^.II6'0.2>- ^' ^# <^W*M«V*%W^W****)WW(^**^>'^*«*^^i DELLE TORNATE DELL' ACCADEMIA PONTAINUNA IMPRESSO EEtt GVRA DEL I^EeRETARIO PEBPETl/O 185S GENNAIO — lUOLIO L »%»»ftW%»»W»W<^l»»^»SM<^W^'^' i- DELLE TORIVATE DELL'ACCADEMIA POOTAIVLIM IMPRESSO PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO 18SS AIVIVO TERZO NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRAFICO DI GIUSEPPE CATANEO Vico S. Giovanni Maggiore N. C e 0 p. p. 1855. )( 3 )( TORNAI V DE' 14 GENNAIO La Commissione, nominata per la proposizione del signor Conte Marnili (1), è stata di parere che la prolezione della Santa Vergine Immacolata alla nostra adunanza sia un fatto compiuto, senza che sievi bisogno di altra deliberazione. In quanto a' mezzi di effettuare la seconda parte della proposizione medesima, ha opi- nato che la tornata in onore della Vergine si tenga nelV ultima Domenica del venturo mese di febbraio : benvero che non sieno ammessi a leggere altri che i soli sodi Pontaniani di qualunque classe, e che non si reciti piiì di un solo componimento in prosa. Avendo I' Accademia pienamente approvato il parere della commissione , si è risoluto di preparar per quel giorno in modo conveniente la sala accademica; al che eseguire sono stali scelt' dal Presidente i socii cav. Guerra e Scipione Volpiceila. Spettando alla classe delle scienze naturali proporre in questo anno il programma per lo premio Tenore, il Presidente ha invitato ciascuno de' socii presenti alla tornata di recare nella prossima adunanza un tema relativo a quelle scienze ; ed il Segretario perpetuo è stato incaricato di far per iscritto un si- mile invito a tutti i socii non presenti. Il sig. Baldacchini ha letto il compimento della sua ver- sione poetica del P/omeieo^egrafo di Eschilo, facendosene (giu- sta il solito) il confronto col testo greco dal Segretario perpetuo. Libri offerti in dono. AuGELLUzzi (Dott. Giuseppe) — Intorno ad alcuni maestri della scuola Salernitana del XII e XIII secolo — Napoli 1853 in 8. Il cav. de Renzi presente alla tornata ha fatto avvertire, (i) Vedi (ornala deMO Dicembre 1854, rendiconto del passalo anno pag. i9b. che sebbene la data di questo opuscolo sia dell' anno 1853 , pure non lia veduto la luce che nel principio del corrente 1855: che questo equivoco non dee nuocergli, dando per avventura la idea , che il sig. Augelluzzi Io avesse preceduto in alcune ricerche relative alla scuola Salernitana , e nella pubblicazio- ne di alcuni documenti inediti ; mentre già il cav. de Renzi avea reso di pubblica ragione quelle medesime ricercbe e quei medesimi documenti , tanto nel FiUalre Sebezio dell'anno 1853 quanto nella sua coUeclio Salernitana. Ha perciò domandato che nel rendiconto delle nostre tornate si facesse espressa men- zione di questo suo reclamo contro un evidente errore lipo- graflco. Mucci ( Luigi ) — Discorsi agrarii parrocchiali per tutte le Domeniche dell' anno — Napoli 1853 voi. 2 in 8. TORNATA de' 28 GENNAIO. Essendo il principale oggetto della presente tornata la pro- posta de' temi per lo premio Tenore , si è proceduto ad una tale operazione , e sono stati raccolti diciotto quesiti sopra sva- riati argomenti , de' quali il Presidente ha dato lettura , mentre il Segretario ne trascriveva secondo 1' ordine il dettato. Il Presidente medesimo ha nominato gli otto socii da ag- giugnersi a tutti quelli della classe delle scienze naturali, per formare la Commissione di esame. Sono essi della prima classe i signori cav. Capocci e cav. de Gasparis ; delia terza i signori Marchese Puoli , e Prof. Palmieri ; della quarta i signori Baldacchini e Corcia ; della quinta i signori Volpicella ed ab. Tulelli. Si è deciso finalmente di riunire la detta Commissione di esame , ad oggetto di sceverare quei temi , che giudicasse per avventura meno opportuni, e di stabilir la classifica de' rima- )( 5 )( nenli , perchè far se ne potesse la deflnitiva scelta da tutto il Corpo Accademico. Il signor Mariano Leopoldo d'Avella ha letto il 1." canto di un suo poemetto in lode del suo diletto amico e nostro col- lega defunto Angelo Trojano Giampietri facendolo precedere da' seguenti CENNI BIOGRAFICI INTORNO AD ANGIOLO TROIANO GIAMPIETRI. « Fu Angiolo Troiano Giampietri di mente vasta ed accon- cia ad ogni ragione di sapere. Poco da' suoi maestri apparò; ma r assiduo studio e la grande capacità dell'iotelletto in breve il fecero colto dell'ingegno e di dottrine sapiente. A Irent'anni assai giudiziosamente, e con rara profondità, di cose che alla filologia ed all' archeologia si riferiscono favellava e scriveva. Seppe r ebraico , il greco antico e moderno , il latino , l'in- glese , il francese ; e più volte nell' ellenico sermone od in quello del Lazio o nell'anglico i suoi pensieri dettò. Non fu straniero alle muse, verso le quali severo, ma delicato culto mantenne; e le cagioni de'segreti magisteri della musica sot- tilmente conobbe. Dello studio de' Padri della Chiesa si piac- que moltissimo , ed a' reconditi insegnamenti della Scrittura la pia , indagatrice sua mente lungo tempo applicò. Poche cose scrisse , perchè di sue forze fu sempre pigro e scarso estimatore : pure quelle poche gli avrebbero procacciata gran fama, se per una inesplicabile iniquità della sorte per la mag- gior parte non fossero andate perdute o disperse. Di lui re- stano, e già di pubblica ragione, il Comenlo criu'co sulla grotta di Sciano (1), lavoralo in compagnia di Giuseppe Maria e di Gio- van Vincenzo Fusco , una versione dall' inglese d'un Ragio- (1) Frammenlo inedito di uno Scrillore Napolitauo del secolo XVI inlorno alle grolle incavale nel promonlorio di Posilipo , in cui è parola di quella della volgarmenle di Sciano, con un comenlo crilico-arclieologico — Napoli 1841, )( 6 )( ììamenlo del Bollore Murchison (1), e parecchie iscrizioni lati- ne ; delle cose inedile poco ci rimane ed incompiuto. — Fu d' indole poi mansueta e benigna, incliinevole alla misericor- dia, d' ira, d'orgoglio, di vanità, d'ambizione incapace. Schietto e casto ebbe il costume ; fu amico leale , discreto, genero- so ; della patria caritatevole , della famiglia ornamento e so- stegno. Non fu marito, non padre ; ma i suoi nepoti ebbe in luogo di figli, e la casa del fratello, come sua, riveriva ed amava. I delirii d'amore una sola volta pati, e grande scuola ne trasse ; però che nelle anime grandi suole quello irrevo- cabilmente determinare gli affetti e stabilire talora i futuri destini delluomo. — Tenne uftìzii civili con decoro ed onestà. — Visse anni trentasette; dolorosa morte sostenne: ma la robusta tempra dell'animo nei maggiori ed estremi dolori non venne manco. Ebbe onorate esequie, né senza sincero pianto: il quale non fu giammai meglio versato, avendo la patria nostra per- duto colai cittadino, che avrebbe meritato di vivere nelle re- mole età gloriose. Nel canto r autore, dopo di una patetica introduzione, fa- cendosi a tratteggiare l'indole e le doti del suo amico, c'instrui- sce di varii casi della costui prima giovanezza: il che sta come fondamento del suo lavoro. Conciossiachè il Giampietri per uu tristo disinganno essendosi affatto rivolto allo studio della Re- ligione e della Filosofia ; lo scrittore immagina che quegli , messosi nel cammino difficile di quelle due divine sorelle, da costoro scorto, giunga alla perfine al loro albergo misterioso, il quale giace a cavaliere d'un altissimo ed asprissimo mon- te. Quivi dopo che 1' una e l'altra sorella, sul trono assise, presenti le turbe d'ogni guisa di Virtù, han discorso all'ospite novello de'Ioro benefiiiii e della costui assidua corrispondenza a' medesimi , entrano le Virtù dette coronalrici , perchè cia- (1) Ragionaracnlo indiiizzaio alla Rualo Società Geografica di Londra nella lumaio anuiversaria de* 27 maggio 18ii dal prcsideiUc Rodcrigo Impoy Mur- chison , Scudiere ce. — Annali Civili , fase. LXXX marzo e aprile 1846. )(7)( scuna reca una corona di fiori , destinata a cinger la fronte di qualche nuovo virtuoso : le quali cantando un innodi lau- di al suono delle arpi , toccate da giulivi garzoni che loro vanno dappresso , circondano il trono. Religione togliendo dalle mani d' una di coloro una ghirlanda , e ponendola sul capo dell'alunno, questi, che in ginocchio slassi a' piedi delle due Dee, prorompe in fortissimo pianto, cagionatogli dal po- tente senso della gioia ad un tempo e della gratitudine. A tale vista tace d' un tratto l' inno delle turbe; cosicché al moto ed al canto, eh' era testé forte e frequente , ratto succede la cal- ma ed il più profondo silenzio. Qui si compie il primo Canto. Rechiamo le parole da Onore, che siede a pie del trono delle Dee, profferite al pellegrino in sul punto che questi ha varcato la soglia dell' augusto soggiorno. Al novo alunno con sereno ciglio In tali accenti favellò quel nume : — Ren sii venuto , o mio diletto figlio , Non tra queste mie luci ultimo lume. Te beato , che al provvido consiglio Delle Suore chinasti oltra il costume ! Che raro a compagnia le toglie seco Il superbo mortai per 1' aer cieco. IL Sovente ei 1' una a consigliera elegge , L'altra discaccia , siccome molesta. Folle ! non sa che per divina legge Quella disgiunta esser non può da questa: Che r una a l' altra vive , e 1' una regge , L' altra ; eh' é studio in ambe ognor d' onesta Tranquilla gioia e d' onesta sembianza ; Ch' una è la fede in esse e la speranza. )(8)( III. Tu per valli , per selve e monti e piani ; Tu per flumi e por mar sempre inquieti ; Tu per lidi selvaggi , aspri e lontani A' sereni venisti alberghi e lieti. Qui della schiera degli alTetti umani Solo han soggiorno i verecondi e queti. Aura che non sia dolce qui si tace ; Gioia che non sia casta qui non piace. IV. Qui non vedrai insidiatrici scene , U' Voluttà si porge in veste d' oro ; Qui non il canto udrai delle Sirene , Di gorgheggi finissimo lavoro ; Qui non ammirerai le danze oscene , D' Ausonia neghittosa ampio disdoro ; Qui strane fogge ed usi e leggi e riti Non accolsero unquanco i nostri liti. V. Ben sii venuto alle beate sedi , Dov' ogni bene è vero e mai non muore. Costei , eh' assisa presso me tu vedi , È la Pace , compagna dell' Onore. Non li turbar , non ti turbar , mei credi , Pace mi stringe in vincoli d'amore : Che da falsa virtù non nasco ; e i morsi Non mai sentii de queruli rimorsi. )( 9 )( VI. Delle dive Sorelle in la sublime Magion , eh' è sacra a un tempo e inculta e sola , Va Pace innanzi delle ancelle prime , Vestita , come lor , di bianca stola : Però ch'in queste faticose cime Di candore ogni obbietto altrui fa scuola. Qui ligustri , narcisi e fior di giglio , Non ellebori o tassi han loco , o figlio. VII. A piò di questo soglio alabastrino Seggio incolpato d' incolpate dive , O dal seno s' innalzi oceanino L' astro diurno , o nelle opposte rive , Ornai fornito il cerulo cammino , Scenda a dar loco alle mesi' ombre e schive , Noi sediamo a somma riverenza , E di nostre reine all' obbedienza. — Vili. Si disse il nume dalla barba bionda , Cui per etade il pel non mai vien bianco ; E l'aer tosto per la chiostra tonda Distilla odor che non s' intese unquanco. Poscia , siccome da remota sponda , S' ode mellifluo suono al Iato manco ; Ed alle note armoniche frattanto Grave , ma dolce assai, s' alterna il cauto. Mariano Leopoldo d'Avella. )( 10 )( Libri offerti in dono. V ECO dell' esperienza , giornale ; lettere E. F. della XIX serie. Mazzoldi ^Angelo)II gelso il filugello e la setane'varii tem- pi e sui varii punti del globo , memorie — Brescia 1853 in 12. TORNATA DEGLI 11 FEBBRAIO È intervenuto all'adunanza il nostro socio onorario S. A. R. il Conte di Siracusa , insieme col suo cavaliere di Compagnia, e col suo Segretario particolare. Il Presidente signor Campagna ha recitato all'Augusto Per- sonaggio il seguente Sonetto. A S. A. R. Il Conte di Siracusa Tu vieni or qiSfVperò eh' in questa parte (Forse al vulgo mal nota e mal gradita) Siedono insieme la Scienza e l' Arte , Confortandosi ormai d' alterna aita. Esse ad un fine sol drizzan le sparte Lor cure ; come vuol quell' infinita Legge, che mai dal bello il ver non parte, E che genera l' ordine e la vita. II Tuo scellrato ed inclito Germano Delle Reali Sue grazie il tesoro Sparge sovr' esse con propizia mano. Tu cresci ad esse pur vanto e decoro ; Ond' esse benedicono il sovrano Glorioso splendor de' gigli d' oro. T.. À i?^ ^gr ? il ;<: /a/, ó^^ò t^òf. Óù/Ui l JmM fn tu un: X 11 )( Il socio signor prof. Oronzio-Gabriele Costa ha presen- tato all'Accademia un pesce del Mediterraneo da lui novella- mente scoperto , offrendone in pari tempo il disegno e la de- scrizione scientiQca : e prendendone la occasione dalla presenza del principe Reale , ha domandato all' A. S. il permesso di de- dicarle quella nuova specie ; perchè rimanesse un documento di riconoscenza verso Lei , per 1' onore a noi compartito di seder fra' Pontaniani , e di prender parte a' nostri scientifici lavori. E poiché S. A. R. si è degnata accettare la dedica di quella nuova specie di pesce, il signor Costa le ha assegnata la de- nominazione di Cyrlorhynchus Leopoldi. DESCRIZIONE SCIENTIFICA DI UN NUOVO PESCE DEL MEDITEBRANEO. Genere CYRTORHYNCHUS, Costa. Pinna dorsale unica , posta giusto nel mezzo tra il termine delle ventrali e V origine dell' anale. Denti minutissimi in ambe le mascèlle, setacei ; intermascellari infermi. Corpo rivestito di larghe squame caduche. Membrana branchiostega con sei raggi. CYRTORHYNCUS LEOPOLDI, Cost. Corpo svelto, mezzanamente compresso, delicato. Il ca- po , misurando dalla estremità del rostro al margine posteriore dell'opercolo , entra quattro fiate nel resto della lunghezza del corpo compresa la pinna codale. L'altezza maggiore del corpo è '/e della lunghezza sua , esclusa la pinna codale ; la gros- sezza eguaglia la metà dell' altezza. )( i2 )( Il capo à il vortice appianato ; la fioote csluberante nel mezzo per un doppio spi{;oIo , che vi costituisce una spezie di carena , declive ne' Iati, inarcata anteriormente, e discenden- do indi quasi a perpendicolo si continua nel rostro (Gg. 2). I frontali anteriori e nasali riuniti, e congiunti con gl'interma- scellari , costituiscono il rostro, il cui apice estremo troncato guarda in giù. I sotlorbitali sono prolungati e saldati co' na- sali e co' mascellari. Gli opercoli sono lisci , a margine sem- plice e ritondato, prolungandosi però un poco obliquamente in giù. La pinna dorsale unica sorge proprio nel mezzo della lunghezza del corpo ; essa è piccola , triangolare, e composta di lo raggi semplici molli articolati , il primo de' quali è '/j del secondo che è più alto di tutti ; è preceduta da un pic- ciolissimo raggio spinoso ; 1' altezza della pinna è poco meno di quella della corrispondente parte del corpo ; la larghezza uguaglia i due terzi dell' altezza. Dietro di essa a piccola di- stanza trovasi un rudimento di pinna adiposa , consistente in un ripiegamento cutaneo, che si asconde in un solco corri- spondente alla sua lunghezza ed altezza. — Le ventrali riunite nella base , strette , e composte di sei raggi ramosi, precedute da un raggio semplice ed articolato, sono impiantate alquanto più innanzi dell'origine della dorsale. — L'anale comincia a sorgere dal sito corrispondente al termine della dorsale pie- gala , e si estende fino ad occupare la metà della distanza che passa tra 1' origine e la base della pinna codale ; la sua altez- za , misurando il primo ed anteriore suo raggio , è un poco minore della lunghezza ; si compone di 8 raggi molli ed uno anteriore brevissimo e spinoso. — Le pcUorali sono un poco l'jlciformi , ed uguali in lunghezza alla dorsale ; ciascuna à 16 raggi. — La pinna codale e mediocre, forcata , ed a lobi ugua- li ; si compone di 10 raggi, de' quali 9 spettano al lobo supe- riore e 10 air inferiore. I forami nasali si aprono proprio sulla metà dell'arco frou- X 13 )( lale, ad uguale distanza cioè dall'orbita e dallo estremo del rostro. Il corpo è rivestito di squamo larglie talmente, che se ne contano solo 7 serie su tutta la sua larghezza ; e 45 in ciascuna delle serie longitudinali. Esse sono debolmente attaccate per la loro radice in brevissima e delicata buccia, onde facilmente se ne distaccano e cascano ; la loro figura si accosta all'ovale, variando però a seconda del sito al quale appartengono : cosi quelle del dorso sulla parte media ne sono un poco prolun- gate, ed ovali nella parte libera, e troncate nella parte radi- cale (t]g. 4) ; quelle che rivestono i Iati, specialmente l'addo- me , sono più larghe che lunghe f Gg. 5 j ; e quelle della re- gione media ventrale sono molto strette ed allungate (fig. 6). La loro struttura è analoga a quella delle squame de'Ciupeidei, quin- di dell' ordine de' Cicloidei. La linea laterale non è distinta. 11 colore in fondo è gialliccio: la regione dorsale apparisce un poco verdeggiante per i punti bruno-neri della sottoposta sostanza adiposa delle squame ( glandolo adipose cutanee ) ; la regione pettorale e ventrale per l'opposto è bianco-gialliccia; nel mezzo scorre una larga striscia longitudinale, dagli oper- coli fino alla base della pinna codale , di un argentino splen- dente , più che quella che adorna le Aterine , gli Ammoditi ed altri simiglianti pesci. Così splendenti son pure i pezzi oper- colari. Le mascelle sono guernite di denti si piccoli e delicati da non potersi distinguere senza il soccorso di un forte ottico ingrandi- mento. GÌ' iniermascellari però ne sono privi del tutto. Inermi son pure il vomero ed i palatini. La lingua è picciolissima , cornea, posta allo estremo dello joide che rileva nel mezzo , fiancheggiato da due archi bran- chiali rilevati allo esterno, i cui margini esterni delle lamine sono dentellati, sicché vedesi in fondo tutto 1' apparato come fosse striato (fig. 3). Tutto questo apparato si attacca alla mandi- boia per una membrana anche frangiata , e rilevata nel mezzo. E siccome la mandibola è larghella , cosi producesi una depres- sione allo interno , che Io racchiude. La faringe è ampia, lunga essendo la scissura boccale ; e perciò le branchie vengono cosi innanzi. /)iwc«sio«i=Lunghezza totale poli. -3 lin. 3 —(0,088) Altezza massima del corpo » » » 5 =(0,014) Grossezza » » » 2 "/i» —(0,008) Non abbiamo potuto istruirci della sua interna organizzazio- ne, essendo l' esemplare unico , e non volendo privarci del do- cumculo primario distruggendolo. Nutriamo speranza di otte- nerne qualche allro individuo, ed allora ne compiremo la storia. Fu pescato nelle acque del nostro Golfo a 24 gennaio del 1835. 0. G. Costa. Lo stesso professor Costa ha Ietto un altro lavoro sulla emigrazione de' volatili. POCHE NOTIZIE INTORNO ALLA EMIGRAZIONE DEGLI UCCELLI. Nella (ornata de' 4 dicembre dell' anno testò decorso in- forma: l'Accademia della straordinaria apparizione di certi uc- celli avvenuta nella primavera dell'anno medesimo ed in quella del precedente. E propriamente indicava la Sylvia Succica, VA- nas rulila, il Podiccps rubricollis e la Ciconia Saccaia o Marabù. Un tal racconto mosse a taluno la dotta curiosità di sa- per la cagione di questa come di altre simili anomalie in rap- porto alla regolare e periodica emigrazione degli uccelli. In pari lempo si ricordavano le oscurità che si dicono )(1S)( regnare intorno alle stesse emigrazioni , e se ne chiedeva Io scLiarimento. Mi fu dato quasi per tema di tenerne proposito a que- sta nostra adunanza; ed io ne accettava volentieri l'onore- vole incarico , malgrado che non mi sfuggissero in quello istante medesimo le gravi difficoltà che accompagnano la so- luzione di tali problemi. Perciocché, onde chiarire le dubbie cose e le anomale , occorrono osservazioni molteplici e me- todiche, come quelle raccolte da Neker sul lago Leman, da Waterton Forster e Selby sulle coste dell'Inghilterra, da Nau- man nella Germania e da Backman nell'America (1). La nostra situazione, e la mia spezialmente, è pel contrario siffatta, che mal si presta alla esplorazione dello arrivo e della partenza degli uccelli. Laonde debbo chieder la vostra indulgenza, col- leghi chiarissimi , se su tale argomento poco potrò dire che mi appartenga e senza dubbiezze. La emigrazione degli uccelli è uno di quei fatti della na- tura che intimamente si stringono con altri molti, e che tutti anno rapporto coli' ordine universale della creazione : esso è uno di quelli, che richiamarono di buon'ora l'attenzione degli uomini di tulle 1' età e di ogni condizione. Il volgo stesso , se non è stato il primo, si avverti certamente della periodica apparizione e scomparsa di certe specie. Rozzo ammiratore, e superstizioso tanto più per quanto meno capace di rendersi ragione di quanto oltrepassa la sfera della sua intelligenza, si piacque di attribuire a quegl'innocenti pennuti qualche cosa di divino e di fatidico. Della quale volgare credulità le tradizioni giunsero fino a noi , e se ne trovano ancora i vestigi : né solo fra quelli del pascolo che anno le mani incallite dall'a- ratro e dalla vanga, ma appo coloro ben pure , che , senza ri- volger mai l'attenzione alla realità delle cose create, su dotte (1) Vedi Markwick sulla emigrazione di taluni uccelli nota 13. )(16X carte amano sudare e gelare. A radicare nella mente di que- sti le favolose e volgari credenze concorse quel Plinio , che intese di tutto discorrere, mescolando in quei suoi zibaldoni molte verità con ogoi assurdo e puerile racconto. Le quali cose tramandate alla posterità, che lo tenne come per la Gre- cia il sapiente di Slagira , s' invocano sovente come inappel- labili sentenze. Così , a cagion di esempio , per ispiegare Io scomparir delle Rondini, e la loro ricomparsa nella bella sta- gione , ritenendo egli la fimciullcsca credenza, dettava, che si tufiiissero nelle onde del mare e de' fiumi, e che ivi pas- sassero r inverno, stando per fino ben sei mesi sotto i diacci sepolte! A tal dettato di Plinio soscrissero poscia Alberto Ma- gno, Gasséndo, Majol, Fulgoso, Zornio, e con altri eziandio il dottissimo Kircher— Ma pel favore de' lumi de'tempi, pos- siamo dispensarci dal riprodurre quistioni di tal falla, le quali lasceremo per alimento a coloro che vogliono, e credono es- ser di ogni cosa pienamente informati. Come pur trasandia- mo il fantastico pensare de' meno antichi , i quali credeltero riconoscere negli uccelli il desiderio di visitar le lontane con- trade , che dall' eminenti regioni atmosferiche con la loro acuta vista discuoprono; o che volessero insegnare ai loro fi- gli le terre slraniere , come altri pensarono. È ormai risaputo che la estesissima classe de' volatili passa da luogo a luogo due volte nell' anno. Né vi à specie nò genere che di tal mutamento si dispensasse; stando le dif- ferenze in ciò solo riposte, che altri passano dai bassi piani sui monti vicini , altri dal colle al prato ; taluni ascendono sulle più elevate cime de* monti; ed altri in fine, elevandosi più o meno nell'aria, dalle calde regioni dell'Asia e dell'Af- frica si portano alle più temperate di Europa , raggiungendo taluni per fino le fredde zone polari: indi da queste passano a quelle. Qual' è pertanto la causa che a cotesti penosi viaggi gli X 17 X spinge? Che loro addita il tempo della dipartita e della di- mora? Che loro insegna la scelta del luogo? Ecco le inchie- ste alle quali parmi che si dovesse rispondere; e lo farò ra- pidamente scorrendo. 1. Due sono le grandi potenze motrici del mondo organi- co : il bisogno e l'amore. Verità si ben intesa dall'universale che trovasi consagrata ovunque si parla di leggi regolatrici dell' universo. Né saprei scegliere esempio migliore di quello che ne porge Elio Aristide nel suo inno a Giove , il quale leggiadramente là dice — Amore e Necessita' essere state le prime fra le celesti sostanze , che Giove si scelse per essere coadiutrici e ministre delle sue volontà. — Ed un altro ne ri- corderei di un classico fra latini poeti, se troppo rozzamente la stessa verità non avesse dettata. Tutti gli animali ubbidiscono spontaneamente a tal legge: provvedere alle bisogne della vita individuale ed a quella della specie. Tutto soggiace allo impero di queste, necessità. Solo all' uomo fu concesso il potere di moderarle e resistervi mercè la suprema influenza di quella celeste fiammella, eh' ebbe in dono da Dio. Se nonché talvolta ancora abusandone scende al di sotto della lanuta greggia. Allorché dunque comincia a scarseggiare l'alimento in un luogo , od a mancare del tutto , 1' animale è costretto dalla necessità ad abbandonarlo. E mentre tale effetto è prodotto dal- l' aridità della terra , si che mancano e frutti e semi, ed ac- que dolci e salate in cui vivono verrai ed insetti, molluschi e pesci che servono di esca agli abitatori dell' aria ; quella stessa cagione, che tali difetti produce, rincora insiememente la vita e ne accresce d'altro lato i bisogni. E' questa l' epoca in cui svegliasi il desiderio infrenabile della propagazion della specie, e quindi il presentimento de' nuovi e sempre più cre- scenti bisogni, quindi pure le sollecitudini di provvedervi. La sapiente natura gli avverte esser tempo di abbandonar 2 )(18X r una , e cercar altra terra più doviziosa e propizia. Né que- sto avviene agli uccelli soltanto , ma van soggetti ai niuta- nicnti medesimi i muli abitatori dell' acqua rettili e pesci. 2. Quella stessa legislatrice suprema , clic regola il moto degli astri , il ritorno delle stagioni , l' infuriare delle pro- celle e de* venti ; quella medesima rincora la vita degli ani- mali, e risveglia l' appetito di riprodursi. E gli uccelli si di- spongono a nozze abbigliandosi di ornamenti diversi, mutando piume , ed assumendo i più belli colori dell' iride. Cosi di- sposti si convengono dandosi a vicenda il segnale , clii sa in qual modo? Certo è, come ci attestano osservatori diligenti e fedeli, che si radunano dapprima per gruppi e falangi; co- minciano a saltellare e far prova della loro energìa; e quando lo spirar del vento è propizio, si elevano a volo tutti in un tempo disposti in beli' ordine. Notevole è pure che in siffatto convenio gli adulti precedono di un quindici giorni almeno escludendone i giovani , sia perchè lo sviluppo degli organi della generazione è precoce, comecliè più maturi; sia perchè più sentono e meglio gli stimoli della vita ; sia finalmente perchè resi già esperti e più forti con maggiore fidanza in- traprendono il volo — I giovani più tardi fanno lo stesso; ma meno esperti e men forti prendon le mosse per una curva minore. Onde avviene , che mentre i primi si spingono fino al di là delle Alpi, e molti raggiungono 1' estreme terre po- lari ; i secondi si arrestano sulle terre italiane , o sopra un parallelo medesimo all'est ed all'owest. Per tal ragione ri- sulla che di certe specie, che stanziano nelle più meridionali contrade dell' Asia e dell'Affrica, tra noi di rado si trova un (jualche individuo , ma sempre dell' anno o poco più. Tal' è il caso del Falacrocorax pygmacus , del Podiceps rubricolUs. Muovon dunque gli uccelli in cerca di esca e di tala- mo, là dove il raggio solare è men cocente e vibrato, ove più ubertosa è la terra, più popolate e pingui le acque. Quivi com- X i9 )( piono il voto de' loro amorì ; quivi la nuova prole cresce e sviluppa; e qua pure gran parie di loro cade vittima inno- cente delia insaziabile e multiforme cupidigia dell' uomo! Appena 1' autunno col fischio de' venti e col rigor delie nevi loro annunzia lo appressarsi de' giorni brumali , abban- donano talamo e culla , e fan ritorno colà d' onde partirono. E questo è ciò che dicesi emigrazione e passaggio. II quale è regolato dal corso delle stagioni , i cui mutamenti mentre par che gli uccelli sentissero meglio che altra genia di anima- li , servono essi stessi d' indice a noi de' prossimi cambia- menti atmosferici. E da ciò ebbe la origine il tener le Gru in preferenza quali auspici ; da ciò pure il volersi registrare il passaggio degli uccelli tra' fenomeni periodici ; da ciò finalmente certi prestigi del popolo intorno all' ululato del Gufo , allo zufolare dell' Upupa, ed al melodioso canto del Rosignuolo. Fin qui si è detto della emigrazione in generale e rego- lare; ma tutto questo non dà ragione di quegli speciali avveni- menti , rari, ed ìnnormali, su cui precipuamente cade l'enun- ciata diffìcollà. Se gli uccelli avessero reminiscenza del passato, e ise aver potessero piena cognizione di ogni cosa presente ; potrebbero antivedere quei rapidi passaggi, quelle sopravvegnenti me- teore, e quello infuriare de' venti, per i quali sogliono re- star sommersi, respinti o deviati e smarriti lungo il loro cam- mino; potrebbero aver tanta prudenza da ben regolare il tem- po della dipartita. Ma essi non anno annali delle loro emi- grazioni, non effemeridi delle patite vicende; non statistica numerica di que' che annualmente partirono , e che per viag- gio mancarono: non sentono in somma niente altro cbe lo impulso degl'interni bisogni. Quindi , messi a volo, ed ele- vati nelle regioni atmosferiche più convenevoli alla rispetti- va portata ; sorpresi per via da una di quelle vicende pertur- batrici dell' aria ; quale vien respinto dai venti se debole o )(20X stanco, quale avvolto da nuvoli, qual altro intirizzito dal fieJ- do, e (jualc in fine allriraculi percosso vien dallo stormo de- vialo e smarrito. Proseguita da ciò lo arrestarsi di taluno in- nanzi tempo, l'apparizione di tal altro fuor dell'usato, il retrogradar degli stormi, l' interruzion de' passaggi , esimili anomalie. Eccone gli esempi : Ai 19 aprile del 1848, verso sera, un branco di Falcinelli ( Ibis fuìcincllus) posò su vari punti di questa città; certi sul molo , e questi si diffusero tosto per i larghi di Fontana Me- dina e del Castello , inseguiti dalla plebe, nelle cui mani cad- dero agevolmente perchè troppo stanchi; altri discesero sul- r uno e r altro lato del littorale , e si sperperarono per le adia- centi campagne , ove restarono uccisi : molli ne apparvero ne' nostri mercati durante i giorni 23 a 29. Lo imperversar del N. E. e la neve che sopravvenne il 22 marzo dell' anno testé caduto , spinse il Falacrocorax py- gmaeus dalle regioni orientali ver noi , restandone vittima al- cuni giorni dopo. Del pari , e per simile cagione , succeduta ai bei giorni sereni di dicembre la forte burasca degli 8 a 9, vldesi poco dopo il Podiceps rubricollis. Così ueir aprile infuriava il vento di borea dalla sera del 13 a quella de' 14, ed il Pelccanus roseiis e la Ciconia saccaia o Marabù apparvero su i laghi di Castel Volturno. Cosi è pure che VAccenlor alpinus, abitatore costante delle alte e fredde ragioni, vedesi di volta in volta, e di rado, nelle basse pianure , scacciato dai monti per eccessivo freddo e nevi copiose. Rammenterò da ultimo un fatto eh' ebbe luogo nel mar- zo del 18o2. La serenità e la dolcezza de' giorni C, 7 ed 8 fece sentire su tulli l' impronta della bella stagione ; e gli uccel- letti abitatori delle basse pianure mossero per guadagnare le alture de' monti. Ma il giorno 10 , spirando rigidissimo borea, la temperatura discese si fattamente , che la notte segnava il I )( ^^1 )( teruiometro gr. 4 su zero; e la seguente matlina, al nasce- re del sole , e poi anche a mezzodì segnava soli 3 gr. Nuo- va e copiosa neve cadde sui monti, né mancò sulle maggio- ri altezze del monte di prospetto, or de' Camaldoli. Questo rapido e forte cangiamento sorprese quei poveri uccelletti, li respinse di nuovo ver le basse regioni , e vi giunsero inti- rizziti, famelici, e tremebondi, laiche fu lieve cosa l'ucci- derli , ed anche il prenderli vivi. E voi , Colleghi chiarissimi, rammenterete che di tale avvenimento si fece il soggetto di animato racconto e di discussione in questo medesimo luogo fra noi adunati il giorno 14 di quello stesso mese ; perocché quel repentino raffreddamento colpi ogni animale. Ognun si accorge che in dimostrazione dell' emigrazioni irregolari ed anomale non si addussero che pochi esempi e disgiunti ; mentre se ne vorrebbero molti eseguiti. Formano questi il voto di coloro che volgon la mente ai fenomeni me- teorici e periodici , desiderio mal soddisfatto e per pochi. Pe- rocché non le sole Euterpe e Melpomene , ma tulle le Ca- stalie dive quacrunl secessum et olia. Che anzi le scienze di os- servazione esigono a rigore che l'agiatezza, e la quiete accom- pagnassero la intelligenza, e la volontà. Pel contrario inter- viene che non semper iractare queunt fahrilia fabri. O G. Costa. 11 sig. Federigo Schiavoni legge una sua nota intitolala osservazioni geodetiche sul Vesuvio, accompagnandovi analogo disegno. X ^22 )( OSSERVAZIONI GEODETICHE SUL VESUVIO NOTA. llluslri Accademici Non ha guari l'onorevole Vice-presidente cavalier Tenore, nel discorrere i mutamenti di fresco avvenuti sul nostro Vul- cano, invitava il Direttore della Specola di Capodimonte e me ad islituirvi sopra una serie di osservazioni geodetiche, mas- sime sulla Punta del Palo , la quale intersecata di crepacci e con a piede una voragine avrebbe potuto subire nella sua ele- vazione un qualche cangiamento. In conseguenza di tale invito tuttaddue noi , sebbene desiderosi ugualmente di soddisfare la proposizione di uomo cosi distinto , definimmo di comune ac- cordo esser sufficiente a tali ricerche V opera di un solo : on- d' io, tolto sopra di me siffatto incarico , mi reco a debito di parteciparvi i risultamenti di varie osservazioni. La sommità del recente cratere vesuviano , che per molti anni si è tenuta sempre più bassa di queir avanzo di cratere più antico denominalo Punta del Palo, intorno alla metà del 1845 cominciossi ad elevare ; ed è poi gradatamente venuta su fino a raggiungere ed a sorpassare in altezza la Punta del Palo. Neil' epoca sopraccitata il dotto Professore Amante , a richiesta di Arago e di Elia de Bcaumont , dall' Osservatorio Topografico diede opera ad una serie di misure geodetiche su )( 23 )( varii punti del Vulcano, le quali offerirono i risultamenti qui registrati : SOMMITÀ DEL CRATERE VESUVIANO. PUNTA DEL PALO. Epoca delle osservazioni. Altezze sul mare. Differenze. Altezza sul mare costante. 20 Novembre 1845 27 Febbraio 1846 31 Marzo 1846 5 Luglio 1846 16 Gennaio 1847 29 Marzo 1847 16 Agosto 1847 118f,7 1193,5 1196,2 12(9,5 1222,3 1236,8 1240,1 m 11,8 2,7 23,3 2,8 14,5 3,3 1202,0 - Cosicché sulla Ogura annessa si scorge , cbe in Novembre 1845 il Vulcano aveva il contorno segnato a color celeste, e la som- mità del cratere era più bassa della Punta del Palo di 20"' ,3; e che ad Agosto 1847 il Vulcano assumeva il contorno segualo a color rosso , ed il cratere, crescendo in altezza per 58™ ,4, sorpassava di 38", 1 la Punta del Palo , la quale rimaneva im- mutabile. Nell'anno 1850 altri mutamenti averau luogo sul Vesu- vio ; esso si contornava secondo la linea verde , ed il prelo- dalo Professore nel mes« di Marzo v' istituiva sopra nuove X 2ì- )( misure, dalle quali deduceva che la sommila del cratere era giunta all' alte/za di 1-290,7 ed in conse;^uonza aveva acqui- stato altri 50 ',G di elevazione , e chela punta del Palo rima- neva qual' era nel 18io. Or diciamo parola delle nostre osser- vazioni geodetiche eseguite verso la fine del decorso Gennaio. Noi dall' Osservatorio Topografico , e collo strumento stes- so adoperato dal Professore Amante , cioè un cercliio del dia- metro di lo poi., abbiam misurato le distanze zenitali de'punli rimarchevoli dell'attuale contorno vesuviano , il quale vedesi segnato in nero. Però , come la nostra particolare attenzione era rivolta alla sommità del cratere , ed alla Punta del Palo, cosi tulladdue tali punti sono stati da noi osservati ripetuta- mente in varii giorni , ed in condizioni atmosferiche diverse. Abbiamo in seguilo posto a calcolo le osservazioni menzio- nate , ed abbiam trovato che la sommità del cratere si eleva attualmente sul livello del mare per 1286" ,0, ossia si è ab- bassata per 4" ,7 da quel ohe essa era nel 1850, e che la Punta del Palo è rimasta qual si mostrava a queir epoca (1), e qual era slata sin dal 181G, quando la prima volta venne osservata dal distinto geografo Capitano Pergola. Lo stesso calcolo abbiam poi ripetuto su tutti i punti sin- golari dell'attuale contorno, almeno su quei visibili dall'Osser- vatorio Topografico, dietro di che siamo in grado di poter as- serire che dal 1850 in qua l'unico punto, che ha subito can- giamento in elevazione, è la sommità del cratere. Tolgo poi questa occasione per manifestare all'illustre Acca- demia una notizia , che può tornarle gradita. II Direttore del Reale Officio Topografico Sig. Tenente Co- (1) Si noli che a rigore l'altezza della Puula del Palo si è (rovafa minoro di (luelia che offrono le misure anteriori , [ler 0" ,11 : ma tal differenza non j)uò gorenlirsi , e jier l'influsso degli errori inevitabili e per quello della rcfrazioiic ; laolo più che le osservazioni mancano di reciproche contemporanee. ^ IZBO'^y. OTUm^o 1850. ^.. dc/E' 12 8 6, U. (|4:«„," -,855 — fi^. (24or(. flUxooh, 1847. (»^ 1816 «i 185^^^ _JLB1~7. Jlov'" 1845. /tHX; Opocn-e 290~7. JTlu^ 1850. 2 8ò"'u. ^««,4." 18 SS ^^^.^ (240 :~l. «Igooto )84-7. jyi~7. Jlov'" 1845 ■ )(25)( lonnello cav. Giordano, uomo di non comune sapere, sin dal- l'anno decorso procurava che intorno al Vesuvio sia ordita * una rete geodetica, la quale offerisce non solo gli elementi ne- cessarii ad una grande ed esattissima pianta topograflca del Vul- cano, ma anche i mezzi onde conoscere nel tempo avvenire i cambiamenti, cui è soggetto il cratere di esso , i graduali spo- stamenti delle sue falde , se mai ve ne avranno , come pure r epoca di ogni avvenimento capace di alterare le sue forme. Son certo che voi sarete per trovare siffatto ordinamento molto degno di lode , a causa di vantaggi scienliflci che potrebbero derivarne. SUPPLEMENTO (1). Ci accignevarao a rendere di pubblica ragione la nota pre- cedente , allorché lungo il pendio settentrionale della Punta di Palo sonosi mostrate molte aperture , delle quali talune man- davan fuori semplicemente vapore , altre abbondantissima la- va. Epperò abbiam fatto sosta alla pubblicazione, per attendere buone condizioni di atmosfera ed eseguire le nuove misure geodetiche , che qui presentiamo. Adunque sul finire di Maggio dal Reale Osservatorio To- pografico abbiamo distinto che tra le aperture menzionate , liavvene due , cioè la più alla e la più bassa , le quali sono notevoli per posizione, per grandezza ; e la superiore per quan- tità di vapore tramandato , la inferiore per massa di lava erut- tata. Or di queste due aperture abbiamo creduto utile di mi- surare le altezze sul livello del mare , ed i valori ne sono i seguenti : (1) Si è credulo d'inserire in lai silo il presente supplemenlo, sebbene abbia relazione ad un'epoca posteriore ; e ciò ad oggetto di formare un insieme delie osservazioni geodetiche esposte dal noslro collega. Il segretario perpetuo. X ^20 )( Apertura la più alla 10G8'" , 3 Apertura la più bassa (l) . . 898"' ,0 Nella stessa occasione poi abbiamo misuralo di nuovo le altezze della sommità del Vesuvio e della l'unta del Palo, le quali SODO : Sommità del Vesuvio .... 1285'" ,7 Punta del Palo 1201'" ,3 Valori questi che ci menano ad osservare y come l'altezza della sommità vesuviana dìflerisca pochissimo da quella misurata nello scorso Febbraio ; non cosi poi la elevazione della Punta del Palo, la quale è minore di quella misurata in Febbraio per 0» ,6. Or la diOerenza notata su quest'ultimo punto , tra la nuo- va e vecchia misura , potrebbe derivare dagli errori inevita- bili di osservazione, o dalla rerrazione , giacché le nostre mi- sure mancano di reciproche contemporanee ; o da un digra- damento nel contorno del Monte causato dalle scosse cui è stato soggetto; o finalmente dall' effetto combinato di tulle queste cause. Però qualunque ne sia la cagione, ci 5t permetta di notare ; 1." che le diverse serie riguardanti la sommità del Vesu- vio o la Punta del Palo hanno presso a poco un uguale crror medio , e piccolo abbastanza da non potere esso solo pro- durre una tal differenza. 2." che i due punti anzidetti sono stati osservali da noi alternativamente negli stessi giorni e nelle stesse ore ; in con- seguenza non vi sarebbe ragione per cui su di un punto solo siesi spiegalo cosi efficacemente l' effello della retrazione. (1^ Tale pillilo ci è sialo cortesemenle indicalo con esallezza maggiore dal Jibliulo asUonoiuo signor Capocci , membro di una Coniinissione creala nei seno del Rea] Istituto d' lucoraggiamculo, onde sludiarc i lenouieui dell' ullima cru- zioue vesuviana. )(27X 3.° che sulla Punta del Palo sin da Febbraio abbiam sem- pre mirato col cannocchiale un macigno , che vedesi a fior di terra , il quale ci sembra restato immutabile. 4." che in Febbraio l'altezza della Punta del Palo era pure, per piccolissima quantità ; minore di quelle anteriormente ot- tenute. Per la qual cosa si potrebbe inchinare a dedurre , che effettivamente la Punta del Palo tenda ad abbassarsi. Ma noi non vogliamo , nò possiamo trarre ancora una tal conseguen- za , che sembraci alquanto precoce ; ma solo ci limitiamo a manifestare che , nella lontana probabilità di un tal fenomeno, è importante tener di mira questo Punto ; epperò, dopo avervi costrutto sopra un segnale geodetico, si dovrebbero, su di esso punto e su di altri vicini , istituire annuali osservazioni di parallelo , le quali sieno accoppiate a recìproche e contem- poranee , onde poter garentire i risultamenti con la più gran- de precisione possibile. F. SCHIAVONI. li sig. Ernesto Capocci legge una NOTA. Sulla giacitura delle orbile planetarie del sistema solare , e sulla cagione che ha cumulato i loro nodi ascendenti ed i loro pe- rieli nell'emisfero boreale. Il celebre Leverrier nella tornata de' 28 novembre del 1853, presentava all' Accademia delle Scienze di Parigi un dotto la- voro col titolo « Considéralions sur 1' ensemble du système des petites planctes situées entre Mars et Jupiter » , nel quale con quello stesso potente ipomoclio (il calcolo) che gli ser- viva a rivelare agli astronomi l'esistenza di un altro lon- )( 28 )( ...iiissimo piancla perturbalore di Urano , giiin^^ova all' im- portaiilc conclusione , cioè , che la somma lolale della materia coslilueute i piccoli pianeti anzidetti non può oltrepassare la quarta parte ali incirca della massa della nostra Terra. In queste sue profonde ricerche era egli guidato dal ri- conoscere primamente ( come io aveva fallo nel nostro An- nuario nel 1815 ) non esser più sostenibile la brillante ipo- tesi deli' Olbers , che aveva attribuito la generazione di lutti gli asteroidi allo scoppio di un gran pianeta , che in origine si aggirasse solitario alla distanza voluta dalla empirica legge del Bode , tra Marte e Giove ; ma invece doversi ritenere i detti asteroidi formali come tulli gli altri pianeti maggiori , dalla successiva riconcentrazione dell' atmosfera solare , giu- sta l'ipotesi del Laplace; con la sola differenza che laddove questi si conglobavano nel rispettivo anello lasciato dall'at- mosfera suddetta a quella distanza media , intorno ad un uoìcó centro di attrazione preponderante, quelli invece , gli asteroidi, nascevano dal congregarsi della materia anulare in- torno a lauti centri distinti. l*cr la qual cosa è necessaria- mente avvenuto che queste piccole masse , questi embrio- ni , direm cosi , abortivi , di pianeti sono rimasi esposti a gravi perturbazioni , e le loro eccentricità , e l' inclinazione de' piani delle loro orbile, si sono mollo jiù discoslati dal loro stato normale, che le orbite de' pianeti maggiori ; le quali, come si sa , pochissimo si dilungano dalla forma circolare, e dal piano dell' equator solare. Notava di poi in secondo luogo che comunque intrigatis- simc fossero colali orbile degli asteroidi , pure si trovava tra esse un numero di molto preponderante, che avevano i loro perieli nella semicirconferenza dell'eclittica corrispondente al- l' emisfero boreale, e la slessa cosa avveniva riguardo al luogo de' loro nodi ascendenti. Noi noi seguiremo più oltre nelle induzioni eh' egli trae )( 29 )( da questi fatti , per giungere alla conclusione già menzionata di sopra. Ma partiremo da questi medesimi I;\lli per dedurne al- tre conseguenze non prive , a quanto sembrami , di particolare interesse. Ma prima di andar oltre, daremo a questi fatti una mag- giore signitìcanza riconoscendoli estesi anche a lutti i grandi pianeti, colla sola eccezione di Marte riguardo alla posizione del perielio, e senza veruna eccezione riguardo al nodo. An- cora , i sette nuovi asteroidi , scoperti dopo ì 26 considerati nel lavoro del Leverrier , parimenti vengono a confermare la stessa legge. E finalmente le comete ancora a breve periodo mostrano la stessa specialità nella posizione delle loro eclissi. Ciò posto , quale sarà mai la causa di cotale generale tendenza ? A me sembra che un altro fatto, sul quale vado ad attirare la vostra attenzione , potrebbe conneftervisi , e darcene la spiegazione. È ormai cosa dimostrata che il Sole con tutto il suo sistema planetario ha un real movimento di traslazione, nello spazio, verso la costellazione di Ercole ( ove è parimenti di- retto il piano del suo equatore ), la cui velocità poco eccede la quarta parie di quella della Terra nel suo giro annuo. Ora questa direzione trovasi appunto nel mezzo dell' agglomera- zione de' luoghi de' perieli. Se dunque s'immagini una cor- rente , negli spazi cosmici ne' quali ora il Sole si avanza, e questa abbia una maggior velocità relativa , tutto sarà spie- gato secondo le più semplici nozioni di meccanica celeste. Poiché l'azione di siffatta corrente sul moto planetario tende sempremai ad avvicinare alla propria direzione il piano e gli assi maggiori delle orbite , cangiando in ellittico il moto che in orìgine fosse stato circolare, mandando innanzi nella sua direzione gli afeli. Quantunque la supposizione d' una siffatta corrente sia )( 30 )( al (ulto ipotetica , essa sembra venir grandemente corrobo- rata da un singolare riscontro. Nella tornala de' 17 dicembre 1852 io informava la no- stra R. Accademia delle Scienze di aver dedotto dalla combi- nazione de' moli propri delle stelle del nostro sistema side- reo , cioè di quelle altincnli alla via lattea, colla variazione della loro luce da duemila anni in qua , che una corrente pareva che animasse il loro generale processo dinamico. Ora a cotesta corrente ( come vedesi nel sunto della mia memoria pubblicatosi nel C." fascicolo di queir anno nel Rendiconto ) pure è attribuita la stessa direzione e la slessa velocità rela- tiva al corpo centrale del nostro sistema planetario. Questa coincidenza, desunta da principi cotanto lontani tra loro ed indipendenti, merita per certo 1' attenzione de' doUi , per as- sicurare r esistenza di un fallo cosmico di tanta importan- za , cbe aver dovrebbe suH' intero sistema , e sulla nostra Terra in particolare , una positiva influenza. E ciò basti per giustificare la premura con che ho vo- luto sollecilamentc presenlarvcne, o dotti colleghi , questo breve cenno. Ernesto Capocci. Uopo di ciò il Segretario perpetuo legge la DICHIARAZIONE Di un vaso con bassorilievi dorali e dipinti, rinvenuto in dima. Da poco tempo a questa parte il classico suolo dell' an- tica Cunia produsse importantissimi monumenti , che vennero ad arricchire la scienza archeologica dì novelli fatti , de' quali si è già tentata da' dolli la spiegazione. Tra essi van certa- K 31 )( mente noverate le teste di cera, messo a compire alcuni cada- veri acefali collocali in un sepolcro ; scoperta dovuta a S. A. R. il Conte di Siracusa , la cui presenza in questo luogo evi- dentemente dimostra quanto siagli a cuore il proteggere ed animare i cultori de' buoni studi. Voi ben conoscete quanto si è scritto di questo straordinario ritrovamento io tutti i gior- nali di Europa. I dotti di varie colte nazioni se ne occuparo- no. Tra noi il Fiorelli , il Commendatore Quaranta , il cav. Pinati , il sig. de Guidobaldi , il sig. ab. Pisano, ed il vostro Segretario perpetuo ne formarono soggetto delle loro ricerche. Nelle altre parti d' Italia il Cavedoni, ed il de Rossi; in Fran- cia il nostro deplorato collega Raoul-Rochette ne favellarono. Intanto il monumento di fragilissima sostanza , sottratto alla distruzione de' secoli, fu dall'illustre Scopritore donato al Real museo Borbonico , insieme co' frammenti di altra simile testa: perchè servir potessero allo studio dell' archeologo e dello scienziato. E mi gode l'animo di annunziarvi, che a vantaggio della scienza e dell' archeologia si sta eseguendo l' analisi chi- mica di alcuni meno interessanti frammenti : e la vedremo quanto prima compiuta dal nostro eh. collega sig. Guarini , io unione dell' altro valente chimico sig. Napoli. Ora richia- mo r attenzione dell' Accademia sopra un altro classico mo- numento di diverso genere venuto fuori dalla medesima Cu- raa. Si è questo un magnifico vaso che dalle mani del nego- ziante di antichità sig. Raffaele Barone passò ad arricchire le grandi collezioni del sig. Marchese Campana in Roma. Non sarà discaro che noi riproduciamo poche parole del- l'insigne archeologo francese Raoul-Rochette il quale enfati- camente ne parla in tal guisa. «. Nel numero di questi oggetti vie un vaso, ch'è unico al mondo per la bellezza della fabbrica e per una circostanza , finora senza esempio , che lo rende il monumento forse più prezioso della greca ceramica giunto sino a noi. É un vaso di grandissime proporzioni, a Ire manichi . )( 32 )( con vernice nera , la più fina e brillante che possa vedersi ; è ornalo a varie altezze , di fregi scolpili in terra colla e do- rali ; ma ciò clie gli attribuisce un valore inestimabile, è un fregio di figure, da 4a 5 pollici di altezza, scolpile in bassorilie- vo con le teste, i piedi, e le mani dorale, e gli abiti dipinti di vivaci colori , azzurri , rossi , verdi , del più bello siile gre- co , che possa immaginarsi. Molte teste, da cui l'oro si è di- staccato , lasciano vedere le parti modellate , in modo cosi de- licato e finito , come nel più bel cammeo antico. In breve, è una maraviglia , a cui nulla io conosco da potersi paragona- re eie. (1)». Tulli coloro , che han poluto osservare 1' origi- nale , non troveranno esagerale le lodi dell' arcbeologo fran- cese, e si spiegheranno facilmente l'entusiasmo, da cui si mo- stra animalo. L'orlo superiore del vaso, gli ovoli che ne adornano il lembo esteriore, e la ghirlanda che ne circonda il collo sono dorali. In quanto alla magnifica ed interessante composizione di dieci figure , ritenendo che la carnagione in tutte è dorala , ci li- miteremo ad indicare le altre particolarità , che concernono a ciascuna, cominciando dalla sinistra de' riguardanti. La prima femminile figura, sedente sopra un bianco sedile , ha bianca tunica orlala di oro, e licn colla sinistra Io scettro, il cui supcriore ornamento è parimente dorato. La seconda figura ha rossa tunica / alla quale si sovrappone una clamide bianca , come gli slivalelli : la grande fiaccola che tiene colla destra è dorata. La terza in tutta la persona , e negli accessorii che la circondano è affatto dorala, insieme coll'alala biga di serpen- ti , ov' è collocata La donna seguente ha bianca tunica orlala di oro , stretta ne' lombi da aurea cintura : ella si appoggia col sinistro gomito ad una bianca colonnetta , sopra di cui si eleva un aureo tripode , e tiene colla sinistra un dorato tirso. (1) Archacol. Zcilmg , arch. Anzcig Febr. unii Marz 1831 p. 434. X 33 )( la clamide raggruppata presso la colonna è azzurra. Vico poi un'altra divinità sedente sopra un rosso sedile: la tunica in parte bianca ha pure orli dorati ; ed è altresì dorato Io scet- tro : gli oggetti che veggonsi al suolo son pure dorati. Nella seguente figura pare che la doratura rivestisse anche tutto , non escluse le vesti e la fiaccola. Si osserva poi un giovane con clamide rossa; mentre dorali sono gli oggetti, eh' ei reca con ambe le mani. La figura di Pallade ha veste in parte bian- ca in parte dorata , e siede sopra azzurro sedile. Nella nona figura con doppia face tutto è dorato , tranne la rossa clami- de : e lo stesso è a dirsi dell' ultima , se n' eccetlni la bianca veste, ed il rosso sedile. Gli animali che veggunsi in giro nella fascia , che interrompe le baccellature , son tutti a bassorilie- vo , e dorali. L' altezza del vaso è palmi 2, 5. Per quel che concerne alla parte tecnica di questo pre- zioso monumento, fa duopo avvertire che già si conoscono non pochi esempli di dorature , e dell' uso di differenti colori nei vasi dipinti. Noi ne citammo altra volta parlando di un ele- gante vasellino ruvese della collezione Jatta , ove le ali degli Amori sono dorate (1). Non mancammo allora di richiamare le osservazioni del Raoul Rochetle , che nelle dorature, e ne- gli accessorii di differenti colori, riconosceva un tratto di fab- brica attica, ricordando il bel vasellino di Panticapeo col no- me di un artista Ateniese (2). E per quanto concerne a questi differenti colori , il cav. Avellino , citando i rari esempli di somigliante maniera , ebbe avvertito che simili lavori ricordano que'xspa'fx'» .... xsxripo- ypacprifxcVa x.p^v-'^'^' *«vTo/'o/s , dc'qualì è menzione in Callisseno, presso Ateneo (3). Non sono neppure nuovi , specialmente (1) Descr. della collez. Jatta pag. 34 e segg. (2) Lettr. à mons. Schorn. p. 63 sec. edizione. (3) Lib. V. p. 200 Dalech. — Vedi il mito dì Tato nelle wemor. della reg. Aead. Ercolavese voi. IV, part. I, pag. 77. 3 )( 34 )( nella Puglia e nella Basilicata , i vasi con bassirilievi : ed al- cuni assai notevoli , provenienti da Armento , ne furono de- scritti da Avellino (Ij. Sulla qual classe di vasi ha detto pure al- cuna cosa il eh. Jahn (2) citando quel che fu detto dal Raoul-Ro- chelte anche sul nostro classico vaso di Cuma. Soltanto noi vogliamo qui fare una particolare avvertenza: ed è che il mo- numento del sig. Marchese Campana, principalmente per l'au- rea ghirlanda che ne fregia il collo , e per le dorature del- l'esterno lembo , e degli ovoli , che adornano la parte supe- riore , merita di esser paragonalo col vasellame tulio di nero con isvariati ornamenti dorali , rinvenuto in un sepolcro della medesima Cuma ; e di cui fu da noi data altrove notizia (3). Né vogliamo mancar di avvertire che la stessa maniera di vasi neri con ornamenti dorati venne fuora dalle tombe di Ca- pua ; siccome fu da noi precedentemente osservato (4). La notevole particolarità nel vaso del sig. Marchese Campana , quello che al dire del Raoul-Rochette, lo rende unico nel suo genere , è appunto la doratura in tutte le carnagioni, mentre gli accessorii si veggono di differenti colori. Questa circostanza può avere una plausibile spiegazione coir immaginare aver voluto l'artista presentarci una imita- zione de' lavori ad empaestica, coli' offrire auree figure in parte rivestite di smalto , che fossero quasi incastrate in un vaso di men nobile materia. Questa imitazione in terracotta di preziosi oggetti di oro è frequente ad incontrarsi ne' sepolcri delle nostre regioni , ove appariscono di sovente collane ed altri ornamenti in terracotta dorata. Dal che noi traemmo altra volta che fossero destinate appunto a servir di orna- (1) Bullet. nap. an. II, psg. 7b segg. (2) Beschreibung der Vasensammlung Kònig Ludwigs der Pinakotek xu iìUnchcn , Einleitung, p. CCXIX noi. 139-t. (3) Bulletl. arch. nap. n, s. an. 1, p. i63 e 463. (4) Bull. arch. nap. nuova ser. an. II, p. 178. )( 3S X mento alla tomba, senza che fosse mollo grave la spesa del loro acquisto (1). Venendo ora a dir qualche cosa della ricca ed elegante composizione, che rende prezioso il vaso di Cuma, avver- tiamo , che tutto il dipinto si rapporta a' mislerii eleusinii. Questo soggetto non è nuovo a vedersi ne'vasi della mede- sima località : ed uno di bellissimo disegno e di accuratis- sima fattura ne fu pubblicato dall'Avellino nel primo anno del suo bulleltlno (2). Vedi Trittolemo nel suo alalo carro tirato da serpenti , siccome comparisce in altri monumenti • e solo rimane alquanto dubbioso se nel vaso di Cuma le ali appartengano al carro medesimo , ovvero agli animali , che vi sono attaccati, É poi noto che questa ultima foggia di carro vedesi in altri non pochi monumenti ; come in un bel cam- meo del gabinetto di Parigi (3), nelle medaglie di Atene (4) e di Nicea o di Alessandria (5). Questi monumenti veggonsi citati dal eh. Roulez (6), il quale riferisce pure altre varietà del carro di Trittolemo (7). A tal proposito ricordo che Tzetze nel suo commento ad Esiodo in tal guisa descrive il carro del giovine Ateniese: xal 'TmpcoTÙv apfix '^pax.óvrMv (8); riportan- dosi certamente alle antiche tradizioni concernenti a quel mito. (1) Vedi il bulletlino arch. nap. di Avellino an. IV. p. 8S. (2) Tav. I, p. 6 cf. Schulz bullett. dell' Inst. 1842 pag. 9, e Gerhard arch. Zeilung 1843 p. 15 — In questo monumento il eh. Roulez crede rap- presentarsi il momento della partenza di Trittolemo per partecipare alla uma- nità il benefizio della semina del frumento. Vedi la sua recentissima dotta e splendida opera choix de vases peints dumusée de Leide , Gaad iSM , pag. 15. (3) Mém. de V Académie des inscr. I. 276, Miìlin. ,\galér, mytliol. pi. XLVIII, 220: de Guigniaut rélig. de l' ant. pi. CXLIV, S47. (4) Haym., ihes. britann. tom. I, p. 186 seg. tab. XYII, 2. (5) Mionnet dcsc. desméd.anc. voi. II, p. 454; voi. VI, p. 116 s. (6) Mélanges fase. Ili, 4. p. 3, not. 3. (7) Vedi pure il de Guigniaut rèi. de l'ant- notes dulivrehuit. p. 1234. (8) Ad Hesiod. pag. m. 33 , 36. )( 36 )( Triltolemo nel nostro vaso ha la mistica corona di mirto (1), e Io scettro, o come uno de' re di Eleusine (2j, ovvero sic- come civilizzatore delia umanità (3) , o finalmente per la dignità da lui raggiunta in seguito della iniziazione. Le due principali divinità di Eleusine seggono a' due lati di Trittole- mo. Hanno entrambe a covertura della testa un modio di par- ticolare foggia, che però non è nuovo a vedersi sul capo delle grandi dee : e lor si è messo in mano uno scettro , la cui estre- mità superiore esce in fiore di melogranato , che ben si ri* ferisce alle mistiche tradizioni (4). Per quanto si raccoglie dalle particolari attitudini delle due dee , e dalla loro diversa fisonomia , ci sembra che I' ultima figura a sinistra sia Cora, e l'altra Demeter. Non pare che nelle due figure una giovanile in succinta tunica, e l'altra femminile (o), una delle quali è presso a Proserpina, l'altra presso la madre, porgendo alle dee una fiaccola , o tenendola preparata per esse , debbano riconoscersi alcuni personaggi della famiglia di Celeo: e ciò principalmente perchè un' altra simile giovanile figura vedesi con due faci fra due altre divinità; siccome faremo tra poco rilevare. Ci sem- brano queste figure indicar generalmente misti ; ì quali sono messi in rapporto colle divinità eleusiuie come portatori delle fiaccole. Ed è noto che le accese faci convengono alle stesse (1) Roulez mélang. fase. HI, 4. p. 2 noi. 1 : e choix de vases peints du- musée de Leide pag. 16 not. 1. (2) Vedi la mia descrizione de' vasi JaKa parie i. p. 136, ed il Roulez- choix de vas. peints du mus. de Leide p. 16 not. 3. (3) Vedi quel che ho dello nel bull. arch. nap. an. Il, p. 100. (4) Meurs. Eleusin. cap. 25 : Ruhnkenio ad hymn. in Cer. v. 372. (o) In questa femminile figura porialrice della face potrebbe ancora ravvi sarsi Ecate solila compagna di Cerere : ma forse a quesia idea sarà meglio ri nnnziare non solo per la sua esteriore apparenza; ma anche perchè si vede ac- coppiala a personaggi cerlamente di un ordine diverso , che dividono con essa il carico dì recar faci accese ad onore delle divinili eleusinie. )( 37 )( dee , siccome si fa chiaro dalle tradizioni (1) , e da' monu- menti : convengono pure a' misti , i quali le recavano, e prin- cipalmente in una particolar giornata delle eleusinie (2). Ed è , a mio giudizio , da ravvisar nel giovinetto il daduco , e nella donna una ierofanlide. Al qual proposito mi sembra da ricordare una importantissima iscrizione di Atene, ove una sacerdotessa ledilera è messa appunto in rapporto con un da- duco (3) : e su questa riunione del daduco colla ierofanlide son da veder pure le altre autorità citate dal ch.de Guigniaut(4), alle quali il nuovo monumento cumano fa un si vicino con- fronto. Notevole è la colonnetta, su cui poggia un aureo tri- pode. Sembra indubitato che questo sacro donarlo sia indizio di un santuario , e probabilmente di quello di Eleusine. La stessa particolarità si osserva in un vaso della seconda colle- zione di Hamilton (5), alla quale non dee giudicarsi dissimile la presenza di una o più colonne (6). A questi sacri oggetti diede pur la medesima intelligenza il eh. Roulez (7) , opi- oando che venisse da quelli indicato un tempio della dea. Ed in quanto a questo tripode , che si scorge nel vaso cumano, e neir altro del Tischbein, non sarà fuor di proposito il ram- mentare che la sua vicinanza a Cerere ed a Proserpina, divi- nila alle quali va attribuito il signiQcato della Gaea, potrebbe per avventura spiegarsi colle tradizioni, che attribuiscono alla (1) nymn. in Cer. v. 48. (2j Vedi de Guigniaut notes du livre huit. pag. 1183 e 1188. (3) Corp. ins0r. gr. a. Ib35. (4) Note al libro Vili pag. 1164. (3) Tischbein IV, 10; Inghirami vasi fitt. II lav. CL.XII; Leuormant e de Wille élite des man. céram. pi. LVII. (6) Campanari vasi di Vejo lav. IV ; Lenormant et de Witte élite eie. pi. LXI.- ed in vaso agrigenlino , Politi cinque vasi di premio, vedi Minervim nel bull- arch- nap. an. I p. 13, Gerhard arch. Zeit, an. 1 p. 12, élite pi. LXII. (7j Choix des vates de Leide p. 15. ){ 38 )( Terra il più antico possesso del delQco oracolo : per lo che sarebbe da ritenere il tripode ne' nostri monumenti siccome simbolo di vaticinio (1). Ma chi sarà quella donna col tirso , verso la quale par che si volga Trittolemo ? Potrebbe da ta- luno dirsi generalmente che questa dionisiaca flgura voglia significare il culto dionisiaco in Eleusine : essendo ben ri- sapulo che i misteri! di Cerere furono accoppiati con quelli di Bacco. Anche per questo motivo osserviamo ne' monumenti simboli dionisiaci, o bacchiche figure in rapporto col mito di Cerere e di Trittolemo (2). E noi già riferimmo simili rap- presentazioni alle Tesmoforle in differenti vascularii dipinti ; come nel bel vaso di Armento del real Museo Borbonico (3), e più recentemente in altro di Alife illustrato da me altro- ve (4) ; ove apparisce il giovine Dioniso co' suoi rapporti alla vigna, e l' eroe Tritlolemo colle spighe allusive alla se- mina del frumento. Comunque sia di queste osservazio- ni , ed indipendentemente da esse , potrebbe la donna col tirso , alla quale Triltolerao attentamente rivolgesi , aver la significazione dell' Ora , ovvero della Stagione , la qual fi- gura comparisce pure in altri monumenti ; sebbene sotto forme alquanto diverse. Una delle Ore si osserva altresì nel celebre vaso Ponialowski, ed in altro edito dal eh. Gerhard , ov' è pur la presenza di Bacco (o) ; né diversamente Pras- sitele aveva insieme aggruppate le figure di Trittolemo , di Cerere , e di Flora ( cioè dell' Hora), al riferir di Plinio (G). (i) Su di che son da leggere le cose da noi osservale nel mito di Er- cole e Me p. 57-58. (2) Vned. antiq. of Attica eh. 4 lav. 7; Gerhard, aus. Griech. Tasen. I lav. XLI pag. 165, segg. (3) LuU. arch. na/j. an. I pag. 54 e segg. (4) BuUet. arch. nap. n. s. an. Il p. 97 e sigg. (5) Ant. Bildictrkc lav. CCCX, 1-2 pag. 400 scg. (6) Lib. XXXVl ,4,5. X 39 )( Intanto non ci sembra strano che diasi alla Stagione il siin> bolo del tirso. È risaputo che le due attiche Ore sono Thal- lo e Carpo : e nella nostra figura va meglio ravvisata la Sta- gione , in cui spuntano le piante , in cui la natura comincia una novella vita ; eh' è quella appunto, la quale corrisponde a tutto il mito della rapila Proserpina , ed alle cose che ne conseguitarono. Or la Thallo non è che una forma differente del nome 0«X£/«, essendone una sola la intelligenza ed il si- gnificato. Quindi non può sembrare maraviglioso che l'artista Cumano abbia dato alla Stagione Tallo il medesimo simbolo, che a Talia trovasi non poche volte attribuito (1), e che ben si riferisce, avuto riguardo alla superiore pannocchia di vege- tali sostanze , alla germinazione della vegetante natura , e quindi ancora a tulle quelle idee , le quali si rannodavano alla profonda intelligenza de' misterii. E qui mi piace di fare un'altra osservazione , che mi sem- bra rilevante. Nel nostro vaso manca 1' eroe Tritlolerao dei simboli delle spighe , o della patera ; né tampoco si mirano essi in mano alle divinità, che Io assistono. Da ciò potrebbe per avventura dedursi esser vera la opinione di coloro , che pensarono la istituzione de* misterii, e la destinazione futura della umanità esser la originaria idea delle eleusinie cerimo- nie ; esser poi sopravvenuta l'altra allusione alla semina del frumento, ed allo stabilimento della socielà. Fu osservato di falti che nell' inno a Cerere non si fa motto della diffusione dell' agricoltura , la quale si suppone preesistente (2). Cosi pure nel nostro vaso non vedesi alcuna cosa , che accenni al (1) Vedi la nostra memoria sopra un vaso di Ruvo p. i e seg., nelle memor. della reg. accad. Ercolanese voi. IV part. I p. 266. (2j Veggasi il eh. sig. de Guigniaut rélig. de Vani. tom. Ilf. part. 3. not. du liv. huit. p. 1116. Noi avemmo frequente occasione di citare le annolazion concernenti a' misterii , che appartengono quasi tutte al sig. de Guigniaut , e che ci presentano un interessante lavoro su quella oscura ricerca. )( -vo )(. frumenlo od alla vigna ; ma tulio si riduce ad una mistica riuuioDe , a cui può allribuirsi uà più allo intendimento, qual si è quello della iniziazione di Trillolemo , eh' è come capo di tulli gì' iniziali (1). Non disconviene a questo giro d'idee il sagriGcio di un porchelto, che si prepara alle grandi dee, e che sappiamo da una greca iscrizione che si eseguiva in Atene a' 17 di boedromione (2). Né diversamente vanno in- terpretale le numerose terrecotledi Pesto, le quali ci offrono o la slessa Cerere col porchetlo, ovvero misti e ierofanlidi che recano la gradita offerta alla dea (3). Ma il monumento che merita di essere più prossimamente paragonalo col bassorilie- vo di Cuma è il noto bassorilievo di Eleusi, ove si vede Cerere con modio scettro e patera, Proserpina con fiaccola e spighe , (1) Né con diversa signilìcazione fu messo da Platone Triltolemo fra' giu- dici dell' Inferno : il che incontrò non ha guari un bellissimo confronto nel vaso di Allamura da me descritto nel bullettino deW Ist. 1851 pag. 38 segg. Vedi pure ciò che ho detto ne' mon. ined. di Barone p. 71 nota 1 : sul quale son da vedere alcune osservazioni del Brunu , che vi riconobbe egregiamente le nOlNAl bull cit. 1818 pag. 23: cf. Arch. Zeitung del Gerhard, orcft. Anzeig. 1848 , IX p. 89 seg. Welcker alte Denkm. HI p. 122 segg..- ed il eh. Jahu Taseììsammlung zu MUnchen , Einleit. p. XXXVII, not. 208. A confronto poi del vaso di Cuma merita di esser richiamato l'altro bellissimo vaso, in cui ap- pare Triltolemo pur senza simbolo alcuno in un carro tratto da alati serpenti , Cerere , Proserpina , due donne con faci , e tre giovani con simbolo incerto , se pur non voglia dichiararsi benanche per una fiaccola: Panofka cab. Pourla- lès tav. 16: cf. Creuzer Syvibolik tom. IV tav. VI n. 16 pag. 46. Non è que- sto il luogo di esaminare le spiegazioni dì alcune figure proposte dal eh. Pa- nofka e da altri : e ci proponiamo di ragionarne in altra occasione. (2) Corp. inscr. gr. a. 523. (3) Ant. Bildwerke tav. XCIX fig 1-9-13 p. 341. Vedi pure altri monu- menll con quesia relazione presso Caylus ree. d' ant. XI pi. XXXVll , Panofka Jerrakotlen des Eoenigl Museums zu Berlin, lav. LVII , 1 ; e LVIIl, 1 e 2; de Wiile Calai. Durand n. 16b2 , 1635 s. ; CaveJoni Spicilegio p. 18-19. Sul porco sacro a Cerere vedi il Lobeck Aglaophamus pag. 827, segg. e misli che fanno il sagrifizio di una porchetta (1). Sembra poi indubitato che questo sagritìzio è simbolo di purificazio- ne ; essendo già provato per molti luoghi di antichi scrittori citati a proposito dal mio eh. amico signor de Witte (2), es- sere il pof^^betto simbolo di espiazione e di purificazione ; nel qual senso trovasi attribuito non solo a Cerere ma ancora ad altre divinità, come sono Giove ed Apollo. E questo me- desimo sagrifizio ci rammenta che nel mistico mito di Eleusi, Cerere mette sul fuoco il piccolo Demofoonte, per purificarlo d'ogni terrena debolezza ; come narra l'autore dell'inno a Cerere (3), e come conferma Ovidio ... humanim purget ut ignis onus (4). Nel vaso di Cuma già arde il fuoco sopra una piccola aretta , o piuttosto escara, a cui si sono sovrapposte alcune legna, mentre un giovine, probabilmente 1' sVi|3c^fx/os (5) reca altre legna e la vittima. E qui osservo che le piante messe ad accendere il fuoco nel bassorilievo di Cuma potrebbero farci comprendere un luogo di Esichio relativo a questo sagrifizio, che sembra non bene inteso finora. Dice il lessicografo: ^óoc, Tà ^i;oV£v« raTv B-ia7v. E' pare che voglia accennare alla odo- rosa pianta detta ^vov, adoperata nel sagrifizio in onor di Ce- rere e di Proserpina. Teofrasto dice il ^óov simile al cipres- so (6) : ed a primo colpo d' occhio nel nostro vaso rilevasi questa somiglianza di forma nelle due piantoline collocate ad accendere il fuoco sali* ara. Sicché possiamo con tutta proba- bilità couchiudere che il sagrificio alle dee denominalo S^^Jov non (1) De Guigniaut pi. XLIV bis, S49; cf. explic. des pi. p. 223 , e notes du liv. vili p. 6S1. (2) rexpiation d'Oreste, explic. d'un vase peint, Paris 1850 pag 16 e seg , e p. 22-24. (3) V. 239 s. (4) Fast. IV. 553. (5) Euseb. praep. emng. Ili, 12 ; cf. corp. inscr. gr. n. 71, 184 192-194. (6) Hist. pi. VI, 3, 7. X42)( era già in questo modo appellato per una generale denominazio- ne ; ma pLMchè dell'arbore ^i5ov si servivano in quella occor- renza. Se la prima parte della rappresentanza offre cotanto in- teresse , non meno importante è da riputar la presenza delle altre due divinità. E prima viene in considerazione Pallade, la quale era fralle altre giovinette trastullandosi con Proser- piua, allorché questa fu rapita da Plutone (1). Ricordo a que- sto proposito la statua frammentala con calalo e gorgoneo sul petto, la quale aveva rapporto al cullo di Eleusi (2). Il eh. Gerhard vi scorge una Demeter-Com (3). 11 eh. de Guigniaut la dichiara una Proserpina-Minerva , una Gaea Olympia (4). Senza dire dell'altra idea del eh. Preller, che pensava ad una semplice calatefora (o) , a me sembra che quelle duplici de- nominazioni mal convengano ad una sola forma : e già que- sto sistema fu riprovato da altri archeologi. Ora il nostro vaso di Cuma , ove si veggono presso alle eleusinie divinità anche Minerva e Rea, pruova che pur quella statua debba ritenersi per un idolo di Minerva eseguito alla maniera delle più ar- caiche immagini di questa dea , la quale ci si offre talvolta eziandio col modio , e non indicata da altro simbolo che dal gorgoneo sul petto (6). Né questo affettato arcaismo può di- sconvenire a' tempi di Adriano , in cui Erode Attico imita- va le forme della più antica scrittura nelle celebri tavole trio- pee, e che meno strano dovrà sembrare , trattandosi di statua (1) Iljmn. in Cer. v. 421; Diod. Sic. V, pag. 332; Valer. FI. V, 345; Slatius Achill. II , IbO ; Claudiaii. de raptu Proserp. 1 , 227 : vedi Ruhiickeu. ad liymn. in Cei'. v. cil. (2) Spoii e Wheler voyages II pag. 216 segg. (3) Aniike Bildwerke , Prodrotnus pag. 19, 30, 35 cf. pag. 87. (4) Noi. du livr. huit. p. 1230. (5) Demetcì- und Perseph. p. 375 s. (6^ Vedi biiHcUino arch. nap. u. s. au. !, p. 48. ){ ^3 )( pertineote ad un insieme di religioso culto , che va tra' più antichi della Grecia. Del resto la figura di Pallade , indipen- dentemente da qualsivoglia altra considerazione , è sempre conveniente in una scena , che ha luogo neir-4mca, regione messa sotto la protezione di quella dea: ed è pur da rammen- tare cbe Pausania spiegava per Minerva una figura femminile, che vedevasi presso le statue delle grandi dee (1). Né me- no acconciamente trovasi Rea in rapporto col mito di Cere- re e di Proserpina , colle quali era in si vicine relazioni. Cerere, secondo le tradizioni , è figlia di Rea (2). E questa si collega strettamente co' misterii Eleusinii , s' egli è pur vero che la istituzione ne provenne da Samotracia , come ha soste- nulo il dottissimo Ottofredo Miiller (3). È poi ben risaputo che un tempio di Rea ( owcw melroon) era in Atene; e su di questo ha scritto recentemente una dotta memoria il mio chia- rissimo amico sig. cav. Gerhard (4). Abbiamo poi spiegata per Rea l'ultima figura del vaso di Cuma, per le sue relazioni con Cerere , e per Io peplo , che le discende dal capo (5). Intanto l' altro daduco , che sia fralle due dee , porgendo verso ciascuna di esse una face , mostra che questa parte della composizione si rannoda col rimanente: e mette in evi- denza il rapporto di Rea e di Minerva co' misterii di Eleusi. Dopo le esposte considerazioni sarà facile ravvisare le varie parti del cumano bassorilievo. Vedi Trittolemo che riceve la iniziazione , ricordando la fondazione de' misterii : vedi il (1) Lib. vili , 31 , 1. (2) Hymn. in Cer. v. 60 ed allrove. (3) Eleusinien nell' Allgem. Encyclop. p. 294. (4) Veber das Metroon zu Athen , Berlin, I85I. (5) Si confronti il bel vaso nolano , ove fu riconosciulo Trittolemo', Cerere, Proserpina , Rea , Ecate , l'Ora , ed Kades (ann. delVIst. 182» p. 261, mon. I, tav. 4. cf. Creuzer Sytnbolik tom. IV lav. IV, n. 12 p. 464, s). Anche que- sto monumento richiede ullerior dilucidazione. X i4 )( sagriGzio proprio alla purificazione ed alla espiazione ; e fi- nalmente altre divinità le quali sono in stretto rapporto col- r Attica , e col culto di Eleusine. Nel senso da noi indi- cato r eroe Ateniese, in un funebre naonumeoto , esprime la felicità degli uomini dopo la morte , felicità che , secondo gli antichi , era negala a' profani , ma sol promessa agi' ini- ziati (1). Poche parole aggiungiamo sulla fascia che adorna le pancia del vaso, ove dorati animali , o mostri, sono tra loro in dissidio , e si contrastano forse la preda a traverso della pianticella, che li divide. Questa rappresentazione può credersi messa in opposizione della scena superiore. Di fatti la ferina e selvaggia natura di quelle belve , il loro rissarsi nello stato di natura, fa un preciso contrasto colle idee di società e di civiltà , che van sempre collegate col personaggio di Tritto- lemo , l'eroe civilizzatore della Grecia, anche considerato dal lato puramente religioso. Queste poche cose ho creduto di esporre sul classico vaso del sig. Marchese Campana. Con queste brevi osservazioni non intendo di aver esaurito quanto ci offre d' interessante que- sto prezioso monumento. Mi riserbo di tornare a parlarne per dar la dilucidazione di alcune particolarità degne di attenzione. Noi siamo sicuri che il bassorilievo di Cuma ecciterà lo stu- dio degli allri archeologi , e sarà senza dubbio richiamato in tutte le ricerche, che d' ogg' innanzi saranno proseguite sopra i misterii di Eleusi; della quale ellenica istituzione molto ri- mane oscuro ed inesplicato, perchè la superstiziosa antichità non osava disvelarne appieno la conoscenza. Giulio Minervini. {i ) Vedi ciò che dicemmo nel dono dell' Àccad. Ponlantana agli tcien tiati d' Italia p. 86, e seg. X *s )( Lo stesso Segretario perpetuo ha presentato il secondo fascicolo del voi. Vili de' nostri atti, che forma una seconda sezione della terza parte della Paleontologia del Regno, opera del professor Costa. Si è deliberato di farne la distribuzione a tutti 1 socii re- sidenti. Libri offerti in dono. Capocci (Ernesto) — Sulla sorgente inlerraittente di Tri- verno nell' agro Venafrauo — Napoli 1853 in 4. Necrologia-Macedonio Melloni — Napoli 1853 in 8. Costa (Oronzio-Gabriele) — Storia naturale della Saturnia Cynlhia , volgarmente detta Bombice del Ricino , del modo di educarne i bachi e della seta eh' essi producono — Napoli 1854 in 8. L' ECO dell' esperienza , giornale, lettera G , XIX serie. Genoino (Giulio) — Pe' lavori introdotti nel carcere di S. Francesco , capitolo. Magliari (cav. Pietro) — Elogii di M. A. Severino , B. Amantea , e D. Cotugno — Seconda edizione — Napoli 1854 in 8. Mazzarella (Giuseppe Maria) — Sulla scienza della Storia, lezioni — Napoli 1854 in 8. voi. primo. tornata del 25 febbraio. Sono intervenuti in questa tornata molti ragguardevoli personaggi, principalmente socii dell' Accademia : tra essi no- teremo r eminentissimo Arcivescovo di Napoli Sisto Riario Sforza , S. E. il Nunzio Apostolico , ed il sig. Direttore del )(*6K Ministero dell'Interno Comm. D. Ludovico Bianchini. Una scelta udienza di uomini di lettere ecclesiastici e laici ha pure assistito air adunanza. Essendo la tornata destinata ad onorare la SS. Vergine Immacolata , sono stati recitati i seguenti componimenti. Prolusione del socio residente Parroco D.Giuseppe Montuori Sonetto del socio residente Ab. D. Giacomo Rucca Sonetto del socio non-residente D. Vincenzo Lomonaco Carme Latino del socio residente D. Quintino Guanciali Sonetto dei socio residente Conte D. Trojano Marulli Ottava del socio residente D. Scipione Volpicella Sonetto del socio residente Ab. D. Giulio Genoino Epigramma Greco con versione latina, del socio residente D. Teodoro Avellino Ode Italiana del socio residente D. Michele Baldacchini Ode Latina del socio residente D. Tommaso Perifano Sonetto del socio residente D. Lorenzo Morgigni Elegia Latina di D. Benedetto Minichini (1) Sonetto del socio residente Ab. D. Paolo Emilio Tulelli Elegia Greca, e versione italiana in ottave, del Segre- tario perpetuo D. Giulio Minervini Epigramma Tedesco del socio onorario Ab. D. Andrea Eichholzer Salmo Ebraico , e versione italiana del socio residente D. Agostino Casazza Sonetto del socio residente D. Domenico Bolognese Ottave del presidente annuale D. Giuseppe Campagna (1) Il signor Miiiichinì ha olleniilo il permesso di leggere la sua elegia, sebbeae non fosse socio deir Accademia. X 47 )( TORNATA dell' U MARZO. L' Accademia ha procedulo alla scelta del tema per lo premio Tenore , avendo pria il Segretario Perpetuo fatto di- stribuire a tutti i socii intervenuti la stampa de' temi scelti e classiflcati dalla Commissione di esame. Raccolte le schede , si è veduto ottenere un maggior numero di voti il tema messo in primo luogo dalla detta Commissione , cb' è il seguente : Fare un' analisi chimica accurata delle acque sorgive di due o tre pozzi che stanno nel tenimento del Comune di Portici, alle quali acque generalmente si attribuisce il gozzo da coloro che le bevono , abitandovi dappresso ; ricercarvi specialmente i sali di magnesia ed il iodio , e se vi sono , indicare in che quantità ; come pure determinare la quantità delle altre materie in esse ac- que contenute. Analizzare inoltre due acque di pozzi della stessa contrada, che per tradizione ed esperienza sono tenute innocue; confrontare la chimica composizione delle prime con quella delle seconde , e dedurne , s' è possibile , utili conseguenze a chiarire r origine del gozzo, in prò della medicina e della igiene pubblica. Essendosi osservato che questo tema abbisogna di svilup- pamento e dichiarazione, per ottenerne una soddisfacente so- luzione , si è deciso di convocare a tal' uopo la Commissione di esame , per discutere se convenisse pienamente adottare la dichiarazione , che accompagnava il medesimo tema , quando primamente fu dato. 11 cav. de Renzi legge una breve memoria, relativa alla Storia della Medicina. Alcune opinioni espresse in una recente pubblicazione in- torno a tre Maestri Salernitani gli offrirono l'occasione di scrì- vere un breve comento filologico-storico. )( 48 )( La prima riguarda un Romualdo medico Salernitano ci- tato da Egidio di Corbeil. De Renzi aveva dimostrato essere questi Romualdo Guarna , Arcivescovo , Cronista , e Medico sotto Guglielmo I e II Normanni; ma altri per 1' opposito scri- ve essere un Romualdo diverso dal Guarna e propriamente quello citato da Pietro da Eboli. De Renzi poi in questo Co- mento con l'esame cronologico de cinque poemi di Egidio, due de' quali erano finora sconosciuti , e con 1' esame filolo- gico de' versi in cui Egidio cita Romualdo , chiarisce le op- posizioni cronologiche, mostra quanto arbitrarie sieno le con- ghietture del Marini che ne fa un Archialro Pontifizio, e prova che i versi di Egidio alludono ad un Prelato e non ad un Archialro. Un'altra opinione sostiene che il Gerardo de Solo sia il Salernitano , supponendo che le voci de Salerno fossero state scritte in sigla e che qualche copista per errore abbia letto de Solo. Laonde crede che sia quello stesso Gerardo che vide nel 1191 Arrigo Vi infermo presso le mura di Napoli. Ma de Eenzl ha mostrato che Gerardo de Solo nel suo comento ad Almansor cita Bernardo de Gordon, che pubblicò la sua opera nel 1305, e cita Arnaldo da Villanova che flori fino al 1313, ed è un errore confonderlo col Gerardo, che viveva 120 anni prima. Da ultimo si é preteso che il Gualtieri medico Salernitano sia il Gualtieri de Falcarla vescovo di Troja , grande Ammi- raglio nel 1178, e gran Cancelliero sotto Costanza e Federi- go. Ma de Renzi mostra falsa questa congettura fondata su di un semplice omonimo ; perchè il Gualtieri medico fa un comento su* versi di Egidio e cita più volte Io stesso Egidio, il quale scrisse dopo i tempi in cui Gualtieri de Falcarla avreb- be potuto fare il medico. X 49 )( n sìg. Tommaso Perifano ha letto una nuova illustrazione di UQ luogo di Dante. INTORNO AD UN LUOGO DI DANTE. NUOVA ILLUSTRAZIONE. I filologi e gli spositori tra' moltissimi luoghi del testo Dantesco, han comentato ii v. 63 nel X dell' Inferno, dov' è scritto : Ed io a lui : da me stesso non vegno : Colui ch'attende là (Virgilio) per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno. Rispondeva Dante in siffatta maniera all'ombra di Caval- canti. Il quale sapendo lui essere amico singolarissimo del fi- gliuol suo Guido, avevagli indiritta la inchiesta: Se per questo cieco Carcere vai per altezza d'ingegno , Mio figlio ov'è? e perchè non è teco? Gli spositori, da Boccaccio a Biagioli, ed a Tommaseo, tutti ad un animo concordano a spiegare , che Dante intese qui a rivelare , come Guido Cavalcanti tenuto avesse in poco con- to la poesia ed i poeti , a cagione eh' ei fosse cultore della filosofia. Ond'è che ebbe a disdegno Virgilio. Il quale dichia- ramento restò combattuto da un valoroso uom di lettere in una Lezione filologica , che fu per l' addietro pubblicata nella Temi Napoletana (1). L' egregio filologo con argomenti rinfrancati da molte au- torità , e con dovizia di erudizione, tolse da prima a rischia- rare , che il vale Mantovano professata avesse la filosofia pla- tonica, e Guido Cavalcanti per opposito stato fosse reputato, (1) Nuova Serie, voi. I. Quaderno 1- 1844. )( so X a giudizio dell' universale, seguace della fllosofia epicurea , si che non Irattenevasi dal professarla palesemente, allegando il testimonio del Boccaccio (1). Fa da poi osservare, che Dante abbia attestalo ei slesso del merito poetico di Guido , scrit- tore del notissimo Canzoniere , si che dopo Guido Guinicelll tenne il primato tra' poeti volgari : Così ha tolto l'uno all'altro Guido La gloria della lingua , e forse è nato Chi r uno e 1' altro caccerà di nido (2). Nel quale terzo poeta l'Alighieri cou magnanimo orgoglio veniva accennando a sé slesso. Poste le quali ragioni, conchiude il filologo, che Guido Cavalcanti , poeta in que' tempi valentissimo , tener non po- tesse in dispetto il Mantovano, si bene in onore e reverenza. Epperò la vera cagione del disdegno egli opina che abbiasi a ravvisare apertissima nella contraria dottrina filosofica pro- fessata da Virgilio e da Guido ; questi seguace delle sentenze di Epicuro , quegli delle discipline filosofiche di Platone. Niente mi trattiene dall' affermare con franco animo, che di amendue le opinioni ninna abbia colto nel segno , e non parmi accettevole né 1' una , né 1' altra. E di vero, non accade dovermi intrattenere a confutare 1' opinione da tutti gli spositori sostenuta. Che niente esatta si manifesta per le ragioni con sana e giudiziosa critica ar- recate in mezzo dall'autor delia lezione filologica, e che qui a sprecar tempo dovrei ripetere. Mi stringe però il debito di chiarire fallace ad un pari l'opinione dell'autor medesimo di quella confutazione; e confido che la prova mi riesca agevo- le , accennando ad alcuni precipui argomenti che mi soa pa- ruti invitti e fulgentissimi. (1) Nov. IV. Giorn. 6. (2) Purg. VI, V. 37 e segg. X SI )( E noterò innanzi tratto , che posta anche la contrarietà delle dottrine fliosofiche da Virgilio e da Guido professale , non per questo dovrebbesi di necessità inferire, che l'uno aves- se dovuto l'altro disdegnare. Che si può essere seguace di una dottrina filosofica, fuori rancore e risentimento, e senza te- ner spregiati quegli altri cbe una diversa e contraria ne pro- fessano. Il che è proprio di ogni animo colto e gentile, come esser dovea quel di Guido , che fu amico singolarissimo di Dante , ed eccellente filosofo e poeta, come lo chiama il Volpi; né da chicchessia saprebbesi volenteroso assentire ad una spac- ciata contraddizione , che Guido cioè dispregiato avesse Vir- gilio come filosofo, mentre avrebbe dovuto ad un tempo esti- marlo , come poeta. Ma a parte ciò. Quello che interessa davvero egli è di sapere e d' investigare , se Guido Cavalcanti stato fosse epi- cureo , e le dottrine del filosofo Gargeziano avesse pubblica- mente professate, per guisa che si adontasse del Mantovano, perchè filosofo platonico. Io noi credo : tengo anzi decisamente per la contraria sentenza. Ed ecco le prove. Dino Compagni che fu cronichista contemporaneo, di fede degnissimo , ci lasciò tratteggialo il ritratto di Guido , suo concittadino, scrivendo di lui così : « Un giovane gentile, fi- » gli nolo di messer Cavalcante Cavalcanti , nobile cavaliere , » chiamato Guido , cortese e ardito , ma sdegnoso e solitario, » e inlento allo studio, nemico di messer Corso, avea più volte » deliberato offenderlo. Messer Corso forte lo temea, perchè » lo conoscea di grande animo , e cercò d' assassinarlo , an- » dando Guido in pellegrinaggio a S. Iacopo, e non gli venne » fatto. » (1). Tal' è il ritratto morale di Guido. Or io non vorrò ciecamente deferire alla osservaz'one del Gingosnè , che esser non poteva epicureo colui che era ito (1) Cronaca di Dino Compagni dal 1280 al 1312— Lib. i. )(S2)( a' perdoni a S. Iacopo di Galizia (1); ma l'animo né tampoco mi soffre di assentire all' autor della lezione Glologica , che niente , assolutamente niente rilevasse cotesta osservazione del Ginguenè. Ella è pertanto certissima cosa , die Dino , il quale ebbe di Guido personal conoscenza, e poteva per con- seguente meglio che altri portar giudizio, ed attestare della dottrina epicurea dal medesimo professata , non pure tace, né vien rapportando cotesta circostanza, assai degna di nota , e che non avrebbe preterita , ma ben ancora la locuzion sua non comporta veruna spigolata illazione che Guido a quella setta filosofica appartenesse. Del testimonio del Boccaccio poi non é da tenere verun conto. Primamente ei non dice con franca asseveranza di es- ser Guido epicureo ; secondamente incorre in contraddizione apertissima a quanto avea già scritto di lui nel suo Comento sopra Dante. Nel quale comento , dopo di aver narrato che messer Cavalcante Cavalcanti avea seguita l'opinione di Epi- curo, prosegue a dire: « E fu questo cavaliere padre di Guido » Cavalcanti , uomo coslumalissimo e ricco , e d' alto ingegno; » oltre a ciò fu oilimo laico e buon filosofo, e fu singolarissi- » mo amico dell'autore { di Dante ], e fu buon dicitore in ri- » ma ». Del che né punto né poco conseguita che fosse Guido epicureo ; parmi anzi che assai lucidamente spiccasse manife- sto l'opposto. Che Boccaccio rivela Cavalcante essere stato epicureo , il padre cioè ; Guido non già. il quale per ciò che era uomo coslumalissimo, non poteva essere per certo seguace delle discipline insegnate da Epicuro. Ma pur e' è altro. Dicendo Boccaccio essere Guido oilimo loico e buon filosofo , da questo soltanto si fa chiaro , che vol- gendo il secolo XIII non sarebbesi tenuto in conto di buon filosofo chiunque professata avesse una dottrina diriltamen- (1) Hisl. liner, d' Ilalie - Pari. 1. Chap. VI. X S3 X te opposita alla filosofia cattolica , alle scuole antiche di Pla- tone e dì Aristotile , ed alle scuole del medio evo per le re- centi dottrine razionali e speculative insegnate allora da' due capiscuola S. Bonaventura e l'angelico Aquinate. Male si giu- dicherebbe dell'Alighieri e de' suoi contemporanei Guido Ca- valcanti , Iacopo da Todi , Dante da Maiano, Gino da Pistoia, il cantore Casella, e pur altri, se in loro si vedessero i con- tinuatori ed i mediatori delle sette filosofiche del paganesi- mo (1). Da ultimo contra l'opinione dell'autor della lezione filolo- gica invittamente depone quello schietto narratore di Giovanni Villani , come I' addimanda 1' autor medesimo nel luogo che rapporta dallo storico ricacciato. Scrive il Villani: «.[ I confi- » nati) furono revocali per lo infermo luogo, e tornonne ma- » lato Guido Cavalcanti , onde morìo , e di lui fu gran dan- » naggio , perciò eh' era come filosofo, vir/udioso uomo in molle » cose ; se non ch'era troppo tenero e stizzoso » (2). Se dun- que a testimonianza del Villani era Guido vìrludioso uomo per- ciò eh' era filosofo , sarebbe strano , distorto pensamento il supporre , che le molte virtù esercitate quelle fossero della filosofia di Epicuro. Per le quali tutte cose rischiarata vulnerabile alla base e niente salda, avvegnacchè svolta ingegnosamente, la opinione benanche dell' autor della lezione filologica , rimane ad illu- strare quale sarebbe mai l' intelligenza del luogo Dantesco in esame ; vai dire , quale sarebbe la vera cagione, onde Guido Cavalcanti ebbe Virgilio a disdegno. Tralascio volentieri di arrecare in mezzo molti e svariati argomenti, confidati all'autorità delle storie e delle croniche più accreditate, e mi tengo appagato di toccare soltanto quanto basta a far lumeggiato il mio proposito. (1) Ozanam — Danle e la Filosofia Cattolica del secolo XIII, Part. 3. cap. 3. (2) Islor. Fiorent. fin all'anno 13i8 — Lib. Vili, cap. 41. X s* x Ed accade pria di tornarsi a mente, che Dante e Guido, congiunti com' essi erano per altezza d' ingegno e per amistà singolarissima, avessero amcudue coltivate nell'animo le iden- tiche prepotenti convinzioni intorno alle condizioni sociali del proprio paese. In quell'età ingratissima di civili rivolgimenti, di cittadine turbazioni, di gelosie e di rancori municipali, di partiti dissennati, di esecrate ambizioni, Dante e Guido esu- larono , spiriti alteri amendue, che per magnanimo orgoglio fecero rifluto di raccomunarsi a chicchessia, che seppe, o volle allora acconciarsi ad umiliazioni ìndebife , esorbitanti , od a patti ingiuriosi. Oud' è che dovettero eglino dinegare simpatia ed affetto a qualunque contemporaneo , ed eziandio a chiun- que , che incolpato di fatti ingloriosi, a testimonio delle sto- rie , avesse sentito delle sorti del proprio paese a maniera dissimigliante dalle loro opinioni inalterate e generose. Premesso questo vero storico , farò poscia notare , che Dante non tolse a duca Virgilio, a cagione die l'avesse in estimazione siccome sommo fra' poeti , e nulla più. Ninno , a parer mio , vorrà accettare 1' opinione del eh. Tullio Dan- dolo , che rigettando d' una maniera brusca e pungente ogni allegoria ed ogni simbolo nella Divina Commedia , si accon- tenta di rivelarci la grande sua scoverta , che 1' entusiasmo di Dante per Virgilio non avesse conGne , e che il pigliasse a guida , perchè da lui e da Stazio avea tolto a prestanza non pochi pensieri (1). Pregiatissima in vece mi è paruta la recente nuova interpretazione data alla Divina Commedia dal dotto Alemanno Giulio Ruth (2). Il quale ravvisando in Vir- gilio uno de' principali tipi della mistica popolare del medio evo , opina che abbiasi a tenere siccome il simbolo della dot- trina sociale predicata dall' Alighieri. Malgrado però la filo- sofica dottrina , e le molte bellezze di cotesta opera del dot- (1) Dandolo — Osservazioni sopra Danio. (2) Sludi sulla Divina Commedia — Tubinga , 18o3. )(S5X lor Ruth , io inclino piuttosto ad accettare , e trovo più fon- data r opinione di Ozanam , che Virgilio cioè agli occhi di Dante era il rappresentante la scienza umana, portata alla sua più alta potenza, vai dire la fllosofia (1). Laonde in Virgilio dell'Alighie i converrà riconoscere ad un tempo il principe della poesia epica, e l'idea della fllosofia in lui personificata; e quindi una tal quale necessità , onde fu Dante sospinto a far pre- scello lui, anzi che altri nel meraviglioso viaggio pei regni eterni. Guido Cavalcanti d' altra parte , che non poteva in vero partecipare a questo concetto, tutto proprio e speciale al solo autore della Divina Commedia , ammirar dovette in Virgilio il sommo vate, ma Guido medesimo, ardito indomato Ghi- bellino, genero di Farinata degli Ubarli , trionfatore di Moq- taperli , pur ebbe a ravvisare nell' epico portentoso , né sa- peva perdonargli le incolpazioni stesse, onde venne accagio- nato nell'età successive da Ariosto, da Alfieri, da Hayley. Guido ammirava sì l' altissimo e vasto ingegno del poeta, ma riuscivagli pur incomportevole ed assai dispregiava quella che a lui sembrava bassezza del cortigiano. Laonde facendo fine dirò, che la vera cagione, onde Gui- do Cavalcanti ebbe a disdegno Virgilio, secondo che io credo, sia stata la reputazione del Montovano, che al Ghibellino di tempera stizzoso e d' alto ingegno dovea parere ingenerosa , infingarda, disleale , siccome nelle età successive così fu pur giudicata dall' epico Ferrarese , dal tragico Astigiano , e dal poeta d' Albione. Ed è questa la illustrazion mia su l' intelligenza del v. 63 del X. nella Cantica dell' Inferno. Tommaso Perifano. (1) Oianam — Part. II. cap. 1. )( 56 K Libri offerti in dono. Bruni ( dott. Francesco) — Canti del mandriano abruzze- se — Napoli 1855 in 8. Ceva-Ghimaldi (Giuseppe)— GÌ' inni dell'uffizio della Ma- donna , con r Ave Maria , e la Salve Regina, versione — Na- poli 1853 in 8. L'Eco dell' Esperienza, lettere G. H, I della XIX serie. Palomba (Luigi)— Le uve si possono salvare dal fuDglietto parassito , ragionamento — Napoli 1855 in 8. Rendiconti de'GeorgoGli: gennajo e febbrajo 1855. De Renzi (cav. Salvatore) — Intorno al Colera di Napoli dell' anno 1854 , relazione della facoltà medica al Soprinten- dente generale ed al Supremo magistrato di Salute — Napoli 1854 in 8. — Filiatre-Sebezio; fase. 290 febbrajo 1855. ScHiAvoNi (Federico) — Breve esposizione del termobaro- metro seguita da una tavola acconcia a facilitare l'uso di esso strumento » in 8. TORNATA del 18 MARZO. Il sig. Haidinger , Direttore dell' L R. Istituto geologico dell' Impero d' Austria residente in Vienna , invia in dono il primo Volume dell' annuario di queir Istituto , domandando di aprire una corrispondenza e far cambio delle rispettive pub- blicazioni. L' Accademia accetta con piacere l'offerta, e rispon- dendo all'onorevole invito incarica il Segretario perpetuo d'in- viare le pubblicazioni da lei fatte , cominciando dal quinto volume degli alti, ed aggiugendo i due volumi del rendiconto. )( 57 )( Il Segretario perpetuo ha con dolore annunziata la per- dita del sig. Canonico Geronimo Pirozzi socio residente : si è perciò risoluto di convocare la classe dì belle lettere e belle arti , per procedersi alla formazione della terna , giusta gli statuti ed i regolamenti dell' Accademia. Essendosi defloitivamente approvato il tema per lo pre- mio Tenore con la dichiarazione retlificata dalla commissione di esame, si è deliberato di farne la pubblicazione colle con- dizioni e colle norme , che sorgono dal regolamento sovra- namente sanzionato: ben inteso che si stabilisca come termi- ne del concorso il di 30 giugno dell' entrante anno 1856. ACCADEMIA PONTANIANA PREMIO TENORE Programma per V anno 1855. È antica opinione di alcuni che una particolare qualità di acqua da bere sia potentissima cagione di produrre il gozzo, tanto infesto alla sanità ed alla bellezza. Si discorda nell' as- segnare in che risegga quella nociva condizione dell' acqua , taluno ponendola nel soverchio di sali dì magnesia contenuti nell'acqua, altri nel difetto di iodio; il quale, com'è ripu- tato efficace rimedio a prevenire e curare il gozzo, deve, a loro avviso, trovarsi in tutte le acque, perchè sane riescano a bere. E le pruove fatte in questi ultimi tempi dai chimici, pervenuti a scoprire le più esigue particelle di iodio e nelle ac- que di fonte e nelle piovane, nella rugiada, e nella neve, e fino nell'aria, danno maggior peso a questa opinione. Noi abbiamo presso Napoli , nel comune di Portici, e segnatamen- te nel silo denominato Cremano, a piedi del Vesuvio, alcuni luoghi dove la gente soffre il gozzo, mentre nelle loro vici- X S8 )( Danze e per tutto il resto della cootrada a niuno accade quel- la scoDCÌa molestia, i mìseri De imputano l'acqua di certi poz- zi che son costretti a bere, ed aflermano che i loro vicini ne scampano perchè attingono altrove. Ognun vede come cotesti luoghi prestano la più acconcia occasione di ricercare le cause e la origine del gozzo. Dentro breve spazio di paese alcuni abitanti hanno il gozzo, altri no. Se la disparità proviene dalle acque che usano , poche analisi comparative bastano a chia- rirlo; di che senza dubbio molto si vantaggerebbe l'umanità e la scienza. Laonde 1' Accademia propone al concorso per Io premio di ducati centocinquanta il seguente tema: Fare un' analisi chimica accurata delle acque sorgive di due o tre pozzi che stanno nel tenimenlo del comune di Portici, alle quali acque generalmente si attribuisce il gozzo da coloro che le bevono, abitandovi dappresso; ricercarvi specialmente i sali di magnesia ed il iodio , e se vi sono , indicare in che quan- tità; come pure determinare la quantità delle altre materie in esse acque contenute. Analizzare inoltre due acque di pozzi della stessa contrada , che per tradizione ed esperienza sieno te- nute innocue; confrontare la chimica composizione delle prime con quella delle seconde , e dedurne , s' è possibile , utili con- seguenze a chiarire V origine del gozzo, in prò della medicina e della igiene pubblica. CONDIZIONI 1 II concorso è aperto pe' soli naturali del Regno delle Due Sicilie; esclusi i soli socii residenti dell'Accademia Poq- tauiana. 2. I lavori che vorranno inviarsi al concorso , dovranno farsi pervenire franchi di ogni costo a Giulio Minervini Se- gretario perpetuo dell' Accademia , per tutto il di 30 giugno 1856. Il termine assegnato è di rigore. )(S9)( 3. Ogni memoria sarà presentata chiusa e suggellata eoa un segno ed un motto sul piego. Insietne sarà presentata una scheda chiusa e suggellata, nella quale sarà notato il nome e r indirizzo dell' autore , ed al di fuori lo stesso segno e lo stesso motto che sarà sul piego. Gli autori che in qualunque modo si faranno conoscere non potranno aspirare al premio. 4. Dopo il giudizio diffinitivo dell' Accademia , le schede della memoria premiata e di quelle che avranno meritato r accesil , saranno aperte , ed i nomi degli autori saranno pubblicati. 5. Saranno bruciate le schede delle memorie non appro- vate, le quali non pertanto saran depositate nell'archivio del- l'Accademia, ciascuna contrassegnata dal proprio motto. 6. La memoria coronata, e quella che avrà attenuto Vac- cessit, resteranno di proprietà de' loro autori, i quali potranno pubblicarle per le stampe sempre che vorranno. Ma se 1' Ac- cademia crederà di doverle anch' essa pubblicare, lo potrà fare, senza che l' autore glielo possa impedire , e 1' Accademia ne darà ali' autore dugento copie gratis. Napoli 31 Marzo 1855. Il Segretario perpetuo Giulio Minervini Dopo di ciò il Segretario aggiunto sig. Gabriele Minervini ha letta una relazione dell'opera del cav. de Renzi intitolata Col- leclio Salernitana- Egli ha fatto minutamente rilevare la impor- tanza di questa pubblicazione giunta sinora al terzo volume, os- servando com' essa torni pure a gloria e decoro del nostro paese mettendo in mostra i vanti della famosa scuola medica di Sa- lerno che con importanti lavori si rese degna della sua ri- nomanza. A proposizione del socio de Ritis, 1' Accademia ha deciso di manifestare con particolare uGzio al cav. de Renzi X 60 X le sue sÌDcere coDgratulaziooi per una pubblicazione altret- tanto complicata e diflìcile quanto interessante, che tanta spesa e fatica ha costato al chiarissimo autore : non che d' inserire nel rendiconto la esatta relazione del sig. Minervini, per dif- fondere la idea di un' opera cosi degna di essere conosciuta. Il cav. de Renzi presente alla tornala ha espresso la sua compiacenza nel vedersi da un illustre corpo scientiQco ani- mato a proseguire nel nobile aringo; ricordando com' egli sin da molti anni addietro aveva cominciato a comunicar le sue ricerche sulla scuola medica di Salerno appunto all'Accade- mia Pontaniana , ricevendone sempre incoraggiamento e con- forto a progredire nella faticosa impresa. Notizia dell' opera Collectio Salernitana, pubblicata dal chiariss. CAV. SALVATORE DE RENZI. Signor Presidente Colla massima soddisfazione adempio all' incarico affida- tomi , eh' è quello di dar notizia di una elaborata opera of- ferta a questa nostra Accademia : intendo — la Collectio Saler- nitana. Ripeto si colla massima soddisfazione; poiché il lavoro si appartiene all' illustre nostro socio cav. Salvatore De Ren- zi, uomo ben noto per molliplici e svariate pubblicazioni utili ed erudite ; e pure, perchè 1' argomento ritorna a lustro e decoro del proprio paese. Per essa si scorge quanto bene ridondasse all' umanità per opera di uomini posti in questa estrema parte d' Italia; ed in un tempo , quando in ogni altra regione l'arte medica, e le mediche discipline poteano considerarsi pressoché estinte del tutto. L' egregio autore , facendosi editore de' documenti inediti X 61 )( e dei trattati di medicina apparlenenti alla scuola medica Sa- lernitana già raccolti ed illustrati da' valenti professori G. C. F. Henschel e C. Daremberg, li ha ampliati con grande nu- mero di nuove cose per sola sua opera raccolte ; onde può dirsi che oggi si conosca quanto si poteva intorno alla Scuola Salernitana, della quale il De Renzi dà la storia nel primo volume di questa ampia raccolta. Appunto per tesser questa storia , il dotto autore è ve- nuto in cognizione di quella collezione di trattali , o inte- ramente inediti , o rari , o modificali e migliorali , ben ap- ponendosi che r insieme di essi possa far perfettamente conoscere le dottrine insegnate in quella scuola , nel tem- po in cui non aveva rivali , ed era 1' unica scuola Latina in tutta la Cristianità: ha pur ben pensato di farne dono al pub- blico col titolo, come accennammo, di CoUeclio Saìernilana. E senza dubbio 1 diversi trattali scientifici ora pubbli- cati servono di prova e documento a ciò che l' illustre au- tore ha esposto nella storia. Nella storia il De Renzi con fatti bene assodati , e con un raziocinio severo , sostenuto da una chiaroveggente cri- tica , ha cercato di provare che « la Scuola di Salerno ha molla benemerenza verso la medicina universale. Prima e mag- giore è quella di aver conservalo per tradizione la medi- cina greco-Ialina in tempi disformali ed infelici ; ne' quali, per la miseria in cui erano caduti gli antichi popoli civili sotto il ferro brutale di nomadi invasori , le scienze e le let- tere erano quasi dimenticate. La seconda è quella di aver eretto il primo istituto cristiano nell'occidente, quando divenute mao- mettane le scienze erano costrette a rifugiarsi sotto 1' usbergo de' loro più micidiali nemici. La terza è di aver gettate le fondamenta delle università moderne , di avere rannodata la medicina a tutto 1* ordinamento civile , e di avere stabilita sopra solide e novelle basi la medicina pubblica. La quarta )( 62 )( è quella di avere aggiunte nuove ricchezze al patrimonio scien- tiOco de' nostri maggiori. La quinta sta nella diffusione della medica istruzione nella intera Europa , contribuendo cosi a provare lo scientifico risorgimento. La sesta infine è quella di aver adempiuta una nobile missione dell' Itala gente , quella di farsi custode del palladio degli acquisti dell' ingegno, e di averci serbata la gloria di ridonare un' altra volta la civiltà alla terra ». Quindi dobbiamo saper buon grado all'egregio autore, il quale, provando il suo assunto, è venuto a dare grande onore alla patria nostra; ch'egli già pria d'ogni altro ha evidente- mente dimostralo, che strana cosa era dichiarar quella scuola fondazione saracenica : e giustamente deplora « che sia una vera sventura , essere obbligato in ogni istante a fare gravi sforzi per diroccare un'ed fizio congegnato senza base e senza critica dagli autori nazionali , dai quali dovremmo ricercare un'ap- poggio ed un'aulorilà ! ». Finalmente nel conchiudere parla con molta saggezza l'autore , quando riflette , che « sebbene fosse da gran tempo cessata V importanza della Scuola di Salerno ; se nel 1811 le sue attribuzioni vennero abolite, la sua gloria non morrà; e forse potrà un giorno risorgere ancora. Impe- rocché esistendo in Salerno un Liceo , provveduto delle Cat- tedre : 1. fisica, chimica , farmacia — 2. istoria naturale — 3. anatomia e fisiologia — 4. patologia generale e medicina le- gale — 5. medicina pratica e clinica medica — 6. chirurgia teore- tica , ed ostetricia, e operazioni — più un gabinetto di minera- logia, di fisica e di chimica assai bene iniziato ; ed essendo le cattedre occupale da uomini valorosi per ingegno, e per titoli scientifici , è da sperare che vogliano essi anche pensare a rendere cosi fecondo l' insegnamento , da richiamare novella- mente in Salerno il lustro di una scuola cosi famosa , e così benemerita della scienza, dell'arte, e dell'umanità ». Compiuta la Storia, principia la esposizione che abbiamo )( 63 X annunziata, e rinviensi dapprima il Flos medicinae. E questa un raccoKa di versi delia Scuola Salernitana riferibili alle varie branche della scienza , e dell' arte medico-chirurgica ; come all'Igiene; alla Materia medica, e alla Farmaceutica; all'Ana- tomia ; alla Fisiologia; alla Etiologia; alla Semiotica; alla Pa- tologia; alla Terapeutica; alla Nosologia: si trova pur ac- cennala qualche cosa di pertinenza al medico, ovvero intorno all' esercizio della sua arte. E questi versi sono novellamente raccolti da più e diversi codici , e da differenti edizioni , e sono disposti in un ordine non per anco tenuto , aumentati di numero e diligentemente confrontati. Ad essi mette termine la cronologia de' medici Salernitani dal nono secolo a tutto il XV — E cosi si dà termine al primo volume della pregiata opera. Il secondo volume contiene una raccolta di altri docu- menti appartenenti alla Scuola di Salerno nel medio evo ; e tanto materiale ha saputo rinvenire il diligente sagace e mi- nuto nostro istorlco, che dice essere costretto ad aggiugnere un terzo volume , e trascorrere oltre il termine prefisso alle sue pubblicazioni. E dopo tante fatiche per rinvenir siffatti materiali , dopo il dispendio sofferto per renderlo di pubblica ragione; pur vi fu chi si fé a dire « quale n'émai la utilità? » Alle quali pa-- role noi non sappiamo meglio rispondere di quello che fa l'e- gregio autore « Ah ! dunque per costoro la storia , il decoro di un paese , la verità non son nulla; e la medicina deve li- mitarsi alle istituzioni, ed alle sole opere che ci guidano presso r infermo? E non veggono costoro che la medicina che ha ri- pudiate r erudizione e le tradizioni ha perduto pur l' impor- tanza, ed è divenuta un mestiere al quale si contrasta la no- biltà ! E poi, dirò a questi, tale raccolta non è fatta per co- loro, che hanno abbassata la scienza a speculazione : essa, ove sìa destinata ad impolverarsi io qualche scaffale , servirà al- X64)( meno a conservare i documenti della gloria dei padri nostri, come quegli antichi diplomi che non son Ietti , ma pure si custodiscono gelosamente, e si mostrano in tutte le occasioni, nelle quali occorra far pompa dei privilegii , delle ricchezze, della nobiltà delle tamiglie ». Questi documenti poi danno un' idea più chiara di quella Scuola famosa, e dimostrano che quei maestri non si contenta- rono d' insegnare le apprese dottrine, ma fecero tutti gli sforzi per arricchire il patrimonio scientifico, e diedero il primo passo al risorgimento della medicina , proponendo a' loro contem- poranei il soccorso degli Scrittori greco-latini. Essi inoltre fan manifesto che fino al principiar del tredicesimo secolo, quella scuola non avea altra cognizione della medicina Àraba, se non le poche notizie portate da Costantino. In questo secondo volume si raccoglie il manoscritto Sa- lernitano dilucidalo dal sig. Henschel , arricchito di molti do- cumenti scientifici dal nostro egregio autore. Nel codice di Breslavia , donde fu tratto il manoscritto Salernitano, si rin- ■viene un Trattalo di un'anonimo salernitano — De advenlu me- dici ad aegrolum : il quale, per affermazione del De Renzi, è la prima opera che sia stata scritta espressamente per manodurre il giovine medico presso il letto dell' infermo , non solo per ciò che concerne la cognizione e la cura del morbo , ma an- che per ciò che riguarda la condotta morale , religiosa e ci- vile del praticante. Questo trattato , del quale il De Renzi ha parlato nel voi. 1 pag. 195, ove l'ha considerato con Henschel come asso- lutamente inedito, ora crede che non sia così, poiché ha ri- conosciuto che i principali precetti di quel trattato si trovano in una memorietta compresa nelle opere di Arnaldo col titolo De caulelis medicorum ; e che sembra non essere altro che un estratto del trattato Salernitano, perchè si trova precedere immediatamente innanzi un altro trattato Salernitano De modo I )( 6S )( praeparandi cibos et potus infìrmorum in aegriludine acuta, che appartìeDe a Pietro Musandioo. Seguitano dipoi Lezioni anatomiche della Scuola Salerni- tana - Cop/ioms Anatomia jjora — Riflette il De Renzi che gli autori citati in questa sezione sono Costantino , Isaac , Gio- vanni o Giovannizio e Filarete; il che fa anche prova dell'e- poca in cui fu scritta , cioè prima che fosse arrivata in Sa- lerno notizia degli Scrittori Arabi principi. L'autore cita alcuni comenti di Cofone sugli aforismi, sopra Filarete e sopra Gio- vannizio; ì quali non sono arrivati fino a noi, e che tuttavia dimostrano di qual genere di medica letteratura si occupavano i Salernitani. Finalmente rimane assoluto il dubbio da lui promosso a pag. 192 del I voi. cioè se 1' autore dell' Anatomia porci sia Cofone seniore o juniore. Dovendo l'autore essere contempo- raneo dello Scrittore di questa lezione, dove citasi Costantino, ed Isaac , non può essere altro che il secondo Cofone. Vi à un' altro Trattato — De signis bonitalis medicamento- rum— Artìcolo anonimo compreso nel Compendio Salernitano del Codice della Biblioteca di M. Maddalena di Breslavia; nel codice è senza titolo, questo vi è stato premesso dal sig. Hen- schel che lo ha trascritto e che nella illustrazione Io intitola : De medicamenlorum bonitate cognoscenda. Un' altro piccolo Trattato vi ha — Petri Musandini Ma- gìstri Salernitani Traclatulus : De cibis et potibus febricitaniium. Il quale sembra essere un'estratto di più ampio lavoro scritto da Musandino Preside della Scuola di Salerno verso la metà del XII secolo e maestro di Egidio di Corbeil. L' importanza dell'argomento, e la dignità dell'Autore , mostrano con quanta cura i Siilernilani si occupavano di tutto ciò che avea rela- zione alla parte curativa e clinica. Segue a questo un breve Trattato ancora De quatuor hu- moribus ex quibus constai humanum corpus. In esso s' inse- 5 )( C6 )( gnano le doUrine professate dalla scuola Salernilana , ed eslralle da Galeno; e come afferma il chiaro autore, potrebbe essere o un' estratto, ovvero il principio dello stesso trattato di Giovanni Monaco, discepolo di Costantino Affricano , il quale, secondo la testimonianza di Paolo Diacono, era autore di un libercolo del medesimo argomento, e cbe aveva un U- tolo uniforme a quello del presente Iratlatino. Un breve Libro De Urinis et earimdem signi fìcationibus si crede scritto da un discepolo di Cofone, e secondo le dot- trine dello stesso; e comunque sia un trattatino incompiuto, pure è importante per la sua semplicità. Massime la dottrina degli umori secondo i principii di Galeno, è perfettamente uni- forme alle dottrine professate dalla scuola slessa , e si trova conforme alla breve lezione sugli umori. Si rinviene un'Estratto delle Tabulae Salernitanae le quali non si attribuiscono ad un maestro particolare , ma a tutti i maestri Salernitani ; ed esse dimostrano che quei maestri con- servavano scrupolosamente le dottrine della Scuola, e ciascuno di loro le insegnava , non come opinione propria, ma come frutto del consentimento di tutti. Erano queste intese ad ordinare in forma di specchietti ì rimedii di eguale virtù , e ciò per rendere più agevole agli studiosi la pratica della medicina , e pel desiderio ancora di sostituire i nostrani a' rimedii esotici , che arrivavano a caro prezzo e spesso adulterati. L' autore di questi specchietti è il M. Salerno , che Egi- dio da Corbeil chiama aequivocus , perchè avea lo stesso no- me della Città. Questi specchietti somministrando una gran- de facilitazione all'esercizio clinico, ebbero un grande incon- tro : onde Egidio ne parla con molta lode , ed Arnaldo da Villanova non solo gli elogiò, ma ancora cercò d'imitarli. Vieu dopo la Chirurgia di Ruggiero Parmense , la quale comunque sia la prima opera chirurgica scritta nel medio evo. )( 67 )( ed esprima ìd conseguenza la chirurgia tradizionale della Scuola Salernitana, pure è pocliissimo conosciuta. E ben a ragione sembrava al De Renzi che incompiuta sarebbe riuscita la notizia della dottrina della Scuola Salerni- tana nel XI e nel XII secolo , ove non avesse fatto conoscere la Chirurgia della Scuola , eh' è pure la Chirurgia tradizionale che gì' Italiani conservarono a traverso le miserabili sventure di sei secoli » come eredità diretta della Chirurgia dei Latini. La chirurgia di Ruggiero, secondo il nostro Storico, è im- perfetta: alcuni precetti sentono del tempo in cui furono scritti, ed alcuni mezzi sono rozzi ed audaci. Ma ciò stesso fa vedere che r autore registrava sugli scritti le regole de' tempi suoi che raccoglieva dalla pratica comune. Ed ove si voglia trovare uno scrittore , da cui abbia preso , questi non è certamente Albucasi , né altro Arabo ; ma le tradizioni delle scuole Gre- co-latine , massime di Paolo di Egina , e tult' al più 1' opera di Costantino Affricano sulla Chirurgia. Se in quell'opera man- cano molti articoli , pare fatto ad arte da Ruggiero , per averne già trattato nella Practica Medicinae. A questa chirurgia seguono le Glosulae Quatuor MagislrO' rum super Chirurgiam Rogerii et Rolandi. È questo un Trat- tato , che ora per la prima volta vede la luce, e che il no- stro chiaro autore deve alla benevolenza dell'amico dottor Car- lo Daremberg dotto Bibliotecario della Biblioteca Mazzarina in Parigi. Esso, comunque citato con lode dagli scrittori dei mezzi tempi , massime da Guido da Chauliac , non era stato mai pubblicato , e se n' era anche smarrito il manoscritto in Fran- cia , ove si credea perduto , pria che fosse stato ritrovato da quel diligente ricercatore di antichi monumenti medici. In ultimo a questo suIBcientemente ampio trattato segue De modis medendi, s. curationis generibus. Questo picciolo Trat- tato forma parte del Compendio Salernitano; ma è diverso dal Trattato di Cofone : De modo medendi. ' X 68 )( In esso si rinviene la espositione delle dottrine della Scuo- la , ed è stalo scrilto o da qualche naaestro contemporaneo a Cofone , o da qualche discepolo di costui. Vieo poi De febribus traclalus. Incipiunt curae Johannis Afflata discipuli Constantini de febribus et urinis. Trattato tra- scritto dal Compendio Salernitano del Codice di Breslavia dal prof. Henschel. Al volume mette termine un'Appendice al 1." volume, la quale è intesa a chiarire alcuni punti già pria esposti ; e po- scia la cronologia, quale dopo le rettifiche è risultala, intorno ai medici Salernitani dalla metà del IX alla metà del Xlll secolo. Ed eccoci al terzo volume di questo lavoro , che deesi avere nel più gran pregio. 11 quale se l'autore annunziava al pubblico siccome ultimo , pure atteso i materiali sempre più crescenti sarà seguito anche da altro. Nel principio di questo volume si ritrova : Regulae urina- rum Magislri Mauri. Questo Trattato sulle urine scritto dal Maestro Mauro era tenuto in gran conto nel XU e XIII se- colo , per la grande riputazione di perizia clinica attribuita all' autore. Basterebbero le lodi che Egidio da Corbeil tesse su' Dogmata Mauri per convincersi della stima in che era te- nuta quest'opera. Malgrado ciò, non era stata mai pubblica- ta , ed i Codici manoscritti sono alquanto rari, e quasi tutti pieni di errori e guasti per antichità. Un tal Trattalo ha molta analogia col Liber de Urinis del Codice Salernitano illustrato da Henschel , e deve credersi che o sia lo stesso , o che Mauro abbia conservata la stessa for- ma e lo stesso metodo delle istituzioni della sua Scuola. Ad esso fan seguito Pilulae Magistrì Mauri probatae. Compendium magistri Salerni. Vien poi un trattato che è oltremodo importante per i prin- cipii patologici che vi sono adottatici quali non presentano alcuna X 69 )( diversità da quelli professati dagli altri maestri della Scuola e che io generale sono tratti dall' umorismo dei Galenìsti, con- ciliati co' principii Ippocratici delle forze della natura medica- trice. Le indicazioni sono perfettamente eliologiche , e le re- gole terapeutiche sono quelle adottale dagli altri Maestri della Scuola, massime da' Plateari. Il trattato non è intero , ed è pieno di errori , i quali spesso non lasciano comprendere il senso. Ad esso conseguila Piacila Philosophorum moralium anti- quorum ex Gracco in Lalinum translala a Magistro Johanne de Precida. E intorno a quest' uomo insigne 1' egregio autore , pria che riportasse Tannunziato lavoro, fa poche parole che te- stualmente ripetiamo — « La tradizione e la storia han fatto a gara in sei secoli a dipingere con vivissimi colori Giovanni da Procida , ed a formarne il carattere dell'ingegno più emi- nente , dello spirito più avveduto e più scaltro de' tempi suoi. Malgrado ciò, egli era pochissimo conosciuto come scienziato, come medico , e come uomo di stato , ed io ho dovuto rac- cogliere numerosi documenti per rivendicare pura la sua glo- ria da' sospetti e dalla calunnia. Io avea ancora trovato alcu- ne mediche prescrizioni, ed i titoli di alcune opere; manca- vano solo i documenti che lo mostrassero filosofo e morali- sta , e questi ancora ho avuto la fortuna di raccogliere e di presentare a coloro che riguardano con religioso rispetto ogni produzione degli uomini grandi ». Dopo un tal lavoro del da Procida 1' editore fa seguire alcuni nuovi documenti storici , « che meglio chiariscono i fatti di un' uomo che si spinse a tanta altezza , e eh' è stato, sia per ispirilo di parte , sia per guasta tradizione , sia per vanità di genti, iniquamente giudicato ». Di questi documenti alcuni sono interamente nuovi ed inediti , altri da pochi co- nosciuti. In questo terzo volume istesso vi ha l'Introduzione alle )( '0 )( Glosse de' quattro maestri sulla Chirurgia di Ruggiero e di Bo- lando; e se non venne pubblicata nel secondo volume ove furono riportate le Glosse appunto , ciò fu perchè questa in- troduzione è stata scritta dal dottor Daremberg dopo la stam- pa delle medesime; il qual lavoro è utilissimo come quello che rischiara molto la storia , poiché il Daremberg muove qual- che dubbio , fa qualche obbiezione , a cui quando lo crede opportuno il De Renzi risponde adeguatamente con alcune an- notazioni, che lo dimostrano sempre il vero storico critico. Segue un Poemetto De Phlebotomia di Giovanni dell'Aqui- la ; il quale è stato scritto da un medico di Napoli che go- deva molta fama nel secolo XV , e che probabilmente era stato allievo della Scuola di Salerno ; e poiché inedito deve esser letto con compiacenza, mentre si trova citato nelle opere bibliografiche e storiche. In esso si contengono le dottrine dei maestri Salernitani intorno al salasso ; ed inoltre molli versi presi interamente dal Flos sanilatis della Scuola Salernitana, Un vocabolario pur vi ha di voci tecniche del medio-evo detto Alphila. — Questo breve Trattato trova luogo nella Colle- ctio Salernitana come dice il De Renzi non perché egli lo cre- desse scritto in Salerno; che anzi gli par chiaramente opera di uno scrittore Francese ; ma unicamente perchè è un Vocabola rio delle voci spettanti alla patologia, alla terapeutica ed alla materia medica degli scrittori del medio evo, massime Saler- nitani. Esso per la brevità , e pe' molti errori , è assai da me- no di altre opere di egual natura di Autori Salernitani , trai quali innanzi a tulli sta Matteo Silvatico colle sue famose Pan^ dette, che n>eriterebbero essere ristampate a'tempi nostri, ed annoiale. É utile questa operetta; poiché contiene molte pa- role che si rinvengono ne' varii Trattati compresi nella pre- sente Collezione. Finalmente mette termine a questo volume altra Addizione alla Storia della Scuola di Salerno , che la rende sempre piU pregiala e compiuta. Niente diremo della utilità e del merito di questa Rac- colta , poiché dopo i' esposizione che ne abbiamo fatta , chi ha fior di senno di leggieri da sé lo comprende. Credo poi che ogni napoletano , il quale sente come me , amore pel suolo natio , deve esser grato e rendere gran lode , ed ogni testimonianza di rispettosa gratitudine all' egre- gio Socio concittadino , perchè colla sua accurata opera , ha procurato maggior fama e decoro alla bella ed illustre Patria nostra. ^ Gabriele Minervini. Libri offerti in dono. Annuario dell' I. R. Istituto geologico di Vienna— Vienna 1850 in 4. ( Jahrbuch der kaiserlich-kòniglicher geologischen Keichsanstalt — 1850, 1 Jahrgang. Wien ). L'Eco dell' ESPEuiENZA , lettera L, XIX serie. Rendiconti de' Georgofili — Marzo 1855. Tornata del 15 aprile. Il Segretario aggiunto ha presentato , da parte del Segre- tario perpetuo assente, il compimento del rendiconto delle no- stre tornate per l'anno 1854 ; e si è deliberato farsene la di- stribuzione a tutti i Socii residenti. Lo stesso si è pratticato pel secondo fascicolo del voi. VIU degli atti , contenente una seconda sezione della terza parte della paleontologia del Regno , lavoro del Professor Costa. Il socio cav. de Renzi ha offerto in dono varii esemplari di un foglio de! suo Filialre-Sebezio , io cui è pubblicalo il )( 72 )( discorso intorno ad alcuni maestri della scuola medica di Saler- no , del quale die lettura io una delle precedenti tornate (1). Se n' è fatta la distribuzione fra' socii intervenuti all' adu- nanza. II Professor Costa ha cominciata la lettura de' suoi cenni sulle nuove scoperte paleontologiche avvenute nel reame nell'an- no 4854 ; proponendosi di presentarne il compimento in altra tornata. Libri offerti in dono. Arcieri ^Gaetano) = Storia del dritto — Napoli 1853 in 8, Istituzioni di dritto civile moderno, voi. 1 a 4 — Na- poli 1853 in 8. L' Eco dell'esperienza : lelt, M , N , 0 della XIX serie. Fenicia { cav. Salvatore ) — V ingresso di Bacco nelle In- die , dissertazione archeologica — Napoli 1854 in 8. Il ratio di Proserpina, dissertazione archeologica — Napoli 1854 in 8. De Renzi ( cav. Salvatore ) — Discorso intorno alla Scuola medica di Salerno , ed a' suoi maestri : estratto dal Filialre^ Sebem : fase. 292 , aprile 1855, tornata del 29 APRILE. 11 Segretario perpetuo presenta impresso in molti esem- plari il programma per lo premio Tenore dell'anno 1855, alBU' che possa procurarsene la maggiore diffusione. Letta la favorevole relazione della classe delle scienze mo- rali sul discorso del socio signor Tulelli intorno alla vita 9 (1) Vedi sopra la pag. 48. )( ^^3 )( dollrina filosofica di Tommaso Rossi, e passatosi alio squillino» é stato alla unaDimità risoluto che quel lavoro possa formar parte degli atti dell' Accademia. RELAZIONE SUL DISCORSO DEL SOCIO SIG. TULELLI INTORNO ALLA VITA E DOTTRINA FILOSOFICA DI TOMMASO ROSSI letto nella tornala del 9 luglio 4854. Incaricati di presentare all' Accademia una relazione sul lavoro del socio residente sig. Tulelli intorno alla vita ed alla dollrina filosofica di Tommaso Rossi , e scopo di siffatta rela- zione dovendo essere il deliberare se il lavoro suddetto debba essere o no pubblicato negli atti dell' Accademia , abbiamo portato attento esame cosi sull' argomento come sulla forma del ragionamento del sig. Tulelli. L' argomento del lavoro ci si è presentato sotto l'aspetto di una scoperta importantissima tanto più importante in quan- to una intelligenza vasta e potente vai più di qualunque te- soro e segreto naturale. Or si tratta appunto di questo , cioè di annunziare per la prima volta al pubblico l' esistenza di un gran pensatore e di un dotto ed eloquente scrittore della metà del secolo passato , la cui memoria e le cui opere per contingenze inesplicabili di cose erano cadute in obblio. Che un Tommaso Rossi oscuro arciprete di Montefusco in Principato ulteriore si fosse un secolo fa ingolfato in pro- fondissime meditazioni metafisiche , ed avesse affidati ad una decina di volumi i fruiti delle sue lunghe elucubrazioni, era cosa che ignoravamo si può dire de! tutto. X 74 )( È ben vero che chi avesse corso l' Epistolario di Giam- baltista Vico avrebbe letta uria lettera notevolissima al Rossi, nella quale il Vico , parlaudo di una delle opere che ora so- nosi scoperte , cioè del suo trattalo dell'Animo umano, fa elogi incredibitmeote espressivi di maraviglia e di compiacenza , e non contento di chiamare la mente del Rossi divina , su^ blimissima , inaravigliosa , e di ammirarne la bella luce , il vivido splendore e la grande feracità , e di parlare di quel loV' rcnte di eloquenza divina , con cui al lume delle cose dello spi- rito il Rossi , a suo dire , rischiara quelle del corpo , e dallo splendore dell' Idea illustra V oscurezza della materia , si volge poi quasi ebbro di ammirazioae all' autore , e Voi siete de- gno , gli dice , non già di Montefuscolo , ma della più famosa Università di Europa ! Tuttavia anche queste notevoli parole del Vico eraùo state dimenticate, o erano passale per una in- solita espressione di cortesia e d'indulgenza. Or quel che si assume ad argomento del lavoro di cui parliamo è appunto cotesto , di dimostrare che quelle parole del Vico erano veramente e meritamente proCFerite , che il Rossi fu veramente una mente altissima e raaravigliosa , un ingegno vivido e ferace , uno scrittore eloquente e profon- do; che materia delle sue meditazioni e dei suoi libri furono le più astruse speculazioni metatìsiche, e che intìne, come per valure e Vastità di dottrina , cosi per aflinità e somiglianza di principii debba senza esitazione collocarsi nella storia della letteratura napoletana a flanco al suo generoso a celebratis- bimo lodatore Giambattista Vico. L' assunto e la promessa del Tulelli , come si vede , è grande. L' ha egli veramente adempita ? Ha egli veramente dimostrato il valore e la grandezza dell' iguoto filosofo? Il Tulelli non si attribuisce il merito della scoperta del- le opere del Rossi , però non ci dice nulla dei modi e del- )( 75 )( le occasioni onde vennero in luce (1). Anzi sembra lealmen- te rimettere ad altri la cura e 1' onore della pubblicazio- ne ed illustrazione delle tre opere fra le molte che egli dice conosciute finora. Nulladimeno il Tulelli ha letto le tre opere suddette , e ne ha trascritti lunghi e copiosi frammenti nella sua memoria. Le tre opere sono intitolate , una dell' Animo umano , un' altra della mente somma del Mondo, ed una terza Considerazioni sopra alcuni misteri divini. Sono adunque i bra- ni di queste tre opere, illustrati dalle parole del Tulelli , che abbiamo innanzi agli occhi come elementi del nostro giu- dizio. Che si rileva da questi frammenti delle tre opere del Rossi ? Si noti bene che la classe non era chiamata a diffinire la verità ed il valore scientifico della dottrina del Rossi, ma sìbbene a dire se dai brani riportati apparisca 1' insieme dì un gran sistema filosofico , fortemente pensato , validamente ordinato , ed espresso con perspicuità, intelligenza e pienezza. Che questo sia il caso del Rossi , pare impossibile dubitarne. Le sue speculazioni si elevano a perdita di vista , e rilevano un' abitudine e famigliarità insolita alle più assolute astrazioni dello spirito. La sua sintesi ha le sembianze di una sintesi vasta , franca e sicura di se stessa. Il linguaggio sfida quello del Vico , colla giunta forse di una maggiore castigatezza e limpidezza di forme. (1) È già nolo che la scoperla delle opere del Rossi è dovuta al socio re- sidenle sig. Angelo Bealrice , il quale va diligentemenle rintracciando le pro- duzioni de' più eletti ingegni della sua natia provincia. Egli fece il più gran caso de' lavori filosofici di Tommaso Rossi : dal che venne in mente al socio Tulelli il pensiero di metterne in luce la importanza; siccome lo stesso Tulelli dichiara in altro suo lavoro inserito nel volume VI de' nostri atti : vedi la pag. 379, s. JYofa del Segretario perpetuo- )( 76 )( Ma qual'è questo sistema filosoQco ? Dove mirano le spe- culazioni e le conclusioni del Rossi ? Cbe abbraccia la sua sintesi ? In verità a rispondere adeguatamente , bisognerebbe leg- gere 1 volumi luti' interi. I frammenti che ci si offrono bastano nondimeno a rivelare le tendenze , i fondamenti e i risultali principali, ed a darci come un saggio e quasi una garentia del valor del resto. Le tendenze adunque sono decisamente on- tologiche e domraatiche. L'obbietlo, secondo il Rossi, si ma- nifesta e s'impone direttamente al nostro spirito, il quale, co- me per vie meramente occasionali, si leva di mezzo ai sensi ed alla realità materiale fiuo all' essenza deli' essere, fino al- l' Idea nella quale e per la quale solamente gli si fanno intel- ligibili tutte le esistenze contingenti e finite. Il suo metodo quindi è la dialettica Platonica , che è metodo e scienza in- sieme. Nulladimeno il concetto di Dio , il concetto delle so- stanze mentali o spirituali , e quello della materia , e quello del nesso tra lo spirito e la materia sono rappresentati e lu- meggiati in maniera , che rivela uno sforzo continuo del- l'autore ed una intenzione decìsa di sfuggire all'idealismo ed al panteismo. Per lui la materia non è eterna e pure è rea- lità e non fenomeno : per lui l' idea è essenzialmente genera- trice, e pure la creazione è libera ed esteriore : per lui l' in- telligenza è l'idea e l'idea l'intelligenza, e pure le persona- lità esistono e sono reali ed immortali. Diremo per avventura che aggirandosi cosi colle sue ar- ditissime speculazioni intorno agli abissi tremendi dell' idea- lismo e del panteismo , il Rossi non corre alcun pericolo , e che per lo meno la sua frase sia cosi abile e sapiente da non implicare alcun equivoco ? In verità noi oseremmo quasi af- fermare che cosi sia , cioè che egli riesca perfettamente nel suo inlento. Ma , ripetiamo , lo esame delle opere intere sa- rebbe indispensabile per un giudizio compiuto. X 77 X Noi invece ci siamo collocali io altro punto di vista. A noi basta poter dire clie il Rossi sia certamente un filosofo ontologico; che meriti essere annoverato fra i primissimi. Onde inferiamo esser cosa sommamente Importante trovare in mezzo al secolo XVIII, cioè in mezzo ai trionfi dei sensismo e dello scetticismo da una parte , ed i primi tentativi della filosofia critica dall' altra , un metafisico che si avvia coraggiosamente al di là del sensismo e del criticismo e che , senza far delle idee uè sensazioni trasformate , né forme subiettive dell' in- telligenza , pianta con robusta mano un sistema di Metafisica che si connette per leggitlima filiazione colle grandi dottrine di Platone e dei più celebrati filosofi cristiani; e ciò nella pa- tria del Vico e nell' epoca del Vico. Importantissimo poi so- prattutto troviamo noi che la scoperta di questo nuovo filosofo avvenga ora , cioè in un momento in cui l' Italia sente più che mai il bisogno di accrescere e fortificare la falange dei suoi filosofi razionali , che possano degnamente tener fronte all' idealismo germanico che irrompe da tutte le parti, e che ha sembianza di voler soppiantare la vecchia filosofia cattoli- ca. Senza che, nel Bossi non sembra esser timidezza né nella frase né nel concetto , e quasi a lui sembrano note e fami- gliari le più astruse esplorazioni dell' intelletto germanico nel regno del pensiero. Non abbiamo quindi potuto non reputar degnissimo del- l'approvazione e dell'incoraggiamento dell' Accademia il propo- sito di divulgare nel mondo letterario la novella scoperta; tanto più che questo annuncio per bocca del Tulelli è fatto in una maniera degna dell'argomento e dell'Accademia. In fatti quanto alla forma del ragionamento del sig. Tu- lelli, ci è stato facile riconoscere che non mancava in lui né 1' accorgimento necessario, né la intelligenza pratica delle di- sputazioni metafisiche , per riassumere e rappresentare per- spicuamente le dottrine dell'Autore. Egli va eleggendo con K78X perfetto giudizio alcuDÌ capitali problemi di CIosoGa, e racco- glie quindi e ravvicina i luoghi del Bossi per farue risultare le soluzioni. Indi , collocando da una parte le teoriche sana- mente razionali del Rossi , e dall' altra quelle che egli pro- fessa intorno al soprannaturale, raggruppa e illustra con squi- sito sentimento della scienza i più notevoli luoghi intorno al Metodo , intorno alla Origine e natura delle idee, intorno alla differenza e relazione tra le sustanze materiali e spirituali, in- torno alla essenza del Bene e del Bello ossia ai principii della Morale e dell' Estetica; e finalmente dà un cenno rapido e lu- cido delle nobili e consolanti dottrine del Bossi in materia re- ligiosa contenute nei tre dialoghi intitolati: Considerazioni so- pra alcuni misteri divini. 11 lavoro del Tulelli adunque risponde pienamente all'im- portanza dell' argomento , e se 1' argomento è ben degno che r Accademia se ne occupi e lo illustri nei suoi atti, il ragio- namento non è mcn degno doli' approvazione dell'Accademia, e sarebbe ben meritamente pubblicato nel suo nome ed a sua cura. 14 Geanaio 1853 Masdea Ì Giorgio Masdea Luigi Palmieri Giovanni Manm I Commessari Manna relat. Segue l'approvazione della classe. X 79 )( Il sig. Achille Costa legg^e un cenno suH' opera offerta io dono all' Accadefhia ed inli(ola(a MEMORIE FISIOLOGICHE RISGUARDANTI LA MESTRUAZIONE Per Gabriele M/nerv/m. La mestruazione, questa interessante e cardinale funzione del sesso muliebre , à tale influenza e legame con i' organi- smo generale della donna, che non vi è fisiologo il quale potes- se dispensarsi dallo esame delle leggi che la regolano, né pa- tologo il quale trasandar potesse Io studio delle perturbazioni cui quella funzione va soggetta , e delle malattie che àn loro origine nelle perturbazioni medesime. Da ciò può preintendersi quanto esleso sia il numero di coloro che anno scritto su tale argomento , altri guardandone il solo lato fisiologico , altri occupandosi dello stato patologico soltanto, altri abbraccian- done il fisiologico e patologico insieme. E come per tutti quei fatti pei quali la natura à voluto serbare alcun che di mi- sterioso, e l'uomo à messo a tortura il suo ingegno per is ve- lare il mistero, non tollerando che alcuna cosa rimanga ve- lala ed oscura al suo intelletto, cosi per la mestruazione mol- le opinioni son surte , secondo le conoscenze de' tempi, priu- cipalmente sulla vera cagione e sullo scopo finale di essa ; cia- scuno avendo cercato spiegare il fenomeno a modo suo, ma non senza lasciar ciascuno una qualche cosa a desiderare. Mosso quindi dall' interesse dell' argomento il sig. Ga- briele Minervini si è in particolar modo dedicato a tale stu- dio, e già un ben esteso lavoro ne à compiuto, nel quale egli esamina questa funzione sotto tutti gli aspetti , ed in tutte r epoche della vita della donna. Di tal lavoro sono una par- )( 80 )( te soltanto le due Memorie eh' egli per ora à date aliai lu- ce, delle quali la prima riguarda la causa delle regole nella donna, la seconda tratta dello scopo Anale della mestruazione. Nell'una come nell'altra si osserva una erudizione este- sissima. Egli à passalo in rassegna quanto dagli autori più accreditati siano antichi o moderni è stato scritto sulla ma- teria ; e tutto accompagnato da una sana critica. Cosi nella prima memoria passa in rassegnale svariate opinioni pronun- ziatesi intorno alla causa delle regole, come la influenza della luna, il fermento, l'apparizione e sviluppo ed evoluzione delle vescichette di Graaf: a ciascuna delle quali egli appone il pen- sare di coloro che con dotte ragioni le àn già confutate, raf- forzalo ancora dal proprio criterio e dalle proprie osservazio- ni. Dopo di che si fa a dire della opinione, che a lui sembra probabile , ed alla quale in conseguenza sottoscrive per la validità degli argomenti e de' fatti che la sostengono. Egli ri- tiene cioè che la pletora sia più probabilmente la cagione del flusso mestruo. Laonde si fa a discorrere minutamente de' fe- nomeni che dimostrano evidente la esistenza della pletora si locale uterina, che generale nella donna, facendo vedere come in questa sola trovar si possa la più facile spiegazione. Il Minervini però non riguarda la pletora come unica e semplice cagione della mestruazione, ma egli estima « che la vera cagion remota del flusso è la organizzazione della donna cosi stabilita da formar più sangue : la pletora che andrà a verificarsi potrà considerarsi quale cagion provocante, mentre l'orgasmo delle parti sessuali, col favore della distribuzione vascolare di quelle sedi, potrà chiamarsi cagion determinante ». Non diverso metodo tiene l'autore nel tratiare l'altro argomento non meno importante , che costituisce il soggetto della seconda memoria. Nella quale, fatto uno scrupoloso esa- me de' diversi pensamenti intorno allo scopo finale che la na- tura à potuto prefiggersi nello assegnare la mestruazione alla )(8I)( donna, mostrasi convinto che la periodica evacuazione san- guigna muliebre sia necessaria per la nutrizione del feto nel- r utero materno , e che quel sangue venga del pari adoperato per la secrezione del latte, onde servir di alimento al feto quan- do sia venuto a luce. Trattandosi di opera che trovasi già nelle mani di molti, abbiam creduto superfluo entrare in più minuti particolari. Esprimiamo però il desiderio che il sig. Minervini compia la pubblicazione delle altre parti del suo lavoro. Si avrà allora in un corpo quanto finora si è scritto sulla mestruazione guar- data sotto qualsivoglia aspetto e tutto disposto con metodo , con chiarezza, e con quella critica indispensabile per la utilità di simili lavori. Achille Costa Un* opera scritta in dialetto napolitano col tìtolo la Tiorba a Taccone de Filippo Sgruttendio de Scasato, posta a stampa la prima volta nel 1646, ha dato occasione al socio sig. P.Balzano di leggere un suo lavoro intitolato: Di Filippo Sgruttendio e della sua poesia. Prova egli che lo Sgruttendio fu Francesco Balzano di Torre del Greco, giovandosi dell'autorità di scrittori contemporanei, e fa chiaro come in quel libro sono delle im- portanti e belle poesie pienissime di affetto, e di vere bellezze poetiche, quantunque alcuna di esse infarcita secondo il gusto del tempo di alquanti giuochi di parole, e soprattutto di lo- cuzioni ed immagini vili, e poco decorose. Riporta nondimeno fra gli altri componimenti l'ode saffica in esso libro conte- nuta, intitolata a Cecca, la ntrezzata. La quale tutta intera è una squisita e inarrivabile composizione a stanze di tre en- decasillabi ed un emistichio ; la cui prima è cosi Ora su inasto , veccoce allestute , E ccà volimmo correre e fa danza , 6 )(82X Vui mo sonanno cetole e Unte , Fateve nnanze. Della quale ode facendo rilevare i pregi, asserisce che é la prima che sia stata scritta in Italia , dopo il risorgimento delle lettere. Spiega che la nlrezzata fra noi fu un ballo po- polare in uso sino a tutto il diciottesimo secolo , nel quale gli uomini saltavano armati di spada ; e più verso gli ultimi tempi, in vece di spada ebbero in mano un'asta inOorata, che dette però il nome al ballo l' impcrlicata. Nella citata ode Sgrultendio fa menzione quasi del modo come tale ballo si eseguiva. Da questo , non che da altri luoghi, ricava il sig. Balzano che 1' autore era di quelle menti fortunate che men- tre si levano ad alto volo, non lasciano punto la realtà nella quale si trovano, e trasfondono idee sublimi sopra oggetti tri- viali : si che questa cotal forma di poesia è da lui dichiarata storica , contenendo in sé l' immagine del tempo in che è Stata fatta. Avendo riportati alcuni sonetti assai teneri , non manca di farsi a dire che alcuni soggetti sono pure grotte- schi , e quasi ne scusa 1' autore ; perocché dice che era di molto giovane età. Ma in questo ne leva su il merito ad un'al- tezza straordinaria , quando prova che per una certa bizzar- ria propria di quello strano cervello e giovanile, la forma di- tirambica riusciva naturale e spontanea nella sua poesia. Ri- porta per prova del suo assunto alcune stanze di canzoni ; e soprattutto si fa in mezzo con un maraviglioso sonetto , che finisce con questa felicissima chiusa. Canta , io dicette , ca Cecca mia bella Slace affacciala , tno videla vi , Cana , canuta , canazza , canella. Muchio aprio canna , e dicette accossi , Tubba catubba, la tubba tubbella , Tubba tubbdla , la chichirichi. E qui dando un cenno della storia del ditirambo , e fa- )( 83 )( cendo rilevare che in questo componimento noi primeggiamo sopra tutte le altre nazioni , allo stesso modo che per la fa- vola boschereccia, piglia a dimostrare che il primo sia stato in Italia il Balzano, ovvero lo Sgruttendio , a scrivere nella forma ditirambica, ed inventare quel ritornello a metro ine- guale , che dopo il Redi tutti gli scrittori del ditirambo so- gliono farvi cadere , sopra tutto verso la fine , e che n' è la parte non solamente più bella , ma essenziale a quel genere. E di fatti in esso l'autore mostra fin dove può giungere l' al- tezza della sua mente, e fino a quanto è atto a rilevare la poesia in questo strano genere di componimento. Tutti sanno il ritornello di Redi che è in questa forma. Passavoga arranca arranca , Che la ciurma non si stanca Quando arranca in verso Brindisi. Arianna Brindis Brindisi. E se a te Brindisi io fo Perchè a me venga il buon prò Ariannuccia , vaguccia , belluccia , Cantami un poco e ricantami tu Sulla mandola la cucurucù La cucurucù La cucurucù Sulla mandola la cucurucù- Il qual luogo viea ripetuto e variato graziosamente. Ma prima di lui lo Sgruttendio nella sua canzone Fi^rma su masto Paziezo , aveva già pubblicato per le stampe il ritor- nello bellissimo nel seguente modo. Chi vedere vo lo sciare Lo sbrannore De la loggia e de la zecca > Chi vedere vo la vera Primavera )(8*X Lassa lulte e vega Cecca , Cecca mia Ca non dico la boscia. Oh Lucia , oh Lucia Lucia Lucia mia, Stienne sso musso e nzeccate ccà ; Vide sto core ca ride , ca sguazza , Auza sso pede ca zompo , canazza , Cucurucù Zompa ma tu; Vecco ca sauto ca giro ca zompo , Nante che scampo Zompa Lucia e' addanzo io da oca i Tubba catubba e nanianà. Il qual ritornello non è semplicemente tale come nel Redi, ma è parte di canzone; perocché la prima delle due stanze qui riportate non è sempre la stessa , ed il ritornello si modifica secondo il senso della stanza già preceduta ; per modo che la leggiadria di esso è sempre variata , sempre crescente, sempre più graziosa. Il pregio maggiore che si possa attribuire allo Sgruttendio, secondo il Balzano, è che oltre alle cose anzidette, ci è pur quello di avere scoperto con maravigliosa felicità, che il nostro dialetto è capace di un' armonia e di una altezza tale da vincere e sostenere il paragone con qualsivoglia altra lingua. Egli conchiude dicendo, che siccome lo Sgruttendio fra gli altri suoi lavori aveva tradotta l'intera Odissea, in dialetto, rac- comanda a' dotti uomini di non trascurarne la pubblicazione, qualora incontrasse loro di trovarne il manuscritlo. )( 8S )( Libri offerti in dono. Casotti (Francesco)— Esposizione d'un luogo del Petrarca di varia e dubbia lezione indirizzata all'Accademia Pontania- na — Napoli 1855 in 8. L' Eco dell'Esperienza — Leti. P, Q della XIX serie. GiARLETTA (Fedele Maria)-La lira Cristiana— Napoli 1855 in 8. De Jorio (Cav. Filippo)— Le odi di Anacreonte Tejo re- cate in versi italiani , coli' aggiunta di poche poesie del me- desimo traduttore— Napoli 1853 in 8. MoNTuoRi (Giuseppe)— Prolusione per la tornata poetica del di 25 febbraio 1855, con la quale l'Accademia Pontaniana festeggiò il patrocinio della Madre di Dio concepita senza col- pa originale— Napoli 1855 in 8. PiNELLi (Giuseppe)— II monumento al P. Antonio Cesari elevato a Ravenna per cura e spesa del chiarissimo prelato monsig. Stefano Rossi Ligure, delegato di quella città e pro- vincia, l'anno MDCGCLIIL PoLEm (Lionello)— Sulla importanza del grande interco- stale ne' moti respiratori— Bologna 1844 in 8. Note di fisiologia sperimentale presentate all'Acca- demia medico-chirurgica di Ferrara— Ferrara 1849 in 8. Rossi ( monsig. Stefano ) —Orazione pe' defunti associati alla propagazione della Fede — Roma 1841 in 8. Prose , parte 1." Firenze 1841 in 8. Della vita del cav. Pietro Persichinl, lettera — Roma 1854 in 8. Sui dipinti di Raffaello Sanzio da Urbino , ragiona- mento—Roma 1854 in 8. Al eh. Conte Biagio Bianconcini della società Agraria di Bologna, lettera — Roma 1855 in 8. )( 86 )( TORNATA DEL 10 GIUGNO. II Segretario perpetuo ha dato lettura di un Reale Rescrit' to pervenuto all' Accademia dal Ministero degli affari ecclesia- stici e della istruzione pubblica , eh' è del tenor seguente ; » Nel Real Nome mi pregio parteciparle che avendo pre- sentato a S. M. il Re N. S. 1' esemplare del Rendiconto delle tornate tenute da cotesta Accademia nel passato anno 1854, la M. S. si è degnata permettermi di signiflcare per tal dono a cotesto consesso il Sovrano suo gradimento — Napoli 9 mag- gio 1855 — F. Scorza » Il sig. Direttore del detto Ministero Comni. Scorza espri- me i suoi ringraziamenti per l' invio del secondo volume dei nostro Rendiconto, assicurando di essere stato sollecito a ras- segnare alle LL. MM. , ed a S. A. R. il Duca di Calabria gli esemplari destinati ad essi Augusti Personaggi. La Reale Accademia delle Scienze di Monaco Invia in dono alcune pubblicazioni. L' 1. R. Istituto Lombardo , per mezzo del suo Segreta- rio , ringrazia 1' Accademia per l' invio del VI volume de'no- stri alti. Lo slesso prattica il Segretario de' Nuovi Lincei , per la continuazione degli atti e del Rendiconto. Il socio non residente sig. Luigi Grimaldi manda una sua ode manoscritta in occasione del dichiarato dogma dell'Im- macolato Concepimento di Maria SS. Il Segretario perpetuo annunzia all' Accademia come il Presidente annuale sig. Campagna è assente da Napoli, inteso ad un lungo viaggio all'estero: per lo che, a norma de' no- stri Statuti, il vicepresidente cav. Tenore rimane rivestito di tutta l'autorità presidenziale. )( 87 )( Lo stesso Segretario perpetuo ha fatto conoscere la morte del eh. Collega cav. Benedetto Vulpes. Il socio cav. de Renzi ha letta una sua NOTIZIA Su' manoscritti medici del Medio-Evo conservali nella Reale Bi^ bUoteca Borbonica, e sopra alcune Opere appartenenti a'Mae- stri Salernitani. Avendo ottenuto, per grazia speciale di S. M. l'Augusto nostro Sovrano , la benigna concessione di riscontrare i Ma- noscritti latini del medio-evo che conservansi nella Reale Bi- blioteca Borbonica , ed anche di ricopiarne e di pubblicarne alcuni , io ho avuto occasione di riconoscere che malgrado le opere mediche costituiscono la minor parte in quella ricca collezione di Codici, pur se ne trovano 44 volumi degli Scrit- tori della bassa latinità, i quali offrono largo campo di studii archeologici, flsiologici e storici. E però ho creduto di far cosa grata alla nostra Accademia tenendole discorso di alcune os- servazioni, che possono interessare i cultori degli studii clas- sici e della patria letteratura (Ij. Io non parlo de' Codici che riguardano Autori classici, fra' quali distinguonsi ne' Greci alcune opere d'Ippocrate, di Galeno , di Oribasio , di Areteo , di Paolo Egineta, di Abit- ziano, il trattalo sul polso di Mercurio Monaco, la prima volta pubblicato, comentato, e tradotto dall'operoso e dotto Salva- (1) Credo mio debito dar solenne testimonio di gratitudine a' due dotti uo- mini , prof. D. Giustino Quadrari , Presidente della Giunta direttrice della Real Biblioteca, e sig Salvatore Cirillo viceprefetto della Biblioteca e Custode de'Mano- scritti , per avermi concesso tutte le agevolazioni i soccorsi ed i consigli, e per aver favorito con singolare benevolenza le mie ricerche. )( 88 )( tore Cirillo , non che la materia medica di Dioscoride, molti trattati di Aristotile, di Teofrasto, di Eliano, ed i frammenti di Pitagora, di Democrito e di Empedocle, descritti tutti nel Catalogo eseguito dallo stesso sig. Cirillo col titolo : Codices Graeci MSS. Regiae Bibliolhecae Borbonicae descripti et illu- strati. Neapoli 4852; come nel 1827 fu pubblicato l'altro ca- talogo de' MSS. latini dal ncm men dotto Cataldo Jannelli col titolo: Catalogus Bibliolhecae lalinae veleris et classicae, fra'quali riguardano la medicina l'opera di A. Corn. Celso De medici- na ; cinque Codici bellissimi della Storia naturale di Cajo Pli- nio Secondo , e due libri De Medicina di Quinto Sereno Sa- monico. De' MSS. del medio-evo poi, o di quelli che si son detti latino-barbari , vi è un numero anche maggiore , avendone , come ho detto, riscontrati 44, e molli di questi importantis- simi per noi; perchè contengono opere inedite, o ancora opere pubblicate ne' primi tempi della tipografia , e le cui edizioni sono divenute di un' estrema rarità , e mancano spesso non solo fra noi , ma ancora nel resto d' Italia. Tra queste meri- tano di essere ricordate le opere mediche e chirurgiche di Gu- glielmo da Saliceto (Plut. Vili. Let. D. Num. 24 e 32 ) , la Chirurgia di Teodorico (Vili. D. 55), quella di Bruno da Lon- gobucco (Vili. D. 5G], della quale esiste pure una curiosa tra- duzione italiana antica (XIII. G. 31), ed altre ancora, le quali non sarebbe possibile di leggere fra noi , ove non si trovas- sero manoscritte nella Biblioteca. Non è nostro scopo, né questo sarebbe il luogo da esporre tutto quello che si contiene in que' Codici che riguardano la medicina. E poiché i nostri studi erano diretti unicamente a ricercare quel che poteva avere relazione cou la Scuola me- dica di Salerno , cosi faremo parola di queste cose soltanto. Innanzi tutto conviene parlare del Codice che porta l'in- dicazione Incerti De regimine sanilatis , e che conservasi ne/ )( 89 )( Plut. Vili. Let. D. num. 39. Esso è membranaceo, in foglio, e comincia con un titoletto in color rosso con queste parole Incipit liber de regimine sanilalis. 11 carattere sembra dei secolo Xlll. Ecco le prime parole del testo: Quia in prima parte III libri pantegni , quae teorica nuncupatur rationabililer diximus quaìiter oporteal medicum scire et intelligere alque investigare , priusquam curare incipiat; Oportet in hac parte quam practicam vocamus , etc. Gli altri libri sono : Incipit duodecimus liber de simplici medicina ;—De dietis che contiene la medicina prati- ca; — Incipit particula IV practice pantegni de superficie cor- poris medicina;— E poscia particule V, VI, VII, Vili, che com- piono la medicina pratica a capile ad calcem; indi de Chirur- gia ; — ed in ultimo De composilis medicinis , eh' è un Anti- dotario. É facile di riconoscere in questo Codice il Pantegni at- tribuito a Costantino Affricaoo, solo in parte pubblicalo, per quanto é a nostra notizia ; ma divenute le edizioni di estrema rarità. Nel Codice mancano le prime quattro parti, come fa osservare lo stesso MS. e che forse formavano parte di un al- tro volume perduto. Quando si volessero ripubblicare le opere di quest' uomo celebre , che il primo fece conoscere le dot- trine arabe all'occidente, converrebbe che sì tenesse presente questo Codice. Altro importantissimo Codice è quello conservato nel PI. Vili. Let. D. num. 33 , in pergamena , in folio , e graziosa- mente scritto. Esso apparteneva alla Biblioteca del celebre Mo- nistero de' SS. Apostoli , un tempo de' PP. Teatini. È chiaro essere stato scritto questo Codice nel XIII secolo: ma non è tutto di egual carattere ; e contiene un trattato appartenente ad un professore Salernitano , il quale , come vedremo , vi- veva al cadere del Xlll e principii del XIV secolo. Esso man- ca di alcune pagine e contiene i seguenti trattati. 1. Il libro detto Grabadin o Aggregalio Anlidolorum di )( 90 )( GiovaDDÌ Mesue. L' I. iniziale { in nomine Dei ) è graziosa- mente dipinto io diversi colori , ed ha due figure , una più grande, in lunga tunica di color rosso , rappresenta un Me- dico che fa r oroscopo; e l'altra figura più piccola, e sotto- posta alla prima , ha in mano una specie di paniere. Tutte le altre lettere iniziali sono colorite. 2." V Antidolarium di Giovanni Mesue. 3.° Il Grabadin medicinarum parlicularium dello stesso ; e dopo qualche carta mancante , segue : 4.° L' Antidolario di Nicolò , eh' è scritto in tempo di- verso , e più tardi riunito a quel codice , essendo di carat- tere più studiato , più grosso , più chiaro , più ornato , con lettere iniziali colorite e titoli in rosso. Esso presenta impor- tantissime varianti con 1' Antidotario stampato. Per esempio dove nello stampato dice : Elecluarium Ducis dicilur, quia Ab- bas de curia illud composuit ad opus ducis Rogerii filii Roberti Viscardi in questo MS. dice ad opus ducis Rogerii fllii Regis Guillehni. Vi sono altresì alcune cose aggiunte, le quali mo- strano essere più un centone rifatto nel XIII secolo, che l'An- tidotario primitivo. Cosi vi si trovano le pillule gloriosissimi Regis Rogerii, quibus utebalur propler visum clarifìcandum, au- dilum corroborant, spirilualia confortant, et singulas superflui- tates expellunt; non che pure le Pillule magistri Rariholomei optime ad otnnes capilis passiones , quas habuit a quodam Sa- raceno Ispano ; ed ancora le Pillule magistri Vrsonis. 6." Il Sinonima herbarum dello stesso carattere de'libri di Mesue. 6.° Basis De iuncturis egualmente dello stesso carattere di Mesue. 7.° Incipiunt tabule magistri Petri Maranchi , che , come vedremo , è un trattato inedito e sconosciuto di un maestro Salernitano. Esso è di un carattere più piccolo con maggiori abbreviature e men facile a leggersi. X 91 )( Così termina il Codice, il quale non ha i fogli numerati ; ma 106 di essi sono occupati da' Ire libri di Mesue ; 18 dal- l' Antidotario di Nicolò , interrotti da due fogli interposti della pratica di Mesue ; due altri fogli da' Sinonima ; 14 dal Rasis ; e due soli dalle Tabulae. I libri di Mesue e di Rasis contengono numerose note marginali appostevi da un Medico che lo studiava , e vi se- gnava non solo le avvertenze, ma anche le citazioni di pra- tiche e di Medici de' suoi tempi. Egli doveva chiamarsi Fran- cesco , perchè le avvertenze le segna o con figure di mani di animali e di leste , non sempre ineleganti , ovvero le segna in iscritto, e fra le moitiplici note ve ne sono alcune segnate cosi : Nota Francisce hoc unguentum. — Nota Francisce hoc signum; etc. Fra queste citazioni vi è quella di Giovanni de Penna , detto una volta lohannes de Penna , ed altra volta Johannes de Pegna ; quella di mag. Raynaldus de Villanova ; di mag. Andreas de Terracina ; di lacobus de brundusio; di mag. Guido de misana, di mag. Antonius de Yl. Che sia Na- politano il Medico possessore del Codice si conosce da alcune citazioni , come : Quia quedam muìier neapolttana laborabat squinaniia... fui locntus cum domino lacobo de brundusio. Al margine dell' Eleltuarlo Diacurcuma si legge : multi magistri Salernitani non ponunt. Ora alcuni di questi Medici sono conosciuti e vivevano sotto il regno di Carlo il , di Roberto e di Giovanna I, po- tendosi determinare dagli anni 1300 al 1387 l'epoca in cui fiorirono , eh' è quella stessa in cui viveva il possessore del Codice. Il più aulico fra costoro sembra essere il lacobus de brundusio , che fu da me trovato nel Regio Archivio di Na- poli , dove son documenti che dimostrano che vìveva negli ultimi anni dì Carlo II, e primi anni di Roberto. Egli ricevè il feudo di Giurdignano dal Principe di Taranto ( An. 1304 Let. E fog. 26 ), ed ottenne ancbe altri feudi dal Re (Reg. )( »2 )( 1308, Lot. D. fol. 233) (1). — Sappiamo inoltre che Giovanni di Penna viveva nel 13ii, o fece il celebre oroscopo alla Du- chessa di Durazzo, del qii:ìle parla Domenico di Gravina (2), e mori verso il 1388, secondo il testamento originale che ne ho trovato nell' Archivio di Montevergine , e la iscrizione posta sul suo sepolcro che esisteva in S. Pietro a Majeila. Né V Antonius de Yt pare possa essere quell'Antonio Galeota d' Itri, ch'ebbe sepoltura nella Chiesa di S. Giovanni a Car- bonara , nella Cappella dell'Annunziata da lui fondata , e dove pose un' iscrizione riportata anche dall' Eugenio (3) ; perchè questo Antonio visse nel seguente secolo , come lo prova la iscrizione stessa che dice : Mille quatercenlum triginta sextus addat Sub Domini parat Angelus hic Galeota, Egregius doctor super artibus et medicina. Dopo lutto ciò si potrebbe, senza colpa di soverchia te- merità, supporre che questo Codice abbia potuto appartenere a Francesco di Piedimonte; e che queste note marginali fos- sero autografe di Francesco , il quale era Medico di Re Ro- berto e Medico dottissimo, coetaneo di Giacomo da Brindisi, che potea citare per suo compagno in alcune cure; e poteva l'orse conoscere Giovanni di Penna , ne' primordi! della sua clinica , se non che questi avrebbe dovuto essere di età molto giovanile. Ora appunto in questo iinporlanlissimo Codice trovansi le Tabule maghtri Pelri Maranchi. Ma chi è mai costui? Era un valorosissimo professore Salernitano, che viveva precisa- mente al cadere del XI 11 e principio del XIV secolo, e però (1) Appendice alla Stor. della med. ia lial. di S. de Renzi — NupaJi 1850, pag. 160. (2Ì Clironicon. Raccol. di varie Cronic. di Perger. 1781, pag. 2 1. (3) Napoli Sacra pag. 216. X93X era anch'egli coetaneo di Francesco di Piediinonle dal quale è citato (1). Nelle mie Ricerche sul Regio Archivio io aveva trovalo un Petronio Marancio , che inlerpetrai per Aìitonio ( per es- sere il Codice mollo guasto ). Questi nel 1280 otteneva da Carlo I. un a'ecrelo onorifico , rilascialo dietro le testimo- niali de' Maestri reggenti della Scuota di Salerno , e dopo 1' esame sostenuto innanzi a' Medici del Re , col quale , la- sciando la cattedra di logica , era conventato in quella di fi- sica ( medicina ) (2). Posteriormente frugando nell' Archivio (1) Elecluarium sotutivum ad arteticam frigidam, et est secundumMA- ransium ; in altre edizioni Morangium. [n Opp. Meme. Venetiis 1S70. Pra- ctica Frane de Pedem. p. 145. (2) Collect. Salern. Tom. I. p. 334. Ecco il Rescritto: Scriptum est magisiro Jacobo Nicamo Salernitano doctori in fisica ete. Satis circa fideles nostros Regni Sicilie nos delectat^dum in eodem regno vires siic- erescere ce»nimus, qui scienlie doctrinis dediti et scientiarum dogmaiibus eru- diti gentem genus et patriam insigniunt et adornanl : unde quoliens aliqui Cel- siludinis nostre conspeclui presentanlur.', qui per cotidianum studiura addiscendi perfeclionem sue scienlie sunl adepti eoslibet ipsos ad honores promeritos pro- movemus , quo per hoc in eis jusiicie sufficere credimus et ipsorum exeinpio ad sludium alios invilamus. Veruin quia magisler Petronius Marancius de Sa- lerno profexor in logica fidelis noster ad Curiam nostrana nuper acccdens ac affectans m medicinali scienlia , in qua diu , ut asseritur , studuit et profi^cit, honorem optinere convenius , quasdam licteras doctorum Salerni in medicina regenlium raagislris Johanni de Nigella et Armando de Trecis clericis, fisicis, familiaribus et fidelibus nostris presenlavit , per quas dicti Salernitani doctores de scientia et probilate ipsius niagisiri Pelroiij , et quod diu in scolis dispula- verat et extraordinarie resserat, per que dignus erat et sufficiens honoris con- venius satis approbabant , et laiidabililer commendabant eumdt-ni. Quare Celsi- tudini nostre supplicavil humililer ut honorem conventus per te , qnem suum magistrum asserii et doclorem , concedi benignius mandaremns. Nos igitur de eo per predicios fisicos nostros qui ipsum in Curia nostra examinaverunt in ea- dem scientia cum omni diligentia sollicitudiue et cautela et pw testimoniale scripium universitalis Salerni , quia est fidelis et de genere fidelium moilus (sic ! leg. erius ) leslimonio recepio salis laudabili , ipsius supplicationibus in- )( 94 )( della Cava trovai col titolo di professore di fisica Salernitano un Pietro Marancio che allora sospettai figlio del primo (III. 337) : ma che ora mi pare essere la stessa persona , perchè più e più volte ho trovato indistinllSmente segnato Pietro e Petronio , e forse ancora Petricello e Petronceiio. Così la stessa senloQza nella Practica brevis di Giovanni Plateario è citata col nome di Petricello , e nel Compendium Salernita- num del Codice di Breslavia col nome di Petronio , forse la prima volta come diminutivo o vezzeggiativo formalo dal dialetto, e la seconda volta grecizzando la desinenza. Intanto che la famiglia Marangio , Maranchio , o Marancia fosse Sa- lernitana e polente allora si prova per molti documenti , ne' quali è segnato Notarius Nicolaus Marancia de Salerno ( Di- ploni. del 1290 dell' Arch. Salern. Arca III n. 199 ), o Nico- laus Maranmis puplicus Salcrni notarius ( Dipi, del 1275 sulla famiglia Ferrarlo conserv. dal sig. Mat. Camera ). Ora questo Pietro o Petronio Maranchio è autore delle sopraindicate Tabulae da me scoverte nella Biblioteca Borbo- nica , le quali non solo hanno un' orìgine certa , ma ancora una dala sicura: poiché Pietro viveva dal 1281 al 1313, e nel clinati voIuDius quod honorem ipsuin tamquam dignus et benemeritus debeat oblinere. Ideoque tidelitati tue precipiendo niandamus qualenus statini doclori- Lus aliis Salernitanis et Scolaribus eiusdem terre, qui interesse voluerint, iuvi- laiis ad hoc librum et lionorem convcnius in eadem scientia dicio magisiro Pe- tronio soliemniter , sicui fieri consuetum est hactenus , cum bonori dociorum in Studio Salernitano derogare intendamus in ahquo stiideas exhibere. Ipse eniiu magister Peironius in Curia nostra presens corporali prestilo iuramenlo firma- vii fidelilatem nobis noslrisque liberis observare in perpetuo, et quod per men- ses sexdecim diligenter leget et dispulabii Salerni posiquam convenlalus fuerit. Fidele namque lestimonium perhibebit de baccalariis ficenliandis seu convenlar.- dis. Iiem quod non presentabit ad licentiam scicntiarum indignum et servabit omnia. . . . (roso; nostra super hoc edita sunl expressa. Dala Keapoli die XXVI lanuarii '. Vili Ind. 1281 ). X 9S )( mese di agosto di quest' anno offriva alcuni beni alla Chiesa di Santa Maria Maddalena di Salerno (1). Ma che cose sono queste Tabulae del Maestro Maranchio? Esse sono analoghe a quelle scritte circa nu secolo e mezzo prima dal maestro Salerno, delle quali ho pubblicato un pìc- col saggio ( Coli. Salern. Tom. Il pag. 422 ) , cioè una di- stribuzione melodica de' rimedii in alcuni gruppi , secondo la loro virtù , per renderne così agevole a' Medici la pratica applicazione. (1) Archiv. Cavense Arca LXXXIX num. 48 bis. Ecco il docuuienlo. In nomine domini Dei eterni et Salvatoris nostri Jesii Clirlsli anno ab in- carnatione heiusdem 1313. Quinto anno Regni Domini nostri Roberti Dei gralia Hierusalem et Sicilie Gloriosissimi Regis etc. Die nona raensis Augusti Xi Iiidi- ctione apud Salernum. Nos Johannes Benedicli Judex Civitatis Salerni, Andreas Dardaniis pnplicus eiusdem civitatis Notarius et inlVascripli lestes litterati de eiusdem civitate ad hoc specialiter vocali et rogali , videlicet niagisler Johannes Buccapizola , notarius Guglielmus Grecus ei Abb^is Fi'anciscus Benedicli , pre- senti publico scripto notum facimus et testamur quod in nostri preseatia magi* star Petrus Maranghius in phisica professor lìlius quondum magistri Barnabe (?) conjunctum est cum Petro qui dicitur de Fugardo SynJico Yconimo et Procu- ratore Monasierii S. Marie Magdalene de Salerno, Priorisse, et Convenlus ipsius Monaslerii de quo constai. Et ipse magisler Petrus eonsiderans ac seduta se- enni meditaiione revolvens ea que interum hominem instruuut et informant, et que Deo piurimum grata resident et accL'pia , comraoniius itaque celilus; deque inslinclu qui nulliscumque sensibus subiacet set sola mente soloque capitis in- teilectu , per suorum et parenlum ehis reaiuum nexibus relaxandìs, que variis nature sallibiis el humane carnis fragiliiale de levi emergunt, Catholice religio- nis cultum laudabilem qui in predicto Monaslerio per Priorissam et moniales eiusdem Monaslerii, die ac nocte, ad honorem Dei, beate Marie semperVir- ginis genitricis eius, ac beale Marie Magdalene, quibus ipse Priorissa et Mo- niales sunt obsequio regulariler deputale etc. . . . oblulit , dedicavit dedit tradi- dil ac inter vivos donavil ci iradidil, eie .. terram cum vinca, arboribus ce- Irangulorum , arboribus olivaium , fructibus, eie. Si cita in questa donazione anche Margherita moglie di Maranghio. Àncora il uag. Barnaba (se pur deve leggersi così, essendo dubbio la Sigla) padre di Maranchio , forse era medico. X 96 )( Ancora queste Tabulae del Maestro Pietro Maraiichio non si trovano couipiute nel MS. della nostra biblioteca , non es- sendovi state scrilLe che due sole categorie, trattate con una certa ampiezza, cioè le medicine cU' egli chiama conforlanlia, e le medicine ripurgative che chiama educentia. È dispiace- vole questo difetto perchè l'opera è oltremodo opportuna per dare una compiuta e perfetta notizia della materia medica Sa- lernitana al cadere del XIII secolo. Continuando dopo ciò queste brevi notizie de' Mano- scritti medici della Reale Biblioteca Borbonica , importante fra gli altri ci è sembrato quello conservato nello stesso Plu- teo Vili Let. D. n. 59, col titolo Incerti Practica medicwae , né mai nelle diverse sue parti per lo innanzi disaminato. Questo Codice è mutilo , membranaceo , in 8 , di carattere del secolo Xlil , e non tutto uniformemente scritto dalle stesse mani. Le prime due carte contengono un frammento sulle malattie de' bambini , che comincia : Alaphilon accidil pueris et forte accidit in facie et capile etc e termina ; et si duraverit post hoc da ei tyriacam mafjnam. Segue una raccolta di ricette e di cure , alcune delle quali anche prestigiose , fra le quali si trova anche la Con- fectio soporifera, che Guido da Chauliac attribuisce a Teodo- rico Chirurgo , ma che si trova anche neh' Antidotario di Nicolò , e che consiste nella inalazione di vapori soporiferi per mezzo di spugne, per produrre l'assonnamento nel modo che si è creduto di scovrire a' tempi nostri per mezzo del- l' etere e del cloroformio. A questo succede un trattato sulle malattie delle donne, e tutto il resto del Codice, cioè per circa una metà , è oc- cupalo da un lungo poema grammaticale. E questo trattalo sulle malattie delle donne forma la par- ticolarità maggiore del Codice , perchè è desso il trattalo della Troliilii , iiiancanle del Capitolo De ornala iniUitrum. )(97X Esso presenta numerose e notabili varianti da' trattati pub- blicati ; i capìtoli sono diversamente dislribuili , e non si trova la citazione di Cofone nel cap. 17. De dijJìciUtate par- ius, e la citazione di Trotula nel cap. 20 De his quae mulie- ribus saepe post partum accidunt. Merita soprattutto conside- razione questo Codice per la lezione che dà del famoso passo della Trotula , dal quale si è preteso rilevare che la Medi- chessa Salernitana proponeva una nuova operazione delia pietra , congiugnendo il taglio al succhiamento ; operazione assurda che trovasi cosi descritta nelle edizioni : Uac cura ( cum fomenlationibus ) fuit quidam liberatus haOens lapidem in vesica , quam post longam fomentaiionem fecit sugendo ex- trahi per foramen factum circa peritonaeon , et fecit inungi virgam, et maxime caput virgae cum oleo laurino vel unguento aureo{l). Il primo a correggere questa lezione con 1' ajulo del MS. 7056 della Biblioteca di Parigi è stato il dotto Malgaigne nella sua Introduzione alle Opere di Ambrogio Pareo , che rettifica cosi : Hacc cura ìiberavii qucmdam qui per longum tempus fomenlatus fuit in inguine, unguento aureo caput virgae inungendo. Il Codice della Biblioteca Borbonica , mentre si avvicina più alle edizioni , e comunque manchi di qualche parola ed erroneamente scritto , pure non ha queir importuno per foramen. e dà un senso meno fallace. Esso dice cosi: cumhac decociione ( manca forse liberavi ) quemdam habentem lapidem in vesica postquam midtam fomentaiionem feci sugendo ( sic ) exlrahi ( Cirillo vorrebbe leggere exsolci ) per fomenlum circa pariteneon feci idem inungere supra capudvirge cwn unguento aureo. Il MS. del Pluteo XII. Let. C u. 49 porla il titolo Schola Salernitana , ed è recentissimo. Esso contiene un poemetto in ottava rima intitolalo Cielo e Terra d' Innocenzo Asconava (1) Modici anliqui oiuiies , eie. Edil. Aldina Venet. 1547. Trotula De pat- tìon, muliciuin i>. 77. 7 X 98 )( forse anagramma d' Innocenzo Casanova Certosino, che s' in- titola Autore dell* altro poemetto 11 trionfo della Carità. A queste poeticlio composizioni segue la Schola Saìcrnilana, di' è una copia de' versi la prima volta riportati da Arnaldo da Villanova con 1' aggiunzione di alcuni versi che Io stesso rac- coglitore dice non appartenere alla Scuola. Saccede a questi una traduzione metrica , che sembra dello stesso autore de* versi precedenti. Come lavoro d' arte i versi non sono gran cosa : ma tuttavia merita essere ricordato un Prologo scritto con molta enfasi dal poeta. La traduzione porta questo titolo ; La Scuola Salernitana additatrice della vera antica e salutar medicina mandata da quella celebre Accademia , o sia Collegio al Re d' Inghilterra in umile verso latino : ed ora ri- posta in metro materno Italico da N. N. Prologo. Per sfuggir de i gran morbi i rei perigli È ben si esponga in carmi La Scuola di Salerno , i cui consigli Degni son star scolpiti in bronzi e marmi. Si rinnovelli al suon di nostra cetra Neil' umana memoria Di que' Coscritti Padri Il vero medicar di somma gloria. Sarà fatiga tetra Per que' novelli umori , Che soli caccian fuori A storciar della vita il bon governo ; Qui si riduce il perno D' eterogenì ladri Co' nuovi loro sali Porre a terra la Scuola di Salerno , Poco curando uccidere i mortali. Chi lia senno in zucca , e cerca i suol vantaggi , )( 99 X Sprezzerà meco questi ; e con quei saggi Riprenderà 1' antica medicina Che , perchè dal GìeI data , ella è divina. Forse tanto non si sarebbe osato scrivere d'Ippocrate, e per non indegnarsi fa d' uopo ricordare il quidliòet audendi de' pittori e de' poeti. Per dare intanfo un picciol saggio di questa veramente umile traduzione, trascriveremo i primi versi , cui premette 1' epigrafe : La scuola Salernitana distri- buiia in nove Ammaeslramenti, Primo. Rimedii generali. Chi vuol star sano e forte 0 prolungar la morte , Non dia loco a' pensier molesti al core ; Scacci r ira e' 1 furore ; Sia nel vin parco ed usi poca cena : S' alzi di mensa mai con pancia piena , Né slimi cosa vana Dopo di aver pranzato il divertire , E al mezzogiorno sfugga di dormire. Degno di riguardo è altresì il Codice Plut. Vllf. Let. D. n. 51 nel quale si leggono le Quaestiones medicae di Polca- stro ; ma in mezzo ad esse è interpolato un trattato di pire- tologia di scrittura molto più antica del resto del Codice. E- saminando questo trattato è facile di riconoscere che contiene i capitoli sulle febbri della Practica brevis di Giovanni Platea- rio ; e poiché manca la prima carta , comincia dalle parole ; Que omnia ut secundum varielatem earum varietur et cura. In primis ordinanda est dieta et dandum est eipuUus cum brodio, etc; e termina come nelle edizioni ; Executo tractatu febrium de re- liquis passionibus est agendum, incìioamus quidem a capile ut se- cundum ordinem et progressum membrorum passionum diversarum Vroscquamur tractalum. * Xioox II Codice del Plut. Vili. Lct. D. n. 26 intitolato Affricani Constantini in Aphorismos Ilippocratis contiene solo gli Aforismi i Prognostici ed il libro de regimine acutonim , ma anche il Tegni Galeni cum commentariis Aly. Quelli dello slesso Plut. Vili. Let. D. n. 40 col titolo Fuìgentio Gentilis Consilia medi- ca ^ ed il n. 35 col titolo Incerti Consilia medica et alia hanno molti trattati e consultazioni di Medici conosciuti di Padova ed altri luoghi d' Italia del principio del XIV secolo , come Gentile da Fuligno, MarsiUo di S. Sofla, Pietro di Abano etc Quello al n. 42 intitolato Genlilis de feOribus tiene nelle pa- gine lasciate bianche molti versi scritti da mano pyi recente, ed estratti dal Rcgimen sanitatis Salerni, fra' quali ve ne sono alcuni anche inediti. E molti altri Codici contengono le opere di Almansor , di Averrois , di Serapione, di Arnaldo da Villa- nova , di Berlapaglia , di Tommaso da Ravenna, di Guainerio, di Serafino da Urbino, di Savonarola, di Leoniceno , di A- nellio ed anche alcune copie del Trattato di Manescalcia di Giordano Ruffo calahremis miles in Mar escalla quondam do- mini Imperatoris Friderici sacre memorie recolende. Il n. 23 col titolo Exposilio in incerti opus medicum contiene un cemento sul Microtechni (parva ars) diverso da quello di Gioannizio e di Trusiano ; e 1' altro al n. 16 segnato De cautela regendi iter agentes ha trascritto il conosciuto libro Secreta secrclorwn Ari- slotelis. Nel codice porta il titolo Incipit liber Aristotclis De $e- cretis secretorum sive de Regimine Principum Regimi vel sum- morum; quasi interamente simile all' edizione che ne fu fatta in Parigi nel 1520. Il nostro codice sembra essere slato os- servato e citalo da Storcila nella pubblicazione che ne fece in Napoli col titolo Sccretum Secretorum Aristotclis ad Alexan- drum magnum, etc, (1). Merita per noi particolare menzione il codice dei PI. Vili. (l) Ncapoli. Excuilebal Mallias Cancir. M D. LV. )(10l)( Let. D. n. 64 col tìtolo Jnccrli medicinae pralicae summa. Esso è in folio membranaceo e contiene vanii frammenti di Mesue, di Serapione , ed un trattato di pratica mancanle del princi- pio e della fine. Nel mezzo di questo Codice un medico , pro- fittando di una pagina bianca , vi ha segnate alcune cure forse apprese da' suoi Maestri. Dopo aver riportata una ricetta col titolo Cura facta per magistrum Johanncm , fa segifire due altre storie cliniche o consultazioni con la indicazione : Cura facla per dotninum fesarium Coppula de Salerno; e poscia Alia cura facta per eumdem Magistrum, che noi abbiam creduto oppor- tuno di trascrivere. E questo Cesario Coppula era un perso- naggio conosciuto, avendone io trovata la prima indicazione nel MS. Finto in Salerno , e poi avendo anche riscontrali i documenti nel Grande Archivio , da' quali apparisce che era stipendialo del Re Roberto nel 1325 (1) , e viveva ancora nel 1328 come rilevasi da un documento conservato nell' Archi- vio Salernitano (Arca III. n. 217) col quale l'Arcivescovo con- cedendo al figlio di Cesario un Reltoralo di una Chiesa di No- cera , fra le allre considerazioni vi è questa ob palris tui cxi~ geniiam meritorum. Cesario in questo documento è chiamalo Miles et ])hisicus ducalis. (1) Reg. an. i325. Let. F. fol. 16—; e Reg. 1326 Let. D. fol. 25 — Col- lect. Salern. Tom. HI p. 339. Ecco il Decreto di nomina del Re Roberto : Ro- bertus etc. Tenore preseniium nolum facimus universis earum seriem inspectu- ris. Quod nos suflìcienliam probitatem induslriam moresque laudabiles quibus discretum virum magistrum Cesarem Coppula de Salerno , medicinalis scientie professorem intelleximus commendabiliter iliustrarì, gratis affectibus attendentes ipsura magisiruiu Cesarem in phisicum et farailiarem nostrum preseniinm te- nore recipimus et aliorum similium consoreio aggregamus polii urum favoribus quibus celeri pbisici et familiares nostri gaudere solili sunt et debent. Reccpto per nos a prcdiclo magistro Cesare Qdelilalis solilo juraraento. In cuius rei testi- monio prescntcs litleras fieri , et pendenli majestalis nostre {sigillo) iussiraui; communiri. Ualum Neapoli anno domini M. CCCXXV.die vii] aprili*, vii] laJicl, Regnorum nosUorum anno XVI )( 102 )( Conchiuderò da ultimo questa breve notizia de'MSS. delhi Biblioteca Real Borbonica col dire pocbe parole dell'opera di Michele Vicinanzo del quale ho parlato nel toni. I p. 401, e II p, 786. Quest'opera era stata veduta manoscritta dal cele- bre Domenico Colugno , e la cita nelle sue memorie ( Oper. posth. Neap.1830. Tom. II ), e probabilmente ne era egli stesso il possessore. Ora quest'opera inedita si trova nella R. Bibl. Plut, Vili. D. n. 57, ed è un bel libro in piccolo 4." in bianca e sottile membrana di pag. 30, oltre il titolo, scritto in chiaro carattere studiato e grande , avendo innanzi ed alla fine due carte bianche. Sulla parte superiore ed interna della prima era scritta qualche cosa che posleriermente è stata tagliata, e forse conteneva il nome del possessore del Codice , perchè al di sotto ora si leggono queste parole : Ex libris D. A. Mazza , che sembra autografo, e che certamente è il celebre Antonio Mazza Priore della Scuola , ed Autore della Storia di Saler- no. Il titolo dell'opera di Vicinanzo è questo; Sixto V. Pontifici • Optimo* Maximo Michaelis Vicinanlii Medici Atque Philosofi Salernitani De Salis natura ac Sale cum panibus commiscendo commentarius. Sotto vi è scritto di altro carattere : OUit Michael Vicinantius die 41 octobris 459i Salerni.Vo^ p^ra avea dovuto essere scritta dal 1585 al 1590, durante il Pontificato di Sisto V. )( 103 )(- Dietro al frontispizio vi sono scritte alcune sentenze, come Sa) idest Salus a corruptione Oranis cibi condimentum est Sai Corporibus nil utilius est Sale et sole, etc. Alla seguente facciata prima viene la Dedica a Sisto V, nella quale dice che una cosa utilissima e comune a tutta r Europa , lumen solum in Slam Ecclesiastico , nescio quo ho- minum inscitia non sii in usu, de panibus cum sale conficiendis institum. Discorre poscia in 24 capitoli de' vantaggi economici e me- dici del sale , degli usi di tulf i popoli , della esperienza di tult'i medici, del danno che si riceve dal pane senza sale, per conchiudere che doveasi anche a' Romani prescrivere il sale nel pane, haec Romanorum consueludo vel , ul melius di- cam , abusus non est amplius sinendus , cum omnibus , veluli probalum est , maxime noceal. Sono queste, o Signori, le cose che riguardano la Scuola Salernitana, fra le molle che si possono osservare ne' Codici della Biblioteca Peale Borbonica. Dal che posso conchiudere che le ricerche fatte in quei MSS. non solo han fatto trovare due documenti scientifici , e molte notìzie nuove; ma inoltre provano sempre più che non esiste in Europa raccolta di Co- dici del medio evo che non presentasse opere e documenti appartenenti alla famosa Scuola che tanta gloria ha recato a questa bellissima parte d'Italia. Né questo io dico senza ra- gioni, che anzi a confermare questa sentenza esporrò all'Ac- cademia un altro fatto. Non perchè avessi creduto che nell' Archìvio di Monte- vergine si trovassero documenti relativi alla Scuola di Salerno, ma unicamente per non lasciar cosa alcuna inesplorata, io mi recai ancora in quella ricca e ben ordinata collezione di Di- plomi del medio-evo. Mercè la cortese cooperazione dell'egre- X 104 )( gio Archivario Padre D. Guglielmo de Cesare, e con I' ajiUo di esatti Cataloghi , io potei farvi diligenti ricerche, e queste ancora non riuscirono infruttuose: imperocché non solo tro- vai notizia di un Medico Salernitano finora sconosciuto ; ma ancora vi ritrassi alcuni chiarimenti di non poco interesse per varii Medici già noti. Il nuovo Medico è un tal Tancredi Rassica Salernitano , eh' è chiamato doctor in phisica , ed era figlio di Nicola Ras- sica. Egli vivea nel 1300, quando nel di 11 Dicembre com- prava un fondo da Matteo Scarso , come rilevasi dall' Istru- mento originale conservato in queir Archivio, e che fu scritto dal Notajo Andrea Bardano, innanzi al giudice Matteo Cop- pula e ad altri testimoni ( Voi. LV Salerno, fol. 66 ). Io aveva trovato ne' Registri Angioini del grande Archi- vio una notizia di Pandolfo Protojudice , medico Salernitano ( III 339) , ed ora nell'Archivio di Montevergine ( Voi. LV Salerno fol. 67 ) ho trovato un istrumenlo del notar Riccardo Cappasanta scritto innanzi al Giudice Matteo Roccamugello e varii testimoni , col quale nel di 13 Settembre 1315 questo maestro Pandolfo Protojudice Salernìtanus doctor in phisica fiUus quondam Nicolai militis vende alcuni suoi beni in Sa- lerno. Ancora io aveva trovato nell'Archivio Cavense un diplo- ma che riguarda il medico Rarlolomeo di Vallone Salernita- no , che viveva nel 1257 ( Voi. III. p. 333 ). In conferma di ciò nell' Archivio di Montevergine ( Voi. LV Salerno fol. 72 ) si trova un islrumento del 1293 per notar Matteo Manganare innanzi al giudice Petron o , e ad altri testimoni , col quale vien dato a mutuo certo denaro da Elisabetta vedova di que- sto maestro Bartolomeo de Vallone Sulernitanus doctov in phisica. Questo maestro Karlolomeo è certameule diverso dall'au- tore della Pratica , d«lla quale si leggono alcuni frammenti Xt03)( nel Codice di Breslavia , e che ora ho avuto la fortuna di trovare originalmente nella Biblioteca Marciana di Venezia , d'onde ho fatto estrarre copia che pubblicherò; poiché il Bar- tolomeo autore vìveva prima di Giovanni Plateario, dal quale è citato, e però oltre un secolo e mezzo prima di Bartolomeo di Vallone. Un altro Bartolomeo abbiamo autore anch'esso di un trattato di Ptledicioa pratica , che si conserva io Roma nella Vaticana, del quale ho pubblicato alcuni frammenti: ma esso è chiamato de Aversa , forse non perchè della città di A versa , ma perchè appartenente alla distinta famiglia Saler- nitana di questo cognome , che ha dato ancora altri medici, fra' quali Nicola d' Àversa , che io il primo da un documen- to dell'Archivio della Cava del 1232 trovai essere stato me- dico del Re Corrado. Un' altra notizia colà trovata mi sembra anch' essa di mollo interesse storico. II sig. Huillard-Bréholles in un suo discorso in cui ragiona dei poema De balneis PiUeolanis rì\en- dicato a Pietro da Eboli (Voi. 1 p. 291), parla di una tra- duzione francese che ne venne fatta in Napoli da Riccardo da Kudes medico normanno nel 1392, mentre qui trovavasi, per esser venuto , come egli dice , a servire il Re Luigi se- condo. Bréholles pubblicando alcuni frammenti di questa tra- duzione metrica , è lieto di aver potuto aggiugnere a' versi- ficatori francesi un Medico finora sconosciuto , cioè questo Riccardo da Eudes normanno. Ora nell' Archivio di Monte- vergine ( Voi. XC. Napoli fol. 246 ), mi è riuscito di trovare un documento sopra questo Medico, il quale nello stesso tempo era Canonico della Chiesa Napolitana. Il documento è dello stesso anno in cui venne fotta la traduzione , cioè del di 9 Marzo 1392 ; ed è un Istrumento del Notar Giovanni Ribbo, con cui Guglielmo Arnaldo dottore del Palazzo Apo- stolico , ed Auditore del Cardinale Pietro di S. Susanna Le- galo Apostohco , nomina alcuni procuratori in Napoli fra' )( 106 X quali Riccardo Eudes canonico Napolitano e Medico, per pren - dere possesso ed esigere le rendite del Priorato e Monistero di Montevergine in Napoli date in Commenda al Cardinale suddetto. Importante altresì è il testamento originale di Giovanni da Penna , di quel medico famoso che fece 1' oroscopo ad Agnese Duchessa di Durazzo nel 1344 , del quale ho testé parlato. Questo Medico nel di 18 aprile 1387, mentre era Ret- tore di una Chiesa in Atripalda fa il suo solenne testamento, e lascia eredi due suoi figli naturali legittimali , e lascia un legato al Monistero di Montevergine. Fra' testimoni vi è un Carluccio di Valdanna di Cava anche Medico (Voi. XVI Atri- palda fol. 6 ). Nel voi. XLII per Eboli si trovano tre notizie anche di qualche importanza. Una nel fol. 15 è un testamento di un Jacono Petronio tìglio del quondam Albano , il quale innanzi al Giudice Roberto, e ad alcuni testimoni dichiara di lasciare i suoi beni all'Ospedale de' poveri posto nel luogo detto Pen- dino , e che era soggetto al Monistero di Montevergine. La qual cosa prova che non solo erano comuni queste caritate- voli istituzioni fra noi; ma esse quasi da per lutto erano di- rette dalle più distinte Corporazioni religiose e sostenute dalle offerte de' fedeli. L' altro Diploma , fol. 20 , è di data incerta perchè n' è rosa la parte superiore. Nondimeno vi si leggono i titoli dei Sovrani Angioini ed il mese di ottobre XI indizione. E que- sta una convenzione fatta da un tale Anastasio e sorella di lui, figli del quondam maestro Bernardo medico con un Giovanni qui dicitur de Caslalio Reverendo monaco di 31onle vergine. Ed iuQne un terzo diploma, fol. 29, parla di un maestro Falcone medico e giudice in Eboli. Nel dì 18 gennaio 1270 Roberto pubblico Notajo di Eboli scrive un islru mento , in presenza di Maestro Falcone medico e giudice, col quale )( 107 )( Tommaso Maddaloni , fìglio di Guglielmo detto di Rocca, fa testificare da più persone come Isabella sua madre con testa- mento jure legali , gli lasciò una casa che a lui spettava per parte di Guglielmo suo padre sita nella Parrocchia di S. Gio- vanni confinante ut intus. Ora nella lunga opera di medicina pratica scritta verso il 1320 dal celebre Francesco da Piedi- monte , e stampata in seguito delle opere di Mesue, trovansi assai spesso citate le dottrine e le pratiche di Maestro Fal- cone , le cui opere sono perdute, e che potrebbe molto pro- babilmente essere questo Medico e Giudice Ebolitano, il qua'e fioriva solo pochi anni prima ili Francesco da Piedimonte. E per compiere la serie de' documenti trovati in Monte- vergine , citerò un Diploma del 1211 in cui si parla del fi- glio di un Ruggiero medico , il che sarebbe importante per me, perchè potrebbe essere il Ruggiero Salernitano, vivente precisamente al cadere del XII secolo. Ma il Diploma manca di data topica e va fra gVincogniti. Nondimeno esso porta l'in- testazione di Ottone IV Imperatore, il quale, come si sa, in- vase Napoli, Salerno e gran parte del Regno da novembre 1209 fino al 1211, anzi nella città di Napoli le pubbliche scrit- ture seguitarono a portare il nome di Ottone IV fino al 1214. Il mio erudito amico Matteo Camera tiene un Diploma che riguarda i fratelli Franco, della regione di Signa, i quali hanno per Avvocalo Roperlum preclarissimum medicum, e questo Di- ploma comincia così: « Die XXV uoverabris Indict. III. Nea- polis. Imperante domino nostro Ottone IV Imperatore anno VI (1214) et eius dominationis civitatis Neapoli anno IV ». Da ultimo conchiuderò col far parola di alcuni documenti fornitimi dal prelodato sìg. Camera, i quali aprono la via ad alcune riflessioni. Io non parlerò di quelli che ricordano i beni posseduti da Giovanni da Procida in Aversa nella villa di Casaluce e di Tullano , non che in Montecorvino , ma mi occuperò soltanto dì quello che riguarda la famiglia Ferrarlo. X 108 X Io parlai di Maestro Ferrarlo (Tom. I pag. 189, e II. pag. 773), citai r autorità di P. Meo per Giovanni signor di Gragnano (li. 773), e poi riportai un docuraonto dell'Arcliivio della Cava da me per la prima volta veduto , che riguardava il Giovanni sig. di Gragnano , che era medico del Re Guglielmo II , che vivea nel 1188 , e che sospettai poter essere lo stesso del Gio- vanni Castalio citato da Egidio di Corbeil ( IH. p. 321 ). Ora nel documento del sig. Camera ciò vien meglio chiarito, e ci fa conoscere che la famiglia Ferrarlo era in Salerno ed in A- malfì ed avea avuto un medico distinto e nobile , eh' è que- sto signor di Gragnano (1). Ma questo maestro Giovanni Fer- rario può essere il maestro Ferrarlo autore delle pillole ar- tetiche citate da Giovanni Plateario? A me sembra che no. Eccone le ragioni. Quattro volte troviamo citate le pìllole ar- tetiche col nome degli autori , cioè nella Praciica brevis di Giovanni Plateario { In Pract. Io Serapionis Lugdun. i52o fai. CCXl retro ) , dove quelle pillole si dice essere state com- poste Communes a ìnagi.siro Ferrario et magistro Pctricello et magisiro Plateario. La seconda volta sono citate nel Compen- (lium Salerniianum del Codice di Breslavia , ed è questa stessa lezione della Praciica brevis, ma con due differenze , cioè col cambiamento di nome di Pelriccllo che qui è chiamato Peire- (1) Ecco il diploma : — In nomine domini Dei Salvatoris nostri Jhesu Chri- stì , anno ab incarnatione eius millesimo dncenlesimo septuagesimo quinto, et undecirao anno regni domini nostri Karoli gloriosissimi regis etc. eie. mense jannario quarte indiciionis. Ante nos Malheum Ferrarium et Robertum Curia- leni jndices , preseniibns domino lohanne Scillalo , domino Riccardo Veterense indice, Alexandro Fiilienrico , et Nicolao Marancio puplico Salerni nolano, te- stes subscripti ad hoc specialiter rogali, Har!!ioIonK;us qui diciiurPerrarins ger- manus mei prefati Malii(>i Ferrarj judicis , filiiis (juondam lohannis olim geni- turis mei, qui fuit tiiins Tiiume, tilius magistri loliannis domini Regis Guiilelmi secundi medici ot famiiiaris olim dominus castri Cìraniani, coninncius est cum Amirca qui dirilur Cappa^^antia genero suo Olius luliannis olim civilale (sic) Amalli , nuDC civis ut ImI>. tutor .falerni , lilius eie etc. X 109 )( nio , ed invece di mag. Plateario dice MM. Plateario , cioè o due maestri Plateario, o se si prendono disgiunte le due MM. può leggersi Magistro Matthaeo Plateario. Come si vede, queste due citazioni si possono ridurre ad una , perchè appartengono allo stesso Autore, La terza citazione appartiene alla Pratica di Riccardo , che si conserva manoscritta nella Biblioteca di Parigi ( MSS. 7056 , antic. 6037, fol. 36 antic. 217 ), e qui ai tre nomi della Praclica brevis cioè al Petricello , al Ferrarlo ed a Plateario , si aggiunge il quarto cioè un Archimatleo. Fi- nalmente una quarta citazione si trova in Arnaldo da Villa- nova {Opera Basii. 1570 pag. 430 j, nella quale non sono ci- tali più i nomi , ma sono assolutamente le Pillole artetiche dei Quattro Maestri. Ora è chiaro che la prima origine di queste citazioni è la Praltica di Giovanni Plateario. Posto ciò, pren- diamo un punto fisso, ed è Egidio di Corbeil , il quale prima del 1193 versifica un'opera di Matteo Plateario che dice già morto , e che dobbiamo credere essere fiorilo non più tardi del 1150 al 1180. Matteo Plateario in quest'opera cita la Practi- ca brevis del suo padre Giovanni Plateario , il quale non ha potuto fiorire più tardi del 1120 al 1150. Ora supposto anche che questo Giovanni citando fra gli autori delle pillole un Pla- teario intenda parlare di se stesso, il che non sembra proba- bile, sempre ne risulta che il Ferrarlo ed il Petricello autori delle pillole o debbono essere anteriori a Giovanni o contem- poranei di lui , e non possono esser fioriti più tardi del 1150, e però il Ferrarlo delle pillole è diverso dal Giovanni Ferrarlo medico di Guglielmo II nel 1188 (1). Si aggiunga a tutto que- (1) Ecco il Diploma da me irascrillo nell' Archivio Cavense ( Arca XXXVI n. 105). In nomine Domini Dei eterni et Salvatoris nostri Ihesu Chrisli. Anno ab incarnalione eius millesimo ceniesimo oclogesimo octavo, et vicesimo terlio anno Regni domini nostri Guilyelmi Sicilie et Italie gloriosissimi regis, mense decem- bris seplima Indiclione. Ante me lohannem judicem magister lohannes medieiis domini nostri gloriosissimi Regis atque dominus jgraniaui filius quondam lohun- sto che la ricelta delle pillole è riportala nell'Antidofario di Ni- colò. Ora quest' opera essendo slata comentala da Matteo Pla- teario Ggllo di Giovanni , come si è detto , gli autori delle pil- lole debbono essere anche più antichi. Anzi può dirsi che i maestri Salernitani abbiano adoperate queste pillole con predi- lezione , e che tutti le abbiano descritte , per modo che talvolta vengono attribuite a s«riltoripiù recenti. Così in un'Addizione al Breviarum Practicac di Arnaldo di Napoli , che trovasi fra le Opere di Arnaldo da Villanova ( Arn. Vili. Opp. Basileae 4585 pag. 4298) queste pillole sono chiamate Pillulae magi- stri Vrsonis ad quamìibel arielkam: dal che può ragionevol- mente credersi che agli Autori primitivi , che Giovanni Platea- rio dice essere slati tre, poteva facilmente aggiugncrsi il quarto e più ancora. Ritornando dopo ciò al Ferrarlo io credo piuttosto che uno de' primi autori dello pillole sia stato il padre di questo Gio- vanni medico del re Guglielmo, che chiamavasi anche egli Gio- vanni o Giovannaccio , e che poteva vivere nel 1118 , avendo il P. IMeo trovalo nell'Archivio Cavense un Diploma di que- st'anno che riguarda un Giovanni medico signor di Gragnano (Tom I\. p. 239). Né il P. Meo era tal uomo da confondere le dale , comunque a me non sia riuscito di trovare questo diploma , non avendo potuto leggere tutte le carte di quei- r anno. narii , coniunclum esl cum Rogerio monacho monaslerii Sanctfi et Fmlividue Tr iiiitaiis , quod conslructuin esl foiis hanc Salernitariam civitaleni in loco Me- lyliiino cui doniinus Beniocasa Dei graiia venerabilis el religiosus Abbas pressi. Ipse tamen Rogerius per parleni eiusdem Monaslerii. El siciil ipsi niagistro lo- hamii congruum fuit sponie et suo jurc per hanc caiisam vendidii ipsi Rogerio per partem supradicli Monaslerii inlegras duas peiias de arbuslo quas ipse nia- gistei' Johannes sibi perlinere dixil foras hac Salernilana civiiale in loco Trus- siano , (iiiarum nna esse dicilur, ubi proprie a Luscarpone vocatur eie. eie. Vi è d cOQSeiiaO di Sicclgaita niMglie di Giovanni. In tal modo sempre più si conferma che siano fioriti al cader dell' undecimo e principio del dodicesimo secolo non solo gli Autori delle pillole artetiche , ma anche tult' i mae- stri che sono stati compendiati nel trattato De aegriludinum curatione del codice di Breslavia. Egli è vero che frequente- mente appariscono de' Petronio o Pietro , che il soprannome di Ferrario si trova nel 1188, che i Platearii furono anch'essi parecchi , e probabilmente cosi chiamati dal luogo di loro abitazione in Salerno; ma ciò non può alterare la cronologia, né le pillole possono appartenere agli stessi chirurgi glossatori di Ruggiero, né si trovano contemporanei il Petronio, il Fer- rario , r Archimalteo ed il Plateario. Guardiamoci dagli omo- nimi , che spesso sono sorgente di errori. Dalle quali cose tutte e da altre di minor conto risulta chiaramente che la medicina Salernitana era di tanta impor- tanza civile nel medio evo , che ne appariscono i documenti in tutti gli Archivii. La qual cosa mi aveva imposto il dovere di recarmi in Benevento per esaminare gli avanzi delle grandi ricchezze diplomatiche , le quali si conservano in quei v<3tusti depositi della civiltà del medio evo. Ma comunque i docu- menti pili importanti dell' Archivio Sofiano fossero stati tra- sportati in Roma, pure ancor molto si trova e nell' Archivia e Biblioteca Metropolitana , ed in quello di S. FiUppo , ed un Mortuario nel capitolo di Santo Spirito , e molti diplomi par- ticolari , i quali tutti come scelti per gì' interessi di quelle Corporazioni potrebbero riuscire di grande vantaggio per la storia civile , ma offrono poco o niuno interesse per la storia della medicina, Salviaobe de Renzi. )(112)( Libri offerti in dono. L' Eco dell' Esperienza — Lett. R. T. della XIX serie. von Kuhn (Cari) Ueber das Klima voq MuDchen—Mun- ihen 1854 in 4. MiMcniNi ( Benedetto ) — Per 1' Immacolata Concezione di Maria sempre Vergine eletta a principale patrona dell' Ac- cademia Pontaniana , elegia recitata nella solenne tornata dei 2o febbraio 1855 — Napoli 1855 in 8. Padiglione ( Carlo ) — Memorie storiche artistiche del tempio di S. Maria delle Grazie Maggiori a Capo Napoli , con cenni biografici di alcuni illustri che vi furono sepolti — Na- poli 1855 in 8. Rendiconto della società Reale Borbonica, Accademia delle scienze , per 1' anno 1854. Rendiconti de' Georgofìli — Aprile 1855 in 8. von Spruner ( dot. Karl ) — Pfalzgraf Rupert der Cava- lier , ein Lebensbild aus dem XYII Jahrhundert — 3Iiinchea 1854 in 4. VoLPiCELLi ( pr. Paolo ) — Soluzione algebrica della X' + y- = ( a- -{• b- ) k, essendo k un valore numerico in- tero— Nota riprodotta con aggiunte — Roma 1854 in 8. Sulla polarità elettrostatica, seconda nota— 1854 in 8. Sur r induction électrostatique, lettre de m. P. Vol- picela à. m. V. Regnault — Paris 1855 in 4. TORNATA del 17 GIUGNO. II Segretario Perpetuo ha con dolore annunziata la per- dita del collega Barone Francesco d'Epiro. X113)( Il Socio sig. Perifano ha Ietta una breve Nota intitolata l' udito e la. parola ai sordo-muti Tra le scoverte utilissime , attestanti l' odierno meravi- glioso avanzamento delle scienze , che a forza di laboriose in- dagini si studiano a sovvenire con ogni maniera di conforto le miserie dell' umanità , e procurare immensi vantaggi al consorzio civile, vuol essere senza dubbio annoverata la re- cente scoverta dell' udito ridonato a' sordo-muti , e per con- seguente della parola ad essi restituita. L' abate Lebot , il cui nome meritamente andrà collocato tra' benefattori dell' umana famiglia , attende di presente in Francia a far parlare i sordo-muti. Il metodo escogitalo, sul fondamento di un fatto scientifico, ha dato nelle prove feli- cissimo riuscimento. « Prendo un porta-voce dì zinco, o di ferro bianco; ne fo prendere dal sordo-muto la estremità a piccolo diametro (tra' denti ) , ed io articolo distintamente , ma senza sforzo , met- tendo la mia bocca nel centro del padiglione ». Ecco il ma- gistero semplicissimo , siccome è rivelato dal benemerito in- stilutore , con che i sordo-muti ripetono immediatamente i suoni che loro si son fatti udire. Di celesta scoverta l' abate Lebot, con singolare modestia, non attribuisce a sé la gloria. Egli accenna in vece al signor llarel, già morto, siccome quei che di mollo tempo il precesse nella medesima idea , e che l'avesse eziandio pubblicata nella sua opera. I giornali però non si trattengono dall' osservare , che r abate Lebot abbia trasandalo di rendere il debito omaggio di onorevole menzione al signor Strauss-Durckeim , tuttora vivente, i cui sperimenti pubblicati da prima nell' Echo du Monde savant del 18 di settembre 1842, e riassunti poscia non 8 lia guari nella sua opera Thcoìntfie de la nature, non lasciassero nienoniamcDlc rivocare in dubbio, che ogni merito a lui toc- casse di avere per primo dimostrato, che i suoni fatti passare per r intermediario de' corpi solidi sieno benissimo percepiti da* sordo-muli ; e perciò le vibrazioni acustiche potersi a'nie- desimi trasmettere per mezzo delle parti solide del loro corpo, ossia de' denti. Mosso da osservazioni zoologiche apprestate da' ragni , che malgrado mancassero dell'organo speciale dell'udito , sono non di meno smaniosamente appassionali e corrivi alla musica, il signor Strauss adoperò gli sperimenti di poggiare l'estremo di un orologio a ripetizione , o di una piccola scatola a mu- sica, tra' denti di fanciulli sordo-muli. I quali non che di- stinsero i battimenti dell'orologio o della musica, me ben an- cora espressero con gesti il compiacimento loro arrecato dalle novelle sensazioni che per quel mezzo venivano a speri- mentare. Da cotesti particolari, in sìmigliante maniera raccontati neir Arte, pregiato ed erudito giornale di Firenze (14 marzo 1855), conseguita che non ad altri , tranne al signor Strauss, va la gloria attribuita della utilissima ed ingegnosa scoverta. Egli è pertanto increscevole di dover sempre dolorare alle ingrate rimembranze, che presso gli stranieri sia invalso, quasi a costume, di andar spigolando occasioni per arrogarsi a viso aperto la gloria ed il merito di altrui, con ispecialilà dei dot- tissimi italiani. D' altra parte è poi racconsolaule il pensiere che indarno andassero eglino divolgando ogni ploria d' Italia esser passata oltre Alpi , e pur indarno adoperassero ad ap- propriarsi lo ingegno italiano. Né diversamente interviene della scoverta scientifica , attribuita per primo al signor Strauss , mentre fu preceduto di oltre a un mezzo secolo da due illu- stri e dotti italiani nella teorica , e negli sperimenti medesi- mi da lui praticati su i sordo-muli. )(115X II dottor Gaetano Buzzi da Milano , peritissimo chirurgo ed anatomico, benemerito della scienza, specialmente nella branca delle malattie de' denti , aveva in sul cominciamento di questo secolo divolgata la dottrina, che le onde sonore si comunicassero al sensorio comune , non che per mezzo de' denti, ma si ancora per tutte quelle parti dotate di nervi provvenienli dal quinto paio , e particolarmente dal secondo ramo del medesimo. Aveva inoltre instituiti suoi sperimenti intorno alla comunicazione de'suoni per mezzo de' denti, fa- cendo appunto le identiche osservazioni del signor Strauss , r applicazione cioè dell' orologio. Né rimarrò dal dire, che il nostro Buzzi pervenne a tanto, da notare financo gli svariati difformi risultamenti,derivati dalla diversità de' denti. 1 grandi incisivi , secondo la sua teorica , fanno sentire meglio degli altri, e con poca differenza dall'orec- chio. Dopo questi, i denti grossi molari della mascella supe- riore sono adatti meglio che gli altri, a communicare il suono al sensorio comune con maggior forza , e più vivamente. Se- guono poi il piccolo incisivo, il canino, ed i due bicuspidali, i quali sentono più de' denti collocati nella mascella inferiore. 11 dente da ultimo addimandato della sapienza è il più com- municante il suono; ed a proporzione che si arriva agli in- cisivi vien scemando la sensazione. Alle quali sperienze , dal eh. Buzzi partecipate al dotto Gaetano Palloni , professore che fu di medicina nella I. R. Ac- cademia di Pisa , seguirono le altre da quest'ultimo instituite sopra fanciulli sordo-muti , a' quali facea sentire il suono del tamburo col mezzo di un bastone , che tenuto da essi co'den- ti incisivi , era posto in communicazione con quell'istrumen- to, siccome dal Palloni è dichiarato intorno all'anno 1802, o non guari dopo, nel suo dotto elogio del sommo e sven- turatissimo anatomico Tommaso Bonicoli da Firenze. Dette le quali cose, salvo ogni altro giustissimo merito, )(116)( che pe' loro successivi e più profondi studi vuol essere la- sciato a' signori Strauss , Itarel , e Lebot , panni che 1' epoca della scoverta scientifica , ed anco dell* applicazione del mec- canismo per restituire 1' udito e la parola a' sordo-muti , sìa da riportare al cominciamento di questo secolo, e che ogni glo- ria abbiasi ad attribuire a' dotti Bozzi e Palloni. I quali avendo ì primi applicato l' animo a statuire la dottrina scientifica, e ad illustrarla con sperimenti , voglion essere per conseguente, se- condo che io credo, salutati e riconosciuti , a rigor di giustizia, siccome i veri discopritori del prodigioso e benefico me- todo. £ cosi accade, che a simiglianza d' innumere altre scienti- fiche scoverte , malgrado le apertissime e franche usurpazioni •degli stranieri, il merito di cotesto novello beneficio all'umanità pur agli italiani sia dovuto ; ed io forte ho sentito il debito di doverne la gloria all' Italia reviudicare. Tommaso Perifano. Il segretario aggiunto sig. Gabriele Minervini , legge un suo ragionamento sulla scrofola e la tubercolosi messe al con- fronto. L' autore dopo aver notato che un tempo si confusero le affezioni scrofolose e tubercolose , riflette che oggi non è cosi, la mercè de' lavori di uomini dotti ed illustri ; ed atfermando eh' egli non intende discorrere intorno a quanto si è scritto della tubercolosi , si fa ad esporre alcuni fatti che dimostrino questa diversità delle due affezioni. Egli nota dapprima la non esistenza di una materia essen- zialmente scrofolosa ; mentre non è la stessa cosa del tuber- colo , il quale tiene caratteri speciali che lo fanno assai beo riconoscere. )(117)( li sangue degli scrofolosi offre del pari caratteri diversi da quelli che presenta questo stesso fluido presso i tubercolosi. Le scrofole ed i tubercoli hanno varia tendenza nell'afleltare le varie parti del corpo. Riflette inoltre l'autore che vedonsi soggetti scrofolosi percorrere tutte le fasi di quel male, senza presentar sintomi di tubercolizzazione ; ed illustra questa assertiva con molte osservazioni positive anche di rinomati autori. Grandi son le varietà che si rinvengono, io riguardo al- l'età, per lo sviluppo della scrofola e della tubercolosi, e que- ste differeaze son contrassegnate con cifre numeriche. L' autore conchiudendo che per le addotte ragioni la scro- fola e la tubercolosi abbìansi a tenere per due morbi distinti, ciò non per tanto riconosce che la loro coincidenza o compli- canza presso di uno stesso individuo non è difficile : ciò che prova una affinità fra le due affezioni ; e quindi non si può disconvenire anche di una certa analogia tra loro. Quindi dopo aver analizzato il modo e le circostanze di siffatta coincidenza e complicanza , annunzia la sua opinione; che debbasene riconoscer la cagione in una predisposizione so- lido-umorale che assai spesso è la medesima; siccome pure nel- l'azione di cagioni simili, o meglio della stessa indole , ricono- sciute capaci di produrre la manifestazione deli' uno o dell'altro modo d'infermare. E dapprima il temperamento linfatico: abbenchè non sia esso sempre, né unicamente osservabile, presso siffatti indivi- dui, pure in chi lo abbia è maggiore la tendenza a' mor- bi di cui ragionasi: vien ciò confermato da molte osser- vazioni. Si osserva che le donne vadan più soggette alla tubercolo- si, e si fa ciò derivare dal temperamento linfatico che si vuole presso di esse ammettere. L' autore contrastando tale opinio- ne , crede che ciò avvenga non per Io temperamento che le )(n8)( donne si hanno, ma invece perché in esse è più facile lo sta- bilirsi dello stalo clorolico ; al quale egli poi concede ogni possa , per far che Sri sviluppino le affezioni scrofolose e tu- bercolose, pensando che presso qualsiasi individuo qualunque temperamento abbia, quando a. Le spese di posta di qualunque genere andranno a carico degli associati. 11 Segretario perpetuo Giulio Jtlinervini. *^**:**W;^**M»Wk^W**W*VNM*W<^*W^^ Q a Q o j 3 0 Q "j (a DELLE TORNATE DELL' ACCADEMIA PONTANIANA IMPRESSO PJER CURA «Eli SEGRETiRIO PERPETl/O i8SS AGOSTO — DICEMBRE ■^ ^*^^***W%W*^*VVW***WV*%%VV**¥¥ )( 137 )( TORNATA DEL 12 AGOSTO. L' accademia di scienze e lettere di Palermo, inviando in dono r ultimo volume de' suoi atti , chiede il ricambio delle nostre pubblicazioni. L' Accademia decìde mandarsi a quel Corpo Scientifico r ultimo volume degli Atti ed il Rendiconto. Il socio sig. iJalzano ha recitalo 1' ultimo atto di una sua tragedia, dando insieme la idea di tutta l' azione drammatica, e leggendo pure alcune scene degli atti antecedenti. Libri offerti in dono. Annuario del Reale Osservatorio astronomico dì Napoli per l'anno 1855. [Dono del socio sig. Leopoldo del Re ). Atti dell'Accademia Pontificia de'Nuovi Lincei an. VI sess. I del 19 Die. 1852 — Roma 6 Giugno 1855. Atti dell'Accademia di scienze e lettere dì Palermo, nuova serie, voi. II — Palermo 1853 in 4. Fenicia ( Cav. Salvatore) — Dissertazione sul tifo colerico — Napoli 1855 in 8. Garruccio ( Giovanni ) — Intorno i riti funebri degli Egizi, e sull'uso delle piramidi menfitiche — Napoli 1852 in 8. Sull'origine e sulla costruzione dell'Anfiteatro di Cata- nia — Napoli 1854 in 8. Sul carattere, che dee distinguere l'architettura funebre Cristiana da' pagani monumenti — Napoli 1855 in 8. Lanza di brolo ( Federico ) — Esposizione statistica ed am- ministrativa del Monte di Santa Venera — Palermo 1855 in 8. 10 )( 138 )(. TORNATA DEL .19 AGOSTO. II Segretario aggiunto sìg. Gabriele Mioervioi ha Ietto una sua memoria sulla scrofola e la rachìtide messe a confronto. Egli s' iutroducc col dire che sta mal fatto oggigiorno considerare il rachitismo sempre di origine scrofoiosa ; men- tre si osservano rachitici non scrofolosi e viceversa : espone alcune osservazioni di Leberl, il quale riferisce casi di rachi- tismo con localizzazioni scrofulose , e da cui I' affezione delle ossa é tenuta una complicazione. — L' autore espone alcune specialità di ambidue i mali, tanto nell'invasione, quanto nel- r andamento , e ne' prodotti loro , le quali ne fan rilevare la diversità reciproca. Riflette che il virus sifilitico , la tuberco- losi , la inflammazione scrofolosa possono attaccare in varia guisa il tessuto delle ossa edifformarle: queste manifestazioni non sono un prodotto del vero rachitismo. Espone poi i di- versi modi dinotati dal Lebert, co' quali i mali delle ossa pos- sono addimostrarsi presso gli scrofolosi. Esamina alcune affe- zioni , le quali mancando presso i rachitici, invece presso gli scrofolosi si ravvisano frequentemente. Fa rilevare il vario modo di progresso de'due mali, la durata, la terminazione differente- Passa quindi l'autore a stabilire quando deesi defluire il vero rachitismo , ed ammettendo che esso consista nella de- ficienza del fosfato calcare, che forma la base dell'osseo tessuto, dice che non entrerà a vedere qual sia la cagion prossima di siffatta morbosa manifestazione. Pure pare a lui che in caso di rachitismo l'organismo in- tero solido-umorale si modifichi in guisa da incorrere nell'ato- nia e nel languore. Le cagioni, che lo fan nascere, posseggono un tal potere; ed esse rendono imperfetta la chiliGcaziune, abbattono la ir- )(I39)( ritabilità ed il vigore de' plessi e gangli Dervosi addominali ; e per loro termine modiflcano il sangue , gli ritolgono i vi- tali poteri , Io rendono clorotico. A questi cangiamenti, a tali deteriorazioni sta annessa la manifestazione della rachitide, co- me effetto di una mancala nutrizione delle ossa per diminuilo plasticismo. Qui riflette che perciò anche si distingue il rachitismo dalla scrofola , dove non basta la esistenza di quello stato sopra no- tato solamente per deGnirla , ma ci vuole un' essere speciale della linfa pel quale quel fluido si altera, ed è inchinato a sta- gnamenti; onde le glandole s'ingorgano, e mostrano una grande tendenza piogenetica. Dà iu seguito l'autore la descrizione del ra- chitismo come si è estimato di dinotarsi in questi ultimi tempi. Proseguendo il suo ragionamento il dott. Miuervini, ab- benchè riguardi le affezioni di cui si tratta distinte del tutto, ciò non ostante ammette che con frequenza queste si vedano insieme congiunte , onde vi è tra esse analogia ; e dando al- cune ragioni per ispiegare il perchè di tal coincidenza e com- plicanza , si diffonde a parlar delle cagioni , e ritrova che son le medesime che colla loro azione valgono a fare stabilire il rachitismo , ovvero a far manifestare la diatesi scrofolosa; fl- nalmente la simiglianza del trattamento è altra pruova dell'a- nalogia che esiste tra il rachitismo e la scrofola. Le conchiu- sioni della memoria del Minervini sono le seguenti : 1.° Il rachitismo è un'affezione essenzialmente differente dalle scrofole , o dall' affezione tubercolosa delle ossa, noe che da tutte le spezie di rammollimento delle ossa che si sono os- servate presso r adulto. 2.° Non pertanto la scrofola ha una certa analogia col ra- chitismo, può congiungersi ad esso: ed il fatto spesso lo dimo- stra. Ciò avviene : Operchè le cagioni essendo simili, determinano in un tempo i due morbi presso un medesimo individuo. )( 1*0 ){ Ovvero perchè la diatesi scrofolosa attacca particolari ar- ticolazioni , e le ossa islesse , alterandone il tessuto , e proc- cura difformità di vario genere : questo però non deve consi- derarsi vero rachitismo. 0 ioGne producendo uno stalo clorotico generale, avviene che anche il tessuto osseo parlecipando alla generale denutri- zione , né ritrovando nel sangue i materiali plastici necessari! al suo consolidamento , questo non può veriGcarsi, ed il vero rachitismo si addimostra e determina. L'autore, veduta la complicanza de' due mali, espone al- cuni caratteri che crede ravvisare quando sia il fatto delle scro- fole rachitiche. Libri offerti in dono. GozzADiNi ( ConteGiovanni ) — Dì un sepolcreto etrusco scoper- to presso Bologna relazione — Bologna 1854 in 4. con 8 tavole litografiche. Per la diffimzione dommatica dell'immacolato concepimento di Maria prose e carmi della Reale Accademia Cosentina, letti nella festiva tornata del 2 Febbrajo 1855 — Cosenza 1835 in 8. [Dono del socio onorario sig. Marchese d'An^ drea ). Regnault (V.) — Primi elementi di chimica volgarizzati sulla seconda edizione francese del 1853, ed accresciuti di note e aggiunzioni di G. Giordano — Napoli 1854 in 12. Con at- lante di cinque tavole incise {Dono del traduttore). Rendiconti de' Georgofili — Luglio 1855. )( 141 X TORNATA DEL 2 SETTEMBRE. L'Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania diman- da la nostra scientifica corrispondenza. L'Accademia accetta di buon grado la onorevole profferta. Da parte de' signori Abbati Vincenzo de-Vit e Francesco Paoli vien comunicata all' Accademia una breve biografia, scritta in latino, del celebre filosofo italiano Antonio Rosmini , già nostro socio corrispondente e da poclii mesi defunto. Il Segre- tario perpetuo ne ha dato lettura all' Accademia. Risultano da questo scritto le seguenti notizie. Antonio Rosmini nacque in Rovereto a'24 marzo 1797 dal nobile uomo Pietro Modesto e dalla contessa Giovanna For- menti. A diciotto anni avea già dato saggio del suo ingegno, per modo che venne ascritto nella patria Accademia delta vol- garmente degli Agiati, Rivoltosi alle ecclesiastiche discipline in- tese allo studio della teologia nella Regia Università di Pado- va , ove fu riputato degno della laurea, ed ascese al Sacerdo- zio compiuto il suo vigesimo quarto anno. Fu allora che una duplice cura tutte ne assorbì le facoltà della mente e le brame del cuore : di ristaurars cioè la filosofia , e di promuovere in tutti i modi la religione ed il cullo. Il suo primo intendimento venne abbondevolmente manifestalo dalle numerose opere da lui pubblicate , e da quelle altre che lasciò manoscritte. Gli Opuscoli filosofici. Nuovo Saggio sull'origine delle idee, Prin- cipii della scienza morale , Rinnovamento della Filosofia in Ita- lia proposto dal Conte Mamiani ed esaminato da A. Rosmini , Antropologia , Trattalo della coscienza morale , Filosofia della Politica , Opuscoli morali , Filosofia del diritta. Teodicea, Psi- cologia , Introduzione alla Filosofìa , Logica : tutte queste ini- )( 1^-^ )( portanti produzioni acquislarono all'autore rioomauza e cele- brità. Ma ad altre opere attendeva , allorché venne da morie rapito, ed esse perciò rimasero incompiute : Aristotele espo- sto ed esaminato , Ontologia , Cosmologia , Teologia naturale , Antropologia sopranalnrale. In qucinlo alle opere di pietà, noteremo I non pochi scritti diretti a promuoverla ed infiammarla, tra' quali primeggiano le prose ecclesiastiche in quattro volumi contenute: e quell'or- dine religioso denominato Istituto di Carità da lui fondato sin dall'anno 1828; cui seguir fece dopo soli quattro anni l'altra istituzione delle sorelle dette volgarmente della Provvidenza. Queir ordine fu nel 1839 approvato dal sommo Pontefice Gre- gorio XVI: e lo stesso Rosmini ne fu da quel Pontefice contro la usanza nominato per primo preposito generale ; avendo già innanzi nell'anno 1835 inviati in Inghilterra i suoi compagtiì, per le sacre missioni. Morì il dì 1 Luglio dell' anno 1855 nella età di anni 58. Si aggiungono le Accademie, alle quali venne ascritto — 1814. Accademia degli Agiati in Rovereto — 1822. Ateneo di Treviso , Accademia di Religione Cattolica in Roma— 1824. Ateneo Veneto — 1850. Accademia Tiberina in Roma — 1841. K. Accademia Lucchese — 1844. Ateneo Italiano di Firenze, R. Accademia delle scienze di Torino, Ateneo di Rrescia , Ate- neo di Pistoia — 1S45. I. R. Istituto Lonibardo-Veneto delle scienze lettere ed arti , Accademia degli Euteleti in S. Mi- niato — 1846. Accademia della Valle Tiberina in Firenze, Ac- cademia de' Risorgenti di Osimo — 1847. Società agraria ti- rolese in Trento, Accademia de' Filedoni in Perugia — 1848. Congregazione de' virtuosi al Panteon di Roma , Accademia Romana di Relle Arti di S. Luca, Inslituto di Francia— 1849 Accademia Pontauiana in Napoli — 1853. Accademia della Cru- sca in Firenze. X 1^3 X Il Segretario aggiunto sig. Gabriele Minervioi ha Ietto un CENNO Sulla versione de'Pnm» elementi di Chimica del sig. ab. Giordano Signor Presidente Neil' ultima tornata il nostro Socio residente, assai bene- merito sig. Abate Giuliano Giordano ci faceva dono de' — Primi elementi di Chimica — del sig. Regnault per lui volli nel- l'italiana lingua dell idioma francese. Voi desideraste ch'io dessi notizia all'Accademia di que- sto libro: ciò ch'io fo sollecitamente e col maggiore compia- cimento. Chiunque frequenta una scienza sa bene , che per diven- tarne possessore , end' essere poscia in grado di potersi dire egli stesso scienziato, e farla pure la mercè di studi immensi e severi progredire quando che sia ; è uopo che ne attinga i principi a quelle fonti purissime , che tali glieli porgano quali essi sono realmente. La giusta proporzione nelle cose necessarie a conoscersi in una prima istituzione, talché la mente nuda di lutto incominci per sapere quel che è veramente utile che si sappia ; la ve- rità delle cose rappresentate ; la chiarezza nel farne l'esposi- zione ; il metodo meglio adatto all'intelligenza, son cose della più alta importanza nel formare gli elementi di una scienza quale che siasi. Se cosi è per tutte , per la chimica oggigiorno queste norme sono indispensabili : essa è tanto estesa al presente , ed i suoi svariati studi son fatti cosi intralciati e difficili , le sue branche son cosi diramate da spaventar chi vi si dedica. )( 1** X Si comprende quindi di leggieri, che chi non si è reso dotto ne' suoi principi, tanto da farli propri, e nou li abbia colla raenle sua immedesimati, ed in tutta 1' estensione che hanno, cono- scendo appieno i rapporti e le relazioni tra loro, e le discen- denze, e le analogie scambievoli, assai spesso andrà incontro a travedere i fatti , ed abbraccerà l' ipotetico , eleverà i pro- pri ragionamenti sopra instabili fondamenta , pronte a crol- lare al menomo urto. Partendo da tali vedute, a quanto ci sembra, inoppugna- bili , diremo che avemmo motivo di restare soddisfatti nello scorrere che facemmo i Primi elementi di Chimica del Regnault, volgarizzati dal Giordano. Non vale la nostra penna a formar lodi al Regnault, che il di lui nome troppo è noto tragli scienziati per altri più estesi lavori, alcuno de' quali egli insigniva anche di modesto tito- lo, abbenchè l' opera fosse grave , intendo i suoi Elementi di Chimica. Ma per far qualche parola del presente lavoro, diciamo, che ritrovammo raccolti in esso quei numeri che ci sembra- vano indispensabili , perchè , senza inutile prolissità tutti si rinvenissero quei principi, e con tal chiarezza esposti, e con tal ordine presentali , che veramente costituiscono la prima base , onde formarsi chimico , a chi desia dedicarsi a questa difOcile scienza. I fatli svariali , abbenchè non abbondanti , sono sempre minutamente e specchiatamente analizzati. II passaggio, che l'autore fa da una parte all'altra delle chimiche conoscenze, è con tal maniera condotto, che la men- te vi giunge in modo istruita da impossessarsene senza didì- coltà. * Non trascura inoltre di dar cognizioni ancora di molli ar- tifici che la chimica adopera , per soddisfare a' domestici bi- sogni , alle necessità artistiche , alle occupazioni dilettevoli , ooDchè air abbellimeolo ed al lusso opportune. )( 145 X I nostri encomi non saranno soltanto per l'autore stra- niero: non minori li merita il Giordano , poiché egli abbor- rendo dall'essere semplice Iradultore, nei che fare come egli ha fatto neppure è facil cosa e comune, come che egli stesso scien- ziato, ha arricchito il suddetto lavoro di moltissime note ed aggiunzioni, che son comprese in altri dieci fogli di stampa. In esse rinvecgonsi articoli di più recenti chimiche co- noscenze, spettanti a tutte le parti della chimica, ed anche proprie osservazioni, e miglioramenti arrecati a qualche appa- recchio, per la migliore e più esalta riuscita di alcune ope- razioni ; di tal che rendesi il lavoro del Regnault più com- piuto, chiaro, ed istruttivo. Né ciò soltanto ; ma quelle aggiunzioni contengono pu- re la esposizione di tanti melodi intesi agli usi domestici, e- conomici e sociali, che fanno il libro desiderabile a chi ama diventar chimico, siccome vantaggioso ad ogni classe di per- sone. Un' aliante di cinque tavole , il quale si fa anche distin- guere per i' esattezza delle incisioni , accompagna il lavoro : in esso son figurali molti particolari apparecchi, per ottenere svariati risultamenti, ora di tentativi , ora per sperimentare, ora per composizioni o per nuove produzioni, e pure di no- velle applicazioni artistiche , o piacevoli trovati. L: ultima di queste tavole è aggiunta dal Giordano, al quale non facciamo che ripeter le lodi, per aver pensato a porgere ad ognuno il modo come potere incominciare ad istruirsi in una scienza difficile, con un libro , col cui mezzo può ottenersi Io scopo con faciltà, con chiarezza, ed anche con vantaggio, per le co- noscenze, che ne ha riportate in un tempo, delle applicazioni sue intese a soddisfare molti e svariati bisogni, quali oggi richiede la società. G. MlNERVINI )( 1*6 )( II socio signor Niccoia Rocco legge uoa RELAZIONE intorno all' opuscolo di C. Raer su le monete di oro e sul loro valore legale. Constantino Baer, nostro onorevole socio, di recente ha messo a stampe un suo lavoro su le monete di oro e sul lo- ro valor legale, di cui un esemplare è stato presentato a que- st'Accademia. Egli s' ha proposto un argomento non facile , del quale la rilevanza si fa di giorno in giorno più avvertire, e 1 dotti della scienza , e gli Statisti , qua e là , appo le più colte nazioni , non isdegnano di recarlo al loro esame. Dopo la discoperta delle sabbie aurifere della California e dell'Au- stralia, immutate sustanzialmente le condizioni della produ- zion dell'oro, e di lunga cresciuta la quantità di quello, noD è meraviglia se ci sia avvenuto avvisar d' improvviso un di- squilibrio nel valor permutabile di un cotal metallo. Dal quale disquilibrio dappoi che l'autore si è fatto ad indagar le ori- gini scientifiche in quella naturai legge economica , che istà nelle relazioni infra la offerta e la domanda, con esquisila sa- gacia osserva che , quando di ogni altra merce la consuma- zione si possa venir augumentando in proporzione dell'abbon- danza di essa merce , e però la maggior profferta in sino ad un certo punto vengasi pur appareggiando co' cresciuti biso- gni, dell'oro non aversi poi ad isperar cosi di leggieri que- sta proporzionata consumazione, tra per esserne l'uso quasi circoscritto agli oggetti del lusso, tra per quella nativa qua- lità che il contraddistingue, per cui esso non va soggetto ad isminuirsi , se non che di una parte esilissima , e quasi im- ponderabile. E se poi nel fatto il depreziamento di quel me- )( U7 )( tallo sì è veduto per avventura pur procedere con una certa tal quale e non isperata lentezza, avuto rispetto all'augumen- to della produzione ; d' un cotal fenomeno ha pur poste in sodo ed esplicate le cagioni. Le quali per essere temporanee e passeggere, non possono per tanto che temporalmente im- pedire, che la naturai legge economica tutta quanta venga dispiegando la virtù sua, e per poco soffermare il progrediente svilimento dell'oro. Come a dire, da una parte l'istantaneo addensarsi di non numerata gente che dal vecchio e dal nuovo mondo trasse a quelle desiate contrade, dove sprovveduta co- in' ella era di ogni mezzo per sustentar la vita, e sovrabbon- dante sol di oro, ebbe bisogno dell'oro medesimo in una in- gente quantità, in confronto dell' enorme carezza di ogni al- tra necessaria derrata; e dall'altra parte la quasi general scar- sità delle granaglie dell' anno 1853, e gli straordinari invii di argento fatti per le longinque regioni della Cina e deliindia, e le necessità della guerra di Oriente, e gli armamenti marit- timi e terrestri di molle potenze di Europa, ed altrettali non duraturi avvenimenti. Posta la menomazione del valor dell'oro, e le cause per- manenti e vie più crescenti di quella, trapassa poi l'autore ad investigarne le influenze pratiche sopra il sistema mone- tario del nostro paese. Nella qua! disamina s' avvien' egli più nel danno della finanza dello Stato, che nel danno de' com- merzi e de' traffichi in generale, e delle private contrattazio- ni ; le quali cose sol di rimbalzo ne vengon poi a risentire ancor esse. Onde volendo al detrimento del rea! tesoro so- prammodo far riparo, si sospinge alla disquisizione degli sva- riati e più probabili rimedi contra i mali cagionati da un tal turbamento; il che ha formato obbietto de' gravi studi di co- loro che sono inlesi alle discipline intorno alia circolazion de' valori. E però discorre del metodo di adotlar l'oro per base del sistema monetario , e dopo di averlo rinvenuto più che )( 148 )( inetto, a causa del valor di quello smisuratamente svariante, si fa a trattar di quell' altro opposto metodo , di luti' affatto smonetarsi l'oro, ii qual'è slato già posto in atto dal Gover- no olandese , ed anco là presso i Possedimenti asiatici della Gran Brettagna. E mentrechè l'autore annunzia le seriose sue difficollà per torre al commerzio un istrumento di circolazio- ne fornilo di colanta faciiezza , perviene con le sue scientitì- che investigazioni a rilevar tulle le altre conseguenze perni- ziose che men passerebbono dall'applicazione di un colai si- stema , fra quali è spiccante quella dello sproporzionato au- gumenlo del valor dell' argento. Ha voluto altresì il nostro socio volgere il guardo ad un altro sistema, non ha guari messo innanti dal signor de Molinari, di limitar la coniazion dell' oro , rinnegando ai privali di far nella zecca il proprio metallo ridurre in moneta, sol al Governo concedendo il di- ritto di mettere in circolazione , per via della monetazione , quella quantità di oro che sia in rispondenza del bisogno. E dimostrata eziandio la inopportunità per molti versi di que- st' altro rimedio per fur argine allo svilimento delle monete di oro, viene il sig. Baer speculando il miglior mezzo possi- bile perasseguire il bramato scopo, e cred'egli di averlo ri- truovato nella determinazione di un valor corrente, vai quan- to a dir che in preservando al sistema monetario del reame le monete di oro, il valor di quelle non sarebbe poi immo- bile e constante, si bene mobile e svarianle, a seconda di quel che a quando a quando il Real Governo verrebbe stanziando in rispetto alle pubbliche casse. A tale obbiello , si farebbe di pubblica ragione una temporanea tariffa , in cui andrebbe dichiarato il valore, secondo il quale negl'introiti e negli e- sili dello Stato si riceverebbono e si pagherebbono le monete di oro. E innanzi di girne additando la convenienza di una cosiffatta provvisione, si fa da prima a rispondere ad una dif- Gcoltà, la quale come spontanea potrcbbesi porgere al guardo X 1*9 )( dell' uora di Stato e dello scieoziato, che in ciò fare verrebbe meno il precipuo pregio di ogni moneta, il qual consiste ap- punto in un valor permanente. E questa difficoltà vien da lui rintuzzata, la mercè dello stesso sistema della nostra mone- tazione, in CU! non la moneta di oro, bensi 1' altra di argento constituisce la vera moneta legale , cioè il mezzo legittimo per francarsi da una obbligazione assunta. La moneta di ar- gento è quella mediante cui il debitore è tenuto di satisfare al creditor suo , la quale nessuno riGutar potrebbe. La mo- neta di oro per contro non è se non cbe sol un ausilio di quella di argento, di cui per altro il commerzio grandemente si ajuta. E l'agio serve appunto ad appareggiar il valor mu- tabile della prima rispetto al valor fisso ed immobile della seconda. Perchè concbiude dì non esser a dolorare né punto né nulla la mobilità del valore io una spezie di moneta, che la legge medesima non riconosce come propriamente fornit' di legai valore. E cositfatta obbiezion refulata con assai age- volezza , passa il Baer di leggieri a discorrere tutti quanti i pregi che da tal nuovo metodo scaturiscono. E tutti questi pregi si possono reassumere in che mantenendo tuttavia in vigore uno strumento coli' utile alle commercevoli relazioni qual si è l'oro coniato, si avrebbe pur un mezzo perchè la ©gnor crescente depreziazione di un cotal metallo non fosse per riuscire nocevoie all'interesse dell'Erario dello Stato, e indirettamente anco all'interesse de' privati. Il lavoro del Baer è importante per molti versi , e ci sembra che avesse rag|:iur.lo il fine a cui ha mirato l'autor suo, di apprestar un remedio, ed il miglior fra tutti , a co- lanti mali che ornai ne va arrecando lo svilimento attuale e ognor più rincalzante dell'oro. É slato esso non ha guari as- sai laudato dallo Chevalier in Francia, e noi pensiamo che quest'Accademia dovesse al pari rendergli il meritato plauso. NiccoLA Rocco. X150)( II Socio sìg. Abate Remigio del Grosso legge una prima memoria di meccanica celeste, che ha per titolo Ricerche sulla Teoria Analitica del sistema del mondo. Libri offerti in dono Barbarisi ( Gennaro ) — Su di un caso di ascesso sanguigno della pleura complicato a bronchite cronica. — Napoli 1848 in 8. Su di un nuovo rametto nervoso della branca inferiore del terzo pajo cerebrale — Napoli 1849 in 8. Osservazioni sul comenlo del prof. Foderare al prece- dente lavoro — Napoli 1849 in 8. — Ricerche ed osservazioni anatomiche sul canale dell'ure-i tra — Napoli 1849 in 8. Sulla triplice potenza del nervo glosso-faringeo— Napoli 1852 io 8. — — Intorno ad una memoria del dottor Giuseppe Sorda in- titolata della cirrosi , osservazioni — Napoli 1832 in 8. Esame comparativo delle dottrine dello Scarpa e del Pa- lasciano sul fatto dell' obliteramento delle arterie , e sul ristabilimento delia circolazione nelle parti sottoposte al- l' allacciatura — Napoli 1833 in 8. Nota sull' ascesso sanguigno — Napoli 1833 in 8. Ricerche anatomiche sulla corda del timpano e sull' in- termediario di Wrisberg ( Memoria premiata dall' Acca- demia Medico-Chirurgica di Napoli ) — Napoli 1854 in 8. Florilegio medico , giornale per servire a' progressi della Medicina curatrice , e per diffondere la cognizione dei quotidiani avanzamenti della scienza, massime nelle sue applicazioni pratiche — Roma an. 1 n. 1 e 2, Luglio ed Agosto 1833. Grote ( Giorgio ) = Storia della Grecia antica, recata in ita- )( isi X liaoo con aggiunta di note ed appendici da Olimpia Co- lonna — fase. 1 del voi. 1 — Napoli 1855 in 8. Ffiosfi E POESIE in morte di Giuseppe Cua prof, di Agricol- tura nella regia Università degli studi— Napoli 1855 in 8. TORNATA de' 23 SETTEMBRE- 11 signor C- Baldraceo annunzia di avere Inviato un suo scritto sulle miniere della Sardegna. Letto il parere favorevole della classe delle Scienze natu- rali sulla meraoria del Segretario aggiunto Sig. Gabriele Mi- nervini sull' uso del solfato di chinina nelle dolorose affezioni locali, e passatosi allo squittino, è stata la detta memoria alla unanimità approvata per formar parte degli atti. «APPORTO Sulla memoria letta dal Sig. Gabriele Minervini sull' uso del solfalo di chinina nelle dolorose affezioni locali. Signori Il nostro egregio e laborioso Collega signor Gabriele Mi- nervini leggeva a questa illustre Accademia un suo lavoro , in dove le storie di otto casi di dolorose affezioni locali ve- nivano esposte, ribelli ad ogni altro rimedio, e da lui vinte con r uso del solfato di chinina. Queste tormentose infermi- tà, comunemente appellate nevralgie, sono di si occulta e pervicace natura, che ai nostri rimedii sovente non cedono , né floora alcuna medicazione fu rinvenuta che fosse di sicuro riuscimento. Il perchè è sempre da lodare chi l'animo intenda )(152)( a rischiarare le tenebre , onde sono coverte si la patologia , come la loro terapeulica. Ed essendo le locali affezioni, di cui il Signor Minervini tesse le storie, la maggior parte con specchiato tipo periodico, ed alcune senza periodo, è in primo luogo a riflettere che di quest' ultime sia da fare maggiore stima che delle prime, poi- ché contro quesle è raro trovar chi adoperi o lodi il solfato di chinina, mentre avverso le nevralgie periodiche è diffìcile avvenirsi in un Pratico illuminato, o leggere uno Scrittore, che i cosi delti antiperiodici non raccomandi, e sopra tutti il solfato di cliinina. La qual cosa non è dissimulata dal nostro socio , il quale sin dal principio , parlando del Brodie , che nelle sue Lezioni su certe malattie nervose locali raccomanda, se le siano intermittenti e periodiche , il solfato di chinina , o la china coli' arsenico, ed ai precetti fa seguire le storie di alcuni locali dolori con tai mezzi felicemente curati ; a queste, dice, aggiungo otto rilevanti osservazioni. Ed a lui che è si erudito, sarebbe stato agevole, se 1' avesse voluto, estendere il numero di simiglianti citazioni. É a riflettere inoltre che sebbene siasi il solfato di chinina da altri lodato nelle nevral- gie specialmente periodiche, queste giuste lodi si veggono assai spesso obbliate con danno gravissimo degl' infermi , ed è da lamentare che sovente sia riserbato solo a pochi Medici rin- novare casi simili a quello avvenuto , or sono più lustri , a Petroz, il quale col solfato di chinina guari in quattro giorni una prosopalgia, eh' era durata da due anni. Il nostro Socio inoltre non si rimane alla semplice esposizione degli otto casi, ma per regola clinica ne trae la seguente conclusione ; «Ben « si apporrebbero i Pratici , se non essendovi controindica- « zioni, e quando abbiano queste allontanate, o avendo spe- « rimentalo gli altri farmachi senza prò, ricorrano all'uso « del solfato di chinina, il quale potrà arrecare i più inspe- (t rati vantaggi, quante volle si abbiano a curare questa sorta )(153)( (('di locali (]olorose adezionì, delle quali la cagion patologica « non ò chiara ». La quale conchiusioue potrà forse da alcuno essere giu- dicata soverchiamente timida e riservata, e poco atta a chiarir le dubbiezze, aggiungendosi, che almeno per le nevralgie pe- riodiche si sarebbe dovuto con tuono più franco commendare il solfato di chinina. Ma chi consideri che per le nevralgie continue abbiavi bisogno di maggior numero di fatti per as- sicurarne della virtù del solfato di chinina , che nelle stesse periodiche sovente fallisce, e che da sommi Medici si confessa non essere stato possibile scovrire differenze notevoli tra i casi in cui guari , e tra quelli in cui tornò inefficace si potente rimedio ; chi consideri queste cose , stimerà giusto e conve- niente , che , dove altri potrebbe trovar motivo di censura , noi tragghiamo argomento per lodare il raro esempio di cir- cospezione e di prudenza che ne porge il nostro socio. Il quale schivando il mal costume de' ciurmatori sì corrivi al sentenziar reciso e sicuro , segue invece lo stile de' medici dotti e coscienziosi , che le cose certe annunziano per certe le dubbie per dubbie ; medicina namque vel prudentia est, vel prudentiae species. Per r importanza quindi si dell' argomento e si delle otto storie , e per la saggezza e moderazione della conclusione , crediamo che il lavoro del Signor Minervinì sia degno d'esser pubblicato nel Rendiconto. {Giovanni Semmola Cav. Panvini Marino Turchi rei. La Classe opina che la memoria sia pubblicata negli atti. 11 )(154)( Dopo di ciò il Signor Costa ba lerminato di comuairara 1 SUOI CENNI Intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel regno durante gli anni 1854 e 55. V avvenire della nostra Paleontologia do! regno si appre- senta con una prospettiva di giorno in giorno sempre più lusinghiera. Gli avanzi organici che dalle diverse contrade ho raccolti nel corso del passato anno e di questo che va a ter- minare, sono in tal copia, che troppo lungo esser dovrei per farne tal cenno da non cadere nel bujo per amore di essere breve. Né solo il numero , ma l'importanza n'è tale , che ciascun soggetto formar dovrebbe argomento di non breve discorso. Mentre però siffatta affluenza rallegra, mi attrista il pen- siero , che il tocco dell' ultima ora m' incalza , e manca il tempo perchè possa almen presentarvi siffatto ragguaglio da renderlo utile allo scopo cui mira. In tal condizione stando dunque le cose, distenderò questo rapporto per modo, che, fatto un breve cenno di ogni cosa, a taluna aggiungerò qualche notizia per ampliarne la cono- scenza, a tal altra apporrò delle note onde rannodare l'anti- co al moderno ed al nuovo, e di molte altre di minore im- portanza esibirò una semplice enumerazione. In cotal guisa spero conciliare la brevità con la chiarezza. )(135)( §. I. MAMMIFERI. Elefante. — Nella prima parte della nostra Paleontologia sono stati indicati gli avanzi scheletrici che di questo gigan- tesco mammifero si sono ottenuti in diversi tempi, e da di- verse località del regno; i quali si riducono a sole zanne ed a rottami di esse. Posteriormente alla pubblicazione di quel lavoro il banco terziario, su cui siede la Città di Chieti, ne ha porto un esempio singolarissimo. Sul perimetro di quella Città, ov' era un tempo la rocca o Cittadella , luogo tuttora cosi denominato , e sulle antiche sponde del Pescara (Aternum) (1), nel tagliarsi la pubblica stra- da , fu dissepolto un intero scheletro di Elefante , della lun- ghezza dì palmi 16 1/10 , misurando dal capo alla estremità della coda (2). Vandalicamente però fu tutto manomesso , e sperperatamente diviso fra quanti più furono corrivi a porvi la mano (3). Laonde , due molari di quello furono qui con- dotti e venduti al Prof. Scacchi (4). Due altri molari con qual- che brano di mascella e di femore furono salvati dal signor Mammarella , distinto Architetto di quella Città , dal quale cortesemente mi sono stati donati. (1) li terreno nel quale giaceva Io scheletro è uno strato di ghiaja, indubi- tatamente letto abbandonato da! Pescara. Lo strato ha l'altezza di 10 palmi; ed è sottoposto al piano della Citladella per 100 palmi. Alla distanza di 4000 palmi, e 400 palmi più giù s' incontra un Ietto sabbionoso gremito di ostriche. (2) Tali sono le notizie ricevute dal signor Mammarella, Architetto direttore di quella strada. (3) Il F. Pescara scorre attualmente sotto la Cittadella alla distanza rettili- nea non maggiore di palmi napolitani 4000. (4) Il Pr. A. Scacchi informava di ciò la R. Accademia delle Scienze nella tornata de' 17 marzo 1851 con una Nota sul teschio di Elefante fossile trovalo presso Chieti— Vedi il Rendiconto di queir anno. Senza far punto parola della troppo volgare opinione, es- ser quelli gli avanzi degli Elefanti condotti da Pirro in Eu- ropa , la quale non merita la pena di essere qui ricordala ; sorge il ripetuto dubbio , se questo elefante appartenga alla specie primigenia , cui si riferiscono quasi tulli gli Elefanti fossili finora discoperti in Europa, o se debba riferirsi ad altra distinta. Cuvier ha ben dimostrato, che dal solo numero delle lamine dentarie non può desumersi alcuna differenza specifica; mercecchè queste crescono con l'età dell'animale, portandosi il loro numero tino a 25 in ciascuno de' molari. Nesti ha preteso , che l' Elefante toscano appartenesse a specie diversa dal jìrimigenio, basando le sue deduzioni sulla diversità della sinQsi craniea : carattere troppo mutabile e va- go, sul quale non si può riposare. Porsi dallo esame analitico dello intero scheletro di que- sto Elefante di Ghieti qualche altro lume si sarebbe ricavato; od almeno si avrebbe una completa nozione della composizione scheletrica di tale mammifero della estinta generazione; men- tre fin qui non si conoscono che parti staccate, o arlifiziosa- mente riunite. Ma la barbarie devastatrice è più potente della intelligenza , perchè più comune ed estesa. Cervo. Ossami di questo ruminante sono frequenti nei ter- reni terziarii d' Italia ; e spezialmente nella sua regione me- dia , come in Val d' Arno (1). Appo noi questa famiglia ve- niva rappresentata soltanto dai monconi di corna del nostro Falaeocerus granulaltis. Belli e grandi esemplari di corna recentemente discopri- vane il sig. G. Tenore, giovine valentissimo addetto alla mon- tanislica del R. Governo. Si disotlerravano esse da una ca- verna sopra Montecalvo, in lenimento di Campoli, distretto di Sora. II terreno che le racchiudeva è un aggregato di sabbia, (!) Tozzeui — Viaggi — Voi. X , pag. 386. )(la7X ciottoli, e tufo. Egli me ne ha mostrati parecchi, due de' quali sono lunghi un palmo e mezzo, ed hanno presso la radice il diametro di 3 once e mezzo. Non sono però che monconi , aventi tre sole ramiflca- zioni , mancanti tutte di cima. Appartengono al genere Cervo propriamente detto, ed alla specie tuttora vivente il C. elaphus— Dobbiamo da ultimo notare eh' esse non sono già fossilizzate, ma semplicemente interrite , ben conservate , e di epoca re- cente (1). §. il. RETTILI. Non sarei rivenuto su questa classe , se due circostanze rilevanti non me lo avessero imposto. Perciocché le poche cose discoperte , dopo gl'interessanti ossami del Coccodrillo di Lec- ce , non sono che conferma delle cose di già state notate nella descrizione di quello. Vedi, Paleontol. P. III. Si sono ottenuti cioè di quella medesima località altri denti , e qualche altra vertebra appartenenti allo stesso rettile. Vero è, che fra i denti, de'quali la nostra Odontografia erpetologica si è arricchita, tre sembrano appartenere al genere Ichthyosaurus ; ma privo an- cora di migliori documenti, mi riserbo pronunziar giudizio de- finitivo sulla loro pertinenza. Non appena pubblicata pertanto la descrizione de' resti or- ganici di quel Coccodrillo , il di seguente (2) riceveva per la posta un Opuscolo messo a stampa dalla Società Economica di Chieti. Alla pag. 36 di quella scrittura si legge il seguente passo. — (1) Corna striale , con strie e solchi flessuosi , e graiiolati; le strie delia faccia posteriore grossolane e semplici. Le rainjlicazioni si fanno sotto un an- goio di 70 gradi allo incirca. (2) Lunedi 12 f Lbi.ijn _ \S'ób )(158X « La Società Economica non ha guari raccoglieva i fram- menti di un Tekosauro lungo palmi sedici ed 1 ;10, che neW es- sere disotlerrato si scompose , perchè non completamente petrifi- cato. Del medesimo rimase per l' oggetto una parte della mascella inferiore , ed altra di quella superiore , ammirevoli per la den- tizione di spaventévole forma ». Fui io quello islaole commosso da due opposti affetti. Uoa somma couiplaceoza da un lato , sia per la importanza della scoperta , sia per vedere i lumi della scienza diffusi negli an- goli remoti del regno , e da ultimo vedendo avverato il pro- nostico , che non appena venuto alla luce il primo saggio di Pa- leontologia del regno , molti sarebbero stati coloro, che di questo argomento si sarebbero occupati (1). Succedeva dal Iato opposto il dispetto e i cordoglio , per essersi dissipato un sì prezioso avanzo delle generazioni estinte , del quale la scienza avrebbe tratto grandissimo proGtto ; spezialmente nello istante mede- simo in cui caldamente si agita una quistione di alto interes- se, della quale discorreremo tra poco. Quanto oprai immantìnenti, e con quanta sollecitudine mi sforzai per tentare ogni vìa di salvare almeno quei brani ma- scellari con denti , non è qui luogo da dire. E però, perve- nuto dopo qualche tempo allo scopo , a quelle prime caldis' sime commozioni successe un agghiacciamento letale. Cbi il crederla ? Il Teleosauro non era che quello slesso Elefante, del quale sì è poco innanzi discorso ! Io non avrei voluto svelare questo madornale errore. Ma come difendermi , se un giorno, percorrendosi quelle pa- gine si trovasse essere stato trascurato nella Paleontologia del regno il Teleosauro di Cbieli ? Non sarebbe stata forse colpa gravissima , che un fatto cosi notevole si fosse ignorato o ta- ciuto ? Mi si perdoni dunque se eoo ciò resta depresso l'amor (1) Vedi Prefazione alla Palconlologia, Parie 1. voi. V degli AUipag. 24». )(159)( proprio di taluno ; come io credo doversi perdonare allo er- rore , imputabile alle taote cagioni che mellooo argine alla propagazione de' lumi scientiQci. Facciam voti nondimeno che molti siano coloro , che , anche erroneamente , svelassero le cose che qua e colà si vanno discuoprendo nei nostri terre- ni , in vece di tenerle celate e perdute per la sola tema di errare , come troppo di sovente avviene. La seconda cagione per la quale ritorno sull'argomento dei rettili é questa. A fine di render consapevoli sollecitamente i cultori di Paleontologia e Geologia della scoperta del nostro Coccodrillo di Lecce; contemporaneamente alla comunicazione che ne dava a questa adunanza , ne indirizzava breve notizia all' Accademia delle scienze dell'Imperiale Istituto di Francia. Piacque a quell' Accademia commetterne Io esame al Nestore de' suoi membri , il sig. Duvernoy , perchè ne avesse fatto rapporto. Questi vi adempì con breve riscontrocosiconcepito (1). « comme les Crocodiliens dont oti trouve les restes dans des ter- rains de cette dernière epoque [tertiaria) apparliennent tous à des genres vivanls, il y a quelque lieu de supposer que, siM- Costa a eu tous les ^emenls nécessaires pour une determination des gen- res, il a pu étre induit en erreur sur l'age du ierrain dans lequel les restes fossiles ont été trouvés ». Al quale divisamento risposi « Che il dilemma piantato dal dotto relatore in altri termini è questo: che o gli elementi per i quali ho io determinato il genere non sodo bastevoli a ciò, e quindi gli avanzi organici fossili, de' quali si tratta, pos- sono appartenere a specie di Coccodrilli tuttora viventi ; o il terreno dal quale provengono non appartiene all'epoca terziaria. Lasciando da parte la solidità della legge che trovasi pre- Ci) È a sapersi, che questo rapporto era rullimo che il dotto uomo della- ■. X 161 )( nella Memoria che ne fece pubblicare nel Giornale delle due Sicilie, N. 72, 73, e 74 del mese di marzo 1821. Quivi sta dello che la cosi delta pietra leccese, sebbene avesse m grado di solidità che non si compete a quelle altre rocce formate da marini sedimenti . . . pure lo esame ed il confronto delle specie de' testacei marini racchimi in questa roccia, i quali potranno fare testimonio della sua età, lo conducevano a dichiararlo ter- ziario. Vero è che da questo esame egli ricavava una differenza tra la stessa roccia incontrata in Sicilia e quella di Lecce; tro- vando in questa ultima parecchie di quelle conchiglie descritte nella Conchiologia fossile subappennina, che sono ovvie nei depositi terziarii, e molte delle quali tuttavia vivono nei nostri mari, ec. Egli ne va enumerando talune, e fa un cenno ancora dei denti di squalidei. Terziario ancor lo definisce il P. Scacchi, tanto nelle sue Notizie intorno alle Conchiglie fossili di Gravina, quanto nel recentissimo lavoro sul Vulture. Rimarrebbe solo a decidere a quale delle tre epoche terziarie si dovesse riferire la cosi detta pietra leccese, se cioè al miocene pliocene od eocene (so- pra di che mi riserbo dire la mia opinione) ; ma con ciò non si potrà mai uscir dal terziario. Dopo ciò il dilemma pare che restasse sciolto ; attenden- dosi solo il giudizio intorno alla determinazione del genere. Io mi attendo 1' onore di conoscere le conclusioni alle quali perverrà il più anziano degli allievi di Cuvier, in seguito di un critico ed imparziale esame che farà de' resti organici già descritti nel lavoro che ò indirizzato all'Accademia. Son certo eh' egli lo farà scevro di prevenzione per la legge prestabi- lita , la quale mi era troppo nota , come può rilevarsi dal lavoro suddetto messo a slampa : ed era per questo soggetto precipuamente eh' io faceva quella comunicazione a cotesla radunata di sapienti ». )(162)( - Questa lettera fu presentata all' I. Accademia Della tor- nata de' 21 di maggio (1), e fu rioviata allo esame de' signori Elie de Bcaumoot e Valanciennes ; ma il loro parere si at- tende ancora. %. III. PESCI. Pietraroja , quel gran deposito di organici avanzi di abi- tanti delle acque, e di taluno anche terrestre (2), non lascia di somministrarci soggetti di novello studio , spezialmente nella classe de' pesci. Pietraroja è per noi quel che è pel Ve- ronese Vestena Nuova nel Bolca : e pare che volesse svelarci successivamente le specie più gigantesche. Di fatto , dopo r lonoscopus , del quale ci regalò nel 18o3, e che credemmo essere il maggiore degl' ittioliti di quella località , l' anno se- guente ne porse altro della lunghezza di palmi due e mezzo (piedi par. 2) , escluso il capo del quale è mancante. Esso ap- partiene a genere distinto, e nuovo ; lasciandosi ammirare per la grandezza e figura quasi romboidale delle sue squame, più larghe che lunghe, delicate, lisce, senza dentellatura di sor- ta, né dì strie concentriche. Io mi riserbo d' imporgli il nome allorché ne darò la descrizione e la immagine. Nello specchio comparativo de' denti di Squalidei fossili dei terreni terziari degli Stati Uniti di America e del Regno di Napoli (3) , notava fra le altre la copia di tali denti che dalle diverse contrade del regno aveva fino a quell'epoca ragunata; la uguaglianza di specie tra quelle indicate dal sig. Gibbes per tutta la estensione degli Stati IJuiti , e queste del regno di Napoli , e da ultimo la superiorità di grandezza che godevano (1) Compi. Rend. pag. 1183. (2) Vedi i diversi Cenni precedenti. {X) Vedi Rendiconto della R. A. ddle scienze , seconda serie, t8b3 n. 5, pjg. 128. X 163 )( le specie americane di certi generi sopra le idenliclie nostrali. Nei tre anni decorsi però, non solo si è accresciuto il nu- mero degli esemplari (1), avendone pur discoperti in diverse località e terreni degli Abruzzi e delle Calabrie ; ma quella superiorità di dimensioni è pure svanita. Mercecchè dalla cal- carea leccese si è tratto un esemplare del Carcharodon mega- ìodon appena inferiore ai maggiori di quelli degli Stati Uniti; e poco dopo un altro se n'è ottenuto da Bombiolo presso Mon- teleone , che completamente si adegua col massimo di quelli che il sig. Gibbes rappresenta nella Tav. 1, flg. 2, della sua memoria , se pure in qualche parte non lo supera. La calcarea di Pennepiedimonte presso Ghieti ( Abruzzo Citeriore ) , della stessa natura di quella di Lecce , ci à mo- strato racchiudere ugualmente denti di Squalidei. Io ne ho ot- tenuti del genere Carcharodon, Oxyrhina e Lamna ; e li debbo allo zelo ed alla cortesia del sullodalo sig. Tommaso Mamma- rella di Ghieti. In Oue anche da Rombiolo (Calabria Ultra) si è ottenuta una specie del g. Carcharodon, ed una di Oxyrhina. £ sì pure da S. Demetrio nella Calabria Citeriore il sig. D. Nicola Jeno de' Cotronei mi faceva dono di un Carcharodon di quella contrada, insieme a taluni altri fossili di minore im- portanza. La calcarea de'monti limitrofi tra T. di Lavoro e gli Abruz- zi ha porto un fatto nuovo per la nostra Paleontologia , e per le relazioni geologiche de' nostri terreni con tutti gli altri della formazione oolitica. Nelle pendici di Montecardegna presso S. Do- nato , e proprio accosto la sorgente della fontana, il prclodato (1) Nel luogo testé citato si è detto , che tanti ne posseggo nel mio pri- vato Museo , da poterne provvedere più altri. Posteriormente il numero è cre- sciuto quasi di un quarto , ed aumenta ogni giorno , provenendo la massima parte dalla calcarea leccese. X 164 )( sig. G. Tenore discuoprìva un denlc , di cui mi faceva gra- zioso dono. Un tal dente, per h sua striFttura, appartiene al genere rsammodus propriamente detto , giusta i principi dai quali è stato regolato l'Agassiz; specificamente perù conviene conio Slrophodits magnus del medesimo autore , rappresentalo nella sua Tav. 18 , f. 13. E però conviene qui chiarire l'apparente contradizione ch'emerge dalla diversità de' nomi ; perocché , mentre si riferisce ad un genere , si assimila poi alla specie di genere diverso. È a sapersi, die il genere Strophodus è stato fondato dall' Agassiz a spese dello Psammodus da lui mede- simo precedentemente istituito ; il quale ha poscia smembra- to ad oggetto di separare le diverse forme di denti che pri- ma aveva riunite: e ciò provvisoriamente, com'egli stesso di- chiara , e fino a die non siansi acquistate più sicure diagnosi sopra ciascuna delle forme conosciute. «Io mi vedo forzato , egli dice, di distinguere sotto le denominazioni di Strophodus Ce- ratodus e Psammodus tutte le varietà di denti che si trovano iu questa formazione (oolilica), onde poterli indicare più age- volmente, salvo il riunirli novellamente, allorché sarà concesso farlo con cognizione di causa (1)». Egli stesso aveva dapprima registrato sotto la generica denominazione di Psammodus, quello che posteriormente à riposto nel genere Strophodus. Confessa anzi averlo segnato col nome di Psammodus magnus in molte collezioni. Noi dunque non abbiamo fatto che restituirlo alla sua primitiva posizione; e ciò per le ragioni che saranno espo- ste quando ne daremo ampia conoscenza (2). Per ora ci limi- tiamo ad indicare taluni de' suoi caratteri. La sua grandezza é tale che à di lungo 18 mill. (iin. 6, Vio)> e di largo 1 centimetro e Vio ('i"- ^> Vio); 'a superflcie {\) Vedi voi. Ili , pag. 1J0, Psammodus. (2) Vedi, ralcout. dd Rigno di Nuji. Parie HI , Pesci. )( 16S )( è leggermente convessa, tutta v.njata da punti impressi , mi- nutissimi e contluenli. II colore dello smalto è fosco-rossigno; la radice è incastonata nella roccia, ma postala a nudo da uno de' Iati mi ha lasciato vedere la sua struttura caratteristica, e quale l'Agassiz la descrive per la specie menzionata. La roccia che racchiude il dente è una breccia calcare durissima , con noccioli silicei, nella quale si trovano pure frammenti di corpi organici indeterminabili, con qualche dente di genere diverso. Da ultimo non sarà senza interesse il notare, che mentre il sullodato Agassiz riferisce al genere Slrophodus i denti ot- tenuti dai terreni oolitici, non tralascia confessare che se ne trovan pure in quelli dell'epoca triassica e cretacea. Di que- sti emendamenti e di tali eccezioni vediamo di giorno in gior- no aggravarsi le leggi prestabilite per la determinazione del- l' età de' terreni ! In quella medesima calcarea trovava lo stesso sig. Tenore un apparato dentario del genere Pycnodus, che non m'è stato concesso di ben esaminare. Questi due fatti pertanto consigliano a ricercare diligen- temente le rocce di quei monti , dai quali è sperabile trarre documenti importanti per la propria diagnosi. §. l\. MOLLUSCHI. Questa numerosissima classe, benché la meglio studiata e per molti ricercata in ogni luogo, non manca di esibirci qual- che nuova forma , o qualche fatto sfuggito. Le nostre Cala- brie , che molto estese , e meno esplorate hanno terreni più antichi, ci porgono in preferenza di tali esempì. Due terreni recentemente esplorati, doviziosi di spoglie testacee , mentre mi hanno porto esempi di tal fatta, per queste spoglie mede- sime ho potuto manifestamente riconoscerli di formazione lacustre. )( 166 )( Uno di questi terreni appartiene a Muromanno nella Ca< labria cilra. Riceveva da quella contrada una terra marnosa, poco coerente, di color cenerognolo ; la quale mi feci a ri- cercare minutamente ad oggetto di scoprirvi se racchiudesse foraminiferi , ma il più minuzioso esame Don mi lasciò rav- visarne alcun segno. In vece mi si offerse copia di tritumi di conchiglie siffattamente scomposte da vedervi elementi fi- brosi di quella , senza forma veruna , dalla quale si potesse ravvisare, almeno con qualche probabilità, il genere o la fa- miglia alla quale appartengono. In mezzo a questi però non mancarono due cose valevoli e concordi per dimostrarci la Datura di quel terreno. Certi rottami di minuta bivalve , di cui alcune porzioni apicali, o natiche, più o meno estese, mi permisero riconoscere una Dreissena- li genere Dreissena è stato recentemente istituito da Van- Beneden a spese dell'antico lìnneano Mylilus. Si conoscono finora di tal genere due sole specie viventi. I Paleontologi ne numerano 10 fossili , tutte spettanti a terreni terziari, ma senza averne segnata una sola del subap- pennino; il quale comunque rientrasse fra quelli, pure il d'Or- bigny lo vuol considerare isolatamente nella sua Paleontologia stratigrafica. Io non entro qui in discussione intorno al valore delle diverse specie di Dreissena , talune delle quali sono evidente- mente nominali ; ma debbo ricordare di aver dimostrato in altro apposito lavoro, che questo genere di conchiglie, cioè il linneano Mtjtilus, è proprio delle acque dolci, e che, vivendo nelle acque salate o salse, prospera tanto più, per quanto esse sono men salse e più fredde (1). (1) Vedi, Annali civili del regno delie Due Sicilie , Voi. HI. fase. V. p. 9, e Corrispondenza Zoolog. Anno \". 1839 pag. 48. Ora Marcel de Scrres iia inserita una Nota nel Reudiconlo dell' Accad. del- ){ 167 )( La presenza dunque e la copia della Dreissena basta per dimostrare di per se sola , che il terreno che la racchiude è lacustre, sia di acqua dolce, sia di acqua salsa, e quindi co- municante col mare. Noi indicheremo per ora e provvisoriamente la nostra Dreissena con lo speciGco nome di minuta , avendo riguardo alla sua somma picciolezza; riserbandoci di meglio compararla con le altre 10 per rilevarne le positive differenze, se ve n'e- sistono, o riconoscerne la identità con una di quelle. Più chiara è poi l'altra, ed interviene a contestare l'in- dole della prima. É dessa una copia di opercoli di gasteropede del genere Paludina. Alla forma che guida alla diagnosi ge- nerica, associa la sua qualità vetrosa, essendo delicata, dia- fana e fragile come il vetro. Non sono riuscito a trovare un solo individuo intero di tale conchiglia, ma solo qualche rarissimo frammento apicale e spirale; e forsi quei tritumi fibrosi spettano a tali spoglie calcari scomposte. Abbiamo quindi due generi di due ordini diversi che convengono a di- mostrarci la formazione lacustre dì quel bacino: condizione che saremo per legare con altre, onde mostrare qual sia stata la successione di que' terreni in epoche diverse. le Scienze di Parigi, sopro V Origine marina delle specie del genere Dreisse- na; molluschi lamellibranchi della Fam. delle Vreissenedeae. L" A. , dopo alcune considerazioni generali sopra gli animali marini , che possono vivere nell'acqua dolce, descrive una nuova specie di Dreissena, ori- ginaria della Guinea, ch'ei chiama Dreissena bassanensis. Cerca egli in seguito stabilire per mezzo di ragionamenti e di fatti, che la Dreissena polymorpha, attualmente sì comune in molle riviere o fiumi della Francia, ha dovuto esse- re primitivamente animale marino. Vedi Compi, rend. J. X. L. N. 10 (marzo 18b5) pag. 349. Secondo quello che si è per noi dimostralo risulla tutto al contrario; che eioò il Mytilus sia animale originario di acqua dolce, e che lentamente sia per- venuto in fine a stabilirsi nel mare,— Vedi il luogo sopracitato. )( i68 )( II cumulo poi di tanti opercoli è una ripetizione di quello avvertito già nella Ferrera di Monleleone, ove una copia im- mensa di tali opercoli costituisce strati potenti ed estesissimi; essendo però quelli di pertinenza marina e di genere molto diverso. In teniniento di Ccssaniti, Villaggio posto al S-0. di Mon- ieleone, da cui dista tre miglia in linea retta, e poco più che tanto dal maro, alla distanza di un mìglio quasi incontrasi un burrone, detto da quegli abitanti Cuzziférni , e più basso di questo evvi un altro burrone di terreno carbonifero. La valle per quelle colline costituita appalesa i molti strati di cui sono esse formate per gli scoscendimenti successivi , dei quali si contano 10 per lo meno, tutti diversi per la di- versità de' tritumi conchigliari de' quali sono gremiti. É in fondo di questa valle che s'incontrano le grandi ostriche, di cui parleremo qui appresso , ma quivi depositate dal terreno scosceso, e tragettate dalle piovane. Si trovano esse di fatto normalmente giacenti fra gli strati laterali , spezial- mente sul declivio del sinistro lato. Ivi pure si trovano delle piccole ostriche aggruppate, e molte di esse attaccate a gusci maggiori, come all' ordinario avviene nella Oslrea edulis ee. Vi scorre per lo mezzo un ruscello sopra letto di marna argillosa carbonifera, gremita di conchiglie, distribuite in tre diversi strati, cosi : 1. Letto attuale del ruscello Paludina. 2. Superiore, Carithium articulatum, Cos. Individui minuti. 3. Superiore al secondo, Carithium articulatum. Cos. In- dividui maggiori. C. quadricinctum, Cos. ' C. mammillalum ? C. Calabrum. C. vulgatum, var. S), Phil. , minuta. Buccinum X 169 )( - Cardium edule. Osirea parasita. Questo terreno non offre esempio di conchiglie assoluta- mente marine, compresi i foramìniferi. Nei Cenni per l' anno 1852 si fece menzione del luogo detto Uomo-morlo Ira Colle e Baselice ; ed ivi pure fu dello dell' Osirea crassissima de' terreni terziari di Monteleone. Mi servì questa specie d' indizio onde ricercare per quelle con- trade altri esemplari della medesima specie , ed altre specie congeneri. Il fatto ha corrisposto alla idea concepita, essen- dosi posteriorraeule trovata in quello slesso banco 1' Ostrea canaliculata, obliquata, ponderosa, irregularis, variabilis, inae- qualis, brevirosiris , e le altre minori , come V esculenta , co- cìilear, e pusilla. Rimettendo ad altro luogo la importante discussione re- lativa alla realità di talune di tali specie, è qui util cosa, se non pure necessaria , notare talune specialità che accompa- gnano le summentovate ostriche fossili. Esse sono state tutte descritte dal sig. Marcello de Serres in una Memoria che trovasi inserita nel XX." voi. , 2." Ser. degli Annali di Scienze Naturali di Parigi (1843) : e tutte ri- cavate dai terreni terziari circostanti al Mediterraneo, ed ap- partenenti alla Francia ed alla Spagna. Notava il dotto uomo trovarsi queste gigantesche specie in banchi estesissimi e con- tinuati, come di presente si trovano le ostriche viventi. Sog- giunge essere le loro dimensioni ed il peso loro al di sotto della realità, malgrado la esagerazione apparente ; ed in com- prova va notando quelle deìVOstrea grandis, che ha di lungo 0,60 ; dell' 0. ponderosa che ha 0,150 di spessezza ed un peso uguale a 10 libre di fr. , e cosi a mano a mano delle altre. L' 0. canaliculata ha però dimensioni e peso di gran lunga maggiori, essendo lunga 0,55, e pesando 30 lib. di Francia ; e tale per lo appunto troviamo il più intero de' nostri esemplari. 12 X Ì70 X L' 0. obliqua perù delle nostre località ha 0>313 di lun- ghezza , ed un peso pari a iib. 22 ; dimensioni di un terzo maggiori di quelle trovate dal signor Serres negli esemplari di Barcellona , e peso quasi doppio di quello dell'O. (jrainlis. I quali due esempi bastano, senza dilungarmi dì più, per documentare che le specie sono identiche, sotto ogni rapporti), nelle due opposte sponde del Mediterraneo, quella cioè di oc- cidente e questa di oriente. SilTatta osservazione si affaccerà forsi come oziosa alla mente di molti, o sarà tenuta dai più di piccolo interesse. As- sai grande è pel contrario per me , né lo diverm meno per altri, quando sarà ricordato qual fosse stata in altri tempi la condizione del Mediterraneo. Prima che questo irrompesse neir Oceano costituiva un bacino iudlpeudenle ; e quindi la fauna marina esser doveva la stessa, ad eccezione di quelle differenze che provengono dal concorso di altre cagioni su- bordinate, talune delle quali ora possiamo appena apprezzare. Dallo esame de' resti organici quindi che s'incontrano nelle terre da quel bacino abbandonate lungo lutto il perimetro suo, dovendo risultare la prova di tale opinione, ovvero restarne smentita , giova raccoglierne gli elementi ed avvicinarli fra loro. É questo un argomento del quale mi vado occupando; ma esso ha bisogno di ben lungo e meditato lavoro. Per ora tornerò alla formazione lacustre di cui era parola. Fra i moltiplici strati che costituiscono i burroni della valle di Gessaniti è notevole , che i supremi racchiudono le ostri- che di minor dimensione, e nella posizione, se non del tutto normale, poco diversa da quella ch'ebbero nello stato loro di vita. In altri si trova il terreno gremito di uìinute conchi- glie ; DÒ vi figura altra specie che un Bulimo minuto, genere di gasleropode proprio delle acque dolci. Il terreno che lo racchiude è una mescolanza di torba e sedimento argilloso. Fin qui nulla di strano, poiché il passaggio di un lago )( 171 )( dall' essere comunicanle col mare, o da questo disgiunto , e viceversa, è un fenomeno clie accade ogni giorno sotto i no- stri occhi medesimi. Ma fra quegli strali se ne incontra an- che un terzo, che racchiude in gran copia conchiglie esclu- sivamente marine. Figurano principalmente tre specie, niuna delle quali vive attualmente nel Mediterraneo ; cioè due Ceri - zi ed una Turritella , de' quali poniamo qui sotto la descri- zione. Dai fatti esposti risulta, che quel piccolo bacino ha do- vuto subire molte vicissitudini, per essere occupato or dalle acque del mare, or da semplici acque dolci, or dalle une me- scolate alle altre. Né questo avvicendamento giunger può strano ; perochè di simili alternative si hanno ben altri esem- pi : ed in un paese, ove hanno avuto gran dominio i vulcani, e poi cotanto sottoposto a tremuoti , è un fatto meno sor- prendente e più ovvio. E per non perder di mira quanto si riferisce alle Ostri- che noterò pure, che nelle basse falde della Majeila presso Lama abbiamo trovato un banco di Ostraciti di antica data , le cui specie convengono in parte con quelle di altri terreni terziari del regno, ma una si lascia distinguere eminentemente per le sue dimensioni e per peso. § V. ECHINOOERilI. Echinidi. Alla serie di Echinidi già riportata nei Cenni pel 18S3 , tre altre specie si debbono ora aggiungere ; due delle quali provenienti dal terreno carbonifero di Rombiolo, non però dal bacino di cui si è ragionato, ed una della cal- carea leccese. Riserbiamo la loro descrizione per la terza parte della nostra Paleontologia prossima ad apparire. E qui seguir dovrebbe la lista de' Polipari provenienti dal Malese e dai terreni terziari della Calabria ulteriore ; co- )( 172 )( me -la Meandtina Beìlardi ed una specie fursi nuova del geo. MonlkoUna della prima località, ed ud' altra delia secooda. Ma siccome la lista di queste marine spoglie è troppo lunga, e non potrebbe apparire senza esser corredala di osservazioni rischiaranti le specie, così conviene rimetterci alla loro com- pleta descrizione , che verrà pubblicata nella terza parte [)o- canzi citata. Né più facciamo menzione di Foraminiferi, essen- done troppo eccedente, e crescente ogni giorno il numero e le novità. DESCRIZIONE DELLE DUE SPECIE del gen. CefitMum. Cerithium arliculatum , Cos . C. testa turrita , pyramidata ; anfractibus cingulis duobus nodosis cinctis; margine suturali superiori elevato; apertura sub- rolunda; columella simpHci. Conchiglia di forma piramidale, i cui giri della spira sono ornati di due serie di nodi ben rilevati e congiunti tra loro da un risalto che scorre per lo lungo ; talvolta per lo mezzo de' due cingoli scorre pure un angusto risalto ancor esso no- doso ; il margine suturale superiore è rilevato e costituisce una carena più o meno sensibile. L' apertura è quasi roton- da, essendo gli anfratti si larghi che alti. La colonnetta è li- scia. Niun marchio di varice. Cerithium quadricinctum , Cos. C. testa turrita , anfractibus quadrupla granulorum serie transversaliter ornatis, granulis invicem concatenatis, interstitiis scrohiculatis; columella simplici, laevigata ; cingulo altero suturali dimidialo. X 173 )( Var. ò ) anfractibus primoribus triplici granulorum serie. Il Brocchi trovava nelle crete, o marne senesi e nel Pie- monte un Cerizio simile affatto a questo nostro, e Io insigni- va col nome di tricinclum, perchè vi trovava tre sole serie , o cingoli tubercolati in ciascuno de' giri della spira ( Vedi — Conchigl. Foss. Subapp pag. 244, Tav. IX, fig. 23). Il nostro Cerizio però, in luogo di tre, ha costantemente quattro di tali cìngoli o serie di tubercoli , ben rilevati , ed un* altra ne scorre fra mezzo alle suture, sicché trovasi dimi- diata : ogni cingolo si compone di 16 tubercoli. La colonnetta è liscia, e manca di qualsiasi ripiegamento. Sull' ultimo giro della spira si genera soltanto una grossa ma non molto ele- vata varice. Abbiamo notalo, è vero, come varietà quella in cui si tro- vano tre cingoli tubercolati , m» ciò non abbiamo osservato che sopra un solo esemplare. In esso ì tubercoli sono pure meno distinti, e la colonnetta semplice e liscia. Laonde il Cerizio da noi descritto distinguesi dal tripli- cato di Brocchi pel numero de' cingoli, per la semplicità della colonnetta, e per la presenza delia varice. O. G. Costa. Libri offerti in dono V Eco deli/ Esperienza (giornale) : lettera F, G, XX serie. De Ferrariis (Carlo)— Poesie — Napoli 1855 in 8. Florilegio medico di Roma, giornale — an. I n. 3 : Set. 1855. Giornale dell'I. R, Istituto Lombardo, nuova serie; fasci- coli 33-38, compimento del tomo VI, e prima parte del tomo VII. )( 174 )( Grossi (Stephani, rlietoricae et lÌDguae graecae professoris io gymnasio Novensi) — Io Didacum Vilriolium epigramma graecuro. Àccedit latina ioterpretalio Pliilippi Poggi do- ctoris decurialis latinae eloquenliae tradendae in Ge- Duensi Athenaeo — 1835 in 8 (Dono della Reale Accade- mia delle scienze di Torino). Montagne (C) — Diverse ricerche sopra le malattie di varie piante, comunicate alla Società Imperiale e centrale di agricoltura a Parigi. Second mémoire sur la maladie des raisins par M. Hugo Mohl, deuxìème article traduìt de l'allemand par m. le du- cteur Montagne— 1853 io 8. Rapport sur un mémoire pour servir à l'bistoirc nalu- relle des Spliaignes par M. W. P. Schimper — 1854, in 4. PoLETTi (Lionello) — Cisti avventizia del cenuro cerebrale del vitello, osservazione — Ferrara 1853 io 8. Rendiconti de' Georgofili — Agosto 1855. Finalmente l'Accademia Cosentina la dono della raccolta di prose e poesie in onore delia SS. Vergine Immacolata da lei messa a stampa , e di cui già erasi offerto un esemplare dal signor Marchese d'Andrea (1). Libri acquistati. BuUettino archeologico napolitano, an. Ili, 1855, in 4. (J) Ved, sopra pag. 140. )( 175 )( TORNATA DE' 4 NOVEMBRE. La Reale Accademia delle Scienze di Berlino ringrazia per r invio del 1° anno del nostro rendiconto. Il Segretario perpetuo ha fatto conoscere , da parte de' figli di Michele Cimorelli , che nella funebre iscrizione già messa al loro defunto genitore, ancorché 1' Accademia Pon- taniana non vi avesse presa alcuna ingerenza, pure avevano creduto lor debito rammentarla in questa occasione, avendo essa prestato un pecuniario concorso per la sepoltura di quel nostro valente collega. Lo sfesso Segretario perpetuo ha presentato già impresso il rendiconto delle nostre tornate pe' mesi di Gennaio a Lu- glio del corrente anno : si è deciso farsene la distribuzione a lutti i socii residenti. Il Segretario medesimo ha esibito , a nome dell' editore signor Ernesto Cordella, i primi quaderni del giornale l'In- dicatore : e si é risoluto di dargli in ricambio un esemplare del nostro rendiconto. Il signor Baldacchini ha consegnato il compimento della sua versione poetica del Prometeo legalo di Eschih, del quale die lettura nella tornata del 14 Gennaio. )( ne )( IL PROMETEO LEGATO DI ESCHILO. Versione di Michele Baldacchini (1) Nel punto a cui siam pervenuti con la lettura della no- stra tragedia viene in iscena la ninfa lo, Dgliuola d'inaco, ed il mito di questa ninfa viene altresì ad intrecciarsi col mito di Prometeo. Questo novello personaggio è introdotto da! poeta a dar lume e risalto alla figura principale del grande ed infe- lice titano. Costui parte indovina i casi, alla ninfa già avvenu- ti ; e parte le predice quelli che le avverranno. É notabile che nell'itinerario che fa Prometeo alla ninfa dei futuri viaggi di lei si leggono alcuni versi, ne' quali chiaramente si accenna ad una grande migrazione di popolo antico; e in alcun ver.so in ispecialità si fermano le leggi che i popoli dei tempi anti- chissimi dovettero tenere in siflalte peregrinazioni. Ma che che sia di questa congettura mollo probabile , dopo la sena delkt ninfa segue la catastrofe e la fine della tragedia. La Ninfa Io -- Prometeo — Coro. Io Qual terra è questa mai, che gente I abita? £ chi dirò che sia colui che in vìncoli Pende a' sassi sospeso , ed è ludibrio Del turbine feral? Di tal supplizio Qual delitto è cagione? O tu , palesami Qual piaggia io scorra travagliata, ahi misera! (I) Fa continuazione a' versi impressi nel secondo anno di questo rendiconto psg. 77 — 84. Il Segretario perpetuo. )( 177 )( Torna di novo me l'asillo (1) a pungere, O Terra , d'Argo, tuo figliuol, deh toglimi L'ombra abborrita. Io fremo allor che volgonsi Di quel pastore in me i cent' occhi. Il perGdo Col veien del suo sguardo mi perseguita : Né pur morie l' arresta , egli dal Tartaro Emerge , e mi discaccia egra , famelica , Di paese in paese. Ancora il calamo , Ch'è di cera contesto, un soporifero Carme risona : oh , dove mai mi traggono Si lunge gli error miei ! Perchè , Saturnio , Misfatto mi condanni a così misero Doloroso patir ? Donde frenetica , Delirante m' incalzi , ahi lassa ! e m' agiti (I) Asiilo— Asillus est musca varia , (abanus , bubui maxime nocens. Hic apud Giaecos prius myops vocabatur, postea magnitudine incommodi oestrum appellavere. Nigidius de animalibus. — Ed a ragione. La voce Mi/wx|^ si trova in questo significato appresso Platone iu Apolog. forse da [i.vonrifyi $timulo. Son noti i versi di Virg. Georg, lib. Ili n. 149 e seguenti ; che alludono a questa favola : Asper acerba sonans , quo tota exlerrila silvis . Diffugìunt armenta ; furit mugilibus aether Concussus , silvaeque et sicci ripa Tanagri. Hoc quondam monstro horribiles exercuil iras Inachiae luno peslcm meditata iuvencae. Questi da I' aspro e fiero morso e suono Acerbo spaventati , per le selve Fuggon tulli gli armenli , dal muggiti De' quai percossa I' aria infuria e i boschi E del secco Tanagro ambe le rive. Con questo mostro già 1' horribil ire Esercitò Giunon pensato havendo Pria con qual grave peste ella dovesse Dell' Inachia giovenca vendicarsi ! — Irad. del Daniello. X 178 )( CoD terror disumaDi ? 0 me col fuIiuÌDe 10 cenere riduci , o nelle viscere Della terra mi caccia , o de' caroivori Marini mostri dammi pasto , supplice 11 mio volo adempisci , o Re ! Mi fecero Troppo cammin miei vaghi error percorrere ; Mi stancar troppo ; né pur posso apprendere Di mie miserie il Gn. Della cornigera Vergin la voce udisti lamentevole? Prom. E come non udir potrei la voce Della vergin traGtta dall' asiilo , D' Inaco flglia : del cui amor perduto È il cor di Giove , da Giunon gelosa Ad errar senza tregua condannata? io E che ! il mio padre nomini ? E chi mai te lo apprese? Rispondi ad una misera Che il duolo insana rese : Chi se' tu che col proprio Nome m' appelli appunto , E parli dello slimolo Onde il mio petto è punto : Del ciel flagello e strazio Di nova crudeltà? — Qui mossi a salii rapida , Percossa dal furore , Dalla gelosa rabbia , Che a Giuno infiamma il core. Fame sopporto , obbrobrio , Di che non è il più rio ; Tu senz' ambage svelami Aperto il destin mio: Di » se al mio mal rimedio , )( 179 )( Eìstoro alcun se v'ha. Parla : l' errante vergine Merla la lua pietà. — Prom. Chiaro tutto dirò che apprender brami , Non involto in enimmi , ma con piano Ragionamento, come con gli amici Conviene aprire il cor. Ti sta dinanzi Chi fece copia agli uomini del foco. Prometeo io son. Io Comun benefattore Degli uomini , onde mai tal pena soffri » Sventurato titano? Prom. Or or cessai Di deplorar mia trista sorte. lo Un tanto Favor non mi negar! Prom. Di qual favore Parli ? Avrai tutto che da me tu chiedi. Io Dimmi , chi t' ha legato a questa rupe ? Prom. Di Giove il cenno , e di Yulcan le mani. lo E di qual fallo mai sconti le pene? Prom. A quel che ten diss' io resta contenta. lo E intorno al mio vagar qual è preGsso Termine non dirai? Prom. Meglio a te fia Ignorarlo che apprenderlo. Io No, prego. Svelami quanto ho da soffrir. Prom. Non io T' invidierò si misero contento. lo A che dunque tu indugi a palesarlo? Prom. Temo di contristarti, non eh' io voglia Non compiacerli. K 180 K Jo Più ch'io Don desio Di me non ti curar. Prom. Tu '1 vuoi , m' ascolta. Parlar convien. Una del Coro { delle ninfe Oceanine ) Fermati : io voglio , anch' io , Una grazia da (e. Prima sappiamo De' suoi mali il racconto : ella ci tocchi Di sue miserie ; le dirai tu poscia La pena acerba che a soffrir le resta. Prom. ( volgendosi alla ninfa Jo ). lo , spetta a te di contentar le ninfe , Germane al padre tuo. Gbè il far lamento Intorno a' propri mali , ov' è il cor certo Le lacrime ottener degli ascoltanti , Giusta cagione all'indugiar ne porge. Io Non so davver con voi mettermi al niego. Ciò che bramate udir da me con chiaro Discorso pienamente apprenderete- Quantunque pena al cor sia narrar , come In me di un Dio per l' opera sconvolta Fosse la mente , e deformate e guaste Le sembianze — A me già dentro i pudichi Miei penetrali vision notturne Ed incessanti con blande parole Cercavan d' ordir frodi — « O fortunata Sopra le altre donzella , a che più a lungo Serbi il fior virginale, ove t' è data In sorte somma maritai ventura? Per le d' amor Giove si strugge , e teco Vuol di Cipri provar le gioie estreme. )( 18i X Fanciulla , tu non sdegnerai di Giove Il talamo : di Lerna al fertil piano Scendi , al gregge ed al pascolo paterno Ti appressa : appaga il desiderio ardente Del Nume , in te lo sguardo avido ei sbrami. » Tali sogni ogni notte eranmi attorno Ahi sventurata ! insin che osai col padre Aprirmi , e confidargli i sogni avuti. Egli a Dodona , a Delfo invia persone A consultar gli oracoli, a sapere Che da dir , che da far fosse di grato De' numi alti al volere. Ambigue io pria Oscure impenetrabili parole ; Poscia infine una chiara Inaco n'ebbe: Me di scacciar dalie paterne case , E dalla patria espresso ebbe comando, E che spingesse me vagante infiao Delia terra all' estreme regioni. Al comando obbedisse, o che di Giove Il fulmine di mia gente distrutto Avria per sempre , ed abolito il seme. Da colali d'Apollo persuaso Oracoli mio padre , ed atterrito , A male in cuor me a mal in cuor escluse Della casa e scacciò , ben contro voglia ; Ma l'impero di Giove al violento Atto il sospinse. Allor cosi reietta Io m' era , il volto e 1' animo aiterato Mi fur : deforme venne in me 1' aspetto Grave del doppio corno , ed all' acuto Morso dell' estro furiando io corsi Di Genero al rio, che l'onda ha salutare, E a' Lernei monti ; allora un della terra )( 182 )( Figlio , UD pas(or da' ceoto occhi vegUaati , Argo senza pietà mi perseguin , L' orme spiando dai mio piede impresse. Inupinato repentìoo caso Di vita il toglie. Io dal furor , dal fero Spinta flagel divin movo di terra In terra vagabonda. Ecco mia sorte. S' altro sai tu di mie future scene , Dillomi pur: sia franco il tuo linguaggio. Né con delti blandirmi: maggior peste Io non so del compor favole ad arte. Una del Coro Aimè cessa , rimanti ; io no , no mai Cotali orrori d* ascoltar pensai , Né si penosi mali , a veder fieri , Che offerti si sarieno a mia veduta. Atro nugolo oscura i miei pensieri , Doppio coltello al core apre feruta. Sorte , ahi sorte ferale ! Timore a' casi d' Io , terror m' assale ! Prom. D' orrore agghiacci innanzi tempo , e gemi. Che dirai quando il resto avrai saputo Di sue miserie? Coro Parla : è dolce agli egri Di saper pria ciò che a soffrir lor resta. Prom. Quel che prima d' intendere bramaste Di saper vi fu dato agevolmente. Però che voi da lei narrar udiste I travagli che , misera ! sostenne. Or quai fia che da Giuno abbia tormenti Questa dolente vergine ascoltate. £ tu , d' Inaco germe , in cor scolpisci Le mie parole ; per esse ia fine )(183X Dflle strane lue corse apprenderai. Rivolta prima ai liti orientali Tu passerai per non arati campi: Presso erranti gli Scili giugnerai , Gli Sciti, armati di frecce leggiere, I quali hanno capanne a lor dimora , Di vimini conleste, alte sui carri Agili per le ruote : ad essi incauta Non t'affidar, ma tu lunghesso il lito Del mar mugghiante il paese attraversa. Àbitan quivi i Calibi al sinistro Canto, del ferro fabbri, e tu da loro Ti dèi guardar : barbara gente è questa. Poscia a un fiume orgoglioso arriverai Di non mentito nome (1) , avventurarti A passarlo non dèi; che mal si guada. Prima che giunta al Caucaso non sii , L' altissimo de' monti , ove quel fiume Spande dal sommo vertice la v^na Dell' acque , a te convien passar la cima , Vicina agli astri, e scender pel cammino Volto al merigge. Là tu le animose Amazzoni , degli uomini odiatrici , Bellicose fanciulle , incontrerai ; Le quali abiteranno Temiscira Di presso al Termodonte, ove nel Ponto Di Salmidesia il promontorio sporge L'aspra mascella, ingrata a' naviganti (1) L'Arasse, secondo lo Scoliaste. Il pontem indignatus Araxes dìVirg. JEn. lib. Vili V. 728. Arasse, fiume dal verbo cxpóaaBtv irrompere (suIPetimo- logia poi della parola si consulti I' Etimologico magno : Lipsia 1816 p. 134, pa- ragr. 30) per la ragione che quel fiume dal monte Caucaso irrompe. )( 184 )( Stazione, e delle Davi empia noverca Queste assai voloulìer ti si faranno Guida , e tu de' Cimmerii perverrai All' Istmo , e la Meotide palude Per gli angusti tragelti con cor fermo Lasciando indietro , uopo a te fia quel braccio Varcar di mare. Eterna ricordanza Gli uomini serberan del tuo passaggio ; E quel loco di Bosforo avrà nome. Lasciato il suol di Europa , il pie porrai Neil' Asia. Or ben non vi par che sia 'n tutto Ugualmente crudele il re de' numi , Anzi 'I tiranno? Il quale Iddio volendo Mescolarsi in amore alla spartila Con mortai giovanetla , in tali errori Furiando la spinge. O verginella , Uno sposo trovasti , una ventura Maritai troppo amara. Udisti? E questo De' tuoi mali non è che un piccol cenno. lo Me lassa! Oimè! Prom. Di novo ti lamenti . E gemi? Or che farai quando il restante Di tue miserie avrai , tapina ! appreso ? Coro E che , nuovi altri mali annunciar dei ? Prom. Sì , di miserie un cumulo , un orrendo Abisso. lo A che più vivere oggimai? A che più tardo a lanciarmi dall'alto Di questa rupe , a ciò che con la morte Spietata io ponga un termine a' miei mali ? Una volta morir meglio è che trarre Giorni si miserabili di vita. Prom. Mal tu li miei travagli sosterresti; ){ 18S )( Poi che a me di morir vieta il destino ; Saria la morte il fin delle mie pece; Ma DOQ è posto termine a' miei mali Dinanzi a me , pria che Giove tiranno Dalla sua ingiusta signoria non cada. lo E fia che Giove un di cada dal trono? Prom. Gioia , mi penso , a sua caduta avresti ? lo Non procedon da lui le mie sventure ? Gioia? — Immensa ne avrei. Prom. Te ne rallegra: Qual dissi, tal sarà: di ciò sii certa. io E da chi fia dal trono egli sbalzato? Prom. Egli stesso sarà causa a' suoi danni Pe' mal presi consigli. lo E di che guisa ? Narra , se il puoi senza periglio , narra. Prom. Colali nozze stringerà l' incauto , Di che fia pur che assai doler sen debbia. Io Con mortale o con Dea? Parla, s'ei lice. Prom. Noi domandar: da dir non son tai cose. lo La nuova sposa il caccerà di seggio ? Prom. Madre fia d un figliuol di lui più forte. lo Non è via da schivar tanta percossa? Prom. No : se da' lacci non son io disciolto. lo Chi ti sciorrà , non annuente Giove ? Prom. Un di tua stirpe : è del destin decreto. Io Un mio figliuol ti salverà da' mali ? Prom. La terza ad altre diece intere arrota Generazioni. Io Oracolo è cotesto Difficile ad intendersi. Prom. Va , cessa Le tue sventure d' esplorar. 13 )( 18C )( lo Delusa Del prò mi fai , di che mi davi speme. Prom. D'un de' due vaticinii io ti fo dono. lo Quai son , dammene scelta ? Prom. A te la scelta, O ti dirò tue rimaDcnti pene , O saprai chi sarà che mi disciolga. Una del Coro Ti piaccia delle due cose svelarne L'uDa ingrazia di lei, l'altra a' miei preghi: Né li spregiar. Narra a costei quai s' abbia Altri errori a patir , narra a me poi Chi Ga che te disciolga Udir ciò bramo. Prom. Lo volete? Il dirò. Non io mi oppongo A dirvi quel che intendere vi giova, A te prima ( alla ninfa ) dirò quale tu deggia Menar vita agitata in molti errori, E nel libro lo scrivi e ne' registri Dell'alma memorante (1). — Allor che avrai Lo stretto valicato , eh' è confine Dell' una all' altra terra , all' oriente , Alle porle del sol t' avanzerai ; Dopo che avrai passalo il mar mugghianle , Fia che tu venga di Cistenc ai campi Gorgonii , in cui di Forci le figliuole , Le Ire dimoran di tempo donzelle , Le quai non vider mai raggio di sole Né la luna notturna. A lor vicine Son r altre tre sorelle alale ed irle Di serpenti, le Gorgoni abborrite (1) Tiv £yyp«(Poy (TV (xviifxoo'iy Sf'XTois (Ppivwv. Scribe in tabulis cordii tui — Proverb. VII 3. )( 187 X Da tutti , cui '1 mortai mirar non puote Ch' e' Doo perda il vital spirto ad un'ora. Or fa d' UQ loco tal che tu ti guardi. -— Ecco novo spettacolo tremendo l Guardati ancora dalle canne acute De' Grifl , muli son cani di Giove (1). Fuggi l'equestre esercito di un occhio , Degli Arìmaspi , i quai stanziano appresso Al fonie auro scorrente , alle plutouie Rive , ad essi tu schifa appropinquarli. Ad una arriverai terra lontana Appresso un popol nero , il quale ha sede Del sole alle sorgenti , donde scorre Il fiume Etiope , e lungo esso le rive Cammina in sin che al loco giugneral , Dove dall'alto del monte di Bibli Manda il Nilo precipite le sue Maestose ed a bere onde salubri. 11 Nil ti guiderà nella contrada , A forma di triangolo , formata Dalle acque sue. Concesso ivi a te fia £ a' figli tuoi fondare una lontana Colonia : tal è l' ordine del fato. Se d' este cose alcuna a te fa groppo In la tua mente , e vuoi soluto il nodo ; Addimandami pur sinceramente. Ozio , assai più eh' io non vorrei , m' avanza. Una del Coro Se alcuna cosa tu lasciasti indietro O preteristi di costei , che versi (1) Muli cani di Giove : muli cani : espressione che si trova anche nella Bibbia — Isaia e. 56: v. 10. Specnlalores eius caeci omnes , nescierunt uni- versi : oranes muti non valenles latrare : videntes vana , dormientes et araan- tes somnia. )( 188 )( Intorno a' suoi molto afiannosi errori , Digliela pur : se tutto a lei dicevi , Quella grazia che a te da noi fu chiesta Concedi a noi . tu ben te ne rammenti. Prom. Seppi io la fine de' suoi lunghi affanni ; Ma a convincerla appien che non invano M' have ascoltato , e come il vero io parlo Le cose io le dirò eh' ebbe sofferto Prima che qui venisse ; e ciò sia pruova Ch'è tutto vero quel che le narrai. Addietro lascerò la più gran parte De' suoi discorsi , e '1 termine raggiungo Del suo tanto vagar cui pose il fato. Quad' alla reg'ion tu capitasti De' Molossi , ed a Dodona dappresso , Ove di Giove Tesproto si trova Il gran tempio e 1' oracolo sul monte; E , prodigio incredibile ! le guercie Parlano , ed esse senza enìmma ad alta Voce li salutar futura sposa Gloriosa di Giove ( ove in ciò nulla É che ti piaccia e ti lusinghi ) e poscia Da furor concitata , ti lanciasti Sulla vìa che si stende alla marina Fino al golfo di Rea , donde ritroso Calle facesti, ed un doppio cammino. E nel tempo a venir questo di mare Sen (da me ciò chiaro ed aperto apprendi j Ionio s' appellerà : memoria eterna Del tuo passaggio agli uomini serbando. Questo pruova a te sia che la mia mente Vegga chiaro al di là delle parvenze. Or dirovvi a comuQ quel che mi resta )(189)( A voi da dire ed a costei , tornando Del detto da me primo in su le tracce. Ultima è una città , Canopo detta Della terra d' Egitto , ed alla foce Situata del Nil sull' alta arena. Colà Giove sarà che ti ritorni Nel tuo buon senno placido con mano T accarezzando senza alcun terrore. Da te nero un Ogiiuolo avrà la vita Epafo detto , e consono fia '1 nome Al modo onde t' avrà Giove toccato (5). Il quale Epafo poi fia che usufrutti Tutta la terra eh' ampio il Nil feconda^ La quinta dopo lui progenie nata Del debil sesso cinquanta donzelle In Argo a riparar come ad asilo Verran , fuggenti le abborrite nozze De' figli del lor zio. Questi di ceco Amore accesi , simili a sparvieri , Che breve spazio fur lasciati addietro Dalle colombe , inseguiranle , un nodo Cercando stringer maritai , che meglio Stato fora per lor non cercar mai» Fia lor s'opponga invido un dio. La terra Pelasga accoglierà questi trafitti Nell'atra notte da femmineo marte Le insidie usante. Che ciascuna sposa Il proprio sposo toglierà di vita , Immergendogli in petto a doppio taglio Un ferro. — Tale a miei nemici in seno Vener funesta alberghi ! — Una fra tante fia che sola amor vinca , e non occida (5} Epafo da sw«(P«w palpare , carezzare. X 190 )( Del suo secreto talamo il compagno , Il cor ooD le bastando , e nella scella Torrà di vii , non d'omicida il nome. Di costei nascerà la regia stirpe D' Argo ; ma fora ad esplicar tai cose D' assai detti mestier. Del costei sangue Uno eroe nascerà , per le sue frecce Inclito e chiaro ; ed egli alle mie pene Termin porrà. Siffatto vaticinio Temi litania , mia madre , mi dava. Ma il dir come ed il quando , opra di lungo Tempo saria , né a te d' udirlo approda. lo Ah , ah , nova mi strazia Ricrudescenza di dolor ; di rabbia : E il cor m' invade e 1' animo Dell' asillo mi punge il fiero pungolo Con strai bene infiammato (6); e il cor m'esagita Un sussulto di tema , e gli occhi rotano Strambi : mi prende tal di furor impeto , Che mi forvia. Lingua non ho più docile Al mio voler ; confuso ed in disordine Il buon discorso io van lotta , opponendosi Alla piena del mal che crebro infuria. Prometeo e Coro. Coro Savio , ben savio fu l'uom che primiero Pria nel cor volse, e poi bandi tal vero : Che con pari contrar nozze conviene; £ sol con pari , che mal sempre avviene A chi d' appareotar prende vaghezza (1) . . . ol'trrpou S' apS*s XP''^' f*' «='^'^^05 — Si seguitano quelli che spiegano a&vpos candenlissimum : non quelli che spiegano non infiammato per r a privativa. )( 191 )( Stolto ! COD quei cui snerva la ricchezza ! O son di lor progenie alteri e vani , • Vivendo ei del lavor delle sue mani. No , Parche , mai non fia che me veggiate Del talamo di Giove , o d' altro mai Abitante del eie! fatta compagna. Fremo in veder cotal virginitate Tanto agli uomini avversa , che si lagna Per infiniti guai Di acerbi errori , a cui Giunon tiranna Senza pietade alcuna la condanna. Tra pari è V imeneo scevro d' affanno , £ scarco di dolore. Mai non avvenga eh' io Attiri in me d' un prepotente Iddio Lo sguardo inevitabile d' amore Guerra in cui certo è il danno » Perchè senza difesa , e via preclusa D' ogni felice uscita ; ahimè sarei Di tutta speme del fuggire esclusa Se me seguisse il re de' sommi dei» Pronti. Quantunque sia tanto superbo Giove Pur fia che provi la sventura y un nodo Procacciandosi infausto, onde spogliato Sarà del regno e del poter. Del padre L' imprecar fia che '1 colga , ed adempita La parola sarà che il maledisse» Del trono usurpator. Niun fra gli Dei Additar gii potrà via di salvezza , Niun , se non io. Sol io so queste cose» E per che modo , io '1 so. Tumido segga )(I92)( Or ei sul trono , e sua fidanza ponga Nel fulmine celeste arroventato, £ scota nelle man strali di foco. Non però sarà manco ignominiosa , Manco acerba a soffrir la sua caduta. Tal nemico a sé stesso egli prepara , UifBcil mostro ad oppugnar, trovando Più di folgore fiamma oltrepossente, E rintronando con rumor più forte. Di Nettun l'asta, quel mar in flagello, Dico il tridente che la terra scole: Da poi eh' egli avrà dato in questo scoglio. Apprenderà quanto diverso sia Dal comandar il vivere soggetto. Una del Coro. Il desio del tuo cor ti pon sul labbro Cosi fieri presagi avverso Giove. Prom. Cose , è ver , eh' io desidero disvelo ; Ma cose in uu di certo adempimento. Una del Coro. Come creder che Giove un di divenga D' altri soggetto? — Giove! Prom. Altre più acerbe Dovrà pene soffrir , più acerbe ancora. Una del Coro. Or non paventi in profferir tal detto? Prom. Io paventar ; queir io cui nega il fato Morir ? Una del Coro. Martirio più di questo orrendo Potria infliggerti Giove. Prom. E ben mei dia : A tutto io SODO apparecchialo e presto. Una del Coro. Savio è quei che Adrastea teme ed adora. Prom. Prosternati umiliata e in un blandisci , Servi sempre a colui che regge e impera. Di Giove , credi , a me non cai. Si sfoghi , X 193 )( Si sbizzarrisca ei pure a suo talento, Fin che dura il suo regno io sugli Dei Gbè lunga non avrà balia d' impero. Ma vegga il messaggere a me venirne Fido ministro del novello Sire Ad annunciar nuove novelle ei scende. SCENA ULTIMA. Mercurio, Prometeo, Coro Mere. Te d' astuzie sottil maestro e fabbro , Fuor di modo insolente , innanzi a' Numi Reo, che onor cosi matti dispensavi Agli uomini mortali , io te , del foco Celeste rapitor, Prometeo, appello. Il padre vuol le nozze gli disveli, Di che meni romor, perché di seggio Fia eh' e' cada ; di su ; ma senz' ambage , Senza enimmi favella ; ad una ad una Sponi le cose: tei comanda Giove. Di rifar questa via novellamente Non m' obbligar. Tu il vedi , non rimette Pe' modi alteri tuoi Giove dall' ira. Prom. Grave parli e superbo. È '1 tuo linguaggio Qual s' addice a chi a' numi è obbediente. Novi dominatori , è 'I vostro impero Qua! di nov' imperanti , e nelle rocche , Esenti dal timor , regnar credete. Non vidi io forse duo cader tiranni? Fia m' allegri del terzo alla mina Vergognosa , e più rapida dell' altre. A te parrà eh' io non adori e cola GII dei novelli , e ben t' apponi. Alieno )( 19* )( Troppo dal farlo io sod. Vanne riprendi L' aereo calle , né sperar giammai Aver da me quel che sapere agogni. Mere. Per questi tuoi modi arroganti in tale Abisso di miserie sprofondasti. Prom. Non io terrei cangiar la mia miseria Con la tua servitù. Chiaro la intendi , Com' io la penso. Essere a questa rupe Astretto in ceppi miglior sorte io tengo Che d'esser fido messagger di Giove. — Svillaneggiar chi ne oltraggiò conviene. Mere. Sembri gioir de' tuoi presenti mali. Prom. Io gioirne? Cosi veder potessi Ugualmente gioire i miei nemici E te fra lor , che mio nemico estimo. Mere. Cagion de' mali tuoi forse son io ? Prom. Tutti abborro gli Dei , tulli , comprendi ? Che da me tanti benefici avuti M' aggravan poi fuor di giustizia , ingrati ! Mere. Un mal non lieve tua ragion travaglia. Prom. Mia ragion travagliata allor saria Se fosse insania odiar chi d'odio è degno. Mere. Tu saresti oltre modo intollerando Nella lieta ventura. Prom. Oimé dolente ! Mere. Oimè! Quel detto noi conosce Giove. Prom. Aspetterò che glielo insegni il tempo , Il qual tutto matura. Mere. E pur dal tempo Ad esser savio ancor non apprendesti. Prom. Non lo appresi , egli è ver , se a schiavo vile Di parlar condiscendo. Mere. E non dirai )( 195 )( Quello che il padre di saper desia ? Prom. Compiacerlo io dovrei , sì , veramente : Tanto di grazia e di favor m' abbonda ! Mere. Come io fossi un fanciul tu mi schernisci. Prom. E un fanciullo non sei? più di un fanciullo Semplice ancor , se nudri in petto speme Qualche cosa di trar dal labbro mio. Forza al mondo non è, né ingegno ed arte Perchè possa ottener Giove eh' io parli , Prima che questi lacci ignominiosi Non mi rallenti. Vibri ei la fiammante Folgore , e neve dalla candid' ala Piova dal ciel , tutto sconvolga e scota Con sotterranei orribili muggiti , Nulla a parlar mi piegherà , svelando Chi fia colui che il caccerà dal trono. Mere. Bada ; sol modo di salvezza è questo. Prom. Oh da gran tempo io ciò considerai , E rivolsi neir animo ! Mere. Insensato ! Cangia , cangia consiglio , e rinsavisci, Fatto da' mali tuoi presenti accorto. Prom. Tu mi molesti in vano. A' tuoi consigli Son sordo e alle tue voci, al par dell'onda. Non isperar che io debba intimidirmi A' decreti di Giove : animo imbelle Mostrar , piegando a lui , che tanto abborro , Qual vile femminetta , ambo le mani , Perchè sciolga miei lacci indegni ed empi. Son da ciò far troppo remoto e alieno. Mere. Io veggio ben che a te molto parlando Nulla frutta il mio dir. Fatto di smalto A miei preghi 'I tuo cor, non s'ammollisce.- )(196)( E somigli ad un giovane corsiere Che il frea mordendo di novello giogo Impaziente incontro a sé combatte. Feroce ed arrogante , il tuo consiglio Impotente riesce : è senza forza Chi fuor di modo in suo saver presume. Pensa , se non t' arrendi a' miei conforti , Qual ria bufera sul tuo capo scenda Inevitanda. E primamente il padre Giove in pezzi questi alti precipizi Metterà , della folgore e del tuono S' aitando , e '1 tuo corpo entro a' lor fianchi Nascosto caccerà. Gran tempo scorso, Dopo lunga stagion , verrai tornato Alla luce del Sol novellamente. Ma allor l' alato cane , augel di Giove , L'aquila sanguinosa e in un vorace Verrà non invitata al fero pasto , Tuo corpo divorando a brani a brani Ciascun giorno , ed un atro appresteranno Le tue viscere cibo alla sua fame. Non aspettar del tuo tormento il fine , Te alcun pria degli Dei non ti succeda In tal castigo , e scendere non voglia Nel Tartaro profondo. Or ti consiglia Teco medesmo. Erri , se questa credi Una vana minaccia ad atterrirti. Il falso non sa dir bocca di Giove , E ogni detto di lui si compie intero. Pel tuo meglio considera ed avvisa Che all'arroganza la ragion sia sopra. Coro. A noi par che Mercurio acconcio dica. A spogliarli dall'animo t'esorta X 197 )( II voler pertinace , e assumer sensi Che la prudenza e la ragion consiglia. Sciagurato , obbedisci. Obbrobrio è al saggio , Quando ostinato nell' error perdura. Prom. Quello ch'egli m'annuncia, era a me noto; Ma che un nemico dal nemico soffra Onta non è. Con tortuosi giri Dell' ancipite foco in me gli strali Vibri Giove onde l'aere si commuova E s'agiti per tuono e per bufera. E la terra da' cardini si scota Sin dall'ime radici, il mar si levi Con fracasso d' un suon pien di spavento , E con gli astri si mescoli e confonda. E nel profondo Tartaro cacciato Tutto il mio corpo ne' nodi costretto Di ferrea sia necessità. Non egli , Per quanto faccia, potrà darmi morte. Mere. Odo nefandi proferir blasfemi Da un insensato, e tali odo parole, Che d'un compito delirar fan fede. Dal furor non rifina in tali giunto Termini estremi di miseria orrenda. Ma voi { rivolgendosi al Coro ) che a' mali di luì com- Da questi luoghi, or via, presto. ..fuggite, [piangete Senz'aspettar che attonite le menti Di voi renda il fragore alto del tuono. Una del Coro. Consiglio più accettevole ne porgi , Amara giunge al cor la tua parola Abbandonar lo sventurato ! E puoi Dar si infame consiglio ? Ah , no. Voglio Qui rimaner , soffrir sue stesse pene. A detestare i traditori appresi : )( 198 )( Né peste v' ha che più di questa abborro. Mere. Sta ben : ma rammentatevi di quello Or vi predico, a ciò non vi teuiate AI cader della orribile ruina Tradite dalla sorte , e che voi Giove Voi percosse di forza inavvertite. No certo , no ; ma voi da voi medesme Vi volete cacciar nel rio periglio ; Che sapendolo ben , non per occulto Modo sarete in rete aspra ravvolte. Prom. Gel ! Non parole : è un fatto ormai. La terra Si scole da' suoi cardini , e un muggito Manda l'eco del tuon cupo tremendo: Guizzano i lampi in torti giri , e ceco Vorticoso s'innalza il polverio. Si scatenano i venti , e fan tra loro Tumulto e guerra contrastata. Il mare In fino al cielo si solleva irato , E col cielo si mìschia. Una tempesta Scaglia Giove a me contro ad atterrirmi. Della mia veneranda genitrice O deitade , o etere , che volgi La luce agli occhi , comun ben ! vedete Quali ingiusti io patisca orrendi oltraggi ! Fine della Tragedia. )( 199 )( Il socio professor Costa ha richiamalo l'attenzione dell'Ac- cademia sopra uno de' fogli già stampali ma non ancora pub- blicati della 2^ parte della paleontologia napolitana, che vedrà la luce nel sellimo volume de' nostri Atti ; e nell' esibirlo ha fatto notare com' egli aveva difeso i due italiani scrittori Fianco e Soldani contro la poco esalta valutazione del loro merito espressa dal francese d'Orbigny : del che l'Accademia ha mostralo al dotto professore la sua soddisfazione. Dopo di ciò si è passalo alla nomina de' funzionarli del- l' Accademia per 1' entrante anno 1856 ; e la scella è caduta su' seguenti socii f Presidente annuale. Cav. Michele Tenore. Vice-Presidente annuale. Sig. Michele Baldacchini. Tesoriere. Cav. Salvatore de Renzi (confermato alla unanimità). Amministratori. Sig. Michele Baldacchini. Sig. Scipione Volpicella. Presidenti e Segretarii delle Classi. J." Presidente. Sig. Cav. Ernesto Capocci. Segretario. Sig. Ab. Remigio del Grosso. )( 200 X 2/ Presidente. Sig. Oronzio -Gabriele Costa. Segretario. Sig. Guglielmo Gasparrini. 3.' Presidente. Sig. Luigi Palmieri. Segretario. Sig. Tommaso Perifano. 4.' Presidente. Sig. Michele Baldacchini. Segretario. Sig. Niccola Corcia. 5.* Presidente. Sig. Ab. Giulio Genoino. Segretario. Sig. Quintino Guanciali. Rimangono tuttavia affidate come per lo passato le se- guenti cariche: Presidente onorario perpetuo. Sig. Marchese di Pietracatella Giuseppe Ceva-Grimaldi. Segretario generale perpetuo. Sig. Giulio Minervìni. Segretario aggiunto. Sig. Gabriele Minervìni. Libri offerii in dono. Baldracco (C). — Cenni sulla costituzione metallifera della Sardegna — Torino 1854 in 8. Campania industriale — Voi. IX quad. 1. Eco dell'Esperienza — Lett. I, L della XX serie. Fenicia (Presidente)— Sonetto sulle scoverte di pubblica utilità. Florilegio medico — An. I n. 4 — 19 Settembre 1855. )( 201 )( L' Indicatore di conoscenze utili — invenzioni — scoverte — letteratura e belle arti — Opera periodica, compilata per cura di Ernesto Cordella — Quaderni 1-5 dell'anno I. Rendiconti de' Georgoflli — Settembre 1853. De La Rive (A.) — Des expériences de M. P. Volpicelli sur la polarité électrostalique , note — 1855 in 4. — Genève. Romano (Baldassarre) — Anticbità inedite di vario genere tro- vate in Sicilia — fase. I — Palermo 1855 in 4. Volpicelli (Paolo) — Rettificazione delle formule per asse- gnare il numero delle somme ognuna di due quadrati , nelle quali un' intero può spezzarsi — Roma 1854 in 8. Formule per determinare il numero delle intere solu- zioni della x^ — y'==c, e loro conseguenze — 1855 in 8. Alcune ricerche relative alla teorica de' numeri — Roma 1855 in 4. TORNATA DEL 25 NOVEMBRE. In seguito del favorevole avviso della classe matematica, r Accademia alla unanimità ha approvato per formar parte de- gli atti la memoria del socio signor ab. del Grosso intitolata: Ricerche sulla teoria analitica del sistema del mondo, ovvero sulle leggi del moto di un sistema di corpi, che si attraggono nella ragion diretta delle masse , e reciproca de" quadrati delle distanze. RAPPORTO De' commissarii sopra una memoria di meccanica celeste dell' Ab. Remigio del Grosso. Signor Presidente, signori Colleghi Nello scorso settembre il signor del Grosso sì beneme- 14 ){ 202 )( rito della nostra Accademia per impurlanti e svariati lavori in- seriti ne' suoi atti , presentò una memoria dal titolo « Ricer- » che sulla teoria analitica del sistema del mondo , ovvero , w sulle leggi del moto di un sistema di corpi che si ritraggono » nella ragione diretta delle masse, ed inversa de'quadrati dell«^ » distanze ». Come questo vastissimo tema non potrebbe es- sere esaurito in una sola memoria, cosi quella che forma l'og- getto di questo rapporto è la p'^ima delle altre quattro che r Autore promette di successivamente sottoporre al giudizio dell'Accademia. La prima parte adunque di questo importante lavoro è divisa in cinque capitoli. Noi primo si tratta del moto de" centri di gravità di un sistema di masse che scambievol- mente si attraggono , intorno al ceulro di gravità di una fra esse. L' A. avendo presente il lavoro di Hansen sul moto della Luna, dimostra che la figura delle masse influisce sui termini di 3" ordine e degli ordini superiori, i quali possono trascu- rarsi nella teorica de' pianeti. Compie il capitolo con dare alle equazioni diEFerenziali la forma sotto la quale Lagrangia le pre- sentò la prima volta. Il 2° tratta del modo onde ottenere gl'io- tegrall di un certo sistema di equazioni differenziali simulta- nee di 2° ordine. L' A. vi dimostra il celebre teorema di Ha- milton , cioè che se si ha una funzione delle variabili conte- nute nelle proposte equazioni differenziali , la quale soddisfa ad una certa equazione a derivale parziali del 2" ordine, gl'in- tegrali delle proposte equazioni si ottengono col differenziare la stessa funzione 0 rispetto alle variabili che contiene. L'A. espone in seguito la teorica della variazione delle costanti ar- bitrarie dovuta a Lagrangia, e dimostra una assai rimarchevole proprietà delle costanti contenute nella sudetta funzione 0 , costanti di tale uso ed importanza che il lacobi ebbe a chia- marle canoniche. Con questa dimostrazione il sig. del Grosso ha generalizzati i teoremi dati dal Cauchy e dallo stesso La- grangia intorno alle variazioni de' parametri che si racchiudono )( 203 X nelle formole del moto elliltico. Nel terzo cap. 1' A. deduce dalla slessa funzione 0 le equazioni del raovioiento elliltico riferito a tre assi ortogonali cioè nello spazio, menlre finora si è riferito a due assi soltanto cioè nel piano. Con ciò se da un lato le formole divengono meno semplici, prendono invece una forma più generale e più simmetrica. Prosegue con esporre ciò che riguarda la prima approssimazione del movimento ellit- tico , e sviluppa l' anomalia vera , 1' eccentrica , ed il raggio vettore in funzione de'multiplici de'seni e coseni dell'anoma- lia media. É rimarchevole la cura posta dall' autore nel porre in evidenza la forma del termine generale di tali serie, onde giudicare della loro convergenza , e , facendo uso degl' inte- grali definiti, il risultato a cui perviene col determinare il li- mile del valore dell'eccentricità dell'orbita, che sorpassato, la convergenza in parola non più si verifica in guisa da far servire le serie trovate ad utili applicazioni prattiche. Nel 5° capitolo tratta infine l'A. delle famose trascendenti del Frul- lani e del Bessel, la cui teorica è interessantissima in Mecca- nica celeste. 11 sig. del Grosso tenendo presente la serie tro- vata da Anger per esprimere il valore dell'integrale definito I cos [hu-Ksenu] du ne ricava la serie dovuta a JBessel. È rimarchevole altresì la nuova serie dovuta all' A. per espri- mere il valore dell' integrale definito I cos [K sen u) du pel caso di K assai grande, serie che non cede in eleganza all'al- tra analoga , trovata da Plana sullo stesso argomento. Dal fin qui esposto , è facile rilevare , illustri Colleghi , che il sig. del Grosso, come accenna in questa prima memo- ria , si è adoperalo a porre le teoriche di Meccanica celeste nella forma richiesta dallu stato attuale della scienza , e dai bisogni di questa. Dopo aver fallo tesoro di quanto v'ha di X 204 )( più prezioso De' più recenti , e meno conosciuti lavori di tal genere, l' A. è spesso riuscito a dar dimostrazioni più semplici, o a dar loro quella forma che meglio si confaceva al piano da lui adottato. Non di rado altresì le questioni si sono da lui trattate sotto un aspetto più generale, e si è data maggior estensione a teoremi già noti. Per tali ragioni , è desiderio della Commissione , che la memoria del signor del Grosso venga prontamente inserita negli atti dell'Accademia. i Antonio Nobile I Gommissarii { Michele Rinonapoli A. de Gasparis rei. La Classe adotta il parere della commissione. Il signor Tommaso Perifano, dalla classe de' socii non resi- denti cui apparteneva, essendo stato eletto socio residente alle scienze morali ed economiche io luogo del defunto signor Gio- vanni Barsotti, legge l'elogio del suo antecessore^ secondo è costume dell' Accademia. Tolto ad epigrafe dell'elogio quel luogo dello storico natu- ralista ; probitate morum , ingenii eleganlia , operum varietale monstrabilis , V autore discorre ordinatamente la biografia del suo elogiato, gli uffici pubblici tenuti, le opere cui attese, e da ultimo le virtuose prerogative, onde ornavasi nella vita pub- blica e privata. X 20o X Nato il Bursolti nel 14 di maggio 1805, ed avviato di buon ora sotto valenti precettori negli ottimi sludi, ed appa- rate eziandio le lingue moderne , la francese , l' inglese , la spagnuola, si dedicò, giovinetto ancora, per naturai trasporlo a coltivare le scienze economiche e diplomatiche, diviando dal cammino del foro per lo quale da prima si era messo. Co- nosciuto a pruova il suo merito, gli venne conferito il grado di affizìale soprannumerario al Ministero degli affari esteri. In meno di quattro anni conseguì per concorso il grado di ufiSziale di seconda classe (1832). Destinalo al carico degli af^ fari consolari nel terzo ripartimento , tenne per non breve tempo la direzione di quel ramo a vece del capo titolare. Poscia esercitò le funzioni di ufBziale di carico, e ne ottenne gli onori nel 1838. Fu poi tramutato nel ministero di Gra- zia e Giustizia (1840), e dopo tre anni fu eletto uQìziale di carico , grado che mantenne infìno a morte , dopo di essere stato per qualche tempo elevato ai grado, agli onori, ed alle funzioni di ufGziale di ripartimento nel Ministero di agricoltura e commercio, e dato collaboratore al Ministro di quel ramo. L'autore dell'elogio dimostra essere stato il Bursolti insi- gne pubbhcista e valoroso economista, passando a rassegna, e dando conto delle opere da lui pubblicate. Toccate stori- camente le condizioni commerciali dell' Europa dal deca- dimento delle leggi romane infino al Trattalo di Vienna del 1815, e lo stato attuale ne' rapporti internazionali del diritto marittimo e commerciale, fa rilevare l' importanza gravissima e la vastità del diseguo del Bursolti quando imprese a medi- tare ed a stendere le due opere, la Guida degli Agenti Con- solari , e la Biblioteca di Commercio, delle quali la prima gli procacciò fama d' insigne pubblicista, la seconda di profondo economista. La Guida degli agenti consolari, deltnta dal Bursolti ncl- V idioma francese, la prima opera in simigliante materia che X 206 )( venisse in luce nell' Europa , dopo quella del Borei , ed il primo libro di diritto pubblico interoaziODale dato fuori da un ufllziale del ministero napoletano degli affari esteri, si dif- fuse rapidamente in tutti i paesi inciviliti nell' Europa e nel- r America, e meritò le lodi de' periodici più accreditati ita- liani e stranieri , ed il plauso di cbiarissimi autori, che trat- tarono posteriormente i! medesimo subbietto. Con V altra opera, la Biblioteca di Commercio, l' autore dell' elogio, pone in veduta come il Bursotti nell' interesse del commercio e della pubblica economia , attendesse a pubbli- care una raccolta de' novissimi trattati di commercio, un com- pendio delle statistiche doganali del nostro e degli altri Sfati, e tutti gli altri notevoli atti governativi attinenti al commer- cio, alle industrie, alla navigazione. Dichiara poi come il Bursotti con questa opera ebbe in mira di procurare al paese un bene reale , facendosi a com- battere con dotte ed elaborate scritture ogni maniera di mo- nopolio, di restrizioni, e di privilegi» facendosi strenuo pro- pugnatore del principio dei libero comLiercio, restando i suoi voti coronati dalla pubblicazione della legge del 25 di giugno 1845. E qui accenna al discorso dal Bursotti letto all' Acca- demia nella tornata del 21 di marzo 1847 alla presenza del Cobden, quando il dotto inglese venne accettato socio onorario. Non si trattiene il lodatore dal rendere ragione delle al- tre opere del Bursotti, e soprattutto del suo esimio e dili- gente lavoro, la Tariffa doganale del regno delle due Sicilie, e dell' altro sul Commercio dell' olio di olive delle due Sicilie. Dice inoltre come quegli avesse avuto in animo di formare un Com- pendio della Biblioteca di commercio, di cui due buoni terzi del- l'opera sono posti a stampa, e come dal 1841 Ano al 1856 si fosse volto a studiare esclusivamente ben addentro le stati- stiche commerciali e le Tariffe doganali, si che pervenne in questo ramo a tanta altezza da|esserc reputato una speda- X 207 )( lità; appartenendo al Bursotti la parte risgiiardante il Com- mercio delle due Sicilie che trovasi nel Compendio della geo- <4raOa di Adriano Balbi posto a stampa nel 1845 , arricchita di svariate sue annotazioni. Nell'ultima parte dell'elogio l'autore discorre delle esi- mie e svariate virlù morali e domestiche del Bursotti ; come anche de' suoi meriti scientifici, pe' quali fu accettato a socio residente della Pontaniana; fu richiesto a socio dell'Accade- mia di Atene; e nell'anno 1845 venne chiamato tra' compo- nenti la Gommessione straordinaria degli esaminatori, nella regia Università degli studi. Mori il Bursotti, infierendo il colera, nel dì 2 di agosto 1854, raggiunto appena il cinquantesimo auno dell'età sua. Dette le quali cose, l'autore conchiude che l'elogio del suo insigne antecessore lucidamente si compendiasse in quel luogo citato avanti, probitale morum, ingenti elegantia, operum varietale monstrabilis, e che per questo a niuno soffrirà l'ani- mo di negare al Bursotti il merito di dotto, prestante scrit- tore, di valoroso pubblicista ed economista, e di uomo per molti titoli virtuoso, di fama durevole, e di somma lode me- rìtìssimo (l]c Libri offerti in dono. Grote ( Giorgio ) — Storia della Grecia antica, versione della signora Olimpia Colonna — fase." 2.° VoLPiCELLi ( P. ) — Sur r induction électrostatique , seconde lettre à M. P. Regnault ( Extrait des comptes-rendus des (1) L'elogio di Giovanni Bursolli detto all'Accademia Porilaniana dal signor Perifano trovasi posto a stampa , e venne anche inserito nella Rivista Sebezia {num. ir— ottobre ms). )( 208 ){ séaDces de l'Académic des scienccs lastilut Imperiai de Franco ) — Paris 1855 io 8. Libri acquistati. Costa ( Oronzio Gabriele ) — Fauna del Regno di Napoli — fascicoli 89 a 93. TORNATA de' 9 DICEMBRE. Il Sìg. Rlnonapoli ha presentata una memoria de! signor Tommaso Mandoy sopra il Calendario Maomettano, doman- dando a nome dell'autore il giudizio dell'Accademia. Il Pre- sidente ha destinato i sodi Rossi e de Gasparis, perchè esa- minato il lavoro ne facciano relazione in jina delle prossime tornate. li Segretario perpetuo ha Ietta la NOTIZIA de' lavori dell' Accademia per V anno 1852. Signori Colleghi L' Accademia Pontaniana è forse il solo corpo scientìGcOf che riconosca di fatto ed io grado eminente lo strettissimo nes- so , con che sono tra loro tutte rannodate le scienze. Le più astruse speculazioni della matematica: le osserva- zioni e le esperienze più esatte ed estese delle scienze natu- rali : le grandi teoriche della filosofia in tutte le sue numerose diramazioni , e ne' più svariati rapporti colla economia polilica colla legislazione e colle altre scienze d'immediata applicazione )(209)( al miglioramento della umana famiglia : la storia antica in tutta la sua più vasta intelligenza , e gli studìi che vi si collegano, la paleograGa , la geografla , la etnografia, e le nobilissime ri- cerctie dell'archeologia che a tutte le storiche Investigazioni tornano di grandissima luce : e la storia moderna , la patria letteratura , le arti belle , ed il celeste linguaggio delle Muse: ecco il largo campo che si propone a' nostri studii ed alle no- stre discussioni. Ma questa interminata catena delle nostre cognizioni, que- sta umana enciclopedia, che per le sue complicate e tutte bel- lissime parti che la compongono trova io voi dotti e valorosi cultori , si offre a tutti noi nel suo insieme , nella idea uni- versale che intreccia ed innesta tutti i fili della magnifica tela dello scibile. Cosi sovente fra noi il geometra il nautico 1' astronomo prendono interesse alle storiche disquisizioni ; il filosofo ode con profitto esporre le teorie della grande scienza della natu- ra ; ed il poeta si giova delle dottrine da tutti palesate e pro- poste ; per conseguire il suo nobilissimo scopo d' istruir di- lettanda , di vincere le menti ed i cuori colla impressione de' vivaci e peregrini pensieri, col solletico del metro e della rima. Le scientifiche ricerche , o Signori , acquistano maggiore ampiezza giovandosi della scambievole influenza di tutte le uma- ne conoscenze. Ed è pur mestieri confessare che solo con una simile tendenza le meditazioni parziali concorrono a' progressi della scienza universale. Intendeva a mettere in luce la qualità della nostra scien- tifica istituzione ora che imprendo a dir brevemente de' lavori dell' Accademia Pontaniana nell' anno 1852. Essi sono svaria- tissimi come le scienze da lei coltivate; ed io nel tesserne que- sta breve notizia , discernerò le varie branche nelle quali pos- sono giudicarsi distinti. Le scienze matemaliclie tennero occupata la nostra Acca- X210)( demia con una memoria del eh. collega Sig. Ab. Remigio del Grosso (1). Aggiravasi questa sul modo di trasformare in sem- plici integrali definiti gì' integrali delle equazioni a differenze miste. Non mi occuperò ad esporre le varie ricerche contenute in questo dotto lavoro ; perchè già è reso di pubblica ragio- oe ; veggendosi impresso nel sesto volume de' nostri atti. 2. Più numerosi lavori, ed importanti comunicazioni con- cernenti le scienze naturali , ebbero luogo in questo anno. 11 benemerito socio Sig. prof. Oronzio-Gabriele Costa continuando gì' indefessi suoi studii sulla nostra paleontologia faceva in va- rie letture (2) conoscere le nuove scoperte in questa parte av- venute recentemente, le quali sono particolarmente dovute al suo zelo perseverante e sapiente, ed univa ancora i pezzi fos- sili su' quali cadevano le sue ricerche , presentandone anche talvolta accurati disegni. Con questi lavori, de' quali sono ar- ricchiti i nostri atti, la paleontologia del reame di Napoli prende un aspetto imponenle nella scienza, ed i confini di questa branca della storia naturale delle nostre regioni ne sono maraviglio- samente allargati. Ma lo stesso professor Costa volgeva le sue mire^ad un più generale lavoro relativo ad un ramo della paleontologia, ramo estesissimo quale si è quello de' pesci. Egli intendeva a studiare la ittiologia fossile della italiana penisola : e questo grandioso pensiero comunicava primamente alla. nostra Acca- demia (3), donde ebbe conforto alla faticosa impresa. La quale recata ormai al suo compimento vedrà quanto prima la luce a decoro della scienza napolitana. 3. La fisica sperimentale tenne a se rivolte le cure del- l' Accademia , mercè due importantissime applicazioni dello (t) Tornala de' 22 Agosto. (2) Tornala degli ì 1 Gennaio , e 19 Dicembre. (3) Tornala de' 25 Gennaio. )(211)( elettricismo. Questo maraviglioso agente della natura viene adoperato in moltissimi e svariatissimì usi, con grandi ed inat- tesi risultamenti. £ ben conosciuto che sovente la medicina ne trasse vantaggio per la cura di non pochi morbi , segna- tamente di quelli, ne' quali vedesi interessato il nervoso siste- ma. La grande diffìcoltà nell' applicare l'elettrico alla cura de' morbi consiste in quell' altra dì aumentarne o diminuirne gra- datamente la forza , secondo la maggiore o minore suscettibi- lità degl' indivìdui che vi si assoggettano, ovvero degli organi su' quali la elettrica corrente è diretta. A queste diflìcoltà in- tendeva di provvedere il dotto socio Sig. Luigi Palmieri, fa- cendo sotto la sua direzione costruire un apparecchio elettro- medicale , capace di subire le più piccole variazioni nella forza delle impressioni. Noi vedemmo questo novello apparecchio in una delle nostre scientiGche adunanze; e ne sperimentammo la opportunità (1). Un' altra applicazione dell' elettricismo a noi presentò il eh. socio Sig. Ab. Giuliano Giordano (2), dando contezza delle esperienze da lui istituite sulla luce elettrica , e de' tentativi da lui medesimo fatti per ottenerne la durata e la eguale in- tensità. II Sig. Giordano non tralasciava di ricordare le gravi difficultà che s' incontrano per giungere a si importante sco- po: e prometteva di partecipare all'Accademia le sue ulteriori ricerche , ove gli riuscisse di far qualche notabile progresso in questa parte della fisica applicata. 4. Le scienze naturali trattate storicamente , per quanto se ne ritrova negli antichi scrittori e ne' monumenti, produ- cono un duplice vantaggio , mettendo in chiara luce la storia della scienza , e proccurandoci la vera intelligenza degli scrit- tori, presso i quali si trovano rammemorate le naturali produ- (1) Tornale de' 22 Agosto e 3 Settembre. (2) Tornala de' 27 Giugno. )( 212 )( zioni : dal che viensi poi sovente ad illustrare la storia reli- giosa e domestica dell' antichità. Un lavoro di questo genere fecesi a leggere il veterano de' nostri botanici il Cav. Michele Tenore. Colle sue botaniche cognizioni e con iscelta erudizione egli investigava a qual pianta corrispondesse l'erba baccarà de- gli antichi (1). Voi ben conoscete questo lavoro, e la relazione della classe intorno allo stesso ; con che si propose una opi- nione diversa (2) : e non vi è ignoto che lo stesso eh. Tenore lesse un' appendice eruditissima (3) , nella quale confermò con molti argomenti e dimostrazioni quel suo primo sentimento. Non fa uopo che io ciò vi rammenti, perciocché di tutte que- ste varie scritture vedesi la pubblicazione nel sesto volume de' vostri atti. Alla medesima classe si appartiene un' altra breve memo- ria dello stesso illustre botanico, a cui die la occasione un'opera mollo erudita del visconte di Santarem (4). Egli dunque dalle relazioni di quel dotto francese prese argomento per favellare di alcune piante ricordate dagli scrittori del medio evo: e venne principalmente a parlare dell'albero del Sole e della Luna, e dell' albero secco ; di cui fa menzione il famigerato viaggia- tore italiano Marco Polo, parlando delle Persiane regioni. E qui mi piace di ricordare che il Tenore acutamente conghiet- tura che l'albero secco, che il periegela addita esistente nel sito ove Dario fu vinto da Alessandro, richiama spontaneamente al pensiero quell' albero diseccato e privo di foglie, che vedesi figurato nel gran musaico pompejano. E comunque appajano agli occhi di un diligente investigatore non poche topografiche difficoltà ; pure non può disconvenirsi essere abbastanza nota- (1) Tornala de' 25 Gennaio. (2) Tornala de' 18 Aprile. (3) Tornala de' 2b Luglio. (4) Tornala de' 28 Novembre. )(213)( bile quel confronto fra il viaggiatore del medio evo, e I' an- tico monumento. 5. II nostro socio non residente Sig. Agostino di Stefano comunicava all' Accademia non pochi casi di difficilissimi morbi da lui guariti mercè il metodo delle ustioni (1}. Egli annunzia di aver trovato giovamento in questa prattica già dagli antichi medici conosciuta , ma andata da lungo tempo generalmente in disuso. 6. Gli studii della storia produssero tre lavori in questo anno , de' quali tre de' nostri chiari colleghi diedero comuni- cazione all' Accademia. Il primo si appartiene al professore Sig. Ab. Mazzarella (2) : e con esso cercò di mostrare come le antichità egizie si trovino in pieno accordo colle sante Scrit- ture. Né qui voglio tacere che il medesimo argomento fu an- che prima dottissimamente trattato dal nostro socio corrispon- dente Sig. Ab. Cavedoni nella sua biografla del Rosellini: se non che il celebre numismatico di Modena tratta più distesa- mente la parte archeologica coli' appoggio delle grandi pubbli- cazioni dell' egittologo fiorentino ; laddove il professor Mazza- rella si restrìnge piuttosto alla parte storica e tradizionale. Il secondo lavoro fu opera del eh. socio Sig. Cesare Ma- rini (3) : questo discorre lo stato di Roma e delle sue pro- vince nel primo secolo dell' era volgare : epoca importantissi- ma , nella quale la novella religione del Cristo veniva a ri- generare la umanità ; ed il vecchio mondo e la vecchia civiltà dava luogo ad un mondo novello ed alla vera civiltà del Van- gelo. Il Sig. Marini non communicava altra parte di questo suo lungo trattato che la semplice introduzione : proponendosi di farne una particolare pubblicazione. (1) Tornata de' 5 Settembre. (2) Tornata degli 8 Agosto. (3) Tornale de' 14 e 28 Novembre. X 214 )( Il Sig. Conte Marulli leggeva io più tornate (1) alcune slo- riche memorie sulla sua patria Barletta ; che intitolava Cro- nica di Barletta» 7. Alla filologia si riferisce la dissertazione dell'acutissimo socio Sig. Vincenzo de Ritls sull' antichissimo linguaggio ita- liano (2) ; del quale egli va traendo le origini non dalle mi- stioni de' barbari dialetti col Ialino idioma , ma sibbenc dal più antico linguaggio del Lazio , del quale ne' posteriori dia- 'elti italiani riconosce spiccatamente le tracce. 8. In quanto alla estetica, ho a rammentare la relazione del Signor Francesco Saverio Arabia sul trattato di eloquenza e poesia del Canonico Masi. E per quanto concerne la patria letteratura, ricorderò al- cune nuove osservazioni del Cav. Giuseppe de Cesare intorno un passaggio della Divina Commedia dell' immortale Alighie- ri (3). Ma principalmente richiamerò la proposta fatta dal no- stro collega Sig. Michele Tafuri di ristampare colle necessarie aggiunte I' opera rinomata di storia letteraria di Gian Berar- dino Tafuri suo onorevole antenato : per lo che richiese l'ajuto di tutti i colleghi dell' Accademia Pontanìana (4). La morte , nel rapir poco dopo il nostro rispeltabiie collega , impediva che questo suo nobile disegno venisse effettuato : e sol ci re- sta la speranza che non vadano perduti gì' immensi materiali della nostra storia letteraria da lui diligentemente raccolti nella sua lunga e laboriosa vita. 9. Le Muse latine ed italiane udir fecero anche talvolta i loro armoniosi canti. Che l'onorevole socio Signor Guanciali (5) (i) Tornate de' 13 Giugno , Il Luglio. (2) Tornala de' 25 Aprile. {2) Tornata de' S Settembre. (4) Tornala de' 25 Gennaio. (5) Tornata de' 12 Dicembre. X215)( ÌQ un Carme Fatino esprimeva il suo dolore per l'anniversario della morte immatura del nostro socio onorario Marchese Nic- cola Santangelo : e ne accompagnava il lugubre metro con un suo Sonetto 1' Ab, Giulio Genoino (1) , del quale deploriamo la fresca perdita. Ed il valente poeta Giuseppe Campagna re- citava alcune leggiadre Ottave (2) in lode di Donizetti, di quel genio infelice , di cui fu spenta la Gamma , innanzi che fosse estinta la face della vita. Lo stesso Campagna pronunziò una satirica poesia col titolo la mia fantesca (3) ; nella quale sono splendidi insegnamenti presentati sotto le forme più giocose ed eleganti. 10. La Classe delle scienze morali ed economiche fu par- ticolarmente occupata al giudizio intorno a'varii lavori venuti air Accademia in risposta al programma del 1851. Ricordo, o Signori , die il tema era cosi concepito: « In- « vestigare le cagioni per le quali non vi sieno , o sieno in « decadenza in tutto il regno di Napoli, o in qualche provln- « eia , produzioni naturali o rami d' industria , che dovreb- « bero naturalmente prosperarvi ; ed indicare se tali cagioni c( possano rimuoversi e come , senza alterare il libero processo « dell' industria ». Essendo molte memorie inviate al concorso , la classe do- po diligente e coscienzioso esame si convinse che nessuna aveva meritato l'onore del premio. Si ravvisarono pertanto in tre di que' lavori non pochi pregi , e perciò venne ad essi ac- cordato il suffragio dell'accessit. Mi piace di qui pubblicare i nomi di coloro che ne furono ritrovati autori. Sono essi Ca- simiro Perifano di Foggia, Giuseppe Stancarone di Miglioni- co , e Luigi Grimaldi di Catanzaro. (1) Tornata medesima. (2) Tornata de' 27 Giugno. (3) Twnata medesima. )( 216 )( 11. Le grandi quistioni Onora agitate fra' dotti sulla an- tica civiltà italiana mossero la classe di Storia e Letteratura antica a proporne per Programma del concorso del 1852 il seguente quesito (1) : « Quale siali merito scientiflco della opinione , che nella » quislìone delle origini e della civiltà antichissima dell'Italia » attribuisce tutto agi' indigeni , e se la scienza ha mezzi per » sostenere, e provare un tale assunto». 12. Le stampe accademiche non mancarono di progredire neir anno 1852. Che , oltre la pubblicazione del secondo e terzo fascicolo del volume sesto de' nostri atti , fu pur com- piuta la stampa del quarto volume : e piacque alla Maestà del Re permetterci che fosse intitolato all'Augusto Suo Nome. 13. Le nostre corrispondenze furono in questo anno in- traprese o continuate colle Società economiche di Terra di La- voro , e del 1° Abruzzo Ulteriore , coll'Accademia Cosentina , colla Reale Accademia delle Scienze della Società Reale Ror- bonica , colla Reale Accademia de' Georgoflli di Firenze, colla Pontificia de' Nuovi Lincei di Roma, e con quella delle Scienze di Stockholm. Da tutte ricevemmo importanti pubblicazioni in ricambio delle nostre. 14. Non posso poi tralasciare di ricordare che dal Mini- stero degli affari ecclesiatici e della Istruzione pubblica ci ven- ne trasmessa una medaglia di argento attribuita al nostro Se- gretario aggiunto Signor Gabriele Minervini dall'Accademia Medico-Chirurgica di Ferrara, per la Monografia della Clorosi. Ed è ben da godere che tra quindici lavori inviati a quel con- corso f fosse riputato degno del premio quello del nostro collega. 15. La nostra biblioteca si accrebbe in questo anno pe* novelli acquisti delle opere di Oronzio-Gabriele Costa, di Giulio (t) Tornata de' 18 Aprile. X 217 )( Friediaender , di Teodoro Mommsen ; e pe' doni de' Signori Can. Fr. Saverio Abbrescia, Mariano Leopoldo d'Avella , Mi- ctiele Baldacchini , Giuseppe Bandiera , dottor Berlini , Pa- squale Caputi, Francesco Casotti, Giuseppe Cervetto, Antonio Maria Durante, Ferdinando d'Elia, dottor E. Fabri-Scarpellini, Giuseppe Ferrano, Alfonso Folinea, Giuseppe Fusco, Agostino Gervasio, Vincenzo de Grazia, Luigi Maria Greco, Cesidio Gual- tieri, dottor Pietro Messina, Gabriele Minervini , dottor Giu- seppe Minzi , Giuseppe de Nobili , Carlo Novellis , Ab. Gio- vanni de Regis , Cav. Salvatore de Renzi , dottor Francesco Romani , Vincenzo Antonio Rossi , Michele dello Russo, Ca- valier Giovanni Sannicola , Pr. Luciano Scarabelli , Federico Schìavoni, Antonio Sofia, Giovanni Sotis , Michele Tafuri, Mi- chele Tamborra , Cav. Michele Tenore , Cesare della Valle duca di Ventignano , Sig. Venerio , Luigi Volpicella , Scipione Vol- picella , Pr. Paolo Volpicelli , Cav. Federigo Wieseler , Ab. Lo. renzo Zaccaro, ed Ab. Raffaele M. Zito. 16. Un tristo dovere a compier mi resta nel por termine a questa mia succinta relazione ; ed è la memoria de' socii de- funti Dell' anno 1852. Gravi furono in questo anno le perdite della nostra Accademia : che mancar vedemmo ben sette col- leghi ragguardevolissimi alle nostre scientifiche adunanze. L'a- bate Raimondo Guarini^ il cav. Agnello Maria Carfora, Angelo Trojano Giampietro, Vincenzo Moreno, il cav. Luca de Samuele Cagnazzi , il prof. Francesco Romani , e l'ab. Vito Mastrangelo cessarono di esistere per la scienza. Raimondo Guarini , ascritto già al nobilissimo ordine de' frati Predicatori, si versò sin dalla sua prima età nello studio del sommo Aquinate Dotto teologo, intelligentissimo latini- sta, studioso degli italici dialetti, ed indefesso cultore dell'an- tica epigrafia, die saggio del suo svarialo sapere iu una serie di numerose scritture , che succedevansi in ogni anno della sua iunga esistenza. Fu valente scrittore nella lingua del Lazio : 15 X2i8)( -;?•-! ed in prosa ed in versi a doì riiuangoDo di questa sua valen- tia notevolissimi documenti. Forni pure alla nostra Accademia pregevoli lavori , che formano par(e de' nostri alti. Nella più avanzata vecchiezza serbava tuttavia quel vigor di mente e quella forza d'ingegno, che scorgesi improntare tutte le sue pro- duzioni , perfino quelle degli estremi suoi giorni. Agnello M" Carfora morì pure quasi nonagenario. Istruito nelle leggi segui la carriera della magistratura, e de' civili im- pieghi. Coltivò gli studii economici, e fu non inelegante poeta. Molti lavori avea preparati sul dialetto napolitano , che non fu- rono poi pubblicati. Voi già sentiste discorrere delle sue lodi dal nostro collega Teodoro Avellino , che gii successe nel po- sto accademico, lo noterò soltanto che ne^li ultimi anni della sua vita , non avendo la forza di reggersi in piedi , venia so- vente ad assistere alle nostre adunanze , facendosi trasportare da altri per rivedere, com' egli diceva, i suoi cari amici e com- pagni , ed allegrare in tal modo i tristi giorni della sua ca- dente età. Se la longevità de' due socii ìnnanci ricordati ne faceva diminuire il dolore della loro perdita , non così di Angelo Tro- jan© Giampietro rapito acerbamente all'affetto di quanti lo co- nobbero , e ne valutarono le qualità eminenti della mente e del cuore. Dotto nello studio delle antiche lingue e de' moderni idiomi: versato nelle archeologiche discipline, e nelle bibli- che dottrine , nelle poche cose che scrisse lasciò il dolore che fossero con una sì bella vita tronche le speranze di più estesi lavori. La sua dottrina , la sua modestia, la sua beneficenza ri- marranno per lungo tempo una grata ricordanza per quanti tengono in pregio la virtù , ed il sapere. Vincenzo Moreno lasciò egualmente assai presto il consor- zio de' suoi concittadini , e l'eminente posto a cui il suo inge- gno avevalo elevato. D* intelletto svello e vivace riusciva fa- cilmente a divenir dotto di quelle cognizioni , alle quali ri voi- )( 219 X geva la mente. Ingegnoso giureconsulto , pronto dicitore, ele- gante poeta , esser, volle economista; e Io fu sino a dettare un còrso di lezioni della scienza economica. Cominciando a dar saggio del suo sapere nella nobile professione dell'avvocheria, fu chiamato alla civile magistratura : e già era sul punto di ascen-^ dere a più elevate cariche ; ma la sua attività , il lavorìo della mente , e le protratte veglie , ne distrussero la salute e la vi- ta. Vittima del suo infaticabile zelo per l'adempimento de' do- veri della sua carica affrettò il fine della sua penosa e delicata esistenza. Ricco di anni e di meriti scientifici moriva Luca de Samuele Cagnazzi, di cui è divulgata la fama- Le sue principali occupa- zioni furono gli studii statistici ed economici, che gli acquista- rono onore e celebrità: ma non sì che non si versasse in altre svariate conoscenze, le quali avevano più o meno relazione colla pubblica economia. Vuoisi porre in questa categoria qualche la- voro illustrativo di antiche memorie: quale si è la sua misura del piede Bomano, che veggìamo citata sovente dagli stranieri: ed i lavori statistici , i quali son di grande illustrazione alla no- stra storia in alcune date epoche. Né tacerò il suo trattato di educazione , e quello della morale cristiana , che furono non poco applauditi. Non altrimente che di Raimondo Guarinì, può con tutta verità asserirsi ancor del Cagnazzi , che serbò giovine e vegeta la sua mente sino al termine della sua mortale car- riera , e che fu del pari fecondo e laborioso scrittore. Il professore Francesco Romano coltivò con successo le mediche scienze. Non posso additar di lui opere elaborate : dirò solo che dopo Cosimo de Borati s si fé' tra noi uno de- gli antesignani della scuola omiopatica , di quella scuola che conta già non pochi proseliti, sebbene sia soggetta a gravi ac- cuse da parte de' più illustri seguaci di Ippocrate. Ultimo ad essere da me rammentato è Tab. Vito Mastran- gelo , a cui fu data la lode di dotto nelle scienze legali da lui professate. ^ )( 220 )( Con questi brevissimi cenni io non feci che rammentare i nomi di que' nostri chiari colleghi. Tocca a coloro che ne occuparono il posto celebrarne più dislesamente le lodi : e se questo dovere fu già per alcuni adempiuto, valgano queste mie poche parole a risvegliarne il pensiero negli altri da' quali tut- tora si attende il dovuto encomio degli estinti. Giulio Minervini. Libri offerti in dono. GnssoNE (Joannes) — Enumeralio plantarum vascularium in insula laarime spente proveuieulium, vel oeconomico usu passim culturam — Neapoli mpcccuv , in 8." ( con venti tavole incise in rame ). Libri acquistati. Historia diplomatica Friderici Secundi, sive constitutiones, pri- vilegia, mandata, inslrumenta quae supersunt istius ìm- peratoris et filinrum eius. Accedunt epistolae Paparum et documenta varia; collegit, ad fldem chartarum et codicum recensuit, iuxta serieni annorum disposuit, et nolis 'llu- stravit I. L. A. Huillard-Bréholles — Parisiis— Excudebant fratres Plan-1853-35 voi. 6 in 4. TORNATA de' 23 DlCrMBRE. Il socio sig. Capocci legge una nota , colla quale riven- dica air Italiano Piccolomi ni il metodo di segnarle stelle con lettere dell' alfabeto, attribuito sioora erroneamente a Bayer. )( -221 )( NOTA Sul primo inventore del metodo astronomico di contrassegnare le Stelle maggiori con lettere alfabetiche , erroneamente attri- buito al Bayer. Signori Sogliamo noi poveri IlaliaDÌ sovenCe querelarci della ob- blivione, in cui gli stranieri pongono tulio di le scoperte de' nostri illustri predecessori attribuendole ad un qualche loro concittadino ; e quando colali usurpazioni son volontarie , le nostre querele riescono giustissime; ma sovente avviene che un tal procedere nasce semplicemente dalla ignoranza, ed al- lora il nostro scalpore è ingiusto ed irragionevole ; tanto più che la oscitanza, che ha dato luogo all'errore, è molto meno da rimproverarsi ad essi nel trascurare le cose altrui , che a noi stessi nel non curare a porre in luce le cose nostre. In- somma questa deplorabile iattura , direi con Petrarca, « È nostra colpa ed è naturai cosa ». Noi lasciamo ignorate , per secoli , i trovati degl' italiani , e non ne facciamo alcun caso. Quando poi la stessa cosa si ri- trova appo un'altra nazione, men talentosa forse, ma più calda estimatrice delle proprie glorie , la propala e ne fa ri- conoscere r importanza nel mondo, allora noi disotlerriamo i titoli della nostra priorità e gridiamo al plagiario a! ladro! Meglio per noi sarebbe di gridar meno , e lavorare di più ; per modo che, rivendicando la gloria delle età passate, non faccia il riverbero di questa vivissima luce parer più oscuro lo stato presente di questa classica terra, non peranco esausta di begl' ingegni, perchè inesauribile. In prova specchiata di quanto ho detto, o dottissimi so- )( '^^-^ )( ci , vi esporrò ciò che accade Intorno alia bella invenzione del contrassegnare le maggiori stelle con le lettere dell' alfabeto , attribuita costantemente al tedesco Bayer. Ed innanzi tratto, per fare al giusto valutare la sua importanza ed utilità, rife- rirò le parole dell' illustre Delanobre su tal proposito : « Ce » qui fera vivre le nom de ce jurisconsulte-astronome e' est » r idée qu' il eut de designer les étoiles de ces cartes par » les lettres de l' alfabet grec ». Ed un altro con meno illu- stre Segretario perpetuo dell'Accademia delle Scienze di Pa- rigi, l'Arago, attribuisce con alte lodi allo stesso Bayer que- sta heureuse pensée. Or r Uranografìa del Bayer venne per la prima volta in luce l'anno 1603. Ma il nostro Piccolomiui un mezzo secolo prima aveva avuto la slessa felice idea per l'appunto; e l'a- veva ampiamente espressa e posta in atto nel suo libro « sul- le STELLE fisse » , che ho r onore di presentarvi ; nel quale Irovansi , come vedete , tavole rappresentanti le varie costel- lazioni , ove le stelle sono distinte precisamente col divisato metodo; giovandosi dippiù del nostro alfabeto invece del gre- co ; il che, com' è chiaro, riescito sarebbe senza modo più u- lite per la maggiore familiarità che abbiamo della forma delle varie lettere, e dell'ordine locale in che 1' una succede all' al- tra. Anzi ( salvo la maggior perfezione nella esecuzione pra- tica delle incisioni ) il metodo del nostro italiano è più ra- zionalmente applicato che quel del tedesco: poiché la elassi- lìcazione delle stelle nelle immagini che qui vedete, è esat- tamente eseguita dietro il principio della progressione alfabe- tica , rispondente alle relative grandezze delle stelle, come si veggono realmente in cielo; nel mentre che il Bayer si è la- sciato guidare dall' ordine della posizione delle medesime stelle ne' vari asterismi: cosa che ha dato luogo iu prosieguo a gra- vissimi equivoci ; che un altro dotto astronomo alemanno » l'Argelander, ha non ha guari liirniuosamenle provato, dile- «;i|:indu cosi ogni errore ed ogni (jil^a inlerpeirazione. )( 223 )( V opera del Piccolomioi è impressa in Venezia nel 1579; nia la dedica alla Dobìlissima e bellissima Madonna Laudomia Forfpguerri, ha la data del 1339. Laonde la priorità reclama- la in ogni caso è incontestabile. Intanto convien sapere che in una erudita nota dello Sraylh ho trovato che cotale rivindica è stata ultimamente fatta dal- l' inglese Morgan ! Ma in qual luogo ed in quale opera mi è .ncora ignoto. Ilo voluto pertanto esporre colali cose a questo dotto con- sesso tanto tenero e verace propugnatore della nostra gloria nazionale, onde il fatto sia riconosciuto ed abbia la debita pub- blicità , non men tra noi che nelle altre nazioni , ove tanto sono in pregio le cognizioni astronomiche, per far cessare que- sto torto involontario verso il nostro illustre concittadino. Ernesto Capocci. Il sig. dottor Gaetano Caporali dà la idea di una sua scrit- tura inedita sopra il Comune di Acerra , fermandosi princi- palmente a discorrere dell'aria, delle acque, e di alcuni mo- numenti Acerrani.^ Libri offerti in dono. Cordella (Ernesto] — Il giornale L'Indicatore, an. I, quad." VI, VII. Mi.MERi-Riccio ( Camillo ) — Lettera del Capitano ( Consalvo di Cordova ) al Re ed alla Regina Cattolica , della vitto- ria di Cirignola j con annotazioni dell' editore — Napoli 1855 in 8. ScHiAvoM ( Federico ) — Modo di usare il teodolite ripetitore senzH correggere l'asse del cannocchiale e la linea di col- limizione — Nnpoli 18òo m 8. APPENDICE STATUTI E REGOLAMENTI DELL' ACCADEMIA PONTANIANA }( 227 X Nafoli , IO ottobre i825. FRANCESCO I. Fer la grazia di Dio Re del regno delle Due Sicitie , di Geru- salemme ec. Duca di Parma, Piacetiza, Ca^^iro ec. ec. Gran Principe ereditario di Toscana ec. ce. ec. Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario dì Stalo de;;li affari interni ; Udito il parere del nostro Consiglio di Stato ordinario; Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue. Art. 1. Gli Statuti dell'Accademia Pontaniana annessi al presente decreto, sono da Noi approvali. 2. Il nostro Ministro Segretario di Stato degli affari in- terni é incaricato della esecuzione del presente decreto. Firmalo, FRANCESCO il Ministro Segretario di Stato degli affari inferni Firiuato Marchese Amati Il Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de Ministri Firmato , De' Medici. X 228 )( STATATI DEIL' ACCADEMIA POPAilANA Art. 1. La società PoDtaniana e la società Sebezia, a nor- ma delle sovrane disposizioni, formeranno da ora innanzi una sola Accademia sotto il nome di Pontaniana, e regolata da' seguenti statuti. 2. L'Accademia Pontaniana si propone di coltivare le scien- ze e le lettere nella loro più grande estensione. 3. Essa è divisa in cinque classi : 1. di matematiche pure ed applicate; 2. di scienze naturali ; 3. di scienze morali ed economiche ; 4. di storia e letteratura antica ; 5. di storia e letteratura italiana, e belle arti. 4. Ha un numero determinato di socii dimoranti iu Na- poli, che hanno il nome di residenti; e questo numero è di cento. Ha inoltre un numero iudeterraioato di associali dimo- ranti nelle Provincie del regno e fuori. I primi saranno detti non residenti, ed i secondi corrispondenti. Ed ha altresì un nu- mero indeterminato di socii onorarli scelti fra personaggi dì merito eminente. I socii residenti hanno il dritto del voto per Je cariche. 5. I socii residenti Ponfaniani e Sebezii saranno socii re- sidenti Pontaniani, sebbene forse possano oltrepassare per ora il numero di cento prescritto dall'art. 4. A misura però che avverrà qualche vacanza fra essi , non si passerà ad altra no- mina , fino a che il loro numero non si restringa a quello di soli cento. )( 220 X 6. Gli ufficiali che dirigono l'Accademia, sono: 1. due presidenti, uno onorario e perpetuo, l'altro annuale , di uguale rango ed onorificenza fra loro ; 2. un vicepresidente ; 3. un segretario generale perpetuo ; 4. un tesoriere. 7. I presidenti fra le loro attribuzioni hanno quella di accordar la parola a' socii che la dimandano, di conservar l'or- dine nelle adunanze , di differire le quistioni quando lo sti- mino a proposilo, di annunziare il risultamento de' voti , di nominare gì' individui che comporranno le varie commessio- ni. Essi soscrivono i diplomi accademici ed i processi verbali unitamente col segretario. 8. In ogni caso di concorrenza fral presidente onorario perpetuo ed il presidente annuale, funzionerà quello di essi che è più anziano accademico. 9. In caso di assenza o di gravi occupazioni de' presiden- ti , il vicepresidente è rivestito della stessa autorità. 10. In assenza de' presidenti o del vicepresidente , uno de' presidenti delle classi il più anziano, o in sua mancanza il socio più anziano in ordine di nomina reggerà l' adunanze. 11. Il segretario generale perpetuo è incaricato della com- pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con articolo necrologico la morte de' socii di qualunque classe , quando anche vi fosse chi volesse scriverne un più esteso elogio. Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell'Accademia, le patenti , il processo verbale, e qualunque altra carta, a cui apporrà il suggello dell' Accademia , di cui è esclusivamente conservatore. Manterrà la corrispondenza co' socii stranieri ed assenti, ed anche colle società ed instituti letterari!. Sarà il conservatore de' registri , de' titoli , e di tutte le carte risguardanti l'Accademia , e ne rimetterà in ogni seme- stre al presidente un notamento da lui sottoscritto, che verrà comunicato alla intera assemblea. )( 230 X Sarà incaricalo della custodia della biblioteca e dell' ar- cliivio. E fiualmente farà un'analisi ragionata, coli' intervento dell'autore, di quelle memorie che si stimano non potersi tutte intere inserire negli atti. 12 In caso di assenza dei segretario generale , il segre- tario di classe più anziano ne farà le veci. 13. Il tesoriere è incaricato di tulli gì' interessi e di tutte le spese dell'Accademia. li. La durata delle cariche di uno de' presidenti , del vi- cepresidente e dei tesoriere, sarà sempre di un anno. La no- mina ne sarà fatta dall'Accademia a maggioranza di voti. Po- tranno esser confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voli de' socii intervenuti, e successivamente ad unanimità di voti. Il presidente onorario ed il segretario, eletti nello stesso modo, saranno perpetui. 15- Vi sarà un Consiglio di amministrazione composto dal presidente, o ( in caso di gravi occupazioni ) dal vice-pre- sidente, dal segretario, e da due altri socii che saranno in ogni anno nominati a maggioranza dì voti. 11 tesoriere assi- sterà di dritto alle sue addnanze. Questo Consiglio, per mezzo del segretario generale, e dopo averne ottenuta l' approvazio- ne dell'Accademia, prescriverà al tesoriere in ogni mese l'uso da farsi dell'assegnamento del mese. Il tesoriere è obbligato a conformarvisi. 16. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Consiglio di amministrazione, e dovrà documentare che il da- naro si è per ogni mese erogato nel modo indicatogli. 17. Restano da ora diirmile le sole spese alle quali possa venir destinato 1' asse^^namenlo che S. M. accorda all'Accade- mia. Esse sono comprese nello sialo annesso al presente sta- talo. 18 Ogni classe sarà composta di venti socii residenti: ed ){ 231 )( avrà un presidente ed un segretario .'innnale , da eleggersi a pluralità di voli. 19. Le nomine de' socii residenti si faranno dall'Accade- mia infera in ogni caso di vacanza di un posto nel modo se- guente. I,a classe, acuì apparteneva il socio defunto, si uui- sce e propone tre individui che crede atti a succedergli. L'Ac- cademia per voti segreti sceglie fra essi. Nel caso di parità di voti, questa sarà decisa dal presidente della classe cui l'in- dividuo appartiene. Nelle adunanze, in cui dovrà farsi l'elezione di un nuovo socio residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli al- tri socii. 20. Le memorie lette all'Accademia , che da' loro autori vogliono farsi inserire negli atti di essa , dovrimno passarsi dal segretario generale al presidente della classe analoga , il quale destinerà due commissarii per esaminarle e darne il loro giudizio in iscritto. La classe, al numero almeno di due terzi de' suoi individui, in vista di tal giudizio, ed inteso l'autore su' cambiamenti che crederà proporgli, darà il suo parere se la memoria debba, o no, inserirsi negli atti. L'Accademia deciderà sul rapporto della classe. 21. Si avrà cura di disporre sollecitamente l'impressione delle memorie approvate ; ed a conseguir quest' oggetto si pubblicheranno i volumi degli atti in separati fascicoli. 22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze memorie o articoli , anche coli' intenzione di non destinarle ad essere esaminate ed inserite negli alti. Nel concorso si da- rà però la preferenza alla lettura di quelle memorie, che si destinano ad essere esaminate. 23. Oltre alle memorie, sarà libero ad ogni socio il pro- porre all'Accademia il piano di un'opera alla quale egli si dedichi, o la riproduzione di un'opera già stampata, e doman- dar de' collaboratori. L'Accademia, sul rapporto della classe )( 232 )( corrispondente, deciderà se l'argomento dell'opera che si pro- pone , sia degno di nuovo studio e lavoro. Nel caso afferma- tivo, la classe destinerà alcuni de' suoi socii per collaboratori; e quando l'opera sarà terminata, dopo essere stata esaminata ed approvata dalla classe, verrà stampata a spese ed a pro- fitto dell'Accademia, col cedersene solo gratuitamente un nu- mero di copie determinato all'autore ed a' suoi collaboratori. 24. Le opere cosi stampate porteranno il nome dell' au- tore nel frontespizio ; ma vi si esprimerà pure di essere egli stato secondato da altri suoi colleghi per decisione dell'Acca- demia Pontaniaoa, e che 1' opera è stata approvala dalla me- desima. I nomi de' collaboratori dovranno rammentarsi ono- revolmente in un avvertimento. 23. Ognuno de' socii residenti per giro sarà invitato al- meno sei mesi prima a leggere alcun suo lavoro in una de- terminata adunanza. Colui che si scuserà, e che non darà al- tro lavoro all'Accademia fino all'epoca In cui nuovamente do- vrebbe essere invitato, sarà considerato come volontariamente trasferito nella classe de' corrispondenti. 26. In ogni anno una delle classi dell'Accademia per or- dine proporrà un programma col premio di una medaglia di oro del valore di cinquanta ducati. Le memorie che saranno rimesse , verranno giudicate dalla classe cbe ha proposto il programma, sul rapporto di tre censori che il presidente del- l' Accademia destinerà fra gì' individui delia classe. Tutti gli uomini di lettere nazionali o forestieri potranno concorrere , eccetto i soli socii residenti Pontaniani. 27. Le deliberazioni dell'Accademia si prenderanno a mag- gioranza di voti segreti per bussolo. In caso di parità, il voto del presidente, o di chi ne fa le veci , deciderà la parità. 28. L'Accademia si riunisce ordinariamente due volte al mese, e straordinariamente ogni volta che il bisogno lo ri- chiede. )( 233 )( 29. Perchè l'Accademia possa deliberare validamente, fuori del caso contenuto nell'articolo 19, basterà la presenza di dieci almeno de' suoi socii residenti. STATO Delle spese mensuali dell' Accademia. Art. 1. Soldi: A' due impiegali deli' antica società Pontaniana . D. 12 A' due impiegati dell' antica società Sebezia . . » 12 Art. 2. Spese minute ed impreviste, mensuali. . » 6 Di queste disporrà il Consiglio di amministrazio- ne. Essendovi risparmii, saranno addetti a disporre le solite gratificazioni agi' impiegati, o ad uno degli altri seguenti articoli. Art. 3. Spese di stampa, mensuali » 12 Art. 4. Acquisto di libri e giornali, mensuali . . » 8 Totale. . . D. 50 Io ogni anno da' risparmj ottenuti , e dalla inversione che potrà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni di que- sti articoli, dovrà formarsi la somma di ducati cinquanta per l' autore della memoria che verrà coronata. Approvato: Napoli il dì 10 Ottobre 1825. Firmato, FRANCESCO Il Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de'Ministri Firmato, De' MEnici. NOTA — Lo stato delle spese mensuali ha sofferlo talune variazioni per le circostanze veritìcalesi posteriormente; per cui ora è come segue "1. All'usciere ed all'amanuense mensuali. . .10:80 2. Spese imprevedute 4 : 90 3. Spese di stampa 19 : 00 4. Acquisto di libri e giornali (5 : 50 Totale . . . . 41 ; 20 L' Accademia annualmente modifica lo stato delle spese , per auttientara r articolo della stampa. 16 REGOLAMENTO INTERNO DELL ACCADEMIA PONTANIANA CAPITOLO I. DELIBGKAZIOM ACCADEMICHE — NOMINE DE* SOCII — INTERVENTO DEGLI ESTRANEI NELLE ADUNANZE. 1. Nelle ileliberazioni accademiche ò vietalo espressamente procedere per acclamazione , nia si osserverà esattamente il prescritto nell* articolo 24 dello statuto. 2. Iq ogni sessione si prenderà conto della esecuzione di quanto è stato risoluto nella sessione precedente , e sarà que- sto il primo articolo di ogni processo verbale. 3. La proposizione de' socii residenti , non residenti, cor- rispondenti , ed onorarli dovrà farsi in una tornata, e la scelta nelle seguenti. 4. Niuno può essere proposto a socio non residente , se non dimora effettivamente e stabilmente fuori della capitale. 5. Le nomine de' socii non residenti saranno proposte in iscritto , firmate da uno de' socii residenti , ed accompagnato dalla notizia , o dalla esibizione di qualche lavoro inedito di colui , che si propone per socio ; e tal lavoro potrà ad arbi- trio del presidente esser sottoposto all'esame di uno, o più socii, per deliberarsi dopo il rapporto di queliti suil' ammis- sione dell' autore proposto. )( 235 )( 6. Nelle tornate accademiche potranno ammettersi uditori, bastando a ciò il permesso del presidente. Quando un uomo di lettere non accademico volesse leggere nell'accademia qual- che sua produzione potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva , che ne sarà fatta da due socii della classe da no- minarsi dal presidente , e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però il presidente dispensare a questa formali- tà , quando la circostanza il richiegga. CAPITOLO IL RIUNIONE DELLE CLASSI. 7. Le sessioni delle classi quando avranno luogo , dovran- no tenersi regolarmente , e periodicamente negli stessi giorni delle tornate un'ora dopo delle tornate stesse , secondo le sta- gioni , e le circostanze. 8. I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sottoscritti dal presidente , e dal segretario della classe , che delibera, o da coloro, che ne faranno le veci. 9. I censori non potranno ritardare più di due mesi 1' e- same delle memorie ed il loro rapporto su le medesime. CAPITOLO III. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, SPESE DI QUALUNQUE NATURA, AD ECCEZIONE DE' SOLI SOLDI. 10 II consiglio dì amministrazione si terrà costantemente una volta al mese. 11. Ne' consigli di amministrazione, ne' quali dee farsi la disposizione de' fondi residuali dell' anno precedente, inter- verranno gl'individui dell'aulico, e quelli del nuovo consiglio. )( 230 )( 12. Ogni spesa straordinaria dovrà essere aDUcIpatameote esaroioala , e stabilita dal coosiglio di amministrazìoDe , ed ap- provata dall' accademia. 13. I pagamenti da farsi dal tesoriere per qualsivoglia ar- ticolo di spese, ad eccezione de' soldi, dovranno essere ordi- nati mediante un mandato in iscritto , nel quale sarà fatta menzione dell' articolo del processo verbale del consiglio di amministrazione . che ne ha fissata la spesa , e di quello del processo verbale della tornala accademica , io cui è stala ap- provata la spesa medesima. Questi mandati dovranno portare le firme del presidente annuale» del segretario perpetuo, e di un amministratore. lì. Le partite di esito nel rendiconto del tesoriere per qualsivoglia spesa, ad eccezione de' soldi , dovranno giustifi- carsi co' mandati descritti nell'art. 13 , e colle ricevute delle parti prendenti. Quelle partite, che mancassero di questi do- t3umenti , saranno significate. CAPITOLO IT. BIBLIOTECA ED ARCHIVIO. 15. Nella sala delle (ornate accademiche vi sarà un certo numero di armadii, ne' quali saranno riposti tutt' i libri, tutte le stampe, e tutte le carte dell'accademia. V insieme di questi oggetti prenderà il titolo di biblioteca, ed archivio dell'ac- cademia. 16. Sarà compilato il catalogo di tulli i libri , che com- pongono r attuale deposito della biblioteca accademica. I no- mi di coloro , che hanno donato libri all'accademia verranno inscritti, in seguito de' libri donali. Questo catalogo sarà stam- palo, e distribuito a'socii. 17. Alla fine di ciascun anno sarà stampato un supplì- )( 237 )( mento all'anzidetto catalogo nel quale verranno inscrìtti tutt' i libri acquistati nel corso di queir anno. Questo supplemento sarà egualmente distribuito a' socii. 18. Saranno depositati Dell'archivio 1. Tutti i registri del segretario descritti nell'art. 22 dopo che ne sarà terminato ciascun volume. 2. Tutti gli autografl delle memorie pubblicate negli atti accademici , quante volte si potranno raccogliere. 3. Tutti gli autografl di lettere diretti all' accademia. . 4. Tutte le carte amministrative. 5. Ogni altra carta accademica. 19. Il segretario perpetuo prende sotto la sua custodia tulf i libri , stampe , e carte della biblioteca, e dell'archivio. Egli riceve in conseguenza tutte le stampe pubblicate, e da pubbli- carsi dall'accademia, e ne dispone l'uso a' termini degli ar- ticoli 15 a 18, e 2i a 33. 20. Volendosi qualche libro in prestito da alcuno de' so- cii, il segretario perpetuo è facoltato a rilasciarglielo con ri- cevo , col quale 1' accademico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni al più tardi. Si eccettuano i libri di mero lusso , pe' quali è rimessa alla prudenza del segretario usare le precauzioni necessarie perchè non vengano danneggiali. 21. Se l'accademia disporrà che la sala accademica resit aperta in determinate ore di alcuni giorni della settimana per la lettura de' libri e giornali, il segretario perpetuo ne cu- rerà r adempimento , potendosi a tal uopo giovare dell' u- sciere , e dell' amanuense , nel modo che sarà stabilito dal presidente. Registri del Segretario 22. Il segretario perpetuo terrà presso di sé i .segucnli registri : )( ^238 )( 1. De' processi verbali delle tornate accademiche. 2. De'processi verbali del consiglio di amiuiDislraziuoe. 3. De' processi verbali delle classi. 4. Delle ministeriali , e delle risposte a' ministri, non che delle lettere, che si spediscono all'autorità superiori. 5. Della corrispondenza estera, e nazionale. 23. Egli curerà, che i suddetti registri sieno recati nell'ac- cademia in tutte le tornate dell'intero corpo accademico, e nelle adunanze de' consigli amministrativi, e delle classi. CAPITOLO V, BEPOSITO, CONSERVAZIONE, El> USO DELLE STASIPE , CUE SI PDBBLICANO. t 24. Sarà fatto un inveutario di tutte le stampe pubbli- cate dalla società , e dall'accaderaia Ponlaniana, e queste saran- no depositale nella sala dell' accademia , e date in consegna al segretario perpetuo. 25. Delle stampe, che non potranno restar chiuse negli arraadii , si faranno delle balle numerate, e munite di suggello a cera lacca , e queste saranno date in consegna all' usciere. 26. Le stampe , che saranno successivamente pubblicate , verranno aggiunte all' inventario, e date in consegna, giusta le norme de' due precedenti paragrafi. 27. L' inventario descritto ne' tre precedenti paragrafi sarà legalo in un sol volume col registro , nel quale verranno de- scritte minutamente le distribuzioui , e gli usi che si andranno facendo delle stampe pubblicate dall'accademia, giusta le nor- me de' paragrafl seguenti. 28. L' accademia avendo disposto , che gli atti , che da c;sa si pubblicano , siano distribuiti come gettoni dì presenza* )( 239 )( al socii, che assisteranno alle sue tornale , per tener conto di queste distribuzioni , in ogni tornata il segretario perpetuo passerà all' amanuense la lista de' socii , cbe vi sono interve- nuti, affinchè costui possa trascriverla nel registro delle distri- buzioni degli atti accademici. 29. Pubblicandosi dall' accademia un fascicolo de'.suoi atti, il segretario perpetuo, dopo che ne avrà ricevuto dallo stam- patore r intero numero degli esemplari stampati , si appli- cherà ad estrarre dal registro descritto nel paragrafo 28 la lista di tutti i socii , che sono ammessi a parteciparne , e ne for- merà uno statino emarginato, che servirà di norma alle di- stribuzioni. 30. Gli statini emarginati adempiti delle analoghe firme de' socii , rimarranno presso del segretario perpetuo per te- nersene conto a discarico de' libri a lui consegnati. 31. Per gli esemplari , che in seguito delle deliberazioni dell'accademia si destineranno in dono a personaggi distinti , ed a socii corrispondenti , il segretario perpetuo ne disporrà la distribuzione a' termini dell' articolo del processo verbale della tornata , in cui la deliberazione ebbe luogo. 32. Per gli esemplari , che 1' accademia vorrà far deposi- tare presso i librai , il segretario darà comunicazione al te- soriere delle deliberazioni che se ne prendono, affinché possa egli vigilare agi' interessi dell'accademia. 33. Nel registro di distribuzione saranno per ordine alfa- betico notati tutti i nomi di tutte le persone , siano socii', personaggi distinti, o librai, che hanno ricevuti gii atti ac- cademici , colla designazione de' volumi , e de' fascicoli , che vengon loro progressivamente rimessi. )( 2i0 )( CAPITOLO VI. NOMINE DE'FDNZIONARII ACCADEMICI. 34. AfTiDchè non sia tolta a'socii l'opportunità di poter nominare ad altre cariclie secondarie quei candidati , che ri- marranno esclusi dalle primarie , resta abolito il metodo fi- nora tenuto di nominar tutt' i funzionarli in un alto solo, ed in vece vi rimane surrogato il seguente. 35. La nomina del presidente annuale si farà in primo luogo. Ogni socio scriverà a tale oggetto su di una scbedula il nome del candidato alla presidenza , e si procederà allo squit- tinio , giusta il consueto. 36. Colui tra i candidati alla presidenza , che avrà rice- vuto maggior numero di suffragi! dopo il presidente, sarà no- minato vice-presidente. 37. La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente , come quella del presidente. 38. I due candidati alla carica di tesoriere , che riuniranno maggior numero di suffragii dopo di lui , saranno nominati amministratori. 39. La nomina de' presidenti , e de' segretarii delle classi si farà simultaneamente in un atto solo. 40. Se la nomina del presidente fosse fatta all'unanimità, si procederà con altro distinto atto alla nomina del vice-pre- sidente. La stessa cosa si farà per gli amministratori , se avrà luogo all' unanimità la nomina del tesoriere. )( 241 )( CAPITOLO VII. CALENDARIO — FACILITAZIONE DEL SERVIZIO - REGISTRO DELLE DOMANDE PER LETTURE DI MEMORIE — AVVISI. Al. Per facilitare il servizio dell'usciere dell' accademia , sarà Della fine dell' anno formato per l' anno seguente un ca- lendario, ÌD cui s'indicheranno i giorni delle tornale accade- miche ordinarie, rimanendo la convocazione delle straordinarie ad arbitrio del presidente. Vi saranno indicati ancora i giorni fissi , ne' quali si terrà il consiglio di amministrazione. 42. Il calendario verrà stampato , e ciascun socio ne avrà un esemplare. Oltre a ciò un' altro esemplare si terrà affisso nella sala accademica. 43. I sodi , che vorranno leggere qualche memoria , do-: vranno annunziarlo, almeno un mese prima, e le loro domande saranno trascritte sopra un registro particolare , affinchè sia- no preferiti nella lettura quelli , che vi si troveranno inscritti prima degli altri. Un estratto di tal registro sarà in ogni tor- nata accademica affisso nella sala, affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'oggetto della memoria, che si leggerà nella tornata seguente , e 1' autore della medesima. 44. Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e de' registro , di cui si è fatto parola ne' paragrafl 42, 43, sia ne- cessario di spedire in giro 1' usciere co' biglietti di avviso per gli oggetti indicati, ciò sarà disposto dal presidente , e dal se- gretario perpetuo : e su' biglietti saranno scritti i nomi de' socii , cui si porteranno , a scanso di qualunque equivoco Que- sta precauzione sarà sempre usata ogni volta , che si lasceranno biglietti in casa de' socii. )( 242 X CAPITOLO Vili. SEGRETARIO AGGIUNTO. 45. Il segretario perpetuo potrà scegliere tra' sodi resi- deoti pontaDiaai un segretario aggiunto , da approvarsi dal- l'accademia. 46. Il detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le copie de' verbali delle adunanze , certificate conformi dal segretario perpetuo , ed avrà cura di mettere in esecuzione tutte le disposizioni contenute ne' detti verbali. 47. Le lettere, che si dirìgeranno a' ministri, continueran- no a sottoscriversi dal presidente e dal segretario perpetuo. Le altre saranno firmale dal solo segretario aggiunto. Se pe- rò si tratti di corrispondenza meramente letteraria e scienti- fica con altre accademie , o con uomini di lettere , la corri- spondenza ne sarà tenuta dal segretario perpetuo. 48. I verbali del consiglio di amministrazione saranno ugualmente passati in copia al segretario aggiunto per disporne r esecuzione. 49. Apparterrà al segretario aggiunto la cura della custo- dia , vendita , e distribuzione degli atti accademici , non che quella della custodia della biblioteca ed archivio, a norma de- gli articoli 24 a 33, e quella di far convocare le classi tutte le volte che occorrerà. Egli riceverà dal segretario perpetuo ori- ginalmente tutte le carte , memorie e documenti che saranno necessarii per lo disimpegno delle sue funzioni , e ne firmerà ricevo di discarico al detto segretario perpetuo. 50. In ogni semestre il segretario aggiunto rimetterà al segretario perpetuo con di lui ricevo le minute delle lettere da lui scrillc durante il semestre, e tutte le altre carte di aflari terminati per conservarsi colle carte accademiche , a norma degli articoli lo a 23. )( 243 X 54. Oltre la corrispondenza letteraria, di cui si ragiona nel- 1' art. 47, il segretario perpetuo rimane esclusivamente inca- ricalo della redazione de' verbali delle tornate accademiche , e del consiglio di amministrazione , della firma e della spedi- zione delle patenti , come pure di tutti i lavori lellerarii , e della vigilanza sull' edizione e correzione degli atti accademi- ci. In caso d' impedimento però sarà supplito dal segretario aggiunto. 52. Tutte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e 5 del presente regolamento al segretario perpetuo sqranno ad intero carico del segretario aggiunto , tutte le volle che se ne trova nominato uno , e fino a che il nominato occuperà il posto an- zidetto. 53. Volendo il segretario perpetuo riprendere 1' esercizio delle sue tunzioni in tutto o in parte, il segretario aggiunto non potrà negarsi a dimettersi dalle attribuzioni conferitegli. REGOLAMENTO PER LE PROPOSIZIONI E NOMINE DE' SOCII NON RESIDENTI, CORRISPONDENTI ED ONORARII. [Approvato nella tornala de' 25 Giugno 1835) Art. 1. Non sarà ricevuta alcuna proposizione per socio non residente , o corrispondente , se non sottoscrilla da un socio residente: se lo stesso socio non mostri all'accademia di essergli state fatte premure dall' aspirante ; se contempo- raneamente alla proposta non sottometta all' accademia opere messe a stampa dal medesimo , ovvero memorie manoscritte, o almeno notizie di giornali donde rilevasi , che l' aspirante abbia pubblicala alcun'opera. Art. 2. Il presidente annuale commetterà a tre socii re- X 244 X sidenti della classe , alla quale le opere , o i manoscritti pre- sentati apparterranno, Tesarne di tali lavori. I soci! incaricati di siffatta disamina saranno tenuti nella prima riunione della classe di presentarne in iscritto un esame ragionato , unitamente al loro parere. Se questo sarà favorevole, il presidente della classe disporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la maggioranza approvi , che la proposizione si riferisca all'ac- cademia: bene inteso però, che trattandosi di lavori manoscritti, nel parere della classe , ove sia favorevole , dovrà enunciarsi che questi meritano di far parte degli atti accademici. L'avviso affermativo , non meno de' censori, che della classe , si leggerà dal segretario di questa nella prossima tornata accademica : do- po di che si passerà lo scrutinio a voti segreti, e la maggio- ranza deciderà dell'ammissione. Art. 3. Volendosi proporre alcuno per socio onorario, il proponente sarà tenuto di manifestarne prima il nome al pre- sidente annuale , il quale consulterà segretamente il segretario perpetuo , ed i presidenti delle classi, per esaminare, se la per- sona, che si desidera proporre, sia fornita delle qualità, che sa- ranno descritte nel susseguente articolo. Risultando il parere favorevole, ne sarà dal presidente annuale autorizzata la pro- posizione all'accademia, la quale inOne deciderà dell'ammissio- ne , o rigetto a maggioranza di voti segreti per bussolo. Se la proposizione sarà rigettata , non se ne farà menzione nel ver- bale dell'accademia. Art. 4. Per poter esser socio onorario , si richiede uo nome celebre nelle scienze , ovvero nelle lettere, o nelle belle arti , o pure sommo ufficio civile per lo quale quel tale per- sonaggio possa contribuire a promuovere le scienze , le lettere e le belle arti. )( 245 X I. Indice delle tornate. Tornata Tornata de' 14 genDajo.... pag. 3 degli 8 de'28 genDaio.... » 4 de' 22 degli 11 febbraio.... » 10 de' 12 de' 25 febbraio... » 45 de* 19 degli 11 marzo » 47 de' 2 de' 18 marzo » 56 de' 23 de' 15 aprile » 71 de' 4 de' 29 aprile » 72 de' 25 de' 10 giugno » 86 de' 9 de' 17 giugno » 112 de' 23 luglio pag. 119 luglio » 135 agosto » 137 agosto » 138 settembre » 141 settembre » 151 novembre » 175 novembre » 201 dicembre » 208 dicembre » 220 II. Indice delle comunicazioni scientifiche, e delle letture accademiche. D' Avella Mariano Leopoldo— Canto 1.° di un poemetto in ot- tava rima io lode di Angiolo Trojano Giampietri, e cenni biografici intorno allo stesso. . . . pag. 5 Avellino Teodoro— Epigramma greco con versione latina, sul dogma dell' Immacolato Concepimento dì Maria Vergine » 46 Baldacchini Michele —Versione del Prometeo legato di Eschilo, continuazione e fine . . . » 3 , 175 Ode italiana, sul dogma dell' Immacolato Con- cepimento di Maria Vergine . . » 46 Balzano Pietro — Di Filippo Sgruttendio e della sua poesia . . . » 81 X 246 )( Ultimo alto di una tragedia. . . . » 137 Bolognese DomeDico— Sonetto, sul dogma dell' Immaco- lato concepimento di Maria Vergine . . . » 46 Campagna Giuseppe— Sonetto a §. A. R. il Conte di Si- racusa » 10 Ottave , sul dogma dell' Immacolato Concepi- mento di Maria Vergine. . . . » 4G Capocci Ernesto— Sulla giacitura delle orbite planetarie del sistema solare, e sulla cagione che ha cumulato i loro nodi ascendenti ed i loro perieli nell'emisfero boreale » 27 Nota sul primo inventore del metodo astrono- mico di contrassegnare le stelle maggiori con lettere alfabetiche , erroneamente attribuito al Bayer » 221 Caporali Gaetano— Sunto di un'opera sopra il comune di Acerra : dell' aria , delle acque , e di alcuni monu- menti acerrani » 223 Càsazza Agostino— Salmo ebraico e versione italiana, sul dogma dell' Immacolato Concepimento di Maria Ver- gine » 4G Costa Achille— Cenno sull' opera del dottor Gabriele Mi- nervini : memorie fisiologiche risguardanti la mestrua- zione » 79 Costa Oronzìo-Gabriele — Descrizione scientifica di un nuovo pesce del Mediterraneo , detto Cyrtorhynchus Leopoldi » 11 Poche notizie intorno alla emigrazione degli uc- celli. . » 14 Cenni intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel regno, durante gli anni 1854 e 1855. » 72, 154 Difesa de' naturalisti italiani Fianco e Soldani. » 199 EiCBHOLZER Andrea— Epigramma tedesco, sul dogma del- )( 247 )( l' Immacolato Concepimento di Maria Vergine . » 46 Genoino Giulio — Sonetto , suil' argomento medesimo. » 46 Grimaldi Luigi — Ode italiana, sull'argomento medesimo » 86 Del Grosso Remigio — Ricerche sulla teoria analitica del sistema del mondo » 150, 201 Guanciali Quintino — Carme latino, sul dogma dell' Im- macolato Concepimento di Maria Vergine . . » 46 LoMONAco Vincenzo — Sonetto, sul dogma dell'Immaco- lato Concepimento di Maria Vergine . . . » 46 Mandoy Tommaso— Sul calendario maomettano. . » 208 Marulli Trojano — Sonetto , sul dogma dell' Immacolato Concepimento di Maria Vergine . . . . » 46 MiNERvmi Gabriele — Notizia dell'opera colleclio Salerni- tana pubblicala dal eh. cav. Salvatore de Renzi. » 60 Sulla scrofola e la tubercolosi messe al con- fronto » 116 Sulla scrofola e la rachitide messe a confronto. » 138 Cenno sulla versione fatta dal sig. ab. Giorda- no de' Primi elementi di Chimica del signor Regnault » 143 MiNERViNi Giulio— Dichiarazione di un vaso con bassori- lievi dorati e dipinti, rinvenuto a Cuma . . » 30 Elegia greca e versione italiana in ottave , sul dogma dell'Immacolato Concepimento di Ma- ria Vergine » 46 Notizia de' lavori dell' Accademia per 1' anno 1852 » 208 MiNiCHiNi Renedetto— Elegia latina , sul dogma dell' Im- macolato Concepimento di Maria Vergine . . » 46 MiNERviNi Giuseppe— Prolusione per la tornata sul dogma dell' Immacolato Concepimento di Maria Vergine . » 46 MoRGiGNi Lorenzo— Sonetto sul medesimo argomento. » 46 Paoli Francesco, e de Vit Vincenzo— Biografia di Anto- X 248 )( dìo Rosmini . . » 141 Perifano Tommaso— Ode latiDa sul dogma dell'Immaco- lato CoDcepi mento di Maria Vergine . . . « 46 Nuova illustrazione intorno ad un luogo di Dante » 49 « L' udito e la parola a' sordo-muli . . » 113 Elogio di Giovanni Bursotti . . . » 204 De Benzi Salvatore— Breve memoria , intorno ad alcuni maestri della scuola medica di Salerno . » 47 Notizia su' manoscritti medici del Medio-Evo conservati nella Beale Biblioteca Borbonica , e sopra alcune opere appartenenti a' Maestri Salernitani . . . . . . » 87 Dichiarazione per la priorità di alcune ricerche » 4 Bocce Niccola — Belazìone intorno all' opuscolo di C. Baer su le monete di oro e sul loro valore legale » 146 Bocca Giacomo — Sonetto , sul dogma dell' Immacolato Concepimento di Maria Vergine . . » 46 ScHiAVONi Federico - Osservazioni geodetiche sul Vesuvio » 22 ToLELLi Paolo Emilio— Sonetto sul dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria Vergine . . . . » 46 De ViT Vincenzo; vedi Paoli VoiPiCELLA Scipione— Ottava, pel dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria Vergine . . . . » 46 III. Cose diverse. Accademia Pontaniana— Stabilisce una tornata in onore della Santa Vergine Immacolata . . . . » 3 Intervento in Accademia di S. A. R. il Conte di X 249 )( * Siracusa . » 10 Celebra una tornata in onore della Santa Vergine Immacolata » 45 loda il cav. de Renzi per la Collectio Salernitana » 60 Ricordata nella lapida messa a Michele Cimorelli » 175 Atti — Pubblicazione del 2.° fascicolo del voi. Vili. » 45, 71 Pubblicazione del compimento del Rendiconto per r anno 1854 ........ 71 Pubblicazione del Rendiconto da Gennaio a Lu- glio 1855 . . . . . . . » 175 Corrispondenza — Reale Accademia delle scienze di Ber- lino » 175 Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania » 141 I. R. Istituto Lombardo in Milano . . . » 86 Reale Accademia delle scienze di Monaco . » 86 Accademia di scienze e lettere di Palermo . » 137 Accademia Pontificia de' Nuovi Lincei in Roma » 86 Istituto geologico dell'Impero d'Austria residente io Vienna « - . . . . . » 56 Libri ricevuti in dono. 3. 10. 45. 56. 71. 72. 85. 112. I 119. 135. 137. 140. 150. 173. 200. 207. 220. 223. r acquistati — 174. 208. 220. Ministeriali— Il Direttore degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica assicura di aver presentato il 2-° volume del Rendiconto alle LL. MM. ed a S. A. R. K il Duca di Calabria . . . . . . » 86 ^k il Ministro Presidente del consiglio de' Ministri in- ^^ via in dono l'almanacco reale per l'anno 1855 » 135 Morte di socii di varia classi. Can. Geronimo Pirozzi » 57 Cav. Benedetto Vulpes » 87 Barone Francesco d' Epiro » 112 Can. Niccola Lucignano . . , . . » 135 Prfmjo lELNOBE—Iavito di presentare i temi , » 3 17 Presentazione de' temi e formazione della romniis- sione di esame » 4 Scelta del tema. . . . . , » 47 Sviluppo del tema^ e programma . . » 57, 72 Trogrammi — Giudizio sul programma proposto dalla classe di storia e letteratura italiana e belle arti . » 120 "Relazioni delle classi — Relazione della classe delle scienze morali , sul discorso del socio signor Tu lei li intorno alla vita e dottrina Glosofica di Tommaso Rossi » 73 Relazione della classe di storia e letteratura ita- liana e belle arti , contenente il giudizio delle, undici commedie venute al concorso nel passato anno ...» 120' Relazione della classe delle scienze naturali, sulla memoria letta dal Sig. Gabriele Mnervini siilT uso del solfalo di chinina nelle dolorose affezioni locali . » loH Relazione della classe matematica sulla memoria del sig. ab. del Grosso, intitolala: Ricerche sulla teoria analitica del sistema del momlo eie. . » 201 Rescritti Reali— Sua Maestà esprime il Suo gradimento all' Accademia per la rispettosa offerta del rendi- conto del 1854 w 86' Uffizi! dell' Accademia per l' anno 1856 . . , •» 199' ERRORI CORREZIONI Pag. il lin. 20 CYRTORYNCUC* f,VRlGRHV!Vf;UCS 25 'V^OV. 92 AVVERTIMENTO Essendo generalmente riconosciuta la necessità di dare un celere corso a' lavori delie società scientifiche e letterarie, rAccademia Pontaniana ha volalo istituire im Rendiconto delle sue tornate, a cui si die comincianaento coiranno 18o3. Oltre gli esemplari , da distribuirsi gratuitamente a tutti i soci! residenti , ed a' principali corpi scientitici italiani e stranieri, sarà tiralo un cerio numero di cc'pie del Rendiconto per coloro i quali desiderassero di riceverlo per associazione. Le condizioni dell' associamone sono le seguenti : i. Sarà pubblicato ogni tre mesi un fascicolo del Rendiconto, 2. Il numero de' fogli di slampa in ogni trimestre può esser variabile , secondo la maggiore o minore abbondanza delle materie : ben inteso che nelP intero anno non si darà mai un numero di f>gli minore di dodici , né maggiore di venti , nel sesto delP ottavo. 3. Il prezzo stabilito per ogni foglio di stampa di sedici pagine è di gr. S: per modo che l'importo di un intero volume non sarà giammai minore di carlini sei , né maggiore di dieci. 4. Le associazioni si ricevono in Napoli presso il Segretario perpetuo dell' Acca- demia , pagandosi carlini sei nell'atto dell'associazione: salvo a conteggiarsi il costo di tulio il volume alla fine dell' anno. Ben vero non sarà fatta la spe- dizione del primo trimestre della seconda annata, se non siesi soddisfatto l'im- porto della precedente. 5. Le spese di posta di qualunque genere andranno a carico degli associali. 1! Segretario perpetuo Giulio Minervini. ^^^^()^««¥M««^A«««^MArM««»MIMA«MAAA%^()®^ REIVDICOIVTO DELLE TORNATE DELL' ACCADEMIA PONTANIANA 1 M P R E'S S O PER CURA. DEL lSi:CÌRETA.RIO PERPETUO i I ì i <^d 1887 DELIiE TORNATE DELL'ACCADEMIi PONTAMA^A IMPRESSO PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO 1857 AIVIVO QUIIVTO NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRxVFICO DI GIUSEPPE GATANEO Vico S. Giovanni Maggiore N. 6 o 9 p. p. 1857 I A VV E R T I H E N T 0 Mentre si attende alla pubblicazione dell' anno quarto del nostro Rendiconto, del quale per alcu- ne particolari circostanze fu interrotta la stampa, si dà principio a questo anno quinto, affinchè sie- no prontamente conosciuti i più recenti lavori dell' Accademia. Una tale pubblicazione procede- rà con maggiore sollecitudine, che per lo passato: e non dubitiamo che questo novello metodo sarà approvato da tutti i nostri lettori. // Segretario perpetuo Giulio Minervini )(5)( TORNATA DELL' 11 GENNAJO. Il nuovo presidente annuale cav. Salvatore de Renzi ha rilevato la importanza di far rivivere in seno della nostra Ac- cademia gli studii biografici, principalmente ad oggetto di trar- re dall' obblio i nomi di tanti patrii scrittori ingiustamente di- menticati, i quali meritano un notabile posto nella storia del- le lettere e delle scienze : e perciò ha invitato tulli i socii a far conoscere se qualche lavoro di simil fatta li tenga attual- mente occupati, affinchè possano profittare de' lumi e delle no- tizie di tutti gli altri colleghi. Il Sig. Michele Baldacchini, restituito alle nostre adunanze dopo una lunga e pericolosa infermila, ha recitato due sonetti, ricevendo da tutti le congratulazioni per la ricuperata salute. SONETTO I. l' Immagine Immagini chi bene ialendcr cupe. Dante Eterea forma , a popolo fanciullo Più che a popolo adulto io mi rivelo ; Perchè al tutto son io cosa di cielo , Son delle vaghe fantasie trastullo. Scarso torna il poter , fors' anche nullo , Senza me dell' idea , di che son velo ; Rassomiglia il saver , dov' io mi celo , Sconsolato deserto , arido e brullo. Movermi offesa e guerra una feroce Potea soltanto , una delira gente , Dandonai biasmo a torlo e mala voce. All'umana natura intelligente La forma , onde l' idea vestesi , nuoce ? Nuoce forse l' immagine alla mente ? SONETTO li. L infermità dell' a. 0 Ben io volgea novi soggetti in mente A rischiarar seguendo il mio costume, Quando oscurato dello sguardo il lume Le mie idee s'oscurar si di repente. E in ozio lungo e in vivere languente L' alma ninna più bella opera assume : Qual di Lete bevuto abbia nel fiume Le ore scorron per lei tacite e lente. Or chi fia che dal sonno mi riscota , E mi richiami un'altra volta a vita, Solo al vero magnanimo devota ? Che se la via del ver fosse smarrita , Ne andria del ben la speme anch' essa vota Neil' anima deserta e insterilita. M. Baldacchini. Il Segretario perpetuo ha presentalo il fase." 27 del Re- gno delle Due Sicilie descrilto ed illustralo, a cui l'Accademia è abbonala. )( 7 )( Libri offerti in dono. Annuario del Reale osservatorio astronomico di Napoli— Na- poli 1856 ìd 8 [dal Direttore e nostro socio Sig. Leopoldo DEL Re). Carbonelli (B. S.) — Pochi ricordi intorno a Teresa del Re mancata ai vivi nel 14 settembre 1836 — Napoli 1856 in 8. L'Eco dell'Esperienza, giornale, 31 dicembre 1856. L'Iride, giornale, an. 1 n. 26. TORNATA del 25 GENNAJO. Il Segretario perpetuo ha presentalo impresso il program- ma matematico per Io premio Tenore, per la nuova proposta dell' anno 1857, colle dichiarazioni della Commissione di esa- me , e colle solite condizioni del concorso. ' Esso è come segue! ACCADEMIA PONTANIANA PREMIO TENORE Programma per l'anno 4857. Si propone al concorso per lo premio di ducati cento- cinquanta il seguente tema : Esporre i varii modi indicati finora per covrire con volta un passaggio a sbiego ; indicare i pregi e i difetti di ciascun si- )(8)( sterna e quale sia da adottarsi , avuto riguardo alla solidità ed alla facilità della esecuzione. E se credasi proporre qualche nuo- vo sistema. OSSERVAZIONI. Dopo lo sviluppo che hanno preso le strade di ferro , ò cresciuto oltre noisura il numero de' casi, in cui è stato ne- cessario costruire de' ponti a sbiego ; e poiché non è possi- bile , come spesso facevasi nelle strade ordinarie , di alterare in un dato punto l'andamento di una ferrovia, senza cam- biare per lungo tratto tutto il corso della medesima, si è do- vuto talvolta costruire dei ponti sotto tale obbliquità che per lo passato , se non impossibile , sarebbesi giudicata opera ar- dimentosa. Quindi vari costruttori hanno immaginato diversi sistemi per dividere la volta in cunei : e molte opere sonosi all' oggetto pubblicate in Francia ed in Inghilterra , ove la moltiplicità delle strade ferrate, che si sono costrutte, ha fatto nascere ne' vari casi il bisogno di evitare i difetti , che pre- sentavano i sistemi 0 , come dicesi, gli apparecchi conosciuti. Come spesso avviene intanto ciascuno cerca preferire il pro- prio sistema , e dichiararlo acconcio per tult' i casi ; epperò col presente quesito si domanda un esame critico ed impar- ziale de' vari sistemi che si conoscono , notando i pregi ed i difetti di ciascuno , e particolarmente cercando di stabilire secondo che variano la corda , la lunghezza del ponte, e l'an- golo che r asse forma co' due fronti , qual sia il sistema da preferirsi. Sarebbe pur desiderabile che s' indicasse, ne' casi in cui non si fu uso di pietre da taglio , ma di cunei uniti alla malta , qual forma debba darsi alle varie pietre o cunei, afììochè senza avere rigorosamente de' cunei come se fossero in pietra da taglio , non abbia poi la stabilità della volta a dipendere unicamente dalla coesione della mglta. )(9)( CONDIZIONI 1. II concorso è aperto pe' soli naturali del Regno delle Due Sicilie; esclusi i soli socii residenti dell' Accademia Pon- taniana. 2. I lavori , che Torranno inviarsi al concorso, dovranno farsi pervenire franchi di ogni costo a Giulio Minervini se- gretario perpetuo deli' Accademia , per tulio il di 31 genna- io 1838. Il termine assegnato è di rigore. 2. Ogni memoria sarà presentata chiusa e suggellata con un segno, ed un motto sul piego. Insieme sarà presentata una scheda chiusa e suggellala , nella quale sarà notato il no- me, e r indirizzo dell' autore , ed al di fuori Io stesso seguo, e lo stesso motto che sarà sul piego. Gli autori, che in qua- lunque modo si faranno conoscere , non potranno aspirare al premio. 4. Dopo il giudizio difBnitivo dell' Accademia , le schede delia memoria premiata , e di quelle che avranno meritato r accessit , saranno aperte , ed i nomi degli autori saranno pubblicati. 6. Saranno bruciate le schede delle memorie non appro- vate, le quali non pertanto saran depositale uell' archivio dell'Accademia, ciascuna contrassegnata dal proprio motto. 6. La memoria coronata , e quella che avrà ottenuto l'ac- cessit , resteranno di proprietà de' lori autori, i quali potran- no pubblicarle per le stampe sempre che vorranno. Ma se l'Accademia crederà di doverle anch'essa pubblicare, lo po- trà fare senza che 1' autore glielo possa impedire , e l' Acca- demia ne darà all'autore dugento copie gratis. Napoli 18 gennaio 1857. Il Segretario perpetuo Giulio Minervini X 10 )( Si è deciso di procurarne sollecilaraente la inserzione nel Giornale del Reguo delle Due Sicilie, e di distribuire gli esem- plari del programma separatamente impressi, in modo che se ne ottenga la maggior diffusione. II sig. Francesco Saverio Arabia ha dato un CENNO sull'opera J.NTITOLATA Considerazioni religiose e civili intorno aW educazione de' Sordomuti. Il libro, che con questo titolo ha pubblicato un beneme- rito Sacerdote , celando per bella modestia il suo nome, ha due parli distinte. La prima è ordinata a far conoscere queste tre verità. l.°Che i Sordomuti dalla nascita non possono per mezzo della sola istruzione domestica, che suol darsi a via diceuni, giun- gere ad una suffìcionte notizia della parte rivelala di nostra Religione, 2. ' Che però è loro necessario uno speciale ed ap- posito metodo per acquistare la Fede. 3.° Che mancando di questo metodo si hauno a considerare come infedeli in quan- to a lede attuale. Queste tre proposizioni , che tutte per altro si fondono e son comprese nella prima , furono com' è riferito a lungo nel libro , proposte come quesiti a' più dotti e santi prelati , ed agli uomini più insigni dell'orbe cattolico ; da' quali si eb- bero unauimamente le medesime soluzioni. La verità e giu- stezza delle quali l'autore conferma con assai esempi di Sor- domuti, che giunti una volta ad aver notizia vera della Religio- ne , coulessarono che essi non avevano prima di quel punto compreso il perche delle praltìchc pietose che adempivano )(n)( meccanìcameDte , imitando, senza nulla intenderne , gli alti esterni del culto. Passa in seguilo l'A. a dire di quel diesi è fatto e si sta facendo per questa gente infelicissima nelle principali città di Europa, ed in quasi tutte quelle dell'Ita- lia , per conseguire con acconcio metodo il fine di far loro apprendere le verità della nostra Fede, di che la carità cri- stiana fa a noi tutti un debito sacro. La 2." parte del libro si propone dimostrare che gli sfor- zi fatti per giungere a questo fine nobilissimo sono stati co- ronati da un felice successo, e che con la via del gesto si può insegnare, non però senza difficoltà grandissime, le necessa- rie verità della Fede a' Sordomuti. E qui si riferisce ciò che si è fatto in Napoli, quali, con gli aiuti del Governo, furono le opere di pietà verso questa classe infelice, e non cosi pic- cola , come ordinariamente si crede. Toccando poi di esso metodo l'A. mostra quanto la mimi- ca, che può servire di mezzo alle comunicazioni fra uomini che odono e che parlano , differisca da quella che si dee in- dirizzare e far intendere ad uomini nelle cui menti, per man- canza di udilo, non è entrata mai nessuna idea o nozione che porge la parola, che non hanno che una superficiale e monca percezione degli oggetti fisici che cadono sotto i loro sensi, a cui tutto riducono, che mancano del verbo la cui azione non potendosi sempre tradurre per segui materiali , è così diffi- cile ad esser loro appresa , e pure cosi necessaria a compor- re le idee. 11 che indusse il Buffon a sostenere che i Sordomuti non potessero avere alcuna cognizione astratta e generale, ed altri molti a tenerli in conto di macchine, inetti a giungere al più semplice ragionamento. Ma certo l'animo stretto dalla sciagura di questi infelici, si riempie di belle speranze all' udire come ne' convitti e ne- gli istituti la pantomima de'Sordomulì si è resa cosi pieghe- )( 12 ){ vole ad esprimere i più dìlicali concelti dell'animo, da poter bene sopperire alla parola, da indurre il Direttore dell' Isti- tuto de' Sordomuti di Parigi ad asserire (certo non senza qual- che esagerazione ) che il linguaggio eh' essi usano fra loro è al lutto completo e regolare , jìicno di scmplicilà e cV elegan- za , di schietlczza , di forza , di precisione , un linguaggio che si presta alle più dilicale sfumature del pensiero , e dippiù or- nalo di grazia , e di poesia. Posto dunque che il Sordomuto possa apprendere, egli ha il diritto ad essere istruito, ed ogni cristiana e civile so- cietà il dovere di istruirlo. Questa è la conclusione del libro; a cui segue un Quadro Alfabetico di tutti gli stabilimenti pei Sordomuti. Non si vuole da ultimo lasciar di dire che il libro, il quale per le sue materie , può facilmente destare la curiosi- tà e l'amore di molli, è destinato a vendersi a benefl/iiodella Pia Casa per la istruzione religiosa de' Sordomuti, che è fon- data in Napoli: il che gli accresce il pregio di essere oltre un' opera utile, un'opera di carità, ch'èbeu qualche cosa di più importante. Francesco Saverio Arabia- 11 Sig. prof. Luigi Palmieri, Direttore del Reale Osserva- torio Meteorologico Vesuviano , ha comunicalo alcune OSSERVAZIONI Sulle temperature delle fumarole che sì generano sulle lave del Vesuvio. È risaputo , come sulle lave già impetrile ed in via di raflVeddanienlo si stabilibcauo alcuni centri di calore , nei quali le scorie si mantengono per più lungo tempo incaode- X 13 X scenti , e dai quali esce fumo più o meno copioso con altre sostanze aeriformi , come acido cloridrico , solforoso ecc. Sulle scorie che circondano colesle fumarole si generano sva- riale sostanze come per sublimazione, cloruro sodico, cloruri di ferro e di rame ecc. Alle volte le fumarole cominciano a manifestarsi col pri- mo indurire delle lave , altre volte appariscono molto più tardi , come se nuovo calore sopravvenisse in quelle materie che già erano in via di regolare rafifreddamento. Ci ha delle fumarole, che mentre sembravano semispente, si riaccendono di nuovo. In somma le meraviglie delle fumarole che si for- mano sulle lave son tante da meritare la più seria attenzio- ne del fisico, del chimico e del geologo; ed io mi penso, che quando i numerosi misteri che ascoudono le fumarole delle lave saranno dichiarati, la teorica dei vulcani avrà fatto un passo immenso, perchè forse un vulcano altro non è che un' enorme fumarola , siccome la fumarola è un vulcano in miniatura. Cotesti fenomeni delle fumarole delle lave d' ordinario si osservano alla sfuggita , visitando qualche volta le lave nel periodo del loro raffreddamento. Delle osservazioni continue e prolungate sono state forse fatte la prima volta da me sotto certi rispetti sulle copiose lave dell' incendio del Vesuvio co- minciato il 1 di Maggio del 1855 e finito il di 27 dello stesso mese , le quali lave essendo passate in gran copia a pie del Real Osservatorio Vesuviano hannomi offerta l'occasione dì seguire l' andamento delle numerose fumarole, che si vedeva- no sulle medesime. Mi restringo per ora a notare alcune osservazioni re- lative alle temperature di coleste fumarole , studiate per di- ciotto mesi. Nelle lave fluenti il fumo esce più copioso verso gli orli delle medesime , ove per raffreddamento si formano quegli X 14 X argini o murene , sulle quali appariscono le prime fumarole. Dopo che le lave hanno cessato di fluire, altre fumarole ap- pariscono in mezzo alle scorie, senza poter discernere alcuna legge nella loro distribuzione. Vi sono bensì dei luoghi in cui se ne veggono molte, e dei luoghi che ne sono del tutto privi. Nella eruzione del 1855 il maggior numero delle fu- marole si mostrò nel fosso della Vetrana distribuite perrau- namenli o gruppi che dir si vogliano. Alcune di queste fu- marole spariscono dopo pochi giorni , altre dopo mesi , ed altre finalmente durano anni, quantunque collocate, almeno apparentemente , uelle stesse condizioni e nello stesso sito ; e pure in sul principio tutte hanno ad un di presso la stessa teraperalura , e tutte sono della medesima lava. Ce n' ha di quelle che non appariscono da principio , ma alquanto tem- po dopo che le lave han cessato di fluire. Cosi nel fosso della Vetrana ne apparve una alla fine di Giugno, ed un' altra alla fine di Ottobre. Di tutte le fumarole apparse sulle lave del 1855 solo una è ancora in piena attività d'incandescenza, di fumo , e di sublimazioni. Nel mese di Novembre del 1855 le fumarole le più at- tive avevano una temperatura da fondere il vetro con molla facilità, ed altre valevano a rammollirlo tanto da potersene saldare i pezzi , il che darebbe una temperatura di circa 500". Alcune di queste fumarole in Maggio del 1856 fondevano il piombo, lo zinco, l'antimonio ecc. ed altre rammollivano il vetro. In Novembre del medesimo anno alcune di quelle che nel Maggio fondevano il piombo presentavano una tem- peratura di 150' ed altre maggiori , ma ancora ce n' era al- cuna che rammolliva un poco il vetro. Tutte queste fumaro- le sono nel medesimo letto di lave della medesima grossezza di 50" e della larghezza di 250". Dopo dicìolto mesi da che le lave erano uscite dal seno del vulcano, cioè nel Novembre del 1856, il termometro in- )( 13 )( trodotlo Ira le scorie ad un mezzo metro di profondila nel fosso della Vetrana segnava un eccesso di temperatura su quella dell* ambiente contiguo di 10 a 20° nei luoghi in cui non vi erano fumarole ; alla stessa profondità poi nelle fuma- role spente o semispente da 40 a 250", e nelle attive da 300 a 350°, e questo sopra una lava di grossezza ed ampiezza uni- forme. Per la qual cosa pare indubitato che le lave non va- dano soggette ad un rafifreddamento uniforme , ma mentre da una parte perdono calorico dall' altra ne svolgono , ci ha una serie di azioni chimiche non ancora ben determinate, per cui ogni fumarola distiuguesi sulle brune scorie delle lave con gli svariati colori dei prodotti chimici onde le scorie si mostrano tapezznte. Né quello che si raccoglie intorno alle fumarole é pura sublimazione ; perocché spesso le scorie sono scomposte chi- micamente dalle sostanze aeriformi, che escono dalle fuma- role per dar luogo a nuovi prodotti. E per fermo in tutte le fumarole che han dato in un secondo periodo molto acido sol- foroso e solfoidrico , ho veduto sulle scorie rimanere le pi- rosseni più o meno intatte e sporgenti , mentre il resto del- la lava vedovasi roso. Per tal modo dei bei cristalli di pi- rossene, che trovavansi impastati nella lava, vengono fuori ni- tidi talvolta e brillanti eh' è una maraviglia a vedere. Non accade cosi dei cristalli di anfìgeno o leucite, i quali son rosi dall' acido insieme col resto della lava. Le lave dunque, oltre del calore primitivo che portano uscendo dalle bocche di eruzione, hanno la virtù di svolgerne altro dal loro seno , il quale fa che il raffreddamento sia cosi vario e disuguale in una medesima lava della medesima gros- sezza ed ampiezza. In generale però le fumarole sono scarse e di breve durata sulle lave poco voluminose , il che dimo- stra che se il calorico ad esse sottratto dall' ambiente é molto, per modo che sono costrette a patire rapido e considerevole )( ic )( raffreddamento, non possono più sostenere quelle arcane ope- razioni chimiche, la cui mercè si svolge nuovo calorico nelle fumarole. Che le lave di lor natura si raffreddino con molta lentez- za, per poco potere raggiante di cui sono dotate e perchè poco conduttrici del calorico , è un fatto indubitato , onde accade che si può reggere coi piedi sopra una lava incandescente , coperta appena di circa un metro di scorie non incandescenti ; ma quel calore, trovalo sopra una lava dopo 2o anni da che era uscita, non dovrà reputarsi un calore puramente residuo del calore primitivo , ma risultante almeno in parte dalla virtù che hanno le lave di svolgerne. Se dunque la terra nei suoi prlmordii fu un globo in- candescente e molle , secondo che con buone ragioni i geo- logi sostengono , perchè non dovettero nel periodo di raf- freddamento manifestarsi non pochi centri di calore o grandi fumarole , alcune delle quali han finito di essere in attività, ed altre sussistono tuttavia con diversa temperatura ? Queste grandi fumarole sarebbero appunto i vulcani. Ecco perchè io mi penso che Io studio delle fumarole, che si formano sulle lave, sia della più grande importanza. Ldigi Palmieri. É stato nominato socio corrispondente in Berlino l'illustre professore cav. Guglielmo Peters. Libri offerii in dono. La Campania Industriale, giornale della Società economica di Terra di Lavoro, voi. IX quad. IV, 1856. L'Eco dell'Esperienza, giornale, 2i genniijo 1857. X i'^ )( Galleria degli uomini illustri delle Due Sicilie , nel secolo XIX , disp." 1 — Napoli 1856 in 8. Regolamento per l'economia dell'orto sperimentale della So- cietà economica di Terra di Lavoro — Caserta 1856 in 8. Secchi (P. Angelo) — Descrizione del nuovo osservatorio del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, e memoria sui lavori eseguiti dal 1852 a tutto aprile 1856-Roma 1856 in 4. Sideri (Doti. Giovanni) — Discorso per la solenne inaugura- zione dell'orto agrario sperimentale della Reale Società E- conomica di Terra di Lavoro — Napoli 1857 in 8. TOBIATA dell' 8 FEBBRAJO. Il Ministro Segretario di Slato Presidente del Consiglio de' Ministri manda una copia dell'Almanacco reale per l'anno 1857. L' Accademia decide di ringraziarsi 1' E. S. per questa gentile offerta. Il socio onorario sig. Marchese Francesco Saverio d'An- drea invia in dono l' elogio del suo padre Marchese Giovanni, già ministro deile Finanze, scritto dal eh. cav. Niccola Ni- colini. Il Segretario perpetuo ha presentato la prima puntata del giornale scientifico il Giambattista Vico, fondato da S. A. R. il Conte di Siracusa , ed al quale V Accademia è abbuonala. Giusta l' invito precedentemente fatto , si è proceduto a raccogliere i temi per la scelta del programma per lo premio Tenore , relativo alla classe di Storia e letteratura antica. Do- '2 )(18)( poche una tale operazione è stata eseguila a norma del rego- lamento sovranamente sanzionato, il Presidente ha nominato gli otto socii da aggiugnersi alla intera classe per formare la commissione di esame. Sono essi i signori cav. Capocci , Schiavoni , O. G. Costa , Briganti, Manna, Palmieri , Cam- pagna , ed Arabia. Dopo di ciò il Segretario aggiunto Sig. Gabriele Minervi- ni legge una Memoria sulla Natura della Scrofola. Egli, deplo- rando la ferocia del male scrofoloso, accenna come molli egre- gi! autori si sieno occupati intorno allo studio di siffatto me- dico argomento , ed effettivamente i loro lavori fecero acqui- stare molte cognizioni, riguardanti le varie cose che concer- nono il male scrofoloso. Non ostante tutti questi sludii, non peranco la clinica ha saputo ritrovare una medicatura sempre^ o almeno assai spesso, proGcua. Ciò è dipeso, a parer suo, poiché la Tèra natura del male scrofoloso non fu penetrata come convenia; natura che, egli dice, pare non consista in una unica e semplice alterazio- ne , invece sia complessa , spesso anche speciGca , ma d' in- dole variabile anche nella sua specificità. A comprovar quanto asserisce , V autore passa a rasségna, sottoponendole alla propria critica , varie opinioni emesse ap- punto sulla natura del male scrofoloso. Quindi incomincia da Ippocrate, che credea la scrofola spe- ciale malattia delle glandole ; opinione seguita presso a poco da Dureto, Pareo^ Santorio, Mead , Bordeu, Perylhe: ciò che va dimostrando nel corso della sua scrittura. Dice quel che pensarono a tal riguardo Hufeland, Charmilton, De Haen, Ga- met, Renard , Beaumes , conchiudendo : « Le opinioni di questi autori si vede, che alcune furon promosse dopo le osservazioni di alcuni fenomeni, ed il feno- meno non sempre spiega e rischiara la natura de' morbi. AI- X 19 )( tre sono del tatto ipotetiche, di tal fatta che anche ogyi la chi- mica, con tutto il suo progresso, non varrebbe mica a soste- nerle; mancando precise osservazioni, che ne comprovassero la verità ». In seguito espone le opinioni di Galeno, di Soemeriug, di Cabanis , di Richerand , nel che fare si dilunga a dimostrare che non sia necessario che l' individuo scrofoloso sia sempre di linfatico temperamento dotato. Ed ecco che viene a' più recenti aulori come Baudelocque, Schoepf, Guillebert. Da questo esame si scorge, che assai diverse furono le opi- nioni manifestate intorno alla natura della malattia scrofulosa: queste discrepanze nacquero, secondo l'a., da che si era se- guaci dell'umorismo od invece del solidismo. L'autore riprende gli uni egli altri; non sapendo veder nell'organismo alteramenti di solidi, senza che avvenga lo stesso ne' fluidi, e viceversa, In qualche rincontro, egli dice, può disputarsi sull'anteriorità delle affezioni degli uni o degli altri, ma stabilitosi il morbo, le alterazioni son da ammettersi in entrambi, e che abbiano rapporti reciproci e tendenze uguali. Conviene con Milcent che finoggi la essenzialità della scro- fola non è dimostrabile; ma, negarla perciò, com'egli fa, non lo ammette, ed invece annuisce a' delti del Lebert , il quale vede una specificità scrofolosa, ma intanto conlessa d' ignorar- ne la essenza; come non si conoscono quelle della maggior par- te delle diatesi. Ciò dovrebbe arrestarci, dice l'autore, dal proseguir nelle indagini, e confessar la propria ignoranza. Nò-, poiché anche daio che non si possa penetrar l' intima natura del male scro- foloso, pure a parer suo, si son potuti raccogliere tali elementi, che almeno facciano conoscere il modo, iu cui quegli individui si costituiscono, allorché ne diventano segno: questa conoscen- za non cessa dall' essere della più alta importanza, per saper trattar con essi, ed adottare una medicatura, che valga se non , )(^^0)( sempre a guarirò , a raUeaipran* almeno le loro sofferenze. In questo luogo esamina le alterazioni della linfa, o non credendo a molle trasognato sue alterazioni ammesse in quel molo, l'autore ammette un vizio del chilo e della linfa, con- sistente nella pervertita qualità del primo, e nell'abbondanza dell'altra anche modificata; mentre none dato di definire il modo del suo alleramento. Tal pervertimento però ò congiunto ad una particolare fìnoggi incognita modlGcazione delle glan- dolo linfatiche, e nell'intima loro organizzazione , in guisa da render innormalo la energia vitale di esse e la maniera d' in- tima nutrizione; onde incorrano in alterazioni svariate, spesso manifestantisi per uno stato iperlroGco. Ma stabilitasi la generale profonda costituzione scrofolosa, o per cagioni semplici, o per cause virulento, nel quale ultimo caso egli chiama la scrofola inquinata, l'aulore considera due altri gravi elementi, vale a dire ; 1. le più manifeste e dispiace- voli modificazioni del sistema nervoso gangliouare; 2. le alte- razioni ne' principii costitutivi del sangue. Quindi per lui non vi è scrofola stabilita e generalizzala , che non si accompagni con ipocondriasi e clorosi. Ciò dello, si fa a provare la sua asserzione pel primo fallo, riflettendo, come il male scrofoloso co' suoi prodotti possa in- Icrcssare il gauglionar sistema. Nò solamente così; quanto pure può quel sistema venir modificalo per l'azione delle cagioni, eh' egli riconosce simili , capaci a produrre scrofola ed ipo- condriasi. Passa quindi l'autore a raccogliere le osservazioni delle alterazioni del sangue, in consimili circostanze; dalle quali ne discende, che il sangue degli scrofolosi acquista cloroliche qua- lità , difettando di globuli , abbondando di siero. Alle quali modificazioni, egli, in alcuni casi, ammette anche la presenza d' inalTmi e deleterii principii in esso sangue, spc- cialmontc nella scrofola ch'egli dice inquinala, vale a direcom- )( 21 )( plicata a speciali virus, come tra gli altri il sifllilico. Conchiu- de quindi cosi I' autore il suo lavoro : 1. La essenza della scrofola non è ancor delermioala: la scienza non possiede ancora dati certi per ciò. 2. Si può acquistar conoscenza della maniera in cui si co- stituiscono gii scrofolosi : ciò è utile e necessario por saper trattar con essi , e medicarli. 3. Tre elementi figurano nella malattia scrofolosa. Primo — Alterazioni della linfa, la quale è abbondante, con tendenza a depositi: in alcune circostanze partecipanle di catti- vi principii, ad essa comunicati da particolari virus; quali l'er- petico, il canceroso, il sifilitico. Inoltre è modificata la energia vitale, e l'intima nutrizione del sistema glandolare; per modo che in esso si addimostra una tendenza allo stato ipertrofico. Secondo — Disordini del sistema nervoso gang'ionarc, spes- so dinamici; alle volte anche organici, con aiteramenli di quei centri e ganglii, o di qualche tratto nervoso, da svegliar ipo- condriasi ed isteria. Terzo — Mutamenti nella composizione del sangue, e nei suoi principii costitutivi, da farvi figurare lo stato clorotico ; ed anche l'inquinamento in alcune circostanze perdati virus; come notava possibile per la linfa. 4. Questa special maniera, in cui spesso si costituiscono gli scrofolosi, fa in modo che il tanto decantato rmedio, il iodo, fallisca con frequenza ne'suoi sperati effetti; non che ren- de pur necessario in altri casi di ricorrere ad altri specifici; sic- come lo zolfo , il mercurio ec. É stalo nominalo socio non residente in Eboli il sig. dot- tore Giuseppe Augelluzzi. Libri offerii in dono. BAcni (Domenico)— Sulla ragione e sullo intelletto lettera del )( 22 )( IMiraodolesc D. Bacci al eh. suo concittadino dottor Fla- minio Lolli — Venezia ISìJl in 8 Sulla natura e suH'ofTicio dello idealo rehitivamente alle lettere e alle belle arti, pensieri —Venezia 1851 in 8. Berni (cav. Tito)— Preghiera alla Vergine Immacolata da can- tarsi dalle giovinette dello stabilimento di S.M. della Vita. L' Eco dell' esperienza , giornale , 3 febbrajo 1857. TS'icoLiNi ( Niccola ) — Della vita del marchese Giovanni d' An- drea — Napoli 1856 in 8. TORNATA DEL 22 FEBBRAJO. Il sig. Giovanni Nocco di Lecce accompagna con una sua lettera l' invio di una sua pubblicazione relativa ad un nuovo islruracnlo geodetico detto Lincametro. Il socio sig. Volpicella ba letto la seguente scrittura di Monsignore Anastasio Adriani Prevosto della Cattedrale Ba- silica di Recanati , Cameriere Segreto Soprannumero di Sua Santità. NOTA Sopra una nuova edizione delle lettere di Francesco Petrarca. L'Avvocato Giuseppe Fraeassetli di Fermo (Slato Roma- no, Provincia di Fermo ) messosi nello impegno di completare la raccolta delle lettere Familiari di Francesco Petrarca , ha avuto già, parte da Parigi, parte da Firenze e da Venezia num. 133 lettere Onora inedite, che a quel corpo appartengono. E dallo rarissima edizione del Crispin ne ha tolte altre 74 della stessa classe, che mancavano in tutte le edizioni precedenti. )( 23 )( Unite tutte queste alle edite, rimane reiiitci^ralo il corpo delle Familiari in Lettere num. 328. Sotto il nome di Varie (secondo l'intenzione dell' A., e l'esempio de' precedenti editori) il Fracasselli ha raccoKo al- tre 30 lettere inedite, che forman classe a pnrie con circa al- trettante sotto quel nome pubblicate nelle antiche edizioni. Delle Senili, e delle Sine tilulo , non è da occuparsi, per- chè già sono edile tutte. Pubblicando le Familiari, e le Varie con traduzione, e co- piosissime note, vorrebbesi poter dire, che tulle si pubblicano le Lettere inedite del Petrarca. È per questo, che non si rista dai cercare, se mai ve ne fossero altre finora dal Fracasselti non conosciute; e tal ricer- ca è da fare specialmente ne' luoghi, ove il Petrarca ebbe co- noscenti ed amici. A Napoli egli venne nel 1341, e sostenne pubblico esame per la Laurea da Re Roberto. Vi tornò nel 1343 come Oratore del Papa alla Regina Giovanna. Ebbe qua amicissimi il Re Ro- berto suddetto, Dionigi da Borgo San Sepolcro Vescovo di Mo- nopoli, Giovanni Barile, Niccolò d'Alife, Marco Barbato di Sul- mona, lutti dignitarj di quella Corte, poi il vescovo Filippo di Cabassoles reggente, e Niccolò A.cciajuoIi gran Siniscalco del Regno, e Zanobj da Strada, e Francesco Nelli Priore de' SS. Apostoli, di lui Segretarii, eBarlaam Vescovo di Ceraci ecc. ecc. Ciascuno quasi di cosloro ha tra le Familiari e le Varie qual- che lettera a se diretta. Ma nella somma probabilità , che pos- sa esservene qualche altra inedita , si osa farne ricerca agli eruditi della Città. E poiché è a tutti noto , che nella Accade- mia Pontaniana è raccolto il fiore del sapere e dello amore de' buoni studj, a tale venerando Consesso si volgono in par- ticoiar modo le ossequiose dimande del raccoglilore fetra:*- chiano. Se in Napoli, o in Sulmona, o in altro luogo del Regno, se X 24 )( uè Irovasse alcuna, si preglierebbe volerne dare la indicazione per le sue parole iniziali, nicdìanli le quali ravvisare se sia edi- ta , o inedita. Mons. A. Adriani. La Comiiiissione coniposJa de' signori Guarini , Mincrvini^ e Darbarisi lia presentalo la sua RELAZIONE Sulla memoria manoscritta intorno ai canforato chinico > del sig. dottore Vincenzo Taglé. Signor Presidente Avendo il Dottor Vincenzo Taglè presentato a quest'AC- cadenoia una sua Memoria sul canforato chinico ( nuovo sai di chinina), voi ne incaricaste riferire su tale lavoro: ed è con questo rapporto che ne adempiamo lo incarico. E primamente, per dare un' idea del lavoro presentato, di- remo come il Sig. Taglè espone che « egli fu guidato, a parer suo, alla felice idea, di combinare l'acido canforico alla chini- na, da cui ottenne il suo canforato chinico , per avere osser- vato nel curare le perniciose convulsive , la lenta azione del solfalo di chinina amministrato solo, e la sua energica potenza quando siCfalto agente terapeutico si associa a pochi granelli di canfora ». Passa quindi l'autore a descrivere il processo ado-» peralo per ottenere questo nuovo preparato, nota alcune delle proprietà fisiche e chimiche che esso presenta. In fine dice di averlo adoperalo in casi di febbri pernicio- se convulsive, di quotidiane e terzane ribelli al solfalo di chi- nina, e che le slesse furono curale felicetuenle con pochi gra- nelli del suo nuovo sale; sicché pensa doversi questo preferire I )( 25 )( in tutl'i casi di febbri periodiche, specialnuule di quelle ri- maste refrattarie al solfato. Iq questo lavoro la vostra commissione osserva : 1. Esser nuovo il preparalo annunzialo dal Sig. Taglè , poiché per quanto essa sappia, non altri prima di lui ha pen- sato ad ottenere questo sale di chinina. 2. Il processo da lui tenuto per la formnzione di questo sale , è quello comunemente adoperalo per simili composti chimici. 3. Finalmente, come accennammo, l'autore vedendo i buo' ni effetti ottenuti dalla canfora in unione col solfato di chini- na, credè che combinando l'alcaloide coll'acido canforico, non solo rimanessero le stesse le facoltà dispiegate dall' unir la can- fora colla chinina, che anzi addivenissero più energiche allora; inoltre, ha creduto scorgere nel suo trovato le medesime pro- prietà del solfato di chinina, mentre vi riconosce un' eflicacia maggiore di quello nel curare le perniciose, si pel miuor trat- to di tempo in cui sia mestieri apprestarlo , che per la dose minore. Sopra questo punto la vostra Commissione non può pro- nunziare il suo giudizio per mancanza di proprie osservazioni, e per non avere alcuna positiva conoscenza dei risultamenli clinici ottenuti dall'autore, avendo lo stesso appena accennali i falli a lui occorsi. Epperò sarebbe necessario che l'autore mettesse prima in grado la commissione di convincersi del potere medicinale at- tribuito al suo canforato chinico: ciò che potrà solo oltenersi col riferire un numero soddisfacente di osservazioni proprie, o di altri esperimentati clinici di questa nostra capitale, bene autenticate. Giovanni Guauim Gabrieliì ]\Jini;rvini Gennauo Daubarisi rdalorc. X 26 )( Finalmente il ^ig. Presidente cav. de Renzi ha Ietto uri suo ragionamento intitolato : Di alcuni documenti della Scuola Salernitatìd C 0 M E N T A R I 0 Avviene spesso a taluno, che volgendo gli occhi a bella persona, vi Assi alquanto il pensiero, e ne ammiri con compia- cenza i pregi. E poscia, a misura che meglio ne contempli l'avvenenza^ ove cortese la trovi e gentile, se ne innamori paz- zamente, e sempre a lei tenga rivolto il pensierOj finché la fa compagna sUa per tolta la vita. Cosi pur io sono al pari di co- storo innamorato; ma non gij» di persona viva, perchè della mia buona amica avanza appena il nome. E se io così spesso ritorno a lei, e conosco i segni dell'amica fiamma, è perchè ogni giorno ritrovo nuovi argomenti di una gentilezza, che parla con cara idealità alla mia ragione ed al mio cuore. E questa, 0 Signori , è la scuola medica di Salerno. Quando , sono già venti anni , io vi ragionava la prima volta di quella Scuola; mi pareva nobilissima anche riguardan- dola come opera dell'AtTiicano Costantino. E nella mia mente vedeva in Salerno il fanale della civiltà odierna: ma innanzi a lei mi pareva veder sorgere nel centro di quel golfo sopra'-glo- rioso piedistallo la statua del Cartaginese, che l'araba medici- na innestava sopra tronco cristiano (1). Io m'ingannava, o Si- gnori, ed uno studio più diligente mi obbligò a portare quel- la statua in Monlecassino, lasciando solo Salerno ; solo, perchè vidi chiaramente che la gloria non le era stata portata come merce straniera, bensì l'aveva come proprietà da tempo iui- (1) 1 varii discorsi stòrici furono pubblicali col titolo: Dc'progrcssi della mcdi- oiiia italiana dal risorgiincnlo dello kltere iiifino ai nostri giorni. N.-ipoli 1838. )( 27 )( tlleiliorobilc. CtTcai allora quaalo lume potei raccoglierò dai documenti e dalle opere de'medici Salernitani, per aprirmi la via nelle tenebre dell'antichità; e fui tanto fortunato nelle mie ricerche da vedere, innanzi di Costantino, una scuola famosa, opere proprie, ed un ordinamento civile, pel quale concorre- vano nobili, prelati, alte dignità ecclesiastiche e civili, e fino le donne, le quali con l'esercizio dell'arte mostravano l'auto- nomia di una scuola che nulla aver poteva di saracenico. E continuando con perseveranza le mie ricerche ed i miei Studi, mi venne dato poscia di riconoscere senza dubbio alcu- no (1) che le dottrine professale in quella scuola erano quelle stesse che erano state insegnate dai medici latini dopo Galeno. Aveva lasciati quegli scrittori al cader dell'impero romano, e di nuovo dopo secoli li rincontrava in Salerno. Non potei allora credere alla sentenza di coloro^ che dicono avere i barbari smorzato ogni lume di civiltà, onde poi siavi necessità di cer- care una nuova origine. Vedeva chiara una continuazione del- la civiltà latina; ma cercava di trovare il santuario ove si era rifugiala per sottrarsi allo scempio barbarico, e questo asilo credei con altri molti averlo trovato ne'chiostri, ove la crisalide delle scienze incubava la divina farfalla della civiltà cristiana. Ma perchè una Scuola di medicina non fiori in quei luoghi ove il monachismo meglio prosperò ? perchè presto si spense in Squillace sulle amene rivo del placido Pellena? perchè non si so- stenne in Montecassino, onorando rifugio dello stesso Affricauo? Cbe Salerno fosse stalo celebre nell'antichità per la medi- cina cel fa conoscere fino Orazio , che voleva recarvisi per riacquistare la sanila; ma la fama della sua Scuola nel medio evo è nuova, ovvero è una continuazione non interrolta del- (1) Le prove si leggono raccolte nella CoUectio Salernitana, che contie- ne la storia di quella Scuola, molle opere incelile dc'niaeslri Sulerniiani, ed un gran numero di documenti nuovi raccolti ne'nostri Aichivii, ed in lutto le Biblio- teche di Europa. Volumi quattro. Napoli 18b2 al lbb6. )( 28 )( 1* aiilica ? La lasciamo celebre prima, la riucoulriamo celebre dopo per la medicina: che cosa è avvenuto in questo intervallo di tempo? è vero che mentre tutto mutò, Salerno solo con- servò l'ordine antico? ovvero la face del sapere si spense per poi riaccendersi col favore di tempi meno avversi e fortunosi? Io studiava, o Signori, questo problema, ed aveva creduto fargli punitilo di molte probabilità. Ma ora mi sembra di aver- ne trovata la risoluzione, e due documenti sono venuti quasi a provare il mio assunto. Voi conoscete, o Signori, che i Goti venuti in Italia nel quinto secolo lasciarono in gran parte l'antica civiltà a questi popoli infelici; e che solo i Longobardi, razza germana, porta- rono la barbarie dislruggitrice. Tuttavia i Longobardi non po- tettero inondare l'Italia intera, ed alcune città, o si conserva- rono latine, come Roma , o greche come la pentapoli, e non poche città marittime; o in qualche modo indipendenti, reg- gentesi co'proprii ordini superstiti dall'impero. E alcune con- servarono questa autonomia fin dopo la distruzione de'princi- pati Longobardici ; altre caddero nelle mani di costoro suc- cessivamente, e più tardi dalla primitiva invasione. Un misero avanzo de^li usi e della civiltà latina o greca rimase in questi ultimi, nò vi fu distrutta mai più. Ora resta a vedere se Sa- lerno fu una delle città cadute nelle mani di Alboino e delle sue orde nel 5G8, ed in questo caso è fuori dubbio che i suoi ordini furono distrutti. Ma ciò non avvenne , e si prova con un documento che ci è stato conservato , dal quale rilevasi che Salerno fu l'ultima delle città latine, che cedo al destino, e vinta ma non disfatta, si diede per accordi a'Longobardi San- niti solo 7G anni dopo l'entrala di Alboino. Laonde ninna ro- vina soffri, né perde cosa alcuna, e potò intero serbare il pal- ladio della civiltà latina. Veniamo alle prove. Numerosi documenti rivelano che i Longobardi si erano impossessati quasi della intera llalia mediterranea, ma man- X 21) X canti di navi, non potellero conquistare le città marittime, e nella Campania molte Città si couservarono illese, come Gae- ta, Cuma, Napoli, Sorrento, Amalfl, Salerno; ecel dice Pro- copio storico contemporaneo (1). Camillo Pellegrino (2) dimo- stra che per qualche tempo Napoli era riguardata come capo di questo avanzo di città campane. I documenti del tempo erano intitolati Ordo Populusque Saternitanus , reggendosi cosi con le curie con gli ordini e con le leggi Romane (3). Ed avvi docu* mento ancora più importante, col quale si prova che Salerno nel 638 era sotto la giurisdiz one de' Magistrali Napolitani , quando, non potendo più esser protetta da'Greci, i Papi vi dif- fusero la loro benefica inDuenza, e tennero Magistrati in Na- poli, città più munita (4), perchè dirigessero le forze delle po- che città marittime ancora indipendenti, e vi conservassero gli ordini latini. Il documento testé citato ci è stato conservato da Ivone Carnotense, e consiste in una epistola del Pontefice Ono- rio I, che resse il papato dal 626 al 638, scritta ad Antemio mae- stro de'soldali in Napoli, perchè col dritto de'Romani facesse punire un soldato fellone del castello di Salerno (6). Dunque nel 638j vale a dire 70 anni dopo la invasione longobardica, Salerno non ancora era caduta nelle mani de'baTbari.e gli omicidi erano puniti nella persona, secondo il dritto romano, e non per gui- drigildo, ossia per multa, secondo il Cadarfrede longobardico, e la provincia aveva ancora un giudice (6). E quando vi cadde? Solo nel 641 > come vedremo, quando già i Longobardi ave- (1) t)e bello Goliior. (2j Discorso 1 sulla Campania. (3) Venlimiglia Fr. 3Iem. Slor- del Prindiic di Salerno. N;ii). 1798 iii 4, {■ij Deusdcdit in Cod. Valle, n. 3833 Lib. HI. cap. li'J — Cencius Canier. apud Murat. Antiqu. med. aevi V. 83}. (5) Ivonis Carnotcnsis. Decrclum. Pars. X. cij). t87 — p.ngina 339. (6) Troya. Codic. Lougob. nella Sior. d' Hai del medio evo- Tom. IV. Pan. II. pag. 43. )( 30 )( vano in parie deposta la loro nativa ferocia ; le loro genera- zioni erano nate e cresciute in Italia ; ed avevano gustata e concopila l'ambizione della civiltà latina. Già da 50 anni ii re Agilulfo era divenuto cattolico; sua moglie Teodelinda arric- chiva di doni le chiese ed i conventi, eie persecuzioni erano io gran parte dimesse. E quando Salerno ancora passò sotto il dominio longobardico nell'anno 644, neppure fu conquista- la, ma si rese a patti, pe'quali la città si dichiarava dipenden- te da'Longobardi di Benevento, conservando intatti i suoi isti- tuti. Laqual cosa rilevasi chiaramente dagli Atti di S. Gaudio- so di Napoli, vescovo di Salerno, il quale mentre ferveva la guerra fra' Longobardi Sanniti ed i Salernitani in quell'anno, uscito dal suo ritiro, s'interpose santamente, e stabilì gli ac- cordi, pe'quali il Principe di Benevento, ricevuta la città nella sua fede , non vi produsse alcun danno (1). Dal che risulla chiaro che essendosi serbati i Salernitani per 76 anni indipendenti dal dominio longobardico, poleltero conservare i loro istituti, le loro scuole , i loro usi Ialini , e s'inganna chiunque , per istabilire una nuova origine, suppo- ne eh' eglino avessero tutto perduto. Chi non sa che, passate le prime furie, e a poco a poco la civiltà italiana ammansi i Lon- gobardi, pria feroci o nefandissimi, come li chiamavano i Pon- tefici, e vi fu tempo in cui cominciarono a lalinizzarsi per poi fondersi compiutamente nella stirpe latina, e scomparire in- volti nella cultura del popolo oppresso e schiacciato, e che per opera della civiltà usciva trionfante dalla sua ruina? E come si è veduto, Salerno non cadde in potere de'Longobardi, se non quando quelli venuti dalla Paunonia erano tutti spenti, quan- do una seconda o anche una terza generazione avea già intesa l'aura benigna della civillà, e S. Gregorio il grande li aveva ammansili col cristianesimo, e non solo non più distruggeva- (1) Ughelli Italia Sacra Von. 1721. Voi. VII. pag. 3b3 358. )(31)( no le istituzioni Ialine; ma a poco a poco le richiamavano in uso ed in onoranza; e deposta la rude ignoranza e !a patria selvatichezza, si mostravano meno avversi agli usi civili, e ne assaporavano i diletti. Ecco come Salerno, che passava a'Lon- gobardi quando questa metamorfosi era avvenuta, potè con- servare tanta parte di cultura latina, da fare rivivere la medi- cina e da fondare la prima Scuola e la prima università del- l' occidente. Né dissi senza disegno essersi colà fondata la prima uni- versità, perchè a questo fine è diretto un altro documento , del quale intendo favellarvi. Si è detto che Federigo II fondasse le prime università in Napoli ed in Salerno, nel mese di luglio dell'anno 1224. Di- verse opinioni hanno agitato poscia la controversia se Timpe- ratore avesse soltanto riconfermate le università, o fosse quel- la una novella fondazione. Il nostro grande storico Gianno- ne (1), poggiato sulle parole de'decreti Fridericiani, disse che in Napoli antica madre ed albergo degli sludii, esistessero già ah antico scuole di ogni maniera, per essere stata sempre ri- guardata, e ne'tempi greci e ne'romani e nel medio evo, come la più colta città. Fiorente per gli studii la chiama Virgilio, ed il hel nome di dotta le vien dato da Marziale e da Columella. Ma distinguendo gli studii di ogni natura, separatamente inse- gnali da dotti maestri, dalla università, eh' è una istituzione privilegiata, che raccoglie professori di ogni ramo della uma- na sapienza, pagati dal comune de'citladini, che pure univer- sità si chiamava, sottoposti essi maestri e gli scolari a speziali discipline, e favoriti di concessioni e di privilegi; un'istituzio- ne cosi ordinata ognun vedrà quanto lontana sia da quelli che sludii chiamavano gli antichi. Origlia poi (2), e non ha guari (1) Slor. Civil. Lib. XVI. cap. 3. (2) Origlia Storia dello Studio Napolitano cap. X. XF. )( 32 )( un nostro valoroso scrittore, G. B Ajollo, che con buoni do- cumenti e con buona critica rinfrescò le memorie storielle della nostra università (1), poggiati entrambi sopra alcune parole delle leggi di Federigo, e più ancora sopra molte lettere del dotto e sventurato segretario di lui Pier delle Vigne (2), so- stennero non essere slata una nuova fondazione quella dello Svevo; ma una semplice riforma di più antica università nella città nostra istituita. Quanta ragione si abbiano questi eruditi ricercatori delie nostre memorie, io non ho il disegno di qui esaminare; questo dirò che il reformari, il rcformandum etc. de'decreti e delle lettere potrebbonsi riferire al nuovo ordina- mento dato all' insegnamento, dando la forma di univcrsilà agli slìuìii particolari e distinti; ed allora l'università sarebbe mwva ed amichi gli studii. Al che pare che io reallà accennino quelle parole del Decreto: immunilates et libcrlales omnes qui- bns olim tam Ncapolilani quam Salernitani studiis uli et gaudere sunt solili; e le parole altresì di Riccardo da Sangermano, scrit- tore contemporaneo, che dice aver l'imperatore nel mese di luglio del 1221 promulgate sue lettere pel regno prò ordinando studio ncapoUlano (3). Tuttavia queste dubbiezze intorno alla università di Na- poli rimarranno, Gnchè non si troveranno documenti positivi cfie lo provino; ma per Salerno ogni dubbio è dissipato, e niu- no potrebbe mettere in forse che la università colà esistesse assai prima di Federigo, anzi abbiam ragioni da credere che Salerno abbia dato all'Imperatore ed a tulli il primo modello delle universilà. Di ciò molte prove io ne ho riferite nella mia Colleciio Salernitana; ma ve n'è una, che risolve recisamente (1) AjoIIo, Della Univcrsilà degli Studii di Napoli. Annali Civili- Fascio. LXIV. Lug. ed Agos. 1843 (2) Pclr. de Vinon. Epislol. Lil). III. c;i|.. 10. 11. 13. (3; nidi, de S. Gemi. Chron. Ann. 122i. )(33)( ogni dubbio, che ho riportata in quell'opera (1), ma senza farla servire a dimostrazione di questo nobilissimo assunto. È questo un Privilegio rilasciato nel di 10 dicembre 1442 dal Re Alfonso di Aragona detto il magnanimo, col quale ri- confermava, come far si soleva a que'tempi, i privilegi conces • si da' suoi predecessori alla città di Salerno. Da questo chia- ramente si rilevano molte cose comprovate da documenti , [produciis publicis documenlis scriplurisque validis et solìcmni- bus. — visisque et recognitis omnibus ìnslrumentis et scripiuris privilegiisque enuncialis) ; e di queste cose è opportuno esami- nare le principali. 1. Che la città di Salerno appena vide passato il regno nelle mani di un re Aragonese discendente di quella dinastia, che avea ottenuta la Sicilia per opera de] grande cilladino Sa- lernilanOf credè opportuno il momento di rivendicare i privi- legii riconosciuti già come antichi dallo stesso Ruggiero pri- mo Re normanno, e che per odio paterno, l'imperatore Fede- rigo, aveva aboliti. Pacta et capitala [Regis Rogerii), dicono i Salernitani, fuisse a serenissimis successoribus inconcusse obser- vala usque ad regnum serenissimi Friderici. Nam illum odio pater- no Salernilanos prosequutum ob prociiratum Tancredo diadema, et Conslantiam Friderici matrem ejusdem Tancredi potestali tra~ dilani, multa ordinasse cantra formam praedictorum capilulo- rum; ordinationes autem a Serenis. Carolo primo, serenissimisquc sticcessoribus in praefafo Siciliae citra Farum regno antecessori- bus, sive correctas, sive suspensas ferme recessisse, prout aliis so- ìemnibus scripturis, juslisque argumentis seriosius ostenderunt. 2. Le istituzioni Salernitane sono antichissime e molto an- teriori alla fondazione della monarchia, perchè i nobili ed i cit- tadini salernitani provarono con documenti post mortem sere- nissimi ducis Apuliac Williìmi imjsse nunnulln pacta ci capitala (f) Tom. Il, p. 787. X 3i X rum illusi ri Cornile Siciliae Rogerio, mtcquam idem comcs lìogc-^ rius al) ipsis accipcrctur in Principem ( 11^28), et juromenta val- ìala ad Sancia Dei Evangelia exislentia in manibus Romualdi Archiepiscopi . . . et cum his paclis, capilulis, et condii ionihus civilalem ci Principalum Salerni iramfcrent in illuslrem Comi- t-em Siciliae Roger iiim, recipicntes et scligenics eumdem in Civem, et civium Principem , ci Patrcm Salcrnilanac Rcipublicae. 3. Le pubbliche scuole a spese ed a cura della universilà, al pari della inlera animinislrazione della cosa pubblica [ul an- tiqua consueludo est ) , Ruggiero ancora gran conte di Sicilia prometteva di conservare con un palio espresso, il quale sta- biliva : Scholae lillcrariae et publica loca discenlium, arles et scieniias, non transcant, vel transfer anlur a Cimiate Salerni, ubi doceanl idonei magistri ab universitate approbali, et ipsius uni- vcrsitatis administratoribus iuxta consueludinem. E qui sono chiaramente delerminate le pubbliche scuole e la forma di uni- versilà, già antiche e consuetudinarie in Salerno prima che Rug- t;iero avesse cinto il Real diadema. 4. Il Collegio medico era ancora anlichissimo, e primo esempio di simile istituzione, la quale in Napoli slesso non si Irova fondata prima di Giovanna 11, vale a dire nel secolo XV. Ecco che cosa dimandavano i Salernitani, e veniva loro conces- so da Ruggiero: Coìlcgium seu publiciis convcnlus magistrorum medicinae, et doctorum phisicalium inslilulum a gloriosissimis et magnifìccntissimis Romanis Imperaloribus, permissumque et con- finnatum per tolnm Orbem terrarum ex vclmtis, nolissimisquc privilcgiis, et agcnlibus iindique cullum perpetuctur in suo usu, et recepto stilo approbandi Scholarcs et doctorandi, praevio sci- licet examinc eie. E qui non sapremmo dire se per Romani Im-r paratori s' intendono i predecessori di Augustolo, o, com'è più probabile, i successori di (].irlomagno; perché dopo caduto il regno di Pavia, alcuni priviicgii venivano concessi dagllmpc- ratori anche ne'priucipati de'Longobardi, ed un gran numero )( 33 )( se tìe legge ancor per Salerno, come quello di Ottone II, che nel 982 conferma a Giovanni vescovo di Salerno il possesso di alcuni beni, e quello di Arrigo II all'Arcivescovo Amato nel 1022 (1). E qui vuoisi osservare che la facoltà di dottorare era diversa dalla facoltà d'insegnare; onde questa poteva essere an- tichissima e tradizionale, quella ottenersi per privilegio nel nono onel decimo secolo; e l'una e l'altra costituiscono in real- tà la forma di Università, della quale Salerno dà il primo esem- pio, e molto tempo innanzi alle leggi Friderìciane. Alfonso il magnanimo molte cose accordò, altre ne tem- però, né volle ledere i diritti della città di Napoli, qiiae tem- pore pacti initi non erat sub ditione dicti Comìtis Rogerii, ncque pertinehal ad Principatum Salernitanum. Ma in ogni modo quei suoi Capitoli sono oltremodo importanti per provare l'antichità della università, degli studii di medicina, e del collegio medico di Salerno. Anzi vengono ancora a confermare quel che ho con altri documenti dimostrato, cioè che Salerno conservò anche presso i Longobardi i suoi istituti, ed il suo ordinamento ci- vile, distìnto fra VOrdine ed il Popolo [Ordo Populusqué): im- perocché anche nel princìpio dell'undecimo secolo i Salernitani ne pattuivano la continuazione, convenendo col re Ruggiero che l'amministrazione del pubblico peculio , e la cura dèlia cosa pubblica, fossero rimaste, come per antica consuetudine, presso ì cittadini ed i nobili, e che gii ufiìzii rimanessero divisi fra la nobiltà ed il popolo, come eseguivàsi anche prima del-' l' arrivo de' Longobardi ; vietando perpetuamente ne Nobiles se inserant adpopularia, et populares ad munera nolilium; sint di- screta quemadmodum aiste et post Longubardorm'n advénluin ha- ctcnus usitatum et observatum. E chi non vede che questo solo documento contiene in sé tutta una storia munita di prove; e che questa storia riponga (I) Muralor. AndquU- Medii A^i. Tom. Ut. X 36 )( nella rillù di Salerno la prima origine della civiltà cristiana , della quale anche oggidì va gloriosa l' Europa ? Libri offerii in dono. Domine (Michelangelo) —Storia di un vomito orinoso con ri- flessioni pratiche— Napoli 1856 in 8. L'Eco dell'Esperienza, giornale— 19 febbr. 1857 (an.VlII). Garbiglietti (Antonio) — Ricerche zootomico-fisiologiche sopra l'osso quadrato ossia timpanico degli uccelli — Torino 1856 in 4. Brevi parole, a proposito di alcune osservazioni del dot- tore B. Gastaldi intorno alle ricerche zootomico-fisiologi- che sull'osso quadrato degli uccelli— Torino 1857 in 8. Nocco (Giovanni) — Sul metodo di levar misure di linee e di piani inaccessìbili con un nuovo ìstrumento geodetico detto imcame/ro— Lecce— 1856 in 8. Volpicella (Scipione) — Pozzuoli — Lettera a . . . in 8. Di Filonìco Alicarnasseo (estratto dall' Iride n. 2, 4, 5)— in 8. Delle poesie e della vita di Angelo di Costanzo (estratto da'n. 26 e 27 dell' Iride)— in 8. L' ospedale di S. Maria del Popolo degl' Incurabili nel secolo XVI — ( Estratto dalla strenna la Beneficenza del 1856): in 8. Del Duomo dì Scala — (estratto dal Poligrafo, fase. 7, agosto 1856) in 8. Il Duomo di Pozzuoli, Lettera a ....(Dalia Sirena, anno XI) ÌD 8. )( 37 )( TORNATA DELL' 8 MARZO. Il segretario perpetuo , con suo grave dolore , ha pria di tutto annunziata la gravissima perdita di due nostri chiari col- leghi , del cav. Niccola Nicolini tra gli onorari, e di Giovanni Guarini tra' residenti. L' Accademia ha accollo col massimo cordoglio la trista novella , già da tutti i sodi conosciuta ; ed ha deliberato di sospendere per alcun tempo la scelta di un nuovo socio re- sidente da surrogarsi al Guarini , per un dovuto rispetto alla memoria dell'onorevole defunto. Il Segretario generale dell' Accademia degli Zelanti di Aci- Reale , sig. Mariano Grassi , accompagna con una sua lettera il dono di alcune sue produzioni. Il Segretario perpetuo ha presentato impresso il primo foglio del nostro rendiconto , che si riporta alle tornate del mese di Gennajo : si è risoluto di farne la distribuzione a tutti i sodi residenti. Si è presentata la 2.'"' puntata del giornale scientifico il Giambatlisla Vico. Dopo di ciò il sig. Bartolomeo Capasso ha letto una sua memoria Sul vero cognome del Canteo antico Pontaniano. Tra i più illustri socii dell' antica Accademia Pontaniana deve senza alcun dubbio annoverarsi il Cariteo , che se non 3 )( 38 )( per nascila , cerio per la lunga dimora falla tra noi , per le cariche che occupò nella Corte de' nostri Re Aragonesi, e per la parie che ebbe nella letteratura napoletana del secolo XV, può a buon dritto come napoletano essere riguardato. Nato di falli in Barcellona (1). e venuto circa il 1474 in questa nostra città (2) , che poscia riguardò come sua seconda pa- (1) La patria del Cariteo si ricava da parecchi luoghi delle sue poesie , e specialmeme da quel verso al f. 96 a t. (ed. 1509) ove chiaramenle dice : Pianga Barcino antiqua patria mia. Oltre a ciò nel sonetto che sarà riferito nella nota seguente egli si ma- nifesta nato presso il sonante roseo Rubricato , cioè il fiume Lobrecat che scorre vicino Barcellona. Non possiamo poi accertare con precisione 1' epoca in cui nacque; sol che dalla canzone scritta al Re Ferrante li durante il breve regno di costui ( 1493-1496 ), ove il poeta si dice non più giovine, e dal prin- cipio de' cantici della Pasqua composti dopo la morte di esso Re , ove il me- desimo si dice nella grave età , possiam congetturare che fosse nato tra il 1440 e'I 1450. Cf. su di ciò anche il Pontano Asinus , pag. 1523. ed. Basileae. (2) Questa circostanza della vita del Cariteo è stata per la prima volta no- tata dal Tafuri Memorie intorno la vita di Altilio p. 14 coli' autorità di un nonetto del medesimo Carheo ad un tale Agostino in cui è detto: Augustin mio non creder che soggetto A morie in tutto io sia : quando io fui nato Presso il sonante roseo Rubricato Mi nutria delle Muse il latteo petto. Napol mi tenne poi nel bel ricetto Sette lustri svegliato innamorato Del suo dulcior divino : ivi pregiato Fu il canto mio da Re d' alto intelletto. Vero è che ignorandosi I' epoca, in cui fu scritto il sonetto, non può ac- certarsi quella della venula del poeta in Napoli. Può dirsi però con sicurezza, che ciò dovette avvenire non più tardi del 1474 , perchè il sonetto non po- tette essere scritto dopo il 1509 , vedendosi inserito nella edizione delle poesie del Cariteo fatta in queir anno. Il Caballero inoltre dalla memoria che egli conserva della sua patria nativa, e dalle aspirazioni verso la medesima che )( 39 X tria (1), egli dal Re Ferdinando I d'Aragona , al quale per le sue poesie erasi reso nolo , fu nominalo Regio Scrivano e Familiare , non che Percettore a vita del Sigillo grande e piccolo della Regìa Camera (2). Fu indi Segretario di Re Fer- dinando II (3) al quale, come a tutta la famiglia Reale di Ara- gona nel!' avversa fortuna di quello , e poscia che questa fu indegnamente privata del Regno , con esempio non raro ai- spesso si rinvengono nelle sue poesie, congellura che fosse già adulto allorché ne parli : e per vero ciò viene anche confermato dal citato sonetto air Ago- slino , ove il poeta si dichiara educalo alle Muse , mentre che tuttora si tro- vava in Barcellona. (1) Cosi la chiama il Cariieo in un sonetto f. 85 a t. che comincia : Seconda patria mia dolce sirena Partenope gentil casta cittade ecc. Forse egli al pari del Fontano fu ascritto alla cittadinanza napoletana. Certo è che nell' istrumento del 1512, del quale appresso si farà parola, egli si chiama napoletano ( de Neapoli ). (2) Diplomi del 1491 ap. Tafuri Op. cit- p. 17, e del 1494 che in appresso sarà riferito. (3) Molti diplomi autografi conservati dal benemerito Antonio Chiarito , e rammentati dal Sarno Fontani Vita p. 56 eran sottoscritti Rex Ferdinandus. Charitcus Secretarhis. Nel Gattola Acces. ad Hist. Abat. Cassin. p. 570 tro- vasi diploma al Monastero di Montecasino de' 17 Luglio 1495 segnalo Rex Ferdinandus Dominus ( Rex ) mandavit mihi Chariteo. Un altro simile dato al Capitolo di Brindisi dei 20 Novembre 1495 è citato dal Caballero §. 9 ; ed un terzo finalmente de' 19 Febbraro 1496 ^vm^iio Rex Ferdinandus. Charitcus Secrelarius è riportato dal Tutini nell'opera de" Seggi di Napoli p. 264. Giova pure su di ciò riscontrare il diploma di Federico II. de' 13 Dicembre 1488 ( 1. 1498) trascritto dal Vecchioni Giornali del Passaro p. 106. Colla morte di Ferrante li. il Cariteo lasciò 1' uffizio di Segretario ( Zurita, An. L. II. e. 35 ), al quale presso Federico li. successe Vito Pisanelli. Egli con più ragione del Fontano (Dial. .(^T^jd. p. 1502 ed. Basileae) poteva dire che dalla sua carica con- tro il costume degli altri che l'avean preceduto, non avea tratto né grandi gua- dagni , né uno slato opulento. Difatti dal medesimo Pontano sappiamo che le sue domestiche fortune eran più che mediocri , ed egli slesso in alcuni suoi sonetti vi allude f. 95, e f. 95 a t. )( -^^o )( lora fra noi (1) si mostrò sempre affL'zionalo e devolo (2). Ascrilto inoltre a quella dotta adunanza , da cui , come gli sroi greci dal cavallo troiano (3) , uscirono tanti eletti e ce- lebrali ingegni , ornamento e decoro non che del nostro Re- gno , dell' Italia intera , egli insieme col Sannazzaro e con Francesco Caracciolo nello scrivere volgare ottenne sugli altri il principato (4). Epperò i suoi contemporanei fanno spesso di lui disliula ed onorevole menzione nelle loro scritture. Cosi il Fontano in molli luoghi delle sue opere, e specialmente nella dedica che gli fa del libro de Splendore (5) , cosi il Sannaz- (1) Neil' Allegazione del Marchese Ardili Per la reintegra al Regio De- manio chiesto dalla Città di Monteleone a p. 2i5 e seg. si nolano molli genliluomini del regno, che lasciarono la loro patria, e seguirono il buon ì\e Federico II. nel suo esilio in Francia. (2) Alla venula di Carlo Vili, di Francia nel Regno il Carileo seguì la calliva forluna del suo signore, come sappiamo dal Summonic nella leliera a Co- locci (memorie del Colocci p. 92). Le sue poesie poi sono piene delle lodi dei Re Aragonesi , e del suo rammarico per la caduta di quella dinastia. (3) Giraldi De Poetis suorum temporum Dial. I. p. 3Si— Varchi Della Poe- sia p. 626. (4) Calmela Vita di Serafino Aqìiilano. (b) romano De Sermone I. IV. e. 2, f. 71 e 72 , e 1. V. e. 1 , f. 87 ed. del 1520 del Giunta — Bajarum I. I. f. 199 ed. Aldina del i^l8 — Eridano- rnm I. 1 f. 119 ed. cil. Tumulorum I. II. f, 83 ed. cii. — Negli Horti He- siieridum 1. II. egli dà alla regione Amalfitana l'epileto Cftan'toa, m< C/ion7eMm amicum celcbret dice il Summonte nelle sue annotazioni. Nella dedica poi del Id)ro De Splendore lo chiama uomo splendido nella domestica suppellellile ed in Intle le cose famigliari, giudice indulgerne de' suoi versi , e loda la coltura e r eleganza di lui. A queste opere bisogna aggiungere il Dialogo Antonius , ove, e propriamcnle nel Poeta Personatus, il Carileo sia ricordato Ira Pardo e Corvino , e gli altri due dialoghi inlilolali Asinus e AJgidiiis , ne' quali esso è uno degl'inlerloculori. ^cìV /Egidius inoltre si accenna ad alcune particola- rità della vita privala del nostro poeta , donde sappiamo che la moglie chiama- vasi Petronilla , che da essa aveva avuto molte figliuole { grcgem filiarum ) , e che egli spesso soffriva di arlriiide e di podagra. La Petronilla poi che per quanto dice il Summonic , sopravvisse al raarilo , ebbe pur anche un no- )( ^'^1 x zaro (1), che alludendo alla dolcezza del di lui canto, lo chia- ma novello Arione , così 1' Altilio (2), il Galateo (3), il Brit- tonio (4), ed altri molti che sarebbe lungo qui enumerare (5). Né certamente queste lodi erano parziali o immeritate ; im- perciocché le poesie che di lui tuttora ci rimangono (6] , e che nella prima metà del secolo XVI ebbero non poche edi- zioni tutte ora rarissime (7), per sentimento del Crescimbe- me poetico e fu chiamala Nisea dal Ponlano Eridan. I. e. , e dal Sannaxzaio Epigram. lib. II. Essa forse apparleneva alla famiglia di Massimo Corvino alno ponlaniano, poscia Vescovo d' Isernia, al quale il Canteo neWa Risposta ai ma- levoli si dice congiunto per sangue. lu un sonetto a lei intitolalo ( f. OS ) egli la chiama : Raro esemplo di fede e d' honeslade. (1) V. Sannazzaro Eleg. 1. I. Eleg. 2, e VArcadia nella 2." prosa. Forse anche nel!' ultima nel pastore chiamalo Barcinio si allude al nostro poeta. V. pure le poesie del Sannazzaro stampale dal Mai Spicil. Rom. t. Vili p. 511. (2) Altilio Epist. ad Chariteum ap, Tafuri Op. cil. p. 64. (3) V. il Galateo nelle Opere de' Tafuri ristampate da Michele Tafuri Nap. 1851 t. II , cioè De situ Japygiae pag. 80, e gli Opuscoli, cioè Argonautiea p. 153. Epistola ad Gabrielcm AlHiium p. 190, Apologeticum ad Nicolaum Leonicenum p. 197 , De morte Lucri Pantani ad Chrisostomum Columnam p. 199 non che gli Opuscoli De inutiiitate lilerarum ap. Papadia Vita di al- cuni uomini illustri Salentini [). 23 e V Esposizione del Pater noster ap. Au- gelluzzi , Vita dì Crisostomo Colunna p. 2G. (4) Brillonio Gelosia del Sole f. 180 ed. del 1519. (5) Giano Anisio Opera 1. 1. Ecl. Melisauus — Cosmo Anisio Opera f. 27 a l. — Pietro Summonie Lettera al Colocci neir op. cit. p. 92. — Falco De- scrizione di Napoli p. 51, ed. del 1680 , ed altri. Tra i moderni ciiiamo oltre quelli sopraccennati, il Nicodemi nelle Addizioni alla Biblioteca Napoletana dei Toppi , ed il Giustiniani Saggio sulla Tipografia del Regno p. 115. (G) Le poesie amorose del Carileo hanno il liloio di Endimione, dal per- chè , come assai probabilmente cenge ilura il Caballero, la donna da lui amala apparteneva alla famiglia De Luna , o piuttosto Sanchez De Luna , che godeva nel seggio di Montagna. (7) Delle Poesie del Carileo si hanno parecchie edizioni. La più compiuta, per quanto io so , è quella da me veduta del 1509, della quale riporlo qui l' in- titolazione che si legge nella prima caria , e the è quasi un indice di quel che )( *2 )( ni (1), del Quadrio (2) o del Tirabosclii (3) possono non senza r Opern contiene. Essa è la scgiienle. Tutte le opere volgari del Cariteo Primo libro di sonetti et Canzoni intitulato Endimione. Sei Canzoni ne la Natività de la Gloriosa Madre di Cristo , Una Canzone ne la Natività di Cristo Una Canzone in laude de la humilitale. Una Cantica in terza rima intitula'a Mcfhamorphosi Un Cantico in terza rima ne la morte del Marchese del Vasto. Risposta cantra li malevoli. Sei Canlici del libro intitulato Pascila. Nella fine di esso si legge: In Napoli per Maestro Sigismondo Mayr Atamano con somma diligenlia di P. Summontio nel anno MD Villi del mese di Novembre. È in 4." di un btl caraltere rotondo senza numerazione né ri- chiami, e solo colle segnature in pie di pagina. Le altre edizioni che io trovo ricordate sono l.° Quella descritta dal Ni- codemi Op. cit. p. 58 , in cui nella prima carta si legge: Opere del Cìiariteo, e neir ultima, Fine delfOperetta di Cliariteo. Impressa in Napoli per Giovanni Antonio di Pavia i 306 adì IS Gennajo in i.° — 2." Quella citala dal Crescim- beni cosi : Opera Nova del Chariteo intitulata Endimione alla Luna s. u. n. in 8.° — 3." Quella notala dal Quadrio colla data di Venezia per Giorgio de' Ro- sconi 1507 in 8." — 4." Un' altra edizione finalmente è quella veduta dal chiar. sig. Gervasio trai libri del Cav. Carelli , la quale nella prima carta aveva il ti- tolo così: Opere di Chariteo stampate nuovamente, Sonetti Canzone Strambot- ti. Stampata per Manfrin Bon. in 8." — I Canlici della Pasqua con altre cose sacre furono ristampate nella Raccolta delle Rime Spirituali fatta in Venezia nel 1550, e propriamente nel 1. 2. A queste che abbiamo accennato bisogna aggiungere un' altra poesia intito- lata Dialogo del Cariteo stampata verisimilmente nel secolo XV , di cui tro- vasi menzione nella Vita di Leone X, del Roscoe ed. Milan. del 1816 t. I p. 104 , e due brevi scritture puranche pubblicate per le stampe. — La prima è un Endecasillabo latino a Sannazzaro , stampato da Crispo nella Vita del San- nazzaro a p. CO ; l'altra è una lettera pure latina a Fra Egidio da Viteibo, che ]1 Caballero stampò nell' Op. cit. ricavandola da un Codice delle Lettere di costui, conservato nella Biblioteca Angelica di Roma , in cui trovasi a p. 172 lib. V. Non vogliamo in fine omettere di qui notare come il Cariteo era assai versato nella Poesia Provenzale, dalla quale avea pure fatta qualche traduzione nel nostro volgare italiano, come rilevasi dalla lettera del Summonte nell' Op. cit. p. 02. (1) Crescimbeni Coment, della Volgar Poesia t. l. p. 412 e t. IH. p. 301. (2) Quadrio Della Storia, e Ragione di ogni Poesia l. II. p. 213. (3) Tiraboschi Storia della Letteratura Italiana t. III. p. 166 ed. Bettoni. )( *3 )( ragione reputarsi tra le migliori di quell'età. Cbe se i latinismi ed i concetti in esse qualche volta usati ne rendono talora aspra e rozza la locuzione, artifizìoso e manierato lo stile (1), que- sti difetti, imputabili al gusto allora dominante, sono ampia- mente compensati dai nobili sensi , a cui sovente s' inspira- rono (2) , non meno che dalla novità de' pensieri , e dalla ingegnosa tessitura di essi , che il Costanzo e Galeazzo da Tarsia ( lode certamente non piccola) ebbero poscia a modello nella loro maniera di poetare. Or di un cosi illustre poeta e letterato (3), di un perso- naggio di tanta autorità nella Corte Reale di Napoli, non solo parecchie circostanze della vita sono tuttora ignote , ma pu- ranco il nome è rimasto finora nella oscurità e nella incer- tezza. Alcuni scrittori inflitti , come il Crescimbeni ed il Qua- drio , confondono tre diversi socii pontaniani in un solo , e credono che il nostro poeta avesse nell' Accademia il nome di Attilio Musefilo Cariteo. Altri per 1' opposto, come il Gian- (1) Il Crescimbeni nell' Op cit. p. 301 riferisce due versi di un oscuro Poeta dello il Pistoja conlro la maniera di poetare del Cariteo , che dicono : Cosmico e come lui scabroso e crudo Caracciol , Chariteo , son vani tulli. Ma bisogna notare che costui, al quale forse il nostro poeta puranche allu- de nella sua Risposta contro li malevoli, era nella salirà un emulo dell'Are- tino e del Franco. (2) Per citare alcuno esempio di quanto qui asseriscesi ricordiamo la Can- zone che si legge al f. 74 delle sue Poesie , colla quale egli esorta gì' Italiani alla pace , e biasima acremente quei condottieri e quelle compagnie di ventu- ra , grave e non ultimo flagello della nostra patria in quei tempi. (3) Della erudizione del Cariteo e della sua perizia nelle lingue dotte fa le- slimonianza il de Ferrariis nell' Op. cit. De situ lapygiae, ove lo nomina tra coloro ai quali egli inviò V iscrizione Messapica di Vasta per aver sulla medesi- ma un competente giudizio. V. pure le parole della citata Esposizione del Pa- ter noster allegale dal Augelluzzi 1. e, )( *4 )( none , il Saroo , il Signorelli (1) ed il Meola (2) , non che il Diosdado Caballero (3) , che meglio di tutti coloro che l'han preceduto , trattò questo punto della nostra storia letteraria, confessano ingenuamente d' ignorarne il vero nome , e cre- dono che quello col quale egli è conosciuto sia stato preso secondo T uso di quei tempi nell' Accademia del Fontano , a cui era ascritto. Solo il Tafuri nella vita di Allilio ( p. 14 ) opinò non doversi mettere in dubbio, che Cariteo fosse stato il suo proprio casato , perchè vedovasi cosi segualo in più diplomi esistenti nel G. Archivio del Regno, e perchè ve- niva pur cosi chiamato nel corpo di altri diplomi ; la qual cosa , egli dice , che in carta di pubblica autorità non si sarebbe certamente fatto , se quello diverso o fiuto fosse stato. Ma a nìe pare che il benemerito ed accurato scrit- tore in questo suo sentimento non si apponesse già al ve- ro. Imperciocché non mancano esempii di diplomi o carte di pubblica autorità , in cui invece del nome battesimale venga usato 1' accademico , ed altri in cui al proprio cogno- me venga sostituito un altro o preso dalla patria o da altre individuali circostanze , o da qualche celebre omonimo del- l' antichità. Difalti per citar qualche pruova di questa mia asserzione , noi troviamo che in molti diplomi riferiti dal Top- pi e da altri, il Beccadelli è sempre chiamalo Panorniiia (4), (1) Giannone Storia civile del Regno di Napoli I. XXVIII. — Sarno Fontani Vita p. 22. —Signorelli Vicende della coltura delle due Sicilie l. HI. p. 461 . (2) Nelle Memorie che precedono, e nelle Noie che illustrano il Poemetto di Giovanni Filocalo da Troja da lui tradotto e ristampalo, e specialmente a pag. 45, ove interpretando malaraenie le parole cui nomen amata Musa de- dit, le attribuisce al Cariteo , e non già al Musefilo, a cui veramente esse al- ludono. (3) Ricerche Critiche appartenenti all' Accademia del Fontano stampato in Roma senza data di anno , ma dopo il 1796. Questo libro è assai raro. (4) Toppi Ve origine omnium Tribunalium t. IH. p. 266. )( ^'S )( il PontaDO prende spesso il nome di Gioviano (1), il suo ami- co Pietro Colino il soprannome di Compare generale (2) , e Analmente il dotto Cosentino Ciovan Paolo Parisio non solo in documenti di simil natura , ma anche in una bolla di Pa- pa Leone X col nome accademico di Aulo Giano Parrasio è denominato (3). Né ciò deve recar punto maraviglia, ove si ponga mente allo spirito e all' indole di quel secolo tutto invaso nelle bel- lezze della classica anticbilà. Imperciocché era tale allora r entusiasmo eccitato pei Codici greci e Ialini, che per la pri- ma volta venivano alla luce , o nell' universale viemmaggior- mente si diffondevano , tali 1' amore e lo studio delle anti- che eleganze , tale inflne la superstiziosa venerazione de' clas- sici scrittori , che anche le cose e le idee nuove si vestiva- no di forme antiche , e nella prosa e nel verso non si am- metteva vocabolo alcuno che non avesse appoggio a ve- tuste ed approvate autorità. Quindi i nomi che il cristia- nesimo o il medio evo ci aveva trasmessi , come quelli che nella letteratura greca e romana erano per lo più inusi- tati, furono tenuti barbari e volgari, e tali che dovessero as- solutamente schifarsi in scritture eleganti e corrette (4). Quin- di il costume introdotto prima di ogni altra cosa nelle lette- rarie adunanze di Roma e di Napoli , e poscia adottato da (1) Toppi op. cu. t. in. p. 272. (2) Toppi Op. cit. t. HI. p. 92. Il Colino anche col nome di Compater gc- ncralis è legalmenle citato in un processo tra Francesco Elio Marchese e Gio- vanni de Guevara conservato nel G. Archivio del Regno , di cui Lo avuto no- tizia dal prelodalo sig. Gervasio. V. pure il suo Epitaffio , che si leggeva in S. Lorenzo Maggiore di questa città, nello Stefano Luoghi sacri di Napoli p. 132 a t. (3) V. Diploma citato dal lannelli De Vita et Scrìptis Auli lani Parrha- sii p. 27 , e Colla nel Toppi Bibl. Napol. p. 112.— Cf. Nardi Carminum Spe- cimen p. 83. (i) Majoragio Oraf. prò nominis mutadonciii Oraliones Ven. 1582 p. 86. )( 46 )( quasi lutti gli eruditi di quell'età, di cangiarsi con riti e ce- rimonie solenni (1) il proprio nome in altro o più bello o più adatto ai numeri poetici del verso, o che rammentando un qua! che insigne uomo dell' antichità fosse , com' essi pensavano , sprone ed incitamento ad emularne la virtù ed il sapere (2). Quindi il vezzo di grecizzare o di latinizzare anche il co- gnome gentilizio ; onde il Fontano si maravigliava perchè il Guarino Veronese , tutto che dotto uomo si fosse , avesse voluto in ciò accomunarsi col volgo , e chiamarsi Guarino e non Varino , come , secondo lui , 1' origine romana di quel nome avrebbe richiesto (3), ed il Galateo si lagnava col Sura- uionte perchè avesse voluto ritener questo nome, e non adot- tar quello di Simoenzio , che avrebbe ricordato le sacre onde del Simoi , il fiume della Troade negli antichi miti celebra- to (4). Era questo in somma il costume generale del secolo, costume per altro che allora non mancò né di pericoli né di satire (5) , ma che i posteri , cui quella riscossa contra la spi- rante barbarie dei mezzi tempi fu cosi proficua d' insegna- menti e di scoverte , non debbono certamente condannare o deridere. Or posto ciò , qual maraviglia che allora il nostro poeta si chiamasse Cariteo in pubblici documenti, e che con questo nome col quale egli, straniero a Napoli , volea farsi conoscere , ed era nel fatto conosciuto , venisse pur anche da Cronisti di queir epocn indicato (6) ? Il famoso Medico (1) Ubaldini Vita Angeli ColoHi Roma 1673 p. IO. (2) Dice il Platina I. e. che i àou\ aWova amore vetustatis antiquorum prae- clara nomina repetisse quasi quaedam calcarla, quae juventutem eorum ae- mulatione ad virlutem incitarent. (3) Poutano De Aspirationc I. I f. 222 ed. del Giunta. (i) Galateo Descriptio Urbis GullipoUs nuli' Op. cit. p. 107. (b) Platina Vita Pauli II. — Giovio Elog. Pomponii Laeti — Ariosto Sa- tira VI. a Pielro Bembo. (6) Giornali del Passaro p. 77. — CVo?»(ta di Nolargiacomo p, 207. )( ^7 )( di Ferdinando I, altro illustre socio dell' Accademia del Pun- tano , non è stato forse chiamato anche Galateo nella Cronaca del Passaro ? (1). Che poi Cariteo non fosse già un nome di battesimo o un cognome di famiglia, ma una denominazione accademica, noi lo ricaviamo non solo dalle parole del Fontano ( Endec. p. 199): Bearunt Charites Deae Ministrae e quis o Charitèe nomen hauris ma anche più da quei versi dello stesso Cariteo , ove nella fine del Canto VI della Pasca dice : Questo cantava ai lauri a 1' aure estive Tra '1 mio Suramonzio Pardo e Galateo Anime eternamente al mondo vive. Quando di quel liquor partenopeo Sincero mi pascea dolce cantando Con le Caritè , onde io fui Cariteo. Per le quali testimonianze a me par manifesto, che al no- stro poeta venisse il nome di Cariteo appropriato o per le grazie ed il lepore de' suoi molti spiritosi (2), o piuttosto pel grazioso canto, col quale egli al pari di Serafino Aquilano e del Tibaldeo solca recitare ed accompagnare i suoi versi (3). (1) V. Giornali del Passaro p. 340. Il Papadia Op. cit. p. 24 dubita che il de Ferrariis avesse potuto essere Medico del Re Ferdinando I. non trovandone menzione negli scritti del medesimo ; ma da un documento dell' 8 Settembre 1490 allegato dal Tafuri nelle Opere de'suoi antenati al t. II. p. 15 si toglie ogni dubbio su lai proposito , e vien confirmata la notizia del Passaro. (2) V. Fontano De Sermone 1. e. e propriamente L. V. e. I. p. 87. (3) II Crescimbeni citando la vita di Serafino Aquilano dice, che cosini dal sentir cantare gli strambotti del Cariteo, anche egli si diede a comporne su quello stile con tanto ardore che ne divenne famoso v. 1. e. — Cf. pure Sannaz- ziro in Spicil. Rotn. t. Vili. p. 511 , e Cortese Ve Cardinalafu I. II. X 48 X Né pare che si avesse voluto cosi fare allusione ad uu nome che già il nostro poeta nel battesimo aveva ricevuto , per- ciocché ad una tal supposizione ripugnano, se pur non m'in- ganno , la stranezza del nome non cristiano , l' indole ed il signiflcato greco del medesimo, la sopraindicata costumanza comune a tutti i dotti di quel secolo , e Onalmente lo stesso contesto de' citati suoi versi , i quali pare che accennino più che ad altro ad una denominazione presa in Napoli e nell'Ac- cademia Napoletana. Che se per ultimo mancandoci i dati po- sitivi all' uopo , volesse prendersi analogo argomento da altri fatti di simil natura, potrebbe non senza ragione supporsi che Graziano fosse il vero nome del Cariteo , esprimendo quello nelle lingue volgari ciò che questo in greco signiGca. Cosi il Forliguerra allora si cangiava in Carteromaco, il Buonaccoisi in Callimaco , il Riccio in Crinilo , e Pietro si dicea Pctreio, Marino Glauco , Giovanni Giano , Domenico Dominio , nomi tutti che in altro più nobile linguaggio avevano un medesimo 0 somigliante significato. Del rimanente, che che voglia pensarsi di ciò, certo è che Cariteo non era il cognome proprio del nostro poeta. Due preziosi documenti ci dimostrano ad evidenza quale quello si fosse , e ci tolgono ogni dubbio su questo argomento. Il primo , che è già qualche tempo io trovai accennato negli atti della visita di Monsignor Annibale de Capua, e propria- mente al f. 892 v.° del volume in cui nel liJSO si descrivo- no le Parocchie maggiori della nostra città , per buona ven- tura si conserva tuttora nella Camera Notariale di Napoli ; r altro gentilmente comunicatomi dal diiar. nostro coilei;a sig. Gervasio , al quale è qui debiu» di giustizia render pub- bliche grazie , trovasi nel voi. Pridìeg. II, o.-a VI, 1494 pag. 219 nel G. Archivio del Regno. A dimostrazione quindi del nostro assunto giova 1' uno e l'altro qui in parte comiiuiidia- re , ed in parte anche nel mudo come colà si leggono Ira- X *9 )( scrivere. Or noi pn^tocollo di notar Teseo Grasso dell'an- no 1512, cbe secondo il costume fino a quei tempi in vigore nello nostre regioni già una volta soggette all' impero greco, insieme coli' Indizione comincia dal 1. Settembre dell'anno antecedente , al f. 376 si legge « Eadem die ejusdem ibidem » ( cioè 20 mensis Aprilis V. Indictionis Neapoli ) in nostri » praesentia constitutis magnifico Chariteo Garrecta de Nea- » poli agente ad infrascripta omnia prò se ejusdem haeredi- » bus et successoribus ex una parte , et Venerabili Dopno » Annibale de Lacu de Neapoli Sindico et Procuratori Ve- » nerabilis Estauritae S. Petrì de Platea Arcus, construclae » et aedificatae intus Ecclesiam S. Mariae Majoris de Neapo- » li (1), i quali dichiarano che la detta Estaurita avea già per l'addietro ottenuto di poter « capere aquam e puteo in domi- » bus ipsius Charitei sitis in platea de lo Dactilo regionis Sedilis » Nili Civitatis Neapolis juxtadictara Ecclesiam S. Mariae Ma- » joris , et alios confines , et eam exportare ad puteum di- » ctae Estauritae » e questo per lo prezzo di ducati 20 de ca- rolenis che il detto Sindaco paga in quell'atto ad esso Cariteo, e ne riceve ampia quietanza. L' altro documento , di cui son debitore al lodato signor Gervasio , e che per quel che fa al nostro proposito giova puranche qui in parte trascrivere , è il seguente : ' « Aifonsus Secundus etc. Universis etc. Sane nuper no- (1) La Cappella di S. Pietro ad Arco ora dislruUa era posta a Iato del Cor- tile di S. Maria Maggiore , come sappiamo dalla più volte citata Visita di Mon- signor di Capua , ed era lunga pai. b2 larga 20. Alla medesima si entrava dalla suddetta Chiesa e dal Cortile. L'Eslaurita rcggevasi da due Sindaci, uno nobile ed un altro del popolo. Un tempo aveva due Ospedali nel Quartiere , che da essa dipendevano cioè: l'Ospedale di S. Spirito , e quello della Trinità. V. I- strum. de' 26 Aprile 1376, ed Alberano de' 28 Maggio 136b citati nella della Visita f. 903 a t. e 906. Della Cappella parla brevemente l' Eugenio Napoli Sa- cra p. 66. X 50 )( » bilis et egregius vir Charileus Garectus Scriba et Familia- » risnoster dileclusMajestati nostraereverenter exposuit quod » cum ipse habuerit ... et in praesenti teueat ... et ex )) concessione et gratia Serenissimi D. Ferdinand! de Aragonia » Generis (sic) et Domni nostri colendissimi feiicis memoriae » ad ejus vitae decursura ofBcium Perceptoris jurium et in- )) troytuum magni nostri pendentis Sigilli, ac eliam parvi cum » annua provisione unciarum duodecim . . . supplicavit ut » ofiìcium praedictum vita sua durante cum omnibus supra- » diclis confirmare de speciali nostra gratia dignaremur. Nos » autem habentes respectum ad grata plurirnura, et fructuo- » sa , accepta et fidelia servitìa per ipsum Chariteum prae- » dicto Serenissimo Regi genitori nostro , et Dorano colen- » dissimo memoriae recolendae nobisque praestita . . . eidem » Chariteo ad ejus vitae decursum officium praedictum cum » omnibus . . . confirmamus eie. lilustriss. propterea et ca- » rissimo Ferdinando de Aragonia Duci Calabriae Primoge- » nito , et Vicario nostro generali intentum nostrum decla- » rantes . . . Datum in Castello Novo Neapolis per Magnifi- )j cum virum U. I. Doctorem Autonium de Alexandro Lo- )> cunilen. III. D. Goffredi Borges de Aragonia Principis Squil- » lacii etc. Die XX mensis Seplembris MCCCCLXXXXIIII » Regnorum noslrorum anno primo. Rex Aifonsus. Domnus » Rex raandavit mihi Io. Pontano. P. Garlou. lulius de Scor- » tiatis Loc. M. Cam. ». Or da questi due preziosi documenti noi rileviamo con si- l'urczza, che il proprio cognome del Cariteo era Garrecta o Ga- retto, e che al medesimo egli solca a quanto pare preporre il nome accademico col quale era generalmente conosciuto. Dal- l'istrumento del 1512 rileviamo inoltre, che la sua morte non avvenne già come suppose il Roscoe Op. cil. t. I p. 103 pri- ma del 1509, ma piuttosto trai 20 aprile 1512, nel qual giorno egli interveniva nell'allegata convenzione, e 11 28 Luglio 1515, I )( SI )C ìd cui egli certamente da qualche tempo era morto per la testimonianza di una lettera di Pietro Summonte ad Angelo Colocci riferita dal Lancellotli nelle Memorie della vita di quest' ultimo a p. 91. Rileviamo altresì, che la casa del no- stro poeta era posta nel Vico del Dattilo , che una volta di- cevasi anche del Sole e della Luna , e che è quello posto ad oriente di S. Maria Maggiore, oggi detto della Pielrasanla (1). Da un altro documento citato nello stesso volume degli atti della Visita di S. Maria Maggiore al f. 238 , noi conosciamo inoltre, che questa casa fu da lui acquistata nel 1491 dalla Società della Secrelia dì S. Maria Maggiore, come allora chiamavasi quella che ora è la Congregazione del SS. Salva- tore (2) posta accanto all'accennata Paroechia. Difatti dicesi al I. e. che con sentenza de' Compromissarii Apostolici data a 25 Dicembre del 1499 fu conGrmato a Cariteo Regio Scribae la concessione di una tal casa « sita prope et retro dictam « Ecclesiam S. Mariae Majoris a duabus partibus in Vico qui « dicitur de li Dactoli juxta domura Dominici de Giptiis et pia- te team publicam sub annuo censu ducatorura 7, ex eo quia « dieta Ecclesia minat ruinam, et ipse Chariteus promisit illam « instaurare concessa prius sibi dieta domo ut super ea exaeditì- « care possit ». Questa casa, allorché la Chiesa di S. Maria Maggiore nel 1589 fu conceduta ai PP. Chierici regolari Mino- ri (3), dovette incorporarsi nella fabbrica del Monastero, ora (1) In un islrumento del 14 Marzo 1405 per Notar Nicola Longobardi si menziona una casa in Platea S. Mariae Majoris in Vico Solis et Lunae seu de Dattilo juxta hospitale et domum Estauritae dictae Plateae Visit. An- nibal, de Gap. Parco. Major, f. 237. a t. Altrove al f. 340 in uno strumento del 1521 trovasi Vico Dattilo sm iHarjnorofo. Il Vico Sole e Luna trovasi men- zionato in un documento del 956 Mon. Archiv. il. 45. (2) V. Eugenio Napoli Sacra p. 62. (3; V. i citali ani della Visita dell'Arcivescovo Annibale di Capua in Voi. Paroc. Major. 1580 al f. 260. )( S2 )( Quartiere dei Pompieri. Né senza ragione il poeta sceglieva in questo sito la sua dimora. Nella medesima contrada , ed a poca distanza eravi la casa di Andrea Matteo d'Acquaviva Duca d' Atri , poscia aggregata al Monastero della Sapien- za (1) , quella del Marchese del Vasto dirimpetto S. Maria Maggiore, overeggevasi il Tribunale della Sommaria (2), quella del Conte di Potenza Ajo del figliuolo primogenito di Re Fe- derico II. nel Largo Regina Codi , dove il Sannazzaro visse per alcun tempo e mori (3), quella di F. Elio Marchese posta quasi in faccia alla Porteria della Casa de' PP. Teatini di S. Paolo maggiore (4) , e quelle in fine anche di altri amici del Cariteoe sodi di queir illustre accademia che giornalmente (5) a dotto trattenimento adunavasi , o nei Portici Pontaniani posti nella casa ora detta de' Principi di Teora (6) , o nell' elegante tempietto che le sta di rincontro (7), e che tuttora ci ricorda queir epoca tanto gloriosa per la napoletana letteratura. (1) Del Palazzo del Duca d'Atri posto a Porta Donnorso si trova menzione fin dal 1106 nel Giornale del Duca di Monteleonc. Altrove si dice posto a Capo di Trio V. Sparano Memorie della Chiesa Aap. t. I. p. 190. Ivi il Duca An- drea Malico pose una tipografia da cui uscirono alta luce parecchie opere dei So- cii Pontaniani. Prima del ibSO fu dato al Monastero della Sapienza, ^cto Visit. Cappel. TÓSO f. 735 — Cf. pure Sunim. II. S40. (2) Stefano Luoghi Sacri di Napoli f. 21. — Toppi, Op. cit. t. I. (3) Questa casa passò poscia agli Aliimari V. Ada Visit. Cathedr. ISSO f. 78. V. pure le parole dell' Odorici nel Coment, al Poema De Parlu Yirginis del Sannazzaro riferite dal Nicodemi Op. cit. p. 38. V. pure Crispo Vita del Sannaz. p. 31 ed. 1593. (4) Borrelli Vindcx Ncapolitanac Nobilitatis in Propos. ad lector., e stru- mento del 1490 per Notar Cesare Mallilano nei Notamenti dell' Afellro fol. nii- hi 117. (b) Poniano De Prudenda 1. 11. e 1. IV. in fine. (6) V. Colangelo Vita del Pantano p. 43. (7) Pontano De Prudenda in procm. X S3 )( Libri offerti in dono. Grassi (Mariano) — Memoria sulla vita e su le opere di Mi- chele Vecchio pittore di Aci-Reale. Palermo 1838 in 8. Esame delle favole siciliane di Venerando Gangi da Aci- Reale— Aci-Reale 1855 in 8. Trotta ( Nicolaus ) — Canlicura psalmodicum gloriosissimae Virgiui Deiparae Immaculatae etc. Salerui 1857 in 8. TORNATA DEL 22 MARZO. La Reale Accademia delle scienze di Monaco invia in dono alcune sue pubblicazioni. Il signor Giovanni Manna ha letto un discorso intitolato : Saggio di nuove partizioni economiche. Scopo principale dello scrittore era di provare che l'an- tica e conosciuta partizione de' trattati di Economia politica in Produzione, Distribuzione e Consumazione della Ricchezza è una partizione di apparente e superflciale chiarezza , ma che non risponde ai sostanziali elementi della scienza. Una buona par- tizione delle materie economiche dovrebbe , a suo dire, sor- gere dal fondo delle cose, e non essere imposta esteriormente : dovrebbe essere strettamente economica , e non vaga ed inde- terminata, in modo che tiri dentro di se le scienze flsiche, il dritto , la morale e la politica. Egli dimostra in fatti che quan- do lo scrittore si assume di parlare in genere della pjodwsjo- ne, della distribuzione e della consumazione della ricchezza, s'in- 4 X ^4 )( contra di necessità con tutte quelle altre scienze e discipline, e deve usare grande fatica e diligenza per tenerle da cauto. Se lo scrittore si abbandonasse un poco a se stesso, ossia se lasciasse correre un po' liberamente e naturalmente il discor- so , si troverebbe per tulle le vie uscito dall' argomcnito. Di maniera die quella partizione non sembra che regoli lo scrit- tore , ma invoce lo scrittore deve frenarla e regolarla per non essere portato fuori via. Deve essere sua cura dì spiegare la produzione della ricchezza in un senso meramente economico, e di non parlare delle scienze flsiche applicate , e di tutte le arti e mestieri , e di non entrare in botanica, in agronomia, in meteorologia e cose simili. Del pari deve essere sua dili- genza di parlare della distribuzione della ricchezza in forma che non si trascorra nel campo del diritto, e di parlare della consumazione in guisa che non si entri a vele gonfle nelle più vaste regioni della politica e della morale. Né vale 1' obbiezione di quelli che vorrebbero dare alla Economia politica un più vasio campo , e che quasi da que- sta stessa indeterminazione delle materie vorrebbero arguire che il suo dominio è più largo che non si crede. Il sig. Manna va in una opinione aCTalto opposta. Egli, non che aderire all'intendimento di quelli che si travagliano da qual- che tempo a ritirare , come dicono , 1' Economia dagli augu- sti conflni in cui lo scopo troppo materiale della ricchezza l'ha rinserrata, desidererebbe vedere uno studio ed una f.itica tutta contraria, cioè una critica più severa, che analizzando e sce- verando sempre più gli elementi veri e primitivi della scienza econoniica, li raccozzasse meglio insieme e ne sgombrasse di mezzo tutto ciò che appartiene al dominio di altre scienze e di altre discipline. « Sappiamo ancor noi , egli dice , che tutte le" scienze « e tutte lo arti si coliegano insieme ed hanno mille vincoli « e relazioni fra loro, e che in una regione altissima tutte si )(55)( « armonizzano e si abbracciano in una sintesi perfoKa Sappia- « rao anche che la vita privata e la vita pubblica degli uo- « mini non si governano soltanto colle norme economiche, e « che tutte le discipline e tutte le arti concorrono a mettere « la loro parte. Ma non possiamo d' altra parte ignorare che « la perfez one dell'insieme risulta dalla perfezione delle parti, « e che più 1' analisi particolareggia ed affina , e più la sin- « tesi riesce compiuta e luminosa, e quindi che il circoscri- « versi e determinarsi che fa sempre più rigorosamente una « disciplina in se medesima è a vantaggio suo proprio e di « tutte le altre che la circondano ; cosi come la più precisa « limitazione di un terreno porta di necessità la migliore con- « finazione dei terreni contigui. Onde l'Economia guadagna « e non perde a distinguere ancor meglio i suoi elemenii pro- « pri e sostanziali da quelli che tali non sono , e vorremmo « che cessasse quel vezzo di volerla arricchire e condurla quasi « a fare delle conquiste. Chi comprenderà più che cosa sìa « l'Economia politica, se alcuno le darà per iscopo la dlre- « zione tutta quanta della vita sociale ? Che sorte avrebbero « cosi tutte le altre scienze e discipline? Si vorrebbe per av- « ventura distruggere lo stupendo lavoro dei secoli che dislin- « guendo sempre meglio gli elementi delle cose , le ha dif- « finite e ordinate ? » Lo scrittore seguita cosi a combattere quella eh' e' chiama falsa tendenza di allargamento ed ingrandimento della scienza economica, e riconoscendo quindi come la più saggia sentenza quella che dice esser 1' Economia la scienza della ricchezza, e la ricchezza 1' insieme dei valori permutabili , passa ad espri- mere il suo concetto intorno alla vera partizione ed al vero metodo di trattazione. Cile cosa si richiederebbe , domanda egli, per rinserrare veramente 1' Kconomia nei suoi cancelli? Oliali sono le vere linee da circoscrivere il terreno che le appartiene ? Sarebbe )f S6 X mai possibile trovare una partizione che abbracci tutta la so- stanza della scienza , e possa servire ad essa e non Jid altri che ad essa? Comincia dal fare una protesta , dicendo che sente tutto il rischio delle innovazioni in materie cosi gravi , e che non intende proporre innovazioni , ma solo rettificare e quasi ri- purgare il vecchio metodo , mettendo a nudo i veri elementi della scienza mascherati e coperti finora dalla volgare parti- zione di produzione^ distribuzione e consumazione. « Ecco infatti, egli seguita a dire, che nello allontanarci « dalla partizione conosciuta , noi intendiamo prendere uu « cammino poco discosto da quella, e non che allargare, anzi « intendiamo stringere e limitare i nostri passi. In vero i fatti « fondamentali, sopra i quali si erge e costituisce la scienza, « non debbono già presentarsi sotto le astrazioni e generalità « della triplice partizione. I fatti primissimi e propriamente « economici debbono presentarsi con tali qualità che per essi « soli tutto r edificio s' impianti e si formi senza ajuto este- « fiore. Bisogna che essi si presentino allo sguardo nella loro « primitiva nudità essenzialmente connessi e coordinali tra lo- ft ro , per guisa che se ne comprenda subito la reciproca e « necessaria filiazione. Essi debbono, per cosi dire, generarsi « r un r altro e presupporsi e contenersi l'un 1' altro ». Qui lo scrittore rimonta un poco in alto, e volendo ar- rivare per un momento fino al principio generatore delle u- mane discipline , si ferma a guardare il travaglio della spon- taneità umana ed i fatti primitivi derivati dalla ragione spon- taneamente operante ; parla quindi della ragione riflessa e meditatrice che analizzi, esamina, coordina e riproduce i fatti spontanei essi stessi e li rannoda come idee e con processo melodico alla intima unità , che ne costituisce la vita e l'ar- monia. « L' Economia , egli soggiunge , ha fondamento filo- « soGco come le altre scienze, e noi che vogliamo circoscri- I )( S7 )( <( vere i suoi confini siamo ben lontani dal voler diminuire « l;i sua dignità ». Discendendo poscia a linguaggio più positivo, dimostra che i fatti fondamentali dell'Economia politica sono primitivi, e spontanei e necessariamente legati fra di loro, come tutti gli altri fotti spontanei e razionali delia natura umana ; che i fatti propriamente economici sono stati partoriti naturalmente dalla ragione spontanea , prima che alcuno pensasse a studiarli e definirli. Naturalmente e spontaneamente, al dire del sig. Manna, si è sostituito alla vita isolata la pratica generale dei cambi e dei baratti: i cambi ed i baratti si sono manifestati come una con- dizione prima di ogni sviluppo di social. tà, e si sono costituiti quindi come 1* idea prima e cardinale di un nuovo ordine di fatti e d'idee, che è l' ordine economico dell'umanità. Ai bisogni umani si provvede dapprima singolarmente e promiscuamente, e fino a quel punto non vi è ordine economico. Ma quando ap- pariscono i valori di cambii , e quindi i cambii ed i baratti , allora veramente un nuovo ordine di cose apparisce: tutto co- mincia a muoversi ed agitarsi, ed il moto si propaga in una pro- gressione illimitatamente crescente. Ogni uomo lavorando per tutti , e tutti per ciascuno : ogni nazione producendo per tutte e tutte per ciascuna , gli uomini e le nazioni si trovano tratti io una moltitudine di relazioni novelle ed imprevedute che hanno per base un calcolo estremamente complesso e mira- bilmente proficuo. Or questo gran fatto come è il primo per importanza, cosi è il centro e il termine, a cosi dire, di tutti gli altri. Da un lato si presentano come due postulati neces- sari la divisione del lavoro e la formazione dei capitali. La di- visione del lavoro , e la formazione de' capitali sono le due condizioni indispensabili per la generazione dei valori di cam- bio , ed i cambii essi stessi non cominciano se non quando i valori di cambio sono nati. Dall' altra parie si presentano , )( 58 X non come cagioni ma come strumenti, due altri fatti capitali e propriamente economici, la Moneta ed il Credilo. La Moneta ed il Credito sublimano i cambi ad una ina'^pellatii altezza , e sono per cosi dire le sue vere braccia e mezzi d' azione. Logicamente adunque e cronologicamente si collocano io testa della trattazione economica i due fatti primi la divisione del lavoro e la formazione dei capitali, come condizioni e pre- supposti alla generazione dei valori di cambio. Quindi viene il fiuto centrale e cardinale della isliluzione dei cambi essi stes- si , e seguono appresso i trattati della moneta e del credito , come i due strumenti superiori del movimento dei cambi. Questi cinque fatti sono evidentemente in una progres- sione necessaria tra di loro. La divisione del lavoro conduce ne- cessariamente alla formazione dei capitali, perchè ogni lavoro diviso e coordinato richiede anticipazioni, riserve e strumenti d' azione. La divisione del lavoro ed i capitali colla generazio- ne dei valori di cambio danno luogo ai cambi ed ai baratti, l cambi ed i baratti alla loro volta conducono presto all' idea del prezzo e della vendita e quindi alia moneta. Finalmente per una necessaria progressione d' idee si arriva ai mezzi più alti e più sopralTini di cambio quali sono quelli somministrati dalle istituzioni di credito. La divisione dunque naturale della Economia sta in cinque trattati che esprimono nel tempo stesso cinque fatti e cinque idee , la divisione del lavoro, la forma- zione dei capitali , 1' istituzione dei cambi, 1' istituzione della moneta , e 1* organizzamento del credito. Come idee e come fatti essi si generano 1' uno dall' altro, ed esauriscono nel loro giro un ordine intero di principii e di conseguenze. L'Econo- mia politica sta tutta in quel giro di falli e d'idee, e se vuol trovare la sua forma e la sua chiarezza melodica, non deve alterare quel processo naturale di cose , anzi deve riprodurlo e conservarlo intero senza mascherarlo sotto vane generalità. Sono queste presso a poro le idee dell'autore intorno allo )( S9 )( nuove partizioni dell' Economia politica. Come si vede , egli non intende per dir cosi che rimuovere la scorza e l'involucro inutile della vecchia partizione e denudare gli elementi veri e sostanziali dell' Economia , e collocarli direttamente l'uno al cospetto dell' altro , per coglierne il senso iulinio e trovare nel loro seno medesimo la sintesi vera ed il principio di vita e di verità della scienza. « L' importanza delle nuove partizioni , egli dice con- ce chiudendo , si manifesta chiaramente alla faciltà che ne ri- « sulta per connettere tutta quanta 1' Economia coli' insieme « delle altre scienze e discipline sociali. Cominciando dalla « divisione del lavoro e terminando alle istituzioni di credilo si « percorre un cammino che non solo contiene la materia pro- « pria dell' Ecooomia , ma conduce alla espressione massima « dello scopo delle scienze sociali. Chi non vede intatti chela « fusione ed il ravvicinamento progressivo della famiglia uma- « na si va compiendo così nel campo della famiglia umana « come in tutte le altre parti della vita civile ? Chi non vede « che il ravvicinamento, che comincia colla divisione del lavoro, « si trova arrivare al più alto grado nell' organizzamento ge- « nerale del credilo , dove tutto cospira ad affratellare gì' iu- « teressi , le fortune e le persone in modo da creare quasi )) una generale solidarietà? Dunque le nuove partizioni, meu- « tre da un lato circoscrivono nei veri conOni 1' Economia « politica , dall' altro la riannodano più strettamente e più di- ce rettamente al gran ceppo delle scienze sociali. L'Economia «( viene cosi ad essere una scienza speciale, ma collocata nella c( sua vera sede. Cotesto modo infine riuscirà egualmente ac- ce concio per la storia e per la teorica. Si potrà fare con age- cc volezza la storia dell' Economia facendo successivamente la ce storia del lavoro , la storia dei capitali, la storia dei cambi, ce la storia della moneta, e quella finalmente del credito. E si- mense Decembris die 15. Indictione 12. Regnorum eius anno )> quarto feliciter. Amen. » Innanzi a tulio è da osservarsi che la lapide tuttavia esi- stente in S. Maria Mater Domini segna nel 1262 l'anno della morte di Roberto , cioè oltre a tre anni prima della venuta di Carlo di Angiò in Roma , perciò come potrà idearsi che Carlo disseppellisse quel cadavere per portarselo in Mater Do- mini luogo per allora a lui affatto ignoto ? Ed anche volendo credere che nella predelta lapide stesse scritto il vero anno della morte di Roberto , cioè il 1265, pure è strano assai vo- ler pensare che Carlo di Angiò menasse seco alla impresa del reame il fanciullo Roberto, e se pure ciò facesse non può im- maginarsi che mortosi il fanciullo nel 1265, Carlo si portasse dietro quel cadavese da Roma al campo di S. Germano, poi a quello di Benevento , e finalmente in Napoli , sdegnando dargli sepoltura nelle basiliche di Roma, nel santuario di Montecasino , nella cattedrale di Benevento , nella cattedrale o nelle altre chiese di Napoli , e che solo a tanto onore ser- basse la campestre chiesa di S. Maria Mater Domini. Né Bea- trice da Aix avrebbe condotto il cadavere di Roberto in Mar- siglia o di là in Roma senza dargli onorevole sepoltura in una delle chiese di quelle città. — Per ragionare del monumento esistente io S. Maria Mater Domini, mi sono portato ivi, ed ò osservalo che nulla conserva questa chiesa di antico innanzi X 83 )( al secolo XVII , che sul pavimento della grande nave Ira il 3. ed il i. pilastro a destra di chi entra e propriamente alle spalle della cena della Vergine, sta fabbricata una breve lastra di marmo, la quale nel mezzo à scolpito ad alto rilievo uno scudo di forma barocca sormontato da corona ed avente nel campo sette gigli. Ai di sopra dello stemma poi sono incisi sul marmo i seguenti tre versi , consumati affatto nella maggior parte di essi dal tempo e dal calpestio : HIG REO FILIVS CAROLI DE FRANCIA . . SICILIE SVB ANO. DNI. M 262. e sotto al predetto scudo altri tre versi incisi sullo slesso mar- mo , che sono : HIC REQVIESCIT DNA REGINA BEA TRIX VXOR DNI CAROLI DE FRANCIA REGIS SICILIA SVB ANO. DNI M. CC. LXV II Oltre che lo stemma non è di Beatrice ne quello usato da Carlo e da' suoi discendenti , mancando in questo il rastello, e non avendo il campo tutto ripieno di gigli, dalla forma de' carat- teri e dalla ortografla di quelle due inscrizioni , vedesi chia- ramente essere fattura del fine del secolo XVI. Basta riQettere alla cifra numerica M. 262 nella iscrizione di Roberto, ed alla ortografia della parola SIGILIìE in quella di Beatrice, per af- fermare senza esitanza veruna la falsità di quel uìarmo. —In quanto poi al privilegio riportato dal Suramonte, basterebbe per dichiararlo falso il modo col quale finisce, cioè Anno flo- mini MCCLX Vili, mense Decembris die 45 Indici- 42. Regnorum eius anno quarto feliciter Amen. In queste poche parole si leg- gono due grandissimi errori, che smentiscono l' intero diplo- ma. 1. In questo privilegio Carlo mentre parla in persona pri- ma plurale cioè: Per praesens Privilegium nolum facimus uni- versis , quod nos volenles, prò salale animae clarae me- )( 86 )( moriae Beatrkis Siciliae consortis nostrae, nella data cambia e dice Regnorum eius anno quarto , ignorando colui che falsò il diploma , che qui dovea scrivere Regni ìiostri anno quarto, co- me leggesi in tutti i registri Angioini che serbausi in Napoli nel grande archivio del regno. 2. La formola Regnorum nostro- rum da Carlo fu usata assai più tardi del 1268, cioè nel 1277, quando avendo egli acquistato le ragioni sul regno di Geru- salemme , s' intilolava : Karolus Dei Gratia Rex Jerusalem. Sicilie Ducatus Apiilie et Principatus Capue. Alme Urbis Sena- tor. Andegavie. Provincie. Forcalquerii et Tornódori Comes. Romani Imperi] per Sanctam Romanam Ecclesiam in Tuscia Vicarius generalis. Anno Domini M. CC. LXXVII die primo Septembris. VI Indiclionis Regnorum nostrorum Jerusalem anno primo. Sicilie vero anno Tertiodecimo. — Esìste una conces- sione di Carlo l. di Angiò a favore del monastero di S, Ma- ria Maler Domini; essa però è interamente diversa da quella menzionata dal Summonte. Carlo assegnò sei once di oro an- nue a quel monastero per ricompensa di un fusaro, che il me- desimo possedeva io tenimento di Sarno e che venne da Carlo dichiarato di regio demanio. Di questo privilegio, che leggesi ne' registri angioini del grande archivio del regno, volle gio- varsi colui che col riferito diploma falso attribuì al Monastero sei pezze di terra in vece di sei once di oro annue , giusti- ficandone così il possesso. In fine 1' ultima pruova di falsità del privilegio riportato dal Summonte leggesi in se stesso nelle parole: Dalum in Ci- vitale Nuceriae in castro ipsius civitatis per manum Magistri Gof- (ridi de Belmonte Cancellarij , et Roberto de Baro Protonotarij Regni Siciliae Anno Domini MCCLXVlll. mense Decembris die 45. Indict. i2. Regnorum eius anno quarto feliciter Amen. A fede di questo documento Carlo 1. di Angiò nel giorno 15 di di- cembre dell* anno 1268 dimorava in Nocera poco lungi da quel monastero di S. Maria Mater Domini, al quale io quello stesso )( 87 )( di faceva donazione di lene per sollievo delle anime di sua moglie Beatrice e del figliuolo Roberto. Ma in qual modo po- trà giustificarsi questa manifesta falsità, quando al foglio 4 a t. ed al foglio 9 del registro Angioino del grande archivio di Na- poli segnato 1269. B. ed intitolato : Liber donalionum seu con- cessimum Karoli 1. , si leggerà che Carlo di Angiò nel giorno 15 di decembre di quell' anno 1268 stava nella città di Trani, e che con quella data topica spediva tutti i privilegi, le conces- sioni , gli ordini e quanto altro occorreva ? Dalle cose anzi- dette adunque risulta chiaro che tanto il marmo esistente in S. Maria Maler Domini, quanto il privilegio riportato dal Sum- monte siano entrambi falsi. Camillo Minieri-Biccio. II socio ab. Paolo Emilio Tulelli ha letto una NOTA STORICA Sul movimento della idea filosofica nel Reame delle due Sicilie dal 1845 al 4830. 1. Per coloro, che vivono la vita del pensiero e che si ap- pagano meno dell' apparenza che della idea delle cose , deve riuscire di grande importanza la pubblicazione degli scritti ine- diti di qualche autore già trapassato, la cui parola, durandogli la vita, aveva grandissima autorità nell' animo dei cultori della scienza. E la satisfazione deve crescere a dismisura , quando avviene che questi scritti siano compimento di una opera ri- putatissima già in parte stampata e quindi interrotta per ra- gioni indipendenti dalla volontà dell'autore. Sono oramai dieci anni da che Ottavio Colecchi è passato di vita. Le sue poche opere filosofiche sono per le mani di tutti coloro che nel no- stro paese si dilettano delle alte speculazioni della scienza ra- )( 88 )( zìonale ; ma egli era ud comuoe dolore il vedere come l'opera maggiore di Lui « Sopra alcune quistioni le più importanti della Filosofia, Osservazioni Critiche ec. ec. » fosse rimasta monca ed incompiuta. Sicché vedendosene ora pubblicare il prosegui- mento forse sino alla One , ciò sarà argomento e ragione di grande salisfazione per tutti gli amatori della patria filoso- fia. Ed io a nome di tutti costoro ne rendo pubbliche grazie al benemerito che ne ha curato la stampa, e ne rendo mag- giori e più solenni all' allo Personaggio , il quale , auspice e promotore del Giornale Scientifico il Giambattista Vico, ha vo- luto che le pagine di questo nuovo periodico si adornassero delle parole postume dell' illustre filosofo di Abruzzo. 2. Pasquale Galluppi , Ottavio Colecchi , Stefano Cusani e Vincenzio de Grazia sono gli scrittori, nei quali si riassume principalmente il movimento del pensiero filosofico del nostro meridional paese d'Italia dal 1815 al 1830. A questi nomi si potrebbero aggiugnere quelli di un Pasquale Borrelli e di un Davide Winspeare ; perciocché noi vogliamo tacere affatto di molti egregi filosofi viventi, e segnatamente di quelli, che da pochi anni in qua, cercano dare un novello indirizzo alla scienza prima , adoperandosi di riannodarla alle fila tradizionali del- l' antica sapienza italiana , ultima espressione della quale , al passato secolo , furono quei grandissimi uomini di Giambat- tista Vico e di Tommaso Rossi. Però del Borrelli, ripetitore benché ingegnoso della filosofia della sensazione, e del Win- speare , pretendente di tramutare di tutto punto sul nostro suolo r albero se non isterilito almeno poco rigoglioso della filosofia Scozzese, io non dirò più che tanto; come quelli che non ebbero seguito , anzi dirò meglio , come quelli che giu- gnendo un pò lardi non ebbero parola cosi autorevole da rat- tenere in paese coloro che già erano in cammino per lontane e più dilettose regioni. Dirò dunque degli altri di sopra enu^ raerati, e brevemente. )(89)( 3 Cessato il rimbombo delle artiglierie nei campi di Wa- terloo e composte , se dod a pace, almeno a lunga tregua le cose di Europa , potè la mente dei filosofi ripreadere ìi corso interrotto della investigazione delle eterne e serene ragioni degli esseri ; le quali eterne ragioni possono , come la luce del Sole , rimanere per poco oscurate dalle nuvole e dalle tem- peste delle passioni e dai turbini della vita politica , ma non mai cessano di risplendere immobili sopra l' orizzonte morale dell' umana intelligenza. Cosi in Francia un Royer-Collard ed un Vittorio Cousin imprendendo a filosofare richiamaron la filosofia dalla melma fangosa del sensualismo alle regioni lu- minose dello spiritualismo. Quel che fecero in Francia quei due valorosi , venne fallo in Italia dal filosofo di Tropea. Que- sti trovò che a quel tempo i filosofi eran divisi in due campi opposti; gli uni capitanati dal Locke e dal Condillac militavano per il sensualismo, gli altri combattevano per l'idealismo sotto alla insegna del filosofo di Konisberga. Il Galluppi fece scuo- la da sé ; né fa mestieri che io dica della sua dottrina pur troppo nota all' universale. Però restan di lui moltissimi la- vori inediti , riguardanti la più parte la filosofia greca e se- gnatamente quella di Aristotile e di Platone; de' quali mano- scritti in altra occasione parlerò più]distesamente. Merito in- signe del Galluppi è stato primamente di avere egli mostrato a nudo , il primo fra noi, la deformità e la laidezza dello schietto sensualismo empirico , e di avere sviato la facile intelligenza della gioventù italiana dall' attignere a quelle fonti impure e contaminate. Altro merito di lui è stato di avere egli il pri- mo in Italia esposto lucidamente la dottrina di Emmanuele Kant , e di averne notati i risultamenti scettici che mettono in compromesso la realtà della scienza umana. Egli con am- mirevole temperanza d' ingegno si tenue mediano tra gli estre- rai delle due opposte opinioni. E se egli è vero, come esti- mano alcuni critici , che il Galluppi si mostrasse più valoroso )( 90 )( Della disamina delle altrui (eoricLe , che nella costruzione deT suo proprio sistema, sicché ei pare che non risponda a tutl.ì r esigenze della scienza ; pure egli solo seppe produrre uu gran bene , il maggior bene che può ingenerar la filosofia , r amore cioè puro e disinteressato del vero e quella nobile e temperata indipendenza del pensiero filosofico , che tanto ora distingue la generazione de' pensatori del bel paese e che tanto impromette di bene alla scienza avvenire. 4. Il Galluppi demolendo a suo modo 1' edifizio filosofico del Criticismo Kantiano , non evitò di rimanerne per cosi dire impolverato e di far tesoro di alcuni di quei ruderi , incastrandoli al suo proprio sistema. Ottavio Colecchi all'op- posto si persuase , che il sistema del filosofo prussiano fosse nella sostanza il solo vero e che a renderlo dell' intutto per- fetto , bastasse semplificarne le forme , addurvi leggieri mu- tamenti nei metodo, ridurre a minor numero le categorie del- l' intendimento ed esporre il senso profondo della filosofia Kan- tiana meglio che non s'era fatto antecedentemente. In una pa- rola intento del Colecchi si fu di introdurre emendata fra noi la filosofia Critica del Kant. Non è nostro proposito di apprezzare in questo momento l'opera del Colecchi: asseriamo soltanto che dalle sue mani il Kantismo sia riuscito più netto, più intelligibile e più ac- comodato alla forma di concepire di noi altri italiani. La parte dell' opera del Colecchi più importante, ove il Criticismo Kan- tiano ci sembra meglio esposto , meglio inteso e per cosi dire sublimato , è quella che riguarda l' Estetica, della quale fa se- guito il frammento testé pubblicato nel Giambattista Vico. In esso frammento leggesi una sommaria e profonda esposizione della teorica estetica di Giorgio Hegel , e quel che più mon- ta , una sottile critica della medesima non solo , ma ezian- dio del princìpio fondamentale del sistema panteistico onde quel filosofo procede. La quale critica , benché fatta dietro i prin- X 9i X oipii del Kant ( e noi crediamo che il Kantismo non sommi- nistri armi potenti a combattere con successo la dottrina del- l' Hegelismo ]; pure ei pare che sia bastante a dimostrare che con la teorica dell' eterno divenire non si possa fondare e co- struire il sistema della scienza del Vero e del Buono non che quella dell' Arte e della Bellezza. Certamente che queste osser- vazioni critiche postume del Colecchi sopra dell'Hegel devono far impressione sullo animo di alcuni nostrani benché nobili intelletti , i quali abbagliati^dallo splendore dell' ingegno stra- grande del filosofo di Stutgard, scopritore indubitatamente di moltissime verità nel campo indefinito della scienza , si son lasciati troppo inconsideratamente indurre ad accettarne per vera la totalità del sistema. 5. Al concetto filosofico del Galluppi e del Colecchi surse oppositore Stefano Cusani , giovane di baldo ingegno e di no- bilissimi sensi , anzi tempo rapitoci dalla morte. Poche scrit- ture ci rimangon di Lui e queste sparse in varii periodici che si pubblicavano al suo tempo. La sua intelligenza inchinata per natura alla più alta speculazione , poco arridendo ai processi temperati della scuola sperimentale seguiti dal suo maestro Gal- luppi , ed a quelli dubitativi e critici dell' idealismo subbiet- tivu del Kant rinnovellato dal Colecchi , si spinse per le vie segnate dalle orme dell'ardimentoso Nolano e ricalcate ai giorni nostri dallo Schelling e dall' Hegel, introducendo fra noi, ben- ché alquanto trasformate e corrette , le teoriche dell' assoluta identità e dell'Idea Assoluta. Noi però siamo persuasi, che se a quel Giovane amatore ardentissimo del vero, gli anni fos- sero bastati , venuta la mente sua a maggiore maturità di sen- no , non sarebbe egli certamente rimasto entro ai cancelli di quelle teoriche , più fantastiche che razionali; ma spiccato più alto il volo avrebbe poggiato sicuramente nel sereno olimpo del vero Ontologismo Cristiano. E questa nostra persuasione ci viene suggerita dall'attenta lettura degli scritti di quel gio- X 92 )( vane egregio, nel quali sì scorge quel lento svolgersi della sua mente e queir andar graduato di scuoia in scuola, di teo- rica io teorica e da un vero ristretto ad un vero più ampio e comprensivo ; il che è segno manifesto d.' una intelligenza che cammina e va cercando disiosamente di acquetarsi nella verità assoluta. È un nostro desiderio vivissimo che gli altri suoi lavori rimasti inediti, e che come raccontasi, sono di gran- dissimo momento, venissero raccolti e dati alia luce, qual do- cumento solenne del valore filosofico di quel giovane egregio delia cui immatura morte si duole ancora la napolitana filo- sofia. 6. Vincenzio de Grazia uscito dalla Scuola Politecnica uf- fiziale dell' Arma del Genio, ed esercitata per alquanto di tem- po r architettura civile, lasciò poi volentieri e 1' una e l'al- tra nobile professione per chiudersi nell'indipendenza dello spi- rito a meditare sopra gli ardui ed eterni problemi della scienza prima. D' indole nobile ed altera , di severo e quasi stoico costume , per moltissimi anni vivendo solitario in mezzo agli uomini , si chiuse nel suo pensiero ; e leggendo , come ab- biamo da lui medesimo , pochi libri, meditò moltissimo; sic- ché la sua filosofia , qualunque eiia si fosse , si compiaceva chiamarla figliuola generala dalla sola sua mente. Perchè le opere del De Grazia non sono generalmente lette, io andò di riassumere i tratti generali della sua teorica. La filosofia mo- derna , egli dice , essersi messa tutta quanta nella mala via, ed avere aberrato dalla verità , non appena à scelto per guida della sua investigazione il metodo ipotetico , o come egli Io chiama , il metodo speculativo ed a priori. Se non si abban- donino le ipolesi delle idee innate sia in senso platonico che cartesiano , o l' ipolesi della visione ideale del Malebranche che ne siegue ; se non si smettano le ipotesi delle forme a priori e suggellive di Kant, dell'identità assoluta dello Schel- liugi e del divenire dell' Hegel ; se non si lasci l'ipotesi del- )( 93 X r ente possibile del Rosmioi , e dell'intuito dell'ente reale del Gioberti ; se non si rigettino le ipotesi dell'idee di valore sug- gerivo del Galluppi e della percezione immediata che lo stesso Galluppi ha comune con la Scuola Scozzese ; se non si met- tano da banda tutte queste supposizioni ingenerate più o meno direttamente dallo spirito di sistema e dal metodo ipotetico e speculativo ; la scienza filosofica, sostiene il De Grazia, sarà sempre ipotetica ed illusoria e sarà sempre lontana dal cogliere la verità obbiettiva eh' è la realtà delle cose. Invece , secon- do lui , il vero ed unico metodo è Io sperimentale-indutti- vo , pel quale la mente umana partendo dal reale e dal con- creto , nulla ammette d' ipotetico , di formale ; nulla d' in- nato , a priori e di trascendente, tranne la virtù intellettiva che intuisce ed apprende la realità e la concretezza dell' Io ; e per i fenomeni sensitivi ridotti in fantasmi dall' immagina- tiva , arguisce la realità esteriore ; e dall' una e dall' altra in virtù dell' intelletto astrae le forme universali de' generi e delle specie , e da queste per via di eliminazione o di remozione de' limiti si solleva all' idea dell' infinita realità di Dio. Que- sta è la somma del sistema filosofico del De Grazia. Certamente che queste dottrine non sono nuove, anzi sono antiche quanto il filosofo diStagira e il santo Dottore di Aquino. Tuttavia egli vi giunse da sé, camminando coi piedi propri, spe- culando con la propria intelligenza; perchè, possiamo affermarlo senza pericolo di restare smentiti , egli quando costruì in sua mente il suo sistema, quando pubblicollo nel suo Saggio sulla Realtà della scienza umana uscito in luce il 1839 e seguenti, ignorava fontalmente i processi Aristotelici e Tomistici. E noi l'abbiamo dalla stessa bocca di lui , che non prima del 1846 si pose a leggere le opere dell' Aquinate , leggendo le quali rimase compreso d' alta maraviglia credendovi scorgere una conformità perfetta con la propria teoria già pubblicata innanzi nel Saggio. Frutto di questa maraviglia in vedere la sua teorica )( 94 )( riscontrarsi con quella del massimo Dottore del medio evo fa r ultima opera del De Grazia che porta il titolo , Prospetto della filosofia Ortodossa. Ma , a nostro avviso , il merito del De Grazia non riposa nella totalità del sistema , antico come dicemmo e soggetto a molte contestazioni ; si bene consiste nell' acutezza insieme e nella profondità del suo ingegno veramente filosofico, il quale apparisce luminoso nella disamina eh' egli fa de' sistemi più cospicui della filosofia moderna , e nell' aver messo a luce al- cune sue vedute originali , che sollevano a più alta e più se- rena postura la filosofia che si denomina dall'esperienza e dal metodo induttivo. Non ci è concesso in questa brevissima nota istorica dir mnggiormente dì questi illustri filosofi , dai quali tanta ono- ranza deriva alla scienza razionale del nostro paese. Che se al- tri dirà che la dottrina di costoro non soddisfi ai bisogni pre- senti dell'umana intelligenza e non risponda all'ideale eterno della scienza degli esseri , noi non opporremo difesa veruna. Diremo soltanto che senza I' opera di costoro la filosofia ita- liana non sarebbe giunta al grado onorevole nel quale presen- temente si trova ; né la generazione crescente de' nuovi pen- satori accennerebbe d'innalzarsi con più ardito volo verso le più alte e più serene regioni della scienza. Anzi è un vivissimo desiderio dello scrittore di questa umile Nota, che un ingegno più adatto del suo , imprenda un lavoro di lunga lena, ove sia posto in piena luce lo svolgimento della idea filosofica del no- stro paese rappresentato nelle opere de' sopradetti filosofi no- stri concittadini , i quali danno diritto alla nostra Italia di non credersi da meno in fatto di filosofia delle più speculative na- zioni di Europa. Paolo Emilio Tulelli. X 95 X Il socio sig. Giuseppe Campagna ha recitato [un sonetto m morte del nostro illustre collega defunto Niccola Nicolini. IN MORTE DEL CH. NICOLA. NICOLINI SONETTO Ben colui, per natura e per costume L' ufficio empiendo d' orator sovrano , Visse qual face che diffonde lume Tra r arduo vero e V intelletto umano. Dell' interna veduta ei con l' acume Chiaramente leggeva in quell' arcano IrretrattabiI mistico volume Dove scriver sol può di Dio la mano. Ond' ei , così nel ben come nel male , Dal sensibile fatto trascendea Tuttor verso 1' archetipo ideale. Ed il vasto saper , di che si fea Nobil maestro, era il saper mortale Armonizzato con l'eterna idea. Giuseppe Campagna. 11 socio sig. Luigi Palmieri ha presentato la DESCRIZIONE Di un Sismografo elettromagnelico. Stando sul R. Osservatorio Vesuviano mi è occorso più volte di notare de' piccoli tremuoti, che qualche fiala sonosi an- che avvertiti ne' paesi posti alle falde del Vesuvio. Cotesti tre- muoli locali dislinguoosi da quelli che affettano una vasta re- 6* )( 96 )( gione e che haano altrove il loro centro, appunto perchè mo- desti in sé stessi e di breve durata , perdono di forza con le distanze dal monte, nelle cui viscere hanno il loro nascimen- to. Molte di siffatte commozioni del suolo passano inosservate, giacché se non sei desto e fermo della persona non ti accorgi di nulla. A me intanto parca importante di avere un registro di tutte queste scosse di tremuoto con la indicazione del tem- po preciso del loro cominciamento ; ma tra i sismometri Onora conosciuti non ne trovai alcuno che corrispondesse al mio scopo, d' indicare cioè e registrare da se le più piccole scosse, fos- sero sussultorie fossero ondulatorie, senza pericolo d'illusio- ne, notando il tempo preciso dell'avvenimento. Per la qual cosa rinunziando a' principii puramente meccanici di lutt'i cosi detti sismometri, ricorsi ad un principio dinamico e feci il mio sismografo elettromagnetico, del quale vi darò una breve in- dicazione. Tremuoto sussullorio. Immaginate un'elica di filo di ottone, la cui estremità superiore sia fissata ad una molla quasi oriz- 2ontaIe sostenuta per un solo estremo da una colonna metal- lica. Al capo inferiore dell' elica vi sia un cono di rame, che resti a piccola distanza dalla superficie del mercurio contenuto in una vaschetta sottoposta ; è chiaro che avvenendo il tremuoto sussultorio, la punta di rame verrà in contatto col mercurio. Se dunque la corrente di una coppia passi in quel momento dal- l'elica al mercurio, un'elettromagnete posta nel circuito atti- rando la sua ancora, questa muoverà una piccola leva la quale fermerà un orologio che segna il giorno del mese le ore i mi- nuti ed i mezzi secondi , ed in pari tempo darà scappamento ad uno sveglio o scampanio. Nel caso che l' orologio si fermasse per qualsivoglia altra cagione, allora lo sveglio non si scariche- rà , e così r osservatore conoscerà se l' orologio si arrestò per cagione estranea al tremuoto. Un sistema di compensazione fi- X 97 )( nalQiente manterrà costaule la piccolissima dìslauza tra il mer- curio e la punta di rame. Tremuoti ondai atorii. Immaginate quattro tubi a sifone con entro del mercurio posti in sito verticale uno da N. a S. uno da E. ad 0. e due altri nelle direzioni collaterali : in qualun- que senso avvenga la scossa ondulatoria, il mercurio prenderà in uno 0 due tubi delle oscillazioni. Se dunque in un braccio di ciascun tubo stia immerso un Qlo di ferro e nell'altro scenda un filo di platino che resti a piccola distanza dal mercurio, è chiaro che nel momento delle scosse il mercurio verrà in con- tatto col filo di platino, e quindi la corrente elettrica trovando stabilito il circuito opererà l'attacco dell' ancora nell'eletlro- raagnete e quindi fermerà 1' orologio come nel caso antece- dente. Per conoscere poi se il tremuoto fu ondulatorio, in quale direzione il suolo fu agitato e di che ampiezza furono le oscil- lazioni , in un braccio di ciascun cannello trovasi un piccolo galleggiante di ferro raccomandato ad un filo di bozzolo, il quale passa sopra una carrucoletta di avorio ed ha un contrappeso nel capo opposto. Questo galleggiante spinto dalle oscillazioni del mercurio si eleva e resta, perchè il contrappeso Io man- tiene, ed intanto un indice collocato nell' asse della carrucola percorre un certo numero di divisioni sopra un arco graduato. Per avere finalmente indicate le repliche, le quali potreb- bero avvenire dopo la prima scossa innanzi che l'osservatore abbia visitato lo strumento, ho immaginato un meccanismo molto semplice e sicuro. Sopra un cilindro di legno trovasi una striscia di carta divisa in 12 parti eguali ; questo cilindro è girevole sul proprio asse e compie una rotazione in 12 ore. Esso sta fermo e comincia a muoversi alla prima scossa, per modo che se dopo due ore avvenisse la replica una leva mossa da un elettromagnete porterà un lapis sulla seconda divisione della carta e vi farà un segno con un meccanismo analogo a quello del mio telegrafo elettrico. X »8 )( Aspetto che sia pronto il locale per situare questo nuovo strumento, che spero dovrà essere utile per la soluzione di al- cune importanti quistioni di meteorologia vulcanica. L. Palmieri Libri offerii in dono. Abdruck des im zwanzigsten Bande von Dr.NAGLER's Kiinstler- Lexicon betìndliclien Artikel iiber C. Vogel, mit einigen Berichligungen und dessen radirtem Portrat— Munchen— 1852 in 4. Benincasa (Carlo) —Lamentazione pegli illustri estinti messi- nesi nel colera del 1834 — Messina 1854 in 8. Degli studi e delle vicende della reale Accademia dei Georgo- fili nel primo secolo di sua esistenza, Sommario storico dell'avvocato Marco Tabarrini, corredalo di un catalogo generale de'soci e di due indici degli alti Accademici com- pilati da Luigi de' Marchesi Ridolfi — Firenze 1856 in 8. Gòlhes Faust— Oelgemalde von C Vogel von Vogelstein eie. ; più due articoli de' fogli fiorentini Le arti del disegno, e Lo Spettatore, ove si parla del medesimo quadro, e dell'altro sul poema di Dante eseguito dallo stesso pittore. L'Iride, giornale an. I n. 42. Manfredonia (Giuseppe) — Illustrazione di una oscura dia- gnosi morbosa, 1850— Amenorrea per causa nervosa, gua- rita coir oppio, 1850 — Sull'etiologìa de' calcoli gastrici e in- testinali etc. , 1850 — Asma con epilessia nervosa curata con la Lobelia inflata, 1851— D'un vasto ascesso epatico, 1851 — Uso del cianuro di potassio nella stenocardia, 1852 — Te- tano traumatico, curalo mercè l'uso dell aconito napello, 1852 — Protojoduro di ferro amministrato con prospero suc- cesso in due casi di glucosuria , 1853 — Solfalo di chi- nino, adoperalo in un avvelenamento per morso di u- X 99 )( pera , 1853— Sull' uso del nuovo preparato joduro di chi- nina a' debellare le perodiche recidive, e le ribelli al- l'uso del solfato di chinina, 1854, Napoli in 8. Parole in morte di Raffaele Folinea— 1850— Id. di Nun- ziante Ippolito— Necrologia di Gregorio Olivieri, 1853 — Id. del pr. Cav. Giuseppe Antonio Grassi , 1853— Elogio funebre del Cav. Santoro , 1853— Necrologia del profes- sore di chirurgia Francesco de Lisio , 1854— Ultimi uf- fizj alla memoria di Luigi Ferrarese,. 1855— Elogio sto- rico del commendatore Cosimo de Horaliis— in 8. Suir adulterazione dei vini e mezzi per prevenirla. Il tradimento , racconto storico— in 8. Poesie diverse in lingua italiana , e nel dialetto napo- litano. Rossi ( Vincenzo Antonio) — Nuovo trasmessore per trasformare un movimento rettilineo sempre nel verso stesso , in un altro pure rettilineo sempre nello stesso verso, ed accomo- dabile a diversi rapporti di velocità tra zero e 2,59 — 1857 in 4. TORNATA DEL 14 GIUGNO La Reale Accademia delle scienze della società Reale Bor- bonica comunica 1' annunzio di due programmi in matema- tiche , r uno ordinario 1' altro straordinario , da premiarsi in fine dell'anno 1858. Essi sono i seguenti : )(100)( REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE. Aimunzio (li due programmi in matematiche 1' uno ordina- rio , V altro straordinario da premiarsi in fine dell' an- no 1858. Decorso dal 1854 , il Iriennio da che 1' Accademia ebbe proposto il programma pel premio a lei spelfanle , avendo ossa praticato quanto prcscrivesi dallo Statuto per la scelta di un quesito in Matematiche , da premiarsi con medaglia del valore di ducali 300 napoletani , la scelta dell' Accade- mia è caduta sul seguente 'b' QUESITO Esporre i progressi falli dall' Analisi differenziale ed in- tegrale , dal principio del presente secolo , indicando i per- Iczionamenli arrecati alle teorie già conosciute , le nuove sta- bilite dagli analisi di tal tempo , e le fonti io cui si trova- no esposte. Generalmente dare un' idea compiuta dello stato attuale della scienza analitica , considerandola principalmente sotto i seguenti aspetti : 1. Classificazione e proprietà delle trascendenti; 2. . Sviluppo delle funzioni ; 3. Determinazione d' integrali definiti tra limiti speciali ; 4. Integrazione delle equazioni differenziali ; 5. Calcolo delle variazioni ; 6. Calcolo delle differenze finite. Di ciascuna teoria si accennerà l'origine e lo stalo alla fine dello scorso secolo ; indi si esporrà il punto di vista più generale sul quale sia slata considerata in prosieguo ; i per- fezionamenti fatti in essa , e ciò che vi resta ancora a desi- derare. Si accennerà il suo legame cou altre , e le sue ap- )( 101 ){ plicazioni. S* indicheranno finalmente i principali scriltori che si sono occupali di essa , e le opere in cui sono esposte le loro ricerche. In breve si vuole la storia critica , ragionata e parallela dell' origine e progresso di ciascuno de' soprindicati articoli , con la bibliografia corrispondente. La grandissima estensione di tale dimanda , per chi vo- glia impegnarsi nel misurar sua possa in trattarla , lo svol- gimento consideralo e parallelo di Atti di Accademie , e delle opere di autori classici della scienza analitica de' moderni , per riscontrarvi le origini e gli sviluppi delle dottrine diman- date in tal programma , che non poteva non colpire l' inten- dimento anche di que' soci , che coltivano materie diverse dalle Matematiche , ha determinata V Accademia ad estendere il periodo di tempo assegnato per le risposte a dare , fino al di 30 settembre 1858 , oltre il qual termine non verrà rice- vuta alcuna Memoria in risposta ; e queste , scritte in ita- liano o in latino, dovranno indrizzarsi anonime , solo con- trassegnate da un molto o sentenza , al segretario perpetuo dell' Accademia F. Flauti , franche di ogni spesa. Quel molto o sentenza verrà anche scritto su di una schedetta ben suggellala , collegala alla Memoria , entro la quale siavi notato il nome del candidato , e la di lui dimora. Di tali schedelte , quando 1' Accademia ottenga in risposta più di una Memoria , saranno dissuggellate solamente quelle spettanti alle giudicate meritevoli del premio , e dell' accessit, le altre verranno bruciate. La Memoria coronata , e quelle che avranno meritato r accessit , saranno stampate dall' Accademia , in seguito di quelle de' soci , con paginazione ad esse propria , nel volume de' suoi Atti , corrispondente all' anno di loro presentazione; né prima di tal pubblicazione potranno gli autori stamparle essi , o darle a qualche compilatore di raccolte scientifiche , sia per intero , sia per sunto ; e volendo» ciò fare , dopo la )( 102 )( stampa dell' Accademia , della quale riceveranno bO esempla ri , insieme alla medaglia de' due. 300 , per la Memoria co- ronata , dovranno dimandarne ed ottenerne da quella il per- messo , da inserirsi nella pubblicazione nuova che essi ne faranno , serbandone esalta , e senza minima alterazione la corrispondenza con 1' originale , che ebbero presentato all'Ac- cademia , e che fu da questa approvato. Tutto ciò secondo si è sempre praticato e praticasi da tutte le società scienti- fiche , pe' programmi a premio che esse propongono. Compito ed assodato questo importante allo della propo- sta del Programma che premia 1' Accademia , il segretario perpetuo di essa , slimando di non lieve utilità , e degno della considerazione de' moderni geometri ed analisti il quesito che egli ebbe a caso numerato per undecimo , nell' inviargli alla classe matematica , per la classificazione di tulli essi , come vuole lo Statuto, ha dimandalo all'Accademia di proporre ancor questo , per un secondo premio straordinario di due. 300 , da soddisfarlo egli con suo denaro. Il quesito per questo 2.' premio è il seguente : Determinare la quantità di luce solare , che in un dato giorno penetra in un dato edifìzio per ciascun suo vano o fi- nestra , qualunque ne sia la grandezza , la sua posizione , e quella de" circoli della sfera mondana , e la condizione dell'aspetto di quella. Nelle risposte a dare si vogliono ; 1. Stabiliti i principii teoretici per la ricerca da fondarvi. 2. Risoluti i problemi corrispondenti ad essa, distinguen- doli ne' seguenti casi. 1. Se la finestra di un edifìzio, che considerisi, riguardi un aperto e Ubero orizzonte. 2. Col tener anche conto della dispersione de' raggi solari nel loro cammino per V atmosfera. 3. Che alla finestra di wn dato edifìzio si opponga un o- )( 103 )( slacolo di data posizione ad essa parallela , data benanche quella del parallelo diurno , e di quel verticale ove ne stia la finestra. 4. Ed ancor quando l ostacolo dato non sia parallelo a quella finestra. Finalmente a tutte le precedenti ricerche , e ad altre che saprà escogitarne 1' acume di chi intraprenderà a trattare tale argomento, si vuole aggiunta la costruzione di uno strumento da poter saggiare , se in un dato giorno dell'anno entri in una data stanza la luce diretta del Sole , e per qual tempo ; che potrà denominarsi Compasso Eliometrico o Fotometrico , descri- vendone la costruzione e il modo di usarne. Chi ebhe proposto tal quesito all' Accademia , volendo accennar qualche cosa del merito di esso , ne indicava , come ben si comprende da chi in simili ricerche è versato , con- correre al suo snodamento non poche , né ordinarie cono- scenze della Geometria dei siti , de' metodi d' integrare , ed anco non poche astronomiche dottrine. Sicché per esso non solamente si otterrebbe la risoluzione di un problema impor- tante , ed utile agli architetti per la illuminazione degli edì- fìzi , e per la loro salubrità; ma eziandio verrebbe a trarne aumento la Geometria e la scienza del Calcolo. Ed a soddisfare anche coloro , che giudicano con prevenzione in tali materie, sia per poco intendimento in esse , sia per altro Gne , egli ne ricordava , che il sommo geometra Halley imprese a geo- metricamente speculare qual calore ne' diversi climi della Terra ne ridondasse dal Sole in ciascun giorno ; e le sue ri- cerche meritarono 1' attenzione de' geometri illustri de' suoi tempi , e di venir inserite nelle Transazioni Filosofiche di Lon- dra , sotto gli occhi dell' immortai Newton , e furono anche da altre società scientifiche accolte con plauso. E ben si ve- de la presente ricerca esser di maggior momento di quella che sì propone a trattare quel sommo geometra Inglese. Al che può ora aggiungersi che a' nostri tempi illustri / gt'ODielri Iiauno con le loro considerazioni raalemaliche teo^ riiaiucnte fatte , sia in opere da essi separatamente pubbli- cale , sia in Memorie consegnate negli Alti di illustri Acca- demie , sul Calore , e l'Elettricità , estesi i limili della scien- za per le sue vaste e raoltiplici applicazioni , ed ancora con aver perfezionate e prolungate le dottrine profonde dell'Ana- lisi sublime. Alle considerazioni summentovate può anco aggiugnersi riguardando all' ulililà architettonica , che Vitruvio, solo mae- stro di quest' Arte a noi pervenuto dagli antichi , voleva l'ar- chi telto versato nell' Ollica , perchè in aedifìciis ab cerlis re- rjionibus Caeli lumina recte clucanlur ; e Leone Baltisla Alberti, che può dirsi il Vilruvio de' moderni , non tralasciò insegna- re : Deesi ancora avvertire quali Soli debbano entrar nelle case, e secondo diverse comodità far le finestre più larghe o più stret- te. Ma questi loro dettami non erano che un parlar vago , per richiamarvi 1' attenzione dell' architetto ; né v'erano prin- cipii cerli e stabiliti per ben riuscirvi , che la sola Geome- tria e il Calcolo potevano somminislrare , le quali scienze non erano da tanto da poterli somminislrare a' loro tempi. Le condizioni per le Memorie da presentarsi , in risposta a questo 2." Programma , sono , senza ripeterle , identica- mente le stesse che pel 1" Dall' Accadeniiii il 3 aprile 1857. // segretario perpetuo V. Flauti F.a Reale Accademia delle Scienze di Monaco invia in do- no il voi- ì\ del suo giornate relativo all'anno 1856. li nostro Socio non residente Conte Francesco Vili, ed i i i )(10S)( Signori Pasquale Scaglione , e Francesco Minervini, accompa- gnano con lettere il dono di alcune loro produzioni. I Signori Alessandro e Filippo Berlini annunziano la morte del loro chiarissimo fratello dottor Bernardino Berlini nostro Socio corrispondente in Torino. L'Accademia accogliecon dolore la trista novella. Ed in questaoccasione il Presidente cav. de Benzi forniva alcune notizie biografiche del socio defunto. Bernardino Berlini nacque in Barge nel 1786: fu presidente della facoltà, me- dica di Torino , Consigliere del Collegio di medicina , fonda- tore e presidente dell'Accademia medico-chirurgica di Tori- no , Vice-Sindaco di Torino , uflìziaie della Legione d'Onore, e Commendatore di S. Maurizio e Lazzaro. Ha pubblicato — 1. Idrologia minerale degli Stati Sardi. Torino 1822 — 2. Edi- zione aumentata 1832 — 3. Proprietà accessifuga del peperi- no. Torino 1824 — 4. Prospetti clinico-statistici dell'Ospedale maggiore dell'ordine di S. Maurizio e Lazzaro 1824-1831-1842— 5. Un gran numero di relazioni de' suoi viaggi in Germania ed in Francia, e de' Congressi scientiflci, in molti de' quali è stato Vice-presidente si in Francia che io Italia, e fu Presidente della Sezione Italiana nel Congresso di Statistica in Brusselle. Apparteneva alle principali Accademie. É morto il dì 23 aprile 1857 dopo breve malattia. II socio signor Achille Costa ha presentato vari! manife- sti della sua recente pubblicazione intitolata: « Degl'insetti che attaccano V albero ed il frutto dell' olivo , del ciliegio , del pero, del melo , del castagno e della vite , e le semenze del pisello, della lenticchia, della fava e del grano; opera co- ronala dalla Beale Accademia delle scienze di Napoli ». A proposizione del Segretario perpetuo, attesa la impor- tanza dell'opera , si è risoluto di acquistarne un esemplare per la nostra biblioteca. X 106 X Lo slesso Segretario perpetuo ha presentato, da parte di S. A. R. il Conte di Siracusa, la pubblicazione de' principali vasi dipinti da lui rinvenuti a Cuma nel 18Ì36, eseguita splen- didamente sotto i suoi auspicii; ed lia fatto notare che questo libro, sotto il rapporto de' tipi e della perfetta esecuzione delle tavole in cromolitografia, sostiene il confronto delle più nobili pubblicazioni straniere nello stesso genere. Si è deciso di scrivere all' A. S. R., mostrando la nostra riconoscenza per si pregevole dono. Si son presentate le puniate 4 e 5 del giornale scienliGco t7 Giambattista Vico ; ed il n. 30 dei Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato. È stato approvato alla unanimità il parere della classe delle scienze naturali intorno la memoria del Segretario ag- giunto sig. Gabriele Minervini sulla natura della scrofola. Si è quindi deliberato che la suddetta memoria fosse inserita ne- gli atti. Relazione de' Commissarii approvata dalla classe. Avendo la scrofola fatto sempre mal governo degli uomi- ni , non farà certo meraviglia che in ogni tempo medici di- stinti sì sieno occupati di siffatto argomento per intendere le varie forme sotto le quali tal morbo si presenta , le lesioni che induce nei tessuti che predilige, le alterazioni del chilo, della linfa e del sangue, e pure i guasti di tutto l'organismo quando il male si è generalizzato. Scopo di siffatti lavori si era la clinica che richiedeva un governo terapeutico proficuo, utile e vantaggioso. Così al ferro e suoi preparati si aggiunse- ro il jodo e 1' olio di fegato di merluzzo , che qualora siano )(107)( usati a tempo e nella scrofola semplice e genuina, producono quasiché sempre la guarigione, o almeno impediscono il pro- gresso di tal morbo. Però siccome la scrofola non sempre presenta uniforme aspetto e le sue forme variano come va- riano i sistemi affetti, specialmente quando dessa si complica ad altre radici morbose, sorge perciò il bisogno di modificar la medicatura, vai dire, usare un trattamento misto che nello stesso tempo modifichi 1' organismo in modo da ottenere la guarigione della scrofola e del morbo col quale trovasi dessa complicata. In tal modo i medici giudiziosi curano la scro- fola così detta inquinala, cioè complicata a particolari virus , ed i felici risultamenti confermano la pratica indicazione. A convalidare i criteri, che riguardano il fatto clinico e la terapia della scrofola , il nostro benemerito socio Gabriele Minervini ne fece oggetto di una sua elaborata memoria , sulla natura della scrofola, che lesse all' accademia nella tor- nata dell' 8 febbrajo. Non è già, Signori, che l'autore avendo questo titolo asse- gnato al suo lavoro, voglia diradar le tenebre che avvolgono r intima essenza di questo male, o penetrare nel mistero del- l' organico lavorio morboso, ma solo, col dimostrare la erro- neità di tutte le teoriche e dottrine emanate sulla natura della scrofola , provare , che se la clinica non ha potuto rinvenire un governo terapeutico che produca costanti effetti beneQci , ciò addebitar si deve al non aver saputo tener conto di tutti gli elementi che fan conoscere il modo in cui gì' individui scrofolosi si costituiscono allorché diventano bersaglio di que- sto male ; e crede la scrofola non consistere in unica e sem- plice alterazione , ma al contrario essere complessa , spesso anche specifica, ma d' indole variabile anche nella sua speci- ficità. Passa quindi a rassegna le alterazioni della linfa ammesse dagli autori, e mentre che vi riconosce un vizio non solo nel )(108)( chilo ma pur nella linfa , consistente nella pervertita qualità del primo e Dell' abbondanza della seconda pur anco modifi- cata, non pertanto francamente confessa, non potersi conoscere il modo di tale alieramento: cpperò non manca di notare che tal pervertimento si conglungc ad una particolare finoggi in cognita modificazione delle glandole linfatiche da alterare i processi dinamico e nutritivo da susseguirne svariate altera- zioni, in ispecie la ipertrofia. Costituitasi in tal modo la scrofola , sia generata da ca- gioni semplici che virulente, ed infestandosi la intera econo- mia, 1' autore vi considera due altri elementi, cioè le più ma- nifeste e dispiacevoli modificazioni del sistema ganglionare,e le alterazioni nei principi costitutivi del sangue; tantoché per lui non vi è scrofola stabilita e generalizzata, che non si ac- compagni con ipocondriasi e clorosi. E dopo di aver comprovato con osservazioni questi ele- menti morbosi, che in alcuni casi s'innestano a deleteri priu- cipj da produrre la scrofola inquinata, conchiude. 1. La essenza della scrofola non è ancor determinata: la scienza non possiede ancora dati certi per ciò. 2. Si può acquistar conoscenza della maniera iu cui si co- stituiscono gli scrofolosi : ciò è utile e necessario per saper trattar con essi, e medicarli. 3. Tre elementi figurano nella malattia scrofolosa. 1. Alterazioni della linfa, la quale è abbondante, con ten- denza a depositi : in alcune circostanze partecipante di cattivi principii, ad essa comunicati da particolari virus ; quali lerpe- lico, il canceroso, il sifilitico. Inoltre è modificata la energia vi- tale, e r intima nutrizione del sistema glandolare, per modo che in esso si addimostra una tendenza allo stato ipertrofico. 2. Disordini del sistema nervoso ganglionare, spesso dina- mìci , alle volle anche organici, con alteramenti di quei cen- tri e gangli, o di qualche tratto nervoso, da svegliar ipocon- driasi ed isteria. X 109 )( 3. Mutamenti nella composizione del sangue, e nei suol principii costitutivi, da farvi flgurare lo stato clorotico: ed an- che lo inquinamento in alcune circostanze per dati virus : co- me notava, possibile per la linfa. 4. Questa special maniera, in cui spesso si costituiscono gli scrofolosi , fa in modo che il tanto decantato rimedio , il jodo , fallisca con frequenza nei suoi sperati effetti ; non che rende pur necessario in altri casi di ricorrere ad altri speci- fici ; siccome lo zolfo, il mercurio ec. Signori , la vostra Commissione fa plauso al lavoro del Minervini per la esattezza del concetto clinico-terapeutico, e per aver trattato molto giudiziosamente un argomento di pra- tica medica di grande interesse per la scienza e per la uma- nità languente ; sicché opina che il suo lavoro possa formar parte degli alti di questa illustre accademia. Francesco Briganii Angelo Beatrice Gennaro Barbarisi relatore Il sig. Giuseppe Campagna ha recitato il canto XIII del suo poema V abbate Gioacchino ; annunziando che avrebbe con- segnato questo suo lavoro insieme col canto XIV, che è già prossimo a compire. Sono stati nominati Socii Corrispondenti il sig. dott. An- tonio Garbiglietti di Torino, ed il cav. G. B. Pescetto di Ge- nova. Libri offerii in dono. Arride' Nuovi Lincei— an. X, sessione III del 1 febbrajo 1857. Bachelet ( F. J. ), et Froussart (C ) = Cause de la rage etmoyend'en préserverThumanitc—ValencicnoeslSòTin 8. )(110)( Catara Lellieri ( àdIodìo ) — Opuscoli editi ed inedili 1855 in 8 Messina. Scrini edili— 1855 Messina in 8. Opuscoli inedili — 1854 in 8. Nuovi scrini — 1855 in 8. Collezione di giudizj sul merito delle operelle filosofiche del professore Anlonio Calara-Leltieri, seconda edizione , cóll'aggiunta di altri giudizj non compresi nella prima e- dizione del 1845— Messina 1854 in 8. CiiEiRASco (doli. Errico)— Sulle condizioni igieniche de! naviglio che approdò in Cagliari, dalla attuazione del nuovo siste- ma sanitario-marittimo, rendiconto all' illustriss. prof. cav. Angelo Bo direttore generale della sanità marittima nei regi Stali — Cagliari 1857 in 8. Costa ( Doli. Giuseppe ) — Fauna Salenlina , ossìa enumera- zione di tulli gli animali che trovansi nelle diverse con- trade della provincia di Terra d' Otranto , e nelle acque de' due mari , che la bagnano — Lecce , 1857 in 8. Fenicia ( Salvatore ) — Cenno sul vortice di Cariddi — Napoli 1857 in 12. — - Monografia di Ruvo di Magna Grecia — Napoli 1857 in 8. Gasparrini ( Guglielmo ) — Ricerche sulla natura dei succia- tori e la escrezione delle radici ed osservazioni morfolo- giche sopra taluni organi della Lemna minor — Napoli 185(j in 4. Gelehrte Anzeigen herausgegeben von Milgliedern der k. ba- yer. Akademie der Wissenscbaften t. 43 — Miinchen 1856 in 4. Giornale dell' I. R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti e biblioteca Italiana — Nuova serie fascIL. e L. — Mi- lano 1857 in 4. Iride giornale an. 1 n. 43 a 49. Memorie dell'I, R. Istituto Lombardo — voi. 6, 1856. X 111 X MiNEUViNi (Francesco)— Poesie diverse — Napoli 1857 in 12 MiNERViNi ( Gabriele) — Trattato dell'ecIampsiedeTanciulli ex- tra-cerebrali, ossia provenienti da morbi che son posti fuori i centri nervosi e della loro frequenza nella denti- zione — Napoli 1857 in 8. MiBAGLiA ( dott. B. G. ) — Biografia di Giuseppe Slmoneschi — Napoli 1856 in 8. Parere frenologico sul cranio della celebre Giuditta Gua- slamacchia , di suo padre, e di altri complici, grandi de- linquenti , giustiziati in Napoli , in aprile 1800 — Napoli 1856 in 8. Navarro ( Enamanuele ) — Alcune poesie — Palermo 18S6 in 16. Notizia de' vasi dipinti rinvenuti a Cuma nel 1856 posseduti da Sua Altezza Reale il Conte di Siracusa — Napoli 1857 in fol. Pescetto ( dott. G. B. ) —Biografia medica Ligure— voi. primo — Genova 1846 in 8. Sulla cancrena spontanea acuta delle estremità inferiori cagionala dalla obliterazione delle arterie per via di coa- guli fibrinosi e sanguigni — Genova 1854 in 8. Opportunità di confronto statistico e teorico-pratico tra il CiioLERA MORBOs INDICO attualmente dominante in Ge- nova , e quello del 1835 — Genova 1854 in 8. Memorie statistico-cliniche del soppresso ospedale princi- pale della regia marina — Genova 1855 in 8. Discorso d' inaugurazione all' apertura del 4. anno so- ciale del comitato medico Ligure — Torino 1856 in 8. Scaglione (Pasquale ) — Storie di Locri e Gerace messe in or- dine ed in rapporto con le vicende della Magna Grecia, di Roma , e del Regno delle Due Sicilie — parte 1. e 2. — Napoli 1856 in 8. fURCHETTi fcav. dottor O. ) — Rassegna bibliografica critica sul discorso del Conte Francesco Viti intitolato « Sulle con- )(n2)( diziuui cconomìciie amuiinìstrative dei distrcllo di Piedi- monte in Terra di Lavoro ». Viti ( Conte Francesco ) — Chiarimenti sugli articoli 20 e 25 della Legge de' 21 Marzo 1817 , di risposta allo osserva- zioni del eli. sig. Tommaso Perifano — 1856 in 8. Di una istituzione economica commerciale progettata dal Barone Camillo de Felice , lettera al sig. D. Agostino Ta- raschi — Napoli 1856 in 8. ViTRiOLi ( Diego ) — Alla Vergine Immacolata per la prodigiosa Salvezza di Re Ferdinando II. P, F. A. elegia latina — Napoli 1857 in 4. VoLPiCELLi ( prof. P. ) — Sugli spezzamenti diversi che può su- bire un dato numero tutti ad una stessa leggo di parti- zione subordinati — Roma 1857 in 4. Sur l'induclion électrostalique, Iroisièmc lettre à M. Re- gnault - 1866 in 8. TORNATA DEL 28 GIUGNO Il Segretario perpetuo ha con dolore annunziata la morte del chiariss. collega Salvatore Cirillo, dotto ellenista, e labo- rioso interprete de' Papiri Ercolanesi. L' Accademia ha mani- festata la sua tristezza per si grave perdita. Si è data lettura di un programma di premio proposto dall' L R. Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, rela- tivo alla malattia de' bachi da seta. Esso è il seguente: )(113)( IMPERIALE REGIO ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Programma di premio. Per applicare il premio straordinario di L. 12,000, asse- guato dalla Munificenza Imperiale, si pone a concorso di » Investigare le cause, 1' origino, i caratteri, la sede della » malattia conosciuta col nome di atrofia contagiosa, peteccliia, )> idropisia, ec, da cui furono, in questi ultimi anni, afflitti h 1 bachi da seta ; » e sopratutlo indicare un mezzo preservativo o curativo » di provata efficacia e di eslesa applicazione. » É ammesso a concorrervi qualunque nazionale o stranie- ro, eccettuati i Membri effettivi dell'I. R. Istituto. Le Memorie, stese in italiano, latino o francese, dovran- no essere presentate alla Segreteria di questo I. R. Istituto prima dell' ultimo di aprile 1859, colle solite norme , e eoo una scheda suggellata che nell' interno porti il nome del eoo corrente ; all' esterno, il motto con cui è contrassegnata la Memoria Il giudizio sarà proferito, ed, ove siane luogo, conferito il premio nell' adunanza solenne del 30 maggio 1860. Milano, il 12 marzo 1837. Il Presidente, — A. Verga. Il Segretario, — C. Cantu'. 11 sig. dott. Aurelio Finizio accompagna con sua lettera . un opuscolo da lui messo a stampa, concernea te alcuni stru- menti chirurgici da lui perfezionati. )(114)( li Socio sig. TulelU ha letto uua RELAZIONE Intorno la poesia LA BELLA DI CAMARDA. novella Abruzzese. DEL CAV. EMIDIO CAPPELLI. Dovendo parlare innanzi a Voi, Egregi Colleghi, dell' ulti- mo lovoro poetico del nostro socio non residente Cav. Emi- dio Cappelli «La bella di Camarda)^ io non dirò nulla della te- stura semplicissima della favola, sulla quale si aggira la novella; perchè non v'ha nissuno di Voi , che non 1' abbia appre- sa da sé nel gentil volume , che a ciascuno di noi graziosa- mente ha voluto donare l'Autore. Come per la stessa ragio- ne io non dovrò discorrere de' pregi , che adornano la poe- sia del Cappelli ; pregi , che Voi adusati all' amoroso studio delle classiche bellezze de' nostri sommi poeti , avete potuto da per voi stessi scorgervi ed ammirare. Invece, rendendomi interprete de' sentimenti di ciascuno di Voi , mi fo a render grazie e pubbliche laudi al nobile Poeta; il quale col suo la- voro ha voluto dimostrare essere pur egli uno di coloro, che in questa nostra Pontaniana Accademia, e per essa in questa nostra amatissima Patria, tengono oggidì il primato di onore nel campo della italiana poetica letteratura. Ed io credo che ninno vorrà contraddire a questo mio giudizio , se porrassi mente che ora, che tacciono le Muse del Manzoni e del Ni- colini,non v'ha altra provincia in Italia, che possa come Na- poli vantare i nomi , per tacere degli altri , di uo Giuseppe )(HS)( Campagna, di un Saverio Baldacchini, di un Francesco Save- rio Arabia e di uu Emidio Cappelli. Io ho sempre pensato esser l'arte in generale, e segnata- mente la Poesia, la cosa più seria e grave del mondo; e sempre ho creduto dappoco quegli uomini, che le arti belle e la let- taratura poetica estimano leggerissima cosa e disutile occu- pazione degli oziosi , i quali non sapendo e non potendo far altro, sciupano il tempo a tirar linee, ad impastar colori, ad armonizzar suoni e a dettar versi a fine di trovar distra- zione e diletto in mezzo alla noja della scioperata lor vita. No, certamente ; 1' Arte , e la Poesia soprattutto è altissima cosa e gravissima, ed è la creazione più nobile ed ardua in- sieme dell' umano ingegno. Gli Artisti veri e i veri Poeti sono la cima del genere umano. Solamente coloro, cui splen- de chiarissima l'idea universale della vita; coloro, che hanno viva r intuizione e profondo il sentimento delle cose eter- ne in opposizione alla miserevole vicenda delle cose mondane; coloro, cui ferve in petto l'amore santo del Vero e del Buono, e cui rifulge alla mente Io splendore della eterna Bellezza ; coloro , che gioiscono alla gioia de' loro simili e si addolo- rano alla vista delle loro miserie si private che publiche; co- storo solamente sono capaci di divenire artisti, e possono aspi- rare alla gloria di veri poeti. Perciocché solamente costoro pieni la mente della luce divina della Idea e acceso il cuore dell'amore divino che ne deriva, possono prorompere in'canti veramente ispirati ed armoniosi, rappresentativi di quel mondo ideale da loro vagheggiato nell'interno dell'animo. Dal che segue cliei veri Artisti e i veri Poeti pongono tutte le loro forze, e tutlo lo studio e la dilit;enza possibile, acciò il lavoro di Arte ritragga nella forma, nello stile, e nell' espressione quell' ar- chetipa bellezza, di che l'Ideale vagheggialo nell'animo si adorna e risplende. Dal quale amore dell'Ideale, ch'essi voglio- no tradurre sensibilmente nell'opera di Arte ed innamorarne 8 )(UC)( gli uomini, uasce parimente in loro queir altro amoroso stu- dio del segno materiale dell'Arte loro; sicché non rifiniscono mai di conseguirne una notizia sempre più esatta e profonda, senza di che riuscirebbe impossibile adoperarla per modo da rispondere alla perfetta rappresentazione della concezione men- tale. Onde nel vero Artista e nel vero Poeta voi troverete indivisi questi due amori , I' uno per la bellezza del conte- nuto ideale, l'altro per la bellezza della forma dell' opera dei- arte sua. E ciò rende ragione perchè i grandi artisti, i grandi poeti e i grandi scrittori non hanno vissuto che ristretti nel pensiero delle opere loro; onde, pognamo ad esempio , Plato- ne intese sempre a' suoi Dialoghi sino allo stremo di sua vita, Petrarca al suo Canzoniere e l'Alighieri al suo divino Poema. Egli è certissimo che l'essenza dell'arte consiste nella perfezione della forma, come la perfezione della forma è ri- posta nella determinazione deli' idea per mezzo del segno sensibile , che la circoscrive e la rende manifesta. Fra il se- gno però e i' idea , tra la forma e il contenuto vi deve essere tale un accordo e una tale corrispondenza , che l'una sia adequata all' altro. In questa adequatezza ed in questa euritmia consiste appunto la perfezione e la bellezza del lavoro di arte. Egli è questo il canone supremo del classi- cismo ; sì che si è convenuto fra 1 critici appellar classici quegli scrittori , i quali hanno inteso a questo principio so- lenne dell'Arte. Sia qualunque l'idea che vogliasi rappre- sentare, divina, od umana, o naturale; sia ella morale o re- ligiosa; sia scettica o pagana; purché la forma le corrisponda a capello e la rappresenti convenevolmente , si avrà sempre la bellezza estetica , e il lavoro sarà sempre pregevolissimo. Por questo avviene che non ostante la diversità, anzi l'opposi- zione nell'essenza della loro idea, sono egualmente avule in pre- gio e r Iliade di Omero e la Commedia dell'Alighieri, le Odi di Anacroonle e gì' Inni del Manzoni , il Mosè di Michelan- )(117)( giolo e 1' Apollo del Belvedere. Ma se 1' arte e scopo a se stessa e, come dicesi , non deve mirare ad altro fine alieno sia morale , sia politico , sia religioso ; tuttavia 1' arte non è scopo all' uomo: anzi essa come ogni altra attività umana è mezzo e condizione, onde egli si solleva alla vita dello spi- rito, eh' è l'intelligenza del vero e l'amore del buono in tutte le sfere della vita. A questo modo si accordano le due op- poste sentenze , che a prima vista sembrano ripugnanti fra loro. Sì che se l'arte direttamente non intende alla moralità della vita , deve essere però essenzialmente morale ; se non si propone immediatamente il vero religioso e politico , non dee distrarci dalla carila divina e dal santo amore del loco natio. Imperciocché 1' arte co' mezzi suoi dee ricercare ( e que- sto è il suo proprio ufficio ) di eccitare gl'istinti nobili della natura umana ed attutire gì' ignobili , ciechi e disordinati del senso , e far discendere fra gli uomini quelle entità di- vine, che sono la verità, la giustizia, il pudore, l' innocenza^ la carila e la fede, rivestendole delle forme divine della bel- lezza. Tuttavia la bellezza è lo scopo immediato dell' arte ; e la bellezza sta tutta riposta nella perfezione delia forma, qua- lunque sia il contenuto che ella imprende a determinare ed esprimere. E se vario e moltiplice è il contenuto, donde la di- versità de' generi e delle specie delle opere d'arte; sempre una però deve essere la forma, e sempre adequata alla idea , cioè deve essere sempre bella e perfetta. Ora, se io non vado in inganno, il pregio eminente della poesia del Cappelli consiste appunto in questa rara perfezione della forma. Infatti nella sua poesia risplendono le qualità più difficili che possono riunirsi in un poeta, semplicità, purezza, leggiadria, eleganza, candore, castità di dizione e di stile, non iscompagnate mai da una certa dignilà e decoro , che nobi- litano il suggello e Io sollevano alla pura e luminosa sfera del- )(H8)( 1' Ideale. Si che non ci peritiamo punto di porre la novella si è cercato di scovrire la ragion di essere di tal orribile male, e il mezzo profllaltico che può arrestarne il pro- gresso. Questo male è stato l'oggetlo delle ricerche e delle me- ditazioni degli scienziati. Per 1' orribile sua forma, che spa- venta gli spirili, il governo ha proibito di pubblicarne i casi )( 129 )( ue'gioruali : per via d'iuiposte ha cercato di diminuire il uu- mero dei cani , e d'istruirsi su tal soggetto. Non dando ancora la scienza opportuni rischiaramenti , sono messe in opora semplici misure di polizia; ciò eh e va- luto a render più facile il progresso del flagello. Bisogna confessarlo, non possiamo accusar d'indifferenza i dotti. Nel 1780 ed in seguilo molti furono gli scritti sul pro- posilo; ma essi han prodotto , secondo gli autori , maggior confusione. É necessario far precedere alquante considerazioni , per sciogliere alcuni dubbi; e per intender meglio ciò che si dirà in seguito. La rabbia è malattia violenta, con sintomi speciali: presso gli animali si sviluppa spontaneamente , ma 1' uomo la con- trae per trasmissione , cioè col morso di un animale arrab- biato. Chiamata Rabies da' Latini e Avaacc da* Greci ha ricevuti molti altri nomi, che gli autori riportano : fra gli altri idro- fobia, ciò che è stato causa di confusione. La idrofobia, che si- gnifica, il timor dell'acqua, come il desiderio di mordere, sono sintomi che fu dimostrato non esser costanti, cosa che vien pro- vata estesamente, facendosi vedere come osservansi del pari in altri mali nervosi , ed anche di altro genere. Idrofobia che non sempre funesta , misura la sua gravezza dal male con cui si accompagna. La rabbia e l'idrofobia non hanno alcun rapporto: l'idro- fobia finisce sempre felicemente , la rabbia è costantemente mortale. É inutile vedere ed approfondire se l'idrofobia sia un fenomeno cerebrale ; ci basta che siano distinte la rabbia e la idrofobia nell'essenza loro. É probabile che 1' origine della rabbia sia antichissima ; uia non vi é certezza per asserirla. E qui gli autori dicendo che forse noa era noia ai Greci» mostrano che i Romani co- )(130)( nobbero il male; e mano mano, vau tracciando le varie epo- che, e gli autori vari , i quali si occuparono di questo sog- golto; le idee varie sulla sua natura, sull'essenza, e sulla se- de; le osservazioni necroscopiche praticate, le quali resero più oscuro il definirne la natura; il posto nel quadro nosologico, che alcuni crederono di assegnare al morbo. Ed in ciò fare vanno tracciando le illusioni, e le falsità seguitate come verità incontrastabili. Dalla storia gli autori traggono le seguenti conclusioni : l-" Se la rabbia non era interamente ignorata nell'antichità , era almeno estremamente rara: 2." Dal medio evo fino a'giorni nostri, ha fatti progressi successivi , principalmente in certe contrade , e specialmente in Europa : 3.° Essa è addivenuta sempre più frequente, in ragion diretta dei progressi della ci- vilizzazione, e bentosto se ne darà la ragione. Nei libri degli scrittori si rinvengono molte idee erronee, che gli autori in parte fan rilevare ; e molli metodi curativi, che il tempo posteriore ha ragionevolmente dimenticati. Pur gli antichi aveano alcune idee giuste riguardo alla rab- bia. Essi la credevano incurabile quando erasi sviluppata, onde ne prevenivano la manifestazione: cosi Celso applicava le ven- tose sulla ferita e la cauterizzava in seguito: altri adoperavano simili mezzi locali, coli' idea di impedir l'assorbimento di una materia virulenta. Si è avuto torlo nel voler localizzar in particolari sedi la rabbia , a ciò tratti da alcune alterazioni osservale nei cada- veri , le quali non sono nò costanti, uè sempre le stesse. Tult'i fatti morbosi sono l'effetto di una nevrosi, in che la rabbia consiste, e d'altra parte la specificità della cagione impedisce di collocare questa malattia nel numero delle ner- vose affezioni. Bisogna considerar la rabbia come un avvele- namento di natura speciale, prodotto da un virus sui generis, che ha un periodo d'incubazione. Va dunque collocata tra le .malattie virulente generali. X 131 X Qui gli autori con vari esempi mostrano, come pel morso sia stato comunicato il virus rabbioso; e quindi danno le ra- gioni della maggiore o minor gravezza del male prodotto da- gli animali rabbiosi. Osservano come per l'inoculazione delia bava si produca il male, altra ragione per ammettere l'esistenza del virus; in- tanto non preslan fede a molte idee esagerate , intorno al potere virulento della bava ; come p. e. di Sauvages,il quale narra che questa bava , deposta sopra un coltello da caccia rugginoso ed abbandonato da varii anni, avea comunicata la malattia; ed altri fatti simili. Le inoculazioni furono praticate da Clifton , Jobn Hunter, Zinke, Magendie, Breschet ec. Si fa vedere come non sia da ammettersi altrimenti Io svi- luppo della rabbia, mostrandosi l'inverosimiglianza di varii fatti che si riferiscono. "Il virus giugne nell'economia per una soluzion di conti- nuo; depositalo sulla pelle resta innocuo. Si ammette l'inno- cuità del contatto colle membrane mucose: si riferisce qunlclie fatto che lo prova , come il succhiamento che impunemente si fa delle morsicature presso alcuni paesi: se però sulla pelle o sulle mucose vi ha qualche laceratura , il virus può venir assorbito. In seguito gli autori cercano di stabilire se il virus rab- bioso risegga solo nella bava, o se spanda la sua influenza de- leteria nella carne, nel sangue, nel latte e nel liquor semi- nale; finalmente se il sudore ed il respiro delle persone ar- rabbiate possano comunicar la malattia: e riportando le opi- nioni di varii scrittori discutendole, coll'enumerazionedi mol- ti fatti che provano contro, ne fan rilevare l'erroneità, conchiu- dendo che per la sola bava si comunichi il male. Questa bava, che scaturisce dalla gola degli animali , e ch'è 1' unico agente di trasmissione della rabbia, non è altro che la saliva alte- rata da un virus di cui ignoriamo l'intima natura, conoscen- )( 132 )( doue perfeltameule i funesti effetli. Essi credono, che gli ele- meuli del virus rabbioso esistano nel fluido sanguigno , ma che esso non acquisti una proprietà virulenta, se non dopo la sua separazione mercè le ghiandole salivari. Rigettandosi le altre divisioui, si divide la rabbia in spon- tanea e comunicala. É bene stabilito che la rabbia spontanea, dicono gli autori , non può nascere ne' nostri climi , se non presso il cane ed il lupo , più di rado presso la volpe e il gatto, e lutti appartengono ai generi Canis e Felis. Questi animali, per quanto riguarda ai mammiferi edagli uccelli, possono comunicarla a tulli. Dopo l'esame di varii falli si conchiude che la bava degli uomini arrabbiali e quella de- gli animali erbivori non trasmette il male, e ch'è la cosa slessa del sudore, del respiro , del liquor seminale , del latte e del sangue. Discusso cosi l'argomento, si fa passaggio ad esporre i di- versi melodi curativi proposti ed adoperali nelle varie epoche contro questo male terribile. E qui gli autori fanno rilevare la inutilità di molte pre- scrizioni adottate, le quali non corrisposero mai a'desiderii di chi le consigliava; 0 per esser mezzi fantastici, ed immaginosi, o perchè nascevano da opinioni fittizie, che del morbo eransi formate. In questo luogo sì deplorano alcune barbare usanze tenute cogli arrabbiali, e ciò pel timore che si avea, che il respiro slesso di quegli infelici non comunicasse il male. Nel discutere quel che dagli altri si disse, si vede il niuQ risultamento delle varie medicature, quando è il male già svi- luppalo. La medicatura preservativa è la sola utile: e riferendosi quel che dagli altri si è consiglialo , si ritiene il miglior mo- do che sorge dalle seguenti riflessioni. Il periodo d' incubazione, che da alcuni quasi si è voluto sconoscere, mentre da altri si è volulo estendere fino a 10, 20, ed anche 30 auni, sia fra certi limili determinali: la sua durai» i X J33 )( eccede di raro 8 a 12 giorni presso gli auimali, 20 a 40 presso l'uomo: per fatti beu autentici tutt' al più si può estendere lino ad no anno. Pare accertalo che alcune circostanze fisiche e più alcu- ne passioni né accelerinolo sviluppamento. Quindi non vi ha un periodo fisso d'incubazione; e intanto può il virus rabbioso soggiornar nell'econoniia un rimarchevole tempo , senza che cagioni alcun valutabile disordine. Questecouoscenze regolano specialmente la medicatura coi rimedii topici sulle morsicature, e sulle piaghe da esse pro- dotte. Ed eccoci a dir delle cagioni ammesse come capaci di pro- durre la rabbia spontanea presso gli animali appartenenti a' ge- neri Canìs e Felis , di cui le principali sono l' ira, l'influenza dei climi e delle stagioni, la fame, la sete, l'uso d'alimenti malsani e di acque corrotte. Nel far questa esposizione gli autori fan rilevare la fal- sità di simili opinioni , affermando che tutte queste cause sono illusorie ; mentre è degno di osservazione , che que- sta malattia non si mostri quasi mai in alcune contrade e sia frequentissima in altre; che abbia predilezione per la parte fred- da delle zone temperate, e divenga rara nella zona Torrida ; che sia tanto comune in Europa e specialmente nei paesi ove la civilizzazione ha fatti immensi progressi ; che invada oggi alcuni luoghi che risparmiava altra volta. Di tutto ciò danno le ragioni appunto nella seconda parte , ch'ò quella che ora esporremo. In questa parte gli autori si propongono di riirovare la causa reale della rabbia presso gli animali; e poiché han fatto scorgete come quelle ammesse finora non sono vere, dicono: ove cercheremo dunque noi la causa della rabbia spontanea, presso gli auimali de' generi Canis o Fclisl Arditamente anti- cipiamo ch'essa risegga unicamente nella privazione della fun- zione generatrice. )(134X Quindi si fermano a parlar dell' istinto di riproduzione , comune a tutti gli animali e fortemente sentito; onde si va io traccia del modo per soddisfarlo. Quesl' istinto represso può provocare la saliriasi nell' uomo e tutti gli stati Osici e morali, che essi van notando, fino a risvegliar laro W/a amorosa: la nin- fomania presso la donna conduce a'raedcsiu)i effetti assai tristi; od i fenomeni osservabili ne'varii periodi di queste affezioni han dei punti di rapporto con quelli della rabbia. Pochi autori tra ' le altre cause del male di cui ci occupiamo han situato l'oe- sirus veneris od il desiderio della copula , ma considerandolo solo nel venir contrarialo nel tempo della frega , e ciò han detto con riserva; intanto è stato asserito più volte, che sa- rebbe cosa ridicola supporre che emozioni morali possano de- terminare un male virulento,] cui effetti sono tanto terribili. Nel 1818 un medico alemanno Groeve disse che la pViva- zione della funzione generatrice poteva aver influenza sulla pro- duzione della rabbia. Cappello nel 1823 divise simile opinio- ne, ma ( dicono gli autori ) fu da esso espressa come ipolesi e senza convincimento; in questi ultimi tempi, Le Coeur medi- co a Caen iu un opuscolo partecipando l'opinione dei due no- minati , afferma sembrargli verosimile questo modo di vedere, ma il suo lavoro è troppo incompiuto perchè avesse attiralo l'attenzione de' dotti, e mossa la pubblica opinione. Gli scrittori, che han combattuta una simile opinione, s'ap- poggiano nel dire che se cosi fosse gli animali dovrebbero es- sere affetti dalla rabbia nel tempo della frega, mentre non av- vien cosi. Concedendo che la cosa sta com'essi asseriscono, i nostri autori dicono che una tale ragione lungi dal militar contro, invece riesce in favore' della propria opinione, poiché non è prima ma dopo la frega che la rabbia si dichiara: e qui fan vedere minutamente come in quest'epoca appunto si van manifeslando tanti fenomeni, che ne addimostrano gravi mo- dificazioni avvenute ncIl' organismo. Riflotlon poi al periodo )(i33)( d' incubazioue, che suole avere il virus rabbioso pria che si svi- luppi colla sua forraa, quando si comunichi per morso, e per- che, dicono « non può esser Io slesso quando spontaneamente Sì sviluppi ? » Ammessa questa opinione per lo sviluppamenfo della rabbia, SI trova facile il risolvere varie quistioni; quindi vi sono al- cuni assiomi, che si stabiliscono, dopo aver per ognuno falla , conveniente discussione, sempre in rapporto col principio po- sato , in relazione col modo di venir lo stesso istinto più o meno contrariato, o coH'esscr più o meno sentito dagli ani- mah; e quindi si comprende come 1." La rabbia è più o meno frequente in tult'i paesi, nei quali gli animali non godono della loro libertà, e dove ia ci- vilizzazione ha avuto per risultamento di contrariare le leggi naturali , comprimendo i loro istinti , e le loro passioni più imperiose. 2.° La rabbia è sconosciuta, o almeno è rarissima, dovun- que gli^animali vivono nello sialo selvaggio ed in piena libertà. 3.° Più un animale è sottoposto al nostro impero, e te- nuto in schiavitù, più è egH esposto a contrarre la rabbia. Questi assiomi trovano 1' appoggio in molte osservazioni di fatti. Dopo ciò gli autori cercano di rispondere ad alcune altre obiezioni, che noi per non riuscir troppo lunghi accenneremo solamente, rimandando chi ci ascolta al loro lavoro, se me- glio amino venirne informali; p. e. perchè la rabbia si sviluppi spontanea nei generi Canis e Felis, mentre negli altri animali dee venir comunicata. Essi credono trovare una ragione di questo neiresser gli animali di quel generi sprovvisti di ve- scichette seminali; e fan rilevare come negli uni si comporti altrimenti da quel che suole negli altri la funziou complessa della generazione. Ed in questo luogo analizzano molli f.tli fi. siologici, ed anche quasi morbosi, che ad essi pare che vul- X i3C X «jnno n confermar viepi»ìii la loro opiniono. Cercano anche di dar r.if^ione perchè è nello glandole salivari che sì fa il depo- sito del virus rnbhioso; dopo aver dello antecedenlemcDle che certi falli si osservano e non ammettono spiegazione, almeno precisa. La rabbia spontanea presso le femmine non può ammet- tersi asscveranlemente ; poiché le osservazioni non danno certezza che siasi cosi in esse sviluppala, o invece per essere stata loro comunicata per morsicatura. Si credo che col comunicarsi il contagio da un animale al- l'altro perda di forza fino a diventar inoffensivo, ma non è per anche risaputo fino a qua! grado di trasmissione debbesi giun- gere onde avvenga cosi. l)a altri si è pur sostenuto che soltanto gli animali, che son sorpresi dalla rabbia spontaneamente, possan comunicarla per morso; ma gli altri da esso morsicati sono inoffensivi. Ab- benchè sembri quest'opinione paradossale, pure per un grande numero di osservazioni di uomini assennati può avere un gran valore; e gli autori cercano di dar ragione di una siniil ma- niera di vedere riferendo liiolti fatti in conferma. Per ispiegare lo sviluppamento della rabbia spontanea pres- so le femmine degli animali, serbando gli stessi ragionamenti, si sostiene che ciò succeda per l'assorbimento, che avviene pres- so di esse, dei liquidi contenuti nelle vescichette dell'ovaie, o dei fluidi segregali dalle cripte mucose dell' utero e della vagina. Gli autori passando alla terza parte, che intitolano Proft- Jassi , richiamano le cose dette antecedentemente, e valu- tando la cagione da essi ammessa por lo sviluppamento del male esclamano: ^(dislruggoremo dunque la razza de' cani?» Nò, essi dicono; e si fermano a far parola sulle qualità utili che posseggono: il mezzo, che propongono, è di sottrarre i cani all'influenza genesica sottoponendoli alla castrazione. Per spe- )( 137 )( rimeritare la verità e la efTicacia di questo ritrovalo propoii-^ gono di riunire riparlitamenle un numero di cani, p, e. 20 ioleri , 20 femmine, e 20 castrati; nutrirli bene; quando è il tempo della frega stimolarli vicino alle femmine senza far che l'istinto rimanga soddisfatto: nessun castrato sarebbe sorpreso dal male, e più casi di rabbia si osserverebbero presso i cani intieri. Non si sa affermar positivamente se sì verificherebbero casi di rabbia tra le femmine; non verificandosene, si sarebbe al sicuro della spontaneità dello sviluppo presso di esse, e cia- scuno potrebbe esserne possessore. Questa maniera stessa rischiarerebbe fino a qua! punto può la rabbia comunicarsi, mordendosi i cani l'un l'altro stan- do insieme. Stabilendo i cani stalloni gli autori propongono il mezzo perchè le razze non si estinguano e distruggano; e credono che se alcuni perdono la ferocia non perdono pertanto le qualità che prima aveano , rendendosi utili all'uomo. In quanto a'iupi, si farà loro contìnua caccia: e conchiudo- no sperando che l'autorità tenga conto di queste vedute, speri- mentando e mettendo in atto i mezzi da essi perciò proposti; confidando che così veggasi allontanalo un flagello troppo ter- ribile, che ben a ragione sveglia lo spavento ed il terrore in ogni individuo. Dopo la esposizione che hodala del lavoro de' signori Ba- chelet e Froussart , senza critica o comento , tale essendo il nostro costume , adempiuto cosi l'obbligo mio d'incarico ac- cademico, mi permetto di leggervi per conto proprio una breve nota sullo stesso soggetto , e spero che non vi riesca discara. L'Italia, Signori, non è stata mai seconda alle altre Nazioni per la feracità dogli ingegni: e se molte utili cono- scenze hanno avuto migliore sviluppameuto altrove, se van- taggiosi trovati ebbero altrove più estesa applicazione; ciò di- )(I38)( pese da'niigliori e più opportuni mezzi da altri posseduti, mentre la idea primitiva assai spesso derivò dall' Italia. Sou tiiiilo conti i falli di lai genere, che vi farei onta enumerandoli. So cosi avvenne nei falli di osservazione, lo slesso assai di frequente si verificò nello sviluppo delle idee nel labora- torio dell' intelligenza ; onde in ogui pagina di Italiani scrit- tori si trovano sparse idee nuove ed esatte, concepimeuli sa- gaci , spiegazioni convincenti , che soddisfan la mente ed il pensiero. Sono gli Italiani frattanto quelli , i quali veggonsi più non curali: le loro opinioni, le loro idee, i concelli loro, gli spe- rimenti, non si attirano l'allenzione degli slranieri scrittori, quali comportansi quasi che gli Italiani non esistessero. Tanlo si verifica specialmente in fallo di scienza; ma si fa cosi per- chè sono ignorati i lavori?., nò, in fede mia... Senza citare i nomi degli autori , si vedono riprodotte sotto altre forme le idee , i concetti , quelle più sagge spiegazioni che in Ita- lia prima vedeano la luce : chi è istruito dei lavori, che qui ed altrove si fanno , se n' avvede di leggieri. Noi stessi siamo cagione di questa non curanza scienti- fica. Noi Italiani dovremmo essere uniti nel conservarci l'os- sequio dei dolti stranieri , dovremmo perciò noi slessi altri- menti comportarci da quel che facciamo. Impariamo a me- glio rispettarci 1' un l' altro : tacciano una volta le antipatie , ovvero gli urli ed i risentimenti personali , troppo basse e vili passioni , affronte all' impedito progresso scientifico , od alla rivindica delle patrie cognizioni ; uniamoci nel sostenere il decoro nazionale presso gli esteri ; e stiamo pur certi che soltanto cosi avremo la venerazione e 1' ossequio , che non è superbia pensare che meritevolmente ci si deve. Ricordiamo dunque che nel libro sulla rabbia gli autori Francesi di passaggio hanno nominalo il Cappello, come co- lui il quale appena appena avea emessa l'opinione che la )( i39 )( causa di quel male sìa l' impedito sfogo dell' istinto genera- tore ; così certo creder fanno che essi invece avean trattata la cosa nella maggiore estensione. A noi dunque corre l' obbligo di dire che il Cappello (1), nel 1830, in due memorie, tratta estesamente l'argomento, ed in guisa che fatto il confronto col lavoro degli autori fran- cesi, quasi saremmo per dire, che questi ultimi non altro fecero che riprodurre le cose stesse dette dal Cappello; un poco accresciute di qualche più recente osservazione neppure ad essi dovuta, e sotto altra forma, con ordine in parte pro- prio: dico in parte proprio, poiché se non ra' inganno mi sem- bra che altro Italiano scrittore, di cui or ora parlerò, avesse loro anche sopra ciò aperta la mente annunziando la manie- ra colla quale intendea di render pubblico per le stampe un suo lavoro sull'argomento (2). Riguardo all'idea che la rabbia si sviluppi per represso istinto generatore , non comprendiamo come gli autori fran- cesi asseriscono che sia detto senza convincimento , mentre tale opinione è a lungo trattata dal Cappello, si ritrovano os- servazioni per sostenerla , si dà per certa la mancanza della rabbia presso i cani castrati , finalmente si propongono i mezzi per ovviare al tristo sviluppamento del male , avendo riguardo appunto a simile cagione. Ma non è solo il Cappello il quale abbia cosi pensato in- torno alla rabbia, poiché quasi contemporaneamente a lui, uno Scrittore Veneziano il d.r Toffoli di Lassano s'incontrava nella medesima opinione, e pubblicava un volume suH' argo- mento: questo scrittore impiega dieci capitoli per trattar la matc- (1) Vedi Giornale arcadico Dicembre 1823, Gennaio 1824 e Marzo 1827.: son due memorie edite poi unite con aliri lavori dell'autore nel 1830. Gli au- tori francesi han pure guastalo il cognome di questo scrittore riducendolo Ca- pello da Cappello. (2) Vedi la memoria JpI Toffoli. L' avverlimenlo in principio. 10 )(liO)( ria nelle varie sue parli; e nel terzo capilolo, ove studia le cause (Iella rabbia canina, emette spiccatamente la suddetta opinio- ne; la quale fu 1' elTelto di reiterate indagini, ed osservazioni, e di esperimenti praticati. Questo lavoro del TofToli (1), neppur citalo dagli autori francesi, è pieno di osservazioni proprie, e di altri moltissimi scrittori sullo stesso argomento, per modo che ò vasto di e- rudiziooe. Oltre a questi scritti, vi sono pure due altri lavori, i quali sempre meglio confermano gli antecedenti studii. L'uno è dello sfesso ToCfoli impresso in Padova nel 1840 col titolo Nuovi falli provanii le cause di sviluppo della rabbia sponianea nel cane ; co' quali si risponde ad alcuni oppositori. Si legge del pari un Ragionamento di Agostino Cappello, impresso in Roma nel 1839 , in cui egli analizzando la Memoria scritta dal Tof- foli intorno la rabbia canina , la quale vide la luce dopo le sue due memorie, ritiene aver prima emessa la opinione sulla causa dello sviluppamento della rabbia ; ma nel tempo slesso conviene che il Toffoli non conoscesse i suoi lavori quando scrisse, e gli rende le lodi da lui ben meritate. Signori ; dopo l' idea che vi ho dato del lavoro degli au- tori francesi, io non istarò a dirvi ciò che negli scrittori Ila- Ikani si contiene: basti il dire, che i francesi niente di nuovo han fatto ; poiché han piuttosto taciuto qualche cosa utile a sapersi , che si rinviene in Cappello o ToCfoli. Onde il loro merito sia in ciò, di aver richiamate le menti sopra studii alquanto remoli, e che sarebbe ulil cosa proseguire; e di a- ver riportato, in idioma più intelligibile a' loro connazionali , le opinioni di Italiani autori: ciò eh' è buono; perchè fra essi si rendono più facilmente comuni e dCuse, mentre potreb- (1) Memoria sulla rabbia canina, Bassano 1839. I )( 141 )( bero essere proficue de' migliori e più felici riguKameDti con- tro un male che giustamente mette Io spavento negli animi (1). Gabriele Minervini. Finalmente Fo stesso Segretario aggiunto legge un Ragio namento intorno all'esistenza di un virus scrofoloso specifico; e se la malattia scrofolosa sia contagiosa. Ei divide questo suo ragionaoamento in due parti, e legge la prima parte, ctie volge a vedere se esista un virus scrofoloso specifico. L'autore ricorda in uoa breve introduzione alcuni altri sludii da lui fatti sul male scrofoloso , anche comunicati a questa nostra accademia ; e specialmente le sue idee intorno alla natura della scrofola, o meglio, intorno alla maniera in cui gli scrofolosi si costituivano; e richiama alla mente come egli ammetteva la scrofola inquinala ch'era allora quando spe- ciali virus colla scrofola si complicavano , osservando che io tal caso il virus non dovea dirsi scrofoloso , ma ad esso do- vea darsi il nome che valesse a definirlo , potendo essere il sifilitico , r erpetico , il canceroso ec. Quindi espone una divisione, ch'egli crede far del male scro- foloso, scortato in ciò dal vario valore che le diverse cagioni hanno nel produrlo. E la divide in 1. scrofola da esterne per- turbazioni, 2. scrofola da interne perturbazioni ; suddividen- do questo secondo genere in tre specie distinte cioè in &cro- (1) Dopo aver dello airAccademia queslc brevi parole, ci è pervenuto un opu- scolo dello slesso Profossore Signor Agostino Cappello, impresso in Roma nel cor- rente anno 18S7, ed intitolalo; Causa delia Rabbia e mezzo per preservare l'uma- nità dei Signori Dottori Bachelet e C. Froussart , con schiarimenti di Agostino Cappello, lo esso dandosi quasi il sunto del lavoro degli autori francesi, si cerca di far rilevare ciò che gli slessi avesser ridotto dalle memorie da lui scritte e da noi citate , nonché da altri lavori posteriori dal Cappello scritti sullo stesso argomento. - )(142)( fula diretta , scrofola indiretta , scrofola inquinata ; e spiega ciò ch'egli intende con queste denominazioni. Nelle due prime considera la scrofola come semplice , e assomiglia il male alla Clorosi ; mentre la distingue da quella soltanto la parlicolar modificazione che le glandole acquistano nella scrofola, per la ipertrofia cui facilmente inchinano. Crede che, benché non sia l' infiammazione dei vasi bian- chi e delle glandole che costituisca lo stato scrofoloso, pure in tal male sono frequenti gli stati irritativi ed anche flogi- stici dei varii tessuti : la specificità degli accidenti, che si os- servano allora presso gli scrofolosi, dipende dalla peculiar ma- niera in cui sonosi gli stessi costituiti, specialmente nelle con- dizioni del sangue reso clorotico. Dopo ciò con Lepellettier e con Richerand non ammette la esistenza di un virus scrofoloso specifico nella scrofola sem- plice. Inoltre anche ammettendo, come si è voluto, particolari alterazioni ne' principii costitutivi del chilo e della linfa, non crede che si elevino a principii virulenti. Né può sostenersi che il virtis esista , per i depositi scrofolosi osservabili , atte- soché Lebert ha dimostrato che essi non sono altro che pus. Finalmente taccia quella scuola, che crede possibile la spon- tanea produzione ed elaborazione dei virus nell' organismo. La cura variabile, ritrovata necessaria per la medicatura del male scrofoloso , va contro alla specificità di un virus scro- foloso , poiché se cosi fosse vi sarebbe duopo d' un solo ed unico agente o specifico per vincere il morbo- Quest' ultima ragione però conferma la esistenza della scro- fola inquinata, ch'è quando speciali virus col male della scrofola si complicano. Qi4 r autore imprende a dire che non crede che la de- generazione di particolari vizii produr possa il male scrofo- loso ; ma intanto , che non ripugna ai sani raziocinii pcn- I )( 1^3 )( sare , che deleterii priucipii infestando I' organismo diano la spinta al male : ciò avviene perchè ne ammiseriscono la forza plastica , disturbano i processi della sanguificazione : questo liquido da cui dipende la energia della vita si deteriora, perde le vitali proprietà ; quindi i virus qui fan lo stesso di quello che farebbero le altre cause estimate capaci a dare spinta al male scrofoloso. Questa specie di scrofola è ammessa da non pochi autori. Per l'a. anche la scrofola acquisita può svilupparsi sotto l'in- fluenza di siffatti morbi ; e cerca di dimostrarlo con brevi ma convincenti ragioni. Si potrà dunque osservare la scrofola per la sifilide. In tal caso però , vuol che il male si dica scrofola svolta dalla sifilide , e non da sifilide degenerata come si erano e- spressì Astruc, Rosensteiu, Camper, Stoll, Sell, Portai, Ali- bert , Richerand. Riprende Lepellettier il quale pare che non voglia ricono- scere la scrofola sifilitica; e la dice ammessa da I.eberl, e da Le Grand. Lepellettier attribuisce alla azione del mercurio Io svi- luppamento del male, piuttosto che alla sifilide; dicendo che la sifilide può alterare I' organismo, addentandolo nella nutri- zione, ma non infettandola con un virus degenerato. Il Mi- nervini anch' egli riconosce una scrofola mercuriale ; ma non conviene col Lepellettier, dicendo che nei casi da lui notati il virus non sarà degenerato , ma complicato. Quindi l'autore dicendo che gli stessi ragionamenti fatti per la sifilide possano tenersi per altri virus; accenna le scro- fole erpetiche , le Americane , le Molucchesi , le leprose. Hameau ha preso in considerazione la influenza de'virus per lo sviluppamenlo delle scrofole: quest' autore distingue le scro- fole de' miserabili , e quelle delle persone agiate ; le seconde, egli dice, si accompagnano con un' esterno flurido aspetto ; e crede che più dipendano dai virus. Il MiuerviDì dod ammellc io senso Iato questa distìuziuDc di Hameau ; e trova ragioni per riprendere la opinione pre- valsa presso alcuni scritlori, che ritengono l'aspetto florido e la malattia scrofolosa insieme esistenti. Ciò fatto, si ferma a discorrere sulle scrofole prodotto della tigna cronica, del vainolo: e così per la vaccina, la rosolia, ì morbilli. Per altro non gli sembra un' opinione incontrasta- bile per tutl'i virus quella di Hameao; il quale dice che da chi abbia soiTerto il vaiuolo, il morbillo ec. , si possa comu- nicar la scrofola e la rachitide a' discendenti , anche più di quello che essi medesimi incorrer vi possano. L'autore concbiade così la prima parte del suo ragiona- mento. Nella scrofola non esiste un virus scrofoloso speciflco. Quindi Della scrofola semplice, quale noi Tabbiam descrit- ta , non vi ha alcun virus che meriti considerazione. Libri offerii in dono. Capecelatro (Alfonso)— Storia di S. Caterina da Slena e de! papato del suo tempo — 2 voi. io 16 , Napoli 1856. L'Iride giornale an. II n. 2. Padiglione (Cav. Carlo) — Biografia di Tommaso Salernitano, reggente di cancelleria e vice-protonotario del Regno— Na- poli 1857 io 16. TORNATA DEL 9 AGOSTO. I signori Achille Brani ed Achille Flauti accompagoaDO con lettere il dono di alcune loro pubblicazioni. X 1^5 )( Il sig. Arabia ha recitalo un inno a S. Tommaso d'Aquino. A S. TOMMASO D' AQUINO INNO Da questo loco (1) , dove un di sonava L'armonia de le tue sante parole, Che i seguaci intelletti alto levava , A te , maestro , a te d' Aquino sole , Levisi r inno , che dal chiuso petto Romper per l'etra radiante vole. L' inno , che , ove salir non può intelletto , Al loco ove tu siedi , osa il cammino Cercar con l'ala ardita de l'afiFelto. E s'ora innanzi a te senza conflno S'apre l'immenso, e tutti il guardo vede I soli disparir nel sol divino ; Pur de la lode , che da lei procede , D'ogni altra lode più contento assai, La tua terra natal ti spera , e crede. Ed a ragion : eh* anco nel cielo , mai Non si spegne l'amor di patria e il nome , Ma s' arrubinrtìi più vivi rai. Sì, rimembra il natio tuo loco come Al tempo che de l'alma le bramose Ali stringeanti le terrene some; Per molto ti vedeau le popolose Ripe di Senna solo, e in un perenne Muto pensar di meste o d' alte cose. (1) L' Accademia Ponlaniana si riunisce in una sala dove il Santo insegaava. )(i46)( Or chi tarpava al tuo volo le penne ? Non forse amor de la lontana riva , Cara, che le tue prime orme sostenne? Ben altro fu quando il tuo sol lambiva Giubilando la tua nobile fronte , Che a un sorriso d'amor lieta s'apriva; E fu dischiuso il suggellalo fonie Tutto di tua dottrina , e in ampio fiume Ti scendea da le labbra argute e pronte. Onde accogliersi intorno a le costume Ebbero qui le genti , e tu spandevi A r alme pace ed agi' ingegni lume. E de' ciechi l' orror si combattevi Con la civil parola, e dolce e umano Non le salme, il pensier vincer solevi. Come il cenno di Dio volò sovrano Su r informe materia , e bella emerse La luce , e penelrolla a mano, a mano, Una voce d' amor fra le diverse Voci de r odio udissi , e un raggio vivo Di quel reo tempo le tenèbre aperse- Sorger Cassino in vetta, e pel diclivo Del monte , ove più orror dal bosco uscia, Vedea il viandante verdeggiar l'ulivo. E leve la notturna salmodia Ed i canti de' vigili romiti Uscir da' pinti vetri a 1' aura udia. E se umili accoglievano i pentiti, O mostravansi a Tolila feroce Com' angioli di luce redimiti ; )( 1*7 )( Alto additaDdo in ispirata voce, Su clii serviva e chi teneva impero Sospeso un cielo ed una sola croce ; La combattuta umanità , che al vero Anelava, smarrita de la notte Barbarica per l' aer fosco e nero. Ricomposte vedea sue fila rotte In quelle miti scole , ove da prima Di mutuo amor faceansi 1' alme dotte. E su le spade come si sublima Là vedea la ragion , che più è sommessa , Più rigogliosa leva alto la cima. Voce da Chiaravalle esce , e V Istessa Forza al dritto soggioga , e la rubella Ad ogni freno umil rende e dimessa. Fuori da' borghi , giù da le castella Vien di guerrieri un' oste poderosa , Che de la croce segnasi e s' abbella. II natio nido e madri e suore e sposa Lasciava, e i figli, e per impervii calli Fra le morti correa volenterosa; Onde r eco sonò di tue convalli Gerusalemme , al lor grido di guerra , Ed a r unghia de' vindici cavalli. Come d' oriente primo si diserra , Tremolo il lume che precede il die, Quasi un senso d'amor correa la terra. Scuote le antiche, le catene rie Il debile , ed i forti a quanto e frale Sacran le spade generose e pie. X i-'^8 )( Ma che vai, se in più fiera e più mortale Guerra lotlan gl'ingegni? ahi, tutto è polve, Quando il pensiero volge io basso 1' ale. E tu sorgesti , qual mattin che solve Ogni vapor che dal palude uscio. Ed ogni sguardo a se medesmo volvc. Or chi ridir potrebbe a l' uniil mio Basso pensiero , per che modo al cielo Il tuo divo pensier spesso salio? Chi gli reggeva il voi , quali a l' anelo Spirto schiudeansi visioni belle , Come vergini fuor di loro velo ; Onde rapito ognor vivevi in elle , Di regie cene in mezzo al risonante Fulgor, ne 1' ombre de le quele celle? Per questa del tuo sol parte fiammante Fioco è il mio sguardo, ed il debile ingegno Piega abbagliato, e il labbro vien tremante. "Vince il pensiero , sol di vincer degno , De la parola la virtude acquista Di tutte cose lo smarrito regno. Giù l' armi fratricide , giù la trista Gara di stolte pugne, ove col vinto Il vincitore il ciel fere ed attrista. Riede l'antica gentilezza : cinto Ormai del fatai lauro in paradiso È r Alighieri , ed a venirne accinto. Riedon l'arti, le nostre arti, e dal viso Piovon virtù , che sopra 1' orbe aCTraoto Fan balenare de la vita il riso. )( 1^'^9 )( Ed ora , se nel del stan vivi , o santo , Ancor gli affetti de la terra umile. Se in del si piange, oh come avrai (u pianto, A vedere il latin sangue gentile Irne in cerca di barbari parenti , £ gli alti suoi parenti avere a vile : Ed offuscar le sue limpide menti Di tenebre alemanne , e dir beata L'età che Mario e i suoi guerrieri spenti, Da cimbrìche masnade adulterata Venne l' itala donna , e morta fora Se immortai non l'avesse Iddio creata. Ma di ciò curi il cielo : a te per ora Tornando il verso, che l'affetto spinse, Dirà che, pur eh' alto levato ognora Dove il pensier le sommitadi attinse De r ente , pur questa terrena chiostra Anco una voce avea che ognor li vinse. E fu la voce di chi geme. Prostra La mente 1' uom dinanzi al gran portento Che da l'eccelsa tua mente si mostra. Ma il cor move un più dolce sentimento Se mira , smesso lo splendor tuo divo , Te a r opere d' amor più umili intento. La femminella dolorosa al rivo A cui bevean cotanto alti intelletti. Traeva anch' ella , con volto giulivo. E da tue labbra di pietade i detti , E da tua mano ritraeva il pane, Il pane , che spezzava a' figliuoletti. )(150)( E a' vecchi il (ardo di senza dimane Allietavi , e nascea speme gioconda Dal peso del dolor fatale , immane. Poi quesl' alta d' amor vena feconda Ti trasse a' carmi , ed al tuo capo avvolse Pur la corona de 1' eterna fronda. Cbé solo amor più in alto al eie! si volse, E quivi ei sol le vaghe, onde i' idea Ha vita e luce , eteree forme colse. E cosi pure allor che raccogliea Presso al morente tuo frale la pietà Il santo stuol che Fossanova avea , A lor tu sveli F armonia segreta Ch' hanno i sospir di lei , che il caro sposo Cerca fra 1' ombre de la* notte quela. Sonava intorno ancor melodioso Quel canto , e nova Sulamite ardente , Al ciel correva il tuo spirto voglioso. E si r ultimo tuo sguardo morente L' alma luce cercò de la bellezza , A cui si volge r uom quando più sente L'amor, sola, ineflabii gentilezza. F. S. Ar.\bu Il Segretario aggiunto signor Minervini , continuando il suo ragionamento cominciato nella precedente tornata, sijìro- pone di vedere se la scrofola sia contagiosa ; e qui rian- dando il già detto intorno alla non esistenza del virus scrofo- loso speciGco, ricorda pure la divisione fatta in scrofola sem- plice ed inquinata nella quale ultima eran da ammettersi va- rii e specifloi virus, in guisa che rendevano il male virulento, ma non già di un virus scrofoloso speciflco, sì bene di quel virus che col male della scrofola si complicava. )(1SI)( Ciò detto , riferisce le osservazioni e gli esperimenti di molti autori , ed io vario modo praticati per niegare il con- tagio della scrofola ; siccome di Pinel , di Alibert , di Riche- rand, di Kortum, di Lepellettier, di Baudeloque, di Hébread, di CuIIen , di Goodiad , di Lanza. Da questi falli sembra incontrastabile che la scrofola non sia contagiosa : ed a parer suo non può persuadersi come si possa ammetter contagio nella scrofola semplice ; mentre si è veduto che in quella non vi esista un virus scrofoloso specifico. Intanto come non credere ad altri autori anche illustri e degni di fede , i quali gridarono al contagio, tra' quali sono Areteo , Lalouelte , Pujol , Bordeu , Charmitlon , Beaumes , e r intera Facoltà medica di Parigi che si espresse pel poter con- tagioso del male ? L' autore spiega questa discrepanza di opi- nioni , colla realtà della scrofola inquinata. In tal caso gì' in- dividui che ne sono affetti non comunicano il male scrofoloso, trasmettono alcune particolari forme morbose localizzate, ed an- che generali, in relazione de' virus che hanno, le quali poi, nei malamente predisposti, elevar si potrebbero anche a causa in- diretta di effettiva scrofola, ciò che per altro non è necessario. Ed osserva come si comunichino certe tali oftalmie, certe affezioni di particolar natura insorte nella mucosa della bocca, o che abbiano investito il tessuto delle gengive ; perchè non può avvenire che le ulceri scrofolose sifilitiche p. e. non si trasmettano da uno in altro individuo, dando alle volte an- che la stessa sifilide? Sifilide poi la quale nei malamente pre- disposti per condizioni organiche ed antigieniche , può ele- varsi anche a causa sotto la cui influenza si sviluppi il male scrofoloso. Riflette alle blenorree, che si contraggono alle volle aven- do commercio con donne scrofolose, le quali son sorprese da fiori bianchi; e mentre ammette che simili blenorree possono essere semplici , osserva eh' ei ne vide , che tali non erano , )(152)( perche esigettero una incdicalurd spccilica per esser vinle. Dice cb' egli non è pel contagio della lisi ed anche meno pel con- tagio mediato ; ma gli stessi esposti motivi lo spingerebbero a consigliare individui sani di evitare oj^ni più stretto com- mercio con infermi affetti da tisi complicata a manifestazioni sifllitiche localizzate. Finalmente cosi conchiude 1' autore questa seconda parte del suo ragionamento. Non esistendo un virus scrofoloso speciflco, la scrofola non è contagiosa. Può esservi la scrofola inquinata, la quale o è sostenuta o è complicala con speciali virus; questa scrofola potrà provocare alcuni accidenti contagiosi; essi però non saranno in rapporto col male scrofoloso, si bene col virus speciale che col male slesso si complicava. Ne' predisposti alla scrofola i virus cosi comunicati po- trebbero elevarsi a causa di veder insorgere il morbo me- desimo; ciò che sarebbe un accidente, e non mica una ne- cessità. E finisce dicendo che ha credulo di fare queste riflessio- ni , poiché si vede in pratica assai spesso il male scrofoloso talmente generalizzato, e colla sua intera manifestazione, che anche dato che sia commisto a virus, pure le manifestazioni di questi ultimi restano mascherate; ciò nonostante, allora non il male scrofoloso, ma il virus eh' è con esso congiunto, può contagiare ; quindi se si hanno dati anamneslici per am- mettere un virus, o vi sia qualche anche minima apparenza che Io annunzii, è utile ricordarsi di quello che nel suo ra- gionamento ha osservato ; onde evitare cosi alcuni possibili dispiacevoli accidenti. )(153)( Libri offerti in dono. Atti dell' Accademia ponliflcia de' Nuovi Lincei — anno X — Sessione IV del 1 Marzo 1857 — Sessione V del 2 Aprile detto — Sessione VI del 3 Maggio detto. . Bbuni (Achille) — Descrizione Botanica delle campagne di Bar- letta — Napoli 1857 in 8. Ceva-Grimaldi ( Francesco ) — Notizie storiche della vita di S. Gaetano , fondatore della congregazione dei chierici re- golari Teatini stabiliti in Napoli il di 25 Ottobre 1533 etc. Napoli 1856 in 8. L'eco dell'esperienza, giornale — 23 Luglio 1857— an. VIIL Flauti (Achille]— Trattato completo di topografìa— Napoli 1855 ili 8. L'Iride, giornale — n. 3, 4, 5 dell'anno IL Memorie della Reale Accademia delle scienze dal 1852 in avan- ti — Voi. I fase. 1 e 2. — Napoli 1857 in 4. Paesano (Cau. Giuseppe] — Memorie per servire alla Storia della Chiesa Salernitana — parte I. Napoli 1846 ; parte li e III, Salerno 1852 e 1855 in 8. Semmola (Tommaso) — Lettera archeologica sulla inlerpetra- zione di un' antica gemma in cui è rappresentato Cristo sotto le sembianze di Orfeo — Napoli 1843 in 8. Poesie e prose scelte di S. Gregorio Nazianzeno, per la prima volta volgarizzate — Napoli 1844 in 8. Illustrazione di una collana egizia, seconda edizione — Napoli 1844 in 8. Innologia sacra, degl'inni della Chiesa in generale, ed in particolare delle versioni dell'ave Maris Stella e della Salve Regina di Giuseppe Ceva Grimaldi— Napoli 1846 in 8. Raccolta di varii epigrammi tradotti dal Greco e dal La- tino col testo a rincontro , seguita da poesie greche, latine ed italiane- Napoli 1850 in 8, )(154)( Una passeggiata sulle ruine di Suessola, disquisizioni ar- cheologiche— Napoli in 8. Della pUlura bizantina, articolo estratto dal giornale greco la Nuova Pandora, e tradotto — Napoli 1857 in 8. La Biblioteca Medicea-Laurenziana — tradotto dal gior- nale greco la Nuova Pandora — Napoli 1857 in 8. Le Colonie de'Greci e degli Albanesi in Italia — tradotto come sopra — Nnpoli 1857 in 8. VoLPiCELLi (pr. Paolo) — Sulla elettrostatica induzione, quarta comunicazione — Roma 1857 in 4. Sulla partizione de'numeri — nota — Roma 1857 in 8. Sulle immagini eleltrograOche, prodotte mediante la in- duzione statica — 1857 in 4. Roma. Sur r induction élecrostalique , quatrième lettre à M.r V. Regnault — Paris 1857 in 8. Il signor Volpicelli ha pure inviato le seguenti comuni- cazioni in rapporto alle sue ricerche. Surl'induction ólectrostatique note par m. A. De la Rive- Roma 1857 in 8. Brevi osservazioni sugli sperimenti contro la nuova teo- rica dell' induzione elettrostatica, nota del signor dott. Rug- giero Fabri — Roma 1857 in 4. Finalmente si è pur presentato il fascicolo VII del gior- nale scientiflcQ il Giambattista Vico. TORNATA DEL 23 AGOSTO. Il signor Manna ha letto un secondo capitolo del suo Sag- gio di nuove partizioni economiche, contenente la idea di una storia della economica politica. X155)( SAGGIO DI NUOVE PARTIZIONI ECONOMICHE li. Idea di una storia dell'Economia politica. Se è alcuno che non creda alle legge universale del pro- gresso , se ne convincerebbe guardando solamente nella sto- ria dell'Economia politica. Se in effetto la storia di questa scien- za sì descrivesse nel modo che abbiamo di sopra divisato, cioè tessendo separatamente e parallelamente la storia del lavoro, dei capitali, dei cambi, della moneta e del credito, si scorgerebbe cosi evidentemente il concetto vero di ciascuna parte distri- garsi a mano a mano dalla folla dei pregiudizi e degli errori che la ingombravano, e risultare in flne chiaro e limpido agli occhi della gente, che bisognerebbe negare ogni differenza fra la menzogna e la verità per non riconoscere il cammino trion- fante delle idee e della ragione umana. Si vedrebbe come di mezzo a mille errori intorno alia natura ed alle leggi del la- voro , si è arrivato finalmente per gradi a concepire l' im- portanza del lavoro libero ed associato ; come si è riuscito a chiarire e spiegare l' idea del capitale, riferendola tutta al la- voro esso stesso e mostrando il capitale trasformato in ajuto e strumento del lavoro, fino quasi al punto di sostituirlo; co- me la natura e le leggi dei cambi sonosi manifestate grada- tamente in tutta la loro universalità , in modo da far parere assurde le vecchie pratiche dell'industria isolata e indipenden- te; come la vera indole della moneta si è liberata mano mano dalle erronee opinioni che o la confondevano al tutto col ca- pitale, 0 la distinguevano tanto da farne una cosa vana e in- 11 ){m){ dcfiuibilo ; corno finalmente l' idea del credito, dopo aver tra- versate infinite dilTicolfà, passando ora tra scioccho calunnie » ed ora tra non meno sciocche adulazioni, ò giunta finalmente a (ijrsi contemplare nella sua genuina chiarezza ed a mostrarsi quale veramente è la espressione suprema del perfetto orga- nismo economico. Questo cammino perseverante della verità in mezzo alla battaglia delle contraddizioni , delle illusioni , dell'egoismo, delle false teoriche e delle viziose e ostinate abi- tudini non potrebbe non riuscire uno spettacolo gradito agl'in- telligenti, ed il perfezionamento progressivo della scienza eco- nomica non potrebbe presentarsi in una forma più bella e più evidente. Tentiamo, se è possibile, uno schizzo di questo qua- dro che altri potrà assai meglio delineare e colorire. §. 1. — Storia del lavoro. La morale e l' intelligenza vanno di pari passo nella sto- ria. Ordinariamente i pregiudizi e le viziose abitudini si danno la mano, ed un grande errore di mente non è quasi mai senza il fondamento di un gran vizio di cuore. Ciò apparisce massima- mente nella storia economica delie nazioni. Per arrivare infatti a questo semplicissimo ed evidentissimo concetto che il lavoro più fecondo e più prezioso è il lavoro degli uomini liberi libo- ramenlc associali, si è dovuto traversare una serie non tanto di erronee opinioni , quanto di opposizioni malevolenti ed egoi- stiche. Si possono annoverare tre successivi ordini di fatti nei quali si è manifestata prima la condizione del lavoro non li- bero , quindi quella del lavoro libero ma non liberamente as- sociato, e finalmente quella del lavoro libero e liberamente as- sociato. Questi tre periodi rappresentano prima la schiavitù e a servitù della gleba, poi le giurande e le corporazioni industria- li, e quindi la divisione del lavoro e la concorrenza libera dei tempi )(1S7)( moderni. Iq questo cammioo di cose apparisce la lotta più contro il vìzio che contro l'ignoranza, e le quistioni avere più l'a- spetto di rivalità interessate, che di dispulazioni teoriche. So- lamente al termine di questa trista contesa apparisce una vera e sincera disputa dottrinale, ed è quella che mira a risolvere il dubbio se il lavoro sia unico e solo fonte dei valori di cambio, o se il cosi detto monopolio naturale delle terre sia pur esso origine di valor permutabile dei prodotti. Questa disputa diven- tata famosa per le ultime fatiche degli economisti americani è come l'anello di passaggio tra la teorica del lavoro e quella dei capitali. Ripigliando dunque da capo la sfona del lavoro, ecco co- me a nostro giudizio le tre epoche suindicate potrebbero es- sere successivamente e distintamente narrate. Innanzi a tutto si scorge un lungo e tristo periodo in cui il lavoro è per cosi dire in discredito, in cui l'orgoglio degli uomini rimanda il lavoro ai vinti o alle donne. L'antichità ci si presenta in fatti con questa sgradevole apparenza, ed i popoli barbari dei tempi moderni, che sono come una continuazione della vita primitiva, ci presentano anch'essi questo medesimo disprezzo del lavoro. Cotesto , come si vede , è meno errore che vizio. I più forti si sentono inchinati a profittare o piuttosto ad abusare della loro forza , e ciò fanno scaricandosi di quel che ha di grave la vita , il lavoro e la fatica. Nafuralmentf quindi essi la rimandano sulle classi più deboli, le donne e i fanciulli, ovvero sopra gii altri uomini che essi hanno di già umiliati riducendoli alla classe de' vinti e degli schiavi. Questo processo di cose apparisce dunque, con poca dif- ferenza di forme, così presso i popoli barbari odierni come presso l'antichità che chiamiamo classica. Se non che, quivi il vizio avea portati i suoi frutti nel campo deli' intelligenza e si era formata per così dire una teorica del lavoro schiavo. Quivi si arrivava a distinguere gli uomini liberi e gli uomini servi , )(158)( «ome so quosfa distinzione avesse davvero un fondamento di natura. Indi si pronunciava gravemente che il lavoro in ge- nerale era opera servile e indegna di uomo ben nato. L'anti- chità dovrà eternamente arrossire che queste due funeste mas- sime abbiano trovato il patrocinio di due uomini grandissimi, Aristotele e Cicerone. Certo è che anche le poche eccezioni che si facevano in favore dell'agricoltura e del commercio non im- pedirono che in fine poi anche l'agricoltura fosse lasciala agli schiavi, e che i popoli commercianti e navigatori fossero ridotti ad una condizione molto vicina alla schiavitù. L' antichità in somma parlava col linguaggio dei guerrieri vincitori e soper- chiatori dei popoli industriosi. Il concetto del lavoro era con- taminato sostanzialmente , si che era impossibile arrivare a nessuna ragionevole idea di cooperazione e di associazione. Anche l'organismo qualunque fosse che i ricchi ed i potenti mettevano nel lavoro degli schiavi era opera governativa e nou economica: mirava a prevenire la rivolta e non a migliorare la produzione. Onde la sola differenza che può notarsi nella condizione del lavoro presso i barbari dei tempi moderni e presso l'antichità è quel cotale ordine razionale che rautichità pretendeva mettere nelle cose, e che a rigore era una certa ipocrisia di parole a cui spingeva il pudore ed il sentimento della verità. E questa medesima ipocrisia , effetto del mede- simo principio, ha degradato il lavoro presso certi popoli d' oriente colla distinzione delle caste, e colla istituzione più o meno aperta della servilù. Come si vede , noi facciamo un fascio di molte epoche lontane e diverse, per ritrarne il concetto comune del lavoro schiavo. Non neghiamo con ciò che anche in quei tempi e presso quei diversi popoli la verità si fosse mostrata in qual- che maniera. Certo la dignità del lavoro e la libertà dell'in- dustria ebbe i suoi cultori ed i suoi testimoni nell'antichità. Lungo le coste del Mediterraneo il lavoro libero ed anche il )( 1S9 )( lavoro associato fece pruove magnifiche , creò ricchezze im- mense, fece nascere città potentissime, popolò i mari di navi- gatori arditi, moltiplicò le colonie e fece apparire industrie e manifatture maravigliose. Ma se tutti questi nobili tentativi dovettero a mano a mano fallire e cedere il campo all'impero della forza e della spada, noi dobbiamo definire l'antichità da quella parte in cui fu il trionfo e non da quella in cui fu la sconfitta. Roma umiliò il lavoro libero: l'industria ed il com- mercio diventarono suoi tributari, e come tali li premè e sfrut- tò fino ali' ultimo sangue. Fortunatamente il potere armato che essa proclamò signore del mondo fu conquistato alla sua volta dall'intelletto dei vinti, e si compose a sembianza di dritto e di legge. I vincitori allora cominciarono a insegnar giu- stizia ai vinti e da questo insegnamento si derivò inaspetta- tamente una miglior teorica della proprietà e del lavoro. Ma il rimedio arrivava tardivo per allora: il male era fatto : il mondo industriale era oppresso ed esaurito, e niente poteva impedire l' invasione della miseria che precedeva 1' invasione dei barbari , anzi occasionava più che altro l' invasione dei barbari. Infatti era da prevedere che i barbari sarebbero ve- nuti ad occupare la proprietà dì quegli antichi vicini che non potevano più opporre , non che la forza di un ricco e ben fornito organismo civile e militare, ma neppure l'allettamento di un ricco tributo : sarebbero venuti per dir cosi a com- piere personalmente la spropriazione di un debitore fillito e impoverito. Le nuove dottrine adanqae delh projmetà e del lavoro che rampollavano di mezzo ai baccanali della forza, non poietlero salvare per allora né la proprietà nò il lavoro. Ma la ma;^ni- fica ed inaspettata lezione non era perduta. Anzi quella le- zione era provvidenzialmente coordinala ad un altro ordine di cose di assai maggiore importanza , al risorgimento reli- gioso dell' aulichità. Come risorgeva maestoso il nome della • )(16U)( leyyc e del dritto, risorgeva ancor più maestoso il nomo della morale e della coscienza. Tra le inGoito angoscio e lo nuove mi- serie cagionate dalle brutali invasioni dei guerrieri del nord, il vecchio mondo civile espiava le iniquità della schiavitù e risaliva man mano al vero concetto delle cose. 1 vincitori d' una volta aveano a grazia di veder rispettalo il loro lavoro dai vincitori novelli , e come nelle campagne sotto la più mite e tollerabile forma di servitù della gleba , così nelle città sotto » forma di umili consorterie di lavoratori e di commercianti, ottennero che i novelli signori lasciassero in qualche maniera ricomporsi 1' organismo del lavoro. Cosi quelle vecchie gene- razioni si ritemperavano, e compresse sotto la spada di vin- citori ignoranti faticavano d'ingegno per eluderne le violenze. Tutte queste ragioni operarono tanto, che alla (ine, di mu- tazione in mutazione, di concessioni in concessioni, si arrivò dopo alcuni secoli ad un punto in cui il lavoro che era stato prima una condanna diventò un privilegio: il lavoro che si era andato schivando e fuggendo come una degradazione, venne ricercato e desiderato come una prerogativa: le voci di disap- provazione che si erano elevate contro l' ingiusto disprezzo del lavoro si rivolsero invece contro il monopolio e contro la pretensione di limitare il numero dei concorrenti al lavoro. É manifesto che noi facciamo passaggio di un tratto al tempo delle corporazioni, delle giurande e delle maestranze , cioè ai tempi del lavoro libero benché non liberamente associato. Senza fallo le giurande e le corporazioni, che aveano se- guilo da vicino il cammino delle municipalità e dei comuni, erano un trionfo di virtù e d' intelligenza di cui i nuovi po- poli doveano giustamente insuperbire. Era ben grande il progresso, poiché dal lottare e combattersi per aver la pre- rogativa di spogliare gli altri ed usufrulluare la fatica degli altri, si era passato al lottare e combattersi per aver dritto a lavorare e faticare in preferenza degli altri. Lo corporazioni X 161 )( e le maestranze oramai sono finite, né avrebbero più ragione di vivere. Ma non comprenderebbe la storia dell' Economia chi non comprendesse come in esse propriamente rinacque il lavoro libero , come in esse si rifece e ritemperò il vero e genuino concetto del lavoro , il quale per esse faceva nel tempo stesso due passi innanzi, si proclamava libero, e si co- stituiva in associazione. Le diverse corporazioni infatti non solo esprimevano il lavoro diviso e associalo, ma contenevano per dir cosi delle garentie per la buona divisione. Erano tenace- mente conservati i privilegi ed i confini di ciascuna corpora- zione, e si direbbe quasi che si volevano assicurare le pre- scrizioni della scienza colla esteriore coazione della legge. Ma qui appunto la verità finiva e cominciava l'errore. II lavoro era organato , diviso e garantito in ciascuna sua divi- sione : ma se questa era sembianza di associazione, in verità l'associazione era impropriamente appellata così, perchè l'or- ganismo e la divisione del lavoro era forzata e comandata. II lavoro non era libero fuori l'associazione, il che vuol dir che l'entrata nell'associazione era indirettamente forzata. Anzi nel seno della associazione la forma e la qualità del lavoro non era libera , perchè ciascuna associazione metteva limiti , leggi e condizioni irremovibili al lavoro di ciascun'altra. Ciò era stato si può dir non solo tollerabile ma deside- rabile fino a che le corporazioni aveano avuto uno scopo di difesa esteriore. Quando non era possibile lavorar securamente da se, ogni uomo desideroso di dedicarsi ad un'arte avea do- vuto stimar necessaria l'entrata nella corporazione. Ma quando la guerra esteriore al lavoro libero cessò, allora il dover per forza entrare nell' associazione divenne una vera diminuzione di libertà naturale. Or questo momento fu il principio di un progresso ulte- riore nella storia del lavoro. Il lavoro che s'era fatto libero, e si era associato, benché in maniera coalta e condizionata , )(1G-2X cominciò ad aspirare ad un'altra forma di associazione, l' as- sociazione volontaria. E qui due stadi diversi aveva ancora a percorrere per arrivare allo scopo. Dovea prima distruggere i vecchi legami, e poscia ordirne dei nuovi. Dovea prima far cadere le corporazioni, le maestranze, le giurando, e poi met- tersi alia ricerca di nuovi organismi e nuovi espedienti per arrivare ad un'altra forma di associazione. Or quel prim'» sta- dio dovea esser espresso dalla dottrina della concorrenza , e di fatto colla dottrina della concorrenza si cominciò a cosi dire la guerra alle antiche corporazioni: col domma della concor- renza sì apri il regno della nuova scienza che chiamiamo oggi r Economia politica. La quale non avea potuto nascere pri- ma, perciocché sarebbe stata impossibile formolare una dot- trina sul lavoro , fino a che il lavoro non avesse acquistati i suoi dritti , né il formare una critica dell' associazione indu- striale , prima che ijna qualunque associazione industriale si fosse attuata. La così detta Economia politica venne dunque al momento indicato, per proclamare la caduta delle corpo- razioni industriali ed il regno della concorrenza. Se non che, come r Economia voleva esaurire la prima parte per poi at- tendere alla seconda, cioè compiere la distruzione del vecchio prima di cominciare la costruzione del nuovo edificio asso- ciativo, cosi tra i suoi medesimi cultori apparve per dir cosi l'opposizione e quasi lo scisma. Si gridò che il principio della concorrenza era un principio sterile, una dottrina negativa e che quasi era meglio l'antico ordine di cose. Si cominciò a met- tere innanzi la necessità deW associazione per contrapposto alla concorrenza: queste due scuole parve che nascessero e si col- locassero una a fronte dell'altra in aperta rivalità. Ma la voce dei veri cultori della Economia valse ben prè- sto a rivindicarne la stima. Essi esplicarono il senso della sua dottrina, e dissero che la concorrenza per se stessa non era il fine ma il mezzo, cioè il mezzo da distruggere e da edifica- )( Ì63 )( re, da distruggere le associazioni non libere e da costruire le associazioni libere , da rompere il vecchio monopolio e da organare il lavoro da capo in modo al tutto spontaneo e vo- lontario. Sebbene anche al cospetto di questa dichiarazione una par- te dei primi conlradittori rimanesse contumace nella sua op- posizione e seguitasse a gridare contro la concorrenza , ed a dire che le nuove associazioni doveano essere architettate a priori e impiantate in mezzo alla società con atto autorevo- le ; purtuttavia 1' ardimento e la novità di certe loro pro- posizioni riempi gli animi di stupore e quasi di spavento, e molti videro chiaro che si voleva ricondurre il lavoro nelle catene , benché con altri nomi ed altre forme. Il nuovo or- ganizzamento era esclusivo e forzato più dell' antico ; si sa- rebbe cosi l'industria rimasa al medesimo punto del cammi- no , cioè al lavoro associato ma non liberamente associato. Si conchiuse quindi che il progresso vero del lavoro stava nel nuovo principio della concorrenza , e che il lavoro do- vrebbe dirsi davvero liberamente associato, quando il prin- cipio della concorrenza, esaurito il primo stadio, nel quale tut- tora si trova ai nostri giorni, fosse passato al suo secondo sta- dio di azione , cioè alla costruzione delle nuove associazioni del lavoro libero e liberamente associalo. Raccogliendo adunque le cose dette possiamo conchiudere che la storia del lavoro presenta, come dicemmo in principio, il progresso di poche e semplici idee che di mezzo al contra- sto delle passioni e dell'ignoranza si aprono faticosamente la strada , e che possono riassumersi in poche parole dicendo , che il lavoro veramente produttivo è il lavoro libero, perfetta- mente diviso ed organato , cioè associato e liberamente as- sociato. L' associazione volontaria del lavoro libero è dunque il ter- mine ideale a cui aspirano i nostri tempi. Ma come questo )(164X ò UD passo nella via della virtù ò cosi pure un passo nella via della fortuna. Dappoiché gli uomini hanno quasi generalmente rinnegato il brutto vezzo di scaricarsi della fatica sopra i de- boli e i vinti , l'intelligenza gli ha condotti e li conduce ma- no mano a sgravarsi della fatica, non più sopra gli altri uo- mini, ma sulla natura e sulle forze della natura. Ciò signiflca che quando si ò finalmente compresa la vera indole e dignità del lavoro, sì è altresi cominciato a comprendere la vera na- tura ed importanza dei capitali. G. Manna. Libri offerti in dono. L'Eco dell'esperienza, anno Vili, 7 Agosto 1857. Gigli (P. M. Girolamo)— Dissertazione sul tema « È a torto che da parecchi si afferma essere la Religione Cristiana av- versa alla Filosofia; anzi essa armonizza colla vera Filosofia, e ne promuove di sua natura i progressi ». Roma 1837 in 4. Giornale Bibliografico delle Due Sicilie, an. IL n. 1. L'Iride. Anno II. n. 6. Si sono pure presentati i fascicoli 95 a 100, della Fauna del Regno di Napoli, del professore Costa ; alla quale opera l'Accademia è abbuonata. tornata del 6 SETTEMBRE. Il sig. Giudice Giovanni Lebano in Sessa accompagna con una sua lettera il dono di alcune sue pubblicazioni. Il Segretario perpetuo ha con dolore annunziata la morte del Socio residente Cav. Pasquale Panviui. XI63X li Prcsìdeotc cav. de Rcozi ha IcUo una NOTA Sugli avanzi del Palazzo di Arechi in Salerno. Fa veramente sorpresa, o Signori, di vedere gli studiosi delle antichità andare con tanta cura ricercando i più piccoli framnaenti di pietra o di metallo nelle macerie di qualche an- tico edifizio , o negli avanzi di tomba di sotterrata , per farne soggetto di minute ricerche, di sottili conghietture , e spesso di animate polemiche : e poi abbian guardato con disdegno o con non curanza quel poco che ancora rimane del medio evo. Quasi fossero all'intuito spente le belle arti, si è creduto es- sere inutile ogni ricerca, ed ignobil cosa occuparsene, perchè indegni di considerazione gli avanzi di quei tempi. E fa me-, raviglia ancora come uomini culti potessero vivere, abitare, o- norarsi del titolo di cittadini di un paese , e guardare come uno straniero , che passi sbadatamente , gli avanzi delle pas- sate grandezze della patria. Che se queste riflessioni parranno troppo severe, e taluno vorrà crederle effetto d' irascibilità o di malinconia, io vi prego, o Signori, di esaminarne una pro- va , che spero vorrà giustiflcare il mio lamento. Tutti sanno che in una gran parte d' Italia, massime me- ridionale, nel corso della dominazione longobardica, ed anco- ra dopo la fondazione dell' impero Franco, lo stile dell' archi- tettura aveva preso una forma schiacciata , tale da costituire uno stile particolare, detto orientale, bizantino, moresco, ec. I luoghi 1 tempi e gli usi lo modiflcavano ancor più , tenen- dolo più o meno lontano dallo stile primitivo. Si vide anco- ra apparir più comune l'arco acuto, uno de' principali carat- teri dello stile che si è detto gotico o lombardo, sul quale si è tanto discusso, e che ha dato occasione non ha guari ad una )( 1«« )( dissertazione doUissìma del veuorando storico del medio-evo, Carlo Troya (1). Si conoscono le varie opinioni intorno all'e- poca in cui fu adottala l'ogivale, volendola il nostro egregio collega Scipione Volpicella prodotta dalle dottrine neo-pita- goriche de' primi Cristiani, che lutto riduccndo a numeri ed a linee, ad aritmetica ed a geometria simbolica, vedevano nelle volute nelle curve nelle divisioni frequenti, la pluralità dello cose create, che andavano a finire ed a riunirsi in angolo ed in punta, che rappresentano 1' unità e Dio. Il che, ove fosse cosi, mostrerebbe che sebbene distaccati e procedenti per di- verse vie, il concetto cristiano ed il concetto gotico, pure po- trebbero essersi ispirati nella stessa idea ed aver avuto la stessa origine ; perchè Zamolxi duce e legislatore de'Goti era segua- ce delle dottrine pitagoriche, e si crede discepolo del filosofo di Cotrone. Altri per l'opposito fan risalire l'ogivale al dodicesimo secolo, la fanno nascere in Albione, come una reazione all'ar- co rotondo delle Chiese cattoliche. I! Troya ha esaminato que- ste opinioni , ed ha svelato innumerevoli documenti storici , come altri ne erano stati svelali da Hoope (2) e da San Quin- tino (3). Quel eh' è certo si è che l'arco acuto trovasi adoperato abanlico, e più spesso ancora ne' primi secoli dell' era volga- re, come lo stile che si è detto bizantino ed orientale tro- vasi nella Italia adoperato anche prima; porgendone lumino- so esempio la Chiesa di S. Vitale di Ravenna costruita molto tempo prima del Tempio di S. Sofia di Costantinopoli, con lo stesso stile di architettura e con gli ornati , che poi si sono detti bizantini. Ninno dopo tanti monumenti vorrà dubitare che lo stile orientale ed il moresco , e gli archi acuti sieno (i) Dell' Arcbilouura gotica , ce. (2) Suir arcliilellura del medio-evo. (3) Suir arco golico. )( 1G7 )( corruzione dello stile romanesco, e sieno stati adottati iu Ita- lia prima delle epoche ordinariamente fissate dalla storia del- l'architettura e delle belle arti. Fra le opere eseguite fra noi con maggior gusto e libe- ralità neir ottavo secolo , furono quelle ordinate dall' illustre Arechi II Principe di Benevento , il quale per salvarsi dalla invasione di Carlomaguo ritirossi in Salerno. I cronologi au- tìcbi ci han lasciato notizia delle opere di questo Principe , fra le quali rifulgono un Palagio fatto edificare in Salerno ed un altro in Benevento, e la Chiesa ed il Monistero di S. So- fia tanto celebrato in quest'ultima città, de' cui avanzi ci ha lasciato notizia Giovanni de Vita (1), ed un amenissimo giar- dino anche in Benevento , ricco di fasto orientale, che occu- pava lo spazio compreso fra il Calore ed il Sabato fino alla lor confluenza, e nel quale lavoravano di continuo trecento schiavi. Del Palagio di Salerno gli antichi scrittori anche con- temporanei ne raccontano meraviglie, L'Anonimo Salernitano lo chiama mirae magnitudinis immo et pulchriludinis ( cap. 47 ). E la Cronica del Volturno, pubblicata dal Muratori (2), dice che Arechi fece onorare con bei versi da Paolo Diacono i pa- lagi da lui costruiti in Benevento ed in Salerno. I quali versi furono ancor citati dall' Anonimo Salernitano, il quale lamen- ta che a' suoi tempi fossero stati cosi rosi e cancellali da non potersi leggere (3). (1) Thesaurus aller anliquitatum Beneventanarum niedii aevi. Roinae 1764, Dissert. II pag. 95 e seg. (2) Rerum Italie. Scripl. T. I. P. II. p. 365. (3) Ipsum Palalium, quod Princeps Arichis slruxit in memorala Salernita- na Urbe, undique ipsum versibus ( Paulus Diac. ) illustravit. Sed quia propter longuin tempus fuerunt velusiate attriti , numerare , legereque iìlos non po- luimus. ^am si unam quippe paginam fuissemus nacii , comparare illos prò focio poluissemus Maroni in volumiuibus, Caloniquc, sive profecio aliis Sophi- slis ( Cap. 3.2. ) )( 168 )( Questi ed altri ricordi facevano abbastanza conoscere di quanta splendidezza sia stato Arechi ; o quanta cura abbia posto nella magniflcenza de' Palagi fatti costruire con Io sco- po di raccogliere io se la grandezza ed il fasto del trono lon- gobardico , eh' era stalo da Carlomagno in quei tempi rove- sciato in Pavia (1). E pure niuno storico , per quanto io mi sappia, erasi occupato a lasciarci distìnta memoria del palagio di Arechi in Salerno, niun Archeologo ne aveva data una il- lustrazione ; ed anche ora un grazioso avanzo di quel gen- tile edifizio si lascia inavvertito , e forse oggi o dimani sarà distrutto secondo consiglia il diritto il comodo ed il piacere di chi lo possiede. Noi non sappiamo la estensione del palagio di Salerno , mìrae magnitudinis et pulchriludinis, perchè molta parte è stata convertita in ignobili abituri , ed in viottoli luridi e stretti. Due piccoli avanzi rimangono, 1' uno al mezzogiorno, l' altro al settentrione della Chiesa di S. Pietro ad curtim, che era la cappella principesca annessa al palazzo. Anzi dobbiam sup- porre che la parte principale del palazzo era posta verso il mezzogiorno di questa Chiesa, e si estendeva verso il mare , dal quale forse era separata dalle mure, che cingevano la cit^à. Rilevasi ciò da un passo dell' Anonimo Salernitano , il quale dice che la Chiesa di S. Pietro e Paolo era posta alla parie setlentrionale del palazzo (2) ; la quale Chiesa era tutta ve- stita air esterno di lastre di marmo, e dentro ricca di dora- ture e di oggetti preziosi. (1) Ut ea esset earuni aedium niagnificenlia , quae Principatus iinajestali Loiigobardorum regnum instauralurae rcsponderet. De Vita Op. cit. Dissert. TI. pag. iS9. (2) Palalium construxit ( Arìches ) ol ibidem in aquilonis parte Ecclesiam in honorem bcalorum Pclri et Pauli insliiuil : quae, ut aiunt, dum olim asylum Principis cssct, et ipso Arichcs iUoIum ingcns iilic invenisset ex auro fabrefa- clum, inde ipsam Ecclesiam deauravit. Anon. Salcrn Cap. 17. )(169X Ora la parte inferiore è al mezzogiorno della Chiesa alla quale una parte è addossata, ed un' altra parte n' è stata di- staccata per mezzo della strada della Dogana del grano, sulla quale si alzano due archi di comunicazione , il maggiore dei quali all' oriente si apre nella strada di S. Salvatore o de'Sar- tori. La parte minore presso la Chiesa è coverta all'occidente dal Palazzo Forte ; e la parte maggiore o meridionale è chiu- sa all' occidente dal Palazzo Centola ed al mezzogiorno ha la strada di Piazza , e dà appoggio ad un arco , detto Arco di piazza, che poggia sugli edifizii dell' opposto lato verso il ma- re, dal quale è distante circa 300 palmi. Questa parte del Palazzo di Arechi è di due piani , con le mura vecchie ed annerite, ma nell' interno è tutto rinno- vato, né avvi dì antico altro che una grande e maestosa sala, non ancora suddivisa. La lunghezza di queste due parti dal settentrione al mezzogiorno, compresa la strada della dogana, è di 120 palmi; e la larghezza dall' oriente all' occidente è di palmi 110. L' altra parte di questo Palazzo è al settentrione della Chiesa di S. Pietro a Corte, dalla quale la tiene disgiunta l'an- tica cappella di S. Anna, alcune casipole, non che il vicolet- to di S. Anna. Questa parte aver doveva ancor due piani ; ma posteriormente ed in tempi più recenti vi è stato soprap- posto un ferzo piano. Essa verso l' occidente è chiusa da un gruppo di fabbriche, dalle quali la tiene separata un lungo e stretto cortiletto, innanzi al quale si apre un ingresso recen- te , su di cui è una iscrizione incisa in pietra dal Canonico Francesco Inglese. Queste fabbriche sono costituite dalla Chie- sa di S. Antonio Abbate, e dall' Oratorio di S. Stefano Mar- tire , da alcune Case private, e superiormente dalla Chiesa del- l' Annunziata minore , e dal Conservatorio dello stesso nome, il quale nasconde anche a settentrione il palazzo di Arechi che tutte guardano sul largo de' Canali. All' oriente poi ha la via )( 170 )( che conduce alla Chiesa di S. Maria de'Barbuti, ed ha di rio- coDtro r antico Ospedale de' Pellegrini. Il iato meridionale di essa è di palmi 50 , ed il Iato orientale è di palmi 96. La Chiesa di S. Pietro ad Curlira è in mezzo a queste due parti dell' edilìzio, è elevata al primo piano, e vi si sale per una scala che ha tuttavia alcuni scalini di marmo, e che si apre sul larghetto di S. Antuono, il quale continua col lar- go de* Canali e con la strada ancor de'Canali. Chi esamina da questo punto le due parti dell' ediGzio vede subito che il loro ingresso era posto 1' uno di rincontro all' altro e per di sotto all' arco che sostiene 1' atrietto innanzi alla Chiesa ; e vede inoltre che la Chiesa era posta in mezzo alle due ale dell'e- difizio. Tutte le fabbriche lauto della parte superiore quanto della parte inferiore poste verso il Largo de' Canali debbono essere state aggiunte posteriormente ingombrando l'antica corte, che doveva essere spaziosa e bellissima. La parte settentrionale di questo edifìzio è la più impor- tante. Essa contiene ora otto o nove stanze, e non sono molti anni che vi si vedevano corridoi spaziosi e larghi saloni ed ancora vi si veggono delle colonne, sulle quali poggiavano gli archi de' corridoi e delle sale. In questa sola parte si è con- servato il prospetto meridionale ed orientale, che tengono le due belle Logge, sulle quali intendeva di richiamare la vostra attenzione. Queste Logge sono al secondo piano, ed hanno 18 archi al mezzogiorno, e 20 all'oriente, molti de' quali sono coverti di stucco ed altri rotti per aprirvi delle finestre, che son tre al lato meridionale, e sei al lato orientale. Del frontone e del tetto nulla avanza per le sovrapposte fabbriche , e del piano inferiore, che doveva avere un' architettura con ornamenti da far simmetria col piano principale ( secondo ) or non avanza che pochi archi e colonne, da' ruderi de' quali essendosi distac- calo r intonaco , si osservano tre archi murati che somigliano X 171 )( a vani dì porte e forse tali erano, come si vede da una, clr è più scoverta. aJi _ 1 1 :] z] z] 3 -] ine La figura che vi presento vi dà un'idea di una parte delle Logge del Iato meridionale , il cui disegno è stato preso dal Campanile della Chiesa di S. Pietro. Come vedete, nel muro 12 X i72 )( del fronlispizio sono segnate alcune specie di finestre compre- se noli' inlercolunnio , larghe due palmi ed alte cinque. L'in- tercolunnio è chiuso superiormente da un' archivolla acuta , di quelle che si direbbero a forma gotica, ed il vuoto dell'ar- co tiene una base formata da piccolo architrave sospeso, or- nato superiormenlc di un grazioso rilievo a mezzovi, ed in- feriormente terminante in due archetti sospesi. L' intercolun- nio è chiuso lateralmente da pilastrelti non maggiori di un palmo. Si addossano a' pilastretti svelte colonnette con la base sem- plicissima, formata da due tori che poggiano sopra un grazioso parapetto allo circa due palmi , con belle riquadrature o cas- settoni, che ricordano lo stile romano. Le colonnette sono alte cinque palmi, più grosse alla base (sei decimi di palmo), e più sottili verso la cima { quattro decimi ed un quarto ). Sem- plici sono ancora i capitelli , con due fogliami laterali , e la sommità di essi è in corrispondenza della base degli archetti. Sul capitello poggia un piede di volta assai svelto che si sol- leva per due palmi , e poi si biforca in due archi rotondi, uno de' quali va alla diritta ed un altro alla sinistra, intrecciandosi con gli archi che partono dal seguente piede di volta, e vanno armonicamente a rivolgersi sotto l'architrave superiore, il quale chiude e sormonta la volla. Questi archi lasciano fra' piedi di volta ed il punto d'in- tersecazione, o intreccio, un vuoto d'arco, che riesce superior- mente acuto da simulare 1' arco gotico. La biforcatura degli archi sul piede d'arco corrisponde al centro della volta del- l' arco dell' altro lato , lasciando in mezzo le cosi dette man- dorle con la loro base in sopra. L' altezza intera del Loggiato dalla base del parapetto al- l' architrave superiore è di tredici palmi ; e tutto uniforme- mente ò di travertino tufaceo durissimo, ed il parapetto le co- lonnette i piedi d'arco e gli archi sono a rilievo, addossali a' pilastretti , al muro sottoposto ed all' archivolta. )( 173 )( Lo spazio compreso fra 1* intercolunnio è morato e chiu- so , eccetto dove si sono aperte le Gnestre per dare lume alle stanze. Il muro è antico , ma non falto in costruzione, ed ag- giunto dopo, forse per dare solidità all'edifizio, ed impedirne il crollamento. Nel prospetto orientale appariscono le tracce di tre porle della stessa architettura aperte sulla strada de' Barbuti, e che ora sono per oltre due palmi sottoposte alla strada stessa, ch'è stata sollevata. Una di queste porte è alquanto più scoverta , perchè se n'è distaccato l'intonaco. Essa è formata da due colonne da un pilastro e due altre da altro pilastro, alte sette palmi, poggianti sopra una base coverta. I capitelli a semplici fogliami sostengono un piccolo architrave , sul quale in cor- X i74 )( -rispondenza delle colonne esterne si sviluppa un arco che ac- cenna ad un apice che tendo ali' acuto , e che chiude supe- riormente la porta. Nella parte interna poi dell' architrave ed in corrispondenza delle colonne interne si apre il vano qua- drangolare col dente ornato a mezzovi , che si solleva per un palmo e mezzo. Sopra la linea superiore ed orizzontale del vano poggia in mezzo un archetto acuto che va ad incontrare il cen- tro dell' arco maggiore , e lateralmente due mezzi archetti che fluiscono a* lati dell' arco maggiore. Da ultimo ne' pedamenti che ora si stanno visitando, si veggono pezzi di marmo lavorati a soglie ; alcuni grandi pi- lastri di travertino e di macigno ; ed in un recente scavo si è trovato un corridojo sotterraneo della profondità di circa trenta palmi , e del quale non si è potuto veder la lunghezza. Ora nel vedere così bello e cosi gentile avanzo dell'archi- tettura del medio evo , potrebbe per avventura richiedersi se in realtà sia questo il palazzo di Arechi, o sia ediQzio di mi- gliori tempi ? E pure intorno a ciò non è a dubitare, perché tale ci è stato tramandato per tradizione, e perchè corrisponde alla notizia che ne è stata conservata da Erchemperto, e dal r anonimo Salernitano ; e perchè esiste ancora la Chiesa di S. Pietro in Corte, ch'era la Cappella Palatina annessa alla Casa del Principe, ed era stata arricchita di grandi priviicgii, dei quali esistono i documenti, serviva per le sollennità del Col- legio medico per dare la laurea a' dottorandi , ed è stata fino agli ultimi tempi prelatizia ed ancora possiede alcuni priviic- gii particolari. Né l' edifizio superiore può distaccarsi dall'in- feriore , perchè connessi per vicinanza e per sito, perchè uni- formi di fabbricato, e così corrispondenti fra loro che l'uno sì vede fare parte dell' altro. D' altronde è tale la sua antichi- tà , che precede la dimora de' Principi Normanni, i quali abi- tavano nelle Casteile. Che cosa dire dopo ciò della architettura del palazzo? Noi )(115)( noD'vi faremo alcun comeoto , \edendosi chiara l'antica ar- chitettura detta bizantina o orientale per le colonnette semplici e sottili, per l'arco rotondo , e per t'intreccio degli archi. Ma importante è 1' archivolta dell' intercolunnio, a forma acu- ta ; la quale non è formata così per seguire 1' acuto che na- turalmente risulta dal punto d' intersecazione degli archi ro- tondi che s'intrecciano, perchè l' archivolta dell'intercolunnio ha una superGcie diversa dagli archi principali che sono soprap- posti in rilievo. D'altronde non solo la forma acuta dell'archivol- ta, ma l'architrave sospeso, e l'intero intercolunnio ha la forma di quella specie di architettura che si è chiamata gotica, forman- do così un connubio di stili diversi senza infrangere le leggi della euritmia e del buon gusto. E qui vuoisi osservare che i monumenti normanni Siciliani descritti dal Duca di Serradifal- co (1) ed appartenenti al duodecimo secolo, non che il bel mo- numento del palazzo Bufolo in Ravello descritto dal nostro eru- dito collega Scipione Volpicella (2), sebbene somiglino in qual- che modo al palazzo di Arechì per l'intreccio degli archi e per la forma delle colonne, pure han questo di diverso che gli ar- chi maggiori sono essi stessi acuti, i capitelli e le colonne con tali ornali da mostrare il gusto moresco. La qual differenza chiara si vede mettendo a rincontro il monumento Salernitano co' bei prospetti del Tempio di Monreale, ch'è stato costruito quattro secoli dopo, co' prospetti della Chiesa di Cefalù, e con le logge di Ravello, che son presso a poco dell'epoca stessa. Chi paragona questi monumenti vede il Salernitano avvicinarsi più alla gravità ed alla semplicità romana, e gli altri essere di forme più bizzarre e moresche. Questo vogliamo che qui si noti, che quella forma di colonnette come nel palazzo di Are- chi, più grosse alla base più sottili all' apice, trovansi sparse (1) Del Duomo di Monreale e di altre Chiese Siciliane. Palermo 1838. (2) Iliuiilrazioni del palazzo Rufolo. Nella Strenna la Ghirlanda. Napoli 185&. )( 17C X profusauieule io Salerno, sia in travertino sia in naarmo, mas- sime in lutto quel rione ove abitavano i Longobardi, detto an- cor de' Barbuti. Chi ne volesse vedere bellissimi esempii guar- di le colonnette di marmo che ora servono di pilastri alla rin- ghiera della scala del palazzo posto alla sommità dell'indicata contrada, non mollo lungi dal Duomo, che un tempo appar- teneva all' antica e nobile famiglia De Ruggiero { la quale ha dato tanti medici ) , e che ora in parte è proprietà del distinto medico Giovanni Napoli. Le quali colonnette, a memoria dei vecchi, furono tolte dalle graziose finestre semi gotiche, che un tempo ornavano il palazzo, bel monumento del medio-evo ora distrutto. Che dirò infine degli artisti che costruirono il palazzo di Arechi ? Dopo eh' è stato con tante prove dimostrato che l'arte non mancò mai in Italia ; e considerando ancora che Paolo Diacono, Erchemperto e V Anonimo Salernitano , non dicono che Arechi abbia fatto venire architetti ed artisti da Costanti- nopoli, il che non avrebbero mancato di dire se ciò fosse sta- to f come oggetto di maggiori cure e maggiori spese del Prin- cipe; considerando altresì che quel genere di architettura e di scoltura era comune in Salerno e se ne veggono moltiplicati gli avanzi ; potrebbesi pensare che 1' opera fosse stata co- struita da mani nostrane. 11 che diviene tanto più probabile riflettendo che fin dal settimo secolo Rolari formava apposite leggi per gli artefici Comacini , e che cinque secoli dopo an- che pel Tempio di Monreale Guglielmo il Buono profittava del- l' opera di un Barese , che non faceva sentir bisogno di arti- sti bizantini o saraceni. Né io intendo , o Socii ornatissimi , dilungarmi di più in questa mia comunicazione ; la quale non ha uno scopo archeo- logico od artistico, ma è diretta a salvar dall'obblio, ed a sot- toporre alla contemplazione de' dotti , uno de' più antichi e dei più gentili monumenti del medio-evo. D'altronde il Palazzo di )( 177 X Arecbi interessa alla storia della Scuola medica di Salerno, per- chè la solenne funzione pel conferimento delle Lauree medi- che si eseguiva nella sua Chiesa di S. Pietro ad Curlim; ed io penso con buone ragioni che Arechi Principe munificentissi- mo [omasli patriam doctrinis) abbia il primo reso Istituto pubblico e legale la Scuola medica , e l'abbia fin da' suoi tem- pi arricchita di privilegii , e disposto che nel proprio palazzo eseguito avesse il maggiore degli ufiìzii , a' quali era deputata. S. DE Renzi. È stato nominato socio corrispondente in Milano il pro- fessore ingegnere sig. Ambrogio Robiati. Libri offerii in dono. BoccARDO (Girolamo) — Memoria in risposta al quesito: «Con- siderata r influenza morale e tìsica che hanno avuto sul- l'umano consorzio gli spettacoli, i giuochi, ed altri diverti- menti privali e pubblici, diurni e notturni, presso i popoli antichi e moderni, e considerata l'imprescindibilità di alcuni di essi stante le varie costituzioni sociali e la condizione dell' umana natura , quali sarebbero da escludersi, quali da incoraggiare, e con quali mezzi dirigerli al miglior bene della civiltà attuale? » proposto dall'I. R. Istituto Lombardo di scienze , lettere ed arti , con programma del giorno 30 maggio 1854 , premiala nel concorso biennale dell' anno 1856 — Milano, 18oG in 8 [dono dell' 1. R. Istillilo Lom- bardo ]. L' Eco dell' Esperienza , an. Vili ; 26 agosto 1857. Giornale dell' I. R. Istituto Lombardo, e Biblioteca Italiana, fase. LI , LII , e LUI. L'Iride, giornale, anno II, n. 7, 8, 9. X i78 )( Jauuuucii derKaiscrlich — KòDiglicliengeoIogischen Reichsan- stalt, an. VII, n. 2 e 3 da Aprile a Settembre 1856, Wien ÌD L Lebano ( Giovanni ) — Universalità della sapienza morale e ci- vile nella unità monarchica del regime; prolusione— Na- poli 1854 in 8. Elogio in occasione del giorno onomastico di Sua Maestà Ferdinando II ( d.g. ), dato nel palazzo comunale di Grot- tanainarda il di 30 Maggio 1854 — Napoli 1854 in 8. Sulla utilità ed importanza delle scienze economiche nella civiltà moderna, e sulla loro influenza nel patrimonio delle umane cognizioni e più specialmente nel dritto universa- le , pubblico ed internazionale , nella scienza del dritto e della legislazione — Prolusione — Napoli 1856 in 8. Merlim { Giovanni ) — Il passato il presente e l'avvenire della industria manifatturiera in Lombardia, memoria onorata del premio d'incoraggiamento dall'I. R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti nell' anno 1856 — Milano 1857 in 8 { Dono dell' I. R. hiilulo Lombardo ). TORNATA DEL 27 SETTEMBRE. Il segretario aggiunto sig. Gabriele Minervini legge un suo ragionamento intorno una recente scrittura del dottor Raci- borski. Poche parole sopra alcune idee del Raciborski. Avendo avuta la opportunità di leggere un lavoro dell'e- gregio dottor Raciborski (1) sulla mestruazione , restammo (I) Du Rolc de la mcnstrualion dans la palhologie et la ihcrapeulique. Pa- ris 1«56. compiaciuti nel trovare io esso alcune opioioni, che eran pur quelle che noi professavamo , essendoci occupati fin da varii anni dello stesso soggetto. Cosi è nella introduzione, ove I* autore coordina le sue conchiusioni, delle quali varie sono in accordo colle proprie nostre osservazioni, che già segnate, non avemmo ancora l'agio di pubblicare; mentre qualcuna era già pria di ragion pubbli- ca , come p. e. nella decima conchiusione l'autore dice che « Nelle malattie croniche caratterizzate dall' esaurimento delle forze e dall' impoverimento dei globuli del sangue, l'amenor- rea costituisce la regola generale. La sola ignoranza, avendo confuso qualche volta 1' effetto colla causa, ha potuto sperare la guarigione di queste malattie dopo il ritorno del flusso me- struo. I medici illuminali, al contrario, non devono mai di- menticare, che per isperare il ritorno delle regole, bisognereb- be prima di tulio guarire, s' è possibile, le affezioni croniche, che sono la causa dell' amenorrea ». — Talmente noi eravam persuasi di questo fatto, che nel trattar l'argomento della clo- rosi (1), sono già alcuni anni , credemmo di distinguere una special clorosi che chiamammo derivata , che si stabilisce nei cronici malori ; e scrivemmo ( pag. 81 ) : « In questo sen- so, e sotto questo punto di vista riguardata la clorosi può be- ne riportarsi alle cachessie. Ognun sa che nei cronici malori l'organismo a poco a poco si distrugge, appunto perchè sotto r influenza di un continuato morboso processo 1' economia si disordina, ed il sistema ganglionare resta simpaticamente af- fetto in eminente grado; mentre gli atti organico-vitali di se- crezione, di assimilazione, e di nutrizione sono pressoché di- strutti, ed inferiore e quasi nulla ed ancor deteriorata proce- de la sanguificazione. Nel tempo stesso maggiormente s'inde- bolisce l'organismo, per il concenlramento di vitalità appunto (1) MonograQa della Clorosi per Gabiicle Mincrviiil. Napoli 1853. )( i80 )( iicir organo ammalato radicatosi ; io guisa che Tindividuo ri- ducesi DcII' anemia. Ognun comprende 1' estensione di questa clorosi , e noi crediamo fuor di proposito andar noverando lauta serie di morbi ». E seguitavamo : « Soltanto richiameremo 1' attenzione alle organiche affe- zioni dell' utero per distruggere sempre più la falsa idea che la clorosi sia indotta dall' amenorrea. Se in questi morbi havvi amenorrea e clorosi, l'una è in- dipendente dall' altra , ed ambedue ritrovano la loro cagione nel morbo all' utero stabilitosi. Non può un organo ammalarsi senza che presentì disturbi nel modo di eseguir la funzione , alla quale venia da natura destinato; qua] meraviglia dunque, se ne' morbi uterini siavi irregolarità, o cessazione della mestruazione ? Che poi in se- guito si manifesti la clorosi , ciò succede appunto per l' in- fluenza irradiata dalla località affetta sul generale dell'orga- nismo. Cosi avviene anche in alcune affezioni delle ovaie. Ciò è tanto vero che noi già abbiam notato , anche per propria e- sperienza , osservarsi casi di amenorrea non corteggiala da clorosi : e molte volte che 1* amenorrea non era ligala ad al- cun morbo uterino , indarno si è temuto lo stato clorotico ; che esso non si è punto addimostrato ». Nella cura della clorosi , quando parliamo di questa spe- cie detta da noi derivata ed indotta da molte e varie infer- mità , diciamo: « Della clorosi derivata non facciamo qui pa- rola, poiché tutta noverar dovremmo la patologia dei cronici malori ; è perciò che alla special terapia degli stessi si rivol- gerà il pratico, la quale quanto sia estesa non havvi chi ignori ( V. Monograf. p. 193 ) ». Nella prima parte del suo lavoro il Raciborski (pag. 1) dà UQO sguardo alle malattie anteriori alla prima eruzione delle )( «Si )( regole ; e siccome tal punto pur venne da noi toccato, così la- romo su ciò qualclie breve riflessione. Innanzi tutto diciamo che noi non partecipiamo precisamente la opinione del Raciborski, cli'è pur quella seguitala oggigiorno da pressoché tutl' i fisiologi Francesi : essa è la seguente. « Do- po i lavori dei signori Négrier, Jones, Paterson, Montgomery, e specialmente, dice Raciborski, dopo le nostre proprie ricerche, e quelle del sig. Pouchet, è perentoriamente stabilito che il fatto capitale della mestruazione consiste in un lavoro fisiologico che si compie singolarmente nelle ovaie, in conseguenza del quale un uovo giunge periodicamente a maturità. A ciascun' epoca mestruale, operansi delle modificazioni importanti nei follicoli di Graaf, come anche nella matrice, nello scopo di facilitare il passaggio dell' uovo, ed offrire le condizioni più favorevoli alla sua fecondazione. É questo ciò che costituisce 1' emissione spontanea dell'uo- vo dei mammiferi. L'emorragia non ne è che uno degli episo- dii; poco notabile nella maggior parte delle femine dei mammi- feri, essa acquista senza dubbio maggiore importanza nella don- na, e merita d'esser presa in considerazione, ma non perciò costituisce meno un fenomeno subalterno delle epoche men- sili ». Questa opinione fra poco vedremo come spinge il Racibor- ski alle nostre medesime conclusioni; benché sono altri i nostri ragionamenti. Per quanto spetta a questa teoria, diremo che non siamo i soli cui ripugna di seguirla; poiché Kesteven (1) rifiuta di collo- carla tra le teorie induttive legittime, e non altrimenti la ri- guarda che come un ingegnoso trovato dello spirito. E Car- penter (2), illustre fisiologo Inglese, meno severo dell'altro, (1) W. A. Kesleven Archiv. géner. de móJcc. 1830. (2) Voglhino riporlar teslualmcnlo il trailo di qucslo illustre autore ( Vedi )(182)( nella sua fisiologia umana, ammettendo la possibilità della ma- turazione delle uova in ogni periodo mestruo, non crede que- sti due filiti necessariamente coesistenti. Simile era la nostra opinione manifestala in una memoria intorno alla causa delle regole nelle donne. Noi allora conside- rammo possibile il fatto della maturazione delle uova in quel tempo, ma non lo tenevamo come una causa unica della me- struazione, ne quest' ultima come un indizio della maturazione delle uova; sembrandoci che vi fossero valide ragioni per esclu- dere una simil maniera di pensare. Ora lo ripetiamo, che dopo le osservazioni di tanti illustri fisiologi, sempre più siamo spinti ad ammettere il fatto, che non è sfuggito all' egregio nostro fi- siologo Antonio de Martino, e confermato co' recenti lavori del Coste ; ma consideriamo questa una coincidenza non mica una necessità, e quindi la mestruazione non è una dipendenza, ov- vero uno degli episodii della maturazione delle uova, come si esprime Raciborski. Noi per la spiegazione delle regole nelle donne, seguendo il nostro costume per la spiegazione de' falli fisici ed animali di Principles of human pbysiology, London 1853 ). II Caipcntcr, dopo aver menzio- nale le osservazioni degli amori francesi sopra citati, soggiugne « Il woulJ ap- pear , Lowever , ihal aithough such a discharge lakes piace most frcquenlly al ihe menslrual period , yel ihe iwo occurrences are noi necessarey coexislenl ; for mcnstrualioa may talee place wilhout any such rupture; whilsl , on the oiher Land, the maturalion and discharge of mature ova may occur iu the inler- vals of menslrualion , and even al periods of life whea thal function is noi la- king-place. Perhaps Ihe most correct general slalement on ihe subjecl wouid be Ibis : that ihere is a periodic return of ovarian cxcilement, which tends lo the maUiraiion and exlrusion of ovules, ihough il may noi always rcach ibatpoìnt; whilst Ihere is also a periodic lurgescence of the vessois of Ihe lining membra- ne of the ulcrus wich tcnds to the production of a decidua! membrane; bui that Ihese iwo periods, though usually coincident, are noi necessarely so ; and thal cilher cliangc may occur wilhout the concurrcucc of the other. )(Ì83X noD unificare, ma di ainmettere relazioni e connivenze per rag' giugoere lo scopo finale, riteniamo la opinione che esponem- mo nella memoria citata; vale a dire, consideriamo la funzione come un atto complesso che si compie dall' organismo mulie- bre. Ammettiamo la pletora come necessaria, perchè il flusso si dimostri, si ripeta e si mantenga, ma non crediamo sia da ri- guardarsi sola. Per nostro avviso, la vera cagion del flusso è la organizza- zione della donna, cosi stabilita da formar più sangue : la ple- tora, che andrà a verificarsi, può considerarsi quale cagion pro- vocante ; mentre l'orgasmo delle parti sessuali, e la periodica maturazione delle uova, col favore della distribuzione vascolare propria di quelle sedi, può tenersi come cagion determinante. Intanto non perchè siavi mestruazione devesi creder sempre a maturazione di uova, né perchè maturino uova,^sempre devesi presentar la mestruazione. Seguitando la propria idea il Raciborski crede che nelle clorosi devesi innalzare la energia vitale, perchè gli uovi già formati e sviluppati nelle giovanétte raggiungano il grado di maturazione ; la qual cosa ottenendosi, ecco che si presenta la mestruazione per indicar l' avvenuto fatto : e quindi si fa a dire contro coloro, i quali riguardando semplicemente l'amenorrea, consigliano emmenagoghi per provocare il flusso o appena ap- parente o mancato. Noi già dicemmo quanto era falsa la opinione di coloro , i quali intendeano medicar la clorosi cogli emmenagoghi ( vedi cura, nella Monografia della clorosi ) ; e facemmo pur vedere come erano in inganno coloro i quali pensarono che amenorrea e clorosi fossero la cosa stessa ; e cosi in molti luoghi di quel lavoro, come ne venne la opportunità. Per altro non crediamo d'innalzare la energia vitale delle, ovaie nelle clorosi, si bene quella di tutto intero l'organismo muliebre, che in quel male si deprime ed ammiserisce ; forse allora la maturazione degli uo- X isi )( vicini si rende più facile, e i' cmormgia uterina si pronunzia , come fallo coiocideule, e non assolutamente dipendente. Noi abbiamo osservazioni, e crediamo di non essere soli, di donne amenorroiche per manifesta clorosi, presso le quali la matura- zione degli uovi si è verificata, perchè in tale stalo divennero incinte. In seguito osserva il Raciborski, che quante volte l'orga- nismo è indebolito sia per perdite di umori nobili, sia per lun- ghi malori, da costituirsi nello stato clorotico.l'amenorrea si ve- rifica: inoltre, che alle volte la clorosi è la prima a stabilirsi, ed in seguito vi ha amenorrea. Queste osservazioni e discussioni furono da noi trattate ed estesamente nel nostro lavoro ; onde ci compiacciamo che un altro autore, e di merito, sia giunto alle medesime conchiu- sioni. Di poi il Raciborski dà uno sguardo alla scrofola, e mentre dice che sia arbitraria la opinione di coloro i quali credono che resti questo male curato dall' eromper dei mestrui ; si ferma invece a far rilevare com' esso influisca piuttosto a disordinar la funzione presso il sesso. Noi avevamo calcolata questa trista ed oggigiorno assai estesa influenza presso le giovanette, e nel- r articolo clorosi dialesica della citata scrittura sulla clorosi, facemmo appunto alcune considerazioni sulla scrofola a tal pun- to di vista considerata ( v. pag. 85 e seg. ]. Dai delti dunque del Raciborski, pare che risulti la giusta idea, ch'egli tenga l'amenorrea annessa alla clorosi come un fenomeno morboso , e la clorosi slessa assai spesso siccome una forma morbosa la quale dinoli certe speciali varietà di mor- bi, ed una particolar maniera in cui l'organismo si costituisce, quindi , non sempre come un male per se : opinione da noi espressa spiccatamente nella introduzione del citalo lavoro, e confermata dal principio alla fine. Noi dunque restammo ap- pieno compiaciuti che un buon ingegno, qual'è il Raciborski )(18S)( scortato da sani principii patologici , e dalle proprie osserva- zioni, sia venuto a confermare pressoché tutto quello che noi a tal riguardo avevamo espresso ed osservato nella nostra Mo- nograQa della clorosi ; cose che anche noi sapemmo dedurre, traendo profitto dagli studii dei nostri antecessori, e contem- poranei, confortati dalle proprie osservazioni , e sottoposti al nostro criterio: come chi legge la citata Monografia, vedrà che coscienziosamente confessammo. Inoltre fa il Raciborski alcune osservazioni intorno alla rachitide, le quali sono vere ed esatte. Nota che presso le donne rachitiche la mestruazione è più precoce, e riconosce la ragione di ciò , nella irritabilità e nel più sollecito svilup- pamento degli organi genitali , onde si vedono in generale i rachitici più inchinati agli amorosi piaceri. Presso queste donne la mestruazione è più abbondante , e si rinnova a periodi più ravvicinati: questo fa in modo che maggiormente debilitandoli corpo favorisce le deviazioni già incominciate. Noi pure pensiam col Raciborski che presi di mira questi tre stati morbosi solamente, la clorosi, la scrofola, la rachiti- de , niun vantaggio per la loro guarigione sarà da aspettarsi dall' eromper dei mestrui; ma pensiamo pure eh' è contro ad ogni clinico vedere, sconoscere che non pochi altri mali ap- punto neir epoca della comparsa della mestruazione vedansi dileguare. Sia ciò annesso alla rivoluzione generale cbe in quell' epoca deesi credere avvenuta nell' organismo muliebre , sia per la perdita che sì stabilisce, che vale a rimettere I' e- quilibrio ne' fluidi, ordinando meglio le funzioni di secrezione e di escrezione, e tenendo in limili più regolari gli atti assi- milativi ed i processi di nutrizione (onde la vitalità de'varii organi , eh' è speciale , risulti meglio ripartita e più concor- dante ) è pur certo , ed i fatti che lo provano sono immensi ed incontrastabili , che la salute vacillante di moltissime gio- vanette , immeglia da queir epoca, e l'aspetto abbattuto e lan- )( J8G X guido s' infiora di roseo colorilo, che annunzia l'uvvcnulo can- giamento in floridezza. Passa r autore a valutare il potere degli emmonagoglii nei mali su' quali si è intrattenuto, e giustamente li dice di niun valore. Noi del pari scrivendo della clorosi facemmo le me- desime riflessioni ; nò credo che chi rettamente giudichi possa sconvenire dal riputare afTatto inutili, e pur dannosi gli em- menagoghi nelle amenorree che sono ligate allo stato clorolico e scrofoloso. In tal sito il Raciborski osserva che niente di deleterio do- vendosi ammettere nel sangue mestruo , perciò la sua riten- zione non arreca danni. Che non arrechi danni all' economia il sangue mestruo ritenuto, per infesti principii che contenga, sia pur cosi ; ma riguardando noi il flusso mestruo come una funzione la quale è atta a mantener l'equilibrio nell'organismo muliebre regolandone la economia, crediamo invece, che non pochi dispiacevoli accidenti debbansi aspettare dalla sua non comparsa, dall'irregolarità sua; le quali vicende o sono l'effetto già di antecedenti stati morbosi di altre parti, o quando avvengo- no , esse solo possono provocare mali , come produrrebbe il trattenimento di qualunque altro scolo che si fosse stabilito, quale che possa essere. I fatti clinici di tal genere sono frequenti , chiari, incon- trastabili : sconoscerli non sarebbe da clinico imparziale, o chiaroveggente. Egli qui riguarda quelle donne, le quali non ostante giam- mai mestruanti pur godevano perfetta salute ; abbenchè a ciò vi sia qualche obbiezione a fare, essendovi la osservazione con- traria sin di Linneo il quale ci dice che quante ne vide aveano i piedi edematosi [ vedi le nostre meni, fisiolog. sulla mestruazio- ne ) , pure addurre qualche eccezione , anche vera , in certi casi , com' è questo in cui vi sono tanti fatti contrarli , non permette di elevare una logge generale, che. verrebbe ogni I X 18T )( giorno smentita. Dice pure il Raciborski che queste donne mancavano di ovaie, o l'aveano compiutamente atroGzzate; ma ci sembra che gli autori da lui citali non abbiano detto che queste donue godessero perfetta salute. 11 Morgagni, il quale accenna questi falli nelle lettere 46, e 47 (come tra gli altri nota il Raciborski), nella 36." ove li riferisce per intero, e ove non dà la storia certo di donne sane, osserva, come in ogni mestrua ricorrenza a queste donne, le quali solTerivano ulceri alle gam- be, avvenia che per quelle uscisse fuori un umore assai più abbondante del solito. Pare dunque che un general movimento avvenisse allora nell'organismo loro, il quale non risolven- dosi colla perdita del sangue, si compisse con una suppletoria secrezione. E indubitato che in tal caso , in ogni periodo vi fosse un movimento, il quale non potendo annettersi all'azione delle ovaie che erano ipertroflzzate , devesene indagar la ra- gione in altre condizioni ; ciò che dimostra ancora la indipen- denza del movimento flussionario uterino dalla pretesa matu- razione delle uova. In tali casi forse non venia fuori il sangue, perchè quelle donne pel cronico malore nel quale erano incor- se ne difettavano, essendo clorotiche addivenute. Se poi vogliasi sostenere che per esservi alterazioni all'ovaie, in guisa che que- gli organi non funzionino, avvenga che resti impedita la com- parsa del flusso, mancando cosi la cagion determinante di esso, non ne disconveniamo; ciò non pertanto non è neppur necessa- rio che sempre avvenga cosi ; potendo anche altrimenti e per altri motivi nelle sedi uterine dirigersi il sangue, come abbiam mostrato nella memoria appunto sulla causa delle regole. S'intrattiene pure il Raciborski intorno al luogo donde si dee far perdere sangue in date circostanze, e fa vedere il van- taggio che deesi aspettare dal salasso praticato al piede, del che noi siamo come lui convinti. Cosi termina il Raciborski la prima parte del suo lavoro, che noi abbiamo brevemente analizzata.Avremmo fatto lo stesso 12* XI88)( per le allro; ma siccome abbiamo scritto a lungo sul medesimo argomento, ed il nostro lavoro forse vedrà la luce tra non mol- to, sarà in quel silo che secondo la opportunità o faremo te- soro delle osservazioni di questo dotto autore, o quando non possiamo accoglierne i ragionamenti , candidamente lo manife- steremo , credendo questo un dovere d'ogni scrittore il quale mira al bene dell' umanità. G. MlNERVINI. II socio sig. Barbarisi legge all' Accademia un cenno bio- grafico di G. Vimont, lavoro del signor dottore B. G. Mira- glia. Noi facciamo un breve estratto delle notizie in esso con- tenute. Nacque Vimont in Caeu nel 1795 , e mori di demenza al 1 giugno 18u7 a Parigi. Laureato in medicina nella ca- pitale della Francia nel 1818 , si occupò a fare delle ricer- che sul sistema nervoso cerebrale per offerirle all'Istituto Reale, che aveva proposto il premio alla migliore memoria su l'anato- mia del cervello nelle quattro classi degli animali vertebrali. Il Vimont , prima fieramente avverso al sistema di Gali, diven- ne in seguito uno de' più zelanti partigiani e cultori della fre- nologia. Egli , credendo che in tali ricerche fosse da studiar principalmente l'anatomia comparata , a questa rivolse atten- tamente i suoi studii. Talli allevare un gran numero di ani- mali , ne notò giorno per giorno le facoltà dominanti, e con- frontate le sue osservazioni con quelle degli altri autori, pre- sentò all'Istituto di Francia nel 1827 le sue ricerche analomi- fhc e fisiologiche , accompagnate « da due mila e cinquecento teste , iipparleucnti ad animali di diverse classi, ordini e spe- cie , trai quali ve n' erano cinquecento di cui Vimont cono- sceva perfettamente i costumi. In fine quattrocento cervelli in X 189 )( cera colati sul vero , ed un Aliante di più di trecento pezzi di anatomia del sistema nervoso , e del suo inviluppo osseo, rappresentati colla più rigorosa esattezza , danno al lavoro di Vimont un valore che altri del medesimo genere non ha fi- nora offerto ( Journal de la societé phrénologique de J^aris t. I p. 362 ) ». Nel 1829 , dopo la morte del Gali avvenuta nell'anno pre- cedente , il Vimont espose a Parigi un corso di frenologia uma- na e comparata : e poscia passò a Londra per conoscere i pro- gressi che la fisiologia del cervello aveva fatto oltre mare. Per circa 40 anni studiò le facoltà e le abitudini dell' uomo e de- gli animali ; ed a costo di grandi spese che consumarono gran parte del suo avere, formò la più numerosa collezione dicranii relativa si alle razze che alle facoltà delle specie. Nel 1833 pub- blicò il suo Trattato di frenologia umana e comparata in due volumi in 8 , seguito da un magnifico Atlante in folio di 120 tavole contenenti più di 600 figure di anatomia umana e com- parata , da lui nella maggior parte a grandezza naturale dise- gnate , e con somma perfezione da rinomati artisti eseguite. II sig. Miraglia chiude i suoi cenni biografici fermandosi sulla importanza di questo lavoro , di cui nota i pregi, e sul quale presenta con riserva alcune osservazioni. Libri offerti in dono. L' Eco dell' Esperienza , an. Vili , 14 settembre 1857. Francillo ( Antonio ) — Osservazioni su di alcuni pretesi fi- lologici spropositi de' leggisti (inserite nel giornale il Giu- rista an. II n. 17 ). L' Iride giornale , an. II n. 12. Ofversigt af Kongl. Vetenskaps-Akademiens Forbandlinger: at- tende Àtgaugen 1851 — Stockholm , 1852 in 8. X 100 X Rossi ( Vincenzo Antonio ) — Principii fondanacntali meccani- ci , e pratici della teoria delle macchine, con manuale pra- tico - fase. 2 — Napoli , 1857 in 8. ToLELLi ( Paolo Emilio ) - Elogio di Martino Cilento — Na- poli , 1857 in 4. Si è pur presentato il n. 33 del Regno delle due Sicilie descritto ed illustrato , a cui 1' Accademia è associata. )( »9l )( TOKNATA DEL 15 NuVE.VlBKr. Si è Iella la circol.ire indirizzala a tulli i corpi scientifici di Europa dalia Commissione deslinala per la erezione di una statua all'illuslre naturalista Slefiiuo Geofftoy Saint-Hilaire nel- la città di Etarapes , ove nacque. L' Accademia si riserba di deliberare, inteso il Consiglio di amministrazione. La società degli aniiqiiarii di Zurigo ringrazia I' Accade- mia per l'invio di alcuni volumi degli atti, e manda la con- tinuazione delle sue memorie. Si é risoluto di sped.reaquel letterario consesso la continuazione de' nostri atti, ed il Ren- diconto. II cav. doli. Giovan Battista Massone da Genova , ed il cav. Domenico Carutti da Torino, accompagnano con lettere il dono di alcune loro publjlicazioni. Il sig. Guglielmo Haidiuger, fondatore della società geo- logica , è nominato socio corrispondente in Vienna. Dopo di ciò si è passato alla nomina degli ufficii dell'Ac- cademia per lo vegnente anno 1858: ed eseguitosi quanto gli statuti ed i regolamenti prescrivono, è caduta la elezione sui seguenti socii. Presidente annuale. — Cav. Salvatore de Renzi, confermalo per avere ottenuto più de' due terzi de' voti de' socii presenti. Vice-presidente annuale sig. prof. Oronzio Gabriele Costa. Tesoriere sig. Scipione Volpiceila, parimciili confermato, per avere ollenuto più de' due terzi de' voli de' socii presenti. 13 )(192)( Amministratori 1/ Classe 2." Classe 3.' Classe 4." Classe 5.» Classe j Signor Achille Costa ( Ab. Giuliano Giordano. ( Presidente cav. Ernesto Capocci l Segretario sig. Ab. Remigio del Grosso ( Presidente sig. Oronzio- Gabriele Costa ( Segretario sig. Achille Costa j Presidente sig. Giovanni Manna ( Segretario sig. Costantino Baer j Presidente sig. Michele Baldacchini ( Segretario sig. Teodoro Avellino. i Presidente sig. Giuseppe Campagna I Segretario sig. Quintino Guanciali. Libri offerii in dono. Atti della Reale Società Economica della provincia di Apruzzo Ultra primo per 1' anno accademico 183G , anno I — Te- ramo 1837 in 8 ( dal Segretario perpetuo prof. Raffaele Quartapelle ). Baldacchini ( Michele) — Della fliosofia del Campanella, libro uno — Seconda edizione — Napoli 1857 in 8. Calderera (Francesco) — Memoria sulla Trigonometria, in 4. Sulla risoluzione dei triangoli sferici, i cui lati sono pic- colissimi in confronto del raggio della sfera — Palermo, 1853 in 4. Sulla determinazione delle latitudini ed azimuti degli og- getti terrestri , e V equazione di un orologio che va a tempo sidereo— Catania, 1855 in 4. Cantalcpo ( cav. Benedetto ) — Quistioni economico-morali ri- solute da Re Ferdinando II — Napoli 1857 in 8. Capocci (Ernesto) — Relazione del primo viaggio alla luma fatto da una donna 1' anno di grazia 2057 — Napoli 1837 in 16. Cardtti (Domenico)— Storia del Regno di Vittorio Amedeo II — Torino 1836 in 8. X 193 )( . L'Eco dell' esperienza, giornale —Ah, Vili, 20 ottobre 1857. Galleria degli uoniiui illustri deìle due Sicilie nel secolo XIX, dispensa 2." in S. L' Iride giornale , i numeri 14-19 deJI' anno II. Katalog der liibliothek der Anliquarisclien Gesellschaft in Zii- ricli — Zurii'li 1853 in 8. Lombardi Satrivni ( P. D. Cesare ) —Prediche quaresimali — Napoli 1857 in 8. De Loca ( Se!)asliano) — Reclierclie de l' iode dans l'air dans l'eau de jduie et dans la neige — Paris 1854 iu 8. et Bertjielot. Azione dell' ioduro di fosforo sulla gli- cerina — Parigi 1854 in 8. Reclìcrches chimiques sur le Cyclamen (première parile; Cyclamine ) — Paris 1857 in 8. et Bertuelot. Sur les Combinaisons formées enlre la Glycerine et les acidos Cblorliydrique, Brombydrique, et Acélique — Paris 1857 in 8. Action des cblorures et des Bromures de Pliosphore sur la Glycerine — Paris ììì 8. Action de l'iodure de PinspUore sur la Glycerine; 3.° mé- moire : AÌIyle et élhers aliyliques — Paris in 8. Des moyens de constnler la présence de l' ioJe et d'eu dclermiuer la proporlion ~ Paiis 1854 in 8. Becbercbes sur la production de 1' acide azolique — Pa- ris 1856 in 4. Rechercbes sur le Propylène iodé. Troisicnne mémoire: Allyle et composés aliyliques —Paris 1850 iu 4. Massone (cav. Gio. Ballista )— Manuale d' igiene e medicina navale ad uso della marina raercanlile italiana e special- mente Sarda (opera premiala al concorso Strada) — Ge- nova 1856 in 8. MiriHEiLUNGEN der Anliquarisclien Gesellscbaft in Ziirich — Neunter band — Zùricli 1853-1856, Zebnter Band —1854, iu 4. )(19i)( /l'uiuA ( fìius('|t|i(') — Memoria sulla diffniziooc della luce — Catania 18o7 in 8. Si è pur prcscniala la puntala 9 del giornale scientifico il Giamballista Vico., ed il n. 34 del Regno delle Due Sicilie de- snill'j ed Illustralo. TORNATA DEL 22 NOVEMBRE. Da parte dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli viene iiiviaio in dono un esemplare del suo Rendiconto, esprimen- dosi il desider 0 di ricevere le nostre pubblicazioni. L'Acca- deniia delibera di ringraziarsi quellonorevole corpo, e maudar- glisi in ricambio il nostro rendiconto, e gli alti dal quinto volu- me della uuova serie, giaccbè i precedenti volumi sono iu parie esauiiti, e sarel)be impossibile inviare la intera collezione. Si è letto il favorevole parere della classe delle scienze naturali concernente la memoria del Segretario aggiunto sig. Miuervini intitolala « Ragionamento intorno alla esistenza di un virus scrofoloso si)ecifico , e se la malatlia scrofolosa sia contagiosa » presentala all'Accademia nelle tornate de' 19 lu- glio e 9 agosto 18o7 : dopo di che si è passato il bussolo , e si è deciso che debba formar parte de' nostri alti. RELAZIONE Sul I{(ifjion amento intorno alla esistenza di un virus scrofoloso speci fuo; e se la malatlia scrofolosa sia contagiosa, del dottor GaBISIIÌLE MlNERVlM. Signori Conoscete che il nostro operoso socio sig. Gabriele Miner- vini già intrattenne l'accademia quando espose alcune sue idee )(19oX sul m;ik' scrofoloso in confronto della racUitide e della tuber- colosi: che dopo qualche tempo vounc a discorrere sulla na- tura di questo nijrbo , e sul modo nel quale gl'individui af- fetti si costituiscono ( lavoro che giudicaste de{;no di figurar tra gli alti di questa illustre acciideniij] ; e lìaalmente sapete che non sono scorai due mesi, daccliè lo stesso sig. Minèrvini lesse un altro suo lavoro dal titolo «Riigionamento intorno alla esistenza di un virus sciofoloso speciflco, e se la malattia scro- folosa sia 0 pur no contaf^iosa », per lo quale incaricaste la Com- missione di riferire all'Accademia il suo parere: ed è con que- sto rapporto che essa adempie il suo mandato. Ed in quanto alla primi quistione, se esiste un virus scro- foloso specifico, l'autore parteggia il pensamento di Richerand e Lepelletier che non ammettono nella scrofola semplice la e- sistenza di un peculiare virus che la sostiene, facendo dipen- dere la specificità degli accidenti morbosi dalla peculiar ma- niera in cui si sono quei soggetti costituiti ; ed ammettendo pure ( come si è da taluni opinalo ) particolare alterazione nei principj costituenti del chilo e della linfa, l'autore non crede poter essi elevarsi a principj virulenti, osserv .udo, non esser possibile la spontanea produzione ed elaborazione dei virus nel- r organismo, per lo diverso governo terapeutico richiesto dal male scrofoloso, che direttamente si oppone alla idea della spe- cificità di un virus scrofoloso; poiché se altrim^'uti fosse, un solo ed unico rimedio basterebbe a vincere la malattia. Am- mette non ripugnare ai sani raziocinj potersi produrre la scro- fola da deleterj principj che infestano I' organismo, ma in tal caso non si avrà un virus scrofoloso sui generis, sibbene un virus diverso da cui la scrofola ha avuto nascenza, per quella parlicolar modifica che questi hanno indotto nell'orgauisrao ; ed è qui che discorre di queste varie scrofole acquisite la cui radice morbosa trovasi nei varj deleterj principj che hanno invasa la macchina. )(i9a)( In quinto poi alla seconda quistione, se cioè la scrofola sìa contagiosa, il Miuerviui dopo di aver riportato gli esperi- menti fatti dagli autori a decidere la controversia, si dichiara a favore di coloro che negano il contagio della scrofola. Però ammesso che la scrofola può essere inquinala, vai dire com- j)Iicala a particolari virus, o da questi indirettamente genera- ta, spiega come si è potuto credere al coatngio, ptìtondo tali individui trasmettere ai sani alcune forme morbose locali ed anche generali di quei determinali virus specifici, che trovando in essi mala disposizione, elevar si possono a causa effettiva di scrofola. La vostra Commissione quindi trova non già ad osservare alcuna cosa sul Ragionamento del socio Minervini, ma a lo- dare l'autore per aver ricisaraente assolute due importanti qui- stioui che rendono completo e perfetto il suo lavoro sulla scro- fola ; per modo che può far parte degli atti della nostra Ac- cademiai Francesco Briganti Angelo Beatrice Gennaro Barbarisi relal. Segue l'approvazione della classe. Il sig. Ab, del Grosso ha lette due Note NOTA I. Sulla regola, secondo la quale debbono procedere i segni nello svi- luppo di un determinante in procioni di determinanti minori. » Abbiasi il dek-rmiuante Q'jfiy Cli,tt • • • • ^3jU da, li ^'ii,a> Wii,n )( 197 )( è chiaro primieramente die la derivata di A rispetto ad un elemento qualunque della prima linea avrà il segno -\- ovvero il segno — , secondo che l' indice che siegue la virgola è ita- pari o pari. Io altri termini seft è l'indice che siegue la virgola, il segno della derivata di A rispetto ad un elemento qualun- que della prima linea sarà quello stesso di (-)*-'. Ma si ha purè A = — 1*3, l> (l2,lt .... C(j,n Mn,l, Mn,2» • • . • Oiy,u l onde la derivata di A rispetto all' elemento aj.i sarà affetta dal segno -j- ovvero dal segno —, secondo che — {-f-' ri- sulta positivo o negativo. In generale la derivata di A rispetto ad un elemento qualunque a,, j,avrà il segno di (-)H*-» o più semplicemente il segno di (-]''+^. In seguito di ciò risulta evi- dente che il segno della derivata p.''"" di A rispetto a p ele- menti sarà Io stesso che quello di (-)^ [h. + k,] rappresentando X iki-\-h,) la somma degl' indici impari degli elementi, rispetto ai quali si è eseguita la derivazione, e riget- tando gl'indici pari come inutili. Ciò posto, rappresenti a^^^^^ un determinante minore de- ('■) . dotto da A col tralasciare m linee ed m colonne; A„_„, il suo complementario, sarà (') (0 A,„ A ti A,„ A ), \ ' //-rn J • )( i08 )( Ma ^l'J devo sempre ritenersi tome affello dal sogno -|- (;>] ; code il seguo del termine A ^'^ A^' sarà quello slesso di A^'^ • Ora A^'l^ è la derivala di A rispetto a tutti gli elementi principali di a|'\ Dunque possiamo formulare il seguente teorema: per determinare il segno di ciascun termine dello sviluppo di A ba- sterà addizionare gl'indici impari degli elementi principali del corrispondente minore ; e secondo che (jucsla somma è un numero ^ari od impari, si dovrà dare a quel termine il segno -+- ovvero il segno — . NOTA IL Su alcune rimarchevoli proprietà delle super fide di quari'ordine e di quarta classe. » Ogni funzione omogenea di quatlro variabili x^, x.^, x^, Xf,, e di 2." grado, eguagliata a zero, può rappresentare una supertìcie di 2." ordine. In tal caso le quattro variabili Xj, a;,, X3, X,,, sono la perpendicolari condolle da un punto qualun- que della superficie sulle quattro facce di un tetraedro , che diremo fondamentale; e questi piani sono dati dall'equazioni a'i = 0 ; :r.2 = 0 ; 0:3 = 0 ; 0-^ = 0 (i). La slessa funzione omogenea eguagliata azero può rappresen- tare eziandio una superficie di 2. classe. Allora però x^, x^, Xi, X,, sono le perpendicolari condotte dai quattro vertici del te- traedro suddello ad un piano qualunque, che tocca la super- ficie ; e r equazioni (1) sono l'equazioni di colesti quallro pun- (a) V. Briosclii , Teorica dei dclenuinanli , §. 3. X 199 )( ti. Ne! primo caso ^i, x^, x^, x,^ si dicono coordi/ìa/e del punì o, e nell'altro caso coordinate del piano o planari. » Siano x\y x\, x'^, x\ un sistema di valori particolari di a^i, x^, iZ-3, x^}, 5 = 0 una funzione omogenea di 2.° grado di queste variabili eguagliata a zero. Se si forma 1' equazione. 5;'r^^-^=0 (2), ^'=' axi questa equazione rappresenterà un piano od un punto, secondo che iTi, a?2. x^, x^ si ritengono come coordinate del punto o del piano. E propriamente se x^, x^, x^^, Xe, sono le coordi- nale del punto, la (2) è 1' equazione del piano |3o/are del punto (aj'i, x'-ifX's, x\] rispetto alla superficie S; e quando ledette variabili si ritengono come coordinate planari, la (2) rappre- senta il i)olo del piano ( x\, x'2, x'^, x',,) rispetto alla slessa superficie 5. Nel primo caso 1' equazioni. dS ^ dS ^ dS ,, dS sono r equazioni dei piani polari dei vertici del tetraedro fon- damentale, che si oppongono rispettivamente ai piani (1); enei secondo caso le (3) sono l'equazioni dei poli delle facce dello stesso tetraedro, che si oppongono ai vertici (I). » Premesse queste cose supponiamo che 5 = 0, 5' = 0, 5" = 0, 5'"=0 siano quattro funzioni omogenee di 2.° grado in Xy, x<^, Xi, x^ eguagliate a zero ; è manifesto che le quatlio equazioni t;=:^a^. ^ =0, i;=>', -^ = 0, ^ tlOCi HOC I , - . - dS" fl^ii' ' ^^' A_ •». 1 — = 0; 2^ X,- — = 0 '=' dx, ^'=' dxi X 200 )( rapprcsenlaiio quallro piani polari o quallro poli, secondo che [x'ir x\, x'^, x'i ] è un punto od un piano. Eliminando x'^, a:'i, x'i, x\ fra le (i) si ollieoe A = dS dxl dS dx-i dS dXi dS dx, dS' dXi dS' dx2 dS' dXi dS' dXy, dS" dxi dS" dx2 dS" dxs dS" dXi dS'" àxi dS'" dX2 dS" dXi dS'" dXi = 0 Or siccome gli elementi di questo determinante sono funzioni lineari di x^ , x^ , x^, Xi, ne ricaviamo i due seguenti teo- remi: — 1." Se si hanno quattro superficie di 2." ordine, ed i quattro piani polari di un punto ( x\, x'^, x'^, x\ ) relativi a queste superficie si tagliano in un punto unico, questo punto de- scrive tuia superficie di 4.° ordine. —2." 5e si hanno quattro su- perficie di 2." classe, ed i quattro poli di un piano [ x'y, x\, x\, x'i, ) relativi alle stesse superficie si trovano sempre in un piano, questo piano inviluppa una superficie di 4/ classe. » Attesa la forma speciale delle funzioni 5, S, S", S", V equazioni (4) possono tradursi in '=' dx' dx' dS" ^i=! ^' dx' ~~ 0 ; 2^'=' x^ % = 0. '=' dx' Eliminando Xi,X2,Xi,Xf, fra quest'equazioni, si ollieoe A' = 0, X 201 )( supposto che A' rappresenti ciò che divenla A quando nella (-")) ed li x' h'", k'" e gli elementi dì questo determinante siano costanti arbitrarie non soggette ad alcuna condizione. Inoltre sia O =fS -\-gS' -{-hS" -\-kS'" Q' =.fS -\-g'S' +11' S" +/v'S" 0// = p'S + g"S' + h"S" 4- k"S" i Q"'= f'S + g">S' + h'"S" 4- k"S'" ) } (3) Supponendo primieramente che l'equazioni 0 = 0, 0'= 0, 0" = 0, 0"' = 0 rappresentino superficie di 2." ordine; è evi- dente che se i piani polari del punto P' si determinano rispetto a queste nuove superficie, e si sottopongono alla condizione di tagliarsi in un punto P, il luogo geometrico dei punti P' e P sarà dato dall' equazione D do do dQ dQ fte, dx2 dxs dXi d& dQ' dQ' dQ dxi dx^ dxs dXi dQ" dQ" dx" dQ" dxi dxo dx^ dx,, dQ" dQ'" dQ'" dQ" djCy dx2 dXi dx,. 0 X 203 )( Ma D = aK , come risulta dalla regola della moiliplicaziorie dei delerminanli. Dunque questa equazione è identica con la (o). Conseguila da ciò, che i punti P', P percorrono senipre una slessa e sola superficie di 4." ordine o che i piani polari di P' si rife- riscano alle superfìcie S , S , S", S", ovvero che si riferiscano alle superfìcie 0, 0', 0", 0'" (a). Supponendo poi che 0 = 0, 0' =0, 0", =0, 0"' = O rappresentino superflcie di 2/ classe, si ha quest' altro teorema : i piani F, P inviluppano sempre una stessa e sola superfìcie di quarta classe, tanto se i poli di P si determinano rispetto alle superfìcie S , S , S", S", quanto se si determinano rispetto alle superfìcie 0, 0', 0^', 0'". » Se gli elementi principali del determinante K si suppon- gono = 0, le quattro equazioni 0=0, 0' =0, 0'' = 0, 0"'' = 0 rappresentano i quattro sistemi di superflcie di 2." ordine che possono farsi passare per quattro distinti sistemi di sette pun- ti, o pure i quattro sistemi di superflcie di 2," classe che pos- sono farsi toccare da quattro distinti sistemi dì sette piani. Dunque — 1." Se scegìiesi a piacere una superfìcie di 2,° ordine da ciascuno dei quattro sistemi, che possano farsi passare per quat- tro distinti sistemi di 1 punti , ed i quattro piani polari di un punto P' relativi alle quattro dette superfìcie si tagliano in un punto P, la superfìcie di 4." grado che descrivono questi due punii è sem- pre una e la stessa. —2." Seda ciascuno de' quattro sistemi delle superfìcie di 2.* classe, che toccano quattro distinti sistemi di 7 piani, si sceglie a piacimento una superfìcie, ed i poli di un piano P' relativi a queste quattro superfìcie sono sempre in un sol piano P, i due piani P, P inviluppano la stessa superfìcie di 4.^ classe. » Sia X la curva di penetrazione delle due superficie 5, S'; p, p' , p" , p'" i vertici dei quattro coni di 2.° grado che possono farsi passare per X; ed (a) Un teorema analogo è stato trovalo dal signor Hesse rispetto al punto d' intersezione delle polari di tre coniche ed al polo comune di queste tre ret- te. V. la sua Memoria Ueber die Wendepuncte der Curven dritten Ordnung. )( '^0'^ )( L = 0, L'=0, L" = 0, L" = 0 (G) i piani polari di cotesti punti relativi alle stesse superficie. Poi- cliè ciascuno dei piani (G) è una faccia del tetraedro dctcnni- nato dai quattro vertici p,p',p",p"' (a), ne viene per conse- /y* -v» rn guenza che ogni sistema di valori di -1 — — il quale ^)Cf^ CL f^ ce f^ soddisfa a Ire dell'equazioni (6) soddisferà anche alla quarta. L'equazioni (ÌQ d&' „ flQ" ^ d&" (/:r, f/a;^ dx^ dxy contengono 12 costanti arbitrarie ; onde per una conveniente determinazione di tali quantità possono farsi coincidere con le (6). In tale ipotesi le coordinate di ciascuno dei punti j),;/, p", j)'"soddlsferannoalle (7). Ma i valori di -^ -^ ? che sod- X', ^4 Xi disfano alle (7) , rendono identica anche l' equazione D = 0. Dunque i punti p , p' , p" , p'" sono allogati sulla superficie determinata da questa equazione. Con lo stesso ragionamento si dimostra che i vertici dagli altri venti coni che passano per altre cinque curve di penetrazione delle superficie S, S', S", S'" si trovano sulla medesima superficie di 4." ordine. Quando poi Xi, Xo, x^ x,^ si considerano come coordinate planari, nelle (7) potremo determinare le 12 costanti per modo che quell'e- quazioni appartengano ai poli dei piani, che tagliano secondo curve coniche la superficie sviluppabile circoscritta ad S, S'. Questi piani dunque toccano la superficie Z) = 0. Laonde : 1.° Sulla superficie di 4." ordine descritta da' punii P' e P si (a) Poncelet, siipplémenl sur les propriélés projcclives des fignrcs dans Tt- space , §. 615 — Plucker, System der Gccmeiric dcs Rauracs , §. 14. )( 20,3 )( trovano collocali i vertici de' 24 coni di 2." grado che possono farsi passare per le sei curve di penetrazione delle superficie di 2." or- dine S, S', S", S"'.—^" I 24 piani che tagliano secondo curve coniche le sei superficie sviluppabili, che inviluppano ciascuna cop- pia delle superfìcie di 2/ classe S, S', S", S'" toccano la super- ficie di 4." classe, che inviluppano i piani P', P. » Allorché le sei curve di penelrazione delle superflcie S, 5', S", S" si spezzano in allreltànle paja di coniche, e Ire di queste coincidono, ovvero quando le quattro superficie han- no una sezione piana comune, il luogo geometrico dei punti P', P si abbassa al secondo grado. Ed invero possiamo in questa ipolesi supporre S' = S -{- x,x, = 0 ; S" = S -\- x,x,^0; S'" = S ■i.x,x,= 0; onde l'equazione A=0 si traduce in dS dxi dS dxi + x^ dS dx, + ^^ dS , dxi dS dx2 dS dxz + x^ JS dx. dS dx. dS dXs dS docì ds' dXi ' • (IS dXi dS dXi dS dxt, dS dXi dS , d.. + "' = 0 Questa equazione con facili riduzioni diventa dS_ dS^ dS dS dx^ (te, dxì dXi OC.J a;, 0 0 ^3 0 Xi 0 Xi 0 0 j-i = 0 )( 206 )( ovveranieote / ^ d5 dS (1S dS \ , ^ \ dxi dXi djCi Ox,, J * Ma, essendo S funzione omogenea di x^^ Xz, x^, x^ e di 2." gra- do, si ha ^'^- "^^ ^ + ""^ da-, + ""' dx, "•" ^'* dx; Laonde 1' equazione precedootc si traduce in Sd i''^dk~^)'''"' = ^ cioè la superficie descritta da punti P', P si scinde in due piani coincidenti col piano della conica comune alle superficie S, S', S", S", ed in una superficie di 2." grado che ha la stessa conica comune con le anzidette superficie (a). » Se il piano della sezione comune ad S, S' , S" , S" si suppone a distanza inQnita, queste superficie saranno simili e similmente poste. In tal caso la superficie di 2." grado descritla dai P', P sarà una superficie simile e similmente posta rispetto alle date 5, 5', 5", 5''. Ab. Remigio del Guosso. Libri offerti in dono. L'Eco dell'esperienza, giornale — An. Vili, 14 novem- bre 1857. L'Iride, Giornale— Ad. II n. 20. (a) Il chiarissimo sig. Cayley ha trovato un analogo teorema rispetto ad un sistema di tre coniche. V. la sua Nola on (he Salmon's equation oftheortho- tomic circle. )( 207 )( Majorino ( Filoleo]— Storie cliniche — Napoli , 1837 in 8. Racioppi (Giacomo) — Del brutto nell'arte , ovvero del de- forme, del male e del ridicolo — Napoli 185i in 8. Del principio e de' limili della statistica , saggio — Na- poli , 18b7 in 12. VoLPiCELLi ( prof. P. 1 — Formule generali pel manometro ad aria compressa , e per lo stereometro , Nota — Roma 1857 in 8. Annunzio della morte del Barone A. L. Caucliy, all'Ac- cademia de'Nuovi Lincei —Roma 1SS7 in 4, TOH NATA DEL 6 DICIMBRO, Il Segretario perpetuo ha presentalo la parte prima del tomo quinto della Historia diplomalica Friderici Secundi , Pa- rìsiis 1837 io 4, venuta in continuazione de' precedenti volu- mi già acquistati per la nostra Biblioteca, Si è proceduto , a norma de' nostri statuti , alla elezione di due socii residenti da surrogarsi a' due chiarissimi socii defunti prof. Giovanni Guarini , e Cav. Pasquale Panvini. Sul- la prima terna è stalo eletto alla maggioranza il prof. Raf- faele Cappa: sulla seconda terna è stato nominato egualmen- te alla maggioranza il prof. Antonio de Martino. Il sig. Campagna ha recitato il canto sesto del suo poe- ma l'abate Gioacchino. 14 )( 208 )( L' ABBATE GIOACCHINO CANTO 6. Del profetico abate GioacchiDu AI benigno pietoso abbracciamento Eugenio rinfrancossi , ed il divino Provveder chiaro scorse in queli' evento , Cosi eh' indi sperò durar non senza Qualche ristoro il suo grave tormento: Il tuo dir , r oprar tuo , la tua presenza Mostrau , cominciò poscia , in te non meno D' acceso zel , che d' alta sapienza. L' orror di questo esilio terreno Dunque mi scema; e tu de' miei pensieri, Tu degli affetti miei governa il freno. E la promessa generosa , ond' eri Largo nella suprema ora al dolente Egro mio genitor , fa che s' avveri. E il saggio anacoreta: Io certamente Quanto promisi adempirò , ma fia Che r adempisca infruttuosamente, Ove su questa croce , e questa pia Terra , e queste dilette ossa non giuri La tua voglia sommettere alla mìa, E girne, come io l' imporrò, per duri Calli ad attigner delle umane cose La scienza ne' suoi fonti più puri. Sul tumulo paterno Eugenio pose La destra immantinente , ed al profeta Con r opra senza far motto rispose* X 209 )( Questo vislbil giuro una segrela Gioia nel vecchio infuse ; ond' ei serene Fé le pupille e la sembianza lieta. L'orme calcate ricalcar conviene, Soggiunse poscia , e nel montano speco Riedere, ov'io di confortarli lio spene. Vedi che a farsi pauroso e cieco L' aer comincia pel caduto sole, Ciò detto , ei move ed il garzon va seco. D' abbandonar quel tumulo si duole L' orfano in guisa , che parlar volendo Schiuso il varco non trova alle parole. Pur mentre le notturne ombre crescendo Rendevano il selvatico deserto A traversarsi oltremisura orrendo. Il vecchio non movea con passo incerto , Che il celeste favor sempre 1' afiìda , E di quanto altri ignora il rende esperto. Fra r ombre intanto della notte inflda L' un viatore all'altro s'appigliava, Come r orbo s' appiglia alla sua guida, Giungean senza ritardo entro la cava Spelonca insieme , ed ivi un picciol foco L' anacoreta di sua man destava. Ma rotto il bujo da splendor sì fioco Era , che dimoravano frammiste Tenebre e luce nel medesmo loco. Ahimè da quante rimembranze triste Sentesi Eugenio travagliato il petto Ripensando le cose udite o viste 1 Però sta lutto io se chiuso e ristretto ; Quando ver lui s' affisa 1' eremita , E cosi gli favella; O giovanetto, )(210)( A ciò eh' io ben li possa ormai la vita Render dubbiosa meno e men ferale , Col sovvenirti d'opportuna aita, Manifestarmi non l' incresca quale Cura più sta della tua mente in cima , E qual disio più satisfar li cale. Ed il garzon risposegli : Già prima Che tu mei richiedessi io di narrarli Quanto brami saper facevo slima. Ed or vie mnggiormenle ad appagarti Disposto son , però che mentre chiedi La mia voglia secondi e non coarti. Graziosa udienza mi concedi, Ed io t' appagherò. Ne' miei primi anni , Quando inesperto a contemplar mi diedi, Per miseri compensi e larghi danni Costretti ad ondeggiar sempre i viventi Tra brevi gioie e diuturni affanni, Arbitro il caso degli umani eventi Slimai , eh' a legge universa! veruna Sottoposte mi parvero le genti. E r alla provvideuza in conio d' una Fola tenni , da starsi a paro a paro Con la cieca volubile fortuna. Guari poi non andò che si scemaro Le terrene caligini, ed il lume Dell' inlellelto in me raggiò più chiaro. E r occhio interno mio crebbe in acume Tanto , che 1' universo m' appario Qual mistico infallibile volume , Dove legger polca , volendo , anch' io , Con visibili cifre rivelata, La grandezza invisibile di Dio. )(211)( Rimasi nondimen lung.i fiata AppuDto come si riman colui Che vede e non discerne ovunque guata. Dacché pur me medesimo ed allrui Assai meglio conosco , e divenuto Quasi mi sento altr'uom di quel che fui, L' error pristino mio non sol rifiuto , Mn sereno ed immenso a me diuanti S' apre un mondo che al vulgo è sconosciuto. Un mondo, ove ben tutti i discordanti Obbielli riguardar mi vien concesso Nella discordia loro armonizzanti. Un mondo , ove de' casi l' indefesso Giro , anzi che del provveder superno La chiarezza scemar 1' accresce spesso. Un mondo insomma , dove certo io scerno. Che traviar non posson le create Sussistenze per freno inlimo eterno, E che di libertà quanto dotate L'alme nostre più son, tanto più sono Da legge inviolabil governate. Or questa legge , eh' io penso e ragiono Esser tra i beni tutti il massim' onde A noi la man del Creator fé dono. Questa legge , che dentro le profonde Latebre d' ogni cor , puro o non puro , Arcanamente scritta si nasconde. Questa legge , che stenebra I' oscuro Calle del viver nostro , a noi mostrando Come il passato genera il futuro. Questa legge io la scorgo inver ; ma quando L' unica essenza sua nelle sue molle Forme di palesarsi io vo cercando , X212)( Così mi nuoce il non aver mai volle L' orme dal suol naiio lungi , che quanto Vo cercando non trovo io le più volte. Desiderio mio primo egli è pertanto Trar dal lilo ove nacqui a liti estrani , E spaziar colà per ogni canto. Diversi allor vedrò consorzii umani , E avrò dell' uman genere contezza , Quasi d' un tutto che fu scisso in brani. E saprò come nella sua pienezza Questa legge , dal Cielo a noi concessa , Esplicandosi cangia ognor fattezza , E resta nondimen sempre la stessa. G. Campagna. Libri offerii in dono. L'Iride giornale n. 21 e 22 dell' anno II. Margolfo ( sac. Alfonso ) — Illustrazione di due monumen- ti patrj esistenti nella cattedrale di Napoli — Napoli 1834 in 4. MiNiCHiNi ( Benedetto ) — Ferdinando II. pio felice augusto re del regno delle due Sicilie salvo ed illeso dal sacrilego allentato di fellonia nel di Vili dicembre MDCCCLVI , versi — Nfipoli 1857 in 4. Perifano ( Tommaso ) — Elogio del cav. Gaetano Lotti Con- sultore di Stato — Napoli 1S57 in 8. Perrone (Pietro) — Storia prammatico— critica delle scienze na- turali e mediche presso i Greci , Romani , Arabi , ed i popoli dell' Europa al Medio-Evo. Parte I. e II. 1855. Parie III , 1856 ; Napoli : in 8. )(213X TOUNATA DEL 20 DICEMBRE. Il socio signor Conte Vili , e il Cav. Can. Viceuzo Bran- da di Nicotera accompagnano con leltere il dono di alcune loro produzioni. Il socio sig. Rinonapoli ha offerto da parte dell' Infante di Spagna Don Sebastiano Gabriele di Borbone e Braganza, la memoria degli olii e delle vernici che si adoperano nella pittura : il quale lavoro ha meritato plauso da varie illustri società artistiche. Si è deciso di scrivere all' Altezza Sua Reale, mostrando la nostra riconoscenza per si pregevole dono. Dopo di ciò il sig. Bal'Iaccliini ha letto un DISCORSO PROEMIALE ALLA VERSION POETICA DEL PROMETEO DI ESCHILO. La cagione per la quale alla lettura della mia versione poe- tica del Prometeo di Eschilo non s' è potuto fare immediata- mente succedere la lettura del Discorso sulla tragedia mede- sima, voi la conoscete, o signori, senza che io ve la dica. Ho dovuto in questo mezzo tempo attendere a curare la mia mal ferma salute, ed i miei diletti sludi interrompere, e ripigliarli sol quando la speranza della guarigione cominciasse a risor- gere ; ed ora che , la Dio mercé, non m' è interdetto il lavo- ro, eccomi ritornare in via, e trattare un argomento che non vi sarà per avventura discaro, parlandovi di una delle più su- )(21i)( Mimi creozioni dell' arie anlic.i. Siatemi perciò cortesi della vostra l)cnij,'na attenzione. E innanzi tratto soffrite, per rispetto alla mia versione , che io vi faccia osservare, come arduo riesca le più volle ren- dere con edlcacia in volgare moderno le cose pensate e scritte in lìngua antica madre ed originale. Una gran quantità di al- lusioni si perdono, né si possono dall' uno trasportare nell'al- tra favella. Scendiamo agli esempi. Principal personaggio di questa tragedia è Prometeo. Or questo nome in greco suona chi anticipatamente conosce il par- tito da prendere. Come tradurre la forza del nome che subito ti rivela l' indole della persona, o il carattere, come or si di- rebbe ? La introduzione in questa favola della ninfa Io, dramma- ticamente considerata, fa che Eschilo non sia nel Prometeo in- corso nel difetto in cui caddero altri poeti, con tutto che va- lenti, come per esempio il Monti , nell' Aristodemo , di fare cioè quasi una tragedia di un sol personaggio, essendo un solo il personaggio importante. Or , per tornare a quello che da principio io vi diceva, anche il solo nome della ninfa Io serve a dinotare le sue sventurate vicende. Imperciocché, com' altri già osservò, questo nome é una delle voci in greco o per dir meglio delle uscite del verbo andare ; quasi dicesse : Colei , Che a vagar senza posa è condannala. E bastino questi due soli esempi a mostrare come nella faccenda ardua del tradurre alcune difficollà intender si pos- sono, non superare. E però il lavoro, per quanto sia accura- to, non giunge a rendere tutte le bellezze dell'originale, e sia- mo costretti a confessare la propria impotenza. Ma, checché di ciò sia, questo Prometeo, mi dimanderà forse alcuno^ non certamente ninno di voi, egregi accademi- ci, oiid' è che dopo tanti secoli meriti dì attirare a sé la no- )(215X slra atteDzioDe ? Chi è questo Titano ? Che vuol dir questo mito? Signori, questa favola è un simbolo eterno. Prometeo è la libertà contumace dello spirito umano, che si svoljje non ostan- te ed a traverso degli ostacoli che le oppone una necessità este- riore. Giove in questa tragedia rappresenta il principio geloso dell' ordine. Or se la lotta della libertà morale contro alla inflessibile necessità, nota in questo luogo il Centofanti, era a' poeti greci l'idea tragica fondamentale, bisogna pur confessare che il Pro- meteo è r ideale stesso della tragedia. E prima di lui lo Schlegel : — Le altre finzioni de' poeti greci sono squarci isolati : quest' è la tragedia stessa in tutta la sua primitiva asprezza, che rivelando il suo più intimo ge- nio, ne atterra e ne annichila. In Prometeo, benefattore degli uomini, e per questo ap- punto punito (soggiungo io], tu trovi Socrate e Colombo va- ticinati: r uno condannato a bere la cicuta, e l'altro posto in catene : benefattori anch' essi degli uomini ; e Colombo , co- m' è noto, volle issere sepolto con le catene; e il Galilei, co- stretto dalla forza di rei tempi a disdirsi, esclamava, che pur si move la terra; e il Vico, incompreso, a cui fu costante sventura sin dopo morte. Senza dire che altri ravvisò nel Pro- meteo un confuso presentimento delle più sane dottrine del cristianesimo. In questa tragedia insomma viene 1' antico sim- bolo rappresentato della espiazione non della colpa , ma del beneficio. D' altra parte Prometeo rappresenta il genio della civiltà, eh* è liberato da Ercole, come si accenna nella tragedia ; da Ercole , io dico , vincitore de' nomadi. Il Gravina scorge nel Prometeo un fino intendimento po- litico. Sono (cosi egli) da questo poeta Eschilo rappresentati al vivo i geni! de' grandi, sopratutto nel Prometeo, ove egli de- scrisse lutt'i sentimenti e profondi fini de' principi nuovi, che )(216)( hanno acquistato il regno con l'aiuto e col consiglio de' più savi : e eoa 1' esempio di Proineleo fa conoscere in qua! guisa questi { intendi i più savi ] dopo il felice successo sieno dal nuovo principe ricompensali. Il che può stare, non nego, ma chi solo siffatto intendimento scorgesse in questa tragedia verrebbe, a mio credere, di troppo a restringerne l'aito con- cetto. Torniamo alla ninfa Io , che da Prometeo in fuori , è il personaggio più importante di questa tragedia.. Molli misteri si accumulano sopra di lei. E per chiarirne alcuno, dirò che una corrente d' acqua a cui accenna il nome che determina la sua proprietà, come il greco Io, si chiama cornuta pe' tor- tuosi suoi giri, e giovenca perchè cornuta, ed il suo corso for- nisce la trama di una favola compita. Pur non di meno la via segnata nel Prometeo delle sue peregrinazioni riesce, al dire del Grote, geograflcamente inintelligibile, non ostante gli sforzi degli eruditi. Con tutto ciò io persisto a credere che in queste peregrinazioni, come a proprio luogo non omisi notare, sieno raffigurate le migrazioni di popoli antichissimi ; e che in al- cun verso in ispecialtà si fermino le certe leggi che que' po- poli dovettero tenere nelle loro tramulazioni da luogo a luo- go, giovandosi del corso degli astri, e della via ad essi indi- cata dal correr de' flumi. Epafo poi, il quale col suo stesso nome significa il modo della sua generazione maravigiioa, figliuolo d' Io, di cui mol- tissimi antichi scrittori , fra' quali Eschilo , ci conservarono piena e lunga memoria, è, al dire del nostro launelli, il pegno necessario del patto sociale : è la condizione assoluta per la quale Io fu raccettata in Egitto ; che se Io non avesse avuto il piccolo Epafo non sarebbe stata mai regina degli Egiziani. Epafo è lo stesso che Api , e questo è Osiride, ed Osiride è lo stesso che Bacco. In questa tragedia tutto è mistero. E però venne Eschilo X 217 )( accusalo di avere incautamente svelalo i miileri eleusinii; della quale accusa per verità non so come bene si potesse difendere. Ma dalla parte esoterica di questa tragedia alla exuterica trapassando, Aristofane nelle Rane notò, come questo poeta ec- cellente e maraviglioso riesce pe' suoi silenzi, eh' è un altro gran trovato di costui , del pari che per le sue immngini gi- gantesche : vuol dire che questo poita si giova sin del tacere opportuno de' suoi personaggi. Prometeo infatti sopporta in si- lenzio che Vulcano, comechè a male in cuore il faccia , aiu- tato dalla forza e dal potere, compisca 1' opera comandata da Giove, che venga esso Prome:eo stretto in ferrei nodi ed av- vinto alla rupe. Di poi, parlili costoro, Prometeo rompe in lamenlanze, appello facendo alla universa natura de' mali chV soffre. E perchè? Per avere insegnato agli uomini tutte le arti, e di ciechi eh' essi eran da prima, fatti veggenti. Sventurato Titano ! Certamente le condizioni in cui versa l'arte drammatica moderna si diversificano dalle condizioni dell'arte antica. Pure a me pare che si potrebbe con gran frullo studiar negli an- tichi; almeno con non minore che si abbia studiando neìedeschi e negl* inglesi. Questo grande monumento dell' arte antica , eh' era per sua natura sacra, arcana e sacerdotale, esercita gl'in- telletti a scoprirne gì' intendimenti più ascosi, e però li perfe- ziona e gli affina. Ecco perchè non saranno mai i classici di- menticati, che servono come di palestra agi' ingegni , i quali cercano sempre nuovo modo d'interpetrarli. Che se non ci stan- chiamo di ammirare l'Ercole Farnese, la Niobe e il Laocoonte, non so perchè ci dobbiamo poi stancare di allesamente studiare in Eschilo ed in Omero. Questi poeti non si studiano mai ab- bastanza, e sempre si trovano in loro nuove bellezze ; e con r opera del tradurli, se non si ottiene di farli pienamente ri- vivere, questo almeno s' ottiene, che alcuni occulti sensi me- glio si chiariscono , e 1' anima si leva alla loro altezza. )(2I8X Inoltre nel tradurre la parte lirica del Prometeo, il Coro, die non è I' elemento secondario ed accessorio , ma bensì il principale nel dramma de' Greci, io mi sono attenuto a tulle le forme della lirica italiana, da quella de' primi rimatori si- culi e toscani periusino al Melastasio, senza restarmi contento alla sola forma pelrarcbesca. Credo di aver ben fatto cosi. Im- perocché è da usare tutta la ricchezza del poetare moderno quando si stende nell' arena a lottare con gli antichi. So bene che n)olli mi chiameranno troppo fanatico ammiratore degli antichi : ma quest' accusa non mi verrà da voi, accademici e- rudilissimi, i quali non cessate dal chiamarvi Pontaniani, per quanto vi professale ammiratori e cultori di tutta la sapienza del secolo decimonono. Non sia mai vero che in questo sacro recinto si odano a ripetere le bestemmie de' facili filosofanti. Le lettere , le arti , le scienze vogliono liilica e meditazione. Domandalo un grand'uonio del come avesse falla non so quale sua prodigiosa scoperta, rispose, col pensarvi sempre. Ecco la vera via da tener negli sludi : ecco perchè i classici mai Don morranno. Senza dubbio una tragedia, nella quale per necessità del soggetto, UD sol personaggio è sempre a veduta degli spetta- tori correva gran pericolo di riuscire monoIona. E qui si am- mira la grand' arte d' Eschilo nell' avervi saputo introdurre tanta varietà di situazioni da cansar quel difetto; cominciando da Vulcano che ha per Prometeo una sterile commiserazione, e poi sovragiungendo Oceano, Dio di stirpe titanica e.congiunto di Prometeo, il quale mentre pare che voglia adoperarsi in fa- vore di lui appresso a Giove, lo esorta a sotlomelterglisi; onde che il Gero Titano lo scaccia con indegnazione. Notai come 1' avere introdotto la ninfa Io di bellissimo effetto torna per non fare che un sol personaggio attiri a sé tutta la compassione degli spettatori. Veramente ella é collo- cata questa figura nel quadro molto opportunamente a lato a Prometeo per modo da dargli risalto. X219)( La ninfa soffre acerbamente per la stessa tirannide di Gio- ve, ond'è oppresso l'orgoglioso Titano. L' uno amico, l'altra a- tnata di Giove sono ambedue da questo superbo dominatore de' numi sagriflcati alla sua ambizione ed all'empia sua ragione di stato. Onde esclama Prometeo non a torto rivolgendosi al Coro : .... Or non vi par che sia in tulio Ugualmente crudele il re de' numi , Anzi ii tiranno ? Il quale Iddio volendo Mescolarsi in amore alla sparlila Con mortai giovaneita , in tali errori Furiando ia spinge? Ma gliene incoglierà male. Giove, predice Prometeo, do- vrà un giorno cadere dal soglio. E qui si annoda l'ultima sce- na, maravigliosa di effetto, in cui Mercurio è spedito dal pa- dre a saper da Prometeo come possa Giove assicurare il suo trono da' colpi del Fato. In quesl' ultima scena tutta si pare r indole indomabile di Prometeo , che né per pregili né per minacce s'induce a palesare il suo segreto. Bada, gli grida Mer- curio, che se tu t' ostini e t' induri a tacere, i mali che soffri parranno un gioco a petto a quelli che soslerrai. I detti di Mer- curio s' avverano in poco d' ora. In mezzo ai baleni, alle tem- peste, al tremuoto. Prometeo è cacciato, una con la rupe in cui era stato avvinto, nel profondo oscuro della voragine , e cosi ha termine la tragedia. Un più gran macchinismo di que- sto non credo sì sia mai da altro poeta drammatico immagi- nato. Questo è il quadro a forti e cupi colori che offre Eschilo al pensiere atterrito degli spettatori: tanto che un lungo solco di profonda mestizia vi seguila e v'accompagna per molto tem- po dopo avere assistilo a questo dramma di colossal dimensione. E chi sa se con la catastrofe della tragedia non abbia vo- luto il poeta accennare ancora a qualche grande catastrofe della )( 2-20 )( naliira , a qualche gran calaclismo, a qualche grande convul- sione cosmica, di cui le tracce dovevano essere più visibili ai tempi suoi che a' nostri tempi non sono? Chi sa che non abbia voluto allresi personificare quelle forze della natura, le quali, secondo le cognizioni fisiche d' allora , si tenevano le vere cause di si tremendi naturali fenomeni ? Certo noi triplice re- gno, di cui si parla nella tragedia, di Silurno, di Giove, e del- l'altro che dee seguire (corrispondenti in numero ai tre grandi regni della natura minerale, vegetale e animale ) , è chiaro che a tratti michelangioleschi vengono delineati tre età, tre cicli , tre grandi periodi sociali. S jpra che discendere a maggiori particolarità mi sembra più tosto ufficio di comento che di proemiale discorso alla tragedia. E però qui m'arresto, cercando solo per estremo indugio di raccogliere le idee sparse per entro a questo Discorso, Nel quale del senso recondilo del componimento tanto si disse quanto basta a farlo comprendere. Discendere a maggiori ragguagli non è concesso, imperciocché infine questa è sempre una parte coughielturale, ed a volerla determinare con precisio- ne si corre gran rischio di uscire da' termini del ragionevole, e fare incursione nel campo dell'arbitrario. Alquanto ma;:gior- mente mi sono disteso nel valore artistico della tragedia, e nel suo esame estetico ; dappoiché ho pensato che siffatta conside- razione potesse tornar di alcun utile a coloro i quali si danno alla drammatica (che non sono pochi oggidì) ; avvertendo loro che se nella statuaria la scienza del corpo umano campeggia, nella drammatica alla sua volta campeggia, ch'é più, la scienza dell'uman cuore. Per la quale sottile anatomia del cuore umano di grande aiuto tornano gli esempi lasciatici dagli antichi mae- stri. Né mancai di accennare altresì a' gravi obblighi che ha un traduttore, e come non sempre per forza d'ingegno gli sia dato di vincere le difficoltà che incontra nel suo lavoro. Le quali cose delle mi rendono certo che non avrò senza vostro X 221 )( beLÌgno compatimeoto occupalo poca parte di quel tempo che voi speudele con tanto onor vostro nelle vostre dotte lucubra- zioni. M. Baldacchini. Libri offerti in dono. Baffi (Vincenzo) — Versi-Seconda edizione. Napoli 1836 in 32. Barresi ( Giambattista ) — Dello Aflalosio di Sicilia-Palermo 1857 in 8. DI Borbone e Braganza { D. Sebastiano Gabriele ) — Degli olii e delle vernici, che si adoperano nella pittura, me- moria diretta alla R. Accademia di S. Ferdinando in Ma- drid-Versione dallo Spagnuolo in 4. Brancia ( Can. Cav. Vincenzo ) — Proposta di un corso di applicazione letteraria per la cattedra di umanità subli- me, prolusione agli studii di umane lettere — Napoli 1848 in 16. Prolusione agli studii delle lettere latine ed italiane del seminario di Nicotera per 1' anno scolastico 1849 e 1850. Napoli 1851 in 8. — — Degli studii convenienti alla coltura letteraria italiana , Discorso — Napoli 1852 in 8. BiograGa del cav. Francesco Adilardi — Napoli 1854 in8- — — L' esequie dell' illustre vescovo monsignor D. Miche- langelo Franchini in Nicotera , pel di 30 dalla sua morte- Napoli 1855 in 8, Esame dell' insegnamento semestrale dato nella scuola di umane lettere del seminario di Nicotera , etc. nel di 7 maggio 1852—2. ediz. su quella di Catania— Napoli 1855 in 16. Elogio storico di Monsignor D. Michelangelo Franchi- )( 222 )( ró- vescovo di Nicotera e Tropea — seconda edizione cor- retta — Napoli 1855 io 16. -^— Quadri siDOltico-geografici indicanti il globo terrestre nello stato flsico , politico, morale ; compilati sulle opere classiche di geografia — 1. Il Mappamondo — 2. L'Europa — 3. L'Asia— 4. L'Africa— 5. L'America— 6. Il nuovo mon- do-Colombia—7. Oceania: 1845. L' Eco dell' Esperienza , giornale — 5 dicembre 1857: anno VI». GiouNALE dell'I. R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti e Biblioteca italiana— fase. LIV. L'IuiDE, giornale — Anno III n. 23. Rendiconti delle adunanze della R. Accademia de'Georgofili — Agosto e Settembre 1856 — Gennajo a Settembre 1857. Viti ( Conte Francesco ) — Sul distretto di Piedimonte di Alife in Provincia di Terra di Lavoro , cenni economici amministrativi — Napoli 1857 in 8. APPENDICE STATUTI E REGOLAMENTI DELL' ACCADEMIA PONTAMAM )( 225 )( Napoli, 10 ollobre i8^5. FRANCESCO 1. Per la grazia di Dio Re del regno delle Due Sicilie, di Gerusalem- me, ec, Duca di Parma, Piacenza, Castro ec. ec. Gran Prin- cipe eredilario di Toscana ec. ec. ec. Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni : Udilo il parere del nostro Consiglio di Stato ordinario : Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue. Art. 1. Gli Statuti dell' Accademia Pontaniana, annessi ai presente decreto, sono da Noi approvati. 2. Il nostro Ministro Segretario dì Stato degli affari in- terni è incaricato della esecuzione del presente decreto. Firmato, FRANCESCO Il Ministro Segretario di Stato degli a/fari interni Firmalo Marchese Amati Il Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de" Ministri Finiiato , De' Medici X 226 X STATUTI DELL ACCADEMIA PONTANIANA Art. 1. La società Pontaoiaaa e la società Sebezia, a nor- ma disile sovrane disposizioni, formeranno da ora innanzi una sola Accademia sotto il nome di Ponlaniana , e regolata da' seguenti statuti. 2. L'Accademia Pontaniana si propone di coltivare le scien- ze e le lettere nella loro più grande estensione. 3. Essa è divisa in cinque classi : 1. di matematiche pure ed applicate ; 2. di scienze naturali, ; 3. di scienze morali ed economiche; 4. di storia e letteratura antica ; 5. di storia e letteratura italiana , e belle arti. 4. Ha un numero determinato di socii dimoranti in Na- poli , che hanno il nome di residenti ; e questo numero è di cento. Ha inoltre un numero indeterminato di associali dimo- ranti nelle provincie del regno e fuori. I primi saranno detti non residenti, ed i secondi corrispondenti. Ed ha altresì un nu- mero indeterminato di socii onorari! scelli fra personaggi di merito eminente. I socii residenti hanno il dritto del voto per le cariche. 5. I socii residenti Pontaniani e Sebezii saranno socii re- sidenti Pontaniani, sebbene forse possano oltrepassare per ora il numero di cento prescritto dall'art. 4. A misura però che avverrà qualche vacanza fra essi, non si passerà ad altra no- mina, Ooo a che il loro numero non si restringa a quello di soli cento. X 227 )( 6. Gli ufficiali che dirigono l'Accademia, sono: 1. due presidenti , uno onorario e perpetuo, l'altro annuale, di uguale rango ed onorificenza fra loro; 2. un vicepresidente ; 3. un segretario generale perpetuo ; 4. un tesoriere. 7. I presidenti fra le loro attribuzioni hanno quella di accordar la parola a'socii che la dimandano, di conservar l'ordine nelle adunanze, di differire le quistioni quando lo stimino a proposito, di annunziare il risultamento de' voti , di nominare gì' individui che comporranno le varie commes- sioni. Essi soscrivono i diplorai accademici ed i processi ver- bali unitamente col segretario. 8. In ogni caso di concorrenza fral presidente onorario perpetuo ed il presidente annuale, funzionerà quello di essi che è più anziano accademico. 9. In caso di assenza o di gravi occupazioni de'presi- denti, il vicepresidente è rivestito della stessa autorità. 10. In assenza de' presidenti e del vicepresidente , uno de' presidenti delle classi il più anziano , o in sua mancanza il socio più anziano in ordine di nomina reggerà l'adunanza. 11. Il segretario generale perpetuo è incaricato della com- pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con artico- lo necrologico la morte dei socii di qualunque classe , quan- do anche vi fosse chi volesse scriverne un più esteso elogio. Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell' Accademia, le patenti, il processo verbale, e qualunque altra carta a cui apporrà il suggello dell' Accademia, di cui è esclusiva- mente conservatore. Manterrà la corrispondenza coi socii stra- nieri ed assenti , ed anche colle società ed istituti letterari!. Sarà il conservatore de' registri , de' titoli , e di tutte le carte risguardanti l'Accademia, e ne rimetterà in ogni seme- stre al presidente un notamento da lui sottoscritto, che ver- rà comunicato alla intera assemblea. )( 2-28 )( Sarà incaricato della custodia della biblioteca e dell'ar- chìvio. E finalmente farà un'analisi ragionata, coll'interven- to dell'autore, di quelle memorie che si stimano non poter- si tutte intere inserire negli atti. 12. In caso di assenza del segretario generale, il segre- tario di classe più anziano ne farà le veci. 13. Il tesoriere è incaricalo di tutti gl'interessi e di tutte le spese dell'Accademia. 14. La durata delle cariche di uno de' presidenti e del vicepresidente e del tesoriere, sarà sempre di un anno. La nomina ne sarà fatta dall' Accademia a maggioranza di voti. Potranno esser confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voti de' socii intervenuti, e successivamente ad unanimità di voti. Il presidente onorario ed il segretario, eletti nello stesso modo , saranno perpetui. 15. Vi sarà un Consiglio di amministrazione composto dal presidente, o ( in caso di gravi occupazioni ) dal vice-pre- sidente, dal segretario, e da due altri socii che saranno io ogni anno nominati a maggioranza dì voli. 11 tesoriere assi- sterà dì dritto alle sue adunanze. Questo Consiglio, per mez- zo del segretario generale, e dopo averne ottenuta l'appro- vazione dell'Accademia, prescriverà al tesoriere in ogni mese r uso da farsi dell' assegnamento del mese. 11 tesoriere è ob- bligato a conformarvisi. 16. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Consiglio di amministrazione, e dovrà documentare che il da- naro si è per ogni mese erogato nel modo indicatogli. 17. Restano da ora difiìnite le sole spese alle quali possa venir destinalo l'assegnamento che S. M. accorda all' Accade- mia. Esse sono comprese nello stato annesso al presente statuto. 18. Ogni classe sarà composta di venti socii residenti: ed avrà un presidente ed un segretario annuale, da eleggersi a pluralità di voti. X 229 )( 19. Le DomiDe de'socii residenti si faranno dall'Accade- mia intera in ogni caso di vacanza di un posto nel modo se- guente. La classe, a cui apparteneva il socio defunto, si uni- sce e propone tre individui che crede atti a succedergli. L'Accademia per voti segreti sceglie fra essi. Nel caso di pa- rità di voti, questa sarà decisa dal presidente della classe cui r individuo appartiene. Nelle adunanze, in cui dovrà farsi l'elezione di un nuovo socio residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli altri socii. 20. Le memorie lette all'Accademia, che da' loro autori vogliono farsi inserire negli atti di essa, dovranno passarsi dal segretario generale al presidente della classe analoga , il quale destinerà due commissari! per esaminarle e darne il lo- ro giudizio in iscritto. La classe, al numero almeno dì due terzi de' suoi individui, in vista di tal giudizio , inteso 1' au- tore su' cambiamenti che crederà proporgli, darà il suo pa- rere se la memoria debba, o no, inserirsi negli atti. L'Accademia deciderà sul rapporto della classe. 21. Si avrà cura di disporre sollecitamente l'impressio- ne delle memorie approvate; ed a conseguir quest' oggetto si pubblicheranno i volumi de^li atti in separati fascicoli. 22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze memorie o articoli , anche coli' intenzione di non destinarle ad essere esaminate ed inserite negli atti. Nel concorso si darà però la preferenza alla lettura di quelle memorie , che si destinano a essere esaminate. 23. Oltre alle memorie, sarà libero ad ogni socio il pro- porre all'Accademia il piano di un'opera alla quale egli si dedichi, o la riproduzione di un'opera già stampata, e doman- dar de' collaboratori. L'Accademia, sul rapporto della classe corrispondente, deciderà se l'argomento dell'opera, che si pro- pone, sia degno di nuovo studio e lavoro. Nel caso afferma- X -^30 )( livo, la classe destinerà alcuni de' suoi socii per collaborato- ri; e quando l'opera sarà terminata, dopo essere stata esami- nata ed approvata dalla classe , verrà stampata a spese ed a profìtto dell'accademia, col cedersene solo gratuitamente un numero di copie determinato all'autore ed a' suoi collaboratori. 24. Le opere così stampate porteranno il nome dell'au- tore nel frontespizio; ma vi si esprimerà pure di essere egli stato secondato da altri suoi colleghi per decisione dell'ac- cademia Pontaniana, e che 1' opera è stata approvata dalla medesima. I nomi de' collaboratori dovranno rammentarsi onorevolmente in un avvertimento. 25. Ognuno de' socii residenti per giro sarà invitato al- meno sei mesi prima a leggere alcun suo lavoro in una de- terminata adunanza. Colui che si scuserà, e che non darà al- tro lavoro all' Accademia fino all' epoca in cui nuovamente do- vrebbe essere invitato, sarà considerato come volontariamen- te trasferito nella classe de' corrispondenti. 26. In ogni anno una delle classi dell'accademia per or- dine proporrà un programma col premio di una medaglia di oro del valore di cinquanta ducati. Le memorie che saranno rimesse, verranno giudicate dalla classe che ha proposto il programma, sul rapporto di tre censori che il presidente del- l'accademia destinerà fra gì' individui della classe. Tutti gli uo- mini di lettere nazionali o forestieri potranno concorrere , ec- cetto i soli socii residenti Pontaniani. 27. Le deliberazioni dell' accademia si prenderanno a maggioranza di voti segreti per bussolo. In caso di parità il voto del presidente, o chi ne fa le veci , deciderà la parità. 28. L'Accademia si riunisce ordinariamente due volte al mese, straordinariamente ogni volta che il bisogno lo richiede. 29. Perchè l'Accademia possa deliberare validamente, fuo- ri del caso contenuto nell'articolo 19, basterà la presenza di dieci almeno dei suoi socii residenti. X 231 )( STATO Delle spese mensuali delV Accademia. Art. 1. Soldi : A' due impiegati dell' antica società Pontaniana . D. 12 A'due impiegati dell' antica società Sebezia ... « 12 Art. 2. Spese minute ed impreviste , mensuali ... « 6 Di queste disporrà il Consiglio di amministrazio- ne. Essendovi risparmii , saranno addetti a disporre le solite gratificazioni agli impiegati, o ad uno degli altri segueuti artìcoli. Art. 3. Spese di stampa, mensuali « 12 Art. 4. Acquisto di libri e giornali, mensuali . « S TOTALE. . . D. ~ 50 In ogni anno da' risparmj ottenuti , e dalla inversione che potrà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni di questi articoli , dovrà formarsi la somma di ducati cinquan- ta per l'autore della memoria che verrà coronala. Approvato: Napoli il di 10 Ottobre 1825. Firmato, FRANCESCO // Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de' Ministri Firmato, De' Medici. NOTA — Lo stalo delle spese mensuali ha sofferto talune variazioni per le circonslanze posteriormente avvenute ; per cui ora è come segue ì. All'usciere ed all' amanuense mensuali . . . 10 : 80 2. Spese imprevedute 4 : 90 3. Spese di stampa 19 : 00 4. Acquisto di libri e giornali 6 : 50 Totale .... 41 ; 20 L'Accademia annualmente modifica lo slato delle spese, per aumentare r artìcolo della slampa, o per altri particolari molivi. REGOLAMENTO INTERNO DELL'ACCADEMIA PONTANIANA CAPITOLO I. DELlBEUAZlOiM ACCADEUICUE — NOMINE DE* SOCII — INTERVENTO DEGLI ESTRANEI NELLE ADUNANZE. 1. Nelle deliberazioni accademiche è vietato espressamente procedere per acclamazione, ma si osserverà esattamente il prescritto nell'articolo 24 dello statuto. 2. In ogni sessione si prenderà conto della esecuzione di quanto è stalo risoluto nella sessione precedente, e sarà que- sto il primo articolo di ogni processo verbale. 3. La proposizione de'socii residenti, non residenti, cor- rispondenti, ed onorari! dovrà farsi in una tornata e la scelta nelle seguenti. 4. Niuno può essere proposto a socio non residente , se non dimora effettivamente e stabilmente fuori della capitale. 5. Le nomine de' socii non residenti saranno proposte in iscritto, firmate da uno de'socii residenti, ed accompagnate dalla notizia, o dalla esibizione di qualche lavoro inedito di colui, che si propone per socio; e tal lavoro potrà ad arbi- trio del presidente esser sottoposto all'esame di uno, o più socii, per deliberarsi dopo il rapporto di questi sull' ammis- sione dell' autore proposto. X 233 )( 6, Nelle tornate accademiche potranno ammettersi uditori, bastando a ciò il permesso del presidente. Quando un uomo di lettere non accademico volesse leggere nell'accademia qual- che sua produzione, potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva, che ne sarà fatta da due socii della classe da no- minarsi dal presidente, e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però il presidente dispensare a questa formali- tà , quando la circostanza il rìchiegga. CAPITOLO II. RIUNIONE DELLE GLASSI. Le sessioni delle classi, quando avranno luogo, dovran- no tenersi regolarmente e periodicamente negli stessi giorni delle tornate un'ora dopo delle tornate stesse, secondo le sta- gioni , e le circostanze. 8. I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sottoscritti dal presidente, e dal segretario della classe , che delibera , o da coloro , che ne faranno le veci. 9. I censori non potranno ritardare più di due mesi l'e- same delle memorie ed il loro rapporto su le medesime. CAPITOLO III. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, SPESE DI QUALUNQUE NATURA, AD ECCEZIONE DE' SOLI SOLDI. 10. Il consiglio di amministrazione si terrà costantemen- te una volta al mese. 11. Ne' consigli di amministrazione, ne' quali dee farsi la disposizione dei fondi residuali dell' anno precedente, in- terverranno gl'individui dell'antico, e quelli del nuovo consiglio. X 234 )( 12. Ogni spesa straordinaria dovrà essere anticipatamen- te esaminata , e stabilita dal consiglio di amministrazione , ed approvata dall'Accademia. 13. I pagamenti da farsi dal tesoriere per qualsivoglia articolo di spese, ad eccezione de' soldi, dovranno essere or- dinati mediante un mandato in iscritto, nel quale sarà fatta menzione dell' articolo del processo verbale del consiglio di amministrazione, che ne ha fissata la spesa , e di quello del processo verbale della tornata accademica, in cui è stata ap- provata la spesa medesima. Questi mandati dovranno portare le firme del presidente annuale, del segretario perpetuo, e di un amministratore. 14. Le partite di esito nel rendiconto del tesoriere per qualsivoglia spesa, ad eccezione dei soldi, dovranno giusti- ficarsi co' mandati descritti nell'articolo 13 , e colle ricevute delle parti prendenti. Quelle partite, che mancassero di que- sti documenti , saranno significate. CAPITOLO IV. BIBLIOTECA ED ARCHIVIO. 15. Nella sala delle tornate accademiche vi sarà un certo nu- mero di armadii, ne' quali saranno riposti tutt' i libri, tutte le stampe, e tutte le carte dell'Accademia. L'insieme di questi og- getti prenderà il titolo di biblioteca, ed archivio dell'Accademia. 16. Sarà compilato il catalogo di tutti i libri, che com- pongono l'attuale deposito della biblioteca accademica. 1 no- mi di coloro, che hanno donato libri all'Accademia, verranno inscritti, in seguito de' libri donati. Questo catalogo sarà stam- pato , e distribuito ai socii. 17. Alla fine di ciascun anno sarà stampato un supplì- )( 235 )( mento all' anzidetto catalogo nel quale verranno inscrìtti lut- ti 1 libri acquistati nel corso di quel!' anno. Questo supple- mento sarà egualmente distribuito a' socii. 18. Saranno depositati nell' archivio 1. Tutti i registri del segretario descritti nelP arti- colo 22, dopo che ne sarà terminato ciascun volume. 2. Tutti gli autografi delle memorie pubblicate negli atti accademici, quante volte si potranno raccogliere. 3. Tutti gli autografi di lettere diretti all'Accademia- 4. Tutte le carte amministrative. 5. Ogni altra carta accademica. 19. Il segretario perpetuo prende sotto la sua custodia tutt' ì libri , slampe , e carte della biblioteca, e dell' archi- vio. Egli riceve in conseguenza tutte le stampe pubblicate , e da pubblicarsi dall'accademia, e ne dispone l'uso a' ter- mini degli articoli 15 a 18 , e 24 a 33. 20. Volendosi qualche libro in prestito da alcuno de' so- ci! , il segretario perpetuo è facoltato a rilasciarglielo con ri- cevo , col quele 1' accademico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni al più tardi. Si eccettuano i libri di mero lusso, pe'quali è rimesso alla prudenza del segretario usare le precauzioni necessarie perchè non vengano danneggiati. 21. Se r Accademia disporrà che la sala accademica resti aperta in determinate ore di alcuni giorni della settimana per la lettura de' libri e giornali , il segretario perpetuo ne curerà 1' adempimento , potendosi a tal uopo giovare dell'u- sciere , e dell' amanuense , nel modo che sarà stabilito dal presidente. Registri del Segretario. 22. TI segretario perpetuo terrà presso di se i seguenti registri ; )( 236 )( 1. De' processi verbali delle tornale accademiche. 2. De'processi verbali del consiglio di ammÌDistrazione. 3. De' processi verbali delle classi. 4. Delle ministeriali , e delle risposte a' ministri, non che delle lettere, che si spediscono alle autorità superiori. 5. Della corrispondenza estera , e nazionale. 23. Egli curerà, che i suddetti registri sieno recati nel- l'Accademia in tutte le tornate dell'intero corpo accademico , e nelle adunanze de' consigli amministrativi, e delle classi. CAPITOLO V. DEPOSITO , CONSERVAZIONE , ED USO DELLE STAMPE , CHE SI PUBBLICANO. 24. Sarà fatto un inventario di tutte le stampe pubbli- cate dalla società, e dall'accademia Pontaniana, e queste sa- ranno depositate nella sala dell' Accademia, e date in conse- gna al segretario perpetuo. 25. Delle stampe, che non potranno restar chiuse negli armadi!, si faranno delle balle numerate, e munite di sug- gello a cera lacca, e queste saranno date in consegna all'usciere. 26. Le stampe , che saranno successivamente pubblicale, verranno aggiunte alt' inventario, e date in consegna, giusta le norme de' due precedenti paragrafi. 27. L' inventario descritto ne' tre precedenti paragrafi sarà legato in un sol volume col registro, nel quale ver- ranno descritte minutamente le distribuzioni, e gli usi che si andranno facendo delle stampe pubblicale dall' Accademia, giusta le norme de' paragrafi seguenti. 28. L' Accademia avendo disposto , che gli atti , che da essa si pubblicano, siano distribuiti come gettoni di presen- za ai socii, che assisteranno alle sue tornate, per tener con- )( 237 )( to di queste distribuzioni , io ogni tornata il segretario per- petuo passerà all' amanuense la lista de' sodi , che vi sono intervenuti, affinchè costui possa trascriverla nel registro del- le distribuzioni degli atti accademici. 29. Pubblicandosi dall' Accademia un fascicolo de' suoi atti, il segretario perpetuo, dopo che ne avrà ricevuto dallo stampatore l'intero numero degli esemplari stampati , si ap- plicherà ad eslrarre dal registro descritto nel paragrafo 28 la lista di tutti i socii, che sono ammessi a parteciparne , e ne formerà uno statino emarginato , che servirà di norma alle distribuzioni. 30. Gli statini emarginali adempiti delle analoghe firme de* socii , rimarranno presso del segretario perpetuo per te- nersene conto a discarico dei libri a lui consegnati. 31. Per gli esemplari, che in seguito delle deliberazioni dell'Accademia si destineranno in dono a personaggi distinti, ed a socii corrispondenti, il segretario perpetuo ne disporrà la distribuzione a' termini dell'articolo del processo verbale della tornata , in cui la deliberazione ebbe luogo. 32. Per gli esemplari , che l'Accademia vorrà far depo- sitare presso i librai, il segretario darà comunicazione al te- soriere delle deliberazioni che se ne prendono, affinché pos- sa egli vigilare agi' interessi dell' Accademia. 33. Nel registro di distribuzione saranno per ordine al- fabetico notati tutti i nomi di tutte le persone , siano soci:, ' personaggi distinti , o librai , che hanno ricevuti gli atti ac- cademici , colla designazione de' volumi , e de' fascicoli, che vengon loro progressivamente rimessi. )( 238 )( CAPITOLO VI. NOMINE de' FUNZIONARII ACCADEMICI. 34. Affinchè non sìa tolta a' socii I' opportunità di poter nominare ad altre cariche secondarie quei candidati, che ri- marranno esclusi dalle primarie, resta abolito il metodo fi- nora tenuto di nominar tult' i funzionarii in un atto solo , ed in vece vi rimane surrogato il seguente. 35. La nomina del presidente annuale si farà in primo luogo. Ogni socio scriverà a tale oggetto su di una schedula il nome del candidato alla presidenza, e si procederà allo squìttinio, giusta il consueto. 36. Colui tra i candidati alla presidenza , che avrà rice- vuto maggior numero di suffragii dopo il presidente , sarà nominato vice-presidente. 37. La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente , come quella del presidente. 38. I due candidati alla carica di tesoriere, che riuniranno maggior numero di suffragii dopo di lui, saranno nominati amministratori. 39. La nomina de' presidenti , e dei segretarii delle classi si farà simultaneamente in un atto solo. 40. Se la nomina del presidente fosse fatta all'unanimità, si procederà con altro distinto atto alla nomina del vice-pre- sidente. La stessa cosa si farà per gli amministratori, se avrà luogo air unanimità la nomina del tesoriere. )( 239 )( CAPITOLO VII. CALENDARIO — FACILITAZIONE DEL SERVIZIO — REGISTRO DELLE DOMANDE PER LETTURE DI MEMORIE — AVVISI. 41. Per facilitare il servizio dell'usciere dell'Accademia, sarà nella fine dell'anno formato per l'anno seguente un ca- jendario, in cui s' indicheranno i giorni delle tornate acca- demiche ordinarie, rimanendo la convocazione delle straor- dinarie ad arbitrio del presidente. Vi saranno indicati ancora i giorni fissi, ne' quali si terrà il consiglio di amministrazione. 42. Il calendario verrà stampato, e ciascun socio ne avrà un esemplare. Oltre a ciò un altro esemplare si terrà affisso nella sala accademica. 43. I socii, che vorranno leggere qualche memoria, do- vranno annunziarlo , almeno un mese prima , e le loro do- mande saranno trascritte sopra un registro particolare, affin- chè siano preferiti nella lettura quelli, che si troveranno in- scritti prima degli altri. Un estratto di tal registro sarà in ogni tornata accademica affisso nella sala , affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'oggetto della memoria , che si leggerà nella tornata seguente, e l'autore della medesima. 44. Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e del registro, di cui si è fatto parola ne' paragrafi 42 , 43, sia necessario di spedire in giro l' usciere co' biglietti di av- viso per gli oggetti indicali, ciò sarà disposto dal presidente, e dal segretario perpetuo: e su' biglietti saranno scritti i no- mi de' socii, cui si porteranno, a scauso di qualunque equi- voco. Questa precauzione sarà sempre usata ogni volta , che si lasceranno biglietti io casa de' socii. 16 )( 240 )( CAPITOLO HI. SEGRETARIO AGGIUNTO. 45. Il segretario perpetuo potrà scegliere tra' socii resi- denti Pontaniani un segretario aggiunto, da approvarsi dall'Ac- cademia. 46. 11 detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le copie de' verbali delle adunanze , certificate conformi dal segretario perpetuo, ed avrà cura di mettere in esecuzione tutte le disposizioni contenute ne' detti verbali. 47. Le lettere, cbe si dirigeranno a' ministri , continue- ranno a sottoscriversi dal presidente e dal segretario perpe- tuo. Le altre saranno firmate dal solo segretario aggiunto. Se però si tratti di corrispondenza meramente letteraria e scientifica con altre accademie, o con uomini di lettere, la corrispondenza ne sarà tenuta dal segretario perpetuo. 48. I verbali del consiglio di amministrazione saranno ugualmente passali in copia al segretario aggiunto per di- sporne l'esecuzione. 49. Apparterrà al segretario aggiunto la cura della cu- stodia, vendita, e distribuzione degli atti accademici , non che quella della custodia della biblioteca ed archivio, a nor- ma degli articoli 24 a 33, e quella di far convocare le classi tutte le volte che occorrerà. Egli riceverà dal segretario per- petuo originalmente tutte le carte, memorie e documenti, che saranno necessarii per lo disimpegno delle sue funzioni, e ne firmerà ricevo di discarico al detto segretario perpetuo. 50. In ogni semestre il segretario aggiunto rimetterà al segretario perpetuo con di lui ricevo le minute delle lettere da lui scritte durante il semestre , e tutte le altre carte di affari terminati per conservarsi colle carte accademiche , a norma degli articoli 15 a 23. )( 241 )( 61. Oltre la corrispondenza letteraria , di cui si ragiona nell'art. 47, il segretario perpetuo rimane esclusivamente in- caricato della redazione de* verbali delle tornate accademiche, e del consiglio di amministrazione , della Arma e della spedi- zione delle patenti , come pure di tutti i lavori letterarii , e della vigilanza suU' edizione e correzione degli atti accademi- ci. In caso d'impedimento però sarà supplito dal segretario aggiunto. 52. Tutte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e 5 del presente regolamento al segretario perpetuo saranno ad in- tero carico del segretario aggiunto , tutte le volte che se ne trova nominato uno , e lino a che il nominalo occuperà il posto anzidetto. 53. Volendo il segretario perpetuo riprendere 1' esercizio delle sue funzioni in lutto o in parte , il segretario aggiunto non potrà negarsi a dimettersi dalle attribuzioni conferitegli. REGOLAMENTO PER LE PROPOSIZIONI E NOMINE DE' SOCII NON RESIDENTI , CORRISPONDENTI ED ONORJlRlI. „/ ( Approvato nella tornata de' 23 Giugno 4835 ) Art. 1. Non sarà ricevuta alcuna proposizione per socio non residente , o corrispondente , se non sottoscritta da un socio residente: se lo stesso socio non mostri all'Accademia di essergli state fatte premure dall' aspirante : se contempo- raneamente alla proposta non sottometta all' Accademia ope- re messe a slampa dal medesimo , ovvero memorie mano- scritte, o almeno notizie di giornali donde rilevasi, che l'a- spirante abbia pubblicata alcuna opera. Art. 2. il presidente annuale commetterà a tre socii re- )( 242 X . sidenli della classe , alla quale le opere, o i manoscrilli pre- sentali apparlerrauno, l' esame di tali lavori. I socii incari- cati di siffatta disamina saranno tenuti nella prima riunione della classe di presentarne in iscritto un esame ragionato , unitamente al loro parere. Se questo sarà favorevole, il pre- sidente della classe disporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la maggioranza approvi, che la propo- sizione si riferisca all'Accademia: hene inteso però, che trat- tandosi di lavori manoscritti, nel parere della classe, ove sia favorevole, dovrà enunciarsi che questi meritano di far parte degli atti accademici. L' avviso aOermativo , non meno dei censori, che della classe, si leggerà dal segretario di questa nella prossima tornata accademica: dopo di che si passerà lo scrutinio a voti segreti , e la maggioranza deciderà dell'am- missione. Art. 3. Volendosi proporre alcuno per socio onorario , il proponente sarà tenuto di manifestarne prima il nome al presidente annuale, il quale consulterà segretamente il se- gretario perpetuo, ed i presidenti delle classi, per esaminare, se la persona, che si desidera proporre, sia fornita delle qua- lità che saranno descritte nel susseguente articolo. Risultando il parere favorevole, ne sarà dal presidente annuale autoriz- zata la proposizione all'accademia, la quale in fine deciderà dell'ammissione, o rigetto a maggioranza di voti segreti per bussolo. Se la proposizione sarà rigettata, non so ne farà men- zione nel verbale dell'Accademia. Art. 4. Per poter esser socio onorario, si richiede un no- me celebre nelle scienze, ovvero nelle lettere, o nelle belle arti, o pure sommo ufficio civile per lo quale quel tale perso- naggio possa contribuire a promuovere le scienze, le lettere e le belle arti. INDICE I. Indice delle tornate. Tornata Tornata dell' 11 gennajc.pag. 5 del 12 luglio pag. 120 del 23 gennajo . » dell' 8 febbrajo... » 7 del 19 luglio » 127 17 del 9 agosto » 144 del 22 febbrajo... » dell' 8 marzo » 22 del 23 arrosto » 155 37 del 6 settembre.... » 164 del 22 marzo » S3 del 27 settembre.... » 178 del 19 aprile » 62 del 15 novembre... » 191 del 26 aprile » 79 del 22 novembre ... » 194 del 14 giugno.... » 99 del 6 dicembre.... » 207 del 28 giugDO » 112 del 20 dicembre,... » 213 li. Indice delle comunicazioni scienti fiche, e delle letture accademiche. Arabia Francesco Saverio — Cenno suH' opera intitolata: Con- siderazioni religiose e civili intorno all'educazione de* Sor- domuti ........ pag. 10 Inno a S. Tommaso d'Aquino ...» 145 Adriani monsigr. Anastasio — Nota sopra una nuova edi- zione delle lettere di Francesco Petrarca. . » 22 Baldacchini Michele — Sonetti due 1. L'Immagine 2 L'in- fermità dell' a. » 5 )(244)( ■ Discorso proemiale alla version poetica del Prometeo di Eschilo. ..•....» 213 Barbarisi Gennaro, (Giov. Guarini, e Gabriele Minervini) —Relazione sulla memoria manoscritta intorno al can- forato chinico del sig. dolt. Vincenzo Taglè . » 21 Bolognese Domenico — La donna di Cartagine, Sonetto » 125 Campagna Giuseppe — Sonetto in morte del eh. Nicola Nicolini » 95 Canto XIII del poema l' abbate Gioacchino . » 109 Canto VI dello stesso poema .... » 208 Capasso Bartolomeo — Sul vero cognome del Cariteo an- tico Pootaniano » 37 Costa Oronzio-Gabriele — Nuove osservazioni sulle ap- pendici anali maschili de' pesci selacini o plagiostomi. » 125 Del Grosso Ab. Remigio — Nota sulla regola, secondo la quale debbono procedere i segni nello sviluppo di un determinante in prodotti di determinanti minori. » 196 Nota su alcune rimarchevoli proprietà delle super- ficie di quart' ordine e di quarta classe . . » 198 -Gdakini Giovanni — Vedi Barbarisi. Manna Giovanni — Saggio di nuove partizioni economiche » 33 Continuazione — Idea di una storia dell' Economia po- litica » 155 Minervini Gabriele— Memoria sulla natura della Scrofola » 18 Relazione sopra un opuscolo del dottor Aurelio Fini- zio » 124 Relazione sul!' opera de' signori Bachelet a Froussart intorno la rabbia » 127 • Ragionamento intorno all'esistenza di un vtrws scro- foloso specifico » 141 — Ragionamento sulla scrofola — se questo morbo sia contagioso » 150 -*— Poche parole sopra alcune idee del Raciborski » 178 X 245 X Vetri Bàbbarisi MiNiERi-Riccio Camillo — 1 memoria relativa alla ge- nealogia di Carlo 1 d' Aogiò — Carlo 1 di Angiò » 71 Albero genealogico della prima generazione di Car- lo I di Angiò 76 6js Seconda memoria sulla genealogia di Carlo 1 di Angiò - Beatrice » 79 MiRAGLiA B. G. — Cenno biografico di G. Vimont. » 188 Palmieri Luigi — Osservazioni sulle temperature delle fumarole che si generano sulle lave del Vesuvio » 12 Descrizione di un sismografo elettromagnetico » 95 Perifano Tommaso — Prima parte di un ragionamento intorno la scienza del ben vivere sociale, opera del Comm. Ludovico Biancliini .... » 120 DE Renzi cav. Salvatore — Di alcuni documenti della scuola Salernitana , comentario . . . » 26 Notizia della memoria del dottor Lorenzo Corvini intitolata « Dell' innesto nella peripneunionia o polmonera de' Bovini ». . . . » 60 Notizia delle nuove opinioni del sig. Angelo Bò da Genova su' contagli , e delle contrarie osserva- zioni fatte dalla facoltà medica del nostro supre- mo magistrato di salute . ...» 70 Notizie biografiche di Bernardino Bertini . » 105 Nota sugli avanzi del palazzo di Arechi in Salerno » 165 ScHiAVONi Federigo — Relazione intorno il libro del sig. Luigi Maria Greco su'calabri tremuoti . . » 63 Relazione sul lineametro del sig. Giovanni Nocco » 65 TuLELLi Paolo Emilio — Nota storica sul movimento della idea filosofica nel Reame delle Due Sicilie dal 1815 al 1850 » 87 Relazione intorno la poesia La bella di Camarda novella abruzzese del cav. Emidio Cappelli » 114 )( 246 X III. Cose diverse. Accademia pontaniana —Invitata dal presidente a col- tivare gli studii biografici . . . . » 5 Differisce la nomina di un socio da surrogarsi a Giovanni Guarini » 37 Risolve di acquistar l'opera del sig. Achille Costa sugi' insetti nocivi alle piante utili , premiata dalla R. Accademia delle scienze di Napoli . » 105 Delibera di acquistare un esemplare della pubbli- cazione intrapresa dal sig. Ajace Geremicca, in- titolata » Ritratti di uomini illustri contempo- ranei del reame di Napoli ». . . » 121 — — Invia una commissione per ringraziare Sua Maestà ed il Direttore della Istruzione pubblica per uno straordinario incoraggiamento ...» 127 Atti. Pubblicazione del Rendiconto . . . » 37 CoRRispo]VDE>ZA — R. Società economica di Terra di La- voro in Caserta » 16. 62 Commissione per la erezione di una statua a Geof- froy S. Hilaire in Eiampes. ...» 191 I. R. Accademia de' Georgofili in Firenze . » 79. 222 I. R. Istituto Lombardo in Milano 110. 112. 120. 177. 222. R. Accademia delle scienze di Monaco . » 53. 62 104 R. Accademia delle scienze di Napoli . » 99. 153 Accademia Medico-chirurgica di Napoli . . » 194 Accademia Pontificia de' nuovi Lincei in Roma. » 61 R. Accademia delle scienze di Slockholm . . » 189 R. Società Economica di Abruzzo Ultra I io Teramo. » 192 X 247 X I. Società geologica di Vienna . . . . » 178 Socielà degli Anliquarii di Zurigo . , . » 191 Libri ricevuti in dono — 7. 17. 2L 2-2, 30. 37. 53. GÌ. 98. 104. lOG. 109. 113.120. 126. 144. i:>3. IGi. 189. 191. 192. 206. 212. 213. 221. Acquistati — 6. 16. 17. 106.126. 164.177.194.207. Ministeriali — Il ministro presideolo del consiglio de' ministri invia in dono l'Almanacco Reale per l'an- no 1857 )> il Morte di socii dì varie classi — cav. Nicola Nicolini (onorario], Giovanni Guarini . ...» 37 Dottor Bernardino Berlini (corrispondente) . » 105 S;iivatore Cirillo » 112 Cavaliere Pasquale Panvini .... » 164 Premio Tenore — Sviluppo del tema e programma per r anno 1857, riproposto per le scienze matematiche » 7 Raccolta de' temi relativi al programma di storia e letteratura antica per l'anno 1857 ; e nomina della commissione di esame . . . . . » 17 Scelta del tema » 79 Sviluppo del tema e condizioni del programma » 121 Enumeraz one de' lavori pervenuti all'Accademia , relativi al programma delle scienze morali proposto nel 1856 » 123 Programmi — Due programmi in matematiche della R. Accademia delle scienze di Napoli ...» 99 Programma dell'I. R. Istituto Lombardo, relativo alla malattia de' bachi da seta .... » 112 Relazioni delle classi — Relazione della classe delle scienze naturali intorno la memoria del segretario aggiunto signor Gabriele Minervini sulla natura della scrofola » 106 Relazione della medesima classe intorno il lii^iona- X 248 )( mento (lei Segretario aggiunto sulla esisimza di un vi- — i- rxis scrofuloso specifico ; e se la maJallia scrofulosa sia confagiosa » 191 Rescuitii reali — Real rescritto, col quale S. M. si è degnata accordare all'Accademia, a titolo di straor- dinario incoraggiamento , la somma di due. 150. » 127 Soai NUOVI — Residenti — Prof. RalTaele Cappa , prof. An- tonio de Martino » 207 Non Residenti — Doti. Giuseppe Augelluzzi . » 21 Cesare Lombardi de' Satriani . . . » 61 Corrispondenti — Cav. Guglielmo Pelers . » 16 Dott. Antonio Garbiglietti, cav. G. B. Pescelto » 109 Prof. Ambrogio Robiati .... » 177 Sig. Guglielmo Ilaidiui^cr .... » 191 Ufficii deli' Accademia per 1' anno 1838. . . » 191 )( 249 )( Pag. ERRORI CORREZIONI 9 1ÌQ. 8 1838 1858 — — 23 lori loro 14 — 31 50" ... 250" SO"* ... 250™ 66 — 10 alidada ae alidada ac 68 - 16 soddisfare tal soddisfare a tal 99 - 2 perodiche periodiche 75 bis 77 112 — 10 P, F. A. P. F. A. 114 - 8 lovoro lavoro 119 — 7 iotorbidando intorbidano 122 — 22-23 diligenle diligente 133 - 5 né accelerino ne accelerino 182 - 23 necessarey necessarely 192 — 29 luma luna 198 - 16 la perpendicolari le perpendicolari 214 - 7 dall'uno dall' una 26^^0V.92 (,