofa di darlo in- ternamente la neceffità riconofcen- do , τὴ τισρεῖο minerale fi fono prevaluti, e di quetto le glorie fi veggiono preffo dell’ James (4), e di Mr. Sanvages (e), Medico di Monpellieri, ‘i quali tutti e due mol- tiflimi fatti, ed offervazioni per rova riportando, quelta tiger E

------- ---- ..ὕ.---

(a) Pra Caroli Mazzucchelli in di fTert. apo- log. de falfa hydrophobia (δ) Default, differt. fur la Rage,1734. (c) Accadem. des Sciences l'an. 1695. pag. 57. (4): dlraga a nevv. method. ef. cuting. madnel:

| | | | " | | | | || I} [ΠΡ ΠΡ La Di || |

(e) Sanviscs dif fur la Rage pag. 53. 54. 48. .9. &c,

30 CAPO TERZO. ἀκ

le preparazione quafi come fpeci- | qualche pretefa riufcita col folo fica nella Rabbia celebrano altamen-| | mufchio fenza cinabro ; ficcome te; lo fteflo non potendofi dire da | | dapoi anche i Medici di Bologna noi Italiani, iquali la fortuna non | [fono paffati ad ufarlo (a). abbiamo avuta giammai pur | δ. aste ἬΝ ΠΡ σης volta di godere di quei felici fuc-| | ancora r Ha, li Cibo ci e pe A su i PERE St IRA "ἢ bora a volefli : Hi qual fi vantano. :

$. LXX. I Cinefi per Lei ῬΑ non farò io certamente per e indubitaro rimedio credono effe- | effere. con il celebre Boerahavio so la manteca dA, παρε (4), in- (6) d Ist . SE ARE tememente col cinabro nativo » e| |polture, quanti per - fattizio (4), e perciò anche ἴῃ ΤῊ I tia fono gli fpecifici, che fi VIE ghilterra fi fono tentate cure con | [Ezno; quale Ha NL , buca

un altro tenendo per fermo dov

| P

pinna | i effere folamente, e neffun altro.

(4) Così detto da Mr. de la Peyronnie l'Accadem. des Sciences l’an, 1731.

(Ὁ) Fhilofop. Tranf. num. 474. vol. 43. pag. 226. (4) Stor. fettetar. d’Ital. II . fol. 160.

== ——— ——— rP———»

_-— ——

π--------- e —--

James a nevv method of curing. madnell (0) Veggafi la memor. di Parigi dell'anno 1699. Pag. 33. 34. Sauvages diflert. fur la Rage pag. 6o., e così molt' altre ec. ᾿ Pag. 34. (c) Boerah. ὃ. 1147. de cognof., & curand. morbis «

CAPO QUARTO. Confiderazioni fopra è rimedj di tutte e tre le malatie.

Apoichè all’ enumerazione dei| [rie, delle quali ho parlato, dalli

principali rimedj , che nella| | medefimi rimedj dai Medici in Mania, Frenefia , e nella Rabbia | Rae ufati, molto più dimoftrata, con più ragione, e qualche buon | | o comechè fia, confermata riman- fucceffo fi fono adoperati , ho io| |ga:; Comprenderò io non perciò in poflto fine, ora gran pefo mi re- | ts paragrafo folo, per ogni lunghe- e ENG pa purri infieme, sh EPS ἐξα Εῖτον MEG E glo tutti delle medefime forze, e pro-| |che egualmente in più d’una di que- prietà dotati, e fe non per de] ΝᾺ malattie , fono itate praticate , tra di loro differenti, io impren- | | acciocchè il tedio »s che le repli- do dimoftrarli; la qual cofa Den, | | che fogliono d’ordinario apportare chè non con tanta brevità finire fil !fia in tal guifa tolto via ; ficcome poffa , perchè a trafcorrere buon | | delle forze, delle proprietà, e de- numero di rimedj tutto ad un col. | {gli effetti dei rimedj parlando, quel- po non è fattibile ; pure il farò n lo di dire m’ accontenterò, che cai di buona voglia ; conciofliacché | | dotti e per le fperienze, e per le ipero , ἘΝ ΩΣ Se άθοης S| | ragioni Mia "e Sigg aa e preve: 2 giovare affaiffimo , ficchè l’opi-: ito ; così fperando dover effere in nione mia intorno le dette malat- | | parte il mio difcorfo Cpt vg

DELLE.RIFLESSIONI.

Del «δαϊαῇο.

$. LKXII. Lo enumerare quan- [nes e fi reftituifce: Gran rimedio ti, e quali fieno 1 maravigliofi sal MARE pre s Con viag folo fetti del Salaffo non è opera così| | per leggi de corpo umano ad ogni tenue da poterfi facilmente manda-| | buon Fifiologo notiffime , i liqui- re a buono, e laudevol fine ; e, de fe στα, cd addenfati poten- ciofliacchè , ficcome ogni uno fa ,! !dofi fciogliere, e più fcorrevoli fi- comprende egli in fe medefimo tut- | [τὸς i folidi fe troppo tefi, rilafcia- to ciò, che dalla maggior parte [Pes e nella debita loro figura ri- di tutti i rimedj pofti infieme, fi I: Per le quali cofe ficcome

ν᾿ x . x ,

PRO dn e ἰς paga ορκυμνον δι re; ποῦν al la pro- antità : , 0 tellione della Medicina ha tanto craffezza inflnidito, o perchè trop- acquiftato (che pur molto s'ha el- | po in movimento per effere ritar- la procacciato coi fuoi ritrovamen- dato, o perchè impedito , e tardo, ti) quantoztallora, che Podalirio "| acciocchè a girare s’ affretti il lola lita ΤΗΝ, WET TAG EMMI! |ldectoaico Pero on ραν νά τς o la figlia malata del Re Damo- anto egl nno , teo per una grave caduta fanò . Col| | vantaggio , che da quefte indica- cavarfi del fangue dalla desti dI tassi a o SE i quantità dello [teffo menomandofi ato . È gg ve a È in tal guifa a piacimento , le refi- ao a o ania, i e ne la ftenze per quello che vi rimane "| pds: ia i ἰοῦ tutti di πρὸ circolare diminuifconfi HER GECREO. anno, in Sue si la te ; Quindi fe per la copia i vafi| | medio non mal a propofito delle troppo diftefi in prima fono, ed | (ro speranze la maggior parte ri- imperciò la forza , 0 elafticità è lo- | 1 pofto; non credo ch’io fia per efti- ro icemata, nel primiero ftato ri-||mare il falfo fe a conchiudere io tornandofi , il vigore di SI Kr mi fo lecito, che i medefimi

ne nei medefimi parimente rinvie-! | al bifogno dei malati accomodan- dofi , il Salaffo abbiano ufato, per-

Uri [chè fupponevano effere il Sangue La loro vifcido, e ftagnante .

e-_— ——_-

(4) Leggalì appreflo Stefano Bizantino (γος. Syrna ).

Del Mercurio.

$.LXXIII. Si è offervato (6. LVII. | nia s e per la Rabbia egli è uno LXIX.) cheil Mercurio per la Ma-; : dei rimedj, che dopo la ag: del an-

ΡΟ ΜΉΤ.

iangue il primo luogo tiene; fic- | di velocità a confronto del fangue chè a ragione debbo io di quetto | | il Mercurio , nell’ eltreme arteriole parlare, onde il fine fia dimoftra- | i capillari più di cento volte nel mo- 10. la Iezienze e la LVII | tai fopravanza : lo ἈΠῸ μοῦιεα egelando, per 11 quale egli è dal; |CDiaramente agire i corpicelli de Medici ftato adoperato . Le male! FERA nel corpo umano col tar cole , o i corpicelli del Mercurio | | impeto nei ἐπ Φ obbligandoli a fono quattordici volte più prisati) | più vive oifcillazioni, così nei fluidi dell’acqua ,, e del fangue umano; difgiugnendoli. , e più fcorrevoli affettano d’effere di figura sferica sl rendendoli, aprendo itrada in quei e di fatto a quella vieppiù ς᾽ avvi-i | condotti s nei quali venivagli im- cinano, quanto più di mole mino-| | pedito il paflaggio; difcoagulando, ri jono ; per Ja qual cofa nel corpo | dividendo, e feparando in manie- umano operare non poflono fe non | | ra, che un putrido iquagliamento per la loro figura facile al Motor per) cagionare veggiamo , quando in il loro peio; per il quale in ragione πη copia. ufato la 14]1ναΖίοπε diretta del bt hanno ana per ci ne viene, per il quale ‘tire dal cuore apra List AG) | eucci gli umori, Ξ fangue ΠΩΣ gior quantità di. moto, che il fan-! lin, putrilagine disfatto per tale gue non abbia, benchè della me- | ΕΝ ne SZ fe dalla pru-

efima forza, e;collo fteffo empito | | denza dei Medici non foffe potto cacciato ci fia : Quindi crefcendo | {debito riparo . ad ogni iftante fucceffivo in gradi |

Dei Purganti.

6. LXXIV. I purganti , che | fia non avvi luogo a dubitare fe alla .claffe degli idragogi afcritti) | agli fperimenti dagli Inglefi, Fran- fono tanto nella Mania ($.LVI. ). | lcefi, e dagli Italiani tatti fi ri- che nella Rabbia (6. LXIX. ) han- | | guarda; avendo quetti collo intun- no da alcuni non poche giorie, °| [Gee del croco di Marte, del Reo- vantamenti riportato , perchè ope-!!barbaro, della Senna, e fimili nella rando non giù elettivamente nella | |cavità del petto degli uomini, e bile , nel fucco inteftinale , o in | degli animali, ai medefimi dopo altro, ma in tutti i liquidi del! |! mezz’ ora copiofe dejezioni, e ga- corpo umano ( ficcome dall iftorie | | gliarda foccorrenza cagionato ; cola di quefti n’appare ), e neila mafla| |la quale non può addivenire giam- del fangue introducendofi., e con! | inzi , fenza che la porzione più quella immifchiandofi , movere, e | l'attiva dei detti purganti dalle vene iciogliere la. poffono affaiffimo | | bibule afforbita, e nel fangue por- Che quefta forta di ἐνερ νὰν pra fcioglimento del medefimo

infino al fangne di penetrare atta] | faccia, e per gl’ inteftini a ca 1

DELLE RIFLESSIONI. 33 il disfacimento sforzi, e necefliti in | | follecitamente fregandofi , aleane quella maniera, che il Mercurio 41 Lia la diarrea colliquativa π᾿ ap- piedi per la ialivazione eccittare | porta , e cagiona.

Del Mufchio.

$. LXXV. Tra le molte dif-| | netrantifimo, ficcome il fuo odore coperte, che di grande vantaggio | |il da a divedere ; coficchè, nella fi veggono riufcire, ella è muiella | | malfa del fangue introducendofi la del Mufchio; col quale le malattie grigia ei Picisoita ella ἵν maligne, petecchiali, e ara μονα i refiftere ei si sei fi curano felicemente (2): ll Mul- nno È e dra Wi enfame; > dg n si τῶν πο τοσα a .confiftenza di manteca 9. al di profumi » neile conipofizioni dei [ἢ femma re tormentato rimedj, e per molti altri ufi è-ftata | | gU Antichi Ta levolmente , e con appreffo d’alcuni nei tempì paflati sap fucceflo 1] peter % DIRE in grandiffimo conto tenuta , la: idere ; ficcome anche al dire le materia al luffo più ricercata fom- | È; Pr Faido £2) tia tua da miniltrata avendo: in fattie Ἰθερ δῶ} | ell’ Impero Cinenfe, ftampata l’an- PRO a i | O et ἀμάρηοον μα a quanto di più preziofo conler-| | vare e ara Ἧε le eo | ἐκράτει aio ci - VAZIONI Iligenti 1 molti uomin 9 P' 2 nelle Mediche Scienze verfatiffimi bolezza, nelle morfure dei ferpen- fappiamo , che per effer egli dif |ti, e fimili. molto: olio , fale volatile, nola | | ripieno (ὁ), di natura perciò è pe-i 1 ————— ——— Gofman. Galeat. Lemery trat. univerf. delle drogh. fempl. fol 227.

(4) Philof. tranf. num. 474. vol. 43. fol. 217. 234. | (4) Comment. inft. Bonon. fol. 191, T, Dom.

Gufman. Galeat. {è) Comment. inf. Bonen. fol. 191. T. Doin, (5) Mattioli fol. 43. ec.

rr c—c‘'rr- _———PTtr -—r_-_——

P Dell’ Immerfione .

$. LKXVI. Di dire qualche | [in oggi egualmente per buono avu- cofa dell’ immergimento nell’ acque | { to, ed approvato ; non intenden- mi. refta , il quale sì. nella Mania | | dofi troppo bene, perchè in favore ( $. LVIX. ), e nella Rabbia | | debban effere di quello gli effetti ( $. LXVII. ) è alcune volte di: 'fuccedanei ; caiano dire non giovamento ftato ; benchè non fia | | voleffe, che» per il forte turba»

mento

34 ‘CAPO QUARTO. mento della mente del malato » che | | farei ‘certi, .così volendoi difcot- nell’ acqua s'ha a gittare, evi fij {rere di eflo più a: lungo, ;:fembrami gitta, e per la icoffa veemente di tutto il corpo, che nell’ inimerfio-

| [Ia -verasmaniera d’empiresil figlio ne s'ha arifentire nell’ acqua fed

| con dir nulla; quindi io ml riftarò facendo fine anche a quefte mie da, tal cambiamento n’abbia a ve- I piccole, e brevi confiderazioni fu nire negliumori del corpo umano, | dei principali rimedj , degli altri ficchè di difcoglierli, e diari | [di parlare non curandomi, peroc- abbia piuttofto in tal ‘guifa valore,! | chè effere delle fteffe proprietàdor- le forza, chedi coagulare, e adden- \ miti ogniuno, gli conoice battevol- fare vieppiù , ficcome fembra; che | | mente, che quelti fono: le quali doverebbe fare: ma perciocchè gli | ; rifleffioni)in fin ora da ‘me fatte fe efperimenti, e le offervazioni A [had ad altro almeno a ciò sche mancano; acciocchè della maniera, | | più ftavami a cuore di dimoftrare, colla quale operi poffiamo effere | le confermare; averanno fervito..

Conclufione di quefta feconda Parte.

$. LXXVII Come cagione | [di loro altrimente non: differendo , proffima ‘della Mania , Frenefia4 e| 116 non ‘per gradi g ‘ernella maniera Rabbia l’addenfamento'; e vifcofità | ᾿ ἀὴσοε σεις nè:per veritàcon-ragio- del fangue ‘io riguardato ; nè| | ne fi può in contrario direalcuna mancavami altro perchè ip fit rion effendovi: argomento iu per me confermatafi toffe tale opi-| | del: quale ragionando fi poffa al:ro- nione , che anche! dalle proprietà | vefcioidi ciò penfare, che coll’ (ol- de’ rimedj, che hanno il inf licr | | fervazioni più elatte e .cogli tpe- effetto fortito , io ne prendefli ar-! | rimenti .i più! rigorofi da’ uomini gomento ; la qual cofa ho io fatta | di buon fenno tenuti, ftato ἃ. ma- volentieri, perchè ella è per fe | raviglia dimoftrato , ficcome io nel medefima chiara, e manifefta, on- | | topraefpofto con brevità mi fono de non mi fono ftati meftiere il l'sforzito di accennare. 1 fofilmi perciò fare, e 81. perchè »| | $. LXXIX. Che fe è così; io fenza far lungo difcorfo ho io, al peoa mi fono al falfo appofto cer- diritto miro, raccolto brevemente | ! tamente nello avere tutto lo fcon- in poco ciò , che più importare | certo , è tuttala faragine , e varie- dovea . | LE dei fintomi, 6 qualunque ben-

$. LXXVIII. Il Salaffo , ill {chè minimo accidente ‘di quette Mercurio . 1 Purganti, il Mufchio , | | tre malattie fe non per gradi difu- e tutti gli altri per proprietà loro guar dalla fpeffezza del fangue, e convenienti hanno adunque forza | alla fua vifcofità riconofciuto ; per di fciorre i coaguli, e d’influidire ! Vla quale prima cagione, o fi ritardi gli umori del corpo umano, intra | lil movimento; ficcome nel idr | grado

DELLE RLELESSIONI. 35 grado della Mania ($.VIE), o per | | cui ella Tipofta fi trova. ana γέμει ae urne e Sndotiele Cone e del cervello fi lorc 9 fecondo ($.VIII.), o di più, cre- |efattezza procedendo) fieno per gli fcendo l’impegno, la febbre fi Vba [RISTRETTE comprovate 9 la mede- gli, e la Frenefia nevegna ($.XVI.), | | fima' forza hannoj:che le propofi- o in più parti del corpo, e non fola- | zioni matematiche le più rigorofa- mente nel alato si Tgr] mente Sano la qual SR e la Rabbia ne fucceda ($. .}»} [10 in quefta volta non averò fatto un così vario , e ftravagante τὰς | nella miglior maniera .che: averei bamento inafcere ne debbe, il qua- | |dovuto ; perchè il propofito mio: le benchè fembri , che molte sorti cienti cagioni riconofcere poffa , pure una fola ne comprende ; la| quale non varia fe non per la qua-! Lità , e.il numero delle vifcere, in

| folte dimoftrato, in parte'al non | effere io da tanto ; in parte alla | fretta di voler pur ciò fare fareb- tara caro foffe attribuito.

Fine della feconda Parte.

naro dai A PARTE

PARTE TERZA a CAPO PRIMO.

Difcorfo în generale dell’ Arteriotomia.

Ella cofaè il ferire un fegno »| | dove non vada mai colpo in nella quale avanzato ritrovando-

fallo, ficcome colla China | | nelle febbriintermittenti arriviamo | | mi, benchè ron εἴγε pondo per | mio doffoio chiaramente compren-

a fare. Negli altri. cafi'non è così buona forte alla Medicina ‘conce-||da, quella non pertanto di profe= guire mi veggio in dovere tenu-

duta ; la maggior parte dei Medi- to ; lo ipirito mio farebbe

Grave, e difficil imprefa ella è la mia perciò in queftà volta,

rando , ma agli effetti, e alle fe-

camenti non ifpecificamente i

condarie cagioni morbofe riguar- dando , quetti , o quellea tor via, e correggere folamente utili effen-

do. Per le quali cofe ciò, che ad

un malato una volta di profitto fi vede eflere, in un altro benchè ifteffamente cagionevole fconvenire fi conchiude, perchè o il tempe- ramento , o le forze, o la ftagio- ne, o mill’altre circoftanze tanno, che il rimedio in luogo di bene ap-

portare, difvantaggio , e nocumen- to fia ;

per la Mania, Frenefia , e per la Rabbia i rimedj fopraefpofti, eda uomini di gran fama , e d’ogni rifpetto degni con utilità adopera- ti, non {empre appreflo tutti, e in tutti i Paefi abbiano il medefimo buon effetto fortito è checche fia- ne la cagione; imperciò rimane infi-

LI

no adora per anco vedova per così

dire la Medicina di rimedio, on- de abbia in fatte malattie ficu-

ramente con che foftenerfi.

lo che con mille «efempj provare fi potrebbe, fe di recare noja non temefli ; e concioffiacchè

di Jeggieri per rilevarfi, fe la ma- | teria s ch’ io imprendo a tratta- re, quanto difficile, e oftrufa, al-

trettanto utile , e commendevole | he foffe . Egli è il vero, che mi | fi para dinanzi tutto lo ftudio , | lets di tanti celebratiffimi uo-

mini fu di tal propofito non ril- parmiate , le quali poichè di non ficuro alleviamento ai mefchini in fatte malattie caduti fono ftate, audacia fomma qnindi compare la | | nia a fronte loro, fu di ciò efer-. citar volendomi, non dovendo fe | | teftudini far a correr coi barbari;

[pure io non difpero , che fiami per

effere dai medefimi cortefe compa- | timento dato , quando a neffuno effere mai tanto riftretto il confi- | ne delle umane difcoperte voglia- [ira con occhi fani riguardare , co- ficchè quello, che moltifimi per | Fre rifpettabili uomini non fono colle loro diligenze, e pro- | | fonde meditazioni a {coprire per-

| venuti, da chi di minor fenno , e

| trae era fornito è ftato alcune

volte felicemente oritrovato, o ac- creiciuto;

' 1 “5. 37 ERIOTOM ὍΠΗ DEL νοητόν: ‘fono di tenere propofto, sii κῶς; in fatti tutto» ie bene non avrò a.dire, crafgiuto.;ficeome da: dio. preffoi| | con quello, te be do procedendo al vo. olte cofe eziandio. p - lislmene con metodo p -

Σ 1 ΠῚ he di leggieriffimo in-|! gie 7 gradevole io fia le donne anche τ ui uni. leggio: Primamente adunque —oertTtaLes=e= Per de qua Le di re- rimedio

ia i foverchio ardito 1 lerà uella come gran "ad non seffere di fove lt'altri el |lerò ,.q rtico= molt' altri | ? reffo al pa ; Lo fe i sig inà in pri-| [Psuagianilo siepe dimoftrando il dotti, e E 16} ΟἹ ᾿ l’opi+ = di PUT με hanno comprelo sd l'aglio dell’ attaria ac ταξς pic ad - -.

no » In que : ia fatto: ful ἀογίο del

comprendere. cca cime. Agi 'ave- | [monesgiaian snc li cla tibiale, valezcni nora e rilevato. | = na carlo fotto alcuni piccoli cedorte XXX Il rimedio adun- casse] fi dilunga , effere quafi $ ΕΥ̓ τ quefte malattie di | | raleghio roafedi n klla nil; , Fre- ἊΝ cr ntilicà » profitto che tutti | | iz ed alla Rabbia, rap: lidi mag È {tra- "3 . he i folidi

i Foot 7rengo a Almo vanti, che gi aleri peroni e affatto nuo | IRAn trae pinta fieno perve= Les frem: Mii nzi. è egli anti | | Pesi flendo allora d’opera va invenzione , ἀῶ τ νῶν ᾿ ed ἃ} 'nuti, i Hop l’infermi;e dalla sordi di tutti, in tuti | | umana ‘fottrarli SL Arteriotomià empre fide- | | mo $ αν di così PRE, imo confi odere (

: seRoli fano sega proceffo dell IE n) nspginte » a cagione rato, bencne po » rimedio dil fatti van dg Ξ diata di come rimedio 114 corriipondenza immedia tempo ‘0 perc τὴς : οἱ |della c i mano «E iminiftrazione, arti, del corpo .uman nodi 4 ui foffe creduto seta) Cia pl pe eni che in perchè per ‘chi defimi!!( il po derebbe , d dagli Antichi me altra parte non go salsa isp n L’Arteriotomia scusi, ada di far vedere ; onde fiafi lafciato - d I mi sfor 4 ΤΕΣ t : anto.; della qua ΕἸ : tali fieno pe clibe si e τὰ ‘ora deri È prodarti polis ‘ifiziglo , che 2 gini ii de della medefi- | leflere care rimedj tanto cele- LO è a: ir fono io per far | ταττὶ 5 eritamente la preferenza in ma tra su cer «effere tale , che ai! !brati, πὶ lattie ad οἷα convenirfi, vedere , OVE li rimedio più Sosa | | quefte mnalartie cordare . iopraefpotti ar fi giudicato . | [ogni uno pasta è Ar ius VSRie nia ai eo cofe a dover | h più Medicina fe n’andava , dar st così fatto sca) πε a vantandofi, liccon in TR - a- = ΤῈ cattedre, efto farà, mi fi paran 21 r fe erette catted 3329 ΕΙΣ quali Galehedura di (rsa vicaiong en d na νὰ 3 ala» n- 8 Ξ - e che

; Ξ temo., che co dottrina 93 dire piacendomi, τς n pet tutte | buona , SUBIRE corpo umano RERRFORuRe Safe poi coi | | ἘΠΕ frureara dici ἐραδξήεύμανμη 5 parlar volendo ; il eco! | non confapevo ‘cono= fare quanto per me fi Pet i! | parti, che lo compogono pia inedefimo il feguente ordin

38; CAPO ‘PRIMO!LLNIISG

fcendo; onde da tali fcienze non| | ficcome'a Galeno avvenne |, îl' quia affiftita ‘nè regole 3 precetti ,'Hè| | le'ancorqgiovane efferido; per eflere piè ie perdi ella dar®, fic-| | in: fogno:(dic'egli0) Mato confi> chè «torre rl.morbo. preftamènte lei] | glivto , da. 16. medefimo' l'arteria in buona forma potefle, non'fapef; [ere il ditorindice 9 ed il Ilice do allora il ripoio , o la végghia| | collocata della mano finiftra)$ sta- configliare, il cibo; o la bevanda! | giid, il fangue infinatanto che' da Seo convenevole, dar A | fe medefimo fi trattenefle lafcian- alle paflioni, cambiar cielo, e mill’! ! do. sboccare; ‘così fanandofi da un altre fimili cote fare:; ma che ella | | délore contumaciffimo . ed. irre- dovea puramente effere contenta di | | folvibile per ogni altro mezzo, che raccogliere di mano in mano ciò, pa dove il fegato al diafragma s’uni- che dalle offervazioni ‘erale Rato | ice tormentofamente il travagliava; dimoftrato utile per Iniegnamento | o perchè dall’ accidente ammae- quando dai quadrupedi ,€ ap [ARRE ficcome ad un uomo capitò, dai volatili (2); io farei portato a al quale per cagione di ferita nel credere , τῷ fino d’allora | Arte- | | malleolo fatta, l’arteria tagliata gli riotomia abbia avuto il fuo nafci-| { fu, peribouale avvenimento da un mento ; perciocchè in quel cetipo ISEE elle già da quattro anni ili falaffo ad ‘ufare τ᾽ incominciò , | I moleto nella colcia, e incorreggi- dall’Ippopotamo, fpecie di cavallo | {bile foppottava , liberofli , e guarì marino , Imparato 'avendofi, ( fe 4 | Inafpetraramente . È così fatti racconti è da dar fede | $. LXKXXIV. In tutti i tempi alcuna ); il quale perchè infermo | ta natura ha tempre manifeftati i fuoi ufcendo dal Nilo colla punta! dij |sforzi'non inutilmente ; ficchè da qualche canna la vena rompeafi, e | Fosse mala propofito il bifogno bilie ilfangue, col fango ‘la ferita Gt io ciare τῇς 1 turava. | ‘età paffate :; per la qual cofa gli i ΚΟ LXXXIII. Ein fatti hatino! | Antichi Medici tanti fegni notaro- gli Antichi l'Arteriotomia adope- | Ea dai quali conofcere fi doveffe Prova ; Imperciocchè ( oltre l’effere | | ciò, che avvertire potea , e ciò, che ato. un particolare coftume dei| |afpettare foffe meftiero ; conciof- Popoli Sciti) ora dopo gliorecchi i gia viddero ben eglino , che per le vertigini, e ‘dolori tefta | abbondevolmente per l’aperte arte- pae: Ceri ed sk o ΝΗ rie ΠΣ ai sN At: ἘΣ ΓΞ toni.:degli: occhi quella; { cando il {angue, da pericoli eftremi

ioleano ufare ,' è i | |c E i ;e , è quando in una ,! 11 malati liberavanfi, in tal maniera e quando ἐπ’ πη’ altra parte del | | non folamente dalle malattie acute, corpo altre volte poi l’arterie ta-| | ma ben di frequente dalla F renefia gliando; o perchè da ‘certo eftro ,! !(4)} quindi allorachè troppo difte-

£ ὩΣ 31 1159} 60]: tropp

o entufiafmo va ciò fire ‘condotti,| | fe s rigonfie l’arterie , e per lo

E Il | con-

| |A Galen. de crif, lib. 111. c. 3, chart. T. VII. pag. 430.

Ὁ) Hare. de gener. anim. exer. vit.

ADE SRIOTOMIA. A D E L Ei I A R Suini rare la fi conviene: Lecome,quati fa iosle vene «ricadute. e vote ne | | ᾿ delrfangue.tatta dalla Nena; ici infiammativ.i ritrovavano | | SPERA a. tuo luogo, vedremozdove mmalbacuti.) τς perchè. .piene | [li sia ΤΕΣ a ‘breve i Ile; perché. pi ΓΗ͂Σ . d’efporre un. ‘b gli Antichi, cirio nai in quella | {am ceci Bf n per ora; delle tagliavano, e he loro fembrava metodo. ( ici pini de copia cavavano, λεῖα ΓΝ | | forze id, effecti nece peste spl sedi ©;5) Εἰ - lb ΡΟ ΕΧΧΧΝ Ma. perciocchè | | Fe ὙΠ ΣΦ Tre feno. bprin- ΗΕ 10045 -ai | ἢ. ...}} PERSA COQOE i&tomia i erano. gl HI COTROCI κα - |) BG tile 18) l'Arteri&rom non pochi ΕΣ pride nidi {og- preti ci ,cagionatex'rel quali per doni. cagione forie | debbe à no.;.1:diminuire.il qdan- giaceano: i, n colla, quale l’Ar- | | SQFPO; ΜΗΊΑ la copia: 2. l’impeto, la 0 della pet odi non [rici bi le ΣΝ ΔΙΑ πίετε dell ceriotomia, Taceall) pra lsfuffe-| !l ve ocità ἐς STI. an fatta, fu ne ie ritardare ,) e diminuire: 3 la curare dopo fatta, 4 bbando- | | arterie ritardare , << irder ciata in aD5aL È rticolareolà dove PRA srt e eneurifimi , “| IS Pamir Manna compagne fi NO; (Ὁ fe. ne Ve- ad; ang : ira ΕΣ & ] ‘Cer. ti sQiere COLe me Ve. | | Σ ; iuita la : ecancrene ieri μεμα det fi πεν Î deriva, e τ vpi iii dei; quali δὲν ἈΒΗΝΕΒρίρι È al la qual scola) fdt Pei ceti rieti den prima: malattia dii irfidandofi ;, in. |mnolti altri fecoi atesscome:fimo; quelta sd’'ufare n tipolpeno Alpino, | bono necelfaziameni pesati; fi gr. so DE τ pene acute| linate pz deter effete ‘nella ffrequeny ilfanonb diedlitbita {7190 PI ΧΟ ΔΎ MIL, Il faladfio urono 101t1TUITe, ὟΝ te comuneal lalailo 3 le: fcarnificazioni | le medel el lia CO. it ΕΣ. medelime. erchè di quello mon occorre ; ich come»quelle cene' peer ; 17] [perchè di,quello 1 fi iniquelta ananfi faciledente «ced 2;0l1--171 fpne id parola porendofi iniiq ann ἘΧΧΧΥῚ αν ch Arti pes io siga dei ἜΦΗΝ ni " ichità intorno SESIAINE) ng XXI) lata bibi eindio Sigle ratti | | tor fi è detto μιν tinta la lap Verte che gli gran niaettri Sidi vice. diftenfive dell’ Importanti 5. αὐ! οἶς come Timedj | velocità ,. rdino, e:diminuifcai gps nde i fucceflori ; AEtrIE © fuonifaa alfalaffo comune, da difperati > dee “edimano impie- | no ; ἴη paste Pirla l’Agteridto- Fail Nel cagionedella ni e vue” effetto ottenere molto Searle mero. di gente , che! | mia, a- qué j«il.che: a dimoftraré ps n ii mai 1; falverà | | più. efficace 5.1 ranno p ls ei che 1, 1aly a : b evemente), iperche : talvare fi poreax iocchè le, difco=| | pafferò io br iudoOd6 id aniz Ξ re . rciocchè 16. ni > ritrovas d- ‘dove ho in. --τ τὰ coli ic pra | rele δι Mt striscia x erte, e τὰ na : ua MO è Dif BRA ζ È - n Eos rma pit la Joro ΕΝ per foddistfare nella; duliglior ἣν = : ) OF: L È Ab 0 è Π 178 ὉΓ[Ὁ! cofa dire fi pipa A ricco per μὲ al. infra E Le cagioni della cersotomia » rt por fo RR Ἀμετλρύμοβ σωρι κεν rze paffato fu come rimedio; 4 la Chi velocità del fanguey ig pet pan ; riguardata 5 pure in\oggt, ta fa-1 | diftenfive dell’ arterie , efimo;-e iando ) di tan PS del - med > rurgia- favoregg -confide- | una—la-quantit d’alera è, cilità, a ρος Di son Pemeh SHLLa | δ᾽ i a Risner solsH (a):

CAPO PRIMO. lalera,° la forza del cuore accre- | | ma differenza effere vi debbe fe ali’ fciutà è conciofliacchè alloraquando| | ufficio, al'quale fono l’arterie de- dba hay bo Rione " niedéGinle | | Miane!) ed alle forze, delle quali eflendo ) la'mafla del liquido in] |tornite fono in confronto delle ve- maggior quantità nello fteffo tem-| |ne ha a ‘confiderare ; la forza po quel circolo debbe perfezionare, | del fangue ‘nell’arterie eflendo die- che fare dovea una tanto! minore) | | ci, dodici volte maggiore , che il 3: τὴν S IRPRRA Sento tane | | nelle vene fecondo: l’eiperienze del ze del preito lopravegnente fangue! | Sig. Hales (@): le quali cofe fono obbedendo; e così fimifmente quafi), | degne di grande eltimazione , per- fe.le forze del cuore accrelciutè | chè il rifultato diverfo negli effet- poca cli oa lo it τῇ Ν᾿ E fi poffa. va rovandoviti ) Η fangue al {πο pri- $. XCII. -Per conofcere il buon pretendi abbaia) ego

9. ΧΟ. Cavandofi il funi | d’uopo rivedere il fopraefpofto» dall’ arteria pertanto, e in-tal gui» | \\col ‘quale ho procurato di far ve- fa miniorandofi il ‘quanto; velo: | dere, che l'impegno dei! vafi arte> cità ritardare fisdebbe per il‘fo-! {riofi fangaighi è la proffima cagio- pradetto;.mentre così a quella quant |

1 Tacdett [ne delle predette malattie: Che fe τὰ il fangue fi può ridurre, onde | ba filtema arterioto diftefo dal trop- sai Ape il cuorea δὰ τῇ Er angue ‘immeabile τον a τὰ μὰ oto; e così parimen=! | dare , chiaro n’ apparifce quant te la forza diftenfiva dell’ arterie | | prevalere debba quefta 4 quella in fi diminuifce; perchè una: delle ca- |: l tempo; con queita dirittamen-

a gioni della diftenfione di queltesò te il fangue togliendofi di , dove l’impeto τ fangue dal cuore ‘cac: | di foverchio egli preme, ed aggra- ciato; per la qualcofa tolta lave-| |Va; ficcome per lo contrario male locità, e il quantitativo fcemato: l fi farebbe, fe quella ad ufare fi pal- la diftenfione arteriofa torre fi deb- | faffe ; concioffiacchè fventandofi la be confeguentemente fenza alcun | VETSR allorachè l’arterie rigonfie per fallo : le quali cofe l’efperimentii {la molta copia di fangue nei vafi del fagaciflimo Hales (4) nella {ua | | convergenti raccolta s e le vene ΓΙ- crei 1 lr 93 ΐ 9

6. ΧΟΙ. Tutti quefti vantaggi | nelle vene ha ancor: libero il paf- ed: utilità pare, che egualmente ot- | ἐπ nelle vicinanze del cuore, e SAGRE r Digi far cavata dl | che il malato vin tal maniera foften- angue fatta dalla vena, perchè tut-! [τὰ in vita. re quefte cofe dl falaflo giuftamen-! | Infin ad ora dell’ Arteriota» te fi competivano ; pure pera | mia in generale parlato abbina Ξ

᾿ ere i proc τ gna ion

(5) Falc Hama? pag. n Hales hamaft. exper, 1x. δ. 127.

εν ἠδ nari dr dela ΝΜ Dia ti o ὙΠ, ἈΠΟ ΝΡ fi x ἐμέ; perte ὙΜῊΝ ) ΠΥ ΥΤΎΝ ΤΥ ΠΟ ἊΝ ᾿ 5 ν

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DEIVORTERIOTOMIA. 41

e dei fuoi effe. εἰ que | | Acteriotomia im particolare come li; ficcome que! 2 mn mi-| | convenientiflimo rimedio alle fopra nori conto avere demo, poco| |tra.tate malattie vengo a far parole . di dire m'è piacciuto τὰ dell’| |

C APO:SECONDO. ᾿ Dell’ Aritcrioromia ful dorfo del Piede.

perse gli effetti dell’ Arterioto- | | cuore con contraria direzione dal- mia in generale di confiderare; | la bafe verfo l’apice ; quindi tutte abbiamo finito, ora più avanti pre | lle parti del fangue fono come fra cedendo, perchè al dovere fitoddif- | due piani paralelli prementi, dai faccia, ‘di quelli che l’Arterioto. j Fre ne viene una fomma, ed equa- mia in particolare cagiona, fi atta) bile compreflione . viene movere difcorio; onde que- $. XCIV. Ella è cofa certa al- fta alla Mania, Frenefia, ed ci la per le offervazioni, e per le Rabbia unico , e convenientiffimo | | leggi Idrauliche, che il fangue dal rimedio fia dimoftrata . Io dico | | ventricolo finiftro del cuore nell’ adunque, che quella è, e non al- | aorta cacciato, con eguali quantità tra , che nel ramo arterioto della; | per ogni ramo eguale anderebbe 4 tibiale, che nel tario del piede fl τε per la fola azione del cuore me- itende , viene celebrata ; eda quella | | defimo, e per l’elafticità fola dell’ il fangue è tolto, ecavato; la qual| Forli fofle avanti sforzato anda- cofa, acciocchè a ciafcuno fia chia-! ! re; per la qual legge ne verrebbe, ra fatta, è mefiieri avvertire alle fe- | | che la natura non iarebbe per pati- guenti ragioni , le quali.a conchiu- | | re alcuna peculiare direzione giam- dere più giuftamente debbono, ei | mai, in tale ftato la circolazione poifono giovare. I >| | mantenendofi : ma perciocchè il 6. XCHI. Il cuore manda il! | fatto ci convince altrimenti; quin- fangue nell’ arterie, alfangue man- | |di altra cagione fiamo itretti am- dato refiitono la pienezza, o l'oftra- mettere della circolazione , per la zione delle medefime, i fini conver- l'aialie fi poffa nelcorpo umano ora genti, ela loro elafticità: e perchè | in un ramo , ed ora in un altro il fangue per la forza datali dalcuo-! } maggiore , ‘0. minore. moto pro- re con tale celerità debbe fcorrere lame” 3% per l’arterie, quanto è l’efponente | 6. XCV. Quale fiane la cagio- dell’ ecceffo delle forze del cuore | “e di ‘quefte derivazioni , o dire- fopra l’aggregato delle refitenze,| ! zioni, fe alle leggi , alle quali i li- e l’aggregato delle refiftenze fi può | | quidi: fono foggerti s'ha a riguar- confiderare come una potenza pre-| | dare, altra, che la tolta eguaglian mente dalla cima dell’ arteria co-| (za delle refiltenze egli è certo non nica verfo la bafe, e la forza del | | dover riconofcere. per la quale il quan-

2 CAPO SECONDO.

quantitativo delfangnein queila tale | | fima arteria farà più facile : piu data partein maggior copia, econ| | facile farà fe con minor tempo, maggior empito richiamafi , l'altre | Imbarco quantità della maffa fan- tutte alleggerendofi ; e ciò molto | guigna per la fteffa fi potrà votare. a cagione della preffione I | $. XCVIII. Se fi apre poi il lenta ($. XCIII.) dalla quale con! tronco d’un’arreria , il fangue forte ogni sforzo tentano fottrarfi ; la | da quello affai più velocemente, qual cofa perchè fia più chiaramen-| | che non ufcirebbe da un egual ta- te dimoftrata, e intefa, al feguen-! glio fatto nei fuoi rami; poichè la te paragrafo è meftieri por mente. | | Velocità debbe fcemare a propor- 6. XCVI. La porzione del ari \ zione che l’arterie vanno dal cuore

gue dal cuore mandata occupa tan-| ! allontanandofi: da moite fperienze to fpazio , quanto abbifognale per | |fatte dal Sig. Hales fopra gli ani- il fuo volume: fia adunque ex. gr.| | mali vivi fi Ἂς che tagliati 1 tron- l'aorta di tre pollici alta anzi che fi dirami, e la porzione in una vol- ta mandata dal cuure occupi lo fpa- zio del cilindro arteriofo all’‘altez- za d’un pollice; quelta porzione

| chi di varie arterie gittano nello | | teflo tempo venti volte più di | | fangue , che tutti infieme i rami | iloro fimilmente tagliati non git- ] tino ; Giacomo Keilio (4) ha dopo tre iucceffive pulfazioni arri- | | fimata la differenza della velocità vera a quel termine, in cui xInear| [del fangue nell’ aorta da quella, mincia la prima divifione arterio-! ! che può avere nelle diramazioni del fa; fe la quarta puliazione feguirà, | quarantefimo ordine come 4283. la prima porzione di fangue due | ad 1. fe in quelle fcorreffe libera- itrade avrà da poter prendere, o nel principal canale dell’ aorta ari= | derà, o nel ramo laterale , 0 in | tutte e due diftribuirafli ; percioc- chè poi dalle pareti dell’arteria vie- |

{

|

i e fenza intoppo . | 6. XCIX. Per le quali cofe | Varteria nel tarfo del piede taglian- [Fas s la quale è di groffezza no- tabile , e da quella lafciandone il ne il fangue da ogni parte comprel- | fangne sboccare . a cagione della fo, ed egualmente verfo ogni do-! | tolta refittenza, inoltiffimo il fangue ve ta sforzo; laddove minore refi-! ! nello fortire dal cuore richiamafi, ftenza incontra, e fperimenta, ivi 4] [8 41} arteria afcendente vien tolto, caccia ; poichè niente effendovi, che | | per effere l’arteria tibiale un tronco più lo ri in quà, che inlà| |perpendicolare dell’ arteria aorta (egli indifferentemenggiiempre asini | [3 υυβεισδό e così parimente la dofi), altro che la minor refiten- | velocità , e l’impeto del rettante za non farà, che il poffa tare. _ | | quella affaifimo diminuito viene, $. XCVII. La refiftenza ivi fa- | nella quale è maggiore di quello minore, dove l’arteria più, εἴς !fiafi nella difcendente aorta per effe- fendo vota , maggior eftenfione | re fecondo il Sig. Hales la fezione concederà, e dove 1] paffaggio del | traf- finguepperigli eftremicdella mede=! | ΤΣ ἀπ τ ΤΥ mia | (4) Keill. nei fuoi faggi Medico-fifiei pag. 36.

DELIL''ARTERIOTOMIA. pt fn trafverfa dell’ aorta allo sboccar dal | |così ai globuletti fanguigni darà cuore di pollici quadrati 1. 036; il| {luogo di poter avanti paflare nelle tronco diicendente eguale a o. ὅσ, | vene , ogni qualvolta le fue sfere e l’afcendente eguale a o. 369; per | | Capaci fi rendano del diametro fuo la qual cofa la velocità , che ha il μενον ὑλοκῶι ὑεῖς fecondarj effetti, fangue in effi rami effendo tanto | | colle feguenti dimoftrazioni piacemi minore della Face μὴ fcorre | | tar ES Vs e

el tronco allo ufcir dal cuore . . La forza del iolido quinto la fomma delle loro fazio. lienoli il liquido contenuto altro τ è maggiore ‘della fola fezione | non sei - lo pian = ἐδῶ ee uit eco Ἔν eri τῇ Liqiani | i ca fiome ssi ni di Tati so ; to la fezione di de fopravanza 6 πα rai e quanto ia i Lc fi fezione dell’ afcendente. ringono , tanto più la loro forza : $0C. Minorafi adunque gran-| {fanno fentire, perchè molto più il demente coll’ Arteriotomia, hace | ἰδ οὐ εῖτο loro fcemano , e dimi- ful'dorfo del ‘piede, la prefione del| | nuifcono , il che colla prelente di- fangue nell’arteria afcendente , per- | fesserie fi manifeita . Sieno chè il quantitativo , e l’impeto aj ja. G. c. H. (fig. 1. ) due li- dirittura vienle tolto, e nell’ afttei | με paralelle in infinito prodotte, ria difcendente divertito, e richia- | e fieno vicendevolmente paralelle Been dot pietre ei erp li che. dell’ arteriole del cer- I vello non debbono più patire tanta | | una linea c.b., e dal punto d. al pun- diftenfione, ed alla loro:figura Ε e. la linea d. e. ( è evidente per itituire fi denno : Quindi come co-!| | la propofizione 3 5. del libro primo rollarj ne vengono. | d’Euclide ) che il paralellogrammo τ $. Cis 1. Che quei vafi , chef |a. b. c. d. è ‘eguale al paralello- per effere. pieni, oftrutti, e difehi grammo c. 6. d: f;50 e così che il dal loro uftizio ceffato aveano, e | triangolo Ὁ. c.d è eguale al trian- come morti riconofcere fi dovea-| | golo c. d. e.; i lati poi del paralel- no, per:tal maniera ia vita ritor- | prete avbeicadti, e i lati del nando , contro del fluido conte- ἀμ τα τὰς b. c. d. minori fono dei nuto riagiranno. | ἴω el parallelogrammo c. e. d. £., $. CH. 2. Che il cilindro, 1 je del:triangolo c. ἡ. e., e così fuc-

quale feguita il capo efremo dell’ |a la quale dimoftrazione arteria (4) più del dovere riftretto! | per i cilindri, e per i coni giova effendofi per lo ftiramento , nella \ egualmente. fua prima capacità rimetterali, 61} 6. CIV. Potendofi adunque ftringere l’arteriole, inverfo del fan- -- | | gue agiranno { per la dimoftrazio- | ne precedente ) e l’obbligheranno nihil quidquam, deinde cilindrica funt &c. | 1a moverfi; e le pil avanti andare Haller prim. linex phyfiol. fol. 21. bd Pa non

_._ »——@€&

(4) Ubi vero arteria ‘aliguamdifà fine majoribas ramisfunt, parum evidenter convergunt , ant

44 CAPOWSE:COnND'0.: 7A non potra perchè di mole ancora | fteflo Leuvenoekio col mezzo dei maggiore alla capacità del diame-| |fuoi microlcopi offervò nei! vafi di tro ; le arterie per. la tolta refi- agita fottile membrana , la quale ftenza, e per l’impeto a tergo pre- | | {piegata d’ala fa l’uffizio ,, per mente moltiffimo fcemato , tare Hof | qualuague attenzione gli fu mai tranno per quel tempo quafi l’uffi-! ! dato nel principio di vedere zio di vena; ficchè le particelle del| | neile vene., nelle arterie alcun fangue grofliere. dallo ftretto al! |movimento quand’anche dalcaldo largo portandofi , e da quello di! | Panimale di foflé riftorato.;; poi do- bel nuovo. per la fopravegnente| \po fei ore, o fette in circa, il vi- onda allo ftretto : così alternando | gore riprendendofi da quello, notò il fuo movimento per l’attrizione | | una. particella di fangue oblunga, di mole finalmente fcemerà, e dici | ghe tutta la cavità. d’una piccola vifo nella vena corrifpondente pro-| | arteria riempieva,. per la medefima cedere gli farà conceflo ; il Gili, effere ora avanti cacciata , ed ora. dro dal fine dell’ arteria, e dallo! | reipinta. sie vide così \andase:la incominciamento della vena forma=| bifogna infino. che. per. l'attrizione to permettendoglielo, perchè nello | | la-fua-maffa , 0. mole fi (furdivifa, ftato fuo naturale anch'egli ritor-| | fcemata, e rifoluta;; onde potè per nato, ed alla fua capacità reftitui- | l'ultimie- anguitie. di quel. canale to, come vedremo in appreffo dopo | oltrepaffare,, e nella corifpondente quelte offervazioni , le quali per | [7888 sboccare . |

conferma , e come efempio dell’ $..CVII. Che il cilindro-pois attrito, che ne debbe feguire, mij |il quale dal termine dell’ arteria 4 giova riportare; in quelta maniera] [6 ἀοἰΐο ificominciàmento-della:vena la bifogna effendo fempre più chia-! i compoito è, [π΄ prima più;:del do- ra fatta. i | vere riftretto , perchè le arterie ri- $. CV. Nel gran freddo dello | gonfie erano, e diftefe; al fuo fta- inverno ha offervato il Leuve-i jto, e capacità ritornato , al fangue noekio le arteriole delle. rane, εἰ | difciolto e di grandezza fatto mi- delle nottole oftrutte, ed occupate | | nore anch’ egli egualmente permetta da un fangue in grumi denienos | | Pandar avanti , colla feguente ri- e benchè l’animale al fuoco» s’ av-! | fleffione fi fa chiaro. i vicinaffe , acciocchè foffe rifcaldato; | | $. CVIII. Se fi ftira la carotide pure il iangue aggrumato non pri-| - compreffa ; e ierrata dalle due etre- ma. fi diicioglieva con tutto il ca-! | mità tra.due piani, i lati + che in lore, che il cuore: a movere s’in- | principio paralelli ritrovavanfi, ven cominciaffe , ed il fangue n’agital- | | gono a fare una curvatura inverfo e, al medefimo dopo varj colpi | I ell’affe ; e fe l’arteria aperta nel

d facendo in tal maniera Ja fua pri-| | principio della fperienza era cilin- ma figura, e mole acquiftare . drica,-ella perdendo la fua figura, $.CVI. In una nottola per la ame! È il {uo calibro, nel mezzo farà:

languida, e pel freddo irrigidita lo | |un quarto di quello, che era ‘ante- rior-

DELI»: ARTERIOROMIA. 045 riormente allo ftiramento.. fino ad | | ne il polmone , il quale d’una pri- eflere vicina a romperfi: così FIGI pesta circolazione fi gode ) fpetabile que fe l’.arteria a. ( fig. 2. ) al-| l imperciò debba effere a ragione di largheraili in b. Ὁ...» per l'oftruzio- | tutto l'impegno la refoluzione nella ne , itirare debbe le pareti del ci | maniera già detta ; così l’arterie lindro c., per la qual cofa mino-! !renali , le linguali, le {pleniche ec. rerà la fua capacità di concerto »| | un prontiffimo follevamento ripor- che l’artevia a. rigonfierà,.in b; b. "| | tando s dalle medefime e la:copia, ficcome per .lo contrario. fe le pa-| | e l’impeto richiamandofi, e toglien- reti, deli’ arteria a. fi rimetteranno | dofi inoltiffimo.. i nella Joro: figura naturale, anche 5) | ᾿ς $ ΌΧΙ. Conofciuta in tal ma- cilindro, rimettendofi perciò , per- μι la;patura 9. 6 le forze . gli chè non, iftiraro , allargherà il {uo | effetti di quefto rimedio, percioc- diametro , o capacità in e. e. , 11} | chè le malattie nelle loro cagioni quale è il {uo ftato.naturale, e LOS | 16} {coprire , e ricercare [ἢ prima al.paflaggio del fangue: non farà egli! !ci fiamo sforzati, quanto a prela- refiftenza , maggior. difficoltà. zione di tutti gli altri quelto per

$..CIX Quali debbano, FUEFE | cura fi convenga non è da dire: ᾿ ) μὴ î 3 o DE i loudevoli., e vantaggiofi effetti ΒΡΑ τ io tengo, perjfermo, dell’ Arteriotomia. nel piede , fe | che tutti gli ‘altri rimedj quello a mal non.m’appongo,.credo fia di- | fare non arriveranno giammai, che moftrato ,abbaitanza, perchè le ar- | l’Arteriotomia nel piede ( ficcome teriole del cervello difumpegnare | | abbiamo dimoftrato ) per legge del e.difoccupare. fi poffano ; le quali | | corpo, umano deve \operare iranca- cofe nella Mania, 6 atei de cca | | Mente, (ivo εἴ. 6a rare fi denno » come quelle , che $. CXII. Non i difcioglienti, folamente in tal viicere la fede del | le attenuanti, perchè infufficienti; imale fiffa hanno. | | non gl’incifivi, e penetranti, per-

͵

6. CX. Oltre delle predette! | chè in luogo che il coagulo disfac- utilità, che nel capo l’Arterioto-| | ciano in tali circoltanze, come fo- mia in tal parte amminiftrata deb-| |mno quelle della Rabbia prefente, e be cagionare perchè dirittamente| |della Frenefia, il movimento dei nel tronco «iell’ atcendente agiice ,| | folidi accrefcendo, col loro itimo- egualmente tute, le. medefime coiel |lo, la porzione del liquido impe- ellere per accadere in quelle i{cerca | ΤῸ , 6 fatta immeabile più forte- che dalla difcendente. aorta i rami! |! mente avanti cacciando y il male au- loro ricevono, per le medefime lewgi | | mentano s e fanno maggiore, dive+ è forza conchiudere; per la.qual cola | | nendo così anche della cancrena, neila Rabbia poichè l'impegno è| {e dello sfacello in ifcambio non leg- quafi univerfale (come. veduto ab | | giera cagione; nonla cavata del fan- biamo ).; facendofi con. tal mezzo | gue dalla vena < perchè lo feemamen- gagliardiffima revulfione da tutto ill ito della quantità, per tale. maniera fittema arteriofo fanguigno ( tolto- | fatto, e la minorazione agio”

ì 2 | 27 e ᾿ è

46 CAPO SECONDO.

e dell’ impeto fpartire , e dividere | | debbe per le Sri | fi debbe in tutti i vafi, e nelle ve- $. CXIII. Quand’ anche tutta la ne primamente, che nell’ arteriean- | rifoluzione, e disfacimento del ri- ziche nel loco, che ha mettiero di| { tagno del fangue, che della Mania, quello il buon effetto pervenga ; ni | Frenefia , e della Rabbia èla proffi- tal guita la minorazione nell’ arterie | | ma Sri , io dall “n oftrutte dovendo effere a dir molto | | nelramo della tibiale, che [Ὁ] dor- neanche la centefima parte di quello | [fo del piede fi ftende, Sine do- ci fia cavandofi il fangue immedia-| | ver provenire; con tutto ciò dopo, tamente dall’arteriada me affegna- | |Cinfiemiemicnire di quella i diluventi ta ; è perciò infufficiente . Nonl'Ar- | copiofi, ed il turpeto minerale pia- teriotomia tatta-in qualunque S| | cemi affaiffimo ufare: co’ primi la parte del corpo (4); ficcome quel | * materia fomminiftrando » per la la delle temporali , perciocchè non | uale il fangue vieppiù fluido e fi può il fangue , è l’impeto RI | correvole mantengafi : col fecon- celta interiormente richiamare, ede-! !do, perchè'le' feparazioni faccianfi rivare in quella maniera, che nel | copiofe, determinando la natura al piede fi fa ; benchè qualche dei | vomito , alla diarrea, alla diurefi, poffa di vantaggio fare; concioffia-| ! ed alla diaforefi, ficcome da quefto chè effendo ella una delle ramifica- | | medicamento veggiamo fare abbon- zioni della carotide efterna, inque-| |devolmente; e perchè fe nel fangue, fta per la minorata refiftenza il | ra nelle linfe qualche cla) sir ; gue derivandofi in parte, in parte] | onde nuovi coaguli fi poteflero fa- alla carotide interna fi toglie, ecosì | | re, vi rimaneffe, diffipare , e diftrug- può ella giovare; non quella ore) | | gere fi poffa; la qual cofa in miglior eimpetuofa derivazione, venendone ! 'forma, e più prontamente ottenere LA: ri nella ua ini non εὔθετος dui predetti mezzi, piede accade , la quale la vera, la |iqua I per cIÒ fare fono a comune fola debb' effere, perchè quefte ma-! | parere per convenientiffimi ciputati . lattie di tanto vigore, e così alta- | | Io porto ferma opinione, = mente, alcune volte per tutto il fi-{ [in tal maniera i malati trattandofi itema arterioîo fanguigno quafi ra-| {st dalla Mania, dalla na se dicate fieno fanate, e tolte visioni IS dalla Rabbia fanare fi debbano tre di che nella Rabbia non può ella | | indubitatamente , quando ‘però lo alle vifcere del baffo ventre, le quali I i, della malattia il conceda ; per- dal tronco inferiore dell’aorta i rami] ! ciocchè fe nella Mania invecchiata ; loro ricevono, quel profitto recare, | o altrimenti, i folidi viziati fono di che da quella nel piede ottenere ἢ] | già; e nella Frenefia, ficcome nel- i {la Rabbia lo ftato infiammarivo gia

sani ΠΣ | μὴ continenti ha guziti, cs (3) Nicolao Cirillo Medico Napolitano nelle fue È seni vi 111 -

note all’ Ettmullero della Rabbia parlando per | | ΓΙ, ΤὨΙΙῚ rimedj inutili debbonoe cura in loco del falafo l’Arteriotomia fofti- | | fere, e fono, contuttochè un tem-

tuifce migliore ; avendorquelt' autore ottima- o convenientiffimi fi foffero . mente fofpicato la cagione di tanto ἘΠΕῚ CAPO

dover effere nell’ arterie. T. 11. fol. 1530.

---- ὀὀ--.

CAPO TERZO.

Offervazioni riguardanti le cure fatte coli’ Arteriotomia nel tarfo del Piede.

poco parrebbemi aver fatto, e inu- | | giammai dopo che tutti gli altri ri- tilmente avere infino ad ora) | medj, etutte l’altre cure tanto dal- detto; e dimoftrato , che gita | la fama celebrate aveva io come va- tana nel piede Haro di così grande | ne con mio fommo rincrefcimento REO troie pere ere in Lemig.icvor | | SARNRE Guanto perla guai ga malattie, fe tutto quello, che dil ! non eflendo mai in quelle volte, che ἐπι: mi and pi nESg nato dalla | |l'Arcerioromia, nel tario del piede ho rienza, ς da Ito GomprpNATO | [3 operata , andate a voto le mie ipe- non me l’avefli veduto; ben fapen-! ! ranze (ficcome le feguenti offerva- do cHe nella Medicina molto più va- | zioni manifefteranno, le quali tre al- e la chiarezza, che acquiftafi da ciò | | la Mania, ed una alla Rabbia s'ap- che fa bene, eda ciò che fa male, | | partengono ) la prefente fentenza mi che le dimoftrazioni geometriche | | fono farto ardito di pubblicare , la non vagliano; e che le idee anche | | quale quando mai da fufficienti ra- più feguitate fono vane, inutili, °| | BIORi accompagnata altrui parefle , Iuperflue per così dire, fe elleno non! \ coloro, che e più occafioni hanno , tono conformi, ed appoggiate a fuc- | | di quelle io m’abbia, e cui più fi con- cefli fortunati, o sfortunati; onde | | Yieoe fperimentare, che a me fia Ipocrate da tutta la Repubblica Me-! | conceflo (fenza timore potendofi fa- dica in ogni fecolo ha fempre avuti | | re) alle mie accoppiare potranno le εν τῶ . Pnori , e palme ἐδ)νάγεηθα sat ρὲ Ἐεγυείουὶ » le anale per ei- uefti per ifcopo avuto il perfezio-{ | fere più diligentemente fatte, e in nari nelle offervazioni,fondate I [π᾿ occafioni, e in più tempera- pre full’ efito 0 buono, 0 cattivo , da | I menti, e fuggetti , maggior lume agua torHglicaza prinlogica tansaà | | accrelceranno perchè fia quelto : e concioffiacofachè la fortuna in) | rimedio meglio , e più ficuramente quefta volta non m'è ftata nemica ,| | non alla Mania foltanto, Frenelia , RRARE prefentandomifi , di man- | | e alla Rabbia in avvenire a riparare are ad effetto ciò, che in animo] |fi venga, ma a molte altre malattie erami propofto, non ho mancato; forfe, le quali inbuon numero effe- re potrebbono, che con altro mez»

τ dl ri si in ΤΠ ΠΤ). con quefto. e. mea

(4) È di pui legi chi vedere voleffe, legga tra gli | [Προ 9 e fanare facilmente ci pos ntichi Platone , Socrate , Galeno, Plinio,Ma- TRASI crobio ec., e tra” Moderni tutte le Scuole trebbe VENITE farro. Mediche ec.

—— ——_

OS-

48 CAPOTERZSO, - ΟΕ V-AGSZSI O N E PRIMA. D'un Muntaco.

FU al noftro. Spedale condotto | | quella in fineio pur vede, quafi verfo il mefe di Giugno dell) | alle funi del cielo attaccandomi, per anno 1754. Carlo Bofia di DEBIpchar | l'ebai dire , fe m’era dato , fatto mento fanguigno , d’abito di corpo! | venivami di guadagnare ciò , che in forte, e nerboruto, l’età confiftente | | vano cogli altri rimedj aveva pro- avendo trapaflata , perciocchè d'anni | curato di fare. Taglioffi pertanto il cinquantotto , folito avvinazzarfi di| | ramo «dell’ arteria tibiale , che ful buon vino, fano per altro in tutta la | | terfo del piede fi dilunga A eda quel. ΠΩΣ cap Hai ; Do turore | \ lo il DIRE al peio Spi ἜΞΩ ε non toffe ei ftato ben di frequente ( | cavò per la prima volta; nel αἱ 1υ{- foprafatto : Fu col comune ceti) | | feguente altre dieci oncie per l’iftef- col quale i Maniaci curare fi fogliono | la ferita cavandone: cefsò il delirio trattato , e medicato inutilmente ;| fubitamente, più in furor venne nor di profitto fendogli ftati i falaffi | giammai , fempre allegro, di buon replicati s in buona copia il {angue | umore, di motti, e di facezie pieno per ciafcheduna volta cavandone ; | | mantenendofi, giufta il ino coftume; pe le purgagioni , i ed » dopo d’effere della ferita fanato

posi dati , 5 i bagni! |(la quale a Sera 8 ΡΣ ften- giovato avendogli; non gli oppiati| |to , a cagione ch'ei per le prime in buona Sami, e difcretamente | ΠΡ (eva dele μ] piede, nel ufati, e molte altre cofe fomiglie-! { letto fmovendofi,il riaprimento dell’ voli, che lungo farebbe ridire. pa | | arteria s'era procurato in tal guifa, lo che, ficcome di fperanza fuori | onde il fangue di nuovo ne sboccava) mi rimaneva, perchè il malato in ra-| | dallo fpedale fi dipartì , ed alla cafa Sr CO quiete fi ritornaffe vale | | fua ritornatofi ἐΉ τα ivi fen viffe in predette folite cure, così all’ Arte-| | quiete per più d'un anno intero, in rlotomia ful dorfo del piede di far | fine del quale per altra malattia acuta ricorfo avvifai, acciocchè anche con! | fi morì.

OSSERVAZIONE SECONDA. D'un Maniaco .

EI mefe d’Agofto dell’ anno | | cinquanta cadde Frenetico con feb- 1755. Baffiano Anfelmi Calza-! + bre infiammativa , la quale vera fre- uolo di temperamento ipocondria- | | nefia colle molte cavate di fangue, co-biliofo, d’abito di corpo forte , ! ian iftici medicata venne:

ila collera inchinevole, e afsant ma perciocchè delle più gagliarde 6118

DELLE OSSERVAZIONI. εἢ forti, benchè la | medj io per fermo tenendo, l’Arte- ella era, e delle più forti , b i iotomia nel piede venni in parere » ebbre di (Comu alt Ho i dra fare fi doveffe. Tagliofli adunque fcito foffe , pure non del κῶς a * eta erifl.e si enaie dirci ftafi, oriftagno effendofi rito ce oncie in circa per la prima volta fi in:-Mania terminò, equella per di | cavò ; il feguente altre otto oncie e-più giormisa gi quis o -| | er lo medelimo taglio cavandone allo pedale gici Pao ni ΤΑ Selo quafi , dopo d’aver ciò to , e tale era il furore, che cofa ipa- | E ar eil ventevole era a riguardarfi ; AH | furore, e in tanta ragione , e quiete chè e i capelli a mazzi ftrappava ds a a ele a e ata e qualunquecola, che colle mani gli cui giacea anzichè l’Arteriotomia fi veniffe fatto d'avere, ftracciava, e in | | ficelle fenza catene, fciolto , e li- pezzi metteva, parola mai, o pero ρει τὰ AE io atto faceva , che alle interrogazioni ἊΣ ΠΕ ino πος ἀν τὴ fi corrifpondeffe, irriverente, ἜΠΦΠῚ | e oo dato , il più delle volte nie [fotte RR egli in tanto laudevole dofi , e tenendofi col corpo quafi FeDe MIGITO di coito Siorhate, cataleptico fi pis veggiando | JRE i; Dale REI ἘΞ ἐπ Spara Eee | | il capo fgombero ; e fciolto Agr eliendo in guiia 9 5 = rfona eflen Ο9 tavole di legno Sa PABRE RECATO CE cche ῥα τοῦ τ mano fini- le mani, e peri piedi convenivafi DR | fra acerbamente doleagli, a cagione curare, acciocchè a fe, agli ot d’efferfi coi ferri che il ferravano, i nocumento , 0 danno diveni da fatto male, e contufo, allorachè con Comincioflì la cura di fatta EI Futa dareste rr E MR col purgarlo, dei fieri elleborati fer- | forte uando egli in furia montava vendoci , coi quali il vomito , e il fe- Ι più dell ordinario ; quindi quando «ea shbordeyolmartlprpramolb, | | si s'afpettava, un tumore fleg- tanto per l’una , quanto per PALA | | onofo comparve, il quale con tan- trita Capiofe materip, δήποτε, quali empito crebbe, e preftezza , che dui p τηξββους marc βηθ 0 li Quore e dal ΠΝ O, albraccio, dal brac- RSS ROTAIA tE 5005 ΣΊΡΕ || cio all’ omero ftefefi in maniera , che namente coll’ acque foffe trattato , dopo la quarta giornata di tale fo- oltre dei molti diluventi alla giornata DEE UD Sai io oo dati a bere fenza ritegno, i bagni or- | |Pi RI rie ae dinai, nei quali il feci porre iapinacri | Ἐν τ fi morì ; perciocchè allora il lo trattai in tal maniera per alcune | aa iI DoGIG: più ficuramente {prmares mia non Mb Resina Ver] IRR racquiftato 1

"ἢ guadagnarvi punto; per la Ge | |

cofa, come inutili tutti gli altri ri-

G OSSER-

so CAPO TERZO.

OSSERVAZIONE TERZA. D'un Arrabbiato nel primo grado.

TDRefentoffi al noftro Spedale 41] | fata, i polfi pieni, e refiftenti. Per li | Lodi Angelo Maria de’Francef- | | quali accidenti tutti infieme comprefi chi,uomo di Campagna,d’anni 23.,in | | effer egli alla Rabbia vicino, anzigià 24, di temperamento fanguigno-bi- | |al primo grado giudicolli pervenu- liofo, d’abito di corpo forte, e fano, | | to: ordinai fubitamente per cura l’ ad alcun incomodo di fanità! | Arteriotomia nel piede, e ilfangne a foggetto ; il quale da quindici era | | tredici in ra. oucie fi laiciò che tor- {tato morduto alla radice del pollice | | tiffe, alla fera della ‘medefima gior- Ro Figli MER da co ὀξ γαρο οὶ γι: Aa fatto con un de- arbone fconofciuto , allora che per | | naro di Lep. Contrai. quattro grani recarfelo a cafa come proprio in| |di turpeto minerale , ed alcun poco braccio eralfi prefo . Non trafcurò la | [- theriaca d’andromaco ( giufta il morfura ; anzi ogni fua briga , ed oc- | | coftume del Sauvages) dandogli rapa PORRI Spedale | τρξι δια e il a bene x en corle per efferne della ferita pe- | | notte, edavrebbe anche dormito fe netrante curato: con Ifcorticature i È dolére per il taglio non lo aveffe RZ ELI morlura dai Chirurghi fat- | | dal fonno difturbato , e diftolto. Al- te, ‘ed applicazione de’ rimedji più | | la mattina depofe una volta dal cor- convenevoli fu medicato, ed in poco | Ro materie biliofe , fincere; como- di tempo fanato. Sentiffi egli bene | | da gia avendo la deglutizione dei li- dappoi la morfura per otto, e più | | quidi, non più abborrendogli, anzi giornate, dopo le quali penfofo di- | {le bevande affaiffimo defiderando, venne, e malinconoto , nel Toso | La la telta del tutto gli fi allevio. fturbato , gli amici fuggendo; alla | Ricavoffi dallo fteflo taglio altre do- quale ftravaganza la proftrazione d’ | ΤΩΝ oncie di fangue nel vegnen- appetito, ela naufea gli forvenne, la{ { te, edalla fera feplicofii il bocconci- quale augumentavafi alloraquando | Ino fopradetto, il quale dopo, qual- alcun liquido ingozzare dovea, edl |che ora eccitogli difcretamente il era forzato; ciò grado per grado cre- prc: per una, 0 due volte, e icendo , infinchè il vomito CCCHAVA, | follecitogli il corpo per altrettante glifi dopo aver bevuto, iliquidi gh, | nel mattino della giornata fuffe- gia deltutto mal Ran e aven- | ASA egli bene fempre “a o a noja ; accompagnoglifi a tutto | | poi,'e latciofi in quiete non d'al- cid un dolor gravativo di tuttoilcor-: | tro follecitandolo » che a bere dlar- po, delcapo principalmente, il quale | | gamente, ficcome‘ei tece liberamen- anch’egli crebbe infiememente fino a | | te; e dopo effere della ferita :gua- cagionargli vertigini,e Capogirtavea | Re fano dallo Spedale fi diparti egliintale tato gli occhi mobili affai,! il di 26. di Febbrajo dell’ anno inquieti, e fcintillanti, la faccia arrof- | | 1756. Son O -

DELLE 0SSERVAZIONI. si OSSERVAZIONE QUARTA.

D'un Maniaco.

Enne allo Spedale verfo il mefe | |dofi, ficchè il mercurio tanta forfe di Marzo dell’ anno 1756.Gi-| | eccitata non avrebbe; il proprio pi- rolamo Cazzula nodi Frapera mento | icio papendoli οἷς si MARSI bilioio, d’ abito di corpo gracile ,| |do. Per le quali cote come inutili d’età giovanile , e nelle contadine [auenso i predetti rimedj di già {pe- che faccende efercitato ; il quale dal ! rimentati, la cavata del fangue cali cinque anni melanconico eflendo | |arteria.del piede Idi fi astio, itato, e teftereccio affaiffimo, nella | comechè quella già veduta non fal- incominciata ftate dell’ anno 1755.! | libile nelle mie precedenti offerva- ἃς. infuriare FISCO : Prelva egli gina onde o Signo, 26. i tempo in tempo da tal forza di | ell’ anno 1756. eriotomia delta e furore fopraprefo 9. che | | nel piede fatta ( all’ operazione ien- wna fua forella giovane per la gola dovi alliftente anche il Sig ME prendea, e quafi trozzata l'avrebbe, | |fe D. Emilio Sommariva, allora Mi- fe ai gridiil toccorio non. foffe Ha:ol] | nitro del Ven. Spedale ) , e cavoli il prefto ; in guifa tale, che per li con- | fangue al pefo di dieci oncie in circay unui ipaventevoli iniulti la povera è | |e fatte le debite falciature col alcune dipoi tutt’ affatto cagionerele addi-| | polveri pretore pa Li a venuta; e perciocchè durava poco | niaco così laic re; al qui fpazio di tempo il furore nel fuo ina [di feguente altre dieci oncie di fan- cominciamento , così avanzandofi | | gue trarre non fu fattibile, gli aftrin- crebbe a. fegno , ch’ egli Maniaco | genti avendo troppola ferita riftret- del tutto., e continuamente fi fece .l |ta, e rimarginata: Cefsò il delirio Fu perciò in tale fato prefentato»| | non pertanto in buona parte , ficchè al quale mi His allo incontro colle Ε Μ" PAPRALO di potere a IRR copiofe cavate di fangue, coi pur-! | dalla ftanza in cui giacca nella pub- ganti forti, e coi fieri dall’elleboro [blica Crociera dei feriti uiogaica alterati, i paregorici in quel frattem- | | onde dell’ Arteriotomia curato tofle: po ufando ,idiluenti, e fimili; se | Nella fera feguente gli ordinai il fo- tutto infruttuofamente, perchè fem- |

| lito bocconcino fatto col turpero mi- pre il delirio, ed il furore crefcen- |

nerale , il quale replicai due volte do, a fegno pervenne, ch’ ei il pa-| | dappoi nella fteffa maniera ; purgofli gliericcio fu cvi ripolto nudo giacea; | | ilcorpo fortemente, la pagita man- e le coltri coi denti minutamente | | giata mandando fuori . Dopo la ter- tritava, che a bella pofta fatto non} \2a giornata forfe perchè fempre nu- s’avrebbe col coltello facilmente; | | do infino allora era alle vicende del- di quello buona, parte ingozzando, | | la: ftagione notre, €. di efpotto ftato, «ed il ventre empiendo; in tal manie-! | o per altra rimota' cagione, il: petto ra una forte falivazione procuran= | | vennegli da infiammazione attacca= 2 tO 9

4: CAPO TERZO.

to , per fa quale difficilmente refpi- | | pulmonia fanato, perfettamente ac- rava, egagliarda acuta febbre avea, {quietato fi vide, in furore ricad- eon toffe, nei συ fu colla | de Senna ibi. at comune ordinaria maniera trattato, | | via leipec . - colla quale quefti mali infiammativi | fazioni ftorte , che da principio egli di petto fi curano, e per la nona giore | lavea anzichè in furore veniffe; le nata fi riebbe da tanto foprav enu-| [quali eccetttatene , da ogni inco- togli male; in tutto quefto tempo) | modo di falute, favio, e quieto ef- dal delirio non liberò egli total- |fendo, dallo Spedale è partito di mente, benchè di molto migliora-! | 12. di Giugno del medefimo anno to s'offervaffe ; ficcome poi'dalla | 1756.

CAPO QUARTO.

Manitera curare l’Arteriotomia nel piede, son un cinto compreffive da Mr. Petit inventato per le amputazioni .

convenevole cofa) e troppo in- | | maniera ; che al bifogno fi richiedea . giuriofa nel fecol noftro fi fareb-! | Egli è il vero, che in tutti i tempi be alla medicina fe a lei quelle cogni- | | ella ha fempre 2ffaiffimo dovuto fof- psi ga ina τὰ le quali | | RS QUE CEDE 5 n illuftre, e felice dire fi debbe 9 e ri-| | ra, ed inumana è Rata dalla mag putare; per la qual cofa la maggiori [fave degli uomini confiderata , que- parte di ciò , che gli Antichi noftri | ΤΣ o dalla ignoranza, o dalla pover- come incerto, e pericolofo ri hi di fpirito a così penfare tirati. davano , da noi ficcome fa , e κα αἱ di d’Ipocrate , coloro 9 che ficuro vien egli riconofciuto :: ma | | il calcolo ardivano eftrarre dalla ve- mae ἐδ la debita, e giufta eftima- | | [οἶδα , e così dalla morte gl'infermi zione della Chirurgia s’ offendereb-| | liberare, dicattivo occhio, o con mal be, quando a quella l’onore, e la| | cuore erano riguardati , abbomine- gloria di tanti avanzamenti, e di-| {vole, e turpe operazione quella di- icoperte torre fi voleffe col non ac-| ! cendofi,onde non che farla, ma nem- cordarle effere ella al fommo quafi| | meno vederla faceano lecito (4); e dell’ eccellenza pervenuta, vantan-| |così di molte altre difcorrendo , le dofi in oggidi faper quello fare a| 1 quali per la niaggior parte le prime franca mano, che l’età paffate, o dub- I volte, allorachè furono praticate » biofe non arrifchiavano, o mandare | fempre il vefpajo dei pregiudicati ad effetto non τορος spiga: | [RINO } dA ftate an biafi- gente perciò in prima del dovere di; | mate, e condannate . Benchè in ogni trapaflata effendo, che forfe la vita | | tempo incontrati abbia la Chirurgia confervata, e mantenuta per men | oftacoli grandiffimi , forfe per l’orri- tempo ancora avrebbe fe gli ajuti dell’ da arte loro foffero ftati prefti in quella e ar

| (4) Meibe. in Coment. Hip. ad jufiur.

i CURA DELL’ ARTERIOTOMIA.- ς da avverfione al fangue ; pure ella | i furono adoperati perchè il fangue ha fatti non perciò grandi avanza-| | nelle emorrogie fi ftagnaffe , e di co- menti, i quali fono andati poi viep- | | lare fi fermaffe ; le quali maniere di più crefcendo, fino ad effere ridotta | | ftagnare il fangue quanti incemodi in quetto fecolo a quel maggior gra- | | apportare doveflero non è da dire, do di pertezione , che mai per Avena led ogni uno fel può raffigurare, fic- tnra defiderare fi poffa ; e ciò mercè | come le Storie di fomiglievoli cure ditta applicazioni 4 vomini lafigoi o [ei panico ima οὐθν È e in tale profeflione verfatiffimi, i ottrina, l'ingegno,ela fo- quali dope la faire Ai delle | lerzia lot celebrstilim fuggetti Scienz della Notomia hanno in- 01; che Iillecol noitro fanno chiaro, prada metodo tanto cart È profeffione tentando alla maggior devole di fperimentare, e per tal ma- | | urli gra ripa Spa niera avanzar le difcoperte, ficchè | | mali nelle loro operazioni per fer- più ti - quafi stre arbile pon mare fangue di dover loggicere s’abbia in avvenire. non iono contenti ftati; per la qua Tra gli fvantapgi della Chirur- | | cofa provando, e riprovando colla gia nell με μον full fi gi corra della ragione a tanto perve- principalmente di non fapere l’emor- | | nuti fono , che i metodi foprade- rogie curare ; per la qual cofa come feritti.in abbandono laiciando, per- pericolofe , e mortali tutte quelle (SSA di pericoli pieni, la ftrada diritta malattie fi giudicavano nelle quali o! ! rintracciata finalmente hanno, per per accidente, o per altro , alcun la quale in qualunque fopravegnente vafo arteriofo fanguigno rompeafi ; e | | cafo tenza incomodi, fenza pericoli, - quello il cris ον carni IE RPG vc) pito sboccavane : di fatto tanto ciò teme- ne condur poffono i malati laude- vano gli Antichi, che non leggefi in | | volmente. rima di Celfo alcuno di loro , che | Mr. Petit Chirurgo di chiarif- Ea . e taglj grandi faccia | | fima fama a ciò mite volendo 9 parola, Afclepiade, il quale cento | | tra glialtri,una macchina, ficchè con anni prima della venuta del Redesd i quella nelle amputazioni il fangue tore viffe , e fiorì ; Erofilo, nè! l iftagnare fi debba, ha egli inventata Erafiitrato., quefto medefima- | lin occafione di due cure felicemente mente fece, o diffe ἢ] noftro Ipo- | | riufciegli in Parigi; l’una nel Sig. crate, ilquale per altro avverti, che| |\Seneuze; e l’altra nel Sig. Marcheie le parti cancrenofe ; e ‘sfacellate lai Rotelin ; la quale macchina tutti i tagliare , e dalle fane fpartire fi do- | | vanta gi gode del Torniquet, 0 tor- veano . Continuoffi in quefto ftato | | chio di Mr. More?, a quetto fine pa- e ra τὰς e | | i ; ara ed Ρ ignoranza non pochi anni, infino-.! | rimente dal medefimo ritrovato, chè da alcuni le allacciature in varie| | fenza che agli. inconvenienti dello guife, da chi il fuoco, quando Polipi | eso: foggiaccia.: queftacompri- bollente, e col zolto immifchiato,! ! mendo agifce, e forte, o la com- da chi i cauterj attuali , e potenziali | | preflione fatta può ellere conda il cafo

5 CAPO TERZO. cato richiede: lo fteffo Autore dap- | ftente, e-duro » che del fangue con poichè lo fperimento acosì credere, | | alquanta porzione linfatica quello e penfare tirato l’ebbe, non s'è dil Tieni fiafi ; ficcome molto minore ciò fare accontentato, ma oltre| |allora è il rappigliamento, che i avanzandofi con due memorie di- ἰῷ globuletti fanguigni ad accop- ftinte (4) ha fatto vedére, e dimo-! | piare fi vengono; il fiero non coa- ftrato, che il coagulo da fe folo può | | gulandofi giammai da ife medefimo, l’emorrogie dei vafi fermare, pur-! i benchè di moto privo: le quali chè per certo tempo l’ufcita del | | cole nelle dette memorie vedere fi gue dai medefimi impedendo , luogo ! | poffono diftefamente trattate , e conceda e fpazio di porerfi il| | [midollate quante altre mai, le qua- angue addenfare nell’ eftremità del pu grandiffimo piacimento. appor- Las cda la qual e in dice | lo al leggitore , se a det ri- orma confeguire non fi può, che| |volto, perchè ne fia pago fatto, colla da lui defcritta macchina, la | | con diligenza le trafcorre. quale Se foro con quelle I È Per compimento delle: fue ca ze s che il bifogno richiede, e chel |fervazioni, e difcoperte lo fteflo al Proteffore iemb ieri ,| | Mr. Petit all’ ia Reale ha fa ha che «i Arp ela "ata ψὰ cn μιν, pri (4), ftagni da dove gagliardèmente | | nel quale parla in particolare ,. e sboccherebbe . Con. quetto ftro- | | dimoftra dalle fperienze afliftita mento di compreffione ( più tie | Loginiens fua intorno il fermare il ti procedendo ) da ragioni, e dal fatto non fcompagnato pretende| |non recife , ma ferite folamente, Mr. Petit medefimamente, che per | | colla macchinafua di compreflione . ajutare la formazione del coagulo; | Riporta egli tutti gli. tperimenti gli ftitici non fi convengano atto | [ ἀεὶ Signori Radel, e Piot . 1 quali perare, i quali perciocchè iu tutte | [hanno dimoftrato, che inutili tono e tre le foftanze , che il fangue; | per iftagnare il fangue in un ar- compongono, agifcono , e tutti ne Vaia ferita le polveri, e l’acque, fiememente ad addenfarfi gli stor-| |che più fpecifiche fi vantano per zano 3 un coagulo meno fodo | È emorrogie dopo l’ amputazioni ; ca εἰ pi cigni ΕΝ ea ; | ‘a pipe alii pica di quello. fiv faccia dopo lat com- ‘compreflione , che la tunzione preilione, {enz” altro .imedio ufa- | del vafe non diftrugge , in guifa tes purchè in certa filtuazione il) che non interrompeil corfo natu- membro:fia pofto!; perchè la "fu | rale del fangue ha luogo affaitfimo dall’ altre due foftanze per il fuo| |in fatte occorrenze, nelle quali pelo fi fepari; concioffiachè dimo- | Vie dell’ arteria è mediocre, ftra egli, che della linfa fola j'ad-! | cioè alla. quinta, o fefta porzio- denfamento δ, più: tenace 3 confis | ne del vafo iolamente perviene ; Mu γἱ δ΄, 5091: DI | 2 03subpiummmi iup-

ς

rito t Pea VINTO era ,c meo ! i ᾿ kt) Memoîr. ἀε PrvAcèadéeni Royal: des Sciences (a) Memoir. de f Accadem. Royal, des Sciences PAM 1731. rag. 122.) pag. ς35. l'an. 1735. pag. 491.

fangue nell’ emorrogie dall’ arterie »

ii

;F ᾿ CURA DELL’ ARTERIOTOMIA.

fupplendo ‘alla debolezza ἀε] tu-||zi di tela, foderati di camofcio racciolo la «parte del gg ᾿ξ d.; quello, che fta al di fopra coperchietto ei addomanda s ilqua-| ! fia piano, e l’altro , che. toccare lc nelle ferite ‘arterie fi forma mag- debbe l’arteria; fia corredato, e ben giore) che' nelle tutte affatto recite; | riempiuto a guifa d’una Mezza por- concioffiathè 1] nen πβᾷν sa gioni di RI qua- può avere d’eftenfione, che quan-| |le al ‘taglio , o ferita ‘dell’ arteria tu è la groffezza delle ΒΗΝΜΘΒΊΜΕΙ ΙΕ appoggi : il ‘pezzo fuperiore Ὁ. dell’ arteria, e il coperchieétto ἣν Αἱ brachiere attaccato LR gli minore. effendo la ‘compreffione, | | debbe fervire di punto fiffo : una vieppiù istallatga , fi fa forte, | vite E. (fig. 4)» che fi tr aggira HE empre ifcappano , medefi de i ca -s che Ata

corroborano , e rinfrancano : le| {di fotto, e in quello vi s'impian- quali verità ha egli all ina ta per geo l'arteria taglia- demia coll’ offervazioni , e col fat-l | taje debbeinuna madrevite paffare to autenticate, onde in dubbio] |fcavata Sa pezzo FEO D.; in non fieno rivocate. maniera che aggirandofi la detta vi-

Io porto ferma opinione, che) [τε E. a deltra, i pezzi s'allonta- maniera, o metodo più buono non | | nino l'uno dall’altro, ς fi raggiun- fiafi tenuto giammai, che ufare | gano quando fi giri a finiftra ; ed fi poffa migliore di quefto dal Sig.| | acciocchè fempre ciò accada fen- Petit inventato , onde i taglj dell | [χὰ che mai la vite E. faccia cam- arterie fanati fieno preftamente, e | | biar di fito la palla compreffiva, ficuramente rv concioffiachè ἀκα [Ὁ in qua, or in iftirandonela, che ordinare fi poffa uno ftromen-| 1 debbe la viteE. effere da due per- to, 0 brachiere di compreffione s| | ni affiftita 1. 2., fermati in effa pal- il quale fulla ferita foltanto agil- | [la » i quali nello allontanamento, ca più o meno a piacimento dichij {e ravvicinamento , fanno , che pa- l’ha ad ufare, alla bifogna s’averà | ralellamente fi muova. In tal gui- opportunamente proveduto ; la qual fa fatta una leggiere legatura, la cota fembra non fi poffa fare più ΠΣ comprimera l’arteria a mifu- bene , che collo brachiere , del| ra, che fi girerà la vite, e la vi-

: : ; 1 : quale fi ferve il medefimo Mr. Pe- e un certo numero di volte ag- tit per comprimere l’ar:eria crura-| | girata efattamente comprimerà, le nell’ VAI e: | che il GIO non potrà più ifcap- tazione della cofcia fia tatta. pare per la ferita.

Defcrive egli un brachiere cir- Bifogna conteffare la verità , colare A. (fig. 3.), il quale nel ui labs quefta maniera di fanare i ta- To noftro circondare potrebbe in ve-| | glj dell’ arterie è la più comoda ᾿ ce della cofcia, il piede png Soir s e prefta, che tutte l’altre l’Arteriotomia fia ftata fatta : all !mai ; con pochi fili ( ficcome un medefimo cinto v’unifce due pez- | | primaccetto ) alla palla comprimen-

te

46 CAP0:\TE RZ:0..

te fottopofti, dopo aver i labbri | | chè nel cafo noftro dopo d'avere della ferita riuniti, il malato in av gl’ integumenti tagliati, per ferire ci, o quindici in tal guifa ria- \Farteria, e da quella il fangue ca- vendofi, e fanandofi , quando più | |varne, bifogna tagliare altresì un di trenta, o quaranta giornate vi | cipangpae mufcolare quafi aponeu- farebbero meftieri fegli ftiptici, ol l rotica, la quale alla detta arteria gli draft! dagli 1 Tipi nel urlo ΠΑ ΕΡΑΜΈΕΙΗΙ, Legal dan- i quali perciocchè non folamente | | ni peristuggire altra ftrada a pren- {ull’ arteria agifcono, ma Ra derfi fe ben m’avveggio non v'è, in tutte le vicinanze , infiammazio- | | che la fopra defcritta, dal Sig. Pe- ni, e rifipole cagionanocosi forti .| [Pie per comune vantaggio ritrova- che tutto il piede , la gamba, e jar e difcoperta .

la cofcia comprendono : Impercioc- | |

DE CROSTACEI, PRODUZIONI MARINE;

Che fono ne’ Monti.

IN MILANO. MDCCLVII.

—— tore <= TT NESSO IA e I "Δ,

Nella Stamperìa di Antonio Agnelli. Con licenza de' τς eriori,

ppi 414; it: ΠΥ Ν

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D'E:CR0/®T:ACCEI

E di altre produzioni del Mare DISSERTAZIONE

DEL P. M. GIUSEPPE CIRILLO GENERELLI CARMELITANO

Recitata in Cremona nell' anno 1749.

in un Accademia.

? parere di certi Filofofi ri- | | clifi accadute, e che fono per ac- nomati de’ noftri (2), che{ | cadere. Che che ne fia però di que-

fe alcuno poteffe pettetriv| | fia loro opinione, certa cofa ella mente comprendere lo ftato pre- | \è> trovarfi fparfi in più luoghi, e fente dell’ Univerio, di modo chej |maffime nelle vifcere della terra, conofceffe efattifimamente la αὐδάν | fedele confervatrice delle antiche tura, le forze, e le diftanze di| | memorie , molti chiari indubitabili tutti que’ moltiffimi corpi , che 10] τὰς, , che de’ paffati avvenimenti compongono , potrebbe egli pre-! lin un modo ben certo ci ammae- dirci cio ch’ è per effere ne’ γδτι [ora Tali fono, per tacere di gnenti iftanti, e così progredendo | tanti altri, que'producimenti del ma- a poco a poco compilare la ftoria | Ie» che trequentemente fu’ mon- dell’ avvenire; quindi addietro vol-| i ti s'incontrano, l’origine de’ qua- gendo il fuo penfiere , da ciò che] {li infin da’ fecoli più vetufti con efilte nel momento prefente sad ᾿μκῶσς ftudio inveftigarono molti rirne il paffato, e inquefto modo! lingegni chiariffimi, a ragione fpe- indietreggiando a grado per gra-||rando di venire per loro mezzo in do, diftintamente ridirci tutto ciò | | chiaro di qualche forprendente av- che fuccedette ne’ fecoli paflati, con! | venimento, fucceduto in que’ paefi, quella ftefla pienezza di notizie, el pra fi trovano quefte marine quii- colla fteffa certezza di raziocinj s| | uilie. E febbene malgrado le più colla quale un dotto Aftronomo | diigeasi ricerche di tanti uomini dall’ odierno fituamento de’ Bisi | iluftri s fia rimafta fino a’ nottri ti ci faprebbe defcrivere tutte l'ec- | | giorni fra le tenebre afcofa la ve- Di(fert. de Crofacei . He cagione di un ftravagante

| iper , ora però înercè le fag-

—_———_———_——__u—c-00———@———@#@—ro@ È (4) Crifiano VVlfe nella Cofmmol. n. 108, & 214. A 2 gle

4 gie rifleffioni di Anton-Lazaro Moro | [vi apparifce dapertutto compofta n ario rigore effer deffoun| |divarjftrati, o fuoli, gli uni fovra effetto de’ paffati tremuoti, i gua- | | degli altri allogati, e difpofti. Al- ri θη or io pa fulla:terre-| | tri de’-quali. conftano di fola terra

re fuperficie delle ftupende me- STAES » altri di rena , ‘altri di tamorfofi , trafmutando in cai falli, quando tutti rotondi, e quan- ferma de’ vafti fpazj prima occupa-| |do tutti fchiacciati, e aventi quel- ti dal mare , trasformando vi la fteffa figura, che dovrebbero ave- mare molti abitati paefi.: del che! ! re, ie anticamente foffero itati.com- ne‘abbiamo chiare prove, che| }prefli prima che' affitto induraffero; non fembra più lecito il dubitar- | dove fono compofti di molle cre- ne , e far da fcettico fu)dustoi ta, dove αἱ, vivo marmo; }dove di punto, _ per da; pochi anni| | carbone, dove di pietra, o di po- fono potè fare con lode quelgran-||mice; o di σεῖο, ‘o di calce, odi

« κι, da » . , | es odI de offervatore de’ monti il Vallit-| l'altre materie, talora pure, e talora neri (ὁ). E che ciò fia vero , mi | infieme in varjmodi tramefcolate 9 farò a dimoftrarvelo in quefto pal e confufe. In alcuni de’ faddetti ragionamento , in cui imprendo ai ᾿ fuoli veggonfi alle volte imprigio- 4crutinare per quale ftrano acci-| nati, e a guila di mummie inariditi dente trovinfi ora fu’ monti tanti | | diverfi peici di mare, e più fre- muti abitatori del mare. | Error fi veggono de’ nicchj

Se in tutte l'altre queftioni dil | di ogni forta di croftacei, de’ co- fifica neceffarie fono le offervazio- | | ralli s delle piante, con altri fimili ni, e glieiperimenti con ἀϑέβοκθαν, | producimenti marini, non fofamen- perse se ite Agg ata te in ced ma nella urtare abbiamo altra icorta 9 fuorchè a| ra, nella Germania, nell’ Inghilter- ftoria de’ fatti, {enza di cui ogni | ra, e.in moltiffimi altri luoghi dell’ altro ftudio riuicirebbe inutile . Il{ | Europa, come pure dell’ Affrica , perchè fembrami meceflario , che I dell” Afia, e dell’ America, dove prima d’innoltrarmi nel mio affun-| | ne' più bali, e dove ne’ più alti to, fulla fede d’ accreditati Autori | letti della terra, dove fulle monta- brevemente v’etponga i luoghi ove! I gne, e dove nel fondo delle minie- fi trovano i detti corpi marini ,| |re, vicino al mare, e lontano da l'ordine, con cui fi veggono in va- | effo più centinaja di miglia. rie parti del mondo difleminati, le Vuole il VVoodvvard (4) tro- qualità de’ medefimi, con altre poche fa i detti corpi marini in ogni prat τε ΕΝ οἱ oe quafi per sr arie i Agri 1 AII mano al conofcimento del vero. | oppo o il Vallitneri (2), ed il Mar-

La terra dunque, come fape- | | filli (c) atteltano coftantemente di

te, in qualunque luogoefla fi ica- non

' à

———_ —_—_—_——_——m6T—_—_e _—___ —————

(4) De Crofacei e degli altri marini corpi, che trovino fu monti . ( è ) Lets, prima al Sig. Rotari num. 58.

(a ) Geogr. fif. pag. 57.

(è) Luogo cit. num. 35.

| (6) Lettera al Vallifneri, appreffo il medefimo tom. 2. pag. 360.

| | ala di cele e. | |

non avere trovato in molti luoghi | | fto lo ftrato, nel πϑαϊδυανυ δ ἀρ. cofa alcuna del mare , comeful’Al-{ | piattati. Dal che {1 fcorge manite- pi, e fagli Apennini. Perlocchè è| | fidmiente», che molti ftrati ora' pie- ben giufto, che in quefto punto di | |trofi, e duriffimi, furono up. tem- fatto fi preferifcano alle ailuglgct | i po fluidi e molli, allorchè impania- re di queldortto Inglefe le efattifli- I rono, riempierono gli efterni ed me offervazioni di quefti celebri Ita- | interni feni di quelle bucce, fenza liani, i quali ci narrano ciò ch etti | i guaftare le loro naturali figure. {teli hanno veduto, ed affermano! | Oltre a’ nicchj , edalle piante unanimi non effervi in molti luoghi | di mare , oltre a’ pefci inariditi, © croftaceo alcuno, in altri quafi niu- | | cangiati in pietre, trovanfi altresì in- no, in altri poi effere tanto affolla-| | tarfiati ne’ fafli de’ frammenti di me- ti, che pareggiano; e talvolta sori luglio; d'avorio, di legnolavorato, dono la materia di quello trato, in| | delle foglie di vite, di falcio, e d’ cui fi trovano avviluppati., | [ogni altra ragione di vegetabili ; Di quefti animali già fono mol-| | degli alberi eziandio interi colle lo- ti mezzo rovinati, e diftrutti, | ' τὸ radici, e rami, e frutta , quan- di loro rimane più altro, fuorchè | | do appena fornaate, quali efler fo- le parti più fode, comefono i nic-| ; gliono nella prima ftagione (4), e chj, identi, le fpine, o altre of | anziostl giunte a quella perfetta ma- | |vuranza, che acquiftano nell’ efta- mente, a quelli., che alloggiarono| |te, o nell'autunno (6). Accade al- ne’ ftrati più porofi, come di 0] tresì frequentemente di trovare fot- o di terra, in cui qualche fluido | | terra de’ viventi terreftri , oppure

fatte . Il che avvenne principal-

potè infinuarfi a guaftarli, e corro-| | marittimi, che ora non foggiorna- derli. Laddove que’ pelci, che ftan-! | no in quelle pintee ΩΣ mari, vicino ziarono ne’ pavimenti più mafficcj, |a uali veggonfi feppelliti . Così nell Hat fi cinici talvolta fervano effi per lo più le proprie fat-! | de’ denti, e de’ carcami di Elefan- pende , colosa, e lele non di ra- | [τὸν dalla corna di SE Pareri o così perfetti, e fani, come lo| | ni » 0 altre razze d’animali , che erano allorchè vivevano in mare. fono in quell’ ilola affatto ftranie- Quando cavanfi i nicchj da ri. Così in Germania fi fono cava- qualche ftrato pietrofo, vedonfi il||ti dalla terra de’ fcheletri di Coc- più delle volte nella pietra impron- | jcodrillo (c) ; E fotto il territorio tati gli efternidelineamenti del gu-| di Modona, al riferire del Vallitne- fcio, imprefli con tanta efattezza,! {ri (4), veggonfi bene fpeffo degli che facilmente comprendefi, effere | | alberi s i quali ora non mettono le ftate le tuperficie del nicchio e del | | rasliei in quelle campagne . marmo in ogni fua parte vicine, e A combacciantifi . Parimente 1 nicchj | LE trovanfi {peffe volte ripieni di quelo | |. li (d

come ne’ marmi, o nelle pietre, con-

Le

) VVoodvvard geogr. fif. pag. 58., ς 341. ) Vallifn. tom. 3. annot. fapra l’orig. delle font. num. 34. c) VVodvvard cit. pag. 57., 410. ) Lett. prama al Rotari num. ἃς.

la fteffa materia, di cui è compo-

le) Le piante, e gli animali cerreftri | |formi s e in altri d'altra maniera trovanfi comunemente ne” foli ftra-| | di conche , 0 chiocciole marine. Lo ti di terra campettre, e coltivabi- | Reflo ci conterima il Co. Ferdinan- le (4); anzi in que’ foli fopra de’ | |do Marfilli (a), il qualenelle fpiag- quali non fianvi de’ producimenti| | gie dell’ Adriatico , e della Lingua- el mare; Appena eflendovi efem- = Pena provincia abbondanti:ma di pio di cofe terreftri, come tron- chi, o metalli lavorati a mano,ri- trovati fotto a qualche ftrato , in cui vi foffero de’ croftacei. Il che per altro avviene ne’ ftrati fotto- pofti alla Città di Modona, dove all'altezza dicirca 26. piedi in uno ftrato di terra graffa , e paludofa trovanfi diverfi alberi, come noci, querce, olmi, fraffini, e fin cafta- gne e nocciuole ancora incorrotte, c attaccate a’ loro rami; Ed all’ al- tezza di piedi ventotto uno ftra- to di creta feminato di fpoglie ma- rittime; Indifottodi effo in unal- tro ftrato alto due piedi di nuovo τ᾽

| reffacei, ha offervato, che ficcome | nel mare vivono , e fi moltiplica» no a parte le oftriche, le madre- | pore , le pettinite, ed altre innu- | merevoli razze di viventi, Così an- cora nel noftro mondo trovanfi | difpotti collo fteffo ordine, e iot- | terrati a parte. | Quefte fono, riveritiffimi Coac- cademici, quelle ficure offervazio- | ni s chequafi pietra di paragone, ci | fanno diftinguere il vero da ciò che di vero non ha, fe non le fembian- [Ζε. In fatti chi potrebbe ora per- | fuaderfi ciò che alcuni hanno cre- 1 duto, che gli antichi abitatori de’ incontrano de’ giunchi, delle fo- l'preti ove trovanfi quefti nicchj, glie, δὰ rami di varie forta di | gli abbiano recati dal na e do- piante . | o averne mangiato i pefci, via get- Finalmente non deve sinti taffcto le offa ed i Atti; i quali fap quell’ ordine ammirevole, con cui | | pietrando fi confervaffero, non fo gli animali del mare popolarono li| |s'io dica per ornare i noftri Mu- fotterranei ftrati, e fonofi nel no-| {fei, o per tormentare l'ingegno ftro mondo diftribuiti i quartieri ;| | de' Letterati ? Se ciò fofle vero , Imperciocchè , febbene alle volte| |per qual motivo ora fi trovano alloggino -nello fteffo fuolo Lena pos folo l’offa, ma anco i pefci renti ipecie de’ fuddetti viventi, | affatto interi , e perfetti? E πε ΘΉΚΗ per ἐμ τα porca De mann og pin con ordine, e come attefta il Val- |? tamente nelle vifcere de’ monti, litneri (c), fonovi in certi μος penetrare per tanti ftrati durif- |

——— ———_—_—_—_—-—-+y—_ u1 rn + . »᾽ Ἀἀ{».-».Ἕςθςὕ.5ῴό Ῥβ..

degli ammaffamenti di fole oftri-||fimi? Io certamentenon faprei fan- che, ἐπ alridi foli dentali, 0 enta- | rafticarlo , fembrandomi una ride- la, e turbinetti, e tuboletti vermi-\ | vole ftolidezza il dire, che tanti

| | monti ripieni di marini zoofiti fie- pera nt Pa | no ftati fabbricati colle fpazzature

( a) Vallifn. annot. fopra l’orig. delle font. nu. 34. di cucina 9 n quella guila » che il

(6) Vallifn. nel luogo cit. Romazzini de font. | mone Mutin. fcstur. Madrifio ne’ fuoi viaggi.

(€) Lett.-prima sl Rotari num. 49.

.-»----- -ἡὦοὦὃᾧοἅ

| les Lett. al Vallifn. tom. 2. pag. 360.

ἐπῶν ΗΝ,

monte Teftaceo di Roma dicefi [di lui pere . e accordargli che il formato co’ rottami di pentole (4). | Cafo fabbricaffe ne’ monti tante Afferirono altri non effere ve- |bellifime abitazioni per gli anima- ramente que’ nicchj, di cui vi par-| 11 del mare, fe foffero tali nicchj lo, quel che pajono di effere, xd nicchj del mare niente più fimi- puri icherzi della natura, la quale! I li i quello , che un fungo pofla pria fi rt di certi precoci ca ᾿ ca σον j Turi are or quelte cofe, or quelle per una mano. Ma fe credia» formare nell'oceano delle itlagit) Io a’ fenfi la faccenda non co- ni di cote terreftri , e nella terra | sì. Avvi al dire del VVoodvvard delle fimiglianze di viventi marit- | (a) una quantità incredibile di cro- timi. Non è egli vero ( dice in| | ftacei, che paragonati con quelli, prova di ciò un anonimo attore! che oggidì vivono in mare , non (5), po scri Dr una 1 ci sati mici ETA rapa, la quale aveva la forma per-| |do anno precifamente fetta di una mano; come fi ii, | Sara i n (ella grandezza, tefsi- fee ne’ Giornali di Germania all’| |tura, e foffanza... . La dtrezio= antio 1681. ? Non è egli vero, che | ne delle loro fibre, e le linee (pi- nel bofco di A!sderf è crefciito un! ! rali, che vi froffervano fono le ftef> fango, dal cui mezzo fortivano [εἰ] | Li La compofizione delle pece figure umane? E finàlmente quan-| |forimare dalle fibre è la fteffa . ... te volte trovaronfi delle pietre Veggonfi nel fito mede fimo vefti- a foggia di lumaca o di con-|{gj, 0 Ze inferzioni de' tendini , per chiglia nelle reni, nello ftomaco , | | mezzo de’ quali era l’animale attac- ς nelle apofteme degli animali? Se da i nicchj , vi fi veggono gli dunque ha potuto il .Cafo cia | ftefsi capolini , le medefime bag re una conchiglia fuoti del mare, } |re....,e Za Zoro gravità (peci- poteva ancora tormarne un mille,] |fca è all’ intutto la ftelfa , che. :| inate delle loro fpezie efiftenti nel-

| l Spiaggie del Re "I ride

effa non vi ravvifa alcun diva- | | rio, avvenendo a’ croftacei de’ mon-

anzi tutte quelle che iono ora ne' monti.

Così la difcorre quell’ anoni- mo Autore, e con ciò folo cre- defi d’aver cavata dal pozzo lave-| |ti onninamente lo fteffo, che a rita. A me però tembra egli fimi- | que’ del mare. Quando le loro par- le a colui, che vedendo nelle ten-| | tz foro difciolte appaiono le ifte(fè diture de’ monti qualche covilé, o dali occhj, all’ odirato , al gu(to : fpelonca cafualmente formata, nei | Hanno la fteffa virtà , e fanno glt inferiffe da quefto, che i palazzi al-| jtefsi effetti nella medicina quando tresì più bene intefi, e le intere | | fi danno per bocca . L'acqua forte , Città foffero opra del Cafo:. E per! | l'olio di vetriuolo, e gli altri me- vero diré, vorrei anche entrare nell | (frei jroducono e ne’ terreftri, e ne' ΠΣ nicchj ἐ᾿ effetto medefimo .

Tutti

ee

(4) Les delices de l'Italie tom. 2. Pag. 190. | | SETS EEN (9) Neuvean Voyage d'Isalie + (4) Gcoge. fil. δῆς 17.

8 Tutti in breve concorrono i con- | | Un ‘penfamento così bizzarro; traffegni a dichiararli legittimi fi-! ! benchè ne’ fecoli più rimoti fia fta-. 8) degli animali marini, telaio | tofeguitò da un ragguardevole ftuo- che lo Scheuchzero dopo aver loro lo di uomini illuitr1, non folamen- contraftaro per qualche tempo un| [τὸ è sfornito di ogni prova atta.a tale naicimento s finalmente a sl Hair credibili cotanto ftrani, ed chiari fegni li riconobbe per quel- | inauditi avvenimenti, ma fi oppone li cur tana , eritrattò ingentamenz;] |alrresì alle inviolabili ieggi “a te.il luo primiero errore (a). Idroftatica, ferve punto per dar Per ifpiegare però come loro | | ragione del fto f ro Cc propofto fenomeno . avvenille di reftare in fecco varj| | Concioffiacofachè fe foffe vero, che ono i pareri, li quali facilmente] patent il Mediterraneo, e il riduconfi a due , volendo alcuni ,* | imar Nero aveffero fitabile perma- che in qualche incognito tempo fa | nenza fu que’ monti d’intorno, dove ialito il mare full’ erto dorfo de’ | |ora trovanfi i marini corpi 9 tro- esa all’ incontro che nen vandofi quefti quafi un miglio più tu fanti alzati dal baffo fondo dell |alto dell’ odierno lido del mare, mare . E per dare principio da’ più{ | come. ne è teftimonio di vifta il di antichi, opinò Stratone, come da] ᾿πμαπεβειιο Scheuchzero (4), ne DERIIORE fi aa ©, sr sen ! viene entri che vo que i Mar Nero folle molto più alto, che [ pi antichi itarebbero ftati que’ due al prefente, finchè crefcendo vie||mari quafi un'miglio più alti di più Ie di lui acque, formontarono quello che fono prefentemente: Il e ruppero quegli oftacoli, che i [fe fuppofto, dovendo per legge torno chiudevanle, e folcando lo [di gravità effere sferica la fuperfi- ftretto di Coftantinopoli, o ngi eo dell’acque, era perciò neceffa- nel mare di Marmora , e da que-l | rio; che anche gli altri mari fofle-. ito per Jo ftrette de Dardanelli nell’ | [το tutti quafi un miglio più alti ἐλβειρεαβοΣ Un fimile fatto ci πάτα] della moderna loro fuperficie. Per ra anche del mare Mediterraneo, | [14 qual cofa dovevano effere egual- cur ῬΡΒία che ne’ tempi ignoti fot. | | mente gonfj il Mediterraneo , e ie divifo dall’ Oceano Arlantico da| | l'Oceano Atlantico, e però non era un iuppofto πιο. fituato tra SI dari s che le acque. dal primo ' |

Colonne d'Ercole, il quale poi dif-| | paffaffero nell’ altro mare, per la- fatto e rotto, fiafi aperta una ftra- | | {ciare fcoperte tante vafte. pianure. da dove ora è.lo ftretto di Gibil- Che fe ancora per cortefia fi terra, e per efla traghettando le! laccordaffe a quel buon Vecchio, acque nell’ Oceano, fiafi abbaffato \effervi ftato ne’ tempi ignoti in- il Mediterraneo, lafciando ne’ paefi | torno a que’ due mari un fortifli- abbandonati tanti pigri croftacei. | :mo argine di monti , il quale ri-

lfervate teneffe le acque de’ mede-

τ rivi [fmi , come farebbe egli poi a far (a) ΝΒ prefaz. del libro de generazione con- fa- CRIbArm + - e

——_———T—T : ᾽᾽

( D)Ceographorim Jib, 1. (4) Line. 4. page 1703 & (eg.

o . x dg da : 9 falire i croftacei fui monti del Bra- | ficoltà non avendoci il Leibnizio file, della Giamaica , della Vergi- | | proveduti di fufficiente riparo, giu- nia, dove pure fi trovano (a) bene | | tamente il di lui filtema viene ab- chè ivi i mari prima di ricevere| |bandonato, ficcome del tutto im- MS immaginarie piene del ΒΕΡ προ νιν e: falò 2) 00

ἐὐξδήνον»»": e del su cieco nai Ma che spie , dirà alcuno, veflero alquanto più bafit de ; | e le acque del mate non arriva- odierno loro livello ? | prazio mai naturalmente fino alla Vide il Leibnizio quefte dif-| |cima de’ monti? Non è egli certo, ficoltà ; e per fottrarfene afferì | [ale vi falirono per comandamento coraggiofamente 9 Desk des il [αἱ DI mer anaiala aero ? mari allagarono tutto il globo ter- | Que a dunque fi è quell’ epoca reftre fino a quell’ altezza, dove | memorabile, in cui laterra, perduti ora trovanfi le loro produzioni;| {avendo tutti li fuoi abitatori , fu Finchè apertafi qualche voragine, | popolata dagli animali marittimi. ingojò la terra il foverchio di! |Quefta fu quella burrafca terribile, quelle acque , e le rinchiufe nelle | | che rapì all’ oceano tanti croftacei, ἴῃς vafte caverne (2). erinain stalli nel continente , dove 5᾽ Ei voleva però ritrovar fede | poi rimafero al ritirarfi dell’ acque

nel racconto di un fatto itrava-| |full' afciutto terreno . gante, di cui non eravi nelle fto- Così in vero la penfarono rie memoria , efempio » era | molti s fperando di trovare in quel vopo che almeno ci additaffe, co- | miracoloto fcompiglio la cagione me abbiano fatto le acque a falire | ! di un fatto, che non fapevano na- ape lalciando vote fotto di | turalmente {piegare ; ma eili pure, e tante immenfe caverne : Chi! [510 non traveggo,vanno lungi dal abbia turato efattamente ogni | ivero. E primamente com’ è poffi- L'aepngin paia terra aa nile che τὰ penipi με us "ες

» acciò quell’ elemento fcorre-{ | vaffero l’onde a pefcare da que vole non penetraffe tofto nelle pren ono regioni, a cui ialirono tanti toppofte cavità , ma reftaffe fui rafadei di mare, foliti a (tare (em-

. DAI "x . x PURI . » .

monti più e più anni, fintantochè | pre ne’ più cupî fondi del medefimo ivi foffero nati , crefciuti , Invec- | pesare appiccati agli (coglj, o ‘chiati (c), iene a’ A 30 "E nes n cati i marini zoofiti: nalmente | {mel fango, quando al prefente ben- perchè non fiavi croftaceo alcuno | [che fia affai minore l'altezza dell’ in tante valli e colline, fulle a lacque, nelle piu orribili tempefte è ure dovevano eftenderfi quell’ ac- | | fondi (μοὶ mai non s'innalzano , anzi due itrabocchevoli. Alle a ali dif-| pi degli Urinatori , cioè de’ q Di fert. ἀρ Croft e qua | Tina de AE, roffir i (fert. de’ Croffacei. pefcatori de’ coralli... , e per offer=

poser ἜΤΟΣ ΟΥΕΒΕΕΊΞ τ᾿ - - . Ò (4) VVood. cit. pag. s. Lettera del Sig. Conte vazione pure dell efperimentatiffimo Hi nel tom. 3. del Vaiiogi Pag. 357. pre s fempre è colà una placidi(- iltoire de !.Accademie Royale, tc. an. 1706. ij - - {πο valifozri mbnatos» lostaril dilobio μια calma; Laonde quando î pefci

t0m. 2. pag. 359. B fen=

10 fentono Ie vicine burrafche , tutti calano al fondo , e nel più alto dell’ acque s e colà fi ricoverano, e fr afficurano (a) .

Oltreciò fe in quella costola | | orribiliflima infuriarono tanto i flutti, e le burrafche, fino a fchian- tare, e fvellere dal profondo del mare tanti teftacei pefantiffimi , gettarli di lancio fovra il dorfo | | de’ monti fommamente lontani, co- me poi hanno efli fatto a confer- vare in. un violento trafporto

uella regolatiffima divifione di una fpecie dall’ altra, che tutt’ ora in! effi fi vede ? Dovevano pure que’ | croftacei, mentre trovavanfi in balìa | deli’ onde, andar qua e contu- | famente vagando a capriccio de’ flutti ? Come fecero dunque a si pigliare dopo quel tumulto il pro- | prio fito? Perchè, per efempio, nell’ Iiola di Malta abbondano tanto le| gloffopietre, o fia i denti di certo! cane marino , da’ Latini detto Canis | Carcarias (0); e quetti poi così di

(a) Vallifneri Lett. prima al Rotari num. 45., | e nel num. 46. adduce in conferma la fe- guente autorità del VVoodvvard Ce:tos quippe | μος reddunt Vrinatorum expérimenta , quod effus

& tempefiates erviom feviffima vada dumtaxat "| | e lirtora,& (uperficiales maris partes commoveant, fundo manente ab omni fiuttuatione , © contur- barione libero in vehementif)imis procellis eguè sc in placiti[fima malacia ; Ita ut teftacea iti | demerfa viviint , & moriantur ab(que eo guod ulla occafione poffînt ex hoc natali , & pet tuali fvlo dimoveri, & ad littora ejici.

11 Vallifneri, che ha rifcontrate le gloffo- pietre colle mafcelle dentate del cane car- caria ,.che aveva nel fuo Mufeo, ci afficura nel fvggio d’iftoria med. , e nat. tom. 3. δ᾽ pag. 382. 410, 418., effere le gloffopiette non già lingue di ferpenti miracolofamente | impietrite , come crede il volgo, ma veri | denti del detto pefce . E Fabio Colonna difert. de gleffop. ha oTfervato che efle pofte nei fuoco diventano carbone , e poi incene- rifcono ; il che è proprio delle offa , non già | delle pietre, le quali nel fuoco fi calcinano .

{b)

|| |

| cieri come faceffero i molli pefci, fe le piante infeniate ad internarfi

| | | | | | | | |

| | | | | | |

ado fi trovano nel continente dell' Italia ? Perchè nel monte Bolca del Veronete veggonfi. tanti pefci di mare colle loro carni afciutte , fenza che fiavi trammifchiato nep- pure un pefce di acqua dolce (4); ed ell’ oppofto ne’ materiali del monte Uda fquarciatofi nella Car- nia fra li peici di acqua dolce , che ivi trovanfi impietriti, non ve ne ha pur uno originario del ma- re (6)?

Finalmente faprei pur volon-

st altamente nella terra, fino a ficcarfi nelle vive pietre alla pro- fondità di più centinaja di piedi? Si ammollirono torfe in quell’ ac- que le pietre e i marmi per acco- gliere quefti animali nel proprio ieno Ovvero le. piante marittime fi icavarono da fe un protondo fepolcro?

Qui pero entra in campo il VVoodvvard (c), e a viva torza d’autorità facre e profane, vuole che fi creda efferfi tutta disfatta, in quel tumulto la terra, e fino all” ultime fibre ftritolata, e fcompotta. Non vi fu; dice egli, in quel ge- nerale fterminio verun corpo ter- reftre , che reggeffe alla forza di quell’ onde rigogliofe , sfrenate, imperverianti, alcun monte, che reftaffe in piedi , ma tutti affatto li corpi » li faffi , li metalli, e quant’

altro

e e I i I

(4) E” notabile fopra tutto, come fcrive il Maffei Verona Illuft. p. 3. cap. 8., che li pefci impietriti del monte ZBo/c1 fox tutri pefci di mare , grand’ equivoco effenda fiato di chi ha leritto trovarvifi Lucci, Tinche, ed altri tali»

(δ) Moro lib. 2. cap. 24.

(c) Geogr. fif. pag. 60., ς feg.

altro fi trova di fodo nelle più intime vifcere della terra, tutto fi fciolfe, fi distece, e fquagliofli in quell’ acque, e con effe compofe un confufiffimo Caos; Finchè final- mente, foddisfatta la Divina Giu- ftizia, calarono al baffo le notanti

materie, feguendo l’ordine loro pre- |

fcritto dalla propria gravità ,-e quell’ acque fteffe , che poco prima diffrutto avevano il mondo, colle loro bellette, e pofature novamente il rifecero nello ftato di prima . Se però fia ragionevole il chia- mar Dio a capriccio in ifcena, per faldare la conceputa ipotefi fargli fare tanti miracoli , quanti vi vogliono per demolire da’ fon- damenti il mondo antico , e poi rimettere il tutto nello fteffo ftato, ne lafcio a Voi il giudizio o Eru- diti Accademici. Voi lo fapete, fe in quel diluvio pioveffero acque comuni, oppure quel meftruo uni- verfale, che fpacciò Elmonzio (a) in cui triti fluiffero ogni ior- te di corpi fenza riferva di alcu-

no: Se quel diffolvit gentes 9 & |

contritî funt montes feculi, che fi legge in Abacuc (5), o quel det-

to di David, Liquefatta eft terra,

@ omnes qui babitant in ea (c);

con altre fimili frafi delle facre carte, debbanfi intendere material-

mente di quel terreno, che calpe-

ftiamo, o foltanto ci additino la di- ftruzione de’ fuoi colpevoli abita- tori : E pofto che per divino co- mando doveffero tutti {quagliarfi |

(3) Preffo il P. Lana tom. 3. Magift. mit, © artis

libî 20. prop. 17. (Bb) Cap. 3. ν. 76: (c) Nel Salmo 74.

II

| | corpi fodi, e temprarfi in quell’ | ea s quafi foffero di puro iale

compottis ie fideffe poi luogoalla grazia per efentare gli animali ma- rei da quel comune disfaci- mento. Io foltanto dirovvi, che ab- | bomino al fommo qualfivoglia fifte- ma, che fia di pianta fabbricato in aria, maflime quando è tale, che non poffa foftenerfi fenza un mira- colo: Perlocchè mi volgo altrove,

| colla fcortadi Anton-Lazaro Mo- Le intraprendo ad efporvi come

foffero naturalmente traiportati iu’ monti gli animali del mare.

| | Vedendo egli, che di tempo

in tempo per l’empito, de’ fuochi fotterra accefi sbucano fuori dal fe-

| | no del terraqueo globo de’ nuovi | Εν e fi tanno pianure coltiva-

bili dove prima era mare, fu di pen- | fiere che tutti i monti, e tutte le pianure , parte al principio de’ tem- pi, e parte dopo, formati foffero | nella fteffa guifa, di modo che la

| | natura, ficcome fuole nell’ altre co-

fe, così ancora nella formazione de’ monti tenefle fempre lo fteffo Î modo d’ operare, producendoli tut- ti per opera de’ fuochi fotterranei . E a dir vero, che in tal modo s'al- | zaffero dal baffo fondo dell’ acque tutti que’ monti, che alla luce com- ραρτ νὴ nel terzo del mondo, | parmi che poffa giuftamente inferirfi

| [4 ciò che leggefi nelle facre pagi-

ne. Era la terra, giufta il Divin | Genefi , ne’ due primi della crea- | zione tutta all’ intorno circondata dall’ acque, e l’efterna fuperficie di

| lella era in quel tempo, perfettamen-

| te rotonda, :non eflendo poffibile

|

| [ἢ efilteflero 1 monti, e foffe infie-

3 2 me

1: me la terra in ogni dove coper- | | Sforzarono cioè, e cacciarono in fw

ta dal fluido elemento . Comandò| {in moltiffimi luoghi l’eferna crofta quindi Iddio nel terzo alla Ter- | | del terreftre globo, e quindi ebbe- ra che fi diicopriffe , e all’ acque | |ro origine i primi monti; altri de' diffe di raccoglierfi infieme. C.n-| (quali nell’ atto fteflo d’alzarfi , altri gregentur, diffe Iddio, o come dor faliti a grandi altezze, non efprime egualmente il Telto Ebrai-| | potendo refiftere alla violenza del i (4) de ratio in sica gni ca » che cani ter gonfata»

appareat arida: Cioè a dire , fal-{ !li, fcoppiarono , fi ruppero, e ga fopra dell’ acque la terra iis ἔραν στα e Re Da νόθον dal. ta e fecca, e l’acque fcendano dal| {le fue aperture delle terreltri ma- terreno, che fi ta montuofo a rague | i terie di ogni forta, come tabbia , narfi infieme. In qual modo però! |creta, fafli, quando duri, e quando fofpinta foffe la terra all’ altezza de | | liquefatti, e fopratutto la terra cam- inonti, e al fuo primo apparire non itre, la quale uicendo dalle inti- vr tn e fangofa , + i a Pi Aaieprmarquea globay ed arida, quando non facciafi dal | effler doveva arficcia 9 e fecca. Di Dio oprare da miracolo di più, cer- | quefti materiali fcete una parte per tamente non può intenderfi , sismi Ι" declive delle nafcenti montagne ricorrere a’ fotteranei fuochi (4) .! | nell'acqua iottoppofta, come tanno Quetti dunque è da credere , che | le lave , che dal Vefuvio igorgano, allora fi accendeflero per Divino co-| [Ξε parte di effi fcoccati in aria da mando in feno alla terra, e chei 'que’ fuochi attiviffimi, dovettero ca- opraffero quegli iteffi efferti, che | i dere per molte miglia d’intorno poi oprarono più e più volre allor- | |f chè accefi naturalmente produflero fulla terreftre ivperficie de’ suor | monti, e dellenuove ifole in mare. |

fotto forma di pioggia . O {correndo però , o piombando iulla faffofa cor- teccia della terra , prepararono l’abi- | tazione agli uomini,e a’bruti; e in | tal modo la terra, per ufare la frafe

——_———r ς-ς-ς;::-::Ξ.. «“παὐππππε. «ππασσον στ (a) V. il Calmet in Gen. cap. 1. | |

b ) Per ifpiegare come la terra ufcita dal pro-

delle facre carte (4) ha partorito i mon-

(4) Come leggefi nella Lezione Ebraica del Salmo ὃς, verf. 2., fu cui fcrivendo Eufebie Cefar. com. in p/lal., nel tom. 1. Colietk, 58. Patrum pag. $83 : dice, Aquila Ὁ" Syrma- chus fimiliter fic edune . Antequam montes parerentur, & parturiretur terra & orbis,

da Dio i miracoli a capriccio, giuftamente Videturgue mihi Habraica lectio ph,ficwa ratio-

difpiace a quell' infgne Teologo , il quale | nem reddidif(fe , decens non ab initio moytes usa

atta a produrre nello fteflo giorno le piante, | in vece foggiugne ; Sic ergo exiflimo feri po- | | cum terra extitiffe , fed partuum infiar ortos

fondo delle acque foile arida , e fecca, ed | e li vegetabili , opinarono alcuni citati dal Suarez s1a08. de oper. Sex dier. lib. 2. cap. 6. num. 28., che Iddio accrefceffe miracolofamente la forza al fole, o a’ venti per rafciugarla,

Queita maniera di peafare , che fa operare

ruiffe, ut licet rerra effet (ub aquis, nulla pars effe . E poco dopo : guemadmodum enim 4 aqua defcenderet , C penetraret terram , quia pregnantibus mulieribus imminente vi , ac ne terra erat fufficienter obdurata , & compacta . ceffitate , defnito partus tempore inffante , quod Non avvertendo che farebbe ftato neceflario în utero era: emittitur , atque ille cuns dolore parsunt > eodera prorfus molo swniverforum Opi- ficis vi & fapientia terram , & orbem aque protulerunt ..... Et animadverte nihil ferè sum interce[fife difcriminis inter allam , & d qua cx UKI9 gIQUHUntar .

anche in quefta fentenza un miracolo , acciò una terra dura, che per dne giorni avelfe | nuotato nell’ acque fenza imbeverfi di effe, diveniffe tofto atta a germogliare ; ς nu- | ssire i vegetabili.

monti, e le pianure coltivabili. Ufci- rono dunque in quel memorabi- le dallo fquarciato feno del terre- itre globo quelle materie, che di- vife a ftrati, anche in oggi da’ mon- ti fi eftendono, dove più, dove me- no, fino dentro al mare, e in mol- ti luoghi ricoprono quella primor- diale faflofa crofta , che tutta allora circondava la terra (4), formando

fopra di effa un fondo fecondario 9 che col Marfilli chiamar pofliamo

accidentale è per diftinguerlo dal detto ftrato faffofo , il quale dal Marfilli fi chiama fondo effenziale

del mare. Ulcirono purein quel

dal profondo i zolfi, i fali, i bi-| tumi, con tutti gli altri minerali, una parte de’ quali cadde ful fuolo afciutto, e formò ivi que’ ftrati di fale, che tutt’ ora confervanfi in que’ luoghi , dove l’acque non giun-

fero a liquetarli , e diiciorli (6):

ni

{a) Il Conte Luigi Ferdinando Marfilli nel Saggio ff. interno alla Storia del Mare part. 1. pag. 24. diftingue le parti materiali del gran

valo del mare in due, una effenziale , l’ altra

accidentale . 1’ effenziale, da cui dipende la vera confiflenza di quella moie marittima , nen è di (fimile dalla pietra ordinaria de monti delta terra: L’accidentale poi proviene dalla ghiaja , o dalle arene. +; di medo che quifa , che il tartaro del vine copre le vera, pareri delle botti , così quelli matersali diverfi,

colla groffa corporatura wpedifcono nella mag- gior parte dell’ alveo giungere collo (candaglio

al vero fondo effenziale . Effendofi dunque formati gli ftrati di ghiaja , di arena , c tutti gli aitri confituenti il fozdo accidentale celle materie da’ monti ufcite , ne viene in feguito eflere ftata la terra prima di quefti vomiti tutta coperta dal fondo effenziale, o fia da uno ftrato faffofo ; La di cui efi- fenza s’ inferifce altresi da quella femma velocità e diftanza, alla quale propaganfi i terremoti per mezzo di eflo ftrato .

{b) Si è offervato più volte ufcire gran copia di fale ne’ montani incendj, il che avven- ne anche al Vefuvio nell’ anno 1694., fic- come narra Antonio Bulifon nella Storia di quell’ incendio pag. 76.

in quella

I | Que fali poi e bitumi, che ei ro nell’acque, furono totto diiciol- [εἰ dall’acque fteffe, le quali perciò | falfe allora divennero, e amare. | | Perlocchè cangiata effendofi in quel terzo la natura dell’ acque, fu | loro impofto dal Supremo Facito- | re un nuovo nome , e quello che prima chiamavafi abiffo, fu d’indi | l în poi appellato mare (4). | | Mentre i detti monti, che pof- fiamo appellare primarj continua- | Pen a tramandare dalle orrende fue bocche -diverfi materiali, co’ | (isa formaronfi più ftrati in fondo all’ acque , continuò pure il fuoco | fotto a quefti ftrati recentemente formati a fporgere in fu degli altri monti. E perchè quefti monti, che | chiamanfi dal Moro fecondar: (6) | portarono in alto nel follevarfi quel fondo accidentale tutto inzuppato di ΠΡ" perciò fi viddero fopra la ter- | ra de’ copiofi rivi anche prima, che [dal cielo fcendeffero le neceffarie pioggie (c). Perchè poi 1 monti al- zatifi, e le materie da efli ufcite la- | fciar dovettero nel terreftre feno delle vaftiffime cavità, quefte è da | credere, che fiano ftate riempiute dall’ acqua, fpinta e forzata a fep- Lair in que’ baratri dalla propria gravità, come afferifcono più San- | ti

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| | | | | | |

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| |

Non capit agua maris effe falfa . donec i

: unum locum congregata e/ .... Quod fortaffe

| indicatum ef illis verbis., congregationefque

aquarusn appellavit maria. Decit ezim Hido- | rus lib. 13. originum Cap. 14. propriè mare | appellatum effe , quad aqua ejus amara fit +

Suarez cit num. 20., & 21». ) Lib. 2. cap..It. i ἥν ) Non enim ρ΄ εγας Dominus Deus fwper terrama vs» fed fons afcendebat de terra irrigans univerfara

{uporficiem serra. Gan cap. ἃ. verf. 5., ὅς

---- ---

o-

|

14 ti Padri (2), e Teologi (8), eco- me altresì può conghietturarfi da que’ laghi, e torrenti, che {oglio- no in un iftante tormarfi allorchè profondano i monti, o qualche par- te

Ὁ»

Lc

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(4) Citati dal Cornelio a Lapide in Gen. cap. 7. verf. 11.

(6) V.il Suarez ἐγα δέ. de oper. fex dier. lib. 2. cip. 6. E Cornelio a Lap. in Gen, cap. 1. Fecit Deus hoc tertio die cavitates /ub p/a terra maximas , wii experientia deprehenfum eft , eafque implevit maxima aguarum copia Ex hac aby [fo Piodiens aqua mixta cum pluvia tempore diluvii Noe > tota terrave rurium, omnefque montes opplevit . Quetta opinione , che deriva da’ ottetrani ripoftigli le acque dell’ univerfale diluvio , riceve anch’ effa un gran lume dalla prefente fentenza , per.cui non fola- mente fi dimoftra l’efitenza di que’ fecreti Iicettacoli, ina fi può altresì mifurare la loro ampiezza, che fi trova, per quanto all’ in- ΦΙΟΙ͂Ὸ può Babilirfi, appuntino capace di quella quantità d’acqua, che a tal vopo ri- chiedefi. Imperciocchè le cavità fotterranee devono per neceffità agguagliare la mole de’ corpi indi ufciti, o fia la mole de’ corpi ora alzantifi Copra il livello del più baffo fondo marino , cui ν' ragione di credere, che confti di quella primordiale faffofa crotta 3 che da principio circondava la terra. Si mi_ furi dunque la mole di quefti corpi, e fa- prafli l'ampiezza di quegli ofcuri nafcondiglj. 11 Varenio nella geogr. gener. lib. 1. cap.13. prop. 6. offerva eflere la miaggiore profon- dità del mare di 4. miglia italiane , quale appunto è la maggior altezza de’ monti ; E che la mole delle ‘terre più alte della marina fuperficie uguaglia la mole delle acque del mare; Se dunque alle acque del mare fi foftituifca la mole uguale del ter- reno di effe più alto , tofto fi fcorge , che le materie alzatefi dal profondo, battane per

€empiere tutt’ intorno alla terra uno fpazio di quattro miglia d’altezza . Dal che ne egue effervi ne’ luoghi inferiori delle ca- verne baftevoli a contenere altrettant’ acqua, quella cioè che richiedefi per inondare la terra fino alla cima de’ monti più alti. Da quefte caverne pertanto è affai probabile, che ufciffero le acque del diluvio, cacciate forfe all’ aperto da’ fuochi fotterranei , i qua- li , come offerva il Bellarmino (in pfal. 17. verf. 8. ), fono gli ordinarj minittti dello fdegno divino . E poichè da quell’ acque , che bollenti fortivano dall’ abiffo alzar dove- vanfi de’ vapori denfiflimi , quindi fi rende altresì ragione di quelle pioggie ftrabocche- voli } che io quel rempo reghatono » ‘come narra nella facta Storia.

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te notabile del continente (4). Non tutti però i monti et pulfi | farono dalla terra in quel terzo dì, ma moki di effi furono dopo pro- dotti coll’ andare de’ fecoli; E que- | tti altresì ad efempio de’ primi han- no vomitato in diverfi tempi varie {orta di materie: dal che ne è pro- venuto quella grande varietà che ora | offerva ne’ terreftri ftrati, o rif- | guardi la loro materia , 0 la groffez- za, ola figura, o l’intreccio ed or- | | dine. Imperciocchè per atteftazio- [πε del Vallifneri (2). Pajono î mon-

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tt, e le pianure, a chi den bene coll [Leo li mira, e colla mente lt pon- dera quafî tutti fatti in più volte, tanto varia è lamateria , che li com- pone, effendo di molti (tratt l’uno Sovra l'altro compofti. Riefcono fimili aque’ luoghi ...., che allagati in di- verfi tempi , e molte volte da’ fiu- mi.... vengono ad effere riempiuti, [e formati come di tanti tavolati, e bellette diverfe, quante fono ftate le | inondazioni, o come vi vado dimo- |trando, i rigettamenti diverfi de’ i monti. Diquetti ftrati fono 4/trî di pochi, altri grofsi di molti piedi , perchè le materie da’ monti vomita- | | te non fempre furono egualmente | | copiofe . Chi è fpianato, lifcio e, | :

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sfuggevole, chiè ineguale , e fcabro- fo, chi batubercoli e cavità, chi è in fog-

(4) Quando profonda alcun monte , riftrignefi il fito ali’ acque, le quali quando non poi- fano fcorrere altrove , fi alzano cedendo il luogo , e fgorgano fuori a guifa di fiumi, come offerva il Chambers alla parola Terremoto ; E fu notato anche da Ariftotile , il quale fcriffe nel lib. 2. meteor. cap. 2. Aquas eri pi(fe faltis rerremotibus . E Talete cit. dal Gaffendo phyf. felt. 3 membr. +. Lib. 1. cap. 6. : dice, Plerumque aqua erumpunt debifcente cor- pore terra .

(è) Nelle annot. fopra l’orig delle font. num 19.

| I} Il

foggia d'arco s e chi di catino, chi (cor- re diritto, e chi ferpeggia, e quafi ondeggia , chi s'innalza in acuto tu- more, etoffo inuna valle s abbaffa 96: chi pa 1 dall” un monte all’ altro pie-

gantofi alle falde , e di nucvo nel vi- cino monte rialzandofî, e feguendo il Suo corfo : Le quali irregolarità non poffono ad altro accagionarfi, fe non a’ fuochi fotterranei , i quali inegual- mente quae follevarono la fuper- ficie terreltre, e per le bocche de’

monti gettarono li vomitati mate- riali fopra un fuolo ineguale. Dove

l’efterna crofta della terra non fi iquarciò nel rigonfiare , ivi li ftrati pajono immenfe volte di pietra, che foftengano ful loro dorfo tutto il fa- vrappofto pefo; E dove la veemenza del fuoco ha fatto crepolare la terra, ivili ftrati foro cavernofi, bucatt , rot-

ti, eftravolti, e nolkrancianche (in ||

oggi aperte quelle antichiilime fquar- ciature : Se non che in molti luoghi veggonfii detti ftrati snrerrotti da’ ftrifcie diterra, arene bibaci in- feritefi col progreflo de’ tempi, op- pure rimafte nell’ ultime eruttazio- ni in quelle crepature, dalle quali ufcirono li rigettati materiali (a).So- no altri breviifimi, perchè poco lun- gi fi ftefero glistoghi montani: Altri per molte miglia continuati , e fem, re gli ftefst, perchè i tuochi , da’ quali

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(4) Giulio Cefare Recupito nel libro intitol. Vefuviani incendii nuncius pag. 76. narra efle- re ciò avvenuto al Vefuvio nell'anno 1631. Omnia quippe venatores in (unimo monte plana , e equata fe reperi[fe teliantur . Que fubira_ ob/truttio oriri aliunde non aa, > quam

Subterraneis [piritibus , qui (ub/tratum voragini Hinc

Solum extwlerint , hiatumque pracluferint . fattum arbitror , ut famma cum favire capîr sncendium e latere montis erumperet , novis hiatibus patefattis , qui poftmodum materia. de- cidua facilè repleti fune.

I ebbero il loro effere, non farci meno poderofi di quelli , che getta- rono le ceneri del Vefuvio fino in Soria, in Dalmazia, ed in Bizanzio (a). Si vede iltermine di molti {tra- ti alla fuperfcie de’ monti, dove aprifli la terra, altri fi fermano alle radici de vicini colli, perchè le Zave, dalle quali vennero formati, ivi furo- no arreftate dal montuofo terreno. La pofitura altresì, con cui fono af- fettati, benchè fia confacevole a que” fini , a’ quali furono dal loro Auto- re deftinati, è però tale, che colla fua rozzezza , e irregolare difformitàci ba a conofcere chiaramente , effere ftate quelle materie in più volte get- || | tate fenza alcun ordine in que’ luo- [ghi ove fono. Concioffiacolachèal- | cuni fuoli fono chinati verfo l’oriz- zonte s altri al medefimo paralelli, | altri pofft a perpendicolo, altri verfo | {oriente altri verfo occidente È altri μι mezzo giorno, altri verfo fet- | ten'rione piegano . Qui fono dilpo- fti fecondo richiede la loro gravità, | come offervò il Voodvvard in molti luoghi dell’ Inghilterra (2). Làall’ oppofto veggonfi ftrati leggieri fot- to a materie più gravi, come il Der- ham(c), ed il Varenio (4) hanno offervato ne’ paefi baffi , e il Vallifne- ri (e) nell’ Italia. Dappertutto in fom-

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I | | | | | | | |

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“-- --

(4 bai cineren pluviffe Bizantii Procopius lib. 2. de belio Gothico , & alii referunt . Traafvolaffe in Aficam tradit Dio. in Tito. Totam Europa ficiem- contexiffe , vefert ino Chranico Marcellizus . Recupito pag. 10. Vedi ancora la Storia dell* incendio avvenuto al Vefuvio l’anno 1737: , fcritta per l’Accade- mia delle Scienze .

b) Pag. 62.

c) Dimottr. dell’ efift. di Dio lib. 3. annot. al

| i | | | | ΕἸ | | |

4) Geogr. gener. lib. 1. cap. 7. prop. 7. e ) Lett. 1. al Rotari num, 88., c ὃ».

| | " | | πῇ | | | la È Ile

|

16 . . fomma apertamente fi fcorge, che | | vano prima che foffero acchiappati quetfti ftrati furono formati in più| ! dalle fopravvenute materie. facile riprefe fenza fimetria , fenz’ ordine ᾿ | altresì l’indovinare la cagione, per fuor di quello , con cui li fuochi fot- | cui adeflo nello icavamento de’ poz- terra accefifpiniero in fula dad μὰ e delle miniere molti piani 5 in- cie terreftre; Ra di Squat εν ni tutti i gni tempi quelle materie , dalle quali efltere itati una volta abitati da’ vi- fondi coniperti : | | venti terreftri, o marittimi. Conciof-

Se mettafi per vero il fin qui! ᾿ fiachè nel lungo giro di tanti fecoli detto , ne viene in feguito, che tuttii | oltrepaffati è accaduto più volte, che monti, i quali nacquero nel terzo | | qualche nuovo ftrato iopravveniffe giorno del mondo dovettero etlere | { agli antichi. E” facile l’accertare che privid’ogni marino animale,e d'ogni | | un si fatto fopravvenimento non ac- vegetabile, poichè quetti quel- | [cadde già dappertutto nello fteffo li erano ftati per anco creati quando | | tempo, effendovi ora ne prin effi monti dalla terra ufcirono . Que inferiori Hingis A ai ΠΣ monti altresi, che ne’ fecoli dopo fi | | corrifpondenti a | ogni ftagione . n follevarono dalle afciutre alari ea Lake il n Gi rc già refe fertili ed abitate 5 feguitaro- | quelle piante, e di quelli anima Ci no a comparire privi d'ogni maritti- | | nieri, che fotterra fi Be ve SANO ici SERALI TE A Trono que’ terreftri animali, que "i uovi , gni, ù que’ metalli lavorati Fohe in |etfenido in asti le i E

ue’ tempi ofcuri colà trovaronfi sl |in più luoghi diverfe da quelle fep dote i suetficro . Laddove que' | oa è perciò neceffario che fiano monti, che dal mare sboccarono do- | ! altresì diverte le piante ed i vegeta- pochè fu popolato da’ pefci , bean | bili, che ora produconfi dalla ter- . eq» . - . . ψ πεν ἃ, dato di vegetabili, tutti portarono | ra; e gli animali da’ quali è I i in alto tul loro dorfo quegli animali | | Perchè poili ning a oi [perfe divi Perth poi (e iuted renb popomic sugli voi i dune uperficie di eili . Perchè poi le mate- | | rono popolati dagli uomini, , rie vomitate da’ monti, hanno In più | giunfero a formontare il nigi e dell luoghi ricoperto di nuovi ftrati ] ΠΝ acque, perciò le cole terreftri tro- tica fuperficie della terra, e il iano | vanti fempre aldi Ea ἘΝῚ ἮΡΕ ti indi fi è . A riferva però di pochi luoghi 4 în ilo Leni îori, Re li da’ E fan E cemdi fu it- nol ritroviamo ne’ ftrati di Sis | u’ qua ᾿ 3 mo τ ] La Ϊ mi- arte di monte,o - quando a maggiore , e quando a mi-} l tata qualche p 14]. nore protondità quelli alberi, quell’ che ftrato della terra, che Lada erbe, e le οὔ εἰ nicchj di quelliani- | | τῖςζο di liga : PRecdiasa: tia mali, che ivi fecero ne’ tempi antichi! ! cupito eflere AE e ἫΝ ο i i . : il loro foggiorno; E li troviamo ne | [anno RSI è Ronin τ e fotteranei ftrati difpofti appuntino | | ne fecoli addietro accadeffe pure a collo fteffo ordine , con cui iviviye- |

foca

17 qualche monte del Modonefe (4) s| | che veruna confiderabile eftenfione ἀξ poichè allora ne’ ftrati, che formanti | | terra difpo(ta al folito per frati fiafi fopra le antiche abitazioni degli uo- alzata dal fondo del mare a cagione mini trovanfi intramifchiati de ma- | | di ag ΚΑΙ tremuoto:) 0 È ira nese:

be LI . . sd x 7 È z rini croftacei. Dove i ftrati col tem-| i rale fotterranco impulfo , onde fia po impietrirono , ivi li nicchj Cono | firmata un’ Ifola, e refa abitabile. inviluppati fra materie duriffime, e | | Chi potrà dunque! perinaderfi , che dove il fugo ea Gean, n or paria μύρῳ priciiagoni ne’ pori, e nelle fibre e'gulcj ivi: | > a dire,.che tutto li quetti fi vedono convertiti in pietre. | ΒΗΒΗ͂Ρ di iraginoi abitato fiafi od : n In fomma tutte quelle oflervazioni , πρὶ opo la creazione de’ pe τῷ che fin’ ora fi fecero nel mondo fot- | fia più lora ja ᾿ creato da nisi sa Daci rare oasi | Ia egli bat io infi revole facilita e chiarezza, e come o Init- cane bramava il simon fen- | gne pa allega SN Earn fi appoti, Pi μηϑι νοι “gina | lho ribtira nd ,di credere chè la ter- ( Una difficoltà però mi refta an- | ra fia dappertutto impaftata de’ men- cora da togliere, che, fe nonerro, | tovati nicchj, quando all’ incontro parmi che fiavi di già nata in capo.| |ci aflicura il Vallifneri ποῖ, trovarfi E come mai, dirà tal’ ‘uno: con il effî a proporzione dell untverfo , che VVoodvvard (c), come potevano | | n rari luoghi (a) . Perlocchè batta altari gates fertzinace monta | [al ii ceo i che Gand dal mare

enza che gli uomini fe ne avvedei-| [alzati dopo | fero ? O tile fe neavviddero, per | que” foli monti, i.quali racchiudono pn motivo non ccagio rene ἊΣ | tamen peeisariaaccai dir εἰ

orie. avvenimenti ftrani? Non, altro error I nigi vic da 3 che provi, | Ϊ CONA , che ie a

sffert. de' Croftacet, [aa mutafie mai faccia

| terreltre, non mai s'alzaffero de’ nuovi monti, non mai i vecchj fi appianaffero , mai mutaffe il mare li fuoi confini (0) . Leggefi pure in Seneca (e), che a memoria de’ tuol Maggioriapparve un’ ifola nell’Arci-

C pe-

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rene do dl i εἰ... δι dillo ia, { a) Poichè confta effervi ftato un monte fuoco- vomitante vicino a quella Città , come narta Plinio hift. nat. lib. 2. cap. 83. Factuna cft ingens -portentum Lucio Mario , ac Sexto Tullio Colf: in aero Mutizenfi , namaue montes duo untir fe concurrerunt ciepitu maximo adfultan- | res, recedenie/que, inter eos flimma fumoque in celun exeunte inve 'diu , (pettinte e vis ZEnilia magna equirumm Romanorum , & viatorum mul- | titudine . Eo concuifu vie omnes elifie , antina- |

I [o Num. 35. tiaque permuta, qua interipfos fuerant , extni- [ b ) Pag. 66. mata (unt. Il Vallifneri , che vifitò quetto monte nell anno 1711., riferifce nel tom. 2. | pag. 418., che anco al prefente' fcappa fuori da elfo ταὶ volta e fumo, e ffamma . E il| | [ : ‘Ramazzini nella Jett. aggiunta ‘al tratt. di i] tim illefa. e. parti exela > & ἐπ levitazena ! Franc. Ariofti de'o/ed'inontis Zibirii , feu pe- | | pursicis verfe . Poftea alticudinî adjettum, Ὁ:

) Majorum noffrorum memoria , Pofidonius eradit , cum infula in ZEgeo mwri fuigeret, ‘Spumabas interdiù mare, © fumus ex alto fere- -batur i. +. deinde faxa revolutà , vupefque par-

troleo agri Mutin: fcrive , che flmdmas , &|' faxum illud in magnitudineni infula crevit. faxà ingenti frazore quandoque ‘eruébas . | ἘΠ Idem ‘nofira memoria. Valerid Afisrico Confisle

< è) Letter al Rotari numo®s8, (0) Pag. 39. 1} ireruma accidis » Nat? Quafi. libia» cap. 26.

18

pelago , del cui nafcimento ne aveva defcritto minutamente le circottan- ze Pofidonio ? Quefta fembra che fia quell’ ifola fituata fra Tera e Therafia, che da’ Latini chiamafi Hiera ed anche Sacra , ed ora giuita il Martinier (4) fi appella Thirefia; Di cui è certo, che traffe ‘l’origine | | da un incendio fpaventevole + il!

quale per quattro giorni fece bollite | | quel mare; poichè un τὰ] tatto non | | iolamente fu regiltrato da Pofido- nio, e da Seneca, ma leggefi in oltre | | in più altri antichiilimi Autori , co- me in Strabone (6), ed in Plinio il Veronete (c). Anzi, come offerva il P. Hirdovin (1) di quett’ ifola parlano anche Piutarco (e), e Giu- itino nelle torie (f) dove narrano eflere nata un’ itola tra Tera e The- rafa allora quando Filippo Re de’ Macedoni fu iconfitto da’ Romani. A quetto fi aggiunge da Plinio (£) l’apparimento d'un altra itola nomi- nata Τρία (4), cacciata in fu a’ fuoi| | tempi da un terremoto parimenti fra | |

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t siii ἀμ ΒΗ

ia) Le grand Ὠϊξέϊοπαλιε, geogi. , & critique, alla | parola Sans-erizi .

ΠΡ) Iarer Theram, ὧν Therafiam e pelazo prorupere | | Pfommae, que per dies quattuor mare totuma efluans , atque ardens reddiderunt . Tum educta | alias feafim veluti machinis infula .... exha- lait. que 12. fiadiorum circuitum contizet | Georg. lib. τ.

fc) dare jam pridem infale Delos, & Rhodos rae- morit proluntur enate , poffea minores . Vitra Melon ,Anaphe : Inter Lemnuù & Hellefpontum % Nea ; Inter Cycladas ol» mjiadis CXXXV. anno IV. Thes & Therafia . Inter eafdem polî annos 130. Nea, eadem Automate Et ab duobus fisdiis poft |

«anos 110. 2 smollro avo M. Funio Syllano , e Liscio Balbo, Colf. ad.3. idus Fulias Thia . Hit. nat. lib, 2. cap. 37. E nel lib. 4 cap. 12.

(4) Nelle annot. al lib. 2. cap. 87. di Plinio .

{ e) Nel lib. de Pysht4 oraculis «

(#) Hit. lib. 30. cap. 4..1

{g ) Lib. z. cap. 37.

{ & ) In oggi detta Mega/i Cammeni, © fia la grand” Nola bruciaza, giufta il cit, Martinier.

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Thera e Therafia y;effendo Confoli M. Junio -Sillano ; e Lucio Balbo, cioè nell’ anno diciannovefimo dell” era volgare . La qual’ ifola è forfe la fteffa, che da Seneca dicefi nata nel iuo fecolo (4) mentre era Confole

| Valerio Afiatico, di cui perciò Dio-

ne Caflio(5), e Giorgio Sincello ((c) ne trafportano il naicimento a’ tempi di Claudio Imper.., riferendola all’ anno quarantefimo, feito., in cui Coniole per la feconda volta Vale» rio Afiatico, con M. Junio Sillano.. Narra altresi Teoiane nella Crono

grapbia (4) effere utcita dal mare un

altra itola, che accoppioffi all’ anzi> detta Hiera nell’anno 712., ocome icrive il Baronio (e) dopo Niceforo nell’anno 726. La ftefla itola Hiera ingrandì pure in un altro tremuoto , accaduto 26] 25. di Novembre dell’ anno 1457.» come attefta il P. Riccardi ($) appoggiato ad una

| ifcrizione {colpita in marmo, che

leffe in Santorine preffo la porta del Caftello Scaro. Soggiugne in oltre effervi certa notiza s che un’ altra ifola a quella projjima fu nell’ anno 1570. formata (g). 11 fecola, che venne

(«a ) Nel luogo cit. e nel lib. 6. delle quett. nat., ove così parla del terremoto , fecondo la correzione di Antonio Mureto. Qui poteft diffipare magna (patia terrarum , & novos montes fubreCtos extollere, & infulas non ante vijas in medio mari poncre. Inter Theram , & Therofianz noftre atatis, infulara in <Egeo mari enatam, quis dubirat quin in lucem Jpiritus vexerit

) Lib. 60. (c) Chranogr. ad ax. Chiff. 46.

) All’ anno 712. (e) An13/. Ecclef. adan. 726.

) Relatio P. Francifci Ricomwdi de (utter. τσ. &c. che leggefi .nel tom. 1. Mund. fubter. del P. Kirker. lib. 4. cap. 6.

( g) Lettera del Sig. N. N. al Mazini, nel tom.

3. del , Vallifn. pag. 98. Quett’ Ifola oggi

chiamafi da’ Greci Micri Commtni , 0 fia la

piccol Ifala bruciati . Vedi il . Martinier. cit. alla parola Saur-eris:, e la relazione del

P. Riccardo de (ubier. ignibus Go.

( (4 (;

pra ii dopo fu fpettatore anch’ effo [quell altra che fi fece vedere fra le iavvenimenti portentofi , come) | Azzore nell’anno 1720 (4): di leggefi nel Gaffendo (@), e nel Kir- |'tant'altre ydelle quali fi legge l’ori- ker1o (6). Imperciocchè nell'anno | | gine in Strabone(6), in Punio(c), 1633. vicino all’itola di 8. οὐ ion È in più altri Scrittori . Tralaicierò una delle Azzore, fra lo ftupore, el ! altresì tutti que’ vafti fpazj, che i lo {pavento de’ popoli vicini ufciro- | terremoti rubarono al mare per no le fiamme dal fondo del mare | | *ggregare diverfe itole al Continen- alto in quel luogo 120. piedi geome-! ' te, cone ci viene narrato dalli teitè ss dv pochi giorni tabbricarono | | citati siva ( ᾿ ); te >; chiedo un’ ifola dove poco prima guizzava- | ragione di quelle ftrabbondanti ma- no i peici. E dopo pochi anni, παρῇ terie, che tratto tratto fortono dal- nell’anno 1650. nel di 27. di Settem- lle aperte bocche di cento .€ più bre dopo frequenti terremoti , che.(|mbnti fiammiferi , defcrittici dall’ tuta l’ifola di Santorine fcoten ‘0 | 1 anzidetto Kirkerio (e), dal Val. l’ultima revina minacciavano , 16}, L'afttazia s dalla Biblioteca de’ Filo- fumo e fiamma dal profendo delmare,| | fofi(f). Seil mare non mai cedette ein fine apparve un'altra ifola(c). | [un palino ‘de’ iuoi antichi pofleili, Ma farebbe. troppo lunga colta il! ‘non mai formaronfi de’ nuovi mon- mottrarvi a dito ad una ad una tutte | | ti, mai a’ vecchj itrati furono ior- quelle ifole, e que’ monti , che dalle | potti de’ nuovi; che ie ne fa, dove itorie diconfi formati da’ fotterranei | fi perdono quelle ceneri,e /4ve,quelle fuochi. Perciò nulla dirovvi di | pietre, e que’ maffi, che sbucano tut- “ς pd 3 . = quell’ ifola, che nell’ anno 1707. το dal profondo? Quanti materiali nacque nell’ Arcipelago, pregna διὰ] ἴον avra rigettati il folo Veiuvio, e feconda di groiliffime ottriche , el i lidi cui incendj fono per lo meno di altri annofi tettacei (4): di| ir quanto le arti UO ; fe giufta il computo di Antonio Bu-

( | if iciron (ib) Die fabbathi menfis Fulit anni 1638. ignis lifon (8) Je materie vin da tum inexplicabili violenti, 101 obftante diéi loci nell anno 1694. erano forle ali ant oceani 120. pedum geomerticorua +... vr-red| per fabbricare un altro monte , il

ilo ————@———____66—@@—6_—1—TT—m6@—_ 4) Phyl. feît. 3. memb. 1. lib. 1. cap. 6.

ditate , esupit , ut ad tantuma extinquenduns ἐπ- quale pareggiaffe in grandezza il

cendiuns ne ocesnus quidem Jufficeret +... Porro ‘ex varia immenfague vepellamsentorum muititu- dine infula nova in medio, eoque profundiffimo ocetno exortd , in principio quidera parva quin- que jugerum > at in dies Augmentata tantum axcrevit , ut αὐ hinc 14. diebus [patium longi- tudinis quinque millizri im occaparit . Tom. 1. mund. fubter. lib. 2. cap. 12. $. 4. irfulas muri, junxitque terris : Antiffiwm Lesbo,

| Ca Velu- (c) Lettera del Sig. N. N. al Mazini nel il 2.| | Zephirtum Halicarna[]o, Ethaulam Mindo, Dromi-

|

I

) b ) Geogr. lib. 1.

c) Hilf. nas. Lib. 2. cap. 37., & 538.

4) Pin. μὲ. παι. lib 2. cap: 89. Rurfies abliulte

3. del Vallifn. pag. 93. Offerva però il P. [οι È» Pernos Mileto , Narthecufiwna Parthenio

Riccardi effere quetto uno fcoglio , che non Promontorio . Syriten Ephelus ia M:diterranes

formonta il livello dell’ acqua. haber , Del'uridas , Sophorniam vicina ei Maugzne- (4) Relazione del nuovo Jcoglia di Santorine nel fia , Epidaurss , & Oricum infule effe defierunt .

tom. 2. del Vallifn. pag.351. Di quett’ Ifola |. Vedafi pure Ovidio nel lib. τς. delle Meg,

narra il P. Gorèe , che nell’ anno 1708. e Strabone ‘nel lib. primo Geogr.

aveva fei leghe Inglefi di circuito , e che ) Tom: 1. lib. 4. cap..6.

fino al 1711. continuò a crefcere. Vedi 1 | ) Tom. 2. pag. s., 417.

Steria Moderna tom. 7. cap. 4. ) Pag. 72.

pe n] Sa |

20 Vetuvio fteffo . Nel noftro fecolo | una notte nell’ anno 1538. (2). pure avendo mifurato un dotto Ac-| | non è anch’ egli una prova. palpa- cademico di Napoli (4) la:materia | | bile di quelle forprendenti muta- ftrutta intuocata , che fcaturì da | zioni , che feguono or qua or quel monte nell’anno 1737. » ci affi-| { fulla terreftre fuperficie

cura, che oltre alle ceneri e pietre | | Che fe la ftoria profana, la lanciate in alto a guifa di bombe, | quale ftendefi addietro {oli due oltre a due torrenti di fafli lique- | pila poco più anni , e quanto δ᾽ fatti, i quali fcefero dalla fnpieerors | fecoli più rimoti tutta reftringefi antica bocca , que’ foli materiali, lad una parte del mondo , ci .fom- che fgorgarono da una nuova aper? miniftra um gran numero di can- tura, fattafi in quell’ incendio ne’! | giamenti accaduti fulla. fuperficie fianchi di effo monte, afcendono | | della terra 3 quanti poi dovremo alla fomma di 319. milioni, 658. | | dire, che fiano quelli , de’ quali non mila, e 161. piedi cubici di Parigi.| | c'è rimafta memoria alcuna, o per- Dove dunque νὰ finire quelta | | chè avvennero ne’ fecoli più lonta- immenfa copia di materie, fe am- | I ni, di cui ci mancano le ftorie, o monticchiandofi mon. formano de’ | |[perghé {eguirono , come più volte nuovi colli, 4e nel;mare entrando! ! accade, a poco apoco, e in più ri- non ne fcacciano Facque, fe piomìs | prefe , onde neffluno ne fece le ma- bando fulle pianure non le rico- | raviglie, o perchè il campo di tat- prono di nuovi ftrati ? Vorrei fa-| iti fpettacoli fu qualche fpiaggia di- pere altresì come facefle a loetrarfi | |fabitata, o qualche mare incognito, dal noftro mondo la famofa Città | |dove non eranvi altri fpettatori, di Erculano , la quale s’è poi ori | fuorchè le acque, e i fai? E in ve- vata nel mondo fotterrano » fe non | ro chi.mi negarà , che fiafi formato fu feppellita fotto le. materie dal | dopo: il diluvio quel monte vicino Vefuvio tramandate ὃ. Dov’ è al! {a Berna, fotto di cui nell’anno 1462. preftente quel celebre. lago Lucrino | s'è trovata una nave, colle fue an- tanto lodato. da Marziale (2) »:€ | |core, vele, e militari attrezzi. Ec- da Orazio (c) per l'oftriche fapo-! |covi il racconto che fa di un ftu- ritiffime , che produceva, ie non | l'bendo ritrovamento Teodoro Mu- fu quafi tutto interrato da quelle | reto (5). Fulgofus gravis byftorio- ceneri 9 che mandò tuori la I | graphus narrat prope Bernas anno

per più fecoli appreffo Pozzuolo ? 462. E quel DRUZLIO ETERO " che an- (4) Giorgio Agricola Scrittore contemporaneo cora dicefi Nuovo, per eflere ato! nel lib. de nat. corus que efuun: exeterra, formato colle materie eruttate in | Lib. 4. così parla di quel monte . .Apud | Avernun lacwmn ardet mons, quer incol e idcirco | modernum nominant > quod nuper jaltu pumi- cum, © cincrum in campeftri planitie fulbus fr.

MddiPeirthbBp! στ sedette A E BO, | | | Ventus'enim cum pefrecilfet terrari exiit cum (a) Vedi la Storia dell’ Incendio avvenuto nell’ flamma ;; obruitqaue. Tripergulas parrter cum anno 1737. fcritta per l'Accademia delle» | multis balmeis . ».. partem etivm lacus Averni . Scienze da un Accademico di Napoli . Cinerem vero ad mu'ta γα paluwm in Apw- (b) Lib. s. epigr. 38» | | Liam, Brutiuna [puifît . ) Ode 2. lib. s. | 1(8) Nel tratt. de «fu wwris cap. 21.

1462. inventum infra terras perve- | tuftum ligneum navigium ab tis, qui in fodiendis centum, atque ἀπε Dlius orgiis deprefsi metalla rima-| bantur. Aderat autem & ferrea an- chora, è vela cannabina, È a: |

|

2:

Et procul δ᾽ pelago. conche. jacuere marine 9 o }-ilsop

Et vetus inventa. ef în montibus anchora fummis.. | ὦν

Ma ben mi ayveggo ν᾽ che vi

| farei per avventura.di tedio, fe vo-

lee virorum quadraginta . Neffuno | | leffi qui fcorrere δα uno ad uno

per verità fi è prefo la briga di re | | giftrare nelle ftorie il giorno della nafcita di queflto monte; ma non | perciò è da credere ch’ ei nafceffe

allo iteffo parto con que’ molti, che vennero alla luce nel terzo giorno | | del mondo , talchè prima degli uo- | | mini vi foffero gli elmi, ele navi. Lo fteffo dicafi di quell’ altro ἌΜΕ | te nel Perù, fotto di cui fcrive Eu-| | febio Nieremberg (4) efferfi (τον! | vata un’altra nave. Yuxta Calaum portum Lima, cum evifceraret ava- | | ritia terram, infecuta aurt venam , | | navigium inventum eft fub ipfo mon- te. E affinchè alcuno non mettile | | in dubbio un fatto raro, ne re- ca tofto in conferma un altro fi- mile, dicendo: Fidem pis Ad (trai | |

Petrus Mexia, qui. (ub eminenti | | monte aliud navigium repertum fat | rat. Ma oh quant’altri efempli di fimil forta fi potrebbero aggiange- | re! Il principe de’ Geografi Stra- | bone racconta anch’ egli una fto- ria di varj frammenti di nave I trovati fotterra tre mila ftadj lon- | tano dal mare (5). E fe δ᾽ poeti] fi può dar fede , anche Ovidio ci) narra efferfi trovata un’ ancora fol! alte vette de’ monti, fulla quale poi | filofofando ci lafciò fcritto ((c).; Vidi {πέδας ex equore terras, |

{a} Hil, nat. lib. s. cap. 2. { δ) Geogr. lib. 1. { c ) Lib. 15. metam.

pro ne il loro numero . Effendo .ftato formato tutto il Continente co’ ma- teriali

tutti que” contraffegni,, che in più monti fi trovano , provanti » ch’ effi altro non fono , fe non fe sfoga- menti degli antichi.o recenti ter» remoti. Tali fonole figure de’ falli ; Le sfenditure, eli fquarciamenti de’ ftrati ; E finalmente que’ pomicî e tuffi , e concrezioni tetre e abbron- zate 9 e terre vetrificate, e fimili produzioni d’un fuoco (otterranea (4). Che però lafciando tutto ciò da parte, vi dirò folo per ςοηΐεγ- mare quanto. di fopra ho ftabili- to, che ficcome i monti impicco- lifcono fempre coll’ invecchiare. e molti di effi dopo di effere. dura- [τί per qualche fecolo , finalmente fparifcono, così è ben giufto , che

Muando in quando; ne vengane otti de’ nuovi, per confervar-

cacciati. in fu della. ter- i monti perciò fotto

i fe delle immenfe caverne, e erò, fe tal fiata accada., che da’ remuoti vengano fmofle le bafi , o

ceda-

---------- -. ᾿οΟ΄-Ος.-.- ° ----------.--ἠὀθἠ -

4) Vallifn. lett. 1. al Rotari num. 79...A detti

contraffegni il Buffon ne aggiunge un ialtro , che affai più frequentemente s'incontra lin ogni dove, e fono /es fables , qui me font que des fragmens de verre. Dal che ne inferifce: Os fe pefuadera facilement que la τοῦθ 4 ist dans un ἐξά: de )izuefadion produte. par le few, lorfqu en fera astention a la nature des matieres ,; que renferme le globe. ,. dont la plus grande partie, comme les fubles , di les. glarfes Sont des masieres +isrifites . Hiltoire nat, tom. I. ALL 7.

22 cedano quelle {mifurate volte, fulle | come fono le cafe , e torri di- quali poggiano, traboccano quette| | venute nafcondiglj 'de’ pelci (4). gran moli , e cadendo riempiono | | fi fermano qui tutte Je perdite novamente quelle caverne, ‘da cui; | del Continente , e principalinente un tempo fortirono . Lo fa il Ca- | de’ monti . Vengono efli di più nadà, che con maraviglia, ed on) | | copilpantenta fpolpati dalle ac- rore vide nel 1663. batterfi fra fe | |que, e dalle nevi ftrutte, che pel le montagne , ed ‘altre di effe ca-! ' pendìo del loro dorfo vanno ro- dere nel fiume di S. Lorenzo, | Itolando la terra, le rene, e le altre rientrare nel feno della' ter- | pietre, e feco le portano al baffo. ra, lafciando così fpianato Di I torrenti ne rodono in ‘un luogo fpazio di ‘cento ‘e più leghe, pri-! lle fondamenta ; e ne fanno cadere ma tutto occupato da orride rupi | È gran mali , in un altro gli

anni dopo vide lo fteffo tumulto! {le vifcere per cavarne i marmi, o nelle fue contrade, e in quell’ or-

(2). Lo fa la Perfia, che quater’ | uomini aprono loro i fianchi , e ribile tremuoto più monti avalla- |

li sfafciano con mine per riirova- re i metalli . Cento in iomma [0- fono (6). E Plinio nella ftoria] { no le cagioni , per cui i luoghi naturale (c) afferifce , che la ter-| | montuofi fempre fi fminuifcono , Tra ingojando il continente frap-| |e neppur una ve m'ha , per cui fi potto avellit Siciliam Italie , Si | accrelca la loro mole. Ora, dich’ prun Syrie , Eubeam Beotie ,l lio, farebb'egli poffibile, che do- Eubea Atlantem & Macrim, Bef- | po tante perdite, continuate pel bycum Bythinie , Leucofiam Sire- lungo giro di quafi [εἰ mila , e num Promontorio . Ma qual partei forli più anni , fi trovaffero an- di mondo vi ha mai , in cui non! | cora fulla terreftre fuperficie tanti fiafi veduto qualche volta il mare| | monti , quanti vi vogliono per ad ingofarfi dell’ ifole , delle Cit- | τ {om- ‘ad’ abbiffarfi nella terra, de’ | brigate τ ΤΕΣ ἜΣ ΓΤ Γ4- | Inclinata Folent cum menibus oppida meifis + no anche al prefente in molti la- Ovid. lib. 15. metam. Et il Kirker. nel com.

ghi, e mari le funefte memorie,

e

1. 110. 2.cap. 12. ὃ. 4 Prope Dordracum in Hollandia , & Dullarrum în Frifia caffella n0n sgnnbilia funefta alluvione ina. fubmerla Junt, ut vel apf ‘eminentes \in hunc dem turrium Apices prateriti eventus calmitatera polteris enan- raré velle Jideantur + Ad littus Thufcum non procul Libfrno integra wrbs: undis ceffit 5. homi- nun habitaculis in pifcium. laribula converfis ,

i | | quod non fine horrore anno 1634. propriis eculis

_———————+———&m_— -

(+) Regnanlt tratten. fil tom. 2. trat, 111, (3) Ivi. (CISL DI cap. 92. (d) Euumerare poffem queries repentinis motibus, vel hiaverint terre , vel defcende.int in ab'up- suna - Quoties demerla flultibus, & urbes , οὖν snfule abjerint in profunduna.... Montes etiam vel deciderint abrupti . vel planis fuerint sde- quati . Plurimas etiam regiones , © plurima fundimenta montiura latens , & ianarus 2251» confumit = Quam quidem înftabilis usture vici/- feudinem lummi nullo non tempore Phi'ofohi zen fine Gdmirsdione obfervaruat + LaRantius |

obfervavi . Inte: centum cellas , vu'go Cività Vecchia freguentia [ἀπὸ rudera in mari fpe- Hantur, quorum nonhulla Feneftris , alia portis, arcubus inflrutta (unt .... E regione Puteo» loruma in ipfo finu Bajane urbis , domus una cum plasearum difcrimsine .... monftrar in ζ..5- do maris celeberrima guondaim urbis interitus velligia . Atque hac quidim a me experientia comprobata funk .

23 videnza , che fi vede regnare nell’ alimento agli animali, e vegetabili, VETRO in ci altra fpecie di fe non foffero di tempo in tempo] |cofe : Perlocchè parmi giufto il rifarcite le loro rovine E’ egli| |conchiudere, che quella caufa ftef- credibile , che l'Autore della adi Pile la quale al principio de’ tempi tura fondaffe il mondo fu tali leg-! !follevò i monti dall’ abbiffo , ab- gi, per cui doveffe coll’ andare| |bia fin ora profeguito a produrne degli anni fempre più mancare la| [di quando in quando degli altri, la terra ferma e finalmente reftar| | per riparare la perdita di quelle tutta fpnmmerp γῶν dell’ acque ?| | montagne, DI Pi dna or pro-

credibile che {τὰ tutte le crea-| | fondano, icoicendonfi i A colti li foli monti debino | ΕΣ avallano. Il che LAT tutto giorno fcemare e nel nume-! | per vero , s'intende tofto perchè ro, e nella mole, fenza che ven-| | ora fi trovino fu moltiffimi monti gano giammai riftaurate le loro | | ranei croftacei ed altri marini perdite ? Certamente ciò n) Tholipg

fomminiftrare co’ fiumi il dovuto

contrario a quell’ ordine di Prov-

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DISSERITAZIONE

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DILUVIO

DI VESALNO ACREJO Ρ,

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ΡΣ Differtazione di Vefalno Acrejo P. A. (4)

All’ Arca ricetto d’afilo, c| | della Religione de’ Magi negavano di falvezza per la Famiglia | {il Diluvio, o la fua univerfalità , di Noè fo paflaggio al Di-| Via che i più credenti l’uno , e l’al- luvio fterminatore delle Genti ; il{ [tra concedevano . Aggiunge lo ftei- quale fofpefo rimaftofi per le Fe-; le , che meno lo ammettevano rie Autunnali , che i Cittadini di- | gl Indiani ; ma che quefto non dee vidono , ed invitano alle Ville, og-| | intenderfi in generale; dai Bracma- gi nella riunita Adunanza per poi ni affermandofi, che i primi uomi- cipio delle ftudiofe efercitazioni, al ni, per la trifta vita, tutti in un cui noftro lodevole inftituto ne fti- | Diluvio cri ea mola in queft’ anno, alla per Feo pere tre, e forfe più Diluvj, fi produce. Come però per lo fcru-! | ne attendano un nuovo. I Caldei » tinio di quella mi concedefte, ri-| | fecondu Berofo, vogliono, che av- veriti, e dotti Accademici, beni- | | veniffe un grandilflimo Diluvio il gna, e generofa attenzione ; ΠΝ x quindecimo del mefe di Defio cortefi , e fofferenti degnatevi di) |a” tempi di Xifatro ultimo loro preitarmela nella difcaffione di que- | Re, che falvò fe con alcuni mal- Di αἶρε nei ear Paso pres "τὰ SA palmente di mira il punto propo-!! mali fopra un Va 1 fto: Se 2) Diluvio (fato fia univer- | [4 tal fine per comando di cp fale, 0 particolare; non riftringen-| [0 4] Saturno. La narrazione di Be- domi però sì, che non tocchi di roio in poco s’ allontana da quella volo alcune altre notabili cofe per | [4] Mosè, fe non che trasferilce XI- dilucidarne la Storia , e pafcere il | fatro , ufcito del Valcello, al fog- genio della commendevole vg | giorno degli Dei . Dagli Egiziani erudizione. εϑ νάϊ: tu conofciuto il ibis τὴν ie # Il Diluvio è famofo 9 e sì| |veggono le tracce nella Storia di manifefto è che non v’ha ἰώ ἰμοὴ [ours prefo per Noè, che da Ti- gio per dubitarne ; fi al mon-| l fone , in cui s’efprime 1] genere do nazione , fe non fe del tutto | iumano corretto , fu racchiufo nell’ barbara, ecieca , ed ignorante, che! | Arca il giorno diciafette del mefe non confelli efferne in qualche mo- | d’Athyr. Racconta nel Timeo Pla- do accaduto alcuno . Uno Scritto-! itone, che un Sacerdote Egiziano re Orientale dice, che i Profeffori | | fa la fede de’ libri facri afferì a So- A 2 lone

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6 6————m——_____ ——_——__——————r—6

(a) Quefta Differtazione fi è promeffa al Fogl. τι. fac. 2. n. (4) della Raccolta Milanefe dell’ an- - no 1756,

Lo il Diluvio univerfale. Que’ di| ni: Quanto ‘alla feconda ragione » Eliopoli nella Libia mioftrano un’! πὸ men efla regge, febbene l’affun- apertura di terreno, che per l’ac- | |to fia vero, e dalla Filofofia dimo- que del Diluvio ingojò il Tempio | |ftrato. Non niego effere proprietà di Giunone: e infra li Cinefi corre | | naturale de’ fluidi, per cui vengo- una tradizione, che Puonvi eni io fpinti a ferbare tra fe perfetto ò con la {ua famiglia. Le Storie| [equilibrio : ma fe porremo mente

Greche lafciata ci hanno memoria | alla fcabrofità della velate fuper- di due Diluvj , l’uno regnando in! ! ficie, f{corgeremo chiaro ; che non Attica Ogige, mille fettecento no- | ᾿ oftante fiffatto equilibrio , partico- vanta Ù anni Seo Hier Era Sera [lari LI indie rt δι are al computo del Dupin; l’al- | | mondo. Avvegnachè la terra fili-

imperando in Teflaglia Denca- | | came fia sferica, non fono però lione , mila cinquecento ventinove | | tutte le fue parti efteriori egual- anni prima dell’ Era medefima. An- | Isin dal centro lontane; ma ve- ton Lazzero Moro giudica, che at-i | donfi alcune più depreffe delle al- fatto favolofi fieno quetti Diluvj; | | tre » che .s’alzano loro d’intorno. perchè di favole vanno ripiene le | [Pongaf adunque, che una Provin- Storie de’ Greci; e perchè venen-| !cia (e varie fe ne trovano) la qua- do tali Diluvj come particolari buoni le fia delle circoftanti più baffa, ed fiderati, impoifibile farebbe, che | | abbia un folo, o pochicanali, per foffero ftati di lunga durata per l’in- | { dove fcaricar l'acque, e che le piog- | ἘΣ fieno sl dirotte, e continuate 9

| |che gli alvei non bsftino a chiuder-

| ΠΕ in feno, e condurle, o perchè

angufti affai più del bifogno, o per-

| | ché appianati da rovine di fovra-

| | ftanti rupi, cagionate dalla corro-

fione dell’ acque , oppure da qual-

| | che {quotimento di terra ; allora

certamente imbrigliate le fiumane ,

e impedite nel corfo , faliranno le

| fponde, e le fpiagge, e d’ogni in- | torno allagheranno il paefez e l’al- lagamento converrà che duriinfino

Lal ceffar delle piogge , e al toglierfi | gli oftacoli , che impedifcono; 0 ri- Guest il corfo dell’ acque. Leg-

nata proprietà de’ liquidi di ftar fempre in equilibrio. Ma con fua buona pace, quand’ Egli: non ab- bia ragioni più fode , e più fufli- ftenti di quefte, io non credo cer- to, che vi fia chi voglia tenergli dietro nella fua opinione. Imper- ciocchè , fia anche vero, che le ito- rie Grecane fieno fparfe qua, e la di menzogne, non ne fiegue, che ogni cola in quelle narrata debbafi rigettare ficcome favoloia inven: | zione; niuno Scrittore TTI

uantunque inavveduto , e bugiar- dg il quale non fia ftato in alcu- na parte veridico . Di poi non fono 1 Greci folamente , che menzioni- no inondazioni, e diluvj, ma ne

| giam pur nelle ftorie, che greche hanno fimilmente parlato, come di |

non fono, due orrende inondazio-

nine’ Paefi Baili accadute, una nell’

anno 1277.» per cui reitò fommer-

fa tutta quella parte delle Proyin- r (16

fopra accennai, i Bracmani, i Cal- dei, gli. Egiziani, ed altre Nazio-

fo Dollart sce l’altra nel1421,0n-) |fuo affunto ; la prima; che i figli de venne affogato il sran'tratto di| πο} di Noè hanno divifes e fola- Paefe, che dice tra il Brabante, | mente poffedute le; regioni ‘della e l'Olanda’: E: quefte Sip Άστε κεμῶν o. al piùle contigue piag- inondazioni fono ‘itate di lunga | 1 ge, come raccogliefi dal decimo ca- durata, che! fino al d'oggi per-| | po del Genefi, ἴῃ σὰ] fuori di'Ba- feverano. ‘Tanto in fine è [0881 bilonia, (e αἱ Ninive, di Ἰὰ dell’ dal vero, che-‘fieno favolofi tuttii! ! Eufrate, nè. del Mar Roffo, πὸ del diluv] commemotrati dai Greci, che | Mare di Paleftina 9 fi memora luo- anzi dimottra il P.Gravefon (4), che | [80 dalla difcendenza loro occupa- il Diluvio di Deucalione non fi SH to: la feconda, che parlando Eufe-

cie Unite, che ora rifporde alGol-{ | mo, e ftabilifce fu due ragioni if

tn

verfifica da quello di Noè, e che fu} | bio della natività di Abramo, di- ce: nell’anno quarantefimo terzo dell’ Impero di Nino fra gli Ebrei nacque Abramo . Preflo agli Egizj era allora la decima fefta' Podettà zione, che nelle Metamorfofi ne fa| | appellata Dinaftia ; quindi come dal Ovidio, riputandelo .univerfale; e | ! Diluvio di Noè al nafcere d’Abra-

da’ Greci fondato fopra alcuna an- | econdariamente per le circoftanze | mo per li calcolidegli Ellenifti tra- | | i I |

tica tradizione, o fu notizie cava- te da’ libri di Mosè: primieramen- te per ‘la intera, ed aperta defcri-

contacentefi al vero » addotte da | paffati non erano trecent’ anni, non Luciano nel libro della Dea Siria, { poffibile, che insì brievefpazio, ove fpiega , che nella trabocche. anzi di già da quarantatrè anni in- vole pioggia liberi, e falvi ni ansi] dietro fi affodatfe il Regno cotan- darono fol tanto Dencalione, e la! | to copioto degli Affirj fotto di Ni- ἵνα Famiglia, entrati in un’arca,| no: poffibileè , che nello fteflo corfo di tempo in Egitto paffaffe- ro tante Dinaftie.

Rifpondendo ad amendue le

agioni Natale Aleffandro (4), e È

con due Bruti di ciafcheduna fpe- zie, che niente fi nocevano, tem- perata allora da Giove la naturale difcordia .

Ma per non perdere tempo nel- le mendaci novelle de’ Gentili, che nol rigettiamo, credendo un’effet- tiva diitruzione cagionata dal Di- luvio $ io mi fo a ragionare fu la

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| ontro così. Dal paffo del Genefì

| difputa da non molti anni inforta, |

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δ): Quefti tre fono è figliuoli di Noè , e da quefti è (fato di(feminato rutto 11 genere degli uomini fopra l’univerfa terra: fi raccoglie la ri- parazione del genere umano avve-

uta per mezzo de’ figliuoli di

r facendofi dalla prima, argomenta c (

fe fiaftato univerfale: difputa, o non mai immaginata, o non mai nella vecchia età meffa in campo. Il pri- mo a farne pompa fu Ifacco Peire- rio , che fi diè 1] vanto di rinno- vare l’empia ipotefi del Preadamil-

n

Noè . Un altro paffo pure del Genefi (c): I figliuoli di Giafetto, | Go-

a) Differt. del Diluvio, (b) Al cap. 9. ver. 19. (0) AL cap. 10. ver. 2:

——

Pata

—_—————_—— P—_—-_--—---@8&_———————————-v

(4) Storia del Vecchio Teftamento pag. 86.

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6 ἘΜ Ι Gomet , e Magog: con quanti fie-| | impugnò del Diluvio fu il Voffio guono figlinoli de’ Figliuoli : δὰ (69) » Ifacco pegno δι savino - sori PRG IE ifsertazione dell’ età de 0: a tr gr i ati | clan indi om con l’animofità , e genti nelle fue regioni, - ;I i ἄμμο fecondo la fua lingua, e le fue | \ed audacia , con CH CQIDParve i famiglie nelle fue nazioni: c'indi-| | Peirerio Settatore 1a nre le parti d ndo da’ difcen-| | ammettendo egli, che ne iluvio degli di Noè υἷα : non μπῇ | luman Digi i ieranifuto perifie, tendofi già da uomo di fano in-|le.niente più fofRenendo offre Ped tendimento per Ifole delle Genti, | nodi foffe allora ἔριδα Gi > e per nazioni eftimarfi i tag fe Tavira sti acque OR dagli poli della Giudea . cofa diffi-! | ma folo quella parte, c cile farebbe il provarlo , e con | ΡΘΕ ΡΕΕ abitata . Mosè, e con S. prese init secon Efaminata l'opinione del nn Eufebio , e con tanti Eruditi, ws [fo nella Congregazione ΕΝ mit hanno ftefa la Seriana fi-| !ce in Roma l’anno snai prg . . x »: " i 3 Η 4 "" gliuolanza di Noè , e diftinti 1} | tantacinque, e comba i Paefi, che hanno abitati. ma , come eretica , e nociva , fu Così alla feconda fi bppest dipoi affoluta , o almeno tollerata : Non riefce incredibile, che nel | perchè pregato , e rin μὸν : ᾿ : i : , am volgere di trecent’ demone sro | fuo parere {opra dept fon vir Affiro divenir poteffe così e Padre Giovanni Mal paradiso 101 Imperciocchè , fe riflettefi , che] | to colà, alle ragioni da ire Caino in centrentanni potè innanzi | | in pigra Di Cogo inc al Diluvio edificare una Città, e quetò». Fu la prima, che tale opi- che in dugenquindici anni , che i ἣν» non contratta alla PRON figliuoli , e i nipoti di Giacobbe! | Cattolica , πὸ orari pr ca- {π᾿ : νὰ ; ede , e i buoni nell’ Egitto dimorarono, ne ufcì il | | pitale cn τὸν pui esa a Stage popolo, a: ia | ΓΝ son iuragio ira bill tura ne addita avere valicato ||fua Mar Roflo, affai più crefcer dee! ‘che per qualche affurdo concepito in trecent’ anni una Monarchia , | dell” univerfalità del Diluvio, qual alla cui fondazione , e ion pino lo ott og cme, molte Profapie unite concorrano;! !che fi permette, ed è ἸΠΕΜΗΝ o ; E > i | 2 il e vaglia d’efempio la Monarchia reffo ancora i Santi Padri , il de’ Genti. κι δεν tener ima Li varie dalla Scrittura differenti co delle Monarchie, di cui fi fa \fenfi, purchè non fi romene: calo s comechè o chimeriche le | rifentano gini e scorza DELE ale reputa Giulio Africano, o con tanti | ne porge S. Agottino , il qu lavolefchi trovati di Dei , e di Se- | | s'avvilag: che creato il peli» midei conneffe, che non s' acqui-| |ro ad un tratto , i {εἰ giorni della ftano fede. i

Il fecondo s che ‘pp pda ἱππτα l'Operà poftuma del Mabillone -pag. 60.

8. rertiara .

---- - -ο.

: : : P creazione 9, dalla piena degli E{po-| | nione Vofliana pin cui non fi fcor- fitori creduti per giorni naturali, | {gea pericolo, ed a rimetterla allc fol s’appellino giorni in. riguar-| | contefe de’ Critici. do a varie cognizioni comunicate | Non può negarfi però , che allora agli Angioli . La quarta ;| }l'opinione dell’ univerfalità del Di- che la sat ogni adoperata dalla | ΠΑ non fia la più probabile, c Scrittura comodamente riferire fi | [la più conforme alle efpreflioni del- può a’ luoghi abitati ; e che tra [14 Scrittura, le quali fono viviffi- tal voce fpefle fiate ne’ facri libri me, parte di cui ora ne produ- fignifica un foggetto particolare, |co; come : Coperti fono (fatt è mon- dicendo 5. Agoltino (4). ai Da tutti eccelfi fotto l’univerfo Cie- «ea della ail ani ir ᾿ di ui cubiti a alta fu

ella parte , come del tutto . La] |l'4acqua fopra î monti , che aveva ran» che alcuni Dottori Gatra-:| | Papere ; e confunta è (tata ognt licidal Diluvio efentanole vette de’ | | carne, che movea fopra la terra monti altiffimi ; e fingolarmente ill | degli Uccelli , degli Animali, delle bt afferifce A i ecs τ e " schon vg : der nterpreti non effer l’acque la "1 omini, e tutti que vate al Paradifo Terreftre , ftan- l'fprnzodi di vita è in terra morti dofi ivi fin da quel tempo Enoc| |foro: ocome inaltra verfione : Tur- in ficurezza. La fefta, chela 5165] ciò nelle cui narici alito era fa Santa non ha punto in ciò pro- trazione degli univerfî , che ftan-

. diffi SB x d p | 7 fi 3: Ed ft fi

nunziata difinizione , condanna- | | 20 Rel fecco, é morto. eftinfe_ to chi alla Terra allora coltivata ri- | | ogni fofftanza, che era fopra la ter- ftrinfe il Diluvio. La fettima, ed; va dall’ Uomo fino al Befiame , co- ultima, che niun Cattolico s'è ri-| |s? #2 Rertile, come gli Uccelli del fentito finora contra il Voflio, εἰ | Cielo (2), e non conobbero finchè ch’ ei fu folo contradetto dall | vera il Diluvio, e tolfe tutti (6). Eretico Ornio , il quale ha calun- niato i Romani Pontefici : laonde, | quando a vietar s’avefle la novella

vale fofifticare , che la vo-

|ce ogni, e dove è ritenuta nel fin- | | golare , e dove per proprietà di opinione , che alla fin fine Lo(petta | | noftra lingua viene tradotta nel plu- ioltanto fi rende dal portare in! rale per tutto , fignificar poffa in ironte il nome pic Eretico in||cotefte efpreffioni un luogo parti- niente offentore della Cattolica | | colare . Vedemmo già , che dopo Chiefa, infieme infieme s'ha.a i |etfert detto : pintatr fono | Rari î tare la difefa d’un altro Eretico | \ monti tutti eccelfi.; s'aggiunge to- della medefima Chiefa temerario | fto fotto l’univerfo Cielo; il che non oltraggiatore. Sicchè il parere do s'avvererebbe , fe foffero ftati fol Savio, ed accreditato Mabillone fi | coperti alcuni: e qualunque Inter- riduffe a efimere da cenfura l’opi- | | prete non meno, che i Santi Padri,

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(4) Nella pifola a Paolino altre volte 59.) ale |

(a) Nel Gencfi al capo 7. οἱ () In 5. Matteo al capo 1.4. ver. 38.

149,

hanno fempre intefo ogni nel fenfo | | fale s non potendo una. generale proprio di ogni 9 di tutto , ε αἰ) | corruzione! cancellarfi 9. rinovel- ctafcheduno : altrimenti non di leg- | | larfi il: mondo , fe moneon-una gieri dubiteremmo, fe.tutti gli uo- | | generale punizione, che tutti affat- mini, che rimaiero fuori dell’ ct [to coglieffe. Riflettendofi pure al- ape; ; Fr "aan sl | N pu ara sca: a itando il Genefi (4). che da’ ἢ- οὗ αἱ ridurre ne rca d'ogni gliuoli di Noè è ftato diffeminato | | fpezie d’Animali almen due; per fer- tutto il genere degli uomini I VP il feme , l’univerfalità 8᾽ ar- l’univerfa terra. Se il Diluvio oc-| | gomenta : Imperciocchè più facile cupata aveffe la fola Paleftina , co- | era ripararne il genere , 0 più τὸς me s’idea il Peirerio, o fol tanto| | fto mantenerlo con que’, che firi-

| ΕΜ ΘΗ

una parte del Globo Tortoli reni! persa nelle piagge illele; oda- va La ingegna d'efentarne gli} | to geriieniianzin , ori folo 6-1 pi i3 "τῆς qual forza sat con tri rotti a cippa in cui gli

ale macchina, e con quale por- nimali viveano s facile era anco- ARE ie non fe diritte in cerchioi | ra, che per ifcampo gli Serpe > a foggia di muraglia, tarebbonfi | |laflero, e gifferg.i Quadrupedi di rattenute l’acque in quella Regio-||là dal limite, che all’ allagamento t n

ne E come falir poteano in un! ! fi prefcriveai Tanto più, che tut- Paefe quindici cubiti fovra i mon-

| e queite cofe venivano dalla fom= tr, enon incceffivamente per natùa |

la Providenza Divina regolate . Confermafi chiaramente l’univerfa- diffonderfi altrove? E fevifu Re-| | lità eziandio dalla e bale ione, o Poggio dal Diluvio efen-| | di S. Piero (4), che paragona la a » perchè fmi comandò Iddio 2| πω ποτὸν deiolazione del fina- Noè di fabbricar l’Arca per ivil lle da farfi dal fuoco a quella fat- falvarfî, piante gin ritirare , | ταῦ a Aa $ esa ΠΥ ove non giungefle il Diluvio ; a| | mondo dall’ acque inondato per: ; e pra di Lu act fue (da cei pic ai ae che pub- ine e dall’ eccidio di Sodoma fu icando 11 tremendo eftremo giu- riferbato ? E meglio era al certo | dizio, con lo fteffo aperto contron- i i i 2 prime: atto fi è ne Ailenc cola ciaielaza γα ᾿ς | leone αι ΒΩ, Lo odi κὠρ αν te, che per unanno intiero il com- | giorni del Figliuclo dell’ Uomo . . . mms: chiufo nell’ Arca all’ «ct [8 He il ca e perdi tutti. itanza dell’ onde, ed a tante fati-| | Che foffe in fine univeriale; trop- che. Quallora venga in confidera- | po coftante è la Tradizione non zione la cagione del Diluvio , Li po de’ Santi Padri, quanto, fra i la generale corruzione, perchè ogni | | Pagani, di Beroto Caldeo, di Gi- carne avea corrotta la ina via, ben | | rolamo Egizio ; di Abideno Affirio, s'inferifce, ch’effer dovette si (e Platone, di Luciano, de Aes odo-

gravità, e fluidezza fcorrere, e

| | | | | | |

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πος SEL τ᾿

το - -α-«----αἄἰὐσοξύτος σατας απ σασσνοιν cene x {4) Αἱ capo è: ; | i ΔΙ cap. 3.

lodoro, di Nicolò Daniafceno , ed | | rammemorati . che al si altri, dal Padre Natale Aleffandro, | | Giove Ammone in Africa appefi_ e da Ugon Grozio a dovizia an- | | rimiravano . d’altronde fi noverati; ed una Tradizione gene-| | vuole effere ftati portati fulle pen- ralmente ricevuta, così in quelta;| i dici, e le alture lontane cotelti come in qualunque altra materia | ! corpi ,, fe non fe dall’ acque del ferve d’irrefragabile argomento | Diluvio inondantiil mondo intero; Mal fi opponeil Voflio appigliatofi | . e perchè elfi non in ogni monte alla Cronologia de’ Settanta, che! | fi icuoprono , chi in un modo, in due miladugent’anni dalla crea- | | chi in un altro a talento ne fpiega zione al Diluvio, fparfi non foflero | " fenomeno , foftenendo il filttema gli uomini per tutte le parti deli |dell' univerfale Diluvio , che fi mondo; quando , e per la diutur- | | prefigge be) ani na età, e per la robuftezza conie- Ma di efficacia , e di evidenza guen'e de’ corpi, potevano averne | | perde affai tale riprova al rifletterfi, moltiplicate in guila le generazio-| I che a molte, e varie cagioni rap- ni, da riempirne d’avanzo ogni re- | |portafi l'origine delle chiocciole , gione, anco in foli milasioquesonte | | felie conche, e delle fpugne mari- felfantafei anni, giufta la dottrina! | ne nelle cave, o nelle coite nion- de’ tempi da noi abbracciata; come | | tane. Altri le attribuifcono a vere gia ne afcoltafte il diligente calco-| {produzioni di mare, balzate fui lo fatto per foli cenventott’ annij |poggi da vomiti di fotterranei dal noftro degniffimo , ed orbi; lis hi , da urti di tremuoti, e tifimo Accademico, e Promotore| |da violenti e turgidi fgorgamenti dell’ Accademia il Conte Sola. d'acque . Altri figuranfi , che fic- Oltre le allegate dimottrazioni, ! | come nel mare s’ingenerano pian- eteltimonianze sche fono le più for- | |te , ed animali, fomiglievoli alle ti, e le più convincenti , fi argoifce | | piante s;, ed agli animali di terra, la univerfalità da molte forti di Pe-! {così nella Terra per ifcherzo di fci, di Vegetabili, di Nichj, e di] | natura, e per gara di fecondità con Zoofiti marini, i quali impietrati | eguale virtù piante, ed animali s’in- fi rinvengono ne’ monti anco al-| | generino fomiglievoli alle piante, ed tiffimi dell’ Elvezia, della Firncia | triti mare. Altri s'avvifano della Spagna, dell’ Olanda , della | aver potuto i marini corpi :imanerfi Norvegia, dell’ America, del Bra- | | alle parti terreftri appiccati, allorchè file , del Perù, della Dalmazia 9. | pella creazione furono l’acque riti- della Grecia, e della noftra Italia, | rate, e divife dalla Terra ferma, e in tutti que luoghi, dove i Ne È ragunate ne’ mari. Altri altre turalifti fi fono prefo piacere di! lfembievoli colte fonofi immagnati, ricercare , e fcavare, non (οἷο ac-|!che raccoglie , e riteritce Anton cofto al Mare, ma da lungi le tre, | | Lazzero Moro . Ma checchè fe ne e le quatrocento miglia , di fimil! ! dicano coftoro, quefte produzioni fatta ftimandofi que’ dagli Antichi | però , che a ben confiderarle, fi Di(ferr. del Diluvio. B fcor-

10

fcorgono effere veramente marine, | | panne d’Ulivi, che hanno immer- non poffono meglio falvarfi , che| jfe, e fitte inmare leradici, e che ricorrendo all’ univerfalità del Di: | Ξ le denfifiime frondi tra fe con- luvio . | neffe, rendono ombra continua a

Ora fia bene difcendere uao Prin cri da’ caldi raggi del So- confutazione di nuovi argomenti ,! le. Or bene, vegetando tanti al- che all’ univerfalità s’oppongono , e | | beri nell’ acque ialmaftre , e affai la nt del Diluvio fi for: | più nelle dolci, come il Salcio, il zano d’indurre . Il primo fi traef { Giunco, ed altri giornalmente ve- dal ramo verdeggiante d’Ulivo, re- | diamo, perchè s’ha a fare dalla Co- cato dalla Colomba nell’ Arca : im- perocchè non poteva quel ramo el- fere fpiccato in limaccioté paludi dagli Ulivi, ai quali dal gran cu- mulo d’acque coperti, faranno mar-

| lomba itenderecil. volo per centi-

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| cite le foglie; e torz’ è, che la Co- |

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| naja di miglia, quando effa in po- | ca diftanza fchiantar poteva il ra- Te s che da un Poeta è vantato Ramo di fempre frondeggiante Oli- | va s e che al ceffar del Diluvio fa- lomba da Noè fpedita, paffando li [τὰ vieppiù rinverdito? Maffime. fe monti d’Armenia allagati, fia vola-| | ta ne’ campi più alti, e non alla- | gati dell’ Afia fuperiore,a corre da- gli alberi pri verde fe rt dida si lo fteflo asi a Senza badare a’ comenti dil |gio, allorchè non ritrovando, do- molti ed Ebrei, e Criftiani, anzi | ve requiaffe il fuo piede, nell’ Ar- di pis TALIA diri FRI ca gf 0 i + no colto il ramo dalla Colomba ol fecondo argomento fi pro- nel Paradifo Terreftre, fi rifpon- | | pone la cagione del Diluvio = de: che, tea Plinio (a) crediamo ato unicamente in punigione de’ nell’ Eritreo pullulano e Olive 9 δ ΕΥ̓ di Dio, es’inferifce, che Lauri guerniti di bacche , e Plata- | | riputari fotto nome di Figliuoli di ni, e Pioppi elevati : fe a Plutar- | | Dio i foli difcendenti di Seth, effi co (5)dal fondo dell’ Oceano ΡΕΒΟῚ unicamente, non altri uomini 9

poniam mente, che anco nell’ ufci- re la prima volta, come le conve- niva, ben potea, e faputo ἀντία la

fo i lidi s'ergono piante di fmifu- fe incorfa la pena. rata grandezza, cui gli abitatori, Ma il contrario viene patente- di Lauri, e di Ulivi per la raflo- | mente infegnato dalla Scrittura (4), miglianza dan nome : e fe al Boc-| {la quale attefta corrotta. l’univeria carto (c) lefoglie d’ Ulivo molto | i Terra innanzi al Signore , non me- cagate ARS τὰν Ἡτὰ e pioggie , di forta che per tefti-| | er igliuo omini. N pata di Strabone , e di Dio- | giova poicia al Preadamita Peire- doro (4) i Pefcatori fi teffono Ca-: [sio l’intendere per Terra foltanto la Terra de’ Giudei, cioè la Pale- a Digg Fine perchè nel tempo del Di- luvio

--.-ς..-.--.ὕ.---....-ὄ ----

(a) Libro XIII. cap. 25. (ὁ) Libro de fiscie 12 orbe Lug + | | - (c) Libro 1. cap. 6. (d) Libro 3. pag. 109. (a) Nel Genefi cap. 6. veri. 12.

11 luvio non v’erano Giudei, e quan- | ferzione della Scrittura fpieghino, do incominciarono ad effèr tali ,| | come naturalmente avveniile queito la Paleftina non fu immediata lor | | inerzia . Primieramente ‘Tom- terra » finchè Giofuè non ne gli | mafo Burnet (4) mette per fonda- mi.e al poffello: perchè quando paro il Caos de’ Poeti, fingen- Mosè del Diluvio fcrivea è non mal dofi, che ogni cofa torbida foffe, in Paletina , onde l’aveffe a rap-| |e confufa, e melcolata ; terra, prefentare col nome di terra ; e| | acque , aria fi diftingue!- perchè confta effere ftata ne!| | fero. In quefta indivifa contufione Diluvio ravvolta l'Armenia ; tanto | | di materie indigefte è ben giufto, dalla Gindea rimota ; non lafcian-||dic' egli, che le parti più σταῖς, do Solino di farci pur fede , chef {e folide fieno per la gravità calate alla fua età nelle montagne della | intorno al centro , e che il refto Teffaglia apparivano ancora del||della materia natante in due ordini Diluvio ficure veftigia. di corpi feparato, con l’uno, co-

Il più fpeciofo , e più forte è! | me più leggero, e facile al moto, il terzo argomento , ficcome pro-| | abbia cottituito le ragioni dell’ veniente da fifiche ragioni, il qua | | aria , e con l’altro, come al moto le foftiene non effere feguito l’uni-! | più lento , e mediocremente_ leg- verfale Diluvio {enza l'intervento | lesione compofta abbia la maffa de’ di molti miracoli . Imperciocchè| |liquidi , ed ingombri lo {pazio di fatte replicate geometriche prove,| | mezzo infra l’aria, e la terra . raunata infieme l’acqua tutta de | ΕΒ comecchè i liquidi Lions fono fonti, e de’ mari , a pochi pafli | pingui, parte magri, dovettero 1 afcenderebbe, e non a quattro nola: | (pagg: a’ magri fovrapporfi , come quanti fe ne richiedono a toccare! ll’olio galleggia a fior d'acqua. Ma le cime de’ monti altiffimi . Anzi | | Rantechè l’aria, e l’acqua perfetta- qualora l’aria tutta , che circonda | mente ancora non erano chiare, la terra in acqua fi cangiaffe , per | {trafparenti , ebbero in lungo pro- i{perimento del pefodell’ aria, non | μην, o di tempo a fpurgarfi, nel accrelcerebbe l’altr’ acqua, che per | | quale fpurgo , ficcome l’acqua tra- l'altezza di trendadue piedi : altez-; | mandò le fue fecce nel fondo ad za , che giammai non baftava all’| lunirfi con la terra interiore , così acque del Diluvio per forpaffare | l’aria calò giù que’ corpicelli crat- di quindici cubiti i monti più Resti fetti, che da prima torbida in fe celfi , fe non fi rarefacevano ; nell | rachiudea: ed effi corpicelli difcen- qual cafo atte non erano al fofte- | laterida4 de’ pingui, ed untuofi li- gno dell’ Arca. i ‘quori imbevutifi, fi congiuntero in-

A ribattere ingegnofo 9 e| | fieme, e formarono una gran crofta. fperimentale argomento con altret- γε ταμεγᾷ fi fu la terra, il primo mon-

tanta fottigliezza opinati fi fono) |do abitabile, dappertutto uguale

varj fiftemi della terra avanti ἫΝ Bz fenza Diluvio , i quali con falvare l’af-

T——++—+—_T —— ————— —_——— | n—_—_ —_————_——_—_____-_—

| Nel libro infcritto Telluris sheoria Sacra «

E ’equilibrarfi dell’ ac- 1 : ἐὰν abile, per l’equilibrarfi del 1 dirai lic τα νηδισρενινοι μ᾿ ἀἀπυνοπθ rovine del Di- minenza » che dalla generale it Ilia Il’ abiffo , che per aio i i, e inj ]luvio ; e que abitlo , Di με por rione listadEoi al| [lunga ferie di fecoli era ftato fot- tale ferma po rose in due partito Male ΠΝ il{ |terra nafcofto , in P Diluvio . Ciò fuppofto , così | | ggiore fituò ὟΝ - Rif te! Icon la porzione: maggi d Fenomeno fi fpiega : Rifcalda ᾿ ripofliel} fotterranei ‘ti è ita | |l'Oceano; ne’ ripofliglj fc Σ oltremodo le parti della cro è shueschie n ‘Eclitticz -| |locata la minore . Così al v elteriore fotto l’Eclittica , e pene | μ᾿ 3 Indi : "ἢ - ΗΕ ‘diftrutto mondo fuccedette il n trando il calore all’ intorno , co | | Start PR ΈΘΕΘΕ li lmbata iti | if. ta a] |ftro; quale oggi giorno so minciò l’acqua pur rifcalda ΗΓ ἐπ Gneo : inui vapo- Quanto fia infufMfiftente q mandare copiofi, e continui vap N τ : ΝΕ i lait i; i iftema ben ne pruova I ped medie τ ii proel Moro (4). ὙΠ 7 coia iparfi per l’aria, venivan de ta rifarfi man- Γ ; è comprenderlo dal ravvifarfi ma: Latency er ogni più difece PI e ρ ες 5 alre λον αι - itabilito fu le regole del p ; fendeva , e s’apriva; ed entrato per! | ttabilii Pa εἶ è confacenti a I Leo γηβα μον evi i Sasa "Riohettolè ΟΥσ τ 7 - dOS . 1 a ni : cfr ORA sigma zia ra porti non una materia mifta , e inordi- dore, che da’ vapori, sforzanti ἀν | tei priva di forma, che non dii (alvaria i Afcolia gi εἰ πὸ ad alcuna particolare ipecie di crofta, tutta pri diet dat rente cale applicarofionil'sop! bile trenuoto icon | | - [e Ueblisdgidi si ‘adi abi - | | pofito Je regole del pefo de’ li uso difruppe . Quindi nell’ abiffo ca-! | pc bi. I 5 £ È DI lore,-o0 m τ terra | [dipendono ‘dalla magg dendo qua e pezzi. di "ἢ dalle natu- : : : avità, che naice dalle er molti luoghi fi} |nor gravità, : ἘΠῚ grandiflimi » P γ΄. = 36: { fiche delle cofe materia 15 SOTA aziofe | | re ipecifiche de i difpofero in guifa 9 che ipa | Ξ : hke denfe fara 16 rafti ricettacoli forma- | | di maniera che le più Le caverne, e vafti>ricettac Sf ca Rea lepitirifeifona de più - PEVTIRETORE ntità rin-| | più pelanti, ele più r re o rono, in cui l’aria in qua | ᾿ ; Ε lede τὲ “sce ia itt eggiere. Or come pratica P chiufa, più efito sir giaie di] suola fimili regole, quando tutto nto aCCOrr e a È 8 ag fi, pronto aCCOrrer Ξ 1 ò I fc l: fcompi liato 3 . meicolato era , e PIE dita. Ecco per quanto indovina o | tratta non Vai sar 0 e uando la materia con cia Ἷ È spesa | Ἡδε propria forma; quando niente durare 1 iluvio alqu: “gui! E, ; i raro rr 4} jera più dento, niente più raro, ed ecco non LI del sare ἕν: più fodo, niente più liquido ; e ἐμήν ta "ἢ ftrada ad | ,e per confeguente quando , non nil pate =. dd fond i Page n vi avendo comparazione di cofe , icaro “Aran fisdiminni lata da vera più petante , © più fottentrandovi l’acqua » 4 ἧς mei leggera dell’ altra ? Mentre poi fuf- l’inondazione, e le parti ce Gera filone tto αἱ penfare ra più alte fi {coprirono : 4 ἘΠΕῚ Idol Burnet era fiuido , e liquido, doppyvarpigioriglblle swaganti 20- e fat- que, dopo giunti 1 rottami del- | | τ Pie SRI PE SR SD Pc | la dirupara terra a fondo fodo, ei;

| Lt) Lib. 1. cap. 7. pag. 29.

13 e fattafi appreffo co’ naturali pefî | | diveniva l'abiflo in quattrocento fet la feparazione sive la Cafe anni , Finalmente fi abbatte del delle materiali cofe, ciafcuna prefe| | tutto il Burneziano fiftema nella . - αι ,: . » . il fuo pofto Linn ἐβηροοῖτα de pre tica vuole minundigi Rici: gravità, o leggerezza. M δΙ lato di rovina nella mondiale fiam certi, che non andò già così pare spia s collo avvertire, che il la bifogna . Conciofliachè fi veg- | Diluvio crefciuto non farebbe , e gono fafli , e marmi nel fommo de | ! fcemato a gradi; come narra Mosè; monti , ed all’ ingiù fabbie , ed le cagion naturale afcrivere non fi argille più lievi de’ marmi, e de' | | potrebbe alle piogge ; e nel gran È | precipizio della volta l’Arca fer- metalli fopra altre di metalli RO, bata non farebbefi illefa fenza uno gravi; come accadde al celebre ftupendo miracolo . Nella parte, Valifneri ia divi di | | che mare non ammette μὴν redar- zolto fottopotta ad una di a i guifce col leggere a chiare note e di rame . Non più di valore ha ! | nel primo capo del Genefi , che la figura ovale , e bislunga » che) Iddio , congregate l’acque fparie s'ingegnò il Burnet con fifiche, e | | torto il cielo in un fol luogo; geometriche diduzioni di compar-; | quel luogo, e quell’ ammaflo d'ac- ez Dis 5 ΘΗ ει sapa anzi que mari ρον τ nella Pagni $ il fitema da una figura a tutti| |che perfuade il Diluvio accaduto ignota è e da lui folo fognata. [ps naturale difpofizione delle fe- Ma data cotefta figura, il rag-! | conde caufe, a naturalmente pro» gio folare cagionar poteva giammai | durlo accomodate , fi rovefcia col nella terra st larghe, e ftrane aper-| {riflettere , che in .quefta ipotefi ture ν᾽ e l’acque dell’ abiffo clean i neceflario era il Diluvio, neceffa- in vapori ; altramente ne’ luoghi | | riamente dovendo intravvenire, an- adufti feguirebbe lo fteffo : 11] \corchè gli uomini foffero ftati in- Sole, e i vapori poteauo far sadici i nocenti : quando ne certificano le < . e . re una volta groffa più centinaja! | Sacre Carte, che le ftrabocchevoli di miglia. Suppofto di più l’eccel- | malvagità degli uomini traviati fivo caldo del Sole, non tornando | | minna porfero , ed impulfo alla fecondo il Burnet all’ abiflo neffun! | vendicatrice ira Divina di adope- fiume della primitiva terra , efler||rare il formidabile braccio della dovea eiaufto prima del Dilagi o, | fua non già ordinata, ma affoluta l’abiffo : e fe, come offerva. il! ‘onnipotenza, da cui -fpinte furono, Keill, la primitiva terra avelle | μὴ] obbligate le caufe feconde fuo- avuto i foli fiumi conotciuti. al| | ri del folito ufo a cagionare quel prefente, in ottocento dodici anni, iprodigiofo effetto forpaflante li li- l’abiffo votato farebbefi; e facendofi ' | miti della natura . Perciò il men- la terra primitiva dal Burnet due | tavato Anton Lazzero Moro, e il volte più grande, per non effervi, | Padre Aleffandro Zucconi diritta- o non ammettervi mare , fecco | | mente oflervano eflere di comune con-

falli, e veggonfi miniere di gravi

14

conienfo i Sauti Padri, che il Di- | luvio da virtù provenne nino

al potere delle caufe feconde, e

Aleifandro , che fe a ciò facea di meftieri operare miracoli, Iddio gli ha operati , piuttofto che mi- norar fede alla narrazione della

dobbiamo credere , dice Natale | | |

in iftranio fenfo travolgere. qui

fi oltenti quella propofizione trita , | |

che fenza neceffità non s'ha a fare | miracoli; perchè dove uno inter- | viene, come nell’ acque del Dilu- vio al cenno divino dal loro cen- tro fciolte fuor dell’ufato, inui venire ne poffono altri ; ed un maggiore effere può accompagnato da molti minori, che lo perfezio- nino. alle noftre corte, a fiac- | che menti afpettafi penetrare tant’ oltre ne’ configlj di Dio , ed in-; dagare , e decidere, quando , o no neceflità di miracoli ς᾽ infram- | metta.

_ Giovanni VVoodvard (son: | dariamente con un capricciolo fi- | itema attribuendo tutto nel Di-| luvio a ftraordinaria. e colin | ia Providenza, fi finge , che in| mezzo al globo ftava un’ immen- fa mole d’acqua circondata dalla terra a varj ftrati di differenti ma- terie, la qual terra nella fuperficie era montuola, e difuguale, come

|

Sacra Storia, o menoma fua parola |

|| |

|glie, e d'ogni forta Piantanimali, che vi fi appiattavano. All’ acqua | del mare s’accrebbe immediata mente quella dell’ abiffo fchizzan- pia dalle cavità alla fuperficie del gloto,e raddoppiata dalle dirottit- | fime piogge , in capo a quaranta giorni arrivò a fopravanzar le mon- agne. Ricoperta per tanto tempo id’acque la terra, principiò a ftem- perarfi, finchè tutta liquefatta, le pietre, i metalli, i fali fofili, e | uanti corpi la componevano, fi difciolfero , e difciolti fi difperfe- ro, e alzaronfi alla rinfuia co’ cor- pi dell’ acque , dal cui rimefcola- mento formoffi un’ indiftinta mafla

| ἴω materia ; negar non potendofi ‘non efferfi difciolta la terra, fe fi-

no i diamanti fodiffimi, non che i

rende meno duri, indicano di di-

icioglimento contraffegno, e dirap- | pigliamento.. A chi di fiffatto di-

| fcioglimento gli chiede ragione rif-

ponde tantofto, e con franchezza

È: il VVoodvard, che il cangiamen-

to nella natura fatto per mezzo del

| Diluvio, effetto fu del cangiamento

fatto nella gravità, la quale fta in- teramente nelle mani di Dio : Econ l’ideata diminuzione della gravità fidà a credere di fpeditamente di- lucidare qualunque novità nel Di- luvio occoriîa,s cioè a dire il jevarfi dell’ acque dell’ abiffo, il difordi-

oggi fi fcerne, e nelle parti baffei | narfi de’ corpi folidi, e la fotpen-

accogliea l'Oceano, che con l’abif- | |

||

fo avea comunicazione. Al comin- ciar del Diluvio l’acqua dell’ Ocea- no fu la prima a fpanderfi, ed al- largarfi fovra la terra, e {gorgan- do impetuofamente da’ fondi più

|| ripotti, feco recò e Pefci, e Conchi- | |

fione delle crocce del mare, che più non ebbero pefo per difcendere, o quando lo ricuperarono , dall’ appic- camento al terreno ne furono impe- dite : filtema , e fpiegamento leg- giadriffimo in vero, che fenza per- dervi fopra tempo , e peo pa- ela

15 lefa da fe quanto vale, creato folo | tempetta nell’ acque dell’abiffo com- da una forte, e vivace immagina-{ | moffa . Comunicatefi gia l’acque in- zione. | feriori alle fuperiori, piovvero, co-

In terzo luogo con un novello, | | me fi accennò ; l’acque dalla Come- e vago trovato, d’avere der ἐν recate; le quali acque ftraniere, l’univerfale pop i \sporilee I mera ri at sor ps fi vanta , fiffando il fuo fiftema| |darono l’orbe terreftre, e le colon- fovra una Cometa, che nel paffare | | ne della terra comprefle dalle colon- accolto, e quafi rafente alla terra, ! ! ne diqueft’ acque, cedettero, occu- o ire ra nano mo u | σι δες ὑνον parfa gres spetto dog lato bacini ad aumenta- Il anno mi-| | re il Diluvio. Perchè al fine ceffafse così quella vedutafi nell’ τας (igiene n lafecentottanta, alla cui rivoluzione | | il Diluvio, dal bizzarro Autore un affegna cinquecenfettantacinque an- | lrirezioln ed opportuno vento s’in- ni, edi cui il Nevyton delcriffe il! ! troduce, che parte difperdendo deli' movimento, fia la ftefla del Diluvio. | | acque, parte arientrar nell” abiffo, Prefuppone egli, che la coda, e il| | facilitando , il refiduo coftringe alla contorno della Cometa confifteffe [ma PS Oceano , non pria in vapori rarefatti , e che la terra] | da lui riconofciuto . volgendofi attraverfo a que’ vapori, ] ᾿ς Senza darfi briga αἱ recare, e feco portafle un gran cilindro di (Erga le incongruenze del fifte- efli, i quali per la forza attraente del- | ma , o per meglio dire della gra- la medefima vicina terra, più verfo il | ziofa invenzione , per appieno at- Sole tornar non poterono . La o [ERESSE s compendiofamente fi pon- fe di un tal Cilindro era maggiore deri, che la preffione della Come- d’uno de’ più gran cerchj della ter- | ta fu la fuperficie della terra , o ra; edeguale al diametro del con-| | non doveva fendere una crofta torno della Cometa la fua altezza.| {| grofla, o del tutto fracaffarla do- Precipitarono adunque con violen- | \Vea: che le fotterranee caverne non no vapori E io avendo in dio fomminiftrato che ella terra, e per l’eltrema rarefa-{ |una porzione d’acque; non potea- zione loro 9 immantinente per Varia | no dopo accogliere , e contenere rifalirono , donde per quaranta gior-| | preffo che tutte quelle del Diluvio: ni, e per quaranta notti caddero ἘΝ che fi richiedono sforzi d’intel- piogge veementi. I fonti poi dell’! ‘letto per capire, che una Cometa abiffo , foggiunge , s'aprirono | | fcorrendo vicina alla terra, depo- così: Era la Cometa di fotto la Lu-| fiti una immenfità d’acque, e che na,.e premendo fui mari , e fula| 11] fuo contorno fia una foftanza fuperficie della terra, cangiar ne fa | acquofa 3 quando al contrario fi la figura di sferica in elittica ; ill !giudica un calido fumo, da cui che ieguir non potè fenza vafte fen- | | piuttofto la terra ftata farebbe in- diture dilatate ancor più dalla fiera | | cendiata.

E \ a ito Seme

16

Sembrando abbaftanza di fal- | far delle montagne, e delle pia- rg convinti, ji Pagin δον [idaa, fino a piso e le une ele iftemi; e non facendofi ‘cato del-| |altre alsai più bafse del fondo. de le piogge , e de’ torrenti precipi- | | mare, che allora fi avea. Quindi fu tati da’ monti per iftruggimento) | mettieri, che le/acque, le qualiera- di nevi ; della ridondanza de’ fulo mi; della diffufione del mare; dell’ | influffo congiuntofi delle ftelle , che hanno virtù d’eccitar piogge; e dello ftruggimento di molta par- | te di terra in acqua ( cinque ca-|

|

I no prima accolte, e rinchiufe in | feno al mare , fpinte, e cacciate | dalla lor naturale gravezza fi diffon- i deffero d’ogn’intorno fopra le ter- È avallate, e le fommergelsero in

fiffatta gui , che diveniisero fondo gioni penfate da Seneca) ad al-| | de” nuovi mari, che noi vediamo; tre ponendofi mente da Filone al- | l cangiandofi in aride con maravi- legate; lo fpargimento del mare , | | gliofa alternazione le terre prima l’accrelcimento de’ fiumi, e la vand [ela dall’ onde marine: le qua- tinua pioggia : chiare, e conte di-! 11 terre erano parimenti, altre pia- ftinguonfi nelle Divine Carte ledue| |ne, altre fcabre, e montuofe,a fi- precipue , e naturali cagioni del: | miglianza delle già inghiottite. Qui Diluvio : l'una, lo sbocco dell’ac-! 116 cagioni del totale affogamento que, che ftavano riftrette ne’ meat della terra fon. le due fole riferi. ti della terra: rotti fono tutti il |te, e dalla Scrittura accennate, fonti dell’ abiffo magno (a): Valtra( {vale a dire la pioggia , e rom- lo ftemperamento delle mivicerrsaggi perfi de’ fotterranei abili. Aggiun- nell’aria s’'adunano: e Ze cataratte| | ge eziandio il lodato Scrittore 9 del Cielo aperte fono (6). | | che il fondo dell’ antico mare. fia Più femplice per tanto de’ fin! ! fato alcun poco fpinto all’ insù

or mentovati , e defcritti fiftemi,| |in varie fue parti, nell’ atto mede- e più confacentefi alle Sacre Cari fimo, che le terre circoftanti s’in- te, e più acconcio a fciorre, efpie-! | nabiffarono.. Niente di meno, non gare ifenomeni fi è quello del Sig. | jrtaera che tutt’affatto la fuperficie de la Prifme (c), che vengo ora| |terreftre, fecca da primae abitabi- per ultimo a ricordare. Supponej |le, fia ftata afforbita; ma accon- coftui, che il globo terreftre siede [line s che alcuna perfeverar po- diluviano fofse maggiore di circon- | | telle nello ftato primiero . Suppo- ferenza, e di diametro, che delia lis la qual. cofa. vien tolta la bri- fente nonè, ma in gran partevoto! {ga a’ Teologi d’affaticarfi nel ri- nel feno, e fparfo di fmifurate ca- | cercare, come Enocche fia cam- verne; e che fiafi riftretto a quella | | pato dal Diluvio, fe fu univerfale . minore eftenfione, che ora poffie- | | Imperciocchè allora poffiam dire , de, collo fprofondare ; e puri pose l’ano, o l’unico de’ paefi non i inghiottiti fia ftato il Paradifo Ter-

HORA ς το AIALIIO. ΠΑΘΩ͂Ν reftre, dove il Santo Patriarca fen (3) Nel Genefi al capo 7. ver. 11, I 71 È Li I

(5) Nel Genefi al luogo citato , | dato ΣΡΙΊΒΟΒΙ il Paradifo medefimo (2) Tranf, Filof, num, 266, ΗΝ

17 unt ; ‘@ n enefi che.il " ato | | Leggiamo ure nel Gencfi, per msi fe st ad Gicho ἰδ βρη ‘era appieno το 1 altezza, : | | ‘to dall’ di: maniera che τὶ te del] | perto dall’ acque ; c occupare la ‘parte più dibagara tut- [ὼ Spirito del Signore portava fu 0 pane ie Lampi la tha ac-| | l'acque . Di più che l’acque. furo- pp μὴ tiziana piera Ino in due parti divife ; l’una;lo- que daliffero . È e su onde | cata ful termamento: E Iddio il Svvicalia biglie io | Gi mecenate 16 Sort tin 41 cri Chigi οἵα di Feror Soto il ferma mento da que!l- prano nicch) » small can edi s| \le, che erano fopra il fermamento; pefci » e d "gira, ῬΕΙ͂Ν ar va-| | l’altra ripofta nel mare , e ne’ fonti, , frutti , ed altre ἫΝ e nelle mi-| da cui ridondano l’acque terrene: pag rs “€ ciofliacofa- | Sotto i cielo in un luogo: e le con- vifcere della Apre DE uivi pro-| |gregazioni dell’ acque appellò mari . chè prima»!del Di pettini iii | Dei fermamento , e dell’ acque ivi πάν γ παν εὐνὰς aio e al-| | rimafte ognuno ne ragioni , come DI, e dei terre I eli aserada.. Il fi è, che in i Ei τον 1 aggrada. Il certo fi è, In price ere Ze i] | Pine vt ritornarono. Vogliafi feno della terra " 3 τ Fame dunque i, che l’acque feparate da’ gue, feppellizi:pofeia er necelisa- | | mari fieno rinchiule in determina li, e nelle scampi rfi, allo-| |to fito, 0 vaganti entro le nuvole , rare νας ἸΡΑ ΕκΟ λα θκε pali | ecto come inaturalmente avvenir rachè il fondo de ΤῊΣ in fatti 11 Diluvio i 3 È otè, e intattiavvenne i UVvIO, ceri der sf ri sche di moftra: lorgendo. l’acque dai confini del coloro poicia, e fi fono i fonti dell’abiffò ffegnate! | mare: Rottà fi fono 1 fonti de ; re s'affaticano, che le due alleg ; e cadendo .l’altre ripofte τάμα | dell’ acque| | magno; e cadendo 3 cagioni dello sbocco, de ia at soi cet | ul fermamento: e “10. cater é fotterranee, e preserie. di rai pk POTE tt “τὴς a, Ta ic cm quid] | tudo adesioni “Edicecconala@iohe bono ‘acque baftanti Ξ , ida κεῖ are achè | | terracqueo nello ftato. ridotto, dici cubiti fui monti , ancorachè | que age della: crea- tutta l’aria fi unifse condeniata in ha il primiero comin fat a-l |zione. nisi: [ sc dinigrargne 0 Ϊ Non può negarfi però cche neie ; e mig ; si file 141 SacroJAu® È l’acqua! { ancora:inel fiftema da va cre dA aperto vedere, che dalla dol δι | arditi: Ten nfieno ore prodotto intervenuti no 9 ine stia ini iiecoli : imperciocchè , :fieccome ; eceflaria | | potè folamentferIddio ἜΡ maggiore di quanta. era n | | Il in un luogo; e parte dani | P termine, chel | te dell’ acque .in OS DL 3 per giungere..a, que | fopra il fermamento foitenere, così x ' opra il fermamento ; OS: ne dinota Mosè. Per altro sensa î > Sarei che. Ei folo. toglief- creazione del mondo ΤῊΝ 7 bito | " i limittal mare, elle cateratte 31 penfiero, abbiamo imbuto ill ur npelle:; obalmerna s ciie, lencolpe del Diluvio: un idea- agginitata 1 | |rompefle; C degli Difsert. del Diluvio,

18

degli uomini prevedendo‘, diipo- πεῖς da principio le caufe feconde, ficchè montate le colpe al fommo, le acque de’ lor ricetti f{gorgafiero. E miracolo nen fu, e miracolo grande:, che le nubi verfaffero fuori d’ogni legge, e mifura acque precipitote 9. e inceffanti per lo corfo di ben quaranta giorni , e

uaranta notti ? E miracolo :gran- de il;di bel nuovo ritirarfi dell’ acque a fito, e delle nubi il .tofto alzarfi, e diradarfi ? A qualunque fifema fi applichi, occorrono fem-

|| ||

| |

pre cofe alla noftra capacità fupe- |

᾿

no , datoci ‘da’ Santi Padri, da' | |

riori : e fpiegar non potendofi il Diluvio fenza : ammetterfi di pro- digj una ferie, meglio fi è lo at- tenerfi al filtema ‘più facile, e pia-

Sacri Interpreti, da’. Dottori Cat- tolici!, e' da tanti. ancora involti in erronee ‘opinioni di noftra Re- ligione , che ftabilire novelle ; itrane vie , le quali incontrano | | ognora ardue malagevolezze. , dure fpinofità /da non mai fupe- | rarfi con la ragione . Due difficoltà fi frappongono.

Si obbietta con l’una , che dall’ | acque per ἘΝ lato diftefe;. ed ammontate dovevano nel giro d’un anno gli alberi tutti effere eftinti, | e coniunti; e che perduta fe ne | farebbe la fpezie, fe parte del | mondo ftata non foffe dal Diluvio prefervata . |

Facile, e pronta èla iptriouei comecchè Noe ufcito con la tami- glia dell’ Arca, e immediatamente | abitando le piagge alla πῶ χροὶ mia, 6 alla Caldea propinque, non le trovò fterili., e dilerte ,, ma

| Il

|

frondofe, e fruttifere.. Pofcia per quafi infinite. efperienze {coperta πὰ la confervazione de’ i{emidfott'

| acqua, onde: fpicca la: fecondità della natura ‘nella produzione ,

riproduzione delle piante ye difli

gia, che molte di efle vegetano in

umidi terreni, e verdeggiano , fic- chè potè la. colomba cogliere all’ iftante 11] verde ramo d’ulivo . S’aggiunge > che al: cedere ‘dell’ acque del Diluvio; dalle quali non molti :mefi fu voccupata la’. faccia della terra(3 e all’ elevaàrfi a poco a poco de’ vapori, il fole co’ fer- vidiffimi raggi avrà in un tratto rifcaldati e campi, e ἴεϊνε 9 nel cui feno il vegetabile tutto. ricu- perato: avrà 1] moto : E fappiamo quanto la terra vergine all’ aria

| efpofta abbia. di virtù, e:d’ali-

|| ᾿

mento; ignoriamo, come tron- chi, dalle radici ftaccati , e per più anni negletti, abbiano germo-

gliato è, e come le matrici ftefle

degli alberi ‘di tempo in tempo fi

rinfreichino s e fi rinnovellino. Con la feconda difficoltà s'in-

fifte, che Pacque del Diluvio non

abbiano giammai potuto tant’ alto crefcere, da formontare le fubli-

miffime vette del Caucafo , dell’

Olimpo, e dell’ Athos, perchè da effe viene fuperata la metà della regione dell’aria, dove le piogge; le nevi, e i venti fi generano ; quando per avventura aveffero colà poggiato l’ acque per quindici cu- | biti fopra 3 l’Arca, che a propor- | zione (411 dovea , avrebbe incon> trato un aria cotanto fottile,e rara, che alla confervazione de’ viventi tata farebbe contraria ; e nociva.

Ma

I

Ma di vanità, e falfità Natale | | dunque del‘Diluvio lario Aleffandro , led il Calmet condan-| {ia è ciie la merà dell? acsea regio- nano' la ragione, e l’efperienza da-| | nes’ andava: dal globo terracqueo gli Avverfarj prodotte. Confefluno | | ritirando, e alzando proporziona- eglino pure, che le cime di cotetti (Ramanie a miura , che creiceano monti s’innalzano nel fottil etere, |! l’acque ; e. per la ftella analogia ma non , che fieno affatto ina- bitabili per efferne impedito il ref- piro. L'efalazioni s'e i vapori s'er- gono per retta linea più alto aflai, che il giogo di ciatcun monte, e ftanne per prova’ l’aurorità di Criftoforo Clavio (@), il quale in- fegna infino a quarantatrè miglia fublimarfi i vapori. Exenagora, mifurato geometricamente l’ Olim- po , fa; come riferifce Plutarco, di dieci ftadj, e un feftante la perpendicolare fua ‘altezza; e lo atteita non meno Francefco Fila- delto , che, a detta di Lodovico Vives, aicete quel monte: onde favolofo il racconto fi giudica di Solino, che immunelo rende dal- le piogge, e dai venti. diver- fo s'ha a riputar l’Athos; imper- chè configliato Platone da’ Medici a lafciar l'Accademia, e paffare in luogo ialubre per rifarfi della per-

—— —_————

| l'aria » benchè follevata, oltre. la | fommità de’ monti., era ogno- jra di.tale denfità ,, che poteva [41 modo contueto ; e in, egual | grado effer dentro attratta, e iuor rimandata dagli uomini, e dagli laici,

I Parmi, che, e con valide ra- | gioni, e con autorità rifpettate d’ | Interpreti » di Eipofitori, e con | rrepugnabili: parole del Sacro Li- : bro, e fovra tutto con piegare la | mente ‘alle fovtane, e onnipoflenti | difpofizioni.; con cui opera l’Al- uflimo per vie impenetrabili al baf- |fo, ed ofcuro noitro intendimen- [10 parmi, che fieno di vantag- gio confutate le vane opinioni , | che la particolarità ti figurano , e | fnervare le più robuite oppofizio- pri» che contraftano al)’ univeriali- τὰ del Diluvio. Per. conchiudere | però ancora con maggiore eviden- duta fanità: Io per vivere più lun- [2819 e per diffipare ogni nebbia di gamente , rifpofe $ punto, πὸ! 'quiftione, replico quel Teito: Tut- poso fare palfo alle più eminenti| [10 ciò, nelle cui nari era alito di parti dell’ Athos , che falutevolif-| |refpirazione degli univerfi , che. fime fono . ‘La metà poi della re-! fanno nel fecco, è morto; dal qua- gione dell’ aria crederfi non dee | ile, che'a variante fenfo mal fi può fempre affiffa al medefimo punto ; | ftiracchiare , realmente fi fcerne, bene ora più bafla , ora più; {che tutta la carne fu la terra mo- alta, fecondo il maggiore, o ill !ventefi, d’uomini, d’uccelli, e di minor calore del Sole , per cui||beftie dimeftiche, e falvatiche , nel verno meno, più nella fate! prgn fpirò . Riflettafi in fine dalla terra s’allontana. Nel tempo| lalla indubitabile promefla a’ figli-

—— —_——_——_———_———————————_——_6— ——6€ -----.-.. ..--... rr r_—-—< n i ii «-----.-.

| uoli di Noè fatta dal Signor Dio, rt La Lio aut che: "ion più verzatizilo Dilationa

(a) Nell’ opufcelo , in cui tratta de' crepufcoli » | | Cz {ter-

PA. CH , e fubbiflare la terra; | far cadere l’invio della Colomba

imavera. Ma.per effere già e che per l’avvemre n net h| | ramo polls rei scan Fadio ; pui δ la femente,; e | | cucci i tempi. verdeggi s debile è il Ei Di " la mefle fempre con giuito, e citi ἫΝ SEsorksian μδοι ἀξλέτα κι. mai interrotto Pipes ia ir dh 4 pel dell’ anno all’ Equi- neranno . Quindi allorchè a spit] nozio, autunnale », vogliono \emtea: inefla debba.avere pienamen pu, a nel As νον κι ἐτορυ go, ed effetto: (altrimenti, 0 la-| | Novembre : ma perchè .gli anni ceflaria non era , o dal Dee ; innanzi al Diluvio non erano gli re ‘ridotta farebbe al ca ng )| fine: Gigi su nz.col lefa ΩΝ τὸ univertale s'ha 1] Betania î ta. | | ciamento fi regolavano, nun con- porre. Concioffiacofachè . de e] |vien loro attenerfi. I più feguiti, dio pattovì di non. più man εὐ È fee θα Βρυ μκνοῖϊος il Diluvio per tutta 18 pra | |ditano l’ordine de’ tempi, cui da a riempitii avea del ‘genere pursta | noi abbracciato ferbiamo r dando PP pg "Egli.a all'anno principio dal decimo gior- fale per tutta la verra: 5. 5 8 ai Ha e ag Resia Ae ignora ΝΣ tutto il mondo ailicura. una. co- init, er ite ΘΟ ΡΝ ife lie dimento af forte delle iftagioni a perfetta vicen ia Ea oe cn dunque al tempo del ORA È Il | no in mano all’ anno noftro atte- tutto il mondo ne ceisò la ela frati pica teri direi ta armonia , e in confeguenza il i- | | ΒΒ opta GP Igt ἐστε ρους ΘΟΚΑ luvio fu \univerfale. : | ΕΞ: ue rempi', prolcg nità 10 2 A compiuta, e brieve inizia [determinare pistoia ela lazione della dacra rinomata τος cui levprincipali vicende accaddet- ria 3 edi a qualche siriani deri ot * della rozza , e ftucrhevole i ioni | Nel diciottefimo dello ftef- tazione, terminerò col cbceag licpos) be τὴ iddio. Nesi ca, ‘che a quetto memorabile 4 rar le. gli tece comando di entrare nell’ èrdinario, e maraviglioto = i | . perchè, non: vi reltavano. agebibui[tas Aaa args cupa cr] di iette giorni al. Diluvio: tori; che πὸ parlano, attenen ch (pia fila ano Re al Tefto Ebreo, concorrono si | lai Hr: ἘΝ It SR CIO anno mila fecencinquantalel i Je-| miglia nell’ Arca, e. del pari en- cpeuzistia del uinomio ei EIUS SE: i dovettero fucceflivamente gli centefimo della Mep ei dic | Πα τ da Dio deftinati a falvare pon vanno Tutti dl'Iccorto τ | | Dezie . finieneii mefi,e le ftagioni . cc le “AEREI ira appreflo , che era- euni! Padrisdal porlepetoi 1 15] Leg a e voy dabrquale fchiantato tu: sa | ice {coppiando i fonti del gran-=. micello ( prendono argomento a ?

int

de

21 de abiffo,;e aprendofi le cateratte | | cime: de' ΠΏ ΝΟ ΘΟ fs ΦΤΌΣ

del Cielo; incomincio. 4; cadere la | 1 Quaranta. giorni: por, dopo do pioggia , la quale durò» oftinata | fcoprimento de’. monti, vale 4 di- e dirotta fenza ceflare . giammai [ το ἢ} fedicefimo del. noftro/ Ago- quaranta giorni continui : il de | |fo, aprendo. Noè la; fineftra dell’ viene a dire, fino al quarto del Arca mandò per effa il Corvo 4 noftro Gennajo. erba il quale: allettato per avventura; ᾿ς Centocinquanta giorni a cesta | [5 prefo da qualche, efca galleg- di Mosè (4°) tennero l’acque alla-! ! giante nell’ acque , più non. tor gata, e fommerla tutta: la terra | [ πὸ A ul 199

dal qual, numero alcuiti de’ Padri »| | (, Afpettando in vano il buon degli Storici, e. Interpreti Sacri; { Noè l'un dopo l’altro che. 1] intendono | efclufi i quaranta | ‘Corvo tornaffe , mandò ancor la. della pioggia: meglio però col Ge-| | Colomba nel giorno vigefimoter- nebrardo , collo Scaligero ,,€ col, [29 del detto πιείς. Ma (perchè Petavio s e.con altri moderni ,.ed.l | quel ‘mondiflimo Augello non tro- accurati Cronologi, a me pare do: | dove pofare il piè ful terreno verfi incominciare il. computo deb tornò. ben tofto , 5 fu accolto nell” giorni, centocinquanta .dalli; qua+) Arca. τ᾿ ._ long b κ᾿ ranta di della-pioggia 9.6 termi. | ‘n Trafcorfi, fette.di. dal, ritor= nar!i con la diminuzione de’ quio- | ‘ino della \Colomba,, nel trigefimo: dici cubiti, che forpaflavano l’ac-| |d' Agofto rimandò Noè. la--Co- que l’altezza de’ monti.. esa lomba. per la feconda volta ; e quelti centocinquanta giorni, cor-| quefta tornando la. fera 9. recogli rendo. il vigefimo terzo. del un. ramufcello di. verde. Ulivo ; noftro Aprile., dovea fpuntare, la | ond’ egli intefe , che la terra dal-. cima di ‘qualche monte più folle-; |la. inondazione .dell’ acque. era. vato, ; e undici giorni sppreflo.3) libera .5:-2 sg

cioè il quarto del;noftro Maggio ,,|

riposò l’Arca fui monti d’ Arme-:

Afpettò ciò non per tanto fette altri giorni ,, che toccano il fefto di Settembre ; .e per la.ter- za. volta la. rimandò :, Ma la Co- lomba. non. rivolfe.. all’ Arca più. il.volo.. cio τ «Corfo. tutto quefto mefe; e venuto. il decimo giorno di. Otto+.. bre... fcoprendo, Noè qualche parte | del “tetto , che l Arca. copri- o minori, venuto il fettimo gior- [va s vide che l’acque erano) cef- no di Luglio, comparvero icoper- fate affatto fopra la terra.. Ma; τε, e igombre dall’ acque tutte le lo che la terra fofle tuttavia in= libege9 TT isa | | | gombrata di fango e d’uligine, —-—_— ————_ | perciò ‘atta non foffe ancora per

reg-

nia : monti, che in fede di San| Girolamo furono già detti dagli Orieutali Ararat, che. i Greci.dit- {ero Ceraunj ν 1 Caldeo Dalai | chiamò Cardueni 9. Curzio, Cordet »| Giufeppe , : e {Strabone .Gordiet,.;E di qui, fcemando. vie ;fempre; τῇ

| | i | | | | I | | | |

l’acque , e ogni più ;divenen-

——_

22 reggere al calpeftio , alla cultura, e alla feminazione, come’ piace ad alcuni : oche entrato effendo Noè nell’ Arca' per comando di Dio j n’afpettaffe fimilmente ἢ] coman- do ad ufcirne, come vogliono al- tri più ragionevolmente, Noè nori nfcì , prima d’avere udita la vòce di Dio. jest . _ Stette egli dunque nell’ Arca infino al quinto di del noitro Di- cembre, e diffeccata affatto la rer- ra, parlò il Signore a Noè, impo- nendogli di venit fuori dell’ Ar- ca : ed egli ci venne ‘con la [πὰ poca famiglia, e dietro lui fimil- mente!gli'animali ne ufcirono . Dal che fi ricava, che tutto il tempo della dimora nell’ Arca fu per lo meno di trecenfettantacinque gior- ni; e dieci, 0 poc” oltre fopra l’an- no compiuto .

. Ufcito il buon Patriarca innal- 20 un Altare al fuo Divin Libe- ratore ; e pigliando di tutti imon- di animali pedettri, e volatili, gli coniecrò in Olocanfto all’ Altiffi- mo » che ne gradì l’offerta odo- rofa.

Allora fu , che il Signor Dio colmò di molte benedizioni in Noè i fuoi difcendenti; e promet- tendo di non mandar più in tutti 1 tempi avvenire il Diluvio a fom- mergere il mondo , diffe loro in

gno di pace, e di confederazio- ne, che pofto avrebbe il fuo arco entro le nuvole.

Con ciò però non è da ripu- tare , che cotal arco comparfo non foffe giammai innanzi al Di- luvio : imperciocchè s’egli è da

| credere s e da tener tutto fimile al vero, che nello fpazio di mil- le fecenciquantalei anni, quanti ne corfero dalla creazione quettò ea più veduto fpettacolo, cadel- fero a tanto a tanto opportune le piogge ad innaffiare iliuolo, ve-

| iva di ‘confeguentes che talora i idoveffe formarfi ‘l’Iride ; quando | | εἰοδ ticHdeti s che la nuvola rug- | | giadofa fofle da’ raggi del Sole | ρος Certa cofa è, che inter-

venendo allora io fteflo afpetto ||

del Sole oppoito alla nuvola, nel fuo alzari, o nel fuo decli- nare, e intervenendo pure le me- defime rifrazioni, e la rifleffione de’ raggi entro le goccie cadenti dall’ umido 4 e molliccio vapore nell” attuale fuo fcioglimento ; che ad ora‘ad'‘ora fi vedono ; feguir neceffariamente, e apparire, e dall’ prese tra il Sole frappoito , e la | nuvola fcorgere fi dovea la mede- [ene diftinzione , e feparazione de’ colori nella fteffa figura . Ma quel- ilo, ché allora, non effendo impe- dite le naturali cagioni, natural- imente venia , ed era fegno pura- mente naturale, dietro la benedi- zione, la promeffa poc'anzi ac- cennata , ficcome ‘dicono comune- mente gl’ Interpreti facri, è dive- nuto, per patto, fegno fopranatu- rale, e divino; in quella , o fimil uifa, che-la condizione dello rifciare col ‘corpo ful fuolo 2 e del mangiare la terra , che prima era al ferpente natural cofa, a lui divenne penale dopo la maladizio- ne da Dio contro di lui pronun- ziata nel Terren Paradifo. i Nel

| | | | | | |

| | | | | | |

big 23 Nel vago adunque , e_piace-| |cuori di foave fperanza , perchè vole oggetto dell’ Arco Celefte, | {voglia , e fi degni il noftro buon che Iddio pofe per fegno , onde | Dio dopo tante affannofe nubi di farfi riffovenire di rattenere il cor-| |lunga guerra confolarci col placi- fo alla fua irata Giuftizia, ed sg πω , e bel fereno di durevole pa- re clemenza, e pietà verfo l’umana! !ce (2) » voglio anch” io por fine fchiatta in tutte le ‘e Vga ave | | al RA ἰδίοις ΡΣ dpr venire , nel vago , dico, e nel] |in qualche parte la noja, che po- piacevole oggetto dell’ Arco cele-! ! trebbe per avventura avervi cagio- ite andò a terminare l’orribile ca-| nato nell’ animo la lunga, e male ftigo , del quale finora s'è parlato : | | efpreffa mia narrazione .

c colla ricordanza di cofa a noii|

cara, 6 giovevole , e cotanto! I ᾿

i : a ) Si recitò queta Diflertazione in tempo di dilettevole al guardo , e δ᾽ noftri | ptc Ì i

TEMO n dea) Tio Ἰό 5 ἜΧΠΕΒῚ rire > È Lo 09 pda Pi Pa E a τὰ 01

ἘΣ δ κτΣ, ΟΦ ΜῊ ΠΟΥ͂Ν pw ἡμτεόε emi | > 45. hi art be 4 Panigale vee doo. Dati i ΔΩ͂Σ unica ΣΙ ra (006 11% LULA cite Mt, Lisa i ae mao: te νος! δ rat:

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ΕΚ TOT AATINIKOT ΠΡῸΣ TO EAAHNIKON ΠΑΡΑ ΤΟΥ ΔΗΜΗΤΡΊΟΥ TOT ΚΥΔΟΝΙΟΥ͂.

ΘΙ ΟΝ DELLA MESSA CHE SI CANTA

NELLA FESTA DELLA NATIVITÀ DI CRISTO SECONDO LA TRADIZIONE

DISANTO AMBROGIO

Dal Latino tradotta in Greco

DA DEMETRIO CIDONIO.

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI AntoNIO AGNELLI. Con licenza de’ Superiori,

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ALL’ ILL.M°, E REV.M° PADRE

D. D. ANDREA MALASPINA

ABATE. DELL’ IMPERIALE BASILICA, E MONASTERO DI S. AMBROGIO MAGGIORE DI MILANO , PRESIDENTE GENERALE DELL’ ORDINE CISTERCIENSE DELLA CONGREGAZIONE DI S. BERNARDO INITALIA, CONTE DI LIMONTA, CIVENNA,

CAMPIONE ec. ec.

D. ANGELO FUMAGALLI MONACO CISTERCIENSE.

19) Uole per lo più chi efpor deve alla pubblica luce alcuna fua letteraria fatica un qualebe Perfonag- gio trafciegliere, 0 per Dignità, o per Natali ragguar- devole , acciocchè fotto la fua protezione accogliendola la difenda, e l'afficuri da qualunque infalto poffa ve- nirle arrecato ». Quantunque però tali prerogative in

A è Voi

Voi io (corsa, Iluftrifimo, e Reverendifimo Padre, pure niuna d'effe è ftata la principale cagione, per cui io mi fia determinato a dirigervi quefta mia qualunque fiafî breve fatica: anzi tralafcio a bello fludio di farne parole, ben fapendo, che la voftra Modeftia s offende- rebbe s fe rammentar vole e l'antichità di quella no- bilifima Famiglia , da cui traete 1 natali , e le pro- prie voftre doti, e virtt, a cui i faggi Regolatori dell'Ordine Noftro fin dalla voftra verde età avendo riguardo , vi conferirono le cariche più ragguardevoli della Religione, le quali con tanta prudenza furono da Voi foftenute , che pofcia non dubitarono d'affidarvi an- cora il fupremo Governo della Medefima, conftituendovi Prefidente Generale della Congregazione Noftra in Ita- lia. Altro adunque non bo io particolarmente pretefo nel dirigervi queft Opera , fe non di fciegliere in Voi un Giudice, il quale pote(fe eflerne giufto eftimatore , fapen- do quanto Voi, fra tutti gli altri voftri fiudj, vi fiate fingolarmente dilettato di quello, che i (acri Riti riguar. da. Eccovela impertanto, e fe immeritevole non la giu- dicate, accoglietela fotto la vofira Protezione in un coll Autore y che pieno del più profondo offequio vi bacia umilmente le mani, e vi fi raccomanda.

Ai cortefi Leggitori.

Pero, che la prefente liturgia non vi dovrà effer difcara, non fo- lo per la fua antichità, e per il rito, che in efla fi contiene, ma ancora per l'Autore, che la fcriffe. Quefta fi è una liturgia , che

rifguarda le preci ed i riti della Meffa Ambrofiana, quali erano in ufo appunto quattro interi fecoli addietro, e che copiotamente fpiegò, ed a comodo de' Greci , a’ quali appena poteva efler nota, nella greca fa- vella traslatò uno de’ più chiari lumi, che nell’ ultima fua vecchiezza abbia la Grecia prodotto, cioè Demetrio Cidonio di Teflalonica , come pretende il Baillet (4) di Creta, che verfo la metà del fecolo XIV. e per la fingolare fua pietà , e per la vafta fua dottrina fi refe affai celebre , ficcome atteftano tutti gli Scrittori, che di Lui favel- lano . |

In fatti fappiamo, ch’ egli fi mantenne in que’ fcabrofiffimi tempi fempre coftante nella. Fede Cattolica , ed unito colla Chiefa Romana; anzi con grande zelo fempre s’adoperò per ricondurre ad efla e gli Scif- matici , e gli Eretici, facendoli de’ loro errori ravvedere ; e che con raro efempio in que’ tempi fra’ Greci viffe fempre celibe, per lo che fu molto lodato dallo fteffo Imperadore Giovanni Cantacuzeno (0), appreflo di cui in tal grado di:ftima, e d’amicizia falì , che potè con le fue perfuafioni indurlo ad abbandonare l'Impero, ed a veftir l’Abi- to Monacale nel Monaftero di Mangane.

Del fuo fapere poi ne fono teftimonio.le molte Opere, ch’ egli com- pofe. Imperciocchè oltre un’ orazione in. genere deliberativo , che gli viene attribuita dal. P. Combefifio, e dagli Editori della Biblioteca de” Padri, la quale fu recitata per indurre i Greci ad implorare l’ajuto de’ Latini, ed un’ altra, che diffe per diltorre li medefimi Greci dal pen- fiero di reftituire Callipoli, ftampate già nell’ anno 1648., compofe in occafione dell’ eccidio di Teffalonica una tragica lamentazione, intito- lata Monodia, data alla luce nel tomo 25. dell’ I&oria Bizantina . Scriffe egli pure contro Eunomio, ed intorno la Proceffione dello Spirito San- to, ficcome pure molt’ altre epiftole, orazioni, ed opufcoli, che MSS. confervanfi in diverfe Biblioteche; in quella dello Scuriale in Ipagna, di S. Marco in Venezia, nella Reale di Parigi, ed in maggior copia nella Barberina di Roma, e Vaticana, ove parimente ritrovanfi le tra- duzioni da lui fatte in greca favella d’alcune Opere di S. Agoftino, e di S. Anfelmo , della confutazione dell’ Alcorano in latino già fcritta dal P. Riccardo Domenicano , e dei libri contro i Gentili di S. Tom- mafo, del quale ancora foftenne le parti, e prele la difefa contro le

ca-

(4) Jugem. des Savans t. 2. p. 28. (5) Lib. 4. cap. 16.

calunnie di Nicolao Cabafila... Ttaduffe egli-pure in'Greco Ia Meflà, che fecondo il rito Romano fi'cetebrava nella feta della Santifima Tri- nità, ficcome pure quella , che giufta il rito Ambrofiano recitavafi nel giorno di Natale, aggiugnendovi un’ efatta defcrizione delle cerimonie, che in effa folevanfi praticare. Ora quefta, cavata da un antico MS. co- dice, è quella, che vi prefento, da me di nuovo trafportata, parte nella Latina , parte nell’ Italiana favella : cioè ( per aderire a’ giufti decreti della Chiefa ) nella Latina quella parte, che propriamente Mefla appel- lafi, e nella Italiana la fpiegazione delle ceremonie, e l’altre digreflio- ni, che in effa ritrovanfi.

Non ν᾿ Βα dubbio eflere egli fteffo {tato retimonio di vifta di quan- to ferive, tanta è l’efattezza , con cui le ceremonie tutte racconta; ma non faprei pofcia indovinare in qual temipo fia egli da Grecia venuto a Milano. Se la Cronologia da Rafaele Volaterrano (4) inque- fta parte ftabilita poteffe fullifere, la venuta di Cidonio a quefta Cit- ta dovrebbe fiffari non pochi anni avanti la metà del fecolo XIV.; ma effendo effa da molte, e non fpregevoli ragioni, che per brevità tra- lafcio, convinta d'infuffitenza, fono forzato ad abbandonarla . Più tofto farei io di parere doverfi queta differire dopo l’anno cinquantefimo fo- pra il mille trecento; e forfe ‘ancora farà avvenuta nel 1355., quan- do depoîta da Cantacuzeno 1’ imperiale dignità, effo pure fi trovò libero dall anliche cure, onde avrà potuto portarfi, ed a tuo bell’ ag- gio fermarfi in quefta Metropoli; in cui fe è vero ciò che riferifce ii teftè citato Volaterrano (5), la lingua latina ancora apprefe e la Teologia. Da qui poi pafsò in Creta, ove lungi dal mondo vivendo, con una fe- lice morte li fuoi giorni coronò'. In qualunque tempo però qui fia ve- nuto Cidonio, egli è certo, che non .nella Metropolitana, ma in qualch' altra Chiefa egli vide celebrare quefta ‘Meffa‘; poichè allora non av- rebbe defcritto una Meffa folamente folenne , ma pontificale, e fenza dubbio parlato avrebbe dell’ offerta, che dalla Scuola di S. Ambrogio, comuneinente detta de Vecchioni e delle Vecchione, nel tempo della Meffa cantata foleafi eziandio allora fare nella Metropolitana. Ma ovun- que egli l'abbia veduta , quefto vantaggio potraili dall’ efpofizione di effa ricavare, di conofcere quali fieno ftate ne’ paffati fecoli le preci, e le ceremonie della Meffa Ambrofiana, e facendone il paragone con quel- le, che δ noftri giorni fono in nfo , fi potrà ricavare quali riti fiano {tati pofcia derogati, e quali αἱ primi foltituiti. A tal fine ho ftimato opportuno d’ aggiungervi alcune note, altre delle quali terviranno per mettere maggiormente in chiaro tali variazioni, altre per if piegare qual- che paflo, che ofcuro poffa fembrare , ed altre finalmente per dimottra-

re l'antichità, e le prerogative del rito Ambrofiano. E ftate Con

ose = _——_——Y T————€ m—_— _— _— _—r— —— re -___ ———©__——_m__——@——@—_——@@—@——@—@—@—@1—1m

(4) Atturopol. lib. 15. (8) Ibid.

SPOSIZIONE

DEL MISTERO DEL SACRIFICIO .

E K000E:ZI.3

e Ψαλλομένη λειτουργία ἐν τῇ ἑορτὴ DIS iturgia, che fecondo ilrito La. Xessoù. γεννηίσεως sari τὸν τρόπον dif

TOY ΤΗΣ IEPOTPTIAZ MYETHPIOT . | λατίνων χαπὲ πὶν παράϑασιν (1) ἀν

tino fuol cantarfi nella folennirà

della Nafcita di Crifto, giulta la

| tradizione (1) di 8, Ambrogio, la

᾿Αμβροσέου, |

CI e e e” e -ς-ς-- .--ῆ-΄ἰ.

τ (4) Eflendo la. Mefla 4 che | | refleful principio dellV Secolo. Qui nella Chiefa Milanefe .fi celebra;;; , però offerva l’eruditiffimo Giuteppe Ambrofiana chiamata; il Volgo | | BeatenioNaiznella ft Hrx{Uolfo Bam comunemente crede, che tutti 1} |to, che tale afferzione non è ap- riti ad effa appartenenti fieno 6068) poggiata, che alla fola va \ da 8. Ambrogio inventati }/il chel |; .j; Intorno ai riti poi, che turo- però è fallo desi non per altro |. no da S. Ambrogio introdotti, fol- effa viene coù tal nome contradi»| [[ranEo pofliamo dagli Antichi Scrit- ftinta , fe non ‘perchè il 8. Dotto-! ! tori ricavare, effere ftato egli. 41 ve ha riformati in gran parte 9 ed | | primo s che in quefta Chiefa pofe anioni i {acri riti, che nella | (ri τὰ la recita Vagli “μὴν e sn Chiefa Milanefe erano prima in ufo . ntifone., ie la celebrazione delle Difficile poi. do. ftabilive quali agile Σ᾽ ‘dome riferitcono Paolino foflero 1 primitivi riti di εἴα, chi| | nella di lui! vità al num. 13, San foflero.i primitivi riti di εἴα, c | lui; vi E

gli Eli cin Sapp gla rano IERI PANRRD DI ξλον è n ni v’abbia fatto Ambrogio, e quali! { S. Iidoro nel ]. 1.0.6. de Eccl. offre. idi lui fuccefTori. Dune le ‘in canta | quali eziandio ci afficurano,effere fta- incertezza di cofe. poflono aver | ta quefta lodevole coftumanza in ap-

il luogo le congetture; direi primie- | preflo dall’ altre Chiefe abbracciata. ramente » che o 5: Barnaba , 5. l'Raccontain oltre l’antico Autore de Anatalone , o chiunque altro fia| !curf eccl, crigine, dato alla luce dal ftato il primo fondatore della no- | ftra Chiefa, ha dovuto ftabilire fe- | condo il comune ufo di quegli antichi tempi, certa maniera di ce- li per l’addietro fi cantava in Ita- lebrare il facrificio della Mella , el |

ss lia a fine di opporlo all’ Ordine gli aleri divini Officj, la quale, al| 1.» diffimile dei.Officj, inventato da- riferire dell’ Abate D. Eos

»» gli Eretici $, Ma quale fia ftara do Ughelli nel tom. 4. Ital. facr.s| | quetta mutazione de’ divini Offic] e di Giufeppe Vifconti nel lib. 2.| [fa S. Arciveicovo Ener Pari de Miff. rit., di nuove regole;{ {fi può raccagliere dal fuddetto e di varj altri riti fu accrefciuta da | | Autore, che fopra di quelto. punto S. Miroclete, che la Milanefe Chiefa | | nulla più delle teftè citate parole

Spelmanno t. 1. Anglia concil., che ss S.Ambrogio un corfo ecclefiaftico », compofe da quello diverfo, che

8 χεῶνταί μξνόν ENTROT i |la quale è in ufo fol tanto

_———_——— rr —_—__—_——mÈ1_——@1———_————@ ——@1pm rt rr =——— ——€€_r_————————— .

nellafua opera ci ha framandaro g| na i ΑἹ filenzio però di effo ha in parte | |, ed ordinò. ,, Sul principio del ie- fupplito Valfrido Strabone, e Ra-| guente fecolo Franco da Parma, o dolfo, Decano Tongrenfe; il primo | | comecrede il Sali, che fi debba leg- de’ quali de reb. eccl. c. 22. attefta gere , Franchino , al riferir di Pietro tra l'altre difpofizioni da 8. Am- | | Cafola , riformò pure , ed ordinò la

LIA . ». x », per ciò che il canto rifguarda, unì,

brogio fatte nella Meffa, e negli | | Mefla-Ambrofiana nell’anno IX. del altri divini Officj aver egli La πο Velcovado. Nel1443 Francelco pofto molti Prefazj, i quali in-! |! Pizzolpaffo, ocomè altri {crivono teriti poi nell’ Ordine Romano; | Picolpaffo, diede alla luce una contti= portano ancora in fronte il nomedi | | tuzione intorno alla ritorma dell’Of- Ambrogio; el’altro aggiugne A | ficio Ambrofiano;e Lal bel ha il medefimo S. Dottore i Graduali colo XVI:S. Carlo, dopo aver icorfi e gli Alleluja nella Meffa infeviti) con grande diligenza tucci gli antichi li quali fimilmente potti furono nel | | monumenti di quefta Chieia, τοι ταὶ Tito Romano da 5. Gregorio. Molte | nel primiero fuo fplendore il rito altre cole vengono da altri Scrittori, Ambrofiano,ed egual cura avendo in e ipecialmente da Pietto Cafola ai [oggi tempo.1 di lui Succeffori in ciò fuo Razionale, ftampato l’anno 1499! e Da ARR δ τ ΟΣ rotto ill prio cime lee δὰ ΤΟΣ κὰν ἀφο d’inve- o alcune dietle probabiliffimamente 4 i : È : non hanno potuto effere dal 5. cad αἴρεις da chi Sp ΠΡ ΠΕΡῚ spet introdotte, altre siti fo-| | alla diego Chie ARE punta " no di gran momento , così ho ftimato | |que' riti , dei quali in ap fpediente di paflarle fotto filenzio . arlera, che ad ambe le Chiefe una i Fra rit colera i che De | | arr furono , e fono tutt’ ora comu- po 5. Ambrogio qualche mutazione | | nisintorno al qual punto altra fenten- nell’ Ambrofiano rito pg ἴω più probabile non faprei proporre oltre S. Simpliciano rammentato ! | che queta, cioè, che parte di effi fie- nella prefazione del Meffale, fatto | | no ftati da que'Vefcovi di Milano in- ftampare l’anno 1640. dal Cardinal | | trodotti, che furono di nazione Gre- Monti, fi può annoverare Teodoro | |ci, quale è ftato , oltre Anatalone , H. creato Vefcovo nel 725., il quale, | S. Calimero , che fiori nel II. Lecolo, ui come riferifce S.Carlo nella prefazio- | | nel principio del IV. 5. Euftorgio; e ne del Breviario Ambrofiano,di mol- | | parte da quegli altri Vefcovi,li quali, to accrebbe i riti della noftra Chiefa .1 benchè di nazione Italiani Peo pe- Poi ful fine del Secolo XIII. Olrico , | | τὸ fatta preffo li Greci lunga II come confta da un codice ‘della Bi- | | nel numero de quali cit è ne blioteca della Metropolitana; molte | del feculo X. è ftato Arnolfo 11.» e »» Cole, e per ciò chela dettatura; e | | nel feguente Anfelmo IV.

. . . 9 ἐν τῇ περιοχῇ (2) I Μεϑιολαίνων; | jnella Diocefì (2) di Milano . Finita

—— —r__— _—_——- a —— —l E —_ —— —_

(2) Scrive Giufeppe Vifconti | | opinione 3 e primieramente è egli

1 2. c. 13. de Miff. rit. che yoltrei | probabile, che fia in tal gnifa nelle la Chiela Milanefe, offervavano il | | Chiefe, ch” egli rammenta decadu- rito Ambrofiano ancora le Chiefe| {ta coll’andar del tempo l’offervanza “i Pavia, di Bologna, dee] ΤΣ τ μὰ n: che veftigio alcuno di i Colonia, in una parola tutte le| | eflo non vi fia rimaito, o ne’ mo- Chiefe della ήτο dell Emilia, | | numenti , o negli Antichi Rituali dello Stato Veneto , della Rezia "| [aa medefime ? Come averebbero

permeffo gli Arcivefcovi Milanefi, provare e con l’autorità di Stra-| | che effe, abbandonato l’Ambrofiano bone » il quale al cap. 22. de reb. rito , il quale fecondo la di lui eccl. dice ,, che S. Ambrogio Ve-| | afferzione erano obbligate ad offer- », fcovo di Milano ordinò , e dif | vare , altro nuovo ne abbraccial- » pole nella fua Chieta i riti 4114 {fero? Dovevano a tutto loro po- Meffa, ed agli altri divini Officj με a tal mutazione refiftere ; e ic 99 appartenenti, e che lo fteffo ris refiftettero , quale Scrittore fa di », nell’ altre Città della Liguria bl ciò menzione? Sappiamo dall’ Ilto- e con varj decreti dei Concilj, ἜΝ rie, che molte liti per minori motivi quali fi comanda , che ciafcuna! fono ftate tra gli Arcivefcovi di Chiefa debba accomodarfi ai riti | | Milano s e i Vefcovi loro Sut- della Città principale, come contta | | fraganei; ma di quefto niuno v'è, dal Concilio Epaunefe al cap. 27..} | che ne faccia parola.

dal Gerundefe al cap. 9... e dall | l’autorità di Strabone che Toletano IV. al cap. 2., e col te-| [egli cita è rale, che pofla qualche ftimonio in fine di Galvaneo sr a aggiugnere alla iua opinione; ma, il quale nell’ Ittoria Milanefe! ! effendo che queit’ Autore viffe in dopo aver riferito il miracolo, con | |rempi troppo lontani da quei di cui a’ tempi di Carlo M. fu con- | Ambrogio , perchè poffa facil- fermato l’Officio Ambrofiano, al! | mente come certo ammetterfi ciò cap. 605. loggiugne: Tandem Papa | |che egli coi teftimonj d’altri più de confenfu Synodi, ὦ» Caroli M., ut | | antichi Scrittori non prova. E poi dicit chronica Gulielmi, ftatuit, uri le parole di Strabone: Asbrofius unufquifque quod fibi magis muti Lou» Mille, quam ceterorum Ojficio- ret , acciperet Officium. Plures ac-| rum difpofitwonem fue Ecclefia , & ceperunt Gregorianum . sa natanti po Liguribus ordinavit, non poi- fes s illi de Vergolio , aliqui del Ifono elleno intenderfi come fe di- Anglia, & multi alii acceperunt||cefle, che 5. Ambrogio ordinò i Officium Ambrofianum . Ma batta! [rici della fua Chieta, e quelli dell’ attentamente efaminar la cofa per | altre della Liguria, non già con elfer perfuafo della falfità di quetta | | introdurvi i riti propr] della fua,

Di (ferr. della Mefa . B

e dell’ Alpi; e ciò fi sforza di

10 Τελεῶ ἄτης ! | Finita

prima

iena > n -- .-.-.

ma folo con riformare gli abufi, che | | il rito Romano fia lo fteffo che l’Am- ne’ riti particolari di ciafcuna eranfi: | brofiano , così non può dirfi , che coll’andar del ΠΕΣ introdotti? Av- | | quelle Chiefe, ch’ hanno prefe alcune vertafi però , che dove il Vifconti,| | ceremonie proprie della Chiefa Mila- ed altrileggono aliis Liguribus, in | i nefe , abbiano l’Ambrofiano rito ab- alcuni codici appreffo l’Ittorpio fil | bracciato. Devefi avvertire però, che

cal gati Avid le-l |; 00 pera EAT "iGRA folla pareri davano roi Inctotiiti diverto cl condi στό monio cavarein favore della [πᾶ opi- | | di quetta Biblioteca di S.Ambrogio, nione. I Concilj poi, ch'egli citàs han- | | intitolato Chronicum majus da quel- no bensì comandata l’offervanza de | | lo, che è ftato citato dal Vifconti : medefimi riti nelle Chiefe di quelle! | Tunc, wt dicît cronica Gulielmi ( co- provincie kg gi furono πῆρ τάν leggefi in Lola Ci pag. ti; ma tuda efli fatta , potea 149. ti it: tare legge tene n che ua le ἐλ piadina δ Chiefe obbligaffe:onde non trovando | | ciat .Omnes Ecclefia receperunt offi- noi alcun particolare canone, che ciò | | tiwm Gregori, quiamagis breve, Ar- comandi a’ Velcovi fuffraganei del (a Mediolanenfis librum offi- Primate di Milano (pofto ni eng! tium amplexatus eft Ambrofianum. ce, Tann τα [vi rire e τος pre fu lecito a ciafcuno di τῶν ἐν ξανὰ: Anzi in unaltro codice del- l’antiche coftumanze proprie della | la {πὰ Biblioteca alnum. 137. inti- fua Chiefa. Finalmente ciafcuno [4] | tolato:Caralogus Archiepifcopor. Me- di qual pefo fia l’autorità di ci ri viene allo fteflo Galvaneo

== DEslnar Base τὰς cei SCA A AI ra .. =

vaneo Fiamma, che tante favolet-| | attribuito, dopo l’intera defcrizione te nella {πὰ iftoria ha intrecciate .| |del miracolo , con cui fu dall’ ul- Pure concediamo come vero ciò 9] |timo eccidio prefervato l’Officio che in quefto propofito egli rac-!| Ambrofiano, fi foggiugne. Denique conta : non fi può per quefto dalle | Domini Pape ,& fapsentum pluri- citate parole inferire, che altre] | m0rum fententia iffa fuit, ut Me- Chiefe abbiano l’intero rito Mila-! | dio/anenfis Ecclefia in ipfo Miffali neie abbracciato, ma folo che ἜΗΝ, | Ambroffano preceptis informata 9 adottati alcuni riti proprjdella Chie- |& ordinata ....fola ipfa ritum fa Milanefe; ficcome aveva già fatto | | Ambrofianum teneat, eo conten- il Santo Pontefice Gregorio I. , il | μὴ permaneat 3 relique vero totius quale alcuni riti di quefta Chiefa | ογὀὲς Ecclefie ... offitium Gregoria- aveva introdotto nel rito Romano ,| |wum ffadiofe, & devote tencant, è che egli prefo avea a riformare ; on-] | obfervent . Quefte parole con poca de ficcome non può per ciò dirfi,che| | diverfità leggonfi ancora preffo

ςολη᾽ θὲς È 4 Dev μὲν τοῦ: ϑυσιαςηρίου a ᾿ 1 φαὐ δε σι θετ ον μὲν Peer"! de’ (Δοτὶ arredi, e ftando avan- τ l’Alrare in poca ἀϊίϊαπΖὰ di | [ef{lo, rivolto

' b " 1, Π . LI ᾿ ΕἸ dis ἀρώτυς (1) ὥγας ἐνδυς;ἀ ἑερφεῖς mid: rai | prima (3) il Sacerdote veftito

all’

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B:roldo, e Landolfo feniore t. 4 | fol tanto privata fecondo il rito Murator. Rer. Italicar. Scriptor.| Monaftico-Romano . Onde ho fufficiente fondamento di | | Una fentenza-del tutto oppo- dubitare s che il Viltconti abbia il| |fta alla teltè accennata di Giufeppe {uo teitimonio di Galvaneo ΘΒ .8] MEG è ftata pubblicata da un da qualche codice viziato. Ma chel ! moderno Scrittore Francete , 1} che di ciò fia, per tornare a μοὶ quale fenza addurre veruna prova Bifogna confeffare , che ne’| |{crifle, che ,, L’office Ambrofien fecoli addietro non folo il Clero Secolare , ma ancora il Regolare | in tutta la vafta Milanefe Diocefi | feguiva il rito Ambrofiano, ficco- me chiaro fi fcorge dagli mitici | Graduali , ed .Antifonarj , che fu- | rono ad ufo de’ Regolari; e molto i più dalla Conftituzione di Francet- | co Pizzolpaffo , che leggefi appreffo | |

bi ne fe dit plus, que dans l’eglife la de 8. Ambroife, qui eft a Milan, & qu'il Ini el arrivé comme la 33 Liturgie Gallicane , d’avoir été τ abrogé par Charle Magne,, Egli τ vero bensi, che tentò Carlo Magno d’abolire quefto rito, | dopo d’effo altri ancora lo tenta- |rono; ma fempre in vano: imper- ciocchè, alcune poche Terre ecce- lenatéo in tutta la Diocefi Milanefe |fi è dalla prima fua inftituzione ὑφ a’ noftri giorni conftantemen- te ilrito Ambrofiano. confervato . | Onde tant'è lontano dal vero, che

il Muratori nel #.4. ant. ταὶ]. Med. evi differt. 57., fatta nel 1440 per la riforma del rito Ambrofiano, che egli dirigge agli Abati, δ᾽ AE s a Prepofiti, alle Monache, ed a tutti que’ Regolari, che era- no obbligati recitare l’Officio Am-; |effo fia nella fola Chiefa di 5. Am- brofiano . Anzi in que’ tempi con) l brogio riftretto, che anzi, fe dob- era lecito a’ Regolari abbracciare | biamo preftar fede all’ Ughelli t. 4. τα τς Ae. uit peter hi CRE] | 1:αἱ. facr., swap ὧν σεηίετ-

Il’ Ατοϊνείοονο ; onde Giovanni; }tanta cinque Chiefe fi numerano Vifconti con ifpecial privilegio nel | ‘nella fola Diocefi Milanefe , nelle a a ir ΕΝ ne quali fedi rito va i e Monaci foraftieri, che non pra- (3) Secondo l’antica coniuetu- tici.del rito Milanefe a Chiaravalle! [πε dell’ altre Chiefe ne’ giorni concorrevano , concefle ad efli s| | fettivi fi è comunemente coftuma- na e LAS MORZERO N e ri Ἂν ibi ino folenne ipendenti Grancie recitaflero l'Of- opo Terza . Quefta, per quanto ficio, e celebraffero la Mefla , ma | | s'afpetta alla Chiela Romana , fi

Bz

IL (4) καπὲ αἰνατλὲς μικρὸν δὲ οἰ ποτορον σφρας γίσας ἑαυτὸν τῷ de ςαυρᾷ σημείῳ φησίν.

| [(4) all’ Oriente ; nel farfi il fe- | |gno della Croce dice Le Ἐν ὀνόματι da Πατρός, καὶ ® δ᾽ w al | 35 In nomine Patris , & ΕἸ- si ida ca 25) lii , & Spiritus Sandi ,, |" A@Genti il Diacono, il Sod= diacono , ed il Lettore, (5) |il Diacono rifponde ,, Amen,,, Il

Παριςαμένων δὲ da τε διαχονε ᾿ς » Umo=: διακονα $ x ἀναγνωςα ($) Διοίκονος αἰπο-] κεάνεται è μήν. ἰῷ |

ss per:l’anno, dopo Seta; nelle fe- 3, rie poi d’Avvento, di Quadra- »» gefima , delle quattro Tempora,

ricava da Sidonio nel lib. 1. epift. | e nelle Vigilie, dopo Nona.

17. dal Concilio d’Orleans celebra- to nel 511.. e da molti antichi Meffali, e Rituali; per quanto poi s'appartiene alla Chiela Greca , rac- cogliefi da Matteo Blaftare , che di εἴα ne rende la miftica ragio- ne , e dal Goario nelle note alla Liturgia di S. Giovanni Grifoito- mo pag; 96. dell’ edizione Veneta. Nella Milanefe però ne’ paflati [ἘΞ

| | i (4) Sappiamo dagli antichi Scrit- | | coli fembra effervi ftata in queta | | | | | | |

tori Ecclefiaftici, che non folo i Sacerdoti, mentre affiftevano a’ fa- [eri Altari, ma ancora il popolo I mentre orava » ftavano rivolti all’ | Oriente, effendo tal parte, al dir di | Tertulliano cont. Valent. al cap.3. confiderata come figura di Crifto. Un tale coftume , che ne’ primi fecoli era comune a tutte le Chie-

parte diverfa difciplina, la quale, i [ὰ fu pofcia coll’ andar del tem-

fecondo che quivi rapporta Cido- nio , è ftata di cantare la folenne Meffa dopo Prima, e come confta da altri antichi monumenti, non folo dopo Prima , ma indifferen- temente e dopo Matutino, e do- po Prima, e dopo Terza, e dopo

po da tutte ancora abbandonato . Quello però ,;che ha ancora di particolare la Chiefa Milanefe, fi è , che ilcelebrante, in qualunque maniera fieno pofti gli Altari, non Sefta. Queft’ indifferenza per altro , | | mai fi rivolge al popolo , fe non e quefta Ubehr4 Gia Forsie l’ora di PANANGO deve dare le benedizioni. celebrare la Mefla cantata, già da ) Quetfta coftumanza , la qua- since tempo τ efla. è fica cat I le for fu DIA daila Chiefa dre- tutto abolita, ed in vece tu fofti-| |ca, di rifpondere il [οἷο Diacono tuito , come leggefi nelle Rubri.| alle preci del celebrante, quantunque che dei Meina ἘΠ ΡΕΘΡΒΟΙ ᾿ che [egli ἀπ SEAL al medefimo afliftef- ss la. Meffa conventuale e folenne { | fe col Soddiacono, ora più non s’ nelle felte maggiori, . nelle Do: | offerva nella noftra Chiefa, effendofi »» meniche, e nei giorni dell’ ΟῚ in vece foftituito l’ufo 9.9 che fi prati- so tave debba cantarfi dopo Terza; ! ' ca nella Romana, di rifpondeream- s, nelle fefte femplici, ec nelle ferie | | bidue infieme a quelte preghiere.

Σ Il Sacerdote (6) ;; Introlbo ad Altare Dei.,, / Il Diacono.,, Ad Deum, qui so letificar javentutem meam.,;

"O ἑερεὺς (6) ἐσελευσομαι πρὸς πὶ Sue | | | Il Sacerdote.,, Confitemini | |

σιαςζήριον ἥδ Θεδ.

U , Οἱ Asdrovos. Πρὸς my Θεόν’ τὸν ἐσνφραί- VOVTA σὴν νεύφητοί μου è

| | |

dee Ἐξομολογᾶῶϑῶε τῷ Κυρίῳ s ὅτι αἰγαθός.ς

37 Domino, quoniam bonus, ,,

Il Diacono .,, Quoniam in

feculum mifericordia ejus;,, Il

. ᾿ - ψυ ἦν ‘O Διαχ; Ὅτι eis. τὸν αἰῶνα «πὸ ἔλεος GUT è

| |

———È€_—_————— _— ———n6@mr_———=@"w=x———@=c@———@@< iis cem ν᾿ è

(6) Scrive il Cardinal DOSI | tenuto la Chiefa Milanefe.. i Z. 1. δ. 10. rer. liturg., che non folo Quefte parole del Muratori, il quinto verfo, ma tutto intero il| lata direttamente ς᾽ oppongono Salmo 42. alternativamente dal Ce- | [ciò, che afferifce il Cardinal Bo- lebrante, eda’ Minitftri a'fuoi Sen] na 9 fembra, che fiano difpiaciute pi fi recitava; anzi offerva il P.Pie-| l all’ Abbate Ὁ. Roberto Sala della dela Brun Grue Goneregaziohe | FRNGEegIZione di S. DERRAEHO «gle ell’ Oratorio nel 1. 2. explic. Lit. erò nella nota tr. al cap. 10.

la Meffepag. 200. che do era fia. | 1. del fuddetto Carditole, con to nel quarto Concilio Milanefe da | | alquanto pungente ftile contro di S. Carlo ordinato : per il che tut- | lui rivolgendofi, cita un Meffale per ti li Mefiali, che furono in ap-; |opera dello fteffo Cardinale Fede- preflo ftampati , foggiugne quett | ἘΠ ftampato , in cui ga Sab Autore, comandano l’intera recita | | mo 42. ficontiene. Ma forfe fa- del medefimo: ma, quantunque ca (Pi vero quanto l’ uno e l’altro vero, che in alcuni antichi Mefla-| | afferifce ; poichè il Cardinale Fede- li τς ΝΠ ang) ᾿ legga» È da Doo, può Dre: fatti πὴ Cla ro fia il decreto del lodato Con- effali coll’ intero Salmo Yu

cilio , e che finalmente in SERA nel primo, e col [οἷο verlo 15- Meffali dopo fftampati fi prefcriva | troibo nel fecondo . Quello pro» l’intera recita di effo , e maffime||che non fi può negare fi è, che in quello, che diede alla luce Gar | fis Meffale dato alla luce nel.1640. paro Vifconti nel 1594. è altresì | per ordine del Cardinale Monti, il vero , che tal Salmo per diftefo | [quale forfe; quando ha compofto non fi legge nella maggior parte | ll’erudita fua Opera De rebus Litur- degli antichi Meffali ; al che sr \gicis il Cardinal Bona; non ha tendo il Cardinale Federico Bor- | veduto , non fi legge, che il folo romeo’, dice il Muratori nel 7. 4. | RE Introibo . ||

Ant. Ital. Med. evi diff. 57, coman- Intorno al citato verfo del , che fol tanto quefto verfetto

Salmo 42. refta ancora d’avvertire, fi recitaffe, e tal ufo ha pofcia ri-

| che a tempo di S. Ambrogio eflo

I

leo: Ἐγώ (7) ἐθλιας Σ duag» Bios ἱερευΐς ὀξομολογόμαι τῷ θεῷ ma τῷ ἑῷ. κὶ τῷ ὠὡγίῳ Πνεύματι, 4 τῇ μα- χαρία παρϑένῳ Μαρία x) τῷ ἐρχαγγελῳ Μι- zan, κἡ τῷ μακαρίῳ Ἰωάννη τῷ βαπειςῇ, x εναγγελιςἢ , χ) τῷ μαχαρίῳ Πέτρῳ, χὶ Παύλῳ, εἰνδρέφγ τοῖς λοιποῖς μακαρίοις εἰπος λοις, μάρτυσιν, ὁμολογητοὶς, παρθένοις. πᾶσι mis οἀἰγίοις γ. κ) ὑμῖν εἰδελφοί, ὅτι ἥμαρ- πεν σφόδρα nati du vous Te θεῶ gr ὑπερηφα- sus διανοίᾳ, γαργαλισμῷ 9 cuynambica , ὄψει, sp, λόγῳ, ἔργῳ x ῥαθυμίᾳ. Διὰ Pero περὶ marmo δ΄ παθῶν us οεἰμαρτημείτων ὁδυνώς- μένος τὸ εἐμον παρώπιωμα ὁμολογω τὴν ἐμήν σφηδραν Evoxniv . Καὶ δέομαι Fig μακαρκωτοίτης Παρθένα Μαρίας, x Tavo ἣἧἷδ͵ ἐγίων χ) πα- σῶν, 1 ὑμῶν ἀδελφοι ἵνα ἐυξηιῶε ὑπὲρ ἐμὲ da οἰθλίν x) ἁμαρτωλᾷ πρὸς τὸν Κυΐριον χ) βεὸν riusîr,

fi doveva altresì datutti quelli re- citare, che eflendo ftati di tfrefco battezzati, e confermati erano per la prima volta ammefli a parte della facra Cena,come fi fcorge da ciò,che S. Ambrogio fcrive alcap. 8. de iis, qui init , e l'Autore dei libri De Sa- cramentis, che portano il nome di quefto S. Dottore nel Zid. 4. cap. 3.

Turno

[ ISacerdote:,, Ego (7) mi- 2} fer, & peccator Sacerdos con-

| ss fiteor Deo Patri, & Filio, so & Spiritui Sanéto, & Beate

99 Virgini Marie , atque Mi-

| |,, chaeli Archangelo , & Beato |3» Joanni Bapria, & Evange- 29 lite, & B. Petro, & Paulo,

.»,(,κ Andrea, & aliis Beatis Apo-

»» ftolis, Martyribus , Confef-

μι foribus, Virginibus, omni» |,, bus San&is, & vobis, Fra- tres, quia peccavi nimis con- 99 tra legem Dei in fuperbia,

cogitatione, voluptate, con- . fenfu, vifu, taQu, verbo,

id opere, & negligentia ; ideo |,, de omoibus paffionibus meis, |,1& peccatis, meum lapfum 9 dolens, confiteor meam ma- |” ximam culpam: & precor | | |

Beatiffimam Virginem Ma- ,, iam, & omnes Santos, & ,, Sandtas, & vos Eratres ora- ,, re pro me mifero, & pec- ,, catore ad Dominum , &

Deum noftrum.,, i

_—- —— —————— - _ _ _—_—— y—__————__—rm_rezzzk4 o. ——r r—_—_——_—_—————y—_—-_—_—+—+_—_—+_—_-__—_—

||

(7) Poco da quefta differente era la Conteflfione, che a piè dell’ | | Altare faceva il Sacerdote fino ver- | fo la metà del fecolo XVI, come {fi può vedere in tutti i Meffali an- | tichi della Chiefa Milanete. In quel- lo però del 1560., ed in tutti gli altri in appreffo ftampati fi legge la fteffa Confeflione , che fi recita

| |

᾿ 15 Ii fette: Protti Tone ade Il Diacono rifponde Dee | %) TUTO φησὶ τρίς è β | Gra?ias per tre volte. Kai seri dbm relurav ὃς ἐξομολογήσεως εὐχὴν κὶ uns ἐπ' dgyig μέχρι MISS) e | δὲ un ἔςι dicdxovos , ὁὃ Uameemg λέγα eg λοιπομένα μόνον è ovino da ἑερέως. ἴΠολ- das δὲ x λαΐχοί τινες (8) παριίςανται δι ἐνλαβειαν duovavtes $ % καθ᾽ ἐαυπυς a'roxgs POMEVOI è

| Dopo egli pure (ed in. car gala del Diacono il mi- niftro, che v’affilte ) la mede- | fima preghiera della confeffio- [πὸ dal principio recita infino alla fine, omettendo foltanto il nome di Sacerdote. SpeiTe | fate poi v’affiono (8) du laici, che con riverenza ftanno lafcoltando, privatamente [quelle preci rifpondono . | | |

Ῥηϑείσης de ὥς εὐχῆς ἱερεύς πάλιν

λέγε, Τῷ Θεῷ xa x Ὡροστίθησι τὴν ἐυ- xiv πιο τὴν i

Terminata quelta confeflio- ne il Sacerdote altresì foggiu- gne : Deo Gratias, d'indi re- cita queft' orazione.

| | | | | | | |

nella Chiefa Romana colla fola a8-| \pi, a’ noftri giorni ancora fi pra- giunta di B. Apro : | Fica e che al prefente , Rene Tal Confeffione poi a ciafcu-| |in prima folevafi , non fi offervi

na Meffa fi premette, ed alle tre | l’uto di premettere a tutte tre le ancona della Natività di Crifto; gp EE la Confeilione, edi recitare

e s'è ingannato il P. Martene , | lin fine di ciafcuna il Vangelo.

uando nel libro de ant. Ecc. di- | | (8) Dovendofi dai popolo , che

cip. pag. 87. ha a 99 asia [318 Meffa affifte infieme del Sacer- », nel nuovo Meffale Amfbrofiano! ! dote offrire con puro cuore il Di- 9.9 vi fono tre Meffe; ma alla pri- | | vino Sacrificio, giufto è, che anch' 90 ma foltanto fi premette la Con- | |egli col celebrante i proprj peccati » fellione, e nel fine della terzafi) |confeili, ed alla interceflione de’ » dice l’Evangelio di 5. Giovanni | Santi fi raccomandi . Egli è aflai » È n eni "ἢ ale pun x | probabile } che inc coon » benedizione tofto il Sacerdote||ne, e quefte preci, che nella Chie- »» legge l’Ingreffa , o fia l’Introito | 'fa Milanefe a que’ tempi dopo 59 della PE Hu τὶ imper ΠΤ ἰοιο ευιανὰ 1 Piani ciocchè, confondendo egli l’antico | | foffero da eflo proferite con tale con il moderno rito, crede , che | Mico di voce , che poteffe dagli quanto fi cottumava ne’ paffati tem- | Valeri ancora effere udito , ficcome

16 ; ,

Ὀκτερίσαι (9) σὲ παντοδύναμος Θεὸς,

͵ , LI « ͵ 3 συγχωρήσας σοι MAVIE GIU πὶ α μαρτγματα

. A ᾿ ΄ 4. qurui me, BeBowra ἐν πάντ, ἔςγῳ ἄγα- -. , i ὧν , x o > ν᾽ La , . DA da, % ἐνάξειξ σε spari Roy ἀγγέλων. ce χαγγέλων εἰς τὴν αἰώνιον ζωὴν. Δικ; A'unv

| 3, Mifereatur (9) tui omni- [»» potens Deus, ὅς indulgeat È tibi omnia peccata tua, & .9 Confervet, arque confirmet in omni opere bono, & ad- | |

so ducat te cum Aogelis, &

so Archangelis in vitam «rere

,, Dam. ,, Il Diacono,, Amen.,, Il Sac. ,, Indulgentiam, &

,,remiffionem , ὃς abiolutio-

.9, nem omnium peccatorum

desi veltrorum per gratiam San-

|, dti Spiritustribuat vobis om-

nipotens, & mifericors Do-

minus.,, Il Diac.,, Amen.

! Il Sac,,Adjutorium nottrum

i,, in nomine Domini.,,

I Il Diac. ,, Qui fecit coelum,

|

I

|

|

| | | | | |

‘O ἑερξ Euyyrwunyi * ἄφεσιν 9 x λύσιν «αντων Por ἁμαρτημάτων ὑμῶν dit Bis χαρατος d dyis πνεύματος παροίχοι ὑμῖν è παντοδύώνα- | (μος κὶ φιλαγϑρωπο; Kuosos. diari A'urro

‘O dop: καὶ βοήθαα ὑμῶν εν ὀνόματι Kuess.

‘O διακ: Τοῦ ποιίσαντς τῶν cupavos % @v pn ptt TECFA È è,

Il Sac., Sit nomen Domini ss benediltum . ,,

Il Diac.,,. Ex hoc nunc, & ufque in feculum .,,

Quindi

I ‘O ἱερὲ πὶ ὄνομα κυρίοῦ £vXoynuzvove | "O διακ: ᾿Απὸ è νῦν χ) ἕως ἥξ οἰιῶνος, |

fembra , che fignifichino le citate | | XL, o XII. fecolo ha fcritto un Libro parole di Cidonio ixe9" «vas del va-! | intorno a ciò , che nella Chiefa taso» e fenfo delle quali altrove lallora fi coltumava ) il quale al parlerà. ei cap. 23. parlando della maniera,

(9) Non folo fecondo il rito βταα fi celebrava la Meffa , af- Milanete, ma ancora fecondo il Ro- | ferifce , che il Sacerdote dopo la mano anticamente con quette parole | | confeffione del Diacono diceva : s’implorava dal ϑβαρράοεδ sare ticar |«lleneafier tut omnipotens Deus, dia da Dio per il folo Diacono, non! 1 ὦ» dimittat tibì omnia peccata tua, già per tutti li circoftanti ficcome | | liberet te αὖ omni malo, ὦ" confir- ora nell’ una, e nell’altra Chiefa fi| | met te in omni opere bono, ὧν per- c oftuma. Ciò fi ricava dal Micrologo | | ducat nos pariter fefus Chriftus Fi- ( finto nome d’un Aytore, che nel | eine ed vivi in vitam aternam .

ΤΠ προμς τ δὴ È ape πολ ΔΗ #:|| Quindi così priega il Suceni dios; πασῶν ὙΠ ἐάν; ea ga TO de | dote. (10),, Rogo Beatiffimam Esa: ἱπὲς ἐμ ἣν ὡμαρτλῶ - Virginem Mariam, & om-

39 Nes Sanctos , & Sanas Ut | ss Vos fratresorare pro me pec- » LCA |

‘O ϑιοίχ: τς σου. ὃ. uu 0426 ‘is Μρι ὃς ἐν πάσαις ταῖς ἐυχος σους

Il Diacono: ,, Exaudiat tes ,, Dominus Jefus Chriftus in 3, omnibus orationibus tuis. Ed il Sacerdote ftando in4 chinato foggiugne fecretamen- te. ‘queft’ orazione . | ,, Rogote(r1)altiffime Deus Sabao:h Pater Sante, ut me tunica caftitatis digneris ac- s Cingere , & lumbos meos Le cingulo tui amoris , & timo- Fo ris ambire, & rznes cordis |,, mei tue charitatis igne ure- | kr | | |

χαὶ ἐπρεὺς κύψας ἐστι λέγοι μυςικῶς σὴν Fux Digi» è

mame ἐἴγιξ 9 ἵνα με Ti Ὥς εἰγνοίας διπλοῖ δὲ Ἐτριζώσαι εἰξιῶσοα . x πὲς ὀσφῦς us περιζω- pari ὥς σον φιλίας Ta σοῦ φόβε περλβέ- λης τὲς γεφρεὶς Pig καρδίας μὰ τῷ πυρὰ, Ὡς ess αἰγαπης ἀναίψης ὡς ἂν ὑπὲρ τε τὼν ἐμῶν οἱμαιρτιῶν ἔυξηιϑαι δυνηθῶ a συγγνώμης. di ag» ci πων Tv περαες MAC TOY ϑδλων σου τυχῶν αξιω- Da, ὅπως σοι ϑύσω πες ὠρηνικοὶς ἑκαςων ϑυσίας,

9 Te, ut pro peccatis meis pof-

᾿ fim intercedere, & adltan- 3 tibus fervis tuis veniam pec- ,s Catorum promereri , & paci- so ficas tibi Giagulorum holtias ,, immolare.

I | | ni | | Δέομαί σου (11) δ ιςε δ᾽ Θεὸς oafad9 | | | | | | | | |

» Me

—_—_—- "—» = = “να est <> cemrozo © ex πα τὰ ---- -

(10) Quefta breve orazione 9] | pon il Diacono, ma il Coro dove- e la rifpofta del Diacono exau-i {va rifpondere le parole exaudiar diat &rc. è ftata già da molto tem- | te ὦ». po Fisici Si ea Am- -| | (11) Di Meffale ftampato nel rofiani ; effa però fi leggeva ne’| 1499. queita orazione viene a 5. più onichi - e tra gli altri εΞ- attribuita : non fo però uno fcritto l’anno 1257., che fu] |con qual fondamento ; impercioc- già ad ufo de’ Padri della Cer- | chè niun altro di quanti Meflali tofa di Carignano, in:cui per al-{ | più antichi ho veduto , ia di ciò tro quefta differenza s'offerva, che | | menzione. Di (fert. della Me(a . C

18,

x di ue (12) πρισελθϑᾶν τῷ etyiw pei Suriasnoiw τολμῶντα ur colon a'rode dor, dA” αἴξίωσον αἰ πονίψαι x meescaidou κ) φιλανθρώπως x} ἐυμενῶς ἱποδέξαϑαι did κυρά ἡμῶν "In- σοῶ Χοιςοῦὖ . ὃς pere os ζῆ + βασιλέυα ἐν ἑνότητι & ἐγίκ Πνεύματος εἰς mis divas δῶν el iu vv, ᾽Αμην, Ruese οἰισαχᾶσον Ὡς προτευχῆς us 3 ΚΣ) κραυγη js pos σὲ εἰλϑέπω.

[3» Me quoque (12) ad fan&îum [»» tuum Altare audalter acce- È dentem ποῦ finas perire, fed ss dignare lavare, ornare, & με clementer, ac benigne fu- |,, fcipere, Per Dominum no- |3 ftrum Jefum Cheiltum., qui |>, tecum vivit, & regnatin. i | | | |

,s unitate Sandti Spiritus ini fecula faeculorum . Amen, .»» Domine exaudi orationem ,, meam, & clamor meus ad », te veniat.

Dippoi privatamente dices | tre volte in greco Kyrie elei- | fon, e vVaggiugne,, Benedi- |

"Eire λέγει καθ᾽ ἑαυτὸν ἑλληνιχῇ φωνῇ Κύ- διε ἐλεησον τρίς. Καὶ ἐπιλέγα. ευλογήσωμεν σὸν κύρκον, Τῷ Θεῷ χαρὰς.

PA camus Domino. Deo gra- | 99 [145 099 i

CERI: MERI] -------.---- —_T = ——=—-——— css —— 1 cuce re ------ La

(12) A’ tempi di Cidonio, co- Prima del fecolo XIV., in cui me appare da ciò, che egli qui ri-| | fcriffe Cidonio, altre ceremonie fa- ferifce s tutta quefta orazione con i| cevanfi avanti dar principio alla verletti pofti dopo di efla fi reci-| | Meffa folenne, le quali defcrive Be- tavano dal Sacerdote a piè dell’| | roldo con quefte parole. ,, In pri- ,, ma i Soddiaconi fanno l’incen- ss fazione in forma di croce avan- s, ti l’altare, e nelle maggiori 10- lennità ciò dee τῇ dai Diaco-

Altare; ma nel teftè citato Mefla- | | le del 1499. fi ordina, che il Ce- | | lebrante arrivato alle parole: fingu-| | lorum hoftias immolare, alcenda sa | È i Altare, ed ivi fotto voce dica 11} |, ni. Poi il Sacerdote fa la con- reftante dell’ orazione. Lo fteflo fi | (3, feffione , finita la quale,i Leviti prefcrive dai Meffali ftampati fe- " afcendono ai lati dell’ Altare, ed condo la ‘riforma fatta da S. Carlo, | i Soddiaconi vanno dietro del ed intutti gli altri in appreffo pub- | Ε medefimo Da quefte parole di blicati, con la fola differenza, che: ! Beroldo fi ‘può ancora ricavare, in effi alla qui pofta orazione è Ba- | | che a lui τὰ ip ta foltituita.quella, che fuol τε ΟΣ} | ta la confeflione, niuna delle pre- tarfi fecondo il rito Romano: Ora-| {ghiere recitava, di cui fa qui men- mus te Domine &rc. | | zione Cidonio .

19 ) Tasm dal ἀροσἐρχέται τῷ 0021850081 | | Nel dire quefie parole afcen- γίας περι χει χρατὼν ταὶς χερσί 3, ἸῺ ποῖ δι] ;»-" . . » euri DN TY | gavps σημ δον γῆ 0 ΚΑ ato. | ΕΣ Φ D indi prendendo il li- τὸν ἐς αυρωμένον, si yo miavm βιβλίο φὴν : i |mapi , ed alzandolo medio- croce : in oltre lo bacia , dopo |e vi bacia l’immagine del Cro-

πρῶτην μὲν οἰσπαάζεται (13) sud. am λα- d . Lp : δ᾽ vasi γόνατα τὴ αὐ ἰδ | | de egli all Altare, e primie- Diocaisuri-cesfvringe biediiotoei eanionii bacia (13) il bo μα out μετρίως ἐπάνω τῷ Suriacneis τυποῖ di | \ curi ridu (14) ἐν 116 Id) μέτα ride bro, che contiene l'ordine del- Giasnesrse x ανοίξας πὸ βιβλίον versiona] la Liturgia, e tenendolo nelle savpuriy τῇ Χριςὃ περιέχα è | | |cremente fopra l’Altare, con | vanadto fteffo fa il fegno della, | Idi che lo ripone nella deftra | | (14) parte dell’ Altare, lo apre, | \cifilo , la quale tutti li Meflali | |fogliono avere .

Di-

r—— o TTI I CT E i αἱ E I πο

(13) Le ceremonie qui defcrit- | [co coftume de’ Latini, che la par- te da Cidonio; le quali doveva il! |te dell’ Altare, che giace alla de- Sacerdote praticare , dopochè era | | fra del celebrante lato deftrò chia- {alito all’ Altare, per la maggior | {mavano, come confta da Innocen- parte erano ancora in uio veriola; |zo II. de Myft.1.2.c. 22. da Du- Se rta i impercioe- pren ΠΡῸΣ ε 4. . Lai cda DE

effale ftampato l’anno | fantichi Rituali, e Mettalt; chiama

1548. fi: ordina, che il Parsi | [anch egli deltro lato dell’ Altare debba fe fteffo, e. l'Altare fegnare| | quello , in cui fi legge l’Epiftola. «col iegno della croce, e quelto ba- | Ora però per parte eftra dell’ Al- pr ed il sessmetiai cirie | pra quella ola ni fi leg- poicia cominciar l’Ingreffa. Ora! ;ge il Vangelo, poichè tale è ri- di queite ceremonie , che erano una | | guardo al Crocififlo pofto inmez- aaa comuni ancora ‘nn altre| | zo dell’ Altare . ile icie, niuna più fi offerva eccet-| {crede ; che Patrizio Veicovo i tuato 1] bacio dell’ Altare, al quali | Pienza. fia fato il primo, che que- le Da fecondo il rito DO fta coftumanza Longo tt > no premette il fegno della cro-; | ciocchè nel lib. 2.6 2. trace. cerem. ava menfa , il che altresi de- | | cet. Rom., che nel Sn Le efi fare ogni qualunque volta ἢ] [Ζὸ ad Innocenzo VIII. dice ,, i ha a baciare la facra menfa. » porta il Sacerdote al lato fini-

(14) Seguendo Cidonio l’anti- | Β το dell’ Altare, vale a dire

C 2

20 i Eri. δὲ ἐν τῇ λατυργίᾳ day deri vv Pi DI più è da avvertirfi : che τ δαλόν Parra rei SA | | nella Liturgia de’ Latini τὰ διαλόγα fi χρῶνται mavmzi 3 εἰλλεὶ 3 πολ | | 814 de Datini non ἣν πλέον adi τὴν; παράδοσιν τῷ dyis ᾿Αμ- | rigo fecondo la difpofi- (οσίδ = τ μενον ἐν τὴ περιοχὴ xeoivroa Te . n μεθιολ νων οἰμάβεται xd” filo belli zione fatta da S. Gregorio (I 5) μνήμην (dyiu d μόνον εἐναγινωσχοκεγος (19) | | Dialogilta 9 la quale da per ἐΥΥΡΟΙΒΒ ΝΥ ΝΡ «le {|tutto in ufo; ma ancora, e 3 ||molto più, nella Liturgia fe- |condo la tradizione di 8, Am- : [eroga s che viene praticata. ‘lnella fola Dioceti di Milano , | per ciafcheduna folennità, pimepeoraziane di qualche Santo, non fi muta foltanto (10) l'Epiltola, che devefi leg- | gere ,cl'Evangelo;

---.-

» dalla. parte: dell’, Epiftola . »| | che moderni :: e. quetti altresi Adottò queit’ efpreffione S. Pio :V.| i feguendo:| Demetrio; com tal no- nel Meffale, che egli fece dare al- | | me il Santo Dottore contradiftin- la be 9 selen ἴεν carene a da iena è, che paci Greg tutte le Chiele. mbrofiana pe- . Sommo Pontefice , ficcome oi- τὸ ha ritenuta l’antica maniera di vassa il Baronio all’ an. 726. n.31.» efprimerfi, chiamando la! parte che | |da alcuni Greci-venne così chia- 5." "τῇ pecca pia gica: lt pito s e tra gli altri da Giorgio to deftro 3. od anche corno dell’! ‘Cedreno #iftor.comp.; pure Deme- = vpi l’altra Pplizaro visi | trio non ha potuto parlare di que-. o con altro vocabolo corno del|{fto: poichè non Gregorio II., ma Vangelo. | È Primo fu quello , e difpofe, (15) Con quefto nome di ia ed ordinò la Meffa fecondo il ri- iogliono i Greci. chiamare S. Gre-| [τὸ Romano, come ne fanno fede gorio posi FRISO CAT] [pae an È oghi » ch’ egli compoie, che tu- I el tefto greco per di- rono in greca tavella tradotti da | pilo l’Epiftola, icrvefi Cidonio Papa Zaccaria. Tal nome ad effo; | del nome ’Argsoros s CIOÈ Apoffole diede Simeone di Teffalonica nel | | fecondo l’ufo comune de’ Greci, libro de Templo, MicheleGlica sc Μι quali. così fogliono chiamare ia parte terza de’ fuoi Annali, e! il’Epiftole della Mefla a cagione, «molte altri icrittori tanto antichi , | [che la maggior parte di efle ( la

ZI ἰλλα πλὶὲν ἐλιίγων τῴλλα παΐῦγτπα «ἐδὸν εἰμάίβεται,

Mini “dad 0 46:25; |ma eccettuate alcune poche co-

mi di post δι. CUL®WwWYS VI TU DIYVOu . e sn W μνηΐμαις d yi ov E εἰμείβεται. darte παρ Aut | [fe uafi tutto il rello [80] mu- (17) πεῖς ἜΡΩΣ καθ᾽ ἡμέραν τὰν, pei "i ‘tarli: il che non fi fa nelle fe- οαἰχολοθία duaBstas μένον ἕν τε τῷ cComtep È uj τοῦ ὄρθρω. Ἔσδοξε suv ἐχϑέϑοι (18) mv λα- | fle comuni 9 nelle comuni commemorazioni de' Santi, in

meriayy ἣν ψάλλυσιν ἐν τῇ copri Ps Χρις γεννήσεως + Ἔπα x κατα τῦτν Ὧν xoudor ἐκ τὰ λατινγιχ προς πὶ ἑλληνικὴν μετεφροίζ αν o

||cui, ficcome altresì è in ufo [( 17) preffo noi altri Greci, | l'Officiatura ( eccettuate paris menti alcune poche cofe ) fe- ! condo la giornata. fi muta fo- | O lamente e nel dra e ne Vefpri... Ho voluto pertanto [(18) quella Liturgia ἊΝ εἰροῖ- Il 4 8! E ||Fe» che devefi cantare nella folennità della Nafcita di Cri- fto; d'indi dalla latina nella greca favella inel. medefimo | [tempo traslatarla..

case «to ce, ἀξ ας σατο, πες σε ππ —rno «e-go a wo uo —— -οΟ--- -α-- -- "e

qual cofa fi pratica ancora nella | | Filoteo Patriarca di Coftantino- Chiefa ΝΗΒμ δὶς )<ieno CARAN ia poli i glie iaga ie le lettere di 5. Paolo.. Che anzi! 1 cuni Scrittori hanno {pelle volte dai Latini ftefli effere | (creduto , che nel Biorno.di Nata- ftato queto nome applicato. all’| jle una fola Meffa fecondo il rito Epiftole fi raccoglie dal fermone | | Ambrofiano fi SGIHIALIE » ARPORGIAr 176, altre. volte 10, di 5. Agofti-| {ti in ciò all’ autorità di Pamelio, ΠΟ de verb. Apoft., dal Concilio quale riferendo tutte le diverfe Toletano r.al can 4. dal Concilio | Melle s che nella Chiefa Milanefe PETen pirineni al can.4., eda (Last dei ᾿ ΙΝ : 1a molti altri luoghi... ‘no ola, ed in gran

(17) I Greci feguendo il vi] SE a quetfta di Cidonio ne affe- ftume de’ Latini fogliono fecondo | gna. Ma fe Pamelio d’una fola fa la diverfità dei giorni al Esperta] IAFARIONE, di due parla Beralda» ed al Mattutino cangiare i Salmi,! \che viffe ben quattro interi fecoli ἘΠ ΘΙ a e FIVE KCgome sugar di Ja + MIPEERIOGRHE, siii 1 può vedere aall’ ordine de’ fa-} | vendo egli ciò, che in quefta fan- fi ESNNE » che ha dato alla lu lion ie foleafi praticare , tra ce verfo la metà del XIV. fecolo | i] coie dice, che finito il Mat-

22 RS Î Pair vivo Fiv προγεγραμμένων; 2 || Recitate adunque quelle pre- x) κοινὰ nari πᾶσαν λετεργίαν εἰσί, δὴ ὥς . che comuoem x λατυργίας (19) digzouems πὶ εἰσαγωγικὸν TET "e ente Io tutte : Ne Meffe fono prefcritie , (19) | l all’iocominciar della Liturgia, om | | cotetta

In-

—s mm Tr __6mmm mmm o] orrTun > }1 CO tl ——..0

s, tutino » l’Arcivefcovo fi vette | | nel 1499.» in cui fi ordina, che al- s degli Abiti Pontificali..; per cele-; |tresì la feconda Meffa fi dica della s brare la Meffa di notte. Indi | Natività con la commemorazione riteriice l’Ingreffa,l’ Epiftola.l'Evan- | di detta Santa : la qual commemo- geloec. di detta Mefla, che è ap- Fest ancora fu fuffeguentemente punto quale ora fi legge ftampata | levata. ΤΑΗΧΝ in tutti i Meffali Ambrofiani. | (19) Benchè già da molti fe- Se poi oltre la Meffa di mez- [ἘΠΕ fiafi Πἤατο il principio della za notte , e quella avanti mezzo Meffa all’Ingrefla, o Introito ; pu- giorno fi celebraffe anticamente in | | re a’ tempi di 5. Ambrogio inten- queita Chiefa l’altra eziandio mi | devafi incominciata fol tanto do- aurora , mon ardirei così di το [0 l’Evangelo, finito il quale fi li- gieri affermarlo;; anzi che dall’in-| |cenziavano i Catecumeni. ,, Dopo tero contefto di Beroldo, nel qua- | le lezioni, ed il trattato, licen- le niun_veftigio ritrovafi di que- |> ziati i Catecumeni ... incominciai fta Meffa, crederei poterea πε μοι s».la Mefffa ,, dice S Ambrogio nell’ ne interire effere la medefima fta- | |epif?. 14. alla fua forella Marcelli- ta ne’ paffati tempi tralafciata . Que-| na: imperciocchè non potevano che fta opinione‘ maggiormente vien: 11 foli fedeli affiftere a quella par- rta da un Ra Tap [τε ἘΞ VIGO ; Gr propriamente fale Ambrofiano , fcritto come 1 Meffa fi chiamavafi . crede fin dal fecolo X., il quale Qui fi potrebbe in oltre of- con molt’ altre preziofe antiche | πῆρα, che in quefta Mefla quan- memorie confervafi nella fcelta Bi- | | tunque folenne da Cidonio deicrit- blioteca del Chiariffimo Sig. Mar- [ta niuna menzione avvi dell’ incen- chefe D. Carlo Trivulzi, che fimil- | fazione da farfi dal Celebrante, 12- mente niuna menzione fa di quefta | lito che fia all’ Altare ; la quale feconda Meffa . Quindi è forfe, aa] | pure fi ommerteda molti altri anti- non trovandofi effa ἘΝ più a ὯΝ Meffali Salse = n Meffali, alcuni Sacerdoti prima del ampati; in quelli però, che dopo fecolo XVI. dicevano tutta la fe- | la metà del XVI. fecolo furono conda di 5. Anaftafia con la com- be alla luce , quefta inceniazio- memorazione della feria feconda | ne fi prefcrive colla benedizione, dopo la Natività: ufanza per altro! I che leggefì nel Meflale Romano: condannata dal Meffale ftampato | | Ab illo benedicaris &rc.

33 (20) φελτς ἀναφωνᾶ (23) μεπὲ μέλυς | | Ingreffa (20) il cantore intuo- {184 (21) con melodiofo canto,

ss Lux

_—— —————— —° + “+-++__-—-Ò - —"———-tm—__——m—— —_—___8

(20) Sembra ftrano ciò ,. che | mentre fi cantavano in coro; onde qui narra Cidonio è vale a. dire, | [ἢ può a ragione fofpettare, che il che da un folo fi cantaffe l'Ingrelì | | Sacerdote non toffe tenuto. nelle fa, ce di in wifi etutto Meffe Figzzar cara da fe dini ciò che ha da cantarfi in coro,| [ciò , che dagli altri fi cantava: la come il medefimo fcrittore in 101 qual cofa viene più apertamente preffo afferma; ma pure quetta | infinuata da Cidonio, il quale tan- uianza efiere ftata lungo ΠΡΟ | to è lungi dal riconotcere nel Cele- avanti nella Chiefa Milanete prati-! ' brante que?’ obbligazione di reci- cata fi ricava da Beroldo,.il qua- | tate nella; Meffa folenne l’ Ingrefla le parlando dell’ordine della Μεῆλ,} ec. che anzi poco dopo foggiun- dice: ,, Fatta la Spnialione, i Le-.|. | ge ᾿ ΤῊ ua ie da "ILORE 3 Viti vanno ai lati dell’ Altare; | | alla Mella col Dominus vobifcum.

>», indi il Maeftro delle fcuole in-| | Quefto però non farebbe ftato rito s, comincia l’Ingreffa, la quale fi- parcicolare della Chiefa Milanefe: s, Nita , l’Arcivelcovo ol'Ebdoma- | poichè fappiamo , che in molte altre » dario. dice Domenus vobifcum .| | ancora lo fteffo fi praticava : E per- » Siegue 11 Gloria în excelfis . dl ciò s ficcome offerva ib Le Brun t. 1. so quale tutto intiero. fi canta dal lp, 117., inaltri.tempi quattro codici. » Maeftro delle Scuole .,. | | fiadoperavano! nelle Mefle folenni

+ Dall’‘addotto teltimonio ἀπε} |il.primo de’ quali: conteneva fol. cofe. ancora fi poffono. inferire | \iptro gli Evangelj: l’altro le Col- La prima, che tanto. dal Sacerdo- | | lette, le Prefazioni, le Benedizioni. te, quanto dal Velcovo falutandofi | | Epiicopali, ed il Canone; il terzo il popolo, fi diceva Dominus τόξα. ΠΕΌΝΕΕ e leLezioni; e l’ultimo cum nel che per altro queita Chieia | | tutto ciò , che fi doveva in coro. \erafi fcoftata dall’ antica coftuman- | ‘cantare. Anzi, al riferire dell’ iftel- za, cheera in ufo a’ tempi di S. 35! fo Autore, alcuni Meffali ftampati brogio , ne’. quali dal Vefcovo, a Gere l'edizione fatta per ordine diffinzione del Lp Sacerdote, | [di 5, (Pio SV: nsl pe guri la non Dominus vobifcum , ma.;Pax{ |facoltà al Sacerdote di leggere vobis dicevafi ficcome afferma lo μπῇ che più gli aggrada, mentre fteffo S. Dottore de dign. facerd. al | che o dal Soddiacono , o dal Dia- cap. 5 altra $ che Bonaleo jcono s o dal coro alcuna cofa fi

on. afferifce, che il Celebrante| |canta. | dovefle fotto voce. recitare l’ In | (21) Valfrido Strabone rer. grellas.,0 il Gloria ἐπ excellis &c. | ecclef. c. 25., e Radolfo Tongrenie

24 | , Φῶς (32) περιλέμψα σήμερον ἐφ᾿ ἡμᾶς, 9 Lux (22) fulgebit hodie eri ἐγεννηθη ἡμῖν Κύριος 3 hs βασιλέας ax fi - t Q Atti LA seg | »» fuper nos , quia ortus el no- [1 bis Dominus , cujus regni i, nonerit finis , ,s Il Sacerdote altresì dando

1

| | Btragipio intuona |

||

Kai εἰρχόμενος ἱερευς ἔχφωνᾷ

,, Dominus vobifcum ,, (23)

il Popolo,, Et cum fpiritu tu0,,, Tutte

‘O κύριος μεθ᾽ ὑμῶν (23) ὁ" λαὸς 2 μετὰ τῷ πνευματός σὰς

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can. obferv. pr. 12. affermano, che | |cuore, che era forzato a piangere . see ἐν ἀνρδεηγτρη Ἐὰν aveva pn ka può fu quetto propofito va lieta Ambrofiana il {uo canto] |il P. Euffachio da S. Ubaldo, i particolare, diverfo da quello della | | quale ha fcritto {tovra di ciò un’ κε τ αν fa eci al dire DAI | intera differtazione, pri pin cito tadolto.confiite in ciò, che ill Iza altresì di provare che la Chiefa canto Gregoriano è dolce e piano; | Romana ha prefo la forma del e l'Ambrofiano.all’ incontro fonoro, | [ξ8ὲδ dalla Milanefe , quantunque e Ta Ed Ἐν cen apart fare rn refo più grave 9 e » che la nota Ambrofiana è forte, | | maeftofo. i » dura, e molto μνῶν μὰ | | (22) Quello, che dai Romani perciò forfe. è itato queito canto | | dicefi Ia*troîto è dagli Ambrofiani in alcune Chiefe proibito, e tra le | |K chiama Ingreffa , dopo della altre in quella di Monte Cafino , | | quale a differenza del rito Roma- Pop ser Leone coi he fi dice il Gloria sio το icano chron. caf. ἰ, 2. c. 7. Malleffa ( eccetuate però le Mefle da ben diverfamente ha molto tempo | | morto ) di nuovo fi ripete. Alcu- prima di effo parlato Valfrido, ca | ne volte ancora, fecondo il rito ΠΝ “cat μὸν, ΠΣ per τὴ Sr αὐχήν τὰκ perda dro :cezza è atto molto a com-||greffa , ficcome fi fa nelle pungere , ed a movere l’animo, | Gerre de exceptato , ed in alcune Onde nel citato luogo foggiunge | taltre , nelle Quali eziandio fi tace » che molt’ altre Chiefe hanno feci dopo l’evangele , l’offe- 99 ΡΒ τὰ a È ira a DE paco il confrattorio, ed il tran- » nelle folenni Meffe Ambrofia-: |fitorio. » ne fi cantano, che anzi lo Bello | | (23) Che tutto il popolo avef- Agoftino nel /. 9. delle id Fi qualche parte nel sal + 0 alli al e. 6., e nel Z. το. al c. 33, di] |divini officj, ed alla Meffa, quan- rs canto parlando, dice, "che | tunque in coro v'affifteffero il clero 3 alla fuavità di effo egli fi fentiva! led i cantori, egli era veftigio d’un' così commovere., cd intenerire il | | antichifima coftumanza una vol

αἰνατλας expura baz

Αέγονται δὲ «φιῦτα eri perdo μέλος, svelto ἱερεύς ανατάλας ic χώρας χαπὸὲ

25 | Tutte quefle cofe però de- | vonfi dire in cante. Il Sacer- dote poi alzando le mani, e l'Aando rivolto all’ Oriente in- fece:

Gloria in excelfis Deo.,, Ed il Cantore avendo riaf- funto quello, che feguita, caa- Ita fino a quelle parole ,, In |,, gloria Dci Patris. Amen. ,, Ter-

Δόξα ἐν ὑψύςηις Ot.

I Kai dams τὸ λοιπὸν υἱπολαβὼν ψάλλα] μέχοι τὰ αἷς δοξκν εξ πατρὸς . ᾿Αμήνς |

—/ ——x /@@6@»——@t@Ò ri El creste ------ ug crd:

ta comune non meno alla Chiela | | bica , ed in alcune altre. Ciò pure Orientale , che all’ prati ‘pi ni manitefto. dalla teltimo- E primieramente , che dal popolo | | nianza, e di 5. Gregorio il Gran- molta parte fi cantafle de’ divini | |de, il quale /. 7. epift. 64. ferive, officj , raccogliefi da Nicezio nel (eee alternativamente nella Meffa vr ἘΠ οὐρα οῆςς δι ἘΝ Lin ΠΝ , e ἐπὶ mei fi cantava »» Quando fi falmeggia, fi falmeggi| {il Kyrie eleîfon , e di Eterio, e so da tutti, e quando fi prega, fi| | Bzato / 1. B:2!. PP. t. 13., preffo i preghi da enti. e fioitusio al gti leggefi , cheil Sopolà pro- Hib. 10. car. το. COSÌ CANtò 99 nunziato dal facerdote il titolo del A! merto del Pontefice | na s rifpondeva G/oria tibi Canta il clero, la plebe,ed 11 fanciullo, | Domine, e di 5. Agoftino, il qua- Che lo fteflo ancora fi praticaffe | le de ver. relig. c. 3. afferifce, che Penna o lo Fs fune patti “liga dee Surfiom . Ambrogio , il quale nella | {corda , tutto il popolo aveva da ‘lettera 14. alla forella Marcellina, ei | rifpondere Habemus ad Dominum , ἊΣ ἰ.. 3.in Hexam. ale. ς. afferifce, |e di Sifto I., il quale comandò, che non folo gli uomini, ma le| {che il popolo doveffe nella Mefla donne ancora , ed i fanciulli fole- | cantar l'Inno Sanéfus Santus @re.s vano nella Chiefa cantare . , la qual Ke pure fi ordina dai ca- Che poi in tempo ancora della | | pitolari dei Re di Francia 4. 1. Meffa molte cofe infieme col Coro | ei 66. , e dai capitoli d’Erardo rifpondeffe il Popolo , fi ricava e| | Velcovo di Tours . Affermano in pih ga Seri cn [ere Gage nell Apalogia. 3%» anto Orientale, che Occidentale, ionigi d’Aleflandria preflo d'Eu- e da molti teftimonj de’ Padri .] |{ebio l.7.c.9. Tertulliano de (pel. Giò prefcrivefi nella Liturgia, che] [es 25., ed altri, che finito il ca- porta il nome di 5. Giacomo, in; | none il popolo rifpondeva Amen s quella di δ. Bifilio, nella Mozara- \ed Anaitafio nella vita di Sergio Differs. dilla Meffa. D

26

Time (14) πληρωθέντος fepevs ἐχφωνᾶς | | Terminato (24) il Gloria il | Sacerdote intuona lp Dominus vobifcum .,, Il

Ku'asss μεθ᾽ ὑμῶν, d λαὸς Καὶ ni || Popolo. ,, Et cum fpiritu tuo.,, | | |

75 πνεύματος as. i D’indicon tuono di voce, ps da tutti poffa intenderfi ,

Εἴτε segeus λέγα (25) τὴν εὐχὴν rav την οἰς ἐπύῆχοῦν Pr παάγτων, dice il Sacerdote (25) que Orazione, s, Deus

e —_—_—___- —_— —— —.—— -—-—.-—r——_—-——- _—— ——— 1 —_ —————_>—._._

Papa riferifce aver egli decretato , | |l'Evangelo, il Celebrante faluta il che il popolo nel mentre che il; |popoto. Parla bensì di quelli, che Sacerdote ipezza l’Oitia, doveffe! [ἢ dicono al fine della Meffa im- cantare l’Agnus τῶν &-., e final- prenota avanti i penelete mente per non icorrere per tutti onedicat, ὧν exaudiat &c. con la li ἐδ ταδὶ s che calli pi | diffiteieà però, che fecondo quefta re» il Concilio Bracarele, celebrato | | Liturgia dir li deve il Sacerdote, nell’ anno $63. al can. 2z1., dice | [ed il popolo ha foltanto da riipon- 5 ha è pe s che i Vetcovi | ba Amen . È Li » ed i: Sacerdoti falutino colla (25) Quel’ orazione che nei 9. fteffa formola il popolo dicendo | Melzi laser leggefi con qual- ERO ie τῇ che egli| al diverfità, dai i eli see 9.9 rifponda : cum fpiritu tuo,\ ! niunemente Super populum fi chia- 3 cole giufta l’Apoftolica tra- | ma . Ela δ᾽ lento di Radolto », dizione fi ufa nell’ Oriente ,,; | Tongrenfe recitavafi immediata- Altri, e forfe meglio, leggono nell’ | | mente dopo l’Ingreffa , ficcome egli Occidente. Ora però tal coftumanza| {ftello afferma alla propofizione 23. fin da’ tempi Apottolici RI li Sappiamo (così icrive quell’ au- è andata quafi del tutto in difufo; e diciò la cagione forte fi fu la non | curanza del popolo d’intervenire alle Meffè Solenni per la moltipli- cità delle private . | (24) Qui Cidonio non fa men- | |

tore ) che fecondo il rito Am- brofiano nella Mefla fi dicono » quattro orazioni . La prima fo- * vra il popolo dopo l'Ingreffa, la feconda fovra il corporale dopo |” l’Evangelo, la terza avanti il Pre- io» fatio, e l’ultima dopo la comu- |

zione del Kyrie eleifon, che imme- » nione., In appreffo poi foggiunge.

diatamente dopo il G/orza în excelfîs per tre volte devefi ripetere , fic-| |.,, Dopo la prima orazione fi canta come fi prefcrive negli altri Met- | so il Gloria . ,, Quelt ufanza però fali Ambrofiani. Nulla parimenti | | deve effere durata per poco tem- dice degli altri tre Kyrie, che dal! po, imperciocchè nel Meflale del Coro fi cantano , quando, finito | |1475. s ed in tutti gli altri polte-

17 Θεὸς ἡμῶν δ ὧν παντων δημιωργὸς è | 39 Deus nofler 9 qui es om- x} οὐχονόμες dos ἡμῖν ἐν qeut» τῇ ἡμέρᾳ dis τὰ A#)% σὰ σαρχόσεως x τῇ quem ἕς ἀγίας | x ceragdivs Μαρίας συναθροίσαιϑαι μετ᾿ εὖ- λαβόας σλι 7) x πιςῶς λορτνργῆσαι., ὅπως di δια Ὥς χαίρατος σὰ αἰχμαλωτίας λελυτρωριενοι τῷ vTisagrizus σα ταχιζώμεθα (26) Ad τὰ xuoss ἡμῶν Ins Χοιςὸ. ὃς pes σὰ ζῆ x βατιλέυα sv ἐγότητι πὰ d'yis σα mvevuams εἰς ns εἰίῶγας “ων αἰώνων. è λαός, ’Aunvo

99 bium creator & redlor, da nobis in hac Feftivitate In- I,, carnativnis Verbi tui, & par- |, tus SanA=, femperque Vir- |,, ginis Marie tibi cum timore |3, uniri , & fide mioiftrare , ut qui per gratiam tuam a cap- tivitate redempti fumus, tua ,s protedtione muniamur . (26) " Per Dominum noftrum Je- |,, fam Chrilum , qui tecum |,, vivit, & regnat in unitate tui Sancti Spiritus in fecula feculorum. ,, Il Popolo οὐ Amen.,, | Poi foggiugne. ,, Dominus |,, vobifcum .,, Il Popolo ,, & | ss cum fpiritu tuo, 29

ξ [

Εἶπε ἐχφωνὰ κύριος μεθ᾿ ὑμῶν, λαὸς x μετὰ “ὦ πνεύματος SU +

. DI . ᾿, L]

Καὶ asia (27) υποδιείχονος εἰς τὸν

". x .

πον, ὅπε οαἰναγινώσχετας 0 εἰποτολος x Φ ϑυαχγγέλιεν.. Turasi εἰς qubiv cd uBwiog λέγε.

| Ed effendo paflato (27) il |Poddiacane al luogo , ove |

i

cantafi l’Epilola, e l'Evange- lo, cioè al grado dell’ Ambo- He, die

| | | | | | | | | | | | | | | | | | |

___m_—_—_—— yP—t—t——————————€ ———_———_m<———___—_—m_——————m———mT_T—_r_rTr—r—r———_r.r-r-r_r__41 _——r _ ——-_—_————»———-- -—-=Cu”9 = ©@—— ὠὀ-»- ΞΦ .-ς-.--ς΄.-᾿--

riori trovafi afleguata dopo il Glo- | [do voluto la Chiefa Ambrofiana in ria in excelfis . Qui può con lo: ciò alla Romana uniformarfi. iteffo Radolto alla citata propofi- | | (27) Se nel gieco τοῖο di Ci- zione offervare, che gli Ambro-||donio nan è traicorfo errore, e fe fiani e recitano tutte le collette val vin vece di Urodidss (il Suddiacono) alta voce, mai ad effe premet-| | non fi deve leggere ἀναγνώσσυς il tono l’Oremus, nel che col rito | | Lettore ; rito in vero particolare Romano non convengono . i farà ftato quello da effo qui rife-

(26) Queta maniera di cani Irito, vale a dire, che il Suddia- terminare le orazioni, che nella] {cono la lezione aveffe a cantare ; Mella fi recitano, è ftata in parte! leffendo che in tutte le, altre Chiefe cangiata ne’ tecoli luffeguenti aven- | | officio proprio ἀμ Lettori 5

3

28 ͵ Προφητας (28) ἡσαΐνκ τὸ ἀναγνωσμα, [ | .9 Lectio (28 ) Prophetie

| ᾿ Ifaje ‘99

[1 Il Sacerdote adeflo rivolto

| |nel darli la benedizione dice :

9 Lege

-- .ο ———r——_—+——y—»—6—_/r—-t____&k_FFj|1!t v-_——__—_ _v1——r——_ = ————_ ——— ——_—

ro di ἑερευς ςραφας πρὸς αὐτὸν e'vAoywv χέγα + .

22 e ,- -

e non de’ Suddiaconiè fempre ftato | | gio ne’ giorni di Domenica all’ il recitare le lezioni : anzi ciò ef-{ | Epiftola aveafi a premettere la Le- piso anticamente praticato nella | τὰ , " qual ἮΝ era papi: itefla Chiefa di Milano fi ricava] | ufo nel fecolo XII., come da Bs- dalle parole di S. Ambrogio Sella ταί fi può raccogliere . Ma ne’ orazione recitata in lode di fuo! ! {uffeguenti fecoli al riferire di Ra- tratello Satiro , incui dice: sy Onde | dolfo Tongrenfe can. οὐ: prop. 23. », non immeritevolmente qual fa | |da molti, che feguitavano il rito » ftato in vita Satiro, l'ha oggi) Ambrofiano fu quefta del tutto »» dimottrato lo Spirito Santo con | lievarà dalla Meffa , e ritenuta fol - ἐν voce del minor Lettore. » |] [tanto l’Epiftola fecondo il rito Ro- gli è vero , che Beroldo fpeffe| | mano. Nella Chiefa Maggiore pe- fiate rammenta effere ftata a’ fuoi| μὰ foggiunge queft’ Autore, fem- tempi nella Meffa dal Radeegio pre fi È ue diego di re- recitata la Lezione. Beroldo pero, ἕω: a medefima . Quefto rito parla della’ Meffa celebrata dall’! !per altro non dopo longo tempo Arcivefcovo , quale non è quelta| |fu abbandonato dalla fteffa Metro- da Demetrio. defcrittaci , in Oni | politana s nella quale in poche fo- dovevafi i’Epiftola dal Diacono can-! | lennità e la Lezione , e l’ Epiitola tare, e l'Evangelo dall’ Arcidiaco- | folevafi recitare , ficcome confta o: la qual coltura Pl gti] di τὴ τῇ ἘΠΗ͂ΡΕ Ο ΒΕ 140% rni ancora nella Meffa pontifi-: |che fuori d’ogni dubbio è ftato LA CI Hale μι ufanza di nol ΕΞ ἘΞ ΠΣ dia citare nella Meffa oltre l'Epiftola | Ita terza Meffa della Natività di eziandio la Lezione nella Chiefa di| | Crifo » nel giorno dell’ Epifa- Milano antichiffima fia, facendone | | nia s di Pafqua, di Penteco-

fte , ed in alcune altre Fefte | dell’ anno. Nel Meffale però da- to alla luce nel 1499. , e nei Mart. ; pure nella medefima non [: Ροίογίοσι fu accreiciuto. il poca variazione ν᾽ ftata intorno! ! numero di quefte Lezioni , le Ji giorni, in cui quella fi doveva | [quali ful finire del fecolo XVI. recitare : imperciocchè , genio) | urono a quafi tutte le Mefle ag- iembra voglia infinuare Gregorio! | giunte, Quantunque poi quelle, Turonefe , a’ tempi di 8. Ambro- | | che ne’ Meffali leggonfi fampate,

di efla chiara tettimonianza S. Am- brogio epi(f. 14. ad Marcell., e Gregorio Turonefe 1. 1. mirac. δὶ

i 2 clp (09) ἐν τὸ ite τὸ Meta | | | , Lege (29) Tn nomine Pa- St fp Mini ας ὉΠ,ν της, & Fili, & Spiritus San-

ZI ΡΜ pi so ΟἿ 39 Cai πρώτῳ καιρῳ (30) ἐχυφίϑῃ i yil | Primo tempore (30) alle. I x |l,, viata et terra Zabulon ,, ù e

.—— —— ——————@6——È@pJ ——©® Ww- oo o n. udì - ———m@—»___ ——s- ——

tutte fiano cavate dalla Scrittu- | | rempo è andata in difufo $ ed. a ra Sacra pure in alcune fefte; quella la feguente è ftata foftituita : de’ Santi , giufta il rito Ambro: | | cioè detto prima dal Lettore fotto fiano, effe fi prendono dalla vita| | voce, Fube Domne benedicere ; il de’ medefimi , la qual ufanza fino | i Gelebrante a lui rivolto fotto vocè da molti fecoli addietro è fata | (nale rifponde:; Prophetica le- praticata in quefta Chiefa , il che ! Gio fit tibi falutis eruditio , fe pe- fi raccoglie , 6 ἀδ᾽ più luoghi di| [τὸ la lezione è del Vecchio Tetta- i glie , pi E | | i x Beroldo , e.dal fopracitaro Meffale! '! mento ; fe poi dal nuovo effa è de Salick Di congagno; RA I Zola dog τ vece τροπάς, epiitola 3, αἱ Paolo, e Gebeardo di poftolica lettio &pc. Ratisbona feritta a Martino Cimi-;{ .. (30) Non trovando diverfità liarca della Chiefa Ambrofiana Gita] REGISTA il greco telto di que- da PRE 1132. ; PN siii ΒΝ ciglia come viene diari uricelli c. 101. dil Nazar., dal a Cidonio; e tra il latino di efla, quale. per la prima volta Ata | come ftampata leggefi ne’ Meffali, lettere furono pubblicate. per non effere inutilmente iover- Refta finalmente d’avvertire οἱ | chio ho giudicato fpediente di che quefto rito di recitare nella | | ometterla s il che ho fatto ancora Mefla e la lezione, e l’epitola non| {coll Epiftola,e coll’ Evangelo , de' ine particolare:della fola Chie- | fai non adduco fe SAS prin- ‘da di Milano; ma molte altre una | | cipio, e la fine. Qui per altro non volta l’hanno avuto‘; ed alone | |lacebbe fuori di sera il ricer- l'hanno tutt’ ora con εἴα comune! ' care a qual verfione della Scrittu- Je quali fono rammentate dal P.| |ra Sacra ne’ paffati fecoli fiafi at- Martene 4) ant. eccl. dife. pag. 99. i tenuta la Chiefa Milanefe . ΑἹ qual ove altresì viene affegnata la a | queto potrebbefi primieramente

terenza del rito , che in queta] |rifpondere, effere affai probabile per parte tra di εἴς fi fcorge. [non dir certo , che δ᾽ tempi di

(29) Quelta maniera di dare||S. Ambrogio effa non feguitava la benedizione, la quale eflere fta- (an verfione , che. ora comune- ta una volta da S. Ambrogio pra-||mente Yo/gata fi chiama, come ticata , fémbra poterfi ΡΑΡΟΘΒΒΟΙΣΙ [fi può chiaro conofcere da chiun- da Gregorio Turonefe / 1. c. 5.1 ! que fcorrer voglia per l’opere del de mir, S. Martini, già da molto | | Santo Dottore. Imp.erciocchè, ef-

30 , | “= « dra ἕως eil τὸ νῦν 3) fas di edil reflo fino 4 quelle paro- DIS γος. er ς ile,, Amodo, & ufque in fem- |,, piternum.,, , » Di

—————-—__—_———_._—._r ————_—_————————m

fendo foliti , ficcome è noto , ij | mo però con ficurezza affermare, Vefcovi, quando le Sacre Scrit-| qual’ ella fi foffe, e quale la vera, ture al. popolo ipiegavano , di le primitiva lezione della medefi- quella verfione fervirfi, che nella| |ma ; effendo efla ftata: coll’ an- loro Diocefi erà comune ; data ἴῃ del tempo ad infinite mutazio- citazioni, οἷα del facro relto dall | ni foggetta ; e quindi è, che da Santo fi adducono , vedefi , che | coloro , che a quella fi attennero, pon iolamente di efla non fi leevs] furono in diveria maniera gli fteffi ma che aldi più una tale verfione! | tetimonj citati. gli fu preffo che ignota : come Per mancanza poi d’antiche conita dal capo g. del libro de | memorie, non faprei afferire per Paradifo s dal cap. 7. de beneditt. ere tempo: abbia l’ Antica Itala Patriarch. verfo il fine, dalle βάν! avuto luogo’ nella Chiefa Milanefe. te al cap. 12. deli’ Efodo dirette a| Probabilmente! però può dire, Coitanzo , e da mole’ altri luoghi, ; ep fiafi ella per alcuni fecoli dopo che troppo lungo farebbe qui tutti | iS. Ambrogio nella medefima Chie- rammentare. ciò deve fembrar i fa uiata ; effendofi a tale verfione μόνος μεν in que’ tempi igor, | erteagro piro Re gt τ᾿ lele avevano una par- arramentis ,s ll quale , benche ticolare verfione della Scrittura: e | l'venza a S. Ambrogio comunemen- particolarmente al dir di Girolamo | | te attribuito , pure, ficcome con nella prefazione al libro di PIO: fer non fpregievoli ragioni di- » nella Chieta Occidentale tantiera-! | moftrano gli eruditi. PP. Beneder- gli ΝΣ > quanti | τος della vinse San » erano i Codici: folendo ciaicuno auro, non tu fcritto, che da un » aggiugnervi, o levarvi ciò, che qualche di lui Succeffore . Che che » più gli era a grado;,, ed Ago-| |peròdi ciò ne fia, li teltimonj della ftino nel lib. 2. de Doîtr. Chrif?. 41} | Scrittura Sacra giufta la Volgata cap. τα. afferma, che δ᾽ tempi ΜΗ noftra, citati dagli Autori Milanefi potevanfi bensì numerare le gre- | |'aell'andecimo fecolo,e de’ feguenti, ἀπ ων τὐτον nen le latine mi PA COREA ffendo che. però fovra tutte 161 1 mento di credere, che fino da que verfioni ‘allora portaffa il Fato | dettata avefle la Chiela Milaneie la- quella, che volgarmente Aztica 1:4- | \fciata l’Antica Itala; ed abbrac- la fi chiama, dai più ancora A [ciata la Volgata. Devonfi non per- crede, che di effa fi fervifle la! tanto eccettuare li Salmi, e Can- Caiela Milanefe . Non polfia- | | tici, li quali ela ritiene di una pare

bd

ΨΥ

{sy Dicit (21) Dominus omni» ja PORGERRotzg* 01° |

Terminata la Profezia il Cantore canta | s, Tecum (32) principium È in die virtutis τος : ἰη fplen- ì

χέγα (31). Κύριος “παντχροίσωρ è È è

: ει τΤεχεῶ ἀτη; δὲ ὥς προφητάας ψάλλε "ὃ |

LATI è RR ΟἿ PP

z Meri σὰ (32) καὶ dog ἐν ἡμέρα Fas du- ve utig σὰ ἐν ταῖς Axmpogyzi “ὧν d}LwY 08. î Ù x Ù ΄ ri Ex γαςοὐ; πρὸ ἐωσφόρα ἐγεέννητα ce +

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o | } . 49 Π):- —€@m————___m b .ὕ....ς....-... dute —— cati —— τῷ»... e_m—_m—— ——_—_—m_—6—66__=@—_———_mmk—_@ _—_Énnm@m@———mÉ—@T__—__2@À1_____m@kT____—_É

ticolare traslazione . Quefta alcuni| | che promeflo avevano di fare nel vogliono , che fia ftata fatta dallo; | paffato. fecolo Giufeppe Vifconti , fteflo 5. Ambrogio ma ciò ‘non le nel prefente Lodovico Aritonio potendofi no foda ragione! Miu Fata a Giuicnpe Antonio Saffi; provare » ‘créderei più tofto col] | vale adire ; più diffufi commentarj Cardinale; Bona id. 2. rer. titurg.| libcono al Ainbrofiano. © c. 3.» e col Muratori diff 57. è. 4. (31) E’ già da, molto tempo, Anr. Ital, Med. evi. efleré ella Ta | che determinate fono le {acre Je- fteila antica Itala: quantunque ivi zioni P che nella Meffa, che ne- non. pochi. pafli fi {corgano un [gli altri divini Officj fi hanno a re- da quelli Haga pria che gini I asi di maniera che ora più non gono da S.Ambrogio, e dagli altrij | fa bifogno , che il Lettore afpetti antichi Scrittori Milanefi , come] {dal Superiore .il .cenno per poter può cialcuno agevolmente Colite | | terminare . Diverfamente però fi re 9 che voglia farne il confronto: | | praticava ne’ fecoli più lontani: ef> rara i | fendo che Alora ΤΟΣ Sia il Di lo fu intraprela da un'Aho-| |tore por fine alla facra leggenda nimo fcrittore, di cui ne fa did γλαϑα il cenno del Vefcovo. Che zione Filippo Argellati nel tom. 1.| quefta difciplina fi feguiffe ancora P. 2. B:bl. Script. Mediol. , ed al HE noftra Chiefa lo ‘ricavo dal li- ferma , che il Manufcritto di effo! ‘bro 3. di Sulpizio nella vita di S. conlervafi appreffo il chiariffimo | | Martino l’eruditiffimo P. Abate D. Sig Canonico Irico, Dottore della | | Roberto Sala nelle note alcap. 10. Biblioteca Ambrofiana, uomo per; idel 16. τ. del Cardinal Bona... _ l’erudite fue fatiche affai noto richà | | (32) Que” verfetti, che termi- Repubblica Letteraria, da cui an-| | nata la lezione fogliono recitarfi, cora fperiamo di vedere fra breve, | comunemente dagli Ambrofiani, fi quando altri ftudj non; glielo vie: | [chiamano Salmelli, effendo che εἶτ tino , mandato in elecuzione side dal libro de' pani per lo più {one Cavati. “" 1

11 ἅπον Suuesor τῷ χυρίῳ μὲ nas ex 3εξιῶν μα

ἕως ἂν θὼ mes ἐχθρός σὰ ὑποπόδιον Τῶν οὶ ]»» Dixit Dominus Domino meo: δῶν es. :||,, fede a dextris meis, donec s, ponam inimicos tuos fca- I ||” bellum pedum tuorum .,, Nel mentre poi, che melo» Καὶ πέτων uti μέλυς ψαλλομένων λαβων] | diofamente cantanfi quelli ver- SOR TO noe ΘΠ ε΄, prende il Soddiacono il s Cs εἰνεγνωςκι προφητεία. 2) πληρωϑέντος τῷ ὩΣ | libro dell’ Epiftola, ed accom- iridati | pagnato dal Lettore paffa al |a ove fu pria letta la Pro- fezia ; e terminato il canto a } chiara voce intuona |», Epiftola Beati Pauli Apo- [30 ttoli ad Hebraos .,, | Il Sacerdote a lui rivolto | con quelte parole lo benedice. i 33 Apottolica (33) Doctrina | 3, impleat te gratia divina . In |,, nomine Patris, & Filii, ἃς | | | | | | | |

Πρὸς ἑβραίας ἐπιςολὴ ni parzois ἫΝ ςὐλε Παυλες

'Αποςολικὴ (33) διδασκαλία ἐμπλυΐσοε

Σ τραφάς δὲ πρὸς αὐτὸν ἱερεὺς ᾿ἐυλογα | Saiu Χάριτε. Ἔν ὀνοματι n Πατρὸς ,), κὶ τῇ |

| | λέγων e | «| E 3% τὸ ἁγία πνευματος. ’Aunv. ||» Spiritus Sanéti. Amen, | E leggefi queft’ Epiftola , | so Fratres multifarie, maultif- que modis olim Deus loquens | ss patribus in prophetis . ,, E il | |,» reo fino a quelle parole va | {ao Filium autem thronus tuus i l,, Deus in feculum faculi.,, βάν ραν (14) δὲ τὲ AB

Kai εναγιναΐσχεται απόςολος dUrase

σε

᾿Αδελφοὶ πολυμερῶς TITO TOS mado

Θεὸς λαλήσας mis πατράσιν. κ) πὶ λοιπαὶ

Fog τὰ πρὸς δὲ τὸν (δν ϑρώνος os Θεὸς εἰς τὸν csiadre τὸ civas,

Letta (34) l’Epiftola

fi porta

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(33) Benchè la qui defcritta | | dicere. benedizione fia quella fteffa, che (34) Più cofe fi poffono in que- prefentemente è in ufo, ora però | | to luogo offervare intorno l’appa- deve il Soddiacono, avanti che il] | recchiamento dell’ obblazione fe- Sacerdote fotto voce la proferif- | | \ condo ilrito Ambrofiano, o fi vo-

ca, fimilmente fotto voce doman-!!glia confiderare il tempo, in cui darla, dicendo Yude Domne dene- | ΕΠ farfi , 0 le formole, e le ceri

fi poîta îl Sacerdote col Diaco- || no a quella banda dell’ Altare, us} λαβὼν marci napo: Ie 01 ove fu pria ripotto il Pane, ed OE Col Î pi fila giri) il Vino, e l'Acqua, ed il Calice | | colla Patena , e prendendo il | | Diacono nella fini!tra mano il | Calice, e nella deftra l’Ampol- | letta del Vino, data dal Sacer- dote la benedizione , infonde nel Calice parte di effo . Il Sa- cerdote poi proferifce quefte parole .

,, De latere Chrilti exivit 3) Sanguis . 39

In oltre il Diacono prenden- do l’Ampolletta dell’ Acqua, ne infonde un tantino nel Ca- lice ; ed il Sacerdote daado la benedizione, dice:

,, De latere Chrifti exivit Sanguis, & Aqua inremif. |,, fionem peccatorum ; unde I, , hanc conjungimus, In nomi- [ἢ ne Patris, ἃς Fili, & Spiri- |,,tus San&i, Amen.

as re se v ᾿ Π » ι ᾿ αἰπέῤχεται ἱερεύς μετὰ σῷ Διακογα, ες τὸ μὲ- εἰς πὸ βήματεΕε = ὅπε οἰπέκηται οἴξτος x οἶνος # τὸ ὅϑωρ, κὶ τὸ Terigsov peri ni dig-

μέρος δίνῃ. φησὲν ἑερεὺς

Ἐχ Ὡς πλευρῖς Ti Χρις ὀξῆλθον cun a

Kai παλιν od διάκονος λαβων τὸ ὅϑωρ 0M- γιςον ἐπιβάλλᾳ τῷ ποτηρίῳ γ 3 φησὶν d ἐε- φεὺς εἐυλυγῶν è

Ἐκ ὥς πλευροῖς πὸ Χοιςὃ ὀξῆλθον αἷμα x) ὕδωρ εἰς ἐφετιν ομαρτιῶν , ὅθεν mE ἑνοῦ - μον ἐν τῷ ονόματι πὸ πατρὸς, % τῷ υἱοῦ, ») πὰ οἷγία πνεύματος. ᾿Αμῆν-

Ivi

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monie, che in effo fi gara Divin Sacrificio aveva a fervire; E, per ciò che al tempo appartie-! | tal apparecchiamento, finito l’Evan- ne, non {empre ha feguita la Chie- | | gelo, e licenziati li Catecumeni ta- fa Milanefe una ftefla difciplina : | cevafi, e frattanto dal coro fi can- imperciocchè quando l’antica co-| |tava l’Offertorio, o l’Offerenda; la ftumanza , di cui ne fa sdnizioie | l'quale3 ficcome offerva Amalario 5. Ambrogio ’nel libro de Incarn. | | 116. 3. c. 13. e Remigio d’Auxerre ‘e nell’ epî?. 40. a ‘Teodofio, era| {nell®. efpofizione della Meffa,- fu ancora in vigore, che da tutti co- | | così chiamata ; perchè appunto in loro , che alla Με affiltevano fij |tal tempo foleafi dal popolo far offriffe il Pane, ed il Vino, chel ll’obblazione. Di(fert. della Mefa. E

34 End 16 sims παρασκευάζεται «6 ie 1} Iviancora fi prepara il Pa:

γιαν . % mit ἀσφαλῶς, i ne, che deve fervire pel facri- ον | |ficio.: le quali cofe tutte indi ; {1 !fi ripongono in luogo ficuro. | Quelta preparazione poi de’ \facri Doni faffi nella medefi- | ma maniera, quando non v'è | prefente il Diacono, ma fol | | | | |

Καὶ ay ἐτοιματίαν δὲ Sv δώρων seal wi mod, δικκόνς αἰπόντος ) μόνα ιἱπηρέτε πα- govres sg x Ti εἰγηΐκονηος cironosue vs ᾿χὺ ὑπυρε- STEvTIG o

tanto qualch' altro miniltro , il quale altresì, quando fa d’uo- po, deve rifpondere, ed adem- piere agli altri uffic] .

Finita l’Epiftola, il Cantore immediatamente canta l’A/le- | ‘luja , aggiungendovi ancora [quetti verfetti, fimilmente in canto .

Ela πληροϑενῶς e ατοςόλι cu9ic ψελη]

Aa ψαάλφης τὸ αἷλληλοιΐα παρενοίρων 1) rss

πὲς ξιχους μετο μέλας. i | 49 ‘Hodie

——_——rr—rr_r_— —._—-.-c n—@6m& —mn + —————_————___ T__—m

Ne’ fecoli poi fuffeg uefiti, refa | !l ferva Pietro Cafola nel fuo razio- meno frequente quett’ offerta, nè: |naledel 1499, l’addotta ufanza non più avendofi a conlecrare il Prnetii l'effete ftata comunemente praticata ed il Vino da’ fedeli. prefentato ; non è meraviglia , fe ‘la prepara- zione eziandio di effi ad altro tem- po fia ftata trafportata. Quelta,

da tutti gli Ambrofiani, ma effere ftato in arbitrio di ciafcheduno o di farla avanti l’incominciar della come dalle parole di Cidonio qui chiaro fi vede, nel fecolo XIV.l 1 po peròd-tafciare tutt’ altre - coftu-

|| | | [Meta o prima dell’ Evangelo , o [|

tacevafi prima di recitare Liga Ἐπὶ che. erano {tate di nuovo || || |

nalmente dopo di effo. Poco do-

gelio; ma nemmeno quiefta dilcipli- | | introdotte ; ha voluto la Chiefa na fu coftante: imperciocchè fuinj{Milanefe alla più antica attenerfi, appreffo introdotto l’ufo di fare la | |ch' era di fare l’apparecchiamento medefima avanti che s’incominciaf- | | de” facri. doni; recitato di già il fe dal Celebrante la Meffla . Così fi { | Vangelo, ed immediatamente avan- legge in un Meffale del «488... nel-! I ti l’obblazione-di ‘effi.

la rubrica-del quale prefcrivefi. ,, Ad | Qualche mutazione ancora ve- » ponendum Vinum, & Aquam in| {diamo in diverfi tempi introdotta », Calice ante inchoationem Miff=.! | e nelle ceremonie , con cui tal appa- De latere Corifti &c.,, Di più of-} recchiamento dell’ obblazione iuol

| dii 35 Σήμερον (79) ἐνὶ βηθλεὲμ sitio χρύν- | .», Hodie ‘(35) in Bethleem iv Xi πὶ ὄνομα αἰνῶ ὅγιον ν pote». | È parvulus RTS, et, & nomen AMAmMeyia è |. " A : 1 e i ae dI | i,, ipfius fanAum , & terribile . ||.» Alleloja. ;;

» Gloria

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farfi; © nelle parole, cheallora te-| ficcome ovunque fi coftuma » cita;.il «Sacerdote... Qual .foffe la 1,, fono ftate dinuovo introdotte.» formola , che praticavafi δ᾽ tempi | | Imperciocchè, e dal fin ora detto , di Cidonio, manifeltamente'fi fcor-| {e molto più da quello , che mi ὃς dalle di lui parole . Diverla | | rimane a dire , può ciaicuno εὐ CIA RI Bliogalo fupiazro Quel! |Fcory dito alusuiche ερααίνοτε: eggefi azion e a-| |fono ftate, } foia; la quale è Deus, qui bumane | | ma ‘che dopo Carlo Magno la Subftantie de. Da quefta molto sm | Ciiela Milanefe. non ha coftante- cora fi !Colta quella che fi prefcri-| | mente ritenute. le iteffe cerimonie, ve ne M=fTali itampati nel iecolo | |c le fteffe formole, e. preghiere nel- XV., e XVI; poco però da quella | | la {ua Liturgia. diffimile, la quale ora è in no; | | ᾿ (35) Finita l'Epiftola, fogliono fecondo cui ponendo il Sacerdote | \gli Ambrofiani cantare un verietto, il Vino nel Calice, dice: De Zate-1 ja cui antepongono, e pofpongono ᾿ pi serio rici cd infon ΚΣ Quero da.gran tempo endo l’acqua foggiugne : 2744) | addietro fi è fempre cantato con pariter. ει αὐδάν» Barrie @rc. Per | | pAeticolari ceremonie , e con lun- quanto poi afpetta alle cerimo-! (ghe melodie , le quali nei antichi mi sn il n; non più vo Codici rt ati Hu I Λρν nedice il Vino, ficcome a’ tempi||e perciò da alcuni credefi eilere di Cidonio, ma foltanto l’acqua letti dalla Chiefa Gallicana a noi cia a pe rp Don ci | palate toa ΕΝ però ne fia dell. afcia nelle Meffe da Morto ) ; è | {origine di que:te melodie , egli è più officio del Diacono 9 ma bensì fn s che A da molti ποῖ [ο- del Soddiacono l’infondere l’acqua [πὸ ftate in ufo preflo gli Ambro- nel Calice. | | fiani ; e Beroldo , ove parla dell’ Qui finalmente fi può una ΕΗ ordine della Meffa , ci laiciò de- ta per fempre offervare , efferfi in- | feriete le ceremonie , con cui fo- gannato l’ernditiffimo P. Mabillone, | | quando nel #. 1. Muf. [τα], affermò, | | Ù

levafi a’ fuoi tempi tal vertetro cantare » le quali tralafcio di ram- che ,, da’ tempi di Carlo Magno in: 1 mentare, poichè fono in gran par- »» qua è fempre ftato uniforme il| {te a quelle confimili è che fi pra- rito Ambrofiano: come chiaro δ᾽ | ticano ancora al preiente nella »» vede ‘da’ libri, che ne fono ri-! | Metropolitana , ed in altre Chiefe » Mafti, eccettuare le felte, che ‘di rito Ambrofiano .

2

26

eo Saro θη quite | $s Gloria. ( 36 ) in excelfis B3M00 ΤΡ ΤΙΣ ἀ{ Deo & in terra pax. Alle

39 . Ξ

δι | luja . ,, Per tre volte. ΨῬαλλομεένων mimy λαβὼν (37) “ερεὺς |

πὶ ἐναγγέλιον δίδωσι τῳ diaxsyw , δὲ προσϑ | |

Nel tempo, che quefte co- κυνήσεις μετ᾽ eviabaus κὶ ἀπὼν, Ἐυλόγησε i gelo, lo confegna al Diacono, Do-

fe ficantano,il Sacerdote, pren- | ‘dendo (37) il libro dell’ Evan- | it quale riverentemente pro- pre gia \rato , e nel dire Benedic. |’

. ------ τ ----- ς---- —=-" ——_——

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"Che fe la Mefla è da morto; nunc tempus. acceptabile Alleluja 5 o di vigilia , o pure di quadra=l |ecce nunc dies falutis Alleluja ἐς.» gefima, nelle ferie yicome nelle | | que ufo, dico, fu levato verfo la fi- Domeniche, tal ‘verfetto fi fofti- || ( nedel XVI. fecolo; ed in vece fu fta- tuifce il cantico, lafciando l’AHe/uja. | : bilito, che alla Mefla di tal giorno fi Anticamente però fi ‘eccettuava la | premetteffero quelle preci, che fo- prima Domenica di Quarefima; da-| gliono nell’ altre. Domeniche di gli DIO detta Domenica 50) (a recitarfi . ; NI capo di Quarefima, nella quale non (36) Quel?’ Antifona, che dagli lolo dicevafi Al/leluja e prima e | | Ambrofiani chiamafi. Ante Evan- dopo tal verfetto: ma più volte | | gelium, fi canta foltanto nelle prin- ancora, come fafli nel rempo Paf- ! cipali folennità del Signore, come quale, fi ripeteva nel decoro della | lidi Natale , dell’ Epitania , e di ph δι ΜΝ mina in piso) ini Ὑμεῖς il P. Martene de dI Quarefima ( fono parole dif |ant. Eccl. difcip. pag: 94. » che Beroldo nella noftra volgar fa | | que@ Antifona 9. o altra almeno

3 si vella tradotte;) nella Meffa {o- | | poco da: εἴ diffirente. folevafi », lenne quattro giovinetti dal Babi Ἐχρωνον cantare nelle Chiefe di Co- s pito cantano due volte l’A//eluja! !fenza , di Tours, di Langres , e » rt: i ESE it ce pur Ε mole’ altre è che Egli ivi rife- “4 1 [4 da OF0,4 . ADCiI o3g!1ugne rilce, lo {telo Autore, venire non meno (37) Anticamente nelle Meffe da’ giovinetti, che dal coro molt' | | folenni non porgeva il Sacerdote, i Laga ΕΗ» I ἐμ Σ ΠΗ͂Σ at , al Pisana il ueft’ ufo però , che feguivafi μὲ | ibro del Vangelo,, ma il Diaco- cora da quelle Chiefe, che aveva-!|,, nos. così fcrive Beroldo!, orna- no abbracciato il. rito Mozarabi- | lo to delle. facre βρέ ὅρνῖς dalla co , fecondo il quale cominciavafi | {3, Sagreftia col libro del Vange- l’officio della prima Domenica di 5 lo, preceduto da' Suddiaconi, i Quarefima con quelte parole: Ecce ‘quali portano l’incenfiere., ed i

Δέσποτα è (18) δέχεται Giuni, κὐ- ἐϑλογᾶται | | Domine (38) 0 riceve dal Sacer- Alari È ἀτόφονος piste “μὲν ἃ] | dote, e dal medefimo vien be- PRA gra σου τς 1 ceto” «pie Rito na ὄντων δὲ εἰς τὴν Pas αγαγνωσεως τόπον), x ἡ! al IUogo , ove IU etta l- tritare πλῳϑένως ἐεμυς (9) crd | fola Pfccsduro coll’ iadeniie: | |re dal Soddiacono, e dagli al-

| [tri Cherici inferiori.con le can- dele accefe . Arrivati poi αἱ

| luogo , ove ‘develi leggere, l'Evangelio , e terminato il

| canto, il Sacerdote (39) intuona I Dominus vobifcum ,, il

ibid

( i ; τς rt:

"O Kuows μεθ᾽ ὑμῶν. λαὸς x μετὰ n è πνέυματὸς cs ς popolo ,, & cum fpiritu tuo, ,,

Il Diacono dice

‘O Aicxoyos λέγα è

| | | | | |

», Le- ss lumi accefi; ed il Lettore lofie- (38) Quefta paniesa di der so gue fino alla porta del Coro ;il| | mandarfi dal Diacono .la benedi- sy Diacono poi immediatamente via | zione è andata in difufo, eflendo sy ful Pulpito. Quando il Suddia-| |ftata in vece foftituita quella, di scono non lo precede co’lumi| {cui fi fervela Chiela Romana, con si acpgfi» fora il dettare lo fe- queta differenza però, da il Dig: s guita dalla Sagrettia fino, al Pul- | |cono deve lotto voce chiederiay A pito , ed i Suddiaconi Itonnane | [dora aver letto il titolo dell’ Evan- 99 ἴῃ Cera , dando ESRI ui Chie- (re, ie qual tera all Celebran- 95» rici, ed ai Laici.,, Quefti riti, | |te ad effo rivoltandofi, con que- come qui vengono da Beroldo de | | fe parole, fimilmente fotto voce fcritti, in gran parte ancora s’of-| | rifponde, dicendo: Dominus fit in fervano nella Chiefa maggiore, in (ia: tuo Gc. la qual formola fu nel cui non folo avanti l’Evangelio| | Meffale inferita da M.: Vifconti,la- porta il Soddiacono l’ Incenfiere, ΠΕ tanto quella, che in quefta ma il Candeliere ancora detto ΤΟΙ È Meffa vien riferita, quanto l’altra, .garniente Cantario, il quale fimil- | iche trovafi preffo il. Pamelio 3 «e mente portafi SALTA COGI » Giani | negli altri antichi Meffali Ambro-

»

do dalla Sagreftia forte col. Cele- | fiani, efpreffla con quefte parole: brante. Tali ceremonie però nell’ || Per Evangelica ἀξία deleantur -no- altre, Ομ εἴα, Ambrofiane , quando! |ftra deliéta . In nomine Patris Ὅς. fi. canta l’Evangelio,, non s’ulano »| | . (39) Che nella Meffa, folenne feguendo quefte un rito; che po-. fecondo il rito. Ambrofiano, non co è.dal Romano diverfo. | | dal Diacono ,, ma. dal. Sacerdote

38 sami λυκᾶν dyis ἀυαγγελίακ τὸ divas PWwrpa è

.9 Lectio Sancti Evangelii ss fecundum Lucam.,,

Il Popolo. ,, Gloria tibi Do- 9) Minoc.

Il Sacerdote ad effo rivolto lo benedice con queite parole.

| λαὸς Δόξα σοι Kugg8 . © | ' | | | > Dominusfitin corde tuo, | | | | |

| ‘O di ἑερεύς ςραφεὶς. “ρὸς εὐτὲν suNoya λέγων.

"O Kuess sin tv τῇ καρδίᾳ ox, % v | ; τὴ i mis χαλεσί cs ϑυνηϑῆναι bara pitictglis) 49 ὃς in labiis tUIs A Ut poffis », annuntiare Evangelium pa-

| ss Cis. In nomine Parris, ὃς s Fili : & Spiritus Sancti

| E incominciamento al

I Vangelo il Diacono in quelta

maniera .

τὸ dis eiprivns εὐαγγέλιον ἐν τῷ ὀνόματι Fe Πατρὸς, * τὸ ἰδ, x τὰ ἐγίν πνεύματς

Kos ἄρχεται οἱ διαΐχονος πες

» In

—-——@ "ecu so teso --α--- ro 7

all’ Evangelio fi dovefle premette- | [18 Chiefa Milanefe praticati avanti re il faluto Dominus vobifcum , io} | recitare l’Evangelio è ne poffiamo non lo trovo prefcritto, -fe non | luno di queiti raccorre dallo fteffo nella prefente Liturgia di Cidonio.| | S. Ambrogio nella fpofizione fopra Gianni per altro fembra el: | È primo Salmo, dalla sbav ohi ere ftata in altri tempi praticata: ! cava, che ficcome avanti all’ al- eziandio nelle Chiefe di SPagnà 3 | tre lezioni, così ancora prima d’in- du Ε può raccogliere dalle Ope- | | cominciare il far intimavafi z re di Etterio e Beato /ib. 1. Βιδὶ, 1 1 filenzio. Del medefimo rito ne fa PP. tom. 13:, ove i an2io re | | menzione altresì Beroldo, il quale del rito, che nel cantare l’Evan-| lin oltre ci lafciò defcritta la ma- gelio δ᾽ fuoi tempi fi coftumava [ niera, con cui quefto fi doveva inti- nelle Spagne, e dal fopracitato Ca-| mare,poco da quella diverfa,che pre- Hone sb del Concilio di Braga, ri dagli 213 Pv Li col quale fi comanda bensì, che { ine praticata; la quale fecondo l’ifti- colla medefima formola Dalai! | tuzione di S. Carlo è la feguente . vobifcum non meno i Vefcovi, che Il Diacono avanti l’Evangelio di- 1 Sacerdoti falutino il cel 5 ma | » Ce: Parcite fabulis . Similmente de aa τὸν δυῖ ne fa TRE ni È πε Tarta fogginnge Wenn qual! per altro dovevano cogli al- abete; ed un altro : dadbete frlen- tri effere: nominati, fe dat pure | |TiUum .33 Avvertafi però, che giufta aveffero dovuto in quelt’ votafio-| | l'odierna difciplina queft’ intimazio- ne fervirfi del medefimo faluto. ne del filenzio non fi fa in tutte

Ma ritornando cora αἱ rici dal-| lle Meffe folenni, ma in alcune fo-

39 ss In illo tempore (40) exiit

εὐϊῶαπι a Cafare Augufto, ut defcriberetur univerfus 3, Orbis; ,, e ilreftofino a quel- Ile parele,, ὃς in terra pax ho» a; minibus bona voluntatis . ,, | Quando poi non aflifte il | Diacono , allora il Sacerdote prendendo il libro del Vange- li. collocato nella deftra. ban- ov della facra menfa, lo traf. "| | | | Il |! ! | | |

Tg καιρῷ trave (40) ὀξῖλθε δόγμα ταρὸ Καίσαρος dry 556 οἱ πογραφεϑαι πᾶσαν mv οὐκυμένην . n πὸ λοιποὶ ἕας “τὰ x ἐπὶ γῆφ οἱρήνη ἐν ανϑρώτποις ἐυδοχία ‘è

Ὅπ δὲ sx ἔςιν ,διαΐκονος s λαβὼν îs- | ces τὸ ἐἰναγγέλιον καίμενον εν τῷ δεξιῷ, μεφα de οἱγέας τραπέζης τίθησιν ἐν τῷ Ses) μέρει. x avoibas φησίν + |

porta alla finitra della-mede- fima : e apertolo dice

sì, Dominus vobifcum ;.,s il Popolo,, & cum fpirito tuo.,,

D’indi facendo il:fegno del- la croce ful libro del Vangelo, intuona

3, Lecdtio Sandi Evangelii so fecundum Lucam .,,

E rifpondende il. Popolo ss Gloria tibi Domine «9»

Egli privatamente dice : : 4 Do

Κύριος per ὑμῶν 1 1 λαὸς i mei Ti πγέυματὸς σε.

Eîmi 70 ἐναγγέλιον σφραγιόᾳς τῷ τὰ Sr 05 cruaw ἐχφωνᾶ.. ᾿

Ti muri Auxdv ciyis cvaypedia τὸ al

γγωσ'μοῖ | Ϊ Καὶ τῷΈ λαξ λέγοντος Δοξα eo χύρμε- |

Αὐτὸς πρὸς ἑαυτὸν φησὶν .

————T————_t=- ——— en —_——__—_—mT—_—r—— _——— ———P—6—

[( non già fempre, come fcriffero

il Le Brun, ed il Sala ) fogliono a ᾿ quello premettere l’appellazione di È ignore, dicendo: Dominus Fefus : I qual coltumanza deve dirfi da

lamente , a tutte le Chiefe Am- | brofiane ella è comune, ma in al- cune foltanto fi pratica, e mallima- | mente nella Metropolitana . |

(40) Benchè gli Ambrofiani prefentemente abbiano lo Bello | Ambrogio derivata , nell’ opere latino. tefto dei Evangelj, che fi | Ide quale frequentemente ritrovafi legge nella Chiefa Romana, FO | [3] nome di Gesù anneffo ancora di fopra fi è detto; quefto però! {quel di Signore .. Così nel lib. 4. hanno eflì di particolare in quetta | de fide ad Grat. leggefi : Confrde- Panisapche allorquando αι} Evan-| derare tr seen ἴω, de gelio hanno a nominare il vene- omino Jefu ; e nell’ cpilt. 75. a rando, nome di Gesù, fpefle volte | | Bellic alii "fr ‘ater., qued prete-

40 :

Κυριος du ἐν τῇ καρδίᾳ μὰ 7 καἡ. dr τοῖς χαλεσί μν τὸ ϑυγηϑῆναι μὲ ἐναγγελί- odo τὸ ὥς οἱρήνης φυάγγέλιον εἶν ὀγόματὶ | σου: )

| Dominusfis in corde meo, È & io labiis meis, ut poflim annuntiare evangelium pa- is, Cisin nomine tuo. ,,

i Allorchè il Sacerdote è per | terminare l'’Evangelio , fi fa oi. |{(41) il fegno della croce .

Ἤδη de w περι τὸ σελος Ὡς sana οὖν τὸ cuayyedis σημειοῖ ἑαυτὸν (41). ἑέρεὺς | τῷ τύπῳ πε ςαυρᾶ.

Finito

Li

Nel giorno appreffo , il quale era Domenica, dopo le Lezioni, », ed il Trattato, licenziati li Cate- »» cumeni , confegnava il Simbolo ad alcuni competenti nella Ba- ss filica del -Battiftero.,, . Quetfta Evangelio , nella Chiela di Milano | {fteffa confegnazione del Simbolo 9 era ancora in ufo nel XV. fecolo,| | come nel XII fecolo fi faceffe nel- facendone di effa menzione Pietro | la Chiefa Ambrofiana, da Beroldo Cafola nel {uo Razionale . Da altri! [ERG diffufamente defcritta . ove monumenti poi molt’ altre , e di-! | tratta di quefta funzione . Egli è ἄγεν ΠΕ ν TRE minato vangello una vol- o a °) ta fi facevano in quefta Chiefa,, θεῖο folennemente fi velaffero quali ol andar Po dg o fono | dal VEiCorO ti SR : τ ate del;tutto abolite ;; ed altre| | me dallo itello è. Ambrogio ΠΕ fimilmente , che in alcuni giorni{ {libro 44 Virg. Zapf. cap. s. fi può foltanto, ed in alcune Chiefedi rito | SERA , ove afferifce tra ie- Ambrofiano logliono ancora prati, | fofe acclamazioni del popolo effe- carfi, le quali αἶνον pia ἐξ dba ἈΠ] πε δν τς AAA, 10 quivi rammentando. efcovo in lode della Verginità E primieramente per quanto | | recitato eloquente difcorio , al s'afpetta alle fanzioni, che in altri | | quale per lo più , ficcome vedre- tempi fono ftate in ufo ; ed indi; | mo in appreffo , davafi principio TORE Nara τς A PUO annoverare | terminato Pa i cel ces il licenziarfi de’ Catecumini, e i ibro 4 rg. lapfam fi potreb- porgerfi del Simbolo a coloro, che| | bero altresì ricavare molt’ altre ersno nella ‘claffe de Concetto, | ceremonie , che accompagnavano LA Saro LS IERtES To a AO AURA ai e: 1,S. Ambrogio nella fpeffei |a cagion d’efempio , τὰ volte citata Epiftola alla folella| ER s quando le vergini face- : LI ΔῈ x x ᾿ . . » 7 «a Marcellina, nella quale cosi fcrive.. | | vano il folenne voto di caftità ,

riens Dominus ‘Yefus , ed'in altri moltiffimi luoghi, che potrebbonfi addurre.

(41) Una fimile ceremonia di fegnarfi il Sacerdote col fegno del- la Croce arrivato alla fine dell’

—— © ——— —— —__—— _._— _——__—___—— __—_——_—_——

x , . 3a? ᾿ . . 4A » pert ro σέλος mie me Hocux λέγᾷᾳι | Finito poi che quello fia DU | jMiniftro fotto voce riiponde.

sa. Deo

TI: P—r —1=nzmzRo==2‘"“umn a ___ ______—__ __—_—_— ———m6€m__b_—_ —————_€ ————__——È6_ + _ —_

rifpondeva Amen , che tutti con- dici Sacerdoti detti Decumant, correvano e nobili, e matrone, e! |,, i quali arrivano al numero di magnati per ricevere da efle πὶ cento, veltiti folamente del Ca- © caiti baci ; che le medefime ave- | mice, e della Stola... All eftre-

vano nella Chiefa un luogo daglij 1.» mità di queft’ arca due Lettori altri feparato , ove eranvi icritte É portano due Croci; ed in ta- diverfe fentenze cavate dalla Scrit- | ls le ordinanza paffano alla Chieia tuta Sacra, quette difli , ed. al- eltiva : ove FArcivefcovo » tre molte ceremonie fi potrebbero! |,, tutto il Clero con gran riveren- da quefto libro raccorre, le quali tra- | » za, e col capo cnino paffa di lafcio per paflare a far parole di quel- fotto all’ Arca». Intorno a quett' le, che leggonfi preffo Beroldo πεῖ | Arca fi può leggere la Diflertazio- XII fecolo praticate, detto PEvatie | ne Nazariana del Puricelli al cap. gelio, nella Chiefa Maggiore,le qua-| | roo. num. 2., ove di effa ragiona li fimilmente fono dti diiuio.| |a lungo . Finalmente parlando il Una dunque di quefte era, che ne’ | fopracitato Autore delle ceremonie , giorni, in cui il Clero della Metro- | |che δ᾽ fuoi tempi uwlavanfi nell’

politana doveva portarfi a celebra-| | ammettere i Competenti al Barte- re li Divini Uffizj in qualch’ aitra! { fimo, tra V’altre riteriice , che nel- Chiefa della Città ; ,, dopo lEvan- | | la feconda Domenica di Quarefima, “9 gelio (fono le fteffe parole da | detta della Samaritana, il Diacono, » Beroldo ) quelli , che fono dii | dopo averletto l’Evangelio , doveva 59 St vanno alla fefta, egli | lad alta voce proferire quefte parole : Offervatori , vale i il Sa- i vult nomi ‘am ο[- # cerdote , il th ai tignit I, preti dra εἶ igor » diacono cantano l’incomminciata | mo a defcrivere le preci , ed i riti » Meffa. ,, Con le medefime pa. IE in queita parte avevanfi ad role del noftro Autore ἜΡΤΗΙ ΡΝ offervare. DLL ancora nr Bier ἘΠΕ Ἧι nel È Reftanmi ora a riferire quelle giorno. di Pafqua ‘allora fi coftu-| ; funzioni , che dopo l’Evangelio fi mava di fare dopo l’Evangelio | | facevano una volta, e foglionfi an- » Finito l’Evangelio ( così fcrive||cora prefentemente dagli Ambro- » egli ) fi raduna il Clero nel- | RA praticare o in alcuni giorni » <a jemale , ove ἴα οὐ ἢ] folamente , o in alcune Chiefe » l'Arca del Teftamento, in cui ἢ] | particolari. Nel numero di effe 99 contervano i libri dell’ n | devonfi collocare le Omelie , o fia », e nuova legge . Quefta con Dei Bir , che letto l’Evangelio,

velo coperta vien portata da do-| |e fpecialmente nelle Domeniche, fi Di(fer:. della Mela. F

4:

Tp Otp x&éusi

di ————_ _ > —- ——— _—_——

tacevano dal Velcovo, fpeffe fiate rammentati da S. Ambrogio nel | lib.1. de Offic.cap. 8. nel lib. ς. de V'irgin., ed in altre opere. Quett’ ufo non folo ne’ primitivi tempi da’ facri Paftori praticavafi ; ma in ogni età fempre vi fono ftati dotti e pii Arcivefcovi , che nelle maggiori Solennità particolarmente non hanno tralafciato di difpenfa- re la divina parola al popolo : ficco- me tra gli altri abbiam veduto fo- vente farfi da Quello, che al prefen- te con tanto zelo , e pietà quefta Chiela governa. In oltre racconta Beroldo effervi ftata a’ fuoi tempi quefta coftumanza;che finito l’Evan- gelio , fe vi erano fefte nella fet- timana, ledoveffe il Diacono pro- mulgare dal pulpito, il qual ufficio dal terzo Concilio di Milano fu ingiunto a’ Parochi, i quali a te- nore del medefimo hanno altresì l'obbligo di denunziare le Stazioni,

| || | " | |

| |

| | |

| |

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1 |,, Deo gratias. ,,

Ma

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farfi da’ fedeli l’obblazione, la quale, benchè nella Chieta Milanefe fia in parte mancata ; pure di effa fe ne conferva ancora non piccol vefti- gio , e {ipecialmente nella Metro- politana , ove dieci vecchj, ed altrettante vecchie, fupplendo le veci di tutto il popolo, fogliono nelle Meffe folenni offrire il pa- ne 9 ed il vino da confecrarfi. Di quefti ne fa menzione Landolto feniore preffo il Muratori tom. 4. Rer.Italic Scrip. pag. 93. ; Beroldo preffo il medefimo , ed un antico MS. Codice Ecclefie Mediolanenfis , dal quale

intitolato : Status

1 fuddetto celeberrimo Scritto-

re ne ricavò le feguenti parole. sy I vecchioni nella Chiefa, e nel- »» le proceffioni compaiono con le | “9 39

loro cotte , berette , e velti fa- cerdotali. Le femmine altresi in abito vedovile , e coperte d’un velo nelle Meffe folenni offrono

le Indulgenze , le Orazioni , » il pane, ed il vino al Sacerdo- Proceflioni , e gli Uffizj de’ De- | | te rapprefentante la perfona di funti , che occorrono nella fas) ls, Melchiledecco. Quefte però mai guente fettimana . Similmente da 1.» entrano nel.coro ; ma il Celebran- molti fecoli in qua nel giorno dell | |” te viene fino alla porta del coro, Epifania fi ufa di promulgare la | ls ed ivi riceve le loro obblazio- Pafqua , la quale pai Β᾽ βσθῖ ni; var quefta chia- dopo l’Evangelio fuole il Diaco-| 159 mafi la fcuola di S. Ambrogio . no annunziare con quefte parole : I Ogni qualvolta poi fi faccia qual- » Noverît charitas veftra, Fratres | che proceflione , quefti v’inter- e nni Bel CRI mio! | UE Tua: τοῖς. ν᾽ τὐδε δι όκη omini no È i i 1, de le. O

V ricordia, die N. menfis N. pafcha | is effi a’ tempi debiti porta il pivia-

Domini celebrabimus . R. Deo[ le, ed il flagello di S. Ambrogio. a gratias sy. Qui finalmente fi ἜΝ lo Ne’ giorni delle Litanie, e nelle ve riportare l’antica coltumanza di | Ι» proceffioni εἰ pure cogl’ altri Sa-

Ι Ma fe v'affilte il iadioi | egli dopo la lezione dell’ Evan» | elio porta all’ Altare il libro, che dal Sacerdote vien bacia- το s (42) ed indi ripolto fu la |flella menfa, Fatto quefto il | Celebrante intuona

Ι. » Dominus vobifcam. ,, Il |Fogplo. sa Et cum fpiritu tuo, ,, | »

|

| ls, ΘΑ

Arcore δὲ παρόντος χὰ τὸ ἐναγγέλιον peo mi τὴν ανάγνωσιν TW ϑυσίαςηράῳ πρ᾽σάγοντος

è “ερευς card Ero (43) αὐτο è v ᾿τίϑεται ἐν Ὑἡ εἰυπῷ τραπέζῃ è Εῤπα͵ ἐχφωνῶ ἑερεὺς è

Κυΐρως μεϑ᾽ μων) λοιὸς χὐ μετὰ πὲ πνέιματος σου è

Ed immediatamente il Can- tore canta li feguenti verfetti ,

3, Ecce annuptio vobis gau-

dium magoum, quod erit ,, in univerfa terra, 92

Hodie natus εἴ nobis Sal- ss Vator mundi . ,9

ss In civitate David regnà-

la, & regni ejus non erit

TS è Ἰδὲ ἐναγγελίζομαι υἱμῖν χαρον μεγοίλην è

τις $gou ἐν πάσῃ Ti gi.

Σήμερον εγεννη θη ἡμῖν σωτὴρ πὸ κόσμε.

Ἐν πόλει Δαβίδ βασιλεύσει. ὥς βα- σίλίας αὐτῷ x ἕἔςαι τέλος è

| | 9} Ì | | | Kai autiza ψάλλω dams τὲς ᾿ | | | | | | ||» i εἰ

Meri mudra ἑερευς ἐκφωνᾷ (41}} Hi appreflo il Sacerdote in- tuona (43) » Do-

»» cerdoti del coro cantano il aa prete fi coftuma di portire il Co- » cleiton ; 3, Fin ‘qui il Muratori.| {dice di effo al Celebrante a bacia- Quett’ iftituzione. per altro noù | re; ma nelle altre. Mefle, ancorchè tolie, che altri ancora, durante la | folenni s «il Sacerdote immediata- Meffa, faceffero le loro obblazioni, ment dopo l’Evangelio verfo l’Al- le. quali alcune volte ἐδ can tare fi rivolta, ed ‘intuona il Do- mentate ne’ libri Liturgici di que- | | m2énus vobifeum . fta Chiefa . Anzi dal quarto Con- tata cilio di Milano marti Canoni fu. | IMAGE Dacci pot Ecdogoliani ΤΌΠΟ pubblicati , lo {copo de’ quali] led avanti quelle parole Pacem ha- = ina il Ro: regolamento degne | | bere, aveffe ad rta ᾿ Dominus e offerte, che in gran parte an-! | vodifcum, ritrovafi , egli è vero, cora fi ofservano era Chiefe; chel tetto da alcuni Mita» ; da al- feguitano il rito Ambrofiano . | τῇ però , e forfe dalla maggior par- (42) Nella fola Meffa Pontifi-! τὸ di effi, e dai più antichi quefto cale , cantato l’Evangelio, prefente- | | faluto fi omette: ἘΝ la qual cofa 2

, Rvesss μεθ᾽ υἱμῶνῃ λαὸς + pei 3, Dominus vobifcum ;,, Il ARELA ED Popolo.,, Etcum fpiritu tuo.,, Ed avendo ‘il Celebrante, fatta col dito una croce fulla tovaglia, che {ta {piegata fo- pra la facra meafa, e baciato il foppoito luogo , ove fece il fegno:di Croce, intuona |’ so Pacem (44) habete.,, IL Popolo.,, Ad te Domine. D'’indi

Kai ἱερεὺς «οιίσας gaueoy τῷ Rea | ἐπάνω Dis σινδογος Dis ἐν τῇ dyla τραπὲζῃ ‘| | x) εἰασασώμενος σὲν υποχεμενον mov, ἕν 5] | σὶ da Saves σημῆον πεποίηχεγ ἐχφωγῶ. | |

ι Li

Ἐῤρήνην (44) ἔχετε Qiss. pos σὲ ϑδϑέσποςες-

—___- —_ —— «a —— ce sc «τ mil

tl ———

dai pofteriori Riformatori del rito | | ceftimonj , che potrei addurre, chia- REP SEGR gue , a | ΓΝ πη τί ipa ὙΜΕ ΝΣ icora fu levato uno di quei due nnocenzo I. a Decenzio Veicovo Dominus vobifeum , che nella Litur- | di Gubbio, ove forte vuol tacitamen- gia Ambrofiana da Beroldo, e dal | te intaccare quefta confuetudine , in Pamelio defcritta ,, devonfi di cui così fcrive.,, Tu ora affermiefle- re tra l’Evangelio , e l’ Antifona | |,, recoftumanza d’alcuni di coman- poft Evangelium ; ficcome altresì | |, dareal Popolo la pace, oppure di quell’ altro faluto, che fi premette! ‘,, darfela tra di fe vicendevolmente all’Epiftola nella citata Liturgia del | |, li Sacerdoti avanti la confecrazio-

29

>

Pamelio , ilquale, fecondo l’odier- ne dei Mifterj, non dovendofi no rito deve avanti l’Epiftola dirfi foltanto nella Meffa Pontificale. (44) Benchè ai tempi di Ci- donio fi ufaffle , prefentemen- te fi coftumi , che proferite que- ite parole Pacem habete, il Popo- lo , il quale affifte alla Meffa , vi- cendevolmente fi dia il bacio di

7

| | quefta intimare fe non dopo aver 5 fatto tutto ciò che-io qui non [3; poffo paletare ..9 Ma quello, che | maggiormente m’induce acredere ef. | fere ftata queft’ ufanza anticamente i dalla Chiefa. Milanefe praticata , fi è [che nella Chiefa Greca, da cui mol- te preci, e ceremonie ha:la noftra pace; pure οἴει anticamente nel- | ente quafi nello fteffo: inter» la Chiefa di Milano praticato que- | vallo di tempo! fino dai primi fe- fto rito, fembra affai probabile, ΜῈ i coli il Sacerdote ftato folito pro- perciocchè giufta l’uto comune ‘di! | nunziare quefta formola écajta πάσιν parlare degli antichi Padri l’offri-| {Za pace a tutti. Ed il Diacono : re, il comandare, ovvero intimare | | ὠγυπησωμεν ἀλλήλους amiamcei vicende- nel tempo della Meffa la pace , era! | volzzente . Dopo di che efferfi li lo iteffo che darfi l’un l’altro il bai | fedeli dato fra di fe il bacio di cio di carità, edidilezione : la qual! ! pace, l’affermano Dionigi, o chiun- cofa lafciando da banda mole’ altri | [φὰς fia l'Autore dell’ opera de Eee

----- —— e.

Ξ e Ξ de [1 0 n > E 45 Πάλιν εριὺς ἐκφωνῶ 2 D'indi il Sacerdote intuona

| sy Dominus vobifcum .,, II Riza + 39 Et cum ipiritu | |

Kuosos μεθ᾽ ὑμῶνς λαὸς: 2) μετὰ

ἥξ πνέυματὶς CS è

39 0. 9) Dopo di che il medefimo

Elma δ ἑερεὺς εἰχρωγᾷ τὶν sure (45) σμυτὴν .

canta la feguente (45) ora- zione . Deus,

clefiaftica Hierarchia cap. 3. FAU-| |fi coftuma di baciare la facra men- tore delle Coltituzioni Apoftoli-| fa, come riferifce Cidonio efferfi che, fotto il.nome di Clemente Ro- | | fatto a’ fuoi tempi : che l’addotta mano Zib. 4. Cap. τῷ.» il Concilio di | | formola non dal Celebrante , ma Laodicea celebrato al tempo di ka Diacono ha da intuonarfi: e Silveitro Papa can. 19.» S Giovanni che finalmente la medefima nelle ArifaAgmo docomprntiar indio 1) Gar Meffe da morto devefi ‘tralafciare. afila , ed altri molti, alcuni dei (45) Que?’ Orazione , o. fia {πὰ FAgione eziandio dbporatr | Fa ne’ Meflali Ambrofiani, co- o dell’ addotta iftituzione, affer-| | me detto di'fopra , chiamafi mano effere queflta ftara ἈΜΕΘΏΘΕΣ] Orario fuper findonem, poichè εἴα ta, acciò li fedeli con quefto:bacio! | dopo fpiegato il Corporale fopra fi ditponeffero ad. offrire degna- | lla menla 1110] recitarfi . Quella pois ΠΕΣ con aperdea di cuore i che in quelta Meffa di Natale fi proprj doni , ficcome. ancora per | È egna , eccettuate alcune parole , difporre li medefimi a partecipare | è la itella, che fecondo il rito Ro- co frutto de’ Divini Sacramenti | Ano dal Sacerdote fi recita, quan- u iftituito , che dopo'l’orazione o nel Calice infonde l'Acqua . Qua- Domenicale eli con n {anto bacio | | le però di quefte due Chiele Dn, ifalutaffero. Quefto fteffo motivo | | quella , che dall’ altra ha ricevuto avrà forfe indotto altresì la Chie- | [la preiente orazione, non credo fa Milanefe ad abbracciare la me-| | poterfi così facilmente determina- muti) salienti Pages poi | Rin effa negli prrichi coll’ andar del tempo. rallentata;, odici ambedue regiftrata. Per come di fopra abbiam veduto; (auto: fe non patifce di ficoltà ciò, ufanza di offrirfi nella Meffa 44] che alla propofizione 23. fcrive Ra- ciafcuno de’ tedeli di fuoi doni;| [dolfo Tongrenle, vale a dire,, che queita pure didarfi il bacio di pa- |” l'Officio. Ambrofiano ha-di mol-

ce farà andata in difufo. .,» to preceduto il Romano, e che

Intorno a quefta parte. reftai :,, li canti della Mefla ;. 1᾿ Epifto- ancora d’avvertire,. che avanti pro-! ',, le, gli Evangelj, e molte Ora- nunziare queflte parole più ora non Ἂν zioni, Reiponiori, ed altre: An»

δ

ἘΣ Θεὸς è mir ὥς Μεγαλᾳύ τὴ τῆς δ, ae | | ew τῇ οεἰνθρωπίνῃ συνεισενεγχαίμενος φύσει 9 δος riv μετέχον Ὡς Sadr τῇᾷ Ys cs "lazî | XKous8 pe dar ἐκ εἰπείξιος εἰν τὸς συμμετεχ ἂν ὥς ἥμων εἶϑεν “ἰας 3 ὃς μεταὶ cs σῷ dyis os πὺξ VUATOE 4 4 Buriéva Tec εἰς ποίγταως ms divas è καὶ λαός, ᾿Αμην 8

» Deus; qui humane fub- 99 tania dignitatis tue gra- 95 tiam contuli!ti , da nobis Je- so fu Chriiti Fili sui divioita-

αὶ tis effe confortes , qui ἔταρὶ- γ litatis no:lre dignatus es fieri particeps. Qui tecum, & | cum Spirito San&o tuo vi- vit, & regnat Devs per om- Dia feecula. ,, Il Popolo. μι Amen. τὸ Ter γέρος aretina ὑπολιάκο- | Terminata quei orazione νὸς pos τὸ dMaBay πὸ οἰποτεϑέντα δῶρα. χ, = ag om a riale alpe dosi | | va il Soddiacono per traipor πρσλομμενα sputa τῷ διαχονῳ tento mn (PRES, li ripoiti Doni 9 li quali viagness », 0 de “ὑποδεξ usvos 1. δίσκον >. pini τὰ dim «ρογάγα τῷ ἐεά donate | poi con riverenza, e medio o χᾶρα ἜΣ ἑερεως +. d δὲ ἑερεὺς λαβὼν rv ERE AT coperti, porta avanti ἰσχὸν 710871 ἐπὶ Ὥς εἰγίας τίαπέζης χ) καπὶ πὶ μέσον ὥς ἁγίας πεαπεζης ὄνπι πινὸς all’ Altare al Diacono, che : συμβεβλημένα λίίθα πετραγώνα καθιερωμένα ὅςε) | prendendo la Patena con l ni βείθας ὑφιζ ἄνοντος μίαν ἄναι ds ὅλης Tpoe dei dr ie || ll alcu a confe | la mano . Il Sacerdote poi ri- cevuta la Patena dal Diacono, la ripone folla facra menfa, nel mezzo della quale vi fia pata una pietra confecrata

| [4 i figura quadra in maniera | |

| | | |

{1515} che fa una continuata fuperficie col reftfante della. | menfa : che d’indi con una [tovaglia

vien

o = e

99 tifone, e gli altri officjha ricevue | | probabilità afferire quefta Orazio- ss ti la Romana dall’ Ambrofia-! ne ancora effere dalla Chiefa Am- ») Na 7) fi potrebbe con maggior | | iosa paffata alla Romana.

καλύπτην (46) ἐπινίϑηιν ἐπαίνῳ τῇ συγχομένε exava Terpayuva σινδόγα ἔἤσως y χ) Malw βεβαπτισμένην λᾶσαν κηρῷ μετρίῳ, ὃςε dvre- χεῖν ἣν x αἰμνὸν (47) ὀνομαζασι τψὲς . ἐφ᾽ rg απὸ πλώτς τὸ ὑἱποχομένε λίθα ἐποχϑ σης μόνον ἔξεςι ϑυσιαζαν, κ") ἐπιτιθέναι πὶ ϑ8α δῶρα. peri πὸ πελεδῆναι ἐν ἄλλῳ θὲ μέρει ὃς τρᾶ- πεζῆς è συγχωρᾶται

STIRO 7

| vien coperta. (46) Sopra ἐὐεῆν [ἰὰ inneftata pietra di figura Li nai v'eltende un pannoli-

no eguale, od anche più gran- I de s il quale quando fia lavato

mezzanamente s' innamida, acciò poffa divenir confiftente, | che da alcuni viene altresì det- to Agnello. (47) Sopra di eflo, | applicato alla larghezza della | fuppofta pietra,folamente è le- | |

cito oftrir il facrificio , e ripor- re i facri Doni, Fatto quelto più non pafla ad altra banda,

della...

—n— ——r——r_—— uz —c@i°©0 atom——@m———@—@——@@@@@m__m@———1@1l111@1@112€ =—. cc so e——@@ ocz

(46) La maggior parte degli | | antichi Scrittori di cofe. Liturgi- Interpreti della lingua Greca, come ice ricavafi bensì effere ftato il Enrico Stefano , il Coftantino, lo | | Corporale ne’ paffati fecoli chia- Scapula , il Crifpino, ed altri que-| | mato con altri diverfi nomi, o di ito vocabolo greco τραπεζόφορον in| i Pallio dell’ Altare come da Gre- noftra favella fpiegano ciò che foftie= | gorio di Tours lib. 7 cap. 2... 0 di ne a rende , dalla voce rasa cpp dal ἜΡΎΡΕΙ arto pali: e dal verbo φορέω ; benchè però | ! ae’ Padri cap. 8., o di Palla dell quel’ interpretazione per lo 64 | Altare ΓΝ dall’ Ordine Roma- APA, luogo au affolutamente | [rosa di kh come da cui non fi può adottare ; impercioc- ogolio /z6. $. cap. 1., 0 col no- chè come mai ciò , che foftiene | ie di Sindone, come da Amalario la menfa » può coprire la medefi-||de Ecc. offic. Lib. τ. cap.19., e dai ma? In altra maniera viene quer | Codici Liturgici della Chiefa Mi- ita medefima voce dal Goario {pie- | ! lanefe ma col nome d’Agnello gata nella verfionediSimeone Tel-| | non lo trovo contraffegnato fe non ialonicele de Templo, ὦ" Mif[4, ciok| |acla prefente: Digli) da Deme- per Mantile, ovvero Tovaglia; del- i trio deferittaci : alla qual appella- la qual interpretazione, ficcome più | gione avrà forfe dato: motivo qual- adattata al prefente paffo, ho volu- | che Agnello, figura di Crifto, in to ancor io in quefto luogo sii que’ tempi fopra del Corporale virmi. delineato .

-. (47) Dagli antichi Rituali el | Qualunque però ‘ne fia. ftata Meffali dell’ altre Chiefe, e dagli | [αἱ queit” appellazione la ‘caufa egli

| | | | | | | |

48 e οὔ dci spina > «rev! | della menfa : (48) Prendendo ἑήμαπε mim. 1 πρὸς μὲν σὴν μίαν προσφοραὶν, | |a dunque il Sacerdote dalla Pa- | \tena l’O'tia, li ripone nel già detto panno lino prononzian-» | |do quette parole; cioè alla pri. i ma obblazione . | as Sulcipe (49) honc panem, | ὃς fandifica cum, ut tran : {,, feat in Corpus fan@liffimi, | Ι᾿, ἃς gloriofiffimi Domini no- [].» tiri Jefu Cheilti.,,

Πρέσδεξαι (49) ἥῶτν my ἄρτον, % ἐἷγία- σὸν cuni, dice γεέϑαι σῶμα δῷ diyiwrim x ϑοξοτίτῳ χυρία ἡμῶν Ἰησξ Χρφιςςς

lee eli SIE Pc =

è certo, che alcuni fecoli prima, | | ricavare gli abiti facri dal Sa- che icriveffe Cidonio, il Corporale | | cerdote, come dagli altri Chierici non era , come viene delcritto | lin que’ tempi ufati , li quali, fic- nella fpofizione della prefente Li- | come ognuno può vedere, molto fi {ΞΡ > SABINA quadrata, maj| ifcoftano da quelli , che iono al ΠΡ a guila di tovaglia, la quale! | prefente in uio. fi itendeva d'ambe le parti della | (48) Se quefte parole hanno facra menfa, con cui altresì in ve-| [14 intenderfi in rigorolo fenio, ce dell’ animetta coprivafi il Ca-| {fi dovrebbe dire , che al tempo lice. Di quefta forma di corpora- | [di Cidonio il Sacerdote per fare le eflerfi una volta fervita la Chie-| | l’incenfazione ficcome ancora per fa di Milano, ne fa teftimonianza | {lavarfi le mani, non fi dipartiffe l'antico Mofaico del IX fecolo, ἐδ} | dal mezzo dell’ Altare , il qual με Pn sitio pe Rie rito per altro non credo efferfi al- 1 coro di queft’ Ambrofiana Ba-| |trove praticato. filica, il quale nella fini&ra biddan | (49) A quali mutazioni fieno rapprefenta 5. Ambrogio celebran-| |ftate foggette le preci, e le cere- ctf liceo pulire clic i trail sede ig, 1 si 9 rale, che arriva da una parte e| [4 fopra alla nota 34., è ba- l’altra della menfa . Dal medefimo | | fantemente dimoftrato; onde quivi Mofaico potrebbefi in oltre rica-| {non rimangono a defcriverfi fe non vare non efferfi allora nel pt alcune mutazioni , che fecondo la del Cini plico le caga | Rca: va o, fi ταν ma ioltante alcune lampade : poi- otte nel fare l’obblazione de’ me- chè quette, in vece de TAI | defimi . Quali preci, e quai riti veggonfi appefe intorno l’Altare;| { nel fecolo XIV. fi praticaffero iu eccome ancora potrebbonfi da efTo | | quelta parte dagli Ambrofiani ,

ἐν te.

Di poi, ricevendo il Dizco- no nella fteffa maniera dal Soddiacono il Calice, lo con- fegna al Sacerdote, il quale fimilmente ricevendolo , e te- nendolo colle mani follevato in alto, e rifguardando in Cie-

| | | | lo dice : | | | | | |

TleMs duésws didxovos παρὰ è ὑπο- diausrs λαβὼν τὸ ποτήριον δίδωσι τῷ ice 9 δὲ λαβὼν ταὶς χερσὶ κατέχων x πρὸς δρα- ver d'vatavas λέγει.

, Tlosodetu τὸ moroso Sam x dyiaeoy e 19 di « ° > x E] ud, ὥςε ypotdu αἷμα ἧς dyiwrte χ) ἐγδο- Zora ra κυρία ἡμῶν Ἴησδ Xeuss e

99 Sufcipe Calicem illum., .9 cumque fandlifica , ut fiat ,.9 Sanguis fandtiflimi, & glo» ,, Fiofilfimi Domini noftri Je- ss fo Chrilîi.,,

Fatto quefìo, ripone il Cali- ce fopra il detto corporale ; led avendo un altro panno li- | no formato in maniera tale, che poffa effer confiftente , il | che faffi col radoppiarlo in di- | |verfe piegature a guifa d'una

| | | | | | | | | | I

= f , Es e τίϑησιν ἐπὶ Dis εἰρημένης σινδόνος, x , , - > x) ἔχων ἑτέραν σινδόνα cuvecnzijav , WE οἷν- πέχειν συνεςαλμένην εἰς πτύχας ἐν σχήματι |

>———= -—-n-_—n- -—= —_o °-=_ moro re» croce cani sco. —— ——6— m€_——@6—T@ ——@ —-»_—y@ sel “ro co e mona

non fa bifogno d’andarli ora sia | mentando, potendofi di quefti ia- cilmente venir in chiaro da ciò, | che nella prefente Liturgia rap- | porta Cidonio .. Ma coll’ andar del tempo quelie , che quetti | fono fitati in gran parte cambiati . | E per quanto s’afpetta alle preci I

|

|

[sla vinum aqua mixtum , Ut fiat unigeniti tui fanguis. In no- mine Patris èc. Il cambiamento | poi» che fi è fatto ne’ riti, che ac- compagnano quelt’ obblazione, in \ciò confifte, che le parole di effa

inon-più ora dal Sacerdote fi pro-

| ferifcono dopo aver ripofta l’Ottia con cui fi ta la detta obblazione,| |\ful corporale fecondo l’ufo , che abolite quelle, che quivi fi defcri- | vono , fono itate le feguenti fo- | ftituite : cioè all’ obblazione dell’ | Oîtia : Sufcipe clementiffime Pater hbunc panem fanitum , ut fiat uni- | geniti tui corpus . In nomine Pa- | tris ὦν, , ed a quella del Calice:! 1 Sacerdote nel confegnargli la pate= Sufcipe clementiffime Pater hunc||na, come di fopra racconta De=

Di[fert. della Meffa . G

ancora fuffifte nella Chiela Greca, ma tenendola fulla patena follevata dalla menfa 9 come fi coituma nella Chiefa Romana : più ora prefcrivono le Rubriche, che il Diacono debba baciar la mano al

+ (©)

σετραγονα (FO) xvrra αὐτὸς δι᾽ È 4 “πρότε- cov ἐκεχοίλυπτο EI Ti Umodéra, x EV τῇ no- pd . θέμενος ὅν ὅτως ἐπεύχεται mis euxds πρίυτας (5.1). ἐπὶ i προσαγομενα δῶρας

[quadrato (50) ; con quefto | | ricopre il Calice, con cui

altresì fu lo fteifo pria coper- [Pet mentre fiava iulla Cre- | | denza 9 nel trafporto del | |rmedefimo all’ Altare. Aven- | |

se; adunque il Sacerdote così difpofte le cofe, quelle pre- οἱ (51) recita fopra gli ofter- ti Doni.

99 Om-

il τον σαι. «-- - —> —- © = tension con cu | —@—TI.r_.>_r@—

n --.--«-------.

metrio efferfi a’ fuoi tempi Riato] { citare tutte in ogni Mefla ; ma al- cato ; in vece però ivi veggonfi! ‘cune foltanto fecondo il bifogno: aflegnate alcune croci da farfi coll’ | [14 qual cofa rendefi palefe da Oftia , e col Calice nel riporle ful | | quette fteffe orazioni, alcune delle Corporale, de’quali il teftè ΣΝ pa fono per un defunto , al- i ona ne ἿΑ nai οἱ Me per molti ec., dagli antichi 50) Paflando qualche diffe-|| Meffali manofcritti , e ftampati renza fra la Chiela Ambrofiana 91 {fino alla metà del XVI. fecolo , e la Greca intorno le fmppelleii πὶ cui fi rapportano molte preci i egg EBREA, aa Jon alla cele- | [intitolate : Orazioni a beneplaci- razione della Meffa , non è ma-| [109 orazioni per li nemici, per la raviglia che Cidonio 91} quale E ΤῊΝ d'un infermo > per li fami- prete la {pofizione in greca favella | | &ltari 9 viandanti , tribolati, ec.; “abbazie aa i a coi n | le dali paria ea maggior reci de’ riti, e delle coftumanze| {parte di quefti Meflali iono difli- della Chiefa Milanefe , abbia con | mili e nel numero , 8 nel fenfo, e s1 fcrnpolofa efattezza defcritto, e | nelle parole. Quefta moltiplicità , 11 Copertojo del Calice con altro ΙΕ diffomiglianza d’ orazioni final- dune “sp mp 4 il! CIO = i n aa rig lorporale 9 ed altre cofe, che aj | fine del fecolo s nel qua quelli di rito latino farebbe biro | tempo furono efle ridotte a un de- leggermente indicare, effendo elle- fap aa » fu ftabilito, no a tutti notiffime . che nelle Mefle feriali, da morto, (51) Benchè affermi Cidonio| |e votive non foffero più di tre; effere ftate quefte orazioni dal Ce-| par Domeniche poi, nelle folen- lebrante fopra gli offerti da re- [a del Signore venice vigilie di citate, non devono però le di lui| |effe, e nelle fefte de’ Santitu pre- parole in quefto fento intenderfi " ! fcritto , che fe ne aggiunte un al- quafi che le abbia il medefimo τες] [ tra di più, da dirfi in terzo luogo ;

ΤΠαντχρα mo uluvie Sed {Macxiosos vj ἐυ- aodadente γένοιτο σοι καὶ π᾿ οσφηνα dums ἣν

. ͵ NL, ν » ὼς 4γὼω δ αναξιος ὑπερ Cus ἥδ c'uttrmàz, n τῶν

avaciduore my us εἱμαρτιῶν τῇ o εὐσπλαγχ' via προτείγω. ὅτη ἥμαρτον ἐνωπιόν σοῦ ἐν λο- γοις ἐν ἔργοις, ἐν διαλογίσμοις ,), ἵνα uo συγ- γνώμην. κ) ἄφεσιν πασῶν Mov ἀνομιῶν μα σὺγ- χωρήσης. x πρὸς τὸ μέλλον διατηρησης. μοὶ goto μᾷ πρὸς meg ἐμαρτίας ἐπίδῃς γ ada μό- γον τὸ σὲν ἔλεος ασορφῳ μοὶ βοηθὸν +

Προόσδεξαι τὴν προσφορὰν ,), ἣν σοι προσεί- μὲν ἀγία Ὑριας ὑπερ κυβερνήσεως x φυλα- xs x ἐνοσχτς Ὡς χαθολιχὴς πίςεως, ὑπὲρ miuîs rj δέξης Ὡς μαχαρίας ϑεοτόχα μαρκας peri πάντων σοὺ fiv οἱγίων ὑπέρ. comeras «ἰγίας τὼν δόλων σοῦ πάγτων κὶ πωσῶν τὼν Δ.

τ τ e e e

che incomincia : Sufcipe Santta_

Trinitas &c. la quale, ficcoine an-|

cora le altre prime due non molto fi fcoftano dalle tre prime, che in quefta Liturgia fono rapportate, come può venirne in chiaro chiun- que ne voglia fare il confronto. Non così facilmente fi può trova- re la fomiglianza tra l’ultima ora-

. . 41 Ompipotens fempiterne,

Dcus placabilis tibi fit, & acceprabilis haec Oblatio , 3) quam «go indignus pro me Ki peccatore, & innumerabili- |,» bus peccatis meis tue pieta- [3a ti offero, quoniam coram te peccavi in dictis, in faclis, ss in cogitationibus, ut mihi s, veniam, &remiffionem om- 3, Dium peccatorum meorum mihi concedas, & de futuris s, me cullodias, & iniquitares ,s meas ne refpexeris , fed fola »» tua mifericordia mihi profit ss indigno .,»

Sufcipe hanc oblationem, ,,$ quam tibi offerimus Sancta |, Trinitas pro regimine, & 39 cultodia, atque unitate ca- È tholica fidei, pro veneratio- |

| || || | | " || ||

| ,, ne quoque , & gloria Beata | ss Virginis Marie, omniumque | sE Sanétorum tuorum , pro fa-

i slute, & incolumitate om- | le nium famulorum, famula- ||, rumque tuarum NN.,

ss pro

zione, che fecondo la fuddetta ri- + ‘forma prefentemente fi recita, e | Vera quella, che viene preicritta in '|quefta Meffa , della quale a fuo | int parleremo. ;

Ciò , che or ora fi è detto, ci sforza a nonammettere quello,che fcriffe l’eruditiffimo illuftratore del Cardinal Bona È P. Abbate Don

2

ι

| |

42 LI + ΄ - ris Ls ὑπέρ ὧν drive ὥς σῆς φιλαγϑῥωπ ας Rei ἷ» pro quibus omuibus τὰ: σέϑαι dumis ἐπηγγελαμεθα x ὧν πες ἐλεημϑ- | n t 1 συνας ἐλάβομεν, ἵνα nare mis o'ixriguss σοὺ | 99 am ciementiam implorare» di ἐν ταῖς ὑμνωδίαις σοῦ πίςεως διαμένοντες polliciti fumus & pro οἱ μαφτημώτων εἴφεσιν 1 βραβᾶα dis dimvis μα- |? "ll; or] 3 1 È nagis mme desto καπεξιωθῶσιν οἷς τιμὴν % gg IMLIS 9 quoru cieemo yo δόξαν (dh ὀνόματός cow. au eu \iepuradi zan dpi τ nas accepimus, ut te mi- cusisgye RIV CTAYNOY è | { a" da TN erante qui in laudibus tua 99 |3» fidei perfilunt , peccato- [ss rum remiffionem , & pra- |> mium «terne beatitudinis as accipere mereantur, in ho- Li norem & gloriam nominis i tui Domine mifericordio- |33 fifime Deus omnium con- ditor. 99 i ,,Sufcipe Sancta Trinitas {ss hanc oblationem, quam ti- | bi offerimus pro univerfa Ec- la» clefia, in memoriam Incar- » nationis, Nativitatis, Paflic» Dis, Refurredtionis, Afcen- " fionis Domini noftri Jefu |,, Chrifti,

Mpoodeta ciyia Tasds τὴν drapoocivs ἥν σοι προσαάγομον ὑπὲρ Fis ἐχχλησίας ἁπάσης 9 sis μνημην Pig σαρχώσεως Dis γεννήσεως , ὅδ πάθεος, fas εἰναςασευς , ἧς οαγαβάσεως de κυ» ρία ἡμῶν ᾿Ιησὰ Χριςὃ,

95» in

vene -- . ὩΣ ζώσω ξετῶεπ ς me τὸ ---- -. —. «ὁ “αἰαστ ες, Mr=erer dh Sip greto

Roberto Sala nella nota 3. alcap.10.| |,, mento,, . Imperciocchè in pri- del lib. 1. Rer. Liturg., ove, ripor-| | mo luogo non una fola orazione tata la formola che fi dice dagli | I fecondo il rito Ambrofiano fuol ani nel fare l’ obblazione dirfi fopra l’Oblata; ma molte da

el Calice, foggiunge . » D’indi re- ran tempo fono ftate fopra di s-_Gità ἘΣ ΡΩΝ sa l’Oblata, | ΡΝ siena, OM ipa poi », che è doppia . La prima nelle falfo , che due orazioni diverfe »» Domeniche , e Solennità ON 1388 affegnate , una per le fefte, 95 Signore, e fefte de’ Santi, ed è! ! l’altra per li giorni feriali, non pal- » quafi la iteffla,, che leggefi nel | | fandovi in quefta parte altra diffe- » Meffale Romano ; la sseondal| [renza tra’ feftivigiorni, e li feriali, » negli altri giorni feriali, la quale! | fe non quella, che di fopra fi è ac- » però ha lo fteffo incomincia-||cennata.

εἰς τιμὴν παίντων σοὺ Fav οἰγίων ὧν gir pnt | ds in honorem omnium i τϑρυδαν, δηβεεμθβλήρ να I orum tuorum , qui tibi 9

* πανήγυρις uan me'vre τὸν χόσμον περιπολεῖ, | 1) ὧν evita mi ὀγύματοο ἔχομον , κὶ σὰ Ne dare χᾶτοι γ Use ἐκαοίνοις μὲν εἰς τιμήν s| rulv δὲ προς σωτηρίαν εἶναι ὅπως TSE ἡμῶν ἐἰχείνοι πρεσβέυειν ἐν δρανοῖς ἀξιῶσιν g ὧν ἡμᾶς Arr zi , >

ET γῆς τὴν μνημὴν WOUSUCY è

È cl i

placuerunt ab initio mundi, 29. & corum, quorum hodie fe= ta ftivitas in univerfo mundo |,, celebratur, ἃς quorum hic |,, nomina habemus, & reli- |3» quia jacent, ut illisfitad ho- norem, nobis autem ad fa- sy lutem, ut illi pro nobis in- li tercedere dignentur in coe- \,, lis, quorum memoriam faci- !,, mus in terris.,,

| » Sufcipe hanc oblationem, È quam tibi offerimus Sancta Trinitas pro Imperatore no- ss tro N., (52) & venerabili bg ejus progenie , & tranquilli. Ι,» tate imperi,

| | | | |

Tlosodeta τὴν οἰγαφοροίιν 3 ἥν om προσώ- γομον ογία Tous ὑπὲρ ἥδ βασιλέως ὑμῶν 2 | A (52). x © aiderius Basi du , ae καφιςάσεως Fas βασιλέας,

| i i | |

τας. ---- —_ -.---- --.-.-..-.........

(52) La Chiefa Milanefe fino | [di nuovo fatta commemorazione dai primi fecoli è ftata folita, Ἢ] dell’ Imperadore : nel che accor- enne ni ΠΣ τς nella prima Epiftola a 9 la e, fine : cap. 2. verf. τ9 di raccomandare a | FEgnarono in Oriente Imperadori Dio nella Meffa diverfi gradi di | Criftiani , fpeffe fiate per εἰ pre- perione , ma fpecialmente l Impe- | | gava Iddio nella Liturgia . Oltre radere» della quale ufanza, ΠΣ ΠΡ ἐρλοθρι in quale IRE a’ fuoi tempi praticata, ne fa men- ati di perione , ed altri bifo zione S. Ambrogio nella {pozione \leggonfia Dio raccomandati, come della citata Epiftola di S. Paolo .| TISRUE prole , li viaggiatori, li Anzi che per dimoftrare quefta; |naviganti, la tranquillità dell’ Im- Chiefa quanto le foffe a cuore , el |pero ec.; il che fimilmente nella quanto le premeffe la confervazio-! | Liturgia di 5. Giovanni Grifofto- ne dell’ Imperiale perfona 9 più | | mo » che dalla maggior parte de volte foleva nella Meffa rammen-: {Greci fu adottata, fil vede pra- tarla, come confta da queita fteffa! l ticato. ἘΠῚ : Liturgia , nel cui canone vedefi | E poichè fi è prefentement

4 ica “ὦ mi ᾿Αρχιερέως ἡμῶν ΕἸ, pro Archiepifcopo sg, DO-

e -

e. —— —-

e —— ---- ---. .---.-.

accennata la fomiglianza, che pale | |vella, come È δε rr fa in alcuni riti fra la Greca, el ‘dal Martene, dal Cardinal Bona, l'’Ambrofiana Chieia , non credo | | dal Le Brun, e da mole’ altri Scrit- ipa eflere A tori sic. sui

andar quivi raccogliendo alcun’! { n oltre nella Chie i Ξ altre μὲ ἐόν με ani in bo μ3 ne’ paffati fecoli quett’ uianza due le Chieie , le quali non han-| |praticava , la quale prefentemente no avuto luogo in quefte dA ancora fwilifte nella Chiefa Greca, z api ri ὐρα î per {gip S| ur il dle a x πιῶ uri anda que” riti, che fono di poco va a Mefla, non doveva mai

Pirla fi può oflervare , che] [la genufleilione, ma folamente pro- nella Chiefa Greca fono prefcritte! | fondi Inca; il qual rito FCI molte preci da recitarfi nella Li- | lellete per lungo tempo durato turgia , le Li molto s’accoftano | { nella noffra Chiefa ; date a quelle , che nelle Domeniche dij non meno in queta Meffa la Quarelina fecondo il rito Ambro- | 'aPtRentia defeat » che nei più fiano, devono dirfi all’ incomincia- 90h Meflali τὲ τωι pe ΕΣ re della Meffa, come può venirne | io itampati , di efle non fe ne in chiaro chiunque ne voglia fare | vede fatta veruna ge È pid il confronto . fi contentò la | lin loro vece profonde riverenze Chiefa Milanefe d’adottare foltanto | | vengono aflegnate. Oflerva di più i riti della Chiefa Orientale ; ma | Poe T ΟΡΕΊΕΕΙΣ can. ἐπι μα di più qualche volta ne’ Divini| |prop. 23 ,, che i Greci, e gli Am- Uffizj valle fervirfi della fteffa Ι» brofiani alle ore canoniche fo Greca favella ficcome ricavafi ci gliono frequentemente Pe S. Ambrogio nella ipofizione del 1, il Kyrie eleifonz pi NS, a A capo 42. d’Ifaja ad Ireneo, ove| | finio , e dopo di effo il Bollando così icrive . ,, Nel leggere... | [al giorno 6. di Gennajo .. che dai », ho cominciato a ripaffare meco!|,, Milanefi, fecondo il rito Ambro- ss fteflo quel verfetto, che nelle | so fiano,nella folennità di Natale, ed » vefpertine vigilie avevamo Jetto:| » in di mi vai n 4) ὝΝ essi τε Τοὺς 9 Y0US TO: |, Pn) O ( 1 gia si pic 49 οὐωρωπων " ws wpa di Τῶν ἐναγγεκὶ 1, i attutino con tener |

» ζομένων αὐτὸν, ,, La qual cofa per|{, molte candele, ficcome fi prati- altro non deve recare gran mara- | 9 ca ancora nella Chiefa Greca » viglia, poichè molt’ altre Chiefe E nalmente efferfi una volta in

» ‘è

Ι" d’Occidente hanno alcune volte co- | quefta Chiefa fatta la confecrazio- ftumato di dire qualche lezione » | ne in pane fermentato hanno pen- | fato alcuni, li quali furono di pa-

rere, che ne’ paflati fecoli nella

o di cantare l’Inno Angelico , o di recitare alcune preci in greca fa-

ΙΕ ΉΡῊΝ . 1:

πα Δί 1) ὑπὲρ παντὸς δ agigrai πὐηένίσνς ls, noliro N. (5 3) pro univerfa ‘mig πανπων Rov ἐν Χριςῷ ἡμῶν adedpuv. - . Ò Li a dv ἐλεεντων ἡμᾶς, ὑπὲρ Rev ἐν ταῖς 499 Chriftianorum mulitudine 9 ἐχτενέσιν θ αὐτὼν gt 17: ΜῊΝ as ποι- pro omnibus fratribus noftris, ὅσ᾽. » Pv ἡμῖν ma ἑαυδὼν ieouoroynocuevav st - è 3 mao E, ὑπὲρ Gavruv τὼν ἐν τῇ VPI 99 DI pon pia τ θην, ἐχχλησίφι. 49 in 11}15 allidUis orationibus

| |,, commemorationem noftri fa- | |», ciunt , pro iis, qui fua pec- |

i,, Cata nobis confeffi funt, pro po omnibus, qui funt in Catho- |,3 lica Ecclefia, ,,

» Su-

Cera fon

—— ὑπσὐσπσπο 'ERE------—i_—@@————_—_—_m_""’ ee al i ——

Chiefa di Milano , che nell’ altre | |Greci , quanto l’azimo , come da’ tutte d’Occidente nella confecra-| |Latini fi ufa. Altri però rigettate zione s’'adoperaffe il bali lambedue quefte fentenze hanno la qual difciplina, per quanto rif-| |con molte ragioni, conghietture guarda la Chiefa Milanele, DES] ας : ξέναις in tutte l’altre dono quetfti di ricavare da quelle! !Chiefe Occidentali , così ancora DEAR che leggonfi al cap. Fidel | nella Milanefe fino da’ primi fecoli lib. 4. de Sacramentis. ,, Tu forte | | efferfi coftantemente in folo pane sy dici: il mio pane, è pane ufitato; | ἀρ fatta la confecrazione.. ἘΠῚ Vv i efte opinioni, ciafcuna delle

» Egli è vero , che quefto avanti | | no due Ρ Ra Ac 99 le parole Sacramentali è pane:} | quali di no ti, 6 va su uom κ᾿ è ma fatta la confecrazione , dij ftata. ifeta , io non ardirei profe- È pane che prima era , dn, | lt il mio giudizio ; mentre e pu tane di Cio, Alcami alt | | per ogni paste ( qualunque di εἶς rono di parere e 4 gliafi foftei | . quefta Chiela e il fermentato i ibregicvoli difficoltà la veggo fot- ed il pane iano: iure ear, Ξ fo la Afelio è adoperato : della qual fentenza 53) Secondo 81 fembra effere pato PI Ual) [della Greca πο ea: Ε Πκὰ il feniore preflo i uratori tom.| | a fin a i È psi A cap. 11.» ll quale | REA Sacerdote nella Meffa parlando della confuetudine in] fempre ftato folito di raccoman- quefta parte da 5. Ambrogio fe- | | dare a Dio, oltre il proprio Vefco- guitata, afferma avere il Santo SUI vo » ancora il Romano Pontefice. civefcovo coftumato pia ERA DI Uro ΒΊΑ ον SERI. [τὸ e nella | |ipetta alla 5 - pali folennità , e maflime 1 | i i Domenica di Refurrezione, di be-| {no evidente ΤΕ ΠΙΌΝΙΑΙΤΑ fra gli nedire e confecrare tanto il pane altri Niceforo nel 20. 10 85 I. fermentato è come fi pratica da |gli Atti del felto generale Conci-

δ

Sat ἐπιειχέςτε Tlereo ἥν co Sus σίαν πολμῶ προσάγειν, iNur@g , κ) αἰνέτεως. εἰς δοξαν ὀνόματος σου κυΐσλε ὑπὲρ πάντων δῶν εν τῇ dylg σοὺ χαθολιχῇ κ) εἰπος ολικη ἐκκλησίᾳ καθιςχαένων, κ) δῶρα τῇ ἐυσπλαγχ- νίᾳ σου προσαγέντων, ναὶ μὴν x ὑπὲρ ἣὰ ἡμετέρα me συξήματο; % Pv λοϊπῶν πιςῶν ζωντων κ) τελευτησάντων ,) ἵνα ὃς τῷ ἰδίῳ cio ματι î ἐξ σὰ ὠξαγορασαι ἐθελήσας πότος χ) πρὸς τὴν εἰιωνιόν σου δόξαν κατοντήσοι ποιή σης mio Dis ἐνεςώσης παλαιπωοίας 1) θλίψεως ἵνα ἡμᾶς εὐτῶς ὀξαρπασης. ὑπὲρ Pv ὁδοιπορόνσων x πλεόντων. ἵνα τῇ βοηϑείᾳ δὼν εἰγγελων σου περαςοἰχιζόμενοι n τη συνοδίᾳ τὼν diyiwv σου περιπεφραγμενοι ἐλεύϑεροι χινδυύνα παντὸς θια- μεννωσιν . ὑπὲρ ποαγπων τὼν συγγενῶν ἡμῶν » CINI è .

lio , Pachimere nel Lib. s. cap. 22., e Gregora nel 16. s. Per quanto poi s’appartiene alla Chiefa Latina, il Concilio Vafionenfe al canone 4. e Pelagio Papa, il quale preffo Ago- bardo tom. 2. pag. 29. in una lettera feritta ad alcuni Vefcovi, i quali, nel celebrare il Divino facrificio paffavano fotto filenzio il nome del Papa,con quetti termini li corregge.

95 Sufcipe,Clementiffime Pa- CASE quod tibi prefumo of. i,»ferre lacrificium propitiatio» i,nis, & laudis ad gloriam IL, nominis tui, Domine, pro |,, omnibus, qui in fancta ta |», Chatolica, & Apoftolica Ec- », Clefia conftituuntur, & dona È tue offerunt mifericordia, so prohac nofltra etiam congre= ba gatione, & aliis fidelibus vi- 1,3 Vis; atque defunctis; ur quos [»» proprio Sanguine Filii ταὶ τὸ τὶ so dimere voluifti, cos etiam ad so fempiternam tuam gloriam ,s tandem facias pervenire: pro .9 prefenti afflittione & mife- ss tia, ut ab ipfa noseripias, 3, pro iter habentibus, & navi- ss gantibus, ut anxilio Ange- ,, lorum tuorum protetti, & ,, comitatu Sanétorum tuorum ss cCircummuniti, liberi ab om- s, Ni periculo perfiftant , pro s, omnibus confanguineis no- ss {tris & familiaribus :

| |

| | Il || | Ì

|

| Il l| | |

Io grandemente mi maraviglio », della voftra feparazione dalla so Chiefa univerfale , la quale per ss altro in verun conto non poflo » fopportare... Come non vi cre- dete voi feparati dalla comunio- ne di tutto il mondo, fe giufta la confuetudine non fate men- zione del mio nome nella cele- brazione de’ Divini Mifterj?

| |

|| 1 || | ||

99 99 39 9" 2)

. 1 5 εο essa / Di a ͵ .- " . . 57 ὑπὲρ «ἄς ἐμῆς οἰγέας, ὀξυχῆς ον. νὺ Riprese | |3: pro fanitaté ahime & corpo- MEP εὐχαριςίας τῶν σῶν οἷς καθημέραν χῥώμαι. è Ε eur ως ri αὐπειποδώσω. τῷ Κυρίῳ περὶ πάνδων ὦν] | ss Tis Mel, pro gratlarum altio- | ,3 ne de tuis bonis, quibus que- tidie utor, Quid retribuam li Domino pro omnibus, qua pix retribuit mihi: Calicem falu- \s»tatis accipiam , & nomen È Domini invocabo : laudans ,», laudabo Dominum , & ab inimicis meis falvus ero . ,, ss Pater fanéte omnipotens eterne Deus propitius {ufci- ss pe hac, que tibi offerimus , ss dona pro ‘anima famuli tui N., quem de hac vita mi-

siyrumidone μοι. ποτήριον σωσηράου λη ψομαῖι . ») τὸ δνομα κυρία ἐπιχωλέσομαι ἐπαινῶν ἐπαινέσω τον κύριον α» ἔχ τὼν ἐχϑρῶν μου σωθησομακ,,

pes

Tomo ἅγιε παντχροίτωρ, aiwvie θεὲ rec | προσδεξαι mira, σοι προσάγομον δῶρα ὑπερ |

‘Ms ψυχῆς Ta δόλε σοὺ ἦς Δεῖνος γ ὃν" ἐκ | Bis rime μεταφῆναι ἐχέλευσας γ ὅπως διὰ #s| |

αἰχειπιλήπην σοῦ εὐσπλαγχνίας ὃς alivis yeev- ws ῥυσθῆγαι καπιξιώσῃς è Dia ἣν xugia ἡμῶν] |

"Inca Χοιςὃ è I

; 2

| ᾿ grare 106Π1}}. ut per incom-

| a prehenfibilem mifericordiam

|, tuam a gehenna eterna libe-

| pe rare digneris, Per Dominum

| |,, notrum Jefum Chriftum,,,

dll a ἐγένου δα Su- Quantunque però comune fia ftata >| fervafi nella Biblioteca del Capitolo si reni nell’ alere Lara an | ona MI tranotitrpa s nel quale a τ nominare nella Meffa | | chiare note. il Papa viene nomina

il Ap sigle : nella Mila- | nel Canone delia Melli; dall’ dira

πεῖς però del. medefimo: non ne) |poi fi è lavfciocca, e talfa perlua-

vedo fatta veruna menzione in fione in quel fecolo dagli fcitmati-

quelte preci , in appreffo nel | ci adottata , ficcome fi fcorge da

Canone : il qual nome forie da effo Ε Pier Damiani nell’. Opufc. 5., è ftato {cancellato nel XI. fecolo, pala Landolfo feniores eda Arnolto allorchè la Ghieia Milanefe con lut-| i preffo..il. Muratori. 107. 4. Script. tuofo icilma fi divile dalla Romana. |rer. Ital. che la Chiela Milanefe 5 che Da up È fiffar quett’ pass in. tntto Ti avide dalla arte fi è un antico: | Romana ..6 che in verun conto Pregio fimo PIERO Melle] [ non doveffe riconofcerla per Capo, critto, come fi crede, nel X. fe-| |e Maeftra; onde per maggiormente colo avanti che incominciaffe io [Rininirara quefta pretefa indipen- {cifma , e che prefentemente con- | | denza; fi farà da effa in quell’ oc- Difert. della Me(fa. H

8 Σ πιρόνδιξωτε τάγία Tous muy ei vesgoprlv σὰ

ΤῊΝ γ ἣν σοι προσαΐγομεν ἐπὲρ “ὧν ἀυχων᾿ Pai δόλων σοὺ dev 'h. Pra peri δῶν εἰγίων x) Puy ἐκλεκτῶν σου οἰνάπαυσιν αἰτὠγιον εἰυτοῖς χαράσῃ. ὡσοὶν τῷ χληήρῳ σώτων συνπργέντες σ᾽τωνίᾳ- ζωῆς περαπολαυωσί è Ai ἧξ κόρα ἡμῶν Ἰησοῦ

Χριςοῦ è

‘(| ss Sufcipe Sana Trinitas | È banc oblationem, quam ti- 1)» bi offerimus pro. animabus sy famulorum tuoram N.N., ΚΠ]. ut cum (φηξεῖς,, & ele@is | |,,tuis requiem eternam ipfis | |,,indulgeas, quatenus in eo- | 1»» tum forte collocati vita per- ||» fruantur fempiterna . Per ,, Dominum οἰ ΓῺ ΠῚ Jefuma È ho: Chriltaum:. ,} ||,» Sufcipe (54) hanc oblatio- [3» nem pro emundatione mea, so & mundans me ab omni fce- || lere, & macula, prata, ut |” tibi digne facrificare merear.

à

me de tm (54) σὴν αἰναφοροὶν πκύτην dele Dis ἐμῆς χαϑαρσιὸς n χαθορίτας με dro πέ- σης αἰνομίας. x) κηλίδος αξίωσον με damspy ur σοι ἀξίῳς, Διὰ sugis ἡμῶν Ins Χριςδ.

.9. Per Dominum noftrum Je- [.» fam Chriltum.,, Avendo

rr o_ _r_—_—_—e_-————r——r—

cafione. ftimato fpediente di non | | medefimo in vece fi rammentava fare alcuna menzione del Papa nella! je in quelle preci, che nelle Do- σέε τιμὴ ᾿ ᾿ εἰν | ἜΣ αἱ peter alla ie ompofte poi le differenze, { |fogliono premetterfi , e in una di e fatta la ‘pace. fra: amendue II quelle Collette, che fi ‘prefcrivono Chiefe, fembra, che fa pan mi [da recitarfi il Venerdì Santo. bia trafcurato quefto punto di ri-| | (54) πεῖ’ Orazione, ché nel mettere il nome del>Papa', e di | Meffale Ambrofiano ftampato nel farne di nuovo Salta) | 14821 è intitolata ,, ultima Orazio= nella Mefla; la qual trafcuraggine s| ne per fe fteffo fopra il Calice o inavvertenza: durò: infino. alla;| e, fecondo la Rubrica degli altri fine deli XV. fecolo ; poichè allora lpiù recenti, deve dirfi colle mani folamente, ficcome confta dai Mef- | | eftefe fopra l’Oblara, nella prefente {li in que PESO PURA eflo | beni ν᾽ Coi è aa più vi fu di muovo inferito, : reve , ed in gran parte diveria Quivi per ‘altro debbo Sven da quella, che giufta l'odierno ri- tire, chei pei uegli ftefi fecoli, in δι fuol recitarfi , e che in quetti cui il nome del Papa fi ommette-! ! termini è efprefla ,, Et fufcipe San- va nella. Liturgia Ambrofiana , il DI Gta “Trimitas hanc Oblationem

᾿ ,., 39. “Avendo terminato di reci- tare privatamente. (55) quefte

| Had bud ἑαυτὸν (55) εὐξάμενος ban] Ϊ ΕΣ ,s «tre ‘volte ‘benedice. li |

1 MNT “| | foppoiti Doni, dicendo:. -.

.. Benedi&io Dei Patris., & so Filii., & Spiritus Santti . sp Àmen.,, |

Nel mentre però, che il Sa- cerdote recita le fuddette pre- pci , il Cantore in coro va can-

tando la feguente Offerenda

ν᾽ εὐλογία f Set Πατρὸς x τῇ ἰοῦ, x n εἷγίς πνέυματς + ᾿Αμήν è

Ἐν ὅσω δὲ ταῦτα οἱ ἱερεὺς ἐπεωχετδι ἐν! τῷ χορῷ ψαλλα mim ψαάλτς ἐκ ὥς εἶπο- χκαλύψεως ληφϑένπο. | } |

cavata dal libro dell’ Apoca- liti,

CI —@ nr m@€ @—t@[(o

» pro emundatione mea,. ut mun- | | no ftate da effo proferite ad alta » des, & purges me ab univerfis) |voce , ovvero fecretamente ; la peccatorum maculis; quatenus εἶ} | qual queftione, per quanto riguar- », bi digne miniftrare merear Deus, | | da le altre Chiele , effendo fuori » & clementiffime Domine. Bene-| {di propofito , ftimo fpediente di » didtio Dei omnipotentis Patris, { | lafciarla intatta, maffimamente che » ὃς Filii, + & Spiritus San&i +| lin quefta parte icorgo eiservi fta- »copiofa de ceelis delcenda: fuper | | ta in effe diverfa diiciplina; onde, », hanc Oblationem,, & accepta ti- ;| [frtneapni fol tanto alla Chiefa so bi fit hac oblatio Domine San-" ! Milanefe, mi fembra di poter rica- », Cte Pater omnipotens. eterne | vare dalle parole di Cidonio , che », Deus, mifericordiofiffime rerum | | quelle preci, le quali fogliono dirfi “9. conditor., ; dopo l’Evangelio fino al Prefazio, (55) Fuvigia, e prefentemen- | I e quell’ altre, che terminato: il Ca-

te ancora fuffilte erudita contefa | none fi aggiungono fino alla con- fra gli: Scrittori Liturgici intorno | fumazione, fiano ftate a’ fuoi tempi la maniera , con chi nelle Chiele {l'en dal Celebrante «in tuono d'Oriente s che d'Occidente fono | ldi voce , che dai circonvicini fi ftate ne’ paffati fecoli recitate dal) | poteffe intendere ;. ma non così il Sacerdote ‘quelle preci‘; che fono» | Canone ; il quale pento effere fta- pro tra Coptimidone ed il i I premi ψενὰ ἐπε Paper pro» azto , ficcome pure il Canone del erito.. E di fatti per reitar per- la Mefla, e quell altre piscia fuafi, che la cofa fia paffata così 9 che dopo il Canone fono prefcrit- ᾿ | batta offervare al modo tenuto da te infino alla confumazione; fe fia-| Cidonio nell’ GAETA , il quale

\ 3 2

VOLI ἡγέωτομ ναὸς Sig σχηγῆς πῷ μᾶρτυ- eis, κὐ ἱερασαλὴμ i μεγάλη κατέβη ἐκ mi ἐ-

φρανδ' ἐν ἐς ν᾿ ὁ᾽ θρόνος lm ded si ἱοΐ wovol' % oi dx αὐτῶ προσφεροσιν αὐτῷ δῶρα λέ-

γοντες Ἅγιος ἅγιος γιος πϑίοιος - οἱ ϑεὸς παντο-

χροίπωρ ἥν», 1) ὧν, 34 ἐρχόμενος « Καὶ

(SÌ χαθηταὶ ἐν μέσῳ dvd ἐπὶ τῷ ϑρόνε ἕς μεγαλεοτητος dubis αἰμνος. , % pui xxé ξαπροῶ εν αὐτῷ χέγασα, εὐίχησέν λέων ex Bi φυλῆς Ἰδὅδα καὶ ῥίζα τὸ Δαβὶδ + φσέσσαῤκ ζῶα αἰχαπεποίυςως Ae yovma τῷ καθημέγῳ ἐπὶ τῇ Boo ss. “AYlos"Ayieg"x, 7, A ti

Meri σκῦσε ἐχφωγῷ seoeus 2

κύριος μεθ᾽ ὑμῶν λαὸς χ) usa πὲ πγέυματὸς TY è

i. Καὶ εὐυϑυς è ἱερεὺς sur εἰγατολας αἷπο- βλεψας ἐχφωνὰ ς

nel decorfo diquefta Meffa diftin- gue quattro tuoni, o fia quattro maniere diverfe di proferire la vo- ce. La prima ἐκφωνῶς in canto, co- me il Dominus vobifcum. La fe- conda μετρίου μέλους in mediocre canto, come il Prefazio. La terza καϑ' ἑαντον privatamente s come il Gloria in ex- celfis , il Credo, come pure quefte preci. E l’ultima μυςικῶς fecretamente, come il Canone. Siccome adunque, allorchè il Sacerdote καθ᾽ ἑαυτόν reci- ta l'Inno Angelico, oil Simbolo, li

= _P———— '—— ————mo _ , ... ———— —— . Ἑ--Ῥ.-»--ὄ-...

| | | | | | |

| | ss Ecce apertum ef Tems [1» plum tabernacali teltimonii, & Hierufalem magna de- fcendit de coelo , in qua et | È fedes Dei, & Agni, & fervi | |,,ejus offeruot ei munera di- |3» centes: Sanllus Sanctus San- ss ftus: Dominus Deus omni- potens , qui erat, ὃς qui εἰ, so & qui venturus elt . Et ecce ss fedet in medio ejus fuper ,s thronum Majeftatis fue A- 15» gnus, & vox fonat ante, ,, cum dicens: vicit Leo de tribu Juda radix David, & ss quaruor animalia fine fine, Ng dicentia fedenti in throno: |,, Sanus Sanus &c. | Quindi il Sacerdote intuona | | ,, Dominus vobifcum.,, Il Popolo. ,, Etcum fpiritu tuo.,, || E fubito il Sacerdote rivolti | |gli occhi all’ Oriente canta 39 Credo

-- --.-ε -------- cito τς. «-- ——— cotte c——"I = cri cum ----- --------- .α-«-ἰ

||

proferifce con voce alquanto alta 9 che facilmente può efler intefa dai circonvicini , così ancora. con lo fteffo tuono di voce deve dirfi avere | il Celebrante recitate non meno que- fte preciyche quell’ altre, che dopo lil Canone .s’ aggiungono fino alla | confursazione s.le quali fimilmente afferma Cidonio effere ftate da eflo καθ᾽ avv pronunziate . Altra fen- | tenza però devefi ftabilire intorno il Canone, del quale. poco in ap- | preffo fi parlerà.

όι

- Πςένω (56) ἐν ἕνα ϑεὸν Ϊ ω Credo ( 56) in unum, Deum . ,

| Il Cantore poi riafumendo quel, che feguita, cioè Pa- | trem omnipotentem, canta infino | alla fine : nel qual tempo vie- ne eflo privatamente recitato [dal Celebrante . Terminato | uefto fimbolo di fede il me-

efimo intuona

| ss Dominus vobifcum.,, Il | Popolo. ,, Etcum fpiritu tuo.,s | E canta quelt' Orazione . | | | | | | | |

di ψάλτις ὑπολαβων τὸ λοιπὸν αντές! πατέρα παντοκράτορα fa XA μέχοι πὰ πσέλεςς λέγα δὲ mim xj ἱερεὺς καθ᾿ ἑαυτὸν εἴπο πλης ουϑέντς τῷ συμβήλε ὃς misews ἐχφωνοῖ se ρευςς

| |

χύριος μεθ᾽ ὑμῶν, λαός » ue πὲ πνέοματος σοὺ è

Kai ἐχφωνῆ σὴν ἐυ χὴν cavi

"Em σοι κεχαφισμένη δεόμεθχ σὴῳ κύριε προτένεξις dum Dis ενεςωσης γεννήσεως σῷ xu- gis ἡμῶν Ἴμσὲ Χοιτᾷ. ὅπως ὃς χάριτός σου βραβευάσης διαὶ Pas ἑερῶς ταύτης αἰντικαταλλα- vis αὐτῷ συύμμερφοι ἑυρεϑωμεῖ EV 1 τὴν ἐμεπεραν πιξ ἔνεντες ἐλπίζομεν ὑπάρχων ἔσίανς, ὃς pera σοῦ Κη x βασίλευα ἐν ἐνότχτί TE diyis Πνεύματος οἰς τοὺς αἰῶζκας δὼν ᾳἰωγων", Xasg Alva : -

ss Grata tibi fit, precamur sy Domine, hodierna Nativi- tatis Domini noftri Jefu Chri® so fti haec oblatio , ut, tua gra- ss tia largiente, per haec Sacro= 39 fanta Commercia in ipfius inveniamur forma, in quo so & noflram credendo fpera- s, mus effe fubltantiam. Qui ss tecum vivit, & regnat in, ss bnitate Sancti Spiritus in fe- s, cula feculorum . ,, Il Popo- sslo.,, Amen,,,

rl i

(56) Intorno il tempo, in cui | |do il rito Ambrofiano il Credo nella Meflfa fi fuol recitare il Sim-| | non folamente dicefi in tutte quel- bolo, la. Milanefe non molto fi | lle Mefle , nelle quali è prefcritto fcofta dalla Chiefa Greca, nel-||dalla Chiefa Romana; ma di più la quale già da lungo tempo fij {quefto devefi recitare in tutte le coftuma cantarfi. poco avanti il | Mefl= de’ Santi, ancorchè di effi Prefazio . Si può ancora -avver-| ΠΑ fatto folamente officio. fem- tire in quefta, parte, che fecon- | | plice,.

62 orta τὸ sicari uk ΟΡ ἫΝ ὅτων | Evita quell’ Orazione pren- τραϊπεζαν. di διάκονος ἄυϑις παροί᾽ πόδ is. |de il Sacerdote dal Diacono il eiws δεξαίμενος Fuuig τον ἱερέα... prata: τοῦ το turibile e va incentando δίδωσι τῷ ὑποδιαχόνω . δὲ Umotiaxivos πε- | È μά , ριερχόμενος ϑυμιᾷ τὸν λαὸν è 3) περις λας (57) la facra RA Il Diaco- ἑαυτὸν οἱ ἑερευς ἐχφαγαῖς no poi, avendolo di nuovo ri- | |cevuto dal Sacerdote, incenta | |il medefimo: dopo di che lo ||conlegna al Soddiacono , il | [quale va in giro incenfando il popolo. Ed effendofi in fe, | | feflo raccolto il Sacerdote ia- | |tuona ||_,, Dominus vobifcum.,, Il | Popolo .,,Et cum fpiritu tuo.,, | | | { | I |

------.-

Κύριος μεθ᾽ ὑμῶν ;; d λαὺς x meri πυευμαπὸς σου. :

Il Sacerdote canta ,, Surlum 995 Corda .,,

Il Popolo. ,, Habemus ad 3, Dominum.,,

Il Sacerdote allargando me- diocremente le mani, d’indi unendole, ed abbaffandofi in pofitura di render grazie canta

Ch) Gra-

δερευς ἐχφωνᾷ “Avo. quei rs καρε dias.. λα Σ᾿! ᾿ CI

i dit : s λαὸς ἔχομον: πρὸς τὸν κύριον] e:

2 ἑερεὺς mis xéigas μετρίως ἐχτείνων 9 πε συν πττων X) προσχυνῶν ἐν αήματι fuza= <usSrms ἐχφωνᾶς

== ni oc n ὕ..ὕ.-.....Ὁ _—— ———_——— ——__——_—_——.£—e—+=- ——_—_—-—_+—___——_.»

| (57) Benchè nella Chiefa ΜΕ] lanefe antichifima fia l’incenfazio- nedell’ Altare nel tempo della Mef- | fa, facendone di effa chiara tetimo- | nianza 5. Ambrogio nel /ib. 1. Ai Lucam cap. 1. con quefte parole » c Dio voglia, che allorquando |

fecolo , da Beroldo fi può rica-

vare 9 il quale, ove tratta dell

lobi della Meffa , così la de-

| ferive.,, Il Cicendelario di fetti-

mana ( quefti era quello , che

| aveva la cura delle lampade , e

delle candele ) ,, forte dalla Sacri-

», incenfiamo l’Altare, ‘ed offria- |, ftia col turibile accefo, e lo con-

», mo il Sacrificio v’affifta l'Ange- Ε fegna al Soddiacono . Finito l’of-

lo, anzi fi renda qu »” - Nel-| vs dal of il eg

a maniera pero, di far tale in-!|,, no lo fporge al Diacono, e que-

CONDI SOR la ἀνεβῶ, DE fti nditannte τᾷ eci e’ tempi» diverlo ancora fcorgo cerdote, dal quale viene offer

effere ftato il rito patito. Ce È: l’incenfo al Signore fopra 1’ Al-

me fi coftumaffe di farla nel XII. | |,, tare formando coll’incenfiere una

6:

Ἐυχαριςησώμον τῷ χυείῳ τῷ ϑεῷ ὑμῶν." { 3, Gratias agamus Domino | ||» Deo noftro,,, i

| ! Il Popolo. ,, Dignum, & ja-

‘O λαὸς ἄξιον χ) dix " ssftumi'elt'.

—@ >——<@T————@—È==@—@" = 6 —,x:,xi==- = c©ccce —@c τσ ττε,ο,ὺ͵ει͵ι͵τζ τυ cu vi=——@v__—nk14__6m@@m —————€ ese

tris, & Filit, { & Spiritus {| Santti. Pofcia nel girare l’ in- cenfiere intorno l’Oblazione,

9.9 croce. Fatto quefto il Diacono 59 I, nell’ incenfare la Croce, ed il | 39 49 ἵν | 55 9”

s immantinente prende il turibi-

sy le dalle mani dell’ Arcivefcovo;| 0-del Sacerdote, e lo porta in-| 9.99 torno intorno l’Altare VAR

»

Crocififfo, e l’Altare dalla par- teanteriore dica : Dirigatur Do- mine oratio mea èrc. Finalmente .9 Diacono, e incenfa il Clero, cri nel reftituire al miniftro l’incen- sscil PORSTÌ ma foltanto nelle vi- I i » fiere dica: Ecce odor Spot cinanze del Coro. Ed uno dei] |,, De? tamquam odor agri pieni , due minori Cuftodi ebdomadarj| |,, quem benedixit. Deus . Re. Deo , la prende ‘dalle ‘mani del pri ᾿ gratias . Secondo la Rubrica » diacono, e lo confegna al Ci-| | di quello ftampato l’anno 1499. » cendelario di fettimana in Sacri- | alcuni altri pofteriori il Celebran-. οἰ 2} O più femplici: ! re, dopo fatta ATF Μὲ ἐγ fembrano effer ‘ftate le ceremonie | | Altare, nel mentre, che 6110. conie- dell’ incenfazione nel fecolo XIV., | gna al miniftro il turibile , déve come confta da quefta Liturgia ,! | dire: Accendat în nobis Dominus dalla quale ancora fi ricava effere | lignea fui amoris &c.; il miniftro ftata la medefima trafportata dopo| | poi nell’ incenfare il Sacerdote ha il ar " Pa epr ni ΩΣ ἘΡΟΡΕΙΝ DE Asi Era ram Ne’ Meffali però ftampati que-| | odor Santtorum Det èrc. τ fta vedefi di nuovo rimeffa ἃ] fuo| |fale ftfampato nel 1594. in vece di antico luogo 3: ma con Pai cizione Ε΄ preci trovanfi foftituite quel- di nuove preci , e'di midve cere-! | le, che fi recitano nella Chiefa Ro- pt fimilmente, fecon- | | mana, 4 a ie ΕΝ

o la differenza de’ Meflali, fono| | che il Sacerdote in luogo delle pa- diverfe. In quello dell’anno 1475» i Accendat în nobis &c., le qua- einell’ altro del 1432. prefcrivefi; | 111 ufuno fecondo il rito Roma- che: il Sacerdote ,, allorchè deve| |no} deve dire queft’ altre: Ecce, », incentare l’Ob/ata a ae] Mao” {AA : dica nelmetter l’incenfo ΠΕῚ τας | Intornoil riferito Meffale ftam- gn A Licei ani vago \ DI nel 1 594 Der figli 2 fp 4) infiaras diabott firmamentum. in altrove gla 1 @ letto » Al IV on le » fecondo luogo fegnando ὭΡΑ land Gafpare Vifconti, di cui mi .. ta foggiunga : In nomine | Pa- | occorfo fare frequente ufo in

», do il. medefimo. D’indi il Sod- sy diacono lo riceve dalle mani del

64 Καὶ λέγε ἱερεύς mv guxriv πέντιν (58) Gis ἐπήκοον πάντων μετὰ μετρία μέλας.

|| Ε dice il Sacerdote que | \Orazione (58) con mezzano i 'auono di canto in manicra 9 i | |che pofla effer inteto da tutti . porte εἰξιον » di nous ᾿ πρέπον τε τ | 99 Vere dignum 9 & jaltlum σωυτηρλωδες ἡμος co dia παντὸς ἐνταῦϑα x TUTEXE εὑχάρας ἂν κύρμε ἅγιε πάτερ ETA |>» et È eque:n È lalutare nos i αὐ τινν. 99 tibi femper, hic, & ubique | |?° gratias agere Domine fante | |, Pater, omnipotens &ccrne | μ Deus.

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quefte Note , {timo fpediente do- | covo di queta Metropoli, il qual verfi quivi avvertire, effere tato! | Meffale per altro non molto fi ico- quaso dal fuddetto Arcivefcovo | | fa dagli altri pubblicati colle itam- ‘Se Δ Paalzacaro affine di ma Dei Delma Pala metà aporia tar ad effetto la Correzione, e Ri- s come chiaro potr forma della Liturgia Pesa chiunque voglia rifcontrare quetti aa AOale il di lui FaeHepedare Ss: Meg, i SRO rio aveva feriamente penfato; n tutte le Mefle delle ma che poi dalla Ditte SO ἐξ ἐν. e delle Ferie, e nella cage genre i ποῖαι inc] | iagionpanca i sfroibior : ficco.ne attei ardi- | |de' Santi, ς x nal Federico nella Rn 41} {fegnato un particolare Prefatio da fuo Meffale ffampato nel 1609 Per | denie chiamato καὶ ἐνχή Orazione s la qual cofa fono alcuni di pare-| | nel quale in pochi periodi fi rac- re s che il zelantiffimo Ruestaze, chiude ciò, che s’afpetta alla Solen- degli Ambrofiani Riti S.Carlo , ab- nità in quel giorno celebrata . Mak per fol molte Cottituzioni , | [τὶ di de pes prin ent 10’ ecap. 21. - pisa ἜΗΙ la Ἐκ ἀανον Ἢ" δέον strinse ig obferv. cap. pi ἘΠῚ ον δος Απιρκοῆαπα: | Vende. ἐπελένω Soci RE ero che da effo non fia mai fta-| |a cui potrebbe S i Li pubblicato verun Meffale, in AE in che fi ha a recitare in cui fi conteneffero quefte arte] rali Marta ps οὐ ρῷ βργογ.χῤαῆ zioni, e che in tutto il tempo, antichi Codici della iela nel quale dal medefimo fu i pera | Milanele , e nello ftile è diverfo niftrata la Chiefa Milanefe, d'altro | da quelli , che furono compofti Meffale non fiafi egli fervito, che | [ne fecoli poiteriori. i di quello ftampato l’anno 1560., Oltre la Chiefa Steen in cui 5, Carlo fu creato Arcivel- | molt’ altre ancora hanno coftuma-

e Ze ΟὈὀΟἼΟς-΄ -----Ἐ-ος----

6

,», Per Chriltutn Dominum Di: s fîrum . Quem Beata Virgo 33 fine detrimento Virginitatis, 95 & fine viro Marer & Virgo ,, concepit intadta , ὃς non ett 39 €jus conceptio fine virginita- so tis inventa pudore, ut quod ss audivit. ab Angelo crederet, & quod crediderat, indu- o Ditanter acciperet . Nec in ca honor alienatus eft inte- ss gritatis, ut Mater fempiter- De crederetur. caltitatis. O ss beatum:, ὃς facrofancdtum ss Marie femper Virginis ute- ss, rum, que fola meruiît inter mulieres fuis vifceribus mua- ss di portare Dominum ! Ad », nofîram quoque falutem ater- nam edidit Chriltum. Gau- ["» deat igitur univerfus orbis »9 quia ex membris virginali- ΙΞ bus egreffus elt Deus. Con- | 29 gratulerurinnumerabilis mul- titudo,Angelorum exercitusy pe cum. quibus >gloriam. tuam |

Lie πὸ κυρία ἡμῶν ‘Inns Ness, ὃν καὶ μπββεία | παρϑένος μηδαμῶς Pas παρϑένίας παραβλαβάσης εἴνευ avicos urtep κὶ παρϑένοξ, οἰνέπαφος soa | συνέλαβε. x cute, ᾿δυλληψις, ανῶς χωρὶς αἰδῆς Ὡς προτηχόσης τῇ ἡαρϑενίᾳ ἐυρεϑῆ. iv ] ὅπερ. ἤκασε παρε τῷ. ᾿Αγγέλε απἰξέυσῃ + πῶσ εἰνγαμφιβόλως πιςεύσατα λώβη dur ἐν αἰυτὴ ni ὥς αδιαφϑορίοις τίμιον. "ἰχλλοτρίωτοι, ἕνα ‘ing! eve diwvis πιςένηται è ὧδ᾽ paxueie , x dzia γοίςηρ Ὡς οἰειπαρϑένα μαρίας, μόγη i | γυναιξὶν εἰξιωθᾷσα ἐν mis ἐδίοις σσλάγχνοις τὸν n κόσμε βαςᾶσαε δεασοτην πρὸς χὴν ἡμῶν αώγίον σωτηράοιν Χοιςον οἰποδέδωχῳ. εἰγαλλιιίϑω τὸι- γαρᾶν πᾶσα ὀικαμένη ,), ὅτι ϑεὸς gx |

[ “παρϑενίκωῶν die rav SENNO . συνευφραὶιν ἐδὼ St | I |

paris ἐῶν ἀγγέλων TI εἰναρίϑμητον πλῆϑος μεθ᾽ ὧν x} ἡμᾶς mv onv. δοξαν ὠμγᾶμον sian |

πιπάυςως βοῶντες * λέγοντες è i

sy canimus fine fine ‘clamantes,

39 & dicentes .,y ‘Ed

n

to ne’ paffati fecoli di variare il cas e in unanticoMeflale: di 700. Prefaziò oo la cine de’ | ἐν: più anni preffo il: Sauffay, Mar- . giorni: Quetta moltiplicità di Pre-| fryr. Gazlic., e finalmente in. molt* fazj trovafi affegnata e nell Ordi-: {altri antichi Meffali/: di. diverte ii Ce: e nel n pv | Chiefe Gallicane ;inalcuni de’ qua- dt paio ca ca | ΒΕ τες Manco τς

᾿ dal Cardinal To-|!de Antig. Eccl. rit., icorgefi ezian- mafio, e nella Liturgia Mozarabi- | dio molta fomiglianza tra quelle

1

Di(fert. della Mella,

-ipreci poco fop

ν᾽

fn

Cafola, oltre il bacio del-Crocififfo,

‘recitavanfi' dal Sacerdote d'opol’ob- ‘blazione ‘dell’*Oftia, e(del''Calice. | | tata teftimonianza Cidonio , affer-

66 Καὶ ἐυϑὺς Gad deli Σ΄ | Ed immediatamente il Can- , tore canta | ss Sanétus, SanAus, Sanus, 3, Dominus Deus Sabaoth, Ple- Di funt celi &c.,, |. Quefto feffo poi privata» | mente dice il Sacerdote facen- | dofi il fegno della Croce, e baciando l’immagine del Cro- | 5 | | | | | ]

“Ay1sg ἅγιος ἅγιος xvpios. δ' Dias σαβαυϑ, | IlArpng δ: ὁρανος GC -

Tim di κἡ [ὁ ἑερευῖς καθ᾿ ἑαυπὶν Aeze σφραγίζων ἑαυτὸν τῷ ni ςαυρᾷ σημάῳ x ἀασα- ζόμενος τὸν “ἐν τῷ βιβλίῳ, ἐςαυρωμένον (59) Ei me ἐπέυχοται μυςικῶς (60) ταῦπι λέγων.

cifillo nel Meffale.. (59) D'in- di fecretamente (60) recitale feguenti preci dicendo |. —_ s, Te igitur Clementifii- 29 me Pater per Dominum no- ss fîrum Jefum Chriltum Fi- so lium tuum fupplices roga- |>» mus, ac petimus, uti accep= ta habeas, & benedicas hac » dona, hec munera, hec fan- |

ὃ; .- } κ᾿ Σὲ τοίνυν ἐπιαχέςατε παΐτερ διὰ i χυ- eis ἡμῶν Ἰησὰ Kos 48 cs. “προαπί πετοντες ὑκεσέυομεν. κὶ δεόμεθα , ἵνα δέξῃς x ἐυὐλόγή- σὴς mudra qu δῶρα. σοῦ πο TA δωρήμοσο, ,, ποὺς «ἂς ἀγίας ποὶς ιϑυσέας εἰφϑόρμς. |

13 ΦΥ͂ CH! Γ

I

}

dii: so Gta facrificia illibata . ,, E per tre volte benedice .

In

e Kat ἐυλογὰ τρὶς

| | | | | | 3 | | | τς] ἀμ} “ia | bis]

re Si ς δος ν È οὐ ..- ἐς ΐ sg 23 per” - è f

————= = e——— T _—r— _———— -—

——— ———@—@ .---«.ὄ.

ra da Cidoliio riferite, | nonein tuono di voce così baffa, che e quelle, che fecondo il rito di éffe | | dagli altri non fi potefle affolutamen- | Ἐν ientire, ne fachiara, ed indubi-

(59) Nel Razionale:di Pietro | mando avere il Sacerdote recitato il | | Canone μυξικῶς fecretamente : il qual

prefcrivefi di più, che Hg | avverbio » ficcome avverte il f{pefle ioggiunga -quefta breve preghiera | | volte citato P.Le Brun tom _4.P48.73. Dalila lana di orationem Fer | preffo i,Greci :ferve a una ἀν οι. Ὧ(ὰ quale per altro ficcome | 1} pronunzia di yoce, che 1] Sacer- jon rg 16 [39° PI ἐδώ e a | ancora l’altrafoprariferita.ceremonia | (one appena coda, te fteffo . ;Quetta di pio il Crocififfo “Rini ditoplina 5 asia AprRro, > dele prefentemente: piu non 1 pratica | {Cri derivata [da Ὁ. ΔΙΠΌΓΟΡΙΟ. 1 T ella Chiefa Milanefe Mein εἶ | | quale molte!-fiate nelle fue, opere (60) Che nel fecolo XIV. fia fta-! }inculca, e ripete ,, Che. fi. ha ad oc-

to dagli Ambrofiani proferito il Ca- | lia cultare ogni Miftero., per. così

67

"A σοι προσφέρομον, ἐν, πρώποις “ὑπὲρ Fs ἐπ In primis s quae tibi offe- α'γίας δου Fis κἀθολιχῆς ἐχχλησίάς g ἣν wp =

vorciavipuAGoray tlodv; Ori εἰξίωσον | | 39 rimus pro Ecclefia tua San- εν meop ri ciuvuer ἅμα τῷ δόυλῳ σον | |? éta Catholica 9 quam pacifi- ἀν Ἀγ δῦ. [,,Care, cuftodire , adunare , 1 & regere digneris toto orbe _ ΤΊ, orbe terrarum, una cum Fa- par | [ss mulo tuo Archiepifcopo no-

ii la firo N.» » &

mr rm _ —r—m—__— T——_—__—n _———————————€ Tt——___ ———@n".TTO 6 Tm ———@m w»@@@ n6 mess ὦ... a _ o ot

» dire, coprir con un fido filenzio, | |, ne chiamafi altra cofa , dopo di », acciò temerariamente non fi di-||,, effa fi appella Sangue: e tu rii- » vulghi nelle, profane orecchie sl pondi Amen , cioè È Vero » le come fcrive nel ib. de Abrab. cap: | [quali parole ( dice egli ) non av- sr $.: Che non devono pubblicarfi le| | rebbe potuto rifpondere il popolo, s cole #0 Ri; dia: θμ la dor È Do) aveffe intefa la formola della » trina, de’. Mifteri ha da tenerfi onfecrazione . sd TN ΜΕΤ Σ ΤΕ ain el cap. 9g. della qual co-; | nione di queft’ i - : ftumanza ne rende ent razione | | torno la difciplina cai cs Chie- enarrat. în pfal. 45., vale a dire] |fe, nell’ efame della quale 10 non », acciò non abbiano ad inciam nre] ἘΣΣῚ prefentemente entrare: per 99 quelli,che per effer infermi, e ion quanto s’afpetta alla Chiefa. Mila- 39 ftabili d’intelletto, non poflono | | nefe , io pento che l'Adotta auto- ss arrivare ad intendere la forza de μὰ di 8. Ambrogio non, pofla in x Sgonastisoti ss orLe span iguana kent tali effergli ἔόχοτθο ἐς pol el 5. Dottore, o non furono ben| |chè non afferma gi: ponderate dal Cardinal Bona, dp=] | Anemediacamenge, dopo la confe- pure di quelle non ne fece gran! 'crazione avere il popolo rifpofto cafo , mentre che nel lib. 2. rer. | Amen, nel qual cafo Axgchbe avuto Liturg. cap.;13. num. 1., ove pre-| | qualche forza l'argomento del dot- tende provare eflervi {tata cei fra Cardinale ;. ma. femplice- mente, ficcome nell’altre Chiefe, spa | I mente aflerifce il Santo, che fatta ancora nella Milanefe la confuetu- | la Confecrazione, il popolo aveva a dine, che tutti fentifferole lato | | rifpondere Amen, Onde, benchè fi fore efficaciffime Penne con pr i Sia terdato a I REDESTia fino alia la confecrazione del Corpo, e de ne di tutto il Canone , come Sangue di Crifto , fi ferve egli dell’ | prefcrivefi in quefta Liturgia, con autorità di 5, Ambrogio cavata dal | verità avrebbero li fedeli potuto libro De dis qui init., nel qual così allora dire Amen, cioè affermare ferive ,, Avanti della Coniecrazio- | leffer yero, che aus era, chia- I 2

δὲ |

κ) τῷ dop pi angina Vi A μεν |a, & Famulo tuo N. Imperato-

% ITATI 7951 ορϑοδοξοις. (FOIS, IIS KAGOAIANS χΧ > : .

ΠΣ λατρευτοὰς è ; Ι» re noftro 9 (61) fed & omni- | νὰ 39 bus orthodoxis, atque Catho-

» lice, & Apoltolica fidei cul-

| | » toribus. ,s Mymdnri Ku'gse Rav δούλων σοῦ πάντων | Memento Domine famu- πασῶν As x wetvruv Riv πεολεςηχόπων , ὧν 93

i miss ἔγνωςαί σοί , x # εὐλάβαα didn's| | 99 lorum 9 famularumque tua- Vaie dr cai ταρονάγομεν È 29: ἐθιολθίσᾷς | | ,, rum N.N.,, & omnium cir- 3571 σοι σαυτὴν DIG αἰνέεσέως τὴν ϑυσίαν ὑπὲρ . spo φαυδῶν. x) Roy liu παάγτων ὑπὲρ EI Cumllantium 4 quorum tibi σεως ὧν ψυχῶν αὐτῶν, ὑπὲρ ἐλπίδος cum | |,, fides cognita elì, & nota de- ρίας x Ureo ὃς ἑαυτὼν ὑγοίας αποδιδούτες . ib ibi i β È σοι mis ἑαυ τῶν εὐχὰς τῷ αἰωγίῳ Fed τῷ (dv 49 νΟΙΙΟ 9 pro qui us LI 1 OITEri= 71 ἀληϑινῷς |,, mus, vel qui tibi offerunt | |3, hoc facrificium laudis, pro fe | |3» fuifque omnibus, pro redemp- [1 tione animarum fuarum, pro 39 fpe falutis, ὅς incolumitatis | ba fue reddunt tibi vota fua, | |,, eterno Deo, vivo, & vero.,, 99 Com-

“- τ © > ecco Di a cor. cs ceca cenno ce sIl® CISDELT> τ = —_r ur

mavafi ancora Sangue di Crifto .| | nome del Papa, che non credo Quindi l'Autore dei libri de Sa-} | poterfi fucilmente rinvenire nel cramentis, il quale, tuttochè ron | Canone d’altri antichi Meffali' Am- pisa ΤΡ ὀἐγρυρμῶ perg peli pra ς però è fta critto da un altro) le di tutto il Clero Ambrofiano

{ucceffore di quefto S-Arcivelcovoli e sar Conforte dell’ Imperadore, come fi proverà in appreflo, nel| |e dell’Imperiale famiglia colle fe- lib. 4. cap. 4. , ove tratta della co luiemni parole:,, In primis, que iecrazione, non fa menzione alcuna 5 tibi offerimus ... una cum fa- di queft’ Amen da rifponderfi dal | » mulo ,, ὃς Sacerdote tuo Papa Parla 5 ma foltanto n sai |” Peg feu riti sisi medefimo rammentato., ove {tas Ill, & omni Clero ejus, ὃς fa- Fi confumazione dei Sacrofanti | mulo ῬΕῚ Ill. Rae τϑ Mifteri . cum Conjuge πᾶ. & Prole, ie

(61) E’ degna ΕΝ Εεύλεῖοπε! ᾿ ὃς omnibus orthodoxis &c.

quefta parte di Canone , come fil | Un’ altra ‘particolarità quivi legge nel citato antichiffimo Mella | | nesità d’effer ‘avvertita, Ja quale le Ambrofiano del Capitolo della! ! fi è, che fin a tanto, che ‘la Città Metropolitana è nel quale 2 oltre di Milano na avuto li proprj Prin»

Karate (62) 4 div μϑημην, σέβοντες ἐν πρώτοις Ὡς evdots κα» εἰαπαρϑεένα μαρίαξ τῆς μητρὸς de κυρία ἡμῶν ᾿Ιησοῦ Χριςοῦ . κὶ σῶν μαχαριωπέσων ᾿Δποςόλων., χὺ μαρτώρων σὰ Πέτρο + Tluvis ᾿Ανδρέκ Ἰαχωβε ᾿Ιωάννε Θω- μᾶ Ἰακώβε Φιλίππε Βαρϑολομαία "Ματθαία Σύμωνος κὶ Θαόδαίε Zuss Λαυρεντν Ἵππος- λυτῳ Βιυχεντία Κορνηλία Κυχπριανε Κλλμεντος 5 Χρυτογόνα Ἰωάννα 3 ΠΠαυλο Kore Ὁ) Δα- μιώνα ᾿Απολιναρί δ᾽ Βισελία Ναζαρίδ x KeXais Iewrxris x Γερβασία > Βίχτωρος Nagwops , Φιλίχε KaXiueol a 3 Marsors (63) Mura ‘Eve Goggit Διονυσίᾳ. | i

te τ

—-—@=m ————6 -----..---«ὄ.ὄᾧὄ-΄.......-.. ---

cipi, e Duchi,.di eilì non fatta efprefla commemorazione nel Ca- none della Meffa : nemmeno ‘in quelle preci, che nelle Domeniche Quadragefimali fogliono' recitarfi al principio ;della medefima; ma,

effendo quella d’indi paffara fotto |

il governo d’aleri Principi , allora tanto. nel. Canone., quanto nell’ altre preci incominciòfli a far men- zione del proprio Re, e Duca in quefta maniera . Pro N. Rege Du- ce noftro. . τ

(62) Benchè alla: prefente Mef- fa del giorno di Natale veggafi

affegnato il communicantes , che

| i") |

69

|| Communicantes, (62) & ss, memoriam venerantes,in pri. 99 mis gloriofe, femperque Vir- ss ginis Mari Genitricis Dei, ac IL, Domini noftri Jefu Chrilti ; IL fed & beatiffimorum Apofto- |a, lorum, & Martyrum tuorum ss Petri, & Pauli, Andrea, ss Jacobi, Joannis, Thoma, Jacobi, Philippi, Bartholo- ,, mai, Matthei, Simonis, & Thaddai , Syxti , Laurentii, ,.» Hippoliti, Vincentii, Corne» so ii, Cypriani, Clementis, ,9 Chryfogoni , Joannis , & Pauli, Cofmae, & Damiani, Apollinaris, Vitalis, Nazarii, & Celfi, ProtaGii,& Gervalii, ,»» Vi&oris, Naboris, Felicis, Calimerii, Materni , (63) ,, Mon®, Euftorgii , Dionyfii ,

Am-

|

|

| | | | |

99 ε ,

----- =: eno

| | foliramente:dicefi negli altri gior- ni dell’anno, pure effere ftato an- | | ticamente in ufo preflo gli Am- | brofiani di recitarne uno partico- | (fac non meno: in quefta folennità, i che nell” altre dell’ Epifania , di Pafqua , dell’ Afcenfione , e di Pentecofte , come fi pratica ancora dalla Chiefa Romana; ricavafi dal poco fa citato! Meffale del Capitolo della Metropolitana, in cui’ fe ne trova uno adattato a ciafcuna di quelle folennità , in'‘parte però difimile da quello , ché prefente- mente ἴῃ εἶξε fi fuol recitare. io: (63) Conofcendo li. Riform..-

᾿

|

Ι] ||

70 ᾿Αμβρασία Σατύρα Συμπλικιάνα puamorivs Συ ρα i turi H Cia. ᾿Ευσεβὶκ ἹλαρίΞ x Ἰσλί x Βενεδίχτῳ è | È Ambrofii, Satyri 3 Simplicia παντων στῶν ὠἀγίέων σοὺ »_ ὧν ev ig ras ΏΙ 9 Martini , Syri Eulebii 4 τεϑοίμασι 19, deiceri ostuni ἀνά cezinde: ἢν, Hilarit,& ΤΟΉΙ; ὃς Benedi&i τῷ Umepasmicuio ms βοηθαας σου raxitduega, . ? Aia τὸ κυρία ἡμῶν (64) Ἰησοῦ Xpissd. 9 & omnium Sanéttorum tUO=

| [Γ- rum,gquorum MEritis A preci- 9.0 bufque concedas, ut in omni- ss bus protedtionis rue munia- |5» mur auxilio , Per Dominum

s, noltrum (64) Jefum Chri- ἜΝ Τὶ ον .. Hanc igitur Oblationema - sia, αύτιν min» σὴν ϑυσίαν ὥς λατρκας |,, fervitutis noltre , fed ὅς ἡμῶν ἄλλα xo: πάσης Ds σου οἰκίας δεόμεθα a f. ili i avere, ὅπως ἵλεως δέξῃ » mis ἡμέρας ἡμῶν] cuncia iamilla tua, quaiu- αν ΤΡ demo σον duorduzan i. mem sis die- | |,, mus Domine , ut placatus vis κασαδιίχης ἡμας ῥησαι è x ἐν τῇῷ dov ἐκ- = oh Ξ . λεχτῶν σου ποίμνῃ rob τς ΤῚΝ 9-1 la ifufcipias, diefque noltros in | tua pace difponas, atque ab | sy &terna damnatione nos eripi, " & in eledtorum tuorum Ju- | |, beas grege numerari. u Pt

tori deputati alla correzione del | | antica difciplina , con le pre- Melfale Ambrofiano , il quale fu; |cedenti parole , con cui il Cele- poicia pubblicato da Gafpare Vi-| l'hiciante dice bensì , che vuol vene- {conti Arcivefcovo di Milano nel | | rare la memoria dei Santi Appo- 1594. che i nomi dei Santi pr oi s e Martiri , niuna menzione | Api potuto effere Pret pineneor pn enna ἐξ va n riti fe non ne’ pofte- 4) In tutti gli Ambrofiani riori. fecoli ( che che ne dica il| | Meffali ἢ: i : '- Pamelio , il Sonia pretende, che | last psn Bi cp pasti ent ἣν Pim mn sl e quivi foggiungono l’Amen, ionitto fiano ftati dallo fteffo| | il quale , ‘incominciò ‘ad. inferirfi 5. Ambrogio: al medefimo accre- IA quello pubblicato l’anno 1594. PER di ingr n D- sn ! ( non gia + quello co pen de ων ᾿ anone Ambro-| |come ha fcritto il P. Le Brun fiano fcancellarono tutti li nomi||e che d’indi negli altri Meffali fu dei Santi Confeffori incominciando | fempre ritenuto. Anzi nel citato da S. Materno fino a S. Benedetto; | Meffale, e negli pofteriori non io- li quali fi accordavano coll’| | lamente alla prefente prece; ma a

Διοὶ mi κυρία ἡμῶν Ines Xesi ; (65)

Teumv ἱσὴν Suri'av (66) εἶν ὙΆ. PI) ἐυσ-

πλαγχνίᾳ προσαγομεν δεόμεθα. σφυ (ὁ δεῖς ἐν πᾶσιν ἐυλογημέγην ., σφραγίζα τὶ σοὶ προκείμενα

Se è

᾿Απογεγραμμέγην è sd παλιν σφραγίζα τ ἣν ταυρξ capa, .

i Bedaiar-; δ dive corrita o È

° Acqooio derit dia ᾿αξίωξον 3 4 ὥξςε

Hualp "

——6@@_— ,.... .---

ὼς tutte μα n che finifcono con quette, parole..;..Per Chriffum Dominum noftrum : "trovali | Aggiun- to l’Amens quando che anticamente, ficcome conita e da quefta Litur- gia ». 5. da. altri Codici , quello αἱ doveva dire una fol volta, e que- ita terminato di già tutto »il Ca- none . ἐς

(65) Anticamente ne ΕΣ Melle

da Morto; giufta il rito \mbrofia-

no, folevafi in quefto luogo recitare un’ altra Orazione intitolata Cano-

ne per Defunti » la quale però

variava fecondo la diverfità della Meffa . Quella poi, che. comune- «mente fi doveva dire4 era concepita in quefti termini.

3 quefumus Domine , accipias.,

ss tua pietare trp boa ut morta-

sy litatis nexibus.abfoluta inter fi- »9. deles.tuos.mereatur. habere por-

Tate sar ua

|

sw Hanc, igituri οὖν oblationem » quam tibi offerimus, pro, requie.anime famuli ταὶ; Lr

ss Per Domioum noftrum a. so fum:Chriftum ,; . (65).

ss Hanc oblationem , (66) ss quam pietatitue offerimus,tu 35 Deus in omnibus quafumus, ss benediftam ,, e fa un fegno di croce fopra li foppolti Doni.

.9 Adfcriptam,, e fa un altro fegno di croce .

s, Ratam ,, 6 di nuovo re- plica un terzo fegno .

so Rationabilem, acceptabi-

lemque facere digneris, ut », nobis

{| | e | nie] al [| | Il ml lla

—_—___—_—_—_—ra

so TIONEMI, : ᾿ς Diefque noftros. &C. Così prefcrivoro.gli antichi Mel= | | fali εἶν 8 quello ftampato l’anno 1594. nel cui Canoné più non-leg- δεῖ quel Orazione. | | (66) L’Autore dei libri de Sa, cramentis fotto il nome:di 5. Am- | Rrogio a rapportando quefta, parte del Canone ,; come era in ufo (2° fuoi .tempi., così la. deferive, al lib. 4, cAP.;5. sy Dice il Sacerdote: »s Fac. nobis banc ; oblationem a4- “i feriptam ; rationabilem , accepta- » dilem:, quod fit in figuram Cir- » porss,, το Sanguinis Domini noftit » Jefa Chrifti ,,... Qualche diver- fità ancora, icorgefi. preflfo 1} me- lefimio, Scrittore; οἱ! ove :riferifce.le parole, della conlecraziona, » e d'ab tre preci recitate dopo di ella, che non s’accordano icon quell e, che diconfi pretentemente : della qual differenza a ino dsogo fe_n8 parlerà .

| | | | | | |

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A iuLi i εἰς ΠΗ ᾿ PRE ἀδ PRADA] Corpus, (67) ὃς Sangpis fiat σι e, 7 δ NUAY Ἦσδ “ς΄, . . o "}-» . . .

SER IRE OZ: + ca, ΠΡ ΒΟΑΆΝΕ []» diledtifimi Fili tui Domini,

| Merisi... | & Dei noftri Jefu Chrifti ,,.

Hate pie cita Palio σε Trattanto il Diacono nella 74° ἱερᾷ πρὸς σὐ δεξιὸν μέρος da σια host. ἑερὰὺς ἀπ ρεβενης. πὲ Sibiu (68) Virus | della facra Menfa prepara la. VAGDEFIE I |bacinella per il Sacerdote , il

3 quale fervito dal Diacono ( 68) {lavafi le mani. Nel lavarfi I poi dice MAGN ! ,, Lavabo (69) inter inno- I ,, Centes manus meas, & cir- he cumdabo Altare tuum Do-

Nyon (69). ἐν ἰϑώοις πὸς χᾶρας μοὺ χυχλώσω πὸ ϑυσιαςηρκόν σου κύριε e

| | ne πᾳ] | | |

eta sata _— ro" ct —=

(67) Negli altri Ambrofiani | | efferf praticato a’ fuoi tempi; ma Meffali fono prefcritti in quelto quefto s’appartiene all’ Acolito , il luogo due fegni di croce da farfi | quale mentre ché gli porge l’acqua; il primo topra l’Ottia 3 il fecondo |il Diacono da una’ ‘banda a fopra il Calice , dei quali non Pe e il Soddiacono all lac Set ἔν Gue a LopE a tenere fpiegato l’a- : nella quale| | fciugatojo. l

altresì alcuni altri di quetti fepti | (69) Intorno ‘al rito da prati- di croce in’ appreffo {ono ftatil | carfi dal ip A n fi ommeili , che vengono: 'affegnati | | lava le mani; fecondo ἴα diverfità nei pofteriori Meffali. ἈΠ’ ὀρβηΐθ | de’ tempi la difciplina della Chiefa poi nella medefima alcuni altri di | | Milanefe è si ioggetta a molte più fe ne fcorgono, che non leg-| |variazioni. nticamente quell’ ablu- gonfi preicritti nei Meffali Αρραν MG s © purificazione delle mani come quando poco dopo ferive,, | \folevafi fare in filenzio , ficcome che il Celebrante deve fare iopra | | prefcrivono alcuni antichi Meffali l'Oftia da confecrarfi tre fegni di i Ambrofiani MSS. Succellivamente croce; κὰν perda ri La sio pie i: Sp Se I ieglagnese rito uno iolamente fopra αἱ εἴα fi È eito verletto del Salmo 25. da ha a fare. © recitarfi in quefto tempo’, come (68) Non è più prefentemente | l'ricavali dalla "piefenea Liturgia di officio del Diacono nella Meffa [ο-} | Cidonio . Ma nel Meffale ftampato lenne il dare al Sacerdote a lavar! ' nel 1482. , ed in alcuni altri po- le mani , come riferifce Cidonio | | Reriori oltre il citato verfetto da

Li ᾿ ' - ᾿ | 4 73 Ν᾿ Ἑἐχμαάττοντος deutas χεῖρας σινδόνι τινὲ | | Nel mentre che il Sacerdote ammvTI λαμπαδες πο τὲ πὸ varodiazorva al 1 ἴα fi Il {ci . I εἰναγνώς 5 . καί τινῶν γέων κληρικῶν κ) ἤςανται | [8 σου 8 4 1 DEIO cIugatojo Cio meri’ gie der αράξεζαν Asbi) mani, s accendono le candele ενδεχόμενοι usi Fis πιαυτης δορυφορίας τὴν 3 ὅδ ψωτιν ἴὰ σωΐματος è Χρις % εἰς ἔνϑηξιν ἄν} dal Soddiacono, dal Lettore, cl εἰσομένα βεόνμεδι ἐπιςρέφασι mis τῶν παρόν- | Ida alcuni altri Cherici minori, quv cinous x Oles die puxe8 TiIVvIS NXEVTIS . è κώδωνος, δὲ ἑερευς εἰδως ὅτι Varnpere πάξιν [li quali tenendo (70) nelle mae ἔχει πρὸς σὴν ὧν vagano δώρων καθιέρωσιν | πὶ quelte candele fi collocano x ἑεροτελες αν « δὲ duvapis πᾶσα è Xos- ᾿ : CE AI RI γι κὸν | intorno l'Altare per ricevere, ἡμῶν ἐν τῇ παραδόσει fe pusugis e'xpisam . | [68 quefto corteggio il Corpo di Critto nel tempo dell’ ele- | vazione. In oltre con un qual- | |che picciolo campanello ren- | [donfi avvifati li circoltanti, ac- | | ciò poffano (tar attenti a quello, | δῷ: fra poco fi ha a fare. Il Sa- cerdote poi ben confapevole, | | che per benedire, e confecrare li LI

| Doni ivi prefenti ha foltanto il | grado di Miniftro, e che tutta la | podeftà viene da Crilto, quindi | tutto quello , di cui fi è fervito

\ Noftro. Signore nell’ iftituzio- [πὸ di quelto Miftero , | DL i egli dirfi nel mentre οἷς... Il Sacre] | za, che in quefta parte fi era ine

dote lavafi le dita confecrate οὐ |! trodotta, ritennefi la più antica, »» deve ancora il medefimo, quan- | la qual’ era di far la purificazione ss do pafla ad afciugarfi ke mani, [delle dita fenza dirfi nulla dal Sa- ἐοβδίμυβαρς ἐδ audiam paco cerdote . » laudis tue, è enarrem univerfa (70) Secondo .l’ufo .-prefente mirati 1-1 . Qualche volta | [della Chiefa. Ambrofiana , allorchè eziandio , al riferire di Pietro Ca-! | fi fa l'elevazione dell’ Oftiay e del fola fu in arbitrio del Celebrante | | Calice , fogliono bensì gli Accoliti il terminare o no il fopra citato! '|tener in mano le candele, o piut- Siino . Nella riforma però della [sero le torce accefe, ma non già effa Ambrofiana, che fu fattal'lil Soddiacono ; l’officio del. quale ful finire del fecolo XVI., Lacan If è in quel tempo .l’ incenfare. li ta da banda ogni altra coltuman- | Divini Sacramenti.

Di fert. della Mella . ἷς

4 δ΄ λο ie a ,ἔσνρίαν ἐχαῖνα ἦν πράγματος γινόμενος. χα) σχοπον ἔχων ἣν τὶ δᾶ γενέϑαι ἐνπακῦϑα E°, πότε) xj ἐν τίσει λόγοις. sdasc eci Rev ἴε- ρέων χ) mir did Rev περμεςηχότων 5 d τὴν TIS οἱ ποῤ ῥνή re μεπιβολῆς ὥραν x τὲς λό- pus ) καθ΄ ὃς dum γέγνεται αἰγγοῶνς

Πρῶτον τοίνυν è ἱερεὺς μετοὶ τὸ γί γψαϑαι

προσκυνήσας ἀνατείνας πεὶς χέρας 9 EUX&= e 151945 ἐπισυνάίπτει TUÙ TE τοῖς εἰρημένοις .

οἷς πρὸ Ds ἡμέρας καθ᾽ ἣν vio ὥς ἡμεπέρας x παντων σωτηρίας ἔμελλε πασχειν λαβών ἄρτος

Καὶ λαμβαΐνα ἐντεῦϑα σὸν ἄρτον did Ὡς δεξιες 4 δίδωσι ri οἱριςεροἶ x ἐπισυγαίπτοα,

᾿Ανέβλεψεν εἰς Ts δρανὲς «πρὸς σὲ πὸν ϑεὸν * πατέρα ἑαυτῇ τὸν παντοχραίτορα,

Καὶ ἐνπιῦϑα εἰνατάναι ispev's πὲς ὁφ- ϑαλμᾶς sj προσχυγῶν σχημα εὐχαοις ὄντος daxe γῦσινς MTA ETICWATTE +

ἔνα ; : i Σοὶ ἐυχαριτήσας è εγτχῦϑα suo

γᾶ πὰὶ Toogeuvi tro sapa

| | | | | | l | | |

| |egli fa, e dice tando tutto αἵ- | forto nella rimembranza del Neli e di quell’ azione, ed avendo per ifcopo di efegnire | ciò chefa d’ uopo fare nelle pre- \fenti circoltanze, e con quali | parole debbafi fare . E nefluno |avvi fra li Sacerdoti, anzi fra Mete li circoftanti, il quale non μὰ il tempo, in cui fuc- cede quelta ineffabile trafmu- anse , se le parole, con cui εἴ fi deve fare, In primo luogo adunque il |pacendote,tatta la l’abluzione del- le mani, s'inchina ; poi alzate le mani,e refe grazie, unifce le | feguenti alle già dette parole . | 39 Qui pridie, quam pro no- ||» tra, omniumque falute pa- | Ka iena s accipiens Panem.,, ‘|| quello mentre prende, |

| | | | | | | | | | |

ΤῊΝ prima con la deltra, d’indi ancora con la finira , e foggiugne Elevavit oculos ad coelos . È ad te Deum Patrem fuum |> ompipotentem,,,

Quivi il Sacerdote alza gli \ occhi sue dippoi abbaffandofi | rapprefenta l'atteggiamento di | | | |

uno che renda grazie. Dopo profiegue 99 Tibi gratias agens. ,, Nel dire quefte parole benedice li Doni ivi prefenti, ) Be-

5 », Benedixit | ,, Di iero benedice , .9 Fregit.,, Replica la flef- fa benedizione . 3 Deditque difcipulis fuis di- ,, cens ad eos: Accipite, &

Ἐυνλογησας παλιν ἐυλογῶ 5 | | | | | manducate ex hoc omnes ..» | | | | | | |

KAdoas » πάλιν ἐυλογᾷ

Καὶ ἔδωχε τοῦς μαϑηταῖς duî εἰπῶν ἀφρὸς auris λάβετε è x) φάγετε dh dune πάντες +

Frattanto prende l’Oltia con ambe le mani tra l'indice , ed il pollice: poi abbaffarofi con le mani mezzanamente appoge giate fu la facra Menfa, accolta il capo, e la bocca alle mani, e fecretamente proferifce

»» Hoc elt (71) enim,,

99 LOS (71) Il Pamelio parlando della | | Gallie. , nel qual luogo in oltre formola della Confecrazione dell’||s'induce a fofpettare, che la ftella Oitia adoperata nella Liturgia sot | | formola fia ftata μα org οι Ἐν pria civas quefte scad > Hoc | |ufo pi pi pra rin eft en orpus meum, foggiugne| | cana. ,, Ne ancora: Quod pro vobis ma frzinae: | |, ( fono le ftefle parole del citato e ia ον ον Afro crazione del Calice, non ne Gip! |” della Confecrazione era quetta : DR che le Ser de AR |,» Hoc dei pil pe: anguis Meus sz ced 1 Β ablilone 9 pro vobis conjringetur : le ql nella prefazione alla Liturgia Galli- 3 parole fono cavate dalla prima cana, ove difcorre del Canone Am- | di Epiftola di S. Paolo ai Corinti brofiano, fimilmente laiciò feritto , | so cap. τι. vVerf. 24., ove "λώμενον che. ,, Il Sacerdote fecondo il τ leggefi nel telto Greco; cio”

χανᾷ x εντίχειρος αἰμφοτέρων τὼν χειρῶν x προσχυνήσας Riv χερῶν μὲν mi TI ϑοίᾳ πρὰ- “πέζη μετρίως ἐπικειμένων È ὦτα τὴν κεφαλὴν

Ἐνταῦϑα λαμβάνοι Dv ἄρτον διοὶ ἧς jul κύμα παῖς χερσὶ Tgoraza ) x ἠρέμα λέγει è | |

Τοῦ γείρ (71) ἐς!

————— rr rr -_ ——-._—— ._——_— ———_——— _——_—_—— —r—_—— —————

Ambrofiano pronuncia le parole! |,, quod frangitur, e nella Volgata s, della Confecrazione in quefta ma- 15; tradetur.,, Quelta maniera però » niera: Hoc ef? enim Corpus mica | (di fare la confecrazione , come so quod pro vobis confringetur. E :! ' viene riferita dal Pamelio, e dal so Hic elf enim Sauguis meus , nè| | Mabillone, io non credo già, che » foggiunge più altro . » Le me- | | trovifi regiftrata in neffuno dci defime parole ripete egli nelle ποῖς | Ambrofiani Meflali , ancorchè an- al Meffale Gottico lib, 3. de Liturg. | [ΚΗ , ne quali fi vede la Reffiffima K =

76 Lcd eee a σοὶ σῶμα μου - all Corpus meum Sta

Quetfte formola della confecrazione 9 che| | San Mauro, editori dell’ Opere di : feguitata ci altre porri prat] (o Are κου ταν pro- entali : e fe avvi in quefta parte] i babile , che fia ftata fcritta da un qualche differenza tra la Milanefe| | qualch’ altro Arcivefcovo di Mila- e l'altre Chiefe, ella confifte Pa Era di lui fucceffore : la qual’ affer- tanto in quelle parole , che ftori-| Izione da due ragioni principal- Ron zione e de la} e alice ; | | fi è che da ore le quali, ficcome in quefta ΤᾺ [ che che all’ oppofto abbia penfa-

gia, così ancora in tutti li pofte-| | to il chiariffimo Cardinal Bona ) riori Meifali fono alquanto diverfe Hi pai della Scrittura Sacra fono da quelle., che fi praticano nell’| |citati fecondo quella verfione , che altre Chiefe. pesi quarto fecolo era feguitata e Non altronde adunque fu rica- | |da 5. Ambrogio , e dalla Chiefa vata la fopra riferita formola, ci Fmi del qual fatto ne può re- dal capo s. del lib. 4. de Sacramen-! | far perfuafo chiunque voglia col- tis,yove viene effa con quette parole | lazionare li-teftimonj della Scrittu- defcritta .,, Qui .pridie, quam pa- | ra, prodotti nei libri de Sacramentisy 95 teretur, in fan&is manibus tuis | pe quelli , che nelle fue opere fo- » ΡΩΝ: ἰὴ τᾷ A refpexit incelum | no de DICDERIS distano. ad te fanéte Pater omnipotens a feconda poi 9 perchè il medefi » eterne Deus » gratias agens | pAncore molte ceremonie defcrive, 99 benedixit , fregit, fra@umque e molte preci, le quali fono ftate + Apoftolis fuis tradidit dicens :| lin ufo a’ tempi di S. Ambrogio: sy Accipite, & edite ex hoc oasi | pe tra l'altre i riti degli Eforciimi, Hoc ef? enim Corpus meum , quod! | del Battefimo, e della Lavanda de’ 395 9 9 99 pro vobis datur . Similiter etiam | | piedi : li quali leggonfi ancora pref- Calicem poftquam cenatum eft 9] | io il 5. Dottore, maffime nel libro > . 9 κε ss hoc eft pridie, quam pateretur | IK inttiandis . Acciò adunque non 95 accepit, refpexit in celum ad te] | abbiamo ad idearfi una nuova igno- fanéte Pater omnipotens eterne | | ta Chiefa, come fece il P. Le Brun, 29 . . 3 . - . . - Deus gratias agens benedixit À pere fiano ftati praticati tutti quei Apoftolis. fuis. tradidit dicens:1 |riti,defcrittici dall’ Autore dei libri Accipite , bibite ex eo omnes:||de $Sacramentis dobbiamo anzi 3) 3 . . . n - Hic ef enim Sanguis meus. [circ s che abbia egli intraprefo a 3) x . . . Quetlt’ opera per altro, Tr fpiegare in effi quelle ceremonie, da non pochi moderni Critici venga | | che fino dai tempi di S. Ambrogio tolta a, 5. Ambrogio, e tra gli altri, | | fono ftate feguitate dalla Chiefa come già è detto, dai. PP. Be- | i Milanefe. La qual cofa fe è vera, .nedettini della, Congregazione di! |come di fatti tale la dimoftrano le

MERCE 77

aa Teor πὲ ῥήματα αὐ μισικοὶ κα mess | | Quefte parole e Sacramen-

egovr Ev οἷς αὐυπὶς πιςέσνει x mavres πὸ .

pa ΡῈ, γρέϑαι (78). ὦπα cora | [tali , ed Arcane appellanfi,

σάμενος (73) τὸν ἅγιον αἴρτον a κὴ μετ᾽ ἐυλα- [1 colle quali il Sacerdote , e tut-

pel li του. [ἢ gli altri credono compirfi, lo piuttofto effere di già compi- } [τὸ il Miftero, (72) D'indi aven- i do baciata, (73) e riverente- i | mente adorata l’Oftia confe- | | crata , innalza la medefima

addotte conghietture , non avrei | | trafmutazione del pane nel Corpo , difficoltà alcuna d’afferire, che la| \e del vino nel Sangue di Crifto; citata formola della confecrazione | | ma però , che il compimento di ne’ più lontani fecoli fia ttata in ufo |effa tutto dipendeffe da quell’ altre nella noftra duca , ancorchè ΕΒ] πε prot ; ἜΤΕΙ per non trovifi affegnata in neflun] |per dimoftrare quanto lontano foffe Meffale Ambrofiano . dall’errore de’ fuoi Greci, ed unito (72) Effendofi introdotta ἬΝ [di fentimenti colla Chiefa Romana, fo li Greci maffime Scilmatici ΜῊ volle quivi far avvertire, che con falfa , e ftravagante opinione , la | queta formola: Hoc eft enim Csr- quale tra gli altri fu pertinacemente | pus meum, tutti przone compirfi, ditela da Simeone di Teffalonica 91 | o più tofto effere di già compito da Nicolao Cabafila, ed’indi ancora | [ἢ Miftero:la quale fpiegazione dia- da Marco Eugenico , e da Gabriele | | metralmente s’oppone al falfo pen- di Filadelfia, vale a dire , che la) | famento de’ Greci. CODIFSrpuane spiano nella Chiefa (73) Benchè il verbo greco Greca non fi faceffe con quefte pa-| ἀσπάζομαι, di cui quivi fervefi role: Hoc eft Corpus meum, è copi | Demetrio s fignifichi alcune volte quell’ altre s Hic eft Sanguis &c.,l lriverire, o falutare ; più comune- ina con quelle preci, le ca non | | mente però , anzi quafi fempre, molto dopo le addotte formole | |ficcome con molt’ altri fece avver- .tecondo il rito Greco proferifcei | tire Defiderio Erafmo, tanto preflo il Sacerdote, cioè ,, Fac quidem] lt facri, quanto preffo li profani bo τάξαι hunc Prati Corpus | Scrittori, ASTA, piegata per 23 rliti tul,.. quod autem ΕἸ In actare ; onde ieguendo 10 ll piu » hoc Calice , pretiofum Sangui- | Se fignificato di. quefto ver- », nem Chrifti tui. ,,0 alpiù, chel |bo , il greco tefto di Cidonio: quelle parole di Crifto Hoc ef? gigi [δα ἐσπασάμενος σόν εἴγιον ἄρτον sin no- pus , e Hic eft Sanguis &c. inco-! !ftra favella ho voluto tradurre : minciaffero. bensi, ad operare la| | D'indi avendo baciata l’Oftia confe-

78 ἐφ᾽ ὅρον, (74) ὧν δυνηται ἐς ἔνδαξιν πδίγγων. Ò x ἜΣ ΔῈΣ αἴρει ὁπιῶςν μετρίως πὸ εἴἶκρον Ἢ] | più che può 3 (74) 14] che, Quo , dra ui τὼν χειρῶν Tee σὴν Maze | | poffa eflere da tutti veduta . αἰρομένων ἐμπολίζηται ἱερεὺς » 3 μεπὲ αν! Edil Diacono di dietro folle- Uqwrwy τίθησιν emi ὥς ὑποχειμένης σινδόνος] | ) = τῷ È 9}. ie \ va l'el&remirà della pianeta , lacciò non venga impedito il | Sacerdote , il quale ha le mani | | occupate nel far l'elevazione. | | Fatta poi quell’ elevazione ri- ‘pone egli l’Oflia nel fottopo- | ‘flo Corporale, (75) e profie- | |gue a dire

49 Si-

«τς: Ξ- τα

=—— camme ev co foto

crata, ficcome ancora in appreffo, | | dell” Oftia, e del Calice, penfarono ove dice: Ta ἀσπάσαμενος Ti ποτήριον | alcuni non efferfi quella ne” paffati ho fpiegato: D'inti avendo baciato Fase praticata : la qual’ opinione, 41 Calice; la quale interpretazione | | benchè fia vera per quanto rifguar- vie più rendefi verifimile , fe πὶ [da i tempi più lontani , è però voglia ,Tliguardare ᾿ antica difci- falfa , fe fi parla dei fecoli a noi ron di Pf rapa pr più vicini : va 3 CHr Gue in altre Chiefe d'Occidente è| [note viene riferita que elevazio- ftata praticata, come nella Mer | μ᾿ non meno in altri Meffali, che rabica , in quella d’Auxerre , di | [ nella prefente Liturgia di Cidonio. Metz, di Vienna, ed in molt' al- La ragione poi, per la quale dif- tre rammentate dal Le Brun tom. 1. | ERA fi può rinvenire ne- PIE. 603, è feg.; anzi nella feffa! gli antichi Με, fi è, E Chiefa di Milano ‘verfo la fine del | | quelli o fiano MSS., o pure ftam- XV. fecolo effere ftata ancor în uo | | pati, per lo più hanno poche, e εἰκῆ i apre dal fia Reti vale so azionale di Pietro Cafola 9 ovel ' 75) Fatta l’elevazio i efla fe ne fa chiara menzione .| |Ofia , e ripoftala fopra il Corpo- Quetta diverfità però paffava tra; [fia ecco A Po Ambrofiano la Milanele , e l’altre Chiefe, che {devefi coll’ animetta tener efla co- Ve cata» AA OD perta pi E ἀπο εἰς ΕΗ SEI vazione dal Sacerdote fi dove-| | ancora l’ elev | (Calice : va με τιρὸ dip. sa Calice | [qual rito DT ge Mei da ma nell’ altre la fopradetta cere-! laltro antichiffimo un ta prati- arti pisa infino al tempo | SE in Leti Keo , di COLE 1 Gar la pace. a menzione S. Ambrogio nel 16. τ. . (74) Non trovandofi negli si. | de offic.cap. το. con quefte parole. tichi Meffali affegnata l’elevazione | I, Non tutti, fcriive il Santo Dot-

79.

ι bia gig το μον τ λαβεὶν LA πος | 38 Simili modo poftquam av aveGhetw εἰς πὶν ἐρανὸν πρὸς σὲ τὸν <a: E si x πατέρα εἰὐἷῷ my παντοκρα τορος | s, (ΟΠ Δ4[11Π] cl » ACCIDICNS Cali- | cem elevavit oculos ad ca- 99 lum ad te Deum Patrem.

| 9 fuum Omnipotentem ,

| E quivi fucceffivamente nel- la fielfa mapiera facendo il Sa- | cerdote, mentre dice Accipiens, | | |

Καὶ ἐντεῦϑα πάλιν ὁμοίως ποιῶν Mid εἴπη λαβὼν λαμβάνα T TODI δὴν pochi: εἰ ποσεϑέντος ἦν καλυίμματως, x λέγων αἶνε V| ον εἰς πὸν δ ρανὸν μὴ αὐτὸς εἰς πὲν Heavy εἶνα- βλέπα, κ) ἐπισυνχπτε,, |

levato il copertojo prende il Calice con ambe le mani, ἃ.» dicendo : elevavit oculos ad ce- lum, egli pure innalza gli oc- | |chial cielo, e profiegue .

| | s, Item tibi gratias agens, ,, benedixit, tradiditque difci- Il Ha pulis fuis dicens ad cos : Ac- “ἢ I ,, Cipite, & bibite ex eo om-

nes.

| " Inchinandofi il Sacerdote , e | | facendo ogni cofa come fopra } 1] {μὰ απ το proferifce fopra il ii {| || Il

Ila My σοι εὐχαρις nous εὐλογ ἰσοὶς 3 } δῶχε τοῖς μαϑηταὶς εὐ τῷ emy αὐτοῖς. λά- fer x πίνετε SE dvi πάγξεςς

TIgooxuray x avre ποιῶν mv εἰρημένον τρόπον rie pa dia τῷ Tomeip λέγα ἐπι-» συνάπτει τοὶ τελες ἰχοὶ mela ῥημασο +

Calice , e foggiunge quelte, facramentali parole .

ss Hic εἴ enim Calix San- ss guinis mei, novi, & eterni » TeRamenti, myleriom fi- dei, qui pro vobis, & pro ,, multis effundeturin remiflio- so DEM peccatorum .

Τοῦτο γάρ ἐς! πὸ ποτήομον de αἵματός μου ὥς xouvig x a'iwvis διαθηχκης πὸ PUSH 249Y Tis TI ξεως. πὸ ὑπὲρ ὑμῶν x} πολλῶν εκχυνόμενον οἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν.

D’indi

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rr °—r_'ooc ——1#E nti n ee .

», tore, vedono gli alti Mifterj: | | me ora fi coftuma dai Greci, dai » poichè cuopronfi dai Leviti, "di ce forfe queitaceremonia è paf- » Ciò fiano tolti dalla prefenza di] |fata alla Chiefa Milanefe., oppure » εὐ δὴν s 1 4114}1 non li devono | gergo girare n gti la », vedere . ,, Quefta occultazione | | \ tribuna quel padiglione, che ance- probabilmente farà itata fatta o ti-! τὰ fecondo il rito prefente fta ap- rando un velo avanti l’Altare , co- | ἕῳ dietro l’Altare.

8ο °° Ei εἰσπατάμενος αὐ momigioy προσχυνν - σὰς οαἰνυψοῖ ποίΐτων ὁρώντων κὶ γονυπετυντων.. x peri mv ὕψωτιν ἐποτίϑησιν ἐπὶ Ὡς Uro- neue ns σίνδονος, n πρὶ δεξιὰ , » οἰολςερεὶ mis χᾶρας ἐχτενων οἷον ἐχπεπληγμένος (76) ἔτι τὸν λειχανὸν x αἰντέχειρα ciupore guy Riv χορῶν συνημμένος ἔχων καπὸ τὸ qiua, καθ᾽ τὸ σῶμα ἦς Χοιςὃ κατέχων τὴν ὅψωτιν αἷυ- è εἐπεποιήχει, x ἐπισυναάπτεα quin τοῖς προερημέγοις ) μία Yao ἐςιν εὐχηὶ συνεχῆς..

Ἐνσελλόμενος (77) + λέγων οἰυτοῖς

Lena o IZZO SERIE CZ ROS TOI TTT I I (76) Quetto rito di allargare le braccia in forma di croce, op- pure , come fcrive Cidonio in at- to di ftupore, che quanto alla fo- ftanza è una cofa ftefla , fecondo che prefcrivono tutti li Meffali Ambrofiani ftampati, devefi efe- guire dopo che ha il Celebrante re- citate quelle parole: Donec iterum ventam ad vos, non già avanti quell’ altre: Mandans quoque &c., come quivi fembra voler infinuare Cido- nio. Del refto la riferita ceremo- nia di allargar le mani in form di croce dopo l’elevazione non ftata particolare della fola Chiefa di Milano; ma al riferire del P. Le Brun ne’ paffati fecoli molt' al- tre Chiele l’hanno avuta, ed alcu-

a è

| | i

D'indi avendo baciato; ed

1]

| | adorato il Calice, l’innalza al-

pa vita di tutti, che io quel tempo tltanno inginocchiati . | Fatta poi l'elevazione ripo- πὸ il Calice nel fottoppo!to |corporale ; ed allargando le, | mani tanto alla dettra, quanio ἕῳ Πηϊῆτα in atto di itupore, (76) ed avendo ancora il polli- ce , l'indice d’ambe le mani | uniti in quella forma, con cui | tenendo il Corpo di Criflo, ne |

fece l'elevazione , alle già det- ‘re parole unifce le feguenti, che con effe com pongono una ! non interrotta orazione . | Mandans quoque , (77) & .»» dicens ad cos:

| | | | | | | | | |

haec

ne tutt'ora, maflimamente in Fran- cia, l'hanno con efla comune. | | (77) Quefta parte del Canone | Ambrofiano anticamente è ftata al- (euauro diverfa da quella, che pre- | fentemente fuole rec tarfi, come | fi può raccorre dal libro 4. de Sa- | cramentis , ove al capo gs. con le feguenti parole efla viene defcrit- | ta. ,, Offerva ciò che dice il Sa- cerdote: Mandans quoque, è di- cens. ad εο5.: Quotiefcunque hoc | feceritis, toties 9. commemoratio- mem'met facietis s' donec iterum adveniam,, e al capo 6.,, Il Sa- cerdote dice: ergo memores glo- riofi(sime ejus pafsionis , & ab inferis refurrettionis , & in ca- lum-afcenfionis offerimus tibi banc

39 99 99 939 39 | » 3

| | | | | | (17

81 πῶς quotiefcumque feceri- tis, inmeam commemoratio- nem facietis, mortem meam predicabitis , refurreCtionem ,, meam annunciabitis , adven- ,, tum meum fperabitis, donec ,s iterum de coelis veniam ad 99 VOS «+ 99 Unde, & memores Do- mine nos fervi tui, fed & plebs tua fantta Domini no- ss {tri Jefu Chrifti Paffionis, ,, nec non & ab inferis mira- ,, bilis RefureCionis, fed & in Coelos gloriofiffi ne Afcen- fionis,cfferimus preclare Ma- ,o Jettati tue de tuis doais, ac .9 datis, Holtiam puram. ,,

E benedice foggiungendo .

ss Hottiam fandtam ,, ec be- nedice di nuovo .

Hoftiam immaculatam,, e ripete la medefima benedi- mono:

Hunc panem fanttum (78) ss Vite eterne; & calicem ia- lutis perpetua . 99

mira ὁσάκις ἂν ποιῆτε εἰς τὴν εἰμὴν ceva univ ποιᾶτε τὸν ἐμὸν ϑανατον χαταγγέλλετε τὰν ἐμὴν ᾿αγίςατιν ἐυαγγελίζεϑε τὴν éuny παρεσίαν ἐλ- milere ἕως ὧν πάλιν dE ἐρανῶν ἔλϑω προς μᾶς. |

e

“Ὅϑεν χὐ μᾶς di δᾶλοι σοὺ κύριε 3 * λαός σου ἅγιος μεμνημένοι ἧξ, πάϑος Ku- gis ἡμῶν Ἰησὰ Χραις s Ὡς ex τὸ dor ϑαυμαςῆς dun dvacarews . «ἔτι δὲ Ὡς ἄς ἐρανείς evdoboreme εἰναβαίσεως προσάγομεν τῇ χρατίς μεγαλειοτητί σου τὰ cd ἐκ Tv σῶν θυσέίνα κπαθαρᾶν +

99

| | | | | | | | |

| , Καὶ ἐυλογᾶ ἐπισυνοίπσων | Θυσίαν ἁγίαν + 1 εὐλογᾶ πάλιν; | Quri'av duwusw e πάλιν EUANA + |

| | | | | | | | | | | | | | | | | | | ] |

n ae gi - , ᾿ Τὸν ἅγιον (78) Ty demy πῇ Bis d'iw- Viù 3 % τὸ TMOTIE4Y DIS αἰωνίᾳ TWMEKAS è

995 Su-

9.9 immaculatam hoftiam, rabtoedi- | so ficium Patriarche noftri Abrabe, »» fem hoftiam, incruentam hoftiam,| 1.090 & quod tibi obtulit fummus fa- hunc Panem fanttun , è è Fat] |7 cerdos tuur. Melchifedech.

s, vite eterna . Et pettmus ν è (78) Prefcrive il Razionale di precamur , ut ban: oblationem fu-| +Pietro Cafolaz che: il Scerdote nel so fripias in fublimi Altari. μα 1] proterire quefte parole , Hunc Pa- per manus Angelrum ἐμμνι nem fanttam, debba con due dita, » ficut fufcipere dignatus es mune-) | cioè col pollice, el’ indice toccare 3, ra puert tui quftt Abel, & {{ geri- | l’Ottia confecrata;'e nel dire quell’

Di(fert. della Meffa L

—————— #—__—€_—_t —m—c

81

Ἐφ᾽ εἰ ἐλέῳ x ἐυσπλαγχνῳ ἐμματί σου ἐπιβλέψαι αξίωσον . κχ) πρόσϑεξαι s ὡς ἡξίω- σας προσϑέξαϑαι ni δῶρα n ϑιχαία παιδός σου ΓΑβελ. 4 τῆν ϑυτίαν πῷ πατρραΐρχα ἡμῶν ᾿Αβρααμ s Ἃ) σοὶ προσεένεγχον μέγας εἰρ- χιερεύς σου μελχισεδεχ θυτίαν dyiav θυσίαν 3 ἄμωμον .

|», Supra qua propitio, ac fe- reno vultu tuo refpicere di- s gneris, & accepta habere, » ficuti accepta habere digna- ἮΝ tus es munera julti pueri tui De Abel, & facrificium Patriar- |, che noftri Abrahe, & quod tibi obrulit fammus Sacer- Ἱ» dos tuus Melchifedech fan- ss tum Sacrificium , immacu- | ,s latam Holtiam .,, », Supplices te rogamus om- |, nipotens Deus,jube haec per- “(ὦ E; SE Go π πὴ ded S| ferri per manus fancli Ange- ματος χυρίπ ἡμῶν "Inzs Χριςὃ perigmuew |? , li tui in fublime Altare tu- Ma EuXoyias sexvis % ‘xemi ἐμπληθῶ- ,, um, ante confpeltum tre- | | | ta mendae Majeftatis tue, ut Ϊ Μὲ quorquot ex hoc Altari (79) ||» facrofanllum Corpus, & | Sanguinem Domini noftri Je- τ ll

| | | \ | | | | dI

Ἱχετεύοντες δεομεθαί σοῦ θεὲ παντοχρὰ nso xe Aeurey ἀπενεχϑήναι did χειρῶν ciyis ᾿Αγγέλε σου οἰς τὸ ὑπερδραάνιόν σοὺ ϑυσιας ρμϑν ἐνωπίον

so fu Chrifti fumpferimus, om- s, ni benedidtione celefti, so gratia repleamur.

csc

e" degree ei e cei altre: & Calicem falutis perpetua | |fto pofteriori fu in vece foftituito: che debba fimilmente toccare il pie- | se hac Altaris Santtificatione ; 3 ma

de del Calice. Negli altri Meffali pe-| | nei più recenti trovanfi affegnate ròin vecedi queta ceremonia , che| | quelle parole , che fi dicono fe- con molt’ altre ivi defcritte dal ci-j | condo l’ufo Romano, cioè: ex hac tato Autore è ftata dagli Ambro- lppraz participatione : con l’ad- fiani abolita , veggonfi affegnate due | | dizione ancora dopo le parole, croci da τῆ una full’ Oftia , ©| ὅτε ς repleamur, della. claufula., l’altra ful Calice. Per Chriftum Dominum noftrum (79) Nella maggior parte de-| | Amen, che in quefta Liturgia non gli antichi Ambrofiani Meflali fino | {fi legge. a quello ftampato nel 1482., quivi | Terminata poi queft’ Orazione leggefi ex hoc Altarî fanttificatio- | | nel fopracitato antichiffimo Am- 2153 in alcuni altri poco però a que- | | brofi ano. Meffale del Capitolo della

83

| a, Memento etiam Domine Ι» famulorum, famularumque ,, tuarum N. N. qui nos pre- s, cefferunt cum figno fidei, & | s, dormiunt in fomno pacis, | |,, Ipfis Domine, & omnibus in | |», Chrilto quiefcentibus locum

|, Cefrigerii, lucis, & pacis ut | indulgeas deprecamur. Per 3, Dominum noftrum Jefum. | |,, Chrifum. | ., Nobis quoque minimis, & |s peccatoribus famulis tuis de .9 multitudine mifericordiatue .9 fperantibus partem aliquam,

Min ϑητι udlest 1 Pv ϑύλων σοὺ πἀντων x πασῶν ὧν A. τὼν πρρελϑόντων perdi onuss ὥς πίςεως,, χὶ ὑπνέντων ὅπνον αἱρίνης, αἰυτοῖς | Gee x πᾶσι mis qu Kessg εναπαυσαμένοις τόπον ὠναψύξεως φωτὸς x) Wewvng χάρασαι deo- | μεθα » Aia τὸ Kugso ἡμῶν ’Inoù Xessd è

Καὶ ἡμῖν τοῖς ἐλαχέςοις χ) αἱμαρτωλοῖς δαλοις σοὺ τοῖς τῷ TAHÎA Rev θιχτιρμῶν σου πεποιϑόσι μεράϑα τινα x) κοινωνίαν δωρησαϑαι καπαξίωσον pene Tv ἀγίων ᾿Απιος ὅλων 4 Mao» σύρων σου peri ἸωώννΒ κχἡ ᾿ἵωμαννε ςεφανδ | ᾿Ανδρέα (80) Πέτρα μαρχελίνα,, “Ayvns anzi λίας , φηλικιπέτοες 9 Tepremiag, avasaziasy

|

ki & focietatem donare digne- | de ris, cum tuis Santtis Apo- | "; (10]15, & Martyribus Joanne, |',,& Joanne, Stephano, An- | DIE drea , (go), Petro, Marcel. i ie lino, Agnete, Cecilia, Feli- | |,, citate, Perpetua , Analtafia,

.-, Aga-

» quiefcentium , vel ejus, qui hoc so fan&um templum ad honorem tuum edificare ftuduit, five qui

Metropolitana foggiugnefi una par- | (a Ecclefiis B. Ambrofii ConfefToris

ticolare commemorazione de’ Te funti , nella quale oltre li confueti | generi di perfone nominati negli | altri Meffali, dal Sacerdote fi rac- comandano a Dio altresì quelli, che fabbricarono quel Tempio, e quelli, che fecero parte de’ loro doni 4] » ὃς qui nos precefferunt cum fi- Chiefe Ambrofiane, od anche alla! !,, gno fidei ,, ed il reito , come Chiefa univerfale, e quelli, dai qua- | negli altri Meffali.

li il Celebrante ricevette l’elemofina.| | (80) Secondo la diveria edi- Ecco le parole fteffe del Canone,| {zione degli antichi Ambrofiani » Memento etiam Domine famu- | | Mettiti veggonfi fimilmente va-

|

» tui fua munera, ὃς Sancete Uni- ss verfali Ecclefie obtulerunt, & » quorum eleemofinas accepimus 9

» lorum, famularumque tuarum Ill | riare i nomi dei Santi da reci- so & Ill. , & omuium fcilicet hic! |tarfi nel Canone, dalia fine però SR

A

84 Αγαϑης 9 Ἐυφημίας » Λυκίας, Ἰαφίνηξ, Za-{ { ,, Agata, Euphemia, Lucia; βι γας È ϑέκλης, πελβϑίας . μετα TAVTHW ΠῚ ς bi T I τῶν ἁγίων σοῦ γ ἐν οἷς ἡμῶς δεόμεθα Toce» | |?? Ju Ina, vaDI0a, Iecla 9 Pe- i deo , ο μὴ ov ἔργων rudy Azyigng y αἰλλεὶ lagia & cum omnibus San- σύγγν Ung οἰκτίρμων παροχευ'ς . Aud πὰ χὺυ- | 99 Οἰς 3 4 eis ἡμῶν ‘Ins Xesss di sl πάντοσε παῦτα 95 CLS [015 2 IDIra quorum nos rev agi αὶ εἴγαϑα δημιαργᾶς γ αἰξιοίζεις . | |,, confortium , non &ltimator | |», meriti, fed venia quefumus, i | largitor admitte. Per Domi- ||» num noftrum Jefium Chri.

,> fflum . Per quem omnia, Di; Domine femper bona creas, |,, fanificas.,,

E benedice. ,, Vivificas.,, |Di nuovo benedice,,, Bene- lv dicis,,, e per la terza volta

fa la benedizione fopra li fop- | polti Doni, ,,& nobis famoulis |, tuis largiter preftas ad aug- ᾿ mentum fidei, & γεηιος |

Καὶ ἐυλογᾷὰ . ζωογονᾶς , πάλιν ευλογεῖ - υλογες +. x αὐθις Evdoya emi ni Trpox et paso δῶρο. 1) ἡμῖν ποῖς σοῖς δόλοις BeaBevas εἰς εἰυξησιν Tistws s εἰς ἄφεσιν παντων τὼν πλημ- PEANLEA TOY HUSY è

0 nem omnium peccatorum.

», noftrorum , ,, or | D’indi

del XVI. fecolo infino ‘a SCCI |nella quale ( dicono li citati Scrit- tempi fono. fempre ftati in eflol'tori ) fe foffe ftata da eflo Santo recitati li medefimi nomi, che ul liper la prima volta piantata la fede no quelli ftefli , li quali nella pre-|!di Crifto, con maggior culto ne’ ente Liturgia da Cidonio vengono | |paflati fecoli farebbe ftato il mede- o il ro di 5. Cat- | fimo dalla noftra Chiela re tarina, che nel 1499 fuvi inferito,; |e nel Canone rammentato o cogli e quello di 5. Barnaba , che nel nigi) l'Appoftoli , oppure cogli altri anti- fu per la prima volta al Canone] |chi Santi Arcivefcovi di Milano. aggiunto dopo quello di 5. Andrea. [ΜΞ l’eruditiffimo Giufeppe Anto-

Da quefta nuova addizione del! ! nio Saffi in una particolare Difler- nome di 5. Barnaba al Canone Am-| |tazione, ove altresì rapporta , e brofiano , hanno prefo motivo il | contuta l’altre oppofizioni dei fo- Papebrochio, il Mabillone, il Til-| !prariferiti Scrittori, con molte, e lemont , il Le Brun, ed albunt) | fode ragioni ha dimoftrato , che altri di negare la venuta di quel’! \il filenzio del nome di S..Barna- Appoftolo alla Città di Milano , | | ba » il quale fcorgefi negli antichi

Εἴσω προσχυνῶν ἐπισυν πτει (8:) ἐφ} ou τῷ 654 πατρὶ παντοχραίτορα de ἀυτὲ , x di αὐτὸ. 1 ἐν αὐτῷ, |

| D'indi profiegue nda nb | ballato (81) ,, & eft tibi Dco » Patri omnipotenti ex ipfo, » & per ipfum,&inipfo. » Quivi prende colla defira, | l’Oltia confecrata, e colla me- |defima fa un fegno di croce | fopra il Calice: di poi la fa | paffare nella finiflra, e con la delira, ficcome a quefto più ΠΝ s prende la Patena, colla | | | È I, [τὸ il

Evravda rauBolva τὸν ἅγιον εἴρτον ἐν τῇ δεξιᾷ 4 τυπῶν δι’ αὐτῷ το πὸ ςαυρᾶ σημέϊον sa: ω Ta Tomers. + Εὔσα δίϑωσι τῇ εἰραςερᾷ my δε dicxsv . πῇ delia ἔς de βραχύς è δι δίσχε πάλιν τυποῖ ἐπανὼώ ἧς ϑυσιαςῆριε τὸ σε saved σημᾶον , “κ) ἐπισυνάμτα. πὲ συνεχὴ σοῖς οἰρημένοις è | : tel

quale fa un fegno di croce fo- pra l'Altare, c profiegue ag- giungendo alle già dette preci.

3, Omnis honor, virtus,laus, 29 gloria, imperium , perpe- 39 rep unitate je San-

Teca τιμὴ), δύναμις 3 αἶνος 3 δόξα) da xi, ἰδιότης è rn ὀξεσία ev ἕνοτητε τῷ γί πνευμαῶς +

‘| | | | | | Ceti 13, =!

Avendo dette il Sacerdote; fecretamente tutte quefte pre- :Clintuona

s, Per infinita faecula fecu-

Ταῦτα mavme εἰπὼν μυςικῶς cipuia.

| | | |

Εἰς dredeumiges αἰῶνας Suv αἰωγων i

È

λαός. ᾿Αμήν,

' | |,, lorum.,, Il Popolo.,,Amen,,; ἀγυεὶι, Ed Meffali Ambrofiani, e la ui [τοῖς : Gr eft tibi &c. , la quale fi fi-

addizione di effo fattavi ful finire! |! milmente vedefi affegnata in alcu- del XVI. fecolo, non ha potuto in | lhi Ambrofiani Meffali ftampati nel verun conto nuocere alla comune| XV. fecolo , nei più recenti è fta- opinione de’ Milanefi, la quale fu| |ta mutata , ove in vece ritrovafi ancora approvata dal Baronio, dal | prefcritto, che il Sacerdote fcuo- Bellarmino, dall’ Ughelli, eda ‘altri | | pra il Calice , e nel proferire: & infigni Autori , cioè che 8. Barnaba | | ef tibi &c. faccia la genufleflione. di tatti fia venuto alla Città dil |Di poi coll’ Oitia faccia tre Croci Milano » ed ivi abbia fparfe le pri- RI Calice dicendo : ex ipfo ἀνε. me fementi del Vangelo. | | Quindi colla deltra preia la Pate-

(81) Queîta ceremonia, fecon- | ? na, con effa faccia tre altre croci do cui: deve, il Sacerdote, ftando ! | fopra l’Oftia, che in quel tempo abbaflato , profeguire le feguenti pa- | [colla finiftra mano deye tener in-

86

Καὶ ἐυϑυς γ}αλλε τὶ ἔδλοις : | Ed il Cantere immantinen= | [re canta .

Dx Magnum , (82) & falutare so Myiterium Dei notiri : que |,, peperit & Mater, & Virgo |, €; quem peperit homo, & I,, Deus et; ipf: εἰ Creator Mi omnium filius Virginis, Do- |,, minus genitricis .

Μέγα: (82) .χ) σωτηριῶϑδες πὸ uusrigor n Ges ἡμῶν͵, πεχᾶσα primo ἐς ' x} παρϑένος , πεχϑες ἄνθρωπος ἐς x θεὸς, duros εἰξ!ν d δημιαργὸς πείγτων οἱ ἡὸς Pag παρϑένα Me guoc Ὥς τιχέσης »

nalzata fopra il Calice: il che ai | fto, non ha molti anni, che alcuni to , immantinente foggiunga : Per! | fcrupolofi fi oppofero, a cui iem- pie Ia feculorum. | | brava di relati fotto di quelle 2) Nel mentre che in Coro | |palliata una fpecie d’eresìa; che cantafi queft’ Antifona, che odi Frs erano di pics che ad ogni ufitato vocabolo dagli Ambrofiani | | modo fi dove!lero fcancellare dal- chiamafi Confrattorto, giulta il ri-| |la Liturgia Ambrofiana. Ma il te- to moderno , il Sacerdote all’ Alea: | Si citato Chiyo γο Antonio Saffi τοίην Reggnire Hei; preci, di S una lettera ΡΝ fuo Ως in- cui non ie ne vede fatta menzio-| {diritta , e pubblicata colle ftam- ne in quefta Liturgia di Demet-ioj | |pe in Milano nel 1737.» di queta le quali, iso e eroi | Sabra intraprefe UE, ove tutti li Meffali ftampati, con cui | | con molti argomenti, appoggiati altro 7 vanno accordo Anal | parte ris autorità , parte ta ra- >., ono le feguenti.,, Nel di- ione, fece fvanire quefto mal ton- Videreil Corpo di Crifto,e nel Ἐνᾳ- ferupolo 9, provando e l’ei- sy riporre la metà dell’ Oftia fulla | preffione Ὡς 1] ΠΕ di effa formo- Patena dica il Sacerdote: Corpus: ! la efler per ogni parte retto, e cat- » tuum frangitur, Chrifte, Calix | | tolico. » denedicitur . Poi foddividendo | Dimoftrata l’infuffiftenza del l’altra metà, proferifca: Sanguis| ifuppofto errore occultato fotto tuus fit nobis (emper ad viram; | quella formola , pafla il noftro » ad falvandas inimas, Des no- | Scrittore ad inveftigare il tem-

Calice quel pezzetto d’Ottia, di-| {ciò ad inferirfi nell’ Ambrofiana » ftaccato dalla feconda metà ,di-||Liturgia, a cui egli penfa eflere » Ca: commixtio confscrati Corpo-||ftata aggiunta nell’ XI. fecolo, » ris è. allora quando Nicolao Il. inviò a .__ Alle riferite parole, colle qua-||tutte le Chiefe d’Italia, di Fran- li fi dice, (pezzarfi il Corpo di Cri-| cia, e di Germania labjurazione

' - | . . . . ss ffer . Finalmente ponendo nel |po, in cui la medefima incomin- |

87 || Nel tempo, che cantafi que- | flo Confrattorio, pofta la Pate- [18 fopra il Corporale fpiegato Ì ᾿ ||

Τέτων δὲ ψαλλομένων τον δίσκον διεὶς ἐπὶ : - , ’, , n Ὥς ev τῇ dyia τρωπεΐῃ σίνδονος διαιρὰ (23) τὸν dyiav ἄρτον ἐς δύο μερίδας nari τοὶ μέσον,

[0114 facra Menfa, il Sacerdote divide per mezzo (83) l’Olia confecrata in due parti .

Quel-

fatta da Berengario de’ fuoi errori | | Meffali Ambrofiani citati dal Saflî, nel Concil. Romano acni interven-| | nei quali egli ha letto la riferita nero 150. Vefcovi , nella quale fra | | formola , non gedino il privilegio l’altre me τ φημ ἐξ ge il Cor- αἱ IPRRIAR ASTE , coine il dA »» po edil Sanguedi Crifto... vera- | | fimo fuppone, fenza però addurne cemente fi maneggia dalle dani | tried prove. Ma ciò, che più s, de’ Sacerdoti, e fi fpezza, e ΠῚ | mi fpinge a credere effer ella mol- » ftritola fotto i denti de fedeli, | [ro più recente di quello s’immagi- La qual’ afferzione dal medefimo! ! na il fopracitato dictinio Scrit- viene rinforzata con molti MSS. | tore, fi è la teltimonianza di Pie- Ambrofiani Meffali, confervati nel- | |tro Cafola, ché nel fuo Razionale la Biblioteca, Ambrefiana, li quali, ἘΝ lafciò fcritto .,, Negli antichi egli è d'opinione , che fiano Atati| |,, Meffali in quefta frazione non fcritti poco dopo l'XI. fecolo, in | vedefi affegnata alcuna formola; cui quelta formola : Corpus tuumi |,, ma vi fu aggiunta nei nuovi: folla Chrifte èc. .con efprefi | " non fi fa da Chi, e comunemen> A te dicefi nella prima frazione di- videndo l’Oftia per mezzo: Cor-

termini trovafi regiftrata :

Quefta conghiettura però in- torno l’antichità della fuddetta for- mola volentieri io ammetterei; fe da più forzofe ragioni non: la fcor-

| », pus tuum frangitur Chrifte-Gyc., gefli impugnata . E di fatti è «gi

|

{

3, 0 pure come trovafi in'alcuni » altri Meffali : Haec tua Hoftia_ », frangitur Chrifte.,, Se adunque el lil Cafola, il quale, comedi fopra molto dopo l’XI. fecolo tradufle | |fiè detto, fcriffe la fua opera ' ver- quefta Liturgia, abbia voluto om- e la fine del XV. fecolo, afferma ca proce ΕΝ 16 a nel to τ antichi oct aa ve- tempi fi fofle coftumato di reci-||defi aflegnata quefta formola, ma tarle? sti è la fola ne ἐπε è pr SEEN poftetiori, gia di Cidonio, nella quale non||dovrà dirfi non efler ella’ tanto trovanfi le medefime detcritte; tod Famieit, come il Safli ha penfato. in molt ssi uu in (83) Non pr Sini el fecolo, ed in altri pofterio-| | il lu ove dal Sacerdote fi fa- fa est μὲ vede fatta nesilicani | celle e divifione dell’ Oftia , non alcuna : ende io dubito , che | fi può venir in chiaro ; fe quella

credibile, che Cidonio,. il pl a

88 Ὁ. τὸν, pix ἐν τῇ ϑεξιξ τίθησιν ἐν τῷ dizuw: | | Quella, che tiene nella delira, av ἐν τῇ Aux διαιρὰ παλιν εἰς duo, x F : rd μὲν ἐν μέρος τὸ ἐν τῇ δεξιᾷ τιϑησιν ἐν τῷ (la ripone fopra la Patena, e l’al- δίσκῳ. τὸ de λοιπὸν ἐμβάλλα τῷ som ) \tra la fuddivide in due altre, pusimds ἐπιλέγων mita, μεν la prima dell: quali vie | ne da eflo ripotta nella Patena, love fu di già collocata quell’ | altra metà, che aveva nella | deftra : la feconda poi infon- jde nel Calice dicendo fecreta- mente . | .9 Commixtio confecrati Cor- ha poris, & Sanguinis Domi- |, pi poitri Jefu Chrifti nobis | | | | | | |

ἕνωσις ni ἱερᾷ σωματς x οὕμχτος τῷ] κυρία ἡμῶν Ἴησξ Χρι;8 γένοιτο ἡμῖν mis ἐσ- Diver 1 μεταλοιμμβάνασιν εἰς ζωὴν γ κ) euppo- | our diw'viav + ’Aurv |

| s, edentibus , & fumentibus ||» proficiat ad vitam, & gau- 2,90 dium fempiteroum .,,

| Coperto il Calice coll’ ani- | |rmetta proferifce fotto voce ,, | ,, Oremus,, poi canta

»» Preceptis (84) falutaribus | s, moniti, & divina inftitutio-» ! |,, ne formati audemus dicere.,,

ὃς ‘Pater

FTalai —r— —e_€

fi divideffe fopra la Patena, come &i, & falutaribus: monitis infti-

al riferire del P. Le Brun nel XIV.| |,, tuti audemus dicere.: Pater no-

fecolo è ftato comunemente prati. | DE iter &c:,, e nella Meffa del Gio-

cato in quafi tutte l’altre Chiefe, | vedì Santo. ,, Ipfius preceptum |

᾿ Τὰ χαλυύμματος ἐπιτιϑέντος τῷ ποτηρίῳ. απὸ λέγοι ἠρέμα ευξωμεθα, κχ) ἐκφωνᾶς

Ἵνα ταῖς σωτηρλώδεσιν (34) ἐντολοῖς εἶδι- daxBivng, 4 τῇ ϑάᾳ παραδώσι τυπωϑέντες πλμώῶμον λέγειν è

o pure iopra il Calice , come, fe-| cit Domine, quod agimus, in condo il rito Romano, che Am- | brofiano prefentemente fi coftuma.i (84) Quetito prologo Sell'ora-| zione, Dominicale, fecondo il rito Ambrofiano, non è fempre lo ftel- fo in tutte le Meffe ; ma alcunel » fic veritatem Dominici Corporis, volte: fi iuol cambiare. Così nel " ὃς Sanguinis hauriamus . Per eun- giorno di Pafqua, in vece di gus | |> dem Chriftum Dominuin noftrum lo quivi affegnato, deve dirfi il fe-! !,, dicentes . Pater nofter &c.,, Ter- guente. Divino magifterio edo- | minato poi il Pater noffer in vece

9 cujus mune te prefentia poftula- 99 mus. Da facrificio auftoreni {uum, s, ut impleatur fides rei in fubli-

i,, mitate Myfterii, ut ficut verita- | », tem celeitis facrificii exequimur,

8

| ν᾿». Pater nofler, qui es na ccelis ,, fino a quelle parole |> in tentationem . 99

Il Popolo poi canta il refto , \cioè,, fed libera nos a malo. ,s | Ὁ’ indi il Sacerdote canta» [quelt' orazione . | so Libera nos, quefumus | | | | |

Tla'reo ἡμῶν ἐν mis ἐρανοῖς ἕως sl ες παρκσμόνς |

δὲ λαὸς emada τὸ λοιπὸν. ᾿Αλλοὶ fU- σαι ἡμᾶς dro πὸ πονηρδ è

Mera diro ἑερεύς ἐκφωνᾷ τὴν δον] TAU τὴν ° | ‘Piru ἡμᾶς δεόμεθα uvess εἰπὸ πάνσων καχῶν παρελθόντων γ εἐνεςωσπων9 x) μελλόντων. x μεστιτευόσης è ὑπὲρ ἡμῶν Fis μακαρίας Ma- ρίας ὃς μητρὸς des 1 κυρία ἡμῶν Ἰησοῦ Χριςοῦγ κὐ ov οἰγίων αἶπος ὅλων σου Πέτρου x Παύλου 1 ᾿Ανδρέου è κ) ἥδ μαχαρία a) Boosls dk ὁμολογητὰ σου x) Ἱεραάρχα μετὰ may mv σοῦ “ὧν εἰγίων. δὸς nuîv ἤλεως οἰρηίνην ἐν ταὶς ἡμέραις ἡμῶν. ἵγα τῇ συμμαχίᾳ πὸ ἐλέος σου βοηϑόμενοι di τε ὥς ἐμαρτίας διαπαντὸς ἐλεύθεροι μένωμεν. χ)ὶ οἰπὸ παΐσης monto οἱ ππδητοι συντηρώμεθα παραΐχε δι᾽ du πὰ μεϑ'᾽ Cis χὺ βασιλέυεις μακασιος ϑεὸς] ἐν ἑνότητι πῷ diyis πνεύμοιτος οἷς παίνηρις se | | cdiavag τῶν οἰώγων . λαὸς è ’Auivo

sy) Domine, ab omnibus malis 99 preteritis, preientibus, & ss futuris, & intercedente pro s, nobis beata Maria genitrice 3, Dei, ac Domini noitri Jefa so Chritti, & Sanctis Apottolis [99 tuis Petro, & Paulo, atque ss Andrea, & Beato Ambrofio 33 Confeffore tuo, atque Pon- |,, tifice, una cum omnibus |: Sanctis tuis da nobis propi- |>» tius pacem in diebus no- È (tris, ut ope milericordia »» tue adjuti, & a peccato fi- Lig mus femper liberi, & ab ἣν omni perturbatione fecuri. | | | |

---

9) Preita per eum, cum quo so beatus vivis, & regnas Deus 99 in unitateSpiritus Sani per », ompia fecula feculorum . Il Popolo.,, Amen. ,,

| | | | | | | | | |

Il

E =Lt - τ ea πα SOluneD Esso πάτα ας τ CRD mcr O fg CIOTTI corte ce ont ct o teri ———_© o —— =" === cecco

del Libera nos, anticamente fog-||,, e&, cum quo tibi ef honor, giungevafi un’altra prece, la qua-| laus, gloria, magnificentia , po» le in quefti termini viene dell so teftas cum Spiritu Santo a fa- fcritta nel lib. 6. de Sacramentis| |, culis , & nunc, & femper, & cap. 5.9» Per Dominum noftrum! 100 in omnia fecula faculorum. Jclum Chritum , in quo cibi | » Amen.»

Di(fert. della Meffa. M

—————————€

©, 70 ἑερευὶς εἰχφων è Il Sacerdote intuona : ss Pax, (85) & communica- ss tio Domini noftri Jefu Chri- || (ti fit femper vobifcum ;,, | nello fteffotempo fi fa il fegno 559. ΠΟΘ ΛΆΜ ΑἹ ADE ἂν .| | della croce. i ἀποκρίνεται 1 2) peri πὸ] i Il Popolo poi rifponde,, & : [].» cum fpirito tuo,

‘H εἰρήνη (35) κὶ κρινωνία mi κυρὰ ΜΗ | σὲ Xoss en διαπαντὸς peri ὑμῶν. % zi | | λέγων σημαοῖ ἑαυτὸν τῷ TE ςαυρᾷ σημείῳ. i |

Il

rome ———— = —c —@1 «2550! _-—@ Qrssra = =_= "\\m rom --- - «—»s "von —-— m—\\—— —— w€ = QICNSUNE cmre=

2. pag. 213. che avanti proferirfi dal Celebrante quefte parole : Pax,

| », giorno, le quali, cavate dall’ an- Εν communicatio &c. fecondo l’an- |

ΠΣ »» tico libro Pontificale, fi pubbli- tica difciplina della Chiefa Mila-| |,, cheranno.,, To però non ardirei i ΤΙ Meffa 1 pasta Pontifica- past così di leggieri , E e fiafi coftumato di dare folen-||ftata anticamente , come penla 1 nemente la benedizione : la 4141} |P. Le Brun, dagli Ambrofiani fe- i Ε- la Siena difciplina di da-

: re in quefto tempo la folenne Be-

to Scrittore , nel quarto Conci- | | nedizione, mancando l’addotta af- ferzione di fufficiente fondamento

| | per poter fembrare fe non certa,

[almeno probabile . il decreto

quetta parte fi feguitaffe ciò , che: μὲ quarto Concilio di Milano dal medefimo Autore trafcritto, può in

cale .,, Nelle maggiori fefte (ecco| {verun conto ftabilire la fuppofta il Decreto del Concilio ) Saida! (apoghi, e molto meno l’ufo pre- » benedizioni faccianfi con più fo- | i fente di quefto rito: imperciocchè lennità, cioè quel rito fi prati- | il citato decreto non parla già » chi, che vien prefcritto nell’ si Fal benedizione da darfi dal Vef- s, tico libro Pontificale. Primiera-| | covo dopo il libera nos, della mente adunque il Coro dica : | | qual cofa ivi non fe ne fa parola;

Ε dette orazioni proporzionate al

sv Princeps Ecclefie, Paffor ovilis| | ma piùtofto di quella da darfi alla so tu mos benedicere digneris , ed ill | fine della Meffa, od anche dei Ν εἰ- »» Diacono rifponda : Humiliate_| | pri folenni, come evidentemente vos ad benedittionem . Di poi il| | ricavafi dall’ intero contefto dei »» Clero con umil voce canti: Deo! { decreti del Concilio fuddetto.

» gratias femper agamus . F inal- | |

ἘΝ ἐμὸς <anoni (86) προσαγάγετε Uuîy ἀν pill gior Offerte vobis pacem. ,, Il | Popolo .,, Deo gratias . 33

Il Sacerdote poi, dicendo quelte parole , fa un fegno di | |croce fopra la facra menfa. (87) | | Iodi il medefimo da il bacio al | | Piacono , ed il Diacono fa lo | pece col Soddiacono, il quale,

paffando in Coro, bacia alcuni | |di quelli ivi prefenti, e così | |nella Ποιὰ maniera tutti l'un ᾿ || | |

4 91

| | Il Sacerdote (86) intuona. Kai ST λέγων ἱερευῖς modi τὸ 12 corni σημᾶον ἐπὶ Ὡς diyias τραπέζης (87) ἐνταῦϑα ἀσπάζεται αἰυτὸς τὸν διάχονον, δὲ διάχονος mv υὑποδιάχονον, δὲ pos πὸν χορὸν α'πελ- θὼν αἀσπαΐζεται τινὰς Pv ἱςαμένων è 4 ra πάντες εἰλλήλας εἀσπαίΐζονται . Τινὲς δὲ dial πὸ σεμνότερον n) ὅτω ποιᾶσιν. ᾿Ασπαζετος μὲν d διώχονος # ςαυρὸν # φἰχοόνα Χριςὃ ,

l’altro fi baciano. Alcuni però per maggior decenza faano in quetto modo . Bacia il Diaco- | no o una Croce, ounImma- | gine di Crilto ,

——=zvsco—=c ===" —<cme Dia "no si o n mune

(86) Prefentemente, fe nella | fale) fotto vocedica queft’ ora- Meffa folenne il Sacerdote è affi-{ |,, zione Pax in celo, pax tin ter- Frs dai ΡΟΝ » non il Sicer- | " ra sita χε ποτα cv ca

ote s ma il Diacono intuona l’Of- cerdotibus Ecclefiarum Dei. Un ferte vobis pacem. Quefto poi nel- Hi altra. Pax Corifti, è Ecclefie le Meffe de’ Defunti ommettefi, ed | [99 mancat femper Ra ΕΗ in vece per tre volte fi ripete la pace al Miniftro dicendo: VAgnus Dei &c. dona eis Teguiana Habete vinculum pacis , è cha- aggiungendoti in oltre alla finel|,, ritatis, ut apti fitis facrofanchis el terzo: fempiternam , & locura | Myftertis Det. Re. Deo gratias.ss indulgentia cum fanttis tuis in glo- | | Ma nel Mefsale riformato da Mr. ria. Gafpare Vifconti, e in tutti gli

(87) In molti antichi Meflali | lato? pofteriori fi prefcrive è che Ambrofiani MSS., ficcome ancora | dovendo il Sacerdote dar la pace in quelli ftampati fino alla metà razione Domine Fefu Chri- ci fecolo XVI. trovafi quivi a-| fte &c.; indi, baciato Mera dica egnato , che ,, il Celebrante fa-| | al Diacono. Pax tecwm, dal quale » cendo ciare fopra la menta | | devefi rifpondere : & cum fpiritu »» (la quale poi da effo viene ba-| | tuo, appunto come fi pratica nel- 99 Ciata con il Crociglfo del Mel-| la Chiefa Romana.

db «ἕ

“, : 3 λαβων (88) αυτῖν ὑποδιάκονος # τὸς ἄλλος δῶν υἱπηρετωντων περλφέροι εἶν τῷ χϑρῳ 5 x τὸν cavoty τὴν εἰχόγα πάντες ἀσπαΐζονται «

[e quella (88) prefa dal Sod- | diacono s © da qualch' altro Miniftro viene portata in Co- ro , la quale poi, o fia la Cro- ce , 0fial'immagine, da tutti baciata. | Dopoaver dato il Sacerdote [3] Diacono il bacio, con divo- |zione fi prepara a ricevere li | | |

Mens δὲ mv πρὸς τὸν διάκονον ἀσπατμὸν ἑερεύς εἐτοιιαζει ἑαυτὸν εἐυλαβῶς εἰς my με- πάληψιν τῶν αἱγιατμαΐπων x εὐχέται καθ᾽ gay. τὸν +

confecrati Milterj, con dire pri-

vatamente le feguenti preci . », Sancte Pater (89) omnipo-

», tens eterne Deus da mihi hoc

lla Corpus Domini notìri Jefu Chri-

—w—r _ _r— ——— ——_—_———_—————t

| | | | | | | I |

, , CA)(e παπερ (89) παντοκραάπορ diwvie Sec i) n o , . al δὸς μοι fare Ta σωματος Ta xucis ἡμῶν Ἰησὲ

__———— —————r cr _— r——

(88) Fin a tanto che fi mahe | | cipio del XIII. fecolo, ficcome da tenne l’antica lodevole difciplina ,! ! alcune altre Chiefe, così ancora dall’ che le temine fteffero in Chietà | l'Ambrofiana fu iftituito , che il Cele- leparate dagli uomini, quando ἢ] |brante baciaffe un qualche ftromen- aveva a compartire il bacio di pa-; | to, a cui furono date diverfe denomi- ce, allora le femmine coftumavano | limabiioni di ofculatorio , ditavola 9 di ci l’altre Spec" ecosìì | di tavoletta, di fimbolo della pa- ancora gli uomini di baciare μὴν [Pe , ed altre fimili ; il quale ΡΟ] » cendevolmente gli altri uomini; prefo dal Miniftro, portavafi a ba- ma efsendo fucceffivamente man- | ciare prima agli Ecclefiaftici, indi ai TE εξ fanta confuetudine, sd | laici, incominciandofi dai più degni. eisendofi in vece introdotto l’abu-! | Quefta difciplina però di portar at- io, che alla rinfufa e uomini, e | ΙΗ ο la tavoletta della pace, ficco- donne affittefsero nelle Chiefe αἱ] | me δ᾽ tempi di Cidonio non è fta- divini Uffizj, acciò il bacio di nat 1 , così pure prefentemente non è ftiana dilezione , » Con cul, peri !comune a tutte le Chiefe di rito fervirmi delle parole di S. Am-| | Ambrofiano; ma da alcune fol tan- » brogio enar. in Pfal. 39, DAI to vien efla praticata . defi la grazia della carità, fil (89) Se avvi parte della Li- », conferma l’amicizia,e fuggellafi la | I rurgia Ambrofiana, che più fia fta- 4 fanta fede ,, ppc Eeci ta foggetta a mutazione 9 io credo

acio non dterviffe occafione a| |che fia quefta, in cui fi contengo- fomentare altro men che cafto amo- | | no le sali » che dal Sacerdote da re, con prudente economia al prin-| |vonfi recitare. avanti, e dopo» la

Χοιςὃ fa YS 00 ») κυρίε μου ὅπο μεταλιᾶν. ὥςε μὴ γενέ du μοι as κρίμα ) αλλ᾽ εἰς ἄφε- σιν πατῶν τὼν εἰμαρτιῶν βου. Aid è χκύρία idv Ἰησοῦ Χοιςοῦ. Kugse ἐλέησον a TOGA

ss Chrifti Filii tui, & Domini s, mei ita fumere, ut non fit s, mihi ad judicium, fed ad | 99 remiflionem omnium pecca- Do. torum meorum . Per Domi- [»» num noftrum Jefum Chri- ftum. Domine miferere .,, (per tre volte È .9 Corpus Domini noftri Je- fu Chrilti proficiat mihi in- digne fumenti, ὃς omnibus,

|| | | | |

Τὸ σῶμα de κυρά ἡμῶν. Ἰησοῦ Χοιςοῦ γένοιτο ἐμοὶ τῷ εἰναξίως μεταλαμβάνοντι. . Ὁ. πᾶσιν ὑπερ ὧν προσηήγεγχα εἰς ζωήν: x εὐφρο- συΐγην οἱτὠγιον .

||

Di

| |:» pro quibus illud obtuli ad

||» vitam, & gaudium fempi- Di ternum E

Kuese οὐχ εἰμὶ ἱκανὸς g ἵνα" Sri σὴν δ | 99 Domine non fum digous; quo psv εἰσέλθης ». εἰλλοὲὶ οἰπὲ λόγῳ σου sl 149 UL intres 0 tedtum meum, ἐαϑήσεται dux pon | È di dic verbo tuo A & lana»

ss bitur anima mea .,,

“Ουτως εὐξαίμενος >) Qpoz1UVA TUS sieme | | Terminate quelle preci 2, Ξ λαμβέγα, φῷ σάμυρα Ἀρυβάγοι and sa Da [ande inchinato fi comunica ro Set PS | Il Sacerdote, o colla bocca»

| [pescando dalla Patena l’Oltia Ι iconfecrata , (90) oppure col- i [la mano accoftandola alla. | |bocca.

_————— Pc >__-—- ————1 a == seno —. ——m ‘© emi —=2RE - cms —uP cr = dreqe corso oo ==

participazione dei divini Sacra- | | alcune brevi preghiere, ed alcune menti, ficcome può reftarne per- | Particolari ceremonie , che volle iuafo chiunque. voglia confultare | | ricenere, nel refto fi conformò all’ gli antichi Meffali Ambrofiani | | ufanza, che in quefta parte fi pra- MSS., che ftampati fino alla fine: | tica dalla Chiefa Romana.

del XVI, fecolo; nei quali le rife- | (90) E’ già da molto tempo, pc precl» leconde la cin μὰν de τῳ Aa era tolta la empi, icorgonfi notabilmente va- acolta quivi da Cidonio rammen- i Quelta differenza -finalmen-{ | tata di pifi ir o colla bocca te fu levata dall’ Arcivelcovo Gaf-| |! prendendo dalla Patena l’Oftia con- pare Vilconti , il quale, eccetuate | | fecrata s oppure colla mano acco-

————_—————€É

it, x τὸ ποτήριον. dmocuemacas % «i τι πὸ Sas dem # ὁπωσοῦν εἀπολέλοπται ἐν τῷ δίσχω ἐμβαλλων αἰχρρβῶς ἐν τῷ! ποτηρίῳ 4 τὸ λεπτόπμτον διὰ πὲ λαχανόῦ λαμβώνων λέ- ra κα ἑαυτν..

|| Scoperto poi il Calice, fe | | mai vi foffe fulla Patena in | [gas maniera rimalta, qualche particella d’Oltia con- | | fecrata s la fa diligentemente | [colare nel med:fimo: e prefo- | |lo coll’indice ove è più fottile, | | dice privatamente , Quid retribuam Domino 29 pro omnibus, que retribuit Mihi ? Calicem falutaris ac- cipiam, & nomen Domini 3, Invocabo. Laudans invoca- ἴα bo Dominum , & ab inimi- | [,, cis meis falvus ero. ,, » Pre-

"LD cs lo —@———t@%<%<=pnr ——6@————_——_—m_____ —————@€——€————m@ =

Ti αἰνπυποδϑώσω rd χυρίω περὶ “ταίντων 9 ὧν εἰνταπέδωχε μοι ; ποτήρμον σωτηρία ληψομοι x τὸ ὄν:μα κυρία ἐπικαλέσομαι αἰνῶν ἐπι- sode como τὸν κύριον γ) χὐ ἐκ τὼν ἐχθρῶν μου σωθήσομας è

| ο

ftandofela alla bocca; non dovendo! |,, e come mai con quefte mani effi, fecondo l’ufo prefente, in altra | |” riceverai il Sacrofanto Corpo di maniera comunicarfi , che nella (i ss Crilto e come mai accofterai Pie qui teftè riferita, la quale[ |,, alla bocca il preziofo Sangue tu, embra molto più confimile a quel- |> che da furore trafportato hai fce- la, che ai tempi di S. Ambrogio] !,, leratamente fparfo tanto di San- - Fe SAL en] Ε SE Doichè fi è quivi toccata la . 6. exa- oichè fi è quivi to

mer. cap. 9. afferma colle ἴα | | difciplisa nella Chieta Milanefe an- parole. 99 La mano è quella, con l'ticamente praticata intorno la ma- si cui offriamo, e prendiamo i ce-| niera di comunicarfi i laici, non fa- » lefti Sacramenti. ,, Anzi non fo-! {rà fuori di propofito il far fimilmen- lamente 1 Sacerdoti, ma i laici ale] lie avvertire, che una volta in que- tresi aver ricevuto in mano il Cor-| {fta Chiefa ricevevano elli li divini po di Crifto avanti accoftarfeloalla | Sacramenti fotto ambedue le fpecie bocca ( difciplina, che {uffifte zia | e di Pane, edi Vino, ficcome e cora nella Chiefa Greca) raccogliefi | | dalla poco fa citata teltimonianza dalla parlata del Santo ΠΕΒτοτοὶ [di Teodoreto, e dalle parole del- fatta a Teodofio dopo l’eccidio | l lo fteffo S. Ambrogio ib. 10. in Luc. di ni ora efeguito per di lui | evidentemente fi ricava

comandamento , la quale preffo | Quando poi dovevafi riceve- Teodoreto Lib. s. biftor. cap. ca) re la facra Comunione, fecondo la leggefi in quefti termini efprefla s| | difciplina , che nel IV. fecolo era

, . 4 © »- + 95 . © Παράσχε δεόμεθα ἐζσπλαγχνε Sei 3 de) | ss Prefta, quefumus miferis μετάληψις τὸ αἵματεο τε sue ἡμῶν ησου D ti ς Xoysoù σῷ ὑπὲρ ἡμῶν ἐχχύαν πατδξιώσαντος | | 99 Cors. CUS, ut percep 10 an- deri reno, Fini fade μΌν rari *{|s,guinis Domini noftri Jefu upon xj πρὸς σὴν αἰώνιον εἰναξη ζωὴν. hi e ge ) Fi duri n κυρία ἡμῶν Ἰησοῦ -«Χριςοῦς 49 Chrilti s quem pro nobis di-

la gnatus elt fundere, ab omni nos peccati macula purget,

sy & ad vitam perducat ater- s, nam, Per Dominum noitrum

feguitata dalla Chiefa Milanefe, niyr | munione , fembra effere {tata anti- no (fe non forfe li foli Neofiti; | camente in ufo ancora nelle Chie- per la prima volta fubito dopo ri- | | fe della Spagna, ed in quelle dell’ cevuto il Battefimo, e la Conter- | Africa 9 ficcome raccogliefi e dal imazione ) ‘poteva avvicinarfi all’| | fecondo Concilio di Braga can. 13» Altare; ma tutti erano obbligati al

rimanerfene fuora de’ cancelli, che | feparavano il Presbiterio dal σα] ftante della Chiefa. da queta

# dal quarto di Toledo can. 17., e [da 5. Agoftino nel fermone 392. fe- | condo la nuova edizione.

Un’ altra particolare ceremo- legge andava efente in que’ tempi | | nia nel riceverfi da’ Fedeli il Cor- lo fteffo Imperadore : impercioc- | | po di Crifto ne’ paffati fecoli coftu- chè, al riferire di Teodoreto /oc.| | mavafi nella noftra Chiefa , la qua- ci ERO sa gioni ts nel ui 4. de oro al Fi re Teodofio non molto lungi da con quefte parole viene riferita. Altare afpettando l’ora di rg api Il Sacerdote ti dice : Corpus Chri- a ricevere la facra Comunione, S.! !,, fi, etu rifpondi Amen. ,, Quett’ Ri i e e τ ον 70 de 9 * dovefle ritirarfi , foggiungendoli brolin fu in parte da "Dì Carlo eflere a tutti gli altri vietato l’ac- | | rinovata nel quinto Concilio di Mi- ceffo al luogo interiore è eccetto | |lano, nel quale fu decretato, che che alli foli Sacerdoti: al qualco-| | quello, il quale aveva ad accoftarfi mandamento riverentemente ubbi- | | alla facra Comunione, proferita dal il religiofifimo Principe, chie- | | Sacerdote la formola Corpus Do- dendo foltanto, che ciò non fe gli| pose? noftri &c. dovefle rifpondere afcriveffe a prefunzione, efuperbia,! | Amen. i SAGRE Echo quella Role (Lal, Comunale nl petti

enza . Del re efli a della Comun : - difciplina di nonentrare i laici ui 1201 praticata dai Fedeli nella Chie- recinto dell’ Altare a ricevere la co- | | fa Milanefe, fi può oflervare, ave-

9ὅ i save Li

Tadme fubduevss μετελαμβεῖνα » Td πο- Avendo egli così orato, fa mos, οὕτως ὥς: μηδὲν ὑπολελάφϑαι κ) τῷ λι- Ι: { è A Ι zara αἰπομορξοίμενος au dum χείλη (91). Kai | [end È coplumazione ς quiz dui πον) λιχαγονΓηὶς δε es By | Calice in modo rale , che nul- ων duporesuv κατὸὶ τὸ σχῆμας καϑ᾽ δ᾽ σὴν . Pas Equo mi θεανοτικοῦ σώματος ἐπεποιήκαι:: i | la eNtrO Vi relli di Sangue , al μέχει γὰρ Dis ὥρας «αὐτς. ζυημμφειι BETA o | qual fine deve eziandio coll’in- εἰπιτίϑησι n ἀμφοτερας mis xeigas τῷ ποτηρίῳ . i À Leno ὡς dpiusice Saline Gigio» | | dice tergere il labbro del me- = ὀλίγιςον οἶνον πὴ Pep » μεηλαιμς I {defimo , (91) Avendo poi an- αἰνὰ X TUTE è TOUTE CE δὲς (02) mUud . pe : »: di στὴν μεπέληψιν κλυύσας dis Wont πὸ Tori rata Unito l'indice Π εὖ il pol- giov STIASZA 9 | lice d'ambe le mani in quella forma, con cui fece l’elevazione [del Corpo del Signore, le viene | nella (teffa maniera fino a quefto tempo, Indi mette ambe le ma- Ι εἰ fopra il Calice, e verfando il | Diacono un poco di Vino,lavafi [le fuddette dita, e quello altresì

dalSacerdote viene corfumato: ilche fa per due volte, (92) Fat- ta poi la coniumazione, nelter- gere il Calice, come di fopra fi è detto, foggiugne .

» Et

PR et ST - τ΄ ΄ῳῷ SCR ora vete προς... (Ant nre -.....--.- c@@@o e e i. ur

re la maggior parte di eili allora | | acciò quefta cotidianamente poffa coftumato di comunicarfi non fo-| |efferci d’ajuto, e di giovamento.

lamente tutte le Feite, e Dome: | | (91) La riterita ulanza di ter- niche, ma ancora tutti li giorni »| | gerfi dal Sacerdote il labbro del in cui dovevafi offervare 1l (ἰδίμηι [Galia dopo bevuto il Sangue di

no, come confta da 5. Ambrogio! ! Crifto, nella Chiefa Milaneie è fta- nella fpofizione del Salmo 118 céfon.| | ta fucceffivamente abolita, ficcome 8. Anzi eflere ftata intenzione de’ | |ancora quell’ altra poco da quefta facri Paftori, che cotidianamente IAifimile! rapportata da Pietro Ca- fi paicolaffe il Popolo di quefto | | fola nel Razionale, laqualera , che dieino [Ὁ Ἔτ κὸν τ ἀν dal- | » Il Padoa ἐμ ψ cui e parole, che leggonfi al cap. 4.{ :3, maneggiò ia, doveffe in pri- del Jibss. de Fagioli ove Ave | fa mo ua tergerfi la bocca, poi tore di effi efficacemente inculca con le medefime ripulire ezian- la quotidiana comunione , ἘΠ |

so dio tutto il labbro del Calice. »» tando quefta ragione, vale a dire, (92) Benchè varie e diverfe fia-

e

ἐν ἡμῖν, Τῷ Few. χείρις τοῖς.

"O εἰμνὸς ἦν Bis δ αἴρων πὲς εμαρτίας TU κοσμα ἐλέησον ἡμᾶς, d χαθήμενας &v de- ξιῶν Pd πατρὸς ἐλέητον ἡμᾶς « ,

ἜἘλθέτω κύριε προσευχν pod ἐνω πίον ἣν ϑρόνε is μεγαλειότητος csv, 4 pun cosca. quin κενη πρὸς ἡμᾶς δέησις ἡμῶν.

Κλύώσας ὃν ὅτω τὸ ποτγοιον droridariv, χ) sas πλὴν Td ἱερέως μετέχοω (91) τῶν μυ-

cueiwv, Κρινωνβ vos δὲ Sa ἱερέως ψώλλι

dams σαῦτα è

no ftate leceremonie in altre Chie- feufatedal Sacerdote nel farfi l’ablu- zione delle mani, che dai Liturgici Scrittori vengono riferite; pure che il Celebrante doveffe fopra il Cali- ce lavarfi le dita folamente col Vi-

πο. e che quefto doveffe fare per |

due volte , io non lo trovo prati- cato, che nella Mitanefe. Quetfto ri-

to però non deve effer durato nel- la medefima lungo tempo dopo Ci-

donio ; poichè di effo nei Meffali

ftampati nel XV. fecolo non fe ne

vede fatta alcuna menzione.

.- (93) Ciò, che quivi afferma Ci- donio, val a dire, che neffun’altro, eccetto il Sacerdote , abbia parteci-

pato ai Divini Sacramenti , fembra

{mentire quello , che atteftano mol- &1 Scrittori intorno la difciplina co-

Di(fert. della Mela.

Kat 20735 σείρξ ἐγένεῖο n)! εσκηίνωσον

9 Ἐπ Verbum Caro getti sett, & habitavit in nobis, »» Deo gratias. ,, Per tre volte,

3 Agnus Dei, qui tollis pec- », Cata mundi miferere nobis | Qui fedes ad dexteram Pa- sy tris milcrere nobIS, ,,

| | | | i Adveviat Domine depreca- | | | | | | | |

|

| | | | | | sg lio mea antethronum Majelta-

ss Lis tue, & non revertatur va- | ,.9 Cna ad nos deprecatio noilra.,, [1 Avendo adunque nella detta maniera ripulito il Calice, lo ripone, e neffan'aliro eccetto il Sacerdote partecipa (93) ai Mi- (terj. Mentre poi il Celebrante fi comunica, il Cantore canta

la feguente Antifona . »Gaude

| | | |

ftantemente in ogni fecolo conier- vatafi nella Chieta Milanefe di di- ftribuire la comunione ai Fedeli nel tempo della Meffa folenne. Di fatti quefta confuetudine ad evidenza. fi ricava e da S. Ambrogio nel lib. de îis qui initiant. cap. 9.9 nel libro de Elia, & jejun. cap. το.» nella fpofi- zione del Salmo 118., e dall’ Auto- re dei libri de Sacramentis nel lib.4. cap. $., edal Tranfitorio della Mefla | Hi Pentecofte ( così chiamano gli

Ambrofiani quell’ Antifona, che fi

dice dopo la comunione ) nel quale | Fedeli faziati del Corpo di Crifte

fono invitati a cantare inni di lo» | |de, e da quello del giorno di Paf- | | qua s che incomincia con quefte

parole. ,, Venite populi ad facrum | Ι» immortale art illibatuga

| |

" |

98 i sg Frpralro πὶ γαλλίαμα ἐῶν αγο | { ,, Gaude, ὃς latare exultatio γέλων, Χαῖρε xupis maede vos χαρὰ Ac d D ARA τῶν προφήίτων . Χαῖρε εὐλογημένη. avessi 994 AAMQUICIUM , gaude Lomint μετὰ σὲ. Χαῖρε καὶ δ ἐγγελκ πὶν χαρὰν n Virgo Prophetarum gau- xorus δεξαμένη. Χαῖρε # τεχοῦσα τὸν ποιητὸν ἜΣ 3 i, x) acidi Χαῖρε καὶ αἰξιωθᾶσα perda ne 29 dium , gaudeas benedidta , Χριςοῦ μητηρ è IS Dominus tecum elì. Gaude, w que per Aogelum gaudium mundi fufcepilti, Gaude, que ,, genuitti faltorem , & Domi- ὧν: num. Gaudcas, qua digna |_, es effe Mater Chrilti . 33 I

FI 7 x ‘H ϑαάλασσα (94) ade x ἐφηβηδη, ὅθον συνήντησαν προσχυνῆσαι οἰυτὸν Tin idalv d

πέτρος ἐβόα λέγων, ἐλέησον μὲ θεὸς.

Mare (94) vidit, ὃς timuit; 99 unde obviam veniunt , ut so adorarent eum : hoc videns ,, Petrus clamabat dicens : Mi- ss ferere mei Deus.,,

| | | | | | | |

—— —————r—— —-—

——— T 0 ———z- --—=—— —————+— r—4@‘

», agendum &c.,, il quale non fola- | | adunque chiaro e manifelto, ficcome mente ritrovafi defcritto nei più; lo dimoftrano le addotte incontra- antichi Ambrofiani Meffali ; ma Fa | ΓΗ teltimonianze, che nella Chie- Ca air la ercgozia Signa fa Milanefe " emipre ἜΣ: τ ufo la . 2: de mirac.S. Martin. cap. | comunione dei Fedeli nel tempo 13.,e da molt’altre Chiefe fu ini | della Meffa folenne, non faprei ad tato, le quali fono rammentate dal| | altro mezzo appigliarmi per ifpiega- i sodi der ni ἐπε difcipl. peg: | re, ed accordare con quetfte le riferi- 435. Quetta fteffa difciplina di dare! ! te paroledi Cidonio, fe non a quello la comunione al popolo nella Mefla | | didire, ocheegli abbia voluto con cantata fi raccoglie eziandio da| | efle infinuarci 9 che il Diacono nella quell’ Orazione, che leggefi in molti| | Meffa Ambrofiana non abbia parte- Meflali Ambrofiani MSS., e ftampa- | | cipato dei Divini Mifterj, a differen- za della Greca , in cui effo fem- citarfi avanti dare il bacio al ai | pre fi ai 3 oppure , che in no, concepita in quefti termini.,, Ha- | quella folenne Meffa, a cui il mede- »» bete vinculum pacis 9 &charitatis, | | fimo interverine, non abbia vedu- ν᾽» mago Sa facrofangtis ΒΕΓ | to siano ad accoftarfi alla. facra » Del. eo gratias; ss e finalmen-! | Menfa.. da dal terzo Sinodo Milanefe fotto S. | | (94) Guetta feconda parte del Jarlo, nel quale fi fa menzione,| | Trarfitorio, che incomincia: Ma- e con ifpeciale decreto fi conferma! pi vidit, & timuit &c. la quale al quelt’ antica difciplina . EfTendo | certo è ftata compofta; e quivi in-

ti, la quale foleva dal Celebrante re-

. ᾿ , LI ι i H 22,

Miri σὴν savana λαμβήνα d ἡερεὺς ἬΝ | Fatta la Comunione, prende βιβλίον ἐν τῷ dessegd μέρει Ὡς τραπέζης nero il S d il Meflal Il Her, εν È dia)wgn αὶ Χαπωργία x} ποιῆς- Dl acerdote 1 cliale cColioca- σας δι᾽ duri τὸ τὸ ςαυμῆ comuna» (95) érami (to nella finiftra parte della, avamtUbas ασπαζετοαι τὸν ε'ςαυρωμένον è | Menfa in cui fu letta la Li-

9

|turgia , fatto con effo un fe-

| | | apertolo vi bacia il Crocififfo . | Poi intuona ,, Dominus vo- bifcum. ,; Il Popolo,, & cum | |

Eire cxpuyni . δ κυριος qued' ὑμῶν . λαός, x} μετὰ πὸ πυουματός σον è

ss fpiritu tuo , 3 E canta quelt’ Orazione . Reple, quefumus Domi-

. - n Καὶ ἐχφωνοὶ τὴν εὐχὴν ταύτην è o |

\

Ἔκμπλησον mis ds'iss σου δεόμεθα Κύριε ὥς ἱερᾶς ἐυλογίας csv, ἵνα di σὲ τὸν difeso» .ω44 6.9 famulos tuos tua facra γ χρῇ οἰκονόμον τὸν xugiov ἡμῶν Inrsv Xos- ON È È # rat ae rip Mapa ΠΣ benediltione , ut qui te fa χαινήσοι csv cpratsvos du διασώζωνται". Al | | 59 étorem 9 & conditorem ad εἰυτὸ mi \xugis ἡμῶν ἴησξ Χρις8, ὃς ζῆς % ΐ presero di Heieenthup E eos renovandos Dominum

,s noftrum Jefum Chriltum ad-

πνέυματος εἰς τοὺς αἰῶνας Pv aivivuve λαὸς. : ᾿ AUNY è

| | [ret veniffe confidunt, te autho- | |, re jugiter operante falventur. || Per eundem Domioum no- ||» (γα πὶ Jefum Chriftum , qui || vivis, & regnas cum Patre, | pi ὃς Spiritu Sando tuo in fa- | Ki, cula feculorum .;, Il Popo- Ilo.,, Amen.,, I Indiil Sacerdote intuona.; ‘O Κύριος μεθ ὑμῶν. λαός κὶ peri | s, Dominus vobifcum .,, Il Ti πνξυματος σου. | | Popolo, 9 è cum fpicitu {UO.,3 Il

Tax leges capua.

ferita nerozzi, e barbari tempi, pre- | |vi baci l’immagine del Crocififfo, fentemente più non firecita nella) | prefentemente più non fi pratica in Liturgia,effendo ella {tata daglivAme | | quelta Chiefa, nella quale altresi fo- brofiani Meffali levata nel 1594.| {no andate in difufo quell’ altre ce- dall’ Arcivefcovo Gafpare Vifcontisi | remonie, che in appreflo fi preferi- (95) La riferita ceremonia; chè! |vono da farfi dal Celelbrante dopo il Sacerdote col Meffale. faccia un! !recitata. l’ ultima Colletta fino al fegno di croce, e' che poi apertolo | | Proced4mus cum pace . | Ν 2

100 εὐ Ὁ, leges (96) Kuose εἐἰλεησον res "ἐλλη- νἹ pupi ἧς λαὸς è ᾿Δμῆν,

Il Sacerdote...(96),, Kyrie ,, elcifon,, per tre volte ina greco. ,, Il Popolo. ,, Amen. Detto quelto,bacia l’immagi- ne del Croc:fi!lo nel Meflale, poi avendolo chiufo lo ripone nel-

Lisa ἀσπάζεται τὸν ἐν τῷ Διβλίῳ LI | ρωμένον + 1 peri 757 συμπτύξας τήϑησιν | τῷ οἷοιςερῷ Ὡς τραπέζης μέρα. | | | |la finittra banda della Meofa . Meri cala Qautava σὴν υπουχειμένην, civ- Dopo di che prende il Cor- deva. συμπτυξας κατοὶ qs συνη ϑεις πτύ- | χας ἐν σχήματι τετραγωνα σφραγίζα ἕαύτον,. διαὶ rim τῷ TS ςαυρᾶὸ σημάῳ,. x λέγ εἰς | ἐπη χοῦν TAVROY è | |

porale ivi fpiegato, e ripiega- tolo nelle folite piegature ini forma di quadrato, fi fa con ef- fo il fegno di Croce , e dice in tuono di voce, che da tutti pofla effer intefo . ,, Benedicat, & exaudiat nos 39 Deus, ,, Il Popolo.,, Amen.» E col riferito Corporale pie- gato nella maniera, che. fi è già detto, fa un fegno di cro- ce ancora fopra la foppolla» | quadrata , e confecrata pietra, [che è inferita nella facra men- pa , ed intuona . 9.9 Procedamus (97) cum pa- A ce. s3 Il Popolo. ,, In nomi. |,, ne Chrilti, 4

Ἐσυλσγῆσαι x) εἐπαχᾶσαι ἡμᾶς θεὸς 2035 è ’Autizo

Καὶ | peri ὥς ὀρημένης σινδόνος συντεϑεῖ- μένης ὃν εἴρηται τρῦῖπον σφ;αγίζει τῷ ςαυρᾷ σημεῖν x τὸν υὑποχειμένον ἐν τῇ ἀγίᾳ τραπέζῃ συμμβεβλημένων πτετροαίγωνον λίθον τὴν χαθιεέρω- μένον è κα) ἐχφωνὰ è

AL ; | Ἔν, εἰρήνῃ (97) προέλθωμοων ᾿ λαὲς Ἢ] ὀνόματι σὰ Xessi + | I Quindi

. (96) Giufta l’ufo moderno; co-| | dora εἰς Domine , il Coro; ἐν lux me di fopra fi è già avvertito, non) {perpetua luceat cis. Il Sacerdote, il Sacerdote, ma ilCoro dopo aver | l'oppure il Diacono nella Meffa fo- rifpofta : @ cum Spiritu tuo, ripe- lenne : anima iftorum, & omnium. ... te per tre. volte il Kyrze e/eifon in| ‘requiefcant in pace, edil Coro. vece dell’ Ame prefcritto in que- | Amen. fta Liturgia . Se poi la Mefla è da | | (97) Effendo ftato fpeffe. fia- morto, allora tralafciato 1] vesta] dagli. antichi. finodali decreti eleifon immantinente 1] Sacerdo- proibito » Che i Fedeli non-fidi- te ioggiunge: Requiem eternant | | partiffero dalla Chiela fe ‘non ter-

τΟΣ Elma ἐυχαραςῶν λέγε agi i è ἐγλογησως | Quindi rendendo grazie fog- μὸν τὸν 43» sT tail MIO e: | giunge in tuono più ballo 20" hoc |> Benedicamus Domino .,, Il Diacono. ,, Deo gra- | > Tasti | Il Sacerdote poi privatamen- [te dice . Placeat (98) tibi Domine, |>» Deus obfequium fervitutis

è "O Διοίκονος σὰ Gio χᾶριξ è

Καὶ λέγοι καθ᾽ ἑαυτὸν ὁ, ἑερευὶς

Ἐυπρόσδεχτς (98) ἄν, σοι xu est θεὲ i λάτραία μους # θυδία “τοῦ “δούλου ᾿ σου “Ἣν εἐνωπιον ὥς μεγαλαλγητος σου ὙροσΗΎαγΟν “9 οἰχτάροντος σοὺ ἡλας ἤφιος giremo Δία Ἰησοῦ Χριςοῦ τοῦ XUGARI ἡμῶν è φρν νον

,, mee, & facrificium famoli re tui quod in confpectu Maje- |33 ftatis tua obtuli te miferan- |}, te fit propitiabile . Per Je- |?» fum Chriftum Dominum no- ΗΘ ARA ATO AME EE δ " Di poi.rivolto al Popolo, e | facendo: tre fegni di ‘croce, | dice 9

ϊπαε τρεφόμενος πρὸς mov λαὸν. x) ἔυλο» γῶν ross λέγ,» ;

| | | || | | |

sa Per

minata la: Meffa; quindi altresì fu | no ad alta voce pronunzia: ἐγ &piw d’iopo ‘sche: fi ftabiliffe qualche] 1 πρρέλϑωμεν, procedamus cum pace ; ed fegno , da cui: conofceffe il Po- | lil Coro rifponde ἐν ὀνόματι Κυρίου, 2 polo. efferli concefla la facoltà di | | momine ir 2a : A quali persico poter liberamente andarfene . Que | Trans offerva PRGTIa ΜῈ e no- ito adunque nella Chiiefa Ambro- | τῆι alla Liturgia’ di ἐδ primi fiana in vece dell’ Ire Miffa eft} \Grifoitomo pag. 68. fono itate ca- praticato nella Chiefa Romana, ni [vare dal cap. 15. del lid. 8. delle è ‘il Pipa cioè : Finiti dite ORIO | cum: pace, da intuonarfi dal Cele- (9 ualche volta è fato in “ina o dal Diacono nella Met-| | arbitrio del Ceiebrante il. recitare fa folennein cambio del Deo gr4-); \ in quefto luogor0il P/aceat, oppu- zias, iche fecondo la prefente Li- | Ire il Pater noffer , come confta piego ce Τυιμοῤηθριε at] Τὴν Meffali se tria ra re dopo detto dal Sacerdote il'\Be-| nel 14756., e nel 1482. - καὶ με μὰ Domiro. Del reto d’una | |tri Siadag vira vedefi afilegnato formola poco da quelta diverta al-| |foltanto il Placeat , e quefto anco- la fine della. Mefla fervefi ancora! fra poco diffimilesda quello , che la Chiefa Greca y in cui il Diaco4 | | dice fecondo:il mito;Romano.

102

Διαὶ mic γεννήσεως (69) τοῦ nvess Huado| Ἰησοῦ, Χριςοῦ ἑυλογῆσαα ἱμῶς ὁ. παντοδύναμος πατὴρ. % ἀναβειον εἰς τὸν χαρὰν ἥς Bazi- | λας τοῦ, παράδισθ, Διάκονος 'Apye

Per Nativitatem (99) Do- È mini noltri Jefu Chiilti be- ‘3, nedicat vos omnipotens Pa- ter, & perducat ad gaudium |,, regni Paradifi.,, 1] Diaco- ld no., Amen.,,

| Quivi termina (100) la Mef. ila, Poi il Sacerdote dice pri- | vatamente ,

‘Evradda ei 70 πεέλος (100) Sis Arp» γίας è sita λέγει x29° ἑαυτὸν. segeds,

| | |

Do-

(99) Quetto rito di Penedice | rum.,, Negli altri però ftampati per tre volte il Popolo, e direci-| { dopoil 1560.,più non fi fcorge quett’ tare una particolare benedizione in | pria di recitare una particolare PIA peli delli apnò (citonche for- | |formola di benedizione pini e iu prefo dalla Chiefa Greca )egli{ {alla folennità del giorno , ficcome è Fiedtà molto tempo ST, He | ae meno quella τὰ tre fegni di po Cidonio: mentre che di elfo {e | croce, effendo effa ftata dai medefi- ne trova fatta menzione nei Mefla- | mi levata da M.rGafpare Vifconti, li Ambrofiani ftampati fino sigg il quale in quefta parte introduffe no 1560., neiquali, fecondo la di- | lil rito della Chiefa Romana , cioè verfità dei giorni, fi veggono altresì | [4] fare un fol iegno di croce , e pretcritte diverfe benedizioni . Così | (a proterire fempre la ftelfa bene- "

a cagion d’efempio nelle Domeni-| |dizione: Benedicat ‘vos &c. Quefta nuova ordinazione pe-

bos, νὴ Ἡφρ ferie coi grani e n ipo | ᾿ 5 Benedicat vos ‘divina Majeftas | τὸ di M.r Vifconti. non. riguarda Pater, ἕν & Filius, #F# Spiritus | lin verun conto le Meffe Pontficali, »» Sandtus. Amen.,, In tempo dell’ | |intorno cui alcuni anni prima aveva Avvento .,, Per AAventum Domi- | | ordinato S.Carlo nel quarto Concilio », ni noftri Jefu Chrifti Deus vos [di Milano, il dicui decreto; abbia- » benedicat , & perducat ad gau- | mo di fopra riportato, che fi rimet- sscthia regni Paradifi. Amen.,, Nella | leto in efecuzione l'antica coftuman- folennità di Natale .,, mà; Nativita- sla ai al vr di ἈΟῸΝΝ tem &c.,,,coméinquefta Liturgia| |Tongrenfe can. οὐ rv. prop. 23.» fu di Cidonio:. Nelle fette de’ Santi. | | praticata ancora dallo fteffo 5. Am- » Precibus, ἃς meritis Beati N., vel brogio cicè,che il Veltcovo nei giorni »» Beatorum NN. perducat vos Do- | | foteoni nel dare le benedizioni do- »» minus ad gaudia regni cceleftis.. »] | veffe fervirfi di quelle adattate alla Nelle Meffe da morto ,, Jefus Chri-| | folennità in quel giorno celebrata, » ftus, qui eft.vita vivorum, ὃς ἡ] [le quali ritrovavanfi deicritte nell »» furredtio mortitorum., benedicat [oi libro! Pontificale

» voss ὃς perducar ih frecula feculo- | (100) In queito luogo fimil-

ον ΠΊΩΝ 103 | sy Dominus ' vobifcum :.;, IL

Fa Et cum fpiritù tuo.,, | Il Sacerdote..,, Initium San» sy Cti Evangelii fecundum Jo- h, annem. | Il Diacono. ,, Gloria tibi i | | |

κύριος μεθ᾽ ὑμῶν a διοίκογος πὸ ἤδη mi τοῦ πνέυματός σου. Me, | secev's. ᾿Αρχηὴ τοῦ naro was dyis duayyeMt'a + I |

‘O Διαχονος è Δόξα σοι Κύριε» .9 Domine .,,

Il Sacerdote .,, In principio 99 erat Verbum ;; fino a quette parole,, plenum gratia; ὅς ve-

‘O ἱερεὺς ἐν dexii ἣν d λόγος ἕως πλη-

φης χαίριτος 4) ἀληθάας δὴ

“al | |

a

0 one |

59 ritatis, ἜΣ

mente affegna il fine alla Mef- fa in molt’altri pofteriori Ambro- fiani Meffali, e tra gli altri in uno

| ordinato , che tutti li giorni per pubblicato ful principio del XVI. |

o imento della Meffa fi dovel- | fe al Celebrante aggiugnere alla | fine della medefima l'Evangelio di de Giovanni, la qual coftituzione efattamente fi offerva da quefta Chiefa, in cui, eccetto la feconda all’ addotta afferzione in ni | Metsa di Natale, e quella del gior- run conto s’oppone, che in quefta! ! no di 5. Silveftro, nelle quali di- Liturgia , ἘΠ ΘΕῈ pure in alcu- | cefi l’Evangelio dell’ Epifania, poi- ni altri Meflali s’aggiunga ancoraj |chè quello di 5. Giovanni in effe l’Evangelio di 8. Giovanni da re: È ui er letto, nell’ altre tutte citarfi dopo la benedizione ; im- | | fempre fi recita l’Evangelio In prin- perciocchè “gogeggi* quefto ἘΠῚ | cipio erat Verbum &rc.

era annoverato fra l’altre parti Si può per fine avvertire in- della Mefsa ; ma era in arbitrio | Pena ueft’ Evangelio di 5. Gio- del Celebrante il recitarlo, ovve- (vil tore dica dal poco fa no- ro il tralafciarlo : come afferma il | Iuinato Cafola,che prima del citato Cafola nel Razionale con quelle | Concilio di Milano, efTo indifferente- parole .,, L'Evangelio di 5. Giovan- | | mente recitavafi o dal Celebrante, ni è arbitrario, non effendo efso | |o dal Diacono : che ad arbitrio »» delle parti della Mefla, la qua- | del Sacerdote fi poteva dire que- » le Crea, salla gp | !fto, o pure ancora quello gras Di queft indifferenza li Sacerdo-| |ca, che incomincia Miffus eft An- ti Ambrofiani furono finalmente elus &c: e che finalmente il me- fpogliati dal terzo Concilio Mila | ΠΕ ἐς potevafi da efso recitare o neie fotto S. Carlo, dal quale fu | I tando all’ Altare , o ritornando in

tecolo , nelquale filegge . .. Il fine sy della Mefla è ia benedizione, che 99 il Sacerdote rivolto al Popolo.,,

10 i 1 nin oo μεν atagiani, Ti Ι E nel dire quello ricopre il den Ὁ. diri deri no ἑερατρρὴν Sorry e. dI | [Sacerdote 1 Vafi lacri 9 poi co- παρεςηχοῦσες ψοίλλασι, σὴν riv Spar. igli altri Miniltlri sincammina | I verfo la Sacriltia , ove depone : lle facre vefti, Quelli poi, che | I fono rimafti in Coro, can-

\tano Terza.

= —€wv toe ——ss—r—c—e ppoe@r cone o ——

Sacriftia : il qual rito d’ incomin- | | Celebrante in Sacriftia, fi ofserva ciare l’Evangelio all’ Altare, ;e dij ancora in quefta Chiefa; ma però profeguirlo nel ritorno, che fa ill Toolazacate nelle Mefse Pontificali.

SOUP ΝᾺ

L'ANFITEAIRO DI MILANO,

RAGIONAMENTO DEL CONTE D, GIORGIO GIULINI,

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI AntTtONIO AGNELLI. Con licenza de’ Superiori.

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RAGIONAMENTO

SOPRA L’'ANFITEATRO DI MILANO.

Per una privata adunanza dell' Accademia de' Trasformati .

Ra le cofe più difficili, che | | gloria della fua Arena di Verona, occorrano nello ftudio del-| | fiè accinto, perdir così, a diftrug- le Antichità. Milanefi, non | | gere quafi tutti gli Anfiteatri dell’

è certamente ; mio credere, l’ul-| | Univerfo , parlando del noftro, fisfi tima, n, e di gn {freni , che Sena fi se mici, il determinare, fe nella no-! ! ficaro. Finalmente viiu chi più {tra Pani patita vi da ftato , | | propofito nella viogiafoeusita pun un Anfiteatro:) Galvagno Fiamma | {to zio parlo dell’ eri P.Grazio- con molta franchezza δ᾿ ftabilito di! {li, il quale nella fua Differtazione sì, e dietro a lui tutti gli Scrittori | | De” più ragguardevoli edifizj della noftri, che ne hanno parlato, tutti | | Circa di Milano; deftinò un intero d’accordo fono venuti nello fteffo | | capitolo (4) per le ricerche intorno parere , fenza logorarfi molto il cer- | lalb Anfiteatro. Tuttavia non parm!, vello manco a riflettervi efattamen> | | che manco quefto dotto: Scrittore te, {pendere malto inchioftro;a | abbi sintiera mente fodisfatre'all'in- defcrivere i motivi, che a ciò crede! cafîco addoffatofi, con ciò fia che, È gli Saipem Quindi il Marche | | avendo egli; Soriano ; Εν certa- e Maffei, (2) non fece alcun caio | | mente quefto magnifico edilizio vi dell’ speso n Fiamma, e de’ fuoi | ΠΡ nello pri Patria, dall’ una Seguaci, ove trattò dell’ Anfiteatro | lirzirne ha/ommeffo gli. argomenti di Milano; ma additando qualc’altro | | più forti, che ciò potevane per- argomento più valevole a sr | tinge 30 e dall’ altra non ha rif- prese ad effo i δι ἐορπίρονι , Poe: cp "ari io een ponendo. varie difficoltà, per le: | Sig. Marchefe Maffei. In tale quali egli giudicò di latciare. queft’ 1 [di cofe iodefiderava, che qualche edifizio fra le cofe dubbiofe., ed | erudito-non meno che leggiadro incerte. Il dubbio pero del Mei i-Scrittore»fi. poneffe ad \ciaminare in vece di recaflédanno, favorifce | |-compitamente le notizie, che ci piuttofto l’opinione de’ Milanefi , | ii intorno all’ Antiteatro moftrandoci, come quell’ illuftre | [di Milano; tenendo per certo, che Letterato, che, per accrefcere [4] |una tale pin iarebbe riufcita 2 e

—- ———————————_—-—————-221——@_ ἀὐπασασσαν cere la Gratiolius. De praclaris Mediolani adifi- (4) Maffei. IRoria degli Apfiteatri C. IX. | | ciis Ο, XI.

i ttevolè , e'vantaggiola mal | Marchefe Maffei ha'dimottrato con pae sito > nte io l'ho defide-! | iode ragioni, ‘che gli Amfiteatri non poichè dei ape nic io.pure-al-, lerano così frequeliti , come prima rato INvano.z "% τ: . d’ he non vo-

! i voi inf |fi credeva; quand’ anc VO: ὍΝ pala "ες e niù Ἐν gliam perfuaderci che toffero poi τ ρον cia E | così i, com’ egli pretende, ciò

tuto reggere alle moffe; e.quans! lcosì rari, ΒῚΡ DL po 58, il meno” atto ciò | | non\oftante retta di molto infievo- Pot ΘΟ alli quetta | | lito l'argomento propofto , fe non fare, mi fono appigliato a quetta 8 3 ti non ‘agevole impreia Profarso vi i ravealore con altri perio

: ἀτῤῥᾷν ᾿ ano. Anzida quefto fteffo che dunque i motivi, i quali poffono| |ftenga: ST i i È ionio 9 lodando le più belle ta darci ‘a credere, chein quetta Cit- | a = “eg Pa ioguehiii, fiavi ftato un antico. Anfiteatro; | riche irc. A di ciafcuno io efaminerò 5: il me-| | ne del Teatro ce τρῆμα ali

i aprò. i ὉΓ- rla.di alcun Anfiteatro, τοι Sua Pri ε sia lodato Maffei la ragione più effica- eee Itri | | er render dubbiofa l’efiftenza caino to Side sm di o n sa di ‘queta mole nella noftra Città. fcritto è o fia a me fteflo venuto mol apr ΔΕ : ichè cià È Non fi può rifpondere icon fo in icone: e pa pa Da regi Ρ sr τος φίλαν fo*donlGrrico» τατον bn dirai | | nofcono prima le memorie , che Siti pri sp pri τὰ quì reftano diun tale edifizio, per- fino difcernimento ne formiate un a 5 feto di

FA è ne trovaffero di efatto giudizio, e -pronunziate {1} |chè , quando fe riazie la:propoita queltione una bentfon-| l autentiche; e ficure TE vi d

o ‘più difficile la :rifpotta; το dun- data fentenza. cun. sv ance” re erp casini ων ai rita DEI i τω: ifciffero | Lao ragionamento 13€ COMINCErÒ eis Prior iaeepa τε ται : peli icercare ; fe fi i i antichi edi - ui a dirittura r 3 intorno agli antichi edifizj deftina- | |qui 8 πὲ τε.

- soli : 0 i morie autentiche v agli Secclipubbki fobbim | rovini meno persa NE κα πυρός vi > gi | | Φ Convità confeffare ; che nef- all’ Impero Romano foffero ni di ticari tabhéibé iti

i aleri gli An-| funo avanzo di an alti Cla i puri man- | pe che :pofla con A

teatri: ? x lche ‘probabilità

i noi| | πὸ manco con qua Ρ εν θη carpa Πηδῆν ἰοξρ νάπας κεν additarci un Anfiteatro . ernia Su πομοληθηβιοε ove di-| | l hefe Maffei, che dove

È rano al Marcheie sredere, che in Milano, dove | | fin ife triafaio -| {vi fu veramente un Anfiteatro, nc morareno , e non per brieve tem-| {V lIche ‘inie-

È ς tavla qua e In

( dove eravi fi- | | fe ne vegga tut ΠΝ po tanti Augufti, T ; poichèin Verona, Città, che

- na; polichéin vi τ curamente un Circo, ed un Tea | uf hi difaftri, ve ne

; i n a patiti non pochi l, ven cia fasi fot. I a Poichè ill cieli tanta parte ancora in piedi: ‘Anfiteatro vi fofle . Ma poichè i | a

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N along: Epi dibus Medio- (4) Juftus Lipfius. De Amphitheatris extra Rol li prete Epigramma . De laudibus "mam. Cap.I, n

ma quefta ragione punto non fer- | ve per la Città di Milano, la qua- le {offerì ftraordinarie fventure, εἰ | mailimamente dai Goti nell’ anno 419. e da Federigo I. impienttake | nel 1162. da’ quali fu totalmente rovinata. Nonv’è certamente al d’oggi manco un piccolo rimafu- glio del Teatro, del Circo, neffuno per altro può negare , che quefti edifizjnon vi foffero. Bafte- dunque, che noi ritroviamo al-| tronde quelle memorie ficure, cd autentiche 9. che andiam cercando, Ϊ che. a preftar loro piena fede non | ΟἹ ritarderà punto il non ritrovare | alcun avanzo dell’ Anfiteatro. Ri- | correremo perciò alle notizie, che ci | ‘vengono fomminiftrate dagli ΟΜ] ti; e cominciando dai più moder- | ni pafleremo di mano in mano ai | più antichi. | i

—__ —— :——_C—_—_——

| | | | | |

Il noftro Bernardino Corio di- ce, che in Milano v'era un’ Are- | na, cche da effa ha prefo il nome la piazza dell’ Arengo (4). Non reca. egli. alcuna prova delia fud | afferzione, dice almeno d’onde | l'abbia trafcritta: ma noi Sgilmenc| te comprendiamo ch’ egli l’ha trat- τὰ di pefo dal Fiamma, che lun- | gamente in più luoghi, e con por] ca diverfità parlò di quefta Are- na. Fra gli altri nella iua ronica | Stravagante egli ne parla così (8) | » L'Arena fu un edifizio alto , ΕἾ

Cee ni ——— _—————6 —++_____—__—————— _——_.__e °’rcs |

(6) Flamma. Chron. Extrav. Cap. 34. », Arena, »» edificium fuit altum, & rotundum, ex »» albo, & nigro marmore conte&um:; in

»» Circuitu muri erant. CCCLXV. camere | quot funt in anno dics, tanta capacita» tis, quod omnes Milites Italix ibi fede- re poterant, ὃς quicunque quod ab une

(a) Corio. Iftoria di Milano lib. τ. |

»

| | | | | | | | | | | | |

3»)

rotondo, coperto di marmi Di chi, e neri. Nel giro del muro v’erano trecento {effantacinque ftanze, quanti giorni fono nell’ anno, di tanta capacità; che tut- ti i Militi d’Italia ivi potevano federe , e ciafcuno poteva facil- mente udire ciò che da un Ora- tore dicevafi, e fenza impedi- mento vederlo. Queito era luo- go di atroce giuftizia , perchè in eflo fi punivano i Rci; ed ora chiamafi Arengo.s, Nella Croni- ca Maggiore poi ci addita il fito precifo di quefta Arena, e. l’Auta- re da cui egli ne ha prefa la noti- zia , così dicendo (4).» Fra la » Chiefa Maggiore, e la Chieiadi sy Santa Tecla, vi fu un certo edi- so fizio rotondo, e grande, idicui », muri erano bianchi, c. ornati di marmo bianco, e nero, ed era luogo più di crudeltà:, che di confolazione, perchè ivi fi pu- nivano i Rei. Narra Dazio nel- la fua Cronica, che quefto muro ebbe tante camere s con occulti paffaggi., quanti vi fono giorni nell’ anno, cioè trecento ieflan- s tacin-

Oratore dicebatur faciliter audire poterat, & fine impedimento videre ; & erat lo- CUS attocitatis, quia in ipfo punicban- » tur Rei; & nunc dicitur Arexgum.

(4) Id. Chron. Maj. Cap. 43. ,, Inter Ecclefiam Majorem, ὅς Ecclefiam 5, Thecla ; fuit »» Quoddam xadifitium rotundum, δ ma- 9.9 gnum ,cujus muri ‘erant albi , nigro, & 750 & albo marmore veftiti; & erat locus atro- »» Citatis magis quam confolationis , quia. » ibi Rei punicbantur; ὃς dicit Datiusin » Chronico , quod habuit ilte murus tot » Cameras, per aliquot occultos meatus, quet so funt dies in anno fcilicer, CCCLXV., ὃς so fuerant tanta capacitatis , quod Italia »» Milites omnes ibi poterant federe , & » quidquid ab uno Pretore dicebatur faci- »» liter audire , & fine impedimento vide- so te. Fxc Datius.,, nre

39 993 33

39 39 39) 33 39 39 9393

939 939 3

9 39

6 » tacinque, di tanta capacità, che tutti i Militi d’Italia ivi: poteva- no federe, e udir facilmente tut- to ciò , che da unPretore dice- » Vafi, e vederlo fenza alcun impe- »» dimento. Fin qui Dazio. ,, L’edi- fizio ora defcritto ben vediamo ef- fer lo fteflo, che di fopra l’Auto- re chiamò Arena, d’onde poi mei nata la voce Arengo. Vediamo al- tresì, che fecondo il Fiamma que- | fto edifizio era fu la piazza del | Duomo, mentre era tra la Chiefa Maggiore, che ergevafi dove cea | forge la maravigliofa fabbrica del

—.—r————————— _—_— _—_—————— 1A

Duomo da un capo della imme]

e la Chiefa di 5. Tecla, la quale forgeva dall’ altro capo : e in fatti | quefta piazza chiamavafi erette o Piazza dell’ Arengo; ed hacon- fervato un tal nome fino al fine | del fecolo decimoquinto , come ce | ne fanno Fede Triftano Calco (4), il Corio (5), e Donato Boffo(c) | Sopra di ciò. non cade alcun dubbio ; il dubbio fi è primiera- mente , fe la piazza prendeffè il no- me d’ Arengo da un edifizio che | ivi foffe, chiamato Arengo : in ai condo luogo , fe quefto edifizi chiamato Arengo, quando vi fia ffa- to, aveffe prima il nome di Are-| na : finalmente, quand’ anche fi chiamaffe Arena , fe foffe veramen- | te un Anfiteatro. Cominciando da | quefta terza parte io dico, ἘΠΕῚ quand’ anche , [1 14 piazza del Duomo , fi conceda al Fiamma , | che vi foffe l’edifizio , ch'egli de-|

_— ——r——

(4) Triftanus Calchus. Hiftor. Patr. Lib.X. | (è) Corio fopraccit. Lib. L.

(e) pere Boffins. Chronicon ad annum ἘΠῚ ì soll.

| | | | | | |

| ferive fotto nome d'Arengo, e conceda di più, che quefto più an- l'ricsmience fi chiamaffe Arena, con | tutto ciò non fi può aflicurare, | che tale Arena fofle un Anfiteatro. | Egliè vero, che gli antichi Anfi- teatri chiamaronfi Arene: ne abbia- | mo tuttavia le prove in alcuni di Francia 9 ed una più chiara nell’ | Arena di Verona: ma non per tan- [τὸ tutte le Arene non furono An- fiteatri. Il Marchefe Maffei ci addi- ta altri edifizj chiamati Arene, fingolarmente uno in Padova, che (nulla ha che fare con un Anfitea- tro (2). Tuttavia, fe l’ufo, e la | deforizione di quell’ Arena, che il | Fiamma ha pofta fu la piazza del Duomo, conveniffero perfettamente | a quefta Romana fabbrica, dovrem- mo certamente concedere, che fof- :fero la fteffa cofa: ma facilmente lognun vede, e lo moftrò il P.Gra- zioli, quanta differenza pafli tra l’uno , el’altra (5). Lo fteflo Fiam- ma non credette già, che tale Are- | na foffe un Anfiteatro ; poichè egli | collocò l’Anfiteatro di Milano in | altro luogo, come io moftrerò an-

| sr innanzi. Ben fen avvidero

molti de’ fuoi Seguaci, che il vo- lere in Milano un’ Arena, ed un Anfiteatro , era un troppo; quin- di il Torri lafciò in dubbio, fe il mentovato edifizio fu la piazza del Duomo foffe un Arena, o un Are- nario (c); anzi il Bugati (4), il Mori-

(a) Maffei. I&oria degli Anfiteatri Lib. I. Cap. ro.

(δ) Gratiolius. De przcl. Mediol. χά τ. Cap. XI. n. 3.

(c) Torri. Ritratto di Milano. pag. 341.

(d) Bugati. J&ox. univ. Lib. 1. pag. «6.

. . . . 7 Morigia (a), e Carlo Gerolamo | | Landolio il Vecchio da altri, e fin- Cavazio della Somaglia (6) pci golarmente nel citato luogo dal camente afferirono » ch’ era un Are- lamma, chiamato Dazio , ha la- mario ; in tal maniera ne” fecoli | fciato feritto, che in Milano v'era fcorfi venivano trattate le avtichis jun” Arena, e ne ha fatta la delcri- Milanefi: Non fi dovrebbe da-l I zione, ch’ io efaminerò a {uo tem= re alcuna retta a quefti moderni , | po s moftrando come il Fiamma © poco accurati Scrittori ; custa [l'abbia corrotta, e v’abbia aggiun- perchè non mancano di protettori; ‘to di fua teita ciò che. più gli è dirò, ch’iotrovo bensi talora chia- | piaciuto ; ma chi ha mai detto a mati ni i Gladiatori, che fer- | [arto que. Uomo , che il ie vivano ;all* (Atena , ma non trovo | i Arena fiafi poi corrotto in Aren- ἐγήγετιμνι πεμακρίοι stranatie nie | 80. e perciò che l'Arena foffe iu la non fe cimiterj » e fepolture. Di |piazza del Duomo ? Vediamo un quefte però non è probabile , che | [poco fe la fomiglianza del nome lo alcuna ve ne foffe anticamente De a potuto ingannare. Ne” citati luo- la. piazza, che ora chiamiamo del ghi, terminata la defcrizione della Duomo , perchè. quel fito fu fempre | [18 Arena ei pafla fubito a delcri> dentro le mura-della Città, e ἜΗΙ vere un Palazzo vicino: io qui ri. daveri non feppellivanfi che al di | ferirò ciò ch’ ei ne dize nella Cro- fuori; e poi, fe pur vi folfero (ta-| nica Stravagante (4).,, dappref- te, a me quinon apparterrebbe il | |,, fo ,, ( cioè preflo dell’ Arena) ragionarne. Parmi dunque tab », vi fu un grandiffimo Palazzo, ed. provato baftantemente , che, quand’ | » una fala di. tanta capacità, che anche: fu la piazza del Duomo vi) |, conteneva dieci mila perfone. Di fofle ftata la fabbrica voluta fab; s più v'era una fedia di marmo; Fiamma , chiamata Arena o Arena- pofta fopra due Leoni pure di rio Pià μι potrebbe PEOVATE» che | paria 9 che speme cca quefta fofle. un'.vero MARSEREO si » ci nelle zampe . In quelta fedia onde con troppa ficurezza il dotto fi collocava l’Imperatore, quan- SI . L d | 5 I ] i i -

ig: Latuada diffe ; che fu que la | do voleva aringare innanzi al po piazza vera Arengo, 0 fia todo] » polo; e perciò tutta quella con-

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fiteatro (c). » trada fu detta Arengo. ,, Se dall” aringare » dice il Fiamma , che na-

Non è manco ben ficuro, che quando veramente vi fia ftato quell’ edifizio defcritto dal Fiamma, det- to Arengo , quefto più anticamente fi nominaffe Arena . E’ vero, che

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| 4) Flamma fupracit. Chron. Extravag: Cap. 34. | profequitur. ,, Ibi juxta fuit Paletium ma-

>, ximum , & una fala tanta capacitatis, | » qua continebat decem millia perfonarum,

o na ur -- -

(4) Morigia . Iftor. di Milano Lib. 1. Cap. 2. (5). Carlo. Gerolamo. Cavazio della Somaglia . Nuova defcrizione dello Stato di Milano.

»» & plus: & erat ibi una cathedra mar- » morea pofita fuper duos Leones marmo- Ieos , qui tenebant duas Cruces in bran- » chis. In iita Cathedra fedebat Impera- » tor, quando volebat fuper populum aren- »» gare : ideo tota illa Contrata di&a fuit 2) «Arengun e

pag. 13. (c) Latuada . Defcrizione di Milano. Tom. 1. num. 1.

8 . nacque il nome d’Arengo, il nome d' | | provare che in quel fito v'era l’Aren- «rengo non può più fomminiftrare! ! go, fupponendo come verità in- alcun indizio di un’ Arena. Donato | | contraftabile Ì on» prenoti are Boffo fu così periuafo, che l’edifi- | un Arena (4). Quetto fuppotto abbi- zio chiamato Arengo nulla aveffe | {fogna di molte prove; e pure quel- che tare con esi s ma anch'effo | lo Scrittore altra non ce ne ha datay aveffe prefo il nome dall’ aringare, | | che l’autorità del Fiamma da lui tac- che , fra le altre Romane fabbri- | | ciato di chiacchierone (5), e quella che, dice, effervi ftata in Milano noftri Scrittori , la quale pure ‘una Curia per trattar le vari in| ei 2a τ sir paola a (c)

n > . . . . 4 . non quel fito; che a’ fuoi tempi chia- oichè abbiam veduto, che mavafi Arengo (a). La noftra vo-| | regge il fuppoîto del P. Grazioli, e ce Italiana AO. è la ftefla, cosi νη δὰ bafta il provare, che fula me il più antico Arengo, e infatti | piazza del Duomo vi foffe un edifi- nelle topraccitate parole il Fiamma | | zio chiamato Arengo, per afficurare, chiama arengare , ciò che noi Be ἱκμὰ uello foffe er Arena; mina Ciamo aringare. Ora la voce Arin-| |a vedere fe il Padre Grazioli provi

ice i i vol- re,che nel men- Seolo ἦτε τ καρ αῦ torato Premana noti 9, Boccaccio, fignifica così lo (pa-| tempi antichi un edifizio chiamato 95 Zio dove fi corre gioftrando, o | Arengo. Saggiamente l’erudito Scrit- fi favella orando, come effo cor-| |tore non fa alcun cafo per ciò dell » fo, o gioftra , ed effo parlare»! autorità del F iamma, in fatti non DI) sel sa ape so (ὁ) de è| |lo Snai Non v si perio neceltario dunque perchè un fitofi| | quell’ edifizio a’ tempi del Fia : chiama μενα ταῖν o Arengo, che n [e egli è vero Landolfo il vec- fi combatteffe ; ma bafta, che ivi | sn s ma quefto καρ aig rr Giù fi favellafe orando ; o fia fi arin- iffi, afferma non altro, fe non che . ον . . ° . 2 fa gaffe. Quindi io non fo appagar-| |in Milano v'era un’ Arena, e ne f mi dell’ argomentazione del Pa. | lia brieve defcrizione 5 ma non di- dre Grazioli. Stabilifce egli pure| |ce,che mai fia ftatà ciiamata Aren- per cofa ficura, che l’Arena di Mi- | |80, addita dove foffe; il no- lano era tra la Bafilica antica di; | med'Arengo, cheavea la piazza del Santa Maria Maggiore, e. quella di | | Duomo, bafta a provare, che ivi Santa Tecla (c), e poi efponendo | toffe quell’ Arena, e meno altro le ragioni , che a ciò credere lo |Prlgaine afficurarfene maggior- periuadono » altro non fui fe oi | mente

PETAT> (PETRA ERI PSA , ᾿ (4) Id. ib. n. ς., ὃς 6. Mil; ie (5) Donatus Boflius fupracit. ,, Curiam quoque, | () Id. ib. n. 4. ,, Sed quid in Flamma gertris dia- 20. ubi nunc Arengum dicimus, in qua jura » tius immoramut? s, tedderentur. ,, | (c) Id. ib. n. 2. ,, Si hzc, que Flamma a Landul- (3) Varchi . Ercol. pag. 64. Giunti. 1570. »» pho feniore , quantum ad loci defcriptio- (2) Gratiolius fupracit. num: s. ,, Unum mihi | nen pertinet , expreffe decerpfit » & qua » certum elt Arenam olim inter Thecele, » deinde ceteri omnes Mediolanenfes Hifto- » & San& Mariz antiquiffimas ades fuif- »s fici in fua fcripta retulerunt, aliquam me- »» fe Ratutam.,, » teri fidem videntur.,,

9 mente diamo un'occhiata ad un'Ag-| |fo parere fu il foprallodato Puri ‘giunta fatta al Codice del Beroldo| |celli, il quale per moftrare qual edi- nell’ anno mille e duecento fettan- l'fiaio foffe l’Arengo, fi ferve delle died pubblicata già colle ftampe | | parole del Fiamma, che già abbiamo” al Puricelli. (4) So che non v’an-| | efaminate. Di ciò io ragionerò più nojerete, umaniflimi Read ci; labbaflo: per ora battami il determi- s'io nonimiterò il P. Grazioli tral- | | nare, che, dopo l’anno 1162, l'Aren- il fi ‘incipi o a P iazza . Vi I er | rviciedette pero pio ἐμεία τ:

41 9 aly = 1 effendo effa tutta ripiena di ctudi. | | faffî, che udifte mentovati, ESE zione, e mallimamente al mio pro- | parte dell’ edifizio dell’ Arengo di- pofito . Dice dunque così. ,, Nel} | ftrutto. Seguite ad afcoltarmi. che 9.59 nomedel Signore. L’anno mille e linenderete ciò che di più narra Ag- duecento fettantadue : il luogo, o | | giunta. ,, Quefti marmi ,, così fi leg- 99 fia piazza, ch’ è avanti l’atrio |8° ripigliando l’interrotto racconto, »» della Chiefa Iemale di Santa Ma-| !,, furono già del muro , che torma- », ria Maggiore di Milano, il qual va il Campanile della detta Chie- 39. luogo, o la qual piazza chiamafi | fa fabbricato, come il LA », Arengo, fito della Comunità, do- | !,, nuovo, dalla parte Occidentale 4. ve viè una moltitudine di det I, del Tempio , dallato, che guarda », quadrati, fu riempito di terra, e | a Tramontana, Rn itrada s, i predetti fafli furono dalla fteffa | |, tra effo, e la Canonica e’ Decu- 99 terra coperti, e fotterrati.,, ἐδ ΩΝ Aa Snia fu iftrutto da Federigo Imperatore

x . l’anno 1163. » (dee dire l’anno 1162.),, nell’ eccidio della Città di sy Milano . Quando furono ricoperti 293 que fallì furono ftimati del valore » diquattrocento lire, e fono della » detta Chiefa; de’quali faffi ven- .9 nero altresì fatti, dopo la mento- ss vata diftruzione,ifedili, accioc- » chè in efli fi collocaffero coloro, », che convenivano' all’ Arengo. »» (2) | osì termina l’Aggiunta : or io do-

B inando :

Arreftiamci qui per qualche poco il Il P. Grazioli ingenuamente confel- | fa, che da quefte parole compren- | de, che in quel tempo l’Arengo al- tro non era, che una piazza avanti | alla Chiefa di S. Maria Maggiore, o | fia la fteffa piazza, che ora chiamia- mo del Duomo: crede però , che | "VArengo foffe un edifizio in quel | fito diftrutto l’anno 1162. nell’ec- cidio di Barbaroffa (c). Dello ftef- | Di (fert. dell’ Anfiteat. | (£) Puricelli Ambrof. n.441. ; | {b) Addita ad Beroldum apud Puricell. fupracit. In nomine Domini. Millefimo ‘ducentefi- ;; mao feptuagefimo fecundo . Locus , five pla- », tea, qua eft ante atrium Hycinalis Eccle-

»» fix 5. Marix Majoris Mediolanenfis, qui i vel qua dicitur 461945 , locus Communi- |

ll ——_—_———_ —6 ——— ——

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--..ὄἔὲ-.--.---.--

| “πος |@ Addita ad Beroldum fupracit. profequuntur .

,3 Qui quidem lapides fuerunt de muro Cam- | .. panilis predi&@e Ecclefia . . ... «ut Campa-

;, Nile ‘novum conftru@um ab Occidentali ;, parte Ecelefia, & latere Aquilonari, via ;; media’ inter‘ipfum, ὃς Canonicam Decu- ;;'manortim. Quod quidem Campanile deftru- ,, @um fuit per Fédericim Iimperatorem mil- ,; lefimo centefimo fexagefimo tertio ( lege o fecundo ), quando deltrutta fuit Civitas Me-

»» tatis; in quo et multitudo lapidum qua- »» drarorum vivorum, fuit repfetus terra , » & pradi@i lapides omnes fuerunt dida, », terra operti, ὃς fubterrati. ,;

fc) Gratiolius fupracit. n. s.

IO

nando. Mi faprefte mai dire cofa | | Vecchio, dove narra le liti nate in tolle quelt’ Arengo 9 Aringo , che| | Milano in quel fecolo tra i Cherici fi teneva dopo l’eccidio di Barbarot- | Nicolaiti e Simoniaci, de’ quali egli ia tu la piazza della Chiefa Maggio- | fi moftra parzialifiimo Avvocato, e i re, al qual’ Arengo-convenivano i [ Sag Arialdo, ed Erlembaldo con Cittadini, per cui furono accomoda- | altri loro compagni, che volevano ti ad ufo di tedili i marmidell’anti- | i correggere il Clero da’ fuoi errori, co rosipatg Campanile ? Certamen- | [ci addita moltiffime di quefte pub- te, altro non pofliam dire fe non che | { bliche adunanze, e tutte nel Tea- foffe, o una gioftra, o un parlamento | | tro (4). Nello fteffo luogo vedia- de’ Milanefi adunati a configlio. An- | | mo, che i Milanefi ufavano di unirfi, zi ognuno crederà, che quelto Le- | | nel fecolo feguente . In fatti il Co- n fignificato fia il più naturale! ' rio (4), e Triftano Calco (c) narra- nel calo noftro; mentre noi fappia- | no, che nell’anno 1119. comparve- mo bensi che in Milano v'era un pub- | | ro nel Teatro, dov’ erano radunati E i] | e esi A e vi foflero gioftre: oniftero di Pontida , chiedendo e tanto più che Landolfo il Giovine, | un privilegio di efenzione, che fu lo- le di cui parole faranno da me cla-| ro graziojamente accordato, e ne fl: ORI RAR RE RU 1a 0cE Aren-! | {pedito il Diploma nello ace c119, che é lo itello che Arengo, 0 |tro. Pofto ciò noi pofliamo altresi Aringo, non per gioftras ma d hei lti anni 3 per | [cre lere. che in que’ non molti anni, parlamento. cn che paffarono dal 1119. al 1162., nel- Gioverà qui per dar maggior | Εἰ fteffo luogo fi teneffe il pubblico lume a ciò, che finora-he detto, ed | | parlamento, non effendovi coia , che anche a quello, che avrò a dire | [ei perfuada in contrario . Ma poichè appreflo, il ricercare i luoghi dovel | nel 1162. con gli altri edifizj della adunolfi in varjtempi il parlamento, | | Città noftra perì altresì il Teatro, di δὶ Configlie ecuerale della ΔΝ ἈΝ Fa sul più non fi ha Alea ica Milanefe. Primieramente dun-! ! fu d’uopo il ritrovare un altro fito; que io trovo, che nel fecolo ΧΙ. ra- | le non effendovi più edifizio alcuno dunavanfi i noftri Cittadini nell an-1 capace del gran numero de’ Cittadi- tico Teatro , che tuttavia era in pie- | } ni, checomponeva il pubblico Con- di, imitando inciò i Greci, ed altri | figlio ; fu d’uopo fcegliere un am-

popoli Orientali, che pure nel Tea- | pia, tro antichiffimamente trattavano L| τ ΝΙΝ

I

sam ri è 5 Quibus Theatrum Curia prabet vicem., loro pubblici affari (4). Landolto i : & infra; i

| | Una elt Athenis, atque in omni Cracia

Ad confulendum publici fedes loci. ,, Tacit. Hiftor. Lib. II. n. 80. ») Tum Antiochenfium Theatsum ingreffus ubi ,3 illis confultare mos et .,, (a) Landulphus Senior. Lib. 3. Cap. 8. 14. 17. 26. 29. Rerum Italicarum Tom. 4. (6) Corio fopraccit. Lib. 1. fotto l'anno 1119. (c) Triftanus Calchus fupracit. Lib. VII. ad an- num 1119.

»» diolanenfis. Et eo tempore, quo fuerunt | », operti aftimabantur di&i lapides valere li-

;3 bris quadringentis , & funt diéta Ecclefia.

De quibus lapidibus.fmerunt fax fedes,

» pot di@am detru&ionem.; ut in cis fe- |

derent convenientes ad Aresgura . ;, I 74) Aufonius. Ludus feptem Sapientum;in trologo

» È Atticis quoque , |

ν᾿ ΙΙ pia, ecomoda piazza; ecosì abbiam | » notizia alcuna,, (2). Veramente

veduto, che fu fcelta quella avanti | | il Sig. Saffi, nelle note fopra quefto la ἜΠ Maggiore , sl perchè la più | | paflo ha prefo l’Arengo per un edi- edi τῆς > τ da el E riad ia Gi tti | “i fr > cn i τ Ν δρόσο ἐσ rta δ e avendo anche opportunamente que’ | non trovo , che qui fi parli del luo- falli, che poteaniervire di fedili Nel! | go, dove radunavafi il parlamento , 1272., fembra veramente dalle paro- | | ma del parlamento folo . Narra Lan- caga Aggiunta ps il pira | prg ela Stia pat (non fi radunaffe in quel luogo :; |g0; ma poi fubito fpiega cola inten- Triftano Calco(4) vuole, che fino: | da er Arengo, dicendo, ch'egli non dal 1198. fi dettinaffe al Configlio | eta punto confapevole di quetto par- generale de’ Milanefi una certa Eli lamento, o Arengo. Quetto parla- re; ma chi riflette di quanto gran! | mento , o Arengo, fi riterifce, come numero di Ci:tadini foffe compotto | | ognun vede, all' Arengo detto di o- quel ἀν οὐ ia } pis ch dd bai | Pra» e non fi può affolutamente cre- prefo uno sbaglio, di cui vimoftre-| | dere, come vorrebbe il Padre Gra- rei la cagione, fe avefli più tempo .| zioli (4), che il primo Arengo figni- Quanto abbiamdi ficuro fi è, che nel | fichi il fito del parlamento, ed il fe- 1233. fu compito il Palazzo del Pub- | condo il parlamento fteffo , perchè blico . fula piazza, che or chiamafi l'Autore chiaramente fi dichiara col de Mercanti, il qual Palazzo , aldi| | fecondo di fpiegare il primo . Ma fotto i un I] pesi generofamente al Padre pio porticato, e di sopra di una fter-! | Grazioli ciò ch’ egli vorrebbe: io di- minata fala deftinata alle numero- | |co, che fe la voce Arengo la prima fillime adunanze de’ Cittadini . Tan- | | volta denota il fito,, dove tenevafi il to i aver Sy pioni paffaggio. | parlamento, altro non addita, che il itorniamo al Padre Grazioli, | | Teatro, dove, e prima del 1117.»

e vediamo comeegli provi, che pri- | | dopo, cioè nel 1119 , ho già provato, ma di Barbaroffa l’Arengo foffe un | (che foleva unirfi quel Configlio de’ edifizio . Si appoggia dunqueall’au- | | Milanefì. Se ciò non bafta, concedafi torità di Landolfo il Giovine y il qua- | anche più’generofamente , che il firo

le narrando la lite, ch'egli ebbe nell!! dell’ Arengo, che fi fuppone additato anno 1117. con Giordano noftro Ar- | 1 da Landolfo, fia veramente la piazza civefcovo, fra le altre cofe, dice così. | | del Duomo, ‘dove adunavafi il par- Giordano col di lui W'icedomiro | {lamento 0 Arengo , dopo Barbarot-

»» Olrico, e con una certa truppa di | fa ,eche perciò fuaddomandata dell », malvagi uomini, difcefe all’ Arer- | Ba Aren-

»» chio ,dove ritrovò non poche per- 99 fone fenza di me, non avendoio ss di tal parlamento, o Arenchio ,

—————————————_____————____—11zz_zÉ—<<;=_€__—— Èy— sc

(a) Landulphus Junior Cap. 31. Rer. Ital. Tom.V. » Jordanus, ejufque Vicedominus Olricus , s> una cum quadam turba pravorum homi. ,, num defcendit ad A4renchism , ubi plures ss homines me abfente invenit: atque ego ss cum effem penitus hujus Concionis, five Arenchii ignarus &c. ,,

(3) Gratiolius fupracit. n. 6.

——————————___— —————m

(5) Triftanus Calchus fupracit, Lib. XIM1.

| ΠΡΨΒΟΝ |

x

ΣΖ Arengo,o Arenchio;come proveranno! | Prete pubblicamente adultero , e Si- il dotto P.Grazioli, e il dotto Sig. | moniaco.s, V'erano allora ,, dice Si- Saffi, che Landolfo nelle fue ἀξ: “τὰς | ro », intorno a quella Chieta congre- additi in quel fito alcun edifizio? a | |, gati pei loro negozj e Cittadini, e tanto certamente nonarrivanole più | |,, Contadini, allorchè il Prete fcac- animofe conghietture. La verità fi| | , ciato υἱοὶ» e cominciò a lamentarfi è, che la piazza del Duomo CERCA | , pel Foro. Il popolo commoffo, la- dell’Arengo,o Arenchio,perchè ivira-| | » iciatii negozj.e alzatii baftoni en- dunavafi il pubblico parlamento; 0| trò con furia per le porte, cercan- Arengo: che quella piazza non fu de- a doil Santo per ucciderlo (4).

|

|

I pg IE)

»

ftinata per tale adunanza , fenondo-| | Ciò che poi avvenifle non fa al mio po l’eccidio di Barbaroffa, effendofi | propofito il raccontarlo, offerverò diftrutto il Teatro, che ad efla pri-{ | tolamente, che quella piazza, che poi ma ferviva: che dopo l’eccidio. di | chiamofli Arengo, allora chiamavafi Barbaroffa fu quefta piazza non vi fu | ii perchè ivi adunavanfi i Citta» certamente edifizio alcuno, chiama- | ! dini, ed anchei Contadini, non già to Arengo; e che cella perciò ogni | | per trattare i negozj pubblici, che ragione di credere, che vi potefle ef- | [Fio facevafi nel Teatro, e non v’en- fer prima, mancando a quella piazza, | | travano i Contadini, ma per trat- e il parlamento detto Arengo, e il | tare i loro negoz;j privati. nome fteffo d’Arengo , ch’ εἴα non Pofto tutto ciò io poffo a mio prefe d’altronde che dal parlamento. | ἤέκερν lufingarmi di avere provato Ciò vie più fi conferma offervando | con fode ragioni , che non vi fu mai che la piazza di cui ragiono, nel feco- | [fu la piazza del Duomo alcun edifi- lo nadecinlo $ sbollendo le gia men” | alngiamemeo μβερηητο: che quale " tovate liti fra il Clero 9 e 5. Arialdo, { | chel’edifiziodel Fiamma vi folle ita- quando i Cittadini folevano adunarfi | to, non può con probabilità afferirfi, a Gonfiglio nel Teatro, non chiamafi | | che quefto prima fi chiamaffe Arena; Arengo, ma Foro. Melo infegna una | | mate foffe mai ftato chiamato così . 9

lettera da τη certo buon Sacerdote | ancora baftantemente non ci addite- Milanefe chiamato Siro fcritta al| { rebbe un Anfiteatro inquel fito. Par-

eato Andrea Monaco di Vallom» | ra forfe ad alcuno, ch'io abbia im- brofa, che compilò la Vita di $. Arial- | tirare {u quefto propofito troppe do porhi anni vaRO ch egli pia ot- | | ‘pi se lo pare pula. ες non senuta la palma del Martirio. In que- | | i potea a meno , trattandofi dicon- {ta lettera pubblicata dal Puricelli , | | futare un’ opinione feguita da tutti i unitamente con la Vitadi s. Arialdo, | | noftri compotita dal B. Andrea, fi contengo- | Ema e pari: ine Ar I. gra

. . “415 5 v . uriceliu .

no alcuni fatti notabili di quel Sento | EINE ACMLMATIILi 5) C ἐξ Martire, ommefli nella 1πὰ Storia dal Beato Monaco, e fra gli altri l'aver egli francamente nella Chiefa | Maggiore fcacciato dall’ Altare “i

| SS. Arialdi & Herlembaldi 1.10.2. Cap. 35. n.6. ss Erant enim tunc in circuitu ejufdem Eccle- | »» fia, caufa negoriandi, tam civiles viri, quam s fuburbani pariter congregati . Qui esiit , δέ | ss per forum querimoniam fecit . Commoto » itaque populo dimiffifque negotiis, ac fu- ftibus elevatis, per oftiairuunt; ut ipfum

| n Quarant, è perimant.,,

. . . . Li noftri Scrittori, che hanno parlato | ficenza ornarono quetta Città, po- dell Arengo 9 ed anche dal migliori "| |” nendo in efla fecondo il loro itile fra i quali io annovero il Puricelli , il | |,, un Imperial Palazzo , convenevo- Dai a ἼΗΙ Grazioli, ed il Sig La-| le all’ Augufta dignità, un belli{- tuada. ri chiarez- i ce CE σῶς το

oquett’ argom | abbaflo dirò qualche cofa di quetto per affaftellare ragioni o buone, o |edifizio),, e'Terme,o fia bagni cal- cattive ch’ eile fiano, onde perfuade- | di dine Di att Verziere, quafi un Paradifo d’amenità, pie- | Va, no di varie piante; e un’ Arena | ornata con marmi,e lavori diverfi, !

re a chi non vede più in là, che in Mi- lano vi foffe un Anfiteatro; (di ciò non abbifognando la noftra Patria per | εἴδετε illuftre ) ma ch'io m’affatico | ,, nella quale i Militi di tutta l’Italia unicamente per ricercare la verità; | |,, potevano federe, e udire se inten- o per aflicurare alla Città di Milano | is» dere ciò che loro dicevafi da un quetto pregio , quando vi fiano fodi | Oratore (4) . Non potrebbe ne- argomenti, atti a convincere anche | | gare il Sig. Marchefe Maffei, che un le perfone più critiche nella Lettera- | | Arena così delcritta non fia un vero tura πῃ per negarglielo PADESTISNTE | Anfiteatro ; poichè e la prondeatt quando tali argomenti non fi ritro-| |eivarj lavori, e.i marmide” quali vino; 0, quandola cofa retti deci βρὲ ornata lo. additano manifefta- dubbiota, affinchè ognuno abbia fott | mente. Il Fiamma trovando quefta occhio i motivi, che poffono far! | porizia , e trovando altresì, che la piegare la decifione o per una par- | | piazza della Chiefa Maggiore .chia- ce, 0 per l'altra; e così pofla credere | | mavafi Arengo,o dell’ Arengo, voce ciò che gli fembra più fimile al vero. | [che a lui parve molto fimile a quella Ora profeguendo le mie ricer- | | didrenentubito fcrifle, chel’Arena che, tornami in memoria, che di fo- | ‘era fu quella piazza, eche Arengo pra io accordai,che Landolfo il Vec- |erafi addomandata . Sembrando poi chio citato dal Fiamma parla di un | |a lui, che la defcrizione di Landolfo Arena in Milano, fenza additarne il | | foffe troppo.fcaria vi aggiunfe mol-

fio, facendone però la delcrizione , | |te cofe: primieramente che quefto che dal Fiamma fu a fuo talento ab- edi-

bellita . Offe-viamo dunqueciò che Landolfo ne ha fcritto. Ragiona egli | delle fabbriche, che gli Augufti alza- |

| ——__——r_e

-----..--“ ςως---

(4) Landulphus Senior fupracit. 1,18. 11. Cap. 2. » Atut vere, ἃς indubitanter quod dico cre- ss das , audi quod in veriffimis Annalibus,, ὃς 99 in Defcriptione fitus Mediolani rep peti:

tono in quefta Città, e dice così al , ς so Qualiter Auguftales Imperatores olim ma-

iuo Lettore. »» Acciò che tu creda | » Gifterio Regali ipfam ornaverint, locantes

59 CON ficurezza , fuord ogni dub- | 99 in ca more patrio cximium Ang fiorai

S 5 > δύ» »; gnitati Imperiale palatium, Thceatrum de-

s bio quanto io narro , odi ciò ch’io | Pei, A wostiaiae Yheait1 δε

ss trovalin fedeliffimi Annali, e nella »» funt calida balnea ....... Deinde Virida-

.. Defcrizione del fito di ΜΙ πο. ἵν] | vt, quali Paradifus Ber AlfcHiz tai. » fi legge, che gli Augutti Imperar | |

,, tum arboribus amoenum ; nec non Are. i », nam lapidibus, & magifteriis. diverfis or- 9) torianticamente con Real magni-

», natam, in qua totius Italia Milites con- 3, federe , & ab uno Oratore audire, & com» » petenter intelligere poffent.,,

|

14 à ' val. . na f è : e e edifizio era alto e rotondo s eciò per | Landolfo è più femplice, e ben adat: non biafimevole conghiettura, poi-| |tatà ad un Arena, o fia ad un Anfi- chè le Arene, o fia Anfiteatri ci ven= | teatro . Sembra che il P.Grazioli (4) gono dagli vat così Sproritiee la ORGIANI PERC PO ; #4 TAR avera figura * enon) | propriamente i LOT to r E): Venend , Salet » mal | ragionamenti Ῥυδ LUI ἮΝ το ον α]6 (4). Venendo quindi a ragio- { | ma primieramen di- naredi que’ marmi de’ quali Landol-| {ce, che vi fi faceffero, mache vi fi to vuole, che foffe ornata si potevano fare; e poi, ceffato l’ufo Fiamma viaggiunge ch’erano bian- | proprio degli Anfiteatri ne’ fecoli μεν ni ia ΤΣ s’avvisò il Dato I βετνας vos Cola

15. Latuada (2), che ficcome il Co- | { ufo poteffe fervire come fervi di fat- rio c’infegna, che l’antica Fa eeiara [τὸ il noftro Teatro . Ciò punto non della Chiefa Maggiore era compotta | ini tratterrebbe dal preftar fede a di marmi bianchi , e neri, prefi, fe- | Landolfo i via: che a ἐκ condo lui, dalle rovine del vicino! | trattiene è il apere, che quefto Campidoglio, così l’ altro Scrittore | | Scrittore talora per particolari fuoi abbia creduto che quei marmi fieno | { fini, talora per ignoranza ha mif- ftati prefi dalle rovine della vicina | | chiare delle sip a mez- Arena; e perciò abbia attribuito ai! ! zo alle verità de’ fatti anche più vici- marmi di ἘΠῚ que’ due colori . Π| | ni a’ fuoi tempi ; onde i [101 fcritti, maggiore fcerpellone del noftro | | che per altro fono fecondi di utiliffi- buon Uomo fi è, l’aver pofte nell’ | ἐπε notizie, debbono na στ Arena trecento feffantacinque came- | | molta diligenza, per FSE Go e i o ei dg (Ba, RI Rae

«Grazioli dice (c), cheinciò è fta- a bu ΟἹ » che in quetto luo- to sl wi a rie ma il | βος " ἀεί ταν ἀμ ΠῚ i povero Landolto è affatto innocen- | | trafle le fue : dun- te; ebenchè il Fiamma dica di avere | | que ora rivolgeremo le offervazioni . da lui prefa anche tale notizia, la ve- Per afficurare i Lettori della ve- ritàfiè, ch’ egli ve l’ha appiccata del | rità de’ ΤΩΣ de ΡΟΣ Ἐν; fuo. Del fuo pure vi ha aggiunto, che { | come vedemmo, fedeliffimi Annali nell’ Arena È ponivanai Bei : quan- | | più antichi di lui, che pure fcriveva μι non folo i Rei, ma quelli om da RIO uolO : οἱ Ta che non erano Rei, ma fi erano a| | zione del fito di Milano. Quanto a quetto effetto venduti sed anche gl ἔλθ poffiamo di effi far poco con- innocenti, comei prigionieri Nemi- I to, ettue τοῖν att ; a poi ci; ed ancheigiufti, comei Santi | | all” altra Opera acilmente fi com- Martiri, venivano nelle Arene dila- | prende, che quefta è quella, che por- Diati, ed uccifi. La relazione però di! | ta tuttavia il titolo Del firo della Cir- | | di Milano , pubblicata nella Rac-

| | colta (9) Juftus Lipfins.. De Amphitheatro Cap. VIII. cane (ὁ) Latuada fopraccit. Tom. I. ἢ, 1. :

(c) Gratiolius fmpragit. n. 3, (a) Id. ib.

—— ——'’ _ ———

τς: colta intitolata Rerum 1ταἰ σαν, ΕἾ} | Naumachte,ii qualuome fiafi a poco: che al giudizio de’ migliori Lettera- | apoco di Naumachia cangiato in Au- ti fu {critta o nel nono, o nel decimo | | mazium. Che che fia però di ciò, ἐξορίας, ἯΙ cogne ΕΣ ΠΗ di Apr Ϊ guelto logo non ha punto,che fare tore degli antichi edifizj di Milano | | coll’ Arena, coll’ Anfiteatro, fabbricari dai Romani, È ful princi- | ! onde alcuno fi Rupirà sche Landolto pio quafi colle teffe parole di Lan- | con tanta franchezza abbia citata dolfo; ma nel più bello ciabbando- | quell PAESI Per prova di δῶ οἷς na, e dell’ Arena non fa alcuna men- ice, quando in effa, almeno deli’ zione; » Quelta Città ,, ( fono le pa- | Arena da lui defcritta , non fifa pa- i rola alcuna. Avrei bel dirvi; che pro-

role di quell’antico anonimo Scrit- | ducendo egli in prova delle fue affer-

tore),, poichè turono fcacciatii Se- s, noni,, (cosìegli nomina i Galli fondatori di Milano, poichè non a Bellovefo, ma a Brenno, ne attribui-

| zioni, non quetto libro folo, ma an- {ce lo itabilimento) ,, fu poi da’ Prin- |

che altri fedeliffimi antichi Annali, che più non fi trovano; in quetti tor- fe fi conteneva la notizia , ch'eglici diede dell’ Arena : avrei bel dirvelo, s rare, accrelciutà, ec ingrandita; | e faticarmia renderlo verifimile, che poichè vi pofero , fecondo il loro | voi , giudiziofi Accademici , fo che » itile, un eccelfo Palazzo conve-! |pagherefte la mia fatica con un gra- » nevole all’ Augufta dignità , un| | ziofofogghigno .Io perciò abbando- » Teatro, un Aumazio, le Terme ,, [ πετὸ quetta conghiettura, quando » un Verziere ed ogni altra fabbri-! { non mi riefca di addurvi:ragioni ta- mil» che potelle piacere alla_ftirpe | | li, che, fenza di effa, fieno capaci a » Imperiale », (4). Veramente qui difendere Landolfo dalla taccia d’im» non Ha menzione di ALCIDE NERE sale CRA, I UNTO Au- o Anfiteatro. L'ignoto edifizio chia- | | tore della mentovata antichiffima mato Aumazio fu da Landolfo fteffo | | Operetta, nel citato fito ,“hon faccia diftinto dall’ Arena: il Fiamma vuol | alcuna menzione di Arena, o di An- che foffe una pubblica Latrina (5);! ! fiteatro, ioperò; leggendola, com° ma io, non fo trovarne la ragione, e ΕΠ merita , con molta diligenza, ho mi riduco a credere piuttoito ; che | [5 ervato, che in due altri luoghi tofle un lago fatto ad arte per lo! | parla apertamente dell’ Anfiteatro di Spettacolo delle battaglie navali di | | Milano. quelli , che chiamavanfi. da’ Latini | | Primieramente, nella Vita di 5. Materno Vefcovo noftro, narra, che a “11 | | gli era ftato affegnato un determina- (9) Opufculum . De fitu Civitatis Mediolani Cap I. tonumerodi Seguaci 5 dei quali cone Rer. ìtalic. Tom.I. part. II. ,, Quam tamen d ΠΕ: "I fi 3 He δὲ poftmodunm Principes, expulfis Senonum Sane ol dov ele por alCiar g 1 al » populis , longe melius fublimantes auxe- | | tri occupati nelculto di quella Reli- ». unt , locantesin ca more patrio cximium : a » Auguftorum dignitati Palatium, Theatrum, gione > che proteflavano gl Impera- » Aumatium, Thermas, & Viridarium, at- | | ΌΤΙ. negli {pafli de' Giuochi Tea-

» que alia quacunque Imperiali Stemmati sped ba = * » complacitura dr: 39 : trali sima che cuttavia moltiflimi del-

(5) Flamma Chron. Extrav. Cap. 42. Lo la

so, cipi, che la vollero molto più ono-

τὸ

la fteffa Real Corte, o moffi dalle di- | fembrerà più irragionevole il crede- vine ttpirazioni, o perfuafi dalle voci { | re, che quanto poi alla defcrizione de’ Miniftri Criftiani, molto inchi- | |dell’edifizio, glie? abbiano additata LAO : E steli pro Wii e già piro 5 | [quegli altri Annali, che invano ora lo delle dignità militar | | efideriamo. πὰ :

nu dt Sa fi RIO ἊΝ μ ἌΡΕΙ ΠΑΡ ς o SE compagnar e l Imperatore,o i Confo- | | ed anchedel decimo, o del nono e- li; rare volte entravano nell’ Anfitea- | | colo, vogliono, che in Milano vi fof- tro; e rare volte fi mifchiavano con! ! fe un Anfiteatro; in tanta fcarfezza Sei ti Di Ἂν SIGLE 4] ΕἼ: TAO) Ino τῆ non pubblici Giuochi (4). Del pari, ovel | poffa rigettarfi anche qualche con- ragiona della morte di quefto ftelTo | { ghiettura.: Una ce ne fomminiftra τ νον Velcovo (5), viene a ἘΑΡΕΝΝ | | l'erudito RE Grazioli in iso

come in que’ tempi imperando | | zione molto danneggiata dall’ anti- Maffimiano, e bollendo un arrabbia- | chità, la quale confervafi nella cafa ta perfecuzione, i Genitori fteflì fcac- | l altre volte della νερῶν ἐᾷ Porta Nuova. Queita è l’epitafio di un Gladiatore, che ben tredici volte foffero tratti all’ Anfiteatro . Quindi | avea combattuto ( 2). Effendo coftui non 6 meraviglia , che Landolfo ab-! | morto in Milano, egli è ben verifi-

δ

ciavano di cafa i loro figliuoli Cri- ! | bia ftimato di dover aggiungere agli | {mile,che almen parecchie volte abbia

ftiani, come pazzi,e furiofi, affinchè

edifizj Romani mentovati dal riferi- | date prove del fuo valore nell’ Anfi- . . . « - - x * %

το antichiffimo Anonimoanchel’An-| ! teatro di quefta Città. Un’ altra con-

iiteatro, di cui ben due volte così | ghiettura fi ricava dalle Opere del

chiaramente ragiona: e perciò non | noftro Santo Paftore Ambrogio, 1]

| quale, benchè più frequentemente

rimproveri al fuo Popolo l’amore ,

» Ad cujus rei indicium , certus ipfius difci- | | che portava al Giuochi del Circo,

» pulatui Chrifticolarum delegatus fuerat | | del 'Featro folamente x perchè quetti

Numertis ;; quatenuseo Chriftiana fidei re- puitente. È n < 9 gula imbuto , fecumque libere quo vellet || €TaNno piu IN ufo; talora però non la

5 Loco verfanti, ceteros Imperialibus permit- | τοῖα di far menzione delle Cacce , e

»» teret cultibus , IuGbufque Theatralibus oc- È : > ;

» Cupari. Denique haud dubium erat pluti- | degli Spettacoli de Gladiatori 3 ΠΣ

» os Regalis ΑὐἹα Miniftros Chriftian do- | | all’ Anfiteatro appartenevano. Nella

&rinz Cultoribus atfe&ando blandiri;quan- ΤΆΣ funebre fitta al giovine

doquidem nonnulli, quorum mens partim ea d

| Imperatore Valentiniano Secondo,

il Santo Prelato ci lafciò deicritta A

fra le altre virtù di quel Principe, an-

fuertat divino ada@a cufpide, partim Vena- » torum fpititalium clamoribus excitata , jam

che la fortezza nel {uperare le Inein-

clina-

-——— —r—r——_———__—T - |

(5) Opufculum fupracit.-Vita 5. Materni Epifcopi

v "

»» myde circumdari , pileo redimiri , trabea Ὁ» decorari } vixdum Cafarem, Confulemve | »» COMitari , raro. Amphitheatrum ingredi,

Faro concurfibus, publicifque lufibus per- 750 mifceri foliti .,,

ΚΟ non modice vererentur militari cla- | |

(b) ib. Depofitio S. Materni. Prodidere Matres | |a Gratiolius fupracit, n. 2...» De Sculpturis Me- »» Wnicas filias quafcunque Chriltiana Fidei diolanenfibus . IX. ;, anulo fubarratas noverant . Nec ininus & | Î T. BICO . SECVTORI Ὁ» Patres natos (Chriftianiffiimos ad Amphi- PRIMO . PALO. NATIONE . FLO » theatrum pertrahendos, ut profanos, amen- | | ENTIN . QVI . PVGNAVIT. 23M. > tes, atque epilepticos domibus egpulere. ., &.C.

clinazioni .,, Si credea,, dice il San- | »» to, che gli piaceffero i Giuochi del Circo: egli fi cangiò inguila,

| f || che più non permettea, che fi cele- | |

99 »» braffero, manco ne’ giorni folenni del natale de’ Principi . Alcuni di- cevano, ch’ egli fi occupava in guifa nelle Cacce delle Fiere , che non potea poi preitare la dovuta attenzione agli affari pubblici : ei comandò, che tutte le Fiere fi uc- cideffero in un momento, (4). {,» Ognun fa, che quefto Principe fuceva | » l’ordinariafua dimora in Milano: in Milano dunque feguivano quelle:

Cacce proprie dell’ Anfiteatro . Più |

39 99 39

| [ES

35 59 55

55

| 99 chiaramente; S. Ambrogio nel ἐπα] Po rato degli Officj, condanna coloro, | che gettavano tutto il loro patrimo- | si nio ne Giuochi del Circo,o del Tea-! |,, tro, o negli Spettacoli de’Gladiatori, | si v delle Cacce (8): econ poca diverfi- | |, ta ne parla anche inaltro luogo .(c);

Mache ferveil ricorrere a con-| |,, ghietture, quando abbiamo un tefti- Ι]» monio di vita, che οἱ afficura, che; ],, Di(fert. dell’ Anft*eat. | 5

{#) 5. Ambrofius. In obitu Valentiniani. Tom. V. |

Editionis Parifienfis, ad fignum Navis, anni 1663. pag. 197. ,, Ferebatur primo ludis Cir- cenfibus dele@&ari ; fic ifud abfterfit , ut ne folemnibus quidem Principum natalibus Circenfes putaret effe celebrandos. Ajebant aliqui ferarum emm venationibus occupati,

atque ab adtibus publicis intentationem } | } |

»» ejus abduci: omnes feras uno momento | »» juflit interfici.,,

{3) Id. De Officiis Lib. 2. Cap.21. Tom. 11. pag. 57. Quod. faciunt qui ludis Circenfibus, vel s, etiam Thearralibus, & muneribus Gladia- ss toriis, vel etiam venationibus patrimo- », nium dilapidane fuum.,, | ld. Sermon. 64. Tom. III. pag. go. ,, Quod Magiftratus in Theatris, Mimis, Athletis, & Gladiatoribus, aliifque hujufmodi generi- » bus, totum bene patrimonium fuum largi- tur , ac prodigit, ut vinius hora favorem 95 vulgi nimitum adquirat nihil fibi ulterius » profuturum ;tu dubitas &c. Ibi Hiftriones », accipiunt , & Gladiatores; & perit omne »» quod perditis darur . Hic &c.

29

(c)

Ι

v'eral’Anfiteatro in Milano? Quit è quel Paolino, Difcepolo, Cherico, e Scrittore di 5. Ambrogio medefimo, che dopo la morte ἀεὶ πὸ Prelato ne compilò gli Atti, e la Vita. Ivi elnarra, tra gli altri, un avvenimento maraviglioto, ch’ io riterirò colle iue parole, traiportate nella noftra vol- gar favella.,, Negli fteilì tempi, dice Paolino(4),,mentre pel iuo Confolato

l’Imperatore Onorio nella Città di Milano dava un pubblico Spetta- colo, facendo combattere Fiere Affricane, e già il popolo in folla fi radunava ; il Conte Stilicone , ad iftanza del Prefetto Eufebio, con- cedette ai Soldatiil permeffo dile- varea forza dalla Chiefa un cer- to Crefconio. Ricorrendo perciò queft’ infelice all’ altare del Signo- re, il Santo Vefcovo , e iCherici, che ivi firitrovavano , per difen- derlo , fe gli pofero intorno : ma la moltitudine de’ Soldati, ch’ erano guidati da Uffiziali infetti dell’ Ariana perfidia, prevalfe contro de’ pochi; ficchè coloro, prefo » Cre-

——_ a

(4) S. Paulinus. Vita S. Ambrofii.,, Per idem tem-

» pus, cum Confulatus fui rempore Impera- tor Honorius , in Urbe Mediolanenfi , Li- so bycarum ferarum exhiberet munus, populo ss illuc concurrente, data copia eft militibus ab Stilicone Comite, hortaiu Eufebii Prafe- » &i , ut Crefconius quidam de Ecclefia rape- » retur. Quem confugientem ad altare Do- »» Imini San@us Epifcopus , cum Clericis , qui ,y in tempore aderant defendendum circum- » dedit. Sed multitudo inilitum , qua Duces » fuos habebat de perfidia Arianorum prava- so Juit adverfum paucos: atque ablato Cres conio ezultantes ad Amphirheatrum reverfi funt ,Ecclefiz lu@um non modicum relin- quentes . Nam Sacerdos proftratus ante al- tare Domini fa@um diu flevit. Sed cum re- verfì effent, & renunciaffent iis a quibus fuerant deftinati milites, dimiffi Leopardi faltu celeri ad eumdem locum, in quo fe- derant qui de Ecclefia triumphabant, afcen- » dentes graviter laniatos seliquerunt .)»

3)

23 >

18

ss Crefconio , fe ne ritornarono lieti | | loro fede » feco gli traffe a Verona; » all Anfiteatro, lafciando la Chiefa | i dove gli fece uccidere nell’ Anfitea- » piena di lutto d0e il Prelato 9 che tro. Da tutto ciò trae argomento il » proftratofi avanti l’altare pianfe lodato Letterato di porre in dubbio » lungamente. Poichè dunque 1801- | l’efiftenza d'un Anfiteatro in Mila- ss dati furono ritornati all tritare no; Ma, adirilvero, l'argomento »» tro, ed ebbero refo conto della lo- | non è molto forte: perchè, quand’an- »» ro incombenza a chi gli avea co-| ! che pofla effer credibile, che ne’ luo- mandati, fi portarono creo A | ghi dove eravi un Anfiteatro i Santi ,.» ghi. Allora furono latciati iLeo-| | Martiri piuttofto veniffero uccifi in » pardi, i quali con leggieri falti | | tal luogo, che altrove; non può però » alcefi a quel fito, dove fedevano | | così dirfi de’ tormenti pubblici, che » coloro, che avevano trionfato del- | ad eli davanfi dove il popolo trova- » la Chiefa, gli lafciarono miferabil-: | vafi radunato s val a dire o nel Circo, » mentelacerati.,, Che ne dite, or- | onel Teatro, o nell Anfiteatro fenza natiflimi Accademici? fi può cercare | | alcuna differenza; e di CIÒ ne hanno Pata tagglere e ge olo ib cl το τὸς viene da un teftimonio di veduta! artiri. O τ pure non mancano tuttavia delle dif- | tofto voluto condurre a Verona i ficoltà, le quali fa d’uopo, che fince- | mentovati Santi, per farli uccidere ramente io vielponga, e che ne ela- | nell’ Anfiteatro; ciò non TAO mini la forza, ed il valore. | perchè in Milano non vi foffe un fi-

La prima obbjezione vien prefa | | mile edifizio ; ma perchè Anolino dagli Atti de’ Santi Fermo, e Rufti- | | dovea dar degli Spettacoli al popolo co pubblicati dal Marchefe Maffei | nonin Milano , main Verona, dove (a). Ivi fi narra,che Maflimiano Au- | [pese con dial, get guito in Milano fece a ani GR | agli. τι tormentare i Santi Martiri . D’ordi-| | medefimi. Queita obbjezione dun- nario quefti pubblici tormenti,dice il | | que non ha alcuna forza, contro le Sig.Marchele frello(2),folevano et iti me addotte in favore del ai Criftiani nell’ Anfiteatro, dove vi noitro Anfiteatro . pic era quel?’ edifizio ; ma ai noftri Santi Paci; AU SIERRA HEGROne furono date quelle pene nel Circo. [10 ftello Scrittore, conirontando 1 Aggiungafi, che l'Imperatore lafciò | | due Ritmi antichi uno in lode di la cura ad Anolino per far sì, che οἱ | Milano, e l’altroin lode di Verona, adoraffero gli Idoli,o perdeffero mi- | | pEbbIt pla TELA Ha feramente la vita. Dovea allora por- tcarum », NE DAT i fe: inon 1a tarfi Anolino con giurifdizione nelle | | alcuna menzione di Anfiteatro, come provincie della Veneziayonde poichè | | fi fa nel api so aggi RO SANE ΘΟ ΕἸ Cesi ΕΘ ΘΙΟΒ nella peri dali Cia Sona Gi ΔῊ bensi ———_ —— —— —— | memoria del Teatro nella Chiefa di

Diplomaticam. i

(Ὁ) Maffei. Storia degli Anfiteatri Lib. I. Cap. s. ria

ti

19 ria del Circo nella Chiefa di 5. Maria | | mento di quei che chiamanfi περ ατις al Circo, ora corrottamente σὲ Cer- | | vi. Quefto Autore Franzele forie non chio; ma non fi trova facilmente | fu maia pri enon pui ino: memoria alcuna dell’ Anfiteatro .| | ni elatte: forie e perito qualcie ver Tuttavia anche a queta difficoltà fi | |P di quel fuo Epigramma : In ogni τροπάς. che tale argomento altro! i modoil di lui filenzio non potrebbe non prova fe pen copre stevola bafli O mai Dana iv più non v'era qui l’Anfiteatro, quan- | | uno Scrittore , do l’altro di Verona, ed il Teatro,ed! | ch'è ftato tanto tempo in Milano, il Circo di Milano erano tuttavia in| lanzi probabiliffimamente era Mila- piedi. L'Arena di Verona ancora ful- nefe , e che narra cofe feguite, direm fifte in gran parte: il Teatro noftro [ceste fotto gli occhi fuoi . Ben Se già lo abbiamo veduto fino nel duo- ' avvide il dotto sd A dre di decimo fecolo: non abbiamo indiz) | come fi potefle infievolire la forza così moderni del Circo , ma pure} |dell’autorità di Paolino: e poichè anch’effo v'era tuttavia quando Ada | | non potea porfi indubbio la fedeltà lualdo, al dire di Paolo Diacono(4), | | dell’ Autore, pensò a dar qualche al- fu dichiarato Re de’ Longobardi nel | |tro fignificato alla parola Anfiteatro Circo di Milano l’anno 604.. L'uno , | | da lui ufata, e ridurla ad additarci un e l’altro di quefti edifizfopravanza- | | altro edifizio atto allo Spettacolo di rono all’ ira de’ Goti, e de’ Borgo- | una Caccia , ma che Anfiteatro non gnoni , che miferamente atterrarono a Il fuo dubbio reti e di la nolira Gistàa ma nai È Mer viga | κων ἧς: lo fe di più ; e mal 4 che non fopravanzafle anche l’Anfi-| | poffa intendere fotto quel nome 1 teatro. Una memoria di effo però | | Teatro, ©.pure uno di quegli Anfi- crede Giovan Antonio Caitiglioni | | teatri più piccoli, dove rappreienta- che ancor ci refti nella contrada det-! | vanfi le Cacce, e i Giuochi de’ Gla- ta Viarena (6), eanticamente, fe- | diatori ne’ Palazzi Imperiali, e Lufo- condo lui, Arena , ma forfe meglio , | : ri chiamavanfi.A qualunque di que- Via Arena: di queita conghiettura ; ) | Aitre edifizj poffa adattarfi il nome come altresì della rovina dell’ Anfi-| | d'Anfizcatro ufato da Paolino, ri- teatro di Milano, tornerò a riparlar- | | prende una gran forza il filenzio di ne {ul fine del mio ragionamento. | | Aufonio ; eciubito vediamo 9 ci egli

, ΤΠ più forte argomento contro! | con ragione non parlò di quell’ Anfi- l’efiftenza del noftro Anfiteatro egli | | teatro, perchè avendo annoverato e è fuordi dubbio il vedere, che Auio- | | il Teatro, e il Circo ; e il Palazzo HE Rio ἐπ gli infigni als) della Città O amar iato pi pei cerato a

ilano, non neha fatta menzio- | que i nomi. I ne. Purealla fine non è che un argo- | qual ragione l’antico fopraccitato | Anonimo , additando gli antichi edi- | | fizj fatti dai Romaniin quefta Città, | "πο parli di Apfiteatro, e poi negli ! { Artidi 5. Materno ne faccia ben per | | Ga due

(4) Paulus Diaconus . Hiftoria Longobard. Lib. IV. Cap. 31.

(3) Jo. Ant. Caftillion. Antiqu. Mediol. Fafc. V.

Pag. 124. ,, Arena fcilicet , qua hodie; »» Vigrena dicitur. ,,

20

due volte menzione: e finalmente, fe | cioè vero, a queta ragione può at- reibuirfi ΟΠ 6 Santi Fermo e Rutti- | co in Milano foffero nel Circo, e non | da o

| fto Lipfio,che gli ha prefi perle fcuo-

lede’ Gladiatori, che Ludi fi addo- | mandavano ; ed eruditamente dimo- | ftra, che altro nonerano, fe non un

nell''Anfiteatro tormentati, e nell’| | Cortile, o Serraglio nel Palazzo , in

Arena di Verona, enon in quella di

Ar er ui gli Imperatori, per loro privato Milano uccifi ; a quefta ragione , che

ς vinta ι diporto, facevano combattere o Fie- il Ritmo in lodedi Milano non no- | re, o Gladiatori. Fra le altre prove, mini Anfiteatro alcuno; e a queta eglicita l'Autore del libro intitola- pure, che tra noi vi fiano chiare | to: De Mortibus Perfecutorum; che a memorie del Teatro; e del Circo, e | | Lattanzio fi attribuifce, il quale nar- non dell’ Anfiteatro. A ciò folamen-! ! ra, che Maillimiano Augufto avea un te fi riduce a mio parere la queftione, | Luforio , e ferocifimi Orfi; e che, cu lo ho prela a trattare. O fi de’ cre- | | quando gliene veniva talento , gli dere, che Paolino parlafie di un vero | | facea condurre in quel luogo , e loro pubblico Anfiteatro, e allora tutte le | | facea sbranare qualche miferabile ; difficoltà perdono la loro forza. O fi | | non ulando di cenar fenza fangue. de’ credere, che quello Scrittore fot- | | Siccome fappiamo ; che Maffimiano to nome di Anfiteatro un altro ediel | fpello dimorava in Milano, e qui fab- fizio ci additafle, e allora non v'è più | | bricò un'Palazzo Imperiale, i0, ciò alcun argomento baftante a foltenere | leggendo, mi. andava imaginando 9 l’Aofiteatro di Milano . Convien | che quell’ Augufto , nel nuovo da lui dunque , ch’ io efamini diligente- | eretto edifizio , avrà affolutamen- mente queto punto 2 priierameni | te voluto, che vi foffe un ‘tal pri- te, ch'io cerchi, fe Paolino poffa | | vato Anfiteatro; e tanto più mi fem- averci additato l’Anfiteatro, 0 Lufe | | bra ; ‘che veramente vi foffe, ripen- rio del Palazzo; in fecondo luogo , fe | fando ad un racconto di Sozomeno . pofla averci additato il Teatro 9 e fi- | sy Un certo Pagano, uonio per altro nalmente ie poffa averci ΠΥ so illuftre per la fua dignità,, ferive Circo; che 16 a voi non fembrerà ve- | | quell’ Autore ,, avea ingiuriato l’Im- rifimile, che alcuno di quefti edifizj È perator Graziano , chiamandolo fiaci ftato indicato da lui, conver-!!,, indegno della fua nafcita ; per 18 conchiudere, che diun vero, ed | |, qualcofa, fatto il proceffo,era fta- ‘effettivo Anfiteatro egli la parlato ; | to condannato a perder la tefta . 3

e che perciò un vero effettivo An-| 1 Mentre già conducevafi al luogo fiteatro eravi in Milano . | (RS

del tuo tupplizio, 5. Ambrogio Il Marchele Maffei (4), parlan-

3

, venne al Palazzo , affine di pregar s perlui.I Cortigiani, che volevano , morto quell’ infelice, ben preve- s dendo ciò che poteva avvenire, s avevano perfuaio l'Imperatore a 9 trattenerfi in quel tempo cogli »s fpettacoli delle Cacce, non già di

33° quelle

| do di que’ luoghi, che Luforj, come | | diMì, dagli antichi chiamavanfi, cor- regge il Salmafio, il Pagi yed il Balu- | | zio 5 ἔχης! gli hanno creduti veri, e | pubblici Anfiteatri,e molto più salgo |

(a) Maffei foprac. Lib. I. Cap. το. |

DI

quelle che i Principi foglion dare per pubblico divertimento, ma di quelle, che fogliono far efeguire

dunque Graziano era così occupa- to, neffuno de’ Portinai volle av- vifarlo della venuta del Santo Velcovo ; onde egli, quafi foffe perfuafo, che nondovea in tal oc- cafione importunarfi, fe ne parti: ma paffando tofto a quella porta , per cuiintroducevanfi le Fiere, ivi fi tenne nafcofto. Quando poi en- trarono 1 Cacciatori, egli pure po- ftofi fra elfi entrò, e giunto avanti l’Imperatore , cominciò a trattare la caufa del Reo, prima cedette alle iftanze di Graziano ,e de’ fuoi Amici, finchè non ottenne il de- creto. per la liberazione dicolui, 59 Ch’ era deftinato a morire,» (4). Il Sig. Hermant nella Vita di S.Am- brogio (6), non ben comprefe qual fito fofie quello, dicuiqui fi tratta, e lo chiamò un Parco del Palazzo, credendo che lo Spettacolo qui men-

——— _———_—_——€€—_——— _m———m&—6—P————rTT&6T—m_y——_

(a). Sozomenus Lib. VII. C. 24. ,, Paganus qui-

dam., ordine. illuftris. yir.,, Gratianumo

.. injuriis profciderat , ὃς patre indignum appellaverat ; ejufque rei habito judicio capitis damnatus erat . Cumque jam ad fupplicium duceretur, venit in Palatium » Ambrofius pro illo fupplicaturus .. Cx- terum cum Gratianus , eorum inftin&u, »» qui illi damnato infidiabantur, diftinere- Ὁ» tur fpe@aculis venationum ( quales pri- »» vate dele@ationis , non publici commodi 970 gratia Principes eghibere confueverunt), », nec Atrienfium quifquam 1111 rem indi- » Caret, quafi opportunum non eflet , re- ceflit. Frogreffus autem ad illam portam, », Per quam feras introducebant, clanculum »» fe habuit ; ac fimul cum Venatoribus in- 9 grellus ,. mon antea caufam Rei agere» » omifit, neque prius Gratiani, & Amico- » tum ejus obfecrationibus cellit , quam 33 falutiferum fuffragium Gratiano extorfif- +3 fet:, quo morti de&inatum liberaret

(0) Herma

2) »”

39

᾽»

nt. Vita di 85, Ambrogio Lib. III. C. 4.

per loro privato piacere: poichè |

| | | I | |

| lt Caffiod, Variar. Lib, V.

21 | | tovato foffeuna Caccia di beftie in- nocenti, di quelle, che ne’ Parchi fi

| | ferbano: quindi parlando della porta, | preffo cui fi nafcofe S.Ambrogio,non | fa menzione delle Fiere, che per efla s’introducevano , ma folo dice , che

| v’entravano i Cacciatori coi cani, de’ | quali cani Sozomeno non fa parola . | Quefta narrazione del $ig. Hermant guatta molto il giufto racconto di | Sozomeno, eleva molto di pregio | all’ eroica azione di S.Ambrogio:1m- perciocchè altro è l’entrare in un Par-

| co fenza pericolo, altro è l’entrare in

| un Serraglio, o Luforîo, dove trova- | vafi molto numero di beftie feroci li- bere, e fciolte, ed ivi tranquillamen-

| te trattenerfi , per puro motivo di.ca- rità, a perorare la caufa di un Uom Pagano. Ben lo dimoftrano qual fito

| foffe quefto le Fiere introdotte , il | rifchio de’ Cacciatori '! defcritto da Caffiodoro (2), e le premurole iftan-

—r———— —_—_———_—€__—m 6 «--...-..

| | | ze,colle quali l’Imperatore,e gli Ami- | [ οἱ fuoi chiedevano al noftro Santo, Lia fi ritiraffe dall’ imminente peri- colo , fenza ch’egli cedefle prima d’ | | aver:ottenuto il perdono bramato. Io | |godo fommamente, gentili Accade- mici, di aver potuto in quefta occa- | fione rimettere nel vero fuo lume una delle più gloriofe azioni, che ad al- cun Servo del Signore abbia fuggeri- | to la Criftrana Carità; maffimamente poi trattandofi delmnoftro Santo Vel- covo , e Protettore Ambrogio. Ri- | tornando ora al mio argomento, dico | dunque effer cofa ficura , che nel Pa- | | lazzo di Milano v’era uno di què’pri- | vati Anfiteatri, o Serragli; che Lufo- rjaddomandavanfi; ma egualmente | | effer.cola ficurasche Paolino nel men-

| tovato |

Epift. 42. NCL

22

tovato fuo racconto non tratta di | quefto privato Anfiteatro, che non ferviva fe non ai particolari piaceri | degli Augufti, ma di un Anfiteatro | pubblico, in cui Onorio dava un pub- blico Spettacolo ; e in cui radunavafi | in folla il popolo Milanete.

Cerchiam ora fel’Anfiteatro di | Paolino poffa cangiarfi in un Teatro: | al qual fine offerveremo in primo | luogo fe i Teatri talora ferviffero | per quegli Spettacoli, ai quali 8681 deftinato l’Anfiteatro; offerveremo poi fe i Teatri da alcuni fi addoman- | daflero Arene, o Anfiteatri; e final- | mente offerverem fe il Teatro di Milano fia. mai ftato chiamato Anfi- | teatro, 0 fe folle un Anfiteatro vera- | mente. A due ufi, come già difli, fer- vivano gli Anfiteatri, cioè pei barba- | Giuochi de’ Gladiatori, e per le | Cacce talora non men barbare di que’ Giuochi. Parlando di quelli, Fi- loftrato (2), e Dione Grifoftomo | (2) ci infegnano, che gli Ateniefi | iolevano far combattere iGladiatori nelTeatro: per quette poi l’erudito | Bulengero (c) vuol che ferviffero | anche in Roma i Teatri di Scauro, e di Pompeo . In fatti Sifilino dice, che Je Cacce del fecondo furono fatte nel Teatro (4); e perciò credette il Bu- lengero, che Plinio chiamaffe Anfi- teatro il Teatro di Pompeo(e), co- me pure in altro luogo par che lo no- mini Arena(f).Del paridove Giove- nale parla delle Arene Municipali (g)

(4) Philoftratus . Apollonii Vita . Lib. 1V. {è) Dio. Chryfoffomus. Osat. XXXI.

‘(c) Balenger. De Vetiat. Circi Cap. X.

‘44) Xiphilinus, Dion. Compendium Lib. XXXIX. («) Plinius. Hiftor. Natural. Lib. XXXVI, Cap. 35. {{) Id. ib. Lib. VIII, Cap. 22.

£) Scholiaftes ad Sat, 3. Juvenalis,

| | : * la |

| 357 Ι sr i Cane er | nientes umam Mulierculam interrogaverunt

l’antico fuo Scoliafte le addomanda Teatri.Il Cronifta pubblicato dal Va- | lefio dice, che Teodorico fabbricò un Anfiteatro in Pavia;colqual nome parve al Sig. Marchefe Maffei, ch' legli ci additafie o un Circo, o un Teatro, perchè gli Aufiteatri erano allora poco ufati effendo mancato l’abufo de’ Giuochi de’ Gladiatori | (4). Lo fteffo Letterato vuole, che l’Anfiteatro di Ravenna, di cui fa i menzione Agnello,effo pure fofle un | Teatro (è). Il che tanto più fembra | facilea crederfi, quanto che lo fteffo Teatro di Milano fu anticamente chiamato Anfiteatro. Io lo ricavo | dagli Atti del Martire S.Vittore (c), {che in Milano patì per la Fede, ne’ quali Atti io leggo quefte parole. Finalmente Matiimiano comandò, .9, che il Santo foffe condotto alia Porta, che chiamafi /ercellina, dove i Soldati, che lo conduceva- no fi fermarono ad afpettare gli ordini dell’ Imperatore ; e intanto fi addormentarono. Allora S. Vit- torelevandofi fuggì, e fi nafcofe nella ftalla dell’Anfiteatro. Accor- » tifi

| (4) Maffei foprac. Cap. το. (

ὃ. Lo fteflo ivi. (c) A&a 5. Vi&oris. Apud Puricell. De Tumulo 5. Satyri Cap. II. ,, Maximianus itague> Imperator juffit, ut duceretur ad Portam, » que vocatur Zercelliza . Et dum expetta- » rent que juberet Imperator, quicverunt », ibi. Tunc Milites deinde , qui cuftodie- bant San&um Vi&orem foporati funt . » Et exurgens S. Vi&@or fugit, & abfcondit fe in Amphitheatri Stabulo. Exurgentes vero Milites fecuti funt eum ; & inve-

Num vidiffer huc homi- ,; nem canum fciffa vete ire . Refpondiet » Mulier, & dixit . Vidi huc hominema > canum fciffa velte fugere. Itaque fequen- », tes eum Milites via, qua vocatur Siabuli, » pervenerunt ante Theatrum , & intrantes ;3 in Stabulum inveneran: San&um Vi&@orem » abfconfom ante capita equorum.,,

, cam dicentes .

2)

» tifi i Soldati della fuga gli corfero | | navagiil Teatro. Ora in una Stalla dietro, e ritrovata una donnic-| |preffo a quefto Teatro, vicino alla » ciuola le addomandarono, fe avele | | Porta Vercellina, vediamo negli At- » fe veduto paffar perdi un uo-||ti di 5. Vittore, che fi nafcole quel mo canuto, con la vefte ftraccia- | μι Martire; e perciò, credo, che » ta. Rifpofe la femmina, e diffe, | igli antichi Milanefi in memoria del »» Che avea di fatti veduto per di | | fatto iviergeffero una Chiefa ad ono- ss a fuggire un uomo FARUpO cOn | | Fe di lui, come pure la ereffero de- s la vefte ftracciata. Quindi i Sol-! ! ve il Santo ftette prigioniero alla » dati feguitando i pafli del Santo | Porta Romana. Convien però of- » perla via, che chiamafi della Stal-| |fervare, che nello fteffo citato luo- » la, arrivarono innanzi al Teatro; | go degli Atti, quelto Teatro chia- »» ed entrando nella Stalla medefima | mafi anche Anfiteatro; v’èalcun » ritrovarono S. Vittore nafcofto bi | ( dubhio, a Che non g'ageonni ti rneder sy una mangiatoja, avanti le tefte | imo edifizio , perchè prima fi dice, . . x »

so de Cavalli.,, La Porta Yercelli-| | che il Santo fuggì nella Stalla dell na di Milano più antica era Lic] | Anfiteatro; poi, che i Soldati gli alla Chiefa di 5. Maria alla Porta , | eRrigno dietro per la via detta delle alla quale perciò fu dato quel fo-| | Sta//a finchè giunfero avanti il Tea- prannome, che ancora è in ufo . Po- | tro; e finalmente, che giunti avanti co lungi v’è un’ altra Chiefa, che | il Teatro entrarono nella Stalla $ ed volgarmente ora fi chiama 5. Vitto- | {ivi lo ritrovarono nafcofto in una re ΠΥ ΗΔ ἂν ma negli TA] mangiatoja , avanti le tefte de’ Ca- a αι γε più lagge tuttavia | valli Poichè danaue talora 1Tea- chiamafi di S. Vittore αἱ Teatro, co-| | tri fervirono a quegli ufi, ai qua- me in tutte le più antiche Sei erano deftinati gli Anfiteatri; poi- trovafi addomandata . Il fesa chè di più i Teatri furono da al- pe di IA Chiefa c’ indica iaia siii a n macine oveergevafi l'antico Teatro di Mi- | | e poichè finalmente lo fteflo Teatro lano ; e chece lo indichi croata lhi Μη πη fu antichiffimamente ad- con ficurezza lo conferma la carta domandato Anfiteatro; non fembra della fondazione di un altro vicino | | fnverzfimile s che Onoriodeffe quel- Tempio, che ora vien detto 5. Ma-j ! lo Spettacolo, o fia quel combatti- ria Falcorina, ma anticamente San- | | metto di Fiere Affricane al popo- ta Maria di Fulcuino . Nella mento- | [lo di Milano nel Teatro , che vata carta dunque, la quale è ftata (Rao chiamaffe Anfiteatro il Tea- pubblicata dal Muratori (4), fi ἘΠῚ tro medefimo. : \ ge, che Fulcuino nell’ anno 1007. | | Si confermala conghiettura ri- ereffe quella Chiefa dentro di quefta Città, prope locum , ubi Theatrum no- minatur preffo al luogo dove nomi-

| [Aeisnde quella Stalla, che negli Atti chiamafi Stalla dell’ Anfitea- | | tro . Ella è cofa ficura, chela mo- | εἶ di cui ivi fi parla, era un vero (3) Muratorius Antiqu. medii avi . Tom. mà, πιῆ . Aufonio c infegna x che

Difs. 57. Mi-

24 ὙΠ {pr ὯΝ Milano aveva un Teatro. L'Alciati| | come afferma il Padre Donato (5): ci ha confervata una bella lapide‘ [6 in fatti in Dione , e in Sifilino con vaghi bafli rilievi, la quale con- | fe ne trovano , e fe ne trovano tiene l’epitafio di un famolo Pan- | anche negli Scrittori Latini , frai tomimo, che a’ [μοὶ tempi era il e ἘΜῈ Sparziano narra » che Adria- mo nell’ arte fua; quefti fu ip Lao Augufto, con difpiacere di tut- ftimato ; fu ornato da molte Cit-||ti, diftruffe il Teatro, che Traja- d’Italia degli ornamenti BOI SO avea edificato nel Campo Mar- rionali; e finalmente meritò , chel ! zio (c); quando Paufania ci afli- la Greggia de’ Coinici di Roma lo | \cura, che quefto edifizio era un onoraffe con quel magnifico fepol- | vero Anfiteatro (4). Con tutto cro, che in Milano vedevafi (2) .| [de non può dubitarfi , che Aufo- Qui poi fempre fi mantenne il no-| | nio non ci abbia indicato un Ἂς , me di Teatro, e nel foprannome [ro Teatro in Milano con que della Chiefa di 5. Vittore, e sea [Ἐπ Ὁ: . Carta di Fulcuino 9 e nell’ Operet- Circus, ὧν inclufî moles cuneata ta intorno al fito «della Città di | Theatri - (e): Mae A ro SI fa ἜΡΟΙΤΟ να ἀν ϑνην tie neri n o il Vecchio, e nel Diploma dii {fu ufato da Aufonio ficuramen i i etti i dij | per addit n Teatro; perchè 8 Vi Sue da ves chia di nei e se fe ne fervì in stiro luo- . Vittore, quantunque lo chiami- g alti no anche Anfiteatro . Egli è ben | | go, evidentemente parla di un ta- vero, che non inancano efempi di| [16 edifizio, e non d'altri. Ecco i Anfiteatri chiamati Teatri, anche! | fuoi verfi: (f) ne’ tempi dell’ Impero Romano .| | ;

(5) Alciatus. Antiquarium. Monum. 58.

D. M. | CVRANTE . CALOPODIO. LOCATORE

THEOCRITI IONA AVGG . LIB. Sc PYLADI PANTOMIMO HONORATO SPLENDIDISSIMIS

——————————————————————————_—_—____— | SVI . TEMPORIS. ΆΙΜΥ5 CIVITAT . ITALIAE |

TROADAS

ORNAMENTIS DECVRIONAL . ORNA. GREX ROMANVS OB. MERITA . EIVS TITVL. MEMORIAE POSVIT

(5) Donat. de Urb. Rom. Lib. III. C. VII. 1 .

(s) Spartianus in Adriano . C. VIII. ,, Theatrum, quod ille (Trajsnas) in Campo Mar- »ὄ tio pofuerat , contra omnium vota deltruzit. ,,

(4) Panfanias in Eliacis. I.

(e) Aufonius. Epigram. De Mediolano -

47) id, Ludus feptem Sapientum, Prolog.

ua

az ds SIRIO casio Sn

2 fEdilis olim feenam tabilatam | | neo raffomigliarfi . Pofto Pci

dabat che Aufonio fuor di dubbio ci ha Subito, excitatanulla mole (area | l'additato un vero Teatro in Mi- Murena ficy è Gellius . Nota | lano; e che un edifizio col nome

eloquar . | ar Teatro coftantemente noi lo tro- Poftquam potentes , mec verentes\ | viamo in Milano, anche ne’ feco- fumptuum , ΠῚ baffi ; e che quefto edifizio era

Nomen perenne crediderunt , fi | fprallio le Chieie di S. Vittore, e femel | di Santa Maria di Fulcuino, poco Conftrutta moles (axeo fundamine | lungi dalla Porta Vercellina, come

In omne tempus conderet ludis | [ce lo additano gli Atti mentovati; locumy | {quantunque efli lo addomandino Cuneata crevit bec Theatri sm- le Teatro, e Anfiteatro, noi dob- mantitas. | | biam credere, che foffe veramen- Pompejus banc 9. & Balbus, È | di un Teatro . Per qual cagione Cefar dedit _ |! dunque avea una. Stalla fua pro- Octavianus concertantes fumpris| | pria ? a che ferviva una Stalla ad bus. un Teatro ? è vero, che le Com- Per la fteffa ragione anche Vingi. | pagnie degli antichi Mufici, e Co- lio, ovver Cornelio Severo, chiun- | mici, ed IHtrioni chiamavanfi Greg- Te eee ν των ; 137 ΡΠ ΠΝ i Cuneati lata Theatri | ‘dunque che il noftro Teatro fer-

Seditio . | | ville anche talora alle Cacce, co-

ch’ io fappia fi trova in alcun | | me un Anfiteatro . La Stalla di luogo attribuito ad un gt] Faso mire si pro vicina 9 l’aggiunto di Cuncato . Bifogna| | ma feparata da effo , perchè in que- dunque dire , che quefto non fia||gli Atti fi fa menzione della via, aio prefo dai Po o fia fedili,| {che chiamavafi della Stalla , e fi o gradini, dove ftavano i cima di poi, che giunti i Soldatiavan- ni a rimirare gli Spettacoli , per-||ti il Teatro, entrarono nella Stal- chè in tal cafo all’ uno ed all’ al-| |la. Gli Anfiteatri avevano nella tro edifizio farebbe ni tesi fabbrica i luoghi deftinati per ch’ effo alluda alla figura del Tea- | le beftie, onde non abbifognavano tutta di un. ubvo taglio, mon pel noilco “n00-igà rquiadi {e wi î un uov no noftro non già ; qu 71 iu

lungo, ma pel traverfo (4) (poi- | l'aggiunta la Stalla , ciò fembra , O VI cralalotpia un uovo: ) perciò poteva ad un cal [ott d’Anfiteatro: ed ecco per qual τς Differt. dell’ Anfteat | |motivo l'Autore degli Atti di 5. n nn ume lo chiami nello fteffo luo=

go Teatro, ed Anfiteatro.

| | D Que-

o

(4) Juftus Lipfius. De Amphitheatro Cap. VIII (è) Cafliodorus, Varia, lib. V. epiftol. XLI.

26

Quefte fono le ragioni , che | | quando gli Spettacoli ufati ne’ più poffono addurfi affine di rendere antichi tempi erano andati in di- verifimile, che l’Anfiteatro di Bai | futo s fi confulero i nomi d’ An- sg gici 3 gina pi fofle ΤᾺ ς À È Pagni ì 3 Sag , che il Teatro : ma a tali ragioni{ {e l’ uno fpeffe volte fu ufato per non mancano rifpofte , le quali pu-4 !1° altro . Ne’ tempi di Paolino la re ora conviene efaminare. In pri-{ | cola non era così ; onde bifogna mo luogo il dire, che quando, ς | contro di lui addurre efempj o con- dove non v’erano Anfiteatri, sett temporanei , o più antichi; e que- viffero ai Giuochi de’ Gladiatori, [αἰ non fi trovano . Non δαία, ed alle Cacce i Teatri , potrebbe | | che i Teatri foffero chiamati Are- “aver forza contro il tefto di Pao- | lino, quand’ εἴτ parlafle, iolamen- te d'una pubblica Caccia, fenza ad- | ditarne il fito, dove foffe {tata efe- | guita , e da quefto racconto noij |gion de’ quali dovea il fuolo d’ voleflimo argomentare , che in Mi-| l arena ricoprirfi; ma fi ferve del lano vi foffe un Anfiteatro: ma il | {nome d’Arfiteatro, il quale è tut- lodato Scrittore non folo dice , | to proprio di un edifizio, ch’ era che fu τ quefta Ca | ga cgna s come di due I catri no 3 ma dice altresì che fu fatta] | uniti, fenza le fcene, che per- nel pubblico Anfiteatro. Più di for- | | ciò lafciava d’ogni intorno libero za avrebbe quell’ argomento fe fi | de campo alla vifta 9 che tanto fi- poteffe provare, che ne’ fecoli ne’ | I gnifica lo fteffo Greco fuo nome. quali tuttavia durava l’ufo de di- | Il Bulengero (4) ci addita vera- verfi Spettacoli, i Teatri talora ve] pn un luogo di Plinio, dove niffero chiamati Anfireatri: benchè, | lil Teatro di Pompeo è chiamato a dir il vero, anche quando qual- | Anfiteatro {5), e pure non fi può che Scrittore aveffe ciò fatto, cong | negare » che non tofle un vero fi potrebbe con ficurezza οἰ ἀντι | Teatro; ma Giufto Lipfio οἱ av- tare , che Paolino altresì aveffe| |verte (c), che quello è un erro- facto il medefimo. Ma nel noftro | re de’ Libraj, o de’ Copifti, che cafo manca anche quefta picgski) (ere hanno trafcritto Pom- prova . Io voglio concedere , chel | peji Amyhitheatri, quando nell’ori- gli Anfiteatri di Pavia, e di Ra-||ginale ν᾿ era Pom,ejani Tbeatri ; venna 9 nominati dall’ gin k in fatti nella bella edizione del- Valefiano , e da Agnello non tof-! {la Storia Naturale di Plinio fatta fero Anfiteatri , ma Teatri, quan- lin Lione , nell’anno 1587., nella tunque i motivi, per cui il Mani | quale vi fono anche le varie lezio- chefe Maffei s'induffe a ciò crede-| ni, fi vede, che in un antico Co- re, non mi fembrino molto tor- | dice |

172 perchè Paolino non fi ferve della voce Arena comune a tutti li luoghi s dove fi rapprefentava- no di quegli Spettacoli 9 per ca- |

εἰ; lo telo Letterato però avver- -------------------- --

τ i ? { | (4) Buleng. fupracit, C. X. ti ottimamente, che ne’ iecoli balli [ῷ ica:

(c) Juftus Lipfius. De Amphitheatro Cap. V.

27 » » . . . ANCO 9 2 i dice leggevafi tuttavia Theatri, εἰ [4] Stalla rieBaniffo che ΟΝ non Ampbitheatri. 1. Autore degli Fagazioniri com pi cs Atti di S. Vittore giura di averi |lo, Pea Pas 5 eh or ta ciò che. ferire con gli oc- 10 di i SEIT, mola chi proprj, onde dovremmo cre- 3 ro 8 der ΚΕ 1 rincipio | | Cacce non vi voleva una stalla , I rigo dre Pa- ma de’ Serraglj; e in fatti valsia i rata non fer- pebrochio (4), il Voffio (5), ed | i diamo, che la Menta] di CI altri infigni Letterati lo hanno con-| | viva per Fiere , ma per Cavalli , vinto di fpergiuro in guifa, chel | preffo alle tefte de αὐ}. Ficano più non ne refta alcun dubbio s| \gli Atti di x ‘Rea E ci è | | trovato quel san artire . porta τς, ρα iano sano Ta | fr L'Anicore di quegli Atti la DI È fecol | lanci a Stalla dell’ Anfiteatro non e een cool, on τὶ I ropriamente ferviffe al Grove molta Ride, © le Chile | [Tiato 4 da ini chiamato anche tuttavia molta fede, e 9 | Milanefe oltre ogni memoria ni coi ro ; RSA ἘΠΕ ha fatto gran conto ; ma quanto| |vicma ; in quella it TARA i Lu e i diciamo: Le Co'onne di δ. Lo- al chiamar egli il noftro Teatro | | no A i Gioie anche Anfiteatro, io ripeterò si fi τὰ "τῴ να, ἀλη εις che già diffi parlando dell Anoni- appart 8a e ari al mo Valefiano, edi Agnello, cioè, | ping PRO dle i io de pu dree pri fai Doiché | τὰ ‘intorno a queta Stalla , io ᾿ RO "de pubblici edifizi, che | credo, che ferviffe al 99 De pe: "A 1] jvea effer quefta un ragguardevole fervivano agli Spettacoli a temp || a ad Dl ιν pr td loro ; prano confufi , VI MARA è A pe IA teo non hanno forza per provare, che| | me ad u la: si i ; i -| |effere di alcun privato 9 ma Be sbaglio eo pn Pubblico, o del Principe, CO Ξ PESA. a L la Stalla, chiamata negli Atti Staz | | addomandavafi affolutamente , } la dell’ Anfiteatro, cioè del Tea-| |Sta!a, o la Stalla pelo Anfitea ; ] |rro. Dall’ altra parte il Circo non cità fi τ Lia rodi prc Fool] pos molto at 9 come tuttavia pete ΡΣ πρῇ fo-| |ci addita la Chiefa di Santa Maria poniamo u p | AE al Garcolii ve-| |4/ Circo ; e per l’ulo del ( 05008 eni dp fer. | \Eiciiedevi gran quantità di Caval viffe ai Giuochi de’ Gladiatori ,! ΠῚ s ed anche in Roi ono i i I rea le ine ed alle Cacce , come un Anfitea. | | che il Circo av daga : 10 bifogno ualunque però fofle il deftino di Men aero cito PRISA'RREE pren di di abbiamo parlato , cer- | ta cofa fi è, che nulla ferviva al Teatro, all’ Anfiteatro. Ques | D 2 fte

(#) Papebrochius . A@a San&orum. Maji Tom, II. Ad diem VIII.

(3) Voflins. De Hiftoricis Latinis Lib. III. Cap. 2.

not vi. |

28 ; a Ritmi ichi -| |confronto dei ἀπὸ Ritmi anticl fe fono le εἰ ρα, cagli ni im 1θὰδ “dl dle be (Già if menti , che ἐπ a di Deatio| απὸ de’ quali fi fa menzione dell’ BS dare il figni ufo τινε da Pao-j| | Anfiteatro, e non nell’ altro. Per n Anfiteatro mentov [ratto ciò dubita, che nella noltra ino. se difizio di tal i n vi toffe un edi

Nella ftefla anne FU | fotte e poichè dove quefto non AAP ei figlie: ων: comunemente i Giuochi de’ alcuni gli pian i : : G fi folean

pg : - Gladiatori è e le Cacce fi ᾿ δ γε pe μυδδ, ΜῊ ia fare nel Circo, perciò dubita al- che ad εἴς fi po Ρ |tresì, che Paolino, dicendo Arf- \

| 11 Baronio nella Vita di S. Am- | Paoline n i a to veramente de brogio , trafcrivendo il ἸορράθαϊτΑ:} τόμῳ abbia parlato v I is n RA i seni io non debbo impiegar molto È 4 renderne ΞΙ i Da DL Aa A:fiteatro »| | empo nel rifpondere, tao moa c 4 4 ù i Î i Ϊ Ϊ e, inj jto al Baronio, non aven o eg ταν ΚΕ ον Più pri I rela alcuna ragione del ἄν er i egli telto ori- il giò te Mar-||to, ch'egli ha fatto nel | i ChE Matia para oiato | | ginale ditibiolino Ae l quia ; ant fcrivendo anch’ eflo κατα, io di εἴα dre dr Pi Vita del Santo noftro Paftore ha procurato di trovare argomen- l naa itarci - ogio (4) , e lo titeflo Sig. ti per ridurla ad additarci μέρει | ri e9dO Ale vpi uri | bili cia bi Ame δ ficu- | cato; non credo, che fi debba deg ra , ità to al Maffei il Ci ᾿ τὰ | | pofta alcuna : quanto a : ramente il Circo, con l’autori ta , i ‘oni - li non adduce un minimo argo di Aufonio (6), Socrate (c), So | [8 sE segg o (e): /mento, con cui fi provi c ἘΣ quid a” GOLE ἀν πίω Circo fia mai {tato maffimamente np ps rosa so che non vi] | θ᾿ tempi dei Romani, chiamato ΤΠ i οΝ Ἦν fo 1 refi cate lp do retta dunque in tutta di dalle ic Hp Aufonio | lla {ua piena forza l'autorità di Pao- done ieri A i de’ Santi] {lino: e fe quefta refta nella fua dall’ autorità degli Atti de’ San : ; e cati \eni “er fi vede lena forza ; io vi ho già a pi : srl vete tor» | fai di fopra, umaniflimi Accade> i αν τοῦ ll’An-|}|mici, quanto poco di vigore 4Ὁ- Fireserd n rese E “ine pati (pe contro di effa gli argomen- teatro di Milano , nt Rit igor i ° Anfitea-| !ti negativi prefi dai itmi, dagli ali ie dal | | Amticdi S. Fermo e Ruftico, e dall pria + ifteffo filenzio d’Aufonio. Io ho —_— o. efaminata una tal quiftione , con i | | niffuna propenfione per una par- (1) Maffei fopraccit. Lib. 1. Cap. Io. I τε ται (Ὁ) Aufonius. Epigram. fupracit.

(0) Socrates Lib. s. Cap. ἃς. (4) Sozomenus Lib. 7. n. 23. "ἢ {7) Caffiodorus. Vatiar. “Lib. 3. Epift. 29,

—r—— ———_———_—— —___—_—_ _ oo _— —————m 2 ---

(a) Hermant. Vita di S. Ambrogio Lib. LX. Ὁ, α΄

29 te, per l’altra; come per l’appun- | | Grazioli (2) l'han fatta Mampar to, non della mia Patria, io vl così

|

trattato , ma d’altra ignota Cit In Mediolano ftante Labyrintho

tà: ie dunque ho creduti più. for- prophano ti gliargomenti, che provano l’efi- ftenza dell’ Anfiteatro di Milano, Palladiano.

ma nel Codice originale del Fiam- ma (2), ch'io ho efaminato ella Biblioteca Ambrofiana, per genti» lezza di chi degnamente la regge, fuafo, ho giudicato di non dove- | ho trovato, che anche la voce La- re fopra di ciò decidere pun-| {byrintho è più corrotta, ed in ve- to , poco , laiciando al rolkra | lee vi è fcritto Lamberyntbo s. come più iaggio difcernimento tale in- | il Milaneie volgo chiama tuttavia i combenza. | [Lalurinze: Il noitro buon Fiamma . Io m'immagino bensi, che fe! | ha fubito ftabilito , che in Milano

mai tofte periuafi, che la noftra||v"era un effettivo Labirinto, co- po vantaffe anticamente un Ans | | me in Creta, ed ha. «ph; venir

teatro , fubito fi ecciterebbe in! |qua i Trojani condotti da un Pal- ari il defiderio di rifapere quan- | I Tadiano, ad abbruciarlo: il Pa-

lo) . . . » . 1 if .

» e da chi fia ftato eretto , εἾ |dre Grazioli faggiamente fi rile di

quando, e da chi fia ftato diftrut-| | tale fciocchetia, ed avverti che ne to, ce molto più poi in qual par | [ἀπ baffi 9.9. ne” quali certamente te di Milano fi ergeffe. Spiacemi||fu fatta quella ifcrizione » gli An- l'avervi a dire , che fopra di su | [iteaeri chiamavanfi anche Labirin: non ho lumi baftevoli. per riichia- | ! ti. Così quello di Verona. fu ad- rare i voftri dubbj.. Sonvi alcune | | domandato:dall’antico Ritmo, già conghietture; ma, a parlare con | | mentovato ; ed anche da «Ciriaco lichiettezza., non: molto torti, i d’Ancona nel fuo Itinerario; e ce quali perciò io aveva determinato | il Si di lafciare nel loro bujo: tuttavia | fe Maffei (c). Si può credere dun- poichè ciò fervirà , fe non altro »| fire s che ;anche l’iicrizione parli ad accennare tutto ciò, ch’ è ftato| | lla . e che perni Sag fa |

argomento, ch’ io mi fono. ro- | pofto, itate ancor per poco ad al- μ fuoi giorni vedevafi πεὶ .-Ῥ4142-: coltarmi . Il Fiamma ci ha c8ale vari 120; e col nome di Palazzo:egli ci ta una ifcrizione , di cui credo, | | addita quello deliBroletroiNuovo ,

e che tali veramente non fiano, ciò non proviene , che dalla fiac- chezza del mio intendimento, del-

| Nomine Trojano vuit @ftus la quale poichè io fono ben per- |

quella pietra! dice ‘il Fiamma, che

che la più rozza, e forle la più mal | ora Piazza de’ Mercanti 9 che an- trafcritta , non fiafi mai veduta .| {.cora è. in piedi. Nei, marmi di Salvator Vitali (4), ed il Padre! | | que- -

δὲ... "|

CITCICFErnrGEor Ἐπ ΤΙ ΤΙ (a) Gratiol. fupracit. n. 2. Ser (4) Salvator Vitalis, Theatsum Triumphale” Re Fiamma . Polit. Novel. Cap. sg, || pag. 76. 1 J(c) Maffei fopraccit, Cap. XV.

A

; }

39 ἜΒΗ i νὼ quefto Palazzo io I’ ho fpeffo ri- | | noftra Città, dopo la morte , e cercata ; ma ho ritrovate bensì.in | ‘apoteofi. di quefto Imperatore a effi alcune ifcrizioni Romane, lui avea eretto un Tempio, ed af quefta non mai . Io non ofo però| |fegnati Flamini, come ς᾽ infegna allicurare, che non fia isfuggita ΠΑ] leider lapide in Bergamo (a); miei occhi, tanti fono que’ faili; o! te ciò fa credere, che aveffe da lui pure che non fia ftata in qualche | ricevuto degli infigui benefizj. Di occafione quindi levata; e parmis| Ἦν Palazzo da quell’ Imperatore che non pofla negarfi fede a] cite] fragioni in Milano ce καὶ reftata ma , fi poffa metter in dubbio, | | memoria; fe a quefta fabbrica poi che a’ fuoi. tempi non vi fofle,| {egli aggiunfe anche quella di un com’ egli afferifce. Egli è però bas Anfiteatro, quanto più ragionevo- facile, che quello Scrittore poca | lle fu la riconofcenza de’ Milanefi? accurato non l’abbia etattamente| |poichè il primo edifizio principal- tralcritta . Una fola lettera De εν» apparteneva al Principe; ma giata potrebbe far diventare que- fecondo al piacere del ἀἰοῃ δα ita lapide piena d’erudizione. Vi||veniva deftinato . Vedremmo al- farebbe mai ftato fcritto in vece| |tresì, che il noftro Anfiteatro ro- di quelle parole! Nomine Trojano | Β- per colpa di certo Palladia- Nomine: Traiano ? Io dico, che fe | | no: La fcarfezza delle memorie fin- le favole intorno al Labirinto di | cere di quell’ edifizio ne’ fecoli balli, Milano, cm πρό αν: furono pori Bruni οὐ νον mesi gni. to più antiche del Fiamma , dil |credere , che non fop quette parlò l’ifcrizione, e non v’è| | alla rovina de’ Goti del 539., co- luogo ad alcuna mutazione: ma fe | i fopravanzarono ed il Teatro, tali favole non furono molto più! led il Circo: qual colpa però avef- antiche del Fiamma, come fi può| |fe nella fua rovina quel Palladia- credere anche ragionevolmente, por) no, a me è affatto ignoto, si è chè in Autori più vecchj non fel | più luogo ad ulteriori conghiet- ne trova minimo indizio; in tal | | ture. cafo dobbiamo col Padre Grazioli | | Per ciò, che riguarda al fito perfuaderci, che il Labirinto nomi. | be noftro Anfiteatro » non trovo nato nell’ ifcrizione altro non fia | maggior ficurezza. Gl’ indizj fu la che il asino cir CRI μέν del tanta ron a de sN i Trojani nulla più han-| { vai , fono affatto infufliftenti : no che fare con effo, fi può con | infuffitente è ciò che narra il Fiam- fondamento conghietturare, che | ma (δ) di un Anfiteatro in quel parola “Trojano fia guafta, e deb-| |fito, che Brolo addomandafi, tra ba feriverfi Trajano. Un tal can- | le Bafiliche di Santo Stefano, e di giamento ci additerebbe fubito le: | S. Nazaro; quantunque abbia mol- vicende del Milanefe Anfiteatro, | ti e vedremmo, ch’ effo fu fondato da Trajano Augufto . In fatti δ

(a) Infcriptio apud Calchum fupracit. Lib. 1. (Ὁ) Flamma. Chron. Maj. Cap. 254. Chron.Extrav. Cap. 39.

t fo foftenga , poichè a να ferve l’autorità del Fiamma, πὸ αἱ tutti i fuoi Copilti. La defcrizio- ne, che del fuo Anfiteatro ci ci lafcid, da cui l'hanno trafcrittaà gli altri citati Scrittori, ci rappre- babilità l’efiltenza di un Anfitea-| |fenta un edifizio rotondo , di va- tro nel Brolo; non citano un an-{ |go lavoro , capace di moltiffima

ti Seguaci, fra’ quali il Bugati (2),| | || | 1 | |

tico Scrittore, non ci additano ur ΕΞ con due porte [οἷς una ver- || | ᾿ | |

il Morigia (5) , e Carlo Gerola- mo della Somaglia (7). Certamen- te tutti quefti, non ci danno un mi- nimo argomento , toltone la lor

parola , per conghietturare con pro-

antica memoria, non ne rammen-| |fo Oriente, e l’ altra verfo Occi- tano un minimo avanzo; ond’ eb-||dente, nel quale fi decidevano le be ragione il Padre Grazioli di{ liti, e guerre private, c i combat- mn sa Anfiteatro nel Bro- cca Tg ψ: una opus contro Si o un fogno del Fiamma (4). Io{ | altra, o di un Uomo contro dell" me la immagino però la ragione,| | altro, entrando l’uno dalla porta che ha fatto fognar così quello! ! di Levante, e prat a sp Scrittore : s'era egli perfuafo , che||fta . In fomma quefte fon baje ; il Brolo anticamente altro non fof-| | noi abbiamo ficure notizie del fito fe, che un Serraglio di Fiere(e); del Teatro, e del Circo , come perciò gli pena opportuno 9 che | già ef ma igglio dell > ci eappregrig 2 pigli zia fi è, che anche quel Serra dal | Priarena, fe pur quella dall’ Anfi- “ail ΕΝ 8 "ol Ag è privo affatto di fondamento, che | lo ha preto il nome, ag:

ene 3 ma io non pretendo di | Vane a quefto indizio maggior fe- de di quella , che voi, giudizio- filfimi Accademici, giudicherete ef- fergli dovuta.

e —_— ———————__—_6 &6

(4) Bugati fopraccit. Lib. 1. pag. 56. | (0) Morigia fopraccit. Lib. 1. Cap. 2. {c) Della Somaglia (optaccit. pag. 18. |

(4) Gratiol. fupracit_ n.2. (e) Flamma . Chron. Maj. Cap. 242. Chron. Ex- 3rav. Cap. 40,

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VELA

DI GIODOCO BADIO APPELLATO ΠΑ O ΕΝ δ 1.0

Umanifta, e Stampatore infigne.

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI ANTONIO AGNELLI, Con licenza de’ Superiori,

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ΑΙ REV: PADRE 810 PNE COL: “a ΓΚ l'OT ST DIN

DON ANTONIO PALLAVICINI

CANONICO REGOLARE LATERANENSE,

TUBALCO PANICHIO PASTORE ARCADE.

Sed he 10 m'induca, Padre Reverendiffimo, a dare in luce la Vita di Giodoco Badio Afcenfio tuttochè uti- le agli ftudioii, ma fatica della mia prima gioventy fi vuole afcrivere (piuttofto che ad ardir mio, degno di biafimo ) ad un lodevole compatimento , che ba, e pru dente y la perfona di V. P. Reverendiffima verfo le mie

A 2 se-

cenut giovenili bagzicature . Ella y che day, e darà al pubblico Opere giovevoli è ed altrettanto laboriofe , non può non compatire le ricercate , e lungbe produzioni di chi opera ; oltrechè Ella fa bene , che chi fr affatica per apportare alerus diletto, e vantaggio, di rado incone tra la finiftra forte di chi invece di effere a Iut grato, lo difprezgi . Segua Ella a promover così i buoni ftu- dj dell’ Iftoria , e creda, che (e poteffero tornare in οἱ" ta coloro , che per più fecoli in iftudj frivoli di roman- Qi, © di ciance fi fono occupati y avrebbero grand’ invi- dia al (ecolo illuminato s in cui fiamo. Mi continui il fuo affetto, e la diftanza de luoghi, da Milano, cioè a Firenze , non diminuifca in Lei la memoria di me Suo umiliffimo Servitore.

KA VIa

ΡΟΝ ΤῸ erre D'I° GODO AD FO DETTO L'ASCENSIO

SCRITTA .. i 07 DAL SIG. DOMENICO MARIA MANNI FIORENTINO; Tra gli Arcadi appellato Tubalco Panichio.

Ell’ antichifimo e ricchif- | |dra, e Jacopo Gaddi pur noftro fimo Municipio rece τανε dr Scriptoribus non sera ἀνῖδς 2 °° Afca ο come il noftròi | ma non per altro ciò accadde; fe Guicciardini «alla Franzefe fcriffe | |non perchè il Badio ebbe, giova» «Afche , il. quale è alla Città di | PErCR effendo , la fua educazione agi fottopofto 9. e due τοῖς | con ua i primi ftudj in Gant tra leghe, e mezzo lontano, ebbe fuo| [1 Frati di 5. Girolamo, noiminati nafcimento Giodoco Badio l’anno | | Cherici di Vita Comune ; febbene della falute noftra 1462. e di qui | | Giacinto Gimma afferifce; che egli è ca 7 Afaenfine ne perc Tua nin in νόμον τοῖς τῆν ce ; ed Afcantus alcuna volta; alri-| |vevano quefti buoni Religiofi in ferire del Deffelio; non già Afcen-| | comunità col folo. guadagno di fas Fra ta PisPelegtaio Anto» | | gf rin giacchè role μνᾶ nio Orlandi afferiice ,. viene ap-||dofi il loro ordine approvato da pellato . In quefto però non può) | Gregorio XI. nel 176. non vi non avere traveduto l’Editore dell| pres la Stampa; ed il loro princi- ultima belliffima impreflione dell’||pale efercizio era l’ammaeftrare i πον Sino iatta dal atto | | fanciulli non meno nella Pietà, che er Aa di Leida » il quale νὰ | nelle Lettere, pér cui aveano ce- diftinguendo nel per altro elatto!: leberrime νον nella: Germania, si Indice Giodoco Afcenfio dal Ba-| = Ati str a e de’ 10. i i Monaci Caffinenfi, quafi in ogni Fu Giodoco creduto. eziandio | fua parte ( ie non fe torfe varia- da taluno Gantenie, cioè della | va'nel culore ) fimigliantiffimo, col- Città di Gant, Lat. Gandavum, da' | j la Regola .di S..Agottino: e lo- noftri Storici detta.Guanto,, ἤραφη] ro Scolare altresi. tu il divotiffi- me dimoftra di crederlo il mento- mo. Fommaio, a \Kempis, αἱ σαὶ vato Guicciardini nella. fua Fian- Προϊοίᾳ per sk.bella occafione il πος | ftro

o) |

ftro Afcenfio fcriffe la Vita: © | nuovamente dall’ Afcenfio, e di- Fioriva in quel tempo, quan-! { poi da Rob. Stet. nel 15360

to in ogni altro mai, l'Italia per | | A Giovenale, impreffe, com’ iocre- uomini fcienziati; al che avendo ||do, in Lione nel 1514 , e potcia riguardo Giodoco, il quale ai RESI Venezia nel 1544. ja, ferj &tudj avea la mira, fi pofe Α Ἄν ty i = Parigi nel viaggio, e quà pervenuto, pofofli | | 1506., e da fe fte o nel 1514. in Ferrara , ove il celebre Batifta | [ὯΝ Ἐρίβο!Φ Heroidum di Ovidio Guarino il Vecchio teneva pubbli-! ! date al pubblico nel 43. in Venezia: rat Cattedra delle due famo- | Pe gii ngn di clinici e Letterarie Lingue, e quindi nel-| |le quali vennero a luce in Bafilea la Greca fu uno de’ fuoi più tt nel 1441. , ᾿ diofi ϑοοϊατὶ, Trattenutofi moli | Alle Commedie di Terenzio, e di alquanto tempo, e colto il più bel| | Teocrito alla Bucolica dal Filenio "4 dala buone are ipezial. | | ta in τον MEN imente iotto così buon Precettore,! | Parimente a iftole di M. Tul- - pofe aisi ειρσαρῶν in cammino| |lio δ᾽ Famigliari, κοι dA ri

no Lione di Francia, ed ineffa| | Milano nel 1519., e ( dice l’Indi- rimafe , ed atrefe ad atlogrefi pare | Resi avi nel 1519. in Argen- privatamente nella Cafa di fa | | tina cum Afcenfianis introdultiun- abitazione, come in pubblico, af- | culîs 9. e pofcia in Venezia nel 1554. fai ov Manera del ον Den! er Filippiche, ftampate poidalui Cipalmente nella. lingua Greca, el |fteffo; cagnetta la RL de’ più rinomati Agli nt ca ed fervono pepe

tini Poeti, ed Oratori; 14 lettii-{ |cizia, e della Vecc iezza, co’ Pa- ra di ciafcuno de’ quali rendè stese | | radofli , editi tuttî in Lione l'anno ciotole de) taria

n iuo famigliare ole ad !: e’ i chiama , Oimmcadiili) ù deli atei. in Bologna nel 1527. quale videro poi la pubblica luce | le poi da lui ni in Parigiz per mezzo de’ fuoi, e degli altrui | | Alle Catilinarie di Cicerone; caratteri. | : Alle due contra Cicerone in psr-S Furono quefti Commentarjdel| |di Catilina, pubblicate prima da

Badio,,. o dicanfivFamigliari fpie-| {lui fteffo nel 1s22. e indi in Bafi- gazioni ». lavorate per PI Vea nel 1564. i nella fua mezzana‘etàè finalmente a’ Libri ad Erennio, Ad Orazio , ftampate prima da lui | | che il Badio alquanto dopo impref- Retfo se fufleguentementein Vene-i {fe in Parigi. ne nel 1640. Alle Satire di Perfîo,| | εἴας ni cli fola- che egli pubblicò nel 1523. mente, conciofiachè in lungo an- Alle Commedie di Terenzio stati | [33:8 di tempo conduceffe egli a pate di bel principio con altri Com-! fine altri Commentarj a Salluftio , mentarj in Argentina:néh9496. e| che ftampati la prima la pr" gii onia

Lo fonia circa al 1490. furono di nuo-| gulos contra Winieftunty Epigram- vo dall’ Afcenfio medefimo donati! | me, ἀν᾽ Pfelterium Detpare Sa;- al pubblico nel 1504. e quindi in] Sca concepeum Verfibus , Efiftolas Bafilea nel 1564. ed in Venezia] |trnfuper varias. nel 1565. di 590. | Fece Commentarj alla Bucolica, ed A Valerio Maifimo, ttampati primie-| | alla maggior parte delle Opere di ramente in Milano nel 1504. pol De Miansavanoy che nella Libre- nel 13. e fufeguentemente in Ve- | [pe elGrevio fi trovano in quarto nezia nel 18 ficcome a 24. Efempli! ! fampate dal noftro medefimo Ba- Aldi Manutii induftria trovati, ed | dio; delle quali il Poema de Calami- a Valerio Maffimo aggiunti, 1] tes] | porazue ten orum + Su Nea ; or to impreffo in Venezia nel 1569. ftampato fu smpenfis Fo. Pauli in A Vitgilios n | l'Parigi nel 1499. in 4. pofcia da lui A Quintiliano, imprefîì in Parigi per | | medefimo nel 1506, e la Buccoli- avventura nella fua Stamperìa pt. (ca imprefla a apnea ἂν 1415. no 1φ1τ6. anno avanti da lul f{ello:

A Q Curzio; | All’ Egloghe di Calfurnio ,

A Boezio Severino:da lui made) Alla Buccolica di Francefco Pe- mo ftampati dipoi; e :! lerarca , sfuggiti all’ occhio di Ja- Alle Notti Attiche di Aulo Gellio, | | copo Filippo Tommafini Vefcovo anche quefti poi imprefli da lui. | | Emoniele nel fuo Petrarca Redi» Tanto tece all’Eleganze di Loren-! | vivo; per non dire di quelli, che il zo gr se alla a per la Inoltre, O in di res prima fiatain Argentina nel 1512., | [nas Κ΄. Feftorum Virginis Detpa- ed un’altra volta in Parigi coni [re s ftampati nel 1508. ed in Phi- no al qual Valla, io dirò di paf-| | lippi B:roaldi Neniam de Pafsione faggio isa nel 1 pets giu-| pesa s dati fuori in Bafilea nel

izio d’Erafmo , che diquelto ia 19. tore faceva itima.) | In fomma un Comentatore, Alle Epiftole, ed alle Mifcellanee | | che tanto abbia etponendo fcritto, pri ez Angiolo Poliziano, trat- | |apanto ον μῦϑα scio ne sr te tuori nel 1519. effervi mai ftato . Per lo che ftupo- Scriffe ancora , al dire del mento- | [τὰ alcano arrecar non ne puote vato Jacopo Gaddi, de Grammatica | [11 trovar ch’ e’ fi fa il nome fuo Librum , è de Epiftoliscomponendis | \in fignificato quafi proverbialmen- Compendium ifagogicum breveyac fai " non d’ uomo » ma della ftefla cile. Ancora fecondolo fteffo Hen-||efegetica facoltà , paffato per ie rici Glareani in Livium Chronolo-| | bocche , e nelle penne de’ Lette- giam in ordinem alphabeticumrede-} τατὶ. B:nedetto Fioretti, che un git, fignatis ubique Olympiadum οἵ |fecolo dopo al Badio, e uno avan- & Urbis condite annis , liber mr È al noftro icrifle i iuoi Progin- preffus Bafilee apud Ifingrinum,! | nafmi Poetici, nell’ undecimo del an. 1540. Scripfit etiam libros fin- | | Tomo Ν. diffe = Eccoti ora a far

Far l’Afcenfio fopra ἐϊ Sentimento | | ticem verborum folum delibans, δ gramaticale , intendendo dire Ec-| | ipfam rerum medullam nunguoma coti ora a fare il Conentatore. Se-| pene'rans . Più {prezzante nondi- do in quelto Carlo. F ioretti | | meno è la cenfura ) che fa fu que-

a Vernio , chefoli go. anni bin δα ἣν» Comentarj M. Antonio Βοηοία-

to effendo dopo αἱ medefimo | lrio nella Prefazione al primo Li- Giodoco Badio, in alcune Confi-{ [bro delle fue Epiftole, ove pro- derazioni contro a Giulio Otto-i [Pax volendo, come gli Efpofitori nelli da Fanano, dice: Wien quà, ! l eran merito fi finno , ed in più. Afcenfio, comentaci quefte parole. | | riputazione! falgono per cotali fa-. Bene è vero però , che per| |tiche, e per migliori Opere , che quanto fculare fi puteffero i fuoi por fon queite, così va sterzando Commentarj dalla taccia di fover-} ! l’Afcenfio: Yodocus Balius Afcea- chia brevità, e feccaggine, col ri- | ως bomo litteris tincus , εἰ δ fleflo di Oberto Mireo negli Elo- perquam hwnilibus, ac puerilibus 4 8]: Cioè a dire, per la mancanza,} | certe non elegantibus , ac liberali- che di più copiofe erudite efpla-||Bus: quanto ef? infra inc!ytos, five mazioni era a tempo del nottro||Grammaticos, five Rbetores s five Autore ; con tatto cià a fini piso. qui fuo feculo floruerunt, della loro troppo laconica îtret-| |erudizione , ingenio, facundia; rane tezza , alquanto biafimati fono, | to omnibus celebritate , ac fama no- non dico da G. Cefare Scaligero | | minis antecellit. Ille 4. ut fcimus, folamente (che forfe altro moti- | [ρὲ Oratores s în Hiftoricos , în Pse- vo porrebbe fembrare , ch' egli| |tas/onge clarifsimos commentus eft avelle avuto di farlo ) ma da co-{ | {2472 fuam , ut vocant, Familia» loro altresi, che il Bidio βίδα | Laden Explanationem , adeo putide , a re . Anche Adriano Junio, | imepre, imperite ; adeo interdum pra- ando addoffo a’ Comentatori del{ |ter ren, imo è entra rem 2 at Cigno di'Venofa; allorchè eglifa| vel non mediocriter eruditi equis vella con Conlalvo Perezio Spa. | | oculis afpicere non pofsint . Lo che ESA gli fcrive: figuidens A:ron| | poi in realtà non riefce così come il plerunque Porphyrionis plumis DI perg afferma. Segue imme- Stirus , fepifsime impingit, fedis| | diatamente. Ar enim quia tales, erroribus , ὦ» mendis maculofus : | rantofque fecutus eft duces, non alie> Fiallucinarur nonnunquam in perte \navit a retto itinere , quo ad Phe- ἔποθ >, © Porphyrion: da spozzia| lb ἂν» ρα με: nt pi Quia ve= gurque erroram vacuus non eff + Bin-| |ro non valgares, aut gregarios ex finto nulius ineprit magis, &*dum| {numero antiquarune ( etfinemoigno- ab aliîs diflentire (tudiofe ipod [πὲς înter antiquos ) tamen quia Sicw'is gerris vantora comnrini (ci. | ipfos Collegit Principes delegit, Ma- tur. Poicia icherzando con para- ronen , Fla:cum, Crifpum » Tul- nomafia ful nome del noftro: Ba-| !lium; în quibus explicandis operam «dius fuo more ἐπιπολαίως Bait cor- | fuam, minus dolke 9 ani” es ide 3

didè , atque fimpliciter collocaret | [qui Serviun argini degna , mon fruftratus eft CA fi una, qui Acroni diem dicunt "ng ed illulire ac nobile laboris indu-i | atinitatis qui denique nunc (10-- pt fue pre nium tulit , stri lidum, nunc att ci nunc bar- nam Faman. Sapienter fi confilio;i | barum , fenaper ridiculum , femper feliciter fi calu . veg autem | iocpram sel Ain Ille bri baic bomini, quid haut {cio an al-| |ra (ecurus Fame , certu que pofte- teri de noftratibus: non ss0do uti \rîtatis , gloriofus ὧν vivax ex al- alioram 4 s fed etiam ur | | to defpicit reprebenfores fuos ; ri- primarius Auttor confecatus eft di- | detque improfperam noftri. feculi Enitatem. Viri non illt quest] | fecunditatem lucubrationum , Quo- admolum eruditi; fd, certe dr tadie veda ian quotidie morten=- fo meltoresz illam ipfam pueritem,| |tium: è» (e laudat, quod in vue- γῆ vix Wltinani interjretationem ?| renda nominis pur Tha 5 ;97- ani que ad Tullium, que ad Maro- puerto expeditam initio ingreffts nem, que alFlaccum applicita eft ᾿ eft viam. H eroes enim ab illo cul- Fs point AA ROTTE | îi 9 prenfum Drain fan upprejjo tamen nomine OTIS Α | uum s atque levatum bumo, pri- funt bodie aliquo numero inter | | mum in arsuos Fame colles extu- ΩΝ ετὐγερχρδρμά. αν . Speltare hine | |lerunt ; deindè fecum non modo in ticet fortunam Afcensianam Supra | Societatem, fed etiam in contuber- homines fui ordinis afcendentem ,\ | nium acceperunt. ‘di atque vincentem omnes: quia, licet | Con tutto quefto non è imma- bono fuerit minime laudabilis; ta-| { ginabile di facile a chi veduto men È trabitur ab aliis , & ipfei (non ha quetti Commentarj dell* alios trabit ad trio Ha 3040 | | Atcenfio quanta fia la loro chia- (juvat enim magnificè logui de ma-| |rezza, ed utilità. no viro ) fpherarum cole(tium fu- Fra le erudite fatiche di lui geme , rta celerrine ab ortu ΚἈΝ oa puote Sy/va moralis con- lis în occafum rapitur ; contiguum| |tra vitia, carmine e Poctarum di- fibi Saturnum , licet defidem , Pi | |verforum fcriptis , cum interpreta- grumque, fecum rotat an gyrum κ᾽ (tionez pubblicata in Lione nel 1492. elle altos eodem impetu rapit In P. Pellegrino Antonio Grlandi fubjettos orbes. Eant modo qui è hac Carmelitano, che moftra d’averve- relitta interpretantiune via , ut igno- er cotal’ Opera così l’intitola in dili, ut obfcura , per altam ingref= | un luogp della fua Origine e Pro- fx facilem , progreffu arduam. >| | grelli ella Stampa = Sylue mo egreffa vanam, cum ingenti faftu| \rales cum interpretatione Badit ex ster fufcipiunt: ὧν fuis mnixi Lau-\ | J7irgilio, Horatio, Per(îo, Juve ‘dationibus Encomiis , Panegyris s||nale, Ennio, Baptifta Mantuano, fruftra in altum repetere 9 fruftra| | Sulpitio, Catone, Alan. Parabol. în evadere moliuntur . Hi funt , qui 4. seduftria Yo. Frechfel; ma che? Donati ferupolofitates non ferune, | lin un altro luogo della mentova- Differt. del Badio, ; B ta

10 “a i drea = Me Ἰδὲ il cuititolo, giufta Val. Andr ta fua Opera , cioè Sha pe VERI fece frultarum mulierum ; che ttolo, e dice = Yodocus Mili ho veduta. Fra i Libri di Hora:ium, Perfium, Juvenalem &e., ΕἸ dai o Benedetto Carpzovio vi rio lierna di . Dia in νὴ Sebaftiani Brand Navis ; per fo. . ν 4 ian si cen= ἀπὲ Detto pn anice che] [uno to Joke Bal Ar dio DER ala Gi bo κ᾽ Lettone infprefla Bafilee 1507. foglio nel predetto anno. PEA | fe io non faprei decidere, fe fia In oltre Pfalterium da pater l'o, eretta fteffa del noitro Badio. L'erfibus fapphicis, pri ni Saiani effervi itato , chi un Li- Ξ viti vecia I aghi (rd con fimigliante titolo diè fuo- 1 legge com si : cono Lodero in- pine ip Liber, da cui miti pa Sralbiferi Dr. Navis ἀπε resa sl ον ίρη,δν dij |mortalium pubblicato pofcia in Baf. pipa n ai atri fron “nel 1572. nell’ Enricpetrina Stam- condurne più altri. 3 re è mi è ignoro, che ira x mico! tp INCA Gio. Sepino che nel in onore ai S.Anna ho io veduto] |vi fu a : ὅλ adige in fine della Vita di quefta Santa! ! tempo del Badio fioriva , Key 3 L 7 . DI » 1071 “a ftampata in Venezia nel sie Fia ine: st DoBesinzro ὝΝ Vito da fe ee do | Iaia o pure in Siaffula , spia | i lui Vita, e mo ρα τὴς Dio paio, || Adamo mela di Via, è bo Un Trattato de Grammatica. ἜΝ di tal Libro fi Un altro de conferibendis De I A ει pit inbdifinirntive Solis , ommeffo da Fabiano Giu-| = _ in rarmarum feriem divifa , itiniano nel Catalogo, ch el fa de- | prg obo Otbero diligenter gli Autori di quefta materia , Sn atque a Fac

i | à fiate, ve- me da lui non veduto; fe piutto- lamenta borgo. θῖν Ricidavun τὐνήξηραρυμεσυς st DLE PDA ERI dizione d’ Argentina dell’ anno col cangiarne l'Autore. Di ciò ho [e la L’Adamo bensì nella Vita io motivo di dubitare , veggendo dl ilero ne altera il titolo in mentovarfi dal Giuftiniano un Trat- fo; a Navis fatuorum , èp peni- tato de conficiendis Epiftolis di Ago- | ESA Il P. Profpero Faraudo ftino Dati ng mio ste Lac ce nella Pref. al Libretto did 10-15 geek d i Imitazione di Crifto afferma parte (febbene veduta non ne ho cu iis ai e μα pps τ τὴ tane Ὑπὸ De re Naviciatà s feu Speculum Fa- il Badio il fuo Trattato n : in Bocchi Gitai al conferibendis Epiftolis, unendolo co re e a μων Kerri:

apr deraca: leg rici: Dia, Ἡνὸν - Nell’ Enigmatographia di Nic- donde fembra occafionato cn | id Reynear: fi riportà ‘8:140. co. Fece altresi un Opericciuola, icolo Rey Lita

efametri, e ben potrebbe egli aver- | { Gerfone. Queito Religioio provar ἩΘΙΕΒΌΝΗΝΣ 6 | è ing rl in

ne fatti degli altri. volendo, che Autore di tali Soi Nell’ Indice della famofa Li-||toffe veramente il Gerfone 2d ei- breria Barberina di Roma sani menti del Kempis, così favella buifconfi all’ Afcenfio, pit ad “i pe - osa autem vetrati - Autore = Summarta , feu Epito-| | fimi fu erfonis. nomine 1486. mata CXXIV. Capitulorum Obperis| |1487. 1489. 1496., è 1501. pafsim LXXXX . dierum Ù Gulielmi Farfa | | pra Ticalone , idque pri deb an- ( Difcepolo di Scoto ) nomato il| [πος tantummodo poft mortem Ken- Sofilta, e il Dottore invincibile; | Ϊ penfis, [ρεξξαητο toto Orbe, © ne- la quale Operetta fu dipoi sg ri pe contradicente «ultra A t l’Apottafia dalla Fede deli loéfo /uftra ( ma noniontanti) 74- Sarthe i d come altri vuole| |cobus di LR; leggere Fodocus ) per avere fcritto lui contra la pai Tra Afcenfius levifsimis nixus iona di Papa Giovanni XXII. conjetturis ; incon ὑκν5 Scriffe , oltre a tutti quefti| |penf: adfcripferit . Ma quetti non

( nel 1523. ‘giufta il Rofvveydo) | ferre ica , che il Badio la Vita di Tommafo micra [Per lo he coin ἐπὶ Frati non quella già, come potrebbe ef- | | Cherici di Vita Comune, efier po- ier materie che sisi per le | | reva del Kempis non mediocremen- mani d’'ognuno tradotta dal Lati-| [τα informato. Un’ altra Critica fi- no in Toicano , dicefi fcritta da) | nalmente vien fatta SARE: Ceo tepore etagisp.e' Gene»! | coi ilreopdo, clic. nelle notai va nell’edizione NE po dil | altra ue del praga Pea Norimberga del 1499., ma bensì| |pofta, afferma, che Γῆ ejusju- un’ altra, che più raramente fi ve- | | ius fcripfit Yodocus Badius Afcen- de andare alia . e comincia = | vor fe sia quam ex ipfius Tho- S-irum quidem el?, è amultis Lav- | libe Opufculis bine inde collegit , è» datum Sapientis illud jreceptum :||Operibus ejus a fe Parifiis eo anno Curam babe de nomine bono èrc. El-\ | editis., prafixit ; fed multa para- la è diftinta in 12. Capi; più a| | nbriifficè è encomiafîicè infparfit, foggia d'Omelia, che di Vita; «4} |que ingenium magis , quìm fidem effendo molto meglio fcrittà. del- Tak angie fapiunt, muri note ,3: la già \divolgata 9 νὰ vunita comel ‘4. g. 6: 7. de quatuor Eulogits 1 δο- uella 411 Opere di Tommafo al |me δά imitationem Platonis fidi - cin î | fenxit |; quod: video aliis etiam er= Quì per avventura non farà! | randi occafionem prebuiffe. E po- fuori del noftro propofito l’accen- | | fcia nuovamente lo riprende di er- nare l’oppofizione, che fa ali icon σοῖο. ove Giodoco, parla del luo- fio quel; Don: Coftantino Gaetani! ‘go Kempis, quafi Campis, che fe-

Abate Benedettino Caffinenfe , che | | condo sist dee effere Kempen δ ra

I1 un Enimma dell’ Afcenfio in verfì | | illuftrò l’Opere del Kempis, o fia

DI = ἵσ i io, benchè il Mal i col Longolio, ò l’origi- 12 i Agri Colo- | |gni il quale accennò i Oppidum Diacefis, & Ag | fino, Ri Dialoghi > sei a nienfis . nondimeno | | ne Longolio niente SOR Lastra e poi 001 fitness προ, οὐδ δ tanti parti del fuo lieru-| | ragioni. La p di Guglielmo Bu 4 Bis ad acquiftarfi ΜῊΝ iuio. I zionali sc giga nord manifeftamen- cea lo, no deo apparve er Let- diti di quel ieco talmente che | domanda fatta p È é zione ° da uma : l Rote- Poi pf cerro sona te da το pie γε pole rain Î il quale ri . : nel iuo Di. lamo , il q 8 così iI prioni pesa] ΤΥ ΡῚ πεσε αὐ τοτς ΙΟΕΓΟΙ pi; iandio per la pu- i fawella. Confero i ᾽ρ-- lo ezian li favella. ? Num in maje lo , a preferirlo e; na Favella εἴα τὰ ΙΕ tandem in re? Nun siae rità della Ciceronia d ornamento] {ga r: inibus ? num sn opt june deo lume rr to rum imaginie ? num in eruditio glielmo Bud donde forfe è nato; nel il dignitate ? asian! della Francia, Giureconf. ΜΡ da loquentia ? Nequaguar di Craffo Giu x del! ἔπος aut €209 Eeaque Cice che Lorenzo = μ᾽ ΟΊ fece ξ - mn cute + bra - * Elogio, ς -| |Tanram 3 ngcenueo Neto , red) E egli ebbe per Com- Frari phrafeos 3 ΤΩΝ pair Metto Elio Roterodamo, da Ma Ver ligie a È & a τρεῖς. petatore He venne trafitto. | | negligendam doceo 9 Ta neg- RETTO. nza accefe cotan- 2 rifsimifgne sa aliter peer 3 pesi movie prrazione rmginied quàm feci he per non me AJ | ero Budeuni c li cum : Budeo, che p erfi | | confero tinum contuli cum spiga: li altri, che conv Leorardam Areti bum cum Pli- tovare qui gli 2 no di ciò il Ro- intiliano , Philelphum. ρέων: fatizici EI rali Gero Scatigpa | | Gubalili "Badia «lil again IRGRRCRTE Doteto fcriffero mai- | Pemnodum Badium ° referendus cf? 3 TO, efii on Dialogo χ pa, |prefero, in cs elatus nibilof- Beato iMbiicioi ome Per [PE gie dea! rende ren Eraimo ; | | dolendofi_ in st glorie Bud : (ἐ hc- : rfo dolen ἼἜβεῖ g t Budao eft hc hc gra a Funerale in morte d'| [10 = mea cpc egizi Badio. πὶ air non avere avuto sr bonorifica, ita nt ibi fupirfi, i tp; {eco con Erga | Indi caput: agri forniti» | Hi nc etiam morertsì ‘che gh NERA iungano a CO- pt A Ersfmey ui ni È di ρον τυραν vu Laine viaggio qui sliatas amor E fcerela ve = it de Badio t reconcil che! | no sis ltberum eri 1 γα κού λον. del D'oleto ne ne = Aliis 0 femaper 1l- 0g0 io fi ritrova, 855 dwolunt, eg (bell a e Ci rpzovio udicare quo mero (Lello fo Dora Aiiposi ni dite iam io dell’ Aleento : arene nici tu poic a quelto titoto;. io dell’ s. item svanec elo= in Lione, ed ΔΙ. po Imitatione | [scenic sea e ; tametili Sveph. Dolett: . mr quo mita entiam pofsis “prime ngè majoreia Ciceroniana dal che fi weder;. ἕως (a difsimulo dllum longé fuiffe nd fi 77} . : è er δ. ᾿ Frame prefo avea eziandio imp

tà. fuiffe futurum, fi fortuna benîgnior, | | manno , che a lui ftampò alquanti ocium, ac tranquillitatem (tudiorum| | Libri; come veder fi può agevol- Sfuppedita(fet . Dopo di che fi pie- | | mente nella fuddetta Opera del P. ga a compiacere il Brifrio, che in-| Orlandi, il uale afferifce in ol- genuamente e per fuo bene il uni be , da ἀρ Badio Carasso figliava o adefpungere nella nuova | |tore fu del Trechfel medefimo . edizione da farli allora del Cicero- Per mettere in chiaro lume niano , il nome del Budeo, od aj |quefto punto importantifimo per fepararlo da quel del Badio ; feb- | θα notizia della fua Vita, ia- bene egli conoiceva, che ciò anzi| |rebbe d’uopo il vedere chi vera- era un dar occafione a peggiori [Menta foffe, che nel 149gg. fece in κεν σρό ν Tanto βδΡμηκοι ονὲ Bione sete: Poi indi, dle Oper ipoi effer fatto; onde avviene, 2) 12. 9 ch A dii edizioni pofterior ll an- He Dietizisi dal patina È ini + e molto meno al di d’og- ello , facendolo ; e ar Gist one più non fi Di lin quelle del Trechfel , al Trechiel CON i Lelli ltresì, o lo dif-{ | medefimo da un’ impreffione delle ge. Non lo lefle altresi, o lo i o da [ ; fimulò Val. And. Deffelio , che nell | ARuosaginD wo 4 Lib. Santena Elogio del Badio men perom-! | di Guglielmo Ockam s in fol. E pa- At e alitalia | [aste cip) ente DE tando il Ba sdie=||t , - de ivi alla luce alquante delle Ope- | ici uomini , che Bernardo a Mal- re fue. Io non ardirei però d’affer- | linkrot dice avere il Badio nell’ im- mare, che egli facefle ciò con una | | preffione , che fatta ne fu l’anno Stamperìa iua propria , fe il I | 1499. indirizzate nd, Antonio Ko- Des non Maat me la nina, del PuFBSE ᾿ Cittadino ui Ν᾿ ΘΉΡΑΝ, Badio fotto l’infegna di un Tor-| |{uo Amico , uomo fra gli Stampa- AGIATA Valesi DUET aa ate perire ene x e ie Valerio Andrea - ς > affe- Pra Sent diceffe effere ftate pubbli- rendo il mentovato P. Orlandi 9 che cate le fue Enarrazioni Saxoigliagi | [86] effere Giodoco in Lione Cor- Lugduni , ac Parifiis, quo celebre; rettore del Trechfel, fposò una fua poftea Typographeium rranftulit ;| | figlia, e non veggendo io le ftam- ip enioc-hatealalclandanehe Agp pe del Ere elttspaBare È sar berto Mireo con diverfa parola af- | | no 1497. davami a credere, chei ferifce = Lutetiam demum 5: ποῆτο Eadiessiupeedbto folle al dens , celebre in ed Urbe typogra- uocero nel Negozio appreflo la betum inftituit; e {enza tar cafo| | fua morte feguita. per. avventura τὸς non sani se) giammai li gi a quel tempo; fe non che trata alcuna impreffione fatta da| ho, trovato. pofcia mentovarfi dal lui in Lione; fa ben di certo > ||| Fernandio nella, fuarerudita Opera, che quivi egli fi valfe opportuna-! {intitolata Didafcalia multiplex, una mente di Giovanni Trechfel.Ale- | edizione fatta da Trechfel in Lio- ne

.— —____ _Én .r——_—m—m ------ pa -α« δ -----.-

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ne l’anno 1532, ed una dal celebre | | allorchè nel Capitolo fettimo delli Bibliotecario Medico Pafquale Gal-} | fua Iftoria Critica della Lingua La- lo del 1544. i | | rina » in raccontando le qualità, e

Nell anno 1500. fi rifolvette il| | le doti delle buone edizioni, fen- Badio di trasferirfi a Parigi , ὙΠ E fervare ordine di tempi il Badio perg nidi P. Pellegrino Or-! ! nomina prima di niun di loro, andi, per tnfegnare la Lingua Gre-| |foggiugnendo ivi pofcia, che ῥο- γα, e per rimettere la (fampa, chei \rum editiones magno pretio digne era caduta in una barbarie dun | funt, è» (epius ia comparattonem. Gottico carattere , che metteva fpa-| | librorum feriprorun: evebende ; nam- SERIO Aprì colà, 0 trafportò , che que eruditio, ἀν diligentia typogra- e' fi debba dire, il fuo Negozio dij (phorum, qui Libros hos proferebant Stamperia , da cui pofcia vennero lin publicum, fuit fingularis. Dico alla pubblica luce, tutte grandio- |folo, che apparifce chiariffimamen- Pip regia molte i [res che il Valchio in gran riputa- che 10 tono quindi per nominare; ! lzione abbia avute le fue ftampe, ancorchè a dare della loro ftampa | |fe inun altro luogo dell’ iftelfo Ca- alcun giudicio , di meftiere folle | | pitolo egli afferma, ciò che quì prima vederle s cofa che agevole! ''appreffo: Gallia femper ferax fuit non mi è ftata, fuorchè in poche. | Parini litterarum , cui editiones Pure ful fondamento degli Scrit-| |vererum Scriptorum elegantes debe- tori, che incidentemente di alcuna | {mus ; namque in pretio dignitatis edizione di lui hanno parlato, fi | Babendi Junt Libri editi cura Fo- può afferire, che una parte di εἴς | | docii Badii, qui è» Afcenfius diétus per lo meno, buona molto e alta | κι viri Linguarum Grace è La- cori È ed τ μρ σσίωι 5.6 che tutte! | sine intelligentifsimi . cron Re] univertalmente fieno ftate mai fem- | | del Badio affermi il Mireo, che egli pre applaudite , anzi chenò . A Ini| {in Parigi effendo artem recens na- attribuita viene dal Moreri nella | lai non parum auxits ben fi. potrà Giunta della. nuova edizione del | l'eredere?a1 Mallinkrot, che afferma fluo gran Ae προ la gloria di| | Pariftisautem Yoannem Parvum ἀν avere introdotta in Francia, d’Ita-| |Yodocum Badium Afcenfium primos lia portandola, l’invenzionedel ca- | | fere reperio, qui ad aliquod in hac sg na tondo laddove prima’ ufava | arte nomen pervenerint . Onde poi olamente ‘gotico; ma foggiugne} [1] Garzoni nella Piazza univertale l’Orlandi ssd molti Libri con. ἴα Act cr pr in ced quer Carattere, prima di potere ri-| | Arte il Badio ripone. Piero Ver- cpr ffampa , e non fa, deg [tori onofe della Città noftra, feri- al fine della fua vita. vendo ad Antonio Agoftino Vef- _. 10 non fo decidere, fe Gio. lb di Leida ful propofito di un \v'orgio VValchio di prefetire ei [luogo delle Orazioni di Marco Tul- dia intefo' Giodoco Badio αἱ Fro-! Hio, così gli dice = Excufus. certè

bem, ai Plantini; ed agli Elzevirj, | | intende del Libro delle Orazioni)

Lu-

Lai i ione del Bri- ‘fio coll’ interpretazi i i fior anno (1010) βαρ eolie HRR 1600, 4, ἫΝ Lutetia Pin LA Bigi parece XXI. in in qua mul- : fio pofla e : ip re) refiote fim, ΒΡ i αν οτνα εἰ εὐ μάο lesi Libri s ut ille af lai felto in 4. Reati auxilto pico» prorfus credo . io | L’anno per NIE ai Severi- pani ΤΗΝ offendere inguio« | pato avendo P dr ca ΜΆΡΙΟΝ @appr ‘o onem , cum " no colle fue picc lle Opere di arbitror Chenrena anagnofte hoc nella revifione de ξ =D o Pe- Nibil Arte ct βμι eft in illa. ξ Agoftino, che Gio. Dari to enim folum vit ΓΑΙ ΔΩ invero | [ὃ: ibrajo famofo in Parig sh te ditione ( -| {tit Librajo Badio fece ftam dAifcenfiana e di laude ) quod ana | [τὰ compagno del a eduto con è una ipezie ione feparatum ef in4. ficcome ioho ve dica: interpunéhion = juva-| | pare 4 : Opufcula Divi 3 gnofte 7 recedente voce a J La uelto titolo: Ip ae 4 cum dupls- vai scel erratum ipfe riti) | ini longe preft ΠΝ coimpref= bant; Di fimili facgamenti ΣΕ e||ciindicio reni Seri peo del Pe- rext. un fa, le ; acui feguen li Stam I + ef io a dic ser (fas e Fina gi er alfirao di chi > AL fio ho no i la chiaman = gg 1 elle dell’ Afcen i didue | paror : nne Petit fu n quelle ° camenti di È b fis a Foha 1uene È degli attacca ecial- | |P sad fa rante ; fi aggiug più Παῖς r difetto fp fo aureo commo i poten- parole in agi ci gi Ea] δὰ Epigramma, che Pioggia ita μονίας sot altresì, ἘΠΕῚ do io a ana γε î 5 οἰαν μετ vid fretta; 1, in cambio d'a i era dell’ Afcenfio, fa indubi- fuoi CACAtteri > fuole un accento; ἐμὲ io. Ma egli è ben co o Indi- Ù SR pica dei caratteri | Lac che fuo fu οὐδεν o giu- pizioede! o allora derivanti $ non ce alfabetico di que ; lochefiri- dal i ib reflore difetto. in | | incanti Ron cute di lui fteflo, gia se belle rino Arona pof- | | trae NANI ἀ’ allora sini erzioni non d che all’ ufo de {picio fituata landi (le cui Υ zio, ragionan o | rovefcio del frontefp "αἰ affare in filenzio, he quefti| (nel r padri Laica ara ar de Badio pia τ ἀνεὶς 168€ 7 5 πον quì riporti di . Ω͂ - . a 8 entro ἐ᾽ τά τόσ. molte Opere di ri- famente . us Da- orti vr coia come fi pote [A Fodocus Badius cla juris Maro a pon quel che diffe Li uh | mino Anfelmo de è pietatis conigene. ἦν Badio non potè spire. utriufque conta rio S. dicit. pra ὍΝ sp , fe non δ fine de ni lalnidicne ceneri juris divini RE on capiico. ure optimo, tantopere Di pro Biblioteca ΓΆΜΟΝ ΕἾ ἰκιφωΐ ΜῊ Ρ ἐόν sb: ν τα vi i legati irafti bec divi Aureli fecun- eflere ftati : dii εἴας: 4 imarum feci Potsgo o io Parthenice piana E | | fini pr eftantiffi ta dum {tana dell’ Afcenfio del 1502.

LI . dum Apoftolum in Ecclefia luminis | | che l'Indice Carpzoviano dice im- divina: mere opufcula , que fi adi | preffo effere Pari. 1502. ceterorum, ὧν fanttorum, è anxie | Non può effere tuor che ἱπῖοῦ ε dottorum opera conferantur, Glauci | | no a queto tempo, che ftampaffe dixerts ad Dicmedis arma collata,| | il Badioi Proverbj d’Erafmo, men- aut certe gemmas auro ἐδιιδγηέχεν | | ire uefti l’anno 1523. nel primo di q tantus eft borum fplendor , tanta di- | | Febbrajo rendendo conto a Gio. vini ingenti relucentia ; tanta i ese Abftemio Dott.,e Canon. firium (ententiarum copia, nec mi- fe Coftanza . delle Opere PROPRIE 3 nor tum în fingulis pene verbis re-||afferma che 27. anni prima fi mife ligio ; ufque adeo ut adamantinum| |per una congiuntura, che fe l’offer- merino τὴ dixeris 9 quod hujus in | ἣν e che egli racconta per minutos Libris confeffionum lacbrymis birci- | la raccogliere tumultuarie , con po- no fanguine ἐμ primer Pe Dei di leggere vr SI di non queat permoliri; ὧν faciem Me- roverbj prognofticando, che qua- dufe paffos animos, qui non quia | | ada fi fotte quefta raccolta , fa- tot facris admonitionibus converti »| | rebbe affata per la fua utilità nelle tot compunttionibus moveri s tot fra-| | mani degli tudiofi ; e finalmente peo ΝΣ τὴν ardoribus σε! τς ch pochi anni fu per ταρ t. Quin adeo maxime omnium) |dal Badio con aggiugnervi non vecordes , & teterrimo furore sig [che. Per lo che ben vede ognuno , cos, qui in peccatorum venena tam | | che preffo a quefti anni fu imprefla. prafens refugerint antidotum, borum | | Venuto l’anno 1504. diede fuori dico opufculorum diligentem lettio-| [11 Badio il Salluftio colle pià note, nem. Ut verò id genus non dico) |in fol. e il dedicò in data di Parigi homines, fed montra mi (fa TA Μᾶς pridie Calendas Novembris 9 tue decus noffrum amplifimum An- | | nobiliffimo , nec minus diferto , È felme , bis opufculis , que μοὶ ον, peste primis obfervando , a'‘que Re- ardipî/cî poteramus, tuo nomini rur-! | verendo Domino Francifco de Reu- fus, impendio optimi Bibliopole Fo- | | ban Lugdunenfium Archijrefuli, & hamnis Parvi impreffis , ἂν a fedi periti ca Primati. x recognitis, enfiiriaiplili iii | i cr Rei ὑπο} Jo. Bap- ornatis , moites (cio, tes vel| |tifta Mantuani Bucolica in 4. totos imperties . Quod ur ceteri quo- | | Del 1 "i l’Orazio colle De uo faciant admonitos velim : Hec| | Annotazioni di feto in 4., e de fem et. Vale. Raptius ex ofi-| Mantovano nell’ ifteffa grandezza cina noftra litteraria ad quartum | Poema de calamitatibus temporum ; calendas Ottobris anni bujus τα τᾷ fe: altri Opulfcoli. : defimi quingentefimi fecundî. Stam-! Nel 1507. il Virgilio in foglio, pato forfe fu da lui in 4. Baptifte | | giufta il Fabricio.

Mantuani Parthenice Mariana ab | Stampò l’anno 1518. il Teren- Afcenfio explanata , cam ejus apo-| ! zio co’ fuoi proprj Commentari in Jogetico . carm. vot. ad D. V | foglio .

Le

17 Le fue edizioni del 1509 fono | [co, comeil Fabricio accenna ienza di Cicerone de Ofliciis in 4.» colle Muto il fefto. fue brevi Annotazioni . Alcimi Io non fo parimente il fefto Miei Aviti Viennenfis Archie-||dell' Opera, ché Guai imprefle pifcopi , de Mundi origine , de doti l’anno dipoi 1513. qual’ è il Tito gine Peccatrum, ἐς fententia Dei, | Livio nuovamente cum Sabellici No- de Diluvio, de Tranfitu Maris Ru-| |tis; In fol. Fu quella intitol. Petrus bri Libri V. addito de confolatorie | [Gana de Honefta Difcipl., © de Cafti'atis laude Libro, tutti pali ira Latinis ; ficcome i aa me in 8 E le Opere di 5. Bruno] |del medefimo, Opere paffate in fi- Fondatore de’ Certofini, di cui il] |lenzio, nell’ edizione del Padre Dravidio , che ne fomminiftra la| { Negri "della Compagnia di Gesù , notizia, non accenna il feflo. | liaddlbne degli Scrittori Fiorentini Nella Libreria che fu del fa- | parlando ragiona del Crinito , edi mofo Gio. Giorgio Grevio fi der [na pofteriore impreffione del Li- vava Val. Maffimo cum notis Oliverit | | bro de’ Poeti Latini, e tace total- in splalapicio dall’ Afcenfio nel | re de’ Poemi ftampati additan- 1510. E farà per avventura quell | | ogli MSS. ifteffo che fi trova riftampato in Nel 1514. dato fuori fu dal Venezia nel 1569. Yodecique Badii | | Badio , al riferire del P. Negri del- DOS ro quibus sai la ρῶς τς 9 i eran n unt quatuor , È viginti exempla_| |un' Opera del P. Bartolommeo La- nmuper Aldi Manutii induftria sand Fed Domenicano Vefcovo di Cor- venta , eiufdemque Afcenfit. Com- |tona, intitolato de fenfibilibus de- mentariis exornata . | [“οὐής Paradifî, ex Trattatu “)οαη- L’anno 1g11. pubblicò il no-! πὲς Tambacco , fenza accennarne il ftro Impreffore il Tito Livio ex \fefto. : Sabellict recognitione 9 cum Augu- | | Occupazione fua nel medefimo fini Baccharii alloquio ad ao μι 1514. furono i proprj Com- ada; quad ἣν ἑαρὴ in 4. colle pacpssei Ra τοὶ 9 de να planazioni.. Similmente l’E-|{ |citia, de Seneltute, aradoxa : piftole Familiari di Cicerone fi ie il Tito Lucrezio in foglio col candovi fopra colla fua dotta pen- | | Commentario di Gio. Battitta Pio. 5 τῆς spendo le ΒΕΔ ΘΙ Anche er e foglio ex 00) 8 gidio ‘Turiano Sacerdott eni | gnitione G. Verfellani, cum Notis primis, ἐν Litterato, è probounice-! 1 Yo. Sulpitit Verulani, Phil. Bero- que diletto s_ per ufar qui la fua Tra s FYodoci Badii, Ant. Sabellici, formola ftefla . | Facobi Bononienfis , Bapti(te Pisi. Stampò nell’ anno vegnente! | Di più Baptiffe Mantuani Bucolica 1512. il fuo piccolo Trattato de

|

| in 4. conferibendis Epiftolis cum August FI

|

| Fin di queft’ anno 1514. te- nt Dathi libello de Elegantia in 4.} | neva il noftro Aicenfio corriipon» E parimente ftampò il Valerio Flac- | denza con Erafmo Roterodamo; Differt. del Badio. C e

18 e nell' anno apprefto gli feriffe | | Erafmo medefimo ftampate allora di Parigidandogli le feguenti lette-! ‘da Teodorico, Martin Aloftano, rarie μα πτωαξηαρεν τὰν de [66 relam- | τὰ d’ Aloft Contea della Fiandra, bit. (eforfe lo riftampava l’Afcen-| |che in Lovanio allora imprimieva, fio LIGA mentre l’edizione ni) [etica gg tana ; Pe 805 ap- Parigi , che nella Biblioteca dell | portare a lui danno , dicendo = Mayero fi accenna, è del 1514.in| |fanctius enim amicitiam colo, quà n +, e quella, che nella Mabilloni- | |qui COPIAM VERBORUM ma- μὴ fi cda è del 1516. in fol. dI pad munere mibi miffam, non fine A. Ruella Diofcrridem imprefsi ni | | prefatione tua , labores noftros nen aptat. Nos Quintilianum, ut pof-||parum elevantes, imprefferunt , ac fumus, reponimus , freti Codice fa- | pride mihi tam fantte promif- ris fideli, a Laurentio Vallenfi,\\fa , non minoris ac Philippeo ven- sm viveret, po[f2 fo . In propofito diderunt fingula , fefquiannum an- i Quintiliano, mi ricorda di aver | | tequam unum (mnondum enîm omnia notato nella Biblioteca di aa | recepi ) reciperem , redempta. Indi Deaudio , che l’Afcenfio impreffe | | fegue a dire, che di quetta ingiu- una SE irta "pr; n ΜΈΝ] ria Negchbe vendicato sila #0 nes Quintiliani. Riltampò nel me-| | pare il Teftamento nuovo z?fdem defimo anno 1515. il Virgilio in | targa s nibil ad hoc comparatis, foglio; e fecondo che il Maittai-| |fe e’ non foffe itato per amor d' re pag. 33. afferma, diè al pubbli- || Erafmo , per cui non ne voleva co Macrobio , che fi trova adi [δἰ altro. Non contento il Badio Bad. Afcenf. δὶ Yoan. Paro (ma | |di quefta repulfa , perfiftè nella fua forfe vuol dire Parvo .) | { repugnanza di ftamparla , anche do- Diede fuori anche nel 1516. | po avere avuta l'Opera forfe dall’ il Quintiliano di cui fopra egli | Autore medefimo a cui ne’ 29. Set- fece parola al Erafmo, ma per | tembre replicò = dAccepî SIMI- quanto io trovo » ebbe quetta edi- [1] UM Opus tuum luculentum 9 quod zione la giunta delle fue proprie | | Zicer, que tua eft mod ftia, per me e: Sdi quelle, che oa vi ΩΣ îrî optes, officinam meam avevano Raffaello Regio, e Gior-| | cum primis fit ornaturum, nifi quid gio Merula, in foglio. Fece in 4.!| |dammnum mihi inferant plurimi, il- la prima edizione delle Opere di| |Zis referre graver, quod non in- 5. Paolino, biafimata non poco da! |telligis, ejufmodi eft . Ea de (e mor- Gio. Alberto Fabricio nel fupple- | |ralium eft opinio , ut reccgnitum mento della fua Biblioteca Latina, ||guodvis Operum tuorum a te pra- ove egli la dimanda in multis od [Psa etiamfi nibil addideris , prius cera , in monnullis n ac etiam | parime pini ον δέρῃ Fa a cenfore ipfo Badio depravata .||jatturamtn LA- Non voleva già riftampare ( e le) κεν in PANEGYRICO, in. fcrive ad Eraimo ne’ 6. di Luglio! ! MORIA, în ENCHIRIDIO (nam di quel’ anno ) le fimilitudini di | | quingenta redemeram volumina ) ὦ’

in

19}. chi Avvi dell’ anno 15 Ric IS, quorum 110. emeram , | Politiant Epiftole co o diFeto. inner “Remi. Rec sli liscoli. ‘eci γον ξεν pes rl facere coattu sa Itaque è re co Silvio in fol. impre αν». ay ta guiia - -{ |celco Si «gi . Giulio : πὸ poni 5 uni καρ lis | venuta a notizia lie Vi ha fi- noftra faci sufquam i i, altrove mentov Ἰὼ diceres, nec priufqu rl, aitr È, in fol. ram prati esca » smmutes ] slice Val. F ni edita ii Poveri uni > ilium Opere fervafti e- del ad sisiota Libro 12 ᾿ re- i i di ul quod n - imprefforem pr li Ar ument ᾿ o in ol- publ} n gl ἐμ} frei delimeieSiso; ice Fabri mont: ce es exhortatus » | {tre in 4, ςἢ gras ta di Piero, primensum no Imente, che aven io, un edizione anno 22 i -{ Icio an Barca Sini colla Copia, fu | ne ‘fatta in fol. in ἜΡΩΣ con- bito che dl‘‘T'orchio fofe neo |Alibus ae ica ro. bito che ofti fotto n ancora l’In > ra a i avrebbe p aj tezza ance latonis Opera . Sato , gli aratteri, e nella cart | | vio intitolandola <= adjettis pig jaella PA | | AMarfilio Ficino ti Oper enarra- ; 1 Ξ i u- : 3 Ἷ } ἜΜΕΝ io. diri = Hu-| Ti ejus e τς GR ἄγη ndato da i tionibus Axi ino Datho tranf- fonio In 4. raf poi mi perfuado, Alcyono ab n ἀρ fact vederla saper le Yen cia ana Mi cu» > nella Librerìa che eg i fimili d'Erafmo , li occhj proprj n d in veg- entre 1 fim ne ra-i | CON gii OCChj ciardini, e quetto m ff Uomo i d ᾽ς; nori Guic o nella che que a- | e dig : onfermat i in una Letter Ξ 8 Fodo- gen SE intorno alla reg giona se di Gennajo 1516. 7 mia opinione : n Gio. Par- nio ne’ 16. 1 1 um opitma- ‘ocietà del Badio co E i - 1ΤΠΕΥΟΥ 72 ΟΡΤΊ | |te focietà seg; nel tronte co Badio optimo lo cui titolo i cui è il fegno γ er i0 2 di cui : unaantu np cicli vi anche allora dibio: e fotto di elfo da Ba- ra Cauedi ni diri da Foanne τἀ ζῆνς γ᾽ LE = Haec efercitaffe he : ancorchè fine pofcia fi legge = i - Tecne 3 ο΄; In Ξ tere Cui mevali δε See nel 2. Tomo dell belt impreffa funt cd Do- ci ci pag. 576. noi 17, ΓΤ vena di; Italia Lett Ila Bibliote- iaia DXVIII. qu di citando Val. : e Giofia | 5 . Deo Gratie. pe eloi Ϊ Gefnero 3 i Funias. oa il cui in a citando ὀνσευπιξανρ υνὰ ὥς dedi “Jp sn Badius imlero . i Belgici, e ne- ΕΞ è tale ΞΞ Yo ΠΣ Vi- : : Elogj Belg : | dirizzo è ichaeli Bodeto, Vi Ì Mireo negli Ξ riporta- .Micbaeli ini gli Scrittori Sacri del P. Coronelli ws cia confenfu oprima, Pe . Iblioteca 5 li ro mortal : ad ntijstmo Mn: ti nella Biblio l’Afcenfio ne | sario Regio prude i ti 3. che - . filiario ἐδ : n Epifcopo Tomo 4. Cc. 6 i ici la Lingua i: ac Ligonen. : infegnò in Parig imo:| |Francia, ὦν letari. 1530. infegnò in adunque Eraimo: > (x; bene agere, © lau egli adu q ni|jstmo, vr mertto tuo i pa nibil prorfus ni A (8 Γ᾿ Quongian site ἐρᾷ ab impre >, τ ° 2% 6°, antellexeram , fi ed tamen Sim | | das ifsime , dia 2 den- mec eft cur huc miitas quicq

20 dentifsimo bac fere tempeftate fori-| [lis vitam inftituifti - ita in confu- bentium inftituto , qui teterrimo op-| | latu regio: ita in Epifcopatu vixi- timî cujufque prajudicio $ fine des | | fti, è vivis, utque diù vivas op- lettu, abfque judicto , citraque om-|\tamus: ut eo nomine dignifsimus mem vuborem s înfimos mortalium 4} |\extra omnem aleam comproberis : ὦ» vix qui alici i ufque eo, ut fi prifcorum confu:tu- nifeftaria è impotenti affentatione,| | dinem (ettari velim, qui optimum fummis nominibus extollunt : ufque | "νὰ maximum quemque în fuo gene- adeo ut vix illam confpicias ab eis! ‘re Deum nuncupabant ; te merito conferiptam paginam 9 in qua non | [ ὦ» virorum, @ confiliariorum, È fepties, colendifsimi , metuendifsimi, | | Epifcoporum s È eorum quos nunc reverendifsimi , ὧν id genus Latine | | Pares Francie , olim Regulos Gal- Lingue prifcis obfervatoribus Ἔνθ ltarum appellabant 9 Deum compel- ta monftra , inculcentur : que res | lavero. Quo circa cum opera Pla- effecit, ut re integra 9 ani ἴάναρο quem Philofophorum Deum. nunc pro meritis laudare valeas ,} !praedicant omnes, è qui unus An- cunétis fimile de omnibus predi-||timacho poeta, inftar omnium erat : cantibus. Quanquam praterea, πῇ " Marfilio Ficino translata, ἀν pa- στοῦ minime Licinium Fimbriam_! | rapbrafi egregia illuftrata prelo no- virum confularem a fummis aulto- | | tro jamjam emittenda, nullius vi- ribus Marco Tullio Cicerone ἐπ of-||-ventium tam qvifa fint expetere, ac. ficiorum tertio, & Valerio Maxi-| |tuum prafuldignifsime, quo tuean- mo lib. antiquorum inftitutorum fer-| forati prefidium : ne iftud eis dene- cimo , tmmortali laude donatum 9} |ges majorem în modum iterum at- quod a Marco Luttatio Pinthia, | [ene iterum precamur. Vale. Ex Chal-

fplendidifsimo Equite Romano judex! | cographia noftra ad quintum Calen- aditus de fponfione quam ἐς cum ad-||das Yunias Anno ab redemptione bu- verfario, quod vir bonus effet , fe-|| mana MDXVIII.

cerat , nunquam 14 judicium podi Di quett’ anno ne’ 19. di No- munciatione fua finire voluerît : ne | | vembre avvi una Lettera nuncupa- (inquit Valerius , cujus hac agno- | toria, come dicevano, del Badio fcis verba) aut probatum virum, fe! |a Enrico Valufino fuo Amico in contra cum judicaffet, fama (polia- | porse ad una riftampa di Giuve- vet, aut juraret eum virum bonum| {nale fatta in Venezia nel 1548. la effe, cum ea res innumerabilibusi i quale indizio della primiera edi- laudibus contineatur . Quanguitit, | l'istante de’ fuoi Commentarjalle Sa- inquam , bec ita funt, tamen com- | tire di quel famoto Poeta , fatta munem mortalium confenfum fecu-\ | per avventura da Simeone di Vin- rus, È aurium oculorumque Fnasi (an Librajo di Lione; e fa ve- cio induttus ( nam que audivimus 4] dere, che in quefto mentre colà vidimufque teftamur ) nibil fum uo) jos portato il Badio fteffo . Ha vitus , te virum optimum pronun-! 1 ella quefto appreflib indirizzo. coave . Ita enim a teneris unguicu» | | Godocus Badius Afcenfius Hen-

rico

pico Valuphino artium bonarutiz» | | Profeffori optimo, ac clarifsime

Lugdunenfium Crvitatis pe co dilettifsimo , è» amico primario

falutem plurimam dicit . | Cum bifce diebus &xc. Hane au- tem opellam noftram incredibili dex- | &eritate perattam idcircò nomini tuo muncupo , atque dedico : ut quicumque | eam videbunt ( f qui forte videbunt ) | antelligant te non (olum Lugdunenfi- | bus tuis, quos incomparabili erudi- tionis tue beneficio devinxifti; gra-| tum , ac jucundum effe: fed vob. Afcenfio carifsimum ο. Accefsit Si- monis Vincentii Bibliopole optimi s| ἐν utriufque noffrum amantifsimi s| cui banc operam navamus , plenum & totis punttis fuffragium. | . Il titolo poi dell’ Interpreta- | zione del Badio fi è: Yodoci cpr Afcenfii familiarifsima Yunii FYu- venalis Satyrici ejufque interpre-| tum (uno de’ quali è Gio. Britan- | nico) Explanatio . Ed in fine: Afcenfius ad literarie militie ty=| runculum. | Claude puer faciles ( fat Prata bibere ) canales | Avida jam totonon fitit berba | folo. | Vis manifefta loquar? fatis ex- plana(fe Poetam | Arbitror , ut de fit quod dubitare | πᾶς. Acria mellifluo diluta falerna liquore Promimus & liquidis vir | fluminibus.

| | | | | | | | | | | | | | | | | | | |

afferzione di Gio. che nella fua Biblioth. Philofopho= rum dice, che l’Afcenfio nel 1519. ftampò l’Opere del Poliziano .

& Ii

no Sal. Humana fefquimillefimo de- cimo nono ad Idus Augufti. L’Ora- zio in foglio co’ fuoi Commentarj

21 Cratica cur nullo fapiant diluita fluento - Ebibat: bis nulli demimus ve- nophorum . Tardè quia hic beves ? facilis fi noffra Minerva eft Plus aquo : alterius perlege feripta licet Bina tuis pofus s nefcis, pocula menfis Hec prebent liquidum flumen + at ella merum Dilue fonte merum 9 ne fit tibi Lincipur egrum Singulave ut (aprunt illa vel ella bile. Nil capies unquam? duo commen- tarta junxt Ut, vel utrumque legas: alte= rutrumve . Vale. Se non vogliamo attendere 1 acopo Frifio +

Sonoimpreflione dell’anno ftef-

fo fatte da’ Torchj dell’ Afcenfio quelle, che appreffo ricorderemo . Primieramente Yoannis Majoris Do- Ctoris Theologt in quartum Senten- tiarum Quefiores , ove parlandofi nella diretana parte, dell’ edizione, fi dice:

Que rurfus ab erratulis terfa cf, majoribus charatteribus impre (f4

Officina FYodoci Badii Afcenfit an-

Quid dubitas ? claris obfcura vo-| |e con quelli di Acrone, di Porfi-

lumina verbis | |

Explicut: jam me credo 4 0 |

velle capis

rione ; del Mancinello, e di Anto- nio Bonfini, oggetti tutti delle decifioni dell’ Junio, In foglio pu-

Te

re del fuo medefimo Gellio3 ficco- | [chè io ho veduto ftampati in 8. me d'un’ Opera di Pietro Rauledio .| | grande. Flores Sermonum ac Evan- in un’ Epiftola d’Erafmo Rotero- | lioadicne Dominicalium Excellentif= damo de’ 19. di Giugno di quelt'| \ Simi Magiftri Odonis Cancellarit anno a Pietro Egidio indirizzata, i omni fale , lepore, ac 10 leggo = Paulus HEmilius reli- | eruditione refertifsimi, cum ecrum quos hiftoriarum fuarun: Libros 109} Indice ; coll’ Impreffione = Ve- mults excudendos Badio tradidit . [rude ab :doco Badto A[cen- Gio. Hallervordio nella fua Opera f {fio cum gratia ὧν privilegio nequis intitolata = Biblioteca curiofa = triennio proximo nifi è re esufdene ragionando di Macrobio Pagiiccio| Badti rurfus imprimat. Tal privi Aurelio Teodofio, che fiorì al tem- Be replicato viene in fine dell PIE Gufo ci e ec che le fue Opere ex emenda ione | |? ; oan. Rivii Veneti, impreffe furo-! | imjrima*, preter affenjum Yodoci 3. in quelt’annoin fol. dall’ Afcen- | Badii Afcenfîi s cujus caftigatione fio. Vi ha nell’ Indice Carpzovia- | & impenfis abfoluti funt δὲ Sermo- no Quintiliani Inltitutiones è 2 | res ad Idus Fanuarias. Anno Do- clamationes , e σε μὲ Nottes At-| | mini ad calcuium Romanum, MDXX. « tice cum Scholiis Afcenfianis ; ficco- | Deo gratie. Quivi adunque da F. me Ang. Politiani Opera, ed Sui Matteo Makerel, S.Theo/. & pic : Macrobius, cant in fol. 5 ri vato νὶ | i Praia lei Gi ica accennano ivi, ftampati dall’ Afcen-| ! dedica pera al Cardinale ν fio in ηυεῆ᾽ anno. Fiefchero Vefcovo Roffenfe , e Foifapielia dal Badio ia [Cenci dell’ Accademia ΡῈ 1520. Chalcidius în Timeum , pae tabrigia, che poi morì qual mar- «duguftini fuftiniani Epifcopi Ne- | tire per la Fede Cattolica; fi dice dienfis recenfione , in foglio , con| |{tampata εἴδετε a fpefe dell’ Aicen- varie lezioni, e con alquante Spudil (29 , che bra a cita da lui gia te di matematica . e Petrî Co-||fimo, giacchè ella ha ancora la fua varuvias Sermonum volumina sang Imprefa colla fua cifra ; ma quel in 4., ed ancora l’Opere di 8. Ba-! iche fa calo fan te πὸ la filio Magno in Latino, in fol. I| |qualcofa è vera. Diede fuori ( giu- dottifimi Giornalitti d’Italia nel | fta l’Hallervordio nella fua Biblio- Tom. XXIII. pag. 377. così rife-| {teca curiofa ) di Piero Crinito Fio- rifcono: Dal Catalogo della Biblio lsemtino Poematum Libri ILL au!pi- reca Tuana ( Par.Il. pag. 390.) αὐ- |ce Domino Germano de Ganajo in siamo, che l’Afcenfio celebre, e dot-| \ fol. Al che fi aggiunga Epifole to Stampatore di Parigi imprimefe | Gulielmi Budei ἣν οἷ ii Gatte Je nel 1520. un Volume di Epiffo-) |veduto da me in 8. grande con fe det Bracelli. Era quelti Jacopo | | l’impreffione Venundantur in Off- Bracelli Genovefe, Iftorico . Ne cina Fodoci Badiî cum gratia & iolo furono tali edizioni, percioc- | privilegio in triennium ; ed in fine vi

vi ha 1520. Decimotertio Calend. Septembris. Pofcia fegue un altro Opufcolo del medefimo De cortemp- tu rerum fortuitarum Libri tres, di ftampa buona.

Quefto è ciò, che del 1szo. fi conta di fue fatiche . Del 21. poi in tol. in caratteri grofli, e buoni vi ha fecundus Operum Ven. Bede Presb. Tomus Fa la Dedicatoria al medefimo Vefcovo Roffenfe il| | Badio , ed in fine fi fa ricordo | pubblicarfi quefto Libro nel primo | i di Giugno 1521. Nel Frontefpizio ricorre l'impreffione di quefto te- | nore = Venundantur Yodcco Badio Afcenfio, è Yoanni Parvo; fegno

| | ᾿

evidente della inalterabile I

corriipondenza è che paffava tra quefti due buoni Profeffori , di cui, | come veduto abbiamo, fi ini il Mallinkrot. Dico inalterabile an-

tica, imperciocchè ben fi vide a | [τὰ laude del Padre di lui nella De-

fuo luogo, che fino nel 1502. era | lega intra di loro. Sèguitarono ad | eflere amici lungo tratto, e di |

quando in quando a fare de’ ne-

gozj infieme. Erafmo Roteroda-| { mo » che diftor voleva il Parvi nel 1517. dalla riftampa dell’ Ope- | re di S. Girolamo , non vide Di | glior mezzo, che di icriverne al

Badio, e così fece dicendo: Uri nam mi Badii fuiffet tibi copia Tear mularum Grecanicarum! Nunc ca- . pitis periculo Bafileam adire coger: neque enim edi pote? Novum Te-|

[ i

(famentum , nifî coram adfim. Scri- bunt ad me optimi fratres Amor- bachi, Foannem cognomento Par- um, nefcio quid minari, fe fe ex- cuffurum Opera Hieronymi , con- reimpto Summi Pontificis interditta,

2 ino negletta omne bumanitate. Σ j- deat etiam, atque etiam, ne, dum aliis (fudio nocere parat , [δὲ noxam accerfat. Non dubito quin Τ᾽ fit cum homine familiaritas; oro ut ad tam inbumano fatto coer- ceas .

Paffando io a far parola di quanto pubblicò il Badio l’anno 1522. dico , d’aver veduto l’Ope- re di Cicerone co’ fuoi Commen- tarj ch’ egli diè fuori in quefto tempo infieme con altri, in foglio, in due Tomi; nel primo de’ quali che bene impreffo pubblicato tu ne’ 13. di Gennajo Calculo Roma- no, come ivi in fine fi legge, ol- tre all’ effere ful Fronteipizio il fegno di Gio Parvo; vi è impref- fo Venundantur Foanm Parvo, ὧν Fodoco Badio earumdem Impre [[0-- rt. Quefti dedicando il Libro a Dragone Budeo gli fcrive con mol.

dicatoria, l’indirizzo della quale è alla Greca, in quefta guila = FYo- docus Badius A/cenfius, Draccni Bu- deo magna rei acolefcenti, gracè- que ac latinè juxtaditto, bene age-

|re. La qual Lettera poi finifce E

Chalcographia mnoftra ineunte Fa- nuario [upputatiine Romana An. MDXXII. S'accenna quivi un’ an- teriore edizione di queft’ Opere , ed oltre che io ben io (fenza el- fermi noto il tempo) avere il Ba- dio imprefli i Libri σά Herennium, mi è pervenuto pofcia in mano appreflo Tomo purein foglio pub- blicato ineunte Fanuario MDXXII. ca!culo Romano = Opera Cicerinîs Epiftolica contenente l’Epiftole Fa- miliari, quelle a M. Brun , quelle 2

24 a Q. Fratello, f'Epiftola ad Cetta-{ res ὦ» officio falturus miki vifus vio, due Epiftole di Francefco Pe-| (um tomulorum σφάξας prafidem trarca ad Ciceronem demortuum, e | | defiderantium 9 alterum qui cratio» l’Epiftole a Pomponio Attico cor-| |nes continet, Draconi illius primo» redato quefto Tomo della Ve ἔχη bellifsimo , alterum hanc, Cicerone fcritta da Plutarco, e dil | qui Epiftolas, tibi dicarem, non £- dr e ἀνα n sil τ Pe pi nello Nipote. Ora il noftro Stam-| [726 fieri poffet precontts . um patore dedicò quelto Tomo feito! | mibi non tam difficile , quam ma- con fua lettera nuncupatoria Gu- | | gnum videbatur . Nam cum ipfius lielmo Maino Liberorum illuftrium |Budei parentis ac patroni in rem- felicifsime natorum D. Gulielmi| |pub. è literariam merita , nullis Budei Pedonomo, & praceptori fa-| \Gorbis confequi , nullifque buccis 9 ne quam prudenti , è impenfe cum||aut buccinis , etiam fi totus ( ut Grece Lingue, tum Latine dota | [renna dae ille Flavi ) inflarer , In εἴα data E Chalcographia no- | equare valeam. Draconis tamen & Stra (ub Calendas Yanuarii ad cal- | | tuas laudes quamvis ingenteis, uno culum Romanum fefquimillefimi ac | ferme praeconio equarem èc. La Secundi è vigefimi, fi lamenta egli | prefente edizione da me offervata : del calamitofo tempo » che corre- | molto magnifica fecondo che va nemico per ἰὸ più qualmente| {portavan quei tempi. egli dice, degl’imprefTori, foggiu- | Nel 22. per quanto dice Gio. gnendo (Cum etenim operun infi- | Hallervordio ftampò il Badio di Snium ΔΊ. Tullit Ciceronis in qua- | | Gregorio Vefc. Turonenie Hifto- tuoi Jampridem tomos Lenga 4 re A Libri Pad ds uovum tomorum tutelareis prafi-||bus PP. (μὲ temporis , De gloria des a priore noftra imprefsione ba- | | Confe (forum Gc. in foglio. derem , reliquorune anxie Penone, | Stampò nel 1523. le Satire di delettu difquirerem, in mentem ve-| | Perfio colle fue illuftrazioni in fo- nuit recentiumin nos meritorum tum | | glio, e le Opere di Tommafo a Mecenatis omnium literatorum sa: | Kempis, unendo ad εἴς la Vita, ne heroict , ac patroni tui benefi-| iper cui non piccolo fcalpore ven- ri D. Gulielmi Budei, ΚΝ [πε cine ii dai ‘open tuorum Mame optime vel in banc| |ti. Stampòl’Opere di Battifta Man- sucubrationem noftram . Bonam enim tovano 9 col {πὸ Commentario in partem diligentia in hoc opere ca- | | foglio piccolo ; e Luciant Operain Stigatius imprimendo illius argutif- | [4. anzidi più în Lucianum Fo.Bru- fimo gudicio è (umme pere) cheriù Scaphidium, & in de luttu tueque opere acceptam ferimus .Si- Libellum . In fol. piccolo Baptifte quidem Llocos quamplurimos è mu- | | Mantuani Opera col îuo proprio tilos inverfos , ad mpmriaria| [Gone 498 a ipfius manu reftituta ac emendata, L’anno dopo 1524. rimife di a:Alidi(tà integerrimos . Quocîrca e | bel nuovo fotto il ig oa gellio

i 25 Agellio in 4. nella cui forma im- | | fefto Varrone e gli altri Autori de re prefle Yobannis Arnoletii Buzolicon! | Ruffica cioè Collumella ; e:Rutilio. ludicorum ; e per viarie. Gior-| [Oltre di sg gia Tiara gio Draudio i g. Libri di Guglie si Maturanzio fopra le Filippiche, e mo Budeo de Affe & partibus ejuss) | forfe lo congiunie colle predette in fol. ttt i | | fue Efplanazioni; Opera, che io non Dell’ anno 1526. viti. Calen.| | ho veduta. Non honè meno veduti Maji fu fatta in Parigi una riftampa | [Ciara Commentarit Lingue, che vi dell’ Epiftole illuffrium Virorum_! è chi afferifce avere preflo di fe im- ab Angelo Politiano partim. (erip-| |preflì nel 29. in fol. dall’ Afcenfio. te, partim Collelte cum narra | | In foglio altresi ftampò l’anno Commentariis, & ot dt 1530. pria sia parsa Illuftrazioni liis non parum auftis , rurfum . Gellii Notes Attice ex recen- diligenter repofitis . Or Musa nel | fione Egydit pig Lig A Frontifpizio porta il fegno Lo | _ Siccome ne faggi DS lean fe ΡΝ ΕΗ “a Renania Ha pria ANITA ue apnee pigramma di Gio. Vacceo in lode | | di Pietro Molellano, Raffael- di Francefco Silvio 4 che πρσΕΘῚ po Regio . Gli Epigrammi PERS così, onde non farebbe gran fatto, | | dell’ Antologia , di fefto in 8., e che anche in quefta imprefa vi avefle | (e N l’Epiftole 44 ΠΝ ΝαΝ gie avuto interefle il Badio. | ue Note , e con quelle di. Gio. Si bonus eloquio , vis poli-| | Battifta Pio, in foglio. hi baberi | | Vi ha del 1532. De Affe ὦ» e Ρ Badio candide le- | partibus ejus Lib V. Guglielmo Chor emas . Budeo Parifienfi Auîtore in foglio Nel 1527. in Franzefe ΝΑ, ἔμ una Prefazione del Badio me- dide la Hi(toire de la guerre qui| |defimo, ove fpiega egli circa a fur entre les Poloponnefiens ὦ’ Athe-| trenta luoghi difficili del Budeo; niens , traduitte de Grec par ol de! ted ha in ultimo dell’ Opera = Ir Sey[f21, in foglio. | Typographia Afcenfiana nd Calend. ᾿ Diede alla pubblica luce l’anno | | April. colla confueta condizione = appreflo Petrî Burri Mifcellanea_i {ad Calculum Romanum 1532. varta ; ed ebbero la buona l’oute | | Si vede che nel 1533. era lega tra di ufcire da’ fuoi celebri Torchj le; | l’Afcenfio e Gio. Roigny, davi Opere di Guido di Perpignano di) |per avventura imparentato fi era Catalogna, Carmelitano , delle quali. Inti di qualche tempo, ae STE πσῦσλ, gg de Herefibus apici i | ( appunto undici ne pi "3 fua Quindi nel 1529. diè fuori le||morte ) Orationes Ὁ. Egufdem, Filippiche in 4. infieme colle fue| | Epiftolarum Libri 1°. Epif'olarum Efplanazioni . Siccome Marco Por-| | Bembi, & Sadoleti Lib. I i pofe nell’ cio Catone in foglio, e nello fteffo | |Impreffione del .Fronteipizio. = Di (fert. del Balio. D Accu-

26

Accuratione , typis Fodoci Badii | beroicum de amore Erus, è» Lean- Afcenfit, è impenfis eius, & Foan-| | dri colla Parafrafi di Guglielmo de nis Roigny in inclytà Parrbifiorum | | Maro. Architreniî opus Carminum Academia 1533. cd in fine delj |in 4. Fafonis de Mayno Oratio co- Libro con non molto diflimile δας [car Alexandro Sexto coll’ Orazioni fe replicato è l’ifteflo coll’aggiunta| ! del Beroaldo. E l’Economica di del mefe, che fu Ottobre. Si nota| | Ariftotele . Il medefimo Draudio ra che il PISTE di quetta seg. [arefiito è ἀρ rie E u buono gran fatto. mente i titoli, che delle

Non mi fono finalmente inco- | | Raimondo Lullo , le quali per gnite molte altre impreifioni del| | mezzo della Vita icrittane da Car- Badio che alcuna potrebbe forfe| {lo Bovillo, ἢ. fanno, accenna, che effere del figlio, avvengachè ion lite Librorum major pars Typis ne fappia io il tempo . Stampò i| | Ajcenfianis Parifiis variis tempori- an] ad par: pani bus rara elt. pian gantiarum Libros in 4. Stampò ece altresi un Imprefli ( dice il Voffio; laddove e’ parla | | delle Vite di Piutarco tradotte in degl’ Iitorici Latini ) la verfione| Lat. dal Guarino , e da altri, ed dei Paralleli minori di Plutarco ;! io che ne ho veduto una riftampa tatta da Battifta Guarino fuo Mac: | | facrane in Venezia da Melch. Selfa itro , infieme con alcune cofe dii |vi ho letto l’Epiftola Nuncupato- Lionardo Aretino , e per etimo: | pe del Badio a Girol. Aleandro nianza del cano ata n] Ito la Motte, piena pieniffima, anzi plicò alcune Opere di Gio. Mag-| |foprabbondante di Proverbj Latini; gione Εἰ μηδυδαρϑίο ᾿ A pento do ΙΕ τς" fi Apice egli Libra-

ro eziandio eflere le Queftioni! | rie Profefficnis bomo. rapportate fopra siga Di più Pafquale Gallo fimilmente μέρ. edizioni di coftui da notizia il{|la fua Biblioteca non ommette del chiarifimo Bibliotecario Giorgio | Iorio Impreffore un’ edizione, ed Draudio nella fua copiofiffima Bi- | È quetta . ΓΕ (così gs blioteca, e quette fono . Dell’ Epi- | egli ) Andrea Tucriro di Pefia, ftole di C. Plinio colle Note di Gio.\ | Medico Pontificio un’ E. i(fola con- della Croce , in toglio. Faccedi ui pa Matteo Curzio, De Vena in Valentia Expofitio in omnes Pfalmos | | curatione pleuritidis incidenda , di Davidis, inCantica Evangelica, at-| | ve impugna queffa conclufione del que Eccle fiaffica Binediltus, Mogni. | Curzio : in omnt pleuritide in prin- Feat, Nunc dimittts, Gloria in ex- | |cipio , corpore exiftente ileno, fieri celfisz in SS. beafiini è Animati | | debet ‘phlebotomia ex Bafilica lateris Canticum. Te Dium; nec non in! | dolentis: in Parigi dall’ Afcenfio. Symbolum Atbanafii. Acceffit ad bes | | In Parigi colle ftampe ive tro- Trattatus contra Fudeos. Di Toca vo io fatta eziandio un’ edizione po della Croce fopra l’Epiftole di! : degli appreffo Libri : 924. Brace!- Marco Tullio. Mufei Poemation..| | Zus de Bello Hifpanieni:, & alia Opu-

2 Opufcula $ in 4. Yacobus Bracellus | | fu contento 9 giacchè dell’ 21 de Claris Genuenfibus , in 4. Ad0; | 1532. nella poc'anzi nominata Ope* Viennenfis de fex mundi atatibus | [τὰ del Budeo fopra la figura della ab origine mundi ufgue ad tempora | Stamperìa vi pofe in carattere τοῦτο : Ludovici Simplicis Francorum νὰ γον μωμήσασθας fair sot ἤμιμήδασϑες » gis ; ficcome Marcus Antonius Coc-| ᾿ς με vale Multa cavillari, feu car* εἴων ἐπ Val. Maxim Nell’ Ifo-| pere aut lit τὰ e προς ἐς ria degli Scrittori Fiorentini de | Poupnie de urî 3 Proverbio antico P. Negri laddove egli parla di! !de’Greci da alcun comico, ulato, Lionardo Bruni d'Arezzo, riîuta, | I a fue pamipe lia ba che il Badio , quando che foffe,| | preftorare conteffando facopo Gaddi ufcir faceffe in juan Parifiis i E Scriptoribus non Écclefia(ticis mentaria în Economica Daan De nullo Afcenfit Opere judicium Pangea e pur di lui De Be/- bign in sir pene legerim, lo Punico , con aflerire, che l’A- pauciffima viderim. fcenfio vi pofe in fronte il nome | L’anno 1535. finalmente ac- di Polibio, perfuafo , che l’Areti-| | comodata avendo il Badio la fua no non vi dla. altro, che il tra-| |famiglia, confiftente in tre figli- durli. Sembra, che ftampaffe 118-11 uole collocate civilmente in ina- genia , e l’Ecuba d’Euripide sei iiainia a tre infigni Stampatori. duzione d’Erafmo per efortazione | | Michele Vafcofano, Roberto Ste- di lara a | Ea Ax Roigny, come fi ve- se ineguali furono alcuna vol- nelle notizie ta le ftampe del Badio per i ca- | ratteri 1- za fama 3 formi ΕἾ Apps χὰ gini | | pafsò da sa vita d’età d’anni Vario fu il motto, di cui egli | [ 73. con lafciare, fecondo che dice adornar folea la fua Imprefa confi- | | uno Scrittore, delle fue facoltà , ftente in un Torchio con due La-{ | nelle Letture , nella Stamperia, e sog n con imprimono , due | | nella famofa ana di peazio altri in diftanza componenti i Ca-| |in Parigi acquiftate , eredi i tre ratteri. Or fopra quefto Torchio | | nominati fuoi Generi ; E gli ftu- videfi nelle i Tae oi | diof Ingegui , e Rn una un cartello con quefto verfo, cofa| | dannofa perdita , e lagrimevole pio goffa , altrettanto indegna Faadi. Nel n er nor- i lui te non è da attenderfi il Moreri, che ambiguo tra il 1529., ed il éorem , arte legentem. o. la pofe, e ne meno l’Orlandi, ma non andò guari, che egli can- por Gal 1526. la fa effere accaduta giò quefto, imperciocchè nell’ edi- | |ingannato per avventura dalle pa- Zioni del 20., e del 22., nelle | | role del Gaddi dell’ Opera mento- fuffeguenti Prelum Afcenfianum_| \vata 9 cioè Claruit Parifits anno

vede fcritto . di quefta pur | | 1526. Tra i molti figlj , uno ma- 2 fchio

Di tai, che non faranno fen-

Ere meret Badius laudo au-

«--. . . ..... 6 ---.-.-..ὄ--

fchio ne lafciò Giodoco , e fu| | morì di pefte : in queto degene- Corrado Badio di deplorabil me-| rando molto dal Padre , il quale moria , mentre coftut dopo aver | | per buon Cattolico fu fempre te- feguitato ad οἰξηοίτοσς, quei’ Arte | | ΒΗΘ ΟΝ alc pri che parlano PR ipa diro eni Pd eg ae 1 a - τϑκᾷ uggi 4 V 9 3 Riiriono divenendovi uno ex Pa- | glielmo Buseo , Currado Gefnero, (toribus Aurelienfibus , al dire dell’! | Giofia Simler, e più, e più altri. Adamo, nella Vita di Beza 9 e vi

ΡΥ FA GI

DEI DUE APOSTOLI

αι 10015..Ὰ SIMONE

RAGIONAMENTO DELL ABATE

ANGELO TEODORO VILLA.

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI ANTONIO AGNELLI: Con licenza de’ Superiori,

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VIAGGI

DE SS, GIUDA; E SIMONE,

Ei due gloriofiffimi Apofto- li Giuda , e Simone , de’ quali mi tocca oggi la for-

te di ragionare in quefta ragguar- | ΕΣ giga PE it | [e de’ libri divini fminuita, e in-

devolifima Adunanza, fcarla- mente parlano le facre Lettere , Or- natiffimi Accademici,(2) Umaniffimi Uditori, che appena dalle medefi- me può ricavar, che vi foflero, non fenza difficoltà d’individuare chi foffero , e fenza fperanza di conghietturare quai viaggi impren»

deflero per adempimento dell’ Apo-

ftolico lor miniftero. L’Evangeli- fta S. Luca, che gli Atti degli Apo- ftoli fcriffe, contento d’aver con- dotto per fino a Roma l’Apoftolo Paolo ; poche cofe al più ci inette fort’ occhio rifguardanti la Storia del loro Principe. E comechè noi viviamo ficuri , che gli altri non meno e viaggi faceffero in parti lontane , e miracoli operaffero in

| [esse viaggi .

| | fe a defiderare di tutto ciò , che | Biani e ftabilimento di

noftra Fede neceffario pur era :in [84 pero, che nulla foffe l’auto-

gombrata dalla loro 0 moltitudine , o ampiezza . Il peggio fi è, che

| | intorno alle gefta de’ noftri Apo- | (o ion taciturni oltre modo an-

iche i primi Storici della Chiefa, talmente che mi convenne per l’or-

| {raso di girmene al buio, cer-

cando qualche indiftinto lontano |lume per tener dietro a’ loro in- Un' altra difficoltà incontrai nel teffere quefto mio ra- gionamento , che dovendo io di | due Apoltoli favellare in queft’og-

| gi, de’ quali pure unitamente ta

ricordanza la Chiefa Latina; fem- bravami, che dove aveffi voluto

| (dea Apottolo prima , e poi dell al-

tro divifamente difcorrere , anzi

conferma della nafcente Fede , e | che apparire una fola differtazione foflero egualmente perfeguitati da'| |artrao a due differenti foggetti, rabbiofi nemici del nome Criftia- avrebbe la cofa avuto fembiante no; tutto però lafciandoci foto | |di tive feparate differtazioni reci- alto filenzio , ne. ta chiaramente | | tate in un medefimo giorno . Cre- conofcere, che lungi erano dal fuo | dei per tanto più opportuno confi- litituto le azionidi quegli Apofto= | | glio di farne parola ad un tempo li, alle quali nou intervenne. Ma! |inque' punti, ne’ quali agevolmente così Dio governava la mente de’| [4] quefti due Eroi del Vangelo par- facri Autori, perchè niente s'avel= | lar fi poteffe; e dovela materia no] : comportaffe, così divifamente dif_

| | correrne, che neffuna confuficne a (3) Que@ta Differtazione fu compofta pet qua) | pafcere aveffe negli Uditori per To dell’ Accademia di Storia timo δε Cone ἜΣ Ὥς neceflario paffaggio

—__— _ ———— —r— ———1%68688

fi tiene in Cafa dell’ eruditifimo Sig. Conte 7 D. Ercole Sola , e recitata ivi nell’ anno 1757 dall

32 i dall’uno all’altro foggétto. Tanto | | quanto a dit δὲ tre nomi; gli aggiun- ho creduto di dovervi premettere | jfe in un altro (4) quel di Zelote : per una mia giuftificazione riguar- | del che fi fece maraviglia il Baro- do a' ciò, che in verun modo non] | nio (δ), che con varie ragioni cer a mia mancanza RECENT] ftudia x far cai Sa nome fu fenza più incomincio. quefto di 5. Simone da lui falfa- Sebbene io. fon di parere, che | | mente attribuito a 5. Giada. Dife- fomma dee effere la difficoltà in val [fo tu ampiamente il Santo Dottore terminare chi toffero i noftri Apo-! | dal Fiorentini nelle note (c)Yall” {toli; prima però, ch’io in’accin- | antico Martirologio da lui prodot- ga a ricercarne i viaggi, che fon] |to. Intorno-alla qual quiftione non l'argoinento di quelta mia differ-| |può negarfi, che ordinariamente tazione, dilcaro non vi farà, ch | lion fia al folo Apoftolo 85. Simone io quì premetta una neceffaria difa- [attribuito quel titolo, ed egli fo- mina delle loro Perlone, sutra ba ne viene in fatti caratterizzato alle quali non è credibile quanti fie-! | dall’ Evangelifta 5. Luca (4). Ma no i ipgivazioaa da’ varjno- feto ia k ce ini Imi, con cui fi chiamarono, pan mo (e) il folo non fu, che chia- ni anche ad altri Perfonaggi di! !maffe l’Apoftolo Giuda con quefto | quell'età. E cominciando da Gin | lesenioniei poichè Giuda τάξον vien da, che prima dell’ altro vien no- | detto altresì nel enne: Roma- minato in 5. Matteo(4) .einS.Lu-; |no dell’anno 490, e Zelote è no- ca (5), accordano Ig che rich] l'mindico bis udio nel breve Indice κ᾿ γμένρας δ ἐπ περ chiamato foffe: | | degli Apoftoli nta al mede- v'ha alcun dubbio , che quell’{ | fimo Martirologio Florentiniano . Apoftolo, il quale in alcuni Codici! | Ma portendofi “saio confufione di parte (o) fi trova col nome | dall’ impo rec ear che al- i Taddeo chiamato, e in altricon| {tri Perfonaggi dell’ età fua porta- quel di Lebbeo, non fia quel mede- | I rono, Boveri avvertire, che oltre fimo, che da S. Luca è nominato | a Giuda I{cariote Apoftolo prima, Giuda di Jacopo, come ben moftra le poi traditore di Gesù Criito, fu S.Agoftino (4). Due foli di quefti | | anche l’Apoftolo S. Simone da al- nomi ufurpa la Chiefa; quel di τά. cuni Giuda chiariato, come offer- deo nelle Litanie, e nel Canone della Meffa, e quel di Giuda τοὶ Meffale, e nel Breviario. Nel Mar-

| vcsergne fra poco. Daniel Papebro-

| chio in uno de’ fuoi fiftemi intor-

pro alla Genealogia di Crifto (f)

tirologio coll’ union dei due nomi! ! fino al numero di tre fa arrivare vien chiamato Giuda Taddeo. S. Gi- | li Cugini del Salvatore aventiil no- rolamo però , che in un luogo (e) | me di Giuda: il noftro cioè, che |

x » lo aveva appellato σριώνυμον , ch’ si coll (4) In Epift. ad Gal. cap. 4. AT TR Di (0) Ad an. 68. cap. 6. {1 Cap. το. (b) Cap. 6. (0) Cap. 10. (e) Exercitat. IV. ad V. Καί. Novemb. (4) De confenfu Evangelift, lib. 2. cap. 39, | (4) Cap. VI. 13. (e) Contra Helvidiuw . (e) 15. Matth. cap. 10. 1) In Propyl. menfis Maji.

sr 33 coll’ Apoftolo S. Simone fa figli-| | Apoftolo Giuda » ingrato gli nolo d’una Maria di Jacopo ; lo |riufcirà, che altre poche coit τὸ Scrittore della Piftola Canonica , | | foggianga intorno a quello dell’ DR dicon MENOS RR I Conanto o vedior Morana

on Simeone Velcovo erolo-

tima nato fuppone dalla prima soa frequentemente PA ; ἔα 03

lie di Cleofa ; e un altro chia-| | tutti vadan d’accordo effergli quel- dio Barfaba 9 ‘nato dal ito Ho di Cananeo dalla Patria venuto ; nio di Cleofa ἔων Vedova di ii (ese pt na risse } Ἀν egli ba Fratel predefunto. Ma s'è ve- σεῖο fia dal Borgo di Cana in To ciò chef legge nel Cronico | Galilea, dove il Redentore il Aleffandrino , che fudato all’ Apo-{ | miracolo di convertir l’acqua in ftolo noitro il cognome di Barla | lvino. Così S.Girolamo (4); così ba ; forfe quel dottiffimo tra’ Bol- |

[il Menologio Bafiliano fotto il landifti d’un folo Giuda ne avreb- [55 d’Aprile; così il Baronio : feb- be fatto tre: fovra il qual punto! !bene offerva il Fabrizio (6) con- ne verrà prelto occafione di do- | era l’opinion del Bafnagio (c), che ver favellare. Anche l’Apoftolo 5.} | neffun altro tal greco cognome Tommafo mentovato fi trova cn pri Lo . Anzi Se vi μον nome di Giuda e in certi Annali| |cò chi lo credette lo Spofo mede- SA ride da È cd | | fimo di seni ho cui votre mr In Eufebio (4) medefimo , come; | tamente alla Madre, e δ᾽ iuoi Di- fentiite rilevar faggiamente da un | | fcepoli Crifto intervenne. Ma fic- μενον ay rag sir ent "Pri gent wire a medefima teftimonianza u-{ | conghiettura di ciò afferire, chela febio fi ha, che un altro Taddeo | [verifinile opinione, che foffe cote- pw nata ae del spira ft ssi del Caio ofle da S. Tommafo mandato a ost non trovando io argomen n per ftabilire la Cattolica | ka fuppor tale il rie Simone 9 Fede. Ma perciocchè da alcuni è! | non parmi ; che così di leggieri ni, che foffevi il noftro | pa altro fondamento ammetter fi poltolo inviato (5), più lunga-| {debba quefta loro opinione. Niu- mente ne parlerò coll’ occafione di na certamente abbiamo memoria di raccontarne i viaggi. cio dalle Sacre Lettere, da

Chi vuole intanto riflettere , qual fia la confufione, che naîce ta- lora dall’ avere un fol Perfonag-

|

primi Scrittori Ecclefiaftici, e non

| gio più nomi , e più Perfonaggi !

|

|

|

|

| [pacmi , che dal folo cognome di Cananeo fi poffa inferire , ch’ egli | ne fofle lo Spofo. Per la qual ra- il medefimo nome; non potrà ri-| {gione io fon d’avvifo, che non prendermi . ch’ io abbia poche ri-! | E meno ghe premeffe intorno al nome dell’ | |

D: (fert. de SS.Giuda, e Sim. ———————T___ (5) Lib. 1. Hift. Eccl. c. 13.

(3) Vid. Baron, T.1. pag. 323.

——__ —— -.---,-.--- -- «ο΄ ce πον —=——

δ) Net in Abdiam lad. Apagr. Nov. Teftam

(a) Ad Cap. το Matrh. (

pag. 388. BI (c) In Annal, ad A. Chrifti 31. ἢ, 71.

34 :

meno pretenda d’ indovinare alla | Ifi legge Kossaiss, non Κανναναῖοε ; cieca chi così crede, come non ie! | perciocchè lafciando ftare, ch'egli ne moftra alieno tra’ più moder-| | non afferiice quai fieno quelti Elem- ni Daniel Papebrochio , di uel- | | plari s bifognerebbe anche dire, li che s'immaginarono appreflo “i (CI guaita toffe la lezione di 5. Gi- bd ADE porta di dci e da Grosta AMADEI ana foffe l’Apottolo S.Giovanni, | πο 9 (2) ove leggefi coltantemen- del quale altronde fappiamo , che| [fa Cananacus, e Καναναῖος. Sicchè vergine vifle, e morì. Pensò il Ca-! !trovandofi anche quelti E:emplari ninio , come riferifcono il Βοϊδο | | mentovati dallo Svicero, con più e lo Svicero (6), che dove leggefi| | fondamento può dirfi, che fia di- in S. Matteo (c) ed in 5. Marco! {tettofa la lor lezione. E poichè al- (4) il cognome di Cananeo, deb- | l'eronde fappiamo, che gli Apottoli bafi leggere Καννααῖος, 0 fia Kwwirws, | | tutti furono di Galilea, non s'ha a che in lingua Giudaica, e Sigari [provare difficoltà alcuna in crede- corrifponde appunto all’ altro attri-1 re, che 5. Simone toffe natio di

buitogli di Zelote : cosicchè il ter-| |Cana in quella Provincia. pet sr iene fia | Dieci, che Sbndne " no- ftato da’ Copiiti foftituito. Forie! ! minato Zelote : intorno a che l’opi- avra dato motivo di così opinare | | nion di Niceforo (ὁ) è quetta 9 il Dottor 5. Girolamo, da cui ab- che dall’ ardentiffimo amore verio paria Reti tuner CORI DA a ΜΙΆΡΙΒΕ ΒΑ e palla ORA premi: gnifica Zelo appreffo agli rei.l Ira, che avea per lo Vangelo , 51 Perciò lo Scaligero (f) ancora ,||bel cognome fi meritaffe . Altri e "1 Cafaubono contra il a laici che quella fetta abbrac- fon di parere, che fatto cogno-! | ciaffe, prima che foffe Apoitolo » me non fia a lui dalla Patria ve- [14 quale de’ Zeloti chiamofli, per- nuto, ma fibbene un elogio della | |ciocchè fi moftravano con iover- di lui Profeffione, Zelo, e Dieci chia religiofità troppo attaccati al- coffcchè il titolo di Cananeo ἐξ le ceremonie Giudaiche , e quindi SA ad pali equivalente a quel! gliene reftaffe il COgUOnIE: S. a i Zelote, che gli vediamo attri-| |rolamo par , che fupponga efier buito dall’ Evangelifta S.Luca (€) | [81 ad un tempo così chiamato + Ma poco fembrandomi fiancheg-||e dal virtuofo ivo Zelo, e dal no- giita quefta loro ingegnofa inven-1 | me della fua Patria, che Zelo ret- zione, maggior foftegno non ca [famente s'interpetra. Tra la qual mi, che poila avere da quanto of. ! ientenza , e quella d’alcuni moder- fervò lo Svicero, che in molti [ni v'è quefta diverfità, che 8. Gi- efemplari di S. Matteo ΠΕΕΙ | τοίδπιο lo tiene per Cananeo , e di br vuole, che un motivo naiceffe ----- i nominarlo Zelote: quelti alcon-

trario

-.-------

(a) Ad an. 31. $. 30. (5) Thefaur. Ecclef. Τ᾿ 11. in verb. Σίμων.

(c) Χ. v. 4. (4) 111. v. 18. (e ) In Matth. cap. το. | ta Pag. 252. in hifî, Byz. Panif. (f) In Elench. Trihaeref, cap. 1. & 2. (€) Vi. 15 (ὁ) Lib. 2. cap. 42.

trîrio dal vederlo nominato Zelo- te, giudicano che origine aveffe il titolo di Cananeo, 0, comé più in-

clinano a credere, di Caneo. Cial- cuno può fcegliere tra quefte opi- nioni o l’ultima di S Girolamo, ovver la prima, che in parte n'è la medefima, ma non mai la fecon- da, che a mio giudizio non ha ve- r..n fondamento .

Vedemmo già, che S. Giuda fu anche da alcuni chiamato Simo- ne : diremo ora, che 5. Simone egualmente fu da altri Giuda no- minato. In una delle Note alla Sto- ria Apoftolica del Sandini (4) fi

dicono di quefto parere i falfi Ip- |

polito , Doroteo , e Sofronio, δ᾽ quali , foggiunge l’Autore, non fo» fe alcun altro s'abbia ad unire a riferva del Fiorentini (6). Ma an- che nel Cronico Aleffandrino at- tribuito vediamo a S. Simone il fovranome di Giuda ; le quali au- torità per altro di qual efficacia ef- er debbano voi potete giudicar facilmente, che ben fapete o au-

tori effer quefti di poca fede, per- chè lontani da’ tempi Apotftolici, o perchè apocrifi comunemente fti-

mati.

Molti altri con quefto nome viffero a’ tempi del noftro Simo- ne . Il perchè lafciando da parte e Simon Cireneo , e il Negro, e il Mago, e ’l Lebbrofo, de’ quali parlano le facre Lettere, e il Prin- cipe degli Apoftoli S. Pietro , e

Giuda Scariote, i quali pur furo-

no col nome di Simone chiamati, refta il vedere, fe fia l’Apoftolo |

(4) De S. Simone pag. 208. (6) Exercit. 4. in Martyrol. Hieron. pag. 162.

| dere.

35 quel medefimo , che Fratel del Signore chiamarono S. Matteo, e S. Marco, e quel medefimo , che dopo Jacopo il Giuito leggiamo , che Vefcovo foffe di Geroiolima .

agli altri, che poffono agitarfi ri- guardo alle perfone d’ambidue gli Apoftoli, voi mi permetterete , che alcune cofe io iupponga, come fi- cure, ed alcune altre in fuccinto io vi moftri, fenza molto appara- to de’ validi fondamenti, che po- trebbono addurfi: avendo io dovu- to a tal configlio attenermi, 81 per fervire alla brevità del tempo prefcrittomi, come per non trop- po diffondermi in cole, che iem- brar poffan lontane dal propofto argomento ; febbene io aveili da prima, per quanto la materia chie- deva, il tutto proccurato di ften= dere con ampie ragioni , che più poteffero l'animo voftro perfua-

| || | ἰαιοτιο a quai punti così , come | ||

Dato adunque per certo, che

li nominati nel facro Vangelo , co-

me Fratelli del Signore, s’abbiano ad intendere di lui Cugini, ec non già nati dal Matrimonio di 5. Giu-

| feppe colla Vergin Santiffima , il

che neffuno oferà d’affermare , da un precedente di lui Matrimo- nio con altra, come penfarono molti antichilfimi, e gravi Dotto- ri, e alcun Moderno altresì ingan- nati -e dalla voce Fratelli ulata ne’ due Vangeli, e più da un al- tro falfamente attribuito a S_Pie- tro; opinione faviamente da S.Gi-

| rolamo (a) confutata, e derifa;

E 2 dirò

------ o > ————— __—m€ T_—_——m__m6m6——___n nt core op

| Ιω In Matth. 12. in fin.

6 dit che l’Apoftolo 5. Simone non | [πὸ Daniel Papebrochio, che in è punto da numerarfi tra queiti) [πὸ de’ fuoi fiftemi Genealogici Fratelli del Salvatore, .sì perchè | (a) della Famiglia di Critto , tal- Eufebio (2), ed Egefippo appreflo | | iamente dal Tillemont, e dal San- al mad la (0) ne - Opi cn fina tania i Part: ng

uel Simone chiamato Fratello non! ltuppone i due Apofto uda ,

siti fu, che il Vefcovo di Geru- | Sion tra loro Fratelli, nati tac- ialemme , si anche perchè fappia=, | cendogli dalla Maria di Jacopo no- mo da Teodoreto Veicovo di Ci-! !minata nelle Scritture, che diver- ro (c), che fu Simone l’Apoftolo fa ne vuol far credere da quella della Tribù di Zabulon, o di Nef-| [di Cleofa contra il parere di S.Gi- talim, quando i Fratelli, o fia Cu-| {| rolamo. (c) gini τ Crifto furono tutti della | Da quetta τσ ἐν Jacopo Tribù di Giuda. nacque veramente 5. Giuda, ma »

Che diftinto poi fofle l’Apo- [tebben d'altra opinione fia quel itolo dal Velcovo di Gerofolima,! ! dottiffimo Bollandita , dalla me- chiaramente ne moftra l’autorità | defima nacque eziandio l’Apoftolo d’Egefippo Scrittor antichiffimo 9 | Jacopo, detto il Minore, dal no- fulla quale Eufebio (d) appoggia- to parla dei due Simoni, come di | due differenti Perfone ; e a quel-

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| me di cui tu ella per avventura lo fegnatamente, che fu Vetovo

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nominata di Jacopo. Che non vero , come il Papebrochio afferi- fce, che quando nelle Scritture fi legge Maria di Jacopo, non pof- fa intenderfi, che la Moglie di lui, e quando al contrario fi leg- ge Giuda di Jacopo non 98᾽ abbia ad intendere, cheildi lui Figlio: poichè in realtà l’una di Jacopo

di Gerofolima cofe attribuifce , che | 1 | I | fu nominata per eflerne Madre; | | | | |

fon pofteriori all’ età degli Apo- ftoli. Per la qual cofa Beda mede- fimo (e), che da prima gli avea confufi per la fomiglianza del no- me , di poi fi correffe, e due Si- moni 9 come noi, riconobbe. Quin- di è , che tanto i Greci, nel lor Menologio, quanto nel lor Marti- rologio i Latini fotto diverfi gior- ni ne fanno diverfa annual ricor- danza: ch: che poi fia , che non di- ftintamente ne parli il Martirolo-! |fta nel fuo fecondo fiftema, affe- gio prodotto dal Fiorentini, onde| |gnando bensì un Jacopo per Fra- quetti induceffefi ad inclinare alla i I tello a S.Giuda, ma differente dai contraria opinione. due Apoftoli del medefimo nome:

Se dunque non fu clint [grade che, per dir vero, non il Cugino del Salvatore , pini ha dell’ altra maggior fondamen-

to,

e l’altro , perchè n’era Fratello» com’ egli ftefllo fe ne dichiara nel cominciamento della fua Piftola. più felicemente per quanto par- mi ritrattò il celebre Bollandi-

{a) Lib. 3. cap. 11. (6) Lib. 4. cap. 22. | I Appar. ad Chronolog. Pentific. in Propyl. {c) In Pfal. 63. v. 28 (4) Lib. 1. cap. 13. menfis Maji . i (e) Refra&. in AA. Apoftol. (ὁ) Hit, Apoftolic. (2) Contra Helvid.

, . ᾿ 2

to » come dimoftra il Baronio (4). {πὸ. di non ammetterne alcuno, e Non è però tanto tuor di quiftio-| | d’accordarne alcun altro, a mitu- ne , fe foffero eglino Fratelli di | ra, che quefti viaggi fono appog- So per ie n pu Sr più, ο a προ n " non sICcche il Fadre di ΙΟΥῸ s abbia a| |concludenti autorità. Nel Croni- credere Zio paterno del Salvatore | ea Aleffandrino (4) abbiamo una fecondo la carne , ovvero altrimen-| | poco importante notizia, che tut- ti, perchè la Madre di loro sn | taddue gli Apoftoli noftri furono fia Sorella della Vergin carita εὐ ! teltimonio di veduta delle gloriofe Quand’ eglino veramente , al par| |operazioni di Criito fino al di lui di Simone il Vefcovo, nati fi vo-| | trentefimo anno. Fors’ anche più glian da Cleofa, non ci dobbia-| ;lo dovevano eflere, febbene alcun mo ftaccare dalla ΒΗ opinione, | lume intorno all’ Apolitoliche loro fe merita fede ar ἐπὶ lime azioni lafciar non ne vollero gli tore coetaneo agli Apoitoli , da | |Evangelifti; e appena fappiamo da cui impariamo, che meri) fu ταὶ Giovanni (2) che l’ Apoftolo tello di 5. Giufeppe Spofo della| |Ginda dimandò a Crifto il moti- Madre di Dio. Ma S. isola |vo» perchè agli Apoftoli foli, non (c), del cui parere è il Papebro-| ‘all’ intero Univerto foffe egli pet chio altresì (4), vuol, che per | manifeftarfi. Non fo bene, fe così canto materno origine abbia avu-| |di leggieri voi crederete ciò , che to la cognazione dell’ Apoftolo l'antico Apollonio quafi per coftan- Giuda col Salvatore . Qualunque | [μὰ tradizion riferilce , d’avere il fcegliate di quefte opinioni , io | Signore agli Apoftoli comandato , darò rie nt; ji] | che tra dodici anni non! fi {coftat- mente premelle varie, e non dell !fero da Getofolima . Certo , fe tutto inutili COgNIZIONI riguardo tanto aveffer. tardato 9 maggiori alle perfone di quegli Apoftoli, che | | difficoltà nafcerebbero per non ac- dig fo. come cis ora nr] foci tutti i viaggi , che dagli

1 ieguitare nel loro 0 non pa-| |autori lor vengano attribuiti. Ma lefi, o controverfi viaggi. Ma | ben rileva il Baronio (c), che io fe nulla potrò di ficuro srl Miciviini fede aver debbano gli At- chiare, com’ è già ftato il giudi-| | ti Apoftolici di qualunque , per zio d’Antonio Sandini s non poco | quanto effer poffa vetufta, autori» mi Infingherò d'aver fatto Sd | |ra, da’ quali abbiamo, che mol- do in mezzo all’ alto filenzio del- | to prima e Pietro , e Giovanni in 16 facre Scritture , e de’ primi i di| Samaria recaronfi, e che anzi il

rici della Chiefa mi riufcirà di | primo di quefti così in Soria , che

farvi con ragion dubitare d’alcun{ | in Paleftina paisò . Ond’ è. notabi-

de’ viaggi, che loro s’attribuifco- lle, ch’ Eufèébio medefimo (d), da Cui

(4) Ad A. 45. pag. 322. | | VERO Ra

(è) Apud Eufeb. lib. 1. c. 2. |

Pag. . (Ὁ) Cap. XIV. 22. (0) In Matth. 12. in fi. (4) Loc. cit, Perse, 207 ΟΥ̓ Cap

(<) Ad an, 39: 8: 22: (4) Lib. 5. 6. τῇ;

38 cui è addotta l'autorità d'Apollo- | | Giudea 9 non già che lor foffèim- nio, accorda , che folamente die- fto di reitar f lla fola nI0s aC | |pofto di reitar fempre nella fo ci anni Sap la morte Re Salva-| | Gierà di pont il ci ki tore paisò fino a Roma il Prin-||mea, con altro nome om chia- cipe degli Apoftoli. Intorno a che| | mara, è appunto un Paefe, che δ᾽ fraz del Papebrochio fu Page | termini effendo della Giudea, fu fia, che alcun errore fia fcorlo| |un tempo, come parte della fteffa se Codici o d’ Apollonio, 0 di | Giudea confiderata , e a atea nel

ufebio , ine’ quali non dodici,! !fuo governo foggetta . Anzi ne’ ma due anni dba la morte di | feat d’ Erode cin rilevafi da Crifto fi debba leggere. Per altro| | Eliano (4) prendevanfi per una co- che la predicazione della Fede a’ | fa pulce la arnie chi Ma; Pagani cominciamento abbia avu-||mea, del che può vederfi Adriano to dopo lo ftrepitofo battefimo | Rolando nella fua Paleitina (6). Sta SMS eran re ce | ERESIA ili ici

mo anno dopo cenfione di . di longitu , cd Crifto, e nel trentefimo feito dell’ | l'Egitto a Ponente, πεῖν τῳ e Era volgare, noi lo fentimmo ,| |a Levante l'Arabia Petrea , fepara- Accademici, vigorofamente prova-{ ! ta folo dalla Giudea a Tramonta- pi nella Did'ontaninide dei Viagsi - per le Montagne Galisscs i

î 5. Andrea. Quefto fenza con-||Facilmente, non può negarfi, po- traddizione è vero, che prima dij |teva 8. Giuda di quì cominciare i - fpargere nel rerren de’ Gentili La | fuoi gloriofi viaggi anche prima

celette dottrina di Crifto, atuefeò | | della mifteriofa vifione di quel len- gli Apoftoli a coltivar fempre più | | zuolo (4) tre volte dal Cielo cala- quel terreno della Giudea, che fas μὰ ove ogni forta d’animali com- - to era innaffiato dal preziofiffimo RIETI 0a , rear gli sel ‘n fangue del lor Maetro:. Ma nè||li, che mente era di Dio, che all’ quando dalla Giudea partiffe l’Apo-| | intero Univerfo recato foffe il Van- itolo Giuda, dove prima τω gelo. Dopo il qual tempo sca ἜΝ faffe ad annunziare il Vangelo,||le agevolezza poteva paffar nell’ fenza veruna fcorta λας che (RISSA l’inftancabile Apoftolo, giac- ne parli, egli è impofibile l’indo-{ !chè, come udifte, è fituata l’Ara- winarlo . Quando veramente ilrviage | | bia, fe parliamo della Petrea , par- gio dell’ Idumea foffe ficuro , non| |teal Levante, e parte αἱ mezzo gior- farebbe forte da condannarfi chiun- { no dell’ Idumea: e quindi fempre que vi fupponeffe andato l’Apo- | | più avvanzandofi verio Levante, ftolo, durante il decreto fatto a| | poteva penetrare nella Delerta , o ciafcuno di non partire da Gero. Paini paffata una catena di folima, ftante che da alcuni fu in-! | monti, che al termine di E tg terpretato così, che reftaffe perciò ue proibito agli Apoftoli folamente il predicare fuor . de’ termini della

—_——

(a) Lib. VI. de hiftor. animal. (b) Tom. 1. Cap. 1X. (c) Vedafi la Tavola IV. dell’ AGa preffo a Tolom. (4) AQ. X. 11.

—— —————

. , 39 due va di traverfo da Levante a Ϊ | meritare intorno a cofe antichifli- Ponente , poteva anche infinuarfi| | me autore di così debol giudizio, nella Felice. Mala veritàfiè, che | le di fede tanto fofpetta , fe non quelti viaggi d'Idumea, e d’Ara-| [appoggia le fue afferzioni fu fon- bia non hanno alcun mici sora [Sementi di qualche antico Scritto- che la fola agire sli μοῖρ 15 Ρ Salice Reti tore; seu quel Callitto, autor, che fcriffe a’ tem- . Paolino Vefcovo di Nola, che

i d’Andronico Paleologo verfo la | | vile a’ tempi di S. Ambrogio, da iena del XIV. fecolo spe nello. [cui ihbidmo, (4), che l’Aboltolo e: fede to sp) pda intorno | [noftro sa τ pat igare il Masggle alle cole , che fucceffero e | |a" popoli della Libia; regione, che più fecoli prima dei fuo fiorire.| | prende un gran tratto d’Affrica, giova il dire, come avvernice | fe unir vogliamo quella » che fta il Labbè (4). che molte cofe dai [4] Ponente del Nilo coll’ altra, lui tramandateci cavò Niceforo dal) che va fcendendofi fino al fiume le teltimonianze d’Autori, che pret- | Darado > il quale ha foce nell fo noi non efiftono;. poichè pis | Oceano Occidentale . Ma alerechg mente è Niceforo fcrittore di gre-| {| S. Paolino non è Scrittore di quell’ ca fede è quanto glio de | [antiche Colo poll tabone

Ν 9 fu da alcuno per lo ftile alcetinio | | nétun altro accennato » ipero di chiamato il Tucidide Resi ἐδ βοοὶ με. chiaramente gr; » quando per le copioie favole da lui ama] 1 viaggi s'avranno a delcrivere di meffe fu anche da altri chiamato |S. Simone, che neffuna Chieta Af- il Plinio de’ Teologi; come può | fricana , non che quelta di Li- vederfi preffo al Fabrizio (6). Da | [Bian fu dagli Apoftoli iftituita. Io, queito [οἷο formate una giufta opi- | | fe a forza di conghietture alcuna nione del giudizio di lui, che,l nola mai polla determinare, fon dopo averci , come ficura, fpac- ‘opinione sche ftato fia in tutt ciata la notizia, che fu 5. Simone er parte dall’ Apoftolo Giuda io Spofo di Cana, nelle cui noz-! | intraprefo il viaggio . Perciocchè, ao il miracolo della con- | εἶ nino, core PrOVErERO di pol» verfione dell’ acqua in vino 9 per: |che in Perfia fu fatto morire, ef- moftrarci , come ciò fuccedefie, μον per mancanza d’autorevol vuol farci credere con ridicola te-| fondamento la via d’ Arabia, che merità , che il vino occultamente μὴ conduce.» è affai probabile, che de wa cre atea gin nea] | non ie Guoin pelli per

uti grappoli d’uva. Ma i -| |un più lungo, e a gio fi è, che di fimili favolette pal | Viaggio fia egli pervenuto alla Per- così empiendo la Storia fua Ec-1}|fia.. Proporremo adunque, come cleliaftica. Qual fede può egli mai | Provincie, per cui pi eva A ADI

olo

(a) T. H. de 8. E. p. 101. | (5) Bibliot. gr. T. VI. pag. 131. ] (4) Paulin. carm. 27. alias 26,

40 fiolo viaggiare , la Soria, la Me- | pet confermare i Cattolici, i quai, per evitare la minacciofa andata

| di Tito a Gerofolima , eranfi per

fopotamia, e l'Armenia, e ci fa- | volere del Cielo, ficcome altrove

remo ad efaminare di qual tem- pera fieno quegli argomenti, che | poflano per ciafcheduna di quefte parti determinare l’andata. | ro nella Città di Pella, ch’è ἢ-

Dovet= però avvertire, chel |tuata in Decapoli, parte della So- fotto al nome di Soria | [ria - Verifimile cofa è, che quivi devafi a que’ tempi per la defcri- ‘appunto fi ritrovaffe 5. Giuda, al- Zione fattane da P. Sulpizio Qui-||lorchè fcriffe la lettera , 0 ad ogni rino nell’ anno 747. di Roma, ° | modo, che dal vedere tal nume- da S. Luca accennata, tutta quafij [τὸ di fuggitivi Criftiani in quel- la parte Orientale dell’ Impero Ro- | la Provincia raccolti, a cui detti-

diremo, ricoverati in buon nume-

Inano ; ciò fono la Mefopotamia ,[ | nato egli fu per banditor della Fe-

la Caldea, ed una parte ser] jde, in certo dover fi credeffe d’in- dell’ Armenia , oltre alla Soria | ! coraggirli con opportune iftruzio-

- propria, che ha per termini l’Eu- | |ni, quand’ anche itato foffe lon-

εἰς Provincie per illuftrar 1’ Uni-

. Non ho autorità di Scrittor, che

frate a Levante, il Mar Mediter-j Itano da Pella, in quella guifa, Franco a Ponente, la Cilicia a Tra- | ! che vediam l’Apoftolo Paolo aver montana, c a mezzo di l'Arabia | | fatto con quelle genti, che avea deferta colla Giudea . Or quando | per lo avanti vifitate in perfona . gli Apoftoli dif&ribuironfi tra lor fon τς: SIDE. fiafi sor : ghiettura fembrami, che in qual- VETO » chi fa, che la Provincia | | che modo avvalori A autorità «i

1 Soria non fia in forte toccata; { Niceforo per fe ftelfa poco vale- all’ Apoftolo , di cui favelliamo ? | vol Lil ΣῈ fe” arigggza n Da ria l’Apoftolo viaggiare . Quanto

‘lo dica: non ho fondamento, ma βάν Mefopotamia , che, come udi-

me ne renda ficuro. Ma date luo-| !ffle, è un altro Paefe contentto g0 alle conghietture di chi tro-| |nella defcritta Soria, così chia- I n " - ΕῚ vandofi al bujo vorrebbe ΤοθΡΟΙΕῚ | mato per effere in mezzo a due de ti per venir in chiaro! icelebri fiumi il Tigri, e l'Eufra- un così dubbio viaggio . Quan- | te, il primo de’ quali a Tramon- . .- E ai alla gore PSE Ve pad e lo Tapara A SA e_a tappiamo eliere {τὸ il Vangelo onente dall’ Ofroena , che per recato fin da’ primi tempi Apofto- | φῆναι reftò comprefa nella Melo- lici, benchè non troviamo qual| | poramia DEGERIRA l’ altro ΤῊ altro Apoftolo fegnatamente vej (ρεπάοϊο a mezzo {π᾿ confini l'abbia recato, può egli di qual- | [dell Arabia deferta lo bagna ezian- i: E fervire la Pifo-| |dio a Levante ne’ carni di Ba- a ftefla del noftro Apoftolo, lai {bilonia; quanto , dico, alla Me- quer è omai certo preflo agli Era. Fonni fe poteffe provarfi l’an-

iti, che foffe da lni compofta | | data del noftro Taddeo ad DE 8.9

4: fa, come da 5. Girolamo (a) è| la fentenza d’un veneratiflimo Dot- ftato creduto , farebbe ogni cofa | | tore, così benemerito della Storia fuor di quiftione . Fu quetta Cit- | | Ecclefiaftica » che fu pur quella τὰ un giorno chiamata Antiochia||d'Alcuino, o fia VValairido Stra- e rale SRssi , indi apri Per | Ὁ) 4 ian PE una bella fontana, che v'era a e c (c)s dir di Procopio p e Giuftinopoli | e di que’ di Soria nel lor Sinai- in fegnito , già fede degli Abga- paso (4) io volentieri accordo τ che no + εὐ τὰ 1% gi δ να νοὶ {4 on tri aufrate , de’ quali veder fi può anza del fatto, che un Taddeo Monfienor Affeman nella fua Bi-{|fe ne andaffe ad Edeffa: ma par- blanca Orientale (2). Quivi cadi pie , che alcuna difficoltà poffa muo- conta Eufebio, che avendo un di | | ver intorno alle circoftanze rac- que’ Regi a Crifto cercato per let-| [contate da lui. Comincia egli a tera ife col mezzo dilui gua pare z pri le co “i rito da una fua infermità, e rif-| !quella d’ Abgaro a Criito , è la poftogli con altra lettera dal Sal- | | rifpofta di Crifto ad Abgaro, let- vatore , che un giorno o, tere omai credute ta da tut- tra’ fuoi difcepoli alcun manda-||ti, e tra le apocrite cote annove- to, che a lui a folo, ma al po- | | rate da Papa Gelafio (e). Perchè polo tutto recherebbe falute; Dea |non può egli aver egualmente le chè fu Crito da morte riforto ,l icircoftanze del fatto alterate in- o O I iglinio: sicara pre

addeo , il quale piena- έ - mente adempi, dr densi | dotto quelle due lettere apocrife, da Crifto promeffo. Tutto andreb- | doveva altresì a norma d’effe far, be a dovere, quando Eufebio , ilt iche affai tempo non paffaffe di quale in più d’un luogo il no- | mezzo tra la data delle medefi- me d’Apottolo a quefto Taddeo , | me, e la miflione del promeflo

non Se se tre bi chiama- ae ἘΠ ad πε οὶ o Eufe- to un de’ LXX. Difcepoli. S.Gi- io fteffo avea, come ientilte, già rolamo sì, come ho detto , che Ti fentenza d’Apollonio abbraccia- quelta gita attribuifce all’ Apofto- I A : vpi cui arte lo. Ma Beda, che prima aveva poftoli prima di dodici anni dal- l’opinione adottata del Santo Dot- pa morte di Crifto ufcire di Ge- tore , leggendo , com’ egli dice |rofolima. Non era opportuno per (c), più diligentemente la Sosia " opinione d’ Eufebio l' Apoftolo Ecclefiaftica d’Eufebio, al parere Taddeo , fe non voleva egli ma- di quefto fi conformò. Se han luo- | F ni- go le conghietture per abbracciar

Di(fert. de SS.Giuda, e Sim.

| | Md ii rt e | |

| | | |

cu "cc nonni

{ (a) In verfib. de 12. Apoftolis cit. a Valef, nog, ad Eufeb. lib. 1. Hif. Eccl. ΠΣ Lib. 4. Hiftor. apud Valef. ibid. (c) Sub die 19. Junii. " Sub die 13. O&obris.

(4) In cap. 16. Matth. (6) 7. 11. (e) In decreto de libris apocryphis .

{:) Retra&. in AR. cap. 3.

41 | nifetamente contraddire a fe ftel- | Era volgare: La qual lezione, di- io. Può effere adunque, che il no-| {ce egli, è in tutto conforme a ine di Taddeo ritenendo 4 abbialo | | quella d’un antichiffimo Codice maliziofamente lo Storico chiama-| | Vaticano. Io nero dal vedere tan- to Difcepolo del Signore . Fatto | |ta varietà ne' Codici, che abbia- ita, che nel Catalogo de’ LXX | sind come può offervarfi ne’ mol- Difcepoli, che abbiamo entro al|{ti, de’ quali fece ufo il Valefio, Cronico Aleflandrino, neffun ve-| | argomento , che affai corrotta fia diamo col nome di Taddeo chia-! | ftata (e forfe ne’ primi tempi) mato. Se quefto fatto foffe in | | que” Ecclefiattica Storia d’Eufe- quell’ anno avvenuto , che nota- | bio . Perchè non può dubitarfi , vano l’antiche edizioni, cioè nell’ [ως qualche curiofo ingegno fcor- anno quarantefimo terzo dell’ Era | gendo contraddizione in Eufebio , dci con dei; 4’ ceva nube queto 0, a ΘΕ anche l’antiche edizioni di Ru- i Gerofolima un Apoftolo ne fino , che fu ’l traduttore d’ Eufe- | pono della morte di Crifo, do- bis» vedrebbefi un’ altra contrad- | | po che vera raccontato , che fo-

izione in quefto racconto, e na- | |amente. odici anni dopo parti- fcerebbe più forte argomento di) {ron di gli Apoftoli, col penfiei catia male ἐπι i noi lai corregger lo Storico abbia fe-

o fatto foffero da Eufebio alte- rate, poichè avendolo primà pci [sce s che quefti era un de’ LXX. rito all’ anno della morte di Cri-| | Difcepoli : le quali parole , come fto , l'avrebbe poi fatto in altro | |in cento altri cafi è avvenuto ne. luogo fuccedere quattordici pn | gl antichi Efemplari , fieno poi dopo ; quanti fon per l'appunto! !ftate da qualche inanranlune Co- dall’ anno ventefimo nono fino al | | pia tralportate nel Tefto Fon- grarigisizio Chi MEDA Sl τ και Liù Di Cala

a riferito ll Baronio . a il di-| nome 3 ligente Valefio (4) ha offervato| ‘volta vediamo in quefto paffo me- in un Codice della Real Bibliote- | \defimo attribuito a Taddeo . Si ca di Parigi , che non già, come | ftupitce il Valefio, che nel Codice nelle volgari, fi legge. σεσσαρακοτῷ Mediceo fi legga, che Tommafo x τρίτῳ ἔτει nell’ anno quarantefimo | | uno de’ dodici Apoftoli mandò terzo, ma bensì σεσσαρακοτῷ κὶ rica | Taddeo il Fratello ad Edeffa, e κοσιοῷ ἔτει negli anni trecento qua- Masa intendendo , come futl:fteffe ranta si quali computati dal pri. | Iquefta fratellanza di Tommaio , e mo anno del regno di Seleuco , | Taddeo , laiciò la voce ἀδελφὸν 9

|

gnato in margine al nome di Tad-

come foleafi fare dagli Edeffeni,| {che val Frate/lo, nella fua edizio- corrifpondono giuftamente all’ an- ΜᾺ . Perchè non può effere, che no ventelimo nono della noftr | nel tefto d’Eufebio fi leggeffe non | [siasi , ma aferpider , Fra'el del n rt. —————_ | | Signore è aggiunto, che con ra (5) In not. ad lib. 1. Hift, Eccl. Eufcb. pag. 41. | | gione

SS gione vien dato all’ Apoftolo no- | [τ᾿ non foffe un inganno di lui, {το ? La poca diverfità , che pale, sos infieme Apoftolo creduto l'3b- Res eri OE (I ore patoaanizvon

ato luogo all’ equivoco 9 maflt-| | FO $ ici Lg le soil sbbrevia- | [i Salvatore (4) mette anche tra’ ture, che fpello s'incontrano ne’! | numero de’ LXX. 5. Jacopo Fra- MSS., potevano più facilmente in- μ᾿ del al cigno È pesi gannare gl’ innaveduti Copitti. Mi | # Jacopo i alpini! ν Ich nica À τὰ ΠΩΣ on γεν γεν effere de’ Soria-

alefio, che trovando in Eutebio dato il nome di Giuda a Tom-|{ni, che ftato fia ad Edefla quefto mafo, fofpetta, che per errore glie | | Taddeo Difcepolo , come ne afli- l'abbia dato, quando doveafi da | cura Monfignor Affeman nella τ re a Taddeo , che Giuda fu pur | Biblioteca Orientale , la qual opi nominato . Ma fe il Valefio ha | fessi vien cru nn ἔγον dal- î f dd la telfimonianza di S. Giacomo Pec a rat | Vefcovo Sariengente. Perciocchè de’ LXKX. Difcepoli pretenderà | [io rifpondo coll’ autorità del me- anche forte, che egualmente il Di-| {defimo Affeman , che coftante opi- {fcepolo avefle, ee l’Apoftolo n NINE vr il fovranome di Giuda? S’io non| |il noftro Giuda Taddeo fiat pa- trovafli, che 8. Tommafo semi lecce in quelle parti condotto fu Giuda chiamato da S. Efrem Si-| | pochi anni dopo il Difcepolo , i | CALIIUE elit Mpa c i io dir i ras: Hi an Giuda por] sell Melopotamia. amori fia tato da un Apoftolo all’ altro , εἰ | però, che o prefto, o tardi reca- i i i : d Edef- così avrei maggior fondamento di||to fiafi l’Apoftolo noftro ad fofpettare, ch” Eufebio parlaffe "αἱ im » a me bafterà d’avervi. pofto Taddeo l’Apoftolo. Ad ogni ἧς vena: jean qualche meri: invali- do non fo capire, come mai 5. o fondamento per conghietturare Girolamo, Sotietor fedelifimio! 1a [ic andata del noftro Taddeo bia potuto con tal franchezza af-| !in Mefopotamia; andata, che pu- ferire , che l’andata dell’ Apofto-||re accordano e i Greci moderni, Ια Taddeo ad Spin è se nel- | ‘ie MA pria

a Storia Ecclefiaftica, fe quefta| ‘Anonimo cumenio, τος pervennegli in quella forma , che! Inio, e san altri ricca erre 15: fu a noi tramandata. Per altro | \ Refta dunque a χω apra anche accordando , che foffe do [rea altresì pofliam guic Eufebio creduto Difcepolo quefto! | l’Apoftolo S. Giuda, ch'è un’ al- Taddeo , qual ragion vieta , ch’|jtra delle parti opzioni : perl

Si -

_—— ——r —r _——-—.rr —_—r————

a) In Tra& de Fide hymn. 7. apud Affeman. ; ᾿ ᾿ T. I. pag. 100. i bu x | | Lib. 1, cap. 12. (Ὁ) Subdie 23, ORobris.

πος ——_ ___ —_————_—_—+ ————==°_—.rr._._.__&

44 caduta fotto 1’ Impero Romano| | lo, allorchè per meta de' ἔπος viaggi contenevafi perciò nell’ accennata andò a ricevere in Perfaa l’ono- Soria. Da Edefla appunto falendo | fina. corona d’un gloriofo Marti- verfo Tramontana , e paffato ilf |rio. E’ probabile, diffi, poichè Monte Tauro apparifce nie on | ansia la Meiopotamia al Maettro maggiore , a Ponente di cui fepa-| ! della Caldea, non s'ha a paffar , rata fol dall’ Eutrate la minore||che l'Eufrate per giungervi, oltre s'incontra : e avvegnachè teftimo-| | al quale di già congiunto col Ti- pane non pica ipa ton tr i Ε » che sti Su e ΠΡ quella recata toffe da poftolo | | fico è apparifce a Levante la Per- Bartolommeo l’Evangelica fede, ἃ} | fia, o fia la Sufiana, parte della tradizion però di que’ popoli , che | | medefima, avente il nome da Su- il noftro Taddeo altresì vi dipen! fai Città anche al d’oggi affai Gp Flop frutti ti anice] [raeguarderale in pala n il fi- o viaggio. Intorno a che ben pof-| |lenzio degli Scrittori, la man- fon vederfi e lo Scroedero CA ΕΣ delle conghietture han pun- e ’l P. Mamachio (c). La qual] |to a ritardare l’affenfo vofîro, giac- pda . riveriti Accademici , | chè per fe ftefla è conghiettura da Voi defidero, che in quel con- bafiaite la fituazione medefima di ro tenuta fia, in cui ben merita- | [quetta Provincia in mezzo alla ro d’effer tenute l’ inveterate tra- I | | Melopotamia, e in mezzo alla Per- dizioni de’ popoli : quefta de- | fia, dove tra poco m'accingerò a gli oggi per estoni Re Rlaa: Taddeo. ii ic sa pig te fenza l'autorità di Scrittori , o. Fattovi intanto v » tra le quali fcelgo quella dell’ Ar-| [ae dentro a quel fegno della par - civefcovo Giovanni Niceno , che! | te Orientale è a cui avevan por- in Ηἰρλαθηρ τι a i a ΠῚ | | rato la pompa e lor csi CO, C efco a della mag-| |! Romani robabilmente ο- ior di se v: si ffore lo chi 8 | [πὲ ate adele al guadagno i 5 E : ita pc na 1a Fr : de; îî ti 26 È ma del grande Apoftolo ad- unato dell’ anime, ragion vuo- deo, indicando con ciò, che qui- | [lea ahi io qui a e i viaggi» vi avea già il medefimo Apoltolo che furono variamente da var Au- | tori a S. Simone affegnati. Diigra- .| ne però che pa ne πρὸ rola veruna un Origene, un Gre- | gorio Nazianzeno s un Euiebio , | un Grifoftomo ,$ un Teodoreto, | |

ftabilito 11 Vefcovile fuo Segg | I | ed un Socrate , i quali pur men- | | pe |

Così porelli anche nella Cali = guirlo , ch’ è un’ altra parte della defcritta Soria, com’ è probabi- le, che almeno di paffaggio v

avrà fatto fpiccare l’apoftolico ze- tovarono , ficcome offerva il Ba-

ronio nel fuo Martirologio (4) i luoghi tutti del pellegrinaggio he

———_—@——— —__—_——___— __m km —_——6—— ———— —_—_—_—_—_ _____—@ |

(4) V. Martyrol. Rom. ad ἀ. 24. Auguft. Tille- | mont. in Vit. S. Barthol. T. 1. pag. 397. edit. Venet. |

(b) Thefaur. ling. Armen. p. 149. edit. an. 171}.

(c) Origin. & antiqu. Chriftian. Lib. II. pag. 107. | (4) Ad diem 28. ORobris page 487.

ΜΉΝ, gli altri. Molti Scrittori , è ve- | | Mamachio, che verfo il cadere de! ro, ma di iecoli pofteriori, lo vo-| {primo fecolo Criftiani vi foffero, gliono andato in Egitto, in Ci- | ma ftimo ancor col medefimo, rene, per tutta la Libia , nella Mau- | che primi foffero i Vefcovi d’Alet- che Itole. Ma quanto all’ Fgito, de del Redentore, allorchè attefe- noi ben fappiamo, che fin da’ tem-| |ro a convertir l'Etiopia: e in fat- pi Apoftolici vi fu portata la Fe-| ti, fe quefto fu fulla fine del fe- de. Il primo però » dice Eufebio! ! colo , fu opera di 8. Simone, (4), e lo + rta ssp 8. | πὸ τ S. Giuda, alquale, fe vi ri- Girolamo (8), afferifcono, che ἔμ} |corda, fu dal Vefcovo Paolino il S. Marco, il ele pesati Lon Fota pur della Libia attribuito . gelio icritto da lui medefimo , e| | Quanco a Cirene io leggo bensì aglio cea [uni ea non è prima fuéceffa della sadico | | Gigrioeai paffarono in Antiochia a dpi due Apoftoli Ewa , e Pao- | recare il Vangelo; e altrove (9 o, ch’è quanto a dire non pri- | [che tra’ Profeti, e Dottori della ma dell’ anno LXV. dell’ Era vol-| !Chiefa un Lucio di Cirene tro- gare . Troppo avrebbe afpettato | |vavafi: fegno evidente, che fino l’Apoftolo noftro a coltivare la de-| [dagli Apoitolici tempi avea quel RA i colino Ρ 4 ftinata Provincia , fe quefta a lui ; Paefe la Religione abbracciata. Può voleffimo , che in forte foffe toc- Finzi che al noftro Apoftolo de-

ritania , e per fino nelle Britanni- peo a fondar nella L bia la Fe-

pren : quegli antichi βεεϊάφδεί bitrice ne foffe ; ma come afferir- che memoria lafciarono della pre-| |lo fenza valevole autorità , come dicazione di Marco in Egitto, τοῖα [era fenza conghiettura ve- perviene fenza far due all’ Apo- | best viziata ὑφ pie sr ‘olo, Ron mentovare ad un tem-||mo, che gli effini refi furon po i viaggi di lui, fe in quella | Criftiani ἐς quell’ Eieucd della parte gli aveffe intraprefi. Il ve-| Regina Candace, di cui s'ha men- der dunque, che gli Egiziani fi | zione entro gli Atti Apoftolici, gloriano di tutt’ altro Apoitolo, e| |ed impariamo da Eufebio (c), che che gli antichi Scrittori dove la S. Bartolommeo l’Apoftolo la fa- ΒΒ μαι della F apc asini δι rana | κὸν accordava μὲ merito ΕΣ pre- o, neffun merito danno a po- icazione in Etiopia . Ma niuna ftolo S. Simone , conchiudo, ἐμᾷ [parola di S. Simone entro le facre fenza fondamento il Menologio de’! | Lettere, niuna in Eutebio , niuna Greci di diari lo bei «i verun ΓΟ ib È qual- No in Egitto pattare. Quanto alla | {che antichità . In generale pero Libia io fon perfuaio coll’ erudito) | quanto all’ Affrica, bell’ argomen- to

—————_—@’—i(——

(a) Hift. Eccl. L. II. Cap. XVI. {a) C. XI. v. 20. {b) In Catal. viror. illuftr. | (0) Cap. XIII. v. 20. (:) Lib. 111. contr. hesef. C. I. (c) Lib. V. Cap. Xx. Hi&, Escl

si.

to a mio credere, che niun Apo- | [τὸ (4). che fanno il noftro Apo- ftolo ftato mai fia a predicarvi la| {ftolo per l’Affrica viaggiare. In- Fede, fi può cavare dal contegno | bagna al qual punto egregiamen- di S. Agoftino in rifpondere δ᾽ Do- | |te fecondo il fuo ftile parmi, che natifti , tra’ quali Petiliano ricordi w difcorra il già lodato Domeni- coni 9 che ἐπ Menedo FrGaso | cano Mamachio (è). Finalmente molto di poi dentro l’Affrica , ei |quanto alla Bretagna io io, che che perciò in niuna parte delle | [Os iu l’opinione di Dosuesd (c), Apoftoliche lettere trova ferit-| !del Menologio greco (4), e di to della Fede dell’ Affrica . Non | Niceforo di Califto (e); ma fo non I na , che al- nza l’autorità degli Antichi, fic- cune barbare nazioni anche pati come nota il Barolo (f)» e ad l’Affrica ricevetter la Fede; dal | | onta anche di qualunque Inglefe che venirne, che l’Affrica non era | ἔων s giacchè neffuno tra’ mol- ΒΟΚΉΒΒΝ nell ordin dei vige ri ti, che a bella pofta ho voluto d ogni modo però fe ftata fofle- | | vedere , ammette fatto viag- vi nel IV. fecolo tradizione alcu-| |gio del noftro Apoftolo . L’Alford ὯΔ , e alcun monumento , come non 50 fuoi Annali della Chiefa Bri- avrebbero gli Affricani rifpofto . | tannica (g) ne vuol mottrare l’in- c fegnatamente tra gli altri come | |fuffitenza colle autorità della fa- nen τ Ace rs 5. 24 sere mofa coppe” acari 1. : De- i oftolo S. Simone ΠῚ pre-| |cenzio, e d’Incmaro Arciveicovo ΘΙΘΒΕΕ σι Sdi ciò πε 86} lai rr tei A : io Act ἘΠΕ vafi da’ Donatifti? Ma| [τὸ . che non farà ftato l’Apoftolo anche Lersalijano (e τ γέννα dana tenente un oziofo cultore della Vi- tore, e nelle cofe d’Affrica verfa-|] 1 gna di Crifto : credo anzi, che tiffimo, conchiudeva, che le Apo- | molto avrà operato per meritarfi Itoliche Chiefe cercar fi aiar ua virtuofo fuo zelo il fovrano- nell’ oltremarine regioni , imper-| {me attribuitogli di Zelote. E chi Spechè le strip realmente a fa forfe, che alcuna delle contro-

no d’a t iori . O inci i non c'ha o dei pito nic eni pre penne: ir ad Ippolito (4), a Doroteo| | fia veramente ftata quella Provin- (e), al Menologio de’ Gre-{ |cia , che in forte toccaffegli . ci {f), e molto meno a pri ἤτω: io dico , che niuna abbiam conghiettura , fu cui appoggiarci ,

e

Er

_— —————_— ——

(4) Apud Auguftin. lib. de Unit. Ecclef. Cap. | f. τὴ Lib. II. Cap. XL.

XV. pag. 363. Tom. VIII. opp. edit. Pari

Monach. S. Maur. T.II. Cap. 25. (Ὁ) Ibid. (c) In Synopfi. (c) De Virginib. velandis . | (4) Loc. cit. (d) De duodecim. Apoftolis. | (e) Loc. cit. (e) Pag. 271. edit. Rom. an. 1664, | (f) Ad an. 44. (f) Ad d. X. Maji. ΤᾺ To, 1. pag. 26.

e che di niuno momento fon tut- te l'autorità , che alcun viaggio ne vogliono deserminize 410 cre- do , che più agevole fia d’accer- tare il Paefe, dove i fuoi viag- [ξῈ intorno alle Vite plico ΕΝ gi compi, fe la moltitudine de-i !itoli, che fotto il nome di So- gli Scrittori, e l’unanime affento fronio ritrovò Erafmo in un Co- PROT gn | Store IA valida prova per crederlo ne vuo Perfia ERANO; Non CRE pe: | |faprete Fiat τὸ dali sen τὸ orecchio a Doroteo, al Me-| |verfio o 9 nologio de’ Greci, che lo di ὰφ Ppgica il giudizio d’Eralmo, che no crocififfo in Bretagna 9 bre! | quelle Vite degli Uomini illuftri, aaa quanto Suri Liar get | che NEREO ΤΗΝ ΠΝ ata di lui: il qual Menologio ben | { tamente quella del noftro Simo- meglio o i Greci tonde! li sich τὴν pinto nell’ Ope- ni a correggere , ed emendare ra Originale di S. Girolamo, così ficcome ro co’ lor Martirologi | | foffero a capriccio da qualche bell’ i Latini. Tale è il giudizio del! lingegno foftituite : onde meritar dotto greco Mainachio (4), all

47, | Pertia paffaffe, definir non fi può, quando non voleffimo, quanto al lario punto, oltre al Menologio de’ Greci, dar fede all’ Appendi-

poca fede. Quel che a me pare , é , che in Perfia egualmente poffa ftabilirfi la morte dell’ altro Apo- ftolo 5. Giuda, comechè l’Anoni- mo d’Ecumenio, Doroteo, ed Ip-

quale volentieri mi fottofcrivo: | ἐπ lo voglian morto in Beri-

che certamente meriterebbon τ forma tanti infu@fitenti sicsvogili che per entro fparfi fi veggono .| Do più fede al Breviario, e Mar-| i . tirologio Romano, al Florentinia-| \t0, ΕἸ Menologio greco in Arat,

| {Città, s’io non fallo , fuppotte

i |nella Mefopotamia. Le quali au-

| torità debbono al più comprovar- to, che fiorì ful finire del ori ci l'opinione, che quivi recato fiafi, lo VI., da’ quali ne viene il dit led abbia predicato. Ma più nu- lui martirio in Perfia fenza dub-| | merote , e di maggior pelo a me bietà indicato . Molta autorità deb- | paiono le reltimonianze di quel- bon fare Martirologj tanto vetu- ᾿ » che in Perfia lo vogliono mar- ΠῚ, i quali fi fa, ch’ elattamente | tirizzato, tra le quali il Martiro- per l’ordinario raccolfero le me- [logio , e Breviario Romano, il morie , e tradizioni delle e La a E ict che Chiete; e moltiffime poi, do-!|d'Adone, e d’Ufuardo, VVandel- ve tra lor medefimi vadan d'a: | berto nel Martirologio Metrico , cordo. Ma di qual morte rapito! !e Fortunato da Poitiers (4). An- foffe , per qual viaggio alla | zi l'’offervare, che in molte Chie-

no, a quel di Beda, d’Uluardo, e d'Adone, e più aderifco alla te- ftimonianza di Venanzio Fortuna-

=_=" ————_——vv.ouume—— cr ee SD | -“-“--- ---- τϑοὄ--- τ τ--- ee I I

(4) To. Il. Cap. 23, (4) Lib, 8. Carm. 4

48

fe celebrafi nel medefimo giorno | | mente d’Abdia fi riferifce, ficcome la feftività d'amendue gli Apofto-! l offerva il Fiorentini (4). que- li, come fi può veder da tre luo» | I Aa Città s'ha punto a confonde- ghi del Martirologio Florentinia-| |re co’ popoli chiamati Suani , che no , dal Martirologio di Beda, εἰ | nel Boiporo, e nella Scizia fi tro- da tutti gli altri latini, da quelo | vaio » de’ quali eruditamente ra- di Meri A mn πο σα da ager Cellario την Lumi ci ΠΕῚ di Rabano, dal Richenovie-| |fia . Dove giaccia la Perfia $ per lau dall’ Ottoboniano, ed altro-| | ivi sella che quivi non ἘΣ ve ; facilmente mi fa forpettane | | trano i detti popoli, non occor- che unitamente foffero, e nel me- | [τε che vi dimolttri, avendolo fat- defimo luogo martirizzati, che | ii con tanta elattezza quel 51 be- di tanto correfle la fama fin dagli nemerito de’ noftri Ecclefiaftici antichifimi tempi. La qual coli | trattenimenti s da cui per la Per- per altro non m’arrifchierei d’af-| fia fu l’Apoftolo S.Tommafo con- fermare , fe ciò non vedefli efpref- dotto . Reftami dunque, che al- iamente afferito dal Martirologio, | Icuna cofa io foggiunga intorno e Breviario Romano, dal fuddet- | lall’ anno , in cui turono marti- sa Fortunato ἐτ gi CORTI ig fc Re il parati altrove; cosicchè s’abbia a crede-!!fefto di Crifto vien dal Baronio a ri ς - limo (e) rbreit il martirio de- (inci di S. Giuda. Certamente | dopo a quefti anni deve effere fta- ciocchè furono unitamente nella { {ta da lui compofta la lettera 9 Romana Città coronati. Mala Cit- | che ci rimane , s'è VErO , che fcrit- τὰ Sela Perfia non faprei dirvi, | 5 fu vi lac pece pipe di comechè un picciolo Indice del| |S. Pietro, della quale, per effere δ μικῖο daccordo vada col fal-| iavorata ful puedelimo argomen- o Abdia in determinare la Città| |to, ha fenza dubbio parlato il no- di Suane , o Suanir, in cui pari-| |ftro Scrittore nel verio 17., allor- mente il Martirologio cai [che diffe: Acciocchè memori fieno fe ne notizia > che in un fol| | delle parole, che prima furono pro- giorno memoria facevafi del dì||ferite dagli Apoftoli del neftro Si- natalizio de’ noftri Apoftoli. Qual | |gnor Gesù Criffo. Or quetto è fi- però fia quefta Città, ed in quall !curo , che l’Apoftolo 8. Pietro Paefe della Perfia giacente non||fcriffe la feconda fua lettera ver- fo ftabilire, pofciachè il folo tra’ [fo il finir de’ fuoi giorni, dap- Geografi Abramo Ortelio, che men-! ! poich’ egli s’ efprime così : Certo

zione ne fa, all’ autorità unica- che

-remca—== "peso

Te, che tanto a’ noftri Apoftoli | fia avvenuto, quanto agli Apofto- | li Pietro, e Paolo, de’ quali fi fa nelle Cattoliche Chiefe ad un πῶς defimo giorno la ricordanza , per- |

(4) In Indic. Apoft. Not. pag. 275. (6) Ad an. 68. $. s. (c) Vid. Cave Script. Ecclef. page 11.

_—_—r-=_——_——ncsz no" xt n remota ἝΝ ον

fa) Ibid,

| ἦι |

|

᾿ : “Ὁ che veloce è la depofizione del mio | | ftata foffe compofta ; ficcome di Tabernacolo, fecondo ciò , che il) \Jacopo , così farebbefi di Simeo- Signor Gesù Crifto mi if | les: atteto la qualità del grado di Dal che s’ argomenta, che dopo l’an- [lui, chiamato Fratello , il quale no LXV. dell’ Era Volgare fu | | dalla Storia d’Eulebio (4) fappia- Epittola di S. Giuda compoita. Per! {mo , che fi tatto Veltcovo della la qual cofa il tamofo Guglielmo | | Santa Città dopo l’efpugnazione di C i Eretico bensì , ma tra gli! {efla, benchè nel Cri 3 fi ave, Ere ronico fi con- Ererici egualmente modefto , che] ΒΟΥΣῚ riterendone l’elezione all” verfato nell’ Ecclefiaitica Storia, in-| | anno della morte di Jacopo, come clina a credere, che ficcome pren- | oferva il dottifimo Ruinart (8), de di mira l'abbominevole Setta | [1] quale però porta, e non contu- degli Ebioniti, i quali dolofamen- | ta le autorità di chi vuol morto te frammifchiavanfi per entro a’ | S. Jacopo nell’anno ΠΧ, o LXV. Criitiani ritugiati in Pella per {ot- | i Ma non dovette gran fatto tarda- trarfi dalla perfecuzione di Tito,{ |re dopo a quel” anno la morte che minacciofo recato erafi in Ge. | idel noftro. S. Giuda, e in confe- puraleramas così queta spesa |Bpenza di dI Sp cir pe ofle per. incoraggire i Fedeli a efflendo , che ciò iuccedeffe a’ tem- opprimere in font nafcente Ere | [Pe dell'Impero di Vefpafiano, il fia. La qual cofa, fe così è, com’| !quile cefsò di vivere nell’ anno è verifimil che foffe , accordar fi| [ΕΧΧΙΧ. di Crifto : poichè Ερεῆρ- deve al Dodvvello, (4), ed 41} 'po (c) defcrivendoci la perlecu- Cave, che nell’ anno {ettantune- | | zione di Domiziano , che dopo fimo {crittafoffe, cioè, foggiungo | [1] triennio dell’ Impero di Ti- 10, avanti la Primavera , nel i ‘pa cominciò a regnare nell’ an- cuni Criftiani siae zi ia Hi | de Rini dico > SUE ἐξομΆκΩπα elia come ricava il Pagi ei Nipoti di Giuda Fratello di dall’ autorità di Giufeppe Lhasa, Meeiito s fecondo la carne, i quali {c). Non prima, perciocchè folo! | pur anche eran fuperftiti. Que” nel fettantefimo anno fu rovinata da Tito Gerufalemme . Non do- | po, perciocchè Tito a Roma son

-

ultime voci non fembra, che fo- lamente ci manifeftino la morte già avvenuta di Giuda, ma già avve- nuta da qualche tempo, come of-

| | natolfene nella Primavera dell’ an- | trae il Fiorentini. (4) | |

no ieguente, è probabile, che to- fto fi ditunifsero da Pella i Fe- deli, per rettituirfi alla rovinata | Gerufalemme, a detta del Patriar- | ca Eutichio ne’ fuoi Annali. Al che s’agginnge , che fe più tardi Di(fert. de’ SS.Giuda, e Sim.

| DT SS Giada e Sem TI | |

Eccovi ora quanto ho potu- to raccogliere intorno a’ gloriofi cadaveri dei noftri Apoftoli. Ab- biam nel Cronico Aleffandrino(e),

G ch’

| a) Lib. NI, Cap. II. | (0) A&a Marty. pag “5. ; | (c) Apud Eufeb, Lib- 111, Cap. XX. d) Pag. 174. | e) Pag. 246.

(3) Differe. I. in Iten. n. 14. Ρ. 15. (5) Ad an 71. (c) Lib. VII. de Bell’ Judaso,

nn

; i nuovo altare oll' aggiunta di nuove ch Efendò Galba , e Tito peri fotine ifcrizione ina 21; no i corpi | è quando, come fofle Epedioterint per coma ptt [Μάνα o] «ele condot- comando da tutt'altro Paefe condce Apoftoli tutti per quivi] | Roma da ; fatto di rin- lti. Ma benchè q on m'è venuto fatto d pafiano fepo ftato moffo| |te, n ‘e però non ho io po- fi dica effere a c : del lvellire! Dove pe iofità na vifione avu- roftra lodevole curiofità l’Imperadore da d li| |tuto la voftra | si Epreraiai Ξ tai ual cre enza g regio dev’ efler ta, non 10 però q Ciò, che fap-| |appagare , Di Accade- nia sei πε 0 τὰ, valorofi Acc s'abbia a preftare . rdo! ! voftra umanità, : ‘Coéì id? : è , che 5. Berna LE i difcreti Uditori, piam di mi rg conquilaid’ al-| | mici , με θὲ parte bensì la mia ἐν E Reliquie dell’ Apottolo agi propre nell’ Ecclefiaftiche SUS da Gerofolima .{ | poca τῇ ò la fcariezza da, trasferendole da ( jersì | cofe, in parte però cole x to in qual man È j, che intorno a folle d'ivi Kcalportat di ione] ΣΝ οἱ rimafero.. ep : ‘ati zione | li non che antica tra ! he veruna diligenza : ; e foffero τ adempire era in Roma, ch li nella | |trafcurata per fe avrete, ao due gli Apoftoli io: la qual rifleffione fe . pi d' amen ietro in VEbetao) ea on i facilmente ml Bafilica di 5, Pietro l’anno; {fpero, che da Voi dio re- i. Poichè nell’ anno! |i il lungo tedio. MDCV., come riferifce DARA (farà cata into incoraggito viep- - 9 atovI, È ioni in terranea (4),| |cat lle nozio ἜΣ i, vr | pi quite que oro i È oglie trovat 9 | fiaftica che tanto io frondi le facre fp ria Ecclefiaftica, che vera ᾿ autentica | | ria Eccl e chem alle quali per coftante | venienti al o altre vol- indegno mi r ione . | ce dj voftra cortefe attenzione

(4) Lib. II. Cap. VII. Vid, pag. 138. 16 % 237.3. Item pag. 146. 12.& 238. a.

DE VIAGGI D I

S GIOVANNI

APOSTOLO RAGIONAMENTO.

IN MILANO. MDCCLVII.

νι Leto ; PRESS: ἘΝ nin 44 PERI (A betsit i RATA can + sa: ΠΤ i "came st eli

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DE VIAGGI

DI

ς, GIOVANNI APOSTOLO

RAGIONAMENTO. (a) Omecchè poche fiano le no- tizie a noi pervenute intor-

no δ᾽ viaggi di S. Giovan- ni, a me in forte toccati, V.V.

che avevano in Galilea a Caife Som- mo Pontefice, per comprare una | Cafa nelle vicinanze del Monte | Sion . in cui vogliono , che fiafi

A. A., ciò nullameno non mi fono }pofcia da Crifto celebrata la Pat io fconfortato allorchè ho imprefo ua. Girolamo (4). il qual crede, Ρ q a ftendere quelto, qualunque fiafi | |che il difcepolo conoiciuto dal Ragionamento ; imperciocchè cea] pose . di cui fi fa menzione nel ruga , che snai a δ τρτᾷ ἐπα AL un da SARE A e per argomento de’ noftri trat-| | afferma, che erano di nobile cafa- tenimenti i viaggi Apoftolici, fu | [cos feguendo in ciò anche Orige- voftra intenzione, che non fola-{ !ne (f), che li ta di nafcita più di- mente di quetti fi ragionaffe, ma | | Binca di quella de’ SS. Pietro, cd Tune cote altresì » che agli Soon Sele 3 Fama va τ poftoli appartengono. ciò , che in S.Marco (£) ed in 5. Seguendo adunque il voftro di lauro (4) fi legge: che erano cioè vifamento , per farmi fenz” altro da | I pefcatori; e che, quantunque avel- SE S. Giovanni figlio 2| [foco mercenarj, fi occupavano pe- ebedeo , ed a Salome. Checche! 'rò nel rifarcire le loro reti. Quin- altri ne dica » la Patria di Lui tu [ αἱ è, che S.Baulio icrive, cheera- Betfaida; e ciò vi farà dimoftrato | no perfone volgari, e di lettere af pr ‘ra noftro PRIZE ; | | facto sfornite; e 5: Pier Grilologo che di 5. Giacomo Maggiore, di! |(# ) li crede della ftefla condizio- Lui fratello deve ragionare . Il me- | σθαι Pietro, e di Andrea, 65. Il- eg ci care di e Him porri (k) afferifce \aehe erano po- i, da effi pur feguito, fu la Pei-| |veri, fconofciuti, ed indotti. cagione. Niceforo (2), e Cedres | | La Madrè di quefti Apoftoli no (c) raccontano, cheeglino ven-! ! fu, ficcome ho detto 9 Salome, o

derono una affai vaita Pofleffione,{ | fecondo alcune Iftorie antiche , ma

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o P = —6—m——6 m—_—— —————m6@—y————@@—————— —@—& ————@——@——@—— ---«

(4) Recitato in an’ Accademia di Storia Ecclefiaftica, in cni fi fono dati per argomenti di un anno I Visegi Apofolici. (b) Hift. L. 1. (c) In Annal. (4)-Epift. 16. (e) Joan, 8. 67) In Gen. ἵν... (e) Mare. 1. (ἡ) Luca 4. (ἢ) Serm. 28: (k) De Trin Lu»

4 ma apocrife, nelle quali tre Marie | venne atrevare il Redentore, co- fi diftinguono , (4) Maria Salome .! | me fi narra nel Vangelo (4); ma 3 oi più prom , cd altri vo. | | quefta opinione non fi può neppu- gliono , ma faifamente, che fo ΕἸ {re con alcuna probabile conghiet- tiglia di 5. Giufeppe; Ed Epifanio | | tura provare. pure nell’ Eresìa 78. (8) lcriveg kl Eflendo, cofa ver'fimile, che che egli ebbe una figlia nomata | [le Nozze di Cana d) Galilea » alle Dn De non afferiice poi, si [quali affiftè il ne se, iua etta diveniffe moglie di Zebedeo.!!Santiffima Madre, toffero di un Origene, e ufo di Lui tutti gli [ loro congiunto, prefero quindi al- Interpreti pretendono , che dal Cap | |cuni motivo di dire, che lo Spoio 27. di 5. Matteo, paragonato col! {di queite fu S. Giovanni , il quale 15. di 5. Marco , fi inferifca, che | a pofcia il miracolo della Con- Ella era una di quelle pie donne , verfione dell’ acqua in vino, ’ab- che accompagnavano il Redense| |Andona la Coniorte, e fi diede re per la Galilea, e lo fervivano,! la feguir Ccrifto . Io potrei, RR. igiria: Riti enna #1 sir molti, posate stiva o 26. dell’E. C.| | menti provare, che quefta. Doveva Ella certamente effere a [rita inventata ne’ ren:pi pofter10- cura dell’ affetto del Redentore sl ri: per non ifcoftarmi però dalla ict ad iftanza de’ {noi figliuo- | |dovuta brevità, li ων robin fi- 1, come crede S.Girolamo (c) lo \lenzio. Il dottifimo Cardinal Ba- pregò di volerli tar federe uno al- | ronio, che all’ anno di Crifto 31. la deftra, e l’altro alla fini&tra nel | \ tratta quefta Quiftione, avverte al- fuo Regno. Origene (4) areas | Dice , che fiffatto errore ha avuto ta l'amore, e la fedeltà di Salome! lorigine da un paffo mal intefo di dall’ avere Gesù Crifto a Lei con-| |Santo Agoftino nella Prefazione fo- ceduta la grazia di affiftere alla tua | | pra S. Giovanni. Paftione; e dall’effer Ella andata Non folamente però non fu “ag di Lui ra nel fepolcro, | lzono di S. n. È mimi ia DE opo che gia era riforto, per im-{ [celebrate : ma Egli an em baliamarlo. i pre vergine. Queita mia afferzione Dopo che abbiamo ia | non può veramente con l'autorità te parlato del Padre e della Ma-| delle Scritture provarfi, ma è ap- dre di S. Giovanni, ragion Veri | | poggiata al fentimento della Chie- che alcune cole di Lui ancora πῇ fa . e aduna così in co- cenniamo . 5. Epifanio (e), ed ΠῚ !ftante tradizione, che farebbe re- Grifoftomo pretendono, che Egli| |merità il negarla. Epifanio . An fia ftaro uno de’ Difcepoli di 5.} [αὐ δοσθιλῆσοι Cailiano 3 ed altri Giovanni Battifta ; e vogliono an-! ! molti affermano, che quefto Apo» zi, che fia quello, che con Andrea | | folo ha iempre mai la cai er-

rr —1 —_- ——-_ _—"_"_r_— —_——_—————>> ——— —_————_—_._ _==nkx n Lr "©; oc ---- -- ele cieso o fa) Martir. Rom. (Ὁ) C. 8. (c) Hier. in Matth. | (4) in Matth. (9) Ser. s1. Οἱ χ4. (2 Ja. 3.

fervata. 5. Girolamo non iolamen- | [5: Οἷον.» che gli Apoftoli fono fta- te nel C. 56. fopra I{aja dice, che; {ti con Crifto fin da principio. Que- la Storia Ecclefiaftica ne afficura | | fo però non fembra un argomen- della verginità di 5. Giovanni; to baftevole per farne credere, che nel L 1. contro Gioviniano al C.| |veramente Egli fin da quefto tem- 14. afferma altresì, che per quieto | Sa abbia preio a feguire il Reden- pregio , e non per altra ragione fu | tore. Imperciocchè noi leggiamo ΣΙ τε it SR Lat egiato . Ì oi | parlando ‘edeli raccolti, della ultimo. Trattato fopra S. Gio. feri- | | elezione del fucceffore Giuda dif- ve, che il Redentore amava fingo- | fe, che dovea tralcieglierfi uno di larmente quefto Apoftolo , rca

ο quegli, che erano ftati congregati egli fin dalla puerizia avea confer-

| cito il tempo, in cui conversò fra vara con grande gelofia la caftità, | loro il Signore: e pwre noi fappia- Pa avea ὌΝ iv moglie. Quin- fr che S. Matteo fra gli altri fu i dee dirfi, che fe quelito Santo! ' alcun tempo dopo dal Nazareno Dottore nel C. 6. del fuo Trattato | chiamato. Il chiariffimo Tillemont de Bono Conjugali non ardì affere | |(2) riflette, che ove voglia ammet- mare, che S.Giovanni fia ftato ver-! | terfi l’opinione di Epifanio conver- gine, altro non intete, fe non che | τὰ dire, che in quefto tempo Gio. ciò ni HO ad evidenza dalle Scrit- | | col Fratello fi faceflero feguaci di ture inferire, Gesù ; ma che non l’accompagnat- Ma è oramai tempo , che ἐν | fora di continuo, e folamente an- cendomi più da vicino allo {copo | | daflero di quando in quando ad della Diflertazione s prenda a sir | afcoltarlo , come da principio fat- correre brevemente intorno alla vo-! l ro avevano Pietro, ed asa . In cazione del mio Apottolo. Epifa- | fatti, effendo più probabile ( avuta nio (4) crede, che S. Giovanni cd | fempre la debita venerazione a San- {το chiamato da crd ΒΝ ΤΙ) si ke Agoftino , che è di contrario Filippo , il quale ebbe quefta gra-| | parere ) effendo, dico, più pro- zia nell’anno 26. dell’E.V. fecon-| | babile, che fia Li fola P chiama- do la nottra Cronologia. In end (E di Giovanni, che fi racconta in va di quefta iua afferzione portal !S Luca al C. 5. ed in 5. Matteo al dna paaghisnnias chez paroodi | È 4 noi par cit di il SE molto valore, ξα , nei Van-| |ro tempo, in culil noitro Apotto- elo Giov., e Giacomo fono tua lo fi diede a feguire coiftantemen- i Filippo nominati (6). Alcunil |te Crifto, ‘ein abbandonarlo, per dar pefo a quefta opinione dico- | fu allora quando Pietro gettò per no, che fi legge di fatti nel Cap.15. Hi i comando del Divino Maeftro ‘da j ti nel Lago di Genezaret, e fece ------- -----------------} lla miracolofa pefcagione, per cui | cb-

rs’ —1n1cci === eu = —=co , πο comuse ro

fa) Her. s1. C. 14. (δ) Si noti, che nel C.3.di 5. Marco fi nomina prima Giovanni , che Andrea, il quale è pero prima filato con Pie- | | ; tro chiamato . (a) Vita S. αἴας.

ederfi i <a efpreffione non deve cr bbe bifogno dell’ ajuto di Giov., Few ni alla opinione di coloro, CABRIO r colà pel-| | contraria fle 25., ed ΟΤῸΝ ἘΒΕΘΟΟΥΟ οὐ sie uindi dal | che vogliono, che ave i gn COR faccina ver- | |anche 26 anni. lla ftoria de’ trà Rope νος 26. dell’ E asi | sella sieizione di Criito O = nni : e di Gio.; ftro Apoftolo a a olte cole di e poco dopo il no non abbiamo m Α 5 ella Suocera | [1 7 che Egli con fiitè alla ROSURTERO Hi ufcitazio:1 però da tig vare tut- di Pietro (4), Pret (5) | l zelo micio siii chel NE Pre è era s che dopo aver | [τὸ quel sta Sigle chiamato. E saperi tolato Simone, vol | [era ftato da hevoli, che fi rac- a ἐς ἜΝΙ pr Pietro , diede) | fatti più pale Visincto , jono i ie- le, che fi chiam d do ΟἾΔ. |contano ne a 2A il noftro 1 nome, e; | gu no , che non lor vocazione un diverfo "e: εἰ Apoftolo impedire uno » lo di Boanerges , che è quan | fi ancor fatto difcepolo di quefto fi fu i = (c): o CIO effendofi ane : cciare in di to dire Figlj del tucno : | Grifo aria di ca ciare In : randezza ; | | rtl eden ; ed il Divino pg CL ἜΝ fede, co: | | Lui nome i ar κα, perchè ave- e la spa lamo, (4), o per-|! Maeftro nonlor di ; ma glidif- chè oO esi τις rifplendere per [ νά με E sifipog vicine ΞῈΣ ἕω tutto il mondo la Maetftà. : iboli di far quel bene, 3 e temere O | con Pietro 9 e non Na di n “ma foggiogarie, 150 (a). -Fu ᾿ πετολμαε egizi πὰ μῇ drain Meffia, come S| redentore (5) Ricuiando alcuni e iottome E k Redentore 3 il Nazare- i brogio (e). Vo | itani di ricevere i ᾿ parere di 5. Am efto nome] !Samaritan Fratello lo in- glionolalaiti> Rosita 5. Giov.,| no, Egli» vr Fica da tar di- Todi, piccini Epifanio cf) | cerpellrono fe dal Cielo a con- il quale, c redere figlio | | fcendere il fuoco fe il Signore, fi è fatto veramente. vede inca fumarli. Ma li riprefe i x chè - pevan del tuono allorchè con asia. | Pret loro , che Sqgir sun piena teo LA Belice da che fpirito sarmernio: + egli non generazione di do da 8: Gio | ciò defideravano rdere, ma per fal- e dal rid τὰν tre ἐν Ἡρλῥα τα Ka) Alla prefenza o A Greggio pe se nc re non fi può quefta non fo ‘o-| [di Giovanni predi sr 10 A con pro : . ed Ei tu ul isbi deerminare. Cib;chepoli| [rovina del Tempio. Ei quan abili TT po I queg!!, n'e francamente pesi Rea do ciò Paine] ò 5 ἘΣΑΥΒΙΑΗΕΊΘΜΙ ΜΕΤΗ͂Ν ciullo; sta i bero la nota ri PRI fua Paffione, ve (g), che era guafi fan i || Avvicinandofi la volle (4) Marc.1. (5) Mare.s. (c) Mare.3. (d) In Mat.C.10. | | ὧν Me (ἡ,

C. 9.

i C. 9. (c) Luca

C. 7. (g)In Jovin. | | Marci 9. (Ὁ) Luca

(e) In ri ». (f) Hex. 37. pese ΕΝ. L. . Ὁ, 14.

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3 Ἄς volle il Redentore far l’ultima ce-| | mento. In queft’ ultima cena fegui na con gli Apoftoli. Inviò adun-| τὸ il Signore a dar le folite pruo- que Pietro, e Giovanni a Gesu | le del iuo amore verfo netti : lemme , affinchè glie ia preparaffe- | | Imperciocchè gli permife di fede- ro. Nicetoro bali e Cedreno (0) hi a fe vicino, d’onde ne nacque citati dal Baronio all'anno di Cri-! !la controverfia , chi degli Apofto- fto 34., ed altri hanno creduto s| [li fofle il maggiore (2), e gli con- che quetta fi teneffe nella Cala del! | eos di ripotarfi fopra il fuo fe- noitro Apoftolo comperata 9 balla no (2); la qual cofa , fe crediamo fi è accennato di fopra, con i da- | ad Agoftino , era avezzo di fare Pacs A na esta | tempre che fi paiceva col Reden- a. Il dottiffimo Cardinale pone ciò i | tore. in dubbio , ed apporta quelle ra- | | I SS. PP. (c) hanno in quefto gioni, che) a mio credere, dimo-| | fatto rinvenuto la figura di una itrano evidentemente ; che la Cafa | i fpirituale, ed ineffabile comunica- dell’ ultima cena non fu quella di| | zione fra il Verbo; e l’avventuro- Giovanni, fe pur l’aveva . In forni [10 Apotftolo, per cui ha quelti quin- narra S. Luca {c}), che il Ἐρνως di potuto palefare al dave le fu- no mandò i due. fuccennati Apo-| |blimi verita, ed i profondi mifte- ftoli a cercare il luogo , in cuido-| |rj, che nel fuo Vangelo, e nella velle apparecchiarfi la Pafqua: che{ {fua Apocalifi fi contengono. In Lew non fapendo quale eiler do. | intra Pars pino chiefe iste vefle, ne lo interpellarono ; e che{ |per inftanza di Pietro a Gesù chi Egli comandò loro di feguire un{ {degli Apoftoli lo avrebbe tradito, Uomo, che avrebbero incontrato A fu da Lui foddisfatto alla fua con un vato pieno d’acqua , e di | inchiefta ; il che fempre più fa pa- dilporre il tutto in un prinadha [lele il grande amore, cheil Divino affat grande della di Lui Cala, di- | Maeltro portavagli, del qual amo- piloglie che il Signore ne aiena | [18 olo cagioni asblaropo î 55,

llogno . Ora tutte quefte circo- | | PP., che a me non s'aipetta il ri- ARL non RI rendono Bb | ferire. 197: GARA SP babile, madimoftrano, fe mal non Dopo l’ultima cena, efflendo mappongo, ad evidenza, che visi giant Vara in cuiil Figliuol dell’ tima cena non fi fece in Cala di| | Uomo dovea dar compimento alla Giovanni; Quindi è, che Aleffan-| | redenzione dell’uman Genere, pre- dro Monaco} citate dal Metafra-| | fe con feco Pietro, Giacomo, te (/), venue in pafere, ché que: | laicale s que’ tre difcepoli, che fta foffe dell’ altro Giovanni figlio | | furono prefenti alla di Lui glorio- di Maria; cognominaro Marco; si {fa trasfigurazione, affinchè afliftet- qual opinione noniè per altro ap-| !fero ancora nell’ Orto di Gettema- poggiata ad alcun probabile a:go-| B ni

Difert. di S.Gio. Apot. | ἭΡΑ βασι ρος .Ὸ .ϑῳὐ dii n.01 ot Li (a) Luce 22. (5) Joan. 21. (οὐ Aug. in Pfal. 114.

{4) Hift. L. 1. C. 18. (6) In Annal. (c) Luca C. 22. | Ambr. -d Simpl (4) Hier. Ep. 1. in Jo. Aug. 44) Die 11. Janii. i in Jo. H. 124. Ambroî. in Lucam 3,

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8 ni alle fue penofe ‘agonie. E qui ragion vuole; che brievemente ela- mini nna Quiitione , chedagli eru- diti iuol farfi intorno.al mio Apo- ftolo. Leggefi nel Cap. 14. di S. Marco, che i Giudei dopo aver preio il Redentore, vollero tratre- nere certo Garzone, che lo fegui- va, non d'altro coperto, che d’un pauno lino s cui laiciò Egli, e fe ne fuggi . S.Gio. Gritoftomo nella Omelia ὃς. fopra 5. Matteo afferma

| abito ,. che Egli chiama νοεῖς !Ce- | | | | | | | affeverantemente, che il noftro Apo- | | | | | | \ | |

Fipiar. perchè per il dolore. pro- persa neli' intendere., che. Giuda | dovea tradir Crifto., non fi ricor- | di prendere i fuoi panni. Ma riflette {aggiamente il Tillemont [(4) » Che quefta è una foluzione » [che dimoitra non effervene alcuna; e foggiugne , che quel tal Garzo» Ines di cui. fi tratta, era probabil» | mente alcuno della cafa all’ Orto i vicina, che ivegliato dal rumore, |ufcì fenz” altro dal letto. In fatti | fi legge net Vangelo (6) Adolefcens autem quidam ἐδ δι; ciò , che mira- | bilmente ad un Giovine iconofciu- je conviene. Alcuni per provare » che il Giovine che fuggi non tu [Gioganni s dicono, che quelto Apo- | tolo feguì anzi il Redentore; ed | introduffe Pietro nella. Cala del i Pontefice , da.cui Egli sera cono- | fciuto . Ma oltrecché poteva 5 fe | opa foffe ftato quel Giovine, ida prima tuggire, fors’ anche per andare a vettiris e di poi iegui- dottiffimo Cardinale. Baronio (d), Ber il Signore, non è abbaftanza il quale è di parere, che il paflo | provato, che' il difcepolo , che in- del Vangelo (e), in cui fi cicoa, ως Pietro (0) fia ftato il no- che il Redentore, volendo lavare! ! ftro Apoftolo ; comecchè alcuni Pa- i piedi ai Difcepoli, depole le fue | [ari inclinino a ciò credere (4); quel- ic Ραδτεὸ na ἸΡΒΙΒΚΆΙ πε ει ἘΝ che fappiamo di cis fiè, co non che Egli rimafe con quella ve- iovanni accompagnò Gesù ne

{τε fola, i di cui vuole, che | | {na paffione., poichè fu riconofciu- non fi poneffero giammai a menfa | to da’ Giudei, che con effo prima

itolo non fi fcoftò dal Redentore: ciò che non dee crederfì contra- rioal Vangelo, quantunque in que- fto fi racconti, che i diicepoli tut- ti abbandonarono il loro Maeftro, e fi fottraffero (4): conciofiacchè fappiamo , che quelte generali for- mole danno iempre luogo alle ec4 cezzioni: Ma Sant Ambrofio (6); S. Gregorio (c), Beda, edr altri vogliono , che quefto Garzone tol- fe Giovanni; il quale fuggiffe per non effer prefo col Nazareno: Il

i Giudei ; penfa di poter quindi; {l'avevano veduto . Il dire con S. fciogliere ; quiftione na FARE Rapina vane miti noto che fuggi dalle mani de’ manigol-} |a (δὰ per la fua nobiltà, e con di nel Godo, Dice dunque,che | | Nicctasd{h) perchè gli avea venduta è probabile, che quefti tofle Gio, 1 quella poffeflione, di cui abbiamo e che per ciò forle rimafe in quell? | | più

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da --------- - —r_- | (4) Not, 3. Joan. (Ὁ) Marci 14, (c) Joan. 38. Ca) Mat; Cap, 26. (5) In Pfal. 36. (c) Mor. L. 14. | (4) Chrit. in Matt. H. 66. Hier. Ep. 16 Auguft. in (d) A. C. 34. (e) Joan. 13. si Jo. H. 16. (e) Epi. 36, {{).Linx: Gaza

i più fopra parlato, è un affermar| | Paflione la conduffe in quella, in cofe, che non hanno ven 00 | βὰ αν Pac damento ; ficcome non ha ve- giorno dopo la Rifurrezio-

i è falf: talen: tofli da Pie- run fondamento, ma anzi è BRA] he la rapina) sura ani Fosca ἰδ ὐεΎ Ἐν | Εν νι avevano levato il corpo apendice del Baronio, il qual Ege- 3 fregi dae o! |, die AGRA i ragiona, fofle Giacomo, o uefti amanti d: 3 Fratello del Signore; giacchè que- | Ti arrivò il primo, ma non entro fti in quel tempo dovea effere, {e | i nel fepolcro, {e non dopo Pietro, non vecchio, almeno Uomo avan-| AefioniL.SS.PP. (9), 1 quali ian zato. Ϊ ΡΡ: 9 :

Giovanni, che accompagnò il dio un argomento del Primato di fuo Divino Maettro , accufato ne' | | queto Apoftolo quindi ritraggono. Tribunali , volle feguirlo gni [ope sint giorni ΟΡ ne condannato ful Calvario , e ftar! | {no Fratello Giacomo, e con alcu prefente alla dolorofa croci fiffione | | ni altri difcepoli, tra i quali eravi di Lui, anzi fermarfi colà AETHO, Vivai eta ὑεῖς κὰν De dopo la fua morte. Quindi in gui- ago di Tiberiade, che anche La- ia particolare ne aflicura , che dall’ ian di Genelareth , e Mare di Ga- ἘΠΕ cas ga Ὡς ΠΣ s| EEE de’ circoftanti paefis ed acqua. Videlo a piedi della fua ato . croce il Signore, e per ultimo Dali È l'ape Cei i τὴν ἐς. died abi dl Vi ὅτ deo Via Ma db pisili PAS impiegato e per Madre la Vergine. Va- I er ir ie mifteriofe figure in quefto fat-| |a giugnere colà due giorni, o due i Sio, fi SS PP, Mita ἐπ] ἈΡΟ ΑΚ ΔΈΝ ΕΙΣ La ftrada, cheve- ragioni adducono, perle quali ab-| | rofimilmente avrà fatta fi è quella bia volute il Signore la diletta ἘΠῚ πες già dal Redentore. Da Ge- Madre al noitro Apoftolo affidare ;! ! rufalemme adunque venuto ad Ado- le quali tutte lafcierò iv di DLE nim, paffando per ἔφυγα , ig sn Ai pae ig ia | pena apatia tie po mi allontanerebbero . Ξ adunque Giovanni da sor tempo | | mente giuntoa vt 5 e da “i in poi, ficcome afferma Agoftino | | fan a Tafichea, e di qui a Tibe- (a), ed è ragionevole il Tiaicli riade. Trovata bol la picciol bar- purticolar cura della Vergine , el ἮΝ condotta , o dal Padre fuo, che quantunque fia più probabile, chei aac PSR RIE non pofledefle cafa propria, anc le narj di Lui, non Pa perchè tutto aveva abbandonato! l'abbia fatta una fcorfa a Betfaida per feguir Criito , pure dopo la | |fua Patria , fors’ anche per vedere

| Bz Sa-

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| (a) Jo. C. 20. (Ὁ) Ambr. in Luc 24. Auguît, ino (4) In Jo H. 1319. 104. H. 120, (c) Joan. C. 21.

IO | Salome fua Madre, che probabil. | [il noftro Apoftolo ha -fempre ce- mente ancor viveva. Per giugne-| |duto Je prime parti a S. Pietro » nere colà dovea Ì Apottolo naviga- | | lafciandolo, ficcome maggiore, iem> re da Occidente a Settentrione,| |pre parlare , ed operare. li Griio- traveriando fecondo la fua T0aGS| sine (a) actribulice ciò alla umil- giore eltenfione quafi tueto il La-l di lui; ma potrebbe eflere an- go, che mp, iene scrn) | cora una dovuta fubordinazione al circa 5. miglia. Ciò, che fl fa di] ! Primato Apoitolice , che in Pietro certo fi è, che in quefta occafione | ritrovavafi. Il medefimo Gritofto- andarono una notte Pietro, e Gio- | mo (ὁ). Ambrofio (6), ed altri, vanni, ed altri difcepoli nel Van-; ji quali fecero offervazione topra la gelo (4) nominati a pefcare nel La-: | particolar unione di Pietro , e di ei pendio ἢν iocrigia Μὴν μεν τη δ arve peri e Ξ anza della vir- εἰς tu Pm 700 dagli vuci» cosi Ε ἐν quefti Apottoli, e che trael- noiciuto dal noftro Apoftolo, e co-| [fe da Dio il fuo principio. Enute- mandò loro di gettare di nuovo| |bio, inerendo a Clemente Aleflan- le reti s prefi molti pefci, sia era narra (4), che il Redentore giò ga nello» perte ἐρῶ [dopo la πὸ Rifurrezione conferì one »s feguendo Giovanni il Re-! |il dono della icienza a 5. Giacomo dentore ; Pietro, che mal volen-| {il Giufto, a S.Pietro, ed 5. Gio- tieri da quefto Apoftolo fi icom- | ioni e che quefti polcia agli al- pagnava , dimandò al Signore cofa tri Apoftoli lo comunicarono . Rac- di Lui Urge pria ,s n'ebbé | lea altresì, che Pietro, Giovan- in riipofta quelle parole: δὲ eum | |ni, e Giacomo il Maggiore elei- volo manere donec veniam , quid ad pera per Velcovo di Gerufalemme te ? Veramente nella Vulgata ab- | Giacomo nominato il Giuito (e), biamo : prima rear sche ma | del qual fentimento è pure 5. Gi- per ciò , che dicono i periti della | {rolamo nel Libro de' Scrittori Ec- lingua Greca, deve leggerfi fi; dal | | Clefaffici. e enne più fi ἴδ. sche vor] È i RE ee ie e e l'opinione di-coloro , che vo- .C. (come è ftato dimoitrato dal gliono che Giovanni non fia morto. | | noftro valorofo Collega è che ha Ritornarono non molto dopo | | farca la differtazione di 8. Pietro) fia que Ding efazigne di Crifto gli τε ῖτα la diiperfione de’ Difcepoli Apoftoli inGerufalemme. Ne’ Ca- opo Ja morte di S. Stefano, gli pitoli 3., e 4. degli Atti alcuni | l'Apoftoli però rimatero in Geruia- fatti fi raccontano di Giovanni, e | lemme , e Filippo Diacono andò di Pietro che io pafferò qui Lotto [în Samaria a predicar la venuta del filenzio perchè li credo a tutti pa-| | Meflia. Avendo Egli convertiti mol- lefi. Da’ medefimi fi raccoglie, che ti,

| | Se ie anemia ero ——————__——ym6@6mp» co esc. Suez Ita» uo cusuz

(a) In Matt. H. 66. (5) In A&. H. s. (c) Offic, L.2, (4) Hift. L. a. C. 1. (e) Hift. L. a. C. 2,

(4) Joan. Cap. 21.

LI ti furono , ficcome confta dal ΟῚ] | Quetti 16., 17. anni s mezzo 8. degli Atti, colà inviati nell’anno ἕῳ » Signori Mici, in quefta Sto- 31. Pietro, eGiovanni affinchè Gana! ria ofcuriflimi.. # teriffero a’ unta lo stia | F ani Pon ciò, dee pe to. Paffando adunque per Jera-| {conta il Baronio all’ anno di Cri- phel, Rama, Macma, per il capi fo 44. che cioè i PP. della Com- te Selmon 9 ed il Fano di Baal, per | | pagnia di Gesù, che a’ fuoi tempi Hebal, e Sichem, avranno gli Apo- | | andarono alle Miffioni dell’ India, ftoli i iaggi cri che fra i Bafforei FA ic ale sapa pc apete ἰὰ "Giga în Sa- | [in ὩΣ pato foffe ftato Giovanni giorno , o poco più. Giun a- ra maria, ed eteguita la lor commif-| {|a predicare il Vangelo, aveva io, fione, tornarono in Gerufalemme, |ficcome fapete, E.È. Colleghi , fat- CRE e e dagli Atti medefi- [19 pa ent spa mi. (a e par- Allorchè S. Paolo tre annido- ti, e nella converfione di que' Po- po la fua spiga vale a dire, (pal, itsme cre SAL nel 33. dell’ E. C., fece ritorno a ella relazione de . Miflionary Geruialemme, non trovòaltri Apo- | |non è a Voi paruto baftevole per ftoli, come Egli medefimo ne afli- | ciò affermare , di buon grado ho cura nella fua Piftola a’ Galati, che | foscararlto il mio a voftro io Pietro , e Giacomo il Minore.| !zio. E tanto più volentieri mi foro Dunque non v'era 5. Giovanni. Ma | indotto a ciò fare , quanto che el-

comecchè ciò fia certo , è per altro | | fendo ftato dal noftro valorofo Ac- del tutto ignoto ove Egli in que- paio , ma ha ragionato di 8, fto tempo fi ritrovaffe. Interven-| | Andrea con affai.probabili argomen- ne, come fappiamo dalla {tetta | provato , che iolamente nel 37. Lettera ; (2) al Concilio di Geru- | | anno gli Apoftoli ftabilito , che fi falemme, feguito fecondo la noftra | | dovete annunziar la Fede a’ Gen- Cronologia nell’anno 49. Ma cola; {tili, non avrebbe potuto Giovanni potrafii mai quindi inferire ? Dov- | | colà predicare , che a’ foli Giudei, remo noi conchiudere con Teodo- | |ciò, che fembra improbabile, do- reto, che non foffe ancor uicito; jpo, cheEgli avea un lungo viag- della Giudea ? Quelta non {cimbra | \gio intraprelo . Aggiugnete, che una prova fufficiente per poter ciò | | conducendo io il mio Apoftolo ne affermare. Oltredicchè, iembra Sii | Befforci, veniva a turbare la giu- cile a crederfi, che per tanto tem-| ! ritdizione , per dir così » di quel po των diri Giussa CRENEN, peo ΠΠΡ τ Saas che to. Dove adunque dovremo οἱ] intende di provare con molte , e dire, che fia ftato dal 33., e fors’ [fode ragioni , che nella Partia ab- anche dalla metà del 31. fino al 49| | bia evangelizato il fuo Tommafo.

| Non crediate però, ch’io vo- ————=—___== hi‘) glie] tutto» cfcludere il mio Apa ta) C. 8. (5) C, 2. | | {tolo

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ftolo dalla predicazione ai Parti. | Eleja, Carra, Edeffa, Amida, Ni- Noi fappiamo, e da altri, e da S.! {fibi, Ur, Singara, e Naarda; nel- Agottino al Lib. 2. delle Quittioni | lla quale predicazione avrà ben dovu- Evangeliche C. 39. (2), chela pri-| |to impiegare il tempo di quattro ma lettera di S Gi È ti ua f h Pdi si ; ra ovanni era in-| |anni, e fors’ anche nque iihocis feel pig Ora quantun- | | nienziol Piatti G she Do a Egli di a {critta a' Giu- | So , che a queta mia Ipotefi el, che erano parfi In gran tri [afconi opporranno , che non leg- = Fe de da » fenza Finea dall at parte, dh la BV. che a 1 portato fi toffe giam- σοῖς con Giovanni quefto viag- mai per A rr il ino | gio . fapendofi dall” altra , che 0 av quin x pio n ia | Crifto dalla sig a τῆν 38 ezzo , o dal 33, fino a ,37. Πα] | comandata; e che Egli ne ha prela andato nelle Città di quell acli la cura, pare improbabile l’affer- ro, dalla Giudea meno difcofte per | mare , chel’Apoftolo abbia voluto, SU eg pipi fuo mi- | per portarfi nell'Impero de’ Parti, nittero. Che fe dobbiam dire, che! | abbandonarla. δ o credere, che di a cal Da lovanni da Gerufalemme fi por- |coltà deve rifletterfi , che è aftat- taffe a Gerico, e quindi ad Ar ᾿ i to ignoto quanto tempo fia vifiuta detta ancor Rabba di Moab, ed! |la Vergine Santiflima, ed in che Areopoli, d’onde paffando da Bof- | ἣν fa paflata ai dolci amplefli ra, Chiamata altrimenti Filipopoli | del Divino {uo Figlio. Eufebio , A ERA Arabia, di Golia la piuttofto chi vio Lato Ch e tra la Giudea, e l'Eufrate, al [di Lui Cronaca dice, che è tata Taptaco tarafli portato, celebre pel | | affunta al Cielo l’anno 2. dell’ Olim- iuo Ponte fu l'Eufrate. Paflato il piade 206., dopo la nafcita di Cri- i entrafi nella Mefopotamia , | fo 48.. Niceforo feguendo Evodio che da quefta volta era la prima (42) ferive, che haviffuto 49. anni. provincia ad incontrarfi dell’ Im | | Epifanio Prete (5) cita un cer- pero de’ Parti , contenuta tra il | [τὸ Ippolito Tebano , il qual dice 9 monte Tauro a Settentrione, il Ti-| | che Ella è campata 9. anni dopo la ri ali’ Oriente , la Provincia di! !Paffione di Crifto, e che è morta Bubilonia a mezzo di, e l'Eufrate | | aell'irinò 43. del Signore, e 57. di a Ponente. In quefta popolata re- | fua età, ove pur abbia partorito di gione molto aveva a va; ei Lf ὑμένα 14. il Redentore, Non “ara l’Apoftolo, anche predicando δ᾽ fo-! però Egli quefta opinione, ma af- li Giudei, che numerofi colà fi tro- | | ferma s che la Vergine è falira αἱ vavano. Qui aveva a "da mn dopo aver vill'isa per ben per le Città di Sura, Nicetorio i 72 anni. Cedreno pure è dello fteffo parere, ma racconta , che alcuni

νο-

da) Sccundum fententiam hanc etiam illud ef, _—_—T—__---it—_@kz@11@1@11.r quod di@um elt a Joanne in Epiftola ad Par- | | i μος : DileRi(fini φώς Filii Dei fumus dc. (€) Nic. L. 2. C. 3. , & 21. (Ὁ) Scrm. de Desp.

————

- ——. ,

13 vogliono, che fia morta di anni 58. | [che il Peltano νυ la di cui lezione Il chiarifimo Baronio, riferite i i ha feguito il dottiffimo Cardinale, quefte opinioni , e un altra 9 che | | ha malamente tradotto quefto pal- Lr pei diego ci asta Leoni Pnafrio ed in utto incerto a quale noi dobbia- | | ella non fi dice, che la Vergine mo appigliarfi . Duhgne è egual. | le 5. Giovanoi abbiano Siino in mente probabile la fentenza pur dall’| | Efefo, ma fta feritto foltanto : Ir erudito Cardinale accennata di dosi Ephefinorum civitatem veniens (Ne- loro , i quali pretendono, che la] |(forius ) , in qua Foannes Theolo- B. V. fia morta un anno , e pochi| | gus, ἀν Deipara Virgo; ed in mar- mefi dopo la paffione del Hieien, | gine è notato: Aliqui f(ubintelli- tore. Dico, che è ugualmente pro- | gunt ( Aliquando habitaverunt) alti babile , quando non fia anche più | [μιν habent), ma l’erudito Combe- verifimile; Imperciocchè fe foffe! | fifio avverte, che coloro, che han- Ella molto tempo dopo il fuo Fi- | no fatte quefte note, furono poco glio viffuta, tembra, che negli Are | ( tmelligenti della lingua Greca, c ci, e nelle Lettere degli Apoftoli! !che i PP. del Concilio altro non fi farebbe di Lei fatta menzione:| |intefero , fe non che era la mag- e pure fappiamo, che non è più | | gior Chiefa di Efefo alla ni dopo la diicefa dello Spirito San-! {ed all’ Apoftolo 5. Giovanni dedi- to nominata . In oltre pare anche | jcata (4). Il Bafnages (5), che pur più μν ἀμρμολνμν il credere, che | non ammette quefta interpretazio- Dio abbia voluto prefto fottrarre: | ne del Combefifio, è di parere, la dolciffima fua Madre da’ molti in- | l'che ove vogliafi fupplire al telto comodi, e travagli , ne’ quali fu» | della lettera col iverbo prefente, rono pur troppo involti i tuoi Fe- | | deve quefto intenderfì de’ Corpi di deli, e foddistare le impazienti di | | Mariae e di Giovanni, i culi in Lei brame di {cioglierfi, e di vo- | | que” tempi ripofaffero in Efeto;ed lare al fuo Unigenito . Che fe l: liafi fupplire col verbo paf- cofa è così, la cr Madre di Dio | ΠΕ "1 bifolepeni lanieappee che i era già morta, allorchè nel 31. in- | | PP.Efefini erano in quefto errore, cominciato, o nel 33. imprele Gio- | Ις credevano , che la Vergine , e vaani il fuo viaggio , e però Giovanni foffero ftatiin Efefo. Non fi può adunque dalla let- | tera Sinodica de’ PP. del Concilio

aveva cotale motivo , che lo trat- O | di Efefo dedurre, che la gran Ma- ì

tenedie,

mi dica qui alcuno, che contraria è alla mia opinione la let-! ! dre di Dio fia ftata in quella Cit- tera Sinodica del Concilio Efefino,| |tà, Ma ciò non bafta: Noi abbia- feritta al Clero, e Popolo Shion mo altresì fondamento di afferire, tinopolitano » da cui interifce il Ba-! | che non eravi, δ᾽ tempi del Con- ronio all’ anno di Crilto 44.» che | [ΕΠ , in Efefo notizia , che colà la B.V. andata con 8 Giovanni in foffe - Eicio, fia colà morta: Impercioc- |

—__ _____T_ KIKelS e: ref (4) V. Pagi Crit. Hift. Cron, p. 35. Antv. 3705. (6) Bafnages p. p. 567. 568. ε ἀπ la

14 fofle morta fa Vergine Santiflima, e che non fi fapeva, cheivi fi tro- vaffeil di Lei depofito: la qual co-

| alla Giudea più vicina. Da quefta fa rende fempre più probabile I

ἔνεστι il 37.4 intele come il Si- lamore voleva, che anche a’ Genuli i |fi predicaffe il Vangelo. nione di coloro, che vogliono, che La Provincia toccata a 8. Gio- πᾷ morta in Gerufalemme . In fat- | t1, fe così non toffè, come mai Epifanio, che viffe poco avanti il | medefimo Concilio, ignorando una | | coia δ᾽ fuoi giorni così celebre, |

vanni per quefto fine fu l’Afia, fic- come abbiamo da Eufebio (4). Ori- gene (5), Gregorio Nazianzeno(c), il Gritoftomo (4), ed altri affer- mano , che di fatti Egli vi por-

7

avrebbe potuto dubitare della mor-| |t te di Maria? come mai avrebbel |fe quefta regione non foffe ftata a aifermato, ficcome ha fatto nella| | Lui affegnata . Tertulliano (e) feri- rin sin Ella non è andata| lve, che l'ordine Vefcovile ebbe da in Διὰ con S.Giovanni? Il Menolo-{ |Lui origine in quefta Provincia, e gio Greco (4) racconta altss, che Freie (f), che Egli vi fon- il noftro Apoitolo dopo l’afcenfio-! I dò, e governò tutte le Chiefe ; ciò, _ SES Signore, ed il paffaggio | |che per altro non può verificarfi lo e VER andò ad Efe-| { letteralmente, poichè fappiamo, che #0; ciò, che però non deve effere! ! molte di οὔ fono ftate erette da ara ΕΊ Βα ΗΜ, ἄορο feguito , per- | S. Pietro, e da S. Paolo. Palladio ca Tana è andato in Etefo | nella fua verfione di S. Giovanni opo 5. Paolo , che ha convertito! |Grifoftomo ta il noftro Apoftolo quella Chiefa, e vi è andato nell’ | [nera Veicovo d'Efelo, e di Lui anno gr. dell’ E. C. S' aggiunga 4 | fucceffore Timoteo , ma irragione- tutto ciò, che, fecrediamo ad 98 volmente ; imperciocchè lafciato an- imio , citato da 5. Giovanni Da-|!che da parte ftare, che Paolo non maiceno (5), Giovenale Vefcovo di | andava a predicare ove foffe itato ὑπερ τ τα 94 vira fa gati è RO fon- cd a Palcheria Augufti , che la amento di credere, che Timoteo Psrates ἘΩ͂ ig > i Cit | fia 0: nicgica: di giaro: Cirtà » che 1 di Lei Sepolcro erafi| | avanti che 5. Giovanni cola fi por- nel Getfemani logacchi | ΒΩ͂Ν Quindi fi fcorge qual sh . | Poteva gia 5 Giovanni [ἢ meriti il Canone 31. Arabico, at- lenza mancare a’ dovuti uffizi con | tribuito al Sinodo Niceno, in cui ta Βεαῖα Vergine, perchè era già| e di S Giovanni ia Cattedra di rio » andare verfo la metà toa fi appella, ‘ove per Sede la el 31., o nel 33. ad arrecare la| | Vefcovile s’intenda. luce della Fede nella Me ibpotamiz; | | A me non s'alpetta, Signo- Provincia dell’ Impero de’ Parti | \ri il ragionarvi qui a lungo delle | di-

ὃ; ciò che avvenuto non farebbe,

14) Meno! Grac. Ante A. 85. 984. confcripr. cali | (4) L.3. Hit. E. C. 1. (8) L 3 in Genef. ΒΊΑΙ. Jan. Imn. Conffane. VII. Καὶ. ORebris. | | (Ὁ) Ad Arian. 'd) Hom. 1 in 70. (e) L 4. contra {?) Oras. a. de Dorm, Deipara. ì Marc. (57) Vir. Jlfutt.

15 diverfe fignificazioni di quelto no- |ed Antiochia di Piffidia, volgen- me Afia appreflo gli Antichi, poi- { { dofi di a Laodicea, ed a Co- chè ciò è itato tatto meglio, ch' | | loft s e finalmente a Gerapoli del- io non faprei dall’ erudito noftro | |la Frigia Pacaziana . Fatta centro Accademico è a cui è toccato vi Fili Città della fua predicazione , teffere Ja Geugrafica gio ρρ μα PAR , che arl sa i mele Sovvengavi folamente, che l’Afia, | |qui dimorò, fcorreffe per le Città in cui i noftro Apoftolo ha prin-; | circonvicine portandovi |’ Evange- cipalmente fparfi i fuoi fudori, fiè | lio. Per ciò creder poffiamo, che quella, che dal dottiilimo edkguto | | Egli vifitaffe Coloffi, Tripoli, An- (4) fi chiama più feretta » cioè lal |[cira, Emonia , Apamea, e molte metà della Provincia Proconfolare | | altre Città, fpendendo tra il viag- intorno ad Etefo, ed alla Lidia .| | gio » la dimora il tempo , che POR qa . Non ila fra sa Soraniagoni εἶν ει te però, che 5. Giovanni in quefl è C.. Fralea A 316 a- cri 37. fia psn setto poi: | hi Cie) Nessa senierna «ἢ

è fappiamo, che l’Apoftolo 5. Pao- | | fu quella 0 , 63 n . ro pure colà portoffi πῇ trop di queto edo per nel $2., non vi trovò Chiefa| |è, che nel tempo iglio bdo, Ma conviene, che faltane | | rifapendo che di εἴα era divenu- to fino a Gerapoli della Frigia per! |to Vefcovo un Uomo cattivo, che quefta volta giungeffe , ove il Me- |il Le Quien a . che foffe quel tatrafte (ὁ le, che fi fermaffe| {Di h a cui Giovanni in Gini Rion e SLI μένον: Piftola dice di non efler to in quella Provincia operando. Per | ftato ricettato; nel C. 3. della fua andare colà il viaggio potè effere il |endeate lo riprefe, e lo avvertì e ny Ufcito da per di pi di πλέον per l’avveni- ad Emaus fi portò, e quindi a Bethe-{ {[re, fe pur non voleva perir per ron, ed infeguitoa Tanac, d’onde, |fempre. ; paflate le falde del Carmelo, giunfe Nell’ anno 49. da Gerapoli fi a Zabulon, ed indi piegando al ma-! | portò al Concilio di Gerufalemme, re, ssa shots ταρεὴν ig fra 8 ἐπὶ Raso e pool REA dele ro, c a Sarepta, eda Sidone, edi là, | colonne della Chiefa, e fi moftrò a Berito, ove, paffaro il Libano, | | molto parziale δ᾽ Giudei , toleran- nella Siria fi entra. Profeguendoil | |do l’ufo della Legge per accondi- fuo cammino , faraffi diretto μ᾿ [renda alla loro debolezza , ed engine τὰ ine » e dai cdianetadala egli gr , τὰ ria appreffo al fiume Iffo, δὰ Ni-| |me fcrive Ireneo (4) rigorofa-

copoli, e Celarea Città della Cili-{ { mente. i

cia. Paflando quindi nella Piffidia, Dal Concilio, cioè dal 49. fino

toccata avrà Seleucia, e Petnilifo, | al ss. nulla fappiamo del noftro Di (fert. di S. Gio. Apoft. | | C Apo-

(4) Diff. de 7.Eccl, in Apoc. &c. (δὴ 4. Settembre.

_—_—— —. >-—- _4#_#———- —» —»& ----. - em

(4) L. 3. Ὁ. τς.

16 Apoftolo ; non è però improbabi- | | tifimo P. Mamachi (4) effere pro» le, che Egli in quel tempo vifitaf-; | babile che quefte ftate fiano da fe le Chieie della Giudea, e di | IS, Giovanni fondate. Per ciò, che paffaffe a rivedere le già tondate| | alla Chieia di Tralli appartiene, nell’ Impero de’ Parti .. Nel 55.5; Ti: in efla “cotanto il numero anno, in cui parti da Efefo 5. Pao-! | de' Criftiani, che ful principio del lo, fi volte Egli all’ Afia di bel | | fecolo fecondo paffava per una del- nuovo » e preie imbarcamento per| |le più numerofe (2). Quantunque Ras } ch; Sea a ‘agis È dica , che È Vea da 5. NI ad Ireneo (4), il quale fcrive, che! | vanni, non fi pretende però, che colì da tempelta è {tato portato. | prima colà non vi foffe alcun Fe- Sarà dunque partito dal porto di| dele. Potè Pietro alcuni lafciarne, Joppe , d'onde tolevano iciogliere | comecchè Euiebio Aaeilirecyon le navi dalla Giudea verfo Ponen: | affermi (c), che in Tralli nefluno te, e lafciando a Settentrione Ci- | fi convertì ; e lo fteffo fi può di- Pre , eda ara giorpO, pinto, TO viaria pi Du noe enuto avrà il Ponente infino a ia Minore. Ciò, che è certo fi alture di Rodi, d’onde , volgendo | lè, che non ha alcun fondamento la poppa a maeftro, giunto 81 | l’opinion di coloro; che vogliono , fino al capo di Triopone , Pro- [che quel Filippo Diacono, che bat- montorio della Doride , oggi Ca- | tezzò l'Eunuco della Regina Can- po di Crio, o Chio ; ove piegan: | | dace fia itato il primo Ititutore do a Tramontana , tra le Cicladi ad! | di quefta Chiefa; e ciò viene eru- Efefo farafli portato . | jrataliatie dimoftrato dal Le Quien Scorie per tutte le Città aque- | | (4). Non diverfa da quella di Tral- fta Capitale vicine: il noftro Apo-| {li fu l’origine delle Chiefe di Ma- ftolo , ed alcune ne convertì alla | gnefia fopra il Meandro, di Co- Fede, e le altre, incui era già ta- | | Fofont , e dialtre; poichè tutte fu- ta da’ fuoi Colleghi piantata; punt; rono probabilmente da. $ Giovan- fermò; foftituendo Vefcovi.allor-! | ni fondate, o almeno di molto ac> chè mancavano , fenza trovare al- | creiciute, e governate.. Allorchè cun contrafto nel fuo miniftero da| [8. Giovanni dimorava in Pergamo pig s che piro ran È τῆν fina EI di Criltia- ed' a cagione.della dignità Apofto-| | n 5; molti de’ quali furono mar- lica y chè vin Lui ‘ritpléndeva 9. le| [tiri fotto Diocleziano .. Portatifi perchè la!carità pe l'umiltà. accor- ho i Nicolaiti, forfe per fedur- da perfettamente!le diverfe spinti | re i Fedeli, furono dagli incauti dizioni.» Siccome però 5. Ignazio | | Pergameni accettati ; della quale fa menzione delle Chiete Smirnefe, | | cofa lagnoffi nell’ Apocaliffi. S.Gio- Magtefiana, Tralliana , edi alcune! i vanni, e fece sì, che foffero que- altre, riflette foggiamente 1] dot- gli

(4. 1.2 pi 137. 133. (5) Epift. S. Ig. ad Tral. Euf, H.-E: L3:C.36:(c) L.3. C. 1. (4) Τ᾿ 1.p.69% (e) Apoc. Ci 24

—-—

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(4) L 3.C. 3.

17. : è più probabile l’2i- via : -| |conghiettura, è pil p : z gli Eretici dalla Chiefa tenuti lon | VERI che A cr sh . x en tanl. fe da Giovanni in μπὲ iuol frequentem » P Af MAICR dieiiaenia in Efelo | baglio i Δ ANI sE si È È Di t u 5 i { 1 pu | Falfo Procoro, | ‘ondazioni delle Chieie , PENE CACQURI nd he favole, | | MOPETAT fono accaduti nel le quali non een IE di ei- | | fatti raccontati Di e fece la 1112 le riputò indegne n ita sti Feist in si spiegano. Egli ge foci AIA noftro Apo- | dimora in ARE aRoma, e po- le altre fcrive, ci il | | finchè fu conc e ora ἘΔ, in Efefo rovinare Lic n Patmos, com ftolo lia fatto in Efefi ciò, che | | {cia rilegato in È babile , che famofo Tempio RAT pren | diremo. E°’ però Lupa Ga pera letteralmente prefo è he molto tem-| | verfo l’anno cicli dare un degno chè fi fa ra ras Apol-| È Riesci er μας il Minore, po dopo ancor iuffii di ipio del ter-| | fucceffore a S. ne , poichè Eule- lonio Autore del princ * ς. Gio- | lil quale fu ΡΟΝ per ciò tutti zo ἜΡΟΝ (6) in ἘΚ un MOLTO , | bio panca tir ice Signo- vanni ri[ufcitò ina, dicui) | gli Apoftoli, e DI egaro- ‘en i | È Città fi congreg che torfe è quella femmina a Ve in quella Abano più fotto parleremo Cena no. Non I Kane oo ;, dove sf; Pegli mira διε Prete d'Afia;| VARE eco le fondate Chie- no, che alfa fto=| ! attele ἘΣ ve, aju- È ho ffluta una falia 1 : {tabilirne delle nuo 3 È Hi cpr rn avete ciò fatto Panca iplendete er iapien- cla, quan ; eneo | ! che lo zia. (Sl Ente (1) raccontino || 68, per dono di Prole. ς (e), ed Eufebi foleva get È Apoftolo, che Gioyanni, ud rag malto | ld all’ efiglio δὶ e: niger mai lavarfi, ciù Liegig tra per qual- | intorno al to: i Chef brevemen- dallo fpirito τὴν δον Efelo | poffono trattar sas hgrclie trop- papi fopaciagloniit dal Cu- | pes perde ariani img , e nojofa fa- al bagno ; i po a que ia diflerta- ftode intefp . che, vi (iiciunieo l ravvi fembrata i ὀϑεπῆκῖν diffe; Fuggiamo, line | | zione. La ΩΝ γαννὶ ftrano, 0 telli, che il bagno ἘΣ Ebione., e| {glio μα ila pofla efler na- fanio (8) pes B-scvarzz ll Bas | Signori, sa i In fatti dall’ Apo- non Cerinto co a n Got dial ita controvertia - "inferilce ;che Pat- ronio (4) pie n il Tillemont TE ogo della di Lui nia Masrifeà abi a quetta persa εὐ τααμν ic prefentemente (i), che fenza ricorr | PRE pipii La cagione 9 in cio Conveng } (4) Nicef. Cal L. 2. C. 44., Bar. A C. 44, @cl-

Cz per lario diflert de η. Ecclef. (b) i 5 τὰ DE rin (c) Bapt Ὁ. av. (4) Vir. 111. C 7. tO pei si, | | LA (f 1,..3. Cra (€) H. 30. €. 24. ( (9) L. 3. C. 13) Net. 6.in 70:

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per cui alcuni ne hanno dubitato ( fi è un paflo di ir. Giovanni Gri- ioftonto (4), che tradotto .lati- namente fuona così Beatus Guo- que Foannes Ev ζὐε βφό το plurimum allic (ERSC) eft verfatus: namièr | allic fuit relegatus, ὃ: decefsit . Co- | me ognun vede quelto teltimonio ha ienio ambiguo, e non ben fi' comprende fe il Santo Dottore vo- | glia, che Giovanni fia ftato efiliato | mentre dimorava in Efelo, 0 pri ramente pretenda, che. in quefta| Città fia {tato rilegato. Non do-| vendofegli però quefta feconda "μὰ terpretazione , perchè contraria all’ Apocaliili , attribuire, dovrà dirfi, che la prima fia la vera, βάμμα | anche effere accaduto, che nelite- fto medefimo fiafi da’ Settetni omet- | fa la particella, che al latino ex | corrifponde, cosicchè non #/lic.} ma | ex illic, cioè ex inde leggere fi | debba.

La feconda quiftione, che fovra | quefto fatto fi agita, il tempo, in cui avvenne, riguarda . Alcuni 01 gliono, che .S. Giovanni fia ftato rilegato iotto Claudio Cefare; fra’ quali fi novera Epifanio, cui ha pofcia feguito Ugone Grozio . Que- fti , citando. Epifanio medefimo , dice, che Egli avrà avuti teitimo- nj di ciò, autoriantichi, e di ogni fede degni. Fatto fta però , che non fono da Lui nominati. di univeriale opinione è, che il no- ftro Apoftolo fia ftato rilegato fot- to Domiziano. E’ quefta fondata fopra l'autorità d’Ireneo (8) vici- no a’ tempi di S. Giovanni , e di

(2) In Eph. A. 1. (6) L. 5. C. 36.

|

| | | | Quin- | | | | |

—— 6

Fufebio (2) anteriore ad Epifanio.

Che più? S. Girolamo coetaneo di Lui ἀμήν s ‘che Giovanni fia ftaro | fotto Domiziano in Patmos. traf- portato. è di verun pefo la difficoltà, che alcuno potrebbe op- porre, cioè, che nel titolo dell’ | Apocaliffe della Verfione Siriaca fi ‘legge, che il nottro Apoftolo è | faro mandato in efiglio fotto Ne- i rone (8): imperciocchè dimoltra | Peruditillimo Cellario (c), che in i quetto l’Interprete Siriaco ha cer? tamente errato. Intorno all'anno, pa cui ciò accade nella Cronaca | Aleffandrina, o mal trafcritta, |rerpolata fi ha, che Giovanniri- legato in Patmos l’anno primo di Domiziano, colà ftette 15. anni.

| Ebbe forfe queito abbaglio origine ! dall’ aver Domiziano per altrettan- to tempo retto l’Impero. L’Auto- | re della Cronaca medefima all’ an- no 13. di Domiziano racconta e la | perfecuzione de’ Criitiani, e l’efilio [αἱ Giovanni . Ireneo (4) alla fine dell'Impero, Eufebio (e) Girola- pe (f), Niceforo, Callitto (4); | gli altri tutti all’anno 14. del me- Ago lo riterifcono.

Cercafi in terzo luogo quali | Gano fare le cagioni, per cui ven- li il noftro Apottolo rilegato. Gli ! Scrittori, che quetto fatto raccon- | tano s dicono comunemente 9 che

ciò avvenne perchè Giovanni fprez- [ zava il culto degli Iddii, cota, che [41 mille fupplizj degna riputavano & Gentili. Ma non avvertono poi, ET quefta effendo caula comune lo 1

) L. 3: C. 18. (δ) V.Cell diff. de 7. Eccl. c) Loc. cit. (4) L. s. C 19. (e) In Cron.a.14 Dom. ἢ) De Script, Ecclef. (4) L. 2. C. 42.

(a

f (f

19 δ΄ τας i Criftiani, doveano, fe que: | [gli ha rifpofto Gio. Lorenzo Mof- fto toffe ftato il vero motivo, i [Padio, ed ha dimoitrato, che non fedeli tutti, che moltierano in Afia, | | bitogna così facilmente: fiegare le . venir rilegati. Scioglie quefta qui- | | Tradizioni .' In fatti quella della ftione, a mio credere egregiamen-| | trafportazione di S. Giovanni a Ro- te il Cellario. Avverte Egli, che | lp è tale; che quantunque nun vi nella Legge XXX. Digett. de Pe- | | foffero Autori, che la atreftaflero, nis , Modettino Giure-Confulto Sei non potrebbe però in dubbio ri- ha: Si quis aliquid fecerit, quo! | chiamarfi. Ma noi abbiamo Ter- leves bomi:.um animi fiaper(Bitione | | talliano , Scrittore, come ognun fa» numinis terrerentur , Divus Mar-||antico , e d’ogni 'fedè degniflimo , cus, hujufmodi bominessin infulami \il quale (2) St Italie adjaces, di- relegari refcripfit :.e che in Giulio | | ces pabes Romam unde nobis quoque Paolo (4) così fi legge: Auttores | | audtoritas prefto eft. Iffa quam fe- feditionis , & tumultus , concitato le» Ecclefia , cut totam d.&rinam populo, pro qualitate dignitatis, gut | Apcoffoli cum fanguine Suo profude- si Crucem tollurtur " si beffa | [run s ubi data n dominica objicruntur , qui in 1nfulam MET: equatur, ubi Paulus Foannis ext- tan'ur. Giovanni adunque perchè | |tw coronatur , ubi A, oftolus Yoan- predicava un folo Dio 3 e le iP nes in oleum igneum demerfus nibil ta della Fede ,: pafsò per fupertti-! | ja/fus in Infulam relezatur . Può ziofo, e tumultuario , 6 però tu | badicaa più chiara teftimonian- trafportato nell’ Ifola; pena ordi. | za? Quindi mi meraviglio , che naria a quefto delitto , pena. gra- |l'eruditiflimo , per altro, Criftoto- viffima, mi a quella gel pc Ho Cellario (2) εὰρ in dubbio vazione dell’ acqua , e del tnoco| | quefta autorità, e dica, che Ter- fuccedette : Deportatio , in locumi 1 tulliano è il folo, che ciò afferma aque ,. ὧν ignis interdithionis tardi | Non è ‘altrimenti folo, ma è ftato ceffit . (ὁ) - pi ii | teguito da altri, eda 5. Girolamo,

Ma, qui forge una nuova qui- | | quale contro Gioviniano (c) così ftione , in cui fi cerca, fe 5. Gio:! | ferive: Refert Tertullianus , quod vanni prima del fuo efilio veniffe| | Rome mifflus in ferventis olei do- condotto a Roma, e pofto in una{ | Zium purior, è vegetior exiverie , Caldaja, o ipecie di ‘bigoncia piena | pass intraverit . dica il Cel- d’olio bollente , da cui utcito fa- io » che'la parola. R me è fata no, e falvo, anzi più florido, e a Vittorio -Reatitiò foftituita' {π᾿

| | luogo dell’altra a Nerone, poichè Ifola trafportato . Agoftino:Enman- | | fe così foffe, 5. Girolamo fi con-

no ha fatto un Opera intitolata i γεν λον, {crivendo! Egli al C.9.

(5) Recept. Sent, L. s. Τίς, 32 (b) Lege 31, de | (4) De Pref. Har, 6, 36. (6) Dil de' 7. Eccl.

de Panis, (c) Liebe. 14

-τ-πὸοὦ

20

ἘΝ ρα depp» che fu cobra; βπετν ἠδ, ezio iron Ponente; omiziano rile-) |col Peloponefo 4 Tramontana, DEIR So , che alcuni oppongono a | | Meffina probabilmente . fece. vela, quetta Prinionk ΕἼΒΕΟΠΙΩ, d'Inno-| | Città, e porto antichiflimo della cenzo τῷ 1! quale afferma, che niun| | Sicilia. Volgendo da quett’ Iful SECEMa g ENO E aa PRIANO da S. Pietro in. fuori ἐπα di Tramontana:a Μαείῖτο, predicato in Roma: ma non av-| |sbarcato farà a Pozzuoli, porto in ΠΕΣ βοΐρρα . cnexahiegli » che| | que"tempi frequentato d’Italia ; ed tendono, ,,, non dicono, che! | in cui prender terra -folevano mol- SEOTAREI abbia predicarg, id che | di de’ Foreftieri diretti a Roma:; dto come reoa Roma condotto. | | dove {fato il foro Api I ΘΕ a co s paffato il foro Apio, e dle N voglio io qui dii | do Taverne, in quattro giorni giun- Too che in un Breviario antico Ro- ger potè facilmente ; e:qui falvato InruR > ftampato da Rabano , e | miracolofamente dall’ olio ardente, PARI Il 1546, fi racconta dica Co cui tu pofto , venne per ienten- DUPSIRA AA » come ie-! ! za dell’ Imperadore rilegato a Pat- In Efelo con le feguenti pa- role :. 4 cujus an RI intalia LU DEE croom[u) jul eum velut rebellemi | Lebeccio diftante:: Îiola deferta, #,4r1s n dolium. ferventis olei | led ignobile , ‘éd una fol volta da me:g1 .. Che in Roma nel tempo, |! Strabone (4). e da Plinio (6) di in cul fi è formato quefto Brevia-| | paffaggio nominata. rio, fi fofle perduta la tredisiene È

Giunto in' Patmos, è da cre- del trafportamento di Giovanni, dere, ciò, chealcuni Scrittori an- pre Poi Rina) a( credatioiD061| let affermano, che abbia nel tem- er in 3 > E ? I RR, An fte Lezioni da un Breviario, Gi da Kip”, alt ifaderdi Critto daria ra Libro, In cui era agro ἐμῇ { τπ|τ|. In quefto tempo ebbe Egli la errore. In alcuni altri, Brevia- | mifteriofa vifione dell’ Apocalifii . 5a Uni fi vera $ CITE Io nom accennerò neppure ,. o Si- itato condotto Roma nori, le molte quiitioni, che fu altri dicono , che è paflato imme: | | quelta, ficcome pan il Vangelo, diatamente da Efefo.a -Patmos. | e le Piftole di Lui fi fanno; 6 ta- Gi rato ag per “pie E letto i fatti, che fi raccontano co- lovanni i1a itato a Roma da Ete-| | me feguiti, ‘mentre fcriveva. Que- {fo tradotto : Partito ;Egli da que-| ἐπ πὰ cole, che per fe ei ba- fta Città,, e volta Ja nave. a mez- | | Rerebbidio per fomminiftrare mate- zo giorno ( fcorfe le Cicladi, e le| | cia di una lunga differtazione ; ed Sporadi ) approdato convien che |al mio fcopo punto. non appar- fia a Candia Capitale dell’ Ifola | ten- dello fteffo nome, o a qualche con- | ‘iguo luogo dell’ Lola iftefla 2 Cor | (4) Sub. fin. L. te. de Icatio, 1 wo (6) Hi&. Nat. L. 4. C. 12.

41 tengono: ficcome al medéfilmo, nos | | tornare quelle fpezzate gemme al appartiene il ragionare degli Serit-| {loro effèer primiero . Si convertì ti a Giovanni falfamente attribuiti. | | quindi gran moltitudine, e tra gli

Ritornato dal fuo efiglio $ non \aleri Attico, ed Eugenio, che di gia perchè Domiziano poneffe SUE rm tp il Patrimonio loro 8’ I

)

alla iva perfecuzione, ma perchè! | Poveri: ma dopo certo tempo ab- effendo quefto Tiranno ftato ucci-| |battutifi in un già loro Servo ric- fo, il Senato annullò tutti i fuoi | camente veltito, della loro pover- decreti (ciò, che potrei io, de il μ᾿ fi vergognarono , pentirono. tempo mel πα gi Sarti lio a ciò S. n pr , " pr te provare (4)), venne , cflendo! [τοῦ recare innanzi un Caneftro di Imperadore Nerva ad Etelo , dove | pietre è ed .un fafcio di rami, le fu da quel Popolo con fegni di ve-| | prime in gemme , ed i fecondi in nerazione e di affetto ricevuto ,! I verghe d’oro, con un fegno di ς trovò che 5. Timoteo, Velcovo | | croce, trafmutò; obbligando i due ai quella Città, era ftato SRI Ferita a feco portare il nuovo zato. Molte fono le cofe, che fi] l tetoro,, e rampognandoli della gra- raccontano » ‘fatte da 8. Giovanni | zia di Dio perduta . Paffava in quel dopo il {uo ritorno ; che però pen | [asentra di il Cadavero di certo fono tutte certe, anzi la maggior! | Stacteo, morto poco dopo d’aver parte di effe fembra poco proba-| |preio moglie. All’iftanza della Ma- bile. In un Paffionario della Bi- | |dre, e del Popolo l’Apoftolo lo blioteca Ambrofiana MMSS. in Per-! 'rilulcitò, e da Lui fece narrare a gamena del fecolo XII. fi ta me- |

que’ Giovini dove i Demonj gli moria di certa Drufiana , prima co- |

afpettaffero.: cosìcchè impauriti effi, fi dolfero della loro incoftanza , e dopo alcun. tempo, ottenutone il perdono , le gemme di bel nuovo In falli, e l’oro in verghe fi con- vertirono . S'aggiunge in quefto MM. SS. la favola del Tempio di

| noiciuta dall’ Apoitolo , e nel.di | | |M | em] | Diana, rovinato alle orazioni dell’ I | | | | | |

Lui ingreffo in Efefo rifufcitata;; e della converfione di Cratone Fi- | lofofo., e di due μοὶ difcepoli , | cui perfuafo avea il detto Cratone a vendere tutto il loro, e due gem- | me quindi comperarne , che poi alla prefenza del Popolo; fece da, effi in polvere ridurre, volendo | con'ciò moitrare, che fapeva la | fua Filofofia, al. pari del Criftiane-1 . fimo allevare fprezzatoridi ricchez- | ze. Ma l’Apoitolo gli tece cono- |

Apoitolo ; e la {edizione per ciò concitata da Ariftodemo Sacerdo- te della Dea, da Giovanni poicon- vertito col bere {enza danno unve- leno; che morti aveva inanzi due Giovani da Lui in appreflo rifuici- tati; onde anche il Proconiolo ab= bracciò la Fede. Termina quefta Pergamena con la morte di S.Gio- vanni, che ammonito da Crifto del TI dele e ον ΡΠ 0 Λα ΞΕ 59 τ ΠΣ 5. ΠΕΐ fa) V. Cellazio di. de 7, Eccl. Baroni A. C. 93, I [ .. deter= (+

fcere, che non dilapidare le foftan- ze dovevanfi, ma tarne buon ulc: ciò » che provò col miracolo di ri- |

22 determinato giorno fcavare una fof» | | lebre Ladro. Era quefti un Giova- ia, in una Chiefa da fe fabbricata, | | ne raccomandato (torie avanti lefi- e dopo avere celebrati i divini mi- | | glio) da 5. Giovanni , che molto fterj, poftofi in quella, circondato | nefperava, a Bucolo, come voglio- a due ore da ἀμαιεὶ κε veg «33 ἮΝ siii Velcovo di Smirne; comparve; altro nella fofla fil 11] qual Giovane guafto da alcuni ritrovo , che certo liquore detto Compagni , e da uno in altro vi- Manna , che dicefi, che nel fecolo | {zio precipitato, fi pofe finalmente XII. ancor fcaturiva. a capo di eflì ad inteftare le fitra- Meno improbabile di quefti fat- | | de, divenuto un crudele aflaflino . ti ultimamente narrati fembra ciò, | | Lo richiefe l’ Apoitolo nel πιὸ ri- che rapporta fra gli altri Ater [Posso in Smirne al Veicovo , ed ΣΕΥ͂ (4). Dice Egli, che effendo] |intefane la deplorabile prevarica- ftato trovato S. Giovanni da un||zione; Egli fteffo, fattofi condur- Cacciatore in atto di ni [re un cavallo, ne andò in traccia, una Pernice, richiefto perchè così] le forpreto da’ fubordinati Mafna- if ἮΝ ; di TIRI ; cib 6. ἀμὸν χόριον echi ΕἾ ed avanti al La a ciò . che Egli in mano te-| | vine per propria richiefta condot- neffe ; ed effendogli rifpofto , che to, lo forprefe di guifa, che que- un Arco, foggiunle: perchè fempre | | gli per vergogna fe ne fuggiva, fe telo non lo teneva? Ripigliò 11] |Egli a tutta lena infeguendolo , Cacciatore : perchè non perda la raggiunto non l’aveffe; e trattenu- arr io pure, per follevarmi,| |to, e con dolci maniere a genti- edo Linn mi e lezza co, ὩΣ Giovanni l'ufo -Sommi Se | | cenato vademmona tucconte del- . ν omini s4-| | cennato vedemmo un ᾿Ξ cerdoti de’ Giudei portaffe fempre | Ita maniera , con cui fu rapito da in fronte una lamina d’oro , fa quefto mondo S.Giovanni; che fa- menzione di un morto rifufcitato | volofo raffembra. Retta, che ap- in Etefo, che forfe PRIA è, che ΡΝ ciò è che di più fonda- la fovramentovata Drufiana , o il fi ritrova. Ire- nominato Sta&teo . Racconta E | e gr lenta Egli morifi: DI. Aia gli moriffe pure , che fu vifitato da Dionigi ona Trajano di morte naturale. l’Areopagita, e che ebbe con Apol. | S. Giovanni Grifoftomo (c) lo di- lonio celebre Mago un combatti-| | ce fepolto appreffo le mura di Efe- mento non diverfo da quello, pei |fos ed il Labbeo (4) vi aggiun-

accadde tra Pietro, e Simone. ge» che ciò fu in una Chieta del Ma lafciati quetti racconti da di Lui nome » ora Mofchea. San-

me brevemente accennati, O preei Agoftino (e) narra, che dal altri non ben certi, ed altri favo- Se-

lofi, veniamo alla Storia del ce- | ed AIA TOR IEZI AIR

| (4) Mam. T. 2. p. 144. (b).L. 2. οὐδε | ! (c) Grif. T. 6. H. 67. (d) Concil. T. 3. p. 616. GW) T. τ. p. iso IPS, In Joan. 124

—11——r—_—opeccec e. > —r—

Sepolcro. ne ufciva una fpecie di polvere, che tutti i giorni crefce- va, e per il mondo Criftiano ve- niva quindi trafportata. Ν᾽ pur memoria 9 che nel VI. fecolo que- fta tomba ancor fu venerata (4) Qui in Milano da S. Ambrogio al- cune reliquie di 5. Giovanni con altre degli Apoftoli turono collo- cate nella Chiefa al lor nome de- dicata in Porta Romana, che og- gi.S. Nazaro fi appella (2). Gio- vanni Diacono fcrive, che fotto l’Altare di 5. Giovanni Laterano fi confervava nell’875. una Tonaca di S. Giovanni, ciò, che non crede probabile il Tillemont (c).

Troppo a lungo far quiftione mi converrebbe, ie voletli contu- tar l’opinione dell’ Immortalità di

2 nell’ anno 104. dell’E C.,, e dite, che ha viffuto 72. anni dopo la Paffione . | Sarebbe cofa troppoardua, ed [anctipa il farf a decidere quale di

quefte opinioni fia la più probabi- le. Il certo fi è, che l’anno 107. Idoveva effer già morto S.Giovan- | ni, poichè fecosì non foffe , avreb- ! be di Lui fatta menzione 5. Igna- [zio nella fua Piftola agli Efefini. | Per conchiudere adunque ciò,

che fpariamente abbiam detto, pot- liano ftabilire, che S.Giovanni fe- ἤν Crifto {ul fine dell’ anno 26. | 51} E. V., o al principio del 27.: fi fermò in Giudea, vivente il Re- |dentore, 3.anni, e dopo la di Lui morte 2.6 mezzo, o quattro. Dal 31, e mezzo, dal 33. finoal 37. S. Giovanni. Baita a fciogliere ogni | evangelizò probabilmente in Meio- controverfia la f{piegazione , che | potamia , Provincia dell’ Impero il medefimo Apoftolo ci del-| {de' Parti. Nel 37 andò nella Fri- le parole di Crifto di fopra accen-| au e vi fi trattenne fino al 49. nate; dichiarandofi, che ineffe non{ | In que®' anno venne al Concilio contenevafi quefto privilegio . Eri DI Gerufalemme , d’onde vifitò le non dixit Y:fus non moritur , (ed! | Chiefe di Giudea, e della Meiopo- fi “n sa ur quid ad te + tamia 9 este Pe . Nel ifficile è il determinare l’an- . portofli a elo , e di qui

no della morte del noftro dia τς l’Afia, fondando molte Chie- lo. Secondo 5. Ireneo (4) feguì | \fe , e tutte confermandole , e vi fotto Trajano. Euiebio ΓΕ rap-| |impiegò il tempo, co ES dal orta al terzo Coniolato di Tra- . fino al 92., 0 94 » fecondo le a s e di Frontone, fenza darne (SII Epoche dell'Impero di Do- alcuna prova. 85. Girolamo (f) 14] |miziano, facendo folamente nel 60.» fifa nell’ anno 68. dopo la cai [ο ful principio del 61. una fcorfa di Crifto; ed è feguito dal Baro-! !a Gerufalemme per dare un iuc- do dal Era 9 cd perio ceflore > ite il Cig 5 illemont. La Cronaca Aleffindri-| |Veicovo di quella Città. Da Do- na narra la morte dell’ οποίος miziano ΕΣ τς in Patmos vi fi | fermò due anni: Terminata la ri-

legazione , ritornò in Etefo, e di (c) N. 6. in Joan. (4) L. 2, C. 39. (e) Pearf. p. 175. | |A vifitò di pa BRNO le Pra

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4 : o | dell’ Afia 3 ‘moltiplicate 4 fegno,||ni. Pofto adunque, che‘il 14. di che fecondo: Plinio molto decadu-| | Domiziano fia il 92. dell’ E. C.; to era in quela Provincia il cul- | | effendofi fermato nella fua rile- to degli Idoli . Quanto tempo fo-||gazione due anni, ἰαγὰ campato pravivefle al ritorno dall’ efiglio δ! 1dopo il ritorno da Patmos 3. anni incerto . Se aveva 26. ni iu dt in circa Di OR La fine del26., o [Ὁ] principio del 27. Quetite fono le cofe, che ho quando fu da Crilto chiamato, ed | Lamidio raccogliere della Vita, ede è viffuto , come vuole S. Girola-| | Viaggi di S. Giovanni ; le quali mo (4) 68. anni dopo la Paffione| | narrandovi , torfe di troppo lun- di Critto , farà morto ἀϊ 97. an-{ {go, e nojoio vi farò fembrato ,

| per le incolte maniere , con cui le [ho cipofte .

LL e“: _—— ---.----,--- ----- ——-—

(4) Loco cit.

Si vuol avvertire , che la Sentenza ‘del Bafnages , viferita alla facciata 13. ful fine del Paragrafo : mi dica ec. non può (uffiftere, a cagione della. pia credenza della Chiefa , confermata dalla tradizione s intorno all’ Afunzion di Maria fempre Vergine .

INTORNO ALL'ORIGINE

DELL

IDOLATRIA

D'ISLERTÀAZIONE

DI N, N

IN MILANO. MDCCLVITI.

NELLA STAMPERIA DI AntONIO AGNELLI. Con licenza de’ Superiori.

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INTORNO ALL’'ORIGINE

DELL'IDOLATRIA DISSERTAZIONE DI N. N.

ro fepolti. Quefto fteffo a mio cre- dere è addivenuto nella ricerca, che molti intraprefero dell’ Origi- ne dell’ Idolatria, quiftione in ve- ro ardua , e difficile; alla di cui cognizione diiperandu alcuni di ar- rivare, finalmente la rigettarono tra le inutili, e d’impoflibile fciogli- mento ; ma altri di più perfpicace dalla fatica, che per arrivare ad ef- | intendimento forniti, benchè gran- fa fa d’uopo intraprendere , abban- | dillima conoiceffero effer la lonta- donano la meditata imprefa , op nanza, e l’ofcurezza del fatto , pu- pure , fe all’ opra s’ accingono, a Ire credettero di poterne ritrovare guifa difmarrito paffaggiero in una | | l’incominciamento, e l’epoca fiffar- vafta folitaria felva, vanno qua °| nei effendo che però la maggior errando fenza poter giammai all | parte di efli nello intraprendere termine arrivare. Altri però nulla | |quefta ricerca abbiano tenuto di- atterriti dalle gravi difficoltà, che | [verfo fentiero 3 quindi non è me- tratto tratto s’ apprefentano avan- raviglia , fe alla fine fianfi ritrova- ti, tentano tutte le ftrade, e pro- | ti l'un dall’ altro molto lontani. curano di mettere in efecuzione | In fatti vi fu, chi ha ereduto col tutti li auge per ρει Sao mondo fteflo ene nata È Wale, tere una volta conteguire quello 9] |tria, non pochi fiffarono li di lei di cui con tanta follecitudine van- βδρώς ai tempi d’Enos trecent' no in traccia ; e pan chi culi anni in circa dopo la creazione del ea nuovi filtemi, e chi procura di | primo Padre 9 molti poco dopo penetrare, e fpiegare il fenio di [-hniwertale Diluvio , ed altri final-

Uole alcune volte addivenire, | nella ricerca de’ fatti ofcuri, e dalla noftra età remoti , che | per mancanza di fida fcorta , la| uale all’ umano intelletto il giu- do fentiero additando, il ricada] alla cognizione della cofa ricerca- | |

—+T_—_——r___m—

ta, fuole, diffi , alcune volte addi- venire, che ‘alcuni o fgomentati

oicuri Scrittori, echi propone pro- | | mente più , e più fecoli dopo la babili ragioni, e conghietture: | } contufione delle lingue, e la fepa- per lo più coftoro vanno detranda- | [ Bazione de’ popoli : li quali benchè ti del loro intento, poichè in que-| ! molto maggior gloria e lode fianfi fta guifa reftano rifchiarati molti| | acquiftati degli altri iopra riferiti, punti di Storia sl facra, che pro- | [non però tutti hanno colpito nel tana, li quali fenza quefti attenta-| liegno: non potendo fe non una fra ti nella loro oicurezza rimarebbe- | le moltifime, che da’Critici turo= no

no prodotte, efferela vera δ᾽ réttà {in trascia dell'’oripide del culto, lentenza . Che fe tra quefte mi è! che a tutte le falfe Deità preitaro- lecito adottarne alcuna , io Rime- | nen gli antichi pepoli, eflendo que- rei la più probabile effer quella »| ita troppo lunga impreta τὺ ας «he che l'origine dell’ Idolatria sli Bestie grofli volumi> men- ma dell’ univerfale Diluvio ftabili-| {tre checegli-è più che certo, che ice , ne dopo la difperfione delle | non folamente ciafeuna nazione , Sent , ma in quell’ intervallo di| |ma quafi ogni città πε’ più lonta- cempo » che fra il Diluvio pafsò;! 1 ni fecoli gloriavafi.di avere li ἤτοι e.la feparazione de’ popoli : fors' | Dei (2) ai quali profeflavano fpe- anche allora quando li difcendenti | | ciale culto, 6 con' riti; 6 fac rificj di Noò'eccellivamente baldanzofi; particolari folevano adorare :, nul- fuperbi, ed arroganti, avendo per | lla di ciò ho io pretelo; ma fola- capo e duce Nembrote ; s’accinfe=| | mente ‘di fabilire di efla l’attuale ro alla fabbrica della Babelica cen [re cea ciò premeflo, co- re. Egli é vero, clie in prova di! lst io la difcorro . Ud ologì ci pio ia ricrea tale va li co ee » on può addurfi , che l’intelletto | | ruttoc è per la maggior parte ;in storzi a preftarle'il sonfentimmentooi mille e mille vizj ingolfati sid in vece però molti ne andrò race | force ‘che per: giufta. punizione dt, cogliendo, che avranno gran pefo | | Dio meritaronfi: d’eflere alla per di SS gi δ ed n. a μην γόον το. tia vinci guita di minuta sì, ma denfa prassi trici, non foflero anche del con- dine faranno per infievolire da ogni} | tagio dell’ Idolatria infetti 2. ce. lo banda, ed abbattere le contrarie | perfuade in primo luogo il filenzio; Opinioni. | della Scrittura Sacra nella Genefi 4 a Allorchè però mi fono prefiffo | ove Mosè, la Storia agri dei i ftabilire li principj dell’ Idola-| {Uomini più celebri. e de’ più tria , non ho pretefo già io di atte | fa pit iene ἐδ αρϑι: dal; gnare della medefima la caufa: fe] la creazione del Mondo infino a fia {tato o l’impero de’ Grandi(2), | univerfale Diluvio , ἐν une b O il timore de’ popoli (8), l’at-{ {che fra quefti annoveraffe qualche fetto de’ fudditi inverfolifuoi Piensl a o qualche attentato, che; Cipi, ce gli abbia portati a reri- | i faceffe ftrada all’ Idolatria, che anzi, dere loro divini onori (6), 0 al-| | per ‘tutto quel ‘tratto di Storia non τῶν qualunque fisfi motivo ; che; fer- agli Scrittori!fi‘ foglia ‘addurreni | ————+rP_____—_— sha meno ho' ΡΟ ΤΝ di ad ara [() Athenienfes Celeum , & Metaniram Deos ffatmunt : Menelaum Macedonii .... Iltenfes vero ..* .. He- | | Ctorem celebrante. Arilfeum ‘Chit. . Theagenema ΣΌΣ ΤῊ ΠΡ ..U τ Thafii, a quo etiam cades ἐπ Olimpicis fatta è. (a) Alii propter impertum Dii a; fuis appellati. Ache- Lifandri Samii poft tot cades, & maleficia . Me-

nag. cont. Grac. pag. 328. edit. Venete . | deam A 'cman εν Hefiodus , Nioben Cilices . Phi- (6) Primzus orbe Deos fecit rimor.Statius in Thebaid. | | τς lippum Butacida ‘fillium, Siculi, Onefi!/auns Ama-

(c) Queriam aut affehia 5 aut regibus defetvientes ho- thufit, Amilcam Cartaginenfes . Deficiei me dies è mines incommuntcabile Nomen lapidibus , ini fe fingulos percurram. Athenagoras Legat. pro quis impofuerunt. Sap. c. 14. V. 21. Chritt. pag. 308,

5 fervefi egli di quefto ; di | [5: Cirillo d’Aleffandria:(4). di fi ἐξ: τ f i rere:diverfo cfu il’Angelico Dot- imile vocabolo:; il che ci dici | parere ;diverfo l'Ang nittra conghiettura tufficiente τὰ Fa rate Cn eredere , che in que’ primi fecoli sata "5 gremita argo ἊΝ ΞΕ Precio ΓΟΣ cito traiportare a tan o) sl: . aa omaggio , e fervitù a. talte| |che quelli antichi popoli, preffo li Divinità. | {53}: era ancora recente il gran» Siccome però alcuni non fan-! ide. benefizio della. creazione del no: verun «cafo delle. prove ., ‘che | |Womo; e del Mondootutto; abbià» négarive chiamar fi fagliono ,. mai | no. così prefto voluto? dimenticarfi etico fio || carena Ono: ΟἹ addurne In oppoltovaltre | 1 o ate pofitive, perciò ta di(meftieri con se δος cao rep ψωὸς delli quette fteffè rinforzare l’aflerzione. | e? Che però un nuovo delitto, Ed infatti, che la:Scrirtura Sacra | le di cui:furono innocenti , vuole faccia elenti. da quelto delitto i; | addoflar loro chi pretende rappre- popoli , che Neonati Ue ξυμαννιρθηνμογ dies IRR vio:3 lo dimottra quel. paffo, ide la | Ὁ: sar clin rrfiia Sapienza , il quale come trito affio- | | mento 1 S. Tommafo fio fare ma è ftato fpeffe volte contro li |quetta oppofizione., vale adire, | |

Gentili oppofto da Attenagora (a); | .chefe la recente rimembranza ‘del da Tertulliano (6), e da altri Apo-! | grande beneficio da Iddio operato logifti della Criftiana Religione ,| |nella creazione del Uomo", ‘e-del e che in quefti termini: leggefi| | Mondo tutto, non potè inipiedire, «efpreffo :,, al principio \eranvi: ὉΠ, quelle! antiche genti non fianfi » 1401}, vi faranno in perpe-| allora lafciate ‘trafportare a - tant’ », petuo. (c),, colle quali parole [aderì peccaminofi eccefli: e perchè non aver voluto il Sacro Scrittore | {dovra dirfi avere la: medefima avu- indicare un breve fpazio: di rempo,! 'to.ranto di forza per ritenete gli che : fia {tato immune d’Idoli., e | | omini nella ricénofcenza; e nel d’'Idolatri; ma:tutta la prima età; | } culto del fommo Iddio? maffima- la quale ebbe li fuoi principj all’; | mente che: poi. nella ‘ftefla Genefi incominciar del. Mondo, ela fine | lil Sacro Scrittore rapporta che nel Diluvio univerfale, l’atteftano | [»» ogni carne.aveva corrotto la {ua molti Santi Padri y fra li quali dI | pori τ | softra- Ireneo (4), ed a più chiare note] |

| | (4) Igitur ab Adamo omnes κίε ad Noe nati morta-

I gIoIELuL--t—- |—>-r—_—

a —_—_

les Deura RAbUTa UNUTE 5 ὦ" vere TeTUum omnium (4) Arhenag.-legat. pro Chrift. pag 313. (5) Tertull. de Idol. cap. 3. &alii. (c) Negue enim ersne ab initio ( Idola), neque erunt ix perpetuum. Sapient. cap. 14. ver. 13:

{d) A primoplafii tradisione hanc fuadelana cuffodien- | ribus, n unum Deum fabricatorem coli, & ter- re hymnizonribis. lteneus lib. 2: adver. haref. | Gap. 8. har.

| architedum , ac Dominum coluerune . Traducs=

sur enim nullus tamquane alios Deos , ἧς Damo- | mas impuros venerarus . Cyrill Alex. lib. 1. | cont. Julian. Is /acris autem litteris neminenz

penitus reperiemus corum , qui id temporis exti- rerunt, Deorum multitidinis criminibus implica- tum. Idem lib. 3. con. eun

(5) Secunda fecun. quat 94.attir δὰ 4(0)1d ibid.

6

» ftrada fopra la terra (2) » colle | | maffime il vizio della Iufuria (4) 9 quali parole , ficcome in .termini! che neceffariamente non vanno ac- generali eipreffe, ha voluto egli | | compagnati coll’ Idolatria ; anzi ienza dubbio infinuare , che non| |effere ttati queiti vizj da effa efenti lolamente da fofle ΜΝ ppi ef ta hanno chiaramente affermato a corruzione ne’ coftumi; ma an-l!molti Santi Padri, ficcome {opra cos nell’ efercizio della vera Re- | abbiamo di già avvertito. gione . Maggior difficoltà in vero ca- Quett” oppofizione però pare l giona i Ἀν σαι Caldea, ed Ara- nadia ha di torza per {nervare | bica di quell’altro paffo della Ge- addotto argomento di S. “Dome | nefi, che giufta la Volgata nottra maio , e per dimoîtrar rei della leggefi: ,, Quefto ( Enos ) incomin- colpa d’Idolatria li popoli antedi- | Ciò ad invocare il nome del Si- luviani , ficcome facilmente può | {,; gnore (£)» e che così traduffe pongioere pa TI cea) il Parafrafte Caldeo: ,, In que’ 3 are alla grande diftanza , e di-| !,, pi fu profanata l’invocazione del verfità, che paffa fra la deviazione | * Dire » e l’Arabico;,, Allora dalla tana morale, e lo fviamento | 55 incominciarono gli Uomini ad dalla vera cl Η ἊΝ quanto 2) » alontanarfi dall’ obbedienza di quella. più che a quefta fieno facili! |,, Dio;,. Così l’intefe anche Mai- e proclivigli Uomini, li quali ad| | monide (c), David Kimchi (4), e ei naturalmente fono portati >| molt’ altri Rabbini feguitati dal quando che δε È ino per gn! Bi (e), che ci a piscine guere ne’ medefimi di già fatti] |Enos fra i principali Autori dell’ adulti quel lume, chefi chiara al- | Idolatria . la mente dimoftra l’efiftenza d’un | Ma quefto paffo della Scrit- Pe Ξ Pi Lage a formarfi cr tura 9 cap le rale τῇ ἘΆΝ Εὺν ΓΙΟΟΙΟΙ ἀτῶξητς. altre nuove e fal-| | Arabica, di Maimomde , e degli ie divinità, grandiffimo τον, [altri Rabbini, che ad alcuni è Vabbilogna , e più che ordinaria fembrato aver gran forza per pro- Violenza ; la quale al certo non può | | vare l’origine dell’ Idolatria avanti dirti δέεθα invafo gli animi de’ | [il Diluvio , tutta la perde al con- mortali di quella prima età , per-| | fronto della Volgata noftra, rin- ia afferitca la Scrittura Sacra | ἘΞΑ dalle Verfioni Spintratiagi Todi grane n I ae pie ciocchè quale fia ftata quefta cor- | lato le quali ivitanto fono lon- ruzione di ogni carne, anteceden- | | tane dal perfiuaderci , che in que’ temente lo aveva dichiarato la me- | | rempi abbiano gli Uomini incomin-

--..-. -——— _——___—___—_—_—_—_——_—_ —————np11_w___10@—_ _— _ "_ ————— ———

defima Scrittura , cioè la malizia, ciato i perverfi penfieri dell’ animo , e diva

(a) Genef. cap. 6. ver. 2. & 3.

(δ) Ife( Enos) capit invocare nomen Domini . Gen. cap. 4 ver. 26.

(6) R. Mais. in tratt. de Idol. (4) R. David Kimchi în radic. (e) Vandal. de csi. © progreff. Idovolasr-

r—-r_rr——r—_rrrr (4) Omnis caro corruperar viam fuam Super cerram " Gen. cap. ὅ,τυςς. 17.

7 Scrittura con ciò , che di effo,e de’ {uoi defcendenti atteftano le

coll’ addattarlo a cole create , e i is È 3 agi effe Sacre Carte, ed i Padri del-

vane, che anzi con quelle parole ci vogliono dar a divedere, che| |la Chieta, che per le rare virtù il culto di Dio fu da Enos, vanti fincera pietà, e vera religione in la tua famiglia allora maggiormen-! | verfo Dio con grandi elogj innal- te propagato , e con più folenne | zano la famiglia di Set, il di cuî pompa , e riti celebrato , e dalla| |Primogpaito era il citaro Enos (4); loro pietà refo più noto, ed illu-| 1 anzialcunidi queti, come S.Gian- ftre, e come con molti altri Spo-! | Grifoftomo (5) e Teodoreto (c) fitori della Scrittura Sacra , dice | fono di parere, che il nome di fi- Cornelio a Lapide (4) , allora fil gliuoli di Dio , del quale fafli men- fu , che incominciofli a formar | Zione nella Genefi (4), a quefta Chiefa, ad ivi radunarfi il popolo, | | fchiatta fpecialmente debbafi rap- alle pubbliche prediche, ai cate-| portare . da cotelta opinione chifmi , all’ efercizio pubblico del| Iper verun conto ci devono rimo- culto di Dio con facrifizy, ed altri] {vere le obbjettate verfioni Caldea, facri riti, e cerimonie . Ne queft’ | |ed Arabica, li traslatori delle qua- interpretazione può effere in verun | "li ingannati forfe furono dalla pa»

| | | conto infievolita dalla Ale Eri | rota SAN , che in Ebrea favel- | ||

ciato a profanare il nome di Dio ; |

del Vandale (8) al quale fembra impoffibile, che in que’ tempi ab-| {la, fecondo le diverfe radici ha di- verfo fignificato : cioè fe deriva

biano gli Uomini dabbene inco- minciato ad invocare il nome di : - 1

. . 1 Dio: eflendo che Abele, e Caino dalla radice 777» allora fignifica molto tempo prima avevano dig-| -

᾿- : ἘΠ rofanare; ma fe d - già offerte a Dio le loro sese] |P ? e da 99M è con e primizie: non può , dii, effere| | nota incominciare. In quefto Iuo- ella infievolita; anzi vedremmo tan- [εὐ però, ficcome lo hanno di già τοῖο ivanire queita impoflibilità ,! ! dimoftrato molti Spofitori della fe due forta di culto vorremmo di- | | Scrittura facra, deriva dalla radice

ftinguere, una più femplice san i cata da Caino, ed Abele ΠῚ ΘΠ: onde deve effa fignificare i .

offerte, che fecero de’ loro facri- B in-

ficj, l’altra accompagnata da molte | Fo πο πετοτ ΞΙ ΠΤ i : È 1 (a) Videbicur enim nobis tamquam aurum bonum Enos

cerimonie meffa ta efecuzione da qui prudenter Det nomen fcire defiderivit . Si

Enos dalla {11 famiglia “E per Ambr lib.de Parad. c. 3

verità come può mai in'eme | (5) Et quia iffi a Setho originemtrabebane , qui filio 9 fuo nomen Enos indidit ; dicit enim : Ilte fpera»

comporfi quello 3 che di Enos rac- | | vit invocando nomen Domini Dei , ab #/0 po»

contano li Rabbini appoggiati ad Pea nati vocasi fune β τὴ Dei in d'vinis foripru»

: ᾿ Σ: ris , propteres quod eo ufque parentum 1"

ua male da loro intefo tefto della tens imititi (unt . S. Joan. Chryfoit. homil. 22. Di {fert. dell’ Idolatria . in Genefim.

τ —__vr____y__V ur bb Out cr i3 Baal | | (c) Propter pietatem illi primum divinam appel'ationena forviti funt . Theodoret. quatt, 27. in Genef,

(6) Corn. a Lap. im cap.3. Gen. (6) Vandal. loc.cit. | ΠΣ Genef. cap. 6. ver. 2.

8

incominciamento : maffime che, giu- ita l’offervazione da’ medefimi tat- ta, per efprimere qualunque pro- fanazione, o allontanamento dal di- vino culto, non iuole già l’Auto- re del tefto Ebreo fervirfi di que- fto termine 5 rna di altri dal fuc-

cennato totalmente diverfi.

Che fe fievoli fono gli argo- menti , che foglionfi addurre per provare effere ftata nell’ età di Enos per la prima volta introdotta l’Ido- latria , a più forte ragione di minor pelo faranno quelli, che vantanfi da coloro, che pretendono fiffarne gl’ incominciamenti di effa ne’ primi giorni del mondo, ai quali, ben- chè in apparenza foltanto 9 fembra favorevole P autorità del Martire S. Giuftino , del quale fono le fe- guenti parole: ,, Sapendo Iddio non efferfi dalla memoria de’ primi uomini fcaancellata quell’ antica frode, con cui i loro maggiori dal Demonio nimico del genere} umano furono ingannati. .., Id- dio, diffi, vedendo quefto, perciò difle a Mosè; so fono quello che efi- fto... Adunqueavendo gli uomi- ni ubbidito al frodolento Demo-

nio , ed avendo avnto l’andacia di violare il Divino precetto , for- tirono dal paradifo, e nel fortire

delli Dei... Scacciati impertanto dal Paradifo,e credendofi {cacciati folamente pel motivo di non ave- re preftata a Dio ubbidienza; non già ancora, perchè fianfi riputari Dei, alla loro pofterità traman- darono il nome delli Dei. Quefta dunque fu la prima falla notizia delli Dei, che ebbe l’origine dal

ritennero nella memoria il nome

» padre della menzogna (4). Quello, che in termini oicuri eipref- ie S.Giuitino, con altii più chiari ri- ferì Sanconiatone Scrittore delle an- tichità della Fenicia, benchè poi per quanto s'afpetta alla maniera, con t

|

cui queft’ Autore afferma eflerfi in- rodotta l’Idolatria, in gran parte da 5. Giuftino s’allontani. Egli dun- que dei figlj diicorrendo de’ primi genitori da lui rapprefentatici iotto il nome di Genus, e di Genea , che al parere di molti, altri non fono, che Caino, e la dilui moglie, rapporta 9 che effendo una volta da grande pe- | nuria d’acqua anguftiati, ftefero le | mani al Sole, e riconofciutolo per ve- | ro Iddio, e Signore del Cielo con

| preffanti iftanze pregaronlo a volere | loro concedere la foipirata pioggia . | | Quefta al riferire di detto Autore fu | | la prima fonte, ed origine dell’ Ido-

| | | | || | | | |

| latria, la quale per altro fecondo la [di lui teltimorianza pafsò più oltre : poichè li difcendenti di Gerus a’ loro antenati iftituirono annue funebri | folennità, nelle qualicon offerte di cibi, edi bevande , con confecrazio- TE di pietre, edilegni, econ molte | | altre forti di facrificj onoravano la | (di loro memoria. | Pria però, che io pafli a dare rif-

| | pofta | (4) Siguidem cun Deus fciret primos homines in memo- | ria habui[fe antiquana illam fraudem, qua majores

---.

spforum decipere voluit humani generis hofiis De - | mon... cum hoc , inquam videret Deus, propterea Ι Mofi dixit : Ego fum exiftens ille... Jgitur | cum obfequuti fraudolento Demoni homines, ac

Dei preceprum violare aufi e[fen: , e paradifo exie- | runtytc Deorum quidem nomen in memoria hubuere..

Ejelki icitur paradifo > Jeque ob eam tantum cauf- | Jam ejettos rati , quod Deo non paruiffent | minime

vero ob tilam etivm, quod Dees effe... credidi(- | | Sent ; nomen Deorura genitis ex [e polfea hominibus | | vradiderunt. Hac agitur prima exutit fal[a des'

Diis informatio a mendaci patre ortum hrbens è Jutt. cohort. ad Grac. pag. 22. Veneta edition.

pofta al teftimonio di Sanconiatone, fa di meitieri ipiegare l’autorità di 5. Giuttino, che difli fembrar favorevo- le, ma in apparenza ioltanto, a quett’ opinione . Al qual fine mi fervirò del- la itefla fpiegazione, che a queft’ofcu- ro teitimonio diede l’erudito P. Be- nedettino della Congregazione di S. Mauro,Editore delle Opere di quefto Santo Martire, il quale in primo luo-

go rifponde eflere imperfetto il fen- io del precedente periodo, e perciò aver bifogno d’eflere fpiegato colle parole dell’ altro fuffeguente . Indiil medefimo offerva, che S. Giuftino nel primo periodo rifonde l’iftituzio- ne dell’Idolatria in que’ primi uomi- ni, li quali noti dimenticaronfi della frode fatta a Adamo, ed Eva: e per- chè dunque nel fecondo periodo do- vraegli,ad Adamo ed Eva appiccica- re quetto fteffo vizio fenza pria ren- derci avvifati? Finalmente il citato dottiflimo Editore avverte non dire gia S. Giuftino, che Adamo, ed Eva, o li primi noftri progenitori fcacciati dal Paradifo fecero paffare alli po- iteri il nome delli Dei; main gene- re, che gliuomini fcacciati dal Pa-

radifo il nome delli Dei tramandaro-

no alla pofterità . deve cagionar meraviglia, fe il Santo Martire affe- rifca, che quei primi uomini da effo

diftintida Adamo ed Eva fieno ftati |

dal Paradifo efigliati, e dal Demonio ingannati : imperciocchè attefa la fucceffiva trastufione della colpa ori- ginale, il dire, che quelli ancora, che mai non viddero il Paradifo terre- ftre fiano ftati da quello miferamen- te fcacciati, è maniera di favellare preffo li Santi Padri affai ufitata. Spiegata la teltimonianza prefa

9 |da S.Giuftino, facilmente formon- tafi quella di Sanconiatone col ril- | pondere effer egli Scrittore , che me- | rita poca fede: mentre che per fare Dr l’apologia della falfa religione, che a'iuoi tempi proteflavano li Fe- nici, oltra che non fi fece fcrupolo di trammifchiare nella fua ftoria mol- te favolette, pafsò a bella pofta fotto filenzio, giufta l’offervazione fatta da alcuni eruditi, le imprefe della fa- miglia di Set, che fedele mantennefi nel culto delvero Iddio, e foltanto di coloro intraprefe a teffere la ftoria de’ fatti, che, come dalle facre carte raccogliefi , unicamente rifguarda- vanola famiglia di Caino, acciò così fembrafle la religione de’ Fenici, e dalmaggior numero feguitata, e da' lontaniffimi tempi di già introdotta , la qual maniera di operare, benchè affai utile, e confacente al fuo inten- to, fu però caufa, che fe gli fcemafle la fede ancora intorno agli altri rac- conti, che ne’ fuoi libri tramandò a’ pofteri,

Quivi devefi in oltre avvertire a riguardo di Sanconiatone , che degli altri antichi profani Scrittori , che addur fi potrebbero , allora fol- tanto meritarfi fede intorno a que’ fatti, che riferifcono effere avvenuti avanti, o ancora dopo il Diluvio fi- no al tempo in cui viffe Mosè, quan- | i vanno d’accordo con ciò , che leggefi nei libri di quefto facro Au- | tore; circa quelli però, dei quali ! | non avvi menzione alcuna nei detti | ! libri, la venerazione, cheli più ri. moti Scrittori concilianfi per la loro antichità, richiede bensì, che li dob- biamo preftare qualche credenza, ma dopo efaminati li di loro racconti, fe

B 2 nulla

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|| || || | | |

"

|

|| || || ᾿ "

|| ||

nulla in fe contengono d’improbabi- le, o contrario alla retta ragione. Che {e la di loro teftimonianza viene imentita dall’ autorità contraria del

| co'fuoicompagni per la prima volta | fuccennato Divino Scrittore, stor

leso nave, nella quale fcamparono | dalcomune naufragio , con eflì ado- | τὸ la terra, edinalzato un altare of- | {τὶ folenne facrificio alli Dei: cioè s’

immaginò , e pure volle darci ad in- | tendere, che quello, che fece Noè [ivato per ifpeciale providenza di imperciocchè ella è cola affainota, e! ! Dio dalle acque univerfali , coll’ contro li Gentili ad evidenza dimo- | | innalzar l’Altare, ed inimolar vitti» {trata da Giuftino (4), da Clemente | | me, fia ftato un atto di religione in Aleflandrino (ὁ), 44 Taziano (c), 44 1 |atteftaro di gratitudine inverfo li Giulio Africano (4); da Teofilo Ance) Dei, il che quanto lontano fia dal tiocheno (e), e da molti altri antichi | vero, chiunque può arrivare a coe Padri della Chiefa , che tutto τ Get [peloso , ancorchè dottato fia di

fenza punto dubitare, dobbiamo da effi del tutto allontanarci, ed abban- donarli come manifefti fmentitori +

rapportano li profani Scrittori della! ! mediocre intendimento..

creazione del mondo , del primo uo- Rigettata dunque tra le falfe att: poten sel ibn Di | quella opinione , che dell’ Idolatria uvio, e di molti altri tatti, cheda! |fa ree le genti antediluviane , ora Mosè ne’ fuoi librici furono traman- | mi refta a dimoftrare avere ella pro- dati, tutto avere effi da quefti a man| | babilmente avuta l'origine in quel falva rubbato: che però eendo quel-| | tratto di tempo, che dal Diluvio, lo, che dell'origine dell’ Idolatria | | accrefciuto di già l'umano genere, coftoro ci dicono, diametralmente | pafsò infino alla generale diiperfio- contrario ai racconti di Mosè, a giu- { | nedel medefimo: e fe un tempo an- fto titolo la di loro reftimonianza | cora più precifo debbo Sac dici dalla più fana parte degli eruditi vi-| toi effa forfe avuto principio dopo lipefa viene, ed abbandonata . | I l’univerfale Diluvio , alloraquando TE Quito) varie CA ΕἸΡΑΙ͂Ρ Pa, | riconofciuto dalla maggior parte del 616 qual conto far fi debba dell’au-| | popolo per capo, e fignore Nembro- torita di Berofo , o chiunque altro fia | | te, la fabbrica intraprefe di Babele. l'Autore della ftoria, che porta il no-| | In prova di quefto potrei addurre la me pinto» il qual ἘΠ | reltimonianza di 5. Ireneo (a), il parte della medefima ricavo dal li- | | quale dopo il Diluvio foltanto fa in- bri di Mosè, ove l'incominciamento i | comunione l'errore architetto dell’ dell’ Idolatria fembra ftabilire, allo- | | Idolatria, di S. Cirillo d’Aleffandria raquando afciuttate le acque dell’ | [(6). che fcrive effere ftate le prime univerfale Diluvio , Xifurto, che al- | | fementi dell’ Idolatria fparfe dopo il

tri non può effere che Noè, ufcendo | | Di- lc dec e (Cee, | (a) Recapitulans ( Antichriflus ) in femetip[o ownen , L quae fuit ante Diluvium malizia commixtionem. . è (4) Juftin. arat. ad Grac. (è) Clemens Alexandr. | | Recapitulans amtem & omnem qui fu a Diluvio lib. 1. from. (c) Tatianus orat. contra Grac. errerem eommentatoron Idolorum. Irene. lib. ςς (4) Julius African apud Eufeb. | | adver. har. cap. 29. (e) Theophil. Antioch. ad Autolic. aliique , (Ὁ) Cyrill. Alexandr. lib. 1. cont. 18].

1: » Ciatore nel cofpetto di Dio (4),, penfa doverfi leggere contra Duo, della quale opinione furono altre-

Diluvio, e crefciute a difmifura do- { | po la feparazione de’ popoli, e di al- | tri Scrittori, che affermano lo ΠΗ | - πα FORO best 4 fai fa ora ἘῸΝ prefflo 5. ST i Flavio Giufeppe (4) uomo, che omo s ficcome pure il Targo che in oppofto ne dinamo alcunis nelle | | Goraftilinzizzha su Rabbi Pisis ftorie de’ più rimoti fecoli verfati(* | |ziel » feguitati da alcuni moderni, fimo, il quale di Nembrote mein | che ftimano queita ipiegazione af- rendo, e de’ fuoi feguaci , attefta! {fai coerente al di lui nome , che efferegli fato il primo, chegli uo- | ia =" prio ; Sola ων ως e Rubelle; il quale, fe io non er- | ro, non deve dirt effere il fuo ve- ro nome , che gli fia ftato impo- |fo, quando nacque , e con cui fia | ftato chiamato nel tempo della iua pes fembrando molto inveri- fimile, che un padre abbia potu- [to imporre ad un fuo bambino ap- ui all } | pena nato un nome empio, ed anzi lafciofli trafportare alla fcioc- | lodiofo, e che con eflo nella di luî ca rifoluzionediergere un’ alta tor- | più tenera età l'abbia voluto chia- re , nella quale poteffero {campare | mare. Più tofto dovrafli dire, che da un altro Diluvio, fe Iddio di egli al principio aveffe un altro nuovo avefle voluto nell’ acque | lnome fuo proprio ,$ del quale poi fommergere il imondo. con al-| farà perfa la memoria , quando tra tinta dicolori ci dipiniero Nem-j {dal comune confentimento degli brote molt’ altri Padri, e Scrittori [Brin per avere coftui incomin- antichi , fra li quali Ifidoro (5); | ciato ad introdurre l’Idolatria, e che afferma avere eflo, fottratti che | { ribellarfi a Dio, fi acquiftò quello ebbe gli uomini dall’ ubbidienza di! |! di Nembrote, vale a dire, di Apo- Dio, forzato li medefimi ad ado-| |ftata, e di Rubelle. ἘΜῈ penoso È + pan che | ει poi in fatti aveffe già piegando quel pallo della Scrit-: | Nembrote co’ fuoi feguaci princi- tura: Nembrote era robuito a |piaco a ribellarfi , | 1 pEr al culto di Dio, quando s’accin- (4) Hanc ‘“uperbasa , Deigue contempeun ATA te alla Jabbrica della memorabile εἰς Nabrotes . . . Vir dudax, & promptus manu, torre ; imprela, giufta la frafe del- la Scrittura (c) architettata nel

procurando per quanto fu in fuo

mini induffe al difprezzo di Dioz| | |

potere di fcancellarne dalle menti la di lui idea col perfuadere loro | non a Dio, ma al proprio valore, e deitrezza doverfi attribuire la fe | licità, di cui abbondantemente go- | devano . Alle falfe fuggeftioni ΕἾ coftui alla fine cedette il volgo |

|

= —— _——_—_ ——

Subinde jadans non Deo , fed proprie virtuti pra- Sentem felicitatera cos debere, atque ita paullatim

rem ad vvrannidem trahebat , ratus fore , ut home con-

nes ad fe deficerent a Deo, fe fe illis ducera prabe- —_— —_ —_——_—__—_ -- P——

res opem fusm offerens contra novum aliud Dily- | |

vium intentanten .. . Vulgus autera facile Nabro- 1 | (4) Genef. Cap. Io. Ver. 9.

dis placitis obremperabat . Flav. Jofeph. lib. 1. { | (Ὁ) Joan. Chryfoft. homil. 29. in Genef.

antig. cap. s. (c) Hec (fapienzia ) in confenfu neguitie cum fe (5) Ifidor. lib. 6. etymol. | | mationes consuliffent , [civit @c. Sapient. cap, {c) Augut. lib. 16. de οὖν, Dei CAP. 4 10, VELI. s. i,

12

conieflo dell’ iniquità è ce lo per- fuade la ftefla facra Scrittura, ove alludendo a queito temerario atten- tato, diceche,, l’uomo alloraquan- », do volle incominciare a lafciarfi » fignoreggiare dalla fuperbia, ab-

| | che egli aveva comandato, adora» || || | »» bandonò Iddio,.... per la qual | | | | | Ι ᾿

re il Sole: le quali coie, come che dai più giudiziofi critici ven- gano rigettate tra i racconti del- le {femplici vecchiarelle, danno pe- τὸ a divedere in quale ftima , e concetto tofie preffo di quefti Nem- brote , cioè di uomo icoltumato, facrilego , ed idolatra . :

Quello però, che più mi fpi- gne a credere, che pria della uni- verfale difperfione aveffero già gli uomini abbracciata l’Idolatria, fi

»» cola egli difonorò le loro adu- » nanze... li difperfe, e fece iva- » nire la loro memoria dalla ter- ra (4) 9.0 Quindi credettero al- cuni per cofa tanto certa e ficura, che quei fuperbi uomini in volen- do innalzare alle ftelle la fmifura- | il mirabile confentimento di quel- ta fabbrica, aveffero di gia inco- lle antiche nazioni, confervatofi an- minciato ad abbandonare il culto| | cora molti fecoli dopo la fepara-

el vero Dio, che pretefero quel-! | zione di effe in quafi tutte le pro- Je parole della Scrittura:, Fabbri- | ind del mondo, nel preftare di- Cilianci una città, e rendiamo | vini onori al Sole, alla Luna, Celebre il noftro nome (8),, do- ite alle Stelle, o al Fuoco fimbolo verfi tradurre,, Fabbrichianci din! di quefti pianeti: imperocchè , fic- s Idolo,» perchè in Ebrea Fvella | come da alcuni eruditi con varie

ioni jetture viene di- la parol | ragioni, e conghie Poe ΤΕΣ, Seme, ἘΣ ς, nie moftrato , tutta quella gran tur-

connotare Idolo (c); Altri palla-| [Βα di Dei fotto diverfi nomi ado- fono più avanti, e s’ immaginaro- I rata, non diftinguevafi che per la no eflere so ν ἐνερ caccia» | ΕΣ naar s ‘nè eri tore non già di fiere, ma di uo- cavano quefti nomi, che il So- mini, Cha al Sole offeriva in fa-| jle, © bilia gli altri cele- crificio. Alcuni altresì sorge gini | Ai pianeti. Di tal forta era il Dio DE SS de Rabpini fcriffero, Feriali io θμρσ νον SER. “ὦ che con l’ajuto di quattro uccelli | | fegor dei Moabiti, il Saturno dei di fmifurata mole ὌΝ di falire | | FSpici, il Belo degli Affirj, l’Api in Cielo , ficcome ancora, che cac- | degli Egizj, diverfo dal Dio Api ciò Abramo in un’ ardente forna- | [era il Vitello d’oro dagli Itraeliti ce, da cui per altro ne fortà il-{ {adorato neldeferto . Di tal torta fi- lefo, perchè non volle, feddilio: | nalmente erano tutti li Dei della più | |rimota fuperftiziofa antichità, co-

——

me a tutta poffa fi sforza di pro-

(a) Isitium Superhie hominis apoffatare a Deo . . . varlo l’eruditiffimo Padre D. Ago- Propterea exhonoravit Dominus conventus μας | tino Calmet (a). Ora come iara Lorum .. . difperdidit eos, Ὁ" ceffare fecit me- mai morsam eorum a terra . Ecclefiaftici cap. το. | ver 14.16. & 29. “eee rs sax a NL ALE τ

(b) Gen cap 11. ver. 4. | (4) Calmet Differt. de Diis Moloc, & Beel-

(c) Morin. diflert. 2. apud Huet, tom. 2. pheg.

I

Commentatori , che debba Sad nare difficoltà veruna la diffomi- glianza del nome ; poichè quetto nome di Belo non è nome proprio, come fi iuol dire, ma appellativo, ed antonomaftico, che ha furza di fignificare padrone, e fignore. In quella maniera appunto , con cui medefimi confiderati , valevoli non! | anche a’ giorni mottri hanno in uio fono s capaci di attirarfi facri-| [11 Tartari di chiamare Cham il lo-

mai pofibile, che alcuno s'imma- | | | | | || || | |

ficj, ed altri onoridivini, non Shi to Prencipe. Quindi è, che al noe | | | | | | | | |

gini, che genti per moltitudine innumerevoli, in paefi l’uno dall’ altro lontanittimi , d’ indole, e di coitumi totalmente difcordanti ab- biano potuto andare tutte d’accor- do nell’ eleggerfi li fteffi, o fimi- li numi, li quali per altro in fe

co gia da tutti li popoli, ma nel ! me degli antichi Idoli dei Fenici, meno da poche nazioni. Che però [ | degli Ifraeliti, dei Siri, e di mol- in vigore di giufto raziocinio dov-| |te altre nazioni fpeffe volte foleafi rafli conchiudere allora foltanto ei- | | premettere la voce Bel, o Bal: e fece dat reno quello calto | {così diceva Bcilgor, Belttur nfermati quefti onor ;an- ec. Che poi Belo fia fi -

do gli e componevano an- | |mo, che propofeda te il So- cora un folo popolo, c nel mon-| jle, ed il Fuoco fimbolo del me- do non fi fentiva; cheun fololin- defimo, = effi Ferme i dn guaggio . onori , offerte di vittime, iftitu- Che fe fuffifte, come di fatti| |zioni di fefte, e miniftri facri, el-

ha gran fondamento di probabili- | lla è opinione di molti Scrittori È ella fentenza 9 che con la; | antichi, che moderni. Alcuni al- da di Eufebio (3): di Girola-| {tresì, dohie S. Cirillo a mo (6), di Agottino (c), e di| no (4) furono di parere, che egli altri Padri foitennero Cornelio 3 ἘΒΗΕΒΗΜΕῚ δὶ τὸ fudditi a ἜΣ; Lapide (4), il Tirino (e), ed al-! |re a fe fteffo adorazioni, e facri- cuni altri Commentatori della Ξε) ΗΕ Romandae però fino, {tati n tura facra, vale a dire, che Nem-|lculto di Dio per opra di quefto brote fia lo fteflo di Belo, e deb- | Tiranno alienati li popoli: fe Be- banfi infieme unire sr confonde- | po e lo fteffo di Nembrote, Nem- re, così richiedendo d’ambidue li! | brote farà ftato il primo, che nel δὴν 3 d Le mipo Ja Repla di | nere assiro 3 saper , la ele tre i circoftan- { | quale affaporata che al cieco = A SAL ip Vasi ini a fifTare in εἰ- ghiettura per dimoftrare Vento: | fo alte radici, poi n a dif- te eflere ftato l’autore, e capo dell’{ | mifura tale, che in quafi tutti gli Idolatria . penfano li ἘΠῚ Rss eftinfe l’idea del vero Iddio . | Quindi da quefti fecoli infino al-

(Δ) Eufeb. in Chron. | la venuta di Crifto nelle ftorie tan-

(6) Hieronym. in quaft. Hebraicis. to () Auguît. lib. 7. de Civ. Dei cap. 7. (4) Cornel. a Lap. in cap. το. Gen.

(e) Tirin commentar. in cap. το. Genef.

e Ie LL 7111 .““- --.

| (4) Cyrill, Alexand. Lib. 3. cont, Jul.

14 to iacre, che profane, nulla più | frequentemente s’incontra, che ite, giuochi, e facrificj ad onore delle talie divinità

Quello , che può qualche E |

ficolta apportare alla propofta e

dimoltrata ientenza fi è quel paffo | della Sapienza (4), ove cir pe

tafi, che un padre avendo il figlio peranche di tenera età perduto , per mitigare in parte il grave do- lore, da cul era oppreffo, fece fa- re la dilui imagine, che indi ado- ΤῸ come Dio, e fra fuoi fervi ne cleile alcuni, che a fuo onore fa- crificj doveffero offerire . Quefto padre, fecondo il parere di alcuni fu Tare , al quale effendogli pre- morto Aran fuo figlio , egli coman- dò, che fe gli rendeffero onori di- vini. Altri però, come S. Epifa nio (6) ammettono bensì, che a tempi di Tare fiafi accrefciuta, e rinforzata l’Idolatria, col fabbrica- re ftatue di creta, e d’altre ma- terle; ma che pria al tempo di Se- rug abbia avuto origine quella più rozza, e iemplice fenza fimulacri, e ftatue.

Per fciogliere l’addotto τοῖο della Scrittura , e far fvanire ugni qualunque difficoltà, che potreb- be cagionare, bafta l’avvertire, che

l’Autore della Sapienza d’invefti- gare il tempo, in cni fia incomin- ciata l’Idolatria ; ma folamente di addurne le caufe, e quefte ancora

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—, —— @ —€€ —————€€—&6 |

(5) Acerbo enim luétu dolens pater cito fii rapri flii | fecit imaginem, cp iilum, qui runc quali homo moriuws fuerat , nunc tarsqzuam Deum colere ce- | psi, (δ᾽ conffismit inter fervos Juos facra, &fa-!

crifiga . Sapient. cap. 14, ver. 15. |

(3) 5, Epiphan, in Panas.

affai fra fe diverfe: imperciocchè,

te- | δὶς quella dal dolore cagionata

d’un morto figlio , ivi altresì at- tetta avere di molto conierito ai | principj ed alla propagazione dell’ ! Idolatria, e l’imagine trafportata da lontani paefi , che vollero gli |uomini adorare, e la perizia degli i artefici nello fcolpire , e lavorare lle ftatue, e l’affetto de’ iudditi in verfo de’ fuoi prencipi (4), ed al- tre di fimil forta. Lo imperocchè

| | | [ren potuto alcuna delle qui ri-

ferite maniere ancora avanti la dif- perfione delle genti effere itata la

| pasa che produffe l’Idolatria ( del

che ora non fi fa quiftione) chia- [re rendefi, e manifefto effere di miffun peio quella ragione, che fuo- | le addurfi per diferire l’incomincia- mento di effa dopo la feparazione de’ popoli.

Benchè fe vorremmo attenta-

la Scrittura, ritroveremmo effere {tato l’intento del divino Scritto- re di affegnare ivi foltanto la cau- fa di quell’ Idolatria, che a’ iuoi tempi era comunemente ricevuta

| mente efaminare il citato paffo del. l

| preffo le nazioni, e da effe fegui- | | |coli fu introdotta da’ fuoi primi in quel capo non pretende gial|

tata, la quale eflere ftata da quel- la diverfa, che ne’ più lontani fe-

autori , efpreffamente lo dice lo {teflo

(6) E: hos, guos in palam hemines honorare 5.02 poterant , propter hoc, quod longe efent e ton- ginquo figura eorum allata , evidentem imagine regis , quem hon rare vo'ebant, feceruni, st il- lum , qu: aberat tamquarm prafentem colerent {μα follicitudine . Provexit autem adhorum cul-

fca diligentia ... Et hec fuit vira himana de- ceptio: quonstm aut affeltui aut regibis defer- vientes homines, incomminicabile nomen lapidi- bus. & lignòs impofserunt. Sapient. c. 14. V. 47. & ze,

| | turam . Οὐ hos , qui ignorabant , a:tificis miri-

k | . 15 fteffo Mosè, ove fra gli altri de- | | aprirà, come fi è detto, ampia ftra- litti rintaccia al fuo popolo , che! {da all’ intelligenza dell'autorità de' abbia ammeffo nuovi Dei, li quali | citati Santi Padri, lo fcopo de’ qua- a’ fuoi padri furono del tuttoigno=| |li contro li Gentili pag i τ νεῖν già ti (2). Diqueit' Idolatria per tan-) {di andare in traccia dell’ origine tanto, ficcome petniciafifama,fiA1 ldi tutti li Dei, che turono dai me- tore della Sapienza intrapreie ad | defimi qualche tempo adorati; ma affegnarne la caufa, eda {coprir-| tolamente di eo Lasi ne la vanità. principj, dei quali la fama, e li 1ο-

._ _Queftafpiegazione apre un’am- | | gnati prodigj allora nel mondo fa- pia ftrada all’ intelligenza dell’ au- | I cevano maggiore ftrepito. Di que« torità di Atenagora (02) , di Ci- I fi dunque e la naicita, e la vita puo (c), di Tertulliano (4). di | | cre pure qualche volta viffero co- Lattanzio (e), di Clemente Alef-||ftoro, la qual cofa da alcuni vie- iandrino (f), e di moltialtriSan-| | ne contraftata ) (4), e le rapine, ti dt, li quali per fvellere dal- le gli adulterj, e gli omicidj, e gli e radici l’Idolatria, e per prova-| |altri vizj intrapreiero a narrare, re della medefima l’infuffiftenza >| [afciati da banda quelli, la di cui fonofi prefiffi di dimoftrare in che! ! rimembranza o era di già fvanita, senno fia viffuto Giove, ed Erco- | lo pure reitrignevafi a poche città, e, e Bicco, e Venere, e Giuno-] | quali per appunto erano coloro , ne, in fomma ciafcuno di quell’in-| Ε al principio li popoli, abban> numerevole caterva de’ falfi pas lisca che ebbero il culto di Dio, riconolciuti, ed adorati dalla ce-| | incominciarono ad adorare. cità de’ Gentili, li quali tutti , fic- | | Ma ritorniamo ota all’ oppofto come dai citati Padri viene i, teltimonio della Scrittura facra , ftrato, tenza dubbio viffero ne’ ie-| | vale a dire, che quel padre, il qua- coli pofteriori: con che apparente- | le del morto figlio fece fare l’ima- | gine fia ftato Tare, la qual cola I Ι certo con’: fodo argomento non

I | mente fembrano filare li principi | a | credo poterfi provare: poichè nel-

dell’ Idolatria molto tempo dopo la divifione delle nazioni.

. Avendo woi pertanto avanti [14 Scrittura raccontafi bensì, che gli occhi prefente l'abbandono, a! Aran fu tolto dal;mondo prima di cui furono inienfibilmente dai po-||f'are fuo padre; ma che quefto fia poli condannate le antiche divini- | | {tato il primo efempio della morte ta, e la nuova fucceffiva introdu- ye figlio avanti quella del padre, zione di altre più recenti, ci î | le che /Tare: abbia fatto fcolpire

Differr. dell’ Idola:ria. | l’imagine di Aran dopo la morte ‘di effo, e che quefta fia ftata dal I medefimo adorata , non leggefi nel guy tetano pars eorum Deuter: esp: 33- e847: [1 faczo,sefto, fi può dal medefi- (ce) Cyprian. de van. idol. | | c ἘΠ

o ..ὕ-. —— —- ----.

(4) Novi recentefjgue ( Dii ) venerunt , quoî won co-

(4) Tertuil. plurib. in locis. sr DA {e) La@ant. divin. inffitut.

(5) Cicm. Alex. czhorr. ad gent.

(4) Athenagor. cont. Giac. pag. 328.» & alii.

τό mo dedurre conghiettura fufficien- | | vertire gli uomini coll’ iftillare ne’ te pet foltenere l’addotta afferzione.| | loro animi errori, e fuperftizioni,

i Queiti Scrittori però ; Bini | lle quali effendo coll’ andar del tem- ancorà:S. Epifanio, allorquando rap-| | po crefciute, induffero li medefi- prefentanci Tare tra 1 Men | fr a formare Idoli d’oro, e diar- autori dell Idolatria , egli è vero οἱ I gento, e di altri metalli; non pat- che fembrano allontanarfi dalla da| |fando poi egli più avanti ad in- me dimoftrata più probabile fenten- | | veftigare chi ne fia ftato il primo za; ma nell’ affegnare il tempo, in autore: la qual fentenza nulla con- cui effa nacque colla medefima van- | tiene d’improbabile; anzi è molto no d’accordo : imperciocchè nella | | conforme a ciò, che da Varrone fteffa età, in cui A cun avere | preffo 5. Agoftino (4), e da altri regnato Nembrote , νηΐ ancoral |Scrittori viene affermato , cioè , Tare, il quale anzi che effere fta-| che l’Idolatria ne’ fuoi principj fia to capo ed autore di sara Bor: molto femplice fenza imagi- vole fceleragine , faraffi più tofto! I ni, fenza ftatue, e fenza tempj; latciato dalla comune corrente traf- | | ma coll’ andar de’ fecoli fianfi for- portare 4 rendere omaggio alli De] | mate ftatue ed imagini , innalzati effendo del tutto cineca int edific}, inventate più {u-

quella fchiatta da Iddio prefcielta,| | perftiziofe cerimonie , accrefciuti da cui nafcere doveva il popolo||minittri, e facrificj; in fomma fiafi eletto, abbia fervito di guida e dij {ridotta a quel deplorabile ftato, face alle altre famiglie nel devia-! {che da’ Santi Padri ci viene nelle re dal culto di Dio . E quefto è| |loro opere rapprefentato . Qualun- forie ciò.,. che pretefe aflerire DI ique però fia ftata la maniera, con Epifanio ; allorchè ci defcriffe Ta-! | cui s'incominciò a riconofcere per re tra li principali inventori dell’ | Dei, cole create, e preftar loro Idolatria . Quando poi foggiugne | religiofa adorazione 9 io credo ave- effere incominciata da Serug l’Ido-| | re baftantemente dimoftrato , che latria:più femplice ,, e rozza, non primo ad introdurre nel mon- credo già; che abbia egli pretefo | do grave fceleratezza fia ftato di afferire, che per opra di di Nembrote, non molto prima, che fia ftata quefta per la prima vol- Lc la faccia della terra fi difper- ta introdotta: non eflendovi alcun | | deffero le nazioni .

motivo: d’accufario di tanto delit- | |

to; ima foltanto, che a’ tempi di Serug vi fu chi incominciò a pre- | lo Auguft, de Civit. Dei lib. 4.

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----.--..-:-.-.ὲ --..-..-- Tu. 1 em

LETTERA GRECA

DI Εν ΟΕ O RAbL.ELFO Pubblicata per la prima volta

DA ANGELO TEODORO VILLA,

E da lui indiritta all’ Illuftrifimo Sig. Marchefe

D. CARLO RECALCATI

REGIO SENATORE, E PODESTA' DI PAVIA.

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI AntoNIO AGNELLI. Con licenza de’ Superiori.

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ALL’ ILLUSTRISSIMO SIG, MARCHESE

DON:-GARDLO | RECALCATI

REGIO SENATORE, E PODESTA’' DI PAVIA,

ANGELO TEODORO VILLA.

Olte effendo le ragioni | celebre Artefice , che , dopo effe- Magnifico Sig. Marcheie,! | re ftato per più di tre iecoli nell’ e Senatore , che muover | ObbiVione tepolto, vien ora a Voi doveano da lungo tempo l’animo | | dalricco Muteo del chiarifimo Suo- mio a darvi qualche pubblica . e|:cero voftro, e Signor mio umanif- fincera teitimonianza dell’ De | | fimo, Marchete Don Aleffandro fua gratitudine, la quale, ancor- | Teodoro Trivulzio (4)? Lavoro, che chè non abbia, per quanto a sue | da abbattanza pregevole dee ripu- s'appartiene, più d’altro pafcol bi-! | tarfi per l’eccellenza della mano , fogno, Voiandate tuttora, perchè | che lo compofe , lufingomi, che più viva in me fi confervi , con| [non men caro vi debba effere per nuove grazie nutrendo : ho giudi-| {averlo io colla mia mano , tutto- cato , che fenza più differire mi tiche rozza, di fiffatte aggiunte ac- convenifle ora per varj capi difar-| |crefciuto, onde più chiaro venga- lo , col preientarvi una delle Pifto-: | fene a concepire l’eleganza, ed il le Greche di Franceico Filelfo, Kar Comunque però io fia riu- dopo che due fin dall’ anno IcoHo,] cito in quefto mio penfiero, vivo ne ho prelo a pubblicare per la pri-! ! ficuro, che Voi accetterete il buon ma volta traslatate in noftra favel- | | animo di chi fenza più ve l’offerilce. la, e accioccliè tfoffero più affapo-1 | rate, d’alcune offervazioni, che più||—-—-——-—-——-—— Opportune iembrar pocrevano 9 seri (4) Del Codice MS, di quefte Lettere Filelfiane , uftriato mi fono di corredare. efitente preffo il Sig. Marchefe Trivulzio

| | : à fi è parlato nel Foglio XIX. della Raccol- Un lavoro non aggradirete Voidi | | ca Milanelo. :

Fran-

Φραγκίσκος φιλίλφος Seodepp qi Taty χαίραν,

| | Francefco Filelfo a Teodoro Gaza | Salute .

Brio γομοδιδ ἀσκαλος 5 merce | [Ma Scritto di Voi ‘Caton Sac-

xn'Yados ἐνὴρ Pai μάλιρα παάνσων φήλος ἡμῖν, ἐπ ίςαλε μοι περὶ si Li n λό- pos δοκεὶς au» civ, κ' «πὸ χάλλιςα πεπαιδευμένος ὑπάρχων ἀνιὴρ, dib κ᾿ ἐυ-- Ts ἐσπάξομαί σε σὴς οἱρεπὴς. τ ὀνόμα- πος ἵεχα» 4 φιλῶ ἐσεχνῶς * ἐπωινῳ δὲ sx ἥκιςα ta Penonop: ἂς κυ ii xd Cr ἐνσαχῦϑα παρ' ἡμῖν διασρίβῃς + ὅτω yap o κάσων εἰυσὸς γέγραφέ μοι. εἰγ

* ὃν

διὰ mr rase pv φιλήαν βέλα n ap

| co, Giureconfulto , onorato uomo, e dabbene s e tra quanti Amici abbia- | ero fommamente a noî caro. Laonde perciocchè egli vi tien per uom dotto, e (di bellifsime cognizioni fornito 9 anch 10 come Amicovi reputo per la voftra | virtù s eper lo voftro nome, ed amovt Sinceramente . Io lodo non poco il

preffo noi ἐπ grazia della Filofofra,

ἡμῶν, γράψον ἡμῖν σαὶ σοι προσφιλῆ * [e delle Matematiche . Così lo {teffo

ποιήσομεν γεὶρ σοὶ παν ποϑεινοί σοι εὖ

Ω χαλῶς * in δὲ ἂν ἔχεις q περι σῷ ἡμεσέρε παιδὸς μαρίε, ὠκέσειν λίαν ἐπι-

δυμῶ,, κ᾿ πῶς στυδάζει αὶ ἑλληνίζαν x % σοὶ περὶ dvi ἅπαν " ἐν πρώτοις δὲ ni miei σὲ desse ἡμῶν βασιλέως κι' με- γίςε ῥωμαίων εἰνσοκροΐσοροε 5 ἔβῥωσο. °Ex ἐβεδιωλαίγε, Di πρὸ γονεμβρίε καλενδῶνγ "

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La prima offervazione, chefo, da cui può chiaro apparire, e to foffero defiderate fin da

tempi, e in qual credito le cine dre delle Scuole Milanefi, ficcome tale, che da verun altro Scrittor non fu fatta, far potevafi fenza l’ajuto di quefte lettere, ch’io fto

Caton me m'ha (critto. Imperò, (e a riguardo della noftra amicizia de- Siderate qualche ajuto da me , non avete, che ad avvifarmi per lettere di quanto vi farà più caro, ch’ î0 faccia per Voi, perciocchè ogni cofa aro per Voi, nel miglior modo, che

| | | | penfier, che avete, di (oggiornar qui | |

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mi farà pofsibile , e onoratamente . Se di:più avete notizie di Marto

to Figlio, defiderandole 10 impa- ientemente, fcrivetemele , e non fo- amente , come attenda Egli allo ftu- to del Greco , ma ragguagliatemi di ualunque cofa a lui appartienfi. vincipalmente però vi ftia a cuore mandarmi nuove dell’ ottimo ne- ro Re, e Imperador de’ Romani. tate bene.

Di Milano il 31. Ottobre 1440.

pubblicando; nel mio penfiero fem» pre più mi conferma, che. molti lumi fi poffan da effe cavare per ben della Storia Letteraria, ftudio da non difprezzarfi . ficcome quel- lo, che ad onorare è intelo la ve- neranda memoria d’uomini illuftri,

che fudarono a pro delle Lettere, e ad

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ul e ad accrefcer per avventura la glo- |Qui gli raccomanda il Filelfo di ria a quelle Città, in cui eglino ΟἹ jdargli nuova non folamente dell’ nati fono, © fiorirono. Detiderava | ia Paleologo.» ma anche di Gio. Ted:ro Gaza, il maggior forie de’ | Mario iuo figlio, che in Grecia an- Letterati, che allor vantaffe la Gre | | cor foggiornava, come altrove ho cia; e uno de’ primi riftoratori del- mottrato . Molti, che icrifler del le Rella Lettere in Italia, a DL Gaza, tra’ quali βάσεσιν Cio (4). trasferirfi , per qui infegnare la Fi-{ |e il Papadopoli (ὁ ifferifcono lofofia , a È (> astra "1.26 pes | Bi ar di ini Dna all’anno 1443» avarve buon abito ᾿ non tralatciò | [quando sminite ον s'impadroni i fcriverne più d’una volta al £%- i Salonicchi iua Patria, vincitore lelfo ve di i a Caton. bi puelfoshe rta la Noanlici i Sacco, Pavele, e ad un certo Pefsi-| | Lufingomi non pertanto di poter na, che probabilmente farà quell | | rilevare contra le teltimonianze Antonio, Milanefe s a cul s'ha una [sen Scrittori, che il Gaza fin dal lettera del Filelfo in data V. 14 pat”: foffe già in Italia paffato, e Ottobr. 1440. Ora in quetta il E | che il primo di lui foggiornarvi lelfo, dopo aver lodato il penfie-| | foffe in Pavia , coia da neflun al- ro in mente venutogli di portarti | tro, ch’ io fappia , indicata. Che tra noi, ogni buon’ opera iua gli | non più foffe in Grecia, apparilce offerifce fpontaneamente . foggiun- | evidentemente dal poco tempo , che gendo poi in un’ altra al medefi- [βλάβαι tra la data delle lettere del mo (4), che non riufcivagli alera- | Filelfo, e delle rifpofte, che quetti mente gravofo quefto fuo IROREs7| | accennava d'aver avute dal Gaza. τπρά μι, ἀἠψεικάμα ᾿ ma eo al eri Lo sco che fa poi al Sagra ᾿ rario gli era oltremodo Caro, co- ilelto (c), che unita a quella di me avrebbe potuto intender dal| | Teodoro Gaza non ha trovato al- Sacco , lor comune Amico, dappoi- | cuna lettera di lui, e ’l pregarloin chè lo pu renda con ogni cei un’ altra (4) di falutare il Gaza in tezza di tutto intefo. fuo nome , fan vedere, che l’uno

Gioverà qui l’efaminare, dove ᾿ i ia dimora

ao dns vegnli : Δ ΕΑΟΒΝ ] |e l’altro in Pavia dimoravano. Ma vafie 11 Gaza in quetti tempi, | mor fi può dubitarne, quando il Fi- che con lui carteggiava il Filelfo,| llelfo medefimo lo afferifce , così giacchè , fe comodo rieice in que- | {erivendo al Prete Jacopo Cafliano iti libri di lettere Filelfiane l’ordi- | | Cremonefe (e): Venitifluc nupery ne cronologico , coll cul ion difte- ut {εἰς s Theodorus Gazes, vir cer- fe, è però dadolerfi, che non fiavil ire ὧν difertus.,. eruditus èrc. il eipreflo il luogo, dove iono indi- | | qual Caffiano, foggiornava per gli ritte: ed io già ho creduto, FRS] :ftudj in Pavia, cd anche avea nel preiente anno 1440. non foffe! | per maeftro il celebre Vittorino Fel-

per anco”il Gaza in Italia difcelo. | | trenfe,

------.----..-- -- --

πὰ _— _—r_———rr—r—_—_—r c__—_—_—r—r_r_—rr- | la Storia de” Poeti Greci. (5) Hift. Grmn. Patava | (c) 1. Kal. Novem 1440. (€) Prié. nonaz Novemb.

(4) πρὸ rovsut. καλεγδ', (e) XVII° Kal, Dembe.

6 trenie, da cui imparò il Gaza da| | ramente gli dice non v'effer cofa, lingua latina, relazione del Gio-! ! che meno egli iperi , quanto ciò vio, e probabilmente a quelti tem- | | HE il Gaza, ed egli fteffo arden- pi, e in Pavia: onde converrà di- | temente defiderano. Ora qual reo e, cne intanto il-Filelto fcriveffe- Pai toglieffe a quefta nottra gli di mandare a lui le nuove, chel | Città la forte d’aver celebre Let- aveva » del Paleologo, e del figli- | terato, non ben fo dirvelo . Bito- uol Mario, fenza però commetter- | {fogna però, che, vedutone l’affar gli di falutar ‘nè l'uno, l’altro | | aifserato s creduto abbia il Gaza non perchè in pit fofs’ egli tut | [d'aver in ia per ove tavia, ma per eflere poco prima di| |certo fi trasferì, per ciò che rac- patio PESO pers da una lbereta del celebre Depofe prefto il Filelfo la fpe- | | Cardinal Beffarione, in cui fcriven- sanza d'averlo in Milano, poichè | [do in Grecia al Filantropino , per immaginandofi il Sacco, che circa è Ἐπ a mandase i figlj in Ita- l'elezione del Gaza a Lettore foffe-| | lia, gli dice, che avendo già in ne in Senato già fatta parola, ol | Padova avuto foggiorno il Crifo- coftanza , che indica, come pur an- | per , il Gaza, e l’acro Trapezun- che da’ noitri Duchi era a ez o , concetto a fi fecero d fupremo ordin voftro, o Signore, ! | uomini fapienti. Ma, nemmen qui- lafciata la prefedenza alle Scuole ;| |vi collocamento trovando ; a Ro- gli rifpofe francamente il Filelfo| ima pafsò, finchè malcontento del- (4). che cotefte eran baie, e ch’ | la fcarfa riconoicenza ufatagli dal egli non avea fiducia alcuna dive | fasi CE ge teo 1 der quel grand’ uomo di fiffatta| ! Calabria, dove anche nel 1478 af- Cactedri 3 Bribiblice ftipendio ono- | fai vecchio morì , come deducefì rato. Sebbene non volle il Filelfo | da un Greco Epigramma d’Agnolo prefto fcoraggiarne il Gaza: che | | Poliziano, e da un diftico in bron- anzi un’ altra lettera replicatagli | zo preffo il Lambecio , non men che (5) prende motivo dalla ἌΣ ΕἸ Giovio , 3 da Giufeppe SEE za di Dio, che amatore è de’ buo- | | checche ne dicano Matteo Palmte- ni, per configliarlo a non perdere| [τὲς e Boîffardo , che in Roma lo πο il diltteo) che fperando Η μένα defunto . Benchè molte ope- ha, giacchè pur egli era uom dab- | ln abbia egli compotte e Greche, bene, e foggiungendogli, che, quan- | |e Latine, mi bafterà qui accennare to a fe, via di lui sb SA EE Asi che dr pian Do. e che grande premura‘ognor davafi | | lelto direffe intorno all’ origine de’ per l’efito di quelle' cofe, che in| | Turchi, la quale ebbe il merito d vantaggio di lui potevan τρυποῦν | effer prima tradotta da Sebaftiano Così al Gaza, ma nel medefimo Cofteltone (a) se in feguito dal chia- giorno al Sacco fcrivendo , aper-| | rillimo Leone Allacci. (0), | ] pen-

- —_—————— —__—ucun__ ———@€ ᾿ --τ--- -----π---. "e.

(a) Bafil. 1556. (0) In GUIUIATOLS T. Zi p- 238.

(4) Prid. non, November. (5) πρὸ Teriu8 xmsrd. | | 392. Colon 1653 in°$.

7 Il penfiero, che ho avuto par- | | Pancirolo (4), e ’1 moderno Edi- lando del Gaza, di ciò rr an dei primi quattro libri delle o poco più, produrre, ch’ è stug-! | Piftole Filelfiane (5). Ma che fia gito alle offervazioni degli altri,| |ftato dappoi Proteflor di Leggiin o che può l'intelligenza ajutare di | Bologna, lo aveva il Pancirolo me- quefta lettera da me volgarizzata ;! | defimo di già afferito a car. 189.» m'’obbliga egualmente a parlarvi di le con lui s'accorda il Fabrizio (ὁ) Caton Sacco, che fu da Pavia , ε] | da quali foggiungefi , che nuova- bravo a [πο] O ae poi la Tegpure ima comeché di men celebre nome ; del] | in fua Patria, con quelta differen- quale, quando a Voi piaccia, fti-| [za foltanto, che dove afferma ilfe- matiflîimo Sig. Marchefe 9 alcun mo-} | condo aver egli avuto dopo il r:- mumento trovare, bafterà, che fog. l torno in πος per emolo il famo- giornando Voi in cotefta Città, a| [ Paolo Caftrenfe, il primo dice pix da inte ἫΣ παρ κι Mi picno | [cca più verità in Bologna, d’onde atisfazione del popolo, come Re-! | effendo il Caftrenie pallaro a Pa- gio Podeftà, prefedefte in quetto | I dova s dice, che il Sacco altresì a triennio , paffiate all’ antica Chiefa | Pavia ripaffaffle. Qual toffe la brie del Carmine, ove di lui fcorgere- 8: e da che originaffe tra quelti te la tomba, non folamente de | ue valentuomini non m'è venuto co dal Σαὐμὰ μὲ azione a che] pasa di rinvenire. Non poflo pe- o rapprefenta, ma più dall’ I{cri-| | farmi mallevadore di quanto zione , che ha fotto, contenente | | leggefi nella Pavia trionfante (4) ii Me ἐΠΕΡῚΣ paro e ener È Antonio Maria pair Fa6 n nas . mo adre 2410- acco con gran nome, e Jama tej- moaldo da Santa Maria, Agolftinia- | fe nella prima Cattedra in Parigi , pi craml e), che ἀρ ας sl [leguito dal ele Roizoaldo da dan ofle della Confraternita di S.Seba- | σα Mariî4 : poichè, non trovando- ftiano , ceretta in cotefta illuftre: | fene teltimonianza di Scrittor coe- Chiefa di S. Francefco , quando nel | | taneo s reftaci un ragionevol {fol- 1450. era Pavia travagliata di pe-| petto, che prima del 1417. non ab- fte . Nell’ Indice de’ Privilegj , ej | bia tal Cattedra potuto occupare, degli Atti dell’ Univerfità di dr | e fapendofi d’altra parte, che fin via (5) ritrovo, che fu egli fofti-| {di al 1465. non abbandonò la tuito con falario a’ 21. Marzo del | | 1417. alla Lettura di Gius Civile, | dopo il celebre |Jacopo Azoni: DI | che quivi per tutto il reftante di || fua vita abbia letto, lo afferma il | |

lettura in Pavia, che per affumer- ne un’ altra in Bologna per qual- che tempo , converrebbe darfi a credere , che al Sacco ancor gio- vincello di primo pelo fofle la pri- B ma

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Di(fert. di Franc. Filelfo.

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(a) De clar. LL. Interpr. pag. 458.

(4) Flavia Papia Sacra P. III. p.21. col. 1. (b) In una not. a car. 120.

{b) Elench. Privilegior., & A@uum publ. Ticinenf. (c) Bibl. Med., & infimni lari it, Lib. III ,2ag. 1014» Stud, δίς. cum J. C. Jacobi Pasodii 1753. (4) A car. 114.

ma Cattedra conferita in Parigi, | XVII. Καὶ. Februarias, pocò più che non par credibile, o ch’ egli} | d'un trimeftre vi dovette fermarti, fia viffuto decrepito oltre l’età da | i rrovandolo noi a Milano fin dall’ dinaria degli uomini, cofa, che||ultimo giorno d'Aprile ; della qual farebbe ftata dagli Scrittori ci pe ftravagante rifoluzione fcrivenè vata. Ma quetto è lo ftile ordina-! !do ad Alberto Zancatio Bologne- rio d’Antonio Maria Spelta, d’efa- | fe (4) ne attribuifce il motivo al- gerar quafi fempre, ove tratta del-| | la fuga di Giovanni Mario fuo fi- ? la fua Patria, de fuoi Vefcovi,e{|glio , ad un forte fogno g fors de’ fuoi Cittadini, fenza riflettere, | anche inventato , che prima lo in- che non potea recarfi maggior pre-| | dufle a paflare Piacenza , e poi giudizio, e torto alla Storia , o Ci-| a Milano per ritrovarvelo . In fe- vile, o Ecclefiaftica di quel Paefe,| | condo luogo fi poffon correggere che luminofa farebbe colla ina La po dg È cda s uno del rità, come ogn’ altra a_un di prel-| | Z7ofsio , che differifce la venuta fo delle più :lluftri Città Sagre [Ὁ Filelfo a Milano fino al Gen- lia , quanto aggradendo le coie,! | najo del 1440., e l’altro dell’ Al e egli fa, ᾿Ξ ST con- | deli n ον. ha agg τὴ speci

ghietture, e falfità manifefte. | | 428. fino al prefente 1439. ab Tornando al propofito di αὐ di feguito continuata il Filelto la ton Sacco, dovette con lui aver | | πᾶ lettura in Bologna. Parmi an avuto amicizia il noftro Filelto,| |che di poter conghietturare in prima di paffar tra noi , poichè rif-| | qual tempo fia paffato il Sacco al- pofegli con lettera da Bologna (2), | Dia Cattedra Bolognefe , quando che l’accelerazione È ina venuta a a a ee fede al cbr rana 9 Milano dipendeva dal noftro Du-}||che ciò afferifce , perciocchè rile- ca Filippo Maria Vifconti, il qua-| | Vandof dalla lettera, che qui ac- le avrebbe potuto difobbligarlo dall’ | |cenniamo, l'amicizia, che già il Fi- impegno , che avea fermato colla | | lelfo aveva col Sacco , prima che Signoria di Bologna , di tire Pavia lo potefle per fica * Mil il po: dial, volta bin a SONE ai al prezzo di 450. Ducati d’oro,| |propofito il credere, c ra gl avanti d’accettare il fervigio di ΞΕ (RR 1428., e 1429., quando il Sa fo Duca. Dalla qual lettera noi ve-| | lelfo leggeva in Bologna , vi fi gniamo a comprendere primamen- | trovaffe per avventura il Sacco te, ciò che dal chiariffimo Li ieri di cui abbia fatta la co- non fu offervato , che non lafciò ii . Maflimamente che s’è il Filelfo fcorrere i [εἰ mefi della] jvero, quanto abbiam di fopra ve- nuova fua dimora in Bologna, come | | duto, che il Sacco da Bologna ri- vi s'era obbligato , perciocchè al| {tornafle a Pavia, quando il Ca- Sacco fcrivendo d’effervi arrivato | ΡΝ ne parti per Padova, non

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(4) A’ 13, Febbrajo 1439. | πῇ VI. non. Majas 1439.

ù i : 9 vi.fi deve a più lungo tempo dif-| ce, è offervabiles Sig. Marchete, ferirne l'andata , per εἶεν ficuro | m Senatore, quella, che riman tut- come dal Papadopoli fi ricava, che | tavia dopo tre iecoli, e mezzo, ΩΣ re alal a SM τ cale Lan ΒΝ“ τὸ Line crei 1) FARETE e) - 59 ) i Ἐν x . . . no 1438. Nel 1439. doveva già ill l'eegidi par che privo di tutti gli Sacco averfi fatto merito nell’ Uni- | [antichi iuoi σρεξον n Mei verfità di fua Patria, dopo che ΜΠ] 1010. contenta, (Une. besasene al ebbe riaffunta la Cattedra, giacchè βόδι ας Voi {uo Feudatario , e troviamo , che al primo d'Ottobre | Padrone. Quivi di buon mattino gli iu accrefciuto il falario fopra nel giorno di Santo Stefano , ti» l’entrata ordinaria di quella Get) sr di DAR Pon ΠΩ A chiunque è amante dell’an-| | fondata, e dotata da’ noftri Du- tiche confuetudini di quefta noftra | chi » ogn’ anno cc tron- Metropoli non dee effer difcaro,| | co fulla pubblica Piazza, dopo una ch’ io qui accenni una lettera del iufficiente raccolta di legne fatta Filelfo a queito medefimo Caton | da que’ Tercazzani nelle Cale pri- Sacco in data del primo Gennajo| |vate , a motivo di confervarvi il 1440.» in cui gli narra, che ene, fuoco per tutta quella giornata vi- natafi la fera antecedente la Corte] {VO » ed acceto. (4) Chi ia, che tutta, e la numerofa Nobiltà nel- | 2 quin- la Fortezza, dic’ egli, di incisi ro

nei

_— ——— 2 - i πὰ...

(5) Tengo io copia d'un Refcritto Ducale diro in Milano il 26. Gezaro 1480. intitolato : Gio. Galeaz Duca di Milano Selîo., che inco- mincia Bora , e Gio. Galeaz Maria Sforza Vif- conti Duchi di Milano , e Conti di Pavia, e d? Aduigera, 6 Signori di Gezova , e Cremona. Ef- fendoci a’ giorni paffati fasa (porta fupplicaa dalle buomini della noftra Terra di Binafco , e per più masuramente [pedire il fupplicatoci hab- biamo Scritto al noftre Cipitano di Binafco &c. Siegue indi l’informazione del Capitano di Binafco fottofcritto Giacomo Pufterla, in

noftro Principe Cefare entro al Ce- | | cui avvifa YZ. SS. che ho ricevuto informa- | |

nacolo $ che porta il cognome di verde, fu l’anvua pompa celebra- ta, commendandi trunci Vulcano, in prefenza del Duca medefimo, ch'era di quella folenne feita l’or-| namento , e l’autore: e che poi al- lo fpuntar di quel giorno effendo | tutti ritornati nel medefimo Ca- | ftello , e Cenacolo , pochilflimi ἘΣ, furono introdotti nel Cenacolo , chiamato de’ Nobili, i qualia mi-| fura del grado loro furono diftin-| ti con varj doni d’anelli; ond’egli|

|

|

zione da più perfone , e malfine da certi, quali fono fari la più parte del fuo tempo nel luogo di Mellone nominato in detta fup- pleca , & il minore fi ricorda di buona memo- via d'anni 39., quali dicono , che fe ricordano vedere il di Natale andire 607} huemini di Binafco alle volte a Mellone , & alle volte al- trove 4 pigliare un Zoccho , overo altri legni, e condurli alla Chicfa di S. Steffiuno ad εἴ εν abbruggiati in effa Chiefa al fuoco . . . & an co ho informazione da huomini degni di fede, edi buona reputatione quì in Binafco , che (ἢ ricordano de anzi feffanta , e più . + . . Item che di puoco tempo in qua fono informato, che nel detto dì, andarono a refegare una noce nel piede al n. 4. Savio Dottore di Legge Ambroe- gie Pagano , il quale ἀ᾽ ει cofa ne fupplicò al- la buona memoria dell’ MIuftri(s. 4. Conforte , e Padre di VV. SS.) come fa insefo > che era una

pure del bel numero eflendo, un n’ebbe in dono, di non mediocre valore , ficcome quello, che aveva un diamante incaftrato, che a gui- fa di piramide s’andava alzando. Intorno alla detta confuetudine d’ abbruciare un tronco pubblicamen-

10 quindi non abbia tratta origine la

popolar coftumanza di nominare #/

Zocco , come tra noi chiamafi, di Natale, giacchè da principio, per quanto ricavafi dalla Relazione qui fotto notata, nel medefinio di Natale folevafi con qualche pompa abbruciare ?

Altre lettere abbiam del Fi-

lelfo a Caton Sacco indiritte. on-

de notizie cavar potrebbonfi di quefto valente Giureconfulto Pa-

veie, di cui, non oftante che al- cuni Scrittori efteri abbian con lo- de parlato, tra’ quali il Biondo, il| Mantova s il Pancirolo, citato, e copiato da Giannalberto Fabrizio,

nulla , o ben poco ragionano gli Storici di Pavia. Ma farebbe a defiderarfi (ciò che d’altre Città abbiamo ) una compita Storia de Lerterati Pavefi, i quali e fono in buon numero , e crefcerebber vieppiù , quando s’aveffero a con- fiderare, come appartenenti a Pa- via , tanti ragguardevoli Perfonag- gi, che in quell’ antichiffima Uni-

confuerudine , gli meffo filentio &c. Nella |

fupplica poi fi legge: in tanto (patio di tem- po a memoria d' huomini è ulato , e fe ufa andare per le Campagne circolanti a detta Ter- ra a pigliare Zocchi, altri legni, li quali fi conducono dai detti huomisi cos un Girro Senza Bovi alla detta Chiea, & ivi fi abbrug- giano &c. Vengono in feguito le Lettere Du- cali, in vigor delle quali #utti corefii., & qualfivoglia altri fotto qualfivoglia nome fi chia- mino gli efimziamos liberismo, & affolviamo da egni Inquifitione , Bindo , Procefo, e Condan- na.» Comnindando al nofiro Magifirato delle Mutrate Straordinarie , & a tutti gli noftri 0fi- risliî, Notari, e Sudditi . . . acciò che mai in alcun tempo avenire quelle poffico portar dan- ne alcuno; E di più vogliamo, e commandia- mo , che quelle noflre Lertere fiino ofjervase da rutti: Commindando però ad eflî Commine, & Huomini, e qualfivogiia perfene finzulari di det- τι Terna di Binafco , acciò per l'avvenire ef> Servino quella confuetudine è

verfità fon fioriti: alla quale Sto-

ria per aggiunger più luftro po- | | trebbef quella unire della nobile | Accademia degli Affidati , a cui, LS grande onor fanno molti valo- l rofi uomini, che fegnatamente nel i |fecolo XVI. ν᾿ entrarono , profef- | [fo s che grande a me ne deriva ,

dall’ effervi di recente afcritto. Io | godrò d’aver meffo coll’ occafio- | ine di quefta lettera in miglior vi- | ta il merito di quefto lor valentuo- | di cui potrebbefi negli Ar- | | chivj cercare $ fe alcun’ opera la- | poss abbia, almen manofcritta,

giacchè vien egli di f{peffo citato, | la detta del Pancirolo, che per al- | | tro conteffa dinon fapere, fe nien- ‘te di lui fia ftato dato alla luce. | | Non folamente Giureconfulto fu Ϊ [44] Filelfo chiamato, ma Oratore | i eziandio, 6 Cavaliere aurato , di- I gnità di grand’ onore a que’ tem- | pi. Intorno a che offerva il De- | ciano (a), che già effendo tai Ca- | valieri col nome di “τὶ addi-

mandati , fu il primo Francefco Fi- | | lelfo, che rinnovellafie l'antico no- me di Equite, per efler quefta di- | enità fucceduta all’ antica equeftre | [de Romani. Che due moglj il Sacco abbia avute, chiaro appa- rifce dalle lettere del Filelfo, il quale ne caratterizza la prima coll’ iaggiunto in più d’ un luogo di | pudicifsima , ed una volta di pru- | dentifsima . Nel 1551. però vuol leffer paffaro alle teconde nozze | con una vecchia allai ricca, che giocofamente vien dal Filelfo in

altra

(1) Refoenf. 21. num. 14. vol. 1., & Refponf. | | 84. num. 9. vol. Y,

rr altra lettera a lui (4) una Matufa- | | tempi portarci, in cui s divifo fi lemme RARA, Grandi punte “i ἱμέβο ναι Ra SAR ogni mode al Sacco han fatto l’| | non men rientale, che - amicizia del Filelfo, e del Gaza »| | dentale , ficcome Romano Impe- ER re | ep ATE mo ialon Maino verfo pi come ricaviamo dal Panci- | | fua Coftantinopoli u proccurò di rolo, e dalla Biblioteca degli Scrit-| | far + de ace due ACTA gl ce» tori Milanefi . (ὁ eradori Romani, un de’ qual Or ERI da alcun di- | VER Roma fedeffe ᾿ e in Coftanti- mandare , per qual diritto fia in | | nopoli l’altro. Divife anche il Se- Gela Icptera Roncaro, È or] | pus: su ἊΝ dui , e oral. ogo Imperado - n i fim lecito per giunta | tutto l’Orbe Romano la cittadi- giacchè altrove (c) ho parlato del | [panza accordata , così volle » che vario ufo, che in Oriente facevafi| | dalle Occidentali Provincie {celti si ANEREAO» Ipicgarne pra αἰ foflero i vga da ondamento , con cui gli affume-| | non meno a vano , il quale fe Lara origi- | ftantinopoli . Doveva pia ne vogliam derivare, gioverà a que’ | | l’un de’ Confoli in una Città , ς : di f | l’altro nell’ altra aver fede, che che | poi fia, che alcuna volta due fe ne fien trovati nell’ una, e nell

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—— _— ———+ ——— mTr_————

(4) Dalla qui citata lettera del mefe di Giugno 1551. poffono alcune notizie cavarfi, etra l’altre, che non difcendenti da lui, ma for- fe dal Fratello ivi nominato, furono que’ due celebri uomini , che fiorirono con grand’ ‘onore nel Secolo XVI., val a dire Bernardo Sacco , la cui Storia Pavefe fu degna d’effe- Ι! re inferita a car. 415. nella Raccolta , che ha per titolo DT Zaliae Wufratae , feu re- rum , Vrbiumque Ita'icaruns Scriptores vari | notae melioris . Francof srt: 4. 1600. in fol., e Giacomo Filippo Sacco , il merito di cui |

|

| Apo ovver tutti due in Coftan- l'tinopoli, o in Roma. Il medefimo | avvenne dell' altre dignità. Anzi, | LI | |

fe abbiamo a credere a Michel Glica (4), per nobilitar maggior- mente, e popolare quefta nuova Città ; vi fece da Roma paffare , quanti uomini eranvi più infigni, ed illuftri. Ceflando finalmente in Auguftolo l’Imperio Occidentale, non lafciaron gli Augufti d’Orien- [τς di farfi riconoicere per Impe- radori Romani , ritenendone il ti- | tolo, e non poche Città in Italia, | le i loro ritratti a Roma mandan- vo da lui adiotto ; farà d’uopo il Heilerisi [eo 9 perchè foflero ammeffi sette che molta fia itata la dote di quetta ricca una Chiefa ripofti s facendofi an- Vecchia, e che molto abbia egli colla DA | I |

apparifce dall’ effer egli ftato affunto all’ onorevoliflima Carica di Prefidente del Se nato Milanefe : onde i giuti encomj potè meritare dalla dotta penna del chiariflimo Sig. Gonte Reggente Verri nella elegante Prefazione alla moderna edizione delle Nuo- ve Coftituzioni Milanefi Cap. III. p. 126. Rilevafi dippiù, che, fe abbiano a crede- Te quanto dice lo Spelta, che un Collegio per gli Oltremontani fia ftato dal Sacco in Pavia fondato , benchè non fuflifta il moti-

legge acquiftato , rammemorandogli qui il che nominar nelle Mefle , e negli Filelfo la prifina fua povertà. Stru- {b) Ali’ Articolo di Gafon Maino. cile

{c) V. il Fogl. XIX. della Raccolta Milanefe dell’ anno Σ᾿ 56.

(4) Anpale par. IV.

12

Strumenti, e volendo, che avef-| | nio di Coftantinopoli tanto era lo- fero in Roma corfo le monete da{ [τὸ rimafto, quanto a lufingargli lor battute. Le quali cofe però tro- | | baftava d’effer eglino , come pri- viamo alcuna volta dal Sommo||ma, Imperadori di Roma . Per Pontefice, e dal popol Romano: ἦν qual cola chiamavan pur an- lar CONSE , ene per atte- | πρός ficcome ΝΡ pedi pei

ato di Paolo Diacono avvenne oftantino è col nome di Nuova a’ tempi di Papa Coftantino nell [Penna quella lor Capitale ; doven- anno 712., quando fu creato Im- | \dofi eiplicare le iniziali di qual- peradore Filippico macchiato d’||che Medaglia del Baflo Imperio , erefia. Così andò l’affare, finchè: ove leggefi CORNOB Coffanti- Carlo Magno fu confecrato δάκος nopoli Romae Nvae Officina fecun- rador de’ Romani da Papa Leo-||dz, non come ha fatto qualche

ferir volendo δ᾽ Gettoni battuti fol nelle Gallie per Tributi pagati agl’ Imperadori , ftravagantemenre le

| | ne, a cui non meno , che al med ine che fimili Medaglie ri- 1 laghi retò Corpus Nigotiatorum ob- | Ρ | | | | |

nato , e al popol tutto di Roma rincrefcea forte, che una Donna, quel era Irene, foffe da’ Greci al- unta all’ Imperio e Imperadrice de’ Romani s’intitolaffe : maffima- mente che ben chiaro appariva da qualche tempo , che in molte ma- niere i Greci ftudiavanfi d’ abbat-

| tulit . Quel tratto di Paefe, che

| tere la felicità di Roma. Intitola- |

|

|

|

da Cottantinopoli a Ponente s’eften- de, Romania perciò dimandarono, che val quanto preffo gl’ Italiani Rmagna. Anzi.erano in modo tal perfuafi d’efler eglino veramente Romani, che la greca lingua chia- mavano Romana lingua, cosicché

to così il Franco Monarca Impe- rador de’ Romani, e già avendo- ne avuto il Pontefice o da que- fto medefimo, o forfe prima ΡΝ | Ῥωμαίων διαλέκτῳ, 6 'Ρωμαΐςει figni- minio temporale di Roma, e deli | ficava per eili in greco dialetto , fuo Ducato , parea , che più ioni grecamente , come può vederfi in doveffe a’ Greci Augufti il titolo | | Coftantino ΥΩ ΤΟΣ ΜΝ . Di sli convenire d’Imperadore, e Re de’| |è, che Niceforo Gregora intitolò 1 Romani. Efli hl contrario ne fu-| Nas; XXXVIII. libri Ῥωμαϊκῆς ‘copies, rono per tal modo gelofi, che al- | | che val quanto di Storia Veni, Gua molta gine ache Le rat sind τ τᾶς a lor foffe co’ fucceffori di Car- utocratore, a quello = lo Magno comune . Tale è la do- | | radore equivale, folo per ie τε glianza , che moffe Bafilio all’ Im-| |riteneffero i Monarchi d’ Oriente, parsa delibere cos [DE Are che Imperador de’ Franchi. e non! | chi a -

de’ Denani dovea intitolarfi , poi- | | talvolta ofaffero di appena conten- chè quefto nome unitamente ai {der quello di Rex agli Auguttit- quello di Bafileus ri{ervato era ai | !fimi Sovrani di Germania, io l’ho ioli Augufti d’Oriente. Col domi- | | altrove moftrato . Ma quale A

ftr

ΤῸ ; i 1 d'oggi aeftà di Francef- {τι la ricevettero, tale i a Di [1 sh ς oBBI, n ma ον Ra id rta : anda Jaar. ‘Sovrani fi | | fempre invitta Imperadrice Reina, DI Ari le ιὶ as e che fperiamo ° da’ nofiri Imperadori non più ni °| era pf nel Sereniflimo col titolo di Re di Grecia chia | γραῦν τος ἥν Giles ἐμάς Mich atchibmiti nedetto , per confolazione sr diam dal Fi È a cui Voi, e vediam dal Filelfo nella ΜΈΝΕΙ | ET on “a O i pine νυν toga ἂν i Some| lifimi fudditi, e Voi dippiù ze- πὰς Eligio Ie i | llante Minitro A Ψ. 8, Mluftrifi- TO ct” estera "to indi fu, ma bacio reverentemente la mano. più d’una lettera a lui in | | τα προς τὸν τη βεῦρον e in altre circolari δ᾽ Vefcovi Si | tolici: Titoli, con cui onoriamo| | 1757.

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SII aa 4." ROMAE. id Pel dr î ino i; ἣν; ΠΑ ΑἸ ΟΝ δ ἐν τε; HO tn fe Δ il aria UA Sirio oi Tm; ΓΝ vida ptetià PAS 10 civ vedi rana PO ᾿ Miri, el Di Va” ΤῚΣ ἣν gio ΚΑ τρδείαν CL RICE: ἊΝ ἈΚ δὶ Wa ΚΑ Mr sani mon Po με ἀφο, δον Ahi muabio, Tp 4 ΠΩΣ gti Pre È, di alpine lan cd. ἘΣ ἈΠ n ; ΟΝ ᾿ ἐλ γ pe Le se xl LOIRA ΡΤ γ; stat pay raliesiia CECA VIVAI i ἐμοῦ ἐλάρηνων. Susa mn 5 LE “né: Mare ira Clenbra μὴν i dari RI ; Tgr Fmi, opa) pai testo, LE FA Gogna 4 Miao latine: ἔν δι sm Lt ì

DISSERTAZIONE

ACCADEMICA SULLA FEBBRE

D'E'T'ID'O TRIO RE GIANBA ΤΑ DEL: KE,

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IN MILANO. MDCCLVII.

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DISSERTAZIONE

ACCADEMICA

SILE LED

He cofa fia febbre, volete | | fana, bifognerà dare la caufa che li che in poche parole io vi

dica , e non altro? Vera- mente di poco m’avete incaricato : ficchè in poche parole appunto al poffo rifpondervi , che εἴ è un fintoma, che accompagna qualun- que infermità, difpone le ri{pettive | parti del corpo ad accelerare il moto del cuore con periodo du- | revole, ed equabile . Mi riprende. ] poi alcuno perchè io la chiami fintoma , ficcome da effo per av- ventura apprela per male principa-

varò in imbroglio; ma ficcome in natura nulla può efiftere fenza la naturale caufa, per la quale efifta, e il movimento del cuore non è foggetto a cangiarfi per volontà, ! o per propria abilità, trovandofi preternaturalmente cangiato , o vir- tualmente difpofto ad effere can- giato queflto movimento , ci deve effere quella caufa preternaturale che lo cangiò , o virtualmente lo difpofe a cangiarfi, e quefta ap- preflo di me farà l’infermità prin-

| le, ed io in grazia voftra mi | | |

fi chiama febbre ne farà l’effetto, o fia fintoma.

Mi fi darà per caufa l’influffo accelerato de’ fpiriti: ma quefto

cipale, e la velocità accrefciuta, che i il

patirà l’iteffa redarguzione del can- |

giamento del cuore ; onde tutti que- fti movimenti effendovi in natura

| ||

| ἴδω ufcire dell’ ordine di natura

fana, e quefto farà il male princi- pale, e la febbre l’accefforio . | Da quefto bel principio argo- mentarete voi fe facile fia l’incom- benza, che a me appoggiafte , edio | frattanto, per non lufingare voi, e non adulare alcuno, vi dirò, che | queto aftratto di febbre è una εἰ- | prefla chimera ogni qualvolta non fi adoperi per fignificare quel movi- | mento alterato, che può indurre vi- | zio ulteriore ne’ fluidi, one’ folidi | delcorpo animale. Che fe ci perdia- mo a cercare inun cafo pratico fe vi | fia la febbre, o πὸ , quante belle volte un Medico dice di sì, e l’altro dinò: Quante volte più Medici di- lcerio di sì, e il paziente fe ne ride, | perchè fi fente bene, edè capacedi efercitare fenza moleftia le fue fon zioni , cioè è fano ; e quante volte un Medico dice, che la f:bbre nonvi è più, e l’amalato muore: tanto è ve- ro , cheil concetto di febbre è ftato inventato , ma non ha fufficiente fun- | damento per determinare l’intellet- to, fpeculativamente per darne una idea, praticamente per darne |i contraffegni fenza pericolo di er- rare, come farebbe dovere d’unarte. | In comprova di ciò potrei ad- | durvi un numero portentofodi defi- nizioni date della febbre, tutte diver-

| | fe fra fe,e ( perdonate la fincerità, o

2 ia

4 la corta intelligenza ) tutte infuffi- cienti. Una che viadduceifi potreb- be baftare per molte , ed è quella del tamoio Lorenzo Bellini, uomo, che dovealtri hanno potuto tare nel-di lui meltiere , effo ha fatto di più, e pure qui mi quetta definizione. La febbreè un vizio di fangue nel m - to 0 nella quan'ità jonella qualità, ointutte, oalcune dieTe. Neppure mi fpecifica il vizio, che nomina ; tanto è lontano dal farmi concepi- τε l’idea dell’eflenza di febbre.

Ofervatene un ‘altra di una delle più celebri Scuole della Ger- mania. La febbre è uno sforzo (a- Iutare della natura , col quale per mezzo di movimenti fecretorj , ed efcretorj è proporzionati però alla qualità , e quantità della caufa (che caufa?) (ὲ sforza di cacciare dal corpo , e principalmente da' di lui fluidi la materia nociva. Ora ditemi; Quantunque ciò non fia altro, che quafi un poftulato intie- ro ; dato però tutto per chiaro più del definito, e dato per vero, ia- rebbe egli più, che una allegazione della caufa finale della febbre ? Che ne direfte voi, fe io vi difiniffi la penna per quell’ iftrumento indu- itriofamente preparato, a fine che intrifo nell’ inchioitro, e circon- dotto fulla carta vi imprima i ca- ratteri? e puretutto ciò è più chia- ro, e più vero del detto di fopra.

Aicoltate il Pitcarnio. Per teb- bre intendo la velocità della circo- lazione uniformemente accrefciuta ; e quefta ha iempre per compagna la rarefcenza del fangue, o come caufa , o come effetto. A vifta di sno, che ha corio , ed un’ altro,

| | che è tato al Sole, che ne dire- fte voi? Il primo ha più veloce il

| I polfo, e proporzionaimente meno

gonfio ; Il tecondo più gonfio , e | Moe veloce; ambi roffeggianti e | riicaldati, non però di quei calore | che fi fente in certi tebbricitantiy | ima più accefo che in altri, che pu- | re fi dicono febbricitanti anch’ effi | |a differenza delli due allegati cafi, τῇ quali dalla comune non fi iup- pone tebbre . Che fe fono febbri | queite, le qualinon iono malattie; | [come farà poi a diventare malattia una febbre fenza cangiare d’effen- za ? Certo vi farà una febbre, che farà malattia, e l’altra non lo farà. de poi non fono febbri ancorchè la

| velocità del:a circolazione fia accre-

fciuta tanto uniformemente, quanto

| | fi poffa difcernere in qualunque feb-

i bre, e la rarefazione del fangue fia egualmente evidente, dove faranno

| i caratteri privativi di quefta feb- | ua clie poffano fervire per definir-

la, e dilcernerla?

| | So che non volete perdere tem-

[Po in afcoltare i penfamenti degli antichi, perfuafi, che i moderni deb- bano faper dire ancora ciò, che dif-

in ogni cafo volgete libri quanto volete, e trovarete fu quefta ma- teria una diverfità d’idee tanto va- fta, e infuffiftente, che vi farà ri- dere fe avete il cuore di quelli an- tichi Romani, ch’ erano obbligati a

| part volontieri. e vi farà cono- fcere la qualità dell'impegno, che a me addoffate.

| | rta gli antichi, fe è ben detto: | | |

| | La difficoltà, o impoffibilità di

ftabilire una difinizione della feb-

| | bre come male per fe, e non co-

Γῆς

i 5 me femplice effetto neceffario d'un| [cis che Ippocrate ci ha dovuto av- altro male , ben conoiciuta dal Boer | vertire di non elaminare il polio haave lo indufle, credo, a non cer- | dell’infermo al primo arrivo; per- carne conto, e contentarfi di afle- | | chè, te l’infermo è timido, o anfio- gnare una regola fra le tante, che fi | ὑεῖ ciò bafta perchè il polfo alla tor- prelcrivono per conolcere ie la teb- prefa fi miss 7 uti la pratica non bre v'è,o πὸ. Eccola. In ogni feb- | lc infegnafie di offervare le azioni bre nata da caufe interne v'è ri περ s e il modo della lefione per pulazione (che interpreto fenfo di qualche fpecie di treddo ) po2fo ves | | lefe, e la caufa ledente, invano ciaf- loce, e in altro tempo calore ; co-| fanneremmo intorno a quefta larva . sìcchè la fola velocità di polfo vat | Perchè dunque fi dice febbre pre pos PORTE gli N, DI Quelto nome è Si gi 95 Gera fra fola il Medico giudica, che la_| |ranza in tempi, che non fi fapeva febbre vi fia. Al primo ii [18 quale modo fi ammalaffero i cor- quale differenza fi trovi di velocità! I pi umani. Allora vedendofi uno ca- nel polfo di due perione fane, an-| |dere d’ apoplefia , © inaridirfi di zi d’una fola periona fana in diverti | | qualche membro, fi diceva che era att voi ἜΣ Ἐν περ lion drv fra È Coni

a di veloci-| | un tocco d’eplepfia creduta effetto du tolta È so non farà facile | | dell’ira de li Dei; e poichè la mag- Hi giircioc eta) lido persiglebi ho (OLI o itabilire quella velocità, che fer-| | gior parte di quelli, che fi ammala- ve di primo limite ad effere dina | Fra vedeanfi illanguiditi, prefi da fciuto per febbricitante . Da CIÒ ne | un calore eccedente, accompagna- feguira, che ie la febbre è mite, Ri [folta polfo veloce, e ‘travagliati velocità del polio fi confonderà con! ! poi da altri fintomi, che in nume- quella lc Sa 566 tempo; | |ro, pisa e tina non rta ma quando poi la velocità è vera- | po unitormi ; credevano quefti ac- mente intentata da una caufa mor- | cidenti della febbre , e la febbre cre- bofa , e poi impedita da un altra, | |'devamo il male principale, che de- come lo è nelle maligne , allora il| | finivano poi: calore preternaturale polfo fi raffomiglia ftovente al τῶν | difafo per tutto l’uomo, 0 nel più turale, di modo che, affidandofi al | delle parti, o almeno nelle più no- ΠῚ n api dira 1a ὡς { gilda | Pes ide che SER " ΡΟΝ + ca liberato chi ς᾽ invia al fepolcro. [per e lefa l’azione delcuore. Vede-

Dove fono dunque i caragichii vano fovente in quefto cafo l’efter-

per difinire coftei, o per indicarla | no illefo, e credevano fovente, che Ξ , 1 ᾽ν" ν “i 5

almeno ienza pericolo d’errare? Ah| | l'interno fuffe egualmente difpofto; che la fortuna non fi può Lioni i alla riterva, che ‘gli umori ritcalda- fecondo le idee del volgo, te non | | ti tormentaflero le parti $ e talvol- fi finge, che ella fia ciò, che non i [a ad una, o ad'un’altra ottinata- Quetta velocità di polio così decan-! ! mente appiccatifi; le rifcaldaffero tata è talmente foggetta a ingannar- | foverchiamente » che fi doveffero

| poi

comprendere quali fiano le parti

δ poi dire infiammate, e perchè que-

ito calore. itrano alla natura, He |

Grazie fiano al Cielo che a’ meritava d’avere comune il nome| | noftri giorni è cangiato lo ftile, e

con quel calore benefico , che è | ancorchè io non poffa afficurarvi, compagno indivifo della vita, gir da in tutti i luoghi fi guarifcano inventato quefto ftrano vocabolo! |gl’ infermi meglio che ne’ fecoli di febbre per nominarlo. Ora pen-| | paffati, vi poffo accertare però, fate voi fe era poflibile il definire | | che il modo di penfare è ben di- quefta carota. verfo appreflo diverfi ; ed eccove-

Chi fufle {tato a que’ tempi, | | ne un faggio non tale, che adequi m'immagino , avrebbe veduto, ar-| | tutte le varietà de’ penfamenti, ma rivando un Medico all’ ammalato, { {quale alcuni lo concepifcono . An- {piare fubito col tocco del polfo | zi perchè più chiara vi fi dipinga ie v'era la nemica, e riconofciuta-| | l'idea, ommeffo per ora ciò, che av- la a’ noti fegni di calore, e pelle ir ne’ canali minori per mezzo frequente, τοῖο dare di mano al ! de*varj fluidi, che per effi fcorro- rinfrefcare il calore con lacaffia, 0,| |no di natura più fottile , vi pro- fe Dio vuole, ad eftinguere il fuo- | | pongo da confiderare i canali più co con l’olio , così continuare | veri e il fluido più groffo, che

la lefione , fe non fe per accidente?

mefi intieri, degnare pure di] il fangue, e le vene , e le arte- qualche rifpofta, fe non fe fcufante, | | rie, che fono i fuoi canali. Di que- l’infcienza del povero Were) {ti È più conofciuta la natura , i fi lagna di qualche Holaro: Θ al più, criari 5 in see ip tinte per farlo tacere, accordargli un in- | molto più facile farà il formare felice unguento pettorale, καδιόμος | idea in principio di cofe più fen- le delle colte, o difopilativo, fe tor-! | fibili, e più cognite, per paflare poi aggancia pani è PARA ] at- | | alle DIRE τε τῶ ἀφιῇ ἐν orione : o col dargli il ferio avvertimen- nete dunque , - to » che, cedendo la febbre, ci per arteria di quelle , che dal cuo- pn ner panca da AAA | δὲ pricipali quelle sd afcen- το. Crederefte voi, che quetfti fuf- ono non parliamo per ora) o per fero Medici capaci di guarire intere pae di preffione , o per caufa di mi O piutrofto li crederefte folo| | ritringimento di canali, o per cau- capaci di curare al più. gl’ infermi, [ di ingroffamento ( fculate l’im- che col tempo guarifcono poi da | proprietà del ici, di preti per loro? Se in vece di offervare! ‘il fangue ifteflo fi fermi. Perchè ciò che è lefo, e comeè lefo, gli 18 ferza del cnore non cede per an- vedefte continuamente perderfi in| |co, egli feguiterà a cacciare il fan- cercare fe la febbre v'è, o nonv’è;| | gue verfo l’ifteffa parte come pri- fe effa ha nome quotidiana, terza- | lata e quefto, non potendo paffare na doppia , finoco, caufo, febbre | | avanti, diftenderà l’arteria oftrutta, acuta , o maligna, crederefte voi, ἣν la gonfierà; Quetta iter pre- che fuflero in cafo di rimediare al-| merà le vicine in modo che nep- pure

ΖΝ pure per εἴς potrà paffare libero | | modo s che acerefcere le quantità il fangue. Se la parte, in cui fegue | {di moto impreffo, che nel nottro quelto impegno, che diremo ostruc= | calo è accrelcere la forza dei cuc- ta, è picciola o ha οἱ in vici- | re ad un terzo di più: ma ficcome nanza, che non lafcino andare presa pes v'è per anco chi l’accreica 4 to lungi la preffione, come fareb- Do quelto motivo non potranno be undito; allora i canali, che re- | paflare le 40 dove paffavano le 30. ; ftano oftrutti, fono pochi, e arene pia il foprapiù dovrà fermarfi in- per confeguenza è il iangue, che ne pere nel modo che diremo . Quan- rigurgita, onde poco ci vorrà a di-| | to al dilatarfi de’ canali, o fia ar- desio per le altre arterie, e i | | terie non ferve all'intento, perchè cuore non ne fentirà impreffione| | come elaftiche quanto più fi dila- notabile ; cioè non ne feguirà feb: | tano, tanto più refiftono ; ficchè bre . Ma fe la parte olttrutta è. {quella forza che dovrebbe muove- grande, il fangue, che rigurgita è * il fluido quì fi confumerebbe a copiolo , nude rl tale i palin τ νῦν del folido i venta , che non fi può a meno di] |onde anche per queito mezzo i non farne conto. [fangue non potrà paffare, e ter>

Mettiamo dunque per efempio,! 1 meraffi in dietro in modo che le che la forza del cuore fia di gra- | arterie a poco a poco anderanno di 30., che debba far correre lib- | | ingorgandofi di fangue, finchè, in- bre 30. di fangue per canali, cheprefi) | gorgata l’aorta, cominci a fare no- tutti affieme formino punti 12. di | | tabile refiftenza ὡς cuore. | diametro; di quefti punti ne fiano Il cuore, che col fuo ventri- oftrutti 3.: gli aperti reftano 9. rd colo finiftro ad ogni cottrizione quetti 9. adunque dovranno paffa- | !fpreme il fangue nella aorta, ed in re le 30. libbre di fangue, che pri- | ma paffavano per12.; onde si punto,che prima portava oncie 30. di fangue , ora dovrà portarne 40..| Non potrà dunque paflare quetta |

———____———t ----

| ftaro naturale fi vota pertettamen- fs ora trovando nella aorta refi- ftenza, non fi potrà votare a tutte lle coftrizioni ; ficchè o in molte, | o in alcune refterà porzione di {an- gue nel ventricolo detto, onde non lr capace di ricevere tutto il tan- |gue della auricola finitra. Dunque

quarta parte di più quando, o non fi dilatino i canali fino a ricupera- re il diametro di 12, oltre gli oftrutti, o, reftando il diametro si nella auricola fini&ra, oin molte, 9.» il fangue non accrefca la δ πεῖν, in alcune coftrizioni vi refterà por- in modo, che, dove nello fteffo | | zione di fangue, in modo che efla impulfo del cuore ne paffavano 30. | | auricola non potrà ad ogni dilata- ora ne debbano Lech 40.4 che è! {zione ricevere tutto il iangue,che quanto dire, fi deve accrefcere Ια! | dovrebbe dalla vena pulmonare; velocità d’un terzo. Per accrefce- | | quefta per conleguenza dalla arte- re quefta velocità, reftando iftefla . ἘΠ pulmonere , l’arteria dal ven- la maffa, è noto non eflervi altro) |tricolo dettro del cuore; queto

dalla

8. i ‘erchia- guisa deficit la vena cava. Dunque tutti "ναι ς: teli i 182 fanguigni contenuti nella petti vi-| | eni i cioinodo. chia siii dm ΒΡ ἰὴ dl Teo, τὰ motto che fienda gorgo della aorta, Ingoitati a .. 3 | - “efce Ji mbro al Ts na oitrutte fiano dalle difcen ;I Ò Ὡς: : ἘΠ vi relteranno arterie, che Paitone men ione Mameli zz; pr ne: Boca papero ἔδοετα; dal fané pate ae nervofi al CUOr6; ene Faverchio Mic cei ( l'itteffo direte voi , con propor- aicendenti. Per 16 afcende RI | i 4 jeni que fi porterà maggiore PE Valiani zi ἐπ προ ἀπο il di tangue del folito. Σ ; di ἐς ἀρ REAL anderà reftando

Frima di paflare, più» oltre.io | | di dico di più idiot dba anverzteni s che ὍΣ fo | | ani dimento ne nafceva fono intefo di delinearvi un cafol 'dal rag “εἷς è πὐτεβόμπο Gela di febbre fredda . Abbiate pazien- | il fred SE e boh +quebialre za, e lafciatemi dire . Io non Mi fe ani i «ἀνά διάετα pr ci, Parini cello | μασι τανε de ioto si piva ail uil deve BA eh crd ἔπε nil et Siamo perfuafi 9 che non fono del mio pare ; | . di calore Guardatevi quando opera: si ἐπιρρκιῆε λησεν οοκ ea iii Che o: ἐπι πὶ rec αν | do. diciamo freddo febbrile, non = chè non vi faccio fe n | τ die i caldo, che di male alla fofferenza, la quale è | ba aerea dp ΠΟΙ poi una virtù, che non vale nien-l morte vane" εἰὐῥεκείνα 51 da te fe non è efercitata . Anzi per | fiere ΕΣ κεῖσε al fenfo, viene clercirarvela meno , fervendo di be stvirsorter n termine affoluto, fred- ῬΈΕΙ Seb ας προς Hera po] ΠΣ folamente fi accofta al- ce cofe, che farebbero δαὶ impor-| | do, “ἐμ e di tantovi fi accofta, tanti, e darò folo il primo abboz- | [μὲ esige tempo di febbre, in zo all’ oggetto della voftra ai È ini mo tanto raffomiglj morto, τὰ ; ficchè fe non vi fentite ei ΘΗΝ ΒΕ Lirio ai quante ti Le ae o E cat prorieti τως, fpecie fe delle emorragie , de deliquij » LA |, sio della claffe del rigore, co- cento altri accidenti, che accompa- di deri perchè allora l’uomo ir- gnano le tebbri,afcrivetelo allo feru-| | si idifce veramente in modo, che polo, che mi faccio di scr | PE i fi offerva quafi più movi. moleftarvi, ben perfuafo , che fic- paia LAO Ciò indica nel dato come il tempo affegnato è breve, suo; o l’oftruzione troppo vafta, così attenendomi io 4] tempo di] Primi 1 a fopprimere quafi tut- gnato, ne verrà a voi più breve "| lt o forze del cuore, o la torpi- moleftia. Sbrighiamoci dunque. | |te = dezza

dezza degli umori , che riduce quafi | | mente s'intende dai difordini pot al nulla ia proporzione delle forze| | pramentovati. moventi, e da quelto grado ec- | Al primo comparire del fred- ceilivo di freddo intenderete li mi-| |do febbrile, fecondo il vario gra- nori, che fono ftati detti Βέγαβεν! piede medefimo, fi comincia a re- e freddo femplice, queito accom-! 'ftringere in fe fteffa la pelle, grin- pagnato da iemplice tremore, e||zifce, e fi fa rigida ; la cauta quello da violenti fcuotimenti; de’ | | che produce tali fenomeni laicia quali nel profeguimento intende-| {efenti le altre parti del corpo, che rete la cagione. | | generalmente prete dal freddo ir- I Medici dicono anfietà quel. | | Figidilcono . Ora poichè effere ri- Ia moleftia , che fenza efplicito fen-{ | gido non è altro che effere meno fo dolorofo fa fentire un pefo , el Idieghesale , le parti prefe dal fred- una anguftia alcuore orribilmen-| {do faranno meno pieghevoli, cioè te diiguttofa, che poco male ἰΘΒρῚ [anello facili a piegarfi, a contraerfi, tuttii dolori a riguardo di lei, da-! la moverfi; ed ecco l'inerzia de’ ta la proporzione d’intenfione » | febbricitanti in quefto periodo, al- di durata. Queita ordinaria ori |a produzione della quale concor- ra della morte fi fa fentire nel fred-! | re anche l’indifpofizione degli umo- do febbrile a mifura di quanto il| [ τί, fe fono pigri. Perchè poiil rel- moto del cuore refta impedito, e| | pirare non è altro, che muovere il fangue preffo che immobile re-{ |varie parti del corpo a fine d’in- fta ingolfato nelle vicinanze, e fiore ἰῷ ed efcludere alternativa- feni da] cuore medefimo ; d’onde | mente l’aria da’ pulmoni, confta, appare il perchè quefto fia ordina-| | che il refpiro fara difficile. e ften- rio fintoma del freddo fuddetto.!!tato; anzi il tremore, e la concuf- In tanto che il cuore o non] | fione fummentovata delle parti fi muove, o poco fi muove, quel | mufcolari lo renderanno tremante, principio procedente da’ nervi che! {e interrotto fino acoftituirlo quafi lo muoveva, quefti non impediti,| | nullo in cafo di rigore. feguita a fluire, di modo che fi Siccome confîta da’ efperimen- trova prefto congregato in μων ti, che fe il fangue, come gli ipi- fufficiente per rimettere in moto il | Ἀπ impediti privano di moto la cuore: altrimenti in pochi iftanti | | parte alla quale non impediti fer- l’animale morrebbe . Torna dun) prarana s e d’elperienza parimenti que a coftringerfi il cuore, e di-! Iconfta , che levata la contrazione latandofi le arterie, che prima re-| |ad un mufcolo, il di lui antago» itate immobili avevano fatto il pol+| [abita s quantunque foggetto allavo- fo intermittente , reftituifcono il! !lontà, fi centrae involontariamen- polfo , che in quetti cafi farà per | | te, per lo sbilancio delle forze con- lo più ineguale, perchè rare volte | | correnti, non farà difficile il con- una pulfazione farà vibrata con for-| \cepire, che imvediti in una, o in za eguale all’ altra, come Peet, | più parti ilfangue, e gli fpiriti, ne Difert. fopra la Febbre. 8 ie-

IO feguano ftravaganti contrazioni, le

( | tempo ἀ᾽ infermità. qu.li noniaranno fille, ἀν τα n

Vi ho eipofti li più generali fenomeni del treddo tebbrile , e con ciò dato un faggio della uma- na debolezza, che da picciolo P

volta la cauta di efie non fia iem- pre in un luogo. Cio potto fi con- fideri l'ineguale iucerta diftribuzio- ne del fangue, che feguir deve in! | principio , quanto è quello , che varie parti del corpo a contempla-| | baita per otturare una arteria non zione dell’ inegualmente πᾳ μέντα | delle Sio s può effere cr in circolo, e inegualmente promoffo! !sì grande icompiglio , e ridotta dall’ ineguale ceri ἘΝ cuo- | dica alla N10 del proprio re; vi fi aggiunga la ineguale di- | |eflere: e voi vedrete ormai quan- itubuzione degli ipiriti, mentre in) {to poco farebbe il da farfi per un luogo vengono arreitati, e in | μον θα tutti quefti dilordini. Col- un altro follecitati afcorrere egual-| | lo fturare una arteria ceflarebbe la mente, che il fangue, e fi ei ir . e tutto fi rimetterebbe in facilmente la cagione del difor-! ! priffino ftato ; e pure il modo di dinato fcuotimento , che fegue nel| | fturarla fi dice, che pochi lo cer- freddo , e più nell’ orrore iebbrt-| | cavano s e fi perdevano in vece a cile: fintoma, che nelrigore man-| | cercare gli fpecifici per tugare la feb- ca, perchè, o gli umori fono \bre, quaficchè queita fuffe il mag- impigriti , che rendono ftupidi il giore nemico 9. quando per altro folidi , 0 la AA ; fino ad un certo fegno effa era oftrutti è grande, che gli aper-| ' l’amico più opportuno , che potefle di non pe fufficienti a fubirne clin id in ini rate e e veci, fe non tanto per priori | Se avefli intelletto, e facondia nere la vita appena . Così la ref-! | fufficiente per fpiegarvi in quefto pirazione , che dipende dal movi- | cafo folo con quanta induftria l’al- Tae di i spe nel rigo- | εἰνμάμων iper Pr μον le co- re refterà quafi nulla, e nell’ or- e per noftro bene, o uanto vi rore farà ordina conforme 41] ehi ftupire , ancorchè Da faggi! ca wet) delle par- | Ma la ara capacità ον: arriva ti, che la producono. tanto : ficche bifogna che mi re-

Finalmente dalla rigidezza 9 εἰ Hitrinana dirvi, divieto l’impe- coltrizione de’ canali , e dal tor-||gno è feguito, perchè una porzio- pore del fangue intenderete il Da ne di fangue era più groffa di

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i | | |

lore della faccia, etclufo il fangue! | quello, che poteva paflare per li ca- roffo dalla fuperficie delle mafcel- | nali, che paflare dovea , l’induftrio- le; intenderete il turbamento de pe natura diminuiice nel detto mo- fenfi ; intenderete ἰ᾿ indifpoftezza! !do il caldo al fangue , perchè ben non folo all’ operare 9 ma anche | fapere da’ termometri, che a mi- al penfare, e tutta la ferie lagri- | | fura di quanto fi diminuifce il cal- mevole de’ fenomeni, che accom-!| do a’ fluidi, effi notabilmente di- pagnano quefto veramente penofo | minuifcono di volume; anzi è no- to,

ΤΙ to, che un ferro caldo non paffa | | veniente da’ nervi principio ino- per quel buco , per il quale paffa | | vente, che chiamaremo ipirito , re- poi raffreddato , e con quefio mez-| fano le cofe difpofte in modo, zo ne ricice efla talvolta fapete,||che ficcome quetti fpiriti fi cavano ne riefce, di modo che paffato qndi [dal fangue per mezzo del cervel- poco treddo non fi fente più al-! lo, così perchè più ne abbifogna- tro, che un poco di agitazione per | |no, più fangue fi porta al cervel- ricomporre le cole nel naturale | [lo . Finora non credo d’avervi equilibrio, e l’uomo ritorna fano.| | portate propofizioni , che non fia-

Perchè poi la materia impe- | [no , dimoftrate da varj autori, gnata pec lo più è pertinace, ag-||o certificate dalla efperienza : ma giunge la natura al maggior fred-||ora fono neceffitato ad avanzarvi do la rigidezza, e la coftrizione| | quefta del principio movente, che de’ canali capace di ridurre per | non è dimoftrata , compro- forza la materia ftefla a minor vo- | | vata con efperimento rigorofo . Non lume; anzi introduce il tremore,! credo però d’effere in obbligo τ e le concuffioni delle parti muico- | | arroffirne s giacchè porto cola co- lari per macinare, e affottigliare 1] | rounemente accettata da tanti uo- fangue, che in cafo di troppo no-| | mini valenti , che vi hanno trova- tabile diminuzione di moto potreb- | lto fondamento fufficiente, per re- be formare delle concrezioni, e||ftarne perfuafi. 850. che va vagan- con ciò lo fminuzza talmente, che |do prefentemente la fentenza del- dove i paroflifmi freddi fono rn lla irritabilità , principio ignoto; e quenti 9 il fangue fi vede fpello [ | che fi dice manifetarfi (οἷο dall’ convertito buona parte in ACQUA? | effetto, che è contrazione; ma fic- il che nonè molto difficile da farfi,! ! come queflta contrazione affoluta- perchè ben fapete , che il fangue | | mente non fuflifte, legato il ner- diventa τοῖο per l'aggregazione dij vo, io argomentando da ciò , che varie particole unite affieme in un; 11] principio che contrae influifca corpo folo, feparate le quali non | jdal nervo 9 lafcio in abbandono totalmente, ciò che ne riflulta gial- { | queto nuovo penfamento, nel qua- leggia, e totalmente divife refta| {le non vedo chiarezza, e m’atten- un umore limpido . E’ vero, che | ἦν alla idea antica, avvertendovi l’infievolimento di rutte le poten- | folamente ,, che quando dico cer- ze è una cofa nojofa , e in ipesie | vello intendo dove fi feparano gli la diminuzione di moto nel cuo-! 'fpiriti dal fangue, e fi trafmetto- re è penofiffima; ma neppure que- | no a’ nervi, e ciò per non mi ftar fta è fenza frutto; poichè fratran- | |a imbrogliare colle divifioni di cer- to fi congregano le forze, che lo: {velletto , ed altro; ficcome vi av- hanno poi da muovere a trionfare | Ialerco ancora » che per ichivare la di chi gli contraîta . | | proliffità non vi racconto tutti gli

Per congregare quefte , che! 'adminicoli , come farebbe lo fpo- affolutamenté dipendono dal pro- | | gliamento di tonaca mulcolasee che

B 2 u-

rr

fubitcono le arterie , entrando nel cervello; onde fi fanno più tran- quille, e meno refiftenti ; cofa che quantunque dalla matura fia intti- tuita ad altro fine, e ferva occa- fionalmente per -il frequente dolo- re di τοῖα, quando alcende mag- giore quantita di fangue; nel no- itro cato però invita il concorfo del tangue, che come fluido fi de- termina maggiormente verfo dove trova minore refiftenza . Per dare un trattato è neceflaria l’efattezza. Per darne una fola idea, come io faccio, è neceffaria la brevità. Ma lafciamo le ceremonie.

lo fi feparino gli fpiriti dal fangue vi farà facile l’immaginarvi , che data maggiore copia di fangue in canali liberi, come nel dato cafo fono fuppofti quelti del capo , vi iarà anche maggiore copia di fpi- riti, che in quantità, e qualità fi {epareranno dal fangue a propor- zione di quanto farà quefto difpo- ito in ittato più proflimo al natu- rale. Se il fangue farà vifcido, più difficilmente fe ne fepareranno gli fpiriti ; più tardi fi farà l’aduna- mento delle forze, che devono ri- mettere in moto vigorofo il cuo- re, e più lungo farà il freddo. Diffi più lungo, e nonpiù grave, perchè voi vedete, che la man- canza di quefti fpiriti, quando non fiaeccedente l’ordine naturale, nien- te pone in effere, folo lafcia le co- fe come fono ; di modo che la

gravezza dipende nel dato cafo pu- |

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ramente dall’ impedito circolo del fangue, a proporzione de’ canali oftrutti, cioè fe fono molti, o più

᾿

| per maggiore facilità il cato più

| |

| do, che alla maggiore quantità al-

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I

Se concepite, clie nel cervel- |

|| ||

| dere a poco a poco il calore or-

| |

| | | | | | |

effenziali alla vita . Dato dunque templice, diamo il fangue più fimi- le al naturale: Dunque darà mag- giore copia di {piriti: Dunque mag- giore forza di movimento. Se la minore quantità di fangue in chi lo ha perduto minori forze 9 cioè mancanza di ipiriti, io cre-

meno fino ad un certo fegno, non fi dovrà negare maggiori ipiriti, | maggiori forze.

Dunque il cuore comincerà a fuperare gli oftacoli; fi move- più vivacemente ; comuniche- il moto al fangue, alle arte- rie, a tutti i fluidi ; fi rimette- ranno in moto tutte le parti, an- che folide, e tornerà a riaccen-

Ti neri compagno del moto nel corpo umano. | Voi qui comprenderete fubito [aspetto della natura , che dopo d’ avere colla rigidezza, e coftri- | zione de’ canali tentato di maci- | nare $ o ridurre a minor volume la foftanza oftruente, torna a di- | latare i canali, perchè efla facil- basa pali. Anzi affinchè la re- ftia ormai s’arrenda, con frequen- τί s e forti colpi la va arietando | per mezzo deliangue, che di mo- mento in momento va accrefcen- do l’impeto , che riceve dal cuo- re, e mette il calore in iftato di fundere quelle materie, che fi tro- vano contro natura refiftenti al mo- to. Facile pertanto vi farà lo fcor- gere come piene le auricole . e le vene di fangue, faranno, per così | dire, iftanza al cuore, MR: ito

| |

13 ΘΠ la RIE sa i’ at-{ [che di macinare, e attenuare fto fi dilati a aenedon ἡρύνε ταν | μββθαο materia oftruente , che to » che il fangue co ὡς sd uh | molte volte con quetto mezzo al- liberati dalla point siano! [18 fine fi arrende. E’ vero, che la vata i pleili nervofi , lafcera ine icinando le parti alla dA ; i tenfione avvicinando εἰλοζυημφοννηνο, ostie ic Pare cagiona l’incomodo dolo- onde ΡΩΝ Read n pani polfo ve- | |re; ma neppure quefto è fenza ufo; CONtraerii è ed ecc ila ‘ifa dell te lefa à oichè ci avvifa della par , DI elit pc ΗΝ | pr altrimenti molte volte non ΗΝ le movimento a i do | | otremo appli- x > - con ciò | |nofceremo, e non p Mosa pi ciò crefcendo il calore, e cc i rimedi I che ci vieta ἜΤ E carvi rimedio ; oltre ; φρρίνδοι Hanon ἠὲ ὌΝ I x È movere la parte lefa a pericolo ΣΘΕΘπαπούδεεὺ follenita».i quit fi | ldi romperla fo degli fpiriti, onde ἈΡΦΈΠΕΙ | E faravvi (quafi efclamai ) chi apengice i calata o è in |cerchi febbrifugo? Ma nò, che al- dice, che la πλέρια Nasi di cuno mai non mi credeffe dato in auginento ; e al navi fteffi canali| | quelto delirio di tenere più cara velocità, paffa per di fangue di||la febbre, che la fanità. Il febbri- maggiore quantità nia Dai È | perni fi cerca, fi adopera , e non Satta er cai pg e ge Lic κεῖτ i tantochè alla fine : ‘a fciogliere i : - er ajutare la natura a. 10g tollera più refilenza di fangue ri | | La TURE l ΣΕ ΣΝ quale' mater ; fi di&ribuifce il fan-| il'impegno , : gurgitante ; n 3 | x Ι Ila parte lela non a - uo applicare a p ν î seni paz οὐδ i ppi fi trifcara perchè fi trova Sa Ξ Ε ( È . lore ulo,, che dandola. p ù dedurre ΕΣ “mec Ficre ici fn Spiolta l'impegno.torna a cor non fi moltplican ma i i canali che era- : - n re Σ del | | rere il fangue per i cana violentano il moto 3 la. velocità del 1; fi diminuifce: la velo- ΠΣ, | e è{ |no oftrutti; fi diminu |M poli nanfersità piaz la: fobbbe | | cità per quelli; che erano aperti; la ; r} : = ἘΝ . in ftato . 1 teria oftruew- | | febbre declina. | 916} droga ‘>. of fi ricom | Se poi con quefte induftrie te fi fcioglie, e ciò fatto fi ricom- ki; - fi icioglie. il ma- e non ἢ! icioglie, 1 i o ogni diiordi-| | l’oftruzion ion : pone a poco a poco | | fi 1 fuo itato, fi dil- : il{ ile profiegue il fu , i ne, o non fi fcioglie; ed ecco ini Con varj É one alla iuppurazione.. dolore nella parte oftrutta. Oam-| |pc ων dr: {Ta re- coffa re ai ' te in-| {giorni di percofla, e riper mirabile provvidenza ! quan | | sis li lla ma- -| | tano macinati unitamente alla duftrie ha pofte in opera per pre-l li lis iche Ì rg : in-| | teria oftruente anche i canali; iervarci! Si congrega il fangue in- | È iramen- fa| {la contenevano, e tuttounira sar alla lita dei Di refta ridotto in una marciarmol- pratico, Pi folidi, = modo che | le, che ha volume minore diquel. ecceflivamente itolidi, in n indo'erane : aveflero le parti! quando all’ impulfo del fangue riipondonp| pia inuitee, | i- i iminuiice; la. preilione iv iii | posti CI comincia ΙΝ efli a fentita , e così fi procura pur an-||a"canali.v 3 Li

I

_ 38

liberarfi il corfo de’ fluidi; cala la τὸ febbre , quaficchè quefta foffe tenfione; cede il dolore; fi rimet-| | l’effenza del male , e l’infiamma- te il circolo ; cefla la febbre; e ill | ione πὸ ? Perchè nella terzana polto, che prima era duro, e vi- |da febbrifugo , e nella infiamma- brato per la irritazione, tenfione,| {zione πὸ Perchè la prattica infe- e ripercuflione delle parti lete, ora, ! ! gna , che il febbrifugo giova nella battendo la forza vitale fopra ma: | | terzana, e non nella infiamazione, teria ftranamente molle, e perdenz| mi fi dice. Quando ciò batti, la do con ciò molta energia, reta! | medicina non farà più arte, e non anch’ eflo itranamente molle. Così |

farà meno Medico di voi un vil- dittrugge la natura una parte gua-

ra © | |lano , che egualmente a voi col fta, che molefta il rimanente, ela febbrifugo vottro vi. arrefterà una riproduce poi fana. | lirsna; e l’efpugnerà, fenza però . Fin qui, e non più oltre ar-| | faper dare ragione del fuo opera- HE re 207 Aaa DI ba fe non che altre volte. fece e. Più oltre fieftende, fe la feb-!!cos bre profeguifce: ma ficcome li cafi, | | ne' quali la febbre può profeguire, | | ragione di parlare così, fe parlafli tano puoi Υ pa pai v'è erat fo Medici , che così penfaffero ? ΡΟ. di ipiegarli ; onde in vece mi| |Ma non parlo con Medici : ( ci volgo a fare un femplice rifleffo fo-| | vorrebbe i firo:) folo una die: pra il detto fin qui, e in primoj jve, e fuperficiale notizia per appa- luogo dimando : Come fi chiama | ᾿ κακὸ la curiofità di chi non è del quia malattia? Sento rifpondermi| |meftiere , affinchè gli ferva di di- a alcuno. che fi chiama aan | ! vertimento (fe tanto vale) in ca- mazione, o di petto, o di ftoma- lio; che veniffero forprefi da quel co; altro. Non fi chiama feb- | male, che fi chiama febbre ; men- bre? Nò, non fi ufa così, perchè | |tre così in vece di reftarne con- la febbre è un accefforio , e ill | fufi, come di male ignoto, potran- male piincipale è l’ infiammazione. | | no frattanto? che efla li batte an- Perchè di rog ΠΟ | dar penfando , che gli faccia del ‘una terzana ? a ha pur’anche| {fervizio . Seguitiamo dunque la no- unita’ l’ infiammazione.. Sedile ill | fra dufchizicnsa pe però di Boerhauve.. Febris inflammationis | | mira fempre il cafo più femplice, ag pi pi Non potete I ἡμνόνσμθαν polo più facile il dare li che τὸ vi conti novità ; E poi ill | principj, ed il riceverli. periodo ifteflo. più corto , ma Ha dunquela terzana femplice fimile, fimilifimo . al defcritto di| lf fuo prindipio con freddo, l'atig- fopra:, quanto all’ effenziale della! mento, ftato con caldo, e la {ua febbre ci fa vedere apertamente, | |declinazione egualmente , che la «che il.male, fe non è quello ager | | febbre d’infiammazione , con que- almeno: è poco diverfò . Perchè! 'fte due fole diverfità ordinarie. «dunque la terzana s'ha da'‘chiama- | | Primo s che lo ftato è più corto n

Non è egli vero , che averei

15

in quella, che in quefta; Secondo, | toria fi trova nel fangue, che fi che quefta termina fpeffo in fup-| {cava da un membro lontanifimo purazione ; quella quafi mai. Dun- | | dalla parte infiammata , e fi trove que la terzana per quella parte 9] |anche in una parte vicina, e pure che è fimile alla infiammatoria ser [πὸ la vicina » la lontana s'in- fimili cauie, e fimili contingenze ; fiamma , mi ragione, credo, un fimile arretto di fangue; ( da-| | che queita non fia la foftanza ; che ta la proporzione della febbre ) produce l'infiammazione; anziilwe- l’iltello impedimento al cuore I [dale, che dove quefta crofta non l'iftefla diminuzione di moto | | compare nel fangue cavato nelle l’ifteffo ineguale circolo di fangue; | | infiammazioni fi fa cattivo augurio, l’ifteflo cangiamento negli fpiriti | $i anfa di fofpettare , che la l’ifteffo riiufcitamento di moto; detta crofta fia una favia inven- e una difcullione della materia mor- | | zione della natura per frenare il bofa » fimile a quella della febbre | troppo movimento, e diffipamento infiammatoria , quando fi cexgrina | | del fangue. Ν᾽ di certo , che in SALE νέαν ἐς nero gel i [θεὸ prin mt confeguenza bifogna prima , che! 'copiofiffima crofta. Il crefcere del- mi dia un’ altra idea del come | Ila infiammazione poi.non fa cato, fi formi quefto parofifmo , il che| | perchè dipende dall’ aggregamento forfi per mia debolezza non mijydi parte rofla , e difiipamento di pare così facile. So, che non man-| | parte bianca del fangue per il. moto cherà chi tenti di turbarmi anche| |ecceflivo del pda È ες quale l’idea già data, effendovi parere,| {la natura può pretendere di porre che la febbre fi faccia prima, è | lintoppo con la materia croftoia, l'infiammazione dopo : ma non mi] |che per indizio di maggiore leg- dicono poi la febbre, cioè quel, |Berezza galleggia nel fangue cava- movimento preternaturale, d'onde! to , e come più leggiere refite al nafca , alla riferva , che non fup-| | moto, concependo minoreimpulfo . pongano cole, che poi non prova- | L dolore poi non deve comparire no . Si fondano però nel vedere,! d’ordinario prima della febbre cal- che dopo cominciata la febbre fo- | |da, perchè prima di quefta nel cafo

lamente fi iente il dolore , e che | dato la parte lela non minaccia ad occhi veggenti crefcendo la feb-| | rottura, che è la caufa «del dolore. bre, creice l'infiammazione, e cre- | Non è dunque facile fin qui il for- dono poi, che la crofta infiamma-| | mare idea diveria dalla.dara; onde, toria , che torma il fangue cavata | intanto almeno che quefta nuova in tali cafi poffa effere quella fo- ΩΣ non mi fi preienta., io layo- ftanza, che otturando i vafi ca-| [τὸ fu l’antica , e dico: La teîza- gioni l'infiammazione. Ma io, che| | na ha una oftruzione di vafi fan- fono di parere differente, ofler-! | guigni propriamente detti fimile a vando che quefta crofta infamma- | | quella della infiammazione » nu lo a-

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itaro della febbre dura meno nel- la terzana , perchè l’oftruzione è! ! fione efterna , fia il canale con- più facilmente folubile . Spieghia-| |vergente , o fia divergente , voi moci . | |vedete, che nulla importa , anzi

Due fono i modi, ne’ quali fi feguirà fempre la medefinia col3, può otturare un canale pieghevole: l'cht è l’arrefto del fangue in pro- uno col porre nella di lui cavità | | porzione della forza, colla quale un corpo, che la otturi; e l’altro! | il canale è premuto, e quefta iarà col porre a contatto del medefi-| la ragione della frequenza mag- mo nella parte efterna un corpo ,||giore delli cafi di terzana, siguar- che lo prema, e lo fchiacci in do alle infiammazioni così dette: modo di farli cangiare la figuta | ma l’impegnoavrà condizioni ben «cilindrica in una ipianata . Nel pri- l'aivente dal primo. Poichè primo, mo cafo fe il canale farà diver-||dove nella infiammazione è iempre gente , come fono le vene, l’ot- lilaigi. che è oftrutta, qui ri- turazione avra pochiflima refilten-| !marrà oftrutta per compreflione Za, e l'impegno non farà notabile; | più la vena per effere meno refi- Ma fe il canale farà vergente, co-! | ftente, e non vibrante . Secondo, me fono le arterie, l’impegno farà | quindi il carattere infiammatorio , grande , in-modo che, quando il| |non fi manifettarà così , perchè corpo otturante non fia fermato| |l'oftruzione fi farà più in parti, in una fezione ben vicina alla di-{ boa il movimento è molto miì-

U

| fi cottura H canale per mera pref:

vergenza, ci vorranno ftenti gran-| Inore ; onde minore farà la riper- diflimi a farlo paflare ; perchè quan- | cuffione . Terzo 9 l’oftruzione de’ to più fi avvanza, tanto trova laj ! canali non farà così perfetta, co- fezione più ftretta, ed incommen- | | me nella infiammazione , perchè è furabile . Quefto farà ordinaria-| [un corpo non duro quello, che mente l'impegno della infiamma-} | premendo ottura ; onde ripercuf= zione , che per la più fi (éioglie | liane ancora minore , e minore in fuppurazione ; ficcome l’ottura- | | turbamento del moto vitale , che mento vicino al canale ASSE Cn] teca l’uomo in iitato di opera- ἰατὰ il cafo della infiammazione , |! !re meglio , che nell’ altro calo . che per lo più fi fcioglie per re-! | Quarto s fe non fupplifce perciò foluzione: Ma l’uno, l’altro | la vaftità della preflione non fi calo potrà paffare fenza marca dii !avrà facilmente una oftruzione legittima infiammazione , falvo il | l'notabile:: il che fenza confiderare più , ed il meno, come ben inten- ji vizj degli umori, ci luogo dete ; di modo che, fe la terzana| {di concepire grande varietà di in- aveffe unita alcuna di quefte die | Laine nelle terzane ; anzi ci fa oftruzioni, non potrebbe non ave- | fovvenire, che vi fi ricerchi un re un carattere vero pei) | #ggregamento notabile di materia torio . febbrile per produrre il parofti- Nel fecondo cafo poi , dove | | mo s colla vaftità di cis 3 uinto »

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Quinto, perchè poi la preffione non] {quartane , e nelle altre di fimile è di corpo duro, ma cedente, fe-| i tipo, ora più, ora ineno copiola » guito lo sforzo della tebbre, farà | | ora più, ora meno denlia, ora co- rigettata col gonfiamento, e vibra- lorita, ora diafana, ora iotto fpe- zione de’ canali fanguigni la pref- n di linta poco fcorrevole, o te- fione, in modo che il fangue Cine | nace ,$ ed ora in figura di muco nera ad avere il fuo corio libero, | |denfo, bianco , giallattro , verde, e la febbre cefferà. Sefto, ma pid [one ancorchè talvolta non fi icor- come la materia febbrile farà moffa! !gelle , 10 non giudicarei fuori di di luogo, e ron icacciata fuori, | | Propofito , il dire, che εἰ c’è cangiata di foltanza, perciò in qual- | | nonoitante , 0 almeno , che c'è che tempo tornerà a luogo , e ri-; {qualche cofa d’analogo in cambio condurrà il parofifmo finchè dure- | | di εἴς.

rà; cofe tutte, che nella infiamma- Quetta non folamente fi trova zione. non. pono fuccedere, come | ᾿ Autruante nello ftomaco , e pelli ben intendete . Settimo , la fup-! : intettini, ma occupa preternatu- purazione , che fuppone materia | | ralmente li ναί non fuoi, come totalmente fermata dal circolo | | fono i linfatici, ed altri, per via longamente agitata con moto vio-! ! de’ quali fi può comunicare al fan- lento , e calore intenfo , e fap | | gue , e a qualunque altro umnore, pone lacerazione di vafi ridotti in| | colla linta fi mefcoli. Effa naice una foltanza fola col fluido coni ir vi nelle officine della digeitio-

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to , voi vedete , che qui non μὰ} | ne per debolezza de’ folidi , luogo . | | inerzia di finidi, maffime difetto Perchè il tempo vola non mi| [di bile, onde è, che le trutta » trattengo altrimenti fu quefti ri-! !i meloni, i cocomeri , e fimili ne fieili, e paffo a trovare quetto | | fono così fertili , perchè tanto in- principio è che formi preflione »| frangono l’aziole della bile. Entra come fi è detto , e così farà tro-! {per le vie del chilo rilafciate, ups puacipia cuoce di feb. | | talvolta fi genera ne linfatici ga re; che ie quetfto principio non er uno ftrano calore, o altro agirà, che coi i gern gior- pen principio , che difpon- no fecondo il computo mnediensi i ga la linfa in certa guifa al coa- la febbre fara terzana . Non cre-| |golo. Lenta come effa è ritarda il diare gia , che io voglia qui peri corfo a’ fluidi, indebolifce quella tarvi cofa nova , o peregrina. Il! | naturale ofcillazione , che è conti- principio è già filato da Lorenzo | nuamente fomentata dal calore ne Belini in una vifcofità , la quale | folidi , onde chi molto abonda di tanto è vero, che è la ordinaria TITO anche fuori del parofifmo producitrice d’una terzana fem-| è fempre facile a fentirfi freddo. pica le che sape quefta ΙΑ] patancara l’ofcillazione, cei ebbre cella. Queita fi coftante-! !te fuori de’ vafi fanguigni , fl di. mente fi trova nelle terzane, nelie | | minuifce l’influffo de Von , che Di (fert. fopra la Febbre. C non

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non fono invitati da efla a fcorre- | | Due cafi però fuccedono con- re, onde minore tono nelle parti; | |tro di ciò, δ᾽ quali fono obbliga- maggiore. rilalcio ; gon fsmento | to di rifpondere; L’uno fi è, che delle medefime per gli umori con-{ |alle volte Il parofiimo-anticipa , e tenuti; prefilone alle vicine, vi (a febbre dura meno, viene. più eccoci al calo del circolo impedito! | nite , e prelto fi rifana; L'altro, del fangue , che giuoca una fcena | | che alle volte ritarda l'acceilione , fimile alla diiopra in proporzione | il parofifmo fi fa peggiore. ΑἹ

alla quantità, diffufione , e refi-! !primo cato rifpondo, battare , che ftenza della materia morbufa. | |da molti vafi, che per forza di Crefce la preflione ai vafi fan-| | natura fi liberano, venga tcaricato

guigni in modo , che il fangue | l'umore peccante in alcuni più vi- comincia a rigurgitare verlo il | ᾿ μοι eicrezione; Quefti più pre- cuore ; fi fa il parofifmo freddo ,| |fto fi gonfieranno ,- e formeranno che a forza irrigidiice, e rifiainee | ἴω preilione febbrile, {a quale non i canali ; fuccede collo fteffo or-! durerà molto; e non farà molto dine il caldo; gonfia i vafi fan- | violenta fe l'umore peccante farà guigni 3 urta i canali prementi ;| [τοῖο meno viicido, e refiftente al- rimette l’oicillazione; prefto rimo-! !la ofciliaziones anzi prefto rifane- ve l’intoppo , e libera il corfo al) | ra, fe preito farà annullato . Al fe- fangue . Riltitvita la fufficiente | | condo dico , che la materia pec- egualità αἱ circolo la febbre test | cante può calare in quantità, ma finchè la vifcofità riprefla , e non Ῥρθιῳ in qualità. Frattanto voi efclufa torna a rapprefentare l'ifel- | | vedere, che fe la vifcofità farà in fo atto . | |Brade tale, che diftrugga del tut-

Difcorriamo di terzana, e qui! ‘to l’ofcillazione, e faccia una pref- nafce il dubbio : perchè apponto| |fione molto vafta e forte, l’am- di terzo in terzo debba formarfi | | malato anche di febbre terzana mo- il giuoco $ e non altrimenti . Che! | rirà, e morirà. nel tempo della volete, che io vi dica avanti fpia- | felbivo fredda, il che non fuccede nare gli altri tipi? Io non ho per | facilmente nelle infiammazioni, per- ora fuppellettile migliore onde sere | : chè il loro principio producente il virvi. Tanto tempo apponto ci | freddo non è diffufo , come nella vorrà fempre , perchè la vifcofità | | rerzama. arrivi ad eftinguere l’ofcillazione,| i . Non fi meravigliarà di quefta a fnervare, e rigonfiare fino aquel! | cagione chi confidera, che la vita fegno i vafi, a premere le vene, εἰ | confile in un movimento , al qua- le arterie, ogni qualvolta efla re- | ta il freddo è contrario come iup- ΕἸ fempre nello iteflo grado ui | ponente. privazione di moto; fic- quantita, e di qualità; Poichè 8ο- | chè riflettendo ." che nella infiam- crefcendo ieffa deve anticipare il | | Partene il: principio preducente il parofifmo , ‘e diminuendo deve tar-! | freddo è ineila parte infiammata dare. | | folamente , e nella terzana fi trova

da

I

ti

19 i ADITO? - non meri- da per ‘tutto dove fi trova vifco- | et alte arpamiiionte per Missa saliterzzacee È live ὧν ce Paffiamo dunque ad pari queta è più diffufa; e poichè] | divertimento. nella terzana il circolo del {an-| | altro. Sbod pre da ela gue , e le di lui vie non ἔδο Sa | | iv MI n τὰ rifleffo in capo cili ad eflere rotte dal parofifmo!!di voi io dovere di pre- caldo come nella infiammazione , [che n è τι mentre ho data che in quelta maniera di20658 Ῥηρρηνηδῃ, “del come fi taccia la feb- principio primario della vita, Le Fia i e; freddo; non folamente farà » che il caldo della verzana| | bre ri bbia disagi come fi non fara egualmente mortale, fic- | pi ua si febbre, che viene fen- come non egmalmente al τον Felino vuinò ssaliipi i alien della terzana non farà mortale il! |za freddo 18 in cognizone . freddo della infammazione ; Anzi| | tata ve ne arti folo dubbio ri- rifultarà , che il movimento Po Fmi vtr operi la di lui brile della infiammazione deve chiede appari 3 che ora ab- moderare, perchè non rompa ; e | | foluzione vi i: atlarne diffufa- il calore febbrile della terzana ni | biamo ; ng ata a maggiore deve conlervare , finchè non τὰ fora si “iaia attinchè non diitrutto il principio producen-! comodo Th : arliamo fenza qual. te il freddo, altrimente fiamo | per abita: vi prego 2 ri- oo farà dunque il Fbi N gerrore , che il freddo εἶα ni ugo nella terzana ? Sarà {cacciare | | tro fe non pepe σε οῦν di la vifcofità, e rendere la robu | pet xi Ζ “he l’acceleramento itezza alle parti. Una volta dice-| | oscillamento i ivi Sirchia vano, che ciò fi faceva, ancorchè| ᾿ del moto gii ta febbre, non fi le febbri duraffero talora qualche | | fiftere la νλμελν ονῆς Στὰ δαὶ mefe almeno, ea tale propofito ji per l’o τ ‘pi afior lasbecpanoe ; i mi ] ina ,} 1 pe . ; predicavano i miracoli della China, |: per i te n A i canali ( come di che quantunque noi troviamo ne effere dica ; r pra nel tempo Na , non l’abbiamo però iufficiente ἊΝ lo Ara sh ) fenza che fia molte volte, e molte altre dm μὸν pix pie e che per cone e qa ig e Late effere febbre ien- chi aveva prefa la China una dieta si μὰ il facto fi è che aven tanto longa , e nojola , che . per-| {za freddo . sone. div-maggiore chè tale, da molti non effervata dol ΠΟΙ͂ per rag defcrivere î cafi con quel rigore, ferviva poi da e ΠΣ ν᾿ principio , ed εἰ- pretetto a Medici per fcufarfi fe! | più femplici " Faimot apponto di la febbre ritornava , cofa che ποι] | fendo si inci iano col freddo, troviamo molto trivola a’ nottri| [TR srl at iesblini ore quetti tempi, fe la China è amminiftrata abbiamo ra che per la con- come fi deve. Ma quelte fono fec- | le ot gion-

εὐ πίω μὰ sei mantenente | | a rilafciare nb ic Fd τὸ . [| . 5 n & 5 a pi 9 dii vin SIE Parmasatinzci dual e inoltran- non erano della natura de’ fem-| posi ponalilerio κάμη τ πὰ ἠπ licl - οἷ ἐν » . np! 1 Ù In fegno di verità nitore, Laga Fata rifolvo il problema ; nominare da’ Medici la sevotio| | uit d’effere obbligato a fer- Ci vl ch'io. vi diciacalo la vivi a voftro ΠΡΌ: prata; re var Ις ; idere della ftrana ri pren DI i sigle ῬΙΑβ ἀμόνι γι υς ενυγῆς de’ cittadini, Pe ea cone ce i li quali anno paura , che il vomi- fo , poichè non conoice il EVI | ce a ilieecia scisti desi È sine Cobain catia cu EI vomina lecce. La parità corre abb: i ' i: Γ - δ. e fenza Dian la legge stra smetti [ogni Cr οὐδ μαμὰ AMA uantunque in fento dive a si i dingiio i A ἘΝ - da Lp air pai rg ca ον 6 0}: ueila , che gia vi adom bhtizio1|| || ezio î uan- = era dovere , e la ipuria stima Tmesgiioni gii init εὐ τις ἔς quella » che altra volta vi se nd SRL te; d’effere cofe delicate, τὸ ; 16 pure quelto faggio non vi| δι: da ftrapazzo, non vogliono leverà colla pazienza PI GiasoResi ρῶς arabica pursate dite mi, anche la volontà di coman- RAF n fi eleggono di lalciarfi darmi. sai alle vol- iano perchè prevedo fe | |marcite Je budella, come ale vot Gipi cibo ci ein, pe τοι più, permettete che ora Iubito ἣν Boffieicase piuttofto che con po- cavi un appetito, che ho di astrone Lia re di agitazione liberarti 9 per non lafciarmi ingombrar d or-} | che cui nerialedizi ἰόν AAISO rore.al continuo trattar di mali. nto le avvifino , che più Dopo propofta la materia ledente, | Ii Lia delie τ e il modo della lefione , dovete; | PE “tirate ta i Anti ca e conii sti Ὡς ldiendie faranno rifanate in que- nel caio di terzana legictima fo-| | i a Ri no ordinariamente le prime vie εἰ bi Linn | che queto fia un bel Ciò poito figuratevi lol ‘ditimteoni Gisele ἘΦΈΕΥΦΈΡΑΟΣ le budella , e il mefentrio ingom-| | capi τ fagioli ie brati di lentore, e poi ditemi chi | πω capitoli sas patto meglio li {gombrerebbe ; un po lai non imbrattare la pelle della Catia , che dolcemente li ituzzi ta con rimedj efterni per {cio- caffe a fpremerne il più fluido, e rp Pipa pa pr pit 1 lafciarne il più tenace, o un pro=| 3 di EPA A A τευ Βόπαρ μας Vioazida a γὴν va [beso sì. rendere vana la furica 4 6 cemente ‘icuotendoli li. obbligafle| |e così ren l’indu-

21 ja -di'tanti i Autori, j{dal nome di. oftruzione , che l’indufttia αἱ pati tporaicA@Rona ‘E Ali da me egualmente pel- che con tanta diligenza i ᾿ : ι e nella terza- τοῦς | - i erni. ben] ila infiammazione , pe iniegnati medicamenti. eft ai dimandarmi fe sa e la China; |na vi move a i altro più efficaci , che la Chi τς if dotti dallo . - 1 1 mali fono pro er diitruggere le febbri più nojo-| |amb ‘incipi ai ilpondo : È iu ribelli ? Avrefte alineno| |fteffo principio, ed io ritpondo fe, più ri SH lorato per| | fono tutti otturamenti di canali » un preteito più spa co Rapa: oa li canali fono ben diverfi. RARE n A | Girba di che dovete ridurvi a Ζ8 con aAlre cune. i in dei i derni vedendo le τ 61} | mente che i modern €. del peritoneo, dell’ omento , Su ie portare il fangue più, grof- προ πρὶ. :degliz necenaienti e | | fo 3 i inf tici vifibilifimi portare i are O; 1uUnia Ὲ: baffo ventre non lafciano penetr > Bi'dil fidie bt ; i r-| | linfa; e i nervi compo l'azione d’un medicamento efte ? a vifibilifinai pae 5 a qua {Πη4 troverefte | | menti invifibililimi [ namente applicato . Ma tre : | | : - ne pure anch’ eil at 3 efe-| | microfcopio , cne pure an facilmente in tale cafo , chi fi el | | ΠΕῚ id iudicarono i hanno il fuo fluido , gii ) birches 8 usdconimettere mu pa i non fuori di propofito il penlare e tarvi con evidenza EAT indefinitamente , che fi diano nel cha SE ca Po ga che | io animale più ordini di canali con facilità , e pron 3 : Ξ deftinati 2 por- : x i inter-| |di vario calibro detti che io non medicamento int si onle (dl alterate le iste i: nchè la| | tate diverte foftanze 9 no 9 che l’agguagli ; fe no | | τς h Iche par- 1 i a modo , che qualche par- modettia vottra mi fa ficuro, Fiori πάρος ola più andare ‘avanti eftendo tali medicamenti ftati propo- | | te il Ἐξ canale, quefto fempre ia pesfane.calebaii nell e i Eli ice oftruteo , ma l'effetto poi È A 1 > 94 7 ana È n eni apici pi at pd | delle varie oftruzioni corrifponde SA soa era] fi lu-| |fempre. alla varietà de’ canali ‘n i 1 (©) τῇ : SIBE ΘΨΕΗΡΙ͂Ν οἷς ila io riensa | po ca l’oftruzione della ar- me di agiode in κώμας SETTI |a fa, che quelta fi gont] molto; Fani pat E Itato da per- | [l’oitruzione del linfatico fa , che ini ml oh ft fanno che} |quefto fi gonfj , ma meno del- one , le qua | | ia: l’o&truzi del i ; zione del nervo “infiammazione. non! | la arteria ; l’oftru quantunque l’infiam i prodotta gonfiezza {1a nella tuperficie. della pelle, τὰ Βα day n δ profondaanehe alla pria Pa cl ha gt dunque nel cafo d’in- ta a traverlo, non 11 tralaicia di 1 Rick : : : i A ione avete concepita oftru- puearvieon usilema preti digit | fommazi arteria, così a cafo di i a È O100 3 - e liente, che 90n 36 pri che ne| | terzana concepite oitruzione di al- poffapzele siam ria peccante si ha; canali minori s e troverete co- i e n TA } ’j di quelli. tumori non in- che iotto la pelle, come la è {pelo | [3 l’idea qu rat para dei dove non arriva la China? fiammatorj, ché de ici > ς ) : il ventre de’ terzanari Sento un altro dubbio nato | | toccando il ventre FERA bi .

22

ΝΣ . i di pafTare 4116 quar- sa PH Mg gii Dona papera di liberare ero a fare rilievo i dle oicienza da Sao e ono | | Sono pe n Quelti tumori, © dure | imbroglio di canali mi- alcuni fi vole , che fiano effettij |da quell ἐν 8 o di fopra delia febbre ( Poverina! o potere, | nori rn κν πάρα rain elba o la vogliono rea ) da altri po: | il ina» co icaro: πουῤαφρούμεν Hi elio eano lager Cee ini Pn concependo ce tane no anch’ io In ertà 1 ΤΕ zione di {an- ἀρ VA cpc re su ἤν nale non può andare avanti, “ΠΡ τῇ cali μκρίαψε δα had l'aglio l’arrettarfi l'iiteflo fangue ia fapete , per avo. i si fi riflette, ca fofengo ος fono aule | | lo in un atea. Se di tile che iono effe per la maggior PET Γ lla circolazione del fangue , che pe pi n ῥα ῥδμμ μὴ υῆρος. fa fenza l’ajuto de' ipiriti, oftruzioni è levata a febbre ; : metta ini 1865 QUE RI ΕΝ Α BUROTE ἀρᾷ capra pigmenti il concorio il ae ὦν; Li "ἂρ “ἢ [δεν foi iti, © la di loro azione, ferva, che le oftruzioni diventi-| | de sorta clreslirà “bro no icirroie; perchè allora non ef- illo φασοῦε quale nom farà fendo più dilatabili non odiati ἵν ronta fe i liniatici riftagne- più fare quella prefltone periodica. faina in qualunque parte , pur- Ma qui ticcio un debito Hoiché| Dai "πῶς libere arterie , vene 9 data la vifcofità , e Magra ni) |e re Masera Aran ap la | È " Più oltre . Se fi riflette quale una quartana , dovrò produrre la fia l’impeto, che ad ogni fiitole ragione della diverfità di Tipo .} κε cuore , e di arterie fi avventa il che potrebbe ftimarfi anche ses | d arteria oftrutta, facilmente dificile di quello, che è. Comin- πρὶ βευὰς S-dose Muta uti cio però a icontare il debito με Lo Au lot 9 tempo refiitere , che darvi a conto le fatiche del mpg Po cio o effa non fi iciol- nel ino fepolcreto, dove quefto! | o τ ci ἐαμγαγρο μι c6n'quae denti iarvedeio + eat ian ws camini il fluido de’ linfa- terzane per la più è lefo il fegato, ylen Cc fotto quefto nome com- e il mefenterio , e vinti razioni fi ΣΆΝΕ tutte le ferie diverfe di la milza . Perchè poi le quartane Fei dic gini pofte da alcuni ) non hanno tempre la milza | perg è fi concepita ‘polibile?; “che ta, ne fempre l’ iftello pi suna remuti d’intorno da’ corpi ifteflamente peccante , farò obbli- ch fiano foggetti a romperfi. gato alla prima a fare la divifio-| Chene titiiai dunque dalla oftru- ne ancora di effe in uri | zione di loro? e fpurie.

Ne

">. : i È neue roffo ne Ne riufcicà che quel fido | |Ma. che, friaico Cangue soft n scquoio , che orrendo dal ie | Î 3 infima δὲν non me lo tareite doveva paflare per i linfatici retta-| | m dere mai, finchè non mi avette τὰ nel jangue , e così molto più a ἱεύ τατον che l'impero del fangue, che per cagione del treddo ῥῇ vi | che andava per l'arteria fi fia ri- copiola l'acqua nel fangue de gel volto a correre per il linfatico . zanar). Ne riufcirà da ciò , che RA no, del quale mi lufingo . fecrezioni non fi faranno come | ΩΝ ν᾿ incapricciarete fe non fanno da fangue puro, onde lu È fl ; r altro almeno per la teffi- faliva viziata , e con efla tutti 1 ini ue’ linfatici, che fi ve- prodotti delli organi fecretor] vl Pri Pe: quanti valvolofi ; il che ΝΥ i 8, | fa oncepire , che la natura non οὐφεῦα Livrapiore, do queto ga ioi i giali ‘mettere impedimenti cora xi concorre riuicirà , (i sota rogreflivo ‘detla linfa , Canale cengii» ἔπι ΕΜῈ “ἘΞ ΌΓΡΟΜΑΙ | |a chè ουδὲ in modo , chie que- fi «τον; ayere ‘maggiore foîzardi; | pusehe tornaffe indietro . Credete coefione in fe fteflo, onde fi cre-| {fta ΠῈΣ la fagace maeftra abbia de, che più forte ne riefca il pa di ce e ον ἐπε muicolare , avendo quelto ordina- ἍΝ στοστείῆνο è , ed effer riamente minore forza di coefione , | DI ea vate quanto natn= cea Re hi dn sfata non bafta a fare una in- al confronto , refterà meno abi 1 ἜΣ i al moto mufcolare . Ne riufcirà, i en indie | che ficcome il fangue de’ robufti | | Quale ele come più coefivo, più denfo, si | pref rate corpi ofcillanti , che o tone pi AS o o d’intorno più, che per a’ riltagni propriamente infiamma- τῇ patto Saper τὶ toi, ene. e quanto dire a IDA, ΤΩ τῶ Reni acutiffimi , così il fangue de’ ter- si a > Se i ὅξος αδα zanarj meno coefivo , e compatto | | sr rg nt, arriverà in vece a prefervarneli ; | ἅς di ΠΕΣ ΤΡ ΤΣ A αἱ È ne spa Sai di- | Li refiftenza È volume, ΠῚ a linfatici o e ΤῊ - rizio-| | fare preffione alle arteriette, che penderà la privazione di nutrizio Î | a io do δὲ ne nelle parti, che efli nutrire SEA a PIO 0 et. vono; ai delle fecrezioni Li E e alle quali eili prefiedono ; il tor-| |durre io della vaftità delle pore della linta , che Pac anzio i, e della fede che occu- potrà produrre edemi , leucofleg-! | ol cià fe quelte occuperan- mazie , idropifie 9, concrezioni cne PID, a br it luoghi il cerebello, diipongano a tcirri , e_cento ui ca εἶς Bic una febbre intermit- belle coi: , che per li εἴ Dur am rincipierà il parofifmo di noja facrifichiamo alla brevità .| | tente, che p coi

ΜΕ ΝΣ colpo di apoplefia , il che| |lo acceleri nel caldo ; ma è duro

i dp, ueita caula vi potrà dare norma per cpl } act: Rime τ. ᾿ἰδόμῳ τρί le altre fonzioni leie . te nre; il tipo aella febbre; ma a Voi mi direte , che inclinate cangia Si fee dome piuttoito a credere, che nelle cor | olleti mi un medicamento alla bri intermittenti fi abbia un ΟΣ | 2PPp Parte quetta cauta ceflì poi incognito nel cerebello , che Ogni penne Rca tanto tempo agilca in modu di far | hi ra che io non vi ho Correre con maggiore violenza 5. | olii sale fia quefto medica- vequenza li fpiriti al cuore; cosi, | | elpofto di come operi : ma i a_celerando il movimento di quetto, | dn Ἰοδίωαηδι. fe vati produca la febbre. Che cdi ite fapedori Moio 10 vi dica? Sapete, che ancor quetta pe la variazione di tipo è fentenza; ma finalmente fuppo-| |ro, È DA Εδνα él porta Bona ne una caufa ignota; ma Cndeiciei ΕἾ de o è paflato , ed io f{o- il movimento nel freddo , e poi| [πο avvila

᾿ς δι ἣν ΚΝ .

COLLETTE

DISSERTAZIONE STORICA DI D.C. PA.

IN MILANO. MDCCLVII.

NELLA STAMPERIA DI Antonio AGNELLI. Con licenza de Superiori.

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| AODIOTE! 0) ISATAI221@: |

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ΟῚ 9.9 ἘΠ ΤΑ ΖΙΟΝῈ 1) οὐ, LEE

Uantunque vafta fia la figni-! | clefiaftiche s l’ incruento Sacrifizio ficazione di quella voce, ! ! dell’ Altare, quella Orazione, che che ierve di titolo alla | | fuole da chi prefiede a’ Cherici, Diflertazione mia, VV.| [od a’ Monaci, terminato qualun-

AA., vafta non è però la napania» | que Offizio Canonico, recitarfi; ge- di cui devo alla preienza voftra dal | neralmente le Orazioni tutte; il Li- ron boe srersie ca) big re. Fochne iono e DOtIZiIE, 16 05 : δ᾽ - po avere moltilibri confultato, asti dar imprefa alla Religione apparte- è venuto fatto di rinvenire intor- | nente, a cagion d’etempio , per la no alle Collette , LE fig a| | Guerra di a Lenta SI » può ps trattare; comecchè non toffe [Ri ᾿ξ» a alcun Principe radu- mancarmi materia da formare un] |narfi. (6) Ma lo non devo far pa- groffo Volume, fe avefli delle co-| [role di alcuna di quefte Collerze; fe tutte a difcorrere, che βοξθιφῶ | |sftendo foggetto della Differtazion DE nome.Imperciocchè, lafcian- ira quelle “puote , con ΤΡ o da parte ftare le monete, che| |levano i Fedeli di alcuna iefa gli Antichi folean pagare sallorché | ἔων quelli di un’altra, che di a fpefe comuni facevano alcuna Ce- Ponso erano bifognofi . RUGHE na, dette da effi Collette, (a) e| | Limofine furono efle pure chiama- Î ZUette; edio in quefto Ragio- paffando fotto filenzio altresì le | [re Colle root: mi αἱ e g molte regie impofizioni, e ei [e co’ Vocaboli più appro- eu n ; I n sat del noftro iena s Colte, o nel Regolamento e egno di accolte nominerolle. Pehici Coliviri fi Mise (6); Non ν᾽ Πα chi non fappia , VV. ia) id | : Rea quefta voce ha moltitiimi fignifica-! | AA, che l’ufo delle Raccolte fi è ti. Dinota effa in fatti una priva-| | da" Giudei nella noftra Chiefa de- ta Famiglia, un religiofo Conpent | rivato . τ Pescolsa Finagiziohe pe- to, una profana τα sl Adunan-| i pe νὰν ata anajo; za, una Unione di Popolo armato, | | ma fpeffe fiate ancora di ogni ma- per affalire il Nimico, o ditfenderfi pesche di cofe alle varie loro bifo- da effo, ogni forta di funzioni ni | gne neceflarie . Bafta leggere il fo-

[lo Libro dell’ Efodo per rimanere TTT | |Appieno di quefta verità perfuafo. E per tacere degli orecchini d’oro | Α 2 44]

en .-

(5) Cic. Lib. 2. de Orat. Cap. 47. ; Comment. Dyonif. Lambini in Plautum in Curculione

AC. 4. Scena 1. ) {) Encyclopédie , ou Di&ionnaire Raifonné ii Scienfes M. Colledfe .

(4) Du Cange . V. Cellefa . (Ὁ) Chambers M,Col/eéte,

47 αἴ facile, ed arrendevole | [τε di cofe; ma una di denzjo ci fi Aronne raccolti, per formare all’) 1 addira altresì: conciofiacchè al Ca- ingrato tumultuante Popolo il fa- | | pitolo trentefimo fi comanda, che neito Vitello (a7prognno vede, ghe] cialcuno del popolo, il di cui no- le Decime , e le Primizie in eflo| {me tarà ftato nelcatalogo regiftra- Libro comandate (4) poffono v.| ia debba mezzo ficlo e frrirciii Si- qualche maniera Raccolte chiamarfi. | | gnore. In oltre leggiamo nell’ Efodo (6}»} lo trovo nel Libro del Levi- che il iaggio Condottierè Mosè ,! | tico (4), che l’ottavo giorne del- ΕΣ divino λυ δὼ 3 radunò ς oro, 1] la inni de’ gong col argento , bronzo, e lana in co-| |nome di Raccolta viene chiamato: Tod Peter , e due volte in cher- | Il giorno ottavo ancora farà cele- misì tinta, e porpora , e biflo, Εἰ berrimo , e fantifsimo; ed offrirete Olocaufto al Signore ; poichè è gior- | no di Adunanza , e di Raccolta. Pietro Comeftore (2), il Fagio,e l’Oleaftro fono di parere, che que- fto giorno fia ftato così chiamato, perchè foffe cofume preffo li Giu- dei di raccogliere in effo le limo-

| ᾿ | | peli di capre, e pelli diarieti va- | | | | | | fine, che doveanfi quindi a’ pove- | | | | | | | |

jate , e legni di- Setim, ed 0lj, e

aromi , varie pietre preziofe; colle quali cole tutte fece a com- pimento ridurre, e il Tabernacolo , e'PArca ;7e la Menfa de’ Pani di Propofizione, ed il Candeliere, e li Vel, e le Cortine, e l’Atrio, ele Colonne, e le Vefti Sacerdotali; e

tutti quegli arredi finalmente, ché

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ri diftribuire . Il Malvenda per lo al divin culto eran richiefti. Col- |

=.|

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contrario crede , che nella detta giornata quelle cofe folamente fi preparaflero , che doveano nel ri- manente dell’ anno fervire ad ufo del Tempio: ma ciò nega il iuc- cennato Cometftore (c) ; il qual vuo- le, che le Colte del denajo da im- piegarfi i i in fervigio del Tempio fianfi

li donativî del popolo altresì lavo- rar fece Mosè l’Altare degli olo- caufti, e tutti que’ vafi, e quegli ftromenti, che per effo erano ne- ceffarj: e fin glitpecchj loro offri- rono le pie donne del popol San- to, affinchè con efli il labbro di! |fe bronzo formar fi poteffe (4): e la| | miffione il primo giorno del duo- BERIO d’Hraello crebbe gii. mn mete, Hip a dir , di Fer guila; che l’oro , l’argento, ed il rajo. Niente di tutto ciò legge metallo radunato afcefe a molti ἐμὴ pesi il Paratrafta Gionata, ec lo lenti (e); in tanto che videfi ob- | Praia Giufeppe Ebreo : poichè il bligato il buon Duce a vietare con | primo afferma folamente , che nel pubblico Editto le fpontanee obbla- | giorno ottavo della folennità de’ Eiod si La ao a δνο φόνου αὶ peri il ia , {odo efempj folamente di Raccol-: i affinchè mandafle_ pioggia abbon- 5 | dante, tanto neceffaria in que’ climi;

mpre fatte nella Terra di Pro-

———___-_——_ ed (a) Exodi Cap. 32. (δ) capi Cap: 22: ——————_——_rrrr—_ (c) Exodi Capp. 35. 36. | ΠῚ Ολρ.23. v.36. (5) In Hiit. Lib. Numer. Cap.47. Yi) Exod. Cap. 38. (e) Ibidem. (f) Exod, Cap. 36. (c) Loce cit.

ed.il fecondoaltro non lafciò ferit- | | abbifognò, dalla Provincia di Babi- to, ie non che in eflo ceffavafij | lonia; e quello finalmente, che il dal lavoro , e faceafi facrifizio di | | popolo divoto gli offerle. La ter- un vitello , di un ariete , di fette] |za Raccolta fta regiftrata nel Ca- agnelli s e di due capri ὑπο ἐν | Piena fettimo cu Libro cer er recare tutti quegli etem-!!di ra, in cui filegge, che mol-

pj del Vecchio Teftamento , che||to oro , ed argento per fabbricare iembrano in alcuna maniera al mio | [la Citta fi è iotto Neemia radu- argomento appartenere , io accen-| | nato. Ae na ne εκ delle qua- | | Dopo quette tre RI al i fi ta ne’ Libri di ra menzio- | | tra io non ne trovo nell’ Antico ne. La prima raccontafi nel Capi- | | Teltamento , ie non fe quella del- tolo primo del primo Libro; e lle dodici mila dramme , cheil pie- guì allora, che Ciro, dopo avere | tofo Giuda inviò a Gerulalemme, eipugnata Babilonia , concedette a| Tarta fi celebraffero iacrific] per chi volea del popolo Giudaico la{ ! li peccati di que’ Soldati, che do- facoltà di portarfi alla Santa Cit- | | po morte s'erano trovati avere fot- tà, e di ritabbricare il Tempiodel(|to le velti i doni tolti agli Idoli Saalare ; sa quelta despre τὰ Tapi Neto i ει guendo anche il comando del Mo- on è però da credere, che narca Perfiano, di cwi avea Iddio| |continue Raccolte fatte non fianfi eccitato lo fpirito , contribuirono | jin ogni tempo, e luogo dal popo- "oasi al potnsni di Cave: cei; lo Giudaico per ea a’ bifo- eniamino, ed a’ Sacerdoti,.€ a’ | gnofi, e per mandare ad eiecuzio- Leviti, che eicbiti fi erano di por- | |ne quelle imprefe, che al popolo tarfi a Gerutalemme, vafi d'oro, e! | medefimo eranogiudicare opportu- d’argento , giumenti, e fupelletti-| | ne. Leggeti preffo Cicerone, (8) li, ed altre foftanze ; oltre a tut-| | che Flacco è ftato chiamato in giu- to ciò , che aveano offerto libera-| | dizio perchè avea nell’ Afia a’ Giu- mente. La feconda leggeti nel Ca-||dei proibito di traiportare in Ge- ae pg Conto δ ιρέρο ήτο, peo a le Raccolte : πύκα 1 Bidra, e iccetl allora , che ΤΊ | tore Onorio icrille una lettera di dra medefimo ottenne da Artater-! | Milano a Meffala Prefetto del Pre- fe nell’anno jettimo del di lui re. | torio, nella quale chiamò indegna

| |

gno la facolta di portarfi co’ Sa- ΓΑ Ξτακα la confuetudine 9 per cerdoti, eco’ Leviti, e con chiun- | cui il Patriarca de’ Giudei manda- que volea del Popolo a Gerufalem- pa in que’ tempi alcuni , chiamati | Apoftoli, ad efiggere denajo da tut- 158 le finagoghe . In quetta lettera dottiffimo in queito tempo tutto | ! comandò , che le fomme ricavate l'oro, e l'argento , che il Re, ed| {fi portaflero all’ Erario Imperiale; i fuoi Configlieri offrirono al Dio | | e d’liraele , e tutto quello, che el, | Treo a (

ie. Raccolie Egli il buon PI dote, e Cancelliere della Legge

x

a) Lib. 2. Machab Cap. 32. δ) Orat, pro Flacco »

δ

e proibì a quefta Nazione di far | [linguaggio Chazan, per comando più Raccolte. Riferiice però il Ba-| | del Rabbino della Sinagoga fi alza ἐφρίον c3 ripiego medefimo | [τὸ pri gar das concedette nel iuo Confolato ieito | | no de’ più facoltofi , gli imponedi con Arifteneto di nuovo licenza 2 | [ose quella limofina, che ha ilme- Giudei di mandare ad efecuzione| | defimo Rabbino determinata, col- quelta loro antica confuetudine.Il| |la feguente formola : Βυπεάίοα Id- lione urinare ne dorici fera il ΡΟΝ ἧς qui Da came ch

etere Inveterato coftume preflogli! (il quale darà tanto danaro pe Ebrei il foccorrerfì vicendevolmen- | tale limofina . asa rage quefto te colli danari , nelle finagog °| rito fi pratica nel Sabbato, giorno i πα} i è leci Giudei il toc- pot ionici αν 1 Cri καχρινία ον acari Quefta verità non potrà pure | |chiamati fi obbliga a sborfare l’im- in dubbio richiamarfi da tutti ceri ἕλω limofina nel decorfo della loro $ i quali abbiano letto ciò, | lvegnente fettimana; e quett de che de’ coltumi Giudaici da varj||è chiamato Nedavà , vale a ire Autori raccontafi. In fatti fono ap-{ | Liberalità . Hanno in oltre i Giu- preffo a quefto popolo ftabiliti οὶ laci nelle Città più cofpicue alcune cuni Tribunali minori, chiamati} | Compagnie, fondate per eiercitare Parnafim, o Memunin , quali 5᾽} le Opere di Milericordia, a cagion afpetta l’aver cura de’ poveri. Que-| |d'efempio , per vifitare gl’ sera 5 ΠῚ vanno al venerdì in giro per | fr feppellire i morti. Le Compa- le cafe de’ ricchi, ficuri di ottene- | |gnie 9 che raccolgono le femplici re da effi alcun follievo . Inoltre Hi | limofine preci: doti) τὰ mentovato Tribunale affegna loro|!fadim; e le limofine medefime Ζ:- ogni fettimana una determinata fom- |dacà, cioè Giuftizia : della quale ma > sa dro ran] Jair rendi un vv pondente ; il che fi ufa con coloro! | pio nell’ Evangelifta 5. Matteo (2). principalmente, i quali, o da ma- | | Le Compagnie , che radunano da- lattia, o da ragionevole eflare fo» | | nari per dotar le Fanciulle, diconfi no impediti dall’andar ad accatta- Ἐριο ἀρτίρνα Diverfi altri nomi re alle altrui cafe. Lo fteflo fi fa| t hanno le altre. Allorchè tanti fono con tutte le Vedove, che fon bi- | [1 poveri di una Città, chefuperano fognofe. Allorchè accade di dover | le forze de’ facoltofi , e tutti non raccogliere una ftraordinaria lioae| poffono effere panginà: ἐπέρα di fina, come farebbe a dire, perdo-| leffi poveri chiedono dal Rabbino tare una fanciulla , per ed | lettere commendatizie , nelle quali uno fchiavo , gici liberare un reo, | fi fa fede, che il Giudeo, che le o per altra cofa fiffatta, un Mini- | efebifce, è un uomo dabbene, of- ftro, Cantore chiamato, ed in lor| | fervante della Legge, e nari;

i

ΠΡ | io

—_——= --ττ ——= -

(4) Ad A. C. 399. (δ) Contra Vigilante. | ἕω Matth. €ap. 6.

7 di provare gli effetti della altrui mi-| [dell Era Volgare quarantefimoquai- fericordia , e liberalità. Conquette| {to ; cioè, fecondo il filtema da noi lettere fi prefentano Eglino a’ Tri- | l'addortaro:, quindici anni dopo la bunali, o alle Compagnie delle al- | | Pallione , e Morte del Redentore. tre Città; e fono per alcuni gior-| | Ora non farà fuor di propofito ch'io ni mantenuti s c talvolta ancora ΤῊ |procu di indagare, fe più antica di corfi con danaro . Oltre a quelte| |queft' Epoca fia nella noftra Chiela Raccolte , un’ altra fe ne fa agi ᾿» confuetudine delle Raccolte: vale a dire, fe debbafi ragionevolmente

| | credere, che prima dell’ anno 44° | fianfi le Raccolte medefime pratica- te: tanto più, che ben fi ia, che

| ΜΝ Poverelli in que’ tempi, ab-

anno da’ Giudei per tutto il mon- do difperfi. Quefta fi è quella, che l'Abate Fleury (4) dice effere tuc- ceduta alle offerte , e con cui fi foccorrono i loro Fratelli, che fi ᾿ . ; triti beriade in Joppen τ i Ebron | ροϊεί i Gendiefino, la novelle ove fono i fepolcri de’ ione ligione di Crifto and ici ρος

Da tutto ciò Voi ben vedete, E primieramente ella è legge AA., che io ho avuto ragione cin πων: Natura, contermata daila affermare , che in ogni luogo, etem-{ | Mofaica, che da quella di Grazia , po hanno iempre i Giudei conter- | | chei Miniftri dell’ Altare efler deb- vato l’ufo delle Raccolte . Chi avrà | | bano colle Offerte de’ Popoli alimen- agio di parlare famigliarmente κα tati. Ora , tacendo tutto ciò, che in ciò con alcuno di effi, verrà a rifa-] | contermazione di queta verità de' pere, che quefta loro contuetudine, | | Sacerdoti de’ Gentili dirfi potrebbe,

almeno in parte, dura tuttavia. | (e fappiamo, che l’ifteffo Dio ha i Ma parmi omai tempo , ch’ io! | Sacerdoti , ed i Leviti della Legge mi faccia a ragionare delle Raccol- | Molaica di una affai abbondante

te della noftra Chiefa. La prima, di | | parte per il loro foftentameato prov- cui fi parli nelle Sacre Scritture, è! | veduti . E quindiè, che lo {ὁ Cri- quella, ste ς mn in {ateneo Ho CE pole n a cagione della fame predetta da ella fua Chiefa, comandò agli A po- Agabbo (2); la quale, al riferir di) | ftoli di non poffedere oro, ar- Dione , (c) ha cominciato a provarfi | gento, due velti; affermando, che l’anno fecondo di Claudio; ed al di-| | ogni operario è degno della {na mer- re di Eutebio (4) ha in Paleftina in- | | cede (4); ed impole loro per la εἴπ fierito l’anno μέλε di quefto Im- | | fa si Soi che lcianieMero a man- peratore. Quefta Raccolta è fegui- | giare, e bere in Caia di coloro, che De ficcome ha dimoftrato quel no-‘ | avrebbero nella Fede ammaeftrati ro Collega, che ha delcritto il viag- b). Di più avea il noftro Divino gio, che “A effa fece S.Paolo, V'dgito | |A fi legge in S.Luca,(.) | alcune pie femmine , e doviziole, fe-

to Dell' Eyift. di ᾿ Paolo αἱ Corinti. GINA, BUA

. Cap. 11. (c) Dio. Lib. 6®. (4) Eufebius in Chronico. Sn | lo Matth. Cap. 10» (Ὁ) Luc. 10. (c) Luca 9.

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_—r > —— —————— ___ _—_—_—_—_—_——k81ru{——

R guaci della fua predicazione , a fpefe delle quali ed Egli; ed ifuoi Apoitoli viveano. di rutto ciò contento, per vie meglio inftruire la tua Chiefa intorno a ciò ,che in avvenire dovea per queito riguardo adoperare, vol-

le il Redentore averele bifacce, che furono a Giuda affidate, ed in efle

coniervare le limofine ricevute , per ferviriene poi nelle occafioni yin cui, o Egli, o gli Apoftoli fuoi poteffero

averne biiogno (4). Quefto dovere |

de’ Laici di alimentare i Sacerdoti viene a mara\iglia , come precetto delle tre leggi, infinuato dal Dottor delle Genti, (2) la dove dice: E chi avvi mai , ehe faccia il foldato a pro- prie fpefe? Chi pianta una vigna, e non gode i frutti di effa? Chit pafce 1] Gregge, e non ne mangia il latte? Forfe che ciò non dice la Legge? Not fappiamo pure , che nella Legge di Mosè (fa feritto : Non chiuderaîi la bocca ai Bue, che trita. Se noi (emt- niamo a voftro pro il feme fpirituale, farà ἐφ gran cofa , che mietiamo de' voftri frutti materiali ? Non fapete Voi, che coloro, che travagliano nel facrario, devono mangiare di ciò, che ad effoappartienez e che quegli, che fervono all Altare, devone delle cofe partecipar dell’ Altare? e non molto dopo: Così il Signor noftro ha ordi- nato, che quelii, che annunziano il Vangelo, vivano del Vangelo .

Ma troppo pochi erano imini- Ari della parola di Dio, e di troppo poco contenti, perchè volefTe Paolo, voleffero gli altri Apoftoli con tanto calore infinuare a’ novelli Fedeli di fare per eflì abbondanti le offerte.

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è) 1045. 12. (8) 1. ad Chor.s.

| |

| | Aleroaveano Eglino di mira în que- ite loro efticaci efortazioni. Imper- | lsioelie e volevano conle medefime | |inferire nell'animo de’ Credenti un | | perfetto diftaccamento dalle terrene | ricchezze, ed intendevano con que- fto mezzo di ottener tanto da’tacol=. | tofi, quanto foffe per il mantenimen- to de’ poverelli neceffario. Quindi, | ad imitazione di,Crifto, tutto ciò, | che avanzava dal loro tenuiffimo vit- to, il diftribuivano gli Apottoli a’ | bifognofi de’ quali aveano però in fe | prefa da principio la cura . Ora, fic- | | come i primi Fedeli molto fervorofi lerano , e perfetti, così abbondevol- mente coloro provedevano, da’ qua- | | liera ftata loro la verità annunziata : e però io credo, che fi faranno age- | volmente alimentati i poverelli, jen- | [28 che fiavi ftato verun bifogno di | | Raccolte. | Oltrecchè fembra, che in que” primitivi tempi effere non vi potefle | necetlità di tali Raccolte ; da che noi fappiamo , che quelli, che ab- bracciavano la novella Religione, vendevano inceffan:emente le Ere- dità, ed i Beniloro, e portatone il prezzo agli Apoftoli, quefto veniva egualmente δ᾽ bifognofi diftribuito; cosicchè noneravi tra que’ Criftiani | più povero, o più ricco; ma tutti vi- I veano in comune (4) : e da che fap- | piamo altresì, che tanta era l’abbon- " '

|

| | | | | "

danza del recato danaro, che dovet-

tero gli Apoftoli, per non venire di-

ftolti dalla predicazione, affidarne

be cura prima alle Vedove, e pofcia a’ Diaconi. (8)

I Quetto però io intendo di affer-

| mare

| | | | |

(4) AR. Cap. 2., & 4. (0)-AA. Cap. 6.

mare della primitiva Chiefa compo- | Era. Che fela Raccolta di AGZIOCOIA fta di Giudei avanti la morte San-| | è la prima riterita da’ Sacri Sp" εἾ to Stetano, nel 414] τε ΡΟ fiamo rà, | torie ciò avviene, perchè de: τι ἐθ curi, e chei Fedeli ponevano a’ piedi | | fatta , siriana ϑμρδον cuella Chie HE BOS ppraltania 3 pi | | È pisa i liche de’ poveri del- queiti, prevedendo in lipirito e fa a,ma a sio ( incia. periecuzione , che feguir doveva,ed le Chiefe di πες πα O ε βεαββιο "E rca pr sii i i cccche più antica dell’ a’ Gentili, non vollero, che alcun ine de ; “a£0. cHe on digiuni i e | anto as cede o dit: pi-dede varie Cri-| dalla ira vasra de’ primi Fedeli ξ ΝΘ di > 1 paf- ftiano (4). Perciò, che riguarda la | ἮΝ la morte di 5.διρίδῃρ, GEA RR Chiefa in quel tempo c che pafsò tra ΕΝ: della PURE ne E E la morte di Santo Stefano, ela pre-| | tilt; ragion vuole, © li PI » TI, 5 . . μ 1) Ì Oil dicazione a’ Gentili, io giudico, poni ee sa TE armata ii fi faranno fatte le Raccolte oppor-! | Raccolte, feguit οἱ pervenuta la tune per alimentare i poverelli. In-| | po, delle quali è ca: no! P indi pofta poniepalalle Chitiedo' Geatiliuel-| | giemo:Frniinche venga Ἐν δ τ 0} equali non fi fa, che i Fedeli ven-! jin una luce baftevo deffero le loro poffefioni, e ne offrif- | | fatica a :f parli nel- εν υ rich nb voli di sein Fi Sic τὸν ἘΠ he detto di arere, che 1 poverelli di efle {ΠῚ |t È : api- parte veniffero tovvenuti con ciò Legna » quella , εἰκοξάαζα e ταῖς che per mantenimento degli Apoftoli | | tolo undecimo degli hia in favore medefimi , e deglialtri facri nei ua o sk pr Apnea nella re ae τιν arte da ciò, cile dalle limofine, e|i 8. : Ila Raccolte fi ricavava . Per la qual co-| | portarono il raccolto bagno: ἜΡΙΝ S s quantunque la prima ana È Sa molto REA τὸ nella i cui tacciafi menzione nelle Sacre | I deli cacciati da Geri A EEA Scritture fia quella di Antiochia ata- | | morte di S. Stefano ; e che RO vore de’ Fedeli di Paleftina nel tem- | erano per la maggior. parte. o in po della fame di Agabbo, egliè però | i liti nella Paleftina (4), A ragionevole il credere , che altre | | quefta pertecuzione. spiga Raccolte fianfi continuamente segni. [de loro foftanze , che he l’Apo- aglio diverie Chiefe e de’ Giudei, “| ἀρνώμμξ νοι sa piana, la I le’ Gentili dopo la morte di 5. Ste- | | itolo 5, Paolo lo acce la fano, fino all’ anno 44. della nofte' | | Lettera ad efli ERA: te più Di Tert. delle Col'ette. Rota non é MINA cone (4) Gratianus 12. 4. 1. Cap. Fururam tribuit Mel- | egli altri funefte > Egna fe- chiadi Papa feq.-- Futuram Ecclefiam in Gen- | B tibus Apoftoli previdebant; idcirco vradia |

in Judxa minime funt ade-ti, fed pratia tan- tumodo ad foyendos egentes.. ᾿ | (4) A&. 3. (0) Ad Hebz, Cap. to. V. 34

PP —_——_—__——r—r_____r_

ΙΌ feguenze della fame da Agabbo pre- | [48] per Seniori debbano intenderfi detta. Quindi moffi a pietà di eli! ‘li Diaconi ; ed altri ftimano , che li Difcepoli di Antiochia, furono | | vengano dinotati li Sacerdoti,li qua- folleciti ad inviar loro Paolo , el |li col Vefcovo in mancanza degli Barnaba coll’ opportuno foccorfo | Felina » reggevano la Chieia. Intorno a quefta Raccolta ii ni [bott è quefto 11 luogo , in cui io trovo , che degno fia di offerva-| [poffa, o debba per iiciogliere con zione ( dopo che fi è da altri ra-| |maggior fondamento quefta Con- gionato del tempo, in cui fegui);| quarti sa È fe li Fedeli in que’ ie non che dicefi negli Atti (4),| | primi tempi teneflero nello efterio- che li Fedeli per ἘΣ τὸν di Paolo, | [re regolamento l’ordine delle Sina- e di Barnaba mandarono a’ Seniori | | goghe; e qual foffè altresì l’Eccle- ciò , che aveano radunato. In Eueti] HRaflioo Governo da Mosè inftitui- non convengono gli Eruditi intor- | |to. Non poffo neppur qui trattare no alla fignificazione del pineto pla celebre controverfia , che fi agita Sentori in quefto luogo , che è ill ! tra alcuni, li quali foftengono, che pine nel alti lio s in Piva ir civica παρ ci cui fi trovi ufurpato . Alcuni vo- ati che due Ordini; l’uno di Apo» gliono, che qui col nome di Semiori | Roli. e l’altro di Diaconi; ed altri, vengano additati gli Apoftoli; ed | li quali vogliono, che oltre δ᾽ Ve- altri per lo contrario ciò negano , | fcovi » a’ Diaconi , fianvi ftati e dicono in SIONE ci frprali in que primi tempi hu opinion loro, che, da 8. Jacopo in| \ti,de' Vefcovi minori. Ciò è ftato fuori, non trovavanfi allora inGe-| |in oltre definito da quel noftro rufalemme alcuni esi o) | Collega s che ha ragionato della afferzione fi sforzano di dar pelo Ecclefiaftica Gerarchia . Per la qual maggiore col dire , che S. Paolo | |cofa io dirò folamente, che Paolo, mella fua lettera ai Galati non fa| Barnaba furono con le Colte da menzione di quefta fua gita a Geru-| | Difcepoli di Antiochia inviati δ᾽ falemme : e fatta per altro l'avrebbe | | Seniori , cioè a” Primati della Chie- fe fi foffecolà cogli Apoftoliincon-| {fa , o foffero eglino Apoîtoli, o trato. Macon buona pace de’ γερὸ χα | Vefcovi, o Sacerdoti, o Diaconi. tori, che così ragionano , parmi, che! ! Se colà in quel tempo trovavanfi FIST o non ΕΡΕ ΒΡῈ | Apoftoli, o Vefcovi, rai le nta alla loro caufa : poichè S. Paolo | |ranno certamente confegnate le avrebbe potuto per l’addotto mor | [peperoni e fe foli Preti, o Diaconi , tivo parlare , fcrivende δ᾽ Galati | ad «ἡ le avranno affidare . Ciò, di quello SRI sr Ticopo,, ri 8 certo fi è che sx εἴρταν almeno de poftolo S. Jacopo, alici non poterono effere date ; che certo avrà in Gerufalemme! poichè non è da crederfi, che quel- trovato. Il Menochio penia 9 che | la Chiefa toffle di Sacri Miniftri

| | fproveduta . Vogliono alcuni, che cia a ΤῊΝ [Per Seniori debbanfi intendere

Vel-

11

Vefcovi delle Chiefe alla Gerofoli- | | loro povertà erafi meritata tutta ia mitana vicine, li quali ne’ tempi; compaffione , e la cura de’ provvidi veg πακο bilogni in Geruta- | | Apoitoli . Quindi allorchè quelti mme hO * ΠῚ; τ ΕΣ ἡ: dA Agotino Cante Ce) È di conta. | tea la dottrina di Paolo e di se x 3 rio parere ; e itima, che fia più | I Rarafibal altra cola loro non race are; fare che raro: no-| | comandarono, ficcome leggeti nella me fignifichi l'unione di tutti lij |Pittola δ᾽ Galati (4 ie non di principali della Chicia , foffero | l'effere ricordevoli st Poveri, e di Vetcovi, o Sacerdoti , 0 Diaconi | | raccogliere per effi continuamente Li Crittiani di Gerufalermme non PO | limofine in tutti que’ paefi , ne’ qua- ranno folamente ftati in tale occa-! ! li avrebbero predicato il Vangelo. air ia dalla fame CI E per ciò è, che di molte Raccolte accolta; ma in un co’ Giudei per | | noi veggiamo farfi menzione nelle la liberalità eziandio di Elena, Re | Epiftole di S. Paolo. MC Adiabene e di cpr Re] | Ple prima, fcritta a quer di uo figlio; mentre la prima, ficco-| | Teflalonica , Città della Macedo- me racconta Giuleppe Ebreo (ὁ nia, dice l’Apoftolo , (2) che non ὐϑς di Alelandria venir Ripi d’uopo ghi, εἰ faccia κεῖ della iade , e di Cipro fichi tecchi in| | fraterna Carità, con cui tuttili Fe- quantità ; ed il tutto diftribuì libe- | deli devono vicendevolmente guar- ramente al Popolo: ed il fecondo darfi, perchè era noto il precet- Pi Sprea, di danaro 2 | [ ro della dilezione 9 pIccOmaNdatO rimati di Gerufalemme per foc-||dal Salvatore, come perchè davano correre la Città. i | effi Teffalonicefi a ἡμέ μετ di efler- Che nella perfecuzione cecibaba | La gelofi offervatori per le limofi- dopo ila morte di 5. Stefano , ab-| | ne, con le quali li Fratelli foccor- biano li Fedeli perduto o tutti | i revano di tutta la Macedonia ; ver- o preffo che tutti li loro beni, che! {fo li quali però gli elorta ad effere în danaro ridotti poffedevano in l anche più dell’ niato liberali. Que- gi , ella è pit , che o 48} | ite civime$ doveano farfi per mez- pra accennata, e di cui, oltre il; | zo delle Raccolte + colle quali li probabile argomento, che fe n'in-| | ricchi foccorrevano Ji più iu ferilce dall’ Apoftolo Paolo , (€) | della loro Provincia. Noi vedremo reiterà agevolmente perfuato stonesi da poi, chele Chiefe della Macedo- que vorrà por mente all’ odio im-1 | nia, tutto che da’ Giudei, e da’ Gen- placabile de’ Giudei cont.o di efli, [ἢ tribulate , non ebbero bifogno ed alla furia del tumulto, e della} di effere fovvenute dalle altre ; fedizione in quel tempo accaduta | e che effe anzi a’ bifogni de’ Cri» Erano però que’ novelli Credenti! 1 ftiani della Giudea abbondevol=

rimafti poveri in eftremo; e quefta | | mente provvidero . B 2 Nella "II AR TA

(4) Inquetto luogo. (δ) Antiq. Judaie. L.20. Cap.a. { | (a) Cap 2. v. 10. {s) Ad Hebr. Cap. te. τ. 32. Ξ | Ιώ cap. 4. vv. 9. È 19.

12

Nella prima δ᾽ Corintj così in- | | ma efpreffione, ed era anzi indegna comincia l’Apoftolo il Capitolo de-| | di que’ ianti, che dovean riceverle. cimo felto: Intorno alle Raccolte, | Oicuro pa Aa ed πόνῳ. Si

oglion ollie ° San- a queito paflo dell’ Apottolo in che foglion farfi per follievo de’ San- | | br È, Asia p pa ti Voi fateciò, che ho altresì ΠΡ] (a la parte, in cui fi tratta di man nato alla Chiefa della Galazia . In un Ga alcuni a portar ei dale a giorno della fettimana ‘ciatcuno di | | Geruialemme ; e, cambiata la pun- Voi ponga da parte ciò , che DUDA| Piet può fignificare, che fe anca coficchè non ì era Ι: Piane lag εἰ ἐξ πράτ τανὸς, no, qvand’io verrò , ancor dar fare s av jati a ( a fe Colte. Allorchè io farò prefente, | | coloro, che i Corintj gli aveflero con manderò in Gerulalemme colla e lettere page βεν eflere ftati > ftra Grazia coloro , che per lettere la portar le limofine ; ovvero , che avrete approvato : che fe la fomma] |l'Apoitolo avrebbe ipediti con pro- richiederà ch'io “e vada con ἘΠ (POE valente glistara Lia, ο sa vi anderò Qui è da riflettere, come | ! mente , che Egli avrebbe unite le l’Apoitolo per animare i Fedeli di | | proprie lettere a quelle de’ Corintj; Corinto , apporti l’efempio di que’ di| | giacchè coftumavati in que’ tempi di

Galazia . A quefti deve Egli, o inj jdar lettere di raccomandazione , e voce, o per mezzo di alcun Miniftro, | di credenza a’ Fedeli che da una ad o fi veramente con alcuna lettera, | |un® altra Chiefa, per qualunque ra- che a noi non fia pervenuta , aver [ERE fi portavano. si ordinate le Raccolte ; poichè nella . Allorchè 5. Paolo dpi; quetta lettera a” Galati, che abbiamo 9 non| | prima lettera a’ Corinti dimorava fi fa di effe menzione; Dedica, | ancora in Efefo; ma avea già divifa- dicefi nel Capitolo fefto, che devono! | to di andare a Macedonia, ove ave- pi pa cri enna ὌΝ Vane va Pavone sfiori fo tg: Als elo pafciuti. In oltre, benchè icafi | | portatofi anch’ Egli a Macedonia, acre inatamente , che in un gior- | !s'interteneva nella predicazione del minatamente, nun g | ; no della fettimana debba ciafcun Fe- Vangelo 5 quando a lui venne Tito, dele porre da parte alcuna cola; egli | cul tizia in ἌΣΡΟΜΕ EE invano. sie di taceti ella Domenica? | |velle, che recogliciella Chielo dios che cio fi faceffe nella Domenica 4! ! È di comecchè a’ tempi di 5. Leone, an- | | rinto ; e coll’ afficurarlo, che fin dall’ È ni . > eo sr ALSO e diga uti i poro gonna dite pronti no afi adoperato(4). Chiama qui l’A-| |dell'Acaja a fomminiftrare le loro poftolo Grazia le limofine, ficcome | contribuzioni per li Fedeli della Giu- fa in molti pito eni ) ὧν sec [dea iva di de D'afegio pins non era cofa doverofa, dice Oecu- olo per incorag; tti: menio (2) il fervirfi di quett ulti-| | Macedonia fare abbondanti Raccol- τὸ per il medefimo fine. Quindi per dacci τὶ {contermare ne’ loro fanti propofiti i (4) Leo Serm. de Colle&., ὃς Jejun. 2., & 3. Corintj,fideterminò di fcriverloro la

(6) Epift. 2. ad Chor C. 8. (j'in'queluepo. | feconda lettera. In

83

In quefta (4) con l’efempio | | trarono s non meno per parte de’ delle Chiete di Macedonia eforta | | Giudei, che de’ Pagani , ficcome novellamente i Corintp ad eflere | | ne colta dagli Atti Apoftolici (4) liberali co’ SR delia prin i si di μέρα E 9. Deo e così loro la difcorre . Io vi fo| |lo i eli della Giudea , i quali, nota , o Corintj, l' εὐ μαυάλημα, | ellenico ful bel principio della delle limofine tomminiftrate dalle | loro converfione fpogliati de’ loro Chieie di Macedonia . Ne’ ἀν νος | beni , ed vie pofti in ΠΣ di effe, tanto è ftata la gioja del-! ‘ne, come ho già avvertito , la loro vocazione maggiore, quan- | trovarono s dopo la perfecuzione to più hanno per ia gioria di Dio | follevata nella morte di S.Stefano, fofferto : e la grandiffima povertà | e difperfi , e mefchini . Accettò loro ha fparie largamente le ric-1 | PApottolo il caritatevole uflizio , n OLIVA egrave pone

9 si ν

dere ad εἶ giuftizia ; perchè ἐᾷ È Gerufalemme le limofine, e colà rono » anche oltre il loro poter, | | diftribuille s ficcome ne confta, e liberali. Ci hanno altresì con nd [da quefta lettera fteffa, (5) e da- ta iftanza pregati di voler ricevere) { gli Atti Apoftolici. (c) le raccolte limofine , e di volerle | |

Segue l’incominciata efortazio- portare ai Santi. Sonofi eglino ol-

| ne a’ CorintiS. Paolo, e dice, che non tre la noftra eipettazione gettati; | intende d’imporre ad effi una legge 4 in braccio della Providenza, colla per cui debbano far tanto , quanto i volontaria offerta di buona parte| | Macedoni; ma gli incoraggifce però de’ loro beni ; ed. hanno clear i di Gesì Crifto, il quale, mente alla pati noftra affidata la! teflendo ricco di tutte le cole, volle cura della diitribuzione di effi .| |per noifarfi povero . Aggiugne, che Vedendo io la liberalità de’ Mace: | | quefte limofine faranno grandemen- doni, ho pregato Tito di portarfi! | te utili ad effi ; il che dee intenderfi, a Corinto , e diridurre a fine tra | ledel merito, che fi farebbero quindi voi l’incominciata imprefa delle| | preffo Dio acquiftato, e del buon Raccolte : e ben confido, che fic-} | efempio, che avrebbero dato a’ Fe- παρ voi vi diftinguete per la va \deli delle altre Chiefe. Fa loro pre- es perola dottrina , per la fcien-| |fente, che fin dal paffato anno già za; per la vigilanza, e per νην Isle: pronti a far le limofine, ed ave- verfo di noi, così vorrete ancora! ! vano incominciato a raccoglierlé; e per le limofine fegnalarvi. | quefta prontezza de’ Corintj è itata Le periecuzioni da’ Macedoni! | probabilmente effetto della prima fofferte, che qui accenna l’Apofto-| {lettera loro fcritta dall’ Apoftolo. lo , fono quelle, che i Criftiani | Quindi |

di Filippi, e di Teffalonica incon-| {= —- | |(@ A&. Cap. 16., & 17. | (5) 2: ad Chor. C _s. v. τῷ ὃς C.s. v. 1. Vide

{

_— _——_—_r—— 0 crv‘ τ... e

| etiam 1. ad Chor. C. τό. v. τς. (9) Capp. 8.) & ΕΣ (e) AC..€E. 2e. Y, 22, ? & ς. 24. 17.

14 Quindi è, che Egli potè a buona ra- gione , ficcome appare da quetta ftef- ia lettera, (4) iervirfi dell’ efempio de’ Corintj per v eppiù ftimolars li

Macedoni ; poicliè, quantunque que-

iti aveffero terminata più prefto la Raccolta; quelli però l’aveano prima cominciata. Pafla di poi ad avver- tiri, che non fi credano di dove- re, a cagione di quefte limofine, impoverire ; poichè Dio guarda la buona volontà ; ed Egli non in- tende di obbligarli a dare più di quello 9. che dar poffono: e fola- mente li conforta ad una fpecie di eguaglianza co’ Fedeli della Giu- dea, fervendofi a quefto fine dell’ elempio degli Ifraeliti ; li quali ben- chè raccoglieffero inegualmente la Manna (5), non ne ebbero però, che eguali porzioni. E qui è da av- vertire , che par , che l’Apoftolo creda, non che la Manna fiafi da’ Capi del Popolo egualmente diftri-

ma che in ciò fia feguito un mi- racolo, per confondere l’ingordig- gia di coloro, che n’avevano rac- colto di più, come fi accenna nel- la Verfion de’ Settanta. Dopo ciò fi volge Paolo a ringraziar Dio, perchè ha deftata nel cuor di Ti- to eguale premura a quella, ch’ egli ha per quefte Raccolte; e lo ha indotto a portarfi anche per ef- fe a Corinto. Aggiugne, che con Tito Egli ha inviato un altro Fra- tello: e qui fi difputa fra gli Eru- diti fe quegli , che in queito luo- 80 fi accenna fia Luca , o Barna-

a, 0 Sila, o Apollo: dee ba-

(9) 2. ad Chor. Cap. 9. (è) Ezedi Cap. 16.

|} ||

[

buita , come fi dice nel Tetto; |

| Apoftolo per riguardo alle Rac-

| Π Ri

| ftare a coloro, ché ftanno per Bar- inaba , che fi dica, che εἴο Fra- | itello è ftato deitinato compagno | | delle peregrinazioni di Paolo; poi- [che altri, de’ quali non fi parli negli Atti, poteano effer fitati, co. | me Barnaba traicelti ad effer com- | pagni del. Dottor delle Genti; e noi fappiamo di fatti, che Luca lo | feguì in più d’ un viaggio. Io non aggiugnerò dunque altro intorno a quefta oicuriffima ricerca; tanto più , che effa non è al propofito I mio neceflaria ; e pafferò piuttoito la dire alcuna cofa brievemente in- torno alla molta cautela, con cui S. Paolo il danaro delle Raccolte ammipiftrava.

Il Grozio (4), ed altri (8) fono di parere, che, allorquando fi dovevano tra’ Giudei diipeniare le limofine , fi fceglieffero tre no- mini di provata fede ; affinchè po- teffero render buona teftimonian- za della giuta, e fedele diftribu- zione dieffe. Quefta lodevole con- fuetudine ha voluto confervare l’

| | | | | i

Ι |

colte della Macedonia, e dell’ Aca- ja: e però è, che oltre Tito, ed il mentovato Fratello , un altro co- la ne fpedi, che non fi fa fe fia ftato Apollo , o Epinete, o Re- na, O Sila, o Softene, o S. Lu-

|ca . Chiunque però ftato fia ; l’Apo- | | ftolo afficura li Corintj, che erafi

in ogni occafione dimoftrato iol- lecito per le cofe appartenenti al- la Chiefa ; e che allora lo era viep- | Li per le relazioni, che Tito ave-

va

_. ——————+———_——_———peee==--. ———— —1

\ (4) Ad Cap.8. Epift. 2. ad Chor. v. 18,

(5) Maimon. T. 3. fol, 35.

15 va date del buon animo , e della | | filo s che fi farebbe portato a buuna diipofizion loro a foccorre-| | quella Metropoli dell’ Univerio do- re li Fedeli della Giudea . Quindi | po che avefle recate a i ἐὸν lui , che gli altri Compagni al-| | me Je Colte della ZA onia » la pas de’ Corintj macinati | ον sa set DI agire opo tutto ciò, feguita 5. Pao-! | gio ς Pa Ρ lo con arte veramente mirabile a tivo; dopo il quale ftette due an- raccomandare le Raccolte a que | ni prigione in Cefarea , e quindi

di Corinto . Imperciocchè r: pro- [fu a RR ὑνδᾳρα RO telta da prima di reputare fuper- . Parecchie Raccolte fonofi fat- ii ca, | pae dei to riguardo al loro buon animo; 5 i Ro- e poicia gli afficura, che Egli pre-| | mana, a favore S.Paolo. Li Fe- dia a’ sisi ti che A cda è| | deli di quella Chiefa furono li più già pronta da un anno. Intorno||grati di quanti ricevettero dall’ a che dee notarfi la prudente ca-| | Apoftolo il lume della fede .. Poi- rità dell’ Apoftolo; il quale allori | [chè Egli fu liberato dalle catene, + chè eforta li Corintj, fi vale dell’ | nelle quali era ftato in quefta Cit- efempio de’ Macedoni ; e per lo [τὰ per la predicazione del Vange- contrario con la prontezza di que-! l lo ripofto, pafsò ad Anfipoli, ad iti, infervora fempre più la tar- | Apollonia, a Teffalonica, e ad al- danza di quelli. Aggiugne , che ha| | tre Città. Da per tutto li Fedeli (4) mandati a Corintoli Fratelli, per-| 141 Filippi lo foccorfero con da- eta nt age τ n Macedonia di effi gloriato in| 74 Teffa β men vano : e di più raccomanda loro| | te una volta ancora glie ne iece- la prontezza tu terminar le dont pe tenere a Corinto Li Perciò, colte , adducendo per motivo di||che confta dalla lettera fcritta δ᾽ ciò , che non vorrebbe Egli, ve-| | Filippefi medefimi , (4) quefti, non nendo a Corinto con que’ di cen da que intefero è che l’Apoftolo doni . to chiufo a Roma in pri- Sea Vislisgne| gici de di fpedirono Epalro inette loro per tutto quello, che jdite, o Vefcovo, o Miniftro del- avranno volentieri fomminiftrato, lla lor Chiefa (e) con fufficiente un’ abbondante mercede di be-| |fomma di danaro per confortarlo ni fpirituali, che di temporali; ci follevarlo: e di quefta loro ca- chiude queita parte della fua let- Pani memoria affai.ne gli rin-

tera. grazia il Santo prigioniero. (f) Nulla ν᾿ πᾳ nella Lettera a'| | Altra efpreffa menzione di Rac-

Romani intorno alle Raccolte ; fe colte

non che fcrive in effa (4) l’Apo- | TTT Sta

(4) Ad Philip. C. 4.v_ 195. (Ὁ) Ad Philip. C.4 v.16, (c) Ad Chor. 2. Cap. 2.(d) Cap. 2. v. 26. | | Calmet. Piaf, Epitt. ad Philipp. f) Cap. pit.

ul

(4) Cap. 15. γ.:26.

[] colte io non trovo più ‘nelle lette- | | de Fedeli delle Chiefe, in varj re di 5. Paolo. Solamente leggo! ! luoghi ttabilite. | nella Piftola agli Ebrei, (2) che | | L’eiempio loro feguendo li Cri- l’Apoitolo gli eforta a ricordarfi | | ftiani de” primi tempi, ionofi anch” ara PTT ed a ἐῶν τὰ "Ἢ (oe πᾷ TRO mezzo pp E edeli prigionieri , come te. eflil | rendere più leggiere a’ Fedeli i

dci 5 a qual coi come pole] |Sertà Ἐν in Sclcina Chiea fa LDICERBO del mia sa Sri la Ὄγβοῖθν oggi no di μετ μέ ες, tarli 9 può intenderfi altresi de azofilacto chiamato , in cui ciai- foccorrerli con parte di quel poco, | | cun mefe, ed anche ciafcuna ferti- che ad elli Ebrei era rimatto . In | i mana, riponevano li divoti Criftiani fatti non molto dopo loro racco-| |ciò, che loro infpirato ici dal- manda S.Paolo la carità, e la co-| |la fraterna carità; ela fomma rac- munione de’ Beni, (6) ilfichaa| pis dovea quindi δ᾽ poverelli di- doli, che con fi fatte vittime fi] πηι; Scrive Giuftino Martire, rende propizio il Signore . (42) che tutte le Domeniche fole-

Quantunque all’ Apoftolo Pao-| | vano que’ della Città, e li conta- lo, ed a ui is: fia nei | | dini convenire alla Meffa Solenne, Concilio Gerotolimitano particolar- | terminata la quale , ciafcuno , mente la cura commeffa de’ ΠῚ | norma del poter fuo , e della {πᾶ relli, ed in ifpecie de’ Fedeli dil | pietà , riponeva Aes pr Gerufalemme , e della Paleftina | |tacro erario ; e quindi il Paftore io non dubito però , che eguale | tutto diftribuiva a’ poveri , agli follecitudine avuta non abbiano ea » alle vedove, agli orfam, per effi tutti gli altri Apoftoli .| ed a’ pellegrini . Se al tengo per certo, che dalle di | tresì (5) sorregge rn τ ia vincie diverfe , nelle quali pre i | IE Raccolte ; Pre use τ sd el abbonderoli ovvenimenti.| |danato » ‘ma col bson setimonio

eli abbondevoli fovven a ,

olo | | fi fono quefto ne de gr ὩΣ sic nin ΠΣ ΚΣ Dich non Peo 3 9 È . Ω τὸ τον αν ancora APRFRORRE Rac- | | perano le Sh a insite. Greiali colte fatto, comechè di effe non||e vi è una fpecie rca, la qu fi parli nelle Piftole loro, sn Pil Per venti τ regi: Deliri no a noi pervenute . E non fola-| leilatto , quafi prezzo di mente setti poveri di Gerufalem-| 'ifzartata È Ciaicuno in un giorno me, e della Paleftina avranno rac- [πε mefe , o quando ben gli fem- colto fpeffe volte danaro gli Apo-|jbra, ove pur voglia, e pofla, vi ftoli tutti, ma ciò avranno fatto | pone dentro una piccola moneta : altresì per fovvenire alle bifogne | | poichè niuno vienea ciò coftretto , e

—_——_—__ 6 ——»_—r—_—_.—.—+.—_+_+._r_—r-_———_——m____m———_——m66 —— e. - -τὈἨὈυ«΄-ρ΄.-----

la) Cap. 13. v. 3. (è) Loco fup. cit. | \éw Apolog. 2. (Ὁ) Nell’ Apologet.

17° tutti lo. fanno Yfpontangimen'©u] {τὸ lidigiumi attutito il popolo: ivul i'fof ἰγδ i ico) dellà induftnia.,i con cui Queiti'foho, comica dire, cdepoliti; ͵ὰ dico? della induftra ». ta di'pietà}' poichè quindi levati, πο 1] raccogliete il danaro ; come iole- fi{pendono per’ mangiar lautamen- | te fare per voftro guidagna; ανῇ te} per bere fuor di'miiura, si ciò, che fegue. ἘΣ molto più chia- fi danno ad'ingordi divoratori ,! ' ramente lo iteffo:{{i deduce da quel ma'fi difpenfano ibis ni εἰ | patto s ci μη: nes NIOGRA) ἣν feppellire fanciulli, e fanciulle, po-| | Egli a’ Paitori Cattolici l'avarizia è veri Orfani i vecchi decrepiti È | ma la pufillanimità, alpi naufraghi, e quelli; che tono con-| |vano certi tributi. a fine di com- dannati alle miniere, e quelli, che | | perar con eili dagli serata spit fono nelle Iole trafportati, o ΕΝ per di comegegare | popolosa scrivo ste | per la Grint la asl Vega dei fe ca ΜῈ de vera di Dio nelle’ prigioni cufto- foi fappiamo | diti; e fi fanno confeffori della pe pi# qua ἐπε suit DEo R fede: Fin qui Tertulliano, il quale; | della Chiefa Roman siedo dr ne ‘afficura , che i Gentili reftavano | | re con grandi fomme di ἯΙ ae «maravigliati della Hire cata ban io ἘΜΕΙ͂Σ δῶμ Αλμη ἊΣ rità; con cui fi amavano i Criftia-| | di Corinto ἔα di ciò chiara teitl- mi; ed a quelli rifpondendo : Noi | | monianza nelia.{iua aria gie eno fiamo; dice y Fratelli anche perciò, | | ta a Sotere Rom. Pont. (0); ala ‘che: riguarda! le foftanze , le quali; ἕω Dionigi, Aleflandrino , co ga ‘però fogliono fpeflo | tra Voi to-l lin una vo dai cane gliere la gin i Punk pei Pansa sucha RE SRO pi che fiamo , e di animo, e di ‘affet- iefa. Romana + to ‘congiunti j non bisi di peri Siria, e nell’ Arabia . Quella far anche comuni li noftri beni .| commendevole confuetudine e u- Non v’ha cota, dallemoglj in fuo- | rata fino ai tempi di Eufebio, il ri, che fia tra noi feparata . iquale di effa così ferive: (4) Voi quefte fole Raccolte, chel | fiete (Romani ) ufi fin da’ princi. ordinarie poffono chiamarfi prati- | pe della Religione a pranzare ΙΝ ‘cavanfi nel fecondo fecolo; ma al-| | varie guite li voftri fratelli; tre ftraordinarie ancora erano ol inviare 4 molte Ge che 089 ufo; e ciafcun Vefcovo le poteva| lin diverfe Città fondate ciò , che intimare in qualunque cafo di deri è ricliiefto al Joro fa Reptamenka» ticolare bifogno'.. Ciò ricavafi dal, In quefta guifa; ed pa a CHER medefimo Tertulliano , (2) ilqua-! !vertà: delle genti , ε δ᾽ fratelli, le dopo che fi feparò dalla Chie- | che fono condannati alle minore 5 La riprefe di quelto. ufo fantifli- | | tormminiftrate il neceflario . Ora mo li Vetcovi Cattolici con quelle) | quantunque le fomme, che fole- parole : I Veicovi fogliono impord | vanfi Di(ferr. delle Collette. -----------------ΟἹ΄---ς----.----

—_ -ἴἃΓ, e —— ---ο-.-.-......-.....--

--- | (4) De fuga in persfecut. i | (+) Eufeb. Lib. 4. C. 23. .(c) Eufeb. Lib. 3. Cap. 5: (4) Lib. 4. Cap. 23.

{ 6) De Jejunio adverfus Pfichios.

18

vanfi inviare da Romajin Oriente] ‘reftituirla , scompofe :fopra di.effa efler poteffero frutto delle Offerte! | un elegante difcorfo . (4) ;Di&in- ipontanee de Criltiani di quella ||| gue in quetto il. Santo Dottoredue Chiela , e de pesi che colà in | Gazzofilazj.; l'uno pubblico. nella Stan numero 1: portavano, dem-; | Chicia, ie.l’altro privato -nelle ca- bra però verifimile s che ! fistadue| lf, in'cui;dice,: che ; ciafcun {Fe- naffero uit » almeno in partes] | dele moffo dalle elortazioni αἱ: 8. per mezzo delle Raccolte. Tanto || | Paolo ‘deve-tutte le Doimeniche.al- più , che è noto » come dirò dal''cuna σοί «riporre perchè sferva poi, che anche ne' tempi potterio- | | quindi al: fottentamento de’ poye- ri fonofi effe'Raccolte colà prati-| (ri. Aggiugne , che. così, le caie.fa- cate. 99; |ranno quafiverette e. conlacrate, in

Il Bcato Cipriano intimò ‘una | | Chiefe; e dice, che le private. fa- Raccolta ad ittanza de Velcovi | coltà dicognuno potranno ; meglio della Numidia , li quali ne lo aveano | | confervarfi s in. quella guila appun-

i | ngi 6

pregato di farla per poter redime-l l to, ‘che meglio fi conierverebbero re molti Criftiani , in una fcorre-| | le ricchezze de’ fudditi fe.fi. ripo- ria di Barbari rimafti prigioni | | neffero negli erarj de’ Principi, Mandò quindi il danaro a' Velco-! , perchè. quelle jin. grazia di. quelte vi fuoi iubordinati, e lo accompa- | l'reifebdro ‘cuftodite ; Ed altrove gno con quella Piftola, che.inco-| | afferma, ‘che ciafcuno può in.cer- mincia: Con molta aflizione dell ἐν maniera:divenir -Sacerdote., - ta- animo noftro, e non fenza; agri | cendo y/ che: la propriacafa fia Chie- fa; Arca, Gazzofilacio.

Fino a'.rempi del grande Teo- dofiorè durata in molte Chiefe-la

me lette abbiamo le vottre lettere, Fratelli carifimi, che , feguendo la follecitudine dell’ amor io; | | intorno alla cattività de' Fratelli | | pia contuetudine di; raccogliere da- noitri, arti {orelle, fcritte Ci aver | [ παρὸ per follievo, e mantenimento te. In quefta lettera con molta te-! ! de’ Fedeli, che in Gertufalemme μα ΛΑ ταν ὧν τα ἕνῃ cine il| ‘dimeravano. degne ee anto Prelato lo itato milero de’| | tore 5. Girolamo s il quale va- Fedeli prigionieri ; e dice provin! | lorofamente difefe quelta Apoltoli- re per efli cento mila Sefterzy (4). | ca Iftituzione contro l’empio Ere- καὶ che ΠΣ Veste, qa fia | ἤτοι Marenzo: ch non folo ἐς

ata quelta Raccolta abbondante. accolte avrebbe voluto τοῦ di __ Era la lodevole confnemidine | firezso s ma quella Evangelica, po- delle Raccolte andata in dino inf | vertà eziandio , per cui, anche in Cottantinopoli δ᾽ tempi di S. Gio | | que” tempi, alcuni vendevano le Grifoftomo: per la qual cofa, de-| (eso foltanze , e diftribuitone 1] fiderando lo zelante Vefcovo di ae a” poveri, prendevano a

| ΜῈ Ὡς Eleemofyna ,,& Colle&. in δαμέοδοχ Prio»

(4) Mifimus autem Seftertia centum millia nnm- | ri Pauli ad Chor Epilt. mum. (5) Adverfus Vigilante.

FRI sn

19 poveri: noi ἰο pofhamo, ricavare da ciaque Sermoni.di.,$: Leone S. Pont. intorno alle; Golte ; ed alle Limofine;: che non poflono leg> gere fenza provarne un grande pia-

menare vita monaltica. b | Fas . Ne’ tempi pofteriori non le

Quette però erano Raccolte or dinarie, comechè' non fatte da ciaf- cura Chiela' perì li proprj poverel- li. Delle ftraordinarie noi, ne ab- biamo. un efempio-in Sant’ Agotti- no (4). Teodofio, cui ftavaiacuo-

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| rovo fatta! imenzione che di due re il diritto delle Chiefe; ma che |

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Raccolte ; l’ uma ordinaria;, 6 l’al- tra ftraotdinaria. La. Raccolta or- dinaria fi è quella, che inftituì da farfi ogni anno per Roma l’Impe- rador Carlo Magno. Eccovi quella parte di Lettera diGregorio Setti. mo 9 in cui fi fa di effa menzione, Giudici Secolari ; e che, ove i es noftro volgare Idioma trafpor- Vefcovi, o i Chericiricufaffero dil | tata: i ciò fare, ΤΕΣ efli obbligarfi | Regno Velcovo, Servo ASS a pagare li lor debiti. Ora, non i Dio a’ P. Vefcovo d’Albano 9 avendo certo Faftio con che ἀρ a G. Principe di Salerno, della No- re diecifette foldi, ch’ ci doveva, | | Ara Apottolica Sede nelle Gallie ih ταῦ a Santo Agoftino, il quale, | | Legati, Salute, ed Apoftolica be- per fottrarre e lui, e fe medefimo] { nedizione. dalle veffazioni de’ creditori : fe | | A Voi abbiamo affidati gli af- a eo è x irpini cre sia nie giorno chè " aa fi troviamo, prelche el danaro ; ed in||fate il tutto a dovere. Imponete a mancarza di Faftio la promife S | | rutti li Galli, anzi comandate loro Agoftino. Era paffato il giorno pre-! jcon precetto d’ubbidienza , che fcritto al pagamento , era ane | ‘ogni cafa paghialmeno un denaro O O - lay la qual | | per ciafcun hpio A d.Pieso » fe 8 ec ] qUeIÒ Εἰ αν onere da EN Fibto | leoni εξ πύμιεῦπό, ἐπε loro licenza di om oh pubblicamen- | | Padre s e Paftore: raPFerincche te, intimò con lettera una Raccol- | | Carlo Imperatore, ficcome leggefi ALE) il debito, per cui fiera | È = plagio ge osi Aa ato. ! ella Chiefa di 5. Pietro confer- Che intorno a quefti tempî | vafi, in tre luoghi raccoglieva ciaf- foffero ancora in vigore le apo bem anno millee duecento lire per te ordinarie , folite farfi in ciafcu-| | fervigio della Sede Apoftolica; cioè, na Chiefa per lo fovvenimento de | lim Aquifgrana, preffo la loggia di | | Santa Maria , e preffo 5. Egidio ; ————— oltre a ciò, che ciafcuno per pro- | | 2 pria

non voleva però , che effo. por- taffe altrui alcun danno, aveva fat- to una Legge , con cui comanda- va, che li debitori, che fi fofle- ro in effe per fottrarfi dalla giu- ftizia nafcofti, fi reftituiffero δ᾽

(n) Epift. 219.

pria divozione voleva offerire. La | dunque eziandio dopo il ΤΕ ἘΠ- Rictolta itraordinaria, che ho ac-|! decimo fatta menzione. di copioie cennata fi è quella, che Aieffandro | | Decine, Obblazioni.. e-PrinuzieS III. fece nelle Chiete delle: “ταν non ὅση torie far maraviglia, cche lie per il fuo ritorno a Roma,.do-; | non fi. parii delle Raccolte . 1A g- po Chie in queita Città furono è.i | ginoeaari che ficcome la Chieta Ξῷ ca fedate le ‘turbolenze è che | | ua’ primi tempi, aa polleduto; così 8 effa lo avevano ten.to SR] pra insquelit dI on: io \ qui accenno polledutb, moltiilimo:3. e però ha po- turo stacidmente ‘per - mezzi: dalle ali da | | Raccnlte diverfisioccorrere po» cipio avvertito , iquefte al'ioggeta i | verelià Noi dippiamo,, che, pon to cella Differtazion mia non ap | i tolo le Parroecnie, ma le Decime partengono. : | {ttefle-taromo più volte dopo il mil- Dille ‘cofe dette fin qui Voi; | lea° Regolari concedute. Sul prin- ben vedete VV. AA, che per lun; | | cipiare del Secolo decimoterzo il ghi in'ervalli di ‘anni fi tcorre la | | grande Patriarca Francefco ha.initi- Storia Ecclefiattica» fenza che s'in-| tuito. il fuo Santifimo Ordine,--di contri fitta alcuna menzione: delle pe SAREI è la povertà ; e che Raccolte. Non fi celsò per altro | eguendo icalla. lettera .il:.configlio in-effi di foccorrere anche pubbli. | Evangelico, vivedi giorno:in sn camente dalle Chieie li Povereili dij { no di accatto, Così.tanno Ji. Bifo- Crifto. Forle non fi trovano enti | gnofi per lo;più. de’ tempi-nottti; tovate le Raccolte, perchè aveano | |e la Divina Provvidenza inon :|8- Ce tempi plant nr Siri Brano, irc pesi. que- offervo ne’ '‘citati Sermoni di Sani life coie da me di fuga accennate Giovanni ani di S.Leo- parce Prc ile rai ben tua πὸ ‘Pontefice, che le Raccolte più eve, AA.,:;la ragione per cui-poi- πα volta Obblazioni conati lifcan eileie le ia peo in no: Egli è τῷ. Chios ni in tut- crcetizo , aver almeno cambiato il ti li tempi, δα ἴῃ quelli, de’ qua- | or. nome. i ti Bitfione RR tiColNA mente le bri | Circa la metà del Secolo deci» |

Io non parlerò qui delle Raccolte; fitte per le fpedizioni. di ‘iferra Santa; puichè:, come ho! da prin:

blazioni, le Primizie, e le Deci mofeto noi troviamo molti Cano- mel ἤδη fetvirono fultanto per [6-| | ni-de' Coricilj Provinciali, fatti per fentamento de’ Miniftri dell’ Alta | | riltabilire l’ufo infievolito delle Qb- re, ma molto più: per Vi icdiivtanti | l'blazionii che pur Raccolte, perciò; li‘ povetelli. Potrei ciò abbondevol.- | | che fi è offervato , poffon. chia, mente provarvi, fe quefto foffe si marfi.: Sembra però , che in Mi-

Inogo di firlo . In oltre fono ficu- lano non vi fofle quefto biiogno;

| poichè nel primo Concilio Provin- ciale, tenuto;totto ilsgloriofifimo 5. Carlo ; fi comanda anzi a’ Mi- HitrtSacri sino infinusre alFe-

a. Celia

ro, che inverno alle dette Eccle- fixitiche Inffitàzioni . Volr:vorrere 9 che fi réciti ùna ; e forsranche: più! | dina Diférrazione’. Irova dofi | |

deli, fe non con fomma circofpe- |

zione le offerte; e di raccoglie.lej in piccole tacche, o buffole , Siate

quali tuor non trafpaja ciò , che |

ciaicuno entro vi riponga.Ma non molto dopo bifogna , che anche in

quelta Chieia fi toffe intiepidito il

fervore; poichè fi ordina nel Con- cilio IV Milanele , che i Vefcovi

animino li Fedeli a tare le offerte,

iftituite fino da’ tempi Apottolici;

e fi ttabilifce , che fi faccia nella

Mella commemorazione di coloro, che avranno fatta l’ Obblazione. Nel medefimo Concilio IV. S.Car-

lo 9 bramofo di rinnovar l’ufo an- tico, comanda, che in ciafcuna pri-

ma Domenica del mele e pelle quattro Tempora fi facciano

Raccolte; e ad effe anche si urta li Regolari, che non vivono di pover- |

tà. In fatti quefta Chiela cn na fi è quella, in cui fi conferva ancera quelto fantiflimo ftabil ii to ; poichè ne’ giorni di Domeni- ca, e delle folennità del Signore, fitta, come è coftume, l’obblazio- ne del Pane, e del Vino . ponefì full’ Altare dalla parte del Vange- lo un bacile, e tutto il Clero fnc- cellivamente, fegnindolo col fegno di croce, entro vi pone quella li- mofina, che ben gli fembra : dopo

la qual funzione, uno de’ Primari]

Canonici, ornato di ftoia, ed accom- pagnato da due Cherici, uno de’ quali porta il bacile iuddetro, vie- ne ai Cancelli interiori, e riceve

»- Σιν

21 dagli nomini la limofina; e lo ftef- fo fi ta alla porta de Cancelii eite- riori per le Femmine. E gia che mi accade di tar menzione αἱ Fem- | ἔμεν non voglio laiciar di accen- nare un abuio introdotto in que-

| ta Chiela; ed è, che le Zitelle 10- | leano far le Raccol:e, affinchè riu. fciffero più abbondanti . Ma que- || [ to abufo è ftato con laggia prov- | videnza tolto dali’ incomparabile

|

:S. Carlo, per mezzo di un partico» nea decreto nel Concilio Ill. Mila- | nefe. Anche nella Romana Chieta | durano tuttavia alcune fpecie di Raccolte ; e fono quelle, con le quali fi loccorrono li Criftiani di o βοὰν Santa, e fi liberano gli Schia- Io non ragionerò delle buffo- sa ἊΝ che tutto giorno vediamo por- «τῇ in giro per la Città . Ognun vede , che anche ciò, che per effe raduna, in qualche guila può Ι Raccolta chiamarfi.

Queite fono le cofe, VV. AA, ich’ io ho potuto unire intorno all’ la argomento , che vi è (piaciuto di | dar armi a trattare. Ora è tempo c ch io faccia fine a quelta mia itorica

Differtazione. So, che efla è ia è verchiamente fprovveduta di eru- || dizione, e di ornamenti; ma non ni voglio perder tempo con chieder- i vene picco nto, perchè io be- |-{viffimo, che altro da me non vi Asa ate è potevate prumer-

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PER EMA

DELiI/ABBA.TE

GIOVANNI ANTONIO

BATTARRA DI RIMINO, Pubblico Profelfore di Filofofia in quella Città 9 SCRITTA AL SIGNOR CONTE GIO. MARIA MAZZUCHELLI DI BRESCIA,

In cui fi ragguaglio dell apertura degli Avelli, che fono dentro, e fuori della Chiela di S. Francelco di Rimino, fpettanti alla Famiglia de Malatefti già Padroni di quelia Città .

IN MILANO. MDCCLVITI.

NeLLA STAMPERIA DI Anronio AGNELLI. Cin ticenza de’ Superiori.

ISTABGA 1836 ᾿ di ἊΣ be | I i Mii i OIMOTUA IUMAVOTD, OVIMUA IG ASAATTAA È t ni) slisup ni sRololiT ib stola ovitddui | TUOI ASOMDII IN LITTITS

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DELL’''ABBATE

GIOVANNI ANTONIO BATTARRA DI RIMINO

Pubblico Profeffore di Filofofia in quella Città.

Ill.mo Sig. Sig. Proi Col.me | [che ad un mio Scolaro è riufcito

di raccapezzare per lo più in que-

Oichè è piaciuto a V.S. Itu- | | fia noftra pubblica libreria, che, ftriffima d’impiegare parte del-| | unite a queita mia relazione, {ervi-

la fua vafta Sade Sp ΠΕΡ ΗΣ a V. 5. Illuftriffima di trat- luftrare varie cofe fpettanti alla no-l | tenimento in un ora oziola, e tro- eni rog di Rimino, ed in ifpecie | |verà infieme compiegati 1 ai de e (2), che appartengono alla | i pofitura del Cadavero di Si- amiglia chiariffima de’ Malatefti già | | gilmondo , come fu offervato nel i non τ cre-| | fuo a ; di alcune cole Di uto di farle cofa difpiacevole nel| | notabili, che feco avea, e in une prendermi la libertà di avvanzare difegno d’una Medaglia d’Ifotta, a V.S. Iluftrifima la notizia dell | lepe ritrovavafi preffo del Sig. Mar- apertura degli Avelli, che fonoden- | |cello (4) Oretti Cittadino Bologne- tro, e fuori del noftro magnifico | fe, la quale fuda lui difegnata pri- ln di S. e EC SRI ΜῈ che pi altre foffe dal mede- a Famiglia de’ Signori Malatefti| | fimo venduta a certi Mercanti Ve- fuddetti; tanto SE m’è noto,||neziani, come il Sig. Ferdinando che V.S. IHluftriffima n*abbia fatta! | Bai di Bologna, mio Amiciffimo , ie ricerca . Io per tanto qui| |m'accerta in una fua lettera ; e il SIPattA in compendio quanto fu | difegno che le avanzo di quetta offervato , effendo io ftato prefen-| | Medaglia è fatto dallo fteflo Sig. τς ao eran onde) RIF Ma pese al TRS i. +5. Iuttriffima potrà efler certa ntorno a quefti noftri Avelli ella verità del racconto. Unite 4] ἝΝ correano dhe opinioni; chi col quefta mia troverà alcune SEI Pero Garuffi (6) credea che E A a

_=— —_ -—— ———_—______c6m r_—_——__—_— ___—@——@——@—@È@>@È@—È@—@>

{#) Il Sig. Conte Mazznchelli nel 1753. pubblicò

(4) Quefto difegno è fiato fomminiftrato dalla la riftampa della Bella Mawe di Giufto de’ | gentilezza del Sig. Gav. Gianfrancefco Buon- Conti , con erudite annotazioni ; e nella Rac- amici: Kiminefe Ac. Clementino, e Archi- colta Milanefe ha ftampata una erudita ni | tetto Pontificio .

tera fopra Ifotta degli Atti, e fopra un Bu- (4) ,, Marmoreas Capfas , qua foras infpiciuntur, fo di Marano di quefta Signora poffeduto da » atque fepulchralibus titulis notantur , ne S. E. Bernardo Nani Senatore Veneziano . | CI6das Cenotaphia. Primz cnim quatzor

4 ΟΝ la maggior parte di efli vi foffero | |terale del Templo dalla parte di le ceneri degli indicati Soggetti, ΜΕΝ i quali fono fette di nu- chi foitenea che quelli foffero iem-| | mero , cialcuno de’ quali è fituato plici Cenotafj; per decidere chi dei| | fotto d'uno de’ fette grand’ Archi due partiti avefle ragione, la or) (es marmo d architettura Romana, dei 15. d'Agoito 1756. dal promo-! |che formano. l’ incamiciatura del tore di queit’ aperture fi raunaro-||'Templo e venendoal primo, che no alcuni Galantuomini, i quali ΠῚ ki il più vicino alla facciata davan- portarono a que’ Monumenti dit !ti della Chiefa , e che in fronte Marmo che fono nella facciata la- | | porta incifa la feguente Ifcrizione:

(5) BASINII . PARMENSIS . POSTAE - D. SIGISMUNDI PANDULFI . MAL. PANDULFI . EF. TEMPESTATE . VITA . FUNCTI . CONDITA. HIC . SUNT . OSSA.

fu levato il coperchio , e dentro | | avea parte di carne feccata . 1] ca- po pendea afiniftra, e fulla finittra

ritrovammo uno Scheletro col ca-; | p afi po dalla parte di Ponente, e cai lipalia avea Ραμ mandibola iciol-

piè a Levante ( pofitura comune {ta dal Telchio . Fatta l’offervazio- tutti glialeri che fieguono) il 4537] ne, fi trafcriffe fu d'una Pergamena le Scheletro avea: ancor della car-!|quanto s'era offervato, e il nome ne feccata ful petto, e ful baflo [degli afliftenti, e chiufa in un tu- ventre, e con qualche lembo dii lbo di latta, fi depote nell’arca, e camicia , o cappa che toffe, che era | fi chiufe come prima, il qual co-

i | di lino. Tenea la deftra lungo | mne ferbofli in tutti gli altri Avel- corpo 9. ma fenza le. falangi pr I

li, che s’aprirono dopo. dita, come anco mancavan le ofla Si. venne al fecondo Avello,

di tutto il deftro. piede. La fini- | [che è di Giufto (6) de’ Conti con- ftra mano ftava a traverfo del pet-| | forme vien indicato dal fuo Epitafio, to, e d’intorno la finiftra gamba | | che è il feguente: IUS-

,s continent cineres virorum diteris illuftrium,, quorum Cadavera fummis impenfis Sigifmundus s a longinquis Regionibus optavit, & obtinuit.,; Garu/ff: Lucer. lmpid. in Graev. Thef. Antig. Ital. Vol. VII. part. 2. col. 36.

(a) Di quefto celebre Poeta fi ha poca contezza, mentre di lui niuna memoria fi legge ftampata ; folo il Voffio lo nomina in'occafione che parla di Trebanio di Napoli , e folamente fi fa. che quefti yivea appreffo di Sigifmondo Malatefta circa l’anno 1450., avendo in quetto tem- po fatto l’Epitaffio a Giufto de’ Conti, di cuj più a baffo parleremo , che morì in quell’ an- no , (Bafinio:compofe altresì tre Poemetti in lode di Sigifmondo ,. i.quali furono ftampati ἀπ᾿ Parigi infieme col Porcellio, e co Trebanio l’anno 1539. Nella nottra pubblica Librerìa Gam- bailunga fi ritrova di quelt” Autore ‘un Poema originale latino MS. in fel. inedito, intitolato mrregitie , Poema divifo in\tredici libti , che contiene le Guerre de’ Fiorentini con Alfonfo Re di «Afagona, in a juto δε προ de \da' Viniziani mandato Sigifmondo nell’ anno 1448. come dalia Cronica Riminefe portata dal Muratori Rer. Isal.Script. T.X. Sul fine del nominato Codice fi ritrova un Poema imperfetto intitolato 4igorauticor è che defcrive la Conquitta di Colchi fatta pel Vello d'Oro, ed ancora vi legge una lettera larina-contenente-molti paflì greci d*Omero, la quale è indirizzata a Guarino Veronefe, che morì in Ferrara l’anno 1460., 4 di più da quetta lettera rileva che Bafinio ftava. preflo Sigifmondo , e che procurava un qualche pofto al medefimo Gua- rino, chismandolo fio Mae&s0,,,; dandogli buone, (peranze , all’ ufanza, dei, Cortigiani».

(Ὁ) Di quefio Foeta Romano avendone cijufamende. patleto il Sig, Conte, Giovanni. Maria Mazzu- chetli Ace.della, Crufra je 2A RATORI ΤΕ} citeraria, nelle notizie che precedono il Libro di quei Autore, intitolato Lafelia dl: è ; rittampato in Verona l’anno 1753. ;Mi simerto a quanto

elfo copiofemente ha detto. >

IUSTUS . ORATOR . ROMANUS . JURIS . QUE CONSULTUS, BD. SIGISMUNDO . PANDULFO . 7 MALATESTA . PAN, F. REGE.. HOC .-SAXO . SITUS . EST,

Aperto che fu, fi videuno Scheletro | | Tefchio avea varie fenditure ful cra- molto fcompofto . Avea il deftro| | nio. Nella fuperior mandibola non braccio fal petto , ed il fini&tro | [prei alcun dente, ma l’inferiore, contufo coll’ altre offa del corpo .| !la quale videfi ful fianco finiftro, La tibia del piè deltro era appog-| lera guernita di tutti i fuoidenti. giata al di ‘fuori del femore fini- | | S'aprì in feguito l’Avello di ftro. Le coite erano per la mag-| |Gemifto (4), clie porta in fronte gior parte fcioite e fcompofte . ΠῚ | incifa la leggenda feguente: IEMISTII . BIZANTII . FHILOSOPHOR . SUA . TEMP. PRINCIPIS . RELIQUUM 5 SIGISMUNDUS . FANDULFUS .. MAL. PAN. F. BELLI . PELOP. ABVERSUS . TURCOR. REGEM . IMP. OB. INGENTEM.. ERUDITORUM . QUO . FLAGRAT . AMOREM. HUC. AFFERENBUM. INTROQUE . MITTENDUM : CURAVIT : MCCCCLXV.

Dentro diquefto Avello dalla par- | | mandibola s negli mancava alcun te di Ponente videfi un Involto jdente. Dentro ail’ Involto fi vide- in foggia d’una Valligia; fatto ὅδ. ‘ro dei pezzi di quella ftofa,. che un drappo di lana roffa , il quale | chiamiamo taffetà di color ioico . urtato con una Canna crepo in pia Di qui fi pafsò all’ apertura le brani, ed allora fi videro le offa | | del quarto Avello,. che fecondo d’un intero Scheletro fcompotto ,| | PIcrizione è di Roberto. Valtu- ivi contenute. Il Tefchio era ἼΩΝ |

chio era affai, | rio (8), così leggendofi; grande , ed avea unita l’inferior :

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_—— ———r——t -—r_m—r_—r——_rr_rr - _—_—"

(4) Alcuni credono, che quefto fofle Gemitto Pletone , che viffe nel Secolo XV-, ma pare che que- fta oppinione poffa rivocarfi in dubbie, perchè nell’ Ifcrizione fepolcrale fatta da Sigifimondo dicendofi ,, Semiftii Bizantii,, potrebbe beniffimo intenderfi di Tezziftio Bixaazio Filofofo il più celebre dopo Ariftotile, che viffe al tempo di Giuliano l’Apoftàta , e di Gioviniano Imipp., e che fu in moltariputazione, per cui in Coltantinopoli gli fu eretta ‘una ftatua di Bronzo; e fu amice di S. Gregorio Nazianzeno, e per la fua molto eloquenza fu idetto Euphrades . Fa- brit. Bib. Graec. T. VIII. Tanto più, che l’Ifcrizione fattagli nel 1465. patè che denoti un Fi- lofofo diftante molto da queltempo, dicendofi ,, Philofophori fua tempeft. Principis,, Chefe Sigifmondo avelle intefo di Gemifto Pletone, il quale viffe certamente al fuo tempo, mentre! quefto Pletorie nell’ annò 1438. fi trovò col Cardinal Beffarione nel Concilio di Firenze, in cuî fu uno tra i ει eletti perla parte:dej Greci alla difputa della prima Seffione -: CollesE, Reg Parifien. Concilior. T. XXXII. pag. 36. Moreri Diltionaire L. G., avrebbe detto ,, Noftra tempe- .ftate. Philoforhor. Principis,, anzi pare , che nell’ anno 1464., in cui Sigifmondo trafportò dal Peloponefo "le offa di queto Filofofo, poteffe quefto Gemifto .Pletone ancora efler vivo, fe pure vogliamo credere al Moreri, che dice. efler egli vifuto fino quafi ai cent'anni ; onde fe Gemifto Pletone del 1438 che fi trovò al. Concilio di Firenze non era decrepito , dovea efler vivo del 1464. Senziechè il Clementini noftro Storico , riferendo queita Ifcrizione, uso il no- me di ,, Themiftii,, con che pare che fiafi voluto intendere, che la medefima debba riferirii a quel Temifo di Bizanzo che fiorì nel quarto, Secplo, e non mai a Gemiftg Plerone che fiorì nel Secolo XV. Che fe l’Ifcrizione originale mon. legge ., Themittii., nè' Gemittii,, ma,, Jemittii,, fi nad fupporre, che foffe una licenza la quale ufaffero al tempo di Sigifmondo que” fuei Letterati , che avea in Corte, e che forfe.ufaflero queta. licenza.j. per aver corrotta. la pronuncia vera greca colla pronuncia che dovea correre. al lero tempo. nel Peloponnefo. . (Ὁ) Quefti era Riminefe , ed era Configliero di Sigifmondo Pandolfo Malatefta;, fu Architetto uni- litare eccellente al fuo tempo,.e.difesnò varie machine; che. furono fcolpite ‘dal Bifavondi Mefler Federico Barocci , e da δ. Simone fuo Fratello, le quali machine efilteno tuttavia pei

|

6 D. O. M. QUE ΜΝ ROBERTI. vALTURH. QUI. DE. RE. MILITARI. XII. LIBRIS. AD. SIGISMUDUM . PAN. MAL. ACCURATISSIME. SCRIPSIT. QUIQUE . ROBERTO . MAL. FILIO . COMITATE, INSEGNI. FACUNDIA. ATQUE.FIDE. CHARUS.EXTITIT.PANDULFUS.MAL: nu ROBERTI * F. SIGIS. NEPOS. AD. HUC. IMPUBES. OFFICII. MEMOR. HOC . MONUMETO o B. M. OSSA. CONDI. IUSSIT. VIX. AN. LXX M. VI. Ὁ. XVI. Alzato il Coperchio dell’ Arca |bie, ed una vertebra, ed una co- vide uno Scheletro affai fcumpo-! {ita fpuria ai piedi. fto, e fra l’altre fue icompoltezze | Andanimo al quinto Avello, che è avea le Tibie in luogo dei Femo-! !di Gentile (2) Arnolto , e del Figlio ti, e i Femori in luogo delle td | così leggendofi nell’ Iicrizione :

GENTILI ARNULPHO PHIL©OSOPHO, AC MEDICO RARISSIMO HULIANI ARNULPHI MATHEMATICI PHILOSOPHI, ET MEDICI PONT. MAX. ALEXANDRI . VI. FILIO QUI VIXIT ANNIS. LXXIII. OBIIT . M.D. XLVI.

IULIANO ARNULPHO PHILOSOPHO , AC MEDICO MAGNAE EXPECTATIONIS GENTILI$ - F. IULIANI NEPOTI QUI VIX ANN. XXXIIII. RAPTUS. M. Ὁ. XLVII. PETRUS MELGIUS . I. V. DOCTOR SOCERO , ET SORORIO B. M. FECIT . M.D.L

In quefto Avello fi riconobbe- | re di lana. nelle gambe affai ben ro due Cadaveri molto confervati| {confervate. Avea in oltrela faccia, nella carne, che negli abiti, col- | lE le mani fpolpate in guifa che ap- tone quello che era a deltra, che||parivano le offa, come di bianca dovea effere il Padre, il quale Ava; (Sara . Nella iponda dell’ Arca fo- la velte muffata, e in parte anchel | pra la deitra gamba del Padre ν᾽ lacera. L'uno e l’altro avea le ma-| | offervai un nido di creta di quella ni incrocicchiate tul petto » ed A | fpezie di Vefpe, che V7efpae Ichneu- veftito di Toga dottorale di ftofa| ' mores dai Naturalilti s’appellano, color di caffè di feta, foderata d’ | lle quali per effer carnivore poffono altra ftofa di feta affai più fottile. | aver in quel tempo fpolpate le ot- Aveano il lor Biretto dottorale in | ;fa della taccia, e delle mani di quel capo , confervatiffimo, di feltro, 0| | Cadavero.

di panno nero che fofle , fatto in! | Si venne al fefto Avello , che

quella foggia , che vedefi ne’ ritrat-| dal Pubblico di Rimino fu decre-

tide’ Dottori di quel tempo . Quel- | tato a Monfignor Vanzi (6) di fel.

lo di man finitra, che dovea effer! | mem. la cui Licrizione è la ieguen- il figlio, avea ancor le calzette ne- | τε: ii

- EPS.

magnifico Mufeo d'Urbino teftè eretto dal bel genio dell’ Eminentiflimo Sig. Cardinale Stoppani

ora Legato di quefta noftra Provincia di Romagna Principe di gran mente, e Promotore de

Buoni Studj. Parimenti col difegno di quefto Valturio fu fabbricata la Rocca di Rimino (ora

τοῖα deforme ) detto @1/felle Sifmzondo dal fuo Autore Sigifmondo Malatefta. Fu celebre il Valtu-

rio pel fuo Trattato de Re Militari divifo in XII. libri, e dedicato ,, Ad illuftrem heroa Sigif.

P. Malat. Ariminenfium Regem.,, Paolo Ramufio altro Riminefe avendo in Verona veduta

queft’ Opera piena d’errori ne procurò un edizione corretta in fol. nell’anno 1483, Qui terminano i Letterati della Corte di Sigifmondo .

(4) Di queiti Medici che viffero circa cent’ anni dopo la morte di Sigifmondo non fi ha contezza

d’alcuna lor opera, leggonfi riferiti in alcuna Storia, e però bifogna che foffero puri prati- ci, e non cogniti ai Letterati .

(5) Quelto Prelato Sebattiano Vanzi fu Vefcovo d’'Orvieto, illutrò inolto la fua Cafa, ς l’accrebbe

7 παι. ES. . URBEVET . SEBASTIANO VANTIO . V. ©. ET ACUTISS. I. V. INTERPRETI QUOD PATRIAM CIVISQ. SUOS. AMPLISS . MERITIS PROSECUTUS SIT. ET ACCURATE AB SE SCRIPTOS IURIS COMENTARIOS EDIDERIT. QUODQ. LITES PUBLICAS VYALDE GRAVES ET DIUTURNAS 500 15 TANDEM DILIGENTIA » AC STUDIO DIREMERIT ROMZ ADHUC VIVENTI HUNC MONUMENTI LOCUM INTER PRACELL. VIROS. 5. P. Q. ARIMINEN. DAND. ADSCRIB, ο. CENSUERUNT . L. Ὁ. Ὁ. D.V. EID. FEB. M.D.LVI. PAULI IV. P. O. M. A. I.

In quefto Avello non vi fi | erovò alcun Cadavero, alcun al-| | tra cofa tuoridi alcuni pezzi dile- | | gno, e di mattoni. |

Finalmente s’aprì il fettimo Mo- |

numento , che fu dedicato a Bar- tolommeo Traffizhetti (4) sin frou=

te del qual Monumento legge | l’Ifcrizione feguente:

MOSPES BARTOLOMEU TRAFFIGHETTÙ HIC TUMULATUM SI NOVISSES YIVÙ OPTARES ET FLERES NEUTIQUA SOLUS RGROS VISITANS ALIIS VITAM ADAUGEBAT SCRIPTITANS EDITA IN OMNE POSTERITATE 5181 1MINUEBAT AUGENT HAC ET MINUUNT INSIGNIS IACTURA MOEROREM FLAMINIO EIUS FILIO BARTOLOMEOQUE ΝΈΡΟΤΙ IN QUE AVITA PATERNA QUE PROFESSIO PROPAGATUR MEDICINA DOCTORIBUS OMNIBUS

AYO. FILIO. NEPOTR

OBIIT ANNO ATATIS. LVI. SALUTIS CloloLxziz

‘a .

n

Aperto che fu fi vide del tutto | | voto, onde tornoffi a chiudere , εἰ! così terminarono le ifpezioni, che fi fecero a quei fette Avelli. | Il dopo pranio dello fteffo gior- | |

no 16.Agofto fi raunarono in S.Fran- | ceico i ioliti invitati, ai quali altri fe | | neaggluniero, e alla preienza anche

di molti di que’ Religiofi della Fa- miglia di Rimino, e d'altri Forettie-

.--------- -- -

ΣΙ

di ricchezze. Dal fuo Teftamento fi vede , che era fua intenzione di venir fepolto in quefta Cafsa, che prima della fua morte gli era ttata decretata dalla Città di Rimino, leggendofi in detto Teftamento ,, Rogo haeredes meos, ne fibì moleftum fit curare, ut Cadaver meum in P2- » triam deferatur , & ibi in Ecclefia D. Francilci in Arca mea marmorea jamdiù cx publico de- creto pofita recludatur.,, Ma dall’ Ughelli καὶ. fac. fi vede, che morì del 19470., ς che il fuo Corpa fu fepolto nella Cattedrale d’Orvieto. Quetti fu uno di quei Vefcovi, che fi tro- varono al Concilio di Trento fotto Papa Paolo IV,

Quefti era un Medico di qualche confiderazione»in quei tempi. Di lui fi hanno due O puf-

coli l’ uno intitolato: ,, Antidofis adverfus M. Antoniuni Capellettuim ‘Callienfem Medicum. Venetiis per Ferchacinum 1572. 4.» l’altro, che ha per titolo:

Sanità ,, ftampato in Pefare nel 1565. Zia ha queto di particolare,

(4)

i L'Arte per confervare la

la copia che trovafi mella pubblica noftra Libre- che la carta è di color surchino .

8

ri di quell’ Ordine, che in quel gior- | | della Capella di S. Michele Arcange- no ritrovavanfi in Rimino, iulleore) lo; fu del qual Sepoicro fono icol- diciotto s’aprì il bel Sepolcro d’Ifot-}. | pite le ieguenti parole: |

ta, che è collocato in alto vel muro | | ᾿ “τ Αἱ

(4) D. ISOTTA. ARIMINENSI. B. M. SACRUM . M.CCCC. L.

L’apertura, che fi fece all’ Avel-| | uno di que’ legamenti di ferro, che lo fu di icoftare quella fponda latera- | ! tengono le iponde dell’ Avello con- le, che riguarda l’interior parte della | ) giunte , onde quelia della facciata Chiefa , per quanto vi fi potea intro- |:[d' avantis’era icoitata dall’ altre per durre ilcapo ,per offervare il diden- || due dita, per cui l’aria potea molto tro . Scoitata adunque la [ponda, pu londra Fatta l’iipezione, lalciam- defi entro l’Avello ifopra d’una Ta- | | mo dentro la folita Pergamena, e vola fracida un Cadavere intiero tut- | facemmo chiuder l’Avello . to iciolto nelle fue giunture, ma in! | Ci portammo finalmente nella fito, coi piè verfo l’interior parte del- | | Capella della Madonna detta dell” la Chiefa, e col capo vero l’Altare dij | Acqua, la quale è la prima alla finiftra detta Capella . Il Capo del Cadavere | dell entrante, che trovifi in quella pendea iulla deltra fpalla, e le mani | | Chiefa , dove nella tacciata laterale a erano incrocicchiate ful petto. Tutto | | finiftra vedefi eretto un grande, e il corpo era ricoperto di fradicciu- | maeftoto Avello alto da terra iu cui me salla cui corruzione potè contri-! ! leggefi: buir molto l’efferfi tempo fa rotto | SIGISMUNDUS. PANDULFUS. MALATESTA . PANDULFI . F. , INGENTIBUS. MERITIS. PROBITATIS. FORTITUDINIS. QUE. ILLUSTRI. GENERI. SUO. MAIORIEUS. POSTERIS. QUE. Levata quella pietra cia rinsrlii i s fi vide primieramente per di da, che ita in mezzo alla facciata! 'dentro inciio il ieguente verio: davanti del Timpano di effo Avel- | | (ἡ) SIGISMUNDUS. PANDULFUS. MALATESTA. PAN. F. INCLYTO. GENERI. SUO. DEDIT. M. CCCCL. Tutti gli Aftanti un dopo l’altro | | offervare il di dentro, e i Cadaveri, col prefidio d'una fcala falirono;perj | che ivi contenevanfi. Io per menon |. vidi

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(4) Di quetta rinomata Signora nulla'diremo , effendo affai nota per quello che ne hanno i Poeti, e gli Storici fcritto. Il: celebre Sig-Conte Mazzuchelli di fopra lodato, ne parla diffufamente nel- la fua lettera inferita nella Raccolta Milariefe fol.39:, e 40. dell'anno 1756. Solo può aggiugnerfi, che le Medaglie fatte coniare da Sigi{mondo in enore di lei fono fin’ ora fei cognite .

(8) Quefto magnifico Sepolero,di marmo fatto fare da Sigi[mondo Malatefta per fe, e pertutta la (ua Cafa ; fi crede d’intaglio.di Lucca della &ubbia Scultore Fiorentino rinomato . Sigifmondo non volie eiler lepolto in effo, per riverenza ( come dice‘il Broglio nel fuo MS. efiftente nella noftra pubblica Librerìa pag: 231.) per non fispraftare al' Sacerdote*, mentre ave Te cèl'ebrata la, Mella ali’ Altate che vièin ella Capella. LotormoX baffi 'figlievi‘di ‘quetto Sepolcro , avzi di tutti que’ moltifiimi che fomo {parti per moto.il Tempio di Si Fràncefco avvi qui un mio Amico , che polliede una dittinta

1 Relazione:, é.molro beniragionata ) cine ‘farebbe cofa deliderabile che vedefie la luce.

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UE vidi che un mucchio d'offa confufe | | fenza fodera, con afole, (e bottoni fra ftracci, la maggio: parte de’ qua-! | minutiflimij in fine della quale v'era li erano di un veiuto foprariccio co- | | una cintura di broccato conuna fib- lor d'ambra molto coniervato. (4)| |bia di metallo dorato; ein fineiotto Terminata l’ifpezione vi lafciò la fo- [ {| la camiciuola fuddetta avea la cami- lita pergamena, e novellamente αἱ | cia, che era d’un lino molto groflo- chiuie l'Avello. lano. Inquanto alla pofitura del cor- Il giorno dei 21. dello fteffo Ago-| | po avea la telta dalla parte della por fto i1 aeterminò di venire all’ apertu-! ! ta della Chiela, e i piè verfo la men- ra di DURA μεῖς che rimanea; | tovata Capella di S. Sigi{mondo. Il cioè dello {Ὁ Sigilmondo (2), il| [capo era iciolto dalla mandibola :in- qui Monumento è collocato nel du | SFR: il quale pendea fulla deftra ro della facciata della Chieta per dil |fpalla, ed era fciolto dalle vertebre dentro a deftra dell’ entrante conti-| |del collo. Tenea le mani incrocic- guo alla prima Capella, che è di S.Si- | | ciiate [Ὁ] petto; e fciolto , e depreffo glimondo Redi Borgogna (c),e alla! Lera tutto il Torace. Tutte le οἵα dei prefenza di buon numero di pertone | piedi erano iciolte, e fuor di fito, ienza eccezione, full’ora di nutte εἰ le fibole erano fcoitate dalle ‘loro DT rei 0 eta g ἀντὶ a nulla, e ofi il Timpano , o il capolino | | nelle gambe, e nelle cofcie non ap- dell’ Urna. Aperta che fu, videfi un | | pariva carne, veftito. Sulla Cadavero della lunghezza di soa Linn finiftra, e ful finiftro fianco più di cinque piedi di Parigi, elica ene due grandi, e lunghi fperoni di di corto fino al ginocchio, avente un | metallo, 1quali aveano il picciuolo Li di Apia di feta in oro, con fon- | | lungo da nove pollici, egroifo quan- o color dicaffè » e coi fiori inoro.! !to un dito mignolo, fu d’una'eftre- Sotto avea una cappa difimil drap-| | mitàaveala Relletta,e dall'altra avea po, e della ftelfa lunghezza del 8410 7 | unita la {taffa di metallo, che s'addat- poi una camiciuola di veluto fopra-| | ta al garetto. Sul finiftro braccio riccio tefluta in oro di color caffè, di | lungo il corpo tenea una larga’, e lun-

a) Qui è da notarfi , che privatamente il Promotore di quefte aperture con un mio Aunico il giorno 22. Luglio 1756., mediante l’ajuto di due Muratori aprirono quetto Sepolcro, e riconobbero uno Sche- letto, per quanto poterono giudicare ,, di una giovane, avente un lembo di velo, che le pendea dal capo, e vina rama d'ulivo in una mano . Lo Scheletro era ranicchiato colle gambe , e ftava collo- cato fopra tutti gli altri. Sotto quetio vi era un Cadayeto intiero veltito di lungo d’un veluto fo- prariccio color d ambra. Vi erano molte ofla alla rinfufa , e diciafette Tefchj di diverfa età ; onde può dirfi «εἰς ivi foflero fepolti diecinove Cadaveri . Oltre le mentovate cofe ritrovarono un ala di cartone dorata, dei pezzi di cordone da Francefcano, dei Paternoftri di Corone sfilate di legno nero, ed altre:quifquilie + E quel Murasore, che entro nel Sepolcro , prima d’ulcire fcompiglio tutti que” Cadaveri

(Ὁ) In queito Sepolcro pure di Marmo d’intaglio , al riferir del Vafari, di B erna:do Ciufagni , fu fepolto il famofo Capitano Sigifimonio Yand. Malatetta , di cui nulla ora è da dire, leggendofi molto di quetto Principe prefio del Clementini J/orsa di Rizzo + Muratori LAzzali . Enea Silvio Comen:a?; , preilo del Moreri Lixsoza:zo , il quale pero prende sbaglio , dicendo che Sigifmondo mori nel 1467. a’ 6. d'Ottobre, quando fi fa, che egli morì del 1468. δ᾽ 9. d'Ottobre, come dalla ieguente Ifcri- zione fi raccoglie, che è incita ful Sepolcro medefimo,

SUM . SIGISMUNDUS. MALATESTA ΓΕ. SANGUINE. GENTIS PANDULIYUS. GENITOR. PATRIA . FLAMINIA. EST Vitam . Obiit. VII. ld. 0&ob. Etatis . Sue v/Ann, 1. τὸ, L. Menìées” 111. D'XX. et, MCCCCLXVIII.

{c) In quelia Capella di 5. Sigifmondo Re di Borgogna vi ha lavorato Simone Fratello del famofo Dona=

telli Fiorentino, come dice il Valasi nelle Vite de’ Pitozi, Scultosi ec. paste 2. fog. 349. ediz. Fior.

10 lunga fpada coll’ impugnatura di le- | [intali aperture oflervato; e di quan- gno troncata, para sr ἐν ho qui eipofto in compendio fi era intrecciata di metallo dorato, εἰ | formò un minuto, e pubblico Rogi- la lama era talmente mutata dalla ru- [τὸ dal Sig Francefco Antonio Μαῇ gine , che era fragile come un legno | | Notajo pubblico di quefta Città. tarmato. Così fotto la vefte avea al | Tanto mi l’onore di preientare a deftro fianco un pugnale col manico È S. Illuttrifima, fupplicandola a di ne ni fe sa lamette di | PD DO , PIE qua metallo dorato, la cut lama era vi-{ | mia relazione avrà l’onore d’effer cao come la precedente ; ed in fine | setta da leiin un ora oziofa, lo ripu- otto il corpo avea alcune medaglie! | terò a gran mercede. Reit in fine tutte d’un cuoio (2); nel diritto | 1 certificata della mia inalterabile ier- delle quali v'era il butto di Sigifmon- | | vitù , e della ftima, che profeffo al di > spa τὰ ᾿ ἜΡΙΣ ve fuo merito, coi quali fentimenti vi- emplo. Ierminata l’'offervazione | | vendo fempre, e con piena ftima vi fi pofe dentro una Pergamena nel- | [achinaador mi l’onoredi dirmi la fua cuftodia, e fi rinferrò il Tumu- Di V.S.Il].ma lo.Quetto è il più notabile, che fiafi | | Rimino 16. Giugno 1757.

Umilmo, ed Obbl mo Servitor vero Gio. Antonio Battarra .

(4) Quefte medaglie nel tempo dell’ offervazione furon credutetre fole, e tante furono ripofte dentro dell’ Avello, ma alcuni giorni dopo fi feppe, che furono (ei, tre delle quali furon levate dagli aftanti, ed erano difpofte fotto del Cadavere di Sigifmondo sn medur Crucis , cioè quattro lun- go il dorfo, e una fotto ciafcuna fpalla.

Perchè poi il Garuffi in quel fuo Libro , che intitolò,, Lucerna lapidaria,, e quelli, che l’hanno eofiato nelle Ifcrizioni riferite in queta Lettera ,, hanno fatti moltiffimi errori, fi fono date qui le medefime Ifcrizioni efatte colla ftefliffima ortografia, come pure piace di dare genuina l’Iferizione greca pofta nel prime Pilaftro del Tempio al di fuori, vicino al Tumulo di Bafinio , la quale fi leg> ge ripetuta anche nel Pilaftro oppofto dall’ altro lato del Tempio, ma ora è ceperta per la metà da un braccio del Chioftro: una delle folite difgrazie dei celebri Monumenti , c quefto non ne ha fof-

ferte poche. "FE > A

ΣΙΓΙΣΜΟΥ͂ΝΔΟΣ ΓΑΝΔοΟΥ͂ΛΦΟΣ MAAATEZTAF FANA0TADor ΓΛΕΙΣΤΩΝΤΕ KAIMETI:TAN KINATNQN KATA ΤΟΝ ITAAIKOoN ToAEMoN ΓΕΡῚ ΣΏΘΕΙΣ NIKHdoPoz TrTEPTOQN ΟΥΤΩΣ ΟΙΓΡΑ ΧΘΕΝΤΩΝ ΑΝΔΡΕΙΩΣ ΚΑΙ ΕΥ̓ΤΥΧΩΣ ΘΕΩΙ A@ANATQI KAI TH ΙΓΟΔΕῚ ΤΟΝ NEQN ΩΣΕΝ To ATTH IFEPIZTAZEI TTXQN ETZAMENGE ΜΕΓΑΔΟΓΡΕΓΩΣ ANAAQZA XY HFEIPEN KAI MNHMA XKATEAIFEN ONOMAI:TON TE KAI ozIoN >

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