trat | GIORNALE DI ENTOMOLOGIA ù PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA O PRORTRENZE VIA ROMANA, 19 WVWolume EZXIII. FascicoLo I e II. i JUL 1:38 1919 a) 2% ES 874R-/ wClenal Must FIRENZE PIPOGRAFIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.° 31 1918 Il presente volume è stato pubblicato il 23 Luglio 1918. INDICE DEL VOLUME XII DEL « REDIA » Berlese Antonio, — Intorno agli Uropodidae . — Sul Liponyssus natricis (Gerv.) e su altri Dermanissidi dei Rettili (con 3 figure nel testo e Tav. III) — Su una nuova specie di Trombidide, appartenente ad un nuovo genere, supposta parassita, allo stato di larva, delle Caval- lette, in Puglia. — Lettera al Prof. Paoli (Tav. IV)... — Centuria quarta di Acari nuovi (con 1 tigura nel testo) Girault A. Arsène. — Three new Australian Chaleid Flies Malenotti Ettore. — I nemici naturali della « Bianca-rossa » [Chrysomphalus dictyospermi (Morg.)] (Tav. I e II), — Casca luzonica Malen., n. sp., endofago di Schizaspis lobata CocklI. e Robb. (con 6 figure nel testo) — Nuovi Caleiditi (con 17 tigure nel testo). Paoli Guido. — Ixodes loricatus Neumann e Irodes coraefurcatus Neumann (con 7 figure nel testo). Teodoro Gennaro. — Alcune osservazioni sui saccaromiceti del Lecanium persicae Fabr. —. Ricerche morfologiche sulla larva di C/ytus arcuatus L. (con 4 figure nel testo) . —. Il ciclo di sviluppo dell’akamusti, secondo le recenti ricerche dei giapponesi Miyajima e Okomura . Pug. »d » » “ REDIA » GHORNA EEN IEN TO MOLOGIA PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA INNESESISRSENNTZIE VIA ROMANA, 19 Volume EAIII. FascIcoLO I e II. FIRENZE TIPOGRAFEIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.° 31 1918 INDICE DEL VOLUME XIII DEL « REDIA » Berlese Antonio, — Intorno agli Uropodidae . — Sul Liponyssus natricis (Gerv.) e su altri Dermanissidi dei Rettili (con 3 figure nel testo e Tav. III) — Su una nuova specie di Trombidide, appartenente ad un nuovo genere, supposta parassita, allo stato di larva, delle Caval- lette, in Puglia. - Lettera al Prof. Paoli (Tav. IV) . — Centuria quarta di Acari nuovi (con 1 tigura nel testo) Girault A. Arsène. — Three new Australian Chalcid Flies Malenotti Ettore. — I nemici naturali della « Bianca-rossa » [Chrysomphalus dictyospermi (Morg.)] (Tav. I e II). — €Casca luzonica Malen., n. sp., endofago di Schizaspis lobata Cockll. e Robb. (con 6 figure nel testo) — Nuovi Calciditi (con 17 figure nel testo). Paoli Guido. — Irodes loricatus Neumann e Irodes coraefurcatus " Neumann (con 7 figure nel testo). Teodoro Gennaro. — Alcune osservazioni sui saccaromiceti del Lecanium persicae Fabr. —. Ricerche morfologiche sulla larva di Clytus arcuatus L. (con 4 figure nel testo) . — Il cielo di sviluppo dell’akamushi, secondo le recenti ricerche dei giapponesi: Miyajima e Okomura . .. °°... Ci 93 193 99 105 Dott. G. TEODORO Aiuto e Libero docente nell’ Istituto di Zoologia e Anatomia comparata ADATZZI, lodi Deof D_I A i bi IR IRRTA ' \ 1 CUM SATO IA RIE dr ld PDS tel falce 4 + + SY VE ls an = 3 | Dil (ato lait io) LD © N 1. = Fiona (>) = sr im O Pe1 eb) = fe poi I D D et ey tener a o) O DS a past A 1») = © Cao 2 - DRS Eco >) ct e S i— © 2 = 7 av] = emi = pri wi a e COM OSE a DONI re) IR ST Si pa VE AE sc: = fd A SS E e dro SARAI rs Og QROolto 2 o O e O STRA Sio = SD CRETA CI ESTA II + ite pei ai rane Vv 8% sro, Sica dr = BlisUusto nana =D > ps Gi = ep rt e cp 2 te: ni a) ops MS) ‘SF6L OMONT ‘A2UAIIA 'ASHTUAA OINOLNY ‘EJOUIJ 03}27ZS oJduos 2 aqenb cAJ9SUO0I 9495 ‘07UowIEUOgQqE Ip ozzosd Ji oJezuownEe QUDIZUE PIBUUR .Jjop SWUNjoa JI SJINUTWIP ‘o110NISUEIJ] oIeJOdS PAOIS 94Y9 ‘0ZUEZSO9J3IO UOSOId a]Jjeu 0}}J9JoJd 0} ‘asJ099p 23eu SUE SI[e 0}UOJJUOI UIL ‘“ eIpoX ,; JI opuow]enzae 998 “IQns 949 ‘edwezs Ip 1j$0} Iop oJewnu JRu ‘ouUorznpIa PIIOP _ESNBI E] 2 EJIBI E[[op c4BDUII 2UIIOUI I < «mu + + cum + + cmuò + + como * VIO3Y, Je HELOggE LOUÉIS le. EZIALIBAAY (5) ) Naccaromyces 159! nel que- rima di u Redia », 191 Dott. G. TEODORO Aiuto e Libero docente nell'Istituto di Zoologia e Anatomia comparata della R. Università di Padova diretto dal Prof. D. Carazzi. ALCUNE OSSERVAZIONI sui saccaromiceti del “ Lecanium persicae ,, Fab. In due mie precedenti pubblicazioni (9, 10) ho già avuto occa- sione di occuparmi dei saccaromiceti e delle cellule ceripare libere nell’emolinfa di alcuni lecanini. La presente nota riguarda solo il Lecanium persicae Fab. una fra le specie di lecanini che raggiun- gono maggiori dimensioni. Gli esemplari che han servito alle mie ricerche sono stati raccolti su una pianta di glicine nella prima decade di maggio del corrente anno, e le femmine adulte raccolte avevano raggiunto già le dimensioni di mm. $ X 4!/,, ed è noto che possono giungere fino a mm. 9 X 5. Il Lee. persicae, come le altre cocciniglie e molti altri insetti, racchiude nel suo corpo una specie di saccaromicete a trasmis- sione ereditaria, il quale, come ho già reso noto (10) non forma nel suo corpo un micetoma, ma vive libero nell’ emolinfa. Le specie descritte di saccaromiceti viventi in simbiosi con in- setti sono già parecchie, il Biichner (4), nel suo lavoro poste- riore a quello del Sule (8) ne descrive 51. La specie da me os- servata nel Lee. persicae si avvicina per | aspetto che presenta nell’ emolinfa dell’ ospite, più che alla forma tipica del Saccaromyces apiculatus var. parasiticus, descritta dal Lindner nel 1895 (5) che la riscontrò nell’ Aspidiotus hederae Vallot, al Saccaromyces macropsidis lanionis ed all’Oospora saccardiana. La prima di que- «u Redia », 1917. 1 2 G. TEODORO ste specie fu descritta da Sule (8) come vivente in un jJasside: Macropsis lanio L., la seconda da A. Berlese (2) in Ceroplastes rusci L. Il Succ. macropsidis lanionis vive libero nell’ emolinfa del Ma- cropsis lanio senza formare in essa un micelio, le sue cellule di forma ovale, allungata, appuntite ad un estremo o ad entrambi, misurano tre micron per uno, hanno protoplasma reticolato-alveo- lato, che presenta un nueleo rotondo e pochi corpi metacromatici. I’ accrescimento avviene per gemma terminale . di solito ellittica. Non presenta nessuna colonia lineare di gemme. L’Oospora saccardiana che infesta addirittura il corpo del Cero- plastes rusci, presenta anch’ essa solo cellule saccaromicetiformi nell’ emolinfa dell’ ospite, cellule che sono ovali, a forma di limone, spesso appuntite ad entrambi gli estremi. La gemma apicale tro- vasi per lo più ad uno solo degli apici. Le dimensioni di queste cellule variano, ma in media il Berlese dà 6-7 micron per 2,2 ‘/,. Prima della ovulazione si trovano individui lunghi fino a 16-18 micron. L'A. è riuscito a coltivare questa specie in gelatina otte- nendo così micelio e conidii. La specie che vive nel Lee. persicae presenta nell emolinfa dell’ ospite solo cellule saccaromicetiformi, cioè di forma ovoidale piuttosto allungata, appuntite ad una o ad entrambe le estremità. Gemma di solito ad uno solo degli apici. Questa gemma, come nell’ Vospora sopra ricordata, è dapprima sfe- roidale, poi, a mano a mano che si accresce, diventa ellissoidale, fino ad assumere la forma caratteristica. Le dimensioni variano molto, si trovano individui che misurano 4,8 micron per 2,4; ed altri 12 per 3 micron. Ma nelle femmine adulte, prima che co- minci la deposizione delle uova, ho riscontrato anche cellule di dimensioni maggiori e, viste in piano, di forma grossolanamente rettangolare; misuranti eirca 30 mieron di lunghezza per 4-5 di larghezza massima. Spesso si riscontrano colonie lineari di 3-4 cel- lule. La specie in parola si avvicina dunque, per i caratteri che presentano le sue cellule saccaromicetiformi, molto più all’ Vospora saccardiana che non al Sacc. macropsidis lanionis. Il protoplasma di tutte queste cellule saccaromicetiformi, è ricco di granulazioni, carattere, come è noto, comune ai sacearomiceti. Questi granuli, come ho potuto constatare, hanno una grande affi- rta MI. I SACCAROMICETI DEL « LECANIUM. PERSICAE » FAB. d nità per il Sudan III. Infatti allestendo un preparato a fresco, cioè dilacerando un esemplare con gli aghi in una goecia di una soluzione anche molto debole di tale sostanza colorante, si vede, dopo pochi minuti che le granulazioni hanno assunto intensamente la colorazione arancio. Tali granuli sono molto più numerosi nelle cellule saccaromicetiformi di dimensioni maggiori che non in quelle di dimensioni minori. Maneano o non ve ne è che uno nelle gio- vani gemme quando hanno perso la loro forma sferoidale e vanno assumendo quella ellissoidale. Il quale fatto prova che esiste un rapporto fra la formazione delle granulazioni ed il metabolismo vi. tale del saccaromicete. Queste granulazioni non riducono l acido osmico, infatti trattate con questo reattivo. non anneriscono. Solo dopo una permanenza di quattro giorni in una soluzione all’ 1°/, si comincia a consta- tare un leggero annerimento che diviene più forte con un periodo di tempo più lungo. Disparate sono le opinioni sulla natura delle granulazioni dei saccaromiceti, e di ciò fanno fede i numerosi lavori apparsi sul- l'argomento in questi ultimi tempi. Alcuni AA. ammettono la pre- senza di due sorta di granuli. Così Amato (1), studiando le cellule del Saccaromyces ellipsoideus, dopo una serie di esperienze, conclude per l’ esistenza di due specie di granulazioni, le une, co lorabili in nero con Vacido osmico, sarebbero costituite da acido oleico, le altre, che con lo stesso reattivo si colorano in bruno grigio, sarebbero dei grassi fosforati, cioè delle lecitine. Ma non è mio compito di entrare nell’ argomento, nè di ricordare tutte le altre ipotesi che sono state emesse in proposito, rimando perciò chi avesse in animo di occuparsene, e di ricercarne la bibliografia recente, agli ampi riassunti che si trovano sul « Bulletin de l In- stitut Pasteur », specialmente dei lavori di Hennenberg, Dangeard, e in particolar modo di Guilliermond. Ho voluto ad ogni modo ri- cordare questi fatti per dimostrare che anche i saccaromiceti vi- venti nei coccidi, presentano caratteri comuni con i veri saccaro- miceti, e che le granulazioni delle cellule saccaromicetiformi di questi insetti, si comportano rispetto al Sudan III, come la cera elaborata dagli stessi. IM Lec. persicae appartiene, come ho ricordato in principio, a 4 G. TEODORO quella categoria di coccidi in cui non esiste un organo apposito per la ricettazione dei saccaromiceti. Ad ogni modo la trasmissione ne è ereditaria, essi penetrano nell’ uovo attraverso le cellule nu- trici, di modo che vengono a trovarsi verso il polo anteriore, come ho già detto nel mio precedente lavoro. Ora debbo aggiur- gere che i simbionti penetrano nell’ uovo in piccolo numero, ne ho contati fino a dodici, ma essi si moltiplicano nell’ uovo stesso ed infatti ho riscontrato più cellule, già penetrate, che erano prov- viste di gemma apicale. Se facciamo un confronto con altre specie studiate, vediamo che secondo Biichner (4) per Lecanium corni March. il numero dei saccaromiceti che passano nell’ uovo è di quindici, io in Pulvinaria vitis L. ne ho contati fino a trenta. Nu- merosi sono invece in Dactylopius ; ed in Icerya purchasi Mask. circa cento, come ha riscontrato Pierantoni (6, 7). Nello sviluppo dell’ uovo i saccaromiceti del Lec. persicae sì com- portano come quelli di Pulvinaria camelicola Sign. e P. vitis (vedi mio lavoro, 10) senza cioè spingersi nel vitello, cosa che avviene invece nell’ Aspidiotus hederae, come Breest (3) e chi serive hanno dimostrato. In tale specie i saccaromiceti penetrati isolata- mente nell’ uovo, attraverso il follicolo nutritivo, vi soggiornano a lungo, e, dopo la formazione del blastoderma migrano più pro- fondamente nel vitello, per poi passare nell’ embrione durante. il suo sviluppo. Padova, maggio 1917. I SACCAROMICETI DEL « LECANIUM PERSICAE >» FAB. 5 AUERO RIE: ESA] (1) Amato A. (1915). Ueber die Lipoide der Blastomyceten, « Centralbl, f. Bakt. », II Abt. XLII Bd. (2) BERLESE Am. (1206). Sopra una nuova specie di mucedinea parassita del Ceroplastes rusci. « Redia », vol. III, fase. 1.°. (3) BreEsT F. (1914). Zur Kenntnis der Symbionteniibertriigung bei viviparen Cocciden und bei Psylliden. « Arch. f. Protist. », XXXIV Bd. (4) BiicHNER P. (1912). Studien an intracellularen Symbionten, I, Die intra- cellularen Symbionten der Hemipteren, « Arch. f. Protist. », XXVI Bd. (5) LINDNER P. (1895). Ueber eine in Aspidiotus neri parasitisch lebende Api- culatus-hefe. « Centralbl. f. Bakt., II Abt.», I Bd. (6) PIERANTONI U. (1913). Struttura ed evoluzione dell’ organo simbiotico di Pseudococcus citri Risso e ciclo biologico del Coccidomyces dactylopii Biichner. « Arch. f. Protist. », 31 Bd. (7) — (1912). Studi sullo sviluppo d’Icerya purchasi Mask. Parte I, Origine ed evoluzione degli elementi sessuali femminili. « Arch. zool. ital. », vol. V. (8) SuLk K. (1910). Pseudovitellus und sihnliche Gewebe der Homopteren sind wohnstiitten symbiotischer Saccharomyceten. « Sitzunber. Kòn.-Bòhm. Ges. d. Wiss. », Prag. (9) TEopoRO G. (1912). Ricerche sull’ emolinfa dei lecanini. « Atti Aecad. ven.- trent.-istr, », Anno V, fase. 1. (10) — (1915). Osservazioni sulla ecologia delle cocciniglie con speciale ri- guardo alla morfologia e alla fisiologia di questi insetti. « Redia », volfexsIaifare: so. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 27 Luglio 1917. df N bj) o Di | | a! * x ni ù Hi Vini to. te DIL ILS pi CO DIA È uo aa i Du Met DIRTI CA a tai Ù ni a gt rain TNT al Ù: D. i 4 y i 4 n i Rio dA x Ruanda SI do 4 NES S pr Na AGNUENONIMOMbIE RISE SÙ Via RomMaANA, 19 — Firenze INTORNO AGLI. VTROPODIDA Fino al 1876, quasi tutti gli autori, che illustrarono specie della famiglia Uropodidae, le aserissero esclusivamente al genere Uropoda Latr., per quanto l Heyden, nel 1827, avesse istituito il genere Cyllibano (o Oylliba) pel Notaspis cassideus dell’ Hermann. Come si- nonimo di Uropoda Latr., aleuni autori (Koch, Canestrini e Fan- zago) adottarono il gen. Notaspis Herm. Nel 1876, il Kramer stabilì il gen. Trachynotus; nel 18S1 il Ber- lese fondò il gen. Polyaspis e più tardi Canestrini G. ed R. di- stinsero il gen. Discopoma, ineludendovi, però, anche specie, che più tardi si riconobbe doversi ricondurre al gen. dell’ Heyden. Il gen. Discopoma era stabilito pegli Uropodidi a zampe ante- riori sprovviste di ambulacro e tale carattere fu utilizzato di poi per separare due grandi sezioni nella famiglia Uropodidae. Questo criterio ho seguito io pure fino ad ora, ma ho dovuto convincermi attualmente (come, del resto, dubitavo da tempo) che il carattere della presenza od assenza di ambulacri del 1.° paio di zampe, se è di massimo rilievo per la distinzione generica, non può essere impiegato, in una classificazione naturale, per una divisione più ampia. Così, ad es., mentre le Cylldbano debbono rientrare nella tribù degli Uropodini, sopratutto pel carattere della levigatezza degli S ANTONIO BERLESE scudi dorsali e ventrali, le Discopoma, per converso, si debbono associare ai 7rachyuropodini, in grazia della marcata scultura degli scudi e, nella tribù degli Urodinickini, sì trova il genere Urodi- scus, che differisce dagli Urodinychus (Vodinychus) solo per la defi- cenza di ambulacri anteriori, mentre, per tutti gli altri caratteri, i due gruppi si corrispondono esattamente. Nei Polyaspidini, poi, tribù quanto mai naturale, si trovano me- scolati, nella distribuzione secondo l’ordine naturale, generi con ambulacri o senza al primo paio di zampe. L’ attuale sistema, che ora io qui propongo, è fondato su altri caratteri, in modo che V aggruppamento in tribù distinte riesce veramente naturale, al mio giudizio. Infatti tolti i 7rematurini, nei quali il carattere saliente è la presenza di due paia di stigmi (!) e la mancanza del peritrema, le altre tribù si distinguono anzitutto dalla posizione del mento rispetto alle anche del 1.° paio; in secondo luogo per la presenza di fossette pedali, capaci di accogliere tutta la zampa oppure per l’ assenza di tali fossette; per la contiguità o meno degli scudi ventrali col dorsale marginale ed, infine, per la scultura o leviga- tezza dei detti scudi, sia del ventre che del dorso. Il sistema, che ora sottometto al giudizio dei competenti, ab- braccia 40 generi e 15 sottogeneri, disposti in sette tribù. Delle moltissime specie, che questa famiglia comprende, la mag- gior parte ho potuto allogare al loro genere esattamente, sia per- chè da me possedute e studiate, sia perchè bene riconoscibili nei loro caratteri, anche dalle illustrazioni degli autori. Molte, però, sono tuttavia da rivedersi ed io non so a quale genere sieno esattamente da ascriversi, vuoi perchè molte di esse sono fondate solo su forme giovani (seconda ninfa od omoemorta), vuoi perchè per troppe altre è sembrato ad autori, anche recenti, sufficente definirle per Uropoda, secondo il concetto del Latreille, il quale genere oggi, come si vede, ne ha originato oltre una cin- quantina, separabili in parecchie sottofamiglie. INTORNO AGLI « UROPODID_E » 9 Fam. UROPODIDZE. Utriusque sexus foramen genitale undique scuto uno (sterno-ventrali cum endopodico) circumdatum. SYNOPSIS DICHOTOMICA TRIBUUM. 1. Stigmata 4 numero. Peritrema nullum. 7ribus: Trematurini Berl. — Stigmata 2 numero. Peritrema perconspicuumo LL... 2. Mentum inter coxarum anticarum basim insitum, ita ut coxae, basi, a mento (lato) sint intersese bene discretae. e 5 lyaspidinî Ber — Mentum a coxis anticis, intersese basi bene contiguis, omnino QPSCONCILU NIE SAN RR N . Foveae pedales nullae. . . . + + + Prodinychini Berl. Wii pedales (plus minusve o, circumscriptae . . . .4 4. Venter scuto uno (epigastrico), anum quoque amplexanti, a scu- tis dorsualibus undique discreto, protectum : ST 1 Bhaufoinyohini Berl. — Venter seuto epigastrico (Gliguande ab anali distineto) undique Seutisgdorsualibussadnex0 SR e O Margo interior scuti marginalis dorsi bene et regularissime cre- nulato-undulatus . . . . . . . +. +. Urodinychini Berl. — Margo interior scuti marginalis dorsi minime cerenulato-undu- LA SE RE pH Derma seutulorum (dorsi et ventris) asperrimum, plerumque crasse punctulatum, vel areolato-pseudoperforatum : PAST ESSERE A SO Trachyuropodini Berl. — Derma seutulorum (dorso et ventris) nitidissimum, perlaeve. 002 02,0 Uropodini' Berl. GENERA UROPODIDARUM HUCUSQUE NOTA Tribus I. — Polyaspidini. Genus 1. — Uropodella Berl. 1888. Typus: UV. laciniata Berl. Austro-A merica, 10 Genus 2. 5 » (9) SO » 5 » 6 i > ks) » 9 ANTONIO BERLESE — Dithinozereon Berl. 1916. Typus: Thinozercon (Di- thinozercon) halberti Berl. Columbia N. A. . — Polyaspinus Berl. 1816. Typus: P. cylindricus Berl. Gallia. . — Trachytes Mich. 1894. Typus: Celaeno aegrota Koch. Europa alibique. . — Discourella Berl. 1910. Typus: Celaeno modesta Leon. Europa, America septentr. . — Apionoseius Berl. 1914. Typus: A. lagenarius Berl. America septentr. . — Uroseius Berl. 1888. Typus: Uropoda acuminata Koch. Europa, America septentr. . — Polyaspis Berl. 1881. Typus: P. patavinus Berl. Europa, America septentr. Asia alibique. — a) Polyaspis (Dipolyaspis) Berl. 1916. Typus: P. D. sansonei Berl. Italia. — ) Polyaspis (Calotrachytes) Berl. 1916. Typus: Trachytes fimbriatipes Mich. Nova Zelandia. . — Polyaspidiella Ber]. 1910. Typus : P. berenicea Berl. Jaba, Italia. Dubie hic adseribendam genus Neoseius Oudem. 1904. Typus : Uroseius novus Oudem. Germania. Genus 1 LO Tribus II. — Prodinychini. — Prodinychus Berl. 19183. Typus: Dinychus fimicolus Berl. Totus mundus. . — Trichodinychus Berl. 1916. Typus: Uropoda w0vul- pina Berl. Austro-America. 3. — Eutrachytes Berl. 1914. Typus: Celaeno truncata Berl. Austro-America. » 4. — Urolaelaps Berl. 1916. Typus: U. macropi Berl. Brasilia. » 5. — Discotrachytes Berl. 1916. Typus: D. splendidifor- mis Berl. Africa orientalis. 6. — Metadinychus Berl. 1916. Typus: M. argasiformis Berl. Brasilia. Gennus Genus ” di. DI INTORNO AGLI « UROPODID A » ll — Dinychus Kramer 1882. Typus: D. perforatus Kram. Frermania (sat dubie hic inserendum). Tribus III. — Phaulodinychini. Phaulodinychus Berl. 1904. Typus: Ph. repletus Berl. Norvegia. Phaulocylliba Berl. 1904. Typus: Ph. ventricosa Berl. Europa. Tribus IV. — Trachyuropodini. Uropolyaspis Berl. 1903. Typus: Uropoda hamuli- fera Mich. Europa. Cephalouropoda Berl. 1903. Typus: Uropoda ber lesiana Berl. Europa. Urotrachytes Berl. 1903. Typus: Uropoda formica- ria Lubb. Europa. z Trachyuropoda Berl. 1888. Typus: Uropoda festiva Berl. Totus mundus. a) Trachyuropoda (Dinychura) Berl. 1913. Ty- pus: 7. (Urojanetia) rectangula Berl. Europa et alibi. b) Trachyuropoda (Urojanetia) Berl. 1914. Typus : Glypopsis coccinea Mich. Europa et alibi. Leonardiella Berl. 1904. Typus: Uropoda canestri niana Berl. Europa, America, Asia. Comydinychus Berl. n. gen.. Typus: Uropoda caput medusae Berl. Austro-America. Dinychopsis Berl. 1916. Typus: Dinychus appendi- culatus Berl. Africa, Europa. Discopoma G. R. Can. 1882. Typus: Uropoda splen- dida Kram. Totus mundus. a) Discopoma (Olodiscus) Berl. n. subgen.. Typus: Discopoma integra Berl. Europa. (Genus 1. Genus 1. Genus 1. ANTONIO BERLESE — È) Discopoma (Phymatodiscus) Berl. n. subgen.. Typus: Discopoma miranda Berl. Jaba. — ©) Discopoma (Cephalodiscus) Berl. Discopoma ve- nusta Berl. Europa. Tribus V. — Urodinychini. — Urodinychus Berl. 1903. Typus: Uropoda carinata Berl. Totus mundus. — a) Urodinychus (Oodinychus) Berl. n. subgen.. Ty- pus: Urodinychus janeti Berl. Europa. — b) Urodinychus (Leiodinychus) Berl. n. subgen.. Typus: Uropoda Krameri G. R. Can. Europa. — €) Urodinychus (Macrodinychus) Berl. n. subgen.. Typus: Urodinychus parallelepipedus Berl. Austro- America. — Urodiscus Berl. 1916. Typus: U. obesus Berl. Austro— America. — Urodiaspis Berl. 1916. Typus: Uropoda tecta Berl. ex Kramer. Europa. — @) Urodiaspis (Diurodinychus) Berl. 1916. Typus : U. D. rectangulovatus Berl. Europa. Tribus VI. — Trematurini. — Trematura Berl. n. gen.. Typus: Uropoda patavina C. et B. Europa. Tribus VII. — Uropodini. — Urosternella Berl. 1903. Typus: Uropoda (Uroster- nella) foraminifera Berl. Italia, Jaba. . — Uropoda Latr. 18506. Typus: Notaspis obscurus Koch. Totus mundus. — a) Uropoda (Calouropoda) Berl. 1916. Typus: Uro- poda pergibba Berl. Jaba, Austro-America. — bb) Uropoda (Trichouropoda) Berl. 1916. Typus: Uropoda longiseta Berl. Austro-America. INTORNO AGLI « UROPODIDA » lle (del Genus 3. — Centrouropoda Berl. 1916. Typus: Uropoda rkom. bogyna Berl. Jaba. » 4. — Urodiscella Berl. 1903. Typus: Uropoda Ricasoliana Berl. Europa alibique. » 5. — Uroplitella Berl. 1903. Typus: Uropoda paradora C. et B. Totus mundus. » 6. — Uroobovella Berl. 1903. Typus: Uropoda obovata C. et. B. — -— a) Uroobovella (Urocyclella) Berl. 1913. Typus: U. U. parvula Berl. Jaba. . — Olouropoda Berl. 1916. Typus: Uropoda (Olouro- poda) nitidissima Berl. Africa orient. » 8. — Cyllibano Heyden 1827. Typus: Notaspis cassideus Herm. Totus mundus. = — a) Cyllibano (Trichocylliba) Berl. 1904. Typus: Discopoma comata Leon. Totus mundus. » 9. — Eucylliba Berl. n. gen.. Typus: Cylliba bordagei Oudem. » 10. — Cyllibula Berl. 1916. Typus: Oyllibano (Cyllibula) infumata Berl. Austro-America. Cri » GENERI E SPECIE DA RIVEDERSI. a) Generi fondati su forme giovani (seconde ninfe) non abba- stanza distinti da altri stabiliti precedentemente sono i seguenti : 1. Paulitzia Oudemans, 1915 (tipo: Uropoda africana Oudem.); sembra = 7rachyuropoda Berl. 1888. 2. Nenteria Oudemans, 1915 (tipo: Uropoda tropica Oudem.); sembra = Urodinychus Berl. 1905. b) Specie stabilite su forme giovani (seconde ninfe), per le quali converrà conoscere l’adulto, per rilevare con precisione il genere (ed eventualmente sottogenere), al quale esse debbono essere ascritte precisamente : 1. Celaeno australiana Canestrini (Australia). Forse appartiene al gen. Apionoseius. 14 ANTONIO BERLESE 2. Discopoma depilata Trouessart (Brasile). DI » robusta Trouessart (Brasile). 4. Urodinychus testudo Trigardh (Kilima Ngiaro, Africa orient. tedesca). 5. Uropoda alfkeni Ondemans (Germania) (sec. Oudemans = Uro- poda vegetans Auct.). 6. » americana Riley (America settentr.). (To » bisetosa Banks (Brasile). SÌ » bosi Ondemans (Olanda). 9; » clavisetosa Banks (Costa Rica). Anche per 1’ habitat, cioè su Acrocinus longimanus, sembrerebbe do- versi trattare di un Urolaelaps, ma differisce pei le setole del tronco, le quali, secondo il Banks, sono all’apice dilatate. Se non si tratta di un errore di osservazione, può essere che la specie qui intestata sia da ascriversi agli Urolaelaps e si può vedere quanto differisca dall’ U. macropi Berl. e da altre congeneri, che stanno sullo stesso Coleottero. 10. » collaris Berlese (Italia). Tal » dampfi Oudemans (Germania). 1 » inaequipunetata Stoll (America centrale). 15. » ovalis J. Miiller (Germania). 14. » plana Trigardh (Kilima Ngiaro, Africa orient. tedesca). Is » plumifera Tronessart (Brasile). 16. » ritzemai Oudemans (Olanda). IEgE » setigera Julius Miiller (Germania). IS. » spinulipes Canestrini (Australia) (forse è una ©Cen- trouropoda ?). 19) » termitophila Berlese (America meridion.). 20: » wagneri Oudemans (Russia). e) Specie stabilite su forme adulte, ma certamente da inserirsi in altro genere (o sottogenere), da quello sotto il quale esse sono state primamente indicate dai rispettivi Autori. 1. Cilliba hirsuta Banks (anche Discopoma hirsuta) (America). 2. Cilliba (Discopoma) pandata Michael (Inghilterra). INTORNO AGLI « UROPODIDA » 15 3. Dinychus americanus Banks (America settentr.) (forse Prodi- nychus). 4. » ovatus Ewing (America settentr.) (forse Prodinychus). 5. Discopoma circeularis Banks (America settentr.). 6. » excavata Kramer (Arcipelago Bismark). Tio » lophopus Kramer (Arcipelago Bismark). Ss. » minimum Oudemans (Olanda) (forse Discopoma, Vlo- discus integra Berl.). 9. » mocsaryi Canestrini (N. Guinea). 10. » permagna Canestrini (N. Guinea). ele » setosa Canestrini (N. Guinea). 12. Polyaspis lamellipes Banks (America settentr.). Non appar- tiene al gen. Polyaspis, perchè le zampe del 1.° paio (secondo la figura dell’ Autore) sono fornite di ambulacro. 13. Trachyuropoda longa Ewing (America settentr.). Si tratta certo di una 7rachyuropoda, ma si rimane incerti re- lativamente al sottogenere (7rachyuropoda vera od Urojanetia ?) 14. Urodinychus retrobarbatulus Berlese (Africa orient.). Non ap- partiene certo a questo genere ; ma, non potendo vedere, negli esemplari che possiedo, se le zampe del 1.° paio sono ambulaerate o meno, mi trovo incertissimo circa il genere a cui poter ascrivere, con sicurezza, questa specie. 15. Uropoda agitans Wilmon Newell (Argentina). 16. » centroamericana Stoll (America centrale). JE » cribraria Ewing (America settentr.) (non Uropoda eri- braria Berl. 1588). TRS » discus Stoll (America centrale). DIS » echinata Stoll (America centrale). 20. » folsomi Ewing (America settentr.). 21. » formica Ficht (America settentr.). 22. » frontalis Banks (Brasile). 23. » fusea Ewing (America settentr.). 24. » illinoisensis Ewing (America settentr.). 25. » lucifugus Packard (America settentr.). 16 ANTONIO BERLESE 26. Uropoda minima Kramer (Germania). 2. » pallida Ewing (America settentr.). 28. » porosa Canestrini (N. Guinea). 29. » provocans Wilmon Newell (Argentina). 30. » punetulata Banks (America settentr.). sl. » scutulata Mégnin (Francia); probabilmente Uropoda obscura (Koch). 92. » simulans Canestrini (N. Guinea). 35. » stegana Canestrini (N. Guinea). 34. » stylifera Canestrini (N. Guinea). 30. » tarsale Oudemans ex Robinean Desvoidy. Questo ul- timo Autore, sotto il nome di Oryptostoma tarsale illustra (1830) un Uropodide (di Francia), che l’Oudemans non esita ad ascrivere, sicuramente, al Notaspis ovalis del Koch (Uropoda ovalis Kramer, Berlese, Canestrini ecc.). Io non ho la minima fiducia in tale sinonimia. La descrizione ed il disegno di Robineau Desvoidy sono così primitivi e rudimentali che si può appena ammet- tere si riferiscano ad un Uropodino, ma non più. 36. » truncata Mégnin (Francia); forse Phaulocylliba romana (G. R. Can). SI » uncinulata Canestrini (N. Guinea). Di tutte le altre specie, pur numerosissime, illustrate dai molti Autori è riescito possibile definire esattamente il genere (ed il sottogenere), al quale devono asceriversi, secondo il precedente pro- spetto. Firenze, Agosto 1917. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 10 Agosto 1917. Dorr. ETTORE MALENOTTI Assistente nella R. Stazione di Entomologia Agraria (Via Romana, 19 — Firenze) I nemici naturali della “ Bianca-Rossa ,, (Chrysomphalus dictyospermi Morg.) I nemici naturali della Bianca-rossa appartengono quasi eselu- sivamente alla classe degli Insetti e si comportano, al solito, come predatori o come endofagi. Fra i predatori-suechiatori va ricordato un acaro della famiglia dei Trombididi, V A/lothrombium gymnopterorum, di color rosso-mat- tone vivace, lungo qualche millimetro, ed attivo predatore di Bianca- rossa, Diaspis pentagona ed altri Diaspiti; ma non ha però impor- tanza agraria. Fra i coleotteri predatori ve ne sono di nostrali e di importati. Si contano fra i primi: a) il Chilocorus bipustulatus L. È lungo 3-4 mm., di color nero o rossastro, lucente, col capo rosso, e con tre macchie tondeggianti e contigue, disposte in traverso su cia scuna elitra. Esso si riscontra facilmente sugli alberi attaccati da Diaspis pentagona Targ., da Aspidiotus hederae Vall., da Saissetia oleae Bern. e può trovarsi anche sugli alberi affetti da erisonfalo ; è, insomma, un attivissimo predatore di cocciniglie. La sua diftu- sione è però ostacolata da due Imenotteri endofagi : il Vetrastichus epilachnae (Giard.) e P Homalotylus flaminius (Dalm.). Per questo, 0 per altre ragioni, esso non è mai riuscito, da noi, ad intrenare seriamente, nè la Diaspis pentagona, nè il crisonfalo. « Redia », 1917. 18 ETTORE MALENOTTI Un’ importanza non trascurabile esso avrebbe, invece, per la Spagna. Così il Prof. Ricardo Garcia Mercet dell’ Università di Madrid, riferisce che, in Prov. di Valenza, la diminuzione del- l infezione della Bianca-rossa corrisponde ad un forte aumento di OWil. bipustulatus sugli aranceti infetti da quella cocciniglia. Altro attivo predatore nostrale di Coccidi è |’ Exochomus 4-pw stulatus L. Esso è appena più grande del precedente, è di color nero lucente al dorso, col capo nero e con 4 macchie aranceiate su ciascuna elitra. Questi due predatori, coccinellidi, hanno tre generazioni all’anno. Tra i predatori nostrali va pure ricordato il piccolo Cybocepha- lus rufifrons Reitter della famiglia delle Nitidulidae, lungo appena 1 mm., nero, convesso. Figurano, invece, tra i predatori importati, il Ahizobius lophan- tae Blaisd., il AR. ventralis e VOrcus calibaeus ; però la loro im- portanza pratica nella distruzione della Bianca-rossa non è ancora dimostrata. E tanto meno è dimostrata 1’ importanza dei veri parassiti, di natura fungina, contro la cocciniglia in parola, per quanto non sia difficile riscontrare la Bianca-rossa attaccata da funghi. Io stesso ho avuto occasione di trovarne in abbondanza entro questa cocciniglia nell’ autunno del 1914 in Sicilia, sopra alcune piante di arancio attaccate da fumaggine. Ma ritenni trattarsi di saprofitismo, e non vi detti importanza. Il fungo da me riscontrato (v. Tav. II, fig. 28) appartiene al ge- nere Cladosporium. Le ife di questo fungo si trovano variamente intrecciate entro e fuori la cocciniglia, e di colore più o meno ialino, ma la sporificazione ) ho veduta solo esternamente al corpo della stessa. Il dott. G. Mottareale, colpito dalla presenza di un Cladospo- rium entro la Bianca-rossa ne fece argomento di un suo scritto. Egli osserva che v'è inversità di rapporto tra lo sviluppo della fumaggine e quello del crisonfalo, che cioè quando le piante si rivestono di fumaggine, lo sviluppo della Bianca-rossa si arresta. Ma lo stesso autore, prudentemente, si guarda bene di attribuire al fungillo la morte del cerisonfalo, giacchè, come egli osserva, « i parassiti che accompagnano le epizoozie possono essere epi- I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 19 fenomeni ». Se anche, poi, questo fungo è un vero parassita è, probabilmente, un parassita tardivo, intervenendo in una stagione in cuì la cocciniglia si è già moltiplicata ed ha già recato i suoi danni. Ad ogni modo, la sua utilizzazione nella lotta contro la cocciniglia, non è per ora praticamente possibile. Dove invece è da sperare un valido aiuto, è nel gruppo degli endofagi e degli ectofagi. Nel caso nostro, questi sono tutti della famiglia dei Calcididi. Però, delle 16 sottofamiglie in cui questa grande famiglia viene divisa, quelle che comprendono nemici della Sianca-rossa sono, sinora, soltanto due: la sottofamiglia delle Encyrtinae e quella delle Eulophinae. Le specie nemiche di questa cocciniglia, che ora verranno descritte, sono sette, e possono clas- sificarsi, al solo scopo di descrizione ordinata, come nel seguente prospetto : CALCIDITI NEMICI DELLA « BIANCA-ROSSA ». 1. Zampe mediane con lo sperone tibiale molto grosso e robusto, molto peloso o fortemente dentato; ascelle non protese in ENO S to e A E A US SS PRAIA ARI — Sperone delle tibie mediane solo di moderato sviluppo ; ascelle protese in avanti fino a raggiungere l’altezza delle Eee cale e ec EA Lo AAA PR 2A nen ne anglilsarticolinella ost nelle 2/2 x i... + Aphycus hesperidum Mercet. lO (apparentementeNtre) Maru co e - .- + + - Signiphora merceti Malen. IMPATTI UCOMERA IRONICO]: E E i nm — «— $ articoli. . . . ARIE 4. Scudo del mesonoto con 10 setole; massima lunghezza della frangia delle ali anteriori eguale ad !/ o ad '/, della mas- sima loro larghezza. . . . Aphelinus chrysomphali Mercet. — — —- con $ setole; frangia delle ali anteriori lunga quanto '/, o */, della massima larghezza delle medesime SE e Aphelinus: silvestri De Greg. 5. Frangia posteriore delle ali anteriori più lunga della massima o TAFShezz A Gol leAME RE STIME RIEN TO E 6 — — — — più corta . . Prospaltella fasciata Malen. 20 ETTORE MALENOTTI 6. Disco dell’ala anteriore conformato a mandorla allungata . . .- ++ + + + + + + Aspidiotiphagus citrinus (Craw.) How. — — — bruscamente ristretto al margine posteriore, oltre la parte ispessita. . Aspidiotiphagus lounsburyi Berl. et Paol. Di queste specie, quattro sono ectofaghe e cioè : Aphycus hespe- ridum, Signiphora merceti, Aphelinus chrysomphali ed A. silvestrii ; mentre Aspidiotiphagus citrinus, A. lounsburyi e Prospaltella fasciata sono endofaghe. Le prime due appartengono alle Eneyrtinae; tutte le altre alle Eulophynae. ASPIDIOTIPHAGUS How. Questo genere, insieme ai due generi seguenti, appartiene alla sottofamiglia Eulophynae ed alla tribù degli Aphelinini, subtribù Aphelinina. Esso è caratterizzato dall'avere antenne di otto articoli con la clava triarticolata. Ali anteriori relativamente strette e lunghe, sprovviste della striscia calva traversante obliquamente 1° ala; massima frangia alare superante la massima larghezza delle ali. Questa massima larghezza del disco alare cade nella regione del pterostigma. (Berlese). Il genere comprende, sinora, cinque specie ed una varietà. Aspidiotiphagus citrinus (Craw.) How. (lavi IS Se) Femmina. Capo di color terreo-fuligineo, con gli occhi neri, la nuca ne- rastra e gli ocelli rosso-brillanti. Pronoto nerastro; tegole, ascelle, pleure fuliginose ; il resto del torace, al dorso, giallo-pallido. Prosterno anteriormente bruno; po- steriormente giallo-pallido; meso e metanoto giallo—bruni. Antenne di color giallo-fuligineo, inserite in fori antennali molto più pallidi della restante colorazione della testa. Ali anteriori ialine, imbrunite agli orli del metadisco ed in tutta I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 21 la zona situata sotto il nervo marginale, che è nerastro; mentre il nervo submarginale è bruno (v. Tav. I, fig. 2). Ali posteriori ialine, con nervatura colorata come nelle anteriori e col disco imbrunito sotto il nervo marginale, fin quasi alla estremità di questo (v. Tav. I, fig. 3). Zampe giallo-pallide, coi femori anteriori e mediani imbruniti, e con le anche ed i femori posteriori fuliginosi. Tarsi anteriori alquanto più scuri delle rispettive tibie. Addome col dorso fuliginoso oppure nero bruno, specialmente verso la base: mentre nella regione del dorso situato sopra Vovo- positore la colorazione è notevolmente più pallida. Al ventre si ha la stessa colorazione che al dorso, con la base della trivella gialla. Capo appena più stretto del torace, non molto compresso, con la fronte larga, leggermente convessa, munita di scarsi peli; e con gli occhi provvisti di ciglia ben visibili. Questi contano, al margine laterale, 13-14 faccette. Ocelli disposti in triangolo ottuso. Come nelle specie del genere Prospaltella, dietro agli ocelli, fra i due occhi, sono disposte trasversalmente due sbarrette rettilinee chitinose, appena più sottili ed appena convergenti all’ indietro. Antenne lunghe e leggermente incurvate ; scapo lungo e stretto; pedicello campanuliforme, alquanto più largo dello scapo, due volte più lungo che largo. Funicolo lungo quasi quanto lo seapo, e fatto di tre articoli subeguali tra loro in lunghezza, ma succes- sivamente crescenti in larghezza. Il primo di essi è due volte più lungo che largo. Clava un poco più lunga del funicolo e del pedi cello presi insieme, e fatta di tre articoli tutti fra loro subeguali in larghezza ed il secondo solo appena più lungo del primo, men- tre ! ultimo è visibilmente più lungo. Peli antennali in numero discreto e di moderato sviluppo. Cia- seun articolo della clava porta una serie di organi sensorì longi- tudinali. Pronoto breve, reticolato, a margine anteriore rotondato, con due setole nerastre presso ciascuna estremità. Reticolazione inde- cisa sullo seudo e sullo scutello; evidente invece sulle ascelle. Scudo e seutello ciasenno con quattro setole. Setole del primo paio di spiracoli molto corte, robuste e nere. Parte posteriore del meta- noto (segmento medio) ornata da grossi rilievi obliqui a reticolo. 22 ETTORE MALENOTTI Ali anteriori, esclusa la frangia, quattro volte più lunghe che larghe, ma tuttavia un poco più corte ‘del corpo. Gli orli laterali del metadisco convergono leggermente e terminano ad angolo, così che il disco alare viene a prendere un contorno a mandorla allungata, caratteristico di questa specie. La frangia marginale del metadisco è molto sviluppata; essa conta una sessantina di setole (in un esemplare ottenuto da Bianca-rossa, soltanto 53) la emi massima lunghezza supera di ‘/, la massima larghezza dell’ ala. I peli del disco sono lunghetti e abbastanza numerosi; sono sparsi, eccetto quelli più vicini al margine, disposti in fila regolare. Essi mancano però in un’ area glabra attorno al pterostigma, la quale è sempre abbastanza ben definita dai peli periferici, in guisa da apparire di forma ovale. Alcuni piccoli peli si trovano pure nella cellula brachiale. Nervo submarginale con due setole verso il mezzo; nervo marginale lungo e grosso, con sei-sette grosse setole all’orlo anteriore e con altrettante nel mezzo. Nervo stigmatico corto e tozzo, sessile, con una setola alla sua base. I 4 sensilli tutti in fila, due dei quali oltre la parte colorata dello stigmatico. Ali posteriori di poco più corte delle anteriori e quasi dieci volte più lunghe della loro massima larghezza e gradatamente ri- strette verso l estremità, che è rotondata. La frangia marginale raggiunge, all’orlo posteriore, i IL della corrispondente frangia delle ali anteriori, e comprende, in tutto, una quarantina di setole. Sul di- sco si contano appena una quindicina di peli disposti in fila presso l’orlo anteriore, e circa altrettanti sotto il nervo marginale, al cui orlo posteriore sono impiantati, inoltre, una diecina di peli. Zampe conformate normalmente, con i femori anteriori ed ancor più i posteriori un poco allargati. Sperone delle tibie mediane pe- loso, un poco più corto del primo articolo tarsale corrispondente; quello delle tibie anteriori semplice e ricurvo; quello delle poste- riori semplice e diritto. Addome sessile, non rigonfiato, largo quanto il torace e non molto appuntito all’estremità. Anelli non troppo bene distinti tra loro, specialmente i primi. Margine posteriore del 4.° anello forte- mente convesso al centro. Una setola per lato agli anelli 1.°-5.°; due setole centrali agli anelli 3.°-5.°. Ciascuno spiracolo con tre se- tole, di cuni le due maggiori, lunghe il doppio della terza, raggiun- I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 29 gono la lunghezza dei tarsi anteriori. Ovopositore non molto lungo, nè molto sporgente, ma tuttavia ben visibile. Endofragma largo, non raggiungente l’altezza corrispondente alla base della trivella. Maschio ignoto. Dimensioni. — La descrizione suesposta si riferisce ad un esem- plare da me ottenuto da Okrysomphalus dictyospermi su Sanseviera arborescens, delle serre dell’Istituto Agricolo Coloniale Italiano di Firenze. Questo esemplare, che corrisponde in tutti i particolari morfologici a quelli che schindono da Aspidiotus hederae Vall. ecc., misura p. 1420 d’ apertura d’ ali compresa la frangia e una lun- ghezza di 570 p.. L’ala anteriore è lunga, esclusa la frangia, 480 p.. e quindi un poco più piccola di quella di femmine ottenute da Aspidiotus hederae Vall. le cui ali anteriori misurano intorno a 540 p. di lunghezza. Osservazioni. — Questa specie è largamente polissenica; attacca cioè parecchie specie di Diaspiti, tra cui ricorderò le seguenti: Aonidia lauri (Bouché); Aonidiella aurantii var. citrina (Coq.): A. perniciosa (Comst.); Aulacaspis pentagona (Targ.); A. rosae (Bouché); Aspidiotus hederae Vall.; A. betulae Baer.; A. destructor Sign.; Ohrysomphalus ficus Ashm.; ©. dictyospermi (Morg.); Hemi- chionaspis aspidistrae (Sign.); H. minor (Mask.); Lepidosaphes beckii (Newm.); Leucaspis signoreti Targ. ecc. Però, almeno da noi, l’ospite da cui schiude con maggior fre- quenza è l’Aspidiotus hederae Vall. Una sua varietà, 1° Aspidioti- phagus citrinus var. agilior Berl. schiude in abbondanza dalla CRhio naspis evonymi Comst. N valore di questa specie nella lotta contro i Diaspiti non è trascurabile; essa riesce, anzi, talvolta, ed in località limitate, ad infrenare l invasione dell’ Aspidiotus hederae Vall., come è acca- duto su certi oliveti della Liguria (Del Guercio); ma la sua azione, sempre preziosa, è tuttavia troppo saltuaria, perchè possa sempre considerarsi mezzo naturale di valida lotta contro lo stesso Aspi- diotus hederae. Per questo, e per la sua generale diffusione, l’ Aspè- diotiphagus citrinus non è stato oggetto di applicazione artificiale alla cura delle piante contro le cocciniglie. Si cita un caso, però, in cui a questa specie si attribuisce la forte riduzione dell’ infezione di Diaspiti su vasta scala, e cioè 24 ETTORE MALENOTTI dell’ Aspidiotus destruetor sulle noci di Cocco alle Isole Tahiti (R. W. Doane). Nel Chrysomphalus dictyospermi VA. citrinus fu riscontrato in America fino dal 1904 (H. E. Hodgkiss): e, recentemente, io l’ot- tenni dalla stessa cocciniglia a Firenze, come è stato detto. Ma credo doveroso riferire che, successivamente alla pubblica- zione della noticina da me fatta al riguardo, ottenni, dalla cocci- niglia della stessa pianta di Sanseviera, esemplari di una specie di Prospaltella, attatto nuova, e che denominai Pr. fasciata. La percentuale d’inquinamento della Bianca-rossa, da me ri- ‘o e riferita tutta ad A. citrinus, deve, in seguito alle ulteriori osservazioni compiute, considerarsi la somma delle azioni delle due specie di endofagi (1). Quanto di questa somma spetti alle singole specie, non ho potuto, per il mo- portata in proporzione del 97 mento, determinare. Mi è sembrato, però, che la proporzione delle femmine di erisonfalo attaccate da Prospaltella fasciata sia piutto- sto forte. Ma di ciò spero di avere occasione di occuparmi quanto prima. (1) L’azione complessiva di due specie di endofagi di Diaspiti contro la stessa specie-vittima può considerarsi veramente la somma delle singole azioni delle due specie, perchè, per la particolare minuziosa attività con cui essi ricercano le cocciniglie e per 1’ istinto, meraviglioso invero, di assicurarsi lo sviluppo della prole, essi depongono le loro nova entro vittime ancora immuni. Ma non sembra che altrettanto facciano gli ectofagi rispetto a vittime contenenti larve di endofagi. Daniel G. Tower, infatti, tra i nemici, sia pure accidentali, e quindi prati- camente inefficaci, della Prospaltella perniciosi (endofago speciale dell’ Aonidiella perniciosa [Comst.]) Tow. cita appunto gli Aphelinus (ectofagi) di cui aleune specie «lie beneath the scale-covering and suck out the entire contents of the second or third-stage San José Scales: pupating between the scale covering and the empty skin of the scale and at the same time destroying the internal parasite as well». (ToweER D. G., Notes on the life-history of « Prospaltella perniciosi » Tow. in « Journal of Economic Entomology. » Vol. 7, pp. 422-432, Dec. 14, 1914. Concord, N. H.-E. Porter, Editor). In questo senso, dunque, 1’ azione degli Aphelinus non può sommarsi con quella degli Aspidiotiphagus o delle Prospaltella, ma viene, piuttosto, ad ostacolarla, come accade dei predatori rispetto agli stessi endofagi, e su cui ha, ripetutamente, e magistralmente, scritto il Berlese. (Ve- dere: BERLESE A., Un'ultima parola intorno ai nuovi ipotetici nemici della « Diaspis pentagona » mel « Boll. del R. Minist. di Agr. Ind. e Comm. », anno XV, Vol. i, Serie B, fascicoli 1, 2, 3, 4 pag. 93. Roma, gennaio-aprile 1916). I NEMICI NATURALI DELLA <« BIANCA-ROSSA » 20 Aspidiotiphagus lounsburyi Berl. et Paol. "(Vi Pay. JI, fig. 9). Femmina. Specie notevolmente più piccola della precedente. Colore come nella medesima, più 0 meno seuro secondo gli in- dividui. Testa larga quanto il torace, occhi provvisti di ciglia, meno vi- sibili però che in A. citrinus. Al margine esterno degli occhi le serie di faccette risultano di solo S-9 faccette. Antenne col primo in confronto al secondo. Lun- ghezza dell’antenna, eccetto lo scapo, oscillante da 160 a 220 p.., articolo della clava più corto di !/, aggirandosi la media intorno a 200 p.. Pedicello relativamente più grosso in confronto all’ A. citrinus. Le antenne dell’ A. lounsburyi Berl. et Paol. ricordano piuttosto, per la loro conformazione, quelle dell'A. schoeversi Sm., specialmente riguardo alla larghezza del pe- dicello ed alla lunghezza del 1.° articolo della clava in confronto agli altri due articoli. Però le due specie differiscono tra loro nella conformazione delle ali ecc. e non si possono perciò con- fondere l’ una con l altra (1). Rispetto al quale, il torace e l’endofragma sono un poco più snelli. Ma il carattere differenziale più saliente è offerto dalle ali anteriori. Esse sono, infatti, bruscamente ristrette al margine po- steriore del metadisco, subito dopo la parte ispessita che serve d’appoggio al frenulo delle ali posteriori, in guisa che i due orli laterali del metadisco riescono per un gran tratto quasi paralleli tra loro. Nervo marginale con sole tre o quattro setole all’ orlo anteriore; setole della frangia del metadisco in numero di circa 47 (media di 16 esemplari da me esaminati; minimo 36; massimo 54). Massima lunghezza della frangia (media di molti esemplari) 110 u. Sul disco dell’ala si conta a fatica una novantina di peli di cui °/, sul metadisco, ed ‘/, sulla parte affumicata del disco alare. La zona (1) Smigs van BurGsT, C. A. L. A minute Hymenopteron. Aspidiotiphagus schoeversi n. sp. — Tijdschrift voor Entomologie d. Nederlandsche Entom. Ve- reéniging:; s'° Gravenhage, LVIII, 1915, pp. 292-295, 1 tavola con 4 figg. 26 ETTORE MALENOTTI glabra sottostigmatica è mal definita, e talvolta si estende a tutta la larghezza dell’ala. Lunghezza dell’ala anteriore, esclasa la fran- gia, 360 p.; larghezza 75 p. Ali posteriori strettissime, dieci volte più lunghe che larghe, misurando 345 per 34 p. Frangia marginale con una quarantina di setole. I peli del disco non raggiungono la ventina. Ovoposi- tore lungo 130 p.. (Dall’esame di una ventina di esemplari, tutti quanti femmine). Maschio. Ignoto. Habitat. — Questo parassita non inquina la sola Bianca-rossa. Io lho riscontrato anche, ed in abbondanza, nella Fiorinia fioriniae Targ. su pianta indeterminata proveniente da Madera; ed agli ul- timi di giugno del 1916 Vl ottenni in discreto numero da Diaspis boisduvali Sign. vivente sulle foglie carnose di Vanilla aromatica e pochi giorni dopo anche da Hemichionaspis aspidistrae (Sign.), che infettava una felce del genere Nephrolepis, entrambe raccolte dallo serivente nelle serre del Giardino Torrigiani a Firenze. Osservazioni. — Questa specie, dedicata dagli scopritori all’ illustre Prof. Chas. P. Lounsbury, Entomologo di Stato a Pretoria, fu dap- prima inclusa nel genere Prospaltella. Più tardi, però, il Berlese la passò nel genere Aspidiotiphagus, sino allora mal distinto dal ge- nere Prospaltella; ed in un suo opuscolo stabilì nettamente il ca- rattere ditferenziale tra i due generi, consistente nella diversa si- tuazione della massima larghezza delle ali anteriori, ed espose i particolari morfologici della nuova specie. Senonchè, i dati per la descrizione della medesima furono dovuti trarre dai pochi adulti riscontrati nel materiale disponibile, i quali, confrontati poi con quelli ottenuti, sia da materiale di suecessive spedizioni provenienti da Madera, sia dagli allevamenti di coccini- glie nostrali, risultarono essere alquanto più piccoli dell’ordinario (v. Tav. I, fig. 4). Da ciò, principalmente, la necessità di modifi- sare i dati riferentisi alla specie suddetta, specialmente riguardo al colore, alle dimensioni generali, al numero delle setole della frangia alare, ece. In quanto al valore pratico di questa specie nella lotta naturale contro il crisonfalo degli agrumi, sì può dire che, non soltanto le cocciniglie di Bianea-rossa inviate da Lounsbury erano attaccate 1 NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA—-ROSSA » ZI in una proporzione media del 50 ‘/,, ma anche le cocciniglie di altre specie e giunte a Firenze con le successive spedizioni di materiale di Madera, sì presentavano pure inquinate dall’endofago in forte misura. Fu perciò provveduto, per mezzo di questa R. Stazione, alla sua disseminazione, ed è sperabile che fra breve si possa avere materiale abbastanza per diffonderlo nei centri infetti da Bianca- rossa e sperimentarne così la suna pratica efficacia nella lotta con- tro questa cocciniglia. PROSPALTELLA Ashm. Questo genere è molto vicino, da un lato, ad Aspidiotiphagus How., e dall’altro, a Coecophagus Westw. Dal primo è distinto principal- mente per le ali anteriori relativamente più larghe, per la frangia alare più corta della massima larghezza delle ali anteriori, per la mancanza dell’area glabra sul disco, e perchè questa maggior lar- ghezza cade non già nella regione del pterostigma, bensì più © meno distalmente nel metadisco (Berlese). Meno precisati sono i caratteri differenziali col secondo genere. Così la maggior lunghezza del nervo marginale in confronto del submarginale figura tra i caratteri distintivi dei Coccophagus, men- tre essa si riscontra pure in aleune specie riferite a Prospaltella (P. lutea, P. olivina Masi; P. fasciata Malen.) Tuttavia, può dirsi che, generalmente, in confronto ai Coecophagus, le Prospaltella hanno clava antennale meno ingrossata, pterostigma aguzzo e non clavato. Il Girault distinse le Prospaltella dagli Aspidiotiphagus, in ciò, che mentre, secondo questo autore, le Prospaltella hanno antenne di $ articoli, gli Aspidiotiphagus ne presentano, invece, 9, perchè in questi vi è la presenza di un articolo anellare (one ring-point) per quanto molto corto (1). Ora, è vero, che questo anello, situato fra il pedicello ed il fu- nicolo, si trova, ad es., in Aspidiotiphagus citrinus, A. citrinus var. (1) GrrauLr A. A. ha recentemente passato in sinonimia questo genere col genere Coccophagus. — Vedi: « Australian Hymenoptera chalcidoidea », VII. In « Memoirs of The Queensland Museum ». Vol. IV, p. 47. Brisbane, 4 june 1915. ‘ 28 ETTORE MALENOTTI agilior, A. lounsburyi, ecc. e che, per le sue ridottissime dimen- sioni, viene generalmente trascurato nell’ indicazione del numero degli articoli delle antenne; ma esso si trova, egualmente visi- bile, in Prospaltella berlesei How., P. leucaspidis Mercet, P. fasciata Malen. ecc. così che il carattere surricordato viene a perdere il suo valore. Io penso che questo anello debba trovarsi anche in molte altre specie di Prospaltella, per quanto ciò non sempre ri- sulti dalle descrizioni e dalle figure delle medesime. Nel caso con- trario, vi sarebbe ragione, mi pare, di scindere il genere in due gruppi ben distinti fra loro. Il genere comprende almeno 30 specie, distribuite in tutte le parti del mondo. Prospaltella fasciata Malen. (V. Tav. I, fig. 5). Femmina. Colore. — Testa aranciata; nuca nero-bruna; occhi rosso-bruni; antenne grigio-brune come in Aspidiotiphagus citrinus (Craw.) ma con fori antennali appena più pallidi della testa. Torace bianco- paglierino con pronoto nerastro; bordo anteriore dello scudo, te- gole, ascelle, metanoto, pleure nero-bruni. Addome giallo-paglie- rino, con una fascia completa al primo anello, e con altre fasce, largamente interrotte verso l’asse, al terzo, quarto, quinto e sesto anello, nero-brune. Ovopositore nero-bruno. Al ventre le diffe- renze di colore tra le varie parti del corpo sono molto meno ac- centuate che al dorso, avendosi una colorazione generale giallo— pallida. Zampe ialine con le anche mediane e posteriori e talvolta i tarsi anteriori appena imbruniti. Ali ialine, con nervatura ap- pena imbrunita (1). (1) La colorazione di questa specie si riferisce ad individui preparati in liquido di Faure, Gli esemplari viventi hanno occhi nerastri, e testa grigio- bruna, mentre il fondo chiaro del corpo tende al giallo-verdastro anzichè al paglierino. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 29 Testa trasversa, appena più larga del torace, con alcune setole sulla fronte e fra gli ocelli e circa otto tra i margini posteriori degli occhi. Occhi provvisti di palpebre. Antenne grossette, appa- rentemente con otto articoli. Scapo allungato, un poco allargato nella parte mediana; pedicello allargato, appena più largo della clava, che per la sua larghezza è mal distinta dal funicolo, e ri- sulta di tre anelli subeguali tra loro in lunghezza ed eguali in larghezza. Articoli della clava e del funicolo provvisti di sensori longitudinali (v. Tav. I, fig. 6). Corpo largo e robusto; torace alquanto più largo che lungo; pro- noto reticolato, provvisto di una setola maggiore alle estremità e di alcune piccole setole al margine anteriore. Scudo finamente re- ticolato, con maglie esagonali verso il margine anteriore, ricurve e molto allungate invece al centro e posteriormente. Solchi parapsi- dali ben visibili. Scutello con i due margini curvi, con. reticola- zione regolare verso il margine anteriore, irregolare sul resto della superficie. Scudo e seutello ciascuno con quattro lunghe setole. Tegole e scapole finamente striate; ascelle e pleure reticolate. Due setole su ciascuna tegola, una sulle ascelle e due presso gli spi- racoli, che sono ben visibili. Dorsello con due piccoli peli da cia- seun lato, presso il margine dello scutello e con fascia trasversale sottile, biforcata alle estremità. Endofragma largo, trapezoidale, non raggiungente l’altezza corrispondente alla base della trivella. Ali anteriori conformate a mandorla, più corta: e più larga però che in Aspidiotiphagus citrinus. Frangia alare molto sviluppata, raggiungendo, la più lunga, gli */,, della maggior larghezza dell’ala, la quale cade in posizione intermedia tra quella degli Aspidioti phagus e quella di molte Prospaltella. Disco alare provvisto di peli abbastanza lunghi in numero poco superiore a 200. Manca la striscia obliqua depilata. Vena marginale più lunga della submarginale, con circa sette setole al margine anteriore, e cirea dodici sulla superficie. Vena stigmatica aguzzata, inserita sulla marginale ad angolo molto ottuso; vena submarginale con due setole più grandi al margine posteriore e quattro più piccole all’anteriore. Margine posteriore della vena marginale prolungato alla base da una lieve plica, tra- versante l’ala obliquamente, nella posizione corrispondente, in altri Caleididi, al nervo basale. 50 ETTORE MALENOTTI Ali posteriori meno decisamente lanceolate che in altre specie congeneri; disco alare con una trentina di peli, alcuni sparsi ed altri in serie; massima larghezza dell’ ala eguale a */, della lun- ghezza della frangia più lunga, la quale, a sua volta, è i °/, della corrispondente delle ali anteriori. Zampe con sperone tibiale bifido nelle anteriori; semplice nelle altre, e di eui nelle mediane, lungo quasi quanto il 1.° articolo tarsale, e nelle posteriori meno della metà di quest’ ultimo. Addome ovato, largo e lungo presso a poco quanto il torace; anelli subeguali in lunghezza, eccetto il primo, che è più lungo. Ciascun anello con al dorso due setole laterali; ultimi tre anelli anche con due setole centrali. Setole degli spiracoli della solita lunghezza. Ovopositore appena sporgente. Dimensioni : Lunghezza, del corpo 625 p..; apertura dali 1290 p.. Maschio. Ignoto. Habitat. — Da Chrysomphalus dictyospermi su Sanseviera arbore- scens, Firenze, insieme ad Aspidiotiphagus citrinus. Osservazioni. — La specie è caratterizzata dalla larga fascia chiara trasversale sugli anelli dell’addome, ma non è da confondersi con la P. fasciativentris Girault; questa, oltre che per altri marcatissimi caratteri, come ad es., le tibie ed i tarsi macchiati, differisce dalla P. fasciata anche per la forma stessa della fascia chiara dell’ ad- dome, la quale è allargata ai lati in P. fasciativentris, mentre in P. fasciata è di larghezza eguale, tanto al centro che ai lati. Maggiori somiglianze di forme si hanno, invece, con la P. lutea, Masi; ma la P. fasciata si distingue da essa per la clava anten- nale mal distinta dal funicolo, per due setole di meno sullo scudo e per marcatissime differenze nella colorazione, non avendosi, in P. lutea, le macchie nerastre del torace e dell’addome, bensì una colorazione generale gialla. APHELINUS Dalm. Caratteri generici: Occhi provvisti di ciglia. Antenne di sei ar- ticoli: Scapo non espanso, normale; pedicello normale; funicolo I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » S1 triarticolato, con i due primi articoli più larghi che lunghi; clava monomera (1). Ala anteriore pelosa, traversata obliquamente da una striscia glabra che, partendo dal pterostigma raggiunge il margine poste- riore presso la base dell’ala. Le due pelosità divise da questa linea sono di sviluppo diverso: la porzione basale avendo peli più lunghi della esterna. Nervo marginale molto più lungo del submarginale; postmarginale cortissimo; stigmatico molto breve, di solito clavato. Frangia marginale relativamente breve. Ali ialine od appena info- scate presso la base o presso il pterostigma. Colore giallo od aran- ciato (specie parassite di Coccidi) o nerastro (specie parassite di Afidi). Oviscapto poco sporgente. Il genere comprende almeno una trentina di specie ben classifi- cate e quasi una trentina di riferimento dubbio. Aphelinus chrysomphali Mercet. (VAlaveI int) Femmina. Corpo di color giallo-limone chiaro, esteso anche alle zampe ed alla nervatura delle ali. Occhi olivacei, ocelli rosso-scarlatti, mandibole rosso-brune all’ apice; antenne di color giallo-limone uniforme. Ali anteriori ialine, con infoscamento leggerissimo ed indeciso sotto il pterostigma, ed alquanto più apprezzabile alla base del nervo marginale, dove assume l’aspetto di due macchie, divise tra loro da una larga striscia ialina, avente contorni late- rali concavi e ben decisi. Parte centrale del margine posteriore dello seutello nerastra. Testa larga quanto il torace; fronte pelosa; occhi forniti di ciglia, ed aventi, al margine esterno, serie di 13-14 faccette. Ocelli di- (1) Miì sembra però, che il considerare la clava antennale degli Aphelinus di un solo articolo non corrisponda troppo bene al vero. Infatti, in molte specie di questo genere, il penultimo articolo delle antenne somiglia molto più all’ul- timo che a quelli veri e propri del funicolo, dai quali è diviso in modo chia- ramente più netto che non dalla cosidetta clava. Girault dice che può essere tanto di uno come di due articoli, con differenze graduali secondo le specie. 32 ETTORE MALENOTTI sposti in triangolo ottuso. Dietro gli ocelli v'è una serie trasver- sale di dieci peli, di cui due lunghi il doppio degli altri; mandi- bole corte, tridentate, coi dne denti più esterni acuti e più o meno fusi tra loro, e col terzo rotondato e più corto. Antenne con lo scapo cinque volte più lungo che largo; pedicello conico, due volte più lungo della sua massima larghezza; primo e secondo articolo del funicolo moniliformi, però il primo alquanto più globoso ; il co- sidetto terzo articolo più largo dei precedenti e più lungo di essi presi insieme; clava larga come il terzo articolo, od appena più larga; e tre volte più lunga di esso, appena più lunga del pedi- cello e funicolo insieme. Non è ingrossata nel mezzo, ma assotti- gliata all’apice piuttosto bruscamente, quasi troncata, e asimme- trica. Peli delle antenne piccoli e numerosi, con alcuni di essi alquanto grossetti alla punta della clava. Sensori longitudinali in due serie nella clava, in una serie nell’articolo precedente. Pronoto breve, non molto rotondato, ma piuttosto conico, con quattro setole per lato, e di cui la più esterna due volte più lunga delle altre. Scudo del mesonoto pentagonale, più largo che lungo, di solito con 10 setole, disposte in tre serie trasversali secondo la formola Le più grandi sono le più esterne e quelle si- tuate posteriormente. Talvolta, però, manca qualche setola; ma risultando allora la distribuzione irregolare, si capisce facilmente trattarsi di anomalie. . Scapole in forma di triangolo acuto, con due setole alla base, verso il margine esterno, e di cui la posteriore due volte più lunga e più grossa dell’anteriore. Ascelle con una setola presso il mar- gine esterno. Sentello oltre il doppio più largo che lungo, con i due margini pressochè uniformemente ricurvi, e provvisto di quattro setole, di cui le posteriori, più sviluppate, arrivano sin quasi al- l’altezza degli spiracoli. Linea mediana del mesonoto ben visibile. Dorsello molto corto, con fascia trasversale eguale ai %/, della lar- ghezza del torace, e fascia longitudinale cortissima. Su tutta la regione del noto si stende una finissima reticolazione poligonale- embricata poco ben visibile, però sullo scutello si scorge. meglio ed è disposta da ciascun lato simmetricamente intorno ad un pic- colo cerchio. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » dò Ali anteriori rotondate alla estremità, lunghe quasi quanto il corpo, un poco più del doppio più lunghe che larghe, col disco ricco di peli e con alcune file di setole fra la linea glabra e la base del nervo marginale. Le file, in numero di quattro o cinque, comprendono in tutto poco più di 30 setole (32 in alcuni esem- plari di Spagna; 36 in molti esemplari di Grecia). Sotto il nervo submarginale, sempre nel disco alare, si contano tre piccoli peli situati presso una plica sottile parallela ai margini dell’ala, e di cui uno alla estremità e due al centro della plica. Frangia margi- nale del metadisco poco sviluppata, fino a raggiungere ‘/. della massima larghezza dell’ala. Nove-dieci setole all’orlo anteriore del nervo marginale e quasi una trentina, più piccole, nel centro di esso; tre setole all’orlo posteriore del submarginale e alcuni pic- coli peli nella cellula brachiale. Stigmatico non molto rotondato, distintamente provvisto di collo. Postmarginale ridottissimo, limi- tato ad una leggiera protuberanza del marginale (v. Tav. II, fig. 10). Ali posteriori piegato-lanceolate, smussate però alle estremità :; di poco più corte delle anteriori; 6-7 volte più lunghe della mas- sima loro larghezza, la quale è appena più grande della massima frangia marginale. Questa comprende una sessantina di setole. Sul disco si contano oltre un centinaie di piccoli peli, disposti in serie piuttosto irregolari (v. Tav. II, fig. 11). Zampe conformate normalmente, con i femori posteriori, ed un poco anche gli anteriori, appena ingrossati. Tibie anteriori un poco ingrossate. Sperone delle tibie mediane appena più lungo del primo arti- colo tarsale delle medesime. L’endofragma sorpassa un poco, col suo margine posteriore, F al- tezza corrispondente alla base dell’oviscapto. Addome con una lieve incisione semicircolare ai lati, all’artico- lazione col pseudo-metatorace. Lungo alquanto più del torace e largo come questo od appena più largo; appuntito posteriormente. Due setole presso i lati agli anelli 1.°-4.°; tre laterali e due al cen- tro agli anelli 1.° e 6.°; due per lato al 7.°. Spiracoli con due setole, lunghe quanto la clava delle antenne. Dimensioni. — Lunghezza del corpo, esclusa la testa, 570 pp. Ala anteriore, esclusa la frangia, lunga 630 e larga 240 wp. u Redia », 1917. 3 4 ETTORE MALENOTTI La descrizione è stata fatta su due femmine schiuse da O7ry- somphalus dictyospermi (Morg.) di materiale di agrumi proveniente dalla Spagna (Alicante) e dalle Baleari (Palma de Mallorca) e su oltre una settantina di femmine schiuse da Aonidiella aurantii (Mask.) degli agrumeti della Grecia. Il primo, spedito gentilmente a questa R. Stazione dai Signori farmacisti D. Juan Gamundi di Palma (Majorca) e D. Miguel Iborra (Alicante); l’altro, dal Dott. Costantino Isaakides, Ispettore fitopatologico al Ministero dell’ Economia Nazionale in Grecia, a cui porgo, anche a nome della KR. Stazione, le più vive grazie (1). Maschio. Ignoto. Osservazioni. — La specie, scoperta dal Prof. R. Garcia Mercet dell’ Università di Madrid nel Ckrysomphalus dictyospermi (Morg.) della Spagna, e da lui descritta nel 1912, è ectofaga. In quanto però alla sua importanza pratica nella lotta contro la Bianca—rossa, lo stesso Autore, pur riferendo che a Palma (Ma- jorca) l invasione di questa cocciniglia, già grave e minacciosa, si è spontaneamente arrestata ed estinta, non può dirci che parte spetti all Aph. chrysomphali in questa distruzione. Egli stesso, anzi, non gli attribuisce molta importanza, a giudicare dalle sue seguenti parole: « Tampoco se ha intentado (in Italia) la introduccion de ellos (ossia, dei parassiti della Bianca-rossa da lui trovati in Ispa- gna) por el escaso valor que deben poseer, dado el reducido nu- mero de piojillos que encontré vietimas de estos calcididos ». Molto più importante risulta essere, invece, l’ azione di questo Aphelinus contro V Aonidiella aurantii (Mask.) degli Agrumeti della Grecia ; ed io sono lieto di riportare qui sotto le seguenti preziose (1) Tra le molte femmine di Aphelinus provenienti dalla Grecia ne riscon- trai una notevolmente più piccola delle altre, e con le ali anteriori aventi solo 17 setole, disposte in tre file, sotto il nervo marginale, invece di 32-36 come di consueto (v. Tav. II, fig. 12). Avendola trovata in tali condizioni, in- vece che considerarla appartenente a specie diversa da quella delle restanti fem- mine, mi pare più prudente riferirla alla stessa specie, di cui sarebbe un rap- presentante anormale. Il riferimento, poi, delle altre all’ A. chrysomphali Mercet, è indubbio, come ho potuto convincermi confrontando il materiale di Grecia con quello della Spagna ed entrambi con le descrizioni e figure fornite da Mercet. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » DO notizie, tradotte letteralmente da una corrispondenza cortesemente inviata a questa R. Stazione dal surricordato Dott. O. Isaakides, nell’ottobre dello scorso anno : « In diverse provincie i Limoni prosperano bene e contribui- scono considerevolmente alla ricchezza del paese. Qualche tempo fa, quasi tutti i Limoni ed i Cedri si trovavano attaccati dall’ Aoni- diella aurantii (Mask.), che causava loro dei danni considerevoli. Nel 1915, per la prima volta, a Calamata la cocciniglia diminuì ed oggi è quasi scomparsa. Questa diminuzione è stata egualmente constatata a Corfù ed in qualche isola dell Egeo, e noi abbiamo sempre trovato, presso le cocciniglie ancora esistenti, il piccolo afelino. Però in qualche provincia del Nord del Peloponneso e nell’ At- tica 1 Aonidiella esiste ancora, poichè 1 imenottero non vi si è propagato. ID altra parte, i commercianti affermano che in questi ultimi anni i limoni sono sani, mentre negli anni precedenti erano for- temente danneggiati. Io ho constatato, che è letame sparso sotto le piante di Cedro e non interrato, scaccia il piccolo imenottero, ciò che permette la moltiplicazione della cocciniglia. Lo stesso effetto viene prodotto dalla polvere, di cui il fogliame degli alberi situati lungo le vie è coperto ». I fatti suesposti meritano particolare attenzione, poichè la dimi- nuzione dell’ Aonidiella è accaduta senza l intervento artificiale del- l’uomo. Sembrerebbe, quindi, che Vl Aphelinus chrysomphali Mercet, fosse nemico speciale dell’ Aonidiella aurantii (Mask.) e soltanto accidentale del Chrysomphalus dictyospermi (Morg.). Di grande importanza è, poi, l'osservazione biologica, che 1’ odor del letame scaccia gli Aphelinus, perchè viene a dare una spie- gazione a casi sporadici d’ insuccesso di endofagi contro le cocci. niglie, e rimasti sinora inesplicati. Così ad es. per le piante situate attorno alle case coloniche, dove sono pure le concimaie, ecc. (1). (1) La Yrospaltella berlesei How., però fa eccezione. Durante le ispezioni da me fatte per conto di questa R. Stazione, nel Comune di Marradi (Firenze), allo scopo di cercarvi materiale prospaltizzato da diffondere contro la Diaspiîs 56 ETLORE MALENOTTI In quanto all’azione della polvere, potrebbe ancl’essa influire sfa- vorevolmente, anche quando le piante fossero tenute basse. È ri- saputo, infatti, che le piante basse, o la fronda bassa di qualunque pianta, attaccate da Diaspis pentagona, si liberano più difficilmente da questa cocciniglia per | intervento della Prospaltella berlesei. Così dicasi delle siepi. Le siepi di alloro del viale delle Cascine a Firenze — come osserva Berlese, e come anch’ io ho potuto ve- dere — sono attaccate da Aonidia lauri soltanto nella fronda più vicina a terra, e ciò forse è dovuto alla polvere, che ostacola l’azione degli endofagi. Aphelinus silvestrii De Greg. (VElava 0A n08): Femmina. Corpo di color giallo-limone chiaro, occhi nerastri, ocelli searlatti, mandibole rosso-brune nella metà apicale. Ali ialine, leggermente infoscate nella metà basilare, sul nervo stigmatico ed intorno ad esso. Testa larga quanto il torace, occhi con serie di circa 11 fac- cette al margine esterno e provvisti di ciglia (1); ocelli disposti in triangolo ottuso. Dietro agli occhi ed agli ocelli la testa è tra- versata da una striscia scura. Antenne con la clava più corta e relativamente più grossa che non in A. chrysomphali, ma, per il resto, molto somiglianti a quelle di quest’ ultima specie. Pronoto con tre sole setole per lato; scudo del mesonoto con pentagona, ho potuto riscontrare, che i gelsi che sono con la loro chioma al di- sopra delle concimaie presentano la Diaspis inquinata dal suo endofago, in grado certo non inferiore a quello che si riscontra sui gelsi circostanti. (1) Il De Gregorio fonda con questa specie il sotto-genere Prospaphelinus De Greg., distinto per la presenza di ciglia agli occhi, contro i supposti occhi nudi delle specie del genere Aphelinus. Ma le specie di questo genere sono tutte fornite di ciglia, per quanto non siano sempre ben visibili. Così pure dicasi delle setole degli spiracoli posteriori, presenti in molti generi di caleididi anche diversi dalla Prospaltella, dal cui nome l'A. ha tratto la radice per la indicazione del sottogenere. Per tali motivi credo perciò non valida la isti- tuzione di un sottogenere distinto. I I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 3 1;1 otto setole, disposte secondo la formola 2. Scapole, ascelle, scu- nz tello, metanoto e reticolazione corrispondente come in A. chrysom- phali Mercet. Ali anteriori lunghe. quasi quanto il corpo, tre volte più lun- ghe che larghe, con la prima metà dell’ orlo posteriore del meta- disco parallela al margine anteriore. Disco molto rieco di peli, con sei-sette file di setole tra la linea calva e la base del nervo marginale. Queste file comprendono, in tutto, una cinquantina di setole. Sotto il nervo sub-marginale, intorno alla plica parallela ai due margini dell’ala, si contano almeno sei piccoli peli. La fran- gia alare è relativamente sviluppata, raggiungendo, nella sua mag- gior lunghezza, quasi la metà della massima larghezza dell’ ala. Tre setole sul submarginale; sei o sette all’ orlo anteriore del marginale, ed una ventina, più piccole, nel mezzo di esso. Cellula brachiale senza peli. Stigmatieo provvisto di collo poco marcato, e terminante in un corto becco. Postmarginale mancante (v. Tav. II fig. 18). Ali posteriori meno piegate, un poco più appuntite e notevol- mente più piccole di quelle dell’ A. cRrysomphali. La massima fran- gia alare sorpassa un poco la massima larghezza dell’ala e com- prende solo una cinquantina di setole. Zampe ed addome, salvo le dimensioni, come nella specie precedente. (V. Tav. II, fig. 14). Dimensioni. — Lunghezza del corpo, esclusa la testa, 480 ..; ala anteriore, esclusa la frangia, lunga 440 e larga 130 p. Maschio. Ignoto. Habitat. — La descrizione e le figure di cui sopra sono state fatte sopra una sola femmina, ottenuta a questa R. Stazione da Ckrys. dictyospermi su foglie di arancio, inviateci cortesemente da Palermo dallo stesso Sig. Marchese De Gregorio, a cui ne avevamo fatta richiesta. Osservazioni. — Questa forma di Aphelinus, almeno per ciò che risulta dall’esemplare da me ottenuto, non può confondersi affatto con VA. ehrysomphali Mercet, da cui basta a distinguerlo la confor- mazione delle ali anteriori, il cui contorno ricorda un poco quello dell’A. maculicornis Masi, e può ben costituire una specie a sè. 5S ETTORE MALENOTTI In quanto però al suo pratico valore, come distruttore di Bianca- rossa, ritengo prudente lasciare al De Gregorio la responsabilità di ciò che egli afferma in proposito, e cioè che « 1° alacre ed in- stancabile Aphelinus è riuscito meravigliosamente a debellare 1’ in- fausto pidocchio facendolo quasi del tutto scomparire (dai Giardini del Molo e dalla contrada Acquasanta |Palermo]) ». Questi resul- tati, però, non sono affatto corroborati dalle osservazioni seguenti fatte in proposito. Da parecchie centinaia di cocciniglie spedite dal Sig. March. De Gregorio a questa R. Stazione, non si ebbe che un solo esem- plare di Aphelinus. Altrettanto è accaduto per il materiale spedi- tomi gentilmente da Palermo dal Chiariss. Prof. Teodosio De Ste- fani di quella R. Università. Questo materiale comprendeva foglie fresche di arancio, acero ed edera, gravemente attaccata da Bianca-rossa. Le cocciniglie, in gran parte femmine, erano ben sane e rigonfie ed in numero certamente di parecchie migliaia. Ma dall’ allevamento sotto cam- pana di tal materiale, non ottenni, nel mese di ottobre, che dune soli esemplari (femmine) di Aphelinus, e soltanto dalla Bianca-rossa delle foglie di acero; mentre, a dimostrare le buone condizioni di vita dell’ allevamento, schiusero pure parecchi maschi della coc- ciniglia. i Questi due esemplari, per giunta, non corrispondono troppo bene a quello avuto da materiale del De Gregorio, e nemmeno a quelli di A. ehrysomphali, sia della Spagna, sia della Grecia. Essi sembrano, piuttosto, forme intermedie tra luna specie e 1 altra. Infatti, uno di questi esemplari somiglia all A. silvestrii per forma e grandezza del corpo, delle antenne e delle ali posteriori; ma le sue ali anteriori, per quanto più piccole, ricordano molto più quelle dell’ A. ehrysomphali (v. Tav. II, fig. 15). Il numero delle setole maggiori del disco (42) è intermedio tra quelle dell’ A. eclrysom- phali (32-36) e quelle dell’A. silvestrii (50). L'altro campione, invece, somiglia molto più da vicino all A. chry- somphali, sia per la grandezza del corpo, che per la forma e la grandezza delle ali anteriori e posteriori; però le setole dello scudo mesonotale sono otto, e le setole maggiori del disco alare ante- riore sono una cinquantina, come in A. silvestri. 1 NEMICI NATURALI DELLA «& BIANCA-ROSSA » 39 Di fronte a tale promiscuità di forme tra loro così affini, ed uscenti dalla stessa specie-vittima, ’ istituzione di tante specie per quante sono le diverse forme osservate non sarebbe ben fatto; e, d’ altra parte, riuscirebbe molto arduo il volerle tutte classificare. In mancanza di esemplari numerosi e sufticienti per risolvere la questione, tanto sistematica che biologica, preferisco Vl averla semplicemente accennata. Una forma indeterminata di Aphelinus fu riscontrata pure, per quanto rarissima, da Del Guercio e Malenotti nel 1914 a Man- darano in quel di Centuripe (Catania) (v. Tav. II, fig. 16). 3 SIGNIPHORA Ashm. Questo genere è così diverso dagli altri della sottofamiglia delle Encyrtinae, che fu elevato a rappresentare una distinta tribù, quella dei Signiphorini, di cui, sinora, è genere unico. Per questo, ricorderò che, fra i caratteri della tribù Signiphorini, principali sono i seguenti: Mesonoto intero, sprovvisto sempre di solchi parapsidali; scutello anormale, breve, trasversalmente li- neare; metanoto comprendente uno selerite centrale triangolare simile allo scutello conformato regolarmente di altri calcididi. Fra questo pezzo triangolare (propodeo) ed il vero scutello trovasi uno selerite corto, circa la metà più corto del vero scutello, ed egual- mente largo, in forma di striscia trasversale (mesopostseutello); tibie mediane con spine laterali, e con sperone terminale lobato, vena marginale lunga. E tra quelli del genere figurano, principal- mente, oltre i surricordati: l’assenza di peli sul disco delle ali, eccetto una setola, che trovasi in molte specie; la variabile lun- ghezza della frangia alare, lo sperone delle tibie anteriori petti- nato, le mandibole bidentate e la lunga elava monomera delle antenne. Il genere comprende almeno 34 specie, sparse in gran parte nelle regioni subtropicali dell'America, e tutte parassite di Coccidi e di Aleurodidi (1). (1) Vedere GrrauLr A. A. A systematic Monograph of the Chalcidoid Hyme- noptera of the Subfamily Signiphorinae. In « Proceedings of the U. S. Nat. Mus. » Vol. 45, pp. 189-238. Washington, 1913. 40 ETTORE MALENOTTI Signiphora merceti Malen. (1) (VERTav gio) Femmina. Colore generale del corpo nero softuso di brunastro sul meta- noto e sui °/, posteriori del mesonoto. Manea però il giallo-oro 0 il giallo-aranciato sul dorso. Testa colorata meno intensamente, con oechi cupo-rossastri. Antenne nero-brune, mandibole neris- sime in punta. Zampe anteriori con anche, trocanteri, femori e tibie infoscati; tarsi bruni, gradatamente infoscati verso i due ar- ticoli estremi; sperone tibiale ialino. Zampe mediane con anche, trocanteri e femori infoscati con le spine cosciali ialine; tibie quasi nere, con le spine laterali ialine e con lo sperone terminale giallo— limone; primo articolo tarsale molto infoscato fin presso la giun- tura col secondo articolo; questo ed il terzo, bruni; quarto e quinto leggermente infoscati. Zampe posteriori con anche e trocanteri in- foscati; femori più pallidi; tibie quasi nere; tarsi bruni, gradata- mente infoscati verso i due ultimi articoli. Ali anteriori brune, più infoscate nella metà basale, specialmente attorno all’area chiara longitudinale conico-clavata, situata posteriormente, sotto la vena submarginale; meno infoscate, quasi ialine, nella metà distale, ma senza netta demarcazione coll’altra metà. Tutta la venazione è nerastra. Su tutto il disco alare, poi, eccetto attorno all’area chiara, il color bruno si rompe in piccole macchie poligonali, per lo più quadrangolari, ma non molto ben marcate e formanti un disegno (1) Erano già composte le bozze di questa memoria, quando ricevetti gen- tilmente dal Prof. R. G, Mercet copia di un suo recentissimo opuscolo: Signi- forinos de Espaia (Hymenbpteros calcididos), Madrid, 1916. Im questo lavoro VA. suddivide il genere Signiphora in tre sottogeneri; Signiphora, s. str., Signi- phorella e Matritia. Il sottogenere Signiphorella, istituito con la Signiphora merceti Malen. sì distingue dal genere Signiphora str. s. specialmente per le ascelle nettamente separate e differenziate dallo scutello, e per il nervo mar- ginale molto più corto del submarginale. — Credo opportuno di far notare qui, che due femmine di Signiphora aspidioti Ashm., da me ottenute da Aspi- diotus lataniae Sign. proveniente da Madera, presentano pure il primo dei ca- ratteri surricordati. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 41 a graticcio. Ali posteriori dello stesso colore delle anteriori, leg- germente infoscate al margine distale anteriore, quasi ialine sul resto del disco, con venazione nerastra e graticciato appena Vi. sibile. Torace appena più stretto dell'addome, alquanto più lungo che largo. Seudo con un piccolo pelo a ciascun margine laterale; scu- tello con otto piccoli peli al margine posteriore triangolare, col me- sonoto e con lo scutello striati per traverso. Il propodeo sorpassa appena, con la punta, il margine posteriore del primo anello ad- dominale; Vendofragma raggiunge la metà del quarto. Testa alquanto più stretta del torace; faccia striata per lungo; mandibole triangolari, bidentate, coi denti acuti; palpi mascellari con tre articoli; una setola al lato esterno del secondo articolo, e tre setole alla estremità del terzo (v. Tav. II, fig. 28); occhi non sporgenti, grandi, glabri; ocelli piccoli, rotondi, situati in trian- golo molto ottuso; antenne inserite presso la base delle mandibole e normali per il genere, e cioè: scapo, pedicello e clava molto lunghi in confronto dei tre articoli del funicolo. Clava cinque volte più lunga che larga, due volte più lunga del pedicello ed una volta e mezzo più dello scapo. Articoli del funicolo più larghi che lunghi; primo articolo grande quanto la metà del terzo; se- condo articolo di grandezza media tra gli altri due. Peli antennali cortissimi. Una serie di lunghi sensorî longitudinali nella clava (VvalMava dl tio 22): Ali anteriori conformate a spatola, col terzo basale posteriore tagliato obliquamente. Misurano 420 X 150 p.. escluse le ciglia mar- ginali, che sono molto lunghe, fino ad arrivare quasi ad un terzo più della massima larghezza delle ali, ed in numero di circa 55 (v. Tav. II, fig. 18). Esse occupano il margine anteriore dell’ ala oltre la vena stigmatica, l’estremità ed il terzo distale del margine posteriore. Vena submarginale (omerale) notevolmente lunga, un terzo più della marginale e stigmatica insieme, ma più stretta di queste (1). Essa è provvista di 4 setole, di cui una presso la base, (1) Intendo qui di chiamare submarginale quel tratto di venazione sotto-co- stale dell’ala anteriore che va dalla base dell’ala al punto di contatto fra la venazione ed il margine anteriore dell’ala stessa e per vena marginale soltanto 42 ETTORE MALENOTTI e le altre tre al margine posteriore nella metà distale. Vena mar- ginale larga, con due setole al margine anteriore della metà di- stale. Vena stigmatica leggermente ristretta nel mezzo a guisa di collo e provvista di una setola presso lo stigma. Disco dell’ ala provvisto di una corta setola presso la base, vicino al margine anteriore (1), e di alcune lunghe pliche rettilinee sottili caratteri- stiche. Esse risultano da serie longitudinali di piccoli tratti e leg- germente arcuati in rilievo, sì da ricordare, per la loro distribu- zione, quella dei peli delle ali di certi Cecidomidi. La plica maggiore parte dall’ estremità prossimale del nervo cenbitale, s° interrompe attraverso l’area chiara del disco e termina, assottigliandosi gra- datamente, presso lo stigma, traversando così obliquamente quasi tutta lala. Essa sostituisce, dunque, il nervo basale. Altra plica, convergente all’ indietro con la prima, è situata sotto l'arco della vena marginale e termina all’ area chiara senza attraversarla. Anch’ essa si assottiglia nello stesso verso della plica maggiore. Sul disco alare si riscontrano, inoltre, molto più sottili delle due suddette, altre pliche divergenti da alcuni punti ed incrociantisi rariamente in tutti i sensi ma secondo un disegno costante per tutti gli individui da me veduti. Ali posteriori lunghe quasi quanto le anteriori, ma molto più il tratto di venazione che è compresa fra questo punto ed il principio di vena stigmatica, ossia il tratto di venazione il cui orlo anteriore si confonde coll’orlo anteriore dell’ala, Così, credo, viene inteso dalla maggior parte degli entomologi. Senonchè dalla descrizione delle Signiphorinae di Ashmead, Howard, Girault, risulta che negli insetti di questo gruppo la vena marginale è lunga quasi quanto la submarginale, e quindi la S. mercetì si distingue facilmente dalle al- tre specie congeneri. (1) Non si tratta però, come pensai dapprima, della setola discale (discal bristle) ricordata da Girault per alcune specie di Signiphora; poichè in queste essa è situata « under the distal three-fourths of the marginal vein» mentre in S. merceti è situata presso la base della cellula brachiale. Quasi tutte le specie di Signiphora sono state semplicemente descritte, ma non figurate. Ho creduto opportuno di disegnare perciò un particolare dell’ ala anteriore di una Signiphora, la S. aspidioti Ashm., per mostrare la vera posì- zione della « setola discale » nelle specie che ne sono fornite (v. Tav. II, fig. 24 s. d.) da non confondersi con la setola, pur essa solitaria, della cellula brachiale. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 45 strette di esse anche nella massima loro larghezza. Nel terzo pros- simale sono nastriformi, mentre nei due terzi distali sono rom- boidali, innestate al terzo prossimale col margine posteriore, e col- l'estremità rotondata. Ciglia marginali del metadisco in numero di circa 60, lunghe quasi quanto quelle delle ali anteriori. La vena- zione di queste ali è distribuita in modo singolare. Infatti, essa si unisce all’orlo anteriore dell’ala soltanto in un breve tratto ba- sale, dove pure è ingrossata a fuso; indi si assottiglia rapidamente divenendo quasi lineare; e scostandosi dal margine, deserive un leggiero arco, dopo di che si ingrossa e piega di nuovo irregolar- mente e decorre pressochè parallela all’orlo anteriore dell’ala, che incontra soltanto alla sua estremità, presso il frenulo. Su questa venazione trovansi cinque setole; due all’orlo anteriore della por- zione basale ingrossata; e tre su quella distale ingrossata. Una pic- cola setola trovasi sul disco dell’ala, sotto Parco lineare della ve- nazione (v. Tav. II, fig. 19). Zampe mediane con le coscie provviste di tre file di spine brevi e robuste presso il margine esterno, e di due grosse spine presso l’articolazione tibiale. Di queste spine una è breve, l’altra è lunga quasi quanto le spine maggiori laterali delle tibie. Tibie con più file longitudinali di spine brevi e con tre grosse spine al margine esterno, di cui una, la basale, corta e le altre due lunghe quanto i %/, dello sperone terminale, il quale, a sua volta, mostra al lato interno tre o quattro denti (v. Tav. II, fig. 21). Ecco alcune di- mensioni (dell’ individuo più piccolo da me veduto): Lunghezza Larghezza massima REGNO e e Sua 36 p. INDIAN eo Ce LEO Sl Sperone, terminale. . . . . 52» Or (ERI) (LES ONE ra diro ELSE 20015 12 » Le zampe anteriori e posteriori sono provviste solo di peli sot- tili; ed, in confronto delle mediane, le anteriori (v. Tav. II, fig. 20) hanno coscie più lunghe ed egualmente larghe, e tibie e tarsi più corti. Lo sperone della tibia è arcuato, con $-9 denti a pettine, lunghi e delicati. Le zampe posteriori, invece, hanno femori più lunghi e più larghi, e tibie più strette, ma di ‘/, più lunghe; tarsi dd ETTORE MALENOTTI più corti. Addome con i lati appena divergenti, largamente roton- dato posteriormente, con segmenti lateralmente embricati, subeguali in lunghezza, eccetto il primo, che è più lungo. Ovopositore spor- gente appena in una punta triangolare alquanto più larga che lunga. Il solito gruppo di 3 setole, sugli spiracoli, che sono si- tuati presso la trivella. Dimensioni. — Lunghezza del corpo 660 p.., larghezza 340 p.. Ala anteriore lunga, nell’individuo più piccolo, 420 e larga 150 p.. esclusa la frangia. Maschio. Ignoto. Habitat. — Due femmine di questa specie, dedicata al chiar. Prof. R. Garcia Mercet, ho determinato su materiale ottenuto a questa R. Stazione da ©krysomphalus dictyospermi, proveniente dalla Spagna, come è stato detto altre volte; un’altra femmina ottenni pure da Memiberlesia camelliae su Robinia proveniente da Pietrasanta (Lucca) e nello stesso materiale osservai sotto gli scu- detti della cocciniglia delle femmine rovinate accanto a ninfe esterne di questo calcidide, che così mi risultò essere specie ectofaga. La S. merceti Malen., se somiglia per molti caratteri alla S. Aa- vopalliata Ashm. se ne distingue per la mancanza di giallo-limone o giallo-araneio sul corpo, per quanto gran parte del dorso sia un poco meno nerastro dell'addome e del pronoto e parte del meso- noto; ma se ne distingue altresì e sopratutto per le tibie mediane e posteriori marcatamente più cupe dei femori e dei tarsi relativi, nonchè per il completo imbrunimento delle ali anteriori, eccetto l’area conico-clavata, per l’accenno di un collo .al nervo stigmatico, e per la colorazione più cupa e più uniforme dell’addome. Dalla S. maculata Girault si distingue, invece, per l’estensione del colore nerastro alle tibie mediane oltre che alle posteriori, per la colorazione più uniforme dell’addome e meno uniforme del to- race, per la maggior lunghezza della frangia alare e per un nu- mero maggiore di pliche (due maggiori e circa dieci minori) sul disco delle ali anteriori. Dal punto di vista pratico, anche questo calcidide, come nemico naturale della Bianca-rossa, non ha, sinora, io credo, grande im- portanza. Ricorderò, però, che un’altra Szigriphora fu trovata pa- rassita del Ohrysomphalus dictyospermi, la S. aleyrodis Ashm. in Ame- I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 45 LI rica; ma l’indicazione della cocciniglia, che ne riporta il Girault, è seguita da interrogativo, e perciò non ho ereduto occuparmene. APHYCUS Mayr. Questo genere di Encyrtinae appartiene alla sotto-tribù dei Mi- rina (1), e presenta i seguenti caratteri: Fronte, vertice, mesonoto e scutello opachi, molto finamente € fittamente punteggiati e rivestiti da peli giallastri, alquanto ada giati; ocelli disposti in triangolo acuto; antenne moderatamente corte, inserite presso l’orlo della bocca; scapo allargato; pedicello quasi due volte più lungo che largo; articoli del funicolo più grossi che lunghi e che successivamente divengono più grossi; clava un poco più lunga della metà del funicolo; troncato-rotondata alla estremità. Nervo marginale puntiforme; postmarginale notevolmente impresso, se anche corto. Nel maschio il pedicello è più lungo del primo articolo del fu- nicolo; questo è rivestito di peli fitti e regolarmente distribuiti; gli articoli basali più lunghi che larghi, la clava lunga quanto i due ultimi articoli presi insieme, e rotondata alla estremità (2). A questi caratteri sono da aggiungere i seguenti, dedotti dalla tavola classativa delle Zucyrtidae riportata da Girault (3). Femmina: Alata, antenne di 11 articoli, con il funicolo di 6 e la clava di 3; ali anteriori con frangia marginale; guancie normali; ad- dome depresso, triangolare, scutello non armato di ciuftetto di se- tole apicali. Secapo non dilatato, testa piuttosto rigonfia, faccia in- flessa; articoli del funicolo tutti brevi, più larghi che lunghi o non più lunghi che larghi. Tutte le specie — oltre 20 — parassite di cocciniglie. (1) ScuMIEDEKNECHT, Orro. Genera Insectorum (P. Wytsmann) 97.me fascieule, fam. Chalcididae, p. 239. Bruxelles, 1909. : (2) Mi pare che i caratteri delle antenne del 4 non siano riferiti esatta- mente. In molti Aphycus, infatti, la clava è lunga quanto gli ultimi cinque al ticoli del funicolo, e non quanto gli ultimi due, e i primi articoli del funicolo non sono più lunghi che larghi. (3) Vedi Australian Hymenoptera, ecc. p. 120. 46 ETTORE MALENOTTI D) Aphycus hesperidum Mercet. (Vi. Tav. JI, fig. (25). Maschio. — Colore generale giallo-grigiastro; testa aranciata, oc- chi rossastri, ocelli color carminio; antenne con clava e funicolo giallo-grigiastri uniformi; pedicello e scapo distintamente più chiari, e quest’ ultimo con una macchia longitudinale nerastra al dorso. Pronoto nerastro, con questo colore interrotto però, alla estre- mità e ad !/, circa fra questa e l’asse del corpo, da macchie gialle. Margine anteriore del mesonoto nerastro; tegole, lati e margine posteriore dello sentello, segmento medio e parte anteriore del me- tanoto, grigi; tutto l’addome con una grande macchia al centro, grigio-cupa, la quale, avendo i lati paralleli ed essendo l’addome triangolare, ne segue che gli anelli anteriori mancano ai lati di tale colorazione e sono, quivi, gialli; mentre l’ultimo anello è com- preso quasi tutto nella suddetta macchia grigia. Su ciascun anello la colorazione è più cupa al margine posteriore, così che essi ven- gono a distinguersi abbastanza bene gli uni dagli altri. Spiracoli posteriori e relative setole, nerastri. Ali del tutto ialine; zampe giallo-limone, imbrunite alle due ar- ticolazioni delle tibie. Testa non molto pelosa; con peli sugli occhi, sulla nuca e sulla fronte, che è reticolata. Ocelli disposti in triangolo acuto, con i due posteriori molto vicini al margine degli occhi. Fronte non ri- stretta. Scapo fusiforme, glabro, notevolmente più largo della ra- dicula, quattro volte più lungo che largo; pedicello campanuliforme, meno del doppio più lungo che largo; articoli 1-6 del funicolo successivamente crescenti in larghezza, ed articoli 1-5 subeguali in lunghezza, essendo il sesto un poco più lungo. Tutti questi ar- ticoli, foggiati a coppa, pressochè globosa nei primi due © tre, sempre più schiacciata negli altri. Clava di un solo articolo, ap- pena più larga dell’articolo precedente, ed appena più del doppio più lunga che larga, subtroncata, alla estremità. Peli della clava e del funicolo non molto numerosi, ma lunghetti. Clava con due serie, articolo precedente con una serie di sensorì longitudinali. l'Aiei Le I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 47 Pronoto corto, con sei-sette setole per lato; mesonoto squam- moso, con sette file trasversali di setole biancastre, non molto grandi e tutte fra loro subeguali. In tutto, se ne contano una cin- quantina. Ascelle pure squammose, con sei-sette setole ; scutello romboidale, pure esso squammoso, reticolato e provvisto di circa 22 setole, mancanti verso i lati, e disposte in cinque file trasver- sali arcuate. La fila anteriore comprende sei setole; ciascuna delle altre, quattro setole. Esse sono tutte subeguali tra loro, eccetto le due laterali posteriori, notevolmente più grosse e più lunghe delle altre. Lati del metanoto reticolati a maglie lunghe ed oblique. Ali anteriori grandi e larghe, lunghe quasi quanto il corpo, con frangia marginale molto breve, col margine posteriore lievemente rientrante al principio del metadisco. Nervo submarginale lun- ghissimo, con otto setole maggiori all’orlo anteriore ed alcune altre, piccole, all’estremità ed al centro. Marginale puntiforme ; stigma- tico lungo, pedunculato, ingrossato all’ estremità, però delineato molto indistintamente. Postmarginale rudimentale. Disco alare con peli piccoli e numerosissimi su tutta la superficie, compresa la cellula brachiale, ma eccetto in una fascia glabra irregolare dispo- sta sotto lo stigmatico e poi obliquamente sotto la base di esso, come negli Aphelinus. Questa striscia è interrotta nel terzo basi- lare ed allargata alla base, verso il margine posteriore dell’ ala. I peli del disco situati sotto il postmarginale sono appena più grandi di quelli del metadisco. Questi sono fra loro eguali; però, al margine della striscia glabra, nella metà anteriore di esso, vi sono quattro setole nere lunghe quanto le altre, ma molto più grosse di quelle. Questa particolarità di struttura si riscontra anche in A. philippiae Masi. Però tanto il Masi per questa specie, quanto il Mercet per VA. Resperidum non ne parlano affatto (v. Tav. II, fig. 26). Ali posteriori molto piccole, un terzo più corte delle anteriori e larghe quanto un terzo di quelle. Disco alare con peli fitti e piccoli, eccetto uno, lungo almeno il doppio degli altri, situato sotto la metà della nervazione. La frangia del margine posteriore raggiunge ‘/. della massima larghezza delle ali (v. Tav. II, fig. 27). Zampe, eccetto i tarsi, finmamente reticolate a maglie poligonali. Mediane, lunghe e robuste, con le tibie munite, presso la giuntura 45 ETTORE MALENOTTI col tarso di due o tre grosse spine, brune, corte, robuste e roton- date in punta. Spine simili si trovano al lato interno dei primi quattro articoli tarsali delle stesse zampe. Sperone tibiale delle medesime lungo quanto il primo articolo tarsale corrispondente, e molto grosso, diritto, non molto acuminato, rivestito di piccoli peli. Femori anteriori e posteriori un poco allargati; sperone tibiale anteriore ineurvato e peloso dal lato esterno (convesso), sperone tibiale posteriore semplice e pressochè diritto. Addome triangolare, largo quanto il torace, ma più corto di questo ; reticolato, però in modo evidente solo nella parte più scura. Anelli 1-4 quasi della stessa lunghezza; gli altri più lun- ghi e lateralmente retratti verso la base dell’ addome, fin presso agli spiracoli. Il margine di questi anelli non è rotondato, ma forma al centro un angolo molto marcato. I primi tre anelli hanni dei peli soltanto verso i lati; gli ultimi tre, anche fin presso al centro. L’ ultimo ha cinque peli più lunghi degli altri per ciascun margine laterale. Gli spiracoli, grossi e neri, sono situati molto all’ innanzi, e portano ciascuno quattro setole nere, di cui la più interna breve e le altre grossette e molto più lunghe, raggiun- gendo l’estremo addome ed eguagliando la lunghezza dei tarsi po- steriori. Queste tre setole sono leggermente ondulate nel terzo apicale. Organo copulatore poco sporgente. Dimensioni. — Lunghezza Gel corpo 850 p.. ; ala anteriore lunga 770 p.. e larga 320 p. Habitat. — Ho tratto descrizione e figure del maschio di questa specie da due esemplari schiusi da ©hrys. dictyospermi su ma- teriale proveniente dalla Spagna e dalle Baleari, come per altre specie sopra descritte. Confrontandoli con la descrizione di Mercet, trovo che si ha una piccola differenza nella colorazione delle an- tenne, poichè nei due campioni da me esaminati il pedicello e lo scapo sono più chiari del flagello, e lo scapo, inoltre, ha una pie- cola macchia bruna nel mezzo. D’altra parte, per quanto le antenne somiglino, per la colorazione, all’ A. previdens, Silv. dell’ Eritrea, non si tratta di questa specie, avendo essa, anche nel maschio, tre macchie brune alle tibie mediane, colorazione ocracea-imbru- nita al dorso, ecc. Ritengo invece, per ora, tenuto conto della provenienza del materiale, che i miei esemplari appartengano I NEMICI NATURALI DELLA <« BIANCA-ROSSA » 49 all’ A. hesperidum Mercet. E da questo antore traggo i caratteri differenziali seguenti, per la Femmina di questa specie : Colorazione generale giallo-limone, con la testa aranciata, con la parte anteriore del pronoto e due macchie grandi ai lati del segmento medio, nere. Ocelli disposti in triangolo meno acuto. fronte più stretta. Antenne di 11 articoli; pedicello colla base ne- rastra; primi tre articoli del funicolo nerastri ; clava ovoide di tre articoli, col primo e metà del secondo nerastri. Tarsi delle zampe mediane più pettinati (?). Osservazioni. — La specie è, secondo Mercet, parassita ectofaga della Bianca-rossa, su qualunque piante essa viva, della Spagna e delle Baleari. In quanto al suo valore pratico nella lotta naturale contro que- sta cocciniglia, Mercet dice che « el niîimero de escudos de Chry- somphalus que he encontrados por est Encirtino ha sido siempre muy pequeflo ; de modo que se trata de un enemigo del piojo rojo que molestaba poco a este y no influisa en su difusion ». Per cui, poco vè da sperare anche su quest’ ultima specie. CONCLUSIONE. Di tutti i nemici naturali della Bianca-rossa fin qui ricordati 0 descritti — un acaro, sei coleotteri, un fungo e sette calcididi — qual’ è riuscito, finora, veramente efficace contro l invasione di una così funesta e polifaga cocciniglia ? I coccinellidi avran fatto bene in Ispagna; da noi, per le cause surricordate, o per altre, la loro azione complessiva è ben poco apprezzabile. Per ciò che riguarda gli ectofagi, si tratta di nemici accidentali, almeno per la Bianca-rossa. In quanto agli endofagi veri e propri, l Aspidiotiphagus citrinus è anch’esso, generalmente, un nemico accidentale. LA. lounsburyi è in via di esperimento ; e si vedrà quanto esso possa valere nella grande applicazione. La Prospaltella fasciata, infine, non è ancora accertato se sia endofago esotico, importato a Firenze, con la pianticella di Sazseviera, oppure endofago nostrale, adattatosi alla nuova cocciniglia. Comunque sia, data la sua recentissima scoperta, nulla può dirsi sul suo pratico valore. u Redia r, I9lT. BI 50 ETTORE MALENOTTI Nell’ attesa di aiuto da parte dei nemici naturali della coccini- glia, 1’ agricoltore che riconosca le sue piante attaccate da que- sto malefico insetto, non ha che un mezzo per liberarsene : l’uso degli insetticidi. Tra questi, ricorderò che il Polisolfuro di calcio, specialmente se colloidato secondo la formola Del Guercio, ha dato sinora i risultati più belli, in virtù specialmente del suo po- tere antifissativo, che nessun altro insetticida possiede in grado così forte. BIBLIOGRAFIA RELATIVA AI NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 1910. MeRcET R. G. Las plagas del maranjo en Valencia. Asociacibn Espafiola para el Progreso de las Ciencias. Congreso de Valencia; sesién del 19 de Mayo de 1910. Madrid, Imprenta de Eduardo Arias, San Lorenzo, 5. 1912. — — Los enemigos de los pardsitos de las plantas. — Los Afelininos. Trabajos del Museo de Ciencias naturales N. 10. Madrid, Imprenta de Eduardo Arias, San Lorenzo, 5, 1912. LIM Un pardsito del « poll-roig » en « Boletin de la Real So- ciedad Espaîiola de Historia natural». Febrero de 1912. Madrid, Hipé6dromo. 1913. MARTELLI G. La lotta naturale contro il Crisonfalo ( Biancarossa) ecc. « Gior- nale di Agricoltura meridionale ». Messina. Agosto-settembre 1913. 1914. MOTTAREALE G. Su d’un caso di morte naturale della Bianca-rossa (Chry- somphalus dictyospermi) in Prov. di Reggio Calabria. (« Atti del R. Istituto d’Incoraggiamento di Napoli », Vol. LXVI, 1914). 1915. MARTELLI G. Su due insetti nemici della Bianca-rossa. « Giorn. Agric. Me- rid. » Messina, VIII, 1915, giugno, N. 6, pp. 81-88, 4 figg. 1915. DE GrEGORIO A. Caratteri e biologia dell? « Aphelinus f. silvestriù » De Greg., pag. 164; Cenni di due ragni submicroscopici che molestano il Chrysomphalus, pag. 183. « Il Naturalista siciliano ». Giugno-dicem- bre 1914. Palermo, Virzì, 1915. 1916. — —. Mirabili effetti dell’Aphelinus Silvestri sull’Aspidiotus agrumin- cola De Greg. in « Ricerche, osservazioni e considerazioni agrarie ». Palermo, 1916. 1916. 1916. 1916. 1916. 1916. 1916. I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 51 MercET R. G. Los pardsitos del « poll-roig » en la « Revista de la Real Academia de Ciencias Exactas, Fisicas y Naturales de Madrid », Mayo 1916. Madrid, Imprenta Renacimiento, Calle de San Marcos, 42. BERLESE A. e PaoLI G. Un endofago esotico efficace contro il « Chrysom- phalus dictyospermi » Morg. (in « Redia », Vol. XI, fase. I, pp. 305- 307. Firenze, Ricci, 1916). MaLeNOTTI E. Sopra un caso di endofagia dell’ Aspidiotiphagus citrinus (Craw) How. sul Chrysomphalus dictyospermi (Morg.) Leon (in « Redia », Vol. XII, fasc. I, pp. 15-18. Firenze, Ricci, 1916). — — Signiphora merceti Malen. n. sp. id. id., pp. 181-182, id. id. — — Prospaltella fasciata Malen. n. sp. id. id., pp. 195-196, id. id. PORTALE |P. Per la Bianca-rossa. « Giorn. Agriec. Merid. » Messina, IX, N. 7 luglio 1916, pp. 100-104. 2 de »d »d »d TavoLa I. 1. Aspidiotiphagus citrinus (Craw.) How., Q (È) 2. » » » Ala anteriore (F) 6% » » » » posteriore (3) 4. » lounsburyi Berl. et Paol. Ala anteriore di una 9 più . Prospaltella fasciata Malen., Q ( . Aphelinus chrysomphali Mercet, Q ( ETTORE MALENOTTI SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE piccola dell’ ordinario (3). i / "i » » » Antenna (1) . 125 SD) » silvestriù De Greg., Q (È) TAavora II. 9. Aspidiotiphagus lounsburyi Berl. et Paol., 9 (È). O 4 10. Aphelinus chrysomphali Mercet, Ala anteriore (1) a 94 it, » » » » posteriore (1) 12. » » » » anteriore di una Q più piccola dell’ ordinario (1) 1 n Î 94 13. Aphelinus silvestrii De Greg. Ala anteriore (3). È d4 14. » » » » posteriore (3) 15 » ? » » anteriore di una 9, forma interme- 6 94) dia (T) 16. Aphelinus Ninfa trovata sotto un follicolo maschile di Bianca- e 85 TOSSA va c I NEMICI NATURALI DELLA « BIANCA-ROSSA » 55 Fig. 17. Signiphora merceti Malen., Q (1) » 18. » » » Ala anteriore di una O più piccola (-;)- 5 75 DIGLI” » » » » posteriore nni A SANE E 2 MN200 » 20. » » » Tibia e 1.° articolo tarsale anteriori (FT) To: o x i 200 pr 2. » » » Femore, tibia e tarso del paio mediano (7) 240 » 22. » » » Antenna della E (FT) \ 1 ‘ : Ag o er (240 » 23. » » » Parti buccali viste di dietro ( . » 24. Signiphora aspidioti Ashm., Q. Particolare dell’ ala anteriore, per mo- strare la posizione della setola discale (in s. d.) nelle specie che ne sono fornite (0). » 25. Aphycus hesperidum Mercet, I). \ / n . 75 » 26. » » » Ala anteriore (È) 5 (75 »_ 27. » » » » posteriore (È) » 28. Cladosporium sp. Spore e micelio, entro ed attorno al pi- Ro do 30 240 gidio di Bianca-yossa (FT) Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 29 Ottobre 1915. ni DA tant AIR A i Muro i der Peg RA Wi i CAO d AME. PRATO, not 7 | MIRERIOA SIIT) 0) ENTI LAN ìi Ò (ONT I fl ANTONIO BERLESE Via Romana, 19 — Firenze SUL L/PONYSSUS NATRICIS (GERV.) E SU ALTRI DERMANISSIDI DEI RETTILI Recentemente mi è occorso di avere un grandissimo numero di esemplari di un Dermanisside, che aggredisce i serpenti nostrali e mi fu comunicato dal Ch. Sig. Cimballi Nello, preparatore in questo R. Museo di Storia naturale. Con mia lieta sorpresa ho riconosciuto, nell’acaro in discorso, la specie che il Gervais illustrò col nome di Dermanyssus matricis e più tardi il Mégnin sotto quello di Ophionyssus natricis, acaro da me lungamente ed invano desiderato e cercato (1). Ho avuto, così, occasione di considerare tutto il gruppo di Der- manissidi, che aggrediscono i Rettili (Ofidi e Sauri) secondo le notizie che a tutt'oggi se ne hanno ed ho creduto opportuno trat- tarne appositamente, perchè mi risultano talune cose nuove e considerazioni che mi sembra il caso di far note per le stampe. Le specie finora conosciute spettano al gruppo dei Liponyssus Kolenati (corrispondente al gen. Zeiognathus di Canestrini G.) ed io ne conosco due delle Lucertole nostrali e tre dei Serpenti : 1. Liponyssus natricis Gerv. 2. » serpentium (Hirst) >. Ofidii 5. Laelaps piger Berl. n. sp. 4. Liponyssus lacertinus (Berl.) ) 5 E Saurii, 5. Liponyssus saurarum Oundemans | (1) Oggidì ne possiedo, dunque, abbastanza individui, per offrirne in dono (il che mi è molto gradito) agli Acarologi, che desiderassero qualche esemplare della interessante specie. 56 ANTONIO BERLESE Gen. LIPONYSSUS Kolen. 1859 e gen. OPHIONYSSUS Megn. 1884. Il Mégnin distingue il suo genere dai Gamasus (nel senso largo, che in quel tempo era attribuito al genere, che allora compren- deva, come è noto, tutte le specie delle famiglie Gamasidae, Lae- laptidae, Celaenopsidae ed altre fino allora note) e dai Dermanyssus, sopratutto pei caratteri delle chele in ambedue i sessi. Con ciò gli Ophionyssus del Mégnin venivano a corrispondere benissimo ai Liponyssus del Kolenati (e ad altri generi dello stesso Autore, che è bene considerare, coll’ Hirst, come sinonimi di Liponyssus) ed ai Leiognathus del Canestrini. Se il Canestrini, un anno più tardi (1885), credè opportuno di stabilire il genere Le/ognathus, pur avendo notizia di quello fon- dato dal Mégnin, fu perchè V Autore italiano tenne in gran conto il carattere, decisamente affermato dal Mégnin per Ophionyssus natricis, cioè la presenza di una apertura vulvare longitudinale, in forma di fessura, il quale carattere non si riscontra in alcun altro Gamaside (in senso largo). Ma, per mio conto, allorehè ho pur dovuto occuparmi del ge- nere Ophionyssus, da poi che l’Acaro dei serpenti era stato già veduto, in Italia, dal Metaxà e quindi rientrava nella fauna ita- liana, ho sempre dubitato molto della esattezza delle osservazioni del Mégnin a riguardo di un carattere di tanto rilievo. Infatti, negli Acarî. Myr. et scorpiones hucusque in Italia reperta, al fasc. XX, N. 12, riportando le figure e qualche brano della diagnosi data dal Mégnin scrivevo : « Speciem hane ego numquam vidi et timeo ne vulva longitu- dinalis, quam vidit Megninius et delineavit, nihil aliud sit nisi crista interior chitinea, cui musculi adnectuntur, et quod appel- lat Megninius « commissures antérieures plissées » veram vul. vam sint ». Ed altrove, sempre nell’ affermare questa così fatta maniera di vulva longitudinale, soggiungevo prudentemente « fide Megninii ». (Mesostigmata, p. 185, 19). Perciò, avevo accolto con dubbio il genere Ophionyssus e non SUL « LIPONYSSUS NAMRICIS » (GERV.) d 1] potevo pronunciarmi definitivamente circa la sua affinità od iden- tità col gen. Leiognathus, il che posso fare ora. Anche 1’ Hirst (Proc. Zool. Soc. Lond. 1915, p. 383) ammette consimili dubbi e, come si vede, con piena ragione. Infatti, lo seudo genito-ventrale della femmina (tav. III, fig. $ A) è conformato sul tipo comune a tutti questi Dermanissidi, esso è di forma ovale allungata e termina di dietro acuto ed all’ innanzi è rotondato acuto; in questa regione anteriore tutto striato lon- gitudinalmente, come si vede in tutti i Dermanissidi e Lelaptidi ed è quivi molto trasparente. Così la fessura vulvare è realmente trasversa. Ma l’errore del Mégnin, pur così acuto osservatore, è nondi- meno giustificabile, perchè, in realtà, in questa specie la parte longitudinale mediana (fig. S A, 6) dello seudo è molto più tra- sparente che non sui lati (fig. 8 A, @) e la delimitazione fra detta parte più trasparente e quasi incolore in confronto delle due striscie laterali, che sono più robuste e giallastre è veramente netta, segnata cioè da due linee marcate longitudinali, parallele agli orli dello scudo, che però svaniscono nella regione anteriore striata, mentre concorrono e si toccano nell’estrema punta poste- riore dello scudo. Tale particolare scultura è insolita nel gruppo, anzi non appartiene, che io mi sappia, se non a questa specie di Liponyssus. In tal modo si comprende come il Mégnin abbia potuto scam- biare la parte mediana longitudinale, più chiara, suddetta per una vera e propria fessura e le due linee laterali pei bordi della fes- sura stessa e dichiarare così che la femmina ha un « oviducte sous thoracique constitué par une fente longitudinale à lèvres membra- neuses, à commissures antérieures plissées, sans épigyne chitineux ou claustrum » e la mia ipotesi dell’ errore del Mégnin è perfet- tamente giustificata. Con ciò cade il genere Ophionyssus con Leiognathus ed ambedue rientrano nei Liponyssus del Kolenati e si potrà vedere quanto è nel vero 1’ Hirst quando afferma che, più correttamente, ambedue «i generi da abbandonarsi convengono piuttosto col gen. Ichoro- nyssus del Kolenati che coi Liponyssus, secondo il modo di inten- dere questo genere da parte degli autori più recenti, sul che io 5S ANTONIO BERLESE sarei di opinione che non sì possano trovare caratteri sufficienti per una fondata distinzione. Liponyssus natricis (Gervais). Dermanyssus natricis Gervais; Ins. Apt. III, p. 223 — Ophionyssus matricis Mégnin; Bull. Soc. Zool. France, 1884, p. 109 — O. natr. Canestrini, Acarof. it, p. 123 O. natr. Berlese; A. M. Sc. it., LXX, 12. L. corpore, praecipue ad margines, densius villoso; scuto dorsuali integro, elongate cordiformi, usque ad extremum dorsum (in maribus et in foeminis minus repletis) producto; (in nymphis duplici); scuto genito-ventrali foeminae lata vitta, distinctiori, longitudinali, subhya- lina, fissuriformi signato; sterno foeminae late rectangulo; maris seuto sternali elongate cordiformi, postice acuto, usque ad quartas coras producto, ab anali valde remoto; peritremate via anterius ad summas tertias comas producto. Mas ad 560 p.. long.; Foem. haud repleta ad 800 p.. long. Habitat super Serpentes; Europa. FoRMA DEL corpo. — Im generale, per tutti gli stadi, meno che per la femmina molto riempita di sangue e contenente uovo maturo, la forma del corpo è ovale, allungata, cogli omeri più o meno prominenti e di qui in poi gradatamente sempre più ristretta, così che il corpo stesso finisce, di dietro, più o meno acuto. Maschio (tav. III, figg. 5, 6, 10). Il maschio è sempre più stretto della femmina e posteriormente il margine del corpo è veramente acuto; la massima larghezza è alle scapole, che sono però roton- date e si comprende esattamente due volte nella lunghezza. ]l maschio non varia notevolmente, quanto a forma del corpo (come pure per la statura) dalla condizione di digiuno a quella di ripienezza di cibo, poichè questo è sempre in misura molto modesta entro il suo corpo, soprattutto in confronto di ciò che accade nelle femmine. Il maschio misura 560 p.. di lunghezza per 280 di larghezza. Femmina (tav. III, figg. 7, S, 9, 11). Il corpo della femmina, in- SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) 59 vece, è soggetto ad enormi variazioni di statura ed anche di forma, appunto in relazione alle condizioni di vario grado di replezione dell’addome pel cibo e per le uova. La femmina digiuna 0 modestamente satolla e non ancora re- cante uova mature (figg. 7, $) ha, presso a poco, la forma del maschio, di cui è però maggiore, ma un poco più allargata, poi- chè, in realtà, essa è alcnanto meno del doppio più lunga che larga. D’altronde i margini laterali non concorrono così decisamente e rettilinei verso l’estremo margine del corpo e questo non è ve- ramente acuto, ma termina leggermente troncato o con una appena sensibile rientranza. Ma da questa forma si procede, per gradi, ad altre molto difte- renti, in relazione al rigonfiarsi del corpo stesso per cibo e per le uova, più pel primo che per le seconde, giacchè non mai si trova (come in tutti i Gamasidi) più di un uovo maturo pronto alla de- posizione. In tale stato la femina misura circa 800 p.. di lunghezza per 400 a 450 di larghezza. Per effetto del cibo assunto in abbondanza, il corpo si allarga, specialmente dietro le zampe del quarto paio e si arrotonda po- steriormente, così che riesce, dietro le dette zampe, molto più largo che alle scapole (figg. 9, 11), ma anche si allunga, così che, rispetto alla lunghezza, le proporzioni dell’ aumento in largo non sono molto mutate. Quando è in questa condizione la femmina ha ormai raggiunto una lunghezza di 950 p. per 720 di larghezza. Una anche più notevole variazione subisce la femmina in gra zia del maggior grado di replezione, al quale essa può giungere, poichè, quando esso è massimo, la femmina assume una forma veramente ovale, molto turgida, lucida e nera e sì vede che il corpo è aumentato enormemente, soprattutto dopo le zampe po- steriori. Queste così sensibili variazioni della femmina, per la sua sta- tura e forma, sono bene indicate dalla annessa figura intercalata, dove si vede in A la femmina da poco adulta e scarsamente nu- trita; in B quella che ha ormai 1 addome deformato ed in € la condizione di massima ripienezza. Tali figure sono tutte egual- mente ingrandite. 60 ANTONIO BERLESE In questo ultimo stato (0) di così grande dilatazione del corpo, la femmina misura ben 1800 p.. di lunghezza su 1200 di larghezza massima, la quale cade poco più sotto della metà del corpo. Il mar- gine posteriore è quasi rotondato. Liponyssus natriciz Gerv. femmina prona. Variazioni nella forma e nelle dimen- sioni del corpo in seguito a sangue succhiato. Tutte le figure sono egual- mente ingrandite. Adunque, la femmina varia da una lunghezza di 800 p. a ben 1800 e da una larghezza di 400 pu. a 1200, e nel suo diametro verticale aumenta in proporzione anche maggiore ! Ninfa seconda. Si è già detto che la ninfa è alquanto più cor- diforme dell’adulto (tav. III, figg. 3, 4) e di dietro termina acuta. Essa ha le scapole più prominenti, ma pur sempre rotondate. Larva (tav. III, fig. 2). Molto diversa da quello che sarà di poi è la larva, non soltanto perchè esapoda (1), ma ancora per la forma del corpo e per la peluria, molto diverse, come pure per l’assenza di qualsiasi sendo sul corpo. La larva, infatti, è pressochè ovale, allungata, coi margini late- rali del corpo quasi rettilinei e paralleli; ma, posteriormente, essa finisce molto acuta, quasi in un mucrone. Essa misura 450 p.. di lunghezza per 230 di larghezza. Uovo (tav. III, fig. 1). L’ uovo è perfettamente ovale, di un terzo circa più lungo che largo, bianchissimo, liscio. Misura 340 p. per 240. (1) Il Mégnin non conobbe la vera larva, ma per tale egli considerò certo la 1.8 ninfa. Egli ammette anche che l’embrione sia ottopodo. SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) 61 COLORE. — Il colorito, che si fa sempre più intenso dalla larva ’ pre ] (che è incolore) in poi, non riesce mai più che un giallastro ter- reo molto pallido, è più chiaro nel corpo che sugli arti; più sugli scudi che sulla pelle molle. Ma il colorito varia, soprattutto nella femmina, per 1’ ingestione di sangue, che si accumula in masse bruno-nerastre nell’ interno dei ciechi. Non ho veduto mai simili depositi neri nelle larve ed anzi eredo che questo primo stato esapodo sia molto rapidamente oltrepassato e forse la larva non si ciba altrimenti, od almeno non di sangue. Invece, le ninfe prime e seconde, più queste che quelle, si ve- dono segnate in nero, secondo la consueta disposizione dei ciechi (che è pur indicata a fig. 10, tav. III) quando abbiano succhiato già il sangue delle vittime. Anche i maschi sono così macchiati di nero, ma non oltre. Per le femmine accade diversamente. Mentre quelle che si sono già descritte come poco ripiene di sangue (tav. III, figg. 7, $, 10) hanno la maculazione nera, dipendente dai ciechi, distri- buita secondo mostra la fig. 10, più tardi, coll’ aumento del cibo ingesto, mentre intanto l’addome si dilata, conforme si vede nelle figg. 9, 11, la macchia nera acquista la disposizione indicata ap- punto nella fig. 11, con una specie di Y candidissima, visibile al dorso, interposta fra i diverticoli neri del cieco e questa macula- tura candidissima è dovuta, come si sa, all’aceumulo di urati, pro- dotto di escrezione del lavoro digestivo. Ma, allorchè la femmina ha raggiunto Vestremo grado di reple- zione, quale è quello indicato dalla figura intercalata nel testo, (, il suo corpo è tutto nerissimo, lucido e terso. PELURIA DEL CORPO E DEGLI ARTI. — Larva. La larva ha una peluria molto diversa da quella di cui godrà negli stadi suc- cessivi. Tanto i peli del corpo, come quelli degli arti sono assai più delicati, molli, lunghi e sottili che non sieno i corrispondenti delle ninfe e degli adulti. I peli delle zampe sono più lunghi di quanto è largo l’arto che li porta e sono esilissimi. Sul corpo si vedono due brevissimi peli marginali, soprascapolari e due sottoscapolari, ma, oltre a questi, 62 ANTONIO BERLESE sul margine posteriore del corpo stesso, a ciascun lato del mucrone, si notano tre peli, che superano in lunghezza la larghezza del corpo e sono esilissimi e molto flessibili. Ninfa (I.* e IIT."). Le cose mutano subito grandemente nella ninfa. Quivi, tutti i peli sono molto più numerosi, più robusti e cortis- simi. Quelli degli arti, grossetti e corti, non raggiungono il terzo della grossezza dell’arto. Sul corpo, i‘peli, cortissimi e robusti, sono scarsi e sul margine posteriore se ne vedono quattro (due in ciascun lato) ai lati della linea mediana e presso a questa, divergenti, mentre, a regolari distanze, altri sorgono sul margine laterale ed altri nel mezzo del dorso e del ventre, come, appunto, fanno vedere le figg. 3, 4, a tav. III Maschio (figg. 5, 6). Nel maschio i peli del corpo (e degli arti) sono di poco più lunghi di quel che sono nella ninfa (quelli late- rali dell’estremo tronco misurano circa 80 p.. di lunghezza) ed appena più numerosi, ma non si vedono, nell’ orlo posteriore del corpo, i caratteristici quattro peli divergenti, che spiccano tanto bene nelle ninfe. Sui margini del corpo i peli sono più numerosi che non sul dorso e sul ventre; ma quivi, dietro le zampe del 4.° paio (fig. 6), essi sono molto numerosi, fra 1’ uno e 1’ altro scudo ventrale. Femmina (figg. 7, S; tav. III) Anche più villosa è la femmina, sebbene i peli, pur quelli dell’estremo corpo, sieno più brevi (da 50 a 60 p..) che non nel maschio e tutti eguali in lunghezza, su ogni parte del corpo, sia al ventre che al dorso. La caratteristica di questa specie, sopratutto in confronto del L. serpentium Hirst, per quello che io posso giudicare dalle figure di quest’ultima specie, che oftre Hirst medesimo (Proceed. Zool. Soc. Lond. 1915, pagg. 384, 385), per ciò che riguarda la villo- sità, si è quella di una assai più rieca peluria del tronco nel L. natricis che non nel L. serpentium e molto diversamente distri- buita. Nel L. natricis femmina, infatti, i peli sono assai più densi e numerosi, specialmente lungo i margini laterali del corpo, dove sono fittissimi (se il corpo stesso non è molto dilatato da cibo ingesto), ma sul mezzo del dorso, cioè sullo scudo dorsale, come SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) 63 sul ventre, dietro le zampe del quarto paio, i peli sono più radi, ed anzi, sullo scudo dorsale (meno una duplice serie longitudinale molto accostata alla linea mediana ed una o due quasi sull orlo laterale dello scudo stesso) questo è pressochè glabro. Col dilatarsi del corpo, già accennato, nelle femmine, anche i peli si scostano di più alla loro base, fino a che, nel caso di mas- sima dilatazione (fig. intercal. €), i peli marginali si vedono di- stanti uno dall’ altro presso a poco in misura eguale alla loro lunghezza ed equamente distribuiti. SCUDI PROTETTORI DEL TRONCO. — Si è già detto che la larva è tutta rivestita, sul corpo, esclusivamente di pelle molle e finis- simamente striata. Gli scudi protettori del tronco cominciano a vedersi nelle ninfe. Ninfa (II.*). In questo stato il dorso reca un grande scudo cefalotoracico, uno piccolo all'estremo dorso e due piccolissimi fra l’uno e l’altro dei suddetti. Questi scudi sono appena più colorati della rimanente pelle circostante, ma si riconoscono per una seul- tura di finissimi puntini. Lo seudo cefalotoracico misura 200 . di lunghezza per 200 di larghezza; è, dunque, tanto largo che lungo. Esso occupa quasi tutta la metà anteriore del dorso, è di forma, presso a poco pentagonale-rotondata, coll’ orlo posteriore pressochè rettilineo. Questo seudo porta alcuni pochi peli corti, quali si vedono nella fig. 3 (tav. III). Lo scudo addominale è in forma di triangolo rovesciato, ma è molto piccolo e protegge 1’ estrema punta dell’ addome, al dorso ; esso reca i quattro caratteristici peli sopraricordati e misura 60 p.. di larghezza per 90 di lunghezza. Così rimane scoperta una larghissima parte del dorso, pressochè altrettanta di quanta ne difende lo seudo cefalotoracico. In questa pelle nuda stanno due minutissimi scudetti ovali e sono poco die- tro l’orlo posteriore dello scudo cefalotoracico. Ve ne ha, dunque, uno solo in ciascun lato. Nella faccia ventrale si notano lo sendo sternale e quello anale (fic. 4, tav. II). Il primo è eordiforme, troncato all’innanzi, acutissimo posterior- mente e quivi arriva alle anche del 4.° paio. Tale scudo ha, in ciascun lato, tre peli cortissimi. 64 ANTONIO BERLESE Lo scudo anale è esso pure cordiforme-rotondato, ma è molto piccolo ed ha i tre soliti peli circumanali molto brevi. Maschio. Il dorso del maschio (fig. 5, tav. III) è protetto da un solo grande sendo a forma di euore allungato, che si pretrae fino all’estremo addome, dove termina rotondato-acuto, ed è scol- pito della solita, finissima punteggiatura. La sua massima larghezza cade nella regione scapolare, dove il suo margine laterale è roton- dato, ma subito dietro questa esso rientra, con una curva dolce e sensibile. La regione cefalotoracica del detto scudo è più ricca di peli che non il rimanente, come, appunto, fa vedere la figura citata. Al ventre (fig. 6, tav. III) stanno due scudi; il toracico (o ster- nale) e 1’ anale e sono molto discosti tra loro, presso a poco di quanto è lungo lo scudo toracico medesimo. Questo è cordiforme, molto allungato (quasi tre volte più lungo che largo, cioè, più precisamente, 220 p.. X< 85 p..), all’innanzi troncato ed aento poste- riormente e reca cinque mediocri peli su ciascun margine laterale. Esso oltrepassa appena le anche del 4.° paio. Lo scudo anale è in forma di cuore allungato e rotondato ante- riormente. Misura 100 p.. di lunghezza per 50 di larghezza e reca i soliti tre peli. Sulle zampe, la peluria non è dissimile da ciò che si vede nelle ninfe, ma merita di essere ricordato un robusto pelo spiniforme, che si trova sulla faccia ventrale delle anche del 1.°, 2.°, 4.° paio, mentre quelle del 3.° paio ne hanno due. Un simile pelo spiniforme si trova sui femori, alla faccia infe- riore, di tutte le zampe, meno quelle del 1.° paio e questa è tutta armatura sessuale del maschio, in confronto della sua femmina, nella quale simili peli spiniformi non esistono. Femmina. Il dorso (figg. 7, 9, tav. III) è protetto da uno scudo non dissimile da quello del maschio, sebbene appena più larghetto e di dietro più rotondato. Al ventre gli scudi sono tre: lo sternale, il genito-ventrale od epiginio e V’anale. Tra questi due ultimi intercorre uno spazio di ventre nudo, presso a poco per quanto è lungo 1’ epiginio stesso. Lo sterno è trapezoidale, coll’orlo posteriore (più largo) legger- mente scavato ad arco; quello anteriore pressochè rettilineo. Quat- SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) 65 tro peli mediocri sono sullo sterno; due sull’ orlo anteriore, uno in ciascun lato, sull’orlo laterale, presso 1’ angolo postero-laterale. Lo sterno misura 50 p.. di lunghezza per 130 di larghezza. Lo scudo genito-ventrale, il cui orlo anteriore, mal definito, viene a trovarsi subito sotto lo sterno, si prolunga, posteriormente, con un suo terzo buono, oltre le anche del quarto paio e quivi termina acuto, in una plica a V largo, della pelle ventrale. Questo scudo, lungo 280 p.. e largo 80, cioè circa tre volte e mezzo più lungo che largo, è stato già descritto. Esso è circondato da cin- que mediocri peli, secondo la disposizione indicata dalla fig. S (tav. III). Lo scudo anale, circa tre volte più lungo che largo (140 p.. X< 50 p..) è leggermente cordiforme, cioè appena più largo davanti che non dopo l'apertura anale. Una plica robusta scende dall’angolo interno di una specie di scudo metapodico, che margina le anche del 4.° paio e decorre obliquamente verso il margine esterno del corpo ad indicare un rudimentale indurimento metapodico. PERITREMA. — Nelle Ninfe e nell’Adulto il peritrema, scolpito in uno seudo ectopodico (fuso col peritrematico), è leggermente curvo, tutto affatto ventrale e raggiunge appena l’orlo anteriore della fossa coxale del 3.° paio di zampe (tav. III, figg. 6, 7). Nella femmina esso è lungo 120 p.. Rostro. — Il segmento basale del mento è, sui lati, ornato di una frangetta membranosa, trasparente. La base del rostro mostra, in ciascun lato, tre rilievi lineari chitinosi, brevi, trasversi, che procedono dall’ orlo esterno verso il mezzo della faccia dorsale e ventrale del rostro, per brevissimo tratto. I palpi non sono par- ticolarmente armati neppure nel maschio. Quanto alle mandibole, esse mostrano una notevole differenza sessuale nelle chele, come è di consueto. Nel Maschio (fig. 6a, tav. III) le due dita sono semplicemente triangolari, senza denti, ialine e pochissimo incurvate ; quello fisso (fis. 6 a, f) all’indentro, quello mobile (fig. 6 a, m) piuttosto al. l’infuori. Alla base di questo dito prende origine un corto sprone digitiforme (fig. 6 a, s), appena sensibilmente incurvato ad S e che si intercala fra le due dita della chela, spingendosi all’innanzi tra « Redia n, 1917. 5 66 ANTONIO BERLESE queste ed oltrepassandole di poco, appena con un terzo della sua lunghezza. Questa chela misura circa 18 p.. di lunghezza. Nella femmina (tav. III, fig. 7 a) la chela è alquanto maggiore (circa 25 p..), a dita egualmente lunghe, rette, acute e senza denti. Il dito fisso (fig. 7 a, f) è lanceolato, circa quattro volte più lungo che largo; quello mobile (fig. 7 @, m) è a forma di triangolo stret- tissimo, ma il suo margine interno è dilatato da una larga squama membranosa, esilissima, ialina, coll’orlo libero rotondato. Habitat. Secondo le notizie del Gervais, del Mégnin e d’ altri questo Liponyssus vive sulle più differenti specie di Serpenti no- strali e forestieri e si riproduce così attivamente da condurre le vittime alla morte, mentre le forme giovanili, sopratutto, possono recare gravi offese agli occhi delle vittime, fino alla cecità com- pleta. Qui, a Firenze, secondo quanto mi riferisce il Sig. Cimballi sopralodato, questo Liponyssus ha inquinato tutte le cassette, in cui si custodiscono varie specie di Serpenti nostrali, più partico- larmente il Coluber viridiflavus, al quale VAcaro è infestissimo e, di fatto, molti individui hanno dovuto soccombere. Liponyssus serpentium Hirst. Ichoronyssus serpentium Hirst, On a Blood-sucking Gamasid Mite (I. serp. sp. n. ?) parasite on Couper’?s Snake ; Proceed. of the Zooloc. Society of Lon- don, Sept. 1915, p. 383. L. (Foem.) corpore mediocriter et aeque villoso ; scuto dorsuali foeminae duplici, sive cephalothoracico rotundato-rhombico ; abdomi- nali postico, minimo, rotundato, valde ab antico remoto, scutisque utrinque minimis duobus post cephalothoracicum insitis ; scuto genito- ventrali elongatissime obtrigono, non peculiariter signato, valde ultra quartas coras producto, ab anali valde remoto ; peritremate ad basim inferam corarum secundì paris producto. Ad 900 p.. long. Habitat super Serpentes ; Britannia. La specie descritta dall’Hirst conviene col L. natricis nella lun- ghezza e forma del peritrema ed abbastanza anche per lo scudo sternale, come non è molto diversa per la statura. am SUL « LIPONYSSUS NAPRICIS » (GERYV.) 67 Ma, di fronte a questi caratteri conformi, trovo notevoli diffe- renze. A. parte la forma del corpo, che è più decisamente ovale nel L. serpentium, il che può essere effetto della preparazione, è da rilevarsi che la peluria è certamente meno densa sui margini del corpo e più uniformemente distribuita sul dorso ed al ventre nel L. serpentium che non nel L. natricis. Ciò apparisce bene dalle buone figure dell’ Autore. Ma, notabile sopratutto è la diversità degli scudi dorsali. Nel L. natricis lo scudo dorsale è unico, grande e protegge quasi tutto il dorso; nel L. serpentium gli scudi dorsali della femmina sono due, molto discosti fra loro, con scudetti piccolissimi intercalati ; insomma una disposizione che nel L. natricis è propria delle ninfe seconde, mentre nel L. serpentium essa spetta alla femmina adulta(1). Quanto poi all’epiginio 0 scudo genito-ventrale che si voglia dire, nel L. serpentium non apparisce quella particolare diversità nello spessore della lamina chitinosa, per la quale la parte longitudinale mediana è fissuriforme, come si è a lungo descritto. L'Autore non parla delle chele, nè le figura, di modo che altro non si può dire a differenziazione delle due specie. Liponyssus lacertinus Berl. ? Jticinus lacertarum Contarini, Venezia e le sue lagune. Vol. II, parte I, 1847, pp. 161, 189. — Leiognathus lacertinus Berlese, A. M. Se. it., LXX, n. 3. L. corpore mediocriter et aeque villoso ; scuto dorsuali foeminae integro, sat elongate cordiformi, sat retrorsus, fere ad extremum cor- pus producto (in foeminis minus repletis) ; scuto genito-ventrali foe- minae non peculiariter impresso, ad extremas quartas coras producto, ab anali valde remoto ; peritremate ad basim ‘inferam corarum se- cundi paris producto. (1) Questa particolarità importante mi è stata confermata, a mia richiesta, dall’ Hirst medesimo con sua cortese lettera del 2 Ottobre corr. 68 ANTONIO BERLESE Mas femure tertii paris calcari acuto, pervalido inferne armato. Foem. ad 750 p.. long.; Mas ad 580 y.. long. Habitat super Lacertas (Podarcis muralis, Lacerta viridis, Pla- tydactylus gecko); Europa. Osservazioni. — Le figure che ho dato .in A. M. Se. it. loc. cit. sono buone e le ho riconfrontate cogli esemplari tipici. Anche la fig. 3, nella quale non è indicato il limite dello scudo toracico del maschio, corrisponde al vero, perchè, in realtà, nell’individuo che ho sott’ occhio (ed è 1’ unico maschio da me raccolto) i confini del detto scudo non sono percettibili. La specie differisce dal L. natricis per molti caratteri bene con- spicui, i quali sono rilevati nella diagnosi, tra l’ altro per una vil. losità meno densa anche sugli orli del corpo; per uno scudo dor- sale più larghetto; per le chele più allungate in ambedue i sessi ; pel peritrema un poco più lunghetto, giacchè arriva (anche nelle ninfe) fino all’orlo posteriore del foro coxale del 2.° paio di zampe e sopratutto per la presenza del robusto sperone acuto (con una specie di dentello nell’orlo interno), del quale è armata la faccia inferiore del femore del terzo paio di zampe. La specie vive sulle Lucertole nostrali e la ho incontrata, sebbene rara, anche sul Geko. Liponyssus saurarum Oudemans. Ricinus lacertarum Contarini, Venezia e le sue lagune, loc. cit. — Lip. saurarum, Oudemans, Entomolog. Aanteek ; (Entomolog. Berichten Neerl. Entomol. vereeniging, 1 Maart 1902), p. 22 (sine diagnosi). — Id. Notes on Acari, Fifth Series; in Tijdschr. v. Entomol. XLV, 1903; pagg. 132, 133, 134. L. Foem. scuto dorsuali (uno, integro) in medio utrinque constri- cto ; peritremate ultra primi paris covas producto. Mas peritremate inter coras 2. et tertias desinenti ; calcare femo- rum tertii paris mullo. Habitat super Lacerta viridis; Hungaria. Osservazioni. — Solo i caratteri differenziali sopracitati sono ri- cordati dall’Oudemans, per la sua specie, in confronto del L. lacer- tinus, che il detto Autore ascrive, senza dubbio di sorta, al ici nus lacertarum del Contarini. SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) 69 A proposito di questa sinonimia io dichiaro che non posso com- prendere su quali basi l’Oudemans fondi la sua assoluta certezza, della identità, cioè, del mio L. lacertinus colla specie ricordata dal Contarini e citata per Aicinus lacertarum. To mi domando perchè mai non potrebbe trattarsi invece del Liponyssus saurarum dell’Oudemans o di qualche altra specie per ora non rinvenuta da altri, dopo il Contarini, giacchè questo Autore non illustra certamente la sua specie se non quanto se ne possa riconoscere, tutto al più e con difficoltà, che si tratta di un Gamaside. Anche Canestrini e Fanzago (Intorno agli Acari italiani, 1877, p. 4), a proposito del Ricinus lacertarum del Contarini, dicono : «sembra un Dermanyssus » e nè possono saperne di più, e neppure ne tengono conto nella loro monografia, che pure riguarda gli Acari trovati in Italia, come non se parla nella Acarof. ital., che è del 1885. Difatti ecco le parole del Contarini : « Ricinus lacertarum, Contarini. Ha otto gambe, ma le due an- teriori gli servono da antenne, e per tasteggiare ; la bocca porta un doppio succhiatoio, visibile e sporgente. Il suo colore è nero, lucidissimo ; le gambe sono di un bianco gialliccio pallido. La sua forma è ovato-rotondata. Cammina con qualche prestezza ; è lungo ‘/, linea. Trovasi sopra alcune Lucertole al Lido, in Maggio ». Non è indicata la specie di Lucertola nè è data alcuna figura. Più prudentemente e più equamente faccio, adunque, io, richia- mandomi, con dubbio (il quale dabbio non potrà certo essere tolto mai più, da poichè il Contarini non conservò gli esemplari della sua specie), al Ricinus lacertarum del Contarini, per ambedue le specie di Liponyssus saurofili, europei, finora noti, sia per quella mia, come per l’ altra dell’ Oudemans ; ma, in pari tempo, mantengo i due nomi di Liponyssus lacertinus Berl. e quello di L. saurarum Oud. per le due specie. 70 ANTONIO BERLESE Laelaps piger Berl. n. sp. L. (Foem., tav. III, figg. 12, 13) testaceus, latior, subbursiformis, subnudus, sive pilis minimis (tantum ‘in scutis), paucioribus, percurtis in ventre, nullo in margine corporis. Scutum dorsuale sat late ovale, postice rotundatum, utrinque incisura profundiori, transversa, fissu- riformi, interruptum, delicatissime reticulatum. Pars antica scuti pi- lis sat densis et longioribus quam in parte postica ornata. Scutum sternale latius, subrhombico-arcuatum. Scutum genito-ventrale subrec- tangulum, postice rotundatum, marginibus lateralibus arcuatim ‘in- trorsus excavatis, parum ab anale, aequilateraliter subtrigono, sejun- ctum. Corae omnes inferne calcaribus validioribus armatae ; duo in cora primi paris, quorum posticum apice subbifidum ; unum in qua- que cora secundi et tertii paris, bifidum ; unum, minus, conicum in cora quarta. Pedes sat crassi et breves, ambulacris magnis. Peritrema usque ad primas coxas, ad dorsum, porrectum. Chelas bene e latere videre nequeo. Ad 500 p.. long. ; 400 p.. lat. Mas hucusque ignotus. i Nympha fere eadem latitudine foeminae, cuius persimilis ; seuto sterno-ventrali lato, posterius acuto et ad coxas quartas producto. Ad 380 p.. long. ; 250 p.. lat. Habitat, raro, in cuniculis Serpentium; Florentiae, cum Liponysso natricis. Ho trovato due femmine ed una ninfa di questa specie, mesco- late a moltissimi individui di Liponyssus natricis, nelle gabbie dove erano custoditi i serpenti già ricordati. Certamente si tratta di una specie molto diversa da tutti i Laelaps, che mi sono noti e subito si riconosce per la forma del corpo larga e tozza e per la nudità della pelle molle intorno allo scudo dorsale. Ritengo che la breve diagnosi che ne ho data e le figure a tav. III, sieno sufficienti a farla subito riconoscere. Non ho figurato la Ninfa, che, all’aspetto generale non è molto diversa dalla femmina. Trovo che, nella Ninfa, ambedue gli sproni delle anche del 1.° paio sono all’ apice bifidi e quello dell’ ultima anca è sostituito da un robusto pelo, lunghetto. SUL « LIPONYSSUS NATRICIS » (GERV.) ol Le femmine contengono un grosso embrione, entro l’uovo, esa- podo (tav. III, fig. 12), che misura 300 p.. di lunghezza per 180 di larghezza. Lo scudo dorsale della femmina misura 480 p.. di lungh., per 310 di larghezza e la zampa del 1.° paio è lunga 380 p.. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III. Figg. 1 a 11, Liponyssus natricis ; 12, 13, Laelaps piger. Le figure 1 a 9 sono tutte ingrandite 70 diametri; le figure 10, 11, sono ingrandite ambedue 40 diametri ; le figure 64; 7a sono ingrandite ambedue 900 diametri e la fig. 8 A è ingrandita 190 diametri. Le figure 12, 13 sono ambedue ingrandite 100 diametri. » Fig. »d 1. Liponyssus matricis Gerv., uovo. 9 . Laelaps piger » » » Larva prona, » Ninfa (II) prona. » la stessa supina. » Maschio (tronco), prono. » lo stesso, supino; 64 chela della mandibola. » Femmina prona; 7a chela della mandibola. » la stessa supina (tronco), non rigontiata ; 8 A scudo genito-ventrale. » Femmina, che comincia a gonfiarsi, prona. » maculazione dovuta ai ciechi, nella femmina non rigonfia e nel maschio. » maculazione dovuta ai ciechi, in una femmina, che comincia a gonfiare, Berl., Femmina prona (tronco). » la stessa supina. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 81 Ottobre 1917. Dott. ETTORE MALENOTTI Assistente nella R. Stazione di Entomologia Agraria (Via Romana, 19 — Firenze) “ CASCA LUZONICA , Malen. n. sp. ENDOFAGO DI SCA/ZASP/8 LOBATA COKLL. e RoB. Femmina. Colore generale (1) bruno; testa anteriormente pal- lida, con l’occipite bruno e con gli occhi e gli ocelli rosso-carmi- nio, quelli però più oscuri di questi. Antenne giallo-brune, coi due articoli del funicolo più chiari del resto. Pronoto grigio-bruno intenso; scudo del mesonoto nerastro al margine anteriore e gri- gio-bruno in una larga zona centrale, trapezoidale, estesa trasver- salmente fino alle setole dello scudo e posteriormente fino al margine posteriore di esso, il quale, sulla restante superficie, è pallidissimo.: Ascelle e pleure grigio-brune; scapole, scutello e metanoto pallidi. Zampe quasi incolore, con le anche posteriori brune. Ali anteriori leggermente offuscate sul disco al di sotto della venazione marginale che è invece più intensamente imbrunita. Addome e trivella bruni. Testa larga quanto il torace, con fronte ed occhi pelosi. Ocelli molto accostati fra loro. Vertice sfornito di carene e provvisto di qualche setola, presso il margine occipitale. Antenne (v. fig. 1) di sette articoli. Scapo, pedicello, funicolo (1) Degl’insetti morti da tempo e preparati in liquido di Faure. 74 ETTORE MALENOTTI di due e clava di tre articoli. Scapo quattro volte più lungo che largo, pedicello solo una volta e mezzo; primo articolo del funi- colo un terzo più lungo che largo. secondo articolo appena più lungo che largo e largo quanto il primo. Primi dne articoli della clava cilindrici, un terzo più lar- ghi del funicolo e circa un terzo più lunghi che larghi. Ultimo ar- ticolo appena più lungo degli al- Fil. 1. — Casca luzonica Malen. An- tri, conico, um poco strozzato pres: tenna della femmina, ingr. 182 diam. 5 so la punta. Clava lunga quasi quanto il resto dell’antenna e con una serie di sensorî longitu- dinali su ciascun articolo. Peli antennali piuttosto radi, ed inseriti anche sullo scapo. Il solito articolo anellare, ridottissimo, tra pedicello e funicolo, articolo, che dagli autori viene, generalmente, omesso nelle diagnosi dei Calciditi. Pronoto e parte colorata dello scudo mesonotale scolpiti in ri- lievi a grosse maglie poligonali, le quali rac- chindono a loro volta sinuosi rilievi secondarì (v. fig. 2). Rimanente seudo del mesonoto, scapole, scu- tello e scudo metanotale con sole maglie poli- gonali o con rilievi secondarì appena avverti. Fig. 2. — Casca luzoni- ; ca, Malen. Seudo me- bili, essendo tutte queste parti pressochè in- sonotale della fem- . . . i j È Riz H colori. Ascelle fittamente striate ; lati dell’ ad- ®i”® ingr. 182 diam dome con le solite maglie esagonali. Pronoto breve, un po’ allar-. gato ai lati, posteriormente. Solchi parapsidali incompleti; ascelle rotondate anteriormente; seudo del mesonoto con due 0 tre setole presso ciascun solco parapsidale; scutello con quattro setole. Scudo del metanoto breve, triangolare. Ali anteriori relativamente corte e larghe, non assottigliate, ma obliquamente smussate all’apice e col margine posteriore legger- mente ineavato oltre l’ angolo anale (v. fig. 3). Nervo marginale più corto del submarginale; stigmatico lungo, con la metà pros- simale non distinta dal marginale che per essere staccata dall’orlo dell’ala e con la metà distale ialina, conformata a becco arcuato. Peli discali sottili e lunghetti, ma poco numerosi (se ne contano « CASCA LUZONICA » MALEN. N. SP. 75 in tutto poco oltre il centinaio) e più radi presso il pterostigma. Tre setole sulla cellula brachiale e due sotto la vena submargi- nale. Setole della frangia in numero di poco inferiore a 50, con la massima lunghezza un poco più breve della massima larghezza del- l’ala. Sette grosse setole sulla nervazione, di cui due sulla sub- marginale; e sette setole minori tutte sulla marginale e stigmatica. Ali posteriori (v. fig. 4) relati vamente corte, lunghe quanto le antenne, rotondate all’ apice, con pochi peli sul disco e alcuni Fig. 3. — Casca luzonica Malen. Ala an- teriore della femmina, ingr. 1l1ò diam. sulla nervazione. Frangia margi- nale con circa 35 setole di cui cinque soltanto al margine ante- riore e tutte e cinque molto più corte delle seguenti, carattere, que- sto, che mi è sembrato degno di ri- lievo, sia perchè in moltissimi generi di Aphelinini la lunghezza delle setole frangiali delle ali posteriori aumenta VR ai gradatamente e non bruscamente, sia posteriore della femmina, ingr. perchè forse è questo un carattere del pio genere, per quanto l’ Howard, nella descrizione del suo genere Casca e della sua specie €. chinensis non faccia cenno delle ali poste- riori. Zampe coi tarsi di quattro ar- ticoli ; sperone delle tibie mediane peloso e lungo quanto i due pri- mi articoli tarsali delle stesse ni ST san (v. fig. 5, a); articoli dei tarsi su- mediana; 0) anca posteriore. Ingr. 182 beguali in lunghezza, sempre però — l'8! escludendo, dalla lunghezza del quarto articolo, quella delle unghie. Tarsi posteriori un poco più lunghi dei mediani. Anche posteriori allungate e bruscamente ristrette nel terzo basale (v. fig. 5, d). ETLORE MALENOTTI ES Sè Dimensioni : (1) in p.: Antenna;: Scapo . +. +. + + 68 Ala anteriore: Lungh. . . . 350 Redicello fia e94 Tar phi 07 Funicolo (1.°articolo) 27 Mass. Iungh. della frangia. . 97. » (2.°articolo) 22‘ Ala posteriore: Lungh. . . . 290 Clava (1.° articolo). 42 ar gh 48 » (2. articolo). 46 Mass. lungh. della frangia. . 82 » (3. articolo). 51 Zampa mediana: femore. . . 106 Totale. 290 DIS Re 23 sper. tibiale. 41 tarso (compr. le unghie) 104 Maschio. Ignoto. Habitat. La specie è un endofago della Schizaspis lobata Cocke- rell e Robinson e la ho descritta su due femmine trovate in campioni di questa cocciniglia (v. fig. 6) su foglie di Ficus nota, in- viati cortesemente a questa R. Sta- zione dal Prof. C. F. Baker, Los Banos (Is. Luzon, delle Filippine). Il numero degli scudetti forati dal- l’endofago, sebbene non elevato, è tuttavia apprezzabile. Osservazioni. La specie differisce dalla Casea chinensis How., prima d’ora unico rappresentante del ge- nere, pei caratteri seguenti: Ali an- teriori più raccorciate, obliquamente Fig.6. — Schizaspis lobata CockIl.e Rob troncate, con setole della frangia e Cono Fani FOSCA Mt ca: del disco meno numerose, e con que- Se gn ica Masa vieta dal dorso: | \xt-mltime ‘distribuite. meno regolar- Malen: vista dal dorgo. Ingr. 43 diam. nente: scudo del mesonoto. 'colla colorazione estesa a trapezio fino al margine posteriore; scudo del metanoto pallido. IR. Stazione di Entomologia Agraria. Firenze, maggio 1917. (1) Non ho potuto riferire le dimensioni generali, a causa della distensione tra i varî somiti prodotta dal liquido di Faure. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 9 Novembre 1917. Dorr. ETTORE MALENOTTI Assistente nella R. Stazione di Entomologia Agraria (VIA Romana, 19 — Firenze) NUO NdMee STE CTFODTTI IT Aphelinus bovelli Malen. n. sp. Questa specie, esotica, porta ad otto il numero dei Calciditi finora noti come parassiti della Bianca-rossa. Il materiale ricevuto — cinque femmine — proviene da Brid- getown (Is. Barbados) ed è stato spedito dal Chiar.®° Prof. John R. Bovell, al quale la specie è stata dedicata. Essa presenta i se- guenti caratteri : Femmina. Colore, in insetti preparati in liquido di Faure, bruno— paglierino. Occhi neri, ocelli violacei, mandibole rosso-brune, an- nerite all’apice dei due denti più esterni. Sono, inoltre, più o meno infoscate le seguenti parti: Metà apicale della clava, pedicello e primi due articoli del funicolo delle antenne; margine poste- riore dell’ occipite, margine inferiore della faccia; tegole, parte centrale del margine posteriore dello scutello; setole del noto e del- l’addome, lati dell’ endofragma, lati dei primi cinque anelli addo- minali, base della trivella, pezzo centrale fra le anche poste- riori, apofisi delle anche anteriori, parte centrale del prosterno ed estremità dei tarsi. Le ali anteriori presentano leggiero imbruni- mento sulla nervazione, compreso il nervo stigmatico. Sotto di esso, si stende una larga macchia sfumata, la quale è di color più cupo attorno allo stigmatico ed attraversa tutta l'ala, come in A. ma- 75 ElTORE MALENOTTI culicornis Masi. Altra macchia, più oscura della prima, trovasi alla base del nervo marginale. Essa si curva all’ indietro, assotti- gliandosi verso il margine caudale, fino a raggiungere, all’ angolo anale, la fascia che attraversa ’ ala. Leggiero infoscamento pre- senta pure la base dell’ ala, presso il margine caudale. Ali posteriori, pleure e parte centrale dei primi anelli addomi- nali ialine. Testa larga quanto il torace; fronte pelosa ; ciglia rade e molto piccole; mandibole tridentate, coi due denti esterni acuti e ben distinti fra loro, non fusi, e col dente interno corto, meno acuto e non annerito. Scapo quasi cinque volte più lungo che largo, affusolato presso il pedicello, ove presenta un anello nerastro. Pedicello una volta e mezzo più lungo che largo; primo articolo del funicolo più largo che lungo, ed un poco più lungo del se- condo. Clava meno di tre volte più lunga del terzo articolo del funicolo e meno di due volte e mezzo più lunga che larga. Tre serie di sensorì sulla clava, una sull’ articolo precedente (v. fig. 1). Pronoto breve, con due serie tra- sversali di setole su ciascun lato ; una, anteriore, fatta da 4-5 piccoli peli ialini; 1 altra, posteriore, risulta di 4-5 setole nere di cui le più in- terne, più piccole; e la più esterna, grossa e lunga come quella dello Fig. 1. — Aphelinus bovelli Malen. (188 Antenna della Q (T) scutello. Sendo del mesonoto con 10 setole, oppure con 11-12, secondo- chè sopra un lato ve ne sono una o due soprannumerarie. Setole delle seapole tra loro egualmente lunghe. Linea mediana del mesonoto ben visibile. La reticolazione dello scudo mesonotale è come in A. chrysom- phali ecc., ma sullo scutello, e più aneora sulla parte centrale (che può ben dirsi scudo) del metanoto, essa è ben diversa. In A. dovelli lo scudo del metanoto è scolpito in maglie più lunghe che larghe, e più allungate al centro che ai lati dello scudo (v. fig. 2). La disposizione delle maglie più centrali ricorda vagamente quella delle brattee sulle gemme delle piante. In A. chrysomphali, NUOVI CALCIDITI 79 invece, le maglie sono piuttosto più larghe che lunghe e tutte egualmente conformate (v. fig. 3). Fig. 2. — Aphelinus bovelli Malen. Scul- ture dello seudo del mesonoto, del Fig. 3. — Aphelinus chrysomphali dorsel!o e dello scudo del metanoto Mere. Sculture delle parti di 24i È 243 della ? ( î li cui a fig. precedente i Riporto pure, a titolo di confronto, i disegni del dorsello e dello scudo del metanoto di altre due specie di Aphelinus: A. mytilaspi- dis, Le Bar. (v. fig. 4) ed A. longiclavae Merc. (v. fig. 5), per mostrare I LIS Fig. 4. — Aphelinus mytila- spidis Le Bar. Sculture del dorsello e dello scudo Fig. 5. — Aphelinus longicla- del metanoto della Q vae Merc. Sculture delle (243 ISTAT 243\ \i ) parti di cui afiga (2). che anche l’esame di questi minutissimi e delicati rilievi può of- frire buoni caratteri specifici. Ali anteriori (v. fig. 6) tre volte più lunghe che larghe, col disen ricco di peli brevi e nerastri e con oltre un centinaio di setole nere, raccolte fra la linea glabra e la base del nervo marginale ossia, in quella parte dell’ ala che potrebbe dirsi mesodisco. Sette— otto peli minuti sotto il nervo submarginale; cinque o sei sulla so ETTORE MALENOTTI cellula brachiale. Nervo marginale con dieci-undici grosse setole nere all’ orlo anteriore; una dozzina, più piccole, presso 1’ orlo posteriore, e dodici-quattordici ancora più piccole tra le due file Fig. 6. — Aphelinus bovelli Malen. Ala anteriore della o, (5). suindicate. Nervo submarginale con tre setole. Stigmatico relativa- mente grande, ben visibile, capitato, poligonale; nervo postmar- ginale appena accennato. Frangia marginale del metadisco molto breve, raggiungendo, nel suo massimo sviluppo, '/, della massima larghezza dell’ala, la quale è di già per sè relativamente stretta. Ali posteriori (v. fig. 7) sei volte più lunghe ehe larghe; un poco appuntite all’ estremità e con cinque file di peli sul me- tadisco. Fig 7. — Aphelinus bovelli Malen. Ala posteriore della Q (0) Zampe come in A. chrysomphali Merc. Margine posteriore del- l’endofragma notevolmente più innanzi dell’ altezza corrispondente alla base della trivella. Addome con setole in numero successivamente crescente — da tre a sei ai lati dei primi cinque anelli, lungo le zone tra- sverse Iinfoscate. NUOVI CALCIDITI SI Setole degli spiracoli lunghe quanto la clava ed il funicolo delle antenne presi insieme. Dimensioni. — Lunghezza del corpo, esclusa la testa e compresa la trivella, quasi 700 p.. Ala anteriore, 560 195 p.; ala poste- riore, 500 X< 85 p.. Clava antennale, 53 X< 36 p. Maschio. Ignoto. Osservazioni. — La specie ricorda, per molti caratteri, VA. ma- culicornis Masi, ma ne differisce, principalmente, per il maggior numero — quasi doppio o più che doppio — delle setole sul me- sodisco delle ali anteriori, e per il nervo stigmatico ben visibile, poligonale e imbrunito, oltre ad altri caratteri di secondaria im- portanza. i JUL Descrizione del « Metalaptus torquatus » Malen. In una mia nota preventiva (1) accennai al singolare carattere presentato da una nuova forma di Mymaridae da me ottenuta, e tale da giustificare con essa la istituzione di un nuovo Genere e di una nuova Specie di questa famiglia d’ Imenotteri. Sono lieto di poterne presentare, ora, la diagnosi. CARATTERI DEL GENERE Metalaptus Malen. — Essi corrispon- dono, in gran parte, a quelli del genere A/laptus Haliday, e cioè : Tarsi pentameri, addome sessile, antenna, nella femmina, di 8 arti- coli (Scapo, pedicello, funicolo di 5 articoli, clava monomera), nel maschio di 10 articoli (Scapo, pedicello, flagello di 8 articoli subeguali tra loro); nervo marginale corto. Da questo genere però, e dagli altri tutti, credo, della stessa famiglia, si distingue per il vertice della testa un poco rialzato a guisa di cuffia, i cui orli, anteriore e laterali, sono rappresentati da un cordone sottoepider- mico fusiforme, piegato a [7 e fatto di 19 segmenti neri, divisi fra loro da leggiere strozzature pallide (2). (1) Metalaptus torquatus Malen., n. gen, e n. specie di Calcidite. Estratto dal « Redia », Vol. XII, fase. 2.°, pp. 339-340. Firenze, Ricci, 19 Marzo 1917. (2) Lo Schmiedeknecht (in Genera Insectorum, 97° fascicule, p. 488) par- lando dei caratteri delle Mymaridae (ivi Mymarinae) dice che esse hanno « Kopf « Redia r, 1917. 6 S2 ETTORE MALENOTTI Metalaptus torquatus Malen. Femmina. Colore generale del corpo (1) grigio-bruno, con testa nerastra e con antenne, ali e zampe più pallide. Vertice, guance, occipite, mandibole nero-bruni; fronte bruna, occhi rossastri, ocelli molto pallidi. Carene frontali ed occipitali nerastre, cordone del vertice nero, con le strozzature giallo-pallide. Antenne col flagello un poco affumicato, e collo scapo e il pedicello giallo—pallidi. Dorso con pronoto, parte anteriore ed apofisi laterali del meso- noto nerastri; scudo del mesonoto, scapole, tegole, ascelle, pleure, mesopostscutello e metanoto grigio-bruni; seutello scuro, ma più marcatamente giallo del resto del corpo, con i grossi orli nerastri ; base delle scapole, sutura tra scudo e scutello, e tra meso e me- tanoto, pallide. Prima e terza fascia del metanoto, un poco più chiare della seconda e quarta. Addome grigio-bruno pressochè uniforme, un poco più chiaro al margine anteriore dei singoli anelli ed in punta, ed un poco più seuro al 4.° e 5.° anello. Ali anteriori con la venazione e con la parte basilare (excisa) leg- germente imbrunite, restando ialine presso la concavità della dila- tazione ed anche in una fascia curva a convessità posteriore, situata sotto il nervo marginale (v. fig. 13). Il disco (oltre la exci- sione) è leggermente affumicato alla base e ialino sul resto, con una striscia grigio-bruna ai margini, ed un poco più larga verso l'estremità (caudale) dell’ ala (v. fig. 14). Peli del disco, neri; fran- gia marginale nerastra, con un’ aureola ialina attorno al margine caudale dell’ala, larga quanto la fascia bruna del disco e distante da esso un poco più di questa larghezza. quer, mit erRabenen Leistchen, die aber nur in lebenden Zustande deutlich zu erkennen sind ». Ma questi orli rialzati della testa, ben visibili soltanto nel- l’animale vivo, non hanno nulla a che fare col cordone fusiforme, sinora mai ricordato, e che, nei preparati con liquido di Faure, spicca molto nettamente, con i suoi colori alternanti, nel vertice della testa. Anche, la « vertexal carina » ricordata da Girault è un solco nerastro e non un cordone. (1) Si riferisce ad insetti preparati con liquido di Faure. de NUOVI CALCIDITI Si Ali posteriori imbrunite nella venazione e nel tratto basale privo di disco, con una grossa e corta setola nerastra presso il ptero- stigma. Disco delle ali con molte macchie brune interrotte da striscie pallide in senso trasversale, e con la fascia più scura soltanto al bordo posteriore ed anch’ essa rotta, fra una setola e l’altra della frangia, da zone pallide. Colore dei peli discali e della frangia come nelle ali anteriori. Zampe giallo—pallide, comprese le anche. Endofragma con i mar- gini nerastri. Ventre del torace e dell'addome più pallido del dorso, di color bruno uniforme, più chiaro al margine anteriore degli anelli addo- minali. Valve e base della trivella più scuri del restante ventre. Fig. 8. — Femmina, vista di fianco () Il cordone sottoepidermico del vertice apparisce come il margine di una cuffia. Testa larga quanto il torace, pressochè rettangolare vista di sopra. Occhi sprovvisti assolutamente di ciglia tra le faccette, con sette-otto di queste per serie. Vertice con ocelli ellittici, disposti in triangolo molto ottuso ; ocelli laterali coi diametri maggiori con- vergenti all’indietro. Sei setole lunghette attorno agli ocelli ; quat- tro, più piccole, presso il margine occipitale e due setole lunghe e sottili al margine superiore di ciascun occhio; una presso la fronte, l’altra presso l’occipite. Il vertice è scolpito in rilievi in- erociantisi a maglie irregolari. Esso, infine, porta l'organo carat- S4 ETTORE MALENOTTI teristico del genere, il cordone fusiforme disposto a corona (da cui il nome della specie) la quale, però, è incompleta, si trova cioè solo davanti ed ai lati del vertice stesso. Questo singolare cordone (v. fig. 9, cm, cl,) comprende tre zone distinte: una zona mediana o anteriore, fatta da un solo segmento diritto e cilindrico, tre volte più lungo dei prossimi e disposto o—. / N 72 I 0 9. 074 iS n ) 47) v 7A Fig. 9. — Testa, vista di sopra, un po’ anteriormente. r, 7, radicule antennali; 0, 0, occhi; 0a, ocello anteriore; 0p, 07, ocelli posteriori; cm. cordone, nella sua parte mediana; cl, cl, id. nelle zone laterali. Sui segmenti si vedono i fasci di bastoncini che formano le porzioni nere. Gli ultimi segmenti non sono qui visibili; ma presso gli ocelli posteriori la curva del cordone mette in evidenza la sezione circolare del medesimo, la sua parete nera e l’interno ialino (E) I trasversalmente, un poco all’ innanzi, sulla fronte; e due zone laterali, o posteriori. Ciascuna zona laterale risulta di 9 segmenti successivamente decrescenti in ispessore ed appena decrescenti in lunghezza, il primo essendo grosso quanto il segmento mediano, ossia quanto il diametro minore dell’ ocello anteriore (cirea 8 wu.) e l’ultimo sottile e conico. Questi segmenti formano angolo alla giuntura col segmento mediano e si dirigono, nel primo tratto, obliquamente all’ indietro divaricandosi verso ’ esterno, e poi si abbassano verso l’occipite, seguendo per quasi tutto il loro decorso il margine superiore e posteriore degli occhi. La parte nera di ciascun segmento non interessa tutta la massa, ma è limitata alle sole pareti, e viene perciò a formare tanti astucci a sezione circolare per quanti sono i segmenti; ed inoltre essa è formata da bastoncini di disuguale lunghezza disposti 1’ uno ap- presso all’ altro secondo le generatrici della superficie dei segmenti ia 0 i NUOVI CALCIDITI s5 stessi. L’interno dello strano organo apparisce pressochè ialino, nè saprei dire, per ora, che cosa contiene. Esso, infine, non è stac- cato e libero sull’ epidermide, nè adagiato su questa, ma situato subito sotto 1’ epidermide del vertice, la quale però è rialzata qui a guisa di una cuffia, di cui il cordone rappresenta i margini (v. fig. 8, testa). Dalle giunture del segmento mediano con i laterali si dipartono sulla fronte due carene o solchi nerastri e conici, i quali termi- nano al lato esterno delle fossette antennali. Carena occipitale nerastra fatta da due parti rettilinee, un poco convergenti all’ in- nanzi ed unite nel mezzo da una zona pallida. Occipite e guancie trasversalmente striate. Antenne inserite piuttosto in alto, sulla fronte, e distanti l’ una dall’ altra. Scapo compresso, quattro volte più lungo che largo, dilatato, ossia convesso, al margine ventrale. Pedicello a coppa allungata, due volte più lungo che largo, inserito ad angolo sullo scapo (Go- natocerini), di cui è un terzo più corto. Articoli del funicolo tutti più lunghi che larghi, specialmente i primi tre. Secondo articolo un poco più lungo de- gli altri e tre volte e mezzo più. lungo che largo; l ultimo è due volte più lungo che largo. Clava ovale molto allungata, acuminata, cinque volte più lunga della sua maggior larghezza, e quasi quanto il funicolo (v. fig. 10). I sensorî, molto lunghi nella clava, mancano affatto nel funicolo, a differenza come vedremo, del maschio. Peli antennali non troppo numerosi, ma lunghetti. Palpi molto ridotti. Torace appena più lungo che largo. Pro- €ig.10. — Antenna del- noto striato longitudinalmente, con una sola la 9 (I. setola a ciascuna estremità laterale. Scudo del mesonoto non molto grande, con margine anteriore curvo; mar- gini laterali anteriormente concavi, nel mezzo paralleli e diritti, posteriormente obliqui; margine posteriore leggermente concavo. 86 ETTORE MALENOTTI Solchi parapsidali bene marcati. Scapole a triangolo equilatero. Queste, e lo seudo, scolpiti in rilievi a maglie poligonali ben vi- sibili. Aseelle pentagonali, obliquamente striate. La sutura fra queste e lo scudo si prolunga, si assottiglia e scompare nelle sca- pole. Due setole non molto grandi sullo scudo, presso agli angoli esterni posteriori una all’ angolo esterno di ciascuna scapola ed una all’ angolo esterno di ciascuna ascella: Scutello corto e largo, trapezoidale, a margini fortemente in- grossati. Ciascun margine laterale manda nella superficie dello scutello una striscia nera pressochè in direzione dei margini pa- ralleli e che termina dopo essersi biforcata presso la punta. Lo seutello non presenta, all’ infuori di questa, nè striature nè setole, ma soltanto due piccoli calli, simili alla base delle setole, presso il margine anteriore. Mesopostscutello molto più largo che lungo, a margini antero-posteriori paralleli, e a margini laterali convessi. Esso presenta alcune strie longitudinali curve ed altre diritte, molto marcate le più esterne, poco le più interne. Metanoto con la prima delle quattro zone avente nel mezzo il piccolo disco metatoracico, ovale, munito anteriormente di una piccolissima apofisi. La seconda zona (quella in corrispondenza con gli spiracoli) presenta tre margini: l’ anteriore, con tre concavità, di cui la cen- trale coincide col contorno del disco; il mediano, un poco ondu- lato, ed il posteriore. Ai lati, i due primi si dirigono all’ innanzi ; il terzo all’ indietro. La terza zona ha contorno simile a quello del mesopostscutello, ma è più larga e più corta. L’ ultima, che fa parte, in apparenza, dell’addome, risulta di due pezzi trasversali, uno per lato, a margini interni rotondati e avvicinati Vl uno al- Vl altro. Ali anteriori lunghe e strette, gradatamente clavate, con la mas- sima larghezza nove volte minore della lunghezza e situata a breve distanza dall’ apice. Margine caudale con la caratteristica dilata- zione o excisione comune ad altri generi del gruppo e situata di fronte alla venazione. L’ angolo esterno della dilatazione è retto e smussato, mentre il margine distale di essa si congiunge al mar- gine opposto al pterostigma mediante una curva concava. La mas- sima larghezza della parte dilatata è di poco inferiore alla mas- sima larghezza dell’ ala, mentre, nella regione del pterostigma, la NUOVI CALCIDITI | ST larghezza dell’ala si riduce a ‘/,, circa della lunghezza. Il margine posteriore forma, a */, distali a partire dalla dilatazione, una leg- gerissima voncavità. Margine dell’ apice rotondato; margine ante- riore regolare fino alla vena marginale, in cui forma una piccola convessità, ed infine, presso la base, leggermente convesso. La venazione è lunga quanto ‘/, della lunghezza dell’ala. Nervo sub- marginale più lungo del marginale, ma difficilmente distinguibile da esso. Marginale notevolmente più lungo che largo; stigmatico corto, conico, col margine anteriore parallelo a quello dell’ ala, e con quattro sensilli. Tre setole sulla nervazione, di cui la più lunga è situata sul nervo mar- ginale, presso la convessità che esso forma al lato anteriore del- lZalat(v- figo 10) Presso la ‘base di questa setola rig. 11. — Base dell'ala anteriore (1). è situato un sensillo alare campa- niforme, solitario, che vien così ad aggiungersi a quelli del nervo stigmatico. I peli mancano nella parte excisa del disco, mentre, oltre il pte- rostigma, si contano una quarantina di piccole setole discali, di- stribuite in file presso la base delle ciglia marginali come segue : Una fila continua di circa 23 sopra la metà distale di una delle facce del disco, e di cui 13-14 al margine anteriore, le altre al poste- riore; ed un’ altra fila di circa 19 setole sull’ altra faccia del disco, e cioè 16 in fila continua al margine anteriore, e tre al margine posteriore presso la concavità della dilatazione. Le cinque o sei setole distali della serie di 16 sono inserite un poco più interna- mente nel disco (v. fig. 12) mentre le altre hanno la base in cor- rispondenza della linea che unisce le basi delle setole dell’ altra faccia. Frangia marginale presente su tutto il margine, eccetto in cor- rispondenza della venazione e della dilatazione. Setole prossimali della frangia lunghe quanto la massima larghezza dell’ ala; distali del margine inferiore della frangia, tre volte e mezzo questa lar- ghezza; prossimali del margine anteriore più grosse e più rigide delle corrispondenti posteriori (v. fig. 11). Numero totale di esse, circa 47. 8S ETTORE MALENOTTI Le più fitte sono quelle all’apice dell’ ala; le più rade, sono le prossimali anteriori. Sono un poco allargate nella regione del- l’aureola, e da questa sino alla base sono collegate tra loro da una mem- branella ialina esilissima, visibile solo ai forti ingrandimenti, e il cui orlo libero, tra 1’ una e l’altra setola, è con- cavo, come quello di un festone (v. fig. 12, nm). Dalla estremità prossimale del rilievo che dà appoggio al frenulo si parte una plica parallela ai margini del disco e che arriva sino oltre la i dell'ala ante- metà della zona dilatata. DE m, membranella ia Ali posteriori articolate alla base, EA rinforzo alla base delle ]Junghe e diritte, strettissime, appena setole. E; riore | lievemente allargate verso l'apice, che è obliquamente rotondato. Sono lunghe, esclusa 1’ articolazione, quanto le anteriori, e 16 volte più della loro massima larghezza. In corrispondenza della venazione il disco manca quasi del tutto ; così, per quasi tutta la lunghezza della venazione, questa rappre- senta anche la larghezza dell’ ala, mentre la sua lunghezza è poco più del quinto della lunghezza di tutta lala, e decupla rispetto alla larghezza. La venazione è pressochè diritta, ed un poco in- grossata presso il frenulo. Essa porta, in tutto, sei o sette piccole setole e presenta, nel pterostigma, due sensilli circolari. Vicino ad essi, poi, un poco più pros- simale, è impiantato un pelo di forma insolita. Esso è nerastro, grosso, in forma di ellissoide Fig. 13. — L’ala poste- é ; riore, intorno alla nervo (v. fig. 13). regione del pterosti- Il disco è provvisto di una sola fila, longi- Lon (09) allungato e lungo un poco più della larghezza del ; 1 tudinale, media e continua, di circa 14 setole ad una delle facce ; essa comincia presso la base del disco e termina in corrispondenza della sua massima larghezza, un poco prima di arrivare all’ apice. Sull’ altra faccia sono impiantate, un poco più anteriormente, 4-5 setole presso la base del disco. La frangia manca in tutta la metà prossimale del margine anteriore dell’ ala, NUOVI CALCIDITI S9 e comprende, in tutto, 36 setole, di cui 16 al margine anteriore e 20 al posteriore. Massima lunghezza delle setole sei volte più della massima larghezza dell’ ala, ma tuttavia un poco minore che all’ ala anteriore. Forma e collegamento reciproco delle setole come nelle ali an- teriori; aureola però più vicina al disco, e limitata alla frangia del terzo distale. Zampe lunghe e sottili, moderatamente pelose; trocanteri di due pezzi; sperone tibiale anteriore bifido; pettine antennale sul metatarso anteriore, presente; tarsi con l’ ultimo dei cinque arti- coli molto più lungo degli altri e con pulvilli bene sviluppati, mentre le unghie sono molto ridotte. Endofragma largo, lungo fino all’altezza del margine posteriore del primo anello addominale. Addome più lungo del torace, un poco più lungo che largo ; sessile, ovato. Dorso col primo anello più lungo degli altri e con una linea trasversa, interna, mediana, appena marcata. Margine posteriore di tutti gli anelli addominali e del metanoto rieco di fitti ingrossamenti papillari, sole sculture di tutto 1’ addome. Due setole a ciascun lato d'ogni anello; per ciascuno spiracolo due ben visibili, e un’ altra o altre due piccolissime e corte. Trivella appena sporgente, con la base po- sta all’altezza fra secondo e terzo anello addominale. Solchi laterali del ventre molto vicini ai lati e poco marcati (v. fig. 14). Maschio (v. fig. 15). Colore come. nella femmina, salvo le antenne, che sono di color grigio paglierino pressochè uniforme. Antenne un poco più lunghe che nella femmina, e fatte da 10 articoli. Scapo e pedicello come Fig. 14. — Estremo ad- nella femmina. Gli otto articoli del flagello dome della 9 supi- RO Cera ; 200 sono poco dissimili tra loro in lunghezza e na ( 3 ) non molto diversi nemmeno in larghezza; tutti almeno due volte e mezzo più lunghi che larghi; il primo un poco ristretto alla base e rigonfio nel mezzo; gli altri grada- tamente più larghi, subcilindrici; l’ ultimo però non più largo del penultimo, ed ovale-acuto. Tutti gli articoli del flagello con lar- ghi e lunghi sensorî, un poco più pallidi della restante epider- mide (v. fig. 16). 90 ETTORE MALENOTTI Resto della testa, torace, ali, zampe, addome visto dal dorso, come nella femmina, di cui porta altresì le dimensioni generali. e CA eZ Fig. 15. — Maschio prono (5); Si distinguono tutti i 19 segmenti del cordone. Solchi premarginali, alla regione ventrale dell'addome, più interni, più marcati e più diritti che nella femmina, come pure più con- Fig. 17. — Estremo ad- Fig. 16. — Antenna del gT dome del supino (E): 0) \i (1 i NUOVI CALCIDITI 91 vergenti all'indietro, data la minor larghezza del periandro in con- fronto all’apparato ovopositore. L’armatura genitale termina con un sottilissimo pene, il quale presenta una espansione presso la sua estremità (v. fig. 17). DIMENSIONI (espresse in micron). A) DEL MASCHIO : Lunghezza del corpo, compresa la testa. . . . . . . . 407 » ‘delle antenne ME Mt n 00 Tarchezzay delitorsce MAPS MANS STO O SZ » dell'addome. (n. RE o en ATO Ali anteriori: Lunghezza (esclusa la Fia) SR ARSA ETA 300. Massima larghezza . . IE Anno de 41 » lunghezza della fr: ENRIAZ Ne RE O Ali posteriori: Lunghezza (escluso articolazione e fri ngia) . . 358 Massima larghezza . . MEA An | 22 » lunghezza della Fangio: Rie n 130 TRASI OMEGA MII THEZZ AR N OO Ultimò articolo degli stessi: Lunghezza... . . 40 Apparato genitale: Lunghezza. . . DI ERO Tonalon SOS 66 Segmento mediano del cordone del n elnto: Lunghezza . . . 42 » » » » Spessore a - lo) B) DELLA FEMMINA : CAVA E N (LIO Antenna: Lunghezza ‘< IMRICOLO ar 90, Pedicelloretscapo wi «rete Ni 100 LO ba lO 010. Tumehezzagdeltagtrivo] Ae RO 140 Habitat. La descrizione suesposta è stata fatta su 6 esemplari, schiusi da foglie di arancio poste sotto campana per la ricerca dei parassiti del Ckrysomphalus dictyospermi (Morg.). Tre femmine ed un maschio da materiale di Mandarano in quel di Centùripe (Catania) e due femmine da materiale di Palermo, estate 1916. Non ritengo, però, che la specie descritta sia parassita della Bianca-rossa, poichè un attento esame del materiale messo sotto campana rivelò in esso la presenza di alcuni Psocidi e di qualche piccolissima larva di Mierolepidotteri, di cui, conforme alle abitu- dini di altre specie di Mymaridae, essa potrebbe rappresentare un vero parassita. 92 ETTORE MALENOTTI Farò notare, per ultimo, che, anche astraendo dalla presenza del cordone fusiforme sulla testa, i caratteri del Metalaptus tor- quatus, pur accostandosi in gran parte a quelli delle varie specie del genere Alaptus, presi però nel loro insieme, non trovano riscon- tro in nessuna delle medesime (1), per quanto mi risulta dalle descrizioni dei diversi autori (2). (1) Così, almeno per la conformazione o per la diversa distribuzione del co- lore delle antenne, esso differisce dalle seguenti specie del genere Alaptus : minimus, Walk., mnewtoni, Gir., iceryia, Ril., globosicornis, Gir., pallidicornis, Forst., eriococci, Gir., animus, Gir., aurantii (Parvulinus aurantii) Merc. E almeno in qualche particolare della struttura delle ali, dalle altre seguenti, sempre del genere Alaptus: ercisus, Walk., immaturus, Perk., i. var. maccabei, Gir., milleri, coecilii, intonsipennis, Gir. R. G. Mercet, in un suo recentissimo opuscolo (Microhimendépteros de Espana ritiles a la agricultura, Madrid, 30 Sett. 1917) passa senz’ altro in sinonimia il Met. torquatus, col suo Parvulinus aurantii, che dà per vero parassita della Bianca-rossa. Ma il Met, torquatus, in confronto al Parvulinus aurantii, presenta anche : ar- ticoli del funicolo più somiglianti fra loro ; clava molto più stretta ed acuta ; angolo esterno della excisione delle ali anteriori meno acuto, anzi retto addi- rittura e smussato ; nervo premarginale molto meno rigonfio ; scudo del meso- noto reticolato ; seutello sprovvisto di setole. (2) Vedere in proposito : WesTtwooD, (I. 0.), An Introduction to the Modern Classification of Insects, Vol. II, Part 2.8, Synopsis of the Genera of British Insects, p. 78, 1840. SCHMIEDEKNECHT, (OTTO, von), Genera Insectorum, dirigé par P. Wytsman, 97°° fascicule: Hymenoptera - Fam. Calcididae — Subfam. Mymarinae, pp. 488-499. Bruxelles, 1909. GIRAULT, (A. Arsène), 1.°) Synonimic and descriptive notes on the Chalcidoid fa- mily Mymaridae, New York « Entomol. Society Journal », 18, 1910 (pp.233-259). 2.°) Australian Hymenoptera Chalcidoidea — II. The Family Mymaridae With De- scription of New Species. — Contribution N.° 4, Entomological Laboratory, Sugar Experiment Stations, Mackay, Queensland — ed anche in: « Memoirs of the Queensland Museum », Vol. I, 1912, pp. 117-175. Brisbane. 3.) Id. id., Sup- plement, Op. cit., Vol. IT, 1913, pp. 107-129. 4.°) Id, Id., Second Supplement, Op. cit., Vol. III, 1915. pp. 154-169. MERCET, (R. G.), Mimàridos nuevos de Espana, in « Boletin de la Real Soc. Esp. de Historia Natural », XII, Num. 6, Madrid, Giugno 1912, pp. 331-337, 4 figg. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 14 Gennaio 1918. it Su una nuova specie di Trombidide appartenente ad un nuovo genere supposta parassita, allo stato di larva, delle Cavallette, in Puglia Lettera al Chiar. Prof. Guipo PAOLI, R. Ispettore delle malattie delle piante. CARISSIMO PAOLI, Ho ricevuto il bellissimo Trombidide, da Lei speditomi in più individui adulti, trovato a Foggia, sotterra ed in condizioni tali da far ritenere che abbia rapporti di parassitismo, nel suo stadio giovanile, colle Cavallette (Dociostaurus maroccanus), delle quali Ella, mentre dirige la distruzione, a difesa di quelle fertili pianure, stu- dia, intanto, coll’amore e la intelligenza ben note, i singolari rap- porti coi molteplici parassiti che le insidiano. Certo, a suo tempo, Ella ci farà conoscere come la specie di Trom- bidide, da Lei gentilmente postami sott'occhio, si comporti rispetto ai detti Ortotteri; intanto, per mio conto, Le comunico la deter- minazione della specie, che non è stata peranco descritta, nè ap- partiene al gen. Eutrombidium Verdun, di cui VE. trigonum (Herm.) è comune, allo stato di larva, su parecchi Ortotteri, anche in Ita- lia, come PZ. debilipes (Leon.) attacca le Cavallette in Russia ed una specie £. locustarum (Walsh.), inquina gli Ortotteri Acrididi nell’ America settentrionale. L’attuale forma da Lei trasmessami non appartiene ad alcuno dei generi finora noti, in cui è stato recentemente frammentato il vecchio genere 7rombidium; sebbene, a prima vista, per la statura, forma del corpo largo e depresso e prominenza dell’addome sul capotorace piccolissimo, che resta così tutto celato, sembri un Sericothrombium (di cui è tipo il nostrale S. Rolosericeum (L.)); e, 94 SU UNA NUOVA SPECIE DI TROMBIDIDE, ECC. ad un primo esame, poi, per la sessilità o quasi degli occhi e per altro, sembri un Microtrombidium, ma ne è molto diverso. Ecco intanto i caratteri del genere nuovo : Gen. PARATHROMBIUM n. gen. Abdomen trigonus, bene humeratus, humeris tamen rotundatis; po- stice acuto-rotundatus, antrorsus valde supra cephalothoracem produ- ctus. Plicae transversae sunt in parte media dorsi abdominis duae, et in parte postica tantum foveolae binae. Dorsum posticum tamen non plicis, figuram peculiarem in Butrombidiis manifestam, signanti- bus impressum, neque area ovali colore saturatiori, qui Eutrombi- diorum eximius character est, ornatum. Pili dorsi abdominis e basi bifurcati, barbulati, ruberrimi ; cephalithoracis, ventrisque simplices, elongate conici, utrinque barbula ornati ; pedum elongatiores, simpli- ces, tantum parte dorsuali dense ciliata. Orista metopica linearis, in medio parva areola bisensilligera aucta. Nasus nullus, sed margo an- terior capitisthoracis est squama vix elevata marginatus. Oculi curtis- simo pedunculo sustenti, sive subsexiles. Palpi apice biungues, ut in gen. Buthrombidium interne et erterne armati. Pedes pulvillo nullo. Species typica : Parathrombium paolii n. sp. Il genere dunque differisce molto bene dagli Euthrombidium per la mancanza della caratteristica area ovale dell’ estremo dorso e delle pliche che la circondano, come pure per la mancanza del pro- cesso squamiforme, allungato all’innanzi del capotorace (naso), come pure per la forma dei peli ricoprenti il dorso. Dai Microtrombidium per l’armatura dei palpi; forma della cre- sta metopica, struttura dei peli del dorso ecc. Cogli altri generi la differenza è troppa perchè convenga met- tere avanti un paragone. I Neotrombidium hanno peli del tronco triforcati, ma essi sono nudi e per tutti i loro caratteri i Neotrombidium stanno fra i bassi Trombidium (sensu lato), mentre il genere, che qui descrivo, appar- tiene, certo, a quelli più alti, cioè a peli del corpo barbati, ci- gliati ecc. | Mi permetto di dedicare a Lei, che ha fatto così belle ricerche SU UNA NUOVA SPECIE DI TROMBIDIDE, ECC. 95 sugli Acari e mi ha donato bellissime specie, oltre alla presente tanto interessante, la specie tipica del presente genere, ed eccone la descrizione : Parathrombium paolii Berl. n. sp. Insigni colore cinnabarino, immaculato, depictum ; pilis saturatius codem colore conspicuis. Corpus, in exemplis minus bene repletis, late trigonum, via longius quam latius, margine antico dorsi subrecto, humeris rotundato-prominentibus, deinde marginibus lateralibus gra- datim concurrentibus, denique postice rotundato-acutum. Truncus densissime pilis obtectus, qui pili varie fabricati sunt. In toto dorso abdominis sunt bifurci, sive pilis binis, tantum basi simul concretis, curtoque pedunculo communi sustentis, apice acutis et for- cipis instar, invicem leniter incurvis, barbulatis, saturatius cinnaba- rinis, 40 p.. circiter longis, compositi ; inter sese eodem spatio di- screti. In capitethorace et In ventre pili simplices sunt, conici, ali- quanto longiores et plus minusve exiles (longiores sunt etiam exiliores, nam pereriles circa cristam metopicam alibique 70-80 p.. sunt longi ; aliquanto crassiores autem, sive eadem crassitudine quam ramulus quisque bifurcorum, sunt 50 p.. long.). Ad latera abdominis pili e basi bifurci, in simplices incurrunt per pilos tantum apice bifurcos et 50 w.. long. Pedes densiori peluria sunt obtecti, pilis simplicibus, uno tantum latere dense ciliato (superne), in extremis tarsis longio- ribus et exilioribus. Pedes exiles, breves. Anteriores 1350 p.. long. ; tibia via obeonica, subeylindrica, subtili, via tarso longiori, sive 230 p.. long. Tarsus elongatissime cylindrico-ovalis, circiter triplo longior quam latus, sive 270 p.. long.; 85 p.. lat. Palpi magni et crassi, praecipue secundo articulo crassissimo et superne, gibbo ; densiori et longa peluria ornato; articulo quarto unguibus binis apice armato ex quibus internus dimidio exteriori minor, ambobus apice obtusis. Articulus quartus, supradictus in dorso duplici serie longitudinali spinarum (ex spinulis circiter 9 numero composita) procumbentium et difficilius conspicuarum ornatus ; nec non spinis perlongis 8-9 numero in serie transversa, ad basim articuli 96 SU UNA NUOVA SPECIE DI TROMBIDIDE, ECC. eiusdem, antrorsus porrectis, validioribus in parte interna armatus. In parte externa articulus iste spinis armatus est tribus, valde ro- bustis, ex quibus media caeteris validior, juxta marginem inferum articuli în serie dispositis, antrorsus et deorsus porrectis, subparal- lelis et articuli supradicti longitudinem fere aequantibus. Tentaculum elongate claviforme, exile, ungues superans, ad 240 w. long. Dorsum planum, sulcis duobus transversis, cuius posterior fere ad tertios pedes est ; caeterum dorsum impressionibus duabus, curtis, sub- longitudinalibus signatus. In animalculis melius repletis abdomen sub- rotundus est, impressionibus supradictis minus bene significatis. Ad 1400 p.. long. ; 1200 p.. lat. (eremplum minus repletum). Paulo ampliora sunt exempla repletiora. Habitat sub terra, inter oothecas Dociostauri maroccani, ad « Fog- gia », in Apulia, decembri collectum. EccoLe, Egregio amico, la determinazione e la diagnosi della bella specie, intorno alla quale attendo ora le osservazioni biolo- giche, che Ella non mancherà certo di fare e saranno, senza dub- bio, interessanti; e ringraziandoLa nuovamente della interessante comunicazione, mi dico suo Firenze, 28 Dicembre 1917. dev,M° A. BERLESE. » SU UNA NUOVA SPECIE DI TROMBIDIDE, ECC. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV a sà 5 . 30 1. Parathrombium paolii adulto, dal dorso ; ingrandito (TP) 00) . Cresta metopica ed occhio (gruppo di sinistra) (1) bo 3. Palpo visto dall’ interno (1) 4. Apice dello stesso, più ingrandito (7) ; z b 150) 5. Apice dello stesso, visto dal lato esterno (P) 6. Tibia e tarso del 1.° paio, denudati, visti di lato (2°) 7. Porzione di epidermide presa su un lato dell’ addome, per mostrare le diverse maniere di peli, cioè i dorsali biforcati dalla base, che È. 8 + (380) passano gradatamente nei semplici, grossi F) 380 » 8. Un pelo separato, del capotorace (FT) 350) » 9. Un pelo separato, delle zampe (T) Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 2 Gennaio 1918. u Redia », 1917. 7 i Ta da CI hi IT RA DIS) DI ni ni tod Sa 1 pi O, 0 RI De (ua MARTI DO Dil pr er (I w a DETTO, Dott. G. TEODORO Aiuto e Libero docente nell’ Istituto di Zoologia e Anatomia comparata della R. Università di Padova diretto dal Prof. D. Carazzi Ricerche morfologiche sulla larva del “ Clytus arcuatus ,, L. (Cerambycidae) Il Clytus arcuatus L., come è noto, è un coleottero cerambicide nocivo allo stato larvale agli alberi di quercia. Esso rode il legno di queste piante di preferenza quando sono state abbattute, ma, secondo alcuni osservatori, come ricorda Escherich (2), attac- cherebbe le querce mentre sono ancora in vegetazione, colpendo specialmente le piante mal sviluppate. Le larve scavano gallerie molto lunghe, con più frequenza sotto la corteccia nel senso lon- gitudinale, e le gallerie possono essere così numerose che finiscono col confluire ; allora si può con tutta facilità staccare la corteccia dai tronchi. Le larve che han servito per le mie ricerche sono state appunto raccolte su tronchi di quercia già segati in pezzi per stufa, e che, a giudicare dallo stato di secchezza, erano abbattuti da un tre anni. Queste larve, raccolte in dicembre, misuravano da mm. 10 a mm. 12 di lunghezza. Viene sempre ricordata nei trattati di entomologia la maniera caratteristica con cui le larve dei cerambicidi, apode o con zampe atrofiche, si locomuovono nelle gallerie da esse scavate nel legno. Si riportano sempre a tal uopo le figure del Kolbe e del Lucas [vedi Berlese (I) ed Henneguy (3)], le quali mostrano le protube- ranze rugose che le larve di questi coleotteri posseggono tanto 100 G. TEODORO sulla superficie ventrale che su quella dorsale del corpo, e che servono alla loro locomozione nell’interno delle gallerie. Si para- gonano tali protuberanze con le false zampe di altre larve di in- setti e si parla di produzioni speciali in rapporto alla maniera di vita delle larve stesse. Ed invero se osserviamo le differenti forme larvali nel loro habitat naturale troviamo sempre degli adattamenti morfologici che sono in evidente rapporto col differente mezzo in cui le larve vivono. La letteratura entomologica possiede in pro- posito le ricerche del Leisewitz (4), che in un lavoro d’ in- sieme ci dà un’ idea completa della morfologia e del funzionamento degli svariati processi chitinosi (peli, spine, tubercoli, setole) che si trovano sulla superficie del corpo di quelle larve d’insetti che vivono nel legno o in altre parti della pianta, o nel terriccio. Queste formazioni sono caratteristiche anche in larve d’ insetti sistematicamente differenti ma che hanno una maniera di vita si- mile. Non solo, ma la specie e la consistenza delle appendici chi- tinose, è in rapporto con la natura del mezzo che costituisce l'habitat della larva, e nel quale essa si locomuove. Un’ altra ca- ratteristica è data inoltre dal fatto che i processi chitinosi hanno, in generale, direzione opposta a quella seguita dall’ animale nor- malmente per muoversi. Nelle mie ricerche mi son servito dei comuni mezzi di tecnica e cioè fissazione delle larve in alcool a 95° e assoluto. Ho impa- ‘affinato e fatte sezioni sagittali che ho colorato con ematossilina Carazzi ed eosina. Per lo studio in toto della chitina ho tagliato le larve in due secondo un piano orizzontale mediano e fatto ma- cerare i pezzi in potassa; poi, servendomi del binoculare da pre- parazione, ho asportato i muscoli ed ho allestito preparati stabili di chitina dorsale e ventrale in balsamo ed in liquido del Fanre. Esaminando in toto una larva viva di Clytus arcuatus, si vede come sia provvista, tanto sulla superficie ventrale che sulla dor- sale dei suoi segmenti, di protuberanze che animale può a volontà estroflettere e ritirare, e la cui consistenza è piuttosto molle, al contrario forse di quanto a prima vista si potrebbe credere. Que- ste protuberanze, o tubercoli o rigonfiamenti, come si sogliono chiamare dagli entomologi, si trovano su tutti i segmenti, dal se- condo dopo il capo, esclusi gli ultimi due addominali. Le ultime RICERCHE SULLA LARVA DEL « CLYTUS ARCUATUS» L. 101 tre o quattro sono un pochino più sviluppate tanto ventralmente che dorsalmente. L’esame a forte ingrandimento della chitina ventrale ci lascia vedere come le tre paia di zampe toraciche sono atrofizzate (fig. 1) e si arguisce da ciò come esse non possano avere che una parte piccolissima o addirittura nulla nella locomo- zione. Queste zampe sono costituite di soli tre articoli, di cui il terminale è provvisto di una forte unghia leggermente ricurva. I tubercoli retrattili, quando siano completamente estro- flessi, si presentano come dei rilievi ovoidi oc- cupanti la parte mediana della superficie dello sternite e del tergite, diretti con l’asse maggiore perpendicolarmente alla lunghezza del corpo. Secondo Berlese (1), nei cerambicidi que- sti « caratteristici rigonfiamemti scabri degli sterniti rappresentano un grado di difterenzia- mento di organo ambulatorio anche più arre- trato delle false zampe », e nella loro costitu- zione, secondo quanto ammette questo A., entrano il prosternite Fig, 1. ed il mesosternite ventralmente, mentre dorsalmente vi prende parte anche il primo pezzo del noto. Inoltre sul ventre le due sezioni sono distinte « fra loro da solco profondo corrispondente alla precosta » e sul dorso le tre sezioni sono « distinte da due solchi profondi corrispondenti ad antecosta e precosta ». Questo il Berlese ammette in generale per i cerambicidi. Nel caso da me studiato invero, dall’ esame della chitina ventrale e dorsale, risulta che tanto nell’ una quanto nell’ altra superficie le parti dei segmenti che entrano nella costituzione dei rigonfiamenti, sono sempre le due mediane: prosternite e mesosternite, e, rispet- tivamente protergite e mesotergite. Inoltre, sempre nella larva del Clytus arcuatus, queste sezioni non sono distinte da un netto solco trasverso. La somiglianza adunque tra i rigonfiamenti ventrali e dorsali è in questo caso ancora più manifesta. Ma anche per gli altri caratteri dati dalla morfologia esterna e dalla muscolatura, i rigonfiamenti delle due superficie presentano una struttura del tutto simile. 102 G. TEODORO Infatti, esaminando in preparazioni în toto la chitina dorsale e la ventrale, si rileva un aspetto differente fra la superficie del rilievo e quella della circostante chitina. La superficie del rilievo si presenta costituita come da tante areole di forma non ben definita, a contorni però ben netti e curvilinei, come meglio delle parole dimostra l’annesso schizzo (fig. 2). In sezione sagittale e trasver- sale, detta superficie chitinosa ap- pare tutta crenellata (fig. 3). Pochissimi peli trovansi sulla su- perficie del rilievo; invece i suoi due margini laterali, a forma semi- lunare, sono ben delimitati da un gruppo di peli piuttosto lunghi, e da Fig. 2 un maggior ispessimento della chi- tina. Fra un segmento e 1’ altro, e cioè rispettivamente nell’acrosternite » acrotergite, metasternite e metater- e e gite, la chitina perde questo aspetto TT areolato e si presenta invece provvi- Fig. 3. sta di numerose pieghe a decorso pressochè parallelo e disposte, come è naturale comprendere, nel senso perpendicolare all asse longitudinale del corpo. Il passaggio fra queste due zone è graduale e non è delimitato nè da peli, nè da ispessimento di chitina, nella sua regione mediana. Ma andando, sia dal tergite che dallo sternite verso le pleure, e solo in cor- rispondenza delle parti laterali dell’acrosternite e metasternite e acrotergite e metatergite, la chitina sì presenta ricoperta di spine rigide, corte, vere protuberanze chitinose, il cui aspetto in sezione A sagittale mostra la fig. 4. Fig. 4 La zona compresa fra queste due regioni co- perte di spine, è invece liscia, e proprio nella sua parte mediana apronsi gli stigmi. ziguardo alla muscolatura dei rilievi ambulatori delle larve dei cerambicidi, è da notare innanzi tutto la sua grande sempli- RICERCHE SULLA LARVA DEL « CLYTUS ARCUATUS » L. 103 cità e la perfetta corrispondenza fra la regione dorsale e la ven- trale, carattere questo su cui insiste anche il Berlese (I) nel suo trattato. Infatti le sezioni sagittali e trasverse delle larve del Clytus da me studiate, mostrano che tale muscolatura è costituita da due strati ben distinti, e che sono dati dalle fasce longitudinali e dai fasci trasversali, nonchè da sottilissimi fasci muscolari che stac- candosi da quelli longitudinali, vanno ad inserirsi, rispettivamente sulla chitina delle regioni dorsale e ventrale. Un altro particolare degno di nota è che, mentre tutto il corpo della larva ha una consistenza piuttosto molle, il primo segmento dopo il capo, e dentro il quale il capo stesso può essere in parte retratto, è addirittura coriaceo. Anch'esso ha la superficie tergale e sternale liscia mentre sui fianchi è provvisto di numerose cor- tissime spine tutte rivolte all’indietro. Se noi consideriamo questi caratteri morfologici offerti dalla larva xilofaga del Clytus arcuatus, comprendiamo come essi siano con- soni con la maniera speciale sua di locomozione. Infatti la larva può a volontà retrarre ed estroflettere i suoi rilievi mammellonari le cui sporgenze crenellate fanno presa sulle pareti delle gallerie sopra e sotto, mentre lateralmente analoga funzione compiono le spine collocate nelle regioni pleurali. La struttura adunque della superficie chitinosa dei rilievi per- mette all’animale di compiere i movimenti di progressione nell’in- terno delle gallerie. CERO ERA Lr I, GRIN 104 G. TEODORO AGURIO RIGHI ZA (1) BERLESE A. (1909-1917). Gli Insetti. Milano, Soc. Editr. Libr. (2) EscHERICH K. (1916). Clytus (Plagionotus) arcuatus, coleottero nocivo alla quercia in Germania. « Zeit. f. angewandte Entomol. », vol. 3, fasc. 3, pp. 388-397. — Riassunto in « Boll. mens. di informaz. agrarie e di patol. veget. », anno VIII, n. 7, luglio 1917, pa- gine 1102-1103. (3) HENNEGUY L. F. (1904). Les Insectes. Paris. (4) LersewITz W. (1906). Ueber chitinòse Fortbewegungs-Apparate einiger (ins- besondere fussloser) Insektenlarven. Miinchen, 1906. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 20 Marzo 1918. Dott. G. TEODORO Aiuto e Libero docente nell'Istituto di Zoologia e Anatomia comparata della R. Università di Padova diretto dal Prof. D. Carazzi Il cielo di sviluppo dell’ aKamush/ secondo le recenti ricerche dei giapponesi Miyajima e Okumura Riassunto e considerazioni generali sulle malattie trasmesse dagli Acari. Col nome di kedani, o di akamushi viene indicata in Giappone una piccola larva di acaro il quale trasmette all’uomo una malat- tia detta febbre di fiume (scima-musci, tsutsugamushi disease, kedani fever ecc.) che presenta alcune analogie con la febbre delle Montagne Rocciose e col tifo esantematico, ma sul cui agente pa- togeno, sia esso un vegetale del genere Mucor, un protozoo o un virus filtrabile, non è ancora detta l’ultima parola. Di questo acaro : Trombidium akamushi Brumpt, 1910, non era nota finora che la sola forma larvale. Due giapponesi, Miyajima e Okumura (17), hanno trovato, allevato e illustrato l'adulto di detta specie ed hanno fatto anche esperienze sulla trasmissione della febbre fluviale. Gli AA. ci fanno però conoscere che, simultaneamente ad essi, ma indipendentemente, anche i dottori Nagayo, Miyagawa e Inamura, trovarono l’ adulto dell’ acaro in parola in una regione della pro- vinceia di Yamagata, ed i dottori Kawamura e Yamaguschi in quella di Niigata. L'importanza delle ricerche dei suddetti AA., ed il fatto che sono pubblicate nel primo numero (17) di un nuovo periodico giap- ponese che non sarà facile a tutti procurarsi, specie nel momento presente, mi spinge a riassumere su queste pagine i risultati di tali ricerche. 106 G. TEODORO La febbre fluviale del Giappone si manifesta in forma endemica nell’estate di quasi tutti gli anni, in alcuni distretti delle prefet- ture di Niigata e Akita, ed anche in alcune località in Yamagata e Formosa. La malattia pare che esista anche fuori del Giappone, infatti Schiiffner (21) per citare il caso più recente, ha de- scritto una forma di pseudotifo, riscontrata a Deli in Sumatra, della cui trasmissione all’uomo viene imputata una larva di 7rom- bidium, ed una di Oheyletus. Per maggior intelligenza del lettore ricorderò che lo Schiiffner avvicina questa forma di febbre pseu- dotifoide alla febbre fluviale, per il fatto che anche essa si inizia con una piccola zona di necrosi cutanea, la quale dà poi una pic- cola ulcera cui segue un ingorgo ghiandolare. Però questa febbre sì riscontrerebbe a Sumatra durante tutto Panno e avrebbe una mortalità del 3 ‘/,. Lakamushi è una piccola larva di acaro che si riscontra tanto sull’nomo che sul topo di campagna, Microtus montebelli (M. Edw.), di color giallo chiaro-rossiccio, lunga mm. 0,32-0,43. Essa attacca anche altri piccoli mammiferi: scimmia, cane, gatto, ratto, coni- glio, cavia, ma non attacca nè insetti, nè ragni, cosa che fanno invece molti trombididi. La larva resta sul mammifero ospite da tre a quattro giorni, e si accresce in dimensioni. Quando ha il ventre pieno abbandona l’ospite e cerca rifugio sotterra. La me- tamorfosi, nei climi caldi, si compie in 5-6 giorni. La ninfa otto- poda non è parassita nè ematofaga, ma si nutre di succhi vege- tali. Gli AA. hanno trovato sperimentalmente che cibo adatto sono i poponi, le patate; sembra però che non amino i succhi acidi, come mele ed aranci. Una condizione essenziale per lo sviluppo è un certo grado di umidità. L’ adulto non differisce molto dalla ninfa, e differenze sessuali visibili non si hanno se non quando sian raggiunte le dimensioni massime e la maturità sessuale. In cattività la ninfa diventa imagine in una settimana, ed è lunga mm. 0,84-0,98, ma solo in un piccolo numero raggiunge la matu- rità. Gli AA. hanno studiato Vadulto anche nel suo habitat natu- rale, lo han trovato su sostanze vegetali abbandonate sul fine fango sabbioso delle inondazioni dei fiumi. Se esposti alla luce gli acari cercano vivamente rifugio sottoterra. In alcuni Inoghi incolti sono stati trovati in numero tale che in nn yard quadrato di ter- IL CICLO DI SVILUPPO DELL’ « AKAMUSHI » 107 reno ve ne erano circa 50. In natura ninfa ed adulto pare che si nutrano di suechi di piante (Imperata arundinacea Uyr., Artemisia vulgaris L.). Gli AA. ci danno una descrizione abbastanza minuziosa dei dif- ferenti stadì di sviluppo soffermandosi su tutti i caratteri morfo- logici. Ci basti qui ricordare che il corpo dell’adulto è molle, piriforme, o piuttosto a forma di zucca, con una profonda costri- zione nel terzo anteriore del corpo, che divide il cetalotorace dal- l'addome. Il colore è rosso—pallido, ocra, ma appare biancastro per i lunghi e piumosi peli che ricoprono tutta la superficie del corpo. L’adulto misura mm. 1,08-1,13 X 0,53-0,63 e 0,63-0,73 rispetti- vamente nel cefalotorace e nell’addome. Dal complesso dei carat- teri morfologici dunque si rileva che 1’ akamushi, sistematicamente appartiene alla famiglia 7rombididae, però differisce dalle altre specie note nei seguenti punti: corpo piriforme con un solco tra- sverso, mancanza di veri occhi; il penultimo articolo dei palpi termina con una semplice unghia ed è munito da 2 a 4 spine poste dietro l’ unghia; è bene sviluppata un’ areola che funziona da organo di senso; mancanza di stigmi e di grossi tronchi tra- cheali ; il corpo è coperto di forti, incolori peli piumosi. Se però confrontiamo questi caratteri con quelli proprii della fam. 7rom- bididae, dati dal Berlese (I), vediamo che anzi la massima parte di essi sono proprio caratteri precipui di tale famiglia. |, come avviene appunto in questa, anche nell’ akamushi, le larve sono molto differenti dai loro adulti. ziguardo alla riproduzione gli AA. in base alle loro ricerche ci fanno conoscere che le femmine depongono le uova non in gruppi, come altri trombidii, ma uno alla volta nella sabbia. In vero, sebbene ciò non sia stato con sicurezza osservato, lo si può facilmente arguire dal fatto che nel corpo della femmina non si trovano contemporaneamente due uova mature. Le uova misurano mm. 0,21-0,24 X 0,17-0,22. Da esse schiude una larva in tre set- timane, almeno nel mese di settembre, in cui gli AA. hanno ese- guito le loro ricerche. L’accurata descrizione ed illustrazione della larva ci fa vedere la sua gran somiglianza col Leptus autummnalis Show. Importante da constatare è che, come abbiamo visto, gli adulti mancano di occhi e di stigmi, mentre la larva è provvista 105 G. TEODORO di stigmi e di due paia di occhi siti al margine laterale dello seuto. : Le larve nate in laboratorio si mostravano vivaci. Gli AA. ne collocarono su Mierotus e su sorci, esse vi sì attaccarono salda- mente, accrebbero e abbandonarono l'ospite dopo quattro giorni. Per dimostrare sperimentalmente la trasmissione della febbre di fiume da esse operata, furono poste 28 larve su di una scimmia femmina, che, come è noto, è molto suscettibile a tale morbo. Tutte sì attaccarono saldamente alla pelle rimanendovi da tre a quattro giorni. Delle ventotto morsicature, solo due diedero luogo ad una piccola ulcera. Al settimo giorno dell’infezione l’animale presentò ingrossamento delle glandole linfatiche ascellari di sinistra. L’an- damento della temperatura è dimostrato da una grafica, dalla quale risulta che la temperatura raggiunse i 38° al nono giorno e andò crescendo fino a raggiungere i 40,6 nel dodicesimo giorno, dopo del quale la temperatura decrebbe per tornare a 37,5 al diciasset- tesimo dì. Durante il periodo febbrile 1 animale si mostrò soffe- rente e se ne stava rincantucciato in un angolo della gabbia. I sintomi della malattia furono dunque i tipici della febbre fluviale giapponese, solo mancò l'eruzione esantematica che è invece un sintomo caratteristico di tale infezione nell’uomo. L’ animale mi- gliorò poi rapidamente. Gli AA. concludono che sistematicamente, data la gran somi- glianza fra Vakamushi e il Leptus autumnalis, queste due forme devono considerarsi come appartenenti al medesimo genere. Il nome da dare all akamushi sarebbe quello di Leptus akamushi Brumpt. Non credo inopportuno aggiungere una breve considerazione a questo riassunto. In un recentissimo articolo sulle malattie da virus filtrabile il Gabbi (10), pur considerando Vineertezza che regna ancora sulla natura dell’agente specifico della febbre fluviale del Giappone, classifica questa malattia fra quelle con macchie emorragiche, petecchie, echimosi, che, insieme ad altre forme mor- bose (dengue, vaiolo, febbre gialla ecc.), appartengono alla catego- ria delle malattie da virus filtrabili od ultra-microscopici, per i quali egli propone il nome di virus eriptomortfi. IL CICLO DI SVILUPPO DELL’ « AKAMUSHI » 109 Gli acari, e fra essi in particolar modo gli ixodidi, sono con certezza accusati della trasmissione all’uomo ed a parecchi mam- miferi, specialmente di alcune spirochetosi e piroplasmosi (babiosi). La parte che hanno gli acari in questa trasmissione è tanto più pericolosa, in quanto che il parassita viene in molti casi propa- gato ereditariamente da acaro ad acaro, in modo che esso può con- servarsi nel trasmettitore per più generazioni. L’ acaro introduce nel suo corpo i piroplasma o le spirochete suechiando sangue ad un vertebrato che ne sia infetto. Non è perfettamente noto nei singoli casi il ciclo evolutivo che i microorganismi patogeni com- piono nel corpo dell’acaro, fino a che questo venga ad essere ca- pace di infettare, certo che tale ciclo è complicato, come risulta oramai dalle ricerche di molti osservatori su specie differenti € per differenti malattie. Quando il protozoo è penetrato nel corpo dell’acaro subisce ge- neralmente una serie di trasformazioni dalle quali si origina uno stato speciale del suo ciclo (sporozoite) che, con un meccanismo non sempre ben conosciuto, è capace di penetrare nelle cellule sessuali femminili e quindi passare nelle nova. Cosiechè le larve che ne nascono sono già infette e capaci di infettare. Questa tra- smissione ereditaria avviene non solo in acari che passano tutta la loro vita su di un ospite, ma anche su quelle specie che cam- biano ospite durante le loro metamorfosi, e finalmente anche in quelle che non vivono abitualmente sul corpo di un vertebrato, ma vi si recano solo quando si nutrono del suo sangue. Notevole esempio è quello offerto da Hyalomma aegyptium, il quale, non solo nella costa del Nord Africa, ma ben anco nelle coste del- l Italia meridionale, trasmette, come prova il Carpano (4), la piroplasmosi ai bovini. L'infezione non può avvenire che per parte di individui nati da altri infetti, perchè queste zecche si attaccano nella loro vita una sola volta sul mammifero di cui succhiano san- gue. L’ Ornithodorus savignyi, che abbonda nei paesi somali come ci fa conoscere Drake-Brachmann (6), può vivere dei mesi nella sabbia in attesa di un ospite, che può essere non solo l’uomo, 110 G. TEODORO ma: camello, cavallo, bovini ecc. Molti acari trasmettitori poi si infettano in uno state della loro vita, ma non sono capaci di tra- smettere la malattia che nello stato successivo, cioè da larva a ninfa, o da ninfa ad adulto. Nello studio della parte che hanno gli acari nella trasmissione di malattie bisogna tener conto anche di un altro fatto di non poca importanza, e che cioè non tutti gli acari passano tutta la loro vita su di un solo ospite. Ve ne sono aleuni che dopo lo stato larvale hanno un solo ospite, mentre altri ne hanno due ed anche tre. Non bisogna poi dimenticare che sono capaci di pun- gere l’uomo anche acari che abitualmente vivono su diversi mam- miferi, che possono anche essere serbatoio di germi specifici, 0 per lo meno possono avere un’azione sulla distribuzione dell’ acaro in differenti località. Dal lato della trasmissione occorre infine tener presente che uno Stesso protozoo patogeno può venir trasmesso da parecchie specie di acari, e che una stessa specie di trasmettitore può trasmettere specie differenti di protozoi. Rimando il lettore che volesse mag- giori cognizioni su questo proposito all’articolo del Carpano (5). Sebbene una vera piroplasmosi nell’uomo non sia stata fino ad oggi descritta, pure molti AA. ascrivono alle piroplasmosi la febbre delle Montagne Rocciose, la quale viene trasmessa dal Dermacentor ve- nustus. L’opera di questo acaro, secondo qualche ricercatore, come il Richetts (20), non è puramente meccanica, poichè l’acaro infetto resterebbe capace di trasmettere la malattia per tutta la sua vita, e vi sarebbe anche la trasmissione ereditaria. Ma recen- temente Michie e Parson (16) negano che agente patogeno della febbre delle Montagne Rocciose sia un piroplasma ma con- fermano ad ogni modo che la trasmissione di questo germe avviene per opera dei Dermacentor (venustus e modestus). I mammiferi sono invece con tutta certezza affetti da diverse forme di piroplasmosi e specialmente bovini, ovini ed equini. An- che i cani soffrono di una malattia dovuta a tali protozoi. Per alcune zecche si conosce la tramissione ereditaria delle babesie. Gli acari, come ho già detto, trasmettono anche alcune forme di spirochetosi (febbri ricorrenti) tanto all'uomo che ai mammiferi domestici. L'evoluzione degli spirocheti negli acari che le trasmet- IL CICLO DI SVILUPPO DELL’ « AKAMUSHI » IHAL tono è stata oggetto di numerose ricerche che non sempre hanno dato risultati concordanti, e sì può dire che il meccanismo di svi- luppo di tali mieroorganismi nel loro ospite intermedio, non è ancora perfettamente noto. Dopo gli studi di Marchoux e Couvy (14) infatti, non pare debba attribuirsi più alcun valore ai cosidetti granuli di Leishman. Tali granulazioni riscontrate nei malpighiani e nei genitali degli acari, rappresentano secondo Lei- shman ed altri AA. inglesi, degli stadii evolutivi degli spirocheti. I due AA. francesi surricordati, portano però tre obiezioni contro tale teoria. Una prima obiezione è che non si riesce sperimental- mente negli animali ad inoculare i soli granuli, perchè si iniettano contemporaneamente degli spirocheti. La seconda obiezione è con- tro l’esistenza di forme intermedie fra granuli e spirochete. I due AA. francesi hanno rilevato che tenendo per parecchi giorni a 37° C. i granuli, questi si allungano è vero, ma non prendono la forma a spirale. Infine non ha valore il fatto che si trovano granulazioni in tutti gli acari infettanti, poichè queste sono state trovate nella maggior parte degli acari. Bisognerebbe dunque con- cludere che i granuli di Leishman nulla hanno a che fare con gli spirocheti. Anche Wittrock (23) ha trovato, sperimentando con Spiro- chaete duttoni ed Ornith. moubata, nell’ Africa orientale tedesca, gra- nuli simili a quelli del Leishman. Ma lo stesso reperto ha ottenuto anche in acari nati da madri non infette, e prima ancora che tali acari succhiassero sangue. Le esperienze di questo A. sono impor- tanti anche da un altro punto di vista. Egli ha ottenuto la tra- smissione da scimmie (Cercopithecus rufoviridis) infette a scimmie sane facendole pungere da acari infetti in un intervallo da zero, fino a novantasei giorni. Egli ammette che nel corpo dell’acaro le spirochete si moltiplichino (a partire dal 45° giorno), ma che non compiano in esso una vera evoluzione, come quella dei plasmodi e dei tripanosomi. Ma d’altra parte, e più di recente, il Fanthawm (8), noto spi- rochetologo, sostiene che non tutte le granulazioni, o corpi coc- coidi degli acari provengano da spirochete e che non sono tutte infettive. Alcune granulazioni proverrebbero da cellule in degene- razione, 0 da mitocondri, o sarebbero prodotti di secrezione. Tale Tai: G. TEODORO A. afferma di aver visto (9) nella Spirochaeta bronchialis Castel- lani, formarsi nell’ interno del corpo i granuli che costituirebbero uno stato di riposo della spirocheta, e dai quali nascerebbero altre spirochete. La questione è dunque ancora sub judice, come lo prova del resto la numerosa e contradittoria bibliografia in proposito. Gli acari si infettano di spirocheti con la puntura ed in tal modo pure possono trasmetterle al vertebrato. Come per le piro- plasmosi, anche per la spirochetosi è stata constatata la propaga- zione ereditaria. Già il Koeh (12), studiando la febbre ricorrente africana, aveva notato che nelle uova di Ornithodorus moubata in- fetti, se ne trovava dal 5 al 15, e qualche volta fino al 50 °/, di infette. Secondo lo stesso A., la Spirochaete duttoni si moltipliche- rebbe anche nelle uova. Quando le spirochete sono penetrate nel corpo dell’acaro esse vanno a localizzarsi nei varii organi, ma in quantità differenti. Secondo le ricerche di Kleine ed Eckard (Il) nell’ Ornitho- dorus moubata, gli organi sarebbero infetti nel seguente ordine : 1, ovario; 2, glandole coxali, malpighiani, glandole cefaliche, sto- maco ; 3, glandole salivari. Oltre le piroplasmosi e le spirochetosi, gli acari trasmettono altre malattie. Ho detto già dell’akamushi, trasmettitore della feb- bre fluviale del Giappone. Secondo alcuni AA. i Demodex avreb- bero una parte nella trasmissione della lebbra. Le ricerche di Brumpt (3), Neiva (18) Mayer-Da Ro- cha Lima (15) ed altri parassitologi, hanno provato, col con- trollo sperimentale, che il 7yypanosoma eruzi, agente specifico della malattia di Chagas, una forma di tripanosomiasi diffusa nell’ Ame- rica del sud, e che normalmente è trasmessa da emitteri del gen. Triatoma, può venire propagata da Ornithodorus moubata e Rhi- picephalus sanguineus. Anche una forma di leishmaniosi umana del- America, a quanto ci fa conoscere Lindasy (13), avrebbe come punto di partenza la puntura di un acaro: Amblyomma striatum. Gli allevatori del Chile imputano un Tetranychus di trasmettere ai bovini la emoglobinuria, malattia quasi sempre mortale, con- fusa col carbonchio, ma che il Blier (2) ritiene dovuta ad un agente specifico che sarebbe uno spirochete. Infine ricorderò che anche una forma di paralisi che colpisce i IL CICLO DI SVILUPPO DELL’ « AKAMUSHI » 115 montoni nella Columbia inglese, un’ altra simile nella Colonia del Capo, ed una di paralisi umana dell’ Oregon, sarebbero trasmesse dalla puntura di un acaro [Nuttal (19), Todd (22)]. Chiudo questa rapida rassegna con l’elenco delle malattie più sicuramente trasmesse all’uomo dagli acari : Malattia Agente specifico Acaro trasmettitore Febbre fluviale del Giappone virus eriptomorfo ? Leptus akamushi » delle Mont. Rocciose ? Dermacentor venustus » ricorrente africana Spirochaete duttoni Ornithodorus moubata » » europea » recurventis Argas persicus? (1) Tripanosomiasi americana —Trypanosoma cruzi può essere trasmessa anche da Ornit. moubata e Rhi- Ò pic. sanguineus In Persia, secondo Dschunkowsky (7) la febbre ricorrente è trasmessa da Ornit. tholozani o dall’ O. canestrinii, due acari che vivono appunto nella Persia e nel Cancaso. Padova, dicembre 1917. AU ERTEC REA SEI (I) BERLESE A. (1912). Trombidiidae. Prospetto dei generi e delle specie finora noti. « Redia », vol. VIII, fase. 1. (2) BLiER I. (1914). L’ hemoglobinurie bovine du Chili (maladie è parasites spirochétiformes). « C. R. Acad. Sc. », T. CLIX., (3) Brumpr E. (1912). Le Trypanosoma eruzi évolue chez Conorhinus megistus, Cimex lectularius, C. boueti et Ornithodorus moubata. Cycle évolutif de ce parasite. « Bull. Soc. Pathol. exot. », T. V. (4) CARPANO M. (1915). Piroplasmosi tipo « parvum » nei bovini del basso bacino mediterraneo. « Clinica veterinaria », 1915. (5) IprM (1915). Gli invertebrati quali veicoli, ospiti e trasmettitori di agenti patogeni nelle malattie infettive degli animali domestici. « La settimana veterinaria », anno II. (6) DRAKE-BROCKMANN R. E. (1915). Some Notes on the bionomies of Ornitho- dorus moubata in British Somaliland. « Bull. of Entomol. Res. », TVITESE 2A (7) DscHuNnKowsky E. (1913). Das Riickfallfieber in Persien. « Deutsche, Med. Woch. », 1913. (1) L’artropodo con maggior certezza imputato della trasmissione di questa malattia è la cimice dei letti. « Redia n, 1917. 8 114 (8) (9 e (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16) (17) (18) (19) (20) (21) (22) G. TEODORO FANTHAM H. B, (1914). The granule phase of Spirochaetes. « Ann. of trop. Med. », T. VIII. IpEM (1915). Spirochaeta bronchialis, Castellani, 1907, together with Re- marks on the Spirochaetes of the Human Mouth. « Ann. of Trop. Med! a. Paras. », T. IX. GaBBI U. (1917). La sindrome delle malattie febbrili da virus filtrabile od ultramicoscopico (criptomorfo ?) e gli insegnamenti della clinica. « La Riforma Medica », anno XXXIII, n, 43. KLEINE F. K. ed EcKarp B. (1913). Ueber die Lokalisation der Spiro- chaeten in der Riickfallfieberzecke (Ornithodorus moubata). « Zeit- sch. f.. Hyg. », T. LXXIV. KocH R. (1905). Vorliiufige Mitteilungen iiber die Ergebnisse einer For- schungsreise nach Ostafrika. « Deut. Med. Woch. », 1905. LixpAasy J. W. (1914). American forestal leishmaniasis. « Trans. Soc. of Trop. Med. a. Hyg. », T. VII. MarcHoUx E. e Couvy L. (1913). Argas et Spirochètes. « Ann. Instit. Pasteur », T. XXVII. MayERr M. e H. da RocHa-LIMA. (1914). Zum Verhalten von Schyzotrypa- num cruzi in Warmblutern und Arthropoden, « Arch. f. Schiff. u. Trop. Hyg. », 1914, suppl. 5. MicHir H., C. e ParsoN H. H. (1916). Spotted Fever of the Rock Moun- tains, Med. Record, 1916. MIvAJIMA M. e OkumuRAa T. (1917). On the Life Cycle of the « Akamu- shi ». « The Kitasato Archives of Experimental Medicine ». (Edi- ted by S. Kitasato, associate Editor K. Shiga. April 1917. Kita- sato Institute for Infectious Diseases. Tokio). Vol. 1, n. 1, pp. 1-16, con 3 tav., di cui 2 a colori. NEIVA A. (1913). Transmissao do Trypanosoma cruzi pelo Rhipicephalus san- guineus (Lah.). « Brazil Medico », 1913. NurraL G. H. F. (1914). « Tiek paralysis » in man and animals. « Fur- ther published Records, with comments. Parasitology », T. VII. RicHETTs H. T. (1907). A summary of investigations of the nature: and means of transmission of Rockymountain spotted-fever. « Trans. Chicago path. Soc. », T. VII. SCHUFFNER W. (1915). Pseudotyphoid fever in Deli, Sumatra. (A variety of Japanese Kedani fever). « Philippine Journ. ot Sc. Trop. Med. », TX AnD: Tobp J. L. (1914). Tick paralysis. « Journ. of Parasit. », T. I, n. 2. (23) WIrTROCK O. (1913). Beitrag zur Biologie der Spirochaeta des Riickfall- fiebers. « Zeit. f. Hyg. », T. LXXIV. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 20 Marzo 1918. ici. ATNENOINTIO MS E RILIEIS.E Via ROMANA, 19 — Firenze Centuria quarta di Acari nuovi Ho proseguito lo studio delle collezioni di Acari di varie parti del mondo, citate nella Centuria prima (« Redia », vol. XII, fasc. I, 1916, p. 19) ed ancora di quella già da tempo inviatami dal Ch. Prof. Chubb, curatore del museo di Durban, composta di Acari, più che altrò parassiti, raccolti nel Zululand ed altrove, nell’ estrema Africa meridionale. Inoltre ho studiato molte belle specie, di località diverse cioè: Polinesia (raccolte dal Sig. Seurat); Messico (A. Dugès); con altre di Giava, del Brasile e di Francia, tutte donatemi, con grande liberalità dal Ch. Sig. Trouessart. Qui ringrazio pubblicamente, oltre alle personalità già citate nella 1.* Centuria, dalle quali ho avuto Acari di varie parti del mondo, anche i sullodati Sigg. Chubb e Tronessart. Le specie nuove, che ho riscontrato in tali collezioni, oltre. a molte altre che io stesso ho raccolto in Italia, sono qui appresso illustrate. CRYPTOSTIGMATA I. 301. Anoetus venustissimus Berl. n. sp. (adultus). — Tantum cum Histiostoma horridum comparandus, quamvis spinis corporis multo numerosioribus et longioribus, tuberculisque altioribus su- stentis. Animal hoc mire horridum est, propter spinas longiores (corporis eiusdem latitudinem superantes), crassas et aciculis totas 116 ANTONIO BERLESE aeque scabratas, incurvas, extrorsus et retrorsus directas, Histri- cis more erectas. Spinae, sive setulae crassae haec, duriores, tuber- culis conicis sunt sustentae, qui tuberculi elongate pyriformes sunt et dimidiam fere longitudinem spinae eiusdem attingunt. Qua re dor- sum totum mire tuberculis istis est ornatum. Duo minores sunt in vertice, setas spiniformes breves, extrorsus directas gerentes ; duo- que majores in medio capitethorace, setis spiniformibus, caeteris statura paribus, extrorsus incurvis auctae. Abdominis dorsum et latera seriebus transversis quinque tubercolorum setiferorum su- pradietae fabricae (dorsi medii setis sursum et retrorsum ; lateralis extrorsum et deorsum armatorum) sunt ornata. In serie summi abdominis tuberculi setiferi supradesceripti sex sunt; in caeteris quatuor; maximi sunt medii penultimae seriei, qua re abdomen postice profunde bilobus adparet. Extremae seriei, sive marginis postici, tubereuli medii lateralibus minores sunt setisque curtiori- bus armati. Animal hoc ergo tuberculis setiferis supradietis numero 26 est ornatum, qua re perhorridum adparet. Palporum seta pal- pum eumdem longitudine non aequans. Mas ad 250 p. long.; foem. ad 500 p.. long., 250 p.. lat. (cum tuberculis, sed exceptis setis). Habitat in fimo Gallinarum, in earum eubieulis et nidis, innu- merus Florentiae collectus. MESOSTIGMATA. GEN. TYMPANNOSPINCTUS BERL. N. GEN. Ex Spinturnicinis. Mas ovatus, humeratus, scuto sternali vix ultra quartas coxas producto, scuto ventrali transverse subrectan- gulo, sat magno contiguo, quod cum anali trigono est strieto ponte chitineo conjunetum. Pedes robusti, sed non ut in speciebus gen. Spinturnix ; antici et postici caeteris majores. In latere corporis, inter quartos et secundos pedes, organum est peculiaris fabricae et insolitae figurae, quasi parva patera elliptica, membranacea, obscura, quae peritremate cireulariter convoluto est confecta et sat e margine laterali corporis prominet. Organum hoc magnum, CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 117 perconspicuum et singulare, in nullo genere Mesostigmatum est ullo modo significatum. Species typica: 7. paradoxus Berl. n. sp. 302. Tympanospinctus paradoxus Berl. n. sp. — Mas testa- ceus. Tarsi omnes apice dente robusto, inferno praediti. Calcar mandibulae, quantum video, subrectum, antrorsus porrectum. Seu- tum ventrale subrectangulum, marginibus profunde exeavato—laci- niatis, pilis pluribus ornatum, cum anali parvulo, obtrapezino- rectangulo strieto ponte chitineo conjuncto. Pili cireumanales mi- nimi. Femur tertii paris superne, pilis spiniformibus, robustioribus, obscuris, sursum directis, duobus armatum, quae spinae, forsitan, alicui usui peculiari, cum organo paradoxo supradieto sunt con- stitutae. Pili trunci laterales et postici simplices, sat longi; in medio seuto dorsuali, parvuli. Ad 900 p.. long.; 600 p.. lat. (inter apices anteriores organorum supradictorum); organa tympaniformia 260 p.. long. Foemina ignota. Habitat super Crossarcus fasciatus. Collegit duo exempla I. R. Boyce, ad « Greenwood Park » et mecum benignissime communi- cavit C1. E. C. Chubb, enrator musaei Natalensis. GEN. MELATTIPHIS N. GEN. Typus: ZLaelaps (Iphis) alvearius Berl. GEN. CYPHOLAELAFPS N. GEN. Typus: ZLaelaps ampullula Berl. 303. Hypoaspis tenuipes Berl. — Foem. Facies Cyrtolaelaptis planicolae, sive valde elongate—-cordiformis, rostro et corpore antico valde lato, pedibus anticis attenuatis. Nostrati H. longiori Berl. aftinis. Corpus duplo longius quam latius, pilis curtis ornatum. Jugularia scuto lato, difficilius conspicuo, in medio excavato, pal- lidiori, cum sterni antico margine colligato, transverse utrinque bilineato significata. Sternum majus, usque ad extremas tertias coxas productum ibique truneatum. Scutum genito-ventrale per- 118 ANTONIO BERLESE parvum, strictum, post quartas coxas vix dilatatum, rotundatim desinens, non striatum, tantum anterius consueta lacinia bene exaratum. Metapodia non video. Sentum coxas quartas posterius marginans exile, vix in angulo postico-interiori insitum, difticilius conspicuum, virguliforme. Scutum anale valde a genito-ventrali remotum, minimum, ovato-obtrigonum. Rostrum magnum, latius. Chelae maiores (100 p.. long.) saturate aurantiaco-badio depictae. E latere videre eas nequeo in unico exemplo, quod possideo. Pedes antici valde exiles et longi, corpore longiores, tarsis eylindricis, 180 p. long.; secundi paris erassi, femure spina validissima ar- mati; genu subinermi, tibia spinis robustis inferis duabus, tarso spinis calcariformibus multis, tribus apicalibus caeteris multo ro- bustioribus circa ambulacrum dispositis; tertii paris subinermes ; quarti paris vix minus bene quam in H. aculeifer armati. Epi- stoma in mucronem alte laciniatum desinens. Color pallide terreus. Ad 520 p.. long.; 270 p.. lat. Habitat in humo, ad « Samarang », Giava. 304. Hypoaspis sentifer Berl. n. sp. — Sat pallide testaceus, ovalis, non nimis humeratus. Foem. tantum nota. Jugularia cum sterno concreta, lobulis duobus, rotundatis ante marginem ante- riorem sterni significata. Fissuras sternales anticas non video. Sternum sat latum, parum posterius productum, sive ad dimidias tertias coxas, nec ultra. Scutum genito-ventrale elongate subrec- tangulum, postice bene rotundatum, lateribus subparallelis, non peculiariter sculptum, a seuto anali perparvulo, sat elongate obtri- gono valde remotum. Metapodia scutulo minimo, triangulari vix significata. Pedes sat graciles, spinis debilibus, subpiliformibus etiam in tarsis quarti paris armati. Pilî trunci debiliores, non ni- mis curti. Ad 580 p.. long.; 320 p.. lat. Ovum (in ventre foem.) 340 X 250. Habitat. Exemplum vidi collectum ad « Samarang », in insula Jaba. Collegit CI. Jacobson. 305. Hypoaspis spiculifer Berl. n. sp. — Statura et facies H. aculeifer Europae, cuius affinis, sed diversus. Foemina tantum mihi nota, quae a foem. H. aculeifer diftert praecipue characteri- bus istis. Corpus magis ovale, sive minus humeratum, seutis CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 119 ventralibus omnibus strictioribus; genito-ventrali elongatiori et magis anali late ovato-rhombico adpresso. Jugularia non distineta, quod ante marginem summum sterni est area lata, transverse striata, jugularia simul concreta significans. Pedes omnes minus robusti quam in H. aculeifer et spinis debilioribus quam in su- pradicta specie omnes armati. Pili trunci exiliores et curtiores. Chelam inspicere non potui in duobus exemplis quae vidi, neque episfoma. Ad 600 p.. long.; 340 p.. lat.; vel 650 X 350. Habitat. Duo vidi exempla foeminea collecta in Africa orientali a Cl. Alluaud et Jeannell. 306. Hypoaspis (Stratiolaelaps) brasiliensis Berl. n. sp. — Foem. testacea, elongate ovata, pilis corporis sat striete cultrifor- mibus, subeylindricis, parvis. Scutum dorsuale elongate cordiforme, postice acutum, marginibus subrectis, totum sculptura rugoso-re- ticulata bene impressum. Sternaum 150 p.. long., postice vix exca- rato-areuatum, sculptura ad latera bene manifesta, in medio obso- letiori, subnulla, 250 p.. lat., nam anguli medii elongatiores et valde acuti sunt. Scutum genito-ventrale sat magnum, 210 p. long. et 140 p.. lat., a seuto anali tantum spatio p.. 40 remotum et bene sculptum. nam lineae concurrentes, figuram A sistentes, valde undulatae et spatium seuti ante lineam istam sulcis mul- tis sublongitudinalibus est bene exaratum; pars posterior scuti est lineis obsoletioribus, retrorsus arcuatis in areas paucas et magnas divisa. Scutum hoc post quartos pedes valde dilatatum, angulo non rotundato post quartas coxas gaudet et margine posteriori (inter dictos angulos) semicirculariter rotundato. Scutum anale parvum, obpyriforme, tamen angulis ad latera ani haud rotundatis. Peritremata sunt externe seuto vittiformi, sat lato, punctatissimo, usque vix ultra quartas coxas producto ibique obtuse desinenti fulta. Pedes obsolete rugosi. Epistoma in mucronem acutum, robu- stum, singulum est in medio productum, caetero margine vix raro denticulo ornatum. Mandibulae robustae, chelis magnis, obscuris, 140 p.. longis; quoque digito dentibus duobus, in margine den- tario aequedissitis, acutis armato. Ad 580 p.. long.; 360 p. lat. Habitat. Plura exempla vidi colleeta a CI. Bruch, sub trunco, ad terram palmae, ad « Santos, Brasile ». 120 ANTONIO BERLESE 307. Hypoaspis (Stratiolaelaps) etiopicus Berl. n. sp. — Foem. terreo—fuliginea, sat elongate ovalis, pilis simplicibus, exili- bus, curtissimis ornata. Scutum dorsuale ovato-cordiforme, postice subangulato-rotundatum, reticulo bene conspicuo scabratum. Ster- num ad dimidias tertias coxas productum, margine postico haud ineurvo, undulato; reticulo sat conspicuo, praecipue ad latera sculpto, areis longitudinaliter longioribus. Scutum genito-ventrale subampulliforme, vix tamen in parte postica latius (75 p..), quam in antica, ubi tamen, inter posticas coxas, sat latum est et ibi rugis, praecipue longitudinalibus perconspicue reticulatum; in parte postica obsoletius et areis polygonalibus majoribus. Margines laterales, in maxima seuti huius latitudine, angulati sunt; poste- rior rotundatus et a seuto anali obpyriformi, parvo (105 p.. long. ; 95 p.. lat.), valde (sive p.. 70 ad 100) diseretum. Seutum genito- ventrale est 250 p.. long. et post quartas coxas sat (150 p..) pro- duetum. Scuta peritrematica bene dilatata et appendicula linguae- formi usque post quartas coxas produeta. Epistoma in spinam validam produetum, marginibus integris. Chela sat magna, 100 p.. long. ; digito mobili parvis dentibus duobus, aequedissitis; digito fixo denticulis tribus in dimidia parte antica aequedistributis. Pedes sat graciles, minime spinosi, dermate rugoso. Ad 630 p.. long.; 400 p.. lat. Exemplum magno ovo (380 p.. < 260 p..) in ventre dila- tatum est 720 p.. long.; 490 p.. lat., bursiforme. Habitat. Paucas vidi foeminas colleetas a CI. Alluand et Jean- nell in Africa orientali, in humo. 308. Hypoaspis (Stratiolaelaps) pauperculus Berl. n. sp. — Foem. pallide testacea, sat elongate ovalis, pilis dorsi ut in H. S. misello conformatis. Sternum 100 p.. long. ; postice excavato-arcua- tum, sculptura obsoletiori signatum, 185 p.. lat. Scutum genito— ventrale parvum, fere ut in H. S. misello sculptum, sive linea A in medio signatum, parte postica utrinque lineis oblique coneur- rentibus duabus, aliaque margini postico rotundato proxima et parallela, parte ante lineam A-formem obsolete reticulata, ad 150 u.. long.; 90 p.. lat., a seuto anali obpyriformi, postice truncato, 80 p.. long.; 60 p.. lat. sat discretum, sive spatio |. 60. Epistoma spina media acuta, sed brevissima, caetero margine spinuloso-den- CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 121 ticulato. Chelae parvae, ad 55 p.. long., ochraceae. Peritrema sceuto nullo cireumdatum, ligula post stigma curta (30 p..), non extremas coxas attingenti. Pedes longi et robusti; primi paris ad 600 p.. long., tarso 160 p.. long., ambulacro longo pedunculo sustento. Caeteri pe- des pilis subspiniformibus sat validis, praecipue inferne armati ; quarti paris corpore longiores (550 yu. long.), validi, pilis robustis, praecipue in tarso (usque ad 70 p.. long.), apice incurvis, pluribus armati. In apice femuris huius paris, ad dorsum, pilus robustior est, rectus, spiniformis, 55 p.. long. Ad 520 p.. long. ; 300 p. lat. Habitat. Nonnullas vidi foeminas colleetas in humo, ad « Sama- rang (Giava) », a CI. Jacobson. 309. Hypoaspis (Stratiolaelaps) misellus Berl. n. sp. — Foem. testacea, elongate cylindrico-ovalis, pilis dorsi fere ut in H. S. gryllotalpae, sive mediocribus, conieis, exilibus, sed basi inflatis et ibi inferne subangulatis; pilis extremi corporis quatuor aliquanto robustioribus; ventris minoribus et exilioribus. Scutum dorsuale elongate ovatum, postice rotundatum. Seutum sternale 130 p.. long. et inter medios angulos 150 pu. lat., consneto reti- culo, areas longitudinaliter elongatas conficienti bene sculptum, margine postico rectilineo. Scutum genito-ventrale longum (250 p..), vix post quartos pedes dilatatum (maxima latitud. 110 p..); post quartos pedes spatio p.. 110 productum, postice rotundatum, a scuto anali obpyriformi (85 p. long.; 75 p. lat.) spatio tantum p.. 15 sejunetum. Seulptura seuti genito-ventralis ostendit signum A post quartas coxas manifestius et pars scuti post signum hoc est lineis utrinque quatuor numero parum oblique, transverse, retror- sus decurrentibus e quoque latere et in medio linea undulata lon- gitudinali simul conjanetis in latas areas reticulata; pars ante signum À supradictum est densius reticulata et pars summa seuti est striis longitudinalibus, consueto modo striata. Scuta peritre- matica exiliora vel subnulla, ligula post stigma extrorsus falcata, non usque ad extremas quartas coxas producta. Jagularia margine antico duriori, arcuato. Epistoma in spinam desinens, marginibus integris. Chela mediocris, 75 pu. long. Pedes longi et robusti ; primi paris perlongi (600 p..), sive corpore longiores, tarso 210 p.. long. ; ambulaero longo pedunculo substento. Pedes caeteri (prae- 122 ANTONIO BERLESE cipue secundi paris) inferne et in tarso pilis spiniformibus sat robustis et longis armati. Ad 560 p.. long.; 320 p. lat. Habitat in « Somalia italiana » ; collegit CI. Paoli, in ligno putri, in nemoribus, ad flumen Juba. 310. Hypoaspis (Stratiolaelaps) egenus Berl. n. sp. — Foem. pallide terrea, subeylindrica, sat brevis, postice rotundata, pilis simplicibus, parvis et exilibus, ex quibus duo postici caeteris du- plo longiores ornata. Scutum dorsuale elongate ovale, postice ro- tundatum, obsolete reticulatum. Pedes et rostrum graciliora; quarti paris pedes tamen caeteris robustiores et setis validis, sat longis, subspiniformibus (praecipue in parte infera, in genu, tibia, tarsoque) armati. Sternum sat longum, sive fere ad coxas extremas tertii paris productum, angulis posticis rotundatis, margine postico sub- recto. Pili sternales primi paris multo ante marginem anticum sterni insiti, in regione jugularium et jugularia dermate transverse striato- reticulato tantum significata, antrorsus evanescentia. Derma sterni bene reticulatum. Scutum genito-ventrale valde striectum et elon- gatum, vere soleiforme, inter quartas coxas bene coarctatum, post quas subito aliquanto latior, denique gradatim attennatum, postiee rotundatum. Eius sculptura est praecipue signo A-formi, percon- spicuo manifesta post quod sunt lineae V-formes coneurrentes saltem 5 numero et in parte antica lineolae supradietae A-formis subparallelae, cum aliis reticulum conficientes, minus bene mani. festum. Scutum hoc est circiter 290 p.. long. ; 100 p.. lat., ab anali obtrigono-rotundato circiter spatio 100 p.. diseretum. Peritremata nullo scuto chitineo cireumdato, tantum ligula breviori post stig- ima. Mandibulae chela parva, sive 65 p.. long., testacea. Epistoma in mucronem angulatium, pellucidum desinens, marginibus integris. Ad 650 p.. long.; 400 p.. lat. Habitat. Nonnullas vidi foeminas collectas super Mus coucha, a CI. W. E. Jones, ad « M°fongosi-Zululand », mihi a CI. Chubb benignissime communicata. SUBGEN. LEPTOLAELAPS BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Hypoaspis Can. Differt a subgenere Stratiolaelaps, cuius affine (et a gen. Hypoaspis) propter sternum usque ad extremas CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 1293 tertias coxas productum et in parte antica a brachiis stermi inter primas et secundas coxas productis, fissura longitudinali reeta bene separatum. Scuta ectopodica in laminam metapodicam post quartas coxas bene producta. Pars antica corporis recte truncata. Peritremata nullo scuto marginata et tantum ad secundas coxas producta. Species typica: Hypoaspis (Leptolaelaps) elegans Berl. 311. Hypoaspis (Leptolaelaps) elegans Berl. n. sp. — Foem. pallide testacea, subalbida, cylindrica, elongata, postice subacuta, prima facie Cyrtolaelapti planicolae valde similis. Pili trunci eur- tiores et exiles, simplices ; duo postici caeteris vix longiores. Scu- tum dorsuale elongate cordiforme, postice angulato-acutum, antice transverse truncatum, quod pars antica corporis non in conum, se- ceundum consuetam figuram producitur sed recte truncata est et vertex minime prominulus. Sternum perlongum, nam ad marginem posticum foraminis coxalis tertii paris est productum, margine po- stico vix retrorsus arcuato. Sculptura sterni est obsoletus reti- culus, areolis longitudinaliter elongatis 170 p. long.; 140 p.. lat. (inter angulos medios). Scutum genito-ventrale striete ampulliforme, vix postice dilatatum, ibique bene rotundatum, in dimidia parte antica obsolete reticulatum, caeterum subnitidum, valde post quar- tos pedes productum, ab anali perparvulo, ovato-trigono, subapi- cali valde (120 u..) remotum, 160 p.. long.; 90 p. lat. Rostrum magnum. Epistoma in spinam acutam desinens, marginibus non serrulatis. Chelae magnae, sive S0 p.. long. Metapodium distinetum nullum. Pedes longi et graciles, haud spinosi ; primi paris perlongi (500 p..), corporis totius longitudinem superantes., ambulacris longe pedunculatis, unguibus destitutis. Ad 480 p.. long., 240 p.. lat. Habitat in muscis, in « Transvaal ». 312. Hypoaspis (Haemolaelaps) spinitarsus Berl. n. sp. — Foem. H. H. centrocarpo (sub nomine Laelaps (Haemol.) centroc. jam descripto) sat affinis, sed statura multo minore aliisque cha- racteribus bene diversus. Pedes omnes ut in supradicta specie armati, sed quarti paris spinae in tibia et tarso robustiores. Pedes antici perrobusti et longi, corporis longitudinem subaequantes, tarso 180 p. long. Scutum dorsuale elongato-subrectangulum, 124 ANTONIO BERLESE marginibus lateralibus parallelis, postice rotundatum (in H. H. centrocarpo scutum hoc est breviter cordiforme, marginibus bene coneurrentibus, postice subacnutum). Scutum genito-ven- trale mediocre, elongate subrectangulum, parte posteriori, ta- men, sive post pilos, sensim latiori; nulla sculptura signatum, valde ab anali, obtrigono-rotundato, remotum. Mandibulae digitis bene chitineis et pallide badiis; digito mobili dentibus duobus robustis (praeter apicalem) in medio marginis dentarii armato ; digito fixo dente sat robusto in medio alioque sub apicali. Appen- dicula digiti fixì est parva, piliformis. Venter, post quartos pedes, setis utrinque tantum tribus (praeter duas circa scutum genito— ventrale). In H. H. centrocarpo setae ventris in regione supradieta plurimae sunt. Setae dorsi mediocres et molles. Corpus ceylindri- cum, postice rotundatum, sat bene humeratum. Color seutorum et pedum pallidissime ochraceo-badius. Ad 800 p.. long. ; 450 p.. lat. Mas. Cum foeminis pluribus huius speciei, marem parvulum inveni, qui propter characteres pedum (calcarium etc.) bene cum foeminis supradietis convenit, et spina robustissima, quasi calcar, gaudet in femure et vix debilioribus in genu et tibia secundi paris. Calcar mandibulae video e rostro protrusum, perlongum (60 p.. long.), subrectum, quamvis extrorsus leniter inflexum, apice acutum. Ad 530 p.. long.; 320 p. lat. Habitat. Plures foeminas unumque marem vidi collectos super Georychus sp., ad « M°fongosi-Zululand » (Misit mihi CI. Chubb, supralaudatus). 313. Hypoaspis (Haemolaelaps) scapularis Berl. n. sp. — Foem. testacea, ovata, subeylindrica, scapulis bene angulatis, po- stice rotundata. Dorsum pilis parvis ornatum, in parte anteriori aliquanto robustioribus ; verticalibus parvis, exilibus; postici mar- ginis caeteris statura conformibus. Sternum post angulos medios obtusos vix productum ibique rotundatum, angulo postico obso- leto, margine posteriori leniter excavato; margine anteriori arcua- tim antrorsus sat producto; dermate obsolete reticulato; pilis sternalibus longis ornatum. Scutum genito-ventrale soleiforme, vix post quartos pedes dilatatum, sed valde extensum, postice ro- tundatum, nulla seulptura insignitum, nisi striis radiatis inter CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 125 quartas coxas perconspicuis, margine sno postico a margine poste- riori sterni spatio 200 p.. remoto; 90 p. lat. et a scuto anali subaequilateraliter obtrigono, angulis acutis, spatio tantum p.. 20 sejuneto. Scutum anale 50 p.. long. ; 70 p.. lat., pilis mediocribus, omnibus intersese statura paribus ornatum. Chela pallida, perpar- vula, ad 20 p. long., digito mobili runciformi, edentato; fixo mi- nori, unidentato, runciformi et non bene mobili opposito, sed eidem paralleliter directo. Ad 400 p.. long.; 280 p.. lat. Mas aliquanto minor (360 |. long.; 250 p.. lat.) et pallidior nee non pilis vix longioribus; postice angulatus; chelis, quantum video, sat iisdem maris H. H. easalis subsimilibus. Habitat. Super Spalax typhus ad « Durban ». Nonnulla utriusque sexus collegit exempla CI. W. G. Buckingam, quae mihi libentis- sime misit CI. Chubb. 314. Hypoaspis (Haemolaelaps) inops Berl. var. zulù n. var. — Diftert a typico praecipue propter sternum parum amplius retror- sus productum, sive margine suo postico ad dimidias circiter secun- das coxas; appendieula mandibulae non tantum piliformi ut in typico, sed basi inflata apiceque inenrva e. g. ut in H. H. phia- ligero. Ad 700 p.. long.; 450 p. lat. Habitat super Arvicanthus dorsalis, ad « M’fongosi-Zululand » (Meecum communicavit C1. Chubb). 315. Hypoaspis (Haemolaelaps) elongatus Berl. n. sp. — Dilutius ochraceo-badius, apice pedum anticorum, sive summo genu, tibia tarsoque saturate badio-brunneis. Corpus valde elon- gate ovale. Foem. subeylindrica, sat bene humerata, in medio leniter excavato-constrieta, pilis trunci perparvulis, exilioribus. Scutum dorsuale elongate ceordiforme, postice angulato-acutum. Jugularia bene a sterno separata, late trigona. Sternum elongate trapezinum, postice trunceatum, fissuris ad secundas coxas longi- tudinalibus, margini sterni valde appressis. Setae sterni exiles, sat longae. Seuta endopodica perconspicua. Scutum genito-ventrale stricte et longe subrectangulare, vix postice latius et rotundatum, obsolete impressum, tantum lineis coneurrentibus duabus (fere figuram A-formem sistentibus) signatum, valde a seuto anali cor- dato-trigono remotum. Chela parva, subhyalina; digito fixo in 126 ANTONIO BERLESE medio robustiori dente armato, caetero margine dimidiae partis antice unidentato, appendicula minima, vix eonspicua. Digitus mobilis in medio dente uno maiori armatus. Mas foemina pallidior et multo minor (pedibus anticis iisdem foeminae concoloribus), bene humeratus, elongate cordiformis, po- stice acutus. Chela digito mobili robuste unidentato, apice runca- tim valde incurvo, calcari subrecto, e dimidio margine externo digiti exorto, antrorsus porrecto, digitum superanti; digitus fixus sub apicem parvo denticulo auctus. Mas ad 300 p. long.; 155 p.. lat.; Foem. ad 4530 p.. long. ; 210 u. lat. Pes anticus eius 350 p.; tarso 100 p. Ovum 270 X 180. Habitat communis in detritis foeni, in stabulis Etruriae et Sar- diniae. 316. Hypoaspis (Haemolaelaps) concurrens Berl. n. sp. — Saturate testaceo-badius, ovalis, pilis mediocribus, non arete trunco appressis indutus. Pedes 2°, 3", 4' paris, genu, tibia et tarso ut in H. H. inversus spinosi. Differt ab H. H. inversus, cuius affinis, characteribus pluribus, sive: Pedes omnes multo longiores et gra- ciliores, primi et quarti paris enim corporis longitudinem superant. Primi paris 700 p.. sunt longi, tarso 200 .. ; 4' paris anticis bre- viores sed corpore longiores, sive 670 uv. long. Jugularia arete margini antico sterni adnexa, cum margine eidem confusa, tan- tum lobulis obsoletis, rotundatis, duobus minus bene significata. Scuta ventralia (foeminae) sat ut in H. H. inversus, sed sternum strictius (inter secundas coxas) et elongatius. Seutum genito-ven- trale aliquanto latius quam in H. H. inversus et sculptura sat di- versa, quod inter lineas figuram A-formem sistentes, lineolae transversae sunt, areas late rectangulo-hexagonas occludentes, et areolae istae in medio coneurrunt, linea longitudinali media undu- lata totum scutum in dimidia parte postiea percurrenti. Chelae perparvae et pallide depictae ; digito fixo parte media antica tri- dentata; appendicula piliformi, evanida; digito mobili sub apicem bidentato. Foem. tantum nota, ad 630 u.. long. ; 430 p.. lat. ; ovum in corpore foeminae est 350 X 230. Habitat. Nonnulla vidi exempla collecta a CI. Paoli, in Sardinia (« Bosa ») nec non ad « Vallombrosa », in muscis. CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 127 317. Hypoaspis (Haemolaelaps) inversus Berl. n. sp. — Saturate testaceo—-badius, sat elongate ovalis, pilis curtis, corpore valde appressis, indutus. Pedes sat breves et robusti; l' paris corpore eurtiores (450 p.); 4' paris corpore vix curtiores, sed pri- mis longiores, omnes robusti; secundi, tertii quartique paris, spi- nis consuetis (in genu, tibia tarsoque) validis. Jugularia bene con- spicua, late trigona, transverse striata, a sterno optime sejuncta. Pedes antici tarso vix caeteris segmentis obscuriori, 120 p.. long. Foem. scuto dorsuali totum fere dorsum occupante ; sterno magno, trapezino, margine postico rotundato-truncato, pilis sex longis aucto, fissuris anticis valde margine anteriori sterni eiusdem ap- pressis et parallelis. Scutum genito-ventrale nudum, mediocre, parum post quartos pedes inflatum, postice rotundatum, striis dua- bus in medio, figuram A-formem sistentibus, perconspicuis signa- tum; caeterum reticulatum; a scuto anali cordiformi, anterius rotundato, bene diseretum. Metapodia ovalia. Mandibulae, chela obscura, sat magna; digiti ambo bene chitinei, subaequales, fixo apice obsolete bidenti, appendicula perparva, non lateraliter, vel vix conspicua, breviter conica; digito mobili in medio dentibus duobus robustis. Mas foemina vix minor, sat eidem H. H. casalis subsimilis, sed pedibus robustioribus. Chela digito fixo bene chitineo, robusto, apice unidentato; mobili robusto, sub apicem dente valido armato, in medio calear articulatum gerenti. Calcar falciforme, lenissime ad S ineurvam, dimidia parte apicali digitum mobilem superans. Mas ad 420 p. long.; 230 p.. lat.; Foem. ad 520 p. long.; 280 u. lat.; Ovam maximum, in ventre 320 x 210. Habitat. Florentiae, in detritis foeni, in praesepibus, communis. OSSERVAZIONE. A giudicare dai disegni che 1'Oudemans ed il Voigts danno della loro Hypoaspis lubrica (« Abh. Nat. Vez. Brem. », 1904, Bd. XVIII, Heft. I, p. 230, tav. XVIII, figg. 104-110) e più dalle dimensioni, che corrispondono esattamente a quelle, che io rilevo per la presente specie, potrebbe darsi che questo mio Hypoaspis (Haemolaelaps) inversus corrispondesse alla specie dei due suddetti Autori. Ma, anche tenuto conto che la figura 105 (loc. cit., tav. cit.) è molto infelice, perchè fa lo sterno fuso ai lati cogli scudi endopodici (il che certamente è errato), non sì può non ammettere, colla detta figura alla mano, che lo sterno, nella specie dei due sopralodati Autori non sia scavato poste- riormente, mentre nell’ H. H. inversus esso è, invece, convesso. Inoltre, nella 12 (00) ANTONIO BERLESE mia specie gli scudetti ingulari sono benissimo distinti dallo sterno e separati fra loro; d’altra parte anche lo seudo genito-ventrale è alquanto diverso e pres- sochè rettilineo posteriormente. Ritengo, dunque, si tratti di due specie differenti, per quanto affini. 5318. Hypoaspis (Haemolaelaps) villosissimus Berl. — Foem. ovalis, pallide ochraceo-badia. Sentum dorsuale elongate obtrape- zinum, marginibus lateralibus subrectis, sat strietum (760 p.. long. ; 450 p. lat.), postice vix rotundatum et totum pilis parvis densis- sime obsitum. Peluria ista multo densior est quam in Wulaelaps sta- bularis et in qualibet gamasidarum specie, quam ego vidi. Caeteri dorsi derma nudum, pilis vix longioribus et multo minus densis obsitum. Sternum reticulatum. Scutum genito-ventrale mediocre, vix post quartos pedes dilatatum (150 p.. lat.), subrectangulum, postice rotundatum, reticulo lato totum bene impressum; eius margo posticus est spatio w.. 320 a margine postico sterni disere- tum et ab antico scuti analis |. 120. Scutum anale obpyriforme, post pilum imparim valde attennatum, acutum, ad 110 p. long.; 110 p.. lat., pilis intersese statura subaequalibus, mediocribus or- natum. Mandibulae chela parva et pallida; appendicula apice run- catim retrorsus incurva; dimidia parte basali vix inflata. Pedes pilis spiniformibus debilioribus etiam in secundo pari, vix caeteris pilis robustioribus. Ad 850 p.. long.; 630 p. lat. Habitat. Foeminam vidi colleetam super Saccostomus campestris aliamque super Mus coucha, a CI. W. E. Jones, ad « M°?fongosi, Zululand », quas mecum communicavit, summa benevolentia, CI. Chubb. SUBGEN. EUGYNOLAELAPS BERL. N. SUBGEN. Ex genere Laelaps (s. strieto, etiamsi pili secundi et tertii paris in parte ventrali scuti genito-ventralis sint extra scutum idem insiti, quamvis valde adpressi). Characteres generis Zaelaps (s. str., typo: L. agilis C. L. Koch), sed scuti genito-ventralis margo an- terior, qui in omnibus Laelaptinis et plerisque caeteris generibus familiae Laelaptidae est perexilis, subevanidus, in hoc subgenere est validior, denticulis robustioribus optime ornatus; supra ster- num extensus, id antrorsus superans. Species typica: Laelaps (Bu- gynolaelaps) coriaceus Berl. n. sp. CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 129 319. Laelaps (Eugynolaelaps) coriaceus Berl. n. sp. — Foem. testacea, ovato-tetragona, nam ad humeros vix latior quam postice. Scuti dorsualis pili marginales sat longi, exiles; in medio scuto brevissimi; verticales perparvi, simplices, caeteri partis anterioris seuti robustiores. Derma molle ventris erasse striatum. Sternum per- curtum (tantum 40 p.. in medio longum; 160 p.. latum ad angulos medios), margine postico valde arcuatim excavato ; margine antico vix arcuato, dermate ad basim rostri transverse, crasse striato ; iugularium ne vestigio quidem conspicuo. Seutum genito-ventrale majus, supra sternum sensim, post quartos pedes sat dilatatum, postico margine rotundato; margine anteriori angulato, perconspi- cuo, ultra marginem anteriorem sterni producto et in dentibus majoribus, quindecim numero, acutioribus mire sculptum. Pili sternales omnes longissimi, exiles (postici sunt 90 p.. longi). Pili coxarum omnes simplices, eurtiores, sat exiles. Pili primi paris partis posticae scuti genito-ventralis sat longi, exiliores; caeteri (seuto adproximati) etiam statura conformes; caeteri ventris et seuti analis vix minores, omnes intersese statura subpares. Seu- tum genito-ventrale est |... 310 long.; p.. 140 lat. in parte postica latiori (obsolete sculptura signata) et a seuto anali, late obtrigono, angulis acutis (u. 70 long.; u.. 110 lat.) tantum spatio brevi sepa- ratum. Pedes curti et sat debiles, pilis brevioribus ornati etiam in tarsis. Peritrema ultra coxas primas produetum, in medio in- trorsus arcuatum; scuto peritrematico sat lato, postice vix producto. Chelam mandibulae in plano videre nequeo, tamen certe digitis runcatis, intersese statura paribus et fabrica subeonformibus est praedita, perparvula (15 p. long.) subhyalina. Ad 500 p. long. ; 370 1. lat. Habitat. Unam collegit foeminam Cl. W. G. Buckingam, super Spalax typhus, ad « Durba », quam mecum Cl. Chubb benignis- sime communicavit. 320. Laelaps giganteus Berl. n. sp. — Foem. statura L. muri- colae Trig., sed etiam primo visu ab hac specie bene diversa. Late ovalis (si repleta), postice obsoletius undulato-trilobata. Margi- nes corporis spinis humeralibus, caeteris multo minoribus, dein gradatim longitudine cerescentibus, ita ut posticae sint humeralibus « Redia », 1917. 9 130 ANTONIO BERLESE triplo vel quadruplo longiores (ad 230 p.. longissimae postici mar- ginis); in L. muricola setae minimae sunt in dimidio margine late- rali et humerales non multo posticis eurtiores. Scutum dorsuale latius et rotundatius quam in L. muricola (nam est 1420 p.. long. ; 1000 p.. lat.), in dimidia parte antica obscurius et maculis satu- rate badiis infuscatum, quae areas pallidiores non bene definitas circundant, sed non sunt bene manifestae vittae longitudinales saturate badiae, quae L. muricolae sunt eximius character, ita ut fissura longitudinalis inter vittas non bene definitas, sed confusas absit. Etiam areae anteriores pallidae, quae in L. muricola sunt manifestiores et magnae, in hoe L. giganteo sunt minimae et non bene delimitatae. Pili scuti dorsnalis longiores quam in L. muricola. Sternum subquadratum, postice reete truncatum (non angulatim productum ut in L. muricola), anterius non parte transversa, re- cetangula, subhyalina insignitum. Deficiunt in hac specie laciniae pellucidae et acutae, antrorsus directae, quae in L. muricola sunt conspicuae ad latera menti. Pili sterni multo longiores, quam in L. muricola. Seutum genito-ventrale valde strictius et minus quam in L. muricola, quo charactere mox species istae intersese distin- guuntur. Seutum hoc est bursiforme, sed tantum 400 p.. lat. et, pili eius postici, intersese spatio tantum 120 p. sunt discreti (in L. muricola, 320 p.., sive circiter triplo spatio sunt intersese di- sereti). Margo posticus sterni distat a margine postico scuti genito- ventralis 550 p.. et scutum genito-ventrale ab anale u. 120 est remotum. Scutum anale late obpyriforme, fere aeque longum ae latum, sive 200 p. long., 220 p. lat. Pili ad latera ventris, post quartas coxas, sunt multo numerosiores quam in L. muricola et in seriebus transversis quatuor, ex pilis sex quaque composita, di- spositi aliique percurti post quartas coxas, ad latera seuti genito— ventralis partis latioris, sunt passim dissiti. Coxae inferne spina multo robustiori quam in L. muricola, etiam in quarta coxa spina est sat valida. Ad 1500 p.. long.; 1150 p. lat. Mas. Ovato-bursiformis, setis trunci, praecipue postice, nonnul- lisque marginalibus aeque inter caeteras, paulo quam foeminae curtiores dissitis, multo longioribus. Pedes secundi paris sat incras- sati, spinis validis, curtis et crassis, in parte infera articulorum (tres sunt in femure; duae in genu; duae in tibia; duae in tarso CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 131 et tres in tarsi eiusdem apice) armati. Etiam tertii paris tarsi robustius spinosi; quarti paris spinis aliquanto longioribus. Chela digito fixo nullo; mobili omnino eum calcari confuso, stylum per- longum (220 p.. long.), basi latum, denique gradatim attenuatum, sursum incurvum et totum ceanaliculo longitudinali perforatum conficienti. Ad 1380 p.. long.; 900 p. lat. Habitat. Plurimas vidi foeminas et aliquot mares colleetos super Arvicanthus dorsalis et Dasymys incomtus, ad « M°fongasi, Zulu- land ». Mihi misit C1. Chubb. HABITAT nonnullarum specierum ex Laelaptinis parasitis Murium. Hypoaspis (Haemolaelaps) murinus Berl. (sub nomine Laelaps, Haemol. murinus primitus descriptus, et in Aetiopia merid. colleetus a CI. Rothscild, super mu- rem quemdam); QI plures colleetos vidi a Cl. W. E. Jones, super Dasymys incomtus, Zululand. Hypoaspis (Androlaelaps) marshalli Berl. (Lael. Androl. marshalli Berl., super murem quemdam, in « British Somaliland » primitus inventus); Q collectas vidi a Cl. W. E. Jones, super Saccostomus campestris; Georychus sp.; Mus cou- cha; Arvicanthus dorsalis, ad « M’fongosi, Zululand ». Misit mihi Cl. Chubb cum caeteris speciebus infraseriptis Africae australis extremae. Laelaps nuttalli Hirst. (qui vere Laelaps est, non Haemolaelaps) super Arvi- canthus dorsalis, Mus coucha foeminas plures et unum marem collectos vidi ad « M’fongosi, Zululand » a Cl. W. E. Jones, nee non plures foeminas maremque unum super Mus rattus, in Jaba (Collegit Cl. Jacobson). Hypoaspis (Stratiolaelaps) fuscus Berl. Q super Dorymys incomtus, ad « M°fon- gosi, Zululand », a CI, W. E. Jones est collecta. Laelaps (Laelaps) muricola Triig. Species descripta primitus a Cl. Trigardh, exemplis super Mus hildebrandti ad « Kibonoto » (Kilimandjaro) consideratis. Poeminas plurimas ego vidi colleetas ad « M’fongosi, Zululand », a Cl. W. J. Jones (1914) super ospites sequentes: Mus coucha; M. chrysophyllus; Arvicanthus dorsalis. Vidi etiam multa exempla Q collecta super Mus sp. in « British So- maliland ». 321. Dolaea affinis Berl. n. sp. — Foem. Specie sat D. hir- tissimae Berl. affinis, sed tamen diversa. Differt praecipue statura minori, corpore ovato, haud postice attenuato, qua re seutum dor- suale est multo minus attenuatum. Pedes primi et secundi paris non tam incrassati quam in D. hirtissima, femure, inferne, ad basim pilis quatuor ornato, ex quibus nullus crasse spiniformis. 132 ANTONIO BERLESE Spinae coxarum primi et secundi paris tertiique paris et in tro- chantere primi, in latere ventrali, pererassae et curtissimae, sed apice attenuatae in acutissimam aciem. Corpus post quartos pe- des eadem latitudine quam ad humeros, qua re latera corporis sunt intersese parallela. Ad 1400 p.. long; 800 p.. lat. Habitat in Xylocopa sp., in « Somalia italiana ». Plura vidi exempla in dieto inseeto a CI. Paoli collecto. 322. Dolaea villosior Berl. n. sp. — Foem. pallide testaceo— badia, perfecte ovalis. Dorsum seuto elongate ovali, postice acuto, marginibus undulato-angulatis, toto pilis mediocribus et intersese statura paribus densissime obsito. In vertice sunt pili aliquot su- pradietis quadruplo longiores, antrorsus directi. Margines laterales trunci et pars mollis dorsi, pilis multis, saltem quadruplo longio- ribus supradietis seuti aliisque marginalibus densis spisse induti ; pili omnes marginem posticum versus et in eodem margine poste- riori quam maxime densi sunt, et longissimi, ita ut plurimi sint usque ad 550 p.. long., qua re species villosissima, praecipue po- stice adparet. Pedes antici eadem magnitudine et crassitie quam secundi, spinis caleariformibus percurtis et grossis in dorso seg- menti quarti (genu, ad basim, duobus; in dorso tibiae, ad basim, tribus ; in dorso, parum introrsus, tarsi, ad basim duobus alioque inferne non multo spatio ab apice remoto). Secundi paris pars ventralis femoris unispinoso-calearata; genu et tibiae spinis robu- stis, acutis duabus ; tarso basi et sub apicem bicalcarato-spinoso, ita ut calearibus quatuor numero gaudeat. Tertii et quarti pedes articuli (praecipue tres extremi) pilis spiniformibus longioribus et validioribus perhirti. Spinae in coxis, ad ventrem, omnes elongatae, acutissimae, haud nimis inerassatae. Venter post seutum genito— ventrale villosissimum. Chelae digitus mobilis falcatus, fixo multo longior. Ad 1850 p.. long.; 1100 p. lat. Habitat super Xylocopa migrita, ad « Blantyre, Nyasaland ». Nonnulla exempla collegit CI. J. E. S. Old. 323. Lasioseius (Lasioseius) innumerabilis Berl. n. sp. — Pallidissime terreus, subhyalinus, ovalis, pedibus concoloribus. Scu- tum dorsuale integrum (nulla fissura e lateribus procedente. inci- Ae GCENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 155 sum), setis mediocribus, posticis sat longis ornatum. Epistoma in- conspienum, submembranosum. Foem. sterno subreetangulo, aeque longo ac lato, margine postico subrecto ; antico evanescenti. Seu tum genito-ventrale elongate trapezinum, margine postico leniter retrorsus arcuato, subrecto. Inter scutum hoe et anale, venter late nudus est, seriebus pilorum mediocrium, transversis duabus, antica ex setis quatuor composita, secunda setis sex; denique in linea summi marginis antici seuti analis utrinque setae duae sunt. Scutum anale ovatum, longius quam latius, antice valde arcuatim rotundatum, sat parvum. Metapodia sublinearia, minima. Mandibu- lae digitus quisque basi dente robusto externo, subspiniformi gaudet; mobilis tantum dentibus duobus in parte apicali (sive dente api- ‘ali et subapicali); digitus fixus multis denticulis (posticis majoribus quam antieis) totus in margine interno aeque armatus. Mas foemina minor, sterno post quartos pedes bene suleo transverso a seuto anali late trigono, totum ventrem occupanti separatum. Mandibulae digitus fixus fere ut in foemina; mobilis apice dentibus duobus ; calcari subrecto, curto, conico, basi, interne membranula rotundata, brevi anceto; digitis ambobus basi externa ut in foemina dente spiniformi armatis. Mas ad 330 p.. long. ; 180 p.. lat. ; Foem. 460 p. long.; 260 p.. lat. (repleta et ovum continens usque ad 270 p.. lat.). Habitat obvius et innumerus in putrescentiis, Florentiae pluries collectus, inter folia et fructus putria nec non in fimo, in cubiculis gallinarum alibique. 324. Lasioseius (Lasioseius) dentriticus Berl. n. sp. — IL. L. tarsali sat affinis, sed bene diversus. Statura, pili corporis ut in L. L. tarsali, sed color pallidior, sive tennissime testaceus, pe- dum anticorum summa tibia et tarso vix fuscescentibus; caeterorum pedum terreis. Ambulacra membranula lobulata significata. Mandi- bularum digiti statura intersese pares. Foem. sterno trapezino, lateribus excavatis, anterins, cum jugularibus, unum frustulum, in medio incisum, sistentibus conjuneto. Scutum genito-ventrale bre- vius quam in L. L. tarsali, trapezinum, tertia parte antica scul- pturis dendriticis, elongatioribus ornatum, caetera parte linea A-formi optime impressa. Scutula inter genito-ventrale et ster- num (metasternalia) bene manifesta, trigona. Scutum anale elon- 154 ANTONIO BERLESE gate obtrigonum, anterius sat late rotundatum. Scuta peritrematica ut in L. L. tarsali. Metapodia subvirguliformia. Mandibulae chela digitis intersese statura paribus et ambobus brunneis; fixo run- cato, sub apicem bidentato; mobili runcato, sub apicem dente ro- busto armato. Mas sat eidem L. L. tarsalis similis etiam propter seutulorum ven- tralium fabricam. Mandibulae digito fixo subhyalino, lato, interne toto margine pluridenticulato, digitum mobilem statura aequanti; digito mobili runcato, sub apicem dente validiori armato ; caleari ralde ultra digitum porrecto, sub apicem angulatim ineurvo. Foem. ad 480 p.. long.; 280 p.. lat. Mas ad 420 .. Iong.; 200 p.. lat. Habitat, haud rarus, in nidis Columbarum, Florentiae. 325. Lasioseius (Lasioseius) tarsalis Berl. n. sp. — Pallide testaceus, tarsis vix fuscioribus, sed primi paris genu parte api- cali et tarso toto saturatius fuligineo-badiis; chelae digito fixo submembranaceo, pallido, duplo ceurtiori quam mobilis. Dersum sublaeve, setulis sat magnis, exilibus, posticis duabus introrsum ineurvis, in foem. 90 p.. long.; ambulaera membranula lobulis ro- tundatis composita. Foem. seuto sternali subrectangulo-elongato ; genito-ventrali elongatissime trapeziformi, postice vix ab anali, elongate subrectangulo, strieto sejunetum. Seutula inter sternale et genitale subnulla. Scuta metapodica strietissima, elongata, ba- cilliformia; seutum peritrematicum stricta vitta partim coxas quar- tasamplexans. Chela digito fixo pereurto, subedentato, membranaceo, hyalino, interne longo et exili pilo transverso ornato ; digito mobili duplo longiori, branneo, sub apicem dentibus tribus ornato, runcato. Mas foemina vix minor et ceoncolor; scuto sternali postice subacuto, ano-ventrale fere attingenti. Scutum ano-ventrale latius obtrigonum, margine anteriori subtrilobo, marginibus lateralibus ad anam profunde sinuato-incisis. Mandibulae chela digito fixo eidem foeminae subsimili, mobili duplo longiori qua fixus, apice robusto dente armatus, bene runcatus, brunneus; calcari digito longiori, sub apicem e latere viso, subito angulatim incurvo et apice bilobo. Mas ad 430 p. long.; 220 p. lat. Foem. ad 500 p. long.; 230 u.. lat. Habitat sat frequens in detritis foeni, in presepibus, Florentiae. CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 155 326. Epicroseius seurati Berl. n. sp. — Mas. Facies PB. se- ioidis, cuius major et pedibus gracilioribus, Differt a supradieta specie (cuius tamen tantum nymphas dignosco, super Coleoptera, in insula Jaba collectas) propter scuta dorsualia, quae diversissime disposita sunt et numerosiora. In E. seurati scutum anticum dor- suale non ad dimidium dorsum est productum; posticum obsemi- circulare, quartam extremi corporis partem obtegit et ab antico spatio lato (suum diametrum longitudine aequanti) est sejunetum, in quo spatio scutula quatuor, parvula sunt insita; anteriora duplo posterioribus majora, transverse subrectangulo-ovata. Spinae dorsi densiores et majores quam in E. seioidi (in duabus exemplis, quae possideo, setae spiniformes ad apicem cornuum abdominis sunt avulsae). Pedes antici exiliores quam in E. seioidi. Ad 700 p. long. (exceptis cornubus abdominis postici); 500 p. lat.; pes 1' paris 650 p. long. (in E. seioidi pes 1' paris est 430 p.. long.). An adultus E. seioidis ? Habitat in insula « Tahiti », in « Polinesia ». Collegit C1. Seurat, super fructus ad terram putrescentes Thespesiae et mihi libentissime dedit CI. Tronessart. 327. Gamasellus (Digamasellus) bicolor Berl. n. sp. — Foem. Facies G. D. biseti, sed minor et toto seuto anali, praecipue ad mar- ginem postieum, rufo-fusco ; caetero corpore vix terreo, setaque exili et sat longa postica, utrinque una, tantum ornatus. Margo postieus corporis obsolete crenulatus et pars dimidia scuti dor- sualis postici sat tuberculato-undulata. Epistoma dentibus qua- tuor latis et parvis auctum. Scutum anale magnum, anterius ro- tundatum, colore supradieto depictum; areis pallidis ovalibus post anum signatum. Pili dorsi et marginales perparvuli, breviores ; sunt quatuor postici prope angulos trunci posticos (duo dorsuales, duoque marginales) aliquanto longiores, perexiles, iisdem G. D. biseti multo curtiores. Ad 400 p.. long.; 240 p.. lat. nf Habitat in humo, Florentiae, in hortis. 328. Gamasellus (Digamasellus) cylindricus Berl. n. sp. — Terreus, valde elongatus, lateribus parallelis, rectilineis, margine postico obsolete cerennlato. Foem. ad angulos posticos utrinque 156 ANTONIO BERLESE seta una, latitudinem dimidiam fere corporis longitudine aequanti; caeteris omnibus minimis, exilioribus. Epistoma spinis tribus ter- minatum, intersese longitudine paribus, sed media caeteris graci- lior; laterales apice acutae, vix obsoletius, sub apicem dentienlatae. Pedes secundi paris sat crassi. Sternum elongatissime hexagonale, usque ad dimidias quartas coxas productam, ibique perconstrietum, angulis mediis acutis, bene inter secundas et tertias coxas insitis. Epigynium perparvum, vix post quartas coxas recte truncatum, angulis posticis peracutis. Seutum ano-ventrale plus duplo longius quam latius, subrectangulum, postice tamen rotundatum et ante anum utrinque lenissime arenato-excavatum, antice recte trunca- tum, angulis tamen rotundatis, parum a margine postico epigynii remotum; ad 170 p. long.; 58 p. lat. Exemplum typicum est 515 u. long.; 220 p.. lat., sive duplo longius quam latius. Habitat. Nonnulla possideo exempla colleeta in humo et inter folia putria, a C1. Crosby, in Columbia (N. Am.). 329. Gamasellus (Digamasellus) presepum Berl. n. sp. — Testaceus, corporis fabrica G. D. biseto similis, minus elongatus quam G. D. eylindrico, ad humeros vix latior quam postice. Margo posterior trunci bene crenulatus et in quoque angulo setis duabus exilioribus, intersese subaequalibus, tertiam tantum partem latitu- dinis corporis aequantibus ornatus. Setae caeterae trunci perparvu- lae, excepta una dorsuali, in seuto posteriore sat a marginibus po- stico et laterali remota. Scutum dorsuale posticum strictius quam anticum. Epistoma spinis eylindricis tribus, apice leniter bifurcis, intersese statura paribus, sat longis auctum et ultra spinam exter- nam denticulus minimus est. Foem. sento sternali hexagono, fere aeque longo ac lato, angulis anticis et mediis acutissimis, posticis subrectis, margine laterali post angulos medios leniter excavato. Epigynium parvum, summo margine sat a margine postico sterni remotum; elongate trapezinum, marginibus lateralibus leniter exca- vatis, postico vix rotundato; nulla impressione signatum. Seutum ano-ventrale subrectangulo-rotundatum, sat ab epigynio remotum, margine anteriori leniter excavato, angulis rotundatis, marginibus lateralibus varie undulato-incisis, pleramque sub angulo antico, brevi spatio, leniter excavatis. Ad 400 p.. long. ; 200 p.. lat. Mas CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 137 vix humeratior, sterno cordiformi (angulis mediis acutioribus) usque ad extremas quartas coxas producto, utrinque inter apicem posti- cum et coxas supradictas seutulo minimo, pilifero ornatus. Seutum ano-ventrale sat a sternale remotum, anterius rotundatum. Femur secundi paris brevi calcari polliciformi armatum; genu tibiaque tuberculo minimo insignita. Ad 350 p.. long.; 170 p. lat. Habitat in detritis foeni, in stabulis, Florentiae. 330. Gamasellus (Sessiluncus) eremita Berl. n. sp. — Foem. badio-fusca, cylindrica, sat elongata, lateribus subparallelis, postice rotundato-truneata, non crenulata. Utrinque in angulo postico dorsi duae sunt setae exiliores et sat longae; interiores externis majo- res, dimidiam cireiter latitudinem ceorporis attingunt. Caeterae omnes sunt perparvulae. Epistoma non bene video in unico exem- plo quod possideo, sed breviter unimucronatum mihi videtur. Scu- tum dorsuale, in medio, strietiori fissura, nec tertiam partem scuti eiusdem incidenti, recte, utrinque scissum ; inter fissuras istas scu- tum ne sulco quidem est signatum. Pedes antici caeteris robustio- res, ambulacris magnis, sat breviter pedunculatis, introrsus infle- xis, apice tarsi spinula brevi et robusta, externe armato. Sternum subrectangulum, lateribus vix undulatis, non ultra dimidias coxas tertias produetum ibique undulato-rotundatum, angulis mediis nul- lis. Epigynium strietum et breve, sat post quartas coxas produ- etum, in medio tenuissime perstrictum et signo A manifestioriì sculptum; anterius a margine postico sterni bene distinetum et sat remotum. Seutum ano-ventrale latius pyriforme, anterius valde arcnato-rotundatum et valde ab epigynio remotum, postice rotun- datum; 100 p.. long.; 110 v.. lat. Foem. supradescripta est 420 pi long.; 220 u.. lat. Pedes anteriores 370 p.. long. ; 40 p.. lat. (femur.). Habitat in muscis, ad « Tiarno », in agro Tridentino. 331. Gamasellus (Protolaelaps) aster Berl. n. sp. — Testa- ceus, pyriformis, setis humeralibus aliisque in scutis dorsualibus antico et postico longis, erectis, barbulatis, penicillatis. Seuta dor- sualia linea vix in medio tenuissime retrorsus arcuata intersese conjuncta, reticulo, puncetis significato, areolata. Epistoma in muero- nem brevissimum, utrinque basi spinulosum desinens. Setae verticis 138 ANTONIO BERLESE brevissime spiniformes. Seuta dorsualia setis simplicibus (praeter supradictas), dimidio curtioribus ornata. Setae penicillatae supra- dictae sunt: in scuto antico: scapulares; quatuor in medio seuto (duae inter scapulas, duae inferiores), duaeque in angulis poste- rioribus. Seapulares in foem. sunt longae 80 p.; ceterae omnes vix breviores; in seuto postico sunt utrinque setae tres submar- ginales; duaeque aliae (utrinque) marginales, omnes radiatim e cor- pore perpendiculariter procedentes, duaeque sunt in medio seuto. Pedes omnes spinosuli. Foem. seuto dorsuali posteriori lateraliter et parum in ventre inflexo. Scuto ano-ventrali perlongo, obtrape- zino-cordiformi, strieto; margine antico leniter excavato, lateribus undulatis, postice rotundato et post anum late aciculato-punc- tato, 310 p. long.; 230 p.. lat. Scutum sternale subtrapeziforme, angulis mediis acutissimis, posticis rotundatis, margine posteriori bene excavato. Ad 700 p.. long; 480 p.. lat. Mas seuto ventrali eum omnibus caeteris ventris (excepto sterno) et cum dorsualibus confuso. Pedes secundi vix tertiis erassiores, femure calcari conico, robusto, cuius in axilla tuberculus spinifor- mis, parvus est; genu tibiaque tuberculo spiniformi et brevi spi- nula armatis. Mandibularum extroflexarum chelam bene videre nequeo in unico exemplo quod possideo, sed calcar perbreve con- spicio, antrorsus directum, vix digitos superans. Statura ut in foemina. Habitat in nidis Muriaum agrestium, in Sardinia (« Asuni »). 332. Gamasellus (Protolaelaps) subnudus Berl. n. sp. — Testaceus. Epistoma in spinam mollem, perlongam et peracutam, marginibus denticulatis et basi utrinque angulato-spinosam produ- ctom. Sat G. P. iphidiformi Berl. propinquus, sed bene diversus, praecipue seuti ano-ventralis foeminae aliisque characteribus. Foem. scuto dorsuali posteriori postice subbigibbo, in medio antico margine breviter et profunde inciso, eiusque margines laterales, in parte po- stica, non ad ventrem, quod est in G. P. iphidiformi, sed tantum late- raliter inflectuntur. Corpus leniter bursiforme. Scuta dorsualia den- sius et sat crasse punctata, posterius aeque, anterius areis aliquot nitidis. Pili secutorum horum curtiores, simplices, in margine po- stico vix longiores. Margines scuti dorsuali posterioris in parte CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 139 ad latera espansa, sat plicis transversis, crassis duriores facti. Seutum ano—-vyentrale late obpyriforme, crebrius punetatum, ad 180 p.. lat. (longitudinem bene metiri nequeo, nam scutum est, dorsum versus, apice suo postico, inflexam; in G. P. iphidiformi scutum hoc est ovale et tantum 100 y.. lat.). Sternum rectangulum, fere sesqui longius ac latum, angulis mediis omnino nullis, margine enim laterali subrecto, vix inter secundos et tertios pedes extror- sus lenissime deflexis; margine postico rectilineo, angulis poste- rioribus rotundatis. Angulis anterioribus sternum, ponte vittiformi chitineo, cum endopodii ramulo superno (anterins coxas secun- das cireumdanti, est conjunetum. Scutum genito-ventrale perpar- vum, trapezinum, vix longius quam latius, postice vix arcuatum, angulis posticis acutis, vix ultra coxaram quartarum foveam pro- duetum. Seuta haec ambo sunt dense et sat crasse punctata. Sen- tum genito-anale autem, linea A-formi, sat obsoleta est sculptum; a scuto anali est spatio 180 p.. discretum. Sternum est 140 pp. long.; 100 p.. lat.; scutum genito-ventrale est 150 p. long.; 130 |. lat. (inter angulos posticos). Ad 700 p.. long.; 420 p. lat. Nym- pha scutis dorsualibus aliquanto durioribus, linea in medio retror- sus vix arcuata, stricta, separatis. Scutum posticum marginibus lateralibus magis quam anticum serrulatis et praecipue angulos posticos versus, ubi dentes scuti quasi in mucronem utrinque ele- vantur. Pili, ut in adulto, curtissimi. Derma scutorum polygona- liter, reticulo pallidiori areolatum. Margines corporis subparalleli, vix ad humeros prominentiores, ubi corpus est latius quam ad ventrem. Scutum anale eidem foeminae subsimile. Ad 550 p.. long. ; 300 p. lat. Habitat in fimo gallinarum, Florentiae. 333. Pachylaelaps (Paralaelaps) major Berl. n. sp. — Ochra- ceus. Foem. perfecte et sat elongate ovalis, antiee et postice angu- lato-rotundata, maxima latitudine ad quartos pedes. Scutum dor- suale cordiforme, postice angulatum, quartam fere posticam partem dorsi nudam relinquens, pilis longis obsitum, in medio circiter 160 p.. long., sed ad humeros valde longiores, nam maximi sunt circiter 180 u. long. Ceterum dorsi (nudum) et margines pilis di- midio eurtiores sunt obsita (circiter 80 p. long.).. Sternum pilis 140 ANTONIO BERLESE eius latitudine maxima longiores ornatum. Venter pilis parvis, non nimis densis. Seutum genito-ventrale postice semicirculariter ro- tundatum. ad 320 p.. lat. Scutum anale obovatum, postice acutum, perparvum, sive 175 p.. long.; 140 p.. lat. Epistoma ut in P. P. kibonotensi, sed minus antrorsus productum. Pedes longi et gra- ciles ; anteriores longissimi, tarso 430 p. long.; posteriores pilis longissimis (usque ad 500 p..), exillimis ornati, aliisque subspini- formibus, minoribus. Peritrema inter stigma et humerum perfecte rectilineum. Ad 1530 p.. long.; 930 u. lat. Mas cordiformis, ad humeros perlatus, seuto dorsuali totum dor- sum ocenpanti, pilis longis, ut in foemina, densius obsito. Venter seuto nno, ut in P. P. kibonotensi configurato protectus, sed pe- ritremata usque ed humeros recta sunt. Mandibulae calcari pili- formi, subrecto, sive vix undulato, longissimo, sive circiter 400 pi long. armatae. Hypostomatis corniculi perlongi, acuti, introrsus ineurvi. Pedes caeteri ut in foemina, sed secundis paris crassiores et calcarati ; sat ut in P. P. kibonotensi armati, sed processu conico ad apicem infernum tibiae saltem duplo longiori et tarso apice, interne angulato—-dentato. Ad 1500 p.. long.; 1030 p. lat. Habitat. Plures foeminas unumque marem collegit Cl. Paoli in < Somalia italiana (Mogadiscio) », super Atevchus sp. OssERVvaZzIONE. Per l'armatura delle zampe del 2,° paio nel maschio e per qualche altro carattere questa specie si avvicina molto al Pachyl. (Paralaelaps) kibonotensis del Tragiirdh, trovato su un grande sScarabaeus a Kibonoto, ma ne differisce, oltre che per la statura assai diversa (la specie del detto Autore mi- sura, pel maschio 1170 pw. di lunghezza su 720 p. di larghezza e per la femm. 1080 600) cioè di circa un terzo più grande, ancora per altri caratteri, come, ad es., lo stilo delle mandibole del maschio molto più lungo ; lo sprone della tibia 2.° paio nello stesso sesso molto più sviluppato, la forma dei cor- netti dell’ipostoma. Anche per le femmine si possono riconoscere differenze de- gne di rilievo. Col ritrovamento di un’altra specie di L’aralaelaps il sottogenere del Tragiirdh, del resto giustificatissimo, sì afferma anche maggiormente. 354. Pachylaelaps (Elaphrolaelaps) formidabilis Berl. n. sp. — Laete ochraceo-badius, seuto dorsuali duplici, nam vertex est strietissima vitta chitinea proctectum, quae parum ultra primas coxas deeurrit et a magno sceuto, late ovali, postice subrecte trun- cato, vix arcuato, quod caeterum dorsum obtegit, spatio vittiformi, CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 141 dermate molli protecto, bene separatum. In foemina scutum hoc est 1400 p.. long.; 1080 p.. lat., perfecte ovale ; in mari, ad hume- ros angulatos est 1350 p.. long.; 1000 p.. lat. Epistoma in mu. cronem sat longum, apice truncatum et denticulis minimis 5-6 attenuatum. Seutum pilis mediocribus; caeterum dorsi et margines pilis minimis ornata. Foem. corpore perfecte et breviter ovali, alto. Pedes spinis longis et robustioribus armati; secundi paris caeteris crassitie paribus, femure basi sat strieto (tarsi apice spi- nis non caeterorum articulorum erassioribus). Seutum ano-ven- trale late obspathuliforme, circiter 500 p.. long.; 420 p. lat. inter angulos posticos, post quartas coxas, spatio 350 p. produetum, a seuto anali obpyriforme, parvo, angulis optime rotundatis, 1300 p. long. et 240 n. lat., spatio p.. 200 late diseretum. Metapodia parum ultra quartas coxas, non usque ad angulum lateralem seuti genito-ventralis producta et eorum linea transversa, quae margi- nem posticum eorum tangit, a margine postico seuti supradicti, spatio circiter u. 200 est remota. Ad 1750 p. long, ; 1250 p.. lat. Mas brevior, subeireularis, humeris angulatis, foem. vix minor. Pedes secundi paris magni et valde incrassati, sed basi femuris exiliori, ita ut pedunculati adpareant, sive claviformes. Femur inferne brevi, sed robusto processu mmuceroniformi, apice, interne obsolete tridenticulato, armatum ; genu tuberculo obsoletissimo ad marginem articulationis tibialis; tibia mucrone magno, subelavato, apice rotundato e tota superficie inferna procedenti armata; tarso maximis muceronibus conicis, acutis, cuius extremus apicalis, aeque dissitis in toto margine interno segmenti armata. Etiam tertii et quarti pedis femur est peduneulatum, sed hand inerassatum. In quarto pari, tamen, inferne, ad basim, muerone conico (cuius. ad basim interne est minimus tuberculus) brevi et latiori femur. est armatum. Caeteri articuli basi constricti, denique latiores et gib- bis spinas majores, perlongas, praecipue ad dorsum, gerentibus toti scabrati. Scutum sterno-ventrale ad latera multo post quartos pedes utrinque excavato-impressum ita ut postiee attennatum desineat. Chela brevior, digitis crassis, in medio dente maximo armatis, calcari lanceolato, brevi (70 p.. long.), acutiori, antrorsus erecto, canaliculo longitudinaliter perforato, armata. Ad 1550 p. long.; 1200 u. lat. 142 ANTONIO BERLESE Forma: integer. Cum supradescriptis, exempla sunt commixta, mares foeminaeque, sat diversa, nam scuto dorsuali non anterius interrupto gaudent, tantum ibi utrinque profunde excavato-fissu- rato, quamvis minus quam in congenere P. E. fenestrato. Foe- minae autem senta metapodica aliquanto majora, ita ut eorum apex lineam postremi marginis seuti genito-ventralis, aliquanto brevioris et latioris, attingant. Mas pedibus secundi paris non eaeteris crassioribus. Statura vix minor. Caetera ut in forma typica. Habitat. Plurima vidi utriusque sexus exempla collecta super Catharsius satyrus Kolbe, ad « Mlanje Boma, Nyasaland » a CI. S. A. Neauve (ab « Entomolog. Research Commiss. »). OssERVAZzIONE. Il Triigardh (« Wissenschaftl. Ergebnisse d. Zool. Expedit. d. Kilimandjaro dem Meru ; Acari », 1908, p. 47) illustra un Packylaelaps (Pa- chylaelaps) castaneus n. sp., su un maschio trovato a Kilimandjaro (ospite ?), che, per la forma della chela e relativo sprone ricorda molto.le due forme di Pa- chylaelaps (Elaphrolaelaps) qui sopra illustrate. ; La specie del Triigardh differisce però notevolmente da ambedue non solo per la statura molto minore (1260 y. 1060) ma ancora per caratteri impor- tanti, come ad es. : per l’armatura molto differente delle zampe 2.° paio, man- cando nella specie del Trigardh gli alti ‘e grossi turbercoli della faccia interna del tarso ; avendo, la detta forma, molto più piccolo il processo della tibiale ece. Anche la zampa del 4." paio, nella specie del Trigardh, ha un bassissimo tuber- colo sulla faccia inferiore del femore 4.° paio, mentre le due specie qui de- seritte hanno un grosso processo subpiramidale e tubercoletti minori alla sua base. Inoltre i paratarsi del 1.° paio di zampe non hanno affatto la disposizione indicata dal Triàgardh, per la sua specie. Lo scudo ventrale del maschio, nella specie del Trigardh, ha i margini della parte ventrale rettilinei, mentre nelle due specie da me descritte essi sono molto scavati ece. Ritengo però che la specie del Triigardh appartenga al sottogenere Elaphrolae- laps, ciò che l'Autore non poteva arguire, non avendo veduto la femmina. 335. Hoplomegistus bicrinus Berl. n. sp. — Saturate badius, dorso prope apicem posticum setis duabus longioribus (ad 450 p. long.), intersese basi valde appressis, fere contiguis, simplicibus, exi- libus, rectis, retrorsus spectantibus aneto; caeteris setis mediocri- bus. Foem. sat late elliptica, postice acuta. Fissura genitalis labio infero robusto, subarcuata, in medio profunde incisa, sub qua, inter tertias et quartas coxas est linea chitinea obscurior, litteram CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 143 graecam © simulans, perconspicua. Seutum ventrale totum ven- trem fere occupans, cum metapodicis confusum, a peritrematico tantum sejnnetum et ab anali sat discretum. Ad 1650 p.. long.; 1200 p.. lat. Mas minor foemina sua, multo strietior et pilis aliquanto lon- gioribus obsitus; utrinque postice, sub apicem impressus. Figura »-formi tuberculum sat elevatum, duplicem amplexanti et vix post foramen genitale rotundum, inter quartas coxas manifesta in sterno signatus. Seuta ventralia fere ut in H. armigero. Pedes secundi paris caeteros vix crassitie superantes, femure inferne cal- cari conico, porrecto, longo nec non, ante hoc, spina acutiori, basi crassa, striete femuri eodem adpropinquata et antrorsus directa armato; genu spina caleariformi una, sat parva; tibia inermi. Tertii paris trochanter postice margine femur amplexanti in squa- mam sat alte elevato. Quarti paris femur genu et tibia inferne, ad apicem, dente robustiori, striete conico, acuto, alioque eurto, lato, anguliformi armata. Hoc est etiam in tertio pede, quamvis obso- letius et obsoletissime in secundo. Ad 1450 p.. long.; 800 p. lat. Habitat ubi? Mihi utriusque sexus aliquot exempla donavit li- beralissime CI. Trouessart. 336. Ameroseius dubitatus Berl. n. sp. -- Terreo-hyalinus, tarsis antieis dilute fuligineo-terreis. Scutum dorsuale sat erasse reticulatum, in medio (vix post quartarum coxarum lineam) gib- bere sat elevato ornatum, cuius margo posticus, rotundatus durior est. Setae corporis ensiformes, sive elongatissimi folii lanceolati more configuratae, in medio longitudinaliter costulatae, acutissimae, margine subintegro, tantum in verticalibus serrulato, corporis po- stici introrsum et deorsum incurvae. Foem. sat bursiformis. Sterno aeque longo ac lato, margine anteriori durius chitineo, sublineari, arcuato-subbilobo, angulis anticis acutioribus, majoribus et valde inter primas et secundas coxas productis, caeteris nullis, posticis rotundatis. Derma sterni reticulatum est et in medio, vix subtus marginem anticum, callo chitineo, late ferri equini instar configu- rato, elegantiter quadrilobo-undulato, angulis posticis convergen- tibus et acutis, signatum. Margo posterior sterni est in linea ad summas tertias coxas et supradictus callus chitineus inter sum- 144 ANTONIO BERLESE mas secundas eoxas est. Post sternum duo sat magna scutula metasternalia sunt, pilifera, transverse subtrigono-amygdaliformia, alde inter sese appressa, inter marginem anteriorem epigynii et postieum sterni aequedistantia. Epigynium trapezinum, lateribus vix excavato-impressis, postice recte truncatum, angulis vix rotun- datis, param ultra quartas coxas produetum, bene a sceuto ano- ventrali remotum, obsolete reticulatum. Seutum ano-ventrale fere hemidiscoidale, postice rotundatum, antice excavatum. bene reti- culatum, latum, magnam partem ventris ocenpans. Ad 400 u. long. ; 240 p.. lat. Habitat communis in detritis foeni, pluries Florentiae collectus. OSSERVAZIONE. Questa specie è affine all’ 4, plumosus (Oudem.) (Seiulus plu- mosus Oudem.), ma, quantunque, la figura 21, tav. XLV (Tijdsch. v. Entomol., 1902) data dall’Autore, per la faccia ventrale della femmina, sia molto male eseguita (perchè vi è disegnato lo sterno confuso coll’epiginio e non si vedono gli seudi metasternali), pure si riconosce che essa è molto diversa. In ambedue si riscontra quell’ ispessimento chitinoso a forma di ferro di cavallo soprade- seritto, ma nella specie dell’Oudemans esso è collocato esattamente fra le anche del 4.° paio (dovrebbe dunque, trovarsi nell’ epiginio), mentre in tutti gli in- dividui, e sono moltissimi, che io possiedo della specie qui descritta, tale ispes- simento, foggiato anche alquanto diversamente (perchè non termina colle punte divergenti disegnate dall’Oudemans ed il suo orlo anteriore ispessito è ondu- lato in quattro lobetti arcuati) si trova collocato esattamente tra le anche del secondo paio, cioè appena sotto l'orlo ‘anteriore dello sterno. L’'Oudemans non indica la patria della sua specie e meno ancora 1’ ambiente in cui la ha raccolta. La mia è comunissima nel fiorume, a Firenze. 337. Ameroseius delicatus Berl. n. sp. — Terreo-hyalinus, tarsis anticis subfuligineis. Differt (Foem.) ab A. dubitato, cum quo semper species haec est commixta, praecipue statura aliquanto minori; scutis minus profunde reticulatis; dorsuali non gibbere medio aucto ; pilis corporis folium elongatius lanceolatum simulan- tibus, marginibus erasse serrulatis; sterno vix elongatiori, sed nullo callo chitineo ornato; seutis metasternalibus minoribus, in- tersese magis discretis, non transverse, sed longitudinaliter amyg- daliformibus, valde ab epigynii margine antico rémotis; epigynio inter quartas coxas strictiori, in ventrem postice melius produ- ctum, margine postico magis retrorsus arcuato ; seuto ano-ventrali CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 145 aliquanto strictiori, lateribus rectilineis, parallelis. Ad 370 p.. long.; 220 p.. lat. Tarsus anticus 110 p.. long. È Habitat communior in detritis foeni Florentiae, cum A. dubitato commixtus. GENUS MACROCHELES LATREILLE 1829. (Gamasus ex p., O. L. Koch aliorumque anet.; Holostaspis Cane- strini G., Berlese, aliorumque ancet.; Macrocheles Berlese (ex Latr.), 1885; Oudemans 1900). Typus: Acarus marginatus Herm. SUBGENUS GEHOLASPIS BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Macrocheles Latr. Foeminae scuto ano-ventrali pilorum paribus sex ; pororum repugnatoriorum paribus duobus (anteriori, in margine antico scuti, ad angulos; posteriori in margine, ad latera ani). Typus: Gamasus longispinosus Kram. Adde: Holostaspis longulus Berl.; H. mandibularis Berl. ; H. hortorum Berl. ; H. alpinus Berl. 338. Macrocheles (Geholaspis) alpinus Berl. v. pauperior Berl. n. var. — Foem. Differt a typico statura minori, sculptura- que sterni obsoletiori. Sternaum totum lineis ex punetulis confec- tis, in areolas polygonales divisum, in quibus derma punctulis est sculptum. (In typico lineae sunt verruculis altis confectae et in areis derma densius verruculis (nec punctis) est asperatum). Epistoma spina duplo longiori quam in typico. Scutum ano-ven- trale latius quam longius, sive 280 p.. long.; 310 p.. lat. (in typico est fere aeque longum ac latum et majus; sive: 370 X 380). Ad 700-800 p.. long.; 450-520 u.. lat. (Typicus est 900 X 550). Habitat in Italiae septentrionalis et centralis, praecipue mon- tinum, muscis. Exempla plura possideo (numquam cum typico com- mixta) ex « Tiarno », alibique agri Tridentini; « Bergamo ; Padola « Redia », 1917. 10 146 ANTONIO BERLESE (Cadore); Desenzano (Brescia); Pontedera ». Exempla majora sunt ex « Bergamo ». OSSERVAZIONE. — Possiedo un maschio in una preparazione (colla sola indica- zione « Veneto »), il quale mi sembra si debba ascrivere a questa specie e va- rietà. Esso è ovale allungato, leggermente omerato. Lo scudo sternale (retico- lato e con punti nelle areole) è fuso coll’ano-ventrale (semplicemente reticolato). Solo le zampe del 2.° paio sono armate ‘e cioè: il femore con un robusto sprone runciforme ; il ginocchio e la tibia ciascuno con un piccolissimo tuber- colo nella faccia inferiore. Sprone delle mandibole flagelliforme. Lungo 600 p. ; largo 350. SUBGENUS COPRHOLASPIS BERL. N. SUBGEN. Sternum non reticulo dermate altiori et crassiori confecto orna- tum, sed suleo transverso inter poros repugnatorios secundos (ad angulos sterni medios, vel reticulo sulcis exilibus confecto, vel nitidum (nulla seulptura signatum); areis porosis duabus vel qua- tuor (ad angnlos anticos et posticos). Scutum ano-ventrale (et epi- gynium) reticulo polygonali (sulcis exilibus confecto) signatum. Pili huius seuti et pori repugnatorii ut in subgen. Macrocheles. Species paucae numero terricolae vel muscicolae (e. g. Gamasus terreus C. et F.); pleraeque fimicolae et saepius inseetis coprophi- lis adfixae. Typus: Holostaspis glabra Julius Miiller (= Gamasus stercora- rius Kram. = Holostaspis badius Berlese, Canestrini etc. ex C. L. Koch; non syn. Gamasus badius C. L. Koch, nam species Kochii ambulacris gaudet in pedibus anterioribus). Subgeneri huic sunt adseribendi (hucusque noti): Holostaspis pisentii Berl. ; H. vernalis Berl.; H. merdarius Berl. ; H. cordiger Berl. ; H. hamadryadis Berl. ; H. isidis Berl.; H. adulescens Berl. ; H. posteroarmatus Berl.; H. penicilliger Berl.; H. kraepelini Berl.; H. aemulans Berl. ; H. jugulans (Holocaeleno magna, var. jugulans Berl.); H. hypocrita (Holocaeleno magna, var. hypocrita Berl.); omnes coprophili. OSSERVAZIONE. — Nella breve diagnosi delle specie nuove seguenti occorre sopratutto la precisa descrizione della scultura dello sterno, che è speciale e caratteristica di ciascuna specie, per la quale, in tutti gli individui la scultura stessa si conserva assolutamente immutata. CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 147 Perciò è opportuno presentare l’annessa figura schematica dello sterno. nei Coprholaspis, con tutte le possibili accidentalità della epidermide dello stesso, delle quali si tiene conto e precisa indicazione nelle brevi diagnosi seguenti. OMUlUalerior % E in restera Crt. ® enlici DI N à __-- linea onguilala 3 È Sei MB IA N RATA E a linea ebligue ® x anterior linea media % Lransuersa ì .—- lineae elliguae postertores -rugulas medeas Ì è Tr pore è rgpugnal pesterior ì Dio arene punclalne S percorre SS D 3 \ arene hg n n punclifermes angulus peslerior Figura schematica delle aceidentalità dello sterno nelle femmine del sotto gen. Coprholaspis. Il sottogenere è caratterizzato (per ciò che riguarda Ja scultura dello sterno) sopratutto dalla line4 mediana transversa, che esiste tipicamente e solo manca in talune specie, facenti gruppo a sè, nelle quali lo sterno è levigatissimo. In ge- nerale anche le lineae obliquae posteriores sono presenti nel gruppo dei Coprho- laspis. Dietro lo studio di questa scultura si possono così dividere i Coprholaspis : a) Sternum totum nitidum, tantum linearum obliquarum anteriorum vestigia sunt in dimidia antica parte sterni (linea media transversa, obliquae po- steriores et areae porosae nullae) . . . . . . Phalanx I. nitidosterni. b) Vestigia sunt reticuli polygonalis in sterno vel obsoletiora lineae transversae mediae et obliquarum posteriorum (areae punctatae nullae) |... . . Tree een e bal anzi Iisubnitidosterni: e) Adest bene conspicua et integra linea transversa media et saltem vestigia obliquarum posteriorum ; caetera sterni planities obsolete reticulata (areae punctatae nullae) . . . . . . +. +. + Phalanx III. incisosterni. d) Sternum brevissimum, quasi transverse vittiforme, tantum linea transversa media signatum (areae punctatae nullae) . . . Phalanx IV. brevisterni. e) Adsunt, bene conspicuae, linea media transversa et obliquae posteriores; ali- quando etiam saltem vestigium lineae arcuatae (areae punctatae nullae vel obsoletissimae). . . +... . +. +. . «+ +. Phalanx V. bdiincisosterni. f) Nulla linea est in sterno, tantum areae punctatae (anteriores et posteriores perconspicuae) . . . . +... . + «+ + Phalanx VI. tantumareoclati. 148 ANTONIO BERLESE 9) Adsunt lineae (transversa media semper perconspicua, caeterae plus miuusve obsoletae vel bene incisae) nec non areae punctatae saltem posteriores aliaeque punctiformes passim dissitae . . . Phalanx VII. areolatosulcati. h) Sternum varie sculptum (vel ut in phalange I, II, III, vel lineis pluribus transversis); pedes secundi paris tarso apice spinis robustioribus armato ng CM RT » Melanozetes Hull 1916 = Trichoribates Berlese 1910. Hypoaspis incisus Oudemans 1904 = Laelaps (Iphis) semiscissus Berl. 1892. Seiulus truncatus Oudemans 1915 = Amblyseius obtusus (Koch) Berl. Seiulus spoofi Oudemans 1915 = Phytoseius horridus Ribaga 1902. Seiulus finlandicus Oudem. 1915 = Seiulus curtipilus Ribaga 1902. Seiulus rhenanus Oudem. 1915 = Iphidulus communis Ribaga 1902. Gen. Protolaelaps Trigaàrdh 1912 = Asca (partim) secundum Oudemans. CI. Oudemans in genere Asca (Heyden 1828, cuius gen. tamen species typica extat) species huius subgeneris (Protolaelaps) simulque alias ex gen. Zercon Koch (inter Zerconidas) componit; nam eius Asca affinis (quae mihi a Gamasellus (Pro- tolaelaps) aster, hie deseriptus, saltem statura majori videtur diversa, nam adulti sunt ignoti) est in gen. Gamasellus, subgen. Protolaelaps inserenda et Asca peltata (Oudem. ex Koch, = Zercon peltatus Koch) certe est ex gen. Zercon et Asca aphidioides (Oudem. ex Linn.) forsitan est in gen. Ceratozercon ad- seribenda ! Protolaelaps brevispinosus Trigaàrdh 1912 (Gamasellus brevispino- sus Trig. 1910) — Gamasellus (Protolaelaps) mucronatus (G. R. Ca. nestrini). Gamasus stercorarius Kramer, G. R. Canestrini; Holostaspis ster- corarius G. R. Canestrini; Holostaspis badius Berlese = Holostaspis glabra J. Miiller, sive Macrocheles (Coprholaspis) glaber (J. Miill.). OSssERVAZIONE I. — Al genere Holostaspis Kolenati (1858), V’Julius Miiller (Insekt. Epiz., 1860) ascrive il suo Holostaspis glabra, ma è molto dubbio che il tipo del genere, secondo il Kolenati appartenga veramente neppure alla fami- glia Macrochelini. Recentemente 1 Oudemans (Entomol. Berich., 1914) afferma, CENTURIA QUARTA DI ACARI NUOVI 159 con sicurezza, che 1’ Holostaspis isotricha del Kolenati, parassita della Formica rufa, sia identica di Oolaelaps oophilus (Wasm.) Berl., con che, oltre che questa specie, anche il gen. Oolaelaps dovrebbe passare in sinonimia. Ma questa ipotesi ha fondamento anche minore del modo di vedere del Miiller. Perciò, dovendosi istituire un sottogenere a sè, per la specie di Macrocheles, delle quali è tipo l’ Holostaspis glabra J. Miill. converrà ricorrere ad un nome nuovo, come faccio di presente e, quanto alla affermazione dell’Oudemans suddetta, non sembra sia il caso di tenerne conto. OsseRvazioNnE II. — Holostaspis marginatus Herm. var. americanus Berl. (Acari Austro Amerie,, 1888, p. 25). Sotto questo nome si comprendono quat- tro specie diverse, che io ho pure distinto al luogo indicato e queste sono : 1.° Adultus (H. tardus Koch), pel quale conservo il nome di Muacrocheles americanus Berl. (= Molostaspis confusus Foà, 1890). 2.° Tritonympha (H. stercorarius Kram.) femm., che corrisponde all’ Holosta- spis mundus Berl., che antecedentemente ho qui descritto. 3.° Tritonympha maschio, corrisponde al Macrocheles vagabundus Berl. n. var. (neotropicus Berl.). 4.° Protonympha, che è una specie distinta dall’ Holostaspis merdarius Berl. a cui la ho, in quell’ occasione, assomigliata e che ho qui descritto col nome di: Macrocheles (Coprholaspis) perparvulus. Holostaspis confusus Foà 1900 = Holostaspis marginatus (Herm.) var. americanus Berl. 1888 = Macrocheles (Macroch.) americanus Berl. Holostaspis sita Trojan 1908 = Macrocheles (Coprholaspis) postero- armatus Berlese 1904 (femmina). Holostaspis echinatus Berlese 1904 = Gamasus terreus Canestrini e Fanzago 1877 = Macrocheles (Nothrholaspis) terreus (C. et F.) Berl. Macrocheles hypochthonius Ondemans 1913 = Gamasus tridentinus (G. R. Canestrini) 1882 = Macrocheles (Nothroholaspis) tridentinus (G. R. Can.) Berl.. Holocaeleno magna Berl. var. jugulans Berl. = Macrocheles jugu- lans Berl. Holocaeleno magna Berl. var. hypocrita Berl. = Macrocheles hypo- crita Berl. Holocaeleno mitis Berl. var. phanaei Berl. = Holocaeleno phanaei Berl. Holocaeleno mitis Berl. var. fuscata Berl.= Holocaeleno fuscata Berl. Gen. Paradinychus Berlese 1916, non satis distinetum a gen. Polyaspidiella Berl. 1910. 190 ANTONIO BERLESE Subgen. Heterodinychus Berl. 1916 (ex genere Phaulodiny- chus) est negligendum, quia ex speciebus generum Phaulodiny- chus ZJ et PhaulocyUMiba ® est constitutum. Subgen. Microcylliba Berlese 1916, non satis diversum a Phaulocylliba Beriese 1914. PhaulocyUiba berlesei Halbert 1915 est foemina a Berlese et Trouessart cum Phaulodinychus orchestiidarum (Barrois) confusa = Phaulocylliba littoralis (Trouess.) (secundum eumdem Halbert). OSSERVAZIONE. — Barrois nel 1887 illustrò una Uropoda orchestiidarum (le sole ninfe 2.°). Nel 1889, Berlese e Trouessart descrissero le forme adulte, ma sotto il nome di U. orchestiidarum sono state comprese due specie, pertinenti a generi diversi e cioè: Phaulodinychus Berl. (= Haluropoda Halb. 1915) e Phaulocyl- liba Berl. ; i primi aventi ambulacri al 1.° paio di zampe; i secondi senza ambulacri (d’onde il genere Heterodinychus Berl. 1916 che deve essere soppresso). La sinonimia delle due specie, che sono state comprese sotto il nome di Uropoda orchestiidarum è la seguente : J' Phaulodinychus orchestiidarum (Barr.). Q Phaulo- cylliba orchestiidarum (Barr.), 1887 = Discopoma littorale Trouess. 1902 = Phau- locylliba berlesei Halb. 1915 = Phaulocylliba littoralis (Trouess.). NOMINA MUTANDA. Lasioseius muricatus Berl. var. floridensis Berl. apelletur var. transoceanicus, quia nomen floridensis praeoccupatum est et speciei eiusdum generis, quamvis ex subgen. Zercosezus pertinet. Histiostoma brevipodum Berl. 1910 apelletur Anoetus curtipes, nam Histiostoma brevipes apellaverat jam Banks speciem Americae borealis. Gen. Parathrombium Berlese 1918 jam dixi appellandum esse Calothrombium, quia nomen praeoccupatum est a Bruyant (1910). RINED:I CE Abrolophus marmoratus, p. 182. Achorolophus epigaeus, p. 181. Ameroseius delicatus, p. 144. — dubitatus, p. 143. Anoetus venustissimus, p. 115. Gen. Calholaspis, p. 173. Calholaspis superbus, p. 173. Subgen. COPRHOLASPIS, p. 146. Gruppi di specie nel sottogenere Coprho- laspis e figura schematica delle ac- cidentalità dello sterno delle fem- mine, pp. 147, 148. Subgen. CTENERYTHRAEUS, p. 183. Gen. Cypholaelaps, p. 117. Dinychopsis elimata, p. 179. — uropodina, p. 179. Diplothrombidium misellum, p. 184. Dolaea affinis, p. 131. —. villosior, p. 132. Epicroseius seurati, p. 135. Erythraeus (Ctenerythraeus) trombidioi- des, p. 183. Subgen. EUGYNOLAELAPS, p. 128. Subgen. EVHOLOCELAENO, p. 176. Gamasellus (Digamasellus) bicolor, p. 135. eylindricus, p. 135. presepum, p. 136. — (Protolaelaps) aster, p. 137. subnudus, p. 138. — (Sessiluncus) eremita, p. 137. Subgen. GEHOLASPIS, p. 145. Subgen. GITODINYCHUS, p. 178. Habitat nonnullarum specierum ex Lae- laptinis parasitis Murium, p. 131. Holocelaeno amygdaligera, p. 177. var. interrupta, 178. — pontigera, p. 176. Holostaspella (Prhbolaspina) bisignata, p. 175. Hoplomegistus bicrinus, p. 142, Hypoaspis sentifer, p. 118. —. spiculifer, p. 118, — tenuipes, p. 117. — (Haemolaelaps) concurrens, p. 126. _ — elongatus, p. 125. — — inops var. zulù, p. 125. inversus, p. 127. — —. scapularis, p. 124. 123. villosissimus p. 128. — — Spinitarsus, p. — (Leptolaelaps) elegans, p. 123. — (Stratiolaelaps)brasiliensis, p. 119. —_ — egenus, p. 122. —_ — etiopicus, p. 120. misellus, p. 121. pauperculus, p. 120. Laelaps giganteus, p. 129. — (Eugynolaelaps) coriaceus, p. 129. Lasioseius(Lasioseius) dentriticus, p.133. innumerabilis, p. 132. tarsalis, p. 134. Subgen. LEPTOLAELAPS, p. 122. Gen. Macrocheles Latr., p. 145. Subgen. MacROCHELES Latr. (sensu stri- ceto), p. 172. Maerocheles (Coprholaspis) abbreviatus, p. 151. Macrocheles (Coprholaspis) alecto, p. 153. — var. aethiopicus, p.155. — v. aegyptius, p. 155. — v. australis, p. 155. caelatus, p. 157. centrogynus, p. 168. cognatus, p. 159. 192 ANTONIO Macrocheles (Coprholaspis) cognatus v. hypogaeus, p. 159. Macrocheles (Coprholaspis) decoratus, p. 167. Macrocheles (Coprholaspis) dimidiatus, p. 163. Macrocheles (Coprholaspis) dimidiatus, var. difficilis, p. 164. Macrocheles p. 148. Macrocheles (Corpholaspis) fuscus, p. 160, (Corpholaspis) elimatus, gracilipes, p. 149. grossipes, p. 161. immundus, p. 165. 158. medialis, p. 156. insignitus, p. mundus, p. 157. 153. peniculatus, p. 166. paganus, p. perparvulus, p. 161. pharaonius, p. 150. posteroarmatus var. novi- mundi, p. 155. Macrocheles(Corpholaspis) pulcher, p.163. pusillus, p. 162. quadriareolatus, p. 152. somalicus, p. 148. spectandus, p. 151. spinipes, p. 160. spinosus, p. 162. validus, p. 150. — vespillo, p. 164. — vicarius, p. 167. (Geholaspis) alpinus var. rior, p. 145. Macrocheles (Macrocheles) vagabundus var. australis, p. 173. paupe- N.B. Per un errore di impaginazione gli Ameroseius (pagg. BERLESE Macrocheles (Macrocheles) vagabundus var. neotropicus, p. 173. Macrocheles (Nothrholaspis) aciculatus, p. 169. Macrocheles (Nothrholaspis) mammifer, pole Maerocheles (Nothrholaspis) montivagus var. transoceanicus, p. 171. Macrocheles (Nothrholaspis) punetatissi- mus, p. 170. Gen. Melittiphis, p. 117. Microtrombidium heterocomum, p. 184. homocomum, p. 185. — (Dromeothrombium) p. 187. Microtrombidium perillustre, (Enemothrombium) 186. (Enemothrombium) gemmatum, p. Microtrombidium rouxi, p. 185. Nomina mutanda, p. 190. Subgen. NOTHRHOLASPIS, p. 169. Pachylaelaps (Elaphrolaelaps) formida- bilis, p. 140. Pachylaelaps (Elaphrolaelaps) formida- bilis, forma: integer, p. 142. Pachylaelaps (Paralaelaps) major, p. 139. Gen. Parholaspis, p. 174. Parholaspis desertus, p. 174. Subgen. PRHOLASPINA, p. 175. Smaridia magnifica, p. 181. Symonima, p. 188. Subgen. TRICHOCELAENO, p. 176. Gen. Tympanospinctus, p. 116. Tympanospinetus paradoxus, p. 117. Uroobovella (Urocyelella) parvula var. nostras, p. 180. Uropoda hippoerepea, p. 180. 143, 144) sono stati collocati discosti dai Lasioseius presso i quali, invece, debbono andare, apparte- nendo alla stessa tribù. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 80 Aprile 1918. GUIDO PAOLI ‘“fyodes loricatus , Neumann e “ Ixodes coxaefurcatus ,, Neumann Queste due specie furono descritte nel 1899, dal Neumann (1); esse si differenziano dalle congeneri, oltre che per altri caratteri, per lo sendo dorsale del maschio (dell’/. coraefurcatus la 9 è sco- nosciuta) molto allungato e ristretto, tale da lasciare scoperta una larga zona marginale. Il Nuttal e il Warburton (2) rieonoscono queste due specie e danno il disegno dell’I. coraefurcatus e riproducono dal Nenmann quello dell’ 7. loricatus; per questo, oltre i diversi esemplari ve- duti dal Neumann, altri ne aggiungono, mentre dell’ I. coraefur- catus resta sempre l’ unico esemplare J° tipico della Collezione Hensel (Mus. di Berlino), individuo conservato a secco, infilato con spillo, alquanto mutilato e deformato. Cercando di classificare, senza alcuna prevenzione, alcuni esem- plari di Ixodes (2 9 e 1 gf) raccolti in terra, fra musco e detriti vegetali, presso La Plata (Rep. Argentina) dal Prof. Bruch e gen- tilmente comunicatimi dal Prof. Berlese, ebbi a constatare che le chiavi analitiche del Neumann, di Nuttal e Warburton e di Pat- (1) NEBMANN G., Révision de la Famille des Irodidés ; 3." Mémoire. (« Mé- moires de la Société zoologique de France », Tome XII; Paris, 1599). (2) NurrAL G, H. F., WaArBURTON C., CooPER W. F. and RoBINSON L. E., Ticks, a Monograph of the Irodoidea. Part. II by Nuttal G. H. and Warburton C. Cambribge, 1911. « Redia », 1917. 13 194 « IXODES LORICA'TUS » NEUMANN ton e Cragg (1) potevano portar ad ambedue queste determina- zioni, nè le descrizioni dei maschi valevano a chiarire la questione, poichè i caratteri dell’esemplare, che avevo sotto occhio, collima- rano abbastanza con quelli descritti per le due specie, mentre le femmine corrispondevano a I. loricatus. Le differenze fra i maschi dell’una e dell’altra specie, quali si possono rilevare dalle diagnosi, sono le seguenti : I. loricatus J Sendo dorsale stretto, non ricoprente che la metà della larghezza del dorso. Scudi ventrali . .. . ? Seudo pregenitale rettangolare, due volte più lungo che largo, ad angoli ar- rotondati. Sendo anale e scudi adamali allun- gati, non raggiungenti il margine po- steriore. Peritremi grandi, ovalari, di color marrone. Rostro colla base dorsale un po’più larga che lunga, con una superficie gra- nulosa, mal delimitata nella regione corrispondente alle aree porose della 9. Anchelarghe pelose, brunastre ; quelle del 1.° paio provviste di un dente piatto a ciascuno degli angoli posteriori ; un dente simile all’angolo posteriore esterno delle altre, Nei due miei esemplari g7, lo I. coraefurcatus Ji Scudo dorsale lasciante da ogni parte e posteriormente uno stretto cercine di color marrone chiaro, Scudi ventrali glabri. Scudo pregenitale triangolare, più lungo che largo, a sommità arroton- data. Sendo anale quasi due volte più lungo che largo, a lati arcuati ; scudi adanali arcuati sui loro margini ante- riore e laterale. Peritremi grandi, ovalari, di color grigio rossastro. Rostro relativamente corto, colla base dorsale più larga che lunga, a bordo posteriore convesso, con una superficie circolare granulosa, larga. Anche rivestite di lunghi peli ; quelle del 1.° paio provviste di una spina corta e forte a ciascuno degli angoli posteriori; una spina simile appiattita all’ angolo postero esterno delle altre. seudo ricopre un po’ più che la metà della larghezza del dorso (Fig. 1), come in /. coraefurcatus ; gli scudi ventrali (Fig. 2) sono pelosi, ma è da tenersi conto che l’unico esemplare di /. e. è conservato a secco puntato con spillo e assai malandato ; sicchè gli seudi potrebbero anche esser dive- (1) Patron W., Scort and CRAGG F., W., A Texrtbook of Medical Entomology. London, Madras and Calcutta, 1913. i E « INODES COXAEFURCATUS » NEUMANN 195 nuti glabri per distaccamento dei peli o per altri guasti ; Jo seudo pregenitale è piuttosto triangolare, come in /. e. che rettangolare come in /. Z.; ma le proporzioni fra lunghezza e \ {l} ) n . . IC larghezza corrispondono a quelle di quest’ultimo. He SoS ; . 3 ò HTX Gli scudi anale ed adanali hanno la forma in- TI vd dicata per le due specie, ma si arrestano ad una | È certa distanza dal margine posteriore del corpo, come in /. loricatus, mentre che in /. coraefurca- tus il Nuttal li disegna come raggiungenti (nel- l'esemplare disseccato) | estremo limite del corpo. I peritremi sono grandi, ovalari, di color marrone rossastro col- l’asse maggiore diretto in avanti e la macula eccentrica, come son disegnati dal Nuttal per I. l. (Fig. 3). Il rostro (Fig. 4) presenta sulla faccia dorsale un’ampia superficie granulosa e rugosa, ed il mar- gine posteriore è convesso. Le anche hanno lunghe setole e son munite, Fig. 2. ai margini posteriori, di denti, come è indicato per le due specie. In conclusione, i miei esemplari maschi concordano coll’ I. corae- furcatus meno che nell’assenza di peli negli scudi ventrali; e con PI. loricatus meno che per la proporzione fra la lar- ghezza dello scudo dorsale colla larghezza del corpo, 0 ma questa può essere influenzata dallo stato di replezione del corpo, essendo il tegumento, fuori degli scudi, alquanto distendibile ; altra differenza consiste Bize nello seudo pregenitale, piuttosto triangolare che rettangolare, come ho detto. La femmina, che ho sotto occhio, corrisponde, Fig. 4. pei caratteri, alla descrizione dell’ /. loricatus. Poichè non la vedo figurata dagli autori, ne do qui il disegno. (Figg. I 6, T). Dal raffronto fatto, mi pare che si possa concludere per l’iden- 196 « IXODES LORICATUS » NEUMANN, ECC. tità di queste due specie; il Neumann è stato forse spinto e quasi suggestionato a distinguerle per il fatto che considerò, erronea- mente, Punico esemplare di YI. coraefureatus come proveniente da Fig. 7. Siwa (Egitto), mentre, effettivamente esso proviene dall’ America me- ridionale (Sierra Geral, Brasile), come il Nuttal mise in evidenza; anche VI. loricatus è dell’ America meridionale (Messico, Brasile, Paraguay, Argentina, Terra del Fuoco). Tolta così di mezzo anche la diversità di patria, resta maggior- mente giustificato il dubbio che . loricatus e I. comaefurcatus siano da considerarsi come sinonimi, e, poichè le dne specie sono state pubblicate contemporaneamente dal Neumann, potremo con- siderare come nome valido il nome di /rodes loricatus Neumann, che è quello descritto sui due sessi e su numerosi esemplari in buono stato, e passare in sinonimia 1’ Irodes coraefurcatus Neumann, descritto incompletamente, su un solo maschio mal conservato. Firenze, R. Stazione di Entomologia agraria Aprile 1918. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 27 Giugno 1918. A. A. GIRAULT Gordonvale (Cairns) Queensland-Australia THREE NEW AUSTRALIAN CHALCIO FLIES Polynema joulei. Female : Like description of darwini but ovipositor extruded nearly half abdomen’s body, legs golden save tips widely of fe- mora and tibiae 3, pedicel all yellow, funicle 4 elongate, equals 3, each much longer than 1,2 intermediate between 1 and 3,1 longer than pedicel. Fore wings with about 9 lines of very fine discal cilia, mostly distal. Propodeum with a very fine apparent carina diverging narrowly from base and two parallel ones between them and the minute spiracle. Petiole yellow, long. The discal ciliation extends toward base in two long conver- ging lines. Fore wings graceful. Disto-cephalie spot at base of distal fourth from end of venation. Forest near Cairns, early March. To James Prescott Joule. Eupelmus alhazeni. Female: Runs to auriventris but: ovipositor half abdomen’s length, black basal part equal to the middle white part, tip black; funieles 2 to 7 white, only first coxa and femur above and first tibia at base, metallic; abdomen yellow with three narrow black cross-stripes at middle, close together; scape and rest of antenna 198 A. A. GIRAULT black, scape foliaceously dilated, funicles 2-4 egual twice wider than long, longest, equal to pedicel, 1 and 8 quadrat but very unequal. Postmarginal longer than the long stigmal. Thorax scaly. Propodeum glabrus with a short median carina. From one female caught in forest. Early March, Cairns. Eomymar fenestrarum. Female : Black, petiole, legs and basal third abdomen lemon, wings subhyaline; funieles 1-5 subequal, 5-7 wider, 7 shortest, over twice longer than wide, 1 over five times longer than wide, somewhat longer than the pedicel. A transverse selerite between seutum and seutellum, on each side of which behind is an axilla. Fore wings with five rows of distal cilia, including a marginal row on each side. Hind wing whith a pair of rows, cephalad. Propodeum plane. A whorl of minute hairs near apex of funi- cles 1-3. Length 0,48 mm. From one female caught on window, Meringa near Cairns. Type: no. Hy 4084, Queesland Museum, Brisbane. All from the northeast coast of Queensland. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il dì 8 Luglio 1918. EMENDANDUM Nella mia nota «Su una nuova specie di Trombidide, apparte- nente ad un nuovo genere », inserita in questo stesso periodico a pag. 95 (in data 2 Gennaio 1918), ho istituito il nuovo genere Parathrombium, per la specie P. paolii, non ricordandomi che Parathrombium era già stato impiegato dal Brnyant, fin dal 1910 (18 Gennaio), per la forma larvale di una specie di Trombidide (il P. egregium Bruy.) alla quale, più tardi, il Trigardh aggiunse altra (P. meruense). Perciò bisogna mutare il nome al mio genere, ed io propongo di chiamarlo: Calothrombium, rimanendo, pel gruppo, il tipo: (. paolii sopracitato. Firenze, 26 Febbraio 1918, A. BERLESE. N do) ji i NI pene da vÀ Ni N iui Ti Ù AES TR) ENI ATA RA GOA TI TETI TRITO so) Pai RIT) di Di ui » ta I, Li Poi ey dii! Mara dia ALU VAI MILE SIIANICITRMIMIAOO Rage n SA AO gt: ULI ie USATA dd ni I) LIRA det ti MILLE RI a i LIL TION idr VOTI SIITORIOS WOOLGITTT WU E i MR: ivano MAMI Nivea CIBI bai ipse di DUE A x I VPRER TOMI Da CONTI VIN I ANN DI bei OR —) N; ni ù Max LI |P tana Ì Deaio Si VID K x : (MAr? ST BOT MACIPli DI UE fue "ok mR Mb dig PA ded TI BLCL eta je] na] | sd Da fe i | i A io / i » Mi Mis to Di io, ù NT La Il DI I ver] n i I NINA: MABNULAE n I Ki VEN na Ù A Ù 6) ILA 12908 mn A Î i VENE va (NARA ONPRNT è PIRLA da n ‘ a NUTI i i, via a si Di ni sli ll di ORI il il iÙ TI Ia” UL; RE I NPA «REDIA» loA AM DottE Malenotti ad nat. del. Firenze dit Afifoni, Pizza Slroce SI te e x <= < È A Frasseli2 Affini Razza Sace BI DottE Malenotti ad nat. del. «REDIA» Vol AU Lav ll ail ÙITT Gai] n i OA | DottE Malenotti ad nat. del. Grana FARA soi, Bozza S rece DI. FOLDOUT BLANK MEtto N è N IR LN SIA i TÙ DottE Malenotti ad nat. del lav Ml SREDIA % Vol ABerlese adnat. del. ABerlese ad nat del. xREDIA»% Jo/4W n ABerlese ad nat. del. UENFOMOLOGLA | pubblicato dalla R. Stazione di Entomologia Agraria in Firenze VCS «Via Romana, 19 Il giornale « Reda » è desiato a comprendere lavori originali (anche di Entomologi non pertinenti alla Stazione) sugli s Artropodi, io Anatomia, Biologia, Sistematica, Entomologia ‘economica ecc, Fisso sì comporrà annualmente di un volume di ci 24 fogli «di stampa, e, delle tavole necessarie alla buona oliena dei lavori. Prezzo d'abbonamento al periodico L. 25,00, anticipate per ‘ogni volume. Si desidera il cambio coi Di di Zoologia e specialmente ‘di Entomologia. Il Direttore Prof. ANTONIO BERLESE. * È NB. — Si pregano coloro che inviano pubblicazioni in cambio, di spedirle | tutte a questo preciso indirizzo : “ Redia ,, Giornale di Entomologia, . Via Romana, 19 — FIRENZE. GLFTNSESS MORFOLOGIA E BIOLOGIA DI ANTONIO BERLESE Di questo libro, che è destinato alla illustrazione anatomica e biologica degli Insetti, è completo il Volume I, di 1016 pa- gine con 1292 figure nel testo e 10 tavole fuori testo. Le figure sono per la massima parte originali. Contiene i seguenti capitoli : PREFAZIONE. — I. Breve storia della Entomologia; II. Grandezza degli Insetti; III. Piano di organizza- zione degli Insetti; IV. Embriologia generale; V. Mor- fologia generale; VI. Esoscheletro; VII. Endoscheletro; VIII. Sistema muscolare; IX. Tegumento; X. Ghiandole; XI. Sistema nervoso ed organi del senso; XII. Organi musicali e luminosi; XIII. Tubo digerente; XIV. Si- stema circolatorio e fluido circolante; XV. Organi e tessuti di escrezione plastica; XVI. Tessuto adiposo e sviluppo degli organi e tessuti di origine mesoder- male; XVII. Sistema respiratorio; XVIII. Organi della riproduzione. Ciascun capitolo è accompagnato da una riechissima biblio- grafia, la quale raggiunge in tutto 3276 lavori di Anatomia. Un supplemento alla bibliografia dei singoli capitoli la com- pleta fimo a tutto il 1908. Formato 8° grande; carattere molto fitto. Edizione di vero ‘ lusso. VOLUME II. — Sono usciti i cinque primi capitoli, cioè: 1.° Gli affini degli Insetti. - 2. L’antichità degli Insetti. - 3.° Classificazione degli Insetti. — 4° Le età giovanili degli Insetti. — 5.° L’adulto. Prezzo del primo volume lire 40,00. Per acquisti rivolgersi agli Editori « Società Editrice-Libra- ria », Via Ausonio, 22 — MILANO. “ REDIA , GIORNALE CDICENTOMOLOGLA PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA PENSOE TR EIN°Z.E VIA ROMANA, 19 Volume XIV. FASCICOLI I e II. FIRENZE TIPOGRAFIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.°. 31 1921 Il presente volume è stato pubblicato il 10 Febbraio 1921. INDICE DEL VOLUME XIV DEL « REDIA » Girault A. A. — Several new chalcid-flies from Australia Trouessart E. ec Berlese A. — Generi nuovi di Acari. Grandori Remo, — Differenze morfologiche nell’ ovocite e nel- l uovo di « Bombyx mori» sano e malato di flaecidezza (con due tavole doppie) Teodoro G. — Osservazioni sull’arto raptatorio di due Emitteri Emesodema domestica Scop. e Ploiaria vagabunda L. Griffini Achille. — Studi sui Lucanidi: Intorno. al Metopo- dontus cinnamomeus (Guér.) (con due incisioni) . , Gridelli E. — Nota sul « Remus sericeus » Holme e « R. filum » Kiesw della costa adriatica Griffini Achille. — Studi sui Lucanidi: Sil Prosopocoelus ser- ricornis (Latr.) Berlese Antonio. — Acari Myriopoda et Pseudoscorpiones hucusque in Italia reperta (Indici) Del Guercio G. — Specie nuove e nuovi generi per 1’ Afido- fauna italica . ; Teodoro G. — Sulla embriologia delle Cocciniglie. Berlese Antonio. — Centuria quinta di Acari nuovi Griffinî Achille. — Studi sui Lucanidi : Sul Metopodontus Sa- vagei (Hope) Berlese Antonio. Nuove specie del gen. Erythraeus . — Mezzo per separare gli Artropodi raccolti col Collettore Berlese dalla terrarcaduta: con: essì.. . clone eee e Pag. -_ 43 47 D (Ii “REDIA, SsHIORNALCLEZOSINENTOMOLO GIA PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA INNEZEMERSESNEZIE VIA ROMANA, 19 Wioluèaaimie SIV. FASCICOLI I e II. FIRENZE TIPOGRAFIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.° 831 11921 INDICE DEL VOLUME XIV DEL « REDIA » Girault A. A. — Several new chaleid-flies from Australia Trouessart E. e Berlese A. — Generi nuovi di Acari. Grandori Remo, — Differenze morfologiche nell’ ovocite e nel- l'uovo di « Bombyx mori» sano e malato di flaccidezza (con due tavole doppie) Teodoro G. — Osservazioni sull’arto raptatorio di due Emitteri Emesodema domestica Scop. e Ploiaria vagabunda L. Griffini Achille. — Studi sui Lucanidi: Intorno al Metopo- dontus cinnamomeus (Guér.) (con due incisioni) . Gridelli E. — Nota sul « Remus sericeus » Holme e « R. filum » Kiesw della costa adriatica Griflini Achille. — Studi sui Lueanidi: Sul Prosopocoelus ser ricornis (Latr.) Berlese Antonio. — Atari Myriopoda et Pseudoscorpiones hucusque in ltalia reperta (Indici) Del Guercio G. — Specie nuove e nuovi generi per | Afido- fauna italica . : Teodoro G. — Sula embriologia delle Cocciniglie. Berlese Antonio, — Centuria quinta di Acari nuovi Griffini Achille. — Studi sui Lucanidi: Sul Metopodontus Sa- vagei (Hope) Berlese Antonio. — Nuove specie del gen. Erythraeus . — Mezzo per separare gli Artropodi raccolti col Collettore Berles dalla terra caduta con essi. » » » » » » 61 A. A. GIRAULT Gordonvale (Cairns) Queensland-Australia SEVERAL NEW CHALCIO-FLIES FROM AUSTRALIA CERAPTROCERELLA NEW GENUS of Eneyrtidae. Like Ceraptrocerus but mandibles slender, acutely bidentate, the innertooth largest; marginal punetiform, stigmal elongate, curved, one foouth longer than the postmarginal, the hind femur, tibia and first tarsal joint flattened and the large club solid. Vertex twice longer than wide, moderate as to width, lateral ocelli their diameter from eye, cephalie for cephalad of middle. Two short hind tibial spurs. Ovipositor enelosed to apex by the hypopygium. Habitus of the named genus. Compare Callipteroma Mots. Ceraptrocerella apus new species, genotype. 1,50 mm. Blue, tip of first tibia and all tarsi save last joint and first of hind, whitish, also middle tibial spur. Scutum and scutellum with a coppery median line. Vertex and thorax densely punctulate, bearing a short white pubescence. Pronotum trans- verse. Fore wing with the following leopard-like pattern: A nar- row V from base, the cephalie arm along .venation to hairleas line, the other caudad of middle to same point where they are joined along hairless line. From the caudal arm’s apex a large « Redia n, 1918. 1 2 A. A. GIRAULT diamond opposite the stigmal vein mostly, leaving hind wing mar- gin clear narrowly ; then from apex of this diamond (or from apex of stigmal, including angle between stigmal and postmarginal) ge- nerally brown save for apex, a round spot disto-eaudad and an «lbowed line from center of apex proximad,: its curved-up end naerly distad of apex of stigmal vein. Clear spaces naked. An- tenna apparently all club and scape which are subequal ; funicles 1-4 very short, widening distad, 5 and 6 longer, distinet, 6 lon- gest, much wider than long. Funicle shorter than club, subequal- pedicel. One female, Pentland, Queensland, January, 19158. Achrysocharella cruy new species. 1,10 mm. Abdomen distinetly longer than thorax. Aeneous, dlensely scaly ; tarsi save last joint first tibiae mostly, more or less apical third of second and apex of third, pale. Characterized by the 3-banded fore wing, 3 at apex, 2 across from stigmal vein, slightly bowed distad and suffused proximad along caudal margin; the two joined by a midlongitudinal dusky line forming, with the first cross-stripe, a eross originating at ceross-stripe. 1 from middle of marginal vein. The stripes equidistant. Para- psidal furrows complete. Funicles subquadrate, half of long pedi- cel clubs still shorter, ending in a long spine. Third mandible smallest, minute. Postmarginal vein shorter than stigmal. Marginal fringes where longest, one-tifth to one-sixth greatest width. Scape clavate. Stripe 3 of wing bulging proximad at middle, 1 is really obliqued to the ‘candal end of 2. From one female, forest, Sydney, October 28, 1917. Eusandalum lepus new species. Like eyaneiventris but smaller, ovipositor not extruded, legs save coxae yellow brown, postmarginal and stigmal veins somewhat lon- ger, scutum also coppery, funicles 2-3 each over four times longer than wide, club 2 twice longer than wide (with a minute spicule). SEVERAL NEW CHALCID-FLIES FROM AUSTRALIA 6) Head and thorax scaly punetate. Abdomen cross-scaly. A lateral suleus on propodeum. Antennae a little above eye’s ends. Parapsi- dal furrows complete, short, joined at cephalic fourth. From one female, Bowen, Osld., salt pan near Mangrove swamp, Nov. 6, 1917. EUSEMIONOPSIS NEW GENUS. Like Eusemionella but the head is normal, the seropes long, deep, the frons not prominent while the marginal vein is elongate, over four and a half times the distinet, short stigmal which equals postmarginal. Marginal over half the length of submarginal. Frons moderately wide. Eyes somewhat longer than the long cheeks, not convergent. Eusemionopsis centaurus new species, genotype. Length 1,55 mm. S!ender. Orange, scutellum lemon ; coxae, base and tip of tibiae 2 and 5 and tarsi, white. Venter against first coxae, hind tibiae, middle tibia just below the white base for a length somewhat exceeding the white, base of abdomen narrowly and projeeting point of ovopositor valves (appearnig like a spot on each side of the subacute apex of abdomen in the ventrolate- ral aspect) purple. Club and distal 2 or 3 funicles, black. Fore wings embrowned at base and from the eurve of submarginal to apex ; two eye-spots, cephalie one smaller, at apex of venation, caudal apposite, large, distinetly oblong or wider than long. Cilia proximad hairless line distinetly coorser, three lines. Fore wings moderately slender. Hairless line dilating widely caudad. Pedicel a bit longer than funiele 1 which is twice longer than wide, equal to 2, 6 wider, a bit longer than wide. Club wider, half the len- gth of funiele widens distad. Scape ceylindrical. Vertex scaly. Marginal fringes of fore wing not exceedingly short, distinet. From one female, Gordonvale, Queensland, forest. March. — Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 23 Dicembre 1918. TROUESSART E. e BERLESE A. Generi nuovi di Acari Berlesella Trouessart n. gen. — Voisin de Mesalges, mais le mdale hétéromorphe ayant le tarse de la IV® paire bien développé et recourbé en dedans en forme d’hamegon. Pas de manchettes aux pattes antérieures. Femelle munie d’ une plaque notogastrique comme celles des Pterolichés. Type: 5. alata nov. sp. sur Ohatura gigantea (Cypselidae) de Bornéo. Plesialges Trouessart n. gen. — Male h'étéromorphe ayant la forme d’Analges chelopus, mais l’ambulacre de la III° paire atrophié en forme de bouteille sans col (tandis que chez Analges Vambulacre est nul ou atrophié en forme de griffe lamelleuse et incolore). Type : P. mimus n. sp. sur Pomathorinus superciliosus A’ Australie. Analgopsis Trouessart, n. gen. — Pour les Analges dont la III° paire de pattes n’est pas « en massue » mais « en fusean », le 1° article n’étant pas retréci avant le 2° article chez le male hété- romorphe. Type: Analges passerinus De Geer. Metagynella Berlese n. gen. (Uropodidae).. — Pedes antici ambulacro destituti. Foem. scuto genitali magno, in medio ventre, post quartos pedes insito, pedes eosdem antice non attingenti ; sterno usque post quartos pedes sento singulo protecto. Scutum dorsuale integrum, totum dorsum occupans. Myrmecophili. Species typica M. paradora n. sp.; in nidis Camponoti, S. Vin- cenzo (Pisis). Micrereunetes Berl.. Nomen novum pro Ereynetes, preoccupatum. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il dì 31 Agosto 1919. REMO GRANDORI 1.0 Assistente nella R. Stazione Bacologica di Padova Libero Docente R. Università. Differenze morfologiche nell’ovocite e nell’uovo di “ Bombyx mori, SANO E MALATO DI FLACCIDEZZA (con due tavole doppie) PREFAZIONE. Il presente lavoro fu ideato e disensso col prof. Verson nel feb- braio 1915. Mentre predisponevo il materiale di ricerca, il 15 marzo fui chiamato a far parte dell’esercito che due mesi dopo entrava nel conflitto mondiale; è perciò che soltanto nella primavera di quest'anno fu possibile riprendere l importantissimo tema. Come il lettore vedrà nelle pagine che seguono, io ho battuto una via non pretedentemente tentata. Se io dovessi rifare tutta la storia della letteratura sull’argomento della flaccidezza del Baco da seta, un lunghissimo capitolo e un indice bibliografico intermi- nabile dovrebbero qui trovar posto. Ma l indirizzo strettamente morfologico, da me seguito nel trattare il problema, credo possa dispensarmene, poichè altra cosa sarebbe un lavoro che trattasse dal punto di vista eziologico, patologico, epidemiologico, tutta la vasta questione, altra cosa è invece questo modesto contributo che si propone soltanto di indagare se esista nell’ovocite e nel l’uovo di farfalle flaccide qualche segno costante e notevole che possa costituire una traccia, un incoraggiamento a più vaste ri. cerche. In tal caso io mi sento obbligato a citare per ora soltanto (È DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITVE quei lavori che hanno stretta attinenza con l indagine morfologica da me compiuta. Il lavoro fu compiuto con 1° incoraggiamento costante del prof. Verson, Direttore emerito, e del prof. Pigorini incaricato Diret- tore di questa R. Stazione; ad entrambi esprimo pubblicamente la più viva gratitudine. I. — I termini del problema. L’avvenire dell’industria bacologica e per conseguenza di quella serica è seriamente minacciato da un complesso di cause che ten- dono a far diminuire nel nostro Paese la produzione. Tali molte- plici cause possono riassumersi nel grado relativamente alto del rischio cui la nostra industria è soggetta in confronto delle altre industrie agrarie, rischio che tende a dissuadere gran numero di coloro che in altri tempi vi si dedicavano. A sua volta questo carattere aleatorio dell’ industria bacologica ha la sua principale radice nello spettro pauroso delle malattie che affliggono il bom- bice del gelso; e intendo parlare non già di quelle malattie di cui conosciamo con certezza le cause e di cui possediamo i mezzi per liberarci, ma di quelle invece di cui la scienza non ha potuto ancora rivelare le cause e la natura, e dalle quali perciò il pra- tico non possiede mezzi sicuri per difendersi. Fra queste malattie, come ognuno sa, primissima per importanza è la flaccidezza. Inutile rifare la storia dei tentativi che da oltre mezzo secolo l'ingegno umano ha fatto per vincere questo flagello, per inda- garne le canse misteriose, come è inutile accennare alle disillu- sioni patite allorchè ripetutamente si era creduto di aver carpito alla natura il segreto dell’agente specifico la cui presunta scoperta non ha poi resistito alla lima della critica. L'onore dell’ intelletto umano, oltrechè i grandi interessi economici, volevano e vogliono che ogni via si tentasse e si tenti; ma dopo tanti sforzi — che pur in altri argomenti trionfarono assai presto del mistero — dob- biamo su questo soggetto leggere oggi con profonda delusione la conclusione del Verson, che dopo riassunta la storia dei tentativi E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » fatti in materia, così si esprime: « Io credo che non si possa im- « maginare un documento più eloquente a dimostrare la vanità di « tutte le diligenti ricerche fin qui esperite nel campo batteriolo- « gico, intorno alla causa della flaccidezza » [13]. Nonostante che, dopociò, piccola sia la speranza di raggiungere intorno all’eziologia e ai rimedi di questa malattia i brillanti ri- sultati raggiunti per altre, un’altra conclusione è del pari inevi- tabile e certa: che cioè a noi sta davanti, urgente e imprescin- dibile, la necessità di lottare contro il pericolo che ci sovrasta, contro una malattia che in certi periodi e in certe plaghe dilaga e distrugge, se non vogliamo avviarei su di una china assai pe- ricolosa e fatale all’ industria nostra. Poichè hanno — a mio mo- desto parere — profondamente torto coloro che ritengono che la flaccidezza sia flagello di non eccessiva importanza. Secondo me essa riveste un ‘carattere di somma gravità, se non per i danni diretti che oggi produce sugli allevamenti, più ancora per quelli indiretti che essa — per l’ incognita che rappresenta all’allevatore esitante nell’ impresa — induce inevitabilmente con la dissuasione a tentare l’alea contro un pericolo ignoto. Lottare dunque si deve, e di tale necessità furono persuasi i pubblici poteri competenti, che dedicarono larghezza di mezzi alla propaganda e alla ricerca scientifica. Ma con quali mezzi e per quale via? È mio modesto convinci- mento, tratto dallo studio delle opere dei maggiori cultori della Bachicultura, che due sono gli orizzonti in cui possiamo sperare di raccogliere i migliori frutti: lotta contro le malattie e applica- zione delle leggi mendeliane per giungere alla ereazione di razze resistenti in modo sufficiente alle malattie stesse. In fondo i due orizzonti si identificano in un solo, ma differiscono perchè il se- condo esige un tempo immensamente lungo in confronto del primo. Restando dunque nel concetto della lotta immediata e diretta con ogni mezzo, ho voluto approfondire il problema e ricercare se sia possibile battere nuova via. Fallita, almeno finora, quella che per i precedenti trionfi su altri flagelli, era considerata la via maestra in simili problemi biologico— pratici, cioè la ricerca di un agente specifico, riconosciuto il quale noi avremmo potuto agevolmente combatterne la propagazione, do- I DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE vremo noi ancora persistere esclusivamente su questa via, e im- porre all’ industria minacciata e bisognosa di immediati mezzi di lotta, di attendere che dai nostri studi batteriologici scaturisca — non importa se e quando scaturisca — la luce desiderata ? Io risponderei con sicurezza di no; risponderei che, se altre vie sono possibili, è necessario unum facere et alterum mon omittere : tutti i metodi per affrontare. un problema sono buoni se condu- cono allo scopo di risolverlo, e tutti devono essere tentati. Orbene, la lotta immediata contro la faccidezza del baco da seta può essere fatta in due modi: la lotta preventiva, consistente nel selezionare le sementi, in modo da escludere dall’ allevamento quelle che in base a certi criterì scientifici si rivelano meno robu- ste e perciò atte a contrarre la malattia; e lotta durante 1’ alleva- mento, consistente nella massima serupolosità delle cure di duon governo. Se per quanto concerne il secondo modo è ormai universalmente riconosciuto che esso è insufficiente a garantire dalla comparsa dell’epidemia, che cosa dovremo noi dire per il primo che a tut- t' oggi — per ciò che concerne una possibile difesa preventiva dalla flaccidezza — si basa esclusivamente sulla cosidetta selezione fisiologica ? Molti criteri adottati dai confezionatori di seme-bachi in tale selezione non sono suffragati da nessuna attendibile dimostrazione scientifica. Per non citare che qualche esempio, si escludono dalla riproduzione ovature le cui uova siano deposte irregolarmente dalla farfalla madre, o siano deposte in strati sovrapposti anzichè su un unico strato, o presentino anche due o tre nova con sierosa non pigmentata, o siano troppo scarse; si ritiene che le ultime uova diano nascita a larve più deboli di quelle deposte in un primo periodo di tempo, e così via. Eppure di nessuna di queste asserite verità è mai stata data la prova con l'esperimento esatto ; di qualcuna — come la minor robustezza degli ultimi nati in con- fronto dei primi e degli intermedìî — è anche stata data qualche prova sperimentale in contrario (1). (1) EnrICO QUAJAT, AMlevamento di deposizioni frazionate, « Annuario Staz. Bacol. di Padova », III, 1875. E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 9 Quindi, mentre devesi riconoscere che le pratiche di buon cu- stodimento delle uova hanno un valore utile nella lotta contro certe cause predisponenti occasionali ed acquisibili dall’uovo stesso anche se sano all’atto della sua emissione, dobbiamo d’altra parte concludere che i criteri esterni di selezione ben poco affidamento possono darci nella lotta preventiva contro la flaccidezza. E lo dimostra il fatto che, nonostante tale selezione, la malattia conti- nua ad infierire e a diffondersi, e talora proprio in quelle partite dalle quali —-per la eura con eui era stato preparato il seme si aspettava l'esito migliore. Ci sfugge dunque di mano, sulla via della selezione preventiva, ogni arma che noi possiamo presumere riposta nei criteri esteriori. E tuttavia è mia convinzione, basata del resto su quella di Maestri della scienza e di pratici dell’arte, che fra i due metodi suaccennati (selezione preventiva e cura di buon governo) il primo è senza dubbio quello che può ancora racchiudere il segreto, men- tre il secondo — pur essendo insufficiente da solo —- è ormai divenuto un postulato che deve ammettersi come condizione neces- saria di tutti gli allevamenti di animali e piante coltivati allo stato di domesticità, per la difesa dalle malattie. Sembra quindi ancora la giusta via quella di ricercare un me- todo per discernere nell'uovo un segno premonitore, ma in pari tempo è necessario cercare di non limitare indagine alla sola ricerca di caratteri macroscopici esteriori 0 di microrganismi specifici. Siamo noi autorizzati a pensare, allo stato attuale delle nostre conoscenze, che la faccidezza sia malattia soltanto acquisibile dalla larva del filugello da cause ambienti, intese in senso lato, e cioè estrinseche, e che l’animale che l’abbia contratta in grado più o meno intenso, dia una prole che per nulla risenta — caeteris pa- ribus — della malattia dei progenitori ? Dall’ immenso materiale di prova che oggi possediamo devesi rispondere negativamente. E ne deriva allora che siamo autoriz- zati a supporre fondatamente che esistano fattori intrinseci; ne deriva che entro la cellula uovo fecondata di farfalla flaceida qual- che cosa deve passare, dai progenitori alla prole, che non esiste nella cellula uovo di progenitrice sana e fecondata da progeni- tore sano. 10 DIFFERENZE MORPOLOGICHE NELL’OVOCITE Saremo noi capaci di cogliere questo qualche cosa? Ecco il problema; ma con ciò siamo giunti in vista della via che cer- chiamo; come si vedrà nel seguente capitolo, occorre approfondire il concetto della predisposizione ereditaria, ricercando se non vi sia un lato di tale problema, non ancora preso in considerazione, che possa promettere un qualche frutto. II. — Nuova ipotesi e nuova via. Precisata la questione nei termini precedentemente esposti, io ritenni potersi ammettere, in perfetto accordo con le vedute del prof. Verson (1), che: «.... se le sperienze fin qui istituite non bastano a nostro avviso per affermare che i bacilli e i mierococ- chi sono la causa prima della /accidezza genvina, della /accidezza caratterizzata da speciali alterazioni interne, tuttavia esse offrono preziosi criterì ad ammettere che questa malattia, talvolta di ori- gine accidentale, si trova assai più spesso associata nei bachi a congenita debolezza, che in certo qual modo la farebbe comparire ereditaria ». « Se a bachi di varie provenienze si amministra un pasto di foglia intossicata con materie putride, si osserva comunemente che, a condizioni del resto eguali, gli effetti dell’ intossicazione si ma- nifestano pure in misura assai diversa, sicchè i bachi di un dato gruppo non ne risentono danno o quasi — e provengono da una partita che darà splendido raccolto; quelli di un secondo gruppo, meno refrattarì all’ infezione, subiranno una notevole mortalità — e sono tolti da coltivazioni di mediocre robustezza; quelli di un terzo finalmente muoiono in pochi giorni dal primo all’ ultimo: e la camerata che li ha prodotti pagherà certamente largo tributo alla flaccidezza ». Si ribadisce con ciò il concetto di un vario grado di recettività insito nell’organismo di fronte a cause morbose identiche. « Similmente, havvi del seme ineensurabile al microscopio e tut- (1) VeRrsoN ENRICO, Il filugello e l’arte di governarlo, pag. 312 e segg. Milano, Società Editr. Libraria, 1917. E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 11 tavia predestinato a morire anche in favorevoli condizioni di. alle- vamento, come ve ne ha che possiede mirabile virtù di resistere a sinistre influenze. E non si può a meno di conchiudere che certe condizioni, di essenza indefinibile ancora, ma inerenti all’organismo stesso, sieno poi acquisite nell'uovo o ereditate dai progenitori, determinano nel baco una speciale predisposizione a contrarre la flaccidezza con maggiore o con minore facilità. Gli è questa causa predisponente, di cui si ignora il vero principio, che bisogna in- colpare della frequenza onde le razze indigene sono colpite dalla flaccidezza a preferenza delle giapponesi; mentre al contrario il negligente governo, la cattiva qualità della foglia, la insufficiente ventilazione, i letti grossi e fermentati (vibrioni e fermenti !) — non rappresentano che una occasione propizia allo svolgersi del male che cova latente. Ma da ciò scende subito la conclusione che le cause occasionali nou sono atte a produrre effetti sempre egual mente sicuri; e che senza il concorso di una predisponente, esse possono restare innocue affatto, o per lo meno assai poco dannose ». Tale conclusione ci conduce evidentemente a discutere il con- cetto della ereditarietà, poichè fra il concetto di una predisposi- zione che possa venire acquisita nell’uovo dopo deposto sano e resistente dall’organismo materno, e il concetto di una predispo- sizione ereditata da questo, quest’ultimo è senza confronto più conforme che-non il primo a tutte le idee dominanti in patologia, idee basate su fatti innumerevoli e universalmente riconosciuti. Si noti bene che io non intendo perciò negare — e sarebbe fol- lia — che Puovo possa acquisire, benchè deposto sano, una pre- disposizione durante il tempo dalla deposizione alla nascita per le avverse condizioni di conservazione; ma questa è una predisposi- zione secondaria che io escludo nella pratica, giacchè parto dal presupposto che sempre e con ogni cura tali cause ambienti ven- gano evitate. Quindi quando parlo di predisposizione mi riferisco a quella che comunemente s'intende in patologia, cioè quella ereditata. Se organismo materno o paterno od entrambi furono affetti dalla malattia in grado vario, due casi sono possibili: o la malat- tia ha impresso nell’organismo dei progenitori o del progenitore alterazioni di tal natura da indurre necessariamente alterazioni 12 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE nelle cellule germinative, e quindi da riprodurre nella prole qualche cosa di anormale; o la malattia non ha condotto a tale conse- guenza. Nel primo caso si parlerà di una predisposizione ereditaria, nel secondo caso ogni ereditarietà sarà negata. Evidentemente io lascio completamente in disparte ogni ipotesi sulla ereditarietà di un germe specifico della malattia, e perfino non mi preoccupo di sapere se veramente un germe specifico esista. Poniamo che sia vero il primo caso, conformemente alle vedute del Verson. Allo stesso modo che nella specie umana gli eredo— tubercolosi non nascono contaminati da alcun bacillo specifico, ma portano con sè dall’organismo dei progenitori una eredità morbosa che li fa soggiacere e soccombere, ad una età critica, all’ attacco di un germe specifico che in essi trova il substrato favorevole assente nei non predisposti; così anche i bachi eredo-tlaccidi, an- che se non ereditassero null’altro che una predisposizione, potreb- bero soltanto perciò soccombere ad una età critica (e di solito esiste anche qui umetà critica) — ad un agente specifico verso il quale essi sarebbero molto più recettivi dei bachi sani normali, i cui progenitori non soffersero neppure in minimo grado la malattia. Se questa ipotesi è giusta, come appare non del tutto invero- simile da quanto sappiamo in patologia generale e dal quadro pa- tologico della flaccidezza in particolare, è lecito ora domandarsi : Poichè queste condizioni predisponenti, ereditarie, che giusta- mente il Verson dichiara di natura ignota e di essenza indefinibile ancora, devono certamente passare dalla madre alla prole entro l’novo fecondato, non è verosimile supporre che a condizioni fisio- logiche anormali della cellula-uovo corrispondano in essa condizioni anormali anche morfologiche ? E in tal caso, non sarà forse pos- sibile, con una indagine istologica finissima, approfondita fino. al- Vestremo limite dei nostri mezzi di ricerca, LEGGERE nella struttura dell'uovo — sia esso in via di accrescimento e di maturazione nel- l'organismo materno, sia esso già fecondato, deposto e în via di se- gmentazione — QUALCHE SEGNO VISTBILE DELLA EREDITÀ MORBOSA, consistente in differenze di struttura del vitello, dell’ embrione e de- gl’invogli embrionali? Noi sappiamo già che le più piccole cause per- turbatrici, durante lo sviluppo dell'embrione del baco da seta, sono capaci di indurre in esso disturbi notevolissimi fino a condurlo a E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 13 morte entro l'uovo, e che tali disturbi sono chiarissimamente leg- gibili nelle sezioni microscopiche intorno all’ epoca della blasto- cinesi (1). Inoltre, ricerche ancora incomplete su uova sviluppate a sfavorevole temperatura, dimostrano che tale condizione basta ad imprimere segni visibili di struttura anormale nelle sfere vitel- line. Altre ricerche infine hanno dimostrato come le temperature prossime allo zero alterino profondamente la struttura dell’uovo in segmentazione, pur permettendo stentatamente un limitato svi luppo della stria germinativa (2). Questi ed altri numerosi fatti, riuniti insieme, lasciavano, a mio avviso, concepire fondatamente 1’ ipotesi sopra accennata, dalla quale io ho fatto punto di partenza per le mie ricerche. Se l’ ipotesi è giusta — io pensavo — si dovrebbero poter ri- scontrare segni rivelatori della eredità morbosa, astrazion fatta da ogni eredità di microrganismi specifici. I quali potranno in seguito intervenire o no e sommarsi o meno alle altre influenze esteriori che favoriscono lo sviluppo della malattia; ma questa è questione del tutto diversa, non solo, ma oserei dire affatto secondaria di fronte alla possibilità di escludere dall’allevamento tutte quelle sementi che sarebbero facile preda all’epidemia, per mezzo della semplice analisi istologica. Si pensi infatti quale immensa svalutazione avrebbe avuto il pericolo della pebrina se si fosse dimostrato che la malattia, anche se tuttora ignorassimo che essa è prodotta da un microsporidio, non poteva attecchire se non in larve eredopredi- sposte, e che tale eredopredisposizione era discernibile nell’ uovo ! Vale quindi la fatica di esaminare a fondo i prodotti sessuali di progenitori sanissimi e confrontarli, dopo averli sottoposti ad identici procedimenti tecnici, coi prodotti sessuali di progenitori fortemente malati e superstiti da un allevamento ove la malattia abbia mietuto in forma veramente epidemica. Una volta stabilito quale sia il tipo di uovo sanissimo e quello di uovo eredoflaccido, in tutti i dettagli morfologici, non sarà forse (1) R. GRANDORI, Anomalie nell’embriogenesi del « Bombyx mori ». « Atti R. Ist. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti », tomo LXXV, parte 2.4, 1916. (2) R. GRANDORI, La segmentazione dell’ uovo fecondato del « Bombyx mori » sottoposto a svernamento artificiale subito dopo la deposizione. « Annuario R, Staz. Bacol. di Padova », vol. XLIII, puntata 1.*, 1919. 14 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE impossibile, se è due tipi si differenziano fortemente nei casì estremi, riconoscere gli stessi sintomi anche nei casi intermedi, anche nei casì di predisposizione debole della prole di una partita il cui al- levamento non sofferse di flaccidezza o soltanto in minima misura. Pd è qui la maggior portata pratica a cui tende, se fortunata, que- sta ricerca 3 poichè se a nessun produttore di seme—-bachi verrebbe mai in mente di usare per riproduzione i superstiti di un alleva- mento che soffrì forte mortalità di flaccidezza, sappiamo noi forse quali e quante partite, che pur danno ottimo 0 buon risultato, siano contaminate in grado abbastanza debole per non rivelarne all’esterno in nessuno stadio della vita dell’ insetto sintomi apprezzabili, e tut- tavia trasmettano alla prole un grado di predisposizione sufficiente perchè l'allevamento figlio soccomba in maggiore o minor misura ? Ebbene appunto in questi easi, io penso, le differenze se esistono — nella struttura dell’ novo potranno essere ridotte, at- tenuate in confronto a quelle del caso estremo, ma non assenti. Tale Vl ipotesi; qualunque potesse essere la sua fortuna, mi ap- parve degna di essere misurata coi fatti, anche se questi fossero per essere negativi. So l’arditezza di essa. Tutte le arditezze suscitano un senso di diffidenza e di ineredulità; ma se una verità esiste, essa si farà strada ugualmente. Un’ ipotesi di lavoro del resto è pur sempre stata la guida e 1 inspiratrice instancabile di ogni ricerca. Vengo quindi ad esporre i fatti constatati. I preparati che dimostrano tali fatti sono a disposizione di chiunque volesse vederli, presso questa R. Stazione. III. — Materiale e metodi tecnici. Per potermi garantire la massima probabilità di successo, era evidentemente necessario condurre la prima ricerca su materiale fortemente malato, confrontare il caso estremo malato col caso estremo sano. Non era piccola difficoltà questa, poichè è notorio che le larve fortemente affette da flaccidezza, anche se la ma- lattia è sopravvenuta tardivamente, non giungono quasi mai a inerisalidare e tanto meno a sfarfallare. Per converso anche come E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 15 materiale di confronto sanissimo non poteva servire qualsiasi par- tita di bachi e di farfalle di cui si ignorassero i precedenti sul- andamento dell’allevamento, ma occorreva invece una partita che non solo presentasse i migliori caratteri di robustezza, ma di cui si sapesse che l’allevamento era proceduto senza la minima mor- talità sia per flaccidezza sia per altra malattia, i cui effetti po- tevano, anche se presenti in minimo grado, falsare i risultati del confronto. | La fortuna mi fu abbastanza propizia. In un alievamento di una partita di bianco nostrano iniziato a scopo didattico in questa primavera in questa R. Stazione, in 3.* e 4.* età si ebbe così fiera epidemia da flaccidezza da non rimanerne che 22 larve su- perstiti, le quali stentatamente giunsero a tessere un meschino bozzoluecio. Mentre avevano già iniziato la filatura io constatai che tutte erano più o meno gravemente atftette da. tlaccidezza. Era questo il materiale ideale per la ricerca, poichè non solo erano superstiti di una famiglia tutta distrutta dall’epidemia, ma erano esse stesse malate. Il materiale sanissimo di confronto di razza annnale mi fu fornito dallo stabilimento Rocca di Milano, e consisteva in una partita di bozzoli di razza giallo Ascoli, che proveniva da un allevamento proceduto nel modo migliore desiderabile, scevro da mortalità e da sintomi di malattie. Le farfalle esaminate si mostrarono al microscopio assolutamente indenni dal Nosema, da streptococchi, vibrioni, insomma incensurabili. D’ altra parte, se i risultati del confronto fossero stati impuri, si poteva esser condotti a dubitare del materiale ; ma invece, il resultato avendo dimostrato al miero- seopio un tipo purissimo nel materiale sano, ogni dubbio deve cessare. A. tale materiale di razza annuale aggiunsi altro materiale sa- nissimo bivoltino (chinese bianco) conservato durante la guerra, ritenendolo ottimo per il confronto col materiale malato perchè, come è noto, le razze polivoltine vanno indenni da flaccidezza o quasi. Studiai acenratamente uno per uno i 22 bozzoli ottenuti fra il 51 maggio e il 4 giugno dalla partita malata ; ed ecco i risultati delle osservazioni. 16 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE Dei 22 bozzoli, soltanto 16 contenevano — esaminati il 18 giu- gno — una crisalide regolare. Degli altri 6, tutti bianchi: 2 contenevano il cadavere del baco, nero, trasformato in sacco cuticolare pieno di liquame nerastro; V uno dei due bozzoli era di consistenza minima, cartacea e non cinturato ma ovale ir- regolare, l’altro più consistente e leggermente cinturato; 1 ovale, di consistenza discreta, 1 cinturato, irregolare, poco consistente, contenevano cadaveri di bachi che non erano giunti a fare la muta che li trasforma in cerisalide, meno anneriti dei due precedenti, ma in putrefazione internamente ; 1 cinturato, regolare, consistente, 1 cinturato irregolare e poco consistente, contenevano l’uno la testa e il corsaletto della crisa- lide mancante di tutto 1 addome, e invasa da putrefazione nei visceri residuali; l’altro il solo tegumento della testa e del cor- saletto della crisalide, quasi vuoto, con poca sostanza putrescente sparsa nella cavità del bozzolo. Degli altri 16 bozzoli, che distinguo con lettere dell’alfabeto, i primi 3 (A, B, C) erano gialli (individui che ritengo provenuti da altri graticci di giallo nostrano durante l'allevamento) e gli altri 13 bianchi; eccone i caratteri e il contenuto : GIALLI, CINTURATI. A, mediocre consistenza ; crisalide piccola, tutta annerita, molto flaccida, evidentemente già morta. B, mediocre consistenza; erisalide piccola, normale, d’aspetto sano. C, molto consistente ; crisalide grande, normale, d’ aspetto sano. BIANCHI, NON CINTURATI. D, consistenza cartacea, ovale, schiacciato; cerisalide piccola, d’aspetto normale. E, consistenza buona, ovale allungato; crisalide grande, d’aspetto normale, ma con larga zona annerita sulla linea mediana dorsale. F, consistenza buona, ovale allungato; crisalide come E. G, » » » » ; crisalide tutta annerita, flaccida, certamente morta. dae aaa 2 ii a last, E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 17 H, poco consistente, piccolo, ovale allungato; crisalide piccola, aspetto normale. I, come il precedente; crisalide piccola, con testa e corsaletto neri. L, » » » » » BIANCHI, CINTURATI. M, consistenza ottima, regolare; crisalide grande, aspetto normale. NG » discreta, » » » » » O, » scarsa, lievemente cinturato, corto; crisalide grande, d’aspetto normale. P, consistenza buona, corto; erisalide grande, ma testa e cor- saletto verdognoli. Q, consistenza buona, regolare; cerisalide grande, d’ aspetto normale. R, consistenza minima; crisalide grande, ma annerità, un po? flac- cida, ma ancora viva. * * * La sfarfallazione ebbe luogo in 4 giorni successivi dal 20 al 24 giugno, e cioè la ninfosi ebbe una durata media di giorni 20. L’esito fu in dettaglio il seguente : A, negrone F, d ME9 B, g G, negrone INFO. CARO IHI9 . O, negrone D, 9 tizi P, g' E, gd Tago Q, negrone R, negrone È qui il luogo di notare come la proporzione dei due sessi quale appare dalla sfarfallazione sia fallace; e non possa da essa desumersi che alla malattia soccombano press’ a poco nella stessa misura maschi e femmine. Anzitutto con 11 sole farfalle nessuna deduzione statistica è possibile ; in secondo luogo non fu possibile accertare il sesso dei 5 negroni, che forse avrebbe modificato il rapporto numerico dei sessi; infine occorre tener conto della epi- demia che ha mietuto nel periodo larvale. « Redia r, 1918. 2 18 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE A tale proposito è però interessante soggiungere che, su 40 larve di 5.° età visibilmente flaccide da me prese a caso da questo e da altri allevamenti, solamente 5 erano 9 e 35 g°. Una spiega- zione di questo fatto può supporsi consistere in una minor resi- stenza del sesso femminile alla malattia nelle età precedenti, che farebbe nella 5. età prevalere numericamente i maschi nel gruppo dei superstiti. Ma questa spiegazione non sarebbe in ogni modo la sola. Dalle 5 femmine, che feci accoppiare per la durata da 2 a 10 ore coi maschi della stessa partita, ottenni parecchie ovature, da cui prelevai gruppi di uova per fissarle a vari tempi dopo la deposizione. La farfalla N, accoppiata appena uscita dal bozzolo il 20 giu- gno, separata dal y' la stessa sera, non depose alcun uovo fino al 22 mattina. Ciò mi indusse a sacrificarla, supponendo altera- zioni già negli ovociti e nei tubi ovarici, dei quali potei studiare le prime sezioni il 24 mattina. Da queste sezioni avendo ottenuto uno dei più salienti reperti morfologici, sacrificai subito tutte le altre quattro 9 che in parte avevano già deposto le loro uova, ma ne avevano ancora un certo numero nei tubi ovarici. Da tutti i preparati ebbi, senza eccezione, gli stessi reperti più oltre descritti. Da parecchie farfalle sane furono pure estratti per il confronto i tubi ovarici, ottenendone le sezioni. I fissativi adoperati furono l'acido cromico in soluzione acquos: all’1°/, con aggiunta di 1 volume su 9 di acido acetico, e 1 acido pi- crosolforico (soluz. acquosa satura di acido picrico 100, acido solfo- rico concentrato 2, acqua 200). Entrambi danno per questo mate- riale ottimi risultati. Le colorazioni furono Ematossilina Carazzi, Emallume, Ematossilina di Ehrlich, Violetto di Genziana, Bleu di metile per la sostanza nucleare; Rosso Gongo, Eosina, Orange G come colori plasmatici; usai molto il metodo di Heidenhain del- I’ Ematossilina ferrica per le nova fissate 3 giorni dopo la depo- sizione. Tutti i passaggi nei reagenti, dal fissativo al balsamo di Ca- nadà, furono identici per ciascuna coppia di preparati (sano e malato), e identici i tempi dei soggiorni nei varî liquidi, compresi ì colori. È NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 19 Le sezioni furono di regola molto sottili, specialmente quando si trattò di approfondire lo studio dei corpi nucleati delle sfere vitelline nell'uovo già deposto; in tal caso erano di 3 p.; di re- gola nel resto del materiale da 4 a 6 wp. Una difficoltà notevole fu quella di sezionare i tubi ovarici con gli ovociti in esso contenuti, i quali, anche se molto prossimi alla camera germinativa, posseggono già un guscio alquanto resi- stente. Molte sezioni non riuscirono; ma su grande numero vi furono sempre ovociti sezionati perfettamente. IV. — I caratteri differenziali. A). CARATTERI ESTERNI DELLE UOVA DEPOSTE Le ovature furono lasciate deporre frazionandole, cioè traspor- tando la farfalla, dopo che aveva deposto un certo numero di uova, su un nuovo quadretto di carta e ciò anche più volte per una stessa farfalla, onde studiare eventualmente le differenze fra le prime nova deposte e le ultime. Peco ora i caratteri delle diverse ovature (11 in tutto perchè frazionate in gruppi) che dalle sole 4 femmine che deposero potei ottenere (1): H XI, 1. gruppo: 250 uova. Non si colorarono affatto, tranne qualenna leggermente rosea al 3.° giorno. HXI, 2.° gruppo: 4 uova, bianche per 5 giorni poi bianeo sporco al 6.° giorno. Entrambe queste ovature diedero per bivoltinismo spontaneo nascite regolari al 10.° giorno dalla deposizione. Tutte le 254 larve, allevate razionalmente, perirono di flaccidezza, non riuscendo (1) Indico ogni coppia con le lettere corrispondenti al de alla 9; quando la lettera non porta esponenti vuol dire che quell’individuo si accoppiava per la prima volta; se vi è esponente 2, significa che si accoppiava per la seconda volta: segue all’ indicazione della coppia il numero del gruppo (deposizione frazionata), progressivo per ciascuna 9, qualunque sia il numero di accoppia- menti subiti. 20 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE a superare la 3.* muta. Fatto, questo, da tenere in considera- zione. DX I°, 1 solo gruppo, 218 uova. Si colorarono con grande ri- tardo e lentezza: 1.° giorno sempre bianchicece, il 3.° giorno an- cora roseo-scure, soltanto al 4.° giorno cineree. Al 6.° giorno co- minciarono a tendere al rossiccio. Al 7.° giorno °/, di esse circa erano di un color rosso-vinoso tendente al cinereo, ‘/, ancora ros- sicce. Tali e in tale proporzione si conservano ancora 3 mesi dopo la deposizione. ; NX/P; la $ N, non avendo deposto per 2 giorni, fu sacrificata. (V. sopra). tl 2 DUO 99C j È DA e a ui sì colorarono con ritardo: due giorni dopo la deposizione ancora gialle, al 3.° giorno infoschi- rono al rossiccio, al 4.° giorno rosso vinoso; cinereo-chiaro verso la fine del 1.° mese, tali ancora al 3.° mese. CX E, 3.° gruppo, 67 uova, gialle fino a 86 ore, poi debol- mente rossiccie a 48 ore; tali fino al 7.° cinereo molto pallido: tali ancora al 3.° mese, con sfumature giorno; poi tendenti al al roseo. CX E, 4.° sruppo, 36 uova, ancora giallo-ocra a 50 ore (ec- cetto 7 uova divenute leggermente rossiccie), poi tutte rossiccie al 4.° giorno. Al 7.° giorno tendevano al cinereo misto al roseo; tali ancora al 3.° mese. C°X E, 5.° gruppo, 19 uova. Come il 3.° gruppo. MX B, 1.° gruppo, S9 uova, gialle per 2 giorni, poi rossiecie al 3.° giorno ; rosso vinoso carico il 4.° giorno. Lentissimamente il rosso si attenuò finchè all’ inizio del 2.° mese avevano assunto una colorazione cinerea-plumbea quasi normale. MX B, 2° gruppo, 415 nova; gialle per 2 giorni, rossiccie al 3.9, una metà circa restarono rossiccie fino al 10.° giorno, l’altra metà tendeva al cinereo fino dal 4.°; tutte lentamente assunsero al principio del 2.° mese il cinereo plumbeo pallido, ma, quelle che conservarono più a lungo il rossiccio hanno ancora una sfumatura rosea al 3.° mese, le altre 1 hanno perduta. M?X L, 3.° gruppo, 5 uova, gialle per due giorni, poi rosee, ° giorno tende- roseo cupo alla fine del 3.° giorno ; alla fine del 7. bo] , E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 21 rano al cinereo misto a roseo, e tali si conservavano fino a tutto il 3.° mese. Tutto questo materiale che conservo , accuratamente sarà poi allevato per studiare il comportamento della generazione discen- dente da questa che fu sì gravemente decimata. Pao L'andamento della colorazione fu dunque spiccatamente anor- male. In complesso si può dire che una tendenza al rossigno si è manifestata generale (eccetto le due ovature della farfalla H che diede prole bivoltina spontanea) e che tardivamente essa tendeva ad essere sopraffatta dal color grigio piombo normale, senza però che quest’ ultimo sia mai riuscito a cancellare totalmente la colo- ‘azione precedente. Tale anomalia era constatabile anche nel sol- levare una metà del guscio dell’ uovo nell’operazione dello sgu- sciamento fatto per quelle da ineludere in paraffina: la sierosa messa allo scoperto, sebbene già avesse subìto l’azione del fissa- tivo eromoacetico, dell’acqua di lavagio e degli alcool fino a 95°, mostrava evidente la pigmentazione rossiecia o rosea assai lieve in confronto alla forte pigmentazione dell’ uovo normale dopo due o più giorni dalla deposizione, che su materiale fissato è bruna scura. Pepi Dal punto di vista della fecondità, astraendo dalla farfalla N che non tu capace di deporre, si ebbero : farfalle H D C M uova 254 218 713 509 fecondità in media assai rilevante. Le ovature sono quasi tutte regolari, le singole uova ordinata- mente disposte V una accanto all’altra e mai ammucchiate ; senza le sfumature di colore anormale e ignorando i precedenti, credo che pochi esperti deciderebbero di scartarle osservandole oggi dopo tre mesi dalla deposizione. Tuttociò potrebbe avere nella pratica una non piccola importanza. 22 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE Bb). DIFFERENZE NELLA STRUTTURA DEL VITELLO DELL’OVOCITE. Iu tutti gli ovociti della farfalla sana o malata, anche in quelli più giovani, cioè più prossimi alla camera terminale, la cavità delimitata dal guscio (che con maggiore 0 minor spessore è già formato anche negli ovociti più distali) è più o meno completa- mente ripiena di granulazioni vitelline. La struttura dei granuli vitellini nella farfalla sanissima è omo- genea, vale a dire non si distingue nel corpo dei granuli difte- renziazione di sorta. Essi assumono con uniforme intensità in ogni punto del loro corpo la colorazione plasmatica; talora essi mo- strano maggiore affinità per la colorazione nucleare, p. es. per V Emallume e VP Ematossilina Carazzi. La loro omogeneità in qual- che caso non è assoluta: taluni granuli, in mezzo a quelli omogenei, possono mostrare una struttura finissimamente granulare; anche questi però si colorano con uniforme intensità. Io non conosco — nè trovo descritto nella letteratura sull’uovo del baco da seta alcun’altra struttura che questa (Tav. I. figg. 3, 4). Mentre nell’uovo deposto i granuli sono di dimensioni varia- bilissime e disposti costantemente secondo un ordine approssima- tivo nelle varie zone dell’ uovo, cioè granuli piecoli nel blastema periferico e granuli grandi misti a granuli medî e piccoli nella zona centrale; al contrario nell’ovocite vi è un ordine di disposi- zione più preciso, tanto nel sano che nel malato, ma inverso nei due casi. Nell’ovocite sano una larga zona centrale è occupata da granuli grandi; le loro dimensioni vanno facendosi gradatamente più piccole verso la periferia, finchè uno straterello periferico contiene soltanto granulazioni piccolissime (Tav. I, fig. 1). Nel- l’ovocite di farfalla faccida invece ho riscontrato che subito sotto la membrana vitellina esiste un blastema periferico a caratteri ineostanti, in cui ad nno straterello di ooplasma denso segue verso l interno uno strato di granuli piccoli; ma i granuli che succes- sivamente s’ incontrano andando dalla periferia al centro sono grandi verso la periferia e tanto più piccoli quanto più si va verso il centro, finchè una larga zona centrale è occupata da granuli minutissimi (Tav. I, fig. 2). E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 23 I grandi granuli di vitello periferici dell’ovocite di farfalla flac- cida non sono omogenei, ma presentano nel loro interno forma- zioni speciali. Quando essi sono perfettamente a foco, in modo che il margine del granulo appaia nettissimo, sembrano ducati. Con fortissimi ingrandimenti si riconosce agevolmente trattarsi di formazioni sferoidali, che sono totalmente racchiuse nel corpo del granulo vitellino, situate in posizione di regola eccentrica, e che hanno tutta l'apparenza di una specie di vacuolo (Tav. I, figg. 2 e 5). Io non saprei per ora chiamarli ed interpretarli in modo di- verso; essi spiccano fortemente sul fondo ben colorato del corpo del granulo vitellino perchè assumono leggerissimamente, in con- fronto di quello, qualsiasi colorazione. Fa eccezione soltanto V Ema- tossilina ferrica di Heidenhain, di fronte alla quale essi si com- portano in modo diverso: talora il loro contenuto sembra aver con essa maggiore affinità in confronto del corpo del granulo il quale perde più rapidamente del vacuolo VEmatossilina alla deco- lorazione regressiva (Tav. I, fig. 13 e); talora invece si verifica il contrario (Tav. 1, fig. 13 d); talora infine, pur. decolorandosi più rapidamente il vacuolo, una porzione del suo contenuto resta ancora fortemente colorata (Tav. I, fig. 13 a). Tuttociò, s'intende, in una stessa sezione. Ma il vacuolo unico sferoidale eccentrico è il caso più semplice, che si riscontra con regolarità costante nei granuli grandi più periferici, raramente verso l'interno. Quando ci si scosti ancora un poco dalla periferia, i vacuoli sono polimorfi (Tav. I, figg. 6-7) o multipli (Tav. I, figg. 8-9). Io ritengo però che la loro molte- plicità sia soltanto apparente, cioè si tratti di parecchie ramifica- zioni, tagliate in sezione, pertinenti ad una formazione unica. Si può infatti il più delle volte constatare — fochettando — che due o più vacuoli, apparentemente separati, sono in realtà comunicanti. Si osserva di regola che quanto più i vacuoli sono grandi e ra- mificati, tanto più anmenta il volume del granulo che li contiene (cfr. fig. 7 con figg. 5-6, Tav. I), e che quanto più appaiono mul. tipli (— con lunghe e numerose ramificazioni) tanto più il granulo diviene irregolare, più grande ancora, e va perdendo la sua pri- mitiva forma (Tav. I, figg. 8-9). Finalmente si constata, nei gra- nuli più fortemente intaccati, che una o più ramificazioni vacno- 24 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE lari vanno a sboceare alla periferia del granulo con vere boccuccie (Lavis ie 99) Tuttociò si constata nello strato che possiamo chiamare dei granuli grandi periferici. Più internamente vi è uno strato ove predominano masserelle vitelline, non più granuli primitivi (Pav. I, fig. 10). Aleune pos- sono aneora conservare all’ ingrosso la forma e le dimensioni (fig. 10 a), ma sono in via di frazionarsi in sferule di 2.° ordine per effetto del sistema vacuolare; e se ne riscontrano infatti altre che sono in stadio di frazionamento più netto e più avanzato (fig. 10 5). Durante tale processo, un piccolo vacuolino è comparso — di regola anch’esso eccentrico — nelle sferule di 2.° ordine. Infine, gruppi di tali sferule in vario stadio di allontanamento fra di loro, che ne tradisce all’evidenza l'origine, dimostrano il fraziona- mento completo avvenuto (fig. 10 ce, d). Non basta. A questo, che possiamo chiamare secondo strato 0 di frazionamento primario, segue un terzo strato più interno o dé frazionamento secondario. In esso il processo si ripete, e per opera del vacuolino ciascuna sferula di 2.° ordine viene scavata e fra- zionata in modo analogo al primitivo granulo grande, e in defini- tiva si frammenta in parecchie sferuline di 3.° ordine minutissime (Tav. I, fig. 11 a, db). Da queste risulta riempita la zona centrale dell’ovocite; di tale zona, molto ampia, non è raffigurata che una piccola parte nella fig. 2 di tav. I. Riassumendo, i fatti qui descritti e illustrati dalle figure 5-11 (Tav. I), mostrano con sufficiente chiarezza che i granuli di vi- tello subiscono nell’ovocite flaccido un processo di disintegrazione pronunciatissimo, che si rivela al microscopio sotto l’aspetto d’una vacuolizzazione sempre più profonda dalla periferia verso il centro dell’ovocite; il sistema vacuolare dapprima semplice e poi ramifi- cato, rigonfia in un primo tempo il granulo, ne altera la forma e successivamente lo frammenta. Se si tratti veramente e soltanto di semplici vacuoli, e anche in tal caso per opera di quali fattori patologici essi compaiano, è questione a cui non posso per ora dare alcuna spiegazione soddisfacente. Una formazione che mi diede a sospettare di non aver a che fare con semplici formazioni vacuolari, ma forse con corpi organizzati ribelli ai mezzi della E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 25 tecnica, fu quella di corpi che chiamerò reniformi per il loro aspetto che imita in sezione ottica la projezione di dune piccoli reni che si guardano per i loro ili (tav. I, fig. 14). Essi sono costantemente presenti negli ovociti malati, endogranulari an- ch’essi, ma rarissimi in confronto alle altre sopradescritte forma- zioni vacuolari. Possono in uno stesso granulo trovarsi una o due coppie di corpuscoli reniformi, non di più; ma talora vi si ag- giunge (fig. 14) qualche vacuolo tondeggiante. Per quanto abbia cercato di approfondire la natura di questi corpi che per la co- stanza e singolarità della forma destavano maggior sospetto degli altri vacuoli, non ho trovato, tranne la forma descritta, nulla che possa farli interpretare diversamente dai vacnoli comuni; il loro contenuto reagisce nello stesso modo, e nulla ho potuto discernere nel loro interno. © Non in tutti i preparati il processo descritto è così puro in tutti i suoi dettagli, nè sempre è possibile anche in sezioni di ovociti fortemente intaccati nel vitello, trovare tutti e così netti gli stadi che ho qui raffigurato. Vi sono ovociti che presentano un tipo di disintegrazione dei granuli vitellini alquanto diverso da quello descritto. Le figg. 15 e 16 (fav. I) mostrano zone periferiche di vitello in cui, sebbene si riscontrino pur sempre granuli affetti dai soliti vacuoli, predomina un disfacimento lacunare, che condnee i granuli vitellini a forme irregolarissime, rieche di prolungamenti che s'anastomizzano con quelli dei granuli vicini. Ne risulta una sorta di tessuto lacunare che richiama Vaspetto di nn tessuto adenoide (fig. 16). Quello di fig. 15, con rami anastomotici meno pronurciati, non è, verosimilmente, che uno stadio meno avanzato di quello di fig. 16 (Tav. I). Il risultato però è sempre, anche in questi casi, una frantumazione del vitello nella zona centrale in granulazioni minutissime, irriconoscibili in confronto del vitello sano normale, e quasi incolorabili coi colori plasmatici consueti. Invano ho ricercato in molti preparati di ovociti sani, tracce, sia pur piccole, di simili processi e strutture. Finora esse restano un carattere che nè da me nè da altri prima di me fu riscontrato mai nell’ovocite normale del Baco da seta, nè da altri prima di me fu mai segnalato nell’ovocite delle farfalle affette da flac- cidezza. » 26 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE C). DIFFERENZE NELLA STRUTTURA DELLE CELLULE EPITELIALI DEI TUBI OVARICI. Nei tubi ovarici di farfalle sane la struttura delle cellule epi- teliali coriogene a contatto dei più giovani ovociti (parte distale dei tubi) è diversa profondamente da quella delle corrispondenti cellule epiteliali di farfalle flaccide. Gli ovociti sani sono avvolti da uno strato di cellule cubiche 0 cilindriche a grandi nuclei sferoidali o ovoidali. Il citoplasma di queste cellule si differenzia: in una porzione perinucleare densa ed omogenea, non vacuolizzata; in una porzione periferica rispetto a questa e che ha struttura costantemente fibrillare, costituente un sistema di ponti intercellulari fra le cellule contigue; e in una por- zione subcoriale, pure densa e omogenea come quella perinucleare, e che sta a contatto col guscio dell’ovocite, modellandosi sui rilievi di questo (Tav. I, fig. 17). La membrana nucleare è sempre evidente e ben colorabile ; il contenuto eromatico del nucleo abbondantis- simo, benchè costantemente dissolto in granulazioni minutissime; eccezionalmente in mezzo a queste si osserva qualche zolla di cromatina un poco più grossa. Non si discerne un reticolo coi comuni reagenti più sopra menzionati. Nella farfalla flaccida (Tav. I, figg. 15-22; Tav. II, figg. 23-24), ciascun territorio cellulare è più o meno rattratto e separato com- pletamente da quello delle cellule contigue, oppure esistono tal- volta prolungamenti protoplasmatici irregolari e sfrangiati fra una cellula e Valtra ben differenti da quelli delle cellule follicolari sane (efr. fig. 17 con fig 18, Tav. I). Il citoplasma è quasi sem- pre vacuolizzato; i nuclei sono costantemente molto più piccoli dei corrispondenti di farfalla sana, in media la metà di questi in ogni dimensione (la fig. 17 è disegnata a ingrandimento metà di quello delle figg. 18-24). La membrana nucleare non è sempre evidente nè si può mettere talora in rilievo con una colorazione anche di doppia durata in confronto della farfalla sana (Tav. I, fig. 22). Ai caratteri di evidente plasmolisi fa riscontro una ancor più evidente cariolisi. Molto raramente infatti si riesce a discer- nere nei nuclei un contenuto eromatico di granulazioni o zolle E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » ZIT distinte; talora il contenuto nucleare reagisce coi colori basici, ma si mostra aggregato in masse confuse e sfumate, indistinte l'una dall’altra; e questo è il caso più frequente. Ma si incontrano assai spesso dei nuclei in cui il processo di cariolisi è tanto avan- zato da apparire essi quasi vuoti di contenuto cromatico; in realtà non tutti ne sono privi: aleuni lasciano ancora discernere granulazioni piccolissime assai pallidamente tingibili ancora (Tav. I, figg. 18 e 20); altri invece non ne mostrano più traccia visibile (Tav. I-II, figg. 19 e 21-24). In nessun caso è discernibile un reticolo. In tutti questi casi in cui il nucleo è privo o quasi di visibili granuli cromatici, spiccano più o meno fortemente colorati dai co- lori basici nell’interno del nucleo, dei corpi ovoidali o sferoidali a contorni sfumati, d’ ignota natura; talora scarsi, quando sì notano ancora granuli cromatici pallidi, più numerosi quando la cromatina appare del tutto scomparsa. Questi corpi endonucleari possono talvolta rimpinzare tutta la cavità del nucleo (Tav. I, fig. 22), potendosene contare fino ad oltre una cinquantina in una sola sezione d’un nucleo. Di solito essi formano gruppi e talora veri grappoli entro il nucleo sola- mente; ma se ne possono riscontrare anche fuori di esso in seno al citoplasma, in prossimità della membrana nucleare (Tav. Il, fig. 23) o lontani da essa (Tav. II, fig. 24). Mi sorse anche qui il dubbio che potesse trattarsi di una va- cuolizzazione, che, quando appariva multipla, fosse in realtà unica e ramificata come nel caso dei granuli vitellini. Ma in primo luogo non si ha mai un corpo ovoidale solo nell’ interno di un nucleo, bensì al minimo 6-7 ; in secondo luogo una vacuolizzazione di tal genere, se si spiega in una massa omogenea quale è il vi- tello, è poco concepibile in una massa eterogenea, discontinua, € di sostanze diverse qual’è il contenuto nucleare; infine si può stabi- lire coll’ indagine approfondita per mezzo dei migliori sistemi ottici che si tratta qui di corpiccioli ben delimitati, isolati, non comu- nicanti in aleun modo fra di loro. Non si tratta di cavità ma di corpi che assumono talora intensamente la colorazione, e che ri- chiamano alla mente delle spore di microrganismi vegetali. Sulla interpretazione di questi corpi ovoidi endonucleari non 25 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE credo sia lecito per ora formulare neppure un’ ipotesi, e neppure sì può dire se esista un rapporto qualsiasi fra essi e i vacuoli dei granuli vitellini. Certo è che le due formazioni si trovano quasi immancabilmente associate negli stessi ovociti, ove più ove meno evidenti, data la grande difficoltà di una buona colorazione di questo materiale. Certo è altresì che è molto suggestiva la presenza dei corpi suddetti nelle cellule coriogene a contatto di quegli ovociti, nel cui interno, subito sotto il corion, si ritrovano poi quei va- cuoli — presunti tali per ora — che inducono a disfacimento i granuli di vitello. Ma è del pari certo che devesi resistere ad ogni suggestione quando dei fatti osservati noi non sappiamo per il momento suggerire una spiegazione ben fondata e plausibile. D). DIFFERENZE NELL’UOVO DOPO LA DEPOSIZIONE. a) Struttura delle sfere vitelline. Essendo assai scarso il materiale fissato nei primi due giorni dalla deposizione, non potei sufficientemente approfondire le dif- ferenze fra un uovo sano e malato in tali stadì. Presi di mira lo stadio in cui la definitiva struttura delle sfere vitelline e della stria germinale è completamente raggiunta, cioè lo stadio di 3 giorni dopo la deposizione. Chiamerò per brevità e comodità di espressione uovo eredoflac- cido quello deposto dalle farfalle provenienti dal mio allevamento mietuto dalla flaccidezza, senza volere con ciò alludere ad alcuna deduzione circa l’eredità specifica, ma solo per evitare una cir- cumlocuzione. La sfera vitellina ha raggiunto in questo stadio, tanto nell’uovo eredoflaceido che nel sano, la sua struttura definitiva. Nell’uovo sano normale tale struttura è stata già da parecchi autori e re- centemente anche da me dettagliatamente descritta, ma come si vedrà più avanti, nessuna indagine è mai tanto profonda da esau- rire totalmente un oggetto qualsiasi di ricerca mieroscopica, anche se relativamente semplice. Da quanto si sapeva fino ad oggi, la sfera vitellina sana risulta costituita (Tav: II, fig. 28): a) da un reticolo plasmatico perinucleare a maglie piccole che E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 29 occupa uno spazio centrale e si continua in un reticolo periferico a maglie grandi ; b) da un nucleo o più nuclei in posizione più 0 meno cen- trale o subcentrale nel reticolo a maglie piccole ; c) da granuli vitellini più o meno numerosi e di varia gran- dezza disposti in uno o più strati concentrici alla periferia, cia- seuno di essi allogato entro una maglia del reticolo periferico; d) da uno straterello di ectoplasma dello stesso spessore ed aspetto dei filamenti plasmatici del reticolo. Nell’uovo della stessa età eredoflaccido tale struttura è profon- damente e costantemente alterata. Esiste un nucleo o più nuclei centrali o subeentrali, ma intorno ad essi non esiste quel fine reticolo plasmatico delle sfere sane, bensì una massa, quasi sempre relativamente vistosa, di plasma denso a struttura in parte granulosa e in parte fibrillare, che in- via larghi e tozzi prolungamenti verso la periferia (figg. 29-52, Tav. II) che si continuano in una spessa e irregolare massa periferica di plasma avente il medesimo aspetto. Tra l’uno e l’altro prolun- gamento che va dalla massa centrale a quella periferica esistono sempre larghe lacune. Con un grossolano paragone si può dire che tale disposizione richiama quella di una ruota a raggi assai corti, larghi e tozzi, scarsi di numero (tre o quattro talvolta in una sezione) e talora tanto grossi quanto gl’interradî. Nello strato periferico stanno immersi pochi e piccoli granuli di vitello, la cui colorabilità coi colori usuali è scarsissima, talchè si confondono facilmente con la massa plasmatica che li racchiude in un grigio uniforme. Soltanto con Pematossilina ferrica si colorano intensa- mente. Ciò avviene del resto anche nell’uovo sano; ma in questo non è necessario ricorrere a questo metodo per mettere in evidenza il vitello; nell’eredoflaccido invece una buona colorazione di con- trasto non si ottiene altrimenti. Lo straterello di ectoplasma nelle sfere dell’uovo eredoflaccido non è discernibile che raramente e in parte della periferia; cosic- chè Je sfere vitelline sono sovente fuse insieme (Tav. II, fig. 52). La natura della massa plasmatica, in parte granulare e in parte fibrillare, tradisce a mio avviso la sua origine: essa risulta pro- babilmente in parte dall’antica sostanza plasmatica del reticolo 30 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCIDE normale (parte fibrillare), e in parte — credo la più notevole — dal vitello disfatto in minutissime granulazioni che ad essa si ag- giungono e in essa si dissolvono (parte granulare). Una prova di ciò mi sembra esser data dal fatto che i granuli di vitello sono sempre piccoli e scarsi nelle sfere dell’nuovo malato in confronto con la grande ricchezza di tuorlo delle sfere sane di uova della stessa età. Quando la sfera è plurinucleata, le masse perinucleari plasma- tiche sono fuse insieme, e nello spazio fra i nuelei essa si stende più o meno vacuolizzata, talora invia soltanto anastomosi alla massa che avvolge il nueleo o i nuelei vicini (Tav. II, figg. 29-30). Non volendo lasciare adito al minimo dubbio che io avessi po- tuto dare la preferenza, nella scelta per il disegno, a sfere vitel- line fra le più tipiche nell’uovo sano e nell’eredoflaceido, ho ripor- tato fedelmente anche l’intera sezione sagittale mediana delle due nova di 3 giorni di età. Qui io eredo (Tav. II, figg. 26-27) che chiunque possa persuadersi che non si tratta di oscillanti acci- dentalità, ma di una generale e profonda alterazione di tutta la massa vitellina, di tutte le sue sfere, apprezzabilissima già sol- tanto a tenui ingrandimenti. Si rileva da dette figure anche la grande scarsezza delle sfere vitelline organizzate come tali nel- lP’uovo eredoflaccido (fig. 27), e la grande quantità di vitello gra- nulare che resta libero fuori delle sfere; al contrario nell’uovo sano (fig. 26) le sfere sono pressochè a contatto fra di loro, e pochissimo è il vitello che ne rimane escluso. Ho voluto ripetutamente sottoporre i due preparati di figg. 26 e 27 all’occhio di persone assolutamente inesperte e prive di ogni educazione all’indagine microscopica, onde provare che le diffe- renze potessero essere colte da chiunque; ed ho sempre ottenuto che anche a debole ingrandimento esse fossero, nelle loro linee generali, riconosciute. 6). Posizione della sierosa. È notorio che nell’uovo sano la membrana sierosa avvolge Vin- tera massa vitellina, che è tutta racchiusa nella sua cavità a qua- lunque stadio, dalla completa formazione della membrana stessa E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 51 fino al suo ingojamento da parte dell'embrione prossimo alla na- scita. Nell’uovo eredoflaccido, 3 giorni dopo la deposizione, ho finora costantemente trovato la sierosa ad una certa profondità entro la massa vitellina, cosiechè al difuori di essa esiste nno strato di vitello finemente granulare, che però non comprende sfere orga- nizzate (Tav. II, figg. 27 e 29). Lo spessore di tale strato è molto variabile, da !/, a !/, del raggio dell’novo, talora anche meno, e varia non soltanto da uovo a novo, bensì anche in uno stesso novo, anche se la sezione è esattamente perpendicolare alla curvatura dell’uovo, come ad es. la sezione sagittale mediana (Tav. II, fig. 27). È difticile decidere, senza abbondante materiale dei primi stadî della segmentazione, se la sierosa siasi primitivamente formata alla superficie come nel caso normale e poi successivamente si sia rattratta e approfondata, oppure se essa si formi ad una certa profondità fin dall’inizio. Da qualche preparato delle prime ore che potei ottenere mi sembra più verosimile la prima delle due ipotesi, avendo potuto constatare una migrazione superficiale dei blastomeri dal vitello simile al caso normale. Ma i dati sono insufficienti ancora. Una disposizione simile ad ogni modo, di sierosa profonda, è nuova nella storia delle conoscenze sull’uovo del baco da seta. Vi è un solo caso, che però non ho reso ancora di pubblica ra- gione, e che presto vedrà la Ince, nel quale la sierosa trovasi pure ad una certa profondità nel vitello: è questo il caso di al- cune uova partenogenetiche da me studiate nella primavera scorsa. In nessun caso quel fatto fu mai riscontrato nell’uovo normale. “. Corpi nmueleati del vitello. I pochi e piccoli granuli vitellini che nell'uovo eredoflaceido si riscontrano entro le sfere organizzate, al 3.° giorno della deposi- zione, non sono le sole formazioni immerse nella zona periferica e nei raggi della sostanza plasmatica delle sfere stesse; insieme ad essi costantemente si trovano formazioni di natura ignota che chiamerò per ora corpi nucleati, senza volere con tale denominazione dare fin d’ora il valore di un vero nucleo nel senso citologico della parola, a quel corpicciuolo che fortemente si tinge nel loro interno 32 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE Tav. II, figg. 29-32 e fig. 58). Essi hanno su per giù le dimen- sioni dei granuli vitellini, ma sì comportano assai diversamente da essi di fronte a tutte le sostanze coloranti. Col metodo di Heidenhain si scolorano assai più rapidamente dei granuli di vi- tello alla decolorazione, eppoi assumono — restando un piccolo nucleo sempre fortemente colorato dall’ ematossilina ferrica — abbastanza bene l’Orange €, il Rosso Congo, 1’ Eosina. Invece i granuli di vitello, se si adotta il metodo di Heidenhain, restano più o meno fortemente macchiati (a meno che non si spinga la decolorazione a cancellare tutto, poichè il vitello è l’ultimo a de- colorarsi), e successivamente il colore plasmatico non fa che so- vrapporvisi in parte. Intorno al nucleo permane costantemente un alone chiaro sottile. Il nucleo è quasi sempre eccentrico; io eredo sia sempre in realtà eccentrico, e se talvolta appare centrale, è ovvio supporre che ciò può dipendere dall’orientamento della se- zione rispetto al corpicciuolo nucleato. Non riuscii che raramente e confusamente a intravvedere nel nucleo una struttura che lo potesse far definire come un nucleo vero e proprio; tuttavia qual- che volta delle granulazioni possono discernersi confusamente. A meno di 2000 diametri è difficile formarsi um’idea esatta di tali corpi nucleati. Essi affollano sovente la zona periferica delle sfere vitelline, talora ve ne sono di quelli allogati nelle lacune inter- radiali del plasma (Tav. II, figg. 29 e 32); sempre poi il loro contorno è nettamente staccato dal plasma in cui sono immersi, dando |’ impressione che ognuno di essi sia allogato in un va- cuolo di poco più grande del loro volume. Non è da escludere però che ciò possa dipendere dall’azione dei reagenti. Di regola la forma dei corpi nucleati è ovoidale o subsferica regolare; ma ve ne sono, raramente, di quelli a contorni irregolari (Lav. II, fig. 38). Ma essi non si riscontrano solo internamente alle sfere organiz- zate, bensì anche fuori di esse (Tav. II, fig. 32). Vi sono zone di certe sezioni ove evidentemente una o più sfere vitelline si sono sfasciate, e da cui sono fuoriusciti e granuli di vitello e corpi nu- cleati, cosiechè se ne trovano gruppi cospicui qua e là anche nel vitello non organizzato in sfere (v. lacune di vitello granulare fra sfera e ‘sfera.in fig. 27, Tav. Il). E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 33 Particolare interessante : nell’uovo eredoflaccido non trovai un solo caso finora di corpo nucleato che avesse più nuclei: tutti sono mononucleati. Ma siffatti corpi non sono propri soltanto dell'uovo eredoflace- cido ; io li trovai per la prima volta in essi, ma successivamente li riconobbi in tutte le nuova sane; e ristudiando a fortissimo ingrandimento tutti i preparati anche i più vecchi di uova di ogni stadio, di razze annuali e bivoltine e persino le uova partenoge- netiche, trovai che essi, con caratteri però assai variabili, sono un’immancabile formazione in tutte le uova di baco da seta. Senonchè, un carattere che colpisce subito è di trovare nell'uovo sano di razze annuali gran numero di corpi nucleati che sono plu- rinucleati (Tav. II, figg. 34, 35, 37), possedendo due e talora tre nuclei allineati a mo’ di coroncina e che rammentano Vaspetto di cocchi. Intorno ad essi, anche se sono due o tre, persistono gli aloni chiari. Altro fatto non privo d’ interesse è che nell’ uovo sano essì hanno, in questo stadio, quasi sempre un contorno irregolarissimo, quasi. mai globoso o ovoidale, cosiechè appaiono simili a piccole amebe. Imoltre nell’uovo sano essi sono numerosi e ben colorabili nei primi tre giorni della segmentazione, finehè cioè sopraggiunge la stasi embrionale; sono scarsi e si mettono assai più difficilmente in evidenza per tutta Vestivazione; quasi irrepe- ribili e quasi irriconoscibili sono durante lo svernamento; ricom- paiono evidenti e numerosi durante | incubazione. Vi è però grande mutevolezza di forma, ed occorrono studì speciali e ap- profonditi in proposito. Io espongo qui soltanto i primi reperti. Nell’uovo eredoflaccido, per quanto ho veduto finora, i corpi nu- cleati sono assai meno tingibili nelle prime ore della segmenta- zione, sono invece assai colerabili ed evidenti al 3.° giorno. Nel- l’uovo sano di razze polivoltine il loro numero è strabocchevole, la loro densità è enorme nella zona vitellina sottostante alla stria germinativa, minore sul resto del vitello periferico, e nel vitello centrale non se ne riconoscono che raramente ; il numero di forme polinueleate è grandissimo e la loro tingibilità è esaltata al mas- simo grado; tuttociò per tutte le fasi dello sviluppo dell’ uovo polivoltino. Nel quale si può altresì con grande evidenza consta- tare che molti corpi nueleati penetrano nelle cellule blastodermi- « Redia », 1918. 3 d4 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE che appena esse sono migrate alla periferia, e se ne riscontrano ancora numerosi, allogati in vacuoli e sempre fortemente colorati, nelle cellule ectodermiche della stria germinativa già sprofondata nel vitello a 24 ore dopo la deposizione. Passano cioè dalla madre al corpo dell'embrione. Nell’uovo sano di razza annuale ho potuto riconoscere con evi- denza che i corpi nucleati sono capaci di migrare fuori della sfera vitellina ove si trovavano, perforando lo straterello di ectoplasma (Tav. II, figg. 35 e 36); non solo, ma se la sfera è addossata al- all’amnio, essi sono capaci di perforare lo straterello di ectoplasma della sfera vitellina e Vamnio ad un tempo, penetrando nella ca- vità amniotica (Tav. II, fig. 33). Talora, nelle sfere prossime al- l’amnio si riscontrano forme plurinucleate già migrate fuori della sfera, e se questa non è a contatto dell’amnio può presumersi che verrà perforata in un secondo tempo (Tav. II, fig. 54). Nelle forme polinueleate è facile accertarsi che talvolta uno dei nuclei sta per dividersi dal nucleo vicino (Tav. II, fig. 37), talvolta è già totalmente diviso (Tav. II, fig. 35). Nell’uovo sano di razze annuali le forme più irregolari e spice- catamente ameboidi sono plurinucleate. Vere forme ameboidi atti- vamente migranti fuori delle sfere e nella cavità amniotieca non ho ancora riscontrato nell’ uovo eredoflaccido. Tutti i fatti suesposti intorno ai corpi nucleati, ed altri ancora che ho già osservato su uova polivoltine ma che non posso ancora affermare con sicurezza, condurrebbero assai suggestivamente a formulare un’ ipotesi sulla loro natura e significato. Ma la discus- sione su osservazioni incomplete è troppo infida, non solo, ma sarebbe qui fuori di posto in un lavoro sulla flaccidezza, essendo mia convinzione che — tranne per quanto riguarda le differenze di comportamento — i corpi nucleati non hanno speciale attinenza con questa malattia. Rimando quindi la discussione a un prossimo lavoro, essendo mia intenzione di continuare subito a fondo lo studio dei corpi nueleati, a cui lo studio della flaccidezza mi ha inaspettatamente condotto, onde cercar di illuminare la interessante questione. Tuttavia mi è impossibile non far cenno di rassomiglianze assai spiccate che essi presentano, almeno in certi stadî, con quelle E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » dd - forme di microrganismi vegetali che da parecchi autori furono accertati e descritti quali simbionti normali in tutti gli stadî del ciclo vitale di parecchie specie d’ insetti, compreso l’uovo, entro il quale essi si trasmettono alla prole. Nessuno, per quanto io abbia indagato, ha finora trovato nulla che potesse autorizzare l'ipotesi di una simbiosi ereditaria nel baco da seta. Nè io potrei in verità oggi affermarla; soltanto ritengo che i corpi nucleati del vitello da me trovati e descritti (1), sono un indizio per formulare come ipotesi di lavoro una consimile interpretazione; nn indizio, non una prova. 0) Stria germinativa. La forma e la giacitura della stria germinativa, esaminata in numerose nova della stessa età sane e normali, anche se deposte da una stessa madre, sviluppatesi in condizioni d’ambiente iden- tiche, offrono pur sempre qualche piccola variabilità. Tuttavia, come tutte le variazioni individnali degli esseri vivi oscillano in- torno ad un valore medio, e le oscillazioni massime sono le più rare mentre le minime sono più frequenti, così anche in questo caso le oscillazioni notevoli sono rarissime, e si può dire che esi- ste un tipo medio di stria germinale completa quale si è già for- mata al 3.° giorno dopo la deposizione, e che ho raffigurato a Tav. II, fig. 26. Sul piano sagittale in una stessa sezione (se bene Ù (1) È singolarissimo il fatto che nel testo del lavoro del dott. Rizzi, Sullo sviluppo dell’ uovo di « Bombyx (Sericaria) mori » L. nel 1.° mese dalla deposi- zione, « Redia », vol. VIII, fase. 2.°, 1912, non si trova aleun minimo cenno deì corpi nucleati sebbene alle figure 4 e 5 della Tav, II del lavoro siano rap- presentati corpicciuoli che, sebbene schematizzati, io credo siano da identificarsi con quelli. L’autore non tenne conto di quei corpi, assai diversi dai granuli vitellini, ma il disegnatore Bertrand, serupolosissimo esecutore, raffigurò fedel- mente tutti i dettagli che riscontrava. Non altrimenti può spiegarsi lo strano caso di un oggetto osservabile e riprodotto in disegni, di cui però 1’ Autore non fa alcuna menzione nella deserizione data nel testo ! Ma come al Rizzi, così ad altri assai valenti ricercatori che studiarono l'uovo del Baco da seta, e da ultimo anche a me, sfuggirono finora i corpi nucleati o non fermarono la nostra attenzione, perchè essa era concentrata sullo sviluppo dell'embrione, e in linea assai secondaria sul vitello. 56 DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE orientata) possono contarsi tutte le 18 piastrine mesodermiche (com- preso il cumulo orale e il cumulo anale) e comprendere 1 intero embrione foggiato a lettera C regolarissima. Da questo tipo medio sano normale di stria germinativa diffe- risce notevolmente quella di uovo eredoflaccido di pari età (tav. II, fig. 27). La porzione cefalica e quella caudale sono in essa ripie- gate in modo assai pronunciato, più acutamente verso l’ interno in confronto alla stria germinale d’uovo sano. Il mesoderma è incompletamente ed irregolarmente sviluppato: poche piastrine appaiono nelle dimensioni e struttura definitiva; alcune di esse rappresentano assai probabilmente il tessuto mesodermico di due somiti contigui fuso insieme; su qualche regione dell’ embrione il mesoderma non è ancora comparso. Un carattere generale è poi che la tingibilità dei tessuti embrionali è debolissima con tutti i colori, tanto nucleari che plasmatici, mentre è spiccatissima a que- sto stadio nell’uovo sano. I nuclei dell’ectoderma e del mesoderma sono anche sensibilmente più grandi di quelli dell’embrione sano. E a forte ingrandimento si notano profonde alterazioni istolitiche nelle cellule della stria germinativa. Per quanto le oscillazioni intorno al tipo medio normale pos- sano variare di valore nelle uova sane, ciò concerne esclusiva- mente la forma complessiva della lettera C e la disposizione più o meno nettamente distinta del mesoderma di ciascun somite ri- spetto a quelli vicini; non è apprezzabile, anzi si può dire non esista nell’uovo sano una variazione degli altri caratteri (tingibi- lità e grandezza dei nuclei) in grado così vistoso. In ogni modo anche le variazioni della curvatura e della metameria del meso- derma sono ben lontane dal raggiungere nell’uovo sano valori così cospicui. V. — Conclusione. Fin qui i fatti osservati. Se nella scienza può trovar posto soltanto ciò di cui possiamo persuadere chiunque, cioè fatti sperimentali, io dovrei qui far punto e rinunciare a qualsiasi tentativo di ordinare i fatti osservati e di formulare, nemmeno per alcuni di essi, qualsiasi spiegazione. dI DS] E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » Im realtà io penso che se il risultato sperimentale è quello che più trionfalmente afterma un progresso scientifico, non trascurabile ralore hanno anche le ipotesi a promuovere nuove conquiste e a far intravvedere nuove verità; talvolta anche l’errore può esser utile a tal fine. Concludevo la mia nota preliminare su questo argomento della flaccidezza dicendo che i fatti esposti avrebbero forse fatto a più d’uno « spuntare sulle labbra un sorriso determinato dalla lusin- « ghiera speranza di leggere.... l’affermazione di aver trovato una « traccia sicura per la diagnosi della malattia nell’uovo.... L’argo- « mento è troppo immenso, troppi eletti ingegni vi consacrarono « il più bel fiore delle loro energie, perchè io possa, seguendo la « facile tendenza a generalizzare, sentirmi oggi già in grado di « concludere.... I fatti finora riscontrati possono autorizzare un’ ipo- « tesì di lavoro.... Se una nuova verità esiste, se questa traccia « intravveduta è buona e conduce ad essa, la scienza la raggiun- « gerà; e non importa da chi venga raggiunta ». E tale è in realtà la mia conclusione per quel che concerne un possibile nesso costante fra le alterazioni da me riscontrate nei superstiti di un allevamento mietuto dalla flaccidezza e la malat- tia. Post hoc, ergo propter hoc, è adagio sempre detestabile, tanto più nella scienza esatta. Ma un’ ipotesi di lavoro è pur inseparabile compagna della ri- cerca, e questa io eredo lecito poter formulare nel modo seguente : Poichè alterazioni come quelle descritte non furono mai trovate nelle uova e negli ovociti sani, e la prima volta che furono ri- scontrate esse riguardano i superstiti di una partita di bachi tutta distrutta dall’epizoozia, non sì dovrà ammettere solo perciò che fra i due fatti vi sia un nesso costante, ma non si potrà certo escludere. Due ipotesi sono possibili: 0 i fatti qui messi in luce hanno un nesso costante con la malattia, o essi non lo hanno; nessuno vorrà certo disconoscere che la prima ipotesi è almeno altrettanto vero- simile quanto la seconda, e che, se potesse dimostrarsi vera la prima, sarebbe con ciò aperta una nuova fecondissima via. Se, supponendo che cento ricercatori all’ insaputa l’uno dell’ al- tro fossero venuti ai resultati miei, non uno di essi — io credo — giudicherebbe più saggio il desistere da ogni tentativo ulteriore 35 DIPFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE anzichè proseguire con fede raddoppiata, ciò significa evidente- mente che la mia ipotesi di lavoro, sia pure ancora poggiata su modestissima base di fatti, è conforme a buon metodo razionale ed ha sufticiente dignità scientifica. Meno irta di difficoltà, e basata su fatti assai più parlanti e significativi, mi sembra V ipotesi di lavoro ehe concerne i corpi nucleati del vitello. Il materiale che ne dimostra l’esistenza è rie- chissimo, le analogie con le simbiosi ereditarie già descritte in altri insetti sono assai suggestive, i preparati infine hanno una forza di persuasione a cui è difficile resistere. E quindi sn que- sto argomento io eredo di poter coneludere che non solo non può negarsi, ma può considerarsi molto verosimile | ipotesi di lavoro che esista una simbiosi ereditaria anche nel Baco da seta. Ma tuttociò che concerne quest’ ultimo argomento troverà d'ora in poi il suo posto in una serie di studî separati da quelli sulla flaccidezza, sebbene per il comportamento dei corpi nuceleati nel materiale malato i due argomenti possano di nuovo in avvenire trovarsi strettamente connessi. Padova, 10 ottobre 1919. E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 39 BIBLETO/GIRXAES A. 1. GANIN M. Ueber die Embryonalhiillen der Hymenopteren und Lepidopterenem- bryonen. (« Mém. Acad. St. Pétersh. », VII s., t. XIV, n. 15). 2. — Beitrige cu» Kenntniss der Entwickelungsgeschichte bei Insekten. (« Zeits. wiss. Zool. », Bd. XIX). 3. GRANDORI R. Lo sviluppo embrionale del baco da seta. Mem. I: Le prime 42 ore di sviluppo dalla deposizione dell’uovo. (« Annuario R. Stazione Ba- cologica di Padova », Anno XLI, 1914). («Atti Accad. Veneto--Tren- tino--Istriana », Anno VII, 1914). 4. — Anomalie nell’embriogenesi del « Bombyx mori ». (« Atti, R. Ist. Veneto di Scienze, Lett. ed Arti », Tomo LXXV, parte 2.%, 1916). (« Annua- rio R. Stazione Bacol. di Padova », Anno XLII). Db. — La segmentazione dell’uovo fecondato del « Bombyx mori» sottoposto a svernamento artificiale subito dopo la deposizione. (« Annuario R. Stazione Bacol. di Padova», Vol XLIII, puntata I, 1919). 6. — Studi sulla flaccidezza del bombice del gelso. Nota preliminare. (« Bollett. Soc. Zool. Ital. », Serie IV, Vol. I, 1919). 7. Rizzi M. Sullo sviluppo dell’uovo di « Bombyx (Sericaria) morì ». L. nel primo mese dalla deposizione. (« Redia », Vol VIII, fase. 2.°, Firenze, 1912). 8. SCHwANGART. Zu Entwickelungsgeschichte der Lepidopteren. (« Biol. Cen- tralbl. », Bd. 25, 1905). 9. SeLvarico S. Sullo sviluppo embrionale dei Bombicini. (« Annuario R. Staz. Bacol. di Padova », Vol. IX, Padova 1882). 10, TIcHOMIROFF A. Deéveloppement du ver à soie du marier (B. morì) dans Voeuf. (Laboratoire d’études de la soie, Lyon, 1891). 11. Toyama K. Contribution to the study of Silk-Worms. I.° On the Embrylogy of the Silk-Worms. («Bullettin of the College of Agriculture », Tokyo Imper. University, Vol. V, 1902). 12. VanEY C. et Conte A. Evolution du vitellus dans Voeuf du ver à soîe (La- borat. d’études de la soie, Vol. XV, Lyon, 1919). 13. VERSON E. Il filuge!lo e Varte di governarlo. Milano, Società Editrice Li- braria, 1917. 40) DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE (Tutte le figure furono da me disegnate con microscopio Koriska e camera lucila Abbé-Apathy). SPIEGAZIONE DELLE LETTERE! bd, strato compatto del blastema periferico; 9g, spessore del guscio corneo; gu, superficie esterna del guscio corneo dell’ovocite; mò, membrana basale; 8, sierosa; sc, strato subcoriale di citoplasma; sf, strato di ectoplasma di sfere vitelline; 8g, strato granulare di vitello esterno alla sierosa; sf, stria germinativa. » » » » » » » 10. Je TavoLa I. Porzione di sezione sagittale di un ovocite sano, mostrante i granuli di vitello dalla periferia alla zona centrale (oc. 4 e., ob. '/,, immers. omog.). La stessa di ovocite di farfalla flaccida. Il guscio corneo è stato omesso (oe. 4 e., ob. '/,,} immers. omog.). Granuli di vitello grandi della zona centrale di ovocite sano (oc. 8 €e., ob. '/,, immers. omog.). Granuli di vitello piccoli periferici di ovocite sano (oe. 8 c., ob. VI immers. omog.). Granuli grandi periferici di ovocite di farfalla tlaccida contenenti un unico vacuolo tondeggiante (oc. 8 c., ob. '/,; immers. omog.). Gli stessi, contenenti un unico vacuolo polimorfo (oc. 8 e., ob. !/,, immers. omog.). Gli stessi, con un unico vacuolo ancora più polimorfo (oc. 8 c., ob. ‘/,; immers. omog.). Gli stessi che vanno perdendo la forma sferica e contenenti vacuoli multipli (oe, 8 e., ob. '/,, immers. omog.). Gli stessi in via di dissolvimento, mostranti numerosi vacuoli for- manti un sistema di canalicoli, alcuni dei quali sboccano al- l’esterno (oc. 8 e., ob. '/,; immers. omog.). Gli stessi che, dopo il disfacimento, tendono a frazionarsi in grannli di secondo ordine, entro ciascuno dei quali appare un nuovo pic- colo vacuolo (oc. 8 e., ob, '/,, immers. omog.). Granuli di secondo ordine, il cui piccolo vacuolo, ripetendo il pro- cesso di disfacimento, tende a frazionare (in a) e poi fraziona Fig. » » »d » » » » » » » 13. E NELL’UOVO DI « BOMBYX MORI » 41 (in d) in granuli di terzo ordine quelli di secondo (oc. 8 e., ob. '/,, immers. omog.). Un granulo vitellino grande della zona subcentrale di ovocite di far- falla flaccida, soltanto in parte frazionato in granuli di secondo ordine; non sono ancora comparsi in questi ultimi i nuovi vacuoli, rimangono invece ancora alcuni vacuoli primitivi (oc. 8., c., ob. ‘/,, immers. 0mog.). Granuli grandi periferici di ovocite di farfalla flaccida con uno o più vacuoli come appaiono colorati con l’ematossilina ferrica di Heiden- hain (oc. 8 c., ob. '/,;} immers. omog.). Granuli grandi periferici di ovocite di farfalla flaccida mostranti i corpicciuoli reniformi (oe. 8 oe., ob. ‘/,, immers. omog.). Porzione periferica di vitello di ovocite di farfalla flaccida, mostrante un processo di disfacimento di tipo diverso (oe. 8 e., ob. !/,; immers. 0mog.). Lo stesso come a figura precedente (oc. 8 e., ob. '/,, immers. omog.). Cellule epiteliali coriogene della parete del tubo ovarico di farfalla sana, fecondata, prima che inizi la deposizione, mostrante il tipo di struttura normale di questo epitelio (oc. 4 e., ob. '/,, immers. omog.). Una cellula epiteliale di un tubo ovarico di farfalla flaccida, in avan- zata istolisi e mostrante i grossi corpi ovoidali endonucleari (oc. 8 oc., ob. '/,, immers. omog.). Altra cellula come a figura precedente, con corpi endonucleari più pic- coli (oc. 8 e., ob. '/,, immers, omog.). Altra cellula come a figure precedenti (oc. 8 e., ob. '/,, immers. omog.). Altra cellula come le precedenti con corpi endonucleari numerosi (oc. 8 e., ob. '/,, immers. omog.). Altra cellula come sopra con corpi endonucleari numerosissimi (oe. 8 1/ e., oh. ‘'/,, immers. omog.). TAVOLA II. Cellula epiteliale della parete del tubo ovarico di farfalla flaccida con corpi endonueleari ed extra-nueleari (oc. 8 ce., ob. ‘'/,, immers. omog.). Come la precedente ; alcuni dei corpi endonucleari presentano masse colorate (oc. 8 e., ob. '/,, immers. omog.). 4 Come la precedente (oc. 8 oc., ob. '/,j immers. omog.). Sezione sagittale ‘mediana di uovo fecondato di farfalla sana, tre giorni dopo la deposizione (oe. 3, ob. 3). Sezione sagittale mediana di uovo fecondato di farfalla flaccida, tre giorni dopo la deposizione (oe. 3, ob. 3). Sfera vitellina di nuovo sano fecondato, tre giorni dopo la deposizione (oe. £4 e., ob. '/,, immers. omog.). » » » » » » » » 3 2 d. DIFFERENZE MORFOLOGICHE NELL’OVOCITE ECC. Sfera vitellina giacente presso la sierosa di uovo \eredoflaccido, tre giorni dopo la deposizione. Possiede tre nuclei, pochi granuli vi- tellini e parecchi corpi nucleati (oc. 4 e., ob. '/,, immers. omog.). Sfera vitellina come le precedenti, con due nuclei, pochi granuli vi- tellini e senza corpi nueleati (oc. 4 c., ob. ‘/,, immers. omog.). Altra sfera come la precedente (oe. 4 c., ob. '/,, immers. omog.). Due sfere vitelline contigue e quasi fuse di uovo eredotlaccido, tre giorni dopo la deposizione, una delle quali contiene numerosissimi TO ac /,s Immers. omog.). corpi nucleati (oc. 4 c., ob. Sfera vitellina di uovo sano, tre giorni dopo la deposizione, giacente a contatto dell’amnio e mostrante un corpo nucleato ameboide che migra attraverso l’amnio ed un altro giacente entro il reticolo plasmatico (oc. 8 e., ob. !/,, immers. omog.). Corpo nucleato con nuclei a coroncina, libero nell’interstizio fra tre sfere vitelline e l’amnio (oc. 8 e., ob. !/,j immers. omog.). Corpo nucleato migrante fuori di una sfera vitellina verso Vamnio. IR = |, Immers. omog.). '/,3 iÎmmers. Possiede nuclei a coroncina (oc. 8 €., ob. Corpi nucleati migranti come il precedente (oc. 8 c., ob. omog.). Corpi nucleati ameboidi liberi negl’interstizì fra le sfere vitelline di novo sano, tre giorni dopo la deposizione (oc. 8 c., ob. '/,, immers. omog.). I Gli stessi, tondeggianti, di uovo eredotlaccido, tre giorni dopo la de- /.s Immers. omog.). posizione (oe. 8 €c., ob. (li estratti di questa Memoria furono pubblicati il dì 24 Marzo 1920. Dott. G. TEODORO Professore incaricato di Anatomia comparata nella R. Università di Padova Osservazioni sull’arto raptatorio di due emitteri Emesodema domestica Scop. è P/oiaria vagabunda L. È noto che larto raptatorio degli insetti si può riscontrare solo nel primo paio di arti. L'esempio più comune di arto raptatorio è quello dato da un ortottero: Mantis religiosa, ma anche molti al- tri insetti predatori (Emitteri, Neurotteri) presentano nel primo paio di zampe una conformazione presso a poco simile a quella delle Mantis. In questa nota illustro Parto raptatorio di due piccoli emitteri PEmesodema domestica Scop. e la Ploiaria vagabunda L. [ Emesodema domestica è un curioso emittero privo completa- mente di ali, con le zampe del secondo e terzo paio esili e lun- ghissime e quelle del primo paio conformate ad arto raptatorio, grosse e robuste. Anche nella Ploiaria si ha nn comportamento simile; questa seconda specie è però alata. In generale Parto raptatorio è conformato in modo che la tibia possa piegarsi sul femore nella stessa guisa che la lama di un temperino si piega nel manico dello stesso. Esaminando l’arto del primo paio di uno dei due emitteri sud- detti, lo vediamo costituito da una coscia lunga circa la metà del femore, da un cortissimo trocantere, da un femore che è il se- gmento più lungo dell’arto, dalla tibia un poco più corta del fe- more, e dal tarso, costituito a sua volta da due o tre articoli. Queste parti presentano aleuni caratteri differenziali nelle due spe- cie da me esaminate. 44 G. TEODORO Nell’Emesodema domestica la coscia è presso a poco cilindrica, ricoperta di radi ed esili peli, e può raggiungere in lunghezza anche un millimetro ed un quarto, cioè, come ho detto poe’ anzi, circa la metà della lunghezza del femore. Il trocantere è molto corto e, come mostra Vannessa figura, esso è appuntito nella sua porzione ventrale e provvisto di una robusta spina. Questo carat- tere, come vedremo più avanti, manca nella Ploiaria. Il femore è grosso e lungo circa due millimetri e mezzo, cioè il doppio circa della coscia. Lungo il margine inferiore del femore si notano due serie di robuste spine disposte come una lettera V, il cui vertice si trova nella estremità distale del femore, e cioè presso la sua articolazione con la tibia. Una delle due serie di spine va dall’ar- n ticolazione tibiale a quella trocante- ni N rica, ed è costituita da spine robuste ora brevi ora Innghe, alternate fra loro senza alcuna regolarità. La se- conda serie ha un decorso differente, si inizia anche essa presso Vartico- lazione tibiale, ma subito diverge rispetto alla serie precedente, e la divergenza si accentua, come si vede nella figura, verso il terzo prossimale del femore, dando appunto 1 appa- renza di una lettera V, e la serie termina con una lunga spina, senza Fig.2.— Arto rap- Fig. 1. — Trocan- raggiungere, come la serie prece- tatorio di Ploîa- tere e femore del- D È È n È SENSI l'arto raptatorio ‘lente, l'articolazione femore-trocan- Ingr. 22. di Emesodema do- tere. Il numero delle spine che co- mestica- INB"-22 stituiscono ciascuna serie varia da individuo a individuo, oscillando fra 33 e 40. Tutta la superficie del femore, come pure quella del trocantere, è rivestita di mi- nuti peli. La tibia è sottile e lunga un poco meno della lunghezza del femore. Nel suo margine inferiore, cioè quello che si accolla sul femore fra le due serie di spine ora deseritte, la tibia possiede anche essa una serie longitudinale di spine (circa 23) che sono tutte rivolte verso l’articolazione tarsale. La tibia è inoltre ricea OSSERVAZIONI SULL’ARTO RAPIATORIO DI DUE EMITTERI 45 di peli, molto lunghi rispetto a quelli del femore, dimodochè ha un aspetto molto più pubescente di questo. Ricchissimo special mente di lunghi peli è estremo distale della tibia. Il tarso nell’ Wmesodema è costituito di tre articoli, mentre lo è solo di due nella Ploiaria. Il primo è il più lungo, il secondo ed il terzo sono ciascuno lunghi quanto la terza parte del primo. Il terzo termina con due robuste unghie ricurve ad uncino. Anche il margine inferiore dei tre articoli tarsali è provvisto di spine le quali nel secondo e terzo articolo, e nella parte distale del primo sono così rivolte verso l’estremo libero da rendersi parallele agli stessi articoli tarsali. Questi sono quasi glabri nella loro parte superiore, invece sulla superficie ventrale il primo articolo è molto pubescente. La Ploiaria vagabunda presenta anche essa la coscia lunga quanto la metà lunghezza del femore, ricoperta di peli molto lun. ghi. Il trocantere è corto, come si vede nella figura, pubescente, ma nella sua porzione ventrale invece di essere appuntito e prov- visto di una spina, come nella specie precedente, è arrotondato e munito di un ciufto di peli. Il femore è lungo circa un millimetro e provvisto di spine disposte in maniera quasi simile a quelle dell’ Emesodema. Anche qui le due serie di spine comprendono spine lunghe e brevi, alternate sempre senza una regola costante, solo si osserva che le più lunghe sono verso la parte prossimale. La tibia è lunga e sottile, non possiede sul margine inferiore una serie di spine come nella specie precedente, ma solo una serie di lunghi peli rivolti verso il tarso. Questo è formato di due soli articoli, corto il primo e lungo il secondo, il margine inferiore dei quali porta solo peli lunghi rivolti verso Vestremo libero dell’arto ma non vere spine distinte dai peli, come nell’ Emesodema. Il se- condo articolo termina anche qui con due robuste ed adunche unghie. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 25 Marzo 1920. Dott. ACHILLE GRIFFINI STUDI SUI LUCANIDI VII Intorno al METOPODONTUS CINNAMOMEUS (Guer.) (Con due incisioni dell’ autore) Un Lucanide di Giava, che in quell’isola deve essere molto co- mune, è quello che oggimai s'incontra frequentemente e talora ab- bondante nelle collezioni, col nome di .Metopodontus cinnamomeus (Guér.). Esso appartiene infatti al gen. Metopodontus Hope, ed anzi proprio alla sezione tipica di questo genere, ora scisso in più sot- togeneri (1). È una specie di bell'aspetto, quantunque non delle più vistose e rimarchevoli. Ha statura molto varia nei g' (18-68 mm. di lun- ghezza totale), pochissimo varia nelle 9 (22-26 mm.); i suoi g' di sviluppo maggiore ricordano alquanto, all’occhio del profano, il nostrale Lucanus cervus (L.), senza però raggiungere la mole alla quale i maschi di questo possono arrivare. Il corpo è poco lucido; lo è un po’ più sulle parti sternali e sul lato inferiore delle zampe che non dorsalmente; i g' però, e di essi principalmente i maggiori, hanno le mandibole molto lucide fuorchè all’estrema base. La colorazione in ambo i sessi è la stessa, e subisce mediocri variazioni individuali : il apo e il pronoto sono di un bruno intenso; le elitre sono di color cannella più 0 meno chiaro o cupo, marginate da un sottilissimo orlo bruno non per- fettamente delimitato ; le parti inferiori sono brune; le antenne sono nere; le zampe hanno color cannella chiaro, coi ginoechi e i {1) Come i sottogeneri: Metopodontus s. str., Hoplitocranum Jakowletf, 1896, Metopotropus Oberthiir e Houlbert, 1913, Cyelotropus Oberthiir e Houlbert, 1913. 48 ACHILLE GRIFFINI tarsi neri. Negli esemplari più piccoli il capo e il pronoto sono di poco più scuri delle elitre, mentre nei più grandi lo sono mag- giormente. I 3g, come dissi, variano di statura grandemente, fra limiti molto lontani, ma ancor più variano per lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari ed assai più di quanto avvenga, ad es. nel no- strale Lucanus cervus, nel quale la forma fondamentale delle man- dibole si conserva su per giù sempre quella, comunque se ne ri- duca o se ne aumenti la grandezza e l’armatura di denti minori. È dunque utile e non difficile costituire estese serie di g' del sopra detto Lucanide di Giava, per vedervi tutte le più deside- rabili transizioni intermedie che collegano fra loro i diversi maschi, concatenando così mediante numerose e continne sfumature di pas- saggio gli esemplari i più dissimili e gli estremi i più disparati. Tali rieche serie, ben ordinate preferibilmente coll’allinearvi rego- larmente i g" a cominciare da quelli di sviluppo minore per giun- gere grado grado fino a quelli di sviluppo maggiore (1), sono assai interessanti per lo studio delle variazioni, delle loro moda- lità e del loro andamento. La specie proviene essenzialmente da Giava, ma esiste anche a Sumatra (2) e su parti meridionali del continente asiatico, ove può ritenersi formare sottospecie più o meno localizzate o specie afti- nissime e più o meno distinguibili. È pertanto opportuno, quando se ne voglia far uno studio diligente, tener separati gli esemplari provenienti da regioni distinte, per es. da differenti isole. Ho detto che questo Lucanide s’ incontra nelle collezioni col nome di Metopodontus cinnamomeus (Guér.), ed infatti universal- mente esso riceve tal nome anche nei cataloghi più recenti e più completi (3) e nelle migliori opere moderne (4). (1) Si consulti a questo riguardo il mio 5.° Studio : Nuove osservazioni sulla grande variazione di caratteri nei maschi dei Lucanidi, in « Natura ». Milano, vol. IX, 1918. (2) H. BorLEeau, Note sur ie « Catal. des Lucanides » de M. €. Felsche, « Ann. Soc. Entom. France », vol. LXVII, 1898, p. 415. (3) G. Van Roox, Coleopt. Catal., Pars 8.%, Lucanidae ; Berlin, 1910. (4) R. OseRtHiir et €. HourBerT, Faune anal. illustr. des Lucanides de Java ; in « Insecta », Rennes, 1913. STUDI SUI LUCANIDI 49 Sotto il nome di Lucanus cinnamomeus, il Guérin-Menneville ha descritto con cura questo coleottero di Giava nell’ Iconografia del Regno Animale, dandone anche una buona figura che ne rappre- senta un g” di forma maggiore (1). Il volume dell’ Iconografia di Guérin-Menneville reca la data 1829-1844, lasso di tempo abba- stanza largo per la pubblicazione di tante tavole e delle relative pagine di testo. A noi però occorrerebbe cercar di stabilire in quale anno possa essere stata pubblicata la Tavola 27, che è quella recante la figura del ZL. cinnamomeus, e la corrispondente deseri- zione (pag. 108). Gli Autori danno alla pubblicazione e descrizione della figura della specie in questione la data dell’anno 1843; però mentre molte Tavole del Guérin, firmate da lui o da nomi di diversi arti- sti ed incisori, hanno anche segnato l’anno di esecuzione, la 27.*, che è quella che a noi qui interessa, con alcune sue vicine non ha data. Nè si può far affidamento sul numero progressivo portato dalle Tavole per arguire i loro anni; perchè non è raro il caso di Tavole recanti numero progressivo antecedente, che tuttavia ac- canto alle firme hanno date di qualche anno posteriori a quelle di altre che portano un numero più avanzato. Ma lasciando qui ogni questione al riguardo, che ci potrebbe portar troppo in lungo, accetteremo la detta data del 1843, ed ammetteremo la seguente sinonimia, nella quale Vindicazione del- l’essere il nome di Lucanus pallidipennis Hope, un puro nome nudo, senza diagnosi, mi fu gentilmente favorita dal dott. G. Ar- row del Museo Britannico : Metopodontus cinnamomeus (Guér.). Lucanus pallidipennis Hope, 1842, Trans. Linn. Soc. London, XVIII, p. 590, nomen nudum (J' maj). — L. cinnamomeus Guérin, 1843. Icon. Règne anim., Paris, Tome II, p. 108, PI. 27, fig. 8 (J' maj.).. — L. castaneus Hope, 1845, Catal. Lucanoid Coleopt. ; London, p. 12 (9° med... — L. fulvipes Hope, 1845, Ibidem, p. 13 (g* min... — LL. Rafflesi, Hope, 1844, Proc. Ent. Soc. (1) G. CuvieR, Iconogr. du Règne Anim., par V. E. GUÉRIN-MENNEVILLE, Tome II, Paris, 1829-1844, pag. 108, PI. 27, fig. 3. u Redia », 1918. 4 50 ACHILLE GRIFFINI London, p. 106 (9); Westwood, 1847, Trans. Ent. Soc. Lon- don, IV, p. 274, T. 20. — (C(ladognathus cinnamomeus Burmeister, 1847, Handb. der Entom., V Bd., Berlin, p. 372; Parry, 1864, ra Catal. Lucanoid. Col., ete.; Trans. Ent. Soc. London, 3.° Ser., Vol. II, p. 79 (cum synonymia). — Metopodontus cinnamomeus Parry, 1870, Revis. Catal. Lucanoid. Col., ete., Ibidem, 1870; Parry, 1875, Catal. Coleop. Lucanoidum; edit. tertia,. London, p. 10; Van Roon, 1910, Coleop. Catal., Pars 8.*%, Lucanidae, Ber- lin, p. 23; Boileau, 1918, Note sur Lueanides cons. dans les coll. de PUniv. d’Oxford et du Brit. Mus.; Trans. Ent. Soe. London, p. 225-225 (cum synonymia et revisione typorum: £L. castanei, fulvipedis, atque pallidipennis Hope); Oberthiir et Houlbert, 1913, Faune Anal. Ill. Lucanides de Java, Rennes, p. 36-50, fig. 32-35 (cum synonym. M. javani Fruhstorfer in litteris — gy' min.) Il M. cinnamomeus oftre piccole differenze locali che hanno dato luogo per parte di diversi Autori alla istituzione di specie; esse meglio sarebbero a considerarsi, a nostro avviso, come sottospecie. Cito fra le altre il M. elaphus Mollenk., 1902, di Sumatra, impos- sibile a distinguersi dal M. cinnamomeus se non tutt'al più come ‘azza locale; ricordo pure il M. Dubernardi della Cina e del Thibet, istituito come specie dal Planet nel 1899 (1), e che risulta separa- bile dal M. cinnamomeus per caratteri di assai lieve momento (2). (1) L. PLaneT, Descr. d’une nouv. esp. de Lucanide de la fam. des. Cladogna- thides, « Bull. Soe. Ent. France », 1899, n. 3. pp. 35-37 et fig. (mas maj). La specie fu stabilita su di un unico" maschio tipo di grande sviluppo. In seguito ne furono poi raccolti esemplari di ambo i sessi. Somiglia assai al M. cin- namomeus, distinguendosi pei femori medî e posteriori tutti neri. Nei maschi di forma maggiore il grande dente mediano delle mandibole è preceduto da un piccolo dentino che gli è molto vicino dal lato verso la base; i due cornetti frontali sono meno sviluppati, meno separati, e si trovano più innanzi sulla fronte ; gli angoli anteriori esterni del capo ‘sono alquanto meno pronunciati ed a base meno sinuata. Questi ultimi caratteri si vedono pure in maschi di sviluppo mediocre. Consimile è il M. Blanchardì Parry, 1873, colla var. thibe- tanus Planet, 1899. (2) Ricordiamo che il tipo del sinonimo Lucanus castaneus di Hope, riveduto da Boileau, è dato come indiano ; può darsi però che la provenienza ne fosse stata originariamente designata col nome di « Indie orientali », nome col quale per molto tempo furono anche confusamente indicate Giava, Sumatra, e le regioni vicine. SPUDI SUI LUCANIDI DI Queste forme strettamente consimili al 3. comnamomeus di Giava, ed abitanti Sumatra e le parti meridionali del continente asiatico, si legano pure all’assai prossimo M. foveatus (Hope) dell’India (1), il quale ha già come sinonimi quelli che Hope, col suo solito metodo, ha successivamente denominati: astacoides, fraternus, omissus (2) ; al quale inoltre già spettano come sottospecie la subsp. Poultoni Boilean 1911 (3) e la subsp. birmanicus Gravely 1915 (4). Il Gravely non solo considera le due forme Poultoni e birma- nicus or ora nominate, quali semplici sottospecie, ma mostra di supporre come cosa probabile la mancanza di vera separazione specifica fra Vindiano M. foveatus (Hope) e il sondaico M. cinna- momeus (Guér.). Ed io non sarei alieno dall’accogliere le sue opi- nioni in proposito, che egli ben esprime come segue: « These three forms [M. foveatus s. str., subsp. Poultoni Boil., subsp. dir- manicus Grav.], and possibly M. cinnamomeus from the Sunda Islands, should probably be regarded as local races of a single species. It seems doubtful whether any definite distinetions bet- ween them exist except in large males » (5). Io sono ben d’accordo col prof. Rosa (6) nel ritenere che le dif- ferenze fra le varie specie non ci sono note che in parte, che due specie non sono distinte una dall’altra solo pei loro caratteri dia- gnostici visibili ai nostri occhi (e genericamente detti « morfolo- gici »), e che le specie simili, più che pei caratteri morfologici assai limitamente non concordanti, differiscono fra loro ancora per caratteristiche d’altra natura, prevalentemente anzi per carat- teri fisiologici e biologici. (1) Zucanus foveatus Hope, 1842, Trans. Linn. Soc. London, XVIII, p. 590. (2) Veggansi le citate pubblicazioni di Van Roox (1910) e di BoIrLEAU (1913). (3) Descritto come specie da BoILEAU, Descr. dun Lucanide nouv., « Bull. Soe. Ent. France », 1911, n. 4, pp. 63-65 (I, Q) et fig. (J maj). (4) F. H. GraveLy, A Catal. of the Lucanidae in the coll. of the Ind. Mus., « Records Ind. Mus. Calcutta », vol. XI, part. VI, n. 25, 1915, pag. 418, fig. 2, F-J. (5) Op. cit., pag. 417. (6) D. Rosa, La riduz. progress. della variabilità. 'Vorino, edit. Clausen, 1899, pag. 107; Ip. Ip., La selez. fra specie affini e la Biogeografia. Annotaz. alla Ologenesi. « Bollett. Musei Zool]. Anat. Comp. ». Torino, vol. 34.°, n. 731, 1919. ACHILLE GRIFFINI (i, (iS Però il sistematico nei nostri Musei, per tanti animali esotici non può avere mai altro che le spoglie. E tuttavia deve classifi- carle! Gli mancano per questi organismi quei caratteri fisiologici e biologici, persino molte volte quelle nozioni sull’ambiente inor- ganico e sull'ambiente organico ai quali è legata la loro vita, che gli sarebbero di grande interesse ed aiuto. Egli deve forzatamente affidarsi alle sole caratteristiche morfologiche che almeno sono visibili e più 0 meno conservate nell’animale morto. Il sistematico colto potrà bensì immaginare, dietro ai caratteri che rimangono ostensibili ai suoi occhi, l’esistenza di altre caratteristiche proprie degli esemplari vivi di quella specie, ma le sue, per tante specie esotiche, non potranno essere fin ora che delle supposizioni. Nella importante pubblicazione di Oberthiir e Houlbert sui Lu- canidi di Giava, già citata, è espressa una legge di Oberthiir nei seguenti termini: « Des insectes, identiques en apparence, consti- tuent tonjonrs des espèces distinetes s’ils proviennent de pays dif- férents » (1). Questa legge, così formulata, ci appare troppo assoluta ed in- transigente. È pur vero che gli Autori vi fanno seguire queste altre frasi: « Par pays diftérents nous entendons, cela va sans dire, les règions où les conditions d’alimentation ne sont plus les mémes, ce qui exclut, pour une espèce donnée, la possibilité de s'y établir et de s'y propager ». Il principio può essere ottimo, quando sia applicato con gran cura. Ma quali difficoltà per rico- noscerlo nei casì pratici ! Comunque intanto, nel presente Studio, noi considereremo, se- condo le idee finora prevalenti, il M. cinnamomeus come specie autonoma. Nel M. cinnamomeus, come già ebbi a dire incidentalmente, i api variano in lunghezza totale da mm. 18 a mm. 68, numeri che desumo dall’opera di Oberthiir e Houlbert. Nella mia limitata col- lezione, senza raggiungere tali estremi nell’un senso e nell’altro, il maschio più piccolo è lungo mm. 20 e il maschio più grande mm. 58, mandibole incluse. L’allungamento considerevole di que- sti organi nei g7 di maggiore sviluppo, mentre essi sono relati (1) Op. eit., pag. 67-68. STUDI SUI LUCANIDI 53 vamente assai corti in quelli di sviluppo molto ridotto, influisce nell’accentuare tale discrepanza nella lunghezza totale degli indi- vidui estremi della serie. Se vogliamo te- ner conto separatamente delle mandibole, nella mia collezione il g* più piccolo è lungo (senza le mandibole) mm. 17,5, ed ha quegli organi lunghi mm. 3,5; ed il g' più grande è lungo (senza le mandibole) mm. 37, ed ha quegli organi che raggiun- gono la lunghezza di mm. 23,5 (1). Ad ogni modo la divergenza negli estremi è ragguardevole sempre. Abbiamo dunque dei maschi relativa- mente pigmei e dei maschi relativamente giganti, che si concatenano però fra loro mediante la serie graduale ed ininterrotta degli esemplari ad essi intermedi. Usiamo i nomi di giganti e di pigmei, come ho fatto or ora, per designare i g° più grandi e i più piccoli, ma non inten- diamo con ciò alludere a fenomeni di gi- gantismo e di nanismo nel senso in cui potrebbero assumersi questi termini per designare fatti anormali, patologici quasi o persino mostruosi (2). Nel M. cinnamomeus si osserva, in tesi generale, molto regolare il parallelismo nei g' fra la variazione di mole e la va- Fig. 1. — Metopodontus cinna-, momeus di Giava. Due CS adulti di forme estreme: B, brachignato; M, maero- donte. Grand. nat. (Orig ) — Fotogr. Alzani. Collez. del- l’ Autore. (1) Per maggior esattezza la lunghezza delle mandibole studiate partitamente sì misura più precisamente dal lato ventrale. Non deve quindi sorprendere il fatto che la lunghezza del corpo (senza le mandibole), alla quale sia aggiunto quella delle mandibole (misurate a parte e ventralmente), dia una somma leg- germente superiore alla cifra indicante la lunghezza totale dell'esemplare deter- minata con una misura sola dalla punta estrema delle mandibole all’apice del- l’addome. (2) A. GRIFFINI, Sui concetti di nanismo e di gigantismo, proposti come appli- cab. alle variaz. indiv. nei maschi dei Lucanidi. Rivista « Natura ». Milano, vol. X, 1919. Con 4 incisioni. D4 ACHILLE GRIFFINI riazione di sviluppo. Con notevole regolarità sono piccoli i maschi di forma minore, cioè coi caratteri sessuali secondari poco evoluti, sono via via più grandi quelli che hanno tali caratteri meglio pronunciati, e sono infine più grossi i maschi che li hanno mag: giormente sviluppati. Le 9, come accennai, variano pochissimo di statura misurando in lunghezza totale mm. 22-26, e non variano si può dir affatto quanto a forme ed a strutture. Esse hanno corpo relativamente più tozzo di quello dei Y7; capo più piccolo e più grossolana- mente punteggiato, con antenne più corte e mandibole molto brevi; il pronoto più largo del capo, a lati esterni ben arrotondati, piut- tosto convergenti in avanti; le zampe relativamente poco allun- gate e invece sensibilmente robuste. I varì g' differiscono dalle variamente, per diversi mo- tivi, in differente grado, ed anche in diverso senso. Infatti ve ne sono anzitutto di notevolmente più piccoli delle femmine e di molto più grandi; fatto però che più non ci sorprende tanto, quando pensiamo che quelli più piecini sono di forma minore, anzi coi caratteri sessuali secondarì limitatissimamente sviluppati. Se adun- que i y minori hanno caratterische più primitive, quasi ata: viche (1), è naturale che si presentino di statura poco dissimile da quella delle 9, ed anzi piuttosto più piccola, essendo que- sto un carattere molto generale e primordiale nei y dei Coleot- teri. L’opposto dicasi pei più evoluti. Ig del M. cinnamomeus, comunque sieno, piccoli 0 grandi e di diverso sviluppo, hanno il corpo più snello di quello delle 9, il protorace più volgente a forma rettangolare, il capo relativa- mente più largo (molto più robusto in quelli di torma maggiore), le appendici articolate più allungate (principalmente nei g' di maggiore sviluppo, nei quali le mandibole in special modo si fanno cospicuamente lunghe). Nei maschi stessi, a cominciare da quelli medii, la fronte presenta Vaccenno a due tubercoletti ravvicinati, (1) « Les différences actuelles de la taille représentent, pour les plus grands individus, un caractère acquis ». C. HouLBERT, La loi de la taille et Vévolution des Coleoptères, pag. 20. In « Insecta » Rennes, 1914-915. l l STUDI SUI LUCANIDI < do) separati come da un solco longitudinale; questi si accentuano sempre più progredendo ai maschi maggiori. nei quali divengono come due cornettini separati da un forte avvallamento. Passiamo un po’ in rassegna le varie successive forme di svi luppo nei g' a cominciare da quelli di sviluppo minore, anzi minimo, per giungere a quelli di sviluppo massimo. È superfluo soggiungere che fra tali forme consecutive esistono tutte le gra- duali transizioni e che quindi esse come al solito non sono esat- tamente circoseritte. Esse non sono che tappe da noi prescelte per nostra comodità in un cammino ininterrotto. Veggansi gli schemi della fig. 2. A quelle forme principali darò i seguenti nomi : a) Forma brachignata. Vi corrisponde il Lucanus fulvipes Hope, 1545 (op. cit.), e il Metopodontus javanus Friihstorfer (in litteris). Maschi piccoli ed anche assai piccoli. Capo meno largo del pro- noto, subrettangolare, minimamente più allargato in avanti, de- presso, privo di accenno ai due tubercoletti ravvicinati. Mandibole lunghe appena come il capo od anche un po’ meno, quasi dritte, subtriangolari, con apice alquanto uncinato in dentro ; il loro mar- gine interno porta appena da tre a cinque piccoli dentini a guisa di tubercoli minuti, talora quasi nulli, senza però che le mandi- bole sieno mai assolutamente lissognate a guisa di lame di forbici. Labbro arrotondato. Antenne e zampe relativamente corte. Aspetto generale non robusto. b) Forma priodonte. Maschi piccoli e mediocri, più solidamente costrutti. Capo all’ineirca come nella Forma brachignata, ma al- quanto più grosso, spesso già con chiaro accenno ai due tuberco- letti frontali ravvicinati ed all’avvallamento fra di essi a guisa di leggero solco longitudinale. Mandibole più lunghe del capo, poco però, subtriangolari, quasi dritte, con apice meno uncinato in den- tro; il loro margine interno è tutto guernito di numerosi denticini ottusi, contigui suecessivamente Vuno all’altro, come in una lama di sega. Labbro arrotondato. Antenne e zampe già più allungate. Aspetto generale robusto. ec) Forma amfio-priodonte. Costituisce il passaggio dalla Forma priodonte alla amfiodonte. La transizione si fa per un ulteriore non grande allungamento delle mandibole, i eni denticini del margine 56 ACHILLE GRIFFINI interno non permangono tutti in una fila continua, ininterrotta, ma si dividono in due serie consecutive, l’una più basale, Valtra più apicale, separate fra loro da un breve tratto intermedio nel quale il margine interno delle mandibole è quasi sguernito di denti o non ne ha affatto. La statura di questi maschi è media ; il capo 5 offre meglio accentuati i due tu- \\ Ri q bercoletti frontali e il solec che li go 6 4 divide. d) Forma amfiodonte. Vi appar- tiene il Lucanus castaneus Hope, 1545 (op. cit.).. Maschi medii ed anche relativamente grandi. Capo maggiormente sviluppato, coi due tubercoletti frontali ben formati, separati da un sensibile avvalla- Fig. 2. — Schemi di diverse forme man- Mento. Mandibole lunghe almeno dibolari nei maschi di Metopodontus quanto il capo e il protorace in- cinnamomeus di Giava : 1. forma bra- 2 AO SEA È A chignata; 2. forma priodonte; 3. for Sieme uniti, leggermente curve; il ma amfio-priodonte; 4 e 5. forme am- loro margine interno presenta tre fiodonti; 6. forma basi-monodonte; I È a a ioni 7.forma maerodonte. Ingrand.(Orig) 0 ‘@uattro denticmi verso l’apice un po’ obliqui in avanti e abba- stanza grandicelli e distanziati fra loro, poscia, procedendo verso la base, un tratto inerme piuttosto lungo, infine alla base una serie di alcuni piccoli denticini molto ravvicinati fra loro e portati come da una leggera elevazione basale comune. Questa elevazione basale del margine mandibolare interno può farsi più cospicua, più saliente, a guisa di collinetta depressa, recante al proprio apice e presso a questo tre o quattro unici piccoli dentini ottusi ; il tratto inerme può allungarsi considerevolmente. Appendici artico- late più slanciate. Aspetto generale forte ma pure agile. e) Forma basi-monodonte. Segna il passaggio dalla Forma amfiodonte alla maerodonte. La transizione si fa per ciò che la elevazione basale del margine mandibolare interno, che dicemmo nella precedente Forma recare al proprio apice tre o quattro pie- coli dentini ottusi poco marcati, si fonde con questi in un unico grande dente subtriangolare. Quindi le mandibole, più lunghe del capo e del protorace insieme uniti, hanno al loro margine interno STUDI SUI LUCANIDI bi tre o quattro denti verso Vapice, come nella forma amfiodonte, poi, procedendo verso la base un lungo tratto inerme, come in quella forma, infine presso la base un grosso dente a guisa di pugnale volto in dentro. La statura di questi maschi può essere, come negli antecedenti amfiodonti, media o relativamente grande. Le mandibole sono allungate; gli altri caratteri del capo sono come in quelli, ma ancor più marcati e meglio sviluppati. f) Forma macrodonte. Vi appartengono il tipo del Lucanus pallidipennis Hope, 1842 (op. cit.) e quello del L. cinnamomeus Guérin, 1843 (op. cit.). Maschi grandi e robusti. Capo più largo anteriormente che posteriormente, superante in avanti la larghezza del pronoto ; coi due tubercoli frontali molto spiccati, a guisa di cornettini, separati fra loro da un avvallamento. Mandibole consi- derevolmente più lunghe del capo e del protorace insieme mniti, slanciate ma forti, alquanto curve ed anche lievemente deflesse ; in esse il grosso dente che è presso la base nella forma prece- dente, si è portato più avanti, verso il mezzo ed anche oltre; quindi esse hanno nel tratto apicale tre 0 quattro denti un poobli- qui in avanti, abbastanza distanziati fra loro, poi, procedendo verso il capo, il grande e forte dente mediano volto in dentro, dopo il quale la metà basale delle mandibole è tutta inerme. Lab- bro pentagonale. Antenne e zampe allungate. Aspetto generale slanciato e forte. Non credo sia il caso di procedere a minute ricerche somato- metriche col sistema del compianto prof. Camerano (1). Si potrebbe scegliere come lunghezza base la distanza dal mezzo del margine anteriore del pronoto all’apice dell'addome ; si constaterebbe allora che la lunghezza del capo, senza le mandibole, varia nei g° da 90 a 115 trecentosessantesimi somatici, la larghezza del capo da 139 a 190, Ja lunghezza delle mandibole da 58 a 264, quella delle antenne da 116 a 163, e via dicendo. Ma non mi dilungherò qui con dati numerici. Col progressivo aumento in lunghezza delle mandibole, veramente (1) L. CamERANO, Lo studio quantit. degli organismi e il coeff. somatico, « Atti R. Accad. Scienze ». Torino, vol. XXXV, 1900. DS ACHILLE GRIFFINI grandioso, quando partendo dalle forme maschili minori brachi- gnate si giunga fino alle forme maggiori macrodonti, si ha dun- que concordemente un relativo concomitante accrescimento di parti annesse a quelle o prossime ad esse, però in scala assai meno grande. Così un evidente aumento del capo, più però in larghezza che in Innghezza, un sensibile allungamento delle antenne, un lieve allargamento del protorace, un poco cospicuo allungamento delle zampe, e via dicendo. Le giore sviluppo divengono alquanto più snelle, però nel Metopo- °) mandibole dei y' coll allungarsi negli individui di mag- dontus cinnamomeus non si fanno gracili nemmeno nei yY macro- donti. Ai nostri occhi umani poi esse vanno facendosi, nei gf di forma maggiore, sempre più eleganti. In realtà tali mandibole accrescendosi ben raggiungono lo scopo di acquistare un efficace e armonico sviluppo quali organi terrifici pei nemici, quali organi impressionanti e di coercizione nei rapporti colle (1), e come organi atti ad impiegarsi per giostrare con un rivale tenendolo in pari tempo a notevole distanza dalle parti del corpo più impor tanti e meno fortemente corazzate. Pertanto essendo nel M. cimnamomeus le forme maschili di mag- giore sviluppo così opportunamente, armonicamente ed efficacemente costituite a seconda della via evolutiva seguita dai Lucanidi, esse in questa specie, come in moltissime altre aftini, non sono aftatto rare, non sono in generale sensibilmente più scarse delle altre (1) Veggasi a questo proposito, per analogia, quanto fu constatato nella Ve- spide africana Synagris cornuta. Essa ha maschi con grande varietà nei carat- teri mandibolari, differenti per una escrescenza. corniforme il cui grado di svi- luppo è assai vario. Ora, i maschi a piccoli cornetti possono trovarsi avvan- taggiati nella lotta pel nutrimento ; ma quelli a grandi corna sono avvantag- giati nella lotta pel possesso delle femmine, poichè spaventano e respingono gli altri e sì impadroniscono delle femmine non appena queste hanno compiuta la metamorfosi, per fecondarle. — E. B. PouLTON, Mr. W. A. Lamborn?s Obser- vat. on Marriage by Capture by a W. Afric. Wasp. « A possible Explanat. of the great Variab. of cert. second. sex. charact. in Males ». Rep. 83.° Meet. Brit. Ass., Birmingham, 1914. — Una recensione sì legge nell’ « Année Biolo- gique » (Delage) del 1916 STUDI SUI LUCANIDI 59 forme maschili (1). E rispetto a queste svariate altre forme meno evolute, formanti la lunga catena di connessione fra i g bra- chignati e i Y" macrodonti, i maschi di maggiore sviluppo mo- strano bene d’aver raggiunto un ulteriore progresso, una migliore modernità, alla quale gli altri g della stessa specie sono varia- mente più o meno prossimi 0 più o meno rimasti ancor lontani. (1) Qui consideriamo la specie, IM. cinnamomens di Giava, sempre in tutto il suo complesso, senza ricercare ed analizzare partitamente singole sue razze © variazioni locali, il cui studio è ‘oggetto d’altro genere di indagini. Da certe parti dell’isola pare provengano quasi unicamente individùi di statura e svi- luppo limitati, come meschini, meno ben nutriti e metamorfosatisi in non buone condizioni; invece da altre regioni di Giava si hanno esemplari delle diverse forme di sviluppo, tutti più robustamente costrutti. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 30 Maggio 1920. EXGREIDEL.L'I Allievo interno nell’Istituto di Zoologia e Anatomia comparata della R. Università di Padova diretto dal Prof. G. Tgoporo Nota sul “Remus sericeus,, Holme e “R. filum,, Kiesw. della costa adriatica Remus sericeus Holme (Reitter, Fauna germanica, Bd. II, p. 125, Cafius sericeus Holme Ganglb. K. M. II. p. 463, J. Miller, W. XXVI Jahrg. Heft 1.°, 1 Jinner 1907). Var. pruinosus Er. (Ganglb. K. M. II, p. 464). Esaminando un numeroso materiale di questa specie, di varie località dalmate, istriane e venete, osservai che molti caratteri non collimano affatto con quelli descritti dal Ganglbauer. La descri. zione di detto A. è, almeno con molta probabilità, basata su esem- plari delle coste nordiche, e non essendo in grado presentemente di procurarmi tale materiale, mi limito a notare le differenze tra la forma adriatica e la descrizione del Ganglbauer. Femori e tibie di color bruno-scuro, base delle tibie e tarsi giallo-brunicci, alcuni esemplari non perfettamente maturi hanno femori e tibie più chiari. Antenne di colore variabile. I tre primi articoli sempre nero-bruni, con la base, specialmente del secondo, rosso-bruna, i rimanenti da nero-bruno fino a giallo— bruno. Capo densamente reticolato, ad eccezione delle tempie e di una linea mediana con punteggiatura grossa e piuttosto fitta, conserva però una certa lucentezza grassa. Corsaletto reticolato e punteggiato come il capo: i punti sono però più fini, allungato e leggermente ristretto verso la base in tutti gli esemplari esaminati. 62 E. GRIDELLI Elitre molto più lunghe del corsaletto, del tutto opache, retico- late con punteggiatura fittissima. I punti sono più fini di quelli del corsaletto, però l’inter rallo" fra essi è minore del diametro del punto stesso. Tergiti finemente zigrinati, più lucidi del corsaletto, con pun- teggiatura fine, che però non è così densa, come invece appare dalla descrizione del Ganglbauer. L’ottavo tergite è lucido, con zigrinatura fine e sparsa, appena visibile a forte ingrandimento, con punteggiatura molto rada, co- stituita da pochi punti irregolarmente disposti. Tutti questi caratteri, tranne il colore delle antenne e delle zampe, sono costanti in tutti gli esemplari esaminati. La var. pruinosus Er. cui viene assegnata la medesima distri- buzione geografica del tipo dal Ganglbaner, mentre il Reitter non la cita nella Fauna germanica, manca pure nei paesi adriatici. Noto però che non ho avuto esem- plari di questa varietà e che la considero sensu Gangl- bauer K. M. Bd. II, p. 464. Lunghezza 3-6 mm. Co- mune lungo tutte le coste dalmate, istriane e venete, Prezzi sotto alghe. Il pene della forma adria- tica (fig. 1, 2, p.) è formato da una parte prossimale larga Fig. 1. — Pene di Remus sericeus, visto dal dorso. enida 0natdisrale snella Ingr. 54. minante con un leggero ri- Fig.2. — Idem, un poi girato a destra. col ductus gontiamento. Il paramero si- ejaculatorius estroflesso. Ingr. bd. î î ES? Fig. 3.— Idem, paramero destro isolato, visto NIStro (pr. 8.) è concresciuto dalla faccia interna. Ingr. 54. 1. 2. 3. col pene e forma assieme con esso un canale da cui esce la parte estroflettibile del ductus ejacu- latorius (prepuzio degli AA. tedeschi). Esaminando il pene estratto dall’animale in una goccia di sostanza rischiarante, si vede per trasparenza il ductus ejaculatorius (fig. 1) che è più volte ripiegato su se stesso, a cui segue una zona coperta di papille triangolari di aspetto ialino. SUL « REMU$S SERICEUS » HOLME E « R. FILUM » KIESW. 63 Il paramero sinistro presenta una struttura molto complicata, essendo costituito da quattro lamelle (fig. 2, pr. s.) le quali insieme col pene determinano una guaina dalla quale, come ho detto or ora, esce il prepuzio estroflesso (fig. 2, pr.). Il paramero destro (fig. 1, pr. d. e fig. 3) è libero, la sua parte prossimale è incavata nella porzione che si addossa al pene. Esso si articola sul pene come appare dalla fig. 1. All’apice porta: 4 Iun- ghi peli laterali e 4 peli apicali, che sono sempre di dimensioni mi- nori dei laterali. I due peli apicali interni sono, alla loro volta, più corti dei due esterni. Oltre ai peli Vapice del paramero destro presenta, nella parte rivolta verso il pene, un numero variabile di tubercoli fortemente chitinizzati, di colore bruno seuro, e precisa- mente, su 29 esemplari esaminati : 1 esemplare presentava dot 5 tubercoli S esemplari presentavano . . . 6 ) 11 » » SRENato 7 » Li » » n age .S » 1 esemplare presentava SEN 9 » 1 » » G è . 10 » Da ciò si vede che il numero più frequente è di sette. I tuber- coli sono disposti o senza nessuna regolarità, oppure, specialmente negli esemplari con 6 e con 7, in due file parallele. Però essi occupano sempre un’area non più grande di quella che è stata riprodotta nella fig. 5. Ho ereduto opportuno insistere su questi particolari offerti dal paramero di destra, poichè gli altri carat- teri del pene, sono costanti in tutti gli esemplari. Remus filum Kiesw. (Cafius filum Kiesw. J. Miilier, W. XXVI Jahrg., I. Heft, pag. 8, 1 Jinner 1907, Cafius var. filum Kiesw., Ganglb. K. M. Bd. II, pag. 464, Remus var. filum Kiesw., Reitter, Fauna germanica, Bd. II, pag. 1253, 1909). Specie molto ben distinta dal sericeus, non esistono forme di passaggio. Più piccolo del sericeus e specialmente molto più stretto e snello. Antenne e zampe più chiare, corsaletto e capo più lucidi, terzo ar- ticolo delle antenne più lungo del secondo, a differenza del sericeus nel quale il terzo è al massimo di ugual lunghezza del secondo. 64 E. GRIDELLI Capo, in rapporto al corsaletto, più stretto. I margini laterali del corsaletto convergono distintamente verso la base, mentre nel sericeus sono quasi paralleli. Ottavo tergite con striatura più distinta e con punteggiatura molto più fitta che nel sericeus. Pene in generale contormato come nella specie precedente, ma più stretto e più snello, manca di ingrossamento all’apice, che è più acuto che nel sericeus. Il numero dei tubercoli esistenti sul paramero destro presenta anche in questa specie una variabilità. Su tre esemplari maschi esaminati, due avevano 7 tubercoli e uno cinque. Lunghezza 3,7-4 mm. Vive sotto le alghe insieme col sericeus, ma è molto più raro. È stato finora raccolto lungo la spiaggia sabbiosa veneta e a Spalato. Reitter (Fauna germanica) mette in dubbio Vesistenza del filum nella Germania settentrionale. Questo A. considera a torto il /ilum come una var. del serzceus, non curando il lavoro del Miiller, Co- leopterologische Notizen, W. XXVI. Jahrg, Heft 1, 1907. Associandomi al Miiller, considero anche io il Remus filum come specie distinta dal . sericeus. » Aggiunta durante la correzione delle bozze. — Nel « Coleopterorum Cata- logus », W. Junk, P. 57, Staphylinidae, di Bernhauer e Schubert, pag. 363, edito nel 1914, il Kemus }ilum viene considerato ancora quale varietà del sericeus, senza tener conto del lavoro del Miiller del 1907, che infatti non appare citato nella bibliografia riportata dai due AA. Marzo 1919. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 30 Maggio 1920. Dott. ACHILLE GRIFFINI STUDESULRILUCANIEDI VASO “Sul PROSOPOCOELUS SERRICORNIS (Latr.) La regione Etiopica ha una fauna di Lucanidi abbastanza ricca, varia e interessante. Non potrà forse competere per abbondanza e vistosità di specie colla regione Indo-malese, nè per stranezza di generi aberranti e sfarzosi colla regione Australiana e colla Neo- tropicale ;: supera però considerevolmente le regioni Paleartica e Neoartica. Le sue maggiori affinità, per quanto è dei Lucanidi, sono colla regione Indo-malese. La sottofamiglia dei Cladognatini mostra bene questa parentela fra la Fauna etiopica. e la F. indo-malese, avendo persino specie dello stesso genere nell’ una e nell’altra regione. Complessivamente considerati, i Cladognatini in entrambe le dette Faune posseggono parecchi generi, con specie vistose per mole, per forma, per colo- razioni, per ricchezza di caratteri sessuali secondari e per Vestesa loro variazione individuale. Or un fatto rimarchevole è questo, che mentre da un lato anche le piccole.isole del Golfo di Guinea, come le isole Fernando Po è Principe, hanno esse pure un buon numero di generi di Lueanidi e di loro belle specie (1), dall’ altro lato Madagascar è per lo stu- dioso di tali coleotteri di una desolante povertà di specie: eppure essa sta fra le regioni Etiopica e Indo-malese, delle quali ho or ora parlato. Anche volendo considerare assieme con quella grande isola certe isolette relativamente prossime, come le Comore, Nossibé, Bourbon (1) A. GRIFFINI, Lucanidi racc. da L. Fea nel’ Africa occidentale ; « Annali Mus. Civ. Storia Nat. », Genova, ser. 2.*, vol. II (XLII), 1906. « Redia », 1918. Di 66 . ACHILLE GRIFFINI o Réunion, Mauritius, non si arriva a formare nemmeno un elenco di dieci specie di Lucanidi in esse viventi (1); se poi ci limitiamo alla sola Madagascar il numero delle specie giunge appena a quat- tro o cinque. Nè questa scarsità deve ritenersi più apparente che reale, col supporre trascurata la ricerca dei coleotteri di quell’ isola. Chè anzi da molti anni parecchi accurati zoologi e appassionati col- lezionisti vi hanno fatte diligenti ricerche e raccolte; le poche indiseutibili specie di Lucanidi colà viventi sono state scoperte da circa un secolo e sono state raccolte in numerosissimi esemplari, comuni ormai nei Musei europei, in collezioni private, e presso i negozianti di oggetti di Storia naturale. È dunque improbabile che in Madagascar vi sieno da scoprire altri Lueanidi, principal- mente vere specie un po’ grandi e vistose. Quasi tutti i Lucanidi viventi a Madagascar e nelle prossime isole minori appartengono a specie piccole, poco rimarchevoli per caratteri sessuali secondari e per variazioni individuali. Solo possono eccettuarsi quelli del gen. Prosopocoelus Hope, del quale con tutta probabilità esiste in Madagascar un’ unica specie, il Pr. ser- ricornis (Latr.) che vi è molto comune. Il gen. Prosopocoelus, spettante ai Cladognatini, è uno dei più ricchi e multiformi generi; comprende specie etiopiche, indo-ma- lesi, austro-malesi, di statura ordinariamente media. Esso merite- rebbe d’ esser suddiviso in più sottogeneri. Delle specie malesi aleune sono realmente belle come il Pr. zebra Oliv., od hanno ig maggiori di mole piuttosto ragguardevole e dotati di lunghe mandibole, come avviene nel Pr. Pastewri Rits. (2). Le specie afri- cane sono più modeste e meno varie. (1) Dal Catalogo di Van Roon (Coleopt. Caralogus, Pars 8. Lucanidae, Berlin, 1910), desumo le seguenti indicazioni: Figulus sublacvis Beauv. 1805. (Madagascar). — FP. striatus 01. 1789. (Mauritius, Bourbon). — Amneidus Godefroyi Coquer. 1866. Bourbon). — Agnus egenus Burm. 1847. (Mauritius). — Nigidius madagasca- riensis Cast. 1837 (Madagascar). — N. Oberndorferi Nonfr. 1892. (Nossibé). — Prosopocoelus serricornis Latr. 1825. (Madagascar). — Pr. curvidens Nonfr. 1905. (Madagascar). — Pr. punctatissimus Fairm. 1893. (Comore). (2) Veggansi belle figure fotografiche nell’opera di OBkerTHIR e HoULBERT, Paune analyt. illust. des Lucanides de Java; Rennes 1918. (Dal periodico « In- secta »). STUDI SUI LUCANIDI () = In Madagas ‘sar s' incontra frequente il solo Prosopocoelus serri- cornis Latr., specie abbastanza robusta, tutta nera, non elegante nè snella di forme. Esso naturalmente è assai più prossimo a certi congeneri africani che non a quelli indo-malesi ; ha poi come spe- cie sua più strettamente affine, sul continente africano, il Pr. Han- ningtoni Waterh., frequente nelP Africa orientale cireumequatoriale. Di Madagascar fu pure descritto un Pr. curvidens Nontr., forse non specificamente separabile dal serricornis ; delle Comore fu de- scritto il Pr. punctatissimus Fairm., che appare essere una sorta di razza locale brachignata del serricornis. Quanto poi al Pr. serricornis var. brunneus Nontr., il Boileau così ne parla a proposito del già accennato Pr. Hanningtoni Wa terh. africano (1): « Pr. Hanningtoni. Cette éspèce ne diftère que « par des caractères sans importance de Vespèce, largement ré- « pandue dans }Afrique orientale allemande, qui a été ensuite « décerite par M. Nonfried sous le nom de Pr. brunneus et que ce « dernier considérait comme une variété dn Pr. serricornis Latr. « de Madagascar ». Il Pr. brunneus Nontr. dunque non è che un sinonimo del Pr. Hamningtoni, e non esiste a Madagascar nè come specie a sè, nè come varietà del Pr. serricornis. Latreille fece conoscere nel 1825 il suo Lucanus serricornis, dan- done la descrizione e la figura nella prima edizione del « Règne Animal » di Cuvier (III, pl. 17, fig. 3). Non mi è nota questa edi- zione, la cui citazione ricavo dal Catalogo di Van Roon. Conosco però la 3.* edizione dell’opera stessa (2), nella quale la figura del Lucanus serricornis è la terza della PI. XX, e la diagnosi che vi si riferisce trovasi a pag. 493 del Tomo secondo, concepita in questi termini: « PI. XX, 3. Lucane serricorne, male, de grandeur CS naturelle; noir Iuisant; téte large; mandibules presque une « fois plus longues qu'elle, terminées en pinces dentelées, ecartées < entre elles, à leur base, en manière de cercle. De Madagascar ». La descrizione ora riportata è, come si usava in quei tempi, (1) H. BorLEAau, Note sur Lucanides conserve. dans les coll. de 1’ Univ. d'Oxford ct du Brit. Museum. Trans. Ent. Soc. London, 1913, pag. 229. (2) CUVIER, Le Règne Animal, ITI Edit., Tome second; Bruxelles, 1836. 65 ACHILLE GRIFFINI molto breve; essa però è accurata, chiara, in modo da non la- sciar dubbi. La figura è alquanto grossolana ma purtuttavia ben riconoscibile. Diagnosi e figura si riferiscono ad un g della forma media molto comune. La specie poi passò a far parte del gen. Prosopococlus. Le sue 9 sono di un nero intensissimo, lucide, costanti di forma e poco variabili di dimensioni. Di quelle ch’ io posseggo, le più piccole presentano lunghezza totale di mm. 25, e larghezza mas- sima di mm. 9,8; le più grandi hanno lungh. tot. di mm. 29,5 e largh. mass. di mm. 13. I g' sono pure neri, talora però di tinta meno intensa; sono poi meno lucidi delle femmine, anzi hanno pochi riflessi data la fitta minuta scolpitura dei loro tegumenti. Variano considerevolmente per dimensioni e per sviluppo di carat- teri sessuali secondari. I più piccoli Y ch’ io posseggo presentano lunghezza totale di mm. 26,5 e larghezza massima di mm. 9,5 ; i più grandi nella mia collezione hanno lungh. tot. di mm. 46,5 è largh. massima di mm. 16,8. So però che esistono g' di dimen- sioni ancor maggiori, eome quello di grande sviluppo appartenente al Museo Britannico, del quale il Dott. G. Arrow con somma cor- tesia volle mandarmi la fotografia in grandezza naturale (fig. 2); questo maschio misura in lunghezza totale mm. 57, ed in larghezza massima circa mm. 17,7. Nelle lunghezze complessive or ora riferite sono incluse anche le mandibole, molto variabili di sviluppo nei diversi maschi, e che meritano d’essere studiate a parte. Infatti nel Pr. serricornis la mole complessiva del corpo e lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (per es. delle mandibole) non vanno sempre di comune accordo ; i Y di più grande statura non sono sempre quelli di mag- giore sviluppo (1). Frequentemente anzi, fra due maschi di diversa mole, il più grosso ha i caratteri sessuali secondari meno evoluti, (1) Intorno a questo fatto, del quale ho parlato in generale in quasi tutti i miei Studi sui Lucanidi, rimando principalmente ai due seguenti: Nuove osserv. sulla grande variab. di caratt. nei maschi dei Lucanidi ; in « Na- tura ». Milano, vol. IX, 1918; con 2 incisioni. Suì concetti di nanismo e di gigantismo, proposti come applicab. alle variaz. in- divid. nei maschi dei Lucanidi ; Ibidem, Vol. X, 1919; con 4 incisioni. STUDI SUI LUCANIDI 69 cioè ad un grado di sviluppo inferiore, che è sorpassato nell’ al- tro g° benchè questi sia più piccolo. Cito il caso di due maschi che posseggo, misuranti entrambi in lunghezza totale mm. 46,5; l uno però, più grosso, largo mm. 16,8, è di forma di sviluppo inferiore (forma arcifera) ed ha le mandi- bole lunghe appena mm. 10,7; Valtro, meno grosso, largo mm. 16, è di forma di sviluppo più evoluta (forma subtelodonte) ed ha le mandibole lunghe mm. 13,2. Quindi la lunghezza del corpo, dal- l’epistoma all’apice dell’addome, è nei due esemplari differente, cioè mm. 36,5 nel più grosso e di forma meno evoluta, e mm. 54,2 nell’altro, misurati senza ineludere in tali lunghezze le mandibole. Volendo dunque considerare a parte le mandibole, i più pic- coli Ya me noti hanno come lunghezza del corpo (escluse le mandibole) mm. 23, ed offrono mandibole lunghe mm. 4; il più grande, cioè quello del Museo Britannico di eni il Dott. Arrow mi mandò la fotografia, ha il corpo (escluse le mandibole) lungo circa mm. 40,5, e le mandibole circa mm. 16,5. Se assumiamo come base (1) la lunghezza del corpo, escluse le mandibole, queste ultime vengono dunque dai maschi minori ai maggiori variando da 62,61 a 146,67 trecentosessantesimi soma- tici, in lunghezza. Coll’ accrescimento delle mandibole, dai g' di piccolo sviluppo a quelli di grande sviluppo, si constata pure, come di consueto, un maggiore allargamento del capo e del protorace, un maggiore irrobustimento del corpo nelle proprie parti anteriori. Anche sul perchè di questo fatto, considerato in generale nei maschi dei Lucanidi, ho già esposte le mie idee nei mieì ultimi Studi, e non è il caso che qui abbia a ripetermi. Desiderando ora passare in rassegna le principali forme maschili presentate dal Pr. serricornis, ordinandole a cominciar da quelle di minor sviluppo e per terminar con quelle di massimo sviluppo (dei caratteri sessuali secondari), le figure fotografiche che inter- caliamo nelle presenti pagine ci risparmieranno molte parole. Insisteremo però ricordando che fra Vl una e Valtra consecutiva (1) L. CaMmERANO. Lo studio quant. degli organis. ed il cocff. somatico. « Atti R. Accad. delle Scienze », Torino, Vol. XXXV, 1900. 70 ACHILLE GRIFPFINI di tali forme esistono tutte le sfumature intermedie di passaggio, e che le dette forme vengono da noi scelte e designate con nomi peculiari solo per nostra comodità, non essendovi nè salti nè la- cune fra VP una e altra. Esse dunque non sono che tappe da noi scelte e contraddistinte, in un cammino di per se ininterrotto. Distingueremo le seguenti forme di maschi : a) Forma priodonte (fig. 1 P). Vi appartengono tipicamente i più piccoli Y e quelli appena mediocri. Il capo e il protorace non sono relativamente larghi e robusti. Le mandibole sono poco più lunghe del capo; esse sono grossolanamente subtriangolari, coll’apice alquanto uncinato in dentro; il loro margine esterno è appena lievissimamente sinuato verso il mezzo ; il margine interno è tutto meno spesso dell’esterno e tutto denticolato uniformemente a guisa di sega fino alla insenatura basale non visibile esterna- mente; questo margine dunque, astrazion fatta dei piccoli denti ottusi, a sega, e dell’apice alquanto curvo in dentro, appare come dritto. Queste strutture, relativamente primitive e poco evolute, sono tuttora presentate dalle forme maschili minori in varie specie di diversi generi nella famiglia dei Lucanidi. b) Forma odonto-arcifera (fig. 1 0). Fa passaggio alla seguente. I JY che vi appartengono sono mediocri, simili ai priodonti. Essi tuttavia hanno il capo e il protorace già alquanto più larghi. Le loro mandibole sono più allungate e fornite di margine esterno più sinuato verso il mezzo; queste mandibole poi hanno il mar- gine interno non tutto dritto, ma dotato di una notevole rientranza arcuata per oltre il terzo basale, scoperta, nella quale tuttavia il margine stesso porta ancora denti ottusi, quasi tubercoliformi ; i denti lungo tutto Vorlo interno di ciascuna mandibola si possono considerare come all’ incirca tutti nello stesso piano, e solo con lieve accenno ad uno situato alquanto superiormente agli altri, al confine della parte basale arcuata colla seguente parte dritta © quasi; Papice mandibolare si incurva anche un po’ in sù. c) Forma arcifera (fig. 1 A). Vi appartengono tipicamente i g° medii, ma anche taluni notevolmente grossi. Il capo e il protorace sono larghi e robusti. Le mandibole hanno una lunghezza che cor- risponde all’ incirca alla somma di quella del capo con metà di STUDI SUI LUCANIDI 71 quella del pronoto, o poco meno o poco più a seconda degli indi- vidni. Esse sono molto spesse principalmente nella metà basale e quanto a larghezza sono tanto meno larghe quanto più sono rela- tivamente allungate, tuttavia sono sempre forti, non gracili. Il loro Fig. 1. — Prosopocoelus serricornis. Quattro maschi: P, forma priodonte; O, forma odonto-arcifera; A, forma arcifera; S, forma subtelodonte. Grand. nat. - Collez. dell'autore. - Fotogr. Alzani. apice è sempre um po uncinato in dentro ma pure visibilmente ineurvato all’ insù ; il margine esterno è ben sinuato verso il mezzo; il margine interno ha la metà basale formante una cospicua r%en- trunza arcuata inerme, avente quivi soltanto un dente basale e un altro più in alto situato all’altro estremo, cioè al confine della parte arcuata colla susseguente parte denticolata, del resto la ì 72 ACHILLE GRIFFINI metà basale è internamente affatto liscia, fatta come a gradino ; a tale prima metà segue poi la metà terminale avente l’orlo infe- riore interno dritto o quasi, regolarmente denticolato a sega o tut- tal più col primo denticolo un po’ più sviluppato degli altri. Le tre forme fin qui accennate sono comunissime. Non avviene lo stesso per le due seguenti. d) Forma subtelodonte (fig. 1 S). Rara. È presentata da J che costituiscono i passaggi dai precedenti (arciferi) ai successivi (te- lodonti). Comprende tipicamente esemplari medii od anche notevol- mente grossi. Il capo e il protorace sono come nei maschi della forma antecedente ; il capo è ancora alquanto più largo e un po? più depresso. Le mandibole raggiungono una Innghezza che corrisponde press’ a poco alla somma di quella del capo con quella del pronoto. Esse sono ancor più distanti fra loro alla base, più anguste, di aspetto poco forte; hanno il margine esterno legger- mente ma purtuttavia distintissimamente ancora sinuato al mezzo, e apice poco uncinato in dentro e poco ineurvo all’ insù. Il loro margine interno più non presenta una netta distinzione e delimi- tazione fra metà basale arcuata inerme e metà terminale den- ticolata e dritta; la. metà basale è blandamente arcuata e la sua curvatura non termina nettamente e bruscamente; essa poi ha un piccolo dente interno presso la base e un altro piccolissimo situato più in alto, considerevolmente prima di quelli della serie terminale; la metà terminale è quasi dritta, non però tanto da non accompagnare e continuare quasi un po’ la curvatura della metà basale; essa porta una serie interna di pochi denti, di cui principalmente i primi non sono mè molto corti, nè molto piccoli, e sono abbastanza acuti e ben staccati uno dall’altro. e) Forma telodonte (fig. 2). Vi appartengono i maschi di mag- giore sviluppo, rarissimi, che tipicamente sono pur capaci di rag- giungere la più grande statura. Assumo come migliore esempio di questi l'esemplare del Museo di Londra che offre le seguenti caratteristiche principali. Il capo e il protorace sono ancor lieve- mente più larghi che nelle forme precedenti. Le mandibole sono più lunghe del capo e del pronoto insieme considerati; sono con- siderevolmente distanti fra loro alla base, anguste, di parvenza poco forte; descrivono una curva unica, continua, a raggio lungo, STUDI SUI LUCANIDI 75 e pertanto hanno il margine esterno non più sinuato verso il mezzo o solo in grado minimo ed incerto. Il loro margine interno de- scrive esso pure una curva regolare, a lungo raggio; esso ha un piccolo dente presso la base, due altri pic- coli denti al di là del mezzo, distanti fra loro e non allo stesso livello, di cui il primo situato alquanto più in alto del secondo, in- fine due o tre denti apicali, collocati poco prima dell’estremo apice, e dei quali il primo è il più forte; questi denti sono abbastanza ben staccati 1’ uno dall’altro. Ho detto che la specie è comune ed ab- bondante, così che è facilissimo il procurar- sene centinaia di esemplari presso i migliori negozianti di collezioni entomologiche. Ep- pure ne sono estremamente rari i 7 telo- donti, quelli cioè aventi i caratteri sessuali secondarî massimamente sviluppati ! Questa scarsità dei Y" di forma maggiore sì osserva anche in qualche specie congenere RL I AE affine, per es. nell’ africano Pr. antilopus' ricornis. Maschio di forma telodonte. Grand. natur. - Collez. del Museo Britan- ma nel Pr. serricornis è quanto mai notevo- nico. (Swed.), del quale ebbi ad occuparmi (1); lissima. Su tanti esemplari, d’una specie così abbondante, il Museum di Parigi ha due soli 3g della detta forma di grande sviluppo, il Museo Britannico di Londra ne ha #0 solo (quello la cui fotografia ho qui riprodotta; fig. 2), e l'ottimo spe- cialista e grande collezionista H. Boilean mi faceva sapere nel 1905, come ebbi occasione di accennare in aleuni miei antecedenti studi, che gli era riuscito di vederne due soli su circa millecin- quecento Pr. serricornis esaminati. Nè i pochissimi g' di forma maggiore conosciuti sono del tutto eguali fra loro, data la solita variabilità individuale e date le consuete transizioni dall’una all’altra forma. Ho infatti ricevuto in esame, gentilmente speditomi in comunicazione dal dott. P. Lesne, (1) Lucanidi racc. da L. Fea, ece., op. cit., 1906, pag. 143-145. T4 ACHILLE GRIFFINI uno dei due maschi di grande sviluppo posseduti dal Musenm di ’arigi, ed ho constatato come esso non coincida con quello del Museo di Londra ma sia piuttosto intermedio fra questo e la forma da me descritta come subtelodonte. Esso offre lunghezza totale di mm. 52, di cui 14,2 spettano alle mandibole, e larghezza massima di mm. 17. La forma delle sue mandibole corrisponde più a quella che si nota nei subtelodonti (vedi fig. 1 S), presentando il margine esterno ancora distintamente sinuato verso il mezzo ; i pochi denti però sono più raggruppati verso Vapice. Ordunque, quale sarà la causa della rarità estrema dei g' di sviluppo maggiore nel Pr. serricornis ? Noi non possiamo. rispon- dere a tale questione in modo assolutamente certo e decisivo, ma solo ci è concesso di procedere per via di induzioni. Se ben consideriamo, noi constatiamo che in quei Lucanidi nei quali le varie forme di sviluppo dei g (dalle minori, di tipo più antiquato, più mordenti ma meno terrifiche, alle maggiori, più evo- lute, più moderne, meno mordenti ma più terrifiche) sono tutte su per giù egualmente adatte e ben costituite, ciascuna a proprio modo ; esse sono pur tutte all’ incirea ugualmente frequenti. Ma in quelle diverse specie nelle quali certe forme maschili sono vi sibilmente meno ben costituite, queste forme meno opportune ri- sultano come dei tentativi mal riusciti, non coronati da successo, e sono soverchiate dalle altre meglio organizzate. La condanna può colpire come meno atte le forme minori, nono- stante le mandibole piccole ma più efficacemente mordenti, che devono cedere il campo alle forme maggiori meglio evolute, più adatte ai tempi moderni, armate di grandi mandibole meno mor- denti ma molto più terrifiche e coercitive. In casi opposti sono invece condannate le forme maggiori che, benchè più evolute, non hanno saputo costituirsi bene. Solitamente nei Lucanidi i Y di grande sviluppo ci si offrono come i migliori (a modo loro), eoll’aspetto della più rigogliosa € forte complessione, mostrandocisi come l’optimum della loro spe- cie. Ma nel Pr. serricornis, e nelle altre poche specie che presen- tano come quello i g" di forma maggiore rarissimi, questi gJ° hanno bensì le mandibole lunghe, ma le posseggono però esili, poco è male armate, come organi che vollero diventare terrifici e non STUDI SUI LUCANIDI 15 seppero che divenirlo troppo incompletamente. Con tali organi, che lasciata Vantica attitudine al mordere (o al masticare come dir si voglia) non hanno saputo in pari tempo evolversi bene come mezzi terrifici, i Y" maggiori di codeste specie, modificata l'antica armatura, non se ne formarono una più adatta ai nuovi tempi ralida ed efficace. Quindi, senza la vecchia che poteva ancor ser- vire, e con una armatura moderna mal riuscita, quei maschi sono inetti, mentre i loro confratelli di forma media e minore, quantun- que meno progrediti, hanno il vantaggio dell’ antico corredo che in questi casì è ancor migliore del nuovo. Stando così le cose, se il nostro modo di giudicare e di pen- sare non è sbagliato, si può capire come nel Pr. serricornis e in qualche altra specie i Y di grande sviluppo sieno tanto searsi, date le loro mandibole lunghe ma-gracili e poco armate (di denti terrifici). Non insisteremo tuttavia qui oltremodo su tale ipotesi, benchè in essa concordino molti dei più competenti studiosi di Lucanidi. Nora. — Gli esemplari di /rosopocoelus serricornis che facevano parte della mia collezione, ricordati in questo Studio, come pure quelli di Metopodontus cinnamomeus ricordati nel mio 7.° Studio (Vedi questo stesso volume del « Re- dia », pag. 47), si trovano ora nelle collezioni del R. Museo Zoologico univer- sitario di Bologna, Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 30 Maggio 1920. S ANTONIO BERLESE Via ROMANA, 19 - Firenze ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES hucusque in Italia reperta La conoscenza della fauna italiana dei detti Artropodi è andata allargandosi notevolmente, sopratutto per quanto riguarda gli Acari, dal tempo in che si è arrestata la stampa della mia succitata pub- blicazione, cioè da cirea venti anni. Io stesso, ho illustrato, in questo periodo di tempo, alcune centinaia di Acari, scoperti nel nostro paese. Questo attollarsi di così ricco materiale, oltre il previsto, dovuto, più che altro ai mezzi rapidi e facili di raccoglierlo in abbondanza, da tutti gli ambienti, mezzi che io ho proposto ed ora sono in atto dovunque, è stata la causa prima dell’arresto della detta pub- blicazione, che non sembra più possibile continuare, almeno nella forma, con che ha progredito dal suo inizio. Tuttavia, gli studiosi di questi Artropodi, pur tenendo conto che moltissime altre specie dei suddetti gruppi sono state trovate in Italia, oltre quelle illustrate nella pubblicazione Acari, Myriop. ecc., troveranno, che il materiale di figure e descrizioni in questa rac- colto, è veramente utile per la conoscenza di grandissimo numero di generi e di specie ed è, quasi direi, indispensabile, per chi si occupa della sistematica di questi gruppi. Credo, dunque, opportuno riportare ora indice delle specie contenute nella mia pubblicazione, iniziata fin dal 1882. La pre- sente ristampa dell’ indice ha per oggetto di aggiornare la nomen- clatura, la quale ha subìto, come è ben facile credere, notevoli variazioni, delle quali bisogna tener conto attualmente. Così, spero di aver corrisposto al desiderio, da più parte fat- tomi conoscere, di un indice sinonimico, mediante il quale riesca più comoda e sicura la consultazione della detta mia pubblica- zione, per parte degli studiosi. TS ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES EFNDIGE?STNONTMIGO dei generi e delle specie illustrate nei fascicoli 1 a 101 i. — ACARI (et Hydrachnae). illustrati. I generi e le specie, il cui nome è preceduto da un asterisco * sono illustrati con figure, ma colla sola diagnosi. Fase. AcrinEbA Koch. (= Anystis Heyd.). 72 Actineda vitis (Schr.) (= Anystis baccarum (L.)) 5 Aleurobius Can. 85 Alicus Koch.. x 57 Alieus roseus Koch. 45 Allanalges analgoides (Trt.). 88 a gracilipes (Trt.) 82 © Alloptes Can. ; 80 Alloptes aphyllus Trt.. 82 — crassipes (Can.) . 50 . - var. conurus Trt. 88 _ —_ var. curtipes Trt. 37 a _ var. minor Trt. . 88 -- cypseli C. et B.. b 25 — flagellicaulus Trt. et Neum 3 8I — hastatus n, sp. (= hemiphyllus (Rb.)) 16 — palmatus Can. (= aphyllus (Rob.)) 16 — Quadrisetatus n. sp. 25 — modularis n. sp. 75 Amerus Berl.. 79 Nora, — Il primo numero (in carattere marcato) indica il fascicolo ; condo si riferisce alla pagina ed alla tavola ove la specie od il genere Tab. — 10 il se- sono non HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI 79 si Fasc. Tab. AMMOLIANKRO Ci I RR I e E AB. ATUMONTBICAETO TT PESTI (UD) ERA RAR CASCO RI AI SON AG IO. - ApIrostris (Herman GE " Analges Nitzs. . . ME SE Nt gii 0 OTO. Analges bidentatus Giebel. ma glia alari 24& = 9 — clavipes n. sp. (= chelopus (eri rm.) ione om n). pate — 9) N COTVIDUSIM SIINO RON cn a E ono E — incertus n, sp. (= chelopus (Herm.) J' hom.) ASS CI RO (lA ani cro nta SB E A ERA A STO 2 —: nitszchii Hall. (=:chelopus; Herm.)\. GG... n #27 — 3 i I PACLYOMNEINIUSI GIONE ME ISO SI ONE . 24 — 10 = epasserinusi (15) sati nn i aa e — tridentulatus Hall. DAT CSI MERA A N71 TEAM — mmidentatus n. sp LA datato Hi mu. DA SIRIO STRA e it e) * ANALLOPTES Trt. (= Preralloptes II e ar a ea LE Analloptes Megninii Trt.. . . i Rae 6 _ _ — var. faleine Mi rt. SIT .- 87— 7 — pallens Trt, et Neum. (= Pter: Lori Sena rt. ) 5 US ME _ stellaris (Buchh.) (= Pteralloptes stellaris Buchh.). . 38 — $ prAmngella: Ber]: MMI RE OL eo ea 918 Angelia murcioides Berl, (= Lohmannia murcioides Berl.). . . 78 — 5 _ tarda (Mich.) (= Tripochthonius tardus Mich.). . . . 78 7 ‘Antennophorus:Hallifsgtania an ci 0 Antennophorus scolopendrarum n. sp. (= Parantennulus scolopen- ATATUMI) PIERA O) 9 3 n Ri ie An pasisrof xs (EL) MM STI ATTORI Arrbenurus abbreviator n. sp. . . : DI N RARE a) Ja _ buccinator (Miill.) (= e So D, Gaara St Sblie= Ab. — COCILUAEO IL 9]) N I ON Ai Lat e SE 5B—- 7 e Elobatorz (Malta) age st o e cs 2— 6 2 ITACU LAO RETE St e o n 9 — malleatorinespa (—bruzelii Koen.), ee I 4 a SINUALOrA (MU O e ST eni 9 — DIRCUSPItLALOLIA ONE e e E I 288 AGRARI RR RR e n orali IT Atax crassipes (Mull.). |. è... : IR 6A gf. T — limosus Koch. (= Neumannia Enia) CER ee Biella stati Sire e e SR ci ene = 8 Bdellaca pila) E 401 St A o PA e 6 — alionicolat Gr Cane er i nr Sea UBI IT _MREIOITICORILISI (FETI) A CEE LOR EE 6 —SNISCITIM N CUER RI e e e 0A AR I Ge E i te cl CNR ESC I IAP TAO IT SO ACARI, MYRIOPODA El PSEUDOSCORPIONES Bdella vulgaris (Herm.) ‘ Bdellorhynchus Tri. et Mer Bdellorhynchus polymorphus Trt. Belba Heyd. Belba aurita (Koch) 3 concolor (Koch) (= A: dentieiatani R. 6. Cani), geniculata (L.). et È. globipes ©. nodipes (Koch) (= Dameosoma nodipes) pectinata (Mich.) (= Dameosoma pectinatum). suftlexa (Mich.). tecticola (Mich.) Troisii n. Sp. Bryobia Koch Bryobia pretiosa Koch È 7 speciosa Koch Caeculus Duf. Caeculus echinipes Duf. Caligonus Koch. (=Amerus troisi). Caligonus cerasinus Koch (= Syncaligus cerasinus) . humilis (Koch) (= Caligonella humilis) longimanus Koch (= Syncaligus longimanus). ‘ Caparinia Can. . petrobius R. Can. (= Syncaligus petrobius) . robustus n. Sp. scapularis (Koch) (= Homocaligus scapularis) Canestrinia Berl. Canestrinia blaptis (C. et B.) (C. (Percanestrinia) blaptis). cerambicis (Can.) (= €. (Dicanestr.) cerambicis) . dorcicola Ber]. giardi Doo =. pentodontis Berl. proerusti Berl. (= C. (Eucanestr.) procrusti) ° Caparinia tripilis (Mich.) vulpis (Mgn.) . Carabodes Koch. Carabodes coriaceus Koch elongatus (Mich.) (= €. (Odontocepheus) clonfaine) fomoralis (Nic.) * Carpoglyphus Rob. CeLAENO Koch (= Suachylcs Mic Ly Celaeno aegrota Koch (= Trachytes aegrota). infirma n. Sp. = Trachytes infirma). Fasc. 45 80 Tab. wW Pi LI = 19 o Po pai U RL du vw fl 0 DI 1 I HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Celaenopsis n. gen. Celaenopsis cuspidata (Kram.) Cepheus Koch Cepheus latus Nic. — tegocranus (Herm, i Cheyletiella Can. LIVES Cheyletiella canahyi Berl. et Trt. —_ heteropalpa (Mgn.) . — parasitivorax (Mgn.). — pinguis n. sp. Cheyletus Latr.. MSN I Cheyletus doctus n. sp. (= Acaropsis docta) . _ eruditus (Schr.) O O SD dato _ ornatus C. et F. (= Cheletomimus ornatus Berl.) . _ saccardianus n. sp. (= Cheletogenes ornatus C. et F.). _ venustissimus Koch (= Cheletomorpha venust.). Chorioptes Gerv. Chorioptes equi (Gerl.) Chortoglyphus Berl. TT Chortoglyphus nudus Berl. (= arcuatus Troup.). ‘ Cnemidocoptes Fiirst.. ; Sia. Crnemidocoptes columbae (Raill.) (= c. laevis Can.) — gallinae (Raill.) . glaberrimus Sicher — mutans (Rob.) — philomelae Sicher. Coleopterophagus Berl. . FIT: Coleopterophagus carabicòla n. gen. et n. sp. megninii Berl. osiiognzima Kram.! Cryptognathus lagena Kram. Cymberemaeus Berl. Cyrtolaelaps n. gen. OLI, Cyrtolaelaps captator n. sp we Giai ST Berl.). Cervus (nudi): i = falciger (G. et R. Can.) (= Cano fale. N mucronatus (G. et R. Can.) (= Gamasellus (Protolae- laps) mueron.). nemorensis (Koch) . —_ — var. planicola n. v.. spiricornis (G, et R. Can.) (= Garavini spirie. ) Cytodites Mon. Cytodites nudus (Viz.) « Redia », 1918. Fasc. ho d2 9 md vw 0 © UÙ 0 DIA HT S2 ACARI, MYRIOPODA E" PSEUDOSCORPIONES Damoesoma Ber]. Damoesoma splendens (Mich.) 9 Damorus Koch (= Gymodamoeus Kulck.). Damoens bicostatus Koch (= Gymodam. bicost.). i dugesii (C. et F.) (= Gymnod. femoratus K.). _ setosus Berl. (= Gymod. setosus Berl.). Dermanyssus Dugès Dermanyssus gallinae (Redi). _ hirundinis (Herm.) — passerinus Berl. et Trt. . Dermation Tri. e Neum. 3 ne Dermation bihamatum (Trt. et Neum.). ‘ Dermoglyphus Mgn. È Dermoglyphus elongatus (Mgn.). _ diplectron Tri. - minor (Néòrn.). _ varians Trt. Dinychella asperata n. sp. DixycHus Kram. (= iene Berl. ) ì Dinychus inermis (Kram.) (= Prodinychus fimicolus Berl.). Diplodontus filipes Dùg. (= D. despiciens Miill.) Discopoma G. et R. Can. . SILE Discopoma cassidea (Herm.) (= € IDRO CASS.). = = — var. minor n. v. (= Cyllibano minor). — romana G. et R. Can. (= Phauloceylliba rom.). _ splendida (Kram.) -- venusta n. sp. (= Dise, (Cephalodisceus) venustus). Epicrius C. et P. Epicrius corniger n. sp. (= Lasioseius cornig.) . = geometricus C. et F. 3 - glaber n. sp. (= Lasioseius glab.) _ laelaptoides n. sp. (= Lasioseius laelapt.) . — mollis (Kram.) (= Epieriopsis horrida Kram.). Epidermoptes Riv. Epidermoptes bilobatus Riv. Eremaeus Koch. SO PO ce PSI Premaeus ecymba Nic. (= Cymberemaeus patella Berl.). _ hepaticus Koch. Saro de Enna —_ minimus n. sp. (= Micreremaeus brevipes Mich.) a oblongus Koch. RE ded — ovalis (Koch) (= Scuotovertex ovalis). — —_ — var. siculus n. var. EREYNETES n. gen. (= Micrereunetes Berl. vi Fasc. (o JI 0A © — 10 IRalealali HW o LN S Ita N i n © © alza] HH o oO v | bl 90 E° HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Ereynetes limacum (Schr.) (= Mierereunetes polymitus K.). EryraRaeus Koch (= Erythracarus Berl.) Erythraeus comes n. sp. (= Erythracarus comes) _ hercules n. sp. (= Tarsotomus here.) _ parietinus (Herm.) - ruricola Dug.. —_ sabulosus n. sp. . _ venustissimus n. sp. Eupalopsis R. Can.. Eupalopsis maseriensis (C. et F.) È —_ pini R. Can. (= Mediolata pini) . Eupalus Koch. È Eupalus brevirostris G. Can. — » eroceus Koch. Eupodes Koch Eupodes clavifrons. — fusifer R. Can.. ì = pseudoclavifrons R. Can. . _ variegatus Koch. Eylais extendens (Miill.) . FPALCIGER Trt. et Mgn. (= Falcnliger Raill.). Falciger rostratus (Buchh.) (= Falculiger rostr.). Freyana Hall. SANE pale SE RCA Freyana anatina (Koch) (F. (Eufreyana) anat.) — _ var. armata Trt. et Mgn. — — var. largifolia Trt. et Mgn.. _ = var. simplex Trt. et Mgn. _ anserina Trt. et Mgn. (F. (Eufr.) ans.). — pelargica Trt. et Mgn. (F. (Eufr.) pel.) —_ (Halleria) hirsutirostris Trt. et Mon. — (Michaelia) caputmedusae (Trt.) . — _ heteropus (Mich.). —_ (Microspalax) chanayi Trt. et Mgn. . - _ manicata Trt. et Mgn. _ —_ — var. brevipes Trt. et Men. Gamasus Latr. SÌ ; Gamasus attenuatus Koc h (= Pergamasus canile K. % (foem.) — — — calearatus Koch. (= Ologamasus calear.) . _ Camestrinii n. sp. (mas.) (= Pergamasus can.) _ _ _ — (foem.) — c- = coleoptratorum (L.) (tabula omnium formarum) . var. minor n. var. (= Pergam. minor). beta) Fase. Tab. Bu 290 291 — (iS) ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Gamasus coleoptratorum (L.). cornutus G. et R. Can. (= Eugamasus corn.). crassipes (L.) (mas.) (= Pergam. erass.) = — (foem) — _ ee Le crassipes adultus n. sp. (mas.) (Pergamasus theseus Berl.). (foem.) — a. crassus Kram. (= G. coleoptr. TTD dentipes Koch (= Amblygamasus dentip.) . CLIENT furcatus G. et R. Can. (= Eugamas. fure.) magnus Kram. (mas.) (= Eugamas. magnus) . meridionalis n. sp. (= Pergamasus quisquiliarum G. R. Can.) SI SEE cn in ERO: pulchellus n. sp. (= Gamasiphis pulch.) pusillus n. sp. (= Trachygamasus pusill.). — rubescens G. et R., Can. (= Gam. lunaris Brl.). GekoBIA Mgn. (= Pterygosoma Peters) Gekobia insignis n. sp. (= Pterygos. (Gekobia) insignis) —_ latasti (= latasti). — loricata n. sp. (= — —_ loricata) Glycyphagus Her. Glyeyphagus Canestrinii Arm. Giva y Di, (Cienagisphos) PANE ) domestieus (D. G.). intermedius Can. (= Glyeyph. {Ciensglyplugiaiemo) ornatus Kram. RIEN SI RIDI RO I DOS ORTE palmifer Foum. et Rob. (= Glycyph. (Ctenoglyphus) palmif.). RI I ORTI TÀ PARI peregrinans n. sp. (= Glyeyph. (Ctenoglyphus) pere- grinans). PI plumiger (Koch) (=Glyey DT (Comet DORSO i) pterophorus n. sp. (= Glyeyph. (Ctenoglyphus) pte- roph.) spinipes (Koch). Haemaphysalis marmorata n. sp. (= Dermacentor reticulatus Latr.). punctata C. et F. sulcata!C.. et F.. Haemogamasus n. gen. Haemogamasus hirsutus n. sp. Halotydeus n. gen. DIE e Halotydeus bydrodromus Berl. et Trt. Hemisarcoptes Lign. . Hermisarcoptes coccisugus Lign. ‘ Hericia Can.. Fasc. 69 68 13 13 Tab. o HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA: INDICI Hericia Robini Can. (= Hericia hericia Rob.). Hermannia Nic. SERE SEC CIAOO RS ABITO Hermannia granulata Nic. (= Hermanniella granul.) nana (Nie.) (= Nanhermannia nana) . picea (Koch) . Heteropsorus Trt. et Neum.. Heteropsorus pteroptopus Trt. et Nenm. ‘ Histiogaster Bell. Histiogaster carpio (Rrani De “apre te corticalis (Mich.) (= Xanie zie clin aletnophasa Lab.). Histiostoma Kram. (vide etiam Hypopus) . Histiostoma flagellifer Leon. HoLostaspis Kolenati (= Melo ocheles. Tale ). Holostaspis HoPLOPHOR Hoplophora alpinus n. sp. (= Macroch. (Geholaspis) alpin.) — var. terreus C. et FP. (Macr. (Nothrholaspis) terr.). a ce . "i & ci c, È x badius (Koch) (= Maeroch. (Coprholaspis) glaber .J. Miill.). longispinosus (Kram.)(= Maio h. (Gelolaspig)longisp9 ) longulus n. sp. (= Maer. (Geholaspis) longul.) marginatus (Herm.) (mas.). — — (foem.) —_ — (formae intermediae) merdarius n, sp. (— Macr. (Coprholaspis) merd.) . montivagus n. sp. (Macr. (Nothrhol.) mont.). . Pisentii Berl. (= Macr. (Coprholaspis) pisent.). tridentinus G. et R. Can. (mas.) (= Macroch. (No- thrholaspis) trident.) — —_ (foem.) _ _ vagabundus n. sp. . a Koch (= Fiiacazoa a ) anomala n. sp. (= Phtiracarus anom.) . carinata Koch (= Phirac. carin.). MRI i _ — var. pulcherrima n. var. (= Phtiraca- rus puleherr.) Di de ento dasypus (Dug.) (= Phtir. dasypus) . globosa Koch (= Phtir. globosus). magna Nic, (= Phtir. magnus) stricula Koch (= Phtiracarus berlesei Qud.) Hyalomma Koch. SA ria Hvalomma marginatum Koch. (mas.) - —. (foem:.). Hydrodroma punicea (Koch) (= Hydryphantes be SE sel * Piet. ) Sb ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Hydrodroma rubra (Degeer) (— Hydryphantes rub.). Hydrachna globosa (Degeer) (= Hydr. sp. ?). — impressa Miill. ; Hydrogamasus n. gen. POR, SO Hydrogamasus littoralis (G. et R. Can.) Hypochthonius Koch.. Hypochthonius rufulus Koch. FAR I E — tectorum Berl. (= Trhypochthonius tector.), Hypopus fimetarins C. et B. — julorum Koch — muscarum (L.). — phyllothrichus n. sp. . Iphidosoma n. gen. Cet DSS Iphidosoma fimetarium (G. et R. Can.) = ovatum n. Sp. i Roo Iphis astronomicus Koch (= Laelaspis astronom.) — casalis n. sp. (Hypoaspis (Haemolaelaps) casalis) . — cerinitus Berl. (= Copriphis (Peletiphis) erinitus). — drepanogaster n. sp. (= Copriphis faleinellus G. R. Can.). — Halleri (G. et R. Can.) (= Copriphis hall.) — mirabilis n. sp. (= Iphiopsis mirabilis). — ostrinus Koch (= Eviphis ostrinus). — pterophilus Berl. (= Copriphis pteroph.) Ixodes Latr. . Ixodes avisugus n. sp. — cerennlatus Koch. . — hexagonus Leach . = reduvius (Charl.). — vespertilionis Koch ‘ Labidocarpus Trt.. Labidocarpus megalonyx Tri. n rollinati Trt. Laelaps Koch. SNA PRE ee ET Laelaps (Iphis) aculeifer Can. (= Hypoaspis acul.) . cs —. agilis Koch,. rg E AEM RIA STRO = — bombicolens (G. Can.) (Hypoaspis (Pneumolaelaps) bombic.). È = campestris n. sp. (= Coleolaeps camp.). puoe - — Canestrinii n. sp. (Hypoaspis (Gyvmnolaelaps) ca- Desti.) . tini dra aa _ — claviger n. sp. (= Cosmolaelaps elavig.) — (Iphis) cubieularis n. sp. (Hypoaspis (Haemolaelaps) cubic.). _ — domesticus n. sp. (Hypoaspis (Haemolaelaps) dom.). Fasc. 58 Tab. | 0 dm HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA: INDICI Laelaps (Iphis) echidninus n. sp. — — foenalis n. sp. (= Hy poaspis (Haenioi: me 500) foe n.). — — hermaphrodita n. sp. (= Androlaelaps hermaph.). -— —holostaspoides Can. (= Pachyseius ?). MOI — (Iphis) Kramerii G. et R. Can. (= Coleolaelaps kram.) — — lignicola G. et R. Can. (Hypoaspis (Gymnolaelaps). lignie.) . Ea IE MI — meridionalis G. et R.|Can. (= Pseudoparasitus merid.) — (Iphis) miles n. sp. (= Hypoaspis (Stratiolaelaps) miles.). — myrmecophilus n. sp. (Hypoaspis (Gymnolaelaps) myrm.). — placentula n. sp. (Ololaelaps placent.) — (Iphis) semiscissus n. sp. (= Lasioseius semisc.) — — stabularis (Koch) (= Eulaelaps stabul.) . — tumidulus (Koch) (Ololaelaps venetus Berl.). _ uncinatus G. et R. Can. (= Hypoaspis ?) ; — (Iphidulns) vepallidus Koch. (= Iphidulus va) ). ° Laminosioptes Mgn. Leminosioptes eysticola (Viz.) Lebertia insignis Neum. LeroGxatHUSs G. Can. (= Pioayanta Kool ). Leiognathus albatus (Koch) (= Liponyssus carnifex K.) _ arcuatus (Koch) (= Liponyssus are.) = lacertinus n. sp. (Liponyssus (?) lacert.) — sylviarum (C. et F.) (= Liponyssus sylv.) — uncinatus Can, (= Liponyssus uncin.). LerosoMa Nic. (= Liacarus Mich.) . Leiosoma coracinum (Koch.) (= Liacarus corae.). —_ globosum (Koch) (= Liacarus glob.) —_ nitens (Gerv.) (= Liacarus nitens.). — pyrigerum n. sp. (= Liacarus (Adoristes) ovatus K.) È Limnesia fulgida Koch (= L. histrionica (Herm.)) Limnochares holosericeus (Geoftr.) (= L. aquatieus (L.)) LixocoPtEs n. gen. (= Linobia Berl.) . Linocoptes coccinellae (Scop). (= Linobia coccin.) Linopodes Koch. ; Linopodes eupodoides-R. Can. _ motatorius (L.) p Liopes Heyd. (= Neoliodes Berl.) . Listrophorus Pag. . Listrophorus gibbus Pag.. — leuckarti Pag. . —_ mustelae Mègn. - pagensteckeri Hall. Si Fase. Tab 39 — 1 38.— 7 40 6 70 - 13 70 — 4 70 —- 2 32 — S 63 — 9 69 — 2 44 — 3 67 Ti 38 — 6 54 — 5 70 — 15 38 — 7 83 — 11 83— 5 29 — 10 53 9 53 — 6 53 — $ 70 —- 3 53 — 5 53 — 7 20 — 1 20 =. 3 20 — A 20 — 2 50 — 2 28 — $ 23 — 2 39 — $ 39 — 7 61 — 1 73 — il 61 — 2 I7 — 10 80—- 1 45 — 10 80 — 3 80 — 4 89 — 2 SS ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES ‘ Mealia Tri. Mealia longior Tri. — pteronyssina Trt.. Megninia Berl. Megninia aestivalis n. sp. — — var. subintegra n. var. _ centropodos (Mgn.). ... ... —_ _ var. forcipata (Hall.) . = _ var. gracilipes Trt. et Neum. — _ var. strietior Berl.. — columbae (Buchh.). — cubitalis (Rob. et Mgn.) . —_ gallinulae (Buehh.). 2 co var. maior n, var. — PLOSSAVBErla en eo e — ibidis Trt. OA, n — var. serrulata Berl. = oscinum (Koch). = picimaioris (Buehh.) — rallorum Trt. _ stringisoti (Buchh.). —_ velata $(MOn5) IRR: MICHAELIA n. g. (= Bimichaelia Sig Thor.). . Michaelia augustana n. sp. (= Bimichaelia august.). Microlichus Trt. et Neum. Micerolichus avus (Trt.) _ perdicis Can. Monieziella Berl. 3 Monieziella aleurophaga (Sicher). — entomophaga (Lab.). Myocoptes Clap. Myocoptes ericaeti (Poppe) TA — glirinus Can. (Sub M. musculinus) _ musculinus (Koch) (verus) . = — K. (=M. glirinus). - tenax Mich. Neoberlesia equitans n. sp. et n. gen. Neophyllobius n. gen. Neophyllobius elegans Berl. . — suberbus R. Can. v . gen. (= Serrarius Mich.) . Neozetes bicornis n. sp. (= Serrarius bicorn.) -- fusifer (Koch) (= Serrarius fusif.) . Fasc. Tab. 89 — 10 92 — 4 92 — 3 84 — $ 25 — 10 26 — 1 87 — 5 87 — 7 87 — 8 87 — 6 27 — 4 ACI6 PIE 26.— 08 SPESO rea si, 03 656 — 3 poi 37RRE 2biN9 26 sor 57068 ESS 84 — 9 B4bE Do 90 — 10 89— 9 9 — 9 90 — 1 84 — 10 9 — 3 48 — 9 9I—- 2 48 — 9 dI — 4 62 — 5 34 — 2 34 — 5 Ta- 3 20 — 5 20—- 7 Ii b ‘HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Nesaea coccinea Koch (= Piona nodata (Miill.)). fuscata (Herm.) (= Piona fuse.) Nicoletiella cornuta (C. et F.) (= Labidostomma cornutum) lutea (Kram.) (= Labidostomma luteum) NoRNERIA R. Can, (= Rhagidia Thorell.) . Norneria clavifrons R. Can. (= Rhagidia clavifr.) . gigas G., Can, (= Rhagidia gigas) . Nothrus Koch PAR ALIENA Nothrus anauniensis C, et F, (= Angelia anaun.) angulatus Koch.. bicarinatus Koch. bistriatus Nice. (= i parrama Koch) Doderleinii n. sp. (= Neoliodes doderleinii). horridus (Herm.). c palustris Koch (= Angelia palustris). piceus Koch (= Hermannia picea) segnis (Herm.) spinifer Koch. RATE ZA NA EI Targionii n, sp. (= Nothr. (Heminothrus) targionii) theleproetus (Herm.) (= Neoliodes theleproctus) © Notoedrus Raill. et Lucet. Notoedrus cati Her. cuniculi Gerl. muris (Mgn.) ST oes AS reni ) NoropHaLLUS R. Can. (= Penthaleus K.). Notophallus haematopus Koch (= Penthaleus maior Dùg.). longipilis R. Can. (= Penthaleus long) minor R. Can. (= Penthaleus minor) Ophionyssus natricis (Gerv.) (= Liponyssus natr.) Oppia Koch Oppia berlesei Leon. bipilis (Herm.) (= elbionpia bipil. ) è ; conformis n. sp. (= Lucoppia (Phauloppia) conform.) lucorum (Koch) (= Lucoppia lue.) . microptera n. sp. (= Conoppia micropt.) . tibialis (Nic.) (= Oribatula (Hemileius) plantivaga Berl. ) Oribaten Latr. Oribates alatus Herm. calcaratus Koch (= Oribatella cale sei Mic ii )e dentatus n. sp. (= Protoribates dentat.) depauperatus n. sp. (Euzetes depaup.) . Edwardsii Nic. (= Sphaerozetes (Edwardzetes) edw sai elimatus Koch Fase. {| 5I 36 36 6I 73 6 I7 17 17 17 17 3 ide | - UU «Il Î O = bd RO pa dt Dì DU N S9 Tab. | HW w Ke) DAI | w 90 ACARI, MYRIOPODA El PSEUDOSCORPIONES Oribates globulus Nic. (= Euzetes glob.) . _ gracilis Mich. (= Ceratozetes gracil.) — humeralis (Herm.) (= Peloribates hum.) — latipes Koch (= Protoribates (Scheloribates) latip. ) — longipes n. sp. (= Podoribates longip.) —_ mucronatus G. et R. Can. : SaS — Nicoletii Berl. ex Nic. (= pina Divin) —- orbicularis Koch (= Sphaerozetes (Trichoribates) orbicul.) — punctum Koch (= Punetoribates punct.) Euzetes (?) pusill.) 3 _ setosus Koch (= Sphaerozetes (Trichoribates) setos.). Oribatula Berl. 3 Oribatula exilis Nic .) Berl. = pusillus n. sp. (= — plantivaga n. sp. . — tibialis (Nic.) Berl. (= Oribatula (Hemileins) plantiv.). * Otodectes Can. . Otodectes evynotis (Her.) . Pachylaelaps n. gen. . ho Pachylaelaps pectinifer (G. et R. Can.) cs — var. siculus n, var, (= P. insularis Berl.). = strigifer n. sp. — —_ — var. siculus n. v. (= P. siculus Berl.). * Pachylichus Can. Pachylichus erassus Can.. Pediculoides Targ. Pediculoides mesembrinae (R. Can.) (= Pigmephorus mesembr.) . ( L — ventricosus (Newp.) (= P. tritici Lagr.) . Pelops Koch SETE Pelops acromios (Herm.) (= P. SI sonale Berl.) _ auritus Koch. (= curtipilus Berl.) _ glaber Can. — occultus Koch. CO AE — phaeonotus Koch = Peloptulus phaeon.). — ureaceus Koch , ù PENTHALEUS Koch (= Ciiodiciviana Be ai ) Penthaleus anauniensis R. Can. (= Chromotydaeus anaun.) _ egregius n. sp. (= Chromotydaeus egreg.) . == ovatus Koch (= Chromotydaeus ovat.) . Phaulixodes plumbeus (Panz.) ie E _ rufus (Koch) (= Hvalomma marginatum, nympha) Piona rufa Koch Podocinum n. gen. . Podocinum sagax Berl. Fase. 43 Tab. Hi UD uwa Dì Val dv a DN _ Vo: pl i AALWN n HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA: INDICI Poecilochirus G. et R. Can. (—Gamasidarum nymphae) Poecilochirus emarginatus (Koch) (= G. nymphae) . — fucorum (De Geer.) (= G. nymphae) . — spinipes (Koch) (=nymphae) . Polyaspis Berl. . Polyaspis patavinus Ber l. (foem.)(=P. patav.,+ P. repandus Berl.) (mas.) Proctophyllodes Rob . Proctophyllodes ampelidis (Buchh.). — arcuatie aulis Trt. , —_ glandarinus (Koch). - stylifer Pronematus R. Can. Pronematus bonatii R. © Prosopodectes Can. (Buchh.). Can. Prosopodectes chiropteralis ctrt. ) Protalges Trt. et Mgn. Protalges accipitrinus T rt. _ attenuatus (Buchh.) Trt. . Pseudomarica longiseta Psoroptes Gerv.. Pseroptes bovis (Gerl.) n. sp. (= Oxus longiset.) _ cuniculi (Delaf.) _ equi (Her.) . _ ovis (Gerl.). PrerocoLus Hall. (= ina Can. et Kram.). Pterocolus acetitidis (Can.) (= Pterodectes actit.). to appendiculatus n. sp. (= Trouessartia append.). var. min v. minut.). —_ bifurcatus Trt. = corvinus (Koch.) a = Var. Rosterii n. utipes n. var. (= Trouess. app. = Trouessartia corv.). var. (= Trouessartia rost.) — Edwardsii (Trt.) (= Pterodectes edward.). - forficiger Trt. et Mgn. (= Pterolichus (Eupt.) forfie. i _ ortvgometrae (Can.) (= Pterodectes ortyg.) - (Allanalges) analgoides (1rt.) Pterodectes Rob. Pterodectes hilobatus Rob. —_ eylindricus Rob. _ rutilus Rob. . — tronessarti Pterolichus Rob. Berl 87 27 MD 10 du Hu o va -l pa Yo Pterolichus ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES ardeae (Can.) (— P. (Eupterolichus ard.) . . . . 76 — 1 buehholzi (Can.) (= P. Eu.) buchh.) BI TE IUNS tI SOI PE RSSAIT (ie) _ VAL! FASCIQOLNIX Le SAI ARTO) LO, = var. hastiger Tri. et. Mgn 0. li. i 86 — £ —_ var. securicatus Tri. et Myn.. (.° .0.- |. 86 — £ charadrii '(Can.) (= P. (Eu). char.) 0. 32 6 ciconiae Can, et Berl. (=P: (Eu.)\cic.) (. (0.049 — 09 colymibit(Cans) (IPSE) SONO — VELATO RUNE, A OA DI er I cuculi Trt. (= P. (Eu.) euc,). . O al cultrifer Rob, et Mégn. (=P. (Eu.) cultr.). . . . 50 — 6 delibatus.'Rob. (=P. (Eu:) del.) ion ie 78 eventratus Trt. et Mgn. (= P. (Eu.) ev.). . . . 9h — 16 fulicae Trt. et Mgn. (=P. (Eu.) ful.). ._. . . 86—- 1 intermedius Trt. et Mgn. (=P. (Eu.) int.) . . . 85 — 7 limosae)(Can:)(=P-X(Eo) fim) SR 0 — var. mucronatus Trt. et Mgn.. . .'(. . 92 — 16 — | var.‘selenurus Tnt. cet Mpn. 0, ene 9226 marinus Trt. (= P. (Eu.) mar.) . i. 0 0/84. 2 martini Trt. et Mgn. (=P. (Eu.) mart.) . . .. < B5 — minor. Mrt. et Mgn: (Pi (Eu.))min)t RITA Ninni(Can) (PNE) MIDI O O mi siv(Cano) (= PA) SII) ET I I RO numenii (Can.) (Pi (Eu.) Mum) i 6 obtusus Rob. et Mgn. (= P. (Eu.) obt.) . . . . 50— 7 otidis Trt: et Men. (=P. (Eu.) ot.) (856 pallidus Trt. et Mgn. (=P. (Eu.) pal.) . . . 84-— 1 parallelus Trt. et Mgn. (=P. Eu.) par). . . . 91 15 phoenicopteri Trt. et Mgn. (=P. (Eu.) phoen.) . . 86 — 5 porzanae (Can:),\(=P (Eu) porz.)fa e e e RIO proctogamus Trt. et Mgn. (= P. (Eu.) proc.). . . 65 — 5 rallorummRob” (=P (En) RAR Rehebergi Can. et Berl. (= P. (Eu.) reheb.) . . . 65 — 6 _ Var pracilis Pri. Sho: CARE MEO RI RTS ZEN securiger Rob. (= P. (Eu.) sec.). . . i. 65 — 4 squatarolae ((Can.)i(= E. (Ew) sg MZ totani (Can.) (= P. (Eu.) tot.) BT) Me] et urogalli (Norm.) (= Pi (Eu.) ur.) e i 8515 vanellii(CO)i(= EA (0) ani) Ie ei varians Trt. (= P. (Eu.) var.) TT a Re To (80 xiphiurus Tri. et Mgn. (= P. (Eu.) xiph.). 0 +... 8616 (Krameria) lunulatus var. major Hall. spe 2607=— 9 = — VALE VE CANI) EN O OMO HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Pterolichus (Krameria) lunnlatus varietates (Pseudalloptes) aquilinus Trt. et Mgn — — var. milvulinus Trt. et Mgn, =c bimueronatus Trt. et Mgn — bisubulatus (Rob.) _ didactylus Trt. et Mgn — gruis Trt. et Mgn. — micerodiseus Trt, . “ Pteronyssus Rob. . . . Pteronyssus brevipes Berl. . ‘ fuscus (Nitzsch). integer Trt. et Neum. nuntiaeveris n. sp.. obseurus n, Sp.. pallens n. sp. parinus (Koch) . picinus (Koch) . puftini (Buchh.). cut quadratus Hall. var. truncatus Trt. striatus (Rob. i...» (Mesalges) aluconis (Gib) ° Pterophagus Mgn.. Pterophagus strietus Mgn. PreropTus Duf. (= Spinturnix He sa ). : È Pteroptus euryalis G. Can. (= Periglisechrus interruptns Kol.) vespertiolionis (L.) (= Spinturnix vespert.) . Ptilonyssus Berl. et Tit.. Ptilonyssus nudus Berl. et Tri. Raphignathus Kram 3 Rapignatus elavatus (C. et F.) . curtipilus n. sp.. patrius n. sp. piger (Schr.) . siculus n. sp. Rhipicephalus Koch. . Rhipicephalus bursa C. et 1. sanguineus (Latr.) RayxcHoLoPrHus Dug. (= Erythraeus Late 7 Rhyncholophus agilis Can. (= Achorolophus ag.) Cavannae Berl. (= Sphaerolophus (Cavannea) vannae) . RACALE globiger Berl. (Sphaerolophus glob.). miniatus (Herm.) (= Abrolophus glob.). ca- Fasc. 85 87 81 86 87 81 81 92 86 18 65 I Tab. 94 ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Rhyncholophus nemorum Koch (Achorolophns nem.) - _ _ — var. vertex Kram. (Achorolophus berlesei Qud.) RI cane = phalangioides (De Geer.) (Erythraeus phal.) = = — var. acis n. var. (= Ery- traeus acis) . È ca pulcher Can. (= AIONRIE iano) _ quisquiliaram (Herm.) (Abrolophus quisq.) —_ regalis Koch (= Erythaeus regal.) -- siculus G. Can. (= Achorolophus sic.) . _ squamatus (Herm.) (= Smaridia squamata). tn trimaculatus (Herm.) (= Achorolophus trim.) . Rhyzoglyphus Clap. ‘ Rivoltasia Can.. s Rivoltasia bifureata (Riv.) — var. maior Berl. — dermicola (Trt.) - latior Cam.. : RO PM Saproglyphus Belt o A RE Saproglyphus neglectus n. sp. et gen. x SarcorrerUs Nitzsch (= Sarcopterinus Raill. NAS Sarcopterus nidulans (Nitzsch) (= Sarcopterinus nidul.) Sarcoptes Latr.. Sareoptes canis Gerl. . -— caprae Fiirst. _ equi Gerl. _ furonis Raill. _ hominis Her. _ ovis Mgn. —_ parvulus Can. . —_ praecox Can. _ suis Gerl. _ vulpis Fiiìrst. Scirula n. gen. Scirula impressa n. sp. Scirus Herm.. Scirus capreolus n. sp. — setirostris Herm. — taurus Kram. Scutovertex Mich.. Scutovertex caelatus n. sp. . Seiodes n. gen. Seiodes histricinus n. sp. Fasc. Tab. 10 (O) GU HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Seiodes ursinus n. sp. Seius Koch ptt (NE Seius degenerans n. sp. (= Iphiseius degen.). — hirsutus Koch (= Ameroseins hirsut.) — muricatus Koch (= Lasioseins murie.) . — obtusus Koch (= Amblyseius (?) obt.) . . . . — unguiculatus n. sp. (= Lasioseius (Cheiroseius) ungnie,) —. (Seiulus) hirsutigenus (= Echinoseius hirsntig.) — (Seiulus) vepallidus Kram. (= Seiulus vepall.) Smaridia Dug. Smaridia ampulligera n. sp. _ papillosa Herm. _ squamata Herm. Smaris Latr.. Smaris expalpis Herm. "AA RE E _ Iynceaea n. sp. (an=S. expalpis Herm. ?). Sphaerogastra Tri. Sphaerogastra tylacodes Trt. Stigmaeus Koch Stigmaeus elongatulus n. sp. —_ kermesinus Koch . 3 re, _ longirostris n. sp. (= Eupalopsis longirostris) Stylochyrus rovennensis G. et R. Can, Syringobia Tri. et Neum. Syringobia chelopus Trt. et Nenm. _ tricalearata Trt. et Neum Syringophilus Nom. . Syringophilus bipectinatus Norn. Tarsonemus C. et F.. : Tarsonemus brevipes Sich. et Leon. — buxi C. et B. _ floricolus C. et F.. —_ kirehneri Kram. Tectocepheus Berl. Tectocephens velatus Mich. . Tegeocranus Nic. . z Tegeocranus cepheiformis Nic. Tenuipalpus Dom. . - Tennipalpus coronatus C. et F. —_ cuneatus C, et F.. _ glaber Donn. n palmatus Donn. _ pulcher C. et F. o a © SS) > Cc wa ID _ 0 e RD O a IStuN 06 ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Fasc. Tab. TetranyChops18 (RCN CSO I ARS O E T'etramychopsis Horrida Cs et BS ANO OS SONO TetitanyChuspDuf.it o IC Spara e 1366 Tetranychustgibbosus R-NCan MAI III I AES i NT _ horridus C. et F. (= Tetranychopsis horrida) . . 36 — 9 — Tatus Cet Pla aa RT RIEN ONG — MINIDAVS! PALO e e E O o ORE EA ee ii ARO, e pilosus €. et F..(= Paratetranychus pi).).. ..... 4 56— 6 tel aria IRR AN REA UNICI PISO 0 _ ANIVILUTUSSCOUSEROCNA NI IA RZ O i TEhecarthra Troness! su et E E AL DEMO I Mecarthra DOUVetis(ETts, CEMENTO ia = interifolia (LTb:et MED) RR ANSE —_ longitarsat(Ert ei MoEn I a ene QUO. i semaphora (Trt.) (= Anoplonotus semaph.) . . . . 80 — 6 — Setipera» (Lrbeseki MEDI) ft CEE i e EI RIS _ BIMPIESA((LL19) eran a ADAMO — — var. tyroglyphina (Trt. et Neum.) ._.. . . gL—83 — theca®Dit. (@t-MEN:0 I E ROIO I ACRI = trouessarti Berli a 0: sei oro ruid EM Trichodactylus anonymus (Hall.)(= (Cl: VE passularum Kob.). 14 — 10 — xylocopae Dug. (= Chaetodactylus xyloc.). . . 18—- 1 * TricHorarsus Can. (= Chaetodactylus Rond.). . . . . 89 —- 12 Tritia n. gen. . STRU IR E DIRO e Tritia decumana (Koch) la T. berlesei Mich.) ALI RIO 6—- 2 — lentula (Koch) (=T. canestrinii Mich.) . . .. ... . 36 — 3 PADUA Di: SP ne SIE AI Trombellatni gen: i Ciul RARI RIESCON NRO Trombella glandulosa n. sp... _. dae VAR ADS Trombidium: Fabri, III Trombidium bicolor Herm. (= Podothrombium peragile Berl.) . 16 — 2 —_ ferox n. sp. (= Eutrombidiam ferox) . . . . . 40— 1 —_ gymnopterorum (L.)(= Allothr. fuliginosam Herm.) 18 — $ —_ gymnopterorum var. erythraellum Koch (= Allothrom- bium meridionale Berl.). . . —. MT OO, —_ holosericeum (L.) (= Sericothrombium falce ) at. _ longipalpe n. sp. (= Diplothrombium longip.) . . 42 — 2 —_ nemoricola n. sp. (= Enemothrombium (Rhbinothrom- bium) nemorie.) . —. E 29 — — pusillum Herm, (= Micosi italien Berl. dee — sanguineum Koch (= Enemothrombium subrasum Berl.) 42 — = setosulum Berl.. RR GIRL UA) —_ spinosum (Can.) (= Microtrombidingn spinos.). . |. 29 — 9 HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Trombidium trigonum Herm. (= Euthrombidium trigon.) . Tydeus Koch. È © Tydeus granulosus R. Can. . _ foenilis R. Can. . _ foliorum (Schr.) . _ similis R. Can. — velox Koch. Tyroglyphus Latr.. diri ane Ar Tyroglyphus farinae (D. G.) (= Aleurobius far.). —_ infestans n. sp. (=T. longior R. et Fum.) _ kramerii Berl. . dl Pe A REIT et —_ Megnini Hall. (= Rhyzoglyphus echinopus Rob.). — mycophagus Mgn. . Ni ovatus Troup. —_ siro (L.). Uropoda Latr. NB on Uropoda berlesiana n. sp. (= Cephalouropoda berles.) . — campomolendina n. sp. _ canestriniana n. sp. (= Le Snazgielia n) x — carinata n. sp. (= diizolius carin.), : —_ eristiceps Can. (= Trachyuropoda (Urojanetia) cristie.) . —_ Kramerì Can. (= Urodinychus (Oodinychus) kram.) . — (?) lagena n. sp. (= Phaulodinychus lagena) . —_ laminosa C. et B. (= Trachyuropoda (Urojanetia) trogu- loides (C. et F.)). : csi obovata. G. et. B. (=U isohavella obov.) _ obscura (Koch) — ovalis (Koch) (= Urodinye Duk (( O OV.) paradoxa €. et B. (= Uroplitella parad.) . — patavina Can. (= Trematura patav.) i ricasoliana n. sp. (= Urodiscella ricasol.) — tecta Kram. (= Urodiaspis tecta) — tridentina (C. et F.) Uroseius n. gen. Uroseius acuminatus (Koch) (rvo) _ — — (adulti). Xolalges Tri. Xolalges scaurus Tri... ° Koloptes Can. ED Xoloptes claudicans Rob. et Mgn.). Zercon Koch . , , e NA Zercon acanthurus (Cu) Lac sialica us Berl. iuv.). — bicornis (G. et F.) (= Ceratozercon bicor.) . « Redia », 1918. Hi | x | Ut ho Hi 3 ho a w er) YS Zercon bisetus n. sp. (= Gamasellus biset.) — triangularis Koch. Zetorchestes n. sen. : Zetorchestes mieronychus Berl. . 2%. — MYRIOPODA. © Allopauropus Silv.. Allopauropus brevisetus Silv. — danicus (Hans.) _ furcula |Silv. —_ gracilis (Hans.) _ MIDO SANT Ve a MRS ON —_ pectinatus (Hans.). — produetus Nilv. -_ vulgaris (Hans.) Anamastigona Silv.. . . . .,. Anamastigona hispidulum Silv. . - meridionale Silv. . te neapolitanum (Attems) _ pulchellum Silv. Atractosoma athesinam Fedr. (vide: Chordeuma sylvestre). _ cecconii Silv. —_ confine n. Sp. _ minutum n. sp — terreum Fanz. . Blaniulus Gerv.. FAC SOS E Blaniulus pulchellus Koch (= Nopoiulus pulch.). _- (Plusoiulus) eulophus Silv. Brachydesmus latzeli Silv. mitis n. Sp. cs superus Latz. ‘ Brachypauropus Latz. Brachypauropus superbus Hans. Brachytropisoma Silv. . . /. 0. 3rachytropisoma giardinai Silv. Callipus vinciguerrae Silv. Chaetechelyne Mein. . Chaetechelyne vesuviana (Newp.) Chordeuma sylvestre Koch (= Atractosoma athesinum Fedr.). Craspedosoma Leach ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Fas:. Tab. 58 — 7 4I — 7 63 — 2 49 — 7 95 — 4 95 — 12 95 — 10 95 — 7 95 — 5 95 — $ 95 — 11 959 — 9 95 — 6 93 —- 5 100 — 6 98 — 1 93 — 6 98 — 2 I.— 5 93 — $ 74 — 9 74 -— 10 9—- 9 99 — 5 21 — 2 100 — 5 94 — 33 59 — 10 23 — 6 96 — 1 96 — 2 98 — 6 98 — 7 94 — 4 66 — > 46 — 1 [== 100 — 7 HUCUSQUE IN ITALIA REPERTA : INDICI Fasce Craspedosoma centrale Silv. . 101 — dentatum Brol. 101 —_ doriae Silv. 101 florentinum Silv.. 100 E gattii Silv. 101 grassii Silv. 101 = ligusticam Silv. . 98 = mevaniense Silv. 93 == mutabile Latz. 48 _ oppidicolum Silv. . 101 — rawlinsi var. italienm Silv. 100 _ taurinorum Silv.. 101 — iridentinum Silv. I0I — trilobum Silv. 101 = vallicolum Silv. . 101 — vallisumbrosae Silv. 100 Cryptops Leach . 47 Cryptops hortensis Leach. . . ci 42 = _ punctatus C. Koch 42 Devillea Brol. 100 Devillea doderoi Silv. 100 Dignathodon Mein. . . . . 66 Dignathodon microcephalum (Lue.). 46 Diploiulus sardons Silv. . 94 _ siculus Silv. 94 Dolystenus Panz. 13 Dolystenus savii Fanz. I Purypauropus hanseni Silv. . 93 — pocillifer Silv. 93 Fioria tnberculata Silv. 93 Gervaisia \Waga. 67 Gervaisia costata Waga 23 Geophilus Leach. SLI OMO AI 4 Geophilus bonensis Mein. (= Pachymerium bon.) 5 = condylogaster Latz. 48 - = electricus (L.) . SAS at MRAVESE Lit) e 7 sen, ferrugineus Koch. (= Pachymerium attenuatum (Say)). 5 = flavidus (Koch). 4 _ poseidonis Ver. 97 — longicornis Leach, A 44 = simplex Gerv. . 4 Glomeris Latr. 67 Glomeris aurita Koch, | E | | UU do NH I | ZI na RN Noto ssi li H= = D_090 100 ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Fasc. lab. Glomeris connexa, Rocha eo. LO NPA Ia 0A LI = — (varietates) . . UVE Mei 610 = — var. lunato-signata Costa + SI REI OSSEE MO NGI TETI —, distichella n. sp. . . 20 EPM oa I ZIERA = . x. +. e +, 96 — 6 = PUDESCENSBHANAT AO I n GI Symphylella Sv e ION 3. —— YPSEUDOSCORPIONES (Chernetidae). Acis Can. n. gen. (— Atemnus Can.) SRI Acis brevimanus Can. n. sp. (= Atemnus brevimanus Can.) Atemnus politus Simon. Cheiridium museorum Leach Chelifer Geotîr. . Chelifer caneroides L. _ cimicoides Fabr.. ANNOSJSJAJIIADONAN Ter —_ ceyrneus Koch, cs degeeri Koch SARO) MOTI I CRE VA LIAARO _ lampropsalis Koch Il )4 ACARI, MYRIOPODA ET PSEUDOSCORPIONES Chelifer montigenus Sim. —_ meridianus Koch. — nodosus Schr. _ phaleratus Sim, . — romanus Can. n. Sp. Chtonius Koch Ù Chtonius orthodactylus Leach — ray Koch. cs tetrachelatus Preyss. . Garypus Koch Garypus meridionalis Can. n. sp. — minor Koch Obisium Leach SD Obisinm dolyceodaetylum Can. n. sp. — muscorum Leach, Olpium Koch, Olpium pallipes. Lume Roncus Koch. Roneus alpinus Koch . —_ lubrieus Koch. II. DATA DI PUBBLICAZIONE DEI SINGOLI I pubbl. il 20 Luglio 1882. Fasc. 14 pubbl. il 20 Settembre 1884. Do » 20 Settembre 1882. » 15 » » 20 Novembre 1884. 3 » » 2 Gennaio 1883, » 16 » » 29 Dicembre 1884. A». » 20 Febbraio 1883. » 17 » » 29 Gennaio 1885. 5 » » 20 Marzo 1883. » 18» » 20 Febbraio 1885. 60» » 20 Aprile 1883. » 19. » » 23 Febbraio 1885. Tel » 20 Luglio 1883. DIAL » 20 Marzo 1885. Bo » 20 Agosto 1883. PIER » 20 Luglio 1885. 9 » » 20 Dicembre 1883. » 22 » » 20 Agosto 1885. 10 » » 20 Febbraio 1884. » 23 » » 20 Dicembre 1885. Il » » 20 Giugno 1884. SANCIO4ONE » 20 Gennaio 1886. UR IOO » 20 Giugno 1584. ee 2D0 » 20 Febbraio 1886. 13 » » 31 Luglio 1884. » Dpr » 20 Febbraio 1886. Fase. Tab. 19 — 5 T1_- 4 T_- 8 19 2 1-3 I0 — 6 19 — 8 10 — 5 I9 — 9 19 —- 6 9 — 7 10 — 8 19 — 4 19 — 5 10 — 10 19 — 10 10 — 9 10 — 2 10 — 3 10 — 4 FASCICOLI 27 pubbl. i 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 4l 42 43 44 » » HUCUSQUE 1886. 1886. Aprile 1886. Maggiò 1886. Marzo Aprile ) Maggio 1886. Settembre 1886. Ottobre 1886. Gennaio 1887. Febbraio 1887. Febbraio 1887. Marzo 1887. Maggio 1887. Giugno 1887. Luglio 1887. Agosto 1887. Settembre 1887. Settembre 1887. Settembre 1887. Ottobre 1887. Marzo 1888. Marzo 1888. Giugno 1888. Settembre 1888. Dicembre 1888. Dicembre 1888, Febbraio 1889. Giugno 1889. ) Settembre 1889, Settembre 1889. Ottobre 1889. Dicembre 1889. Gennaio 1891. Febbraio 1891, Aprile 1891. Gennaio 1892. Gennaio 1892. Gennaio 1892, Gennaio 1892. Fase. IN ITALIA REPERTA : INDICI 65 pubbl. il 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 9I 92 93 94 95 95 97 98 99 100 01 15 15 15 HD. 15 20 20 20 20 20 20 20 I NN RN N SES FOSOTSTORGRO LS ROZO 19 19 19 9° RN NN =) HH HH 105 Gennaio 1892, Gennaio 1892. Gennaio 1892, Maggio 1892. Giugno 1892. Agosto 1892. Marzo 1894. Aprile 1894. Maggio 1894. Maggio 1894. Maggio 1594. 1895. Novembre 1895, Marzo 1896. Aprile 1896. 1897. 1897. 1897. 1897. 1897. 1898. 1898. 1898. Gennaio 1898, Marzo 1898. Aprile 1898. Maggio 1898. Giugno 1898. Luglio 1902. Luglio 1902. Luglio 1902. 1902. 1905. 1903. 1908. 1905. 1903, Novembre Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio Luglio Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto rid URei20 G. DEL GUERCIO Specie nuove e nuovi generi per: l'Afidofauna italica Sotto questo titolo raccogliamo le notizie intorno alla morfologia e alla sistematica di nove specie e due generi di Afididi, che riteniamo nuovi alla scienza e perciò destinati ad arricchire di altrettanti specie e generi la rappresentanza dell’ Afidofauna. Con le nuove specie ne abbiamo ricordato due di quelle note per unirle nello stesso genere con una di esse, e tutte si trovano in questa nota registrate come nell’ elenco seguente : 1. Rhopalosiphum trilineatum Anuraphis fasciatus 5. Anuriella dorsolineata 4. Pentaphis viridescens 5. Pentaphis Apuliac 6. Tetraneura reticulata i. Tetraneura favescens S. Tetraneura Agnesii 9. Eucarazzia picta 10. Hucarazzia calthae (Koch) ll. Eucarazzia najadum (Koch). I. — Un nuovo Macrosifonino dei Crisantemi (Rhopalosiphum trilineatum sp. n. Tav. III. fig. 1). Sui comuni Crisantemi spontanei, che si trovano in gran numero nei terreni compatti della conca di Montecatini e di quasi tutta la ridente e ubertosa .val di Nievole, abbiamo raccolto le femmine 105 GIACOMO DEL GUERCIO attere, le larve e le ninfe di un Macrosifonino, del quale diamo le notizie seguenti. Femmina vivipara attera. Questa femmina è di un bel color verde, percorsa sul dorso da tre linee longitudinali più scure, caratteristiche. L’ insetto, intanto, è distintamente piriforme ed elegante, piut- tosto vescicoloso e poco allungato. Ha il capo due volte circa più corto che largo, col margine fron- tale, compreso fra le antenne, appena convesso, e così anche il margine occipitale. I tubercoli antenniferi sono nettamente discosti fra loro e alla sommità del lato interno notevolmente rigonfiati, gibbosi, quasi sporgenti ; la loro lunghezza non supera la metà del margine fron- tale compreso fra essi. Il primo articolo delle antenne è notevolmente più grosso del secondo, ma non più lungo, sebbene di forma diversa; il terzo è BERE / ; 35; Il quinto è del precedente, e due volte più lungo del sesto, di lungo, ma non molto più del quarto, che supera di uguale ai cui appendice è della lunghezza del quarto articolo e però tre volte più lunga dell’articolo, che la porta. Le antenne raggiungono con lapice la base dei sifoni e sono di color verdognolo pallido, dello stesso colore, o quasi, in tutta la loro lunghezza. Gli occhi sono di color vinoso opaco, o di color fragola, piut- tosto grandi, ma poco rilevati e con piccolo tubercolo nel margine posteriore. Il rostro volge al bruno alla estremità, con la quale raggiunge appena la base delle zampe posteriori: esso ha gli ultimi due arti coli subegnali in lunghezza ed il primo subeguale al doppio della loro somma, sicchè si ha 1 20 3 6 Uto Del torace il primo somite è poco più largo del capo, ma no- tevolmente più corto, mentre si allargano di molto, al confronto, il meso ed il metatorace, che sono anche nettamente distinti fra SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 109 loro pei solchi molto evidenti, più di quelli che separano ultimo di essi dal primo dell’ addome, che è quattro volte più largo del pronoto. Le zampe sono piuttosto lunghe e robuste, del colore delle an- tenne, ma alquanto brunastre nei tratti terminali delle tibie e dei tarsi. Di esse le mediane stanno in lunghezza fra quelle del primo e del secondo paio, come resulta dalla serie delle cifre seguenti : Zampe del 1.0 2,0 3.0 paio E'emort ri ME CN 23 30 40 Tibie Agli CAI 50 58 65 Tarsi: ati e) 10 10 10 L’addome è notevolmente più rigonfio del torace, non evidente- mente bene segmentato e bruscamente arrotondato alla estremità, con le pieghe genitale ed anale del color del corpo. I sifoni sono lunghi, clavati, appena infoscati alla sommità. La codetta è del colore dell’addome, poco più di un terzo meno lunga dei sifoni e appena più lunga dei tarsi, per + circa. Ninfe. Con le femmine attere deseritte vi sono due forme di ninfe : una più raccorciata, con le antenne giallo bruno, nere nelle articola zioni, quasi della lunghezza del corpo, ed un’altra notevolmente più stretta ed allungata, con le antenne più scure, notevolmente più lunghe del corpo; ma anche in questa il 3° articolo delle an- tenne resulta della lunghezza del quarto, e questo della lunghezza del quinto, mentre il sesto è 4 appena del precedente e meno di L della sua appendice. E) Il rostro non arriva alla base delle zampe medie nelle ninfe allungate ; laddove vi perviene nelle altre raccorciate; nelle quali, come nelle altre, per altro, i sifoni appariscono nerastri e la codetta del color del corpo. Sistematica. Dato il rapporto lineare fra la codetta ed i sifoni, nelle fem- mine attere, la specie si deve avvicinare al Rhopalosiphum lactucae Kaltenbach, del Radicchio, e di altre specie di Composte. Da essa 110 GIACOMO DEL GUERCIO non la separano che caratteri secondarì ed altri trascurabili nelle femmine attere, come la non perfetta coincidenza del rapporto li- neare fra sifoni e codetta, e qualche diversità di colore, sulla quale non occorre indugiarsi più che tanto. Nella descrizione della specie, data dal Kaltenbach, non vi sono notizie nè sul rapporto lineare fra gli articoli delle antenne negli atteri, nè sulle antenne degli alati: si sa solo che nei primi esse sono più corte del corpo, come nelle forme da noi descritte, e negli alati esse ne uguagliano la lunghezza. Osserviamo, per tanto, che nelle ninfe di quelli da noi descritte, questo carattere antennale varia notevolmente, giac- chè, come si è detto, vi ha individui con antenne della lunghezza del corpo ed altri con antenne più lunghe. Ma vi è di più. Kal- tenbach, già ricordato, scrive che i sifoni sono giallo brunicci più scuri alla sommità e che, per la forma nota essi presentano la loro massima larghezza nel mezzo. Ora nè colore, ne forma eorrispon- dono a questi caratteri nelle forme delle diverse ninfe sopra ricor- date, giacchè il colore dei sifoni appare nero, non giallo bruniecio, e la forma in tutte le ninfe esaminate è quasi cilindrica. Ove que- sto carattere dei sifoni, riscontrato nelle ninfe, si ritrovasse negli alati, la specie descritta potrebbe considerarsi distinta da quella indicata, giacchè lo ingrossamento maggiore nella parte mediana dei sifoni non si riscontra neppure nelle femmine attere, 1’ ingros- samento essendo lieve e nel terzo terminale dei sitoni. Fin d’ora però possiamo insistere sn questa differenza, anche in base all’ e- same delle femmine attere soltanto, le quali nel Ahopalosiphum lactucae (Kalk). Pass. sono più allungate e posteriormente coni- formi allungate e non arrotondate come quelle ora descritte. Le antenne della specie della ZLaetuca, nelle femmine attere pre- sentano i rapporti lineari seguenti (*/, Kor.): mentre nella specie del Ckrysanthemum tali rapporti sono : 1 2 3 4 5 6 App. 5 5 28 17 19 Ti 25 Il r| notevolmente diversi fra loro. Ma la differenza anche più potente è rappresentata dalle figure del contorno della estremità posteriore SPECIE E GENERI NUOVI PER L’'AFIDOFAUNA ITALICA 111 dell’addome con la codetta ed i sifoni, e però nominiamo, come nuova, la specie dei Crisantemi, indicandola col nome di hopa- losiphum trilineatum. Questa specie, pel numero col quale si presenta sui germogli delle piante, ci sembra importante e tale da doverla tener pre- sente dovunque si desiderasse di estendere la coltivazione delle piante indicate, per poterla fronteggiare in tempo ed ovviarne i danni, che potrebbe arrecare alle coltivazioni. II. — Un nuovo genere e due specie nuove di Afidi dell’ Erba medica. Sempre nella val di Nievole e nella sua conca di Montecatini, cercando sulle piante di Erba medica, abbiamo rinvenuto due spe- cie di Afidi non ancora ricordati per questa pianta e a nostro modo di vedere anche nuovi alla scienza. l. — Anuraphis fasciatus, sp. n. Mavra) La partenogenica attera di questa specie è verdognola, piri- forme, raccorciata, con qualche raro pelo bianco, brevissimo sul corpo. Ha il capo largo e corto, appena convesso nella fronte e nel margine occipitale, con occhi poco rilevati, di color vinoso senro intenso, e tubercoli antenniferi affatto rudimentali. Le antenne sono pallido chiare, eguali alla metà della lunghezza del corpo. Sono formate di articoli seabri, per strie trasversali, for- niti di rarissimi e molto brevi peluzzi bianchi. Il loro primo articolo è quasi globulare ; il secondo è più cilindrico, ma appena più lungo che largo e anche poco meno ingrossato del precedente ; il terzo è poco più lungo della somma dei due seguenti; il quarto è uguale ai = del precedente e supera di un quarto il seguente, che è uguale o quasi al sesto; quinto e sesto articolo sono distinta- mente clavati: Vappendice è poco più del doppio della lunghezza 112 GIACOMO DEL GUERCIO del sesto articolo. Il rapporto lineare fra questi diversi articoli è come appresso indicato : 1 9 12) I 38 20 15 15 38 Il rostro è giallognolo appena infoscato nell'ultimo articolo, che con lapice raggiunge la metà del primo somite addominale. Esso è robusto e formato di tre articoli, così proporzionati in lun- SMI AR ghezza È Kor.) 1 2 3 35 12 20 Il terzo articolo però è notevolmente più stretto del secondo ed a lati gradatamente concorrenti fin dalla base, mentre i lati sono appena convessi nell’altro, che è quasi della larghezza del primo. Il torace, dopo il primo somite, è notevolmente allargato e pre- senta zampe robustissime irte di setole brevissime, spiniformi ed evidentemente inclinate. Il rapporto lineare fra i femori, le tibie edi tarsi delle tre paia di zampe è come appresso indicato : Zampe del 1 2.0 3.0 paio Femori ERE 30 45 60 Tibie . WARD Er 65 70 100 L'ASIA 17 17 18 Siechè vi è graduale aumento dal primo al terzo paio, meno che nei tarsi, che si possono ritenere per tutto quasi uguali. I sifoni sono più larghi nei primi due terzi che nell’ultimo, é resultano per circa i più lunghi dei tarsi posteriori. La codetta è nascosta al disotto dell’addome ed è conica, de- pressa, notevolmente più corta che larga, e il margine posteriore dell’arco dorsale che la ricopre presenta otto setole bianche, curve bene robuste ed evidenti. All’altezza dei sifoni, sull’addome, si scorgono due fasce succes- sive bruniccee, dalle quali la specie ha preso il nome di Amuraphis fasciatus. Nelle ninfe la forma del corpo è quasi così tozza come nelle femmine attere e non diverse in massima sono le proporzioni degli SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 115 arti e delle antenne, mentre il rostro arriva al secondo paio di zampe, ed il corpo è quasi uniformemente ispidulo, specie sul l’addome. 2. — Amuriella dorsolineata, n. gen. et sp. n. Tav. IU. fig. 3. Di questa specie conosciamo soltanto la partenogeniea attera, che è distintamente piriforme, notevolmente vescicolosa, scabrosetta e di color verde, col dorso percorso da una linea longitudinale più scura, ben distinta. Ha capo piuttosto ingrossato, alquanto più cupo e più corto che largo, convesso nella parte compresa fra i tubercoli antenniferi, trasverso nel margine posteriore e provvisto di molto rari peluzzi bianchi cortissimi e capitati. Occhi di color rosso vivo, ma poco rilevati e appena sporgenti sui lati del capo. Tubercoli antenniferi piecoli, ma evidenti, con il lato interno subegnale alla metà del margine frontale compreso fra essi. Antenne eguali ai se della lunghezza del corpo, arrivando con l’apice quasi alla base della inserzione dei sifoni. Il loro colore è pallido giallognolo, con i primi dune articoli quasi globulari del colore del capo, mentre il quinto ed il sesto volgono al bruniccio. Il terzo articolo è notevolmente più lungo del quarto, e quasi così è successivamente degli altri articoli fino al sesto, che porta una lunga appendice. Il loro rapporto lineare può essere così indicato (& Kor.): 1 2 3 4 5 6 App. Is 0 35300 IR 60 Il rostro è robusto, del colore delle antenne, con l'apice bruno, arrivante alla base o quasi del terzo paio di zampe. Il rapporto lineare fra i suoi tre articoli può essere così espresso : 2 Posa 16 Il protorace è poco più corto e poco più largo del capo, del quale è anche alquanto più scolorito. Esso ha i lati con una inci- « Redia r, 1918. 8 114 GIACOMO DEL GUERCIO sione che li rende bilobi, mentre sono interi i lati dei due articoli successivi, pressochè tutti della stessa lunghezza. Le zampe sono giallognole, molto robuste ed ispide, particolar- mente nelle tibie, che, nel secondo e nel terzo paio, sono infoscate nel breve tratto terminale quasi come nei tarsi. Quanto alla lun- ghezza delle diverse parti delle zampe essa è come appresso in- dicata. Zampe del 19 20 3° paio He MOLE MR E IR AE 20 21 25 LIVE E MO I i I 23 38 45 tarso A Aa s S ba) e da questi dati appare evidente la poca differenza fra le parti delle diverse paia di zampe, particolarmente fra i femori, che pre- sentano - appena di difterenza massima fra primo e terzo paio, mentre vi è uguaglianza nei tarsi. La sola differenza notevole è fra le tibie del primo e quelle del terzo paio, essendo le une metà quasi della lunghezza delle altre. L’'addome è molto vescicoloso e posteriormente così bruscamente raccorciato, che appare quasi arrotondato. Esso porta sul dorso una linea medio longitudinale ben distinta, che si estende anche su buona parte del torace. I sifoni sono di media lunghezza e giallognoli verdicci, distin- tamente clavati, col massimo ingrossamento nel terzo terminale di loro lunghezza. Essi oltrepassano la estremità visibile dell'addome e resultano eguali a due volte la lunghezza dei tarsi posteriori. La codetta è nascosta al di sotto della estremità visibile del- addome. Essa è rudimentale, difficilmente visibile, conico raccor- ciata, a mala pena rilevata, così che se ne scorge appena il con- “torno che appare come un triangolo equilatero. Le pieghe anale e genitale sono del colore dell'addome. Nistematica. Dei caratteri indicati quelli delle antenne lasciano in dubbio sulla natura del genere, a cui aggregare la specie e sono fatti più per escluderla che per comprenderla nei Sifonoforini 0 Macro- sifonini. SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 115 1 sifoni però porterebbero a collocare la specie nei ARophalosiphum, che appartengono appunto ai Macrosifonini, ma fra i quali non si dovrebbero comprendere a parer nostro che le forme a tubercoli frontali ben distinti e con il primo articolo delle antenne molto più lungo del secondo, sifoni bene evoluti o molto allungati e codetta per lo meno bene evidente come negli Afidi propriamente detti. Ora la mancanza dei caratteri antennali indicati, e la riduzione della codetta a proporzioni rudimentali, come si è detto, tengono distinta questa specie tanto se sì ascrive ai Ahopalosiphum, quanto se si avvicina agli Anuraphis nel gruppo degli Afidi propriamente detti e di sopra indicati, fra i quali ci sembra che si trovi meglio collocata. Collocandola in questo gruppo di Afidi essa va distinta dagli Anuraphis, nei quali la codetta delle partenogeniche attere è ru- dimentale e nascosta o quasi come nella specie in esame. La dif- ferenza sta nei sifoni, che sono distintamente clavati, e per questo istituiamo con essa il genere Anuriella, per comprendervi tutte le altre specie che le rassomigliano. Mettendo di fronte i due generi si ha: Codetta rudimentale nelle femmine attere : a. Sifoni cilindrici Anuraphis Del Guercio. aa. Sifoni clavati ROS Anuriella fimo: Quanto alla specie, come tipica, e per ora non ha bisogno di una frase diagnostica per distinguerla; in seguito la sua linea dorsale, in base alla presenza della quale è stata denominata, è carattere sufficientemente in vista per poterla controdistinguere. Quanto alla sua importanza economica, non abbiamo ancora visto abbastanza per poterne discorrere, e ne parleremo quando daremo le notizie relative alle altre forme della specie, necessariamente, per ora, ridotte a quelle indicate. III. — Il nuovo Pentafide della Gramigna. (Pentaphis viridescens Tav. III. fig. 4.) Alla fine di aprile del decorso anno, sulle radici della Gramigna delle Cascine di Firenze, abbiamo raccolto individui atteri di un Pentafide, che ha caratteri tali da essere descritto. 116 GIACOMO DEL GUERCIO La sua forma è a contorno ellittico e nell’ insieme di una ele- «ganza non comune nel gruppo di questi Afidi, e di un colore verde omogeneo, uniforme, quasi vellutato, in contrasto col colore delle antenne, delle zampe e del rostro a suo luogo ricordato. Ad occhio nudo e anche col mezzo delle lenti, le partenogeniche attere di questa specie sembrano glabre, ma a notevole ingrandi- mento si scorge che sono fornite di una brevissima e altrettanto fine ma non fitta peluria, inclinata o quasi aderente, sul dorso degli anelli del corpo e sul margine frontale del capo compreso fra le antenne. Il capo è molto largo e altrettanto breve, a contorno trapezoi- dale, con il margine anteriore perfettamente trasverso, e presso a poco così è anche quello posteriore raccordato da lati inclinati sulla base a 45°. Tanto di sotto, quanto di sopra che nei lati, il capo è scabrosetto e come provvisto di una indecisa foveolatura, che è anche più manifesta sul torace e sull’addome. Gli occhi sono piccolissimi, come due punti rossieci, alla metà dei lati del capo ed in corrispondenza della metà della parte ba- sale dell'apparato boccale. Le fossette antennifere sono affatto superficiali, ridotte alla linea marginale soltanto. Le antenne sono pallido giallognole, eguali ad un terzo circa della lunghezza del corpo, quasi dello stesso colore fino alla estre- mità dove i due ultimi articoli presentano una velatura di bruniccio quasi indistinto. Sono distintamente spatulate, per quanto le setole siano piuttosto corte, dalla metà ai due terzi della larghezza del- l'antenna e non molto fitte, se si fa eccezione per il secondo arti- colo, che ne porta evidentemente di più. Il primo articolo delle antenne è cilindrico, quasi così. lungo che largo, alquanto arrotondato alla sommità; il secondo è della stessa forma sebbene appena più largo verso la sommità, e al- quanto più lungo del precedente; il terzo è lungo quasi tre volte il secondo; il quarto è un terzo del precedente ed è distintamente clavato ; il quinto è alquanto più ingrossato del precedente, ma ne ha la lunghezza e in massima anche la forma; l’appendice del quinto è appena più lunga che larga e fornita di una corona di setole subapicali e da una setola terminale. Il rapporto lineare fra mr SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 117 margine frontale e diversi articoli delle antenne è come appresso - . n 2 TL indicato (3 Kor.). m.f. 1 2 3 d DI pp. STESA JO] 117 Ti por Il rostro è del colore delle antenne, ma dalla seconda metà del primo articolo in poi comincia a mostrarsi bruniecio ; bruniecio appare il secondo articolo, ed il terzo è bruno con Vapice più seuro. Il secondo articolo è il più corto, il terzo è una volta e mezzo la lunghezza del secondo, ristretto gradatamente dalla base all’apiee, ed il primo è tre volte più Inngo del terzo. Siechè si ha ( = Kor.): 1 2 3 469 15° La larghezza del primo articolo alla base è come quella del se- condo, e poco meno nella rimanente lunghezza. Le zampe sono poco più robuste delle antenne, ma più sottili del rostro. Esse sono pallido giallognole, con brevissime setule poco più corte, ma più numerose e ordinate di quelle delle antenne, sia nei femori, sia nelle tibie che nei tarsi. Per la grossezza non si scorge notevole differenza fra le parti omologhe delle diverse paia di zampe, e non è molta, nell’ insieme, neppure la loro lun- ghezza, come si può vedere dalla serie dei dati seguenti : Zampe del uo 20 3° paio Pemorier eee E. 20 25 27 Oi STA 23 25 36 BATSI E E n 9,5 8,5 11 Non sono bene distinti i somiti dell'addome, fatta eccezione degli ultimi terminali, che sono bene evidenti, così come si scorge la codetta, che è verruciforme. La piega anale e quella genitale sono poco evidenti e del colore dell’addome. Lungh. mier. 400 X 95 ( = Kor.). Nistematica. Quest? Afide radicicolo si approssima evidentemente alla Forda viridana Buckton., considerata nella sua forma tipica, verde. Da 11S GIACOMO DEL GUERCIO questa però si distingue non solo dal colore delle antenne e delle zampe. che in essa sono brunastre, ma dalla minore lunghezza del rostro, che nella specie descritta arriva al 2° somite addominale, mentre nella Forda viridana raggiunge i tre quarti della lunghezza del corpo; la qual cosa varia assai il rapporto fra la lunghezza dei diversi articoli ; e dal dorso dell’addome che nella specie in esame non presenta solchi divisorìî ben distinti, all’ ineontrario di quanto si osserva per la Forda wviridana. Dopo di questa, l’altra specie da ricordare, pel confronto, è la Forda formicaria Heyd. al pari della quale ha le antenne subeguali ad ‘/, della lunghezza del corpo. Pero nelle stesse antenne mentre l’ultimo articolo è in essa nero brunastro, nella specie ora descritta volge appena al bruniccio nella sua tinta fondamentale giallo- gnola; il rostro è più lungo, perchè arrriva con lapice alla metà dell’addome, che è distintamente segmentato. Possiamo per tanto nominare la specie descritta, che indichiamo col nome di Pentaphis viridescens. IV. — Intorno ad un nuovo Pentafide di Puglia. (Pentaphis Apuliae n. Vav. III. fig. 5.) Nel gennaio di quest'anno, 1 Ispettore prof. Paoli, ha raccolto, nel terreno dei pascoli di S. Cecilia (Foggia), una interessante partenogenica attera di un Afidide, che si presenta con i carat- teri seguenti. Corpo piriforme molto raccorciato, quasi così lungo ehe largo, posteriormente appena retuso 0 retratto, dalla parte anteriore bru- scamente ristretto, e con la massima larghezza verso il secondo al terzo somite addominale. Colore giallo legno, più chiaro per abbastanza largo tratto sui lati del corpo, dove V insetto appare distintamente mafginato. Il corpo, tanto sul capo, quanto sul torace e sull’addome è fina- mente e quasi uniformemente ispidulo, per piccolissime spinule © verrucole, che lo ricoprono fin quasi alla estremità dell'addome. Il capo è trasversale a contorno trapezoidale, col margine fron- tale compreso fra le antenne, a malapena convesso e fornito di brevissimi peluzzi chiari. Gli occhi, piccolissimi per quanto evi SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 119 denti, sono situati notevolmente dietro le fosse antennifere, e quasi alla estremità posteriore dei lati del capo. Le antenne sono alquanto robuste, giallognole, brune negli ultimi due articoli, alquanto più corte della metà della lunghezza del corpo. Il loro primo articolo è poco più lungo che largo, e per un quarto cirea più corto del secondo, che è molto più stretto; il terzo articolo è molto più sottile del secondo, alla base alquanto più ristretto che alla sommità, dove è pressochè arrotondato, ed è due volte e mezzo circa più lungo del secondo articolo; il quarto arti- colo è della lunghezza del secondo, ma è distintamente clavato, con un’area sensoria alla sommità; il quinto articolo è appena più corto del quarto e porta una punta conica raccorciata ornata di peli setolosi; questa punta conica è un quinto cirea della lun ghezza dell’ articolo. Sicehè il rapporto lineare fra i diversi ar- ticoli delle antenne può essere così rappresentato (È. Kor.): 1 9 7 4 5 16 20 50 20 29 Brevissimi peli setolosi bianchi si trovano sparsi su questi di- versi articoli. Il rostro è giallo legno, nerastro all’apice, col quale tende a rag- giungere la estremità posteriore dell’addome. Resulta formato di 4 articoli ben distinti, di cui il primo, dalla base, raggiunge quasi la base del secondo paio di zampe; il secondo è due volte più lungo del precedente; il terzo è uguale ad un quarto del secondo ; ed il quarto ed ultimo, molto più stretto, è una volta e mezza la lunghezza del terzo articolo ed è nerastro tanto nel condotto o solco delle setole mandibolari e mascellari, quanto alla estre- mità. Sicchè per il rapporto lineare si ha (+ Kor.): 1 2 3 4 20, 40 10 15 Le zampe sono gialle, robuste, con anca conoide più ristretta, nella seconda metà, nel primo paio che nelle altre, e pel rimanente . . . » 1 r nelle proporzioni come appresso indicate T Kor.): Zampe del 19 20 3.° paio Femoronit net ent, 25 28 38 RIDI AME SRA E 25 30 40 "Parso fee ai ATA 9 9 10 120 GIACOMO DEL GUERCIO I sifonìi mancano completamente. La piega anale e quella genitale sono del colore dell’addome. La codetta è rudimentale, cosparsa di setole, le quali si trovano anche sull’arco dorsale del somite che la precede, sebbene più piccole. Sistematica. In base alle notizie sopra indicate la specie in esame è da com- prendersi nel gruppo di quegli Afididi sotterranei, che abbiamo raccolti nel eruppo dei Pentafidi (1), e, data la natura delle an- tenne, il genere Pentaphis sarebbe quello adatto per comprenderla, giacchè nella specie di questo genere, appunto, con forme alate note, le antenne delle radicicole partenogeniche attere presentano il terzo articolo notevolmente più lungo del quarto ed il secondo subeguale, per forma e per lunghezza, al primo articolo. Delle specie di Pentaphis però la P. marginata (Koch) e la P. trivialis (Pass.) hanno il rostro tanto corto che bisogna lasciarle, senz'altro, da parte. Delle altre specie la stessa /. formicaria (Heyd.) con la P. vi ridana (Buckton) e la nostra P. viridescens, hanno il rostro note- volmente più corto delle forme in esame, giacchè questo in esse resta sempre con l’apice molto discosto dalla estremità dell’addome. La nuova specie deseritta, per altro, ha il margine frontale, compreso fra le antenne, piano e il contorno del capo, superior. mente, affatto trapezoidale, con il lato anteriore intero, e non net- tamente. diviso per solco cervicale, nè convesso come nella Pen- taphis formicaria, che è di color grigio verdastro marginata di chiaro e di forma ovale, mentre la specie in esame è gialloflava e piriforme raccorciata. Anche per questi caratteri essa non si può confondere con la Pentaphis marginata precedentemente ricordata, per la lunghezza del rostro. ID mglto prossima però alla Pentaphis viridana, che è di color verde smeraldo, o cioccolata; ma ne è diversa la forma, che nella specie ora ricordata è ovale, e diverso è anche il colore delle an- (1) G. DeL GueRCIO, Afidofauna italica, pag. 85. (Nuove Relaz. della R. Sta- zione di Entom. Agr. di Firenze, vol II, ann. 1900). SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA IPALICA 121 tenne e delle zampe, che sono nerastre, mentre nelle femmine dell’afide in esame son giallognole. Anche per il colore e la forma del corpo la Pentaphis di Pu- glia si differisce da un’altra specie, essa pure nuova, che abbiamo indicato e presentata col nome di Pentaphis viridescens, per con- torno ovale e per colore verde opaco quasi vellutato; mentre per la natura del secondo articolo delle antenne rispetto al primo ed al terzo, del quale ha quasi la lunghezza se non del tutto la forma, possiamo risparmiarci dal confronto con la 7rifidaphis radicicola (Essig.) posta col sno genere a far parte dei Pentafidi ora esa- minati. Quanto, in fine, alla Forda dauci Goureau non ne abbiamo po- tuto tenerne conto, perchè, dalla espressione « Lung. 3 mill., ovoide, bianco verdastra, occhi e tarsi delle prime quattro zampe nera- stri » non è solo impossibile distinguere la specie, ma-non sì può trarre neppure notizia della natura del genere. Si potrebbe trat- tare realmente di una Forda, come, invece, potrebbe essere una Trama e data la qualità delle piante sulle quali fu raccolta (Cico rium inthibus, ecc.) le probabilità maggiori potrebbero essere ap- punto per il secondo genere ricordato. V. — Una nuova Tetraneura dei pascoli di Foggia. (Tetraneura reticulata, Vav. III. fig. 6). Nel terreno degli stessi pascoli di S. Cecilia, presso Foggia, dove fu raccolta la Pentaphis apuliae, il prof. Paoli ha trovato anche questa Tetraneura intorno alla quale diamo le notizie seguenti. Essa con le sue femmine partenogeniche attere ricorda la 7etra- neura flavescens, ora descritta, sebbene meno setulosa, non tanto per la lunghezza, quanto per il numero delle setole, che è assai searso tanto nel capo, quanto nel torace e nell’addome, è così anche nelle antenne e nelle zampe. Il colore è lo stesso o quasi, e chiaro quasi stramineo nel con- torno, per cui appare evidentemente marginato. Il capo è alquanto più allungato, con gli oechi anche qui picco- lissimi. 122 GIACOMO DEL GUERCIO Le antenne sono quasi della stessa lunghezza, ma alquanto più sottili e con cinque, o con sei articoli distinti. Anzi nell’esemplare scelto per la descrizione un’ antenna ne ha cinque, e V altra ha sei articoli. Nell’antenna di 5 articoli, il terzo è al confronto molto lungo, quasi il doppio del secondo; nell’altra di sei articoli esso è appena più lungo del secondo articolo 0 presso a poco della stessa lunghezza. Il rapporto lineare nelle due diverse antenne è RI DIL) come appresso indicato (i Kor.): 10 10 21 10 5 Per la forma tanto in un’ antenna che nell’altra, il primo arti- colo è cilindroide, quasi come il secondo, mentre 1 uno e 1° altro sono vescicolari ed inversamente conico raccorciati nella Tetraneura fHavescens ; il terzo articolo è elaviforme, e non più ingrossato nella prima metà ; il quarto è globulare ed il quinto è ingrossato quasi ovoideo e con appendice corta, così lunga che larga, più corta della metà dell’articolo. Nelle antenne di sei articoli il secondo appare più stretto alla base che alla sommità, il terzo è elavato per quanto tozzo, il quarto è globulare come il quinto ed il sesto è meno corto del quinto dell’antenna di cinque articoli. Le antenne vol- gono al giallo legno bruniccio e Vultimo articolo appare più seuro, quasi fuliginoso nerastro. Il rostro ha il terzo articolo bruno, con 1 apice poco oltre la base del secondo paio di zampe, senza raggiungere quella del terzo, mentre vi perviene nelle femmine anche di poco più giovani. Le zampe sono appena più corte della specie indicata, pure es- sendo ugualmente robuste. - I cespituli di setole, che si scorgono nei margini del torace e dell'addome sono formati di due a tre setole e ultimo somite ad- dominale è allargato anche anteriormente. Il margine del torace e dell'addome di questa specie poi appare scabrosetto a causa di un minuto reticolo alquanto rilevato, pel quale la superficie del corpo al microscopio appare come retico- lata. Ciò non si vede nella 7etranenra Havescens, a differenza della SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 123 quale, in fine, la tinta del corpo tende, nel mezzo di esso, quasi al bruniccio, così come una velatura bruna si scorge anche nella parte marginale dei somiti dell'addome. Distinguiamo pertanto questa specie come nuova e la indichiamo col nome di 7etraneura reticulata. VI. — Una nuova Tetraneura dell’Orzo murino. (TVetraneura fHavescens, Tav. III. fig. 7). Nel decorso anno, sulle radici dell’Orzo murino, che si rinviene in notevole abbondanza nei dintorni di Firenze, il 18 maggio ab- biamo trovato la femmina partenogenica attera di un Afide radi- cieolo, che non è a nostra conoscenza che sia stata descritta. La sua forma è a pera raccorciata, posteriormente molto largo e bruscamente arrotondata. Essa, oltre a qualche pelo squamiforme, presenta ed è cosparsa abbondantemente di peli setolosi, che for- mano quasi gruppi, così come si vede che sporgon dai lati del torace e dell'addome. Questi peli non sono aderenti, ma rilevati, spesso quasi eretti, come si può scorgere anche meglio nelle di- verse tibie delle zampe. Il colore dell’animale è Havescente, quasi uniforme, così del resto come si manifesta sia all'osservazione diretta, sia col mezzo delle lenti ed al microscopio. Ha capo non piccolo, abbastanza lungo e largo, peloso anche esso e con piccolissimi oechi presso l’angolo posteriore dei lati. Il margine frontale compreso fra le antenne è quasi piano, con una dozzina di setole; quello posteriore è convesso e sottende una corda che è due volte più lunga del margine frontale e tre volte più lunga dei lati del capo, che con i due margini suddetti for- mano un distinto trapezio isoscele. Le antenne sono brevi, robustissime, tanto essendo ingrossate da superare lo spessore delle tibie fin quasi a raggiungere quello dei femori. Sono setolose, con numerose setole in quasi tutti gli articoli, che sono cinque. Il primo ed il secondo articolo sono glo- bolari, alquanto più ristretti alla base che alla sommità, e sube- guali anche in lunghezza ; il terzo è quasi uguale alla somma dei 124 GIACOMO DEL GUERCIO due precedenti, ed è cilindroide, appena più sottile alla estremità, dove si scorge che incomincia il quarto articolo; questo è appena più sottile, e due volte almeno più corto del precedente, dallo stroz- zamento terminale del quale deriva; nella femmina in esame però esso non è ancora distinto, ma dal restringimento della estremità del terzo articolo bisogna desumerlo ; il quinto articolo è alquanto più colorito del precedente, senza esserne più largo, e porta una area sensoria protetta di fine e folta peluria, che è molto distinta rispetto a quella rudimentale dell’ articolo precedente. Il rostro è anch? esso molto robusto, bruno scuro all’ apice, col quale raggiunge la base del terzo paio di zampe. I suoi tre arti- colì stanno fra loro secondo i rapporti appresso indicati : 1 2 3 8 Un Co] dai quali si vede che Pultimo articolo è il più lungo ed i due pre- cedenti sono eguali, mentre il più largo è il secondo, il primo è notevolmente più stretto alla base, ed il terzo invece si va restrin- gendo gradatamente dalla base alla sommità. Le zampe sono corte e robuste, del colore delle antenne o quasi e, sebbene per poco, sono suecessivamente più grandi dal primo al terzo paio. Siechè si ha: Zampe del 10 2,9 3.° paio Femori 13 15 20 Tibie 16 18 25 Tarsi T 7 $ L'arco dorsale dell’ultimo articolo addominale appare incastrato come un cuneo nel seno dell’arco dorsale precedente e fornito di una serie terminale di piecoli peli setolosi al margine posteriore. Le coppie di aperture stigmatiche con i tronchi tracheali, che vi immettono, sono molto evidenti nell’ addome, così come evidenti sono i tronchi tracheali del torace. Nistematica. Quanto alla posizione di questa specie essa è da comprendersi fra le radicicole ad antenne molto corte, di cinque articoli, seto- SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA IVPALICA 125 lose al pari delle zampe, come il corpo, questo di color flavescente ed il rostro arrivante alla base del terzo paio di zampe. Di queste specie descritte da Koch, in tanto è fuori di consi- derazione la 7ychea graminis (pag. 298, fig. 265, 266) giacchè essa è certamente nna Cocciniglia, e non un Afide. Di un Afide è invece la figura 366 d della stessa specie, e questa avendo corpo verdo- gnolo posteriormente infoscato, con antenne e zampe nere, non sì può riferire alla forma da noi descritta. Non si può pensare ad un’ approssimazione con la Tychea amyceli, dello stesso Autore (pag. 300, fig. 367) perchè indipendentemente dalla forma del corpo e da quella delle zampe e delle antenne, queste presentano il terzo articolo molto lungo, mentre è brevis- simo nella specie in esame. Una buona rassomiglianza invece esiste con quella, che Buckton ha descritto col nome di Tychea setariae Pass. (vol. IV, tav. 125, fio. 3, 3°, se non che questa ha corpo albomargaritaceo, non flavescente, pubescente, non setoloso, e con antenne e zampe bruno-scure, non flavescenti come il corpo. L'altra specie a cui si potrebbe anche avvicinare sarebbe la Tychea setulosa Pass., ma anche questa è albomargaritacea, e però da non confondere con quella descritta, alla quale diamo il nome di Tetraneura Havescens. VII. — Ancora un nemico nuovo dell’Olivo (Tetraneura Agnesii Vav. III. fig. $.). Nella primavera del 1912, lavorando in provincia di Lecce e di Portomaurizio alla determinazione degli insetti che frequentavano i racemoli delle infiorescenze dell’olivo, fra le specie non rammen- tate ne trovammo delle nuove fra le quali una forma l’oggetto della presente nota. La specie in esame è rappresentata da forme giovanissime ap- pena nate e da femmine partenogeniche di Emitteri fitoftiri della famiglia degli Afididi. La femmina partenogenica raccolta è attera, giallo paglierino chiara, piriforme raccorciata, molto vescicolosa, ispidula, posterior- 126 GIACOMO DEL GUERCIO mente arrotondata. Non vi è differenza nel colore fra le tre regioni del corpo. Il capo è nettamente distinto dal torace; questo è quasi più lungo dell’ addome e 1 uno e 1° altro hanno segmenti mal di- stinti sul dorso e non sporgenti sui lati. Il capo è molto largo e corto, anteriormente convesso, con an- tenne dello stesso colore, brevissime, ma notevolmente ingrossate, quasi della lunghezza del rostro, o di quella del capo, insieme, e del protorace. Le antenne sono formate di sei articoli: il primo quasi così lungo che largo, ma per un sesto circa più stretto alla base che alla sommità e quivi in parte al meno arrotondato ed ornato di una rada corona di piccolissime spine sopra una piccola base co- nica depressa; il secondo articolo è subeguale in lunghezza 0 ap- pena più corto del primo, ma diverso per la forma, perchè è alla base per un sesto’ circa più largo che alla sommità ed anch'esso provvisto delle stesse spinule alla sommità ; il terzo articolo è no- tevolmente più lungo del secondo e anche più sottile, cilindrico, con qualche piccola stria trasversale abbastanza evidente a forti ingrandimenti; il quarto è poco più della metà del terzo e poco meno della lunghezza del quinto, che è notevolmente più ristretto alla base, asimmetrico, più sporgente e più lungo dal lato interno : il sesto è distintamente più lungo del quinto e subeguale al terzo con la sua brevissima appendice e senza di questa è poco più corto di quello. Sicchè per il rapporto lineare si ha: 1 2 3 4 5 6 App. 18 15 21 10 11 19 5 Queste cifre, trattandosi di antenna che ha subito all’ ultimo momento la divisione del terzo articolo, si può ritenere che nelle femmine in via di proliferazione si integrino cou la uguaglianza del quarto al quinto articolo, del primo al secondo, col terzo poco più lungo del sesto od uguale a questo sommato con la sua ap. pendice. Il quinto ed il sesto articolo sono forniti di un'area sensoria bislunga, trasversale, ben distinta ma non grande, situata dalla parte posteriore dell’articolo in modo da estendersi al di sopra e dalla parte inferiore di esso. L'area sensoria del quinto articolo ha SPECIE E GENERI NUOVI PER L’'AFIDOFAUNA ITALICA 127 dietro la corona delle spinule preapicali dell’ articolo; quella del sesto è come contornata da ogni parte dalle stesse spinule. L’ap- pendice del sesto articolo è ornata di una spina terminale e di due o tre preapicali alquanto più grandi di quelle, che si trovano sul sesto articolo. Nelle forme più giovani le antenne si presentano formate di cinque articoli e nelle altre meno evolute anche di quattro, come nelle larve appena nate o da poco venute alla luce, con un rac- corciamento proporzionale e una grossezza negli articoli come si può desumere dalla figura che ne è stata riportata. Nella larva l’antenna è dello stesso spessore, quasi fino all’apiee, con gli articoli della stessa lunghezza e presso a poco anche della stessa forma, ma ornati di setole, che sono più lunghe e robuste a mano a mano ehe si procede dalla base alla sommità, come più distinti ed allungati sono i tubercoletti 0 sporgenze sulle quali le setole sono impiantate; il quarto ed ultimo articolo ha i tuber- coli setoliferi più grandi e una setola verso il margine anteriore più rilevata delle altre, quasi come le due che si trovano alla sommità dell’appendice. Anche nelle larve le antenne appariscono ispidule, particolar- mente nei due ultimi articoli, ma le piccolissime spinule si tro- rano come seriate di trasverso. Le aree sensorie del terzo e quarto articolo sono nelle larve giovanissime notevolmente più sviluppate che nelle altre, giacchè oltre al lato posteriore oceupano tutta la parte inferiore dell’arti- colo, come è indicato nella figura riportata. Nelle forme perfette gli occhi sono rossi, ma affatto rilevati, con l'occhio supplementare formato di tre corneole soltanto ; quelle che sì osservano nelle larve. Il rostro nelle forme adulte è corto e piuttosto tozzo, quasi della Innghezza e della stessa larghezza delle antenne, col rapporto lineare seguente fra i suoi diversi articoli : 1 2 3 40 20 35 dei quali Pultimo soltanto ha la punta nera, che raggiunge quasi la base del secondo paio di zampe: nel rimanente il rostro è del 128 GIACOMO DEL GUERCIO colore del corpo. Il primo articolo del rostro presenta spinule quasi rudimentali, che si scorgono a forti ingrandimenti soltanto sui lati della metà terminale, dove se ne contano diverse, mentre in quella basilare se ne vede una soltanto, e sono relativamente più evi- denti nel secondo e più specialmente nel terzo articolo, che ne presenta diverse fra i lati e la sommità. È appena più stretto e notevolmente più lungo il rostro delle larve, che arriva con Papice sul quarto addominale. Nelle larve, in oltre, il clipeo si presenta orbicolare, non quadrato, come negli adulti, e a differenza di questi, il labbro inferiore è formato di quattro e non di tre articoli, come si vede riportato nella figura relativa. Nelle forme adulte le zampe sono piuttosto corte e molto ro- buste, così che se non sono distese non sporgono dai lati del corpo. In esse il primo articolo tarsale è poco bene distinto ; il secondo è conico, e tutto il tarso è uguale in lunghezza alla metà della tibia, che è cilindrica, appena più sottile nel terzo basilare ; il femore è notevolmente più ingrossato della tibia, che è per un quinto circa più corta nel primo paio, e per poco meno di un terzo nel secondo e nel terzo paio. Le tibie per altro sono cosparse di piccole spine situate sopra una piecola sporgenza. Nelle larve appena nate le zampe sono relativamente più lun- ghe che negli adulti e ornate di spine robuste, sparse come è indi- cato nella figura relativa, oltre alle spinule numerose che si ri- scontrano nelle tibie particolarmente e nei tarsi. La piega genitale e quella anale sono per tutto del colore del GOLrpo. Sistematica. Con i caratteri sopra indicati lafide descritto si riferisce ai Pemfigidi e fra questi le specie del gen. Tetraneura sono quelle fra le quali riteniamo che debba essere compreso. Delle femmine attere di questo genere, per quello che ne possiamo conoscere, le più prossime sarebbero della 7etraneura utricularia (Pass.) le quali sono piriformi raccorciate e vescicolose come quelle della specie in esame; e come queste presso a poco hanno anche le antenne. 0 SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 129 Se ne differiscono nettamente per le zampe, che sono più sottili e più lunghe, con le unghie assai più robuste, i tarsi più sottili e lunghi, cilindrici, non conici, le tibie assai più sottili dei femori e per la forma del capo, che è a contorno superiormente trapezoi- dale, con fronte fra le antenne piana e non convessa come nella specie in esame. Essa per tanto riesce nuova alla scienza e nuova anche come nemico della interessantissima pianta sulla quale ’ab- biamo trovata; e la indichiamo per ciò col nome di Tetraneura Agnesti, da quello dell’ On. Ingegnere Agnesi, che è un vero be- nemerito della olivicoltura Ligure, per la difesa dell’ Olivo, della quale si è tenacemente occupato, nell’ affetto costante sposato al generale progresso dell’agricoltura locale. Ciò posto vien fatto di domandare dove la specie va a ricove- rarsi dopo la fioritura dell’Olivo; se resta ancora sulla stessa pianta, o se passa, in tutto, o in parte sopra piante erbacee. Sarebbe bene interessante di rispondere alle domande indicate, non solo per la ragione della conoscenza in se, ma per i rap. porti esistenti, come si è detto, fra l insetto e le infiorescenze dell’olivo. Le quali non possono che risentir male per la presenza di un tale ospite sopra di esse. VIII. — Un nuovo genere per note specie di Afididi europei ed una nuova specie di Sicilia. (dave lidia s9); Le note e non più ricordate specie che proponiamo di porre a far parte del nuovo genere appresso indicato sono due: il /ho- palosiphum calthae Koch ed il KR. najadum Koch. La nuova spe- cie di Sicilia può essere per i seguenti caratteri controdistinta e ricordata come vivente nella pagina dorsale della Nepitella raccolta ad Acicastello (Catania) nel giugno del 1919. Femmina partenogenica attera. Questa forma dell’afide è di colore verdognolo piuttosto opaco, assai delicato, con macchiette verdi, più intensamente colorite, ben distinte, a contorno poligonale, sparse con poco ordine sul dorso dell’addome. Sui lati del capo e del torace, meno che nell’addome u Redia »r, 1918. 9 150 j GIACOMO DEL GUERCIO vi è una notevole quantità di pruina, che appare appena nel mezzo del dorso, dove, perciò, il corpo è più nitido che altrove. L'animale, «per altro, ha un contorno quasi ellittico, appena più stretto davanti, e posteriormente meglio rastremato ed arro- tondato, Il capo ha contorno poco meno che rettangolare, essendo poco più stretto davanti, col margine frontale piano, fra le antenne, senza tubercoli antenniferi, e gli occhi quasi depressi situati presso gli angoli posteriori, ma distinti per il loro colore rosso vivo. Le antenne sono per È più corte del corpo e di color pallido stramineo, annulate di nero dall’apice del terzo a quello del sesto articolo, e cosparse per tutto di radi peluzzi setolosi, tranne che sull’appendice del sesto. I due primi articoli sono presso che della stessa lunghezza, ma il secondo tende al conoide ed è notevolmente più sottile, mentre l’altro è cilindrico; il terzo è lungo, due volte quasi la lunghezza del quarto, che è uguale al quinto 0 a mala- pena più corto; sesto articolo eguale alla metà del precedente, mentre la sua appendice supera di poco il terzo articolo. Il rap. porto lineare fra i diversi articoli, è per tanto come nella serie seguente : I rostro è tre volte circa più robusto delle antenne, ma è an- che di mediocre lunghezza, perchè non arriva quasi alla base del terzo paio di zampe. Il suo colore è quello del corpo, tranne al- l’apice dove è nerastro. Dei tre articoli, il primo è lungo ed il secondo è per un terzo circa più corto dell’ultimo. La larghezza è quasi la stessa dalla base del primo a quello dell’ultimo articolo, il quale si va restringendo gradatamente fino alla sommità. Il rapporto lineare fra i diversi articoli è così indicato : 1 2 3 12 4 6 Il protorace è appena più largo del capo e quasi della stessa lunghezza, ma senza il tubercoletto conico, che generalmente si SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA IPALICA 1531 trova negli afidi, ai lati del pronoto. È alquanto più largo il me- sotorace, mentre il metatorace è della lunghezza del primo somite addominale. Le zampe sono del colore del corpo, di media lunghezza e ab- bastanza robuste, piuttosto spinulose, particolarmente sulle tibie, dove le spinule sono più fitte e robuste, mentre sono piccolissime al confronto nei femori e nei tarsi. I femori sono notevolmente ingrossati nella seconda metà e distintamente clavati nelle zampe delle due prime paia più che nel terzo. Le tibie del terzo paio 1 3 è 7 7 Non esattamente più lunghe di quelle del primo e del secondo. Per altri rapporti si veda quanto è indicato nel quadro seguente : sono per Zampe del TS 2A 3° paio Pemore: ca sora 23 23 27 Tibia a IRA ZIE 3 37 48 Tarso. SR), i 4 L’addome è gradatamente rastremato da poco oltre la base alla sommità. È provvisto di sifoni di mediocre lunghezza, ma forte- mente clavati, senza che V ingrossamento arrivi fino alla sommità, che risulta della larghezza della base. L'apertura non è evasata. Il colore è quello del corpo. La codetta è poco meno che verruciforme, abbastanza più corta che larga e posteriormente in modo assai largo arrotondata. È 1 SERA IR, TR uguale ad Ly della lunghezza dei sifoni, e per -- circa più corta dei tarsi. La piega genitale e quella anale sono del colore dell’addome. Lunghezza mierom. 100 XK 50 di larghezza. Femmina partenogenica alata. Questa femmina è per circa più lunga di quella attera, pur 10 essendo della stessa larghezza. AI pari della femmina attera anche quella alata è coperta di un velo di materia cerosa dal disopra del capo al dorso dell’addome. Sul torace la cera forma fra le eminenze del mesonoto come un’an- cora molto distinta, mentre sull’addome la cera, velando una grande 132 GIACOMO DEL GUERCIO fascia nera, forma su di essa come una zona argentea distin- tissima. Il capo, per altro, è nerastro e piuttosto piccolo, con occhi rosso vivi, appena più rilevati che nella femmina attera. Il margine frontale compreso fre le antenne è piano, a tubercoli antenniferi appena accennati od affatto rudimentali, e ad ogni modo trascu- "abili. Le antenne sono alquanto più lunghe del corpo e del colore del capo, con i primi due articoli come nelle femmine attere; il terzo ornato di numerose aree sensorie orbicolari distribuite da per tutto meno che dal lato anteriore, e per le quali l'articolo del lato po- steriore appare come erenulato. Il rapporto lineare fra i diversi articoli è come appresso indicato: 1 2 6) 4 5 6 app. Il rostro è anche più corto che nella femmina attera, perchè ar- riva al secondo paio di zampe, mentre per il colore e le propor- zioni fra i diversi articoli è presso a poco lo stesso. Le eminenze toraciche sono poco estese. e poco rilevate per quanto più intensamente scure del torace che è nerastro ed opaco. « Le zampe sono lunghe e nerastre, con la metà basilare dei fe- mori verdiccio-branastra, come le tibie, che sono verdastre alla base e per un tratto notevole all’apice brunastro come i tarsi. Per i rapporti fra le parti delle diverse zampe riportiamo le cifre seguenti : Zampe del 155 20 3.0 paio Eemore toga, al; 25 28 39 TIA sr 50 50 65 Tarso Sena 1 3) 5,5 6 ‘ Le ali sono piuttosto lunghe, larghe per I della loro lunghezza. Hanno pterostigma bruno-scuro a riflesso verdastro; vena costale e sottocostale più chiare, e vene oblique nere, terminate tutte in una molto larga macchia triangolare nerastra, per cui V’ala appare elegantemente ornata. I piedi o stipiti delle forche cubitali e il ramo interno della seconda forca sono presso a poco della stessa lunghezza. SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA IVALICA 133. Le ali posteriori sono macchiate all’apice della sottocostale più largamente che alla estremità delle due vene oblique. L’ addome presenta una larga fascia basale bianco-argentea se- guita da una grande macchia nera, vellutata, formata di tre parti: una trapezoidale, mediana, e due latero-posteriori più piccole poste dietro la base dei sifoni. Dopo questa grande macchia dorsale nera, segue una zona medio-dorsale chiara, ma non argentea, che si estende fino alla codetta. L’addome ha la parte più rigonfia nel terzo basilare, dopo del quale si restringe fortemente formando cono, come nella figura è indicato. I somiti dell’addome sono segnati da serie di peli setolosi distinte. I sifoni sono alquanto più lunghi che nella femmina attera e di color nero fuliginoso od atro nerastro. Appariscono come impian- tati poco prima che alla metà dell'addome, e però non ne raggiun- gono la estremità. Anche qui la parte vescicolosa o rigonfiata dei sifoni è compresa nella loro seconda metà. La codetta è brevissima, poco meno che verruciforme e però non distinta, nè sporgente dalla sommità dell’addome. La codetta è bru- niccia. La piega anale è poco più colorita della codetta. Sistematica. A prima vista, questa specie si prenderebbe per un Akopalosi- phum perchè le specie di questo genere sono quelle alle quali si avvicina. Essa però manca del carattere fondamentale per entrare a far parte regolarmente di questo genere, perchè nelle femmine attere manca dei tubercoli antenniferi, i quali sono rudimentali anche nelle femmine alate. Altro carattere deve essere la presenza di una codetta bene evi- dente, abbastanza lunga, e per questo la specie in esame trova le sue simili sopra tutto nelle forme del RRopalosiphum calthae Koch, e poi nel R%. najadum Koch, nelle quali la codetta è indistinta come nella specie ora descritta. La quale però si distingue netta- mente dall’una e dall’altra delle specie ricordate : dal ARR. calthae 134 GIACOMO DEL GUERCIO perchè è intensamente nera nelle femmine attere ed alate, e dal Rh. najadum perchè è giallo olivacea, con una breve linea medio dorsale verde oliva ed antenne e zampe grigio-nerastre. Del RR. naja- dum non si conoscono le femmine alate, che sono state anche figu- rate, invece, per il RR. calthae, e queste non presentano, nè sono state ricordate per le macchie nelle ali, indicate per la specie di Sicilia. Anche più che nella specie di Sicilia, vi è un Akopalosiphum violae Essig. di California, il quale presenta la nervatura delle ali pittata di nero. Ma questo è un vero Khopalosiphum, con codetta distinta, e sifoni clavarieformi assai diversi da quelli ricordati per la specie nostra e particolarmente per la RW. caltae fra quelle ri- portate dal Koch. Kaltenbach, annotando per la stampa il lavoro del Koch, osser- vava che il Eh. najadum poteva essere al più una varietà del Rh. nympheae Fab. L'Aphis nympheae Fabriciùs, però, come è stato visto e notato da Buckton, da altri, e da noi, non si può, senza opportuni allevamenti, ritenere come identico a quello di Koch, anche perchè mentre nella specie del Koch la codetta non si scorge, nell’A. nympheae è sottile ed uguale ad !/, della lunghezza dei si- foni, che sono di media lunghezza, nelle femmine attere, e nelle alate, nelle quali i sifoni sono sottili e Innghi la codetta, ne egua- glia ‘/,. Ora in base a queste notizie, che corrispondono alla lettera con quanto Kaltenbach serive dell’ A. nympheae; il RR. najadum che ha sifoni corti e non sottili, ma ingrossati e tozzi, non ne può essere al più che una varietà. Fin ora però le ricerche fatte fra le forme del Rh. nympheae, per scorgervi il R/. najadum, sono riuscite vane, e nessuno che si sappia ha più rinvenuto la specie del Koch, mentre quasi tutti han trovato quella di Fabricius. Occorre per ciò tro- rarla e confrontare come si deve le due specie prima di riunirle. È in questa idea che separiamo intanto dai Khophalosiphum Koch le due specie indicate, che uniamo a quella ora descritta, per for- mare un nuovo genere, che indichiamo col nome di Mucarazzia, da quello del chiarissimo zoologo prof. Davide Carazzi, che ha l’onore della direzione del Laboratorio degli Invertebrati all’ Istituto Su- periore di Firenze. Per distinguere il nuovo genere da quello dei Ahopalosiphum è SPECIE E GENERI NUOVI PER L’AFIDOFAUNA ITALICA 155 segnare la differenza che esiste fra le due specie presentiamo il piccolo prospetto seguente : A. Antenne impiantate sopra tubercoli frontali distinti; vene oblique non terminate in una macchia marginale nera; codetta distinta, bene sporgente dalla estremità dell'addome ed in ogni modo sem- Mreivarict volte npuumlungaleheMlarg@a RO E RS OR Cd Rhopalosiphum Koch. (sp. tip. A. laetucae Kalt.). AA. Tubercoli antenniferi nulli nelle femmine attere 0 poco evidenti in queste e nelle alate; vene terminate in larghe macchie margi- nali nere in tutte e quattro le ali, e anche quando queste macchie mancano la codetta è indistinta, ed in ogni modo è brevissima e tozza, più corta che larga o così lunga che larga. . . È Mea Ger -gEucarazzia Wel{Guercio: a. Femmina attera a contorno quasi ovale allungato d’un deli- cato verdognolo macchiettato di olivastro sul dorso; sifoni impiantati nel mezzo dell’ addome fortemente vescicolari è rigonfi nella seconda metà, come mella femmina alata, che appare argentea, vivente, coll’addome ornato di una grande macchia nera, di macchiette orbicolari marginali dello stesso colore e le vene delle ali terminate in larghe macchie mar- ginali nere . . . . . Eucarazzia picta Del Guercio. (tipica del genere). aa. Femmina attera distintamente piriforme, a sifoni situati verso la estremità dell'addome. b. Corpo piriforme piuttosto allungato, di color nero intenso uniforme, a sifoni straordinariamente rigonfiati nella seconda metà e così lunghi da oltrepassare la estremità dell'addome: Al non maculate.. .. 0.0... 0. RSM INN N... Eucarazzia\calthae (Koch.). bb. Corpo piriforme raccorciato, melleo verdognolo, a sifoni corti e tozzi non arrivanti alla estremità dell'addome. Alati ignoti. . . Eucarazzia najadum (Koch). 156 GIACOMO DEL GUERCIO SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III Vig. 1. Rhopalosiphum trilineatum, sp. n., femmina partenogenica attera ingran- dita; fig. la, parte anteriore del corpo della stessa, ingrandita ; fig. 1b, parte posteriore del corpo ingrandita; fig. le, estremità po- steriore del KR. lactucae, pel confronto. . Anuraphis fasciatus, sp. n., ingrandita, dal dorso. » 3. Anuriella dorsolineata, gen. e sp. nuovi. » d. Pentaphis viridescens, sp. n., dal dorso, ingrandita; 4a, capo con an- tenna della stessa: 4b, rostro molto ingrandito ;-4c, 44, estremità delle zampe ingrandite. » 5. Pentaphis Apuliae, sp. n., femmina vivipara attera, dal dorso, ingran- dita; 54, capo con antenna della stessa. » 6. Tetraneura reticulata, sp. n., femmina vivipara attera, dal dorso, col reticolo segnato sul margine soltanto, per brevità. » 7. Tetraneura flavescens, sp. n., femmina vivipara attera, dal dorso, in- grandita ; 7a, rostro molto ingrandito. » $. Tetraneura Agnesii, sp. n., femmina vivipara attera, dal ventre, ingran- dita ; 8a, antenna; Ss», zampa; 8ce, forma giovane ; 84, capo della stessa ingrandito ; Se, zampa della larva. » 9. Eucarazzia picta, gen. e sp. nuovi, femmina alata, vista dal dorso ; 9a, capo della stessa; 95, pronoto e scutello ; 9c, parte posteriore del corpo coi sifoni, 94, femmina vivipara attera, dal dorso, con uno dei sifoni mutilato. Gli estratti di questa Memoria farono pubblicati il 20 Ottobre 1920. Dott. G. TEODORO Prof. incaricato di Anatomia comparata nella R. Università di Padova. SULLA EMBRIOLOGIA DELLE COCCINIGLIE Nello sfogliare i volumi del « Zoologischer Anzeiger » pubblicati in Germania durante la guerra, ho avuto occasione di riscontrarvi un lavoro dello STRINDBERG (6) sulla embriologia delle cocciniglie ovipare pubblicato nel n. 5 del 51 gennaio 1919, vol. 50, ma in- viato per la stampa il 5 aprile 1917. Poichè anche io in uno dei miei lavori su tali insetti (7) pubblicato nel vol. XI del « Redia » il 25 ottobre 1915, mi sono occupato dello sviluppo embrionale, ho creduto cosa utile confrontare le mie ricerche con quelle dello Strindberg, il quale. evidentemente non conosce il mio lavoro che infatti non figura nella bibliografia da lui riportata. Reputo per- ciò opportuno pubblicare la presente nota non solo per il con- tronto suddetto, ma anche per mettere in evidenza aleune impor- tanti considerazioni sulla embriologia dei coccidi, che si possono trarre dalle ricerche dello Strindberg. Le specie alle quali io mi riferii nei miei studi furono fra le vivipare: Lecanium hesperidum, L., Aspidiotus hederae (Vall.) Sign., e fra le ovipare: Pulvinaria camelicola Sign. (= floccifera Green), P. vitis [= betulae (L.) Sign.), Lecanium oleae Bern., L. persicae Fab., L. corni Behé. Lo Strindberg ha studiato il Lecanium hemi- sphaericum Targ. che è pure un lecanino oviparo. Ho constatato con sodisfazione che le ricerche dello Strindberg confermano le osservazioni embriologiche illustrate da me per le specie suddette. Mi soffermerò brevemente su ogni punto. Per quanto riguarda la formazione del blastoderma le nostre osservazioni coneordano. Anche lo Strindberg deserive nuclei vi- 155 G. TEODORO tellini provvisti di raggi protoplasmatici, i quali spesso formano anastomosi con quelli dei nuclei vicini. Questi nuclei vengono dallo St. considerati prettamente come vitellofagi, in confronto con ciò che si constata in altri Pterigoti. La formazione del bla- stoderma avviene contemporaneamente su tutta la superficie del- l'uovo, per migrazione di blastomeri verso la periferia, e molti- plicazione di essi. tangenzialmente, ed i limiti cellulari rimangono distinti. Anche sulla formazione della piastra germinativa le osserva- zioni dello St. eollimano colle mie. È importante tener presente che la formazione della piastra germinativa nei coccidi è generalmente polare. Anzi a tale proposito ricordai che già METSCHNIKOFF (2) aveva notato una differenza fra Aspidiotus hederae e Pulvinaria vitis, e dimostrai appunto che « V inizio della piastra e quindi della stria avviene al polo posteriore dell’ uovo, e proprio al- l’apice di esso nei Lecanium e Pulvinaria, un poco ventralmente in Aspidiotus, e ancora di più verso la parte ventrale in Zcerya, secondo PIERANTONI (3) ». Cosiechè anche nel Lecanium Rhemisphae- ricum, come ha trovato lo St. l’inizio della piastra germinativa è prettamente polare. La formazione dell’embrione per invaginazione della piastra ger- minativa è descritta in modo simile dallo St. e da me, le mie figure, mi pare però che illustrino un poco meglio questo impor- tante processo embriogenetico (figg. 1-10 e 14-16). La formazione dell'embrione va di pari passo con 1 abbozzarsi della sierosa. Amano a mano che la invaginazione procede, de- termina uno stiramento sulle cellule blastodermiehe le quali di- vengono perciò molto appiattite, con nuclei molto allungati (vedi St. fig. 4 e Teodoro figg. 12, 18). Lo St. trova una conferma di questo striamento nei seguenti fatti : i 1.° nell’ allontanarsi durante l’invaginazione, dei nuclei bla- stodermici V uno dall’altro, divenendo stretti e fusiformi ; 2.° nell'essere la piastra germinativa, ad invaginazione com- piuta completamente staccata dal blastoderma (vedi St. fig. 5 Teod. fig. 12). L’embrione adunque viene a trovarsi tutto immerso nel vitello = ’ meno che nella regione cefalica ove aftiora alla superficie. Lo SULLA EMBRIOLOGIA DELLE COCCINIGLIE 159 St. insiste giustamente nel fare osservare come nel Lee. hemisph. (e ciò vale anche per gli altri coccidi) gli invogli embrionali non si formano per pieghe, come avviene in altri insetti. Egli (5) ha potuto osservare un fenomeno presso a poco simile nei Mallotagi. La formazione dell’ amnio è stata osservata e descritta in ma- niera simile da Pierantoni (3), da chi serive (7) e dallo Strindberg. Un punto importante della embriologia dei coccidi, su cui si sofferma lo St., è quello che riguarda i nuclei vitellofagi ed i pa raciti. I primi sono nuclei che rimangono nel vitello durante la migrazione alla superficie dei nuclei blastodermici, e tendono, ap- pena si è costituito l’embrione, a disporsi, in parte addossati al- l’embrione stesso, ed in parte al polo anteriore dell'uovo. I vitel- lofagi che vengono poi a trovarsi presso l’embrione, con la distru- zione del vitello, facilitano la invaginazione della piastra germi- nativa; quelli del polo anteriore invece, entrano in rapporto con i simbionti a trasmissione ereditaria. Lo St. fa nel suo lavoro una lunga disquisizione sui paraciti e specialmente sulla loro origine, e giunge anche egli, come altri embriologi che hanno studiato questi elementi, a concludere che si tratta di formazione sui ge- neris, di elementi cioè che presto degenerano, e che per la loro origine non possono venir riferiti a nessun foglietto embrionale definitivo. Anche la FoÀ (I), per ricordare ricerche recentissime, accenna ai paraciti del Bombyx mori, come cellule che « finiscono per andare distrutte ». Vedo con piacere che lo St. ha riscontrato e descritte come cellule genitali iniziali nel Lecanium da lui studiato, gli stessi elementi da me osservati e figurati (fig. 20). Tale A. per di più ha potuto seguire le cellule genitali fin dalle prime fasi della in- vaginazione della stria germinativa. Del resto la comparsa pre- coce nei coccidi di tali elementi fu descritta anche dal Pierantoni per la Zcerya purchasi (3). Come è di norma in tutte le cocciniglie, così anche nel Lee. hemisph. esistono simbionti a trasmissione ereditaria, i quali non sono allogati in un organo ad hoc, in maniera comune agli altri lecanini. Nella specie studiata dallo St. essi penetrano per il polo anteriore nell’ uovo, ove vengono assunti dai corpi plasmatici dei nuclei vitellini ammassati in quel punto. 140 G. TEODORO Mentre Vembrione va via via crescendo si determinano in esso delle curve, 1} andamento delle quali si segue molto bene nelle uova colorate ed esaminate in toto, come dimostrano le mie figure 1-10. Riguardo all’origine del mesoderma io mi ero espresso in forma dubitativa, ed anche lo St. nulla di preciso ci dice in proposito. 2gli ha spinto le sue ricerche un poco più in là delle mie, e de- scrive brevemente la comparsa dello stomodeum, del proctodeum e di altri organi, soffermandosi alquanto sulla blastocinesi. Que- sta avviene rapidamente nel Lec. Raemisphaericum non solo, ma anche in /eerya secondo Pierantoni, e posso confermare lo stesso per i coccidi che furono oggetto delle mie ricerche. In quanto al destino degli invogli embrionali durante la blasto- cinesi occorre ricordare che lo St. rinviene un organo dorsale « Dorsalorgan » formatosi a spese della sierosa, e destinato a degenerare nel seguito dello sviluppo, e crede che anche nel- Il Icerya purchasi studiata dal PIERANTONI (3) avvenga un feno- meno simile. Nulla per ora posso dire sull’argomento non avendo estese le mie ricerche. Giunto al termine di questa nota non credo sia fuori di luogo vedere se i processi morfogenetici elementari dello sviluppo em- brionale, così chiaramente esposti dal nostro RUFFINI (4), si pos- sono riscontrare nello sviluppo delle cocciniglie. Il Ruffini ammette che tali processi siano tre: « sticotropismo, o movimento in fila, secrezione e moltiplicazione cellulare ». Infatti, leggendo la de- scrizione dello sticotropismo data dal Ruffini ed avendo nello stesso tempo sott'occhio le mie figure, specialmente 13, 15, 16, si trova subito una corrispondenza, e cioè cambiamento di forma delle cellule, ispessimento, invaginazione e fenomeni concomitanti, che facilmeute si possono constatare. Il secondo processo morfo- genetico sul quale il R. giustamente richiama | attenzione degli embriologi, cioè la secrezione, se anche non ben manifesta nelle figure dello St. e nelle mie, pure non è da escludersi. La cariocinesi, come dice il R. «tra i processi morfogenetici elementari », « possiede la minore importanza ». Posso confermare che le « cariocinesi non sono molto abbondanti in un territorio che si inflette », mentre dominano « durante la segmentazione e durante SULLA EMBRIOLOGIA DELLE COCCINIGLIE 141 l’isto- e l’organogenesi ». Anche la FoÀ (1) riscontra nel Bombyw mori fenomeni di secrezione e di ameboidismo, che intervengono nella formazione degli organi. AUTORI CITATI. {. — Foà A. 1919. Osservazioni sullo sviluppo del baco da seta fino alla forma- zione della stria germinativa. « Boll, Lab. Zool. gen. e ag. Sc. Sup. Agr. ». Portici, Vol. XIII. 2. — MreczinIcOw E. 1866. Embriologische Studien an Insekten, « Zeit. wiss. Zool», Bd. XVI. 3. — PIERANTONI U. 1914. Studi sullo sviluppo d’ Icerya purchasi Mask. P. III, Osservazioni di Embriologia « Arch, zool. ital.» vol. 7. 4. — Rurrini A. 1919. I processi morfogenetici elementari nello sviluppo embrionale. « Rass. delle Scienze biol. ». Anno I, n. 5-6. 5. — SrRINDBERG H. 1916. Zur Entwicklungsgeschichte und Anatomie der Mallo- phagen, « Zeit wiss Zool. ». Ed. CXV. 6. — id. 1919. Zur Entwicklungsgeschichte der oviparen Cocciden. « Zool. Anz. ». Bano: 7. — Troporo G, 1915. Osservazioni sulla ecologia delle Cocciniglie con speciale riguardo alla morfologia e alla fisiologia di questi insetti. « Redia », vol. XI, fasc. I. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 20 Ottobre 1920. ANTONIO BERLESE Via ROMANA, 19 — Firenze Centuria quinta di Acari nuovi 401. Rhyzoglyphus nepos Berl. n. sp. — Mas homeom. sat R. echinopo attinis, sed penis fabrica aliisque infrasceriptis cha- racteribus diversus. Ovalis, postice sat attenuatus. Pili postici fere ut in R. echinopo, sed quatuor seriei posticae intersese sta- tura et caeterorum posticorum pares. Pedes ut in R. echinopo ar mati, sed tarsi antici paulo longiores, quamvis robustiores. Pedes tertii paris omnibus exiliores; caeteri intersese statura pares. Penis basi latior, denique anterius valde et subito attenuatus, substyli- formis. Disculi copulationis fere ut in R. echinopo, sed disenlo interno sat magno, sexlobulato, lineis radiatim a foramine proce- dentibus (sex numero) ornato. Ad 500 u.. long. ; 350.p. lat. (exem- plum mediocre). Foem. eidem R. echinopi sat similis, S70 p.. long.; 600 p.. lat. Habitat in insula Jaba (Samarang, Buitenzorg, Padyaten), super tuberculos Hypomacae batatas et super alia frueta putria colleetus. 402. Rhyzoglyphus nepos Berl. var. nigricapillus Berl. n. var. — Diftert a typico statura aliquanto minori, setis mediis ex quaternis seriei posticae lateralibus, eurtioribus (in mari homeom.):; pedibus omnibus aliquanto exilioribus ; pilis omnibus, spinis, un- guibus, chelis, partim (basi), vel omnino, saturate nigris. Mas ho- meom. ad 430 p.. long. ; 210 p.. lat.; vel 480 p.. long.; 320 p. lat. Foem. 600 p.. long.; 350 p. lat.; vel 650 p.. long.; 370 p.. lat. Habitat in insula Jaba, cum typico colleetus. 144 ANTONIO BERLESE 403. Rhyzoglyphus grossipes Berl. n. sp. — Mas homeomor- phus sat eidem R. echinopi similis, sed pedibus aliquanto erassio- ribus. Differt autem penis basi strictiori et praecipue pilorum po- sticorum abdominis fabrica et dispositione. Pili quatuor postanales intersese statura subaequales et mediocres, latius in ventre aeque- dissiti sunt. Pilus lateralis, inter supradietos et disculum copula- tionis, minimus, vix summa amplificatione conspicuus. Ceterae se- tae corporis omnes sunt aliquanto longiores quam in R. echinopo. Ad 500 p. long.; 290 p.. lat. Foem. setis corporis aliquanto lon- gioribus quam in R. echinopo, 800 w.. est longa; 530 p. est lata. Habitat. Tahiti, in fruetibus Zephesiae, ad solum putrescentibus. 404. Rhyzoglyphus longipes Berl. n. sp. — R. eutarso valde aftinis et forsitan eius varietas. Mas differt a R. eutarsi praecipue statura aliquanto majore et elongatiore; pedibusque longioribus et exilioribus. Tarsus primi paris 120 p.. long; 20 p.. lat., spina media interna, a spina media infera magis, basi, remota. Penis stylus eurtior, quod basim longitudine aequet, sive 25 p.. long. ; disculi copulationis eadem fabrica quam in R. eutarso, sed aliquanto minores. Mas homeom. ad 780 p.. long. ; 460 p.. lat.; Mas heterom. 620 p.. long.; 350 p.. lat. Foem. ovalis, sat elongata; 780 p.. long. ; 460 p. lat. Habitat. Tahiti, super fructa putria Musae collectus. 405. Rhyzoglyphus eutarsus Berl. n. sp. — Mas heteromor- phus sat elongate ovalis, postice rotundatus ibique pilis aliquanto longioribus quam in R. echinopo ornatus, ex quibus utrinque bini postero-laterales, marginales, caeteris longiores sunt, fere abdomi- nis latitudinem aequantes. Setae humerales utrinque binae, ex qui- bus marginalis longior. Pedes longiores et exiliores quam in R. echi- nopo, qui character primo visu est manifestus. Tarsi antici quadruplo longiores quam lati (in medio), nam 90 p.. sunt longi; 15 p. sunt lati. Abest spina dorsnalis ante appendicem tactilem. Inferne in medio tarso sunt duo crassae et robustae spinae, sat longae, inter- sese basi appressae, sed spina infera, prope unguem, quae in R. echi- nopo est valida, in. R. eutarso nulla est. Penis basi brevi, stricte trunco-conica ; stylo autem perlongo et apice falcatim incurvo, CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 145 saltem triplo basi longiori, sive 80 p.. Diseuli genitales fere ut in R. echinopo. Ad 550 p. long.; 320 p. lat. Habitat in humo, « Palermo ». 406. Rhyzoglyphus germanicus Berl. n. $p. — Mas homeom. ovalis, postice rotundatus. Pili quaterni seriei posticae, valde di- sculis copulationis appressi, in serie retrorsus valde arcuata di- spositi et omnes intersese statura pares, sed minimi, sive diame- trum disculorum vix longitudine attingentes. Pili ventrales bini inter disculos et marginem corporis eadem statura minima sunt. Pili bini postici (post seriem) ventrales, mediocres; marginales autem et humerales multo longiores. quam in R. echinopo, sive latitudinem abdominis longitudine aequantes. Pedes debiliores et longiores quam in R. echinopo ; tarsis anticis pariter armatis, sed spinis omnibus, praecipue inferioribus (et tibiae), exilibus et longis. Tarsi sunt longiores quam in R. echinopo, sive ultra triplo lon- giores quam lati. Penis strieta basi truneo-conica, e qua, de vertice, stylus procedit non longitudine basim eamdem aequans, sed acu- tus et vere cultriformis. Disculi copulationis sat iisdem R. echi- nopi similes. Ad 520 p. long.; 310 p. lat. Habitat. Marem homeomorphum et hypopum mecum benignissime communicavit CI, Kuhlgratz, in Germania (Prussia) collectos. 407. Rhyzoglyphus globosus Berl. n. sp. — Mas homeom. breviter ovalis, subglobosus, postice rotundatus, ibique pilis multis ornatus, ex quibus bini utrinque postero—laterales dimidiam fere latitudinem abdominis attingentes; terni utrinque post disculum, cui appressi, curtiores; bini ventrales, post supradictos, ad angu- lum postero—-lateralem mediocres. Pedes sat breves, tamen elonga- tiores quam in R. echinopo. Tarsi antici circiter triplo longiores quam lati, ut in R. echinopo armati, sed spina dorso-apicali, super unguem magna, falcata, ungui eidem fere statura et facie pari. Penis basi late conica, stylo pistilliformi, dimidia parte antica e basi protruso, basim eamdem fere longitudine aequanti. Disculi copulatorii peculiaris fabricae, quod disco interiori magno, obseu- riori, radiatim striato sint praediti. Ad 5350 p long.; 250 p.. lat. Foem. elongatius ovalis (quod sit circiter duplo longior quam lata), « Radia », 1918. 10 146 ANTONIO BERLESE pilis utrinque binis, sat longis, in margine postero-laterali abdomi- nis, alioque in medio marginis lateralis. Ad 460 p.. long.; 220 n. lat. Habitat. Collegi in detritis ligni castanei putrescentis Florentiae et in humo, in agro romano (« Filettino-Lazio »). 408. Rhyzoglyphus occurrens Berl. n. sp. -— Mas heterom. sat elongate ovalis, bene humeratus, postice rotundatus, ibique tantum pilis sat longis (latitudinem abdominis fere aequantibus) utrinque binis, in angulo postero-marginali, intersese sat appressis ornatus. In extremo ventre sunt tantum pili minimi, vix majori amplificatione conspicui, ex quibus unns post disculos, alius inter disculum et marginem externum abdominis. Dorso-marginales sunt utrinque bini pili, sat longi, cuius postremus prope angulum po- stero-lateralem est insitus. Diseuli copulationis sat parvi, bene rotundi, disculo interiori perparvo, marginibus bene chitineis. Penis basi late trunco-conica ; stylo breviori, subpistilliformi, vix e basi eadem prominenti. Pedes postici abdomen extremum superantes ; medii bene attingentes. Tarsus primi paris brevis, sive vix duplo longior quam latus, fere nt in IR. echinopo armatus, spinis apica- libus ad basim inferam unguis parvis, quatuor numero; spina in- fera vix sub praedictis insita. Pedes tertii paris valde incrassati, dente ad basim inferam unguis nullo, sed spinulis binis substituto; spina autem (quem characterem tantum in hac specie video) dor- sualis, vix post unguem manifesta, sat valida. Ad 370 p. long.; 210 v.. lat. Foem. ovata, postice angulata, ibique sat longe bipila. Ad 390 p. long.; 260 p.. lat. (exempl. majora; frequentiora sunt exempla minora, cireiter 300 p. long.) Habitat. Collegi, quamvis rarum, in muscis et in humo in tota Italia. 409. Rhyzoglyphus algidus Berl. n. sp. — Mas heterom. sat elongate ovalis, postice striete rotundatus, pilis sat curtis ornatus, ex quibus scapulares duoque postici dimidiam fere abdominis lati- tudinem aequantes. Inter posticos istos sunt duo minutissimi pili in margine posteriore abdominis, et in angulo postero-laterali mar- ginis eiusdem utrinque bini pili sunt, curtiores. Tarsi antici breves, sive vix duplo longiores quam lati, fere ut in R. echinopo armati, CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 147 sed calcari inferno tantum singulo, subapicali ; tibia calcari interno spiniformi, exiliori. Pedes tertii paris vix duplo cerassiores quam quarti, ut in R. echinopo apice armati, sat longi. Pedes quarti paris longiusculi, fere abdomen extremum attingentes. Penis latus, semidiscoidalis, margine antico subtrilobo, stylo nullo anetus. Ad 380 p.. long.; 220 u. lat. Habitat in muscis altioram montium. Colleetus est ad « Ghiac- cialo dei Fornai », prope « Sondrio », ad 2500 m. altit. Mas homeomorphus et foemina mihi ignoti. Ops. Dittfert a It. trouessarti statura aliquanto majore et magis elongata, mar- gine postico abdominis strietiori et pilis numerosioribus et longioribus ornato; tarsorum armatura ; penis fabrica ete. 410. Rhyzoglyphus minimus Berl. n. sp. — Mas heterom. sat elongate ovalis, postiee rotundatus, utrinque subimpressus. Pili postici tantum utrinque bini sunt, submarginales, sive in eodem margine ceorporis, ad angulum postico-lateralem insiti. Nullum alium pilum ventralem video. Supradicti sat breves sunt, tertiam partem, sive, latitudinis abdominis, longitudine non attingentes. Pedes sat breves. Tarsi antici curti, circiter duplo longi quam lati, spina apicali supra unguem nulla ; spina ante appendicem tactilem robusta et brevi; spina nulla in parte infera tarsi; adest tamen spinula in apice infero tibiae. Penis basi post quartas coxas in- sita, late subsemicirculari conica; stvlo brevi, vix apice e summa base protrudenti, cultriformi. Disculi copulationis parvi, intersese valde appressi, circulares. Ad 200 p. long.; 110 p.. lat. (exempl. minimum); vel 330 p.. long.; 310 p. lat. Foem. ovalis, postice angulata ; ad 290 p.. long.; 170 p.. lat. (exempl. parvum), vel 370 p.. long.; 240 p.. lat. (exemplum majus). Habitat in « Florida, Lake City ». 411. Coleopterophagus neglectus Berl. n. sp. — Abdomen postice non tuberculis, pilos majores gerentibus ornatus. Derma dorsi rugis varie complicatis haud dense sculptum. Pili abdominis postici quatuor numero sunt, in mari, ex quibus externi, interio- ribus paulo longiores, fere corporis totius longitudinem aequant. Pili in medio dorso abdominis duo, mediocriter longi sunt, alii 145 ANTONIO BERLESE vix curtiores; cephalithoracis autem dorsuales longiores ita ut corporis latitudinem superent, eademque statura sunt humerales. Maris in extremo ventre pili sex sunt insiti, brevissimi, aeque dis- siti inxta marginem posticum. Mas sat elongatus. vix humeratus, postice arcuato-rotundatus; ad 360 p.. long.; 210 u.. lat. Foemina postice rotundata, pilis abdominis posticis mediis in dorso, prope marginem extremum insitis. Ad 430 p.. long.; 280 p. lat. Habitat in Africa, super Scaraboeus centaurus. 412. Glycyphagus (Dermacarus) fuligineus Berl. n. sp. — Ovalis, fuscus, dilute fuligineus, pilis curtissimis (in mari vix con- spicuis) ornatus, dermate toto striis crassis sculpto, pilis episto- matis (verticis) foliiformibus, villosis. Epimera tertii et quarti pa- ris simul apice concreta; in mari elongate spathuliformia. Mas pedibus non foeminae crassioribus ; pilis corporis lateralibus (post quartos pedes) brevissimis (dimidio brevioribus quam in G. fusco Oud.), incurvis, externe curte barbulatis, Penis longior, styliformis, exilis et peraeutus, (tarsum quarti paris longit. aequans, sive 60 p. long.), antrorsus directus, vix post quartas coxas insitus, foramini anali magno, late ovali, basi adpressus. Foem. postice mucronata: pilis corporis vix maris majoribus, sed non ultra 30 p. long., in- curvis, externe barbulatis. Vulva (inter tertias et quartas coxas aperta), figura trapezina (vix postice retrorsus arcuata, anterius recta) cireumdata. Mas ad 350 p. long.; 210 p.. lat.; Foem. ad 380 p. long.; 250 p.. lat. Habitat. Florentiae, in detritis foeni. Osservazione. Il Mégnin (Paras. Malad. par., p. 140) sotto il nome di G2y- cyphagus sculptilis, cita una forma, della quale dice : « Nous avons trouvé, dans la poussière d’ecurie, en societé avec les deux precedents, un Glycyphagus en- core inédit, en raison de ses téguments gravés de fines stries, symmétriques et serrées et qui sont de coleur enfumée. Nous le regardons comme aussi inof- fensif que les précedents ». Anche all’Oudemans tale descrizione sembra insufficiente, tanto più ehe non è accompagnata da alcuna figura e l’Oudemans stesso richiama anche i Glycy- phagus domesticus (e G. spimipes) contenenti hypopus, che potrebbero benissimo, per la tinta fosca e per le rughe del corpo essere stati origine della breve de- serizione del Mégnin. Per me non escludo che si possano anche trovare altre CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 1409 forme, negli stessi ambienti, coi caratteri indicati troppo brevemente dal Mé- ”, L=) ’ gnin, dappoichè le scuderie ed i fenili albergano molti Glycyphagus. Perciò ho definito bene questa e la ho indicata con un nome nuovo, non sentendomi ab- bastanza sicuro per richiamarla a quella che il Mégnin ebbe sott'occhio. SUBGENUS PHTIRACARULUS BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Phtiracarus. Scuta genitalia ed analia strieta, intersese contigua, non totum ventrem occupantia, a marginibus notogastri, lateraliter valde discreta. Nympha hexapoda. Typus Ph. pereri- guus Berl. 413. Phtiracarus (Phtiracarulus) perexiguus Berl. n. sp. — Pallide terreus, subamygdaliformis, postice acutus; pilis medio- cribus, simplicibus ornatus ; organis pseudostigmaticis filiformibus, dimidiam fere latitudinem abdominis longitudine aequantibus, re- trorsus arcuatim inflexis, externe tri- vel quadriciliatis. Derma niti- dum. Ad 340 p.. long.; 210 p.. lat. Nympha. Hexapoda, strietior; pedibus secundis et posticis fe- mure, genu tibiaque inferne appendicibus latius cultriformibus, hyalinis ornatis; papillis utrinque binis, basi appressis, subpyri- formibus, pellucidis, inter secundas coxas insitis, Ad 250 u.. long. Habitat profunde in terra infossus, Florentiae, in hortis. 414. Phtiracarus nigerrimus Berl. n. sp. — Globosus, eadem fabrica quam nostras P. globosus, sed major. Color saturatius ca- staneo-niger. Derma nitidum. Nulla carina in cephalothorace est manifesta. Pili corporis sat longi, robusti, omnes erecti, antrorsus valde ineurvi, tenuissime barbulati. Organa pseudostigmatiea per- brevia, clavata, circinatim incurva et fere tota in foveola pseudo- stigmatica eadem abseondita. Pedes castanei, unguibus magnis, praecipue in apice villosissimi. Ad 840 p. long. (omnino clausus) ; 690 p. altus. Habitat. « La Plata » ; collegit CI. Bruch. 415. Epilohmannia minuta Berl. n. sp. —- Testacea, elongate ovato-amygdaliformis, pilis curtis, arcuatis, lenissime barbulatis 150 ANTONIO BERLESE in dorso aucta, postice angulato-acuta. Organa pseudostigmatica elongate clavata (50 p.. long.), apice, tamen, acutius desinentia, ad S leniter ineurva, utrinque, in parte dilatata, fusiformi, apicali, aciculis aliquot ornata. Pedes breves; primi et secundi paris femn- ribus et genubus leniter inerassatis, subelavatis. Ad 320 p.. long.; 140 p. lat. Habitat in Columbia (N. A.), in humo. 416. Oribatula (Hemileius) comata Berl. n. sp. — Castanea, sat late ovalis, pilis longis super abdomen et lateraliter ornata. Pili isti exiliores sunt, molles et longiores, quod postici, usque S0 Di. attingent. Utrinque, in margine postico et laterali abdominis, sunt pili supradictae fabricae utrimque sex; quatuor alii dorsuales, mar- ginibus lateralibus adpressi, et in regione humerali, in pseudoalis, duo pili longi utrinque sunt. Margo iste humeralis, alas significans, ralde expansus est, rotundatusque, ita ut species, primo visu, Pro- toribatem simulet. Margo antieus abdominis subrectus, tamen le- nissime excavato-arenatus. Lamellae marginales, rectae, bene pro- ductae, ita ut tertiam cephalitoracis partem anticam summo apice attingant, ubi est setula lamellaris exilis, longa. Setae interlamel- lares longiores et robustae. Organa psendostigmatica tota extrusa, sat breviter claviformia, sursum et deorsum deflexa incurvaque. Aream porosam unam tantum video, transverse fissuriformem, utrinque, in dimidio dorso, sat ad marginem lateralem adproximata. Species, longitudine pilorum abdominis, mox a eaeteris hucusque notis dignoscenda. Ad 490 p.. long.; 810 p. lat. Habitat in Columbia (N. A.), in humo. 417. Protoribates (Schelorib. ?) biunguis Berl. n. sp. — Ca- staneus, nudus, sat late ovalis, abdomine, ad dorsum, antice bene rotundato-produeto. Pteromorphae sat strietae, breves, anterius angulato-rotundatae, sub angulum vix impressae. Organa pseudo- stigmatica elongato-clavata, retrorsus arcuatim incurva, apice ro- tundata, parte latiori, apicali tenuissime et dense barbulatae. Anti- cum magnum, apice acutum, alis carinuliformibus, longis, fere usque ad apicem productis. Ungues in quoque pede bini, sive interior major crassiorque, externus eadem fere longitudine, sed valde exilis. Mi : I #5 b È \ Di CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 151 Charactere hoc binorum unguium ab omnibus caeteris est species haec distineta. Ad 420 p. long.; 270 u. lat. Habitat. Vidi exempla nonnulla colleeta ad « Samarang, Giava ». 418. Oribates emarginatus Banks, var. comparandus Berl. n. var. — Propter characteres plures (organorum pseudostigmatie., areae porosae adalaris, pseudoforaminis in medio notogastro fa- bricam) eum var. europaeus Berl. satis convenit, sed bene differt propter areas porosas posteriores et mesonotica posterior nullis; adest tantum area porosa mesonotica anterior, rotunda. Ad 620 p.. long.; 430 p.. lat. Habitat. Plura vidi exempla collecta in America australi (« La Plata ») a CI. Bruch mecumque benignissime communicata. SUBGENUS PNEUMOLAELAPS BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Hypoaspis. Stigmata majora. Scutum anale, post pilum imparem, punetulato-aciculatum. Super Apidas. Typus: Iphis bom- bicolens G.. R. Can. Adde: Hypoaspis greeni Vudem. 419. Hypoaspis trispinosus Berl. n. sp. — Foem. Sat H. acu- leifero, primo visu, similis, sed characteribus bonis distinetus. Spi- nae vere apicales tarsi secundi paris tantum numero tres sunt, validiores. Omnes autem pedum omnium validiores sunt quam in H. aculeifero. Sternum aliquanto latius et reticulo polygonali re- gulariori quam in H. aculeiferi foem. est sculptum. Pili corporis omnes, etiam postici, curtissimi sunt, saltem dimidio curtiores quam in H. aculeifero et aliquanto robustiores. Ad 680 pu. long. : 360 n. lat. Habitat. Florentiae, in humo hortorum. 420. Hypoaspis fortis Berl. n. sp. — Foem. terreo-infuscata, sat late ovalis, pilis. mediocribus ad margines corporis ornata, humeris haud prominentibus. Jugularia simul et cum sterno con- creta, vittam sat latam, pallidiorem, ante sternam conficentia. Fissurae sternales anticae bene conspicuae, transversae ; fissurae 152 ANTONIO BERLESE mediae sterni nullae. Sternum latum, ad dimidias tertias coxas desi- nens, ibique vix antrorsus arcuatim terminatum. Scutum genito— ventrale soleiforme, brevius quam in H. sentifero et signo x, per- conspicuo, in medio sculptum; a seuto anali, elongate obtrigono, perparvulo valde discretum. Metapodia elongatius ovalia, minu- scula. Pedes robusti, fusci; secundi paris spinis validis in parte infera tibiae, validioribusque in tarso, ex quibus quatuor sunt in parte infera tarsi, duaeque apicales, ad lateres ambulaeri, curtae, corniculiformes, Pachylaelaptidarum more configuratae. In pede postico sunt spinulae duae validae, in parte infera genu, duaeque tibiales et tarsus spinis robustis et longis, erectis, vix quam H. aculeiferi curtioribus est armatus. Chelae robustae, perfuscae. Epistoma rotundato-productum, minutissime denticulatum. Ad 720 p.. long.; 450 p. lat. Habitat in insula Jaba. Collegit Cl. Jacobson. 421. Hypoaspis elimatus Berl. n. sp. — Foem. terrea, vix pallidius badia, elongata (plus duplo longior quam latior), subhume- rata, lateribus parallelis, postice rotundata, nitidissima, pilis me- diocribus, exilibus in corpore ornata. Pedes omnes pilis subsim- plicibus, nec spiniformibus, ornati. Secundi paris tarsus apice inermis. Sternum magnum, usque ad summas quartas coxas pro- ducetum, ibique rotundatum. Scutum genito-ventrale sat magnum, post quartas coxas non dilatatum, postice bene rotundatum, signo A-formi impressum, non nimis a seuto anali, aequilateriter trian- gulari, remotum. Ad 480 p.. long.; 230 p. lat. Habitat in Etruria (Florentiae et in agro Pisano), in humo et in detritis ligni. 22. Hypoaspis (Haemolaelaps) spinosulus Berl. n. sp. — Terrea, ovalis, pilis curtioribus et robustis in dorso et ad margi- nes corporis ornata. Scutum dorsuale ovatum, postice rotundatum, polygonis transversis signatum et scabrum, pilis curtissimis, bre- ves et robustas spinas simulantibus, indutum. Pili verticis breves (quamvis duplo caeteris dorsualibus longiores) robusti, spiniformes. Sternum sat late subreetangulum, totum transverse striatum, ante- rius, propter strias, in regione jugularium (evanescentium) fere dif- CENTURIA. QUINTA DI ACARI NUOVI Lo: fluens, angulis anticis acutioribus, mediis nullis, posticis produeto— rotundatis, marginibus lateralibus et postico excavatis et fere ero- sis; pilis sex numero, robustis et longis ornatum. Seutum genito-ven- trale elongate et stricte ampulliforme, inter quartas coxas strietum, sed inter tertias et post quartas dilatatum, quamvis magis antice quam postice et valde ultra quartas coxas producetum, non nimis (50 p..) a scuto anali diseretum. Sentum hoe est (a margine postico sterni) longum 280 p..; anterius 100 u.. lat.; posterius 90 p..; in medio tantum 45 p.. lat. Chela pallida, perparvula 35 p. long. Pedes robusti, mediocriter longi, omnes cerassitie intersese pares, sat debiliter spinulosi; antici 480 pu. long.; postici 540 p. long. Pars ista ventralis est lineis concurrentibus, lateribus subparal- lelis exarata, in medio polygonis magnis sculpta. Scutum anale rotundato-obtrigonum, aeque longum ac latum (100 p..). Ad 650 p. long.; 410 u.. lat. Habitat. Nonnullas foeminas vidi colleetas in « Messico ». 425. Hypoaspis (Haemolaelaps) subterraneus Berl. n. sp. — Foem. Testaceo-flavicans, sat elongate ovalis, pilis enrtis in corpore ornata. Pilus digiti fixi mandibulae parvns, introrsus dire- ctus, sive non lateraliter conspicuus. Jugularia nulla. Sternum anterins in collum transverse striatum evanescit, posterius ad di- midias tertias coxas desinit, angulis posticis late rotundatis, mar- gine postico leniter exeavato-arcuato, fissuris lateralibus puncti- formibus. Scutum genito-ventrale vix post quartas coxas dilatatum, sed bene produetum, postice semicirculariter rotundatum, linea singula A-formi signatum, post quam pars postica est areolis tran- sversis, fere ut in H. (H.) conewrrenti signata. Metapodia ovato- trigona, sat magna. Scutum anale parvo spatio a genito-ventrali sejonetum, obtrigono-rotundatum. Pedes mediocres, pilis hand spi- niformibus, curtis vestiti; antici ad 420 p.. long.; tarsis 110 p. long. Ad 410 p.. long.; 300 p.. lat. Habitat. Florentiae, in terra profunde infossus. 424. Hypoaspis (Stratiolaelaps) corpulentus Berl. n. sp. — Foem. terrea, sat late ovalis, postice rotundata, pilis dorsi basi leniter inflatis, ventris simplices. Sunt, tamen, ad latera seuti 154 ANTONIO BERLESH analis utrinque pili bini, duoque submarginales caeteris crassiores, quamvis non ut in H. (S.) misello, cuius speciei haee affinis est. Scutum dorsuale sat late ovatum, postice rotundatum, subnitidum. Pedes et rostrum graciliora; quarti paris non caeteris validiores et setis subsimplicibus, brevibus in tarso ornatis; setis in parte dorsuali femuris robustis, subspiniformibus. Sternum non usque dimidias tertias coxas productum, latius quam in H. (S.) misello, pilis sternalibus anticis in sammo margine sterni insitis. Jugularia linea chitinea dnriori anterius limitata. Scutum genito-ventrale magnum, valde post quartas coxas productum et late ovaliter ibi rotundatum, linea A-formi (in haec parte ventrali signatum) inter quam derma lineis obliquis est signatum, simul in medio concur- rentibus, areasque polygonales, magnas et sat regulares, utrinque 4 numero sistentibus. Secutum hoe est circiter 250 p. long. (ab extremo sterno); 150 p.. lat. et a seuto anali tantum spatio 30 |. est diseretum. Metapodia elongatius ovalia, subbacilliformia. Pedes primi paris corpus longitudine perfecte aequantes. Mandibulae chela parva (50 p.. long.) pallida. Epistoma in mucronem elongate angulatum desinens, marginibus alte laciniatis, pellucidum. Ad 620 p.. long.; 420 p.. lat. : Habitat in Italia centrali. Collegi Florentiae et in Agro pisano (« Pontedera »), in muscis.” 425. Hypoaspis (Stratiolaelaps) hirtipes Berl. n. sp. — Foem. terrea, sat. H. (S.) pauperculo in corporis fabrica similis, sed pedibus spinis longis et fortibus, praecipue quarti paris tarsi, fere ut in nostrati Hypoaspis aculeifer mox distinguenda. Seutum genito-ventrale post quartas coxas strietius quam in H. (S.) pauperenlo, nam eadem latitudine sit inter quartas coxas et in ventre, consueto signo A-formi sculptum, areis regularibus, sub- trapezinis, simmetrice concurrentibus denique signatum. Pili po- stici duo sunt, apice dilatato-plumosi; seuti dorsnalis bene basi angulati. Sternam sat eidem H. (S.) pauperculi conforme, sed angulis melius rotundatis. Ad 650 p. long.; 440 p. lat. Habitat in insula Jaba (« Samarang »). 426. Hypoaspis (Gymnolaelaps) spinosus Berl. n. sp. — Foem. badia, elongate ovalis, postice subacuta, seuti dorsnalis mar- CENTURIA QUINIA DI ACARI NUOVI 155 ginibus vix in ventre inflexis. Sternum inter secundas et tertias coxas desinens, tantum in dimidia parte antica areolis sculptum, caeterum nitidum. Pars ectopodii post quartas coxas vix triangu- lariter prominens, a metapodiis elongatius ovalibus et parvis valde discreta. Seutum genito-ventrale ampulliforme, sat latam, usque ad seutum anale produetum, lineis lateralibus marginibus. subpa- rallelis, binis signatum, inter quas derma est lineis arcuatis (re- trorsus) transversis, polygona majora conficientibus, signatum. Character praecipus huius foeminae est peluria extremi ventris. Sunt, enim, pili robusti, mediocres circa scutum anale; in margine autem postico sunt duo pili cylindrici, robustiores quamvis eadem fere caeteris supradietis longitudine. Jugularia bene chitinea, tri- gono-amygdaliformia, margine antico duriori. Ad 570 p. long.; 320 p. lat. Habitat. Plura exempla collegi in detritis corticis pinorum, ad terram putrescentibus, Florentiae. 427. Coleolaelaps egregius Berl. n. sp. — Foem. laete anvan- tiacea, late oviformis, postice angulato-acuta. Corpus, ad margines, setis mediocribus, radiatim ornatum, postice tamen quatuor sunt caeteris duplo longiores, sed non ultra 200 p. Pedes sat longi, omnes intersese crassitie subpares, secundi paris tarsis apice, ad dorsum, bispinis. Sternum trapezinum, margine postico angulatim excavato, serrulato-denticulato, denticulo utrinque nno, caeteris majori, acutiori. Scutum genito-ventrale soleiforme, postice rotun- datum, parum post quartas coxas productum, dimidia parte antica profundius striis longitudinalibus perconspicnis exaratum. Pili ven- tris omnes mediocres et robusti. Scutum anale obcordatam. Ad 1400 p.. long.; 960 p. lat. Habitat in America meridionali (« La Plata »). OSSERVAZIONE. — Questa specie, fra le congeneri, per la forma del corpo molto largo, non si aecosta che al €. pinguis Berl., ma è molto più grande, posteriormente subacuta e coi piedi molto più lunghi (proporzionatamente). In- vece, i peli del corpo sono della metà più brevi. D'altra parte, anche la scul- tura degli scudi ventrali è molto più accentuata, specialmente nello scudo ge- nito-ventrale, che è anche più lungo e di dietro rotondato (non angolato come nel €. pinguis). Ho avuto più esemplari di questa specie, senza indicazione del- l’ospite su cui deve essere stata raccolta. 156 ANTONIO BERLESE 42S. Coleolaelaps amazon Berl. n. sp. — Foem. sat laete fava. Corpus ovatum, postice angulatum, non nimis latum et pilis mediocribus (lateralibus circiter 120 p.. long.) induta, ex quibus postiei sunt caeteris vix longiores (170 p..), pariterque rigidi. Scu- tum dorsuale integrum, cordiforme et eins ad angulum posticum utrinque unus stat pilus longus, mollis, robustus, caeteris saltem duplo longior. Pedes secundi paris caeteris erassiores, robusti, tarsi apice, ad dorsum, spinis validioribus binis, tribusque aliis sub apicem (duabus dorsualibus, tertia infera), longioribus quam apicales. Duae sunt spinae eadem crassitie et longitudine in parte inferna tibiae ; in caeteris segmentis pili simplices sunt et in fe- mure pilus externus, exilior femure eodem longior est. Pedes po- stici longi, femure genuque inferne pilo valide spiniformi armatis ; tibia autem spinis robustis et longis tribus, in media tibia, (in- ferne et lateraliter) praedita. Pedes tertii paris genu tibiaque, inferne, valide bispinis. Sternum margine postico (ad dimidias ter- tias coxas) recto. Seutum genito-ventrale striete ampulliforme, po- stice rotundatum, linea x-formi in medio sculptum, ante quam striae longitudinales perplures . sunt, optimae incisae. Ad 950 p. long.; 550 p.. lat. Rabitat. Collegit CI. Paoli « Somalia italiana (Bardeira) », super Scolopendram quaendam. 429. Coleolaelaps coriaceus Berl. n. sp. — Foem. terreo— badia, ovalis, postice subrotundato-angulata. Margines eorporis pilis mediocribus ornati; pili corporis postici autem longiores, sive usque ad 250 p.. long. Derma, praecipue pedum, durins quam in caeteris speciebus hucusque notis huius generis. Epistoma anterius rotundato-muceronatum, dentieulatum. Pedes secundi paris robusti, nulla spina, nec apicali armati. Caeteri pedes quoque sunt pilis simplicibus ornati. Peritrema grossum, inter secundas et tertias coxas leniter introrsus inflexum. Sternum latum, posterins bene rotundatim excavatum. Scutum genito-ventrale breviter U-forme, inter quartas coxas subradiatim striatum et latius quam in bre- viori parte sua post dietas coxas producta. Seuti dorsualis mar- gines laterales pilis robustis et longis (usque ad 180 p..), aequedis- sitis praeditus. Ad 630 p.. long.; 410 p. lat. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 157 Habitat. Exemplum mecum benignissime communicavit CI. Spe- gazzini (Austroamerica). 430. Cosmolaelaps vacuus Mich. var. hastiger Berl. n. var. — Foem. a typico non nimis diversa, statura, tamen, minore, chara- cteribus caeteris satis var. ensiger similis. Mas, tamen, a specie et a varietatibus suis valde diversus, praecipue propter magnam spi- nam conicam, obscuram et acutiorem, 70 p.. long.; quae in ventre, post quartas coxas est manifesta, antrorsus porrecta. Tuberculus basalis femuris secundi breviter et robuste conicus, extrorsus de- flexus; caeteri articuli omnes inermes Quarti paris genu tuberculo conico, robusto, sub apicem, inferne, armato; caeteris segmentis non calcari vel tuberculo ornatis. Foem. ad 480 p. long. ; 300 p. lat. Mas ad 440 p.. long.; 250 p.. lat. Habitat in nidis Formicarum, Florentiae. 451. Cosmolaelaps simplex Berl. n. sp. — Foem. aurantiacea, late ovalis, postice rotundata, pilis eylindricis, subelavatis in dorso et ad margines ornata. Sternum vix dimidias tertias coxas attin- gens, postice leniter arcuato-excavatum. Scutum genito-ventrale 7alde post quartas coxas, in ventre, rotundatim dilatatum, signo A-formi post quartas coxas sculpto, post quod signum derma po- lygonis late transversis, in medio angulatim intersese immissis est sculptum, inter quartas coxas utrinque longitudinaliter, oblique striis exaratum, pilo tantum uno in extremo margine laterali senti huius, ad coxas postremas, caeteris pilis extra scutum insitis in ventre. Inter tertias et quartas coxas linea pontiformis signat seutum genito-ventrale, ante quam, inter tertias coxas, derma seuti est lineis longitudinalibus, aequedissitis, vix antrorsus divergen- tibus signatum. Pedes robusti, pilis subspiniformibus armati; in quarto femure, ad dorsum, duo consueti robustiores, sursum ere- cti, ex quibus distalis est subelavatus ; proximalis spiniformis. Ad 650 p.. long, ; 490 w. lat. Habitat in America australi; « Buenos Aires » et « Termuco, Chilì ». 452. Laelaspis regalis Berl. n. sp. — Foem. badia, perfecte ovalis, valde convexa, nostrati L. astronomico sat similis, sed cor- 15S ANTONIO BERLESE pore pedibusque robustioribus, pilis corporis debilioribus et vix eurtioribus. Scutum genito--ventrale postice rotundatum, minus latum quam in L. astronomico, sculpturaque diversa, nam. linea A-formis aream strietiorem occludit, lineis obliquis, retrorsus con- eurrentibus paucioribus, ita ut areae polygonales tantum quatuor utrinque sint. Sternum posterius productius est quam in L. astro- nomico, nam estremas tertias coxas, angulo suo postico-laterali attingit. Pedes, praecipue primi et secundi paris, robustiores, subfuliginei. Ad 670 p. long. ; 510 p.. lat. Seutum genito-ventrale (ab extremo. postico sterno) 330 p.. long.; 290 p.. lat. Habitat in Columbia (N. A.), in muscis. 455. Laelaspis secedens Berl. n. sp. — Foem. pallide terrea, ovalis, tamen caeteris hucusque notis speciebus elongatior, pilis mediocribus, subspinosis (marginalibus corporis in regione abdomi- nali aliquanto longioribus). Sternum longius quam latius, fissuris anticis obsoletis, lateralibus linearibus, perstrietis. Seutum genito— ventrale, post quartas coxas subeireulare, inter lineam A-formem tantum lineis coneurrentibus tribus sculptum, areolas polygonales tres, magnas conficientibus. Seutum anale subrotundato-obtrigonum. Ad 440 p. long. ; 290 p.. lat. ; scutum genito-ventrale, ab extremo sterno 190 p.. long.; 160 p.. lat. Habitat. Unum exemplum collegit C1. Paoli in « Somalia ita- liana », super Coleopterum quendam. 4534. Laelaspis aviator Berl. n. sp. — Foem. pallide terrea, ovalis, sat lata, pilis subspiniformibus, robustis et longis induta. Pedes quoque sunt pilis spiniformibus vestiti. Sternum longius quam latius, usque ad extremas tertias coxas productum, fissuris anticis inconspieuis, lateralibus sublinearibus; parte antica usque ad fissuras laterales bene, lineis antrorsus arcuatis, sculptum. Seutum genito-ventrale ampulliforme, angulis anticis (post quartas coxas) non nimis rotundatis; parte media, inter lineam A-formem, lata, areolis polygonalibus magnis, bene angulatis, utrinque tribus. Ad 470 p.. long. ; 350 D.. lat.; scutum genito-ventrale, ab extremo sterno, 220. p.. long.; 270 p.. lat. Habitat. Aliquot collegi exempla super Cetonia morio, ad ster- num, in agro Pisano. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 159 455. Gamasellus quadripilus Berl. n. sp. — Foem. Pallidius terrea, elongata, cylindrica, postice rotundata. Epistoma, nisi fallor, tantum bispinum. Pili corporis mediocres, postanalis percurtus, scapulares sat longi. Sunt, utrinque, in extremo corpore pili duo, caeteris multo. longiores, corporis longitudine latitudinem fere aequantes (ad 140 p.. long.), intersese statura pares. Seutum anale sat magnum, trapezoideum, longius quam latum, magnam partem ventris occupans, pilis parvis ornatum, antice (strietius quam po- stice), recte truneatum, postiee cum margine corporis rotundatum. Pedes mediocriter robusti. Ad 430 p.. long.; 190 p. lat. Habitat, raro, in humo. Collegi ad « San Vincenzo », in agro Pisano. } 456. Gamasellus (Digamasellus)quadrisetus Berl. — Nympha 2. nulli huecusque mihi notis comparanda, propter piloram quatuor postieorum longitudinem. Terrea, euneiformis, bene humerata, pilis curtis induta praeter insigniores quatuor posticos supradietos. Epi- stoma spinis tribns sat longis ornatum. Scutum dorsuale anticum in medio retieulatum, ad latera longitudinalia, tenuissime stria. tum; scutum dorsuale postieum totum reticulatum. Sternum ampho- riforme, parte antica in derma punetulatam evanescente, postice inter quartas coxas, valde intersese approximatas, acute desinens. Scutum anale parvum, subovale. Pedes eurti et robusti, praecipue seenndi paris, qui erassiusculi sunt et magna coxa gaudent. In extremo corpore sunt, quatuor pili robusti et perlongi, qui dimi- diam corporis longitudinem certe superant. Stigma ad quartas coxas (!) aperitur. Senta metapodica perconspicna, guttuliformia. Ad 450 p. long.; 210 p.. lat. Habitat. Nonnulla collegi exempla in detritis corticis conifera- rum, ad terram putribus, Florentiae. 4537. Gamasellus (Digamasellus) gracilis Berl. — Subhyali- nus, corpore postico vix terreo; seuto anali pallidius terreo ; valde elongatus, setis postieis sat longis, pedibus anticis et rostro gra- cilibus. Mas foemina vix eurtior, pilisque posticis vix brevioribus. Sen- tum anale majorem partem, ventris oceupat, et ad margines cum 160 ANTONIO BERLESE dorsuali postico conjungitur. Pedes secundi inermes. Chelam bene videre nequeo, sed calcar certe subrectum est et deorsum in- curvum. Scuta dorsualia intersese linea perconspicua optime se- parata. Foem. exilior, plus duplo longior quam lata, bene humerata. Sceuta dorsualia intersese tantum fissura laterali separata, in medio, tamen, conjuneta. Sternum usque ad extremas tertias coxas pro- ductum, elongate subovale, antiee et postice truncatam, angulis lateralibus subevanidis. Epigynium minimum, elongate rectangu- lum, parum post quartas coxas productum. Scutum anale parvum, subtrapezinum, angulis rotundatis, fere aeque longum ace latum (60 p.. long.; 65 p.. lat.), pilo impari sat longo. Pili marginales postici sat longi (majores, laterales, usque ad 40 p.. longi). Pedes antici corpus fere longitudine aequantes (320 p.. long.) et graciles, quo charactere et gracilitate rostri mandibularumque, mox species ista a G. (D.) rhodacaroides distinguitur. Rostrum gracile, mandi- bulis exilibus et debilibus, incoloribus. Differt a @. (D.) bicolor, statura valde minori, corpore exiliori, pedibus gracilioribus, seuto anali foemine valde minori. Mas ad 290 p.. long.; 130 p.. lat.; Foem. ad 340 p.. long.; 150 p. lat. Habitat Florentiae. Collegi in detritis corticis. coniferarum, ad terram putribus. 438. Gamasellus (Digamasellus) debilipes Berl. n. sp. — Pallide terreus, leniter ovato-bursiformis, pedibus gracilibus et sat curtis, corpore toto pilis sat curtis, exilioribus, intersese sta- tura subparibus induto; scutis dorsualibus nitidis. Foem. sterno sat elongate pentagono, bene angulato, usque ad extremas tertias coxas producto ; epigynio sat late trapezino, po- stice recte truncato, a scuto ano-ventrali magno, fere totum ven- trem occupanti, longiori quam lato, lenissime trapeziformi, angulis anticis rotundatis, breviori spatio remoto. Scuta metapodica elon- gatissime elliptica, postice acuta, antice tenuibus ramis binis, subevanidis terminata. Pedes setis curtis, spina nulla ornati. Mas pedibus secundis caeteris vix erassioribus, femure, genu ti- biaque tuberculo perparvo auctis, nulla spina armatis; mandibula- rum chela calcari longo, setiformi, ad S bene convoluto armata, CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 161 quod calcar chela eadem saltem duplo longius est. Mas ad 260 p. long. ; 160 p.. lat. Foem. ad 330 p.. long.; 190 p.. lat. Habitat in humo, in Columbia (N. A.) 439. Gamasellus (Digamasellus) capensis Berl. n. sp. — Foem. nostrati G. D. biseto sat aftinis, sed minor, minus elongata, setisque omnibus corporis mediocribus aliisque characteribus di- versa. Color pallide terreus, Corpus sat elongatum, postice sub- truncatum, pilis parvis indutum, ex quibus duo ad angulos postico— laterales, vix caeteris longiores sunt. Coxae quarti paris parum intersese adproximatae. Epigynium posterius recte truncatum, utrinque bene angulatum. Scutum ano-ventrale magnum, sub- rectangulum, fere totum ventrem occupans, ab epigynio parvo spatio remotum, margine antico subrectilineo-undulato. Parapodia lineola chitinea, debiliter in medio extrorsus angulatim plicata, significata. Pedes medioeres, hand spinosi. Epistoma trispinum. Ad 430 p.. long.; 220 p. lat. (Nympha 2.* ad 300 p. long.; 170 I. lat.). Habitat in humo, ad Caput Bonae Spei. 440. Gamasellus (Digamasellus) reticulatus Berl. n. sp. — Nympha (2.*). Terrea, sat breviter ovato-cylindrica, postice rotun- data, toto margine posteriori crenulata et vix obscurior. Pili omnes marginis, dorsi ete. minimi, vix amplificationis majoris ope conspi- cui. Scuta dorsualia reticulo elegantissimo robuste sculpta. Ster- num elongate cordiforme, postice rotundato-angulatum, reticulo dorsi conformi, sed minus conspicuum sculptium. Scutum anale tra- pezinum, anterius et posterius rotundatum, mediocre, sculptura scutorum dorsualium conformi incisum. Pedes curti et sat crassi. Epistoma unimueronatum. Ad 300 p.. long. ; 200 p.. lat. Habitat pertrequens sub alis Geotrupis stercorarii et Gymno- pleuri pillularii; pluries, passim in Italia collectus. 441. Gamasellus (Digamasellus) innumerus Berl. n. sp. — Nympha (2.*) pallide terrea, subcuneiformis, postice rotundata et vix in extremo corpore obscurior. Margo posticus minute erenu- latus, pilis eurtioribus ornatus, ex quibus duo eaeteris vix longio- «u Redia », 1918. 1l 162 ANTONIO BERLESE res. Scutum anale parvum, subtrapezinum, anterius rotundatum, utrinque leniter arcuato-excavatum, postice cum dorsuali conere- tum. Scuta omnia dorsi et ventris expolita. Epistoma trispinum, spinis sat longis, acutioribus, intersesè statura paribus et sat adpressis. Sternum elongate amphoriforme, ad summas quartas coxas productum, vix eas superans. Ad 310 p. long.; 140 p. lat. Habitat, innumerus sub alis Copridis molossi, in insula Jaba, nec non €. hamadryadis, ad Caput Bonae Spei. 442. Gamasellus (Digamasellus) quadricrinus Berl. n. sp. — Pallide testaceus, concolor. Primo visu nostrati G. (D.) biseto similis, sed multo minor aliisque characteribus bene diversus. Foem. elongato-subrectangula (quamvis latior quam eadem G. (D.) eylin- drici), postice subrecte truncata, margine tantum ad angulum po- stico-lateralem tenuissime undulato-erenulato. Utrinque in margine postico, ad angulum postico-lateralem, sunt setae binae, quam maxime exiles, dimidiam corporis latitudinem longitudine aequan- tes, rectae; ceterae omnes marginis duaeque posticae minimae. Scu- tum ano-ventrale magnum, subrectangulum, paulo longius quam latum, utrinque ad anum lenissime excavato-impressum (170 p. long.; 140 p.. lat.). Epistoma bene non video. Ad 460 u.. long. ; 250 p. lat. Habitat. Nonnulla foeminas et nymphas vidi collectas in « Flo- rida, Lake City », in humo. 443. Gamasellus (Digamasellus) rhodacaroides Berl. n. sp. — Foem. corporis fabrica, colore staturaque Rhodacaro coronato adeo similis ut facilins primo visu confundatur. Corpus enim hu- meratum, elongatum et euneiforme ut in Rhod. coron. nec non post anum setula ventrali impari perlonga ornatum, duabusque ventra- libus ad angulos postico-laterales, vix curtioribus, duabusque dor- sualibus in extremo margine, sursum incurvis, sat longis. Rostrum latum et crassum, mandibulis robustioribus multo amplius quam in omnibus congeneribus speciebus, qua re similitudo eum Rh. eoron. major est. Pedes antici longi, vix corpore curtiores, omnes, autem, robusti. Chelae digitus mobilis valide unidentatus; fixus denti- culis plurimis serrulatus. Scutum ano-ventrale subdiscoidale, sat CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 165 latum, ita ut postieam marginem totum occupet, antrorsus usque in medio ventre productum. Corpus ad quartos pedes bene coarcta- tum. Foem. ad 300 p.. long. ; 140 p.. lat. Habitat. Plura exempla collegi in detritis humi ollarum hortu- lanorum, in calidariis horti botanici Florentiae. 444. Gamasellus (Digamasellus) simplex Berl. n. sp. — Foem. subincolor, eylindrica, tamen postice vix rotundatim latior, pilis mediocribus etiam in margine postico corporis, omnibus inter- sese statura paribus induta. Epistoma exilibus spinis tribus ter- minatum. Sternum reetangulum, angulis posticis rotundatis, longius quam latius. Epigynium perstrictum, vix post quartas coxas dila- tatum, postice recte truncatum. Seutum anale valde ab epigynio remotum, parvum, subovale, vix longius quam latius. Seuta peri- trematica sat lata. Ad 330 p. long.; 190 p.. lat. Habitat. Nonnullas collegi foeminas in musco, ad « Portici ». 445. Gamasellus (Digamasellus) validulus Berl. n. sp. — Foem. cylindrica, pallidius terrea, vix ad marginem posticum fu- scior ; duplo longior quam latior. Pedes validi, quarti paris sensim secundis crassiores, omnes curtuli. Margo posticus eorporis arcua- tim truncatus, utrinque pilis exilibus, intersese statura subparibus duobus, longiuseulis (quod dimidiam corporis latitudinem aequent) ornatus, caeteris curtis. Sternum margine antico crenulato, mar- gine postico usque ad extremas tertias coxas producto et prope marginem hune, pilis robustis duobus, sat intersese appressis or- natum. Epigynium inter coxas quartas, sat intersese approximatas, constrietum, denique vix dilatatum, postice leniter: arcuato-angu- latum. Scutum ano-ventrale subtrapezinum, longius quam latum, majorem partem ventris occupans, anterius vix rotundatum, ad margines, in linea ani, utrinque valde excavatum ita ut pars seuti post anum valde latior sit quam quae anum praecedit. Ad 350 vu. long.; 180 p.. lat. Habitat in « Somalia italiana », in nemoribus, ad foces Jubae. 446. Gamasellus (Protolaelaps) rectus Berl. n. sp. — Foem. Color terreo-flavus. Nostrati G. (P.) mucronato sat, primu visu, si- milis, quamvis valde exilior, sed linea seuta dorsualia sejungenti 164 ANTONIO BERLESE perfecte recta mox dignoscendus. Corpus ellipticum, humeris pro- minulis, post quartos pedes sensim attenuatum, postice subrecte truncatum. Epistoma mucroniforme. Seta utrinque penicillata, sca- pularis est et post scapulas. In margine corporis utrinque decem circiter consimiles pili conspiciuntur, statura extremum corpus versus gradatim majores; postremi, ad angulos postico-laterales corporis, ad 100 p.. long. Linea seuta dorsualis separans, ut dixi, recta. Scutum ano-ventrale majus, dimidiam fere partem corporis ad ventrem occupans, elongate obtrigonum, postice rotundatum (ad 380 u.. long.; 300 p.. lat.). Derma scutorum omnium sublaeve. Ad 850 p.. long.; 500 w. lat. Habitat in Columbia (N. A.), in humo. Os. Differt a G. (P.) aster Europae, cuius affinis, statura majori, corpore elongatiori, dermate scutulorum dorsualium laevi, pedibus longioribus et exilio- ribus (e. g. pes primus foemin. G. P. asteri est 450 wu. long. ; sed G. P. recti est 680); scutum ano-ventrale est in G. P. astero foem. 320 % 240; in G. P. recto est 400 X 310). 447. Rhodacarus calcarulatus Berl. n. sp. — Foem. terrea, rostro subbadio, bene elongata, sulco nullo in medio scuto cepha- lothoracico dorsuali transverse signata. Epistoma dentibus latera- libus trigonis, acuminatis, basi latis, nullo dente laterali, externo auctis. Spina media basi dilatatala, apice aristiformi. Mandibula- rum digitus fixus dentibus magnis, aequedissitis, tantum numero quatuor armatus; mobilis dentibus conformibus tribus, vix fixum apice summo superans. Pedes secundi paris femure inferne calcari spiniformi, brevi, sat parvo; genu calcari conformi, sed exiliori, armati; tibia tantum (inferne) bipila. Ad 480 p. long.; 230 1. lat. Habitat. Collegi prope Neapolim (Portici); exemplaque vidi col- lecta in Gallia (Parigi, Boschi di Meudon), in muscis. 448. Rhodacarus denticulatus Berl. n. sp. — Foem. terrea, rostro (magno) vix obscuriori, sive magis badio suffuso. Scutum dorsuale cephalothoracicum, in medio sulco transverso, late V-formi signatum. Pedes secundi paris tantum pilis exilibus ornati. Epi- stoma spinis lateralibus exilibus et longis, recte antrorsus por. rectis, apice penicillatim denticulatis; spina media duplo circiter BR CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 165 lateralibus longiori, non vel vix basi inflata, apice sat brevi et paucidentata spicula armata. Mandibularum digitus mobilis, prope basim, dente robusto; denique in medio marginis dentarii, denti- eulis numero sex (quorum primus, in medio margine eodem, caeteris major), statura apicem digiti versus decrescentibus armato ; digito fixo dente majori, supradieto digiti mobilis opposito, denticulisque pluribus, usque ad apicem digiti eiusdem, serrulam conficienti- bus, gradatim statura decrescentibus armato. Ad 300 p.. long.; 150 p.. lat. Habitat in insula Jaba (« Samarang » alibique) et in America septentr. (Lake City, Florida); duas collegi in Italia quoque (Flo- rentiae et Pisis). 449, Rhodacarus coronatus Berl. n. sp. — Foem, terrea, rostro mediocri, vix caetero corpore obscuriori. Snleus cephalothoracicus, dorsualis conspicuus, vix retrorsus angulato-arcuatus. Pedes se- eundi paris tantum pilis exilibus ornati. Epistoma spinis latera- libus sat latis, apice pleramque bi- vel trispinis, introrsus incurvis; caetero epistomatis margine aliquot spinulis armato. Spina media non basi inflata, sed gradatim attenuata, apice denticulis, utrinque serrulatim ornata. Mandibulae mediocres, chela 80 p.. long., digitis intersese statura subaequalibus; fixus dentibus quinque gradatim apicem versus attenuatis armatus; mobilis dentibus ternis, sat magnis, ab apice sat remotis, aequedissitis. Ad 450 p. long.; 230 p.. lat. Habitat. Sat frequentes foeminas collegi in muscis et in humo Florentiae (Boboli et. Vallombrosa). 450. Rhodacarus mandibularis Berl. n. sp. — Foem. terrea, summo cephalothorace mandibulisque obscurioribus, sive subbadio- aurantiaceis, bene humerata, suleo latissime V-formi in medio ce- phalothorace signata. Pedes secundi paris tantum pilis simplicibus ornati. Rostrum magnum. Epistoma spina media sub apicem subito attenuata, parte apicali utrinque serrulata; spina lata, brevi; acuta, simplici, mueroniformi, utrinque ad mediae basim ornatum. Man- dibulae validiores, chela magna (130 p. long.); digito fixo apice bene mobilem superanti, dentibus quaternis validis, statura apicem 166 ANTONTO BERLESE versus vix decrescentibus armato; digito mobili dentibus ternis, aequedissitis, mediocribus. Ad 500 p.. long.; 260 p.. lat. Habitat. Hand frequentem collegi Florentiae et Utini, in muscis et in humo. Nora. Questa forma, per alcuni caratteri corrisponde al &. roseus dell’Oude- mans, ma il detto Autore non tigura le chele di lato ; d’altra parte il colore carmino pallido della specie dell’Oudemans non appartiene certo agli individui della specie che qui deserivo, nè ad altre del genere da me vedute: Se debbo ritenere esatto questo particolare, bene messo in vista dall’Oudemans, la presente specie è certo differente dal X. roseus del detto Autore. Osservo qui, però, che nè il carattere di così insolito colorito, nè altro morfologico possono giustificare la creazione di una sottofamiglia nuova (L'Rodacarinae), come propone 1’ Oudemans. Il genere Lhodacarus, molto affine ai Gamasellus, dai quali diflerisce solo per la mancanza di ambulacri nel primo paio di zampe, mostra che questo genere rientra nella mia sottofamiglia Cyrtolaelaptinae. 451. Haemogamasus horridus Mich., var. arvicolarum Berl. n. var. — Differt a typico characteribus pluribus, quamvis non satis ut species distineta videatur. Statura aliquanto minor; cor- poris pili etiam in extremo abdomini maris longitudine subeonfor- mes (non sunt pili longiores, qui in mare typici videntur in extremo abdomine). Pedes curtiores et vix robustiores quam in typico. Mas praecipue differt spinis in parte infera articulorum pedum secundi paris magis robustis, valide spiniformibus. Mandibularum chela differt praecipue processu apicali, qui articulatus est extremo digito fixo, non pediformis, vel dente magno recurrenti armatus et submembranaceus, sed valide chitineus, elongate conicus, canali- culo recto totus longitudinaliter perforatus, apice subacuto et in- ferne minimo denticulo praeditus. Digiti mobili unus dens est ralidus, runcatus, bene chitineus et digitus idem lobulo membra- naceo-conico est apice terminatus. Foeminae chela validior et melius chitinea quam in typico, di- gito quoque valide bidenticulato. Mas ad 1060 p.. Iong.; 650 p.. lat.; eius pes primus 1000 p.. long. ; quartus 1110 p..; Foem. 1300 p.. long. ; 880 u.. lat. ; eius pes primus 1060 p.. long.; quartus 1250 . Habitat in nidis. arvicularum (Arvicola arvalis) ad « Ferrara » et ad « Asuni », in Sardinia. i CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 167 452. Pseudoparasitus ovulum Berl. n. sp. — Subochraceus, perfecte ovalis, sat elongatus, pilis mediocribus indutus.. Adsunt jugularia. Foem. scuto sternali fere ad extremas tertias coxas pro- ducto, reticulato ; scuto genito-ventrali ampulliforme, tamen mar- gine postico subrecte truncato, sculptura reticulata, sive linea pon- tiformi fere in medio signato, et areolis polygonalibus (in parte abdominale seuti media difficilius conspicuis), non longitudinaliter elongatis, sculpto. Pili seuti huius sunt in eodem margine sceuti eiusdem laterali insiti. Seutum parapodicum minime post quartas coxas productum, sed vittiforme, foveam pedum marginat. Mas ovatus, pedibus anticis corpore longioribus (480 p. long. ; tarso 100 p.. long., eylindrico). Pedes secundi paris incrassati ; fe- mure inferne valido tuberculo conico armato; genu spinis robustis duobus; tibia spina robusta, articulo eidem arete paralleliter de- currenti. Mas ad 380 p. long.; 230 uv. lat.; Foem. ad 400 p. long.; 250 p. lat. \ Habitat in Columbia (N. A.), in muscis. OSSERVAZIONE. Questa specie differisce bene dal P. obsoletus della stessa località, per la statura, forma del corpo (che nel P. obsoletus è cilindrico-ovale) ; pei peli dello seudo genito-ventrale assolutamente marginali, per la scultura dello stesso scudo ece. 453. Pseudoparasitus centralis Berl. n. sp. — Foem. laete badia, elongate ovalis (non lateribus corporis subparallelis), convexa. Sentum dorsuale ad latera corporis, in ventre inflexnm et in linea inter coxas tertias et quartas incidenti, angulatum leniter intror- sus est, ibique foramine rotundo, perparvo signatum. Pili corporis et marginis breves. Sternum sat eidem P. meridionalis conforme, sed aliquanto latius. Scutum genito-ventrale multo latius (250 pp.) quam in P. meridionale (170 p..). Scuta peritrematica latiora quam in P. meridionali. Pars lata ectopodii post quartas coxas prominens, rotundata, utrinque biineisa et non inter metapodinm et scutum genito-ventrale summo angulo insita (quod est in P. meridionali) sed angulo suo summum metapodium attingentia. Statura majori, corpore ovali, seuto dorsuali, ut diximus, ad ventrem inflexo, mox a P. meridionali distinguendus. 168 ANTONIO BERLESE Mas sat ovalis, marginibus corporis subparallelis, postice sub- angulato-rotundatus, scuto dorsuali ut in foemina ad ventrem in- flexo. Pedes secundi paris caeteris vix erassiores et tantum femure calcari brevi, conico, robusto armato. Chela processu squamiformi, hyalino, rotundato ad basim digiti mobilis, processuque longo, sub- recto, antrorsus directo, apice leniter pedis humani instar confi- gurato, prope apicem eiusdem digiti exhorto, digitoque eodem lon- giori, armato. Mas ad 490 p.. long.; 360 p. lat.; Foem. ad 600 p.. long.; 400 p.. lat. Habitat in Italia centrali, in humo. Collegi Florentiae, alibique in Etruria et in agro romano. 454. Pseudoparasitus spathulatus Berl. n. sp. — Foem. pa- rum a P. meridionali diversa, quamvis elongate ovata (non mar- ginibus lateralibus corporis subparallelis) et seuto genito-ven- trali aliquanto latiori (220 p.. lat., in P. meridionali est 170 p.. lat.). Chela robusta (70 p. long.), digito fixo non pluridenticulato, ut est in P. meridionali, sed tantum valide tridentato, dente subapicali valde apicali adpresso. Color aurantiaceo-badins, sive pallidior quam in P. meridionali. Mas ab eodem P. meridionalis multo diversus, subeylindricus, elongatus, sat bene humeratus, postice rotundatus. Pedes secundi paris caeteris sensim crassiores et valde diverse armati quam in P. meridionali. Femur, enim, externe, ad basim vix in tuberculum latum, subevanidum dilatatum, inferne brevi tuberculo conico gau- det, cuius ad apicem spina est, brevissima et peracuta, externe in apice tuberculi insita et extrorsus directa. Genu et tibia spinis binis inferne aueta sunt; trochanter, inferne brevi tuberculo pilifero ornatus. Chelae digitus mobilis, sub apicem, processu, antrorsus directo, late spathuliformi, subhyalino, linea Y-formi in medio signato, fere totum digitum longitudine aequanti est praeditus. Huius processus, latus externum subrectum est; inter- num autem valde arcuatum. Mas ad 500 p.. long.; 250 p. lat.; Foem. ad 580 p.. long. ; 340 v. lat. (qua re vix major, sed latior est quam P. meridionalis). Habitat in muscis, in Sardinia, ad « Bosa » et ad « Golfo Aranci »; utriusque sexus plura vidi exempla. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 169 SUBGENUS ALLOPARASITUS BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Pseudoparasitus Oud. Seuta peritrematica post quartas coxas producta ibique dilatata, a circine ectopodico quartae coxae separata et in angulum desinentia. (In Pseudoparasitus, s. str., est ectopodium quartae coxae postice dilatatum et angulatim desinens; scutum peritrematicum autem, curtius, vix post stigma produetum, non ultra extremas quartas coxas). Species typica: Pseudoparasitus angulatus Berl. SUBGENUS PRAEPARASITUS BERL. N. SUBGEN, Ex genere Pseudoparasitus. Maris scutum anale a sternali bene sejunetum. Typus: P. colaris Berl. 455. Pseudop. (Praeparasitus) collaris Berl. n. sp. — Mas. Saturate badius, ovalis, nitidus, pilis curtis, simplicibus ornatum. Scutum anale elongate cordiforme, strictum. Jugularia simul in vittam singulam concreta (unde nomen speciei). Pedes antici magni et robusti; secundi paris incrassati, femure calcari magno, furci- formi, (quod in margine interno, in medio dente obsoleto est anetum) armato; genu processu subrectangulo, angulis dentiformibus prae- dito ; tibia nullo processu insignita. Cornienli labiales ensiformes, acutiores, hyalini, in medio, longitudinaliter linea costuliformi signati. Chelas bene videre in singulo, quod possideo exemplo, nequeo ; digitus mobilis, tamen, elongate conicus, rectus mihi vi- detur et fixus runceatus; calcar, nisi fallor, styliforme. Epistoma videre nequeo. Ad 900 p. long.; 600 u. lat. Habitat in Africa orientali. Collegerunt Alluaud et Jeannell. 456. Iphidozercon orientalis Berl. n. sp. — Foem. Pallide testacea, facies nostratis (quamvis magis ovalis) I. gibbi eademque statura. Dorsum dermate reticulato ornatum, striisque duabus, margini laterali subparallelis, anterius sub verticem ad A coneur- 170 ANTONIO BERLESE rentibus, postice, ad quartos pedes, evanescentibus; polygonis der- matis majoribus inter lineas istas et margines; in medio dorso, inter supradictas lineas, vix minoribus, lineisque punctatis et un- dulatis definitis. Nullus tuber in medio dorso, eidem I. gibbi con- formis adest. Sternum hexagonum, antice subrectum, lateribus ad secundas coxas leniter antrorsus concurrentibus ; ad tertias, re- trorsus; margine postico leniter excavato, angulis inter secundas et tertias coxas acutioribus. Epigynium strietum, postice rotunda- tum, sed ante coxas quartas bene dilatatum. Seutum anale obtri- gonum, vix latius quam longius, angulis rotundatis. Areolae ovales, quas illustravit primitus Onudem. pro I. inespectato (Emaewus ine- spect. Oud.) Europae, sunt percospienae, utrinque duae in prima coxa; unaque utrinque in secunda (quae areae non sunt in I. gibbo). Scutorum ventralium fabrica, dorsualis seulptura aliisque charace- teribus pluribus optime species haec ab hucusque notis (7. gibbus; I. inespectatus) est distincta. Habitat in insula Jaba; foeminas et nymphas collegit O1. Ja- cobson. 457. Ameroseius hypogaeus Berl. n. sp. — Foem. terreo— hyalina, tarsis anticis concoloribus. Corpus breviter ovale, subbur- siforme. Scutum dorsuale erasso reticulo, perconspicuo, areolas magnas, omnino symmetrice conficienti, elegantissime sculptum. Setae medii dorsi in medio sat longae, barbulatae, in arearum serie laterali minores, subplumosae; marginales ab humeris gra- datim retrorsus versus statura crescentes, ita ut posticae (70 p.. long.) duplo sint longiores et ultra quam humerales. Omnes, antem, barbula longa sunt ornatae in margine postico, quae tribus tantum vel quatuor barbulis constituta est in setis in dimidio antico margine laterali insitis, sed gradatim densior fit ita nt in setis postieis multo densior adpareat quam in anticis. Setae marginales istae paulo sunt retrorsus incurvae. Sternum multo longius ae latius, margine antico subbilobo, in medio profunde excavato, totum strictissime reticulatum. Scutum anale parvum, transverse ovale, densiori reticulo sculptum. Ad 390 p. long.; 270 p. lat. Habitat. Collegit eximius Krausse in nidis Arvicolaram, ad « Asuni », in Sardinia. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 171 458. Lasioseius (Lasioseius) pulvisculus Berl. n. sp. — Foem. pallide testacea, vix in extremo corpore obscurior, elongate rectan- gula, humeris tamen sat prominulis, postice rotundata, pilis curtis- simis induta. Derma seuti dorsualis reticulo perconspieno, e polygo- nis retrorsus angulato-dentatis confecto, elegantissime ornatum. Epistoma facilius conspicuum, trispinum, spina media vix caeteris robustiori, omnibus acutissimis, intersese appressis. Sternum non bene conspicuum. Epigynium elongatius trapezinam, postice rotun- datum, parvum. Scutum anoventrale parvum, obsolete ovato-hexa- gonale, angulis omnibus rotundatis, postice latius quam antice. Scuta peritrematica in angulum acutum, ad extremas quartas coxas concurrentem, produeta. Ad 300 p. long.; 150 p.. lat. ì Habitat innumerus in’ detritis ligni putris, Florentiae. OSSERVAZIONE. La presente specie differisce dal L. innumerabilis pel corpo più stretto e sopratutto per la scultura molto accentuata dello seudo dorsale, che, nel L. innumerabilis, è, invece, scolpito di sottilissime e quasi incospicue strie trasverse ; nonchè per altri caratteri. Anche dal L. minutus Halb. è diverso, pel corpo più largo, statura alquanto minore e pel modo di scultura dello seudo dorsale, giacchè, nella specie del- l’ Halbert, detto scudo presenta una fitta punteggiatura, con punti grossetti. 459. Copriphis paolianus Berl. n. sp. — Badius, bene ovatus, setis subspiniformibus, mediocribus ad margines corporis auetus. Diftert species haec a C. hastatello, cuius affinis, propter pilos sterni omnes et coxarum omnium simplicibus, exilibus nec non pilis corpus marginantibus duplo vel triplo longioribas quam in C. hastatello staturaque aliquanto majori. A ©. elongato, quo vix major est, propter pilos corpus marginantes sat curtiores et robu- stiores nec non sento peritrematico (quod in C. elongato summas quartas coxas attingit) usque ad extremas quartas coxas produeto et aliquanto strictiori. AC. longiori, corpore (et seuto dorsuali) latiori nec post quartos pedes sensim attenuato pedibusque cur- tioribus et robustioribus. Maris calcar mandibulae ad S leniter incurvus (magis tamen quam in €. longiori). Mas ad 490 p.. long.; 330 p.. lat.; Foem. ad 670 p. long.; 470 p. lat. Habitat. Plurima vidi exempla collecta a CI. Paoli in « Somalia italiana », super Ateuchus (pius ?). 72 ANTONIO BERLESE 460. Copriphis stefaninianus Berl. n. sp. — Badius, ovatus, C. modesto aftinis. Differt a C. modesto praecipue pilis corporis non spiniformibus (quamvis robustis et eurtis). Foramen stigmati- cum magnum, elongate reniforme (in ©. modesto est dimidio bre- vius et subfissuriforme) nec non propter scuta peritrematica valde strictiora et postice angulato-acuta (nec truncata ut in C. modesto). Statura ut in C. modesto, sive: Mas ad 400 p.. long. ; 280 p.. lat. ; Foem. ad 500 p. long. ; 350 v. lat. Habitat super Ateuchus cupreus, in « Somalia italiana, merid. », (collegit CI. Stefanini, eximius rei naturalis cultor, eui dicatam volui speciem). nec non super Gymmnopleurus fulgidus, in Abyssinia. 461. Copriphis (Peletiphis) undulatus Berl. n. sp. — Pallide terreus, sat elongate ovatus, marginibns eorporis, praecipue po- stice, undulatis. Pili corporis laterales et dorsi sat longi, subspi- niformes. Epistoma fere ut in €. (P.) halleri configuratum, denti- culis ad latera spinae mediae tamen minus validis. Peritremata usque ad summas primas eoxas antrorsus producta. Pedes validi; tertii et quarti paris toti spinis curtis et robustis hirti. Scutum genito-ventrale subrectangulum, post quartos pedes bene produ- ctum, margine postico semicireulariter rotundato, inter quartas coxas non constrietum, ibique bene ramoso-laciniatum. Foem. ad 450 p.. long.; 280 p. lat. Habitat ad collum Atheuci semipunctati, in Germania. 462. Copriphis (Peletiphis) analis Berl. n. sp. — Foem. terreo-rufescens, ovata, sat ad dorsum convexa, pilis brevioribus ad margines laterales corporis ornata, sed in margine posteriori utrinque bini pili exiles et mediocriter longi sunt, inter quos tres stant duplo longiores, sive unus utrinque, paulo a linea media remotus (120 p.. long.) tertius impar est postanalis, vix lateralibus supradietis brevior. Pedes validi et longi; antici ambulacro longe peduneulato. Sternum vix post secundas coxas productum, postieo margine bene arcuatim excavato. Scutula posternalia perparvula, rotunda. Scutum genito-ventrale latius inter tertias coxas, vix inter quartas (bene intersese remotas) coarctatum, denique paulo post quartas coxas productum et postice rotundatum. Metapodia CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 1 longius ovato-bacilliformia. Scutum anale subcirculare, vix ante anum strictius, magnum, foramine anali magno, ovali. Epistoma in mucronem latum desinens, marginibus integris. Ad 750 p.. long.; 500 p. lat. Habitat in Africa orientali. Collegerunt CII. Alluaud et Jeannell. 463. Eviphis minimus Berl. n. sp. — Foem. badia, curte ovalis, subhaemisphaerica. Scuta peritrematica vix ultra quartas coxas producta, lenissime medium ventrem versus convergentia, a seuto genito-ventrali valde remota. Scuta ectopodica evanida. Sternum sat latum. Scutum genito-ventrale inter quartas coxas, valde in- tersese approximatas, omnino lineare, deinde in reetangulum, fere duplo longiorem quam latum, parum dilatatum desinens. Senta jugularia subquadrata. Scuta metapodiea parva, subtrapezina, in lato spatio nudo inter scutorum peritrematicorum apices et seuti genito-ventralis partem latiorem interposita. Ad 320 p. long. ; 260 u.. lat. Nympha secunda, melius circularis, terrea, ad 270 p. long. ; 230 wu. lat. Habitat. Foeminam, nymphamque collegit CI. Jacobson ad « Sa- marang, (Giava) », mecumque benignissime communicavit. 464. Pachylaelaps karawaiewi Berl. n. sp. — Foem. sat elon- gate ovalis, ad quartos pedes aliquanto latior, pilis mediocribus induta. Epistoma in medio angulatim excavatum, dense pectinatum, angulis sat productis. Pedes secundi paris caeteris vix crassiores, tarso apice spina dorso-apicali tantum armato (praeter ambulacri- geram). Sternum seulptura polygonali bene manifesta; postice, tamen, inter postremas coxas nitidum. Scutum genito-ventrale lon- gius quam latius, subovale-rhombicum, postice truncato-rotunda- tum, reticulo ampliori, minus bene conspicuo, exharatum, a seuto anali, late trigono, vix separatum; pilis interscutalibus bene in- clusis. Peritrema bene inter secundas et tertias coxas introrsus inflexum. Ad 520(-570) p.. long.; 300(-380) p.. lat. Mas elongate ovalis, lateribus parallelis. Pedes secundi paulo caeteris crassiores, femure processu brevi, robusto, conico, apice bituberoso ; genu tibiaque parvo tuberculo armatis. Mandibulae calcar longior (fere corporis latitudinem, longitudine aequans) ensi- 174 ANTONIO BERLESE forme, apicem versus gradatim attennatum, retrorsus incurvum. Ad 520 p.. long.; 300 p. lat. Habitat in nidis Formicae pratensis, ad « Mursinzi », in Rossia. Collegit CI. Karawaiew, cui speciem dicatam volui. Inveni etiam exempla utriusque sexus Florentiae, in detritis eorticis pinorum, ad terram putrescentis. Nota. — Questa è la specie, di eni fo cenno nella mia Memoria sugli Acari mirmecotili (« Redia », vol. I, fasc. II, 1904, p. 453) e che allora non avevo determinato, Oggi, col confronto di tante altre specie, che ho veduto, ho potuto riconoscere che si tratta di una forma non peranco illustrata. 465. Pachylaelaps gladiator Berl. n. sp. — Sat elongate eylindrico-ovalis, pilis sat curtis vestitus. Epistoma eidem P. pecti- niferi conforme. Tarsus secundi paris, praeter spinam ambulacri- feram, spinis dorso-apicali et subapicali externa, validioribus armatus. Foem. vix mari latior et magis ovalis, antice in angulum acu- tiorem producta. Pedes secundi paris erassi, femure inferne tuber- culo conico, sat robusto armati. Sternum sculptura polygonali, subirregulari signatum, polygonis sat parvis. Peritremata non multum inter secundas et tertias coxas introrsum inflexa. Scutum genito-ventrale posterius late rotundatum, a scuto anali, late tri- gonum, sat discretum, pilis interseutalibus exclusis. Mas elongate cordiformis, bene humeratus. Pedes secundi paris pererassi ; femure processu subtrapezino spathulato, subpellucido, in margine antico subrecte truncato; genu et tibia tuberculis mi- nimis, vix conspicuis; tarso apice ut in foem. armato. Adest in margine inferiori tarsi, prope basim, tuberculus conico-rotundatus, validus. Pedes tertii paris femure inferne tuberculo conico, acuto, sat magno armati, quarti paris crassiusculi, femure inferne tuber- eulis duobus, perparvulis armato. Calcar mandibulae gladiiforme, perlongum (460 p.. long.) rectum. Mas ad 1100 p. long.; 600 p. lat: Foem. ad 1220 p.. long.; 780 p. lat. Habitat in Africa orientali. Collegerunt CI. Alluand et Jeannell. 466. Pachylaelaps macherifer Berl. n. sp. — P. gladiatori valde aftinis, tamen bene diversus. Epistoma ut in P. pectinifero. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 175 Convenit cum ?. gladiator statura (quamvis vix minor), corpore antice mucronato—producto, eylindrico, ovato; foem. muerone se- cundi femuris, scuti genito-ventralis fabrica et sculptura; maris tuberculo calcariformi in femure tertii paris. Differt a P. gladia- tori corporis pilis aliquanto longioribus ; foeminae sculptura sterni ; maris femuris processus fabrica, tuberculo nullo in parte inferna tarsi, tuberculis nullis in parte inferna femuris quarti paris, deni- que brevitate calearis mandibularum, quod in hac specie ceultri- forme est, lenissime arcuatum, dimidio brevius (ad 210 p.. long.) quam in P. gladiator, cuius longissimum calear mandibulae exi- mius character est. Processus femuralis maris vere bituberus est, quod basi, interne, tuberculus rotundatus exhoriatur, profunda, marginis excavatione a parte apicali processus eiusdem separatus, in quo apice denticuli duo sunt minimi (in margine interno), re- trorsus reflexi. Foeminae sternum Jinea pontiformi inter tertias coxas decur- renti perconspieue signatum, vittaque sat lata, longitudinali, utrin- que multiangulata, de summo sterno ad summas quartas coxas pro- ducta, vix caetero sterno colore laetiori distineta, utrinque ad latera vittae huius polygonis symmetrieis signatum. Mas ad 1050 p. long. ; 600 p.. lat. Foem. ad 1100 p.. long.; 690 p. lat. Habitat. Plura exempla utriusque sexus, intersese conformia vidi, collecta in Jaba. 467. Pachylaelaps bifurciger Berl. n. sp. — Foem. sat elongate ovato-bursiformis. Pili corporis perbreves. Pedes secundi paris modice inerassati, tarsi apice spina apicali dorsuali et spina late- rali praedietae adproximata (praeter ambulacriferam) armati. Epi- stoma anterius sat attenuatum, denique bifureum, quoque huius furcae dente brevi, apice bidenticulato, lateribus epistomatis eiusdem integris, tantum basi obsolete serrulatis. Sternum scul- ptura irregulari signatum, in qua sat manifestae sunt lineae tres transversae, vix antrorsus, arcuatae, aequedissitae inter secundas coxarum foveolas. In dimidia parte antica sterni areolae polygo- nales sunt majores quam in dimidia parte postica. Scutum genito- ventrale aeque longum ae latum, a sento anali subsemireulari- 176 ANTONIO BERLESE trigono, aeque longo ae lato, sat diseretum. Foem. ad 910 p.. long.; 610 p. lat. Habitat in Sardinia (Iglesias); in muscis. 465. Pachylaelaps penicilliger Berl. n. sp. — Foem. subey- lindrica, sat bene humerata, pilis curtulis induta; pedibus secun- dis sat inerassatis. Epistoma longum et strictum, vix apicem ver- sus tenuissime, gradatim dilatatum, paucis spinulis apice ornatum, minime bifurcum. Sternum sculptura difficilins conspicua. Videntur tamen, diligentius conspiciendo, lineae pontiformes nonnullae, aeque- dissitae, sternum totum transverse signantes. Scutum genito-ven- trale sat elongatum, postice perfecte rotundatum, subnitidum (excepta linea utrinque marginibus parallela), a seuto anali trian- guli aequilateri more configurato, vix diseretum, pilis interscuta- libus bene esclusis. Ad 680 p.. long.; 310 p.. lat. Habitat. Plura exempla mecum benignissime communicavit CI. Froggatt, super Mieropoecila cincta Don. et super Eupoecila austra- lasiae Don., in Australia collecta. 469. Pachylaelaps calcariger Berl. n. sp. — Ovato-cylindri- cus (foem.), sat latus. Epistoma bifurcum, sub furca subito mar- ginibus serrulatis dilatatum, in medio, antice, multidenticulatum. Pili corporis sat parvi. Tarsus secundi paris tantum spina dorso— apicali armatus (praeter ambulacriferam). Mas cordiformis, bene humeratus, postice angulatus. Pedes. se- cundi paris bene inerassati; trochantere, interne, processu spini- formi validissimo, recto, introrsus perpendiculariter producto, armato; femure calcari polliciformi; genu tuberculo parvo, subtra- pezino ; tibia tuberculo sat parvo, conico. Adest tuberculus minor, conicus in parte externa, infera femuris. Pedes tertii paris nullo processu aut tuberculo armati. Pedes quarti paris vix tertiis eras- siores, tarsis validius spinosis, spinaque robustiori, longa, styli- formi, vix introrsus arcuata in parte media, infera trochanteris huius paris pedum. Calear mandibulae breve (60 p.. long.) cultri- forme, apice acutum. Foem. Sterno tantum lineis juxta coxas secundas, tertias et quartas decurrentibus et antrorsus in summo sterno concurrenti- . GENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 17 bus, optime conspicuis, caetero sterno areolis polygonalibus, par- vis, irregulariter et minus bene conspicue sculpto. Scutum genito- ventrale fere aeque longum ace latum, postice late rotundatum, linea pontiformi sub apicem anticum sculptum, caeterum subnitidum, a secuto anali subsemicirculari-trigono bene separatum, pilis inter-, seutalibus vere intrusis. Pedes secundi vix caeteris erassiores. Mas ad 830 p. long.; 520 p.. lat. (exemplum minus 770 p.. long. ; 420 |. lat.); Foem. 830 p.. long.; 500 p.. lat. Habitat in Africa orientali. Collegerunt CHI. Alluand et Jeannell. 470. Pachylaelaps tuberculiger Berl. n. sp. — Mas elongate cordiformis, sat humeratus, postice angulatus, pilis curtioribus ornatus. Epistoma subtrapezinum, antice non bifureum, sed subre- cte truncatum, denticulis pluribus anterius ornatum. Pedes secundi paris vix caeteris crassiores. Tarsus apice tantum spina dorso— apicali (praeter ambulacriferam) ornatus, sed in margine infero, prope apicem, tuberculo conico, sat alto armatus; femur calcari polliciformi-conico, apice, interne, bidenticulato, denticuloque in margine interno auceto, armatum; genu tuberculo parvo, subtrape- zino, apice bimucronato ; tibia processu conico-aento, mediocri, nec non tuberculo minimo, pilifero in latere interno, sub apicem. Pedes tertii paris tuberculo minimo, prope marginem distalem, in femure, inferne aucti. Quarti paris femur tuberculo valido, conico-acuto, in latere inferno, prope apicem distalem armatum. Mandibulae di- gitus fixas sub dente apicali denticulo minimo, alioque post hoc armatus; mobilis apice dentibus apicalibus binis, calcari cultri- formi, brevi et lato (45 p.. long.) sed apice acuto sursum leniter incurvo. Ad 560 p.. long.; 330 p.. lat. Habitat. Mares duos collegerunt CI. Alluaud et Jeannell in Africa orientali. 471. Pachylaelaps fuscinuliger Berl. n. sp. — Foem. eylin- drica, sat elongata, pilis trunci sat longis ornata. Pedes secundi paris vix incrassati, tarso apice spinis apicali externa, apicali et ambulacrali armato. Epistoma valde attenuatum et apice in dentes duos, (inter quos vix denticulus obsoletus conspicitur) acutiores et longos desinens, vere fuscinulae bifurcae simile. Sternum reticulo LIS » Redia »r, 1918, 1: Hi =] ANTONIO BERLESE subsymmaetrico seulptum, areolis in dimidia parte sterni majoribus quam in posteriori. Scutum genito-anale longius quam latius, po- stice vere rotundatum et a seuto anali vix latiori quam longiori, subcordato-trigono, sat remotum ita ut adsit inter sceuta haec utrinque pilus interscutalis. Hoc charactere praecipue species haee differt a P. claranculifero. Differt a P. bifurciger, cuius. affinis, non solum statura minore et strictiore, sed pilis trunei certe sal tem triplo longioribus quam in supradieta specie. Ad 850 p.. long. ; 510 p. lat. Habitat in Sardinia (« Golfo Aranci »), in muscis. 472. Pachylaelaps tesselatus Berl. n. sp. — Foem. ovalis. Pili trunci brevissimi, vix conspicui, humerales aliquanto caeteris longiores, quamvis perparvuli. Pedes secundi paris tarso, apice, tantum spina dorso-apicali (praeter ambulacriferam sat magnam) armati, vix caeteris crassiores. Epistoma in furcam latam, mar- gine antico plùridenticulato produetum. Sternum in parte media, sive inter secundas et tertias coxas retienlo regulari seulptum, sive hexagonis vix elongatis constituto, subaequalibus, parvis, antice et postice subnitidum. Scutum genito-anale vix longius quam latius, linea pontiformi antice et lateraliter inciso, caeterum subnitidum, a seuto anali, late obtrigono, bene sejunetum, pilo interscutali sat lineae mediae longitudinali adproximato, ita ut inter scuta bene interpositus sit. Ceteri pili ventris nudi, pauci numero et minimi. A. ceteris speciebus propter regularitatem seulpturae sterni supra- dictam mox distinguendus. Ad 630 p.. long.; 410 p. lat. Habitat in agro etrusco (« Pontedera »), in muscis. 473. Pachylaelaps brevis Berl. n. sp. — Foem. cordiformis, paulo longior quam latior. Pili sunt in trunco intersese statura valde diversi, nam scutum dorsuale praeter consuetos verticales spiniformes et duos subverticales longos, retrorsus directos, in linea transversa inter humeros, sex fert pilos longiores, usque ad 110 et ultra p. long., retrorsus directos et etiam, in eadem linea, seta hmmeralis est, vix arcuata, usque ad 100 p.. long. Sunt etiam setae utrinque duae scapulares, in eodem sento, prope eius. mar- ginem, longiores (usque ad 140 wp. long.), in lineam praecedenti CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 179 parallelam dispositae. Ceteri trunci dorsi et ventris pili minimi, vix eonspicui. Sternum in medio nitidum vel subnitidum, latera- liter sulcis impressum, transversis. Scutum. genito-ventrale par- vum, subrotundato-rhombicum, vix longius quam. latius, postice rotundatum, magnam partem abdominis nudam relinquens, a seuto anali (latius trigono) bene remotum, pilo intersceutali interius insito, perparvulo. Pili ventris minimi, vix conspicui. Pedes secundi paris sat graciles, tantum spina dorso-apicali (praeter ambulacrigeram, sat magnam, conicam), valida armati. Ad 640 p.. long.; 470 (vel 450) p.. lat. Habitat. Duo huius speciei exempla possideo, ex quibus unum (typicum) super Scaraboeus paganus ad « Benguela (Angola) » col lectum est, alind ad Caput Bonae Spei. 474. Pachylaelaps anovillosus Berl. n. sp. — Foem. elongate cordata, postice subacuta. Pedes-secundi paris caeteris vix eras- siores, apice tantum spina subapicali, dorsuali (praeter ambulaeri- geram) armati. Pili trunci mediocres, in parte postica praecipue numerosiores et densiores quam in caeteris hucusque notis specie- bus. Seutum genito-anale longius quam latius, a seuto anali tri- gono, vix latiori quam longiori, sat discretum ita ut pilus inter seutalis sit vere inter seuta insitus. Sternum reticulo inter coxas secundas symmetrico, denique irregulari sculptum ; inter quartas coxas subnitidum. Scutum genito-anale linea pontiformi antica perconspicna, laterali subevanida, caeterum nitidum, pilis minu- seulis utrinque duobus consuetis ornatum. Epistoma in exemplo singulo, quod possideo videre nequeo, quod palpus superpositus obtegit. Ad 730 p.. long.; 440 p. lat. Habitat super Copris lispanus, in Hispania. 475. Pachylaelaps orthopneumus Berl. n. sp. — Foem. sub- cylindrica, tamen postice vix latior quam antice, margine postico bene rotundato, sat hmmerata, pilis longiusculis et exilibus in trunco ornata. Pedes sendi paris sat graciles. Praecipuum charae- terem huins speciei, quo mox a caeteris hueusque notis distin- guitur, praebet peritrema, quod non, more solito, inter coxas se 150 ANTONIO BERLESE cundas et tertias introrsus deflectatur, sed rectum sit usque ad humeros. Sternum supra coxas secundas valde productum, circiter duplo quam in caeteris speciebus, in medio linea striete angulato— pontiformi, utrinque de summo sterno juxta foramina pedum de- currenti sceulptum, aliisque lineis minus conspicuis, sublongitu- dinalibus, strictam vittam in medio sterno longitudinalem, niti- dam reliquentibus, inter quam et supradietam distalem derma areo- lis obsolete est signatum. Seutum genito-ventrale postice toto mar- gine rotundato, ita ut scutum idem subtrigonum adpareat, margine postico arcuato. Scutum hoc a seuto anali subaequilatero-trigono valde diseretum, pilis exilibus interscutalibus vere intrusis. Epi- stoma in processum valde attenuatum, subpiliforme productum, denique late et acutius bifurcum, inter cornua acutiora et exiliora furcae pluridenticulatum. Ad 950 p.. long.; 600 p. lat. Habitat. Unam foeminam collegerunt Alluaud et Jeannell, in Africa orientali. 476. Pachylaelaps bellicosus Berl. n. sp. — Foem. eylindrica, elongata, postice rotundata, pilis sat longis induta. Epistoma mar- ginibus lateralibus integris, in processam longum et exilem de- nique attenuatum, qui anterius vix dilatatus est, haud excavatus in medio et denticulis tribus vel quatuor subaequalibus, penicilli depressi, more terminatus. Pedes secundi paris vix caeteris cras- siores, tarso, praeter spinas apicalem et subapicalem, dorsualem ralidis, etiam spina laterali externa robusta sub apicem armato. Scutum sternale strictum, irregulariter reticulatum; seutum ge- nito-ventrale longius quam latius, postice rotundatum et sento anali vix latius quam longius, adpressum. Seuta peritrematico-pa- rapodica postice in angulum peracutum desinentia. Praecipuum characterem praebent chelae, quae iisdem nullius speciei hucusque notae sunt similes, nam sunt multo majores (130 pu. long.) digi- tisque pluridentatis, subbadio-fuscae. Digitus fixus mobilem supe- rat et praeter dentem apicalem validiorem, denticulis 5 gaudet, intersese approximatis in tertia parte antica, diastemate conspicuo, ab apicali dente sejuncetis, in quo denticulus unus minimus est elevatus. Digitus mobilis dente validiori apicali, alioque minori post supradictum, deinde robusto canino, post quem sunt denticuli CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 181 septem numero, fere totum marginem dentarium ocenpantibus, ae- quedissitis armatus. Ad 750 p.. long.; 420 p.. lat. Habitat. Tres foeminas collegi in fimetis ad « Portici », in Agro Neapolitano, aliamque ibidem in muscis. 477. Pachylaelaps virago Berl. n. sp. —- Epistoma margi- nibus integris, valde attenuatum et denique vix dilatatum, in me- dio incisum et vix excavatum, utrinque denticulis tribus in mar- gine antico inciso auctum (in utroque sexu conforme). Tarsi se- eundi apex (praeter ambulacriferam) tantum spina dorso-apicali, validiori in utroque sexu pariter armatus. Pili corporis mediocres. Foem. subrectangulo-ovalis, mediocriter lata, postice rotundata. Sternum sculptura subirregulari signatum. Pedes secundi paris erassi, femure inferne, sub apicem, tubereulo valide calcariformi, conico, sat longo, basi piligero armati. Adsunt vestigia epimeri interioris ad coxas quarti paris, subreetangulo-ovalia, rufobrunnea. Mas pedibus secundi paris crassis, femure calcari polliciformi, apice subeapitato, basi interne denticulato, longo; genu et tibia tuberculo brunneo, parvo, armata. Chelam in exemplo singulo, quod possideo (et destruere nolo), bene videre nequeo, sed calear partim est conspicuum, et cultriforme, leniter extrorsus convolutum, apice vix attenuatum video. Sed apex insolito modo est terminatum, nam sub apicem breviori et exiliori appendicula, arete circinata est terminatum, quae, semicirculariter convoluta, fere apicem su- perum calearis attingit. Mas ad 820 p.. long., 480 yu. lat. ; foem. 520 u.. long. ; 530 Lu. lat. Habitat. Utriusque sexus singulum exemplum mihi benignissime misit CI. Dodero, in muscis, ad « Filettino (Lazio) » collectum. 478. Pachylaelaps latior Berl. n. sp. — Latus, subrotundus. Bpistoma margine utrinque serrulato, denique in furcam anterius breviter productum, latam et vix in medio excavatam, multispino- sulam. Pedes secundi paris sat inerassati, apice tarsi spina suba- picali, sive dorsuali externa mediocri. Nulla alia spina est (praeter ambulacriferam) sed in mari processus adest subspathuliformis, sub spina ambulacrigera insitus, subhyalinus, vix spinam eamdem magnitudine superans. Pili corporis sat longi. 182 ANTONIO BERLESE Foem. sterno reticulo irregulari, sat denso seulpto; sentum ge- nito-ventrale vix longius quam latum, ab anale bene diseretum. Chela parva (90 p.. long.) digitis bidentatis (praeter dentem api- calem); fixi dentibus valde intersese appressis, postico minimo. Mas sat latus. Pedes secundi paris bene incrassati, femure ar- ticulo polliciformi, brevi, haud interne denticulato, apice subacuto. Adest tubereulus latus, vix elevatus in margine antico—infero fe- muris; genu tuberculo pyramidali, acuto, parum elevato, sed basi sat lato; tibia processu conico, acutissimo, mediocriter elevato ; tarsus ad apicem, inferne, sub spina ambulacrigera processo sub- Spathuliformi, supradieto armatus. Chela digito mobili latiori ; cal- car duplo chela eadem longius, dimidia parte basali valde lata, margine externo in angulum desinenti, post quem calcar attenua- tum est, semicireulariter convolutum, subpiliforme. Mas ad 850 p. long. ; 580 p.. lat. ; foem. 1000 p.. long. ; 720 p.. lat. Habitat. Utriusque sexns nonnulla exempla collegi sub Plata- norum eortice, in horto « Boboli », Florentiae, lyeme, nec non ad « Pontedera », in muscis. 479. Pachylaelaps inermis Berl. n. sp. — Foem. perfecte ovata, pilis mediocribus ornata. Pedes secundi paris vix caeteris crassio- res et apice tarsi nulla spina armato, tantum ambulacrigera, quo charactere species haec a caeteris omnibus hucusque notis mox distinguitur. Sternum lineis figuram trapezinam occludentibus, juxta secundarum coxarum foramina deeurrentibus, deinde, juxta tertia- rum et quartarum, vere rectilineis, parallelis signatum. Inter figuram hane lineae sunt difficilius conspicuae, areolas polygonales oeclu- dentes, ex quibus tres, subparallelae, aequedissitae, transversae satis manifestae sunt. Sterni margo posticus valde altus, quod extremarum secundarum coxarum lineam attingit. Scutum genito— ventrale magnum, latum, postice subrectum et a scuto anali, latius trigono, sat remotum, pilis interseutalibus vere intrusis. Epistoma sat strictum, denique bifurcatim dilatatun, margine antico pluries dentieulato. Ad 460 p.. long.; 310 p.. lat. * Habitat. Collegit CI. Paoli in « Somalia italiana », ad foces Jubae, in lignis putribus. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 155 480. Pachylaelaps squamifer Berl. n. sp. — Sat elongatus, subeylindricus, pilis sat longis ornatus. Epistoma fere ut in P. pec- tinifero. Tarsus secundus apice spina subapicali, permagna et lon- giori, spina externa robustiori, praedictae contigua. Foem. mari vix latior, postice rotundata. Scutum sternale irregulari, retieulo lato leniter impressum. Scutum genito-ventrale subhexagonum, vix lòongius quam latius, arete sterno et scutis parapodicis adpressum, seuto anali contiguum. Utrinque, sub sterno, inter foveas artien- lares coxarum tertii et quarti paris glandula (coxalis) procedit trans- verse directa, dimidiam versus sterni lineam longitudinalem, elon- gate brusiformis, si repleta, aliquando leniter retrorsus intlexa, insigni colore badio-fuligineo, mox conspicua vel subineolor. Pedes secundi paris valde inerassati, praecipue genu percrassum est. Fe- mur inferne parvo tuberculo ornatum. Mas perfecte cylindricus, fere duplo longior ae latior, postice subacutus. Pedes secundi crassi, femure calcari valido, polliciformi interne dentibus duobus, recurrentibus aneto, armato; genu et tibia tuberenlis parvulis, apice subbilobis. Tarsi apex spina externa nulla. Calear mandibulae magnum, perfecte cultriforme, apice non attennatum, tamen acutum, subrectum. Palporum articulus penul timus inferne squamis hyalinis duabus armatus, ex quibus lateralis, ralde extrorsus producta, subovalis, interior minor, subtrapezifor- mis. Mas ad 750 p.. long., 410 p.. lat.; foem. ad 570 p. long.; 520 p. lat. Habitat in muscis et in humo, in Etruria (Falterona), nec non Florentiae (in detritis ligni castanei), « Vallombrosa » et in agro Pedemontano « Casalmonferrato », in muscis. Nora. — Exempla Florentiae collecta in detritis ligni castanei parum a ty- picis diversa. Mas stylo mandibulae strictiori, sublineari, nec non appendicula trapeziformi articuli penultimi palporum subnulla ; foem. epimeris clavulifor- mibus sterni, supradietis, non apice capitatis et retrorsus magis ineurvis, fere angulo recto deflexis. 481. Pachylaelaps squamifer Berl. var. gallicus Berl. n. var. — Typico minor et strietior. Foemina non epimeris interioribus obseuris inter quartas coxas signata. Sculptura sterni lineas qua- tuor transversas, aequedissitas inter secundas coxas et paullo ultra praebet, magis conspicuas quam in typico. 1S4 ANTONIO BERLESE Mas mari typico valde similis, calcari femurali vix latiori ; cal- cari mandibulari multo curtiori et strietiori. Mas ad 790 p.. long. ; 430 p.. lat.; foem. ad :800 p.. long.; 430 v. lat. Habitat. Utriusque sexus vidi exemplum collectum in muscis nemoris «€ Meudon », prope « Parigi ». 452. Pachylaelaps imitans Berl. n. sp. — Foemina sat P. squa- miferum imitat, sed distineta certe species haec est et mas valde diversus a supradictae speciei. Pedum secundi paris armatura tar- sali nec non epistomatis fabrica species sunt conformes et mas convenit propter penultimi articuli palporum appendiculis, sed aliis characteribus sunt diversae, et etiam statura, Foeminae apex tarsi (ut in P. squamifero) spina unguiformi dorso-apicali et externa subapicali armatus; in mari haee nulla est. Sculptura sterni foeminei valde diversa est quam in P. squamifero et satis a P. insulari, nam retienlatio est subsymmetrica et in dimidia parte postica sterni, vitta media longitudinalis est, an- trorsus attenuata, nitida. Seutum ano-ventrale elongatius quam in P. squamifero et non hexagonum regulare simulans, posterius bidentatum et ab anali vix remotum. Ad coxas quartas non epimera clavuneuliformia sunt conspicua, sed tantum tuberculus brunneo, rufus, utrinque adparet. Corpus aliquanto latius quam in P. squa- mifero. Mas calcari femurali secundi paris late subtrapezino, spathuli- formi, margine antico quadridentienlato (denticulis retrorsus di- rectis); genu tuberculo conico armato; tibia subinermi, vix minimo dentienlo aucta; tarsus tantum spina dorso-apicali (praeter ambu- lacriferum) armatus, quo charactere a mari P. insularis praecipue differt. Palporum articulus penultimus inferne squama ovali, ex- trorsus directa, interne squama subquadrangula, denique margine suo infero in aciculum elongatum acutissime attenuata. Calcar mandibulae fere ut in P. squamifero, sed subtilius. Mas ad 980 u.. long.; 550 p. lat.; foem. ad 950 p.. long.; 600 wp. lat. Habitat. Utriusque sexus exempla nonnulla collegi in muscis nemoris « Cansiglio », in agro tarvisino. 485. Pachylaelaps regularis Berl. n. sp. — Foem. elongatior (fere duplo longior quam latior) eylindrica, postice rotundata, pilis CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 185 eurtis in trunco ornata. Tarsi secundi paris tantum spina dorso apicali (praeter ambulacrigeram) magna, armati; graciles. Epistoma sat late bifurcum, parum ante furcam constrietum, margine antico dense spinuloso-denticulato. Sternum reticulo polygonali perfecte symmetrico sculptum, polygonis sat parvis; prope marginem posti- cum derma subnitidum. Peritremata parum introrsus inter tertias et secundas coxas inflexa. Scutum genito-ventrale longius quam latius, subpentagonale, margine postico rotundato, angulum valde rotundatum cum lateralibus conficienti; a seuto anali subregula- riter trigono, quamvis postice subrotundo, bene discretum, pilis interscutalibus vere intrusis. Derma senti genito-ventralis quoque polygonis subsymmetricis (sterni tamen valde majoribus) sculptum. Ad 560 p.. long.; 300 p.. lat. Habitat. Collegit Cl. Dodero in muscis, ad Gennam. ea 484. Pachylaelaps moderatus Berl. n. sp. — Foem. subovata— cordiformis, vix humerata, pilis mediocribus induta; pedibus se- cundi paris vix caeteris cerassioribus, tarsi apice spina subapicali externa nec non dorso-apicali valida armato (pragter spinam am- bulacriferam). Peritrema sat introrsus, inter secundas et tertias coxas, arenatim inflexum. Epistoma late bifurcum, sub furca sat strictum, lateribus denticulatis, margine antico dense denticulato- spinoso. Sternum areolis polygonalibus aeque sculptum, sed non symmetrieis, mediocribus, statura intersese subparibus. Seutum genito-ventrale longius quam latius, postice subrotundatum. areolis polygonalibus longitudinaliter longioribus quam latioribus; sat ma- gnis sculptum, a seuto anali parvo, vix latiori quam longiori strieto spatio diseretum ; pilis intersentalibus vere extrusis. Ad 700 p. long.; 500 p.. lat. Habitat. Unam vidi foeminam colleetam a CI. Alluaud ed Jean- nell, in Africa orientali. 485. Pachylaelaps sculptus Berl. n. sp. -— Foem. eidem P. an- gulatipedis (cuius valde affinis), primo visu, similis. Differt tamen a supradietae speciei foemina praecipue propter sterni sculpturam, epistomatis fabriecam, piloram trunci longitudine. Sternum sculp- tura symmetrica, perconspiena incisum, lineas duas V-formes, lon- 156 ANTONIO BERLESE gitudinaliter dispositas, inter secundas coxas ostendens, caeteroque. sterno inter tertias et quartas coxas, area lata, obtriangulari, ni- tida conspieuo, inter quas fignras (quae mediam sterni partem oc- cupant) et margines laterales, coxas amplexantes, derma areolis po- lygonalibus est optime sculptum. Epistoma eadem fabrica quam in P. angu!atipede (sive bifureum, non anterius dilatatum, in medio an- tice excavatum et dentieulis pluribus ornatum, marginibus latera- libus serrulato-dentieulatis) sed valde strietius. Pili corporis longi magis quam in P. angulatipede foem., quia in hac specie sunt tantum 100 p.. long.; sed in P. seulpto (foem.). usque 160 p.. longitudine attingunt et pili abdominis postici, dorsuales, usque ad 200 p. sunt longi. Ad 860 p. long.; 620 p.. lat. Habitat. Inveni aliquot exempla in muscis altioram montinm (« Falterona »), in Etruria; alia vidi colleeta in Norvegia, pilis dorsi vix eurtioribus (ad 160 p.. long.), non satis diversa; aliaque col lecta ad « Paskau » (Moravia), pilis supradictis vix ecurtioribus (150 Di). OSSERVAZIONE. Aseriverei questa forma al P. furcifer Oud., se dalle figure del detto Autore non si vedesse trattarsi di specie molto più larga della mia e coi peli molto più corti. Per maggiore evidenza dei caratteri differenziali delle specie qui illustrate come nuove, pertinenti al gen. /achylaelaps, allego, qui sotto, una più minuta e precisa descrizione di due specie nostrali, ovvie, già note e che mi sembrano doversi ridescrivere meglio, ora che, in confronto delle altre qui illustrate non sarebbero abbastanza bene definite colle descrizioni finora datene e neppure colle figure da eni sono accompagnate. Pachylaelaps strigifer Berl. (A. M. Sc. it., LXIV-4). — Ovatus, cur- tipilus. Epistoma in utroque sexu vix apice bifureato-dilatatum, paueis dentibus auctum. Pedes secundi paris vix inerassati, apice in utroque sexu tantum cal- cari dorsuali-esterno (praeter ambulacrigerum) armati. Foemina mari aliquanto latior et magis ovata. Sternum reticulo polygonali, irregulari seulptum, Scutum genito-ventrale anali subceontiguum. Mandibulae chela parva, digitis pallidis, quoque in dimidia parte apicali bidentato, (praeter dentem apicalem). Mas posterius subacutus. Sternum usque ad quartas coxas, lineis rrasversis bene conspicuis, intersese subparallelis et aequedissitis, quinque anterioribus subrectis, caeteris retrorsus, in medio, leniter incurvis sculptum. Mandibulae chela digitis parvis, pallidis, quoque, praeter dentem apicalem, unidentato. Cal- car mandibulae perlongum, flagelliforme, basi vix dilatatum, dimidia parte ex- Pei CENITURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 157 trema basim versus recurrenti. Pes secundus vix caeteris erassior, calcari femmn- rali polliciformi, apice introrsus subruncatim terminato, denteque parvulo in medio margine interno calearis eiusdem conspicuo ; tuberculus genualis perpar- vulus, vix conspicuus, tibiae autem substyliformis, sat longus, peracntus. Mas ad 500 p. long. ; 320 p. lat. : Foem. ad 500 p. long. : 340 p. lat. Habitat. Exempla typica sunt in Sicilia collecta, praeter quae nonnulla utrius- que sexus collegi in horto « Boboli », Florentiae, sub Platanorum cortice, hyeme aliasque foeminas alibi (« Filettino, Lazio ; Città di Castello »), in muscis. Pachylaelaps siculus Berl. (A. M. Sc. A., LXIV-5, P. strigifer, var. siculus). — Epistoma trapeziforme, antice truncatum, sat latum, pluribus den- ticulis armatum, lateribus subedentatis. Pili corporis sat longi. Statura mediocris. Foemina subeylindrica, sat stricta, postice rotundata. Pedes secundi paris caeteris vix erassiores, tarsi apice tantum spina dorso-apicali, robusta (praeter ambulacrigeram). Sternum reticulo symmetrico, areis parvis, statura intersese subaequalibus sceulptum, postice subnitidum, Scutum genito-ventrale longius quam latius, ab anali late trigonum sat remotum, Chela parva, digitis tantum in tertia parte antica denticulatis. Mas cuneiformis, quia humeris valde prominentibus gaudet et postice est sub- acutus, sat latus, pilis trunci longioribus quam in foemina. Pedes secundi paris validiores, crassi; femure calcari polliciformi, subruncato, apice subbilobo, cuius ad basim, in latere interno, sunt tuberculi duo e femure prominuli; genu et tibia processubus parvis, conicis, vix elevatis, genualis apice bimmneronatus, tibialis unimueronatus, Tarsi apex validis spinis curtis et robustisque duobus gau- det, sive dorso-apicalis et subapicalis externa. Chela mandibulae parva, digito fixo sub apicem bidenticulato, mobili ad apicem unidenticulato, externe non antice dilatato; calcari flagelliformi, undulato, denique recurrenti, gradatim at- tenuato, ad 140-150 pg. long., sive chela circiter duplo longiori. Mas ad 620 y. long. ; 370 pu. lat. (ad humeros); foem. 660 1. long. ; 380 p. lat. Habitat. Exempla typica sunt in Sicilia collecta, deinde utriusque sexus non- nulla collegi exempla ad « Portici », in fimetis et in humo, nee non ad « Ca- satmonferrato », in muscis. 456. Pachylaelaps (Elaphrolaelaps) terrificus Berl. n. sp. — g Ochraceus, non nimis elongate cordiformis, setis sat longis in trunceo ornatus. Epistoma latiusculum, bifureum, in antica ex- cavatione, inter cornua furcae dense spinulis longis ornatum. Man- dibulae calear insolitae figurae, quod in tertia parte apicali sit bifurcum, ramulis intersese statura subaequalibus, distali tamen vix altero longiori.. Caeterum calear est sublineare, totum usque ad 170 p.. est longnm. Pedes secundi paris longiores, sed non nimis 188 ANTONIO BERLESE incrassati, femure pollicipato, processu hoc mediocri, interne, sub apicem obsolete mucronato ; genu tubereulo apice acuto armato ; tibia, processu genu subconformi. Tarsus sat longus, apice bifurcus, processu dorsuali ambulacrigero, inferno non articulato. Pedes quarti paris longi, femure longiori et subpedunculato, inferne, sub apicem, caleari pervalido, conico, longo et acutiori armato ; caetero pede aliisque pedibus inermibus. Foem. ignota. Ad 620 p. long; 400 p.. lat. Habitat. Unum marem vidi collectum a CI. Alluand et Jeannell in Africa orientali. 457. Pseudolaelaps gamaselloides Berl. n. sp. — Foem. ter- reo-badia, subeylindrica, corporis fabrica omnino Gamasellos imi- tans. Sternum elongatum, usque ad extremas tertias coxas pro- ductum, obsolete polygonis parvis sculptum. Scuta metasternalia transverse latins trigona. Scutum genito-ventrale sat magnum, subampulliforme, tantum ad latera striolis, marginibus subparal. lelis seulpto, caetero dermate subexpolito. Seuta parapodica magna, posterius acute desinentia, apice extremo seuti genito-analis an- gulo laterali contigua. Pili quatuor ceorporis postici medioeres, bene conspicui, recti, nt in Gamasellis dispositi et aequedissiti. Pedes sat breves et robusti; postici erassiusculi, non ultra 350 p.. long. Pedes antici femure subelavato, inferne obsolete bimuero- nato (mucronibus piliferis); tarsus primus basi strietus, elongatius subelaviformis, ad 80 pw. long. Epistoma trispinum, spinis brevibus, basi latis, media lateralibas vix elevatior. Ad 360 p. long.; 210 p. lat. Habitat. Pluries hane speciem collegi Florentiae, in hortò « Bo- boli », sub cortice arborum, hieme. 488. Holostaspella moderata n. sp. — Foem. Testacea, ova- lis, pilis crassiuseulis, sat longis, circinnatim inflexis, nudis in margine corporis et in dorso bene ornata. Seutum dorsnale mar- ginibus subintegris, nec dentieulatis, obsolete plicis nitidis et du- rioribus signatum, inter quas derma est punctulatum. Scutum peritrematicum, inter tertios et. quartos pedes in conum altum productum est, valde e margine corporis prominulum, cuius ad CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 159 apicem peritrema subito et stricte plicatum, quasi fractum vide- tur. Pili verticis duo, triangulares, parvi sed lati, margine externo dense et alte ciliato. Sternum carina media longitudinali, in medio seuto evanescenti bene signatum, areis lateralibus quatuor, punetu- latis. Epigyninm punctulatum, reticulo signatum. Sceutum anale magnum, subrotundum, obsolete areolatum, punetatum; anus in coni apice, marginibus bene chitineis, quasi vittam conficientibus. si- gnato, apertus. Ad 850 p.. long. ; 650 p. lat. Habitat. « Giava ». 459. Macrocheles (Coprholaspis) substitutus Berl. n. sp. — Inter punetato—lineatos. Nostrati M. glabro, primo visu simili, sed bene diversus. Foem. subbadia. Scutum dorsuale sulco nullo trans- verse sculptum. Corpus ovato-cordiforme, pilis curtis, simplicibus ornatum. Scutum sternale sat elongatum (ad 170 p.. in medio lon- gum), totum reticulo uniformi, polygonali, ex punctulis minimis confecto tantum sculptum; margine postico vix arcuato-excavato. Epigynium haud impressum. Scutum anale cordiforme, margine antico recto, angulis lateralibus rotundatis, pilis medioeribus orna- tum, vix longius quam latius (sive 260 p.. long.; 220 p. lat. in exemplo majori). Stigmata haud in peritremate lateraliter promi- nentia. Ad 850 p.. long.; 520 p.. lat. (exempl. majus); vel 778 p.. long.; 460 p.. lat. (exempl. minus). Mas. terreus, sat mari M. glabri similis et non nimis diversiter armatus, sed tarso quarto vix in medio undulato, genu trochante- reque inermibus ; femure calcari cylindrico, crassa spina terminato, eiusque basi processu conico, brevi, quasi erassa spina armata. Secundi paris femur calcari sat elongato, conico, apice acuto ; genu et tibia inferne parvo tuberculo armatis. Chela calcari fere ut in g° M. glabri, sed aliquanto longiori et exiliori. Scuta ventra- lia ut in J' M. glabri. Ad 650 p. long.; 400 p.. lat. Habitat super Copris molossus (Asia ?). 490. Zercon crinitus Berl. n. sp. — Non nimis latus. Dorsum reticulo tenui, nullo pseudoforamine impresso, signatum. Setulae dorsi minimae, simplices, sed prope marginem posticum series duae setarum sunt transversae, ex setis senis quaeque constituta, in 190 ANTONIO BERLESE anteriori vix eurtioribus quam in posteriori, triplo vel quadruplo caeteris dorsi longioribus et erassioribus apice penicillatis. Setulae marginis lateralis brevissimae, exiliores, simplices; marginis po- stici quatuor longissimae, dimidiam fere corporis latitudinem aequantes, attenuatissime «desinentes, tamen, in medio barbula quadam ornatae. Mas ad 520 p.. long.; 220 p.. lat.; Foem. ad 430 p. long.; 300 p.. lat. Habitat in agro pedemontano (Casalmonferrato); nee non in agro tridentino (Tiarno), in muscis. 491. Zercon perforatulus Berl. var. colligans n. var. — Diftert a typico statura aliquanto elongatiori et minori coloreque dilutiori. Reticulatio scuti antici dorsualis sat eidem Z. triangula- ris similis, sed pseudoforaminibus derma bene sculptum ; seuti dor- sualis postici pseudoforaminibus pluribus, quamvis non tam densis quam in typico. Setulae marginales et posticae ut in typico longae, sed marginis retrorsus arcuatim ineurvae et apicem versus obso- leto ramulo externe praeditae; quatuor posticae apice membranula disciformi, minima dilatatae et sub apicem ciliatulae, vix iisdem typici longiores. Mas ad 350 p.. long.; 240 p.. lat.; Foem. ad 430 p.. long.; 310 p.. lat. Habitat Florentiae, in humo. 492. Dinychopsis pyriformis Berl. n. sp. — Badia, lagenae- formis, angulis laterum inter. primos et secundos, secundos et ter- tios pedes sat prominulis; vertice in tectum anterius valde pro- minenti, dermate toto valde scabrato; foveolis, in quibus tarsi postici in quiete retrahuntur, haud bene definitis ; trunco undique pilis curtis, penicillatis ornato. Derma, ut dixi, praecipue dorsi areolis pallidioribus, plerumque quadrilobis, punetulatis sculptum. Dorsum convexmm, postice in mucronem rotundatum et obsoletum desinens. Tectum antrorsus valde productum, subpellucidum, late- ribus subcarinulatis, apice peniculis supradietis duobus, valde intersese approximatis ornatum. Anguli laterales corporis supra- dicti (in angulo inter tertios et quartos pedes excurrit et deflecti- tur peritrema) penicillo, consuetae fabricae, sed ceteris aliquanto robustior est insitus. Ambulacra primi paris longe peduneulata. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 191 Margo corporis inter tertios et quartos pedes vix rotundatim subprominulus: Linea metapodica optime manifesta. Mas foramine genitali subrotundato-cordiformi, inter tertios et quartos pedes insito, dermate post foramen, inter quartos pedes nitido, caetero sterno (anteriori) areolis rotundis seulpto. Foem. seuto genitali vere ferri equini elongati instar fabricato, fere summas secundas ceoxas anterins attingenti, postice truncato, fere ad extremas quartas coxas produeto, dermate areolis rotun- dis, parvis, pseudoforaminibus seulpto. Mas et foem. ad 500 ps long.; 290 wu. lat. Habitat. Plura utriusque sexus, cum pullis, exempla collegi Flo- rentiae, in detritis ligni putris ab insectis erosi. 493. Phauloeylliba inflata Berl. — Foem. seutis pedibu- sque saturate badiofuscis, subpentagona, vix longior quam latior, subglobosa, antice in angulum coniformem prominens, humeribus rotundatis, post humeros utrinque leniter excavato-coarctata, de- nique semicirculariter rotundata. Scutum dorsi medium subovale, totum areolis et figuris pallidioribus, dendriticis elegantissime seul- ptum; scutum dorsi marginale foliiformes, arete medio adnatum, postice acute desinens marginique seuti medii contigunm. Seuta haec latam dorsi partem nudam relinquunt, in qua aequedissita sunt seutula perparvula quatuor et quodque seytulum ex istis, appendicem penicillatam, sursum erectam fert. Margo corporis et dorsum, pilo raro, aequedissito, simplici et curtissimo est ornatum. Venter totus dermate duro est protectus, sed varie durus et senl- ptus, nam in dimidia parte antica ventris, et circa anum est durius et punetulis foraminiformibus seulptum, linea transversa, undulata a dermate ventrali distinetum et in ventre derma tantum minutissime punetulatum est. Epigynium amygdaliforme, antice peracute desinens, totum sternum occupato de summis secundis coxis ad extremas quartas. Ad 700 p. long.; 510 p. lat. Mas ignotus. Habitat rarus, in detritis corticis pini emortui, ad terram, Flo- rentiae. 494. Trachyuropoda (?) bituberosa Berl. n. sp. — Nympha seeunda testacea, ovalis. Sentum dorsuale medium ovale, longi- 192 ANTONIO BERLESE tudinaliter bicarinatum, carinulis dermate areolato seulptis, cetero dermate inter et circa carinas nitido. Seutum marginale sublaeve. Inter seutum medium et marginale, linea est chitinea, postice durior et tuberculis duobus breviter corniculiformibus ornata. Pili dorsi breviores, crassiusculi, simplices sunt in margine corporis, sed in scuto marginali aliquanto longiores, barbulati; antici duo cornuum bovis modo invicem incurvi, barbulati. Pili conformes sed vix longiores, crassi et barbulati sunt passim dissiti e dermate ‘carinularam exhorti. Scutum sternale longius amphoriphorme, po- stice acutius, crasse reticulatum, usque post quartas coxas prodn- ctum. Scuta parapodica acutius angulata, crasso reticulo sculpta. Anus valvis non longitudinalibus, sed transversis marginatus, in scuto majori, rotundo, circine durius chitineo, magnam partem ventris occupante sculptum. Tota quisquiliis induta. An huris generis? Certe propter anum in seuto suo peculiaris fabricae A pio- noseiis, sed propter mentum inter anticas coxas discretum in sub- familia Uropodinae inserenda. Ad 420 p.. long.; 265 p. lat. Habitat. Nonnulla communicavit mecum benignissime exempla CI. Spegazzini, super Ontophagus sp., ad « La Plata » collecta. 495. Trachyuropoda (?) radiosa Berl. n. sp. — Nympha se- cunda. Colore, magnitudine, corporis fabrica, scuti dorsnalis seul- ptura praecedenti similis et cum ea commixta colleeta fuit. Dif- fert tamen propter pilos sceuti marginalis et dorsualis medii longissimos, scabratos, sed non plumosos, eorporis latitudinem, longitudine aequantes, quibus pilis animal est totum radiatim, dense hirtum. Pili corporis marginales, breviores, erassiusculi, barbulati. Scutum sternale tantum punetulis raris sculptum ; anale trigono-discoidale, caeterum ut in precedenti marginatum, ano pariter labiis transversis cireumdato. Habitat cum 7. bituberosa, cui statura par est. 496. Chromotydaeus nitidus Berl. n. sp. — Late obovatus; impressioni angulata dorsuali ut in C. ovato signatus ; pilis hume- ralibus longis; scapularibus longissimis, perexilibus, haud barbu- latis. Pedes robustiores et longiores quam in €. ovato, articulis cylindricis. Tarsus anticus 160 p.. long. (in C. ovato est tantum CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI 193 90 p.. long.). Derma totum in dorso et in ventre nitidum (sive non areolis hexagonalibus ex granulis minimis confectis, ut est in 0. ovatus et in 0. columbiae) ornatum. Color? Ad 480 p.. long. ; 400 p. lat. Habitat in America Australi (« La Plata »); collegit in humo CI. Bruch. 497. Chromotydaeus columbiae Berl. n. sp. — Aliquanto latior quam €. ovatus nostras, staturaque multo minori, nam exem- pla, quae video, ova tria in corpore continentia (ova sunt 135 U. longa) non ultra 280 p.. sunt longa; 210 p.. lata. (C. ovatus est ultra 400, usque ad 450 p.. long.). Nullus character, praeter sta- turam vidi, quo haec species bene a nostrati distingui possit. Habitat in humo, in Columbia (N. A.). 498. Stereotydaeus (Tectopenthalodes) palpalis Berl. n. sp. — Color? Dorsum abdominis nulla impressione signatum ; cepha- lithoracis seuto late trigono, utrinque in margine postico impresso, fere totum cephalothoracem oceupanti ornatum. Pili rari et me- diocres. Derma totum dorsi areolis polygonalibus, irregularibus, per- parvulis, ex granulis chitineis confectis elegantissime in extremo dorso subevanide ornata. Palpi articulo postremo conico, elongato, praecedentem bene longitudine superanti (quod in nulla est ex congeneribus speciebus), sive 30 p.. long. (articulus praecedens, sive tertius, tantum 20 p.. est long.). Corpus ovale, bene hume- ratum, postice angulato-acutum. Ad 460 p.. long. ; 270 p. lat. Habitat. Aliquot exempla pulcherrimae huius speciei mecum benignissime communicavit Cl. Bruch, ad « La Plata » collecta. Stigmaeus anthrodes Berl. — Ho trovato questa specie anche in Italia, nei detriti di legno eroso da formiche (Camponotus) e ne ho avuto molti esem- plari. Ho constatato, anzitutto, che sono di color bianco, candidissimi, con una leggiera traccia di macchia rossa al posto degli occhi. Perciò, quando nella descrizione di questa specie (Ac. n., Manip. V-VI, « Redia », vol, VI, 1910, fase. 2, p. 206) ho detto, a proposito del colore « miniaceus? », vedendo gli individui di Maastricht bianchi, ma dubitando che la decolorazione potesse at- tribuirsi all’aleoo], ho fatto bene a dubitarne, perchè, se non differiscono anche nella tinta gli individui italiani dai tipici olandesi, il che non eredo, il colore della specie è veramente bianco affatto. « Redia », 13 194 ANTONIO BERLESE Gli individui italiani variano pochissimo da quelli olandesi, solo è da rile- varsi una decisa reticolazione, per quanto visibile solo difficilmente e rischia- rando bene gli esemplari, su tutti gli scudi, anche addominali, oltrechè su quello toracico, conforme è indificato nel disegno di questa specie da me dato su in- dividui di Olanda. Contuttociò non mi pare di dover fare neppure una varietà per la forma italiana, convenendo in tutti gli altri caratteri con quella olandese, 499. Cheletophanes peregrinus Berl. n. sp. — Citrinus, sat elongatus, bene humeratus. Dorsum non senutis linea manifesta transversa separatis obtectum, totum dermate ruguloso, rugis di- seulos nitidos e quibus pili exoriuntur cireumdantibus signato, fere ut in C. Montadoni. Pili dorsi elongate flabelliformes et vil losuli, aliquanto latiores quam in ©. Montadoni et in margine postico, ad ventrem duo sunt pili longi, simplices. Venter, etiam in parte postvulvari, pilis simplicibus indutus, curtis et perpaucis. Rostrum grande, certe multo majus quam in 0. Montadoni, maxil- larumque stipitibus utrinque sat manifestis ultra epistoma sì animal superne conspiciatur. Palpi sat robusti, femure non nimis inflato et plus duplo longiori quam lato, superne non pilis squamiformi- bus binis, sed pilo singulo, lato, barbato ornato, inferne pilis simplicibus, binis ad basim, pilo barbulato nullo; genu pilo bar- bulato, subclavato, sat longo in margine externo, tibia tantum pilo simplici, exiliori et sat brevi ad unguis basim; ungue robu- sto, interne decemdenticulato ; tarso pectinibus binis, ex quibus major dentieulis circiter 15 numero armatus; minor fere eodem numero denticulorum praeditus. Pedes primi paris non nimis longi (400 p..), certe corpore curtiores, pilo elongatius squamiformi, sin- gulo in femure et genu ad dorsum, caeteris simplicibus, quod est etiam in caeteris pedibus. Ad 500 p.. long.; 300 p.. lat. Habitat in detritis corticis pinorum, ad terram, Florentiae. SUBGEN. HIRSTIELLA BERL. N. SUBGEN. Ex gen. Geckobiella Hirst. Corporis epimerorumque fabrica, oculis lateralibus parvis cum genere hoc subgenus eonvenit sed propter villositatem corporis diversum ; non sunt, enim, pili breves, fe DE SEE MONA LOIRA. CENTURIA QUINTA DI ACARI NUOVI #95 densiores, clavati in dorso, ut in G. tevana Banks, sed tantum pili aliquot, subtiles, exiles, apice attenuati. Typus: G. H. trombidiiformis Berl. n. sp. CI. Hirst, acaroram eximio illustratori, praecipue parasitarum subgenus hoc summa reverentia dicatum volo. 500. Geckobiella (Hirstiella) trombidiiformis Berl. n. sp. — Rubra, corpore sat elongato, bene humerato, postice rotundata, omnino ut in trombidiis (s. str.) conformato. Im dorso sunt pili duodecim, in seriebus binis longitudinalibus dispositi, sat longi (60 p. circit.), cylindrici, dense barbulati, retrorsus inenrvi. Ad 550 U. long.; 360 p. lat. Hospes ignotus. Habitat in « Guanajato, Mexico ». Collegit CI. A. Dugés. Firenze, 10 Settembre 1920. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 10 Settembre 1920. Dott. ACHILLE GRIFFINI STUDI SUI LUCANIDI IX. Sul METOPODONTUS SAVAGEI (Hope) Quando si abbia ben studiata la variazione individuale, non raramente grandiosa, otterta dai y' di una specie di Lucanide, riscontrandovi le forme intermedie costituenti i numerosi termini del più completo e graduale concatenamento facente capo a g' minori ed a g' maggiori differentissimi tra loro, sì potrebbe essere indotti a supporre che anche in altri Lucanidi molto affini, per es. nella stessa sottofamiglia, o almeno in specie congeneri, si ripetano press’ a poco quelle stesse variazioni, si ripresentino al- V incirca quelle medesime forme maschili, sia estreme, sia inter- medie. Invece ciò non è. Persino nello stesso genere, possiamo notare come le variazioni individuali dei yY" sieno considerevolmente dis- ‘simili in specie diverse ma purtuttavia molto affini fra loro. In uno dei miei ultimi Studi sui Lucanidi (1) mi sono occupato particolarmente del Metopodontus cinnamomeus di Giava, ed ho mostrato come nei suoi g', passando gradatamente dai minori ai (1) A. GRIFFINI, Studi sui Lucanidi. VII. Int, al Metopodontus cinnamomeus (Guèr.) In « Redia », vol. XIV, Firenze, 1920; con due incisioni, 195 ACHILLE GRIFFINI maggiori, si riscontrino grandi modificazioni che descrissi, e di cui quelle delle mandibole rappresentai nella fig. 2 annessa a quello Studio. Vi vediamo le mandibole dapprima, nei maschi di forma minore, dotate lungo tutto il proprio margine interno di piccoli denti sub- eguali relativamente numerosi e fitti (forma priodonte), farsi poi più allungate rarefacendo quei denti, che in parte si radunano nel tratto apicale e parte in quello basale (forma amfiodonte). Suce- cessivamente constatiamo che con ulteriore allungamento mandi- bolare i denti del tratto apicale si mantengono mentre quelli del tratto basale si fondono in nn unico dente maggiore, il quale in- fine va spostandosi dalla base verso il mezzo della mandibola (forma macrodonte). Vi è dunque, col graduale passaggio dai g' di forma minore fino a quelli di forma maggiore, essenzialmente diminu- zione numerica dei denti mandibolari, distanziamento fra questi, fusione di alcuni in uno solo più grande, differenziamento di mole e di direzione fra diversi denti, spostamento del dente maggiore dalla base verso il mezzo della mandibola e oltre. Quasi nulla di tutto ciò si verifica in altre specie del medesimo genere e sottogenere, nelle quali la variazione non è meno estesa e grande, ma nelle quali i termini estremi, le forme intermedie, le transizioni, sì presentano diversamente. Soffermiamo quì particolarmente la nostra attenzione sull’ afri- ‘ano Metopodontus Savagei (Hope), bella specie, nota da molti anni, e oggimai sufficientemente diffusa nelle collezioni. Questo Luca- nide abita in principal modo le regioni equatoriali e circumequa- toriali dell’ Africa occidentale, specialmente le terre intorno al Golfo di Guinea (Costa d'Avorio, Dahomey, Kamerun, ecc.); esi ste certamente a Fernando Po (1). Si trova poi anche nel Congo, e così per l'Africa centrale si estende fino all’Uganda. I principali dati bibliografici e sinonimici riguardanti questa specie sono i seguenti : (1) A. GRIFFINI, Lucanidi racc. da L. Fea nell’ Africa occident. « Annali Mu- seo Civico St. Nat. Genova », ser. 3.°, vol. II (XLII), 1906, pag. 138. STUDI SUI LUCANIDI 199 Metopodontus Savagei (Hope). Lucanus Savagei Hope 1842, On some new Ins. from Western Africa; Ann. and Magaz. Nat. Hist., London, vol. IX, p. 494, (J, 9). — L. ungulatus Hope 1842, Ibidem, p. 494, (J' min.). — L. Savagei et L. ungulatus Hope 1845, Catal. of Lucanoid Col., London, p. 11 et 12. — Cladognathus Savagei Parry 1864, Catal. of Lucanoid Col., ete.; Trans. Ent. Soc. London, 3.* ser., vol. II, p. S2 (cum synonym.: ungulatus Hope). — Metopodontus Savagei Parry 1870, Revis. Catal. of Lucanoid Col., ete., Ibidem 1870, p. S1, Tab. II, fig. 4 et 7 (JJ). — Aurivillius 1886, Ins. insam. pa Kamarun-Berget; Bih. till K. Sv. Vet. Akad. Handl., Bd. 12, Atd. IV, Stockholm, p. 13 (« vittis duabus mediis thoracis fere ad basin extensis »). — Griffini 1906, Lucanidi racc. da Fea nel VAfr. occident.; Annali Mus. Civ. St. Nat. Genova, Ser. 3.* vol. II, p. 138-139 (cum notis). — Van Roon 1910, Coleop. Catal., Pars 8.°, Lucanidae; Berlin, p. 24. — Boilean 1913, Note sur Lucanides cons. dans les coll. de Univ. d’Oxford et du Brit. Mus.; Trans. Ent. Soc. London, p. 228 [cum revisione typorum L. Savagei et L. ungulati Hope (1)]. Il M. Savagei, come dicevo, è una bella specie; ha corpo ben proporzionato, di media mole, adorno di colori fulvo e nero ele- gantemente disposti. La statura è pochissimo variabile nelle 9, oftrendo quelle ch’io conosco una lunghezza totale di mm. 25-27,5; è invece molto varia nei J", di cui quelli a me noti presentano Innghezza totale di mm. 26,5-61. In queste misure sono comprese anche le mandibole, la cui lunghezza nei g7 si estende da mm. 5,5 a mm. 24 (2). (1) I tipì di Hope si conservano nel Museo di Oxford e furono riveduti da Boileau, Di questi, solo una Q reca una indicazione di località precisa: Capo Palmas (Costa d’Avorio). (2) Le dimensioni or ora segnalate, verificate sui maschi della mia collezione, concordano molto bene con quelle gentilmente indicatemi da R. Oberthiir come riscontrate sui maschi delle sue grandi raccolte. Infatti, secondo quanto egli mi serive, i suoi maschi più grandi hanno lunghezza totale di mm. 60, com- presevi le mandibole lunghe mm. 22-26, e i maschi più piccoli arrivano ap- 200 ACHILLE GRIFFINI Il corpo è prevalentemente lucido. La colorazione è in ambo i sessi la stessa e subisce mediocri variazioni individuali, dovute alPesser la tinta fulva più o meno chiara, volgente fino al giallo, o più o meno carica, e così all’essere la tinta nera più o meno intensa, o volgente talora qua e là al bruno, inoltre a lievi aumenti di estensione di uno di tali colori rispetto all’altro o viceversa. Tipicamente dal lato dorsale il capo è nero, talora colla regione mediana e colle mandibole traenti al bruno o persino al fulvo ; il pronoto è nero, però coi lati esterni largamente fulvi, ancora sot- tilmente marginati di nero e recanti all’indietro una macchietta nerastra ; lo seudetto è nero; le elitre sono fulve, però tutt’ all’ in- torno marginate di nero e colla sutura ampiamente nera in prin- cipal modo alla base, formandovi dunque questo colore una sorta di lungo triangolo avente il vertice all’apice posteriore della sutura e la base lungo le basi delle due elitre, dall’ angolo omerale del- luna a quello dell’altra. Il lato ventrale è prevalentemente bruno o nero, però con alcune plaghe fulve, in principal modo una per parte della regione meso- metasternale. Le zampe sono fulve, coi ginocchi (articolazione femoro-tibiale) angustissimamente neri e coi tarsi neri; le tibie nelle 9 sono solitamente nero-brune. Si possono distinguere varietà fors’ anche localizzate, per mag- giore o minore intensità o ampiezza delle colorazioni fulve o nere. Così gli esemplari di Fernando Po raccolti da Fea, e da me esa- minati (1), hanno tinta generale più cupa che non quelli del Kame- run, e presentano una maggiore estensione delle fascie e dei mar- gini oscuri sul pronoto e sulle elitre. Essenzialmente, per quanto riguarda la colorazione, si possono considerare due varietà, meglio distinguibili nei y7 che non nelle 9. Nella prima, che chiamo var. tonsa, le parti fulve sono chiare, quasi di un bel giallo, spiccatissime, ben delineate, e la parte su- periore del capo è al mezzo largamente fulva. L’ orlo anteriore della fronte coi relativi cornetti, se questi vi sono, è nero, ma pena alla lunghezza totale di mm. 21, compresevi le mandibole lunghe mm. 5. Questi ultimi dunque, di esigua statura, sorpassano ancora i miei minori nel senso della piccolezza. (1) Op. cit., 1906, pag. 138. STUDI SUI LUCANIDI 201 subito dietro si inizia la larga plaga fulva che occupa il mezzo della parte dorsale del capo come una sorta di tonsura; questa plaga posteriormente si va sempre alquanto ristringendo, talora anzi riducendosi quivi ad una sorta di linea longitudinale. Chia- merò invece col nome di var. intonsa la seconda varietà, nella quale le parti fulve sono più cupe, meno spiccate e meno ben delineate, ed il capo ha la parte superiore tutta nera o nerastra, senza plaga mediana fulva distinguibile. Entrambe queste varietà, di minima importanza ma che facil- mente spiccano a colpo d’occhio, si riscontrano sia ing di forma minore come in g' di forma maggiore o in forme intermedie. I g', come già accennai, variano notevolmente per statura, fra estremi molto lontani; però ancor più variano per lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e per le diverse conformazioni che que- sti assumono. Nei maschi del M. Savagei si verifica in generale assai regolare il parallelismo fra la variazione di mole e la variazione di svi- luppo individuale. Con molta regolarità sono piccoli i g' di forma minore, cioè coi caratteri sessuali secondari poco evoluti; sono via via più grandi quelli che hanno tali caratteri meglio pronun- ciati, e sono infine più grossi di tutti i maschi che li hanno mag- giormente sviluppati. In ogni località, dalle regioni occidentali alle regioni orientali dell’Africa cireumequatoriale, appaiono trovarsi contemporanea- mente g' di diverso sviluppo e di differente statura. 1 più belli e più grandi fra quelli maggiori pare tuttavia provengano di pre- ferenza dall’Uganda (vedi fig. 6). Nei g' della specie in discorso, a cominciare da quelli medii, il capo presenta sulla parte anteriore della fronte due piccole ele- razioni a guisa di brevi cornettini. Sappiamo esser questo un ca- rattere che si osserva nei maschi medii e maggiori di ogni specie del gen. Metopodontus spettante al sottogenere tipico; però la si- tuazione dei cornettini, la loro forma, il modo di ravvicinamento e di separazione, non sono eguali nelle diverse specie. Se poi particolarmente consideriamo le mandibole dei g' di M. Savagei, invano fra questi ricerchiamo quegli individui prio- donti ed amfiodonti che s'incontrano comuni in specie congeneri, 202 ACHILLE GRIFFINI principalmente indo-malesi, e nemmeno vi troviamo le stesse qua- lità di forme maggiori macrodonti. Anche un semplice sguardo alle qui unite figure fotografiche ci mostra, invece, dg minori di forma lissognata (1) non presentati da quelli, poi un graduale arricchi- mento di denti alle mandibole degli esemplari via via maggiori, con un’alternanza di denti brevi e denti lunghi, quale non solo nei Metopodontus indo-malesi, ma ben anco nemmeno in altri pros- simi congeneri africani non si osserva. Il Planet infatti lia sommariamente mostrato con alcune sue belle figure quali sieno le principali successive forme maschili di variazione nel M. Hacquardi Oberth. (sinon. M. Umhangi Fairm.), specie prossima al M. Savagei ed abitante V Africa equatoriale orien- tale (2). Vi si incontrano g' minori di forma lissognata o quasi; ma i g' medii e maggiori hanno armatura mandibolare e varia zioni di questa differenti da quanto offrono quelli del M. Savageî. Passiamo ora in rassegna con maggiori particolarità le varie consecutive forme di sviluppo nei g° del M. Savagei, a cominciare dalle forme minori, o meno evolute, per giungere fino alle mag- giori o più evolute. Anche per questa specie ricordiamo che non vi è discontinuità o lacuna fra due successive di tali forme, ma che anzi fra di esse vi sono tutte le desiderabili sfumature di passaggio. Alle più notevoli di queste forme daremo i seguenti nomi : a) Forma lissognata (tig. 1). — Vi appartengono maschi di statura piccola o appena media; così quello rappresentato colla figura 4 da Parry (1870, Trans. Ent. Soc. London, Tab. II) Il capo è relativamente poco grosso, senza accenno a cornetti fron- tali. Le mandibole sono poco più lunghe del capo, inermi come lame di forbici, aftatto sdentate, ad apice leggermente uncinato in den- tro; il loro margine interno, liscio e affilato come quello di una lama, presenta all’estrema base una corta rientranza arcuata, € (1) Questa denominazione fu da me stabilita fin dal 1905 nei primi miei Studi sui Lucanidi, per indicare quelle forme maschili che hanno le mandibole perfettamente inermi, sdentate come lame di forbici. (2) L. PLANET, Note sur Metopodontus Umhangi Fairm. « Annales Soc, Entom. France », vol. LXVIII, 1899, p. 888 et pl. I. STUDI SUI LUCANIDI 205 forma davanti a questa una sorta di angolo non prominente però oltre il margine stesso (angolo prebasale). Gli orli laterali del pro- noto hanno contorno arrotondato. Fig. 1. — Metopodontus Savagei (Hope) dt: I, forma lissognata; 2, forma telo- monodonte; 3, forma oligodonte; 4, forma alternodonte Hopeana; 5 e 6, forma alternodonte Parryana. Grand. nat. - Mia collezione. - Fotogr. Alzani. Da questa Forma si fa passaggio alla seguente coll’apparire, al margine mandibolare interno, di qualche rudimento di disugua- 204 ACHILLE GRIFFINI glianza ottusissimamente dentiforme presso l’apice, e col rendersi più marcato l’angolo prebasale. b) Forma telo-monodonte (fig. 2). — Vi appartengono maschi appena appena mediocri. Il capo è già più robusto e possiede di- stinto accenno a due minuscoli e brevissimi cornettini frontali. Le mandibole sono lunghe quanto il capo e il pronoto insieme con- siderati, o anche lievemente più; il loro margine interno presenta presso l’apice un piccolo dente ben formato, acuto, un po’ obliquo in avanti, che chiameremo dente preapicale ; il margine stesso, da- vanti alla concavità dell’estrema base, forma un angolo maggior- mente pronunciato, quasi dentiforme, prominente oltre tale mar- gine, e che denominiamo angolo prebasale. A questa Forma deve spettare anche il tipo del sinonimo M. ungulatus Hope, del quale il Boilean dice semplicemente che le mandibole sono inermi, men- tre Hope però scriveva: « mandibulis intus inermibus, dente ad basin alteroque minimo subapicali exceptis ». ec) Forma oligodonte (fig. 3). — Vi appartengono maschi di me- dia statura. Il capo è più forte, coi cornettini frontali come nella Forma precedente. Le mandibole sono di non poco più lunghe del capo e del pronoto insieme considerati; il loro margine interno presenta presso l’apice due piccoli denti preapicali successivi, ben formati, inoltre davanti alla concavità arcuata dell'estrema base, meno rientrante che non nelle Forme. antecedenti, possiede 1’ an- golo prebasale ancor più dentiforme, e tale da potersi in molti casi ormai dire dente prebasale. Fra questo e il primo (il meno vicino all’apice) dei due denti preapicali, il margine mandibolare interno ha qualche leggera ottusa ineguaglianza 6 qualche dentino minu- scolo. Da questa Forma si fa passaggio alla susseguente col sorgere in più ed acerescersi di un forte dente premediano, al margine mandibolare interno, e coll’avanzarsi del dente prebasale. Le due seguenti Forme maggiori vengono da me chiamate alterno- donti, essendo che in esse le mandibole presentano un alternativo succedersi di denti grossi (0 principali) e denti minori (o secondari). In esse poi i lati esterni del pronoto offrono sempre più marcata una sorta di prominenza posteriore, a guisa di angolo ottuso ester- namente volto, e prima di questo una sinuosità. STUDI SUI LUCANIDI 205 d) Forma (alternodonte) Hopeana (fig. 4). — Così denominata in ricordo di F. W. Hope, primo descrittore della specie (1). Vi appartengono maschi più che mediocri e relativamente grandi. Il capo è ancor più robusto, fornito dei due brevi cornettini frontali subtriangolari, più vicini fra loro e ben sviluppati. Le mandibole sono ancora più allungate e più armate; il loro margine interno, scendendo dall’apice verso la base, presenta consecutivamente que- ste appendici o prominenze principali: due denti successivi presso l’apice, un forte dente premediano cioè alquanto più lontano dalla base che non dall’apice, e un dente prebasale che altro non è se non l angolo di egual nome che stava davanti alla concavità arcuata della estrema base, il quale si è fatto ben prominente € dentiforme mentre la detta concavità si è resa assai meno rien- trante e meno marcata; il dente prebasale (già angolo prebasale) sì è pure un po’ spostato verso l innanzi. Fra il dente prebasale e il premediano, e meno universalmente nell’intervallo fra il dente premediano e il più vicino dei due preapicali, si formano uno o più piccoli denti secondarii; quindi i due grossi denti principali (prebasale e premediano) sono accompagnati verso l’apice da minori denticolazioni che alternano con essi. Una almeno, esiste sempre fra il dente prebasale e il premediano ; in tal caso fra questo e i preapicali può darsi che altra più non ne esista; ma frequenfe- mente le denticolazioni minori fra i due grossi denti principali sono parecchie, e allora queste non mancano pure fra il dente premediano e il più vicino dei preapicali. Il margine mandibolare esterno offre ancora in questa Forma un’unica regolare curvatura convessa ; l’apiee non è sensibilmente molto più curvato in dentro. e) Forma (alternodonte) Parryana (fig. 5 e 6). — Che così denomino in ricordo di F. I. S. Parry che per il primo la figurò nel 1870 (Op. cit., Tab. II). Vi appartengono i più grandi maschi. Il corpo è tutto robusto. Il capo è ancor più grosso, con cornetti frontali non più lunghi ma più larghi alla base, subtriangolari, (1) Questo nome va inteso unicamente come un appellativo qualunque e come un omaggio alla memoria di Hope. Il prof. Poulton del Museo di Oxford mi fa anzi sapere che due A di M. Savagei conservati come tipi di quelle colle- zioni spettano alla susseguente Forma che denomino Parryana. 206 ACHILLE GRIFFINI leggermente ancor più ravvicinati fra loro, colle basi come unite. Le mandibole sono ancor più allungate ma sopratutto più irrobu- stite e più armate ; il loro margine interno ha fondamentalmente la stessa armatura della Forma precedente, però il forte dente premediano si è maggiormente portato innanzi verso i preapicali e il prebasale si è pure maggiormente allontanato dalla base, men- tre verso questa è sorto a precederlo un dente minore che non esiste in quella Forma: quindi la successione alternante dei grandi denti (prebasale e premediano) con denti secondarii, esaminata @ cominciar dalla base, nella Forma alternodonte Hopeana si inizia col grosso dente prebasale, e nella F. alt. Parryana comincia in- vece con un dente minore che precede quello. Fra i due grandi denti principali, come pure fra il premediano e il primo dei preapicali, sono intercalati uno o più denti secondari. Quando fra due denti principali esistono due o più denti minori o secondari, questi sono fra loro generalmente disuguali. Il margine mandibolare esterno più non segna un’ unica e regolare curvatura convessa, ma è lie- vissimamente sigmoideo, cioè con un tratto assai leggermente sinuato preceduto e seguito dalla convessità dei tratti basale e apicale; apice è molto più curvato in dentro. Eeco così passate in rassegna le principali Forme nella serie dei g° del M. Savagei. Vi si potrebbero ancora notare aleuni altri fatti. E. così potremmo notare come negli individui di forma maggiore, alternodonti, sia appartenenti alla Forma Hopeana come alla F. Parryana, ve ne sono di quelli che fra i due grossi denti principali di ciascuna mandibola (dente prebasale e d. premediano) hanno intercalato un solo dente secondario, come fra il premediano e il primo dei prea- picali ne hanno pure interposto uno solo o persino questo loro manca. In altri individui delle medesime due Forme, .invece, fra i suddetti due grossi denti principali è intercalato più di un dente secondario, e fra il premediano e il primo dei preapicali ne sono pure interposti uno 0 più. Le due mandibole di un maschio di M. Savagei sono simmetri- che nelle strutture fondamentali, nei lineamenti complessivi, nel- armatura principale; ma assai frequentemente differiscono poi in esse certe minute particolarità secondarie, ad es. qualche dentino SPUDI SUI LUCANIDI 207 minore in più o in meno nell’una piuttosto che nell’altra. Contut- tociò esse non possono in alcun caso dirsi dissimmetriche come in quelle specie nei cui Y le due mandibole hanno i denti ad incastro o ad ingranaggio come dir vogliansi, ogni prominenza dell’una corrispondendo ad un incavo dell’altra e viceversa, o nei quali persino la curvatura d’una mandibola può essere dissimile da quella dell’altra. Nei g' del M. Savagei, col ravvicinamento delle due mandibole Papice di eiascun dente principale dell’una è diretto ad incontrare esattamente lapice del corrispettivo dente principale dell’altra. Toccandosi fra loro gli apici delle due man- dibole, le punte dei grossi denti di queste rimangono ancora fra loro discoste, e perchè tali punte vengano a contatto occorre che le due mandibole s’ inerocino coi loro estremi; fatto questo che deve essere anche maggiore perchè abbiano a venire a contatto i denti minori intercalati fra i principali, necessitandosi allora un inerociarsi di tratti considerevoli delle mandibole e di qualche loro dente maggiore. L’armatura mandibolare dunque, che appare rimarchevole nei g' di grande sviluppo, è come di consueto nei Lucanidi in realtà più impressionante che non efficace come mezzo di lotta materiale. È destinata ad agire in principal modo quale strumento terrifico, secondariamente quale mezzo di coercizione sulle femmine e come mezzo per giostrare coi rivali, ultimamente poi come strumento per mordere. Il capo nei gJ' più grossi e di maggior sviluppo si fa non sol- tanto più grande ma ancora di aspetto più impressionante e più robusto, colla superficie più corrugata in principal modo sulle co- sidette guancie. I cornetti frontali vi aggiungono altra "earatteri- stica che ne rende la maschera più atta a ineutere una certa per- plessità negli avversari o nemici. Le mandibole, che nei piccoli maschi lissognati sono levigate o quasi, come vere cesoie, e come tali realmente mordenti, taglienti, nei più grossi alternodonti vanno divenendo a superficie rugulosa, neppur minimamente taglienti, ma con parvenza di maggiore solidità. Anche il pronoto, coll’aumentar della mole corporea nei maschi di maggiore sviluppo, subisce alcune modificazioni principalmente nei limeamenti dei suoi orli laterali. Esso deve allargarsi sempre 205 ACHILLE GRIFFINI più all’ innanzi in rapporto col più accentuato aumento del capo ; i suoi margini laterali, dapprima quasi regolarmente arrotondati nei g° minori, sì fanno nei y maggiori più divergenti fra loro nella metà anteriore, verso 1’ innanzi, ed all’estremo anteriore più fortemente arrotondati verso il capo, mentre all’ indietro presen- tano una sempre più accentuata insenatura poco prima dell’orlo posteriore. (Veggansi le citate figure 4 e 7 di Parry del 1870, ove ben appaiono questi estremi). L'orlo posteriore del pronoto si con- nette con ciascun margine laterale mediante una sorta di angolo prominente, situato subito dopo la insenatura ora accennata, ben marcato nei gy' di forma maggiore, poco distinto in quelli di forma media, e insensibile in quelli di forma minore. Nelle collezioni s’ incontrano all’ incirea con eguale frequenza i Jg' di M. Savagei appartenenti alle diverse forme di sviluppo e presentanti quindi anche differenti stature. Quelli di forma mag- giore (alternodonti) non sono affatto più scarsi degli altri; anzi propenderei ad ammettere piuttosto il caso contrario. Ciò parmi possa convenire col fatto che nei y della specie di cui qui ci siamo occupati le forme maggiori sono ben costituite, ben riuscite nel senso nel quale si sono evolute, quindi atte, op- portune, persistenti, se non pure ormai decisamente dominanti. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 25 Ottobre 1920. ANTONIO BERLESE Via ROMANA, 19 — Firenze Nuove specie del gen. ERYTHRAEUS Erythraeus alluaudi n. sp. — Dorso rivestito di appendici foliiformi come nell’ £. dugesi Nie. dell’Africa settentrionale: Zampe coperte di peli sottili, esili, minutamente scabrati. Penultimo arti- colo dei palpi fornito di 7 spine robuste, disposte in una sola fila ; articolo precedente con due spine, nascenti insieme. Africa orientale. Ervthraeus italicus n. sp. — Appendici rivestenti il dorso, si- mili a quelle della specie precedente, ma un poco più allungate ed acuminate all’apice ; peli rivestenti le zampe abbastanza gra- cili, coi lati incisi di intaecature poco numerose e bene visibili. Penultimo articolo dei palpi armato, nella faccia inferiore, di 7 robuste spine, delle quali la 2.% e 3.* (a partire dalla base del- l'articolo) sono riunite insieme alla base, secondo una linea tras- versa. Articolo precedente armato, nella faccia inferiore, di ben sei spine, robuste, delle quali le ultime quattro sono disposte per paia su due serie trasverse. Italia centrale (Pisano). Erythraeus ursinus n. sp. — Peli del dorso lunghi, conici, appena seabrati, di due dimensioni, i più lunghi da 80 a 90 p.., mescolati ad altri diffusi uniformemente, più grandi, fino a 180 ps. Peli dei piedi lunghi (da 120 a 170 p..), gracili, delicatamente sca brati. La tibia del 4.° è paio irta di peli conformi, ma più lunghi, sino a 230 p... Chilî, a 3000 m. di altezza sul mare. « Redia », 1918. 14 Z0 ANTONIO BERLESE Erythraeus eucomus n. sp. — Dorso fittissimamente coperto di peli tutti di eguale lunghezza (80 p..), cilindrici, delicatamente barbulati, cioè rivestiti di cortissima e sottilissima peluria. Così pure sono i peli delle zampe, ma sono conici ed esilissimi (da 170 a 190 p..). Articolo penultimo dei palpi con tre sole spinette ; arti- colo precedente affatto senza spine. Germania. Erythraeus decalvatus n. sp. — Subito riconoscibile per la scarsità dei peli al dorso e sul contorno posteriore del corpo. Essi sono lunghetti (150 p..), cilindrici, con piccole barbule, abbastanza fitte, su tutta la loro lunghezza, distanti l uno dall’ altro poco meno di quanto sono lunghi. Tarsi anteriori larghi quasi metà di quanto sono lunghi. Peli delle zampe lunghi (130 p..), gracili, con poche dentellature e conseguenti spinette ai lati. Palpi col penultimo articolo armato, inferiormente, di cinque robuste spine in una sola serie, articolo precedente con quattro spine nella fae- cia inferiore, di cui le due estreme sono su una stessa linea tras- versa. (rermania. Subgen. Erythrolophus n. subg. Intermedio fra gli Erythraeus e gli Abrolophus. Caratteri del gen. Abrolophus; ma occhi in numero di quattro, riuniti per paia come negli Erythraeus. Specie tipica la seguente. Erythraeus (Erythrolophus) froggatti n. sp. — Cinnabarino. PFacies e statura dell’ Abrolophus cardinalis di Europa. Peli del dorso cilindrici, grossetti, aciculati, lunghi da 40 a 100 p.. Peli dei piedi esili, conici, di due lunghezze; i minori da 50 a 60 p.; tra que- sti, mescolati con uniformità, altri molto maggiori (sino a 250 p..) sulle zampe del 4.° paio. Tarsi brevi e larghi, molto incavati nella faccia inferiore, specialmente quelli del 4.° paio e rivestiti, quivi, di alta e densissima peluria. Australia. Firenze, 30 Dicembre 1920. (li estratti di questa Nota furono pubblicati il 30 Dicembre 1920. ANTONIO BERLESE VIA RoMmANA 19, — Firenze Mezzo por separare gli Arlropodi raccolti col Co/lettore Berlese dalla terra caduta con essi Il Collettore di piccoli Artropodi, che ho proposto anni or sono fu giudicato bene rispondente allo scopo ed io sempre tale lo ho trovato, anche più semplificato. Infatti, negli apparecchi consimili, che ho fatto costruire recentemente, ho abolito la fonte di calore, che era destinata ad accelerare il prosciugamento del materiale contenente gli animaletti ed, in pari tempo, richiamare questi più efficacemente ad uscirne e cadere sull imbuto dell’appareechio stesso. Ho rilevato, che, di estate specialmente, quando si può esporre il tutto al sole e quindi ad una temperatura, che si eleva assai, nel complesso metallico, non è d’uopo d'altro agli scopi suindicati. Altre modificazioni, che si mostrano razionali ed utili, sono proposte da altri e perciò, oramai, la raccolta dei piccoli Artro- podi, con questo mezzo, è praticata abbastanza diffusamente e può accadere che anche più lo sia. in avvenire. Ciò mi consiglia a far noto un mezzo, che io adopero già da più anni, per separare sollecitamente gli animali caduti nei recipienti contenenti alcool, nei quali viene a metter Vl imbuto del collettore, dai granelli di terra che, immancabilmente, vi cadono insieme, ta- lora anche troppo abbondanti. Questa separazione è necessaria e sarebbe la più faticosa a praticarsi, se si dovesse fare alla lente, da sè, senza alcun mezzo sbrigativo. Si ottiene, invece, facilmente e perfettamente nel modo che de- serivo. "212 MEZZO PER SEPARARE GLI ARTROPODI Faccio ricorso a recipienti di vetro allungati, simili a grandi provette da assaggi, ma di vetro più robusto, con una costri- zione ad un terzo circa della bocca e sull’orlo di questa un pic- colo beceuecio, per travasare più facilmente il liquido (Fig. 1). Fig. I. — Metà della grandezza naturale. Le dimensioni come la forma di questi recipienti sono indicati a fig. I, dove essi sono riprodotti in metà della grandezza naturale, ‘come è indicato dal doppio decimetro riprodotto accanto alla ip JE dk RACCOLTI COL « COLLETTORE BERLESE » 215 In una di queste provette, travaso il contenuto di uno dei tubetti di vetro, nei quali, nel Collettore, sono venuti a cadere nell’aleool, i piccoli Artropodi, mescolati a detriti terrosi. L’aleool dei tubetti del Collettore deve essere buono, cioè a 90° o 95°, ed è bene che Fig. II. — Metà della grandezza naturale. questa operazione di separazione della terra dagli animaletti si faccia solo dopo qualche giorno da che è avvenuta la raccolta. In questo tempo i piccoli Artropodi hanno avuto agio di imbe- versi bene di alcool. 214 MEZZO PER SEPARARE GLI ARTROPODI, ECC. La fig. I, 2, mostra questa fase dell’operazione, cioè in D la pol- tiglia contenente gli animali e la terra, in © Valeool, con cui è stata travasata. Decanto l’aleool pradentemente, così che non ne se vada insieme anche qualche animaletto. Di poi, aggiungo una soluzione acquosa satura di sal comune (Fig. I, 3, E). fino ad un dito dall’orlo della provetta. Agito la massa di terra e di animaletti, col mezzo di una pallottolina di gomma elastica (Fig. I, 1, A) fissata ad un sottile filo di ferro (B). Questa pallottolina è di dimensioni tali da non poter passare (se non a forza) traverso la costrizione, chè è, conforme ho indicato, ad un terzo della bocca del tubo. Lasciando riposare il liquido nella provetta, mantenuta vertical- mente, accade (Fig. I, 3) che tutti i piccoli Artropodi, poichè sono bene imbevuti d'alcool, e come tali più leggeri dell’acqua, sa- lata, vengono tutti a galla (Fig. I, 3, F), e, nel fondo della pro- vetta rimane solo la terra; la separazione è perfetta, nè può es- sere altrimenti. Dopo un quarto d’ora 0 poco più, si può essere certi che se non sia impigliato fra la terra, quando non si fosse mescolata abbastanza la massa nel liquido, nessun animaletto si trova nella provetta, che non sia a galla (in F). Allora, tirando il filo di ferro, si impiglia la pallottola di gomma elastica, nella parte ristretta della provetta (fig. I, 3) e, così, il contenuto della provetta stessa è diviso in due camere, senza più alcuna comunica. zione fra loro; nella più alta sono sospesi gli Artropodi galleggianti nell’acqua salata, nella seconda è la terra al fondo del recipiente. Senza preocenpazione di mescolare più una cosa all’altra, posso travasare il liquido contenente gli animaletti, entro piccoli imbuti di vetro, della forma indicata a fig. IT, dove sono essi pure disegnati in metà della grandezza naturale. Un poco di cotone (Fig. II, 4, GE) lascia filtrare Vacqua salata, ma trattiene gli animaletti. Aggiungo alcool ordinario, nel quale agito la piccola massa di cotone, che tolgo con una pinzetta (Fig. 5, M) perchè si stacchino tutti gli animaletti rimasti aderenti per la filtrazione e lascio scorrere l’alcool, coi piccoli Artropodi, in un tubetto (N), dove li avrò tutti quanti sono stati raccolti e benissimo separati dalla terra, con cui erano caduti nel collettore. Firenze, Gennaio 1921. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 3 Febbraio 1921. Sirerzegit A. fiffeni, Pazza S roca AI i es CCI pa | mi a Pi Ba e È — Frratt 4 fifni Aero TONE £ Granda del. ® Pd nec _ ere > x É no o n PIO ERI R.Grandori del. Rirenza lit Ai fooi feaca SCrace 20 fe.(irandori del. GDel Guercio del. FOLDOUT BLANK ad ICI Do NET) ORO, If az cal 7 Gel Guercio del. “ REDIA,, Gil OIRINVASE: BED REENFI* OM OHEO GHISA pubblicato dalla R. Stazione di Entomologia Agraria in Firenze Via Romana, 19 Il giornale « Redia » è destinato a comprendere lavori originali (anche di Entomologi non pertinenti alla Stazione) sugli Artropodi, lavori di Anatomia, Biologia, Sistematica, Entomologia economica ecc. Esso sì comporrà aviiaimente di un volume di circa 24 fogli di stampa, e delle tavole necessarie alla buona intelligenza dei lavori. Prezzo d'abbonamento al periodico L. 25,00, anticipate per ogni volume. Si desidera il cambio coi giornali di Zoologia e specialmente di Entomologia. Il Direttore Prof. ANTONIO BERLESE. NB. — Si pregano coloro .che inviano pubblicazioni in cambio, di spedirle tutte a questo preciso indirizzo : “ Redia ,, Giornale di Entomologia, Via Romana, 19 — FIRENZE. GLI INSETTI MORFOLOGIA E BIOLOGIA DI ANTONIO BERLESE Di questo libro, che è destinato alla illustrazione anatomica e biologica degli Insetti, è completo il Volume I, di 1016 pa- gine con 1292 figure nel testo e 10 tavole fuori testo. Le figure sono per la massima parte originali. Contiene i seguenti capitoli : PREFAZIONE. — I. Breve storia della Entomologia; II. Grandezza degli Insetti; Ill. Piano di organizza- zione degli Insetti; IV. Embriologia generale; V. Mor- fologia generale; VI. Esoscheletro; VII. Endoscheletro; VIII. Sistema muscolare; IX. Tegumento; X. Ghiandole; XI. Sistema nervoso ed organi del senso; XII. Organi musicali e luminosi; XIII. Tubo digerente; XIV. Si- stema circolatorio e fiuido circolante; xV. Organi e tessuti di escrezione plastica; XVI. Tessuto adiposo e sviluppo degli organi e tessuti di origine mesoder- male; XVII. Sistema respiratorio; XVIII. Organi della riproduzione. Ciascun capitolo è accompagnato da una riechissima biblio- grafia, la quale raggiunge in tutto 3276 lavori. di Anatomia. Un supplemento alla bibliografia dei singoli capitoli la com- pleta fino a tutto il 1908. Formato 8° srande; carattere molto fitto. Edizione di vero lusso. VOLUME II. — Sono usciti i sei primi capitoli, cioè: 1.° Gli affini degli Insetti. - 2. L’antichità degli Insetti. - 3.° Classificazione degli Insetti. — 4.° Le età giovanili degli Insetti. — 5.° L’adulto. — 6. L’individuo negli atti per la propria conservazione. Prezzo del primo volume lire 40,00. Per acquisti rivolgersi agli Editori « Società Editrice-Libra- ria», Via Ausonio, 22 — MILANO. O) I 0105 LUN