LI RONIA ACUESA pi; IRR E \ AAA 4A WWE O WLOA LA e adi ast Ant NRICALCA CO RUM RUNAEICATAI ar LAI e PARE UAN i aa AAICRNTOAA MET di NENLICRUMO AUTO i VANILLA ECRILELI CNC UD iL uu Va fi A VAIO O A RO REI ( ; Lon de EA | 20) MIR, GIURA SAI i MICA ‘di DAR IAA MOLECOLA ni ISO DIV: Ù RUGUNA xo) ì ARILALIA DA Ni LA W Du) ua: Mini URRA MITRA GET APC CTE ti sad i NY Il URRA RORI NT ATER ENIT h ICARO RCA X RCA MAN Ye L URTO DEA KY ‘ 7 i (MIE RI - LOC: "i RAR RERTICLA VAR E EAT RA MARA AAC CAO HE x it DAL RAGIONATA Tati na VAS URSA Mai nd: gta VANTA IR RA NICE EM " ui fed. 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GEO FEN-ATEE NEO MOTL:OGIFÀA PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA ENArEMERIEENEZIE VIA ROMANA, 19 Volume Ill. 1905 » FIRENZE INTCP O '/GIRIASBIPA TED] MSASR.TASNO) RICO Via. San Gallo, N.° 31 1906 VESTA CRI dra \ fap ì i È ' i ' È ' il STI (AVESSERO PO 77 Ù ULI Sdf. I VIE ) ve ir INDICE DEL VOLUME III DEL « REDIA » Berlese Amedeo. — Sopra una 1 va specie di Mucedinea pa- rassitaà. deli CeroplastesRusel(Tav. Di ai e. Pag. Berlese Antonio. — Monografia del genere Gamasus Latr. (Tav. II-XIX e 23 fig. nel testo). _ — Probabile metodo etticace di lotta contro la Ceratitis capitata, Ragoletis Cerasi ed altri Tripetidi . _ — Sopra una anomalia negli organi sessuali esterni femminei di Locusta viridissima L. (con 7 fig. nel testo) Berlese A., Paoli G. — Serie maschile della Pollinia Pollinii (con 4 fig.) Berlese A., Silvestri F. — Descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie di ZLecanite vivente sull’olivo (con 18 MPA SCO O e cn È Del Guercio Giacomo. — Intorno a tre specie di mizozilini italiani e alle diverse galle prodotte da vari afidi nel Popu- lus nigra (con 31 fig. nel testo) Howard L. 0. — On the parasites of Diaspis pentagona (con 1 fig.). Leonardi Gustavo. — Diagnosi di Cocciniglie nuove _ — Generi e specie di Diaspiti. — Saggio di sistematica delle Fioriniae Silvestri Filippo. — Contribuzione alla conoscenza dei Termiti e Termitofili dell’ Eritrea (con 22 fig. nel testo) . = — Descrizione di un nuovo genere di £hi- piphoridae (Tav. XX) . _ — Note sui Machilidae. III-IV (con 15 fig. nel testo) . » » » » » » » 66 386 306 396 ionici Mo MP mpeg a * “REDIA, GIORNALE: DI. ENTO MOLO GIA PUBBLICATO DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA ENEL RENZE VIA ROMANA, 19 Volume Ill. —- 1905 FASCICOLO I. > FIRENZE TIPOGRAFIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.° 31 1906 @ SOMMARIO DEL PRESENTE FASCICOLO Berlese Amedeo. — Sopra una nuova specie di Mucedinea pa- rassita del Ceroplastes Rusci (Tav. 1). . ... . +... Pag. 3 Berlese Antonio. — Monografia del genere Gamasus Latr. .. » 66 Leonardi Gustavo. — Diagnosi di Cocciniglie nuove . <<. . » 1 » » — Generi e specie di Diaspiti. — Saggio di sistematica.-delle. Fioriniae= # Gua e al SR MARCELLIA RIVISTA INTERNAZIONALE. DI CECIDOLOGEIA Journal dedié exclusivement à l’étude des galles, cecidozoaires; cécidophytes, etc. REDIGÉ PAR LE PROF. A. TROTTER avec la collaboration d’éminents specialistes, savoir: BEIJERINCK, Bezzi, CEC- CONI, DE STEFANI, HovARD, KIEFFER, KUESTER, MASsALONGO, MOLLIARD, RiBSAAMEN, SCHLECHTENDAL, THOMAS, etc. - Il paraît 6 fasc. par an, avec planches et figures dans le texte, possiblement un fascicule tous les deux mois. Prix d’abonnement 15 fr.î (= 12 Mk., = 12 Sh.) par an, payables d’avance par mandat postal au Prof. A. TROTTER, Avellino (Italie). Les nouveaua Associés pourront avoir les deux Années I-II (1902-1903) au priv de 20 fr.S seulement. Cecidotheca italica ou Collection de galles italiennes, désechées et preparées, avec texte, y-compris les formes nuisibles au plantes agricoles. — On a publié jusqu’ ici 15 fase. renfermant 300 éspeces. Le prix de chaque fase. est de 10 fr.5, porto franco. — Pour achats s’ adresser au Prof. A. TROTTER (Avellino). DIAGNOSI DI COCCINIGLIE NUOVE Nota del Dott. GUSTAVO LEONARDI 1. Aonidiella Taxus n. sp. Nel I fascicolo della « Chermotheca italica » fatta in unione al Prof. A. Berlese e pubblicato nel 1896 fu incluso un Diaspite, raccolto a Portici su piante di Taxus baccata, ritenuto da noi iden- tico all’ Aonidiella Aurantii (Mask.) e come tale quindi designato. In seguito, però, sorse in noi il dubbio circa 1’ identità delle due specie pel fatto che la forma vivente sul 7axrus, quantunque in condizioni favorevoli, non aveva affatto invaso le piante di agrumi circostanti, che come è noto invece la vera A. aurantii predilige, nè invadeva altre piante che la specie più anticamente nota ag- gredisce, come ben sanno gli agrumicoltori della Grecia, Austra- lia, America, ecc., che vedono nella A. aurantii uno dei loro più temuti nemici ostacolando essa il normale sviluppo delle piante non solo, ma ancora, rovinandone il prodotto, il quale deturpato dalle incrostazioni che gli insetti vi formano sopra accumulandosi gli uni sugli altri, è rifintato in commercio. Che dovesse trattarsi di due specie diverse fu avvalorato anche da un’ altra circostanza, cioè che riuscirono vani i tentativi fatti più volte ed in epoche diverse di trapiantare la specie del Tawus su piante di agrumi, trasportando su quest’ ultime numerose larve non appena dischiuse dalle uova. Queste larve scomparvero an- cora nei primi due o tre giorni e non si diede mai il caso di 0s- servarne qualcuna che si fosse fissata sulla nuova pianta ospite. Fino da allora, anche per consiglio del Prof. Berlese, avevo in animo di ristudiare la specie confrontandola colla tipica A. aurantie 1 2 G. LEONARDI esotica, ma per cause varie non potei occuparmene prima d’ ora. Ecco i risultati a cui giunsi colle nuove osservazioni. La specie del Taxus confrontata coll’ Aonidiella aurantii. Mask. non si può distinguere da questa che dietro un esame abbastanza minuzioso poichè lo studio dei caratteri, a cui si è soliti ricorrere per differenziare specie da specie, sono comuni ad ambedue Je forme, c meglio, le differenze sono così insignificanti che non danno efficace appiglio ad una molto facile distinzione. È d’uopo ricor- rere a considerare molti minuti particolari e le differenze loro, sebbene piccole, permettono, considerate nell’ insieme loro, di giun- gere a stabilire se si tratta della forma del Taxus oppure di quella che danneggia gli agrumi. B Fig. 1. — A, follicolo femminile di Aonidiella aurantii. B. ” ” ” Taxus. Follicolo femminile. Il follicolo femminile dell'A. Taxus, in para- gone di quello dell’A. aurantii che è quasi attatto circolare, sì presenta, invece, come vedesi nella fig. 1, di forma decisamente ovalare, e per di più la porzione di follicolo filata dall’ insetto nei suoi vari stadi, non costituisce all’ ingiro della spoglia ninfale un margine di uguale diametro, come si osserva normalmente sulVA. COCCINIGLIE NUOVE ò aurantii, ma invece si vede sempre, in due punti opposti, mag- giormente espanso che nel rimanente contorno; di più il tessuto che costituisce questa parte del follicolo è di una consistenza no- tevolmente più robusta che non quella che presenta la corrispon- dente porzione follicolare dell'A. aurantii. Altra differenza note vole è data dalle dimensioni del follicolo, oscillando il diametro maggiore nella specie del Tarus da 1750 p.. a 1900 p.., mentre nell’ A. aurantii detto diametro non supera mai i 1600 p.. P, hl n) nu 44 Li; n) Fig. 2. — A, pigidio ninfale di Aonidiella aurantii. B, » » n Taxus. Differenze nelle dimensioni, entro certi limiti abbastanza costanti, riscontriamo ancora prendendo in esame le esuvie ninfali e larvali. Infatti : nell’A. Taxus la spoglia larvale è lunga 400 . mentre nell’A. aurantiî va dai 350-380 {4. » ” ”» ” è larga 360 fl. D) ” 320-350 fl. » n n ninfale è lunga 880-890 /4, n n 720-300 ft. » ” ”» n è larga 750-800 /4, ” ” 700-770 ft. Differenze apprezzabili invece, come è stato di già osservato, non è possibile rilevare nell’ armatura del pigidio, sia che sì pren dano in esame le armature dei pigidi ninfali o quelle degli adulti; le lievi differenze che si possono notare nelle figure quì riportate non sono da prendersi in considerazione perchè non sono con. 4 G. LEONARDI stanti menomamente e ciò sia detto tanto per luna che per Paltra specie. Però, se Varmatura del pigidio non ci dà modo di distin- guere le dne forme, possiamo tuttavia ricavare nn ottimo carat- Fig. 3. — A, pigidio di femmina adulta di Aonidiella aurantii. B, n n n n Taxus. tere differenziale prendendo a considerare tutto il complesso del- Pultimo segmento. Da questa osservazione noi rileveremo subito x A A' Fig. 4. — A, A', schema del segmento anale di Aonidiella aurantii. B, B', È) È) È) È) n Taxus. come detto segmento nell’ A. Taxus sia meno ampio ossia meno largo di quello del’ A. aurantii ; infatti la larghezza massima del | 3 primo è di 450 p., mentre quella dell’ A. Taxus è di 350. COCCINIGLIE NUOVE D Queste sono le sole differenze apprezzabili, perchè costanti, che ho potuto rilevare dopo un diligente esame compiuto su molti esemplari e dell’una e dell’altra specie e che consentono, tenen. dole tutte presenti, di distinguere fra loro le due forme. Ho chiamato la specie col nome della pianta ospite, perchè ri- tengo detto diaspite speciale del 7axus, non essendomi qui mai occorso, nè si riconobbe mai fra altre piante sebbene a contatto con quelle di Taxus infette. Quanto alla sua diffusione dirò che dopo di averla raccolta a Portici ebbi occasione di rinvenirla ancora in Avellino. Le piante di 7arus vengono invase da questo diaspite in ma- niera gravissima, così che se la mano provvida del giardiniere non giunge in tempo in loro aiuto, non solo deperiscono rapidamente, ma addiritura sono condotte a morte. Dalle osservazioni fatte ho potuto assieurarmi che la specie non ha alcun parassita. 2. Hemichionaspis Orlandi n. sp). Femmina leggermente piriforme, la massima larghezza viene a cadere in corrispondenza dei segmenti preanali. Segmenti del corpo Rie, - Fig. 5. — Pigidio di femmina adulta di Hemichionaspîs Orlandi. poco distinti e gli addominali lateralmente appena pronunciati in modesti lobi rotondati. 1 lobi del segmento preanale sono provvi- sti, lungo il loro margine libero, ciascuno di due robusti peli fi- liera, mentre i lobi del segmento precedente ne portano uno solo. Stigmi senza dischi ciripari. Pigidio di forma triangolare, provvi- 6 G. LEONARDI sto lungo il suo orlo libero di due palette mediane, bene svilup- pate, contigue tra loro ed aventi il margine libero inciso profon- damente più volte. Lateralmente a ciascuna di queste palette si osservano 4 lunghi e robusti peli filiere, distribuiti a debita di- stanza Puno dall’altro; nonchè aleuni sbocchi di grosse ghiandole sericipare. Peli semplici, lungo il predetto margine, nella quantità ordinaria, di essi quelli piantati al dorso sono più lunghi e robu- sti. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi secondo la formola 3 seguente : 13-13, Apertura anale disposta nello spazio compreso tra 11-13 i 4 gruppi di dischi posteriori; apertura sessuale situata all’altezza dei due gruppi di dischi ciripari posteriori. Corpo incolore eccetto l’area del pigidio che è tinta in giallo pallido. Lunghezza del corpo 560 p. Follicolo femminile appena convesso, piriforme, bianco niveo colle esuvie disposte ad un’ estremità quasi trasparenti e appena sof- fuse di una leggera tinta giallo-pallida; Vesuvia larvale in con- fronto della ninfale è assai più piccola. Lunghezza del follicolo 1250 p. Pollicolo maschile allungato, diritto, a margini paralleli, tricari- nato collesuvia larvale, giallo-pallida, disposta ad un'estremità. ('olore del follicolo bianco niveo. Lunghezza del follicolo 800 p. Habitat. Alla pagina inferiore delle foglie di una specie di pianta, che non si è potuto determinare, a Cujabà (Matto Grosso, Brasile). OssERVAZIONI. Il materiale fu inviato al Prof. F. Silvestri dal Sig. Giuseppe Orlandi al quale mi compiaccio di dedicare la specie. 3. Aonidia picea »n. sp. Femmina di forma circolare coi segmenti del corpo poco distinti. Pigidio largo, poco proteso all’ indietro, provvisto, lungo il margine libero, un numero variabile di peli filiera robusti e lunghetti e di forma più o meno conica. Peli semplici piuttosto brevi e deli- cati specialmente quelli piantati al lato ventrale. Mancano i pet- tini, le palette ed i dischi ciripari perivulvari. Apertura sessuale COCCINIGLIE NUOVE 1 ampia, ad arco di cerchio, disposta un po’ più all’ innanzi che Papertura anale, la quale viene ad aprirsi assai vicino all’ orlo marginale posteriore del pigidio. Le grosse ghiandole sericipare mancano pure, vi ha solo un certo numero di piccole ghiandole a N = = Fig. 6. — Pigidio di femmina adulta di Aonidia picea. tubo lungo e sottile corrispondenti al numero dei peli filiferi che ornano il margine del pigidio. Stigmi senza dischi ciripari. Peli semplici sul contorno del corpo pochi, discretamente robusti e lunghi. Epidermide tutta finamente striata. Colore del corpo rosso- Vinoso. Lunghezza del corpo 800 p. circa. Follicolo femminile circolare, molto convesso però con 1 area marginale leggermente appiattita; costituito, quasi totalmente, dal- PVesuvia ninfale la quale involge per intero 1 insetto anche dal lato ventrale. Colore del follicolo nero di pece, brillante. Diametro del follicolo lungo 1000 p. Habitat. Raccolto sulla Billartia officinalis nel Giardino botanico di Valencia (Spagna). OSSERVAZIONI. Alla cortesia del Sig. V. Guillen del Giardino botanico dell’ Università di Valencia debbo gli esemplari di questo interessantissimo e bellissimo Diaspite. Portici, 25 Settembre 1905. fili estratti di questa Nota furono pubblicati il 16 Gennaio 1906, DOTT. AMEDEO BERLESE SOPRA UNA NUOVA SPECIE DI MUCEDINEA PARASSITA DEL CEROPLASTES RUSCI Nel corpo e negli organi di alcune cocciniglie (esclusivamente Lecaniti), le quali feci argomento di particolari osservazioni, ho potuto constatare la presenza di cellule speciali, saccaromicetiformi, ed in grande numero. Altri notarono e descrissero alcune di dui forme, quelle che sÌ trovano nel Lecanium Hesperidum. Gli autori però che si occuparono di questo argomento, studia- rono il fungo limitandosi alla semplice osservazione microscopica diretta delle forme cellulari, come si presentano nel corpo del- l’animale. Le descrizioni perciò che abbiamo fino ad oggi, come quella del Leydig (1), quella del Moniez (2), sono a parer mio, monche, incomplete, e non possono quindi fornirci un sufficiente criterio del mieroorganismo studiato. Mi parve adunque che largomento meritasse uno studio più ac- curato, tanto più che questi fungilli sembrano avere interesse sotto (1) LEYDIG. Zur Anatomie von Coccus hesperidum. « Zeitschr. fiir wiss. Zoolo- gie », V, pag. 11, 1858, e « Naturgeschichte der Daphniden », 1860. (2) MonIrz. Sur un champignon parasite du Lecaninum Hesperidum. « Société Zoologique de France », t. XII, 1887. L’autore dà al fungo del Lecanium He- speridum, il nome di Lecaniascus polymorphus. NUOVA MUCEDINEA DEL « CEROPLASTES RUSCI » 9 varì aspetti, sia in rapporto alle cocciniglie, alcune delle quali sono di presente oggetto di studio da parte mia, perchè forme no- cive all’olivo, sia pei riguardi biologici intrinsecì del fungillo stesso. Nel Marzo decorso ho cominciato lo studio di questi funghi, prendendo in esame il Lecanium Hesperidum, il Lec. Oleae, la Philippia Oleae, il Ceroplastes Rusci, e col materiale raccolto dall’ interno del lecanite, con ogni precauzione per evitare gli inquinamenti dovuti a microorganismi esterni, nel modo che dirò ora, ho eseguite le semine in diversi substrati nutritivi solidificabili, con diluzioni a diversi gradi, facendone poi, colle dovute norme, le colture iso- lanti in scatole Petri. L’ intero lecanite era lavato dapprima con alcool al sublimato al 3/ questo trattamento veniva schiacciato in acqua sterilizzata 0 in vo poi con alcool puro, infine con acqua sterilizzata. Dopo brodo, per le ulteriori diluzioni e semine. Allo stesso scopo, pungendo con un ago sterilizzato lo scudo del Lecanite, previamente disinfettato mediante bagnatura, con al- cool al sublimato, e successivamente con alcool puro, e traspor- tando la gocciolina che ne usciva in vetrini coprioggetti, previa- mente preparati col materiale nutritivo, provvedevo a formare gocce pendenti, nelle quali mi era possibile seguire lo sviluppo di uniche cellule fino alla formazione della colonia, assicurandomi così della purezza della coltura. Im tal modo mi è stato agevole di osservare successivamente, in periodi di tempo diversi, i differenti gradi di sviluppo, dalla cellula alla colonia. Le gocce pendenti così preparate, ed osservando anche serupo- losamente tutte le norme relative, difticilmente presentano inqui- namenti, in modo che è possibile seguire per molto tempo le cel- lule fissate. Espongo ora brevemente i principali fatti ottenuti da queste colture. I funghi che si trovano nel Lecanium Hesperidum, quelli del Le- canium Oleae, e della Philippia Oleae, che sembrano almeno speci- ficamente diversi tra loro, trasportati in diversi substrati (gelatina nutritiva, agar, brodo, gelatina con aggiunta di succo di diverse frutta, o di miele di ape e di altri imenotteri, di glicerina, di gomma arabica, o con aggiunta di succo ottenuto dai relativi 10 AMEDEO BERLESK lecaniti, o semplicemente acqua sterilizzata, in cui spappolavo il materiale dell’ interno dell’ insetto) non diedero mai luogo, fino ad ova, a moltiplicazione evidente. Su questi funghi gli studi conti- nuano, e se ne otterrò risultato, ne potrò parlare in seguito. Invece le cellule del fungo del Ceroplastes Rusci, trasportate fuori dell’organismo animale, in diversi substrati, e preferibilmente nella gelatina nutritiva, danno Imogo a sviluppo. Questo organismo, nel corpo del Ceroplastes, è da assimilarsi morfologicamente al genere Saccharomyces. Quantunque non abbia potuto ottenere, fuori dell’organismo animale, la formazione di ascospore, nè la moltiplicazione delle cellule per gemmazione. Le cellule nel corpo del Ceroplastes si presentano in preponde- ranza limoniformi, e talora ovali ed elittiche, ricordando alquanto le cellule del Saccharomyces apiculatus (Tav. I, Fig. 14 e 1D). Variano in grandezza da un minimum di 4 p. X 1,5-2 pace questa misura si riscontrano specialmente le cellule ovali o ellitti- che, fino a 10-12 u. X 2,5-4 u.. In media misurano 6-7 X 2-2,5. Nelle giovani larve, che sehiudono in Giugno, le forme piccole sono più numerose che negli individui adulti, nel periodo che precede l’ovu- lazione, nei quali talora si trovano anche cellule allungate che mi- surano fino a 16-18 p.. Il protoplasma è talora granuloso, talora omogeneo, e ciò, a quanto mi risulta dalle osservazioni fatte, di- pende dal diverso grado di vigoria e di vitalità delle cellule, come accade in altri simili microorganismi. Talora il protoplasma pre- senta solo pochi granuli, e altre volte, come nelle forme grandi, che abbondano in Maggio, il protoplasma è per lo più ialino ed omogeneo, e queste sono appunto quelle cellule che si mostrano più vigorose e più pronte alla moltiplicazione. Molto spesso le cel- lule presentano una gemma ad una estremità, e talora a tutte due. (Questa gemma, se piccolissima, è rotondeggiante, poi diventa ovale, ellittica, assumendo Paspetto delle cellule piccole, che pure si tro- vano isolate all’ esame microscopico, evidentemente perchè le nuove cellule sì distaccano dalla cellula madre, per opera anche dello Spappolamento del materiale durante la preparazione. Puo darsi che nel corpo dell’animale la moltiplicazione avvenga in questo modo, e si avrebbe così un nuovo individuo cellulare che prenderebbe forma e dimensioni dell’individuo dal quale deriva. NUOVA MUCEDINEA DEL « CEROPLASTES RUSCI » 11 Coltivando invece questo organismo, fuori del suo substrato naturale (corpo del Ceroplastes), in terreno nutritivo artificiale, le cellule, si allungano, si ramificano, e danno luogo infine ad una forma ad abbondante micelio e conidî catenulati, da ascriversi al genere Vospora, di cui una aftine sarebbe la OVospora che si svi- luppa nel Mais guasto (Vospora verticillioides Sacc.). Il micelio, talora molto lungo e ramificato in modo che forma un tutto intrecciato, presenta, specie quando è giovane, un con- Fig. 1. — Oospora Saccardiana. Miceli con conidî da coltura in gelatina. (Da una fotografia). tenuto omogeneo, nel quale si manifestano pochi e piccoli granuli lucenti. i Esso misura da 1,8 p. a 2-2,5 p.. Più tardi il micelio si segmenta e il suo protoplasma diventa granuloso. I eonidî hanno la forma ovale, e sono uniti insieme. Misurano in media 5,30-6 X 3,30-4,30 e presentano somiglianza colle cel- 12 AMEDEO BERLESE lule saccaromicetiformi che si trovano libere negli organi dell’ in- setto (Tav. I, Fig..2 ‘e fig. 1 e 2 interc.). Fatti analoghi di evoluzioni corrispondenti secondo diverse con- dizioni di ambiente, sono stati osservati anche in altre mucedinee aftini (Dematium Chodati Nechit., Acremonium COleoni O. Wize, ecc.). Io intanto propongo per questo microorganismo il nome di Vospora Saccardiana in omaggio dell’illustre e venerato Maestro Prof. Pier Andrea Saccardo, che mi fu largo di aiuto e di consi- glio, e che qui pubblicamente ringrazio. Si notano intanto in questo organismo delle differenze assai rilevanti nell’ aspetto del fungo, a seconda del substrato, e spe- cialmente nei mezzi solidi, e che stanno in rapporto con varia zioni nelle proprietà fisiche del mezzo di nutrizione, come la per- centuale di gelatina, il diverso grado di umidità della superficie, lo spessore del mezzo, le sostanze aggiunte a questo, ecc. Il micelio infatti, in certe colture, assume dimensioni molto più grandi, e fino a 3,5-4 p. in spessore, con protoplasma granuloso. Fig. 2. — Oospora Saccardiana. Micelio e conidî, da coltura in gelatina. (Da una fotografia). Nella figura 2 (Tav. I.) sono appunto rappresentati frammenti di micelio delle diverse dimensioni, disegnati con camera lucida ad eguale ingrandimento. Quelli più sottili derivano da coltura in NUOVA MUCEDINEA DEL « CEROPLASTES RUSCI » 15 gelatina (10 °/)) con aggiunta di poca salda d’amido, quelli più grossi da coltura in gelatina nutritiva (6 Ho Altre volte, particolarmente nei substrati succosi, si osservano nel decorso del micelio, e talora anche alla sua estremità, dei ri- gonfiamenti che spesso assumono la forma sferoidale e misurano perfino 14 p. in diametro e contengono protoplasma finamente granuloso e splendente (Tav. I, Fig. 3). Qualche volta sono anche molto numerosi. Altre volte, specie nelle colonie vecchie, si os- servano forme particolari, quasi bizzarre (Tav. I, Fig. 4). Queste variazioni nell’ aspetto, dipendenti in parte dalla natura del substrato, in parte dall'età della colonia, parrebbe si dovessero considerare come forme anormali e di degenerazione. Nei mezzi ordinari di nutrizione questo microorganismo si svi luppa piuttosto lentamente. Fissando una cellula in goccia pendente in gelatina, e mante- nendola a 18°20°, in 6-8 giorni la colonia arriva a circa mezzo millimetro, ed è visibile ad occhio nudo come un punticino bian- castro, alquanto lucente a luce riflessa, e semiopaco per traspa- renza, a margini irregolari, sfumati. Trasportata in tubo di gela- tina con superficie a becco di flauto, e mantenendola a 20°22° la colonia, in circa un mese, raggiunge la gran- dezza di una lenticchia e anche più. Si presenta allora di colorito bianco, ben limi. tata dalla circostante gelatina, rotondeggiante, a contorni irregolari, lobulati, sollevata sulla superficie della gelatina per circa 2-4 millimetri, cosparsa di creste rilevate e complicate, interca- late di profondi solchi, successivamente sempre più manifesti, che danno alla colonia un aspetto particolare e caratteristico (Fig. 3, interec.). Fig. 3. — Oospora Sac- : 3 SI cardiana. Aspetto Le colture vecchie, e quelle in gelatina con della ieclosia”icia glucosio di ciliegie, di uva rossa, o di altro gelatina, dopo cir- ; 3 È ca due mesi. frutto che fornisca un mosto colorato, la colo- nia si colora in roseo, poi in terreo. La gelatina non è mai tiui- dificata. La moltiplicazione prospera bene tra 20°25°%; è lenta tra 14°-16°%; e cessa completamente sotto il 6°. Il fungo è aerobio, e perciò non si sviluppa negli strati pro- 14 AMEDEO BERLESE fondi o in atmosfera priva di 0, poco e limitatamente sotto la superficie della gelatina e fino ad un centimetro circa, e più len- tamente in gelatina mescolata a sostanza riducente. Il substrato più favorevole al suo sviluppo, a condizione pari di temperatura, è la gelatina nutritiva. Negli altri substrati solidi (agar, patate, gelatina con aggiunta di glucosio, di glicerina, ecc.), lo sviluppo è più lento. Nei substrati liquidi (brodo, latte, siero di latte, mosto) non si sviluppa perchè va al fondo e di conseguenza manca di ossigeno. Non dà fermentazione nelle soluzioni zuccherine. Negli organi del Ceroplastes il fango si trova, a quanto ho po- tuto constatare fino ad ora, allo stato puro. Esiste sempre in tutti gli individui ed in tale quantità che approssimativamente il nu- mero delle cellule può esser calcolato fino a 60-70 mila. Si riscon- tra in tutte le epoche della vita dell’ insetto, venendo trasmesso per mezzo dell’ uovo, entro al quale, quantunque in numero rela. tivamente scarso, si trovano sempre le cellule giovani saccaromi- cetiformi. Non ho potuto constatare influenza apprezzabile da parte di questo fungillo nella economia dell’ organismo che lo ospita, per quanto ordinariamente ne inquini completamente la cavità vi scerale. Diagnosi sistematica della specie nuova : OOSPORA SACCARDIANA Am. Berlese. — Intra corpus animal- culi: mycelio nullo; cellulis saccharo-mycetiformibus copiosissimis liberis, oblongo-ovoideis, saepius utrinque acutatis v. fere apicula- tis, gemmiferis, plerumque 6-7 X 2-2,5 1, intus initio granulo- sis, hyalinis. n gelatina culta: mycelio copiosissimo filiformi ir- regulariter ramoso, flexuoso, septato, intus granuloso, hyalino, 1,8-2,5 p. cr.; conidiis in ramulis brevibus acrogenis breveque ‘atenulatis, elliptico-ovoideis, 5,3-6 X 2-2,5 p., intus granulosis, hyalinis, levibus. Hab. intra corpus Ceroplastis Rusci ex Coccidarum familia (et inde culta in laboratorio) in Italia media. Dall’ Osservatorio Entomologico di Rosignano Marittimo, 8 Novembre 1905. NUOVA MUCEDINEA DEL « CEROPLASTES RUSCI » 185) SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA T° 1a. Cellule saccaromiceliformi del fungillo, così conte si riscontrano nel corpo del Ceroplastes Rusci. Ingrandite. 1 Db. Le stesse cellule, a minore ingrandimento. 2. Filamenti micelici, con conidi, da colture in gelatina. Ingranditi, 8. Filamenti con ramificazioni a grossi rigonfiamenti. 4. Altri filamenti micelici, con conidi, per lo più da vecchie colture in gelatina, Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 10 Gennaio 1906. GENERI E SPECIE DI DIASPITI SAGGIO DI SISTEMATICA DELLE FIORINIAE MemorIA DEL Dorr. GUSTAVO LEONARDI. Nella prefazione al mio lavoro: Saggio di sistematica delle « My- tijaspides » pubblicato nel 1903, osservavo che il gruppo conveniva fosse distinto in due sezioni di cui una si componesse di tutte quelle forme dagli autori disposte nel genere Mytilaspis, Valtra invece risultasse dal complesso di quelle specie raccolte nel genere Fiorinia. Allora, causa la deficienza del materiale, dovei limitare lo studio alla prima sezione, riserbandomi di trattare della seconda in appresso, cioè quando fossi stato in condizione, per sufficienza di materiale, di fare lavoro utile. Avendo raggiunto, a mio eredere, abbastanza bene queste condizioni e ciò grazie alla cortesia squi- sita in ispecie dei sigg. Green, Cockerell, Fuller, Newstead, che assieme ad altri intendo qui nuovamente di ringraziare, avendomi essi gentilmente inviato esemplari delle specie da loro possedute, ho messo insieme la presente nota, nella quale, però, fanno difetto alcune forme descritte dal compianto Maskell, e così posso rive- dere quasi tutte le forme fino ad ora conosciute. Quanto alle specie dubbie del Maskell e di altri autori trovai conveniente, anzichè cercare di introdurle nel sistema, dove quasi con certezza non avrebbero trovato il loro giusto posto, come si può rilevare dalle diagnosi originali e secondo rilevo nel corso del lavoro, trovai conveniente, ripeto, riunirle in fine di questo scritto sotto una rubrica dal titolo : Incertae sedis. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » d7 Su queste ultime specie particolarmente richiamo 1 attenzione degli specialisti perchè, dandosene occasione, non manchino di ri- vederle e ridescriverle a lor posto come si conviene. SUBGENERA GENERIS FIORINIA. I. Adsunt disculi ciripari perivulvares A. Adsunt fusi piliformes . . . FIORINIA Targ. (s. str.). B. Deficiunt fusi piliformes a. Trullae praesentes . . . ‘TRULLIFIORINIA #. subg. b. Trullae nullae . . . . ANAMEFIORINIA n. subyg. II. Disculi ciripari perivulvares nulli . ADISCOFIORINIA n. sDg. Genus FIORINIA Targ. Fiorinia Targioni, Catalogo. (Estr. att. soc. ital. scienze natur., Vol. XI, fasc, III, 1868). » Signoret, Essai sur les Cochenilles, 1868. » Comstock, Report of the Entomologist, Washington 1880. Unhleria » Second Report, Washington 1883. Fiorinia Ashmead, A generie Synopsis of the Coccidae. (Trans. Amer. Entom. Soc., Vol. XVIII, p. 102, 1891). Unleria Morgan, —Observations on Coccidae N. 9. (Entom. Month. Mag., Sec. Sera Mole 1201392): Fiorinia Cockerell, Coccidae or Scale Insects. II. (Bull. of the Botan. Dep. Ja- maica N. 4, febr. 1893). » Green, The Coccidae of Ceylon, Pt. I, London 1896. » Newstead, Monoghraph. of the Coccidae of the British Isles, Vol. I, London 1901. Foemina ommnino in exuvia nymphale inclusa. Pygidium trullis mediis semper bene evolutis. Fusi piliformes in segmentorum abdomin. lobulis, vel in pygidio vel utrinque. Pectina nulla. Disculi ciripari perivulvares in agmina 5 coacervati; agmina tria anteriora saepe simul confusa et semicirculum supra vulvam sistentia. Folliculus foemineus elongatus, fere a sola erxuvia nymphale con- stitutus, tenue velo sericeo obtectus et cam exiliter marginante. Exuvia larvalis in parte antica nymphalis disposita. N 15 GUSTAVO LEONARDI Folliculus masculinus elongatus, aliquando foemineo similis, sae- pius opacus, albicans, carinatus vel laevis, exuviam nymphalem an- terius gerens. Il genere comprende le seguenti specie: SPECIES GENERIS FIORINIA. I. Pygidium fusis piliformibus nullis A. Antennae convolutae et minuto mucrone tricuspidato in- tersese seiunetae . . 0... +. + F. Saprosmae. B. Late intersese discretae, mucrone medio nullo. Y. similis. II. Pygidinm fusis piliformibus auctum. A. Uno tantum'trullaram! parità 00 ore 0a ensi B. Pluribus trullaram paribus. a) Trullis obsoletis. 1) Trullis mediis apice bi- vel tridenticulatis. F. Odinae. 2) Trullis mediis marginibus minute serrulatis. + Caput longo processu proboscidiformi auctam . . F. proboscidaria. + + Caput processu breve, claviforme. . F. Theae. b) Trullis bene evolutis. a) Trullaram paribus tribus. 1) Fusi piliformes in lobulis segment. abdom., nulli. . F. gigas. 2) Fusi piliformes in lobulis segment. abdom. praesentes. + Fusi piliformes in pygidio pauci, discreti . . . F. Fioriniae. -+- + Fusi piliformes in pygidio plures, plerumque per paria aggregati. . . Y. Grossulariae. 6) Trullaram paribus duobus vel unico. + Trullaram paribus duobus. . . . . #. tumida. + + Trullarum pari unico... .:... A. Tunipere. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 19 1. Fiorinia Saprosmae Green. Fiorinia saprosmae Green, Ind. Mus. Notes, IV, p. 5 (1896). » » » Cocc. Ceylon, pt. I, p. 96, 1896. » » Cockerell, Check List, p. 338, 1896. » » Green, In. Bomb., N. H. Soc., XIII, p. 256, 1900. » » Fernald, A Catalogue of Coccidae, pag. 249, 1903. Foemina pallide flava ovalis, ad latera depressa. Antennae con- volutae intersese minuto mucrone tricuspide seiunetae. Lobuli segmen- torum abdomin. fusis piliformibus numerosis, brevibus, basi latis prae- diti. Pygidium latum, trigonum in medio postice profunde incisum, in qua incisione trullae duae intersese divergentes inseruntur; ad la- tera trullae sunt obsoletae. Pili simplices pauci numero, mediocres. 5 Disculi ciripari 16-15, Stigmata antica disculis ciriparis tribus cir- 15— 14 cumdata. Ad 750 p.. long. Folliculus foem. eodem F. Fioriniae subsimilis sed aliquanto latior; exuvia larvale perparvula, nymphale longitudinaliter et transverse carinulata. Color folliculi aurantiacus, inxta carinam obseurior. Long. 1750-2000 |. Habitat super Saprosma zeylanicum ad Punduloya (Ceylon). Femmina lungo il contorno del corpo depressa; prima della de- posizione delle uova largamente ovale, dopo semicircolare coi seg- menti addominali retratti così, che il pigidio P viene ad essere compreso fra i lobi dei predetti È segmenti che si prolungano all’indietro. Antenne avvicinate, separate da una minuta prominenza tricuspidata. Segmenti addominali, eccetto il preanale e i toracali, provvisti, lungo i margini 9 È È . n È ; Fig. 1. — Fiorinia Sa- dei lobi, di numerosi peli filiera, brevi e alla prpamartSProd-A60 base piuttosto larghi. Pigidio largo, di forma che si osserva tra - c 3 le antenne. triangolare col margine libero, nel mezzo, pro- fondamente inciso e l incavatura occupata da due palette aventi i margini interni divergenti e minutamente serrulati. Lateralmente a queste palette ve ne hanno altre, ma allo stato rudimentale. 20 GUSTAVO LEONARDI timanente orlo del pigidio irregolarmente sinuato e provvisto di alcuni pochi peli semplici di mediocre sviluppo. Dischi ciripari 5 perivulvari disposti secondo la formula seguente: 16 — 15. Frequen- 5— 14 temente i tre gruppi di dischi ciripari anteriori sono fusi assieme. \ Apertura anale e sessuale situate quasi alla stessa altezza nello spazio com- preso fra i 4 gruppi di dischi ciripari posteriori. Stigmi anteriori con un gruppo di 3 dischi ciripari; stigmi posteriori senza di- schi ciripari. CR XE REA i Mea » AY A | vii s SY Fig. 2. — Pigidio di temmina adulta di Fiorinia Sa- del corpo 750 Lu. circa. prosmae. Colore del corpo giallo pallido coll’area del pigi- dio più bruna. Lunghezza t| Ninfa allungata, coi due segmenti addominali precedenti il pigidio prodotti lateralmente in due lunghi processi. Follicolo femminile simile assai a quello della . Fioriniae, ma un poco più largo, oblungo, ovale. Parte sericea del follicolo di color biancastro, che riveste, di un tenue velo, tutta la spoglia ninfale e larvale e si protende, ancora, al di là con uno stretto bordo. Esuvia larvale piccolissima; esuvia ninfale che occupa quasi tutto il follicolo, carenata per il lungo e di traverso così come si osserva, ad esempio, nel Lee. oleae. Colore del follicolo giallo aran- cio pallido più carico lungo la linea mediana longitudinale. Lun- ghezza del follicolo da 1750-2000 p.. Follicolo maschile leggermente tricarinato, bianco opaco; esuvia larvale giallo pallida. Lunghezza del follicolo da 1200-1300 p.. Habitat. Raccolto a Punduloya su foglie di Saprosma seylanicum. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. Questo autore, nella de- scrizione che ci dà della presente specie, non ha riconosciuto per peli filiera le appendici che ornano i margini dei lobi addominali, ma ha ritenuto queste, non senza qualche dubbio però, piuttosto SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 21 come dei tubercoli articolati. Che sieno veri peli filiera non € è dubbio aleuno e osservazione fatta con forte ingrandimento, usando magari, per meglio accertarsi della cosa, dell’ obiettivo ad immersione, ci rivelerà alla base delle dette appendici la rispet- tiva ghiandola con condotto che passa attraverso ad esse. 2. Fiorinia Saprosmae var. Gelonii Green. Fiorinia saprosmae var. gelonii Green, In. Bomb. N. H. Soc., XIII, p. 256, 1900. » » » Fernald, A Catalog. of Coccidae, p. 249, 1903. Differt a typico quod foemina trullas medias melius evolutas ostendit, quae trullae margines denticulatos praebent. Trullae laterales primi paris minus obsoletae quam in typico. Habitat super Gelonium lanceolatum (Ceylon). Femmina. Secondo V autore questa varietà differisce dalla specie tipo per avere le palette del paio mediano più pronunciate e coi margini palesemente dentati; di più il rudimento della prima pa- letta laterale sarebbe molto più sviluppato che quello corrispon- dente della specie tipo. Habitat. Sulle foglie di (Gelonium lanceolatum a Ceylon. 5. Fiorinia similis Green. Fiorinia similis Green, Coce. Ceylon, pt. I, pag. 98, 1896. » » Cockerell, First. supplem. to the check-list of the Coccidae. (Bull. of the Ill. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, Vol. V, pag. 397, 1899). » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae, p. 249, 1903. Foemina avida, ovalis, lobulis segmentorum abdominalium rotun- datis, bene evolutis, posterius directis, apice 5 vel 7 fusos piliformes gerentibus. Pygidium trullis mediis mediocribus, trigonis, denticulatis in margine. Trullae laterales obsoletae. Deficiunt fusi piliformes in py- D gidio. Disculi ciripari 14-13, Vulva et anus eadem in linea dispositi 18— 18 disculorum posticorum. Stigmata disculis nullis. Long. €50 wp. Folliculus foemineus eadem F. Saprosmae subsimilis sed delica- 23 GUSTAVO LEONARDI tior et pellucidulus, carinis nullis. Velum sericeum obsoletum, colore luride albicante depictum. Color stramineus. Long. 1750-1900 1. Habitat super fruticem quemdam nomine ignoto ad Punduloya (Ceylon). Femmina ovale, verso Vestremità anteriore, però, sensibilmente ristretta e lungo i margini piatta ed incolora. Segmenti addomi- nali più o meno rientranti 1’ uno nell’ altro, coi lobi arrotondati e leggermente prolungati all’ indietro e provvisti lungo il margine libero da 5 a 7 peli filiera brevi e robusti. Antenne notevolmente discoste tra loro e non separate da alcuna prominenza. Pigidio per forma simile a quella della 7. fiorinia, provvisto di due palette me- diane non molto sviluppate, triangolari, ad orli dentati, disposte in una incisione poco accentuata; palette la- , terali affatto rudimentali. i D. Mancano i peli filiera lungo SI fi il margine del pigidio e vi hanno solo pochi peli sem- Mugi SIA plici. Dischi ciripari peri- 7 ù SA : 5 vulvari cinque gruppi: 14— 18, Fig. 3. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia 13_13 similis. Apertura anale e sessuale situate quasi alla stessa al- tezza fra i 4 gruppi di dischi ciripari perivulvari posteriori. Stigmi senza dischi ciripari. Colore del corpo giallo pallido col- Varea del pigidio più oscura. Lunghezza del corpo 750 p.. circa. Follicolo femminile molto simile a quello della F. Saprosmae, ma più delicato e trasparente e senza le carene. Tessuto sericeo del follicolo poco notevole ed esteso, con uno stretto margine, al di là delle spoglie larvali, di color bianco sudicio. Colore del follicolo stramineus, trasparente. Lunghezza del follicolo 1750-1900 u.. circa. Follicolo maschile bianco, tricarinato, colle carene molto accen- tuate e velate da una polvere bianca. Lunghezza 1000 p. circa. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 29 Habitat. Raccolto a Punduloya sulle foglie di un arbusto rimasto indeterminato. Oss. Il Green mi inviò esemplari di questa specie. 4. Fiorinia bidens Green. Fiorinia bidens Green, (In Litt.). Foemina incolor, elongata caeterum caeteris conformis. Lobuli seg- mentorum abdominalium haud producti, inermes. Pygidium magnum, postice subtruncatum. Trullae mediae tantum bene evolutae, margini- bus integris et subparallelis. Fusi piliformes sat longi et robusti; pili 3 simplices pauci numero et minuti. Disculi ciripari 4-3, Vulva cadem 3-8 linea in qua sunt disculi postici; anus aliquanto anterior. Stigmata disculis nullis. Long. 400 %.. Folliculus foemineus velo sericeo subnullo, exuvia nymphale elongata, fusiforme, posterius rotundata, lateribus lobulatis, durisque. Pygi- dium perlatum. Color castaneus. Exuvia larvalis apicalis via nym- phale obscurior. Long. 600 p. Habitat! super... +. 44 Ceylon. Femmina allungata, del resto conforme alle specie congeneri. Segmenti del corpo poco distinti tra loro e gli addominali non protesi lateralmente in lobi; margini laterali dei medesimi sprovvisti di ap-_ pendici. Pigidio piuttosto grande che / va attenuandosi posteriormente ove fini- Se sce quasi troncato. Margine libero del pigidio armato di un sol paio di palette bene sviluppate, a margini laterali in- tegri e paralleli, all’ indietro rotondate. Fig.4. — Pigidio di femmina adulta Peli filiera due tra le palette e due da Si Fiorita didens. ciascun lato piuttosto lunghi e robusti; peli semplici pochi e mi- nuti. Rimanente orlo del pigidio finamente erenulato. Dischi ciripari 3 perivulvari in cinque gruppi secondo la formula: 4-3. Apertura 8=8 sessuale disposta quasi all’ altezza dei gruppi posteriori di dischi 24 GUSTAVO LEONARDI ciripari; apertura anale situata un po’ più all’ innanzi verso il segmento preanale. Stigmi senza dischi ciripari. Corpo incolore, tale almeno lo ho giudicato dall’ esame fatto su esemplari essiccati. Lunghezza del corpo 400 p. circa. Follicolo femminile. Manca quasi affatto il tessuto sericeo, il poco che esiste è rappresentato da un esiguo numero di fili situati lungo i margini dell’ esuvia ninfale; questa, che costituisce da sola quasi completamente il follicolo, si mostra allungata, fusiforme, rotondata alle estremità, lungo i margini laterali lobata e forte- mente chitinizzata; la regione del pigidio, in proporzione alla ri- manente spoglia, è di questa molto più ampia. Colore dell’ esuvia ninfale castaneus; esuvia larvale apicale, appena un poco più pal- lida della ninfale. Lunghezza del follicolo 600 p.. Follicolo maschile allungato, leggermente convesso, a lati paral- leli e con la spoglia larvale disposta ad un’estremità giallo pallida. Lunghezza del follicolo 1050 p.. Habitat. Raccolta a Ceylon su una pianta rimasta indeterminata. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. 5. Fiorinia Odinae Green. Fiorinia odinae Green, (In Litt.). Foemina flavida, elongata, pyriformis, lobulis abdominalibus haud productis. Pygidium trullis mediis duabus, apice bi- vel tridentatis, parum evolutis. Trullae laterales ommnino obsoletae. Fusi piliformes variae ma- gnitudinis, basi sat incrassati, inter trullas et ultra insiti. Pili simplices i 5 variae magnitudinis. Disculi ciripari 10-7, Vulva et anus in eadem 14-10 linea disculorum posticorum. Stigmata disculis nullis. Ad 600 p.. long. Follieulus foemineus elongatus, gracilis, via carinulatus, ad mar- gines profunde bis vel ter incisus, incisuris haud symmetricis, antice rotundatus, eruvia larvale ultra folliculum producta obtectus. Exuvia nymphalis postice in medio profunde incisa, in incisura trullis dua- bus bene evolutis. Velum sericeum subnullum. Color castaneus, iurta carinam migrescens. Ad 1600 p. long. Habitat super Odina woodice ad Ceylon. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 25 Femmina allungata, piriforme, coi segmenti del corpo poco di- stinti, gli addominali non protesi in lobi e sprovvisti di appendici. Pigidio con due palette mediane poco sviluppate, leggermente tinte di giallo, a lati paralleli, verso l'apice bi- o tridentati, sepa- rate da due peli semplici piuttosto lunghetti. Lateralmente a cia- scuna di queste palette si riscontra un pelo filiera molto grosso alla base, indi i rudimenti, con molta probabilità, di due altre palette, poi un altro pelo filiera e più in là un gruppo di due © tre altri peli filiera; presso il segmento preanale si osserva final- Fig. 5. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia Odinae. mente un ultimo gruppo di peli filiera in numero di tre. Quanto ai peli filiera si nota che essi vanno diminuendo gradatamente in robustezza procedendo dai peli situati presso le palette mediane e andando verso i lati. Peli semplici aleuni lunghi e robusti, altri più delicati e brevi. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi fusi assieme fra loro e formanti un arco di cerchio al di sopra 5 dell’apertura sessuale. La formula presso a poco è la seguente: 10— 7. la — 10 Apertura anale e sessuale disposte all'incirca all’ altezza dei gruppi di dischi ciripari posteriori. Stigmi senza dischi ciripari. Colore del corpo giallognolo. Lunghezza del corpo 600 p.. circa. Follicolo femminile allungato, stretto, leggermente carenato, coi margini laterali incisi profondamente due o tre volte e ciò non simmetricamente così, che il follicolo risulta diviso in più regioni di forma irregolare. Estremità anteriore, del follicolo, rotondata e rico- } 26 GUSTAVO LEONARDI perta dalla esuvie larvale che sporge appena un poco al di là della ninfale. Estremità posteriore, al contrario, incisa profonda- mente nel mezzo ed ai lati dell’ insenatura sorgono due palette bene sviluppate, divergenti tra loro e coi margini liberi dentati; di fianco a ciascuna di queste palette se ne osserva un’altra pure discretamente sviluppata; restante orlo del pigidio profondamente inciso così da dar origine a robusti processi dentiformi. Tessuto sericeo che riveste le esuvie in quantità affatto trascurabile. Co- lore del follicolo castaneus eccetto lungo la carena che è nera- stro. Lunghezza del follicolo 1600 p.. Habitat. Sull Odina roodice a Ceylon. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. t. Fiorinia proboscidaria Green. Fiorinia proboscidaria Green, —Supplementary notes on the Coccidae of Ceylon. (Journal Bombay, Nat. Hist., Soc., Vol. XIII, 1900, pag. 256). » » Fernald, A Catalog. of the Cocc. of the world, p. 248, 1905. Foemina /lavescens, clongata, anterius attenuata, postice sat lata. Caput ad verticem processu peculiare proboscidiforme auctum, cuius ad basim et latera sunt antennae. Lobuli segmentorum trunci fusis piliformibus brevibus et crassis aucti. Pygidium subtrigonum, trullis mediis bene evolutis, lateralibus obsoletis. Fusi piliformes in margine pygidii bene evoluti, 4 numero. Pili simplices longiusculi, robusti. 6 Stigmata antica uno disculo praedita. Disculi perivulvares 13— 16. 21-23 Vulva ad basim pygidii, anus inter quatuor postica agmina disculo- rum. Long. 1000-2000 |. Folliculus foemineus elongatus, lanceolatus, bene longitud. carina- tuss cauvia larvale pallide flavida. Color ochraceus, sublucidus. Ad 2250 |. Habitat super Gelonium lanceolatum ad Ceylon. Femmina allungata, all’innanzi attennata, posteriormente, in cor- rispondenza degli ultimi segmenti addominali, un poco più allar- gata. Capo provvisto al vertice di un caratteristico processo in SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 27 forma di proboscide, il quale sì presenta all’ estremità libera in- grossato a mo’ di bottone. Alla base di questo processo e pre- cisamente ai lati sono piantate le antenne che non oftrono al- cunchè di particolare. Lobi del metatorace e dei seg- menti addominali ornati di brevi e grossi peli filiera; i primi ne recano da tre a quattro, i secondi da uno a due. Pigidio di forma pres- sochè triangolare col paio Fig. 6. — Fiorinia proboscidaria. Estremità ce- Ira d sO ; falica col processo simile ad una proboscide. mediano «di palette bene svi- luppate, divergenti tra loro e col margine libero minutamente ser- rulato. Lateralmente alle palette mediane si osservano, mal distinte ’ ») due prominenze chiti- “i nose aventi ì margini Tau V dentati, rappresentanti No i probabilmente il secon- do e terzo paio di pa- lette. Peli filiera quat- tro, bene sviluppati, disposti due fra le pa- lette mediane e la pri- Fig. 7. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia pro- ma prominenza chitino- dgsidartn sa e due situati subito al di là della seconda prominenza. Peli semplici abbastanza lunghi e robusti. Stigmi anteriori con un solo disco ciriparo; stigmi po- steriori senza dischi ciripari. Dischi ciripari perivulvari secondo 6 la formula: 13-16; frequentemente i tre gruppi di dischi ciripari 21 —28 anteriori sono fusi assieme in un arco di cerchio soprastante l’apertura sessuale. Apertura anale situata molto all’innanzi presso la base del pigidio; apertura sessuale disposta tra i quattro gruppi laterali di dischi ciripari. Colore del corpo, per quanto si può giudicare dagli esemplari essiccati, giallastro. Lunghezza del corpo 1000-1200 p. circa. 25 GUSTAVO LEONARDI Follicolo femminile allungato, lanceolato con una distinta carena longitudinale. Esuvia larvale giallo pallida disposta ad un’ estre- mità. Colore del follicolo giallo ocraceo lucente. Lunghezza del follicolo 2250 p.. circa. Habitat. Sulle foglie di Gelonium lanceolatum associata alla P. Saprosmae Green. Punduloya (Ceylon). Oss. Il Green mi inviò esemplari tipici di questa bellissima specie. 7. Fiorinia Theae Green. Fiorinia Theae Green, Remarks on Indian Scale Insects (Coccidae) with de- scriptions of new species. (Indian Museum Notes, Volevo NFLSpaort900)E » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae of the world, p. 250, 1903. Foemina pallide flava, corporis fabrica congeneribus similis. An- tennae processu claviforme, haud chitineo, breve intersese seiunctae. Lobuli segmentorum trunci fusis piliformibus brevibus, conicis. Pygi- dium trullis mediis bene evolutis; trullae secundi et tertii paris ob- soletae. Pili simplices numero solito, dorsuales ventralibus longiores 4 et robustiores. Fusi piliformes breves, comici. Disculi ciripari 11— 12 16—17 Stigmata antica diseulis 2 vel 3 circumdata. Long. 500-750 w.. Folliculus foemineus elongatus, gracilis, longitudinaliter via ca- rinulatus. Velum sericeum delicatulum, eruviam nymphatem obtegens; haec circularis via pallide flavida. Color folliculi castaneus, vel brunneo-ferrugineus, ad carinam obseurior, sublucidus. Long. 1250- 1500 | Habitat super Thea én India. loro da un processo claviforme, non chiti- Fig. 8. — Fiorinia Theae. noso, piuttosto breve. Lobi dei segmenti Processo claviforme non i chitinoso che si trova toracici e addominali provvisti di taluni peli disposto fra le antenne. ‘filiera brevi e conici. Pigidio: con due’ pa- Femmina simile nella forma del corpo alle specie congeneri. Antenne separate tra di lette mediane bene sviluppate, divergenti tra loro e col margine libero tutto dentato. Palette del secondo paio rappresentate da una leggera cresta chitinosa tutta minutamente incisa; palette del SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 29 terzo paio affatto rudimentali. Peli semplici in numero normale, i dorsali sono più lunghi e robusti dei ventrali. Peli filiera uno per ciascun spazio compreso fra le palette del primo e secondo paio ed uno, da ciascun lato, al di là delle palette rudimentali del Fig. 9. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia Theae. terzo paio; detti peli filiera sono conici, brevi e notevolmente larghi alla base. In certi individui vi ha un ultimo pelo filiera a metà circa dell’orlo libero del pigidio che va dal rudimento della terza paletta al segmento preanale. Dischi ciripari perivulvari se- 4 condo la formula: 11-12, 1 tre gruppi di dischi anteriori non sono 16—17 bene distinti, ma si continuano Vuno nell’altro formando un arco di cerchio al di sopra dell’apertura sessuale. Stigmi anteriori con un gruppo di due o tre dischi ciripari; stigmi posteriori senza dischi ciripari. Colore del corpo giallo pallido. Lunghezza del corpo da 500-750 p.. circa. Follicolo femminile allungato, stretto con una leggera carena longitudinale. Parte sericea del follicolo, che riveste di un tenue velo completamente 1’ esuvia ninfale formando, ancora, all’ ingiro di questa uno stretto bordo. Esuvia larvale incolora o d’un giallo assai pallido, disposta all’estremità del follicolo. Colore del follicolo castagno lucente o bruno ferrugineo, più oscuro, però, lungo la sarena longitudinale. Lunghezza del follicolo 1200-1500 p.. circa. Habitat. Raccolto ad Assam (India) sulle foglie della pianta del the. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. 30 GUSTAVO LEONARDI $. Fiorinia gigas Mask. Diaspis gigas Maskell, N. Z. Trans., XI, p. 201, (18378). » » » » XIV, pi 2/31 Uhleria » Comstock, Second Rep. Dep. Ent. Corn. Univ., p. 111, 1883. Diaspis » Maskell, N. Z. Trans., XVII, p. 24, (1834). Fiorinia asteliae » Ins: Nox=tAo. NZ. p. 19S5A1SS1E » gigas Cockerell, The food plants of Scale Insects (Coccidae). (Proc. of the Un. Stat. Nat. Mus., Vol. XIX, pag. 725-785, N. 1122, Washington, 1897). » » Maskell, N. Z. Trans., XXII, p. 137, (18839). » » Cockerell, Check List, p. 388, 1896. » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae of the world, pag. 248, 1903. Foemina favescens, elongate ovalis, lobulis segmentorum abdomin. haud productis. Pygidium latum, in apice sinuatum. Trullarum pa- res tres, fere aeque evolutarum. Fusi piliformes crassiusculi, sat bre- ves, sat numerosi. Pili simplices plures in dorso et in ventre; non- 19 nulli dorsuales propter longitudinem considerandi. Disculi ciriparii — 32, 23— 19 Stigmata antica disculis circum 14-16 praedita. Long. ad 1350-1400 w.. Follienlus foemineus subrhomboidalis, vir converus, longitudinali- ter vix carinulatus. Exuvia larvalis pallide flava, parvula; nymphalis obscure aurantiaca; velum sericeum miveum. Long. 2800 |. Habitat super Atherosperma Novae Zelandiae, Astelia cunnin- ghamii, Coprosma sp., Pittosporum eungenioides 7» Nuova Zelanda. Femmina ovale allungata coi segmenti del corpo bene distinti, lateralmente non pronunciati in lobi e questi coi margini sprov- visti di peli filiera. Pigidio ampio, lungo il margine libero, verso il mezzo, sinuato. Palette in numero di tre paia tutte presso a poco dello stesso sviluppo e più o meno coniformi. Peli filiera grossetti, piuttosto brevi; di questi ve ne hanno due tra le palette mediane, due tra ciascuna paletta mediana e quella del secondo paio, tre tra questa e quella del terzo paio e due subito al di là di quest’ultima appendice. Peli semplici, lungo il margine del pigidio, numerosi sia al lato dorsale che ventrale; tra questi i primi SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » s1 meritano di essere ricordati per la loro notevole lunghezza. Altri peli semplici, molto più corti, si osservano, disposti simmetricamente, nel- 4 2A \ Fig. 10. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia gigas. Varea ventrale e dorsale del segmento anale. Dischi ciripari peri- 19 vulvari in cinque gruppi secondo la formula: 27-32, Apertura ses- 23—19 suale situata all’ altezza dei gruppi posteriori di dischi ciripari; apertura anale collocata più all’ innanzi, all’altezza dei gruppi la- terali anteriori. Stigmi anteriori con un gruppo di 14-16 dischi ciripari; stigmi posteriori senza dischi ciripari. Antenne portanti quattro setole di varia lunghezza e più o meno lunghe. Colore del corpo giallastro. Lunghezza del corpo 1350-1400 p.. circa. | Follicolo femminile di forma più o meno romboidale, un poco convesso e leggermente carenato lungo la linea mediana. Esuvia larvale giallo pallida, piccola, apicale; esuvia ninfale giallo aran- cio molto oscura rivestita completamente dal tessuto sericeo che è di color bianco niveo. Lunghezza del follicolo 2800 p.. circa. Follicolo maschile bianco, allungato, leggermente carenato, del resto simile al femminile. 32 GUSTAVO LEONARDI Lunghezza del follicolo da 500 a 700 p.. circa. Habitat. Raccolto nella Nuova Zelanda su piante di Athero- sperma Novae Zaclandiae; Astelia cunninghamii; Coprosma sp.; Pit- tosporum eugenioides. Oss. La diagnosi fu fatta sopra due esemplari tipici avuti dal Maskell. Questo autore negò la presenza dei dischi ciripari peri- vulvari, i quali, se sono difficili a rilevarsi, tuttavia non mancano ed anzi il loro numero, come si è visto, è assai ragguardevole. 9. Fiorinia Fioriniae Targ. Diaspis fioriniae Targ., Studi sulle Cocciniglie, p. 14, 1867. UChermes arecae Boisd., Insectologie Agricole, p. 262, 1868. Fiorinia pellucida Targ., Catalogo, p. 42, 1868. » » Signoret, (Ann. Soc. Ent. Frane., (4), IX, p. 449, 1869). » cameliae Comst., Rep. U. S. Dep. Agr., 1880, p. 329, 1880. Unleria fioriniae » Second Rep. Dep. Ent. Corn. Univ., p. 111, 1883. » cameliae » Second Rep. Dep. Ent. Corn. Univ., p. 111, 1383. Fiorinia camelicola Douglas, Notes on some British Coccidae N. 2. (Entom. Month. Mag., Vol. XXII, p. 250, 1886). » pellucida —Morg., (Entom. Mont. Mag., XXV, p. 46, 1888). Uhleria cameliae » » » » p. 46, 1888). Fiorinia » Riley, Insect Life, I, p. 377, 18389. » pellucida » » p. 355, 1889. » cameliae Mask., (N. Z. Trans., XXIV, p. 16, 1591). » » » » XXV, p. 211, 1392). Uhleria fioriniae Morg., (Ent. Mon. Mag., XXVIII, p. 12, 1892). Fiorinia cameliae Cockll., (Journ. Inst. Jamaica, pag. 54, 1892). » fioriniae » (Ent. Mont. Mag., XXIX, p. 39, 1893). » cameliae .—/Morg., (Bull. 28, La Exp. Sta., p. 995, 1893). » fioriniae —“Cockell., (Canad. Ent. XXVI, p. 33, 1894). » » Sanders, Coccidae of Ohio I. (University Bull.) Ser. 8, N. 17, (Ohio State Acad. of Science, Special pap., N. 2, pp. 25-92, 1904, Columbus, pag. 54). » » Reh, Verbreitung und Néhrpflanzen einiger Diaspinen. (All- gemeine Zeitschrift fiir Entomologie, Bd. 9,1904, N. 9-10, p. 171-178, pag. 176). » » Cockerell, A chech-list of the Coccidae of the neotropieal Region. (Iourn. of the Trinidad field Natur. Club., Vol. I, N. XII, 1894). SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » SIE Fiorinia fioriniac Cockerell, A chech-list of the neartie Coccidae. (The Canad, Entomol., Vol. XXVI, febr., 1894, N. 2). » cameliae Berles. e Leon., Cherm. Ital., fasc. I, N. 25, 1395. » » var. minor Mask., Further Coccid Notes, with descript. of new species and discuss, of points of interest. (Art. XXVIII, Trans. of the new Zeal. Inst., 1896, p. 307). Uhleria cameliae Davis, Spec. Bull. 2, Mich. Exper. Stat., p. 38, 1896. Fiorinia fioriniae var. cameliae Ckll., Check-List, p. 337, 1896. » » Green, Coce. Ceylon, pt. I, p. 94, 1896. » palmae » Ind. Mus. Notes, IV, p. 5, 1896. » fioriniae —Cockerell, (Bull. Bot. Dep. Iam., p. 149, 1897). » cameliae Maskell, Further Coccid Notes with descript. of new spe- cies and discuss. of points of interest. Art. XXVI. (Trans. of the New Zeal. Inst., Vol. XXX, p. 232, 1897). » pinicola » (Ent. Mon. Mag., XXXIII, p. 242, 1897). » fioriniae var. cameliae Rolfs et Quaint., Coce. Amer., Dec. 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Museum, Vol. XIX, pag. 725-785, N. 1122, Washington, 1897). » » pellucida Cockerell, Idem, ibid. » » var. cameliae Cockerell, Idem, ibidem. Foemina pallide fava, depressa lobulis segmentorum abdominalium parce fusis piliformibus ornatis. Pygidium ad apicem truncatum et incisum, in incisione trullis duabus armatum, bene evolutis. Secundi paris trullae parum conspicuae. Fusi piliformes 6 numero, robusti et 5 longi. Pili simplices numero et fabrica normales. Disculi ciripari 12—11, 13-14 Vulva et anus:fere in eadem linea aperti. Stigmata antica disculis 4-5 circum ornata. Long. 750 p.. Folliculus foemineus elongatus, lateribus rectilineis vel leniter ar- cuatis, longitudinaliter plus minusve carinulatus, in apice attenuatus. Exuvia larvalis pallide flavescens, per parvula, apicalis, partim velo sericeo obtecta, quod velum luride albicans omnino exuviam nympha- lem protegit. Exuvia nymphalis obscure aurantiaca. Long. 1000-1250 p.. Habitat super plantas varias in Europa, America, Australia, Ceylon ete. Femmina depressa coi segmenti addominali (dopo avvenuta la deposizione delle uova) contratti gli uni entro gli altri così, che i lobi laterali dei segmenti preanali, che sono provvisti all’ estre- mità di alcuni (2-4) robusti peli filiera, finiscono per abbracciare in parte il pigidio. Questo è all’apice troncato e nel mezzo segnato da una profonda incisione la quale è occupata da due palette aventi i margini interni divergenti e minutamente serrulati. Lateralmente a queste due palette, da ciascun lato, si osservano due altre ap- pendici consimili, ma meno sviluppate e coi margini liberi roton- deggianti e tutti dentati finemente. Lungo Vorlo del pigidio si SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » Di osservano, ancora, diversi peli semplici di sviluppo mediocre e sei robusti e lunghi peli filiera situati, due tra gli spazi che corrono tra le palette mediane e quelle del secondo paio, due, uno per ogni lato, al di là delle palette del terzo paio e due, pure uno Fig. 11. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia fioriniae. per ogni lato, in vicinanza del segmento preanale. Dischi ciripari perivulvari cinque gruppi; il gruppo impari ed i due gruppi ante- riori sono fusi assieme e disposti ad arco di cerchio al di sopra dell’ apertura sessuale; i due gruppi posteriori, al contrario, sono bene isolati. Volendo rappresentare questi dischi secondo la for- mula da me usata, si può ritenere che corrispondano presso a poco 5 alla seguente: 12-11, e eredo di non errare di molto assegnando al 13-14 gruppo impari non più di cinque o sei dischi ciripari. Apertura sessuale e apertura anale disposte quasi alla stessa altezza. Stigmi anteriori con quattro o cinque dischi ciripari; stigmi posteriori senza questi organi. Colore del corpo giallo pallido. Lunghezza del corpo 750 p. circa. Follicolo femminile allungato, coi margini diritti o leggermente arcuati, alle estremità attenuato, longitudinalmente più 0 meno 56 GUSTAVO LEONARDI :sarenato. Esuvia larvale molto piccola situata ad un’ estremità e coperta solo in piccola parte dal tessuto sericeo, il quale, invece, riveste interamente tutta l’esuvia ninfale non solo, ma si protende, ancora, all’ ingiro della medesima con un margine stretto ed uni- forme; colore di questo velo bianco grigiastro. Esuvia larvale giallo pallida, esuvia ninfale giallo arancio molto oscuro. Lunghezza del follicolo da 1000-1250 |. Habitat. Questo bellissimo Diaspite fu raccolto in Europa, Au- stralia, Ceylon, Isole Hawai, Manritio, China, Brasile, Jamaica, Barbados, Messico, Stati Uniti, Africa ecc. Infesta piante diverse; tra queste la Camelia, Areca aurea, Cy- cas revoluta, Anthurium acaule, Phytelephas macrocarpa, Kentia Balmoreana, Hedera helix, Leptospermum, Ficus, Livistona, Podo- carpus, Cupressus ecc. Oss. Ho passata in sinonimia la . fiorinae var. minor perchè le minori dimensioni, unico carattere per cui si differenzierebbe dalla specie tipo, possono benissimo dipendere dal diverso habitat come si è osservato per altre specie e non esser quindi un ca- rattere costante, immutabile della specie. 10. Fiorinia Floriniae var. japonica Kuw. Fiorinia fioriniae var. japonica Kuwana, Coccidae (Scale Insects) of Japan. (Proc. of the California Acad. of Sc., 3d. Ser. Zoology, Vol. III, 1902, pag. 79). » » » Coleman, Coccidae of the Coniferae, with the descriptions of ten new species from California. (Journal of the New York Entomological Society, Vol. XI, N. 2, June 1903, pag. 84). » » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae of the world, pag. 247, 1903. Foemina differt a typica numero maiore disculorum in agminibus 4 lateralibus, sive 16-22; caeterum typico conformis. 24 — 27 Habitat super Podocarpus chinensis et Pinus sp. 7 Giappone. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » di Femmina. Questa varietà differirebbe secondo | autore dalla ti- pica per possedere nei gruppi laterali dei dischi ciripari perivul- rari un maggior numero di dischi, così che questi corrisponde- 4 rebbero presso a poco alla seguente formula: 16—22. Tolto questo 24 — 27 carattere nel resto è del tutto conforme alla specie tipo. Habitat. Raccolta sul Podocarpus chinensis e sul Pinus nel Giap- pone. Oss. Non potei avere esemplari di questa varietà. 11. Fiorinia Grossulariae Mask. Fiorinia grossulariae Maskell, N. Z. Trans., XVI, p. 123, 1883, » » » Ins, Nox, Agr. N. Z., ‘p. 59, 1887. » » Cockerell, Check-list, pag. 337, 1896. » » » The food plants of .Scale Insects. (Cocecidae), (From the proced. of the Unit. Stat, Mus., Vol. XIX, pag. 725-785, N. 1122, Washington, 1897). » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae, pag. 248, 1903. Foemina brunneo grisescens, mytilaspiformis, regione cefalica leni- ter producta et compressa. Lobuli segmentorum abdominalium bene producti et fusis piliformibus ornati. Pygidium margine libero denti- culato, trullis mediis bene evolutis, secundi tertiique paris minoribus, Fusi piliformes numerosi, acuti, longi, saepius per paria coadunati. Disculi ciripari in agmina quinque dispositi. Folliculus foemineus irregulariter ovalis, margine sericeo ewxile. Exuviae obseure flavescentes. Long. 1450 p.. Habitat super Ribes grossularia în Nuova Zelanda. Femmina mitilaspiforme colla regione cefalica leggermente pro- lungata e compressa ai lati. Segmenti addominali lateralmente prolungati in lobi cospicui e ornati ognuno di tre acuti peli filiera. Pigidio col margine libero tutto dentato, provvisto di un paio di palette mediane larghe e, lateralmente a queste, da ciascun lato, di due altre palette più piccole. Peli filiera numerosi, acuti e lunghi, frequentemente appaiati. Gruppi di dischi ciripari perivul- vari normali, i tre anteriori disposti ad arco di cerchio e confusi tra loro. Colore del corpo grigio bruno. 38 GUSTAVO LEONARDI Follicolo femminile irregolarmente ovale con uno stretto margine di secrezione fibrosa. Esuvie giallo oscure. Lunghezza del follicolo 1450 p. circa. Habitat. Sul Ribes grossularia nella Nuova Zelanda. Oss. Non ho potuto avere esemplari di questa specie; la dia- gnosi è tolta dalla descrizione dataci dal Maskell. 12. Fiorinia tumida Green. Fiorinia tumida Green. (In Litt.). Foemina pallide flava, eltongata, obpyrifornis. Lobuli segmentorum abdominalium non producti. Stigmata disculis ciriparis nullis. Discuti 12 perivulvares 9-6, Pygidium trullarum paribus duabus ea quibus 15—15 medium bene evolutum. Fusi piliformes variae. magnitudinis inter trullas et ultra dispositi. Piliì simplices curti et delicatuli. Vulva et anus cadem altitudine aperti. Long. 950 |. Folliculus foemineus eruvia larvale pallide flavida, nymphale an- terius converiuscula, rufo brunnea, in medio saturatior ad latera gradatim pallidior. Velum sericeum delicatum simul cum pilis folii plantae eauviam nymphalem obtegens. Long. 1400 |. Habitat super Grevia sp. ad Ceylon. Femmina allungata, larga e rotondata anteriormente, ristretta e conica posteriormente. Segmenti dell’ addome poco distinti e non protesi in lobi laterali. Stigmi senza dischi ciri- L pari. Dischi ciripari peri- vulvari in cinque gruppi 2 secondo la formula: 9—6 . 15-15 Pigidio con due palette mediane molto bene svi- Fig. 12. — Pigidio di femmina adulta di Fiorinia luppate, divergenti un po- tumida. co tra loro e col margine libero dentato; lateralmente ad esse si osservano prima uno o due peli filiera di mediocre sviluppo, indi una seconda paletta, ad orlo SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 39 libero rotondato ed inciso una o due volte, poco sviluppata, poi, al di là di questa, una piccola insenatura con uno o due altri peli filiera pure brevi ed esili. Lungo il rimanente orlo libero del pigidio si notano, ancora, pochi peli semplici corti e delicati. Apertura anale e sessuale disposte presso a poco alla stessa al- tezza. Colore del corpo giallo pallido. Lunghezza del corpo 950 p.. circa. Follicolo femminile. Esuvia larvale apicale giallo pallida; esuvia ninfale obpiriforme colla porzione anteriore alquanto convessa di un color bruno rossastro più intenso lungo il diametro longitudi- nale, sfumato, invece, verso i margini laterali. Velo sericeo deli- ‘ato che ricopre, unitamente a certi peli di origine fogliare, uni- camente Vl esuvia ninfale. Lunghezza del follicolo 1400 p.. circa. Habitat. Raccolta sulla pagina inferiore delle foglie di Grevia sp. a Ceylon. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. 153. Fiorinia Juniperi Green. Hiorinia juniperi Green. (In Litt.). Foemina flavescens, leniter pyriformis; lobulis segmentorum trunci totius productis, rotundatis, fusis piliformibus longis et crassiusculis auctis. Pygidium latum, trullarum paribus quinque ex quibus mediae ceteris maiores, in excavatione pygidii insitae. Fusi piliformes inter trullas longi et exiles. Pili simplices variae longitudinis, sat breves. 7 Disculi perivulvares 13-14. Vulva inter disculos laterales ; anus an- i gesti terior. Stigmata antica disculis 2-3 cincumdata. Long. 650 |. Folliculus foemineus elongatus, anterius vix latior, leniter con- vexus, velo sericeo subnullo. Exuvia larvalis parvula, flavida. Color Folliculi brunneo-castaneus. Long. 1650 |. Habitat super Inniperus bermudiana ad Ceylon. Femmina un poco piriforme e coi segmenti del corpo abbastanza distinti; segmenti toracici e addominali protesi un poco lateral. 40 GUSTAVO LEONARDI mente in lobi a margini rotondati e provvisti di uno a tre peli filiera lunghi e grossetti. Pigidio ampio con due palette mediane situate in una incisura, divergenti tra loro e col lato interno ser- rulato; lateralmente a ciascuna di queste palette si nota un pelo Fig. 13. — Pigidio di femmina adulta di Fioriînia Juniperi. filiera lungo ed esile, indi tre altre palette ialine a margini roton- dati di cui quelle di mezzo sono le più sviluppate, segue un altro pelo filiera e una quinta paletta, dopodichè il restante orlo del pigidio si mostra tutto più o meno dentato, però con poche inci- sioni profonde. Peli semplici di vario sviluppo, e questi nel com- plesso piuttosto brevi. Dischi ciripari cinque gruppi secondo la for- 7 | mula: 13-16, Apertura sessuale situata nel mezzo dei 4 gruppi ius di dischi ciripari laterali; apertura anale disposta all’ altezza del gruppo impari. Stigmi anteriori con un gruppo di due o tre di- schi ciripari; stigmi posteriori senza dischi ciripari. Colore del corpo giallognolo. Lunghezza del corpo 650 p. circa. Follicolo femminile allungato, un poco più largo anteriormente; leggermente convesso; secrezione sericea trascurabile; esuvia lar- vale apicale, piccola, gialla. Colore del follicolo castagno oscuro. Lunghezza del follicolo 1650 p. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 41 Follicolo maschile allungato, cilindrico, bianco niveo con Vesuvia larvale gialla disposta ad un’ estremità. Lunghezza del follicolo 950-1000 p.. circa. Habitat. Sull Iuniperus bermudiana a Ceylon. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. Genus TRULLIFIORINIA n. gen. Fiorinia (ex p.) Maskell, N. Z. Trans., XXIV, p. 16, 1881. » » » N, Z. Trans., XXVI, p. 122, 1883. » » » IMSTENOXIPATRENIZI por dINELSS1 » » Green, Catal. of Coccidae, Ind. Mus. Not., IV, N. 1, p. 5, 1896. » » » Cocc. Ceylon, pt. I, p. 100, 1896. » » Cockerell, Check-list, p. 337, 1896. » » » The food plants of Scale Insects (Coccidae). (Proe. of the Un. Stat. Nat. Mus., Vol. XIX, pag. 725, 785, N. 1122, Washington 1897). » » Fuller, Notes on Cocc. W. Austr., pag. 5, 1897. » » » (Ent. Soc. London, p. 472, 1899). » » Lidgett, A catalog. of Austral. Coccid. (Wombat, Vol. IV, N. 3, p. 44, may 1899). » » Froggatt, (Agr. Gaz. N. S. W., July, p. 19, 1902). » » Fernald, A catalog. of the Coccidae of the world, pag. 246, 1905. Foemina fusis piliformibus pectinibusque mullis. Adsunt disculi ciripari perivulvares et trullae. Folliculus foemineus «tf i» Fiorinia. SPECIES GENERIS TRULLIFIORINIA. I. Pygidium trullaram paribus tribus . . . . . F. minima, II. Pygidium trullaram pare unico. A. Trullae non in incisione insitae . <.0 . . 7. Acaciae. B. Trullae in incisione insitae. a) Pygidium pentagonum. Long. corporis foeminei 15300 p.. F. rubrolineata. b) Pygidium trigonum. Long. corporis foeminei 600 U. F. scrobicularum. 42 GUSTAVO LEONARDI 14. Trullifiorinia minima (Mask.). Fiorinia minima Maskell, N. Z. Trans., XVI, p. 122, 1883. » » » INSINOXZPA CI EN IZ PMI LO » » Cockerell, Check-list, pag. 337, 1896. » » » The food plants of Scale Insects (Coccidae). (Proc. of the Unit. Stat. Nat. Museum, Vol. XIX, pag. 725- 785, N. 1122, Washington 1897). » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae, p. 248, 1903. Foemina rufosanguinea, mytilaspiformis. Pygidium marginibus profunde incisis, trullis mediis mediocribus, caeteris sat obsoletis. In incisionibus pili insiti sunt. Disculi ciripari in agmina 5, ex quibus tria antica simul concreta, ex 40-50 disculis composita. Agmina la- tero-postica numero 15-20 disculis aucta; hic et illic disculi sunt dissità. Folliculus foemineus ovalis, strieto velo sericeo marginatus. Bxu- via larvalis sat lata. Exuviae favescentes; velum sericeum albicans. Long. 800 |. Habitat super Brachyglottis repanda et. Panax arboreum in Au- stralia. Femmina mitilaspiforme. Pigidio alquanto allungato, coll’ orlo libero segnato da numerose e profonde intaceature e ornato da un paio di palette mediane di mediocre sviluppo e da tre altre paia disposte ai lati del paio mediano, quest’ ultimo paio però è pres- sochè rudimentale. Dalle intaccature sporgono dei peli. Dischi ciripari perivulvari cinque gruppi di cui i tre gruppi anteriori fusi assieme così da costituire un arco di cerchio composto da 40 a 50 dischi; mentre i due gruppi laterali posteriori sono costituiti ognuno da 15 a 20 dischi; altri dischi ciripari sono sparsi quà e là. Colore del corpo rosso garofano. Follicolo femminile ovale con uno stretto margine di secrezione fibrosa. Esuvia larvale proporzionatamente larga. Colore delle esu- vie giallo, mentre il delicato tessuto sericeo è bianco. Lunghezza del follicolo 800 p. circa. Habitat. Raccolta in Australia sulla Brackyglottis repanda e Pa- nax arboreum. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 45 Oss. Non ho potuto avere esemplari di questa specie; la dia- gnosi fu tratta dalla descrizione del Maskell. 15. Trullifiorinia Acaciae (Mask.). Fiorinia Acaciae Maskell, N. Z. Trans., XXIV, p. 16, 1881. » » Cockerell, Check-List, p. 337, 1896. » » var. bilobis Fuller, Notes on Cocce. W. Austr., pag. 5, 1897. » » Cockerell, The food plants of Scale Insects (Coccidae). (Proe. of the Un. Stat. Nat. Mus., Vol. XIX, pag. 725-785, N. 1122, Washington 1897). » » var. bilobis Cockerell, Idem, ibid. » » » Fuller, Fr. Ent. Soc. London, p. 472, 1899. » » Lidgett, A catalogue of Australian Coccidae. (Wombat, Vol. IV, N. 3, May, 1899, pag. 445). » » Froggatt, Ag. Gaz. N. S. W., July, p. 19, 1902. » » Fernald, A catalog. of the Coccidae of the world, p. 246, 1903. » » var. bilobis, Idem, Ibidem. Foemina brunnea, elongata. Pygidium trullis mediis duabus, ad basim contiguis, mediocriter evolutis; caeteris obsoletis. Pili simplices 3 numerosi in paria 4 dispositi, longi et robusti. Disculi ciripari 8=6, 7-6 Stigmata disculis nullis circumdata. Vulva et anus fere in eadem altitudine. Long. 600 wp. Folliculus foemineus delicatus, elongatus, erilis, converus, lateri- bus irregulariter parallelis. Exruviae larvales brunneae, nymphales ni- grescentes. Color flavidus. Ad 1000 U. Habitat super Acacia pycenantha i» Australia. Femmina allungata coi lobi dei segmenti addominali rotondati e lungo Porlo libero tutti finemente cerenulati. Pigidio ornato di due palette mediane non molto cospicue e contigue alla base; la- teralmente a queste si osservano, da ciascun lato, due brevi pro- tuberanze acute, dentiformi, che stanno! a rappresentare forse i rudimenti di altre palette ora scomparse. Rimanente orlo del pi- gidio ornato da otto lunghi e robusti peli semplici e da altri più 8 brevi e delicati. Dischi ciripari perivulvari secondo la formula: s—6, cin) 44 GUSTAVO LEONARDI Stiemi senza dischi ciripari. Apertura anale e sessuale disposte quasi alla stessa altezza. Colore del corpo bruno oscuro. “ei Fig. 14. — Pigidio di femmina adulta di Trullifiorinia Acaciae. Lunghezza del corpo 600 p.. circa. Follieolo femminile delicato, allungato, stretto, convesso, coi lati irregolarmente paralleli. Esuvia larvale terminale bruno oscura ; esuvia ninfale nerastra. Colore del follicolo giallastro. Lunghezza del follico o 1000 p.. Habitat. Raccolta in Australia sull’ Acacia picnantha. Oss. Mi inviarono esemplari il Maskell, Green, Lidgett. La F. acaiae var. bilobis ho creduto opportuno passarla in si- nonimia prima perchè non ritengo sufficiente il carattere invocato dall’ autore per costituirne una varietà nuova, secondo perchè avendo ottenuto in comunicazione dal Fùller stesso delle prepara- zioni microscopiche di questa sua varietà ebbi modo di notare come, in dette preparazioni, non vi fossero individui adulti fem- minili, ma solo esuvie ninfali le quali mostravano, precisamente nella regione del pigidio, il carattere indieato dall’ autore per di- stinguere questa forma dalla specie tipo; disgraziatamente, però, lo stesso carattere si osserva, ancora, nelle esuvie ninfali della specie del Maskell, così che è da supporre che il Fuller abbia equivocato e descritto per adulto la forma a questo immediata- mente precedente. 16. Trullifiorinia rubrolineata (Green). Fiorinia rubrolineata Green, (In Litt.). Foemina (ericcata) albicans, corporis fabrica congeneribus subsimi- lis. Lobulis segmentorum abdominalium haud producti, serie una fu- SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 45 sorum piliformium curtorum robustorumque armati. Pygidium pen- tagonum posterius in medio profunde sinuatum ibique trullis duabus sat magnis intersese divergentibus; caeteris trullis obsoletis. Pili sim- 4 plices variae magnitudinis, nonnulli sat robusti. Disculi ciripari 9—12. INA Anus in altitudine agminis imparis apertus; vulva inter agmina an- tica. Stigmata antica disculis duobus. Long. 1300 |. Folliculus foemineus elongatus, velo sericeo nullo. Exuvia nym- phalis magna antice lata et rotundata, postice truncata et attenuata. Adest carina longitudin. rubro vinoso depicta, caeterum exuviae flave- scens. Exuvia larvalis parva, apicalis, pallide flava. Long. 1850 p. Habitat super Murraya exotica ad Ceylon. Femmina simile nella forma del corpo alle specie congeneri. Segmenti del corpo non troppo ben distinti, gli addominali late- ‘almente non protesi in lobi. Margini liberi degli stessi ornati, più o meno, da serie di peli filiera corti, robusti, conici. Pigidio x ) Fig. 15. — Pigidio di femmina adulta di Trullifiorinia rubrolineata. di forma pentagonale segnato, lungo il margine libero, nel mezzo, da una notevole insenatura occupata, in parte, da due ben svi- luppate palette a lati divergenti e coll’ orlo libero tutto minuta- mente serrulato; al di là di queste palette, a destra e sinistra, si osservano tre piccoli rilievi rotondeggianti, probabilmente accenni 46 GUSTAVO LEONARDI di altre palette esistite in passato. IL’ orlo libero del segmento porta, ancora, dei peli semplici, taluni dei quali notevolmente ro- busti. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi secondo la formula : sta. Apertura anale all’ altezza del gruppo impari; RI—-12 apertura sessuale situata tra i due gruppi laterali superiori. Stigmi anteriori con due dischi ciripari; stigmi posteriori senza dischi ciripari. Colore dell’ insetto, negli esemplari essiccati, biancastro. Lunghezza del corpo 1300 p. circa. Follicolo femminile, allungato costituito esclusivamente dalle esuvie larvale e ninfale, manca qualsiasi tessuto di natura sericea. Spoglia ninfale grande, anteriormente larga e rotondata, -posterior- mente ristretta, troncata all’ apice, lungo la linea mediana un poco convessa, quasi carenata e questa regione colorita in rosso vinoso, mentre le aree marginali sono colorate in giallo e pianeggianti; spoglia larvale apicale giallo pallida. Lunghezza del follicolo 1850 p. circa. Habitat. Sulla Murraya Exotica a Perademyia (Ceylon). Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. 17. Trullifiorinia scrobicularum (Green). Fiorinia scrobicularum Green, Catal. of Coccidae, (Ind. Mus. Notes, IV, I, pag. 5, 1896). » » » Coce. Ceylon, pt. I, p. 100, 1896. » » Cockerell, Check-List, p. 388, 1896. » » Fernald, A Catalogue of the Coccidae of the world, p. 249, 1903. Foemina pallide flava, elongata, anterius attenuata, ad dorsum prominula (excepto pygidio). Pygidium trigonum, postice in medio incisum, in incisura trullis duabus parvis, intersese divergentibus or- natum. Trullae laterales obsoletae. Caeterum pygidii ter vel quater incisum mnonnullisque pilis simplicibus ornatum. Disculi perivulva- 4 res 9-11. Anus în altitudine agminis imparis; vulva inter lateralia 10212 aperti. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 47 Folliculus foemineus, elongatus, antice strictus, postice dilatatus ; dimidia pars postica folliculi subito et conspicue depressa. Velum sericeum delicatulum, exuvias obtegens easque stricte marginans. Color pallide flavus, in medio via rufescens. Long. 1000 1. Habitat super Gaertnera Koenigii ad Ceylon. Femmina allungata, molto ristretta anteriormente e coi segmenti addominali indistinti o quasi. Corpo dorsalmente rilevato però la turgidezza cessa bruscamente alla base del pigidio che è delicato e deviato. Pigidio di forma / triangolare coll’ orlo libero alla metà inciso e | inca- vatura, agli angoli, oceu- pata da due piccole palette U ì: ) disposte tra loro obliqua- i y mente. Lateralmente a que- La ste due palette si osservano Sag £ due minute prominenze che sono a rappresentare altre Willa: o ta a - palette ormai scomparse. Lungo il rimanente orlo del pigidio si notano, per ogni lato, dalle tre alle quattro incisioni ed altre tanti peli semplici. : Dischi ciripari perivulvari secondo la formula: ai Apertura anale al- 10 — 12 l altezza del gruppo impari di dischi ciripari; apertura sessuale tra i quattro gruppi di dischi ciripari laterali. Colore del corpo giallo pallido. Lunghezza del corpo 600 p.. circa. Follicolo femminile allungato, anteriormente stretto, posterior- mente allargato. Metà posteriore del follicolo, ad un tratto, visi- bilmente depressa. Parte sericea del follicolo delicata, che ricopre d’ un velo leggero le esuvie non solo, ma si protende ancora al di là in un margine assai ristretto. Colore del follicolo giallo pallido con Vl area mediana tinta leg- germente in rosso. Lunghezza del follicolo 1000 p.. circa. Follicolo, maschile bianco opaco con V esuvia giallo pallida, al- 48 GUSTAVO LEONARDI lungato, stretto, non carenato, posteriormente depresso, nascosto in parte nelle cavità occasionate dalle nervature secondarie là dove vanno a confluire colle nervature principali della foglia e ri- coperto, inoltre, da sostanza fioccosa bianca. Lunghezza del follicolo 1150 p.. circa. Habitat. Alla pagina inferiore delle foglie di Gaertnera Koenigii a Punduloyia (Ceylon). Oss. Ebbi taluni esemplari di questa interessante specie dal Green. Genus ANAMEFIORINIA n. gen. Fiorinia' (ex p.) Maskell, N. Z. Trans., XXIX, p. 307, 1896. » » Cockerell, First suppl. to the check-list of the Coccidae. (Bull. of the Illin. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urb. Hlin., Voli. Vi, p. 397, 1899). » » Lidgett, A catalog. of Australian Coccidae. (Wombat, Vol. IV, N. 3, may, pag. 43, 1899). » » Green, Descriptions of new Vietorian Coccidae. (Victorian Natural., Vol. XVII, N. 1, may 10, p. 10, 1900). » » Fernald, A catalog. of the Coccidae, pag. 248, 1903. Foemina fusis piliformibus destituta nec non pectinibus trullisque. Adsunt disculi ciripari perivulvares. Folliculus ut in gen. FIORINIA, Species huius generis hueusque notae sunt: 10 Foem. disculis cirip. perivulv. 9-6. Long. corporis 1050 p..; folli- 6—=7 culus foem. long. 2300 p.. +. . + + «+ A. CASUARINAE. - 9 i Foem. disculis cirip. perivulv. 5-5. Long. corporis 500 p.; folli. 424 culus foemin. long. 1200 p.. . +. . +. . . A. LIDGETTI 18. Anamefiorinia Casuarinae (Mask.). Fiorinia casuarinae Maskell, N. Z. Trans., XXIX, p. 307, 1896. » » Cockerell, First supplem. to the check-list of the Coceidae. i (Bull. of the Ilin. State Labor. of Nat. Hist., Ur- bana, Illin., Vol. V, pag. 397, 1899). SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 49 Fiorinia casuarinae Lidgett, A Catalog. of Australian Coccidae. (Wombat, Vol. IV, N. 3, May, pag. 43, 1899). » » Fernald, A catalog. of the Coccidae of the world, p. 246, 1903. Foemina bdrunnea, elongata, lateribus subparallelis. Lobuli segmen- torum abdominalium fusis piliformibus nmullis. Pygidium late rotun- datum, posterius in medio sinuatum. Pili simplices in margine pygidii 10 et dorsuales variae magnitudinis. Disculi ciripari 9-6. Anus an- 6—=1 terius quam vulva apertus. Stigmata antica disculis 4-5 circumdata ; postica disculis nullis. Long. 1050 p.. Folliculus foemineus griseo-argenteus, elongatus, lateribus subparal- lelis, antice constrictus, postice rotundatus; exuvia nymphale brunnea, regione pygidii bene distineta, pluries et profunde incisa, velo sericeo obtecta; eeuvia larvalis apicalis, pallide flava, nuda. Long. 2300 p.. Habitat super Casuarina sp. in Australia. Femmina allungata, a lati quasi paralleli, coi segmenti del corpo poco distinti. Lobi dei segmenti addominali non ornati di peli filiera. Pigidio largamente rotondato, verso il mezzo leggermente sinuato, e V insenatura occupata da due brevi peli semplici; al di 0 ua Fig. 17. — Pigidio di femmina adulta di Anamefiorinia Casuarinae. là dell’ incisione si osserva, da ciascun lato, un altro pelo sem- plice più robusto e lungo dei precedenti e poi altri ancora, ma più brevi e delicati. Area dorsale e ventrale del pigidio ornata pure di alcuni brevi e minuti peli semplici e questi disposti sempre simmetricamente. Tutto 1’ orlo libero del pigidio sì mostra finamente crenulato. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi più o meno DO GUSTAVO LEONARDI confusi e disposti ad arco di cerchio al di sopra dell’ apertura 10 sessuale. Corrispondono, presso a poco, alla seguente formula: 9— 6. 6-7 Apertura anale disposta molto più all’ indietro dell’ apertura ses- suale. Stigmi anteriori con un gruppo di quattro a cinque dischi ciripari; stigmi posteriori sprovvisti di dischi ciripari. Colore del corpo bruno. Lunghezza del corpo 1050 p.. circa. Follicolo femminile grigio argenteo, allungato, a lati quasi pa- ralleli, posteriormente rotondato, all’ innanzi un poco ristretto ed occupato dalla esuvia larvale giallo pallida non rivestita dal tes- suto sericeo. Esuvia ninfale bruna, colla regione del pigidio bene distinta e contrassegnata da numerose e profonde incisioni che danno origine a sporgenze dentiformi; di più questa regione è ‘aratterizzata da un paio di palette bene sviluppate e notevol- mente discoste tra loro. Tutta la spoglia ninfale è coperta di un velo sericeo che si estende anche al di là formando attorno ad essa uno stretto margine. Lunghezza del follicolo 2300 p. circa. Habitat. Raccolta in Australia sulla Casuarina sp. Oss. Ho studiata la specie sopra esemplari inviatimi dal Mas- kell e sopra altri avuti dal Froggatt. Il primo autore nella de- serizione che dà della specie nega la presenza dei dischi ciripari perivulvari che, invece, come ho rilevato, sono sempre presenti e numerosi; inoltre, il Maskell, equivoca, ancora,‘ quando asserisce che lungo il margine libero del pigidio si aprono gli sbocchi di una serie di ghiandole; di così fatti organi io non riscontrai trac- cia, solo notai, come ho già rilevato più sopra, una serie di pe- luzzi con disposizione analoga a quella assegnata dal Maskell agli sbocchi delle sue presunte ghiandole, il che mi fa dubitare che I Autore, siccome i detti peluzzi sono piuttosto difticili ad osser- varsi senza il soccorso di un forte ingrandimento, ‘abbia potuto scambiare le basi di queste appendici per le aperture anzidette. 19. Anamefiorinia Lidgetti (Green). Fiorinia Lidgetti Green, Descriptions of new Victorian Coccidae. (Victorian Natural., Vol. XVII, N. 1, May 10, p. 10, 1900). » » Fernald, A catalog. of the Coccidae, p. 248, 1903. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » DI Foemina “ncolor, oblonga; lobulis segmentorum abdominalium vix productis, margine rotundato. Pygidium ad marginem pilis simplici- bus auetum, ex quibus dorsuales longi et robusti, basi lati. Disculi 2 ciripari 5-5. Anus ad altitudinem agminis imparis apertus. Long. 4-4 (ovis iam expulsis) 500 |. Folliculus foemineus parvus, strictus, oblongus ; exuvia larvale favida; exuvia nymphale rubro-fulva. Velum sericeum exuvias obte- gens robustum. Long. 1200 +. Habitat super Acacia decurrens i» Australia. Femmina oblunga però un poco più allargata nella regione ad- dominale i di cui segmenti presentano lobi assai poco pronunciati e largamente rotondati. Pigidio provvisto, lungo orlo libero, di peli semplici; di questi quelli che sono inseriti al dorso sono lunghi e robusti e stan- È a S no piantati su larga \e . . . . . À CA) e base. Dischi ciripari ea Neo perivulvari secondo la LA n x La Mm “ 2 P La a\ 2 Tae }; \ formula: 5—5. Apertura da x 1A 4-4 anale all’ altezza del gruppo impari; aper- ran i i tura sessuale disposta pine di femmina adulta di Anamefiorinia fra i gruppi di dischi ciripari posteriori. Area dorsale mediana del pigidio percorsa longitudinalmente da distinte striature. Stigmi senza gruppi di dischi ciripari. Corpo incolore. Lunghezza del corpo dopo la deposizione delle uova 500 p.. circa. Follicolo femminile piccolo, stretto, oblungo. Esuvia larvale di color giallo paglierino; esuvia ninfale rosso-fulva. Tessuto sericeo ricoprente le esuvie di un robusto velo di color bianco sporco. Lunghezza del follicolo 1200 p.. circa. Follicolo maschile molto simile al femminile, biancastro; estre- mità posteriore larga, percorsa, al dorso, da una molto indistinta carena longitudinale. Lunghezza del follicolo 1000 p.. circa. 52 GUSTAVO LEONARDI Habitat. Sul Acacia decurrens a Myrmiong Vietoria (Australia). Oss. Il Green ed il Lidgett mi inviarono. esemplari di questa specie. Genus ADISCOFIORINIA n. gen. Fiorinia (ex p.) Green, Ind. Mus. Notes, IV, p. 5, 1896. » » » Coccid. Ceylon, pt. I, p. 102, 1896. » » Cockerell, Check-list, p. 3838, 1896. » » Newstead, Ent. Mont. Mag. XXXVII, p. 82, 1901. » » » Mon. Brit. Cocco 1 p. do me1h901 » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae, p. 248, 1905. Foemina Yusîs piliformibus, pectinibus trullisque destituta. Di- sculi ciripari perivulvares nulli. Folliculus foemineus xt in genere FIORINIA. Species huius generis sunt: Pygidiùt DUNE SS FASE SEGRE Pygidium pilis simplicibus ornatum: A) Pygidium in lobulos divisum. . . . A. ATALANTIAE. B) Pygidium plus minusve irregulariter rotundatum. . . . A. KEWENSIS. 20. Adiscofiorinia secreta (Green). Fiorinia secreta Green, Ind. Mus. Notes, IV, p. 5, 1896. » » » Cocc. Ceylon, pt. I, p. 102, 1896. » » Cockerell, Check-List, p. 338, 1896. » » = Fernald. A Catalog. of the Coccidae, pag. 249, 19053. Foemina avida, lucida in parvis gallis coniformibus vel rotun- datis ad paginam supernam foliorum plantae hospitis dispositis in- clausa ; maris folliculi in foveolis mediocriter profundis ad paginam infernam foliorum eorundem infossi. Foeminae corpus obpyriforme verticaliter in gallis supradictis inclausum. Stigmata super parvulos tuberculos aperta. Pygidium longum et strictum, postice processu basi quam apice latiore terminatum. Margo pygidii appendicibus mullis. Vulva ad basim huius segmenti; anus ad apicem posticum. Long. 750 p. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAR » VI Folliculus foemineus pyriformis, in regione ventrali et dorsuali bene convexus. Pars ventralis folliculi cum galla, quadam lanugine nivea obtectae. Animal parte sua postica ad foramen gallae directum, quod foramen aliquando exuvia larvale est obliteratum. Color folliculi pallide flavidus ; eruviae larvalis ochraceus. Long. 900 p.. Habitat super Grewia orientalis ad Ceylon. Femmina. Essa si rinviene inclusa entro minute galle coniformi e rotondeggianti disposte alla superficie delle foglie della pianta ospite, mentre i follicoli maschili sono adagiati in poco profonde foveole alla superficie inferiore dei predetti organi. Il corpo della femmina è decisamente piriforme e si trova collocato entro la galla in posizione verticale. I segmenti del torace sono larga- mente rotondati e dal lato dorsale assai arcuati; mentre i segmenti addominali vanno bruscamente restringendosi per terminare quasi in punta. Stigmi disposti su piccoli e rotondi tubercoli. Pigidio lungo e stretto terminato, al suo apice, in un pro- cesso abbastanza notevole, il quale è più ristretto alla base che non al suo estremo, dove, nel punto mediano dell’orlo libero è \l i marcato da una breve ed evidente incisione. Il rimanente orlo del pigidio è irregolar- mente e variamente dentato e manca di qual- siasi appendice. L’ area del pigidio è tutta segnata longitudinalmente da numerose li- pig. 19. — Pigidio di tem- nee assai sottili e più o meno tortuose. mina adulta di Adisco- Apertura sessuale disposta quasi alla base Li ne del pigidio; apertura anale situata, invece, presso V estremità po- steriore del detto segmento. Colore del corpo giallo lucente. Lunghezza del corpo 750 p. Follicolo femminile piriforme, con | intiera area ventrale e la porzione cefalica dorsale assai convesse, mentre l’area dorsale poste- riore è circoscritta da una depressione oblunga assai accentuata. La superficie ventrale del follicolo, nonchè le parti della galla, sono rivestite leggermente di una sostanza fioccosa bianchissima. ‘Il fol- licolo, come abbiamo osservato, si trova disposto entro la galla D4 GUSTAVO LEONARDI in direzione verticale e 1° insetto inclusovi è situato, colla por- zione posteriore del corpo, sempre diretta verso 1° apertura della galla la quale, d’ordinario, è chiusa dalla spoglia larvale; dico, d’ordinario, perchè molte volte avviene che, per una ragione o per un’ altra, la esuvia larvale si stacchi e vada perduta. Colore del follicolo giallo pallido; colore dell’ esuvia larvale ocraceo. Lunghezza del follicolo 900 p.. Lunghezza della galla circa 1000 p.. Follicolo maschile superiormente un poco concavo, non carenato, nella forma simile ad una pianella in sezione longitudinale. Metà anteriore del follicolo coperta dalla esuvia larvale giallo lucente, la quale .si presenta trasversalmente rugosa. Colore del follicolo bianco opaco. Lunghezza 750 p. circa. Habitat. Sulle foglie di Grewia orientalis a Punduloya. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green, però fui costretto nel dare la diagnosi, di ricorrere alla descrizione fornitami dall’ Au- tore, non permettendomi 1 esiguo numero degli esemplari avuti, di studiare la specie minutamente. 21. Adiscofiorinia Atalantiae (Green). Fiorinia atalantiae Green, (In Litt.). Foemina albicans vel via flavida, clongate ovalis, postice truncata. Lobuli segmentorum abdominalium haud producti, appendicibus desti- tuti. Pygidium in lobulos 4 rotundatos (ex quibus eateriores sunt maiores) divisum. In margine pygidii sunt pili simplices robusti et conici. Anus vix vulva anterior. Stigmata disculis nullis. Antennae biarticulatae, articulo basale perbreve, secundo crassiusculo, conico, Long. 600 p.. Folliculus foemineus elongate ovalis, postice attenuatus. Exuvia lar- valis apicalis, subpellucida; nymphalis longitudinaliter nigro lineata eodemque colore marginata, caeterum flavida. Pygidium huius exu- viae a segmento praecedente propter profundas incisiones laterales distinctum. Velum sericeum nullum; exuviae pilis foliorum partim obteguntur. Long. 1600 |. Habitat super Atalantia zeylandica ad Ceylon. U DI i SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » - - - Femmina ovale allungata, all innanzi rotondata, posteriormente troncata. Segmenti del corpo non troppo nettamente distinti, sprovvisti, lungo il margine libero, di qualsiasi appendice e non protesi lateralmente in lobi. Pigidio diviso in quattro lobi distinti per la presenza di marcate incisioni situate lungo il suo gl orlo libero; di questi lobi i la laterali sono quelli maggior- DA mente sviluppati, tutti, poi, mostrano il margine libero rotondato. Lungo | orlo del pigidio stanno piantati dei Fig. 20. — Pigidio di femmina adulta di Adisco- peli semplici molto corti, Oreto Saieniao robusti e conici. Apertura anale situata un poco più all’ innanzi dell’ apertura sessuale. Stigmi sprovvisti di dischi ciripari. Antenne fornite di due articoli di cui il basale è molto corto, mentre il secondo è lungo, grossetto, coniforme. Colore del corpo biancastro velato da una leggera tinta giallo- gnola. Lunghezza del corpo 600 p.. circa. Follicolo femminile allungato, un poco ovale, anteriormente ro- tondato, posteriormente più ristretto. Esuvia larvale apicale quasi trasparente se non fosse appena tinta leggerissimamente in giallo; egnalmente colorate si presentano le aree marginali dell’ esuvia ninfale, mentre la regione lungo il diametro longitudinale è se- gnata da una fascia nerastra limitata, all’ ingiro, da una stria bene appariscente che corre parallela ai margini del follicolo. Estremità posteriore dell’ esuvia ninfale o pigidio nettamente distinta dalla rimanente porzione della spoglia per la presenza di due notevoli insenature laterali ed, ancora, per essere il pigidio, alla sua base, un poco più largo della porzione immediatamente precedente. Esu- vie non rivestite di tessuto sericeo, ma riparate, invece, da buon numero di peli di quelli che produce la foglia alla sua pagina in- feriore dove, appunto, stanno gli insetti. Lunghezza del follicolo 1600 p.. circa. Habitat. SulV Atalantia zeylanica a Ceylon. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Green. 56 GUSTAVO LEONARDI 22. Adiscofiorinia kewensis (Newst.). Fiorinia Kewensis Newstead, Ent. Mon. Mag., XXXVII, p. 82, 1901. » » » Mon. Brit. Cocc., I; p.i137, 1901 » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae, p. 248, 1903. Foemina elongata antennis tantum seta robusta et perlonga signi- ficatis. Pygidium pilorum simplicium, sat robustorum paribus quatuor auctums; pili simplices symmetrici sunt in dorso eiusdem segmenti. Anus in medio pygidio, vulva aliquanto posterior. Long. 560 |. Folliculus foemineus elongatus, antice dilatatulus postice sensim dilatatus. Exuviae ommnino velo sericeo obtectae quod filos etiam an- ticos emittit. Exuvia larvalis apicalis, flavida vel brunneo favescens; nymphalis saturate castanea, in regione pigidii area impressa der- mateque reticulato insignita est sculpta. Ad 750-1000 p.. long. Habitat super Howea Forsteriana ‘n Anglia. Femmina allungata. Antenne con tre setole assai lunghe e ro- buste; in certi esemplari, però, si osservano, talvolta, quattro setole; in tal caso la quarta setola è sempre breve. Pigidio ornato, lungo il margine libero, di quattro paia di N, peli semplici, lunghetti e robusti; altri peli semplici, più minuti, stanno 7 A J distribuiti simmetricamente alla su- p perficie dorsale del pigidio. Aper- Ae Ri @ t € Cc € ] i It le be n Il I ZEZ] l I IL S segmento; apertura sessuale dispo- Kig-(2l:--Fiidio(di-temina adulta {4% poco più fall’indien o: di Adiscofiorinia kewensis. ; : Lunghezza del corpo 560 p.. circa Follicolo femminile allungato, anteriormente allargato, posterior- mente, presso l estremità anale, notevolmente ristretto. Tessuto sericeo che riveste di un delicato velo tutte le esuvie e che si estende con dei filamenti fino all’ estremità cefalica. Esuvia larvale apicale gialla o giallo-bruna; esuvia ninfale castaneo oscura. Detta esuvia, alla estremità posteriore e precisamente nella regione cor- SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » DT rispondente al pigidio, presenta un’area impressa e tutta disegnata da un reticolato a figure poligonali. Fig. 22. — Adiscofiorinia kewensîs. Estremità posteriore (veduta dal dorso) del- l’esuvia ninfale. Lunghezza del follicolo 750-1000 p. Follicolo maschile molto allungato, non carenato, un poco con- vesso; estremità posteriore ordinariamente terminata in punta; estremità anteriore rivestita da numerosi filamenti. Esuvia larvale giallo pallida o castaneo pallida. Lunghezza del follicolo 500-700 p.. circa. Habitat. Raccolto a Kew (Inghilterra) nel Royal Botanic Gar- dens sulla Howea Forsteriana. Oss. Ebbi esemplari tipici dal Newstead. INCERTAE SEDIS. Le seguenti specie di Fioriniae, come ho già osservato, non ho potuto prenderle in considerazione nella presente monografia prima, perchè non ho potuto procu ‘armi degli esemplari, poi perchè trovai le descrizioni e le figure offerteci dagli autori vaghe ed incerte così, da non permettermi di poter assegnar loro, con tutta sicu- rezza, il posto che dovrebbero occupare nel sistema. Ho preferito, quindi, di porle sotto questa rubrica anche perchè, come ho di già rilevato, così queste forme richiameranno maggiormente | at-' 58 GUSTAVO LEONARDI tenzione degli studiosi i quali io spero, se avranno la fortuna di raccogliere nuovi esemplari di esse, non mancheranno di darci una nuova e più accurata diagnosi, tale almeno da permettere di poter facilmente riconoscerle dalle specie congeneri. 25. Fiorinia Alaeodendri De Charm. Fiorinia alaeodenari De Charm., Pr. Soc. Amic. Scien., p. 36, 1899. Habitat. Isole Mauritius. 24. Fiorinia Bambusae Mask. Fiorinia bambusae Maskell, Ent. Mon. Mag., XXXIII, p. 242, 1897. » » » N: Z. Trans., XXX, p. 233, 1898. » » Cockerell, First supplem. to the check-list of the Coccidae. Article VII. (Bull. of the I. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urbana Hlinois, Vol. V, 397, 1899). Habitat. Fu raccolta in China sulla Bambusa fortunei. Oss. Questa specie piuttosto che una Fiorinia la ritengo una Leucaspis e questo io penso perchè Autore adopera la parola scaly-hairs per definire quelle speciali appendici che concorrono a costituire Varmatura del pigidio anzichè quella di spine-hairs che esso impiega quando vuol indicare dei peli-filiera. Colla parola scaly-hairs il Maskell, secondo me, vuol designare dei pettini, or- gani che mancano, affatto, nel genere Fiorinia, che come è noto fa parte del gruppo dei Mytilaspides caratterizzati appunto dalla man- canza di siffatte appendici, mentre, invece, sono, benchè più o meno ridotti, numerosi nelle specie di ZLeucaspis, che, come altra volta è stato osservato, hanno grande affinità colle Parlatoriae, che di tali produzioni sono sempre provviste abbondantemente. La Fiorinia bambusae, secondo il Maskell, non presenta che due soli gruppi di dischi ciripari, carattere che di per sè sarebbe suf- ficiente per innalzare la specie a tipo di un genere nuovo, se nonchè io, senza mettere in dubbio questo fatto che ritengo pos- sibilissimo, faccio notare che sarebbe opportuno che fosse confor- tato da nuove osservazioni, potendo, come altre volte ebbi occasione di rilevare, essere ciò dovuto ad erronea osservazione del Maskell, SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 59 il quale per esiguità di materiale o per preparazioni mieroseopiche poco buone (non sempre riescono bene) può darsi non abbia po- tuto rilevare gli altri gruppi. 25. Fiorinia expansa Mask. Fiorinia erpansa Maskell, N. Z. Trans., XXVII, p. 51, 1894. » » » NIUZ. ULrasts: SXVILI, sp. 1391, 1895. » » Cockerell, Check-list, pag. 337, 1896. » » » The food plants of Scale Insects (Coccidae), (Proc. of the Unit. Stat. Nat. Mus., Vol. XIX, p. 725-789, è N. 1122, Washington 1897). » » » First suppl. to the check-list of the Coccidae, (Bull. of the I. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urbana HMi- nois, Vol. V, pag. 397, 1899). » » Lidgett, A Catalog. of Australian Coccidae, (Wombat, Vol. IV, N. 3, May, p. 44, 1899). » » Fernald, A Catalog. of the Cocecidae of the world, p. 246, 1905. Habitat. Fu raccolta in Australia sulla Melaleuca linartifolia. Oss. Non si tratta di una Fiorinia giacchè l’adulto non è aftatto incluso entro la spoglia ninfale, ma soltanto ne è ricoperto; la specie è uma vera Mytilaspis che rientra egregiamente nel genere Coccomytilus. 26. Fiorinia Nephelii Mask. Fiorinia nephelii Maskell, Ent. Mon. Mag., XXXHI, p. 242, 1897. » » » N. Z. Trans; XXxX;p< 234, 1898. » » Lidgett, A Catalog. of Australian Coceidae. (Wombat, Vol. IV, N. 3, may, p. 44, 1899). » » Cockerell, First suppl. to the check-list of the Coccidae. Bull. of the Ill. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urbana IIin., Volvo gp n991e81399)5 » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae of the world, p. 248, 19053. Habitat. Raccolta in China, Formosa, Queensland sul Nephelium longana. Oss. Con tutta probabilità si tratta di una vera Fiorinia se- nonchè l’ incertezza in cui ci lascia V Autore circa la presenza 0 60) GUSTAVO LEONARDI mancanza dei dischi ciripari perivalvari non ci permette di di- sporre con sicurezza la specie al posto che dovrebbe occupare. Fiorinia rubra Maskell, » » » » » Habitat Oss. Per questa specie valga quanto è stato detto per la 7. Cxpansa. Cockerell, » Lidgett, Fernald, . Raccolta 27. Fiorinia rubra Mask. NEOZIETTAnS SRI Ep el8938 Cheek-list, pag. 3837, 1896. The food plands of Scale Inseets (Coccidae). (Proc. of the Un. Stat. Lab. Nat. Mus., Vol. XIX, p. 725-785, N. 1122, Washington 1897). First suppl. to the check-list of the Coccidae. (Bull. of the Ill. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urbana Il11in., Vol'AVvrnp. 391399): A catalog. of Australian Coccidae. (Wombat, Vol. IV, N. 3, May, p. 44, 1899). A Catalog. of the Coccidae of the world, p. 248, 1903. in Australia sull’ Acacia sp. 2%. Fiorinia rubra var. propinqua Mask. Fiorinia rubra var. propinqua Maskell, N. Z. Trans., XXIX, p. 307, 1897. » » Cockerell, First suppl. to the check-list of the Coccidae. (Bull. of the Ill. Stat. Lab. of Nat. Hist., Urb. Illin., Vol. V, p. 397, 1899). Fernald, A Catalog. of the Coccidae, pag. 249, 1905. Habitat. Come la specie tipica fu raccolta pure in Australia su una specie di Acacia. 29. Fiorinia signata Maskell. Fiorinia signata Maskell, Ent. Mon. Mag., XXXIII, p. 242, 1897. » » Ni. Z. Trans. XXX, p.7231; 1395. » Cockerell, First suppl. to the check-list of the Coccidae. (Bull. » Fernald of the Ilin. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urb. Ill., VOL TRVERp 39 FM1399): A catalog. of the Coccidae of the world, p. 249, 1903. ? SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 61 Habitat. Raccolta nel Giappone sulla Bambusa tessellata. Oss. Non credo si tratti di una Fiorinia e del resto il Maskell lascia ciò dubitare poichè nella diagnosi che egli ci dà della specie non accenna, come usa di solito fare, all’ inclusione della femmina adulta nella spoglia ninfale non solo ma, ancora, parlando del fol- licolo maschile non dice che questo sia carenato; il che fa rite- nere, non mancando mai il Maskell di ricordare tale particolarità, quando sia presente, che veramente non lo sia di guisa che ve- nendo a mancare anche questo importante carattere ci costringe a levare questa specie senz’altro dal gruppo delle Fiorinie, 30. Fiorlnia stricta Mask. Fiorinia stricta Maskell, N. Z. Trans., XVI, p. 124, 1883. » » » N. Z. Trans., XVII, p. 24, 1884. » » » Ins. Nox. Agr. N. Z., p. 60, 1887. » » Cockerell, Check-list, pag. 337, 1899. » » » Gard. Chron., (3), XIII, p. 548, 1893. » » » The food plants of Scale Insects (Coccidae). (From the proceed. of the Un. St. Labor. Nat. Mus., Vol. XIX, p. 725-785, N. 1122. Washington 1897). » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae of the world, p. 249, 1903. Habitat. Fu rinvenuta nella Nuova Zelanda su piante diverse così su Dendrobium sp., Hedycarpus sp., Phormium tenax, Cordy- line australis, Astelia cunninghamii, Hoheria angustifolia. Oss. Questa specie è da considerarsi come una Leucaspis anzichè una Fiorinia poichè Varmatura del pigidio è costituita da pettini e palette e mancano i peli filiera che, come abbiamo visto, sono caratteristici per le Fiorinie. 31. Fiorinia Syncarpiae Mask. Fiorinia syncarpiae Maskell, N. Z. Trans., XXV, p. 212, 1892. » » Cockerell, Check-list, pag. 337, 1896. » » Lidgett, A Catalog. of Australian Coccidae. (from the Wom- bat, Vol. IV, N. 3, may, p. 44, 1899. » » Fernald, A Catalog. of the Coccidae, p. 250, 1903. 62 GUSTAVO LEONARDI Habitat. Raccolta in Australia sulla Syncarpia laurifolia. Oss. Per quanto si può arguire e dai disegni e dalla diagnosi che ci dà di questa specie il Maskell io eredo si debba trattare piuttosto di un Diaspite che rientrerebbe nel gruppo delle Aoni- diae anzichè di una vera Fiorinia. 32. Fiorinia tenuis Mask. Fiorinia tenuvis Maskell, Ent. Mon. Mag., XXXIII, p. 242, 1897. » » » NZ Trans, RX tp. 23201398, » » Cockerell, First, suppl. to the eheck-list of the Coccidae. (Bull. of the Illin. Stat. Labor. of Nat. Hist., Urb. IJin., Vol. V, .p. 397, 1899). » » Fernald, A catalog. of the Coccidae, pag. 250, 19053. Habitat. Raccolta nel Giappone su una specie di Bambusa. Oss. Anche per questa specie sia la diagnosi che le figure sono troppo vaghe ed incerte per permettere di dire con sicurezza che si tratta di una Fiorinia piuttosto che di una Leucaspis. SISTEMATICA DELLE « FIORINIAE » 65 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA delle specie ricordate nella presente memoria. | | è sO | 08 | og oe | 05| 02| 0 CENERE, ie RAR | S&| ss| ca ss sé, sa ox | og | 800 | 30£ | 808 | 569 | 02| 05 | SE| 058] 0.4 | 05 Ga|falMo|az 5 Do ai e | 2 il A'discofiorinia, Atalantiae%. \.. . | + » Kewensis:. + st ; » 59 » Odinae . : È > s - : s ? ; » 24 » palmae = Fiorinia Fioriniae 2 * - : : » 35 » pellucida = » » È - È - 2 » 32 » pinicola = » » È - - ; ? » 33 » proboscidaria 2 - 7 - 2 e È , » 26 » rubra ? ; Ù 5 = 3 È A P A » 60 » » var. propinqua ? . c - : È c » 60 » rubrolineata = Trullifiorinia rubrolineata . : : » 44 » Saprosmae . È : 2 - - : 2 i » 19 » » var. Gelonii a : - È - è » 21 » scrobicularum = Trullifiorinia serobicularum 3 : » 46 » secreta = Adiscofiorinia secreta . , 2 x _ » 52 » signata ? - - 7 - 2 è : - : » 60 » similis . . È x : : . . . - » 21 » stricta ? < - : ; - - E ? > » 61 » Syncarpiae ? . - - - : - È P x » 61 » tenuis ? = È s 7 : . È - E » 62 » Theae . 3 : : - > > i - ; » 28 » tumida. - : : 7 = : a i È » 38 Trullifiorinia. ‘Trullifiorinia minima. 2 ; 3 È P : F i » 42 » Acaciae. , = x ; > : È B » 43 » rubrolineata . P È ; è > È ; » Ad » scrobicularum È E A A : 7 , » 46 Uhleria Camelliae = Fiorinia Fioriniae . , ; : E » 32 » fioriniae = » » 3 . 3 1 - » 32 » gigas - » gigas . - 3 : - ; » 30 Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 26 Gennaio 1906. MONOGRAFIA DEL GENERE GAMASUS Lar. ANTONIO BERLESE (VIA ROMANA, 19, Firenze). Il grande numero di specie che si sono trovate nel gruppo de- gli Acari, in questi ultimi tempi, da studiosi di tutto il mondo e le non poche le quali tuttodì si rinvengono anche in Italia, dopo che per mio conto ho già ultimato nella pubblicazione « Acari, Myriopoda et Scorpiones hucusque in Italia reperta » quelle sezioni in cui queste ultime avrebbero potuto trovare posto, mi consiglia allo studio monografico, per ora dei principali gruppi, quasi dei grandi generi del Latreille e del Fabricius, come poi avverrà forse che mi occupi dei minori. Ho cominciato a rivedere le specie dei gruppi più complessi e meno facili allo studio, e tra questi il ge- nere Gamasus, per le sue affinità e pel numero grande di specie che contiene (le quali nella mia detta opera sommano a quindici e qui elevo fino ad una settantina circa), mi ha prima d’altri allettato ed ora espongo qui il resultato delle mie ricerche. Noto anzitutto che la massima parte delle forme che deseriverò sono state trovate in Italia, perchè qui ho potuto io stesso inda- gare e con me altri e primi fra tutti i due Canestrini, maestro a me Vuno, del che mi glorio, collega ed amico Valtro, che sempre rimpiango. Di fuori Italia ho avuto invii di acari diversi, tra i quali ho pure trovato dei Gamasus, ma certo il materiale è insufficientissimo anche ad adombrare, sia pure in piccola parte, la fauna speciale a questo genere in Europa. Non parlo poi di regioni più discoste. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 6° Voglio sperare che in avvenire altri egregi naturalisti concor- ‘ano ad aiutarmi in queste ricerche acarologiche ed a suo tempo, se ne avrò così l’occasione, potrò aggiungere a quelle che ora de- scrivo anche altre specie che mi si presentino. GEN. Gamasus Latreille. Corpus ovatum, plus minusve elongatum. Dorsum in adultis scuto unico vel scutis duobus intersese plus mi- nusve bene discretis protectum. Epistoma bene chitineum, perconspicuum, anterius plerumque tri- vel quinquedentatum, vel simpliciter mucronatum vel serrulatum. Mandibulae maris digito mobile calcare aucto, calcare eodem apice cum digito adnexo, fissuram longam ‘inter se digitumque relinquente vel stricte apice et basi adnato, foramen rotundum tantum relinquente. Pedes antici ambulacro sat longe pedunculato semper aucti. Foeminae epigynium trigonum, anterius acute in apophysim plus minusve longam, peracutam desinens, rarius anterius rotundatum vel truncatum, postice recte truncatum, bene a scuto ventrale seiunctum. Scutum ventrale rarissime nullum, saepius cum anale ommino con- fusum, epigastrium latum sistens, a scuto dorsuale plerumque circum semper bene discretum. Mas scuto unico in ventre protectus, scuto eodem ommino circum cum dorsuale confuso, pedes, stigmata et peritremata continens, ante- rius ad collum recte truncatum. Sternum plerumque minime ne sulco quidem a cetero scuto ventrale distinetum. Pedes secundi paris in mare saepius plus minusve valide calcarati et incrassati. Nymphae sunt ad metamorphosim proximae, coleoptratae dicendae quod in dorso scutis duobus gaudeant intersese late seiuncetis, plus minusve flavidis vel flavo-badiis; postremo inverse trigono vel poste- rius semicireculare. Sternum longe cordiforme, postice saepius peracutum, de summo collo usque ad quartas coras productum, utrinque ad margines trisetum. Anus in extremo ventre apertus, in scutulo quodam minimo quasi annuliforme. 65 ANTONIO BERLESE Pedes et rostrum scutorum concolores. Pedes et chelae mandibularum semper inermes vel calcaribus aut spinis destitutace. Larva erapoda, hyalina, plerumque posterius seta longissima impari praedita. In putrescentibus, vel in humo sub saris aut sub foliis emortuis; agiles, venatores, aliorum acarorum vel minimorum animalium prae- datores. Nymphae nonnullarum specierum ex subgenere GAMASUS (8. str.) aliis animalculis, praecipue insectis, adhaerent, migrandi causa. Il Genere Gamasus è ‘perfettamente circoscritto, di fronte ai gruppi affini, da caratteri molto conspicui. La presenza di ambula- cri al primo paio di zampe (oltre alla forma più comune dell’ epi. ginio, alla presenza di scudi metasternali o paragini etc.) separa il genere Gamasus dagli Holostaspis. $ Dai Pachylaelaps, dagli Haemogamasus, dagli Hydrogamasus e dai Cyrtolaelaps il gruppo è bene distinto, specialmente per la fabrica degli seudi sessuali femminili, del tubo orale etc. Il carattere poi per cui subito si riconoscono i Gamasus di tronte ai Laelaps (ed ai Laelaptidi tutti) si richiama non solo alla forma dell’ epiginio che è, inoltre, sempre bene distinto dallo scudo ventrale, ma ancora, pel maschio, da ciò che nei Gamasus lo scudo ventrale unico, racchiudente i piedi, gli stigmi ed i pe- ritremi è sempre fuso affatto col dorsale, nè mai tra VP uno e Valtro rimane parte dei margini del corpo ricoperta da pelle molle. Il solo genere Gamasellus affine al genere Cyrtolaclaps è così si- mile ai Gamasus che talune specie possono esservi confuse e ciò è accaduto a me pure. Le mie specie Gamasus aberrans dell’ America del Sud e Gamasus pulchellus nostrale, sono invece veri e propri Gamasellus (e Gamasiphis). Anche YPOudemans descrive un Gamasus spinipes (riferendosi al Koch) che è invece un Gamasellus. Ne parlerò più a lungo a proposito del Gamasus lunaris Berl., al quale - POudemans vuole riunire, senza ragione alcuna, il suo G. spinipes. Ma VPerrore si evita agevolmente quando si. ponga attenzione primieramente allo sprone della chela nel maschio, che nei Gama- sellus è sempre libero all'apice, ed ancora al fatto che in questi MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 69 ultimi, nel maschio, vi ha sempre una divisione tra lo sterno e l’epigastrio, divisione bene accentuata in forma di linea che de- corre fra le anche del quarto paio. D’altronde mancano sempre gli seudi metasternali (paraginii). Il corpo dei Gamasus è più o meno ovale, con una leggiera prominenza alle scapole; di dietro rotondato o subacuto, all’ in- nanzi rotondato-ottuso (meno che negli Amblygamasus); pianeg- giante di sotto e discretamente convesso di sopra. Lo seudo dorsale può essere intero o diviso in due metà negli adulti, come più a lungo avverto nei singoli sottogeneri, ma è sempre duplice nelle ninfe. Queste sono descritte abbastanza nei singoli sottogeneri, nei quali è detto anche dello spessore e colore del derma negli scudi, dei peli etc. Quanto alle larve, tutte le larve dei Gamasus si riconoscono tosto per la singolare fabrica dei peli dell’ estremo addome po- steriore. Esse sono esapode, ialine e mostrano sull’ orlo posteriore del corpo tre peli, uno mediano lunghissimo, talora (G. coleoptratorum) più lungo di tutto il corpo ed i due laterali alquanto più brevi. Mostro (nelle tavole) le figure della larva del G. coleoptratorum e del G. crassipes egualmente ingrandite. Non credo mi convenga diffondermi oltre circa altre particola- rità od intorno alla biologia di questi acari, giacchè dovrei ripetere cose già molte volte dette altrove anche da me. ESAME DEI CARATTERI. Si desumono caratteri per la suddivisione del genere in sotto- generi, come pure per la classificazione delle specie, dalle dimen. sioni degli adulti e delle ninfe; dallo scudo dorsale se è 0 meno diviso in due ed in qual sesso o se in ambedue; dal numero e posizione di peli speciali sul dorso; dalla forma ed armatura del notogastro nelle ninfe coleoptrate; dal rostro, se esso sia subin- fero od apicale; dalla armatura dell’ estremo orlo dell’ epistoma - (tubo orale); dalle accidentalità ed armatura del primo articolo dei 70 ANTONIO BERLESE palpi nei maschi (orlo inferiore); dalla forma dei cornetti labiali im ambedue i sessi, ma più specialmente nei maschi; dalla grandezza, forma ed armatura delle chele nei due sessi; dalla forma ed ar- matura delle zampe del secondo paio nel maschio; dall’ ampiezza dell’angolo posteriore dello sterno (femmine); dalla configurazione degli scudi genitali esterni e dei pezzi interni nelle femmine. Dirò particolarmente di questi caratteri non essendone stato detto per lo innanzi da alcuno abbastanza e con sufficiente preci- sione, per cui molta confusione è venuta nella speciografia del genere. DIMENSIONI. Mentre i limiti di grandezza variano assai poco per la stessa specie, essi. sono invece mutabili in una misura molto larga tra specie e specie dello stesso genere e sottogenere. Nello stesso gruppo troviamo specie che toccano o superano i due millimetri ed altre che non giungono al mezzo millimetro. Anche tra specie e varietà le dimensioni possono variare notevolmente. Vedasi ad esempio quali misure raggiungono gli individui del Ga- masus (Pergamasus) Theseus Berl., secondo esemplari raccolti in pia- nura in diverse parti del Veneto e quelle della varietà alpinus Berl. prese su individui catturati sulle Alpi (Bosco Cansiglio etc.) come sugli Appennini (Vallombrosa e Monte Senario), mentre nella varietà le dimensioni si corrispondono a puntino. Le misure che io do per ciascuna specie e per individui raccolti in località diverse di tutta Italia, dall’Alto Veneto, dal Trentino, alla Sicilia e fuori d’Italia, dimostrano ad evidenza che le dimen- sioni per ciascuna specie e varietà non mutano che entro limiti assai ristretti. Quindi bisogna tenerne il massimo conto ed ottenerle con molta precisione. COLORE. Il colore varia non solo da specie a specie, ma da sottogenere a sottogenere. Ne parlo specialmente nei singoli gruppi. SCUDO DORSALE. Anche di questo importante carattere (se esso cioè sia diviso o meno etc.) parlo diffusamente a proposito dei sottogeneri, come pure dello spessore e scultura del derma, dei peli ete. RostRro. Il rostro tutto è subinfero in tutti i Gamasus, meno che negli Amblygamasus, nel quale gruppo esso è veramente terminale. In questi ultimi il corpo anteriormente è limitato da una linea MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 71 retta, sicchè appare troncato anche per le prominenze seapolari che sono molto accostate alla linea anteriore del corpo. Così il rostro non viene più a trovarsi sotto la prominenza anteriore del corpo, come negli altri sottogeneri, ma si trova affatto all’innanzi del corpo stesso; si ha quindi un rostro apicale. Le parti del rostro stesso offrono, quasi tutte, eccellenti carat- teri specifici, per cui meritano attento esame in ambedue i sessi, quando si voglia riconoscere esattamente una specie, Nella annessa fig. 1 è mostrato dal di sotto un rostro di ma- schio di G. crassipes, dal quale però è tolto il palpo di sinistra; di quello di destra è segnato solo il primo articolo (P); le zampe di destra (primo paio) sono tolte affatto e di quelle di sinistra si vedono solo i due primi articoli (2°); si vede inoltre il collo (cioè la parte coperta da cute molle compresa tra il rostro, gli scudi dorsale e sternale) che reca gli iugulari (1). Lo sbocco dell’aper- tura sessuale (Gn) è (al solito) sull’orlo anteriore dello sterno ($t). Fig. 1. — Rostro con parte dello sterno ($7) e collo (C'0) di Gamasus crassipes maschio veduto dal ventre. E, epistoma; PI, primo articolo del palpo; Sp, stipite del palpo; Hy, hyposto- ma; CI, corniculi labiales ossia malae eateriores Maxillarum (1° articulus primus; 2° articulus secundus); G, maxillarum mala interior ; M, mento; P', piedi del 19 paio (anca e trocantere); /, jugularia; Gn, apertura sessuale. Il rostro, descritto brevissimamente, risulta da un tubo cilin- drico, superiormente (dorso) chiuso dall’epistoma; lateralmente da- gli stipiti dei palpi; inferiormente dall’ ipostoma. Per entro al tubo scorrono i cheliceri o mandibole. 72 ANTONIO BERLESE - Il rostro è piantato sul collo assieme al mento, che sta sotto al rostro stesso ed alle zampe del primo paio. Nei Gamasus s. str. tra il rostro e lo sterno si notano due pezzi chitinei subtriangolari o trapeziformi, gli iugulari, sui quali arti- cola il condilo dell’anca primo paio. Epistoma (Tubo orale). « È merito del Kramer » dicono (G. et R. Canestrini nei Gamasti italiani, « di aver rivolto la nostra at- tenzione sulla diversa forma che presenta il tubo orale nelle di- verse specie ». Però io ho anche dimostrato che esso giova più nella classificazione dei generi di quello che per le singole specie. Certamente pei due Canestrini che, di quel tempo (1882), compren- devano nel genere Gamasus forme che ora appartengono a parecchi altri generi molto diversi (Gamasus, Cyrtolaelaps, Hydrogamasus) il tubo orale doveva sembrare di una variabilità anche maggiore. Ma il fatto è veramente che nelle specie dei generi attuali esso varia debolmente entro un tipo comune a tutte le forme del genere stesso. Nei /ergamasus, Amblygamasus il tubo orale è costituito da una lamina chitinea spessa e abbastanza intensamente colorata. Così esso è molto facilmente visibile guardando il rostro protratto abbastanza, dal dorso. Il suo orlo anteriore è rotondeggiante e terminato in un lungo e robusto muerone acuto (più raramente rotondato) 0, come più spesso accade, in parecchi dentelli, tre o cinque, dei quali il me- diano però è poco maggiore od eguale agli altri. Neppure questi denti sono pellucidi ed incolori ma conservano una tinta giallastra o rossastra per cui assai facilmente si rilevano. Nei Gamasus (s. str.) e negli Eugamasus esso ha generalmente tre spine ed è più pallido; negli Ologamasus è per lo più prolun- gato in un solo grande mucrone triangolare, come negli Halolae- laps è diviso irregolarmente in moltissimi dentelli. Ipostoma. Astrazione fatta dalle malae interiores maxillae delle quali non mi sono occupato per ritrarne caratteri specifici, è certo che le exteriores o corniculi labiales si mostrano nei maschi di ta- lune specie particolarmente conformati o dilatati internamente in denti od espansioni laminari. Spesso essi offrono (ad es. G. Cane- strinii) caratteri molto cospicui e sicuri. Nelle femmine e nelle ninfe meritano poca considerazione. e MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » Te Il vario sviluppo del 1° articolo dei corniculi labiales concorre, in taluni casi alla distinzione di speciali sottogeneri; così, ad es., mentre nei Pergamasus e Gamasus (s. str.), il detto primo articolo Cc Fig. 2. — Varie maniere di Hypostoma nei maschi di vari sottogeneri: A, di G. (Pergamasus) crassipes; B, di G. (Gamasus) coleoptratorum; C, di G. (Eugama- sus) excurrens; me, mala maxillae externa (cioè 1° articolo dei corniculi labiali); c. corniculi (secondo articolo); mî, mala interna. è lungo, distinto bene dalle malae interiores, negli Eugamasus in- vece, come si dirà a proposito di questo sottogenere, il detto ar- ticolo primo fa corpo affatto colle malae interiores, è quindi assai poco definito e distinto. Cheliceri. Invece, di grande utilità è lo studio della chela man- dibolare nei due sessi, T4 ANTONIO BERLESE I cheliceri sono sempre forniti di chela all’apice, in ambedue i sessi. Questa è maggiore nelle femmine che non nei maschi, nel sottogenere Pergamasus, invece è minore nei Gamasus veri ete. Le due dita della chela sono di rado eguali in lunghezza; di solito il dito fisso eccede alquanto sul mobile. Nelle dita singole si osserva una costola o margine esterno; un margine interno 0 dentario e l’apice o ronca (runca). Il dito fisso è più spesso pie- gato a ronca nel suo apice, meno fortemente però del mobile, ma talora è anche troncato o dilatato od altrimenti foggiato. Esso non reca mai appendici nè negli adulti nè nelle ninfe. Fig. 3. — Chele di Gamasus crassipes. A, del maschio; B, della femmina. M, corpo della mandibola; Ck, chela; a, dito fisso; d, dito mobile; c, sprone; d, pilus dentarius; e, tubercolo articolare o condilo della mandibola: .f, ciuffo di peli tattili (pulvillum, fiagellum); g, adductor digiti; h, area del flagello. A' dito mobile del maschio veduto meglio di piano per mostrare i denti, però scompare così la fessura tra lo sprone ed il dito mobile. Nel margine dentario, oltre alla runea rilevo un certo numero di denti che mancano di rado ed interessano più spesso la parte anteriore (metà od un terzo) del margine dentario stesso. Li conto a cominciare da quello più innanzi e che si trova subito dopo la ronca apicale. oltre, verso l'apice, però abbastanza sotto la ronca, trovasi, sul margine dentario, un piccolo pelo (fig. 3 d), che chiamo pilus dentarius e che sporge perpendicolarmente sul margine dentario. Può essere si tratti di un pelo sensorio. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » (89) Costola, ronca e margine dentario rilevo anche nel dito mobile, ma questo, nel maschio, è saldato in parte collo sprone (calcar, fig. 3 ec). Lo sprone è una lunga lista chitinea, con articolazione propria accanto a quella del dito mobile, a cui sta sempre esterno e che decorre parallelamente alla costola stessa del dito mobile, al quale finalmente, verso il suo quarto anteriore, si attacca e si salda. Rimane così una fessura più o meno lunga e larga tra lo sprone ed il dito mobile, la quale fessura però si vede guardando il dito stesso secondo una certa obliquità per cui i denti si scorgono male (fig. 3, A), ma disponendo il dito meglio in piano così che i denti si veggano bene (A), allora, il più spesso la costola del dito si vede più o meno addossata allo sprone e la fessura è quindi in- conspicua. Però essa fessura sembra esistere sempre e solo in po- chi casi (G. coleoptratorum, G. intermedius) essa è ridotta ad un foro ovale, per la più avanzata fusione dello sprone col dito mobile (1). Questo dito (che sta sempre al di sotto, cioè dal lato ventrale, mentre il fisso è al dorso) articola su un grosso condilo (fig. 3, e) chitineo, fornitogli dal corpo della mandibola. Il movimento del dito è permesso in grazia di un’ area (fig. 3, %) rivestita di pelle molle sulla quale si inseriscono delle appendici tattili (f), che sono nei maschi sempre molto più vistose che non nelle ninfe o nelle (1) L’Oudemans (Tijdschr. d. Ned. Dierk. Vereen, 2, DI. VIII, Aft. 2, 1903 scrive a pag. 77: «e It seems to me that the so called movable finger is a fu- sion of a real movable finger and an appendage or copulation organ, as we find in Cyrtolaelaps, Laelaps, Hypoaspis, Liponyssus and other Parasitidae, and that only in this way the foramen in the so-called movable finger is explicable ». Io avevo già detto nel 1892 (Caratteri del genere Gamasus, A. M. Se. it. fasc. LXVIII, N. 1): « Mandibulae maris chela digito mobili calcari digito eo- dem parallelo et anterius cum digito plus minusve confuso ita ut inter calcar digitumque mobilem rima quaedam vel foramen remaneat, aliquando tamen foramine nullo calcar omnino cum digito confandatur ». 21 a pag. 53 del volume Mesostigmata (Caratteri famiglia Gamasidae) ho seritto (1892): « .... in maribus adest calcar ad basim digiti mobilis exortum, ante- rius directum, a digito mobili bene seinnetum vel eum digito eodem partim concretum » ed ho ripetuto le stesse cose a pag. 56. 76 ANTONIO BERLESE femmine, le quali appendici possono essere o una specie di sco- petta composta di varì peli seriati ed a diversa altezza, oppure (maggior parte dei Gamasus veri) un flagello più o meno lungo, più o meno cigliato all’apice. Questo è quanto basta sapere delle chele im rapporto al Genere Gamasus, non intendendo io nè per questo genere dire più di quel tanto che serve alla cognizione dei caratteri specifici e sottogene- rici, nè entrare in particolari comparazioni con gruppi anche affini. SCUDI VENTRALI. a) Nel maschio. Ho già detto che nei Pergamasus, Ologama- sus, Eugamasus ed Amblygamasus lo sterno è affatto continuo col- l’epigastrio e che questo, in tutti i Gamasus, è sempre saldato tutto all’ ingiro, fuorchè all’ innanzi (senza traccia della linea di fusione) collo scudo dorsale. Nei Gamasus invece, a giudicare dalle forme meglio chitinee, come il G. Rhortivagus ed il G. intermedius, si vede infatti una in- terruzione, almeno nella tinta abbastanza carica della pelle, fra Fig. 4. — Maschio di Gamasus intermedius Ae di G. hortivagus B, per mostrare la divisione fra sterno ed epigastrio. (Dal ventre). lo sterno e Pepigastrio ed essa interruzione, in forma di fascia transversa chiara, si estende dall’una all’altra anca del quarto paio. Però, questa divisione, se è marcata per la diversa tinta della cute, non lo è con solchi od altro che interessino lo spessore stesso della cute. 0 =] -J MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » Nei Trachygamasus la cute così dura ed aspra mostra (Tr. pu- sillus) una serie di falsi fori fitti e regolari, trasversa fra le anche del quarto paio (in ambedue i sessi) e quindi anche in questo gruppo si accenna ad una divisione così cospicua in altri generi. b) Nella femmina. 1 pezzi iugulari (fig. >, i) sono sempre in numero di due, uno per lato, ma nel sottogenere Ologamasus, in ambedue sessi come nel G. decipiens, il pezzo iugulare è unico ip: 5, =B,.1). Segue lo sterno, il quale si prolunga lateralmente fino a metà Fig. 5. — A Femmina di Gam. crassipes vista dal ventre. B Femm. di G. polli- cipatus vista dal ventre; C scudi (in nero) della temmina di G. crassipes. A, R, rostro (p palpo, ! ipostoma); Pi-P' zampe; m mento; è iugulari; € collo; S sterno; pp scudi parapodici; pr scudi peritrematici; pg paraginii o scudi me- tasternali; ep epiginio; ev margine trasparente (epidermide molle ventrale); v+ a epigastrio, cioè seudo ventrale + anale; a ano. B, lettere come in A, solo pr + d=scudi peritrematici fusi col dorsale; v+a+pp= epigastrio fuso cogli scudi parapodici. C come A, solo gli scudi sono in nero per riuscire più conspicui. circa dell’anello che circonda le anche del terzo paio. Così lo sterno presenta lateralmente (fig. 5, S) una prima grande escava- zione semicircolare, che abbraccia parte delle anche del secondo fit) ANTONIO BERLESE paio ed una escavazione eguale a circa un quarto di cerchio, in corrispondenza delle anche del terzo paio. Gli Halolaelaps hanno scudi ventrali femminili conformati e di- sposti del tutto come nei Laelaps, perciò non se ne dice qui, mentre si descrivono quelli di tutti gli altri sottogeneri. Il margine posteriore dello sterno è incavato da due linee rette formanti un angolo molto conspicuo (angulus sternalis). Questo an- golo, misurato esattissimamente (riportandolo con diligenza sulla carta colla camera lucida) mostra non solo di essere costante per la stessa specie, ma ancora di variare il più spesso, da specie a specie ed anche da specie a varietà. Si può però misurare con molta precisione solo nelle specie bene chitinizzate e con tinte forti, come nei Pergamasus, Ologamasus ecc. Ecco alcune cifre ricavate esattamente anche col confronto di più individui. PERGAMASUS. Ge AES coi OA) Gi Phescus *trpIico: NG NMOSMer iii Di LELO G. quisquiliarum; G. Canestrinii. . > 102 G. parvulus var. distinetellus . . . > 01 CRIONASSUDEST ME a » 97 G. Theseus var. alpinus . 0. + » 95 OLOGAMASUS. G. calcaratus tipico e var. siculus . > 113 GEPIMPUUSETEROIO AO > 113 » var. apenninorum. . Des:0o » rar. imperforatus. . >» 100 EUGAMASUS. Gi.-:magaus: bipiéorast sat ima ER » 104 » del bosco Cansiglio . . » 97 La cute dello sterno non presenta soluzioni di continuità, nep- pure in traccie, nei vari sottogeneri, a differenza però di quello MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 79 che si vede negli Ologamasus (fig. 5, B), dove lo sterno mostra anche una traccia angolare, al di sopra dell’angulus sternalis, di solco li- neare, esile, quasi che lo sterno stesso fosse diviso in due metà (8, 8°); ma questa è poco più che una traccia. Merita anche menzione una spaccatura dello sterno, rettilinea, che procede dal vertice dell’angulus sternalis e si prolunga verso l’ innanzi più o meno o non esiste affatto a seconda delle diverse specie. Ciò però non è mai nei Gamasus (Ss. str.). Per altre particolarità i Gamasus (s. str.) differiscono dalle spe- cie pertinenti a generi in cui gli scudi sono più fortemente chi- tinizzati. Così mentre nei Pergamasus ed Ologamasus specialmente lo sterno non solo è contiguo alle anche del secondo paio e del terzo, ma quivi sull’orlo è rinforzato in alta cresta che si solleva all’ in- torno, ricordando gli endopodi degli Uropodidae, nei Gamasus (s. str.) lo sterno invece è tenue sui suoi margini ed anche si scosta al- quanto dalla parte più bassa del secondo paio di anche e più che mai dalla superiore di quelle del terzo. Nei Gamasus s. str. an- cora lo sterno si prolunga nel collo, verso il rostro, assai più che non nei due gruppi sopradetti, così che spesso gli iugulari sono poco visibili. Dopo Pangulus sternalis, tra questo, le anche del terzo e quarto paio e lo scudo epigastrico sono compresi gli scudi genitali, dei quali è bene tener parola abbastanza, sia perchè io ho cercato di farne uno studio diligente, sia perchè essi offrono caratteri di grande perspicuità e costanza per la speciografia in tutti i gruppi. SCUDI GENITALI. Neppure io per lo passato avevo posto mente quanto si conviene alle particolarità che presentano questi scudi nè avevo tentato di raccoglierne dati speciografici. Di tale. ma- niera, fino ad oggi, non sarebbe stato possibile determinare con esattezza a quale specie una femmina appartenesse se non si fosse trovata in copula od almeno convivente col maschio. Ma ora ho riconosciuto, nel modo più sicuro, che Vesame degli scudi genitali e delle peculiarità che presentano oftre caratteri dei più costanti e chiari per distinguere le specie fra di loro, perchè în tante forme che ho veduto, neppure due specie, anche aftini, convengono fra di loro nelle particolarità che presentano gli scudi 80 ANTONIO BERLESE in discorso e neppure tra specie e varietà sue si può trovare non dirò l'identità, ma il più spesso neppure una certa rassomiglianza. Così io sono certo ora di riconoscere una femmina delle specie da me vedute (e sono circa settanta) al solo esame degli scudi genitali. Fig. 6. — Scudi genitali (femm.) di Gamasus crassipes. A coll’epiginio chiuso, B coll’epiginio aperto e l’endoginio sollevato, veduti di faccia. S sterno; F fessura genitale; £ endoginio; Ep epiginio; Pg paraginii; N nym- phae; V epigastrium; P,, P,, P, fosse pedali del 2°, 3°, 4° paio; Avapertura della vulva; An angolo dei paragini; cm corna dell’endoginio; pp pelo paraginico; pe pelo epiginico; pr processo dell’ endoginio; m orifizii delle ghiandole; ps pseudo- margine del pigidio; mv membrana perivulvare. Salvochè per comprendere bene le singole parti e per denomi- narle e distinguerle mi è stato necessario uno studio diligente del complesso sistema di pezzi, di appendici ete. che compongono gli scudi genitali, come conviene che ne dica abbastanza diffusamente, procurando di aiutarmi nella descrizione con buone figure, quali sono quelle che intercalo qui. Il complesso degli scudi genitali risulta: a) all’esterno, dai paraginii o scudi metasternali; dall’epiginio o scudo impari che copre tutta la vulva; b) all’interno, dall’endoginio e dalle nymphae. I paraginii (scuta metasternalia, paragynia, figg. 6, 7, 8, 9 Pg) sono dune scudi che si incontrano sulla linea mediana, formando un an- golo. Lasciano sulla linea mediana stessa una fessura (7°), nella quale viene a collocarsi apice dell’epiginio, ordinariamente molto MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » S1 acuto. (Nei Gamasus è più acuto che in altri sottogeneri). I para- gini mancano o sono ridottissimi nei sottogeneri 7rackygamasus, Laelogamasus, Halolaelaps. Fig. 7. — Come 6; A scudi veduti in tre quarti (obliquamente) coll’epiginio aperto e l’endoginio sollevato; B) veduti totalmente di fianco, coll’epiginio aperto e l’endoginio sollevato (Lettere come a fig. 6). Negli altri gruppi tutti essi esistono molto cospicui, specialmente nelle forme bene chitinizzate, meno bene visibili nei Gamasus a pelle molto sottile e poco colorata. I lati anteriori di questi scudi si trovano a contatto coll’ angu- lus sternalis. Una loro apofisi (Ax) procede fino tra le anche del terzo e del quarto paio e quivi finisce più o meno acuta. Nei Pergamasus è più lunga che non nei Gamasus, anzi in questi ordinariamente questo angolo è smussato, tanto più che i paragini, come l’angolo posteriore dello sterno non toccano bene le anche del secondo e quarto paio. L’angolo inferiore dei paragini si prolunga fino alla articolazione dell’epiginio e si addossa alle anche del quarto paio. Di solito sono ricoperti dall’epiginio. Questi scudi hanno forma di lungo parallelogramma © di tra- pezio o subtriangolare. Circa nel mezzo portano sempre un pelo (pp). L’epiginio (Ep) ha forma (più spesso) triangolare. La base del triangolo è in basso, a contatto di una striscia di pelle molle, colla 6 S2 ANTONIO BERLESE quale questa placca articola collo seudo ventrale (V) od epiga- strio. Lo scudo epiginico articola sui suoi angoli posteriori ed agisce come una valva. Quando si scosta bene dagli seudi fissi al ventre (figg. 6 B; 7, A, B) lascia libera lapertura per l'espulsione delle uova (Ar), compresa fra Vepiginio ed una membrana (mv) che si attacca alle nymphae ed all’endoginio. Fig. 8. — Scudi genitali (femm.) di Ologamasus pollicipatus, coll’epiginio apert l’endoginio sollevato. (Lettere come a fig. 6). La forma dello scudo epiginico può offrire qualche carattere speciografico, ma non troppo marcato per tutte le specie. Pure l’epiginio del G. cornutus è caratteristico. Meglio si presta questo carattere nel sottogenere Ologamasus. La placca dell’epiginio mostra due linee, una per lato, arcuate, che partono dal mezzo dell’orlo libero e procedono obliquamente verso l angolo articolare (p s), le quali sono talora (Ologamasus) così marcate da poter indurre in errore osservatore che le può scambiare per Vorlo libero stesso dell’epiginio. Osservo finalmente che nei Gamasus (s. str.) (fig. 9) ed anche negli Ologamasus gli orli anteriori dell’epiginio, per circa un loro terzo recano una espansione squamiforme (aep), che appartiene alla faccia interna dell’epiginio ed è molto bene visibile per trasparenza. L’epiginio reca sempre due peli a non troppa distanza dall’an- golo di articolazione. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » leto) Molto più semplici sono gli scudi genitali femminei nei tre sot- togeneri Trachygamasus, Laelogamasus, Halolaelaps. Infatti in questi tutti mancano i paraginii; inoltre Vepiginio è rappresentato da una placca più o meno rettangolare, all’ innanzi rotondata 0 sub- troncata. Maggiori particolarità sono riferite nei caratteri dei sin- goli sottogeneri. Vediamo ora le parti interne dell’ apparato sessuale femminile. Anzitutto all’ orlo inferiore dei paragini si annette un lungo scudo che segue tutto l’orlo inferiore dei paragini stessi. Questi due scudi io chiamo nymphae (N), quasi labbra interne della vulva. Le nymphae sono in parte celate sotto l’epiginio chiuso (fig. 6, A), in parte sporgono al di fuori. Così per la tinta loro fanno vedere una marginatura più colorata dell’ orlo libero dell’ epiginio. Speciale riguardo merita quello che io chiamo: Endogynium e che corrisponde alla cavità vaginale (Vaginalrohle) del Winkler. Questa specie di capsula più o meno emisferica (£), presenta al- cune parti che hanno configurazione costante nelle singole specie, ma diversissima tra specie e specie. IL’ endoginio si vede bene per trasparenza ed allo stato di riposo sta sotto alla parte più alta dell’ epiginio, come in parte sotto ai paragini ed alle nymphae. La parte anteriore della capsula pre- senta, in ciascun lato, un rilievo (6m) a guisa di corno più 0 meno pronunciato, talora però molto rigidamente chitineo e lungo, che si vede fiancheggiare come un’ ala più colorata il mezzo della capsula. Così è, ad esempio nel Gamasus attenuatus e specie aftini ed in quasi tutti gli Ologamasus. Questa particolarità però non esiste, così spiccata almeno, nei Gamasus (s. str.). La parte inferiore della capsula reca gli orifizi delle ghiandole raginali (vedi Winkler, Michael), che appaiono in parecchie specie (m) come due figure rotondeggianti od ovali e nel mezzo, il più spesso, un notevole processo chitinoso (pr), variamente foggiato, il quale procede dall’ orlo inferiore della capsula e si innalza verso il suo centro. Anche la forma di questo processo è molto utile per distin- guere parecchie specie. Così merita menzione tutta V armatura dei lati e dell’ orlo infe- riore dell’endoginio nel Gamasus primitivus e specialmente il pro- S4 ANTONIO BERLESE cesso ramificato dendriticamente, come le alte apofisi a forma di linguette che ornano Y orlo inferiore dell’ endoginio nel Gamasus hortivagus. La figura S mostra gli seudi genitali in una specie del sottoge- nere Ologamasus. In questo caso ed in affini Vendoginio è armato di molte robuste spine, nonchè di un forte processo angolare sul suo orlo inferiore, fiancheggiato da due validi e bruni processi spiniformi. Anche più armato è Vendoginio del Gamasus decipiens. Tutti questi processi hanno per iscopo di trattenere gli sper- matofori od il glomerulo di sperma recato dal maschio, come bene mostra il Winkler (Anat. Gamasiden), a fig. 22 del suo bel lavoro. Fig. 9. — Genitali femm. di Gam. coleoptratorum in A veduti di fianco e se- miaperti; in B visti di faccia. Lettere come a fig. precedenti. Non vi hanno due endogini di due specie diverse che si somi- glino od almeno che sieno identici. Talora in specie aftini la diver- sità di questo organo è grandissima. (V. ad es. fra il G. decipiens tipico e le sue varietà). Quindi lo studio di questo organo, che si può fare benissimo in buoni preparati al balsamo (meglio se previamente passati alla potassa) è molto importante. GI MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » Dal complesso appunto delle particolarità presentate dagli seudi genitali delle diverse specie traggo eccellenti caratteri per la ri- cognizione delle femmine, la quale cosa era, per lo innanzi, fon- data solo sulle particolarità del tubo orale, studio oggidì aftatto insufficiente. Ho curato anche di disegnare per ciascuna specie, col massimo serupolo, questa regione, come appare per trasparenza ed i disegni sono fatti collo studio e confronto di più esemplari. Tutti i disegni sono anche egualmente ingranditi, ciò che è necessario al paragone. Allorchè la vulva si apre eccessivamente, Vendoginio si solleva dalla sua posizione in piano parallelo al piano generale del corpo, fino a disporsi in un piano perpendicolare. Ho ottenuto artificialmente l’effetto tenendo per un giorno gli animali in soluzione concentrata di potassa caustica, di poi pas- sandoli a lungo in acqua pura rinnovata più volte. La poltiglia derivata dallo sfacelo degli organi interni stravasa tutta rapidamente dalla vulva e quindi tutte le sue parti sono spostate in fuori. Lo stesso effetto avviene alla fuoruscita delle uova, le quali al passaggio sollevano lendoginio ed escono per Vapertura che ri- mane compresa tra l’epiginio, Vendoginio e le ninfe (Av). Una esile membrana (m®), che dai lati dell’endoginio va ai margini in- feriori delle ninfe, serve a mantenere in posto l’endoginio stesso. Anche l'estremo ovidotto, cioè il tratto che dall’utero procede fino all’atrio vaginale è variamente armato all’ interno, con spine, se- tole minute o maggiori ete. Queste armature sono molto caratteristiche in parecchie specie del sottogenere Gamasus (G. fimetorum, distinctus etce.), dove si notano serie trasverse di esili peli rivolti. all’ insù, oppure, come nel G. robustus, validissimi denti in molte serie trasverse rivolti all’ ingiù e disposti su due lunghe striscie. Anche queste partico- larità (loro presenza, mancanza, maniera ete.) servono egregiamente a riconoscere parecchie specie ed a distinguerne sicuramente al- cune di affini tra di loro, anche al solo colpo d’ occhio. In conclusione, per la speciografia lo studio degli scudi geni- tali è per la femmina il più importante. È quindi necessario fare 56 ANTONIO BERLESE preparazioni tali che possano permettere egregiamente questa in- dagine. EPIGASTRIO 0 scudo ventrale (fig. 5, A, v+ a) Ho detto che esso risulta probabilmente dalla fusione dello scudo ventrale col l’anale. Però confrontando i Gamasus coi Cyrtolaelaps (s. str.) e coi Pachylaelaps potrebbe anche meglio essere creduto che esso è lo stesso scudo anale molto espanso in avanti. Infatti, quando vi ha una marcata divisione fra lo scudo geni- tale ed il ventrale, allora Vano è compreso nello stesso scudo ventrale (Holostaspis, Gamasellus). Fanno eccezione i soli Cyrto- laclaps (s. str.). Invece, allorchè tra scudo genitale e ventrale non vi ha divisione, allora Vano si apre in uno scudo a sè (Laelapti- dae, Pach ylaelaps ete). Sia come si voglia, in tutti i Gamasus, ad eccezione degli Olo- gamasus, lo scudo ventrale (parlo sempre delle femmine) non oc- cupa tutto il ventre, ma ne lascia libero un orlo che è ricoperto da cute bianca ed esile. Nei soli Halolaelaps lo scudo anale è così piccolo che molto rimane discosto dall’epiginio, di guisa che rimane grande parte del ventre nuda, Intanto, in molti casi, lo seudo ventrale si fonde coi parapodici o se ne distingue malamente. Gli scudi parapodici (fig. 5, A, pp.) sono bene marcati solo nei Pergamasus e Amblygamasus. (Non parlo degli Ologamasus dove raggiungono il massimo sviluppo). Si tratta di tre scudetti, il più spesso fusi in uno solo, formanti insieme una lista chitinosa che fiancheggia all’ esterno le anche del secondo, terzo e quarto paio. Questi seudi parapodici si saldano all’ innanzi colle ali anteriori dello sterno e di dietro, più o meno bene collo scudo ventrale. Essi mancano nelle ninfe di tutti i gruppi (dove talora sono rappresentati da una placchetta ovale situata dietro le zampe del quarto paio (vedi fig. 21, B, M,) da assomigliarsi ai metapodii dei Laclaptidae ete. Dall’orlo che è contiguo alle zampe, procedono dei prolunga- menti angolari che si interpongono fra le anche del secondo e terzo paio e fra quelle del terzo e del quarto e vanno a rag- è ” sci MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » ST giungere angolo laterale dello sterno e quello degli scudi pa- rapodici. Anche nelle specie dei sottogeneri Gamasus, Trachygamasus, Ha- lolaelaps questi seudi mancano affatto. L'orlo esterno degli seudi parapodici è più o meno retto, ossia se ne va secondo una linea parallela al peritrema. È importante conoscere i rapporti tra gli scudi parapodici ed i peritremali. SCUDI PERITREMALI (fig. 5, A, pr). Il peritrema è un lungo tubo, di ignoto ufficio, che dallo stigma procede, in tutti i Gama- sus, molto innanzi, fino alle anche del primo paio di zampe. Esso decorre obliquamente dal ventre al dorso; non si trova però mai nella regione dorsale, ma tutto al più ai lati, più vicino al dorso che al ventre. Cioè al suo apice. Il peritrema decorre pressochè rettilineo ed è scavato in un lungo scudo strettissimo. Ora questo scudo peritremale è libero, cioè non ha contatti se non che all’apice anteriore con altri scudi, sempre nelle ninfe come anche nelle specie del sotto genere Ga- masus e sottogeneri più bassi. Però mentre nelle ninfe esso è lli- bero anche al suo estremo anteriore, negli adulti quivi è spesso fuso collo scudo dorsale. Ad ogni modo lo scudo peritrematico può essere fuso, col suo apice estremo, collo scudo ventrale (Gamasus, Trachygamasus) ed essere molto discosto ed affatto separato dal dorsale. Oppure, come è in taluni dei minori Pergamasus (eccetto P. parvulus, P. 0xYygy- nellus) esso rimane libero da contatti e cogli scudi ventrali e col dorsale. Ma nelle specie più grosse dei Pergamasus e negli Olo- gamasus esso è assolutamente fuso collo scudo dorsale e rimane quindi uno spazio occupato da enticola molle fra gli scudi peri- trematici ed i parapodici. Negli Halolaelaps e Laelogamasus non sembra esistere uno spe- ciale scudo peritrematico, ma il peritrema si vede scolpito nella cute molle dei fianchi. Queste particolarità non danno adunque aiuto per la suddivi- sione del genere Gamasus in sottogeneri, anche perchè si vede chiaramente diversa disposizione in forme che certo debbono stare comprese nello stesso sottogenere. Se ne possono però trarre ca- ratteri diagnostici, come potrebbe apparire dal seguente quadro, SS ANTONIO BERLESE nel quale però inserisco alcune specie soltanto di quelle che de- scrivo più innanzi. A Seuta parapodica nulla: Halolaelaps, Gamasus, Trachygamasus, Lacelogamasus. B Scuta parapodica plus minusve evoluta: a) Parapodia cum scuto peritrem. confusa. (Pergamasus atte- nuatus, alpestris, minor, misellus, runcatellus, decipiens, pri mitivuss Amblygamasus tiberinus, Sagitta). b) Scuta peritrematica cum scuto dorsuale confusa. (Perga- masus crassipes, Theseus, noster, quisquiliarum, Canestrinii; Amblygamasus septentrionalis; Ologamasus tutte le specie). SCUDI ENDOPODICI. Generalmente, negli adulti, lo sterno, come si disse, è totalmente fuso con seudetti che si intercalano sui lati, tra lo sterno stesso e le zampe. Ma nelle ninfe coleoptrate e nel sottogenere Halolaelaps esistono scudetti distinti, situati nell’angolo compreso fra due coxe consecutive (dal lato interno) e non fusi collo sterno. È questo un carattere di inferiorità perchè rappre- senta un grado di corazzatura meno avanzato. ZAMPE. Quelle del primo paio non oftrono mai alcunchè di spe- ciale, se ne togli caratteri che si possono desumere dalla lunghezza, dalla villosità etc. Esse sono sempre armate di ambulacri. Zampe del secondo paio (nel maschio). Invece, caratteri impor- tantissimi si desumono dalla configurazione, sviluppo ed arma- tura delle zampe del secondo paio nel maschio. Quelle della femmina sono sempre inermi e appena più grosse di quelle del terzo paio. Noi possiamo dividere, sotto questo punto di vista, i Gamasus in tre gruppi distinti, i quali però non corrispondono ai sottoge- neri naturali, almeno in tutto. a) Specie con piedi del secondo paio nel maschio inermi e non più grossi o di poco di quelli del terzo paio; b) Specie coi detti piedi di poco più grossi di quelli del terzo paio e armati di uno o due soli sproni al femore, talora anche con uno al ginocchio e uno alla tibia; c) Specie coi detti piedi molto più voluminosi di quelli MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » SO delle altre paia ed armati di sproni (accessorii) oltre quelli già indicati sul femore, tibia e ginocchio. Intanto osservo che i caratteri i quali si possono desumere dallo studio delle zampe del secondo paio nel maschio sono dei più importanti per la speciografia. L’armatura, la grossezza delle zampe ete. non variano attatto nei singoli individui della stessa specie, mentre sono diversissime tra Yuna specie e Valtra e questa diversità aumenta collo sviluppo che i detti piedi assumono nella specie. Le forme a zampe più robuste sono anche quelle che più variano nella armatura delle zampe stesse. Perciò ho disegnato tutte le zampe maschili, vedute anche dal- PV interno, dall’ esterno e dalle altre parti, colla massima diligenza e tutte collo stesso ingrandimento e col confronto di più indivi- dui, ed ognuno può vedere quanta varietà si osservi in questi organi, specialmente nei Pergamasus più grossi. Ho diviso i Pergamasus in due gruppi, a seconda cioè dello svi- luppo ed armatura delle zampe del secondo paio. Mentre nel gruppo più basso, composto di forme più piccole (omopodi), mancano gli sproni accessori e le zampe non sono eccessivamente grosse (come nei Gamasus s. str., e negli Ologamasus), invece, negli eteropodi stanno le specie con zampe enormemente grosse e complicatamente armate di processi accessorîì. In queste il femore è peduncolato, perchè, ristretto alla base, si allarga subitamente assai. Ora il significato di questa armatura, almeno di quella più generale (in cui mancano i processi acces- sori) parmi che si debba richiamare più che ad un vano carattere sessuale secondario o ad argomento di difesa, invece ad un com- plesso di parti di un. apparato stridulante. Non è qui il caso di insistere più a lungo sulle peculiarità di questo apparato, ma ne dirò quel tanto che convenga colle neces- sità della speciografia. Tolte le specie (7rackyg. pusillus, Pergam. primitivus etc.) in cui gli sproni o mancano o sono rudimentali, in tutte le altre si tratta realmente di apofisi stridulatorie. Queste però sono soltanto quelle che si osservano alla faccia inferiore della zampa. La tibia ed il ginocchio si flettono sul femore completamente, in 90 i ANTONIO BERLESE modo che gli sproni inferiori di questi due articoli toccano e fre- gano quelli del femore. Fig. 10. — Zampa schematica di Gamasus (Pergamasus), secondo paio maschile. A, anca; B, trocantere; C, femore; D, ginocchio; E, tibia. Manca il tarso. Sp, sprone femorale; Pa, processo ascellare; Sg, processo stridulatorio del ginocchio; St, proc. stridul. della tibia; Pad, processo accessorio del ginocchio; Pt, Pt? pro- cessi accessori della tibia; pa, pelo ascellare; pg, pelo genuale; pt, pelo tibiale. Però nei Pergamasus, Gamasus, Ologamasus ete. sono più robu- sti gli sproni del femore (e quindi questo articolo è il più volu- minoso) in confronto di quelli degli altri due segmenti, ma negli Amblygamasus si ha disposizione inversa; sono il ginocchio e la tibia armati di lunghi e validi sproni (rivolti indietro) per poter raggiungere le modeste asperità del femore, che così, in questo gruppo, è più gracile od almeno non più grosso nè più lungo de- gli altri segmenti. Ora, sia la faccia interna od apicale dello sprone femorale, come talora dell’ accessorio, sia le faccie degli sproni inferiori del ginoc- chio e della tibia non hanno superficie liscia, ma scabra per aspe- rità in forma di linee fitte, parallele, trasverse. Più spesso, nelle specie maggiori particolarmente, il femore ha nel suo sprone in- ternamente una larga area così striata. Io chiamo questa parte striata radula. Ciò posto, mentre chiamo stridulatori gli sproni inferiori del - MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 91 ginocchio e della tibia, do aggettivo di accessori a quelli che si trovano sui lati dei segmenti e che non possono avere che meno bene ufficio nella stridulazione. La fig. 10 mostra una zampa schematica di Pergamasus col massimo di armatura. Si vede che può esservi anche più di un processo su una stessa faccia di un segmento. Così io chiamo sprone femorale (calear femoris) il maggior dente (fig. 10 Sp) che procede dal fe- more; processo ascellare (processus arillaris) la apofisi (Sp) che nasce nella stessa ascella dello sprone in moltissime specie di Per- gamasus, Gamasus ed Ologamasus; processo stridulatorio del gi- nocchio (proe. stridul. genualis) lo sprone (89) che sporge dalla fac- cia inferiore del ginocchio, come dico processo stridulatorio della tibia il corrispondente (S?) che appartiene alla faccia inferiore della tibia. Chiamo poi adceessori tutti gli altri processi che appartengono alle faccie laterali del ginocchio (Pad) o della tibia (Pt, Pt 2). Tutte queste apofisi variano assai, specialmente nei Pergamasus, per forma, grandezza, posizione ed è bene tenerne molto conto, studiandole con tutta diligenza, anche in quelle specie nelle quali esse sembrano poco variate, come ad es. nei Gamasus (s. str.) e negli Ologamasus, poichè esse non sono mai identiche da una specie all’altra. Rilevo anche alcuni peli che non mancano mai a loro luogo sulla zampa. Sul femore si trova un pelo che si inserisce poco più su della concavità della ascella (pilus axrillaris, pa); un secondo nasce sempre accanto al processo stridulatorio del ginoechio (p 9g), come un terzo sorge sempre accanto al processo stridulatorio della tibia (pt). Il tarso non presenta quasi mai sproni od appendici tubercoli- formi, se si eccettuano però il Gamasus magnus (mas) e meglio VP Halolaelaps glabriusculus. Anche della peluria delle zampe è bene tener calcolo, perchè essa varia per lunghezza da una specie all’ altra ed in taluna Specie è caratteristica per le sue apparenze. Ambulacri. Tutte le zampe recano alla estremità gli organi di adesione (Ambulacra), cioè appendici biarticolate nelle zampe del é 92 ANTONIO BERLESE primo paio e di un solo articolo nelle altre, recanti alla estremità la ventosa e gli uncini (due). Fig. 11. — A, ambulacro di Gam. coleoptrat. visto dal ventre; 5, lo stesso dal dorso; C, di Trachygamasus pusillus. la, lobi membranosi; li, lobo inferiore; 17, lobi laterali; c, piastra di appoggio (Stiittzplatte, Winkl.); @c, sua apofisi superiore; Vu, vagina delle unghie; Zc, sue liste chitinose; ab, tendine dell’abductor unguicularum; pt, pilus tarso-umbulacra- lis; s, sproni, v. fig. B; ls, lobi superiori; as, apofisi superiore. Minutamente descrive questi organi il Winkler nel suo bel la- voro sopracitato; a me basterà inserire qui le figure del’ambulacro (Gamasus coleoptrat.) visto dal ventre e dal dorso (fig. 11), colla denominazione delle parti che lo compongono. Osservo però che la membrana lobata della ventosa è foggiata in quattro lobi rotondeggianti e brevi in tutte le specie. Nel solo sottogenere 7rachygamasus i due lobi esterni (fig. 11 €) si allungano a mo’ di una lama di coltello. Nel sottogenere Halolaelaps tutti quattro i lobi sono così allungati a stilo e terminano acutissimi; inoltre vi hanno particolari appendici unguicoliformi (probabili mo- dificazioni speciali dei lobi laterali, 1). È questa una particolarità degli ambulacri delle forme che vivono in luoghi molto bagnati, ad es. sulle rive del mare (Cyrthydrolaelaps, Hydrogamasus). HABITAT. Nessuna specie di Gamasus è parassita di altri animali. Può essere ritenuto che alcune forme parassite (o semiparassite), come il Gamasus terribilis del Michael derivino da Gamasus tipici, ma esse sono ormai così modificate (mandibole del maschio, epi- (8) MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 95 ginio ete.) che non possono più far parte del genere Gamasus così come io lo ho definito altra volta e circoscritto anche meglio ora. Le ninfe di molte specie (particolarmente fimicole) si trovano ab- bondanti su artropodi viventi nelle concimaie od altrimenti copro- fili ma giammai vi ho trovato gli adulti. Il solo Gamasus fucorum allo stato di ninfa si trova migrante sui Bombus (più raramente Xylocopa), cioè su forme viventi altrove che nelle concimaie 0 comunque nel fimo. In questi ambienti vivono comunemente ed in gran numero di esemplari molte specie di dimensioni varie, tutte pertinenti ai sot- togeneri 7rachygamasus e Gamasus (s. str.), non mai nè ai Perga- masus nè agli Ologamasus nè agli Amblygamasus, i quali tre sot- togeneri racchiudono specie che vivono liberamente nei muschi, tra le foglie putrescenti, sotto le pietre etc. Poche specie di Gamasus (s. str.) vivono fuori delle concimaie negli stessi ambienti dei Pergamasus ed in generale tendono ad aberrare. Parecchie specie frequentano le rive del mare, fra i sassi e le alghe molto bagnati dall’acqua. Sono state e sono tuttavia poco ben note, spesso confuse col (G. coleoptratorum, più che altro per le ninfe loro coleoptrate. Ritengo che queste specie meritino ulte- riore studio e più profondo. Per ora esse appartengono ai sotto- generi Eugamasus (E. Trouessarti), Halolaelaps, (H. glabriusculus) e sì trovano accompagnate da Hydrogamasus, Cyrthydrolaelaps. AFFINITÀ DEL GENERE GAMASUS. Nel libro sui Mesostigmata ho disposto il genere Gamasus nella famiglia Gamasidae, assieme ai generi Cyrtolaelaps, Holostaspis, Haemogamasus, Pachylaelaps, Hydrogamasus. Il carattere che regge il gruppo è quello della armatura delle zampe nel secondo paio nel maschio. Ma esso soffre eccezioni in Gamasus inermi da un lato ed in Lelaptidi armati dall’altro. Ri- tengo che dovrò importare qualche modificazione al sistema pro- posto allora, ma di ciò non è qui luogo. Non curando neppure di parlare degli altri generi della famiglia 94 ANTONIO BERLESE coi quali il Gen. Gamasus non può certamente essere confuso, per ciò che ho detto più innanzi, è bene che io mi trattenga a dire del genere Poecilochirus, composto per ninfe coleoptrate colle quali quelle dei Gamasus (s. str.) hanno molta somiglianza. Il Gen. Poecilochirus è fondato da G. ed R. Canestrini per Vl Ho- lostaspis fimetaria di Jul. Miiller. Di poi gli autori aggiungono il P. Carabi n. sp. Con ciò il mio genere provvisorio IpRidosoma, stabilito sullo stesso Poecil. fimetarius ne diventa sinonimo. Adunque io chiamerò Gamasoides quel genere del quale è tipo il Loecilochirus Carabi e che presenta (per le ninfe) tutti i caratteri delle ninfe coleoptrate del sottogenere Gamasus, salvo che lo sterno è solo in parte chi- tineo, le mandibole hanno il dito fisso provvisto di apofisi mem- branosa apicale come nei Poecilochirus ed i femori di tutte le zampe, od almeno delle posteriori, sono armati superiormente di assai robuste setole. IL’ ipostoma stesso non è mai eguale a quello dei Gamasus. Ora sono i cornetti labiali rudimentali e membranosi, ora il lobo in- terno delle mascelle ha una parte più o meno vistosa che è bene chitinea e forma col cornetto labiale. quasi un forcipe; insomma anche in questo organo osservansi differenze essenziali in con- fronto dei veri Gamasus. Dal genere sarà bene separare le specie che hanno dito fisso della chela inerme e ciò sebbene io le abbia altre volte incluse nei Poecilochirus (P. emarginatus), perchè queste molto probabil- mente sono vere ninfe di Gamasus e nulla più. Ma dei Gamasoides così circoscritti non si conoscono gli adulti e perciò il gruppo è affatto provvisorio. Io ritengo sì tratti di ninfe pertinenti a forme veramente parassite di animali superiori e possono appartenere forse al genere Haemogamasus od a forme affini. Intanto esse non sono certo ninfe di Gamasus e non si possono nè si debbono considerare come ninfe di questo genere, per quanto negli scudi ne abbiano Papparenza. Anche la necessità della migrazione induce caratteri di conver- genza tra forme diverse .allo stato sedentario, anche per genere. Ed è percio che POudemans ha avuto torto nel non tener conto MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 95 alcuno di queste differenze essenziali, che tengono separate fra loro forme per altre parvenze concorrenti. Così alcuni dei suoi Pa- rasitus, descritti su esemplari ninfe di cui sono ignoti gli adulti, non entrano probabilmente nel genere Gamasus e sono forme con- correnti ma certo che appartengono a generi diversi, se non a di- versa famiglia, e delle quali sarebbe bene conoscere gli adulti per sapere ove introdurle. Così il Parasitus sexclavatus, il P. subterraneus, il P. Poppei ed altre specie dell’Oudemans vanno escluse dal genere Gamasus è le ultime due con altre sono forse dei Gamasoides, dei quali si at- tende tuttavia la storia. Ecco perchè in questa nota io non terrò parola nè del /oec; lochirus Carabi nè di altre specie di Gamasoides che io conosco e sono non ancora descritte, delle quali non possiedo l’adulto, ma che io ritengo, come ripeto, appartenere a gruppo diverso e forse di forme veramente parassite. SUBGENERA GENERIS GAMASUS. .. Foemina:paragyniis ‘obsoletis aut nullis . ._. +... 2 — Foemina paragyniis optime manifestis, magnis. . . . . 4 2. Epigynium latum, antice rotundato-angulatam, acutum. Mas pedibus secundi paris inermibus . TRACHYGAMASUS rl. — Epigynium antice truncato-rotundatun ut in gen. Holostaspis con- formatum. Pedes secundi paris in mare femure calcarato . 5 3. Foeminae scutum ano-ventrale magnum, ventrem posticum to- tum occupans, genitali contiguum . LAELOGAMASUS Bri. — Foeminae scutum ano-ventrale minusculum, nudum ventrem posticum ex maiore parte relinquens, a genitale valde di- SCESE IRE ALOLABLAPS: Brl. 4. Scutum dorsuale foeminae in partes duas bene suleo vel spa- liosillmegre. ili 00) GL LUNARBIS Bert: — Ad 1600 p.. long. . . . ... . G. COLEOPTRATORUM (L.) 7. Epistoma spina media anterius dilatata, spathulata, apice mul- tidenticulata; margine caetero epistomatis alte denticulato RA O Le EXEO Dr: sai PISO rISpinumi iii A EA o RO e 8 S. Spina media apice truncata vel subbifida. G. INTERMEDIUS Berl. asSpinimediaperaeità io SL Re E e 9. Spina media caeteris multo curtior . . G. KEMPERSI Oud. — Spina media caeteris par vel longior. . . ST RS RARO II, 10. Spina media caeteris par. Ad 700 p.. long. G. RETICULATUS Bert. — Spina media caeteris. multo longior. . . . . .. . . 12 11. Endogynium ad latera processubus denticulatis introrsus di- rectis (utrinque duobus) armatum . G. MAMMILLATUS Bert. — Endogynium in margine postico dentibus pluribus anterius directis ornatum . . ... . +. . G. HORTIVAGUS Berl. 9 150 ANTONIO BERLESE 12. Scuti sternalis angulus posticus subrectus . GG. THONI Bert. — Scuti sternalis angulus posticus valde obtusus . . . . 13 13. Ad-1100 p. long... ..-. . ...: (G. CONSANGUINEUSOwd: —tAdM600rndongn gi a G. INCERTUS Berl. 14.Ad (650 p. long... . 7... a 0 TG. NEGLECPUSEBENE — Ad 1120 Wi. lono;.. dg, 0 AG AMERICANUSOLE5E (Gamasus (Gamasus) reticulatus Berl. A. Berlese. Acari nuovi. Manip. I, in € Redia » Vol. I, p. 240. Oudemans et Voigts. Zool. Anz. 1904, p. 653 et Z. Kenntn. Milbenf. Bremen, p. 216. tab. XIV, fig. 29-35 (Parasitus consimilis). (Gi. albido-hyalinus, pigmento brunneo marmoratus, mas tamen testa- ceus, sat clongate ellipticus (foem.), vel subeylindricus, postice subbi- lobus vel vix trilobus in extremo corpore postico. Derma totum areolis poligonalibus, in dorso praecipue conspicuis, impressum, propterea quod margines corporis praecipue postici sensim serrulati adparent. Pili dorsi fere ut in G. fimetorum. Sulcus transversus dimidii dorsi bene manifestus, rectus. Mas pedibus secundi paris caeteris vix crassiores, femure inferne tantum tuberculis minimis duobus, appressis, proximale altero maio- res genu tuberculo minimo conico; tibia processu dentiforme, apice acuto. Epistoma in utroque serxu trispinum, spinis sat longis, exili- bus, acutis, subaequalibus, lateralibus extrorsus directis; nymphae co- leoptratae media spina caeteris multo longiore, apice via bifurcata. Maris chelam non vidi; foeminae sat gracilis, digito fixo subrecto, apice via runcato, fere toto margine dentario denticulis (7) armato; mobile melius runcato, dentibus sat magnis tribus, totum marginem dentarium occupantibus praedito. Epigynium fere ut in G. coleoptra- torum; endogynio nulla peculiari armatura insignito. Nympha coleoptrata sat late elliptica, posterius subacuta; pedibus, scutis rostroque flavidis. Scutum dorsuale anterius longius quam la- tum, postice recte truncatum, pilis verticalibus, humeralibus, scapu- laribus et medianis longis (praecipue humeralibus), monnullis aliis minoribus. Scutum posticum quam anticum latum, antice recte truncatum, po- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 151 stice cordato-rotundatum, pilis aliquot minoribus in superficie, quatuor tamen in margine postico caeteris aliquanto maioribus. Caeterum abdomen nudum vittam strictam sistens. Mas ad 550 Ly. long.; 300 p. lat.; Foem. 550-750 1. long.; 300-450 p.. lat.; Nympha coleoptr. 620 p.. long.; 350 |. lat. Habitat sub lignis putribus in agro Veneto nec non in Italia me- ridionale (et in Germania Oudemans!). Credo di poter ascrivere con sicurezza il Parasitus consimilis di Oudem. et Voigts alla ninfa coleoptrata di questa specie. Non ho veduto la chela del maschio perchè non ho voluto arri- schiare I’ unico esemplare che possiedo e che proviene dal Veneto. Ebbi molti individui di questa specie dall’ Alta Italia e due femmine mi sono state comunicate dal Silvestri che le raccolse a Trevi- gno (Potenza). Queste misurano luna 480% 230; P altra 580x300. Quelle del Veneto si comprendono nelle misure indicate; la più frequente è 700x400. Come si vede le dimensioni dell’ adulto sono molto variabili. Caratteristiche della specie sono la speciale reticolazione della cute del dorso e di parte del ventre, la debolissima armatura delie zampe del secondo paio nel maschio e la nessuna compli- canza dell’ endoginio, oltre alla suindicata statura. Gamasus (Gamasus) neglectus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. I, in « Redia », vol. I, p. 239. Oudemans et Voigts, Z. Kenntn. Milbenf. Bremen, p. 220, tab. XV, fig. 52, 58 (Parasitus alpha). G. albidus, sat ellipticus, postice in extremo abdomine subtrunca- tus. Derma nitidum. Setae corporis fere ut in G. reticulato cuius affinis. Mas pedibus secundi paris vix incrassatis, femure curto, in- ferne calcare breve, recto, polliciforme, apice radula perbreve, rotun- data; processu arillare exile, valde calcari adpresso, apice globulo ovale minimo terminato; genu processu perparvulo, conico, apice-ro- tundato; tibia processu minuto, conico, apice acuto. Epistoma in am- bobus sexubus et in nympha coleoptrata trispinum, spina media caeteris vix curtiore vel subaequale, omnibus acutissimis, sat longis. Maris chela 132 ANTONIO BERLESE digito fixo mobilem superante, gracile, apice via runcato, peracuto, sub apicem dente robusto praedito; digito mobile bene runcato, den- tibus quatuor magnis, peracutis, in dimidio antico margine dentario manifestis. Foeminae chela crilis, elongata, ambobus digitis sat bene runcatis et în tertia antica marginis dentariiù parte denticulis aliquot (in fixo 6, in mobile 4) armatis. Epigynium latum, lateribus angulatis, angulo fere recto, denique in medio peracutum. Endogynium anterius magna figura ovale signatum, posterius linea trasversa fimbriam simulante, processubus piliformibus valde appressis, anterius directis constitutam. Nympha coleoptrata sat eidem G. reticulati similis, sed scuto po- stico dorsi minus longo, postice bene rotundato et in margine postico utrinque pilis tribus sat longis ornato. Color pedum, rostri et scu- tulorum flavidus. Mas ad 540 p. long.; 320 p. lat.; Foem. ad summum 650 p.. long.; 420 w. lat.:; Nympha coleoptr. 500 p.. long.; 300 |. lat. Habitat. Nonnulla collegi erempla in fimetis ad Florentiam. È questa un’altra specie fimicola ed è la più piccola del sotto- genere. Non è molto frequente. Essa è aftine al G. distinetus, dal quale però si distingue per la minore statura, per l'armatura delle zampe del maschio (secondo paio) e per quella dell’endoginio, come per la forma dell’epiginio. Le misure, ad es. di tre femmine sono le seguenti: 630 X 420; 580 X 380; 650 Xx 420. Gamasus (Gamasus) distinetus Berl. A. Berlese, A. M. Se. it., fasc. LXIX, N. 7 (G. coleoptratorum). Acari Nuovi, Manip. I. in « Redia », Vol. I, p. 239. Oudemans et Voigts, Z. Kenntn. Milbenf. Bremen, p. 215, tab. XHI, fig. 22-28 (Parasitus eta). (3. albicans vel terreus, sat elongate ellipticus, via humeratus, po- stice in extremo abdomine recte truncatus vel via trilobus e quoque lobo setam crassiusculam, mediocrem, apice ciliatulam gerens. Derma nitidum. Sulcus. dorsi transversus rectus et bene conspicuus. Dorsum setis mediocribus aequedissitis vestitum, consuetis aliquanto maioribus, MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 133 apice penicillatis, ut in G. fimetorum. Mas foemina minor et poste rius magis attenuatus. Maris pedes secundi paris caeteris vix cras- siores, femure fere ut in G. fimetorum armato, sed processu arillare apice subgloboso; genu et tibia processubus conicis, curtis, rectis (non antrorsus directis ut in G. fimetorum). Maris corniculi labiales ar- ticulo postremo simplice, sat longo corniculiforme, haud membranula vel alia appendicula aucto. Primus palporum articulus inferne tan- tum setis sat longis duabus-praeditus. Epistoma longe trispinum, in mare spina media erile et caeteris longiore, acutissima, in foemina et nympha coleoptrata apice truncata, subbiloba. Maris chela aliquanto maior quam foeminae, digitis ambobus runcatis ; fico recto, apice subtruncato et subbilobo, sub apicem denticulo uno armato; mobile bene runcato, sub runca in dimidia anteriore parte marginis dentarii dentibus duobus robustis, acutissimis, alioque laterale conforme; cal- care fusiforme, in medio subarticulato, latam fissuram cum digito praebente. Foeminae chela elongata, erilis, digito fixo mobilem supe rante, recto, vix truncato, in tertia parte antica marginis dentarii denticulis quinque armato ; digito mobile melius runcato, dentibus tribus in tertia eatrema parte marginis dentarii; nymphae coleoptra- tae chela dimidio minor quam foeminae, sed fere pariter armata. Epigynium sat latum, lateribus antrorsus arcuatis, apice in spinam desinens. Endogynium peculiariter ornatum, quod anterius figuram parvum circulum simulans ostendens, in medio autem figuram late cordiformem, longitudinaliter in medio fissura lineare signatam nec non striis transversis 6-7 bene manifestis, denique serie infera appen- dicularum longarum bacilliformium quae stricte intersese adpressae sunt et anterius directae. Nympha coleoptrata scutis rostro pedibusque flavidis, brunneo pig- mentata ut G. fimetorum cuius nymphae coleoptr. est similis sed minor, scutoque posteriore magis lato nec non setulis omnibus dorsi, quamvis iisdem nymphae supradictae G. fimetorum subsimilibus et pariter di- spositis, tamen aliquanto longioribus. Elliptica, postice acutula, ma- gna parte dorsi post scutum posticum nuda. Pedes longi et eriles. Mas ad 700 p.. long.; 370 p.. lat.; Foem. ad 850 p.. long.; 500 p.. lat.:; Nympha coleoptrata ad 680 p. long.; 350 p. lat. Habitat in fimetis in tota Italia, Germania, Norvegia. 154 ANTONIO BERLESE La specie è molto comune nei letamai, per quanto meno del G. fimetorum, con cui si trova spesso associata ed alla quale è molto affine, sebbene certamente distinta. I caratteri differenziali risiedono sopratutto nella statura mi- nore e nella peculiare ornamentazione dell’epiginio che la figura mostra anche meglio delle descrizioni. Il Parasitus eta di Oudem. et Voigts risponde certamente alla ninfa coleoptrata di questa specie e probabilmente così è pure del G. coleoptratorum del Kramer (Gamasiden 1877). Anche questa specie presenta le curiosa pigmentazione, partico- larmente delle ninfe, già indicata pel G. fimetorum. Ho veduto parecchi esemplari di Norvegia raccolti dal Thor ed identici a quelli di varie parti d’ Italia (Padovano, Toscana, Um- bria, Napoletano). Gamasus (Gamasus) burchanensis Oudem. Oudemans, Entomol. Berichten, p. 86, 1903; idem Acariden v. Borkum x. Wangeroog, p. 80, tab. III, fig. 10-14 (Parasitus burchanensis). G. (Mas) pallide terreus, sat bene ovatus, postice subacutus. Sulcus dorsualis transversus bene conspicuus ct rectus. Derma nitidum. Se- tulae corporis plures, densae praecipue in scuto posteriore, omnes autem intersese fere longitudine subpares, sat longae; humerales tamen nec non duae extremi postici abdominis caeteris aliquanto lon- giores. Epistoma trispinum, spinis lateralibus perparvulis, mucroni- formibus, acutis; media autem longa, acutissima. Corniculi labiales articulo extremo simplice, haud membranula dilatato. Palporum arti- culus primus inferne peculiariter armatus. Pedes secundi paris vix incrassati; calcare femurale recto, conico, apice acuto, processu aril- lare pariter conformato, sed dimidiam vix calcaris longitudinem ae- quante; genu ct tibia processubus brevibus, conicis, apice acutulis armata. Ad 550 p.. long.; 390 p. lat. Habitat in Germania. Ho potuto vedere, per la cortesia dell’ Oudemans, V esemplare tipico, ma non è esso così disposto da poter fare una figura delle MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 135 zampe del secondo paio, come pure non si può vedere la chela, nè POudemans ne parla. La preparazione infatti racchiude un solo maschio dal dorso. Nell’ insieme questo Gamasus mi sembra piuttosto vicino al mio G. distinctus, ma ne differisce per alcuni caratteri degni di rilievo. Non parlo della.pigmentazione la quale è facile a scomparire nelle preparazioni se animale è stato soggetto all’ azione di alcali 0 di acidi. La principale diversità risiede nella peluria (a parte anche la statura) perchè le setole del dorso sono, nel G. burchanensis molto più abbondanti che non nel G. distinetus ed anche si mostrano per lunghezza poco diverse fra loro, tanto che in base alle sole dimensioni non si possono distinguere le scapolari e le mediane. Diverso è anche il tubo orale, come sembra che qualche diver- sità si possa rilevare anche nell’ armatura delle zampe del se- condo paio. L’esemplare proviene dall’ Isola Borkum. Gamasus (Gamasus) fimetoruin Berl. A. Berlese, Polim. Partenog. Gam. p. 31 (G. coleoptratorum dentoninfa ma- schio e femm.); G. et R. Canestrini, Gamasi ital. p. 87 (G. coleoptr. ninfa ovigera maschio e femm.); A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. I, in « Redia» 1903, p. 238; O0udemans, Z. Kenntn. d. Milbf. Brem., p. 212 (Parasitus affinis). G. terreo-albicans vel terreo-favidus, dense violaceo-brunneo pig- mento marmoratus, sat cylindricus, vix humeratus, lateribus sensim arcuatis, postice in summo apice truncatulus, fere bimucronatus, vel in medio etiam margine postico corpore vix producto ita ut margo idem fere trigibbus adpareat. Sulcus dorsualis transversus bene ma- mifestus, rectus. Derma nitidum. Pili corporis ommes sat longi, sat densi, passim dissiti, tamen verticales, humerales, scapulares et mediani in antico scuto caeteris longiores, simplices vel apice leniter plumosuli. Setae caeteris longiores in scuto dorsuale postico quinque utrinque sunt, in serie sublaterale longitudinale, duaeque postice in extremo abdomine, nec non una impar e mucrone postanale erorta. In mare setulae haec omnes longiores sunt, praecipue humerales. 136 ANTONIO BERLESE Pedes longi et exiles; secundi paris in mare vix caeteris crassiores, calcare femurale recto, sat magno, acuto, radula magna, anterius directa; processus axillaris parvus sed latus, fungiformis, apice recte truncatus; processus genualis et tibialis simplices, conico-cylindrici apice rotundati, sat longi, anterius directi. Epistoma in utroque sexu longe trispinum, spina media plerumque lateralibus vix curtiore, an- terius truncata, subbiloba; rarius longiore acutissima. Maris corniculi labiales articulo extremo corniforme, interius lata membranula hya- lina, ovata, corniculum eumdem altitudine superante aucto; eiusdem sexus primus palporum articulus via longior quam latus, arcuatus, inferne gibbere sat elevato, setulisque duadus simplicibus, sat longis praeditus. Chela in utroque sexu sat curta et fere statura par; ma- ris tamen via foeminae maior. Maris chela digito fixo subrecto, vix runcato, lato, ommino edentato nisi sub apicem denticulus minimus ad- pareat; digito mobile bene runcato, dimidio margine dentario ante- riore denticulis sat magnis quinque armato; calcare perlongo, subfu- siforme, in medio quasi articulatione transversa ‘interrupto, latam fissuram et longam inter se et costulam digiti relinquente. Foeminae chela digitis vix runcatis, rectis, mobile dentibus tribus statura de- crescentibus în marginis dentarii tertia antica parte; digito fixo in tertia parte anteriore marginis dentarii denticulis parvis, subaequa- libus sex armato. Epigynium sat strictum, anterius acutissimum; en- dogynium peculiaris fabricae, quod in parte infera membranosum adpa- reat ct membranula ista tota seriebus multis, arcuatis spinularum curtissimarum ornata, denique in medio tantum longitudinaliter stria- tum; in parte antica, linea trasversa recta, pariter spinis minutissi- mis quasi lacinia ornatum. Nympha coleoptrata pedibus, seutis et rostro saturate flavido-au- rantiaceis, lucidis; interdum, praecipue in eremplis minus bene chiti- neis, tota pigmentata. Corpus longe ellipticum, vix humeratum, postice acutum. Scutum dorsuale anticum certe longius quam latums; scutum posticum eadem fere latitudine quam anticum, certe latius quam longum, anterius subrecte truncatum, postice trigono-rotundatum, ma- gnam postici abdominis nudam partem relinquens. Setulae sunt in toto dorso mediocres, passim dissitae; nonnullae autem maiores, sive duae verticales, duae humerales caeteris longiores, duae scapulares duaeque mediae; haec omnes in scuto antico. In scuto postico. qua- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 137 tuor praecipue sunt caeteris maiores, in ertremo margine postico in- sitae; caeterae scuti mediocres. Chela cidem foeminae subconformis, sed aliquanto minor. Epistoma ut in foemina. Mas ad 920 p.. long.; 500 w.. lat. Foem. ad 1000 p.. long.; 580 p.. lat.; Nympha coleoptrata ad 910 p.. long.; 490 p.. lat. Habitat perobvius in fimetis totius Italiae nec non alibi; nympha coleoptrata migrandi causa insectis, praecipue Colecopteris fimicolis, saepissime adfira. È questa la più frequente specie che si trovi nei letamai o nel fimo, specialmente bovino ed equino e talora vi si incontra in nu- mero grandissimo. La ho trovata dovunque molto comune. La ninfa coleoptrata specialmente è assai abbondante e spesso la si incontra, in numero talora grandissimo, aderente agli insetti fimi- coli, specialmente scarabeidi. Credo che gli autori più vecchi la abbiano spesso confusa col vero G. coleoptratorum. È, specialmente la ninfa, agilissima e corre con molta velocità in grazia delle lunghe zampe. Caratteristica è la pigmentazione bruno violacea degli adulti e delle ninfe, specialmente di quelle che non hanno ancora raggiunta la completa chitinizzazione. Il pigmento è distribuito (in maggior quantità nella parte posteriore dell’ addome) in macchiette distinte o confluenti, irregolari. Inoltre molto speciale è armatura dell’ endoginio, per cui subito le femmine si distinguono fra le congeneri. L’ endoginio mostra un disegno quasi rettangolare o trapezoidale (più largo al- innanzi) e la parte inferiore è tutta striata di linee parallele, a guisa di festoni arcuate in basso, composte da serie di fittissime e molto corte spinette. Altre particolarità del complicato endoginio appaiono dalle figure. Ho avuto dal Thon un maschio di questa specie, raccolto a Corfù il quale presenta qualche carattere minuto differente dal tipico ora descritto, ma non parmi che sia sufficiente per farne una varietà. Lo sprone del ginocchio è alquanto più lunghetto ; la chela è tutta storta all’ insù e mostra il dito fisso sottile, tron- cato all’ apice e senza denti affatto; quello mobile è stretto, con- torto all’ indietro e con sei lunghi ed acuti denti rivolti all’ indietro, 153 ANTONIO BERLESE occupanti la metà anteriore del margine dentario. L’ animale è fortemente pigmentato, più stretto e cilindrico del tipico e misura 900 p.. di lunghezza per 480 di larghezza. 4 Gamasus (Gamasus) americanus n. sp. A. Berlese, Acari austro-americani, estr. p. 23 (Gamasus coleoptratorum). G. (Foemina) pallide terrea, sat elongate elliptica, corporis fabrica sat G. fimetorum conformis eademque villositate dorsi. Epistoma: tri- spinum, spinis longis et sat appressis; lateralibus peracutis; media apice truncata, caeteris vix curtiore. Chela parvula, gracilis; digitis ambobus runcatis; firo dimidio margine dentario anteriore dentibus sex mediocribus armato; digito mobile dentibus tribus sat magnis in tertia antica parte marginis dentarii. Epigynium sat latum, late- ribus leniter arcuatis, anterius peracutum. Endogynium subtus lineam subundulatam sistens, una tantum linea fimbriata composita, quae fimbria processubus piliformibus pluribus, anterius directis est con- stituta. Nympha coleoptrata sat eidem G. coleoptratorum corporis fabrica similis codemque colore, scutisque, praecipue posteriore dorsi, sat con- formibus sed setis in scuto posteriore diversis. NSunt enim setulae plures parvulae, nec non aliae numerosae longiores, praecipue quatuor in margine postico. Caeterum abdomen ad dorsum nudum latam vittam sistens, seriebus transversis tribus scutulorum minimorum ex quibus seta percurta oritur (ut in G. fucorum). Chela fere ut in foemina. Mentum quadripilum, pilis lateralibus sat curtis, mediis perlongis, plumosis. Scutum anale pyriforme. Epistoma in unico erxemplo nulla ope videre potui. Foem. ad 1120 v.. long.; 650 p.. lat.; Nympha coleoptr. ad 1030 p.. long.; 600 p.. lat. Habitat sub foliis putribus vel sub fungis marcescentibus vel sub cortice arborum in America australe; nympha coleoptr. migrandi causa scarabocis et sylphis adfixa. Rivedendo i pochi esemplari rimastimi di questa specie che nella memoria precitata aggregai al G. coleoptrat. mi dovetti convin- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 1539 cere trattarsi di specie diversa e nuova. Disgraziatamente non ho conservato in collezione che due femmine ed una ninfa coleoptrata ed in poco buono stato per giunta, di guisa che non ho potuto vedere l’epistoma della ninfa e poco bene l’epiginio della femmina per ciò che riguarda Varmatura dell’endoginio. Se la specie si avvicina al G. fimetorum e G. distinetus per la fabrica dei peli dorsali della femmina, come pel colore e per la configurazione del corpo, se ne distingue però subito per la sta- tura alquanto maggiore e sopratutto per la forma dello scudo po- steriore nella ninfa. Per questo carattere la specie si avvicinerebbe al G. coleoptratorum, ma non per la forma e disposizione dei peli nel detto scudo, nè per la villosità della femmina, epiginio etc. come per la statura. Gli esemplari che vidi altra volta provenivano da Rio Apa (Pa- raguay); Buenos Aires ed erano molti certamente, ma ora non ho più nemmeno un maschio, il che è molto spiacevole. Gamasus (Gamasus) consanguineus Oudem. et Vgts. Oudemans et Voigts, Zool. Anz. 27, p. 651 (14. 6. 1904); idem Z. Kenntn. d. Milben-Fauna v. Bremen (Abh. Nat. Ver. Brem. 1904. Bd. XVIII, H. 1, p. 212, tab. XII, fig. 10-16; tab. XIII, fig. 17-21). G. testaceo-pallidus vel lenissime fuscescens; subeylindricus, postice acutulus, totus pilis sat longiusculis, cylindricis, apice via clavato- plumosulis, praecipue in margine postico auctus; seta humerale con- forme, sat longa. Derma sat conspicue areolatum. Mas pedibus se- cundi paris crassiusculis; femure calcare polliciforme, mediocre, recto, apice subacuto; calcare arillare apice globosulo; genu processo lineare, vix elevato, bigibbo; tibia processu genus sat conforme, fere bilobo. Epistoma tridentatum, dentibus in mare robustis et longis, apice acutissimis, medio caeteris vix longiore; in foemina lateralibus eri lioribus peracutis, media caeteris sat longiore, acuta. Palpi articulo primo inferne biseto, haud tuberculato vel expanso. Chela maris digitis curtulis et crassis, ambobus bene runcatis; fixo in medio dente magno unico; mobile dente mediocre uno in margine dentario medio, calcare bene a digito longa fissura discreto. Foeminae 140 ANTONIO BERLESE chela digitis magis elongatis; fixo interne dentibus quinque sat ma- gnis; mobile (curtiore quam fixus) in tertia parte apicale marginis dentarii, dentibus tribus magnis aucto. Foeminae epigynium angulo valde acuto, parte superna foraminis genitalis membranacea, membranula utrinque in lobulos rotundatos expansa, denticuloque vel tuberculis minimis, acutis, tota obsita. Nymphae et Larva ignotae. Mas ad 900 p.. long.; 500 p.. lat.; Foem. ad 1100 p.. long.; 600 p.. lat. Habitat « Bremen » sub saris. La specie in causa della duplicità dei processi del ginocchio e della tibia nel maschio è bene distinta da tutte le altre e non trova che nel G. mammillatus una disposizione analoga. Io av- verto, nel G. mammillatus queste ed altre affinità. Per ora intanto rilevo la diversa armatura dell’endoginio nelle due specie. Ho conosciuto questa forma solo dagli esemplari tipici invia- timi dall’ Oudemans nè la ho mai veduta d’altre località. Gamasus (Gamasus) mammillatus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manipulus IV, in « Redia », vol. II, p. 166. G. terreus, sat elongate ovatus, postice acutus, sat humeratus. Derma sat conspicue reticulatum. Setulae corporis in mare, praecipue ad dor- sum sat densae, mediocres, intersese statura pares, posticae tamen longiusculae, praecipue impar postanalis, humerales longae. In foe- mina humerales breves; adsunt autem setulae caeteris longiores, apice clavato-ciliatulae sed tantum in scuto dorsuali postico, ex quibus duae ad angulos anteriores seuti postici, aliae prope eartremitatem abdomi- nis. Suleus dorsualis transversus rectus et bene conspicuus. Pedes sat longi et exiles. Maris foramen genitale perlatum, utrinque tuberculo carnoso, mammillaeforme, bene alto praeditum. Maris pedes secundi paris caeteris sat crassiores, longe villosi, calcare femurale sat longo, vix ad apicem tenuissime arcuato, apice acuto; processu axillare bre- viter fungiforme, apice rotundato; genu processu robusto, breve, apice in tuberculos duos parvulos terminato; tibia fere ut genu armata. Epistoma in utroque sexu trispinum, spina media lateralibus, longiore, MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 141 apice acutissima, basi sat lata; lateralibus exrtrorsus sensim directis, apice acutis. Maris chela via foeminae maior, digitis ambobus bene runcatis, fixo basi lato, dimidio margine dentario anteriore toto den- ticulis pluribus aucto; digito mobile stricto, omnino edentato, calcare lineare longo. Foeminae chela digito fixo vix runcato, in tertia parte anteriore marginis dentarii obsolete dentibus obtusis armato; digito mobile in tertia anteriore parte marginis dentarii dentibus robustis tribus aucto. Maris corniculi labiales articulo primo ‘interne tuberculo longe setigero ornati, articulo secundo simplice. Eiusdem sexus palporum articulus primus inferne tantum setis duabus praeditus. Epigynium sat elongatum; endogynium inferne utrinque processubus duobus lon- gis, concurrentibus, ex quibus unus exilis, bacilliformis interior, alter latus, squamiformis dentibus angulatis terminato, fere ut in Perga- maso hamato Europae. Nympha coleoptrata ignota. Mas ad 750 p.. long.; 400 p. lat.; Foem. ad 920 p.. long. ; 530 |. lat. Habitat in insula « Giava ». Ho misurato meglio il maschio e riconosciuto che la cifra di 650 p.. assegnatagli nella prima descrizione (loc. cit.) è inferiore al vero. Ho in collezione un maschio e due femmine raccolte a Buitenzorg (Giava). Il carattere più saliente della specie si richiama ai due singo- lari rigonfiamenti mammellonari che fiancheggiano apertura ses- suale e sono molto alti, rotondati. Ciò non ho veduto in alcun’ altra Specie. Le zampe secondo paio del maschio sono armate presso a poco come quelle del G. consanguineus di Europa. Del resto questa specie è molto affine al G. consanguineus, del quale forse non è che una varietà e per tale la avrei ritenuta solo giudicando della armatura delle zampe e della chela maschile, ma il carattere dei due cospicui rigonfiamenti mammellonari che non si scorgono nel G. consanguineus (i cui tipi ho sott’ occhio), nonchè la speciale armatura dell’endoginio nella specie di Giava, come la minore statura d’ambedue i sessi, Parmatura del primo articolo dei palpi nei maschi etc. sembrano giustificare una sepa- 142 ANTONIO BERLESE razione specifica, la quale, del resto, è probabile stante la enorme diversità di patria. Gamasus (Gamasus) Thoni Berl. A. Berlese, in « Redia », 1904, p. 239. G. terreus crassiusculus; mas sat humeratus, postice sat angulatus. Scutum dorsuale posticum lateribus minute crenulatis nec non setis me- diocribus, aeque dissitis ornatum. Setae, praecipue posticae, aliquanto longiores, cylindricae, apice via vel non barbatulae. Setulae humera- les et medianae caeteris aliquanto longiores; verticales quatuor nu- mero. Derma non distinete areolatum vel reticulatum, subnitidum. Sulcus dorsualis trasversus in utroque sexu rectus, bene manifestus. Mas pedibus secundi paris sat incrassatis; femure calcare breve, pol- liciforme, radula apicali percurta, apice acuto; processu axrillare mi- nutissimo, papilliforme, apice rotundato, basi stricto; genu processu parvulo, conico, subacuto, tibia processu parvulo, conico, acuto, ante- rius directo. Uhela maris digito fixo lato, apice subtruncato, sub apicem bidentato; digito mobile stricto, bene runcato, dente maiore sub runca praedito, caeterum edentato; calcare non ad costulam di- giti mobilis adnexro sed ad radicem dentis propter marginem denta- rium, deinde apice ad dentem subapicalem. Maris articulus primus palporum curtus, subquadratus, inferne vix bigibbus ea angulis setas duas sat longas et exiles producens. Maris epistoma anterius recte truncatum, denticulisque quinque subaequalibus, acutis, parvis arma- tum; foeminae trispinum, spinis sat longis et robustis, media vir caeteris longiore. Epigynium fere eodem G. coleoptr. vel G. consan- guinei subsimile, endogynio tamen non peculiariter ornato. Nympha coleoptrata pyriformis, postice lata et rotundata ; scutis pedibusque flavido-aurantiaceis. Ncutum anticum latius quam longum, postice recte truncatum, valde a postico discretum. Scutum posticum subsemicirculare, quam anticum latum, sed multo curtius quam latum, postice rotundatum, magnam abdominis postici nudam partem relin- quens. Setulae verticales quatuor, humerales, scapulares et mediae longiusculae, simplices, caeterae plures sat longae. Setulae scuti po- stici fere ommes intersese longitudine subsimiles et mediocres; sea ta- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 145 men in medio margine postico, aequadissitae, caeteris vir longiores. Vaeterum abdominis setis sat curtis, aeque dissitis ornatum. Mas ad 1050 p.. long.; 550 p. lat.; Foem. ad 1150 p. long.; 700 p.. lat.; Nympha coleoptr. ad 980 |. long.; 600 pu. lat. Habitat. Nonnulla vidi exempla (1 mas; 1 foem.; 1 nympha) a Cl. Thon collecta (cui speciem reverentissime dicatam volui) ad « Corfù ». Per la statura e per la armatura delle zampe del maschio la specie si avvicina al G. Kempersi Oud. Ma nel G. T'honi lo sprone del femore (maschio) è anche più piccolo che non nel G. Kempersi, come è più piccolo il processo ascellare. Inoltre le due specie dif- feriscono grandemente sia per la forma generale del corpo (più allungato nel G. Kemp.), per Varmatura del primo articolo dei palpi del maschio (caratteristica nel G. Kemp.), come della chela ma- schile, nonchè per l’epistoma d’ambedue i sessi, l’epiginio (più largo nel G. Kemp.) e finalmente assai per la ninfa coleoptr. I tre esemplari indicati sono i soli che possiedo e derivano da Corfà; non ho trovata mai la specie altrove. Gamasus (Gamasus) Kempersi Oud. Oudemans, New List of Dutch Acari, II (in Tijdschr. v., Entom. 1902, p. 36, tab. 4, fig. 69-71); mas. (Parasitus Kempersì). G. terreus, sat latus, subeylindricus, vix humeratus, postice sub- truncatulus, seta subclavata media, impare, postanale perconspicua, aliisque duabus lateralibus ad angulos posticos abdominis partem truncatam comprehendentes. Mas tamen aliquantum ovatus. Setulae dorsi plures simplices et percurtae, aliaeque longiores apice penicillato- clavatulae, quae sunt posticae supradictae, nec non humerales longae, apice exiles, scapulares, mediae duaeque in medio postico seuto. Sul- cus dorsualis transversus rectus et in ambobus serubus bene conspi- cuus, integer. Epistoma in utroque sexu anterius dentibus tribus (ex quibus laterales perexiles, medius vel laterales longitudine aequans, acutus, vel lateralibus curtior, subtruncatus) bene auctum. Derma dorsi sat nitidum. Pedes secundi paris in mare sat inerassati, setis robu- 144 ANTONIO BERLESE stis vestiti, calcare femurale mediocre, vix falcato, apice acuto: pro- cessu axillare parvulo, parte apicale sphaerica terminato ; processu genuale curte conico, simplice; tibiale autem conico, sat apice acuto, anterius directo. Maris chela cadem statura quam foeminae, ambae acutae; digitus fixus (in mare) fere edentatus, apice acutus, subrectus, sub apicem vix denticulo obsoleto armatus; digitus mobilis bene run- catus, in dimidio antico margine dentario denticulis sat magnis, quin- que numero armatus; calcar longum, bene a digito mobile longa fis- sura sciunctum. Foeminae chela digito fixo in tertia antica parte marginis dentarii denticulis quatuor sat magnis armatus; mobilis in tertia antica parte marginis dentarii denticulis mediocribus tribus. Maris palporum articulus primus peculiariter armatus, quod latior sit quam longus, inferne in tuberculum altum elevatus, ea quo tuber- culo appendicula exoritur bifida, ramo superno longiore quam inferno, ambobus scalpri modo dilatatis, hyalinis; secundus articulus inferne sat alte gibbus. Epigynium latum, anterius peracutum; endogynio figu- ram rotundatam delineante. Nympha coleoptrata subeylindrica, postice bene acuta. Scutum dor- suale anticum longius quam latum, postice recte truncatum, setis ver- ticalibus (duabus), humeralibus, scapularibus et medianis bene longis, apice acutis. Scutum posticum anticum latitudine aequans, anterius recte truncatum, vix latius quam longum, postice rotundatum, vix cordatum et in margine postico setis tantum quatuor ornatum, ex quibus laterales medianis maiores. Pars caetera abdominis post scu- tum posticum lata, albicans. Color pedum, rostri et scutulorum sat laete flavidus. Mas ad 1050-1100 p.. long.; 630-650 p.. lat.: Foem. 1100-1120 p.. long.; 600-630 p.. lat.:; Nympha coleoptrata 950 p.. long.; 480 p.. lat. Habitat saepius ad littora maris in Italia meridionale mec non alibi in Europa. Gli esemplari che io possiedo, numerosi, di due località del- V Italia meridionale, cioè di Portici (raccolti sulle rive del mare, fra i sassi) e di Taranto, nonchè quelli che ho trovati nella col- lezione del Thor speditimi di Norvegia, convengono tutti esatta- mente nei descritti caratteri delle zampe secondo paio e dell’epi- stoma, come in tutti gli altri. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 145 Ora POudemans, nell’esemplare maschio raccolto a Nijkerk, sul quale la specie è fondata, rilevò (come descrisse e figurò) lo sprone del ginocchio bifido ed ancora il tubo orale troncato all’innanzi e senza spine. Se questi caratteri sono veramente converrebbe fare una varietà della forma qui da me descritta (var. denticulatus), quando però tali differenze fossero sussidiate da altre abbastanza per giustificare questa distinzione. - Il carattere della speciale armatura del 1° articolo del palpo, nel maschio è particolare di questa specie e tosto la fa riconoscere fra V’altre tutte. Gamasus (Gamasus) exilis Berl. AsBerle:se, A. M. Sc. it. fasc. IV, N. 4. G. aurantiacus, lenissime badius. Mas elongatus, haud humeratus, postice acutus, cylindricus, pedibus longissimis, gracillimis; perfragi- lis. Derma nitidum et lucidum. Setae humerales perlongae, exiles; ver- ticales, scapulares, medianae nec non quatuor in dorso in scuto po- stico quatuorque in extremo postico abdomine longae, exiles; ceterae passim dissitae, mediocres. Sulcus transversus dorsi in utroque sexu perconspicuus, rectus. Pedes antici et postici corporis longitudinem valde superantes; tarsus quarti paris seta una plumosa aliaque tac- tile longissima praeditus. Rostrum longum et gracile. Mas pedibus secundi paris haud incrassatis, exilibus, longis, iisdem foeminae cras- sitie paribus; femure elongato, inferne tuberculo duplice armato, ea quo in quoque apice calcar exoritur, sive primum corniculiforme, co- nicum, acutum, sensim retrorsus directum; secundum (processus axtl- laris) multo minus, dentiforme, retrorsus versum; genu processu minimo, conico, simplice; tibia processu spiniforme, parvulo. Epistoma in utroque sexu anterius productum, processu medio longo, subspathulato, anterius denticulis exilibus quinque terminato; dentibus lateralibus utrinque uno longo, gracile, apice bispino ; caetero margine spinis longiusculis. aliquot terminato. Corniculi labiales maris articulo po- stremo breviter corniculiforme, interne membranula hyalina marginato. Ohela maris (secundum quod in A. M. Se. delineavi) digito firo sat lato, vix apice runcato, sub apicem dente obsoleto armato, caeterum 10 146 ANTONIO BERLESE edentato; digito mobile bene runcato, sub runca denticulis quinque mi- nutis, tertiam anteriorem partem marginis dentarii occupantibus; cal- car latum sed arcte digito mobili adnexum, ne fissuram quidem relin- quens. Chelam foeminae non vidi. Maris articulus primus palporum sat longior quam latus, inferne setis perlongis duabus auctus. Epi- gynium sat latum, fere ut in Eugamasis conformatum; endogynio haud peculiariter ornato. Foemina mare suo parum latior, albida, scutis pedibus rostroque leniter auriantiaceis. Scutum dorsuale anticum longius quam latum, postice recte truncatum; posticum anterius recte truncatum, posterius rotundatum, magnum, cadem latitudine quam anticum, fere aeque lon- gum ac latum, abdomen posticum fere totum obtegens. Setulae hume- rales perlongae; verticales, scapulares quatuorque postici abdominis (duae in scuto postico, duae in extremo abdomine) longae ; ceterae passim dissitae, mediocres. Nympha coleoptrata ignota. Mas ad 530 p. long.; 260 p. lat.; primi paris huius formae pes 800 p.. long.; tarsus quarti paris 350 p.. long.; Foem. 610 p.. long.; 3700 p. lat. Habitat in ligni castaneì putris detritis, Patavii et Florentiae collectus. A torto il Canestrini G. nell’« Acarofauna it. », p. 70, riunisce questa specie al G. attenuatus K. il quale è un Pergamasus e tutto affatto diverso. Questa delicatissima forma, gracilissima e che con troppa faci- lità perde le zampe, tanto che è difficile averne esemplari com- pleti, si trova esclusivamente nei detriti di legno marcio di ca- stagno, che i floricultori usano per le loro culture. È molto raro, pure io ne ho raccolti alcuni esemplari a Padova (nelle serre del R. Orto botanico) e sono i tipici descritti in A. M. Sc. it., nonchè alcuni altri a Firenze, più recentemente, nelle serre della R. Scuola di Pomologia alle Cascine. Trovo che la specie è molto diversa dai Gamasus (s. str.) tipici, non soltanto pel colore aranciato-badio che la avvicina ai Perga- masus, tanto che a prima vista si potrebbe ritenerla pertinente a questo sottogenere, quanto per altri caratteri, come sono, ad es.: ) - dA TA -_ MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 147 la speciale forma del tubo orale, che rammenta quella di Cyrto- laelaps o di Pachylaelaps, come ancora per la chela del maschio, che ha lo sprone confuso col dito mobile senza lasciare fessura alcuna. Pure il solco molto visibile che divide il dorso in ambe- due i sessi è carattere dei soli Gamasus (s. str.) e perciò a questo sottogenere va ascritta la specie. È singolare che non mi sia mai riuscito di trovare la ninfa co- leoptrata od altre forme giovani di questa bella specie. Gamasus (Gamasus) lunaris Berl. A. Berlese, Polim. e partenog. di alcuni acari Gamasidi. (Bull. Soc. Entom. ital., 1882, p. 124 (G. coleoptrat. var. lunaris); Idem, Note acarol., p. 22; G. et R. Canestrini, Gamasi ital., p. 42, tab. VI, fig. 2 (G. rubescens); A. Berlese, A. M. S$. it., fasc. LXIX, N. 6 (G. ru- bescens); A. Foà in Bull. Soc. Entom. it., 1900, p. 144, fig. 10; Oudemans, in Tijdschr. d. Ned. Dierk. Vereen, 2. DI. VII, aft. 2. p. 78 (G. rubescens ex p.). G. pallidissime terreus, subalbicans vel albidus, mas tamen sat san- guineo-pigmentatus; elongatus, subcylindricus postice subacutus (mas) vel recte truncatellus (foem.), sat bene humeratus. Sulcus dorsualis transversus in utroque sexu bene conspicuus, in medio sensim poste rius arcuatus. Adsunt in dorso tantum setae cylindricae, apice cla- vato-plumosulae, sive verticales duae, humerales, scapulares (et medianae in mare tantum) in scuto anteriore nec non quatuor in sceuto postico in quoque serie laterale nec non duae omnino posticae. Corpus antice Fere truncatum, praecipue in mare. Derma nitidum. Maris pedes se- cundi paris vix incrassati; femure calcare sat longo, recto, apice acuto; processu axillare minimo, tuberculiforme, apice subsphaerico ; processubus genuale et tibiale parvulis, conicis, simplicibus. Maris foeminaeque corniculi labiales articulo postremo perlongo, acutissimo, simplice. Maris palporum articulus primus saltem triplo longius quam latus, inferne vix lenissime bituberculatus et bisetus. Epistoma (maris, Foem. et nymphae) anterius in mucronem acutum desinens, interne carinatum, utrinque margine sat dense et bene serrulato-denticulatum. Chela in mare, foemina et nympha col. statura conformis digitisque bene runcatis, sat elongata. Maris digito fixo dentibus magnis tribus, 148 ANTONIO BERLESE aequedissitis; digito mobile dente unico magno, anterius via ultra dimidium marginis dentarii; calcar longum, optime a costula digiti mobilis seiunctum lataque fissura discretum. Foeminae chela elongata, digito fixo denticulis quinque in dimidia parte antica marginis den- tarii, runca apicale subbiloba, diastemate sub runca profundo, inter runcam et denticulum robustum lateralem excavato ; digitus mobilis basi latus, dentibus tribus magnis, aequedissitis armatus. Epigynium latum, tamen processu medio anteriore in spinam longam producto; endogynio in figuram subovalem obscuriorem manifesto. Nympha coleoptrata mor colore scutorum eorumdemque fabrica di- stinguenda. Color pedum, rostri et scutorum laete aurantiaco-rubescens. Corpus sat elongate cylindricum, postice bene acutum. Scutum anti- cum longius quam latum, posterius arcuatim truncatum, arcu eodem posterius inflero, fere ut in Cyrtolael. nemorensi. Scutum dorsuale posticum valde quam anticum strictius, anterius arcuatim excavatum, postice rotundatum, magnam abdominis postici partem nudam relin- quens. Scuta et caeterum dorsum pilis tantum parvis, simplicibus, aequedissitis ornata; apicalibus quatuor et humeralibus tamen ali quanto longioribus. Mas ad 710 p.. long.; 420 wp. lat.; Foem. ad 1030 p.. long.; 550 |. lat.; Nympha coleoptr. ad 700 p.. long.; 420 p.. lat. Habitat in fimetis, rarior quam G. coleptr., G. fimetorum, G. reticulatus ; nympha coleoptr. aliquando dipteris migrandi causa ad- nexa, in tota Italia et alibi in Europa. Canestrini e Fanzago (Acar. ital. 1877, p. 46) parlano di un acaro che ascrivono al Gamasus nemorensis Koch (1) trovato in tre esemplari sotto le ali di un moscherino del genere Pterospylus. Si tratta invece della ninfa della presente specie, come io ho potuto più volte riconoscere raccogliendo appunto moscerini forse del ge- nere indicato dai detti autori e talora con uno, più spesso con due ninfe coleoptrate della specie qui indicata, aderenti col loro rostro, alla base dell’addome al ventre, tenendo stretti i peli del. l’ospite fra le loro chele. (1) La precedente descrizione data dai due autori spetta realmente al Cyrto- laclaps nemorensis Koch e così la sinonimia. e | podio MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 149 La specie è piuttosto rara e si trova nelle concimaie, rari poi sono specialmente gli adulti, mentre le ninfe coleoptrate sono spesso alquanto più abbondanti. Possiedo esemplari di varie regioni d’ Italia ed anche di Nor- vegia (inviatimi dal Thor), tutti conformi. La ninfa coleoptrata subito si riconosce per lo speciale arco all’ indietro fatto dallo spazio lineare che intercede fra lo scudo anteriore dorsale ed il posteriore, nonchè al colore ranciato ca- rico, alla grandezza del rostro ed ai movimenti poco vivaci. Tutte le forme presentano la caratteristica di una chela man- dibolare molto allungata e grande in proporzione alle specie con- generi. Non vi ha che il G. hamatus il quale possa rivaleggiare per ciò col G. lunaris. La ninfa coleoptrata ha una chela non meno grande di quella della femmina adulta, sebbene la statura del corpo sia di molto minore ed inoltre i denti sono tutti più robusti. Il dito mobile ne reca tre di assai grandi, disposti a regolari distanze fra loro e dalle estremità; il dito mobile ne reca cinque i quali occupano i due terzi anteriori del margine dentario. Particolarmente fog- giato è poi il primo articolo dei palpi nella ninfa coleoptrata, il quale è tronco conico, molto più largo alla base che all’apice, dove reca una breve setola portata da un poco elevato tubercoletto, e di poi, veramente sull’orlo superiore dell’articolo vedesi un pic- colo dente sul lato inferiore, subito dopo la detta setola. I cornicoli labiali sono lunghi, acuminati, robusti quanto quelli degli adulti. Ho avuto torto di chiamare @. rubescens questa specie negli A. M. Sc. It. attribuendola ai Canestrini e passare in sinonimia il mio G. lunaris, perchè da ricerche fatte accuratamente ho po- tuto rilevare che la mia nota sul Polim. e Parten. dei Gamasidi, dove la detta specie è descritta sotto il nome di G. coleoptr. var. lunaris, è stata presentata dal Prof. G. Cavanna, segretario della Società Entomol. ital., alla detta Società nell’adunanza del 20 di- cembre 1881 (Vedi « Boll. Soc. Entomol. ital. » vol. 14, 1882, Atti, p. VIII). La memoria dei Canestrini citata (Gamasidi ital.) ha veduto la luce solo nel febbraio 1882 e fu presentata alla Società Veneta-Trentina di Sc. nat. anche più tardi, come si ri- leva dagli atti e dalla data degli estratti. 150 ANTONIO BERLESE Quanto agli autori più recenti, ho già detto nel « Redia », vol. I, p. 279, quanto segue : « Nel Tijschr. d. Ned. Dierk. Vereen, 2, DI. VII, aft. 2, p. 78. POudemans confonde il Gamasus brachiosus col G. lunaris (G. ru- bescens G. R. Can.) e con un Cyrtolaelaps che egli chiama spinipes, riferendolo al Koch. L’Oudemans afferma che il G. brachiosus è la ninfa coleoptrata maschile del G. lunaris ed inoltre che il maschio del G. lunaris è una forma che descrive e figura, ma che appar- tiene invece al gen. Cyrtolaelaps, subgen. Gamasellus e, sebbene affine al G. falciger G. R. Can., ne è però distinta e forse è NUOVA... Quanto al vero maschio del Gamasus lunaris esso è figurato dalla signora Anna Foà (loc. cit.) e descritto anche, per quanto non troppo bene ». Gamasus (Gamasus) hortivagus Ber]. A. Berlese Acari Nuovi. Manip. I, in « Redia » 1904, p. 240. G. terreo-badius, mas quam foemina obscurior, latus, ovatus, sub- piriformis, tamen postice sat acutus, vix humeratus. Derma sat ni- tidum. Setulae corporis parvulae, in dorso aequedissitae, tamen ver- ticales, humerales, scapulares, medianae nec non quatuor (in mare, duae in foemina) in seuto posteriore dorsi nec non quatuor in extremo margine corporis postico, aliaque impare anale omnibus cylindricis, apice vix barbatulis, caeteris saltem duplo longioribus. Scuta dorsualia intersese bene spatio sat lato rectilineo seiuncta ; in foemina scutum dorsuale posticum magnum, marginibus lateralibus et postico minute crenulatis. Mas scuto sternale ad coxas quarti paris bene a caetero abdominale distineto propter sulcum vel vittam nudam rectilineam. Pedes secundi paris in mare via incrassati, dermate scabro, setis minusculis ornati ; calcare femurale sat longo, vix incurvo, apice ro- tundato s processu arillare sat valido, dimidiam fere longitudinem femuralis aequante, ad apicem in globulum subsphaerieum desinente ; processu genuale conico, apice subcapitato, acuto, mediocre ; processu tibiale codem genus subconforme, sed minore. Palporum articulus pri- mus in mare cylindricus, longior quam latus, inferne scabrato-bituber- iiaaà MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 101 culatus, tuberculis via elevatis, quoque setam simplicem, parvam ge- rente. Maris corniculi labiales articulo postremo simplice, acuto, den- tiforme. Maris epistoma via anterius productum, trispinum, spinis mediocribus, lateralibus acutis, divergentibus, media caeteris minore, subobtusa ; foeminae conforme sed margine ultra dentes laterales den- ticulis aliquot minimis et obsoletis aliquando armato. Chela in utroque sexu statura par, tamen in foemina latior ; maris digitis sat runcatis, praecipue mobile; digito fixo diastemate sub runca magno, deinde dentibus duobus magnis in quarta antica parte mar- ginis dentarii, caeterum edentato ; digitus mobilis basi constrictus, deinde dilatatulus, sub apicem dentem maiorem gerens, caeterum eden- tatus ; calcar longum, late ad basim a digito mobile discretum, sub apicem digiti adnexum. Foeminae chela digitis sat runcatis, mobile dentibus tribus magnis in antica tertia parte marginis dentarii armato, fixo dentibus duobus mediocribus sub apice. Epigynium trianguli aequilateri more configuratum; endogynium peculiariter armatum, quod e margine inferno secundum lineam semicircularem plures oriantur processus (circiter sex vel septem) denticuliformes, fuscescentes, bene chitinei, anterius directi, aliquo ex mediis tamen apice bifurcato, deinde in superficie anteriore endogynii eiusdem utrinque duo sunt curtissimae spinulae conicae et perbreves. Nympha coleoptrata pyriformis, ad latera et postice rotundata, tota pilis minutissimis obsita etiam in dorso. Scutum anticum aeque longum ac latum, margine postico vix posterius sensim arcuato, bene a scutulo posteriore discretum. SNcutum posterius antico valde stri- ctius, anterius arcuato-truncatum, deinde totum semicirculariter con- figuratum, in marginibus lateralibus et postico minutissime crenula- tum. Derma scutulorum sat conspicue areolatoscabratum. Setae verti- cales quatuor, mediae sat longae ; humerales, scapurales et mediae caeteris longiores, apice clavato-plumosulae, sat magnae. Scutum posticum setas praebet sat magnas tantum in angulo antico- laterale, caeterum totum pilis simplicibus, parvis est vestitum. Pedes saturate flavido-badii; scuta dorsualia flavida. Mas ad 980 p. long.; 570 p. lat.; Foem. ad 1150 p. long.; 750 p.. lat.; Nympha coleoptr. ad 820 p. long.; 550 1. lat. Habitat sub foliis emortuis et putrescentibus, in hortis, « Firenze ». 152 ANTONIO BERLESE Possiedo parecchi esemplari di questa bellissima specie che però è molto rara. Li raccolsi tutti nei giardini di Boboli e della R. Stazione in Firenze, sotto le foglie putrescenti nell’autunno ed inverno. L’acaro non è molto agile e si distingue tosto fra quelli del sottogenere per la tinta molto carica del tegumento dell’adulto, specialmente del maschio, tanto che si avvicina al- quanto ai Pergamasus. Mentre Varmatura delle zampe secondo paio può essere para- gonata a quella di altre specie congeneri, senza però essere iden- tica con alcuna, è invece specialissima ed affatto caratteristic: Varmatura dell’endoginio, inquantochè sul suo margine inferiore è armato di una fila di alti processi dentiformi, oscuri, evidente- mente bene chitinei, i quali si dirigono tutti all’innanzi e sono in numero di sei o sette; alcuni di mezzo appaiono anche legger- mente bifidi. La rimanente superficie dell’endoginio sopra i detti denti reca, di qua e di là della linea sagittale, due cortissime spinette coniche, poco più lunghe che larghe, dirette all’ innanzi. Gamasus (Gamasus) intermedius Berl. A. Berlese Bull. Soc. Entom. ital. 1882 estratto, p. 83 e 50 (G. coleoptra- torum, tritoninfa); Idem in « Redia », 1904, 240. Oudemans, Tijdsch. v. Entom. v. 45, p. 9, 33, 1902 (Parasitus mustelarum (Nomen nudum); Idem Acarid. von Borkum und Wangeroog. p. 78, tab. II, fig. 1-5. (10, IX, 1904. (Paras. mustel.). G. saturate terreus vel carneo-terreus, ovato-ellipticus, postice suba- cutus, sat humeratus, praecipue mas. Derma, praecipue dimidi antici dorsi magis in mare quam in foemina profunde areolato-scabratum. Margo corporis qua re minute scabrato-serrulatus et setis mediocribus, aequedissitis ornatus. In foemina in margine postico pili nonnulli sunt exiles et sat longi. Setae humerales sat longae, apice subplu- mosulae. Maris scutum dorsuale posticum punctulato-scabratum. Der- ma pedum secundi paris in mare areolis latis impressum. Pedes secundi paris in mare femure calcare pervalido, runcato, apice subro- tundato, nec non axillare curte fungiforme ; genu processu obsoleto, tuberculiforme, lato; tibia processu truncato-conico, sat conspicuo, apice subplano vel subbilobo. Epistoma trispinum, spina media cae- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » EDS teris longiore, exile, lateralibus acutis, longis, ewilibus; in nympha spina media caeteris duplo longior, ewillima, apice acuta; in foemina via caeteris longior, apice truncato. Corniculi labiales maris simplices. Maris palporum articulus primus curtus, latus, inferne, ad basim tuberculo lato, parum elevato, spinis curtissimis duabus, appressis armato; anterius vix tuberculo scabratus. Chela maris curta, robusta, digitis bene runcatis, firo quam mobilis longiore, interne dentibus magnis duobus, uno in tertia antica marginis dentarii parte insito, altero in tertia postica; digitus mobilis dentibus magnis duobus, an- teriore denti apicali sat appresso, posteriore ad basim. Calcar cum digito mobile confusum sed interea foramen perfecte ovale, sat latum relinquens. Chela nymphae coleoptratae valde quam adulti minor, digito fixo tridentato, mobile dentibus tribus magnis. Epigynium sat codem G. coleoptratorum subsimile, sed minus angulatim acutum. Nympha coleoptrata crassa, lata, pedibus robustis et sat brevibus; scutis, rostro pedibusque testaceo-fiavidis. Scutum dorsuale posticum fere longius quam latum, trigono-rotundatum, non nimis quam anti cum strictius. Dorsum totum setis minusculis obsitum, nec non setis aliquot maioribus ommnino ut in nympha coleoptr. G. coleoptra- torum. Mas ad 90 p. long. ; 450 p.. lat.; Foem. ad 900 p. long. 560 p. lat. Nympha coleoptr. ad 790 w.. long.; 450 p. lat. Habitat in fimetis totius Italiae et alibi; nympha coleoptrata etiam migrandi causa insectis, praecipue Coleopteris adfira. Conosco questa specie da lungo tempo e ne ho descritto anche gli adulti fino dal 1882, aggregandola però al G. coleoptratorum, dal quale invece è distintissima. L’ acaro apparisce meno agile e svelto del G. coleoptratorum, appunto pel corpo più grosso e spe- cialmente più largo e depresso e per le zampe più corte e robuste ed è infatti meno agile nei movimenti, anche la sua ninfa coleop- trata. La pelle che riveste il dorso è certamente molto più rigida che non nelle altre specie del gruppo e tutta scabra per foveole rotondeggianti molto manifeste nello scudo dorsale anteriore e più nel maschio che non nella femmina. Lo scudo posteriore, special. mente del maschio, è poi tutto punteggiato fittamente. La ninfa coleoptrata non mostra cotali impressioni sui suoi scudi dorsali. 154 ANTONIO BERLESE Anche le zampe del secondo paio nel maschio sono impresse di areole allungate, trasversali, specialmente nel femore. Quanto alla peluria che riveste il dorso essa è fatta, nell’adulto, sopratutto da peli piccoli e fitti; nella femmina però si trovano, in prossimità dell’orlo posteriore del corpo alcuni peli lunghetti e molto sottili. Le zampe sono armate di peli molto corti e rigidi. Il colore del corpo, negli adulti, è terreo con tendenza al carnicino. Particolare è larmatura delle zampe del secondo paio nel maschio, che ha uno sprone femorale molto grande e falcato, appena più piccolo di quello enorme del G. furcatus. Invece la tibia ed il ginocchio non hanno che un piccolo tubercoletto tronco-conico. Anche la chela del maschio è caratteristica, soprattutto pel foro ovale che distin- gue lo sprone dal dito mobile, carattere questo che non si riscontra se non nel G. coleoptratorum. La ninfa coleoptrata, che si incontra abbondante nei letamai e molto frequente su varie specie di coleotteri stercorari o necro- fili, è di color aranciato sbiadito e sudicio sugli seudi e sulle zampe. La peluria del dorso richiama molto quella del G. coleop- tratorum minfa, per lo sviluppo delle setole omerali, scapolari, me- diane e delle due dell’orlo posteriore dello scudo dorsale addomi- nale; ma queste setole sono proporzionatamente più lunghe che non nella ninfa del G. coleoptr. e più sottili. L’andatura alquanto pigra e le forme massiccie di questa ninfa la fanno subito distin- guere fra tutte le altre viventi nel fimo. Possiedo esemplari da tutta Italia, ed anche di Norvegia (ninfe coleoptr.); 1 Oudemans trovò ninfe in Germania sulle Mustela. Probabilmente è di tutta Europa. Nelle concimaie è molto comune, sebbene meno del G. coleoptr. e del G. fimetorum. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 155 Gamasus (Gamasus) coleoptratorum (Linnè) Latr. NyMPHA Linnè, Fauna suec. 1198; Idem Syst. nat. (Acarus coleopiratorum); Latreille, Genera Crustac. et insect. (Gamasus); C. L. Koch. C. M. A. Deutschl. fasc. 24, fig. 19 (G. coleoptr.) et alibi aliae species; Miiller Iul. Ins. Epiz. p. 173-176, tab. II, fig. 5a-f (Porrhostaspis stercoraria); Kramer, Gamasiden, (G. similis); Canestrini e Fanzago, Acar. ital. p. 45. (G. similis). ApuLtus Kramer, Gamasiden, 1876, p. 86, t. IV. fig. 26-28 (Gamasus crassus); A. Berlese. Polim. Parten. Gam. (G. coleoptratorum); Canestrini G. et R., Gamasi ital. p. 39, tab. VI, fig. 64-60 ; tab. VII, fig. ba-5e (Ga- masus fucorum); Michael. Obs. Life-hist. Gamasinae (G. coleoptr.); G. Canestrini, Acarof. it. p. 70 (G. fucorum); A. Berlese, A. M. S. it. LXIX, N. 6. (G. crassusy; Oudemans et Voigts, Milbenfauna Bremen, p. 210 (Parasitus bremensis). G. pallide terreus, sat elongatus, subeylindricus, postice subacutus, mas tamen sat humeratus, totus pilis sat densis, curtis, simplicibus vestitus, humeralibus autem caeteris saltem duplo maioribus, apice plumosulis. Mas rostro valde crassiore quam in foemina et colore subbrunneo infuscato. Mas pedibus secundi paris caeteris crassioribus, femure calcare magno, conico, recto, apice acuto, area stridulatoria interiore valde extensa ; processu arillare parvulo, brevissime fungi- forme; genu processu basi lato sed percurto, subovale; tibia processu sat codem genus conforme. Epistoma anterius valde in mucronem altum productum, mucronibus vel denticulis lateribus parvulis vel subnullis, in mare anguliformibus, obtusis. Maris corniculi labiales subsimplices, articulo terminale conico, vix interne membranula parva partim marginato. Primus palporum articulus in mare sat dilatatus; inferne tuberculis duobus conicis, anterius directis armatus, nec non in latere caterno spinis robustis et sat longis duabus praeditus. Maris chela multo quam foeminae validior, permagna, digitis valde runcatis; fixo dentibus magnis duobus, intersese discretis; mobile dente unico magno fere in tertia inferna marginis dentarii parte (alioque minore, vel nullo in parte antica). Calcar arete digito mobili adnerum, sed fissuram foraminis ovalis instar relinquens. Foeminae chela mediocris, digitis sat runcatis, firo denticulis quinque in mar- ginis dentarii dimidia parte antica, mobile in eadem regione denti- 156 ANTONIO BERLESE culis quatuor vel quinque mediocribus. Foeminae epigynium in angu- lum acutum anterius desinens, tamen sat eodem G. magni subsimile. Nympha coleoptrata ovalis, postice subacuta, scuto dorsuale po- stico parvo, subsemicireulare, maxrimam abdominis postici partem relinquente; alba, seutis, rostro pedibusque saturate aurantiaceis. Setae scapulares, humerales et medianae perrobustae, longae, caeterae cor- poris parvulae, rarae. Nympha prima coleoptratae subsimilis sed minor atque scutis duris destituta, tota albido-hyalina. Larva ovalis, humerata, postice setis tribus longis, media longis- sima aucta; tota hyalina. Mas ad 1200 ad 1300 p.. long. ; 620 ad 700 p.. lat.; Foem. 1500 ad 1600 p. long.; 820 ad 860 p.. lat.; Nympha coleoptr. 1300 ML. long.; 800 p. lat.; Larva 600 p.. long.; 350 p. lat. Habitat perfrequens in fimetis, rarius alibi; nympha coleoptrata in fimetis nec non insectis fimicolis, praecipue scarabaeis, migrandi causa adnera. È questa la più grande forma del sottogenere Gamasus (s. str.) e si trova molto comune. Però essa non può essere presa bene a tipo del sottogenere inquantochè il maschio presenta alcuni caratteri che non trovano riscontro in tutte le altre; questi caratteri sono ad es. la grandezza insolita del rostro, nel maschio molto maggiore che non nella femmina e lo sviluppo enorme delle chele maschili, che sono di molto maggiori di quelle femminili. Inoltre il carat- tere del foro ovale intercedente fra lo sprone mandibolare ed il dito mobile appartiene solo a questa specie ed al G. intermedius. Rilevo ancora la incompleta linea divisoria trasversa del dorso, nel maschio, per cui i due seudi dorsali non sono bene distinti fra di loro, anzi sui lati si confondono e solo nel mezzo, un solco arcuato all’ indietro segna il limite fra i due detti scudi. La grandezza di tutto l’animale, la grossezza del rostro segnato in bruno specialmente nelle chele, distinguono i maschi di questa specie da tutte le congeneri. Il dorso è coperto, negli adulti, da fitte e cortissime setole. Le scapolari e le omerali sono tuttavia maggiori, nella femmina oltre a queste sono grandi anche le due mediane. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 157 Il colore degli adulti è molto pallido, quasi bianco sudicio ed il derma non mostra troppo evidente reticolazione. Merita riguardo anche la diversa fabrica dell’ epistoma nei due sessi. Infatti, mentre nel maschio si vede un largo e robusto dente mediano che si prolunga all’ innanzi e termina acutissimo, ma sui lati non fa vedere che due deboli rilievi angolari, quasi denti ot- tusi, nella femmina questi dentelli sono più distinti ed alquanto maggiori e tutto il margine al di là di essi appare minutamente denticolato. L’ epistoma della ninfa coleoptr. mostra un dente maggiore mediano e due piccoli laterali; quello della larva tre pic- coli dentelli eguali. I palpi del maschio sono singolarmente armati. Oltre alle due robuste setole spiniformi che si notano sulla faccia esterna del primo articolo, si vede questo stesso segmento largo, robusto e di sotto fornito di due processi conici, diretti all’ innanzi e vistosi. Della chela nei due sessi e delle zampe secondo paio del maschio si è detto abbastanza. Ninfa coleoptrata. È questa una forma interessante, sia per la sua frequenza anche fuori dei letamai, sugli insetti fimicoli, spe- cialmente coleotteri, sia perchè la più antica conosciuta di tutto il gruppo dei Gamasus, assieme al G. crassipes e perchè presa da Latreille a tipo del genere. Si riconosce tosto, in confronto delle altre ninfe coleoptrate del sottogenere, non solo alla vistosa statura ma sopratutto alla forma dello scudo addominale posteriore ed alle setole che ornano il corpo. Il detto scudo è semicircolare-cordiforme e molto più stretto di quello anteriore, di guisa che lascia molta parte dell’addome sco- perta e rivestita solo da epidermide molle e bianca, carattere cospicuo marcato già dal Linneo nella incisiva sua frase dia- gnostica. Quanto alle setole, tutto il dorso è ricoperto di piccoli peli sem- plici, abbastanza fitti e che pochissimo sporgono lungo l’orlo. del corpo. Senonchè le setole verticali, quelle omerali, le scapolari, le due mediane e due altre dell’orlo posteriore dello scudo di dietro del dorso, sono assai vistose, robuste e lunghe. Per le. setole adunque questa ninfa conviene colla corrispondente del G. inter- 15 ANTONIO BERLESE (@ 0) medius ma non per la statura e per la forma dello scudo dorsale posteriore. Questo invece somiglierebbe a quello della ninfa del G. Thoni e del G. pusillus (che somiglia anche per le setole), ma non convengono nè la statura col secondo, nè questa e neppure le setole col primo. La mandibola ed il tubo orale di questa forma sono molto simili alle corrispondenti parti della femmina adulta. La ninfa prima, non coleoptrata, è a tegumento molle e pellu- cida; in ciò e nella statura soltanto diversifica dalla precedente. La Larva, che misura 600 p.. di lnnghezza per 350 di larghezza, è bianchissima, ialina ed ha il pelo mediano posteriore lungo anche più del corpo stesso, mentre i laterali e gli scapolari non rag- giungono in lunghezza la larghezza del corpo. Anche le altre se- tole, specialmente le due mediane sono vistose. L’ epistoma si mostra prolungato all’ innanzi in una squama trapezoidea, quasi troncata nell’orlo anteriore e quivi armata di tre piccoli denti lar- ghetti, di cui il mediano è appena più robusto dei laterali. Quanto alle dimensioni, le indicate già sono medie. Alcuni esem- plari maggiori mi hanno dato: pel maschio 1280 p.. 700; oppure 1210 X 620; 1200 Xx 630; per la femmina 1500 X 820, oppure 1600 X 860. Una femmina contenente un grosso uovo nel ventre misura 1650 p. per 1100 di larghezza. Questa specie è comunissima in tutta Italia e si può ritenere anche in tutta Europa. Nella mia collezione, oltre agli esemplari di tutta Italia, ne ho anche di altre parti d'Europa, fino di Nor- vegia e non differiscono gran fatto da quelli nostrali. L’Oudemans e Voitgs (loc. cit.) hanno descritto una femmina di questo acaro facendone una nuova specie, sotto il nome di Para- situs bremensis. Io ho avuto, dalla cortesia del Signor Oudemans, VP esemplare tipico e lo ho trovato in tutto conforme agli individui di qui e d’altrove. Si può appena accennare ad una leggerissima differenza nelle spinette laterali dell’ ipostoma, che sembrano di pochissimo maggiori del consueto. Tutti gli altri caratteri con- vengono con quelli del G. coleoptr. Le dimensioni dell’ esemplare anzidetto veduto da me sono 1450 p.. lungh. per 1000 di lar- ghezza. Questa femmina ha un mediocre uovo nel ventre. La sinonimia della presente specie, che col G. crassipes rappre- alati MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 159 senta la prima forma del genere descritta dagli autori è alquanto complicata e mi proverò ad ordinarla brevemente. Linné chiama acarus coleoptratorum (Faun. suec. 11983) un acaro del quale dice « A. rufus, ano albicante » (Syst. Nat. Editio X, T. I, p. 618) e cita Blank., Reaumur, Roesel. Ma Vacaro illu- strato dal Reaumur è invece il Gamaside che si trova sui Bom- bus (Gamasus fucorum D. G.) allo stato di ninfa e quello figurato e descritto dal Roesel (4°, p. 2°, tab. I, fig. 10-15) non mostra il dorso diviso in due scudi, che pur si vedono così bene nella ninfa coleoptrata del vero G. coleoptratorum. Così meno certe od errate sono le citazioni nella Edizione XIII (Gmelin) e conviene dubi- tarne per la massima parte. Ora, prendendo la frase Linneana, il dato « Habitat in Scara- baeis », può essere comune a molte specie diverse ed anche di genere diverso (Holostaspis, Laelaps, Gamasus, etc.) ma la frase «rufus, ano albicante » non si può adattare che alla ninfa coleop- trata del più grosso fra i Gamasus che si trovano sui Coleotteri. Sulle specie fimicole di scarabei specialmente, si trova bensì co- mune anche la ninfa coleoptr. del G. fimetorum ma essa non pre- senta l ano albicante, perciò che lo seudo dorsale posteriore rag- giunge quasi affatto Vorlo estremo del corpo. Altra volta io ho perciò avuto torto (Mesostigm.) di attribuire a quest’ultima specie il nome di coleoptratorum, riserbando quello di erassus (Kram.) alla forma grossa, che è quella appunto che merita più equamente il nome di Gamasus coleoptratorum Linn. Ora, trascurando gli autori più vecchi pei quali è dubbio si tratti realmente della specie in discorso, la sinonimia del G. co- leoptratorum sarebbe quella appunto indicata prima della diagnosi. Gamasus (Gamasus) incertus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. IV, in « Redia », vol. II, p. 166. G. testaceus (foemina pallidior, subalbida) ovalis, postice subacutus (mas) vel rotundatus, non bene humeratus. Derma mnitidum. Mas in dorso fere glaber videtur, exceptis setis humeralibus duabusque prope marginem corporis posticum sat longis ; foemina setulis minimis pau- 160 ANTONIO BERLESE cis ornata, humeralibus longis. Sulcus transversus non bene in foe- mina conspicuus, in mare melius adparet. Maris pedes secundi paris non vidi. Epistoma trispinum, spinis erilibus, lateralibus longis, di- vergentibus; media caeteris longior styliformis. Pedes mediocres. Maris chela digito fixo gracile, runcato, denticulis aliquot obsoletis usque in medio margine dentario aucto; digito mobile melius runcato, stricto, in medio circiter margine dentario dente sat lato, tridenticulato; cactero margine anteriore denticulis nonnullis obsoletis armato. Pri- mus palporum articulus inferne tantum bisetus. Corniculi labiales etiam in mare simplices. Epigynium satis eodem G. runcatelli vel G. parvuli Europae simile. Mas ad 530 p.. long. ; ad 300 p.. lat.; foem. ad 600 p. long. ; 350 wu. lat. Habitat ad « Tjompea » in insula « Giava ». Non possiedo che un maschio ed una femmina ed il maschio non ha le zampe del secondo paio talechè la conoscenza di questa specie riesce incompleta. Anche questa volta ho errato, nella prima descrizione, nella misura del maschio che è riuscita più piccola del vero e la rettifico ora. Gamasus (Gamasus) fucorum (D. G.). De Geer Uebers., VII, tab. 6, fig. 15 (Acarus fucorum); Reaumur Ins. 6, tab. 4, fig. 13, 14; Oudemans in Tijdschr. v. Entomol. 1902, p. 33, tab. 3, fi Vol. I, p. 239. (Gamasus obesus). e. 54-57; A. Berlese in « Redia » (Parasitus bomborum). le] Non syn. Gamasus fucorum G.R. Canestrini Gam. ital. p. 36, tav. IV, VI, VII; G, Canestrini Acarof. ital. p. 70; (Gamasoides fucorum) Oudemans et Voigts. Z. Kenntn. Milbenf. Bremen. p. 228. G. (Nympha coleoptrata) albida, pedibus, rostro et scutis saturate flavido-aurantiaceis; pyriformis, postice rotundata, haud humerata, pedibus longis et robustis. Scutum dorsuale anticum longius quam latum, postice recte truncatum, setulis humeralibus perlongis (300 p.) et robustis, setis scapularibus et medianis valde longis, caeteris ‘scuti huius sat longis, praecipue marginis posterioris (utrinque quatuor) scuti supradicti. Scutum posterius triangulum fere aequilaterum si- stens, anterius recte truncatum, postice acutum (370 long.; 45-50 lat.), 9 MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 161 setis simplicibus mediocribus eadem omnes longitudine, aequedissitis ornatum. Caeterum abdomen totum setulis curtis, e minutissimo scu- tulo quoque oriente, dense vestitum. Pedes, praecipue secundi paris, crassiusculi et robusti. Epistoma in mucronem trigonum anterius desinens. Chela parva sed robusta; digitis subaequalibus, bene runcatis, mo- bile interne dentibus robustis, crassis, tribus; fixo dentibus eadem statura quinque aucto. Scutum anale ovale; sternale longe cordiforme, utrinque longe tripilum. Coxae pedum posticorum valde intersese appressae. Ad 1000 p.. long.; 650 p. lat. Habitat super Bombos in Italia, Gallia, Hollandia alibique. Questo è il vero Acarus fucorum. Il De Geer figurò e descrisse bene la ninfa coleoptrata di que- sta specie. La frase diagnostica è la seguente « Acarus (Fucorum) pallide fuscus flavescens, macula dorsali triangulari obscura, pedibus anticis longioribus ». Egli dice che la dimora naturale di questa forma è in terra, ma che si attacca in gran numero al corpo dei Pecchioni (attorno al collo). L'autore però la confonde per primo col G. coleoptratorum, come, del resto, hanno fatto quasi tutti gli altri in seguito. L’Acarus fucorum di De Geer non è però quello del Fabricius, riportato da Gmelin nella XIII edizione del Systema naturae di Linneo, pel quale è detto (pag. 2931): Acarus fucorum. Habitat in oceani Norvegici fucis. Si tratta quindi di un Halacaride. L’Oudemans e Voigts loc. cit. riferiscono a torto al Gamasus fu- corum di De Geer un Gamasoides che è invece il G. carabi G. R. Can. A tutto oggi non si conoscono gli adulti di questa bella specie, che dovrebbero trovarsi nei nidi di Bombus e non potranno avere dimensioni inferiori a quelle del G. coleoptratorum. Il mio G. obesus non è essenzialmente diverso dal tipico G. fu- corum di cui ho veduto individui di Italia, Francia, Olanda (tipico G. bomborum dell’Oudemans); ma mi sembra alquanto diverso per la maggiore statura 1100 X< 770, specialmente per la larghezza, come pure per la distanza fra le anche del quarto paio, che nel tipico sono molto avvicinate fra loro e nel G. obesus sono invece 1l 162 ANTONIO BERLESE discoste non meno delle altre, come pure pei peli dello scudo an- teriore e dello sternale più lunghi. Può essere si tratti di sem- plice varietà. Quanto alla femmina del G. obesus ricordata in « Redia », loc. cit. ho dovuto convincermi che si tratta invece di un vero G. co- leoptratorum. SUBGENUS Eugamasus Berl. Gamasus (part.) Auct. Eugamasus. B e r 1 e s e, Mesostigmata p. 62. Scutum dorsuale in utroque sexu duplex, in foeminis ut in subgen. Gamasus divisum, in mare sulco tantum exile in partes duas sepa- ratum. Derma totum (in adultis) sat dure chitineum; in nymphis co- leoptratis minus chitineum quam in iisdem specierum ex subgenere Gamasus ; in adultis sat terreo depictum, vix reticulatum vel sub- mitidum. Maris pedes secundi paris ceteris vix crassiores, femure valido, calcareque femurale pollicipato, plerumque magno; ceteris sat ut in subgen. Gamasus conformatis; adcessoris nullis. Tarsi utriusque sexus apice spina saltem unica (plerumque duabus) validiore, breve semper aucti. Chela maris calcare digiti mobilis propter longam fissuram per- conspicuam sat a digito eodem discreto. Corniculi labiales in utroque sexu conformes, segmento basale om- nino cum hypostomatis corpore confuso, ita ut unisegmentati adpa- reant, sive corniculo terminale tantum constituti. Foemina scutis metasternalibus (paragyniis) semper perconspicue a scuto sternale separatis et distinctis. Epigynium bene a scuto ventrale separatum et distinctum. Scutum ano-ventrale bene conspicuum. Nymphae secundae sat iisdem ex subgenere Gamasus similes sed minus bene chitineae. Species typica: Gamasus magnus Aramer. Ho istituito questo sottogenere (1892) prendendo a tipo spe- cialmente il Gamasus magnus del Kramer, ma vi ho aggiunto non felicemente, tratto in errore dalle non buone figure del Michael, AE O SR IRR MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 165 il Gamasus terribilis di questo autore del quale, invece, molto a proposito l’Oudemans fa il genere Zuryparasitus che rientra in tutt'altro gruppo. Soltanto di presente ho aggiunto alla specie tipica altre forme che vi si avvicinano molto convenientemente. Il sottogenere è, intanto, certamente intermedio fra i Gamasus (s. str.) ed i Pergamasus, ma è più accosto ai primi dai quali qualehe specie si distingue con una certa difficoltà. Gli Eugamasus si accostano ai Gamasus (s. str.) sia pel colorito poco accentuato degli scudi, il quale varia dal terreo al ranciato, ma però è sempre più carico che non nei Gamasus (s. str.), come per la armatura del secondo paio di zampe nel maschio e per qualche altro carattere di minor rilievo. Per converso, la più robusta chitinizzazione della corazza negli Eugamasus importa, in ambedue i sessi una più netta distinzione dei diversi scudi fra loro e questi sono così molto bene definibili e distinti, appunto come si vede nei Pergamasus. Così ad es.: lo scudo ano-ventrale delle femmine (fig. 21) è per- Fig. 21. — Gamasus (Eug.) furcatus G. R. Can. femmina disegnata dal tipico Parasitus Evertsi Oud., per mostrare gli scudi ventrali e la loro reticolazione. fettamente circoscritto nel suo contorno laterale e posteriore ed è distinto dall’epiginio per mezzo di un larghetto spazio trasverso 164 ANTONIO BERLESE di cute molle. Ancora lo scudo sternale si vede molto bene se- parato dai paragini in modo non dissimile da ciò che è nei Per- gamasus ed inoltre gli scudi peritrematici, parapodici etc. sono bene circoscritti e definibili. Il solco dorsale, che separa il notocefalo dal notocastro è, nei maschi, rappresentato da una semplice linea, però molto accentuata, e nelle femmine questi due scudi sono tra loro separati da spazio larghetto, occupato da cute molle, appunto come nei Gamasus (Ss. str.). Questi caratteri distinguono assolutamente gli Eugamasus dai Per- gamasus e quello che si riferisce al maschio separa gli Eugamasus dai Gamasus (Ss. Str.). Inoltre la speciale fabrica dei cornetti labiali merita osserva- zione inquantochè non trova riscontro in altri sottogeneri. Infatti, in altri gruppi generalmente il cornetto labiale dei ma- schi presenta un segmento basale (quello su cui il cornetto è pian- tato) lunghetto e bene separato dal corpo dell’ ipostoma. Invece negli Hugamasus maschi questo segmento basale è pressochè nullo, di guisa che il cornetto apicale sembra sorgere direttamente dal corpo dell’ ipostoma (vedi fig. 2, c). Se a ciò aggiungi la nessuna differenziazione del primo articolo dei palpi maschili si avrà altro carattere di confronto coi Gama- sus (Ss. Str.). L’epistoma è, generalmente, a tre punte, con quella di mezzo maggiore delle altre. Quanto alle zampe, quelle del secondo paio nel maschio sono sempre molto più robuste che non nei Gamasus, nei quali esse non superano o superano di poco per grossezza quelle delle altre paia. Però larmatura delle zampe stesse può essere ricondotta alla generale disposizione che si vede nei Gamasus, (s. str.) salvo che lo sprone femorale è sempre molto robusto e foggiato a pol- lice, con piccola radula stridulatoria subapicale. Mancano i pro- cessi accessori, ma il Gam. magnus mostra qualche piccolo pro- cesso al tarso. Le ninfe coleoptrate sono molto più difficili ad incontrarsi che non i rispettivi adulti e ciò fa supporre che esse non abbiano attività migratorie così cospicue come per talune specie di Gama- sus (s. Str.) si vede; d’altro canto esse sono sempre meno bene MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 165 protette da scudi duri di quello che non sieno le corrispondenti dei Gamasus (s. str.). Per tale particolarità gli Eugamasus si acco- stano ai Pergamasus. In questo gruppo stanno specie di dimensioni mediocri e grandi. Non ne conosco di piccole, bensì di gigantesche, come è il Gam. immanis Berl. che raggiunge e supera i due millimetri e mezzo di lunghezza, mentre la specie più piccola a me nota, il G. chorto- philus ha già una femmina di circa 800 p.. Le specie del gruppo si possono così distinguere: CONSPECTUS SPECIERUM SUBGENERIS EUGAMASUS. A) MARES. IScatura ultra 2000 p. 0:00. 0 i Gr IMMANIS. Bert. — Statura non ultra 1500 p., plerumque ad 1 mill. vel minus. 2 2. Tarsus secundi paris basi spina robusta, plus minusve deflexa, brevezaperacuta ornabpusie e > La lee a Pro — Tarsus secundi paris tantum pilis simplicibus basi ornatus (apice tamen robuste Spnosus) .. 0 a Tal. aa 4 3. Adest corniculus acutus in axilla inter processum axillarem et femur. Ad 830 p.. long. . . . . G. KRAEPELINI Brl. — Femur tantum calcare et processu axillare, nullo denticulo in axilla ad femur. Ad 1300 p.. long. . G. MAGNUS Aram. 4. Sternum figura obscuriore annuliforme inter secundos et ter- tios pedes signato . . . . . G. CORNUTUS G. E. Can. — Sternum nulla figura obscuriore depietum . . ...0. 5 5. Epistoma bispinum; digitus fixus chelae latus, apice securi- formis, truncatus; calcar femurale maius, falcatum . . . e ta BUROATUS GR Can. — Epistoma saltem trispinum; digitus fixus chelae runcatus vel oblique truncatus, non apice dilatatus ; calcar mediocre. 6 6. Epistoma trispinum, margine caetero serrulato-denticulato. Pal- porum articulus secundus inferne sub apicem dente robusto Riau Vel e e e ee RX CURRENSK BI: — Epistoma margine ultra spinas integro. Palporum articulus SCENIOUSEITCEMIS A e RIONI e 166 ANTONIO BERLESE 7. Palporum articulus primus inferne seta simplice nec non spina perrobusta, acuta, sat longa armatus. Ad 1180 p.. long. «LESENE OO MEN I LI — Palporum articulus primus inermis. Ad 700 p. long. . . . MER nl Lt RR CHORRHOPELOSSO bB) FOEMINAE. 1. Statura ultra 2000 p.. long. (2700 p.). . . GG. IMMANIS Bri. — Statura non ultra 1500 pe. 0... e 2. Epigynium insolitae figurae, anterius non acutum, sed dilata- tulum, tridentatum, usque inter secundas coxas productum. Seli ai la e COORNULUS ia GO — Epigynium consuetae tigurae, apice attenuatum, peracutum, non ultra tertios: pedes produetum. ©... 5. Scutum dorsuale posticum strietum, triangulum elongatum si- stens, postice acutum. . .. . .°. G. ExCURRENS bri. — Scutum dorsuale posticam magnum, quam anticum latum, po- Stice late ‘rotundatumi "pr ba 4. Epistoma antice ogivale, una spinula media ceurtula, acuta ar- MAtu è. RE ea e A RSG CHORTHOBHIEUSEBL =Kpistoma: trISpimostdmme i.) a RA e SALO SANO TE ANI 5. Epistoma spina media caeteris longior, peracuta. Femur secundi paris inferne spina valida armatum. Ad 1500 p.. long. . . SI Re Ri le e SONE NIVEA — Epistoma spina media caeteris. minor (vel nulla?) apice trun- CAB e TI E TAR OR RRIE a a 6. Pili dorsi ut in subgenere Gamasus (sive nonnulli caeteris ma- iores) apice clavato-barbatuli . G. FURCATUS G. KE. Can. — Pili dorsi simplices, omnes intersese statura et fabrica sub- pares, mumerost ci... © 06 KRAEPREINISDAI: MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 167 Gamasus (Eugamasus) Qudemansi Ber!. Oudemans, Notes on Acari, eighth series (« Tijdschr. d. Ned. Dierk. Ve- reen. ». DI. VIII, Afl. 2) p. 75, tab. V, fig. 5-14 (Parasitus emarginatus) ; A. Berlese, Acari Nuovi, manip. II. (in « Redia » 1903), p. 280. G. Sat pallido-terreus, bene et aeque villosus, subeylindricus (mas). Mas pedibus secundi paris sat valide incrassatis, femure grosso, dente femulare validiore, pollicipato, incurvo, radula stridulatoria su- bapicale; processu axillare subeylindrico, breve, apice recte deplanato; genu processu lato, subcylindrico, tamen ad apicem latiore quam ad basim; tibia interne inermi, externe sub apicem et ad marginem in- ferum processu breviter conico; tarso leniter falcatim incurvo, apice (quantum video) inerme. Chela digito mobile valde quam fixus cur- tiore, bene runcato, lato, dente magno ad tertium circiter anteriorem marginem dentarium, caeterum edentulo; calcare valido sat lata fis- sura a digito usque ad tertium anteriorem digiti eiusdem discreto; digito fixo apice sat incurvo, truncato, interne denticulis aliquot aucto. Epistoma anterius angulatim valde productum, dentibus minimis duo- bus lateralibus, medio autem magno, acuto. Primus palpi articulus inferne spina validiore, acuta auctus, sat incurvus, haud tuberculi- gerus. Cornieuli labiales simpliciter conici, elongati. Nympha coleoptrata sat elongato-ovalis, scuto dorsuale postico magno, subsemicirculare, maiorem dorsi postici partem occupante; sceutis dorsualibus ambobus sat longe et dense villosis, setis. omnibus statura paribus, humeralibus tamen longioribus. Mas ad 1180 p.. long.; 680 y.. lat. — Nympha col. ad 900 p.. long. Habitat in nidis Talpae, ad « Bremen ». Ho stabilito questa specie sugli esemplari maschi inviatimi dall’Oudemans, distinguendola dal Gamasus emarginatus del Koch, al quale POudemans stesso la voleva ascritta. Ho già detto (« Redia » loc. cit.) che la ninfa coleoptrata de- scritta e figurata dal Koch e da me sotto il nome di Gamasus emarginatus è tutt'altra cosa e molto maggiore di statura e proba- 16° ANTONIO BERLESE ( bilmente appartiene a quei Gamasoides dei quali nulla si conosce in più che le sole ninfe coleoptrate (1). Ho tolto le figure e la descrizione relative al maschio dagli esemplari gentilmente inviatimi dall’Oudemans, i quali erano in istato sufficiente per trarne i disegni qui allegati. Quanto alla ninfa coleoptrata riferisco la descrizione che ne dà lo stesso Oudemans (loc. cit. p. 76) ed allego figura tolta dai suoi esemplari. « Dorsal side. There are two dorsal shields, the anterior one occupying the greater part, the posterior one the smaller part of the dorsum. Between the two shields a wide band of unprotected skin. Six vertical bristles are directed forward, two strong shoulder-bristles outward. Further each of the two shields is provided with four irregular transverse rows of bristles. AIl the bristles are distally somewhat hairy, (fig. 6). The poste- rior half of the sides and the unprotected skin behind the poste- rior dorsal shield bear bristles too. Between the legs 1 and 2 the distal end of the peritrema is visible. On the ventral side (fig. 7) the nympha shows a long sternal shield, provided with 8. hairs, two small inguinal shields, and an anal shield with the usual three hairs and a large ceribram behind the postanal hair. This portion is so large, that it may occasionally be observed on the dorsal side. (sel fig. 5). The epistoma (fig. 5) is tridentate, the central cusp somewhat blunt, the lateral cusps small. The mandibles are of the usual type. The mawrillae (hypostoma fig. 7) shows horns (outer malae) of the usual type, and middle-sized pointed transparent inner malae, provided with a semicircular thin membrane with feathered edges. The palps are long (fig. 5) but do not show anything peculiar. The legs are long and slender, except those of the 2d pair (fig. 5) which are somewhat thicker ». (1) Perciò la sorpresa dell’Oudemans (loc. cit. pag. 76) provocata dall’uso della potassa caustica e dallo scudo dorsale rotondo anzichè troncato e la conse- guente critica al Koch ed a me sono fuori di posto per ora. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 169 Gamasus (Eugamasus) chortophilus Berl.. A. Berlese, Acari Nuovi; Manipulus II, N. 62 (in « Redia » 1904, p. 262). G. terreo-flavidus, elongatus, agilis, sat longe villosus, praecipue postice. Mas pedibus secundi paris mediocriter incrassatis, sat longe et dense villosis; femure vix crassiore quam genu, calcare femurale polliciforme, vix incurvo, radula stridulatoria subapicale, minus bene conspicua; processu axillare elongate subconico, runcatim ad calcar femurale retrorsus plicatum, apice acutum; genu et tibia inferne cal- care breviter conico, acuto auctis; tarsi apice utrinque spina sat robusta, longa terminati. Chela digito mobile vix quam fixus cur- tiore, apice bene runcato, dente unico sat magno in medio margine dentario praedito, calcare usque in medio digito producto (ibique cum digito eodem confuso) fissura sat magna discreto; digito fixo apice valde incurvo, recte truncato, dente magno in medio margine dentario, aliisque minimis subapicalibus. Foemina scuto ano-ventrale longius cordato-trigono; seuto postico dorsuale magno, fere ad ertremum abdomen producto. Epigynium sat eodem G. magni simile, sed valde angustius et elon- gatius nec non paragyniis latioribus nymphisque parum interius di- latatis, spatium subrectangulum occludentibus. Tarsi secundi paris ut in mare spinosi. Epistoma in utroque sexu anterius unimucrona- tum, spina media parva, acutissima. Nympha coleoptrata adultis suis multo minor et elongatior, po- stice acuta; scuto dorsuale postico magno, rotundato, parvam dorsi partem nudam relinquente; scutis dorsi ambobus sat dense villosis, setis longiusculis, omnibus tamen intersese longitudine subparibus, humeralibus tantum ceteris longioribus. Scuta pedesque sat aurantiaca. Epistoma ut in adultis. Mas ad 700 p.. long.; 350 p.. lat.; Foem. ad 780 pr. long.; 400 p.. lat.; Nympha coleoptr. ad 580 p.. long.; 300 p. lat. Habitat. Plurima collegi erempla in detritis foeni, ad terram, in stabulis agri Patavini. 170 ANTONIO BERLESE La specie è distintissima dalle affini del sottogenere, tra le quali è la minore, per quanto di dimensioni non troppo piccole ma anzi discrete. L’armatura delle zampe del maschio, come delle chele ete. di- stinguono benissimo questa specie dalle congeneri. Ho raccolto un gran numero di individui di ambedue i sessi ed anche di ninfe, nei detriti di fieno a terra, nelle stalle sotto le greppie, assieme al Laelaps miles Berl. ed altri Gamasidi spe- ciali di quell’ambiente. Tutti gli esemplari che possiedo proven- gono dal Padovano, ma in collezione trovo ancora una femmina ed una ninfa coleoptrata raccolte, come afferma il cartellino, nei detriti di legno di castagno marcio a Firenze, (Giardino di Boboli). (Gamasus (Eugamasus) Kraepelini Berl. A. Berlese in « Redia», vol. II, p. 232. (3. testaceus, vel pallide terreus, vix humeratus, postice sat latus, mas tamen vix subacutus. Pili corporis, praecipue in margine postico, sat longi, cylindrici, numerosi. Mas pedibus secundi paris sat incras- satis, femure calcare femurale polliciforme, subrecto, cylindrico, apice rotundato, hoc et calcare axillare fere ut in G. cornuto conformatis, sed dente robusto, conico in axilla eadem processus axillaris, ad fe- mur aucto; genu tibiaque processubus longis, conico-rotundatis. Tarsus ad basim, interne, spina perrobusta, breve, acutissima, fere ut in G. magno armato. Epistoma maris anterius in spathulam fere di- latatum, anterius dentibus tribus latis, via elevatis, intersese magni- tudine subaequalibus terminatum; foeminae simpliciter spinis duabus peracutis anterius armatum, media (nisi fallor) nulla. Chela maris digito fixo multo mobilem superante, subrecto, apice rotundato, in tertio apicale margine dentario, denticulis aliquot minimis serrulato, caeterum edentato; digito mobile exile, apice sat runcato, interne via denticulis aliquot in medio fere margine dentario armato; calcare valde digito eodem adpresso, ita ut vix fissura difficilius conspicua adpareat. Foemina sat ovalis, haud humerata, postice rotundata, scuto dor- suale postico magno, eadem latitudine quam anticum et totum dimi- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 171 dium posticum abdomen obtegens. Epigynium sat eodem G. magni subsimile, sed acutior. Tarsi secundi paris apice spinis sat robustis duabus armati. Mas ad 830 p. long.; Foem. ad 950 pu. long. Habitat in Germania (Hasburg). Ho avuto due femmine ed un maschio perfettamente conservati dal sig. Kraepelin, colla sola indicazione « Hasburg ». Dalla descrizione e dalle figure apparisce la affinità di questa specie col G. magnus, dalla quale però difterisee non solo per la statura notevolmente più piccola, ma per molti altri caratteri dei due sessi per cui ne è assolutamente distinta; tra questi enumero: La forma dell’epistoma, diversa nei due sessi e colla punta me- diana eguale alle laterali o mancante. Circa la mancanza della punta mediana nella femmina sono tuttavia in dubbio perchè nel- l’unico esemplare che veggo dal dorso poco discerno e può essere che essa si trovi molto deflessa in basso, sempre però, assai pic- cola. Inoltre la peluria del corpo, molto ricca è composta di peli robusti, quasi cilindrici e lunghetti più che in altre specie del sottogenere. Il maschio ha speciale armatura delle zampe del secondo paio. Per la setola spiniforme, acutissima del lato interno del tarso, alla sua base, richiama V identica disposizione del G. magnus. Di- versa è poi anche Varmatura del femore, simile a quella del G. cornutus per lo sprone ascellare ma diversa, per ciò che esiste un processo dentiforme acuto, molto bene visibile, che sorge dall’ascella fra Vascellare ed il femore. I processi del ginocchio e della tibia sono conici, brevi, molto addossati al segmento che li porta e con dentello piccolissimo nel loro margine interno. La chela del ma- schio è diversa da quella del G. magnus e di altre specie e basti la figura a dimostrarne la fabrica ed armatura. Sopratutto speciale è la quasi totale fusione dello sprone col dito mobile, talchè ri- mane una appena visibile e strettissima fessura evanescente a di- stinguere i due pezzi. L’epiginio ricorda quello del G. magnus, ma ne diversifica per peculiarità che appaiono dalla figura. La specie è dedicata al Ch. Kraepelin, assai ben noto pei suoi importanti lavori di entomologia. 172 ANTONIO BERLESE Gamasus (Eugamasus) furcatus G. R. Can. G. et R. Canestrini, Gamasi ital. p. 49, tab. VI, fig. 9a 9d; G. Cane- strini, Acarof. ital. p..76; A. Berlese, A. M. $c. it. fasc. LXVIIEI, N. 4; QOudemans, Notes on Acari, Fighth series (Tijdschr. d. Ned. Dierk. Ver. (2) DI. VIII. Aft. 2, p. 81 (Parasitus Evertsi). G. ochraceo-terreus, ovatus vel lenissime cylindricus, aliquando foemina subpyriformis ; mas postice subacutus; vix humeratus. Sulcus dorsualis transversus in mare bene conspicuus; in foemina scuta dor- sualia sunt intersese bene discreta spatio lineare nudo, rectilineo. Dor- sum setis sat magnis indutum, omnibus fere plus minusve apice cilia- tulis. Adsunt tamen setae caeteris robustiores sive: verticales, humerales, scapulares et medianae în scuto anteriore; in scuto posteriore autem non- nullae extremi abdominis nec non impar postanalis. Derma reticulatum. Maris pedes secundi paris valde incrassati et magni, femure calcare maximo, bene falcato, apice obtuso; processu axillare breve, sat grosso, cylindrico, apice rotundato; genu processu brevissime conico, tuberculi- forme; tibia sub apicem, inferne processu conico mediocre armata. Epi- stoma variabile et in mare diverse fabricatum quam in foemina; in mare anterius stricte productum, denique sat longe bispinum, spinis extrorsus directis; in foemina vel truncatum, ad latera utrinque spina sat longa et acuta armatum, vel etiam spina media praeditum, plus minusve deflera, variae longitudinis, spinis lateralibus semper curtiore, ali- quando subbifida. Maris chela multo robustior quam foeminae. Di- gitus firus peculiaris fabricae quod percrassus, fuscus sit, rectus, anterius pedis instar deflexus, apice recte truncatus, externe (in pedis calcaneo) mucrone acuto praeditus, denticulo parvo in medio margine dentario armatus; digitus mobilis firxo curtior, bene runcatus, acu- tus, pallidus, in tertia antica parte marginis dentarii. dente ro- busto armatus; calcar longum, usque ad summum fere digitum pro- ductum, strictam fissuram cum digito relinquens. Foeminae chela (secundum G. R. Canestrini) digito mobile tridentato, dente postico coeteris maiore ; digito fixo dente robusto uno aliisque minutis. Epyginium sat codem G. magni conforme, sed angulo acutiore (in typicis). Nympha coleoptrata ignota. CU) MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 175 Mas ad 820 p.. long.; 470 |. lat.; Foem. ad 930 p.. long.; 620 p.. lat. Habitat in muscis et sub foliis emortuis in Italia, Austria, Gal- lia, Norvegia. Il maschio è subito riconoscibile al corpo robusto e grossetto, ma soprattutto alla speciale conformazione della chela ed alla armatura delle zampe del secondo paio, nonchè all’epistoma. In- vece la femmina non presenta caratteri molto rilevanti; d’altronde è facile a confondersi con qualche altro Eugamasus. Io ho esaminato l'esemplare tipico (femm.) del Parasitus Evertsìi Oudem. molto cortesemente inviatomi dall’autore stesso, ma non vi ho trovato serie differenze con questa specie. Ho poi esemplari di Norvegia ed altri raccolti nel bosco Cansiglio (Veneto), i quali ho potuto comparare coi tipici del Trentino donatimi dallo stesso ‘anestrini. Mi sono convinto che le femmine possono variare al- quanto nella larghezza del corpo, nella lunghezza delle setole, come ancora nella larghezza dell’epiginio che, ad es. negli esemplari di Norvegia è più larghetto che non in quelli tipici. Lo stesso di- casi del Gamasus Evertsi dell’Oudemans, che proviene di Francia. Quanto .alle dimensioni delle femmine che ho veduto, eccone alcune. Tipico Gamasus Evertsi 1030 |. long.; 680 p. lat.; Esemplari del bosco Cansiglio 1050 p.. long.; 650 p.. lat. (Maschio 950 x 500); Esemplari di Norvegia (dei quali si è disegnata anche la chela della femmina ed il suo tubo orale, nonchè l epiginio) misurano : 1030 X 650. Gamasus (Eugamasus) cornutus G. R. Can. CanestriniG. et R., Gamasi ital., p. 50, tab. VI, fig. 8; G. Cane- strini, Acarof. ital. p. 76; A. Berlese, A. M. $. it. LXVII, N. 3; Oudemans in Tjidschr. V. Entomol. 1902, p. 34, tab. 4, fig. 58-68 (Parasitus cornutus). G. testaceus vel testaceo-favidus, rarius subrufescens; sat pyrifor- mis, postice acutulus, totus pilis longiuseulis obsitus. Mas pedibus secundi paris crassiusculis, femure inferne calcari pol- liciformi, subrecto mediocri aucto; processu arillari parvulo, conico, 1Uygi ANTONIO BERLESE calcari supradicto valde appresso; genu sub apicem inferne processu stridulatorio parvulo; tuberculiformi; tibia, sub apicem inferne pro- cessu stridulatorio conico, mediocri, acuto. Epistoma recte anterius truncatum, dentibus duobus ad angulos praeditum, eaxterne directis; dens medius nullus vel perobsoletus. Palpi articulo primo inferne bi- seto, haud tuberculato. Corniculi labiales articulo postremo acuto, conico, interne membranula semicirculari dilatato. Chela digitis sa- turate badiis, calcare lato, apice bifurco, dente uno digito mobili adnexo, altero libero; dente mobili haud apice runcato, sed in den- tem introrsus producto, denteque latiori sed parum elevato in tertia antica parte marginis dentari insito; digito firo apice attenuato, sub- truncato, dentibus nullis sed margine dentario varie undulato-crenulato, denique in laminam sat altam elevato. Foemina epistomate tridentato, dente medio magno, lato, anterius truncato vel nullo. Chela multo minor quam in mare, digito mobile sub runcam tridentato, dentibus validis intersese discretis, postremo circiter in medio margine dentario insito; digito firo tantum denti- culis mediocribus duobus sat sub apicem ‘insitis, sed via quartam anticam marginis dentarii partem occupantibus; margo ceter subrectus. Scutula genitalia paragyniis longe trigonis; epigynio anterius valde producto, apice in dentibus tribus desinens, lato, paragynia et fis- suram genitalem partim obtegente. Nympha coleoptrata adulto vix minor, lata, posterius rotundata, pilis longiusculis sed adulti valde exilioribus ornata, sceuto dorsuali postico trigono-semicirculari; sternali longe cordato ut in ceteris nym- phis coleoptratis. Color scutulorum vix terreo-flavescens. Mas ad 1000 p.. long.; 600 pu. lat.; foem. ad 1000 p. long.; 750 p. lat.; nympha coleoptrata ad 950 p. long.; 600 p.. lat. Habitat. Plura collegi exempla in muscis nemoris « Cansiglio » alibique in agro Veneto nec non in muscis ad « Tiarno » (Trentino); vidique alia aliunde. Questa singolare specie è alquanto piriforme. Il corpo stesso termina posteriormente con un angolo abbastanza sensibile e quivi sporge (dallo seudo ventrale dietro lano) una setola impari gros- setta, come si vede anche in altre specie del sottogenere Gamasus. Infatti alle scapole trovasi una setola cilindrica assai lunga e x evtà di Ma da) MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 109 molte altre sono sul dorso; specialmente nella parte posteriore, sporgendone alcune assai oltre il margine di dietro. Gli scudi dorsali, ho già detto nei caratteri del sottogenere che sono distinti, cioè nettamente separati il cefalotoracico dall’ad- dominale. Essi finiscono, nel punto di contatto, con una linea as- solutamente retta. Nelle femmine ovigere, per la dilatazione del- l’addome essi sono discosti alquanto Vl uno dall’altro, ma nei maschi, nel più dei casi, sono contigui od il posteriore penetra alquanto sotto l’anteriore. Nel maschio, ho già descritto lo sterno e le parvenze, che mostra (a proposito dei caratteri del sottogenere). Le zampe del secondo paio sono alquanto robuste e fanno ve- dere uno sprone femorale che ha veramente la forma di un pol- lice. Inoltre vi ha un processo ascellare addossato al precedente e col suo asse maggiore a questo parallelo ed è conico, acuto e mediocre. Il ginocchio reca al di sotto, assolutamente in prossi- mità del margine anteriore un processo breve, cilindrico e poco vistoso. La tibia ha, al di sotto, presso il margine anteriore, un robusto dente conico. Dell’epistoma e dei palpi (primo articolo) ho già detto. Molto singolare è la chela mandibolare, che si vede di molto maggiore di quella della femmina, ciò che non accade pei Gama- sus del gruppo crassipes ed, ancora, le dita sono molto densa- mente colorate in rosso bruno. Speciale forma ed insolita ha lo sprone, il quale è largo, bene chitineo, terminato all’ innanzi in una forca di cui un ramo è libero, Valtro si attacca al dito mo- bile. Avverto però che per vedere bene cotale sprone bisogna considerare la chela da varii punti di vista. Il dito mobile è run- cinato all’apice, ma non ricurvo a falce o ronca. Esso è quasi sden- tato, salvochè a circa un terzo anteriore del margine dentario il margine stesso si eleva in un dente molto largo ed acuto. Il dito fisso è retto, assottigliato all’apice e quivi troncato. Il suo margine dentario è tutto accidentato, ma non mostra speciali e veri denti. Nella femmina l’epistoma fa vedere anche un largo dente me- diano, ma non sempre, chè il più delle volte esso è ripiegato al- l’ingiù nè si scorge bene. In un esemplare io lo ho potuto vedere discretamente, ma all’apice per l’appunto esso era rotto. 176 ANTONIO BERLESE La chela, di cirea metà più piccola di quella del maschio, ha l’ordinario aspetto ed è denticolata come ho già accennato. Negli scudi sessuali noto che i paragini non terminano (insieme) all’ innanzi acuti, ma abbastanza rotondati, come è rotondato il margine posteriore dello sterno. I paraginii stessi sono molto al- lungati e diretti molto obliquamente all’ innanzi. L’epiginio poi è assai lungo, giungendo a metà della fossa pedale del secondo paio; esso è, all’ innanzi allargato e quivi termina quasi tron- cato, senonchè si finisce veramente con tre larghi denti. Con questa parte apicale l’epiginio stesso ricopre quasi intera- mente la fessura sessuale. Quanto al colore, in tutti gli esemplari che possiedo esso è molto pallido, cioè appena terreo, mescolato a poco rosso, più raramente è testaceo. La ninfa coleoptrata ha la forma degli adulti, sebbene sia al. quanto meno larga (come pure le ninfe nude); essa è fornita di molti peli al dorso ed al ventre, lunghetti, ma tutti esili e seto- liformi, non mai cilindrici e robusti come nell’adulto. La forma degli scudi dorsali apparisce bene dalla figura. Quanto a quella dello seudo sternale essa corrisponde alla tipica di tutte le ninfe coleoptrate (V. G. coleptratorum). Il colore degli scudi è appena terreo. Habitat. Ho raccolto la specie nei muschi degli alti monti. Ho esemplari del bosco Cansiglio (1000 m.) nei quali le femmine sono lunghe 1100 p.. e larghe 700 p.; altre più piccole lunghe 950 p., larghe 600; il maschio lungo 1000 p.. largo 600. Fem- mine di Tiarno (Trentino) Innghe 950; larghe 600; oppure 1000; larghe 750. Possiedo ancora altri esemplari di ambedue i sessi che ho tro- vato nella mia collezione ma colla sola indicazione di località « Veneto » nè so più precisamente di dove essi provengano. Ritengo però che la specie sia Alpina (Tiarno 2000 m.). L'Oudemans la rinvenne in Olanda ed in Germania ed io ne ho veduto d’Austria e di Germamia, inviatimi dal Kraepelin. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 77 Gamasus (Eugamasus) magnus Kram. Kramer, Gamasiden, p. 91, Tav. 5, fig. 14 et 33; A. Berlese, A. M. Sc. it., fasc. XIII, N. 5, 6; G. Canestrini, Acarof. ital. Gamasini, p. 68; Oudemans, Entomol. Berichten, p. 86; 17, VIII, 1903; et Acariden von Borkum u Wangeroog, p. 81, tab. III, fig. 15-18, (G. trieuspidatus). G. testaceus, mas tamen saepius via fuscior; bene humeratus, post humeros sensim attenuatus, postice subacutus. Mas pedibus secundi paris valide incrassatis, femure praecipue grosso ; calcare femurale perrobusto, falcato, apice subacuto (radula stridulatoria apicale), in margine interno gibboso-tuberculato; processu axillare sat magno, subeylindrico, superne truncato, vix dilatato; genu processu stridulatorio vix elevato, lato, non veram apophysim simu- lante; tibia inferne processu ovale perconspicuo, elevato, basi strictiore; tarso spina calcariforme acuta externa ad basim articuli insita, recte in angulum plicata, anterius directa; denique tuberculo minimo ante spinam praedictam elevato, apice spinis duabus sat validis aucto. Epistoma trispinum, spinis wvalidis, rectis, sat appressis, longis; media tamen longiore. Chela digito mobile altero valde breviore, dente unico sat ab apice remoto, valido aucta; calcare digito codem sat ad- presso, fissura longiore, recta distineto; digito firo apice subtrun- cato-angulato; dente magno subapicale sat acuto, postea denticulis aliquot minimis sub diastemate conspicuis. Foemina minus humerata, post humeros sat elliptica, non tamen pyriformis, sed cylindrica, postice rotundata, scuto dorsuale postico magno, posterius, rotundato, parvam dorsi partem nudam relinquente. Epistoma ut in mare. Pedes secundi paris tarsi apice ut in mare ar- mato; tamen femure inferne sensim tuberculato e tuberculo spina va- lidiore acuta, porrecta; genu pariter armato. Chela eadem maris vix minor, digitis elongatis, acutis, incurvis; digito mobile interne in media parte apicale tridentato; fixo dimidio apicale margine dentario dentibus quinque aucto. Epiginium latius trigonum, antice acutum, lateribus arcuatis ; paragynia perstricta; nymphae maiores, ante- rius strictae, denique post dimidium epyginium dilatatae, intersese adprorimatae et fere concurrentes, obscuriores. 12 178 ANTONIO BERLESE Mas ad 1300 p.. long.; foem. ad 1500 p.. Habitat ad terram in humo in Italia boreale, in Germania nec non alibi, haud frequens. Questo bel Gamasus che si incontra non troppo frequentemente ed in Italia solo nel settentrione è di statura rispettabile e su- bito si riconosce al colore ed alla forma punto dilatata del corpo che nei maschi è anzi ristretto alquanto dopo le scapole e ter- mina posteriormente acuto. Ambedue i sessi sono a corpo piuttosto cilindrico. Nel maschio il solco trasverso dorsale è poco marcato, certo gli scudi non sono separati, ma lo sono nella femmina, sebbene di poco e lo seudo posteriore è molto ampio. Caratteristiche della specie sono il tubo orale trispinoso, con spine acute lunghe, e le laterali sottili, la media maggiore e più larghetta. Inoltre lo sviluppo considerevole delle zampe secondo paio del maschio, il cui femore è molto ingrossato ed oltre all’ar- matura dei singoli articoli, soprattutto la spina robusta, quasi sperone, che si trova al lato interno, presso la base del tarso. Essa è un processo molto acuto, piegato ad angolo retto a circa un terzo dalla sua base. Non trovo tale appendice che in questa specie. Anche lepiginio è molto caratteristico, sebbene varii di poco fra individui raccolti in località diverse. Esso si riconosce tosto per la notevole ampiezza dell’ angolo, che nella forma da me presa per tipica (Padova), descritta negli A. M. Se. it. arriva quasi al retto ed ancora per la configurazione delle ninfe nello stesso organo ses- suale. Queste, ristrette all’innanzi, si allargano, nella’ metà poste- riore dell’epiginio, in due larghe espansioni rotondate, le quali molto si accostano fra di loro nella linea mediana, fino quasi a toccarsi e sì vedono bene per trasparenza. Noto finalmente l’ar- matura del femore e del ginocchio nella femmina, i quali due ar- ticoli recano un piccolo rilievo tubercoliforme inferiormente, sul quale è piantata una robusta spina acuta e lunghetta. I non molti esemplari che possiedo, per la maggior parte fem- mine, differiscono fra loro qualche poco, per dimensioni e per fa- brica dell’epiginio, tanto che merita tenerne conto. Gli esemplari di Padova hanno le seguenti dimensioni: Maschio Ste MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 179 lungo 1300 p..; largo 660 p.. Femmine lunghe da 1300 L. per 780 di larghezza; fino a 1350 p. per 780 p. Esemplari di Campomolino (Trevisano) hanno femmine maggiori e maschi più piccoli. Le prime fino a 1550 di lunghezza per 900 di larghezza; i secondi 1200 p. di lunghezza per 630 di lar- ghezza. Quanto al Parasitus tricuspidatus descritto dall’Oudemans, race- colto a Borkum, esso è certamente da attribuirsi a questa specie. Vidi, per cortesia dell’Oudemans, un solo esemplare femmina e non troppo bene conservato. Questo non differisce essenzialmente dalle forme nostrali e pel suo. epiginio si avvicinerebbe alla var. monticola, senza però essere identico. D'altronde la spina me- diana del tubo orale è alquanto maggiore di quello che si veda comunemente. La femmina da me veduta misura 1450 p. di lunghezza, per 900 p.. di larghezza. 4 Altre forme ho dovuto raccogliere sotto una varietà, sopratutto per differenze di struttura; questa è la seguente: Gamasus (Eugamasus) magnus var. monticola n. var. Foemina epigynio angulo anterius sat acutiore quam in typico nymphisque posterius minus intersese appressis. Maris calcare aril- lare superne melius rotundato. Foem. ad 1300 p. long.; 800 p. lat. Habitat. Foeminas duas, marem unum collegi in nemore « Can- siglio ». Gamasus (Eugamasus) immanis Berl. n. sp. (Spicilegia zoolog. in « Redia » vol. I, N. 2, p. 262, 1903). G. flavidus, mas tamen subtestaceo depictus. Mas pedibus secundi paris leniter incrassatis; femure calcare va- lidiore, polliciforme, incurvo, apice acuto (radula stridulatoria api- cale); processu axillare parvo, apice subtruncato acutulo; genu pro- cessu stridulatorio minuto, tuberculiforme; tibia processu conforme 180 ANTONIO BERLESE sed vix longiore, anterius parum producto. Tarsus tantum ad apicem robuste biunguis.Epistoma late trigonum, anterius acutum, lateribus serrulato-denticulatis. Chela digito mobile vix runcato, in medio mar- gine dentario dente maiore aucto, caeterum edentulo; calcare digito eodem valde adpresso. Digitus fixus mobilem superans, apice. haud incurvus, acute ad apicem bidentatus, sub apicem serrulato-undulatus nec non in medio margine dentario dente sat valido auctus. Foemina pyriformis, crassa; scuto dorsuale postico fere in trian- gquium aequilaterum conformato, lateribus posticis undulato-rotun- datis, magnam dorsi postici partem nudam relinquente. Epistoma in mucronem subacutum desinens, lateribus et apice denticulatis. Pedes secundi paris tarsorum apice ut in mare spinis duabus armati. Epi- gynium longe trigonum , lateribus undulatis; paragynia perstrieta; angulus sternalis subevanescens; endogynium subdiscoidale, simplex; summum uteri foramen pilis minimis umiseriatis marginatum. Chela eadem maris maior, digitis exilibus, bene runcatis; digito mobile in- terne dentibus aequedissitis; firo sud apicem bidenticulato, denique (ad pilum sensorium) subintegro, postea dentibus duobus validioribus armato. Species ingentis magnitudinis, inter congeneres maxima. Mas usque ad 2350 w.. long.; 1300 p. lat. — Foemina usque ad 2700 p.. long.; 1750 p. lat. Habitat. Septem vidi foeminas collectas in Norvegia, duasque in « Islanda », (quas mihi misit cl. Halbert) maresque duos collectos in Norvegia, cum foeminis supradictis a Cl. Sig. Thor mecum benignis- sime communicatos. Questa è la più grande specie del genere, tanto che supera di quasi un millimetro in lunghezza lo stesso gigantesco G. Theseus. Il maschio, di cui vidi due bellissimi esemplari, è di forma ovata, posteriormente subacuto. La linea di divisione degli scudi dorsali è quasi retta, solo nel mezzo appena areuata indietro. Tutto il dorso è ornato di peli mediocri. Le zampe del secondo paio sono, proporzionatamente, non molto grosse. Il femore porta un robusto sprone alquanto arcuato all’in- nanzi dove termina acuto e reca una piccola radula (non però striata). Quasi alla base di questo sprone, più che dalla ascella, MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 181 nasce il processo ascellare, molto breve e terminato da una ra- dula piatta, quasi troncato. Il ginocchio ha un piccolo tuberceolo stridulatorio, non striato, troncato e brevissimo. Quello della tibia è, invece, più lunghetto, troncato obliquamente e rivolto verso l’avanti; esso è circa nel terzo anteriore della faccia inferiore della tibia. Il tarso è breve e non ha tubercolo di sorta ma solo peli. Solo all'estremità reca i soliti due robusti denti ai lati del- lambulacro. L’epistoma è largo, terminato in un angolo poco meno che retto e con una punta acuta ma brevissima; i margini laterali sono ar- mati, abbastanza più sotto dell’apice, da dentelli minuti; però, più in basso i margini stessi sì innalzano in una prominenza al- quanto più vistosa. La chela ha dita non troppo gracili. Il dito mobile è piegato discretamente a ronca nel suo apice. Un solo grosso dente acuto sta alquanto sotto della metà del margine dentario. Lo sprone è larghetto ma lo veggo molto addossato al dito mobile, così che non sembra visibile la fessura. Il dito fisso è alquanto più lungo del mobile, è quasi diritto e termina con due denti. Sotto questi il margine dentario è tutto ondulato fino nel mezzo dove reca un solo dente mediocre. La femmina è molto panciuta, ed assume la forma di una pera allungata. Lo scudo dorsale posteriore può essere circoscritto da un triangolo equilatero, ma presenta i margini alquanto ondulati e abbastanza curvati ad arco verso l’esterno. L’epistoma è più rotondato all’ innanzi che non nel maschio e non termina con una sola punta, ma con un orlo di piecole spi- nette. Gli scudi genitali mostrano i paragini molto stretti ed affatto trapezoidali. L’epiginio è piuttosto acuto, coi margini alquanto on- dulati; la punta brevissima. Si vede Vendoginio più oscuro, pic- colo e di forma rotondeggiante, e presso il suo margine inferiore si scorge l’orifizio dell’ovidotto, fornito di minutissime appendici piliformi, disposte fittamente in una sola linea trasversa. La chela è più grande di quella del maschio e colle dita più gracili, ambedue di eguale lunghezza e bene runcate all’apice. Il dito mobile presenta tre denti robusti, fra di loro ad eguale 182 ANTONIO BERLESE distanza e che occupano più di metà (anteriore) del margine dentario. Il dito fisso ha due piccoli dentelli sotto l’apice, quindi una parte del margine dentario integra, nel cui mezzo nasce il pelo sensorio; di poi, discosti tra loro, due grossi ed acuti denti dei quali ultimo cade sotto la metà del margine stesso. Il colore è, nelle femmine (scudi, rostro, zampe), di un bel giallo paglierino; nei maschi si arrossa alquanto divenendo appena un poco più testaceo. Ho dato più su le dimensioni massime. Gamasus (Eugamasus) Trouessarti Berl. A. Berlese e Trouessart Diagn. d’Acar. nouv. (Gamasus thalassinus). Nomen praeoccupatum; A. Berlese, Mesostigmata, p. 67.; R. M o- niez, Acar. marins còtes Boulonn, p. 8 (Gamasus fucorum var. (8). G. flavidus, mas tamen testaceo-favidus. Mas pedibus secundi paris modice incrassatis; femure calcare polliciforme, valde incurvo, apice acuto; processu axillare subbiar- ticulato, apice conico; genus et tibiae processubus stridulatoriis mini- mis, tuberculiformibus; tarso apice sat valide biungue; tibiae mar- gine summo lateraliter sat dilatato. Epistoma latum, anterius spinis brevissimis tribus, aliisque lateralibus minimis serrulatum. Palporum articulus secundus inferne gibbosulus (sub apicem) ibique spina brevis- sima et pilo contiguis ornatus. Chela calcare bene a digito mobile seiuncto, fissuram relinquente; digitus mobilis bene runcatus, pera- cutus, in medio margine dentario dente unico, valido armatus; digitus fixus subrectus, apice non incurvus oblique truncatus, in medio mar- ginis dentarii dente validiori armatus. Foemina ovata, sat elongata, postice rotundata, scuti antici dor- sualis angulis posticis valde rotundatis; scuto dorsuale postico longe trigono, stricto, postice acuto, magnam dorsi postici partem nudam relinquente. Epiginium sat latum (fere ut triangul. aequilaterum) apice dente curtulo, lateribus valde undulatis, duris. Paragynia longe tri- gona, valde stricta. Angulus sternalis difficilius conspicuus, latissimus; endogynium vix conspicuum, parvulum, subrotundum, simplex. Epi MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 183 stoma latum, vix anterius rotundatum, totum serrulato-denticulatum. Uhela cadem maris maior, digitis bene runcatis; mobile interne crasse tridentato, fixo sub apicem bidentato, denique dentibus tribus validis armato. ; Mas ad 1120 p.. long.; ‘590 p.. lat.:; — Foem. ad 1200 p.. long.; 650 w.. lat. Habitat in Gallia; mares tres foeminasque duas vidi collectas in Norvegia a CI. Sigism. Thor. Questa specie, di grandezza mediocre è tosto riconoscibile per la forma dello scudo posteriore dorsale della femmina. Quanto al maschio bisogna ricorrere alla solita minuta osserva- zione delle zampe e delle parti boccali. Il maschio è piuttosto allungato e tinto di un colore traente al testaceo-badio, con che si avvicina ai Pergamasus omopodi, ma però è molto più chiaro. Esso di dietro è subacuto. Le zampe del secondo paio sono mediocremente grosse ed arcuate bene solo nel femore. Infatti lo sprone è robusto, incurvato a ronca ed acuto all’apice. Il processo ascellare piccolo, biarticolato, conico. Piccolissimi poi, affatto tubercoliformi quelli della tibia e del ginocchio. (Il tarso ha le due solite unghie spiniformi ter- minali). Epistoma ad angolo quasi retto, con tre punte apicali piccole e qualche denticolazione lateralmente. Il secondo articolo dei palpi, è al suo estremo, nella faccia infe- riore alquanto rigonfio e su questa gobba porta una robusta e bre- vissima spina conica, accanto alla quale sta una brevissima setola. Nella chela è degno di nota il dito fisso che supera il mobile in lunghezza e termina troncato obliquamente, facendo anche un pic- colo dentello sotto la troncatura. Segue, ad un terzo (anteriore) circa del margine dentario, un robusto dente acuto, appena sopra il quale nasce il pelo sensorio. Il resto del margine dentario è ap- pena rilevato ed integro. Femmina in forma di ovale allungato, coi margini quasi paral- leli, di dietro rotondata. Lo sendo dorsale anteriore è largo, breve e cogli angoli posteriori smussati; lo scudo dorsale posteriore ha forma di lungo triangolo isoscele, termina acuto, ha i lati rettili- 154 ANTONIO BERLESE nei ed essendo molto più stretto del precedente, lascia gran parte del dorso posteriore scoperta. L’epiginio è largo, coi margini undulati, rinforzati internamente da orlo chitinoso lineare anche più ondulato e spesso. I paragini sono a forma di triangolo, perchè il lato spettante alla fessura genitale è quasi nullo. L'angolo che essi fanno è molto ampio, quasi di due gradi. Osservo una prominenza a forma di gobba sul dorso dell’anca quarto paio. Epistoma anche più largo e rotondato che non nel maschio e tutto denticolato all’orlo, più irregolarmente che non nel maschio. La chela mandibolare è più. grande che non quella maschile, col dito mobile fornito di tre denti robusti dei quali 1’ ultimo cade circa nel terzo posteriore del margine dentario. Il dito fisso ha tre denti piccoli all’ innanzi e due dopo, come dimostra bene la figura. Oltre agli esemplari tipici, già studiati in collaborazione col Ch.®° Trouessart, altri ebbi di Francia e sono stati, come i tipici raccolti sulle rive del mare. Imoltre ebbi parecchie femmine e ma- schi dalla Norvegia. Anche il Moniez lo trovò in Francia sulle rive del mare. SUuBGENUS Amblygamasus Berl. (Gamasus ex p. C. L. Koch, C. M. A. Deutschl.; G. Canestrini, Acari nuovi e poco noti et Acarof. Sicula; A. Berlese, A. M. Sc. it. Me- sostigmata; « Redia » vol. I, fasc. 2, pag. 235. Parasitus ex p. Oude- mans, Tijdscrift voor Entomol. 1902). Scutum dorsuale in foeminis integrum, in maribus sulco percon- spicuo transverso in partes duas saepius divisum. Derma totum, in adultis plerumque bene chitineum, saturate (an semper?) badio fuscum. Corpus anterius, supra scapulas plerumque latum, recte truncatum, praecipue in maribus, postice plus minusve obtuso-rotundatum vel sub- acutum. Pedes secundi paris in mare mediocriter incrassati, femure gracile, dentibus vel calcaribus nullis, tantum tuberculis obsoletis ar- mato. Tibia et genus processubus falcatis, acutis, validis, plerumque re- trorsus recurvis ornata. Segmenta haec crassiora sunt quam femur. Ars Me e. > MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 155 Rostrum percrassum et robustum. Ceterum ut in subgenere « Pergamasus ». Species typica: Gamasus dentipes Lock. Anche questo gruppo si distingue assai bene fra gli altri che rientrano insieme nel genere Gamasus. Non ho proceduto a separare il Gamasus dentipes del Koch (0 meglio il G. tiberinus di Canestrini) da me descritto negli A. M. Se. It. dagli altri Gamasus perchè non possedevo che questa unica specie. Ora però, per le ricerche dell’Oudemans che rinvenne due altri Gamasus affini, uno dei quali egli riferisce al G. dentipes del Koch distinguendolo dal G. tiberinus Can., il gruppo si isola assai bene ed è arricchito di tre specie distinte, alle quali io sarei pro- penso di aggiungere il mio G. Sagitta; del quale però non conosco il maschio. Ci sono intanto affatto ignote le forme giovanili, ma si può ri- tenere di non andare molto errati supponendo che non sieno troppo diverse da quelle dei Pergamasus. CONSPECTUS SPECIERUM SUBGENERIS AMBLYGAMASUS A) MARES. 1. Secundi paris genu lateribus inermibus. Ad 850 p.. long. dr NO rit ar ITBERINUS: Cit. — Secundi paris genu lateraliter tuberculo vel squama auctum. Wiel0odssJonp.i li 2 2. Femur secundi paris externe sub apicem processu complicato armatum. Epistoma trispinum. Ad 1120 p. long. . Oa . G. DENTIPES K. — Femur secundi paris lateribus inermibus. Epistoma quinque- spinum . . . . . G. SEPTENTRIONALIS (et var.) Oud. B) FOEMINAE. 1. Epiginium latum; endogynium spinis quinque anterius armatum. Ad:009 prolong: ia onere SAGIITA Bol 186 ANTONIO BERLESE — Epigynium strictum; endogynium inerme vel tantum processu posteriore bicorne. Ad 900 vel ultra 1000 p.. long. . . 2 2. Epigynium et endogynium fere ut in G. hamato. Epistoma tri- spinum. Ad 900 p.. long. . . . . . G. TIBERINUS Can. — Epigynium et endogynium fere ut in G. Theseo sed epigyn. strictius. Epistoma quinquespinum. Ad 1600 p. long. . elena aa Gi SEPTENTRIONATIS(6 Val.) On: Gamasus (Amblygamasus) tiberinus Can. G. Canestrini Acari nuovi o poco noti, p. 697; idem Acarof. ital. p. 68. } ; J A. Berlese-A. M. Sc. it. fasc. 68, N. 2 (Gamasus dentipes). (G. saturate badius; mas longe ovatus, humeratus, postice subacutus, anterius latus; foem. ovalis. Dorsum totum pilis simplicibus parvis dense vestitum. Mas pedibus secundi paris mediocriter incrassatis, femure inferne tuberculis rotundis obsoletis duobus sat intersese ap- pressis; genu inferne processu longo, erecto, corniforme, apice acuto; tibia magna, inferne in dentem permagnum, longe triangularem, vix in latere interno mucrone insignitum, peracutum, retrorsus via dire- ctum aucta, nec non in latere externo ad maioris dentis basim denticulo conico, breve, armato. Epistoma trispinum, spinis lateralibus medio- cribus, media iisdem saltem quadruplo longiore, lata, aucta. Chela maris (secundum figuram in A. M. Sc. it. insitam) digitis ambobus bene runcatis; fixo toto margine dentario serrulato-denticulato; mobile dente uno magno ad tertiam circiter partem anteriorem marginis dentarii. Foeminae chelam non vidi. Epigynium sat eodem G. hamati sub- simile, sed aliquanto strictius. Mas ad 850 p. long.; 450 p. lat.;. Foem. ad 900 p. long.; 500 |. lat. Habitat in agro romano. Ho tolto le figure e descrizione dai tipici regalatimi dal Cane- strini e perciò non ho potuto dare la figura della chela femmina perchè nell’ unico individuo che possiedo le mandibole sono così nascoste che avrei dovuto correre pericolo di guastarlo affatto. Ho avuto torto altra volta di richiamare questa specie al G. dentipes del Koch, il che mi è avvenuto perciò che non avevo MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 187 conoscenza del vero G. dentipes. Solo molto tempo dopo, quando per la cortesia dell’Oudemans ho potuto vedere la specie che proba- bilmente vide anche il Koch, mi sono convinto, su consiglio del- l’Oudemans, di separare nettamente le due specie che in realtà sono distintissime. Negli A. M. Se. it. ho anche designato i corniculi labiali del maschio, i quali sono semplici, ed ancora il palpo che mostra il primo articolo con due lievi tubercoli setigeri alla faccia inferiore. A parte il G. Sagitta del quale non si conosce il maschio, certa- mente in confronto delle altre due specie di Amblygamasus il tibe- rinus differisce per statura molto minore, per armatura molto più semplice delle zampe secondo paio del maschio e per la chela di questo sesso. Per mio conto io non ho mai raccolto questa specie. Essa fu tro- vata solo dal Canestrini a Ponte Molle presso Roma. Gamasus (Amblygamasus) dentipes Koch. C. L. Koch. C. M. A. Deutshl. fasc. 26, N. 1; Oudemans. List of Dutch Acari. (Tijdschr. v. Entomol. 1902), p. 38, tab. 4, tig. 85, 86 (Parasitus dentipes). G. saturate badius. Mas ovatus, sat elongatus, postice subacutus, humeratus, antice sat latus; foem. elongate pyriformis, postice sat rotundata. Pili dorsi simplices, densi, aequedissiti. Pedes secundi paris in mare magni sed modice incrassati.. Femur inferne tuberculo nullo (quantum video) auctum, sed lateraliter (in latere externo) sub apicem processu perconspicuo magno et complicate fabricato, quod e tuberculo lato, excavato, laminae procedant duae, cx quibus una sub- trigona, alia subarticulata, securiformis, sat pellucida; genu inferne processu validissimo, runciforme, apice acuto, retrorsus spectante nec non in latere externo genus eiusdem segmentum hoc sub apicem late in squamam securiformem transverse expanditur; tibia sat longa, inferne processu runciforme magno, peracuto, retrorsus spectante nee non tuber- culis aliquot rotundatis in latere externo. Epistoma maris trispinum, spinis validis, media caeteris maiore, peracuta. Corniculi labiales maris simplices. Caetera non vidi. Mas ad 1120 p. long.; 650 p.. lat. Habitat in Germania et in Hollandia. 188 ANTONIO BERLESE Come si vede non tutti i caratteri specifici ho potuto illustrare inquantochè io mai ho raccolto questa specie e ne ho veduto sol- tanto un bell’esemplare maschio comunicatomi dall’Oudemans, che lo raccolse in Olanda e dovetti limitarmi a disegnare la zampa del meglio che potei. Contuttociò l’armatura di questo arto è così speciale che non trova corrispondenti nelle forme affini, soprat- tutto pel particolare processo che sorge di lato sul femore e pre- cisamente sul lato esterno, presso l’orlo anteriore dello stesso seg- mento. Si tratta di un rilievo tubercoliforme, grande, coll’orlo po- steriore espanso in una squama triangolare e che accoglie una appendice a forma di scure. Non ho veduto la femmina di questa specie, nè so se altri la abbia veduta. Gamasus (Amblygamasus) septentrionalis Oudem. Oudemans New List of dutch Acari. (Tijdschr* v. Entomol. 1902), p. 39, tab. 5, fig. 89-98 (Parasitus septentrionalis). G. saturate badius; mas elongatus, sat humeratus, anterius latus, postice subacutus; foem. elongate pyriformis. Dorsum dense pilis curtis, simplicibus indutum. Mas pedibus secundi paris magnis et crassis. Femur sat incras- satum, inferne, sub apicem tuberculo uno subsphaerico et obsolete trilobo ornatum: genu inferne sub apicem processu breviore, lato, runcato, retrorsus spectante, apice acuto, in latere interno huic ad- presso processus stat laminaris, foliiformis, acutus, transverse intror- sus directus; tibia elongata, cylindrica, inferne processubus duobus, ex quibus prorimalis, in media circiter tibia insitus magnus, runci- Jormis, apice acutus, retrorsus directus, distalis simpliciter conicus, parum elevatus sed basi latus; in margine interno autem tibia cadem sub apicem inflata quasi tuberculo armata, valde lato sed parum ele- vato, alioque minore, conico, vix conspicuo. Epistoma anterius vix arcuatum, apice quinquespinum, spinis validis, intersese statura subae- qualibus. Corniculi labiales maris articulo postremo conico, depresso, vix in margine interno attenuato. Epigynium triangulum valde elon- gatum sistens, lateribus rectilineis.. Endogynium fere ut in G. cras- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 189 sipede conformatum, processu lato, curto, robusto, apice longe bifur- cato. Angulus sternalis acutus; paragynia subtrigona. Mas ad 1500 w.. long.; 750 p. lat.; Foem. ad 1600 p.. long.; 1050 p.. lat. Habitat in Hollandia, Germania et in Norvegia. Ho veduto due maschi (l’altro misura 1420 X 750) e due fem- mine (ambedue colle dimensioni indicate), comunicatimi gentilmente dall’Oudemans e sono appunto i tipici della bella specie qui in- testata. Io non ne ho avuti d’altronde, per cui ho disegnato la zampa secondo paio del maschio del meglio che ho potuto, ma non altrettanto fui in grado di fare per le chele, giacchè avrei dovuto manomettere esemplari non miei, Questa è la più grossa specie di Amblygamasus ed è confinata probabilmente all'Europa settentrionale. Però sembrami abbastanza variabile, giacchè le forme di Germania e di Norvegia differiscono abbastanza dal tipico e fra di loro, di guisa che conviene circo- scriverle in varietà a sè. Gamasus (Amblygamasus) septentrionalis var. germanicus n. var. Differt a typico praecipue propter pedum secundi paris calcari- bus. Femur ut in typico ; genu processu inferno obsoleto, fere nullo, tuberculiforme, rotundato, processu distale magis evoluto, subcorni- forme. Margo apicalis internus genus ciusdem in processus duos cor- niculiformes, sat magnos productus. Tibia inferne processu dentiforme magno, peracuto, falcato, retrorsus spectante; processu subapicale conico, obtuso, sat elevato. Maris chela digito fixo perlato, apice se- curiformiter dilatato, denique recte truncato, edentato; mobile vali dius runcato, caeterum ut in typico. Foemina cacteraque maris ut in typico. Mas ad 1350 p. long.; 750 p. lat.; Foem. ad 1600 p. long.; 920 pu. lat. Habitat in Germania. Ho veduto parecchi esemplari d’ambedue i sessi raccolti e spe- ditimi dal Kraepelin e provengono da Niedendorfer. 190 ANTONIO BERLESE Gamasus (Amblygamasus) septentrionalis var. norvegicus n. var. Differt a typico praecipue propter processus genus et tibiae. Genu processu inferno maiore, bene runcato, valde retrorsus recurvo. Tibia processu dentiforme magno, recto; distale obsoleto. Cornieculi labialis maris articulus secundus sat interne in laminam dilatatus. Maris chela crassa, digitis fuscis, validissimis, runcatis; firus costula sub apicem gibboso-angulosa, dimidia parte anteriore marginis dentarti minute denticulato-serrulata, denique dente maiore rutundato; digitus mobilis in medio margine dentario dente maximo acuto inter quem et runcam duo alii minores sunt. Uhela foeminae maior quam maris, digito mobile interne dentibus variae magnitudinis quatuor; firo in dimidio margine dentario an- teriore tridentato, denique minute serrulato. Caeterum ut ‘in typico. Mas ad 1450 p.. long.; 740 p. lat.; Foem. ad 1420 p.. long.; 800 p.. lat.; (usque ad 1660“ 900). Habitat in Norvegia. Ho veduto parecchi esemplari raccolti e comunicatimi dal Thor. Gamasus (Amblygamasus) Sagitta Berl. A. Berlese Nuovi Acari, Manip. I, « Redia » vol. 1°, fasc. 2°, p. 238, G. (Foem.) pallida, elongatior humerata, postice acuta, antice di- latato-truncata. Dorsum pilis densis passim dissitis subaequalibus, indutum. Rostrum perlatum et maius, mandibulis maioribus, chelis digitis validius runcatis, peracutis; digito mobile dentibus robustio- ribus tribus; fixo toto margine dentario dentibus (numero 6 vel ©) aequedissitis, mediocribus armato. Epistoma trispinum, spinis late- ralibus parvis, media vix maiore. Epigynium latum, lateribus excavato-incisis. Endogynium in mar- gine antico spinulas quinque retrorsus directas ostendens. Mas ignotus. Ad 559 p. long.; 280 p.. lat. Habitat in Italiae centralis muscis. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 191 Non conosco che la femmina di questa specie, che sarebbe la minore di tutte nel sottogenere, al quale, del resto, la aserivo con dubbio non avendone veduto il maschio. Certo che per la forma del corpo (che qui figuro, fig. 22), e larghezza del rostro si può ra- gionevolmente credere che la posizione da me indicata nel sistema non sia molto errata. Fig. 22. — Gamasus (Amblygamasus) Sagitta Berl. femm. supina. Possiedo qualche esemplare raccolto dal Silvestri in Umbria (Bevagna), nel musco. SUBGENUS Pergamasus n. subgen. (Gamasus, ex p., Auctor.; subgen. Gamasus ex p. A. Berlese Mesostigmata, p. 62). Scutum dorsuale in utroque sexu unicum, ne fissura quidem in partes duas seiunctum aut sulco, plus minusve tamen in medio et ad latera 192 ANTONIO BERLESE transverse impressum. Derma totum, praecipue in speciebus maioribus, dure chitineum, badio colore depictum vel laete badio-fuscum, in scutis plus minusve obsolete reticulatum, in partibus mollibus (albicans) exil- lime striatum. Setulae (dorsi in adultis) plures, minutae, conformes; ventris minus densae, dorsi conformes. Setae humerales minores, eadem statura et fabrica ceterarum corpo- ris. Pilus postanalis subnullus. Maris pedes secundi paris secundum modulos duos fabricati sive: Agminis HETEROPODORUM percrassi, femure multo ceteris segmentis validiore, basi constricto (pes femure hoc pedunculatus adparet) calcari validiori, varie fabricato praedito, aliquando etiam processu arillari vario; genu et tibia processubus stridulatoriis validis, variis et. sae- pius etiam processubus adcessoriis diversae fabricae. Agminis HOMOPODORUM pedes secundi paris in mare leniter in- crassati, femure via ceteris segmentis crassiore, calcare valido, polli- ciforme (plerumque) aucto, processu axillare tuberculiforme, modesto vel parvulo; genu et tibia tantum processubus stridulatoriis armata, istis mediocribus vel parvis; processubus adcessoriis mullis. Corpus anterius in utroque sexu obtuse rotundatum et sat productum. Epistoma dentibus tribus vel quinque intersese subaequalibus, medio vix ceteris longiore vel ceteris pare. (Aberrat G. exilis). Chela maris semper calcare cum digito mobile apice coniuncto. Foemina scutis metasternalibus (paragyniis) optime a sterno, propter latam vittam seiunctis; scuto ventrale perconspicuo. Nymphae secundae debilius coleoptratae, pedibus rostroque vix ter- reis, scutis dorsualibus et sternale dilute flavidis, setisque omnibus seu- torum exilibus, mediocribus, piliformibus. Scuta dorsualia ceterum ut in subgenere Gamasus (8. str.) disposita. Pedes secundi paris et digiti chelae in nymphis spinis, calcaribus vel appendicibus ommnino destituti. Non dignoscuntur formae migratoriae super alia Arthropoda adfixae. Species typica: Gamasus crassipes (Linné). Certamente il gruppo è così bene distinto dai Gamasus (s. str.) che se non si imponessero i caratteri salienti comuni, come quelli indieati a proposito di tutto il genere, converrebbe elevare questo sottogenere all’onore di genere a sè. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 195 Il precipuo carattere risiede nello scudo dorsale degli adulti di ambedue i sessi, il quale è assolutamente di un solo pezzo e non presenta nè solchi nè fessure trasverse, le quali accennino ad una vera e propria divisione in due parti. Qui appare come la com- pleta chitinizzazione degli scudi abbia condotto alla fusione in un unico pezzo dei dorsali; come negli Ologamasus un processo an- che più avanzato porta alla fusione degli scudi dorsali coi ven- trali, almeno parzialmente, anche nelle femmine. Nei Pergamasus però, a questo riguardo abbiamo sempre, nelle femmine, il così detto orlo trasparente, il quale dipende da una stretta fascia di pelle molle, bianca e sottilmente striata, che si interpone tra gli scudi ventrali ed il dorsale e permette all'addome di dilatarsi abbastanza per uova nel ventre ecc. Quanto allo scudo unico dorsale è eerto però che in talune specie, particolarmente nei maschi, una leggiera costrizione late- rale, corrispondente ad una depressione trasversa, cadente a circa metà del dorso, accenna alla posizione dell’antico solco od alla primitiva divisione dello seudo dorsale in due parti. Vedasi ciò specialmente nel gruppo degli omopodi (G. hamatus ete.). Ora, siccome la divisione degli scudi è manifesta nelle ninfe, le quali convengono in ciò colle corrispondenti forme dei Gamasus (s. str.) e questi conservano anche nello stato adulto questo ca- "attere giovanile, così è chiaro che i Pergamasus salgono nella scala oltre i Gamasus ed anche oltre gli Eugamasus e gli Amblygamasus che presentano, bene almeno in un sesso, il detto carattere gio- vanile. Stanno però i Pergamasus sotto gli Ologamasus avuto ri- guardo alla distinzione degli scudi ventrali dal dorsale (nelle fem- mine), la quale è invece eliminata nel gruppo più elevato. L’epidermide è certamente reticolata negli scudi o meglio pre- senta un disegno a poligoni, ma esso è assai meno manifesto che non nei Gamasus (s. str.) e talora anzi può essere detto di parecchie specie di Pergamasus che esse sono assolutamente liscie e nitide. Il colore degli scudi del rostro e dei piedi, negli adulti di questo gruppo, quando essi sieno abbastanza discosti dall’ ultima muta, non è mai pallido. Esso varia in una scala che va dal testaceo al badio molto carico ed oscuro, quasi marrone. Si può affermare che l intensità della tinta aumenta col volume della specie. Le 13 194 ANTONIO BERLESE specie più grosse infatti sono le più gagliardamente colorate, men- tre le più piccole sono quelle che hanno la anzidetta tinta più pal. lida, testacea. Colori traenti altrimenti al giallo paglierino (es.: Pa- chylaelaps), al carneo (es.: Eviphis ostrinus), al fuligineo (es.: Uro- poda carinata) non sono di questo sottogenere. Il corpo, anteriormente termina ad angolo più o meno ottuso- rotondato, in ambedue i sessi, non mai troncato come negli Am- blygamasus e posteriormente è rotondato o subacuto, senza inse- nature o depressioni. Quanto ai peli che ornano il corpo di queste specie essì mai sono cilindrici o con cigli all’apice, come si vedono invece sempre nei Gamasus (s. str.). I peli stessi sono sempre esili, conici e lun- ghi più o meno, adunque peli semplici e ciò sia sulle zampe (an- che nei tarsi dell’ultimo paio) come sul corpo. Inoltre, negli adulti, essi peli sono sempre assai piccoli, spessi e tutti di dimensione fra di loro eguali. Anche agli omerii peli omerali non differiscono per nulla dagli altri nè appaiono mai eretti a guisa di robuste spine, come si vedono sempre, invece, nei Gamasus (S. str.). Nelle ninfe coleoptrate i peli sono più lunghetti di quel che sieno nei corrispondenti adulti, ma anche in queste forme sempre essi sono semplici ed esili, come si è detto, anche nello scudo no- tocefalico. Il pelo impari postanale negli adulti e nelle ninfe è esso pure minutissimo e semplice. Considerando le femmine dal lato ventrale si vede che lo scudo sternale è sempre assolutamente contiguo o confuso cogli scudi endopodici ridotti ad una semplice striscia lineare che circonda le anche del secondo, terzo e quarto paio. L'angolo posteriore dello sterno è molto bene visibile poichè spicca la tinta forte dello scudo in confronto della esile striscia di epidermide molle che se- para lo sterno dagli scudi metasternali. È agevole perciò misurare l’angolo sternale, come è nettissima la divisione fra sterno e scudi metasternali o paragini che dire si vogliano. Anche tra l’epiginio e lo scudo ventrale si nota uno spazio lar- ghetto, lineare, occupato da epidermide molle ed egualmente co- spicuo è lo spazio che intercede fra lo scudo ventrale e gli scudi parapodici e peritremali. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 195 L’epistoma è terminato secondo una linea poco arcuata all’ in- nanzi. Esso è bene chitineo e molto cospicuo. L'orlo suo anteriore termina frastagliato in tre denti od in cinque i quali però sono sempre fra di loro subeguali od il mediano di poco supera i late- rali per lunghezza. Tali denti sono sempre acuti. La chela mandibolare del maschio è ordinariamente meno grande di quella della femmina e mostra uno sprone lungo, addossato più o meno strettamente al dito mobile, verso il cui apice si attacca, sempre però lungo Vorlo esterno del dito mobile stesso. Non ho mai visto specie alcuna di Pergamasus con foro ovale al lato esterno del dito mobile, come mostrano, invece il Gamasus coleptra- torum ed il G. intermedius. Nelle specie più piccole soltanto il primo articolo dei palpi nel maschio ha gobbe o tubercoli da paragonarsi a ciò che si vede nella maggior parte dei Gamasus veri. Particolare cenno meritano le zampe del secondo paio nei maschi. È notevole che, coll’aumentare delle dimensioni della specie, aumenta anche la grossezza proporzionale di dette zampe, almeno del femore ed anche la complicanza della loro armatura. Le specie minori, dal Gamasus hamatus in giù, appartengono a quella sezione omopodi che io ho messa in vista appunto per la poca differenza nello sviluppo delle zampe delle diverse paia (escluso il primo) in confronto alla enorme diversità negli stessi arti, che si osserva nelle forme del gruppo eteropodi (Gam. crassipes). Le specie più voluminose hanno il femore del secondo paio, nei maschi, enormemente ingrossato nel suo mezzo, mentre alla base esso è ristretto. Ciò dà l’idea di una zampa peduncolata. Grossi sono del pari il ginocchio e la tibia 0 poco meno. Nelle specie minori invece (dal G. Ramatus in giù) non essendo così esageratamente grosso il femore è meno sensibile o punto questo peduncolo. oltre, dalla armatura semplice dei Pergamasus omopodi la quale corrisponde abbastanza a quella dei Gamasus veri si procede, per gradi, a quella complicatissima delle specie più voluminose, nelle quali, oltre allo sprone femorale, al processo ascellare ed ai pro- 196 ANTONIO BERLESE cessi stridulatori del ginocchio e della tibia, si osservano nume- rosi e varii processi accessorii, talora molto cospicui, complicati etc. disposti sui due lati del ginocchio e della tibia stessa. Il solo tarso non reca mai altro che peli semplici. Tutte queste appendici considerate esattamente per la loro forma, posizione, numero etc. offrono eccellenti caratteri per la distinzione delle specie, i quali caratteri uniti a molti altri desunti in ambe- due i sessi (epiginio, tubo orale, mandibole etc.) distinguono con assoluta precisione e molto agevolmente le varie specie fra loro. Talora (Gam. Theseus) le anche del secondo paio hanno pure dei tubercoli ottusi e non di rado anche quelle del quarto paio. Quanto alle ninfe coleoptrate, quando avrò detto che esse corri- spondono a quelle già descritte pertinenti al sottogenere Gamasus, ma che però hanno gli scudi meno intensamente colorati e quindi meno duri, nè mai recano i caratteristici peli cilindrici o cigliati all’apice che ho già rilevato come carattere essenziale delle ninfe e spessissimo anche degli adulti dei Gamasus veri, avrò detto tutto. I Pergamasus vivono tutti nel terriccio, fra le foglie putrescenti, nei muschi, sotto le pietre, ma non mai nelle concimaie. Non si conosce come essi emigrino, perchè nessuna ninfa e meno che mai alcun adulto è mai stato rinvenuto aderente ad altri ar- tropodi per farsi trasportare. È probabile che la diffusione sia af- fidata agli adulti che si trovano sempre più frequenti delle loro larve ed essi adulti la compiano colle sole proprie forze. Quanto alle dimensioni abbiamo per i Pergamasus una scala anche più ampia che non per i Gamasus. Ciò appare anche dalle figure che ho messo insieme e che sono tutte condotte con iden- tico ingrandimento. Si può procedere dal piccolissimo Gamasus 0xygynellus-minimus che si aggira (il maschio) intorno ai 400 p.. fino al gigantesco Gamasus Theseus, che non si seosta molto dai due millimetri e ciò, ben inteso, solo per le specie europee. Te. 9. Ra] MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 19 CONSPECTUS SPECIERUM SUBGENERIS PERGAMASUS. A) MARES (1). Pedes secundi paris caeteris crassitie subpares; femure tan- tum calcare obsoleto, subspiniforme armato; processu axil laresmallo, 3608 VG EBREMINATUS Bert. Pedes secundi paris certe caeteris crassiores vel crassissimi ; femure calcare plus minusve valido; processu axillare, in pedibus meédiocriter crassis, semper praesente . . . . 2 Pedes secundi paris mediocriter incrassati; calcare femurale polliciforme; processu axillare semper praesente (excepto Giequisquiliarum) (Homopodi).:<\roleeege ed Pedes secundi paris crassissimi; calcare femurale validissimo, conico vel spathuliforme; processu axillare praesente vel nadlos(HeteroPodi)k:= 3 SS IO a da Calcar femurale parvum, subsecuriforme; axillare nullum. Epi- stoma quinquespinum . . G. QUISQUILIARUM G. R. Can. Calcar femurale plus minusve polliciforme, apice acutum vel rotundatum, axillare semper perconspicuum. Epistoma tri- spinosum. 4 Processus axillaris acutus, conicus. . \.\..-. 00. . 9 Processus axillaris subsphaericus, minutissimus . . . . 6 Chela maris digito fixo apice runcato, acuto... . . . 7 Chela maris digito apice recte truncato. G. RUNCATELLUS Berl. Calcar femurale breviter conicum, subtus femur ereectum . $ Calcar femurale longe arcuatim falciforme cum femure angu- lum peracutum sistens. . . . . G. FALCULIGER Berl. Ultra 1000 p. long... nes de HAMATUS A 06h. Minus quam 1000 p.. long. G. PARVOLUS Var. DILATATELLUS. Chela-digito fixo; recite: truncabo! tenti, 0 ante 9 Chela-dietto-fixo'runeatorracubol=i pra i 0 Ad 600 p.. long. . G. PARVULUS var. DISTINCTELLUS Berl. (1) Delle femmine non è possibile comporre un prospetto dicotomico, inquan- tochè le differenze maggiori, per molte fra di loro, riposano sulla complicata struttura dell’endoginio, che meglio colle figure si esprime che colle parole; per- ciò mi astengo dal tentativo. 198 ANTONIO BERLESE — Ad 450 p. long. . . . . . . .- G. OXYGYNELLUS bBerl. 10. Digitus mobilis bidens; fixus in medio haud denticulatus; ad 500. pi. long. RAITRE — Digitus mobilis unidentatus; fixus in medio pluries denticu- latus; ad ‘600-p. long. i. GT PARVULUSABERI 11... Processus-amillarisinullus 06 eee —.., Processus:‘axillaris@magnus. RR LORETO 12. Calcar femurale perfecte \conicumit #0 Re — Calcar femurale subtrapezinum, oblique truncatum, vel spa- tbulatum:: 4,1 CR ai INNO 15. Tibia basi processu interao corniculiforme vel spathulato; erecto, plus minusve valido armata. G. CRASSIPES L. et var. — Tibia basi processu nullo vel subnullo. . ._. . ... 14 14. Tibia basi inermis, Ad 1150 p.. long. Epistoma trispinum. LR 1 IO NOSTER E NI — Tibia basi parvo processu laterale laminoso, parum sursum erecto (ea e e) 15. Ad 1350 p. long. . . .. .<... G.BREVICORNIS Bert. —.-Ad.1050p.longi.. a ee a MEDIOCRI SEBCH: 16. Tibia interne lamina longa, tibiae eidem parallela et contigua armata: La e G. THESEUS berl-ceavariol — Tibia interne lamina transversa minima vix conspicua . . . NERA e G. BARBARUS .berl. 17. Femur secundi paris interne late angulatim expansum . . . siria gno lo, pra Si Gea CONESTRINE EI — Femur secundi paris interne minime expansum . . . . 138 18. Processus genualis e tuberculo exortus, securiformis vel folii- Formisano EE e i E II — Processus genualis ligulae modo porrectus, apice inflexus, non e tuberculo exortus. . . . . . . G. ALPESTRIS Bert. 19. Calear femurale longius conicum, falcatum, porrectum; tibia lateribus inermibus. . . . . . . G. RUNCIGER Bert. — Calcar breviter conicum, vel longe spathulatam . . . . 20 20. Calcar femurale longius spathuliforme, apice truncatum; tibia e.latere inermis .. ‘..-..°.. ®@ < G. ROBUSTUS Qudem. — Calcar breviter conicum, apice acutum; tibia e latere sub api- cem parvo tuberculo (pilifero) ornata G. MINOR Bert. et var. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 199 Gamasus (Pergamasus) primitivus Oud. Oudemans, Entomol., Bericht. V. I, p. 140 (1904). A. Berlese, Acari Nuovi, Manipulus IV. (in « Redia », vol. II, fase. 2°, p. 165). (Gam. effeminatus). G. badius, elongate ovalis ; mas ad tertios pedes coarctatus, po- stice acutus, omnino figurae G&G. hamati; foem. elongate pyriformis ut in G. hamato. Pedes perlongi, exiles, magis quam in G. ha- mato. Dorsum, praecipue postice, dense pilis simplicibus, mediocribus vestitum. Mas pedibus secundi paris valde elongatis, haud incrassa- tis, femure, genu et tibia inferne processu unico, conico, spiniforme, perparvulo armatis. Epistoma maris dente medio sat magno, utrin- que duobus parvulis appressis, inter medium et laterales sat conspi- cuos insitis; foeminae dente medio magno, utrinque externe dente minore, deinde inter medium et externum processus quidam adest tri- denticulatus. Corniculi labiales maris simplices, articulo primo tamen inferne sub apicem minutissime bidenticulato. Palporum articulus pri- mus in mare simplex. Chela maris digito fixo omnino edentato, apice runcato, acuto; mobile runcato, ad tertium circiter marginis dentarii dentibus duobus validis aucto; calcare longo (digito ad apicem adnexo), caeterum bene a digito discreto. Uhela foeminae maris multo maior, digitis apice bene runcatis, acutis; fixo tridentato, caetero margine alte undulato; mobile in medio validius tridentato. Epigynium mar- ginibus arcuato-excavatis (vel obsolete angulatis). Endogynium pecu- liariter armatum et mox dignoscendum. Adest enim lata figura ro- tunda, fere ut in G. Kempersì, sed interne processubus variis, complicatis ornata. In dimidio arcu anteriore sunt enim utrinque denticuli nonnulli introrsus spectantes; e arcu posteriore dimidio exoriuntur latae laciniae, in medio intersese discretae, alte denticulatae. Inter istas latas squamas in linea vere sagittale exoritur (aliquanto profundior) processus quidam impar, bi- vel triramosus, ramusculisque secundariis dentiformibus pluribus. Nympha coleoptrata sat eidem G. fimetorum corporis fabrica sub- simile, postice acuta, colore tamen pallidius aurantiaco. in scutis, rostro pedibusque depicta. Scutum posticum late trigono-cordiforme, postice subacutum, totum pilis mediocribus, intersese subsimilibus in- 200 ANTONIO BERLESE dutum. In scuto antico tantum setae humerales sunt caeteris via maio- res. Caeterum abdomen setis mediocribus vestitum. Epistoma fere ut in mare, sed spina media sat longiore. Pedes fere ut in GG. fimetorum elongati et graciles. Mas ad 950 p. long.; 500 p. lat.; Foem. ad 1000 p.. long. ; 600 p.. lat.; Nympha coleoptr. ad 820 p.. long.; 460 p.. lat. Habitat in insula « Giava »; erempla vidi etiam collecta in « Brazil », mecum a Cl. QOudemans sub nomine « Parasitus primi- tivus » comunicata. Mi è occorsa, a proposito di questa specie, cosa increscevole inquantochè già POudemans molto cortesemente mi aveva comu- nicato esemplari maschi e femmine del suo Parasitus primitivus del quale già avevo fatta la descrizione ed i disegni sui suoi esem- plari tipici provenienti dal Brasile. Solo molto più tardi, fra gli acari venutimi di Giava (Kraepelin), ho notato maschi e femmine di una specie che ritenni diversa più che altro perchè di una femmina male vidi Pendoginio, che mi parve, come dissi (« Redia » loc. cit.) non diverso da quello del G. Mempersi Oud. per cui de- scrissi la specie sotto il nome di G. (Perg.) effeminatus. Soltanto in seguito ad ulteriore esame di altra femmina mi accorsi della grande affinità e forse identità dei miei individui col G. primitivus del’Oudemans, per quanto questi ultimi provengano dal Brasile e quelli sui quali descrissi il G. effeminatus di Giava. Certo qual- che minuta differenza esiste nella armatura dell’ endoginio tra Puna e l’altra serie di forme, ma non mi sembra sufficiente a sta- bilire neppure una varietà, tanto più che tra i maschi non posso rilevare differenze di sorta. Gli esemplari di Oudemans (Brasile) differiscono adunque da quelli che ebbi di Giava per minute particolarità nell’armatur: dell’endopigio, come le figure, più presto delle descrizioni mostrano, ma non trovo differenze in altro. Gli individui del Brasile mi- surano: Mas ad 900 p.. long.; 500 p.. lat.; Foem. ad 1000 p.. long.; 650 1. lat. Ho misurato anche gli arti di questi individui ed ho raccolto le cifre seguenti : MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 201 MAS. FEMM. 1° paio 1400 p.. 1700 p. De Le 950 » 1150 » RO 930 » 1100 » 4° >» 1100 » 1700 » Quanto alla ninfa coleoptrata le zampe sono certamente più brevi (proporzionatamente) che non negli adulti. La specie si riconosce fra tutte quelle qui descritte nel sotto- genere Pergamasus per la debolezza dell’armatura delle zampe del secondo paio in cui femore, ginocchio e tibia sono solo armati di debolissimo processo conico, spiniforme, semplice. La femmina poi tosto si distingue in grazia della specialissima armatura del- l’endoginio. Ho veduto un maschio ad una femmina del Brasile (Oudemans), nonchè alcuni esemplari d’ambo i sessi e ninfe co- leoptrate da Giava, inviatimi dal Kraepelin. Gamasus oxygynellus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. I in « Redia », Vol. I, 1903, p. 237. G. testaceus. Mas pedibus secundi paris iisdem G. parvuli confor- mibus. Epistoma anterius productum, denique in dentibus tribus mi- nutis, intersese subaequalibus desinens. Maris chela digito firo runcato, nec non dente robusto ad tertiam circiter anteriorem partem marginis dentarii insito, cetero margine subrecto; digito fixo apice reete trun- cato, sub apicem usque in medio marginis dentarii denticulis minimis serrulato. Palpi articulo primo inferne ut in G. misello tuberculo aucto. Foeminae chela digitis ambobus runcatis, mobili denticulis quatuor intersese contiguis, dimidium fere anticum marginem dentarium oc- cupantibus; digito fixo conformiter quinquedentato, cetero margine dentario tamen sat elevato. Scuta genitalia paragyniis subtrapezinis, valde anterius angulatim simul productis, epigynio anterius longe acutangulo, minime anterius mucronato, lateribus anticis vix undu- latis; ceteris partibus sub scutulis epigynicis subevanidis. Epistoma maris conforme. Mas long. 450 p.; 200 p. lat.; Foem. 480 p.. long.; 250 p. lat. Habitat in agro Veneto (Belluno), in muscis. Plura utriusque se- aus vidi erempla. 202 ANTONIO BERLESE La specie è molto piccola. Ascrivo a questo Gamasus anche un piccolissimo maschio che ho raccolto a Cison di Valmarino (Tre- viso), il quale misura solo 400 p.. di lunghezza su 180 di larghezza ed è il più piccolo Gamasus che io conosca. La sua mandibola, come si vede dalla figura, conviene benissimo con quella dei ma- schi alquanto maggiori (450 p..) che ho raccolto in buon numero nel musco di Belluno. Di questo piccolissimo esemplare però non possiedo le corri- spondenti femmine. Le zampe del secondo paio del maschio convengono abbastanza con quelle del G. parvolus; però la specie differisce per troppi altri caratteri. Veramente avrei voluto considerare questo G. 0xygynellus come una varietà del G. misellus, ma ritengo di essere in diritto di farne una specie a sè, poichè non solo le chele del maschio sono diverse, sopratutto per avere il dito mobile troncato, ma, ancora, le piastre genitali della femmina sono assolutamente differenti ed io ho co- statato che esse sono identiche in parecchie femmine che ho avuto sott’ occhio. L’epistoma in ambedue i sessi si prolunga all’ innanzi in una espansione presso a poco rettangolare e, di poi, si termina in tre brevi punte, eguali fra di loro in lunghezza. La chela maschile ha lo sprone del dito mobile, al solito, bene distaccato nel suo mezzo dal dito a cui si attacca coll’apice e quindi rimane una lunga e molto bene visibile fessura interposta. Il dito stesso è ricurvo all’apice e di poi porta un robusto den- tello, circa nel terzo anteriore del margine dentario che di poi è appena ondulato, quindi pochissimo rilevato. Il dito fisso termina troncato al di sopra del mobile ed ha tutta la metà anteriore del suo margine dentario (che è sempre rettilineo) seghettata in molti e minutissimi dentelli, nè ha altro dente maggiore. I palpi del maschio mostrano il primo articolo in basso fornito di un grosso e lungo tubercolo conico, recante una setola medio- cre all'apice, affatto come nel G. misellus. Nella femmina, il dito mobile ha sotto la ronca quattro denti grandetti e crescenti di grandezza dall’ innanzi all’ indietro. Essi sono contigui fra di loro ed occupano quasi tutta la metà ante- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 203 riore del margine dentario. Il dito fisso è armato analogamente, ma ha invece 5 denti. Quanto agli scudi genitali rilevo che lo sterno è molto profon- damente inciso ad angolo; infatti l’angolo stesso è quasi retto. L’epiginio ha i lati anteriori pressochè rettilinei e sotto la piastra epiginica non appaiono per nulla quelle complicate figure che si vedono in quasi tutte le altre specie. Gamasus (Pergamasus) parvulus Berl. A. Berlese in « Redia » 1903, p. 237. G. testaceus. Maris pedes secundi paris via ceteris crassiores, dente femurali mediocri, conico, recto, radula nulla; processu axillari subsphaerico, minimo, tuberculo brevi sustento ; tibia et genu tuber- culo minimo, papilliformi, via conico aucta. Epistoma in dentes tres desinens, ex quibus medius ceteris longior, ommes sat exiles. Chela maris digito mobili runcato, dente maiori sub runca manifesto, cetero margine dentario late in laminam expanso, integro ; calcar longum, fissuram longam cum digito relinquens; digitus firus apice acutus, runcatus, în medio marginis dentarii minute serrulatus. Palporum articulus primus inferne haud tuberculatus, bisetus. Corniculi labiales articulo postremo trigono, acuto, vir interne expanso. Foemina epistomate sat maris conformi; chelae digito mobili sat bene runcato, dentibus magnis tribus vel quatuor aueto, postremo in dimidio margine dentario insito; digitus fixus non bene runcatus, vix incurvus, dentibus tribus vel quatuor in tertia anteriore margi- nis dentarii parte praeditus. Epigynium paragyniis subtrapezinis, epyginio eodem perfecte tri- gono, marginibus ommnino rectilineis. Mas 600 p.. long. ; 280 p.. lat. Foem. 650 p.. long.; 330 p. lat. Habitat în muscis agri Veneti et Tridentini. La presente specie è tipo del gruppo dei Gamasi piccoli, i quali non raggiungono i 700 p. Le specie che ho veduto (G. parvulus, G. runcatellus; G. oxygynellus) convengono tutte nell’armatura 204 ANTONIO BERLESE delle zampe del secondo paio nel maschio e ricordano molto bene la tipica del G. hamatus. Il colore del corpo è testaceo più o meno chiaro, che non giunge però sino al badio. Il corpo, nei maschi è impresso ai lati, in cor- rispondenza delle zampe del 4° paio, appunto nella maniera carat- teristica del G. hamatus, per cui il maschio, di quest’ultima specie è stato dal Koch chiamato coarctatus. Nelle zampe osservo che lo sprone femorale è conico, diritto e piantato perpendicolarmente sul segmento sul quale nasce. Non vedo bene la radula. Il processo ascellare è formato da un piccolo tubercolo che nasce alla base del dente femorale e su questo tu- bercolo sorge poi una papilla quasi sferica, molto piccola. Il gi- nocchio e la tibia sono armate di brevissimi tubercoli conici affatto, acuti all’apice e quello della tibia è anche più esile, quasi spini- forme. Nella chela della mandibola maschile osservo che il dito mobile, bene runcato, porta un robusto dente sotto la ronca, di poi il margine dentario è semplicemente elevato in alta lamina integra. Il dito fisso è acuto, runcato e nel mezzo del margine dentario mostra un lungo tratto membranaceo, elevato e seghettato con molti piccolissimi dentelli tutti fra loro eguali. Sprone bene stac- cato, come nel G. hamatus ed anche meglio. L’epistoma termina con tre denti fra di loro presso a poco eguali ed esili. I corniculi labiali hanno l’ultimo segmento internamente abba- stanza dilatato in espansione laminare. Jl primo segmento dei palpi alla sua faccia inferiore porta i due soliti peli, ma non è per nulla elevato in tubercoli. Nella femmina l’epistoma ha la punta di mezzo alquanto mag- giore delle laterali e molto acuta. La chela mandibolare mostra il dito fisso alquanto più lungo del mobile. Questo ha quattro denti abbastanza sviluppati che occupàno la metà anteriore del margine dentario sotto la ronca. L'ultimo è il maggiore. Nel dito fisso osservo quattro piccoli denti, che essi pure occupano il primo terzo del margine dentario dopo la ronca. Questa però è poco sensibile così che il dito sembra ter- minare appena ricurvo. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 205 Quanto agli scudi genitali rilevo che i paraginii sono pressochè triangolari, però il lato che fiancheggia la fessura sessuale è ab- bastanza cospicuo. I margini inferiori sono assolutamente rettilinei. L’epiginio propriamente detto è assolutamente triangolare. La parte compresa all’innanzi delle zampe del 4° paio può essere considerata come un vero triangolo equilatero, essendo i lati as- solutamente rettilinei e non terminando all’innanzi in punta che si prolunghi nella fessura sessuale. Questa lamina epiginica è molto trasparente, di modo che sotto si scorgono alcune parti le quali sono caratteristiche di questa specie. Infatti, appaiono sotto la piastra due figure ovali, simme- triche, acute all’ innanzi, le quali lasciano fra loro una stretta fessura, da cui sporge un processo allungato, quasi un largo pelo, che poi si biforca in due punte acute. Alla base di questo speciale processo si vedono alcune appendici piliformi, piccole, radianti verso l’innanzi, comprese fra le basi delle due figure ovali sopra- dette. Siccome la piastra epiginica è poco tinta e molto pellucida e le due figure ovali accennate sono invece tinte più in rosso bruno così questo epiginio, a piccolo ingrandimento, sembra forato da una apertura romboidale compresa dai paraginii, dalla fessura sessuale ed in basso da queste due oscure figure ovali. Per questo carattere le femmine di questa specie subito si ri- conoscono, anche a piccolo ingrandimento, e molto meglio poi per quel processo biforcato che sta sotto la piastra epiginica. Habitat. Possiedo molti esemplari, d'ambedue i sessi, di questa bella specie e li ho trovati nei muschi di Cison di Valmarino (Vittorio [Treviso]) ad una elevazione di circa 200 metri, ed ancora, molti altri nei muschi di Tiarno a 2000 metri. Tutti hanno le medesime dimensioni già accennate. Gamasus (Pergamasus) parvulus var. dilatatellus n. var. Differt a typico praecipue secundi paris pedum in mare calcaribus diversis; epigynii et endogynii fabrica nec non statura. Calcar femu- rale robustius et magis arcuatum quam in typico; processu arillare longe conico, subspiniforme vel corniculiforme, apice acuto ; processus genuale et tibiale longis, acutis, spiniformibus. Maris foeminaeque 206 ANTONIO BERLESE chela ut in typico, maris tamen margine dentario minus elevato. Corniculi labiales ut in typico. Palporum articulus primus in mare inferne tuberculo sat alto, setigero ornatus. Epistoma in mucronem anterius productum, trispinum, spinis lateralibus curtis, exillimis, peracutis; media autem basi perlata, magna, acutissima. Epigynium latius et anterius acutius quam in typico, endogynio valde simpliciter ornato, ut in figura adparet. Mas ad 750 p. long.; 400 p. lat.; Foem. ad 900 w.. long. 550 p. lat. Habitat in muscis Appenninorum ad « Pistoia ». La varietà che, come si vede, è molto bene distinta dal tipico, sì riconosce tosto per una statura alquanto maggiore e sopratutto per una maggiore larghezza proporzionale. Le notevoli differenze ne farebbero quasi una specie a sè, qualora le chele fossero diverse dal tipico. Ho creduto più prudente aggregare questa forma al G. parvulus. Ne ho avuti parecchi esemplari d’ambedue i sessi da S. Mar- cello (Appennino Pistoiese) e sono stati trovati nel musco. (amasus (Pergam.) parvulus Berl. var. distinetellus n. var. Color; statura; maris pedes secundi paris; palporum articulus pri- mus; corniculi labiales ut in typico. Maris chela tamen diversa, quod digitus firus apice truncatus sit, neque denticulis in medio sit auctus. Foeminae seuta genitalia diversa, praecipue propter figuras sub scu- tulo epigynico conspicuas. Mas 600 p.. long; 300 p.. lat.; Foem. 630 p.. long.; 350 p.. lat. Mares duos duasque foeminas inveni in muscis nemoris « Cansiglio». Ho trovato nei muschi del bosco Cansiglio un certo numero di esemplari di un Gamasus, maschi e femmine, i quali si richiamano abbastanza al G. parvulus, sia per la statura, come pel colore, per armatura delle zampe del 2° paio nel maschio, la forma dei cor- niculi labiali e quella del 1° segmento dei palpi; ma variano al- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 207 quanto nella armatura del dito fisso della chela maschile e nel- l’epiginio della femmina. In questo organo però si corrispondono, in ambedue le forme, gli angoli sterno-genitale ed epiginico, di modo che, tutto considerato, non credo si possa ragionevolmente fare di questa forma una specie distinta. Le variazioni nell’epiginio si richiamano alle parti che stanno sotto alla lamina epiginica. Ho già avvertito che nel G. parvulus tipico si notano due figure ovali, grandi, brune, fra le quali si innalza un processo laminare all’apice biforcato e, di più, fra gli angoli posteriori interni delle dette figure sta un ciuffetto di appendicule stiliformi, radianti. Ora, nella presente varietà « distinctellus » le due figure ovali hanno forma più veramente di pera e mancano affatto fra queste tanto il processo laminare biforeato, quanto il ciuftetto di appen- dici piliformi basilare. Le diversità nella chela del maschio appaiono bene dalla figura. Gamasus (Pergamasus) misellus Berl. A. Berlese, in « Redia » 1903, p. 237. G. testaceus. Mas pedibus secundi paris ut in G. parvulo armatis. Epistoma in dentibus tribus desinens. Maris chela calcari bene a di- gito mobili discreto, fissuram latam relinquenti; digito mobili interne sub runca bidentato; digito firo (plerumque) apice truncato, den- teque uno sat magno sub apicem aucto. Corniculi labiales minime membranula interne dilatati, tantum bene conici. Palporum articulus primus inferne processu conico, longo, recto, breviter piligero armatus. Foeminae epigynium paragyniis trapezinis, scuto epigymico late tri- gono, marginibus anticis undulatis, in dentem non anterius desinente. Mas 500 p.. long.; 240 p. lat.; Foem. 550 wp. long.; 300 p. lat. Habitat in agro Veneto (Padovano). Ho trovato questo acaro nei muschi del Padovano e ne ho pa- recchi esemplari di ambedue i sessi, tutti assolutamente conformi nelle particolarità e nelle dimensioni. 208 ANTONIO BERLESE Le zampe del secondo paio nel maschio sono armate in modo analogo a quello del G. parvulus tanto che non si possono rilevare notevoli differenze. Anche l’epistoma in ambedue i sessi corrisponde abbastanza a quello del G. parvulus. Le differenze fra le due specie però consistono anzitutto nelle dimensioni, nella armatura del primo articolo dei palpi nel maschio e nell’ epiginio. Ancora differenze possono essere rilevate nella armatura delle chele in ambedue i sessi e nei corniculi labiali. La chela del maschio ha il dito mobile collo sprone bene discosto dal dito stesso e quindi rimane una lunga fessura. Sul margine dentario noto due robusti denti, dei quali l ultimo cade quasi a mezzo del margine stesso. Il dito fisso è acuto, debolissimamente piegato ad uncino all’apice e subito sotto questo apice reca un dente non troppo robusto. Il resto del margine dentario non reca altre accidentalità nè si eleva in lamina prominente, ma decorre rettilineo. I cornetti labiali nel maschio non hanno alcuna dilatazione in- terna; perciò sono affatto conici ed acuti. Il primo articolo dei palpi è, inferiormente, provvisto di un ro- busto tubercolo, alto e conico, all’apice del quale è inserita una breve setola. Non ho veduto la chela della femmina. Quanto agli scudi sessuali femminili noto che lo sterno finisce posteriormente con una insenatura angolare ad angolo molto ot- tuso nè è altrimenti intaccato nella linea mediana. I paraginii si possono dire quasi trapezoidali, essendo molto lungo il lato che margina l'apertura sessuale. La piastra epiginica è tagliata ad angolo pressochè retto, quindi è molto larga, però i margini suoi anteriori sono alquanto ondulati, nè si prolungano allo innanzi in punta acuta. Altre particolarità e disegni dei pezzi sottostanti ap- paiono bene nella figura che è molto esatta. Ho trovato parecchi esemplari di questa specie nella mia colle- zione, dove erano indicati come raccolti nei muschi del Padovano. Vidi maschi e femmine in buon numero e tutti affatto eguali fra di loro. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 209 Gamasus (Pergamasus) runcatellus Berl. A. Berlese, in « Redia », 1903, p. 237. G. testaceo-subbadius. Mas pedibus secundi paris sat crassiuseulis, calcare femurale validiori, runcato, usque ultra marginem anticum femuris producto, interne longe radula stridulatoria exharato; pro- cessu axillari in axilla eadem exorto, longe conico, transverse striato, pallido. Genu calcari papilliformi, tuberculo sustento, tibia processu subconforme sed vix minore. Maris chela digitis obscurioribus; digito mobili calcari bene discreto; digito codem apice acuto, incurvo, de- nique dentibus validis duobus ad tertium anticum circiter marginis dentarii, cetero margine sat in laminam elevato. Digitus fixus inso- litae figurae: truncatus, edentatus, sed margine dentario in medio alte angulatim elevato, toto fusco-badio. Corniculi labiales tantum conici. Epistoma in ambobus serubus apice tridentatum, dentibus erilibus, intersese subaequalibus. Palpi articulo primo inferne tuberculo valido, piligero aucti. Foemina chela digito firo sub apicem denticulato, denique dentibus quinque usque in medio marginis dentarii productis armato; digito mo- bili in medio circiter marginis dentarii; dentibus tribus validis, aeque dissitis, praedito. Scuta genitalia paragyniis vix anterius anguiato-ro- tundatim productis, ceterum subtrapezinis. Epigynium acute angulatim anterius productum, minime mucronatum, marginibus anticis undulatis. Adsunt sub scuto epigynico figurae obscuriores quas melius videas in bona figura. Mas ad 600 p.. long.; 330 p.. lat.; Foem. 660 p.. long.; 350 p.. lat. Habitat. Plura collegi exempla utriusque sexus in muscis nemoris « Cansiglio » (in Agro Tarvisino), ad 1500 m. circiter altit.; marem inveni quoque in Agro Veneto (Padovano). Questa bella specie ha un aspetto molto robusto fra le affini ed è anche tinta più intensamente in rosso badio, specialmente negli sproni delle zampe. Si distingue subito, per la forte armatura dei piedi del secondo paio nel maschio fra gli affini Gamasus di pic- cole dimensioni. È particolarmente caratteristico lo sprone del femore nella zampa 14 210 ANTONIO BERLESE anzidetta, la quale è alquanto più robusta di quello che si nota abitualmente nelle specie affini. Lo sprone predetto è molto robusto, digitiforme, alquanto piegato a ronca verso il segmento che lo porta e così lungo che col suo apice sporge oltre l’orlo anteriore del fe- more stesso. Alla faccia interna di detto processo notansi assai bene cospicue le striature della radula stridulatoria. Il processo ascellare nasce veramente dall’ascella e si compone di un breve rilievo tubercoliforme, il quale reca un robusto processo conico, bianco, lunghetto ed acuto, tutto striato di traverso. I tubercoli stridulatori del ginocchio e della tibia sono conformati presso a poco come i corrispondenti del G. minor, cioè sono papilliformi, quasi faungiformi, specialmente quello del ginocchio che è più gran- detto e ciascuno è portato, quasi articolato su un rilievo tuberco- liforme molto basso. L’epistoma, in ambedue i sessi, termina all’innanzi in tre spine mediocri, eguali fra di loro in lunghezza. Nei palpi (maschio) il primo articolo porta, inferiormente, un ro- busto tubercolo conico, il quale reca all’apice una brevissima se- tola, quasi una piccola spinetta. Nelle mandibole del maschio è caratteristico il dito fisso, il quale termina troncato, non mostra dente alcuno nel suo margine den- tario, ma questo, verso il suo mezzo, è altamente rilevato in una lamina triangolare, acuta. Tutto questo dito è fortemente tinto in rosso bruno. Nel dito mobile trovo due denti robusti, vicini fra di loro e situati a circa un terzo del margine dentario, all’innanzi. I cornetti labiali sono conici, semplici, stretti e non allargati internamente. Nella femmina rilevo che il dito fisso della mandi- bola è armato di sei denti, occupanti la metà anteriore circa del margine dentario, di questi il primo è appena sotto la ronca ed è molto piccolo. Nel dito mobile sono tre grandi denti, discosti fra loro e che stanno nel terzo medio del margine dentario. Negli scudi genitali i paraginii sono pressochè triangolari; l’epiginio foggiato ad angolo acuto e coi margini anteriori ondulati. Molte figure va- riamente foggiate si scorgono sotto la lamina epiginica, come ri- sulta bene dalla figura. Ebbi maschi e femmine dai muschi del bosco Cansiglio; un ma- schio del Padovano varia alquanto nelle dimensioni, che sono minori, MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 211 nella tinta generale, che è più pallida e nella fabrica della chela. Esso misura 600 p.. di lunghezza per 300 di larghezza. La chela ha il dito mobile armato di un dente robusto, circa nel suo terzo anteriore e di poi il margine dentario è elevato in lamina integra, salvo che anteriormente reca un altro dente grossetto, sotto il pre- cedente. Il dito mobile è troncato, mostra un piccolo dente sotto l'apice, ma tutto il resto del margine dentario è assolutamente ret- tilineo, nè si eleva affatto nella caratteristica e grande gibbosità ricordata per la forma del Cansiglio. Gli sproni però del secondo paio di zampe corrispondono benis- simo con quelli del maschio del Cansiglio. Non ho femmine pertinenti a questo maschio del Padovano, per cui non so se si potesse, in vista delle differenze accennate, tro- var modo di considerare la forma del piano come una varietà di quella alpina. Gamasus (Pergamasus) falculiger Berl. n. sp. G. (Mas) aurantiaco-badius, cylindricus, via ad tertios pedes sensim coarctatus, postice subacutus, pilis parvulis sat dense indutus. Pedes graciles, antici sat longi, perexiles; caeteri mediocres. Pedes secundi paris tenuiter incrassati; femure calcare validissimo, runcato, ad sum- mum anticum femuris marginem porrecto ; processu axillare perpar- vulo, papilliforme, vix conspicuo; genu processo parvulo, breviter co- nico, tuberculiforme; tibia processu conico, tibiae eidem valde appresso, sat longo. Epistoma in mucronem productum, anterius trispinum, spi- nîs acutis, media caeteris duplo longiore. Chela digitis ambobus bene runcatis, robustis; digito mobile vix denticulo obsoleto sub runca ar- mato, calcare bene distineto; digito fixo toto margine dentario den- tibus armato, quod unum praebeat fere ad basim, sat magnum, denique duos minimos in tertia antica parte marginis dentarii. Mas ad 650 pw. long.; 300 p. lat. Habitat in detritis ligni castanei putris, in calidariis R. Horti bo- tanici patavini. Non conosco che il maschio, del qual.sesso possiedo due esem- plari, di questa piccola e bella specie che si avvicina alquanto al 212 ANTONIO. BERLESE G. runcatellus, dal quale però è anche certamente distinta molto bene. Di fatto, sebbene per le dimensioni del corpo la forma qui in- testata si trovi ad essere più grande del G. runcatellus, pure gli arti del secondo paio di quest’ultimo. sono certamente più robusti ed inoltre diversamente armati. Per verità lo sprone del femore è nel G. falculiger proporziona- tamente più grandetto, più arcuato ed all’apice rotondato, nonchè rivolto verso il segmento che lo reca. Così anche il processo ascel- lare è diversissimo, mentre nel G. falculiger è appena visibile e papilliforme; nel G. runcatellus grandetto, conico, acuto. Molto di- verso è anche il processo del ginocchio, come pure quello della tibia. Notevoli diversità trovansi anche nella chela, mentre la carat- teristica di quella del G. runcatellus è appunto il dito fisso grande, troncato all’apice e col margine dentario nel suo mezzo elevato in un grandissimo e larghissimo dente; disposizione adunque molto diversa da quella del G. falculiger. Di quest’ultimo poi è speciale ancora la gracilità e cortezza dei piedi, che non sono così fatti nel G. runcatellus, in confronto del corpo lungo e grandetto. I miei esemplari sono stati trovati nella vecchia collezione, me- scolati ad altri di G. exilis e derivano dalle serre del KR. Orto Bo- tanico di Padova, dove io li ho raccolti nei detriti di legno di castagno. Non conosco nè la femmina nè la ninfa coleoptrata. Gamasus (Pergamasus) hamatus Koch. C..L. Koch, C. M. A. Deutschl. fasc. 31, fig. 19 et ibid G. hamatus, fasc. 26, fig. 2; G. coarctatus, fasc. 25, fig. 16; nec non G. bdisulcatus, G. longulus, G. laevis; Kramer, Gamasiden, G. trispinosus; A. Berlese, Poli- morfismo ete. (G. coleoptr. ruricola); Canestrini e Fanzago, Acari it. p. 42; G. R. Canestrini, Gamasi ital. p. 36, tav. VI, fig. 5; Cianestrini G. Acarof. it. p. 69;. A. B.erle:se, si. MyaScerit. Fasc VILLINO G. testaceo-badius. Mas pedibus secundi paris ceteris via crassio- ribus, dente femurali sat magno, conico, recto, apice tantum radula MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 2915 stridulatoria aucto; processu arillari in arilla eadem insito, e tu- berculo exorto, parvulo, conico, hyalino. Genu et tibia tuberculo co- nico subspiniformi, brevi auctis, tuberculis adcessoris mullis.. Maris cheia digitis ambobus bene runcatis, apice acutis; digito fixo in medio marginis dentarii, dentibus duobus validis intersese sat appressis aucto, ceterum inermi; digito fixo sub runca, usque ad dimidium marginis dentarii aeque serrulato ; calcari fissuram longam inter se et digitum mobilem reliquenti. Epistoma in dentes tres desinens, ex quibus medius ceteris fere duplo maior. Foemina epistomate maris conformi. Chela digito fixo dentibus quatuor vel quinque sat magnis, ex quibus primus sat runcae ad- pressus, postremus ultra tertiam posteriorem marginis dentarii partem insitus; inter postremum et penultimum dentem margo dentarius cre- nulato-serrulatus est. Digitus mobilis valde runcatus, dentibus tribus (ex quibus postremus in medio circiter digito insitus) auctus, intersese discretis et aequedissitis. Epigynium paraginiis longe trigonis, epi- gynio eodem longe trigono, lateribus rectis, anterius acuto sed non dentato, usque ad summam fissuram insito. Mas (venetus) 1050 pn. long.; 450 p.. lat.; Foem. 1250 p.. long. Habitat frequens in muscis totius Italiae. La presente specie è tipo dei Gamasi omopodi, nel quale gruppo ho trovato molte altre forme, cioè, i G. parvulus n. sp. e G. trun- catellus n. sp. ete. In tutte queste forme la zampa del secondo paio nel maschio non è che di poco più robusta delle altre ed, inoltre, la tibia ed il ginocchio recano un brevissimo tubercolo ialino nella faccia di sotto, quasi spiniforme. Nelle altre specie il dente femo- ‘ale è mediocre, conico, diretto obliquamente in basso ed in avanti e solo all’apice reca una stretta porzione stridulatoria, molto dif- ficilmente visibile. Inoltre esiste um processo ascellare, nascente all’ascella veramente dello sprone femorale e che sorge, con una piccolissima papilla conica, da un tubercoletto. Ho già descritto nella diagnosi la mandibola del maschio e quella della femmina, nè mi dilungo qui trattandosi di specie molto nota. Solo faccio osservare che negli esemplari di Sicilia, Corri- spondenti in tutto a quelli della restante Italia, si vede la chela armata nelle sue dita come ho disegnato. 214 ANTONIO BERLESE Anche per Vepiginio basti la esatta figura confrontata con esem- plari di più località e quel poco che se ne è già detto. Quanto all’habitat credo di poter affermare di aver trovato questa specie nei muschi di tutte le regioni d’Italia, sia al piano che a notevoli altezze. Ne ho dell’Alta Italia, della Toscana, della Basi- licata, del Napoletano e della Sicilia ed anche, quanto a dimensioni essi variano di ben poco. Debbo però rilevare che le misure da me date altra volta in A. M. Sc. it. son troppo piccole, giacchè i miei esemplari più piccoli (Sicilia) misurano (maschio) sempre al di sopra degli 800 p.. ed i maggiori superano il millimetro. Il Canestrini (Acarof it.) è più esatto, perchè assegna al maschio oltre 900 p.. Mito alcune cifre: Esemplari veneti: mas 1050 p.. long.; 350 p. lat. — foem. 1250 u. long. » di Taranto (S. Basilio), mas 920 p.. long. ; 350 p. lat. (mandibola come negli esemplari di Sicilia). » di Sicilia (Acireale), mas 350 p.. long.; 300 p.. lat. — foem. p. 1000 long. Gamasus (Pergamasus) runciger Berl. Oudemans, Tijdschr. v. Entomol. 1902, (Parassitus longulus); A. Berlese, in « Redia », 1903, p. 263. Non Syn. Gamasus longulus Koch. G. badius, G. runcatello affinis sed maior. Mas femure secundi paris calcare validissimo, perlongo, runcato-polliciformi, apice acuto, antrorsus bene directo, radula subapicale interna. Processus arillaris latus, brevis, subfungiformis, cadem fabrica quam processus genualis, ambo e tuberculo exorti. Processus tibialis perbrevis, tibiae adpressus, vix conspicus. Epistoma trispinum, spina media vix ceteris maiore. Chela sat eidem G. runcatelli similis, sed digito fixo non in medio margine dentario angulatim elevato, tantum subrectilineo, apice sub- truncato, sat gracile. Palporum articulus primus ut în G. runcatello. Corniculi labiales iisdem G. runcatelli latiores, conici, simplices. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 215 Foemina epistomate ut in mare. Epigynium fere in triangulum aequilaterum conformatum ; ceterum sat eidem G. runcatelli simile. Mas ad 800 p.. long.; 450 p.. lat.; foem. 980 p.. long.; 590 |. lat. vel (minores) 900 p.. long.; 500 p.. lat. Habitat. Plura vidi erempla utriusque sexus collecta in Norvegia a Cl. Thor. La specie è certamente molto affine al G. runcatellus, del quale può anche essere considerata come una bella e grande varietà. Può essere. che la specie aumenti di volume subendo però va- riazioni delle quali si deve tener conto così, da considerare gli individui più nordici come pertinenti almeno ad una varietà di- versa dai meridionali, passando dal sud al nord d'Europa. Infatti, gli esemplari di Olanda, che sono quelli descritti dal- POudemans col nome di Parasitus longulus Koch (1) (Tijdsehr voor Entomol. 1902, p. 37) sono, quanto a dimensioni, intermedi fra il vero G. runcatellus d’Italia ed il G. runciger di Norvegia. (1) Dando ai suoi esemplari questo nome l'Oudemans ammette che essi con- vengano col G. hamatus e G. coarctatus Koch, il che è da dimostrarsi ed io non credo sia vero. L’Oudemans preferisce (come fa pel Laelaps arcualis e molte altre specie) il primo nome dato alla specie dal Koch e ciò riferendosi alle si- nonimie degli Acarologi italiani. Ma noi (i due Canestrini ed io) abbiamo se- guito il concetto di chiamare le specie, riferendoci al Koch, col nome che il Koch stesso ha usato descrivendo individui colla maggior probabilità apparte- nenti veramente alle stesse specie che noi avevamo sott'occhio e di poi abbiamo messo in sinonimia le specie dello stesso autore che con qualche dubbio pote- vano essere identiche a quella meglio riconosciuta. Per esempio, ritornando al Laelaps stabularis, noi abbiamo accolto questo nome per la specie maggiore comune nei fenili dovunque (la ebbi anche di Norvegia) e nelle stalle, perchè il Koch, quanto a grandezza ne dice < gross » (mentre del G. arcualis dice « Kaum mittel gross » e col G. stabularis sono nelle stalle e fenili molte altre specie minori, ad es. Laelaps Iphis foenalis, L. I. cubicularis etc.) e del G. stabularis, quanto ad habitat lo stesso Koch dice : « in einem Pferdestalle und in einer Hundshiitte unter dem Strohe »; mentre pel G. arcualis scrive : « in Hiusern, gern in Kiichen.... und gew6hnlich in Gesellschaft von G. mar- ginatus ». Ora col G. marginatus stanno i Laelaps Iphis domesticus, I. casalis ed altri. Perchè incorrere nella certezza del dubbio al solo scopo di ingenerare con- fusioni scegliendo un nome fuori di mano anzichè il più usato ormai ? bo fd Sì ANTONIO BERLESE Gamasus (Pergamasus) minor Berl. (Gamasus attenuatus K. var. minor Berl. A. M. $. ital. fase. LXIII, N. 8). G. badius vel badio-testaceus. Mas pedibus secundi paris crassis, dente femurali conico, acuto, antrorsus arcuato, interne radulam stri- dulatoriam gerente; processus arillaris e basi eadem huius dentis exortus, longe conicus, acutus. Genu tuberculo stridulatorio sat magno e tuberculo basilari exorto, in prospectu viso subovali, e latere tra- pezino; deficiunt tuberculi adcessorii. Tibia tuberculo stridulatorio eiusdem genualis subsimili; adcessoriis nullis. Epistoma in dentibus tribus productum, ex quibus medius ceteris maior. Maris chela digito mobili dentibus tribus sat magnis (praeter runcam apicalem), ex quibus postremus ad tertiam circiter inferiorem partem marginis dentarii in- situs, ommibus aeque et late dissitis; calcari basi bene seiuncto, fis- suram ‘inter sese et digitum reliquente. Digitus fixus apice recte trun- catus, denique dente unico parvulo in margine dentario praeditus. Foemina epistomate maris conformi. Chela mandibulae*digito mo- bili, praeter runcam valide tridentato, dentibus iisdem intersese di- seretis et aeque dissitis; dente fixo quadridentato, dentibus sat validis. Epigynium paragyniis trigonis, epigynio eodem dente longo anterius aucto, totam fissuram genitalem occupanti. Mas ad 820 p.. long.; 400 wp. lat.; Foem. 850 p.. long.; 500 p.. lat. Habitat. Nonnulla collegi erempla in muscis agri Veneti (Padova) et tridentini (Tiarno). Negli Acari, Myr. Scorp. it. ho considerato questa forma per una varietà del Gamasus attenuatus, (G. hamatus)però le differenze sono tali che mi credo in diritto di farne una specie a sè.. Con questa specie si compie il passaggio dai Gamasi eteropodi agli omopodi. Infatti, non soltanto la statura è ormai al di sotto del millimetro ed il colore non è più così intensamente badio, ma in- clina al testaceo-badio, ma, ancora, la armatura delle zampe che non recano più sproni accessorii nella tibia e nel ginocchio, si av- vicina a quella dei Gamasi omopodi. Anche la forma del corpo, MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 217 notevolmente allungata in ambedue i sessi, è carattere di questo gruppo. Però le zampe del secondo paio sono, nel maschio, ancora no- tevolmente grosse, specialmente nel femore e questo carattere ho già bene messo in vista nella figura in A. M. Sec. citata. La specie si richiama anche al Gamasus pugillator, col quale la zampa del secondo paio conviene abbastanza, ma il dente femo- rale è foggiato diversamente ed, inoltre, nel G. minor la tibia ed il ginocchio sono, come ho detto, sprovvisti di tubercoli accessori. Il dente femorale è conico, robusto, non allargato nel suo mezzo, tanto che la forma conica è tale da qualsiasi lato si guardi ed è anche curvato a ronca abbastanza verso la zampa. Il margine stri- dulatorio è stretto, si estende a tutta la faccia interna del processo e specialmente verso il suo apice. Il processo ascellare nasce alla base del dente preaccennato e sorge da un alto tubercolo. Esso ha forma assolutamente conica. Il processo stridulatorio del ginocchio sì vede quasi articolato in due metà, o per meglio dire la parte apicale, che è rotondeggiante se veduta di faccia e quasi trape- zoidale se vista di lato, si inserisce su un basso tubercolo cilin- drico. Analoga configurazione ha il processo stridulatorio della tibia. Nella chela del maschio osservo il dito mobile all’ apice forte- mente piegato a ronca e di poi recante tre robusti denti, dei quali l’ultimo è inserito molto in basso, circa nel terzo posteriore del margine dentario; il primo nasce subito sotto la ronca ed il me- diano è più vicino al primo che non all’ultimo. Lo sprone mandi- bolare (come si vede nella figura, cioè guardando il dito mobile al- quanto obliquamente) è molto lungo e lascia una lunga fessura tra sè ed il dito al quale si attacca. Il dito fisso è troncato netta- mente e mostra un solo dente non troppo robusto circa nel terzo anteriore del margine dentario. Nella mandibola della femmina il dito mobile reca tre grandi denti, compresi nel terzo mediano del margine dentario, equidi- stanti fra di loro. Il dito fisso è un poco ottuso all’apice, e sotto la ronca porta un piccolo dentello; di poi altri tre equidistanti, più grandetti e compresi nella prima metà del margine dentario. L’epistoma, in ambedue i sessi, è terminato da tre punte, delle quali la mediana è appena più robusta delle laterali. 218 ANTONIO BERLESE L’epiginio mostra i paraginii foggiati quasi a triangolo, svanendo il lato corrispondente alla fessura. La piastra epiginica poi si pro- lunga all’innanzi in un dente lungo che occupa tutta la fessura genitale. I lati dell’epiginio non sono retti ma ondulati. Altre par- ticolarità di questa regione risultano dalla figura molto esatta. Quanto all’Rabitat di questa specie dirò che io la ebbi da mu- schi del Padovano (Monteccia) e del Trentino (Tiarno). I primi sono più piccoli (mas. 300), ma non mai così come ho indicato in A. M. Se. it. Quelli di Tiarno (2000 metri) misurano (mas.) fino a 820 p.. Credo che le misure date in A. M. S. it. sieno errate. Gamasus (Pergamasus) minor var. pugillator Berl. A. Berlese. Acari nuovi; Manip. I, « Redia » vol. I, fasc. 2°, p. 236. Differt a typico praecipue calcaris femuralis secundi paris fabrica, quod calcar idem sit curtius quam in typico et in prospectu subspa- thulatum; differt etiam forma processus genualis, qui in G. minore est securiformis, in summo truncatus, in varietate hac subtrigonus, apice acutus. Statura vix typico maior. Ad 850 p.. long; 450 p.. lat. (Mas.). Habitat super montes altiores, in muscis, in agro veneto. Altra volta (loc. cit.) ho considerato questa forma come una vera specie a sè, ma ora sono di opinione che si tratti di semplice va- rietà, forse dipendente da ciò che il G. pugillator vive sugli alti monti (Cansiglio), mentre il tipico è stato raccolto al piano (Veneto). Le differenze sono veramente minime, però non conosco la femmina della presente varietà, quindi non posso essere tranquillo sulla identità o meno delle due specie. Certo il G. pugillator è alquanto maggiore, come fanno vedere ad es., la chela e la zampa ingrandite egualmente per ambedue le forme. Ho disegnato la chela del G. minor col dito fisso senza la serie di minuti dentelli sotto il dente maggiore, i quali invece sono così evidenti nel pugillator, ma in qualche esemplare di G. minor ho MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 219 potuto vedere che orlo del margine dentario è confusamente se- ghettato-denticolato. In altri questa particolarità è meno sensibile o nulla affatto. Non possiedo che un maschio. Gamasus (Pergamasus) robustus Oudem. Oudemans in Abb. Nat. Ver. Bremen, 1901. Bd. 17, p. 227 ; idem in Tijdschr. v. Entom., v. 45, p. 10, 38. (Parasitus longulus var. robustus) ; idem Aca- riden v. Borkum u. Wangeroog, p. 82 (Parasitus robustus). G. badius, robustus. Mas pedibus secundi paris valde incrassatis, magnis, femure crassiore, calcare femurale maximo, usque ad tibiam producto, spathulato, apice subtruncato ; processu axillare longo, cor- niculato, ad S tenuiter plicato ; genu processu e tuberculo sat lato exorto, foliiforme vel ovale, apice acuto, sat magno, nec non eaterne tuberculo sat parvulo aucto; tibia inferne laminula lata, totam fere tibiae eiusdem superficiem infernam occupante, sed tibiae eidem arcte adpressa, ita ut e latere externo vix conspiciatur, e latere interno eius margo adpareat. Epistoma in quoque sexu diversum ; in mare latum, anterius sat productum, angulo obtuso desinens, via lateribus denti. culo minimo armatis; in foemina trispinum, spinis lateralibus parvis, media basi lata, apice acutissima, caeteris valde longiore. Maris corni- culi lateralis articulus secundus simplex; palporum articulus primus non peculiariter conformatus; secundus sub apicem inferne sat gibbus. Chela maris robusta, crassa, digito fixo lato, magno, multo mobilem superante, apice securis instar truncato, in medio marginis dentarii dentibus robustis quatuor vel quinque aucto; digito mobile bene run- cato, sub apicem dente maiore unico armato. Foeminae chelam ex typicis non vidi. Epigynium fere ut in G.hamato, sed endogynio pe- culiare structura conspicuo; quod vagina utrinque serie longa den- ticulorum robustorum sit armata. Sunt enim in quoque latere den- tes circiter octo, angulatim retrorsus plicati et arcte intersese seriatim stipati, radulam fere sistentes. Foeminae cora quarti paris tuberculo superno robusto aucta. Mas ad 1030 p.. long.; 580 p.. lat.; Foem. ad 1050 p.. long.; 620 p.. lat. Habitat in muscis in Germania, Norvegia. 220 ANTONIO BERLESE In Italia non ho ancora trovata questa bella specie, che ritengo del Nord d’Europa esclusivamente. Essa è abbastanza vicina al mio G@. alpestris, ma se ne distingue per molte particolarità pro- prie ad ambedue i sessi, molto degne di rilievo. L’armatura delle zampe del secondo paio nel maschio, sebbene disposta sullo stesso tipo (nel quale rientra anche il G. Theseus) pure è diversa nella particolare conformazione di tutte le appendici e processi, niuno escluso. Così, sebbene le due chele maschili si somiglino, pure sono veramente diverse, come lo sono gli epistomi e sopratutto 1’ endo- ginio, il quale nel G. robustus presenta la singolare armatura so- pradeseritta. Ho disegnato le figure e fatta la descrizione su esemplari tipici inviatimi cortesemente dall’Oudemans, ma di poi ho veduto indi- vidui di parecchie altre località, tutti corrispondenti benissimo a quelli tipici. Così ne ebbi esemplari di Norvegia (Thor), maschi e femmine in buon numero. Gamasus (Pergamasus) alpestris Berl. A. Berlese, in « Redia », 1903, p. 236. (3. badius. Mas pedibus secundi paris percrassis, trochantere utrin- que sub apicem tuberculato ; calcare femurali magno, late spathulato, anterius rotundato, radulam stridulatoriam interne sub apicem gerenti; processu axillari magno, spathulato, laminari, spiraliter subconvoluto : processu genuali stridulatorio magno, laminari, interne deflexo; pro- cessu genuali adcessorio interno conico, omnino in margine genu summo porrecto, longo; tibiae processu stridulatorio parvulo laminari, in- trorsus plicatulo, processubus tibiae adcessoriis nullis. Pedes quarti paris trochantere inferne breviter tuberculato. Mandibulae digitus mo- bilis in tertia parte sua apicali tantum dentibus duobus sat magnis, intersese discretis auctus: digitus firus apice truncatus, în medio la- minulam dentariam hyalinam gerens, dentibus pluribus minimis, in- tersese aequalibus, contigue seriatis armatus. Epistoma in spathulam rubrectangulam, apice dentibus tribus subaequalibus parvulis (vel medio evanido) desinens. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 221 Foeminae chela digito mobili dentibus tribus magnis aucto, digito fixo dente magno ad dimidium circiter marginis interni, inter quem et apicem denticuli obsoleti tres sunt, intersese aequedissiti. Epistoma apice subarcuato-rotundatum, dentibus tribus intersese subaequalibus desinens, medio tamen ceteris vix maiori. Epigynium videas delineatum. Mas long. 1010 p..; lat. 650 p.; Foem. long. 1080; lat. 550 p.. Habitat. Marem unum foeminasque nonnullas collegi in muscis ne- moris « Cansiglio » prope « Vittorio » (Treviso). Questa bella specie, che appartiene al gruppo dei Gamasus che hanno il secondo paio molto ingrossato si riconosce tosto e di- stingue dalle affini per la speciale forma del processus femuralis magnus e dell’axillaris. Il primo ha forma di spatola ed è rotondato e quasi bilobo all’apice e ricurvo all’ innanzi verso il ginocchio, giungendo così quasi all’ altezza dell’ orlo anteriore del femore. L’orlo di questo processo che guarda verso interno (linea me- diana del corpo) è molto bruno e spesso, mentre il lobo esterno è tagliente e semipellucido. Questo reca nella faccia stridulatoria le consuete strie trasverse. Adunque di tutto il processo questa parte sola è adibita alla stridulazione. Il processo ascellare poi è formato da una lamina ristretta e quasi peduncolata alla base, poi allar- gata e troncata all'apice, molto addossata alla faccia inferiore del femore che quasi tocca ed inoltre plicata con un accenno ad una incurvatura spirale. Questo processo si vede bene guardando la zampa dal lato esterno, meno bene guardandola dal disotto, in grazia del processo femorale che sta sopra e poco si vede poi dal lato interno. Il ginocchio è fornito di un grande processo stridulatorio, che molto bene si vede esaminando la zampa dal lato interno come dall’esterno, Questo processo si abbassa dall’orlo inferiore del gi- nocchio, discendendo perpendicolarmente in giù. Esso è foggiato a lamina, che però si ripiega alquanto verso l’interno. Il ginocchio stesso ha un forte dente conico, situato sulla faccia interna e pian- tato precisamente lungo l’orlo apicale della tibia, il quale dente si vede bene come sporga, considerando la zampa dal di sopra o dal di sotto. Infine la tibia mostra un solo breve processo stridulatorio nel suo orlo inferiore, verso l’apice del segmento ed è, esso pro- cesso laminare, diretto all’ ingiù ed indentro, ma è piccolo. Il tro- 222 ANTONIO BERLESE ‘antere poi di questo paio di zampe, cosa insolita, reca un robusto dente nel suo orlo anteriore e sulla faccia :prossimale ed un pic- colissimo dente ialino sullo stesso orlo ma all’esterno. I femori del quarto paio recano un breve tubercolo smussato lungo lorlo inferiore, più vicino alla base del segmento che al l’apice. Nella chela delle mandibole rilevo (nel maschio), che il dito mo- bile all’apice runcato ed acuto, reca due robusti denti, dei quali l’inferiore cade circa a metà del margine dentario; l’altro è inter- ‘alato ad eguale distanza tra questo più basso dente e l'apice del dito. Il dito fisso ha l'apice troncato con linea retta e porta una lamina dentaria subialina, che occupa circa la metà anteriore del l’orlo interno del dito. Questa lamina è incisa in molti minuti den- telli a guisa di sega, tutti eguali fra di loro. L’epistoma si prolunga all’innanzi quasi a spatola e nel suo orlo anteriore porta tre piccoli denti subeguali (1), dei quali il mediano è appena più alto dei laterali. Nella femmina la chela è molto più lunga di quello che non sia nel maschio ed ha ambedue le dita all’ apice acute e runcate. Il dito mobile, oltre l’apice è fornito di tre robusti denti, le cui di- mensioni vanno diminuendo dalla base del dito all’apice. Di questi tre denti, l’inferiore (che è il maggiore) cade appunto nel mezzo dell’orlo dentario e gli altri due sono intercalati a distanze eguali tra questo dente maggiore e l'apice. Il dito fisso ha esso pure un dente maggiore, circa a metà del margine dentario ed altri tre pic- coli e bassi denti tra questo e l’apice del dito. Lo sterno, nel mezzo del suo orlo inferiore, dove confina coi pa- raginii è molto profondamente inciso. I paraginii sono trapezoidali, cioè coll’orlo posteriore più corto assai dell’ anteriore. L’ epiginio termina in una punta acuta, che si eleva improvvisamente dal mezzo dell’orlo anteriore dell’epiginio stesso. Altre particolarità di questi organi appaiono bene dalla figura. (1) Nell’unico esemplare maschio che possiedo il dente mediano mi riesce poco visibile almeno nel suo apice e non desidero guastare 1’ esemplare per veder meglio questa particolarità. Tuttavia credo che esso dente esista, come mi è parso di vedere talora. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 223 La specie ha dimensioni di alquanto superiori a quelle del G. crassipes, col quale però concorda benissimo nel colorito. Possiedo un maschio e parecchie femmine. (Bosco Cansiglio. Ot- tobre 1903). Gamasus (Pergamasus) quisquiliarum G. R. Can. G. R. Canestrini, Acari ital. nuovi e poco noti, p. 920, tav. VIII, fio. 2 A. Berlese, A. MSc. tits, (fasc. I, Ni 16° (G. meridionalis) ; G. Canestrini, Acarof. ital. pi 73. G. badius, sat elongatus; mas ad tertios pedes sensim coarctatus, postice subacutus ; foem. elongate pyriformis. Dorsum setis sat densis, subaequalibus indutum. Mas pedibus secundi paris medioeriter incras- satis; calcare femurale parvulo, e latere viso subconico, in prospectu spathuliforme, truncato; processus axillaris nullus; genu et tibia in- ferne tuberculo obsoleto, via elevato, rotundato. Maris corniculi la- biales segmento ultimo interne lata membrana marginato ; palporum articulus primus inferne tuberculo conico, alto, setigero ornatus. Epi stoma in utroque sexu quinquespinum, spina media caeteris vix maiore. Chela maris multo eadem foeminae minor; digito firo recto, sat stricto, apice recte truncato, dentibus magnis destituto, tantum in medio margine dentario sat conspicue serrulato-denticulato; digito mo- bile bene runcato, stricto, sub runca denticulis quatuor parvulis, denique dente magno fere in dimidio margine dentario. Calcar lon- gum, bene a digito discretum. Chela foeminae fere duplo quam maris longior ; digitis bene runcatis; firo dentibus sat magnis quatuor, aequedissitis, plus quam dimidiam marginis dentarii partem occupan- tibus; digito mobile dentibus magnis quatuor, postico ultra dimidiam partem marginis dentarii insito. Epigynium angulum trianguli aequi- lateri fere sistens, endogynio posterius spinula lunga (processus) acuta anterius porrecta. Caeterum ut in G. crassipede. Angulus posticus sternalis 102. Mas ad 1000 p. long.; 500 u. lat.; Foem. ad 1200 p.. long.; 600 p. lat. Habitat in tota Italia nec non in Norvegia, in muscis et in de- tritis vegetalibus putribus. 224 ANTONIO BERLESE Questa specie è diffusa in tutta Italia; ne ho esemplari di am- bedue i sessi dell’Italia settentrionale (Veneto); della centrale (Fi- renze, Umbria); della meridionale (Napoletano) e della Sicilia. La statura fra tutti questi varia di poco. Ho anche due femmine raccolte in Norvegia dal Thor. Le cifre che posso dare per alcuni di questi individui sono le seguenti : Umbria, maschio 1000 lung.; 500 larg. — Napoletano, maschio 850 p. lung.; 450 larg.; femm. 1050 p.. lung.; 650 p.. larg. — Sicilia, 1200 p.. lung.; 700 p.. larg. — Norvegia, femm. 1200 p. lung.; 650 p. larg. La forma in discorso si avvicina al gruppo dei Pergamasus omopodi in grazia del mediocre ingrossamento delle zampe del secondo paio nel maschio, le quali sono appena più grosse di quelle delle altre paia, ma non vi può appartenere troppo accosto al G. hamatus perciò che in questo gruppo veramente esiste sempre il processo ascellare, del quale invece il G. quisquiliarum è aftatto sprovvisto. D'altronde il mediocrissimo sviluppo delle dette zampe allontana il G. quisquil. dal gruppo di cui è tipo il G. erassipes cioè di Pergamasus grandi e senza sprone ascellare, al quale per la sua statura si potrebbe avvicinare. Quanto al mio G. meridionalis, che è veramente la presente spe- cie, dopo un ben accurato esame per riconoscere se o meno questo nome poteva per ragioni eronologiche sostituirsi a quello di (G. quisquiliarum ho riconosciuto che bensì il 1° fascicolo dei miei A. M. Sc. it. è uscito alla luce prima della memoria di G. et R. Ca- nestrini sopracitata, ma questa era stata presentata ad adunanza del R. Istituto Veneto di Sc., Lettere ed Arti alcuni giorni prima della pubblicazione del detto mio fascicolo. Gamasus (Pergamasus) brevicornis Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. II, « Redia » vol. I, fasc. 2, p. 263 (Gamasus, Pergam., crassipes, var. brevicornis). G. saturate badio-fuscus, G. crassipedi corporis fabrica persimilis, tamen vix maior. Mas pedibus secundi paris crassissimis, femure ma- gno, pergrosso ; calcare perfecte conico, magno, apice acuto, radula MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 225 internum latus totum calcaris occupante; genu sat longo, inferne et interne processubus nullis, sed externe, sub apicem, processu quodam subrectangulo, squamiforme, fusco et valido aucto ; tibia valde elon- gata, gracilis, inferne in medio scabrata et parvulis tuberculis aucta ; interne autem processu laminare subrectangulo, ad basim tibiae eiu- sdem in latere exorto, sursum inflexo, parum elevato, caeterum tibia inermis. Quarti paris femur tuberculis aliquot inferne et superne ad apicem, parum elevatis ornatum. Epistoma quinquespinum ; corniculi labiales maris simplices. Chela maris fere ut in G. mediocre, sed aliquanto maior. Foeminae chelam non vidi. Epigynium sat eodem G. crassipedis subsimile, sed minus latum; endogynium figuram ma- gnam ovalem ostendens, ex cuius margine postico processus exoritur magnus, spathuliformis, apice longe bifurcatus, anterius directus ; e lateribus eiusdem figurae utrinque dens procedit chitineus, peracutus et longus, lineam sagittalem versus. Mas ad 1350 p.. long.; 700 w. lat.; Foem. ad 1400 wp. long. ; 900 p. lat. Habitat in Europa boreale, Germania et Norvegia. Allorchè accennai primamente a questa specie mi parve di po- terla considerare per una varietà del G. crassipes, ma oggidì debbo pur riconoscere che si tratta di specie distinta affatto dal detto Gamasus e che non trova strette affinità se non col G. mediocris, il quale può esser benissimo che non ne sia se non una semplice varietà più che specie distinta. A parte la statura sempre superiore a quella del G. crassipes, come ne fanno fede gli esemplari di due così diverse località (Nor- vegia, Germania) e che corrisponde invece abbastanza a quella della var. longicornis, le discrepanze che si rilevano nella armatura delle zampe secondo paio del maschio e quelle non piccole del- l’epiginio ed endoginio della femmina persuadono della opportunità di una separazione specifica tra la presente forma ed il G. cras- sipes e sue varietà. Non ho veduto la chela femminile e ciò per non correre pericolo di guastare profondamente l’unico individuo femmina che ho conser- vato nella mia collezione, ma da quel che ne veggo essa ha l'aspetto comune delle forme del gruppo vicine più 0 meno al G. crassipes. 15 226 ANTONIO BERLESE Ho veduto esemplari di questa specie provenienti dalla Norve- gia e dalla Germania; i primi inviatimi dal Thor, i secondi dal Kraepelin. Non è mai stata raccolta in Italia, nemmeno setten- trionale. Gamasus (Pergamasus) medioeris Berl. A. Berlese, Acari Nuovi; Mater. pel Manipulus V (« Redia », vol. II fasc. 2, p. 233). G. (mas) badius. Facies G. crassipedis, sed vix minor et aliquanto latior. Mas pedibus secundi paris crassis, femure praecipue robusto ; calcare femurale magno, conico, radulam stridulatoriam magnam de apice usque în medio gerente; processus axillaris nullus; genu inferne tuberculo vix elevato, lato obsoletissime armato ; tibia inferne processu latissimo sed vix elevato, utrinque angulato. Tibia autem in latere interno, ad basim squama parum elevata augitur, anterius rotundata. Corniculi labiales articulo postremo conico, simplice. Palpi articulo primo inferne haud tuberculato, tantum biseto, tamen sub apicem in- ferne dente quodam armato. Chela maris robusta, digitis ambobus bene runcatis; fixo longo, recto, robusto, in tertia antica parte marginis dentarii dente validiore armato, post quem margo idem serrulato-cre- nulatus adparet; digitus mobilis dente maximo in medio circiter mar- gine dentario denticulisque quinque inter dentem maiorem supradictum et runcam. Epistoma quinquespinosum, spina media sat caeteris longiore. Foem. ignota. Ad 1050 p.. long.; 670 p. lat. Habitat in Austria. Ho avuto torto di ascrivere a questa specie alcune femmine che insieme al maschio suddescritto ho trovato fra gli acari mandatimi dal Kraepelin e raccolti a Paskau (Moravia); quelle femmine spet- tano ad altro Pergamasus di modo che della presente specie vera- mente non conosco che il maschio, di cui ho parecchi esemplari. Non vi ha dubbio che le maggiori affinità sono col G. brevicor- nis, ma oltrechè la armatura delle zampe secondo paio è certa- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » DI mente diversa, sebbene foggiata sullo stesso tipo, ancora molto minore è la statura, mentre il G. drevicornis maschio raggiunge i 1300 p.. di lunghezza. Gamasus (Pergamasus) Canestrinii Berl. G. R. Canestrini, Gamasidi ital. p. 32, tav. VI, tig. 3 (G. monachus); AMB (Cxrilteister AIM Se asce RONN 1 0 Cla nie Strona Acarofauna ital. Gamasidi, p. 66. G. badius (rarius terreus vel albicans, subpellucidulus). Mas pedibus secundi paris percrassis, femure crassiori, calcari e latere viso conico, robusto, magno; in prospectu viso subtrapezoideo, basi stricto, ante- rius dilatato, subbicorni, cornu tamen interno maiori. Processus arilla- ris nullus, sed tuberculus conicus quidam adest in parte infera femuris prope marginem anticum. Femur autem in parte sua interna et sub- apicali expansione quadam laminari, in prospectu subrectangula est auctum. (Genu processu stridulatorio mediocri, conico; adcessoriis nullis. Tibia processu stridulatorio parvo, conico papilliformi, vix elevato; interne parte sua basali tibia cadem in laminam sat elevatam subangulatam est expansa. Epistoma quinquedentatum. Maris chela digito mobili longe conico, apice vix runcato, sub runca autem den- ticulis sat magnis numero quinque, tertiam circiter marginis dentarii partem occupantibus aucto. Digitus fixus sat mobilem superans, sen- sim attenuatus, apice recte truncatus, vix incurvulus, denique sub apicem vix interne tenuissime serrulatus. Corniculi labiales (maris) insolitae figurae, quod extremus illorum articulus conicus sit et pro membranula interiori calcar gerant maius, conicum, acutum, segmento eodem perpendiculare, interne transverse directum. Foemina chela vix maris maior, digito mobili stricto, bene apice runcato, dentibus tribus maroribus in medio margine dentario aucto, nec non dente quodam minori vel obsoleto inter secundum et tertium. Digitus fixus cadem fere figura, dentibus sat magnis tribus, tertiam marginis dentariù partem occupantibus, intersese discretis, nec non alio obsoleto sub runca apicale. Scuta sternalia iisdem Gamasi The- sei subsimilia, angulo sternali sat lato (102 gr.); paragyniis longe rhombicis ; epigynio anterius acuto, non in mucronem producto, mar- 228 ANTONIO BERLESE ginibus anticis sat anterius converis; foraminibus glandularum rotun- dis, in medio processu quodam recto, cylindrico, anterius subbifurco. Mas ad 1030 vel 1050 p.. long.; Foem. ad 1100 p.. long. Habitat in muscis Italiae borealis et australis, sat frequens. Questo bellissimo Gamasus fu descritto per la prima volta da G. R. Canestrini (Gamasi ital.) sotto il nome di G. monachus, ri- ferendolo al Koch. Ma la specie del Koch deve riunirsi, molto probabilmente al G. crassipes, dal quale non differisce che per la tinta più chiara, come avviene in individui non ancora da abba- stanza tempo adulti. Certo il G. monachus del Koch nulla ha a che vedere col G. Canestrinii. Quanto al colore io pure ho osservato che non sono rari gli esemplari con tinta molto chiara e talora bianca affatto, come se da poco usciti di muta, specialmente maschi. Le zampe del secondo paio del maschio non sono certo meno grosse di quelle del G. crassipes. Particolarmente il femore è svi- luppatissimo e certo più grosso e più lungo di quello del G. eras- sipes. Lo sprone, veduto di lato, sì mostra conico, largo alla base ed acuto all’apice, dove è alquanto piegato a ronca verso il basso. Ma veduta la zampa dal di sotto e quindi lo sprone stesso com- parendo in maestà, si vede che esso è bicorne e largo tanto che apparisce trapezoidale, cioè stretto più alla base che all’apice, dove finisce in due larghe corna, delle quali interna è molto maggiore e robusta della laterale che è esile ed acuta. Questa minor punta apparisce anche guardando la zampa di lato, ed appare come un piccolo tubercolo ascellare; in realtà però non vi ha processo ascellare alcuno. Un altro tubercoletto più grande che pure appare al di sopra del testè detto nel guardare la zampa di lato e sem- bra egualmente sorgere dall’ascella, nasce invece, come si può ri- conoscere guardando la zampa dal di sotto, dal lato esterno della faccia inferiore del femore. La radula stridulatoria si trova sulla superficie interna del grande sprone femorale e quindi non si vede agevolmente. Il femore stesso poi porta una caratteristica espansione laminare sulla faccia sua interna, presso l’orlo anteriore. Si tratta di una specie di cresta chitinea, molto depressa e laminare ma molto alta, che, vedendo MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 229 la zampa di lato dall’ interno, appare angolare, vedendo la zampa dal di sotto si mostra come una espansione a forma di rettangolo, con due lati pressochè rettilinei. Il ginocchio ha un breve ma robusto processo conico, alquanto ripiegato all’innanzi. Non veggo altre apofisi su questo articolo. La tibia è molto allungata e mo- stra sulla sua faccia inferiore un breve e piccolo tubercoletto co- nico, nonchè una espansione laminare a forma di cresta elevata sulla faccia interna alla base del detto segmento e recante un breve pelo verso l’apice. L’epistoma, in ambedue i sessi, è fornito di cinque punte, però, nel maschio più spesso le punte prossime alla mediana sono più piccole delle discoste ed, in questo caso, la mediana è più grandetta delle altre. Nelle femmine il tubo orale ha tutte e cinque le punte fra di loro equidistanti e dello stesso sviluppo. Specialissima, ho già detto, è la forma dell’ultimo segmento dei cornetti labiali, nè io vidi altra specie di Gamasus che avesse consimile disposizione. L'ultimo articolo è conico e breve, ma al suo margine interno, anzichè essere espanso in lamina, come sì vede nel maggior numero di casi, esso è allungato in un molto robusto e lungo processo conico, retto, acuto all’apice che si eleva perpendicolarmente al segmento che lo porta e quindi riesce tra- sversale per la sua direzione. Gamasus (Pergamasus) crassipes (L.) Latr. Linnè Fauna Suec. p. 1969; idem Syst. nat. (Acarus erassipes); Hermann, Mém. Apt., tab. 3, fig. 6; tab. 9, fig. 1. (Acarus crassipes, A, testudina- rius) ; C. L. Koch. C. M. A. Deutschl. plures species; Kramer Gama- siden, 1876 (G. quinquespinosus); Michael Observat. Life-hist. Gam. p. 297, tab. 22, fig. 3; tab. 23, fig. 4-7; Canestrini e Fanzago Acar. it. p. 108, 109; A. Berlese A. M. Sc. it. fasc. 193; figg. $; Canestrini G. Acarof. ital. p. 64. G. saturate-badio-fuscus ; mas foeminaque sat pyriformes, postice ro- tundati. Dorsum totum pilis densis, mediocribus vestitum. Mas pedi- bus secundi paris crassissimis, femure percrasso ; calcare femurale perfecte conico, magno, apice acuto, radula stridulatoria totum latus internum occupante; processus axillaris nullus; genu breve et grossum, 250 ANTONIO BERLESE interne calcaribus adcessoriis nullis, processu interno nullo, sed eaterne processu adcessorio sat magno, conico, acuto, inferne directo ; tibia longa et sat gracilis (triplo circiter longior quam lata) processubus multis armata, sive inferne, circiter in medio tuberculo subbilobo, pa- rum elevato sed lato; interne processus adcessorius magnus, huius spe- ciei et varietatum peculiaris character adest e base eadem tibiae exortus, fere perpendiculariter super tibiam erectus, recurvus, spathuliformis, anterius plicatus et truncatus, tibiae eiusdem plus quam dimidiam longitudinem aequans; adest etiam processus adcessorius subapicalis in eodem tibiae latere, breviter cylindricus, ad basim piligerus. Epi- stoma in utroque sexu quinquespinosum, spina media caeteris vix lon- giore. Corniculi labiales articulo secundo simplice conico, vix interne stricto margine pellucido armato. Palporum articulus primus in mare simplex, bisetus. Maris chela fere statura ciusdem foeminae, digito fixo via apice runcato acuto, recto, in tertia antica parte marginis dentarii dente valido armato, caeterum edentulo; digito mobile valde runcato, runca magna, dimidio autem margine dentario anteriore dentibus quinque magnis armato, ex quibus postremus maximus. Chela foeminae digitis strictis et longis, ambobus bene runcatis, mobile in- terne dentibus quatuor maioribus ultra dimidiam marginis dentarti partem productis; digito fixo margine dentario duplice, denticulo sat magno in dimidia parte antica, caeterum denticulis obsoletis armato. Epigynium latum, angulum magis quam rectum lateribus sistens, sub- pentagonale. Endogynium figuras duas circulares ostendens, inier quas processus adest mediocris, latus, antice bifidus, antrorsus directus, bene chitineus. Nympha coleoptrata pyriformis, pallida, pedibus et seutis via fla- vidis. Dorsum totum dense setis sat longis aequedissitis, intersese sta- tura et fabrica paribus vestita. Scutum anticum dorsuale magnum, dimidium dorsum occupans, postice recte truncatum; scutum posticum perfecte trigonum, fere aequilaterum, angulis acutis, praecipue postico. Larva albido-hyalina, obpyriformis, humerata, postice rotundata. Dorsum totum setis simplicibus, mediocribus sat densis indutum; se- tulae humerales via caeteris longiores. In margine postico abdominis setae duae sunt mediocres, pares, inter quas una impar longissima, latitudinem corporis (tantum) aequans. Mas 1000-1050 p.. long.; 560-600 p.. long.; Foem. 1100 p.. long. ; MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 231 700 p. lat. Nympha coleoptrata 1000 p.. long.; 630 p.. lat.; Larva È a 350 pu. long.; 280 p.. lat. Habitat in tota Europa, in muscis, sub petris, inter detritos ve- getales putrescentes etc.; in Europa boreale frequentior est eius va- rietas quam typicus. La specie è diffusa veramente in tutta Europa e molto comune, ma la forma col processo accessorio tibiale spatolato, troncato al- l’apice è più comune nell’Europa meridionale ed è quasi la sola che si trovi in Italia, anche sugli alti monti del settentrione; mentre in Germania e Norvegia è molto più frequente la va- rietà longicornis, col detto processo più lungo ed all’ apice atte- nuato, la quale varietà è anche di statura maggiore, perchè si ag- gira intorno ai 1200 p.. di lunghezza (pel maschio) e 1300 per la femmina, mentre il G. crassipes nostrale non oltrepassa il milli- metro (maschio) o di assai poco. Così è probabile che il G. cras- sipes del Linneo si richiamasse alla forma longicornis, ma è già molto dubbio che si tratti veramente della specie qui intestata e può essere un altro Gamasus quale si voglia fra gli Eteropodi. Noi non abbiamo certezza, quanto alla identità della specie da altri prima che dall’Hermann, il quale a tav. IX, fig. A, disegna in grande la zampa secondo paie del suo Acarus erassipes (ex Linn.) e vi indica appunto troncato Vapice del processo accessorio tibiale che così riesce spatoliforme. Ordunque gli autori meno vecchi hanno fatto bene a richiamare la loro forma a quella dell’ Hermann, che così diviene la tipica ed è appunto quella che qui illustrasi sotto il nome di G. crassipes (tipico). Possiedo esemplari da gran numero di località d’ Italia e tutti pochissino variano quanto alle dimensioni, nulla affatto nei carat- teri anche più minuti. Fu per opera del Michael (Observat. loc. cit.) che si è prima- mente conosciuta la ninfa coleoptrata di questa specie ed ancora la forma larvale; l’una e l’altra si trovano assieme agli adulti, ma sono più rare, nè mai si è incontrata la ninfa in atto di migrare coll’aiuto d’altri più grossi e veloci animali. Le dimensioni sopracitate della ninfa (da individui di Umbria) non consentono di ritenere per conforme a verità la affermazione 232 ANTONIO BERLESE del’Oudemans che ascrive al G. crassipes una ninfa coleoptrata che egli illustra anche con figure (Notes on Acari, Eleventh Series, p. 105, Tab. 11, fig. 1), alla quale assegna 300 p. di lunghezza, fino a 620 (!) ed uno specialissimo tubo orale. La caratteristica della specie è appunto V armatura della tibia maschile (secondo paio), il cui processo già più volte indicato è tantosto visibile anche alla sola lente, perchè diretto trasversal- mente, sorgendo a perpendicolo dalla zampa che lo reca. Gamasus (Pergamasus) crassipes var. longicornis n. var. Differt a typico praecipue statura aliquanto maiore nec non pro- cessu adcessorio tibiale in maris pedibus secundis longiore quam ‘in typico, apice attenuato et runcatim parum involuto. Foemina satis ty- pico conformis. Mas ad 1300 p.. long.; 770 p.. lat.; Foem. 1330 p.. long.; 850 p.. lat. Habitat in Europa boreale, frequens. Come ho già detto questa forma è comunissima nell'Europa bo- reale, mentre non vi ho ancora rilevato il tipico. Ho veduto molti individui d’ ambedue i sessi inviatimi di Germania (Kraepelin) e di Norvegia (Thor) e tutti perfettamente concordanti fra loro nei caratteri, nella statura e nelle differenze indicate di fronte al tipico. Gamasus (Pergamasus) noster Berl. A. Berlese. Acari Nuovi, Manip. I; « Redia » vol. I, fasc. 2° p. 236. G. saturate badio-fuscus ; statura et facie sat G. crassipedi similis. Mas pedibus secundi paris percrassis, femure autem crassissimo ; cal- care longe conico, porrecto, apice acutissimo ; interne radula stridu- latoria ommino occupato; processus axillaris nullus; genu breve, sat crassum, inferne processu obsoleto minimo, vix elevato aucto, lateribus inermibus; tibia eaterne inermis, inferne laminula quadam lata, ar- ticulo omnino adnato, vix conspicua, nisi interne pes conspiciatur nec MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » DI non tuberculo parvo basilare, in eodem latere interno, valde depresso, vix significato armata. Epistoma in utroque sexu valde antrorsus pro- ductum, denique in spinas tres robustiores, media autem caeteris multo maiore desinens. Corniculi labiales maris articulo postremo interne lata membrana hyalina, foliiforme ut in G. quisquiliarum erpanso. Maris primus palporum articulus inferne tuberculo lato et sat elevato, setigero praeditus. Maris chela quam foeminae minor; digito fixo longo, recto, lato, obscuro, omnino cultriforme, minime runcato nec denticulo ullo armato; digito mobile validius runcato, sat stricto, dente maximo in medio margine dentario nec non denticulis aliquot minimis, sed optime conspicuis, inter dentem magnum supradictum et runcam; cal- car sat digito adpressum. Chela foeminae digitis ambobus bene run- catis, firo incerte quadridentato, caetero margine dentario irregula- riter scabrato; mobile dentibus maioribus tribus in medio margine dentario aequedissitis. Epigynium eadem latitudine quam G. crassi- pedis, sed lateribus ad apicem sensim sinuato-incisis; endogynium processu inconspicuo. Mas ad 1150 .. long.; 650 p.. lat.; Foem. ad 1250 p.. long.; 800 p.. lat. Habitat in muscis agri Tridentini (Tiarno). Ho veduto due maschi ed una quindicina di femmine raccolte dal Dr. Ribaga nel Trentino e tutti questi individui si accordano esattissimamente fra loro nei caratteri e nelle misure indicate. Da ciò che si è esposto appariscono le affinità di questa forma col G. brevicornis, più che con altri, ma anche le notabili differenze che ne giustificano una separazione specifica. Sopratutto Vepistoma prolungato all’innanzi e diviso in tre robusti denti; la espansione laminare del secondo articolo dei cornetti labiali, che non trova ri- scontro in altre specie affini se non nel G. quisquiliarum, che è però molto discosto; la protuberanza del 1° segmento dei palpi nel maschio, come la speciale conformazione del dito mobile nella chela del maschio sono conformazioni assolutamente caratteristiche e par- ticolari. Questa grossa specie, che, per le dimensioni, come ancora per la forma del corpo di ambedue i sessi ricorda molto bene il G. The- seus, si riconosce immediatamente per la speciale povera armatura delle zampe del secondo paio nel maschio. 23 ANTONIO BERLESE Queste sono grossissime, particolarmente al femore, il quale reca un assai robusto dente conico, diretto in basso ed alPapice acuto. Lo spigolo interno del detto dente è tagliente e tutto striato, di guisa che la porzione stridulatoria si limita allo spigolo acuto. Manca affatto il processo ascellare. Il ginocchio reca un piccolis- simo tubercolo stridulatorio assai basso e lineare. La tibia porta un consimile tubercolo, che è però più allungato nel senso longi- tudinale della zampa e che si trova nella faccia inferiore della ti- bia, presso il suo margine anteriore. Un assai basso e poco visibile processo accessorio sta sulla tibia al lato interno, assai vicino al precedente, cioè subito dietro. Nessuna altra apofisi io veggo su queste zampe. Nella chela mandibolare del maschio il dito mobile all’apice run- cato porta sul margine dentario subito sotto la ronca apicale alcuni pochi e minutissimi dentelli, riconoscibili solo ad occhio nudo; quindi il margine stesso si eleva gradatamente fino a quasi metà dell’orlo interno del dito, nel qual punto dà origine ad un robu- stissimo dente acuto. Il dito fisso è allargato a coltello, col mar- gine interno molto tagliente, ma non visibilmente denticolato e ter- mina poi con una punta abbastanza acuta, ma per nulla piegata a ronca. Nessun dente io veggo adunque su questo dito. La femmina ha una chela mandibolare col dito mobile armato di tre robusti denti (oltre all’apicale) e quattro denti presso a poco simili si notano sulla metà anteriore del margine dentario nel dito fisso. Dopo l’ultimo di questi denti il margine stesso si eleva in una lamina semitrasparente e con denticolazioni poco nette. Quanto all’epiginio, i paragini si possono dire abbastanza bene romboidali, Pepiginio poi si avanza poco nella fessura sessuale ed è ‘appresentato da una lamina in forma di largo triangolo, acuta al- innanzi ma con dente poco allungato. Del resto, pei particolari essi sono bene mostrati dalla figura. L’epistoma in ambedue i sessi è prolungato all’ innanzi in tre robuste punte, delle quali la mediana supera di poco le laterali. Dimensioni. Maschio lungo 1150 p..; largo 650 p.. Femmina lunga 1250 p.; larga 800 p. Habitat. Ho ritrovato due maschi assolutamente identici e circa 15 femmine nel musco di Tiarno (Trentino), raccolto a circa 2000 m. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 235 Gamasus (Pergamasus) barbarus Berl. A.._Berlese, Acari nuovi, Mater. pel Manip. V; in « Redia », vol. II; fasc. 2, p. 233. G. saturate badio-fuscus. Statura et facies G. Thesei var. alpini, cuius affinis pariterque magnitudine conspicuus. Mas pedibus secundi paris crassissimis, femure pergrande; calcare femurale magno, trape- cino, apice truncato, interne toto radula stridulatoria occupato; genu sat breve, inferne tuberculis aliquot armato, ex quibus anterior sat conspicuus, conicus; eaxterne genu idem omnino inerme, sed interne sub apicem adest laminula chitinea subtrigona nec non, in proxrimitate, etiam tuberculus parvus, subconicus; tibia longa et sat gracilis, basi processu adcessorio parvulo, subrectangulo, squamiforme in latere in- terno conspicuo. Maris corniculi labiales articulo secundo simplice. Epistoma in utroque sexu anterius recte truncatum, multidenticula- tum, spina media caeteris validior, acuta, deorsus arcuatim deflexa, carinaque alta, robusta, secundum lineam sagittalem decurrente su- stenta. Chela maris eadem fere statura quam foeminae ; maris digito Jfixo, recto, lato, perrobusto, apice via tenuissime vel non runcato, su- bacuto, in media costula gibbere dentiforme sat magno armato; interne, margine dentario recto, obsolete dentibus vel denticulis indistinetis ar- mato; digito mobile valde runcato, nec non dente validiore in medio fere margine dentario armato, margine eodem inter dentem supradi- ctum et runcam, denticulis 7-8, sat validis aeque serrulato. Foemi- nae chela digitis optime runcatis sat exilibus, firo margine dentario obsolete crenulato-denticulato; mobile dentibus tribus magnis, duas an- teriores partes marginis dentarii occupantibus, aequedissitis. Epigy- nium triangulum aequilaterum fere sistens, marginibus rectilineis. Endogynium processu mediocre, minus bene conspicuo. Mas ad 1700 p.. long.; 900 p.. lat.; Foem. ad 1870 p. long.; 1100 w.. lat. Habitat in Austria. Ho avuto alcuni maschi e femmine raccolti nelle selve presso -Paskau (Moravia) e li debbo alla cortesia del Kraepelin. 236 ANTONIO BERLESE La specie si avvicina molto al G. Theseus, e specialmente alla varietà alpinus, ma ne differisce essenzialmente per molti carat- teri che si desumono dal maschio e dalla femmina. Molto di- versa è sopratutto l’armatura della tibia secondo paio nel maschio. Maggiori sono anche le chele, giacchè la statura di tutto l’animale in ambedue i sessi è di molto superiore a quella del G. Theseus alpinus. Invece abbastanza simile è Vepistoma; ma qualche diver- sità rilevo nell’ epiginio, inquantochè meno diritti sono i suoi orli laterali nell’ alpinus e quivi i paragini sono veramente trapezoidali anzichè romboidali, come nel G. barbarus. Gamasus (Pergamasus) Theseus Berl. A. Berlese in A. M. Sc. ital., fasc. XIII, N. 9, 10 (Gamasus crassipes adul- tus); idem, Acari Nuovi, Manip. I, « Redia », vol. I, fasc. 2, p. 236. G. saturate badio-fuscus, elongatus; mas postice acutus, foem. ro- tundata; Dorsum pilis dense vestitum, curtis. Mas pedibus secundi paris crassissimis, femure maximo; calcare femurale subspathuliforme, apice truncato, in latere interno area stridulatoria hemidiscoidale, te- nuissime striata; genu sat gracile, processu inferno subnullo, in latere externo tamen processu adcessorio quodam conico, breve, apice trun- cato; tibia perlonga, valida, inferne tuberculo parvulo trunco-conico; processu adcessorio interno peculiaris fabricae, maiore, squamulam longam et sat altam, tibiae eidem parallelam cique adneram sistens; adest etiam tuberculus minor in summo tibiae margine anteriore, ad latus internum. Epistoma maris sat anterius angulatum, quinquespi- nosum, spinis sat magnis, media caeteris maior, acuta. Maris chelam videre non potui neque foeminae. Epigynium fere ut in G. crassipede latum, sed multo maius; endogynium processu medio obsoleto, in apice subevanido. Angulus sternalis 110. Mas ad (?) 1600 vel 1800 p.. long.; Foem. usque ad 2000 p.. long.; 1100 p.. lat. Habitat in Italia septentrionale, in planitie, plerumque ad sara apud domus. Come si vede la descrizione di questa specie, che è la massima del genere Pergamasus, ha parecchie lacune che dipendono dall’in- MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 237 felice stato dei pochi esemplari d’ambedue i sessi, rotti e mutilati, che mi sono rimasti di molti che ne possedevo, nè mi è occorsa occasione in questi ultimi tempi di trovarne altri. Del maschio non ho più che un rostro senza mandibole, per cui non posso vedere che il tubo orale ed una zampa del secondo paio benissimo con- servata; quanto al resto è così in cattivo stato che non ne posso desumere se non una misura molto approssimativa, nè mi voglio rimettere alle cifre date altra volta nei A. M. Sc. it. Quanto alla femmina, i pochi esemplari che ne ho mi sono preziosi abbastanza per non volerli sottomettere al pericolo di guastarli col tentare di toglierne e separarne le mandibole. Del resto la specie è benissimo definita anche dalle sole cose che ho esposto. Possiedo una fem- mina del Padovano, che misura 1800 p.. di lunghezza per 950 di larghezza; una del Trevisano che ha 1700 p.. di lunghezza per 1000 di larghezza ed una terza del Padovano, che è la maggiore, e mi- sura 2000 Xx 1100. Ho raccolto questo acaro nel Padovano dietro le case, alla base dei muri, scavando abbastanza profondamente il terreno e lo ho trovato assieme al G. magnus. Quanto agli esemplari del Trevi. giano essi sono stati raccolti ai piedi di alberi, fra i muschi e la terra. Caratteristica della specie è sopratutto la grande statura, senza rivali nel gruppo e la speciale armatura delle zampe del secondo paio nel maschio. Altra volta la ho aggregata (A. M. Sc. it.) al G. crassipes, con- siderandola come una forma più evoluta, ma oggidì ritengo, certo con ragione, che essa sia assolutamente molto distinta. Gamasus (Pergamasus) Theseus var. alpinus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. I, « Redia » vol. I, fasc. 2, p. 236. Differt a typico statura minore, pedibus secundi paris in mare mi- nus incrassatis nec non calcaris femuralis radula plana in latere in- terno calcaris eiusdem extensa; calcar idem apice oblique (retror- sus) truncatum est, apice subacutums genu processu inferno nullo, processu adcessorio in latere interno fere ad apicem articuli breviter conico, acuto; tibia mediocriter elongata, inferne subinermis, tuberculo 238 ANTONIO BERLESE tamen minimo ad basim, via elevato tuberculoque adcessorio subapicale in latere interno lateraliter valde producto nec non processu adcessorio laminare, tibiae eidem adpresso, curtiore quam in typico. Epistoma maris anterius recte truncatum, septemspinosum, spinis inter primam ct secundam lateralem caeteris multo minoribus, spina autem media via caeteris maiore; in foeminis quinquespinum, sat anterius arcuatum, spina media caeteris vivx maiore. Maris chela via foeminae minor, digitis ambobus bene runcatis, firo sub runca, in tertia antica parte marginis dentarii, margine eodem sat elevato, subsquamoso, crenulato- serrulato; digito mobile dente maximo in medio fere margine dentario, nec non denticulis plurimis inter dentem maiorem supradictum et run- cam. Epigynium minus latum quam in typico, marginibus sat externe arcuatis, processu postico endogynii valido, anterius porrecto, apice bicorne. Angulus sternalis subrectus. Mas ad 1300 y.. long.; 700 p.. lat.; Foem. ad (summum) 1350 p.. long.; 800 p.. lat. Habitat in muscis altiorum montium, in Italia boreale et centrale. Ho esemplari di ambedue i sessi raccolti in parecchie località, però sempre sugli alti monti e tutti concordano abbastanza nelle misure e nei caratteri indicati. Però negli esemplari di Monte Senario (Toscana) trovo che il maschio ha lo sprone femorale e specialmente la radula alquanto diversamente conformati e ne dò figura. Anche nella chela della femmina trovo qualche minuta differenza, perchè in quella degli individui di Monte Senario il dito mobile è quadridentato ed il dito fisso mostra il rimanente margine dentario, dopo l’ultimo grande dente, tutto quasi seghettato. Inoltre il processo dell’ endoginio è più largo e con due angoli anteriormente anzichè due spine. Le misure che desumo dagli esemplari che possiedo sono le se- guenti: Bosco Cansiglio (Veneto); Mas. 1350 Xx 750 p..; femm.1400X850 p. Vallombrosa (Toscana) (esemplari in tutto simili a quelli del Can- siglio); maschio 1300 X 700 p..; femm. 1300 760 p. Monte Senario, femm. 1350 X 800 p. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 939 Gamasus (Pergamasus) decipiens Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manipulus I, « Redia » vol. I, fase. 2°, p. 238. G. (Foemina) badia, breviter pyriformis, convexa, primo visu G. calcarato vel pollicipato similis, via setulosa, setulis aliquot, prae- cipue ad marginem posticum, sat longis aucta. Iugularia intersese in vittam unam simul concreta, ut in subgenere « Hologamasus ». Epistoma trispinosum, spina media ceteris sat robustiori. Scuta ge- nitalia paragyniis bene trapezinis; epigynio anterius in mucronem acu- tum, longum desinente; angulo poststernali latiore (130 gr.). Chela digito firo usque ad pilum tactilem vix unidentato, margine dentario undulato; post pilum dentibus duobus sat marginis et contiguis (po- stremo in margine dentario medio elevato). Digitus fixus valde run- catus, sat procul a runca dentibus tribus magnis, fere intersese con- tiguis, postremo maiori, post medium marginem dentarium insito armato. Mas ignotus. Ad 850 p. long.; 550 p.. lat. Habitat perfrequens in muscis agri Tridentini ad « Tiarno ». Ho trovato parecchie diecine di femmine appartenenti a questa nuova specie nei muschi di Tiarno e le trovai mescolate al Gam. pollicipatus var. peraltus, anzi dapprima le confusi con individui di quest’ultima specie. Mi riesce mirabile il non aver trovato ma- schio alcuno, nè fra queste molte femmine di Tiarno, nè fra quelle, pure non poche, le quali ho trovato a Vallombrosa, a Monte Se- nario, e nel Trevisano, mescolate sempre a qualche varietà del G. pollicipatus. Ne trovai anche a Bevagna ed erano mescolate alla var. apen- ninorum del G. pollicipatus. In una femmina di G. decipiens var. brevipes di Bevagna, ho osservato gli spermatofori che stavano pe- netrando nella vulva e così la ho anzi conservata. Come mai adun- que non trovo maschi? Ho dubitato di averli confusi con quelli degli Ologamasus ma dovrei averli riconosciuti alle dimensioni al- quanto maggiori ed ai peli che ornano la parte posteriore del corpo 240 ANTONIO BERLESE (i quali dovrebbero esistere come nelle femmine corrispondenti) e che negli Hologamasus nostrali mai si riscontrano. Intanto la specie è certamente bene distinta e non conviene con altri Gamasus, specialmente per gli iugularî assieme riuniti in un Fig. 23. — Femmina supina di G. decipien8. solo pezzo trasverso molto esteso in senso trasversale, ma molto sottile (nel mezzo) in quello longitudinale. IMmoltre Pepiginio conviene abbastanza con quello degli Ologamasus, ma anche con quello dei Pergamasus del gruppo omopodi. Il corpo di queste femmine è brevemente piriforme, però meno rotondato e breve di quello degli Ologamasus, come meno convesso è il dorso, per quanto lo sia più di quello che ordinariamente si osserva negli altri Pergamasus. Peli non troppo brevi ma esilissimi e radi assai veggo specialmente nel contorno posteriore del corpo, come alle scapole. L’epistoma è bene chitineo, colorato abbastanza e termina in tre MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 241 punte robuste, delle quali la mediana è il doppio più lunga delle laterali. Amplissimo è langolo metasternale, che raggiunge i 130 gradi. Le altre particolarità degli scudi sternali e dell’ epiginio risultano dalla esatta figura, come quelle della chela mandibolare che ho di- segnata allo stesso ingrandimento di quello degli Ologamasus (come anche Vepiginio). Caratteristica della presente forma anche in con- fronto delle sue varietà è la ineguaglianza dei piedi resa sensibile dalla cortezza notevole di quelli del 3° paio più accentuata che non di consueto. Il colore è rosso di Siena bruciata, abbastanza intenso. Tutte ie femmine sono egualmente grandi (850 p.. X 550 p.). Habitat. Ho preso per tipo la forma di Tiarno, della quale ho moltissimi esemplari. Di quella dell’Italia centrale (Vallombrosa, Monte Senario, Bevagna) ho fatto la seguente varietà. Gamasus (Pergamasus) decipiens var. brevipes n. var. Differt a typico pedibus minus ‘intersese inaequalibus, quod tertii paris non tam breves sint nec non aliis characteribus epigynii, endo- gynii atque staturac. Epigynium valde latum, eptagonum quod mar- gines laterales valde angulatim sint externe configurati. Endogynium simplex, non figura rotunda spinigera ornatum ut in typico. Epistoma trispinum, spina media vix caeteris maiore. Chela ut in typico, sed aliquanto minor. Trochanter quarti paris haud tuberculis armatus. Mas dgnotus. Ad 700 vel 750 p.. long.; 450-480 p. lat. Habitat in Italia centrale. Nè di questa varietà nè dell'altra, come neppure del tipico mi è noto il maschio, eppure ne ho molti individui di località diverse. Possiedo esemplari di Vallombrosa (700 Xx 450); di Monte Senario in Toscana (750 X 480) e d’Umbria (Bevagna), colle dimensioni 740 X 550, tutti assolutamente identici nei caratteri sopraindicati. 242 ANTONIO BERLESE Gamasus (Pergamasus) decipiens var. germanicus n. var. Differt a typico praecipue tuberculo conico, sat elevato, introrsus inflero in margine inferiore trochanteris quarti paris nec non fabrica endogynii. Epigynium ut in typico sed endogynium non figura rotunda spinifera ornatum. Ad 880 p.. long.; 660 p.. lat. Habitat in Germania. Ho veduto un esemplare femmina inviatomi dal Kraepelin, rac- colto ad Hocpen. SUBGENUS Ologamasus Berl. A. Berlese, Mesostigmata p. 62 (1). Corpus sat breviter ovale, perconverum haud humeratum. Foeminae scutum ventrale cum dorsuale post quartos pedes bene coniunctum, ne li- nea quidem ulla distinctum. Ueterum ut in subgenere « Pergamasus ». Ho fondato questo sottogenere nel 1892 per includervi il Gama- sus calcaratus del Koch col Gamasus aberrans Berl. (Austro-Ame- rica) e G. pulchellus Berl. Ma, il G. aberrans è un vero Gamasellus, come ho riconosciuto rivedendo gli esemplari tipici ed inoltre il Gamasus pulchellus deve fare gruppo a sè in grazia dello sprone libero nella chela del maschio e sopratutto per la mancanza di pa- ragini etc. negli scudi genitali e per Vepiginio annesso allo scudo ventrale. Ne ho infatti formato il genere Gamasiphis. Certamente però gli Ulogamasus non possono essere confusi nem- meno coi Pergamasus che sono le uniche forme veramente più vi- cine. Per quanto concordino i due gruppi in tutti gli altri carat- teri, cioè analoga disposizione dei processi nelle zampe del 2° paio maschili; degli scudi sessuali della femmina; per lo sprone attac- (1) Per errore ortografico Hologamasus, mentre si deve scrivere Ologamasus. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 243 cato col suo apice al dito mobile etc. pure diversificano essenzial- mente pel fatto che negli Ologamasus femmine lo scudo dorsale si riflette al ventre su tutti i margini non solo, ma ancora si salda per lungo tratto dopo le zampe del 4° paio collo scudo ventrale, come avviene nei maschi degli altri tutti e quindi manca orlo trasparente, cioè la parte di epidermide molle intercalata, nelle fem- mine degli altri sottogeneri, tra lo scudo dorsale e tutti i ventrali, specialmente l’addominale. Quanto ai caratteri specifici osservo che Parmatura delle zampe del 2° paio nel maschio, le quali sono appena più grossette che nelle femmine, corrisponde bene ai Pergamasus del gruppo Omo- podi, dei quali è tipo il G. attenuatus, ma più ancora ai Gamasus (S. str.) L’epistoma non è sempre così fortemente chitineo come nei Per- gamasus. Per ciò che si riferisce alla distinzione delle specie fra loro, os- servo che essa risiede su un complesso di variazioni costanti e bene definite certamente, ma che non risultano se non ad un esame ab- bastanza attento. ; Così è che, senza nessun dubbio, sotto la denominazione di Ga- masus calcaratus sono state comprese dagli autori e forse anche da me, un certo numero di forme bene diverse fra di loro, delle quali conviene fare almeno tre specie con parecchie varietà. Le differenze risultano poco, ma abbastanza nel tubo orale, nelle chele dei due sessi; di più nella fabrica e disposizione degli scudi sessuali femminili, nell’angolo sternale, nella forma e grandezza dei processi o sproni della zampa secondo paio nel maschio, nella gran- dezza, nel colore etc. Dei rapporti filogenetici del presente sottogenere coi Gamasiphis ho già detto in precedenza. Gli Ologamasus si riconoscono subito per la mediocre statura, di pochissimo variabile nelle diverse forme, come per la forma ge- nerale del corpo, che è quasi emisferico, molto convesso al dorso, punto omerato, subacuto all’innanzi e rotondato di dietro, in am- bedue i sessi affatto conforme. Le specie sono molto comuni nei muschi dovunque. 244 TÀ Bi I . > =] ANTONIO BERLESE )NSPECTUS SPECIERUM ET VARIET. SUBGENERIS OLOGAMASUS. A) MARES. Pedes secundi paris in mare calcare perbreve apice obtuso- truncato.-< i. 0... . + (Go CALGARATUSICA ei vare Pedes secundi paris in mare calcare longo, apice acuto. lt: G. POLLICIPATUS Bri. et var. 3 Chelae digitus fixus apice truncatus; processus axillaris papil- liformis, ‘obtusus: 0 RG CALCARATUSERYVE! Chelae digitus fixus apice acutus; processus axillaris breviter dentiformis'.. >... 1. CALCARATUS' var SICULOSEBEI Digitus fixus chelae longe cultriformis. Epistoma tridentatum ua . G. POLLICIP. Var. CULTRIGER Brl. Digitus fixus chelae runcatus vel attenuatus vel curte cultri- formis; epistoma uni-vel tridentatum .... . 0. 04 Epistoma tridentatum. Excipulum sternale obsoletum. . . . diatr . G. POLLICIP. var. PSEUDOPERFORATUS Brl. Epistoma unidentatum, acutum vel obtusum —. . . .. 5 Excipulum sternale perconspicuum, disculum perfectum sistens, fere perforatum . . G. POLLICIP. var. EXCIPULIGER Brl. Excipulum sternale obsoletum vix lineis tribus subparallelis sienificattimtà xp | RIP. oe RI CAIO Processus genualis minimus, papillaeformis . . . . . 0. . »- + + + G. POLLICIP. var. APENNINORUM Berl. Processus genualis conicus, apice acutus J Sternì margo anticus subrectus. Epistoma in dentem acutum desinens . . . . . G. POLLICIP. Var. PERALTUS Brl. Sterni margo anticus profunde arcuato-excavatus. Epistoma ‘apice obtuso-rotundatum . G. POLLICIPATUS TYPICUS Bert. Bb) FOEMINAE. Endogynium nulla peculiare fabrica conspicuam —. . . .. DAL ARI TE Sola ar . G. INORNATUS Bert. Endogynium peculiare fabrica interna, vittis chitineis, spinis ete. Insignitum. ia; glia ERRO E, A E MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 245 2. Ceterae species et varietates minus bene intersese distingui possunt nisi figurarum auxilio. Gamasus (0logamasus) calearatus Koch. C. L. Koch, C. M. A. Deutschl. fase. 26, N. 6 e fase. 26, N. 7 G. tumidu- lus (1). — G. Canestrini e Fanzago, Acar. it. p. 4, G. tumidu- lus; A. Berlese A. M. Sc. it fasc. 39 N. 5. G. et R. Canestrini, Gamasi it., p. 46, tav. VII, fig. 6; Canestrini G., Acarofauna it., p. 74. G. saturate badius. Mas pedibus secundi paris parum incrassatis, femure calcari brevi, conico, robustulo, apice truncato-rotundatulo; processu axillari brevius conico, subsphaerico; genu processo stridu- latorio sublaminari, via elevatulo, parvulo; tibiae subconformi. Ster- num maris nullo signo vel pseudo-foramine in medio auctum. Chela maris digito mobili apice sat dilatatulo, runcato, acuto, sub runca eadem tota quarta circiter parte antica marginis dentarii serrulato- denticulato; digito firo apice acuto, subrecto, tamen incurvo, via mo- bilem superante, tertia parte antica marginis dentarii minute serru- lato denticulata. Epistoma in ambobus sexubus pellucidum, trigonum, anterius in spinulam, plus minusve inferne deflexam desinens. Adsunt aliquando etiam spinulae minores laterales duae. Foeminae chela digito mobili interne dentibus tribus aucto, dentibus iisdem intersese subcontiguis vel sat discretis, postremo maiori, in medio fere margine dentario insito; digito firo minus incurvo, den- tibus tribus sat magnis aucto, fere tertiam anticam marginis dentarii partem occupantibus. Scuta genitalia paragyniis late subtrapezoideis; epigynio angulum perrobtusum sistenti, anterius vix in dentem pro- ducto; fissura genitali perlonga. Mas ad 650 p. long.; 420 p.. lat.; Foem. 670 p.. long.; 500 p. lat. Habitat. Plura collegi erempla utriusque sexus in muscis agri pa- tavini. (1) In una nota nel Zool. Anzeiger, Bd. XXVII, N. 1, 1903, a pag. 14 ho av- vertito che il Laelaps tumidulus di G. Canestrini e di me stesso (A. M. Sc. it. fasc. 54, N. 5), il quale è attualmente tipo del sottogenere Ololaelaps (Laelaps), non corrisponde al G. tumidulus del Koch, il quale è, invece, la femmina del G. calcaratus. Perciò ne ho fatto specie a sè che ho chiamato Laelaps Ololae- laps venetus. 246 ANTONIO BERLESE AJ solito, nel distinguere questa specie mi sono trovato di fronte ai dubbi che lascia la figura e descrizione che il Koch dà del Ga- masus calcaratus. Non si può essere certi che si tratti veramente della forma che qui deserivo sotto questo nome e riferisco al Koch. D'altra parte bisogna necessariamente ammettere che il Koch conosceva una specie di questo sottogenere, giacchè si tratta dei Gamasus più comuni dovunque. Non potendo neppure riferirmi alle descrizioni di G. ed R. Cane- strini inserite nei Gamasi italiani, perchè molto incomplete ed alle figure ancora meno chiare, ho dovuto richiamarmi alla forma da me illustrata negli A. M. Se. it., loco citato. La figura della zampa 2° paio del maschio e quella della chela non mi lasciano dubbio alcuno e quindi riferisco gli esemplari del padovano che vi corrispondono, al G. calcaratus del Koch, facendo, di quelli che se ne scostano, una specie e varietà diverse. I caratteri differenziali li desumo da più organi. In questo G. calcaratus i tubercoli del femore del secondo paio nel maschio hanno una caratteristica forma. Lo sprone è molto breve, sporgendo dalla ascella per tanto circa per quanto è largo, inoltre esso termina troncato, o meglio colla papilla stridulatoria pochissimo elevata e alquanto rotondata. Il processo ascellare è molto corto; risulta da una brevissima papilletta appena conica, poco piu lunga che larga, portata da un bassissimo tubereolo; essa arriva quasi all’altezza dello sprone. Il ginocchio reca, sul mar- gine suo inferiore, presso Vorlo anteriore un processo stridulatorio assai poco elevato, subrettangolare e troncato; poco diversa è la forma del processo stridulatorio della tibia che in alcuni esemplari appena sporge dall’orlo inferiore del segmento che lo reca. L’epistoma, in ambedue i sessi, è foggiato a triangolo quasi equi- latero ; termina poi con una esile punta lunghetta, di solito ripie- gata all’ ingiù. In alcuni casi ho veduto (ed altri ha visto con me) anche delle punte accessorie ai lati della principale mediana. Que- sto epistoma è incoloro, ialino e non sempre facilmente visibile. La chela del maschio mostra le dita piuttosto allungate. Il dito mobile è alquanto piegato ad S, esso termina dilatato abba- stanza, specialmente all’ orlo esterno e, di poi, ripiegato brusca- mente in una punta molto acuta. Sotto questa punta, il quarto MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 247 anteriore del margine dentario è tutto minutamente rilevato in dentelli piccoli e contigui. Ne conto da 4 a 5. Il resto del mar- gine dentario medesimo è quasi retto. Il dito fisso è molto allun- gato, stretto, acuto all’apice e quivi appena curvato a falce. Il terzo anteriore del suo margine dentario è tutto minutamente den- ticulato. Nella femmina la chela (grande quanto quella del maschio) mo- stra il dito mobile sotto la ronca apicale dentato, cioè con tre denti grandi, crescenti in grandezza, fra loro quasi contigui, dei quali il primo è subito sotto la ronca stessa, l’ultimo, maggiore, cade sotto la metà del margine dentario. Il dito fisso è abbastanza runcato; mostra tre denti grandetti, equidistanti fra loro, che ca- dono appunto nei diastemi degli opposti ed occupano un terzo circa del margine dentario all’innanzi. Quanto agli scudi genitali, il margine posteriore dello sterno ha un angolo di 100 gr. precisi. I paraginii sono molto ampi perchè la fessura sessuale è lunga circa metà della distanza fra le coscie del 4° paio. L’epiginio poi ha un angolo estremamente ottuso, tanto che i suoi lati si inclinano l’uno contro Valtro di circa 130 gradi ed anche più. All’innanzi questo epiginio si protende in una bre- vissima punta. Sotto la squama epiginica scorgo due processi con- correnti a forma di spinette. Le altre particolarità di questa regione risultano meglio dalla ispezione della esatta figura. Nel maschio lo sterno, fra le zampe del 2° paio non presenta alcun disegno speciale che si scorga per trasparenza e così pure lo ho indicato nella citata figura degli A. M. Se. it. (1) Il colorito è un intenso terra di Siena bruciata. Nota. Ho una femmina del Padovano in cui V epiginio si pro- lunga molto all’innanzi e quindi appunto come nella varietà sicu- lus. Può essere che essa appartenga a questa varietà. Habitat. Possiedo gran numero di esemplari di questa specie raccolti nei muschi del Padovano, in pianura. Ne ho già date le misure. (1) Siccome neppure G. ed R. Canestrini parlano di un pseudo-forame nello sterno dei maschi del loro G. calcaratus così posso credere che i loro esemplari appartengano veramente alla stessa specie che qui descrivo sotto questo nome. 248 ANTONIO BERLESE Gamasus (Ologamasus) calearatus var. siculus n. var. (. vix typico pallidior. Mas pedibus secundi paris typici iisdem sat conformibus. Maris chela digito fixo recto, apice truncato, vix sub apicem tenuiter serrulato. Epistoma et foeminae chela ut in typico. Scuta genitalia foeminea sat tisdem typici conformia, sed angulo ster- nale maiore (113 gr.) nec non epigynii mucrone anteriore valde pro- ducto, marimam partem fissurae genitalis occupante. Mas ad 650 p.. long.; 420 p.. lat.; Foem. ad 720 p.. long.; 490 p.. lat. Habitat. Plura erempla utriusque sexus collegi in muscis, in Sicilia (1). Questa forma è bene distinta certamente da quella del Pado- vano e che considero come tipo. Le differenze più ragguardevoli si riscontrano nella chela del maschio, nella quale il dito fisso è retto, sorpassa appena quello mobile e finisce nettamente troncato. Il margine dentario è pressochè rettilineo e soltanto nel terzo ante- riore è debolissimamente serrulato-denticolato. Il dito mobile non è molto diverso dalla forma del Padovano. Notabili differenze presentano gli scudi genitali della femmina. Infatti i paraginii si possono dire veramente triangolari perchè la fessura sessuale è assai breve, quasi un terzo di quello che è nel tipico. Così Vepiginio si avanza in una assai lunga e larga punta, la quale è lunga quanto metà almeno della distanza fra le anche del 4° paio. Anche i margini anteriori del pigidio sono molto arcuati all’indietro e non quasi rettilinei come nel tipico. L’angolo sternale è più grande perchè misura gradi 113. Il colore degli esemplari che ho sott'occhio è alquanto meno in- tenso dei tipici. Quanto alle dimensioni, mentre i maschi sono presso a poco grandi quanto quelli del Padovano, le femmine sono invece certa- mente maggiori, sebbene di poco. (1) Con questa indicazione ho trovato questi acari nella mia collezione. Non so precisamente di dove provengano, ma credo da Palermo perchè la specie non è indicata della Sicilia orientale, per la quale regione ho redatto il Catalogo «Acarofauna Sicula »; nè ebbi acari d’altra parte che da Palermo. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 249 Tutti gli esemplari che ho veduto di ambedue i sessi, e sono circa una quindicina, concordano esattamente in tutti i caratteri sovraesposti. Gamasus (0Ologamasus) calearatus (?} var. excisus n. var. Mas ignotus. Differt a typico nec non a caeteris varietatibus etiam G. pollicipati, praecipue epigynii interioris ornamentis, quod figura bicorne, anterius excavata in agmine eodem epigynii, conspicua sit auctum. Ad 620-640 p.. long.; 440-450 p.. lat. Non possiedo che due esemplari femmine e sono l'uno di Nor- vegia (640 X 450); l’altro di Germania (620 X 440). Non, avendo il maschio non posso sapere con precisione se questa forma che considero una varietà del calcaratus 0 del pollicipatus appartenga all’una od all’altra specie, pure mi sembra di poterla più equa- mente aggregarla al G. calcaratus. Il carattere essenziale è nel di- segno molto cospicuo che si rileva alla faccia interna dell’epiginio, poco più su del punto da cui diparte la porzione apicale acuta dello stesso. Quivi si vede infatti un disegno bicorne, mostrante due angolosità dentiformi dirette all’ innanzi, tra le quali è sca- vato uno spazio semicircolare. Quanto al resto il complesso dei pezzi genitali e la loro ornamentazione interna corrisponde abba- stanza a quella della var. ercipuliger (del G. pollicipatus). Gamasus (0logamasus) pollicipatus Berl. A. Berlese, Acari Nuovi, Manip. I, in « Redia » 1903, p. 238. G. aurantiaco-badius. Mas pedibus secundi paris mediocriter incras- satis, femure inferne calcari longo, digitiformi, apice acuto, sub api- cem interne radula longa aucto; processu axillari breviter conico, ta- men duplo longius quam lato, dimidiam calcaris longitudinem mon attingente, apice acuto; processu genuali stridulatorio acuto, sat ele- 250 ANTONIO BERLESE vato, trigono; camdem figuram processus ostendit stridulatorius tibiae. Sternum maris inter coras secundi et tertii paris figura quadam fere ovali, chitina duriori significata, in medio lineola pariter obscura obsolete signatum. Utriusque sexus epistoma sat bene chitineum et co- lore luteorufo depictum, anterius in mucronem longum, rotundatum, nulla spinula auctum, inferne inflerum, terminatum. Maris chela la- tior quam in G. calcarato; digito mobili calcari lato praedito, quod basi gibbosum est, denique apice runcato, sub apicem denticulis tribus minimis nec non dentibus tribus magnis, intersese sat contiguis, cuius postremus ceteris minor in medio fere stat margine dentario. Digitus mobilis rectus, via apice subincurvus, attenuatus, interne ommino eden- tatus, vix mobilem superans. Foeminae chela maris magnitudine subconformis; digito fixo den- tibus magnis quatuor aucto, intersese fere contiguis, digito mobili den- tibus tribus maioribus, intersese sat discretis, postremo ultra medium marginem dentarium elevato. Scuta ventralia (angulo sternali 113), paragyniis longe quadrangulis, fissura genitali perlonga; epigynio an- gulo latissimo, anterius vix elevato. Mas ad 600 p.. long.; 400 p.. lat.; Foem. 670 p.. long.; 520 pp. lat. Habitat frequens in muscis agri patavini. Ho separato questa specie dalla precedente sopratutto in grazia dell’armatura delle zampe maschili del 2° paio, la quale è molto diversa da ciò che mostra il vero G. calcaratus come io lo considero. Certamente i G. ed R. Canestrini avevano sott’ occhio anche forme di questa specie perchè ne disegnano il caratteristico tubo orale nei loro Gamasi italiani, considerandolo come una variazione dal tipico. Lo stesso ho fatto io negli A. Myr. Scorp. it. Ora però, esaminando diligentemente tutte queste forme e riconoscendo che al tubo orale rotondato all’innanzi, bene chitineo, colorato ete. cor- risponde sempre una speciale armatura delle zampe del secondo paio nel maschio, nonchè caratteri particolari nella chela d’ambedue i sessi, nell’epiginio ete. ete. ho dovuto attenermi ad una sepa- ‘azione specifica, tanto più che le differenze le quali reggono le diverse varietà del G. pollicipatus, come la var. siculus del G. cal- caratus sono di molto minore rilievo ed in tante forme di tante località che pure ho veduto, come indicherò, non ho mai trovato MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 251 alcuna che potesse essere considerata come di passaggio fra il G. pollicipatus ed il G. calcaratus. Questo pollicipatus è infatti una delle specie le più variabili che io abbia mai trovato. Posso dire che quasi da ogni località ho esemplari tutti identici fra di loro, anche in numero notevole, ma non esattamente eguali in tutti i caratteri con quelli d’altre loca- lità. Ho quindi dovuto ricorrere ad istituire varietà di questa specie diffusissima e cotanto mutabile. Intanto ho creduto di con- siderare per tipo la forma del Padovano, anche perchè è quella che certamente io ho veduto per prima ed è forse la stessa caduta sott'occhio ai Canestrini, sebbene confusa col G. calearatus come ho detto. i Ho varietà che sono state raccolte a varie altezze, sino a 2000 metri e tanto nell’Italia superiore che nella centrale e più giù. Il tipo è adunque dell’Alta Italia e di pianura, ma lo restringo alle forme raccolte a Padova. Lo sprone del femore nelle zampe 2° paio del maschio è note- volmente lungo e digitiforme ; esso è lungo almeno quanto il fe- more stesso è largo. Speciale è la forma della radula stridulatoria, che, molto allungata, occupa la parte interna apicale dello sprone medesimo. Il processo ascellare è foggiato a cono e certo almeno due volte più lungo che largo, acuto all’apice. Esso giunge appena all’altezza della radula dello sprone. I processi stridulatori del gi- nocchio e della tibia sono conici, alla base larghi, all’apice acuti e sporgono quasi perpendicolarmente sui segmenti che li portano. L’epistoma, in ambedue i sessi, si eleva in alto cono, però fi- nisce coll’apice rotondato. Esso è tinto, più o meno in rossastro anche all’apice. Nella chela mandibolare del maschio osservo che lo sprone porta, presso alla base una rilevante gobba molto prominente. Le dita della chela sono larghe, specialmente il dito mobile, che, all’ in- terno, ha tre denti mediocri ed alcuni piccolissimi tra il primo e la ronca. Il dito fisso si assottiglia gradatamente ; all’apice è appena incurvato e non mostra dentello alcuno sul suo margine dentario. Lo sterno del maschio mostra una profonda insenatura ad arco in corrispondenza dell’orifizio sessuale (adunque nel suo margine anteriore); inoltre, nel mezzo, fra le zampe del 2° e 3° paio fa ve- 252 ANTONIO BERLESE dere un disegno risultante da ispessimento chitinoso, come di due linee arcuate, che si guardano colla convessità e quasi delimitano un anello ovale e nel mezzo a queste una terza linea egualmente rosso bruna, retta e che nori tocca le laterali. Nella femmina il dito mobile della chela reca tre robusti denti, discosti fra di loro, dei quali Vultimo è appena più sotto della metà del margine dentario; il dito fisso è armato di almeno quattro denti grandetti, quasi contigui fra di loro. Nelle piastre genitali osservo che i paraginii sono a forma di quadrilatero irregolare, avente però il margine interno molto lungo, perchè lunga è infatti la fessura sessuale, poco men lunga dello spazio che intercede fra le zampe del 4° paio. L’epiginio ha un angolo anteriore molto ampio e questa punta è marginata precisa- mente sui suoi orli anteriori da rilievi interni chitinosi molto co- spicui. La figura mostra esattamente tutte le altre particolarità. Il colorito, in tutti gli esemplari che ho sott’occhio non è così in- tensamente carico come in molte varietà specialmente alpine; esso va dal giallo ranciato carico e traente al rossastro, sino al rosso terra di Siena bruciata pallido. Gamasus (0logamasus) pollicipatus var. excipuliger n. var. G. saturate-badius. Mas calcari femurali paris secundi vix curtiore sed robustiore quam in typico; processu axillari brevius conico, sur- sum incurvo; processu genuali conico, obtuso; tibiali latiusculo, seg- mento adpresso. Epistoma in ambobus serubus bene chitineum, trigonum, apice vix in spinam acutam exilem et brevem productum. Chela maris digito mobili denticulis aliquot minimis in tertio antico margine den- tario; digito mobili subrecto, apice attenuato et vix incurvo, margine antico dentario fere medio toto denticulis plurimis serrulato. Maris sternum anterius profundius excavatum, autem in medio circine quo- dam chitineo, bene circulari, alto, excipulum quasi sistente ornatum. Foeminae chela ut in typico. Epigynium sat eodem typici conformi sed lateribus anguli extremi non bene rectis, verum undulatis. Mas ad 670 p.. long.; 470 p.. lat.; foem. 760 p.. long.; 560 p.. lat. Habitat. Plurima utriusque sexus collegi exempla in muscis nemo- ìl ris « Cansiglio », omnia, intersese omnino similia. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 255 Questa bella ‘varietà subito si riconosce guardando un maschio dal ventre in grazia del curioso cercine chitineo compreso fra le zampe del 2° e 5° paio e che simula esattamente una apertura sessuale, ad es. come quelle dei maschi degli Uropodini. Ho durato fatica a riconoscere che non si tratta per nulla di una apertura e sono riuscito solo isolando lo sterno. Ho notato che si tratta di un anello chitinoso, molto spesso e quindi molto tinto, perfetta- mente circolare, il quale posa sulla faccia ventrale dello sterno e comprende una pelle sternale alquanto più chiara del restante; da ciò lapparenza di foro nell’animale intero. Imoltre, attorno a que- sto cercine si eleva una laminetta euticolare, circolare che lascia un foro nel centro, ovale. In complesso, adunque si tratta di una specie di scatoletta, cogli orli rientranti ed il cui fondo è fatto dallo stesso sterno. Non insisto sull’ armatura delle zampe del secondo paio nel ma- schio, poichè essa apparisce bene dalla figura e si vede che riesce alquanto diversa da quella del tipico, giacchè lo sprone femorale è più largo, ma più breve e non raggiunge che poco più di metà della larghezza del femore. Particolare è anche la forma del pro- cesso del ginocchio, il quale si vede grossetto, a forma di breve cono e non acuto. L’epistoma conviene con quello del tipico, ma all’innanzi, finisce in una breve ed acutissima punta, rivolta all’ingiù. Anche Vapice dell’angolo anteriore dell’ epiginio è alquanto di- versamente configurato da quello che si è veduto nel tipico. Possiedo moltissimi esemplari di questa varietà, tutti fra loro assolutamente identici e colle dimensioni indicate. Ho trovato questo acaro comune nei muschi del bosco Cansiglio, non solo sull’altipiano (1100 metri circa) ma ancora fino a 1500 metri. Il colore è intensamente rosso terra di Siena bruciata. Gamasus (0logam.) pollicipatus var. apenninorum n. var. G. aurantiaco-badius. Mas pedibus secundi paris iisdem variet. exci- puliger sat conformibus sed processu stridulatorio genuali papillam parvulam subsphaericam simulante. Epistoma ut in variet. excipuliger. Chela maris digito fixo recto, apice haud incurvo, acuto, tantum vix 204 ANTONIO BERLESE apice extrorsus reflerulo, minime interne dentato, digitum mobilem sat superante. Digitus mobilis basi latiusculus, eaterne gibbosus, dente ma- gno, unico ad tertiam circiter marginis dentariù partem anticam eworto (1). Maris sternum nulla figura insignitum. Foeminae seuta genitalia paragyniis fere rhombicis ; fissura genitali sat longa; epigynio anterius acuto, denique interius lineis chitineis longitudinalibus, intersese valde approrimatis, ut bene in figura deli- neatum est, ornato. Foem. ad 730 p.. long.; 520 p.. lat. marem unum corpore fracto tantum possideo quare bene metiri nequeo. Habitat in muscis montium altiorum circa Florentiam. Plura exem- pla collegi ad « Vallombrosa » nec non ad « Monte Senario »; omnia cuiusque loci intersese ommino conformia. È questa una bella varietà di cui però mi duole di non posse- dere che un maschio in cattivo stato oltre alle molte femmine. Gamasus (0logamasus) pollicipatus var. pseudoperforatus n. var. (i. badius. Mas pedibus secundi paris sat iisdem variet. peraltus conformibus. Maris sternum in medio ut in variet. peraltus signa- tum; Epistoma in ambobus sexubus, sat dense chitineum, anterius in mucronem acutum desinens, ad latera utrinque brevissime spinosu- lum. Maris chela-digito mobili basi externe gibboso, fere ut in variet. peraltus, interne dentibus quatuor, antico obsoleto, ceteris magnis, omnibus intersese contiguis, tertiam anticam circiter partem marginis dentarii occupantibus. Digitus firus externe sub apicem dilatatus, run- catulus, media parte antica marginis dentarii laminacea, denticulis minutis, multis tota serrulata. Foemina scutis genitalibus omnino ut in variet. excipuliger. Mas ad 600 p.. long.; foem. ad 700 tu. long. Habitat perfrequens in muscis nemorum haud nimis altorum, vel in plano. (1) Variant tamen exempla ad « Vallombrosa » collecta propter chelae maris fabricam. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 255 Questa varietà è la più comune; come si vedrà in appresso io ne ho esemplari di molte località. Essa non corrisponde nè colla var. excipuliger, nè colla var. pe- raltus; però il maschio conviene abbastanza con quello di quest’ul- tima varietà, mentre la femmina si accosta assai, specialmente per la forma dell’epiginio e sue accidentalità, colla femmina dell’ exeì- puliger. Tuttavia il maschio di questo pseudoperforatus si distingue da quello della var. peraltus sopratutto per lo sterno che è, all’ in- nanzi, in rapporto coll’orifizio sessuale, assai profondamente scavato a semicerchio. Tutto lo sterno è anche più largo di quello della specie tipica e della var. peraltus ed è meno stretto fra le zampe del 4° paio. Il disegno dello sterno, per la piccolezza del cerchio che le linee più oscure accennano, si accosta assai più a quello della forma tipica che non a quello del peraltus dove detto cerchio è molto ampio. L’armatura delle zampe del secondo paio si accosta assai a quella descritta del peraltus. Ja femmina corrisponde bene a quella della var. excipuliger, anche nella forma dell’epiginio ete. Habitat. Possiedo esemplari da un gran numero di località, e quelli di ciascuna località convengono insieme assolutamente, ma non sempre quelli di un luogo sono affatto identici a quelli di un altro. Le differenze si manifestano sopratutto nella chela mandibolare del maschio, ma sono lievi. Più notevole di tutte è la chela dei maschi raccolti a Desenzano (sul lago di Garda). Ne do figura che mostra come lo sprone sia bene staccato ed il dito fisso termini retto e smussato all’apice, non però troncato, e sia affatto senza denti. Di altre variazioni per altri luoghi non ho tenuto conto. Ecco le misure di individui raccolti in luoghi diversi: Cison di Valmarino (Trevisano) mas long. 590 p..; lat. 400; foem. long. 670 p.; lat. 480 ft. » » » » » » » 710 Pb. >» 570 pe. Desenzano (Brescia) » 550 p.; lat. 370; » 680 p.; » 480p. Crespano Veneto (Padova) » » » » 700 p.; » 500p. Montello (Trevisano) » 600 p.; lat. 400; » 700 ft.; » 5001. 256 ANTONIO BERLESE Gamasus (0Ologamasus) pollicipatus var. peraltus n. var. Differt a typico maris pedum secundi paris calcaribus; eiusdem serus summo sterno chelaque; foeminae scutis genitalibus etc. Calcar femurale fere ut in var. excipuliger, sed multo minus; axillare apice acutum, sursum recurvumj processus genualis via conspicuus, conicus, valde articulo suo appressus. Scutum maris sternale margine anteriore fere rectilineo; pseudoforamine obsoleto, lineam circularem incomple- tam sistente, in medio linea obscura recta, longitudinale signato. Epi- stoma in utroque sexu trianguliforme, lateribus rectis, apice in spinam peracutam desinens. Chela maris digito fixo sat apice runcato, non sub apicem attenuato, omnino edentulo; mobile bene runcato, sub runca denticulis aliquot armato, parvis, obsoletis. Paragynia percurta, rec- tangula, lata. Epigynium anterius angulum subrectum sistens, lateribus vix ercavato-arcuatis. Figuram endogynii videas delineatam, a typici et varietatum caeterarum diversam. Mas ad 600 p.. long.; 440 p.. lat.; Foem. ad 700 p.. long.; 500 p... lat. Habitat. Plurima utriusque serus erempla vidi colleeta ad «Tiarno », in agro Tridentino, super montes altiores (2000 m.), in muscis. Questa varietà è molto distinta dal tipico e dalle altre già ve- dute e ciò pei caratteri indicati, sopratutto per la fabrica degli scudi genitali femminili. Infatti i paragini sono molto corti (nel senso dell’asse longitudinale) mentre sono larghi in quello trasverso, di guisa che, riescono a forma di parallelogrammo il doppio più largo che lungo, mentre nella var. apenninorum sono quasi tanto larghi che lunghi e così pure nel tipico. Anche il disegno fatto dall’endoginio è molto diverso da quello delle forme affini e la figura mostra ciò assai bene. Ho raccolti moltissimi individui d’ambedue i sessi, tutti assolu- tamente identici fra di loro, nè ho trovato altrove questa forma. Gamasus (0Ologamasus) pollicipatus var. eultriger n. var. Differt a typico secundi paris pedum processubus genuale et tibiale nec non sterni, chelae, epistomate maris fabrica. Pedes secundi paris MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 257 ut in var. excipuliger armati. Sternum maris antice vix late excavato- arcuatum. Epistoma trispinum, spinis lateralibus robustis sed brevibus, media magna, longa, apice acuta. Chela digito fixo perfecte cultriforme, vix introrsus arcuato, apice acutissimo, recto, ommnino edentato; mobile bene runcato, sub runca via denticulis paucis minimis armato, fixo valde curtiore. Habitat in muscis ad « Vallombrosa » in agro Florentino, rarus. Ho trovato nelle mie vecchie collezioni una preparazione con- tenente un solo individuo di Ologamasus, che certo pur apparte- nendo alla specie pollicipatus non conviene affatto colle varietà fin qui descritte e nemmeno colla var. apenninorum della stessa loca- lità. Ma non possiedo la femmina ed anche l’unico individuo so- pradetto è così guasto ed in frammenti ehe io non posso prenderne misura, per quanto non mi sembri in ciò diverso dalle comuni di- mensioni. La chela sopratutto è singolare per la forma del dito fisso ed io la ho disegnata. Gamasus (0logamasus) inornatus Berl. n. sp. G. badius, pyriformis, consuetae in hoc genere faciei. Foemina tan- tum nota et praecipue scutulorum genitalium fabrica a caeteris sub- generis diversa. Sternum valde curtum, in medio transverse linea vix anterius arcuata in partes duas divisum. Paragynia rhombica, circiter duplo lata quam longa, nulla figura signata. Epigynium valde latum, in angulum rectum anterius desinens, nulla figura obscuriore signa- tum. Endogynium minime peculiariter armatum vel ornatum, qua re haud manifestum. Epistoma in mucronem hyalinum acutum, vix con- . spicuum, lateribus non vel obsolete denticulatis. Chela digito mobile in medio margine dentario dentibus magnis aequedissitis tribus, apice bene runcato; fixo runcato, denticulis aliquot subobsoletis, dimidium anteriorem marginem dentarium occupantibus armato. Ad 680 p.. long.; 530 p.. lat. Habitat in Germania. Ho veduto tre esemplari di questa bellissima specie e sono tutti femmine. Essi concordano fra di loro perfettissimamente in tutti 17 258 ANTONIO BERLESE i caratteri, anche nelle dimensioni, per quanto appartengano a tre località diverse, cioè Vl uno provenga da Friedrischule, ’’ altro da Urach ed il terzo da Harburg. Mi sono stati comunicati tutti dal Kraepelin. Non conosco il maschio e ciò mi spiace, giacchè al giudizio dei caratteri mostrati dalle femmine si tratta certo di una specie nuova e molto differente dalle due prime descritte e dalle loro varietà indicate. Infatti Vepiginio non ornato da segni chitinei più oscuri, l’en- doginio quasi invisibile appunto perchè mancante di peculiari for- mazioni danno al complesso degli scudi genitali un così speciale aspetto che si dura fatica a persuadersi appartenere questa specie veramente al sottogenere Ologamasus come, senza il minimo dubbio, appartiene. La statura è appena superiore a quella comune a tutte le altre forme del sottogenere e ciò si rileva più che altro dalle misure dei particolari, ma la chela non differisce essenzialmente da quella ti- pica del sottogenere. Quanto al tubo orale io lo ho veduto con grandissima difficoltà e mi parve come lo ho figurato e descritto. NINFE COLEOPTRATE. Parmi conveniente esporre un prospetto delle forme conosciute nel loro stato di ninfa coleoptrata, giacchè queste forme sono, in generale, più frequenti dei rispettivi adulti. Il quadro però è incompleto, inquantochè di molte specie non conosciamo gli adulti corrispondenti. Su alcune di queste specie, istituite affatto provvisoriamente, sarà il caso di dire brevemente di poi, per presentare quanto è possibile completo il quadro delle nostre attuali cognizioni relative al genere Gamasus. CONSPECTUS NYMPHARUM (COLEOPTRAT.) Ex GENERE GAMASUS (8. lato). 1. Linea inter scutum anticum et posticum dorsuale posterius ar- cuatim: plicataà. feroce ONARISIL — Linea inter scutum anticum et posticum dorsuale vere recta. 2 MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 259 2. Notogastrum posterius setis duabus scuti einsdem latitudinem superantibus ornatum, coeteris parvulis vel mediocribus (4S00R. Tong): Cai G. EMARGINATUS K. — Notogastrum setis vario numero sat magnis sed omnibus tertia parte latitudinis seuti eiusdem certe curtioribus vel vix ae- quantibus.; RE e na nO 3. Notogastrum subnudum, vix curtissimis setis, paucis numero (10) vix conspicuis ornatum; corpus subsphaericum. . . .. «+ + + GAMASUS POLLICIPATUS aliaeque species subgen. — Notogastrum setis variae magnitudinis numerosis vel numero- sissimis ornatum; corpus sat longe ovale, ellipticum, postice Tovumdatum: vel: subacutua se SONA nm 4. Notogastrum setis duabus posticis magnis, tertiam circiter lati- tudinem scuti eiusdem aequantibus, cylindricis, caeteris se- tis minimis, numerosioribus, vix conspicuis. . . . + 5 — Notogastrum setis multis, statura intersese subsimilibus, medio- cribus. vel-sat longis, piliformibus..;.%. a el 6 5. Notogastrum subsemicirculare, fere duplo longius quam latum ; Corpus ad 1300 p.. long . . . G. COLEOPTRATORUM L. — Notogastrum subtrigonum, postice rotundatum, fere aeque lon- gum ac latum. Corpus ad 800 p.. long. G. INTERMEDIUS Bri. 6. Notogastrum postice seta caeteris maiore nulla, seta aliquanto caeteris maiore ad angulos anticos, setis caeteris minimis, MUMEFOSIS i a e HORLIVAGUS: rl. — Notogastrum postice setis caeteris maioribus varie numerosis OETAGOMI SI SIERRA A I etnei 7. Notogastrum triangulum sistens, postice acutum, lateribus om- WPISPTECHISERO I i pe ERI a air DÒ. — Notogastrum postice rotundatum vel leniter acutum, marginibus lateralibus:rotundatit paio e ia ai eta at DO 8. Notogastrum triangulum aequilaterum perfecte sistens. Derma caeteris postici abdominis setis minimis multis e seutulo minimo quaque exorta ornatum . . GG. FUCORUM Degeer. — Notogastrum triangulum isoscelem magnam partem abdominis postici nudam relinquens sistens. Derma caeteris abdominis postici non scutis minimis ornatum, setis mediocribus vel CUrLisGense: VESUILUIo. #0 ct 260 ANTONIO BERLESE 9. Notogastrum longius quam latum, setis curtis intersese subae- qualibus ornatum. Corpus longe ovale, ad 600 p.. long. . Lea RIO RO RL LHIOE I — Notogastrum latius quam longum, setis sat longis intersese subaequalibus dense ornatum. Corpus pyriforme, ad 1000 |. lone: sele LIE LG RORASSIEE SI 10. Notogastrum gin lateralibus et postico difficilius con- spicuis, abdominis postici vix perstrictam partem marginan- tem.-relinquensii.g sie — Notogastrum marginibus lateralibus et postico optime conspi- cuis, abdominis postici partem magnam vel maximam nu- dam relingquens è. ee 11. Notogastrum setis plurimis densissimis sat longis ornatum. Corpus ad 700 p.. long. . . . . . G. CRINITUS Vud. — Notogastrum setis numerosis sed non densis, mediocribus; po- sticis aliquanto longioribus. Corpus ad 470 p.. long... E A E I n ei fo e SPORE RI ali Ambulacra antica magna, colore badio saturate depicta. Corpus ad'4209 002 LEO e G. PUSILLUS Brl. — Ambulacra antica consuetae magnitudinis, omnino albido- liyalina case sea 13. Corpus pyriforme, postice late rotundatum; ad 800 p. long. . . Ci Liana eee 0ORNUROS A ene — Corpus ovale, sat humeratum, postice subacutum . . . 14 14. Derma abdominis postici, praecipue dorsualis, scutis minimis, quoque setam curtam gerente ut in G. fucorum. Corpus ad 1030 p. long. . . . . +. . . +. G. AMERICANUS Bert. — Derma abdominis circa scuta dorsualia nullo seutulo ornatum. 15 15. Epistoma in spinam unicam longiorem desinens. Corpus ad 620.p. long:s: i ine in MONACA NEUE Brl. — Epistoma RR, vel: quinquespinosum’ i... eso 16. Notogastrum et abdomen posticum setis mediocribus vel lon- gis, intersese subaequalibus dense indutum . . . . 17 — Notogastrum et abdomen posticum setis minoribus vel minimis, nonnullis tamen in margine postico caeteris multo longio- rîbus ‘ornata +. LE i e I Epistoma quinquespimasumi . e io MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 261 — Epistoma trispinosum . . . . Ion ie arena 9 18. Setae mediocres etiam in scuto RO MbEFIOLE I O rea PRIMITIVUS QUA. — Setae longae in ì utiroque scuto dorsuale vel longissimae. : TE (cous ad 6 620 p. long. Se G. MODESTUS Brl. — Corpus: ad -900 p. long. —. .. 0... . G. OUDEMANSI Bri. 20. Notogastram margine postico setis caeteris multo robustioribus utrimigue:duabus: EER ano i o ZI — Notogastrum margine postico setis caeteris multo robustioribus Uttinque saltem: tribus See I en 22 21. Notogastrum setis in margine postico externis multo robustiori- bus quam internis. Corpus ad 950 p.. long. G. KEMPERSI Vud. — Notogastrum setis in margine postico internis certe quam exter- nae robustioribus. Corpus ad 620 long. G. RETICULATUS bri. 22. Notogastrum setis in margine postico caeteris longioribus utrin- que quatuor. Corpus ad 900 p. long. G. FOSSORIUS Brl. — Notogastrum setis in margine postico caeteris longioribus utrin- que tribus (externa tamen aliquando caeteris paulo robu- SIOE RIO e teo 23. Setae caeteris longiores intersese sat appressae et fere in extremo margine postico dispositae. Corpus ad 980 p.. long. Aeon, og 3 TRONI. — Setae caeteris longiores in margine postico et laterale notoga- Sfalgagguedissitae: le iena io 24. Seta externa interioribus duplo minor quamvis caeteris sat longior. Corpus ad 910 p.. long. . . G. FIMETORUM Bri. ===Seta externa inverioribus’: vix: minori ati e i. 20 25. Corpus ad 690 p.. long . . . . . . G. DISTINCTUS Brl. — Corpus ad 500 p.. long. . . . . . GG. RETICULATUS Brl. 26. Corpus ad 550 p.. long. suda VESPILLONUM Qud. — Corpus ad 720-944 p. long. RR SBTOSUS Od. 262 ANTONIO BERLESE Gamasus (Gamasus?) vespillonum Oudem. Oudemans in Tijdschr. v. Entomol. v. 45, p. 33, tab. 3, fig. 52-53 (Para- situs vespillonum) nympha coleoptr. G. (Nympha coleoptr.) scutis, rostro pedibusque flavidis. Ncutum dorsuale anticum certe longius quam latum; scutum posticum fere aeque longum ac latum, anterius recte truncatum, postice rotundatum, strictam abdominis postici nudam partem relinquens. Setulae omnes dorsi longae et densae, praecipue in abdomine postico ultra extre- mum scutum. In seuto antico sunt setae humerales, scapulares et medianae caeteris longiores, nec non utrinque tres in margine postico eiusdem scuti. In scuto postico plurae sunt setae passim dissitae, omnes longae et plures aequedissitae in postico margine huius scuti, utrinque sex intersese statura subpares. Epistoma quinquespinosum, sive spina media maiore, acuta, caeteras superante; duabus latera- libus peracutis sed brevibus; inter quas et medianam sunt minutae spinulae acutae (utrinque una) vis conspicua. Ad 650 p.. long. ; 380 wp. lat. Habitat. Collectus supra Necrophorus Vespillo in Hollandia. La figura e la descrizione sono fatte sui tipici gentilmente co- municatimi dallo stesso Oudemans, il quale però assegna alla forma 800 p.. di lunghezza, mentre le misure che io do e sono esatte raggiungono una cifra molto minore. L’adulto è ignoto. Sembra trattarsi veramente di specie che ap- partiene a questo sottogenere. L’Oudemans nella descrizione afferma che la forma in questione è priva del caratteristico pelo omerale. Io veggo però la inser- zione del detto pelo e ritengo che la sua assenza (che sarebbe insolita affatto) sia dovuta alle vicende della preparazione, ciò che accade spesso. La figura citata dell’Oudemans non è poi abbastanza esatta in- quantochè tutti i peli vi sono indicati troppo corti. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 263 Gamasus (Gamasus?) fossorius Berl. Oudemans, Entomologische Berichten (in Nederlandsche Entomolog. Veree- niging, 1 Tan. 1902, p. 17) (Parasitus vespillonum); idem Notes on Acari, eighth series (in Tijdschr. d. Ned. Dierk. Vereen. (2) DI. VIII. Aft. 2, p. 75, tab. V, fig. 4. (Parasitus vespillonum tritonympha) A. Berlese in « Redia » 1903, p. 280. Non syn. Parasitus vespillonum Oud. in Tijdschr. v. Entom. 1902, p. 33. G. (Nympha coleoptrata), scutis, rostro pedibusque flavidis; ovata, postice subacuta. Setulae dorsi fere ut in G. vespillonam nympha coleoptr.; scutum posticum tamen diversum quod multo curtius sit quam latum, postice rotundatum. Statura etiam diversa. Epistoma trispinum, spinis longis, robustis, media caeteris maiore, acutissima. Ad 900 p.. long.; 500 p.. lat. Habitat super Geotrupes sylvaticus èn Hollandia (Arnhem). Sotto il nome di Parasitus vespillonum VOudemans descrive primieramente (Tijdschr. v. Entom. v. 45) una forma (ninfa co- leoptrata) rinvenuta sul Necrophorus Vespillo e per questa si dovrà conservare il nome impostole dall’autore; ma, più tardi (loc. cit.) riferisce alla stessa specie individui trovati sul Geotrupes sylva- ticus e che spettano invece certamente a specie diversa, come appare dalle differenze di statura e dello scudo posteriore dorsale. Conviene dunque assegnare a quest’ultima forma altro nome, come io faccio di presente. La figura e la descrizione sono tolti da un preparato montato in glicerina, favoritomi gentilmente dallo stesso Oudemans e che contiene cinque individui. Nè dell’ una nè dell’altra si conoscono gli adulti e la paren- tela messa avanti dall’Oudemans tra Vuna e Valtra non ha fon- damento. Per la statura la forma qui indicata non può essere parago- nata che al Gamasus fimetorum, ma la peluria ne è differentissima e perciò neppure il G. vespillonum conviene col G. fimetorum 0 con altre delle forme descritte fra le fimicole o le terricole. 264 ANTONIO BERLESE L’epistoma ha tre lunghe e forti spine, tutte acutissime; le la- terali presentano all’esterno quasi un accenno ad un ramo secon- dario perchè mostrano una marcata angolosità. La spina mediana è appena più lunga delle altre. Gamasus (Gamasus?) crinitus Qudem. Oudemans. in Entomol. Berichten, p. 85; 1903; idem Acariden von Bor- kum n. Wangeroog, p. 79. tab. II, fig. 6-9 (Parasitus crinitus) nympha coleoptr. G. (Nympha coleoptrata) scutis, rostro pedibusque flavidis ; ovata, postice acuta, minime humerata. Scutum anticum dorsi multo lon- gius quam latum, postice recte truncatum; scutum posticum fere acque longum ac latum, magnum, totum abdomen posticum occupans. Setulae dorsi omnes longiores, praecipue in abdomine postico den- sissimae, exrillimae. In scuto antico pauciores numero sed etiam lon- giores. Epistoma trispinum, spinis brevibus acutis, media caeteris via longiore; lateralibus angulo interiori quasi spinula obsoleta sub api- cem auctis. Ad 680 p.. long.; 380 p.. lat. Habitat in insula Borkum (Germania). Figura e descrizione sono tolte dai tipici cortesemente comuni- catimi dallo stesso Oudemans. Questa forma mi sembra apparte- nere al sottogenere Pergamasus, perciò potrebbe essere che dipen- desse da qualcuna delle molte specie del sottogenere, delle quali ci è ignota la ninfa coleoptrata. Gamasus (Gamasus?) setosus Oudem. et Vgts. Oudemans et Voigts, Zool. Anz. 27, p. 653 (1904); idem Z. Kenntn. Milfenb. Bremen, p. 224, tab. XVI, fig. 73, 79. (Parasitus setosus) ninfa coleoptr. Sotto questo nome i detti autori descrivono una ninfa coleop- trata, trovata a Brema, la quale si distingue dalle altre conge- neri pel tubo orale che mostra le spine laterali bifide, la mediana acuta e più lunga; per lo scudo dorsale posteriore largamente MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 265 cordiforme, acuto di dietro e tutto coperto di setole lunghette subeguali, anche quelle dell’orlo posteriore, tranne due, situate nell’ estremo angolo ai lati della linea sagittale, che sono al- quanto più robuste. Chela con dito mobile armato di tre robusti denti nella metà anteriore del margine dentario; dito fisso con cinque dentelli opposti a quelli del mobile. Mento con due lunghe appendici mediane piumate e due cortissime laterali ciliate. Lun- ghezza da 720 a 944 p. Non è ben certo a quale sottogenere questa ninfa coleoptrata appartenga ed ancor meno se a qualche specie di cui gli adulti sono già noti e portano altro nome. Ho trovato nella collezione di Acari di Norvegia alcune ninfe coleoptrate che potrei ascrivere a quelle qui intestate, salvochè il tubo orale, pur essendo armato di una spina mediana lunga ed acuta e di laterali bifide fino dall’origine è alquanto diverso. La peluria converrebbe abbastanza con quella del G. setosus almeno a giudicarne dalle figure, ma non completamente. Può essere si tratti di specie diversa da denominarsi provvisoriamente G. setatus anche per ricordare Vlaffinità col G. setosus. Gli esemplari misu- rano 800 p.. di lunghezza per 400 di larghezza; altri 740 X 420. Gamasus (?) Poppei Oudem. Oudemans, Notes on Acari, XIII th Series, p. 144 (Parasitus Poppei); nympha coleoptrata (?) Anche questa specie è fondata su due esemplari di una ninfa (coleoptrata?) conservati in glicerina. Io non so neppure se si possa ascrivere a questo sottogenere ed anzi crederei che si trattasse di tutt’altro che di un Ga- Masus. Infatti, lo seudo anale che in tutte le specie è nelle ninfe molto piccolo, in questa invece è di una ampiezza intermedia fra gli scudi anali dei Seius e degli Iphis. Può essere si tratti di una ninfa di Cyrtolaelaps del sottogenere Gamasellus. Neppure 1’ ipostoma conviene bene con quello dei Gamasus. 266 ANTONIO BERLESE I due esemplari che ho veduto misurano 470 p.. di lunghezza per 250 di larghezza e sono stati trovati sulla Talpa europaea. Do il disegno fatto col solito ingrandimento della faccia dorsale. Gamasus (?) emarginatus Koch. (C. L. Koch. C. M. A. Deutschl. fasc. 24, fig. 17; A. Berlese, A. M. Sc. it. fasc. 69, N. 4, figg. 5-6). Non Syn. (Parasitus emarginatus) Oudemans, Tijdskr. d. Ned. Dierk. Vereen, 2, DI. VII Aft. 2; pid: È questa una ninfa coleoptrata che non si sa a quale specie vada riferita. Può darsi che essa appartenga al Gamasus terribilis del Mi- chael od al Gamasus magnus del Kramer o ad altra specie non ancora descritta nelle forme adulte. Altra volta la ho inclusa nel genere Poecilochirus, ma ora ri- tengo che non vi debba appartenere. Mi contento di dare figura dell’animale dal dorso e del suo tubo orale. Misura 1450 p.. di lungezza per 900 p.. di lunghezza (1). Si trova sulla Talpa europaea. (Veneto). Gamasus (Gamasus ?) monacanthus n. sp. E questa pure una specie provvisoriamente istituita sulla sola ninfa coleoptrata, di cui possiedo molti esemplari. Per la forma dello scudo superiore somiglia al G. setosus, ma è più piccola e la peluria è diversa. Inoltre il tubo orale finisce in una sola molto lunga spina e le chele sono (cosa insolita nel genere) fornite di denti su tutto intero il margine dentario, il quale, inoltre, nella seconda metà del dito, sia mobile che fisso, è duplice. Nel dito mobile solo uno di questi margini è denticolato ; nel dito fisso ambedue. (1) AI solito, le misure negli A. M. Sc. it. sono alquanto superiori al vero. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 267 Non sono certo che appartenga al sottogenere Gamasus, per quanto, per la lunghezza e aspetto delle zampe che molto ricor- dano quelle del G. fimetorum, ciò sembri probabile. Il colore è giallo pallido nelle parti bene chitinee. Lunghezza 720 p..; larghezza 400 p. Raccolto nei nidi di 7ermes tubicolus al Capo di Buona spe- ranza. Gamasus (Gamasus?) modestus n. sp. (?) Non ho che la ninfa coleptrata, la quale non veggo che corri- sponda ad alcuna delle a me note, ma non escludo che non possa appartenere a qualche specie di cui conosciamo solo il maschio, tanto più che sono poco sicuro si tratti di un Gamasus (s. str.) e potrebbe essere benissimo un Pergamasus. Può anche essere che si tratti del Parasitus consor di Oude- mans et Voigts ma non veggo quei quattro peli così notevol- mente più lunghi degli altri che gli autori suddetti assegnano ai loro individui. o L’aspetto dell’animale richiama il G. intermedius sopratutto per le zampe grossette, robuste e piuttosto corte; ma si tratta di cosa diversa per troppi caratteri che saltano all’oechio anche dalla sola figura. L’epistoma è armato di tre spine acute e robuste, delle quali la mediana è più grossa e molto più lunga delle laterali. Il co- lore degli scudi, zampe e rostro è intensamente aranciato. Gli individui che ho sott'occhio misurano 620 p.. di lunghezza per 320 di larghezza e provengono dalla Norvegia di dove mi fu- rono comunicati dal Thor insieme a molte altre belle specie di acari di alcune delle quali ho fatto altrove parola. 268 ANTONIO BERLESE AUCTORES IN HACG NOTA LAUDATI ANDERSEN C. H. — Bidrag till Kinnedomen an Nòrdiska Acarider. « Ofvers. af K. Vet.-Akad. Fòorh. » n. 3. 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Gamasoides fucorum, Oudemans et Voigts 1905 = G. (Gamasus) fucorum (D. E.) nympha col. Gamasus, Latreille 1802 = Plura genera ex Mesostigmatis et Prostigmatis; Fa- bricius (1805) plura genera ex pluribus familiis; Walkenaer (1884) = Gamasidae; Andersen (1863) — Gamasus (sensu lato), Cyrtolaelaps; Megnin 1876 = Celaenopsis, Gamasus (sensu lato); Macrocheles, Lae- (1) Nomina specierum hoc charactere typograph. significata sunt negligenda quia alio- rum synonyma. (2) Nomina generum vel subgenerum hoc charactere typogr. indicata sunt negligenda quia synonyma. 18 274 ANTONIO BERLESE laps, Seiulus, Leiognathus; Kramer 1876 = plura genera ex Mesostig- matis; Canestrini e Fanzago (1877) = Gamasus (s. 1.), Cyrtolaelaps, Macrocheles, Seiulus, Zercon, Ameroseius; Koch C. L. (1835-44; 1837) — plura genera ex fam. Gamasidae; Koch L. (1879) = Gamasus (s. 1.), Zaelaps; Krendowsky (1880) = Gamasus (s. 1.), Macrocheles; Canestrini R. (1881) = Gamasus (s. 1.), Macrocheles, Laelaps ; Kra- mer (1881) = Gamasus (s. 1.), Ameroseius Canestrini C. et R. (1881) — Eviphis, Hydrogamasus, Gamasellus, Cyrtolaelaps (?), Pachylaelaps, Laelaps; Canestrini G. (1881) == Gamasus (s. 1.), Macrocheles, Fa- chylaelaps, Laelaps, Zercon, Cyrtolaelaps; Canestrini G. et R. (1882) — Gamasus (s. 1.), Cyrtolaelaps, Hydrogamasus, Gamasellus ; Berlese (Note Acarol. 1882) = Gamasus (s. 1.), Cyrtolaelaps, Laelaps, Ma- crocheles, Seiulus, Ameroseius, Podocinum; Berlese (Polim. Partenog. 1882) = Macrocheles, Gamasus (s. 1.), Laelaps, Ameroseius, Seiulus ; Haller (1882) — Gamasus (s. 1.); Cyrtolaelaps, Macrocheles ; Berlese (1885) = Gamasus (s. 1.); Aurivillius (1887) = Seiulus; Canestrini R. 1888) = Gamasus (s. 1.), Macrocheles, Cyrtolaclaps, Megalolaelaps, Laelaps (?); Berlese 1888 = Gamasus, Gamasellus; Moniez (Acar. Obs. France 1890) = Gamasus (8. 1.); Hydrogamasus, Gamasiphis, Cyrtolaelaps, Laclaps ; Moniez (Acar. marins 1890) = Gamasus (s. 1.); Hydrogamasus; RKarpelles (1891) = Gamasus (s. 1.); Supino 1894 = (?); Moniez (1894) = Gamasus, Pergamasus; Canestrini (1897) = Sessiluncus; Leonardi (1899) = Gamasus (s. 1.); Tietze (1899) = Gamasus (s. 1.), Hydrogamasus, Gamasellus, Cyrtolaelaps ; Cane- strini G. (1885) = Gamasus (s. 1.), Hydrogamasus, Gamasellus, Cyrtolaelaps; Leonardi (1900) = Gamasus (s. 1.); Trouessart (1902) = Railletia; Berlese (1902) = Gamasus (s. str.), Pergamasus, Am- blygamasus; Berlese (A. Myr. Sc. it.) = Gamasus (s. 1.), Gamasiphis. Gamasus genus Berlese 1903; p. 67. Gamasus subgenus Berlese, p. 120. Gamasus aberrans, Berlese 1888 = Gamasellus aberrans. » agilis, Koch C. L. = G. (Perg.) crassipes Q. » albicans Koch. C. L. = (?) Seiulus sp. Gamasus (Amblygamasus) dentipes Koch., p. 187 — Tab. V, fig, 14 — Tab..VI, fig.-9, 9° — Tab. XIV, fig. 6 — Tab. XV, fig. 38. Gamasus (Amblygamasus) Sagitta Berlese, p. 190 — Tab. V, fig. 15 — Tab. XII fig.6 — Tab° XIV, fig. 4 — Tab. XVE mono, Lisa) 1 MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » Gamasus (Amblygamasus) séptentrionalis (Oudemans), p. 188 Silabi VIStio CIO Sab AVI fio) Tab XIV, io 64 Tab VOS Gamasus (Amblygamasus) septentrionalis var. germanicus Berlese, p. 139 — ab Vi fio 20 Rabe XVaiip 94:66; GAmasus (Pergamasus) mediocris Berlese, p. 226 — Tab. X, fio PL — Tab XV die 19, 22,820: 286 3 ANTONIO BERLESE Gamasus (Pergamasus) minor Berlese, p. 216 — Tab. VIII, fig. 1,/1% 1° — ab. XI 16160 Sela ero — Mah. XVI o Gamasus (Pergamasus) minor var. pugillator Berlese, p. 218 — Tab, VII, fig. 5,350 5° 22 0ab NE 0 Pabi XIV Gamasus (Pergamasus) misellus Berlese, p. 207 — Tab. XII, fio. 13 —:Tab- XV. fie..35°— Tab. XVI he 15.410 929 Gamasus (Pergamasus) noster Berlese, p. 232 — Tab. IX, fig;12. 98: ‘Tab, XIIL fieno a Dab XV she 13800° — Tab. XV, fig. 25 — Tab. XIX, fig. 6. Gamasus (Pergamasus) oxygynellus Berlese, p. 201 — Tab. XII, fig. 12, 12° — Tab. XIV, fig. 33 — Tab. XV, fig. 41 — 'Pabp_XVII-fie.A44 Gamasus (Pergamasus) oxygynellus Berl. (exempl. minimum), p. 202 — Tab. V, fig. 23 — Tab. XII, fig.9 — Tab. XIV, fig. 60. Gamasus (Pergamasus) parvulus Berlese, p. 203 — Tab. V, fio. 22 — Tab. VII, fig. 16, 16°. — ‘Tab. XIIL:18, 185 18% — Tab. XIV, fig. 31, 31%: — Tab. XV, fig. 2931 — Tab. XVII, fig. 11, 11°. Gamasus (Pergamasus) parvulus var. dilatatellus Berlese, p.:205— Tab. VII, dig. IT — UPab. VI dig 4 Tab. XIIE fig L—Dab. XIV, fig. 32 — Tab. XV; 25 = Tab VIE fig, 12: Gamasus (Pergamasus) parvulus var. distinctellus Berlese, p. 206 — Tab. XVII, fig. 13. Gamasus (Pergamasus) primitivus (Oud.), p. 199 — Tab. V, fig. 7 — Tab. VI, fig. 8 — Tab. XI, fig. 3, 3° — Tab. XIV, fio. 3, 3° 54 — Tab. XV, fig..5, 62,28 — Tab. XVI, dig. 0dì Gamasus (Pergamasus) pugillator Berlese 1903 = G. (Perg.) minor var. pugil- lator Berl. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 287 Gamasus (Pergamasus) quisquiliarum G. et R. Canestrini, p223°— Tab. VI fi. °2:2%020%8 — Tab. XII, fig. 15, lbs = Tab: XIV cfien36rt 6090 — Tab XV fio 400 — Pap XIX, fio Gamasus (Pergamasus) robustus (Oudemans), p. 219 — Fab. VIII, fig. 6, 6°, 6° — Tab. XI fig. 11 — Tab XIV, fig. 40, 40% — Tab. XV, fig. 36 — Tab. XIX, fig. 2. Gamasus (Pergamasus) runcatellus Berlese, p. 209 — Tab. VII, fio..18, 18° — Fab. XII, fig. 8,8%, 3" — Tab. XIV, fig. 39:59 — Tab.-XV, fig. 34 — Tab. XVII, fig. 10, 10°. Gamasus (Pergamasus) runciger Berlese, p. 214 — Tab. VII, fig. 20, 20° — Tab. XII, fig. 10 — Tab. XIV, fig. 28, 58 =2TaboXVo fi. 33 — Tab XVIII fig 1414: Gamasus (Pergamasus) Theseus Berlese, p. 236 — Tab. V, Tab Dudio a to Tab. XVIII, fig. 6. Gamasus (Pergamasus) Theseus var. alpinus Berlese, p. 237 Stab AV figo 17, 173:-= Tab IDO digli pe pe Wab XE, fig. 88° — Tab; XIV,.fig. 45, 45% — ab XVIIL fig. 15. Gamasus petiolatus Koch C. L. = mas et speciei ex subgen. Pergamasus, mihi non visae; Canestrini e Fanzago (1877) = ? » phalangii Fabricius (1805) = larva est Trombidii. » Phaetontis Fabricius (1805) = Alloptes Phaetontis (F.). » pilipes Koch C. L. = pullus est cuius speciei; Canestrini e Fanzago (1877) = ut supra. » plumifer Canestrini e Fanzago (1876 et 1877) = Phytoseius plumifer (C. et F.). Gamasus (?) Poppei (Oudemans), p. Gamasus pteroptoides Mègnin (1876) = Leiognathus albatus (K.) (?). » pulchellus Berlese (A. Myr. Sc. it.) = Gamasiphis pulchellus (Berl.); Moniez (1890) = Gamasiphis pulchell. (Berl.). » pusillus Berlese (A. Myr. Sc. it.)= G. (Trachygamasus) pusillus Berl.; Foà 1900 = Gamasoides spinipes (K.). 2388 ANTONIO BERLESE Gamasus quinquespinosus Kramer (1876) = Gam. (Perg.) erassipes (L.); Karpel- les (1891) = G. (Perg.) crassipes (L.). quisquiliarum Canestrini G. et R. (1882) = G. (Perg.) quisquil. C. et R. Can.; Canestrini G. (1885) = G. (Perg.) quisquil. G. R. Can. Racovitzai Trouessart (1903) = ? reticulatus Berlese (1903) = G. (Gam.) reticulatus Berl. rotundatus Lucas ex Dugès = ? G. (Olog.) calcaratus K. vel Eviphis ostri- nus (K.); Mègnin (1876) ex Dugès = Celaenopsis cuspidata (Kram.). rubescens Canestrini G. et R. (1882) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha col.; Canestrini G. (1885) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha col.; Berlese (A. Myr. Sc. it.) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha et foem.; Moniez (1890) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha; Foà (1900) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha col. et adulti T9: Leonardi 1900 = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha. rupestris Fabricius (1805) = an Bdella ? salicinus Fabricius (1805) = an Tydeus ? Savignyi Walkenaer (1844) ex Savigny = Macrocheles marginatus (Herm.) osi serratus Kramer (1876) = Zercon triangularis (K.). setiger Koch C. L. = pullus cuius speciei ? similis Kramer (1876) = G. (Gam.) coleoptratorum (L.) nympha coleoptr.; Canestrini e Fanzago (1877) = G. (Gam.) coleoptr. (L.) nympha col; Karpelles (1891) =? spelaeus Mègnin (1876) = ? spinipes Koch C. L. = Gamasoides spinipes (K.); Say (1821) = non est species a Koch descripta; nescio cui adpropinquanda. spiricornis Canestrini G. et R. (1882) = Gamasellus spiricornis (G. et R. Can.); Canestrini G. (1885) = Gamasellus spiric. (G. et R. Can.). stabularis Koch C. L. = Laelaps stabularis (K.); Berlese (1882) = Seiulus vepallidus (K.); Ameroseius obtusus (K.); Laelaps stabu- laris (K.). stercorarius Kramer (1876) = Macrocheles badius (K.); Canestrini R. (1881) = Macrocheles badius (K.). tardus Koch C. L. = Macrocheles marginatus (Herm.) 9; Canestrini e Fanzago 1877 = Macroch. margin. (Hem.) Q; Canestrini R. (1881) = Maeroch. margin. (Herm.) 9; Berlese (1882) = Macro- cheles margin. (Herm.) T'q ; M. badius (K.) So; M. merdarius (Berl.) aliaeque species. si tardus var. Pisentii Berlese (1882) = Macrocheles Pisentii (Berl.) et M. vernalis Berl. tardus var. terreus Berlese (1882) = Macrocheles terreus (C. et F.). telarius Fabricius (1805) = Tetranychus. tenellus Koch L. (1879) = nympha est coleoptrata speciei ex gen. Ga- masus s. str.; sed cui speciei adpropinquanda non patet. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 289 Gamasus terreus Canestrini e Fanzago (1877) — Macrocheles terreus (C. et F.). » terribilis Michael (1886) = Euryparasitus terribilis (Mich.). » testudinarius Walkenaer (1844) ex Herm. = G. (Perg.) crassipes (L.) Q $ Koch C. L. = G. (Perg.) crassipes (L.) Q. » tetragonoides Walkenaer (1844) ex Dugès = Pachylaelaps vel Megalo- laelaps sp. » thalassinus Grube 1861 = ?; Berlese et Trouessart (1899) = G. (Eug.) Trouessarti Berl.; Moniez (1890) = ?. » Thoni Berlese 1903 = G. (Gam.) Thoni Brl. » tiberinus Canestrini G. (1883, 1885) = G. (Amblyg.) tiberinus Can. Gamasus (Trachygamasus) pusillus Berlese, p. 117 — Tab. II, = Tab. VE fio L —Mabe ie Rap XV fio 1 1° 61, 627 Tab RASO: Gamasus Tremellae Fabricius (1805) = ? » triangularis Canestrini e Fanzago (1877) = Zercon triangularis Koch. » trispinulosus Kramer (1876) = G. (Pergam.) hamatus Koch. » Trouessarti Berlese (Mesostigmata) = G. (Eug.) Trouessarti Brl. » tumidulus Koch C. L. = G. (Olog.) calcaratus K. foem.; Canestrini e Fanzago 1877 = G. (Olog.) calcar. K. foem. » ungaricus Supino 1904 = ? » vegetans Fabricius (1805) = species (nympha omeom.) ex fam. Uropodidae. » vegetus Koch C. L. = Laelaps stabularis (K.). » vepallidus Koch C. L.= Seiulus vepallidus (K.); Targioni-Tozzetti 1885 = Seiulus vepallidus (K.); Aurivillius (1887) = Seiulus vepall. (K.). » viridis Mègnin (1876) = Seiulus sp. » Zosterae Fabricius (1805) = ? » sp. Tietze (1899) = Cyrtolaelaps nemorensis (K.). » sp. Krendowsky (1888) = Laelaps sp. Halolaelaps Berlese et Trouessart, p. 106. Hologamasus (pro Ologamasus) Berlese (1902) subgenus = Ologamasus, Gama- siphis. Hydrogamasus Silvestriù Berlese 1903 = G. (Perg.) hamatus Koch Q. Laelogamasus Berlese, p. 113. Ologamasus Berlese, p. 242. Parasitus Latreille (1795) — Gamasus (s. 1.); Oudemans (1896) = Gamasus (s. 1.), Cyrtolaelaps, Zercon, Seiulus etc.; Oudemans (1902 et 1903) = Ga- masellus, Gamasoides Gamasus (s.1.); Voigts (1902) = Gamasus (s. 1.); Oudemans et Voigts (1904, 1905) = Gamasus (s. 1.); Trigardh (1904) 19 290 ANTONIO BERLESE — Gamasus (s. str.); Oudemans (1904) = Gamasus (8. 1.); Oude- mans (1905) = Pergamasus (1). Parasitus affinis OQudemans (1 Genn. 1904, 1905) = G.. (Gam.) fimetorum Berl. nympha col.; Oudemans et Voigts (1905) = G. (Gam.) fimetorum alpha Oudemans et Voigts (1904, 1905) = G. (Gam.) neglectus Brl. nympha col. beta Oudemans et Voigts (1904, 1905) = ? nympha col. bomborum Oudemans (1902) = G. (Gam.) fucorum (D. Geer) nympha col.; Voigts (1902) = G. (Gam.) fucorum (D. G.) nympha col.; Trigardh (1904) = G. (Gam.) fucorum (D. G.) nympha col.; Oude- mans et Voigts (1905) = G. (Gam.) fucorum (D. G.) nympha col. bremensis Oudemans et Voigts (1904 et 1905) = G. (Gam.) coleoptra- torum (1L.) Q. burchanensis Oudemans (1904) = G. (Gam.) burchanensis (Oud.). coleoptratorum Oudemans (1904) = ? G. (Gam.) fimetorum Berl. vel G. (Gam.) distinetus Berl.; Trigardh (1904) = G. (Gam.) co- leoptrat. (L.). coleoptratorum var. concretipilus Oudemans (1904) = ? congener Oudemans et Voigts (1904, 1905) = ? nympha col. consanguineus Oudemans et Voigts (1904, 1905) = G. (Gam.) consan- guineus (0. et V.). consimilis Oudemans et Voigts (1904, 1905) = G. (Gam.) reticulatus Berl. nympha col. consor Oudemans et Voigts (1904, 1905) = ? nympha col. cornutus Oudemans (1902) = Gam. (Eug.) cornutus G. R. Can. crassipes Voigts (1902) = G. (Perg.) crassipes (L.); Oudemans (1904) = G. (Perg.) crassipes (L.); Oudemans et Voigts (1905) = G. (Perg.) crassipes (L.). crassus Oudemans et Voigts (1905) = G. (Gam.) coleoptratorum (L.). crinitus Oudemans (1904) = ? nympha col. delta Oudemans (1904 et alibi) = ? est larva hexapoda (!). emarginatus Oudemans (1903) ex Koch = G. (Eug.) Oudemansi Berl, epsilon Oud. et Voigts = ? nympha col. eta Oudemans et Voigts (1904, 1905) = G. (Gamasus) distinetus Berl. nympha col. fucicola Trigardh (1904) = G. (Eug.) Trouessarti Berl. fucorum Voigts (1902) = G. (Gam.) coleoptratorum (L.) nympha col. gamma Oud. et Voigts = ? nympha col. iota Oudemans (1904 et alibi) = ? est larva hexapoda (!). Kempersi Oudemans (1902) = G. (Gam.) Kempersi (Oud.). longulus Oudemans (1902) ex Koch = G. (Perg.) runcatellus Berl.; Voigts (1902) = G. (Perg.) hamatus K.; Oudemans et Voigts (1905) = G. (Perg.) runcatellus Berl. lunaris Oudemans et Voigts (1905) = G. (Gam.) lunaris Berl. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 291 Parasitus minor Oudemans (1905) = G. (Perg.) minor Berl. » mustelarum Oudemans (1904) = G. (Gam.) intermedius Berl. nym- pha col. » Poppei Oudemans (1905) = G. (Perg. ?) Poppei Oud. nympha col. » primitivus Oudemans (1904) = G. (Pergam.) primitivus (Oudem.). » robustus Oudemans (1904) = G. (Perg.) robustus (Oud.). » septentrionalis Oudemans (1902) = G. (Amblyg.) septentrionalis (0ud.); Oudemans et Voigts (1905) = G. (Ambl.) septentr. (Oud.). » setosus Oudemans et Voigts (1904 et 1905) = ? nympha col. » sexclavatus Oudemans (1902, 1903 et alibi) = Gamasellus sp. nympha. » spinipediformis Trigardh (1904) = G. (Gam.) lunaris Berl. nympha col. » spinipes Oudemans (1903) = Gamasoides spinipes (K.) et G. (Gam.) lunaris Berl.; Trigardh (1904) = ? » subterraneus Oudemans (1902) ex Miiller — Gamasoides horridus Berl. nympha col. » theta Oudemans et Voigts (1904) = ? G. (Trachyg.) pusillus Brl. iunior. » tricuspidatus Oudemans (1904) = G. (Eug.) magnus Kram. » vespillonum Oudemans (1902) = G. (Gamasus) vespillonum (0Oud.) nym- pha col.; Oudemans (1903) = G. (Gam.) fossorius Berl. nympha col. » zeta Oudemans et Voigts (1904, 1905) = ? larva (!) Pergamasus Berlese, p. 191. Pergamasus Oudemans et Voigts (1904 et 1905) genus = subgen. Pergamasus, Amblygamasus. Pergamasus Canestrinii Oudemans et Voigts (1905) = G. (Perg.) Canestrini Berl. » gamma Oudemans et Voigts (1904, 1905) = ? Poecilochirus fucorum Berlese (Ac. Myr. Sc. it.) = Gamasoides Carabi (Can.); Leonardi (1900) = G. (Gam.) fucorum (D. G.) nympha col. » emarginatus Berlese (A. Myr. Sc. it.) = G. (Gam.) emarginatus (K.) nympha col. Porrhostaspis J. Miiller (1860) = Gamasus. Porrhostaspis gracilis J. Miiller (1860) = Gamasus sp, nympha col. » stercoraria J. Miiller (1860) = G. (Gam.) coleoptratorum (L.) nym- pha col. » subterranea J. Miiller (1860) = Gamasus sp. nympha col. Seiulus Trigardh (1904) = Gamasus (s. str.). Seiulus armatus Trigardh (1904) ex Koch = Gamasus (Gamasus) sp. Trachygamasus Berlese, p. 116. Trachygamasus Oudemans et Voigts (1905) genus = subgen. 7rachygamasus. Trachygamas. pusillus Oudemans et Voigts (1905) = G. (Trachyg.) pusillus Berl. Zercon marinus Moniez (1890) = G. (Halolaelaps) glabriusculus Brl. et Troness. ANTONIO BERLESE EXPLICATIO TABULARUM DAB Corpus pronum specierum ex subgen. Gamasus (Figurae omnes diam. 50 am- plificatae sunt). Fig. » » » » » » Il 1 G. (Trachyg.) pusillus Berl. nympha coleoptr. 2 G. (Gam.) reticulatus Berl. nympha col.; 2a mas; 2% foemina, to) » » neglectus Berl. nympha col.} 3a mas; 3 foem. distinctus Berl. nympha col. 4a mas; 4b foem. burchanensis (0ud.) ex typico. Mas, fimetorum Berl. nympha col.; 6a mas; 60 foem. americanus Berl. nympha col. mammillatus Berl, mas supinus; 8a foem, prona. Thoni Berl. nympha col.; 9a mas; 95 foem, exilis Berl. mas; 104 foem. incertus Berl, mas; lla foem. Kempersi (Oud.) nympha col.; 124 mas; 120 foem. ex exem- plis italicis. VIAN SERIE Corpus pronum specierum ex subgen. Gamasus (Figurae omnes diam, 50 am_ plificatae sunt). Fig. » 1 Gamasus (Gamasus) lunaris Berl. nympha col. (prope eius sternum); 1a mas; 1D foem, » hortivagus Berl. nympha col.; 2a mas; 2% foem, » intermedius Berl. nympha col.; 84 mas; 3% foem, » consanguineus (Oud.) ex typicis mas; 4a foem, » coleoptratorum (L.) larva; 54 nympha coleoptr.; 5d mas; 5e foem. i » fucorum (D. C.) nympha coleoptr. (typicus Parasitus bomborum Oudemans); 6a typicus G. (Gam.) obesus Berl.; 60 eius sternum. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 293 FTVABRSELVE Corpus pronum specierum ex subgen. Gamasus et Eugamasus. (Figurae omnes diam. 50 sunt amplificatae, exceptis figuris 9, 9a quae sunt tantum diam. 25 amplificatae). Fig. 1 Gamasus (Eugamasus) Oudemansi Berl. ex typicis Parasiti emarginati Oudem. mas. 12 » (Gamasus) Kempersi (O0ud.) mas ex typico; 2a Kempersi typ. foem. »._ 8 » (Eugamasus) chortophilus Berl. nympha col. ; 3a mas; 3) foem. » 4 » » Kraepelini Berl. mas; 4b foem. Sy » » furcatus G. R. Can. mas; 54 foem. » 6 » » furcatus G. R, Can. var. (?) ex Norvegia foem. » 7 » » cornutus G. R. Can, nympha col.; 7a mas; 7b foem. DAr8 » » Trovessarti Berl. mas; 8a foem. »_9 » » immanis Berl. mas; 9a foem. (tantum 25 diam. am- plific.). TNABSIOVE Corpus pronum specierum ex variis subgeneribus. (Figurae 1-11 omnes diam. 50 sunt amplificatae; ceterae 12-23 omnes tantum diam. 33 sunt amplifie. et de- lineatae tantum ad ostendendam magnitudinem comparatam). Fig. » » » 1 Gamasus (Eugamasus) magnus Kram. mas; 1a foem. 2 3 Ho JI A elio o) 10 » » (Gamasus?) emarginatus Koch. nympha col. » fossorius Berl. nympha col. ex exemplis typicis Pa- rasiti vespillonum Oudemans. » vespillonum (Oud.) nympha coleoptr. ex typicis. » setosus (Oud.) nympha col. ex typicis. » monacanthus Berl. nympha col. (Pergamasus) primitivus (Oud.) ex exemplis meis, nympha col. (Gam.?) Poppei (OQud.) ex typicis, nympha col. » © crinitus (Oud.) nympha col. ex typicis, » modestus Berl. nympha col. (Pergamasus) crassipes (L.) larva; 11a nympha coleoptr. - (Olog.) pollicipatus Berl. nympha col.; 12a adultus foem. (Amblyg.) tiberinus Can. mas; 134 foem. » dentipes K. mas. » Sagitta Berl. foem. (Pergam.) Theseus Berl. foem. » Theseus var. alpinus Berl. mas; 174 foem. » crassipes (L.) mas. » decipiens Berl. foem. ANTONIO BERLESE 20 Gamasus (Pergam.) hamatus K. mas; 20a foem. Fig. DZ » 22 Pilao2 Pedes Fig. ol » 2 » 3 » 4 » 5 » 6 » Td » 8 » 9 » 10 Pedes Edo nl » 2 » 3 » 4 » 5 » 6 » hamatus var. (?) gracilis Berl. mas. » parvulus Berl. mas. » oxygynellus exempl. minimum Berl. mas. IU OROVALE secundi paris praecipue marium; diam. 140 omnes amplifie. Gamasus (Trachygamasus) pusillus Berl. ambulacrum. » » (Eugamasus) Trouessarti pes secundi paris in mare e latere in- terno visus; 2a fere in prospectu, inferne. » immanis Berl. pes sec. p. m. interne visus; 34 tarsi apex e latere; 30 id. in prospectu. » magnus Kram. pes ut supra; 4a calcar var. mon- ticola Brl. 4b pes foeminae sec. paris. var. monticola Berl. 4c femur et tibia secundi paris foem. typici. » chortophilus Berl.; 5a calcar et processus axillaris magis (diam. 250) amplifie. » Oudemansi Berl. (interne); 6a tibia (II) externe visa (ex typico). (Halolaelaps) glabriusculus Berl. mas pes tertii paris; 74 secundi; 7b primi femur (et trocant.); 7e ambulacrum. (Pergamasus) primitivus (Oud.) pes sec. paris od (Amblygamasus) dentipes K. pes sec. paris J' interne visus; 9a idem fere in prospectu (inferne); ex exemplis Oudemansi. » septentrionalis (Oud.) p. sec. p. 4 externe vi- sus; 104 in prospectu (inferne) ex typicis Oudemansi. TAB. VII. secundi paris marium; omnes diam. 140 amplificati. Gamasus (Amblygamasus) septentrionalis (Oudem.) genu et tibia interne » » visa. » septentrionalis var. norvegicus Berl. interne visus. » tiberinus Can. interne visus; 8a externe. (Eugamasus) cornutus G. R. Can. interne; ex typicis Canestrini. » furcatus G. R. Can. subtus visus; 5a externe (ex typ. Canestrinii). (Gamasus) coleoptratorum (L.) externe; 6a interne visus; 60 in prospectu (inferne). Fig. » » » Pedes secundi paris m Fig. » » » MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 295 T Gamasus (Gamasus) Kempersi (Oud.) externe, ex typicis Oudemansi. 8 9 10 xi 20 » » » » » » » » » » » » neglectus Berl.; 8a magis amplifie. (diam. 250). lunaris Berl., 9a margo calcariger magis amplitica- tus (diam. 250). Thoni Berl. externe; 10a interne; 10% calcaria fe- muris inferne visa (in prospectu). intermedius Berl. interne. fimetorum Berl. 12a calcaria femuris et process. ge- nualis (exempla ex Corfù); 12% eadem calcaria et proc. ex exemplis italicis. hortivagus Berl.; 134 margo calcariger magis am- plific. (diam. 250). distinctus Berl.; 14a margo calcariger magis am- plific. (diam. 250). erilis Berl. 15a femur magis amplific. (diam. 250). (Pergamasus) parvulus Berl. 16 magis ampl. (d. 250). parvulus var. dilatatellus Berl. runcatellus Berl. 18a magis ampl. (d. 250). falculiger Berl. 19a magis ampl. (d. 250). runciger Berl. 20a calcaria femuris magis amplifie. (d. 250). TAB SAVERIO arium ex subgen. Pergamasus, omnes diam. 140 amplificati. 1 Gamasus (Pergamasus) minor Berl. externe; la subtus visus; 10 id. magis (bi Sì » » » » » amplif. (d. 250). quisquiliarum Berl. interne; 2a, 2b magis ampl. 24 femur e latere; 29 subtus visum. hamatus Berl. 3a femur magis ampl. parvulus var. dilatatellus Berl. ex exemplis tuscis (M. Senario); 40 femur magis amplifie. (d. 250). minor var. pugillator Berl. interne; 5@ subtus vi- sus; 5b externe; 5e trochanter et coxa quarti paris (maris). robustus (Oud.) externe; 6a interne; 6b quarti paris trocanter maris. alpestris Berl. fere inferne visus; 7a externe; 7b interne; 7e quarti paris trochanter (maris). Canestrinii Berl. interne; 8a externe; 8b subtus visus. crassipes (L.) interne; 9a externe; 9 subtus (femur, genu, tibia) visus; 9c genu et tibia (haec obli- que) superne visa. 296 ANTONIO BERLESE II'AB RIS Pedes secundi paris marium specierum ex subgen. Pergamasus omnes diam. 140 amplificati; specierum ex subgen. Ologamasus omnes diam. 250 amplifie. » » » » » » » » 1 Gamasus (Pergamasus) brevicornis Berl. externe; la tibia interne; 1% Cs | Ne) 10 11 » » » quarti paris maris femur. noster Berl. interne; 2a externe. crassipes var. longicornis tibia interne visa. Theseus Berl. interne; 4a externe. Theseus var. alpinus Berl. interne; 5a externe; 5b subtus visus; 5c tibia e latere visa proces- sus ostendens; 54 calcar et radula in exemplis tuscis (M. Senario). (Ologamasus) pollicipatus Berl. interne (diam. 250); 6a calcaria » » » » » fem. magis amplif. (d. 600). pollicipatus var. peraltus Berl. interne (diam. 250). pollicipatus var. excipuliger Berl. interne (diam. 250); 8a femur subtus visum. pollicipatus var. apenninorum Berl. interne (diam. 250). calearatus K. interne (diam. 250); 10a calcaria fe- muris magis amplif. calcaratus var. siculus Berl. interne (diam. 250). TTVAYB, XE Pedes secundi paris marium, diam. 140 (vel 250) omnes amplificati. Chelae utriusque sexus omnes diam. amplific. 3380 excepta fig. 13. Fig. =) » » » » 1 Gamasus (Laelogamasus) simplex Berl. pes maris (diam. 140); la idem 2 Cer) » » » » » » (diam. 250); 10 maris chela (1). (Gamasus) consanguineus (Oud.) interne (diam. 140) 2b maris » chela; 2e foeminae. mammillatus Berl. interne (diam. 140); 3a foeminae chela; 30 maris. (Eugamasus) Kraepelini Berl. interne; 4a maris chela. (Gam.?) monacanthus Berl. nymphae col. chela. (Gamasus) americanus Berl. foeminae chela. (Amblygamasus) septentrionalis var. germanicus Berl. pes !maris interne visus; 7a genu apex et tibia superne visa; 7b maris chela. (1) Chelae omnes diam. 330 sunt amplificatae ut ceterae in tabulis sequentibus. MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 297 Fig. 8 Gamasus (Halolaelaps) glabriusculus Berl. et Trouess. foeminae chela. » 9 » 10 » 11 DA Do » » (Gamasus) incertus Berl, maris chela. (Pergamasus) barbarus Berl. pes interne visus; 104 externe; 105 genu et tibia superne visa; 10c chela ma- ris; 104 foeminae. » mediocris Berl. pes interne visus; 11a maris chela. » decipiens var. germanicus quarti paris foeminae trochanter. (Ologamasus) inornatus Berl. foeminae chela, diam. 500 ampl. DAB Chelae utriusque sexus omnes diam. 330 amplificatae. Fig. 1 Gamasus (Trachygamasus) pusillus Berl. maris; 1a foeminae; 1% nymphae » 2 » 3 » 4 » 5 » 6 » 51, » 8 » 9 DIBELO) DICIEL >» 012 DAS » 14 a 15) ira » » coleoptr. (Halolaelaps) glabriusculus Berl. et Trouess. maris chela. (Pergamasus) primitivus (Oud.) maris; 84 foeminae. (Eugamasus) immanis Berl. maris; 4a foeminae. » Trouessarti Berl. maris; 54 foeminae. » magnus Kram. maris; 6a foeminae. » chortophilus Berl. maris. » Oudemansi Berl. maris (ex typ. Parasiti emarginati Oudem.). (Gamasus) neglectus Berl. maris; 94 foeminae. » reticulatus Berl. foeminae. » fimetorum Berl. maris Italiae; 114 maris ex « Corfù»; 11) foeminae (Ital.); 1le nymphae coleoptr. (Ital.). » intermedius Berl. maris; 12a nymphae coleoptr. » distinctus maris; 134 foeminae; 135 nymphae coleoptr. (Eugamasus) furcatus G. R. Can. maris chela (ex typico). (Gamasus) lunaris Berl. maris; 15a foeminae: 150 nymphae coleoptr. » coleoptratorum (L.) maris; superne visa; 164 apex eiusdem inferne; 16% foeminae. TAB. XII. Chelae utriusque sexus, omnes diam. 330 amplificatae. Fig. 1 Gamasus (Gamasus) Kempersi (Oud.) maris; 1a foeminae (ex typicis Oude- » 2 » 3 » » mansi). » hortivagus Berl. maris; 2a foeminae. (Eugamasus) furcatus G. R. Can. foeminae, ex exemplis nor- vegicis. Fig. » » » » » » ANTONIO BERLESE 4 Gamasus (Gamasus) Thoni Berl. maris chela in plano; 4a parum e la- fari IS » » » » » » tere ut calcar ostendat. (Eugamasus) cornutus G. R. Can. maris chela in plano superne; 5a e latere; 5b inferne; 5c foeminae. (Amblygamasus) Sagitta Berl. foeminae. septentrionalis var. norvegicus Berl. maris; 7a foeminae. (Pergamasus) runcatellus Berl. mas; 8a ex exemplis venetis (mas); » » » » 8b foeminae. oxygynellus exempl. minimum Berl. maris. runciger Berl. maris. robustus Oudem. maris (ex typicis Oudemansi). oxygynellus Berl. maris; 124 foeminae. misellus Berl. maris. decipiens Berl. foem.; 14a varietatis « brevipes » Berl. quisquiliarum G. R. Can. maris; 154 foeminae. minor Berl. maris in plano; 164 eiusdem digitus mobilis e latere ut calcar ostendat; 16% foe- minae. hamatus Koch maris; 17a eiusdem ex exemplis Siciliae (chelae apex). parvulus Berl. maris exempl. venetum; 18a exempl. ex « Tiarno »; 180 foeminae. falculiger Berl. maris. minor var. pugillator Berl. maris. TAB. XIII. Chelae maris utriusque sexus omnes diam. 350 (exceptis figg. 9-17) amplifi- catae (N. 1-17); corniculi labiales praecipue marium et primus palporum arti- culus marium varie amplificati (N. 18-25). » 1 Gamasus (Pergamasus) parvulus var. dilatatellus Berl. foeminae. 10 » » » (Ologamasus) hamatus Koch foeminae. Canestrinii Berl. maris; 3a foeminae. alpestris Berl. maris; 4a foeminae. erassipes (L.) maris; 54 foeminae. brevicornis Berl. maris digitus mobilis. noster Berl. maris; 7a foeminae. Theseus var. alpinus Berl. maris; 8a foeminae. calcaratus K. maris superne; 9a eiusdem parum e latere; 9b foeminae (500 diam). calcaratus var. siculus Berl. maris (500 diam.). » » » » » » » » MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 299 11 Gamasus (Ologamasus) pollicipatus Berl. maris; 11a foeminae (500 diam.). 12 13 14 15 16 17 18 19 » » » » » » » » » » » » pollicipatus var. peraltus Berl. maris (500 diam.). » pollicipatus var. excipuliger Berl. maris (500 diam.). » pollicipatus var. pseudoperforatus Berl, maris (500 diam). » pollicipatus var. ? Berl. maris (exempla ex « De- senzano ») 154 exempl. ex Vallombrosa (var. apenninorum) (500 diam.). » pollicipatus var. apenninorum Berl. maris (500 diam.); 16a maris (exempla ex « M. Senario ») (500 diam.). » pollicipatus var. cultriger Berl. maris (500 diam.). (Gamasus) coleoptratorum (L.) corniculus labialis et primus palpor. artic. in mare. » distinetus Berl. maris corniculus lab.; 194 primus palpor. articulus. » fimetorum Berl. ex « Corfù » maris cornice. lab. 20a primus palpor. artic. » intermedius Berl. maris corn. lab. 214 primus palpor. artie. » Thoni Berl. maris primus palpor. articul. » Kempersi (Oud.) maris primus palpor. articulus. » lunaris Berl. adulti primus palpor. artiecul.; 24a id. nymphae coleoptr.; 24b adulti corniculus lab.; 24c id. nymphae col. (Eugamasus) cornutus Berl. maris cornic. lab.; 25a eiusd. pri- mus palpor. artieul. TAB. XIV. Epistomata (1-53), corniculi labiales maris eiusdemque sexus primus palpo- rum articulus, omnia varie amplificata. Fig. 1 Gamasus (Trachygamasus) pusillus Berl.; epistoma adulti; la nymphae » coleoptr. (Halolaelaps) glabriusculus Berl. et Trouess., epist. adulti. (Pergamasus) primitivus (Oud.) foem.; 3a maris. (Amblygamasus) Sagitta Berl. foem. » septentrionalis (Oud.) adulti. » dentipes Koch maris. » tiberinus Can. maris. (Eugamasus) magnus Kram. foem. ex exemplo Oudemansi ty- pico Parasiti tricuspidati. » Oudemansi Berl. maris ex typico Parasiti emarginati Oudemansi. 500 ANTONIO BERLESE i : Fig. 10 Gamasus (Eugamasus) magnus Kram. adulti patavini. pati » » magnus var. monticola Berl. foem. DIGAL2 » » chortophilus Berl. adulti. Di alo » » Trouessarti Berl. foem.; 134 maris. DIA: » » immanis Berl. foem.; 144 maris. » 15 » » cornutus G. R. Can. maris (ex typ.); 154 foeminae (ex typico Parasiti Evertsi Oudem.); 150 foem. ex exemplo norvegico; 15c, 154 foem. ex exem- plis nemoris « Cansiglio ». Daslo » (Gamasus) hortivagus Berl. foem.; 16a maris. N Er » » lunaris Berl. adulti; 174 nymphae. » 18 » » coleoptratorum (L.) maris. nio) » » Thoni Berl. foem. 19a maris. » 20 » » reticulatus Berl. maris; 204 foem.; 20% nymphae coleoptr. Da 2.1! » » neglectus Berl. nymphae col.; 214 foem.; 210 maris. » 22 » » distinetus Berl. foem.; 22a nymphae col.; 22% maris. » 23 » » Kempersi Oud. foem.; 23a nymphae col. » 24 » (Eugamasus) furcatus G. R. Can. foem.; 24a maris. Azio » (Gamasus) fimetorum Berl. maris (ex exemplis « Corfù »); 254 foem. (ital.); 255 nymphae col. » 26 » » intermedius Berl. nymphae col.; 264 foem. Diu2I7 » (Pergamasus) minor Berl. adulti. » 28 » » runciger Berl. adulti. » 29 » » decipiens var. brevipes Berl. foem. » 30 » (Gamasus) exilis Berl. maris. » 31 » (Pergamasus) parvulus Berl. foem.; 31a maris. »L192 » » parvulus var. dilatatellus Berl. » 33 » » oxygynellus Berl. adulti. DI! » » hamatus var. (?) gracilis Berl. maris. = ? G. di- latatellus. » 35 » » hamatus K. adulti. » 36 » » ‘quisquiliarum Can. foem. DIS » » Falculiger Berl. mas. » . 38 » » decipiens Berl. foem. (ex exemplis « Tiarno »). » 39 » » runcatellus Berl. maris. » 40 » » robustus (Oud.) maris; 404 foem. » 41 » » minor var, pugillator Berl. ad. » 42 » » alpestris Berl. maris; 42a foem. DA3 » » noster Berl. maris. » 44 » » . Canestrinii Berl. maris; 4440 foem. » 45 » » Theseus var. alpinus Berl. adulti (ex exempl. nemo- ris « Cansiglio »); 454 exemplis « Vallombrosa ». » 46 » » Theseus Berl, » MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 501 47 Gamasus (Ologamasus) calcaratus K, adulti. 48 » » » calcaratus var, siculus Berl. adulti, » pollicipatus Berl, ad. » pollicipatus var, apenninorum Berl. ad. » pollicipatus var. peraltus Berl. ad. » pollicipatus var, cultriger Berl. maris, » pollicipatus var. pseudoperforatus Berl, maris. (Pergamasus) primitivus Oud., maris primus palpor, artic, (Gamasus) hortivagus Berl. maris cornice. labialis, (Eugamasus) Oudemansi Berl, maris primus palpor. artie. ex typico Parasiti emarginati Oudemansi, » immanis Berl, primus maris palporum artic.; 574 eiusdem labialis corniculus. (Pergamasus) runciger Berl. primus maris palporum articulus. » runcatellus Berl, prim. maris palp. artic. » oxygynellus ex. minimum Berl. cornicul, lab. maris, (Trachygamasus) pusillus Berl. foeminae corniculus labialis. » pusillus Berl. idem maris, (Pergamasus) quisquiliarum Can. maris cornice. labial. (Amblygamasus) septentrionalis Oud, maris cornie. labial, » septentrionalis var, norvegicus Berl. maris cornice. labialis. (Pergamasus) hamatus var. gracilis (?) Berl. maris primus palpor. articulus; 664 eiusdem cornic, lab, TABCSEVÌ Figg. 1-8 scuta genitalia foeminea, diam, 140 amplific. excepta fig. 6, 7; figg. 10-41 epistomata, corniculi labiales et primus palporum articulus in mare. Fig. Gamasus (Pergamasus) barbarus Berl, » (Gamasus) americanus Berl. » consanguineus (Oud.). » mammillatus Berl. (Pergamasus) primitivus Oud, (ex insula « Giava » typicus G. effeminati Berlesii); 5a endogynium, (Ologamasus) inornatus Berl, (diam, 180 ampl.). » calcaratus (?) var. excisus Berl. (diam, 180 ampl.). (Gamasus) incertus Berl, (Pergamasus) barbarus Berl. foem.; 9a maris epistoma. (Gamasus) consanguineus (Oud,) epist. maris, » mammillatus Berl, epist foem. (Laclogamasus) simplex Berl, maris epist. (Pergamasus) mediocris Berl, adulti epist. ANTONIO BERLESE 14 Gamasus (Gamasus) americanus Berl. foem. epist. 15 Scuta Fig. » 1 2 3 4 5 _ [Hel » >» » » » genitalia (Eugamasus) Kracpelini Berl. maris epist. (Ologamasus) inornatus Berl. foem. epist. (Gamasus) incertus Berl. maris cornice, lab. » mammillatus Berl. mar. corn. lab. » mammillatus Berl. mar. palpor. art. primus. ) incertus Berl. maris palpor. artic. primus. (Pergamasus) barbarus Berl. maris cornice. lab. » mediocris Berl. maris cornice. lab. » parvulus var. dilatatellus Berl. maris primus pal- por. articul. (Eugamasus) Trouessarti Berl. maris duo primi palpor. articuli. (Pergamasus) noster Berl. maris cornie. lab. » mediocris Berl. maris palpor. artic. primus. (Gamasus) consanguineus (Oud.) maris palpor. artic. primus, (Pergamasus) primitivus (Oud.) cornice. lab. maris. » parvulus Berl. maris palpor. artic. primus. (Eugamasus) Oudemansi Berl. maris cornic. lab. (ex typico Pa- rasiti emarginati Oudemansi). (Pergamasus) parvulus Berl. maris cornie. lab. (Gamasus) hortivagus Berl. maris primus palpor. articul. (Pergamasus) runciger Berl. maris cornice. lab. » runcatellus Berl. maris cornic. lab. » misellus Berl. maris cornice. labialis. È robustus (Oud.) maris duo primi palporum articuli nec non corniculus labialis (ex typico). (Laelogamasus) simplex Berl. maris primus palpor. artie. (Amblygamasus) dentipes Koch maris cornie. lab. (Pergamasus) Canestrinii Berl. maris cornie. lab. » quisquiliarum Can. maris primus palpor. » orygynellus Berl. maris palporum articulus primus. TAB. XVI. foeminea; omnia diam. 140 amplificata (exceptis figg. 10, 13). Gamasus (Amblygamasus) tiberinus Can. » >» » » » (Eugamasus) magnus var. monticola Berl. » chortophilus Berl. (Gamasus) coleoptratorum (L.). (Pergamasus) primitivus (Oud.). (Gamasus) hortivagus Berl. (Amblygamasus) septentrionalis (Oud.) ex typicis Oudemansi. (Eugamasus) immanis Berl. » Trouessarti Berl. 10 Dal 12 13 14 Scuta 1 2 3 MONOGRAFIA DEL GENERE « GAMASUS » 303 Gamasus (Trachygamasus) pusillus Berl. (150 d.). » (Gamasus) intermedius Berl. » (Eugamasus) magnus Kram. (exempla patavina). » (Amblygamasus) Sagitta Berl. (250 d.). » (Gamasus) distinctus Berl. TR'ABIIRASVALIE genitalia foeminea (excepta fig. 5); varie amplificata. Gamasus (Gamasus) distinctus Berl. fabrica endogynii (diam. 500). » » neglectus (diam. 350). » (Eugamasus) magnus Kramer, exempla ex « Cansiglio » (140 diam.). » » cornutus G. R. Can. foeminae (140 diam.). » » cornutus G. R. Can. maris (140 diam.). » » furcatus G. R. Can. (140 diam.). » (Gamasus) Kempersi (Oud.) (140 diam.). , » » fimetorum Berl. (140 d.); 8a eius endogynium diam. 250 ampl. » » reticulatus Berl. (250 d.). » (Pergamasus) runcatellus Berl. diam. 140; 104 idem diam. 250 ampl. » » parvulus Berl. diam. 140; 11a idem diam. 250. » » parvulus var. dilatatellus Berl. diam. 140. » » parvulus var. distinctellus Berl. (250 d.). » » oxygynellus Berl. (250 d.). » » misellus Berl. (d. 140); 154 idem diam. 250 ampl. » (Gamasus) lunaris Berl. TAB. XVIII. Genitalia foeminea, omnia diam. 140 amplific. exceptis figg. 2, 3, 14a. Fig. 1 Gamasus (Eugamasus) furcatus G. R. Can. ex exempla borealia (Norve- gia); 1a ex typicis Parasiti Evertsi Oudemansi. » (Pergamasus) decipiens Berl.; 2a idem ad ostendendum endo- gynium (190 diam.). » » decipiens var. brevipes Berl. (180 diam.). » » minor Berl. » (Gamasus) Thoni Berl. » (Pergamasus) Theseus Berl. » » crassipes (L.). » » decipiens var. (?) aequipes Berl. (180 d.). » » brevicornis Berl. endogynium. » » hamatus K. 304 ANTONIO BERLESE Fig. 11 Gamasus (Gamasus) exilis Berl. » 12 » (Pergamasus) alpestris Berl. yi 13 » » Thesceus var. alpinus Berl. >» 14 » » runciger Berl. diam. 140 ampl.; 14a epigynii apex, scuta metasternalia et endogynium magis (250) ampl. pa TAB. RSI Scuta genitalia utriusque sexus varie amplificata. Fig. 1 Gamasus (Pergamasus) quisquiliarum Can. (140 d.). x 89 » » robustus (Oud.) ex typicis (140 d.). VE LRLO « (Ologamasus) calcaratus K.; 3a epigynii apex ex quodam exem- plo veneto magis amplif. (500 d.); 30 epigynii apex cum endogynio ex exemplis communibus (500 d.). 4 » » pollicipatus var. pseudoperforatus Berl. maris ster- num (180 d.). DIO. » (Pergamasus) Canestrinii Berl. (140 d.). SIANO » » noster Berl. (140 d.). DU » (Ologamasus) pollicipatus var. apenninorum Berl. (180 d.). » 8 » » pollicipatus Berl. maris sternum (180 d.). e) » » pollicipatus var. excipuliger Berl. maris sternum (180 d.). >» 10 » » pollicipatus var. cultriger Berl. maris sternum (180 d.). DAGLI: » » calcaratus var. siculus Berl. (180 d.). » 12 » » pollicipatus Berl. var. peraltus Berl. (180 d.). » 15 » » pollicipatus Berl.; 134 epigynii apex et pars en- dogynii magis amplific. (500 d.). >» 14 » » pollicipatus var. excipuliger Berl, (180 d.) epigy- nii apex cum parte endogynii, diam. 500 ampl. nali » » pollicipatus var, peraltus maris sternum (180 d.). (xli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 22 Giugno 1906. IL NATURALISTA SICILIANO Periodico che si occupa specialmente di Artropodi, è oramai entrato nel suo XVII anno di vita; il favore sempre crescente col quale è stato accolto dal pubblico scientifico ha fatto sì che i suoi collaboratori non risparmino cure per migliorarlo sempre più. Esso può dirsi V unico organo di Scienza Naturale che s3 pubblica mensilmente in Sicilia. Il Naturalista Siciliano si occupa di tutte le branche delle Scienze Naturali, ma specialmente dell’ Entomologia, sotto qualun- que aspetto. Esso pubblica lavori in inglese, tedesco e in tutte le lingue delle nazioni latine. N prezzo di abbonamento è di L. 12 (= 12 Fr. = 9,60 MK. = 9,60 Sh.) da pagarsi anticipatamente. L’ abbonamento comincia dal 1° agosto e si intende rinnovato anche per l’anno successivo qualora non sia disdetto entro il mese di maggio. Per abbonamenti, informazioni, invio di lavori, cambii ece. ri- volgersi alla Redazione del Naturalista Siciliano in Palermo (Si cilia), Via Stabile, 103. RIVISTA GOLEOTTEROLOGICA ITALIANA Organo mensile per la sistematica generale DEI COLEOTTERI Abbonamento annuo a partire dal 1° Gennaio: TrALIA L. 5,00 — Estero L. 6,00 pagabili anche in due rate. Dirigersi al Prof. A. PORTA, Università di Camerino (4Macerata). “ REDIA ,, GEO RNA LE: DI-ENTPOMOGO LO GFA pubblicato dalla R. Stazione di Entomologia Agraria in Firenze Via Romana, 19 Il giornale « Rredia » è destinato a comprendere lavori originali (anehe di Entomologi non pertinenti alla Stazione) sugli Artropodi, lavori di Anatomia, Biologia, Sistematica, Entomologia economica ecc. Esso si comporrà annualmente di un volume di almeno 24 fogli di stampa, e delle tavole necessarie alla buona intelligenza dei lavori. Prezzo d’ abbonamento al periodico L. 25,00, anticipate per ogni volume. è Si desidera il cambio coi giornali di Zoologia e specialmente di Entomologia. Il Direttore Prof. ANTONIO BERLESE. mologie. — A billigste und einzige wochentlich erscheinende Fachblatt fiir Insekten-Sammler und Entomologen und durch seine thatsiichlich weite Verbreitung ein wirk- lich nutzbringendes Insertions-Organ. Zu be- ziehen durch die Post vierteljihrlich fur 1,50 Mark; direct per Kreuzband von Frankenstein & Wagner Leipzig, fiir Inland 1,90 Mark, Ausland 2,20 Mark. Inserate Zeile 10 Pf. Probenummera gratis. “REDIA _,, GIORNALE DI ENTOMOLOGEA DALLA R. STAZIONE DI ENTOMOLOGIA AGRARIA IN-C-EPER:ENZE VIA ROMANA, 19 Volume IlI. — 1905 FASCICOLO II. * FIRENZE TIPOGRAFIA DI MARIANO RICCI Via San Gallo, N.° 81 1906 SOMMARIO DEL PRESENTE FASCICOLO BRerlese Antonio. — Probabile metodo efficace di lotta contro la Ceratitis capitata, Ragoletis Cerasi ed altri Tripetidi. ... Pag. — — Sopra una anomalia negli organi sessuali esterni femminei di Locusta viridissima L. (con 7 fig. nel BEBLO)Z- RCS IERI IA e LI RIN Berlese A., Paoli G. — Serie maschile della Pollinia Pollinti (CONAI). SEITEN IRR a A E e O Berlese A., Silvestri F. — Descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie di Lecanite vivente sull’olivo (con 18 fio» nelE+es100)= oe e ea Del Guercio Giacomo. — Intorno a tre specie di mizozilini italiani e alle diverse galle prodotte da vari afidi nel Popu- lus=Miglo=(CON-79E Ho Neb-tes10) e a Howard L. 0, — On the parasites of Diaspis pentagona (con 1 fig.). » Silvestri Filippo. — Contribuzione alla conoscenza dei Termiti e:Termitofili dell’Eritrea (com-22- fig. .mel testo) —. 4» — — Descrizione di un nuovo genere di £hi- DPROMUAES(LAV ANI ERRO —_ — Note sui Machilidae. III-IV (con 15 fig. ner testo) Ao OE RE ne pe dI Je DI ii acri A n i ir te ia A E II TRAVAUX SCIENTIFIQUES DE L’ UNIVERSITE DE RENNES SILICIO I 99. La Bibliothèque de 1° Université de Rennes publie, depuis 1901, sous le las ati titre de Travaux scientifiques de V Université de Rennes les travaux des membres de cette université concernant les sciences. Il paraît un volume chaque année. Le dernier volume paru comprend trois parties: 1° une partie générale concer- nant les diverses sciences; 2° une 2° partie spéciale è la botanique; 8° un supplément consacré à la Faune entomologique armoricaine. Ce périodique. n’ est pas mis dans le commerce mais il est volontiers envoyé en échange des revues 8° occupant des sciences en général et particulitrement de VPentomologie. Adres- te) (e) ser demandes et périodiques è M. HENRI TEULIÉ, bibliothéeaire de V Université, RENNES (France). ANTONIO BERLESE SOPRA UNA ANOMALIA NEGLI ORGANI SESSUALI ESTERNI FEMMINEI DI LOCUSTA VIRIDISSIMA L. Nella decorsa estate ho raccolto, nell’ andito di questo Istituto, un esemplare femmina di Locusta viridissima adulto, che a prima vista mi ha meravigliato perchè mostrava due terebre, presso a poco di eguale grandezza ed aspetto, collocate Vuna sopra l’altra, sporgenti dall’estremo addome, come fa vedere la fig. 1. Fig. 1. — Estremo addome della Locusta Q anomala, di lato. Tn terebra normale; T8 terebra sopranumeraria; as appendici superiori; ai inferiori; aa acces- sorie. (Circa 4 diam.). Portai meco il prezioso campione per istudiarlo più davvicino in confronto di quelli normali. Nella Locusta viridissima femm. normalmente conformata, come sono tutte all’ infuori di questo rarissimo caso, in questa regione l’ovopositore, o meglio la terebra, che è lunga circa quanto Vad- dome 0 poco meno e foggiata a lama di spada leggermente rivolta in basso, si compone, come è noto, di tre lamine distinte in cia- 20 306 ANTONIO BERLESE scun lato. Esse sono le lamine inferiori che procedono, come giu- stamente si ritiene in generale, dallo sternite 8°, del quale rap- presentano le sole appendici, da omologarsi alle vescicole dei Ti- sanuri (1), mentre la parte strettamente sternale è rappresentata da una lamina trapezoidale ecc. che sottostà alla vulva. Le lamine superiori rappresentano la parte sternale più la appendicolare del 9° sternite, come parmi aver dimostrato al luogo citato. La parte appendicolare rappresenta le appendici superiori propriamente dette e le appendici accessorie, in forma di lunghe lamelle addossate in- ternamente alle superiori per tutta la loro lunghezza. Adunque manca qualsiasi parte libera squamiforme del 9° ster- nite, il quale è da ritenersi rappresentato da una parte basale, che si vede in forma di piccola calotta ovale (fig. 2, 98), marginata distal- Fig. 2. — Estremo addome e base della terebra in Locusta viridissima femm. normale (di lato). 8t-11t tergiti; 8s-118 sterniti; C' cerci; 98, 98, residui dello sternite (corpo) 9, 98a appendice sup. pertinente al 9° sternite; 8s ottavo sternite (corpo); 8sa appendici ossia lamine inferiori; mb membrane interseg- mentali tra il 9° e l’11° sterniti, nel sito dove manca il 10° sternite. (Circa 8 diam.). mente da una lista chitinea (9s,) più spessa, e più oscura, la quale si estende anche lungo tutto l’orlo superiore delle appendici supe- (1) Vedi, per queste omologie, A. Berlese : Gli insetti pag. 301, 437, 441. Libro in corso di pubblicazione. — Società Editrice Libraria; Via Kramer 4, Milano. SOPRA UNA ANOMALIA ECC. 307 riori. Queste sono larghe ed alquanto rigonfie alla loro base, di poi si appiattiscono. Quanto al modo con che terminano internamente le diverse ap- pendici, il che appartiene all’ endoscheletro, io ne ho già detto bastevolmente a pag. 441 (fig. 487) del libro citato e qui ne ri porto la figura e le poche cose espresse. Le lamine superiori recano una robusta apofisi a, che appar- tiene allo sternite 9°. Questa apofisi si protende in forma di lamina foggiata a col tello, molto indentro, fino all’orlo anteriore del 9° tergite. Le gonapofisi accessorie hanno esse pure un processo (a,) supe- riore, corto, squamiforme, parallelo ad x, ma che giunge appena al livello dell’ orlo anteriore del 10° tergite. Inoltre le gonapofisi superiori hanno altro processo (4,), che si trova nell’orlo inferiore Fig.3. — Sezione sagittale dell'estremo addome di Decticus albifrons femm. adulta, dall’8° urite in poi, per mostrare l’endoscheletro. 8t-11t, tergiti; 8s-11s sterniti; 9(as) appendici genitali superiori; 9 (aa), id. accessorie; 8(a?), id. inferiori; &, 4, 4, x, apodemi delle appendici superiori ed accessorie; pt ponte chiti- neo trasverso; av, atrio vulvare; act, acrotergite (squamiforme) del 9° tergite. delle dette lamine e si dirige trasversalmente fino a raggiungere ed articolare sul processo impari mediano o ponte ( pt) chitineo 308 ANTONIO BERLESE che collega le gonapofisi superiori ed accessorie di un lato a quello dell’ opposto. AI ponte (pt) articola ancora un processo bacilliforme (4,), in cui termina inferiormente l’apofisi accessoria. Quanto alle gonapofisi inferiori esse terminano ottuse entro l’atrio carnoso in cui si apre la vulva, ai suoi lati, ma colla loro faccia superiore si continuano colla parete superiore del detto atrio, il quale inferiormente, colla sua parete inferiore, tapezza interna- mente la parte squamosa dell’8° Quanto al 10° urite si vede chiaramente che esso manca affatto sternite. dli sternite e ciò è non solo nei Locustidi ma ancora nei Mantidi, Acrididi, Grillidi ecc. L°11° sternite è suddiviso nelle due valve anali inferiori. Per ciò che riguarda i tergiti si vede che essi sono tutti bene grandetti, all’ infuori dell’undecimo, che è rappresentato dalla piccola valva anale superiore in forma di triangolo, nonchè dai Cerci, che però ne sono abbastanza remoti e vengono abbrae- Fig. 4. — Estremo addome nella forma anomala, colla base delle terebre di lato. Stesse lettere che a fig. 2; inoltre 108, 10s, residui del corpo dello sternite 10°: 108a appendici superiori dello stesso ; aa id. accessorie. ciati dalla estrema parte laterale del 10° tergite, il quale è disere- tamente sviluppato. Tale è la disposizione dei pezzi negli individui normali. Vediamo ora quello anomalo, di cui ci occupiamo. SOPRA UNA ANOMALIA ECC. 309 In questo, la terebra inferiore non presenta gran che di anor- male. Veggo invece il 9° tergite alquanto meno prolungato all’ in- dietro di quello che è nelle forme normali. Ma il 10° tergite è invece appena più prolungato all’ indietro e solo per uno strettis- simo istmo membranoso si trova separato dalla terebra di origine anormale. Questa rappresenta una copia abbastanza esatta delle appendici superiori ed accessorie della terebra normale ed all’esterno ne ha infatti abbastanza bene l’aspetto, quantunque alla base non si mostri così larga come Valtra normale. Vi trovo egualmente una parte basale, da attribuirsi al vero sternite 10° colla sua por- Fig. 5. — Estremo addome, veduto dal dorso, della forma normale A e della anomala B. Lettere come a fig. 2, 4. zione a calotta alquanto rigonfia (108) e quella in maniera di lista chitinea (10s,), che margina di dietro, ed in parte di sopra, la pre- cedente. Ma mentre nella terebra normale comune, come in quella sotto- stante anche di questo individuo anomalo, si trova una membrana esile dorsale, procedente di sotto alle valve anali e compresa nel vano triangolare che lasciano le liste chitinee 9s, fra loro, in modo che così la terebra è chiusa al dorso della sua base, invece, nella 8310 ANTONIO BERLESE terebra soprannumeraria Pomologa di questa membrana manca ; ri- mane quindi un vuoto a lungo triangolo dorsale, per cui la terebra stessa è aperta così sul dorso (fig. 5, 5). Le gonapofisi accessorie (aa) esistono, ma sono poco sviluppate e non simmetricamente, poichè quella destra giunge a meno che metà della lamina grande superiore e quella di sinistra ne tocca i due terzi dalla base. Le squame sottoanali sono alquanto più piccole che non negli individui comuni. Quanto allo scheletro interno (fig. 7) osservo che la terebra infe- riore nulla presenta di anomalo in confronto del caso più comune, Fig. 6. — Come a figura 3, ma coi muscoli. Lettere dello scheletro come fig. 3; sp dutto della spermoteca; Cc, cerci. ma quellà soprannumeraria mostra le appendici maggiori (superiori) allungate nell’ interno in una breve squama, leggermente a cuc- chiaio, il cui orlo superiore però si confonde collo sclerite 10s,, che è parte del vero sternite, la quale squama però giunge a mala- pena all’orlo anteriore del 10° tergite. Una debole traccia di apo- fisi inferiore (omologa di ,) viene a saldarsi collo sclerite 98,, che SOPRA UNA ANOMALIA ECC. 311 è parte dello sternite 9°, ridotto come si vede nei casi normali e, come si è detto, a guisa di ponte chitineo (omologo di pt); perchè questo è veramente confuso collo sclerite 10s,; inoltre i processi endoscheletrici delle gonapofisi accessorie sono rudimentali e Vin- feriore (omologo di ,) si continua colla membrana esile del lato dorsale (basale) della terebra vera. Ho esaminato anche la muscolatura delle dette appendici e vi ho veduto che mentre i muscoli della terebra vera sono come nella corrispondente dei Locustidi in genere (Vedi A. Berlese, loc. cit. p. 442, fig. 488, che qui si riporta), per la terebra soprannu- Fig. 7. — Sezione sagittale dell'estremo addome e base delle gonapofisi nella femmina anormale. Lettere e numeri come a fig. precedente; inoltre sp sper- moteca piena di sperma; 100s gonapofisi superiori della terebra sopranume- raria; 10aa accessorie della stessa; m,-m, suoi muscoli speciali; 8,8, B., apo- fisi omologhe di a, 2,, 4. meraria osservo la presenza di robusto muscolo intersegmentale ventrale (m,), che dalla squama omologa di x delle appendici su- periori anomale si reca allo sclerite 9s,, che rappresenta gli avanzi del 9° sternite, come si è detto, va dunque dal 10° al 9° sternite. Esiste inoltre un dorsoventrale breve ma robusto (m,), che dal 10° tergite va alla squama omologa di x delle appendici superiori soprannumerarie, quindi è omologo affatto di quello indicato con W nel mio libro sopracitato e nella annessa fig. 6. Trovansi di poi muscoli segmentali ventrali, decorrenti dall’ apo- fisi inferiore omologa di 4, dell’appendice soprannumeraria supe- 312 ANTONIO BERLESE riore alla sua accessoria e sono quindi omologhi di quelli indicati con L nella detta fig. 6. Credo che altri muscoletti per queste gonapofisi soprannumera- rie, omologhi dei normali si potrebbero trovare, ma non ho voluto ulteriormente tormentare l unico esemplare che desidero si conservi in istato sufficiente per mostrare sempre il complesso di questa speciale anomalia. In conclusione, anche pei muscoli si ha un quadro, sebbene al- quanto ridotto, di quelli che normalmente occorrono alle appendici che dipendono dal 9° sternite negli individui normali. x* x* * Ho esaminato anche altri organi più o meno vicini a quelli ses- suali ed ancora questi nella loro parte ghiandolare ed interna per vedere se alcunchè altro di anormale vi si trovasse, ma non molto ho rilevato. Certo gli ovarii erano tutti ripieni di uova perfetta- mente mature e col corion bruno e molto robusto, come si vede normalmente, ma non essendo comune il caso di così grande nu- mero di uova tutte mature e insieme occluse nell’addome, dubito che ciò fosse nell’ individuo anormale di cui dico per difficoltà alla uscita delle uova stesse. Ma se ciò è non pare che altrettanta ve ne sia stata prima per un buon accoppiamento, non ostante la singolare complicanza della terebra soprannumeraria, inquantochè ho trovato una spermoteca sferica e completamente ripiena di umore seminale. Il tubo digerente fece vedere una parte intestinale più breve dell’ordinario ed inoltre per la massa ingombrante di nova, tutti i moltissimi malpighiani si videro compresi e stipati fra le capsule ovariche, molto strettamente e diffusamente. Pu Quanto al significato morfologico di questa singolare anomalia, giacchè così spesso le anomalie di organi diversi gettano Iuce sulle origini ed i rapporti degli organi stessi, parmi che intanto sì possa concludere quanto segue : 1° Anzitutto è dimostrata la scomparsa, ormai normale, del 10 sternite nelle femmine dei Locustidi e quindi delle famiglie affini SOPRA UNA ANOMALIA ECC. 315 di Ortotteri veri. Ciò era pur messo in dubbio da qualche autore, ma oggi si dimostra perchè nella terebra soprannumeraria si sono vedute tutte esattamente le parti esistenti normalmente in quella porzione della terebra normale che spetta al 9° urite. 9° La presenza di gonapofisi nel 10° urite non trova riscontro in alcun altro insetto, nemmeno fra gli Apterigoti, gli Odonati ed i Dermatteri, che sono i più bassi della classe, nei quali il 10° ster- nite si trova intero e bene espanso in forma di squama, salvo chè non reca appendici, mai, nè stili, nè vescicole, nè loro modi- ficazioni. Si potrebbe richiamarsi però ai Sinfili, dove il 13° sternite (corri- spondente al 10° addominale) reca pure appendici particolari, ma mi sembra alquanto temerario il ricondurre l'anomalia in discorso ad una anzianità così discosta. Qualora però un parallelo a così gran distanza non sembrasse troppo forzato, bisognerebbe convenire che questa anomalia trova riscontro in uno stato di cose normale nei Sinfili, il quale però non si ripete negli insetti più bassi. D'altro canto si dovrebbe supporre che anche il 10° sternite degli insetti primitivamente dovesse essere stato fornito di appendici ancestrali (stili e vescicole), come si vedono tuttavia negli altri uriti di molti Apterigoti, ma che queste appendici del 10° urite sieno state le prime a scomparire e ciò forse nel tempo che quelle corrispondenti dell’8° e del 9° sterniti sì sviluppavano peculiar- mente nelle femmine, in soccorso dell’opera riproduttiva. Anzi, siccome non è possibile immaginare un qualsivoglia van- taggio nella detta opera per la presenza di appendici nel 10° ster- nite e per converso questo se ne va affatto per rendere più facil- mente mobile il complesso di pezzi genitali spettanti all’ 8° e 9° urite, noi possiamo convenire che la scomparsa di appendici nel 10° sternite, ormai palese negli insetti più bassi, è stata seguita da quella dello sclerite intero poco dopo, ciò dagli Ortotteri veri in poi e che solo un caso di reversione ad antenati molto remoti (Sinfili) rimette in onore il 10° sternite e le sue appendici, le quali però si modellano secondo un piano ormai acquisito per questi ultimi sterniti, quello cioè di selerite sternale trasformato in sot- tile lista chitinea marginante le appendici, di appendici deformate in lamine ad uso metà di terebra, lamine superiori (derivate dalle 514 ANTONIO BERLESE vescicole esterne) ed accessorie (derivate da quelle interne) men- trechè gli stili sono scomparsi affatto, come è appunto da tempo, dal quadro delle appendici componenti le terebre classiche degli Ortotteri. In altri insetti più alti degli Ortotteri io ho ammesso la pre- senza del 10° sternite (nelle femmine), comunque ridotto e ciò ad es. negli Emitteri, Coleotteri ed anche Ditteri, oppure fuso coll 11° (Lepidotteri, Imenotteri). Se le cose sono così, si vede che questo è argomento molto importante per la filogenia dei singoli gruppi, perchè potrebbe accennare ad una polifilìa. Colla scomparsa normale del 10° sternite se ne sono poi andati anche muscoli intersegmentali ventrali, dorsoventrali e segmentali ventrali, rappresentati, nel singolare caso anomalo, da quelli segnati con m, Mm s° Dalla R. Stazione di Entomologia Agraria in Firenze. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 14 Luglio 1906. FILIPPO SIEVESTRI DESCRIZIONE DI UN NUOYO GENERE DI R//piphoridae (ri Va RIE Il 14 Agosto del 1904, cercando Artropodi sotto tufi di terra in un campo di granturco presso Bevagna (Umbria), trovai un mucchio di piccolissime uova e contiguo ad esso un insetto morto, dal corpo molle, attero, molto raggrinzato e di forma così curiosa, che non seppi riferirlo ad occhio ad alcun ordine di insetti. Posi tale esemplare insieme al mucchio delle uova in un tubo di vetro e lo portai a casa per esaminarne la struttura esterna e poter sapere almeno la famiglia, cui esso apparteneva; però dal- l’osservazione che feci non riuscii a stabilire nemmeno a qual or- dine di insetti si poteva riferire, poichè l’apparato boccale, le antenne e le zampe erano così conformate da non dare affatto caratteri sufficienti a stabilire la sua posizione sistematica. L’unica cosa, che potei dedurre dall’esame dell’ individuo raccolto, fu che si trattava della 9 adulta di un insetto, che doveva vivere pa rassita sul corpo di qualche altro insetto, Avendo le uova pensai che dalle larve, che sarebbero nate da esse, avrei potuto ricevere molta luce per stabilire la posizione sistematica di tale insetto e fu pertanto mia cura di porle in un tubo con poca terra umida per avere le larve. Il mucchio delle uova raccolte era di forma sferica molto irre- golare con il diametro maggiore di circa sei millimetri ed il nu- mero di esse non poteva essere inferiore a tremila poichè erano molto piccole (lunghe 0,7 millimetri, larghe nel diametro mag- giore 0,15). 516 FILIPPO SILVESTRI Le uova, nel giorno in cui furono raccolte, erano bianche, dopo due giorni terree ed al quarto giorno dettero un centinaio di larve, le quali correvano così rapidamente sulle pareti del tubo di vetro da non lasciare scorgere affatto il loro contorno. Altre larve nac- quero nello stesso giorno e in quello appresso terminò la schiusa di tutte le uova, che avevo posto nel tubo. Raccolsi molte di tali larve con un pennello bagnato, ne feci preparati in glicerina e potei così osservarle in tutta la loro bella e strana forma. Dallo studio della larva dell’ insetto da me raccolto rilevai su- bito una certa rassomiglianza con i triungulini conosciuti dei Rhi- piphoridae e ritenni che con molta probabilità tale insetto si doveva riferire a detta famiglia di Coleotteri e che fosse strana- mente modificato più d’ogni altra 9 di Rhipiphoridae in seguito a vita parassitaria. Ebbi subito grande desiderio di raccogliere altri esemplari e di conoscere specialmente l’ospite di tale insetto, perciò feci nello stesso mese e nella stessa località molte altre ricerche dirette a sodisfare la mia viva curiosità, ma esse restarono infruttuose. Du- ‘ante Vestate del 1905 non essendo potuto tornare a Bevagna, cercai in molte località dell’ Italia meridionale di poter trovare qualche altro esemplare del desiderato insetto, ma non riuscii nemmeno nel mio intento. In seguito all’ insuccesso delle mie ricerche pensando che altri più fortunato di me potrebbe, conosciuto un sì curioso insetto da una descrizione, occuparsi di trovare altri esemplari e studiarne la biologia, mi sono deciso di descriverlo, come meglio mi era possibile, col materiale da me raccolto, riferendolo ad un genere nuovo appartenente forse ai Coleotteri Ahipiphoridae. Gen. Rhyzostylops nov. (2? Rkipiphoridarum). Q Corpus (Fig. 1-2) molle, subovale, parte posteriore segmentis quatuor constituta, valde attenuata. ('aput sat magnum, gradatim cum thorace sese sejungens. Vculi ocellis congregatis compositi, laterales, sat lati, pigmento de- stituti, NUOVO GENERE DI « RHIPIPHORIDAF » DAN Antennae (Fig. 3-4) breviores, inferae, sublaterales, articulis tribus constitutae, quorum primus brevis est, secundus quam primus valde longior, tertius quam secundus magis quam duplo brevior. Labrum et clypeum indistincta. Os (Fig. 2-3) ut apertura simplex transverse-ovalis, in parte infera capitis situm, inerme, mandibulis maxillisque destitutum, labio indi- stincto, tantum appendicibus duabus brevioribus, crassis, inarticulatis, quas palpos labiales considero, instructum. Thorax (Fig. 1-2) segmentis inter sese subaequalibus constitutum, alis destitutum, tergitis a pleuris indistinctis. Pedes (Fig. 2, 6-7) lateraliter extensi parvo spatio corporis latera superantes, robusti, 5-articulati : cora crassiore quam femur aliquan- tum longiore, trochantere nullo, femure quam cora minus lato et bre- viore, tibia quam femor multo minus lata et parum breviore, tarso uniarticulato quam tibia parum minus quam duplo longiore, multo magis attenuato, aliquantum arcuato, praetarso (Fig. 7) ungues duas integras, inter sese aequales, sat longas, attenuatas, acutas, arcuatas, gerente. Abdomen (Fig. 1-2) segmentis 9 manifestis constitutum a segmento primo ad segmentum sextum versus gradatim parum minus latum, « segmento sexto valde attenuatum, segmentis 6-7 brevibus, segmento 8° quam septimum parum longiore, segmento nono quam octavum multo magis attenuatum et fere duplo longiore, in apice incisione profunda diviso. Segmenta omnia simplicia, anulo integro formata. Mas ignotus. Species typica : Rhyzostylops inquirendus sp. n. Corpus tofaceum. Antennae (Fig. 4) articulo secundo quam primus duplo longiore, minus lato, subcylindrico, in dimidia parte basali setis brevibus, atte- nuatis aucto, in parte cetera setis brevissimis spiniformibus et seta nonnulla attenuata, articulo tertio quam secundus magis quam duplo breviore, subconico, setis brevibus, attenuatis parum numerosis instrueto. Facies ad oris latera setis brevissimis, robustis, in area sat lata dispositis aucta. 318 FILIPPO SILVESTRI Palpi labiales (Fig. 5) setis nonnullis brevibus attenuatis instructi. Thorax et abdomen in segmentis 1-5 setis nonnullis sparsissimis aucta; abdomen in segmentis 6-9 (Fig. 8) tuberculis deplanatis, setam attenuatam brevem gerentibus, undique et spisse auctum. Pedes (Fig. 6) setis brevissimis sat sparsis instructi. Long. corp. mm. 8, lat. major 4,5; long. segmenti ultimi 0,8, lat. ad basim 0,3; long. antennarum 0,38; long. palpi labialis 0,14; long. tarsi pedum primi paris 0,78, long. praetarsi 0,21. Habitat. Eremplum unum Mevaniae (Bevagna, Umbria) sub tofo in mense Augusto collectum. OSSERVAZIONE. — Avendo io avuto un esemplare solamente del- l’insetto sopra descritto col nome di RWhizostylops e per di più già morto e col corpo molto raggrinzato, ho dovuto ridistendere il tegumento aiutandomi con aghi e pinze, però trattandosi pure di un insetto a corpo molto molle, le divisioni tra un segmento ed un altro, eccetto che nell’estremità addominale molto visibili, sono rimaste alcune volte incerte, pertanto debbo dichiarare che nel numero dei segmenti e nella loro estensione, come sono dati nelle Fig. 1-2, potrebbe esservi qualche inesattezza, dipendente ap- punto dalle condizioni in cui Vunico esemplare esaminato si trovava. Quanto alla struttura dell’apparato boccale, forma delle antenne e delle zampe, assenza completa di ali, forma generale del corpo e specialmente dell'addome non può esservi alcun dubbio intorno all’esatta interpetrazione. OVum. Album, elongatum-ellipticum, polo antico quam posticus parum latiore. Long. mm. 0,7, lat. 0,15. LARVA PRIMA (Triungulinus). Perparva, subferruginea, pedibus mobilissima (Fig. 9-10), corpore spinis in dorso et in ventre dispositis aucto, capite distincto, ore man- dibulis prominentibus robustis armato. Spiracula aerifera quatuor, NUOVO GENERE DI « RHIPIPHORIDAE » 319 postica: duo ad latera segmenti abdominalis septimi, duo ad latera segmenti abdominalis octavi se aperientia. Long. corp. mm. 0,710; lat. 0,143; long. antennarum mm. 0,126; long. pedum tertii paris mm. 0,409, quorum mm. 0,252 tibiae- tarso pertinent. DESCRIPTIO LARVAE PRIMAE. Corpus (Fig. 9-10) elongatum, paullulum ellipticum, latitudine ma- jore in thoracis segmento tertio sistente, subtus deplanatum, supra convexiusculum. Caput (Fig. 11-12) semiellipticum fere *|, latius (in latere postico) quam longum. Labrum (Fig. 11) latum, breve, in parte mediana incisum et ad incisurae latera rotundatum, setis duabus submedianis instructum, utrimque parum angustato-productum, bidentatum. Epicranium in latere postico acute aliquantum productum, spinis 6 robustis, brevi- bus, conicis armatum, quarum duae sublaterales pone labrum, duae super antennarum radices et duae in parte subpostica submediana ca- pitis ad angulum internum oculorum sitae sunt. Oculi (Fig. 11) in parte postica supero-laterali capitis siti, macula nigra significati et ocellis 4-5 inter sese aliquantum remotis in eadem macula nigra manifestis. Antennae sat longae, articulis tribus constitutae, quorum primus brevis, secundus longus, quam primus fere quintuplo longior, cylin- dricus, subtus ante dimidiam partem seta, quam eiusdem articuli apex parum longiore, instructus; articulus tertius setiformis, quam secundus longitudine parum minor. Uapitis pars infera spinis quatuor aucta, quarum duae ad latera mazxillarum basis, duae submarginales ante libellam antennarum ra- dicis sitae sunt, nec non setis quatuor longis: duabus pone spinas laterales sitis et duabus in parte submediana submenti. Mandibulae valde uncinatae, robustae, prominentes, labrum spatio sat parvo superantes. Maxillae ‘Fig. 14) stipitibus simplicibus, palpis 3-articulatis, ar- ticulo primo brevissimo, articulo secundo quam tertius parum breviore, seta sat brevi in margine antico subapicali instructo, articulo tertio 320 FILIPPO SILVESTRI setam perlongam in margine postico, aliquantum ante apicem sitam, gerente. Labium (Fig. 12) lamina simplici, in parte antica rotundatim excisa, constitutum, palpis destitutum. Thorax (Fig. 9-10) abdomine toto aliquantum brevior. Pronotum (Fig. 11) serie antica arcuata spinarum 6 armatum, quarum duae submedianae majores, duae laterales minores sunt, nec non serie mar- ginali postica spinarum 8, quarum duae submedianae quam ceterae breviores sunt, ad latera spinae submedianae utrimque etiam seta auctum. Mesonotum quam pronotum parum brevius et spinis 8 et setis dua- bus in margine postico, ut pronotum, armatum. Metanotum a inesonoto differt absentia spinarum duarum subme- dianarum. Prosternum spinis 6 armatum, quorum duae subanticae, submedia- nae, duae laterales pone subanticas, duae sublaterales subposticae sunt, nec non setis duabus, ad setas subposticas, longis auctum. Mesosternum spinis duabus anticis brevibus, sublateralibus, spinis duabus sublateralibus sat longis in parte mediana et setis duabus longis subposticis sublateralibus auctum. Metasternum spinis quatuor fere ut in mesosterno dispositis auctum, nec non setis duabus subposticis brevibus. Pedes (Fig. 9-10, 15) perlongi, tenues. Cora brevis, subrectangula- ris, spina sat brevi in superficie infera sublaterali, postica, et seta longa in angulo laterali externo postico aucta; trochantere brevissimo, femore longo, ad basim attenuato, ad apicem sat dilatato et pone apicem setis duabus brevibus instructum, tibia-tarso perlongo, quam temur duplo longiore, subtilissimo, apicem versus parum magis at- tenuato quam ad basim, setis nonnullis brevissimis aucto; praetarso minimo, unguiculis duabus minimis subaequalibus et empodio brevis- simo constituto. Abdomen segmentis 9 constitutum. Urotergita 1-6 setis duabus sub- medianis et utrimque setis spiniformibus longis duabus, quarum duae laterales, duae sublaterales sunt, instructa. Urotergitum septimum in margine postico setis quatuor auctum et papillis duabus lateralibus spiraculiferis. Urotergitum octavum brevissimum, papillis duabus sub- medianis spiraculiferis instructum et setis duabus lateralibus perlon- NUOVO GENERE DI « RHIPIPHORIDAE » 321 gis, segmenta abdominalia 3-7 longitudine aequantibus. Urotergitum nonum appendici ensiformi mediana pone urotergitum octavum sita et quam setae urotergiti octavi sextuplo breviore, manifestum. Urosternita 1-4 ad marginem posticum setis duabus submedianis et setis duabus sublateralibus sat longis attenuatis, nec non setis duabus spiniformibus sublateralibus longis aucta. Urosternita 5-6 setis. dua- bus submedianis longis, et setis duabus sublateralibus quam subme- dianae aliquantum breviores instructa. Urosternitum septimum setis duabus lateralibus sat longis et setis duabus sublateralibus brevibus auctum. SISTEMA TRACHEALE DELLA PRIMA LARVA. Della anatomia interna della larva ho potuto esaminare con pre- parati in glicerina il sistema tracheale (Fig. 16), che qui descrivo. Gli stigmi sono quattro situati alla parte posteriore del corpo della larva: due ai lati del segmento settimo e due nella parte marginale submediana del segmento ottavo e sporgono sotto forma di brevi papille. Essi per mezzo ciascuno di una sottile trachea comunicano con due grandi tronchi tracheali, che decorrono ai lati del corpo e che sono uniti insieme dietro il sesto segmento addominale. I due tronchi tracheali principali nell’addome emettono trachee sottili dorsali e ventrali, un paio per ciascun segmento e poco dietro il metatorace si dividono in due rami: uno dorsale ed uno ventrale: di essi il primo, che può dirsi anche interno dà pic- coli rami tracheali dorsali, il secondo ed esterno rami trasversali ventrali, che si anastomizzano fra di loro (un paio nel mesotorace ed uno nel metatorace); da quest’ultimo nasce internamente anche un ramo ventrale, che si estende posteriormente fino al secondo segmento dell’addome senza anastomizzarsi coll’opposto, ed ester. namente tanto nel mesotorace che nel metatorace un rametto, che va alle zampe. Nel protorace i due rami del tronco principale tornano a ricon- giungersi in un solo ramo, che dà prima un rametto laterale, che va alle zampe, e poscia si divide in due rami secondarii, dei quali uno va diretto al capo, VPaltro si biforea alla sua volta dando rami al capo ed alla parte anteriore del protorace. 21 322 FILIPPO SILVESTRI SISTEMA TRACHEALE DELLA FEMMINA ADULTA. Del sistema tracheale della femmina adulta ho potuto vedere con sicurezza soltanto 6 stigmi, dei quali uno tra il metatorace e l’addome, gli altri cinque ai lati dei segmenti seguenti dell'addome. Dato però lo stato di conservazione dell’esemplace esaminato è probabile che qualche stigma mi sia sfuggito. POSIZIONE SISTEMATICA DEL GENERE fhyzostylops. Confrontando la descrizione della femmina del genere RAyzo- stylops con quella della femmina del genere Rhipidius Thunb., che è V unico genere paleartico di Ahipiphoridae, del quale si cono- scono femmine attere, riscontriamo notevolissime differenze, poichè mentre nella femmina del KAhyzostylops le antenne ed i palpi la- biali sono rudimentali ed i tarsi uniarticolati, nella 9 del RWipi- dius le antenne sono, secondo il Sundevall (1), filiformi e compo- ste di 11 articoli, col quarto poco o per nulla distinto dal quinto, perciò è evidente che consideràndo soltanto i caratteri della fem- mina si avrebbe ragione di stabilire non solo un genere, ma al- meno anche una sottofamiglia nuova. Però trattandosi di un insetto che certamente mena vita parassitaria, non possiamo fondarci per stabilire la sua posizione sistematica sui caratteri presentati dalla femmina, che è la forma più modificata. Essendo sconosciuto il maschio, non siamo in grado di trarre profitto dei caratteri da esso presentati, perciò non resta che la prima forma larvale ad illuminarci intorno alla posizione sistema- tica del genere Ahyzostylops. Tra i Coleotteri sono note le prime forme larvali (Triungulini) dei Meloidae, Stylopidae ed alcuni KRhipiphoridae. 1 triungulini dei Meloidae sono molto diversi da quello del Rhy- zostylops anche per la conformazione del sistema tracheale. Dei KEhkipiphoridae sono stati descritti e figurati i triungulini (1) Isis, 1831 Heft 11, p. 1225, Tav, VIII, Pig: 11. pos NUOVO GENERE DI « RHIPIPHORIDAE » 325 dei generi Myodotes (1), Emenadia (2) e Rhipiphorus (3). Essi (cfr. fig. 17-18) hanno una certa somiglianza (cfr. fig. 16-17) con quello del RAyzostylops (fig. 9-10) per Vapparenza generale e per la strut- tura del capo e se ne differenziano sopratutto per la brevità delle zampe e conformazione del pretarso, nonchè per 1 armatura del corpo. Non è stato descritto Vapparato tracheale dei triungulini di Myodotes, Rhipiphorus ed Emenadia, perciò non sì può stabilire per esso differenze o somiglianze con quello delle larve di Rhyzostylops. Che io mi sappia non è stata ancora descritta la prima forma larvale del genere Rhipidius, il quale vivendo pure parassita come il RAyzostylops può averne una alquanto diversa da quella degli altri Rhkipiphoridae nominati e simile a quella del KAyzostylops. Le prime forme larvali degli Stylopidae (4) per Vapparenza ge- nerale sono pure molto simili a quelle dei R/ipiphoridae per quanto diverse nella struttura del capo, e ciò ha indotto varii autori a considerare gli Stylopidae come Coleotteri prossimi ai AWhipipho- ridae e specialmente ai Ahipidiini. Il nuovo genere da me trovato che ha una femmina con note- vole riduzioni maggiori di quelle della femmina del Rhipidius si può considerare come una delle forme intermedie della serie, che dovette esistere tra i Rhipidius e gli Stylopidae; in quello infatti la femmina è attera, ma ha ancora antenne e zampe ben svilup- pate e apparecchio boccale ridotto; nel £%yzostylops le antenne sono rudimentali, le zampe con tarso uniarticolato e apparecchio boccale ridotto ad una semplice apertura con due corte appendici nella parte inferiore laterale; negli Stylopidae la femmina ha per- (1) W. DwIGHT PIERCE, Some hypermetamorphie Beetles and their hymenopte- rous hosts. University Studies, Vol. IV, N. 2, april 1904. (2) A. CHOBAUT, Moeurs et metamorphoses de Emenadia flabellata F. « Ann. Soc. ent. France » Vol. LX, 1891. (3) M. MurRAY, Some facts towards a life-history of Rbipiphorus paradoxus. « Ann. "Nat. Hist. » (4) VI. (4) Oltre la figura della prima larva di Stylops del Newport riprodotta in moltissimi trattati di entomologia si confrontino le figure dei triungulini di varie specie di Stylopidae in R. C. L. PERKINS, Leaf-hoppers and their natural enemies : ILI Stylopidae. — « Rep. of work of the exper. station of the Hawa- vian Sugar Planter’s Association, » Bull. N. 1, part 3, 1905. 324 FILIPPO SILVESTRI duto anche ogni traccia di antenne, di zampe, di apparecchio boccale. Concludendo io ritengo che fino a quando non si conoscerà il maschio sì può considerare il genere Rhyzostylops mihi come ap- partenente alla famiglia dei RWipiphoridae, avente le maggiori af- finità col genere Rhipidius e rappresentante una delle forme in- termedie tra i AWhipidius e gli Stylopidae. EXPLICATIO FIGURARUM TAB. XX (Fig. 1-16, £Lhyzostylops inquirendus). Fig. 1. Foemina prona. » 2. » supina. » 3. Foeminae caput: A antenna, £ os, £ oesophagus, 0 oculi, P_palpus labiales. » d. » antenna. » Dì » palpus labialis. » 6. » pes paris tertii. » TÎ » pars terminalis pedis paris tertii. » 8. » pars postrema abdominalis. » 9. Larva prima prona. SITO, » supina. » 11. Larvae primae caput cum protorace pronum: £ labrum, M mandibola, P palpus maxillaris, 0 ocellus. » 12. » caput cum protorace supinum: A antenna, LZ labrum, M mandibula, N maxilla, 0 labium, P palpus maxillaris. » IL » antenna. DEeaniri » maxilla. » 15. » pes paris tertii. » 16. Larvae primae apparatus trachealis in situ inspectus: tracheae ven- trales nigrae delineatae, dorsuales lineis duabus; 8,8 stigmata. » 17. Myodites solidaginis Pierce: exemplum pronum. Die al3 » » caput supinum. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 7 Agosto 1906. FILIPPO SILVESTRI NOTE SUI MACHILIDAE,, Rimandando la pubblicazione della monografia dei Machilidae a quando avrò potuto osservare materiale di tutte le regioni della terra, continuerò (1) a pubblicare di tempo in tempo diagnosi di specie e generi nuovi, nonchè osservazioni intorno a specie cono- sciute. III. Descrizione di un nuovo genere e di sei nuoye specie. GEN. Allomachilis nov. Antennae longae, attenuatae, squamis destitutae. Mandibulae et maxillae forma consueta. Labium articulo tertio in apice parum incrassato. Pedes omnes squamis destituti, setosi, paris 2 et 3' coxa pro- cessu externo styliformi aucta. Urosternum primum (Fig. 1 A) vesiculis et stylis destitutum. Urosterna 2-4 (Fig. 1 B) utrinque vesicula parva instrueta, uro- sterna cetera (Fig. 1) vesiculis destituta. Styli in urosternitis 9-9 sistentes. Pars mediana urosterni in segmentis 1-4 parva, in (1) Le note I e II furono pubblicate in questo stesso giornale (Vol. II fase. I, pagg. 1-9) sotto il tilolo: Nuovi generi e specie di Machilidae. 326 FILIPPO SILVESTRI segmentis ceteris gradatim minor. Subcoxarum margo posticus ad latera interna vesicularum in urosternitis 2-4 magis productus est. Ovopositores sat tenues. g Ignotus. B c Fig. 1 — AUomachilis Froggatti: A urosternum primum, B urosternum secundum, C urosternum quintum, v vesicula. Observatio. Genus hoc generi Machiloides Silv. tinitimum, sed absentia vesicularum in segmentis 1 et 5-7 distinetissimum. Allomachilis Froggatti sp. n. Q Color ? (exempla in alcool maxima pro parte squamis denudata). Oculi (Fig. 2) magni, inter sese spatio dimidiam partem oculi longitudinis subae- quante tangentes; oculus singulus tam latus quam longus. de Ocelli breves, subcordiformes, polo lato interne in frontis parte submediana sito, Fig.2. — Allomachilis Froggatti: polo attenuato libellam dimidii oculi pa- Oculi et ocelli oc supra inspecti. rum superante. Antennae longae, quam corporis longitudo aliquantum longiores, articulo primo fere duplo longiore quam latiore, flagello ad basim NOTE SUI « MACHILIDAE » 327 quam articulus primus aliquantam minus crasso, apicem versus gradatim paullulum attenuato setis brevibus, sat robustis verticil- latis toto instructo. Palpi maxillares longi, attennati, setosi, articulo primo supra ad basim processu brevi conico auceto, ad apicem processu triangulari supero externo et processubus duobus internis tuberculiformibus in- structo, articulo penultimo quam ultimus parum minus quam du- plo longiore, articuli 6' apice spina supera armato, articulis 7-8 supra spinis nonnullis brevibus, robustis armatis. Palpi labiales articuli ultimi apice quam basis paullulum cras- siore, Arcus thoracicus sat magnus. Pedes sat robusti, setosi, paris secundi coxa quam processus co- xalis magis quam duplo longiore, femore quam tibia fere ‘|, longiore, tarso quam tibia parum magis quam ‘/, longiore, praetarsi ungui- bus sat longis et sat attenuatis, parum arcuatis, articulis 2-5 setis nnmerosis sat longis, subtilibus infra parum longioribus in- structis. Abdomen. Urosternita (Fig. 1) parte mediana in segmentis 2-4 parva, in segmentis 5-7 gradatim minore. Styli breves, setis sub- tilibus numerosis et seta apicali robusta instructi, paris IX quam subcoxae eiusdem segmenti *|,, brevioribus. Ovopositores crassiu- sculi, apicem stylorum IX spatio sat magno superantes, setis sub- tilibus instructi, in exemplo uno ad apicem pro setis spinis bre- vissimis aucti. Cerci laterales quam medianus magis quam duplo breviores, cercus medianus longitudine antennarum longitudinem aequans; cerci laterales in parte interna proximali et cercus medianus utrim- que in parte proximali spinis nonnullis armati. Long. corp. mm. 11; lat. 2,8; long. antennarum 13; long. styli 4" 0,65, styli IX 1; long. cercorum lateralium 5, cerci mediani 13. Habitat. Exempla quatuor in alcool asservata a W. W. Frog- gat apud Terrigu, N. S. Wales (Nova Hollandia). FILIPPO SILVESTRI DI bo N Machilis Bouvieri sp. n. Q Color fuscus. Oculi sat magni, inter sese spatio parvo tangentes; oculus sin- gulus parum magis quam ‘/, latior quam longior. Ocelli lati, argentei ?, a parte subme- diana frontis usque ad latus externum oculorum pertinentes lateribus subpa- rallelis param arcuatis. Antennae articulo primo magis quam duplo longiore quam latiore, flagello Fig. 8. — Machilis Bouvierts'00nli" ct robusto gradatim magis attennato et ocelli oc supra inspecti. longitudine ? (fracto). Palpi maxillares longi, robusti, squamosi, articulo secundo ad apicem processu consueto triangulari supero externo, nec non pro- cessu parvo supero interno aucto, articulo penultimo quam ulti- mus fere duplo longiore, articulo quinto in parte apicali infera setis nonnullis aucto, articulo sexto ad apicem, articulis 7-8 prae- sertim ad apicem et in apice sed etiam in superficie coetera spinis robustis, brevioribus armatis. Palpi labiales articulo ultimo apicem versus gradatim parum crassiore. Arcus thoracicus parvus. Pedes robusti, squamosi, secundi paris processu coxali quam coxa “/,, breviore, femore quam tibia ?/, longiore, tarso quam tibia !/j longiore, apicem versus gradatim attenuato, articulis 2-4 infra setis subtilibus sat longis et setis brevibus sat numerosis in- structis, praetarsi unguibus apice attenuato arcuato. Abdomen. Urosterna squamosa et setis paucioribus aucta, uro- sterna 1, 6-7 utrimque vesicula singula, urosterna 2-5 (Fig. 4) utrimque vesiculis duabus instructa. Styli sat breves et sat crassi, squamis et setis pluribus subti- libus, sat longis et seta apicali robusta aucti. Urosternorum pars mediana sat magna, °/, latiore quam longiore, apice a margine sub- coxarum spatio longitudine quam longitudo eiusdem partis media- nae parum maiore remoto (in urosterno 4°). NOTE SUI « MACHILIDAE » 329 Styli ultimi quam subcoxarum IX longitudo duplo breviores. Ovopositores longi, tenues, quam stilos IX spatio majore supe- rantes, setis sat longis subtilibus instrueti. Fig. 4. — Machilis Bouvieri: urosternum quintum. v vesicula. Cercus medianus quam cerci laterales longior (quantum ?, abrup- tus); cerci laterales quam corporis longitudo fere duplo breviores, in parte interna seriebus transversalibus spinarum inter sese ali- quantum remotis armati. Long. corp. mm. 15; lat. 3,3; long. styli urosterni 4! 0,6 ; long. cerci lateralis 7. Habitat. Exemplum unum ex Tonkin (Lichtenfelder). Mus. Paris. Praemachilis confucius sp. n. g Color? Oculi (Fig. 5) sat magni inter sese spatio magno tangentes, ocu- lus singulus fere ‘/, latior quam longior. Ocelli parvi transverse elliptici, ante marginem anticum lateralem oculorum siti. Antennae articulo primo parum longiore quam latiore, flagello parum attenuato, longitudine ? (abrupto). Palpi maxillares sat longi et sat at- tenuati, squamosi, articulo secundo processu supero externo trian- gulari sat parvo, articulo penultimo quam ultimus paullulum Fig. 5. — Praemachilis confucius: oculi et ocelli oc supra inspecti. 3930 FILIPPO SILVESTRI longiore, articulo 6° ad apicem, articulis 7-8 in apice et in super- ficie caetera spinis nonnullis sat brevibus robustis armatis, arti- culo ultimo parum attenuato. Palpi labiales apicem versus gradatim multo latiores, obtriangu- lares. Arcus thoraciecus sat parvus. Pedes sat longi et robusti, squamosi, paris secundi processu co- xali minus quam duplo quam coxa breviore, femore quam tibia !|, longiore, tarso quam tibia '/, longiore, femore ad apicem, tibia et tarso in superficie infera setis numerosis longis, robustis, sub- spiniformibus armatis, praetarso unguibus consuetis. Abdomen. Urosternita (Fig. 6) parte mediana sat magna fere duplo latiore quam longiore, apice a subcoxarum margine spatio quam longitudo eiusdem partis medianae aliquantum minore remota. LE 101666@t1(p199g99r9uUmc; me; pesos Fig. 6. — Praemachilis confucius: urosternum quintum, v vesicula. Styli parum longi setis longis, pluribus, sat subtilibus et seta robusta apicali armati. Styli IX quam longitudo subcoxae ejusdem segmenti breviores. Ovopositores tenues quam styli IX parum breviores, setis sat longis, subtilibus instructi. Jerci ? (omnes fracti). J' Penis quam paramera paullulum brevior. Long. corp. mm. 9; lat. 2; long. antennarum 5-?; long. styli urosterniti 4' 0,45. Habitat. Exemplum 9 et exemplum alterum g', nec non exem- NOTE SUI « MACHILIDAE >» 331 plum abdomine partim abrupto in China ad Unkiaphon a M. Da- vidi collecta et in Museo parisiensi asservata. Praemachilis longistylus sp. n. J' Color? Oculi (Fig. 7) sat magni spatio magno inter sese tangentes, an- tice fere per totam longitudinem sese tangentes, postice inter sese spatio sat longo remoti; oculus singulus fere !/, longior quam latior. A B Fig. 7. — Praemachilis longistylus: A oculi et ocelli supra inspecti, B oculus et ocellus capite obliquo iuspecti, oc ocelli, l linea coniunctionis oculorum. Ocelli sat lati, subelliptici, inter sese spatio majore remoti, ante marginem anticum lateralem oculorum oblique siti sunt. Antennae articulo primo parum magis quam duplo longiore quam latiore, flagello sat robusto gradatim parum attenuato quam cor- poris longitudo ? (fracto). Palpi maxillares longi, crassi, apicem versus paullulum attenuati, squamosi infra pilis brevissimis vestiti, articulo secundo infra in- fiato et setis sat brevibus omnino vestito, processu triangulari supero externo sat magno, articulo 6° ad apicem, articulis 7-8 su- perficie supera mediana spinis nonnullis brevibus et setis pluribus brevibus armatis, articulo penultimo quam ultimus */ longiore, ar- ticulo ultimo subeylindrico. Palpi labiales articulo penultimo setis brevissimis vestito et setis longis, subtilibus sat numerosis instruceto, articulo ultimo etiam setis brevissimis vestito et setis longis subtilibus instrueto, apicem 332 FILIPPO SILVESTRI versus gradatim aliquantum crassiore et in apice ipso sensillis consuetis. Arcus thoracieus parvus. Pedes longi et robusti, secundi paris processu coxali attenuato quam coxa parum magis quam duplo breviore, femore quam tibia "lo longiore, tarso quam tibia fere *, longiore, attenuato, infra setis nonnullis spiniformibus brevibus armato et setis brevibus parum robustis numerosis instructo, articulis. 2-4 infra setis nu- merosis brevibus auctis. Abdomen. Urosterna (Fig. 3) squamosa et setis parum nu- merosis brevibus instructa, par- te mediana magna, in urosterno 4° duplo latiore quam longiore, apice a subcoxarum margine po- stico spatio quam dimidia longi- tudo eiusdem partis medianae remoto. Styli longi, in urosterno 4° quam longitudo partis la- Fig. 8. — Praemachilis longistylus: Urosternum teralis subeoxarum paullulum quintum, v versicula. : breviores, setis brevibus nu- merosis subtus sat robustis, ad apicem robustis et in apice ipso spina sat brevi aueti; styli segmenti 9' antrorsum reversi margi- nem posticum urosterni 7° tangentes, quam subcoxae IX longiores. Cerci ? (fracti). Penis ad subcoxarum IX marginem posticam pertinens, quam paramera vix longior. Long. corp. mm. 15; lat. 3; long. antennarum 5-?; long. styli 4' 1, long. styli 9 2,4. Habitat. Exemplum unum ad Pekin A. David legit. Mus. Paris. Machiloides malagassus sp. n. Q Color? Oculi magni inter sese spatio magno tangentes, oculus singulus parum latior quam longior. NOTE SUI « MACHILIDAFE » 335 Ocelli lati, angustati ad latus antieum oculorum siti, parum longe a capitis parte mediana incipientes usque ad libellam oculorum la- teris externi, parte interna subrotunda, parte externa subelliptica quam interna latiore, CASE parte intermedia angustiore. Antennae longitudine ? (fractae); articualo —— ST primo parum minus quam duplo longiore e E quam latiore, flagello ad basim quam articu- Fig. 9. — Machiloides mala. n : 7 ; gassus: oculi et ocelli oc su- lus primus aliquantum angustiore, a basi pra inspecti. gradatim magis attenuato. Palpi maxillares sat longi et attenuati, articulo secundo ad ba- sim processu supero sat longo, conico auctis, ad apicem processu supero externo longo subtriangulari, articulis 2-5 setis parum ra. ris, articulo 6° ad apicem supra setis 3-4 spiniformibus parum longis, articulis 7-8 supra etiam setis spiniformibus parum longis 1-2 seriatis armatis, articulo ultimo attennato conico quam penul- timus e. ‘/, breviore. Palpi labiales articulo ultimo apicem versus parum crassiore. Arcus thoracieus parvus. Pedes sat longi et sat attenuati, secundi paris coxa quam pro- cessus coxalis parum minus quam duplo longiore, femore quam tibia param magis quam ‘/, longiore, infra setis nonnullis longis attenuatis et setis brevibus aucto, tibia quam tarsus fere “ra bre- viore infra setis longis armata, tarso apicem versus gradatim at- tenuato infra setis longis numerosis instructo, praetarso unguibus parum longis et parum arcuatis. Abdomen. Urosterna superficie squamis omnino obtecta, 1-7 (Fig. 10) utrimque vesicula singula auneta, par- te mediana perbrevi, urosterna 2-9 stylis aueta. Styli sat breves, conici, squamis destituti, setis numerosis tenuibus sat longis aueti et seta Fig. 10. — Machiloides malagassus: apicali robustiore. Styli urosterni gi? Urosternum quintum, v vesicula. (abrupti) Ovopositores tenues, cercorum basim spatio magno superantes, setis sat longis tenuibus instructi. 334 FILIPPO SILVESTRI Cerci? (fracti). Long. corp. mm. 11, lat. 2,5; long. antennarum 8-? long. styli urosterni 3! 0,58. Habitat. Exemplum unum in nemoribus Tanala (Madagascar) Ch. Alluand legit. Mus. Paris. Machilinus Geayi sp. n. Q Color? Oculi (Fig. 11) sat magni, inter sese maxima pro parte tangen- tes; oculus singulus parum latior quam longior. VA ol A B Fig. 11. — Machilinus Geayi: A oculi et ocelli supra inspecti, B oculus et ocellus sinistri capite obliquo inspecti, oc ocelli. Ocelli lati parum minus lati quam oculi, externe libellam mar- ginis lateralis oculorum tangentes interne ad partem submedianam frontis pertinentes. Palpi maxillares longi, sat attenuati, articulo secundo supra ad basim processu conico brevi aucto, supra externe processu consueto triangulari et interne processubus duobus tuberculiformibus, arti culo ultimo valde attenuato, conico, quam penultimus fere */, lon- giore, articulis omnibus setis numerosis sat longis et sat robustis auctis, articulo 6° ad apicem, articulis 7-8 superficie tota supera spinis brevibus robustis 1-2 seriatis armatis. Palpi labiales articulo ultimo interne valde producto, apice tran- sversali, setis brevibus instructo et in apice ipso sensillis con- suetis. Antennae longae valde attenuatae, resupinae corpus spatio ma- jore superantes, articulo primo minus quam duplo longiore quam NOTE SUI « MACHILIDAE » 335 latiore, flagello quam articulo primo gradatim magis attenuato ut apicem versus subfiliformis sit. Arcus thoracicus parvus. Pedes parum longi et parum robusti, secundi paris femore quam tibia '/, longiore, tarso quam tibia parum minus quam '/, longiore, trochantere et femore setis brevibus subtilibus et seta longa infera instructis, tibia setis brevibus subtilibus et seta vel setis nonnul- lis brevibus robustis inferis, tarso setis brevibus subtilibus et in- fra setis subspiniformibus sat brevibus 1-2 seriatis in articulis 1-2 et seta longa robusta in apice articuli secundi et ad basim arti- culi tertii aucto. Abdomine. Urosternita (Fig. 12) pars mediana perparva; styli breves setis subtilibus sat longis instructi et seta apicali longa, Fig. 12. — Machilinus Geayi: urosternum quintum, v vesicula. robusta; styli IX quam longitudo subcoxae ejusdem segmenti pa- rum breviores. Ovopositores tennes, longi, apicem stylorum IX spatio magno superantes, setis brevibus instructi. Cerci ? (fracti). J' Penis brevissimus, erassus. Long. corp. 10; lat. 2; long. antennarum 12; long. styli 4' 0,42; long. styli 9' 1,15. Habitat. Guyana Galloram per Rio Camoyi F. Geay nonnulla exempla legit. Mus. Paris. 336 FILIPPO SILVESTRI EV. Osservazioni intorno ad alcune specie di “Machilidae,, descritte dal Lucas. Nella collezione di Machkilidae del Museo di Parigi inviatami gentilmente in studio dal prof. E. L. Bouvier si trovano esemplari tipici di aleune specie del Lucas, i quali, benchè siano in uno stato di conservazione assai poco buono, mi hanno permesso di riconoscere a quali specie possono essere con probabilità riferiti tra quelle fondate dallo stesso Lucas o posteriormente. Machilis crassicornis Lucas. Nel tubo, che contiene l'etichetta coll’ indicazione Mackilis cras- sicornis Lucas Type, Environs d’ Algèr, si trovano due pezzi in cat- tivissimo stato di Machilidae ed un esemplare di Lepisma, che inavvedutamente sarà rimasto insieme al Machilide. I due pezzi di Machilide non si possono riferire con sicurezza ad alcuna specie, però per la forma degli occhi e degli ocelli con molta probabilità si possono ritenere appartenenti a esemplari di Praemachilis italica (Grassi). Machilis fastuosa LUCAS. Type, Environs d’ Oran. Due esemplari riferibili per la forma degli occhi e degli ocelli al Praemachilis italica (Grassi). Machilis bimaculata LucAS. Type, Environs d’Algèr. Un esemplare lungo mm. 10 in cattivo stato, ma per la forma degli occhi e degli ocelli riferibile pure al Praemachilis italica (Grassi). NOTE SUI « MACHILIDAE ». dò Machilis acuminothorax Lucas. Type, Environs d’Alger. i Riconosciuta come buona specie o sottospecie assai prossima al Machilis polypoda (L.). Machilis thoracica Lucas. Type, Environs d’ Oran. Da riferirsi al Machilis acuminothorax. VO Descrizione del “ Machillis acuminothorax ,, e tavola analitica delle specie paleartiche del genere “ Machillis ,,. Machilis acuminothorax Lucas. Color? Antennae blanco annulatae. Oculi (Fig. 18) sat magni inter sese spatio parvo, quam longitudo oculi singuli magis quam duplo breviore, tangentes; oculus sin- gulus paullulum latior quam longior. A B Fig. 13. — Machilis acuminothorax: A oculi et ocelli supra inspecti, B oculus et ocellus sinistri capite obliquo inspecti, oc ocelli, l linea coniunctionis oculorum. Ocelli lati, ad libellam marginis lateralis oculorum externe per- tinentes et interne ad frontis partem submedianam, nigri, o-for- mes, parte externa quam interna multo longiore et ad internam parte sat angustata coniuncta. Antennae quam ceorporis longitudo parum longiore, articulo primo ‘'/, longiore quam latiore, flagello gradatim magis attenuato longitudinis dimidiam partem versus articulis distinctis. DO LO 338 FILIPPO SILVESTRI Palpi maxillares articulo penultimo quam ultimus paullulum lon- giore. Palpi labiales ut in M. polypoda. Arcus thoracicus parvus. Pedes praesertim paris primi robusti structura ut in M. polypoda. Abdomen. Urosternita eadem structura ut in M. polypoda; ve- siculae etiam in urosternitis 2-5 utrimque duo ; styli breves. Ovopositores tenues, stylorum IX apicem plus minusve supe- rantes, setis brevibus subtilibus instructi. Cerci in exemplis observatis fracti. J Pedum primi paris femore valde inerassato, duplo longiore quam latiore. Palpi maxillares articulo penultimo quam ultimus parum magis quam ‘/. longiore, articulo ultimo parum arcuato, subeylindrico. Palpi labiales apice quam basis multo latius. Long. corp. 11; lat. 2,8 ; long. antennarum 15; long. oculi, 0,545, lat. 0,588; long. oculorum lineae coniuncetionis 0,230; lat. ocelli 0,500; long. styli 4' 0,502; long. styli IX 1,400: long. cerci lateralis 3,2, cerci mediani ? Habitat. Algeria: Le Ruisseau (Alger). Tunisia: Tabarka, Souk el Arba. Marocco: Tangeri. TAVOLA ANALITICA PER LA DETERMINAZIONE DELLE SPECIE PALEARTICHE DEL GEN. MACHILIS. a. Subcoxe dei segmenti addominali 2-6 fornite ciascuna di due vescicole. Ocelli (Fig. 14) disposti trasver- salmente innanzi agli occhi e ciascuno di essì poco meno largo di un occhio. Ciascun occhio tanto lungo che largo. _. ni a ci Fig. 14. — Machilis Targionii: Antenne più lunghe del corpo. oculi et ocelli, oc supra in- Machilis Targionii (1) Grassi. SpecH: (1) = Machilis sicula Giardina = Machilis polypoda Silv. « Redia » II, p. 8. NOTE SUI « MACHILIDAE » 339 b. Subeoxe dei segmenti addominali 2-5 fornite ciascuna di due vescicole. a' Ocelli disposti trasversalmente innanzi agli occhi e ciascuno di essi alquanto o poco meno largo di un occhio. a? Ocelli disposti trasversalmente innanzi agli occhi e ciascuno di essi alquanto meno largo di un occhio. Hanno una forma a pi- stillo, cioè con una parte rotendeggiante si- tuata nella parte submediana della fronte ed una allungata, più stretta, diretta lateral mente fino quasi a livello del margine la- terale degli occhi. Stili del nono segmento addominale un poco più lunghi delle subeoxe dello stesso segmento. Ovopositori un poco ingrossati verso l’apice, poco più corti de- gli stili del nono segmento e forniti di se- tole sottili e di una serie di setole robuste, nonchè all’apice di 5-6 processi corti, gros- setti in forma di piccoli uncini . . . - . ... + Machilis cylindrica (1) Geofîfr. b° Ocelli disposti trasversalmente innanzi agli occhi e ciascuno di essi poco meno largo di un occhio. Hanno, può dirsi, la forma di una cifra otto disposta di traverso e con la parte situata nella regione submediana della fronte e poco più stretta dell’ altra, che si estende lateralmente fino quasi a livello del margine laterale degli occhi. Stili del nono segmento addominale alquanto più corti delle subcoxe dello stesso segmento. Ovo- positori assottigliati, presso l’apice forniti di alcune setole brevi e sottili e sorpassanti di poco gli stili del nono segmento. (1) Altra volta (« Redia » II, pag. 7) per equivoco posi questa specie tra quelle aventi due vescicole subcoxali anche al sesto segmento addominale. 340 FILIPPO SILVESTRI a° Ciascun occhio (Fig. 15) appena più lungo che largo. I due occhi toccantisi fra di loro per un lunghissimo tratto (per mm. 0,472). Antenne poco più corte del corpo. . . e sele è Machilis: polypoda “(L.): ‘de A B Fig. 15. — Machilis polypoda: A oculi et ocelli supra inspecti, B oculus et ocellus sinistri capite obliquo inspecti, oc ocelli. / b° Ciascun occhio poco più largo che lungo. I due occhi toccantisi fra di loro per un tratto più breve della metà di ciascun occhio (per mm. 0,230). Antenne poco più lunghe del corpo . . Machilis acuminothorax Lucas. D' Ocelli poco larghi, cordiformi, con la parte assottigliata rivolta verso l'esterno e situati immediatamente ai lati del piano sagittale mediano del capo innanzi agli occhi . . . . . + Machilis alternata Silv. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 18 Agosto 1906. EILIPPO SIEVESERI Contribuzione alla conoscenza dei Termitidi e Termitofii DELL’ ERITR:EA Fino ad oggi nessun lavoro speciale è stato pubblicato sui Ter- mitidi e Termitofili della Colonia Eritrea, trovandosi soltanto qual- che notizia sparsa intorno a qualche specie dei primi, che con i suoi grandi nidi, elevantisi per qualche metro dal suolo, ha sem- pre colpito naturalisti ed altri viaggiatori di quelle regioni. Nella grande monografia del Sjostedt (1) sui Termitidi africani non è menzionata per | Eritrea in modo particolare alcuna specie, bensì dieci (2) di regioni confinanti, comprese le sei ricordate € descritte dal Triigardh (3) nel suo lavoro sui Termitidi raccolti nel Sudan da Cartum a Fashoda. Pertanto si può affermare che la fauna dei Termitidi della re- gione che si estende dal Mar Rosso all'Africa cent cale, tra i -pa- ‘alleli che passano per Cartum e la Somalia meridionale, è assai poco nota. Il dott. A. Andreini, che nel 1900-1903 fu nell’ Eritrea e si oc- cupò con molto amore di far raccolte di insetti, mise insieme an- che una collezioncina di Termitidi e Termitofili, la quale, benchè (1) SsòsteDT, Y. Monographie der Termiten Afrikas. K. Sv. Vet. AK. Handl. Bd. 34, N° 4. 1900. — Ipem. Nachtrag. Ibidem Bd. 38, N° 4, 1904. (2) Termes natalensis, vulgaris, Tragardhi; Eutermes bilobatus, sudanicus, baculi, mobilis, oeconomus, aluco, terricola. (3) TRAGARDH, J. Termiten aus dem Sudan. Results Svedish Zool. Exp. to Egypt and the White Nile 1901; Part. 1, N° 12. 342 FILIPPO SILVESTRI comprenda poche specie, è interessante poichè contiene esemplari di una nuova specie di Termiti ed alati ancora sconosciuti di un’altra specie, una nuova specie di Termitodiscus ed una di Thaumatoxena curioso genere di Dittero termitofilo, che era stato ritenuto da chi prima lo descrisse come rappresentante di un nuovo sottordine di Emitteri. Il materiale raccolto dal dott. Andreini, e ora appartenente al Museo zoologico di Firenze, mi fu gentilmente comunicato in stu- dio dalla Direzione di quel Museo, alla quale porgo molti ringra- ziamenti. TERMITIDAE. 1. Termes bellicosus Smeath. Dintorni di Adi Ugri, luglio 1901: alati, regine, operai, soldati piccoli e grandi. Keren. Dicembre 1902 e febbraio 1903; regina, re, soldati grandi e piccoli, operai. Sabarguma e Godofelassi (Dott. Magretti). Il dott. Andreini raccolse, nei nidi dei dintorni di Adi Ugri, va- rie regine, due delle quali egli nota averle trovate in un termi- taio nella stessa cella reale. Esse sono ambedue regine vere e mi- suranti una mm. 65 in lunghezza e 15 in larghezza, 60 e 15 ri spettivamente l’altra. La coesistenza in una cella reale di due regine vere non è un fatto comune e, che io ricordi, oltre quella da me menzionata per lPEutermes Rippertiù Ramb. dell America meridionale, non è stata riferita per alcun’altra specie di Termiti. Il Termes bellicosus è diffuso in quasi tutta l'Africa, eccettuata la parte settentrionale di essa; è strano che dal Trigardh (op. cit.) non sia stato ricordato per il Sudan. Tale. Autore menziona però come comune il 7ermes natalensis Hav., specie molto affine al T. bellicosus e che può essere stata, almeno in parte, con questo confusa. dadi TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA 343 2. Microcerotermes parvus (Haviland). Dintorni di Adi Ugri, sotto sassi. Larve, operai, soldati ed una regina. Questa specie si estende dal Sudan ed Eritrea all’ Africa meri- dionale. 3. Eutermes (s. lato) heteraspis sp. n. 2 alata. Badio-castanea, mesothorace et metathorace umbrino-ca- staneis, abdominis sternitis badiis, parte lata mediana pallidiore in Fig. 2. — 4 antennarum articuli 1-6, Fig. 1. — Caput et thorax prona. B antenna integra. sternitis quinto ad ultimum ochracea, pedibus badiis, infra parum pallidis, tarsis pallidioribus. 944 FILIPPO SILVESTRI Caput (Fig. 1) parum longius quam latius (7:6,3), setis paucis bre- vibus et numerosis brevioribus auctum. Oculi. magni prominentes. f Ocelli minus diametro longitudinali eorumdem ab oculis remotis. Fenestra sat magna et sat longa antice n partem brevem angustam producta. An- tennae (Fig. 2) 15-articulatae, articulo secundo quam tertius fere °/. longiore, articulo tertio cete- ris subtiliore et breviore, articulo quarto et quinto inter sese longitudine subaequalibus. Epistoma i parum inflatum. Mandibulae (Fig. 3) dente primo Fig. 3. — Mandibula ; © dextera. quam secundus longiore. Pronotum (Fig. 1) c. '/, latius quam longius, setis paucis brevibus et numerosis brevioribus auctum, partem posticam versus gradatim an- gustatum margine postico aliquantum et late sinuato, utrimque late rotundato. Mesonotum (Fig. 1) postice aliquantum angustatum, margine postico profunde et sat late inciso, utrinque in angulum acutum sat longum producto. Metanotum (Fig. 1) partem posticam versus sat angustatum, lateri- bus late rotundatis, margine postico medio parum late et profunde arcuatim inciso, utrinque parum acute producto. Alae superficie tuberculis minimis costulatis tota instructa et setis brevioribus sat sparsis. Ala anterior (Fig. 4 A) mediana venas 3 in- tegras, submediana venas 6 integras emittente. Ala posterior (Fig. 4 B) 2 "cana mediana venas duas, submediama XY Nv==——= venas 8 integras emittente. = {è > Abdomen in tergitis et sternitis p setis pluribus brevibus instructum. Pedes sat longi et sat graciles, setis brevibus et brevioribus sat nu- merosis instructi, tibiae apice Spi- pig.4. — Aala anterior, Bala posterior. nis tribus armato. Long. corp. cum alis mm. 12, sine alis 5,5, lat. capitis 0,90 ; long. antennarum 1,86, long. alae anterioris 9,5, lat. 2,8; long. tibiae 3° pa- ris 1,30. DM SN TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA 545 Operarius. Caput cremeum, cetero corpore stramineo, abdomine cibi contenti causa variegato. Caput paullulum latius quam longius (9:8,6) setis brevibus et bre- vioribus paucis instructum. Epistoma sat inflatum. Antennae 15-arti- culatae, apicem versus paullulum ‘incrassatae, articulo tertio quam secundus parum breviore et subtiliore, articulo quarto quam tertius paullulum breviore, articulo quinto quam quartus paullulum breviore, articulo sexto quam quintus parum longiore. Mandibulae dente primo quam secundus aliquantum longiore. Pronotum lobi antici margine antico medio aliquantim inciso, utrin- que rotundato, lateribus aliquantum productis, rotundatis, margine po- stico fere recte truncato, lateraliter late rotundatum, superficie setis brevibus sat numerosis instructum. Mesonotum quam pronotum parum minus latum, lateribus ro- tundatis. Abdomen ovale, crassum, setis brevioribus pluriseriatis, parum raris in tergitis et sternitis auctum. Pedes sat breves et sat robusti. Long. corp. mm. 4; lat. abdominis 1,5; lat. capit. 1,30; long. an- tenn. 1,70; long. tibiae 3° paris 1,20. Habitat. Adi Ugri — 9. VII. 1901 — Varii operai con alcuni alati 9 e Y, nessun soldato, che forse è sfuggito alle ricerche del dott. Andreini. Per la forma del corpo degli operai io ritengo come probabile che si tratti di una specie di Capritermes Wasm., ma finchè non si conoscono i soldati è necessario ascrivere questa specie, che è ben distinta per la forma degli scudi toracici dorsali, al genere Eutermes, nel senso usato dal SjOstedt nella monografia ricordata. HEutermes (s. str.) terricola Trag. Di questa specie il dott. Andreini raccolse nei dintorni di Adi Ugri sotto un sasso una giovane regina con re, varii operai e due piccoli nasuti, il 22 luglio 1901 anche alcuni alati, sempre sotto un sasso con alcuni operai, un grande ed un piccolo nasuto. 346 FILIPPO SILVESTRI Non essendo stata descritta ancora la forma alata, ne dò ap- presso la descrizione. 9 alata. Caput badium, parte laterali antica et epistomate ferrugi- neis prothorace et praescuto mesothoracis ferrugineis, abdominis ter- gitis badiis in angulo antico pallidioribus, sternitis subochroleucis, macula sublaterali tulvescente, antennis pedibusque fulvo ferru- gineis, alis isabellinis, fascia longitudinali angusta per totam subcostam ferruginea. Caput (Fig. 5) e. °/, longius quam latius, setis brevissimis numerosis instructum. Oculi magni parum prominentes. Ocelli ab oculorum margine dimidia parte longitu- dinis ocelli eiusdem remoti. Antennae 15-ar- ticulatae, articulo secundo quam tertius pa- rum breviore et quam quartus paullulum longiore. In exemplo alio articulo tertio divisionem obsoletam incompletam mostrante, in alio divisionem completam, sed obsole- tam. Epistoma paullulum inflatum. Fenestra parva, oblonga, antice breviter bifurcata. Pronotum °/,, latius quam longius, angutis anticis rotundatis, partem posticam versus gradatim parum angusta- tum, angulis posticis rotundatis, margine postico subrecto, superficie Fig. 5. — Caput et thorax prona. setis brevioribus numerosis aucta. Mesonotum (Fig. 5) latum, postice paullulum angustatum, margine postico medio parum profunde et late inciso, utrinque late rotundato. Metanotum (Fig. 5) fere ut mesonotum conformatum. Alae superficie tuberculis minimis costulatis tota instructa et setis brevioribus parum raris. Ala anterior (Fig. 6 A) subcosta integra, inter subcostam et medianam venis spuriis nonnullis sistentibus, mediana venas 3, quarum 1-2 bifurcatae, emittente, submediana venas 11 in- tegras emittente. Ala posterior (Fig. 6 B) mediana venas tres integras, submediana venas 11 integras emittente. Abdomen in tergitis et sternitis setis numerosis brevissimis in- structum. TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA 347 Pedes longi et robusti. Long. corp. cum alis 24; sine alis 11,5; lat. capitis 1,30; long. SA SR Fig. 6. — A ala anterior, B ala posterior. antennarum 3, long. alae anterioris 20, lat. 5; long. tibiae 3° pa- rI8 2,2. Nasuti. Il nasuto grande da me esaminato ha antenne di 13 articoli, dei quali il terzo è il doppio più lungo del secondo e del quarto, questo è poco più lungo del quinto. Lunghezza del capo 2,45. Il nasuto piccolo ha antenne di 12 articoli, dei quali il terzo è quasi il doppio più lungo del secondo ed il quarto pochissimo più corto del terzo e quasi eguale al quinto. Lunghezza del capo 1,60. Questa specie era stata indicata per il Sudan. TERMITOFILI. COLEOPTERA. Fam. Pselaphidae. 1. Connodontus termitophilus Wasm. Alcuni esemplari trovati in nidi di 7ermes bellicosus presso Adi Ugri. 54S FILIPPO SILVESTRI Questa specie era stata indicata dal Wasmann (1) come vivente in nidi di Termes natalensis nel Sudan e riferita nello stesso la- voro prima al Connodontus acuminatus Raftr. e, dopo la descrizione dell’unico esemplare esaminato, elevata con dubbio a specie di- stinta col nome da me accettato. Il Connodontus termitophilus Wasm. è sopratutto distinto dal Connodontus acuminatus Raftfr. per avere l’addome liscio. Fam. Staphylinidae. Termitodiscus bellicosi sp. n. Badio-piceus, abdomine latericio, setis mitentibus, antennis, ventre pedibusque laterictis. Corpus totum (Fig. 7) piriforme, parum minus quam duplo longius quam latius (12,5:7,4). Caput omnino obtectum, latum, bre- ve. Vculi sat magni in angulo antico laterali frontis siti. Antennae (Fig. 8) 11-articulatae, articulo primo brevi latiusculo, secundo etiam brevi et quam primus parum subtiliore, articulo ter- tio quam secundus breviore et subti- liore, articulis ceteris 3-10 gradatim latioribus, perbrevibus cum articulo ultimo clavam Fformantibus, articulo ultimo quam decimus paullulum la- tiore, subsemiovali, longitudine articu- los 8-10 simul sumptos aequante. Pro- notum politum, parum magis quam duplo latius quam longius, converum, UA, Fig. 7. — Corpus totum pronum. (1) WASMANN, E. Termithophilen aus dem Sudan. Results Swedish zool. Exp. to Egypt. and the White Nile 1901, Part 1, N° 13. TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA 549 margine antico rotundato. Scutellum indistinctum. Elitrae abdominis segmentum primum partem majorem obtegentes, utrinque postice in angulum acutum, segmentum primum abdominale aliquantum supe- rans, productae, superficie polita margine postico tantum setis minimis uniseriatis et parte laterali submarginali setis brevioribus auctis. Abdomen conicum parte detecta quam thorax cum elitris aliquan- tum breviore, supra setis brevioribus parum raris, subtus setis brevibus parum rariîs, lateraliter postice setis sat longis et robustis instruc- tum. Tergitum seatum (Fig. 9) postice triangulare, apice acuto-rotun- Fig. 8. — Antenna. Fig. 9. — Corporis pars postrema a segmento sexto. dato, superficie setis brevibus parum raris aucta, lateribus setis sat longis et robustis. Cerci quam margo posticus tergiti sexti parum longiores, crassi, setis nonnullis sat longis, robustis instructi. Pedes breves tibia setis brevioribus robustis, sat numerosis et spinis brevibus apicalibus 3-4 armata. Long. corp. mm. 1,80, lat. 1,00, long. antennarum 0,38. Habitat. Adi Ugri in nidis Termitis bellicosi Smeath. Observ. Species hace a Termodisco splendido Wasm. magnitudine et praesertim antennarum. forma distinetissima. 350 FILIPPO SILVESTRI DIPTERA Fam. Thaumatoxenidae. Breddin e Béorner (1), che fondarono la nuova famiglia 7hauma- tovenidae, la riferirono all’ordine degli Emitteri ed anzi per essa il Borner (2) propose un nuovo sottordine, che denominò Conor- rhyncha. Io ho trovato tra i termitofili raccolti dal dott. Andreini ad Adi Ugri, in nidi di Termes bellicosus, due esemplari di Thaumato- rena conservati a secco, attaccati su cartoncino, come si usa per i piccoli Coleotteri. Di essi uno ho sacrificato per lo studio par- ticolareggiato delle antenne, apparecchio boccale ecc., studio che mi ha condotto subito a riconoscere nel genere Thaumatorena un Dittero genuino, da riferirsi ad una famiglia distinta da quelle già conosciute, ma molto prossima ai Phoridae e più ancora ai Pulici- phoridae (= Stethopathidae), se questi si considerano da quelli di- stinti. Più sotto do la descrizione estesa dell’esemplare da me studiato; qui voglio ricordare i caratteri principali del genere Thaumatoxrena, che secondo il mio parere giustificano la posizione sistematica da me assegnatagli, ben diversa da quella sostenuta dagli Autori che prima lo descrissero. Il genere Thaumatorena è certamente un Termitofilo di molto antica data, presentandosi in modo speciale modificato e adattato a vivere come tale. Il suo corpo, visto dal dorso, (Fig. 10) si presenta appiattito, a contorno quasi ovale, privo affatto di ali e diviso semplicemente in tre segmenti, dei quali il primo rappresenta il capo, il secondo (1) BreppIN und Bo6RNER. Veber Thaumatorena wasmanni, den Vertreter einer neuen Unterordnung der Rhyncoten. — « Sitz.-Ber. Ges. naturf. Freunde » 1904, Nr. 5, pp. 84-93 mit 1 Taf. (2) C. B6RNER. Zur Systematik der Herapoden. — Zool. Anz. Bd. XXVII, p. 520 (1904) e in BREDDIN und BORNER, op. cit. pag. 84. TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA SD1 il torace ed il terzo V addome, segmenti che si succedono senza alcuna differenza in larghezza. Fig. 10. — Corpo intero visto dal dorso: A antenna, C capo, 0 occhi, T torace, 1-7 seuti dorsali dei primi 7 segmenti addominali fusi fra di loro. Il capo (Fig. 11) è brevissimo e tanto largo posteriormente quanto la parte anteriore del torace e presenta nella regione quasi Fig. 11. — Capo visto dal dorso: A antenna, O occhio, C foro occipitale dietro del quale si vede l'apparato boccale. laterale di ciascun lato una fossa abbastanza profonda a contorno superiormente ovale, entro cui si nascondono completamente i primi due articoli delle antenne. DD FILIPPO SILVESTRI Gli occhi (Fig. 10-11 0) non sporgono affatto dal margine del capo ed anzi si trovano leggermente affondati ai lati di esso. Essi non sono costituiti da tanti ocelli a perfetto contatto fra di loro, ma si presentano (Fig. 12) come una macchia nerastra piana e cosparsa di pochi ocelli. Le antenne (Fig. 15) sono costruite sull’identico tipo di quelle dei Phoridae, sono cioè formate di 5 articoli, dei quali il primo (Fig. 14) viene ricoperto in gran parte dal secondo, che si prolunga in basso a guisa delle pareti di una campana e gli altri tre co- stituiscono un sottile flagello terminante in forma di setola. Fig. 14. — Primi tre articoli Fig. 13. — Antenna intera. delle antenne visti in sezione. L'apparecchio boccale (Fig. 11) ha una posizione aftatto ven- trale e sporge dal margine posteriore del capo verso il torace. Esso è molto piccolo e per essere ben studiato certamente occor- rerebbero molti esemplari di Thaumatorena e ben conservati, purnondimeno a me sembra di essere riuscito a comprenderne ab- bastanza per riferirlo al tipo dell’apparecchio boccale dei Ditteri Jiclorafi piuttosto che a quello degli Emitteri. Esso, visto dalla faccia ventrale dell’insetto (Fig. 15) sì presenta come una piccola sporgenza posteriore del capo, quasi triangolare TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ ERITREA Do e avente da un lato e dall'altro una piccola appendice uniartico- lata, che indubbiamente deve essere interpetrata quale palpo ma- Fig. 15. — Corpo intero visto dal ventre: C capo, 7 torace, /-7 primi sette segmenti addominali fusi insieme fra di loro, 8-10 ultimi segmenti addominali, scellare e non già quale gena come fecero Breddin e Béòrner. Nel- l’apparato boccale distinguiamo nettamente un labbro superiore, un labbro inferiore ed un complesso intermedio tra essi, che si può ritenere formato dalle mascelle saldate sulla linea mediana con l ipofaringe. Così interpretate le varie parti, che costituiscono il rostro, si riterrebbero mancanti le mandibole, cosa ammessa anche in altri Ditteri ciclorafi. A stabilire però con certezza il valore morfologico della parte mediana del rostro situata tra il labbro superiore e 1’ inferiore sarebbe necessario un più minuto studio anatomico di materiale ben conservato, come già dissi, e meglio ancora osservazioni intorno allo sviluppo dell’ apparato boccale stesso. Il labbro superiore (Fig. 16 L) è poco più corto del rostro e que- sto copre completamente dal lato dorsale e abbraccia lateralmente fino a ripiegarsi per buon tratto sulla faccia ventrale di esso. 23 3D4 FILIPPO SILVESTRI Il labbro inferiore (Fig. 17 I e 18, 19) è costituito da un pezzo mediano, che corre lungo la faccia ventrale del rostro e da due Fig. 16. — Faccia dorsale dell’apparecchio boccale. C margine della fronte, I labbro inferiore, L labbro superiore, 23 mascelle, P palpo mascellare, S sensilli del palpo mascellare. Fig. 17. — Faccia ventrale dell’apparecchio boccale: I labbro inferiore, L labbro superiore, M mascelle, P palpo mascellare, 7 tentorio. pezzi laterali ad esso uniti, che verso la parte anteriore vanno gra- datamente restringendosi un poco ed in corrispondenza all’ apice TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ ERITREA 191319) del rostro si ripiegano in alto formando una specie di cappuccio all’ estremità del rostro stesso. Fig. 13. — Labbro inferiore Fig. 19. — Labbro inferiore visto dalla faccia ventrale. visto di fianco. Le mascelle (Fig. 16-17 .M e 204 e B) con l’ipofaringe costitui- scono un insieme di forma triangolare, avente anteriormente un A B Fig. 20. — Mascelle e ipofaringe: A faccia dorsale, B faccia ventrale (H ipofaringe, 7 tentorio). piccolo uncino al lato ventrale mediano ed ai lati di esso una corta appendice acuta ed esternamente a questa | estremità mem- branosa stretta delle mascelle. Il torace ha i suoi segmenti completamente saldati fra di loro, come nei Puliciphora ed ha di caratteristico che al lato ventrale 350 FILIPPO SILVESTRI si estende posteriormente alquanto di più che al lato dorsale, fatto reso necessario per avere una superficie sufficiente all’attacco delle zampe. Queste sono ben sviluppate e tutte hanno tarsi di cinque arti- coli ed un pretarso (Fig. 21) fornito di due unghie arcuate ed acute, di due membranelle fornite sulla faccia ventrale convessa Fig. 21. — Estremità del tarso e pretarso: A visti di fianco, B dalla faccia ventrale. di 3-4 serie di sottili e brevi appendici, nonchè di due setole me- diane. Le zampe del primo paio (Fig. 22 A) hanno le anche libere e allungate, quelle del secondo e terzo paio le hanno invece corte e saldate allo sterno. L’addome, al dorso, (Fig. 10) si presenta sotto forma di un grande segmento semiovale, al ventre di esso però (Fig. 15), poco innanzi il margine posteriore, si distinguono tre sottili segmenti, che rite- nendo il grande segmento addominale derivato dalla fusione dei segmenti 1-7, possono considerarsi come segmenti 8°, 9° e 10° addominali. I caratteri, che possono servire a distinguere i Thaumatowenidae dai Phoridae sono i seguenti : Corpus depressum, capite thoracis latitudine, brevi, ocellis destituto. Rostrum inferum. Abdominis segmenta 1-7 inter sese fusa scutum magnum, antice thoracis latitudine, segmenta 8-10 parva obtegens, formantia. Thaumatoxena Andreinii sp. n. Corpus (in exemplis easiccatis) latericium, mitidum, abdomine ali- quantum obscuriore, latum, valde depressum, supra paullulum con- TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA Di verum, subovale, c. */, longius quam latius, supra et subtus setis longis et brevibus ut fig. 10 et 15 demonstrant disposita. Caput (Fig. 10-11) perlatum, breve, margine antico late rotundato, margine postico supero late sinuato, angulis posticis acutis super partem lateralem anticam thoracis productis, margine postico infero subrecto, os gerente, quod ommnino inferum et posticum est. Capitis superficies laevigata. Antennae (Fig. 10, 11, 13) in parte supera, postica, sublaterali capitis infra oculos et in fovea magna sitae, 5-articulatae, articulo primo (Fig. 14) brevi, maxima pro parte in sino infero articuli se- cundi, ut in Phoridis, obtecto, articulo secundo lato, brevi, semiovali, subtus late et profunde excavato, in superficie setis brevissimis ve- stito et in apice setis nonnullis sat longis aucto, articulo tertio valde attenuato, cylindrico, quam articulus secundus ce. duplo breviore, ad apicem setis brevissimis instructo, articulo quarto quam tertius parum breviore et setis brevissimis aucto, articulo quinto quam quartus sextu- plo longiore, gradatim magis attenuato, ita at in apice setiformis sit, setis brevissimis toto instructo. Oculi (Fig. 10-12) in capitis margine antico, laterali, supero siti, haud prominentes, ovales, ut macula nigra, ocellis c. 15 sparsis in- structa manifesti. Ocelli frontales nulli. Rostrum (Fig. 15-17) breve, subtriangulare, quam palpi parum lon- gius. Labrum latum, rostri partem apicalem spatio sat magno non obtegens, subtus reflerum. Mandibulae indistinctae. Maxillae bene evo- lutae, partem centralem rostri triangularem constituentes, cum hypopha- ringe coalitae, antice in lobis duobus parvis, quorum externus membra- naceus parum longior, internus magis chitineus, acutus est. Hypopha- rina (Fig. 20 H) antice subtus triangularis, acuta, supra subquadrata apparet, oblique vero inspecta ut appendix uncinata distineta. Ten- torium (Fig. 17 et 20) manifestum inter marillarum basim. Palpi ma- xillares (Fig. 16-17 P) breves, quam rostrum parum breviores, uniar- ticulati, subtriangulares, converiuseuli, setis quatuor sat longis supra aucti et ad basim area sensitiva lata subovali, sensillis minimis co- nicis composita, instructi. Labium (Fig. 17-19) parte mediana magis chitinea compositum et partibus duabus lateralibus, quae antice in ap- pendicibus duabus apicem marillarum supra etiam obtegunt, cueulli instar. FILIPPO SILVESTRI do bi © 0) Thorax scuto dorsuali uno integro (Fig. 10 et 15 T) inter caput et abdomen interpositum angulis posticis aliquantum per latera abdo- minis acute productis, parte ventrale pedifera pone marginem anticum superum abdominis spatio sat magno arcuatim producta. Pedes longi, robusti setis et spinis ut Fig. 22 demonstrat instructi. Pedes primi paris (Fig. 22 A) coxa longa, secundi (Fig. 22 B) et tertii (Fig. 220) paris cora coalita. Femur in pedibus 3° paris dilatatum. Fig. 22. — Pedes: A primi paris pes integer, B secundi paris et C' tertii paris pes a femore. Tarsi omnes b-articulati; praetarsi (Fig. 21) unguibus duabus lon- gis, arcuatis, attenuatis et pulvillis duobus laminaribus, appendicibus pluribus sat longis instructis, nec non setis duabus longis inter pul- villos compostti. Abdomen segmentis 1-7 (Fig. 10 et 15) scutum latum, parum minus quam °|, longitudinis totius corporis longum, postice rotundatum for- mantibus et segmentos 8-10 perparvos parum ante marginem posticum 59 DI TERMITIDI E TERMITOFILI DELL’ERITREA seuti dicti subtus sitos obtegens. Scuti abdominalis pars ventralis setis brevissimis, crassiusculis, conicis tota vestita. Segmenta abdominalia 8-10 (Fig. 15) subtilissima, brevissima ut cauda minima magni scuti abdominalis in parte infera ante mar- ginem posticum eiusdem scuti distincta. Long. corp. 1,36, lat. 1,08; long. antennarum 0,28; long. scuti abdominalis 0,85; long. pedum 1° paris cum cora 0.90, 3° paris @ basi femori 1,10. Habitat. In nidis Termitis bellicosi Smeath. ad Adi Ugri. Observatio. Species haec magnitudine praesertim a Thaumatoxena Wasmanni Bredd. et Born. bene distincta. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 28 Settembre 1906. GIACOMO DEL GUERCIO Intorno a tre specie rare di Mizozilini italiani e alle diverse galle PRODOTTE DA VARII AFIDI SUL'iPE:OP VEUSNTGR%A Delle tre specie di Mizozilini in esame la prima vive sulle foglie della estremità dei rami della querce (Quercus robur L.), la seconda staziona sulle radici giovani dell’ abete (Abies pecti- nata DC.) e la terza si trova sui rami e sugli aghi dei giovani pini (Pinus silvestris L.) e dell’Abete (Abies excelsa DC.) della flora dei dintorni di Firenze. Quanto alle notizie sugli atidocecidî del Pioppo, esse servono a mostrare come alterazioni simili possano essere prodotte da cause difterenti, e viceversa. Vacunide nuovo della Querce. Il nuovo Vacunide della querce è rappresentato dalle forme alate, che hanno il corpo notevolmente raccorciato, con capo piccolo e torace molto grosso, rigonfio, di colore bruno-scuro, come il capo, assai più largo e presso a poco della stessa lunghezza dell’addome, che è di colore olivastro. Il capo, per altro, è rugoso con brevissimi peli, più rari che scarsi, situati sopra piccole sporgenze appena rilevate e visibili a forti ingrandimenti soltanto; margine frontale compreso fra le an- INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 361 tenne poco sporgente ed appena retuso nel mezzo ; occhi composti grandi, neri; ocelli distinti, poco più piccoli del tubercolo per l’oc- chio supplementare. Antenne (fig. 1), subeguali, in lunghezza, al capo ed al torace sommati insieme, formate di cinque articoli distinti. Il primo ar- ticolo è globulare al pari del secondo, che è presso a poco della stessa grandezza ; il terzo è cilindrico, quasi due volte più lungo Fig. 1. — Antenna del nuovo Vacunide della querce, molto ingrandita. del quarto, che è quasi clavato; il quinto è anche più distinta- mente clavato del quarto ed è quasi della lunghezza del terzo, compresa la sua appendice terminale, che è poco più lunga che larga, di forma conico-raccorciata ed ottusa all’apice, dove è guer- nita di tre o quattro piccoli peli. Il terzo, il quarto ed il quinto articolo delle antenne, d’altronde, sono quasi lisci e, mostrano tutti e tre, per trasparenza, una striscia sensoria elicoidale, che manifestamente li percorre dalla base all’apice ed arriva per fino nell’appendice del quinto articolo sopraindicata. Per quanto abbia poi potuto vedere, solo il quinto articolo, al- l’apice, è provvisto di un’area sensoria orbicolare. Rostro con succhiatoio alquanto robusto, ma corto, giacchè non arriva con l’apice alla base del secondo paio di zampe. Ali ampie e lunghe, quelle anteriori quasi due volte la lun- ghezza del corpo e tutte con nervatura assai sottile per quanto ben distinta. Le ali anteriori (fig. 2) hanno lo pterostigma conformato a lama di coltello, bruscamente ristretto poco dopo la base, e, nella parte ristretta, successivamente rastremato e prolungato così da arrivare con l'apice non molto discosto da quello dell’ala. Le vene oblique sono quattro, tutte semplici o indivise : le prime due aderenti, 0 362 GIACOMO DEL GUERCIO per brevissimo tratto unite alla base; la terza, o cubitale, è per la metà circa evanescente dalla base. 5 Fig. 2. — Ala anteriore del nuovo Vacunide della querce, fortemente ingrandita. Le ali posteriori (fig. 3) sono quasi la metà di quelle anteriori, * con la vena costale leggiermente convessa nella seconda metà, ed alla base o quasi dell’ ultimo terzo è fornita di quattro retinacoli distinti (fig. 4); la vena sottocostale è notevolmente ingrossata alla base e nel rimanente è concava, laddove la vena costale è convessa. Esse hanno poi due vene oblique egualmente distinte, SaR LUNA ALI | 3 4 Fig. 3. — Ala posteriore. — Fig. 4. — Retinacoli della stessa molto ingranditi. distintamente separate alla base ed inclinate così sulla sottoco- stale che Pangolo acuto, formatovi dalla prima, è subeguale alla metà dell’altro formato dalla seconda. Zampe robuste ed abbastanza allungate, con le tibie molto in- grossate all’estremo tarsico, provviste di rada striatura trasversale e numerosi peli setolosi, corti, inseriti sopra un rilievo alquanto evidente ; tarsi lunghi di due articoli distinti, fittamente striati e ultimo terminato da due lunghe unghie robuste. Sifoni e codetta egualmente indistinti e non rilevati. INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 363 Cercando, con questi caratteri, posto, per la specie, nei noti generi della tribù dei Mizozilini, i Tetraphis Horvath (1) da ri- ferirsi ora al gen. Hamamelistes Shim. (2), per la natura delle antenne, formate di quattro articoli, non la possono comprendere, come d’altronde non si potrebbe collocare fra i Mindarus Koch (3) e nelle Stagona dello stesso autore (4), giacchè se avvicina la na- tura dello pterostigma allontanano i caratteri delle antenne com- poste di sei articoli, ed il resto dei caratteri delle ali, quelle an- teriori, in un caso, e quelle posteriori, nell’altro, particolarmente considerate. ?arrebbe invece che l’attenzione si dovesse portare sui generi Vacuna Heyd. (5), Glyphina Koch (6), Cerataphis Lict. (7) tutti e tre composti di specie con cinque articoli nelle antenne, come in quella descritta. Ma, senza dire che, il numero degli articoli a parte, per il diverso rapporto di questi fra loro e per la natura degli organi sensorî, la specie in esame non si potrebbe assimilare ad alcuna di quelle dei generi indicati, noterò che in esse lo pterostigma è diverso, e diversi sono pure i caratteri della vena cubitale, che è costantemente forcuta nelle Vacuna, e, nelle Gli- phina, pure essendo il più delle volte semplice, le ali posteriori, come nelle precedenti, hanno costantemente una, non due vene oblique, come nella forma descritta. Quanto al genere Cerataphis esso ha le femmine attere con due distinti tubercoli frontali e le antenne di quattro articoli; e le femmine alate con le antenne di cinque articoli, ma gli ultimi tre sono fittamente striati di tra- sverso, lo pterostigma è come nelle Vacuna al pari della vena cubi- tale, che è forcuta, e tutto il corpo è protetto da uno scudo orbico- lare a margine radiato, che non ha riscontro nella specie descritta per la querce. (1) HorvàTtH G.: Wiener Entom. Zeit., 1906, p. 6-7. (2) SHIMER H.: Transactions of Am. Entom. Soc., vol. I, p. 283. Filadelfia, 1867. (3) KocH C. L.: Die Pflanzenliiuse. p. 277. Ap 0prici0p: 280. (5) HEYDEN C.: Museum Senkenbergianum, vol. II, 1837. (6) KocH C. L.: Op. cit., p. 259. (7) LICHTENSTEIN I. : Les Pucerons, p. 67. — BucktoN G. B.: British Aphi" des, vol. V, pag. 198. 9604 GIACOMO DEL GUERCIO Sicchè questa non trovando posto conveniente nei noti generi dei Mizozilini ricordati, deve necessariamente formare un nuovo genere a se, che piacemi di indicare col nome di Abamalekia, as- segnando per la specie l’altro di Abamalekia Lazarewi, dal nome illustre del nobile principe russo, Abamalek Lazarew, che tanto bene sa spandere intorno alla sua famiglia, nel breve tempo della sua dimora a Pratolino. Gen. Abamalekia nob. Antennae breves quinquae-articulatae, articulo tertio quintum lon- gitudine aequante, quarto duplo longiore ; alae deflerae, anteriores venis obliquis quatuor ommibus simplicibus, prostigmate usque at api cem alarum producto; posteriores retinaculis quatuor, venis obliquis duabus sejunctibus ex inframarginali prodeuntibus; nectaria et cauda nulla. Quanto poi alla posizione del genere nella grande tribù dei Mi- zozilini parmi che, malgrado lo stesso numero degli articoli nelle antenne, per la natura singola di ognuno di quelli, per la natura dei loro organi sensorî, e dalla forma, più che dalla nervatura delle ali, non debba far parte dei Pentafidi ma dei Vacunidi, distinguen- dovelo nel modo seguente: 1. Ali anteriori con pterostigma cultriforme prolungato verso l'apice dell’ala; vena cubitale semplice ; ali posteriori con due vene oblique e quattro retinacoli SAS EA O IE Gen. ABAMALEKIA Nob. (Sp. tip. A. Lazarewi nob.) — Ali anterioriori con pterostigma non conformato a coltello, nè prolungato verso l’ apice dell’ala; ali posteriori con tre re- tinacoli. Di 2. Prima e seconda vena obliqua delle ali anteriori unite alla base; ali posteriori con due vene oblique ; pidocchio coperto da un guscio a margine frangiato, provvisto di due tubercoli frontali nella femmina attera. Gen. CERATAPHIS Licht. (Sp. tip. C. Lataniae Boisd.) INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 365 — Prima e seconda vena obliqua distinte alla base ; ali posteriori con una sola vena obliqua ; pidocchio non ricoperto di scudo e senza tubercoli frontali nella femmina attera. È. DATE E VO a le A Gen. VACUNA Heyd. (Sp. tip. V. dryophila Schr.) OE Mizozilino radicicolo dell’ Abete. Il Mizozilino sopraindicato è rappresentato, per ora, soltanto dalle forme radicicole attere. Fig. 5. — Femmina partenogenica non ancora bene evoluta del Mizozilino radi- cicolo dell’Abete, molto ingrandita. Esse, allo stato adulto, sono ovato-raccorciate, alquanto depresse, e ricoperte di uno strato abbondante di materia cerosa bianca, e poichè questa è filata e raccolta in eleganti pennelli intorno ed in altre parti del corpo, il pidocchio si manifesta con forma evi: dentemente raggiata. Quanto poi ai pennelli che si trovano fuori 366 GIACOMO DEL GUERCIO dei margini del corpo, ne ricordo due nel margine postero-tergale del capo, in linea con altri sei che si trovano distribuiti sul dorso del torace e dei due primi somiti addominali, mentre altri, spesso non meno evidenti, appariscono dopo il settimo somite, e per i quali e per gli altri, che si trovano nel margine ai lati della estre- mità dell’addome, il pidocchio appare ivi elegantemente ricciuto. Liberando poi Vanimale da cosìftatti ornamenti e dallo straterello di cera polverulenta che copre il suo corpo di sotto, (fig. 6) si vede che è fornito di radi peli setolosi, giallognoli, assai più nu- merosi e robusti invece alla estremità dell’addome. Il capo intanto è di color bruno, trasversale, col margine fron- tale compreso fra le antenne leggiermente sporgente, quasi piano, con occhi composti piccoli, del colore del capo e formati di tre corneole soltanto. Antenne pelosette (fig. 7) di color bruno paglierino, appena più lunghe del capo e del torace sommati insieme e composte di sei articoli distinti. Il primo articolo è cilindrico, poco più lungo che largo ; il secondo è clavato, tagliato obliquamente alla sommità e subeguale alla lunghezza del terzo; questo è notevolmente più sot- tile del precedente, appena più ristretto alla base ed all'apice obliquo, come il precedente, ma con inclinazione diretta dall’avanti all’ indietro e non viceversa, come nell’altro ; quarto articolo poco più corto del terzo, notevolmente più ingrossato e bene arrotondato alla sommità ; quinto articolo presso a poco della lunghezza del terzo, ma più distintamente clavato ed arrotondato all’apice come il quarto ; sesto articolo della lunghezza e della forma del quinto al pari del quale ha un’ area sensoria terminale, alla quale fa se- guito una corta appendice cilindrica. rostro lungo e robusto, arrivante con l’apice del succhiatoio fin presso la estremità dell'addome. Il suo primo articolo è brevissimo ed arriva alla base delle zampe medie ; il secondo è invece lun- ghissimo e chiaro, al pari del precedente, il terzo è subeguale al primo, ma è di color bruno, mentre il quarto pur essendo del co lore del precedente è alquanto più lungo. Zampe del colore delle antenne, ma più robuste, corte, con anca breve e larga, trocantere quasi così lungo che largo; femori in- grossati per tutto quasi egualmente; tibie notevolmente più lunghe INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 567 dei femori e pressochè nella stessa misura dal primo all’ ultimo paio ; tarsi bene sviluppati, terminati con due unghie molto di- stinte. Sifoni mancanti. Fig. 6. — Femmina partenogenica attera adulta del Mizozilino dell’Abete. — Fig. 7. — Antenna della stessa molto ingrandita, Piega genitale infoscata, armata di varie serie trasversali di se- tole, delle quali quelle più prossime all’apertura genitale sono assai più robuste e lunghe delle altre. Tergo degli ultimi due somiti addominali bruno. Apertura anale nell’ ultimo dei due somiti indicati. Al termine della breve descrizione di questo pidocchio devo ri- cordare la variazione notevole dei caratteri delle antenne, le quali, spesso, anche nelle forme bene evolute e con addome pieno di embrioni si trovano formate di quattro o di cinque articoli, di quattro articoli nelle forme postembrionali e di tre articoli negli 305 GIACOMO DEL GUERCIO embrioni. Quando sono di tre articoli, il terzo soltanto è lungo e gli altri due sono corti. Quando sono formate di quattro articoli il primo è brevissimo, il secondo è due volte più lungo del primo, il terzo è lunghissimo, appena più lungo di tutti gli altri articoli Sta ef USL 10 Fig. 8. — Rostro ingrandito: Yr, fronte; cl, clipeo; 78, labbro superiore; 1-5 arti- coli del labbro inferiore. — Fig. 9. — Estremo tibiale ed articoli tarsali con unghie. — Fig. 10. — spg, piega genitale; ag, apertura genitale; pa, piega anale; aa, apertura anale; ps, us, ultimo segmento addominale e codetta. sommati insieme, ed il quarto, con la sua appendice, è quasi eguale alla metà del terzo. Quando le antenne sono di cinque articoli i primi due sono quasi delle stesse dimensioni ed appena più lunghi che grossi; il terzo è presso a poco della grossezza dei due primi, alquanto ristretto nel mezzo e tre volte la lun- INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 369 ghezza del secondo; il quarto è distintamente più sottile e più corto del terzo, mentre il quinto è più sottile si, ma quasi della stessa lunghezza del terzo. Jome questi stessi caratteri variino nelle antenne di sei articoli si può vedere dal confronto delle diverse figure e dalle descrizioni sommarie date per ciascuna di esse. Dirò come siano invece le variazioni osservate nel rostro della specie dalle forme embrionali a quelle postembrionali anco definitive, giacchè il raccorciamento è notevole, nelle più giovani il succhiatoio oltrepassando di parec- chio la estremità dell'addome, mentre più tardi sì riduce nei li- miti sopraindicati. Gli occhi sono sempre formati di tre corneole soltanto, a quella guisa che non si trovano sifoni nè codetta. Questo premesso, anche per evitare possibili cause di errore nel riconoscimento della specie, dirò come essa sia certamente da com- prendersi fra i Mizozilini, dei quali, malgrado la sua presenza esclusiva, per ora, sulle radici degli abeti (Abies pectinata), il Rhi- zobius pini Burm. (1) vivente sulle radici del pino (Pinus silvestris), e le altre specie congeneri nominate e descritte, che sono a mia conoscenza, sono affatto diverse da essa. A questo riguardo ognuno potrà consultare i lavori del Burmeister sopraindicato, per avere notizie sui Rhizobius pini et pilosellae ; Kaltenbach (2) per la na- tura del RWizobius subterraneus ; Passerini G. (3) sui Ahizobius sonchi et menthae ; Buckton (4) sul A. graminis; Thomas (5) sul R. poae, e Forbes (6) sul . spicatus, e sul . panici Thomas. Per me la rassegna dei caratteri dei diversi Ahizobius indicati mi ha mostrato che il genere è notevolmente caotico, tanto che men- tre Passerini vi limita le specie con tarsi forniti di unghia sem- plice, altri invece vi comprende anche forme radicicole con unghie bifide, senza ricordare che lo stesso numero degli articoli delle an- (1) BURMEISTER: Handb. der Entomologie, Zweiter Band, (Ahyneota) p. 87 n. 12. (2) KALTENBACH : Familien der Pflanzenliiuse, p. 209 n, 3. (3) PASSERINI : Aphididae Italicae, p. 79-80. (4) BucKTON : British Aphides, vol. IV, p. 93, tav. 129, fig. 9-14. (5) THOMAS: Third Report on the Noxious Insects of Illinois, p. 166. (6) FORBES: Eighteenth Report on the Noxious and beneficial insecis of Illinois, 1891-1892, p. 104, tav. X, fig. 4, (R%. spicatus). 24 970 GIACOMO DEL GUERCIO tenne è diversamente segnato, secondo i diversi autori per le forme, più o meno giovani, naturalmente, che hanno avuto in esame, d’altronde, e la natura anco diversa, per me, delle specie di ge- neri differenti che vi hanno introdotto. Quanto agli altri mizozilini radicicoli, ogni confronto con le Pentaphis Horv. (1), con le.Geoîca Forb. (2) e gli affini sarebbe perfettamente fuori luogo, a causa del numero degli articoli delle antenne, che nei generi ricordati è di 5, mentre nella specie de- scritta è di 6. Più proficuo non riuscirebbe nemmeno il riavvicinamento alle forme rizofile delle Schizoneura Hart., Colopha Mon., Myzoxylus Horv., ecc. giacchè in esse il rapporto del terzo agli altri articoli delle antenne, per le note forme almeno, è costantemente diverso da quello riscontrato nella specie in esame, la quale, pel complesso dei suoi caratteri si avvicina di più, ma non si può assimilare nemmeno alle note forme radicicole dei comuni Pemphigus, delle Tetraneura e di qualche altro genere affine noti da noi. Mi pare anche più lontano il suo rapporto con le Trama; per uscire anche dai Mizozilini, nè ritengo che possa essere carattere di riavvicinamento per quelle la terminazione addominale che, per altro, non è nemmeno esclusiva alle Trama, giacchè la stessa cosa si riscontra nelle Geoica, nelle 7ychea, nelle Farda ed in altri Mi- zozilini. Quanto poi al genere nel quale la specie va compresa, per quello che si può desumere dalla femmina descritta, la scelta, per me, ca- drebbe sui Rhizobius Burm, o sul noto genere Rhizomaria Hart. L'antico gen. Rhiziobius conviene che sia oggi sostituito, per il nome, coll’altro di Rhizoicus proposto dal Passerini, giacchè il primo, indicato dal’Heyden, era stato già adoprato dallo Stephens per comprendervi alcune specie di coleotteri coccinellidei. Il genere Rhizoicus Pass. però, malgrado il nome mutato, non cessa per questo di essere un genere caoitico, per la natura delle specie che comprende. Di esse, infatti, alcune, come ho detto, hanno cinque articoli nelle antenne (Rhizoicus graminis (poae) Bu- (1) HoRvÀTH: Op. e luogo cit., p. 2-5. (2) FORBES: Op. cit., p. 101. INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 37] ckt.), mentre altre ne hanno sei, (Rhizoicus Sonchi Pass.), nel quale, per altro, ed in un suo congenere (Rhizoicus Menthae Pass.) i cin- que primi articoli sono quasi della stessa lunghezza, e 1’ unghia dei tarsi è semplice, indivisa, mentre che nella specie descritta ed in altre Punghia è bifida. Il rostro, invece, è brevissimo nei %. Sonchi, Menthae, graminis, ecc. mentre è lungo tanto nella specie descritta, da raggiungere il margine posteriore dell’addome ; senza contare che in questa stessa specie è formato di cinque articoli distinti, mentre nei Ahizoicus ve nha un numero minore. Sicchè il gen. Rkizoicus, per quanto affine, non può comprendere l’afide radicicolo dell’abete, che ritengo si debba sistemare nel gen. Rhi- zomaria Hart. (1) della consistenza del quale e della posizione sua nella famiglia degli Afidi mi occuperò non appena avrò ottenuto le forme alate, sebbene queste, dalla figura e dalle interessanti note del Niisslin appaiano come vere forme di Pemphigus (2). TR Gli alati del Mindarus abietinus Koch e la consistenza del genere Mindarus rispetto al genere Schizoneura. Questo Mizozilino per quanto noto altrove non era stato ancora illustrato da noi, e ne descrivo e figuro taluni dei caratteri del- l alato per vedere se realmente il genere si debba sopprimere, per aggregarne la specie alle Sehizoneura, come ha fatto il Cholodko- vsky (3), o se non convenga invece di conservarlo e cercargli posto conveniente nella tribù dei Mizozilini. Come ha ben disegnato il Koch, nel lavoro indicato, gli alati della specie, raccolti il 4 maggio del decorso anno sull Abies pecti- nata, alle Cascine di Firenze, hanno il capo ed il torace di colore nerastro e l’addome di color verde oliva brunastro con sei fascie (1) HARTIG: Thander Forstliches Jahrbuch. Bd. 55, p. 177, 1857. (2) NiissLIn: Die Tannen Wurzellaus (Allgemein Forst-und, Jagd-Zeitung, Frankfurt. Dezember., 1899). (3) Zool. Anz. 1896, 257. 312 GIACOMO DEL GUERCIO trasversali nere larghe e distinte sul dorso e la estremità stessa dell’addome nerastra. Capo distintamente trasverso, col margine frontale compreso fra le antenne appena sporgente, retuso nel mezzo. Fig. 11. — Antenna di alato di Mindarus abietinus, ingrandita. Antenne molto più lunghe della somma del capo e del torace insieme, setoliformi, piuttosto sottili e formate di sei articoli : il primo articolo è poco più lungo che largo ed appena più stretto all’apice, il secondo è pressochè della lunghezza del primo, ma più cilindrico, poco meno ingrossato ed alquanto vescicoloso alla sommità ; il terzo articolo è il più lungo di tutti, cilindrico, con quindici a sedici aree sensorie trasversali, successive ed uniforme- mente distribuite ed allineate dalla base all’apice e dalla parte antero-superiore di esso; il quarto articolo è molto più corto del terzo, alquanto più sottile dall’apice alla base, fittamente striato di trasverso e fornito di un’area sensoria, raramente due, quasi orbicolare alla sommità; il quinto articolo ha la forma del quarto, ma è notevolmente più lungo, più clavato e con un’area sensoria ovato-raccorciata disposta nel senso longitudinale, alla sommità ; il sesto articolo è più corto del quinto, poco più lungo del quarto, e distintamente clavato, terminato anch’esso con un’area sensoria ovale, dopo della quale è un’appendice notevolmente più lunga che larga, cilindrica, striata anch’essa di trasverso, ed arrotondata all’apice. Occhi grandi, neri, ben rilevati, con tubercolo per l’occhio sup- plementare assai distinto. Ocelli molto piccoli ma ben visibili. Rostro relativamente sottile, con l’apice del succhiatoio arrivante poco oltre la base delle zampe posteriori, avente il primo articolo lunghissimo, il secondo poco più lungo che largo, a lati paralleli, e, ad ogni modo, più corto notevolmente dell’ultimo, che è conico con una corona di brevi peli setolosi presso la sommità. i (LL i INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 373 Zampe abbastanza lunghe e robuste, brunastre, con piccoli peli setolosi, e piuttosto radi. MC. pi. l 13 Fig. 12. — Ala anteriore di Mindarus abietinus, ingrandita: mc, margine costale; pt, pterostigma. — Fig. 13. — Ala posteriore ingrandita. Ali grandi: le anteriori con la prima metà della vena costale molto convessa, mentre la sottocostale è concava nel mezzo fra la base dell’ala e l'origine della vena pterostigmatica; lo pterostigma è falciforme, restringendosi successivamente mano a mano che si prolunga verso lapice dell’ala; le due prime vene oblique sono distinte alla base, ma non molto lontane, ed incurvate così da li- mitare uno spazio claviforme; la terza vena obliqua è nulla per lungo tratto alla base e non si può dire con precisione da quale punto della sottocostale abbia origine, ma pare che debba trovarsi pressochè ad eguale distanza fra la seconda vena obliqua e quella pterostigmatica, che a metà della sua lunghezza si biforca ed i suoi due rami, ben divaricati, decorrono paralleli o quasi alla seconda ed alla quarta vena obliqua o vena pterostigmatica, che è lievemente incurvata, tanto nel tratto basilare, quanto in quello terminale. 5ST4 GIACOMO DEL. GUERCIO Le ali inferiori hanno la vena costale quasi diritta, quella sot- tocostale fortemente e bruscamente piegata nel mezzo e colla se- conda metà convessa in avanti. Le vene oblique sono due, ben distinte alla base, ma formanti con la sottocostale quella specie di zampa di gallina, che è caratteristica delle ali dei Pemphigus, ed è per ciò che l’angolo della prima con la sottocostale è quasi un terzo se non più grande di quello della seconda; i retinacoli sono due, piegati ad uncino nel mezzo ed alla estremità, e situati poco oltre l'altezza della metà della seconda vena obliqua. Sifoni indistinti. Codetta conica distinta, arrotondata alla sommità. Dall insieme delle figure e dei caratteri surricordati si vede chiaramente la vicinanza dei Mindarus Koch e delle Schizoneura Hartig, le quali, come gli altri, hanno antenne di sei articoli col terzo più lungo di tutti ed aree sensorie trasversali; ali anteriori con la terza vena obliqua forcuta e quelle posteriori con due vene oblique distinte. La seconda metà del margine costale, nelle Schi- zoneura, però, non è sfuggente come il tratto corrispondente del mar- gine posteriore od anale, nè la metà terminale dell’ala stessa appare simmetrica come nei Mindarus; in questi lo pterostigma è falci- forme e più lungo quasi della vena pterostigmatica, che sorge alla base di quello; nelle Schizoneura lo pterostigma è mandorlare più o meno raccorciato, eguale ad un terzo o alla metà della vena pterostigmatica, che sorge alla metà di esso, e la vena sottocostale nelle ali inferiori è tanto piegata nel mezzo, che malgrado la di- stinzione delle due vene oblique, la sottocostale appare quasi trifida. Per tutte queste ragioni, insieme, ma per quella della lunghezza dello pterostigma in rapporto alla vena relativa, e della posizione delle vene oblique nelle ali inferiori, in particolare, in vista altresì della possibilità di rinvenire altre specie non ancora riscontrate e descritte, ritengo che sia utile conservare il genere Mindarus così d’ altronde come hanno fatto O. Niisslin (1) ed altri. (1) O. NiissLIN : Zur Biologie der Schizoneuriden-Gattung Mindarus Koch. (Bio- logischen Centralblatt. Band. XX. Nr. 14.15. Juli, 1900). = I INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. d TEN Galle simili di afidi differenti e differenti galle prodotte dallo stesso afide sul Popu/us nigra L., ecc. I Signori Darboux ed Hounard nel catalogo sistematico dei zoo- cecidi europei e del bacino del Mediterraneo, enumerando quelli delle foglie del Populus tremula L. e del Populus nigra L., fra gli altri ne ricordano uno formato dalla piegatura della lamina nella pagina superiore, attribuito all’azione di un afide non determinato; un secondo formato dal piegamento delle due metà della lamina foliare nella pagina inferiore, riferito al Pemphigus affinis Kalt; un terzo globuloso, sulla costola della lamina, con apertura bila- biata riferito al Pempigus populi Courchet ; ed un quarto piriforme solcato e mammellonato alla superficie, situato sul picciuolo della foglia, attribuito ad una specie diversa dal Pemphigus pyriformis Licht. ricordato per il Populus nigra L. 14 15 Fig. 14. — Foglia di Pioppo piegata dal Chaitophorus, metà quasi più piccola del vero. Fig. 15. — Femmina giovane di Chaitophorus leucomelas, ingrandita. Di questa galla non fa cenno I. I. Kieffer nella interessante ‘assegna dei Zoocecidî di Europa, pubblicata negli Annali della 576 GIACOMO DEL GUERCIO Società Entomologica di Francia (Synopsis des Zoocecidies d’ Eu- rope vol. LXX, pag. 391, 1901), dove, a pagina 392 non trovasi determinato nemmeno l’ Aphis che piega superiormente la lamina del Populus tremula L.; ma indica due altri Pemphigus galligeni della lamina foliare del Populus migra L. Di questi, uno, secondo la notizia del Sig. Tavares ripiegherebbe le due metà del lembo di sotto; e l’altro, secondo. Loiselle ripiegherebbe anch’ esso il margine inferiormente. I Parmi intanto utile di notare che la prima galla raccolta dai Signori Darboux ed Huard sul Populus tremula L., l’ha riscon- trata anche il compianto prof. Passerini G. di Parma (1) e da lui, come da me, fu vista formata da una piegatura di una parte della metà della lamina, sulla pagina inferiore della medesima, e non in quella superiore, senza escludere per altro che la piegatura possa aver luogo indifferentemente nelle due pagine foliari. Come nella fig. 14 la piegatura in forma di galla trovasi per lo più situata ai lati della costola o nervo mediano della lamina; ma ciò per altro dipende dal numero degli afidi che vi si trovano, ed a me consta che nella primavera quasi tutta la metà della lamina può trovarsi piegata sull'altra, particolarmente quando le foglie sono ancora tenere e piccole; mentre nell’estate ho visto che la piegatura è meno estesa e ridotta al margine del lembo soltanto. In un caso e nell’altro la parte della lamina piegata ed interes- sata più direttamente dalle punture dell’afide presenta tante pic- cole sporgenze appena rilevate, mamellari, a contorno orbicolare e di colore per lo più giallo-rossiecio, o giallo-verdastro, ben di- stinte nel fondo giallo verdognolo e rossiccio della galla. Quest’alterazione del lembo foliare del Populus nigra è dovuta alla presenza del Chaitophorus leucomelas Koch, e ricorda sicura- mente le altre prodotte sulle foglie della stessa pianta dalla fon- datrice del Pemphigus affinis Kalt. e dai discendenti di questo. La galla prodotta dalla fondatrice del Pemphigus indicato, che io mi sappia, non è sempre ricordata dai Cecidologi, ma è stata bene designata dal Lichtenstein nella tavola 2° fig. 4* del suo lavoro sugli (1) Flora degli Afidi italiani, fin ora osservati dal prof. G. Passerini « Bullet- tino della Soc. Entomologica italiana » anno 3° (1871) pag. 258. Da INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. INA Afidi (1). Essa è fusiforme ed affatto marginale (fig. 18, 19), giacchè non misura più di 11 o 12 millimetri di lunghezza per 3 millimetri di larghezza, nè contiene mai più di un pidocchio. Questo (fig. 16) è attero, globuloso, blu-scuro, farinoso, e col passaggio alla serie degli alcool si presenta di un bel verde smeraldo cupo, senza se- tole sul corpo, con antenne di cinque articoli formati come nella fig. 17 e zampe tanto corte che restano nascoste di sotto il corpo. 17 18 19 Fig. 16. — Femmina fondatrice di Pemphigus affinis. — Fig. 17. — Antenna della stessa, ingrandita. — Figg. 18, 19. — Foglie grandi e piccole alterate dalla fondatrice, metà quasi più piccole del vero. Per differenza ricordo che la femmina attera del Ohaitophorus leucomelas Koch non è sola nella sua galla come quella descritta del Pemphigus affinis Kalt., e ad ogni modo è di forma ovato al- lungata, quasi piriforme, di color giallo verdognolo, interrotto sul dorso da due serie longitudinali di strie trasverse, scure, brevi, (1) Les Pucerons. Monographie des aphidiens, 1885. GIACOMO DEL GUERCIO -J così da lasciare una stria mediana ed una marginale il cui fondo contrasta notevolmente col colore delle macchie indicate. Le larve di questo pidocchio da me raccolte a Montepiano nell’estate del 1898 sul Populus pyramidalis Roz. presentano una distribuzione di colore diversa da quella indicata per la madre, e simile invece a quella della figura 15. Con le forme attere giovani ed adulte in numero diverso, se- condo il tempo nel quale cadono le osservazioni, si trovano tal- volta gli alati, che, come le larve, non si trovano nella galla della fondatrice del Pemphigus affinis Kalt. Le larve infatti di questo emphRigus mano a mano che ven- gono alla Iuee lasciano Pabitazione materna e vanno a stabilirsi lungo la costola o nervo mediano delle altre foglie della, pianta, dando Imogo alla formazione della nota galla, alla quale per lo più, che io mi sappia, si riferiscono i cultori della Cecidologia, e nella quale non si trovano che forme giovani e ninfe da trasformarsi in alati. Però se sulle foglie meglio evolute la galla, che i discendenti della fondatrice indicata vi provocano, è formata dalla piegatura longitu- dinale della foglia sulla sua pagina inferiore, in quelle giovani la stessa galla può essere ed è diversamente conformata. E, per vero, essa alcune volte è rappresentata da una completa e vera involuzione della lamina, così da formare una galla conica; altre volte è trasversale formata cioè da una sensibile piegatura trasversa dell’apice della la- mina verso la base (fig. 21); ed altre volte invece apice ed i lembi laterali della lamina si piegano contemporaneamente sulla pagina inferiore, dando luogo ad una galla, nemmeno essa ricordata, della forma di una berretta di prete, notevolmente depressa. In un caso e nell’altro, per tanto, la galla delle forme emigranti del Pemphigus affinis Kalt. richiama alla mente assai bene tanto quello della fon- datrice della specie stessa, quanto le altre riferite al Chaitophorus leucomelas Koch. Le figure riportate per queste varie forme di galle danno ra- gione sufficiente del riavvicinamento indicato. Prima di finire il confronto però desidero di riportare il rilievo fatto dal defunto prot. Ferrari di Genova, relativo al Chaitophorus leucomelas var. Iyratus Ferr., il quale dice di avere trovato una madre ed otto INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 379 piccole larve nella stessa galla spirale del picciuolo del Populus nigra. L’ A. non dice se la galla era stata prodotta dal Chaitophorus, ma non nota neppure che la galla si riferiva ad altro pidocchio, per esempio al Pemphigus spyrothecae Pass., per la galla del quale, poco più oltre si esprime con termini non identici a quelli usati 20 21 Fig. 20. — Foglia alterata dalla fondatrice del P.affinis, a metà della sua grandezza naturale. — Fig. 21. — Foglia alterata dai suoi discen- denti, più piccola del vero — Fig. 22. — id. ri- cordante la fig. 14 del Chaitophorus e quella 19 alterata dalla fondatrice del Penfigo in esame. per la deformazione picciuolare, sulla quale rinvenne la varietà del Chaitophorus sopraindieata. Per questa, infatti, egli adopra l’espressione « Aderant in eadem galla spirali petiolari Populi nigrae una cum matre 8 larvae pu- sillae » e per quella del Pemphigus. surricordato dice « In galla petiolari-turbinato-spirali Populi nigrae » (1). Siechè, ove realmente, come parrebbe, 1 attorcigliamento del picciuolo della foglia del pioppo si riferisse al Olaitophorus, avremmo un’ altra non dubbia rassomiglianza, nel principio al meno, fra la sua galla e quelle del Pemphigus spyrothecae Pass. e del P. protospirae Licht. Venendo ora alla diversità delle forme e della posizione delle (1) P. M. FERRARI, Species aphidarum hucusque in Liguria lectas, pag. 26 e pag. 291 « Ann. Mus. Civ. Stor. nat. » Genova, 1872, pag. 232 e pag. 285. 380 GIACOMO DEL GUERCIO galle riferibili allo stesso cecidozoo piacemi anzi tutto di portare l’attenzione sopra quelle del Pemphigus pyriformis Licht. Nella prima parte infatti della sua monografia sugli Afidi (1) Lichtenstein dà una bella figura della galla del Penfigo indicato, dalla quale si vede come il picciuolo della foglia del Populus nigra si è deformato così da rassomigliare ad una vera e propria piccola pera (tav. 1 fig. 3 e 4). ) dc hi; iS: È 23 24 25 Figg. 23, 24, 25. — Varie forme di galle del Pemphigus pyriformis a metà della loro grandezza naturale. Qui invece, dalle mie osservazioni, fatte sopra migliaia di galle della stessa specie, resulta, anche per esami recenti, che la galla designata dal Lichtenstein e dagli altri imitata, è rarissima, o non si trova quasi affatto. Quando le si avvicinano sono distintamente solcate, a solcatura irregolare (fig. 23) così come i Sigg. Darbuox ed Houard hanno indicato a pagina 264, A. n. 2154, del loro lavoro citato; ma anche in questo caso però le galle hanno l’apertura sempre in rilievo, più che orbicolare, bilabiata, trasversa (fig. 25), e non situata in una lieve depressione del cecidio. La forma più comune è quella di un cono più o meno raccorciato (fig. 24), svolgentesi, non secondo l’asse del picciuolo, come è il caso (1) Les Pucerons. Monographie des Aphidiens, pag. 38 n. 497, planche I, fig. 1-5. INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 551 della figura del Lichtenstein, ma in una posizione laterale, diver- gente fin dalla base da quella del picciuolo indicato, sul quale le galle ora sono solitarie, o più di sovente abbinate ed ora sono perfino a tre per volta insieme, dalla stessa parte del picciuolo, il quale talvolta ne porta anche quattro, due per parte, in direzione opposta, o tutte e quattro intorno allo stesso tratto del picciuolo, che sparisce quasi completamente fra il mucchio galligeno che ne resulta. Non di rado poi la galla per quanto solitaria, assume nello svi- luppo una forma tanto allungata che sembra cilindrica o leggier- mente fusiforme (fig. 26), mentre, altre volte, solitaria o gemina, si produce alla base della lamina, impiantata sulla costola, dalla parte inferiore della medesima, così come si vede dalla figura (fig. 27). 26 Fig. 26. — Altra forma di galla di P. pyriformis, un terzo più piccola del vero. Fig. 27. — Galle dello stesso cecidozoo situate sulla lamina, a metà della loro grandezza naturale. Non credo che vi sia bisogno di avvertire che di tutte le va- rietà delle galle notate ho esaminato le fondatrici e gli alati degli afidi che le hanno provocate, e che ho dovuto riferire sicuramente al noto Pemphigus pyriformis Lichtenstein ; dirò invece che l’esame dei cecidozoi è indispensabile per determinare con sicurezza la 082 GIACOMO DEL GUERCIO natura della galla, la forma della quale e la locazione sua potendo essere assai diverse malgrado la costanza della natura della forma parassitaria o cecidozoica che è servita a produrla. Fig. 28. — Foglia con galla di Pemphigus marsupialis; — a, b, galla dello stesso cecidozoo vista dalla pagina superiore e da quella inferiore della foglia, con l'apertura cm. Nello stesso concetto, per altro, son venuto in seguito alla ispe- zione delle galle, che sulle lamine foliari del Populus nigra L. vi producono il Pemphigus marsupialis ed il P. populi Courchet. E per vero, guardando alla galla prodotta dal primo dei due Pemphigus indicati, si vede che essa, dipendentemente dalla lun- ghezza più o meno notevole, che occupa sulla costola della foglia, muta sensibilmente di forma, ora essendo sferoidale, ora quasi fu- siforme, raccorciata, ed ora molto allungata, a lati più o meno si- nuosi ed arrivante verso apice della lamina. Quando. la galla è raccorciata, sferoidale, o poco più allungata, si trova collocata in- differentemente tanto alla base, quanto nel mezzo ed all’ultimo terzo della costola della lamina, proprio come ha luogo per quella INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 353 del Pemphigus populi Courchet (fig. 29, 30, 31). La galla dovuta a questo cecidozoo può essere globulare ed impiantata per larga base sulla costola, può essere obovata ed a stretto impianto, 0 stipitata; e stipitata o quasi, ma dopo poco la base conica, sem- plice, biloba o triloba e compressa, per modo da assumere la forma di una galla multipla, con una o più cavità. 29 Figg. 29, 50, 31. — Foglie diverse di Pioppo con galie di Pemphigus populi varia- mente formate ed a metà quasi della loro grandezza naturale. Le considerazioni svolte per i cecidi delle foglie del Populus, con poche varianti, si potrebbero ripetere per i cecidî, delle foglie par- ticolarmente, di non poche altre piante, fra le quali, per i Mizozi- lini, ad esempio, giova ricordare le varie specie di Olmo, come PUlmus campestris L. Nella pagina superiore delle foglie di questa pianta infatti non vi è cecidologo che non sappia che si trovano due galle stipitate, ad ostiolo ipofillo, che si rassomigliano quasi interamente fra loro, e non si distinguono infatti che per il carattere, assai secondario se si vuole, di una produzione tricomatosa, per la quale, come si sa, è appena pubescente il cecidio della Tetraneura rubra Licht. ed è liscio invece quello della 7. Ulmi De G. Questa differenza che almeno esiste fra le due galle ricordate, 384 GIACOMO DEL GUERCIO non esiste però fra quella della 7. Ulmi e l’altra della 7. coerulescens Pass., che pure si trova sulle foglie della stessa pianta ed al pari della precedente è liscia, e non pubescente come quella della T. rubra. Sulle foglie dell’Olmo con le tre galle globolari, od oblunghe sopra- indicate, qui almeno, ne trovo un’altra, affatto vescicolosa, a parete assai sottile, scabrosetta, più o meno pubescente, come quella della T.rubra; ma a differenza di quella e delle altre, essa è fortemente lobulata e non delle dimensioni di un pisello, o quasi, come le precedenti, ma per fino di una grossa noce. Questa stessa galla, anni or sono, l ho ricevuta dall’egregio prof. Massalongo, il noto maestro della cecidologia italiana, ma anche in esse non vi erano che alati simili a quelli della nota 7. Ulmi, alla quale, d’altronde, De Geer, fin da quel tempo, la galla aveva attribuito. Occupandomi altrove degli afidi rizofili delle graminacee avrò occasione di ritornare sulla natura di queste diverse galle, e al- lora sarà il caso di un esame comparativo più esteso ed esauriente così come lo potrà essere con lo studio delle varie forme, che ne determinano l’inizio, e ne promuovono lo sviluppo, e con le altre dalle quali ripetono 1 origine loro le stesse autrici prime della formazione dei cecidi. Altri esempi di galle simili prodotto da specie differenti si hanno sui giovani rami dell’ Abete, nei falsi coni prodottivi dall’ Adelges abietis e dall’ Adelges strobilobius ; ed altre ancora prodotte dalle differenti fondatrici delle Fillossere propriamente dette (P%hyllo- xera Boyer de Fonsc.) sulle foglie del genere Carya e di altre piante esotiche; mentre si sa quali differenze esistano fra i cecidi delle forme radicicole e quelli delle forme gallicole, della comune Fillossera della vite (Xerampelus nob.) e fra le. alterazioni delle stesse forme gallicole, secondo che si trovano sulle lamine foliari o sui vitieci della stessa pianta. Ma ritornando, per ora, alle alterazioni della pianta, sulla quale, per questo, ho voluto riportare la mia attenzione, parmi lecito di riassumere a modo di conclusione : 1° Che le foglie del Populus nigra L., del Populus pyramidalis Roz., e di qualche altra specie portano alterazioni, nelle foglie, delle quali taluna è dovuta alla presenza di Afidini (Chaitophorus INTORNO A TRE SPECIE RARE DI MIZOZILINI ECC. 5355 leucomelas Koch) e le altre a Mizozilini di generi diversi, e fra esse per quelle ricordate alla fondatrice ed agli emigranti del Pemphi- gus affinis Kalt. alla fondatrice del quale, con tutta probabilità si devono riferire le due galle accennate dal Sig. Tavares e dal Sig. Moiselle. 2° Che la galla formata dal Ohaitophorus leucomelas è simile a quelle riferibili al Pemphigus affinis. 3° Che la galla del Pemphigus piriformis Licht., per quanto possa essere formata dal rigonfiamento del picciuolo verso Papice, ha da noi abitualmente forma e sviluppo assai diversi, e posizione differente così da trovarsi nello stesso tempo tanto sul picciuolo quanto sulla lamina foliare. Ritengo per tanto che a queste specie si debba riferire la galla piriforme solcata, attribuita dai Sigg. Dar- buox ed Houard ad un Pemphigus indeterminato. 4° Che variazioni meno sensibili, ma sempre notevoli si osser- vano nella forma e nella posizione della galla del Pemphigus mar- supialis, e del Pemphigus populi, variazioni che a parer mio trove- rebbero la spiegazione conveniente nel numero e nella distribuzione che i cecidozoi prendono sulla costola della lamina nella forma- zione del cecidio. 5° Che, infine, galle simili potendo essere provocate da ceci- flozoi diversi, e galle differenti potendo essere provocate dallo stesso cecidozoo in diversi punti della foglia, la determinazione della galla si deve desumere dall’ esame dei caratteri del ceci- dozoo. Dalla R. Stazione di Entomologia agraria, Firenze, Maggio, 1906. Gli estratti di questa Memoria furono pubblicati il 20 Novembre 1906. 25 ANTONIO BERLESE PROBABILE METODO DI LOTTA EFFICACE CONTRO LA CERATITIS CAPITATA WIED. E RHAGOLETIS CERASI L. ED ALTRE TRIPETIDI Già da molto tempo entomologi e frutticultori, impensieriti dai danni che arrecano, si sono dati a ricercare i mezzi opportuni per combattere gli insetti surricordati e noti volgarmente sotto il nome di Mosca delle Arance oppure Mosca delle frutta il primo e Mosca delle Ciliege V altro, ma finora con scarso risultato pratico. Tutto affatto recentemente si è considerato l’effetto di endofagi speciali per taluno di detti insetti, come ad es. della Heramerocera brasi- liensis Ashm. per la Ceratitis capitata ed anche da noi se ne stu- dia presentemente il modo di azione. Però ora si parla solo di un mezzo artificiale di lotta. Negli anni 1903, 1905 e 1906 io ho avuto occasione di esperiì. mentare, con ottimi effetti, un metodo per combattere la Mosca delle Olive (Dacus Oleae Rossi). Tale metodo, già provato dal 1903, ma che sarà ampiamente illustrato in altra parte di questo giornale, consiste nello spargere sulle foglie delle piante da difendere, co- minciando dal periodo in cui le frutta possono essere inqui- nate dalla Mosca, una soluzione al 10 °, circa di una miscela di Miele (31 °/,), Melassa (65 °/,) e Glicerina (2 °/;), avvelenata con Arsenito di potassa al 2 %/, Come è noto, le mosche appena nate hanno le uova ancora in- complete ed abbisognano, per portarle a maturazione ed atte ad PROBABILE METODO DI LOTTA CONTRO I IRIPETIDI 587 essere deposte, di un periodo di 10-12 giorni circa, durante il quale debbono ingerire sostanze zuccherine. Mettendo dunque alla loro portata la miscela sopradetta, di cui sono ghiotte, esse ne mangiano e muoiono avvelenate prima di aver deposto le uova. La sostanza velenosa però, perchè possa essere facilmente ingerita dalle mosche deve trovarsi sulle piante sempre allo stato liquido e, dalle osservazioni che io ho fatte, essa si man- tiene tale per una quindicina di giorni, dopodichè bisogna ripe- tere l’operazione, spargendola di bel nuovo sugli alberi. Così pure bisogna ripetere la stessa operazione se la sostanza fosse stata dilavata in seguito a piogge sopravvenute. Se loliveto da salvare dista di qualche chilometro da altri oli- veti non trattati, oppure se il trattamento è generale per una assai larga estensione, cosicchè sia da escludersi la possibilità di una reinvasione di mosca da oliveti infetti, bastano pochi tratta- menti; altrimenti, per salvare completamente il prodotto, questi bisogna che sieno continuati fino quasi alla maturazione delle olive. La quantità di soluzione al 10 °/, da spargere su ogni pianta è, in media, di mezzo litro per trattamento. Così facendo, nelle esperienze anzidette, praticate su ben 16,000 piante in tre località diverse, ho ottenuto risultati assoluti, riu- scendo a mantenere, negli oliveti trattati, tutte le olive sane, fino a maturazione, mentre nei circostanti oliveti di controllo tutte le olive erano bacate e distrutte già fino dal Settembre. Le pioggie autunnali, che generalmente cadono poco prima della raccolta, sono sufficienti a dilavare le olive dalla sostanza avvele- nata, molto solubile in acqua, che eventualmente venisse a cadere sulle stesse; quando però non si verificassero copiose pioggie, biso- gna, prima di mandarle al frantoio, lavare con acqua le olive per eliminare qualsiasi pericolo di avvelenamento. Considerando che la Rhagoletis Cerasi L. e la Ceratitis capitata Wied. si comportano, pei loro costumi, in modo simile al Dacws Oleae Rossi, io credo che si potrebbe benissimo combattere le dette mosche, come anche altri Tripetidi nocivi all’ Agricoltura, col me- todo da me seguito nella lotta contro quella delle olive, ossia spar- gendo sugli alberi da difendere, cominciando dail’ epoca in cui le Mosche possono deporre le uova sulle frutta, una miscela zueche- tel 355 ANTONIO BERLESE rina avvelenata, analoga a quella indicata e mantenendovela per un tempo più o meno lungo, a seconda della maggiore 0 minore probabilità di una reinvasione di Mosche da frutteti non trattati. ritengo quindi che da parte di chi si trova in regioni devastate dalle mosche delle ciliegie, delle frutta o di altre simili, sarebbe conveniente esperimentare il metodo che diede così buoni risultati contro quella delle olive, adattandolo opportunamente alla specie da combattere ed apportandovi quelle modificazioni che 1’ esperienza dimostrasse del caso; non scordando di esaminare le frutta prima della raccolta, per constatare se per avventura fossero imbrattate dalla sostanza impiegata ed in tal caso sottoponendole, prima di metterle in commercio, ad un’ accurata lavatura. Dalla R. Stazione di Entomologia agraria. Firenze, 7 Novembre 1906. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 3 Dicembre 1906. ON THE PARASITES OF “ DIASPIS PENTAGONA , By L. 0. HOWARD. Diaspis pentagona has long been a resident of the Distriet of Columbia, surely since 1892, when it was discovered on the grounds of the U. S. Department of Agriculture. (Insect Life VI, 287). Its prevalence in Italy upon the mulberry tree renders it a very dangerous enemy of the silk industry in that country, and Italian entomologists, notably the late Professor Targioni Tozzetti, and Professor Antonio Berlese, have long sought means of era- dicating it. Im the absence of records of parasitism it was not at first thought to be at all feasible to utilize its natural ene- mies. In the summer of 1905, however, Professor Berlese urged the writer, in Florence, to send to Italy branches ot trees infe- sted by the Diaspis from America in the hope that parasites might be reared. Curiously enough, this scale does not seem to attack mulberry in the United States, and on the grounds of the Department of Agriculture there existed, until within a short time. a peach tree literally covered with the scale within a hundred yards of mulberry trees which did not become infested. Im the spring of 1906, during the writers absence on a second trip to Europe, Mr. Marlatt secured a number of branches of lilac from the District of Columbia all abundantly infested by the scale, and sent them, carefully packed, to Professor Berlese. From these scales were bred in Florence three species of parasites: The first, Tetrastichus canadensis Ashmead; the second, Prospalta murtfeldtii Howard, and the third, a new species of Prospalta. On the wri- 390 L. O. HOWARD ter?s return to Washington at the end of May other branches were taken from the same tree, and rearing experiments were be- gun here. More than 200 specimens of the new species of Pro- spalta have been reared, 25 to 50 specimens of Ablerus clissiocam- pae Ashmead, and 2 specimens of Perissopterus pulchellus Howard. We have, then, four species of primary parasites of Diaspis pen- tagona to place on record, as follows: 1. Prospalta berlesei n. sp. One specimen reared in Florence by Professor Antonio Berlese from scales sent from Washington, and more than 200 specimens reared at Washington from June 20 to July 5, from scales taken from the same tree. 2. Ablerus clisiocampae Ashmead. Originally supposed to have been reared from the eggs ot Clistocampa, but, with little doubt, in reality reared from some Diaspine scale covered by the C%- siocampa eggmass. Subsequently reared from Chionaspis furfurus, in the District of Columbia, and from Aspidiotus forbesi on pear and apple, from Champaign, Ill., the latter rearing by Mr. W. G. Johnson. 3. Perissopterus pulcheltus Howard. Originally reared from a Lecaniodiaspis on linden in the Distriet of Columbia in 1879; la- ter from a Lecaniodiaspis from East Atchison, Mo.; from Chiona- spis pinifoliae from Providence, R. I., and from Aspidiotus forbesi on currant at Champaign, IIl., the latter rearing having been made by Mr. W. G. Johnson; now reared in two specimens from Dia- spis pentagona at Washington. 4. Prospalta murtfeldtiù Hovard. Originally reared from Aspt- diotus uvae by Miss Mary E. Murtfeldt at Kirkwood, Mo., in 1888; later from Aspidiotus forbesi on cherry and currant by Mr. W. G. Johnson at Champaign, Ill., and now reared by Professor Antonio Berlese from Diaspis pentagona at Florence, Italy, received from Washington, D. C. 5. There is also one, presumably hyperparasitie, reared by Professor Berlese at Florence from Diaspiîs pentagona received from Waskington, D. C. This is Tetrastichus canadensis Ashmead. It now only remains to describe the new Prospalta, remarking upon the strange fact that this presumably American species should have first been reared by Professor Berlese in Florence. ON THE PARASITES OF <« DIASPIS PENTAGONA » 391 Prospalta berlesei n. sp. Female. — Length, 0.73 mm.; expanse, 1.47 mm.; greatest width of fore-wing, 0.19 mm. Comes close to P. aurantii. Joint 1 of fu- nicle about as long as pedicel, but slightly narrower; joint 2 ra- ther shorter than joint 1; joint 3 longer than joint 1, and a little broader; club joints subequal in length, and each about as long as joint 3 of funicle; the basal joint very slightly wider than joint 3 of funiele, and the terminal joint tapering from near base to its pointed tip. In general effect the fHagellum is longer and more Prospaita berlesei n. sp. filiform than in P. aurantii. Surface of thorax smooth. General color, a bright straw yellow; ocelli coral red, eyes black; meso- scutellar parapsides black; abdomen fuscous, with narrow, light yellow bands between the segments; metanotum fuscous; antennae light yellow brown; legs yellowish; wings hyaline, with a very slight dusky shade on disc; veins yellowish; forewings as with P. aurantii, but proportionately slightly longer and broader; disc PRC la “| sj LO: HOWARD O ÎE densely, uniformly covered with very short cilia; marginal cilia | of both wings as with P. aurantii. w Male. — Unknown. Described from many. specimens reared from Diaspis pentagona, Washington, D. C., June, 1906. Type N. 9924) US: National Museum. Washington July 10, 1906 Bureau of Entomology of the U. S. Departm. of Agriculture. ì % Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 30 Novembre 1906. SERIE MASCHILE DELLA “ POLLINIA POLLINI ,, Costa Nota del Prof. A. BERLESE in collaborazione col Dott. G. PAOLI. Descriviamo e disegnamo i maschi di Pollinia Pollimi Costa, che non ci sembra sieno ancora noti e che abbiamo trovato ab- bondanti, in Luglio-Agosto, sui rami di Olivo molto inquinati di Pollinia e Fumaggine, in parecchie località di questa Maremma. Nella prima decade di Agosto i follicoli erano tutti vuoti, sicchè gli individui da noi rinvenuti devono esser considerati come tar- divi. Fra i numerosi follicoli osservati trovammo anche la 1% ninfa maschile. FoLLICOLO. — Il follicolo del maschio è di forma ovale (Fig. 1), lungo 850 p.. e largo 350 p.; è di color giallo citrino, con una leggera depressione presso una delle estremità; appare rozzamente diviso in anelli. Alla periferia si notano dei riccioli di cera più 0 meno abbondanti, conformi a quelli emessi comunemente dalle forme giovani e da tutte quelle della serie femminile. Questi follicoli sono irregolarmente disposti sui rami di olivo ricoperti di Fumaggine, ma sono per lo più vicini fra loro e di- sposti coll’asse maggiore nel senso della lunghezza del ramo. 1° NINFA. — La 1° ninfa ha forma allungata simile al follicolo; è priva di zampe; l’addome termina con due tubercoli provvisti di un pelo lungo e di altri più corti, somigliando così nella con- formazione del corpo alla ben nota 1° larva. Questa ninfa è lunga 300 p.. e larga 250 pp. ApuULTO. — Il maschio adulto (Fig. 2) ha il capo, il torace, le antenne e le zampe di color nocciuola. Il capo è a forma di trian- golo tronco anteriormente e cogli angoli alla base assai rotondati; gli occhi accessori dorsali sono situati superiormente, presso i 394 A. BERLESE e G. PAOLI limiti laterali, sono ovali, di color sanguigno e distano fra loro circa tre diametri trasversi: le loro cornee formano un leggero rialzo lungo gli orli del capo. Gli occhi accessori inferiori sono collocati nel centro della faccia ventrale, colla zona pigmentata piriforme e accostati fra di loro. Mancano i veri occhi laterali. Fig. 1. — Follicolo maschile di Pollinia Pollinii. Fig. 2. — Maschio adulto di Pollinia Pollinii. Le antenne sono formate di soli 9 articoli, di cui i due basali più grossi; il 3° è più lungo e più sottile di tutti e privo di peli come i precedenti; i successivi sono forniti di peli e ultimo porta all’estremità 3 o 4 setole più lunghe, terminate da un ingrossa- mento a bottone; le antenne sono lunghe come la testa e proto- race insieme. Il protorace è breve, di forma trapezoidale; il mesotorace è largo, anteriormente curvato e piuttosto convesso, porta le ali membra- nose con una sola nervatura anteriore; inferiormente è piano e liscio. Il metatorace è più stretto dell’articolo precedente e pro- SOTTO SERIE MASCHILE DELLA <« POLLINIA POLLINII » 39 ” 19) tetto sul dorso da uno scudetto triangolare; di sotto è piano; mancano i bilancieri (Fig. 5). L’ addome è conico, allungatissimo; la metà posteriore, che va gradatamente as- sottigliandosi è molto mobile in tutti i sensi e termina coll’evandropigio (Fig. 4), conico, appuntito, da cui si vede sporgere l’organo copulatore in forma di stilo brevissimo, che non oltrepassa in lunghezza Vapice dell’evan- dropigio stesso. Le zampe delle tre paia sono tutte simili fra loro per lo sviluppo, e solo ia tibia e Fig.3. — Testa e torace ve- duti dalla faccia ventrale articolo del tarso portano alcuni peli al- di Qf'di Pollinia Pollinti. Fig.4.— Evandropigio, veduto dal ventre, di Pollinia Pollinii. l'estremità distale: attorno alle unghie si no- tano i soliti digituli. Per cui, riassumendo, il maschio della Polli nia Pollinii Costa è caratterizzato dalle an- tenne di soli 9 articoli, dalla mancanza di veri occhi, dalla mancanza di bilancieri e dalla for- ma dell’ addome conico allongatissimo e dalla vibratilità del medesimo. Diamo qui le misure principali, secondo le medie trovate nei nostri esemplari. Lunghezza totale del corpo. . . . . 1000 » dellantostà. - "o. RE Larghezza della testa . . . _. . . +. > 160 Lunghezza delle antenne . . . . . . 0 300 » del:torace geo RIO. Larghezza: del torace. ‘. 0. +. +04. |> 200 Langhezza, dell'ala +, 00 ie 580 Larghezza massima dell’ala . . . . +. > 170 Lunghezza dell'addome. . . . . . . > 550 Larghezza massima dell’addome. . . . > 65 Zampe anteriori —. femore... vet. ta? 100 » » SESSO EOS e A OO 15 Sme diane —' femore i N 90 » » STIA RT EN 70 » posteriori — femore. . .-. «> 105 » » ELIOT RITI i GO RT 75 Dal Laboratorio di Rosignano Marittimo. — Agosto 1906. Gli estratti di questa Nota furono pubblicati il 22 Novembre 1906. DESCRIZIONE DI UN NUOVO GENERE E DI UNA NUOVA SPECIE DI LECANITE VIVENTE SULL’OLIVO Nota di A. BERLESE e F. SILVESTRI Nel 1905, contemporaneamente, ciascuno di noi ha trovato e ri- conosciuto per nuova la forma che descriviamo e Vuno di noi (Silvestri) la ebbe dall’ Italia meridionale, Valtro (Berlese) la trovò in Toscana, precisamente nelle vicinanze di Castellina marittima, ambedue però ne raccogliemmo, nel 1905, solo pochi individui fem- mine e di Toscana si potè avere anche il maschio nel suo follicolo, ma nel 1906 se ne ebbero moltissimi esemplari della detta località di Toscana. Ci limitiamo, per ora, a descrivere brevemente le forme tutte dell’insetto in questione, la cui femmina adulta ad ovisacco com- pleto può essere confusa colla nota Philippia Oleae Costa. Gen. Euphilippia nov. Femm. matura prima della formazione dell’ovisacco. Corpo a con- torno ellittico, sopra convesso, provvisto lungo tutto il margine di brevi spine coniche, che servono a formare il sostegno basale dei riccioli di cera emessa da ghiandole ad essi sottostanti, e di una sarena mediana di cera, costeggiata da grossi e sottili riccioli di cera bianca. La carena mediana di cera si estende in lunghezza dalla parte anteriore del corpo (dalla distanza di circa *,, della NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 397 lunghezza del corpo stesso dal margine anteriore del capo) fino a circa ’|,;} della stessa lunghezza del corpo dal margine posteriore dell addome e in larghezza per circa 4|, e ‘|, della maggior lar- ghezza del corpo; ha una forma trapezoidale ed è divisa in quat- tro porzioni situate luna dietro l’altra, delle quali Vanteriore è la più breve, la posteriore poco più lunga dell’anteriore, Vante- riore submediana, più breve della mediana e submediana poste- riore. Questa, osservata di lato, è divisa da solchi in quattro pi- lastri. La cera che costituisce le quattro porzioni della carena mediana è molto dura e stratificata. Ai lati della carena si aprono grosse ghiandole, che secernono cera sotto forma di riccioli, d’ uno spessore di p 14 ed altre ghiandole che danno riccioli sotti- lissimi. Questi e quelli si ripiegano ed aggrovigliano nel modo più vario sulla carena, dando a questa cocciniglia un bell'aspetto. L’ incisura posteriore del corpo è profonda, e le squame anali sono molto più corte del margine posteriore dell’addome. Antenne di 8-9 articoli, dei quali il terzo è il più lungo. Zampe bene sviluppate e funzionanti per tutta la vita della 9, con tarsi monomeri e pretarso fornito ai lati dell’unghia di due appendici laminari, allargate all’apice, più lunghe dell’unghia. 2 adulta, che si prepara a deporre le uova, con tutto il corpo coperto di cera, che esce a fiocchi e forma un ovisacco il doppio circa più lungo del corpo stesso, per il fatto che la 9 non resta fissa, ma si avanza un poco nel deporre le uova. LARVA I. Corpo senza carena mediana dorsale di cera, fornito soltanto nella parte submediana del dorso di qualche rieciolo di cera (Fig. 1). Antenne di 6 articoli. Squame anali fornite di una lunga setola. OSSERVAZIONE. — Questo genere è prossimo al genere Phi- lippia Targ., però se ne differenzia per la presenza di una earena mediana di cera e ghiandole submediane ceripare al dorso, nello stadio di II larva, fino a quello di 9 matura e per 1’ ovisacco molto più lungo. 398 A. BERLESE @ F. SILVESTRI Euphilippia olivina sp. n. LARVA I. (Fig. 1). Corpo giallo-zolfino, ovale, un poco più largo anterior- mente che posteriormente con segmentazione distinta, e fornito nella parte submediana dorsale di poche ghiandole ceripare, che Fig. 1. — Larva I di Euphilippia olivina; A, dal dorso; B, dal ventre. secernono grossi riccioli e lungo il margine di cortissime spine coniche, zampe ed antenne abbastanza lunghe. Antenne di 6 articoli, dei quali il terzo è il più lungo ed il se- condo il più corto, gli articoli 4-5 quasi uguali fra di loro e cia- scuno di essi più corto del 6°, fornite di setole come mostra la Fig. 2. NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 399 Occhi rappresentati in ciascun lato del capo da un ocello. Zampe fornite di una lunga setola al trocantere e di altre se- Fig. 2. — Antenna della larva I Fig. 3. — Zampa della larva I di Euphilippia olivina. di Euphilippia olivinu. A B Fig. 4. — Estremità posteriore della larva I di Euphilippia olivina; A, dal ventre; B, dal dorso. tole nei seguenti articoli della lunghezza e disposizione indicate dalla Fig. 3. Pretarso costituito da un’ unghia abbastanza lunga 400 A. BERLESE @ F. SILVESTRI e da due setole sottili clavate, più lunghe dell’ unghia, che nascono alla base di questa. ( Fig. 5. — Parte posteriore della larva I Fig. 6. — Larva II di EupRilippia olivina di Euphilippia olivina, con l’anello vista dal dorso. anale estroflesso. Squame anali più lunghe dei lati dell’addome e portanti cia- scuna una setola lunga quanto la metà della lunghezza del corpo Fig. 7. — Larva II di Euphilippia olivina, carena vista di fianco senza la porzione posteriore. circa, oltre alcune setole brevi. Setole dell’anello anale raggiun- genti con le loro estremità l'apice delle squame anali, (Figg. 4, 5). AE RT ca È PRIA NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 401 Lunghezza del corpo mm. 0,61, larghezza 0,31, lunghezza della setola apicale delle squame anali 0,31. LARVA II. Corpo giallo, fornito al dorso della carena di cera bianca, ca- ratteristica di questo genere, e ai lati di essa da pochi grossi rie- cioli e da molti riccioli sottili bianchi (Figg. 6, 7); ovale, il doppio più lungo che largo, con segmentazione indistinta al dorso. Fig. 8. — Antenna di larva II di Euphilippia olivina. Antenne di 6 articoli come nella larva I, ma con peli più corti (Fig. 8). Squame anali un poco più corte del margine posteriore dell’ad- dome con le setole apicali un poco più corte della terza parte della lunghezza del corpo. Fig. 9. — Larva III di Euphilippia olivina; A, denudata dalla cera e veduta dal dorso; B, veduta dal dorso, mostrante la cera: C, colla sua cera veduta di lato. Lunghezza del corpo mm. 1,00, larghezza 0,5; lunghezza della setola apicale delle squame anali 0,28. 402 A. BERLESE e F. SILVESTRI LARVA IV. La larva III ha caratteri intermedii fra la II e la IV. (Vedi Fig. 9). Corpo ocraceo, marmorato di bruno a contorno sempre ovale, (Fig. 10) poco più di un terzo più lungo che largo, fornito lungo il uprazo britti i a => \ CORNO ì V, “% ra N i D. NQ A Fig. 10. — Larva IV, dal dorso, Fig. 11. — Larva IV veduta di lato, mostrante la di Euphilippia olivina. cera stratificata al dorso (tolti i riccioli cerosi). margine di corte spine coniche molto avvicinate le une alle altre ed ai lati della regione mediana dorsale, occupata dalla carena di cera, di una serie di ghiandole secernenti grossi riccioli, le quali appariscono alla superficie come aperture rotonde portanti una cortissima spina conica. (Fig. 11). Fig. 12. — Antenna di larva IV di Euphilippia olivina. (Nel disegno furono omessi i peli). Antenne di 7 articoli, dei quali il 3° ed il 4° quasi uguali fre di loro e più lunghi degli altri. (Fig. 12). Squame anali molto più corte dei lobi laterali dell’addome, sprov- vista di setola lunga apicale. Lunghezza del corpo mm. 2,5, larghezza 1,5. 1 i Îì NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 405 FEMMINA ADULTA. Prima della deposizione delle uova. Corpo a contorno ovale, liscio, molle, ocraceo, marmorato di bruno, però quest’ ultimo colore si dispone perlopiù a fascie tra- sversali irregolari e irregolarmente distribuite, col ventre cremeo, le zampe e le antenne ferruginee. In questo stadio, il più avan- zato, la carena di cera bianca perlopiù non è intera, ma manca di qualehe parte, qualche volta cade del tutto. Antenne di $ articoli (Fig. 15) col primo articolo corto e grosso, il secondo lungo circa quanto il primo ma meno largo, il terzo è il più lungo di tutti, il quarto ed il quinto quasi uguali fra di loro, il sesto poco più lungo del settimo, che è poco più corto dell’ot- tavo. In un esemplare ho osservato antenne di 9 articoli, dei 9 quali i 5 ultimi fra di loro quasi uguali. (Fig. 14). ai CCL Fig. 13. — Antenna di Q adulta di Euphilippia olivina. ua » Fig. 15. — Euphilippia olivina Q adulta. Fig. 14. — Antenna di Q adulta di Euphilippia olivina. Tarso e pretarso. Zampe ben sviluppate con la parte superiore apicale del tarso fornito di due lunghe setole clavate ed il pretarso formato da una forte e breve unghia abbastanza uncinata e da due appendici la- minari, allargantisi verso l'apice, più lunghe dell’anghia. (Fig. 15). Squame anali come nella larva IV. Lunghezza del corpo mm. 5,5, larghezza 3,8, altezza 3; altezza della carena mediana di cera mm. 1,2, 404 A. BERLESE e F. SILVESTRI FEMMINA ADULTA. Dopo la deposizione delle uova. Corpo raggrinzato e nascosto fra la cera della parte anteriore dell’ovisacco. Ovisacco bianco, denso, un poco più largo posteriormente che anteriormente. Lunghezza della femmina con lPovisacco mm. 10, larghezza po- steriormente mm. 4, MASCHIO, Aspetto generale consueto dei maschi di Lecaniti. Capo largo, ovato-cordiforme, con due grandi occhi rotondi dorsali, due più piccoli laterali accanto ai suddetti. (Fig. 16). Al ventre si vedono quattro occhi, dei quali due grandi ai lati della linea mediana, a questa molto accosto; due minori, ciascuno al lato esterno dei precedenti. (Fig. 17). Torace molto largo e breve. Addome terminato da una lunga e robusta valva genitale stiliforme la quale è di poco più breve della larghezza massima del torace. Questa valva è fiancheggiata in ciascun lato da una setola rigida e diretta all’ indietro lunga metà della valva stessa. Antenne piut- tosto brevi, (giungono, se distese all’ indietro, appena a metà del- addome) cogli articoli 1° e 2° brevissimi, globosi ; il 3° breve ma più gracile, fusiforme; il 4° lungo quasi quanto i precedenti presi insieme; dal 5° in poi tutti decrescenti gradatamente in lunghezza. Zampe lunghe ed abbastanza robuste. Ali grandi. Capo e torace sono brunastri; alquanto oscure anche le antenne e le zampe; più chiaro Paddome. I due lunghi peli ai lati della valva portano ciascuno un baston- cello ceroso notevolmente lungo, come si vede in altri Lecaniti. Dimensioni: Capo lungo 150 p., largo 250. Torace alle spalle largo 530 p.; scudo sternale lungo 220 p., largo 350. Antenna lunga 950 p. ; ti- bia + tarso del 1° paio lunghi 450 p.; del 2° 480 p.; del 3° 400 p.. Ala lunga 1600 p., larga 550. er. ci NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 405 FOLLICOLO MASCHILE. Il follicolo ceroso sotto il quale le forme maschili si trasformano è bianchissimo, semipellucido, composto di cera esclusivamente e grossetto. Esso ha del tutto la forma e la scultura della calotta dorsale di un Lecanium oleae femmina non del tutto matura. Adun- Fig. 16. — Euphilippia olivina o que esso è molto diverso dalla più comune forma di follicoli ma- schili di Lecaniti. La superficie dorsale è accidentata in grazia di una larga carena sagittale e di tre paia di costole che ne proce- dono a perpendicolo e giungono all’orlo laterale. Ai lati della ca- 406 A. BERLESE e F. SILVESTRI rena mediana sorgono numerosi bastoncelli cerosi lunghi, cilindrici, avvolti alquanto ad arco più che a larga spira. (Fig. 18). Fig. 17. — Euphilippia olivina. Capo del visto dal di sotto. Fig. 18. — Euphilippia olivina. Follicolo del I Il follicolo misura oltre due millimetri di lunghezza per 1500 p. di larghezza massima; esso è dunque brevemente ovale e poco convesso. Si è trovato su un ramo. BIOLOGIA. La Euphilippia vive sull’olivo e fu trovata da uno di noi (Silve- Stri) ad Albanella (prov. di Salerno) in numero di pochi esemplari (larve III) ed ancora in gran numero di individui femmine (ninfe e femmine non mature) in maremma toscana (Pastina, Collemezzano, Terriccio, presso Cecina) da Berlese, negli anni 1905, 1906. Dalle osservazioni fatte (da Silvestri) per due anni a Portici in una serra, risulta che ha una sola generazione all’anno e ehe nella prima quindicina di Maggio avviene la deposizione delle uova, dalle quali schiudono le larve dopo una trentina di giorni, cioè nella prima quindicina di Giugno. Le larvette si fissano sulla pa- gina inferiore delle foglie e passano spesso tutto il 2° stadio lar- vale in numero rilevante fissate alla stessa foglia. In inverno parte dli esse resta sulle foglie e parte passa anche sui rami, in prima- vera tutte sui rami, sui quali rimangono fino a che le $ sono NUOVO GENERE E NUOVA SPECIE DI « LECANITE » 407 pronte a depositare le uova. Raggiunto quest’ultimo stadio abban- donano i rami e si portano sulla pagina inferiore di una foglia, sulla quale si fissano e cominciano tosto a secernere da tutto il corpo la cera, con la quale devono formare Povisacco. Ciascuna femmina non deposita meno di 500 uova. Questa Cocciniglia per essere fino ad ora sfuggita agli studiosi di entomologia deve essere ben rara in tutte le località, combattuta probabilmente da attivi insetti parassiti. A_ Portici si sono osservati Chlilocorus ed Erhocomus predare attivamente negli ovisacchi di questa Cocciniglia. Però in Maremma Toscana se ne sono osser- vati, come si è detto moltissimi esemplari, su vari rami ed occu. pavano (da Luglio ad Ottobre) la pagina inferiore delle foglie, non- chè i rami e vi erano mescolati rari follicoli maschili. Abbiamo osservato anche piccoli Calciditi fra le ninfe della cocciniglia, ma non si è potuto assicurarsi che ne sono parassiti. Gli Estratti di questa Memoria furono pubblicati il 20 Dicembre 1906, dii a QU (a) Sr 5 MIO È pra i TA È toa "ASA a Ù 3 o, } | “ REDIA ,, CLORN:A-LE- DI EN T-O MOLO GLA. pubblicato dalla R. Stazione di Entomologia Agraria in Firenze Via Romana, 19 Il giornale « Redia » è destinato a comprendere lavori originali (anche di Entomologi non pertinenti alla Stazione) sugli Artropodi, lavori di Anatomia, Biologia, Sistematica, Entomologia economica ece. Esso si comporrà annualmente di un volume di almeno 24 fogli di stampa, € delle tavole necessarie alla buona intelligenza dei lavori. Prezzo d'abbonamento al periodico L. 25,00, anticipate per ogni volume, Si desidera il cambio coi giornali di Zoologia e specialmente di Entomologia. Il Direttore Prof. ANTONIO BERLESE. NB. — Si pregano coloro che inviano pubblicazioni in cambio, di spedirle tutte a questo preciso indirizzo. “ Redia ,, Giornale di Entomologia, Via Romana, 19 — FIRENZE. Istituto zoologico della R. Università di Napoli ANNUARIO DEL MUSEO 200LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie) I VoLume (completo Fas. 1-35) (Pag. 290 — 8 Tavole - 48 Incisioni ed una tricromia nel testo) Prezzo Lire 25 L’ Annuario si invia in cambio delle loro pubblicazioni agli Istituti e Giornali zoologici nonchè alle Società scientifiche. Chi desidera il cambio è pregato farne richiesta al Direttore dell’ Istituto Zoologico FR. SAV. MONTICELLI, GLINNSETTI MORFOLOGIA E BIOLOGIA DI ANTONIO BERLESE Di questo libro, che sì comporrà di circa 1000 pagine e che è destinato alla illustrazione anatomica e biologica degli Insetti, sono uscite già diciassette dispense, complessivamente di pa- gine 520, con 591 figure nel testo e cinque tavole a colori. Le fisure sono per la massima parte. originali. ; La parte finora uscita contiene i seguenti capitoli : PREFAZIONE. — I. Breve storia della Entomologia ; Il. Grandezza degli Insetti; III. Piano di organizza-. zione degli Insetti; IV. Embriologia generale; V. Mor- fologia generale; VI. Esoscheletro; VII. Endoscheletro . VIII. Sistema muscolare; IX. Tegumento; X. Ghiandole ; Sotto stampa: XI. Sistema nervoso ed organi del senso. Gli altri capitoli sono di imminente pubblicazione. Ciascun capitolo è accompagnato da una ricchissima biblio- grafia. Formato 8° grande; carattere molto fitto. Edizione di vero lusso. i Prezzo lire 1,00 alla dispensa. Per acquisti od abbonamenti rivolgersi agli Editori « Società Editrice-Libraria », Via Kramer, 4 — MILANO. > = n i flo pa 2 A = Pane 9 Tr tai = Ue ni , 5 = at. Ù a È = i Î ie e LS 5 = ln X pe Di Sept c pi i Ri; : (MPI Ca - ». Me Ps i IPRNEPOT A sa p Ù RU = D Y vi2r8 Ò n Pe ] ' La A 0%, E te VT x = O : È = 7 4 \ ca DI a è ù ‘ d do nd ) x n L ù Ò LASCI à - - E i dii ù É hd ine iii feenT Mo e SÒ, K t a "i = é Ù n ù ” di Pu; x ” z > a . se Ù Ò \ cd Lo n i 2 È î } 0 : nu A È | Pic ri : = % DI SI si N si i cs n Sh n 4 z _ Ù t Li ; * f FI sa x î RI i SA - «= mi se Li 5 ND + . A _ SIRIEDIIAS Voli Aunct. del ot lil. Lav f ri A N; ana È, REI as e VR MEO dA ti ter” da dA iu Ra o Ù a ì: è n È sci’. er une >. _ Re. urto Pri ve ICE cai | di DA) n, 5 UN Pos x B l È HU n 4 Se n 0.0 È We NO E MII" n ESTE «tra A AR Mc n i LS «N ad °° ei «Ti 3, I Ù (Da Ù TR) Sa HER Ni A : ° (ROS ù Lab agi a fena ve All pi x ta dì IC. hi Ti de 4 fi 4 = DAI 2° n ll _ i ELLI uh Ù cà fg i Al 2 Agi N " : ni _ “Lal ni Ii ili sr tt ba LD sE noi > IUNGA % | ni Ù PEN 04M A. Berlese ad nat. del. el lith. lav 1} SR DRA 04 A Berlese ad nat.deb ol lib Lav Ill » lol Ml A Berlese ad nat delet lità. VARA SirepsodtAfayfopihazza Slrace o » 00M 4. Berloso ad natdelet bt. MINA CHA SrepeoAfyfopi Pazza Slrace ZI Vol. MU SR'EDTEA> Abiertese adnatdel et lith Tav AIN Firepze Lit Affori Pezza Slroce 2A x Ù VE À A i e NAT RUI Ù Li di 4‘ “= | hd Ù i Ì ù 1 DI t LI 1 i 4 ni NL, va i i L Î A | i tali I +90 A 5 N , i 14 ( " La ì Te ui CI n T Dl bl i | VE i | Mi AT È A FIA CI : | Ji ì deSr.a Me toi d i È . » , fi E \ i i | dl Ù Ù x 7 ì : i DI T / fu li di \ i " dé Ù } il ù È i i F | | I W Î ì Ù i : ‘ i) A 1 | i i Uri via l : n , È » ve ti x z NI j È i TA | Ù L | IP, Ù 0) kl j i (1 . ns ni : PR hi; ù n rad ì 4 i IT ù n n | : i) 3 fac ) 3 Ù x U È i | a toe I LI 4) Îì LI LI il . | S ò | "i : AI e tu, i x A | + pe e Ì vr i x 5 | a E x i Mii a "a | fdt: f n È | L ur E è, ì r- DI Ei : i U NUM] ì \ ( 5 ì a | Îl 0] hi 1) 4 h Î Dr D ì i STIRO ta fi È Ù, Li y fl U n E i | i fi \ Hal i î LA y | : sa dt dA n x o È pa i | \ DI tu : 5 i i) i / | Î i i A i} lpgfio : 4 : Il i Ù i Ù RA } Ù 5 | ì, dA 1 } (N ul W i \ i Ù ' { i Ì di , dA ì dh i i \ | pali Y i N | ù i i n Ti \ . cl 4 i È | a 4. | 7 t _ i a i PRETI ì f [ ; 7 î - x Di è i | ui i ua Wi È i i i ni ei: a | i È é Mi i A LE | fi Ig) > si A soi : si Nya | DI i n è ì Sr A tl ì A f È T\o È | ni i x È ) sà Lo i Di i x il di h Si » i | A È TI î : Î] j / Ù 9 AL \ 4 Ei | " È tI È ì bd ) INCI] d LÌ CS bi IE fi È, ‘9 î : » i f Ì dA a se / h sati i À î } i i PELI Ito, (OI ì sen ia