mmmmMm%m^% a>S:&3>:2 ^^^S?iv,£fSI2 ^ ^:s' SS.il<9><&2&2 DSLL' ACCADEMIA NAPOLITANA DELLE SCIBNZ S E a I O i^ E JJ-cilii a permessa la lettura fin dal di 19 die. p.p. , ed indi eia slata rimessa a" due sudilelti soci per un esame sommario , e per qualche modificazione a farvi, a fin di renderla men libera di come era stala scritta dall' autore, il quale per non aver voluto tralasciare alcuna circostanza nella descrizione che ne aveva fatta , aveva dato luogo a talune occorrenze , che potevansi comodamente omettere. 11 parere de' commissari essendo slato favorevole , 1' Accademia ha deliberato che un tal sunto potesse inserirsi nel Rendiconto , e che il segretario perpetuo rin- graziasse per lettera il signor Cola|)rete , incoraggiandolo a nome di essa a prosegui- re con pari diligenza in coltivare a promuovere le scienze naturali (2). 11 socio delle Chiaje , dopo una lunga assenza dall' Accademia , per la grave e penosa malattia che lo aveva afìlillo.sitè presentato in questo giorno conalla mano una Memoria intitolata : Descrizione anatomica de più interessanti mostri umani conser- vati nel Museo anatomico della R. U. degli Studi, che avendola letta 1' Accademia de- siderava , che per 1' importanza di essa venisse serbata per gli Alti ; ma le ragioni poc' anzi atldoltc V hanno dovuta far piegare alle istanze del socio autore , perché venisse pubblicata al piìi tosto nel Rendiconto. Per quanto lice argomentare dal suo titolo , esso ci fa sperare che il degnissimo socio autore voglia donarci altri simili suoi lavori. Era pure intervenuto alla tornata il socio corrispondente Nicola Trudi per leg- gervi una sua memoria sul principio fbndamcnlale per la teorica delle equazioni rela- (1) Vogg. nel voi. prec. il sunto degli Alti per la tornata del 17 marzo I8VG , e'I di- scorso prouunziato dal segretario perpetuo ncll' adunanza pnbblica della Società ilaele Borbom- ea nel 31. giugno dolio stesso anno. (2) Questa lettera è stala riportata noi nnm. prec. del Rendiconto x pag. 417 , per cotitìc- re lutto iiuello che arca formato il soggetto degli Atti accademici nell' anno ISitì. Uro all' fsisteiizn delle radici in quelli- di grado pari ; e circa la forma delle radici ini' viagiiiarie. Ma 1' ora essendo più taiJa , e la sessione di mollo prolungata , il prosi- deiile n' ha differita la lettura alla tornala prossima yentura. Il segretario perpetuo lia pure annunciata per questa una Memoria del nostro so- cio ordinario cav. Bozzelli, intitolata : Disegno di una storia delle scienze filosofiche in Jinlia, dal risorgimenlo delle lettere sin oggi . Como ancora un' altra del socio cor- riiiiuìndcnte ì). 'Vincenzo Scmmola , concernente la natura, e la genesi del Mgscheri- tia del caprifico. MEMORIE E COMUNICAZrOIVI DE SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL' ACCADEMIA. Descrizione e notomia de più interessanti mostri umani conser- vali nel Museo anatomico-patologico della R. Università de<^li Studi fatta da S. delle Chiaiiì. ( Sin dal mio primo avviamenlo scieiitifico rivolsi l' allenzione alle orgnnicUe (□onialie , di che fanno tcstilìcazione i mostri da me descriui (1) , e ricordali ia tarie classiche opere teratologiche oliramonlane (2) . Ed anche quando, per ubbi- dire al celebre G. Sav. Poli , dal centro del regno animale ossia dall' anlropo- toniia fui sballato alla sua periferia per isnuiuinare la fabbrica dc^li organismi in- leriori , non ne deposi mai il ueiisiere , siccome il contestano altri miei successivi lavori analoghi (3j. Dopo cinque lustri, epoca del mio pubblico concorso per la va- cata Cattedra di sezioni notomiclic della R. Università degli Studi, durante il Retto- rato di un nostro collega oriianienio massimo della eliioace medicina napolltana TA), a spontanea proposizione deHillustre Presidente della pubblica Istruzione e del dotto Ministro degli all'ari Interni, la Clemenza del Re , quantunque io fossi assai depau- perato di lena , mi chiama là , dov era slata la primitiva mia inclinazione , cioè pir un ran^o di scienze positive da me coltivalo in tutta la sua latitudine. Talché a dimostrare la utilità del nostro Museo uotomico apre il campo alle mie rìserche un importante feto mostruoso non ha guari speditomi, cui seguirà la disamina di que'deposilati ivi dail operoso Nanula, sebbene fossero sforniti di sistematici nomi, delle convenienti notizie sloriche , della dovuta autossia cadaverica , oltremodo alte- rali dall'acquavite. Ed avrò perficuamente impiegalo il tempo a prò della collezione di detto Stabilimento col rij)ianare le indicale lacune ; ingegnandomi di fare risor- gere ciò , che da molti lustri vi era rimasto non apprezzalo, anzi affatto perduto per la scienza , e di renderlo proficuo alla istruzione della gioventù sludiosa. Le mostruosità sono turbamenti della organica natura l'alte non per raccapric- ciare gì' ignoranti , ma valevoli a decil'crare taluni inesplicabili fenomeni embrioge- (i) Atti del R. Islil. iV Incorag. Nap. 1822 ,111 fig.— Miglietta Giorn. med. n(i/).an.l823. (2) GeolTfoy s. Uilaire Uist. dea anom. de lorgun. Par.l83G , II 108, 170 ; IH l'»8, 185.— B«rco\v AJvn.'lia atiiw. du/d. I.ips.l829, Il lig. ('òj Oi>itsc.tii-incd.'Sn[). 1832, lig. ; Islor. analom.-tcrat. di una bamb.rinoc. Naj). 18V1, fìj;. (4) Gay. Sanloio chirurgo di Camera di S. li. niii , 0 por accre.iC(ro il patrimonio ildlc umane cof;nÌ7.ioni. N'esporrò quindi dap- prima i particolari anatomico-lìsioloi^ici , indi la conferma o dissenzionc alle coiiclu* siooi emesse da sommi tcratologlii inlorno a simili deviamenli , che non furono al- (erto trascurati da' nostri sapieutissimi maggiori (1). RIEIMORIA I. lìigiiardantù due Jcti celo-tciromelici. A' IO maggio 18'iG in Vcnafro nella Campagna felice una conladina di anni 36, di valida costituzione fisica , madre di altro figlio ben formalo , senza avere soffer- to alcuno fenomeno di penosa pregnczza , nel di cui setlimo mese sgravossi di due orride creature, appartenenti alla tamiglia delle organiclie deviazioni si cclosomiclie, come ectromeiiclie, avendo addominale sventramento , ed uno o due soli arti , anzi mutilati. Rappresentasi dalla prima la focomelia con mani , o piedi solitari inseriti sul tronco simili alla foca , e dalla seconda la emimelia pc' mend)ri toracici od ad- dominali a guisa di mugnoni eolle dita nulle oppure iinperfellissime. Giacche riten- go la svcnlrazione qual comune loro turbamento , e facile a complicarsi eoa mo- stri di altri generi specialmente ectiomelici , che vi hanno strettissimo rapporto . Entrambe dalla sciocca levatrice , e da' loro genitori, sorpresi da' pregiudizi vol- gari doniinanli ne' paesi , furono immantinenle seppellite . 1 medici di là Manzelli Fusco e Capaldi appena che n' ebbero contezza , ossia dopo il quarto dì , ne or- dinarono il sollecito disolterrameolo. Fusco abbozzò in lineare disegno le esterne fat- tezze di una sola creaturina, ed insieme a Capaldi, fattane cadaverica sezione , rac- colse le poche notizie qui sotto trascritte , spedendomi 1' altra intatta , ma già av- viata alla putrefazione. § 1. Descrizione notomica del mostro cillo-J'ocomelico. L'attuale feto presentava il labbro leprino con fessura perpendicolare al- la pinna destra del naso schiacciato , la quale era nella base pure aperta . I lobi (1) Adhuc videtur Masaeum F.lmperali , quod inslructissimum est omnibus naturae miraculis, i$ quo Aldrotandi ud Imperalum ibidem extat epistola , comparans huius Musaeum cun» menia di- lilit , euiu< micae tufficiant adornando Dlusaeo Ulyssiano. Descripsit eius fili'is oinniun\ hisloriu , Francitcui aulem operit aueinr non fail , sed Siclliola, praeceplor maijnnrum viroruin Schipani , Sn trini tic. Yxdi ibi foelum bicipilem, ilem schelelum pygmaei exiguum vix palmam longum, quod ttmen faclilium haud naturale pulanl Scoerinus et Donzellus urbis huiut medici, BarUloUni Bpiit, mtditin. etnt. I. Uafn. 1663 , / 201. 9 polmonari posti so|)ra lo gtomnco con circolare abbozzo di diaframma stavano con- fusi insieme con il fegato e la milza Ira le budella entro il sacco del bellicalc sven- tramento. Aveva due vesciche orinarie, ognuna provveduta di un solo uretere ; non- ché mancava di organi genitali, di ano , e delle ossa pelviche. L'omero dell'arto to- racico destro terminava con tre dita attenuate e senza unghie ilaltro dell'arto sinistro più allungalo teneva V ulna , il laggio e Ire dita contralte come le destre . Videsi terpeggianle la teca vertebrale , ed unico 1' arto pelvico sinistro a regolare contorno esteriore, essendo fornito tanto di duplici femori coloro capi connessi alla 1. e 2. vertebra lombare, quanto di tibie, però lutti insieme innestati. 11 piede apparve for- cuto sino al dorso, aderendo al calcagno due dita senza unghie. § II. Descrizione del mostro celo-emimelico. Per poco che riflettasi alle esteriori fattezze di questa maravigliosa creaturella , si rimane raccapriccialo de' suoi deformi lineamenti visuali. Non vi cade dubbio , qualmente la di lei faccia mollo somigli a quella di gatto, per le profonde irregolari rughe , per la mediana fessura del labbro superiore ( labbro leprino complicato ) chiusa dal triangolare sollevamento dello inferiore , e quivi le gengive presentavano successive incisioni simili a' denti, pel naso pulcinellesco nel solo dorso prolungato e ricurvo , a causa dp.lle deficienti pinne apparendone l'arrossila tunica schneideria- na de' turbinali ossi inferiori . Intorniano le palpebrali aperture piccole e corrugate due occhiaie nere come il lineare avvallamento esteso dallo esleriore angolo oculare sin sopra le rispettive orecchie colle uditorie conche d' assai slargate . E quelle e- mulano aCfalto la oscura area degli oculari sfondali delia nota maschera di pulcinella. Al brevissimo collo segue la coppia di arti superiori finiti da cutanea piega o prolungamento semicircolare, osservandosi nella palmare vola del destro cinque dita, cioè tre esterne poco distanti dalle due interne, e sole quattro nel sinistro, sembran- do le mani uscire dal sotloposto tonico di un frate. IjC estremità inferiori sono d'ine- guale lunghezza, rassomigliando a duplici monconi bilobati: cioè il destro corto, e giti ingrossalo, teneva nell' interiore lato un dito collareola delle unghia, chiamato coda dal padre di tali mostri ; ed il sinistro due volte più lungo e crasso, ma ristretto nel- r origine , terminava in una coppia di grosse clave , o sia 1' esterna maggiore e piii breve della interna minore. 2 10 § III . Apparato osseo e muscolare. La calvaria aveva ricevuto ringrandiraentorichicslo ad un feto setlimeslro. E- rano secondo il solito la colonna vertebrale con il sacro , e l coccige. Slavano sette brevi e libere costole a dritta, ed undici a sinistra. Mancavano però lo clavicole , lo sterno , le restanti ossa pelviche, le fibole , la tibia destra , i tarsi, li metatarsi e le falangi , se non che alla metà del femore destro corrispondeva la serie de' due ossetti metatarsei col primo secondo e terzo falangettco . Imperfetto ii' era l'apparecchio muscoloso ; compiuti apparvero i muscoletti ele- vatori della prima costa , e soltanto qualche altro degli arti presentava la struttura lacertosa. Nel resto poi le fibre muscolari flaccidissime dalle ossa irraggiavansi verso la sottocutanea superficie , approssimandosene vieppiù la tessitura alla fitta tela cel- lulosa . § IV. S plancnologìa fuori e dentraddonnnale. Pendeva dalla ombilicale regione il sacco viscerale od esonfalo. Alla di cui in- feriore parte a[)pariva un' apertura con duplice orlo ; attaccandosi all' interno il funi- cello ombellicale, ed emulavasi dallo esterno lo sfintero dell ano fornito in giù di una eminenza simigliante al corpo cavernoso del pene, e messa in su di triangolare area mocciosa. A dritta del suddetto forame usciva porzione di uretere nel corso interrot- to e chiuso ; a sinistra esistendone altro più lungo e tortuoso con ovale sacco vaginale albergante il rispettivo testicolo . La vescica orinaria ovale-depressa , stretta in giù , bilobata ed allargata su , rome il contiguo intestino crasso con breve appendice vermiforme, mancava di este- riore apertura. Il budello tenue flessuoso aveva il mesenterio attaccalo al fondo del sacco erniario . Quello reslringevasi nel pilorico orifizio dello stomaco , diver- sificante dall' ordinaria forma perla protuberanza conica arcuata in sotto, ove tocca- va la milza ovale postavi a traverso; meutre il fegato alquanto più allungato, ma del- la stessa figura , giaceva a drilla. Dissecali li comuni integumenti trovai unica cavità addome-toracica , tutta pie- na di briglie di valido tessuto cellolare.Nel basso suo fondo esistevano due lobati ro- gnoni orbicolari o schiacciati, trovandosi il destro nella relativa fossa iliaca, ed il si- nistro più superiore e mediano. Tutti e due rimanevano in parte occultati dal pol- mone dritto trigono-depresso, come dal mancino ovale maggiore e bilobato ; finendo- ne i bronchi membranosi nella trachea, che imbutiforme scendeva da dietro alla gros- sa e consistente glandola tiroidea. 11 sottoposto esofago prolungavasi fino al gastrico orifizio superiore fuori la ca- vili! loraco-addominule . Nel mezzo di questa sotto 1' esofago slava la borsa cardiaca^ Il composta dalli» orc.ccl)lcUa in porzione clavcforme suppriorracnte inclinata a destra , ed in ciiindroiJea orizzontale sboccante nel ventricolo posto verso sinistra , essen- do reniforme e loboloso . N' esciva superiormente il bulbo aortico, conico-bisiuogo, e rivolto a diitla. Tanto queslo , chela oreCLbietta erano fibrosi, abbastanza fit- ti , mancando di valvole in ambidue i forami . Lacertoso-spugnoso n' era il ventrico- lo del cuore ; anzi presso il suo mezzo vedovasi alquanto angustato , internamente lenendo un cercine traversale , cui aderivano le due metà analoghe, una alla valvula mitrale, e l'altra alla tricuspidale cou duplici, invece di unico tendine finale. 5 V- yipporato sanguigno . ti arteria aorta estenuala , tosto bipartivasi in due arcuali tronchetti ; dal su- periore maggiore immediatamente veniva la carotide primitiva destra , dando un ramicello a' muscoli cervicali , ed altro ad una glandulelta ; ma vicino 1' ascella destra insieme all' inferiore componevano il sigmoideo tronco aortico . Dal quale avevano origine la omerale con la scapolarcela mammaria, indi la ulnare divisa ia laggiale , e nelle dilarie interne ed esterne . L' aorta viemaggiormenle ingrossata eocciava io sotto la vertebrale destra avviata entro la colonna spinale , e dalla oppo- sta convessa parte forniva un troncbicello sparlilo nella tiroidea , carotide , verte- brale ricca di rametti cervicali , ed omerale destra colla simile divisione ulteriore della compagna . La succcnnata aorta rettilinea cacciava poscia la intercostale de- stra bipartita ed assji piìi la femorale sinistra , da cui superiormente rivolc;eva la epigastrica , e dati parecchi successivi rametti all' interna banda femorale , prima del poplite srparavasi nelle tibiali anteriore e posteriore . La celiaca sorgeva a destra del tronco aortico , e diramavasi nella coronaria, cui spettano due ramicclli polmo' nari e r esofageo , a quintupla ramificazione sopra l'anteriore superficie cardiaco- ventricolare , non che nella tripartita gastrepatica , nella splenica bifida , oltre du- plici rami mesenterici . Seguiva la meseraica dapprima rettilinea , poi curva , dando i raniicelli entcroidei a duplicata successiva diramazione , Cuchè terminava sparpagliata nella ceco-vescicale . Esili erano le renali destre , uscendone in loro opposizione dalla medesima aorla altro paio diretto alla teca vertebrale , e più in- feriormente la emulgente sinistra. Piccina come il corrispoodeute arto era la sotto- postavi femorale colle proprie li4)iali . La vena ombilicale cominciava ad ingrossarsi, e scorse poche linee internamente offriva parecchie briglie lendinose e due forami aperti nel laterale sacco vescicolo- so , quasiché cilindrico e prolungato fino a destra del collo , essendo presso a po- co analogo ad uno de' toracici dutti delle testuggini. Però, tranne un corpo o- Tale granoso ed un secondo reniforme posti a dritta della cervice , non che parecclii acinclti rossi nelle ascellari adiacenze , oieote più vidi di glaDdoloso indizio . 12 Laonde il sopraddcllo tronco TCnoso riceveva la femorale sinistra ad arcuala prov- To^ncnza dalla tibiale estremità del primo lobo dell' inferiore arto sinistro , girava liei secondo lobo , dove esternamente raccoglieva 1' altro ramo tibiale \ il tronco co- mune crosso abbastanza , sorpassato il capo femorale , dirigevasi alla ombellicale . Pure bipartita riraarcossi la tibiale destra , seguendovi la corta femorale terminata nella beiliealc , clic ascendeva lunghesso la mediana linea delle pareti addominali. La vena palmare era spartita in duplici semicircolari rami , dal minore interno di questi nascendo le bifide ditarie , che producono la ulnare e la raggia- le, indi la tortuosa omerale ; la quale , sotto 1' ascella accollo il tripartito tron- cbicello della suprema regione destra toraco-addominale , aprivasi nella ombi- licale , in cui dritto calava il tronchetto , soltanto in su orizzontale , compo- sto dalle due glugolari e più innanzi dalla vertebrale , provegnente dall' in- terno delle ultime vertebre cervicali . Il tronco delia vena mesenterica , o me- glio delle porte , risultava dalla cicco-vescicale , da' molliplici ramicelli enterici biforcali , non che dalle splenica , gastrepalica e polmonare, quindi con tronco assai grande imboccava nella orecchietta del cuore. § VI. apparato ncrveo. Scarsa pulta cefalica , indice della piccola mole cerebrale , rinvenni entro la oalvaria . La midolla spinale roseo-gialliccia era nello slato normale , eccetto però nelle vicinanze delle vertebre lombari, dove la coda equina finiva bifida, a- vendo verso il sottostante rene destro un pereforrae allungamento . Poco disco- stavasi dal regolare andamento la uscita de' nervi rachidiani con iudislinli fa- scetti anteriori e posteriori . Selle nervi componevano il plesso bracciale , ma, eccettuato il bifido rametto rivolto sul principio del braccio , uno di essi mi- nore simile al perforalo di Casserio sfioccavasi prima dell' articolazione omero- cubitale ; r altro maggiore fiancheggiava il raggio , ove dato un ramicello arri- vava alla vola palmare . U sinistro plesso sciatico costava di cinque nervi , il primo solitario , ed uniti il secondo al terzo , come il quarto : quali tre nervi piatti vicino il capo femorale costantemente dividevansi in due sino al loro spar- pa'diamenio sotto la cutanea periferia . Unico peraliro era il nervo sciatico destro depresso e grandicello , surto della opposta inferiore banda delia coda equina , e d' appresso al capo del femore eziandio diramavasi nel cutaneo integumento. La ganglica catena intercostale risultava a sinistra da due superiori gangli fu- siformi , e da vari successivi orbieolari ; mentre a destra eravene un solo del- la prima figura , e pochissimi della seconda . Le ganglioniche filiere soramini- iiravano ovunque inestrigabili filetti alla mediana eoppia di nervi grandi simpalici fino al fondo addominale . Grossi abbastanza erano i pneumo-gastrici costeggianti l' esofago sino allo stomaco . 13 § VII. Meccanica della circolazione. Perla vena ombili cale placentaria il san;;ue arterioso passata nella ombilicale feto- addomi naie , poscia accolta la linfa del descritto sacco toracico , e qaello reduce dagli arti inferiori ascendeva per la linea mediana dell' addomine , dorè nella indicata vena imboccava pure il liquido cruorico degli arti superiori , ca- landovi r altro del capo e del collo . Il sangue inoltre delle vene ceco-vesci- cale , enteriche , splenica , gastrepatica e polmonica era liberamente versato nella orecchietta e metà del sovrapposto ventricolo , quivi soltanto venendone impedito il regresso dalle valvule mitro-tricuspidali, e sotto le sue contrazioni incanalavasi nel bulbo dell' aorta . Ma pria di distribuirsi a' duplici suoi archi, ne andava un poco al capo , indi diffondevasi al braccio drillo , cotitempora- neamenle al sinistro , alla lesta , alla glandola tiroidea , alla parte destra delia colonna spinale, alle costole , all' arto inferiore sinistro, al cuore, a' polmoni, allo stomaco , al fegato , alia milza , agi' intestini tenui e crasso , alia vescica orinaria , a' rognoui e da ultimo all' arto inferiore mancino . Ognuno agevolmen- te rileva , quanto 1' esposto circuito sia diversificarne ed anomalo dall' ordina- rio e normale suo corso ; imperocché invece di due circolazioni la iialura vi a- veva ordito tre irrigazioni onninamente imperfette e contrarie , anzi 1' una distrut- tiva dell'altra. Val quanto dire la placentaria arteriosa per la vena ombiiico- giugolare era sprovveduta affatto di comunicazione cardiaca ; la viscerale ad opera delia vena portenterica confluiva nella orecchiella del cuore ; e la felo-pla- centaria venosa reduce dal bulbo aorlo-cardiaco finiva nella arteria ombilico-pla- ccntaria. § Vili. Pensieri emhriogenici. Tra gì' illustri membri dell' Istituto di Francia destinati a seguire Napoleo- ne in Egitto , vi fu GeofiVoy s.IIiiaire , il quale dopo tante scoverle là falle si ri- volse allo studio dell embrione umano , allorché per cagioni a noi perfettamente oc- culle se ne turbi il regolare sviluppamento.Così pervenne a stabilire qual fondamen- tale assioma , che il feto della specie nostra ne' suoi diversi stadi vitali percorra i vari modi di evoluzione degli esseri della intera scala animale , da Laennec ed An- drai applicalo benanche alle patologiche alterazioni . Or i mostri in discorso, tuttoché contino il settimo mese compiuto di vita enlru- terina,e relativa alla corrispondente loro mole corporea, nel normale sialo dei visceri sarebbero stali tanto vitali , per quanto lo sia io medesimo nato eziandio di selle mesi : però qualora 1' autossia non ne avesse rilevalo le imperfezioni , che dichiara- no in tal' epoca interamealc assoluto il termine della loro vita si deolro come fuori 14 I utero materno. Sinodo a'canonì teratologici del s.HIiairc, eglino per l'organizzazìono intcrua avri-lìbcro dovuto uresenlare traiti di analogia con i Rollili . Cosi di fatto è accatlulo per (piillo da me dissecato , rassomigliando ora al primo loro ordine os- sia de' cheloni , come le testuggini , somiglianza non {sfuggila alla sagacia dell' Ippocralc remano (1) , ora all' ultimo de' medesimi ove sono le rane , e talvolta an- cora più in basso della gran catena degli animali. Vaglia la verità esso possedeva la vescica orinarla , il budello crasso , sebbe- ne fosse provveduto di lorla appendice vermiforme de' Mammiferi , la imperfetta cloaca, e I membro genitale siccome nelle rane e salamandre : con le quali conveniva pure pel cavo toracico comunicante coiraddominalc,per la trachea ed i bronchimem- branosi , avendo le cellette del lobo inferiore polmonico destro permeabili all' aria da rendere almeno quivi mal ferma la pneumonica docimasia. Le reni per figura e fab- brica , prive però di glandolo soprarenali, erano alTatlo simili a' rognoni delle testug- gini. 11 fegato senza cistifellea nella forma diversificava da quella degli esseri ver- tebrali ed invertebrati. E neppure tra questi ultimi tiovava esempio la defi;ienzadel pericardio, dappoiché il cuore unilooolare emulava o due sovrapposti ventricoli car- diaci di testuggine , essendone la figura e la tessitura lacertosa quasiché identica; oppure atteso alle valvule mitro-tricuspidali aveva marcali traiti di analogia coli' an- teriore e posteriore ventricolo di un difforraalo cuore umano . Al di cui primordiale sviluppo è da riferirsi il bulbo,non che i duplici archi dell'aorta, eh' erano come nelle salamandre, ne ranocchi e nePesci; ma le] rimanenti diramazioni di questa arteria indi- cavano a chiare note il sommo sconvolgimento subito nel distacco, nel corso, nella di- stribuzione loro da non trovare similitudine anche fra quelle degli animali inferiori . > icppiii imperfetta videsi la ramificazione venosa. Il particolare sistema Jacobsonia- no oravi in gran parte abbozzato collo sbocco delle vene femorali alla ombilico-ad- dominale, la di cui rimanente porzione disimpegnava l'incarico della cava superiore. Mancava l'anastomosi colla vena porla , la quale adempiva all' officio della cava infe- riore , cioè di trasportare alla orecchietta del cuore il sangue de' visceri . (i) Plura dici possent de Tatudinis anatome , polissimum de comparalione circulationis lan- t/itinis lestudinis ad comparai ionem cireutatinnis eiusdem in foclu humano, in uteri cavilatibits con- cluto , nec non de difposilione vasorum et vcnlriculorum cordis in foelu ; de commtinicalione fura- minitmalit cum cordi» cavitatibut, huiusque furaminis ad vaso cordis et pulmonum peculiari dispo- ji'/iont, respeclu ac proporliont , el putmonum denitjue u$a in circulandis , trajiciendisque foetut h «inoniui-Baglivi Opera omn. Yen. lo74 , p. 2^7. 15 TORNATA DEL 19. GENNAIO 1847. Sunto c/egli Atti accademici pel suddetto giorno. Conlinuando 1' indisposizione di salute del nostro presidente esso non in- tcrviene alla presente tornala ( che però la presiede il seniore arcidiacono cav, Cagnazzi ) . Egli intanto scrive al segretario , pei: leggerla all' Accademia , una gciililissiniu lellera , tnnstrando il dispiacere che provava in non potersi trovare tra' suoi colleglli . E come che 1' Accademia da più tempo desidera- la ascrivere tra soci corrispondenti esteri il sig. Le Vevrier scopritore di un nuo- vo pianeta per via diretta , e con que' mezzi che il perfezionamento de' me- todi algebrici , e quelli della Meccanica celeste somministrano ( conformando- si ancor essa a ciò che ne avevano già praticato le prir.cipali epiii cospicue Accademie di Europa , la qual cosa non aveva potuto finora effettuare , a causa del non intervento del presidente , che dovea farne la proposia , se- condo prescrive il nostro Statuto ) ; però non volendo egli ulteriormente dif- ferire una tal nomina , esprimevasi nella sua lettera nel seguente modo : « Mi » associo con tutto il sentimento dell' ammirazione al nobile desiderio dell' Ac- » cadcmia di nominare socio corrispondente l' illustre Le Verrier è vi prego » di farne in mio nome la formale proposta all' Accademia ; come del pari » piopongo per socio corrispondente il sig. cav. IMignet segretario generale del- M r Accademia delle Scienze morali e poìiiiche dell' Inslilulo di Francia. « In visla di una tale manifestazione il segretario perpetuo , adempiendo con diligenza alle formalità volute dello Statuto , ne aveva prevenuto il vice- presidente generale interino , il quale è però intervenuto 'alia presente tornata , per adempiervi le parti che il riguardavano . Trovandosi l' Accademia in numero da poter deliberare , ha prima di lut- to stabilito the s' inviasse al presidente a Pozzuoli , ove ritrovasi ammalalo , una commissione de' Ire soci marchese Ruffo , cav. Melloni , e cav. de Luca, scel- ti uno per classe , a prender conto della di lui salute. Messasi poi in discussione la nomina de' due corrispondenti , il segretario perpetuo , ha lelti all' Accademia , per disposizione del vice-presidente generale gli articoli del Regolamento relativi alla nomina di nuovi soci , non chcilR.R. del 23. gennajo 1825. In vista di ciò, le classi rispettive di Matematiche e Scienze Morali con- siderando ) che il merito distinto del Le Verrier sia tal notorietà da non am- mettere dubbio alcuno , e che quello del cav. Mignet il sia stabilito non so- lo dalle opere pubblicate , ma eziandio per ritrovarsi rivestito del grado di segrelaiio peipcluo di una delle più cospicue Accademie di Europa , qu«lU 16 di Scicnie Morali e PoUriohe dell' Iii.4i(ulo ili Francia hi'iinondla tornata stes- sa pruiiuiijiato il loro voto sul Dierilo de" cuiidiJuli . Quindi sono stuli i lucdesinii a pieni voti accolli a' soci corrispondenti , r uno nella riasse di Male mali tlic , l'altro in quella di Scienze Morali. Il presidente generale ha chiuso 1' atto di sua spettanza con di.-iporre che il segretario perpetuo della Reale Accademia delle Scienze , a norma dell' ari. 3 del Regolameiilo, ne compilasse la corrispondente relazione , per inviarsi a S.K. il Ministro degli Affari Interni , onde oltenerne la Sovrana approvazione. Ritornata dopo ciò l' Accademia alle sue ordinarie occupazioni , il pre- sidente assunto cav. Cagnazzi ha richiesto il segretario de' lavori per la tor- nata ; ed essendovi pronte la Memoria del socio ordinario cav. Bozzelli , e quella del socio corris]iondente IN. Trudi , indicata fin dalla sessione del 5. gen- najo , ha egli disposto che cominciasse la sua lettura il Bozzelli , il quale non ha potuto terminarla , perchè la voce non piìi sosleuevalo , e ne ha rimessa la conti' Duazione alla tornala ventura , la prima del febbrajo. Intanto non essendovi tem- po bastante a leggere la Memoria del Trudi , il socio corrispondente D. Leopol- do del Re ha presentala una sua Nota contenente alcuni s juarci imporlanli di corrispoudenza astronomica col sig. Peters attualmente ih Calauia ; e si è stabilito che di essi si facesse cenno nel Rendiconto . 11 segretario perpetuo ha in questa tornata pregato il cav. Melloni a vo- lersi egli in sua vece incaricare di commettere all' estero i giornali scientifici scelti dall' Accademia , essendo certo che pel di lui mezzo 1' associazieue de' me- desimi procederà più regolarmente ; ed il suo distinto collega ha geutilmeate al suo solito accctiato un tale incarico . Intanto pe' Complcs rcndus dell' Aci;ademia delle Scienze di Parigi , e per la Biòliolìtcquc Univcrsclle di Ginevra , che pri- ma ci venivano donati, il segretario ne scriverà direttamente a compilatori di tali opere periodiche , con 1' occasioue d' inviar loro gli ultimi numeri del na- stro BendicoìUo pel correote anno . ir MEMORIE E COMriVIC AZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONnrvTI t^pm. ACCADEMIA. I ■» >»&*<• « ■ Disegno di una storia della scienze filosofiche in Italia dal risor- gimento delle lettere sin oggi . — Memoria del socio ordinario cav. Bozzelli. • Fu dettato di antica sapienza, clie per quanto l'uomo sembri spaziarsi nelle più alte regioni dell' immensità , e' non esce in sostanza dal suo proprio indivi- duo : poicliè i fatti d' ogni genere che ad arte o a caso vi discopre , non rap- presentano in complesso se non le fenomeniche conquiste di un' Apprensiva, on- d' egli a se trae come per incantesimo gli obbietti , e ne riferma in se scolpi- ta la più o men fedele immagine : si veramente che la cagion suprema per cui divicn r arbitro di lutto , è che tutto si riverbera , s' impronta e si riproduce in lui sotto le ÌMnumere>oli sue forme : ed il momento in cui fatto accorto di questa sua prodigiosa potenza , ei ripiega stupito ed impaziente lo sguardo a ìq- vcstigarnc 1' impenetrabile mistero, segnala prima, la certa, la sola origine di ogni <(llosoCa. Non è maraviglia , se le mille svariate diramazioni di tutte le altre scienze che vi si rannodano , le quali benché abbiano ad oggetto la natura esterna, pur non altrove prendono impulso e realità che da quest' unica sorgente di luce , la precorrano sovente nei loro mòUiplici progressi , e vadano sino a porne in di- menticanza la salutar direzione. Ciò dipende da quel germe di attività inquieta, onde stimolato dai bisogni della vita pratica , e pago di aver sicura benché in- distinta la coscienza delle sue proprie forze , 1' uomo cspandcsi di preferenza nelle cose che da fuori lo circondano , ed esclusivamente se ne preoccupa ed inviluppa ; dando in tal guisa continuato pascolo a quell' istinto infelice , per cui non vi è nulla che tanto lo spaventi , quanto il ritrovarsi troppo a lungo in presenza di se medesimo. Riman però sempre inesplicabile , come rivolgendosi finalmente alla contem- plazione del suo proprio essere , non sappia egli mai ravvisai- di tratto le vere leggi che ne governano la più nobil parte : si che stando si presso al fenomeno della sua esistenza , è condannato ad ignorarne o a sconoscerne il gran segreto, e spesso a balestrar lungi da lui per tentar di rintracciailo dove al certo non è possibile che si ritrovi : sino a che invilito dall' onta di sentirsi vigor si au- 3 1S dace per isquarciare con più o mcn di successo il velo di cui la naiura è co- nerà- e non averne alTatto per cessar di restarsi a' suoi ocelli un eiiii^ma incom- prensibile , rabSfgi.ooV 1 disperato partito di lasciarsi continuar d" intorno 411 ci fitto buio , ed uscir della vita , conoscendo tulio , luordii; se stesso. Questo fatto è giustiCcato dallo spettacolo innegabile , onde coloro i quali ne'yari tempi -attesero a simili ricerclie , smarrirono assai sovente lo scopo a cui pareano voler tendere nelle prime lor mosse in comune , sol percbé vennero sbrancali e dispersi nella tanta diversità delle vie in cui si gilturono per troppo desiderio di raggiugnerlo. Poiché se, generalmente parlando , non altro che le due sole prominenti della esperienza e dell'astrazione fosse lor dato dibattere, pur si scagliarono a vicenda fra loro cosi acerbi rimproveri sulla insullicienza dell' una e la inelllcacia dell' altra , che ninno più serbando traccia invariabile a' suoi pensieri , la guerra de' sistemi proruppe da ogni canto a non lasciar più oltre discernere ne 1' obi)iello preciso delle dispute , nò la speranza di una lon- tana o almen possibile concordia. La storia della filosoGa , chi la contempli nel numerosi transunti che ne Tennero elaborali sin oggi , non rappresenta infatti che una incommensurabile are- na , ove le più opposte , ripugnanti o conlradiliorie dottrine , investite tutte con freddo sorriso dal sempre funesto ed inesorabile scetlicismo , gareggiano a mostrarsi , talvolta isolale , atteggiale tal' allra ne' più strani gruppi ; e vi svo- lazzano come altrettanti aerei fantasmi , che or vi appariscono per menarvi stre- pilo , ed or se ne dileguano disciolle in sotlil fumo , per indi licomporvisi al- la ventura sotto diverse forme , e sembrarvi coniale a nuova impronta , sol perchè mutata destramente maschera e denominazione ; senza che ad alcuno sia pur dato il comprendere né qual ragione ve le riconduca , ne qual vincolo di na- turai discendenza ne faccia parte delle anleccdenli o germe di altre destinale a succeder loro in quella mobilissima scena , priva d' azione , di ordito e di ogni preesistente idea. Quindi la poca utilità ed il pochissimo diletto che ordinariamente si trae di siffatte storie , le quali non vengono esplorate di proposilo , se non da chi professando quella scienza , piacesi a far tesoro delle innumerevoli vicende , che l'han SI spesso travolta e isterilita. Vi avrebbe intanto un qualche mezzo di rinvenire fra tante svariai issime dottrine alcun principio d' impulsione, collocato di là da esse, che smascherando le cagioni onde mossero, e rannodandone con artificio le parti alla Jor vera origine , valga in certo modo a spiegarne la eccentricità , le fasi , e le bru- sche allcrnalivc di disparijione e di riapparizione ; si che ne sorga non foss' altro un ig piccini raggio di luce a riesaminar con più sicurezza V autenticità de' titoli su cui ri- posa la stessa filosofia ? Ecco 1' obbiclto che mi propongo in questo breve discorso; ed a procedervi cou ordine , ho bisogno di prender le mìe iavestigazioiii an pò dall' alto. Nello sluilio della nalura , non vi lia delirio di sistema , il quale affaccendan- dosi a discoprire gli arcani principii delle cose , perturbi o inceppi la mente nelle consuete applicazioni delle verità , che per gradi le vien dato di sorprendere ne' va- sti aggregati dell' universo. Poiché appagandosi essa di cogliere qua o là per sola esperienza il piii prossimo legame fra le c:igioni e gli effetti , ne trae utili espedienti a' suoi diversi bisogni , e non porge ascolto alle fantasie de filosofi , che si attentano d' indovinar con mille sottigliezze il gran mistero della creazione , alla quale non fu- rono al certo presenti : e le scienze fisiche in tal guisa , benché possano cader soven- te in gravissimi errori , pur si rettificano da se medesime con la ripetuta osservazione de" fatti , e si avanzano con calma in mezzo alle tempeste delle astrazioni, che riesco- no sempre per esse o inavvertite o spregiate. Non però è a dirsi altrettanto intorno allo studio dell' uomo. Prendendo quest' essere i più svariati e fuggitivi aspetti , secondo che in essci partitamente svolgesi e predomina l' elemento civile , 1' elemento morale o 1' elemento religioso , in tutte le mobilissime lor gradazioni di forza e di sostanza, non vi ha filosofico sistema, che tentando di spiegarne 1' indole costitutiva , non rischi di frangersi incontro a quelle resistenti vicissitudini di stalo : per ciò sopra tutto , che impotente spesso ad ada- giarvisl con pienezza di scambievoli armonie , vi rimane di tanto più estraneo , in quanto i tre suddetti elementi , improntando delle loro spiccate forme sino a' costu- mi ed alle abitudini della vita , lo dimostrano sterile o rovinoso per l' esercizio pra- tico delle velila eh' esso presume di stabilire in astratto. Di là nasce , che quando un nuovo sistema sulla tempra intellettuale dell'uomo comincia leutumcnte a divulgarsi ne' suoi contemporanei , ed a suscitar quell" ine- vitabile attrito , il quale derivasi a un tempo dall' arditezza de concepimenti ondes- so abbaglia i più presuntuosi , dalla prepotenza de" dul>bi che fa sorgere a gara nei più circospelli , e dalla fallacia delle conseguenze che divien per tulli argomento si- curo di averli balzali fuori delle vie della verità , una sorda e molesta iuquieludi- ne , più sentita per impelo d' islioto , che rilevata per computi d' intelligenza , ef- londesi a preoccupar le menti e a perturbarne la pace ; come se a fi;inco di quel si- stema un occulto pericolo sovrastasse a minacciar di sovversione gì' iulcressi della civiltà , della virtù e di ogni ragionevole credenza. 20 A ciò si o'^'iiigne , clic in simili casi non manca mai , per infortunio dclluman cenere chi cerca trar parlilo insidioso da' più arrendevoli fra que' divulgali prin- cipiidi filosofica scienza , e ad alimento e sostegno di ree passioni , dichiararsene con armi più o meno aperte 1' acerrimo propugnatore : tal che la moltitudine attinge in questo singolare abuso della forza più acuii stiraoli a sollevarsi lor conlra ; scor- gendo se medesima , in così strana lulta , non pur delusa da vapidc astrazioni che portano 1" incertezza e lo scompiglio ne' suoi più cari interessi, ma designata vittima di una formai violenza, che per operar dissimulando, non k meno acerba nelV ingiu- cnerle di servir bassamente , finanche nelle opinioni , agi' interessi altrui. Ed è un in"anno il credere chela effusione de lumi filosofici, concentrata in ap- parenza entro a un dato numero d' individui , si rimanga inaccessibile nel fallo alio masse popolari : non vi è anzi chi più di esse valga con delicatissimo senso a ravvi- sarne r azione avversa o prospera , ove questa si attacchi ai prementi bisogni , cui son chiamale a provvedere per forza d' irresistibile istinto. Il non prender parte nel- le care de' filosofi non altro prova se non che le masse han disagio di armi per com- battere : ma senza comprenderne appieno le cagioni , esse avvertono l' importaoz.T delle date o tocche sconfillc in quella pugna di ritrovati , pei beni solamente o pei mali che ne risuU.nno di rimbalzo alla lor vila intellettiva ; come pei soli effetti che produce nella lor vita fisica, sentono il vario influsso delle temperie senza esser pun- to istruite nelle scienze melereologiche. Ciò è si \ero, che fin da tempi remotissimi fu vagheggiato il concetto di fondar senza più la filosofia sulle semplici dottrine del comun senso : e checche ne preteu- dano i moderni , dtbbesi all'antico Eraclito la gloria di averne il primo dischiuse le acevoli vie • ne mi è avviso che per altro ei meritasse principalmente di esser tanto ammiralo da Socrate. Ne già intendo desumerne a principio , che il cornuti senso ba- sti ad assicurar la scoperta di ogni Verità inlelleltuale : poiché torlo ad unica guida é forse metter le piante in fermo, e recider bruttamente le ali alla scienza. INIa la sol- leciludiiic di ricorrervi è argomento inevitabile, che vedendo i filosofi quanta parte la moltitudine prenda in simili ricerche, s industriarono, come per incipiente metodo, a non tenerle in dissonanza con quell' universale intuito , che almen sottrae alle conte- se i veri primitivi , senza i quali non vi ha sistema di sapere umano che possa con- fidarsi di andar ben oltre ne'suoi dettali. All' apparir quindi di una novella dottrina , que' tra i più riflessivi ingegni, cui la natura die 1' alliludinc privilegiata di accogliere in se, pari a magico specchio, il rincicscevolc fermento che essa da per tutto suscita, e di farsene a un tratto la com - flessiva ed animata espressione , apprendesi con deliberato proposito ad esaminarla 21 da presso ; e percorrendo le scale discendenti e le scale ascendenti , che menano dal tulio alle parli e dalle parli al tulio , sraaschera conoè può quel che crede scorgervi di falso , di dehole o di sdrucito ; per effetto del qual proccdimcnlo ci vede , scnzu q-insi volerlo , coordinarsene un' altra nelle sue mani , che di necessità gli risulta in opposizione apertissima delia prima ; onde carezzandola con diletto , affrettasi a lan- ciarla nel campo della pubblica discussione , come antidoto a calmar l' effervescenza insorta negli spiriti. Se non che assai sovente V oppositore obblia e il punto da cui partiva , e la po- tenza che in origine gli dava impulso e direzione . Sia che impugnando idee collo- cate di là da ogni sftra di realità , si lasci egli slesso trarre incautamente ad abban- donarla , o che il Iraltencrsi a lungo negli spazi della realità esiga una più che ordi- naria pazienza e sapienza, ci trascende senza punto avvedersene ogni limile compren- sibile ; ed evaporandosi per gradi , offre alla contemplazione pubblica un altro siste- ma, che nella diflicil prova delle applicazioni riesce non meno ripugnante agli at- tuali bisogni della società, di cui per tacila missione proponeasi di esser 1 inter- prete j e cosi tradisce 1' assunto apostolato della intelligenza compressa, la quale tardi o presto ravvisa in esso i medesimi erramenti che avca riprovati nel suo avversario. Né là fermasi al certo il già comunicato movimento. Pel medesimo concor- so di ciucienti cause , un terzo sistema insorge a combattere il secondo ; e ri- congiungesi naturalmente al primo , di cui , a non parer di esserne pretta copia, guasta subilo la forma , esagera in cento guise il fondo , e spinge di là da ogni termine le conseguenze . Con pari alternativa , benché a diverse disianze , altri ed altri ne succedono poi all' infinito ; i quali ad onta di mille visibili diver- genze nelle parti, pur ne' complessi aggruppansi gli uni a rimpetlo degli altii nelle due opposte vie dell' astrazione e della esperienza , che gli sforzi del piìi diligente sincretismo non mai pervengono a ravvicinar tra loro; e vi restano co- me linee parallele , che per forza d' invincibile natura non mai possono incon- trarsi a formar coi loro estremi un angolo. Indarno 1' esperienza , richiamando le gare ai fatti onde mossero , affati- casi con longanime industria in preservar la retta conoscenza delluomo da ogni errore pernicioso agli uomini . Nume adorato nelle fisiche discipline , essa di- >ien sovente demone temuto nelle filosofiche ; poiché non parlando nò alla fan- tasia ne all£ passioni , rifugge sempre dal porgere addentellato ad abusi : quin- di , pari alla verità stessa di cui è Caccola , trova potenti avversari ovunque si abbatte : i più avventali le tolgono prestigio , cercando di avvilirla col di- 52 sdegno , e ancor talvolta con la calunn'a ; i più tloslri le scemano evidenza e semplicità , sopraccaricandola , per soll'ocarnc il grido , di forniole iiiscnsalu clic disgraziatamente la rendono ridicola ed assurda. Il campo della lutta e in tal guisa precccnjiato dall' astrazione , cui tiitt' i mezzi sono uguali per giujjnoie allo scopo di dominar sola e senza importuni competitori. Smarrita così fino alla rimembranza delle cagioni motive per cui nacque la studio della filosofia , e delle utili applicazioni a' più alti e svariali bisogni della vita die tutti ne altendeano , le ricerche sulla natura dell' uomo divengo- no estranee all' interesse degli uomini ; e s' innalzano a svagar senza oggetto per entro a regioni eteree , ove i loro j'nnumerevoli campioni , pari alle nude ombre della mitologia di Odin , prendono campo ad investirsi e proverbiarsi con ar- mi di sconosciuta tempra , o con le inflessioni di un linguaggio incomprensibile agli altri ed a se stessi : tal che la più sublime delle scienze , trasportata in forma di dramma su questo teatro di siogolar genere , in cui gli spettatori son collocati sulla lena e gli attori fra le nuvole , non tenta in sostanza di rappresentarvi , se non i fan- tasmi del sogno innanzi alle realità della veglia. Or pria di penetrare addentro ncll' obbietto che ci occupa, quello cioè di tro- var modo a render proficua e dilettevole a un tempo la storia della filosofia, ritraen- dola dall' isolamento e dalla nudità delle combinazioni ove stette confinata sinora , è necessario corredar della testimonianza de' fatti quanto innanzi mi è occorso di colar brevemente intorno alla vera origine de' sistemi ; ciascun de' quali rappresenta sempre , a mio credere , un atto di formale opposizione ai sistemi precedentemente divulgati, sveglio e suggerito dalla moltitudine, con più o men di ragionevole impeto, per non potere appagar con essi a lutti i bisogni della vita intellettuale nei tre im- periosi elementi che la costituiscono, e non saper ella piegarsi alla insidia che intende ciò malgrado ingiugnerle di abbracciarne ciecamente i mal sicuri dettati. Al che mi propongo di adempiere con alcuni rapidissimi cenni. Lo numerose co'onic che immcdiatumente dopo la rovina di Troia eraigraro;io a torme dai vari punti della Grecia, per istabilirsi nelle contrade occidentali dell' A» sia bagnate dal mediterraneo , e nelle isole specialmente che lor fanno diuanzi ma- gnifico anfiteatro, non altro al certo ivi portarono con esse, se non duU'un canto 1' au- dacia d indomabili avventurieri , cui premeva di trovar sotto nuovo cielo stanza e viver civile , e dall' altro i deboli rag^i di quella incipiente coltura, che sulle tracce di Orfeo , e se credi ai mitologi , dello slesso Apollo , taluni poeti di Oriente , va- licando il Bosforo , avean cercato dilloudere nelle foreste della Tessaglia , dell Ar- 2:ì eatlìa e della FocìJe , por rallegrar non fossaliro con la m.igia del verso e del caulo lu barbarie delle rozzìssimc nazioni che da ìnimcmorabil tempo le abitavano. Ma quell' anticblssima civlllà , la cui origine si perde nelle più dense tenebre de' secoli , e che surla Ira gì' Indi coi più svariati generi di ogni poetica invenzione, avea colto il più bel fiore ne'cauipi della fantasia, erasi già estesa dalle u'iime rive del Gange alle regioni estreme della Lidia , della Caria e della Feiiicia : e beucliè soggiacesse a taluni accidcnlali niutamenli nella forma , secondo la diversa indole delle nazioni che attraversava , pur si era mostra ognor la stessa nella sua intima essenza ; e lutto illeggiadrito del suo vergine soflio , avca per lanini rivelalo , che in mezzo alla pompa delle immagini , alla grazia delle dipinture , alla maestà delle allegorie, e a quell' armonico legame onde , quasi direi , seppe ricongiungere il cie- lo alla terra, nascondeasi un germe di riposta sapienza, che s innestava tanto piùinav- vertita negli animi , quanto avea meno apparenza d' imprendere a dominarli . Non era quindi possibile, che respirando quelle aure , i greci colà trasmigrati non ne sentissero 1' azion vivificante sui loro svegliatiss'irai ingegni: per cui fecondan- do in silenzio la generica efììcacia di quelle p^rtenlose creazioni , depurandole da ciò che potea esservi stalo intruso di alieno ai prestigi della funlasia , ch'era la la- collà predoinjiianle in essi , e ritemprandone il disegno e il colorilo con quel dilioa- lissimo senso del bello che avea la natura stessa profondamente scolpito nei loro petti, si ardirono alfine di gittar quella fusa materia io una forma iiUerainente greca ; donde poi surse una coltura novella , che perduta in tanta tiasfigur.izione di sem- bianze ogni linearaento di straniera famiglia, testimoniava di una originalità che niu- 110 sarebbcsi attentato di contender loro ; e fieri del sentir si allo di se medesimi , ne diedero l' augusto annunzio all' universo con 1' apparizione di Omero. Fu questa come la voce di un Dio , che ripercossa nelle diverse contrade ove si parlava l' idioma greco , ispirò a' quei popoli un nuovo alilo di vita ; ed a cos'i straordinario impulso tutti rami dell' arte spiegarono a gara le loro meravigliose po- tenze . Mentre infatti , sulle orme dell' Odissea e dell' Iliade , di cui appositi can- tori andavan declamando i brani per le festive adunanze delle genti, gran numero di altri poeti attese a celebrar del pari le gesta di Ercole e di Giasone , di Teseo e di Tclegono , 1' architettura nascea gigante nei tempi di Samo e di Efeso , e le due ar- ti compagne la seguivano da presso : e se la lirica dall' un canto altcggiavasi ad esa- lar con si dolce fremito il delirio dell' a£fetto in Salfo , l" entusiasmo della patria in Tirtco , la volullà del gioire in Anacrconlc , la musica dall' altro già risonava di non più inlesa melode sulla lira di Terpandro , e tulle si riunivano insieme a coordinar gli elementi del massimo fra i prodotti dell' immaginazione , il teatro . Nò quella pratica sapienza , che per una special divinazione della menle umana si^orga slegala, se pur si vuole, ma ingenua ed cfiicace dal sentito studio dello artigoo- lili, mancò di egregi cultori in tanto universal movimento di civiltà novella. Poiché assai prima di Esopo, già Esiodo avea inventato l' apologo; e i più fondamentali do- veri dell'uomo per aprirsi le vie della felicità, erano stali ridotti dai gnomici a splen- didi apoflegnii , pieni di verità e di senso ; e i santuari di Samotracia e di Dodona echeggiavano di misteri , entro ai quali ascondeansi profondissime dottrine di morale pubblica e privata ; ed eminenti spiriti , quali furono , a cagion d' esempio, Licurgo a Sparla , Filolao a Tebe , Solone ad Atene , Pittaco a Lesbo , ne avean tratto utile partito per fondar legislaiioni,le quali per esser nei loro particolari accomodate ai so- li tempi per cui furono concepite, non han però meno eccitata pei loro complessi la costante ammirazione de' posteri. Ma tre secoli essendo scorsi da che gli animi erano slati unicamente assorti ver- so tulio ciò che lor si olTria sotto le incantate sembianze del bello e del grande , la lìiosoiìa, nel suo proprio e specifico significato , dovea sorger pur essa finalmente a prender 1' onorevole suo grado fra le industrie dell' umano ingegno : poiché per ciò appunto che l'uomo avea tanto creato ne' campi dell'immaginazione, il bisogno di co- noscere in che mai consistessero gli elementi e le leggi di questa sua potenza crea- trice , non potea indugiar più a lungo a farsi sentir con forza nelle menti operose , cui agitava il sospetto di doversi rinvenir là forse l' impenetrabile segreto , che da se solo fosse capace di servir di centro e di luce a tutti gli altri segreti della natu- ra . Talcte infatti mostrossi a rivolgere in se parte di quella universale avidità- per nuove impressioni e nuove scoperte : ed è qui che va propriamente rappiccato il filo delle nostre investigazioni. Qual fosse il vecchio sistema , che avendo percorso il suo pieno stadio , Tale- te mirasse a ringiovinire o a combattere ne'suoi concepimenti, non è facil cosa il de- finirlo : che anzi à suoi tempi la stessa catena delle idee su questa materia dibatlulo nella Persia e nelle Indie , scorgcsi talmente interrotta , che il cercar di riconoscerne qua e là spartì alcuni mal distinti anelli , sarebbe un torturar la storia nella sua in- flessibile anlorità : ed è tanto più probabile che fosse quello il primo e spontaneo moto della scienza filosofica ne'greci, in quanto lo veggiamo principalmente rivolto ali esame della sola natura esterna, di cui tutti , benché da un altro aspetto , eran- si fino a quel momento preoccupati. Il savio di Milcto , nel fermarvisi anch' egli , non fé' che sottrarre quell' obbielto di general contemplazione al tempestoso e vo- lubile governo della fantasia , per aflidarlo ai tranquilli e severi computi della ìd- telligeu^a . 25 Ora per quaiilo sìcn vaghe ed incede le noliz.ie trasmesse alle susseguenti olà intorno ul sistema di Talele , pur basta quel die per tradizione gli antichi scrittori ne raccolsero a farcene ravvisar non foss' altro la predominante idea . Colpito dalla massa de' fenomeni portentosi che gli offria 1' nomo , come dotato d' intelligenza e di volontà , quel sommo vide con perspicacia . che salvo le apparenze , non vi era in essi nulla di casuale o di slcgalo;e che dovendo per fermo esister fra loro un pri- mo altissimo fenomeno , da cui gli altri discendessero , come da unico principio ge- neratore, alla ricerca di questo convenia rivolgere innanzi lutto la mente , per così torio a scorta , e dar con esso un ordine rigoroso alle umane conoscenze , che noa potrehbero in altra guisa ne rettamente spiegarsi , né progredir ben oltre a compie- re i loro misteriosi destini. Se non che per troppa vaghezza di cogliere nella sua plìi alta e comprensiva generalità il fatto prominente di cui andava in traccia , fu egli stesso ingegnoso a smarrir le vie che sì acutamente avcasi aperte dinanzi. Poiché oltremodo sollecito a porre un simile problema intorno alla natura per discoprire il principio delle co- se , vi concentrò subito le sue investigazioni , ed obbliò , senza né aver anco tentato di scioglierlo, quello che precedentemente avea già posto intorno all' uomo per discoprire il principio delle conoscenze; fidando forse che seguendo tal norma ., lo scioglimento dell' uno lo avrebbe da se condotto allo scioglimento dell' altro ; e non pili d' allora scorgendo nell' uomo , se non una delle parziali esistenze che pa- ri alle rimanenti costituiscono i diversi brani del tutto incommensurabile : ne vide l' immenso profondissimo abisso che separa i fenomeni dell' essere intelligente da quelli dell' universo fisico. Immaginando in conseguenza , che vi fosse in natura un elemento puro e sem- plice , dalla cui fenomenica , successiva ed operosa conversione in mille svariatis- sime forme risultassero tutte le sensibili esistenze , ei ne fé immediatamente , per la intrinseca forza di creazione , della quale fu astretto a supporlo dotato , la sola coordinatrice potenza , e come l'anima universale , che infusa ed inerente alla ma- teria stessa , lutto di se riempiva ed agitava : e sostenne che le cose nascessero da quest'unica sorgente , per lo spirilo di vita che a rilevarsi organate di parti ne ri- ceveano, e in essa tutte si risolvessero e disparissero pel sollio di morte che ne di- sgregava in seguito i componenti; continuando cos'i lutti gli esseri , senza escluderne 1 nomo ne pur nelle sue doti di arcana sostanza intellettiva , in questa oscura , jterenne , immutabile vicenda di corruzione dall' un canto e di alternata rigenera- zione dall' altro. E facil cosa il comprendere , che un panteismo si grossolano ed aperto , mcl- 4 2G Icmlo germe ne' greci all' orii-inc stessa della filosofia . mentre gli animi per alcuna successione di lualaugurali Iraviamcnli non erano ancor disposti a riceverlo ne pur come soggetto di semplice speculazione , dovea pria d' ogni altro eccitar neccssaria- niente una mal distinta ma rincrcsccvole inquietudine in chi vedea con esso rove- sciarsi tutto r incantato edificio delia Teogonia di Omero ; anche percht gli stessi allievi di Talete non mostravan rilegno a sfatarla, senza troppi giri di parole , come cieco parto di fantasie in delirio: ed era inevitabile che ne prendessero sdegno , tan- to le masse popolari , che fermandosi al senso letterale di quelle divinità , le adora- vano , e come gì' ideali supremi del bello , e come i lenititi obbietti del loro culto ; quanto i pochi savi , che innalzandosi a penetrarne il senso simbolico , non ravvisa- vano in esse che altrettante slaccale personificazioni de' vari attributi di quella uni- ca divinità , cui eransi avvezzi a riconoscere in segreto e a venerar tacendo la iii- pcrscrulabile potenza. Ma coloro specialmente , i quali , oltre allo spirito di sapienza , eran temperali a sentir vigorosamente il cai'attere della lor personale individualità , doveano ribellarsi all' idea di un sistema che dopo averli cos'i lanciati sul teatro della vita , li facea rientrar tulli con la morte nelle viscere della materia , da cui pe' loro fisici componenti erano surli , e sparirvi per sempre , cancellata ogni trac- cia dell" antico lor essere , pari a stille di acqua cadute nella immensità dell' ocea- no. Poiché veramente , in una scolpita benché passeggiera esistenza di tal fatta , è impeto di natura il resistere a qualunque imm;igine o principio di completa distru- zione ; e col dolor suscitato dall' interno grido della coscienza , trarla senza più a interrogar Dio e 1" Universo su questo terribile problema : sarà dunque mai vero che 7iitlla pars mei vilabil Libilinam ? — Volgiamo iufatti per poco la nostra particolare attcLzione a quel che avvenne. Epa già uscito della vicina isola di Samo , sua patria, un uomo potente di vo- lontà e d' ingegno , il quale trascorsa in Tiro 1' età sua più giovane a cagion di stu- di , avea per desiderio di più olire apprendere peregrinato gran tempo nell' Egitto, ed attinlo dalla vecchia esperienza di que' sacerdoti di che allargar la sfera della istruzione , onde nella Fenicia erasi ampiamente fornito . Né pago di ciò che avea raccolto di più luminoso in una regione allor tuttavia celebre per fama di riposto sapere, viaggiò pria nell' Arabia , indi col medesimo scopo nella rinomata metropoli della Caldea, ove lunghi anni ristette a pascere in silenzio il capace suo animo , non nien di nuove profondissime conoscenze , che di variati spettacoli e di emozioni utili a chiarirgli la trista sorte , onde T umanità è condannala spesso a gemere sulla terra . 27 Ardcano ivi le gare sulle dotlrlnc del secondo Zoroastro , clic di fresco venu- te dalla Persia , manteneaiio a que' tempi , trasmodate alquanto ne' particolari , ma inconcusse ne' priiicipii le antichissime tradizioni fdosofielic dell' Oriente : per le quali , a traverso i mille simboli di cui erano involli , per non esporli allo strazio della presuntuosa ignoranza del volgo , poncaiisi a splendidi elementi di verità la tempra incorporea dell' anima e la esistenza di una Causa prima , collocala di là dai termini della materia: e pel credilo a cui giunsero ivi alcuni eccelsi fra gì' israe- liti , che la ferocia di Nebueadnesar tenea con tutta la lor nazione incattivita mi- seranda , non vi erano al lutto ignote le stesse dottrine di IMosc , a colpir non foss' altro le menti sul carattere di semplicità , di evidenza e di grandezza , ond' egli seppe concepir fino al nome di Quei che spaziando solo in grembo alle tenebre degli abissi , avea ingiunto alla luce di farsi , e la luce fu falla (1). Mentre adunque 1' illustre greco facea tesoro di sì stupende intellezioni , e ne discutea operoso la solidità e l' eflicacia coi più versati allora in quel genere di sa- pienza,— fra i quali debbono forse annoverarsi, non so se lo stesso Zoroastro, co- me pende a credere Plutarco , ma Ezechiello e Daniele che in tanta fama di virtù vi fiorivano — , a meditazioni di ben altra indole dovè ricbiatparlo spesso l'estremo avvilimento , in cui ad empio dispregio della dignità della natura umana il vinto pò» polo d' Israele ivi era miseramente tenuto : ed il suo cuore dove ancor più spesso fremere di un palpilo generoso in veder l' esule di Gerusalemme, or aggirarsi dere- litto per le campagne di Babilonia , invocando a soccorso quel Dio che gV inni di Asaf e di Davide aveano tanto magnificalo , ed or asconderne le superbe alture per discoprir da lungo la sua terra materna , e con un gemilo di angoscia inviarle uà bacio ed una lacrima ! Quel greco fu Plttagora. E da qual penoso sentimento foss'egli compreso , allor che ritornando già ma- turo di anni a Samo , vi trovò le menti preoccupate dal sistema del savio di Milc- to , è facil cosa il trarne indizio dal feimo partito a cui deliberò subito di appren- dersi. Non potendo perdonare al filosofo di aver tagliato i nerbi alia scienza , qual ne vennero splendidamente poste le basi da età remotissime , sol per dissipare le fantasie de' poeti , delle quali hisogriava non attenersi al senso letterale col volgo , ma penetrarne 1' elevato e l' occulto ; né volendo rassegnarsi a un ordine d'idee, che assaliva di fronte quella coscienza della propria inJiviJualità , di cui Tion vi è ma- (1) È avviso de" peritissimi nell' ebraico idioma , che Jfhova , parola inventata da Mosè per lii prima volta , si componesse della conlraziono artiQciosa di tre tempi del verbo essere , si^uili- cunti «arò — essendo — ituto : il che in altri delti suona 1' EUrno. 28 . ^. . . . gnanimo il quale ailorisca stollnmcrilc a spogliarsi , ci disilcgnò finanche di scen- dere a infriiUuosc dispule per eonil)!itlerlo : e abbandonaiuto di nuovo e per sem- pre la patria dilettissima , pensò recarsi altrove a riordinar senza sinistro iiiipaccio le Illa del sapere umano. Le parli estreme d' Italia furono per avventura prescelte a dargli asilo. Ora sin da che i greci , quasi a celeste vendetta delle stragi e delle perfidie onde avrano insangninr.to i campi della Troade , svagarono in cerca di nuove stan- ze ,sl)atluti e ramiiigiii fra mille disastri perle diverse regioni del mediterraneo, erano surte per loro industria ne' Bruzii , fra le altre nien rinomate colonie , quel- le di Locri e di Eraclea , di ISIetaponto e di Sibari : e alcuni secoli piìi tardi, coe- tanee alla fondazione di Roma , già prosperavano di adolescente civiltà quelle al- tresì di Siracusa , the bellissima de' trionfi d' Imera , vi ^e in seguito spenta la sua gloria e la sua potenza nel sangue di Archimede ; di Taranto , che fu esaltata dal- l' opera e dal consiglio , ma non potò chiudere fra le sue mura le sacre ceneri di Ar- chila ; di Cotrone finalmente, che Pillagora, fermandovi la sua ultima dimora , do- vea render celebre dell' immortalità della sua scuola : e InUe sino a quel momento dis^iune di ogni verace scienza , e solo inebbriale dell" incantesimo delle arti , erano piii o mcn cadute in quella pioliczza di costumi, the addormentandogli animi nel- la voluttà , cancella in essi fino al desiderio di serbare inviolata la loro dignità na- tia: condizione the non polca scoraggiare quel grande ; offrendo più sjieranza di fini- to il seminare in un campo nudo ma fertile , che in un campo ricco di vegetazione , ma soverchiato e guasto da fallaci colture. È notabile che Roma , stretta in origine da premente sollecitudine per la sua cittadina esistenza , che i circostanti popoli tumultuavano a soffocar da ogni parte con le armi, non cercò di svolgere nell' indole de' suoi fieri abitanti, che il solo ele- mento civile , cui però dava sentilo risalto una indelebile impronta di municipio : e fu espediente suggerito , non da filosofica speculazione , ma da imj)erioso urgenlis- sirao bisogno, li' elemento morale e 1' elemento religioso vi furono , è vero , del pa- ri carezzati , ma come a semplici puntelli del piimo; e per conseguenza vi restarono come forze sovrapposte senza organiche giunture fra loro. Per fermo il predominio dell" uno giunse al suo più alto grado , specialmente allor che la tragica morte di Lucrezia e la inflessibile fermezza di Lucio 'Bruto posero le pietre angolari a quella vasta macchina d' imperio , the per secoli dovea riempir 1' universo di riverenza e di spavento : ma gli altri due per ciòstesso non vi brillarono che di una luce rifles- sa , benché vivacissima ; e fu bello alraen sempre che si rinvennero araendne pro- pizi a rafforzar con energia la devozione alla patria e la santità del giuramento . 29 Id mezzo a un popolo, cui pnvi a quello Je' croloniaJI era si Jibole il legame di comunanza , fu al cerio V elemenlo civile anch'esso che Pittagora si propose di trarre in pria del vago delle opinioni e delle abitudini ; e determinandone i poteri , col- locarlo a strato fondauienlalc di tulto ciò che !' uomo è chiamato ad operar sulla terra : ma infiammato qual era d' uti espansivo amore per tutta 1' uraaniià , egli atte- se a dargli sviluppo su di una più larga scala , rimovendone ogni sentimento di municipio ; e far che 1' elemento morale , quanto il religioso , gli soigosscro a fian- co , 7ion come aiuti estranei the il solo bisogno gli aggregava , ma come identiche ramificazioni che avessero tempra , unitSi e vita da un medesimo tronco . Generaliz- zando allora e rivestendo di piìi spiccate forme il suo sublime concel'o , senza che i Toli della ragione si disgiugncssero mai dalle tracce dell' esperienza , ei pose d' un trailo innanzi al suo ben naturato spirito i tre concatenati e insppaiabili problemi di cui la filosofia vuol sempre che 1' uomo interroghi se stesso , per cessar di essere ai suoi propri occhi un enigma — Che sono ? — Che posso ? — Che attendo ? A sciogliere il primo di questi eminenti problemi , Pittagora vide con occhio d' aquila , che non ])oleasi ben discfrncre chi mai l'uomo si fosse nella sua preminen- za intellettiva , senza farne astrazione dal rimanente del creato , e riguardarlo come una special natura , che ititcgra , compiuta , indipendente in se medesima non avca nulla di comune con la natura universale , in cui andavano a metter principio e fine lutie le altre sensibili esistenze : né potendo essergli perciò conferito un tal privile- giato carattere, se non da una potenza , non pur libera e suprema e preesistente , ma dal cui allo cenno quella stessa universale natura era surla e coordinala , 1' uomo Tenia dall'enunciato aspetto ad esserne come la diretta emanazione , il sovrano spiro ineflabile , destinalo ad indicare un facile passaggio tra il fluito e l' infinito : quindi non perituro con 1' organica materia che in si arcana guisa esso animava , ma pari al fonte di luce di cui era slaccato raggio , sopravvivere in eterno a tulle le sue mu- tabili vicende. Né sublimando così 1' obbielto principale delle sue filosofiche predilezioni , ci ritorse al tulio lo sguardo dalla misteriosa immensità dei tanti altri obbietti di svariata indole , in mezzo ai quali scorgealo collocato . Poiché a svelargli comples- sivamente le idee dell'ordine in quell' apparente disordine , le alle verità matema- tiche, ove innanzi avea immersa la indagatrice sua mente , il guidarono di grado in grado a idealizzar da un novello aspetto la scienza de' numeri ; e dando al vocabolo arithmos un senso estesissimo , comprensivo e fin allora inlenlato , si abbattè a sta- bilir le due famose dottrine dell" Joii(« , in cui riconobbe il principio de' principi! , e dell" armonia , in cui discoperse il fin de fini di lutto l' universo : tal che mentre lo svolgimento della prima gli chiariva il puro concetto archilctlorico di quanto 30 csisica di >isiliilc e cV invisibile , un si magnifico spettacolo gli era magicamente abbellito dagli elTetli della seconda, clic il trassero a immaginar quella eterna musi- ca , onde le sfere celesli nei loro periodici giri facean risonare d' ogn' intorno gì' ia- comnicDsurabili spazi del firmamento. Ritornato con questa scientifica preparazione allo studio dell'uomo, cbe non la- sciò di mantener sottoposto , conif, avvolto in un incognito indistinto , al medesimo im|icro di leggi universali ed immutabili , ei ne tentò arditamente l' analisi , per quanto un primo saggio di tal genere il permettesse ; e distinse in lui di tratto , co- me facoltà prominenti , \a sensibilità e V intelligenza ; sostenendo con sicurezza di giudizio , che senza i materiali somministrati dalla prima , la seconda sarebbe al lutto impossibile ; del pari che senza le forti elaborazioni della seconda , la prima diverrebbe sterile di cffetii : ed aggruppò loro d' intorno le altre facoltà, classifi- candole secondo che o tenessero alcun poco de' poteri dell' una delle due fondamen- tali, o sol s" irradiassero con più o men di efficacia della vivificante lor luce ; ed as- segnando in modo i suoi propri confini a ciascuna , che tutte si restassero a rimpetto sempre della esperienza e dalla ragione, come astri polari d'ogni filosofico progresso. Comunque a' dì nostri sembrar possa incompleta questa semplice analisi , pur da essa fu dischiuso larghissimo adito a Pittagora per volgersi alla investigazione degli altri due problemi che gli rimaneano a risolvere in filosofia ; e riappiccaado a quel che l' uomo è , l' invisibil filo conduttore che gli scovrisse quel che all' uomo e dato di potere e di attendere sulla terra , ei pervenne a dedurre e a porre in solide basi la intera scienza de' suoi dritti e de' suoi doveri ; nobilitandone il dettato con lo spettacolo della vera e durabile felicità che dovea derivargliene , come naturai pro- dotto degli uni e soavissimo premio degli altri ; e rulTorzandolo con quello della speranza , che dissipando fino alla tenebre de' sepolcri , va con lui a perdersi lumi- nosa ed immortale nell' infinito dell' avvenire : sì che fra le sue mani la civiltà , la virtù e la religione si trovarono come in un sol fascio raccolte per far sentire all' u- man genere tutta la indipendenza , la grandezza e la dignità delle semi-divina sua natura. Prova irrepugnabile che i lumi della filosofia non restano al tutto inaccessibili alle masse popolari , è ben questa sicuramente , che la dottrina di Pittagora, benché spesso adombrata sotto il velo di un simbolico segreto , pur nella sua generica evi- denza ritemprò subilo a novelle mete lo spirilo assopito de' crotoniadi . Come sve- gli da lungo ed ontoso letargo , que' giovani petti s' infiammarono dell" amore della virili e della verità con tutto l' entusiasmo delle istantanee conversioni : e se ne dif- fuse rapidamente il grido per tutla la magna Grecia , donde le mollitudini accorrea- 31 no , quasi cliiamalc a pili nobile vita , por uJir da presso la potente parola di quel magnanimo . Ed è meraviglia 1' osservar di passaggio , che un concetto accareziato a' di nostri come di recente scoperta , nascea pur esso eoa bella effusione di umana carità nella mente di Pillagora , cinque secoli circa innanzi all' era volgare ; 1 e- nancìpazione della donna . Par che la molle Sibari unicamente ritorcesse lungi lo sguardo da tanto splendore , fiera del solo lezzo del suo morale avvilimento : e la contemporanea guerra , in cui dai crotoniadi medesimi , ad onta degli accumulali tesori e dell' immenso numero de' suoi abitanti , fu in breve spazio vinta e distrutta , dovè farla ma ben tardi accorgere , che il braccio è debole quando manca la vigoria dell'anima, da se sola capace , raddoppiando le forze , di assicurare il favorevole successo alle battaglie. Ne presero sdegno que' dispregevoll , che avvezzi a far mercato della umana degradazione, mal vedeano rigenerarsi la civiitii dei tempi a condizioni più alle : ma ciò conferma il primo proposito ; poiché per ciò appunto che la scorgeano prosperar nelle sue vie , e le lor proprie turpitudini ricever da essa un piìi spiccato e rincre- scevole risalto , ne giurarono atrocemente la perdila. Ammulinalo il cieco volgo da due uomini esecrati, di cui la vindice storia consacrò i nomi alla celebrità dell'infamia, fu fatto sanguinoso strazio di quc'sapienti . Se non che poteansi distrugger solamen- te le persone : orribile ma sterilissimo fa l" espediente [)er le dottrine già ispirate negli animi , le quali restarono invulnerate a germi di fecondazione arcana per far indi con nuovo rigoglio rifiorire un campo momentaneamente deserto : e questa spe- ranza dovè riuscir di soavissimo conforto a Piltagora , caduto anch' egli vittima di quel furore insensato: la coscienza di aver ben menlalo della umanità e della scien, za il rendeva innanzi a' suoi medesimi carnefici come un emblema della concbiglietia d' Oriente , la quale riempie di perle la mano dell' empio pescatore , che la ricercò nel fondo delle acque per metterla in pezzi. E di quanta elevatezza e purità si fosse specialmente la parte pratica e morale di quelle famose dottrine , che diedero in breve tempo alla magna Grecia grandi le- gislatori , grandi magistrati e grandi capitani , lo dimostrarono abbastanza que po- chi , i quali sottratti per fuga o per altro avventuroso accidente all' eccidio dell au- gusto lor capo e de' loro innocenti condiscepoli , piìi o meno apertamente la divul- garono sulle terre ove si avvennero ad esser proscritti . E il più benemerito fra essi fu il venerando Lisida , il quale ricoverato nelV Attica , vi scrisse con inflessibile santità di principi! , e come tesoro raccolto dall' insegnamento di Pittagora , gli au- rei versi che Jerocle con erudito ma grave comenlo ci ha conservati ; e che riman- ono a monumento solenne di quanto potesse concepir di sublime un uomo , eh eb- be r amor pe' suoi simili ad unico alito di vita , e la felicità dell' uman genere a 32 scopo siipromo delle sue mcdita/.ioui. Giuslificò egli a lai guisa da ogni nera calun- nia il foiiilalore non meno che gli onesti seguaci di quella nobilissima società scicu- tifica :e fu bello , che avendone riscosso applausi ed ammirazione in Atene, Tebe gli dovesse io seguilo la più splendida delle sue glorie. Lisida full prcueltore di Epaminonda. In quel frattempo non avea cessato intanto la setta ionica di perseverare nelle sue aride ricerche ; nja s[)cnto Talelc in battaglia , mentre guerreggiava con valore negli eserciti Ji Creso , i di lui successori, ove se ne eccettui solamente Anassagora che seppe sferrarsi di quelle pastoie, vi fiorirono senza frutto: poiché mal paghi del- l' elemento , dalla cui fenomenica conversione il loro maestro avea fatto derivare le forme organiche dell' universo, attesero, ciascun dal suo canto, a soslituirvene altri che stimarono piii idonei all' uopo; rimanendosi cosi tutti avviluppati in quelle mel- me , senza innalzarsi di un sol punto di la dai meschini termini della materia. Ed il pubblico disfavore che pur continuarono a ritrarne, per la nullità delle morali applica- zioni di cui quel sistema olTria lo scoraggiante spettacolo, venne^con fama rappresen- tato dal cogitabondo Xenofanc , il quale ne anch' egli degnando di venir con essi alle prese , abbandonò, qiiaiiUtnciue di età deciepiia, Colofone sua patria, e per solo amore di più generoso e libero sapere , viaggiò a respirar ben altre aure di esisten- za intellettuale nella Lucania ; ove dopo alcuni anni di volontario silenzio , vedendo già deserta ivi non lunge 1' arena pillagorica , fondò con nuovo ed altissimo dettalo la scuola di Elea. E a pi imo soggetto delle sue meditazioni , e' vide con acutezza , che per 1' ar- bitrario punto da cui eia partila, la scuola di Talete lasciavasi addietro un immenso vóto : poiché di sterile tentativo era per la scienza il cercare qual fosse in fallo 1' elemento generatore delle cose , quando essa tuttavia ignorava e la cagion di esisten- za di questo elemento , e la sorgente vera donde gli scaturiva quella forza Irasfor- malricc che alle coseimprimea tanta varietà di portentosissime forme. Ispirandosi al- lora di tutta r elevatezza della dottrina pittagoriea , ei tentò nuovi guadi , e trascese con longanime audacia le scale del finito ; per cui stretto dall' assioma , balenatogli dinanzi alla mente , che dal nulla non si fa nulla , pose d' una mano il primo germe al celebre sistema dell' identità assoluta , il quale dopo venti secoli circa riprodotto da Giordano Bruno con nuovo conio di originalità , doveva poi menar tanto strepito ncmodcrni ; ed aperte dell' altra le fin alloia impenetrabili cortine dell' infinito, con- cepì netta e sfolgorante l' idea dell' unica Divinità, che legislatrice suprema delluni ■ verso, ne reggea da per ogni dove con l'arcano suo spiro le incomprensibili vicende-. Se non che temprato alle tendenze medesime di alta e profonda speculazione , 33 Tioiinriiiie |i(r() non avea il medesiino entusiasmo d' amore , end' era scaldato il sanlo |)iU(i (li Pillagora : e credè polcr fermare la ricerca d' ogni veiità nei campi delie a- slralli^ inleMi'/.ioiii, scii/.a punlo cercarne le applicazioni i)ossii)ili alle occoircnze del- la vita umana. A rintracciar cjniiidi la caj^ion d'esistenza delle cose tulle, si eiiinse con esclnsivo ed inflessiliile proposilo nel santuario della ragion pura, ciie stimò sola ca- pace di aj)iiii;li le \ieallo sciogliniciilo de! pr()j)oslo problema. E quando rivoltosi ai sensi , volle indagar 1' uso die per tnlt' altro almeno gli era concesso di farne , fa rincrcsccvolmenle colpito dalla mobilità , dall' incertezza , e dalla fallacia spesso di lutto ciò che pel di loro mezze ci è anche permesso di apprendere. L inlimo serili- mcrto the gli gridava oli poter egli ben diilidarscne , ma non distiu'iigi'rne la realità di azione , lo sbigottì , lo confuse , ma senza ne convincerlo , né ritrailo in nulla dalla sua funesta preoccupazione, li' im[)ulso venia con prepotenza già dato al suo ingegno , e non era (liìi in sua balìa di sotlrarsene. I sensi che avea Pitia.^oia sotto- posti solamente al fieno imperioso della ragione, vennero da Xenofane im.no'aii sen- za più suir ara di questa ; e con essi l' esperienza , unica maestra della vita , si tro- \ò al lutto esclusa dei dominii della filosofia. Era ben questo al certo mi togliere alla scienza ogni carattere di popolarità; e ricacciaiala in incogniti estremi , farne disparir 1' importanza e la efficacia , lascian- dole il cpuinn scuso a polente antagonista sulla terra. Ove infilli nella suscitala guer- ra fra i sensi e la ragione Xenofane avesse anch' egli cercato d' incatenar gli uni al carro tiionlale dell' altra , o menando l uomo fin presso al tempio della ragione gli avesse consiglialo di purificarsi dalle troppe abitudini do" sensi per interrogarne gli oracoli , niuno sicuiamente avrebbe osato contraddirgli : ma la coscienz'i dell' uman genere dovea ribellarsi al vedere i prodotti de' sensi riguardati come illusioni equi- valenti a un assoluto non-essere , quando sin da'suoi primi vagiti è pel di loro mez- zo che r nomo vien guidalo ad apparile sulla scena dell' esistenza ; e tutte le verità di fallo ne dipendono in gnisa da rcndor senz'essi la scienza medesima un tessuto di cliimericlic speculazioni , che non mettendo base o termine in alcuna realità , rompe le attinenze della vita , e si svapora e si perde in una regione di fantasmi. Sentì Parmenide lo scoglio , in cui a voga battuta era corso a fiir naufragio il suo maestro : e senza uscir della sua traciia, slimù poterne ascondere gli ell'ctti con delle simulale concessioni , che temendo non venissero accolte in sul serio , egli av- volse destramente nel linguaggio allegorico della poesia. IMa non se ne illuse allatto Zenone the gli succedeva. Più che mai fermo nella stabilita dottrina , ei pensò ai mezzi di sostenerla con la scoperta di un novello islrumcnlo , capace di renderne irrepugnabilmente dimostrabili e da qualunque aspetto i principii.E fu il primo in- Tcnlorc della logica, la quale concepita e adoperatalo orìgine ad alliaucar delle se- 5 3* \crc si\e forme una sene «lì aslrazioni, a cui da ogni Iato il comun senso rifuggiva, diMMitò subilo , senza eli egli sei volesse, un islruineiilo omicida, che a più esecra- bili usi rivolle , doveva portar lo scompiglio ed il disordine in tulle le parli della scieuza. 1 solisti se ne iiii|ia(lroiiiioiio : fu anzi da esso cU' ebbero spiala infelice a Hiosliaisi e tonlauimar la Grecia dei loro immondi garriti . Di clic infalli stupire , se quell' arte poderosa , scorta in sul suo nascere si ar- rendevole a rivestir di abbaglianti prove ciò che nella slessa teorica vi era , non pur di piìi luiproludule , ma e di più ripugnante ad ogni genere di utili applicazioni, si rivol-'esse a far subito allretlaiito perciò cbe a solletico di ree tendenze nioslravasi, non foss" altro , si agevohnenle possibile nella pratica? Alla stolta boria di saper tutto i sofisti ai;:;iugiievano cpiella di spacciarsi abili a dimostrar la eonvenienzadul- Ic più opposte lose ; tal cbe la virtù ed il vizio , 1' infamia e V onore , la dignità e V abbieziOMC si ebbero indistintanieute da essi, e sempre a prezzo, i più conUaddit- lorì clo"i : siccome inolile Ira le mobili democrazie della Grecia l'indusiria della pa- rola era scala ed istiunienlo a prevalere nelle civili brighe, cosi uomini rotti ad ogni intemperanza si affrettarono con (luell' aluto a farne il più tristo scempio. E divenu- to venerale il maledetto contagio, la gioventù sopra lutto uè restò brullamente con- taminala . Cbe le anime timorate fremessero a tanta perversione della mente e del cuore, facil cosa è il comprenderlo , (piando per cpiell' occulto tributo di riverenza clic il ^\^\o rende alla virtù, vi era chi facea mostra di arrossirne fra coloro stessi che no n Evcan ritegno di trarne niiqnissimo partito : e più il disordine crescea , più 1 ora s' inoltrava , in cui un clhcacc rappresentante della indignazione pubblica sorgesse al - Une ad opporvi un argine. Ricbiedeasi a ciò un uomo cbe alla sullicienza de' lumi , alla elevatezza del carallerc , alla purità delle intenzioni , e a certa perseveranza di ardire ingenuo e riposalo , riunisse franco disprezzo della vita , ed attitudine felice a combattere , parlando il solo linguaggio della ragion comune , e sapendo a tempo e con destrezza vcrsjrc sul nemico il ridicolo ed il discredito . La provvida natura vi deputò Socrate ; il quale sentita la sua missione , vi die opera immediatuine.ile , eoa curandone ì pericoli , perchè avea seco Ln buona cotiipngma che f uom francìutjrjia Sotto /' nsbcnjo del sentirsi pura. Air abuso dello spirilo speculativo , cbeXenofane avca tanto esagerato , ed a cui sostegno, fu prineipalraciitc inventala la logica, era per fermo da liupntarsi tulio il danno di clic allora venia tribolata la Grecia : poiché i ripieghi e le solligliczze ic ragionamenti non bau predominio sui fatti , i quali afliancati dall' irrecusabile 35 losllmonio lU'Ua cosciiMi7,a, si spiegano e si garenliscouo da se mcJcsiini. A nr»ii ren- derlo più olire infi'sio , sarebbe slato forse bastevole di segnarne con mano sicura i r.ninruli ed inviolabili coiifini, onde glingci^ni Iroppo acuii avessero agio a spaziar- visi cniro senza rischio di esserne assorbiti : ina ciò avrebbe prolungata la liitla , e postone a ciracnlo il buon successo. Astretto quindi dall' imperioso bisogno di met- ter subito la scure alle radici dell' albero , Socrate cominciò dal muover guerra per- tinace ad ogni specie di speculazione astratta ; egli clic avea già visto i grandi van- taggi ottenuti su questo vie da lp|)ocrate per un sol ramo della scienza : e richia- mando r uomo alio studio esclusivo dell'uomo, rimise in fama sotto più pratiche for- me i tre fondamentali ])roblenii della filosofia, di cui erasi occupala con s'i splendido concetto la scuola di Pittagora. !._,>. Dato in tal guisa 1' abiivo alla ricerca del vero, per ciò che unicamente rlferi- Tasi agi" interessi della civiltà , della virtù e della religione , e con quella destrezza e calor di proponimento , di cui è a tulli nota la storia, il sentimento morale non in- dugiò a ridestarsi con elTioacia , oviini|ue le degradanti balbuzie dc'retori non ancor ne avcano sotVocato il germe : e la solleciiata riforma venne applaudita da quanto al- lor vi era fra i greci di alacre ingegno e di severo costume antico. 11 che irritaodo l'ira de' perversi, cui si andavano già precludendo le vie a più oltre ingannare e cor- rompere , suscitò sul capo di Socrate uua tempesta , ciie minacciò ad uu tempo la sua dottrina e la sua vita. Egli che ne scorse da lungo il rovinoso annunzio, presenti che a salvar l'una delle due, bisognava deliberarsi al immolar lallra ; e non fu pun- to perplesso nella scelta. Conoscendo l' indole mobilissima de'suoi concilladini, stese con altezza di animo la mano al preparato calice di morte. Né s' illuse nel suo nobi- le presenlimeoto ; l' apoteosi Icvossi pari a fiamma celeste sul!' altare stesso del suo martirio. Fra i numerosi discepoli di Socrate , pochi furono intanto che si restassero in- crollabili sulla sua traccia : e Senofonte se ne mostrò da questo aspetto il più bene- merito : poiché senza pretensione di fondar sistemi , e' uiantenne alle scienze filoso- fiche l'eminente scopo di promover solo negli animi tutte le virtù morali e cittadine; investigandone gli eterni principi i nella coscienza stessa dell' uman genere, ed accre- ditandone il benefico svolgimento col precetto a un tempo e con l esempio : si chei fu vero specchio in cui rifulse nelle sue più risalianti fcurne la genuina e pura imma- gine del diletto maestro. La boria delle speculazioni astratte cominciò tra non molto a riaccenilcisi nella scuola di Megara : ma le forze non ben risposero ai desiderii : e il darne impeto con nuova e straordinaria potenza di combinazioni ir.i riserbalo ad UD uomo, il quale ad una mente perspicace, alla e comprensiva d' ogni specie d' im- mensità , riunia una immagiuazioue ardente da Doa coDoscer limili o resistenze a suoi svariulissimi voli . 3f. l\Ia io q»ù mi arrcslo. Sono rissai nolo le troriclic ili Pl.ilono su i caraUori pro- niincnli ilolla scienza , elio liascenilcudo di gr;ulo in ii^railo liilla la rei^ione de' oom- piensibili , l'i ripose con franco ardire in un inoiuio etereo di preordinale ideo , alla cui formazione primitiva r esperien/,a erasi pienamente rimasta estranea. Siche vo- leudo in sei;uiio inveslipr di lassìi il mondo de' fatti , non pur gli fallirono spesso le applicazioni , ma i piìi sensibili (d)bi('lli gli apparvero por la sterminala distanza o troiipo rimpiccioliti , o sfigurati al punto da non piìi oltre lasciarne discorner le doti ad alenilo : e sene videro i maUui^uriili elfeUi nella sua rn-piibbiica , in gran )>arle collocala di là da ogni termine di rcaliià; e nel suo Irallalo dello leggi, ove te- nendosi , a cagion d' esempio , ne' miseri pregiudizi de' suoi tempi , ed obbliando conlra ogni principio di unianilii e di morale , clic la eveiilual condizione civile non mai allora o cancella quel olio vi ha di eterno e di santo nella natura dell' uomo , an- dò sino a proclamare lirapunilà por chiunque slraziasse o uccidesse uno schiavo.... Innanzi alle grandi anime di Piltagora e di Socrate non sarchbesi al cerio ne pur presentato un concepimento di si codarda ferocia. "i'j infalli a notarsi, che la filosofia di Platone, annunziata con un prestigio d'in- CCC;no , che parca dover subito a!)ba;.;liar lutti , non incontrò aperlissimo favore ne'n:oi contcniporanei. Poiché taluni , disjicrando di ogni virtii , come il ogni ve- lila , dopo gl'inutili mezzi adoperati a dclerminaino gli elementi, si aggrupparono intorno a Pirrone per far del gelido soellieismo un sistema coordinalo e resislente : nitri, non avendo la forza di reggere alle iiioerlezze del dubbio , ma nò anche quel- la di saperlo disperdere con la sana ricerca del vero , si rivolsero , pria con lo sbri- clialo Aristippo , indi col pili nuidosto F.piouro, a difender priiieipii oqnivalcnti ad una condanna di morte pei progressi della scienza e della civiltà : di qui siirscro i cinici , che per frenetica inlolleranza di spirilo consentirono a render se stessi di- jprogcvoli nelle maniere di vivere e di sentire , per andar senza ostacoli mordendo e riversando il disprezzo e la derisione su tulle le filosofiche chimere e loro appli" cazioni assurde ai bisogni della vita : di là. vennero gli stoici , che immolando tulio al solo trionfo della virlìi , opposero tempra inflessibile del pari alle lusinghe del piacere e alle minacce del ilolore,come a protesi a solenne contro i sovvrrlitorid ogni specie di civilià e di nuuale : sino a che Aristotile ginnso,ullimo interpelre dell agi- tazione pubblica , il (piale , riesaminali qne" si eccentrici sistemi con perseverante severità di metodo e con un vigor di niente osservalrice , contro cui nulla poteano le preoccupazioni ed i fantasmi , ne smascherò i funesti traviamenti ; e so non tutta scopri egli stesso , aperse pur nondimeno alla verità una traccia sicura , ove niuno avrebbe temuto io seguilo di correr piti oltre a smarrirsi. In questo rapido prospetto io non ho cercato di mettere in risalto , se non i gè- 37 rcrnli corlorni ile' più prominenti fra 1 sislcnii di CIosoHa clic prevalsero ne' greci tla Tali'le sino ad Arislolile, io ((uanlo si riferivano a' soli tentativi di conoscer 1 uo- mo iiclie arcane sue forze inlcllotlive , non meno die nelle sue iridonial)ili tendenze a piomover da tutti gli aspelli gì interessi del suo morale stalo; senza punto impac- ciarmi nillc tante tortuose vie in cui quei sistemi talvolta si diramarono, prendendo nuove apparenze , o da cui balzarono di trutto , volgendosi a delle premature inda- gini sulla natura fisica , per indovinarne anzi clic discoprirne le misteriose origini: e mi son limitalo ad accennar sem[ilicementc gli ostacoli che alla scoperta ed al trion- fo della verità furono del continuo frapposti , e dai traviameuti dei rdosofi che non s(']>pero e spesso anche non vollero partir dal punto donde conveuia , e dalle tur- bolenze de' perveisi , che avvezzi a viver seni[ire dell' altrui e della propria degra- dazione, mal si acquetavano a veder distrutti o smascherati i loro vili disegni. Rias- sumo quindi le mie idee sull' obbictto che io mi era proposto. Nelle positive loro attinenze allo studio dell'uomo , le discipline filosofiche ri- cevono al ci'rto evidenza , sviluppo ed ordine da coloro che di proposito imprendo- no a trattarle per farne inlelligibil corpo di dotirina : ma surla la guerra de' sistemi fra gli scrittori di varia tempra , l' elemento impulsivo ad entrar nell arena è lor dato sempre dalle masse popolari, che stando lor d' intorno in apparente inazione, si sollevano d'istinto contro a certi dati principi!, sol perchè ne veggono fallir la uti- le applicazione ai jtiìi eminenti bisogni della pralica vita intellelluale , di cui vi- vono preoccupate : bisogni che vivamente sentiti per forza di provvida conservatrice natura , e rivelati con la effiisiva benché muta eloquenza dell' anima , vao lutti del pari a metter capo nell' illuminato , libero , inviolabile progresso della civiltà, del- la \i)lù e della religione , prese a vicenda nel loro più alto e comprensivo significa- to , e seguite in tutta la realità , la slabilità e la immensità delle confortanti lor con- seguenze. E sol per darne una prova , con brevi cenni attinia nei falli irrepugnabili della storia , percorsi quanto era su di ciò avvenuto presso i sensitivi popoli della Ciccia. Bella e grande missione invero è quella del filosofo in rendersi l' interpetre di un sentimento fugace , che agitando un vasto numero di esseri pensanti , si esprime, non già con appositi argomenti scientifici , ma con una inqiiieiitudine di fatto , la quale per vedersi lisaltar calda e spontanea in tulle le occorrenze della vita, non men però esige una straordinaria penetrazione a coglierne il nascosto segreto: e non vi h:\ dub- bio , che restituendo in seguito , ricomposto io visibili e magnifici tessuti quel che di grezzo e presso che d' invisibile ne avea innanzi raccolto , egli esprciia sullo spi- rito pubblico una eflìcace reazione , dipendente dall' altitudine concepita da questi a trarne partito senza troppo stento , perchè vi trova la materia prima delle sue prò- 38 prie l'iiil nr.nTirni : ma è sì certo Tmliiili di fuori qnclV impulso , clic quanilo c^li o mal ne inlcriH-Ira lo caiisc , o neU annoni/zarvi gli ell'i'tii occeclo, per così dire, i li- limiti del suo nobile mandato , cade ancir esso miseraniento nel vólo dei suoi prede- cessori per mancanza di addentellati ove posatamente fermarsi. È eliiuro in consrnuenzo, che ove nella storia delle scienze filosoficlic non reg- gasi rettamente e Inminnsamente rilivala la parte die alle loro sì inul.iUdi e liruselic vicissiludici presero le masse popolari , jier le ansietà suscitale a (|uaiido a quando negli animi da principìi o assurdi o elìmeri o inapplicabili ai pul>l>lici e privali bi- sogni , essa oflVrsi pari a corpo senza forma organica e senza spirilo di vita : quindi spoglia e di quella istruzione positiva tlie ciascuno sperava di trarne in esplorarla , e di quella specie di mora! diletto che nasce in chi legge dal forte concatenamento on- de scorgesi aggruppalo in agevole armonia un sistema qualunque di conoscenze. Poi- cliè veramente le speculazioni dei filosofi , disgiunte dalle cagioni esterne che lor diedero molo e direzione scolpita , rassomigliano a fantasmi che il sogno genera , e di cui niuno può disccrncre i nessi eie origini : e si mostrano tanto più digiune di senso e di scopo , in quanto la diflicoltà di riadagiarle ne" fatti donde si presumono mosse , riescono più insormontabili. Laddove per 1' opposto lo storico della filosofia penetri negli esterni motivi di azione che diedero alla scienza sì continui e vari niulamenti ne' priiicipii e nelle con- seguenze , e sappia ricongiungere in guisa gli uni agli altri, che a ciascuno sia dato il ravvisarne l'unità di concetto , quella noliilissiniit fra le discipline, ricollocata ne" campi delia realità , trasformasi a un tratto in un torrente di luce , in cui la sles- sa umanità si riflette iconica ne' suoi spiccali lineamenti; e la storia delle sue vicende improntasi da se medesima delle commozioni di quella onde l' uman genere s' inoltra per gradi a traverso le resistenze de' secoli , ed or soccombendo ed or trionfando , ma sempre dibattendosi con più o raen di rafforzata energia , corre verso la meta su- prema che da lunge adesca le sue più lusinghiere speranze: espediente unico a render siCTatte lavole di scientilìca narrazione istruttive a un tempo e diIeltevoli;cssendo ira- possìbile che allrimenii avvenga per chi sotto diversi nomi e condizioui e prosperità a sventure vede rappresentalo il proprio personaggio in un dramma che gli e in appa- renza estraneo. Rammi-ntnndo forse con qual franchezza di linguaggio 1 sapienti della Grecia i- vano per le pubbliche vie filosofando a gara , e con qual passionalo animo quc' popoli di squisita scii-ibilit.'i per ogni genere d impressioni prendean parte nelle più alle con- troversie della scienza, t..luni crederanno esser per quegli antichi sistemi di filosofia parttcolarmcule da tentarsi una ragionata storia sull' indicato modello : ma ciò noa 39 "Punto ogcvolc , clii ben addcnlro vi miri : poicliè le nazioni di quo" remotissimi tempi , apparse e clisparsc pari a fiammeggianti ma fugaci meteore sulla terra , nul- la quasi ci lasciarono della lor vita privala, e pochissimo della lor vita pubblica: co- sì le rcminiscen/.e de' falli speciali ci riescono talvolta slegale , tal' altra equivoche, incertissime sempre , o almeno incapaci di sovvenire a tutt'i bisogni della disegnata impresa , perchè non atte a farci cogliere con autorevole sicurezza lutli gli elementi dell' a/.ioue e reazione intcllciluale, die ivi filosofi e non filosofi esercitarono a viceo- da fra loro : tal che disperati della troppa lontananza degli originali, dobbiamo rasse- gnarci ad abbandonar quelle dipinture alle sole arti poetiche , le quali suppliscono soTCnle alla mancanza de' dati positivi eoo la incantatricc divinazione della fantasia. IMa ben allra su qnest'obbiet'o è la condizione in cui si trovano i moderni. Cin- que secoli circa , dal risorgimento delle lettere sin oggi , non rappresenlano che un rapido momento nei vasti annali della umanità; e ci si svolgono maestosamente dinan- zi con un si ricco apparato di tradizioni orali e scritte sulle vicissitudini della vita pubblica e jirivata , da impacciar lo storico della filosofia più per l'abbondanza che per la penuria degli elementi di cui può aver bisogno : tanto più che i co • slunii , le opinioni , le credenze , i modi di vivere e di sentire , o pochissimo in sì breve intervallo mutati, o non trasfigurati al punto da lasciarne sconoscere la idoiililà di stampa negli animi , costituiscono un materiale animato e vivente di storia certa , che 1' indole slessa delle nuove lingue ci serba indelebile , e di CUI uno spirito indagatore può assai giovarsi a ben discernere fino alle più in- sensihili fila che rannodano le variazioni de' filosofici sistemi a tutte le oscure an- sietà da essi suscitate in chi si avvenne a ravvisarli o perniciosi o inapplicabili alle realità pratiche dell'esistenza. E r Italia , che dopo la rovinosa e lunga barbarie in cui stettero involle le nazioni tutte di Europa , fu senza duhbio la prima , che vergognando della universale ignoranza , vigorosamente insorgesse a scoterne il funesto giogo , a uiun'altra esser potrebhe seconda nel dare a ti nobile tentativo cflicaci e splen- didissime forme : sì per quel felice abbatlimento di casi , onde potè anch'essa, pari agli cileni antichi , far da lunge udire il magnanimo grido della sua civil- i\> novella con un poema di non mai più intesa immensit'a , ove i prodigi di una sublime , gagliarda e fer^ida immaginazione si videro innestali al profondo ».k'iIuppo di quanto allor vi avca di consentito negli oracoli della scienza ; e sì per quel drammatico movimento che impressero le condizioni de tempi a tut. te le parti della sua storia ci^ile : tal che agitala come da perenni e irresisti- bili tempesto , offerse , in mezzo allo scoppio di t;randi avvenimenti ^, di gran- di caratteri , e di grandi passioni ir. ogni genere , l'alternato ma sempre ahba- 40 gliaiitc ppetlrcolo ilcll;» polPiiz.a e ilell' avvilimeulo , dulia gloria e dell' oota , della ii)ni|,iiìnccnza e della nnscriu. A indis[ioiis;iliil prodiomo di siffiillo storico lavoro , o nel solo scopo d' indicar ncllaiiu'iilo il sos;iio donde le rcsLauratc invcsligazioni della munte si av- Tcnisscro a pinidrre le cll'eltive lor mosse , dovrclìbesi innanzi lutto riassuraer»! a locclii rapiili.-sinii quel lanto die delle greche dottrine rimanoasi allora come a\an7.o di slcnninalo naufragio , che la stessa barbarie non avca potuto intera- nienle disperdere : ne per fermo si potrebbe allrovo racceglicrne i preziosi fran- tumi , die nella filosofia scolastica de' tempi , la quale , oltre al merito di aver mirabilmente aguzzato gl'ingegni ad ogni specie di disciplina, ebbe anche quello di aver preseuiito alcune grandi verità , clic ben polcano servir di pietre ango- lari al risorto edificio della scienza ; e tanto piìi andrebbero con la dianzi ad- ditala norma esplorale le cagioni motivo end essa medesima peiveune a tanta fama e potere , in quanto a traverso le nebulose forme strepitanti nel vóto, di cui si piacque ad invilujiparsi , non vi ha spirito imparziale, che penetrandone taluni forti concepimenti , non ammi/i la vasta e felice sagacilà di chi abbatté- vasi a rinvenirli. Stabilito in tal guisa il più o men di predominio , che in mezzo alle stes- se l)albu/.ic scolasliche qne' riassunti principii di vecchia sapienza potessero aver di tratto esercitalo ne' moderili al primo guizzo della lu'ie risorta ; e indagati con pcrsjiicacc industria i prosperi o avvcr>i effetti oiid essi fossero a|)parsi fe- condi nelle applicazioni alla novella vita che già prorompca da ogni cauto avi- da di morali eonqiùsle , jìolnbbe lo storico agevolmente collocarsi alla origine de' vari sistemi , che alia spicciolata i filosofi cominciarono ad ordir di propo- sito , per servir d' inlerpetri all' adesiva o alla ripulsiva impressione cb' erane risultata sullo spirito pubblico ; e senza lasciarsi mai sfuggir di mano quel filo condullore , proceder oltre nelle sue animate narrazioni , tutta svolgemio nelle sue visibili attinenze la vasta tela che aveasi raccolta dinanzi 5 e rilevando al- Ires'i per via lutti gì' impoitanli problemi che vi s'innestano in forma di episo- di ; e che non disciolti per pigrizia, o negletti per ignoranza, togliciebbero a siffallc storie ogni luminosa e dilettevole unità di complesso. E fra' problemi di simil genere non incresca che io ponga i due seguenti a sola cagion di esempi. 4.° — Ingegni egregi fiorirono al certo nelle varie contrade d Italia, i quali collivando la filusofia in tutta la pienezza de' suoi poteri , si elevarono con più o mcn di pompa , d impeto e di pene li azione alle sue più alle sedi : e sareb- be infinito il nominaili tulli , come d' iugiuria per gli altri nominandone pochi. AI E però fatto innegabile , che dall' Alpe in giìi per una lunga distesa di spazi», coloro die attesero a simili ricerche , seguendo a scelta o i brillanti metodi dell'astrazione, o quelli solidissimi dell'esperienza, stettero tutti sulla traccia che già gli antichi aveano aperta ; portandovi senza dubbio tesori di vaste in- tellezioni , ma senza uscir mai del battuto guado , e sopra tutto senza mai ten- tarne de' nuovi ; mentre per l' opposto in questa estrema parte della penisola solamente apparvero su tal materia ingegni di originalissima tempra , che impa- zienti delle vie per altri calcale , lanciaronsi a romperne arditamente gli argini; e ciascuno pel particolare ohbiello che di dentro 1' agitava , corsero incogniti mondi; non curando il rischio di perdervisi, purché fosse lor libero il potervi- sì spaziar da ogni lato senza rcsistpnti ostacoli : e basti rammmcntarne i cinque famosi , Bruno , Tilesio , Campanella , Gravina e Vico , che in men di due se- coli sursero gradatamente a costellarsi fra loro in una pleiade sfolgorante su questa sola parte del cielo italiano. Donde la cagion prima di questo non mai scrutinato fenomeno unicamente in fallo di filosofia , mentre per tutte le altre ramificazioni della scienza gì' ingegni altamente originali abbondarono del pari nel rimanente d' Italia ? 0 vorrà l' immaginazione accorrere a rivelarcene il se- greto , annunziando a simbolo misterioso , che l' ombra di Pilta-'ora si aggiri tuttavia per queste a lui dilettissime regioni , e piacciasi di tenerle sempre ani- mate dell' immortale suo spiro 7 2.° — Anche in Italia i cultori della filosofia si divisero nelle due ordina- rie scuole de' fatti e delle idee ; ugualmente industriosi e solleciti a cercar la verità ne' due opposti campi : e ciascuna ebbe i suoi onorevoli atleti ; ciascuna i suoi benemeriti della civiltà, della virtù e della religione. Ma è innegabile del pari che niun di essi , cadendo in delirio , esagerò le forze del suo metodo al punto d' ingiugncrlo a tutti come assoluto ed esclusivo nella capacità ed effica- cia delle invesligazioni filosofiche ; ninno altresì ne torturò e protrasse tant'oltre le pretensioni e le conseguenze , o da svaporarsi sterilmente in un idealismo vó- to , arbitrario ed incomprensibile , o da precipitar brultameute in un fangoso e grossolano empirismo : e se vi fu per avventura chi ne facesse il biasimevole tentativo , non ebbe seguaci, e crollò da se medesimo senza estranei urti. Or non dee attribuirsi questa involontaria e presso che istintiva circospezione al ge- neral predominio dell' arte, di cui 1' Italia fu sempre la classica terra ? Può in- fatti 1 arie vedersi disparir dinanzi come illusorie le scene dell immensità, quan- do è di là precisamente eh' essa tira il suo divino affiato , ed è verso là che tendono le sue più grandi creazioni? Può l'arte acquetarsi a veder distrutte co- me fallaci le prerogative de' sensi , quando è là che si appuntano gli elc-nenli d' ogni suo segreto incantesimo , ed è di là eh" essa scalta e prende sbalzo siouro 6 12 i>cr elcTaisl a trascendere luU' i limili del tempo e dello spazio ? E un ideali- smo che disperde , un empirismo che agghiaccia le potenze attive dell' anima , avrebbe potuto prevaler mai presso un popolo , che avendo in se innato il sen- timento del bello , pel quale i sensi e la fantasia , la realità e 1' ideale , il fi- nito e r infinito han bisogno di restarsi sempre congiunti , ebbe agio di ali- mentarlo con prestigio indtCnibile no' canti sublimi dell' Alighieri , ne' magici disegni del Donarroli , e nelle celesti armonie del Pergolesi ? Diesi pur lo scioglimento che si vuole a qnesti problemi ; contribuiranno ossi almeno a chiarir sempre piìi il fatto solenne , che il popolo , senza che il sappia o il voglia , prende parte importante al vario successo delle filosofiche dottrine : poitliè laddove ncU' applicazione pratica talune di queste mal rispon- dono a tutt' i suoi morali bisogni , ci si mostra sordamente inquieto e ripugnan- te a sostenerne il rincrcscevole giogo : quindi ne suscita delle opposte o diver- se in chi , percosso dal fenomeno , assume 1' onorala missione di farsene l' inler- pelrc . Né rcalmeule va indagalo altrove il tipo supremo a dar facile ripruova della dirittura o della fallacia de' sistemi : le aberrazioni stesse in cui eviden- lemente cadono talvolta i filosofi , non debbono giudicarsi disgiunte da questa impulsiva , benché apparentemente lontana potenza ; essendo esse spessissimo l'involontario effetto della troppo calda sollecitudine, onde per uscir d'un pe- noso slato 5 1 uomo si precipita in un altro non men penoso ; come l' infermo, cui non è sempre da imputarsi a cieco delirio , se nel suo letto di dolore, vol- gendosi ostinatamente da un lato , v' incontra le atroci sofferenze che gli erano state predette , quando il rimanersi piìi a lungo sull'altro gli era divenuto mor- talmente insopportabile. Quindi è che una storia della filosofia , in cui gli enunciati elementi sicno ricerchi e svolti con oidinc dai loro pili luminosi aspetti , è la sola che ran- nodando la varia indole de' sistemi alle positive cagioni onde mossero , possa mettere in risalto le infeste o propizie vicissitudini della scienza coi movimenti retrogradi o progressivi che vi fecero a rimpctto la civiltà , la virtù e la re- ligione : e mentre spieghi le brusche o stentate deviazioni d' ogni specie in cui le dottrine malauguratamente si avvennero , non le ponga tutte a carico de' fi- losofi , imputando loro di esservisi gittati alla ventura per semplice bizzarria d" ingegno ; e in compendio ne risulti , come in un vasto quadro di animata espressione, la storia stessa dell' umanità , rilevala eflicacemente presso un sol popolo ne' suoi piìi spiccati e mobili contorni : e tulto finalmente concorra in gradazioni armoniche a cessar dai lettori la noia di doversi aggirar sempre in mezzo a nudi e inconcepibili fantasmi , ed a potervi scolpire ben giustificala ia fi onte la epigrafe: Jndocli discaìU et amciU tncminisse pcrili. J13 C0RRISP0iVDE]\Z4 Il socio corrispondente D.Leopoldo del Re ha letti alV Accademia i seguenti brani di lettere riguardanti la sua corrispondenza astrono- mica col sjg. Peters in Catania. Sicccnic sono oramai quattro anni decorsi da che ebbi V onore, contro ogni mio merito e per degnazione particolari'- di questa nobile adunanza , che venisse bene ac- cetta ed approvata per gli Alti la mia qualunque siasi Relazione di una gita al- l' Etna ; così ciò mi rende ph'i animoso a riferirle quanto coìitiensi in primo luogo nel- le lettere suddeUc , ed è relativo alla pubblicazione del gran lavoro suH' Etna , quasi cerio del di lei benevolo compatimento. i' altra breve notizia poi avrei pressoché F ardimento di reputarla , se grandemente non vado errato , anche in questi tempi di maraviglia astronomiche , per le scoperte successive di Astrea , della bipartizione della cometa di Biela e pel novissimo pianeta divinalo dal Leverricr , di reputarla diceva , una sco- perta valevole ad eccitar l' attenzione del mondo scicnti/lco e tale da fare pro- gredire non lievemente la branca importantissima dell' Astronomia cometaria . Ma senza più indugi eccomi al soggetto : in cui , analogamente al siste- ma anche altra volta seguito , non farò che arrecarvi gli articoli di quelle let- tere per quanto è possibile secondo la versione letterale dal tedesco ncW ilaliCQ idioma. Dalla prima in data di Catania i 6 dicembre 1846 , esCragga qiianto segue i » Mi slo occupando con ogni diligenza nel perfezionamento di talune deter. mioazioni , le quali potrebbero di leggieri valere come fondamentali nel lavoro intorno all'Etna ; la longitudine di Catania mercè le occultazioni delle stelle, la latitudine dalle osservazioni delle stelle zenitali nello strumento de' passaggi dall' oriente all' occidente , 1' altezza trigonometrica e barometrica dell' Etna ( alla casa inglese ) . Questa ultima porgemi la occasione di una ricerca sulla rifrazion terrestre , propriamente a motivo del!a circostanza finora , per quanto io sappia , sempre trascurata , che la forza e^piMlsiva e la rifrangente ancora dell' aria all' altezza di 3C00 metri sia solo < irca i 2/3 di quella regolare al- la superficie marina. Quindi la cosiddetta cosi iute della rifrazione terrestre vie- ne a dipendere dallo slato barometrico e terme metrico e deve essere ridotta alla pressione e temperatura normale. Ciò è stato da me di già compiuto , e trovo , avuta ragione di questo , lo error medio della determinazione di altezza, di circa uà ottavo di metro. Ora mi affatico a rifar da capo le tavole di Bes- sel , con le 200 osservazioni barometriche scelte , nelle quali venne benan- cbe osservato lo psicrometro ; avendo sostituito nella formola che esprime la influenza del vapor acqueo le novelle costanti del Regnault per lo calorico spe- cifico e latente di esso, e la tensione del vapore non già, come Bessel, secon- do Laplace , ma introducendola giusta la legge , la quale è stata calcolata da Egen mediante il metodo de' minimi quadrati. Alla costante barometrica e forse anche alla diminuzione della temperatura con Y altezza aggiugnerò talune corre- zioni arbitrarie , le quali debbono essere da ultimo in guisa determinale che si accordi la barometrica con la trigonometrica altezza, m w Allo iniprcndimeiito di cotesti lavori , che pria del mio dipartirmi di qua comunicherò a questa Accademia ( !a Gioenia ) mi sento ora tanto maggiormen- te iucitato dalla maniera come il sig. Barone di Waltershausen è uscito a luce con r opera sua. Io avrei ben perdonato a costui per 1' arroganza sua , con la quale tutto a se attribuisce , e con cui sotto il mantello dell' apparentemente giusta modestia ei nella introduzione al 1 ." fascicolo dell' atlante esordisce ; io gli avrei di già perdonato , qualora non avesse fatta menzione alcuna del mio nome. Ma quando egli mi rappresenta al mondo siccome un semplice manuale, ciò mi scandalizza : ed io cercherò ad ogni modo di mostrare al pubblico , co • me ne bo il debito verso di me medesimo , quale parte io mi abbia nell'opera. Fortunatamente conservo le copie degli oggetti dianzi cennati , che rimpiazzano quasi gli originali , abbencbè non sempre completamente , siccome , per esem- pio , delle altezze polari di cui mi rimangono soltanto i passaggi ridotti al filo di mezzo. I\Ia questi saranno bastevoli , dappoiché allora li riduceva con tutta cura 0 precisione. « » Da qualche tempo sì è aperto in Catania un Istituto , che mi rende la dimora qui assai più aggradevole , cioè un gabinetto di lettura. Vi trovo almeno quanto ac- cade nel mondo scientifico ; vi ha da 50 giornali , la maggior parte in vero francesi ed italiani , ma ve ne ha pure d' inglesi e di una bene opportuna scelta. Oltre a ciò rattrovansi nella plausibile Biblioteca di circa 2500 volumi le opere novissime del giorno , i manuali classici di tutte le sorti , le carte ec. Si è con ciò qui ovviato ad un vero bisogno e riuscirà certo di grande utilità , qualora la sua stabilità e durevo- lezza per quanto sembra rimanga solo assicurata. Ciascun sozio paga mezza piastra al mese, e ve ne sono di presente da circa 200. Pare adunque una nuova vita qua in- trodotta , stante che la sete del sapere mostrasi per ogni dove, ce X5 In ciato poi del dì 6 corrente gennaio mi partecipa quanto appresso. » Pochi giorni or sono ho ricevuto gli elementi ellittici, almeno per me intercssaa- lissimi, della cometa da me scoperta nel 20 giugno, calcolati dal sig. d'Arrest in Ber- lino . Il medesimo trova un periodo di 5804 giorni o di pressoché 1G anni . Ciò mi ha determinato , tralasciando ogni altra cosa , a ripigliar da capo una compiuta ela- borazione delle osservazioni di questa cometa , da lungo tempo già notata fra le mie agenda . Non avvi al certo un gran numero di osservazioni e son desse quelle fatte a Napoli soltanto, ed una sola di Roma ; negli altri luoghi la Cometa non è stata osser- vata. Ho adottato, siccome è naturale , gli elementi del d' Arresi, e formato seconda essi le equazioni di condizione , le quali saran poscia trattate col metodo de' mìnimi quadrali onde ricavarne i più probabili valori degli clementi. Le osservazioni napo- litane vanno dal 2G giugno insino al 21 luglio , da 17° a 33° di anomalia vera ; ma non soo desse cattive nella loro totalità, e quindi saran per dare un risultameoto eoa una certa sicurezza . La durata della rivoluzione sarebbe degna di nota , dappoiché si colloca nel bel mezzo tra le comete di brevissimo periodo ( di 3 a 7 anni ) e quelle del più lungo periodo ( di 70 — 90 anni ). « Ecco dunque , siccome ho avuto V onore di annunziarvi sin da principio , cgrt- gio signor Presidente , illustri signori accademici , nel compimento di cotesto lavo- ro assicurato al mio pregevole amico un nome non perituro negli Annali della sciert' za astronomica e nel cielo ; che si ripeterà scmpiv ne successivi periodici ritorni di questo astro : ed avvantaggiata ancora la scienza di una novella conquista , che sent" prc più amplifica e dilata i suoi di già immensurabili epotentosi confini , TORNATA DEL 9 FEBBRAIO 1847. Sunto degli Ani accademici pel suddetto giorno. Il segretario perpetuo fa presenti all' Accademia le ripetute ofricloslta del noslro Ecceilcntissiroo presidente verso di essa , a lui aianifcslate per trasmet- lernliole , in quante lellere ha avuta occasione di scrivergli , mostrando in ognii- na^'il dispiacere oh egli provava di non poter venire a dividere il lavoro del- le tornale co' suoi colìeghL . Ed il marchese Ruffo lo invila a leggere una lette- ra dello stesso Presidente direttagli da Pozzuoli , iu ringraziamento al dove- roso allo usatogli dall'Accademia d'inviare una deputazione di soci a preodcr conto della di lui salute . (1) Les°onsi diverse ministeriali , fra le quali la più importante è quella del- la grata" comunicazione data da S. E. il Ministro degli Affari Interni a cia- scuna delle tre Accademie componenti la Società Reale Borbonica , di essersi il Re N. S. degnato di far terminare 1" annosa vertenza con Ferlecacli in un mo- do Io più equo e conveniente per le due parli contendenti. L'Accademia ha disposto che tal ministeriale s' inserisse nel proccssetto verla- ìe di questo giorno ("2) ; e che il segretario perpetuo si concertasse col presidente ge- nerale , e con gli altri segretari , per andare ad attestare a S. E. il ministro degli Affari Interni la riconoscenza di tulio il corpo della Società Reale Borbonica , pel valevole patrocinio accordatole in questo importante e difficile rincontro. Conoscen- do inoltre le cure prese dal nostro presidente marchese di Pietracatella , per rin- tracciare i documenti opportuni alla difesa della Società Reale , e l' indefesso zelo da lui mostialo in tale occorrenza , ha pur deliberalo , che trovandosi tuttavia es- so presidente in Pozzuoli , a cagione della sua infermità , vi andasse la stessa conj- missione per attestargli gratitudine e liconoscenza. Ila di poi il segretario perpetuo Iella all' Accademia altra lettera scrittagli dal professore Gustavo Svanberg direttore del Real Osservatorio aslrononoraico di Upsal , dimandando di stabilire una corrispoudenia tra la nostra Accademia , eie due Svedesi di Sloeolma e di Upsal . (3) L' Accademia nostra ha gradito lo stabilimento della richiesta corrisponden- za , ed ha incaricalo il suo segretario per l'adempimento di quanto nella lettera richiedcsi ; e costui in questa circostanza le ha fatto presente , che non aven- do ricevuto da Montolwclo che sole copie otto complete del Rendiconto , e [que- ste essendo sjacciaie , non poteva da ogg' innanzi darsi a chicchessia se non dal voi. 11°. in poi. (l,2,3j Per le tre indicate lettere si vegg* 1' art. Corrit]^mienza, X7 Avcntlo 11 segretario perpetuo informata 1' Accademia del favorevole acco- glimenlo che ha ricevuto da dolli malemalici francesi la formola per la determina- zione delle orbile de' pianeti , e delle comete , che fu ad essa presentala dal de Gasporis, evenne inserita nel Rendiconto ( num.2S.pacj.252 — 256. ), dal qnaie a- Tendola rilevata l' illustre analista Caucliy ne aveva falla onorevol menzione in un suo analogo lavoro presentalo all' Accademia delle Scienze di Parigi , che vedesi ne' Coniplcs rcndus ^ num. 20 an. i846 ) , ha essa dimandalo un qualche modo da incoraggiare il de Gasparis ne' suoi sludi , ed ha accolta la proposta fallagli dal segretario di dimandarsi per lui una laurea gratuita , come altra volta fu prati- calo per D. Francesco Grimaldi , al presente nostro socio corrispondente , ponen- do così il de Gasperis in islalo da poter tenere scuola della scienza, eh" egli con si Luon successo coltiva . Ed è sialo anche dello di tenerlo presente allorché il presi- dente nostro slimerà conveniente di proporre all' Accademia la scelta di altri cor- l'ìspondeiiti . Assolute tutte queslccose , il segretario perpetuo ha indicate per la lettura della presente tornata : I. La continuazione della memoria del cav. Bozzelli. II. Una memoria del socio corrispondente Semmola ( Vinc. ) sul Cinipe . III. Una memoria postuma del fu nostro distinto socio Seor/a , eh' eragli riuscito salvare dal dilapi- damcnlo fallo delle costui carte , e che da lui era stata falla rivedere , e completa- re dal sig. D. Michele Rinonapoll professore di Matematiche , ed aggiunto ali Os- servatorio della R. Marina . Ila continuata la lettura il Bozzelli , ed essendo 1' ora ben tarda , sonosi ri- messe le altre letture alla seguente tornala. (1) Vi sarebbero stali pur anche a presentare all' Accademia due rapporti , 1' uno de' signori cav. Santoro, cav. Tenore, e D.*" Lanza, per 1' affare del compenso dovuto a'soci Sangiovaimi e delle Chiaje, per 1' opera da loro prestala su' MSS. del Cavoli- iii (2), l'altro su due altre memorie dal Vulpes lette all' Accademia Ercolanese, e da questa rimesse alla nostra , come aveva praticato con le precedenti. M.i non essendo intervenuto alla tornuta il cav. Santoro , perchè impiegalo in servizio del Re N.S, , se n' iì differita la lettura alla seguente tornala. (1) Per non interrompere Tiella stampa la Memoria del cav. Bozzelli , si trova essa iiv- teramcntc riportata nelf art. Memorie e comunicazioni della precedente tornala. (2) Veg. il nostro Rendiconto per l'anno , J846, a pag.l2a a 163. 48 CORRISPONDEIVZA. Lettera di S. E. il ministro degli Affari Interni , al presiden- te della Società Reale Borbonica , e da costui diretta a quello del- l' Accademia delle Scienze. Napoli 29 del 1847. EcccUcndssimo signor Pi-csidenle. Mi onoro trascriverle la seguente Sovrana risoluzione communioatamì da S.E<, il Ministro degli Affari Interni. » Signor Presidente — In data de' 7 aprile dello scorso anno Ella mi rife- rì le premure di S. E. il marchese di Pietracalella di passarsi da questo Mi- nistero gli uGii convenevoli al Consigliere di Stato Ministro di Affari Eccle- siastici , perchè nel rassegnare al Re N. S. il rapporto del Ministro di Grazia e Giustizia su la nota vertenza tra la Società Reale , e lo Stabilimento di Ver- Ucacli , non avesse mancato di tener conto delle notizie , e de' documenti che chiarivano i veri fatti relativi a quella faccenda . Io le risposi che aveva scrit- to in conformità delle ricevute premure , e posteriormente il lodato Ministro di Affari Ecclesiastici ha rassegnato 1" affare al Re N. S. , e la M. S. co' suoi sacri caratteri ha fra 1' altro determinato, che il Consiglio de' Ministri risecbi su i vari rami dello Stato discusso , Interno , die riguardano Museo , acca- demie , Studi , pubblici Slabiìimenli di Scienze ed Arti , la detta somma ( du- cali 1050 annui ) per pagarsi dal 1847 in avanti , e trascriversi nel nuovo sta- io discusso del 1847 . Al che il Consiglio de' Ministri lia adempiuto col proporre in conformità de' Sovrani voleri , che i ducati 1050 , dal 1847 ia avanti sieno divisi in tre porzioni segnati , cioè : Per ducati 350 a carico de' fondi del Rcal Museo Borbonica. Per ducati 350 a carico de' fondi delle Accademie Ercolanese , delle Scienze , e di Belle Arti , che costituiscono la Società Reale Borbonica ; e per ducati 350 a carico degli altri Stabilimenti di scienze ed arti parimenti com.- presi nello slato discusso di Affari Interni. E S. M. cui ho rassegnalo il tutto nell' ordinario Consiglio di Stato del 26 del presente mese , ha avuto la degnazione di uniformarsi all' avviso del Consiglio dei Ministri . Lapode ne la prevengo nel Real Nome per la inlelligea- 19 la Jc coHiponcnli la Socleià Reale Borbonica , e per l'uso di risulla — Napoli 27 gennaio Jel 1b47 — Firmato — Nicola SdNTiycEi.o. « 11 Presidenle generalo interino — Antonio Niccolini Il segretario generale — Ferdinando de Luca Lellei-a dì S.E. il sig. marchese di Pietracateìla , presidente del- la Reale Accademia delle Scienze a S. E. il sig. marchese Ruffo meni- bro ordinario della medesima. Eccellenza, » Reclamo la &ua antica bontà per me, per gradire e far gradire agli onore. >oli coUegbi che mi favorirono in Pozzuoli, ed alla nobile Accademia V omaggio della mia viva riconoscenza pel delicato tratto di cortesia usatami, nell' interes- sarsi della mia povera salute. Se a Dio piacerà ridonarmela mi sarà tanto più ca^ ra per potere ogni giorno dar pruova della profonda gratitudine che il mio cuo- re risente per tanta generosità usatami. Frego V. E. ad esser interpetre di que- sti sentimenti che mi sono e saranno sempre scolpiti nel cuore . Sono pieno di rispetto e di amicizia, ce Fazxuoli 22 giugno 184&> ^evotiss. ed ohbligatiss. scrcidore , ed amico ClVSEFPE CeVA GrIUALDU 50 Lellera del prof, svedese Gustavo Svamberg al segrelario per- petuo della R. A. delle Scienze. A Monsicur h Chevalicr Flauti Secret, porp. de 1' Acadétnio Royale des Sciónces h Naplos, >j En ndmcUant l' ulllité de la commnnicalion lillcraire parmi les diverses nalions comme une verilé assez conslalce : je ne ci'ois pas dcplaire à Vous , Rlonsicur , et à 1' Académle Royale , cloni vous èles le seciétaire perpetucl , si je vous propose de Taire venir des acles et d' autres feuilles publiques CD échange de ceux , qui dérivent de la Socielé Royale des Sciences à U- psale en Suède . J" ai une raison special de faire une Ielle proposition , puis- que Ics mcinoires , que contienncnt Ics acles d' Upsale , soni loujours ccrits ou dans la langue francaise , ou en lalin , et méritent par celle raison , comma à chacun inteliigibles , sinon sous d' autres points de vue d' ètre connus dans volre pays . Si 1' Académie Royale vcut bien accepter celle proposilion , il ne dcpendra que d' elle njèrae de délerrainer 1' année , ou elle voudra commencer un lei échange , selon que cela lui soit convenable ; quanl à la Socleté Roya- le d' Upsale , doni les actes ont commencé il-y-a plus d' un siede , je pcux promctire de Ics faire venir ici tous , exceptc loute fois les premiers volumes , doni on n'a pu faire encore la réimpression. Quolque les Acles de 1' Académle Royale des Sciences à Stockholm ne se puLlicnt que dans la langue svédoisc , peu connue de votre pays , il serait possible que r Académie de Naples voulul étendre 1' échange en questlon à celle-ci ; dans ce cas , je me charge aussi de 1' arrangement de celle affaire. Pour la première remise des actes de Naples j' ai une benne occasion par la fregale du Prince Royal Oscar de Suède et de Norvége , le quel arriverà bienlòt a Naples ; et , pourl' avenir , la commuiiicalion réciproque pourra , il me sembte , le mieus avoir lieu par les oavires naarchands , qui vienmmt chaque année da Suède ici . J' ai 1 honneur , Monsieur , de me signci" avec la plus grande eslinie Ntpics 8 fcvrier l8i7. Votrc trés-humhle, ci Irés obcissant serviceur D/ Gustave Sr^yBERc Profeiseur d' Ailronomie et direcleur de l' Observatoire à V U' niversité d' Upsule , et membre de l Académie Royale da .Scien- ces a Slockholin , el de la Suciclè Royale des Sciences à Upsale- 5t Risposta , in nome deW Accademia , alla lettera precedente, Naple3 15 fevrier 18Ì7. Monsieur le Prqfesseur Nolre Académie des Sciences , à la quelle , dans la derniére séance , j' ai lu la lettre que Vous avicz eu la boote de m' adresser , m' a chargc de Vous eavoyer de sa part un exemplaire des Actes et du Rendiconto , publiés jusqu' à present , pour chacune des trés-illuslres Académies de Stockolm et de Upsal. Ed m' acquitlant des ordrcs recus , je Vous prie , M''. le Professeui- , de vouloir aussi bien faire agréer aux susdites Académies 1' offre respectuesc que je Lcur fai de quelqu' uds de mes ouvrages que j' ai pa avoir a la maiii dans la briévelé du lemps fise pour votre depart de Naples. Totre (rt$ hunMe , et trtt obbeissanl terviUur V. Flauti Stcret, perpet, de l'Académie Royale da Scitncts, 52 LIBRI PRESENTATI. 1 . Poche parole di Tito Lancellotti sulla pretesa Area Marlegianu di un certo rftculucci- 2. Serie critica de Sacri Pastori Barasi corretta , accrestiuta ed illustrata da Miclule Carruba arcidiacono della stessa Clùesa di Bari. 53 TORNATA DEL 23. FEBBRAIO 1847. Sufito degli Atti accademici pel suddetto giorno. Il segretario perpetuo legge una lettera dell' Eccellentissimo nostro presiden- te,con le solite gentili scuse eh' esso invia all' Accademia per non poter intervenire alle nostre ordinarie tornate stante la sua salute cagionevolissima , e 1" Accademia fa ■veti , perchè la favorevole imminente stagione di primavera valga a ricondurlo tra' suoi colleghi. Lettisi indi gli Atti della precedente tornata sono rimasti approvati. Il segretario ha partecipalo a' suoi coUcghi le lettere di ringraziamento perve- nutegli dall' Ateneo di Brescia, e dalla Biblioteca di Atene , per l'invio fatto de' vo- lumi degli Atti, e del Rcndiconlo.ììoi inoltre presentato un piego suggellalo a lui di- retto con lettera anonima , nel quale dicevasi contenere una scoperta il cui autore sarebbesi palesato quando 1' avrebbe perfezionata , dandosi a conoscere mediante un motto latino scritto nel piego suggellalo. li' Accademia ha deliberalo che trattan- dosi di un anonimo essa non debba prendervi alcuna parte , e che ciò venisse di- chiarato nel sunto degli Atti della presente tornala, da inserirsi nel Ri ndiconlo , per- chè ne potesse essere informato e colui che ha invialo un tal piego , e chiunque al- tro volesse in altre circostanze fare lo stesso. Essendo intervenuto alla tornata il distinto naturalista e medico Sassone sig. Schualz ha egli presentati all' Accademia tre suoi opuscoli che vedransi dichiarati Deli' art. LiBni presentati. Le due commissioui , 1' una per 1' esame delle quattro memorie lette dal eav. Vulpes air Accademia Ercolanese , in illustrazione di altri strumenti chirurgici esi- stenti nel R. Museo Borbonico , l' altra pel compenso da proporzionarsi al lavoro fi- nora fallo da' soci Sanglovanni e delle Chiaje su' volumi MSS. del Cavolini , hanno per mezzo del comune loro relatore Lanza letti i pareri corrispondenti ; dal primo de' quali, senza votazione, sono risultate approvabili le illustrazioni del Vulpes , e si è risoluto mandarne , come al solito , copia all' Accademia Ercolanese , dalla quale n'era venuto l'incarico alla nostra. In quanto poi all' altro rapporto, che verrà qui appresso inserito (1) , essendo 20 i soci presenti, eJ allontanatisi dall" adunanza essi Sangiovanni e delle Chiaje , si è proceduto alla votazione segreta, a norma del- lo Statuto , ed è rimasto approvato con un sol voto negativo : che però se ne com* (1) Vepg, r art, Hdaxwni a$cadcmich*. 51 ....'... pilerà rappresentanza (luorcvole all' Eccollenlissimo Miolstro degli AlTari Inleroi , compiegantloTÌ il rap]>oilo ile' commissari. 11 scgrelaiio pcipoiuo lia quindi lello all' Accademia uu suo progetto per la pubblicazione delle Rlcraorie approvate e dimenticale , delle quali fu altra vol- ta stabilito formarne il VI. volume de" nostri Atti ; o ciò quantunque approvato dal nostro Eccellentissimo Ministro degli Affari Interni, e the ne fossero stati con- seguentemente passali gli ordini alla R. Tipografia, fin dal mese di giugno del pas' sato anno , pure non avea finora potuto avere alcuna esecuzione . L' Accademia sebbene trovasse vantaggiosa la proposta, pure trattandosi di un affare delicato ed importante, lia regolarmente opinato , che una commissiouc de' soci cav. Tenore , march. Ruffo , e cav. de Luca lo esaminasse ponderatamente e con diligenza , allincbò trovandolo espediente si potesse proporlo all' approvazione del nostro Ministro ', e la suddetta commissione ba stabilito riunirsi la sera del giorno seguente in casa del segretario perpetuo alle ore 22. d' Italia. Una tal proposta verrà inserita ne presenti Atti. (1) Venutosi quindi alla lettura delle Memorie , il socio delle Chiaje ne ha letta una intitolala : Brevi iwlizic anotomichc intorno alla Foca vilellina , accompagnata da due tavolo diligentemente disegnale , e colorile al naturale ; ed ha dimandato che vmisse inserita nel Rcndicunlo stante la tardanza della pubblicazione degli At- ti . Per la medesima ragione si è dimandato lo slesso dal socio cav. Melloni , il quale ha letta la prima parte di una sua Memoria sull' abùassameiito di tcmperalura ])rodoUo alla superficie Icrrcslre durante le notti calme e serene ; e su i fenomeni che ne rìsullaììO nella bassa regione dell' atmosfera . La Memoria è rimasta nelle mani del socio autore, che la consegnerà al segretario perpetuo dopo averne letta la 11" parte, il che avrà luogo nella prima tornata di marzo. Finalmente il socio corrispondente D. Vincenzo Semmola ha letta la Memoria sulla natura e genesi del mascherino del caprifico , che più volte era stata annunziata nelle precedenti tornale, senza che avesse potuto darsi Inogo alla lettura di essa per altre occupazioni dell' Accademia. E poiché uu tal lavoro del Semmola , da lui destinalo al Rendiconto , non dovrà per ora pubblicarsi , per le ragioni che verranno più appresso indicate , è però necessario recarne un breve sunto (2). I soci cav. Tenore e cav. Melloni hanno fatto plauso al lavoro di Semmola, im- pegnandolo a convalidar sempre più , con le osservazioni microscopiche le più accu- rate la sua opinione , analoga a quella del Cavolini , sulla sessualità di tali mosche- rini , offrendoglisi l'opportunità di potersi valere del microscopio uliimaraenlc acqui- li) E$sa tedisi riportata ne/i' art. Oggetti diversi. (2) \cg. l'art. Memorie e comunicazioni. 55 slato dall' Accademia, che dà nn ingrandimento con terminazione di fino a 600 yo\- te (1) . La tornata essendosi prolungata oltre le due pomeridiane, quando il Museo R. dovera chiudersi , il presidente l' ha sciolta , rimettendo la lettura delle due Memo- rie Matematiche già annunziato altra volta alla prima del venturo marzo , dopo cb« avrà il cav. Melloni terminala la sua. (i) Il lig. Semmola ha dimandato che ii dilTerisca la pubblicazione dclli tua Memoria n«l Tteii- «liconlu finché non abbia egli . valendosi della opportunità dcUa prosiima primavera , l' opportunità di ripeter* U sue osservazioni. 5« MEMORIE E COMLIVICAZIONI DE- SOCI ORDINABI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Brc-n notizie anatomiche di supplimcnto alla Dissertazione di J\J.-^, Severino intorno alla Foca vitellina. Nello studio della fabbrica del corpo umano e dogli aiilraaTi mi sono sta- te di unica guida le classiche opere della veneranda anticliith soprattutto ila- liane. Sommamente m' istruivano gli scritti di Eustachio , Acquapendente , Gas- serio , RIalpighi , Rlorgagni , IVlaiacarne , Scarpa , e tra' nostri que' di Calti , Severino , Cornelio , Serao , Cotugno , Poli. In conferma di ehò nella sommaria dissezione di una giovine foca vilcUina nell'anno scorso permessami dal Direttore del Musco zoologico , la di lei niirabile struttura qualche punto ricordando di or» ganica composizione uniforme alla fetale nostra vita prolungata fino alla sua gio- vinezza , ho avuto occasione di rifermare alcune cose contrastate a Severino (1) ed al INIalacariic (2) : al primo de' quali la scienza è debitrice della piìi clas- sica Monografia nolomico-fisiologica dedicala a llarveo , Ent , Higmoro , Courin- gio , T. Bartolino , Rolfincio , Horn , Pcmplio , Scheffer, Castelli ; e di aggiugner» ne altre riguardanti gli apparali diottrico, pncum.o-cardiacOj e nerveo di sì spetta- coloso Mammifero. Ila desso esercitato la immaginazione de' poeti per la invenzione delle Sirene a capo umano, corpo di mammale e coda di pesce. Quantunque la foca per naturale economia differisca dagli animali domestici; pure è capace di educazio- ne, si nutrica entro 1" acqua, accostumasi alla parola del suo padrone, s' impara a sa- lutarlo con la testa o la voce di cane , chiamata dà segni d'intelligenza e di docilità: anzi al riferire di Plinio (3) si fa scorticare senza risentimento , inferocendosi sola- mente verso coloro, che la disturbano, quando dia latte, o venga a terra per figliare(4). Severino afferma che nel maestrevolmente esporre i caratteri fisiognostici di tal macraniìbio, ossia pesce in mare e cane in terra, abbia seguito i precetti d' Ippocra- (1) Phoca illustratum analomicum aMfoscAerf/ajmo. Neap. 1655 in fot, (2) Mem. della Società ilal. delle se. Mod. 1804 , XII fig. (3} Vituli marini accipiunl disciplinam, voceque pariter et vi(u populum tdulant.—Uist. n*t, IX , e. 13. [V\ Buffon UisU mU Par. 1765, XIII 335. * Sl'.lr ^^S/l±XS.S /.^fruruf. 57 te ',0 veggo liuiiilo in lui 1' afoiislico siile di ilue sommi genii nel Joscriveic cioè Linneo le fallezzc csUiDc , e Cu^icl■ le forme iiilcine od oi'giuicbe degli esseri del regno animale (1). § I. j4 pparccchio oculare. Per quanto sieno espressivi gli occhi delle foche , altreltanto compariscono po- co prominenti. Quo' della f. fjroclandka richiamarono 1' atteM7.ione di Soemmerring padre (2) e figlio (3), e del di costui precettore Blumenbach (4). Essi n' esaminarono la sclerotica , la cornea , la coroidea , la relina , 1 umore vitreo e la lente distaili - na. Soggiunsero eglino , qualmente il diottrico apparalo della /". (jroclandcse fosse simile a quello del castoro , soltanto diversificandone per essere 1" una carnivora e r altro erbivoro. Io vi ho rilevalo molta analogia di struttura con 1' occhio de'Pesci plagiostomi, relativamente all' uso, eh' essa ne fa, più aquatico, che terreslre. Osser- vazione perfettamente concorde colla sua più prolungala dimora entro l'infido elemen- to , che sul continente ; sebbene in amendue i succennati mezzi , cioè mare e terra, debba esclusivamente adempiere all'aereo respiramento, siccome eziandio lo prova il frequente bisogno di cacciare il capo a fior di acqua. Tali ancora sono le relazionijtra- smcsseci da' nostri maggiori , e da' moderni viaggiatori ; dalle quali rilevasi , ch'el- la abbia facoltà poco comuni agli abitatori terrestri, ed assai superiori a qu:llc dei Pesci. La cornea abbastanza depres5a costa , come in questi , da vari strati di fibrelli- ne irregolarmente intrecciale. Il tappeto , bianco nella f. groclandica , era nella /*. t'i7c//i/ia eeruleoargcntino mollo splendente, tutto crivellato da obliqui pertugi, par- ziale e largo come ne' Ruminanti . La di lei retina risultava da sole due limine , la esterna semplice più esile dell' interna a maglie ovaio-bislunghe e di sollecito disfa- cimento.La medesima univasi alia crassa lamina pimmcDlica uveo cigliare dappresso al (1) l'hoca animai esl sanijuineum , perfecluin , tiviparum , mulliparum , aqualicum, spira- bile , bipes , amphibium , niraque sub vilu , maris et tcUuris , opprime vorax, carnivnrum , prò ci- clu pugnax , visceribus lum naiuralibus , luin vilatibus peramplis , pracscrliin venlricuto, iecinore , mammis, lient, renibus, vesica, corde , pillinone, lingua , ossiculis audiioriis mdiusculis , <■( co«- ttris quibus animanlia qaadrupeJa gaudenl , omnibus . Usqucadeo u( pilotum sii more terreslrium , e guibus bovem marinum mugilu iiaribus et superiore maxilla , sed canem quadrupedem multo più.' ribus refert notis el in eo imitantur pliocao , «I ddigali in coilu cohaereant dtu. Lib, cil. 33. (2] Comm. Soc. Ji. GoUmg. ìlS't, VII V6. (i) De oeul. /ioni, et anim. sccl. horiz. com. Gott. 1813, ;)• 401, lab. 13, (i) Hand. d. vergi, anat. Colt. 182V, ;>. iOl , pi. VI. Recentemente Mayer ( Aova Ad. Acad. n. cur. Vratil. 18i3 , XX. P.II. 7i3, lab. X XV 3 j ha dtscrilto le papille delia tilida lingua di tale Mammifero. 8 58 circolare vaso composto da raggianli ramicelli dell' arteria centralo , e quello pro- luoaalo più olire esternamente giugneva sino al contorno della zona di Zinn ; la quale era lilla, e nella faccia interiore presentava equidistanti pieghette o cordonci- ni, irraggiaulisi dalla sua periferia ^erso la lente cristallina all'alio globosa, ed ampia. Dippiìi in ogni quarto di essi esisteva un processo cigliare auiiiaciforme coli" apice jicnzolone sul corpo ciislallino, con forcuta coda estesa al di là della citata zona , e tulli coverti da nero pimmenlo , deficiente nella f. groelandica. A' retinici inviluppi i> soUoposla una membrana , che i micrografi potrebbero dichiarare eziandio retini, ca : la quale appare areolare , allallo fibrosa e surla dal contorno del nervo otlico , aflìn di espandersi per lo intero cavo coroideo ; talché osservata con lente ne compa- riscono le aie ovali circondate da tenui fibre . Quindi si corruga e dilata a seconda delle visuali bisogna, onde la immagine degli oggetti piii o men prossima succeda nel- la sovrastante retina. Singolare menzione meritano gli ott.dmoliti della ^ócrt, trigono-bi- slunghi, notanti nello scarso umore aqueo, esclusivi dell'occhio de'Pesci (1), appena indicativi dallF-hrenberg, e da me {"2) per la prima fiata abbondevolmente rintracciali in tulli gli oculari umori de Plagioslomi (^torpedini, 7'azzc , squali , chimere). E sic- come gli otolili rendono piii intense le onde foniche, cosi gli ottalmolili accrescono la forza riflessiva delle molecole luminose. Ed il corpo vitreo bastantemente grande differenziava da quello appartenente a' menzionati abitatori delle acque , mancante peraltro di atiacco all' orlo del nervo ottico, ed esclusivo del delfino deffo. Degno di nota si è , che la oculare camera anteriore come la posteriore sieno rislrellissime , per fisiologica ragione mancandovi la terza , ossia il canale di Petit co' relativi fori Jacobsoniani giusta quanto accennai (3) ; solo esistenti ne' IVIamm - feri più prossimi all' uomo , avendoli recentemente ravvisato pure ne' Quadrumani, (1) Ossenaz. anatom su l' occh. «m. Nap. 1838. (2)ylnafom. ditam. suUctorped. Nap. 1839. (3) FraKanlo (io scriveva) la mcnjgior parie de moderni anatomici non fa alcun motto delle Ja- eobsonianc caleratlole.Argomenlo che merita seria illustrauone , allesoch! dalla esìiSlenza di tali per- tugi derivano importanti veriiàperla visuale funzione , eperl' alterata natura degli um^ri oculari. Confesso che questo innocente diletto , unico guiderdone alle durale fatichi , fummi am-iregjialo nel leggere, che idea consimile n ebbe il clinico danese. Perù la deficienza di aoer confrm ilo ditti firj- mi neW occhio umano con decisiva dimostrazione , convalidati con opportune ricerche istituite nello gran catena degli animali , della determinazione toccante l'uso ed i mutui loro rapporti colle parti vicine , della accurata descrizione e delineazione de medesimi , e tutto cospirante alla determina- zione di una terza camera acquosa ; somministra l' aspetto di noeilà ad un trovalo da cinque lustri seppellito dalla autorità de primi anatomici e fsiotoghi del secolo in cui viviamo. Colai che semplicemente annunzia una verità ha minor gloria di chi la dimostra , la rende incontrastabile, la melle sotto la guarentigiadi fatti inconcussi , s' ingegna di farla uscire dalle sterilczze notomiche , t di assicurarle nella siuria dell aniropotomia non j^erilura esistenza ( Oss. cit. I^2] , 50 ossia iitaco jacco e scimia . . . Forsi per 1' aUcrala Icssi'ura della loro rcUaa non vidi il, forame cciilralc , l' orlo Buzziano e la piega , da Soemmerring neaiiciie rin- venule in lulte le specie di scimie . Però il canale Petitiano eziandio increspalo , e le finestre Jacobsonianc non diversificavano allallo da quelli dell' uomo . Intanto Husclike (1) nella Biblioteca anatomica , scritta da' primi dotti della Germania , e cbe sommamente onora il nostro secolo , riconosce la camera lerita aquosa di Delle Cliiaie, meco conviene in molli articoli , e del liiiuido raccbiusovi , da lui pir altro contraddistinto colla frase di hutìior Peliti cioè dello scovrilorc del suddetto ca- nale , ossia del continente , e non già dtl contenuto , che ormai da dieii anni neir occhio dell' uomo e di parecchi Riammali ebbe per la prima volta ia queste mura solenne dimostrazione (2). § II. Apparecchio iincumo-cardiaco . Appena che diasi un' occhiata alla citala Dissertazione postuma del Seve- rino (3) , tosto rimarcasi qualmente egli pensava d'illustrarla con apposite figure da imprimersi sullo spazio bianco sovrapposto alla stampa di due pagine , ossia intercalale nel testo secondo il prisco uso da pochi anni io qua reprislinato. Le disparità di opinioni Ira gli antichi ed i moderni anatomici intorno ad alcu- ne sue piirti derivano dalla disamina fattavi senza distinguerne il cangiante sla- to non dico fetale , ma di giovinezza all' adulto . Così e non altrimenti è da (1) Tuul rceemment , Delle Ghiaie (loe.cit.43) s est prononcé enfaveur dot ouvertures de Ja- cobson du canal de Petit : il les a «ues, chez le foetus dequatre mois et chez l'adulte , dans le chien, le chat , le cochun , le cheval , le boeuf , l' ane , la clUcre , la bnbis ; elles manquaient chez les oi- seatix et les reptiles ; chez les poissons osseux ( Ihijnnus , xiphias ) , le canal de Petit ne fait q>i un aprés la dvpression anlcriettre du corpi vitro , et il est plain d un liquide visquetix. Lxs lolijì et tepia ont aussi un canal de Petit ( sinus eireularis HI. ) , qae Krnhn et Delle Ghiaie nient a tort . Je dois avouer qu' avcc queìque soin que j' aie ètudiél oeil huinain , ntéine après avoirenlevé les (aisceux (tbreuxde la lame ciliairt ,comme le preserit Delle Ghiaie, je n ai pu apercevoir aucune trace d' ouvertures. Stein et Jacobson oa! fait depuis pm , sur la zone et le canal de Petit , dei re- cherchei dont Its resultali ne tne soat point tntore connus ( Enc. eit. V 083 j . (2) Jacobson quindi nulla scrisse ioiorno a tali forami , dio una volta sola travide ,e non riusci mai a dimostrarli innaoii L Membri dell" Istituto di Francia. Dopo ricevuta la mia Me- moria su l' ccihio accingexasi a ripeterne le ricerche , quando una immatura morte lo tolse all' incremento delle scienze ed al sollievo della egra umanità. Essi dunque non abbisognano di ulterioii dimostrazioni; ed attribuisco alla diniccltà della nostra lingua, che ha impedito ad Uuschko di seguire le avvertenze preparatorie indicale alla pag. 66 della citata mia Mem )ria . (3) Est pulmo silus inter venunt arleriakm , arleriamque vtnatem, quae duo vaf. dt l app. respir. Slrasb. 1838 , p. 2'». 61 modo , che 1' ÌDnesto della sua base giaceva ncU' orlo appartenente alla orecchietta anteriore , anzicliè alla posteriore. Laonde il sangue era costretto di passare in que- sta pò" lati superiori di delta valvula , il sinistro avendo il margine appena spirale , e chiaro indizio della prossima chiusura del mentovato orifizio , non che di quello del canale arterioso sorpassante in perimetro la metà del lume dell' aorta ; il di cui arco dilatato ahhaslanza , da comparire aneurismatico per 1' uomo , non isfuggì al- r indagatore sguardo del Severino (1). Costui (2) segue la spiegazione Ilarveana intorno alla sospensione dello aereo respiramcnlo della foca durante la sua acquea sommersione, e circa lo impedito pas- saggio del sangue a traverso del polmonare parenchima, mercè la permanente apertu- ra del forame ovale e del canale di Botali per tutta la vita , siccome osservò pure Cornelio (3) in Cola Pcsce,eJ in certi ragazzi di quattro a cinque anni. D' altra par- te gli anatomici moderni , e giusta quanto io abbia visto nella mentovata foca e nel (hlftiio , ne sostengono la peifotla chiusura , tranne nella giovinezza , nonché per eausa morbosa o per organica anomalia come osservò Meckel . Costoro ne in- terpetraiio la cagione dall' affollamento sanguigno nel gran seno venoso cavo-epati- co , già cognito al Severino colla fiase di 7-amo cicco della vena porta (^ coccus por- li) Aorla solidissima, in primo exitu gibbosa sic, xiltilriculumreferat , ovi goWind^e magniludinae , ut cisternula quaedam. Phoc. ili. o3. (2) EHiHiufroBuccagini, Anati atque Anseri subaqua longiusurinantibtis vena magna coit ovifurmii iiuadam anastomosi cum arteria venali , cumque auricula sinistra cordis in venlriculum penadente. Per quam hcrcle sirvcturam vero pt simile , voUcros hos et mergos urinatores frequentes spiritumsub aqua prorogare et commode respirare : quod gemis aves colto lenus apprehensas cum circumferant icn- ditores non suffocunt cadcm interna sua ventilatione pleniore , quam utriculus aerius dia fovet. Phoc. ili. 39. (3) Porro animantibus dance utero haerent pecuUares insunt duetus,per quos sanguis e vena cava insinistrum cordisvenlrictilum, et ex dexiero ventriculo in aortam , non traiecto pulmone perlabitur. Eiusmodi duelus postquam ex utero prodierint ammalia, incipiunt plerumque exarescere; al inteipri lamenservantur , dnrantque totovitae curriculoin Lutris, Castoribus, Pliocis , Anatibus aliisque am- phibiis animalibus, quai proinde sub aquis diuttUe sine spiritu vicunt, et collotenus prehensa difficile suffocanlur . Nonnumquam /amen etiam in quadrimulis et quinquennibus, immo grandioribus nattt tmeris lalcs ductus integros incolumesque obsercarunl viri dissectionibus exercilati. Quid? quod aliquando fieripotesl, ut adulti jant atque aetate procedi homincs istos ductus integrai incorruptosque retineant ut credere par est deCoÌA ilio celeberrimo urinatore, qui ab incredibile natandi studium cognomento Piscis nuncupabatur : is enim ab ineunte pueritia , quum pelagum mnare , seque aquis immergere assuesceret , necesse liahiiil intcrditm , vet pntiui niminm saepe spirilum continere. Quapropter sanguis , quum non posset piilmones trajiccre , per memoralos ductus, qui in tentilo puero patente! etiam tum crani, permeabai : atque bus intrrea rias crcber earumdem usus aijolescere non pa- tiibalur. Sic igilur factum est ut Cola Pisci) casu magis,quam Consilio amphib'ius tvaserit. Progymn. fhy». Stop. 1G88 , p. 285. 62 lue ramus ) , e con pareli mollo robuste. Eppcrciò lo opere del Sercnno anche pe" iioslii lardi nipoti saiaimo incsausla sorgente a conliiiuo rivindiilie di novità a lui usurpale da' moderni (I). Mentre altri mss. (2) ed il suo Museo rimasero di spersi nella pestifera catastrofe del 165G , in cui per soccorrere i suoi compatrioti con duolo universale rimase vittima (3). § III. apparecchio neuro- cardiaco. Non restò al certo indifferente ali" osservatore genio di Scarpa e di Zcrener (4) la proposizione di Socramerring (5), e di Behereods (G) in riguardo alla deficienza de' nervi cardiaci ; dimostrandone la insussistenza colla scovorta di iicrvei Gli nel cuore dell' uomo , del 6ue e di cavallo , tuttavia mancandone la ricerca negli altri JNIain- mali (T), soprattutto anfibi. Lavoro (8)troppo meritevole di compiere la serie di quel- le classiche opere dei Sapienti italiani pubblicate nel XVIII. secolo pel verace avanzamento delle scienze anatomiche. Aflìn di ben esaminare la intrigala dispersione de' nervi sulla cardiaca so- praffaccia della (òca vitellina conviene averne sott' occhio il cuore o fresco, op- pure da vari giorni tenuto entro acqua con spirito di vino , replicate volte mu- tata , finche se ne smunga il sangue, e maceri appena la tunica sierosa esterna. Mercè siffatte avvertenze scorgeransi moltiplici nervicciuoli piatti teneri , che a modo di finissima rete , le cui frequenti anastomosi furono forsi equivocate per gan- gli da Remali (9) in certi Mammiferi, vi ricamano tutte e due le faccie, non escluse le orecchiette ed il principio de' contigui tronchi vascolosi . Però la superficie anteriore ne offre minor copia della posteriore. Anzi rimarcasene in questa maggio- re numero a più complicato intreccio sulla orecchietta e sul ventricolo sinistro, alla (1) Per esso ripelo quanto egli medesimo scrisse su! conio di Zerbo: verum e cuius fimo gem- tnas coUi'jere cauti consuevere dodi plcrique. (2) Non si conosce intorno agli stessi che quanto segue : Plurimos codices ms. inedilos rtUquit , ut symbota anatomica , et quatuor discursus in quaestiones J. Jusotini , quoi In- ter eliam erat de utero et faetu senno ( Haller Bibl. anal. Tig. 177V, I 3G0 ). (3) Sic tifi/, sic morilur Sci-crj'nus, si moritur, qui in Uleratorum orbe perpetuo iivit.,.ut docti, tt boni consulantur plus iacturae ab uno Severino extincto, quam a tot suorum cicium funeribus Par- thenope accepisse videalur. Tarinus in Sederini vita. (4-) Àn cor ncrtis cartai , et iis carerepossit. Erf. i79i. (5) De corp. hum. fabr. Traj. 1790 , III 30-W , V 3V3. (6) Din. qua demonslr. cornerB. car. Mogunt. 1792. (7) Delle Ghiaie Anal. camp, i" ed. Nap. 183G, I.lOi , tav. XXIX 8t vitello . (8) Tab. neutvt. Pap. 179i (<..j. alt. [9] Valentin Trail. de neurol. Par. 1813 , p. 448. 63 di cui marginale metà i ncrvci filamcnli voggonsi approssìmalissimì, essendo più scar- si in delle parli j)el destro lato ; giacché io quella , ossia nella faccia anteriore, de- cresce la quantità e 1' affollamento de' nervi da rendersi assai rari tanto nel relativo ventricolo , quanto nella sovrastante orecchietta. Ciascuno nervicciuolo fornisce fdi agi" interni lacerti cardiaci penetralivi a traverso delle naturali loro fessure, e sud- divisi in tenuissirai fdelti , ognuno de' quali internasi nel rispettivo lacertello musco- loso e non già finito alla sottoposta tunica cndocardiaca ; mentre al modo istesso,ma in scarso numero, li vide Valentin sopra il cuore dell' uomo. Tralascio le opportune osservazioni fisiologiche , che immediatamente emergono dalla ineguale quantità e «lispersionc de" nervi sulla superficie del cuore anteriore e posteriore di della foca . Txicordo soltanto come la moltiplicità de' medesimi in paragone di altri Mammiferi pe" rimanenti apporccchi organici ad essa superiori somministri soddisfacente intcr- pelrazionealla squisita di lei seusitivita, cioè : gratitudine verso la benefica mano che le porge giornaliero nutrimento , pronta ubbidienza a' voleri del suo custode , affet- tuose emozioni , tenere cure per la propria prole ; cosicché essa , avendo rinvenuto il figlio morto entro una caverna , ed essendo stata immantinente presa da' pescato- ri , sebbene voracissima , per tre di asiennesi da'cibi! § IV. Spiegazione delle Tavole . 1." — Fig.i. aa a lobi del polmone sinistro, h b secondarie sue divisioni o lo- bcttljC porzione muscolosa cui attaccasi la duplicazione della pleura e suoi vasi san- guigni e , finita al lobo polmouico rf chiaroscurato ; fff anse vascolose sottoposte alla pleura del polmone destro , essendone priva la parte g per osservarvi le vesci- chette polraoniclic A pendenti dalle estreme diramazioni ii della trachea B prov- vedute delie arterie j e delle vene k ; vena l cava posteriore , ni anteriore , n polmo " narc sinistra \ sacco o dell" arteria aorta anteriore p con la innominata q , tiroidea ;• , socclavia 5 , aorta posteriore /, polmonare sinistra u e destra v , canale di Bolallo x, orecchiette destra y e sinistra s co' sottoposti ventricoli ; arteria coronaria 1 , vena 2 co' ramicelli vascolosi 3 , e rete nervea dispersa sulle indicate parti. — 2 pezzetto del tessuto areolare dell' orbicelo cigliare. II." — a lacerti muscolosi di porzione della orecchietta destra del cuore, b cer- cine Eustachiano , e cava anteriore , d valvula del foro Botalliano , rete nervea del- la orecchietta sinistra f, del ventricolo mancino g e del dritto h , indicandosi da i la linea di comune separazione. 2. Pezzo della tunica lacertosa tracheale , distinta in maglie maggiori a e mi- nori b. 3 — li estrema ramificazione bronchiale espasa in reticolalo fibroso e con le 64 protuberanze della tunica interna e componente una vescichetta polmonare scilonata ìu /'per vedervi la faccia interiore. 4 — Inlrcccio fibro-laminoso della cornea. 5 — a a spazio occupalo dal tappeto , e nervo ottico , b retina , d d membra- na fibrosa areolarc , e suo pezzo ampliato 7. 6 — Parte di tappeto ingrandito co' pertugi a obliqui. 8 a lente cristallina , e uvea o lamina piramentica , b processo cigliare , d zona di Zinn co' raggi cigliari , e lamina esterna ed /" interna retinica co' vasi q. 9 — Ollalmolile. J, .-^«-W / Y/^/^/ /ice. jj. h'. i A*;c ■<,.', ,-?•/ 65 Sunto della Memoria del sig. Seminola ( Vincenzo ) su la na- tura e genesi del nioscherino del caprifico. Quanto alla natura di tali inselli, che neri e rossi raostransi , l' autore esamina rigorosamente le opinioni di Teofraslo , Cavolini , e Galiesio , e rigettando come imperfftla quella del primo , e per erronea 1' altra del Galiesio ( che credè il mo- scherino rosso , nello stato di ninfa , esser nel suo vero stalo naturale , ed essere il maschio dell' insetto nero ) , aderisce pienamente a quella del nostro Cavolini . Continua il Semniola le sue osservazioni , e dopo aver descritti i particolari di am- be queste due varietà , da che dimostra esser esse due specie, e non già due ge- neri diversi , cor.chiude col Cavolini che sì gli uni che gli altri sieno ermafrodi- ti , e capaci a generare senza concorso di accoppiamento . Passa poi a discor- rere della genesi e perpetuazione di tali insetti , fondandosi su' fatti da lui osservati e descritti, ed esclude assolutamente l'opinione di lutti gli altri naturalisti , che ave- vano finora trattalo un tale argomento ( all' infuori del Galiesio la cui opinione egli trova la piìi erronea ), i quali stabilirono la genesi e perpetuazione di questi insetti avverarsi previo il deposilo delle uova che i meschini usciti da una produzione di caprifichi andassero a porre nella produzione seguente de' frutti in crescenza del ca- prifico nella medesima stagione ; da che poi que' di tali frulli che durano fino alla stagione vegnente, svolgendo di primavera i moschini , questi depositassero le uova ne" caprifichi orni , che formano la prima produzione del nuovo anno, in epoca che trovarsi avere già acquistata la metà di loro grandezza. Or egli dimostra l' impossi- bilità di tal dfpos zione di uova ne'semi di caprifichi orni, che già trovaosi del lut- to sviluppali, e ne' quali osserva contenersi il bacolino; e ragionando per tal modo , perviene a conchiuderne 1' esclusione per la teorica finora ricevuta. Aggiugne a di- mostrar tal suo assunto la figura al naturale di un ramo del caprifico con le sue frutta diligentemente disegnalo e colorito. Dopo ciò passa ad additar la via che Natura tiene per la perpetuazione di que- sti insetti in tutte le produzioni del caprifico , e nelle successive stagioni , sieno es- si unifcri , biferi , e triferi ; e con opportuni ragionamenti , e con argomenti di ana- logia va stabilendo la sua opinione , clic il deposito delle uova de' moscherini avven- ga nelle piccole gemme a frutti, che nelle novelle messe dell'anno Irovansi già formale nelle ascelle delle foglie; le quali uova allorché la gemma comincia a svolgersi o re- stano involute ne' semi del caprifico , o schiudendo da esse i bacolini si v;uino ad addentrare ne'semi stessi, per proprio istinto di cercar la sede loro eletta, ed il cibo. 11 Semmola conchiudc il suo lavoro con dire, eh" egli sta tuttavia proseguendo le ricerche per definilivamcnle stabilire la sua opinione nella maniera piii evidente che sia possibile. 9 66 PROGRAMMI DI ACCADEMIE ESTERE La Reale Accademia di Scienze , Lettere ed Arti di Modena con la sua solita diligenza ha pubblicato un foglio per V aggiudica- zione de molti premi d programmi proposti per t anno 1845 ,• ed ha dati i nuovi programmi per f anno corrtnte 1847. Questi appartengono alla classe 2" , per la quale è stabilito per ciascuna dissertazione il premio di lire italiane 500. I lem» proposti al concorso pe dot- ti italiani ed esteri sono i seguenti ; I. Quale sia presso di noi il miglior sistema di rapporti fra il proprietario ed il collii'cilorc del terreno iicU aspetto economico , politico , morale ; e come si possa viagfjiormente diffonderli e perfezionarli a vantaggio della Società. n. Detcrminata la vera nozione del pauperismo e della mendicità , ed assegnatene le cause , indicare per quali stabili ordini procurarne si possa l esclusione , o la di- -.ninuzionc , viigliorando specialmente la condizione de giornalieri nelle campagne. I,e risposte potranno esser date in italiano o in latino , manoscritte in ca- ratiere chiaramente leggibile ; ed esse dovranno inviarsi a Modena anonime e fran- che di porto, al p'ìi lardi per la fine del dicembre del corrente anno 18'i-7, dirigen- dole : /iir Eccellenza del Ministro di PMlica Istruzione degli Estensi Dominii , Presidente perpetuo della B. accademia di Scienze , Lettere ed Arti di Modena. Una scheda o lettera ben suggellala conterrà il nome e cognome dell' au- tore , e l suo domicilio ; ed al di fuori di essa vi sarà segnala la slessa epi- grafe , posta sulla Memoria inviata , onde poter rilevare aprendola , all' oc- casione clic la dissertazione meritasse premio , colui cui si appartiene . 1 componimenti presentati al Concorso saranno immediatamente consegnati poi pi»! rigoroso secreto alle rispellivc Deputazioni scelte a giudicarli , av- vertendo , particolarmente prr le composizioni drammaliclie , essere imposto ai giudici di non dare il voto se non a quelle che pienamente soddisl'accicno 67 alle esigenze del buon gusto e Jflla sana morale , eviUindo pa gli altri lo sco- glio frequente nelle tragedie e ne drammi seij d' ingenerare negli animi avver- sione 0 dispregio delle rispettabili /fulorità. Le 8chel<'»»>. 6g OGGETTI DIVERSI. Proposta del segretario perpetuo aU Accademia per la stam- pa del VI' volume degli Atti , e le continuazioni di esso. SiGNOnI CoLLECnl Nella prima tornata del geunajo p.p. , a dimanda del socio sig.Delle Chiajc f u risoluto, clie le due sue Memorie costituenti la Monografia del sistema venoso degli ammali rcUili , che trovavansi tra quelle approvate , e poi rimaste in abbandono, e delle quali fu da Voi ponderatamente stabilito compierne il voi. VI. degli Atti, ve- nissero stampate nel Rendiconto non volendo quel nostro socio, che rimanessero più a lungo sepolti i lavori che gli avevano costato non lieve fatica, e che erano di non po- co vantaggio alla an£;eologia, in un oggetto nel quale fin dal 1813 erasi impegnala 1' illustre Accademia di Danimarca, cui ne porgeva l'occasione il Jacobson; e poi 1' altra delle scienze di Parigi, alla quale veniva quest' illustre medico ed anatomista invialo da Copenaghen per conferire con gì' insigni uomini coltivatori delle slesse branche di sapere umano, sulla suddetta, e su di altre scoperte da lui fatte. E dopo questo pri- mo passo si eran pure indefessamente occupati a somministrar luce in tale argomen- to gì' illustri (ìsiologisli Bojano , I\athUe , Reinard, Niccolai, Meckel, Tiedemann, Carus , Cloquet , Puges , Wagner , Mayer , Muller , Duvernoy . Intanto questo esempio di Delle Chiaje ha mosso altri soci a dimandare lapub- Llicazione delle loro Memorie , che avevano avuto l' istesso fato di quelle di esso Delle Chiaje; da che avviene , che non solamente noi ci troveremo perdere il frutto di loro fatiche per gli Alti accademici, unica e vera suppclleltile delle Società dot- te di tal genere ; ma ancora di non aver modo da pubblicare nel Rendiconto di que- sto anno, come dovrebbe avvenire , per soddisfare alla promessa fatta solennemente al pubblico di presentargliele stampale nel voi. VI. de' nostri Atli , per tutta la Qne del corrente anno. Nulla aggiungo di quelle materie che somministrerà la scelta fat- ta , e che si continuerà a fare ne' MSS. del Cavolini, ormai diventata di più grande importanza, dopo tulio quel materiale, che si è trovato esisterne ancora presso il suo nìpolc de Mellis, col quale compionsi molti articoli importanti che trovavansi mon- chi ne' Mss. the sono presso 1' Accademia ; e che la Provvidenza Divina si è com- piaciuto ancor preservare nella gravissima disgrazia dell' incendio da costui ultima- mente sofferto . Aggiungo a ciò che I' Accademia non solameule viene a soffrire un danno per le 69 Memorie sopraddette da lungo tempo opproTale; ma ognuno lia potuto accorgersi che esso continua , e continuerà per gli altri lavori accademici ; poicliù ciascuno degli operosi soci , Tcdendo che non siasi per anco comincialo a stampare quel VI" volu- me , dopo gli ordini datine alla stamperia Reale da ben circa l'anno, non soffrendo- gli r animo di aspettare Dio sa quanti anni per la pubblicazione del voi. VII", lia di- mandato , e dimanderà che ogni sua IMemoria Iella all' Accademia venga pubblicata ì\e\ Rcndico7tlo . Cos\ di fatti è avvenuto per le Memorie di recente Ielle dal delle Chiaje , dal Bozzelli, dal Melloni , del Semmola ; e lo elesso sarà delle altre. Sic- ché per tal modo le scienze ed il pubblico perderanno il vantaggio che debbono prestar loro le Accademie in perfezionare a forze riunite i lavori di ciascun socio ; ed il Ecndtcoiito diverrà per ogni anno non di uno , ma di più volumi , mentre per esso bastano ad alimentarlo i sunti ben falli delle Memorie da chi n' è 1' autore , e quelle comunicazioni che non potranno staie al rango di Memorie. ' •» Aggiungo ancora , ed a Voi non debbo tacerlo, che dietro 1" ultima rappresen- tanza , a nome di cotesta Accademia , inviala a S. E. il ministro degli Affari la- lerni, per sollecitare la stampa degli Atti , all'occasione de'richiami del delle Chia- je , e per la quale attendiamo risposta , per quanto ho potuto conoscere , una tale stampa nel modo consueto è diventata un problema insolubile per condizioni contrad- dittorie. • Id vista di queste considerazioni io vengo a proporvi un espediente di vera e sicura utilità per l'Accademia , e che potrà tornar solo a mio danno quando non rie- sca. Ma io , mentre ringrazio la Provvidenza Divina pe' posti che mi ha falli occu- pare , fin dalla prima età, non posso a me medesimo occultare di aver in essi soffer- ta qualche avaria ; e non mi sarà discaro patirne ancora alcuna per un corpo distin- to , che dee formar l' onore nazionale , ed al quale ho avuta la sorte di appartenere fin dalla sua fondazione , e di servirlo sempre da segretario ora interino , ora per la classe di Matemaliche , ed ora finalmente da segretario perpetuo. L' espediente che io vi offro è il seguente , di voler permettere che tulio quel materiale, che doveva costituire, secondo le precedenti deliberazioni, il voi. VI degli Atti , e le sue continuazioni venisse da me fallo pubblicare per fascicoli aggiunti a quelli del Rendiconto , per coloro che vorranno associarvisi. Ciascun fascicolo dovrà contenere Memorie di Matematiche, e di Scienze Naturali , a compaginazioni separa- le , per polirle poi ordinare in volume secondo tali classi , come si è fallo, e dovrà farsi per gli Atti accademici. Se il prodotto da questa associazione, nella quale vien compresa quella delle copie che deve necessariamente prenderne il Ministero degli Affali interni, per 1' ordinaria consueta distribuzione de' nostri Alti a' soci delle Ire Accademie, alla Casa Reale, a'Ministri, alle biblioteche ed alle Società dotte estere, si troverà pari alla spesa occorsa per la stampa, starà bene ; se questa sarà maggio- re mi offro io a soffrirla , qualunque sicsi il dippiù ; se vi sarà vantaggio , l" .\cca- 70 demìa ne disporrà come ad essa piace. Sarà questo anche un tenlalWo per vedere se noi potessimo una volln emanciparci dalia Slamperia Reale per la publ)licazionc do' nostri Atti . Il materiale perù delle Memorie dovrà sempre rivederlo , ed apparec- chiarlo r Accademia, e dovrà procedere la stampa eoo le stesse regole di prima; se non che non avranno alcun dritto i soci a quelle copie 50. di ogni loro Memoria , che venivano ad essi concedute franche dalla Stamperia Reale ; e volendole do- vranno compensarne la spesa. Un tal volume di Atti , diviso nelle sue parti , come fu stabilito , per non in- terrompere la serie di quelli che 1' Accademia continuerà a pubblicare , se sarà pos- sibile , neir anzidetta Tipografia Reale , potrebbe intitolarsi Aui di complemento a (juelli pubblicali ne cinque volumi dati in luce dalla nostra Accademia dati 810 al 1845 , o pure io quell' altro modo più proprio che stimerà l' Accademia. La prefazione che verrà apposta a questi Atti dovrà da me leggersi all' Acca- demia . Se la mia proposizione sarà da Voi approvata , io farò subito un contratto per la stampa , cercando che i caratteri, e la carta sieno della migliore qualità possi- bile presso noi ; ed allora potremo forse adempiere alla promessa da noi fatta di dar fuori la pubblicazione di quelle Memorie per la fine dell'anno corrente. Tutto ciò dovrà sempre intendersi che verrà sottomesso al parere del nostro Ec- cellealissimo Ministro degli Affari Interni, per ottenerne l'approvazione, quando egli il creda conveniente ; ed intanto non debbo tacervi , che avendone jeri iuformato il nostro Eccelleolissiffio presidente , vi ba pieu amente acconsentilo. Flauti. 71 RsiAzioyE letta aW Accademia sulla precedente proposta d§l segretario perpetuo . SlCNOni ACCADEMtCt. Il nostro segretario perpetuo cav. Flauti pieno di zelo per la sollecita pnb- blicaiione del Vl° volume degli Alti , e indi a roano a mano de' volumi seguenti , prendendo in considerazione il ritardo che ha avuto luogo finora , e che potrebbe continuare finché non si viene ad uoa conclusione definitiva colla stamperia Rea- le in riguardo alla pubblicazione degli Alti , si è fatto nella tornata precedente a proporre un mezzo più spedilo , quello cioè di stamparsi per fascicoli le memorie esistenti , e ciò in orf^ine cronologico . I fascicoli si distribuirebbero in ogni bi- mestre insieme col Rcndiconio a ciaschedun socio , come pure a quelli associa- ti che volessero sottoscrivere per avere i nostri Alti a fascicolo , o prendendo per essi un' associazione separala , o unendovi anche quella del Rendiconto . Il se- gretario perpetuo , facendo un conto prudenziale de' mezzi che avrebbe la R. A. per la stampa di questi fascicoli , ha esposto alla Commissione come essi ben eco- nomizzati potrebbero essere sufficienti alla spesa della slampa , e se qualche dif- ferenza vi fosse , egli si offre a soggiacervici a proprie spese : se eccedenza si ve- rificasse , egli protesta di non avervi pretensione alcuna , ed anzi di cederne tut- to r utile alla R. Accademia . La citala commissione dopo essere stata informata di tulle le operazioni dal segretario perpetuo , sulle prime non ha poluto che lodar- si del zelo del nostro distinto socio ; ed indi viene a proporvi il risultamento del- la sua disamina. Crede dunque la citala Commissione , che bisogna dividere tutto il lavoro de- stinato a far parte degli Atti in due serie . Nella prima serie essa pone tutte quel- le memorie che avrebbero dovuto esser già pubblicate fino a tutto 1' anno 1845 : nel- la seconda essa pone lutto il lavoro corrente dal 1846 in avanti . Quando alle me- morie spellanti alia prima serie, frale quali -vanno anche comprese quelle dell il- lustre Cavolini che l'Accademia Reale or ceica di trarre dall' obblio in cui erano , la Commissione crede di accettarsi l'offerta del nostro distinto collega. Epperò queste memorie saranno a mano a mano jiubblicate a fascicoli pur le cure del segretario perpetuo cav. Flauti nel modo come egli ha proposto. Ma mentre i fascicoli di quel- le memorie si puhl)fcano fino alf esaurimento di esse , crede la Commissione che debba esser contemporanea la pubblicazione delle memorie correnti , per volumi e nel modo come si e praticato finora cioè pe' torchi delia stamperia Reale : a quale og- 72' cello saranno pregate le LL.EE. il Ministro degli Affari Interni, e 'l nostro Presiden- te , onde per mezzo del loro collega Ministro delle Finanze , dal quale dipende la Stamperia Reale , si venga ad un risullaiuento definitivo e pronto, che possa ture sparire qualsiasi allrosso nella pubblicazione de' nostri Atti. Tale è la propositio- ne die la Coaimissione vi presenta : resta a voi di prendere quelle risoluzioni che meglio convengono al decoro e al luslro di questa Reale Accademia. Marchese Ruffo Michele Tenore Ferdinando de Luca relalore. >tO*' Relazione de commissari Santoro , Tenore e Lanza , assistiti dal segretario perpetuo in risposta all' incarico dato loro pel com- penso da proporzionarsi a soci Sangiovanni e delle Chiaje pel lavoro fatto su Mss. del Cavolini. Sic. Presidente , signori CottEcni. Non è necessario ripetere le antiche istorie del conne pervenuti all' Acca- demia i Mss. del fu nostro distintissimo socio Filippo Cavolini , e degli obbli- ghi da essa contratti col pubblico di darli alla luce , fin dal primo momento , che li tolse agli eredi con questa condizione . Tali cose le avete già più vol- le intese ripetere , e noi non vogliamo abusare di vantaggio della vostra pa- zienza ; e potrà bastare per 1' oggetto di cui ci avete incaricali il ricordare le ul- time risoluzioni prese da quest' Accademia, dalle quali n' è poi derivato 1' inca- rico di cui ci siamo veduti onorali , e pel quale ora vi sommettiamo il nostro giudizio . Dopo ben 36 anni da che le pregevoli fatiche di quel distinto naturalista giacevano abbandonate , e non senza essere andate soggette a qualche dilapida- zione , il di lui nipote D. Felice de Mellis , nel di 13 marzo 1845, presentava supplica a S. E. il Ministro degli Affari Interni , munita di documenti legali , di- mandando la restituzione de' Mss. , non senza dolersi che \ Accademia nostra , non adempiendo per tanti anni all' obbligazione contratta in appropriarseli , li a- vesse falli invecchiare , ed in alcun modo depreziarc. Una tale rimoslranza^fu dall' Eccellentissimo Ministro inviata all' Accade- mia , perchè riferisse 1' occorrente \ e questa accortamente opinò doverci prima 73 assicurare dell' esistenza di lutti i MSS. che essa teneva , se corrispondcsseio al nolainenlo legale esibitone dal de INlellis , e quindi , nella tornata del 3. giugno ISAT) ne incaricò i soci Sangiovanni e delle Cliiajc , per cui da tale epoca deve con - siderursi incominciare 1' operoso lavoro di costoro , i quali essendosi recali più Tolte nell' Archivio dell' Accademia , che trovasi nel Real Museo in alcune sale de' quadri , e fallo diligente ed accurato confronto de' MSS. con l' inventario , final- niente nel dì 27 giugno presentarono ali Accademia un loro primo rapporto , col quale dichiararono minutamente , quali fossero le materie disordinatamente ammas- sate in 39 volumi de' MSS. e quali mancanze e dispersioni vi avessero avuto luogo Del lungo tratto di tempo che rimasero inosservati. Alle premure fatte dall' Accademia a questi due soci commissari , essi prò- misero di presentarle pel novembre venturo una piìi distinta relazione sul contenu- to di tali MSS. ; ma distratti da altre loro occupazioni non potettero adempiervi che nel dicembre seguente , avendo fatto un semplice spoglio di quattro fascicoli in cui coutenevansi sparsamente talune materie risguardanti la generazione de' pesci , e de granchi . Ed essi opinavano die nel voi. VI. de' nostri Atti potesse compa- rire il proseguimento e la fine dell" jìppendice su pesci carùlagiaosi , di cui uii mostruoso frammento se ne vede inserito nel voi, I. de' medesimi . L' Accademia faceva plauso alla proposta de' suoi due soci. In vista di tal relazione , 1' Accademia, nella tornata del di 8. luglio , incari- cava definitivamente gli stessi soci Sangiovanni e delle Chiaje a riceversi dal socio archivario sig. Masdea tutti i MSS. del Cavolini , a farne uno spoglio , ed ordi- narne i diversi argomenti , indicando ciò che stimerebbero ancora atto a pubblicar- si , con decoro suo , del fu illustre autore, e del nome napoletano : ed in questa circostanza , conoscendo quale fatica avevano dovuto durare que' due soci, e quan- ta gliene rimanesse ancora a fare , prometteva loro a suo tempo un convenevol compenso. Non mancarono essi di adempiere all'incarico loro addossato, e nella tornata del dì 9 giugno l8/<6 presentarono all' Accademia altra loro piena e ragionala rela- zione , dichiarandovi gli argomenti de' quali si erano già occupali , e pe" quali pre- sentavano due volumi di MSS. da loro ordinati e fatti ricopiare, con le corrisponden- ti figure , talune delle quali da essi supplite e fatte disegnare. I medesimi, sul cui giudizio può r Accademia riposare , assicuravano manifestamente essere tuttavia tali lavori del Cavolini non privi di novità, ed alti ancora a dirimere qualche quistionc insorta Ira due osservatori delle cose stesse, i quali sicuramente si uniformcrebùcro al- l aulvrità del Cavolini ; di rhe persuasa l" Accademia delerminavasi definilivamenle a tal pubblicazione , e ne faceva partecipe l' Eccellentissimo Ministro degli Affari Interni , il quale ne rescriveva alla medesima con approvazione in data del G mag- 10 71 gio 18-iG , oggiungcodo di aver anche passali gli ordini per la stampa , nel modo indicato dall" Accademia alla Reale Tipografia. A ciascun di voi è ben nota la cagione di tal rilardamento di stampa , per non doverla qui ripetere , e forse converrà prendere altro espediente per la pubblicazio- ne delle cose del Cavolini , se non vorrassi perpetuarne l' abbandono , Non volen- do però r Accademia differire ancora il compenso da essa promessa a suoi soci Sangiovanni e delle Chiaje , diede a noi l' incarico di riferire quale dov' essere. Procardica era una tal cosa, poiché i lavori dell' ingegno umano non sono va- lutabili come le opere manuali ; ma pure 1' accettammo volentieri in vista del no- to disinteresse de' suddetti soci , i quali anzi da noi interrogati , per usar loro in questa circostanza quel riguardo che meritavano, non hanno voluto nulla indicar- ci , rispondendo sempre che credevansi ben compensati dall' essere slati dall' Ac- cademia prescelti in un affare che doveva ridondarle a decoro ; né tampoco ab- biamo potuto ricavare dalla loro bocca le spese erogate per copiatura e per di- segni . Volendo dunque uua volta por fine a questa faccenda , abbiamo attentamente considerato il lavoro fatto per ben nove mesi da' nostri colleghi , come ancora il precedentemente operato da essi , ed abbiamo anche tenuto conto di ciò che ri- mane a fare per definitivamente compiere ed ordinare perla stampa i due volumi di MSS- presentali già all' Accademia , e 1' opera loro in disporne convenevolmea- le in tavole le figure, e la vigilanza si pe' disegni che per la incisione di essi, affare iropicciatissimo, come ben conosce chiunque è versalo in simili materie . Quindi siamo slati di opinione , che convenga darsi a ciascuno de' nostri soci Sangiovanni e delle Chiaje almeno il compenso di due. 300 , comprendendovi anco- ra le spese erogate. Lionardo Santoro Michele Tenore Vincenzio Lonza 75 OSSERVAZIONI METEREOLOGICHE fé mesi di gennajo efehbrajo 1847. ■ ■►■>WaH< «■ Avvertimento. In fine del volume del nostro Rendiconto accademico, pel passato anno 1846 , ag-giugnemmo alle Osservazioni nietereologiche fatte nel- la Specula di Capodimonte, che fin da principio ne recavamo di me- se in mese, un sunto di quelle fatte per 1' intero anno nell' altra della R. Marina , e ne indicammo la ragione . Ed ora avendo stimato ben fatto di dar mensilmente sì le une , che le altre, premettiamo per que- ste la seguente spiegazione. La prima colonna di ciascuna lavala contiene progressivamente i giorni del mese, nel corso di ciascuno del quale le osservazioni sono slate fatte ia tre ore diverse. La seconda colonna indica l' età della luna in quel giorno . La terza , quarta , e quinta colonna contengono lo slato barometrico , e termo - metrico alle ore 9 a. m. , a mezzodì , ed alle ore 3 p. m. di ciascun giorno , unito alle quantità che se ne sono derivale col calcolo ; per lo che ciascuna di esse è divisa in cinque minori colonne , nelle quali si veggonc notali. 1°. Quantità barometrica espressa in millimetri, e ridotta a 0 di temperatura. 2°. Quantità termometrica valutata ad un termometro centigrado , esposto al- l' ambiente , a settentrione , e riguardalo dall' azione de' raggi solali . 3°. La umidità di cui era pregna 1' atmosfera. A°. La elasticità del vapore atmosferico. 5°. 11 punto di rugiada. Queste tre ultime quantità rinvenute dalle tavole di Kàmtz , avendo fatto le osservazioni al Psygrometro di August. La sesta colonna contiene la specificazione dello stato del cielo a mezzodì di ciascun giorno , espresso dalle abbreviazioni che seguono , indicando le princi- pali diverse gradazioni dell' atmosfera. ser. Sereno — Per esprimere cielo da pertulto limpido e brillante. ser. e. p. neh. — Sereno con poca nebbia — Quando lo azzurro del cielo sia visibile a traverso di un piìi o meno denso velo di vapori. ser. neh. — Sereno nebbioso. ser. e. q. n, — Sereno con qualche nuvola — Quando sia limpido il cielo, 76 ma qualche nube ben terminata vi si vegga nuolnulc. aìq. 1IUV. — Alquanto nuvoloso — • Quando una metà circa della volta celeste sia iogombra da nubi. ncbb. — Nebbioso — Quando 1' atmosfera è tale che non si distingua 1' azzur- ro del ciclo , ma tutto abbia una tinta fosca > e che gii oggetti terrestri uoa abbiano distinto perimetro. ncbb. e. ti. — Nebbioso con nuvole — Quando non si distingue 1' azzurro del cielo , e che di più, di parte in parte, vi si veggano delle nubi contenute . nuv. var. — Nuvoloso variabile — Quando tutta la volta celeste essendo ricoperta di nubi , a volta a volta squarciandosi queste , lasciano vedere il cielo per ricoprirsi nuovamente. nuv. — Nuvoloso — Quando il ciclo è intieramente ricoperto di nubi sovrap- poste le une alle altre. nuv. e. neb. — Nuvoloso con nebbia — Quando nuvoloso sia il cielo , e che va- pori addensati non lasciano vedere ben terminati gli oggetti terrestri. piov. — Piovoso — Quando addensati i vapori cadono in pioggia. La scllima colonna contiene la indicazione del vento, e perchè se ne specifica la direzione e la forza, viene divisa in due parli, nell' una indicando la direzione , atte- nendosi alla sola divisione della rota in mezzi venti , poiché una piìi distinta indica- zione vorrebbe un Anemoscopio accuratamente costruito, di che difetta 1' osserva- torio . In quanto alla forza del vento , mancando assolutamente di Anemometro , la valutazione ne viene falla per esperienza, e si sono adottate le modificazioni seguenti. d. — Debole — quar do i vento percorre in 1' '. da pie di — la 10 m. — Moderato idem idem — 11 a 16 r- — Forte u » — 17 a 24 i. — Impetuoso » » — 25 a 35 t. — Tempestoso >1 M — 3G a 54 V. — Uragano » )) — 55 a 150 in. — Incostante — Quando si determina capr icciosamente a più d' una dei- le modificazioni sopra indicate. L' ottava colonna y contiene le cifre della quantità delle pioggia caduta in 24 ore, espressa in linee e parti centesime, valutata da un pluviometro esattamente misuralo. La nona colonna contiene le quantità angolari dell' ago calamitato nel piano dell' orizzonte , ed in quello del meridiano ; è perciò che sta divisa in due , nella prima sta segnata la declinazione dal meridiano , nella seconda la inclinazio' ne all' orizzonte , adoperando in tal ricerca una bussola di declinazione di Gil- bert Wright de Hooko con ago di 10'". 10' di lunghezza ed una bussola d' in- dinazioae di DoUoad che ha un ago lungo poli. 5. 90 1» -zeui jui & o o_ 1 SS s in 00 art IO (TI o •zeui|30(j Ó ó 00 oou]| ui e|3Po',( 0-. 00 « ;5 c^ fN -,ff,a2aa«Oaaaa»c:a«a a a ^ ._ oc BZJOJ S £''*'5"§'«"3"Ì £"«"3-e"^3-a-a-s-a-a-3-a"e-e-!j-a ■S a-:=-^~^E -3 - TI =5 .■^ _ à. *^ » o fj5 auoizoJKf ogOa awO a^MW in r. .. ._ -^.-^.-^-.r* 5 >^. K J5 ;, M j, j, M a MO ^ ^ u . co CO J- a; o^ = =. £o-£ I " 2 >^ o e e o ? ■". TI C ^ w ^ _ (A J3 X DO IP oiunj 1^- E|!D!)sci3 BlipiUIfl ffj t-. .* 00 o ^ 00 r- ..-_ - 05 «=,'n'"-^' »oomoSS2§ÌmSSì2SSoo!?S '^ CT ■?) w co CT r; CT -M -M c.| -. CI CI -M -M -M m n r-f ■:-{ n cìm n m cf-N ~;'(-'-; o' -- ,. -- ,..,„ ^.^ ...^ .,.^ , , , , J^ -^ ^-^ ,-^ f^^ _jt*-l^^^-<^HO'^wOO'»-lO O ^ CO O Ci ^-t O X Ìf3 '^■l -n 1^ —> — ,— ^ -*-, *>! -*-. , 13 ■e ■jaiso -* 00 ts^-x>_«ì escano i> « c^ ci_« T- «0 m :o_c-i.in o^t- intN'No^t^S'Jx o ci l :-i ci ^5 o^05_:o o_i5 i5 « ^_^ci ài P^Si^S i^ ci x x"ai 00 eJ oo'od ad od (?f © 0 o'o th «5 si -*'— i«xr^scx--'*xc:r^-S'-*xn:oor: = ciocicit-ci-'»^ 0 03 0 X '-e i-_ sff -* M o_ c:_ -< 0 ci_ Ci ce X -« j-s -o CI s> rr r? CI 0 1- CI 0 :r: ^ ce ci' m n co r:"^ co ce cf ci -- ci' ci ■>' cf ci ci r: cf ci — ' ci ce ce' ce' ci ci ce' ^^ — ' ci X Ci ci BlipiUlfl ce d 1- o o -•> ce ee -" -* -•* o CI c". — < X I- CI rs m --> o .i ce :e ce 1^ ce -^ X r- — -HCiO-^^cecs-— oce-*;ocii--wi-.sx.ececi-.'*-^ocic:oi^o — — e. i'-t~xxxi-»x«=(0;e:OiOiOsO-!t:o^aox't^»^»^oxsie;or^xi^;^ ■JOIJO •moiiij.i I :rt X ce 05 uè i^ r-_ ■«' 0" ci ci — ' -"" — *- x_ ce_ 0 cioTx' ^■t e: CI 0 9» o'ci'ctT— 'ce ci ci ^ a »-J 0" CI C5 -.e 0 •J5XC» ie_ce 0 CI ,^__ BpK|Snj !p o|unj oxp"Oc<5(rixt-xxe»ooxt~i--»>^o:eot^t-ocicei-x-*x— •~s sn l-C :0 «O O :0 :0 iO 10 :0 ^ :© lie ir» lO liO :e :0 10 le -* ;0 ;e :o :e ;e :e i-C 10 -* -^ iC ■ !■->- i- 1- 1- «^ 1^ r- ,r~ _ 2 o :e o ie o o o o = => o o -.e o :e o o :e :.•; o o o o ;e iO :e 5 5 ij ~ S :S; a. X o --t X ^-t C3 — e ^ X X :o — ■— ie_ -jj^ -w CI ce_ ci_ :e -.e x_ ce ci_ c:_ --• r-^ vs ce — _ o ~ r-T ;.e' — " »' «0 ^' :o ira ce' o o' o o o' ce' ci -=♦-*' ce ci t- ce '-e -•* -e i; -^^ 1- e-, x' -* -* __a BlIOIlSBia y^ ^ y,' 1^" gì) cu' d' ci ci cf — " ei" cJ c) ci" ci cJ cf ci e» ce" -•> ci ci ce ce ci " ^ «^ "M ^liPlinn -5 — -" co /n in — X -■» r- -•< c> CI 13 --» j» C-. d ce ce : e :e X o — »- d CI ok X ; air-!ra-*of-05>-toiniraeoci — c>-*oci — ox — •--■?— ■-■♦csce--c.ri xxxxx«^t-r-o>^""o:i0!0-jr-t^r~i^c-. t~xi-xxicc-. oot^i _ >c e HIOlllJ.IJ le t- X -* co t- ;o A .^ ^1 ^1 ^1 ^( ^( ^1 ^1 ^, ^1 ^, ^1 ^1 ^i ^, ^1 ^, ^, ^, ^, ^, ^[ ^, ^, ^, ^ ^, ^ ^ O: o; Cj: o: C: C: C: C: i: C: *-- C". O; »■-- C: 4--- +•- +■- +-- 4-- OS oc O; O' +i- C5 C^ IO o: O C5 oc Oi Ui +;- o e; oc o o :^ e M oc O C^ M 3C f •»■' Ui cr. o -4 _N* Ut :^h^CCOOtCo Elasticità II, I III I OtOOSO^^OytosGOC:tOji-'OCOO!i-*'OSc:00-**'^tOC:00>— OOOCOCiCD-JOC -1 -I M -1 -1 M ^ _ ,. - o; OC OC OC 4i- 4i- CD -4 OC ce lo OC IO C> OS ■ OC o OC OC tn o OC : ^ ^ e; Ò oc h^ ►-■ : O O C O C OC OC ^1 Uc IO -1 OC ^T M -.T M ^1 '-l M OC c;c tu Ci c: c; c: oc o OS OS ^ O OS -4 ►^ M ^ oc p to ce *^ pc io *:- io -.1 io Ci oc ce io OS OI e o o e o o o o oc ^1 M -.1 --1 M -Oi_tItl04i- '►^ '•?- o ^ o OS 'x^ o '-i '-o "fc ^ Is '<* £ £ ^ "' ""^ ^ '-2 òi o ot o t- OC t- O Ooooo-occOOSOSOO'Qc 0_ 0_oc_oo_o_0_0_oo_0_0_ CJi o O • o -, ■ -, • 3 o E ° w» e w 0-4 0 = = 2.= = • o S t/l 63 „ 9 C9 03 u 0} 03 2 »5" — -^ ^^^ ■^ ^ .a ja — T3-) —^ = q' o'' = O ° = = 3 e co - e e e < o <: < < < 3 s ° .z w ^Wrt^^^BWn»'©"" "-0 sci-si.si.3 3 a.&.a.a-s-'^-f'-s — e,B.e.B=c::53 3 sì. a. 3.^3 a.3 3 Punto di rugiada ■a 5' b OS Ci OC Ci te IC _•?- JO J-- IO t' _►- ts Oi *.- _-^t Ci -.1 oc OS r- Cf JC. Ci IO Ci C M «t ■- 00 Termcm, ester. ^ Ci 00OiOtOStre^-4Ci0O5Ci-^O5«i-OiMt):O3CCCiO0Ci^1 *-o;oo•B-•r!-•^^ — ";'-;ao*7io-4*r--;fi.cce-.i->.oioosostisciOCosOD Ci^>o:ciCOo>^iO«£>io^otsciOSQocr. oiiOtioocCiioioociH' Umidità li IO IO l-» h^ IO OS OC IO OS OS OS IO OS ►-. !-■ IO IO ►-■ f- IO OS >-. IO IO OS IO IO IO •-^ o -"^ ^ b Ci --i o ^ Ci OS IO ts ^ 4i- H^ is' b *?- ?o Ks 0^-4 bc ^ -4 oc I4 ^tnOCH--IO*r->-Ci^OOS.!i-lOO:ClOI--OtreOSloOJ — oooccoc»^ j Elasticilà Punto di rugiada «0 lo to ■-4 Ci ce OC IO OS M IO *^ IO ►-• w M f- 0 OC Oi ^OOOiOCOICCCiOl0 1— OSCih-.OI-<.C5 — li Ci 10 C OC ^l OC ce OC OS — OS OC —. ce CO Ci 10 -1 OC 0-: IO 0 0 ^ cs 0 Umidità to IO IO N^ H^ >-* OS *^ OS IO ts OS lo to to H* M- lo ►^ H* ts lo IO IO lo to IO 10 IO Òi ti b ce *- M oc ►* b 00 •j !il si u u il L^ 3 a >• — o - ' ììì » = i - > 2 ti - = a > — 9 •-=.53 o « 3 . il c > fC L^ :3 > n tD e e rt ?3 «1 > -1 > C > .s e > a — >• o CJ s U (« 3 U3 •» e ri E .'^'' 3 ^ 3 s ■ > 3 3 > O • 3 C 3 C CI. > > > 3 3 ; s s Cd ^O r/2 -XI ^ ^ t/2 SE ^^ Z^gz05'-« ' 'ffjì go ..-ccoog p|g|g^ Ip^^^^^ ^ÌP°"" ™ — CD 3 D O ■3_ O^ O C5 3^ 1 -_ o^ c:_ O O O TI o o oo'o'ocToo o o o o = ■-= o O O O O O 1~ o 0-- o r o o o o ce o = o o o oooo'óóo oo'oodoo OOOdw^ — o 00 o CI 1^ .^ C-. 50 30 — ec o — — CO ©1 CO ^ C O O rM O a ~» = O O O O O 30 -M — 'o'o'o-;o G-l CO -* -^ -* srt -^ •S;?! '- .— CN CI (TI ■" ^ ..^ J» ^ o ce O O TI. o_ o — . e: '-s c-1'2 J - " .o ,OlO 0-_050:0000 lOlOsOOinOuì »OOOOOOilO •.«oo^-.,o_,ifl o^_ O j-O CT— co-*'co'(M"-.-*cr— " oo'o' -"'©'«.* 2:fl3 — — 2 22 2 — 2 — SiS^ ^ p ti* ^™ ■»— N». ^rf i' . w VJ ^V v—^ ^ jr; :ra © o t- 1- o «T to «o' : 05^ .^ «? irt in -* .* -* M o^:0_J'_o_co^o co_^« co_o_ro_r?co_ w © co_co_co ci^cs^ *•; ^^■^H ^^^.(.rHT^T-t^H^H ^^^H*^-V^.«-l*^*M •H^H^^^^-^^^^H ^H-v^.^^-1.*^^-.^^ ^O eOOO.rHr'SCOO !C J. 33 aO OO CS O CO_5C 05_0_QO O afl ^^0_05_00_0_CO_^CO_ o. jo «o» ffi OS !0 co t- 00 o IO .-- co t- o co OJ eoo'^^50.*'^^oo »~:'t-* "^® t*! Eco'--" ^^insoeoo'— " ^(^;co.^oocf o"— "sf =£ =f «^ '? fÀ "r 3 ^ -"-^ 5 S S^so joiOMomaiinm joinaomioin-* iraio^-*-*-?-'' S2t:5r-;i^i^t^ •IT "^ irj :C3 ra .^i ^^ aO art yo an srt aO jO » t- t- t- t- t- t-" ^..^ CTI C^ ^-t ii^ ^J s-J art art art art aC aO -I* t' t' t" t- r- i- r- 5Ó art 5 -* 5 3* art =^ iJZ ^ jù U I- t' l- t- t~ 1:~ t- l^ t- r- l^ 1~ co co S-ICO aOCOOOOt-5.1 ^ - art -O -.rt (M -t eaOCOCO^raOO t-, t-, « S^^ -J5 art_ ^_ H^lo" art'art'oo"-^'— "« (m'co'co'sÌ- -'= t: -T = =£ =2 ^2 -^ ^ S? i3 S ^ 3 - = .» art art art art art art art art art art art art art art art art art :.0 -*--!•-=• r 5 r" ="0 e* r=^ r!? :^ . - l~ - ^ ^ . ^ ^ . .^ .^ .^ .^ .^ ._ . ,_ an af3 ;iJ ;is ~!r "1 ^^ art art art art art art art art art art art art art art -.n arj :r.- -^ t- >- r- r- t- i- t^ i- t» t~ i^ 1-- i^ 1-- t- i~ 1- 1- i- t- t- 1-- 1^ t~ t- ^^c?! CO-^artOt^OCd o — tMco^-^o m l'ASI DCI.LA Luna IO M hs t« IO hc li li 'i ■; ;; ~; :; rt 00 -j cs w- '■" ii li "* o o oc M w. w- -- i;io>*cooo-^ o: c.-*-wtO"* Giorni <9 tu M ^1 ^i ^ oc © © e; _© o li w M pò — e li o o o; li .--< « ^ "t^ ■«*©'© '-4 '© «■- ©~Joli1oV"h^ to'oci; © '^ -j'ii © © © o; ©_-4 3 0>'l« ©~ S3 o M oc oc©©o— i=P © © © ce ce 00 ,-i © © co oc òo © © oc X © © © ©_© CI oc H» e © oc © © © o _© _o © e: © co O Co cr- ' OD ©©©-»-*•——. ©©©©©popò ©©©©©p© pe©©©©^ ■y. ;» ^ i* © i» ci: © M h- © OC OS *- V »-k i» *- © © © 00 © © 00 O C5 OD o 5 w ,=■■>£ )r|= f '^ C X ti © © © -» e -.1 ^1 ci: p C". e.-! e e;: © © CIi oc O p: CJt J^ ti _>- 00 '© © co co co © © © co © 00 co ts "coV. H-. C^* oc CJ: co co CP C)= p co «!- ^ oc © e 'v. oc o p oc ocoe-^©co*-c;: J^i^' ^^OS^'ti*^^*^ oo^=-ococcoco© ©©IO?^ r. o^bmOO^: gg^siCgp. godoooo k^^h' ^ 5 3 ai 3 = = :,- = = o n = < £ 5-££ e — 2. — ~ cr . ft » -, u e "c e e e Vi tM. z: = re re £ w, fi: Ci 3 S tf> - 3 3 3 -, ^ S <* 61 5 B-r t' O- 2. li* 0^—3 w H o C/1 H > H O w n e e: -"^ r. < < Si < -< ~. " 3 3 3 3 3 3 la^r RENDICONTO "32 DELLE ADUNANZE E DE' LAVORI DELLA. REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI MARZO ED APRILE 18'i7. PBE&IOENZ\ DEL MAKCnESE DI FICTRACATELLA TORNATA DEL 9. MARZO 1817. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno L' Accademia si riunisce , come al solilo , alle \\. a. m. , e la presiede il seniore cav. arcid. Cagnazzi , per ritrovarsi ancora in Puzzuoli ritenutovi da in- disposizione di salute il presiti, titolare , sig. marchese di Pielracalella , il qua- le non solamente manda le sue scuse , ma con compitissima lettera dimostra a suoi colleglli il dispiacere di non poter trovarsi tra loro. Il segretario perpetuo legge gli Atti della precedente tornala , che riman- gono approvati . Leggonsi alcune lettere ministeriali pervenute all'Accademia, la principale delle quali riguarda l' approvazione data da S.E il ministro degli Affari Interni ali invio fatto dall' Accademia de' suoi Aui e Rcndiconlo a quelle di Stocolma e di Upsal. Id questa 1' Eccellentissimo Ministro ci significa l' impossibilità di poter sostene- re per mezzo del suo ministero qualunque corrispondenza estera , mentre ne il suo collega degli Affari Esterni , né gli accreditati delle Potenze estere pres- so la nostra Rcal Coite vogliono prestarsi a ricevere pieghi e volumi . A ciò si è però ben ovviato per la presente nuova corrispondenza , trovandosene volen- tieri incaricalo il consolo di Svezia, tanto per quello che da noi vuole inviarsi a quelle Accademie, quanto per le cose da riceverne. Inquanto poi al resto del- la corrispondenza estera , il nostro Eccellentissimo presidente ne ha con fe- lice successo assunto egli 1' incarico per la trasmissione , e di fatti noi abbia- 82 ... mo vedute le Ictlerc di rìngrnilamento finora pervenuteci per l' ultimo volume degli Ani , e pe' fascicoli del Rendiconto da alcune di esse . Il cav. de Luca relatore presso 1' Accademia per la commissione incarica- ta di esaminare il progetto per la slampa delle Memorie , che debbono co- sllluire il voi. VI* degli Atti, e le continuazioni , presentato nella precedente sessione dal segretario perpetuo Flauti , ne ha letto il corrispondente rapporto favorevole ; e dopo una discussione accademica in chiarimento del progetto , e della relazione, passatosi a' voti, è stato quello pienamente approvato, eoa un solo voto negativo. (1) 11 cav. Melloni legge la II" parte della sua Memoria indicata negli Atti della precedente tornata : come che l' ora si era fatta ben tarda , ne ha egli me- desimo rimessa la continuazione per la IH" parte alla tornata prossima ventura , (1) Una Itti rela:if»'f , fer non diu,iiamente confermato daSix, da Marcel, e da altri sperimen- tatoli , mostra chiaramente che i corpi più vicini alla terra assumono in virtù del semplice loro contallo col mezzo ambiente, una temperatura più bassa di quella dei termometri superiori ; e che pertanto la difl'erenza delle due temperature non è tutta dovuta alla irradiazione. D altra parte, il vetro essendo dotato di una gran potenza emissiva , i termometri nudi si rufTreddano per irradiazioue al pari di quasi tutte le altre sostanze , e non possono quindi indicare sotto l' azione del ciel sereno la vera temperatura dell' aria. Per avere dei risuUamenti comparabili , e giudicare di quanto un termometro coperto od involto in una data sostanza scende raggiando sotto la lemperalura am- biente , convien dunque trovare il modo di annullare, o almeno di riilurre al minimo termine possibile, 1 irradiazione del termometro che misura la temperatura dell'aria, e conviene [>ure che ambi gli strumenti si mantengano nel medesimo strato orizzon- tale dell' atmosfera , durante le osservazioni. Siccome i metalli irradiano meno di qualunque altro corpo, parecchi osservatori immaginarono di rivestire il termometro ilestinato alla misura delle temperature at- mosferiche con foglie doro, d argento odi slagno : ma questi rivestimenti liescono sempre poco idonei allo scopo per la somma dillicoltù di adattare esaltamente le ki- (i) Pouillet. Elem. de phys exp.4. edit. Paris 1844. p. GIO. (5] Piclct, Essai» de pliysique. Genève 1790. Tom. 1, pag. 180, 85 plic stil vetro senza pieglje o stoccaraeiili, o senza lasciare a nudo alcune parti del liulbn ternininclrico. Siccome poi il termomelro così vestilo di metallo fu unicamen- te adoperato alia misura della temperatura dell" aria ; e die per avere 1' (dello del- la irradiazione delle varie sostanze molti conliuuarono a far uso di termometri nudi, ne nacque una nuova cagione d'errore per la diversa sensibilità di queste due specie di lernionietri : i primi essendo necessariamenie un poco più pigìi i saldamente col maslice ed alcune schrpgioline di legno o lislerelle di cartone. Si adagia poscia il tubo termometrico, sulla carta , si copia la scala , e si fa trasportare dall' incisore sopra una striscia di avorio sonile : ques'a scala mobile d avorio viene applicata al teriaomelro mediunlc un taglio fallo all' estremità superiore del turacciolo, ed ivi fermata stabilmente con due chiodini , dopo di avere risoonlrate esaltamciite le sue divisioni con quelle del Tetro ; si raccomanda infine la lamina d' avorio al tubo con alcune delle solite lega - tute di tciiuis.>.imo filo Hwlallico. Con qaeslo artifizio l' estremità della colonna di mercurio e il grado con isjìondeiite della scala appariscono distintamente a prima TÌsla guardandoli col lume di una lucerna posta dietro la lamina d' avorio , il che è di non lieve momento per le osservazioni falle In tempo di notte Ma una qualitli mollo più iiiiporlantc di questi teimomelci si è la somma loro attitudine alle misure di confronto tra le temperature dell' aria e dei corpi raggianti verso il cielo. A lai fine si piglia un vasellino d' argento o d' ottone simile a un anello da cu- cire, o ditale, il quale abbia però la supeiilcie liscia e forbita , e dimensioni tali da ronlenere il bulbo del termometro , e venir poscia ad imbocc:ire 1' estremila del ci- lindretto di sughero che deve mantenere il vasellino aderente all' apparecchio, coms una bolliglia ben turala al suo turacciolo. Il termometro col bulbo ilifesa da questa armatura , ed il cannello parimente riparalo da un aslaucio mobile di metallo , per- de quasi totalmente,, come vedremo, la sua virtù raggiante, e fornisce quiudi la ve- ra temperatura dello strato d'aria circonfusa. Quando poi si copra la superficie ester- na dell'armatura di nero di fumo o di vernice, allora la potenzi emissiva e recata al- la sua massima esaltazione ed il termomelro, convenientemente disposto, si ralTredda di alcuni gradi raggiando il proprio calore verso le regioni superiori dell atmosfera. Tutto ciò risulla chiaro ed evidente dalle seguenti esperienze. Il giorno 17 settembre prossimo passalo (i8'iG) era placido e sereaonella Talle 86 di Cava (G) ove son:nr"iornai alcuni mesi por giovarmi doU" aria salubre. A!lc 8 porae- riJiaiic esposi sopra un l(>rra7.zi> allo 15 nielri dal solloposlo lei reno tic Icrinonii'iri di masse sen>ibiluicnii' uguali , armali nel modo precedciilcmenlc descrillo : due erano ad armatura tersa, l'allro ad armatura annerita. Questi ti-rmometri erano disposti oriz- zontalmente , eda\evanoi serbatoi nel fondo di altre;taiili vasi di latta conformali a guisa di cono troncato e capovo'lo, il cui raggio della minor base , cioè il raggio del fondo, era 2 centimetri, e 3 ceni, il raggio della base superiore che formava l'a- pertura del reri|iienle e di-tava 8 cent, dal fondo. I detti vasi posavano su treppie- di al'i U1C7.Z0 metro, form:iti , no-i ijià con r.ilin/lri ili vetro o li altra sostrinza rag- giante che, avrebbe comumcnto ul recpicntc ed ni Ic.rìiionietro il frcJ lo rinnllmite dal- la sua irradiazione verso il cielo, ma con sottili tnhi dilnlln^ i qudi alla miggiorro- busteiza sotto lo stesso diametro, congiungono il vantaggio di presentare poca quau- lità di materia nella loro sezione tr.isvtrsale; ed offrendo pertanto una debolissi.Tia co- municazione calorifica col piano sottoposto , rendono i corpi sostenuti quasi perfet- tamente isolati Per introdunc i lerraoinctri nei recipienti , e luanlenerli orizxonlal- inciile , ogni vaso aveva un [lerlugio laterale situato a contatio del fondo e muidlo internamente di un lubelio metallico abbastanza lungo da coprire una uirtii del turac- ciolo ternuimetiico. I cannelli dei Icrmomctri e le respellive loro scale d'avorioera- BO conieiiuli entro leggieri aslucci di latta, i quali imboccavano V altra metà del tu- racciolo sporg'iite dal vaso , e potevano levarsi o riporti a piacimento per Oiserva- re le indicazioni degli strumenti, e tenerli r parati dall' umidità atmosferica e sp^-cial- mente dalle perturbazioni dovuta ul raffirddumcnlo delle scale d avario e de cannelli di retro (~)- (6j Questa valle è .situata tra Salerno e Nai»)!! 20 mif^lia circa distante dalla c.i|iit,ili!. (7J Chi lasciasse i cannelli de' tiinuim<'tri liheramonte esiiosli all' atmosfera , il Ircdd) prodot- to dal loro irrapgiamcnto verso il ciulo potrebbe turbare si fattamente le azioni delli; varie materi» apposte sui bulbi , da confondere , e distruai^ere anche del tulio , le dilTeronze dovute al diverso Uro potere emissivo. Ed O'^ninio se ne per^unlerà di leggieri consideran lo che, nella |iosi/,ione verticale ove si tiene ordìnarianicnte s(iS[ieso il lerinonictro , 1 irradiazione produttrice del frollilo nolliirn i ha luogo su tutta la superficie del cannelle. Il fieddo generato n 'gli slr.iti sniierlieiali si projiaga lungo le pareli sino al serbatoio e per traverso sino alle molecole liquide della colonna termometrica , le quali si condensano , cadono e ven:;ono sostituite da una corrispondente porzione di quelle stanziato nel bulbo: per cui Si sl.biliscc una ciicolazione, che unita alla trasmissione diretta tra la parete cilindri- ca e la parole sferica, comunica una bu' na porzione del freddo risultan!e dalla irradiazione del can- nello a lulta la massa del liquido lei nio-copico. Quando poi si sperimenti nei Ci.nipi , durante le notti quiete e serene , 1' aria circonfusa ai ter- mometri sarà sempre umidissima : vedremo più innanzi nel testo il motivo di questa grande umi- llità : per ora abbiamola come un fallo cerio, e uè verrà tosto la conseguenza che quel poco fredJ» 87 Le aperture de' vasi furono dapprima cli'iuse con discLi di latta. Dopo mezz'ora di esposizionej e per conseguente alle 'J e 1/2, i Ire terinomelri segnavano la stessa trasmesso dal cannello al bulbo del termometro farà precipitare il vapor acqueo sulla sostanza qua- lunque che lo rico|in'. Ora 1' ucqua cs-cndo sommanicnlc riigf;iantc, essa comincerà a ratTnddare il bulbo dirctt^imento , e questo freddo diverrà pro-siiniuncnlL- ugnale a quello del corpo dotato del massimo piter emissivo ; per modo clie duo tcrmomclri coi cannelli nudi , 1' uno de' quali abbia il serbat'io dipinto col nero di fumo e 1' altro vestito ili stafjruiolo , esposti di notteteni|io all' aspetto del ciel sereno , dopo di a\er manifestata una dilTerenza di freddo a favore della prima sostanza , finiranno coli' indicare sensibilmenti' lo stesso <^rado di calore. Questo ragionamento tanto semplice e naturale per chi conosce pi! elementi della fisica odier- na, sfuggì alla mente litigio-a di un grande oppositore dei fiiicì da gubineiln, il quale disprezzando la misera nostra scienza universitaria ci slidava tutti sul terreno dell' aperta cnmjniqna onde farci ricredere delle nnstre false teorlrlie \ci\i'ni\oU swi ficrio di termoinotri a caniif/d' sci/icrd , ed a bulbi vestiti di foglie vegetabili , di metalli , e d' altre sostanze , segnare , dopo qualche ora , delle temperature prossimamente uguali a qu iUa di un lermomeiro nudo liber.im.'nte sospeso nell' aria. Venne poi uno de' proseliti di questo grande oppositore , che non contento di verificare nella propria terra la solenne mentita data dal maestro alla nostra iUusiime coronata, e di correre dal- l' una all' altra estremità dell' Italia superiore ond'- f irla conoscere e toccar con mano persino al- l'uomo del t"/jo, ^ensò di variare 1' esperienza , che ripetuta su tante campagne, dal 1831 (epoca dell' insigne scoperta del maestro) sino alla metà del 184G , cominciava a tediare per la sua ve- tustà gì' innocenti testimoni di quelle ripetute vittorie. Egli fece pertanto fabbricare cinque dischi o piattelli , due de' quali erano d'ottone, un terzo di zinco, mi quarto di rame, e I' altio di vetro : ci.ischi-duno di loro era munito di una cavità cen- trale e d' un termometro sorretto da un (ilo che, raceom inJato all' orlo del disco , si piegava colla estremità sua su|ierioie verso il centro , e terminava in un cerchietto pel quale si faceva calare il termometro insino che il suo liullio penetrasse nella cavità del piatiello . 1 cinque dischi orizzon- talmente dispensi iTaiio sostenuti da cilindri i/i vetro piantati n"l suol) , tranne uno de' due d otto- ne, che aveva per sostegno un cilindro dello stesso metallo e delle medesima dimensioni di quell'i di ■retro. Tra l'uno e l'altro disco stavano altri termometri tutti perfettamente gemelli tra di loro e coi cinque termometri a contatto dei dischi : 1' un d' essi poggiava sulle foglie del eoncolvnlus nil [sic], un altro sul hu.rus sempercirens , ed un terzo era liberamente sospeso nell' aria alla mjdcbima al- tezza dei piattelli. i termometri osservali allo 7 pomeridiano ilei 28 settembre 18V5 , si trovarono a diversi gradi di freddo ; ma alle 5 antimeridiane, del giorno susseguente, futli segnavano a un dipresso la medo- iima temperatura , tranne quello del disco sostenuto dal cilin Irò metallico che stava 1°,5 più alto (le^li altri ; prova manifesta , secondo 1' autore , eh' egli riceveva jiih calorico dal suolo che non ne cedeva per contano e per irraggiamento : gli altri lermorautri erano poi ridotti alla medesima tenqieraluia dal freddo dell' aria ciieonfiisa. I.a slida del maestro e la variante del discepolo dovrebbero rimanere scolpile in lettere cubi- tali negli annali della scienza , per mostrare ove conduce 1' arte di sperimentare e d argomentare di coloro I he disprezzando le dottrine univei sitarle , le commissioni accademiche.ed il uiud zio dui più illustri tisici , seg'iono la sola autoriià della ragione ! E non s' accorg"no, i poverini, che que- sto disjirezzo e figliuolo di una ragione sixciole , e che un fatto nuuvo o un principio tendente a 88 Irni])craliira di 17", G ; (8) , o per parlare più csattamcnlc , essi non differivano tra loro clic di quello stesse frazioni di grado ( 0,05 , e 0,09 ) nianifcslalc dal Ire- slrunienti muli immersi in un gran vaso d' accjiia tiepida. Alle 10 si osservarono, di nuovo i lermomelri , e si trovò cKe tutti o irò indicavano una temperatura di 17", 3. Alle dicci e mezzo le tre colonne termonietrictic segnavano tT*", 1 . Da t]ue>tc prime osservazioni appai iva già manifestamente clic le armature ter- se di metallo ond'crano rivestili i due primi termometri, e le pareti parimciitc nxelaU lit he de' tre recipienli, non si raffreddavano punto sensibilmente per irraggiamento i alirimenli i lermomelri ad armatura lucida avrebbero indicata una temperatura su- periore 9 quella del Icrmomelro ad armatura annerila. Ma siffatta conclusione riesci poi evidentissima quando si tolsero i coperchi de'' due recipienti, , lasciando cosi uà solo dei due teiraomeiri ad armatura tersa, o metallica, nelle condizioini di prima. Al- lora il lerDiometro annerito incominciò a^ scendere rapidam,ente: dieci minuti dopa egli era giunto alla uiassiqia sua depressione e segnava 3°, 4 meno del termometroi contenuto nell' altro vaso scoperto ; e questo indicava la stessa temperatura del ter - IBometro appai lenente al vaso chiuso., Ora l'immobilità del lermomelro metallico nel vaso aperto, e leguagliania del- la sua indicazione con quella del termometro metallico nel vaso chiuso , mostrano, irrefragabilniente due cose : 1° che l' abbassamento del leripometro annerilo è do- vuto alla irradiazione verso il ciel sereno, e nop a,l cofl,talto dell'aria esterna: 2.° che r irradiazione del lermomelro metallico è nulla , o almeno talmente debole , in que- sta soila di esperienze , da sfuggire all' osservazione immediala. La prima concia^ sione è pei fettamente conforme a quanto sappiamo intorno alla gran potenza emissl-i va del nero di fumo : ma la seconda trovasi in opposizione col rapporto tra la pre- semplificarc le teoriche ricevute non possono oggimai essere accolti favorevolmente dalla gene- ralità do' veri scienziati , su la ragione universale qon è prima convinta della verità del fatto , o dilla necessità dil principio ! La tìsica è cortamente lontana dall' ultima perfezione , e tra le varie sue diramazioni vene sono parecchie, senz' alqun dulihio, elio al)bisn';iiano di riforme. Cerchiamo dunque con ogni nostra possa il miglioramento od il progrosso ; immaginiamo, , se occorre , delle dottrine più o meno op- (Mjste alle teoriche insegnate ripllo scuole: e quando uno studio indefesso ci avrà condotti a qualche scoperta che ci parrà utile alla scienza, esponiamola pure francamente e scn?' alcuna reticenza: ma colla dovuta modestia ; od in forma civile. Ricordiamoci, che i modi sortesi e villani non giovano al vero, e tornano a danno di chi- li adopera ; che la tracotanza sta m.ilo allo manti più sublimi , e diventa ridicola negi' ingegni mediocri. E invece di corteggiare le intelligenze rotzc e volgari di qualsiasi ordino sociale , procuriamo di far trionfare onestamente e sciontiticamente i frutti delle nostre meditazioni presso i nostri giudici naturali , a fine di accrescere coli' assenso generale delle persone colte ed istruite la probabilità di non essere traviati dal buon sentiero. [8j Tutte le temperature notate in questa memoria sono in gradi del termometro centigrado. 8& delta potenza emissiva del nero dì fumo e quella che s'attribuisce ordinariamente aU le superfìcie metailìclie. E di fatto chiamando 100 I' irradiazione calorifica del nero di fumo, r oro, l'argento, lo stagno, il rame, e 1' ottone irradierebhero tulli come 12 stando alle spcricnze di Leslic adottate da tutti gli autori di fisica II freddo concepito ■dal termometro nero in virtù della sua libera «sposizione al cielo essendo 3°, 4, il ter- mometro metallico scoperto avrebbe pertanto dovuto raffreddarsi di 12/100x3°, 4 ossia 0°,41, quantità sensibilissima in uno strumento clic portava la scala divisa in quinti di giado : e 1' esperienza non mostrava nessuna depressione seusibilc nella co- lonna del termometro metallico scopeiio. D' altra parte , se le superficie melallidie non posseggono quella energia di e- inissioiie calorifica attribuita loro generalmente dai fisici , non era certo presumibile che fossero assolutamente prive della facoltà raggiante. Corcai pertanto di ripigliare colla massima accuratezza gli esperimenti di con- fronto tr-a le irradiazioni del nero di fumo e de' metalli esposti all' azione del cielo ■sereno. Chi ha avuto occasione di paragonare con molta precisione gli andamenti di parfcclii termometri posti uelle medesime circostanze , si sarà certo convinto che, qualunque siasi I abilità del fabbricante e la perfezione delle operazioni conducenti alla determinazione dei punti di confronto, dillicilmente si ottiene l'uguaglianza del- le indicazioni di due terniomttri con una esaltezza superiore al decimo di grado . 'Questo di feti o sarebbe di poco momento nelle ricerche, le quali intendono, come le nostre , ad una determinazione di puri valori relativi , non assoluti , qualora si co- noscessero esaltamente le differenze esistenti tra l' uno e l altro termometro ; impe- rocché le osservazioni diverrebbero comparabili riducendo tulle le indicazioni a quella del lermomeiro che segna la massima o la minima altezza , ed aggiugnendo o levando le respetlive diUerenze dedotte da una serie dì osservazioni eseguile ad una temperatura costante. Ma l' esperienza dimostra che la differeuza de' due ter- mometri non si mantiene generalmente costante ne' punti della scala dìstairli tra di loro : e ch<; tale dill'erenza è anche ordinariamente diversa nei punti vicini, secondo •he i due termometri vengono esposti ad una variazioue piìi o meo rapida di tem- peratura. Per vincere queste difficoltà scelsi primieramente , nella mìa collezione , i tre termometri atmosferici che camminavano più concordemente ; ed armatili nel modo dianzi descritto, gì' introdussi in altrettanti recipienti conici chiusi , e li esposi sulla loggia alle 8 pomeridiane del 19 ottobre ('J) con un tempo placidissimo e (9/ Vedendo un intervallo di 22 giorni tra queste e le precedenti esperienze . non io no de* Te punto inferire che in tutte le notti intermedie la stagione non fosse stata propizia alle osserva- 90 sereno. Cliianiiamo per maggior cliiarczza e brevità A , lì , C , i tre termometri, ]Mt7.7.' ora ilopo si cdiuinciaiono ad osservare j;li siniincnti , le cui iudicazioni, no- tate di Ire ili Ire miiiulì, soniiuinislraroiio i dati seguenti. Ora Temperatura iìcir osservazione de tre Icriìiomctrl iinncrili con- tcmUi ne recipienti chiusi. A B C 8* 30' 17%80 17% 88 17°,90 » 33 17 ,79 17 ,83 17 ,84 » 36 17 ,77 17 .80 17 ,82 » 39 17,73 17 ,75 17,80 » 42 17 ,73 17,72 88 ,98 17,75 88 ,82 89 ,11 medie 17'764 I7''79G 17»,822 Le differenze riferite al minimo valore, o sia alla media indicazione di A, erano dunque in questo caso 17%79tì — 17°,7G4 = 0°, 032 per B,e 17%822 — 17'',764 = 0",058 per C. Si tolsero poi le lamine metalliche che coprivano i recipienti , ed alle ore 9 e 15' si notarono di liei nuovo ogni Ire minuti le indicazioni de termometri. Ecco i ri- lullamenti di quesie ultime osservazioni. zioni.come risulterà chiaro da altre date inserite nel progresso del presente lavoro ; ma bensì eh* !• iperienze di cui è parola non furono punto eseguite secondo 1' ordine adottato in questo scritto. Le idee ed i fatti non procedettero sempre regolarmente come dovevano. Ma terminato il la- Tor» ho procurato di ordinare i materiali raccolti, il meglio che per me si poteva. 91 Ora delle osservazioni 9" 15' » IH » 21 » 24 » 27 Temperalura de tcrmomelii annerili conlennti nei recipienti aperti. medie 14°,18 14, 15 14, 13 14,12 14, 10 70, 65 14', 13 I ■ 14°. 20 14, 17 14, 17 14, 13 14, 12 70, 79 14°, 158 14% 24 14, 22 14, 19 14, 18 14,15 70,98 14°, 196 rrenJenao le differenze tra B , C cJ A si otliene 1/i°,158 — 14°,13=0°,028 perB ; e 1 4°, 190 — 14°, 13 = 0°,0G6 per C : le quali differenze sono sensi hi! nocii- te uguali alle piecedculi , fra i limili degli errori possibili a cnmmeltersi nella stima delle frazioni inferiori ai decimi di grado , che slavano segnali direttamenle sulla scala , lasciando lullavia un intervallo notabile tra 1' una e l'altra rl)itii'a della superficie , nia sì bene dalla variazione di densità prodotta ne' metalli da'lc in- taccature o sfiori filli per cotivertire la superficie liscia in supi'rficie scai)ra ; i (pia- li sfregi , nel c:iso ordinarlo dei uiclalli laminati, scuprivano la parte inlerua pili te- nera e più rai:;^ianle della crosta superficiale ; lanndc silFatli caiiibiaineiui di dcusilli bastavano a render ragione del fenomeno osservato c/,i. indio nel caso di un mclalio iiiossiduliile. Tale proposizione mi parve irrefragahilmente diniaslrala dai due fatti seguenti : 1°, 1' argento l'uso e lentamente freddato nello forme , pulito coU' olio e il carbon dolce , poscia rigato colla putita di diamante per modo da comprimere e condensare il fondo de' solclii . diminuisce , invece di anmenlare , la propria forza radiante passando dallo slato di forbituia allo slato di ruvidezza ; 2°, questa mede- sima sorla d' argento pulito scema egualmente di poter emissivo battendola fortemen- te suir incudine, o p.issandola al laminatoio (IO) Ora ognun vede clic 1' osj)erieii- ze dei due fisici fiancesi sono venute a confermare questi fatti in altro m:)iio : im- pertioccbè 1' argento precipiiato cbimicameiite sul rame essendo mollo meno denso dell' argento laminalo , e questo ancora meno dell' argento brunito, le biro irradia- zioni trovansi appunto in ordine inverso della densità. Le differenze da me stniiiate si riferivano unicamenic al |)Oter raggiante del metallo nel suo sialo di maggiore attività; dove die le sperienze dei signori la Provostayc e Désains deterniinaiio la potenza e- niissiva dell' ai gcnto e d altri metalli relativamente al nero di fumo. A questa dilTereiiza Iravcduta , o ad altro dato erroneo , deve ccrtaracnie attri- buirsi r inesattezza slorica contenuta nella introduzione della loro memoria. Secondo gli autori , il rapporto sinoraammesso tra il poter emissivo de' metalli, e quello del- uero di fumo risutereblie tanto dalle sperienze di Leslie , quanto dai lavori di Petit e Uuloiig , e dalle mie riccrebe. È verissimo cbe Petit e Dulong trovarono dei risul- tali poco diversi da quelli di Lc.-lie (1 I): ma nessun lavoro sii tale oggetto fu per me rendulo di pubblica ragione. Le sole quistinni cbe mi parvero sulIìcienU'iuenle cbia- rite dall' esperienza per meritare 1' attenzione dei fisici , furono ; l' azione delle sca- brosità dianzi accennata, e l' azione del colore; ambedue sciolti! iiega^ivaini'iitc ; piii r infiLciua (be la grussezza dello si rato raggiante del corpo caldo esercita sul fe- Domciio della irradiazione , unica sorgente , a parer mio , delle enormi differenze che si manifestano tra i poteri emissivi delle varie sostanze. Quanto alla delcrmina- lione numerica dtdla irradiazione dei metalli riferita a quella del nero di .'u'no , o- gDuno può di leggieri convincersi che non se ne trova falla veruna menzione uelle di- verse Dieniorie da me pubblicate intorno al calorico raggiante. (10) Mlilinllieiiuo Universcllc do (ionèvo. Ann. 1838. (llj Rechorclies sur la mu3uro des toinperaturos ctc. i>ar Dulou^, et Petit. PurU 1313. p."G. Sofigìugnerò infine clic espcrimcnli nDaloglii a quelli dei sig. la Provostaye e Désains mi avevano i;ia svelalo , l'oisc prima di loro , l' errore aiinuiiii ito da qiiesli egregi fisiei. IVIa il divario tra il nuovo e l' unlico valore era lauto giamlc da farnal sospettare qualche difetio di coslru/ione nel termomolliplìcatore adoperato. Ora il sospetto trovasi inleranienle rimosso dalla concordanza dei risnllati ottenuti con- mclodi si diversi, come sono l' irrailia/.ione diretta del lueialio risciildalo sul Icrino- moltiplicalore , e l' irradiazione di un termometro ordinario ad armatura me- tallica verso il ciel sereno . Speriamo che queste osservazioni vengano rinnovale e compiute dai fisici ; e che pieslo i valori inesattissimi de' jioteri emissivi dell'oro, dell' argen'o , del rame , dello slagno , dell'ottone , dedotii dulie riierclie di Le- sile , Dnlong e Petit siano cancellali dalle opere scientifiche , e sostituiti da misure più [irecise. L' anclaincnto parallelo de' lermomeiri ad armatura lucida noi vasi chiuso od. aperto, la dcholissiina diU'iM'en/.a delle loro indicazioni , mosirann che aniScdue rap- presentano la tempeiainra dolio strato d aria ove gli apparecchi sono iiumersi du- rante le notti Iramiuille e seiene : e che peitanto la chiusura del vaso è al lut- to indillerenle quando 1' indole delle ricerche non esiga una SDui-na jnecisione di misure . l'gli è poi evidente che se la presenza del vaso ( le cui pareli tendo- no ad aumentare il raflVcdamento del termometro , riparandolo dall' irradiazio- ne del suolo , riflellendo all' insti il calore raggiato dallo slruiiionlo verso la su- peificie terrestre e manienendo in quiete l'aria circonfusa ) non altera sensihil- inente 1 indicazione termometrica relativa alla teioperatura ilell' aria ara')icnle , questa temperatura dovrà essere fornita con una precisione anche migi,ii)re dal termometro solo ri[)ar.ito dall' astuccio metallico e tenuto liberamente iiell' aria , medianle alcuni sostegni ineiallici lunghi e sottili riuniti insieme a guisa di trep- piede , e terminati iu un tuho che ahhracoi la parte centrale del tuiao'-.iolo di su- ghero , onde son muniti i nostri termometri destinali alle esperieii/.e d'irradiizio- nc notturna . I Irenpiedi da me adoperati sono composti con tubi di laita gros- si 5 , o G millimetri , e lunghi 4 decimetri , i quali bastano ad iso'aro i ter- raomelri dal calore del terreno ; come è facile il convincersene paragonando le loro indicazioni a quelle di un termometro liberamente sospeso nell aria per ruei- 7,0 di alcuni fili di seta . Il modo di ottenere la vera temperatura dell'almosfera essendo conosciuto , la deternjinazione dei rapporti di {Vedilo, o depressioni de termometri sotto la tempera- tura dell aria dovute ada irradiazione delle varie sostanze , non presenta più nessu- na diliicollù.P>asteri» in i'alli applicare le dette sostanze sulle aiiiialuie di altretlanli lermoDietri , che verranno intiodnlti ne respetlivi loro vasi conici , ed esposti di unite all'iipcitOjduianlc un tempo quieto e sereno, insieme al lermomclro lutto arma- to di metallo forbilo , proprio a svelare ad ogni islanlc la temperatura dell aria, dia 95 per maggior cliiarezza dircrao Icrmomctro atmosferico. Tutti i bulbi termomclrici dovran trovarsi alla mrcli'sima altezza • Ogni termometro verrà comparato a diversi intervalli di tempo, di 5, o 0' 1' uno, col termoraciro atmosferico : 1 a/.ioiie frigorifi- ca delia sostanza the io ricojire sarà uguale alia differenza de' due strumenti , quan- do tale difl'ere ii7,:i si mantenga tostarne per due o tre osservazioni consecutive. Ecco alcuni risultali ottenuti con questo metodo la notte del 17 ottobre p. p. r^ome del corpo raggiante Nero di fumo Carbonaio Ji piombo Vernice Colla di pesce Vetro Piombaggine Tcrap (tei ciirjjo eratura dell arili Differenze Rapporti 14°, 21 1T%f)l 3%40 100 13, 94 17,30 3, 36 99 14, 10 17,42 3,30 97 13, 6T 16,93 r., 26 96 13, 63 16, 79 3, 16 93 13, CO 16, 52 2,9:2 86 In queste esperienze , ed in qualunque altra ove trattasi di paragonare tra loro i var! gradi difredflo notturno dovuti ad una diversa energia del poter emissivo, è me- stieri operare lontano d:il suolo, e duratile un tempo piuttosto secco : percliè se l'aria è talmente umida da lasciar precipitare il vapor ac({uto in forza di un debole grado di freddo , le dilTeienzc segnate dai termometri ad armature dipinte si veggono pri- ma apparire , poscia dileguarsi a poco a poco ; ed ognuno ne intenderà la ragione considerando che le suprrficie dolale di di*crsa virtù raggiante si coprono tutte di goccioline d' acqua, e ien.loiio pertanto ad assumere il grado di poleu/a emissiva che appartiene a questo liquidi). Se le sostanze di cui si desidera conoscere il poter emissivo non possono ap- plicarsi sul! armatura inelallica del termometro , cometa sabbia, il terriccio, il le- gno, e le foglie delle piante , allora si lascia 1' armatura tersa , e s' introducono le materie nel fondo del recipiente conico in quantità tale , che raccolte ed amoiuc- chiate inturno al tcimouiitio ne involgano a malapena il serbatoio. Il freddo risultan- te dalla loro irradiazione si comunicherà, come nelle esperienze prccedenli, al corpo termoscopico , che segnerà ioiine uq abbassamento di temperatura più o meno grande secondo la serenila del cielo , la calma dell' aria , e la natura del corpo rag- giante Selle vasi preparali a questo modo , il primo con nero di fumo in polvere , il secondo con ciba, il terzo con foglie d'olmo e di pioppo, il cjuailo con terra vegeta- bile , il quinto con aicna selciosa , il sislo con segatura di pioppo , il settimo con segatura di mogano, diedero la nolte del 27 settembre i risultamenti qui sotto rilcrili. Nome del corpo raggiante Nero di fumo Erbe diverse a foglie liscie Foglie d' olmo e di pioppo Segatura di pioppo Segatura di mogano Arena selciosa Terra vegetabile Temperatura del corpo dell aria 17%50 17, 24 17,17 17, 51 17, 05 17, A5 17, 02 20°, /lO 20, 23 20, 10 20, 38 19, 80 20, 15 19, G9 Differenze 2°,90 2,99 2,93 2,87 2,75 2,70 2,G7 Rapporti 100 103 101 99 95 93 92 Nola. Le ossct-vazioiìi furono falle Ira le 5*, e le i /'' 30'. Verso mezzanotle alcu- ne nubi cominciarono a sorgere rapidamente dal lato di Napoli : in pochi minuti il ciclo erasi compiutamente rannuvolato. Tutti i termometri segnavano 20° circa a Ì2'' 25'. Qui il freddo è un poco minore percbè una porzione dell'effetto dovuto alla ri- flessione delle pareti non può piìi esercitarsi sul termometro, come nel caso prece- dente : jna l irradiazione ed il freddo consecutivo si manifestano indubitatamente nelle terre , sabbie , legni , e foglie delle, piante , come sul nero di fumo : e quantun- que i dati non siano rigorosamente comparabili a cagione della varia cniKlutlibilità e della varia massa delle sostanze sperimcnlate , il poter emissivo di queste sostanze terree e vegetabili non sembra differire gran fatto da quello del nero di fumo. Che i diversi gradi di frpddo osservati nelle sperienze precedenti siano pure conseguenze del calore vibralo verso lo spazio, o le altissime regioni duU' atmosfera, dalle varie sostanze le (juali inviluppano l' armatura termometrica , nessuno può ra- 97 gìoncTolraenlP dubitarne , vedendoli scemare con lan(a rapidità e cessare compiuta- mente quando le nuvole , simili ad immensi diaframmi . s' interpongono tra cielo e terra inlirccltando I' irradiazione calorifica direita ali insù , e compensandola più o meno con una inadiaziorie conlraria. Un' altra dimostrazione ugualmente conclu- dente della medesima verità, si è la cessazione d' ogni divario tra 1 uno e 1' altro ter- mometro v(siilo , od il perfitlo loro eguagliarsi col termometro ad arniilura tersa e polita , quando si thiudono le a|)crture dei recipienti co' rispettivi dischi di metallo. Quaito poi alla porzione più attiva del cielo in cosi fatti fenomeni , è facile il convincersi esser dessa situala sul zenit del luogo di osservazione. E veramente, se durante gli es|)erinien>i eseguili con tempo sereno , il ciclo venga a coprirsi grailual- mente di nuvole, le di'Teicnze tra i termometri vestili di sostanze raggianti ed il ter- mometro a supeificie metallica si vedono diminuire lentissimamente, tanto chele nubi si martetigoio ancor loiìtane di 150, o 35° dalla veitieale innalzata sul luogo d' osser- vazione. Oltrepassato una volta il dello limile , le differenze de termometri scemano prestamente, e cessano del tutto allorché lo spazio angolare di 3.5° intorno al zenit è totalmente rannuvolalo. Ma senza aspettare questi cambiamenti di tempo, i quali so- no pur troppo facili ad incontrarsi da chi è occupalo in una serie alquanto estesa di osservazioni sul lalFreddamenlo notturno, si può con un semjdicissimo artifizio arri- vare alla medesima conclusione. E basta di fallo inclinare l'asse dtl vaso conico che contiene il bullio di un termometro ad armatura inverniciala, pef vedere, durante la loassinia talma dell' atmosfera e la più limpida serenila di cielo , il termometro con- servare scns bilmcrte lo stesso grado di freddo, insi.io ehe 1 inolinazione non formi colla vei tirale un angolo di 30 0 35°: ma passato que-to linjile, la temperatura del termometro si a< costa sollecitamente a quella dell' atmosfera ; e ne dilTerisce appena di una piccola frazione di grado , quando 1' asse del recipiente trovasi in situazione orizzontale. La proiiorzioralità della quantità di calore al seno dell' angolo formato dai rag- gi colla noi male «Il elemento della superficie raggiante condusse Fouri<'r a dedurne, mediante alcune scni|>lici considerazioni matematiche , che 1' iriadiazione calorifica non parte solami nie dalla superfieie dei corpi , ma anche da una certa profondità : confermando in lai guisa teoricamente una proposizione già dimostrata dalle esperien» ze di Lesile e di Humlord . Per verificare il fatto rispetto alla irradiazione notturna, si prepareranno due termo- metri a turacciolo, in guisa che 1' uno porti la propria armatura dipinta con una sola mano di una vernice fluidissima, e l'altro con otto o dieci mani; e sottopostili ambe- due di notte all'aria ."iperla entro i res|ietlivi loro vasi cimici, si vedrà il pi imo mante- nersi coslantenienle p:ù allo del secondo Alle 7 piiuei idiane del 11) selleiiibre,io di- sposi sul mio terrazzo due di questi termometri inverni .iati, più un altro aJ armatura tersa. Un ora dopo le tre indicazioni eiano 19%4;18°,9j1C°,5; la prima apparteneDd© 08 alla siipcifìcio nirln11ira,la seconda alla su|ipiTicic coperta di una sola mano dì verni- ci-, la terza alla supeii'icie vestila con ilit\i mani della rnedesitua sostmi/.a. Gli stessi siiiinienli osservali alle 9 sr£;navano 18°,"2; 17'*,7;14°,8. Concludiamo che qui, come nelle sperienze di 1. esile e di Runiford , una porzione della iriadiazione cui è do- vuto il freddo dei termometri deriva dal calore vibralo dai punti siiuali ad una cer- ta profondità sotto la supeificie. Sillatla proprietà calorifica , manifestala nel passaggio del calore ordinario alla stalo raugianle , rende perfellamcnte ragione di un fenomeno cbe certi osservatori credono suilicientc a rovesciare da capo a fondo la teorica di Wells intorno alla for- mazione della rugiada. Tulli sanno oramai cbe, secondo questo dolio inglese, la ru- giada sarebbe una conseguenza inimidiala della irradiaz.ione noUurna , la quale ge- nera utile piante ed altri corpi esposti all' aria libera il fi eddo necessario alla preci- pitazione del vapor acqueo Iraspaienle ed invisibile diffuso per l'atmosfera. Ora, sup- posta vera la tendenza al raffreddamenlo de' corpi sotto l' azione del ciel sereno, di- cono i predclli osservaiori , essa verrebbe compensata dal calore dell aria circostan- te ; massimamente quando il corpo è esilissimo , e quindi dolalo di poca massa ri- spetto alla superficie: e però i ragnaleli sparsi in tanta copia per le campagne in cer- te stagioni dell'anno, non potendo scendere sotto la temperatura andiienle, dovreb.- bero restare di notte piìi asciutti di qualunque altro corpo ; ed ossiTvasi precisa- mente il contrario ; poicbè le tele di ragno sono quelle che , a parità di circostanze, s'irrorano più copiosamente di rugiada. INIa 1' obbiezione suppone un assoluia igno- ranza del fallo rammentato pocanzi , e delle cogni/.ioni più elemcniarl di fisica. E per vero , siccome il conlailo dell' aria ha luogo al'a so'a superficie , e che 1" irradiazione succede tanlo alla su|icrficie quanto ne" punii situali ad una certa pro- fondità , i corpi raggianti di noltetcmpo verso il ciel sereno possono paragonarsi ad un vaso pieno d acqua , il cui fondo venisse traforalo con diverse aperture, mentre a compenso della perdila solTeita, si facesse arrivare, per mezio di un secondo reci- piente dtUa ni,dcsima forma e dimensioni, 1 acqua sgorgante da una sola apertura di diametro uguale ad uua delle precedenli; e fosse pure la più ampia di In' le: l'acqua affluirebbe di continuo nel vaso , e tultavia il livello del liquido dovrebbe necessa- riamente sci maro. Così scema per l'appunto la temperatura del corpo raggiante ver- so il cielo , a iiialgraJo del calore iucessanlemenle recatogli dal contatto dell' aria circonfusa. Ora , supponendo che un disco o cilindro formalo d' una data quantità di ma- teria raggiante divenga di più in più esleso e sottile , la superficie di coiilalto col- r aria andrà certamcnle aumentandosi ; ma si andrà pure aumentando nella medesi- ma ragione lo strato solloposlo che irradia liberamente il proprio calore all' esterno: laonde. a pi imo a-pcllo,iion si vede nessun motivo per cui il ralfreddamcuto de corpi minuti debba essere maggiore o minore di quello delle altre sostanze raggianti. IMa la 09 menoma rinossione basta per convincersi clic le tele di ragno si raffretMeranno più dc'torpi di majigior volume, liilaiti, allesa la somma loro Icnuitii , qiiesii corpic- ciuoli irradlaito da tulli ì punii dellii masaa : e per lo stesso inulivo della gran mi- nutezza , e.-si non Ira^gono nessun calore seiisiiìilo dal loro coiilallo cogli steli, fo- glie , e rami delle piante; esFOndo ben nolo a cliìiini[ue possegga i piimi ruilimenti scientifici , clie tanto la condutiiLilità calorifica, quanto la conduUil)iliià elettrica decrescono rapidamente col diametro dei corpi. Ora qucsie due circostanze duna irradiazione libi'ra, immediata, di tull'i pun- ti inlerni , e di un afflusso di c.ilore sensibilmente nullo da pai te dol suolo e degli oggetti circostanti, sono tutte proprie e speciali delle sostanze ridotte in fili di una somma tenuità : il ralTieddaniento di questi fdi deve dunijue siq)erare in prontezza ed energia il freddo gcmraio negli altri corpi : e poiclii; la rugiada deri*a per ipo- tesi da così fatti raffreddamenti ; ognun vede clic l' abbondanza delle stille rugiado- se sui ragnateli è favorevole, e non contraria, albi teorica adottala dai fidici: e coloro elle dicbiurano il l'alto diametralmi-ntc opposto alla detta teorica , soininiiiistiano una pro\a manifesta di non essere giudici competenti in questa sorla di sludi. Vedremo Ira poco le analoghe conclusioni d' aliri fatti e d' altre osservazioai che i medesimi giudici incompetenti credono contrari alla spiegazione della ru- giada fondala sul principio dell' irradiazione notturna. M.i intanto nolìaiuo, che se- condo questo principio , // freddo de cor/)i deve ncccssiiriaiìwiita precedere la deposi- zione dillti riiiiiada sniìii loro superficie . Tale proposizione coirerniala dalle osser- vazioni di 'NN'ells può facilmente dimostrarsi coi nostri a])parcccbi . E basta in fatti esporre nell'aperta campagna due de' vasi conici di latta dianzi descritti, l'uno de'quali contenga un termometro ad armatura di metallo terso, e l'al- tro un lermomelro ad armatura di metallo invernicialo . Chiusi eniro i re>pettivi loro vasi, i tornionittri segneranno amcnduc la stessa temperatura ; ma tolti i coperchi, « verificalo il fenomeno già menzionato dcirimmobilità del Icrraoraetro metallico e del- l'abbassamento del termometro inverniciato , si osservi di quando in quando la su- perficie di quesl' ultimo , e la si vedrà prima lucidissima e forbita , poscia gradual- mente appannala , indi coperta di stille rugiadose. Fenomeni totalmente analoglii si manifesteranno in qualunque sostanza raggiante : per esempio suU erba sovrapposta, come si disse dianzi , al Icrmomelro del secondo rccipiciito conico ; al'ora è inte- ressante il parallelo colle foglie d'oro, d' argento , o di rame tagliate in istrisce della medesima larghezza dell'erba e disposte com' essa in cumulo sull" armatura metallica del termometro d'un altro vaso conico: poiché in questo terzo vaso non v' è, né fred- do, nò rugiada: nel secondo, la rugiada , o non apparisce, o precipita cost intemen- te dopo che il termometro ha segnalo un abbassamonlo di due o tre gradi sotto la temperatura dell' aria. L'intervallo tra 11 freddo manifcsiaio dal termomelio e la pre- cipitazione della rugiada è sempre sensibilissimo ,czìaadio ne' tempi di mezzana 13 100 «miiliià ; e ne' tempi secclii l'erba si conserva asciutta per liilta la notte. Egli è poi facile l'avere loiilcniporancaraeiile queste diverse fasi, ed ingrandire pertanto a piaci- mento r intervallo frapposto fra 11 freddo dvl terinomelro , e 1' appariiione della ru"Ì3da sulla sostanza che lo ricopre , operando iu situazioni più o meno elevate , come sarebbero , a cagion d' esempio , battuti di torri , terrazzi , o logge più o mcM lontani dal suolo : perchè Ira certi limili d' altezza , V umidità dellatuiosfera aumenta rap idam ente di nelle accostandosi alla superficie terrestre in conseguenza di cer le azioni e reazioni di temperatura tra le piante e 1' aria circonfusa , che esa- miuercmo dislesamentc in seguito. Si disse dianzi che le sperienze di Wells , Pouillel ed altri fisici , intorno al raffreddamento notturno dei corpi , non sono atte a far conoscere di quanti gradi Ja temperatura di una data sostanza scende sotto quella dell' aria in viriù della irra- diazione , perchè gli strali dell' atmosfera avendo , durante le notti placide e serene, una temiieratura molto più fiedda in vicinanza del suolo che ad una certa distanza ; ed i termometria conlalto delle sostanze raggianti trovandosi più bussi del termo- metro dcsliualo alla misura della temperatura dell' aria ; quesl' uliimo strumento segna un grado di calore più elevalo del dovere. Di falli i nostri termometri ad ar- matura vestita comparati alla medesima altezza col termometro ad armatura nuda ci lian somministralo de raffreddamenti inferiori d' assai alle, misure ottenute dai pre- detti fisici, malgrado i recipienti conici da noi adoperali, i quali ingrandiscono, col- la riflessione e colla quide dell' aria circonfusa, 1' azione frigorifica dovuta all' aspel- lo del cielo. Rimossi questi recipienti , 1' abbassamento de' termoraelri vestili sotto la temperatura dell' aria circonfusa decresce sempre più , come lo dimostra la serie d' osser\azioni contenute nella tavola seguente. Nome Temperatura Differenze del corpo raggiante del corpo di'W aria Nero dì fumo 1A°,1 15*,4 1%3 Verniòe 14,0 15,3 1,3 Vetro 14,1 15,3 1,2 Piombaggine 14,0 15,1 1,1 Il nero di fumo , che qui ed altrove si è sempre mostrato uno de' corpi pii» radiaDli ,venne poi misurato ia molte altre circostanze : perciocché ogni apparecchio 101 messo in esperienza fu sempre accompognalo da una coppia di termometri liberi, uno ad arniutiiru mrlullica , l' altro ad armatura annerila ; e non mi segui mai di vede- re la diUerciizu di questi due strumenti oltrepassare 1°,8, qualuni^ue si fosse la lim- pidezza del cielo e la calma dell' atmosfera. Vi sono però certi casi nei quali un corpo liberamente sospeso può abbassarsi di 4 e 5°sotto la temperatura dell' aria. la fatti la temperatura di un termometro avvolto nella lana o nel cotone si troverà sempre più o meno inferiore a quella di un lermo- mclro annerito. Ma questo eccesso di freddo non deriva punto da una superiorità di poter emissivo della lana o del cotone sul nero di fumo. E per esserne persuasi, ba- sta confrontare gli effetti di vari termometri vestiti di falde di cotone odi lana più o meno compresse , e di tessuti più o meno fini e pelosi delle medesime sostanze non colorale. Si troveranno qui sotto riuniii i dati sperimentali che somministrano gli elementi opportuni a così falli confronti. Jnviltippo del totnomclro. Cotone cardato libero : G centimetri di dia metro compreso il bulbo termometrico . . . La medesima quantità di cotone ridotto a 2 centim. con G giri di filo cotone Tela di cotone volgarmente delta fusta- gno Tela fina di cotone, doppia Lana cardata libera : 6 centimetri di dia- metro compreso il bulbo termometrico. . . . La medesima quantità di lana ridotta a 2 centim. con G giri di lana filala ...... Pannolano volgarmente detto flanella , grosso : Idem fino . , Abbassamento soUo la temperatura dclf aria circostante. /^ sc7-te 3°,8 2,5 1,9 3,1 2,5 2, 0 1,8 I 2,1 .2* scric 4°, 5 2,9 3,4 3,2 3, C 3,0 2,3 5* serie 4°, 7 3,7 2,9 2,4 3,8 3,2 2,6 2,3 102 Trai limili (li quoslfi osservazioni, il frftddo si fa dunque (anio piii intonso, quanto più rari e voliiiiiin()>i inloiiio ;il loriiionii'lro (livcntiiiio e la lana ed il cotone . Ora se 1" azione scema coli aiKlonsaisi dilla materia, la caii'^a dell eccesso di freddo osservato non risiede evidcnlemenlt' nel [iiiter emissivo o ra llaiile del corjìo. Donda proviene adunque la su[ieriorilà IVignrilioa di-lla lana e del eolone rlspcllo al nero di fumo? La sohiii'.^ne del quesito risullerà eliiaja e nianifesia quando esamineremo lo varie cirroslanie clie conlribuiscono alla formazione della ruL^iada. E eoniinciando ad occuparei direl'.aniehte di quesia meienra, notiamo in primo luo£0 tlie il smdo ed i vei^etabili non sono dell' indole della luna e del cotone : ira- peroecbc, l'eiba, le terre , e segature di legno inlrodolle nei nostri vasi aperti si videro rallVedilaisi presso a poco quanto il nero di fumo in polvere; ed un termo- nielro dipinlo eon questa snsUinza non si abliassa piii di r,8, come si disse dianzi, sotto la tciiipcratura dell" aria eircoiifusa. Mellendii poi uno de nostri torniDmelri ad armatura nielaHiea e soslei\uto dal suo treppiede ili meiallo , in contallo colla supeilieie inleiiorc di una foglia vi^gc'ahde di qualunque sfiecie ili pianta, esso rima- ne,nelli' notti placide e serejie,eostantem('ule piii basso di un leruioinetro aliniisferi- co disi. osto alla medesima alte/.za: ma questo abbassamento non oltrepassa inai i 2", per quanto la pianta sia vivace , rigogliosa ed isolata. E non converrebbe già attribuire la debolezza dell" effetto manifestato alla poca massa della foglia rispetto a quella del termometro ; perchè si possono adi>p(irare dei tcrmonielri di pochissimo volume, di forme cilindriche o sferiche, più o mcnoschiac- ciati o solidi, senza che la misura finale del freddo candii sensibilmente ; quantunque la prontezza dell" equilibrio calorifico avvenga tanto più sollecitaiueuie , com' era facile il prevederlo , (inani ò minore il biilbr) termometrico. Ora (piesti filli, con- fermando irrefragabilmeiite la verità del principio ili Wells sulla irradiazione not- turna dei corpi , conducono a considerarne 1' applicazione alla teorica della rugiada sotlo un as|)elto alipianlo diverso da quello adottato dagli autori di fisica. Per i;on divagar troppo mi campo delle allusioni generali, jircndiamo un esem- Tìio particolare, cavato da uno de' migliori trattati moderni. Nc'l ultima edizione del Pouillel si legge il seguente periodo . « Quanto ali.-» « rugiada , basta osservare che la tempcralura dell' aria essendo per esempio di 15* ■» ad una data epoca della notte, vi saranno alcuni corpi a 14", altri a 13°, ed i più rag- >i giauti a "("jB G°, ed anche a 5", tpialora essi siano conveDicntemenle situati. Allora, M se r aria è nmidissiina o , in altro modo, se il punto di precipitazione del vapor » acqueo iinisibi'e diliuso jx-r 1 atmosfera è vicino a 15" , quasi lutti i corpi si ve- 5j sliianno di rugiada , in proporzione più o meno grande secondo il grado di freddo » da essi eoncepilo : se l'aria è meno umida, se il punto di precipitazione è per ipo- >j tesi a 10°, i corpi che hanno una tcnqx'ratura superiore a questo grado della sca- >} la tcrmomclrica si conserveranno asciutti , e quelli che hanno una Icmpcralura in- 103 »> fcriore al tlclto {^rado saranno più o meno rugiadosi : finalmente se 1' aria è ollre- « mollo secia ed il punio ili prt'ripiiazioMe iiiffriore a 5° , tulli i corpi , freddi o » Caldi , resteranno astiiilli e ()ri>i di c]uuluni|ue vcsiigio di rugiada «. ( Pouillct Elem. de Pliys.3. cdil. Paris ^ov. 1844. Tom. 2. p. G43 ) Dopolccsperienze e le con.siderazioni precedenti , non mi pare più permesso il di- re in senso assoluto clic le piante ed i corpi ordinariamente irrorati dalla rugiada si raffri'diiano di 8, e 10° sotto la leniperaliira dell' aiia. Le osservazioni di Wells, di Wilson, di Pouillet sono esalte, ed i corpi siuiali presso la superficie terrestre pos- sono lieiisì diminuire la projiria Uniperaluia di 8 , e IO" sotio quella di un termo- metro aito 4 , o 5 picili ; ma non mai sciiiiìcre ili tanto sotlo la temperatura dello strato d aria o\e stanno immeisi : poiclic il freddo delle foglie vegeialiili non oltre- passa mai, come abitiamo \ednlo, i due gradi del termometro centigrado , ed è per- tanto quattro o cinijue volte minore di quanto si amuicUe nelle opere di fisica e di meteoroli già. Quesia gran riduzione nella differenza di temperatura tra Varia ed i corpi rag- gianti non eonduee pnulo alla conseguenza che il principio della condensazione del ■vapore atmosferico in virtù dell irradia/ione notinrna sia erroneo. E per fjrsene capaci, hasla la seguente osservazione di Saussure, clic ebbi occasione di verificare più e più volle nella lunga serie delle mie indagini. Quando la rugi:ida comincia ad apparire sui corpi, l'igrometro a capello iiitrodoito nello slialo d' aria ove sono im- merse le piante rugiadose , ed aciuratamenie sottratto con astuccio mt-lallico all' a- spetlo del elei sereno , segna d.i 00 a 08" : Io spazio circonfuso trovasi duiique vi- cinissimo allo sialo di s.iluraziime : laonde imn è punto necessario che , a cagione della poca umidità dell'aria, le piante ed i corpi qualunque esposti all' aperto si raf- fieddiiio notahiliiieiite onde bagnarsi di rugiada ; ma quel freddo di uno a due gra- di concepito dalle piante sotto 1' azione del ciel sereno , quantunque deb. le in con- fronto degli 8 o IO" ammessi finora, è sulliciente a con'ieusare sulle foglie una por- zione del vapore elastico ed invisibile diffuso nello spazio circostante. Aggiungasi che l'ipnlesi di un raffi eddamenlo d' uno a dicci gradi, secandola posizione liei coipi, mena drillo alla conseguenza , ammessa dallo slesso Pouillet, che in molti casi di poca umidità almosferica,alcune piante debbano vestirsi di.ini;ia-; da , ed altie rinianeie asoiulie : e chiunque ha a\uto occasione di percorrere varie volte le campagne quando il Sole sta sotto 1 oiiz/onte, a^rà notalo che la rugiada, o manca totalmente , o trovasi più o men diffusa sulle jiianle basse, qualunque sia la disposizione delle loro foglie rispetto al cielo. 0:a, il fenomeno della mancanza as« soluta o della diffusione della meteora in una serie di corpi si variamente disposti, indica manifestami nle che la prima supposizione del Pouillet di una somma umidità dell aria , è la sola che si verifichi in natura quando v' ha formazione di rugiada . E la ragione di qucslo fallo sì apirlamentc dichiaralo dalla deposizione dello 104 stille rugiadose sopra qualunque pianta bassa e posto fuor d'ogni diil>l)io dalle osserva- zioni igrometriche, deriva, se mal non m'appongo , da un altro fallo , che quaulun- que dimostrato esso pure da molto tempo per opera di Wilson, e ricliiamato recente- mente alla luce dalle sperienze di Parry , Scoresby, e Pouillet , non fu tuttavia preso in molta considerazione , e restò come isolato nella scienza , malgrado la somma sua importanza nei fenomeni del raffreddamento notturno. L' osservazione lia dimostralo che 1' effetto della irradiazione de' corpi verso il cielo è sensibilmente costante sotto qualunque temperatura: laonde nelle nolli ugual- mente placide e serene, la medesima sostanza si raffredda dello stesso numero di gra- di, ad un alta e ad una bassa temperatura. La neve , a cagion d' esempio , si raffred* derebbc , giusta gli csperimenli di Parry e Scoresby , di circa U" , tanto se l aria è a — 1, o — 2°, quanto a — 21, o — 22°; ed il bulbo d' un termometro introdotto nel primo strato superficiale del manto di neve che ricopre il suolo delle regioni setten- trionali duratile la massima parte dell'anno, indicherebbe — 10, o — 11° nel primo caso, e — 30, o — .31° nel secondo. Io non ho potulo ripetere osservazioni analoghe a quelle dei due celebri navigatori, ma ebbi occasione di convincermi della verità del principio generale sperimentando come il prof. Pouillet con termometri involti entro sostanze raggianti. Nondimeno, siccome le medie da me oltenuie non risultano da un ÌDlervallo di temperatura tanto esteso quanto quello abbracciato dalle sperienze del fisico francese , così sarà meglio riferire queste ultime , dalle quali partiremo per mostrare come succede che lo strato d' aria dove stanno immerse le piante debba ne- cessariamente recarsi presso il punto di massima umidità prima che cominci ad ap- parire la rugiada sui corpi. Nell'istiluire le sue esperienze, l'illustre professore dell'Università di Parigi non aveva in mira 1" oggetto delle presenti nostre considerazioni. Leverò dunque dalla ta- vola inserita a carie 610 del secondo volume del suo trattato di fisica ( 4 ediz. ) , tutto quanto non tende direttamente al nostro scopo; ed avremo così i due quadri ri- dotti, posti qui appresso, 1' uno accanto all' altro. L' esperienze si riferiscono al freddo prodotto dalla irradiazione della piuma di cigno convenientemente isolata medianlc uo apparecchio che 1' autore chiama aclino- metro » 105 Esperienze di raffreddamento notturno sotto diverse temperature. 'B .0 « e - oS -2 1 Oro H e2 £i ^ re T3 0 N n 80,0 1 N CS _ > .2 « 0 0 = 2 «2 Ss 2 0 £^ •0 0 Ut 11 Aprile 5* aC ant. 5°,0 — 3^0 3 Maggio 5 pom. 23°,5 19°, 9 5°,6 » « 6 « 5,5 -2,3 7,8 » » 6 » 25,1 17,5 7,6 U « 7 pom. 8,5 + 0,8 7,7 » » 7 » 23,1 15,0 8,1 « « 8 « 7, 0 — 0, 5 7,5 » » 8 » 22,9 13,9 9,0 « « 9 « 5,8 — 1. 6 7,V » » 9 » 21,5 12,5 9,0 « « 10 « 5.0 -2,4 7,4 » » 10 » 17,3 10, 0 7,5 15 » 4. 30' ant. 1, 0 — 6.0 7,0 6 » 4. ant. 12,1 5,0 7,1 « « 5 « «,0 — 6,0 7,0 » » 4 30' » 12,1 5,0 7,1 « « 6 « 1,6 -5,2 6.8 » » 5 » 12.0 6,0 6,0 SO « 8 pom. 5. 6 — 0,8 6,4 ■23 Giugno 7 pom. 20.0 12,0 8,0 » « 9 « i, 5 -2,0 6,5 » » 8 » 17,8 10,5 7,3 « « 10 « 3,6 — 3,0 6,6 » » 9 » 17,6 10,7 6,|9 SI « 4 30' ant. 0.0 — 7,0 7,0 » » 10 » 16,3 9,2 7,1 « « 5 « 0,0 -7,0 7,0 24 » 4 ant. 11.3 5,3 6,0 « « 5 se « 0,1 — 6,5 6,6 » » 4 30' » 11,5 5,6 5,9 3i, 2 — 5-2,& 106,7 266, 3 158, 1 "I08,i Medie 1 r.Gl -3°,5 7M1 Medie 17°, 73 10°,34 7°,21 106 Le os?crva7.ioiii rontonulP in quosli duo quadri illmosliaiio clie la piuma di ci- glio si raffredda di ~i° tirca , Icrmine medio , per l'azione notturna del ciel sereno , tanlo se la lemptralura dell' aria sta prossima allo zero , (pianto se essa è elevala di 20 e piìi gradi. È quasi supeifluo il sogf'iugncre , che questa valutazione e le determinazioni di Parry e Scorcsliy sul raffreddamento notUirno della neve, sono state ottenute col metodo che abbiam trovato inesalto , per cagione della varia altezza de' termometri destinati alia misura delle temperature dell' aria e del corpo raggiante. A condizioni uguali d' altezza, il raffreddamento della neve e della piuma di cigno sarebbero cer- tamente minori : ma qui poco importa il valor assoluto , e basla che sia provata la costanza dell' effetto solto la variazione della temperatura atmosferica. Ritengasi pertanto, che un corpo esposto di notte all' azione di un cielo egual- mente limpido e sereno si raffredda sempre della stessa quantità, qualunque sia la temperatura dell' aria. Questo solo fatto ben assodalo dall' esperienza ci condurrà ad una spiegazione chiara e completa di tutti i fenomeni che precedono ed accompagna- no la formazione della rugiada. 107 li. Prendiamo, per maggior semplicità, l'esempio d' un' ampia prateria copci ta di erbe lunghe , fitte e rigogliose , ove la meteora della rugiada suol apparire nel mas- simo suo splendore. Sia 1' aria quieta , il cielo limpido e sereno. Per rendere più chiaro il raziocinio, facciamo astrazione dalla porzione elevala dell' atmosfera, e di- vidiamo la sua parte più bassa in due strati : 1' uno inferiore che oltrepassi di poco r erba del prato , 1' altro superiore che partendo da questo limile s' innalzi di 30 o 40 metri. E quantunque l'esperienza ci abbia dimostrato che il freddo notturno, risul- tante dalla irradiazione delle foglie vegetabili, sia talora di ben quasi 2°, supponia- molo di 1° solo, ed abbiamo presente che questo freddo è sempre costante, e però in- dipendente dalla temperatura . Se r atmosfera trovasi a 20°, le parti superiori dell' erba scenderanno pertanto a 19° qualche istante dopo il tramonto del sole : l'aria che circonda e tocca queste porzioni delle piante si raffredderà , penetrerà calando tra le foglie ed i fusti interni, e giungerà sul suolo : intanto essa acquisterà, col contatto del terreno e delle piante o porzioni di piante meno esposte all' aspetto del cielo , una certa dose di calore o salirà novamente . L' aria scesa di sopra a sostituir quella caduta , dopo di avere patite le stesse modificazioni, scenderà essa pure; menire l'altra già riscaldata dal con- tatto del suolo , verrà novamente a lambire le porzioni superiori dell' erba, tornerà a raffreddarsi, salirà di nuovo e ripiglierà poi la direzione primitiva, e via discorrendo. Ora ognun vede che questa specie di movimento vorticoso dell' aria compresa tra la sommità dell' erba ed il suolo , movimento totalmente simile a quello che ve- diamo formarsi nell' acqua di un vaso esposto al fuoco , propagherà a poco a poco il freddo superiore dell' erba alle parti vicine sottostanti , le quali perderanno ezian- dio una porzione del proprio calore in virtù della comunicazione calorifica di contat- to 0 d' irradiazione ; e 1' aria non potendo più concepire toccandole lo slesso calore di prima andrà gradatamente scemando la propria temperatura. Supponiamola dunque arrivata a 19°, 5 . Ma per la legge dianzi ricordata le foglie devono essere costante- mente 1° mei.o calde dell'aria circonfusa: la temperatura dell' erba sarà quindi passata da 19° , a 18°, 5 . Ripetendo il ragionamento in questa nuova condizione di cose , è chiaro che r aria scenderà a 19° , e 1' erba a 18°. Quindi 1' aria verrà a 18°, 5, e l'erba a IT", 5; e cos'i seguitando . Laonde per /' azione dell' erba sull" aria , e la reazione dell aria suir erba, questa passerà successivamente da 19 a 18,5; 18;17,5;17; 16,5; 1G;ec., e quella da 20 a 19,5; 19; 18,5; 18;1T,5; 17; ce. : in guisa che li» spazio circo- stante all' erba conservando tulto il proprio vapore , arriverà , per questo sue. cessivo abbassarsi della temperatura, presso il punto di saturazione. Allora l igro- 14 108 metro starà vicino all' umido massimo ; un debol grado di freddo ne* corpi basterà per la precipitazione del vapore, ed il termometro indicherà nell' aria dello slralo iii- i'crioìx una temperatura parecchi gradi più bassa di quella dello slralo superiore : il quale strato, tranne un piccol moto di discesa prodotto dalla condensazione dell' aria sottostante , sar'u rimasto nelle condizioni iniziali. Prima di passare all' esame delie cagioni per cui il freddo è pili o meno intenso, e la quantità di rugiada piìi o meno grande a varie altezze dell' erba , notiamo che la soluzione del quesito dianzi offertoci dall' esperienza intorno al maggior freddo dei termometri vestiti di lana o di cotone rispetto ai termometri inverniciati o anne* riti , dipende da un azione di tali sostanze Blamentose del tutto analoga a quella del- l' erba. Imperciocché l'aria freddala pel contatto de' fili , tanto pronti ad abbassare la propria temperatura in virtìi della somma loro esilità , non polendo subito svin- colarsi dagli ostacoli che l' arrestano da ogni lato , si ferma qualche tempo tra i fili , che per la legge pocanzi esposta vengono obbligati ad abbassare viemaggior- mente la loro temperatura ed a raffreddare sempre più l' aria circonfusa , in sino che questa, divenuta troppo grave, esce lentamente dall' inviluppo ed è sostituita da una corrispondente porzione del fluido circostante. Ma resta sempre nell' interno una mas- sa d' aria più fredda dello strato aereo circonfuso : la quale massa fluida e la materia solida dell inviluppo raffreddata più che noi comporta il valor diretto del suo poter emissivo , comunicano necessariamente al termometro interno una temperatura in- feriore a quella del termometro coperto di nero di fumo , di vernice o d' altra analoga sostanza , la quale irradia bensì con altrettanta energia quanto la lana ed il cotone , ma che essendo incapace , per l' indole sua compatta, di trattenere l' aria , non può mai acquistare lo stesso grado di freddo. Per la medesima ragione, le foglie ruvide e pelose delle piante si raffreddano più delle lisce, come lo dimostrano le os- servazioni termometriche, e come rilevasi anche a vista dalla gran copia di slille ru- giadose dimoranti tra i peli : avvertendo che nell' istituire tali confronti è neces- saria una perfetta parità di circostanze : poiché se una delle foglie fosse meno i- solata o più grossa , più obliqua o meno scoperta dell' altra, l' irradiazione potrebbe trovarsi in senso inverso e la rugiada essere pertanto maggiore sulla foglia a superfi- cie liscia che su'la foglia a superficie pelosa. Ma torniamo alla rugiada del pralo . Per indicare la parte dell' erba che si raffredda irradiando liberamente il pro- prio calore verso il cielo era mestieri l' adoperare , come si fece dianzi , il voca- bolo supcriore , e non già cima o sommila, perchè, esaminando le cose da vicino, ap- parisce chiaramente , che quantunque le sommità delle piante erbacee si abbassino sul principio più delle foglie sottostanti, tuttavia , dopo un cerio intervallo di tem- po , il massimo freddo succede ad una certa profondità nell interno del prato . 109 E veramente , immaginiamo il nostro strato d' aria inferiore , partilo in tre suddivisioni o strati elementari : ii primo contenga le cime dell' erba ; il secondo, quelle porzioni sottostanti dove le foglie si fan più copiose conservan- dosi più o meno esposte all'aspetto della regione zenitale, che sappiamo essere la più attiva di tutte oe' fenomeni del rafFieddamcnto notturno ; il terzo sia composto dell' aria che comprende il resto del prato , cioè la parte dell' erba totalmente priva della vista del cielo. Le cime dell'erba trovansi certamente nelle condizioni le più favorevoli alla irradiazione ; ma le foglie vi sono scar- se , isolate , esposte al vento ; ed , alla menoma agitazione dell' atmosfera , le poche faldicine d' aria freddate per confallosi mescolano colla gran quantiià d' aria laterale ed abbassano pertanto di poco la temperatura del corrispondente slrato dementare. La porzione sottostante , ove noa manca generalmente l' aspetto della parte piìi attiva del cielo, abbonda in vece di foglie e raffredda un gran numero di faldicine aeree , le quali si mescolano esse ancora coli' aria late- rale per r azione delle correnti che scorrono sotto varie obliquità lungo le foglie e gli steli ; queste faldicine sono un poco meno fredde delie prime , ma trovan- dosi in quantità incomparabilmente maggiore, esse rendono il secondo strato ele- mentare più freddo del primo. Quanto alla parte dell' erba priva della vista del cielo , essa non può trasmettere all' aria circostante che il freddo derivante dalla comunicazione degli steli o dalla irradiazione verso le foglie soprastanti ; e però il terzo strato sarà in sulle prime meno freddo del secondo e del primo. L' aria de' due strati superiori , fattasi più densa , scenderà lentamente verso il suolo ; ma , durante la sua discesa , essa avrà campo di reagire sulle foglie raggianti , in un modo analogo a quello dianzi esposto rispetto alle falde di cotone e di lana ; e la reazione sarà necessariamente più energica ne' siti più ingombri d' ostacoli , perchè ivi si rallenterà il movimento dell'aria e durerà maggiormente il contatto : il secondo strato opererà dunque con mag- gior efficacia del primo, per le numerose foglie che lo attraversano in ogni di- rezione; e queste raffieddate , tenderanno ad abbassare vie maggiormente la tem- peratura dell' aria circostante. La d fferenza del freddo tra la seconda e la prima suddivisione si farà quindi sempre maggiore: e siccome l'aria più fredda ol- trepassa calando i limiti del secondo strato , la parte superiore del terzo slrato, dove le foglie sono interamente sottratte all'aspetto del cielo, dovrà finire coll'a- cquislare essa pure una temperatura inferiore a quella del primo. Le porzioni dell' erba comprese nelle due prime delle tre suddivisioni in cui abbiam suppo- sto parlilo lo strato inferiore dell'atmosfera, cominceranno dunque col raffred- dare l'aria circonfusa; e questa, reagendo sulle tre porzioni delle piante , le co- stringerà a raffreddarsi in un ordine totalmente diverso da quello cui esse ten- devano per vir'.ù della sola irradiazione. Laonde l' erba , non altrimenti che 1' aiia, no diventcìà ancor essa più fredda ad una certa profondità ove l' irradiazione è in gran parlo impedita, the nelle cime liberamente vibranti il proprio calore verso lo spazio : e però un termometro ad armatura metallica starà più basso nel- r ioterno del prato che alla sommità delle piante : e tanto se il serbatoio sarà in contatto dell'aria pura , quanto se egli toccherà le foglie erbacee. Tutto ciò è pienamente confermato dall'esperienza. 11 freddo delle piante, maggiore verso il fondo che sulle cime, congiunto coir umidità che regna sempre nell' interno del prato per la vicinanza del suolo, la traspirazione dell'erba e la difficoltà del rinnovamento dell'aria, faran sì che la precipitazione del vapor acqueo comincerà sulle foglie inferiori. Ma continuando il movimento delle particelle aeree dall' alto al basso pel coa- t:ilto delle parti superiori dell'erba , ed il movimento dal basso all'alto pel contatto del suolo ; se questo non è troppo umido , l' aria fredda discendente , dopo di essersi riscaldala a contatto del terreno, e divenuta così più leggiera e più secca , potrà svaporare , sollevandosi le goccioline liquide già deposte nelle porzioni inferiori dell' erba , e lasciarle quindi precipitare di nuovo sulle por- zioni superiori. Questo trasporto della rugiada ad altezze successivamente mag- giori non avrà mai luogo ne' terreni bagnati o umidissimi , ed allora le porzioni inferiori dell'erba conserveranno la loro rugiada. Ma si nell'uno che nell'altro caso la rugiada comincerà a deporsi nella parte inferiore dell'erba , ed apparirà successivamente sulle porzioni superiori, come se la meteora uscisse dal suolo ed invadesse di mano in mano gli spazi soprastanti. Tale si fu in fatti l'opinione de' fisici quando le scienze dell'igrometria e del calorico raggiante erano appena nate : e tale si è ancora oggidì 1' opinione di quelle stesse per- sone da noi teste qualificate giudici incompetenti , le quali dopo di aver de- scritta come nuova l'antichissima osservazione, ora accennata, dell' irroramento tanto più tardo quanto più si allontana dalla superficie terrestre (12), dichiarano solennemente il fallo inconcepibile nella teorica della precipitazione del vapore per virtù della irradiazione notturna (i 3). (1-2) Vedi la nota 15. (13) Nei cansiderandi di questa sentenza, si trova, tra le altre, l'argutissimi osservazione, die coloro i quali recansi nell' aperta campagna durante le notti rugiadose, se ne tornano a casa infreddati a cagione della umidità che penetra sino al corpo a traverso i vestiti più, caldi dell'aria, e non piìt freddi come dovrebbe stare giusta il principio di Welh. Concediamo puro che 1' elTetlo nocivo di queste peregrinazioni notturne sul corpo umano derivi dall'umido e non dal freddo come lo vorrebbero , a torto scnz' alcun dubbio, i seguaci di Esciilapio ; ma se la canapa, it cotone , il lino 0 la lana , onde si compongono le nostre vesti , si ralTreddano di notto , ooino tant' altri corpi per virtù d' irradiazione quando son soli gd isolati , non no risulta perciò elio Ili Uà altro fatto anche più vieto , notato insino dai tempi d'Aristotile e diame- tralmente opposto, secondo le opinioni retrograde di questi signori, al principio di Wells, si è l'abbondanza della rugiada ne' tempi ove l'atmosfera trovasi in per- fetta calma ; stantecliè l'aria circonfusa alle piante non potrebbe , a delta loro, somministrare se non una picciolissima porzione d'acqua. Ma abbiam ora veduto elio il mezzo ambiente , il quale forma nel nostro caso lo strato inferiore del- l'atmosfera , non resta altrimenti quieto, anzi assume un moto vorticoso, che persevera tuttavia dopo la prima deposizione del vapor acqueo ; laonde l'aria a contatto delle foglie cambia ad ogni istante , e continuando a raffreddarsi , la- scia precipitare successivamente nuove porzioni del proprio vapore. Ora il me- nomo venticello turbando la regolarità del detto vortice aereo , e jjortando a con- tatto de' vegetabili l'aria meno fredda e meno umida dello strato superiore , dovrà necessariamente opporsi al progresso del fenomeno e rendere meno copiosa la precipitazione della rugiada. E non occorre certo avvertire che qui s' intende parlar solo di venti Icì;- gerissimi : perchè un vento bastantemente gagliardo, o deve distruggere, in tutto o in parte, la rugiada bella e formata per furza di evaporazione , o deve impe- dirne la formazione rinnovando 1' aria intorno alle piante , e togliendole così la possibilità di reagire sulle foglie de' vegetabili ed abbassare a poco a poco la propria temperatura sin presso al punto di massima umidità. Colla stessa facilità si risponde a coloro che, nella copiosa accumulazione del vapore deposto sulle pareti interne di una campana di vetro capovolta sul suolo, pretesero trovare una prova del vapor caldo sorgente dalla terra ed una ob- biezione contro la formazione della rugiada dedotta dall' irradiazione de' corpi verso il cielo. Imperciocché , i medesimi fenomeni di circolazione e di conden- compensato in tutto o in parte il rafTreddamento pel contatto del corpo umano , essi debbano perdere totalmente la loro proprietà igrometrica. Il vapor acqueo dilTuso per l'aria continuerà dunque ad essere attratto chimicamente da queste sostanze, e vi si accumulerà in quantità sensibilissima al tatto, so l'atmosfera è vicina all' umido massimo, come succede realmente du- rante la formazione della rugiada : cosi appunto il capello dell' igrometro di Saussure portato ne' campi tira a se il vapore dell" aria libera e fa salire l' indice dello strumento verso il punto di massima umidità. Soggiungeremo poi non potersi concc Il terreno asciutto verso sera che trovasi bagnalo la mattina susseguente d'una notte limpida e quieta, non presenta dunque nessuna obbiezione alla teorica della rugiada fondata sul principio dell' irraggiamento de' corpi. Da tutto quanto precede, si rileva essere affilio erronea la strana accusa mossa contro i seguaci di Wells, di non avere ninna considerazione al vapore che de- riva dalla superfìcie terrestre. Concordi in questo punto coli' opinione del volgo, essi altribuiscono anzi tutta l'umidità dell'aria alle acque sparse sul globo. Ed in fatti , anche lasciando da banda I' origine terrestre del vapore vescicolare onde soii formate le nubi, il vapore allo stato elastico ed invisibile si spande nell'atmo- sfera , non solamente durante i tempi di pioggia , ma sorgendo incessantemente dal mare , dai laghi , dai fiumi e dai terreni paludosi : i venti lo trasportano poscia e lo diffondono insino nelle regioni più povere d' acqua. Se 1' aria e la (14) Questa sola riflessione basterebbe per mostrare la leggerezza di certuni clie avendo trovalo nelle fri'me ore della notte la superficie del terreno nudo un poco più calda dell' aria , ne arguirono ei«ere fatto e tmentito dall' esperienza , secondo le loro gentili espressioni , che la detta super- ficie si raffreddi raggiando il proprio calore verso il cielo , come erasi precedentemente con- chiuso da alcuni periti ed onesti sperimentatori. La terra non è nelle condizioni di tenuità e d'isolamento delle foglie vegetabili: e richiede quindi un tempo più lungo per manifestare il raffreddamento superficiale dovuto alla sua irradiazione. Giova pertanto operare sulla fine , e no» (u{ principio della notte ; e giova parimenti un terreno asciutto |)er ridurre la condutlibilità al minimo valor ]X)ssibile. Convien poi servirsi di lermi>- mctri ad armatura tutta metallica , sostenuti nell' aria con fili o tubi di metallo , o interamente coperti di terra , affinchè le loro indicazioni siano quelle sole provenienti dal contatto dell' aria 0 del suolo. Ma la riescila dell' esperienza richiede soprattutto la lontananza dai prati, ed una gran calma nell'atmosfera, onde l'aria freddata dall'erba non venga colla sua presenza a sconvolgere gli effetti provenienti dalla irradiazione del terreno. Operando con queste cautele si troverà esser sempre vero che , ad una eert'ora delle notti placide e serene , gli strali superficiali de terreni nudi e scoperti cominciano ad abbassare la propria temperatura sotto quella dell'aria soprastante. U-i terra sono pregne d' umidità , come segue dopo le forti piogge , allora rassc- jcnandosi il ciclo , la rugiada precipita dovunque. Ma quando la stagione è oltrcniodo secca e l'aria quieta, predomina l' azione locale, massime in tempo di notte ove 1' equilibrio dell' aria non è punto turbato dalla presenza del sole ; ed allora I' umidità dell' atmosfera sta in ragione della prossimità alle sorgenti. Ora j)cr costringer l'aria a deporre il proprio vapore, occorre un abbassamento di temperatura più o men grande secondo la minore o maggiore umidità do- minante : la precipitazione del vapore atmosferico sarà dunque più larda e men copiosa di mano in mano che si va scostando dalle acque ; e cesserà del tutto ad una certa distanza, se l'aria è sufficientemente asciutta , qualunque sia il grado di freddo concepito dai corpi in presenza di un cielo limpido e sereno. E di fatto, ne'tcrapi di gran siccità, la rugiada non apparisce più che sulle piante situa- te ne' luoghi palustri o irrigati, lungo le rive degli slagni, de' laghi ede'fiumi. L'azione frigorifica notturna dei vegetabili sull'aria, e la reazione di que- sto fluido sui vegetabili, non potranno cessare se non quando il calore comuni- cato dalla terra alle piante ed allo strato inferiore dell' atmosfera sarà uguale a quello perduto per irradiazione e pel contatto dell' aria ; e questo stato d' equi- librio in un sistema di corpi cosi eterogeneo, sembra richiedere un tempo lunghis- simo : imperocché se il cielo è limpido e l' atmosfera tranquilla durante la notte intera , la temperatura decresce continuamente alla superficie terrestre sino al levar del sole in qualunque stagione dell' anno. Ne' tempi quieti e sereni, i bassi strati dell' atmosfera si troveranno dunque tanto più umidi quanto più la notte sarà innoltrala : ed ecco perchè la rugiada è ordinariamente più copiosa, e più internata ne' cespi , negli arbusti, e nelle siepi verso l'alba che sulle prime ore di notte, più copiosa di primavera e d'autunno che d'estate, dove, attesa la lifeve assenza del sole , I' irradiazione delle piante non arriva ad abbassare tal- mente la temperatura dello strato inferiore da produrvi una grande umidità. Aggiungasi che, siccome il freddo notturno delle basse regioni dell'atmo- sfera deriva in gran parte dalle foglie delle piante, le quali presentano una im- mensa quantità di corpi esili dotati d'ampia superficie e quasi del tutto isolali; cosi s' intende la ragione onde la rugiada sia tanto scarsa d' inverno, e s' intende j)ure perchè le rugiade autunnali siano più abbondanti di quelle deposte nelle notti ugualmente lunghe di primavera. Notiamo in oltre che la temperatura essendo più elevata d'autunno che di primavera , ed il vapore elastico diffuso nell' aria crescendo in una ragione più rapida delle temperature , quello stesso grado di freddo generato dalla irradia- zione di una data pianta, dovrà produrre una maggior precipitazione di rugiada nel primo che nel secondo caso : avvertendo che qui s' intende parlare delle giornate ove regna nell' atmosfera lo stesso grado di umidità. 115 Egli è poi evidente che l'altezza dello strato d' aria raffiedJala pel coiilalto de' vegetabili e del suolo , varierà essa pure colla ricchezza della vegetazione , colla qualilà e quaalilù dille piante: che sarà maggiore ne' prati ove l'eiLa è lunga , minore in quelli ove 1' erba è bassa , minima sul terreno nudo. E così dicasi della posizione di minima temperatura , la quale se dovrà trovarsi nella massima prossimità del suolo sulle terre scoperte , non potrà sussistere , come abbiam veduto, intorno alla sommità dell'erba ove son rare le foglie, ne in- torno alla base ove predomina il calore del terreno co[)erto , e sarà a quella tale altezza dove le foglie stanno in maggior coina senza essere del tutto sot- tratte all' aspetto del cielo. Siffatte conseguenze dirette della teorica furono confermate da quegli slessi sperimentatori che negano l'origine della rugiada dedotta dall' irraggiamento not- turno de' corpi verso il ciel sereno, e credono spiegare la meteora colle correnti di vapor ascendente. Costoro videro il massimo freddo dell'aria a sette pollici in un prato ben guernito d'erba alta e rigogliosa , a due soli pollici iu un prato recentemente segato , e rasente il suolo sul terreno nudo. Quantunque disadatti a questa specie di confronti, i loro termometri posti in contatto colle foglie ve- getabili somministrarono indicazioni talora uguali , talora inferiori , e quasi mai superiori , a quelle dei termometri liberamente sospesi nell' aria circostante. Tuttavia essi continuarono a sostenere il freddo osservato non doversi attribuire all' irradiazione delle piante e del suolo : dissero il calore del terreno trasmettersi più in su nell'erba lunga, restare più basso neh' erba corta : e conchiusero che, dopo il tramonto del sole, appariva alla superficie terrestre uno strato d' aria fred- da il quale abbassava la temperatura delle piante ; cadendo così nel più gravo degli errori che possano commettersi in filosofia , di scambiar , cioè , 1' effetto colla causa ! Il freddo generalo dalla irradiazione delle foglie vegetabili e de' corpi qu.i- lunque esposti all'azione notturna del ciel sereno precede sempre , come si disse, la precipitazione delia rugiada. La condensazione del vapore comunica alle fo- glie il calore proprio del passaggio dallo stato aeriforme allo stato liquido; ma questo calore sparisce in seguito pel gran poter emissivo dell' acqua ; sicché le foglie irrorate conservando anch'esse un grado di calore inferiore a quello del- l' aria circostante, continuano a caricarsi di rugiada. Tutto ciò è facile a verificarsi ne' campi , coli' ajuto dell' osservazione e de' nostri termometri a turacciolo e ad armatura metallica. Avvertiamo però che in certi casi le foglie possono trovarsi di notte, e sotto uu ciel sereno, alla me- desima temperatura, ed anche per alcuni istanti, più calde dell'aria, se durante la calma ed i fenomeni di freddo e di rugiada che ne risultano , si desta un sofiìo di vento improvviso che rapisca l' aria circonfusa al corpo radiante , e vi 15 116 sostiluiscj quella d'altri corpi in condizioni più propizie al rafFrcddamenlo : cobl le foglie erbacce situale in vicinanza di un albero colte istantaneamente dall'a- ria levata al prato vicino, diverrebbero in sulle prime pù calde del fluido so- jiraggiunlo , ed acquisterebbero poi la stessa temperatura se continuasse il vento o se il cielo venisse a coprirsi di nuvole. Ma queste anomalie , oltre alla loro rarità, si disliiiguono di leggieri dalle circostanze normali per cagione del vento clie deve necessariamente precederle od accompagnarle. Abbiam veduto un termometro vestito della sua armatura metallica tersa e lucida , ed un termometro ad armatura parimenti metallica ma coperta di nero di fumo , di vernice, di segatura di legno o di foglie vegetabili , segnare amendue la medesima temperatura all' aria libera essendo sottratti , entro alcuni vasi chiusi di metallo, all' aspcllo del ciel sereno. Abbiamo parimente veduto che, tolti i co- j>erchi , il primo termometro conserva sensibilmente la propria temperatura, men- tre il secondo s' abbassa di tre o quattro gradi. Da questi due filli risulta chia- ra la ragione per la quale non v' ha che poca o ninna precipitazione di rugiada sotto gli alberi , nell'interno delle siepi, de' cespugli , e in tulli que' luoghi ove Jo scambio calorifico tra il ciclo e la terra è più o meno intercettalo : ivi la ru- giada è mcn copiosa o manca del tutto , perchè il freddo risultante dalla irra- diazione nollurna dei vegetabili è minore che nei luoghi aprichi , ovvero to- talmente nullo, come si verifìca facilmente coli' ajuto del termometro. Dopo l'e- sperienze descritte sul principio di questa memoria, sarebbe poi afFalto inutile il soggiugnere che l' azione delle nuvole sulla rugiada è perfettamente analoga a quella degli alberi od altri ostacoli che impediscono più o meno 1' aspetto della volta celeste : le nuvole alte diminuiscono , le basse distruggono del tutto il raf- freddamento notturno delle piante; e con esso lui la diminuzione successiva di temperatura nello strato d'aria inferiore, l'aumento di umidità, e la precipita- zione della rugiada. Chi £vrà seguito colla dovuta attenzione le cose dianzi esposte , non avrà certo bisogno di suggerimenti per intendere le ragioni onde la rugiada è mi- nore sugli arbusti che sull' erba del |>ralo , minore sulle piante d' allo fusto che su quelle di mezzana elevazione ; e immediatamente vedrà che le foglie degli al- beri , quantunque dotate come 1' erba di un energico poter emissivo, non possono raffreddarsi di tanto , ne caricarsi della stessa quantità di rugiadj. 1 . Perchè esse son rare , isolale , ed esposte al vento. 2. Perchè lo strato dill' atmosfera ove stanno immerse , è meno umido di quello che tocca il suolo. 3. Perchè l'aria condensata, scende nell' interno dell' albero , lo traversa e cade, e non torna punto a lambire come nel caso dell' erba , le frondi supe- liorij né può quindi reagire su di loro ; né abbassare successivamente la propria 117 temperatura ed acquiblarc pertanlo quel graJo di umidità necessario ad una co- piosa precipitazione di rugiada. Le correnti d'aria discendenti dagli aibi;ri deono necessariamente turbare la serie d'azioni e reazioni calorifiche che lian luogo tra le piante erbacee e l'aria circonfusa, ed impedire che ambedue assumano quel grado di freddo cui perverrebbero essendo sottratte alla loio influenza. L' erba situata in prossimità degli alberi sarà dunque meno fredda e meno rugiadosa di quella che sta in mezzo al prato ; non solamente per trovarsi in vista di una minor porzione di cielo , ma anche perchè il mezzo che la circonda è meno quieto. £ tuli Cagioni riunite produiranno sull' aria quella enorme difilTenza di temperatura che ma- nifestasi nelle notti placide e serene passando j)er siti boscosi alle praterie scopei te. Rendiamo in tanto grazie alla Provvidenza che volle 1' atmosfera sottoposta a laute forze perturbatrici del proprio equilibrio , e però sempre più o meno agitata : perchè se potesse regnarvi una calma assoluta, le piante erbacee situate ne' luoghi aprichi scenderebbero in certe notti a tal grado di freddo da soccomber- vi e perire. Queste medesime forze perturbatrici deli' equilibrio atmosferico faran si che r aria freddata pel contatto delle erbe e del suolo scoperto si andrà a poco a poco mescolando coli' aria vicina ; il freddo s' insinuerà altresì negli strati soprastanti per via di conduttibililà ; finalmente, le correnti d' aria discendenti dagli alberi e dai luoghi elevati aumenteranno ad ogni istante la quantità d' aria condensata sul sudo. E tutte queste cagioni tenderanno ad introdurre gradualmente il freddo generato alla superficie terrestre ed il grado di umidità favorevole ad una forte precipitazione di rugiada negli strati di più in più elevati dell' aria. Cosi resta spiegato il fatto scoperto da Pictet intorno alla diminuzione che s' osserva di notte nella temperatura dell'atmosfera di mano io mano che s' accosta al suolo; e r esperienza tante volte ripetuta di du Fay sull' irroramento notturno, più pronto ne' corpi vicini alla sujierficie terrestre che in quelli situati ad una certa altezza (i5). (15) Gersten e Muscenbroeck avevano osservato il tatto prima del du Fay : ma l'accademico parigino lo pose fuor d'ogni dubbio , mediante una serie di lamine di vetro raccomandate ai piuoli di due alte scale di legno erette obliquamente nel mezzo di una prateria , per modo da formare un angolo toccandosi colle loro sommità superiori. Le lamine vennero fissato a 6, 13 , 17 , 25, e 31 piedi lontano dalia superficie terrestre : una di esse stava fermata in somma prossimità del suolo. Era la notte del 25 Ottobre 1736. A cinque ore pomeridiane 1' ultima di queste lamine trovossi compiutamente bagnala nella sua superficie inferiore , ed appena inumidita sulla faccia superiore : verso le sei ore , la lamina situata sei piedi lontano dal suolo comin- ciava a coprirsi di rugiada : ed alle ore sette , tutti i vetri erano irrorati. ( Meni, de l'Acad. des Sciences. Paris, 1736 ). 118 SJI'aKc considerazioni lentlono quasi supcifluo 1' avverliie che i limili Ja noi suj)jiosli Ira gli sliati d' aria inferiore e supcriore non sussistono in na- tura , e che si passa dall' una all' altra stratificazione atmosferica pur gradazioni insensibili di umidità , di densità , e di temperatura. O^jouno inleuderà tuttavia clic se l'aria avesse un colore intenso e sens.bile al buio, noi lo vedremmo rin- vigorire di ijottLlcmpo presso la superficie terrestre , e formare una specie di zona , la quale seconderebbe più o meno esattamente T andamento e la distri- buzione generale delle piante , avvivandosi sopratlullo nei prati , e dilatandosi per ogni dove sino agli ultimi confini dell' orizzonte. Dalle cose precedentemente esposte apparisce cliiarissimo , che il principio di Wells sulla precipitazione della rugiada in forza della irradiazione notturna dei corpi si può difendere vittoriosamente da qualunque obbiezione ; che però r ubbussamcuto delle materie raggianti sotto la temperatura dell'aria è assai mi- nore di quanto si credeva per una malintesa interpretazione delle sperienze del fisico inglese. Ne Wells , ne i suoi seguaci o contraddittori ebbero poi la do- vuta considerazione al fallo ben noto della differenza sensibilmente costante tra la temperatura dell'atmosfera e quella dei corpo radiante; e trascurarono com- piutamente le azioni e reazioni tra esso corpo e 1' aria circonfusa. Valendoci dei veri elementi della quislione , noi abbiam dimostralo , che partendo da quel picciol grado di fieddo che sotto qualunque temperatura le piante assumono di notte in presenza del ciel sereno, si spiega peifettamente : i.° 1' abbassamento graduale di temperatura che si manifesta di notte alla superficie terrestre ; 2." il freddo maggiore nell' interno che alla sujierficie de' prati : 3.° la differenza di temperatura Ira l'aria che circonda le piante basse de' prati e de' campi, e 1' a- ria soprastante : 4-° '^ grande umidità che regna nello strato d' aria circonfuso alle piante sin dal primo monienlo in cui comincia la precipitazione della ru- giada ; 5.° l'azione favorevole di una perfetta calma nell'atmosfera ; 6.° l'au- mento delie stille rugiadose jier tutto il corso delia notte: 7.° l'abbondanza di queste stille sojjra le piante a fof;lie pelose ; 8.° la poca quantità della rugiada deposta sugli alberi , rispetto a quella che precipita sull' erba : 9.° 1' invasione progressiva della rugiada dal basso all'alto; io." la varia proporzione di que- sta meteora nelle diverse stagioni dell' anno ; e tulle, in somma, le più minute circostanze the precedono ed accompagnano la comparsa della rugiada alla su- pei fiele terrestre. Il principio dell'abbassamento costante della temperatura de' vegetabili sotto la temperatura dell' aria circonfusa , costituisce dunque la vera base della teorica della rugiada fondala sulla irradiazione nolturna. Ricapitolando in potlie parole quanto abbiam dello intorno ai fenomeniche succedono realmente durante la formazione della rugiada , si vede , che questa meteora non deriva già immediatamente dal freddo generalo nei corpi per 119 virtù d' iìTudiazione , come sia scritto nulla massima pailc dei Iralluli di fisi- ca , ma sì Lene da una serie di azioni e reazioni tra questo freddo pro- dotto direttamente sui vegetabili , e quello eh' essi inducono nel mezzo ambiente. L'erba si raffredda poco sotto la temperatura dell'aria , ma essa lo comuuica presto il suo proprio raffreddamento ; e siccome la differenza di lem- ])eralura tra il corpo radiante ed il fluido circonfuso è indipendente dal valor assoluto della temperatura regnante , cosi ,1' erba trovandosi avere intorno un aria più fredda, abbassa vie maggiormente la propria temperatura : essa comuuica jiertanto un nuovo grado di freddo all' aria ; e questo induce un maggior ab- bassamento di temperatura nell' erba , la quale raffredda sempre |)iìi il fluido circostante. Lo strato d' aria ove sta 1' erba non resta però quieto durante que- sto progressivo suo raffreddamento , ma assume un moto vorticoso prodotto dal successivo salire e scendere delle varie sue poriioni , freddate pel conlallo delle foglie superiori , o scaldate pel contatto del suolo : ed intanto lo strato aerto conserva tutto il suo vapore e ne guadagna anzi spesso una nuova porzione per cagione dell'umido che regna ordinariamente nel terreno e nella parte più bassa dell'erba; e si trova iufin condotto verso il punto di saturazione. Allora quel poco freddo che posseggono le foglie erbacee basta per precipitare il vapor acqueo. Ma persistendo sempre nell' erba lo stesso grado di freddo rispetto all' a - ria circostante , questa continua a raffreddarsi per conlatto , e però si condensa e cade dopo di essersi spogliata di una jiorzione del proprio vapore : una seconda falda d'aria subentra alla prima e patisce le medesime vicissitudini: a questa ne succede una terza ; e via discorrendo ; per modo che la quantità di rugia- da deposta sulle foglie aumenta indefinitamente. A condizioni pari di umidità atmosferica, la quantità di rugiada deve dun- que dipendere dalla lunghezza della notte ; ed essere pertanto più abbondante d' autunno che d' eslate. Siccome poi la massima parte del freddo notturno , generalo nelle basse regioni dell' atmosfera, è dovuto alla vegetazione delle pian- te , che offre un immenso sviluppo di sottili strati raggianti quasi perfettamente isolati, cosi la rugiada scarseggia d' inverno ; ed è più copiosa nelle notti d' au- tunno die in quelle ugualmente lunghe dei primi giorni di primavera. La rugiada abbonda altresì maggiormente d' autunno , perchè allora le giornale sono più calde che di jirimavera , e per una data dose di umidità, uno stesso grado di freddo , coni' è appunto quello generato dalla irradiazione delie piante , preci- j)ita una quantità di vapore, tanto maggiore, qnanl' è più elevala la temperatura ngnante. Il minimo soflii di vento , jiortando a contatto delle piante un aria meno fredda e meno umida di quella che si aggira nello spazio compreso tra le loro sommità e la superficie terrestre , diminuisce uccessariameute 1' accumulazione 120 delia rugiaJa. Uii vento sujricieiiicmciile gagliardo ne impedisce del (ulto la formazione, rinnoTando 1' aria ad ogni istante e togliendole pertanto la possibi- lità di abbassare gradualmente la propria temperatura , e d' acquistare l' umi- dità necessaria alla condensazione del vapore in essa contenuto , per virtù di (]ucl debol grado di freddo che assumono le piante rispetto al mezzo ambiente. Le dìQerenze d' irroramento risultano tutte ; o dal diverso poter emissivo delle piante o de' corpi qualunque csjiosli all'aria libera ",0 dagli ostacoli più o inen grandi che ritardano la discesa dell' aria freddata al contatto della superficie raggiante ; o dalla varia esposizione dì questa superficie , donde deriva un grado di freddo tanto maggiore quanl' è più completo per essa 1' aspetto dei cielo : o dallo slato idrostatico ed igrometrico dell' aria , che costringe il vapore a pre- cipitare tanto j)lù presto quanl' è più tranquilla l'atmosfera o più prossimo il punto di massima umidità : o finalmente dalla vicinanza delle piante al suolo, che permette il ritorno dell' aria sulle foglie raffreddate per irradiazione , e sta- bilisce quella circolazione aerea donde deriva il raffreddamento graduale, e 1' ac- crescimento successivo della umidità presso la superfìcie terrestre. Tutte queste proposizioni sono conseguenze necessarie del picciol grado di freddo che sotto qualunque temperatura le piante assumono irrefragabilmente, nelle notti placide e serene, rispetto all' aria circonfusa : la teorica della ru- giada da noi adottata non contiene dunque veruna ipotesi. Per non interrompere il filo del raziocinio , ne deviar troppo dallo sco pò principale , che era quello di una compiuta spiegazione di lutti i fatti relativi alla foimazione della meteora da noi presa ad esame, ho taciuto nel discorso jirecedenle alcune considerazioni intorno al freddo notturno più o rnen vivo ed alia rugiada più o meno copiosa che si manifestano nelle varie parti della suj)eificie terrestre. Mi sia permesso di esporle ora brevemenle. Si son fatte molte osservazioni per conoscere la temperatura diurna in di- versi luoghi della terra , ma pochissime per determinare il calor notluiiio : la- onde non sajipiamo qual sia la vera differenza di temperatura tra il giorno e la notte nelle varie stagioni dell' anno , e nei diversi punti de globo. Giusta le verità dianzi esposte , ognun vede peiò che ne' tempi quieti e sereni , questa diflerenza deve essere tanto più grande, quanl' è maggiore la ricchezza della vigetazionc e la lunghezza della notte: ed abbiain già osservato che durante le notti de' primi giorni di primavera , la terra scarseggia di foglie vegetabili e la tem|)eralura scende assai meno che negli ultimi giorni d' autunno , ove le piante conservano in gran parte la vegetazione estiva. Soggiungeremo presentemente che nei paesi la cui vegetazione abbonda di foglie strette e verticali , come le coste della Nuova Olanda , la temperatura deve essere meno fredda , rispetto alia temperatura diurna , che nelle terre d' egual latitudine ove le piante sono dotate di foglie ampie ed orizzontali , come quelle dei nostri climi. 121 CMtisidcrando poi il fenomeno nulla sua distribuzione generale relativamente alia superfìcie terrestre, e facile il convincersi che la massima dìfTcrcnza tra la linipcratura di giorno e quella di noltc! dovià aver luogo nelle regioni rquino- ziali ; e che ivi pure le rugiade dovranno essere più copiose che in qualunque altra parte del globo. In fatti nelle zone fredde e temperale , i due principali elemeHli del freddo notturno comminano, per così dire, in ragione inveisa : poiché ne' tempi ove la campagna trovasi adorna di verdura , le notti sono brevi ; e per converso. Ma sotto la linea , la vegetazione è sempre vivace , la notte lunga e dolala di brevissimi crepuscoli ; e nelle terre vicine , costituenti la zona torrida propriamente detta, quando il periodo notturno vince d' alcun poco il periodo diurno , la pioggia abbonda e le piante si provveggono più copiosamente di foglie. La massima differenza di temperatura tra giorno e notte avrà dunque luogo ne paesi equatoriali, poco tempo dopo la stagione delle piogge. Siccome j)oi 1' uaiidità aumenta in ragione del ruQ'reddamento notturno , così snelle le rugiade saranno , generalmente parlando , doviziosissime in questi paesi. In oltre, qui torna in campo l'argomento addotto io proposito delia mag- gior abbondanza manifestata dalle rugiade d' autunno rispetto a quelle di pri- mavera. La zona torrida possiede la temperatura più elevata del globo : il raf- freddamento notturno delle piante vi dovrà dunque cagionare , in virtù della legge di variazione più rapida nel vapore che nella temperatura , una precipi- tazione di rugiada più abbondante che in qualsiasi altro luogo della terra. Un fatto non troppo noto , che sembra in sulle prime contraddire queste teoriche , ma che esaminato con maggior attenzione , viene anzi a confermar- le , si ì: la debole quantità di rugiada che , ai dire de' naviganti , precipita su quelle tante isoletle coralline della zona torrida , il cui complesso viene dai geo- grafi denotato col nome di Polinesia. E veramente; per quanto grande sia l'u- mido atmosferico in forza della sterminata massa d' acqua ove trovansi qua e là disperse tali isolcite , come le oasi nel deserto ; e la tendenza al ralFreddd mento, in virtù delle loro lunghe notti equatoriali e della rigogliosa vegetazione elicne ricopre il suolo ; la picciolezza del territorio rende la colonna aerea soprastante facilissima ad essere investila da ogni lato , e penetrata sino al centro dah' at- mosfera del mare circonfuso , che conservando nelle basse latitudini lo stesso grado di calore a qualunque ora del giorno ed in qualunque stagione dell' an- no , riscalda presto quella poca quantità d' aria raffreddata pel contatto dei ve- getabili. SiiTatta invasione dell' aria marina viene anche promossa dai venti alisei che regnano costantemente ne' mari ove sorgono gli arcipelaghi della Polinesia. Sicché , debolissima essendo su queste piccole estensioni di terra la differenza di temjjcratura tra i\ giorno e la notte , la rugiada vi deve necessariamente scar- seggiare. 122 Ragioni tlcl lullo annloglic imprdiscono I>i formazione della rugiada sui le- gni che solcano le vasle solitucliiii dell' Oceano ad una gran disianza dai conti- nenti. Ma la rugiada v' apparisce presso le terre continentali umide e ricche di veselabili. Cos i i marinari che Tanno dallo stretto della Sonda al Cororaandel s' accorgono d' esser vicini al termine dil loro viaggio quando le corde ed allri oggclii posti sul ponte della nave si coprono , durante la notte , di stille rugia- dose (lO). Questo singoiar fenomeno di una umidità maggiore in vicinanza della terra che in mezzo al mare si spiega perfettamente. Ed in vero, l'esperienza l>a dimostrato che l'aria marina, sotto la zona torrida, è ordinariamente ancor lonta- na dal punto di saturazione ; e che siffatto suo stato igrometrico si mantiene sen- sibilmente costante, ne' tempi quieti e sereni, per virtù dell'eguaglianza tra le tem- perature diurne e notturne di quelle regioni marittime. Non così l'aria di terra che, più secca di giorno dell'aria marina, diventa più umida di notte pel raffred- damento graduale della superficie terrestre, e giugne anzi all' umido massimo ia circostanze favorevoli. Ora il vento terrestre , che spira sempre nel golfo del Bengala presso le rive durante le notti limpide e serene, traspoi tando nel vicino tratto di mare l'aria umidissima che riposava sul suolo, fa siche l'abbassamento di temperatura generato dalla irradiazione delle sarte, delle vele e d'altri corpi esposti sulla nave all' azione libera del cielo , quantunque impotente a condensare il vapore dell'aria marina, basti tuttavia a precipitar quello dell'aria proveniente dalla terra. Ddlc considerazioni precedenti risulta manifestamente che la rugiadi , de- bole o nulla verso i poli per cagione della bassa temperatura e della somma bre- vità delle notti estive, dovrà farsi di più in più copiosa avvicinandosi all'equatore. Ma la prossimità del mare, la posizione delle montagne, la qualità del terreno, ]iiù o men paludoso, e ricco dilaghi, di foreste e d' acque correnti, e più o nicn sn£»gello alle piogge, contribuirà potentemente all'abbondanza della rugiada. Le coste dell'Egitto, del mar Rosso, del Golfo Persico , del Chili e del Bra- sile , sono famose per la somma dovizia delle loro rugiade (17) ; e le pianure oltramontane delle provincie di Bahia, Fernambuco, Urmia e Mazanderan , nel Brasile e nella Persia, per la scarsezza di questa meteora (18) ; anzi trovansi in Peisia alcuni siti ove mauca totalmente, d'estate, ogni benché minimo vestigio di rugiada (19). (IG) Le Gentil. Voyapos. Tom. I. pag. 023. (17) Vedi i viaggi di Volney. Tom. I pag. 51; di Burkardt pag. 423; di Niebuhr pag. 10; di Ker Porter. Tom. II. pag. 123 ; di Le Gentil. Tom. I pag. C24 ; di Rijppel pag. 186. (18) Viaggi di Spix e Martius. Tom. II pag. 624. (19) Olivier. Viaggio in Persia Tom. I pag. 123, e 143; KerPorterTom.il pag. 63 e 69. 123 È poi curioso il vedere come le grnndi masse d' acqua poste nell' inlci no de' paesi aridi e caldi si manifeslano, per mezzo della rugiada, assai prima di po- terle vedere. Così l'umido notturno si fa sentire, nelle vaste e sterili vallate per- corse dall'Eufrate, alcune miglia lontano da questo liume (ao) ; ed il Maggiore Denham racconta che, olire all'eccessivo calor diurno ed al freddo pungenlissimo eh' ebbe a sopportare , dorante la notte , nel disastroso suo viaggio a traver- so il Sahara , egli soffrì costantemente per l' estrema secchezza dell' aria sino aduna certa distanza dallo Tsthad , ove cominciarono ad apparire le rugiade ri- storai rici ; che divennero poi talmente copiose sulle rive di questo lago, da ren- derne tutti molli e bagnati i vestiti di coloro i quali passavano la notte fuor delle tende (21). Quanto all' intenso freddo notturno che l' intrepido viaggiatore or nominalo sostenne nell'immensa e deserta pianura dell' Africa centrale, esso deriverebbe, a parer mio, non già da una grande serenità di cielo, che può aumentar poco il freddo risultante dall' irriiggiameiito calorifico, ma da una gran quiete dominante di notte ncU'almosfcra di quelle regioni, che permette al suolo di operare con maggior vigore sul mezzo ambiente, e di ricevere con pari energia la reazione di questo mezzo. E veraraeule, si consideri che nelle terre prive d' acqua e di vegetabili, uniformi, monotone, orizzontali e sterminatamente estese, qual' è appunto il pre- fato descito, detto perciò dagli Arabi mare i'e/js" rtc^Mrt ( ci Bahar bilia màa), noa avvi durante la nolle nessuna cagione perturbatrice dell' equilibrio dell'aria. Sicché questo fluido se ne sta fermo alcuni istanti dojio il tramonto del sole ; e, per la pessima sua couduUibilità calorifica, propaga lentamente agli strali superiori dell'at- mosfera il fieddo ricevuto dalla supeifieie terrestre, la quale, essendo arenosa e secca, comunica dal canto suo assai difllcilmeutc eoli' interno del globo. E però la superficie mdianle ed il mezzo ambiente trovandosi amendue immobili ed iso- lati , deoiio reagire vigorosamente tra loro , e raffreddarsi con maggior ener- gia che ne' paesi disuguali, intersecati da fiumi, torrenti, monti, e burroni , e coperti qua e là di selve, di prati e di colture; e quindi soggetti a mille cause di disequilibrio atmosferico. Se questa è, come pare, la vera spiegazione del fenomeno, i f eddi nottur- ni più intensi del mare senz' acqua africano dovranno andar congiunti ad una calma straordinaria nell' atmosfera. Lascio a chi trovasi in condizioni opporliuie la cura di verificare questa con- seguenza della teorica. Ma non debbo tacere i In la rugiada mancando compiuta- (20) Olivier Tom. II pag. 22b. (21) Dcnliam Narrative ee. pag. 49, J6 124 mente, come abbiam Tcduto , la quella desolala regione per conseguenza delia gran siccilà, l'aria non può ricevervi, presso la superficie terrestre, quel calore che si genera nei nostri climi durante la precipitazione notturna del vapor acqueo, e non lia pertanto nessun compenso al freddo comunicatole dalla irradia2Ìone del suolo verso lo spazio. Va altro fenomeno, cUe dipende pur esso dal concorso delle azioni e rea- sioni frigorificlic tra il corpo raggiante e l' aria atmosferica, si è la congelazione dell'acqua prodotta artificialmente nel Bengala durante le notti placide e serene. jVon occorre ripeter qui la descrizione precisa del metodo, inserita in tutti i trat- tiiti di fisica. In fatti , dove si voglia semplicemente ricordare; ette i vasi aperti e bassissimi conlenenti l'acqua da congelarsi stanno disposti all'aria libera sulla paglia , entro certe fosse poco profonde circondate da arginelti di terra alti quat- tro o cinque pollici ; che talora la brmazione del ghiaccio ha luogo quando il termometro segna 5, o 6°, essendo liberamente sospeso neh' aria a tre o quattro piedi dal suolo; e che l'acqua, il cui poter emissivo è prossimamente uguale a quello del nero di fumo, può raffreddarsi poco più di i°,5 sotto la temperatura dell' ambiente ; riuscirà facilissimo il convincersi pienamente, che il freddo neces- sario per ridur l'acqua a o° non deriva già dalla irradiazione immediata , ma s\ bene da questa irradiazione e dalla reazione frigorìfica dell'aria soprastante, che insieme congiunte , obbligano l' acqua de' vasi ad abbassare successivamente la propria temperatura sino al punto di congelazione ; producendo la solita gra- dazione di freddo nell' atmosfera presso la superficie terrestre. Lo stesso principio serve a spiegare gli agghiacciamenti che , sotto la mede- sima condizione d'una temperatura supcriore di parecchi gradi allo zero, pro- duconsi naturalmente d' autunno e di primavera nelle acque poco profonde dei fossati ed altre cavila sparse per la campagna. 125 m. Si osserva talora eli sera, e più spesso in suil' aurora delle giornate umide e serene , come uà velo di nebbia estendersi qua e là sui prati , senza oltre- passare di DQoIto le somnaità più sporgenti dell' erba. Il fenomeno è facile a spiegare qualora si consideri che, in circostanze favorevoli, lo spazio circonfuso air erba del prato può divenire compiutamente saturo con pochissimo abbassa- mento di temperatura. Allora se il menomo venticello un poco più freddo viene ad investirlo , vi sarà supersaturazione ; il vapore elastico ed invisibile si con- vertirà in vapor vescicolare , e formerà una sjiecie di nebbia , la quale resterà iatorno ai limiti assegnatile dall'altezza dell' erba. Considerando poi che l' origine della nebbia deriva dal maggior calore del vapore e del liquido generatore rispetto all'aria, se ne deduce facilmente l'er- rore dell' opinione , che attribuisce la rugiada al vapore ascendente dal ter- reno caldo , il quale si condenserebbe sulle erbe raffreddate dal contatto dell' aria soprastante. £ di fatto, se l'aria fredda precipita il vapore coli' in- tervento dell' erba , essa dovrebbe precipitarlo con una energia tanto maggiore per via immediata, e convertirlo in globetti liquidi, visibili ed oltremodo esili, vaganti per l'atmosfera. Coii formansi appunto le nebbie d'autunno. Il vapore sviluppato dalle acque e dal terreni umidi o paludosi , clic ritengono tultavia una porzione no- tabile del calore estivo , si precipita allo stalo globoso o vescicolare , venendo a contatto deh' aria soprastante , umida e fredda. Ma , ordinariamente , la ru- giada si forma senza turbare la limpidità dell'aria. Aggiungasi che, quando la nebbia apparisce, qualunque ne sia l' origine e la formazione , tutte le sostanze che vengono da essa avviluppate si coprono indistintamente ed egualmente di goccioline d' acqua ; sicché vien tolta ogni dif- ferenza risultante dall' indole dei corpi , o dalla loro posizione ris])ello al cielo: un pezzo di metallo sospeso nell'aria si bagna precisamente come un pezio di vetro nelle medesime condizioni d' isolamento; 1' erba situata in mezzo al prato, come quella solloslante agli alberi : donde s' arguisce 1' enorme differenza tra r irroramento dei corpi per via di rugiada , e quello che deriva da un' esala- zione del terreno umido e caldo , precipitata in conseguenza dell' aria fredda. D' altra parte , se due masse , uguali ed uguilmenlc fredde , di metallo e di vetro, s'immergono simultaneamente in una corrente di vapor caldo, la pinna si bagna più presto delia seconda : e noi vcd amo che questi medesimi corpi, esposti di nottetempo nell' aperta campagna , si comportano in modo inverso , il vetro irrorandosi ()0C0 tempo dopo il triimonlo del sole , ed il metallo re- stando asciutto per tutta la notte. 126 I [)arligiani della formazione della Migiada per 1* esalazione del vapor ter- iLhlic, liaijiio cercalo soltrarsi ai rigore di quesle conclusioni , dicendo , che !a rugiada è nulla ne' metalli , [«rcliè le molecole vaporose donde nasce la me- teora essendo oltremodo esili, esercitano una poderosa azion chimica , la quale dà luogo ad uno sviluppo di calore e di elettricità ; e che, pertanto, le parti- celle liquide comprese dalla forza di questi agenti, in vece di ammassarsi, co- me fanno sull'erba , si volatilizzano. Essi hanno quindi respinta la suddivi- sione del vapore in elastico, e vescicolare ; e sostenuto esservi una sola sorla di vapore , le cui molecole diminuiscono gradualmente, di mano in mano che trovansi più attenuate in virtù del calore ; per modo clic la visibilità dei vapori dipenderebbe unicamente dalla temperatura. Ma come conciliare , con questa ipotesi, l'assoluta e costante invisibilità dei vapor acqueo, ne'vasi chiusi di vetro, a qualunque grado di calore , e la sua proprietà di essere , ora visibile , ed ora invisibile , nll' aria libera , sotto qualunque temperatura ? Aggiungasi che , per quanto debole ella sia , 1' irradiazione de' metalli non è però affatto nulla ; e che , pertanto , deono anch' essi irrorarsi di rugiada quando 1' atmosfera sia talmente umida da lasciar condensare il proprio vapore ai menomo abbassa- mento di temperatura. Ora in questi casi d' irroramento , confermati dall'espe- rienza , i metalli più ossidabili dovrebbero esser quelli che, secondo 1' ipotesi proposta , si bagnassero meno di rugiada ; e succede precisamente il contrario; poiché il ferro , tanto facile ad ossidarsi , trovasi molto più bagnato dell' oro, sopra cui l'aria umida non esercita nessuna azione chimica conosciuta. Ma trala- sciamo le argomentazioni indirette , e veniamo ad un esperimento il quale di- mostra direttamente, die laverà ed unica cagione onde i metalli non s'irrorano quasi mai di rugiada , si è il debolissimo loro potere raggiante. Si procuri un disco di latta sottile , senza saldature , più ampio che sia possibde , e pertugiato nei centro con un forellino non più grande di due mil- iimelri. Sojira una delle sue facce si tiri una circonferenza concentrica d' aa raggio uguale ad un terzo di quello del disco , e si dipinga io spazio interno con parecchie mani di vernice, sicché rimanga luti' intorno tersa e pura una zona circolare , larga quanto la parte inverniciata. Abbiasi un altro disco di latta IO millim. meno grande del cerchio dipinto: si saldi nel suo centro, per- pendicolarmente alla superficie, una delle estremità di un filo di ferro un poco più grosso di due millimetri, e lungo due o tre decimetri : l'altra estremità, che dovrà essere acuminata , s' introdurrà , dalla parte inverniciata , nel foro centrale del primo disco , clie s' andrà spingendo e premendo lungo il filo in- sino die sia giunto a 5 millim. di distanza dall' altro ; ed ivi si fermerà con ima goccia di stagno, ponendo cura che le due superficie restino ben |>arallele tra loro. ; 127 Congiunte per lai modo in un solo sislema , le lamine verran recale nell'a- peita campagna, durante una notte rugiadosa. Colà giunti, si farà in modo d'a- vere una mazza di legno tenero, lunga due o tre piedi , clie si caccerà per un piede circa nel suolo , e vi si piantela sopra la punta di ferro , sicché le la- mine prendano una disposizione orizzontale; dopo alcuni istanti, passati dispar- te , si tornerà verso le lamine con un lanternino acceso , e s' incominceranno le osservazioni , che dovranno essere frequenti , e potranno eseguirsi lasciando r apparecchio come sta , o più comodamente , togliendo il ferro dalla mazza, e riponendolo poscia nella posizione di prima. Ed ecco quanto vedrassi succe- dere invariabilmente , se il cielo resta sereno e 1' aria tranquilla. Rammentiamo prima di tutto che, nella posizione ove si suppongono i due dischi , il minore sta sopra : e siccome il suo raggio è 5 millimetri meno grande di quello del circolo centrale dipinto a vernice sul gran disco sottostante , cosi esso non lo prolegge in tutta la sua estensione , e lascia necessariamente scoperta una zona anulare inverniciata di 5 millimetri di grandezza , più tutta la parte iQctallica , che forma , come abbiam veduto , un'ampia fascia circolare , larga quanto il diametro del circolo inverniciato. Ora, la rugiada comincia a depoisi sul limile esterno della suddetta zona anulare inverniciata, ne invade di mano in mano tutta la larghezza ; e , camminando sempre verso il centro, penetra nella parte sottoposta al tetto formato dal disco soprastante , e vi si propaga più o meno, secondo le circostanze, senza arrivar mai nello spazio centrale, che rimane sempre asciutto. L' irroramento si manifesta nel medesimo tempo dalla banda op- posta sulla fascia metallica che circonda il cerchio inverniciato , s' innoltra pro- gressivamente verso la circonferenza e vi giugne anche talora ne' tempi di grande umidità. In qualunque caso , la porzione invasa dalla rugiada oltre i limiti della zona inverniciata esposta all'aspetto del cielo , è molto più ampia dal lato metallico , che dal lato inverniciato. Ma i fenomeni d' irroramento sono assai più curiosi di sotto; perchè ivi ve- desi prima apparire, in campo tutto metallico ed uni/orme, un cerchietto ap- pannalo, che per l'aspetto biancastro, e l' improvvisa sua comparsa nel bel mezzo del disco, ricorda le immagini dagherriane. Questo cerchietto si va facendo a poco a poco più ampio, e guadagna terreno innoltrandosi simultaneamente, tanto dal lato degli orli del disco, quanto dal lato del centro; e più nel primo verso che nel secondo. Intanto l'appannamento si tramuta gradualmente in goccioline visibili, le quali aumentano poi di mole , ma disugualmente , le maggiori trovandosi sempre verso la metà del disco, le minori ai limiti opposti della zona rugiado<;a, segna- lamente dalla parte interna ; e , tra queste e quelle, una mirabile regolarità di gradazione. Nella parte centrale resta sempre uno spazio perfettamente terso e lucido. La superficie rugiadosa diflbnde per ogni dove i raggi diretti della lauler- 128 na e quelli ripercossi dal mclallo , ed assume un aspetto argentino e luccicante, jiiaccvolissirao a vedersi. Tutti questi fatti sono facili a spiegarsi nella teorica della rugiada dedotta dalla irradiazioue calorifica. I punti più sporgenti del cerchio inverniciato sono quelli che dominano una parte più estesa del cielo, e però si raffieddano e si coprono i primi di rugiada; a questi succedono i punti interni più vicini ; e così seguitando : per modo che la rugiada si propaga successivamente verso il centro ed occupa tutta la zona scoperta di vernice e quei punti sottostanti al tetto metallico che possono vi- brare direttamente in cielo qualche raggio del proprio calore. Il freddo dovuto alla somma delle irradiazioni si trasmette anche per condutlìbilità nella porzio- ne coperta del disco, ed alcuni punti che nou hanno nessuna vista di cielo, ven- gono irrorati dalla ragìada in forza di questo solo freddo trasmesso dalla lamina tuctallica, che si perde poi totalmente ad una certa distanza per l' irradiazione, 0, più esattamente, per l'assorbimento calorifico della vernice. Ma la propaga- zione del freddo lungo la lamina e nella medesima superficie , ha luogo anche sulla fascia metallica circolare posta intorno al cerchio inverniciato , e l' ìrrora- mcnlo progredisce verso gli orli del disco : le stille di rugiada , deposte in tal guisa sul metallo, si mettono ancoresse ad irradiare, ad abbas:iare la propria tem- peratura, e a propagare il freddo concepito : e così, il freddo e la rugiada con' secutiva, invadono, a poco, a poco, tutta o quasi tutta la porzione scoperta del disco. In questo secondo caso , il progresso dell' irroramento è dunque maggiore, perchè i punti metallici raffreddati per comunicazione, essendo bagnali, diventano capaci di raffreddarsi direttamente, per la loro irradiazione verso il cielo ; la quale irradiazione è affatto impossibile, rispetto ai punti inverniciati coperti e difesi dal tetto mclallico. Le apiiuienzc sotto il disco corrispondono esattamente a quelle che han luogo di sopra; perchè il freddo dovuto alla irradiazione da' punii scoperti si comunica alla parte opposta traversando la lamina ; e però la rugiada vi si trova in quauUià più o meno grande, secondo il raffreddamento delle respettive corrispondenze superiori, e rimangono al lutto tersi ed asciutti quegli spazi in cui la Icmpcinliira del metallo è uguale a quella dell'aria circostante; come succede a]>])unto , atlisa la grande sottigliezza della lamina , su tutta la parte ceutrale , dove l' irradiazione della vernice verso il cielo non può effettuarsi. Ma r esperienza non si presta solamente ad una lucida dimostrazione del principio dilla formazione della rugiada per virtù del freddo dovuto alla irradiazio- ne dei corpi ; anzi possiede l'altro vantaggio di mostrare chiaramente l' insussistenza delle due contrarie ipotesi, della discesa, e dell' innalzamento della rugiada. Ili fatti , se la meteora calasse piombando dal cielo, tutte le superficie supe- 129 riori non riparate dovrebbero trovarsi bagnale di rugiada ; ed il piccol disco me- tallico, che serve di tetto alla massima parte del cercliio inverniciato, riinniiu lucido ed asciutto. Se poi la rugiada si sollevasse dalla terra, essa dovrebbe bagnare tutta ]a supeificie metallica perfettamente uniforme che guarda il suolo ; e le varie parli di questa superfìcie vengono diversamente irrorate, come quelle di sopra; in guisa che talune di esse parti restano al tutto terse, e prive d'ogni vestigio di umidità. Dunque non avvi ne caduta , ne sollevamento della meteora, ma semplice pre- cipitazione del vapore elastico e trasparente didaso nell' aria circostante ai corpi, la cui irradiazione calorifica verso il ciel sereno, produce il freddo occorrente a silFatla precipitazione, come lo abbiamo distesamente e ripetutamente esposto nel- le pagine precedenti. La superficie inferiore del gran disco , tutta uniforme e metallica in ogni sua parte , ma tersa e lucida nel centro e nella circonferenza , e più o meno irrorata nello spazio intermedio secondo il freddo de' punti raggianti superiori, dimostra finalmente , con una evidenza innegabile dai più ostinati impugnatorl del principio di Wells , che se la rugiada non precipita ordinariamente sui metalli , ciò non deriva , ne dalla elettricità ne dal calore risultanti dalla loro azion chimica sulle particelle acquee , ne da qualsiasi altra forza alta a respingere il vapore o il liquido precipitato (22) ; ma unicamente dal debolissimo potere emis- sivo delle superficie metalliche, incapace di produrre, sotto l'azione del ciel sereno, quel grado comunque piccolo di freddo, indispensabile alla formazione della rugiada. Distrutto così irrevocabilmente ogni sofisma intorno all' azione de' metalli nel fenomeno della rugiada , l' evocata ipotesi della formazione di questa meteo- ra , per virtù del vapor caldo esalato dalla terra , cade di nuovo mortalmente ferita per non più rialzarsi. Ma rimettiamola in piedi , e vediamo gli estremi sforzi tentati da' suoi partigiani per conservarla in vita. L' umido interno del suolo non varia gran fatto tra i luoghi situati appiè d' un albero isolato in mezzo al prato e quelli posti ad una certa distanza ; esso non cangia poi cerlaraenle quando, dojio una giornata placida e serena, il cielo si copre quielamenfe di nubi al tramontar del sole. Perchè dunque la rugiada scarseggia intorno al fuslo dell' albero e sotto i suoi rami più fronzuti ? Perchè non avvi formazione di rugiada, o debolissima , sotto il ciilo rannuvolalo? La risposta degli odierni fautori della morinle teorica dell' esalazione è tanto cu- riosa , che per non defraudare i nostri lettori della minima particella di questo (22) È noto che B. Prcvost , eJ altri prima di lui, attribuivano il fenomeno in qu'stionc a una forza elettrica ; e elio Lcslic io credeva provcnionto da una ripulsione particolare , lulta propria dei metalli forbiti (On the Rclations ot air to hoat and moisture p. 13-2 ). 130 s'ingoiar modello di eloquenza didascalica, ci siamo risolali a trascriverla lelle- lalmeatc. Essa trovasi inserita in un gioiiialc scientifico fìno dui i832, e quindi riprodolla ed illustrala in un trattato del culorico e della luce pubblicalo nel 1846. » Questo vapore ( notturno ascendente dal suolo ) che procede da una fonte « più calda dell'aria, qual' è il terreno, ascende e si condensa progressivamente » ad altezze sempre maggiori ; ma finché un fluido specificamente meno pesante » per maggior temperatura ascende , il calorico che s' impiega nell' ascensione » non si equilibra ; ma se 1' ascensione idrostatica viene impedita , la tempera- » tura del fluido dee equilibrarsi nel luogo dov'è trattenuto. Quindi è che il » vapore notturno ascendente dal terreno , trattenuto da un coperchio , dee » riscaldare 1' aria e i corpi circostanti più di quello che se la sua ascensione » non fosse impedita. Così ugualmente tolto il coperchio , data libertà al va- » pore di ascendere , e dato V accesso all' aria circostante più fredda nello spa- « zio eh' era slato riscaldato , dee avvenire un pronto raffreddamento. Tutto » questo è ficile a comprendersi, dove si tratta di un coperchio vicino; ma « come applicarlo alle nubi lauto alte, le quali producono parimenti lo stes- >j so tfTelto ? Eppure effltti simili devono [)rocedere da cause simili. Che i » vapori di giorno e di notte ascendano fino alle regioni delle nubi , questo >j è pure incontrastabile. Le nubi alla loro comparsa verso il zenit Iralteugo- >> no le iutiere colonne di vapore sottoposto nella loro tendenza ascensiva. « Il vapore più alto trattenuto , trattiene esso pure il vapore soggetto , e cosi M da vicino a vicino l'arresto dell'ascensione idrostatica arriva fino alla terra. jj Quindi il vapore che continuamente ascende dal terreno e che si trova Iral- ■» tenuto, sparge all'intorno il suo eccesso di temperatura, che non può imple- ■» gare nell' ascensione. Djfatlo la comparsa delle nubi diminuisce l'evaporazione « ncllurna dello slesso terreno ; ed è questo un fatto che combina colla suddetta » spiegazione dil riscaldamento che producono. Il calore pertanto che si rende » sensibile di notte o alla comparsa delle nubi o nel luogo dove un tratto di » terreno sia da vicino coperto , procede dallo stesso terreno; ne da altra sorgente « può procedere , pcnhè non ve n' è alcun'altra che possa somministrarlo (aS) ». Osserviamo, in primo luogo, non esservi nessun fallo che mostri la dimi- nuzione della evaporazione notturna del terreno per la comparsa della nubi ; e che sarebbe al lutto inutile, e si cadrebbe anzi in una vera petizione di principii rispetto al fenomeno di cui si cerca la spiegazione, volendo aiguire la sujiposta diminuzione di evaporazione nel suolo dalla diminuzione realmente (23) Zantcdcschi. Trattato del calorico e della luce. Venezia, 18^6. parte I. p. ^53 e '^5ìi Ann. delle Scienze del Regno Lomb. Yen. 1832. p. 308-309. 131 prodolla nel volume e nella quanlilà delle slille rugiadose; perchè la diminu- ziooc della rugiada ne' corpi irrorali è una conseguenza troppo naturale dell' au- mento di temperatura manifestalo all' apparire delle nuvole. I fisici troveranno poi del tutto nuovo ed inaspettato il principio c^e < fa- pofi ascendono di notte fino alle regioni delle nubi ; avendo essi fiuora cre- duto elle ciò succedesse bensì di giorno, [)cr virtù dell'aria riscaldata a contatto del suolo dove percuotono i raggi solari; ma nessun di loro sapeva certamente, che la stessa cosa avesse luogo durante la notte, quando il terreno è in gran parto j)rosciugalo dall'azione del sole, e quando l'aria si condensa alla superficie ter- restre io seguito del raffredda mento de' corpi e vi rimane stabilmente ; o vi affluisce dall'alto, se qualche strato nebbioso dell'atmosfera si raCfredda diretta' mente raggiando il proprio calore verso lo spazio. E qui mi sia lecito il dichiarare che non conosco peraiiche nessuna osser- vazione la quale dimostri il poter raggiante nell'aria del tutto limpida e tras- parente. Più d' un autore attribuisce a cosiffalto potere quelle esilissime goccioline d'acqua che piovono talora d'estate a cielo sereno, iraniedialamentedopo il tra- monto del sole : a me pare tuttavia assai più conforme alle norme della filosofia naturale , il dedurle da un leggier velo di nebbia , o vapor vescicolare, diffuso negli alti strali dell'atmosfera, per modo da non alterarne sensibilmente l'aspetto sereno : tanto più che contemplando le moltiplici e leggiadre apparenze che si succedono in cielo quando il sole va sotto l'orizzonte, ho avuto più volte occasione di ve- dere alcune nuvolette trasportate dal vento scemare a poco a poco di mole e densità, e dileguarsi compiutamente. Ora questo fatto sembra condurre alla con- seguenza che la parte più elevata di tali nuvolette irradia verso lo spazio , si condensa, precipita allo stato liquido, ed è sostituita dagli strati interni di va- por vescicolare che soffrono le medesime modificazioni ; laonde , tulle le parli della nuvola si riducono successivamente in goccioline liquide, le quali si dissi- pano in seguito e passano allo stato elaslico traversando gli strati inferiori del- l'almosfera. D'altra parie, le minute pioggerelle acid sereno dopo il tramonto del sole, succedono sempre di eslate, o sul principio d'autunno, nelle giornale umide , quiete e calde. Vi è dunque ogni ragion di credere che allora 1' atmo- sfera, trovasi pregna di vapori sino ad una grande altezza : e the la porzione più elevala assume, per virtù del freddo ivi dominante, la forma di vapor vesci- colare. L'irraggiamento di questo vapore, che potrà essere in veli tanto leggieri ed uniformi da produrre una tinta biancastra invisibile sull' azzurro del cielo , non Si troverà più compensato, dopo il tramonto, dal calore ripercosso delia terra e dell'atmosfera; vi sarà quindi produzione di freddo e condensazione in goccioli- ne acquee, le quali, piccipilaudo entro uno spazio saturo di umidità, potiaimo 17 132 scendere, senza svaporarsi inlcramenle, fino alla supeificie terrestre , malgrado la loro minutezza. La spiegazione del fenomeno uoa conduce dunque necessariamente alla conseguenza che l'aria, perfettamente limpida, sia dotala di poter emissivo; e però trattando della rugiada abbiam fatto astrazione dagli alti strali d'aria, die potrebbero raggiare il proprio calore verso lo spazio , condensarsi e scen- dere in Sul far della sera. Altre considerazioni ci confermano poi nell'opinione clie l'aria degli alti strati atmosferici non entra per nulla nella formazione di questa meteora. Primie- ramente , suppongasi pure energico quanto si voglia il poter emissivo di que- sti strati , essi non possederanno mai tanta forza d' irradiazione da raffreddar- si e condensarsi a segno di poter calare fino alla superficie terrestre ; perchè presto incontrerebbero strali più densi che literrebberoinequiiibrio.il pronto riscaldamento di tutti i termometri metallici, tersi o annerili, a contatto de' ve- getabili o liberamente sospesi nell'aria , quando una nube traversa , a ciel sereno, lo zenit del luogo d'osservazione, ed il ritorno del freddo primitivo ap- pena terminalo quel passaggio, mostrano finalmente che la differenza di tem- peratura tra r aria ed i corpi dotali di poter emissivo deriva dalla soia ir- radiazione di questi corpi verso lo spazio , o almeno , dulia loro superiorità d'irradiazione sull" aria circonfusa : e questa sola nozione, tratta dalle più sicure esperienze, basta, come abbiam veduto, per dedurne le spiegazioni di tutti i fatti manifestati. Ripelo tuttavia che non nego il poter raggiante dell'aria perfettamente limpida ; sostengo solamente non esservcne finora nessuna prova di fatto , e riuscire al tutto inutile il considerare 1' aria freddata per virtù di questa pro- prietà nella teorica della rugiada. E per terminare tutto quanto può soggiugnersi di ragionevole rispetto al- l'aria il cui freddo derivi da luti' altra cagione che dalla irradiazione de' corpi solidi o liquidi, convengo essere possibile, che alcune porzioni delle colonne aeree sollevale di giorno dal calore delia terra scendano di nuovo dopo il tra- monto del sole alquanto freddate pel contatto degli strati superiori dell' atmo- sfera : e voglio eziandio concedere, che quest'aria discesa dall'alto contribui- sca alcun poco alla produzione del fieddo che si fa sentire , (juando il sole cala sotto 1' orizzonte ; quantunque io tenga per fermo che tale sensazione pro- viene unicamente dalla irradiazione calorifica diffusa per la terra e l'atmosfera, la quale sparisce insieme colla irradiazione diretta del sole. Mi quest'aria fred- da non può essere cagione della rugada: imperocché, giunta una volta alla superficie terrestre, essa dovrebbe spandersi, in virtù della sua maggior densità, ioito gli alberi o sotto qualunque altro ostacolo che intercettasse l'aspetto del cielo senza impedirle il suo libero accesso ; come sarebbe un panno leso orizzon- 133 talmenle Ira quaUro pali in mezzo ad un ampia pratcìia : e noi sappiamo, che nella parte ccnlrale di quel trailo di prato sottoposto al panno non avvi una sola stilla di rugiada, quantunque l'umidità vi sia uguale , anzi forse supe- riore , a quella che regna ncll' aria circostante. Noi snp[)iamo inoltre che la rugiada precipita durante tutta la notte : e però volendo spiegare la sua formazione per virtù deli' uria discesa dal cielo, è d' uopo unimeltcre che lo strato d' aria generatore della meteora ( il qiial« forma in questa ipotesi la porzione dell'atmosfera da noi denotata dianzi sotto il nome di strato inferiore^ conservi il proprio freddo sino al levar del solo. E BH freddo cosi tenace si dileguerebbe , come per incanto, al semplice aspello di una nube che traversando gli spazi celesti, rende in pochi minuti la tem- peratura dello strato inferiore uguale a quella dello strato superiore ? Si consideri finalmente che quando il cielo si rannuvola al cader del so- ie, e rimane coperto sino a due o tre ore dopo mezzanotte, l'erba è tutta- via asciutta nel prato. Ma venga il sereno seguito da una perfetta calma , vi sarà testo produzione di freddo nello strato inferiore dell' atmosfera , e dopo qualche tempo, l'erba si coprirà di stille rugiadose. Ora , converrebbe avere r intelletto armalo della triplice corazza d' Orazio per sostenere seriamente che, in tal caso, il freddo manifestato alla superficie terrestre è dovuto al ristabi- limento dell' equilibro atmosferico turbato nei giorno antecedente dall' azione del calor solare ! Ma ripigliamo la discussione del periodo ove s' adducono tante belle ra- gioni per farne capaci del perchè gli alberi e le nuvole esercitino un azione contraria alla formazione della rugiada. Àbbiam veduto come l'autore e l' illustratore di quel periodo ci rivelino l'esistenza, tutta nuova ed inaspettala , di certe colonne notturne di vapor acqueo riscaldato , che escono , non solamente dai terreni umidi , ma ancora da quelli inariditi, e salgono sempre sin nelle regioni delle nubi, in forza di quella leggiera differenza di temperatura che il termometro segna tra la terra e l'aria. Poco prima avevamo appreso che il vapor caldo esalato dal suolo si dislingue da qualunque altra specie d' acqua ridotta in vapori per le tre pro- prietà segnenti, che gli soa latte speciali : i.° di non condensarsi direttamente allo slato liquido pel contatto dell' aria fredda soprastante ; 2.° di precipitare bensì per la via indiretta del freddo comunicato ai vegetabili ed altri corpi esposti air aria libera : 3.° di sceglier sempre per questa sua precipitazione le sostanze meno conduttrici, lasciando le più proclivi ad abbandonare il prò- prio calore; quantunque, tanto le une, quanto le altre, siano immerse nel me- desimo strato d' aria fredda. Ma una proprielà, veramente novissima, insegnataci da questi signori , si i quella relativa all'aiione de coperchi più o mcn vicini al suolo. Noi avevamo ammesso finora, che per far salire un Icrniometro immerso nel vapor caldo sgorgante dalla bocca di un vaso , conveniva rinchiudere er- mt'licamcnlc lo slrumcnto nel vaso, e continuare a far fuoco. Ma credevamo fermamente che cessando il fuoco , lasciato aperto il vaso ed il termometro fisso in qualunque posizione, il mercurio rimanessi; iuimobile, dove si accostasse più o meno il copcichio alf apertura del recipiente; e fossero pur grandi quanto si voglia, e coperchio, e recipiente, e quantità d' acqua in esso contenuta, ed aper- tura donde emana il vapore. E pure tutto era errore di sensi; poiché un ter- mometro liberamente soppeso ne' campi, sente, per virtù del vapore che s'in- nalza ovunque dalla superficie terrestre, la presenza di un coperchio, non già sodo e massiccio come quelli da cassa o da pentola , ma formato di una so- stanza qualunque, anche delle più leggiere e traforate, di stoffe, stuoie, veli, o fronde : e tanto da vicino quanto in lontananza di cinquanta o sessanta pie- di, come le diramazioni superiori degli alberi d' allo fusto. E la ragione sarebbe facile a comprendersi se fossimo meno ottusi d" in- telletto e meno schiavi di quelle ostinate indicazioni termometriche che c'in- dussero ad ammettere l'irradiazione calorifica dei corpi verso il cielo. Anzi con un poco di buon volere arriveremmo anche ad intendere , senza ricorrere ai raggi calorifici, la cagione onde il termometro indica, mediante il vapor caldo ascendente dal suolo , la presenza delle nuvole, ed insino il semplice passaggio di una nube sola soletta a traverso gli azzurri spazi del cielo ; e resterebbe jiertanto chiarito il fatto coli' intervento della materia ponderabile attenuata; forza universale che basta da se sola a spiegare , non solamente le sostanze gravi che vanno talora unite alle scariche elettriche naturali ed artificiali , ma gli stessi agenti cui dobbiamo i fenomeni della luce, del calore, della elettri- cità e del magnetismo , senza escluderne i telegrafi elettromagnetici , le leggi della diffrazione ed il principio d' interferenza. Né qui cesserebbero i vantag- gi di questa fortunata nostra posizione ; ed intenderemmo pure la ragione, onde la nuvoletta vagante per le regioni serene del cielo, in vece di accogliere il vapore nel suo seno tutto molle e cedevole, o lasciarlo passare intorno intor- no, come avviene nel caso di un disco presentato al fumo di un cammino o d' una caldaia in ebollizione , debba V'attenere V intera colonna di vapore sottoposto nella sua tendenza ascensiva ; e vedremmo il vapore più alto trat- tenuto, trattenere esso pure il vapore soggetto, e così da vicino a vicino r arresto dell' ascensione idrostatica arrivare ^no alla terra (24)* (2Ì) Vedi la nota che precede (23) ed il passo corrispondente del testo. 135 Ma lascialo lo scherzo, e prese le cose nel sci io, l'animo si rattrista consideraudo quali fjulti deono produrre , nelle mculi rozze ed incf^perte , (jueste miserande dottrine insegnate dalla cattedra e da pretesi giornali scien- tifici .' Si respinge il freddo risultante dalla irradiazione notturna de' cor[)i verso il ciel sereno, dimostrato dulie più semplici ed irrefragabili esperienze, con- sentaneo ai mille fatti the costituiscono la scienza del calorico raggiante ; e si propone, in sua vece , una serie d' ipotesi incoerenti , opposte a lutto quan- to si conosce di più sicuro sulla costituzione e l'equilibio dell'aria e de' va- pori ; le quali ipotesi non tendono ad altro, finalmente, che a trasferire ne" fluidi ponderabili, le cui emanazioni si veggono ondeggiare al minimo soffio di vento, quella stessa j.rojjrietà di trasmettersi per irradiazioue negata ad un principio imponderabile cotanto analogo alla luce, ove la conservazione del molo retti- lineo sotto l'agitazione dell'aria, apparisce chiara e manifesta agli occhi di chic- chessia. E che sarebbe mai una colonna ascendente di vapore, la quale fosse trattenuta da un disco orizzontale, e fosse incapace di passar oltre piegandosi intorno agli orli , se non una specie di vapor raggiante ? Io vorrei poter diradicare questi pessimi insegnamenti dall' intelletto della gioventù che ebbe la disgrazia di lasciarveli allignare, ed ho pertanto cercato di mostrarne tutta l' incongruenza. Ma so bene che siffatto scopo andrebbe fal- lito, qualora non fossi validamente appoggialo dalla voce autorevole dei letlori di fisica negli stabilimenti d' istruzione pubblica e privata. E però mi dirigo a questi dotti e chiari uomini, e li prego istantemenle di ripetere, se non tulle, almeno le principali esperienze contenute nella presente memoria, e ponderarne le conseguenze : e convmti una volta della verità de' fatti e della rettitudine delle argomentazioni, introdurre sì gli uni che le altre nelle loro lezioni orali 0 scritte; procurando, in questa ed in qualunque altra spiegazione razionile de' fenomeni della natura, di esercitare nello slesso tempo i loro allievi a di- mostrare il vero, ed a confutare 1' erfo.'-e , che si presenta sempre, più o raen celato, sotto il manto della teorica. Alcuni , dopo di aver eseguita ferventemente una lunga serie d' indagini lusinghiere, si sconfortano ed abbandonano per sempre le speculazioni scientifiche, quando s' accorgono di avere inutilmente profusi i sudori delle loro veglie. Al- tri più ciechi , o più caparbi, perdurano nell' inganno, si guastano 1' ingegno, perdono a poco a poco la facoltà del retto raziocinio, ed infestano le biblioteche di opere riboccanti di fatti mal osservati, di esperienze inconcludenti e di con- seguenze erronee. E nondimeno, come mai prevedere fino a che punto il com- plesso di tante foizc intellettuali, o male spese o sciupale , avrebbe potuto, ben guidato nelle sue prime applicazioni, esser non inutile al verace progresso della scienza ? 136 LIBRI PRESENTATI. I. Sur la distrihution de t Elcctricilé a la turface de dcux sphvres eonduclrices eompìcicmcnt isolves. Momoria del barone commeml.' Plan* , nostro socio corrispondente in To- rino , il quaU r aveva da più icmpo inviala in dono alla nostra Accademia diri- gendola al cav. Melloni , elio l" ha ricevuta con rilardo di alcuni mesi , inconve- oiente che spesso lia luogo per la corrispondenza oustra con le Accademie , o co' dotti stranieri , dentro e fuori l'Italia. E un pezzo che questo distinto geometra ed astronomo italiano , il quale onora grandemente le Scienze Matematiche e la Fisica ha , sulle tracce dell' in- signe La-Place , del Poisson , del Fourier , e di altri analisti moderui , intra- preso ad illustrare col e: IimIo piìi raffinato e ben condotto i punti più dilfi- cJli di quelle forze della N^ilara, che appena mostransi all' occhio del Fisico più diligente ed accurato, e delle quali si usa ordinariamente senza saperne valutare r intensità. Ed egli dopo averci inviato altra volta un dotto suo lavoro sul calore de gas permanenti , pubblicato in Torino nel 1742 , in cui usando ripieghi a- nalilici i più sublìmi, fonduti sulle sperienze de' Fisici , va indagando la legge con la quale sviluppasi la quantità del calore da' fluidi elastici , argomento di non lieve importanza in un tempo che da essi si è costituita una leva potentis- sima nelle Arti , se pur sarà possibile , che l' istruzione di coloro che potreb- bero usar di quelle astruse ricerche valga a fargliele beo comprendere, e con- venevolmente applicare pe' risultamenli che loro abbisognano . Ed ora un lavo- ro più difficile ed esteso ha presentato all' Accademia di Torino , e poi al pub- blico nella Memoria su indicata , nel quale valendosi ancora delle formolo del La-Place e del Poisson com' ei stesso afferma, modifica ed estende quelle date da quest' ultimo in modo da far divenire sue proprie le dottrine che tratta . Eld ecco come si verifica appuntino la sentenza con la quale il Gran Cancelliere d' Ingliillerra chiudeva il lib. Ili del suo insigne trattalo de Aagmenùs scicnliarum , cioè , che : Proul Plijsica tnajora in dies incremenla capici , et nova axiomata eduect ; . eo Mathcmalicae nova opera in muliis indigebU , et plures demum fieni ilalhemalicae viiatae . Il' Analisi algebrica si è impossessata a' di d' oggi delle ricerche più astru- so della Chimica e della Fisica ; ma de' minutissimi risultamenli che da essa oltengoosi rimarrà sempre qualche dubbio di esservisi intrusa alcuna ipotesi , quando non possano essere abbastanza comprovali dal fatto ; e della loro utilità »i perderà molto frullo , quando quelli non possonsi rendere pienamente ìoieU ligibili a coloro che debbono usarne. Ed è per questa ragione che il Plana me- desimo con accorgimento chiude il §. III. della sua Memoria sur la chakur des 137 gaz pi'imaneiis dicendo : La teule génèraìiiè du langage aìgvbrique suffu , ccva la sua lellura è stala annunziala al sop;rela- 110 perpcluo la venula allAccadcmia clcirilluslic personaggio inglese signor Cobdcn; ed egli vi era allcso per T annunzio ripclulamente datone al segretario perpetuo dal nostro Eccellentissimo signor presidente il marcliesc di Pielracatella , incaricandolo di usargli oijni maniera di distinzione. AH' annunzio ricevuto, il segretario perpcluo è uscito ad incontrarlo por introdurlo nella sala dell' Accademia ; ma egli con una no- bilissima moderazione non ha voluto affatto per quel momento disturbare la lellura che slava facendo il cav. Melloni ; che però il segretario perpetuo, non potendo te- nergli compagnia abbandonando la sessione, ne ha incaricato il suo collega cav. Toz- zelli , anche perchè già dal signor Cobden conosciuto. Terminata Cnalmente la let- tura del Melloni il signor Cobden è stato introdotto all' Accademia , e vi ha preso posto tra 'I cav. Bozzelli e 'I segretario perpetuo ; e questi non solo gli ha a bocca manifestalo ciò che a di lui riguardo le aveva piìi volte scritto ed inculcalo il nostro Eccellentissimo presidente , ma gli ha fallo anche leggere sul proposilo l' articoletto dell' ultima lellera direttagli da Pozzuoli per la tornata del presente giorno. Non hanno mancato taluni soci della classe di scienze morali di tributare al- l' illustre viaggiatore le lodi dovute al suo distinto merito, ed agli umanissimi prin- cipii , eh' egli professa , e validamente sostiene ; ed egli ha in risposta pronunzialo un breve modesto e dignitoso discorso di ringraziamento all' Accademia per 1' acco- glimento fattogli. CORRlSPO?fDE]\ZA. Napoli Ì4 marzo 1847 Eccellentissimo signor Presidente. Il Direttore del Ministero di Guerra e Marina La scritto a S. E. il Ministro de- gli Affari Interni ciò che segue : Eccellenza, n Dovendo cominciare a' 22 dello andante mese l' esame de' Guardia-Marina di sesta classe , e che della commissione esaminatrice debbono far parte due soci del- l' Accademia delle scienze , la prego disporre che detti soci si no destinati, e che mi si faccia conoscere subito i nomi di essi, onde darne notizia al Retro-Ammiraglio de AlmagTo presidente della commissione di esame «. » In conseguenza di questa comunicazione desidera S. E. il Ministro degli Affa- ri Interni, che 1' Accademia delle scienze nomini subilo i prelodati due soci, e che soUccilumente si facciano a lui conoscere i nomi di essi. c< Il Presidente Generale interino Antonio Niccolini // Segretario Generale Feudinando de Luca Napoli H marzo 1847 Eccellenza Quantunque l'onorando nome del Barone Pasquale Galluppi sia tale per se stes- so da illustrar un Regno , pure in esecuzione dei regolamenti prego l' E. V. a sen- tire il voto dell' Accademia Reale cui degnamente presiede , se alle ossa del defunto dcbb' accordarsi un suolo nello spazio destinato agli uomini illustri. Ardisco pregare l' E. V. perchè voglia dar risposta a questa mia domanda con la maggior sollecitudine , desiderando la famiglia del defunto innalzargli un modesto monumento. // Consultore in missione d' Intcndcnlc Presidente Srl.>£LLI. 112 Risposta alla precedente lettera Napoli i6 marzo -1847. SlCKOK CoMMEKJtATOnE Col SUO pregevole foglio dell'1 1 del corrente, La Ella avuta la bontà di richie- dere se agli avanzi mortali del barone Galluppi possa un luogo destinarsi nello spa- aio assegnato agli uomini illustri. Mi son recato a dovere il proporre lai dimanda a' miei colleglli riuniti nella tornata di questo giorno ; e la risposta affermativa è stala proclamala dal voto di tutti . Tutti anzi han goduto , che questo segno di onoranza s incominci a tributare agli uomini egregii , e ne han tratto 1' augurio, che il tribu- to medesimo alla pur fine sia reso ad un Giov. Alfonso Borrelli, ad un Gio. Battista Porta , ad un Vico , ad un Genovesi, ad un Cotugno , ad un Cavolini , ad un Pergo- la, ad un Poli , ed a quanti altri valenti uomini formarono il vanto del nostro paese . Così r invidia degli stranieri non avrà luogo di dire , che la nostra gloria incomincia da una data assai fresca. Ogni cosa onorevole per lo regno delle due Sicilie è permesso sperare , quando il nostro augusto sovrano Ferdinando II. ne sostiene le redini , ed impiegati , come Lei , han la fortuna di cospirare alle sue generose vedute. // Presidente delt Accademia Gius. Ceva Grimaldi Jl segrelario perpetuo }'. Fr.ÀVTi U3 Traduzione dal tedesco in italiano della lettera con la quale era accompagnato V invio de libri e medaglie , dall' Jlccademia di Berlino alla nostra, di cui è stato detto nel sunto degli Atti della ses- sione precedente . Signor Secret jnto. Ilo loDore d' inviarle in nome e per incarico della Reale Accademia delle scien- ze di Berlino, il volume de' suoi Alti per 1' anno 1844, non che i ragguagli mensili da luglio 1845 a giugno 1846 . Come allresì la medaglia inaugurale i;i rtui/lo coniala nella seconda ricorrenza della celebrazione secolare dilla nascita di Leibnizio . Ac- colga con benevolo ricevimento ciò che I' Accademia con animo devotissimo le spe- disce , mentre io profittaDdu di questa opportunità , me le unisco col protestargli la mia piìi distinta venerazione. Berlino 2 agosto 1846. Accetti il piacevole incarico di dar ricapito alle cose qui annesse ai sig. Flauti, Meli oni , e Tenore . Il Segrtlario Prtiidente dtlta R. A. delle tcienze di Prussia G. F. E^CKc. 144 TORNATA DEL 13. APRILE 1847. Sunto degli ^Iti accademici pel suddetto giorno. Non interTÌene il presidente signor marchese dì Pielracalella , a cagione della recrudescenza de" suoi mali , e ne assume le veci il seniore cav. arcid. Cagnazzi. LcEgonsi dal segretario perpetuo gli Alti della precedente tornata, ed alcune lellere di corrispondenza estera , e presenlaosi i libri e gli opuscoli che trovansi io- dicali qui appresso ncll' articolo corrispondente. Il fu nostro insigne matematico Nicola Fergola nel §. 454 delle Sezioni Coniche analitiche , pubblicate la prima Tolta nel 1814 , convertiva il famoso astronomico problema dell' Anomalia nell' altro geometrico di : Dividere una se- /ìiiellisse data in dola ragione , con una retta , che passi per /' un de fuochi , che dopo averlo elegantemente risoluto , e ricavatane dal risultamcnto un' acconcia analogia, per mezzo di questa il trasformava nel seguente altro benanche trascen- dente , di: Dividere un arco in due parti , laiche l una di esse stia al seno dell' altra , come /' eccentricità dell' ellisse al semiasse maggiore : da che il di lui allievo Giuseppe Scorza era pervenuto con operazioni aritmetiche , e con una grande ed agevole approssimazione ad esibirne dall' Anomalia media di un pia- neta la vera , o la coeqnata. Or questa escogitazione dello Scorza , che di grande utilità e comodo sa- rebbe riescila agli astronomi , era rimasta per lunghi anni abbandonata tra tut- te le sue carie , e sola delle costui cose nota al nostro segretario perpetuo Flau- ti ; che perciò potè con ragione salvarla dall' indegno saccheggio , che fece di tutte le masserizie, libri , e Mss. dello Scorza un' allievo che costui teneva in sua casa. A riveder questo lavoro , ed ordinarlo in modo conveniente da presentarlo al- l' Accademia, il Flauti ne diede l'incarico al distinto nostro prof, di Matematiche D. Michele Rinonapoli , ajutante nell' Osservatorio astronomico della Real Marina, come ne aveva di già avvertita 1' Accademia ; e questa avendo concesso al Rinona- poli di venirglielo a leggere , ciò ha avuto luogo nel presente giorno. 1 commissari destinati ad esaminarlo sono stati i sig. Giannatlasio come se- niore della classe di Matematiche , ed i soci Capocci e Nobile , dietro il rapporto de' quali, quando l" Accademia l'abbia approvato, ne verrà recato il sunto corrispon- dente , attendendo che possa poi pubblicarsi nel voi. VII" degli Atti. Vi sarebbe siala ancora a leggere una Memoria del De Gaspcris : Sulla forma delle equazioni differenziali del Claìmut resa più generale ; loro orìgine gcomclrica,ed applicazione a risolvere difficili problemi : ma olire che l'ora erasi falla ben larda, To- leodo serbare il sistema stabilito , clic le Memorie le quali presentansi air Accade- mia da chi non ancora le appartenga come socio corrispondente , dovessero prima esser rivedute sommariamente da qualche socio ad oggetto di vedere se possano meritare di esserle presentale , si è tal Memoria consegnala al seniore Giannattasio, per iodi trattarue nella tornata prossima ventura. II socio Capocci ha dimandata air Accademia la traduzione di più Memorie del chiarissimo astronomo di Berlino sig.Encke, e segretario perpetuo di qucil' Accade- mia per le Matematiche , sulla famosa cometa di Pons , inserite negli Alti di quella dal voi. XXI in avanti, el' Accademia nostra ne ha incaricalo il sig. De Gaspcris versatisjimo nelle cose astronomiche , cui dovrà però riuscir piii agevole una tal ver- sione. Ii6 LIBRI PRESENTATI. I. De calore radiante , disquisilioncs eaperivicnlis qitibiisdani novìs illustralas. Memoria letta ali" Accademia di Berlino dal signor Carlo Ermanno Knoblauck , ed inserita ne' racjgnagli mensili , che la medesima pubblica. Essa è stala presentalai air Accademia dal nostro distinto socio cav,]Melloni,il quale è slato dalla medesima incaricato a presentargliene un sunto, per soddisfare alla dimanda fallane da alcuai de' soci della classe di scienze fisiche. II. Lezioni di drillo dettate agli alunni della scuola di Ponti e Strade del signor D. Tommaso Mazza giudice della Gran C. C. in Napoli , i voi. l" e 11° finora pubblicali. Il 1° di tali volumi , che I' autore intitola Prelezioni , viene destinalo ad indagare l' origine del Dritto , e ad esporne la parte , diremo cosi , filosofica ; nel 11° poi entra nelle materie positive che riguardano il suo speciale insegnamento,dan- tlovi un esleso comenlo a'§§. dal /i39 al 558 delle LL. CC. , che riguardano la proprietà , le accessioni agi' immobili , le servitù prediali , ec. L' ordine e la chiarezza con cui 1' autore vi espone le dottrine che tratta , da renderle intelligibili a coloro che non sono, per la natura della loro professione , re- golarmente inlrodolli nella scienza del Dritto, rendono pregevole questo suo lavoro. III. La nuova fonderia. Osservazioni e pensieri sulla Pirolcctùa. Dello schioppo fulminante. Articoli varii di materie militari. Della forza del caso nel progresso delle Arti e della Scienze. Tutti i soprascrìtti opuscoli sono dell' uGziale di Artiglieria Giuseppe Novi. IV. Bruni Achille — I tre primi fogli del giornale dello il Rustico, per l' Agri- coltura e la Pastorizia. V. Memoria di nuove spcn'cnze e considerazioni dell' origine della corrente elei' irica nella Pila , di Alessandro Majocchi nostro socio corrispondente in Milano. VI. Vignati (Cesare) — Sopra alcune divulgalissime mummificazioni , opuscolo inviatoci da Milano. 147 TORNATA DEL 20. APRILE 1847. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Leggesi la lettera del presidente, scritta da Pozzuoli, scusandosi di non po- ter intervenire alla tornala , perchè tuttavia afllilto da' suoi incomodi di salute. Il segretario perpetuo annunzia all' Accademia la presenza del professore italiano cav. Amici , nostro antico socio corrispondente estero ; indi legge gli Atti della precedente tornata (13 aprile), promovendo egli medesirao su di uà articolo de' medesimi la seguente modifìcuzione. Erasi slaiiilito , a ricliiesta del socio Capocci di far tradurre dal tede- sco le cinque IMeraorio dell' astronomo Encke sulla cometa di Pons , inserite negli Alti di Berlino , adoprandovi 1' alunno della Specola di Capodimonte sig. De Gasparis , con proporzionarglisi poi un corrispondente compenso . Or il se- gretario avendo con esso De Gasparis ben considerale tali Memorie , ne hanno giudicata superflua la compiuta versione , la quale importerebbe lungo tempo , multa spesa , e risulterebbe di poco vantaggio a' nostri cultori dell' Aslrono- miif , non venendosene ad avere che una sola copia ISIss. , ed hanno credulo più espediente che facendosene dallo slesso De Gasparis un esatto sunto , si pubblicasse nel licndiconlo . L'Accademia ha approvata una tal proposta. Il cav. Bozzelli legge all' Accademia , a nome della classe di Scienze mO' vali il seguente rapportino (1) per la nomina del sig. Riccardo Cobden a socio corrispondente , in seguilo della proposta i'atlune dal .nostro presidente nella precedente tornala . L' Accademia n' è rimasta intesa , ed attenderà la venuta del presidente per procedersi alla votazione. Il socio cav. Capocci ha presentata all' Accademia la dimanda per conti- nuare le sue osservazioni e sperimenti sulta scintillazione delie stelle , e su di altre apparenze celesti ; l' Accademia ha deliberalo sul proposilo nel modo che ha creduto più conveniente. (2) Il De Gasparis legge una Memoria sulla Forma delle equazioni differenziali del Clairaul resa più generale . Loro origine geometrica , ed applicazione alla soluzione di difficili pivblcmi . L' Accademia rimane compiaciulissima di un tal (1) Vedi più appresso 1' articolo Relazioni accademicht. (2) Neil art. Oyjtui divtrìi trovasi ciò che ha esposto il locio Capocci , e la delibe* razi ooe dell' Accaduuia. 19 U8 lavoro , e risolve di potersi inserire nel Rendiconto , come I' autore lia di- maadato . Si promettono per la prima tornata dopo le vacanze di primavera , dal eav. Cagnazzi una Memoria col titolo — Osservazioni sul commercio dello na- zioni agricole , e dal socio Borrelli un' altra — Sulla misura della prosperila ptib- blica. Finalmenle anche il cav. Bozzelli indica un suo lavoro , del quale non ha ancora definito precisamente il modo come intitolarlo. La grave età del rispettabile socio D. Saverio Macrì , e 1' ultima sua grave malattia , nella quale non ha mancato di assisterlo con ogni diligenza , come in altre circostanze simili si era anche comportato, il nostro ottimo socio ab.Giannattasio, hanno determinata 1' Accademia ad inviargli due suoi soci scelti dal presidente , per visitarlo , ed attestargli sempre più il rispetto che essa ha per un soggetto sì distinto com' egli è , e che ha tanto onorale le scienze na- turali , e r Università nostra. I U9 MEMORIE E COMLNICAZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Forma delle equazioni differenziali di Clairaut resa più gene- rale . IjOro or/crine geometrica , ed uso nella soluzione di difficUi problemi. Infine integrale completo , e soluzioni particolari di una estesa classe di equazioni differenziali a tre variabili. — Memoria di Annibale de Gasparis. Ammesso io non rade volte all' onore di far parte delle riunioni che so- gliono tenere i discepoli del cav. Flauti, onde scumbievolmenlc ajutarsi de'loro lumi , e meglio progredire nella conoscenza dei diversi rami delle Matematiche, lio avuto l'occasione di ammirare , fra gli altri lavori , le profonde ricerche dell' egregio giovane Nicola Trudi sopra nuovi e svariali argomenti , e di trar- re non poco profitto nello esercizio de' problemi che da quei valenti geometri mi Tcnivan proposti . Or sono circa due mesi che il sullodato sig. Trudi mi proponeva di trovare l'equazione finita della curva inviluppo di una retta che si muove restando iscritta in una sezione conica , e si mantiene di grandez- za costante . Questo problema che presenta moltissima difficoltà , onde perve- nire all' equazione finale , a motivo delle ordinarie ed inevitabili lungherie del- le eliminazioni , mi ha offerto il destro di riandare su talune mie precedenti ri- cerche riguardanti le soluzioni particolari di una classe di equazioni diflcrea- ziali , delle quali è assegnabile ancora l' integrale completo . Queste equazioni contengono come caso particolare quelle dapprima ritrovale dal Clairaut , ed inoltre sono di grandissima applicazione nel rilrovam(!oto della equazione fini- ta di una curva , da date proprietà di questa . Inoltre le considerazioni geo- metriche che le danno origine sono di tal natura da potersi estendere ad n- na classe estesissima di equazioni dilTerenziali a tre variabili , assegnandone la soluzione particolare , e l' integrale completo. Sia dunque f\x,y)=.o (A) 1' equazione di una curva, ed U, V le coordinale generali di una retta che le è langciite ; è chiaro che l' equazione di questa sarà U-7=^(V-x) (B) e chiamando m , « le porzioni staccate dalla tangeule suU' asse delle y e del- la X sarà 150 Prima d' andare innanzi farò notare i rimarclieyoli risultati che si deducono dal- le duo precedenti equazioni , ed io primo luogo essendo dx_ . dy dx ^ y dy — ^y^'^Tx^n^' avremo, come è facile di dedurre immediatamente dalla natura di u , v ^I. — — -■ dx V OTC questo valore si sostituisca in una delle equazioni ( C ) verrà %iv =: vy -^^ ux (D) Presa la x per variabile indipendente e differenziando le equazioni ( C ) avremo du = X-r^ dx _ dxdy''__ dx' d'y " — -^ "rf/~ ~y dp 77 dalle quali si ricava Rcra in du dv = — X y df dx' sostituisca — u V V du _ X dr u dv ~ 7 dx (E) ,• ' = ° u — v-r V — il— du du Spessissimo accade che nella ricerca dell' equazione di una curva , riesca di esprimere una relazione tra le parti staccale sugli assi della tangente io ciascu- no de" suoi punti . Allora si avrà immediatamente 1' equazione, F ( u , ^ ) = p ed ecco come si potrà in tal caso ottenere 1' altra /" ( x , j ) = o . Differenziando uv = vy -\- u x rispetto alle sole vaviabili « , v, verrà udv + V d u = y d V + x du , cioè dando alla tangente un movimento infinitesimo tale che s' accordi con F(u , v ) =o essa s' inter se- gherà con se stessa in punto y , x della curva che si cerca . Di più F ( «, t> ) = 0 darà du = F' {u, v) dv, e sostituito questo valore in udv -f- vdu z= ydv -\. xdu verrà l'equazione finita u-}-vY'(u,v)=:y-}-x F'( ti , v) questa unita a uv = f / -\- ux darà de' valori di w, d in x, y ì quali sostitui- ti in F(m, t)) = o daranno f ( .r , j ) = o . Si può pervenire a questo mcdeiìimo risultato anche per altra via , e piii direttamente . Infatti per essere dy .dx l'equazione F(M,ti) = o dà subito 152 « per essere •^ dy \J^ dx J dy ày dj Terrà ^0-4'ID-' w dy e differenziandola rispetto ad a; , r , -— avremo dx ^ U-^rfS'5i;^rf:? + *( y-^'d^^d^jd^^"^ d'v e questa tolto il -fi- fattor comune swà Ora eliminando tra le due (H), (H') ilj^ avremo f{Xìy) = o Si vede adunque che 1' equazione differenziale ( H ) ci ha condotto ad un' altra f(^x,y) = o senza costante arbitraria , questa dunque ne è una solu- xione particolare, anche perchè rappresenta 1' inviluppo della (B). Ora si sa che la forma generale delle equazioni differenziali del Clairaut è y-px = ? (K) in cui p = ~- ^ e P è una funzione (jualunque di ;j , e si vede che ( H ) ha una forma assai piìi generale di ( K ), potendovi entrare una funzione qualunque di ( ^ "^ da:' dxj L' integrale completo della ( H ) si ottiene allo stesso modo che per le equazioni del Clairaut . Per avere l' espressioni delle parti staccale sugli assi della normale alla corta f(^j/)= 0 > porremo l'equazione della normale "^-y-^-Tyi^—) td avremo , chiamando u , v le parli staccate sugli assi , j . . , u dx da questa si ha — = — - ^ V dy Ove dunque s' abbia F ( u , v ) r= o si avrà immediatamente ( 155 Ma si h TÌsto che T (u , v) = o , conduce all' altra f{x,y ) = o; questa sarà dunque 1' equazione delU STÌIuppata della curva che dà la solu- zione particolare di ( M ) . Dunque di ogni equazione difl'erenziale di que- sta forma si può assegnare , coli' ajuto delle forniole anzidette, 1' equazione del- la sviluppata della sua soluzione particolare ( Vedi Lar.roix Cale. Intcg. 608. ). Non sarà forse senza utilità il mostrare come ia una equazione della forma si possa eseguire una rimarchevole trasformazione . _ da dv Fatto r = M' — ^ -r ■> x =^u — m— - •' dv du d'u dv" d'u Avremo dy = — v —- , dx = u —— — , supposto essere a- dv du dv desso V la variabile indipendente , quindi sostituendo nella prima sarà vd u' /• du du \ "■";7d7'=n "~ ''^' ^>) ma si può scrivere du N dv du V / du \ dv di u \ dv y udu di y udu dv V / dv\ du du o pure — ( V — u — ) u \ duy vdv du e sostituiti questi valori si vede, che ogni equazione differenziale si può tra- sformare in un' altra , mediante le dette relazioni , in cui si abbia x- / du du \ (du du \ U V —- , -r- I dv dv J E chiaro intanto che queste ultime equazioni non sono indipendenti 1' usa dall'altra , perchè entrambe dedotte dalla siesta equazione. Per fare un applicazione delie preceJenli formole , sceglierò il pioblcma ia cui SI propone a trovare ia curva inviluppo di una retta di costante graor dezza, che si muove restando iscrìtta in una suzione conica. Sia j' = m j:' -f- H X r equazione della curva , ed y = rt x -f- b l'equa- zione della retta iscritta nella medesima . Chiamando y' y" , x' x" le coor- dinate de' punti d' incontro si avrà yj^x'- x" )• -f (/_/')• = ^~:^, [ ( 2«i _ „ )' _ U'{ a' - m )J e chiamando e la parte della retta iscritta nella curva , sarà 151 ( 1 + ft' )["( 2ab — n )• — Uh' (a* — m)"j = e* ( a' — m )' Ora riflctlendlo che la retta ys=ax-\-ò muovendosi genera la curva di cui si cerca l' equazione , ed alla quale essa è coatiuuamente tangente ocUe sue diverse posizioni, avremo ■ M dy V dx b = u= y — x-T- •' dx sostituendo avremo £ sviluppando dx' dx' \ ' dx J dx' V-^ dxy dyU „ dr' £/x4 dx' Si vede che questa equazione differenziale rientra nella forma perciò differenziandola nuovamente , e sopprimendo il fattore comune — — - verrà Ora farehbe d' uopo eliminare --^ tra le due (1), (2) e come ^ entra nel- la prima al 4* grado ed al 3° nella seconda si può soltaulo , dire che il gra- do della cerTa richiesta non supera il 12°. 155 D' altronde ho riportato questo esemplo per mostrare come le formole anzidette conducono direttamente alla soluzione del problema, ammessa la teorica dell' eliminazione. Per la ricerca della forma che debbe avere una equazione differenziale a tre variabili , onde poterne avere la soluzione particolare , seguendo i principi prece- denti sia f(x^y, z) =z 0 \ equazione di una superficie qualunque , e r equazione del piano tangente . Chiamando t , u , v le porzioni staccate da questo piano sugli assi delle z, j, x avremo ' = *—=^-. y-r, dz _ dz dx ■^ dy (A) l Cdz dz \ dy iJy dy '-""T, -yT^)Tz=y-"d-z-^à (dz dz \ dx dy dx 2 — X -r- — Y j- ) -r = X — z -^ Vt- ax •' dy J dz dz ■' dy e da queste si ricava pure la notevole relazione tuv = zuv ■'f- ytv -|-j;*«. (B) Ove in una ricerca analitica si cerchi l' equazione di una superficie , e mediante le proprietà eh' essa deve avere si giunga ad esprimere la relazio- ne generale che deve sussistere tra le tre parli slaccale sugli assi coordina- ti dal suo piano tangente , si avrà una equazione tra ( , « , r. Ora se questa equazione della forma (f (^ u, v, tj= o venga differenziala, ne Terranno le due altre ( e ciò nelle ipotesi di < , u e t , v variabili J dz dz dz dz \ d'z .„ queste due equazioni son veri6cate dalle ipote i di ,tz _ f/'r. _ dx dy d'z Quindi l'equazione (F) unita alle due (G), (H) soppressi i differenziali -— • ' dx d'z , . , ...... ,. dz dz . o ■ ,. , — — , darà, dopo 1 eliminazione cu -j- , e -j- una equazione Inula /( j:,y,; )= 0 tty "'^ 'v l:i i|u;i!c non contenendo costante arbitraria , sarà la soluzione particolare della daia {V ) . . . d'z d'z , dz Intanto le due altre equazioni — ■ — ■ = 0 — — = 0 danao -— = r ciiiin • ' dx dy dx ' 157 di z = e a; + C, j- = e' quindi s = e' y -{- C . Ora è agevole vedere che le quattro costanti c,c',C,C non sono tutte arbitrarie Ove nella equazione ( F ) si sostituisca e , e' in luogo di -^ e di -- , come dx (ly pure C in luogo di z — x y- ^ o C invece di 3 — -^ si avranno due equazio- ni F {y,c,c',C) = 0 , e F'(a-,c,c',C' ) = o le quali unite alle altre due z=:cx-\-C 3 = c'j -f C daranno una relazione tra e, C, r', C, colla elimininazione di .r , j , z. Ciò posto, ove si assuma s = e j; -|- C in cui per c,C si pongano dei valori de- terminati , si avrà 1 equazione di un piano che taglierà la superficie secondo una curva . In tal caso T eliminazione di e', C tra le tre F (^ , e , e' , C) = o F' ( .1-, e, e', C )=o, e z= c'y + C darà una relazione tra x, y, z, e, C che dinoterà 1 equazione della superficie sviluppabile la quale tocca la superficie che rappresenta la soluzione particolare, ne" punti della curva prodotta della sezione del piano i =cx -j- C ed è generala dal piano tangente la superficie primitiva lungo essa curva. L' integrale completo è precisamente Y equazione del piano tangente in paiola che ad essere determinato , pare che s' esigga 1' aver prima rinvenuto la soluzione particolare della equazione dilTerenziale proposta , lo che suppone di essersi "ià fatta la eliminazione -f tra (F), (G), (H). E' rimarchevole , che la su- perficie rappresentata dalla soluzione particolare è 1 inviluppo di tutte le infi- nite superficie sviluppabili risultanti dalla eliminazione di due costanti tra F {y,c,c',C ) = 0 F' (x, e, e', C ) = 0 e 2 = e x -f- C , o pure x = c'y -f- C nelle quali sia fissato il valore di c,C o di c'C. Anzi si avranno infiniti sistemi di superficie sviluppabili de' quali la superficie primitiva è 1' inviluppo , se volendo dare i valori determinati a e , C , o e', C si stabilisca tra e , C , o tra e' C una relazione qualunque . E rimarchevole altresì 1' analogia tra la forma del- le equazioni a due variabili di cui di sopra si è parlato e di quella a tre potendosi avere per le prime /" ^ j — a: t^ , ^^ ^ = 0 e per le seconde „ / dz xdz dy dz \ ^ \ '~ ^Tx d^ ' Te' Tv J ~°^ ^' '"^'^S'''»'^ completo per quelle es- sendo una retta , ed un piano per queste. 158 Ilo riportalo le prccedenll formolc cUffeicnziali, perchè le medesime aven- do luogo alloriliè rette o piani si muovono secondo una certa legge , più di sovente s" incontrano nelle applicazioni ; di più avendole di mira , si possono per tal rondo tradurre in analisi le coiiJizioni di un problema , da avere equazioni della lor forma . Kd attesa la natura semplicissima delle equazioni della retta e del piano, fc bone esteso il numero de' Ciisi in cui ciò è fallibile . Del resto v' ha infiniti modi di fogijiarc , forme di equazioni diirertnziali di tutti gli ordini e di qualsivoglia nu- mero di variabdi , colla teorica della variazione delle costanti ( Vedi Monge app. dell' anal. ec. ^§. FI, XIII, XIV. . Sia infatti o colla eliminazione di » , /3 . Questa soluzione particolare non contenendole coordinate Tariabili del centro del circolo, sarà l' inviluppo delle iufinilc posizioni dello stesso. •' 160 OGGETTI DIVERSI Proposta fatta all' Accademia dal socio cav. D.Ernesto Capoc- ci direttore del Reale Osservatorio astronomico di Capodimonle , EcCEtl. SIC. PkESIDEME , SlGNOnt COLLECUI. Io ebbi r onore d' intrattenere questa illustre Accademia or già sono cinque anni, sopra alcuni feoomeni di Astronomìa fisica sinora iocsplicali, e specialmente sulla scintillazione delle stelle , e sulle liste oscure che si oIlVoiio tra i lembi prossimi del Sole e della Lnua negli eclissi anulari. Le mie ricerche su tali interessanti propositi, di cui delti un sunto nel nostro Rendiconto ,m\ persuadono di aver compiutamente ri- soluta la quistione, o di aver inoltre trovate talune verità , che rischiarano il mecca- uisnio della visione, dal qual meccanismo quelle apparenze subbiettivamente deriva- no; ed in questa persuasione sono vie piìi confermato, da varie altre esperienze, da me posteriormente instiluite intorno a questo soggetto Ma per ottenere che queste mie conclusioni siano riconosciute ed entrino nel dominio della scienza , eia mestie- ri che l' autorevole giudizio di questa nostra Accademia pria di tutto le sanzionas- se . Ma la mancanza di speculare apparecchio onde ripeter le mie esperienze alla presenza de' commissari che 1" Accademia deputar doveva a tale uffizio , ha sino- ra ritardalo questa operazione che forse non era priva di lustro perla nostra clas- se ; trattandosi di dare una positiva spiegazione di fenomeni che dal Galileo in poi sino all' Arago avevano inutilmente esercitato 1' acume de' piii grandi uomini. Sotlomello pertanto alla vostra superiore oculatezza e dottrina questo argo- mento ; e laddove le mie istanze si trovino meritevoli di attenzione , prego l'Ac- cademia fornirmi de' mezzi per eseguire Y apparecchio e le esperienze in proposito, per mostrarle indi alla commissione , che all' uopo sarà nominala per esaminare questa interessante bisogna. E lauto piìi mi auguro che sia presa in considerazione questa mia dimanda , in quanto un particolare e raro fenomeno ora in questo anno si approssima ( 1' eclisse anulare del 9 ottobre ) nel quale le mie ricerche teoretiche espeiimentali, portate a loro compimento sotto gli auspicii della nostra Accademia , dovrebbero avere una importanza di attualità grandissima , e appunlo per 1' eclisse anulare suddetto che servirà di riprova alle deduzioni in proposilo. 161 Deliberazione accademica sulla precedente proposizione, L'Accad ernia approvando la proposta del suo socio Capocci , ha delibera- to di riferiisene favorevolmenle a S. E. il Ministro degli Affari lulerni , trasmet- tendogli per 1' approvazione i seguenti articoletti. 1°. Che si debbano accordare in ajuto al Capocci , per le osservazioni e sperimenti che dovrà fare , i signori De Gasparis alunno della Specula di Capodimonte , e D. Michele Rinonapoli aggiunto ali" Osservatorio astronomico della Real Marina , de' quali esso Capocci è conlenlissimo , conoscendo abbastan- za il loro merito e la diligenza , ed espcrtezza ncll' osservare . ir. Che quando egli avrà terminalo lutto quello che si propone di fare > la commissione de' soci ab. Giannattasio seniore della classe matematica , ge- neral Visconti , e cav. Melloni , lo esamineranno , per farne distinta relazioae all' Accarleniia. 111°. Questa stessa commissione giudicherà de' mezzi necessari a consegui- re lo scopo indicato dal Capocci , e la spesa occorrente ; per la quale ora bi- sognerà ottenergli da S. E. il nostro Ministro l'^anticipazione di ducati 50. 1V°. Tutti gli oggetti che , terminali gli sperimenti del Capocci , po- tranno servire in altre circostanze, verranno consegnati all' Accademia , per es- ser conservali nel gabinetto di macchine e strumenti a questa appartenenti. V". Intanto il socio Capocci non potendo , come propone , presentare più all' Accademia il piano de suoi sperimenti , stante le vacanze di primavera , ha quella conceduto alla commissione stessa la facoltà di esaminarlo , e farne rapporto al presidente dell'Accademia, per riceverne a nome di questa la corrispondente ap- provazione. S.E. il Ministro degli Affari Interni in data del d'i 30 aprile p.p. ha approvato pienamente quanto 1' Accademia le ha proposto ; e però il segretario perpetuo ne ha coerentemente scritto a' membri della commissione , ed al Capocci, Irasmi'ttendo a ciascuno gli arlicolì del rcgolameniuccio , e ne ha anche prevenuti con suoi bigliet- ti i signoii De Gasparis e Rinonapoli. £foogSgSì?l3»SS§5S^oS;^M5::ÌSoc»-Jc:c;=*-05t>s- GlOBNl DEL MliSE (ili'UM DKLLA LUNA U - o "e. b= 'o o » V, -IO o e o lo 05 V« ■-?- "-« o 'j-. 1,0 'o= '.^ 'lo g 'u^ o '-4 e; M »- Termoin. ester. ii^Ciii~«iClOlOMt;iOtO-— .---ICH-lOtO IO lO,li.lO lo,^- j- J~^>'^ r ft ?^:^"?g £"g g g"ig"g a'K g':ì "a's^'^g i^ s g g. a S S fe g g ? o Umidità Elasticità e: p O -4 co oc 'ce oooc;iiy~Jc;«f>-'9»r'?r?":^i:'f'?^?"P?"^!^ co o <»■ w e t^ •p-, — — '-" , ,,1 ^, ^, M ^1 - ■ce : OC Oi S^cou?q" oc oo o',p c" ^= i"^' o o_S-^-L.oO-i^J?-^ J: oc ^- — O 4-- ^ co 'X O IO IO ^ O ce _lo _C5 O CCj— O M CC Co'oclo O OcV'o'h^o'»;^ e ce IO . ip; e ■? IO cai— ;OCffMC:MCLO. I— 0]0 "■Jl '.~( OS Punto di ruiiiaila - -a ot o - -1 Ci I— -I ce IO ^- -P" i O •— co e: oc ^1 M M OI O: 0= oc o: C3 ce e. ■>-■ e ^ o w Tt ? o= E- M to o ce _--> 00 co -1 o co M Ci o ^ o co ) "c« 0-- 'oc O '«i- ^ 'to 'f- 'ot 'O! "co "•?- 'c« 'o 'o 'CJ '— co 'o 'oi oc — e : oc oc oc '^ *■"' co W e i — oc 1-- co ~i oc IO ( : .i-I h- — *■- IO -< o: oc e: ce M oc o oc r. oc e. o o M e; o; co Ci- co ■^- o- o cr. oc g 1— IO IO e: o; *i- o --I •«•~-~ ,j- *- ^ LO IO LO LO LO LO LO IO IO LO LO co '^- 'co 'oc '-I 'oc 'ce '-r-- = 7-; pr " o: ^'- oc — ' "^L oc lo lo O co ce ce lo LO co Tt'iriioni. ester. Umidità Elasticità -^ O LO oc co *- o:. *^ LO C5 IO IO -^ l'unto di rugiada .^I ^» M .-( ^( .^t .^1 ^1 ^T -^ M M oc oc +i- ^- tO *- 4-- -^^ ere oc oc !■" M .> ce ii et o co C-. M --I oc e 'oc 'o; oc Io '— lo 'co ó: 'ce ce 'e ce J oc oc ■— co ce ■?■" C/^ IO ce ^1 oc ; "JO: oc •-l e. *- *-h^ *-0' co IO C^ oc ce ■ "e *■- '»— ""^ 'co 'co Vj "tt Vi lo 'e co '*i- lo e C-. H- o ce co e ^1 co]0 ce_-.i oc co ce 'e 'e 'oo lo 'k^ >— 'm m 'o 'co 'o ce Tortnoni.° ester. Il co ce ^ e: -1 o *- e: oc oc oc oc ce oc *r- *- oc ce o e. -J -; ce ce e: ce --J o. o cj m -1 o: li e; -1 oc -r- o: ■*-- -1 co ce o e o M = -- e H^, co o ce e: T-^ C-. o. co O; e h* c>- — cr:c iicei— o:ce+.^cecoo ^icr. cecoco^i.,;-!— e. 1 .^^iiococe — tJ Umidita ►o si LO co LO O.J-1 +--10 COjo jc co co li (O ^h- ^ H- ^h- LO ^o ^-e. IO C, IO ^i LO LO )0 JO jO jO '-j'-.l o'c.'oo co'ce i- 'co 'cr. '— ">- co co ce -lOT Iw ilo ^ o; ce H- ce «-^ ^- ce p IO 1— e. oc .- co M >- h— ce LO f- ?§ ^^ ^ § p llfil e- K — ^ — c ^ ~ f: F- ^''- ^ f^ re- r^ rr w r r-" c C K '^ ' C : O co a. l)i Lezione ì a ■< I 3 ^-j »^^^ S =^3 c_:ci,cs a.seL&_!:e_^- > ce Ci. =_ e; c:^ e. ! Forza ■s^^pggTi iMr 'jm a e e e :; ;: LO l-e- ce OC- LO lo o '-- o; Il o - ^ •— oc e co ...( " >^ •- IO e ce Pioi^tiia in lini'c e. c. ce ce '=2 'at o O O Declii ut M. M oc CO co co c/« oc IO Inclinai. co re E o •ZBUI(DUJ ■zeuipoy o o o o ■.fi o oauji uj ciSSoij te e BZJOJ rMji :0 ro O :n O cr. -: 1 -. — > S'~--5-^STsg£:g-xi-«-c- s-X! E-^-j' OUOlZOJJd ,oo,,wo. ' IX) i<; "^ V3 S 0 C^ì f» u £: 0| •^ «2. 0 *♦ «à < ■5, .0 •a o cpeioua ^oo^gj^^^^^ ■fi o e ■a :i . o cn O = >: '5. ~ 'S. ^ = = >• 10 e ^ s "29 . i- o =-^ ■ 2 ri? .>:=". 0.-?'= > 3 = .. J ca 3 G cj u co ce o tN ^ ;s -» CN in co oca o"ao o'o'eTcs"-»" (N •<-r'»«"t-.'"o'— ' 55 ^1 O O >0 :0 co'.o o — _ B|p!|SB|3 C5^^g5COOt>"in2,ooi^o--»-^in-X"-J;ni---^c;coo-^:o co .j» co gì i?i -M '^^co co ^?i -» -* ■» co-» -N f?r->-"co .^^"co " - -# :3 •>) — > " 3 '-S O ?l!P!i"Il -a co -- - M :0 -* -=■ SJ "* iS -5 !£? ^ * -* 1^ >" ■''' J>fM'^roi--»i~;j'N-o-o^i^ o ->■-— 1^ — i'" -o i"- o i^ -^ ^ o o J2 /iuouijaj;, I Si 2 2 2 S ** 2i 2 « 2 i2 i; S i5 2;*2 *' :* s"** '^ — "i-'i-' — 'm'i-'c'p' 30" 1-" (Tjo 35 co -- ^_^o co ce o r^, CO ^_ « jf; -* CO ,Ji o = C5_ o ,^ ^ = i~ :* K é i? G^035CO- ^ .'?i?.-?ìef?r?ì2f{?^,-S5foS555i;;55Sg5-:^SjSSrS.Ì3 - 1- » 1^ 5 i^i^t^i^iKi-: r^ [= r-.- r- f: i>: f; r- 1-' b- r-. S m S o l? ^"5 g " g 5 !§ S S 2 5 2 5 = =2 =0 ;o =0 :o = o sTIT^^ ,=^ o w r- co ^-9 co « =^2 = = - o C5'2"«"co* = ^"m«"iVo"i-'c-:^'^"* o t-" ?l!3!ise|3 ISSSS^^^^^'^^^^^^^^^^^'-ì^^g^i^ ?1!P!"'[1 ■I PI co rs ^ -■» -»""-»"-!» co' -»',—'^"-.'-M'f^" j^" „■■ ^<," _," „" , ta-*o^cooot-K-oooi-t-ioi-^:raroS5?:.fl?§S55StCT; ex co =■< ira :ra ^H ara ^ t-'o'io" SO »> M? (N O t~ tN CO o ^-iira -* fi o" o" nn ss i-" ira -o" ?)_ o in o x> ira od t-' -H co n Ili 5J •— so ira ó t-^ ira t- re CI -■* X) 1-, e? »^ .* ,^ coiraara,wi-*a>^ooo n oa fi -^ ò ■^ s-ì ■^ n ao-^ira:rasrairairairaira t^ r- 1^ t- L^ 1^ ), 1^ 1, ^ ira o -" 00 -.M ,<-i 20 ara C5 ,jt ,**« ira o o O) o :0 * — ' -^ — — o 3 = :ra = oo = =. = 0 C5irao;^,«cc:racoi ■-= t- i-- 'H o l'- ira --T -^ ira -^ -* 1^ t^ I- 1^ 1^ t Xi—^fX -^ 10 ira — -I = o = => ira — 1^ ^-r CI -M _ -ra 1^ n :ra '^ co ^ ao 05 o OS ai' o" o o" -ri o' co" ro -j ci" -h ■ CI e C5 rs ira CI t- ^ ^ "i ~; ^ — "1 -■* :o^co ira ira'ira ro' 10 ZI :ra ara -" ara :ra I- 1^ L^ 1- 1^ 1^ 1^ .-0:0^:0^:0 0 •>J_:0 ~L=.0 » ~' — " o o" -o' o o' ?f Ico ?lP!1sq3 r- 00 CI ;d co 00 O 30 O X CI C5 -^ 1~. t- wt^iraaoooooo-H -* CI co 1^ o o ■»< i.ra Ci ira o .J» CT co •>' ^ 01 gì co co -» CO'CO"-?»" -i» -■*-;)•' « r~i OÌ CO ' ■-a o -* co O :0 1^ co CO ,« o o o M O iflipiinn Ci co •30 O co l^ ,rt C5 -H -M ira ^ .e co co -M 3D .* r- l- CI o-2*»i*,^gociOira,^ ot-i~Ml-.:3l^a030 ic o ;= --i co ;c ^ 91 ^-(r ^ co 1- co — I -O — I »t- 30 ■5 -; -J CI -^ :0 — o ;ra 3 ira 01 CI o C5 i- t- ara co ;c o ■o •e C5 •JO)SO o'iuoiujaj, °. o YM.n VT •^o»iracO!raoco3q,rt_ira_c>_i--30--3oc5irafoira,rHi-.c53;^i-.o^-o»« in" ci ara oi -- -Hosci gf j»-*-*"orco'ira'ira"o'o •«"-<'co":.o"--^"co :o ;ra";o t-T^as co -^ o 01 ara c-i ira -< CI ira 0 — CI in 01 -:^ o 1- — CI -" C5 = -•» 1- -» — 1 — 1 ., — O t-; C5 CI O -.-t -* --O 7^ O -< O 10 C5 co t^ -- 01 i-; S O « l^ O S f- ?1 ci - 3 w l^ X .. ^ — ?! " --^ :0. :?. L-. f ?. — -N co -- :0 S'-. oj Wo — -CI co J, :ra ii^ Tiu iMiiiii.)! a !:: s 5 ?: ?; ;', vi %Vvi ?i Vi ^, ?i laa i.s:aoi') ■rt(Nrojtiraot~«c50»«'Mco^araai^«oo-"( g, 5., 5., -M ff, j, SJ 5, i^ |_( ZI © B o I'asi della Luna OSWtig LSgS^MtiìS oo5-Ìc^5*>- MtO-OtOOO-I OC«*-M(*w 'vJilii^ "^V-ICw'-jV 00 0= o> la «5 c^ .1 -a -a '-a W.T mo= 00 V=ob "U "e '-a 'i-s *- V— o ^ o li ; B co S3 o v*.^»»H» **;;iScSo tsoooc-l-i-J^ oo'-iociaODtxoo oc-igcocj-icc' 3 00 o: o o 00 oc 00 00 co b Oi 00 C-. bt V o: ocooocQo^occc ooooccocoea:, oc V-b. a."o:o:b b^^bsocVoc co C 5: c S'^-j^ 00 -I C-. O! e: C-- - C-. o'-cobststSM. li e o» »« _w oc bo _o< ti. m. e _,^ p ^ b'wOsbo ■■.-■o--OCib:OCC 0cbcc"0i0C0:O o:C: COCOCOC C GC == .r « O 00 ta SfS3^ S^S^S^E? ^^^Kp.=^P .^p^PPJ^i'' -^«««op, b'o-.iyco V.V.b'ocbt'ocb bbbcocco cocotcc^oc b b bt b b; b = • K3 \— ^■ o P; o ^'^n** S^ — ?(i — o^ o:5I-to-<:ì''^'^''=>'^'o oh-.'^'oa'a^a 'v.'<=hr<=c'c: 'S'i^'n.';:^ :ì;::£ocoo p--rr"'." rrrr.«--«r -r-,-.--;^ -„-„,- .-.-m"—"— -a te o« to *^ li oc ooocooo-*^ co ".J \w^ C3 O- w- ■*- ' ' ■■ li _« Ji M w : bi oc M b — ~ OQ 2. ooco ocococo cpppppp ppp.-ppj- pppppp . ■ - - - -_ -_ '^ -— V >, oCOOOOO e 05 li ■- +.- li OS O' ?■ +i- — O 4.- 0000 ?°^ggSo OCOCCOO C=il>»=Ol-Oi 0C500 G^^^c^"-^^— ^ *-' _. ^^ +i- — o 4.- : o co o e o u ^.oO ^é^^'^ a-- ^•^' Z Z 5» 5? c/> S?2^-:^2:2 ?2o$?2'-^2 v->'^^5?Z BjiimKCOO ggpiK'^BH fcRWo^^B g^KOO^ z2»«?a£S>^5e xSSo S2^-§=>§o SSS2gg?. gSScS^S 02^, s'-cr-og w H O e !» n := r •■' =. :: 5 " < » o re 't ft e H. ^ £5. e e- 5- = ré S '^ ^^ r " r= 3 . ■•= cr L -; e e • cr _ -; = * £5 0> r* ■« < - = ■^ "1 V. e e et -1 -< 3 3 cr ^ (/i rti . •-) N - :r o" ■^ -^ C "^ -.".(". Il •^ e e i e g ^ ^■ < r= < = " tr — =^ -■ = = cren 05 w e *• . . • e- < . in X cn w OT cn 2S <; o r; fi rt g 2 a = = a 3 = = = e e < 71 03 •? > > > 3 3 3 3 3 i: ù c a a c a cu U3 ^ > >• ^ > !» 3 3 3 O- 3 3 c a c . a s >■ 3 ■a J3 3 Gj o C ^ • • • da • > > > ^ C3 3 3 3 ^ ^ j: C C a o O o " V) [fi S" to .^D to li. i- ^ ^ !- S « 2§ 3 3 a a : te 3 « ■■— a'S = >>>>> u ^ a (CU (fi (fi 3 3 = 33 S5 B s > > 3 3 S C 3 0.= ^ c « >• — O ei u ed > ; > 3 ^ !?t ^ ^ -^ -; 05 «3 « •r* ;:• V « >o SÌ « J ^ «> o H eoo cr, -yj vj ^S^>'.-^0 0 00.„0000 0-,000^0 ,«.-miaors OOo «2 Zen O O H g O O o c« Z Z ^ '■«'■« t« -^oo,^c«c.g o^l^^ll 9«gS,5S io ^ Z z cn cn .3 9. = = -■ «O fTl o o o o 000 - - - - o r3 o -« j» » -* O »-H ■- o o o o o 'M o eTd'o' o'o'o'o'o o"o O O e» -< o JO Ti O O r5 co O co 'O O O O O 3 o 000000 0000000 o^o^o^o o o" •"-ìf-"^ -:00>_t-_cnff5- «»-=.-t,:,^ 0«?Ot-«-*Jrt -^';:;5 S^'^S-S^:^ ot-«-.(N'-« o^s^'-CToVoT -* '5'J_^N r5 C5 :iO i> 00 o o'eTc» «ss SS^'S'^iSS i222H'^!2'" n-^=nt-^,o:Jì ^"«soocToo'oo" C^ .2 = '"."'.=''. Oi-Oin^jio^^iO O -^ O o ^0:0 ,rt OOMl-J^OiOO yio:oo:n:n ^^•^^^ ■«^■^^■'^-^'"'^^^-1 wi^..-HvH'<-^,_|v4„4 ^^^.^•Hl'^lrT'I'wH o ; :0 ^5 co (m'o'o" o se 2(0 o ro 00 o 05 !0' ■^' 110 ;o o" -rt 00^ 00^ co «D co 5/0 00 00 X O O -- c^t^" «CO_CO O00_O_-* j»-HOO--H^o m;o t--"ooD'c5 05 cTx'x'oo'o'o o :£ ss 5 "Tf "■ 00 (?1 ! co"^'-* CO^i wfof (NfN co" -^ O O 1(0 aiO o f?l ^oqea 00 0(?)o co"co'f: co'-*-^co" O O », LO O X Ol cf co" co" co" co" co" co 00 33 C5-* 00 O co co co"-* j»"»?- O -i- a a i- ci ^X^lOO (NlO_C5C5 co co ** eo 'M cfiM -rfoi rri C5 . I--. 1-.. t^ C5 t- CJ (N (M © t- t- 1^ i~ 1^ t~ i^ i^ r- r~ t^ t^ r~ t- i~. i- t^ 1-. 1-, 1^ 1, i^ 1-. i, t~ t^ >^ t~ p. 1, tZ -^ co"— — ".#* jo'x* o'o'»"crc:"oó .*-?•.*-* -^r -■* -t :ra ;0 -.» ..» -- -- r^ t^ I-.- »-.■ t^ 1-^ i^ i^ f^ i^ i^ 1^ i^ 1847 RENDICONTO «-^s DELLE ADUNANZE E DE' LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI MAGGIO E GIUGNO 1847. PltESIDENZA DEL UAItCnESG DI PIETBACATELIA AVVERTIMENTO. Sebbene nel mese di maggio sieno rimaste sospese le tornate ac~ cademiche , perle vacanze di primavera , pure qui recheremo nel~ V articolo Memorie e Comunicazioni una Nota del socio Delle Chia' j'e sulla Fisalia Arelusa apparsa nel cratere napolitano, inviata al se- gretario perpetuo in tal tempo j ed inoltre il sunto delle di lui 3Iemo- rie sulla Monografia del sistema sanguigno degli animali rettili , come fu stab dito nella tornata d$l 5 ggnriajo ÌSMy serbando tali Memo- rie pel voi. VI. degli Atti. Indicheremo ancora qualche cosa nelP art. Corrispondenza ; ed in quello Oggetti diversi riporteremo alcuni articohtti pe nostri soci defunti. 22 168 MEMORIE E COimiNICAZlONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Nota del socio Delle Chiaje intorno alla Fisalia Arelusa appar- sa nel cratere napolitano. Nel diario colossale avanzamento della zoologia è ornai difficile di conoscere e studiare tulle le specie di animali , molte delle quali non reggerebbero ad uno scru- liiiio severo. Quale disamina tornerebbe alla suddetta scienza tanto proGcua , per quanto si ami di renderne inconcusse le basi. Attesoché la scoverta di un errore deve- si tenere di merito eguale a quello della verità. Di fatto le specie di fisalie, dette ^ic- cofe galere o fregale, come le vcleìle appartenenti agli acalelì idrostatici di Cuvier, e registrate nelle moderne opere zoologiche, non sarebbero certamente conservate da- gli imparziali metodisti , e qualora l' inganno non si fosse nascosto agli stessi loro vigilissimi occhi. Io ho altrove protestato , qualmente lo studio degli animali in- vertebrati sia oltremodo dillicoltoso per un coscienzioso osservatore ; giacché le di costoro forme corporee vanno soggette a frequenti cangiamenti a causa della età, del- le svariate fasi vitali, dello stato di perfetta integrità, e di lodevole conservazione. Qualche individuo della flsalia Arelusa, e realmente foriero de' sofferti tempo- rali dello scorso mese di aprile , è comparso nella no.stra rada ossia dal Granatello a Miscno , quivi rifuggito e poi sbalzato morto sull'arena dalle vicine costiere della Sicilia e dell' Oceano , luogo di sua frequente dimora, in balia del vento restando- ne superstite la sola vescica emulante la notatoria del carpione per figura e scroscio, quanlevohe vogliasi crepare. Imperato, Colonna e Cavolini , che scrissero sulla ve- Iella ejaniina anche in certe burrascose annate migranti nel nostro littorale, non ne lianno fatto alcun cenno. I vecchi marinai di Portici e di Napoli come animale di\ loro non mai veduto , e lo stesso io affermo fra 25 anni , mi mostrarono due soli individui viventi delia medesima flsalia, essendone però un solo rimasto a mia dispo- sizione, ed indarno ne ho atteso altro per rendere completo il presente articolo . Spettacolosa sembra dessa entro un bacino pieno di acqua marina , anzi mol- to pili dev' esserla in mare . La vescica idrostatica rappresenta un otre cilindrico, oppure ovale-bislungo, niente diverso da un' oloturia a diafane pareti con le due e- stremiià attenuate , cioè sinistra e destra, che soltanto rilevasi più allungata e for- nita di teimioale papilla bucata. Nella metà inferiore sinistra della suddetta vesci. ca, ove diviene alquanto protuberante , osservansi molle successive lamine o dischi muscolose , d' avanti in dietro disposte in tre o più serie , stando essa per l' inter* metà della inferiore sua faccia a contatto dell' acqua . Ad ognuna delle medesime at- 1G9 tacca»! un ciuffo di tubi o succiatoì ncU' estremili! libera corredali di forame o slomo, e di tentacoli oppure tutlili appendici. Distiiiguonsi i primi in semplici piccoli esdt lungbclli, essendone i secondi grandi abbastanza estesi, congiunti da membrana a'ten- tacoli maggiori die sono scarsi, composti da reniformi aree globoso perlacee scabre o raaninicllari continuate per tutta la membranacea listerella alquanto spirale. Contasi poi ui! numero assai più copioso de' tentacoli minori filiformi , quasicbè monilifcri, ossia risultanti da un filo , cui ad eguali distanze atlaccansi analogbi corpi globosi , La cresta longitudinale spettante alla menzionata vescica varia di posizione e figura. Alcuni autori l' lianno dicliiarata unilaterale e poco rilevata , altri dorsale ed arenala; anirndue però ne banno avulo ragione. Quando la /ì^u/i'a stia in perfetta tran- quillila entro 1' acqua marina osservasene galleggiante la vescica idrostatica , le sot^ to])usle lamine carnose co'lubi allungali, i tentacoli pendenti ed espasi a fior diacqua. In lale stalo la cresta 6 poco sporta in fuori, appena crenolata nel margine libero, ed occupa la terza mediana parie della sua totale estensione . Divenula poi dorsale , e fcrsi ancbe ventrale rassomigliante una carena , quindi succialoi e tentacoli unila- terali sparsamente notanti alla superficie del mare, manifesta alla sua base traversali avxallamciill maggiori alternali a' minori , ed il di lei lembo rilevasi appena dico- lomo-bifido. Giunta al massimo la contrazione e 1' accorcianieato delle due estremi- tà dell' accennato otre , che forsi saccederà quando nella tempesta marina, smuntasi della \e.-^cica dell aria, la psalia scende sottacqua per aderire agli scogli mercè i ten- tacoli. Dallronde il fluido aerifoi-me contenutovi è forzato verso la cresta in esame , indi sotto leggera compressione fattavi presso la radice di cadauna smussata sua pun- ta , a guisa del dito di guanto spicciano fuori certi olrelli eziandio pieni di aria , qualcuno ovale semplice , altri bifidi o bipartiti, tulli rislretll io giìi, sporti all'e- sleriio e continuali col relativo forame. Ecco ora una nuova forma della attuale /isa- ìia non mai contemplata dagli zoologbi, avuto riguardo alla esteriore filiera de" suc- cennati otricelli, fornendo nou equivoco dato a' neologisli, onde stabilirne altra il- lusoria specie . Moltiplici islsnlanei movimenti disimpegnano i menzionati tubi e tentacoli , capaci di estendersi ollremodo, anzi immantinente raccorciansi , non che questi rav- volgonsi a spira , sia a perpendicolo , sia a guisa di remi obbliquamenle profon- dali, e sia espasi alla superficie dell' acqua : all' opposto diventano quelli cilindrici ed egualmente attenuati , oppure claveforrai con terminale foro aperto pella entrala de' «.ibi acquei, o increspato e depresso affin di ritenerveli. Urente moccio spalma la intera periferia delia vescica e de' tubi, vieppiù denso e filante ne' tentacoli ; dimo- doché arrossa molto , mordace prurito cagionando alla nostra cute, ove questi ulti- mi riescono di molestissimo attacco. Né è men soffribile il cuociore prodottovi dalla repentina impressione, che inavvertita sperimentasi, dell' aria a volontà della fìsalia cacciala peli' apertura della citata vescica , seguila da rossore e slimolo assai più 170 durevole della stessa ortica. Appo la fisalia viva rllsvansi roseo 11 margine della ere- sia , rossa la papilla boccale, cilestrine le restanti parti; ma essa, essendo prossima a morte, diventano rossastre, cadendo in colante liquame bleu e tentacoli e tubi. Le fisalic furono per la prima volta osservate vive da Sioane (1) col giusto no- me di ortiche di mare , poscia da Brown (2) col titolo di arctusa e di talin, indi da Osbeck (3) colla voce di fìsale , che Linneo (3) chiamò oloturia fìsalo. 11 di costui commentatore (5) ne riportò quattro .«pecie fra le oloturie ossia fisalo , talia^ caduta, denudata ; e due tra le vicduse , cioè otrcllo, e caravella. La prima e 1' ultima delle quali rappresentano alla meglio la specie attuale , la quale a causa della prolungala papilla anale fu delta f. otrello ; mentre le rimanenti , emulanti a prima giunta una giovine salpa , dimostrano la sola vescica aerea colla cresta laterale , perù senza i sottoposti tentacoli e tubi. Lamarck (6) e '1 suo continuatore Dujardin , facendo te- soro de' lavori de' La INIarliniere fT) , Tose (8), Peron (9), 15ory st. -Vincent (10), Tilesius (11; , Eyscnhardt (12) , Eichwald (13), Lesson (14), ciie ne'mari di Ame- rica contemplarono le fisalie vive, non hanno potuto schivare le anGbologie , che qui troppo nojoso sarebbe di enumerare , nelle cinque specie di f. pelagica , tubercolo- uà , vicgalista , allungata, otrello da loro riferite. Or è da sapersi, che la prima di queste sia la f. arctusa intera , mancando certe creste muscolari e porzione di tenta- coli nella seconda, apparendo moribonda nella terza, essendone la vescica aerea as- sai prolungala nella quarta , e 'l suo apice anale più disteso nella quinta. Cuvier(15) dotato di sommo ingegno e criterio, nonché di profonda perizia notomica , unico mezzo per ischivare simili errori , mentre si oppose alla opinione (1) Hist. Jam. I 7 . lab. IV 5. (2) Nat. Uist.ofJam. Lond.1756 ,p.38Q. (3) Jl. Stock. 1757 , ;). 28i , (. XIII. (4) Amoen. acad. IV 25i , («6. Ili 6. (5) Gmelin Sys(. na(. XIII 3139 , 3136. (6) Bist. (Ics anim. s. veri. l'ar. 18V0 , III 92-9i. (7) Joum. de phys. nov. 1787 , /). 365 , ;./. II 13, 14. (S) Jlist. nai. des vers. Par. 18W , li 1C6 , pi. XIX. (9) Voy. aux terr. auslr, 2. ed. Par. 182'* , pi. XXIX. (10) Voy. aux ijuat. iles d' Afr. Ili 188 , pi. LIV. (11) Voy. de Krutensi. IV 104. (12) A'o». Ad. Acad. n. e. X 420 , lab. XXXV 1. (13) Mem. de f Acad. de Pelersb. 1824 , IX 453 , tab. XV. (14} Vw/. de la Coq. 40 , pi. IV-V. (15) Les phytalies ne paraissent pai attez bien decrites pour pouvoir éirt riunies, né distinguèes «ommc cspèces ... tant que nous n aurons pas d' observalions prècises par Ics changcmcnli que l' age oli d auiret circoitances pcuvent produire dans le nombre dti tentacuUs. R:g. anim, i ed. Par, 1829 , III 286. 171 da niainville (1) all' uopo emessa ed immantincDle corretta ^2) , non sa dissimula- re le difllcolta intorno ad una severa determinazione delle flsalie . Né le tre specie riconosciutene in vita da Eschscliolt/, (fj) , vale a dire f. caravella , pelagica , otrel- lo possono reggere ad un imparziale scrutinio , con cui rimane assodalo di essere tutte e Ire la islessa cosa . Né pili felice trovo Olfers (4) a distrigare l' imbroglio delle sette specie da lui stabilitene, ossia f, arelusa Brug. , cui riporta la f.elongala, proilucla Olf. , incgalisla Per., L amarli nierana Til. , Eschschottziana o otrcllo Esch., pelagica Lam. , cornuta od Osbcckiana Eysenh. , nemmeno diUerendo dalla pre- sente f.arciusa : la quale in diversi tempi, e da vari autori ha ricevuto più di venti specifiche denominazioni. Quindi , standosi agli esposti caratteri , la f-navicellof che io (5) altrove descrissi, merita di costituire un genere novello. La predetta vescica idrostatica da me non si é scorta duplice , tuttoché 1' aves- si aperta già secca, secondo la generale credenza risultante da un otre minore rac- chiuso da altro maggiore. Particolarità contraddittoria col semplice sguardo rivolto su' triangolari diaframmi grandetti alternati a' piccoli, tutti a base arcuata , e sccsi dall' interno lembo della cresta, derivandone altrettante loggetle, fatti dalla duplica- zione della intcriore lamina della vescica, e piìi fievole della esteriore quasiché ge- latinosa , postivi dalla natura per frenarne la soverchia dilatazione o rottura pro- dotta dall' aria introdottavisi ; la quale cagionerà forsi la uscita degli otrelli acri- fcri , onde aumentare il galleggiante apparato , ma ulteriori osservazioni potranno deciferarlo. Cadauno di questi da Lesson (6) fu dichiarato intestino cieco , erro- neamente reputandolo allungamento della supposta seconda cavità; mentre ne sono dessi affatto separati , e racchiusi entro speciali nicchie esistenti nel margine della cresta. Novità , che lo indusse a creare due novelle specie di fìsalia agonizzante, es- sendosene altresì principiati a staccare li tentacoli ed i tubolioi , ossia f. cishsoina (7) ed atlantica (8) , a tenore della ampiezza e trasparenza de'mentovali olricelli a traverso della vescicale parete. Ed io candidamente confesso, qualmente in sulle prime a causa della figura li giudicai suoi embrioni. Compongono la lamina esterna di ogni olrello patentissioie fibre muscolari pa- rallele,tanto circolari esili-rafforzale solo negli avvallamenti ossia nella base degl' in- (/) Die/, dcs te. mt. Par. 1830. (2) Man. d^Ac^in. Par. 183V , ;). 113. (3) Syst. cf Acaleph. Bori. 18-29, p. 157-164, t. XIV 1-3. {i)Abhandl. Acad. Beri. 1831 , y. 175-200 ^j. oltimt. (5) Dfsc. e nolom. dcjti anim. inveri. Nap, 18il , IV 117 , «a». XXXllI 1, (6) Doslonchanips Dici, class, d' hist. nat. Par. 1828 , XIII 468. (7) Vici, class, cit. pi. (ut. XV. (S] Gucrin Jtoit. du Reg. anim, zooph. , p{. XIX 1. 172 tcrposli diafrommi, o slarg;ile a ventagli a' due estremi ; quanto longìtiiclinali rilevale abbastanza , dalla sua estremità sinistra estese alla destra, dove finiscono conver- genti alia rientrante base della papilla anale. La quale è pure provveduta di fibre raggianti come 1' ovale arca giallastro rossa ad essa superiormeule contigua , ed or- bicolari approssimale ; percui può quella entrare nel!' orlo della suddetta vescica , od a foijgia di cono sporgerne fuori coli' aprirvi e chiudere 1' orifizio . Le meuzio- nale fibre sono vieppiù avvicinate e crasse nella inferiore faccia vescicale, onde pro- durre li gruppi o dischi muscolosi, e continuarsi ne' parziali gambi de' tubi succianti minori e maggiori a stomo provveduto di sfintere , soltanto taluni sp irsi di parec- chie papillette , nella spirale listerella membranacea , nel centrale filo de' minori e corrispondendovi internamente varie diaframmatiche laminette . Colla lente fra' la- ccrlelli longitudinali della vescica alquanto diradati rimarcasi una linea certamen- te vascolosa , eziandio equidistanti come le tenui fibre traversalmente decussan- tivìsi . Col microscopio poi contemplatone un pezzetto, pria tenuto entro l'acqua onde liquame la fioritura salina e spugnarlo, poscia isolatone sul cristallo lo esterno fo- glietto , chiaramente rimarcasi composto di nastri lacertosi alquanto crassi incrocia- ti ad altri sottoposti simili più esili , amcndue co;>teggiati da linea più oscura for- si vascolosa e sparsi di litoidi corpicciuoli. lia suddetta tessitura manifestasi anche ne' tubi e tentacoli leste esaminali , e Io spazio interstiziale comparisce riempiuto di granosa sostanza esclusivamente incaricata della secrezione dei caustico moccio. Stante i mammellosi corpi reniformi de' tentacoli maggiori, e la identica successiva coppia de" minori , contro l' avviso di Eschscliollz ed Olfers, non possono alTatlo adempiere a simiglianle incarico . Si li primi , come i secondi veggonsi disseminali di sferici globelti cartilaginei o meglio litici approssimatissimi , sperimentandosi scabri attaccatìcci ed urenti al latto; dal margine interno di ognuno partendo tortuo- so filamento, slrellamenle affascialo co' compagni , e fissalo ai predetti laceitelli fi- brosi . Né dissimular debbo chea prima giunta , se gli avessi veduto sul vivo , e qualora anche disseccati non fossero poco alterati di forma , non avrei esitalo a di- chiararli zoospermi , siccome non incolpo Olfers che li reputò vorticelle. La disamina da me tuttoché incompiutamente fatta sulla integrale fabbrica della presente jisalui , a preferenza della vclclla mi ha convinto della perfi;tla sua convenienza con quella della fìssop)ra. Attesoché i loro mulliplici succiatoi hanno immediata comunicazione col cavo stomachico o comune cloaca , dove appo la pri- ma penetra an^:ora V aria atmosfiirica ad opra della consapula papilla furata ; men- tre nella seconda se n' eleva un lungo tubo verticale espaso in ovale olrcllo acrifero benanche munito di sfinlerico orifizio. Quindi miscela di aria e cil)i in massima parte digeriti succede in amcndue , essendo immediata in una e mediala ncll altra . Anzi pare che nella fisalia le chimose molecole a crasi oltremodo alterala da dissolveute 173 umore entro cadauno stomaco ossìa tubo sncclante grande e piccolo , per mezzo del rispettÌTO intestinello creoato-flessuoso dal relativo fondo conico passano , dissen- zienti Olfcrs e Duvenioy (1) a torlo peraltro, dentro il sacco pneumo -gastrico. Da ultimo tradirei la verità, quantevolte alcuna cosa affermassi in riguardo al- la sessualità della fìsalia, dioica certamente come la velella . Intorno a' di lei organi genitali collocati fra i tentacoli e succiatoi non mi è stato permesso istituire esatta ricerca ; peroni mi rimetto a quanto ne abbiano scritto Eschscholtz ed Olfers, od al- tro autore a me ignoto , che nel biennio di mia infermità se ne fosse eziandio occupato. !■> !»HM «»l « (V CuTÌ«r Ànat. iotnp. 8. «rf, P«r. 1837 , V 439. !7i Sunto della Moiiograjla sul sistema sanguigno degli animali ret' UH scritta da S. delle Ghiaie. Solam naturam nurnijuam eonstiU , quin nos doceat inexaustum funlcm esse , ex qun et prima saecuta verum hauserunt , et posterilas minim» diminutum hauriet. Sola nova est , sola fida , numquam salis colitur , Dumquam frustra. Ilaller Eleni, j'hysiol, cvrp. hum. praef. IX. NcI18l3 il Governo di Danimarca spedì Jacobson nella moderna Alone per conferire co' sapienti della Francia intorno a varie scoverle analomico-cliirurgiche da lui esposte all'Accaderaia delle scienze di Copenliaghen. Tra le novità da esso fat- te annunziare in qualche parigino Diario leggesi,che nelle tre ultime classi di animali vertebrali esisteva un parlicolare apparato di vene. Dopo lungo viaggio per diverse regioni di Europa , richiamato in patria a dirigere il servizio sanitario nella Corte, nell'Armata e nella scuola clinica Danese , con apposito opuscoletto (1) ne divulgò le basi ; rimettendolo a tulle le Società scientifiche, onde vi rivolgessero speciale at- tenzione. Questo dotto Consesso , sempre sollecito de' progressi dello umano sapere , de- stinò una Commessione di Soci all' uopo incaricati , cioè Cotugno , Poli , Macr'i , Bavaresi , Santoro, ordinando la ristampa della mentovata Mcmoriuccia (2). Frattan- to Bojano (3) nelle lesluggini , Rathkò (4) ne' Pesci , Reinard (5) nel plcurouctlo , Schlcmra (6) negli Ofidì , Nicolai (7) negli Anfibi ed in qualche Volatile , come al- tresì Meckel (8), Tiedemann (9), Carus (10),Gloquet (1 1), Dugés (12), Wagner(l3) (t) Cum hujus singularis systenìatis venosi observatio , ut speramus , adplures in phijsiologia graves locos illustrandos conferre possil ; priusquam ad hanc materiam tiberius exponendamacceda- mus , ut quibus copia sit examinandi ammalia rariora , in primis inler magnas familias transitum facientia , ii suas observationes nobiscum communicent , et praesertim , si quaedam minus diligen- ter explorata animadvertant , ea nobis indiceni , enixe rogamus atque optamus. De syst. venoso pe- culiari in perm. anim. observ. Haun. 1821. (2) Per cura del seg. perp. cav. Flauti : De syst. ven. Neap. 1821 ex off. bibl. et lypogr. (3) Anat. testud. europ. Viln. 1819 fol. fig. (4) Meckel Arch. d. phys. Leipz. 1526, p. 126. (5) Cloqufit Enc. meih. Par. 1S30 , IV 89. (6J Deseripl. anat. du syst. vasc. sang. des serp. { Ferussac Bull.det se. na(.Par.l826, IX 353), (7) Ferassìc Bullel. cit. Paris 1527 , X 27S. (S) Anatom. comp. Paris ÌS2S, 1 237. (9) Trait. de phys. Par 1831, 1 25G. (10) Anat. comp. Par. 1835 , li 334. {11) Enc. meth. tom. e p. cit. (12) Phys. comp. Par. 1838 , II 401. [13) Lehr. dervergl. anat. Leip. 1834 , p. 172. 175 Mayer(l) , Muller (2) e Duvcrnoy (3) sonosi occupali della conferma e delle cor- rezioni d' apporlarsi a qualche puiilo di detto sistema . Taiitoppiù eh" era volo dell' autore , per quanto fosse slato possibile , di estenderne la conoscenza , esami- nandolo nelle specie di animali rari , di sottoporlo infiue a perentoria crisi favore- vole o contraria. Se non che meco considerava, qualmente all' Archialro danese spetti il merito di averlo indicato , ma non quello di esserne stato il primo minuto desi;rittorc;giac- chè poco se n' era visto , e molto rimaneva a scoprirvisi. Come pure io rifletteva , che il citato apparecchio Jacobsoniano, facendo parte della vena porla , ed avendo (juesla intimo rapporto colla piccola e grande circolazione cruorica , per la scienza intorcssanlissimo sarebbe riuscito un lavoro, che specificamente esaminasse il com- plicalo corso del sangue delle tre ultime classi di animali vertebrati. Sillatla Mono- grafia, valevole a rischiarare le precedenti scoverte, ad ampliarne le conoscenze eoa csieso e novello piano avrebbe abbracciato la totalità del circolante apparato. Ep- perciò diverso dal quadro comparativo di Martin st.-Ange (4) coronato dall Istituto ( Accademia delle scienze ) di Francia concernente la struttura del solo centro della circuito sanguigno di qualche specie di animale vertebrato paragonata a quella del feto umano. A cagione della somma difficoltà , che il sistema venoso presenta Dell' essere rintracciato, anche da'moderni anatomici testé citati ;^5) poco se ne è conosciuto, non esclusa la vena delle porte di piìi facile accompagnamento , su di che Cloquet (6) ha divulgato speciale protesta. Pare meno incompleta la storia dell' apparecchio ar- terioso ; però niente seguito nelle intrigate sue diramazioni ed anastomosi . La disparità delle descrizioni dipende non tanto dalle frequenti anomalie offerte dallu arterie , quanto dalla deficienza di precise figure. Le quali in anatomia hanno pregio e valore analogo ad un' accurata carta topografica riguardante regioni di vieto cono- scimento , ma per lo innanzi descritte sempre in vago , ed equivoco modo. (1) Analect. f. vergleich. anat. Bon. 1835. (2) Burdach Tmii. dcphys. Par.1837 , VI 191. (3) Cuvier Analom. camp. 2. ed. Par. 1830, VI 25i, VII 522. (4) Circuì, rfu song, chez lefoet. et les veri. Par. 1832 in fol. (5) Boj.ino Anat. teslud. cit.— Schlomm Bullet. cit. IX 333-5G. — Mcckel Anat. eomp. Par. 1837 , IX 281-3Ì2. — CarusAnat. camp. Il 331-39. — Wagner leAr. d.«n//.anar. Leipz.l83i, y.l79. — Muller io Burdach Truit.eit.\l 180-90.— Duvernoy Lef, d anat. comp. de Cuvier 2 td. Par. 1839 . VI 2i5-2o6 , 301-30 . (6) EU» n a pninl eli eludiée d une maniere speciale dans les poitsons , son txistinee n'ett poinl encore bien eonstatée : ce qu il on $ail tur la veine porle chez les repliles , tt bomt à aiitz peu d* chose.Ene. cit. 23 176 Cioccbè viene eziandio contestato dalla ristrettezza delle angiologiche nozioni, cbe io colla guida dc'menzionali classici autori ne aveva potuto apparare. Avvegna- ché ne' tempi andati crasi descritto da Severino (1)il cuore delle tesntggini, lacerto e vipera; da Panarolo (2) e Biasio (3) l'indicato organo, non cliè i vasi del camaleonte; da Malpigln (4) la capcilare rete polmonioa delle rane ; da Caldesio (5) la fabbrica e r uso del sistema cardiaco-vascolare delle testuggini terrestre, lacustre e marina ; da Baglivi (0) il medesimo apparecchio di qucsla, del ranocchio e la relazione del cir- colo cruorico col respiramento,aggiugnendovisi dallo Swammcrdamm (7) chiare no- zioni intorno alle vene renali afferenti di Jacobson in detta rana, e della circolazione del suo sangue nello stato adulto ; da Perrault (8) le valvule cardiache della testug- gine indiana; da Duverney (9)il circolo sanguigno del feto umano paragonato a quel- lo delle testuggini terrestre ed indiana, nonché fiancheggiato dalla struttura del cuore della t. marina, della rana, e della vipera ; da Cavolini (10) il cuore , le vene e le arterie del rospo ; e da Spallanzani (11) i fenomeni del cruorico loro circuito. Credeva che una sola Memoria illustrata da opportune tavole colorile da redi- gere a comando della nostra R. Accademia delle scienze (l2)fosse stata bastevole per r angiografia de' Pesci , de'Rettili e degli Uccelli. Eppure il fatto mi ha dimostrato il contrario , essendomi immerso in quasi nuovo e vasto campo , comprendendo es- sa i soli Rettili , esaminandone per ora le vie circolatorie nello stalo adulto di qual- che specie nostrale de quattro loro ordini , ossia Batraci , Ofidi , Sauii e Chetoni , però essendo questo lo schizzo di altro mio più ampio lavoro. (t) Zootom. Demoer. Nur. 1645 , p. 324 , 360, (2) Il carnai, eiam. Roma 16'ia , 4°. (3) Analom. anim. Amst.1681 , j>. 56-58 fig. (4) Op. omn. Lond. 168T, episl. ad 5oreH.134. (5) Otierv. anal. ini. alle tarlar. Fir. 1687 ,p. 56-69. (6) Op. omn. Xen. 1754 , p. 236-39. (7; Bill. nat. Leyd. 1738 , /). 830. (S) Uiit. de lAcad. des se. Par. 1066-99 , HI 406-408. {9) Hill. cil. an. 1699 , ." ed. , p.227-259. (10) Atti della R. Acad. delle «e. Nap. 1819, I 296-315. (tt) Opere ediz. de' class. Mil. 1820 , IV 139-440. (12) Essi fu letta nelle tornate di dicembre 1837, od annunziatane! Dite. ann. del s^grel, JUnnIicelli. Nap. 1838. Un cenno se ne leggo nelle mie htitus. di nolom. comp, 2.ediz. Nap. 1836, li 104 114 , tav. LIU. AlTi relativi ragguagli ne pubblicai nella TJic. anatoin.- fit. sul proteo ter- peni. Nap. 1840, p. 12-15, tav 1-IV. l'er causa della ritardata pubblicazione della succennata Mc- jiiori.-i debbo qui manifestare , cbe Vogt ( .\nut. der amph. Born. 1839 fig.] sicsi occupalo del car- diaco apparato del pilone tigre ; e cbe Gruby ( Ann. des se. nal. 3. ser. l'ar. 1842, Wll 209-230, pi. IX et \] abbia pubblicato soddisfacenti ricerche su gran parte del sistema venoso della rana , • (necialmente intorno alle di lei vene cerebro-spinali. 177 PARTE I. BESCRIZIOIVE dNATOldlCA. Am. J. Apparalo venoso spìacno-epatico o Jacobsoniano. La vena (1) oml)ilicale della salamandra codapititla (2) è risultamenlo della tarsea , fatta da quattro troncbicelli collocati sul dorso degli arti posteriori , essea. done i due esterni solilarì e gli altrettanti interni quadripartiti , onde si 1' uno come l'allro costeggiare ciascuno margine delle cinque dita; dalla tibiale traghettante dritta lungo la tibia, ed i muscoli della flamba ; egualmente che la sua continuazione o fe- morale ricurvala entro il bacino , in cui sino all' incontro della compagna , aflln di costituire la ombellicale- , emula la vena iliaca pe" vari rami analoghi ; dalla codo-ve. scicale composta dal rametto codale laterale , e dall' infero-vescicale ; dalla prosta- (t) Volendo serbare uniformità di linguaggio tecnico nella detcrminaiEÌone delle vene e delle arterie de' Ueltili , ho seguito la stessa nomenclatura impiegata dagli antropotomi, tranne no' casi di novità e di eccezione. Ed a bella posta mi sono industriato di renderne le descrizioni semplici , e brevissima la relativa spiegazione delle fignre,onde non ingombrarle con molte lettere, essendo que- sto lavoro diretto non a'tironl ma a'professori della scienza zootomica, che immanlin.nte riconosco- no le parli, ove i canali traghettano , ed anche quelle da me indicato in apposite noterelle. (2) La striscia bianca mediana della sua coda è carattere esclusivo de' maschi , i quali stanno alle femine come uno a dieci ; avendo essi maggiori e piùalTollati i follicoli cutanei , e la milza jiriva pure del lobo inferiore, non che i tubetti urici, almeno in qualche individuo, più sporti fuori del parenchima rcnale.Cili olricelli pimmentici sparsi sulla cute ed in altre parti, non esclusi la pia'madre cerebro-spinale , il bulbo aortico, il cardiaco ventricolo, sono moltifuli quasiché raggianti; le cripto culanoo vcggonsi olreformi aperto nella superficie della cutiola, giacenti sopra lo strato dermico la- certoso , segregando un umore latticinoso tegnente, analogo a quello della fico, quando la salaman- dra sia irritata, e causa di prurito sulle parti della nostra cute, che ne sono tocche ; ed i sottolin- guali meritano particolare menzione, non essendo dessi semplici e piccini come i gastrici egli en- terici,risultante ognuno da vari degli stessi sferoide! , disposti come il racemo di uva con lungo dut- to escrctorio comune. Nel tubo enterico di detta salamandra abita un mnnoUomo ed una Ionia . Ellittica ne è la gleba timica posta anteriormente al bulbo aortico; mentre stanno a'Iati del collodi detta talamumlra i due corpi tiroidei ovati. Non nera stata finora esaminata la intima struttura dei rognoni. Sotto l'orifizio del dotto deferente giace quello dell'uretere, amendue coperti dalla cloaca.es- scndo esso breve ed all'eslcrno tenendo i tubetti oriniferi.che successivamente sboccanvi, venendo o- gnuno dal parenchima renale grano-polposo , sfioccantesi in tre o quattro (lessnose fistolette corta semplici .altre finite in cima a glomeri tubolosi, e certune anastoniizzate alle adiacenti. Le glandu- le prostate note a Husconi, per l'esterna forma, risultano da intortigliali canaletti terminali paral- leli alle rispettive frangie della cloaca, dalla estremità delle quali gecae un unore bianco QUmcnlo- SO.Confusi sotto le prostate ne hanno altri biancastri perfettamente identici , che incomiociano eia- veformi e finiscono tortuosi al resto de citali cirri . Il membro genitale è cuoreforme con apice attenuato e libero , nienle dissimile da quello delle Usluggini , ed approssimantcsi pel tessuto aJ un corpo cavernoso. 178 tica con molti rami sparsi sopra cadauna prostata sboccantevi in opposizione della prccedenlejtlalla ultima lombare lateralmente derivala dal fondo deUaddomine; dalla cocclgea smla dalla punta della coda, ricca di opposte diramazioni per lo intero suo corso sino alla pelvi, però le superiori, essendo meno lunghe delle inferiori, terminano col ramo destro o ascendente insieme al piccolo descendente nella iliaca; dalla renale, che pel margine esterno del rene riunisce nove rami alternati a' due bipartiti sperma- tici, ed a' rimanenti quattro lombari. Il tronco della vena ombilicale maggiore o media è fatto dalla vescicale, risultante da due rametti marginali, e daegual numero mediano, tutti abbastanza dispersi sulla aa- tero-posteriorc faccia della vescica oriiiaria , dalle duplici ombellicali minori o late- rali come r antecedente mediana traghettanti sotto il peritoneo alla sua destra e sini- stra e surte dalla pertinenza del colio, essendovene altre esili equidistanti nell interme- dio spazio, tulle poscia congiunte da successivi rami traversali : mentre obliquamen- te comunicano nelle ombilicali minori le moltiplici addominali, e niente dissimili da' fili da tessersi tela. La vena splancnica deriva da due tronchetti: il primo è la gastro-spleno-pancrea- lica, composta dallo quattro venuccie stomachiche sparpagliate suU' intera superficie dello stomaco, dalle tre della milza, dalia piccina e grande duodenale bifurcata, non che dagli infiniti ramicelli flessuosi nati ovunque dalla sostanza del pancrea, e finiti nel tronco comune; ed il secondo rappresenta la mesenterica, appena curvata sul me- sentcro con nove tronchicelli bifurcato-moltifidi , la maggior parte ad anse prov- \tdute di ramificazioni su' budelli tenue e crasso , ed anastomizzata con il rametto medio vescicale e colia duodenale. Comparisce la vena epatica continuazione della ombilicale , e poc'oltre ingran- dita dalla splancnica. Essa giace piìi a sinistra che a destra del fegato, il di cui tronco incomincia dal pericardio, penetra indiviso nella sua massa, ma tosto riceve quattro alterni rami per cadauna ala iccoraria , a sinistra più grossi a causa di que' dell'eso- faco e dello stomaco ossia esofago-gastrici , distinti nella esofagea e nelle stomachi- che anteriore media e jìosteriore ; accoglie i due rami dellala media colla venuccia cistica, facendo quivi triplice anastomosi traversale con le addominali sinistre, ossia una anteriore , due mediane , ed altreltante posteriori. Le cinque dilarie vene della rana costeggiano il margine interno del suo primo di- to , e 1' esterno delle rimanenti quattro , indi unite in due sul dorso del piede costi- tuiscono la pcdidia o tarsca, dante origine alla tibiale alquanto ingrossala sotto il gi- nocchio , e nella quale entrano un rametto presso il termine della gamba , un' altro verso la metà del suo tragitto e tre sotto il popiile ; cioè il primo fibolare ed i rima- nenti corrispondono a' tibiali posteriori, lutli poi arrivanvi da' muscoli adiacenti. Se- gue la femorale profonda , che riceve sotto il ginocchio la poplitea , e pria di penc- ^rare entro la pelvi la tibiale superficiale peraltro piccola e provegncntc dal popliie , 179 ooncliè la inguinale col ramo inferiore derivato fra' muscoli della coscia e col supe- riore surto da que' dell' addome. In ogni flessuosa iliaca mettono foce la epigastrica , 1' azigo-nefro-sciatica composta dal ramo renale tripartito nel parenchima del relativo rognone (1) , del- la gianduia iporcnale e colle due vcnuzie tubarle ; dalle azighe con le addomi- nali traversai mente parallele, finite nelle intercostali anteriori, posteriori e traversali congiunte alle coppie di vertebrali ; dalla spinale traghettante sulla midolla rachi- diana , ne' di cui opposti ramicellì sboccano le ramificazioni de' gessacci follico- li entrovertebrali e della intera rete sottepidcrmica dorsale ; e dalla sciatica per- venuta dalla metà inferiore della coscia , ove anastomizzasi con la poplilea, ingros- sala poi dal rametto anale. L' una e 1' altra iliaca sopra il pube incontrasi ad angolo acuto , aflin di produrre il tronco delia ombilicale , che rettilineo per sotto il peri- toneo penetra nel fegato ; accogliendo in principio la vena vcscicale ramificala sulla metà della vescica orinarla col grosso ramo marginale, le cinque successive veuucce traversali internate ne' muscoli addominali, e presso la sua fine la cervicale venutavi dal collo. Lavena splancnica è composta dalla gastro pancreatica, e dalla mesenlero-splenica. I>a prima bipartiscesi in esofago-gastrica derivata dal cardia, e ramificata serpeggia sullo stomaco fino al piloro, dove forma corona : e nella duodeno-pancreatica che , fatta unione con la pilorica , ricevuti alcuni rami dal duodeno , entra nel pancrca , che fornisce di alterni ramicclli tanto essa , quanto il tronco comune , che continua a percorrerlo. La seconda accolta la precedente dritta inoltrasi nel fegato , essendo immediato risullamcnto della enterica supcriore,! di cui primitivi ramicellì vengono dall' una e dall' altra faccia del budello tenue alla vena ricorrente per l' intero suo arco minore fino a che non si anastomizzi colia pilorica, ed alle anse di quattordici rametti raggianti sul mesentero in due poligoni vascolosi ; dal maggiore de" quali nasce il tronchìcello , che più innanzi trova altra coppia, ed il terzo colico-splenico originato dall intestino crasso , dove forma anastomosi colla vcscicale, ed al di là della sua bifurcatura sboccanvi i rametti splenici.La vena epatica della suddetta ra- nocchia è tripartita , due tronchetti colla cistica appartengono alla bilobata ala de- stra del fegato (2) , ed uno bifido alla sinistra : cadauno de" medesimi internato nella epatica sostanza comparisce carico delle primordiali ramificazioni . La iecoraria vena del colubro natrice ha origine con molti rami dalla fine del- l' esofago , i quali scorrono sopra il polmone , ed il suo tronco dall' estreiuilà ante- [i) Molti aflbllati tubi oriniferi claveformi compongono la massa renale , e finiti nel comun« uretere . (2) Il parenchima iecorario presenta frequentissimi gruppetti di coleliti interstiziali orbi- eolari o neroijnoli. 180 flore fino alla posteriore del fegato ne occupa la linea mediana , accogliendo circa venti opposti IronchiecUi a driila , altrettanti a mancina o esofago -polra mari, e pivi di dieci pneumo-gastrici , alternati co'precedenti, non che pervenuti dallo stomaco e dal polmone. Spesse volte gli ultimi di quesli termioMno nulla spirale ddalazio- ne della successiva vena splancnica . La quale eslendesi dalla metà del/-coi'po lino alle vicinanze dell' ano , e sembra mero prolungamento della epatica. Componesi essa dalla mesenterica, la quale formato il piccolo anello anale, ricevuti ì potili corti ramicelii del budella crasso, a norma che procede innanzi cresce di pe- rimetro , se ne allungano e moltiplicaQO le diramazioni per lo piìi bipartite , ed ab- bandona il mesenterio ; dall' adiposa surta nelle pertinenze dell' intestino crasso per mezzo alla catena de' corpi di adipe , riceve laterali ramificazioni, non escluso il fie- vole reticolato , che libero giacevi dappresso ; dal tronchetto della spleiio-pancrca- lica , e della piloro cistica : venendo questo dalla fine dello stomaco e della pros- sima filza dei dischi adiposi , nel tragitto unendovisi la ramificazione della cistifel- lea , e quello maggiore dal paucrea mercè due principali rami , appartenenJovcae altrettante della milza. •'' La vena bellicale di detta vipera è dalla natura chiaramente distinta in anterio- re, media e posteriore . Sorge 1" antero-ombilicale flessuosa presso la mascella infe- riore , e lungo la mediana linea ventrale aumenta di perimetro mercè opposti rami laterali collocati fra lo strato muscoloso eslerno ed i comuni integumenti , ed ana- stomizzati alla mirabile rete vascolosa sottepidermica, composta da parallelogram- mi con esili venucce a' rispettivi lati. Essa in direzione del terzo posteriore del fe- gato s' impicciolisce e bifurca , quasiché col ramo maggiore finisse nel termine della vena epatica, offrendo'anastomolici rapporti: cioè sei con questa , tre con le gastro- polmonari, uno colla porzione spirale della splancnica , e due coli' adiposa . In cui sembra, cha- abbia terminazione la postero-ombilicale , non mancando fra ambedue archi anastomotici lunghesso il ventre, ed i solili rami conmnicanti in detto spazio col- la indicata rete sollepidermica ; i quali ccmporiansi in analoga maniera durante il suo rettilineo corso da sotto l'ano, dove incontra il tronchetlo della corcige-puden- da col relativo reticello epidermico arrivatovi dall' estremità della coda , e con le due bipartite venuzze Cancheggianli gli anali follicoli , ne' maschi scaricandosi la bi- fida penile , surta dalla fine di cadauna guaina (1) del membro genitale ; indi, dive- nuta fusiforme , vi accoglie laterali rametti . A destra e sinistra dell' accennato incontro coccige-ombellicale giugnel' arcuato tronco delle duplici nefro-tubarie , ed oltre tre esterni rametti dispersi pe'siti vicini (1) L' astuccio di cadauno pène ha il muscolo membranoso destinato a sguainarlo, gran- de quantità di piatti nervi scrpcggiaotivi da capo a fondo e con esempio unico. 181 Delia altrettanti per banda traversali ed anastomotici, ossia un paio colla vena coro- naria anale figlia della enterica, cui direttamente uniscesi il terzo. Cadauna nefro-tuba- ria , 1q destra più lunga della sinistra , risulla dalla renale , ed a questa apparten- gono le prime ramificazioni tubarie,indi li successivi tripartito-moitifidi ironchicelli spettanti ad ogni rognone (1^ . Presso la metà del suo tragitto riceve il lungo ra- mo della tubarla provvegnente dall' esterno lembo della tromba Falloppiana e della relativa sfrangiatura , sulle quali appaiono infiniti ramicelli diretti pure negli altri quattro posteriori suoi archi anastomotici colla renale. Le due aziglie costeggiano la colonna spinale , incurvandosi tra ogni vertebra per dare obliqua uscita a ciascuna intercostale ; anzi nel punto di comune incontro ad arco osservansi altri due minori di questi , oltre qualche inclinato vaso anastomotico dalla inlcrcoìtale inferiore inoltralo alla superiore. Ognuna di esse scorre pel margine delle costole, ed attenua- ta finisce vicino le ombilicali anteriore e posteriore, dove con tortuoso canale paral- lelo fra lo intervallo costale termina la rete anastomolica. Quale reiicino eziandio ri- marcasi nelle duplici venucce, che cadauna intercostale appena uscita caccia in su , ossia la sopracostale dritta equidistante alla sovrapposta sino alla linea mediana , non che la entrocostale arrivatavi dalla totale interna lunghezza della corrisponden- te costa , come altresì nello strato muscolare esterno , ove le maglie rilevaasi più ampie. Nelle citate azighe sboccano le vene ovo-cassulari, dopoché sieno ingrandite da' ramicelli derivati dalle glandule antirenali , e da' fiocchetti vascolosi della contìgua serie di uova con due tronchi la destra e tre la sinistra , essendo unite alla tubarla presso la sfrangiatura dell'ovidutto ; non che le sperma-cassolari, rimarcandovisi po- co dissimili gli scarsi rami spermatici, e le cassulari, talora finitevi bifide. Le verte- brali entro il cavo delle vertebre fiancheggiano la midolla spinale , sul mezzo della quale traghetta la midollare, dante rami sempre opposti. Singolare ricordanza meri- tano le anastomosi delle azighe con le aotero-ombilicale , epatica , splancnica , e ne- fro-tubaria. La vena antero ombilicale della tacerla agi le, come nella /.muraWa, discende bi- partita pe' lati del collo e degli arti anteriori , poi nella mediana regione toracica ac- colti li rami inlercoslali, de' muscoli pettorali, e della rete sotlepidermica quivi ret- tangolare , buca lo sterno , e postasi in relazione col polmouico relicello dritta per entro l'addome va incontro alla postero-ombilicale. La quale prende origine dalla tar- sea sul dorso de'piedi posteriori, composta dalle Ire ditarie principali, ossia da quella dell' alluce colla calcanea , nonché dalle rimanenti due bipartite sulle altre quattro (t) Ogni corpo 0 lobo di rene offre il proprio dutto escretorlcfinìlo nel comune uretere, tripar- tito entro il suo granoso parenchima , e ciascuno di questi triplici tronchiccUi ha ulteriori divisioui peaoatiiJJe sparse per la intera massa renale, componenti li tormioali e claveformi tubolini onoiferi. 182 dita. Seguo la tibiale aDterioro «otto il popUte unita alla posteriore, e poo' oltre alla pcronea. Il tronco della femorale vena della /.agile, ricevuto in su il ramo crurale superfi- ciale,più avalli i in giù quello delle criple vicine, penetra nel bacino, onde produrre la iliaca. In questa scaricansi la luterò coccigea provvegncnle da' muscoli de lati della coda ; la coccige-renale risultante dalla coccige mediana a tronco unico venuta dalla punla della coda, ricamando di vasueci la stella di muscoli e delle adipose glebe coda- li, poi bifurcusi pelle renali, ognuna scorrendo in mezzo a' rcni('l), dove riceve opposti ramicelli; la sciatica o ipogastrica ramificata framuscoli elevatori della coscia , oltre le duplici olturatrici, ed insieme alla compagna su la sinfisi pubica produce il tron- co della leste citata ombellicale. In essa mettono capo V epigastro adiposa , vai dire la superiore superficialmente inoltrala sotto le pareti addominali procede verso la mammaria , e 1' altra inferiore vi arriva dalla relativa porzione di grascio ; le moIti> plici addominali superficiali o sotto-peritoneali travcrsalmente parallele e conti- Buate colla sottepidermica rete romboidea. L'aziga è distinta in esterna minore e nalla interna maggiore, ambedue suddivise in cefalica (2), cervicale, toracica, addominale e coccigea , costituendo una continua catena di esagoni vascolari inequilateri . Questa ultima sta entro il canale vertebra- le, e tra cadauna vertebra accoglie un paio di opposte vene bifide, congiunte pure ali aziga esterna, distinte in cervicali, intercostali, lombari e codali ; essendone le pri- me ed ultime, ossia del collo e della coda, più brevi delle medie, non cbè delle to- raco-addominali. Le quali anastomizzansi col paio di venucce laterali destre e sini- stre, ed ove scaricansi le moltiplici addominali profonde o entro-muscolari, obliqua- mente equidistanti , anzi disposte a laterali anse reticolari nel gc.cko. Alla fine del- leazìghe cervicali mettono foce due rametti per ogni arto anteriore, e n'esce in giù la sottascellare . Né 1' aziga esterna manca di ulteriori anastomosi , quali sono il ramo diretto alla renale , e l' incontro della nefro-coccigea con la femorale nella iliaca. La vena epatica della mentovata lucerla risulta dalla cervicale profonda , ana- stomizzata colle aziglie di detta regione, penetra nella bifida punta del lobo maggiore del fegato , che percorre da capo a fondo , alquanto inclinala a sinistra, e man ma- no cresciuta per duplici rami della ombelicale anteriore ad alterne ramificazioni pri- marie , o intrinseche alla massa del suo lobo maggiore e di gran parte del minore ; (1) Ogni tubetto orioifero immerso nel parenchima renale è tricotomo-penoatifido , ostia con laterale serie di piccoli slargamenti . (2) Per dimostrare senza alcuna materiate injezionelo scarico del venoso sangue cefalico dea- tro 1' aziga e suo dipendenze , basta comprimere la testa di un lacertone , onde vederlo risalirà Terso la vena scapolare . Non parmi clic Edwards abbia troppo atteso nella indagine del circolo Moguìgoo delia lac«rla ( Elm. dizool. Irai, da Dorotea, Nap. 19^2 , f. 37 , tav. 118 1. ) 183 C(l csli'iiist'chc , come dulia piicuino-gasliica , falla dall' esile rclicello esofageo , ;ip- paileiieiilc al laino goslrico superiore sparso sino alla mela dello slooiaco , e dalla poiinoiiaie scesa raii'ilìcala dalia cima de' polmoni, ed ameodiic poste in relazione colla vascolosa loro relè , non die della gaslraiiga collocata alla fine del lolio epa- tico minore con molli ramoscelli pel piccolo arco dello stomaco , passa sollo il paa- crea , incuntia altra coppia di rami delle aziglie esterna ed interna, costituendo uà solo tronco concimilo all'altro posteriore dell aziga esteriore , che in sé ammette an- che parecchi ramicelli iecorari. La vena splancnica o mcsentero-spleno-pancrcatica della /. agile componcsi dalla mesenterica posteriore o colica nelle adiacenze del podice pian piano ijigrandita da' rami del budello crasso; dalla meseraica anteriore arcuata sul mesenleio, ove riceve (pialtro bipartiti rami a principio delle b.furcaturc con anse ramose, la prima del- le quali anaslomizzasi coli' ultimo ramello cecale dell» mesenterica posteriore ; dalla gaslrosplciiica , li di cui ramicelli arrivano dalla regione posteriore del- lo stomaco e dal duodeno con tre tronchicelli, ne due primi aprendosi la splenica spartita in ramo anteriore , posteriore , e traversale comunicante coli" aziga e- sterna dorsale ; e da' duplici rami del pancrea , non escluso quello della sua appendice. Via facendo il tronco della splancnica riceve la gastrica media , falla dai rami anteriori e posteriori , essendo uniti quelli alla pneumo-gastrepatica , e questi alla gastro-splenica. La vena oinbellicale del camaleonte comincia dalle duplici coppie ditarie com- ponenti la tarsea situata sid dorso de piedi posteriori . Le segue la tibiale dritta e mediana nella gamba , poi ia femorale fra' muscoli della coscia continuata entro la pelvi nella rispettiva iliaca. Ognuna di queste, accolte le tre parallele venucce di- rettevi dal posteriore lato del trigono corpo adiposo soprapubco, costituisce il Iroa- co ombelicale così a dritta come a sinistra , ingrossandolo tanto la media maggiore vena adiposa sparpagliata per la quasi totale massa di adipe , ed altra piccina suU' anteriore di lei angolo, quanto le addominali media ramificala lunghesso la linea me- diana delladdoine, in avanti congiunta alla analoga anteriore, non che le duplici late- rali quasi continuazione delle anteriori colle successive paia d intercostali o dorsali, e delle lombari. La coccige recale mediana apparisce solitaria fin dalla estremità della coda e con opposti rametti, alla quale dentro la pelvi uniscesi la latero-codale, e dalla meta di questa continuasi nella renale corrrispondento per mezzo ad ogni rognone, là fatta più ampia da alterni rametti e dal tronco della aziga esterna, per cadauno lato delle vertebre ricevendo le cervicali , dorsali , lombari e le spinali colla rete solte- pidcrmica (1) . (1) Sollevala la cuticola del camahontt , di {acilissima separazione, co mpariscoao i follicoli 24 18i La vena splancnica poi è composta dalle seguenti, cioè gastrica media per l'arco mi. iiorc (lello stomaco, ricevenendonc rami dall'unac dall'altra banda, e le sta poco innanzi la gaslro pancreatica fatta da raraicelli sparsi nella regione pilorica e da altro esile so- pra il paiicica. La mesenterica media radduce quattro precipui rami dalla estremila dell' intestino tenue, e dallo incominciamcnto del crasso, o meglio del sacco cieco. La castrenlerica principia colla gastrica posteriore ramificata quasi per la totale superfi- cie dellosiomaco, verso il fine congiugnesi alla mesenterica anteriore anastomizzala alla nicseraica media mereè anse rientranti solamente fra' medi suoi rami, e con altro per poco tratto cosleggiante lo esteriore lembo del budello tenue , formando brevis- simo tronco . La entero-spleno pancreo-gastrica comincia dall' intestino crasso colla mesenterica posteriore merce parecchi ramicelli , ed insieme al suo ramo anteriore a- naslomizzalo colla mesenterica media , solitaria accoglie la gastrica media minore co' ramicelli dispersi nel termine del piccolo arco delio stomaco , ingrandita poi da tre rami splenici e da allicilanti opposti panireatici. Dalla unione del tronco si della ombellicale come della splancnica, avvenuta as- sai prima della massa iecoraria , succede quello della splancnobellicale , costeggiato da duplici dutti coledoci, poio rettilinea penetra nella scissura delle porle, onde unirsi airepatica,piccola in paragone di quella degli altri Rettili, mediana conventi maggio- ri ramificazioDi si a diitta che a sinistra. In essa imbocca la esofago-gastrica, figlia dei rami esofageo e slomachico superiore , ambiduc ricchi di ramicelli posteriormente anasloraizzaii colla gastrica mediana, come altresì le addominali media anteriore dira- mata per mezzo 1' addome , e le due laterali giacentivi a destra e mancina , man mano aprendovisi le successive paia iulercostali. Duplici sono le vene ombelicali della icstiujghie greca , ognuna collocata al ri- spettivo lato delladdominale linea mediana , Ira il peritoneo e la volta ossea, distinta in posteriore ed anteriore. La prima riunisce la tibiale e la peronea posteriore bipartite fin sotto il ginocchio col ramicello popliteo e continuate nella grossa femorale profon- da ricurva-, dritta poscia iiicaminasi entro la pelvi, posieriormente rivolgendo la pu- bea arcuata , messa in rapporto colla compagna tanto dietro quanto avanti il pube . Il rimanente paio di vcnucce ditarie prco prima del ginocchio formano la tibiale e la peronea anteriore, poi sorpassatelo continuano nella femorale superficiale su'muscoli estensori della coscia , e ira' suoi deprcssori, incontrata la lateio-coccigea al margi- cutanei grandi, medi e piccini ovali, e m Ila sola faccia inferiore apiiona ansolosi; contenSf^tio una polla gpssacea , essendo per me fenomeno iiies|ilicjliile le istaiilanee loro varietà di liula: su di che èda coiisiillarsi Vcslinuio ( Barlludlni Cmt. II 0 ), e Vunderlloveii ( le. ad illuslr. ad. mnl. in rha- mael. I.nii.-Halav. 1821;. Qualora il camatconle vivo sia irritalo presenta li follicoli della pancia «ii.- f\ , i quali di Sera , oli' ombra, e (juandu dorme , (ompariscono bianchi. 185 ne della CoJa , e la scialica vciuila da iloiilro la pelvi , sola lermiiia nella renale po- slcriore , couliniiata Hall' incoili ro della l'cninrale profonda colla onihilicale posle- fiore : menire dalla opposta banda viene idcniico tronco , che lateralnienti! alla sca- tola ossosa accoglie il ramo pul)eo e la epi£;aslrica poco avanti bipartita, cioè in die- tro pe muscoli del femore, innanzi ondo anasiomizzarsi colla mammaria. Quindi il tronco sull'esterna punta del corrispondente rene ed archeggiando incon- tra la renale posteriore moltiPula , nata dalla parie anteriore dei muscoli femorali e da'lali del bacino obliquamente inoltratasi verso la estremità del rognone , indi rice- vute le mollifidi ramificazioni renali affalio superficiali, uniscesi alla vicina aziga pres- so la radice del collo a traversale anastomosi con la contigua , eziandio collocata all' esterno lato della sovrastante colonna vertebrale , uscendone sette equidistanti vene intercostali arclieg;;iate finoal margine della scatola ossea , le mediane più Imiglic fornite di eapellare rete nello spazio intermedio ad opra della filiera di ramicelli anteriori dell una coi posleiinri dell' allia intercostale . Ogni vena ombìlicale cslcr- nanienle appena arcuala , poi dritta e parallela alla compagna dirigesi verso la rela- tiva ala epatica , raccogliendo la serie traverso -reticolata di venuccc addominali su- perficialmente distribuite sopra il peritoneo , la pericardiaca, da ultimo la brevis- sima onibilicale anteriore. E questa mera continuazione delle omerali; la posteriore rivolge indietro la mammaria allin di congiungersi alla epigastrica, poi separasi nella raggiale ed ulnare, corredate della rispettiva coppia ditaria. Ne differisce la omerale anteriore per essere incurvata , distribuendo Ire ramicelli a' muscoli del braccio, ed altro più lungo ne riflette la ulnare presso il principio dell omero. La vena splancnica della menzionata icslu(j(jine è fatta dalla meseraica posteriore divisa in colica abbastanza ramosa , ed unita co" fiocchetti della cecale curvata in unico tronco ; dalla meseraica anteriore co' cinque rami scorrenti sopra il mesente- re , (n i due esteriori più corti e non bifurcali come li ire medi , lutti congiunti da anse rientranti , e co' rametti enlero marginali. II comune suo tronchetto , ammessi li ramicelli splenici , i vari duodenali alleinati a' pancreatici , i gastrici posteriori ri- (l) La c;i$ti'nza de gangli no' rami ner\ei intestinali, inlrccciali co' vasi arteriosi venosi e lin- fatici sul mesenterio della testuggine marina, è un ratto quanto interessante, altrettanto nuovo . .\t- tesochè nella specie nostra osservaii-i piuttosto gracili aiiasloniosi nervose , che vera forma gan- plica ( Svvan Aeir. l'ar. 1838 , pi. Vili ! : ciuccile ne al>liia airormalo Longet ( Sy.-cci o plessi nervcì , ina n'in mai gangli. sioc ime appiriscmo no' nervi mesen- terici di;lla citala (M/uj^/ne ; il (li cui intero sistema scnjlforo è slato ina'iiiilic.imente delinealo dal suddetio .'levrologista britanno siMu' avere là indicalo la mcooma apparenza gangUoaical' Mujfr. oftlic coinji. anat. of the nerv. »i/s(. Lond. 1837, /»f, . . ). 186 curvali suUaico maggiore dello stomaco, qui vi sboccando la gastrica media provegnen- Ic dal duodeno colla coronaria pilorica , ingrossalo da' successivi ramclti slomacliici inoltrasi alla punta della corrispondente ala del fegato , onde con bipartito ed este- nuato ramo unirsi alla estremità del tronco della vena epatica. Questa parmi mancare di comunicazioiic colla simile dell'altra ala del fegato (1); ognuna dalla parte ristrct- la ramificala nella rispettiva punta iecoraria con un ramo latero-anlcriore e due più "Tamii posteriori , nel margine de quali niiiscono parecchi troncliicelli gaslrcpalici pervenutivi dall arco minore dello stomaco. AnT. II. Apparalo delia vena cava. Dalla estremità della massa renale , ove a dritta e sinistra scaricansi le ramose \enuccc emulgenli , a fianco della aorta nasce la vena cava della salamandra codapi- alla . Essa ingrossala inoltrasi prima a destra , iodi a sinistra della colonna verte- brale e metlonvi foce otto successive vcnucce ovo-adipe-tubarie : cadauna di loro circonda unuovicino , formando rete sulla ovaia , si unisce al ramo della contigua porzione di corpo adiposo, ed a quello che scorre sopra lovo-canale (2). Indi la sud- detta cava attraversa il margine della ala sinistra iecoraria, dove ammette due princi" pali rami epatici, altra coppia più innanzi, ed il quinlo dopo di essere entrata nel peri- cardio. Quivi scaricasi il traversale Ironchelto di ciascuna vena polmonare, ramificala e bipartita sul polmonico margine inlerinre, poscia la socclavia distinta in omerale col- la mammaria posteriormente anaslomizzata alla corrispondente femorale, raggiale ed ulnare con la rispelliva coppia delle ditarie \ e nella giugolare costeggiante il collo, in cui somministra la mascellare col rametto tiroideo, la linguale, e la palatina. A destra delle vertebre lomliari della ranocchia principia la vena cava posterio- re col primo bifido tronchetto delle due renali , essendone il sinistro più lungo ; la quale nel dirigersi in avanti accoglie gli altri quattro emulgenti ramificali prima di uscire dal parenchima del rispettivo rognone e della gianduia sollorenale, ove com- nariscono più diffusi : spesso sono duplici , il medio finito arcuato nel posteriore e Dcir anteriore , cui appartiene la venuccia adiposa e splenica , oppure mancano , os- scrvandovisi rami arcuali verso la bipartita origine della suddetta vena cava.A ipicsta spettano le inlermcdic tre venucce ovo-lubarie, cadauna con parecchi rametti reduce dalla relativa tromba Falloppiana , oltre 1' anaslomotico vaso ricorrente per tutte le (1) Ncrocnoli o gramlicclli sono i rolonJi cololiii ili delta lestugijine, ullUllo ialcrsli/.iali , ossia aUboDdevolnitrnleilisscminalinui parcncliima iccoraiio. /S) Aitnliiiiscoa mostrniisilà il trasversale pezzo tuboloso , clic mette in comunicazione la tromba Talloppiana destra, colla sinistra , e laz mpa poslcrioro dritta sciJilaria. 187 sue girate, UDcndovisi la ovari» derivala dal reticolo sparso sopra le uova(1).Più oltre scaricanvisi pure le due moilifule vene de'corpi adiposi già noli a Baglivi, ingrossa- te dalia dicotoma loro raniificazione, e la epatica ; cioè la dritta unica , e la sinistra l>iparlita , ambedue alternali vamenle ramose. Costa poi ogni cava anteriore cosi a destra , come a sinistra , dalla giugolare divisa nella linguale ramificata pella metà della lingua, nelle mascellari superiore ed inferiore , nella sfioccalura vascolare sotlofiiringoa , e nella tiroidea apparlenentc al corpo tiroide (2) ; dall' ascellare risultante da cinque ditarie, riunite tre io un Iron- cliicello,elerimanenli in uno, componenti la carpea arcuata, da cui partono la ulnare e la raggiale finite nella omerale, terminandovi eziandio li raraicelli scapolare, cubita- le e soltascellarc formati dalla sottepidermica rete di cadaun arto anteriore , la mam- inaria, elie ricama la cute ed i muscoli addominali, anasloraizzata colla epigastrica e con le cinque paia delle spinali , indi ricurvata in dietro ritorna sotto 1' ascella , lenendo poco innanzi la mammaria minore arrivatavi daìestè indicati sili soltepider- Diici; e ila ultimo dalla vena polmonare sparlila in due grossi rami provvegnenli dal- la fine de' polmoni , dove s' inlesse una rete a poligone maglie di primo e secondo ordine: anzi nel rospo ne va più oltre la divisione, e ciascuno rametto scorre sugi' in- teriori tramezzi delle polmoniclie areole. liC duplici vene renali del colubro nalricc, la destra men lunga della sinistra più grossa, superandola per un solo lobello urico ,e de' selle bifidi ramiceli i ovari, insieme uniti cosluiscono la cava posteriore tragliellanle verso la mela del corpo finendovi li quattro tripartiti tronchetti ovari di destra in diramazioni e mo- le eccedenti quelli di sinistra . Singolare nota richieggono le testicolari venucce , a causa della quantità maggiore nelle destre anteriori paragonale alle mancine oppu- re posteriori, tutte archeggianli nello sparpagliarsi alla superficie de testicoli ; pe- rò nel sito dello shocco loro , e delle poche venuzze lalero-renali , derivate dalle glandulctte di tal nome, il tronco della cava in esame parzialmente dilatasi,onde rilor- (t) rinsc'ina ovaia della sa/amwnrfra, della rana e del ro?pn ù costituita da perrotto sacco, stando le uova attaccale alla sua internn parete . (;iiriosa è la disposizione ilwussjta du' due sternali pezzi mediani c'el suddetto rospo slargali in dietro , curvi ed assoitigliali innanzi, che sembrannii ignoti a Scliiiitz ( De liiif. pntmar. schei. Iter. 1832 , p.lGl 1, a^li autori a lui anteriori e posteriori ( Drc- srliet( Sur lìiff. picc. du squel. Par. 1838, ;>." ;. (3j ^eWo rana e nel rospo i corpi tiroirjei sono ovali e silinili a fianco del collo . avon Io moli» minore di que' della salamaiulra .\ di cui polmoni sono alTjllo semplici , ossia privi d? Ile cc'Iolc co- me quo' delle rane , e le divisioni loro dalla parete esterna con follicoli mclanici inoltrate verso la cavila centrale app.iriscono mollo estese ne' polmoni d^'l rospo , e di triplice dinuniiono: le piccole esaconc . le medie e le grandi poligone. Ellittica e mediana su la trachea apparisco la limìcj gleba ii«lla menzionati salamandra. 188 narc al consueto suo porimctro.EJ essa da alquanto tortuosa raddrizzasi in meizo del fegato , vìcp|iiii ampliala pc' ramicclli epslici , li destri più scarsi e corti do' si iiisiri , s' inolila rasente la punta ed il dritto lato del pericardio f'no alla di lui ain- jiliazione (I). Della coppia di vene cave anteriori di tale colubro^ la destra soltanto unisccsi olla corrispondente vertebrale assieme al posteriore tronchetto di questa, fatta da tre in quattro rami bifulo-unilalerali . Ognuna delle suddette cave tragitta a' lati della teca vertebro-cervicale fin da sotto il capo , ed acquista il nome di giugolare, risul- tnraonlo delle mascellari superiore ed inferiore colla linj^uale , appartenenti ad a- iiienduc le mascelle ed alla metà della lingua , non che della cerebrale o giugolare interna , discesa da dentro la calvaria. Nella di cui vicinanza sorge bifida la verle- liiale destra , e raggiugne il pericardio , mentre la sinistra poco prima rimanvi in- terrotta . Tutte e due poi nelle flessuosilij ricevono un rametto , l'interno claveforme rivoltovi dalla teca vertebrale , e 1' esterno semplice anasiomizzanlesi colla rete sottepidermica ; come altresì accolgono esse la bipartita venuccia tracheo-tiroidea, composta da' ramicelli tracheali e della circostante gleba timica (2) . Principia for- cuta la vena polmonare dal terzo inferiore del polmone (3), e lunghesso la mediana linea ingrandita da alterne ramificazioni , inoltrasi verso il sacco del cuore , onde accoglierne le due ineguali coronarie. La vena cava posteriore della lucerla muraria nasce bifida dall' estremità della comune massa renale , il di cui tronco occupanlevi la linea mediana, esternamente ri- ceve gli alterni e ramosi tronchetti emulgenti. Uscita dalla pelvi costeggia la destra della teca vertebrale , separandosene all' opposto lato un tronchicello inclinato verso il testicolo sinistro , afiin di riceversi le triplici venuzze spermatiche col relativo ra- muccio della gianduia anlircnale, e rientrare tosto nel tronco della vena in parola nel- lo ingresso degli altrettanti ramicelli spermatici di destra e della venelta cassulare . Il quale curvatosi dappresso il lobo posteriore dell' ala minore del legato , di cui attraversa tutta la massa, onde raccogliersi il tronchetto epatico sinistro bipartito ed (1) Presso la fine del la vena cava posteriore, evvi una specie di ganglio quadrilatero , fallo da' duplici nervi polmonari , che formano rote sul sacco pneumooico , dagli altri reticolali contigui , o da quei che vi arrivano traghettanti sopra detta vena. (2) Il corpo tiroideo del colubro imlrice, visto da Duvernoy (Anat. comp.yiU 677 ) niilla sola tiperti, è quasi ellittico solitario, posto salto la line della tracheajatto da densi follicoletli.avemlo po- co innanzi nna massa adiposa bislunga, clic paragono al timo pelia sìtuaziooe.anzichè per la strulta- ra.^aegcr ( Tlujmi de&cr. Uan.l83:i,;'. 153) n' clibo idea min precisa. (ò) La trachea in apparenza sembra unica , e continuata nel sacco polmonare, il quale oltre la tunica sierosa ha un parenchima areolare spugnoso lino al di là del suo terzo posteriore, dove com- pariscono alcune libre irregolari ; ma disposte a maglie lìevolmi'ntc lacertoso nel resto anteriore , in cui evvi un piccolo lobo polmonico globoso con brevissimo bronchio. 189 i restanti rami abbastanza prolungati , indi rettilineo procede verso la destra regione pericardiaca. Le vene mascellari superiore ed inferiore della succennala lacnia, e la palati- na compongono la giugolare esterna , e le cerebrali l'interna , amondue costiluendo le cave anteriori destra e sinistra , sommamente ingrossate e parallele al collo. Nella di cui fine ognuna accoglie la rispettiva tracheale , la dritta grande ed occultala in parie dail" asperarteria passa sotto la gleba timica e poco discosto dalla rispettiva glaiidiilclla tiroide (l'I ; e la omerale , che vicino l' asci-Ila caccia la mammaria ana- slomizzala culla ipogastrica. Dal gomito al carpo continua la raggiale , e la ulnare ramosetta ed originaria dalla bipartita carpea , ossia un rametto con tre dilarie pel pollice medio indice, l'altro con due destinale all' aiiellare ed ul minimo. Ogni vena polmonare divisa nel Ironchicello marginale interno ed esterno di cadauno polmo- ne, sulla di cui superHcic le ultime loro ramificazioni tessono mirabile relicino, com- pone unico tronco terminalo nella cava anteriore sinistra ed opposta alla destra. La tubaria vena della tesliiggine greca viene dalla sommità della piega perito- '"' ncale o legamento largo sostegno della relativa tromba Falloppiana, facendovi parec- chie anse ricniranti marginali , e raccogliendone gì' immensi ramicelli dispersivi . Così è originata la cava posteriore destra e sinistra , crescendo cadauna pelle vene o- varie a serpentino andamento sopra le uova specialmente mature, e sulla piega ovaria mercè rami raggianti finamente relicellali, finitevi in duplici tronchicelli. Ampliato- sene il rispettivo tronco, avendo retto andamento per ciascuno lato, ed accolla la cop- pia delle vene epatiche pervenute dalla rispettiva ala del fegato, dirigesi quella ver- so la parte antero-superiore del pericardio. Negl'individui maschili (2) la menzio- nala vena cava presso il bacino incomincia a dritta con ovale vescica , da libera ed orizzontale sotto le reni restringesi in due approssimali tronchetti , aliin di acco- gliere i vari rametti loro , non che li tre del sottostante testicolo sinistro ; indi com- posto un tronco solo , dapprima curvo , poscia raddrizzato mediano , ricevute le triplici venucce testicolari destre , va al suo descritto destino. Le mascellari superiore ed inferiore , non che la cerebrale di detta Icstuggirt» (t) Costeggiaao la inferiore parte della trachea due corpi tiroidi orbicolari, che ho rinvenuto nella tacerla muraria , agite e gnclio . l'iù itmanzi ostiti sullo hi canna aerea evvi la ^Icba Umica bislunga , e costenuta da due liletti per lato nella muraria , arcuata neW agile , essendo duplica nel gecko. Nel cuma(eon/e oyni corpo tiroideo é reniforme , distando alquanto dall' asperarteria ; mentre anleriormcnte e ne' suoi lati giace un |)aio di gltbe tiniiclie sferuidco. Altra simili; cuppij o- yale esisle a destra e sinistra del collo della tacerla agite : in cui noto il piccolo pancrra, che dalla n)«là ilei grande o guisa di listarella granosa ragglungne la milza con dilatazione crenolata si a dritta che a sinistra. ('2) Sono dessi sempre più rari, piccoli e colla scatola toraco-addominale abbastanza depressa. 190 pioilucono le giugolari esterna ed interna a principio ilei collo, po' di cui lati coii- tiiiuaiisi ijucsle iiille c;nc .uiteiiori aliiiuiiilo glosse, presso il suo leriuiiic congiunte da obliquo ramo di perlinen/.a della sinistra , indi 1 una e l' allra insieme alla rula- li\a eava posteriore eon hrevissiino tronco, dove tìnisce la corrispondente vena pol- monare, co" rami derivali dalla relè circondante ogni pneuinonica celletta, ma nel- la unione di quello di destra col sinistro aprcsi la coronaria ramificata sul vealrico- lo del cuore. Abt. III. apparalo cardiaco. Ovale ed ampio osservasi il pericardio della salamandra codaplalla , inlcrna- moiile corredato di tendinee briglie , fissate una verticale alla base del ventricolo , e r allra traversale vicino il suo apice . La ellittica orecchietta laterale presenta conica ampliazione non solo al forame della vena ta\a , ma ancora nella opposta su- periore sua banda , risultando essa da rilevati fascttli fibrosi obliquamente decussa- ti. Ne è grande 1' apertura laterale munita di prominente orlo sfiiUcrico muscolare , comunicante col ventricolo conico tessuto di lacerti carnosi semplici trifidi e molti- fidi , variamente disposti. Sul cominciamenlo del bulbo aoriico , cilindraceo , drit- to e finito globoso, giacciono quattro interni e paralleli rialti valvulosi ovoideo- bislungbi , due maggiori dcgl' intermedi minori. Il pericardio della rajia Hifui^fncc/a è ovale, ed abbastanza esile . La orecchiet- ta piii o meno vescicoloso crespa , quasiché reniforme , ed obliquamente collocata dalla base del dietroposto ventricolo verso il destro suo lato, ingiù avvallata dal bulbo aortico, tiene all'intorno varie curve pieghette parallele ed appena fibrose. Nel mezzo della faccia superiore esiste la orbicolare apertura della vena cava , avente duplici pieghe semilunari , situate una oltre la metà anteriore , e l' altra egualmente disposta nella posteriore . Levi|^ata e compatta è la porzione del conico ventri- colo , comunicante colla suddetta orecchietta , partendone nastri muscolosi rettili- nei , traversali , obliqui ed iu modo affatto inestrigabilc intrecciati . Ne esce il co- niuo-bislungo bulbo aortico , validamente fibroso , e con crassa piega valvulosa in- teriore , orizzontalmente collocatavi , ossia prolungata sino alla divisione arcuata aorlo-polmonica , e colla estremità semilunare libera come nel margine superiore . La cardiaca orecchietta del rospo ha valida tessitura pe' lacerti longitudinali , e per qualcbeduno traversale, e nel mezzo della divisione sua col ventricolo offre l'ori- fizio delle vene cave provveduto di cercine come quello della sovrastante orecchietta ovale e succenturiala. Duplici valvule semilunari anteriore e posteriore appartengono ali ingresso tanto fra essa ed il conico ventricolo, quanto al bulbo aortico cinti da co- mune sfintere. Vieppiìi lacertosa ed intrigata se ne scorge la ventricolare struttura. Comparisce inversamente ovato il pericardio della vipera nalricc e molto più 191 largo del cuore. La orecchietta giace nella reptionc anteriore del ventricolo , avendo la medesima due ineguali lobi cioè il destro maggiore più grande del $ÌDÌslro , ed una valletta inferiore per ricettare il primitivo tronco del- l' aorla. Disparata è la disposizione de' suoi lacerti fibrosi , cioè la mela superio- re ne Ila due grossi longitudinali equidistanti intersecati da vari piccoli tra- versali flessuosi , offrendo valvulosa piega destra e sinistra nella bislunga a- pertura cavo-polmonare , essendo essi nella metà inferiore a nastri obliqui e drit- ti , ed in cima sempiici o spartiti . Bisogna superarsi traversale valvula con me- diano angolo su e giìi , onde penetrare nella cavità del ventricolo coiiico-de- prcsso con base a sinistra piìi allungata , standovi sotto li due orbicolari forami aortico e polmonare , partendone verso la parete lacertosi ventagli , tessiti eoo gli altri traversali ed obliqui . L'ampio pericardio delle /nccrts verde e muraria, eziandio inversamente ovato a cagione del lendine dalla toracica regione laterale surto psr attraversarlo e finire alla punta del cuore, è come questo inclinalo a destra. La sua oreccliielta vedesi renifor- me , ma apparisce assai gonfia ne lati per la valletta inferiore , piìi profonda nel gcc/io , prodotta dalla uscita del bulbo aortico . Osservasi quella longiludinal- meute fibrosa col circolaro foro posto nell' inconiro delle cave ; e larghi na- stri veggonsi partire dalla base del ventricolo alquanto sollevala a manca ed io complicato modo diretti verso la sua estremità , essendone il retto lato destro pili breve del siui>lro abbastanza turvo . Corredale di orlo valvuloso sono le aper- ture cavo-auricolare , la semilunare orecchio venti icolare e la rotonda aorlo-pol- uiujiare . 11 sacco pericardiaco della testuggine greca racchiude 1' orecchietta con inegnali lobi , fornita di mediana valletta inferiore pel bulbo aortopolraonico a lacerti reticolari , vieppiii nella ì. lularia e sommaniesle validi nella /. marina , ove apronsi le vene cava e polmonari mercè solitario tronco od alveo . Comune u- nica e non mediana è 1' ampia rotonda apertura auricolo-ventricolare , nel mez- zo provveduta di verticale lista valvulosa a ilbrclline longitudinali e da mediana coppia traversale. Il ventricolo apparisce romboideo nella l. marina , fornito di largo legamento nell" angolo posteriore aderente al fondo del pericardio , esile eoo veuuccia nella /. iuinria aperta nella traversa anastomosi delle vene ombilica- li , osservandosi tale legame a destra de' lati della orecchietta e dal quasi re- niforme ventricolo dilla /. greca. Il quale dal piìi al meno risulta in tutte le ci- tale tcstugfiini da maglie lacertose dal centro dirette ed attenuate alla sua perife- i.a , e soltanto nel mezzo tappezzato dallo endocardo . L orifizio venlricolo- polmo-aortico è unico nella /. greca e lutaria , corredato di valvole semilunari a' secondari forami , Della base avvalorale da p/opcio rilevalo muscolo appo lu t. marina. 25 192 Art. IV. apparalo arterioso. 11 bulbo aortico della salamandra codapiatta iiiferiormenle dà origine alle arterie polmonari , dapprima alquanto ingrossate , avviate per lo esterno margine de' polmoni , onde spargervi multiplici ramificazioni ; caccia in sopra 1' arteria obliquamente diretta all' angolo mascellare, e fatta una globosa dilatazione , finisce bifurcata . Da mezzo n'esce l'arco aoriiiio distinto io minore rientrato tosto nel luaggiore , il destro più grande del sinistro ; ma nel rivolgersi dietro somministra la carotide esterna bipartita per le mascellari, indi la interna per sotto il palato, ed appena succeduto il reciproco incontro costituente \ aorta , nasce la socclavia continuata dietro nella mammaria , e dritta compone la omerale , non che la ulnare e raggiale col proprio paio delle ditarie. \,' aorta , date le intercostali, scorre indivisa fino alla metà dell'addome, in cui caccia la celiaca, spartitasi in duodeno-epa- te-pancreatica, la quale presso il piloro fornisce ducarleriiicce al duodeno, altro bifi- do al pancrea,varì rami epatici, due curvati a principio del budello teiiue;che in splc- nogastro esofagea dante tre rami alla milza, molti opposti allo stomaco, qualcheduno allo esofago e ne restanti triplici rami mesenterici anteriori primari co'secondarì finiti ad anse ramose sulla metà de' budelli tenui . Dal tronco aortico derivano eziandio spì aiteriucce mesenteriche posteriori, come le precedenti terminate sulle intestine tenui e crasse. Né mancano le bipartite arlerìuzze oro-adipc-tubarie per l'ovario, gli corpi adiposi , la tromba Falloppiana. L'aorta inoltre da sopra la vena cava passa a sinistra, e comparte alla massa renale parecchi opposti plessi ramosi emulgenli . In fine daU le iliache, uscite la vescicale bipartita su uoa delle superficie della vescica orinarla , e la ipogastrica anastomizzala colla mammaria , continua la femorale , non che la tibiale a tre e la peronea con due ditarie: indi il tronco aortico estenuato dritto tra- smutasi nella cocclgea lateralmente ramosa fino alla punta della coda. Dal termine del bulbo aortico della rana mangereccia provveduto del vasel- lino coronario , inferiormente dirigendone altro esile al fegato , sorge lo archeg- giante tronco aorto-polmonico destro e sinistro , suddiviso nella coppia di arterie polmonari e di archi dell'aorta ■ Il destro di questi per lo piìi rilevasi minore , talGala al contrario , del mancino continuato nell' aorta posteriore figlia del loro incontro ed angolo acuto , senza mancarne esempli di perfetta eguaglianza , Dal- la suddetta arteria posta a sinistra della colonna vertebrale immantinente deriva la celiaca o splancnica , in mezzo al corso spartila nella gastrcpatica , suddivisa nell epatica rivolta anteriormente onde tripartirsi a cadauna ala iocoraria con ulterio- ri ramificazioni , niolliplici nelle due stomachiche, sparse nell'anteriore e vieppiìi sulla posteriore regione gastrica , dove esiste la coronaria pilorica ; non che nella niescrairu verso il mcsentcro scparaìa in sci raggianti arteriucce , ossia quattro me- senteriche, e le duplici medie più o meno bifurcate, daUa prima tortuosa staccandosi 193 la duodenale unita alla pilorica , tutte con anse rienlranti per diramarsi sul margi- ne del budello tenue e le restanti due o coliche bifide sparpagliale sul crasso . II tronco aortico fornisce pure le intercostali , lombari e renali tanto nella dritta , quanto nella mancina banda , dalla sua bifurcatura nelle due iliache partendo un ra- niicello anastomolico colla cìstica . Queste dentro la pelvi cacciano le scialicbe , uscitene poi somministrano la femorale fra' muscoli della coscia dante un rametto in su ed altro giù, ed eguale numero vicino il ginocchio, dove dividesi nella tibiale posteriore bifida, cui appartiene il corto ramicello popliteo,come la tibiea posterio- re eziandio bipartito , e superficiale unito alla pedidia, continuazione della tibiale. Dalla stessa o larsea provengono le dilarie, ossia quattro bifide e due solitarie diret- te una al marcine esterno dell alluce, e T altra a quello del minimo, che ne ha due; e le restanti sfioccansi nello spazio intermedio alla loro bifurcatura , cioè sulla cute cntroditaria. A cadauno lato aortico spelta si 1' arteria carotide avviata verso il collo , suddivisa nella interna dispersa dentro la calvaria, dalleslerna nascendo le arleriuccc mascellari superiore , inferiore , e linguale ; come la omerale co' ramicelli pe'muscoli del braccio e dell' ascella , prima del gomito cacciando la raggiale alternativamente ramosa , e se ne continua la cubitale incurvatavisi , onde auastomi^zarsi con quella nell' arco carpeo pelle cinque ditarie, vai dire la esterna del pollice e minimo, le tre bifide mediane , distribuite al margine interiore di un dito ed all' esteriore del seguente. Egli e da sapersi qualmente nella biforcatura carotidea della ranocc/iia fu da Svammerdamm ravvisalo sferoideo bulbo , da Cavolini e dà me osserva- to pure nel ro.'^po adulto , essendo vera dilatazione delle pareti della caroti- de , anziché da reputarsi gianduia o rete mirabile secondo Huschke ed Hen- le CU* Ciascuna arteria polmonare pervenuta al rispettivo polmone , biparti- scevisi in duplici Ironchetli quasi marginali sino alla posteriore loro estremila , do- ve contraggono anastomosi , egualmente che le successive ramificazioni poligone dei medesimi non solo primarie , ma bensì le secondarie intermedie. L' arleria aorta del colubro nulricc appena uscita dal ventricolo cardiaco dà la coronaria destra a minori rami della sinistra, separasi poscia in arco dritto men gran- de del mancino, mera continuazione del tronco aortico, dopo che abbiano fatta reci- proca unione. Da quello escono le due carotidi costeggianii il collo , finendo la de- stra con sei successivi rami traversali fra'muscoli cervicali, altri tre analoghi riceven- done dal corrispondente arco dell' aorta. La carotide sinistra cacciata la tiroidea , che ricama il corpo tiroide , il paio di rametti pclla timica gleba , e molli altri per 1' esofago , la trachea , procede sia sotto la testa , onde dividersi in interna, ed (t) Analom. jtn. Par. 18^3 , II 68. 191 eslcnia composta dalle mascellari inferiore co' rametti dentario , linguale bifido , e dalla superiore puranche sparlila nella dentaria trifida e nella palatina . La ca- rotida interna verso il canale verlebraie inconira la compagna , forma la spinale anteriore Iraversaliuenie anastoniizzuta colla palatina , bilìda Ira" lobi cerebrali, es- sendo la posteriore prolungata sopra la midolla spinale fino alla coda. 11 tronco aoitico , sostenuto da lamina cellolare alla l'accia inferiore della colon- na vertebrale , è coverto in parte dal dotto toracico (1) e non quasi tulio come le ii>- tercoslali, cadauna poi s|iailita a destra e siiiislra tryglicltanlo sotto il margine del- la rispettiva costola , dalla prima delle quali partono pure le ramilìcaiioni interco- sto-polmonari , uscendo dalla sua fine la cocclgea ad alterni llcssuosi lami laterali. Le tre arterie gastiepaliclie anteriore media e posteriore, f^ato il i ispettivo ramo iecorari» immerso entro la sostanza del legalo, vanno a tessere reticolalo sopra lo stomaco con arcuata anastomosi tra il medio e lo inferiore di essi . Altro paio di ramicelU scomparlesi alla fine di dello viscere dalla duodeno pancrealic», cssoiidcme destinata il terzo al corpo splenico ed al pancrea.La nieseiuica anlcrioie archeggia sii' meseale- ro, somministrando sette successivi troncliclti più fiate divisi su grande poirzione del budello tenue , dalla bifurcatuia del piimo de' medesimi parte 1 aricriuzza adiposa scesa ramificata a destra e sinistra della intcìa filza delle glebe di adipe, uscendone il ramo per quelle cosleggianli lo stomaco , li due vaselliui diretti al paucrea , e U unione colla pancreo-duodenale. L' arteria ovaria destra anteriore biparlìscesi alla prima serie di ucra , su la mediana loro filiera e la gianduia renale sparlesi la posteriore o cassulo-ovaria , e» gnalmente che pel resto di quelle e di questa , tutte poi congiunte da ardii anasto- motici , siccome poscia praticano le tre cassuloovo-tubarie : le altrettante tubarle , dati li rispettivi rametti sul leccamento largo traghettante verso la tromba , ove bifu. cale producono le arteriucce tuba marginale anteriore finita nella sfrangiatura Fal- loppiana, non che posteriore estesa fino alla sua origine, derivandone ramicelli pec amendue le di lei faccio. Analogo andamento finale serba la cassulo-ovaria sioi- stra dante vari ramicelli alla gianduia renale ed alle uova , posteriormente rivol. geudone altro soltanto per quella , nel resto di amendue poi dirigesi la cassulo- ovaria , ma curvata costeggia il margine della corrispondente tromba tanto fino alla sfrangiatura , quanto nella massima porzione del ieuibo posteriore y do ve uniscesi alla coppia delle tubarie . Le due arterie testicolari sorgono successiva- mente dall'aorta, però l'anteriore quaibij)»/ tila fornisci; eziandio le cassulaii e la posici io'C bipartita come T antecedcnle sparpagliasi sopra il relativo te- sticolo . (I) Panizza ha pienamente smentito le osservazioni stampalo negli Ann. des se. nal. Ì. ftr. l'ar. Ib'tO intorno al pcleso corso Jcll arteria aorta della rana Jeniro il dutto toracico. 195 Seguono i quadruplici tronclielti renali di desira , i quali fanno scarobic- ToU archi anastomotici presso i iobelti urici , fornendo moltiplìci raniìcelli al parencliima de' reni. Poco avanti la seconda arleriuccia renale prende origine la mcsaraica posteriore o minore , nel di cui arco anleiiorc rientra il tronco del- la mesenterica niagijiore , mentre nell indieiieiigiare dà duplici rametti alla fi- ne del budello tenne, ed uno al pi'iiici|)io del crasso vicino il suo ritorno al tronco aortico. Quasi in opposizione alia uscita dalla mescraica posteriore sorge il primo troncliiccllo renale sinistro , antcìiornientc unito alla vicina seconda arteria tu- barla , in dietro rienlranlc nel successivo sixondo e cosi fino al settimo tron- chetto , tulli ramificati entio la nii'ssa renale , ed i tre primi finitivi bifidi. Nel terzo degl' indiiali sei aitili ierminu la cassuloovo lubaria, e principia la media dante ramiceili alla suddetta tromba nel quinto arco renale corrispondente . L' aorta in seguito caccia ulteriori aiteriucce lubarie opposte , la prima delle quali coslanlcmenlc aiiaslomizzasi colla ultima delle renali ; tanto essa, quanto le sciate a dieci coliche sono mcdto ramificate , e con reciproche unioni capellari . Ogni arleriuccia penile serpeggia per mezzo a cadauna guaina del proprio membro ge- nitale . fornendo il tamello pel contiguo follicolo anale . La cocclgea anastomiz- zala alia spinale soiiiministra alterni ramiceili a' muscoli codali. Da ultimo 1' ar- teria polmonare nella uscita alquanto ampia , inarcasi aflin di collocarsi lun- go la mediana linea del polmone , e fin quasi alla di cui estremità fornisce al- tresì rametti a dritta e manca , quindi insieme a que delle intescosto-pnoumo- niche tessono nilrablU aree per mezzo della di lei lete fibrosa . L' aorta del (jccko nell' uscire dal cardiaco ventricolo adattasi ali" incavo della sovrastante orecchietta , subilo eparasl in duplici eguali canali per ogni suo ovo , indi congiunti in unico tronco a destra più piccolo del sinistro , coroponc- 8Ì da entrambi l' aorta posteriore. La quale liliera , cacciate in sn le paia del- le intercostidi rivolle per sotto le costole a dritta e mancina sostenuta dal me- senlero , nel mezzo della cavità loraco-addomlnale dà la splancnica trlparllla , os- sia : la pancreospleno-gastrepalica, distinta nel primo ramo gastrica superiore , e- steso sino all' orifizio cardiaco dello stomaco , cui appartiene I esile splenlca per la milza, nel secondo epale pancreatica, che, forniio 11 ramicello al paiicroa,scorr a lato del dutlo cistico, onde sparpagliarsi nel fegato, dirigendosi il terzo alla media regione del ventricolo, alla di cui estremità va la stomatica posteriore o gastro pllorica ; la mesenterica anteriore divisa in due Ironchìcelli con ulteriori divisioni ad .iiise anaslo inoliche, la prima di esse unita alla pllorica, .'aiuilicate su lo imero budello tenue; e la mesenterica posteriore o colica mercè il ramo piccolo anastomizzata coli' ultimo della teste nominata arteria, e col grande compartisce varie ramificazioni airinlesli- no crasso , cioè cieco e colon. L'aorta a fianco della cava prosegue il corso dentro la pelvi, somministrando la epigastrica ramificala a muscoli superficiali della coscia , e 196 procede u'Iali dell ucIJome aflfin Jì unirsi alla raainmaria. Poco dopo nasce la iliaca, e lu lispetliva femorale dante inferiorineiue la sciatica, poi pervenuta al ginocchio, dove manda la osile poplllea , di villosi in tibiale posteriore colla breve fibolare di- spersa tra' muscoli della gamba , ed anteriore terminata nella tarsea separata in tri- plici rami, 1" esterno bifido per la coppia delle duplici dilarie , l' allnce e l secondo dito , il mcilio simile pelle successive altre due , e l'eslerno solitario anastomizzato colla tibiale posteriore somministrante il paio di arteriuzzo al minimo . Vengono le tre arterie renali per lato , e la coccigea continua il corso sotto la colonna spinale, dando frequenti opposti rametti alle glebe adipose , non che a' muscoli codali . Dalla anteriore regione degliarchi aortici del suddetto fjecko nascono tanto le due aorte anteriori parallele alla trachea, passando sotto la rispettiva gleba limica, dato uà laterale ramicello , avvicinansi e fanno traversale anastomosi, poi si slargano, rendo- no di nuovo equidistanti, fornendo l'arteriuccia otialmica diretta all'esterno e den- tro il bulbo oculare, terminando alla punta della mascella; quanto le arterie avviate a'due angoli mascellari , ed alla sottoposta massa glandulosa. Prossimo al congiun- gimento de' due archi per costituire l'aorta posteriore sorgono le arterie omerali , o- gnuoa dal corrispondente arco, oppure entrambe o una sola dall'arco opposto. Le se- guono le raggiali e le ulnari colle debile carpea e ditarie. L' arteria polmonare , to- stochè siasi separala in destra e sinistra , a princìpio di cadauno polmone biparti- scesi pel ramo marginale esterno ed interno uniti da obliquo ramicello : giacché le ulteriori ramificazioni pel di mezzo de' sepimenli ne compongono la rete polmoni- ca di primo secondo terzo ordine , tanto esteriore che interiore . Fiancheggiato da'duplici lobi della orecchietta cardiaca della icstuggine greca e- sce il conico bulbo polmo-aoriico dal dietrostanle ventricolo, cui fornisce la corona- ria surla dritta dalla superiore , e la mancina dalla inferiore sua parte , e sulla in- feriore faccia del medesimo assai ramificate . Quale bulbo somministra in avanti gli archi dell' aorta posteriore, a'iaii li tronchi dell' arteria polmonare, e dietro quello dell' aorta posteriore. Questa prolungasi dritta verso il corpo tiroide (1) , cui dà la coppia delle tiroidee , costituendo la socclavia colla sternale rivolta dietro; ma, presso ciascuno bronco separatasene la carotide, prosegue rettilinea nell'ascellare in- curvala , che manda la soprascapolare , innanzi la vertebrale colla scapolare via fa- cendo ramificata tra muscoli del collo sino alla lesta, ed indietro la mammaria aderea- ^/j È desso unico , orbicolare , compatto , mediano e gottoposto all' asperarleria : Caldesi la- chiamò gianduia , che fi trova in tutu le tartarughe situate là dove l'arteria magna aicendente si di- ride in più rami ( Op. eit. 88 , tav. VI 7 ) . Quindi fu riveduto da Carus , Bojanus , Kuhl ed Hu- tchko nelle t.livida e marginosa. Però ninno di tutti costoro ha visto li duplici corpi limici della t. marina collocati fra le bifurcature deU' aorta anteriore , composta di vari lobalo-depressi follicoli pieni di umore granoso. i9r te al periostio lateralmente alla scatola ossea . La omerale tortaosa fra'mnscoli del braccio sparliscesi nella raggiale ed ulnare finite bifide alle quattro dita . Ogni carotide superficiale su' muscoli cervicali in mezzo al corso dà V esofagea posteriore dispersa sull' esofago , poscia la bronchiale pel rispettivo bronco, più oltre la breVe esofagea anteriore , quindi dividesi nella interna ed esterna. L' arco aortico dritto <: ora uguale , altra fiata minore , non di rado maggiore del mancino; in tal caso quest' ultimo rivolge la splancnica grande a destra, e la pic- cola a sinistra : ciascuna eguaglia il perimetro del tronco generatore, assai ristretto nella unione all' arco compagno vera continuazione dell' aorta posteriore. La celiaca prosegue rettilinea verso il lato destro , ove quadrìpartiscesi in mesenterica ante- riore bipartita sopra il mesentcro , ogni di cui Ironcbetto dante unilaterali rami uniti da anse a serpentine ramificazioni finali sul budello tenue ; media lorluo- setta costeggiante r intestino cieco e porzione del colon, là ramificata ed unita al- la precedente ; e posteriore assai piccola innarcata verso il budello retto , dove termina a curve rientranti sul colon , cioè lo inferiore nel superiore , e questo a destra della splenepatopancreatica , la quale a sinistra manda la colico-cecale ser- peggiante sopra il budello cieco ed anastomizzata con la meseraica anteriore , indi separasi nei rami splenico per la milza, nel successivo minore o pancreatico avviato al pancrea , e maggiore oppure epatico , a fianco del dulto cistico bipartito tanto alla cistifellea ed alla porzione finale dell' ala epatica destra , quanto nell' interno del resto di detta ala , oltre vari ramicelli duodenali e pancreatici. Giace a sinistra la gastrepalica alquanto flessuosa , distinta ne' rami gastrici superiori al numero di tre o più , nel medio grandicello , e nello inferiore abbastanza grande diffuso sino alle pertinenze piloriche; il di lei tronchetto, estenuato nella epalicasinistra,dà alterni ramicelli alla relativa ala iecoraria , gli epato gastrici alla contigua regione inferio- re dello stomaco , e congiugncsi all' opposto finale ramo epatico. Le intercostali nascono alati dell'aorta e disperdono rami sulla volta ossosa,Ia se- conda delle quali è più diffusa. Prima delle ultime intercostali sorge il destro e sini- stro paio renale, somministrando per la punta di ogni rognone ramicelli interni e pe- riferici. Le due iliache divaricano pelati della pehi, fornendola epigastrica pe'mar- gini della cassa ossea unita alla mammaria, e penetrate in quella dividonsi in tre prin- cipali tronchi , ossia gluteo , femorale superficiale , e poplilea , che trifida arriva insino al poplite. L' aorta bipartita pelle ipogastriche estenuasi nella coccigea con alternanti rametti. Da cadauna ipogastrica partono le due spinali , la penile abba- stanza grande finita bifida alla punta del membro genitale, il tronco di essa ricurvasi, dà entro la pelvi la sciatica , continua nnlla femorale oltre il poplite distinta nella coppia di tibiali bifide per le quattro ditarie. La polmonare arteria destra e sinistra ramificasi in svariati modi su cada mio polmone, ed alla metà del corso dà grosso ramo obliquo anastomizzato fra il marginale destro e sinistro scambicvolmeote rien- 198 trami nella punta del polmone , e dagli alterili loro rami oomponcsi la rete capei- lare falla da vascolose arcolc dì prima seconda e terza dimensione. PARTE li. DlSAMìlSE FISlOtOGICHE. Art. I. Irrigazione venosa Jacobsoniana, Il sangue venoso degli arti posteriori della salamandra codapialla ad opera delle vene ditarie è versato nella tarsea , e per la tibiale incanalalo entro la femorale , indi nella iliaca. Uniscesi quivi all' altro reduce dall' interno della pelvi , dalla co- da e dalle reni per le vene lalero-coccigea , le jnostatiche , la ultimi lombare , le prime di esse colle spermatiche e coccige-renali , le piccole bellicali , la vesci- cale è diretto dentro la ombiiicale. Intanto quello delle budella , dello stomaco , dell esofago, della milza e del pancrca, dalle vene mesenteriche e dalla gastro-sple- no-pancreali'.a passa nella s|)lancnica. Congiunia alla procedente e colla epatica co- stitoiscesi poi il trivio delle porte, allin di inailiariie luilo l'organo iecorario. Il sanguigno liquido venoso dell uno e dell' altro aito deretano della ivnia medi- ante le ditarie va alla tarsea , ascende nella tibiale anteriore ingrossata dalle ti- biali posteriori , dalla peronea ; scorre nelle femorali profonda e superficiale in- sieme a quello della poplitea e della inguinale. Dentro il bacino scaricasi nella iliaca quanto ne è sparso nell' addome , nel cavo cranio rachidiano , ne' rognoni e sotto la coscia mercè l' epigastrica , e l' azigo nel'ro-sciatica risultante dalle moltiplici diramazioni cmulgenli , addominali , ijjlercoslali , vertebrali , cerebn spinali , sollopidermiclie, e sciatiche. La onda eruorica penetra nella vena om- Lellicale , aumentala dalla vescicalc e da rami de" muscoli retti , inoltrasi verso il fegato, quasiché conlmuasse jiclla epatica tripartita .ed iiillnitami-nte ramilicata . Quivi la vena splancnica risullamenlo della niesenlero-splenica , della gastru paa- crealica radduce quello de budelli, dcdla milza, dello stomaco, del pancrca, com- plelandosi il lri[ilo incoi.tro sanguigno omliilico siilancno epatico. Il sangue venoso della regione cervicale e del principio della dorsale, cioè della cute e de' muscoli, del cavo cranio-vertebrale, delle inlercosiali, dell'esofa- go, dello stomaco e de' polmoni e riunilo all' epatica , onde essere diffuso alla te- lale massa iecoraria per mezzo delle vene uiubilicalc anteriore , esofago pol- monari , gastro-pueumoniche , azigo-cervicale e cerebro-spinale . Quello poi delle suddette parli e|)iderniiche , muscolari , ed cntro-verlebrale della media re- gione del corpo , delle budella crasse e tenui , del pancrea , de' corpi spieno- adiposi , della cistifellea , vicuc trasportalo dalle uiescnlericbc auleriorc e pò- 199 sleriore , dalla spleno-paocrealioa , dalla piloro-cistica , dalla medio ombili(;aIe, dall' adiposa e da porziono>' delle aziglie media dentro la vena splancnica contorta a spira prossimamente alla imboccatura sua colla epatica . Mentre il sangue della restante porzione della regione media de' muscoli dorsali ed intercostali , del cavo verichiale e della rispettiva midolla rigurgita alle ovaie per opera. della restante aziga mediana . Come altresì il limauentc sangue delle mentovate parti delia coda , degli uteri e de' follicoli anali nella massima quantità aillal- sce alla tromba Falloppiana e poco o niente a'rognotii trasportiitovi dal resto del- le azighe media e posteriore , come la poslcroombilicdle nella ncfro tubarla . Il liquido cruorico della regione superficiale del collo didle Incerte agile e viutaria e dogli arti anteriori , del torace to' comuni integnnienli è portato dalla vena aiitero-rnibelicale verso la metà delle [)areli addominali, onde unirsi ull'altro della pnstcro-ombilic3le,che in maggiore abbondanza lo riconduce dagli arti poste- riori, dalle reni , da' corpi adiposi , dalla vescica orinarla , dal resto delle pareti addominali sia muscolari interne ihe sollcpidermiclic, dal cyvoverltbro-coccigeo e dalla relativa midolla , mediante le ditarie , larsca , tibiali anteriore e poste- riore , peronea , femorali profonda e superficiale , oituralrici , coccigereuale , sciatica , azigo-coccigea , adipe-epigastrica, addominali superficiali e profonde . Quello poi de' budelli, della milza , della regione media e posteriore dello sto- maco , del pancrca , ossia dalle vene meseraicbe posteriore ed anteriore , dalla gastro splcnica , dalle esili paucreatiche , e dalla gastrica mediana corre alla splancnica. La quale con la ombcllicale entra arcu:il;i nel fegato , onde incon- trarvi la epatica , cui uniscesi 1' altro dell' aziga dorsale , della gastro-splenaziga, della cervicale piofonda , della pneunoo-gasti esofagea . Il sangue degli arti posteriori , della coda , de' rognoni , delle pareti ad- dominali , toraciclle , della epiderme e del cavo vertebrale del camclconle , rac- colto dalle ditarie sino alla iliaca , dalla coccige-renale , dalle addominali e dall' aziga passa alla vena ombilicale. Quello delle budclle , della milza , del pancrea , dello stomaco è dentro la splancnica raddotto dalla enlero-sp!eno-ga- strica , dalla gastrenterica , dalla mesenterica media , dulia gastro-pancreatica e dalla gastrica media alla splancno ombilicale, che lo dirige alla epatica , dove accorre 1' altro della esofago- gastrica e delle addominali anteriori colla corona- rla cardiaca. Il liquido sanguigno venoso della metà destra o sinistra del corpo del- la lesliiggine (jnca va io una delle duplici vene ombilicali trasportatovi nella sua porzione maggiore dalla femorale profonda colla tibiale posteriore e duplicate ditarie , non che dalla femorale superficiale con la tibiale ante- riore e rispettivo paio di diiarie , dalla latcro cocclgea , dalla sciatica , dalla renale , dall'aliga e dalla corta ombilicale anteriore ingrossata dalle coppie di 200 omerali , raggiali , ulnari colla mammaria e ditaric, è diffuso nella epatica. Con- corre r altro de' rami gaslrepalici , della splancnica verso la estremità della ri- speltivu ala iecoraria arrivalo dalle intestine, dalla milza, dal pancrea, e dallo stomaco mediante le mesenlericlic , li rami spleniti , pancrco-duodenali , gaslri- ci-posteriori , la gastrica mediana, la coronai ia-pilorica. AnT. II. Circolazione renosa ccnlripela. Il san"ue de' reni della salamandra, delle ovaie, de" corpi adiposi, delle trombe Falloppiane o de leslicoli , de' polmoni e degli arti poleriori penetra nella prossima cava per le vene craulgenli , le ovo-adipe-tubarie , le epatiche , le polmonari , le omerali sino alle dilarie ; quindi, unilovisi quello del capo e del collo mercè le linguali, palatine, mascellari componenti le giugolari , non elle degli arti anteriori mediante le ditarie , ulnari , raggiali ed omerali , per la coppia delle cave anteriori e la posteriore rimane lutto incanalato dentro la orecchietta , che lo versa nel consimileventricolo del cuore. Quale liquido appo la rana mangereccia dalle reni, dalle frangio adipose, da' testicoli o dalle trombe ed ovaie , dal fegato è versato entro la cava posteriore dalle emnlgenti , dalle ovotubarie , dalle adipose , ove nei maschi sboccano le testicolari , e dalla e- patica ; cosicché, misto all' altro del capo , del collo , de' polmoni e degli arti anteriori traghettante per le mascellari , linguale , faringea , tiroidea e le singolari , non che pelle ditarie , ulnare , raggiale , omerale , e le polmonari componenti le vene cave anteriori , immeltesi alla orecchietta, poi nel ventri- colo del cuore. 11 sangue de' reni, delle ovaie e de testicoli, del fegato, non che del capo collo e polmone del colubro natrice , internasi nella cava posteriore per le ve- ne emulgenle destra, uro-ovarie sinistre, ovarie di destra , epatiche, come pi' re nella cava anteriore ad opera dalle giugolari ossia cerebrale , linguale , ma- scellari nella vertebrale destra colla tracheale e timica ; sboccando amendue le cave dentro la orecchietta , ove apresi eziandio la polmonare , poscia nel ven- tricolo cardiaco . Dalla ovale dilatazione delle contigue vene renali della te- sluggine greca il sangue passa nella unica cava posteriore , dove uniscesi quel- lo delle testicolari , della epatica e delle polmonari : oppure dalla sfrangiatura della tromba Falloppiana e della adiacente ovaia esso transita nella rispettiva vena cav» posteriore , aumentato dalla corrispondente metà della epatica, e dalla polmonare; onde il comune tronco delle cave posteriori insieme all'altro del- le anteriori venuto dal capo e collo per le giugolari aperte nelle cave anteriori, }a onda pruorica incanalfisi dentro la orecchietta, indi nel cardiaco veotricolo. 201 AoT. III. Circolazione arteriosa , o centrifuga. Il sangue arterioso spinto dal bulbo aortico della salamandra passa ne' suoi ar- chi, i quali lo dilTonJono prima nelle arterie polmonari, e nelle carotidi eslenie,per la superficie pneumonica , il collo , la testa indi nell' aorta , che lo distribuisce alle socclavie , omerali, ulnari , raggiali e ditarie , onde rianimare gli arti anteriori ; al- le intercostali , alle branche della celiaca, cioè duodeno-epale pancreatica e spleno- gaslro-csofagea , alle mescraicbe, alle ovo-adipc, lubarie e adipe-testicolari , alle e- mulgenti , alle lombari , aflìnchè irrori le viscere naturali , gli organi genitali , li muscoli dorsali ; infine alle iliache colla ipopogastrica e vescicale , alla femorale tibiale e peronea colle ditarie , ed alla coccigea , perchè sia sparso negli arti poste- riori e nella coda. Gli aurtici inarcamenti della l'ana contemporaneamente lanciano il sanc^ue alla regione anteriore del corpo, alle vie cardiache , cerebrali, respiratorie, ed alle zam- pe davanti mercè la coronaria, le carotidi interna ed esterna cioè mascellari, linguale, le polmonari , non che le socclavie , omerali , ulnari , raggiali , ditarie; nella me- die a' visceri digestivi , urici ed a' muscoli dorsali , mediante le branche della ce- li aca, ossia gastrepatica e mescraicbe , le renali, dorsali , lombari ; e per la poste- riore alla vescica orinaria , agli arti pelvici ad opera delle iliache , della vescicale, delle femorali , tibiali , peronea , ditarie. L' aorta del colubro natnce provvede di sangue arterioso il cuore , i polmoni , i muscoli del collo , la trachea , la testa , lo stomaco , il fegato , le budelle , il pancrea , la milza , i teslieoli , le ovaie , le trombe Falloppiane , le reni , il membro genitale , la cloaca , la coda ; tra- sportalovi dalle arterie coronarle , polmonari , carotide destra colle cervicali , si- nistra colla tiroidea , timìca , tracheale , esofagee , linguale , mascellari , cefa- lo-spinale , iotercosto-polmoniche , gastriche, duodeno- pancreatica , meseraichc , adiposa , cassulo- testicolari , o cassuloovo tubarie , emulgenii , penile , uterine , coccigea. Unito il sangue nel cuore del gccko va ad irrorare i polmoni , il collo e"l capo, indi le zampe anteriori , i muscoli dorsali , gli organi digestivi , segretorì e geni- tali , le zampe deretane , la vescica orinaria , la coda , venutovi dalle arterie poi - monari , carotidi interna ed esterna , omerali , ulna-raggio ditarie , intercostali , lombari , celiaca ossia pancreo-spleno-gaslrepatica , epale pancreatica , gastro-pi- lorica , mesenteriche , iliache , femorali, tibio-pcronce, ditarie , renali , testicola- ri , ovo-tubarie , e coccigea. Viene diffuso il sangue aortico della icsluggine greca al cuore, collo , capo , agli arti anteriori , agli apparati pneumonico , gastrenteri- co , iecoro-pancreatico , renale , genitale , alla scatola ossea , alle zampe dereta- ne , ed alla coda dalle arterie coronarie , polmonari , aorla anteriore, ossia soccla- vie , carotidi interna ed esterna , omerale , ulno-raggio-ditaric , non che dalla 202 posieriore divisa nelle mesenlericbe , splenepale-pancrealica , gastrepatica , inter- costali , renali , iliache , ipogastriche colla genitale e cocclgea , femorali con le tibio-ditarie. Art. IV. Confutazione del sistema Jacobsoniano e suo ghtsto valore. Lo invio del liquido vivificante dal centro alla periferia del corpo degli animali , e '1 suo ritorno in esso , costituisce il circolo sanguigno eoo principio e fine radicato nel cuore , che ne è la principale potenza ; risultante dalla orecchiet- ta o cavila, ove trasportasi dalle vene , e passato nel contiguo ventricolo , esce por le arterie. Laonde la circolazione in triplice modo può effutluirsi : o manca il cuore , e viene esclusivamente disimpegnala da' vasi ; o questo muscolo cavo esiste sia pel sangue arterioso come nei Crostacei e Molluschi , sia per lo venoso siccome appo i Pesci , in amenduc e ne' Rettili a ventricolo ed orecchietta per me sempre unica ; oppure essendovi due cuori innestali, uno riceve il liquido venoso periferico, onde inviarlo all' apparecchio pneumonico, chiamalo cuore venoso o polmonare ; l'al- tro poi lo raccoglie dagli organi respiratori , aflin di spingerlo al cuore arte- rioso od aortico esclusivo de' Volatili e ÌNlammiferi , aflinchè sia diffuso nelle parti preriferiche da nudrire. Talché in questi e nell' uomo islesso evvi unico continuato sistema circo- lante , tranne la vena delle porte , la quale con radici sparse sulla mesenterica circonfcrenr.a versa il sangue spleno-gastrenlerico in un grosso tronco , che a cuisa di arteria lo dirama nella sostanza iecoraria . In maniera ben diversa il giro circolatorio eseguesi negli Uccelli , ne' Rettili e ne Pesci. Presso i quali sor'^e il novello particolare apparato venoso Jacobsoniano , il di cui liquido raccolto dalle posteriori e medie parti del corpo in tre diverse maniere sca- ricasi , anziché entro la vena cava ed il cuore , ne' rognoni , oppure in questi orfani e nel fegato. Or 1 ultima delle suddette tre forme è ampiamente svilup- pata ne' Rettili (1): vale a dire, che il sangue delle indicate parti dehbasi dif- (i) Prima moiipcatio , quae prololijpon rdiquarum est habenda , hanc speciem ottendil. E cu- ti et musculis partis mediae corpnris ramuli oriiintur , ^«t plures formant truncos , qui diverBÌ ad rene$ tendentes in ìubslantin eorum rursus in ramoa dividuntur ; secunda modificatio inde nata al, quod vena caudali» , quae sanguinem a etite et musculis posterioris corporis reiehit in duos abit ra- tno» , g«t , rtceptiì nonnullisvenis e media corporis parte redeuntibus , ad renei utriusque laterit fluunt : in terliae tnodificationis gradu , renar huius systematit eodem modo acin praecedenli for- piafae sunt , viti quod vena caudalis tei alia tena e posterioribut partibus rediens ramutn quoqu* af vtnam portam emiltil ( De syft. vtn. cil. 4 ). Muller afferma, qualmente porzione del sangue d»l^ 203 fondere porzione nelle reni ed altra nel fegato , siccome ho già dichiarato. E ne giu- stifica r aodamenlo a causa , che le vie respiratorie di siiTaUi animali, non offrendo air aria atmosferica vasta superficie , onde sutìitientemente disimpegnarsi l'emalosi- co processo , vi chiamano in soccorso i rognoni e l' epate. Ecco intanto una serie di falli , che attentamente considerati , ne forniscono contraria pruova. La posizione oriizonlale del corpo de' Rettili con o senza piedi, a pareti turaco addominali muscolose mobili contrullili, oppure ossee immobili prive di contrazione, apcrlamcnle dimostra, che il sangue conlenulo entro i vasi del siste- ma Jacobsoniano per sola loro contrattilità di tessuto possa muoversi . Epperciò di- simpegna piuttosto cruorica irrigazione , che verace circuito. Perchè quello reduca dagli arti posteriori , e dalla coda, dalla vena iliaca risalisse io parte entro la renale, onde diffondersi nel parenchima de' rognoni collocali sempre in sopra dell addome dovrebbe questa avere successive valvole, siccome le presentano le femoro-tibiali de' menzionati animali , ed essenzialmente richieste dalla nota legge per 1' ascensione de' liquidi. Dippiìi se dello sangue si dovesse dalla natura diramare in siilalti organi in- sieme ali" altro delle spinali , come affermò Jacobson senza vederle e valutarne il traversale diametro, non avrebbe certamente nella 7-ava e nel boUa,che spesso slanno elevate o sedute , posto il tronco maggiore della relativa aziga oltre la metà della eniulgente ed il minore dopo la sciatica , ossia presso il suo fine nell'iliaca. Nemme- no tulle le vene lombari finiscono nella renale della salamandra , terminandone le ultime alle iliache, che apparisce chiaramente ingrossata dalla coccigea e dalla renale di assai ristretto diametro. Il resto del sangue delle pareli toraco-aJdominali diretta- mente accorre verso le latero-orabilicali eziandio finite nelle iliache. Molto lungi dal vero è la .lacobsoniana asserzione nelle lacerto , appo le quali la sola metà del sangue della coccigea media passa in ogni vena renale , poscia dentro la iliaca : ed e impossibile , che quello della contigua femorale pos- sa refluirvi ; mentre, standone il rene assai superiore, vi iì naturale la discesa ver- so la iliaca . Ed ho visto qualmente il liquido sanguigno raddolto dagli arti posteriori dirigevasi piuttosto nel ramo anastomotico estrazigo-iliaco pria di an- lare nella postero onibilicale. La vena emulgente del camaleonte non sembra af- itto accogliere il sangue delle coccigcc e dell' azi;,'a, vistane la picciolezza e la poca «paciià, e lo inarcamento della colonna spinale. Oltremodo piciina rimarcasi la fe- rrale superficiale della testwjginc in apparenza diretta al rognone , ma realmente aramo, che raccoglie il sangue della sovrastante volta ossea e del prossimo rene,on- d siccome praticasi dalla grossa femorale profonda, incanalarlo ncllaposterc-ombili- \» na crurale , e tutto quello delia sciatica vada al rene , ed il resto di questa passa nella ombi- lica per trasportarlo alla epatica. Burdach Phyt. cit. VI t9V. 20i cale. Trovo altra conviaceiilo ragione iieUa mole de'reni della vipera assai piccola in I ìguarilo alla quaiililà ili vene: in essa la cocclgea e la poslcro-ombìlicalc sono mini- IBC paragonale al Ironclietlo della oefro-tubaria ; al pili vi si potrebbe rivolgere il sangue delia mcsenli'vica e dell' aiigo-coccigea necessario alla tubaria ed alla ovo-lnbaiia , quando delibasi provvedere prima all' accrescimento delle uova , po- scia a quello dal prodotto della fecondazione racchiuso entro cadauna tromba Falloppiana ; le di cui serpentine anastomosi venoke ed arteriose crescono oltremo- do di diametro. Considerazioni d' identica natura , che per brevitii ommelto , e in massimo gra- do d' impossibilità , offronsi all' occhio degli osservatori, riguardanti la vena epati- ca , la quale dovrebbe accogliere oltre il sangue proprio , quello della ombilicale e della splancnica superante la capacità di amendue soprattutto nella vipera. Anzi ogni vena epatica della tvslugginc è picciolissima in paragone del grosso tronco delle po- stero ed antero-onibilicali accresciute eziandio dalle vene degli arti anteriori, forni- te di altra grossa coppia di comunicazione colle giugolari; nell'alto che la splancnica presenti piccolo diametro , e perle sole terminali ramificazioni messe in rapporto colle analoghe della epatica. Laonde pare, che la natura con ciò faccia svanire l'aac- nalia del sistema io esame. Dippiii dissecate vive le salamancbv, le rane (1) , i rospi^ le vipere, le lucerle e le ieslitfjrjini non ho scorto mai ne'vasi anzidetti veruno movimento o direzione dellaonda sanguigna verso le reni ed il fegato , ed al contrario . Epperciò ho chiamato irriga- menlo la dispersione dell umore racchiuso cnlro sillatti canali , e che non reputo circolazione. Eccettuate le (i) Chim.organ. 2. ed. Par. 1838 , III 519. (2) Conobbe Severino !' umore acqueo raccolto entro il pericardio della vipera, da Redi e da me confermato nel colubro nutrice. lo l'ho anche rinvenuto \n(\na\\iìAc\\3 salamandra codapiatla\ an- zi colla sua prigionia da limpido diviene più copioso.u giallognolo; Cavolioi lo aveva notato pure nel rotpo , e Biasio nel pericardio di tuli' i serpenti. (.'^ì Etem. phipiol. Neap. 1776 . I 273. [41 Ann. dtt le. nat. 2.itr. XXVIII 67. 207 e le pulsazioni erano allalto sincrone alla cardiaca orecchietta; che anzi il bulbo aortico ha chiaro mulo pulsaluiio. La accidentale introduzione di qualche bolla di aria atmosferica nelle ve- ne dell uomo è causa di sollecita morte , attesoché la sua miscela col sangue air istante sospende i battiti cardiaci . Ben diversamente succede ne' Rettili , giacche ferito talvolta qualche vasellino venoso per la sua facoltà assorbente 1' aria atmosferica vi si e immantinente precipitata , e trasmessa sino al cuore senza mancarvi le battute , anzi ravvivandone le pulsazioni. Fenomeno da Caldesi gì"» accennato , partecipando al Redi , che in tutte quanle le vene delle larlaruijlic tra il freddo loro sangue scorgasi sempre evidentemente ondeggiare grande quanti'., di bolle o gallozzolettc di aria , il che non so , se da alcuno moderno osser- vatore sia stato mai notato (I). La polmonare vena de' Rettili parmi , che abbia capacità maggiore dellar- teria, e fra amendue evvi frequente immediato rapporto ne" rami di primo secoo- do e terzo loro ordine. Bichat , ripetendo le sperienze di Godwin , allcrrnò di avere veduto a traverso de' trasparenti polmoni delle rane in qual modo il san- gue venoso nero per opera della ematosi diveniva arterioso o coccineo. Diver- sità di colorilo , che appena ho ravvisato , e forsi non è lungi dal vero , se io dita di esistere uniformità di tinta tanto in quello circolante per le vene , quanto pelle arterie. Serveto riconobb.e la necessità della comunicazione tra am- bedue ; Harveo vi ammise i vasi capellari ; Eni vide con faciltà ritornare nelle vene la materia colorala già siringata entro le arterie ; IMalpighi e Spallanzani ne appoggiarono la esistenza mercè microscopiche osservazioni ; Muller ne ha ridotto il diametro ad un G9mo di linea ; Bichat se ne è mostrato appassì-' nato difensore, elevandoli al posto di piccioli cuori : ma dessi ne' Rettili , spe- cialmente ne' polmoni del rospo , corrono lo stesso infausto destino de suoi ca- nali assorbenti ed esalanti. La reciproca unione delle ultime ramifìcazioni del- l' aorla e della cava, di questa e della porta , dell arteria e della vena polmo- nare costituiscono il sistema capellare , cui è affidalo il disimpegno della mag- gior parte de' vitali fenomeni. In esso frequenti anastomosi osservansi , e forsi men grosse nella supeiUcie de' polmoni, che nell interno della spira della loro ca* (1) Per dimostrare la latitudine delle dottrine professate da Cotugno, tra le note di suo proprio pugno scritte al margino della citata opera del Caldesi , quando era in suo potere , ed ora di mia proprietà , scelgo la presento necessaria all' attuale argomento. La causa per la quale i-ivono lan- )o tempo senza cuore le tartaruglio sì è forse la larda circolazione del saiujue ; imi)erocclic , esten- do ufjjizxo del cuore di spingere il sangue nelle arteri» , ogni qualvolta potrà il sangue circolari dalle arterie nelle vene senza avere l'impeto del proicienle (come insegnano le leggi psiche del mo- to de' proietti ) sussisterà la vita , non essendo altro la vtta cht la circolazione del sangue . 27 208 trita descritta dall' arteria e dalla vena polmonare della rana ; laddove chiare appariscono le unioni non già de" ramiceili , ma di grandi loro tronchi. Né man- caiivi anastomosi collo apparato Jacobsoniano , siccome lo contestano le vene esofago-polmonari e pncnmo-gastrcpatiche della vipera , queste ultime anche esi- stendo nella lacerta agile ; oppure con altri rami della cava, ossia degli adipe- polmonari della salamnìtdra . Quale capellarc reticolato superficiale perfettamente rosso non fu ignoto al Rlulpighi , ed al Magcndie , che vi studiò il corso del sangue deli vanto , come aveva opinato Colugno, dalla contrazione del ventricolo del cuore, e dal restringimento delle tuniche dell' arteria polmonare. Nel proteo serpentino , nel bolla , nella salamandra codapialla ad occhio nudo Lo visto come il vorticoso torrente de' globetti cruorici da' tronchicelli della vena polmonare facilmente passava in quelli della contigua arteria ; movimento che conti- nuava nella salamandra , tuttoché vi avessi impedito il cardiaco impulso . Ne tacer debbo qualmente , oltre 1' anzidetta comunicazione , spessissimo Cale il mercurio in- iettatovi a guisa di rugiada sia trapelato dentro il cavo delle pneumooiche areole . Passa"<'io che ho trovato vieppiù spedito nelle capellari estremità de' canali de' vi- sceri cioè del tubo gastrenterico, della milza, delle cassule renali, siccome accenna ancora Panizza (1)pe' noilo. 'l'ulte lo suu cure erano rivolte a perfezionarsi continuamentu nel lìsico , nel inorale e nell' inlellelliiale. In quanto al Dsico , egli erasi ingi-^nalo ili ridurre al minimo i suoi bisogni , e studiando il proprio temperamento, preveni- va i mali con una severa igiene , o con abitudini salutari. Cosi , essendo egli facile a contrarre rslFreddoii , il che gli ora qualche volta d impaccio nell eser- ciz'o de' suoi doveri, c;iunsc a poco a poro a correggere quella difettosa dispo- si/.ione con lavande quotidiane di acqua fredda in varie parti del corpo ; e fu veduto con meraviglia de suoi amici , affrontare nelTullimo inverno il rigore della stagione senza le ordinarie difese. Rispetto al morale , nessuno era giudice più severo di lui delle sue azioni , ond' è che dillìdando sempre di se slesso , cal- colava freddanieiiie il bene ed il male , e prendeva per guida costante del suo operare la sola giustizia. Il timore di offendere questa eterna norma regolatrice il rendeva circospetto ed indulgente verso gli altri per modo , che la sua mo- derazione riusciva qualche volta esagerata. Non si contentò il Pergola di coUivarc i soli sluili malemAlici , ma non trascurò i militari , ed ornò in parlicolar modo la sua niente di non comuni cognizioni filosofiche e letterarie , ad apprender le «piali lo agevolò la conoscenza di pili lingue straniere. 11 suo sistema di perfe- zionamento Io rendeva seguace zelante del progresso ; e tale era l'ordine eh egli poneva nelle sue occupazioni , che trovava il tempo d' informarsi , almeno per notizia , di ogni nuovo acquisto che facesse l' umano incivilimento. Onesto, cliiarissimi colleglli , fu 1' uomo di cui deploriamo la perdita . La sua modestia , e la immutabile avversità che lo accompagnò nel corso della vita ficero che il suo valore non fosse abbastanza conosciuto né premiato. La sorte invidiò al Pergola sino il conlento di veder condotte a termine le sue più im- portanti operazioni , per raccoglierne quel frutto di onore e di fama che il mon- do incivilito suol tributare a simigliami lavori. Nondimeno , segni della pubbli- ca stima furono , il diploma di socio corrispondente conferitogli nel I82G dal- la Reale .Accademia delle scienze di Napoli , quello di Socio corrispondente dell'Accademia di scienze e belle leliere di Palermo nel 18!}i , la nomina di Socio residente di questa nostra Accademia nel 1838, e T onorificenza di Capi- tano accordatagli da S. M. nel 1840, quando l'ordine di antichità nclleserci- to non lo chiamava ancora a godere di quel grado. L Officio Topografico di Napoli ha perduto in lui uno de' suoi principali sostegni ; le scienze sperimentali un opera- tore indefesso e coscienzioso ; i suoi compagni il loro più costante amico . La sua morte è siala 1' ultimo allo onorevole di una vita onoralissima ; egli si sacrificò al suo dovere ed alla scienza ; e se gli furono negate inquell estremo punto le consola- zioni rho tulli hanno , dalla religione , dai parenti e dagli amici, in compenso il no- me di lui sarà nella storia della scienza aoaovp.rato fra quelli di non pochi altri no- 29 224 mini generosi , i quali , spingendo a dcDtro lo sguardo ne' segreti della natura , ri- luasero minime del loro coraggio. La gucrnigionc militare di Messina , e tutta la popolazione di quella città fu- rono sorprese e contristate del tragico fine del capitano Pergola, che in poco tempo egli avevasi acquistata la stima e 1' adczione dell' universale . Gli resero gli ultimi wlllci due suoi compagni ed allievi , e fu sepolto nella chiesa di Porto Salvo , dove una lapide ricorderà il tristo caso eie virtù dell'estinto ; ma la memoria di lui rimarrà sempre cara ed onorata nel R. Officio Topografico di Napoli , ed ispirerà ne' "iovani ingegneri la costanza ed il sentimento dell' esattezza , senza il quale sus- sidio chi imprende lavori di Geodesia non può mai lusingarsi d' incontrare la verità. 225 TORNATA DELL' 8. GIUGNO I8i7. Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Dopo lunga assenza del nostro presidente , per gì' incomodi di salute esa- cerbali dal prossimo passato inverno , e dalla incostantissima primavera che r ha seguilo, non avendo però mai abbandonalo in lai tempo le cure accademiche, finalmente all' avvicinarsi la stagione estiva è esso ritornato Ira noi a prese- der la sessione del suddetto giorno ; e vi è pure intervenuto il vicepresi- dente generale cav. Niccolini , per darsi luogo alla definitiva votazione per due soci corrispondenti esteri regolarmente proposti dal presidente dell' Acca- demia . L" uno
  • «a. IVIa tanto i sali , quanto gli ossidi , o qualsiasi altro romposto dei metalli magnetici , sotto forma di poUere secca o di soluzione , essendo sospesi ad un lungo Ilio ed accostati all' uno o all'altro polo di wna potente calamita vengono sempre attraili: dove che il vetro pesante, il bismuto, il fosforo e tulli ì corpi diamagnetici , sono costantemente respinti. La ripulsione bipolare costituisce pertanto , come dicevamo , il vero segno «a- ratteristico, irrefragabile, del diamagnetismo; che definito egregiamente nel preceden- te lavoro dell' insigne fisico inglese , era sin d' allora sufficiente a dileguare di per se solo ogni dubbiezza intorno alla necessità di separare e distinguere accuralament* questa nuova specie di forza magnetica dall' antica. Ma se le ultime indagini del Faraday non aumentano la certezza e 1' evidenza delle prime rispetto all'azione delle calamite sulla materia ponderabile, esse rischia- rano ed illustrano stupendamente 1' azione del magnetismo sulla luce. Un raggio polarizzato di luce che traversa un tubo pieno d" essenza di Ircmcn- tioa, d' una soluzione di zucchero , od altro corpo dotato della proprietà rotnlvria naturale e permanente scoperta da Biol e Seebeck , gira a destra o a sinistra di chi «ta osservando il raggio all' uscita del tubo, che supporremo t>riz/.onlale ; ed il mo- l'imento angolare del suo piano di polarizzazione si rileva facilmente cogli apparec- chi ottici ricordati nella precedente nostra comunicazione intorno alle sperlcnie del laraday. La rotazione è , per ciascheduna di queste sostanze , diretta nello stesso ■verso rispetto all'osservatore , e varia quindi velativamenlc ad una delle pareti late' rati del tubo lasciato inntioòile , secondo che il raggio lucido entra dall' una o dall altra estremitù. La propriftà rotatoria artificiale e transitoria comunicata al vetro posaole (sllico- i)orato di piombo ) , ed altra analoga sostanza, dal magnetismo o dalla elcllricilà di- namica è, in vcct, costante rispetto ai lati del ccr^o, qualora la disposizione dell appa- recchio lesli inalterata, e cambia, per conseguenza, relativamente all' osservatore, che , dopo di aver fatta 1' esperienza ad una delle esUemilà del mezso , capovolgv il raggio di luce , e guarda all' estremila opposta. Io altri termini , o paragonando il raggio lucido ad una corrente ftuiJa ed i 230 Br\rz7o iliafano al suo fondotlo, scia rotnzìonc nnltwnh' succedo verso una Ai?\\e «lue pareli laterali del condono AB quando il rag;^io lo percorre andamlo da A in R, es- sa avrà luogo verso la parete laterale opposta quando il raggio capovolto entrerà per B e uscirà per A : ma la rotazione artlfìcìfìh: succederà coslanlenienlc secondo 1(V stesso lalo del condono , tanto nel caso ove il raggio cammina da A verso B , come s' egli ritorna sulla via primitiva e si move da R verso A . Da queste definizioni ne risulta , non solamente una differenza essenziale, e ca- ratteristica , tra le due specie di rotazioni (come lo abbiamo apertamente sostenuto col Faraday sin dalle prime notizie pervenuteci intorno al suo magnilico trovalo, mal" grado le opposizioni e le riserve di alcuni Gsici ) ma altresì nn mezzo semplicissimo di rendere il carattere distintivo delle due rotazioni manifesto agli occhi dc'piùri- calcitrantij mclliplicmido ed accrcscemìo a dismisura la relazione arlificiale, con quel medesimo provvedimento , che fascia in rotazione naturale inalterata . E per vero, immaginiamo che il raggio polarizzato, dopo di aver traversato un tubo pieno d' essenza di trementina , incontri una superficie speculare ; e ripercosso ■verso r ingresso , venga ivi esplorato cogli opportuni apparecchi ottici: l'azione del liquido sarà perfettamente simulaita , ed il raggio apparirà tal quale egli era prima della sua introduzione nel tubo. Di fatSo , siccome in questo caso la rotazione è re- lativa ad uno dei lati della via percorsa, se il raggio gira, per esempio, 10" a destra del tubo neir andata, egli girerà 10° a- sinistra durante il ritorno ; ed all' istante del- l' uscita , il piano di polarizzazione sarà nella sua posizione iniziale. Se il raggio si riflette una seconda volta sulla interna superficie d'entrata, e torna di bel nuovo ver- so r estremità opposta , la rotazione palesata all' uscita sarà uguale a quella che os- servasi nel caso ove il fascetto lucido polarizrzata traversa a dirittura il tubo, senz'aver patita nessuna riflessione ; poiché, le azioni prodotte ne' due primi transiti compen- sandosi esattamente Ira loro, resta il solo effetto del terzo. Quanto si è detto di due, s' applica evidentemente ad una serie indefinita di riflessioni ; sicché 1' azione del corpo diafano apparirà sempre nulla, se 1' uscita del raggio ha luogo dallo stesso la- to dell' entrata , ed uguale a quella destata per virtù della sola trasmissione diretta , se il raggio esce dalla banda opposta; qualunque si» il aumero delle riflessioni avve- nute tra le due superficie estreme del mezzo. Ma se il raggio polarizzalo traversa un parallelepipedo di vetro pesante dispo- stò sulla linea assiale d' una calamita , la rotazione essendo sempre diretta , come abbiano veduto , verso il medesimo lato" del parallelepipedo , il ritorno produrrà 1» stésso preciso effetto dell' andata ; tutte le azioni si sommeranno; ed il piano di pò» larizzazione soffrirà una deviazione tanto maggiore, quanto piìi ripetuti saranno i rim- balzi del raggio lucido dall'una all'altra superficie del mezzo. Così , nel caso più favorevole dell' uscita del raggio dalla banda opposta dell' entrata , un breve prisma di vetro pesante ove succederanuo due , tre , quattro riflessioni , verrà ad operare 1 I 231 come un piUma
  • ecchi d'argento; ed applicale due laminette di questo me- tallo alle Iacee estreme e ben polite di un parallelepipedo di vetro pesante, la cui se- 7.ioue era di 4 poli.e9dec.,c l'altezza di 2 poli. e 5 dee, egli fece in ognuna di que- ste lamine, un pei'tugio di un decimo di pollice: idue pertugi non erano situali luno dirimpetto air altro, ma diagonalmente; per modo che il raggio di luce polarizzatili introdotto , più o meno obbliquamente , per l'uno de' due fori , venisse ad uscire peri' altro , rimbalzando prima due, poi quattro volte , tra le opposte estremila .specolari del mezzo. Nelle condizioni di forza magnetica impiegate, la semplice trasmissione del rag- gio lucido a traverso il parallelepipedo produceva una rotazione di 1*2°. Dopo due rillessioni, Faiailay tro>ò la rotazione triplicala ; sicché il piano di polarizzazione formava uu angolo di 3G° colla primitiva sua direzione. E quando il rag;^io ebbe su- bile le quattro riflessioni , e traversalo pertanto cinque Tolte il parallelepipedo , la deviazione diventò cinque volte maggiore e si fece uguale a 60°. (1) Ebbi campo di cnnsuitarc ultimamentf; , perla gentile compiacenza dui prof. (j. B Amici, una lettera del prof. Belli scritta al (]omm. Anlinori verso la mela del mese di marzo 18i6,(conie ne fan piena fede ì lioili dtlle poste lombarda e toscana segnati nella soprascritta j e quindi ante- liore di molto all'ultimo lavoro del Faraday. In questa lettera trovasi chiaramente desciilto il pia- no di un'esperienza dove s'intendeva aumentare la presunta rotazione lucida nell' aria sotto razio- ne delle spirali iditti ("dinamiche, facendo passare più volte il raggio a traverso lo stesso strato . I mezzi proposti per elVetluarc le ripercussioni della luoe polarizzata e la di$posiziOHed<'llo correnti elettriche non mi parvero convenienti allo scopo. Ma il pensiero delle successive rifl'-ssioni non sa- lebtie certo rimasto sterile nella vasta ed acuta mente dell Illustre fisico ili Pavia, e lo avrebbe io Ircvu (.uidato alla elegantissima conseguenza dedotta più lardi dal Faraday , se le circ istanze gli r vesserò permesso di por mano all'opera , ed assicurare > se , ed all' Italia nostra , questo nuovo titolo di gloria scientirica. 30 232 L' effetto cresce dunque proporzionalmente allo spazio percorso; e resta cosi dimostralo, colla massima precisione , un principio fondamenlale ammesso finora per semplice analogia: poiché due prismi di diversa lunghezza non possono mai sol- toporsi , come si disse dianzi , alla stessa forza magnetica. La moltiplicazione indefinita dell' effetto , per virtù delle successive ripercus- sioni del raggio tra le due facce del corpo diafano , impossibile ad ottenersi colla rotazione naturale , distinguendo egregiamente le due specie di rotazioni , olire in pari tempo il vantagi;io di poter operare con forze magnetiche meno intense di quel- le che occorrevano per ripetere la prima esperienza del Faraday. Aggiungasi che in cosi fatta esperienza, cioè a dire nella trasmissione semplice del raggio a traverso la sostanza diamagnclica , l' effetto favorevole della maggior c- stensione del mezzo è talmente compensato, o per meglio dire sopraffatto, dalla per- dita dovuta alla maggior distanza dei poli magnetici, che in vece de' prismi dì flint- glass lunghi 10 o 12 centimetri adoperali da Faraday e Pouillet , un perito e saga- cissimo costruttore di macchine fisiche, l' ingegnere Ruhmkorff , impiegò una lamina quindici o venti volle men grossa della medesima sostanza, diminuendo d' altrettanto, come ben s' intende , la distanza de' poli magnetici ; e riuscì, in forza di questo giu- dizioso artifizio , a veder chiara ed evidente la rotazione del raggio polarizzalo eoa alcuni deboli eleltromagneli, che non davano prima nessun effetto apparente (l).Ora ognuno intende , che il metodo delle riflessioni interne contribuirà immensamente ad accrescere l' efficacia della combinazione di Ruhmkorff, la quale potrà essere felice- mente adoperata a rendere sensibile 1' azione delle calamite , naturali o artificiali , dotate di una debolissima forza magnetica. Egli è poi manifesto, che questo metodo vale altresì per le correnti elettriche : la rotazione della luce polarizzala trasmessa pe' mezzi diafani circondati dalle spi- rali elettrodinamiche verrà dunque accresciuta di mollo facendo riflettere piìi volle il raggio lucido tra le superficie estreme del mezzo; ed in vece de grossi fili e delle forti pile eh' era d' uopo procacciarsi per ottenere l' intento , le spirali e gli elettro- motori,che rinvengonsi oramai in tulli i gabinetti di fisica, basteranno per dimostrare la legge importantissima della rotazione del raggio polarizzalo, riferita alla circola- zione del fluido elettrico. Faraday si è infatti prevalso delle riflessioni interne per ripetere felicerocnle le spericnze fotomagnetiche con quelle stesse pile e calamite , le quali si mostrarono inette allo scopo nelle prime sue ricerche. Quanto alla qualità delle azioni , egli ottenne , e per la direzione della forza rotatoria, e per l' attività o inattività de' mezzi , gli slessi risultamcnti già enunciati nel precedente suo lavoro. (J) Complcs Rcndus de l'Acad. voi. 23, pag. 538 e seg. I 233 Un ra;:gio di luce polarizzala , ripercosso un gran numero <\\ volte Ira due la ' mine melalliche, conservò il suo piano di polarizzaiione diretto versogli slessi punti dello spaxio : l aria deve dunque conlinuare ad essere annoverala Ira i mezzi iiiaL- livi ; e cosi pure il vacuo, e qualunque fluido elastico. 1 licjuidi si raoslraroa tulli più o meno aitivi ; ed anche i solidi trasparenti naturali o arlilìciali ,mcno lo spalo d' Islanda ed altri cristalli dotati della doppia rifrazione. Siccome quest ultimo fatto trovavasi in opposizione colle spcrienze di Ed- mondo Becquerel, Faraday volle studiarlo con molta accuratezza ed aumentò, per quanto era mai possibile, e le forze e la visibilità de' loro ell'elli. I\Ia i replicati passaggi della luce polarizzata a traverso lo spato islandico ci altri cristalli doppiamente rifrangenti sottoposti all' azione de'piìi vigorosi elettro- magneti , non produssero il menomo indizio di sposlamento nel piano di polarizza- zione del raggio lucido. Questi cristalli sono dunque compiuiaracnte inattivi rispet- to al fenomeno in quistione , o cominciano appena ad operare coli' ajuto di forze elettromagnetiche esorbiianti. Ma tanto nell' uno, quanto nell' altro caso, la teorica da noi adottata intorno all' azione foto-magnetica ci sembra confermata. Secondo questa teorica , le molecole del mezzo verrebbero modificate dall' in- duzione del magnetismo nelle loro disposizioni relative ; e da cosi fatta modifica- zione risulterebbe la rotazione del raggio trasmesso. Considerando poi che i corpi amorfi ed i cristalli più semplici , i quali posseg' gono una elasticità uguale ed uniforme in ogni verso, devono avere le loro molecole più mobili di quelle dei cristalli dotati della doppia rifrazione, dove il sistema del- le forze che tengono le particelle in equilibrio è più complicato , e 1' elasticità va- riabile per rispetto alla direzione degli assi di cristallizzazione , si capisce beoissi- mo il perchè le prime sostanze siano più obbedienti delle seconde all' azione per- turbatrice del magnetismo. Ci duole di non avere presentemente a nostra disposizione quanto occorrerebbe per effettuare un' esperienza donde potrebbe emergere , tra la doppia rifrazione e V azione foto-magnetica un nesso anche più intimo di quello risultante dalle osservazioni del Faraday. Tutti i fisici conoscono il parallelepipedo composto d'una serie di prismi tra- sversali compressi ed uniti ad altrettanti prismi naturali, con cui Frcsnel riuscì a svi- luppare nel vetro il fenomeno della doppia rifrazione. Si tratterebbe pertanto d' ave- re uno di questi parallelepipedi, ed un secondo sistema di prismi perfettamente ugua- le , ove tutta la materia conservasse lo slato suo naturale ; e di sottoporli , succes- sivamente o contemporaneamente, alla medesima forza magnetica ; onde verificare se la luce polarizzata trasmessa per questi due strali uguali della medesima sostanza vi patisca la medesima rotazione. Gli eCTetli potrebbero rendersi sensibilissimi operando sul vetro pesante o sul flìntglass , ed impiegando il metodo delle riflessioni interne. Ora se il movimento angolare del piano di polarizzazione del raggio transitante nel- 23 i parallelepipedo compresso fosse , o couipiulamente nullo , ovvero più o meno infe- riore a quullo che succcilc nel parallelepipedo allo slato naturale, vedremmo in cer- ta qual guisa formarsi solto gli occhi nostri una forza, che comunicando al corpo una elaslicilii niaiigiore nell'una che nell'altra dire/ione, e produceiido pertanto una ten- denza delle molecole verso una data posizione d'equilibrio, aumenta la loro resisten- za all' azione del magnetismo , o la rende del lutto insuperabile. L interesse della scienza esige dunque che si compia 1' esperimento , ed i fisici provveduti de'mezzi opportuni sono, direi quasi, in obbligo d'impiegarli a suioglie- le unaquistione tanto atta a rischiarare le misteriose relazioni sussistenti Ira le pro- prietà molecolari , e l' agente cui dobbiamo i fenomeni della luce (1). Ma , indipendentemente dal nuovo dato che risulterebbe da questa esperien- za intorno alla quislione dell' intervento delle particelle ponderabili nel feno- meno ottico scoperto da Faraday, soggiungeremo 'che le belle ricerche comu- nicate dal professor de la Rive alla Società Reale di Londra ( nella tornata del '10 novembre 1846 ) rendono sempre più probabile l'opinione, che 1' in- fluenza del magnetismo sulla luce , derivi da un cambiamento nella costituzione molecolare del mezzo diamagnetico. Non possiamo descriver qui tutte le sperienze del fisico Ginevrino, ma di- (1) Nelle mie considerazioni intorno al primo lavoro del Faraday accennai un' altra esperienza che mi parrebbe , dessa pure , interessante , e che non è stata ancora , pur quanto mi sappia , e- seguita. Faraday trovò che un tubo chiuso contenente una soluzione di protosolfato di ferro , immerso in un vaso pieno dello stesso liquido , e liberamente sospeso , in direziono orizzontale , nel centro del campo magnetico d' una calamita a ferro di cavallo , si dirige secondo la linea de' poli se il li- quido circostante ò meno denso ; rimane indifl'eronte se le due soluzioni sono d' egual densità [; ed assume la direzione perpendicolare alla detta linea quando il liquido ambiente è più denso del li- quido contenuto nel tubo. Sospeso poi il tubo verticalmente ed avvicinatolo ali 'uno dei poli , egli lo vide attratto nel primo caso , indifferente nel secondo , e respinto nel terzo. Siffatti movimenti provenienti dall' antica forza magnetica , devono probabilmente verificarsi anche rispetto alla nuova. Ma siccome la forza diamagnetica de' liquidi , e l'insolubilità delle sostan- ze solide che potrebbero aumentarla o diminuirla, non permettono d' istituire su questa classe di corpi delle esperienze consimili allo precedenti ; cosi io proponeva d' impiegare un globetto vuoto di flintglass a grosse pareli, ermeticamente chiuso, sospeso ad un lungo filo, ed immerso nell'acqua o Dell' alcool. Fabbricando parecchi di tali globctti diversi per volume e grossezza di ()areti, è pro- babilissimo che la loro forza diamagnetica sarebbe in ragion diretta della loro massa ed inversa del ior volume; per modo che essi \errcbbero respinti o attratti dalluno o dall'altro polo magnetico, se^ rondo the la delta forza fosse superiore o inferiore a quella del volume di liquido spostato. Picir es|)erienza da me proposta i movimenti del corpo sarebbero dun(|ue affatto analoghi a quelli di un grave entro un fluido; so non che la ripulsione corrisponderebbe alla caduta del grave , p I' attrazione alla sua salita. 235 remo bensì che de' prismi , de' tubi , e de' fili metallici avvolti intorno a ci- lindri di legno , furono avvicinati ai poli di un elettromagnete, e posti in co- municazione con una pila , la cui corrente veniva alternamente e rapidamente interrotta e ristabilita . Questi corpi mandavano un suono cupo se l' elettroma- gnete era compiuto, e cessavano dal risuonare quando si sospendeva la corren- te continua dell' eletlroraagiiete , lasciando tuttavia circolare la corrente discon- tinua nel corpo sottoposto alla forza magnetica. II suono non poteva attribuirsi ad una serie di urti sugli oggetti circostanti , poiché il corpo era talora appoggialo sopra sostanze molli e cedevoli, e talora sospeso ncir aria ; esso non era prodotto dal calore della corrente discontinua, perchè cessava fuori dell'infiuenza dell' elettromagnete , ed era ugualmente sen- sibile nulle grandi masse e ne' corpi di picciol mole ; e non derivava poi cer- lamenle dalle stesso cagioni de' suoni ordinari , poiché ottencvasi tanto nel ra- me , nel platino e nell' argento , quanto nel piombo , nel carbone , e ne' liqui- di contenuti in un vaso aperto , o ermeticamente chiusi entro un tubo. Cosi fatto suono proveniva dunque da una vibrazione delle molecole pondera- bili sottoposte all' azione magnetica ; la quale vibrazione , indicatrice dell' agita- zione intestina del corpo , era evidentemente dovuta all' artifìziosa combinazione del passaggio interrotto della corrente , che comunicava alle molecole una partlco- lar attitudine a ricevere 1' impressione della forza magnetica, ed era incapace di ec- citare di per se sola 1' cfTetlo manifestato. Ora il ferro , il nichelio ed il cobalto producono Io stesso fenomeno acustico essendo semplicemente traversati dalla corrente discontinua e senza bisogno di ri- cevere r azione magnetica della calamita temporaria. Da questo fatto ne arguiremo dunque col professor de la Rive che il magnetismo opera sulle particelle ponderabili di qualunque sostanza , e tende ad imprimer loro una disposizione o costituzione fisica analoga a quella de' metalli magnetici. Porrò fine al mio discorso indicando sommariamente i risultamenti ottenuti dal sig. Elia Wartmann , professore di fisica a Losanna , intorno ad alcuni quesiti la- sciali intatti dalle ricerche sperimentali di Faraday. La forza magnetica manifestata dalla rotazione della luce e dalle attrazioni e ri- pulsioni della materia ponderabile non eserciterebbe, secondo il professor >>'arlmann, nessuna inlluenza sulle affinità chimiche. Un raggio lucido polarizzato , trasmesso da una sostanza diafana sotto 1 azione di un elettromagnete dove si stabiliva o s' intercettava la circolazione della corrente elettrica, fii decomposto mediante un prisma purissimo di flintglass. Si osservarono attentamente le linee nere dello spettro risultante quando il mezzo diafano era libero o attualo dalla forza magnetica; e non si trovò nessuna differenza sensibile nelle r«- lalive loro forme o posizioni. 236 Dopo le sperieDze di rolaiionis nulurale do'raggi calorifici da mo eseguile a Pa- rigi in compagnia del rispettabile decano de' fisici viventi, il chiarissimo fi'.B. Biot, e quelle del professor Forbes sul calor polarizzalo emergente dai romboidi di Frc- snel , era sommamente probabile che le irradiazioni calorifiche fossero soggette, co- me le lucide, alla rotazione artificiale del Faraday ; e cosi fii realmente trovalo, pri- ma dal professor Wartmann , poscia da Ruhrakorff . Notiamo però che la rotazione artificiale venne sinora riscontrata sul solo calor luminoso , dove 1' azione calorifica potrebbe a rigore considerarsi come una conseguenza necessaria del fenomeno ottico ed essere pertanto inapplicabile al calore sceverato dalla luce. I raggi polarizzati di calor oscuro trasmessi ne' mezzi diamagnetici sono essi capaci di rotare , come quelli di calor luminoso , sotto 1' azione del magnetismo ? Io credo fermamente che si. Ad ogni modo sarebbe utile il verificarlo coli esperien- za ; e coloro che vorranno o potranno occuparsi di questa verifica arriveranno pro- babilmente allo scopo polarizzando per riflessione il calore emergente dal vetro nero opaco, e facendolo ripercuotere piìi volte tra le due superficie d' una lamina di sal- gemma sottoposta all' azione di uaa poderosa calamita temporaiia. 237 Delle mofete del la»o di Àgnano — Memoria del socio ordi- nario G. Semmola letta all' Accademia nella tornata degli 8 giu- gno 1847. Non ha guari il nostro socio professore Lanza, da presidente che egli è dell' ac- cademia medico-chirurgica, proponeva a quella dotta corporazione esaminare e para- gonar tra loro gli elTelti dell' etere e dell'acido carbonico, e notare le dilTcrenzo delle asfissie e delle narcosi da quelle materie arrecate nell' ispirarle . Avvisava farsene le pruove per il gas carbonico alla Grolla del cn/!e,dove ce ne ha un serbatoio perenne, e di questo consigliava si fosse pur fatto un nuovo esame , atfin di potersene scien- tifìcamcnte ragionare , ed imitar con esattezza quell' esalazione, a studio e sperimen- to di chiunque e dove che fosse. Così presso il Iago d' Agnano si dette opera a ricerche fisiologiche e chimiche sul gas che trovasi nella Grotta del Cane . E poiché anche in Napoli mi fui provato a molti sperimenti con materia recata da quel luogo , presentai a quell'accademia le conchiusioni che ne seppi cavare. Adempiva iu tal guisa all' ufficio impostomi eoa un rapporto del quale non mi par soverchio toccarne qui le principali cose , or che peraltro analogo argomento mi è d uopo intrattenervi. Le sperienze di Agnano furon fatte all' altezza fra tre centimetri dal suolo della grotta , in un sito di là dal centro di essa. L' analisi si operò in due modi eudiome» trici. Nel primo feci assorbire tutto I' acido carbonico, una volta con la potassa cau- stica , ed un' altra con la calce suU' apparecchio pneumatico a mercurio : quindi sul gas residuo usai il fosforo per determinare la proporzione dell' ossigeno: quello clieri- mase si trovò gas azoto. Coli' altro metodo si assorbì prima l' ossigeno , e di poi il gas ac. carbonico. I risultamenti furon manifestamente simili . In 0'",75 cubici di gassi son trovati 0'",2IG d'aria atmosferica, e 0"',.")34 di gas acido carbonico. A ciò si aggiugne una gran copia di vapore acquoso che alla temperatura di 30° circa era sciolto nel gas. La quantità dell' acqua per approssimazione dclerinìnata, è poco meri che mezzo grammo. Laonde il gas della grotta del cane nell' additato silo , contiene poco piìi della quarta parte d' aria atmosferica , o , per dirla con maggior esattezza, r aria atmosferica è, 0,28"" 70/75 per ogni 100"' ceiitim. cubici di quel gas. E ciò basti per una breve notizia de' fatti sperimenti;! quali mi ridestaro- no r idea di altro lavoro da me egli ha qualche tempo vagheggiato. Ad un cen- tinaio di metri all' occideute della grolla del cane , è scavala nel terreno a poca profondità un'ultra grotta . Qual se fosse un pozzetto, non mena giri che un me tio, e gira quasi a forma di cubo , coverto da piccola volta , e con una aper- tura ad un Iato , d' onde vi si può discendere. Da un quindici anni è fatta , e la dicono ddC ammoniaca , da una mortifera esalazione che emana. Chi l avesse così domandata, chi studiata chimicamente non so: certo e che prima del IbVV 138 nòli ne ho veduto alcuna relazione. Solo in qiiuU' onoo il doli. C. James divulgò j)er le stampe a Parigi un Voyage scienti fiquc à Nitjjìc.s atre C. Maijcndie , in clic e un lungo capitolo su quella Grotta . Con tulio ciò mi pareva pregio dell" opera ritornar ali esame del fenomeno , considerando che di un fatto patrio non se ne sapeva che quel tanto che scritto ne aveano gli stranieri. Ancora ram- mentava aver raccomandato il cav. Tenore nella sua presidenza questa disamina, e che ulliniamenle se ne mostrava pur sollecito il cav. Flauti . Laonde avendovi dato opera , stimo riferire all'accademia ciò che ho trovato di quella mortifera esalazione. Mi pare obbligo innanzi tutto di toccar per sommi capi le notizie del dot- tor James su la natura e qualità della materia gassosa , come quelle che fan vedere i termini della cognizione che si avea fin qui di quel f'^nomeno naiura- le : il che farò volgarizzando le sue medesime parole (1). Il gas nella Grotta dell' ammonisca , egli dice , ritrovasi nella parte inferiore di essa. Ciò gli re- ca>a maraviglia , perchè quel g;is per la sua leggerez/.a avrebbe dovuto portarsi ne piani superiori: ma attribuiva tal anomalia a qualche combinazione fislco-chi- mica , di cui non poteva render ragione. Suppone che il gas vi sia nello stato di carbonato. Esplorando con opportuni reagenti le qualità essenziali dell' esala- zione va notando che la carta di tornasole arrossita con acido, ripigliava pron- tamente il suo colore azzurro quando sì immergeva nel gas . Ancora sturò una l)occia dacido cloridrico , e tosto vide vapori bianchi di cloruro ammonico. Ven- tilando verso di se con la mano il gas , n' ebbe alle narici ed alla bocca fasti- diosa sensazione , e segnò l'odore .sui f/encns dell ammoniaca, ed il sapore caustico e penetrante. Eseguì varie sperienze fisiologiche su gli animali attendendo pure alle im- pressioni fatte dal gas su la respirazione e gli occhi dell' uomo. Dedusse l' asfissia provocala dall'aria della Grolla ammoniaca esser molto piìi grave, e facilmente mor- tale. Gli occhi de' conigli si tumefecero , perdette la trasparenza la cornea. Ciò nel- la Grolla del cane non accadere. Onde avverte la differenza di questi effetti in certi casi di medicina legale, il che potrebbe servire a distinguere i diversi gas generato- ri di asfissia ( pag.'l'ì). Non gli tornò possibile f.ir risensire i conigli, solUando aria atmosferica ne' polmoni , come gli fu agevole nelle Grotta del cane. La pronta mor- te delle rane attribuì non solo ali azione del gas negli organi respiranti , ma pure all' assorbimento del gas ammoniaco sull' umida superficie della pelle . Affermò gU animali morir qui più prontamente che nella Grotta del cane , e quasi nella metà del tempo, come si rileva dallo specchietto seguente. (l)Op.cit. pag. 18. GROTTA 239 D E t C i y E cane (mi nuli) _ 3 coiiifjlio — ti IJUtlO — 4 tjailina ranocchio ■ 2, 5 Liscia «— 7 V e Ih ÉMMONIACA \ 2 i 3 2 y 4 Volle scendere rella grotta , esenti prurito e cociore alle gamb? , quaniunque il grado del calore fosse minore che nella grotta del cane , e poco diverso da quello dell' aria esterna ; prurito e bruciore che addebitò all' azion caustica dell' ammo- niaca. Infine ricercando 1' origine '^ell' esalazione velenosa , avrebbe voluto trovarla io qualche deposito profondo di materie animali in fermentazione ; ed in sostegno di ciò asserì trovarsi su la solt'alam sali ammoniacali ( ti.). Questi studi del dott. James conducono ogni lettore a tener per certo la natu- ra della materia non dover esser diversa da quella che egli dichiara , in conformità (li ciò che prima di lui credcvasi . Il perchè parrebbe molto strano e quasi ardi- mento il dubitarne. Di fatti ancor io stimato avrei gli sperimenti dell' autore france- se se non pei ietti , bisognevoli solo di alcuna minuta rettiGca , essendo pure corro- borati dal nome e dall' approvazione del Magendie. Il qual sentimento è prevaluto tanto che giù in alcune opere si citano , si rapportano e si ritengono tutti gli spe- rimenti ed i giudizi di cui favellasi in quella scrittura. Non però di meno eccovi , chiarissimi soci , la narrazione delle mie sperien- ze su lo stesso argomento , nelle quali mi giovò d' aiuto il sig. Cappa. Saranno fat- ti e giudizi principalissimi e diiBnitivi che ad un tratto faran certa la natura di queir esalazione, e vi diranno in qual conto si debba tenere lutto ciò che si è scrit- to intorno a questo subbietlo. 31 2i0 I. Spericnze falle ad ugnano. L" odore cleir esalazione tiene alcun che di speciale clie fa rimanere incerto il £Ìudizio (Iella naiura di essa . Chi è troppo corrivo a dedurre dall' odore la na- turai composizione del gas, all'ermerebbe trovarvisi il gas solfididrico ; altri il gas ammoniaco . Ma questo giudizio sarebbe fonduto sopra segno mollo debole ed il- lusorio. Non tocco delle qualità dell' esalazione su corpi in combustione , e su d' ani- mali, perchè quanto a ciò non avrei a rapportar fatti diversi da quelli notati dal dot- tor James , e che generalmente si sanno. licerlo è che la carta o la tintura di tornasole arrossa appena vien immersa o versata nel gas , e quella resta tale finche non ne sia ritirata . Non so intendere come il dottor James abbia potuto travedere ed iscorgere in vece un fenomeno contrario • L' acqua di calce versala in quel gas , s' intorbida di repente , e se l' esperien . za si fa in una boccetta che più volte si riempie e si dibatte , il precipitato si scioglie di nuovo , e V acqua ritorna limpida. Vero è che una bacchetta intinta nell'acido cloridrico fa ivi alquanti vapori bianchi, ^la si osservi nel gas della grotta vapore acquoso , e però que" fumi leggieri non son segno certo di gas ammoniaco. Ho scello tubi della capacità di circa 100 centimetri cubici , lavorali in gui- sa che polesscrsi ben suggellarli . Pieni di acqua , nel fondo della grolla , li ho vuotali asciugandone con pezzoline 1' interna superficie . Restateli ivi inclinati per mezza ora , li ho turati con sughero e mastice, e conservateli per prove. In una boccetta ho versato alquanto acido solforico temperato . Dopo alcun tempo r ho raccolta empiuta di gas dal fondo della grolla ; e l' ho suggellata e di- lìalluta. Sturatala , l' ho nuovamente affondala nel cavo , ed ho rifatto quesl' ope- razione con proponimento di far assorbire quanto meglio potevasi le sostanze gas- sose alcaline ; ed ho conservalo il liquore per farlo soggetto di esame. In altra bocceiia ho versato la decima parte della sua capacità di acqua , e l'ho messa nel fondo della grotta. Turatala col dito , ho dibattuto per favorire 1' assor- bimento. Reiterala l' operazione , ho conservato la boccia. In una terza boccia ho versato snpracetato di piombo per assorbire con le me- desime pratiche alcun gas capace di esser ritenuto dal piombo , quale il solGJidri- co se pur poco ne avesse avuto qucU' aria. La soluzione non e rimasta in alcun mo- do alterata , e solo un leggerissimo annebbiamento si osserva , il che vedremo a qual cagione sia dovuto. Ho variato questa reazione in altra guisa , adoperando il solfato di rame ; e la soluzione non ha moslrato alcun alleraracnto di colore. Ancora ho diitattuto nella JjocccHa il gas con un poco di soluzione di rame con tal quantità di ammoniaca che I I 2it poco Mc i)iai;cQva per proiiui'sl II it'ilm' lurclilno . Parimente ò limasln la snlu/.ioiic verdiccia e torbida soiua alti'o niiiiameiilo ulloiclij di nuovo vi lio lascialo o(>o- rare il gas. II. Spcricnzc falle in Napoli. I.Ho esaminato 1' acqua stillata dibattuta più volte col gas della grotta , ed ha dato una reazione acida col tornasole ; liu intorbidala pure l'acqua di calce ; la quale si è falla di nuovo cbiara versandovi altro liquore. "i. Ilo messo a pruova il liquore di acido solforico esposto all' azione del gas . Ne saturava a poco a poco V acido con liquore di potassa , e non iscorgevasi in fine dello sperimento alcuno svolgimento di gas ammoniaco. 3. £»aniinato il gas delle diverse caralline empiute nella grotta e chiuse erme- ticamente, il liquore di potassa ne ha assorbito circa nove decimi del volume totale. Il gas rimanente aveva azione sul fosforo come accade nell aria atmosferica. 4. Osservata dopo qualche tempo V acqua stillata satura di quel gas , e serba- ta perfettamente chiusa , ho trovato aver fatto un sedimento fioccoso di materia or- ganica , la quale deve essere la cagione dell' odore speciale di esso , e del leggiero intorbidamento della soluzione di piombo. Il qual fallo vien confermato dal pronto aouerimenlo dell acido solforico nel fondo della grolla. Fatti questi sperimenti non senza tener conto della pressione atmosferica e del grado di calore , mostravano che per approssimazione il gas era composto in volume di nove parti di acido carbonico ed una di aria atmosferica.! quali sono al cer- to sufllcienti per dedurre quale sia la natura del gas in esame . Farà maraviglia che neppure una frazione contenga di gas ammoniaco , ne di sali ammoniacali , co- me si dovea ritenere per le precedenti osservazioni . Nò si saprebbe intendere d" on- de sia provenuto l' errore per cui quella ricevette nome di Grotta dell ammonìaca ; e quale fu l'origine degl'inganni ne' quali cadde il dottor James ; il quale d' allronde si mostra dotto osservatore , e di cui personalmente conosco e valuto il sapere. Certo è questo che ora il gas della grotta punto non contiene di ammoniaca ; e certo ancora si deveaTere che la natura di quel gas non è mai cangiata. Ancora i miei studi dimostrano non contenersi in quel gas menomo segno di gas idrogeno solforato. Chiaro parimente si scorge i componenti di quel gas essere in massima parte T acido carbonico con una piccola porzione di aria atmosferica. Facendo comparazione tra esso e quello che esala la grotta del cane, si ritrora- 00 queste differenze. , I.Lu temperatura nella grotta dell'ammoniaca è 20: quella della grotta del cane 2i2 è 30 cenligr. in una sola osserTaiìone , mentre il calore cicli' aria ostorna se- gnava 15. 2. L'acido carbonico è 0.90 nella prima ; 0.75 nella sccomia. 3. L" aria atmosferica è 0.10 nella prima ; 0,25 nella seconda. 4. Il vapore d' acqua maggiore nella Grolla del cane. Determinala così la composizione chimica del gas , s'intendono ora agevol- mente , meglio che non polevasi fare per l' innanzi , alcuni fenomeni che s' in- gegnavano di spiegare col supposto gas ammoniaco , il che dava appogg'io all' errore. Il gas resta nel basso della grotta , o meglio del pozzo da cui esala ; non d' esce che a stento per la sua lenta solubilità nell' aria. Il gas deve fare etTetti più gagliardi e violenti dell'esalazione della grot- ta del Cane per molte evidenti ragioni. Esso è più denso , e si ritrova confu- so a debolissime porzioni di aria atmosferica. Non è dunque 1' ammoniaca che punge la congiuntiva e la pelle ; sì bene è l'altro gas che, assorbito dalla pelle umida delle rane lor punge il dorso. Non è essa che produce con più prontezza 1' asfissia e la morte ; ma è l' acido carbo- nico più puro e più denso che vi si trova . Non è il gas ammoniaco quello" cui si debbon gli effetti curativi che riferisce il dottor James , ma invece è sempre lo stesso gas carbonico più secco e potente di quello si ritrova nellu grotta del C;ine. Cosi correggete , egregi Soci , tutte le applicazioni e le dottrine terapeutiche che il medico francese propone partendo da un errore , col quale si scambia una sostanza con un' altra. La nostra analisi non ci obbliga a porre nuove congetture su la cagione di queir esalazione ; ma invece distende sempre di più le cagioni medesime onde si vuol intendere la genesi del gas carbonico nella grotta del Cane. Di vero io so- spettava con fondamento che tutto quel terreno circostante ad Agnano dovesse esala- re gas acido carbonico , e mi conduceva a proporre in diversi punti di esso delle e- ncavazioni , da che slimava dovere avere nuove sorgenti di quel gas ; ma la grotta dell' ammoniaca vien già a dimostrare la verità del mio sospetto, e mi son dippià certificato che in qualche altro sito di quelle adiacenze , cavandosi forme nel ter» reno per lavori agrarii, iu esse le rane che vi soa saltellate vi son morte , siccome il professor Gasparrini attesta. Sicché in tutta quella contrada sarebbe questo fe- Domeoo dell' esalazione del gas carbonico più permanente e continuo che in tutto il lato sud-ovest delle regioni vesuviane , dove è ancor frequente di tempo in tempo, e soprattutto allorché si rinnovano le accensioni di quel monte. Son questi i ragguagli che per ora ho potuto fornire all' Accademia intorno a 243 (ale importante argomento. Essi soa certo sufllcienti a dar la vera ed esatta idea di un fatto la cui natura rimaneva rinora del tutto erronea e da correggere. NoD perù di meno veggo il Itisogno di aggiungere qualche altra iavestigazioDe per compier< ne lo studio fisicocliimico . Resta per esso a certiGcarsi che nel gas della grotta non siavi idrogeno carbonato , che pur sarebbe possibile in una piccola frazione . Ancora mi vorrei proporre la determinazione piìi esatta e precisa delle quantità di acido carbonico e di aria atmosferica nelle diverse altezze del gas della grotta. Do- vrebbesi su tutte le altre fonti di gas reiterare le investigazioni fisico-chimi- che. I quali proponimenti potrebbero fornir subbietto di successivi lavori, nel caso che si determinasse lAccaderaia a prendere in più ampia considerazione un fenome- no singolarissimo in mezzo di cui viviamo, e che ritrovasi in atlÌDeaza con le «ondi* zioni fisiche e geologiche di questa regione. Sii TORNATA DEL 15 GIUGNO 1SÌ7, Sunto degli y4iU accademici pel suddetto giorno. Non iulcrvicnc il presidente titolare signor marchese di Pictracaiella , per in- disposizione catarrale , e ne assume le veci il cavalier arcidiacono Cagnazzi. Il segretario perpetuo legge gli Atti della precedente sessione , che rimangono approvati. Ila poi egli continuata e terminata la lettura del discorso de' lavori an- nuali ; ed indi si è dato luogo al socio cav. Cagnazzi di leggere la memoria da lui promessa sul Commercio delle Nazioni Agricole con te manifatlrici , che è stata ri- messa all' esame dell' intera classe di Scienze Morali. Il socio corrispondente Antonio de Martino ha consegnata al segretario , per la formalità di regola , una sua memoria intitolata : Ricei-che della struttura della membrana caduca. Essa verrà da lui letta , se gli altri lavori accademici il permette- ranno , nella prima tornata del luglio prossimo venturo. 245 MEMORIE E COMUNICAZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Sunto della memoria letta dal cav. Luca de Samuele Ca- gnazzi , nel di Ì5 gnigno , alla R. accademia delle Scienze , in- titolata : Osservazioni sul Commercio delle Nazioni Agricole con quelle Manifaltnci , coli' epigrafe : Plato suavissimam narrationem veritatem esse dicebat — Stoboevs ser. XI. Comincia 1' Autore dall' indicare 1' origine delle Nazioni , delle quali al- cune si diedero all' agricollura , ed ivi principalmente conlinuarono , restando loro il carattere di Agricole , altre per circosianze naturali o poliùclie alle arti, e mani- iatture si diedero , col ritenere perù in picciola parte la coltivazione del terreno , che furon dette Nazioni matiifallrici. Mostra in seguilo il progresso di entrambi , sempre proporzionale allo sviluppo intellettuale , dovuto alla scientifica istruzione, persuaso die una Nazione ignorante , qualunque sia , non può mai esser ricca. Presenta lo stalo di massima floridezza delle Nazioni agricole , e quello delle Nazioni manifallrici collo svilup|io inlellelluale , e fa vedere , che le Nazioni agri- cole poggiando sulle forze di organizzazione, le quali sono invariabili, non possono di mollo ampliare la loro ricchezza. Non cos'i le Nazioni artiere , che adoprando le forze fisiche , e chimiche in ogni tempo e luogo ne han saputo tirar profitto alla produzione, onde è che la produzione presso le Nazioni artiere è più animata, ed abbondante, e così il commercio, essendo questo un risultamciito della produzione più del bisogno. Siccome la massa della moneta circolante in una nazione è nella proporzione del suo commercio , così la moneta circolante presso le nazioni artiere è più 'abbondante , che presso le nazioni agricole. Per riconoscere poi , se la mone- ta circolante presso una nazione sia proporzionale al suo commercio , cre- de r Autore doversi desumure da un campione speciale de' valori presso la detta nazione , il quale egli dice , essere il ristretto prezzo della sussistenza del misero operajo campestre , ossia la sua mercede giornaliera. Fa distinguere egli la mercede dell" operajo campestre da quella dell' operajo civico , essendo questa sei conda maggiore , e spesso è il doppio della prima , poiché il conladino può conte- nersi con temperanza nelle campagne , e non cos'i 1' operajo urbano. Fa quindi notare 1 Autore , che essendo la mercede infima dell operojo co- stantemente nella ragione della sua sussistenza , e della sua famiglia , e come il 2i6 pane è il cibo priccipiilc de' popoli inclviUrt , cum si calcola la delta mercede in ra- gione di'l prozio del pane ossia del grano. Questo è però il sihlema euonoinico ordl- i.ario , non i;iù r.c' Icnijii di carciìliu , uu' quali utirussandosi i coltivi si minora in j,ciicral« il lrava{;lio campestre , onde i miseri operai si olVrono a lravaa;liare con mi- iiur lutrccde , ed allora si vede il tristo effetto, elio il grano cresce di pre7/io , e la mercede degli opeiai ribassa. A poter r Autore determinare tra noi 1" ordinaria mercede de' nostri operai campestri prende io esame la consumazione unica giornaliera del pane di ciascuno di essi operai, la quale è di rotola 40 al mese nelle campagne di Puglia, il die ricade un rotolo ed un terzo al giorno , che equivale a gramme melriclie 1 189 , me. ]io di quanto avevano gli antichi servi da catena addetti al coltivo , cioè libbre quattro equivalenti a gramme 1300.8. Con simili indagini il Consiglier Ferdi- nando Galiani fu di parere, che il misero operajo in questo Regno non poteva vivere colla sua famiglia nella metà dello scorso secolo con meno di carlini 20 al mese , ossia con circa grana sette al giorno. Ora che il grano costa il dop- pio di allora , cosi la sussistenza popolare può calcolarsi due. 4. al mese. Oggidì però la mercede giornaliera degli operai campestri suol calcolarsi car- lini due , e quella degli operai civici il doppio , come per l'ordinario lassi al- trove ; quindi è che se un calzolajo abbia una vigna , e voglia farla colti- vare chiamerà un campagnolo, e li darà carlini due al giorno, a patto però che esso calzolajo debba compensarlo colla sua opera , facendoli i calzari nuovi col cuojo che li darà. 11 contadino avrà sei giorni impiegati al coltivo della vi- gna , onde è creditore del calzolajo di carlini dodici . Similmente il calzolajo abbia travagliato a fare i nuovi calzari tre giornate , che a carlini quattro di giornaliera mercede , è creditore di carlini dodici . Ecco che il contadin o ha dato doppia mercede , ossia doppia sussistenza al calzolajo in tale contralto . Or se le Nazioni artiere abbondano piìi di moneta in circolazione , e eoo ciò il grano è di prezzo maggiore , come tutte le altre derrate di sussistenza , anche il campione della moneta circolante è maggiore , ossia la mercede gior- naliera dell' operajo campestre. Similmente la mercede dell' operajo artiere è maggiore , specialmente poi nelle grandi Città , ove si esercitauo le arti le più raffinate , ed è nolo che la mercede di essi operai in tali grandi Città suol pareggiare il valore di un nostro ducalo , ed anche più , onde è che la mer- cede giornaliera degli Artieri esteri è circa cinque volte quella de' nostri cod- tadini. Or dandosi da Nazioni Agricole materie grezze, come lane, cotone, seta ec. prodotti da operai, che si sostentano col misero salario già dello , per riavere materie manifalturate da operai urbani, che godono si alla mercede, questo è > 2i1 coire srprn albinmo vcilulo , darsi più sussistenze dalle Nazioni agricole per a- yerne assai meno dalle Nazioni ailierc . Può farsi una rbjozione a questa proposizione : dandosi prodotti territo- riali non sono quesL intieramente frutto del liavaglio , ma del terreno . E ben noto elle la terra per produrre ha bisogno della coltivazione , la quale porla un travaglio assai maggiore della rendila territoriale. Ma d' altronde è beo co- nosciuto ora , file non vi è prezzo ove non cvvi travaglio umano , e sebbene le forze nalurali produttrici, come quelle della terra , delle acque cadenti ed altre si hanno come produttrici indipendenti dal travaglio umano , pure in origi- DC han costalo travaglio umano al loro acquisto. Passa quindi l'Autore ad esaminare si lo sialo agricola, che artista tra noi, e dichia- ra essere tuttavia iuipcrfelli entrambi , poiché la pastorizia in generale è in pascoli q)ontanei , e per le arti non vi sono ancora fabbriche di aghi, che è il più necessa- rio ordegno per la formazione delle vestimenla. Fa vedere però che e maggiore d» molto r industria agricola di quella manifaltrice , desumendo ciò dal numero de^li operai addctli a quella. Dice egli , che avendo gli statistici di Europa rilevato , che di tutti gli uo- mini di Europa la metà sia di coloni , credono che in ogni nazione , o stato basii la metà degli operai presso a poco ad occuparsi alla rurale imliHlria per provvedere alla sussistenza di essa nazione , o stato. Posto ciò egli desume dal nostro censinienlo essere tutta la popolaiione di (jueslo regno sei milioni el 800 mila, e come i maschi sono alla intiera popolazione come 12 a 23, cosi s )no i maschi presso a poco tre milioni e 500 mila. Togliendosi da questi il quar. (0 , che si valuia di finciulli , e vecchi decrepili , ne restano due milioni e eoo mila. Secondo 1' opinione già delta degli statistici il travaglio campestre della metà di tale massa , cioè di un milione e 300 mila operai dovrebbe essere suf- ficiente alle produzioni delle derrate territoriali per la nostra pipolazionc. Or i contadini di questo Regno , secondo 1" attuale censimento sono un milione e 5A0 mila , onde ne superano 240 mila dal bisognevole della industria rurale . Vero è che il nostro censimento noo è esatto , ma l'errore deve reputarsi nel meno , e non nel piii , poiché la premura di ciascuno è più tosto di nasconder- si, diedi moltiplicarsi. Veduto ciò ben si arguisce che se 240 mila operai si aggiugnessero alla nostra industria artistica, allora questa crescer potrebbe di mollo . Nj i nostri naturali abili non sono alle arti ; poiché le belle arti , che sono 1 apice ed il sublime delle arti tutte , tanto tra noi fioriscono ! Abbiamo una pruova nel setificio di San Leucio, che nacque col solo pai dell' Au^jusla Memoria di Ferdinando I. Se a tale s'abilimeuto seguila fosse la prescrizione , o almeno il 32 248 costume di vestire di quelli tessuti , come fu praticato in Francia ai tempi di Colbert , sarebbe cresciulo somciamente il setiGcio tra noi. Non crede 1" Autore poter succedere questo passaggio di operai campestri alle arti civiche senza un tempo conveniente , poiché egli dice , che in tutte V economiche operazioni popolar i è adattabile il Virgiliano precetto per le piantagioni : carpenl (uà poma nepotes , ma inculca doversi cominciare a pro- muoversi le arti necessarie al comodo popolare specialmente, e liberarci dalla soggezione delle Nazioni artiere. A tale proposito 1' Autore fa notare, che oggi- di le Nazioni nel seno della pace si fanno la guerra la più accanita, specialmen* te le nazioni artiere con quelle agricole , cercando voler tenere queste soggio- gate per ottenere derrate territoriali , dando manifatture allo spesso inutili . Si offrono le manifatture dalle nazioni artiere a basso prezzo per impedire la pro- duzione di queste , onde è che 1' Autore chiude la sua memoria esclamando a suoi connazionali , come Laocooute a Trojasi Equo ne credile Teneri. Quid , quid est Unico Danaos , et dona fercntes. Virg. AEueid. lib.II. v.49. '5> e S n e itpai •zcii!|oo([ :0 e " O © :0 53 «5 © CO ©" :0 O o.mi| ui Bjrirìoij , w = = i;zjii,f = "^ -^ ::=.-^ T= ■ H ■« ■ 2~^5"'^S^-«^ = S nuoizoj !(r 51 •'■ '■ '^^ x -r. r. ■; ^- /. y- ^ r, A -A -r. X r. 5» Ulioiiseij ■J,)|SJ „M1I01U.I,1J 3 rs — ■ 'M ! X :0 'U -N -^ a? = «e 't -.n -■• 5 ?- ^ 3gI¥^!:^g5u5a5 2^g'^^'^'.v^-gr^-&^ ri X .- ■ .O Li-* l:- -- ^ _ riti 71 -^ I ^^ "^ *>! — w C-I T( 00 — i-^ (t: X ^ ~- f^ ^> -M» .^ -^1 «, — :jr":r":z ^^—^ 2 S ^ - ìiì -=5 r"* :; li £ r ^ -^ -"^ « -^ 1- :-; :" "!-' . x '-^ ■-^ iv^ •IIIOHIJ.l f ^^rj^-OPOafg-go^g^^^^^j^^^^^g-v^^^^-^ ;^ ^^^„ ^. ©.—'.-•'; »~ — ■-;-" irj t-; © r:_ X ©o ^_ o — I =_ C-: „ ! CTj ifi e^ ^■* ■ "^ t^ •(- ■ ^ 1 ^ • .» ,•» . ' . ' t J -»* . * . ■ w ' I — T " - > Kliciniij !!' l'imi, t i!l!.i|isi;|'j I 0< -ri '71 -N -M -N '-. - ^: '-: ^. ■» -. -. f-. 2 © 5 o :^ « © i.- - = .N ■?■ ì: ;c e Z =i - 5:' i5 ?: 2 r^ =* ?6 S p :: ig ?2 ?;^ =^ i;? -g j= ^ :2 ;= p^ ré ?? ?s :? ;s nf :>q n^ « r: © © © „■> S - . -: X X X = § : -: 2 2 :^ -^rT-r: i"; o x :■= ~t 5 ì" - S X — "■* '^^2z:^I:\!^2Ì~':f ^2} m:i2l: ^' £'■'''- ''£; £?' ~' ■•" -' >■-' *' ; -- © o — • © - fi 1-: C; = r- • 1-' :-> ;-: I-C .- =v'~".'l-t ^1" = ■^.'' '-©.-- — l-.= -M » -^- ~5 r) ii r. © -Z Ti •^ ;'? :.~ -■* :-^ l5"--> v; J i-.' :■; r; rj' .-' 1,' I niipiui^ ■21: ^ r- _* ^^ TJ 1^ :^ -M ig :^ ~ ~ ì' V- :i; 2r -* z; '3 V ■* =" - — ~ '"^ ^ '- — © © © © © © -"^ "' ~. rt I w VV.TI V7T4ii ■■■•'I^J ©.-.--- ©©:-:r:.XT;- ©©-©©=--:--© ^,:- = © -^ =.- O ='- .^ .. I lOllll.ll -* :^:0'N -•' © © X r: ^ -m'-* .n":rt :o— rt -m — r7 :;-■» -» -•• — '-rr r:"--'-- ■-.-■ ,— "il"-; ' ■'• ' -M T) -M ?i TI TI -ri ^1 -M -N -M -M 7j ■» ~i -1 -i Vi -Ti Vi Vi X, j ir, :;; 21 i : = I 7^ S Z: p ■'^ - ~ ;; X^ — — — Xi -z. T^ X n -.n -.^ ■^ x or. -- ■:=. r: :-. ^* X >^ x> x ■'^^'rrr^ ^ © '^. ~ © 1-.I-. '- — -_X-- © — © :;i- X o © 30 — — 1- — — © 1- .- S X 1~ 5 -, =-; jC I 2 n I :'v' .-; f3 .f; 2 .- :t .^ j^ :5 .-; : ; : Ì >; S i-S ! ' X ?Ì S : Ì rf .=5 X .'i .X x' .' r ■ i :~ yi -r : V ì '.11-111, gii§!3g5«g£?s:ssss:5^s;?s;t; h.'Ooao-imct«t-wi-si-' GlOBM DEL et M C-. e: ,-- O ■lÉlI 11 ■ IH if* . l ^1 M M ^l ^l -I ^1 ^ -l ZJ' d: Cjs CJ^ ^- ^- ^' ^- ^" ^' « i li e. OC c: M •^- -J ii: -1 -1 -^1 -i ^i ^1 ^1 ~i -^ 'ji Ot e: vi C;: O- C- W- i- ^- 1<^ ^- IO ;r. -^x c; ii ^— • e 1^ u- ic 1- IO IO IO 'o ►; — ì --I C". i ; .r- ii IO — C '— GC 1 -1 ^1 ^> ^" ^1 -I -1 ^' I (iimiM IIKI.I.A LUNA Vx "ss o 'e: '- '-4 Ot 'tu O O - ?t If S S ?Ì = £ ? _ zi — . o i>y r- OS ^- e*, -r- M IO IO *■ ot e: e ■— -^ _- i- OS O- O! O: C-: O^ O'- O- i)' ù3CCOO!^"-lC3-4'^*C;tGO IO o; o e: o C-. -I e: := O C-. o: fi ~ ?: jT: M M to *^ e: -< —1 .^1 I --- t: »: C-. « GC 30 OC O C! M O "" ~T~ oc Cw -J ^ -1 o ri OC IO -r O: IO ^- o: Ci ì:: ^ u -~l ce ^ bS lo oc <-; ^I -1 o e .^1 ^I ^1 i^ o-v- C-- e; -4 ~ C-. O: IO IO « ;^ IO ^ cn _ " - - — é' c ^ K IO IO IO li i*. '-r !i ir ."= !^ S £ l-t ij ii g 5 o ^* I— IO IO IO IO ►— •— — H— lo s; S s; t -^ i- ccj; ««^r -t -o= V -:: -= V t, V V ì: ìì h = -o o -.^ -=« 0= b u u •<= ^b.vc.cou.=^o .Tel molli." I pslor. o = Sm3^-co-jcìcì- CCIO Ci w~ sJ- et. >- ^ e Cfc £ oc ^ ^< >- .r- O' Ci O Uniidità ^ ^ ^ c- e: CI c; o; e- o*- r.-* e: w. cv e* e: .s-^J-'f^ . ys 4.- Q;t Ci Ci Ci IO Ci Ci o Ci C-. "■- 1 "--1 C5 '*- V e-. Ci y Ci oc ce C-. o Qt 1^ ■s' -" ^- ^ Klaslicilà , ~ ^ C-. ■^~ ^ C: C V- ^ ►- ^<,"^ ?» I^Ì^IOCOO-- U'IOOlOC^-JCi-lOO V ti o ce ^1 C- Cf ^1 Cì'ck"--! C-.'C: O -J oc Ci M _ _ _ _: .^l ».*,< VJi — » >». w. w« — ' ^^ *- — - Punto di rugiada .-1 ^( ^1 M ^ -1 -( -' -' r< :;'. ;- r:; r,! ^| 5'. ;s rA o: ■^' ^- c= 0= 0= o: o: o: oc oc cu £ £ & g; S i:i S i- ^ -- -- te i- ^c S;; ii o &\.- p 5^ J- li ii = e. c= e: o a= M e: In . Ci e: Ci IO Ì.-ÓV>;bS-^-ÓW-'c;==W=cVcioVc:c.c.oci^^oc^^o^|_»_ ti I 'i'ernioin. ester. gs:g£ìS=:S|;§i§^lì§gÌÌ-^-llÌHS£i^S^^^ e: o- cT w* ^» *:; >«i- i" ^ ^ 7^ .fr- .-1 IO OC I— C-. C: 0= O — ^' ; = = ;z o: ::; _ 3-: ò s ■1 LO IO Cr »- ^- *^ li - c- c= t^ *-- li ♦■- C-- *•' «^^ '■' '- S^ ì^ i'^ -" Uiiiidilà a: *.- ce =: ~ ~ e; *■- y: ''=-"' p F'-F^-fy Elaslicilà : ^l ce - e IO Ci : to < Umidita Elaslicilà Lì rr, o- -^ 0 =5 1-» «i- ^< *•- 1* c^ ^' ^ ^ r r^ r^ - ^ •-_-,-._- ^r,.^ ...•. =■_ i.- . IO o 1 O Ci 3 o =5 k- «^ -< *•- j« p r' r» r T r, r. -~ ì^ •._, -» -i b - bo b lo b i- b cibb o £. g g g; w g 5!_ S 3 S Zi q q-. qi o o"^ <^ " g^--- =^ " Punto ili ingiada »i -^ f^ -1 -j ^.n c.i3.n.a 5"^ 3 5 2 < CD cn 2 C CD ^ • -) * Ci * <^ F ò ò Vi . 3 • l?^-Q ;r ^ < • ^J r= o < ? e _ ^ ~ ,v c/> c/j ^ _ <; c/i _ ■^ •>* c/i ^^2 2 B.a.~ £.^s S.*^ I; a o «0' s* s a Si U) f ^ a s a Co a. 4-- 5» O u o ^ P i i -^ .2,"-^ .=f.-p ìP ='- -'^ .-3 I; f? UUOWO -=iJ3=i;3- = I. 1. (. u V3 (/J t/ì fi) 1) i o a a tf> 'A (A (A Vi l ^ , J^ _ > .• PS) C3 n ^ tfj tp rr 'C 3 -r J3 .3 .y^3 ~ 3 3 tlj tc^ 3 _3 -3 -3 re ^ -9 =r. — -3 Vi >> n r^ r: ra T! n D t> C. 3 C 3 =- £ > bl t; ;* — k- £: bl (A L. u bl u u - U 3 u > - i- u > o t- o -3 3 u 3 CJ W CJ cn cn e uà Vj CA «j C CO VI co UQ X US cn OD lA M (A '/3 -J >■ 3 > 3 -3 r3 -3 tb te. 2 -3 ^ «) .3 SO > 3 cb^ -S O bJ 3. -9 -3 J3 -3 ^ ^ -3 «) > ^ C f3 rt « f^ CJ fl n ^ k 3 - fc. ^ 3 3 C r3 > > 3 C ■j kl "^ « b. tJ u u 'J 3 U u ~ > b. L. 3 i (A CJ 3 (A CJ ì cn -x cA x 7, y, z- f^ g x /j -r. •/•. ryj -g > o od — -^Soc ooo^c.o oooocaa ho^^ocìj'- ra -r tu .O Or?— :0 000 o o o 3 3 o o O 3 O O » O 3 O 3 3 O 3 3 3 O 3 3 3 3 3 3 O 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 O — 3 3 3 O 3 3 3 3 3 o' O 3 3 3" o" 3" 3" 3" 3" 3 3" 3" 3" 3' 3" 3' 33 3 O 3'o N o" es O* — »- 3 3B O O »"•-" 0"— '-rt o (ff 3 — kT — — Ci" 303" C» — ---5 n :o j iO_ 3_ ■^_ 3 3 :r5 :0 ;0^ O 3 3 3 ;0 !» ;0 3 =-■; ai JO 3 3 :.0 3 3 LO 3 ;0 3 ari -* ^ ^ :0 aO t~r » — " cfr?" -5'^"5'5 ;.- 3" M3'f5':'Ì3'^"in'=<:r ;rrx"3"--i rs i-';-r -" — — — — — — ^1 I-M TI 5'! »1 TI OJ 5^ S-l »! 91 -M ^•l TI TI «■! TI 'M ■?! TI TI S'I 00 io" Ti' " t-," r> ~ — ' ^ — — TI TI T\ TI TI r5 (TI S^I TI TI .1 TI TI TI TI " i--5_3 co" 3" TI TI .''■', ^. ^.^. =1 •''.=''. '^'. 3»_in 3:'::.'5 3 3 TI 3 3 ira 3 :r3 -!^ 3 3 3 TI 3 3 3 l^l-.33 3 12— TÌ3'lO 3'l-'3':» Ili -S yS -JÌ .£ \£ l-^ l> 30 t-' 3'» 3'3" la — TI :ra — -* 3D 3 3 IO « :ra TI l-^ . 3 3—3' TI ira — :« 3 rs 3 — — :Ì :2 "* i •" 5 3 3 i- » X 3 3 3" 3 3' — — — — — — TI TI Ti" rs ti" n ri — — — — — — -. —___,___ — TI TI TI (M TI T« TITITITITITJTI CI TI 3 « ci ri -^. — "1 'I —.■■'. ^. =1 ».3iraTix»ra3_ -^^ 3 30 3 -•*_ 03 t-3Ti3 — >OLra -* -* -^ -" -•* -" -* :ra' M5 :0 3 1- 1-.' -jÌ ci 3 3" 3 3 3" — 3" 3 — ' — TI Ti" Ti' Ti' — -x '^ ^ — — '" — —„__„„_ ^ ^ _ 51 ^, „ -,, TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI o . I^, ■". ®. '^, '^. •*. ''l ■-^. »3_X^— aspira Mi^-J? « t~ O TI M — X3»N3:ra_TI ira 3 = 3 » i- -^ — :ra 3 3 (Ti' — ■ 3 3 — ti' — " — — " Ti" M Ti" 3' 3" « TI Ti' ri" TI -H "« — T»^" : ^ T^ --■* '"^ -~ r ^ -^ -o :T iT sra :ra :ra :ra ira ira ira :ra ira -- ira ara ira ira ira :rt ira ira sra ira 1^ t- 1- I- i- i^ i^ 1- 1^ r- i- i~ 1^ 1, 1^ 1, 1^ t' 1-: i~ 1-- r- i- 1- «^ i- i^ i- !■- t- t- O 05 M^©i3^-*t-. ira3Xi^co?rat* ■— ?Tr5t^ira*^ira o__ 00 3 (N r^ I» i^ t^ r^ t^ l- r- 1^ t* l^ t- i--. i- i-- 1^ i-^ t^ i-- t-« srarrrrarorsTi^H — ra ira y5 ira ira ira ira ira ara ira ! » i~ t- t- i> 1-- i- t- t' I IMUOiy »H (Ncra^tiraoi-x 3 3 — TI rs -^ :ra 3 t^ X 3 3 — TI *-l^-^T-»^— ,P^^.r^-^71TlTI VM.TJ # CO ira" ira 1- M3 3 of TI l- TÌ 3_ TI ira x 3_ 3' era --i .-ra 3 i^ X 3 o — ^ TI TI TI TI TI TI TI era era © m p) I Fasi dulla Luna gggS gg5?-StSì£g S5:ìSS;?5 r:::5o»^o o-.^-w.o- Gì £ '^I "i "- Ò e: C ;- -- Ò: ^' *.- -- »•- ^- 5J= 1-' «= '- *-" ♦•' *" *-~ *■- '"". *" *- 0= C': U! g = ODoVti' o'-i-looUóo -aebb«to4<: oc p- o o ►- o «^ -i « io - oo o 3 -I ' M ^1 ^ -T -t --1 ^' ^1 '' ^< ^' -1 'I -1 -I -' -1 _ ti Jb ^T S — ■- ce o — c i. -I ^ ,v- ^ e c c !5 = ^1 ^, ^( ^1 ^1 ^1 -I -I --i ~j -1 OM-^'O £; — — ce ococooo coocppp ppppppp ppppp^\ - - -, -^ -_ V -- V -- "e.-— e b b b = o o e o K. i: e o o o o e o o = — OCO •-O-C-*:-— S;; = ^<-cO eco: — oc w. wOC^Oi," o 00 c c cS^o'-" oS-:c^o'>''i' ccccccc ccccp----^ Cr-.r'-.p-.r^. ^ I '^^^V' c^coc.có ccccccv_ ccc^»>^ cop-.tTB s ; o ni il: 3 £. 5- '^ e a. ~ ■io 253 DISCORSO PRONUNZIATO DAL SEGRETARIO PERPETUO DELLA R. A. DELLE SCIENZE V. FLAUTI NELLA SOLENNE PUBBLICA TORNATA DELLA SOCIETÀ' REALE BORBONICA Del di 30 giugno 18^7. SIGNORI. Più abbondante materia , e più sicura a ragionarvi mi offrono , nell' anno accademico che oggi compissi , i lavori de' miei chiari colleghi della Reale Ac- cademia delle Scienze , e le altre occupazioni di questa ; e Voi che avete com- piacenza ili ascoltarmi , perchè saggi siete , e del decoro del nostro bel pae- se amantissimi , non dubito rimarrete soddisfatti in sentire di ogni cosa in tal tempo operala render da me brevissimo conto , mentre più a lungo l' avrete già rilevato , o potrete rilevarlo dal percorrere il Rcndiconlo accademico pubblicalo dal r luglio del passato anno , fino al di d' oggi , che segna il mezzo del pre- sente. Terrò nelT esposizione che debbo fare 1" ordine medesimo col quale sonosi Ir cose succedute , nelle 20 tornate accademiche del periodo suddetto ; poiché questo sembrami più acconcio alla presente narrazione : se non che dirò prima del- le iiicniorie lette , scopo principale delle Accademie dotte , da cui ogni umano sa- pere perfezionasi ; e però quelle costituiscono la vita di queste , durando io ogni tem- po ; esse sono gli archivi dello spirito umano , e formano la storia vera e sicura de' 33 251 suoi avaiizaraeDti ; esse fiDalnienle segnano 11 vero grailo di civiltii cui una nazio, IH" sia pervenuta , e qiial jiaile abbiasi avuta alla propagazione dell unuiDo sapere. E se in ogni tempo fu necessaria , ed i dotti uomini la desiderarono , e co' mezzi che loro eran dati la promossero , la comunicazione de'trovati nuovi, e delle nuove esco- gitazìoDÌ , principalmente nelle scienze naturali ; ciò tanto più diviene necessario al presente, nell" immenso progresso in cui queste sono , tendenti a si ampia perfezione, che i maggiori nostri se rivivessero ne rimarrebbero sorpresi ; ed i più grandi tra loro si vedrebbero , in alcune parti di esse, ridotti ad apprender da coloro cui han- no data ogni spinta a sapere : mentre non debbe in altre parti togliersi loro il vanlo di non avervi lascialo ad aggiuguere. Epoca fortunata è quella del nostro secolo già giunto presso alla sua metà; ma più fortunata ancora sarebbe , se la slessa faciltà indotta nell' apprendimento sì astrailo, che sperimentale , e la slessa moltiplicità de' libri , che hanno prodotto , e tuttavia producono 1' anzidetto vantaggio , non rendesse il maggior numero superficiali nella istituzione ; o se almen costoro si dimostrassero alquanto più moderati , in tenere il grado che può loro competere , né volessero gareggiare co' veri sapienti, né divenire autori , né mischiarsi in istituire altrui , né profferir sentenze su quello che no» bene intendono . Ma sia bastante di ciò , è tempo oramai di raggiugnere il no- stro scopo. 25Ó x\I E M O R I E. Sentiste già nel precedente mio discorso esser pronte perla stampale me- morie destinate al VI" volume degli Atti , del quale ne avrebbero fatta la giun- ta due o Ire altri delle rlaboratissimc ricerche naturali del fu nostro socio Fi- lippo Cavolini , rimaste per tanti anni abbandonale , ad isceverar le quali da' molli volumi MSS., che sono presso la nostra Accademia , lavoravano con ogni dili- gi'iiza i distinti colleghi delle Chiajc e Sangiovanni ; ed or mi corre 1' o!)l)ligo di an- nunziare a Voi ed al pubblico intero , che una parte di tal difllcile e penoso lavoro sia siala da costoro già fatta , ed aggiugncre, che altri MSS. , in compimento delle dotte memorie da quelli preparate, sonosl ritrovati a casa de Mellis nipote del Cavoli- ni , giustamente geloso della gloria postuma del zio, e che vi sieno ancora quasi tut- t" i rami incisi corrispondenti , eseguiti dal Ciraraarelli , sotto la direzione , e con r assistenza del Cavolini ; sicché raclle più die prima ne riuscirebbe il pub- blicar tali cose. Né saprebbesi spiegare come mai coloro, che dopo la costui morte, avvenuta nel 1810 , ne raccolsero tutte le carte , e le coliegarono disonliMalamente in ben ^9 volunii , non avessero avvertita la continuazione in istriscc di stampa di ouel frammento sulìii generazione de pesci e de' granchi, che vedesi inserito nel vol.I. de' nostri Atti, con una sola tavola , giudicandolo inedito , mentre l' autore 1' ave- va già pubblicato e divulgalo con quattro tavole. INIa una nera fatalità par che siesi impossessata di questa faccenda della slampa de' nostri Atti , e che tenda a coiilra- starc le buone intenzioni dell' Accademia : imperocché diversi incidenti hanno im- pedito il porvi mano ; e pe' lavori del Cavolini si è aggiunto lo stalo di salute ca- gionevole de suddetti due soci , e 1" incendio testé avvenuto della casa de Mellis, dal quale per fortuna è riuscito salvare le carte ed i rami suddetti , rimanendo pe- rò ogni cosa confusa co' libri, ed altre masserizie , come in si funesti rincontri può ognuno immaginare che avvenga. Il riiarciuaieiito della sian)pa degli Alti ha prodotto il grave inconveniente, che i nostri soci non volendo abbandonare a lungo sonno i loro lavori, dopo aver adem- pito ali obbligo elle ad essi impone il nostro sl:Uuto ( ari. XIII. ) di presentarne almeno uno per ogni anno ali Accademia , ne dimandauo 1' inserimento nel Rendi- conto , distruggendosi in tal modo la princìpal parte di quel vantaggio , che olirono le Accademie, di concorrere co lumi riuniti di tulli coloro, che coltivano una stessa branca dell' umano sapere, a render più perfetio il lavoro di ciascheduno. Quindi si >ide inserita, nel fascicolo del Rrndiconlo pel luglio ed agosto 18A6 . una memoria letta all' Accademia , nella tornata del 14 luglio , dal dottor D. Ao- 256 tonio Grillo , professore di Anatomia patologica nella R. TT. degli studi , esponen- dovi alcune sue osservazioni tendenti a comprovare , die i nervi ottici , nello spa- zio quadralo ove veggonsi confusi , anziché inlersegarsi , come è stata opinione , ed è di taluni anatomici , semplicemente si accostino , giusta il sentimento di altri , ai quali or cerca di aggiugnere autorità il professor Grillo. E poiché 1' Accademia non ha dovuto in tale assunto pronunziare alcun parere , rimarrà a' professori dell'ar- te nolomica in generale il vedere se da questo lavoro del Grillo abbia conseguita qualche nuova luce la scienza fisiologica , per la spiegazione del fenomeno im- portante della visione ) e delle tante e varie alterazioni di essa , che entrano nel pa- trimonio della Medicina curante. Ed il de Gasparis , alunno dell' Osservatorio di Capodiraonle , nello stesso soprindicato giorno , presentava all' Accademia un nuovo metodo pei- dclerminmx la posizione del piano dell' otiila di una cometa , o di tin pianeta , indipeudenlemenlc dall' ipotesi del molo nella parabola , o in altra sezione conica , applicandolo ali or- bitadi Vesta {\). Di quanta utilità fosse questo primo lavoro , che ci ha presentato un gio- vine s'i bene introdotto nella carriera dilTicilc delle Matematiche , e della Mec- canica celeste , può ben comprendersi dal conto che ne fece , subito che per- venne a sua conoscenza , il chiarissimo geometra francese M''. Cauchy , presen- tandolo a quella illustre e cospicua Accademia , insieme ad altre sue ricerche sullo stesso argomento, e ponendola alla pari con le soluzioni date da' celebri ma- tematici Lambert, Olbers , Legcndre {2) . La nostra Accademia volendo mostrare in alcun modo la sua soddisfazione ver- so il de Gasparis , a proposizione del segretario perpetuo , ha dimandata per lui , all' Ecccllenlissimo Ministro degli Affari Interni , una laurea gratuiia in Matemati- che,ailìnché possa cominciarne l'insegnamento, che riuscirà di militi» grande alla gio- ventù che vuole apprenderle j e dispose l'inserimento della di Ini memoria nel Ren- diccnto. Veniva ancora inviata all' Accademia dal dottor Colaprete , giovane medico ri- tirato ad esercitar la professione in Campo di Giove presso Solraona , la descrizione di una pioggia di maitna caduta sulla Majella , verso le falde del munte Amaro (3), che u e una delle piii alte giogaje , nel giugno del 1844 ; e questa diede luogo ad /• Hrmlkonlri n. 28. da JXIJ- 5ÒI a ?J.3. ,i; ì'fij. Il n. 20 , itcundo semeulre de' Comptes rendus ptr V anno iS46. p) Hendiconto n. :'». da pag. 260 a 2Ck. ■J. i' 25T una dotta relazione de' cliiarissimi soci Tenore , Cassone e Costa , per incarico ri- cevutone dall' Accademia (I). Aveva già il socio Lanza annunziata all' Accademia la lettura di un suo : Co' mento sullo sialo scientifico, 7ìel quale oggi trovasi in Europa la quislione riguardante i provvedimenti contro la peste , e vi adempì puntualmente nella tornala del 1° set- tembre. I principali punti che ei tratta sono , la chiara esposizione di ciò in cui con- TCiigoiio le dueopposle parli di Conlagionisti , e di Epidcmisti , e dui cardine della controversia Ira essi ; indicando lo sperimento a fare per decidere la loro quislione , e riduccndo a Ire capi gli argomenti per risolverla . Entra poi in esame lie veicoli della peste , così egli chiama tulle le masserizie suscettive di riceverla , conservar- la , trasmetterla , del dominio di essa , della sua incubazione , de provvedimenti sanitari voluti secondo la dottrina degli epidcmisti. Tratta in seguilo l' importante quislione delle quarantene per la pubblica igitme, e rispetto alla pubblica economia. E da tulle le anzidiilte considerazioni concbiudc : 1° Esser sì necessari i provvedi- menti sanitari contro la peste ; ma non dover essi consistere nella forma delle auli- che quarantene. 2° Glie la riforma dimandata nel precedente articolo dipenda dal determinare se esista o pur no un seminio morboso pestilenziale più tenace e dure- Tolc che negli altri contagi . 3° Ed inchinando egli a non riconoscerlo , trova giuste e raccomanda le modificazioni che 1' Inghilterra e l'Austria hanno indotte per le quarantene ne' loro dominii. 4° Insiste liualmenle sul doversi vieppiù conferma- re con gli sperimenti da lui suggeriti , o con allri tendenti allo scopo medesimo , r opinione da lui adottala , dietro ciò che gli anzidetti governi hanno stabilito. Una tal Memoria non dovendo pubblicarsi che nel Rendiconto , 1' Accademia Doo ha dovuto prendervi alcuna parie in esaminarla : e poiché lo slesso nostro di- stinto socio ne inculca di comprovar eoo nuovi sperimenti la sua opinione , V è ben prudenza , che in affare di tanto pericolo , questi altrove eseguili dieno quella cer- tezza , che da' pro\idi governi dee aversi , pria di dar passi inretraltabili in cosa di tanto rilievo. Sta bene che gli ostacoli al libero commerciare sien tolti, o almeno grandemente minorati ; che cosi accrescasi agi' ingordi speculatori la loro fortuna , poiché pur troppo vediamo aver essi l' arte di rivolgere a loro solo vantaggio lutto quel bene the al generale della società , ed alle popolazioni dovrebbe derivarne. Ed abbiamo noi pure vedute le carestie , che nelle fertili contrade in cui la Providenza Divina ri ha collocali sogliono essere ben meno il raro effelio degli ostacoli messi al (I) Rendiconto di. , da poq. 270 a 373. 258 commercio, che tklla malvagità degli uomini e del monipolio degli spcciilalori ; ma che Dio però ci custodisca , e ci alloiilaiii per seinpie dal vedere lauti :c , in fino al vieti omo fante rimaner voti ! Tante memorabili schiatto , tante amplissime eredità , tante famose ricchezze , senza succcssor debito rimanere ! Tanti valorosi uomini , tante belle donne , tanti leggiadri giovani , li quali non che altri, ma ■ Galieno , Jppocratc o Escidapio avriano giudicati sanissimi , averla mattina desinato fcloro parenti, compagni ed amici,chc poi la sera vegnente appresso ncW nitro montlu ecnarono co' loro passali . E ritordiamoci con vero dolore , che questa nostra bel- lissima e popolosa città , e lutto il regno , a meno di pochi luoghi , precisamente perla troppa facilth in commerciare , rimase nella forai peste del 1G5G deserta di abitanti , essendone infelicemente periti in men di sei mesi ben più di 'lOO'" ; con- tandosene nel luglio , nel qual mese ebbe luogo la maggiore strage , fino a 1")'" al giorno : e tanto era il disordine e la confusione , che in simili funesti eventi suole prodursi , che nell' aggrapparsi con certi uncini i cadaveri , i quali in numero assai grande ingombravano le pubbliche vie , per istrascinarli , e tirarli su' carri ( era questa tutta la maggior pompa funebre che loro concedevasi ) , si vedevano spesso compresi ancor taluni creduli già morti , i quali per si nuove strane sofferenze ricu- perando in alcun modo i sensi movevansi , e sforzavansi liberare tra mezzo il mu\chio de' veri estinti , co' quali non però rimanendo confusi venivano trasci- nati e gettali in quelle pubbliche cave diventate sepolcri. Che se col trapassar di due secoli , ritornata florida e popolosa come prima la nostra Napoli , ha potuto far interamente dimenticare a' suoi cittadini' un tanto male sofferto , non cesseranno però dal ricordarlo sempre le scienze , e questa nostra Accademia , per la perdila di tanti medici illustri , tra' quali quel vasto e raro ingegno del Severino , di cui non pure andarono dispersi gran numero di eccellenti lavori Dell' Anatomia umana e nella comparata , della quale può ben darglisi vjnto di padre ed istitutore ; ma ancora lutti quelli altri , che proseguendo nella carriera di vita avrebbe asgiunti . Ma sia abbastanza di questa triste narrazione, con la quale abbiamo forse piìi del dovere digredito dal nostro scopo. Neil" altra tornata del mese di settembre , il socio corrispondente Filippo Casoria , che profittando delle vacanze autunnali nell' Università di Palermo , ove con lustro sostiene la cattedra di Chimica , era venuto in Napoli a riveder la sua famiglia , presentava due memorie , 1' una suW allume di croma , V al- tra dell' analisi di 34 calcoli uro-vcscicali , pertinenti al Museo Patologico di quella Universili» ; ed ancor queste l'erano destinate pel Rendiconto (1) . (1) R cndiconto ». 2S , da pag. 514 a 319. I 1 259 L' inlerruzionc delle riunioni accademiche nelle vacanze della primavera e doli' autunno , non sono pe' cullori delle scienze , il cui animo è sempre inlen- lo a nuove ricerche , né mal si risposa , che l epoca di più pacate applicazioni , e perù si vide, nella prima tornala del novembre , intrattenuta 1' Accademia dulia let- tura di un dolio e piacevole lavoro del nostro chiarissimo socio cav. ìMelloni, espo- nendovi alcune sue ricerclic accompiKjnalc da spciimciili sulla ca/jionc delta luccazzitr- /« che illumina la grolla di Capri (l),che in forma di lettera ìodrizzava al suo amico Francesco Gera a Contgliano . Era stalo questo specioso fenomeno , che da ipialche tempo osservasi in una j^rotlicella al piede di quell isola slorica , ed il (piale muove luti' i forestieri venuti in Napoli ad andarlo ad osservare, già con bello e fiorilo stile dcsirillo , ed in alcun modo spiegato duH'altro nostro socio marchese Rull'o, e 1 Ac- cademia approvando un lai lavoro gli aveva dato luogo nel 1V° volume de suoi At- ti : ma esso richiedeva ancora V opera di un dolio fisico , che a via di sperimenti , più chiara e certa ne rendesse la spiegazione ; e che in qualche modo segnasse i li- miti del livello del mare , tra' quali possa avvenire , dando cosi la ragione del per- chè in altri tempi non avesse avuto luogo , e segnando a posteri un altra epoca in cui forse dovrà sparire. Ritornava il professor Grillo, nello stesso suddetto giorno, e poi nella seconda sessione del novembre, a trattener l'Accademia , ncll' una volta con sue osservazioni sulla visli(\:llea timana(2), ragionando ancora di alcune particolari affezioni di essa; e nell altra di nuove ricerche anatomico- fisiologiche sid cervello umano (3), descrivendo alcune innormali alterazioni da lui osservate in attentamente dissecare i cervelli dei dementi. Questa sublime macchina dell'uomo , che in ogni fibra , in ogni minimo vascllino , in ogni nervicciuolo mostia l" infinita Sapienza di quell' Onnipotente , che in un attimo dal fango impastoila, imprimendo alla delicatezza della sua organiz- zazione forza sì grande, da resister validamente, e per lunghi anni a tutti gli urti fi- sici e morali a' quali va soggetta la natura umana , che par miracolo non valessero ad alterarne in ogni minima circostanza la fisica economia , e distruggerla : questa sublime macchina , io diceva , non ostata , né sarà mai abbastanza esaminata , da Don rimanervi sulle cose stesse nuove ricerche . E finché questo mondo durerà , il coltello dell' anatomico , e le meditazioni del fisiologo nuove cose e nuove spiega- zioni rinverranno , senza mai poter giugnere a farla tutta comprendere . E pur essa sta sotto i loro occhi , è trattala con le loro mani , ed è loro conosciuta nel doppio (1) Rendieontn n. 30 , da pag. 363 a 370. (2) Rendiconto n. 30 , da pag. S7I a 317. (3) Rendiconto n. 30 . da pag. 378 a 3S0. 260 sialo vitale e di caJavere . Che ciò dunque ci uiiiilii a non pretenderò ad inlorpe- trar funzioDÌ più sublimi ili un essere in noi , che nò vediamo , nò tocchiamo , né possiamo mai indovinare dove risegga , ne come operi. Verrà tempo in cui tali cose ci si faranno palesi ; ma quando saremo altri uomini , ed altra carne : per. gra ci basti pensare , meditare , inventare , senza andar troppo azigugolando come ciò av- venga . Il socio Capocci , che io più tornale aveva tenuta per breve tempo occupala l'Accademia su diverse apparenze celesti , l'ebbe letta in questa di cui stiamo di- cendo una l)cn lunga e particolareggiata relazione sul nuovo pianeta Leverrier(1),tes- scndo la storia ragionala de' molivi , che avevano indolii gli astronomi a sospettar- ne 1 esistenza , e sommiiiisirali al Leverrier gli elementi necessari ad intraprender lunga , penosa , ed intrigata fatica , da pervenire felicemente a discoprirlo, offrendo nuovo argomento di quanto possa il calcolo fondalo suU' esperienza e le osservazio- ni ; e confermando vieppiù quell aurea massima del gran Galilei , che /' osservazio- ne , /' esperienza ed il caìcolo sono i veri e soli mezzi da interpelrar la Natura , e da' quali essa, dichiarandosi talvolta vinta, si discopre. La nostra Accademia volendo ancor essa concorrere ad onorare 1' autore di una scoperta si singolare , desiderava ascriverlo tra' i soci corrispondenti ; ed il no- stro Eccellentissimo presidente , cui ne spellava di drillo la proposta , non permet- tendogli i mali che da più tempo l' aflliggono d' intervenire alle tornate , dovè dif- ferirla più di una fiala ; finché impaziente di più ritardare , ne scriveva al segreta- rio perpetuo nel seguente modo : Mi associo con tulio il senlimcnlo dell'ammirazione al nobile desiderio dell accademia di nominaiv socio coirispondenle /' illustre Lever- ritr , e vi prego di farne in mio nome la formale proposta all' Aceademia. Terminava la tornata del 1C novembre con la lettura che il nostro socio cav. Gussone faceva all' Accademia di una nota ilei corrispondente in Catania P. Torna- bene cassinese su di alcune impronte di foglie e fusti vegetali , che Irovansi nella for- mazione dell' argilla presso Catania (2). La sessione del 4° dicembre rendevasi importante per la lettura di una disser- tazione elmintologica del socio ordinario delle Chiaje (3),n>;lla quale dopo aver egli tributata agli anatomici ed a' medici italiani la gloria loro dovuta , per aver grande- mente estese le conoscenze sull' elmintologia umana , passa in rassegna alcune spe- (1) Jtendieonto n. 30 , da j>ag. 383 a 393. (3) Rendiconto n. SO , da pag. 394 a 396. (3) Renàiconlo n. 30 , da pag. 399 a 410 , con tre lavai*. I 26! eie di rermi inlcslinali ; e prima dell' /liichilósioma duoicnah scoperto dal Diibiii'r nel 1838 , del quale costiiuisce il quaito genere di elminti ospiti del tubo intestinale dell' uomo , dandone la storia Ecologica, notomico-patologieu , ed i- coDOgrafia. Esamina poi , ncU' i«le»so modo , /' ascaride Icmbricoidc ; o Gnalinea^ te traltiensi alquanto più sulla tenia solitaria , non sotn illustrandone alcuni -punti toccanti la parte noloinica , ma trattandone eziandio la parte medica , che più imporla al ben essere degli uomini , che hanno la disgrazia di acco- ■gliere nelle loro budella questo indiscretissimo ospite : malattia che non sa- prebbe addursi ragione perchè resa oggidì più frequente . Ed in questa parte alcune importanti ricerche egli aggiugne , frutto di sue osservazioni , e di propria dolorosa sperienza. Nella medesima tornata il segretario perpetuo leggeva all' Accademia una lettera da più tempo diretta da Portici al nostro presidente dallo stesso delle Chiajc , che pel tortuoso giro fatto eragli con assai ritardo pervenuta . Dole- vasi in essa, il nostro rispeliubile collega, di aver lette, nel ftiscicolo Vlirdel- r Ateneo di Medicina e Chirurgia , che pubblicasi in Napoli , alcune istologiche osservazioni sul soggetto stesso delle due Memorie in cui esponeva la Moito- ijrafla della circolazione negli animali rettili , da lui lette all' Accademia da i)en due lustri , e che da questa erano state, con le debite formalità, destinate a compa- rire ne' nostri Atti . Dimandava però egli , che venissero per intero pubblicate nel Rendiconto, o chu almeno vi si recasse un tal sunto da poterne dare una distinta notiiia ; e 1' Accademia inclinava a qucAto secondo espediente, non volendo pri- varsi di s'i importante lavoro pe' suoi Atti, de' quali dimandava istantemente, che ne venisse cominciata la stampa. Si era letta in questa stessa tornata la descrizione di una vagina biloculare con utero semplice, osservata in donna giovane vivente , che da quello stesso dottor Co- laprete , di cui precedentemente è stalo detto , erasi inviata all' Accademia ; ed una tal descrizione veniva accompagnata da buone riflessioni medico-forensi. Or l' Ac- cademia nel commetterne 1' esame sommario a'soci Santoro e Semmola, dava lo- ro 1' incarico di risecarne talune troppo minute circostanze, che accomprignavano la descrizione : e questi avendo stimato miglior espediente di presentargliene un sunto veniva esso inserito nel Rendiconto (t). Così compivasi l'anno 184G per le Memorie accademiche : aprivasi poi il quo- to anno con leggersi dal professor delle Chiaje la prima di una serie di memo- (/) n. 30 , da pag. 413 a 416. 34 4-62 tic , tli' egli proracUc, in closcriverc i mostri più interessanti , clic conservansi nel gabincllo notoinico-palologico della R. U. degli Sludii, alle di lui cure ben degntiraenle aflìdato. Ed in questa che or n' ebbe presentata, dopo aver di slan- cio dello de' tanti lavori in tal genere da lui fatti , per cinque lustri , passa a narrare di due feli mosUuosissimi , che gli occorsero , i quali disotterrati qua- triduani nel precedente mese di maggio in Venafio, furono da lui diligentemente esa- minati. Neil" un di essi , eh" egli denomina celo foco melico , poche cose potè osser. vare per averlo ritrovalo quasi interamente sfacciato : non cosi dell' altro, che con- trassegna con r epiteto di cclo-cmimelico , eh' egli fece sollecilaracnte disegnare e for. mare in cera , o poi il sottopose a diligente esame , lavorandov'i sopra assiduamente per ben due scll'mane ; da che gli avvenne quella malattia nervosa acerbissima , che tormentollo in tulta la passata està, e nel seguente autunno, non senza aver lasciaiiv in taluni organi del suo corpo , e principalmente nel fegato , tracce del dominio te- nutovi per più mesi. ■Un tal mostro , per la sua straordinaria speciosità , e deformità rara e nuova , meritava veramente tutta T attenzione , e la pena eh' egli si ha presa in descriverne r apparato osseo e muscolare , la splancolonogia fuori e dentro addominale, 1' appa- ralo nerveo, il sanguigno , e la meccanica della ciriolazione . Finalmente perilissin.o com' egli è nella scienza cmbriogenica , chiude questa prima memoria rilevando dal fatto okuni suoi pensieri su queste grandi , e possono ben dirsi portentose anomalie della Natura. Il lavoro del socio delle Chiaje è stato già inserito nel Rendiconto pel bimestre di cennajo e febbrajo del corrente anno (I) ; ed a noi resta il dispiacere, che esso , pel rilardamenlo della stampa degli Alti , non abbia potuto avervi quel luogo , che ^li: sarebbe stato più conveniente. -•.«■-' ^,1, Kella seconda tornata del gennajo, e poi nella prima del seguente mese, il socio ordinario cav lìoz/.elli teneva allenta l'Accademia nella lettura di un suo lavoro, che intitolava : I^i-aY/ziO Ji ?recipilazionc della rugiada su' metalli , mostrando come si possa , mediante un semplicissimo artifizio , restringere questa meteora , ed irrorare alcuni punti di una superficie metallica , lasciando gli altri compiutamente asciutti . Egli si è pure occupalo delle quislioni più o meno accessorie ni fenomeno discusso, co- me sarebbero la mancanza della rugiada in alcune isolclle , e sulle navi che solcano i' alto Oceano ; 1" apparizione di questa meteora sulle medesime navi , quando accostansi a certi continenti , le minute pioggie che scendono talora a- ciel sereno subito dopo il tramonto del sole ; la formazione artificiale del ghiac- cio nel Tengala , ed il fieddo pungente che si fa sentire di notte nel gran de- serto dell" Africa centrale. Egli ha finalnuiite compiuto il soggetto preso ad esa- minare , discorrendo delle cagioni che fanno variare la quantità di rugiada nelle diverse stagioni dell' anno , e ne" diversi punti del globo. - !....:ii. >:, 265 La lettura di questo lavoro del socio Melloni ha tenuta occupata l'Acca- demia anche nelle due tomaie del mese di marzo , ed esso trovasi di già pub- blicato nel 2" fascicolo' del Rendiconto pel correlile anno (1); sicché ognuno che vorrà meglio istruirsene potrà ben farlo sull' originale Memoria del dolio autore. Da più tempo il socio corrispondente D. Vincenzo Semmola , continuan- do le sue diligenti ricerche sulla caprifica/ione , pel quale argomento avi-va otlriiulo r accessit Ira' concorrenti ai programma proposto dalla nostra Accade- mia , aveva annunziata una sua memoria sulla natura e genesi del moscfierino , delia quale si era più volte differita la lettura , per altre occupazioni dell' Ac- cadcniìu : ma finalmente ciò ebhe luogo nella seconda tornata del l'eblirajo. l,c ac- curate osservazioni del Semmola sul soggetto propostosi, hanno meritata lulta V alton/ione dell' Accademia , e specialmente vi hanno applaudilo i soci Tenore e Melloni , impegnandolo a proseguirle , profitlando dell' opportunità della pros- sima stagione , e di convalidarle vieppiù con altre osservazioni microscopiche ; ni qual seiilimento egli uniformandosi , ha ritenuta la sua memoria per ripresen- inrla insieme alla continuazione di essa , (juando avrà adcmpilo al già detto. Aveva il socio Flauti a slenti potuto salvare dal saccheggio fatto de' libri, MSS. , ed altre masserizie dello Scorza quel solo lavoro circa un metodo aritme- lico agevole yer esitile, con grande approssimazione , daW Anomalia media di un pia- neta la vera o la coequnta , valendosi dell accurata riduzione che ne aveva fatta il Fergola a dividere un arco in due parti , tal clic l una di esse stia al seno dcW altra come l eccnitririià dell' ellisse all' asse maggiore ; ed avendone consegnato il ISIS, al professor I). Michele Rinonapoli, aggiunto alla Specola della Rcal Marina, per rive- derlo e compierlo , costui applicalovisi aveva al teorema geomelricamenle dimostra- lo dallo Scorza aggiunte alcune sue semplicissime considerazioni analitiche, tenden- ti a stabilire agevoli formole per la soluzione del proposto problema , e conva- lidalo r aigomenlo con due «sempi , 1' uno per l' orbila di Marte , 1' altro per quel- la di Mercurio , ponendoli a confronto col calcolo esibitone dagl' illustri astronomi Delainbre e Piazzi .• ad oggetto di fare anche col fallo conoscere la prevalenza in semplicilà del metodo dello Scorza. Aveva inoltre corredalo un tal lavoro d: (iiiu dotta prefazione , tessendo la storia di tale argomento , ed esponendo brevemente i modi che i principali astronomi da Keplero in poi vi avevano adoperali . L' Acca- demia era siala già prcvenula di tal lavoro dal suo segretario perpetuo , ed aveva (I) Rendiconto n. 33 , da pag. 83 a i35. » 266 mostrato desiderio clic Io venisse prcscntnto , sì per la sua ntilitli , sì ancora p?rchii risvcrgliavale la ricordanza di un suo hcnciuiu'ito sooio ; cJ avundo ciò avuto luogo nella stcorida tornata dcHaprilc, furon doslinati a rivedere lai Memoria i soci Giaa- natiasio , come seniore della classe malcmalica , Capocci e Nobile. Nel 'a stessa tornata il socio corrispondente Nicola TruJi leggeva una nuora iHiììosIrazionc sull' csistctiza dcl'c radici nelle equazioni composte , e sulla forma delle iinindfjinaric , che dal presidente veniva rimessa all' esame de' soci Giannatlasio , 'l'ucci , e Bruno. Vinalmente chiudevasi il periodo dc'lavori accademici anteriore alle vacanze di piimavcra, con leggersi nella seconda tornata di aprile, dal sig.dc Gasparis un lavoro algebrico geometrico : sidla forma delle equazioni differenziali del Clairaut resa più generale , loro origine geometrica , ed uso nella soluzione di difficili problemi ; ed in fine integrale completo e soluzioni particolari d'i un'estesa classe di equazioni differen- ziali a tre variabili, il quale trovasi già pubblicato nel Rendiconto. (1) Nella stessa anzidetta tornala i soci Cagnazzi e Borrelli indicavano per dopo le vacanze , 1' uno le sue Osservazioni sul commercio delle mzioni agricole con quelle inani fattrici ,Va\lro una memoria sulla misura della prosperità pubblica ; ei crdao pronti a leggerle nella prima toruata dell' or spirante giugno ; il che non potè aver luogo , per esser questa destinata dal nostro Statuto a leggersi all' Accademia dal segretario perpetuo quel discorso , che nel presente giorno doveva poi ripetersi in pubblica solenne adunanza , all' oggetto che , in tanta varietà di materie che vi si espongono , ciascun de' soci potesse fare, sull' articoletto del lavoro che il riguar- da, le sue osservazioni laddove ne occorressero. Con tutto ciò i soci cav. Melloni , e G. Semmola avevan pronto ciascuno una nota ; e queste per disposizione del presidente vennero Ielle , facendosi interruzione al discorso del segretario perpetuo. La noia del Melloni riguardava le nuove spcricnzc del Faraday intorno la rota- zione della luce polarizzala ne corpi diafani sottoposti all' azione delle calamite ; e le considerazioni generali sull' indole di questo fenomeno , e sulla forza repellente di ambi i poli magnetici per r acqua , il vetro y il bismuto , e la massima parie delle sostanze ponderabili. Sarebbe troppo lungo il qui accennare le molte cose eh' egli vi espone, e convalida con accurate sperienzc , e d' altronde superfluo pel pubblico, trovando- si una tal nota già inserita nel Rendiconlo. (2). (1) n. 32 , da pag. IH a 139. (2) n. 33 da pag.t£l a 236. \ 2G7 II' allra noia del Scrnmola sulle mefite del larjo di /trinano , non essendo aucora pubblicala conviene cbc qui se ne accenni , tanlo più cbe trattasi dì argomento pa- trio (1). Una nuova grotticella presso quella tanto conosciuta detta del cane, erasi sco- perta da ijualclic (empo , alla quale , perchè crcdevasi svilupparvisi un £;as ammo- niacale , r era stalo imposto il nome di (jroUa dcW ammoniaca . Fu essa visitata nel \^hZ dal chiarissimo dottor C. James, in unione dell' illustre medico Magcndie , e ijupgli pubblicava 1' anno dopo in Parigi il suo Foyar/c scientiftque a .Yti/^/w , nel quale dichiarava la sua opinione circa il gas che sviluppasi in quella grotticella , esser tutto o in gran parte ammoniacale saturato di acido carbonico , ed in tale ipotesi facendone 1" applicazione alla Medicina , spiegava i fenomeni fisiologici che ne avvengono , e ne rintracciava le cagioni. Fidando ali" auioritii di un sì dotto «omo avevano altri ripetute le stesse cose ; ed cran pur compatibili coloro che non avevano potulo verificarle per propria sperienza , non cosi por noi , che potevamo ben assicurarci di un tal fatto, quante volte avessimo voluto. Ed è però che il nostro diligente socio, con nuovi accurati sperimenti, ne ha resi certi , che nessun segno di gas ammoniaco semplice o combinato si ritrovi svi- lupparsi in quella grotticella : ma che questo sia quasi in totalità gas carbonico con piccola quantitii di aria atmosferica mista con vapore acquoso , ed una certa quanti- tà di materia organica , che otiiensi precisaiucnle dalla mescolanza di un tal vapore con r acido solforico . A tale chimica ricerca aggiugneva il nostro socio una nuova analisi della mofeta che sviluppasi nella grolla del cune, ricavando da essa, che quel gas , raccolto a tre centimetri di altezza , componevasi da '-8 centimetri cubici di aria atmosferica , e 72 di gas acido carbouico , con molto vapore acquoso , segnan- do 31 gradi il termometro centigrado. E da queste, e da altre sue osservazioni egli conchiude, esser tutte quelle adj:>- cenze del lago di Agnano un perenne serbatojo di gas acido carbonico , del quale ne sono due fonti principali la grotta A'/ c«iic, e quella dclC ammoniaca \ che un tal gas, piii grave di sua natura dell' aria atmosferica, ne' luoghi più bassi, come sono qneli i delle grolticelle- suddette vi costituisce la mofeta, ma che poi a poco a poco elevan- dosi si disperda e sciolga ncH' aria atmosferica . Conchinde finalmente che le inve- stigazioni fulle mofcte le quali niaiiifeslansi all' Est ed all' Ovest di Napoli, nelle re- gioni vulcaniche, non sieno da trascurarsi, come cose di minor rilievo, polendo esse contribuire al chiarimento de fatti di geologia e di agricoltura in questi siti. Finalraenle uell' ultima tornata di giugno il socio cav. Cagnazzi leggeva la sua [i) Può ora leggersi nel Rendiconto da pag. Sò7 a SiS. 268 Memoria precfdcntemcnlo indicala , e V Accailemia rimeltovala per esame all' inte- ra classe dclltì Scienze morali ed economiciic. (I) A lulte le fin qui esposle cose mi conviene aggiugnerc, che il socio delle Ghia- je, neir intervallo delle ^acan^e di primavera, inviava al segretario perpetuo , por farla inserire nel Rcndiconlo, una sua dotta memoria di ricerche ed osservazioni iniur-. no alla Fisaliu artiusa, che dalle più vicine coste della Sicilia, o da altro deirOcea- iio , d(>^(! la naturai dimora, per effetto de' forti temporali del passato aprile, e della prima mela del maggio , essendosene alcuni individui rifuggiti nel nostro cratere , erano siali dalle onde sballali morti sulle arene dal Granatello a Miseno , rimanen- done superstite la sola vescica, emulante quella del carpione , si per la figura, che per lo scroscio nel romperla. La storia naturale di questo animale , anche comparativa con altri della sua stessa specie , ed ogni più diligente ricerca zootomica sul medesimo , vedesi ripor- tata dal nostro socio in tal suo lavoro , sul quale non entreremo in particolari , tro- •vandosi esso già fin dal mese passato inserito nel Rendiconto (2), e divulgato anche separatamente. (1) Di tal Memoria può leggersene il sunto fattone dallo stesso autore nel numero 33 4el Rendiconto , <]a pag.2i5 a 2(8. (2) 0. 33 da pag. i6S a US. I 26 9 ALCUNE ALTRE OCCUPAZIONI DELL' ACCADEMIA. Sono è vero le Memorie che Icgcjonsi da' soci il principale scopo della institu- lione delle Accademie scientificlie; poiché trattando esse aleno soggetto o interamen- te nuovo , o che sia in qualche nuova guisa considerato , e ciò venendo dall' autorità di molti , che coltivano la stessa branca di sapere umano , convalidato e perfeziona- to , ne risulta un vero e stabile aumento della scienza cui si appartiene . Ma non è però, che queste sole sieno stale tutte le occupazioni dell'Accademia nostra nel pas- sato anno. E primicramenic ha essa dovuto esaminare per la parte chirurgica ben sei Me- morie lette dal cav. Vulpcs all' Accademia di Antichità e Belle Lettere , in illustra- zione di alcuni strumenti chirurgici rinvenuti negli scavi di Ercolano e Pompei , che sono piccolii-sima parte di qucU' immensa ricchezza di bronzi antichi , che ornano il nostro Real Museo, e formano perpetua gloria della regnante dinastia Borbonica ( 1). L' impegno posto in queste illustrazioni è tale da superare il merito delle cose illu- strale : e certamente che se quelli antichi chirurgi rivivessero , rimarrebbero ben compresi di ammirazione in veder quanta cura ci fossimo dala , e quanta dottrina si fosse profusa in descrivere ed illustrare strumenti oggigiorno tanto perfezionali , ed in tanto aumento delle scienze medico-chirurgiche. Il consiglio provinciale di Basilicata per 1' anno 1845 , tra gli altri voti pre- sentati al Re N. S. aveva islaiitemente dimandato 1' impiego de' paragrandini a pre- servar le ricolle da questa infausta meteora , che di tempo in tempo rende le campa- i!ne delle nostre fertili contrade da rigogliose sterilissime, distruggendo io pochi i- slanti le concepile speranze del proprietario, e dell'agricoltore ; ed il Ministro degli Affari Interni avendo rimessa una tal proposizione all' Accademia , onde dclcrminarc H metodo viti sicuro ed economico di slabilirli , e promuoverne la diffusione , dava ciò luogo ad una ben ragionata relazione del socio cav. Melloni , per dimostrarne l' inu- tilità (2). Il socio ordinario Capocci , direttore del Reale Osservatorio astrouomico di Ca- podimonte , nell ultima tornala di aprile , dimandava all' Accademia la di lei coo- perazione per poter continuare le osservazioni e gli spcrimculi sulla scintillazione delle stelle, e su di altre apparenze celesti ; e l'Accademia nel giorno stesso deliberava, che (/) So ne leggano le relazioni all' Accademia presentalo, dalla commissiono da' soci cav. Santoro , I.anza e Semmula , nel n. 30 del Rendiconto io Gne . (2) Ytdi Rendiconto n. 28-29 da pag. 259 a 2G0. 35 270 gli venissero aggiunti per i' oggetto indicato il l\iiiorapoli ed il De Gasparis ; che la conimissioDC de" soci ab. Giannatlasio sCDiore della classe matematica , general Visconti , e cav. Melloni , con 1' assistenza del Capocci , si occupassero di quanto occorreva per conseguire lo scopo da costui prefissosi ; e che de'ri- sultamcnti, che egli a questa presenterebbe, ne venisse compilata una distinta re- lazione all' Accademia (1). Una tal deliberazione, insieme ad un corrispondente regolamentuccio , essen- do stata inviala all' Eccellentissimo ministro degli Altari Interni, ne ha già ri- cevuta piena approvazione , la quale insieme ad una copia del regolamento è stata dal segretario perpetuo comunicata a ciascuno di lutti gli interessati. Oggetto di grave importanza al ben essere delle Accademie, è la pubblica- zione de' loro ^iti , cioè di que' volumi ne' quali periodicamente raccolgonsi le Memorie lette da' soci , dall' Accademia attentamente esaminate , e trovate de- gne , per qualche novità the presentino , di esser pubblicate sotto i suoi au- spici . Che di queste se ne scrivano da' soci , e se ne leggano nelle tornate si è già veduto : ma 1' essersi per diversi incidenti , che non vanno qui detti , ri- tardata quella pubblicazione del voi. VI" di cui più volte è stato detto , ha prodotto il gravissimo sconcio , che ciascuno degli operosi soci , per non ve- dere i suoi lavori abbandonati all' obblìo , e perder forse , come piìi di una fiata è avvenuto , quel tanto di novità , che ne formava il pregio , abbiano di- mandalo che venissero inseriti nel Rendiconto , il quale pubblicasi esattamente di bimestre in bimestre. Ma ciò non forma lo scopo delle Accademie, che con • siste nella discussione dotta tra' soci , nel ripetulo esame de' lavori presentati da ciascheduno , fatto da più cultori dello stesso ramo di scienza ; e quin- di in queir impronta di certezza maggiore , che dal veder pubblicati tali lavo- ri sotto la sanzione accademica si ottiene. Le pubblicazioni che si fanno nel nostro Rendiconto saranno utili per annunziare al pubblico di che noi ci occu- piamo in ciascuna tornata , e per dare una notizia anticipata di que' lavori , che dovranno poi compiutamente comparire negli Atti , assicurandone ancora per tal modo la proprietà di qualche nuova scoperta o ricerca a colui a chi si appartiene ; ma non già a perfezionarli. Ed è però dell' interesse del provvido governo , che a suo decoro sostiene la nostra Accademia, che questa corrispon- da al suo oggetto , e che gli Atti si pubblichino. Per concorrere in qualche modo a proccutare all'Accademia , ed al pubbll- (t) Rcndicontu n.32 da pag. 160 a 161. 271 co un tanto vantaggio , il segretario perpetuo propose un espediente , che sem- hravagli atto a vincere lutti gli ostacoli incontrali finora per la stampa degli Atti ; e questo essendo stalo dall' Accademia attentamente discusso e considera- lo , venne pienamente approvalo , e quindi rimesso per le vie regolari all' Ec- cellentissimo ministro degli Aflari Interni , e se ne attende ancora il risulla- mento . Se un tale espediente avrà luogo , o se ad altro migliore sarà esso di spinta , r Accademia porrà ogni diligenza in adempiere a quanto , fin dal discor- so da me pronunziato nel passalo anno , essa prometteva (I). L' Accademia si è in questo tempo arriccbita di tre illustri soci corri- spondenti — Del sig ISIignet, chiarissimo segretario perpetuo della Sezione di Scienze Morali dell' Istituto di Francia , dell' illustre sig. Cobden del pari nel- la classe delle Scienze Morali ed Economiche, e del chiarissimo prof. cav. Ste- fano Mariunini , presidente della Società italiana delle Scienze , nella classe delle Scienze Fisiche e della Storia Naturale. Finalmente non convien tacere, che nel corso di questo passato anno acca- demico la corrispondenza s'i con le Accademie, che co' dotti stranieri sia andata in buona regola, per quanto le nostre circostanze concedono ; e che nessuna ope- razione siesi fatta senza il manifesto consenso, e l' approvazione di tulli i soci. In somma che al perfetto andamento interno dell'Accademia non sia mancalo al- tro, che un più assiduo intervento del suo ottimo presidente, da' cui lumi e dalla cui influenza molto lice ad essa sperare, per rendersi sempre piii degna delle cure del Governo, e per veder soddisfatti i desideri, che ciascun socio nutre di con- correre ad accrescere e rilevare 1' onor nazionale, e la gloria del nome napolitano. E qui arrcstavami nella narrazione delle cose riguardanti la nostra Accademia ucl periodo annuale dal 1° luglio 1840 al d'i d' oggi , ultimo del giugno 1847, con- tento di non aver dovuto essere anche in questo anno nunzio di funesta perdita ai miei colleghi. Ma era altrimenti disposto nc^Vi Annali Eterni di Dio , cui piac- que chiamare a se, nella prima ora del giorno "26 del p.p. maggio , il nostro bene- morilo socio cav Luigi Sementini , dopo aver sostenuta per ben 40 anni la catte- (1) In seguilo della pregevole risposta data da S. E. il cav. Santangelo ministro de- gli .Ml'iiri. Interni , al nostro Eixcllentissimo presidente sig. marchese di l'ielracatella , la Stampa de' volumi degli Alti sarà subito cominciata ad un tempo per due volumi , co- me verrà dichiaralo nel Manifesto cbe s' inserirà nei Rendiconto nel bimestre seguente ( jfff. cJ otlob.) . 272 dra di Chimica cella nostra R. U. degli Studi, ed istituita molta gioventù , for- mando non pochi professori nella medesima scienza ; di aver appartenuto per altrettanto tempo all' Istituto d' Incoraggiamento , e dal 181 1 a questa nostra Ac- cademia , alla quale maggiori servigi avrebbe resi, se dalle occupazioni di sua professione medica non ne fosse slato deviato , e da un' affezione calcolosa mo- lestissima nella vescica orinaria, che l' affliggeva di continuo , e che è stata Hnal- mente la principale concausa delia sua ultima malattia. Figlio dell' altro pur no- stro benemerito collega Antonio Sementini, lo aveva imitato nella carriera me- dica, ed ora gli è divenuto compagno nella gloria postuma, o nella ricordanza de' suoi coUegbi. 1847 RENDICONTO n.3i. DELLE ADUNANZE E DE LATORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE »3«B^ LAVORI DELLE ADUNANZE DI LUGLIO ED AGOSTO 1847. FHESIDENZA DEL MAnCBESE DI PIETnACATELLA TORNATA DEL 13. LUGLIO 1847. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Il segretario perpetuo legge gli Alti della precedente tornata , che rimangono approvati : legge ancora una compitissima lettera scrittagli dal cav. Mignet segreta- rio perpetuo dell'Accademia delle scienze Morali e Politiche dell' Istituto di Francia, nella quale invitavalo a ringraziar 1' Accademia per averlo nominato suo socio corri- spondente (1). In seguito propone d' inviarsi alla Società Italiana di Scienze un esemplare de' volumi pubblicati finora de' nostri Atti , e quelli del Rendiconto . Presenta inoltre due opuscoli di A. Colla , direttore dell' Osservatorio metcreo- logico dell'Università di Parma, 1' uno : Sulla temperatura atmosferica notata a Par- ma ne mesi di giugno e luglio 'J846 ; 1' altro Cenni sopra le otto comete teloscopiche apparse nell' anno 18A6. Ed un opuscoletto del dottor Agatino Longo di Catania , intitolato : Pensieri sopra V azione de rimedi. L' Accademia stabilisce di ringraziarne gli autori , conservandoli per ora nel segretariato , per indi passarli , a norma del- lo Statuto , alla Reale Biblioteca Borbonica. (1) Una tal lettera può leggersi nell' articolo Corrisfond» 282 perfcltamonte oscuro ; per cui ossi dovevano ncccssariumcnlo celaci alla ti- sia dt'ir osservaloro quando lo spelilo proveniva da azioni luminoso di lan- la poca energia come le prime fasi dell' incandescenza . Per un oecliio ali- tastanza sensibile , le variazioni di lunghezza si sarcbber» prodolle evidente- lueotc dal solo Iato de' raggi più ri frangibili , e tulli gli spettri avrebbero comincialo c«l limite estremo de' raggi rossi . Pai complesso di queste osservazioni risulta pertanto che , quando l" in- candescenza di un corpo si fa di pili in piìi vivida e brillante per 1' afflus- so di nuove quantità di calore , cresce , non solamente la forza della luce risultante , ma anche la varietà de' colori elementari che la compongono , ag- giugiiendovisi de' raggi tanto piìi rifrangibili , quanto più elevala diventa la temperatura del corpo incandescente . Ed ecco stabilita un inlima relazione Ira lo svolgimento progressivo della luce e quello del calore . Di fatto , appena ebbi scoperta la trasmissio- ne immediata di qualunque specie di calorico raggiante a traverso il salgem- ma , mi prevalsi di questa preziosa proprietà per istudiarc la rifrazione del calore di diverse origini ; e vidi che le irradiazioni delle sorgenti d' alta tem- peratura contenevano degli elementi più rifrangibili di quelli vibrati dalle sor- genti meno calde. Dopo di av«r notata , come importantissima , per la teorica dell' identità delle irradiazioni lucide e calorifiche , F analogia , anzi la perfetta eguaglian- za , tra le sue e le mie sperieuze , rispetto alla successiva comparsa de' rag- gi elementari , il prof. Draper passa alla quistione del confronto tra la legge dell" accrescimento di luce e quella dell' aumento prodotto nell' energia della ir- radiazione caloriflea di mano in mano che s' innalza la temperatura della ser- gente . Bouguer ha dimostrato clie una variazione di '/do nella quantità di lu- ce la quale opera attualmente suU' occhio , è insensibile ; e che in tale cir- costanza, questa frazione costituisce il limite delle variazioni percettibili ; la- onde noi c'accorgiamo facilmente d'una dilTerenza in più o in meno , quan- do il suo valore oltrepassa d' alcun poco la sessantesima parte della luce attiva. S' interponga, pertanto, un cilindro opaco tra il platino rovente, od altra sorgente luminosa , ed uu cartoncino bianco situato ad una certa distanza ; per modo che la superfìcie di esso cartoncino venga tutta illuminata dalla luce della sorgente , meno que' punii dove balte 1' ombra del cilindro . Abbiasi quindi una lucerna munita di un camminetto metallico ove sia , rimpctto alla fiamma , un picciol foro : si diriga il raggio di luce emergente dal foro sopra la superQcie bianca rischiarala dalla sorgente di cui si cerca il valore , e 283 s'avvicini poscia graclualmcnte la lucerna, insino che l'ombra del ciliadro non sia più sunsibilc . Si ripeta 1' operazione pei diversi casi che si vogliono con- frontare tra loro , misurando ad ogni volta la distanza della lucerna al cartoncino. Egli è manifesto, che i quadrati inversi di queste misure daranno i rapporti cercati. Tale si fu il metodo , inventato da Bouguer , per determinare le iotea- sitii di varie sorgenti lucide, e adoperato dal Draper onde misurare le quantità di luce irradiate dal suo filo di platino recato a varie temperature d' incande- scenza ; il solo da cui potesse sperarsi un esito felice : poiché quello del- l' uguaglianza delle ombre , tanto nolo ai fisici sotto il nome di metodo di Rumfoid , avrebbe fornito, nella esperienza del dotto americano , dei dati in- certi, a cagione della somma difficoltà di stabilire un confronto esatto tra la tinta verde uccuhntalc introdotta ncU' ombra illuminala dal raggio giallogno- lo della lucerna, e la luce più o mcn rossa , vibrala dal metallo rovente. Quanto alle misure delle irradiazioni calorìfiche , esse furono detcrmina- te coir ajuto di queir ammirabile strumento, che ha già rivelate alla scienza tante nuove proprietà del calorico raggiante, e che continua a frullare si ma- ravigliosamente tra le mani di alcuni peritissimi fisici d' ollremoote ; mediante il termomoltiplicatore. 11 prof. Draper non ebbe che a disporre , ad una certa distanza dal suo filo di platino, una pila termoelettrica , ed osservare, ad ogni fase dell' in- candescenza , la deviazione dell' indice del reometro eoa essa congiunto , onde avere le quantità cercate . Cosi egli ottenne i diversi dati contenuti nella tavola seguente , divisa in tre colonne. La prima indica le temperature per ogni grado della scala di dilatazione , cominciando dal punto d' incandescenza ; la differenza tra 1' uno e r altro termine di questa serie è quindi costante, ed uguale a 64°. La seconda e la terza colonna danno le quantità corrispondenti di luce e di calore : è quasi superfluo il soggiugnerc che 1' unità della luce è del tulio indipendente da quella del calore, e che siffatte unità indipendenti non sono neppure riferite al mede- simo punto della scala. 28.t MPERATLRA INTENSITÀ' del platino della luce del calore Ù2(f ceni. » 0,87 590 M 1,10 654 » 1,50 7i8 }} ■1,80 782 » 2,20 846 M 2,80 9i0 M 3,70 974 » 5,00 -1038 0,34 6,80 1102 0,62 8,60 1166 1,73 10,00 1230 2,92 12,50 1294 4,40 15,50 1358 7,U »} 1422 12,34 >J I numeri delle due ultime colonne mostrano chiaramente che gli aumenti dell'uno e dell' aliro agente , deboli sul principio, diventano rapidissimi alla fine : donde la conseguenza che le irradizioni lucide e calorifiche seguono nella progressione di quantità la stessa analogia che abbiamo dianzi osservata relativamente alla progressione di qualità. Questo sviluppo parallelo de' due agenti sembra aver cambiata interamen- te r opinione dell' autore intorno all' indole de raggi di luce di calore e delle vane azioni chimiche e fisiologiche proprie dell' irraggiamento del sole e delle sorgenti luminose e calorifiche terrestri. II preambolo della sua memoria contiene infatti le seguenti espressioni : » Gli esperimenti che sto per descrivere somministrano delle analogie im- M portanti ( striking ) e, per avventura inaspettate, tra la luce ed il calore , e » si raccomandano alla nostra attenzione quali dati significanti intorno alla qui- » stione della identità di questi principii imponderabili. È noto eh' io fui prece- » denlemente condotto ad ammettere delle distinzioni cardinali , non solamente tra >» questi, ma anche tra altri agenti imponderabili : e posso pertanto affermare che >» quando le presenti indagini furono cominciate , io m' aspettava a risultamenti » b«n diverti da quelli che ne emersero « . £ immediatamente dopo le sperieoze 285 relative alle irradiazioni lucide e cnlorifìuhe die si svolgono contemporaneamente dal filo di platino a varie h^i d' incandescenza . » Qui non potrei esprimermi » con troppa enfasi intorno alla grande analogia che questi esperimenti ci porgo- » DO tra la luce ed il calore . In ambi i casi 1' andamento de' principali punti » del fenomeno è lo stesso . Il rapido incremento d' effetto coli' innalzamento » di temperatura è comune ad amendue . E nun deve dimenticarsi che nel ca • » so della luce noi misuriamo necessariamente i suoi effetti mediante uno stru- » mento dotalo di proprietà speciali . L' occhio è insensibile ai raggi che non » sono compresi tra certi confini di rifrangibìlilà . In queste sperienze fa d'uo- M pò elevare la temperatura del platino a 52G° prima che ci sia dato di sco- » prire qualche apparenza di luce . Le misure ottenute sono necessariamente » dipendenti dall' azione fisiologica dell' organo della vista ; e la loro analo- •) già con quelle somministrate dal termometro divenuta tanto più notabile , » non essendosi nemmeno potuto sospettare innanzi tratto , che tale analogia sa- » rebbe stala così compiuta. Dopo la seconda serie dell' esperienze relative alla qualità dei raggi pro-^ dotti mentre cresce la temperatura del metallo , il prof. Draper muove alcune obbiezioni contro i falli donde il Dollor Brcwsler ha creduto poter arguire r esistenza de' colori rosso, giallo, e turchino, in ogni parte dello spettro neutonia- Do . Queste obbiezioni diventano interessantissime da discutersi oggidì , che l' il- lustre astronomo e matematico Airy, Direttore del R. Osservatorio di Greenwich , nega apertamente le conclusioni del Brewsler , e adduce alcuni falli da lui os- servati , onde mostrare che ad ogni elemento dello spettro corrisponde un sol colore (1). » Siccome ( in queste sperienze dell' arroventamento de' metalli) gli effetti » lucidi , dice il prof. Draper , sono indubitatamente dovuti ad un movimento » vibratorio delle molecole del platino , così pare doversi arguire dalle consi- Mdcrazioni precedenti ( sulla successiva comparsa de' raggi più rifrangibili ) M che la frequenza di queste vibrazioni cresce colla temperatura (2). » » Tale osservazione è una conseguenza del principio che ad un dato colore si » compete sempre una certa lunghezza d'ondulazione, e che ad una data lunghezza M d ondulazione appartiene sempre un colore determinato . Ma nell' analisi dello » spettro fatta da Sir David Brewsler coUajuto de' mezzi assorbenti , questo princi- » pio è indirettamente contraddetto , l'eminente filosofo d' Edimburgo cercando U) The London Edinburgli and Dublio Philosophical Magazine n." 199, febb. 1817. (2) Questa frase rion deve esser presa nel senso generale , ma relativamente ai nuo- iri raggi cbo , per uo dato aumento di temperatura, s'aggiungono a quelli gii esistenti nello .peuro. ^^ 286 » raosirare che il rosso il giallo e il turchino , e conseguentemente la luce bianca, » trovansi in ogni parie dello spettro. Ciò deve necessariamente succedere quan- ■» do s'adopera un prisma le cui facce rifrangenti sono di una certa ampiezza , » essendo chiaro, clic un raggio il quale percuote verso lo spigolo , ed un al- » tre che batte suU' estremità opposta ( dell' angolo rifrangente ) debbono dipiu- >> gere , dopo la dispersione , i diversi loro spettri sulla superficie ove vengono » raccolti : i colori dell' uno non trovandosi sovrapposti , ma sporgenti sui colori »> più prossimi dell'altro ; in così fatto spettro si deve necessariamente formare » una miscela generale de' raggi . E non possiamo noi chiedere con ragione , se » in un prisma elementare si riproducono realmente gli stessi fatti : oppure , se « la faccia anteriore del prisma essendo coperta con un corpo opaco , per silTat- 1) ta guisa da lasciar esposta una fessura sottile parallela all' asse dello strumento, w lo spettro risuliante fornirebbe ogni colore dappertutto, come nell'esperienza « originale del Brewstcr ? M. Jlelloni ha dimostrato che questa medesima con- 5> siderazione rende assai complessi i fenomeni del calorico raggiante , e sembra » probabilissimo che un effetto analogo debba avvenire ne' fenomeni della luce . « A questo proposito , io dirò francamente , che la complicazione ottica ha luogo , e si dimostra colla massima chiarezza mediante un semplicissimo esperimento , il quale mi segnò la via da seguirsi per ottenere un esatto con- fronto delle temperature proprie alle zone colorate degli spettri solari pro- dotti da prismi di varia natura ; donde emerse la conseguenza , capitale per la teorica dell identità della luce e del calore , che in tutte le immagini do- vute alla rifrazione delle sostanze limpide e scolorate , il calore aumenta costanteftente , cominciando dal limile violaceo e progredendo sino all' ulti- mo confine del rosso . Il fenomeno calorifico fu pertanto arguito , nelle mie spericDze , dal fenomeno ottico: eia confusione de' colori elementari negli spet- tri de' prismi muniti di una certa ampiezza nelle facce dell' angolo rifrangente era già stata , non solo prevista , ma perfettamente dimostrata , assai prima che \enlssc congetturala dall' ingegnosissimo filosofo americano. Affinchè non resti alcun dubbio intorno a ciò , trascrivo dalla mia memoria , comunicala a que- sta R. Accademia nella tornata del 24 Nov. 1843 , il periodo relativo all' og- getto in quistione. « Si copra una delle tre superfìcie d' un prisma ordinario di vetro con u- »o strato d' inchiostro della China, e lasciatolo disseccare, si divida in tre por- zioni eguali secondo la direzione dell' asse : si tolga poi lutto 1' inchiostro del- lo scompartimento di mezzo ed una sola slrisciolina larga 4 a 5 millimetri lun- "o uno spigolo de' due scompartimenti laterali ; per modo che queste due stri- scioline libere dall' inchiostro siano opposte e vengano a formare vina specie di zctu colla loro riunione alla fascia centrale . » 287 » S' intenilcra di Ipggleri, che il roggio solare emerso dal prisma cos'i prepa- rato gfiicrerà Ire immagini colorale, siiuate 1" una accanto all' allra ; l' inicrme- dia , vivace e briosa, dovuta alla porzione interamente scoperta del prisma ; le altre due, lìevoli e palliducce, provenienti dalle strisce laterali. S' iiitcndcrà pa- rimenti, clic r immagine o speltro di mezzo avrà ogni sua estremila sullo stes- so confine d' una delle estremila appartenenti agli speltri laterali ; e che qua- lora il suo rosso estremo si trovi, per esempio , sulla medesima linea del rosso dovuto allo speltro sinistro , 1' estremo suo violetto sarà sulla linea del vio- letto proveniente dallo spettro destro , o viceversa. Quanto agli altri due limili delle immagini laterali , essi non verranno già a disporsi lungo 1" una o 1' al- tra estreoiilà dell' immagine centrale , ma contro qualcuna delle tinte interne ; e saranno evidenlemenle tanto più lontani Ira loro , quanlo minore sarà la lar- ghezza delie strisciolinc scoperte per riguardo all' ampiezza dtl prisma . « » In una delle nostre osservazioni relativa ad un prisma equilatero di crown- glass , con 2U millim. per i' ampiezza totale , e 3 per le strisce laterali , si cbhe , ad una distanza di due metri , il rosso estremo dello spctiro sinistro sulla stessa linea del giallo supeiiore appartenente all' immagine centrale , ed il violetto estremo dello speltro destro sul turchino della della immagine . Un prisma d' acqua , il cui angolo rifrangente era di 79° , preparalo nello slesso modo , oflViva delle apparenze al lutlo analoghe . Sì ntll' uno che ncU' altro caso r estremità rossa dello spettro sinistro recavasi a livello del verde del- l' immagine centrale , quando le osservazioni si facevano ad un melro di dislaa- za dal prisma. « M Scomponiamo mentalmente la parte centrale e interamente libera del no- stro prisma in una serie di clementi longitudinali , le cui larghezze siano quel- le stesse delle due strisce libere degli sconipartimcnli laterali. Egli è manifj (I). lo aveva pertanto dimostralo saranno oramai quattro anni, che i colori degli (1) Museo di Scienze e Itlteratura. Niinra Serie. Voi. I. Di9p. I. Napoli Die. 18'»3. Bi' *'»ofAfjM< Univcr$eUe de Genève. Janv. 18+4. 288 speltri ottenuti da prismi ordinari, a distanze minori di due metri, erano compo- sti di un miscuglio sensibile di tinte appartenenti agli spettri dei diversi strati cle- nentari del prisma ; e che il rosso il violaceo , e per conseguenza lutti gli altri colori prismatici de' due elementi estremi, erano tanto più internale verso il cen- tro che r osservazione f:iccvasi in maggior vicinanza del prisma. Ora, nell' espe- rienza del Dolt. HrewsUr il prisma sia vicinissimo all' occhio : lo spettro ottenu- to in tale spcrienza saia dunque necessariamente formato di tinte impure ; ed il colore che apparisce in una dala zona, dove manca per V assorbimento del mezzo la tinta dominante , non apparterrà punto ad uu raggio dotato della medesima rifrangibililà della tinta assorbita , ma si bene ai colori degli spettri elementari de' strali superiori o inferiori del prisma. Per dimostrarlo direttamente, ho ripetuta 1' esperienza fondamentale del Brew- ster, che consiste, come ognuno sa , ad interporre tra V occhio e lo spettro do- luto air immagine rìfratla di un oggetto lucido guardato a traverso il prisma , una lamina di vetro vivamente colorala in turchino dall' ossido di cobalto . Lo spet- tro derivava dalla Incedi un furo rotondo , di 10 millimetri di diametro , fatto iti una lamina metallica sostituita ad una porzione dell' imposta della finestra di una stanza buia . Il prisma era di llinglass , equilatero , lungo 25 millimetri , ab- bastanza puro per produrre distintissime le linee nere di Fraunhofcr , attacca- to al suo sostegno con una sola estremità , lontano 15 piedi dalla finestra , e fermato orizzontalmente nella posizione dell' eguaglianza degli angoli d' inci- denza e d' emergenza : la parie più sporgente della sua superfìcie d' incidenza era coperta , per un terzo circa della lunghezza totale del prisma , d' inchio- stro della china , donde s' era levata nel bel mezzo una listarella longitudinale che traversava l' inchiostro dall' una all' altra banda , lasciando libera e scoperta una striscia orizzontale un tantino più larga d' un millimetro . La lamina di ve- tro turchino copriva due soli terzi del prisma , cominciando dall' estremità libera. Le cose essendo disposte in questo modo , guardai successivamente l'im- magine del foro per la porzione scoperta del prisma , e per le due porzioni in- Tfeslile dalla lamina di vetro turchino . La prima visione mi forniva lo spel- tro normale ; la seconda uno spettro complesso osservato alla maniera del Rrcw- sler ; la terza uno spettro derivante da una porzioncclla , che può considerarsi come r ctemcnlo longiludinale mediano del prisma. Ora, confrontando la pri- ma colla seconda immagine, riscontrai i fenomeni delle zone lucide ed oscure si egregiamente descritti da llerschel . Confrontando poi la terza immagine colla seconda , vidi che le zone luci- de, appartenenti allo spettro elementare , erano molto più nitide , quantunque meno intense , piti strette, e tramezzate da zone oscure più cupe d'assai , a contorni pili taglienti , e più ampie di quelle dello speltro risultante da tutta la larghei- 1 289 sa del prisma . Mi fu poi facile il convincermi dalla successiva ispezione com- parala delle tre imojagioi , che le differenze di ampiezza tra le zone lucide del secondo e del terzo spettro corrispondevano sensibilnienle ai colori che il Dott. Brewster suppone dolati dello slesso grado di rifrangibilità delle tinte assorbite. Nello spettro del Brewster , a cagion d' esempio, il color rancio normale è so- stituito da una zona oscura invasa , da un lato , dal rosso , e dall' altro , dal giallo ; donde 1' autore arguisce la presenza di questi due colori nel rancio. Ora le delle invasioni del giallo e dui rosso non sussistevano più nel mio spettro ele- mentare, ove lutto lo spazio corrispondente al rancio trovavasi occupato da una zona oscura . Il rosso ed il giallo che orlavano questa zona nello spettro for- nito da tutta la parte centrale del prisma coperta dal vetro turchino , erano dunque intrusi, ed appartenevano agli spettri de strati elementari superiori ed inl'criori alla linea intermedia. Quest ultima conclusione non va del tutto esente da obbiezioni . Difillo in uno spazio quasi compiulaujenle buio , l' osservatore deve avere necessariamente la pupilla mollo dilatala , e la visla più o men confusa : e però guardando e"li, ora per lulla l' ampiezza del prisma , ed ora per una sola porzioncella di esso prisma più slrella della pupilla , potrebbe darsi che la maggior estensione delle lime trasmesse dal vetro turchino, nel caso della prima osservazione , derivasse da una visione meno distinta; e non già da una invasione reale de' colori de- gli spettri provenienti dagli strati elementari superiori ed inferiori del prisma . SifTatla congettura sembra tanto più plausibile, che tutte le irradiazioni rifratle dagli elementi prismatici non sono percepite dall' osservatore , ma quelle sole che passano per l' apertura della pupilla. Per decidere se tale era veramente la cagione del fenomeno , apposi quat- tro listarelle di stagnuolo intorno al foro circolare delia finestra , e feci sì che venissero a formare , incrocicchiandosi , un apertura pcrfellamenle quadrata , disposta secondo le direzioni orizzontale e verticale . £ fermata innanzi al prisma una lamina di vetro un poco più vivamente colorata in turchino di quella impiegata nella precedente esperienza , vidi , guardando successivamen- te per la parte centrale del prisma e per la porzioncella libera della parte estrema , che i due spettri modiCcali dall' interposizione del mezzo coloralo erano composti di un rettangolo rosso quasi perfettamente quadrato, seguilo da un' ampia zona oscura, alla quale teneva dietro un rettangolo giallo assai vivido , i cui Iati più lunghi erano diretti giusta la lunghezza dello spettro, e però vertical- mente \ veniva poi una fascia di color cupo indistinto ; quindi il turchino , le cui modificazioni sono del tulio inutili a considerarsi nella presente congiuntura, •ome pure gli accidenti di colorazione della succennala zona oscura che precede il giallo. 290 Osservando attentamente la forma rettangolare dello spazio occupato dalla irra- diazione gialla noli uno e ncH' altro spettro, si vide ctiiaratncnto, ch'essa era meno jtllun^alu nello spcllro clcmcnlarc clic nello spcltro comporlo . Ora la visione distinta potrebbe bensì im|iiccolire la grandezza dell' immagine formala sulla retina e ren- derne i contorni piìi decisi e laglienli ; ma non già far variare i rapporti delle sue dimensioni ; la minor lunghezza del rellangolo giallo nello spettro elemen- tare proviene dunque ila un efl'elto diverso da quello iiitrodollo nella visione dalla picciolezza dell' aneilura, donde l' immagine prismatica viene osservala. Ne gio- ■vercbbe il dire, che i lati verticali del rettangolo sono alquanto piìi briosi e viva- ci de' lati orizzontali, e che tale divario d' illuminazione può dar luogo al feno- meno in quistione : imperocché l alierazionc dcnvanic da questa diversa forza lu- cida de' lati opererebbe in senso inverso dell" azione manifestala. E per vero, le ira- niagini più lucide son qnelle che patiscono una maggior riduzione di grandezza pas- sando dalla visione confusa alla visione distìnta ; e così dicasi anche dell' illusio- ne ottica , desci itta la prima volla da Galileo e recentemente studiala con gran suc- cesso dal prof. Plateau, che fa parere, ad una certa disianza, gli oggetti lucidi, o illuminati, piìi ampi di quel che sono rcalni<'nle . 11 rettangolo giallo del prisma elementare , comparato con quello dell' immagine centrale , dovrebbe pertanto Irovarsi piìi stretto secondo 1" orizzontale che secondo la verticale ; e la va- riazione succede 'appunto in senso contrario. Dun(|uc 1" allungamento del rettangolo giallo nello spettro di mezzo deriva senz' alcun du'nbio , in tulio o in parte , da una sporgenza parziale de' gialli appartenenli agli spettri di tutta la serie de' prismi elementari, le cui radiazioni traversano la pupilla dilatata dell' osservatore ; la qua- le sporgenza ha luogo perpendicolarmente all' asse del prisma e quindi vertical- mente, per la disposizione adottata nella nostra esperienza (1). (1) Confrontando le diverse figure date daf;Ii autori iniorno alle; lineo nero dello spet- tro solare , si trova mia dilTerenza notabile tra quelle impresse in Francia e quelle stam- pate in Allcmagna . Tato divario risulla prob^ibiluiente dall' avere i disegnatori presi a mo- dello degli siicltrì provenienti da una o più stratificazioni elementari del prisma . E di fallo, nelle mie lunghe e fr( qucnli dimore in Parigi , lio avuto più volle occasione di ac- certarmi che i professori di quella capi'alc dimostrano lo linee dello spettro col metodo impiegato nell" analisi del Doli, l'irewsler ; essi fanno, cioè, una sottile fessura nella finestra chiu- sa della stanza buia, ed osservano nel prisma posto in vicinanza dell'occhio, 1' immagine rifratta di questa fessura , illuminata dalla luce diffusa del ciclo : almeno , cosi vidi efTeltuata co- stantemente r esperienza nel gabinetto ottico dell' ingegner Soleil , ove convengono i fisi- ci più distinti del'a Francia . Ora , quand' anche , per una gran distanza ed una gran minutezza dell' apertura , i raggi lucidi venissero a cadere sensibilmente paralleli sul prisma , il predetto fenoraeDO della lovrapposizione parziale di quel dato numero di spettri prismatici elementari , cbs penetrano nell' occhio dell' osservatore , deve necessariamente aver luogo. 291 Il metodo proposto da Prewstcr onde determinare la composizione dello spettro solare non sembra duii([uu atto allo scopo prcHsso ; ed insino a che iioa sia provato clic le tinte d' uno speltro pcrfeilamenlc puro cambiano per l' inter- posizione d' un mezzo situato presso il prisma , e conservano il cambiamento assunto a qualunque distanza , 1' esistenza di diverse tinte nello stesso elemento trasversale dello spettro deve aversi come del tutto ipotetica. Io non posso pertanto ammellere diverse colorazioni nello stesso luogo del- lo spettro , tengo per fermo che oi^ni gradazione di tinta deriva da un raggio solo, fornito di una data vclouità di vibrazione e d' una data luiigliezza d" ondu- lazione ; e convengo pienamente col Newton , che il colore è segno caratteristico , distintivo, de' vari elementi contenuti nella irradiazione del sole e de' corpi lu- minosi ; i quali elementi vengono unicamente e puramente separati , sotto l' azio- ne del prisma, in forza del diverso loro grado di rifrangibilità (1). Ma questa sovrapposizione riesce del tulio impossibile , operando alla maniera di Fraunho- fer , ove lo speltro si forma facendo cadere diretlamente sul prisma un fascctto di luca solare meno largo di mezzo milUmcIro : per modo che lo speltro prodollo può allora considerarsi , come risullanto dalla rifrazioae di un sola elemenlo prismalico , ed è per conseguente purissimo. Sarebbe fatilo il dimostrare rigorosamente la verità di questa mia congettura , con- siderando prima con molta atUnzione, o meglio anche rilevando col dagherrotipo, Io linee nere dello spettro somministralo dalla sottilissima striscia lucida di Fraunhofcir, ed aumentandone poscia r ampiezza sino a 5,oG millim., che tale è il diametro ordinario della pupilla di- latata per r azione dell' oscurità. Allora le lineo dovrebbero assumere una figura diversa dalla precedente , e presentare UD aspetto simile a quello delle stampe francesi. Ad ogni modo , egli è certo che la tavola di Fraunhofer rappresenta meglio il feno- meno , e che dobbiamo i)erlanlo preferirla a qualunque altra . Questa tavola trovasi , co- in' è ben nolo ai fisici , inserita in una memoria dell' illustre ottico tedesco, intitolata, JJcjlio»- mung iles llrecìinungs — und Farbenzerstreuumjs — Verm'óyens venchi edener Glasaricn. (1) Le considerazioni di Goethe sul dualismo della colorazione escono allatto dal cam- jio delle scienze sperimentali, e non hanno , pei fisici nessun valore ; come puro le ideo d'altri letterali , artisti e dottori antichi e moderni, che senza il candore, l'eleganza, o la ricchez- za d' immafiinazionc del Goethe, vollero pur ridurre, a furia di raziocinii astrusi e d'esperien- ze inconcludenti, i colori dello spettro ad un certo nunu-ro di tinte elementari. Qui njn si tratta della possibilità o della impossibilità d' imitare colle materie coloranti o colorate , tale u tal' altro cilore dello spettro ncutoniano : e molto meno dell' insulsa proposta ili diminui- re i selle eulori prismatici , come so N'cuton avesse realmente preteso restringere a co.-.i fatto sumero le immense radiazioni di vario colore che compongono lo speltro solare . Ma si cerca soltanto di decidere se gli elementi dello spettro derivano da tanti raggi distinti, oy-, ^ero da due, tre, o (lualtro raggi riuniti insieme in varie proporzioni ; e tali ricerche non possono condursi a termine senza prove sperimentali istituite diretlamenle sui colori pris- matici , come quelle tentate dal Dottor iircwsler : ojjni argomentazione fondata su cspexi- 292 Nel respingerò uo mcczo d'analitl ohe ha goduto sinora di un gran favore pres- so i fisici, rammentiamoci che Sir David Browstor è autore d'una infinilù di belle ed importanti scoperte bene assodate dall'esperienza: per cui l'illustre filosofo scoz- zese non deve punto rimuoversi nella nostra stima da quell' alta posizione che gli venne si giustamente assegnata nella scienza. Quanti altri sommi , nel conquistare gloriosamente nuove provincie alla repubblica dell'intelligenza per virtù d'una forza d' ingegno straordiuaria, mostrarono con alcuni abbagli , la fralezza dell' in- dole umana ! E, senza uscire del nostro soggetto , basti l' esempio del gran Neu- tOD, che dopo di avere determinato con maravigliosa sagacilh le leggi fondamen- tali dell'ottica, e l'equilibrio dell'Universo, smarrì compiutamente il sentiero studiando i fenomeni della diffrazione , e della dispersione de' raggi lucidi entro i corpi diafani di diversa natura. Ma tornando sui nostri passi, io dirò, che tanto le nuove sperienze del prof. Braper, quanto quelle già note intorno alla luce ed al calorico raggiante, con- ducono ad una perfetta uguaglianza delle leggi generali di questi due importan- tissimi agenti della natura ; laonde la teorica della loro identità mi sembra la sola ammissibile secondo le norme della filosofia e destinata , pertanto , a do- minare Dell' opinione generale dei fisici ; insiao a tanto che venga provala la necessità di ricorrere a due principi i diversi per ispiegare una doppia serie di fenomeni , i quali, finora , si concepiscono perfettamente partendo da un prin- cipio unico. Conchiudiamo , che le molecole de' corpi riscaldati vibrano con una certa velocità e producono delle ondulazioni invisibili nel fluido etereo che le cir- conda . Di mano io mano che la temperatura s' innalza , le vibrazioni mole- colari aumentano generalmente d'estensione conservandolo stesso isocronismo , mentre alcune di loro si fanno più veloci . Questi aumenti dì velocità non di- ventano tuttavia ben distinti, se non presso la temperatura d' incandescenza . Allo- ra una porzione delle 'particelle ponderabili comincia ad oscillare più presto delle altre, produce nell' etere delle ondulazioni più brevi, e per conseguente più refrangibili , alcune delle quali sono visibili , altre no , e tulle conlribuì- scono ad accrescere 1' energia eia varietà della irradiazione; sicché moltissimi elementi di calor lucido ed oscuro trovansi riuniti nell' efflusso radiante delle sorgenti d' alla temperatura. Si danno però certi corpi in tali condizioni d' equilibrio atomistico da rendere le loro particelle di facile vibrazione-, per modo che queste particelle as- menti d' altra natura, deve assolutamente respingersi. Guai ss la Gsica si lasciasse di ou*« v* imporre dalla metalìsica I 293 sumono assai prima della temperatura d' incandescenza alcune o tutte quelle ve- locità d' oscillazione cui è dovuto il caior visibile : silTutti corpi co/tituiscono la classe delle materie fosforescenti. Quando una sostanza si combina chimicamente con un altra , le sue mole- cole entrano tuli' ad un l'ratto in un violentissimo moto vibratorio , e possono assumere in seguito delle vibrazioni più lente. Cosi sembra succedere per le fiamme dovute alla combustione de' corpi , le quali cominciano quasi tutte con luce turchina o violacea, e divengono poscia bianche o giallognole. Ma ripigliando il caso ove la luce ed il calore derivano dalia sola ele- vazione di temperatura , si vede che le ondulazioni eteree incapaci di operare suir organo della vista non trovansi già unicamente nelle irradiazioni dei cor- pi caldi ed oscuri, ma anche nelle irradiazioni delle sorgenti luminose . Questi raggi invisibili non sono omogenei, ma di varie specie ; e le loro proprietà spcciG- che sono del lutto analoghe a quelle dei colori ; donde l' origine de' curiosi fenomeni di trasmissione e di diffusione chimica e calorifica che sottoposi, alcuni anni fa, al giudizio del mondo scientifico , e che trovansi ora descritti nella mas- sima parte dei trattati di fisica. Nel terminare questa notizia , non posso a meno di considerare con una certa compiacenza come la scoperta d' una serie di l'alti , che sembravano dircttamcute contrari all' identità della luce e del calore , sia divenuta oggidì la base fonda - mentale dì questa teorica. Chi non avrebbe credulo, a prima giunta, che le irradiazioni calorifiche non fossero dun indole al tutto diversa dalle irradiazioni lucide, vedendole trasmet- tersi io proporzioni svariatissime entro le sostanze dotate della massima traspa- renza ; traversare, per via immediata ed istantanea, alcuni corpi fortemente colo- rali in maggior copia che certi mezzi perfettamente limpidi ; e passare da ban- da a banda , nella sola direzione rettilinea , una lamina di vetro nero compiuta- mente opaca ? Eppure queste singolari proprietà sono conseguenze necessarie della diater- luasia e della lermocrosi de' corpi , combinate col vario periodo delle ondula- zioni eteree. Ora, come si potrebbe mai sostenere l' identità della luce e del calore , se non fosse provata la colorazione dell" uno e dell' altro agente , e l' altitudine di qualunque raggio calorifico oscuro , a propagarsi ed a rifrangersi eatro un corpo solido ? 38 294 Ricerche sulla striiUura e siili' ojficio della membrana cadu- ca : del socio corrispondente A. De Martino. Durante la nialurazionc dell' uovo nell' ovaia , una viva congeslione di sangue rende tumida e rossa la membrana mucosa dell' utero , ed è causa del flusso mestino. Poscia dopo la fecondazione dell' uovo , la faccia intera dell' u- tero si copre di una membrana avente Y aspetto di uno strato di fibrina coagulala, la quale accoglie l' uovo che discende dalla tromba, e coi propri sughi provve- de al di lui incremento finché non si formi la placenta — La struttura e l' of- ficio della caduca ulcrina sono stali sinora problematici : raramente però le co- DOSceDze anatomiche sulla fabbrica di un organo hanno avuto uno slancio cosi grande, cornei nuovi risuliameiiti sulla struttura della caduca ; che dall' idea si fosse una membrana senz' organizzazione, E. II. Weber con diligentissime os- servazioni è giunto a riconoscere nella caduca la slessa slrullura glandolare della membrana mucosa dell' utero. Gli anatomici inglesi moderni avevano già dato le prime conoscenze di fatto intorno la struttura glandolare della caduca col fissare la loro alien- zione sopra le numerose cellule o follicoli ciatiformi che veggonsi elevati sulla esterna superficie di essa , allorché si è scollata dall' utero ; ed ave- 'vano osservato che ciascun follicolo alla sommità è fornito di un orifizio che mena nel suo cavo . Le osservazioni di MoNTOOMEnv discendevano a più mi- nuti particolari ; dappoiché ei notava , che la caduca è formata di un gran numero di follicoli , ognuno dei quali ha un orifizio libero sulla faccia in- terna di essa , ed un fondo in forma di cupola , sulla cui sommità è un' al- tra apertura inalante eh' è in conlatto colla faccia dell' utero . I rapporti di queste aperture colle cripte uterine , dentro le quali i fondi dei follicoli penetrano , rimanevano oscuri a Momtcomery ; e Robert Lee credeva , che col mezzo di dette aperture i follicoli della caduca comuni- chino colle vene dell' uttro. Le conoscenze sulla struttura della caduca erano limitale a ciò, eh' es- sa fosse formata di follicoli celluiosi, allorché le belle osservazioni di Ed. Weber io donne morie poco tempo dopo il concepimento insegnavano che la membrana mucosa dell' utero colle sue villosità prende una essenzial parie alla formazione della caduca. Ecco la parole della sua descrizione : « La parte dell' utero piìi in- terna, in queste donne , era molto arrossita , e ricoperta di uno strato più pallido e molle della doppiezza di una mezza ad uoa linea, il quale a priiQa vista rassomiglia- I 295 Ta a linfa coagulabile secregala eia parli infiammale ; ma più attentamente esaminato appariva composto d' iniiuincrevcli cilindreiti )in poco flessuosi e perpendicolaii alla faccia interna dell' utero, i quali da questa si elevavano e tra loro conteneva- no un muco trasparente. Questi cilindrutli avevano due a tre linee di lunghezza, e tutti terminavano con una oslreniilà non rigonCala e libera nel muco ; ed era- no sì strettamente uniti colla sostanza dell' utero, eh' era da considerameli come prolungamenti. Inoltre questo strato sopra certi punti era coperto anche da na sottile inviluppo crivellato da numerosi forelliui, il quale sembrava inorganico e prodotto dalia linfa coagulabile m. Le accurate ricerche di Bacr sulla prima for- mazione della caduca, fatte quasi simultaneamente a quelle di Ed. Weber, mo- stravano che non solo le villosità dell' utero, sì bene ancora i vasi di esso con- corrono alla formazione ed alla organizzazione della membrana in quistione. la- fatti Baer descrisse e delineo la rete capillare della mucosa dell' utero, la qua- le con larghe maglie ricuopre le villosità che col loro sviluppo s' immettono nella sostanza della caduca . E quest' importante fatto veniva confermato dalle osser- vazioni di Coste; il quale scollando con diligenza la membrana dalla faccia io- terna dell' utero ed esaminando i mezzi di loro unione, verificava che i seni ute- rini si prolungano nella sostanza della caduca in cui formano un vasto plesso aoa- stomotico . Ma quantunque siffatte conoscenze si fossero acquistate sopra 1' organizza- zione della caduca, cionondimeno la vera natura fisiologica di essa non diveni- va chiara se non quando E. II. Web^r ne scopriva il più essenzial elemento ana- tomico, e dimostrava che la caduca è composta dallo strato della gìandole otrico- lari della mucosa uterina cresciute in volume e addossate le une alle altre, in mezzo a cui percorrono reti di grossi vasi. Conciosiachè la faccia interna della caduca è crivellata d infiniti forellini ; dalla quale faccia per trasparenza vedesi la sostanza della caduca attraversata da una moltitudine di piccoli filamenti, i quali tenendo cammino tra essi parallcllo dirigonsi alla superficie esterna, cui le loro libere estre- mità danno un aspetto villoso. E. II. Webi:r avendo tagliato 1" utero rivesti- lo dalla caduca, ed avendone con lente esaminalo alla luce solare il taglio, ha veduto che ogni filamento è nn lungo e soUi'.e otricolo o canaletto glandolare cilindrico, del diametro di 1/17 di linea incirca e della lunghezza di circa 3 li- nee ; il quale ha per libero orifizio un forcllino dell' interna faccia della cadu- ca, descrive delle fltfssuosilà ed alcun poco s' impiccolisce attraversando la spes- sezza della membrana, alla cui superficie esterna si termina a fondo chiuso : vi ha rari canaletti glandolari il cui troncolino a piccola distanza dall' orifizio si divide in due branche , con la particolarità che ognuna di esse in grandezza eguaglia il tronco. La pruova di fallo che quest' innumerevoli filamenti, i quali costiluiscono la membrana caduca, sono vero glandoletlc si ha da ciò , che se 296 la parete di un utero gravido si prema, dagli orifizi vedrassi stillare sulla fac- cia iutcroa della caduca un sugo spesso e biancastro (1) . Quest' iropoitanlc scoperta dell' anatomico di Lipsia e stata confermata da SKAnPEV con osservazioni fatte sulla caduca in parecchie donne morte poco dopo il coDcopinicnlo. SKAnpEY ha egualmente veduto, che i moltissimi forellini della faccia interna della caduca sono orifizi di glaiidole tuboliformi flessuose ed in- sieme ravvolte , le cui estremità dilatate ed a fondo chiuso si prolungano sin nel tessuto proprio dell' utero : e tali glandolelle sono comprese nelle maglie di una rete vascolare che iniettata ha veduto comunicare coi vasi dell' utero ; onde con- cbiudeva come Weber , che la caduca è la stessa membrana mucosa dell' utero ingrossala e scollata. La quale scoperta , mercè cui sembra che con tanta chiarezza ora s' in- tenda la formazione la struttura ed anche l' oflicio di un organo cosi impor- tante al primo sviluppo dell' uovo , siccome sta di presente richiamando l' at- tenzione degli embriologi , cosi stimiamo non esser fuori proposilo comunica- re a questa dotta Accademia i risultamenti delle nostre ricerche su parecchie caduche uterine , espulse per aborto insieme coli' uovo , o ancora in sito. Nella struttura della caduca noi abbiamo riconosciuto , oltre le rete va- scolare propria, un tessuto areolare, e due sorte di glandole, uno strato di glaa- dole utricolari più ampie e più corte, ed altri utricoli più gracili e più lunghi. Sulla faccia interna e levigata della caduca sboccano ionummerevoli a- perlure rotonde o ovali , poste senz' ordine , e congiunte da solchi poco pro- fondi che insieme disegnano delle isole irregolari . Al contrario la faccia ester- na , colla quale la caduca aderisce ali utero, presenta un contesto di Irabecole e di filamenti che compogono un tessuto areolare, in mezzo a cui sorge uno strato di follicoli, i quali abbiam osservata sormontati da altri numerosi gracili e lunghi filamenti o radicette che sopra la membrana messa nell' acqua vedonsi liberamente fluttuare. Il tessuto areolare costituisce la trama organica della membrana caduca ; (1) Weber io una memoria da poco pubblicata conferma quelle osservazioni . » Nel- 1" uomo , egli dico , lo glamlolo iilerine aggrandito dopo il concepimento sono Hcssuose , lunghe di 2 a 3 linee , utricolari . Siccome le glandole dello stomaco , esse hanno una direzione perpendicolare alla superficie interna della mucosa , la loro apertura rivolta var- io la cavità dell' utero , ed il loro fondo o cui di sacco verso lo strato muscolare di esso. Questo glandolo apronsi con orifizi di cui da lungo tempo si è riconosciuta l' esistenza sulla caduca , e i quali danno ad essa 1' aspetto crivellato ; la loro estremità chiusa terminasi pnolto spesso con due o tre vescichette addossate . Gli stessi otricoli non si dividono , o |lf]muno raramente partisconsi in due branche «. V. Altneo , Maggio 18't-7. 297 ed è formato di trabecole e di lamelle solide , che eleTandosi dallo stra- to ioterno della faccia libera di essa si congiungono e formano degli spazi arco- lari in mezzo ai quali vedonsi gli orifizi dei follicoli. La trabecole spes- so dividonsi in branche , e i filamenti gracili coi loro capi congiun"ono tra- becole lontane essendo liberi in tutto il rimanente del loro corso ; rara- mente si partiscono in due , il che se accade le branche sono uguali al tron- co ; raramente ancora si anastomizzano con altri , e spesso mandano dai lati dei tralci più sottili che vanno a coiigiungersi con altre trabecole . Il tessuto areolare della membrana caduca è in qualche modo simigllante al tessuto spugno- so de' corpi cavernosi. Su questo tessuto si eleva uno strato di follicoli glandolari i cui fondi ciechi rivolli alla faccia esterna della caduca terminano in forma di tante cupolette , le quali, subilo che sono scollale dalle cripte dell' utero, mostrano nella maggior parte un aperto orifizio . lia descrizione che IMontcomerv ha dato di questa ma- niera di sacchetti o follicoli è molto esatta : egli aveva veduto che la loro forma e il loro diametro varia da una a due linee , e che di circa una linea i loro fondi elevansi sopra 1' esterna superficie della membrana . Ed a ri- guardo del loro officio aveva fallo pure due importanti osservazioni , cioè che questi follicoli sono più numerosi e più sviluppali ncU' orlo in cui la caduca uterina si riflette sull' uovo , vai quanto dire in quei punti in cui i suoi follicoli •vengono in rapporto colle folte villosità dell' uovo che rappresentano la placenta rudimentale , e che i follicoli della caduca contengono dentro un sugo latlicinoso rassomigliante al chilo ; onde 1' anatomico inglese era giustamente indotto a ri- sguardurli come tanti succhiatoi e serbatoi dei sughi secrcgati dal sangue della madre , che debbono servire al primo sviluppo ed incremento dell' uovo . Le caduche da noi esaminale ci hanno dato a vedere che 1' aperture norma- li delle cupole dei follicoli non sono comunicanti colle cavità di essi , ma so- no semplici escavazioni cellulose terminanti a fondo chiuso ; laddove le aper- ture che in altri follicoli comunicano colla cavità non hanno orli regolari , in guisa che è facile supporre fossero 1' elTotto di qualche lacerazione la quale ha luogo neir atto in cui la caduca si scolla dalla faccia dell' ulero . Infatti neir cscavazioni cellulose delle cupole dei follicoli s° imnieliono lo sommila dei villi della faccia interna dell' utero , i quali villi essendovi slrcllamonle compresi sono cagione di lacere aperture sui follicoli nell" atto dello scollamento della caduca. Noi possiamo affermare questo fatto, da che abbiam osservato frara- flienti di villi rotti e rimasti colle loro estremila ritenuti nelle cscavazioni dei follicoli. Un altro importante elemento anatomico della caduca è costituito da un gran numero di radicette o filamenti tubolosi e gracili che ne attraversano la doppiezza 298 e sorgono folli dando all' esterna faccia di essa un aspetto villoso. Ognuno di que- sti fiiaracnli è un ulricolo glandolare. Secondo le nostre osservazioni questa sorta di ulricoli glandolari della caduca in rispetto alla loro altezza puossi distinguere ia due ordÌTii . Alcuni dopo essersi elevati dalla superficie interna, ed avendo tenu- to un cammino flessuoso , s' innalzano sino a livello delia superficie esterna che d i poco sorpassano colla loro libera estremità ; altri pare che s' innalzino di molto sulla sommità dei follicoli , e quando la caduca si tiene nell' acqua si ve- dono còme tanti villi lunghi di due a tre lince fluttuare su questi in dire- zione quasi perpendicolare. Intanto né i primi camminano liberi tra gì' intersti- zi dei follicoli , ne gli altri dalle sommità o dai lati dei follicoli, ove sembra- no inseriti colle loro basi, hanno veramente origine o terminazione ; si bene tut- ti percorrono per entro le pareti degli stessi follicoli , in modo che la membrana di questi osservata col microscopio appare contesta di utricoli glandolari mollo flessuosi. Il diametro degli utricoli non è eguale in tulli , ma varia da 1/12 a 1/30 di linea. I caratteri di terminazione a fondo chiuso, di cammino isolato, di rara con- fluenza di due in un solo tronco , sono stali da noi confermati. Soltanto è oc- corso vedere qualche raro ulricolo terminare a fondo non unico ma bifido, qual- che altro ulricolo aver unico fondo, unico tronco , e poi in vicinanza della ca- duca partirsi in due e cosi avere due sbocchi, ed altri utricoli durante il loro corso mandare di lalo qualche breve e sottile rampollo anche terminato a fondo chiuso. In riguardo all' orifizio o apertura escrctoria di questi utricoli glandolari della caduca egli è vero , che molli dopo aver attraversala la doppiezza della membra- na vanno ad aprirsi direttamente sulla faccia interna col mezzo dei detti forellini ; però la maggior parte di essi dopo aver percorso con giri tortuosi le pareti del follicoli apronsi prima nella cavità di questi e quindi medialamentc nei forellini della faccia interna della caduca. Ma sebbene su la natura glandolare di questi filamenti non cada verun dubbio, cionondimeno non vogliamo tacere una cagio- ne di facile errore per chi la prima volta imprende ricerche si delicate, ed è : che non tuli' i filamenti, che vedcnsi liberi, sono veri utricoli glandolari. Dap- poicchè quando la caduca si scolla dalla faccia interna dell' utero, ovvero allor- ché se ne prende colla pinzetta una porzione per osservarla al micoscopio, oltre i filamenti veri ulricolari altri se ne producono a questi simiglianti , i quali so- no r cITcUo della dilacerazione di filamenti del tessuto areolare di essa . Questi filamenli per grandezza per figura per divisione e per rari ramoscelli laterali sono eguali ai veri filamenti olricolari ; e dippiìi, sebbene la maggior parte di essi componga il tessuto areolare dello strato interno della caduca, pure ci siamo assicurati sui punti ove lo scollamento di questa membrana era facilmente avve- 299 nulo, che molti dì tai filamenti non tubolari partono dai Iati o dalla sommità di UD follicolo , talora il tronco si divide in due braiiclie, e dopo aver percorso un cammino isolalo e flessuoso vanno da ultimo ad inserirsi sopra allri follicoli più o men lontani. La qual cosa per lungo tempo ci ha Iciiuli in forse di fare sulla produzione di questi filamenti ulricolaii deilu cuiluca lo stesso dubbio , che Valentin ha fatto sulla pr'.nluzione delle arterie elicine dei corpi cavernosi , cioè di crederli tutti V ofTetlo della dilacerazione dei filamenti del tessuto areo- lare e degli allri che congiung(mo i follicoli ; ma il microscopio mostra con chia- rezza nei veri otricoli glandolari il canaletto escretore, e la mancanza di esso nei filamenti semplici del tessuto areolare; e di più nella coiiGjjurazionc della loro estremità libera (ra le due spezie di filamenti appare un carattere dii'LE ha scoperto sulla mucosa uterina un epitelio pavimeoioso , e noi abbiam osservalo ch'esso prolungasi nel fondo delle cripte e degli otricoli glandolari. I)ip- (1) » Dopo il concepimento , sono le parole di Weber . la membrana mui-osa d.-l cor- po dell' utero , nella donna . si rammollisce , prenjj .i poco a poco la spc*Si;2ia di -i a 3 lince , e ricevo il nomo di membrani caduca « . 3t:n. cil. 300 più è naturale il pensare clic questi utricoli dopo il concepimenlo esuderanno li- na copia abbondante ilella stessa linfa plastica clic esuda dulia faccia libera della pituitaria dell' utero . Ora invece di anuncltere che per la formazione della ca- duca tuita la niucusa si scolli dalla faccia interna dell' organo non è piii con- sentaneo il coiigellurarc, cbe semplicemente 1' epitelio ingrossato ed uno strato di linfa plastica esudata, modellati sul tipo delle glandolo utricolari e delle altre cripte della mucosa dell' utero, formino col loro coagulo ed organizzazione i filamenti utri- colari e i follicoli della membrana caducii ? In appoggio delia qual congliieltura Tengono i fatti seguenti : che la membrana mucosa dell' utero non presenta la struttura areolare propria della caduca ; che l' elemento della caduca è una cel- lula speciale , di figura ovale con nucleo e contenuto granuloso , descritta e delineata da R. Wagner (l) ; che da ultimo le osservazioni dirette di Ed. We- ber e di Baeb sulla formazione della caduca, fatte giusto in tempo in cui l'or- ganizzazione della materia di essa era ancora in principio , loro offrivano 1' op- portunità di distinguere e scollare facilmente dall' intatta faccia villosa dell' u- tero lo strato di linfa esudata, rappresentante la caduca — L' osservazione di CnuvEiLniER della mancanza della mucosa uterina dopo il parto , e della ri- produzione di essa , ci sembra fallace ed illusoria : perciocché la stessa osser- vazione da noi ripetuta ci ha convinti che la mucosa uterina nel parto sì spo- gli del solo epitelio , e in conseguenza che questo solo si riproduca . Sicché noi siamo indotti a riconoscere nella caduca , non già la mucosa dell' utero , ma un organo glandolare di nuova formazione ; a costituire il quale sembra che concorrano 1' epitelio della mucosa ed uno strato di linfa coagulabile che si configu- rino esattamente sulla faccia e sulle produzioni della stessa mucosa dell' utero. L' officio della caduca , dopo le conoscenze esatte sulla struttura di essa , non pili rimane problematico. L'uovicino che discende dalla tromba n eli' utero è involto dalla caduca reflessa, e per 1' estrema sua picciolezza da principio non ri- empie tutta la capacità dell' organo ma si bagna in un liquido che nell' utero medesimo si secrega. Questo liquido , che BnescneT ha chiamalo idropcrione, è albuminoso. L' anatomico francese aveva detto , che le due caduche, uterina e reflessa, e 1" idroperione costituiscono un piccolo apparecchio di nutrizione del- l' uovo nei primi periodi della gestazione . Egli pertanto non giunse a sospet- tare , che l' idroperione possa esser secregato dalle glandole della caduca : ma ora che la struttura glandolosa di questa membrana e conosciuta, e si sa pure che le glan- dole di essa sono circondate dalle maglie di una rete capillare propria molto svi- li) Oltre le cellule noi abbiam ancor osservate nella struttura del tessuto areolare della caduca e fibre riunite in fascetti e frastagllanti le cellule. 301 liippata e comunicanle coi Tosi dell'utero, e il Webei» colla pressione ha vodiiii» dai forclliiii dolla f.iccia li!)era sgorgarli un sugo iIimiso e biancastro, non ù da pen- sare clic r idroperionc sia il vero prodotto di secrezione della caduca , e che questa mend)rana sia meno da risguardare conne meccanico nido dell' uovo, che piuttosto come un apparecchio di secrezione il quale prepari sughi opportuni all' incremento di esso, ed al primo sviluppo dell' embrione ? Se le glandolo della caduca preparano i priiicipf nutritivi dell' embrione , i quali sono assorbiti dai vasi portali dai villi del choriou, è certamente importante il conoscere se le villosit'a dell' uovo s' introducano negli orifi/ii delle piandole della caduca e giungano sino al fondo di esse. Weber ha trattala sillatla qui. stioDC ; e dalle sue ricerche risulla, che nel cane le villosità del chorion penetra- no nelle larghe aperture delle glandolo uterine, di cui riompipno la parte più am- pia, e s"i strettamente vi aderiscono che da ultimo le villosità del chorion e la caduca formano una sola membrana ; ma che nella specie umana, secondo ciò che ha osservato in uu utero alla settima settimana di gestazione, le villosità ramose del chorion non s' introducono nelle aperture delle glandolo della caduca, si bene sono libere e poco aderente (1). Noi abbiamo proseguite queste indagini, e soprat- tutto in un caso di gestazione al terzo mese, che il D.'' Pellegrino ha avuto la compiacenza di farci esaminare, abbiamo osservato , che le ramose villosità del chorion sono rivolte agli orifizi d(dla caduca, i quali rimangono ostruiti e come oppillati dalle loro estremità per lo piìi nodulose ; ma una debole trazione basta a scollare i villi dalla caduca, ed a dimostrare eh' essi uon oltrepassano gli orifizi delle glandole ai cui orli soltanto prendono non tenace aderenza. Di questa dispo- sizione conserviamo un esatto disegno. Dalle conoscenze sulla struttura e suU' of&cio della caduca , e da quelle dei rapporti tra le glandolose della caduca , che dalle reti dei vasi e apcllari colossi materni da cui sono circondate secregano i principi nutritivi, e i villi del chorion che sostengono i vasi assorbenti dell' cmbiione, s' intenderà agevolmente il fatto dei frequenti aborti che succedono per alterazioni proprie della membra- na caduca. Da un buon numero di osservazioni che abbiamo sinora raccolte sulla etiologia di queste alterazioni , sembraci poter dedurre con qualche probabilità che le abituali irritazioni della mucosa dell' utero , quando non sono di ostacolo al concepimento, per lo più trasmettendosi alla caduca impediscono Io sviluppo dell'embrione e sono cagioni di aborto. (1) M(m. cit. 39 302 CORRISPONDENZA. Lettera del cav.Mignet , segretario perpetuo della Reale Acca- demia delle Scienze Morali e Politiche dell' Istituto di Francia, di accettazione alla patente di nomina di nostro socio corrispondente. JWbws/ lE Secrétaike pekfétvel 3' ai recu la lettre que vous m' avei fait l'honneur de m' écrire, et le dl- plòme de Membre Correspondant del' Acadéraie Royale des Sciences de Naples qui y était joiot. L' illustre Compagnie doni vous étes le digne représentant, m' a rera- pli de reconnaissance en me donnant le liaut témoignage de sa faveur. Elle a voulu sans doulc en m' attacliant à la Classe des Sciences Morales et Economiques récon- iiaitre les travaux aux quels je me suis livré corame Secrétaire perpétuel de r Académie des Sciences Morales et Politiques de l' Insti tut de France . Je vous prie d' offrir les lioramages de ma vive gratitude à 1' Acadéraie qui , sur la pro- posilion de son trés excellent Présidenl, a daigné m' honorer de son choix . Je me felicita de trouver une occasion aussi flatteuse pour raoi de vous es- primer mes senlimenls de haute consideration, et de me dire, Monsieur le Secré- taire perpétuel Volre trés dévoué scrvileur et collégue MlGNET Paris 15 juin 1847. Iio:isieur le Chevalier V. Flauti Steritain perpetueJ de l' Académie Royalt dei Sciences à Naples I 303 TORNATA DEL 27 LUGLIO 1847. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno. Il segretario perpetuo legge in presenza di lutt' i soci gli Atti della torna ta precedente, che rimangono approvati. In seguito legge una ben lunga lettera direttamente inviata da S. E. il mi- nistro degli Affari Interni al nostro presidente , in risposta alla rappresentanza da costui fattagli, a nome dell' Accademia , per 1' importante affare della slampa degli Atti accademici. In essa 1 Eccellentissimo Ministro fa rilevare i motivi pe' quali non possa accogliersi la peraltro lodevole proposta falla dal segretario sud- detto air Accademia, per rimuovere uua volta gli ostacoli che incontravausi a tale stampa ; e stabilisce che esso segretario si ponesse d' accordo col direttore della Rcal Tipografia , cav. Finati , per diflìnitivamente stabilire un tal affare, giusta le norme da lui indicate . Sul proposilo il segretario dà conto all' Accademia di quello che da esso si e fatto , da che risulta terminato pienamente quesl' importante affare ; e di es- sersi già dal nostro Eccellentissimo presidente riferito il tutto a S. E. il Ministro degli Affari Interni. Rimane quindi stabilito , che si porrà mano ad un tempo alla stampa del voi. VI. degli Atti , e delle sue continuazioni , con cui si chiuderà la I* serie de' medesimi ; cominciandosi poi una nuova serie con le memorie approva- te dall' Accademia dal 184G in avanti , serbando quel modo nella stampa che fu fissato nella sessione del di 17 marzo 184G (1) . L' Accademia è rimasta contentissima nel vedere terminata una volta e sì bene la lunga vertenza per la stampa degli Atti ; ed ha pregato 1 Eccellentissimo pre- sidente, il marchese di Pietracatella, a volerne manifestare la sua riconoscenza a S. E. il ministro degli Affari Interni. U segretario perpetuo ha poi letta all' Accademia la rappresentanza da invia- re al ministro suddetto , per regolarizzare lo studio che debbon fare i soci nel- la Biblioteca Reale Borbonica , su' libri che loro possono occorere pe' lavori di cui si stanno occupando , giusta il prescritto dagli ordini Sovrani del settembre 1827 , e gennajo 1828 ; e nella sua qualità di membro della Giunta regolatrice di quella fa sapere a' suoi colleghi , che essa abbia già diffinitivnmente destin.ita ad uso de' soci delle Accademie , 1' ultima stanza dal lato orientale della R. Biblioteca , (1) Veg. il Tol. Y. del R(ndicot\lo a pag. 117. 30i e cbe questa verri» propriamente accomodata , e vi saranno addette le persone neces- sarie ad assistere e servire i membri della Società Reale , quando vi verranno a stu- diare. Allorché un tale stabilimento avrà avuto il suo pieno effetto , starà bene tra- sportarvi i "ioniali , che ora conscrvansi nella prima stanza dell' oflìcina de" papi- ri prima di passarli alla Biblioteca Borbonica. Per tal modo i soci troveran- no ma!j"ior comodo in riscontrarli, e la Biblioteca Reale se ne riceverà la con- scna a mano a mano che essi veni^ono dall' estero. Il socio corrispondente cav. Carbonara ha inviato all' Accademia il dono di alcune sue Osservazioni intorno al rapporto su la peste a le quarantene fatto a nome di una commissione, alla R. A. di Medicina di Francia dal Dott.Prus, accompagnandolo con sua lettera . L" Accademia ha incaricato il segretario per- petuo di ringraziamelo. Lo slesso per un foglietto a stampa inviatole dal prof.Elia Wartmann di Losanna inli telato — Troisicinc Mcmoire sur l' laduclion. Sono pure pervenule ali Accademia diverse lettere di ringraziamento pel vo- lume dc"li Atti, e pe' fascicoli del nostro Rendiconto inviati a Società dotte stra- niere . Terminale queste faccende , il segretario perpetuo ha letto all' Accademia r articoletto seguenle della disposizione testamentaria del fu nostro benemerito socio cav. Luigi Sementini. Si assicuri la rendila di ducati centocinquanta , sia comprandola sul Gran Li- bro sia in qualunque altro modo piacerà all' esecutore testamentario, e tal som- ma sia impiegala a premiare orini anno Ire memorie di Chimica applicata, che saranno stimate le migliori a giudizio delle due [ctcollà di Fisica della Rcal Socie lìi Borbonica, e di quella della Regia Univcrsilà degli Sludi riunite, e coW inter- vento del presidente della prima, e del Rettore della seconda. Delti ducati cento- cinquanla si diano all' autore di una sola memoria, se questa contenga una gran- de utilità • e si diano poi come pensione vitalizia all' autore di una Classica sco- vcrla ■utile all' egra Umanità. E perchè essendo già scorso ben due mesi dall' epoca della morte di quel ri- spetlabile socio nulla si è legalmente partecipato all' Accademia per tal legato , la medesima, per non ritardare 1' adempimento dell' ottima istituzione del defunlo in aumento della scienza chimica , ha disposto, che il segretario perpetuo proceda a"!! atti necessari per 1 adempimento del legato , ponendosi di accordo col rettore delle Regia Università degli Studi , perla parte che riguarda questa. Era stata già annunziala , fin dal mese di aprile , la memoria del distin- to socio D. Pasquale Borrelli sulla misura della prosperità pubblica , della qua* le , da varie circostanze, n'era slata disturbata la lettura , e ciò ha finalnienic avuto luogo iu questo giorno , per una sola parte , eoa essendosi egli fidalo 305 contÌDuarla ; e però è slata diirorila alla prossima riunione accademica • Aveva da più tempo il socio corrispondente D. Francesco Irriganti avvertilo il segretario perpetuo di averej;li adempito all' incarico datogli dall' Accademia , nella tornata del 17 marzo I84t'>, di rifare le tre Memorie del di lui illustre genitore Vincenio su' funijlii più rari del Rc(jiio napoìilano , già approvale pe no- stri Atti , e per le quali ne esistevano incise un buon numero di tavole . Fi- nalmente ha egli pollilo in questi» giorno presentare all' Accademia il suo la- voro consistenic nel V , li" e 111° Si>ccimcii l'uuijorwn rariorum lìi-ijiii Ncapoli- tani , con un allaiitc di 30 (avole , parie delle quali , com' è slato dello, già incise, e parte da lui eleginteinenle disegnate, e colorile al naturale. Di ta- le impoitaiile lavoro ne lui egli hievenienle reso conto all' Accademia con un indriz- zo scritto nella lingua di Tullio , ragionandovi non solamente del lavoro del padre , ma ancora ilella continuazione da luì già fatta , e ila fare . (1) L' Accademia lia accolto con soinnio piiicere un tal hivoro , disponendo che si esegua quanlo da essa erasi stabilito nella so|)raddelta tornata . Finalmente il socio cav. INIelloiii ha dala comunicazione all' Accademia di alcune sperienze falle dal signor ^^arllll;u^n a lui trasmesse in una lettera di recenlissimu dala ( 2 corrente). Riguardano lab sperienze gli effetti delle scos- se prodotte dalle correnti elettro-eletiriche indotte in alcuni animali , dopo che le inalazioni de' vapori dell' etere li avevano apparentemente privali di vita. Una tal comunicazione del cav.IMelloni verrà inserita (iu\ appresso (1). Ha la medesima dato luogo ad un' iuiporlanie sposlzione di falli narrali all' Accademia dal so- cio corrispondente sig. D. Antonio de Martino , che giova qui notare . Fa- ceva costui osservare , che essendosi preparati con le inalazioni de' vapori di e- tere , quattro individui su" quali eransi praticate diverse operazioni , si era in essi , dopo eseguila 1" operazione , manifestata una prolusissima suppurazione pa- rulenla , che il de Martino attribuiva alla obliterazione della circolazione ne' va- si capillari , e quindi all' assoluto disturbo di tutta essa prodotta da' vapori di etere . Aggiugneva ancor egli che in seguito di tal suppurazione, abbenchè di buo- na condizione, tulli e quattro gli operali erano morti ; mentre un altro che era stato iraltato all'antico modo era gi;i al 17° giorno della operazione fallagli , e tendeva a guarire , ed è di poi guarito in eflelli. A varia discussione ha dato luogo 1' esposto dal de ÌNIartino ; ed il pre- sidente avendone specialmente interrogato il nostro distintissimo collega cav. Santoro , costui ha data la categorica risposta , che preparandosi gli ammalali da operarsi con le inalazioni de" vapori eterei , si guadagnava uno e si perdeva tulio , giusta quanlo erasi osservato ne' cennali ammalali. (1} Vedi l'articolo Mtmorie e comunicazioni. 306 In talo stato di vaghezza di opinioni o di fulti in un afTarc importantissi- mo per la povera umanità soirercale , il nostro presidente non Im credulo Cuor di proposito d' impegnarvi ancora 1' Accademia , ed ha però stabilito clic una commissione composta da' soci cav. Santoro , cav. Vulpes , Semmola , Lanza e delle Chiaje si riunisse a discutere diligentemente una tal materia, e gli speri- menti già fatti , altri aggiugnendone ove bisogni, per indi presentarne all' Acca- demia il loro parere ; ed ha ingiunto al segretario perpetuo di passare a tal commissione anche la comunicazióne data dal cav. Melloni. Terminata la sessione accademica , il controloro del Real Museo cav. D.Ber- nardo Quaranta, ha fatto consegnare all' amanueuse del segretario perpetuo quei pezzi di minerali ed ossa ritrovati in uno scavo di antichità fatto in Mande- radoni di Briatico in provincia di Calabria ultra 2 , e che con ministeriale del 18 maggio venivano inviati all' Accademia per esaminarli , essi sono i seguenti : 4 . Un preparato metallico. 2. Cinque pezzi di carbone. 3. Due pezzi di scoria di ferro, 4. Un pezzo di osso crurale. 5. Una mola. ' 6. Un dente. , 7. Tre grossiss'me mole. 8. Diversi pezzi di ossa del cranio» i li Accademia risolverà l' occorrente nella tornata prossima ventura.. i 307 MEMORIE E CO]»nJIVICAZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA, Breve discorso letto alV Accademia dal socio corrispondente Francesco Briganti nel presentare le tre Memorie del defunto di lui -padre Vincenzo W Funghi del nostro Regno (1). Ad pracclarissimos doclissimosf|vie viros Regiae Scienliarum Aca- demlae Neapolilauae — Franciscus Briganti. Jam quartum pene labitur lustrum , ex quo tres priores nostrae Mycologiae dìatribas praeseuli libro conlentas , sul) litulo : Ilìstoria l'unijorum rariorum Re- gni Neapoliluni. Specimen 1. , //. et III. , buie Regiae Scicaliarum Acadcmiae dileclissimus mibi gcnilor exbibebat ; easque benigne e Societate sodalus cxci- picbanl , el quam cilissime in luccoi prodilura cfllagitabant , tanquam inilium la- boris prò Ncapolitana Flora Cry|)toganiica adliuc in volis. Ejusmodi porro uliles alque gravissinias auctoris clucubrationes , lum lenta volumìnum bujusce Acade- miae pervulgalio, quae vix unum ci ulterum, boc esl , quarlum el quimum elap- so tam longo temporis spatio in luccm prodirc pcrmisit ; tum inopioatae caussae adversaequc vicissitudines , quac post auctoris obilum invaluere , ulrinque di- spersas , et fere prorsus oblitas relìquerunl . Unus taioen buie injuriae obstabat filialis ulTuclus, qui , cum in cetcris parentum mcmoriam practerire non sinat , aliisque colcndam Iraderc ratiouibus variis doceat , me a dìrcclis patri meo lau- dibus esbibcndis, sacpe vanis aut lallacibus , dislulit ; sed id melius persuasit, ut ab ipsiusmet scriplìs, assiduisqae scientiiìcis curis dcbilam TÌrorum exisiima- tionem et cuUum illi caperem. m Vegg. gli Alti della tornata del 17 marzo 184C, tom. Y, pag. 114. 308 Sacro itaqiie lioc muncrc adactus, tum naluralis affectus , liim communium CUOI ilio stmliorum, in quiljiis loto coiialu me ciMuliio sate^it , n<)i[iio lalioii ne- quc pccuiiiis parccndum esse censui, tjuo distiacla illius speciruiiia lecupiiraroiu, caque poslcrioiil)us iiicis subiicctercin, quae et ipsa in actibus Academiao prohala, passim typis demandare conslitiuram. Vix pauca vero ex originali scripto fragracnta milii supererant, quae tanlum in repctcndis pio qiialilale tcruporis locorum perliistrationihus , ubi ille primura fur^oriim copiam collcgcrat, adjiinieiilo essent : qua quidcm in re nedum facilis et oppoiiuiia invcstigatio arrisit , scd et vntis uberior niilii fi uctus occurrit ; iiam nllra niaximain vegclantium parlcni, in quam animo intendebara , oonnullas quo- que spccles ac varietates , alioruinque airiiiium cryptopliytoriun copiam coegi. Qu;.re non unis modo coniplcndis , quae in autographis dcscriptionibus reperie- lanlur , lacunis ; vcTura etiaiu singulis speciebus novo examine discutiendis sta- dere opinalus sum : idque post reeens illud lumen , quo scicntia isthaec rayco- logica ob asslduas noottiicorum curas aucla est ; necnon additis , ubi opus fuit et quantum potili, opporUinis nuitatioiiibus , utllil)us obscrvationibus : rursus necessariis fìguris propria a me mnnu , quo ad naiuram (ìdelius exigerentur , exaralis : perniullis denuim , spccificls nominibus , quae in aliorum operibus idem et frustra sonabant , ad synonymoruin cbaos cITugiendum , commulatis . Quae sane omnia , Sodales praestantissiini, non ad majorem mibi gloriam arripiendam nionila esse volo , sed contra ut ve.niara facilius obtineara , si quid in scriptis irrepcre aul deficere innotescat : non secus naraquc de bis au- spicari fas est , cum posthuma in lucem prodeant , pioindcque orani excusatione digna : In onere posihumo multa sunl condonanda , Moiiendum immo et illud hoc Joco est , mirum ncniini esse debeve , si minorem nunc rerum novitatem referre Jiaec scripta videanlur , quam olim babere visa sunt , ubi primum Vobis fue- tunt oblata : ipsa siquidcm larda illorura editio , aut dispersi» , in caussa fuit , ut iionnullas fungorum spocies jam tum a patre meo dcscriptas depic- tasque , tanquam ab aliis posteriori aetate dcsignatas traducerem . Cura enim positivo potius scicnliae progrcssui atlendercm, quam gloriae inventionis , banc ìpsam debitani auclori suo vindicare ncglexi ; et talcs iibenler posteriores speclGcas pbrases elcgi , quae naturalium objectorum characteres lucidius at- que intensius menti omnium cxhiberent. His ila comparalis , jam lypis haec scripta mcls irapcnsis demandare conslitueram , cum , excitata niajori nostrae Academiae soUicitudine , ut di- gnac sociorum clucubrationes cdcrentur , eques Yincenlius Flauti perpetuo a secrctis , IX. kalendas Martli exacti anni 1b4G , distinctam a me de tripli- ci praedicto parentis mei spcciraine rationem jugi officio expostulabat : ca- Jus gralissimis jussis cito obtemperans , totidem enarralas vicissiludioes sin- 309 gillalim aperui , ut et ipso Socios ea de ro opportune Inslruerct . llinc ita- (]ue factum est , ut Vos , iloclissimi viri , iiiita sessione XVI. kalemlas in- sequcnlis Aprilis , ea judicii libertalo quidquid ad incrcmcnlum scienliarum confert prosccuuti , quae elatis ingeoiis congruit , decrevistis , tum mycolo- gicas parentis dissertationcs inter Academiae Àcta inserere , tum impeosas a me curas mercede aliqua cumulare. Quo novissimo singularis benevolentiae ac humanitatis officio adductus , fa~ teor, Sodales praestantissimi, me majorem vim atque virlutem capisse, ut opus expedirem , cujus originem et vices narrando » rcvivisccre palrcm hic ego meum M volui , quasi suum erga Vos cullum , suumque grati animi specimen prò ve- M strìs in me meritis referentem : volui , ut eo exlincto id ipsum iotellìgatis , w quod candida voce vivus fecisset ». — Valete. Neap. V' Kal. Augusti M.DCCC.XLVII. io 3tO C0RRISP0IVDENZ4 Jllcuni articolctti della lettera diretta da S.E. il Ministro desìi Ajfari Interni al nostro Eccellentissimo sig. Presidente , in risposta alla rappresentanza inviatagli per la stampa de' nostri Atti. Eccellenza » Con pregevolissioio foglio del 20 del passato maggio V. E. si è servita trasmettermi un progetto dal cav. Flauti, segretario perpetuo della Reale Ac- cademia delle Scienze , relativo al modo di njandarsi , seuz' altro indugio , ad clletto la stampa delle Memorie di detta Reale Accademia, cungiuiilamente alle modificazioni che quel consesso vi ha portate . Dal complesso delle pro- poste cose desumesi essere avviso dall'Accademia distinguer le Memorie Gnog- gi lette ed approvate in due serie , la prima delle cpiali comprenderebbe quel- le che furono lette ed approvate a lutto il 1845, e 1' altra in appositi volumi quel- e dal 1846 in poi . « E qui dopo alcuue riflessioni all' uopo così ripiglia l' Eccellentissimo Ministro: » Or perchè alcun provvedimento sia adottato , nel fine di rimuovere con effet- to il ritardo che si frappone nella stampa de' lavori accademici, io prego V. E. a voler disporre , che il cav. Flauti si ponga di concerto col cav. Finali per discutere le osservazioni che faceva l' Accademia delle Scienze pel conto del- la slampa del 4° volume degli Alti , e de' quali era oggetto un uficio dirello- mi dall' ÌHterino presidente della Società Reale a' 25 dell ultimo settembre. Do- vranno pure essere presentati e discussi , e poi approvali dall' Accademia i coa- ti della slampa degli altri due volumi venuti in seguito a luce.« j> Quando sarà eseguilo il pagamento della somma che V. E. Indicherà , io pregherò ( e 1' E. V. avvolererà i miei uGzi ) il comune collega delle Finanze , onda voglia disporre la promessa fusione de' caratteri , e la sollecita stampa deli Ani . Allora il segretario perpetuo cav. Flauti userà con successo , Co- ra' e da sperare , il suo zelo presso la Real Tipografia , per allontanar gli osta- coli che derivassero da secondarie cagioni , e la pubblicazione degli Alti acca- demici si otterrà presto , e senza alleiare le consuete norme. « Rimango per tanto in attenzione di sua gentilissima risposta. « Firmato — N. Saumngtl» 311 Una tal risposta fu siil)ilo dalo, cnrac apparisce dagli Atli preccdeulemcii- te riportali , ed in seguilo della medesima , essendo sialo il luUo punlual- mcntc adempito, per parte di S. E. il ministro degli Affari Interni , come ri- levasi da altro suo ullzio in data del di 9 agosto, la stampa degli Atli sarà cominciata e proseguita nel modo come piìi volte si è accennato , e si vedrà ripetuto nella Manifestazione , che ne pubblicherà il segretario perpetuo in fiue del presente numero del Rcndiconlo , nell' articolo OggeUi diversi. Estratto di una lettera diretta al cav. Melloni dal sig. Elia TVartmann professore di Fisica nelF Accademia di Ginevra. Intanto eh" Ella m' onori di qualche linea di risposta , mi permeila di co- municarle alcune sperienze di cui mi sono ultimamente occupalo : e qualora sif- fatte sperienze vengano da lei credule capaci d' interessare la R. Accademia delle Scienze di Napoli, le presenti di grazia per me a cotesto illustre consesso. L' apparecchio destinalo ad eccitare le scosse fisiologiche mediante le cor- renti clcUro-clcUfichc indotte trovasi ora nella massima parte degli ospedali di Europa. Ma ebbi occasione d' accertarmi in parecchie circostanze che molti medi- ci l'impiegano giornalmente senza conoscerne ne la struttura, ne la teorica. Ilo pertanto credulo utile il modificarlo per modo da renderlo di più facile intelli- genza, e proprio agli usi scguenli. 1.* A produrre la discontinuità della corrente indutlrice nel suo conduttore A. 2.° A produrre la stessa discontinuità imprimendo alla corrente le due op- poste direzioni nel dello conduttore A. 3.° Ad isolare le correnti direlte indotte nel loro conduttore B, quando si chiude il circuito A. , 4." Ad isolare le correnti inverse indotte nello slesso conduttore B, quan- do s" apre il circuito A. 5.° A cacciare per lo stesso verso le correnti indotte. 6.° A lasciare queste correnti nella loro successiva opposizione naturale. 7.° A raccogliere la somma della reazione di B su A, e di A sopra se stesso. 8.° A prevalersi soltanto della reazione delle correnti indotte dirette. 9.° A servirsi unicamente della reazione delle correnti indotte inverse. Sono pervenuto a questi diversi intenti sostituendo ai commutatori ordinari un reolropio a Ire ruote, il quale è per conseguente piìi semplice di quelli de Signo- ri Brequet e Jacobi muniti di quattro ruote. Esso risparmia inoltre 1' nso del mer- curio clie presenta parecchi iacoavenieoti, e si riduce poi, io sostanza, a due ruote, 312 quando si voglia prescìndere dalla condizione prescritla dal numero 5 ; e ad una ruota sola qualora si desideri sollanlo a\cre i casi espressi ne' numeri 1,2, 4 , 6 , e 9. La sVrulUira dell apparcccliio e semplicissima. Un asse di melallo , po- sto in molo da un manubrio e munito de' congegni opportuni ad aumentare la velocità della rotazione, porta tre ruote dello stesso diametro , una delle quali tì sta in contatto metallico mediante nua molla clie ne abbraccia costanteraenie la seraicirconfercnza ; le due altre ruote rijiosano sopra un cilindro di rame isolato da un anello d' avorio e posto in comunicazione con due altre molle. Il perimetro di ogni ruota porla doilici denti quadrati, i cui interslizii sono guarniti di pez- '/ettinl d' avorio. Due suste s' appoggiano premendo in forza di una vile tagliata di sbiescio contro le tre ruote ; la prima di esse suste è destinata a rendere di- scontinua la corrente induUrice, la seconda e la terza servono a raccogliere le cor- jcnli indotte. Con questo reolropio bo fatto diverse curiose osservazioni. Appena furono noti gli effetti maravigliosi dell' inalazioue del vapor d' ete- re, il capo cbirurgo cantonale, dell Ospedale di Losanna riusci ad applicar feli- cemente questo metodo di diminuire i patimenti del paziente in diverse operazio- ni tenute per difficili e dolorose. Assistendo io a pareccbie di queste operazioni, rotai con sorpresa il tempo lunghissimo, che, in molte circostanze , l' individua impiegava a ripigliare V intera sua sensibilità, e proposi inconteoente 1' uso delle scosse elettro fisiologicbe onde accelerare questo ripristinamento. E quando diversi medici di sommo valore annunziarono aver sostituito all' inalazione del va- pore, delle iniezioni liquide nell intestino retto, mi decisi subilo a tentare qual- che esperienza in proposito. Procacciati pertanto un coniglio, una gallina, ed al- cune ranocchie , queste non sembrarono punto riaversi piìi presto sotto 1' azio- ne elettrica che per la semplice influenza del riposo e dell'aria libera. Ma l'ef- fetto si manifestò distintissimo sulla gallina e nel coniglio. E veramente, injet- lata nella gallina di 0 mesi una dose assai grande ( un pollice cubo circa) d' etere liquido, la vidi prendere in quattro minuti tutte le apparenze di un cadavere . Al- lora feci passare dall' ala destra alla zanqia sinistra, due scosse moderale, e sepa- rate da un intervallo di lenqw sensibilissimo ; la gallina protese il collo ed aper- se "li occhi. Due nuove scosse la costrinsero a rizzarsi sulle proprie zampe in uno slato manifesto di agitazione. Una quinta scossa le riesci talmente molesta che spiccò immediatamente un volo sino all' angolo opposto del laboratorio , dove calala sul pavimento non tardò a risentire 1' effetto dell' etere restante ed a ca- dere profondamente addormentata. Si ebbe ricorso a nuove scosse ed apparvero gli stessi fenomeni : agilazione, fuga, e sopore. Il giorno dopo la gallina non ombrava aver nulla sofferto e fece un uovo molle, che fu poi seguito da parec- 313 cliie uova sane. Oggi essa e pcrfeltamcnte rìslabilita e non conserva nessun segno apparente delle scosse avute. Il conìglio addormentato coli' etere si risveglio egli pure immediatanoentc per virtù delle commozioni elettriche , e non ne ri!>entì nessun tristo effetto. Ambi gli animali sembrarono poi aver guadagnato in for- za digestiva dopo le sperienzc. Appena tornali nello slato di sensibilità, primi- tiva si posero a mangiare con molla voracità. Ecco un altro l'alio interamente nuovo , se non sbaglio , e di qualche utili- tà pratica. Klla sa che r albumina si rappiglia al polo positivo. L'abate Zantedeschi « il dottor Fazio pretendono eh' essa si scioglie di bel nuovo al polo negativo : ma io credo questa opinione erronea . Fallo sta che tuffando due fili di platino P, P' entro il chiaro d' un uovo fresco , e facendoli comunicare colle estremità del fdo B delle correnti d' induzione d' una macchina elettro eleltrica , il cui filo induttore A sia percorso dalla corrente di una pila di Grove di cinque elemen- ti , si vede 1' albumina solidificarsi tanto in P , quanto in P' sotto le azioni ugua- li ed opposte delle correnti dirette, ed inverse . In breve la porzione coagu- lata copresi di bollicine aeree , alcune delle quali si gonfiano e s' innalzano len- tamente nel liquido vischioso . Allora l'involucro annerisce ed una serie di fiam- melle vividissin)e lampeggia ora sull'uno ora sull'altro filo . Il fenomeno cessa e ripiglia di bel nuovo al cessare e ripigliare della corrente elettrica , ma è al lutto indipendente dalla sua direzione. Le fiamme , che dinolano una vera com- bustione, non vibrano tra i due fili , ma seguono la loro direzione nella parte immersa , e producono uno sviluppo di fluido aeriforme , che sembra comporsi d' ossido di carbonio, e d' idrogeno carbonato in diverse proporzioni ; non v" ho trovato, ne acido carbonico, né ossigeno , ne idrogeno. Un' analisi esalta di que- sto miscuglio era impossibile per l'esiguità delle masse. Quanto alla teorica, io direi che la resistenza opposta naturalmente al passaggio del fluido elettrico dalla costituzione fisica e chimica dell' albumina , cresce colla sua coagulazione intorno agli elettrodi ; i quali perciò si riscaldano tanto da produrre la decompo- sizione ignea della materia organica che li circonda : lo sviluppo delle bollicine gas- sose arreca un nuovo ostacolo alla trasmissione elettrica : la temperatura s' innal- za viemaggiormenle, d'ossigeno , che trovasi allo stalo nasccnlc si combina vi- vamente cogli elementi combustibili dell albumina , produceudo cosi le fiamme osservate. Ciò sia di norma ai medici, che nelle operazioni d' acupuntura sottopoogono i membri de" loro pazienti all' azione delie correnti elcllro-elcllriche o elellro-raa- gneliche. Eppure il favore di questo metodo curativo cresce di giorno io giorno , e max giunti a tale che vediamo .ipplicarlo al irallamento dell' amaurosi , alle 3U diaf^nosi ostclriche, e persino ali acoolorazlone del parlo ; cioè n diro dnpperluUo ove r albumina trovasi in gran quuulilii ed occupa uno do' posti più importanti ne' fenomeni vitali ! Ginevra 2 Luglio i847. Lettera con la quale il prof. cav. Carbonaro inviava alt Acca- demia il suo libro intitolato : Osservazioni intorno al rapporto su la Peste e le Quarantene, fatto a nome della Commissione alla R. Acca- demia di Medicina di Francia dal dott. Prus . Gentilissimo Signore E a comune notizia che il tema della peste e delle quarantene è oggidì al- l'ordine del giorno nelle Accademie, ne' Supremi magistrati di salute e ne' Gover- ni di Europa. La tutela della salute pubblica , dritto vero de' popoli , e la libertà del commercio , desiderio vivissimo della società presente si combattono inces- santemente e da piìi tempo, senzacliè un' equa transazione fosse stata aocora sta- bilita. L' Accademia medica francese si é occupata del rammenlovato tema, ed la pubblicalo un rapporto in cui la piìi parte delle quistioni igieniche e legisla- tive sono state largamente trattate . L' analisi però delle dottrine in tal Rappor- to contenute, mi ha fornito risultamenti assai diversi da quelli della sopraddetta Accademia. In somma i diritti dell' umanità mi sembrano ben poco guarantiti a fronte di quelli del commercio. Egli è per tale oggetto, come ancora per darle un attestato del mio profon- do rispetto , che io la supplico di voler presentare a mio nome alla nostra Ac- cademia questa mia operetta, in cui ho esposto i miei pensamenti intorno a si gra- ve argomento. Sono costantemente Di Lei tignor Segretario della Reale Accademia delle Scienzt Napoli 23 Luglio 18W. Die. oh. tervo G. Garbonako ' 315 TORNATA DEL 3. AGOSTO \U7. Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Il nostro presidente manda a scusarsi con 1' Accademia , di non poter- vi intervenire , per essere stato cbiumato al Consiglio di Stato ; e ne assume le veci il cav. arcid. Cagnazzi seniore della classe delle Scienze Morali . Lettisi gli Atti della precedente tornata , il socio corrispondente D. An- tonio de Martino, che in seguilo della comunicazione data all' Accademia dal cav. Melloni sugli elTetti prodotti delle correnti elettro-elettriche indotte ne- gli animali a' quali si era tolta apparent(Miiente la vitalità per mezzo delle i- nalazioni di etere , esperienze fatte dal prof. Elia Warlniann di Losanna , si era spinto ad informar la haedesima di ciò " che aveva avuto luogo, dopo tali inalazioni , in quattro individui operali nel nostro grande Ospedale degl' Incu- rabili , ha slimato conveniente dichiarare con più precisione , nel seguente modo , che qui tuslualmenle s' inserisce , ciò che l' altra volta aveva a voce accennalo (1). L' Accademia ha stabilito che tal dichiarazione del de !Martino venisse dal segretario perpetuo trasmessa alia commissione nominata per 1' oggetto ia quistione . Air indrizzo del segretario perpetuo è pervenuto da Roma il programma per un nuovo giornale scientifico , che col titolo di Ballettino Universale si è ivi intrapreso da una società di dotti uomini , alla quale fa da segretario geneiale il prof.Erasnio-Fabri-Scarpellini.In esso i conipilatori propongonsi racco- filiere lutto ciò che si riferisce a progressi delle scunze considerate nella loro più gran- de estensione , che però ne inculcano a' direttori degli stabilimenti scienllfici di ogni sorla , ed a' professori e cultori di ogni genere di scienze, di tra- smettere a quel segretario le loro scoperte , osservazioni , o meditazioni qualun- que . E r Accademia nostra volendo ancor essa concorrere a si utile intrapre- sa, e supplire al difetto di molti giornali scientifici parziali , ha stabilito che s' inviasse a' compilatori il nostro Rendiconto , tanto più che con un arti- colo del Programma suddetto stabiliscesi il cambio con altri giornali letterari italiani e stranieri , e che il prezzo di associazione sì per quello che pel Ren- diconto è presso a poco lo stesso. Di poi è stata letta la ministreriale di partecipazione data all' .Vccaderaia del pagamento fallo al socio D. Oronzio Costa del fascicolo della sua pubblica- li) Si vegga il seguente articolo Manorit * comunicazioni. 316 rione lidia Fauna Napolìtana , Ji rccenle Jala distr'ibuila a' soci della clasòo ili Scienze Nalurali. E sialo pur presentalo all' Accailomia dal segretario perpetuo il dono invia- tole dal prof. Onofrio Simonelli di INIontulcone, dell' opera intitolata la Filoso/la di Dante , e Iella la compitissima lettera con la quale lo aveva accompagnato . Verrà esso ringraziato , a nome dell' Accademia , dal segretario perpetuo . Il segretario stesso ha pur presemati all' AccaHcinia que' pez7,i di sostanze minerali , e di ossa rinvenute nello senvo di anticliilà fallo in Mandaradoni di firiatico , in provincia di Calabria Ultra 2' , descritti negli Atti della prece- dente tornata ; ed è stala nominala la commissione de' soci cav. Santoro, cav. Vulpes , Guarini , Semraola , delle Cliiajc e cav. Melloni ad esaminarli, per indi rispondere all' Eccellentissimo Minislro degli Affari Interni sull' incarico da lui da- to all' Accademia . Finalmente ha egli dichiarato a' suoi colleghi , che coloro i quali avendo ritirate le antiche Memorie che dovevano far parie del voi. VI degli Atti , per rivederle , non gliele restituiranno per lutto il corrente mese , s' intenderà di a- ver rinunziato a darle all' Accademia. Il cav. Tenore presenta una sua memoria intorno alla Morfologia vegetale , col titolo d Ragionamento , che leggerà nella tornata prossima ventura . Assoluta queste cose preliminari, il presideutc assunto ha invitato il socio Borrelli a continuare la lettura della sua Memoria sulla misura della prosperità pubblica , ed egli dopo di aver brevemente riepilogata la parte già lettane nella precedeDle tornata , ha ripigliata tal lettura , senza averla potuto ne meo ter- minare , serbandone però il compimento alla prossima tornata . In seguito il socio corrispondente D. Filippo Casoria ha letta la sua Me- moria di già annunziata altra volta , sopra un nuovo fosfuro di rame , del qua- le ne ha ancora presentato un saggio ; ed ha dimandato che venisse inserita nel Rendiconti} ; che però doq occorre che qui se oc dia alcun snnto . 317 MEMORIE E COMIIVICAZIO.M DE SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL' ACCADEMJA. Ricerche sopra un nuovo fosfuro dì rame del socio corrispon- dente Filippo Casoria. Sonomi imbattuto in una nuova combinazione di fosforo e rame , la quale è coslituila da' 3 equivalenti di rame e da 2 di fosforo. Il metodo che metto in opera per ottenere questo fosfuro presenta alcuni particolari, i quali meritano di essere ricordati per rendere più ampia la storia del fosforo. Si ottiene direttamente un fosfuro di rame, in cui trovasi un quinto del suo peso di fosforo gettando del fosforo sul rame riscaldato al rosso . Questo fosfuro è di color grigio chiaro con poco splendore, e presenta una esiraordinaria durezza. Ho osservato intanto che in tali condiiioni di temperatura , qualunque sia 1' ec- cesso di fosforo che si versa sul rame, il fosfuro che si raccoglie è dotato degli stossi caratteri. Egli è vero dall' altra parte che con questo metodo non siamo abbastanza sicuri di otteuere un composto a proporzioni definite ; dappoiché si potrebbero formare diverse combinazioni di fosforo e rame le quali fondendosi in quellecondizioni di calore verrebbero a costituire una massa di apparenza omogenea. Verrò da prima ricordando che i varii fosfuri di rame descritti nelle opere di chimica si ottengono con processi particolari, cioè a dire fuori I' azione diretta del fosforo sul rame, e vengono rappresentati nel seguente modo. In equivalenti In atomi Cu* P Gli' P C«' P 11 nuovo fosfuro di cui è parola si ottiene facendo agire il fosforo sul rame ad una temperatura poco elevata, la quale corrisponde alla volatilizzazione del fosVo. Egli intanto è di bene esporre \e particolari condizioni in cui succede la combi- nazione de' due corpi nella temperatura su indicala. Nel fondo di un alto crogiuolo di terra si pone del fosforo che si copre per due a tre pollici con piccoli pezzi di gres, su cui si adattano de' fili di rame mollo sottili i quali rimangono coperti del pari con pezzi di gres sino all' orlo del Cu« P' Cu' P Cu P ni8 crogiuolo. In tnltc le rspericnze lio impiegato un eccesso d'i fosforo, e particolar- menle un' oncia di fosforo sopra cento grani di fdi di rame. Si clilude iu fine il cro- giuolo con coperchio avente un piccolo foro nel mezzo, e lo si ferma agli orli con luto. Ciò fatto , si passa a riscaldare il crogiuolo gradatamente , badando di tenerlo al di sotto del calor rosso scuro. 11 fosforo eccedente esce fuora pel foro del coperchio, evi brucia con fiamma giallo-verdastra, il che accenna alla sua lenia combustione. E questo fenomeno, a dir vero , merita di esser notato ; perciocché dir si conviene che dall' estrema divisione in cui si trovano le particelle del fo- sforo debbasi ripetere la causa della lenta combustione. Comunque ciò avvenga , abbiam notato un altro fatto relativo alle propriet'a del fosforo, e si è che in con- tatto libero dall' aria ed alla temperatura di 290 gradi per alcune particolari coa- dizioni non si verifica che la sua lenta combustioue . E questa circostanza permet- terebbe di raccogliere copiosamente 1' acido fosforoso anidro . Dopo la compiuta volatilizzazione del fosforo, deesl attendere il raffiedda- mento del crogiuolo, onde evitare che non s'infiammi quel residuo di vapore fosforico per 1' accesso libero dell' aria. Sembravami intanto ragionevole potersi applicare questo processo alla prepa- razione di altri fosfuri metallici ; ma ho osservato che il ferro, il platino, il piom- bo e lo zinco in quelle condizioni di temperatura non manifestano alcuna allinilU i)cr il fosforo . In (|iicsli fenomeni cotanto speciali par che niuna cosa si possa a priori ilillìniie, se non che probabilmente saravvi qualche altro metallo il quale uelle medesime circostanze si potrìi come il rame combinare al fosforo , ^li pensava da prima potersi direttamente procedere all'analisi di questo fo- sfuro , ma r aumento di peso del rame , a dir vero, non è stalo sempre costan- te , il che sembrami dipi'iidere da una piccola porzione dello stesso fosfuro che si volatilizza . Oltiensi per altro un risaltamento invariabile, quando si mira alle t|ualit;i fisiche e chimiche della combinazione risultante. Per istabilirne intanto la farmela , non ho recalo ad eUetlo che una sola analisi di cui espongo il risul- tamento . 11 rame e stato dosato nello stalo di ossido , ed il fosf irò per sempline dilToienza. Di fatti ho precipitato con potassa pura la solu'.ione del fosfuro nell' a- cido nitrico , è non ho tralasciato di praticare tutte le diligenze onde privare 1' ossido di ranje pretipilalo ila (lualunque traccia di potassa. In 100 parli di que- sto fosfuro si contengono L9 di fosforo e 61 di rame. Non mi debbo lacere per altro r>mo de rebus coeleslibus ; secundo de aUncspliucra corjwris humani , sive de (luxu , refluauque j'arlium ; Urlio de rerum naiuratium elemenlaribus . Nap. 1703. Il trionfj della medicina . Apologia contro Plinio distinta in sette ragionamenti . Nap. ine. Di uno strano e mostruoso accidente di peli di barba e di ugne in due donne napo- letane . Di una strana pregnezza di ventidue mesi . Inserite nella Raccolta degli Opusco- li scientifici (lui P. Calogera tomo XIII. (.5i /.«/or. degli scrilt. nati nel Reg. di Napoli . Nap. I'i53,\\\, P. 2. p. 66-68. Co- stui a torlo cita Moreri , il quale scrisse intorno a Carlo (ialla generale del Re Filippo •V di Spagna e morto di rw'e nel 1656. Dici. hist. Amsl. 1740 , lY 4S. 329 silicala , cljsorlecliè fu Istantemontc ricercalo per insegnare pubblicamente in (juella Università la Nolomia e la Chirurgia , siccome egli fece per io spazio ili più anni con incredibile concorso e profitto de' giovani, e con tale occasione scrisse e diede alla pubblica luce 1" opera seguente : Jsarjogae analomicac. Neap. 1507 in 8.° Altra edizione si era fatta qualche tempo prima di quesl' Opera , la qua- le per essere stata ricevuta con sommo applauso da i Professori, in breve spazio di tempo si fece esilo di tulle le copie , uè si lasciava di richiedersene ; onde stimò il dotto Autore di nuovo farla ristampare accresciuta e corretta in più luoghi ». Molle incertezze rimangono intorno al resto di sua vita, all'epoca della di lui morte, alla durata del suo insegnamento nella Università parlenoj)e3, e se vi fosse sialo 1' aniceessorc, come parmi e per pochi anni, o il successore di Ingras- sìa ; giacché niuno legale registro se ne è a noi strasmesso(l), e mille ambiguità leg- j;orsi air uopo . Di fallo costui fu laureato a Padova nel 1537, pubblicando a Ve- nezia l:i Jalropolorjia nel 15A/i, ed i relativi 5to/ì al 15'i9, poi l'opera Sii lumori al 1558 e in Napoli al 1553 , ossia un anno dopo la divulgazione dello Enchiridio Caliidtio ; laiche dal Ginnasio padovano fu chiamato ad insegnare nel nostro (2) con plauso universale, succedendovi il di lui discepolo lasolino verso il 1570 ; indi nel 15G3 in qualità di Ai'cbialro di Filippo li. He delle Spagne si trasferì a Palermo , dove airecò inlinili miglioramenti sanitari si avanti , che durante quella pestifera ca- tastrofe ; da ultimo l' ippocrale sicolo dativi alla luce vari classici scritti a' G no- vembre 1580 compianto da ogni ceto di persone e tra le popolari benedizioni fu accompagnato al sepolcro nella cappella di s. Barbara (3) da grande folla di me- dici, chirurghi, speziali e scolari. (1) Kcir Archivio della nostra R. Università degli Sludi manca ogni documento di sua antica fondazione . {'2) in riguardo alla seguente iscrizione lapidaria riportata da Vot\ti.\( Uitl. de l' anatom. II 456 ) , che i discepoli fecero colloca re alle mura del Ginnasio napolitano , non lio potuto r^'Ccogliore alcuna pruova. Philippo Ingrassiae siculo , Qui veram Mcdicinac arlcni , alquc Analomen Publice enarrando Noapoli restituii , Discipuli ineinoriae cau$a P.P.M.U. (3) S' inganna Brambilla (Sior. digli xiom. illustri ital, Vien./777, Il ìGò) coli' asserire, qual- incFile Ingrassia sia morlo in Napoli, e quivi gli fosse stala eretta una statua con appoiila iscrizione. 330 §. II. Piano delle opcve nolomicha Caltianc. Callo secondo Porlal nell' Enchirìdlo nolomico disamina le parli comò nella cadaverica dissezione si presentino, cioè dalle esteriori versole interne regioni. Ap- palesasi quegli melodico nella loro descrizione, ed abbastanza esalto pella nomen- clatura esterna. In riguardo alla osteologia non discoslasi da Galeno , convenendo che le ossa facciano 1' oilìcio di fulcri . Enuraera le glandule , che dice destinate a riempiere il volo fallo dall' allontanamento di due rami vascolari. Animotte il claustro verginale ; segue Celso e Galeno nel descrivere il cervello ; estende le conoscenze toccanti il setto lucido, e la lira; è da lui riassunto quello, che il tisiolo- go di Pergamo scrisse pe' muscoli, schivandone la prolissità, notandovi che Ve- salio n'assegnò selle al bulbo dell' occhio, ed egli vi acconsente. Oltre questo e Rondelel esso non nomina alcuno degli analomìci suoi con- temporanei, vale a dire Columbo, Ingrassia, Falloppio, Eustachio, Aranzio, Botali, Coiler , "Vido , Cesalpino , Varolio ; ne costoro al contrario fanno di lui pa- rola. Ed è maraviglioso qualmente , eccetto Jasolino (1) , Carcano , Piccolomini, Kudio, Acquapendente , Casserio, Severino 1' abbiano ancora passato sotto silen- zio ; mentre nella dedica delle Isogoghe al Principe Gonzaga protesta , che 1' En- chiridio fosse stato bene accollo dal pubblico , essendosene spacciale tutte le copie. Ma non so comprendere , come circa mille esemplari [tra il primo e se- condo suo lavoro siensi resi cotanto rari ed ignoti ; nò credo che la gelosia , ed il livore erano allora nella didusione di oggigiorno , mollo più appo que' sommi uomini. Trovo verissimo, ch'egli sia stato fedele, e nitido espositore di quanto abbia contemplato sul cadavere mediante successivi tagli ; al certo ignorando , come il veneziano Sabio (2) due lustri innanzi pon metodo simile aveva trattalo la splanc- Dografia , e poi un secolo dopo promulgato da Spacher (3) e dal Remmclin (4). Senza farsi ligio delle altrui teoretiche opinioni ha rischiaralo i dettati nolomici con la funzione, 1' uso e tal fiata coli' alterazione morbosa delle parli, desunte da' fatti imparzialmente visti , e su fondali ragionamenti . Pella disamina delle novità da lui asserite , io mi occuperò in proseguimento dopo di averle sottoposte a severo scrutinio collo stato della scienza al medesimo autore anteriore , con- temporaneo e posteriore . Mi basta soltanto di trascrivere qui appresso qualche (i) Oittolog. parva . Neap. 157S , p. 37-39. (2) De viso, viva delin. Ven. 1539 fol. (3) Pinax mtcroco$mographicu» . Tivol. Ì6t3 in V. (4) Catoptrum microicopietim . Aug. Vindel. 16Ì9 fol. 33t brano clclIa dedicatoria , e de' capitoli delle hagoghe. Le quali a parer mio sono il modello di un classico Manuale di Notomia fisiologica , esponeadovisi i precelli e le celila piìi applaudite con quella chiarezza e precisione di idea esclusiva di coloro clie consultano la natura, composto di centonovaniasette pa- gine , sceverato dalla Galenica farragginc e da vane ipotesi , destinato pegli studenti della napoletana Università , in cui 1' anatomia di progresso fra tre se- coli arricchita delle scoverte di Catto, Ingrassia, Jasolino, Severino, Cotugoo di- spiacevolmcnle pare , che sia ora decaduta da si classico cullo (I). Il suddetta libro è ancora uon dispregevole saggio dell' arte tipografica di que' tempi pa- ragooiita ag^li attuali , e di contestazione che» le arti con le loro associazioni pas- sarono dall' Italia oel resto di Europa (2) » . §. IH. Sommaria esposizione delle hagoghe notomichc. Cum in re unalomica adipiscenda post summos ìaborcs ac diulinas viijilias aliqtiid imn jirol'edssc viderer , qune tyronum gratta in ea re lucuòravcram , in lucetti {ledere f/a/jsis annif tentavi . Emisi enini Aoatomes Enchiridion , tumulliuiric ta- ttien conscriptuin , in quo Lrcvilali sludens , liutnani corporis parlium nomina ea serie qua incidenlibus occurrunt , descripsi . Figurarti , numeruin , magnitud'ìneni , coniiexus altpie vsus cos tantum adduccbam , quos pruccipuos exisiimaram , re- liquos interim lempoi-is nnriustia praetcricns , nonnullarum ctiain partium cxquisi' lam Iraclationcin voles rcliqui . Ncque haec osblilere , qitin primus dia iioster co- natus nonnullis placueril . Quod cum perceperitn , videtis omncs quos prius im- prcsscram ad unum usqite venditos ^ ac a pluribus anxic expeli , tic dr.inccvs dcesscl , idctn opus imprirncndum curavi , multo tamen auctius ac absoìutius cadetti enim servato ordine , partiuui usus , conncxione-s ac figuras in alio prae- terniissas addidi omni qua liciiit diligeiUia, brevitali simul ac rei pcrspicuitati stti- dtns. Quod vero ad vcritatem rei atlincl , tudli sum addiclus , scd lalia omnia sctipsi qutìlia ic miài cadavera secanti occurrerunl , in his vero quae ad par- lium acliones et usus speclanl , eum sum sequutus qui ad vcritatem magis ac- cedere visus est , In qmbusdam eliuin meo usus iudicio nova aliquol protuli , <]Uorum omnium e omprob alio netti a doctis quiòusque expcclo , quib:^s et phucitura (t) Ingrassias et M. -A. Severin ont enstigni t analomie à Naplts atee le plus grand telai , mais leur mori a tnistè un grand vui'i/e dans l' liistuire des anatomistei de celle Vil- le : ce n «si que par le som de M. Calunni . un des )ilus habiles Analomistes de ce siede, qu ette recouvre une parlie de son ancienne splenJeur . l'orlai Ilisl. cit. l , pref.XXXI. (2) Ceva Grimaldi Del lavoro degli artig. Nap. ISló , p. S. "332 esse spero , sin mintts UH saluti'.ni corriijciv dujnabuiiUif , quoti dum nbsit, inuidi a et makvclcnlia , crit mihi gralissimiim, Immediulameote vi segue : Francisci Balisterii siculi Zanclaci ad IccCores ectasticon. Nervi , ossa , et venae , quo siat ac ordine pai tes Quaeque sitae , et vìres , quas sibi quaequc tenent. Edoccl hoc Calti , quod caute scrìpsit , opusque Sit licei hoc brevius , grandia dona Cerei. Quicquid euira prisci inveiierunt di\il , el illi AdJidil ingciiio multa reperla suo. Parvo igilur praelio quis parceret? uiidique tantum Utilitatis opus quìsque emal alquc legat. Prìefatio humani corporis conipositionis rationem proponens, Cap. 1 — Exler- nurum immani corporis pcnihtm , (ptae cilrn dissectionem vidcri possunt , no- ttiinum explicalio . Cap. 2 — Quacdam ad exaclum ossiuni digiiotioncm necessa- ria . Gap. 3 — De ossibus capilis et maxtllarum . Cap. 4 — De cartilaqinibus. Cap.5 — De Licjamentis . Cap. 6 — De membranis. Cap. 7 — De glandulis. Cap.8— De adipe. Cap. 9 — De mcdulla. Cap. 10 — De his quac in imo ventre co nlinentur . Cap. 1 1 — De omento. Cap. 12 — De intestinis. Cap. 13 — ■ Pc mesenterio et venae. portae. Cap. 14 — De tiene. Cap. 15 — De iecore. Cap. 16 — De ventriculo eiusqiia parlibus. Cap. 17 — De seminariis vasis et testibus. Cap. \S — De renibus el uri- ttariis poris. Cap. 19 — De vesica et pene . Cap. 20 — MiJieris ijenerationis or- gana. Cap. 21 — De oris partibus laringe, aspcra arteria et gula. Cap. 22 — De his quae thorax cottlinet. Cap. 23 — De pidmonc ci rcliquis quae in thoracc conlinen- tur. Cap. 24 — De rcspiratione ciusque parlibtts , vocis formationc , slernutnlione. Cap. 25 — De capite et parlibus in eo contentis. Cap. 26 — De veni.< . Cap. 27 — Venae cavac ad infernas parles distributio. Cap. 28 — De arleriis. Cap. 29 — Venae el arteriae calvariam ingredientes. Cap. 32 — Ncrvorum ad manuni du- ctorum scries. Cap. 33 — Nervorum ex lumbisac sacro osse cnascentibus scries. Cap. 34 — Nervorum ad erura tcndenttam distribulionis ratio . Cap.35 — Quaedain ad exacliorrm musculorum notitiam pcrtincntia. §. 1V> Disamine critico-scientifiche. ( sarà continuato ) 333 // socio ordinario sig, BorrelU nelle due tornate di luglio e nelC ultima di agosto del corrente anno ha letta ima sua memoria su la misura della prosperità pubblica. Egli ha incominciato dall' esaminare 1' opinione comune, che fissa ana tal mi- sura su r incremenlo successivo della popolazione : ed ha mostrato, che questa è principalmente dovuta all'opportunità del clima, alle coodizioai della terra, alla sua esteosione e ad altri dati fisici. Senza inferire da ciò, che non abbia ella alcun vincolo col ben essere della nazione : l' autore ne ha solamente dedotto ; 1 .* che non ne costituisce un indizio costante ; 2.* che molto meno ne forma una pruova compiuta, e tale che dispensi da ogni altra investigazione su lo stato de' popoli ; 3." che potrebbe condurre a gravissimi errori, quando fosse appli- cato nella sua maggiore estensione allo stato comparativo delle nazioni diver- se, senza tener conto delle loro circostanze speciali, e principalmente delle fisi- che. Ciò r autore ha dimostrato e con argomenti e con esempii. Si è fatto quindi a provare, che indizio sicuro del progresso di un popolo Del sentiero della prosperità è la successiva e costante diminuzion de' reati. A stabilire questo assunto non si è contentato di riQettere, che s'i fatta diminuzio- ne non può d' altroude procedere, che da un' amministrazione lodevole : e sen- za dubbio sono i popoli di tanto più felici, per quanto essi sono più saggia- mente governati. L'autore sente il bisogno di sviluppare il suo assunto eoa un' analisi minuta, piena ed esalta. Incomincia dunque dal dividere i reati in tre classi. 1 reati secondo la natu- ra, e non secondo la legge. 2 reati secondo la legge, e non secondo la natura. 3 reati, secondo la natura e secondo la legge. Ei chiede scusa a' lettori , se per avventura egli torce la parola di reato dal suo sentimento ordinario : poiché se questo è un difetto , è largamente compensato dalla chiarezza, che impronta alla discussione. De' reali della prima specie molti esempii egli prende dalla istoria dell'A- sia: ma non diflida di trovarne nell' Europa medesima. Poiché non tutte le legi- slazioni degli stati , che la compongono , proibisi;ouo il duello ; non v' ha alcu- na tra esse , la quale colpisca 1' ozio in tutte le forme , che egli può prende- re , e che la retta ragione non manca di disapprovare: e v' ha di molti luoghi , io cni il suicidio non ha avuto alcun marchio di pubblica disapprovazione. I rea- 43 33i ti delia seccnda specie son trasgressioni di regole puramente arbitrarie , spesso pesanti ed estraneo all' utilità generale ; e poiché sono molle volte inspirati dalla riaxione della libertà alla dilUdenza ingiusta , al capriccio , possono ben dirsi reati di i-apprcsaglia . I reali della terza specie stanno in tutti quegli alli , che ledono la proprietà , la sicurezza personale , 1' onore , in tulli in somma i disordini , che fanno il fondo comune de' codici penali di tulle le nazioni . Or non potendo in questo punto seguitare 1' autore in tulle le analisi , che eli insliluisce , basterà dire , che d' ogni classe di reali egli scopre con molta cura le sorgenti ordinarie nella penuria de' mezzi necessarii a sussistere, nella scarsezza delle occupazioni egualmente oneste che utili , nella insuflìcien- 2a delle guarentigie , che la legge accorda a' privati, nelle gravezze inoppor- tune che s' impongono a' sudditi , ed in altri inconvenienti di questa o simìl nalura. Dopo avere tutto ciò mostrato nella prima parte della memoria, ei fa scor- •^ere nella seconda , quale utilità possa trarsi dalla valutazione del bene o del mal essere de' popoli mediante la scarsezza o la copia de' reati . A tal uopo ei considera le diflicohà , che si oppongono , perchè i cittadini privati giwi- "ano alla conoscenza del vero slato del popolo , di cui fanno parte . Trova nella stessa altezza del potere supremo 1' impossibilità di discernere a primo colpo di vista le privazioni ed i bisogni della gran massa de' sudditi . Nella costoro timidità, nella ripugnanza de' Grandi a dar notizie spia'icvoli, e nell' in- freno deli adulatori, che han 1' arte di trasformarle , ei trova de' nuovi osta- coli alla manifestazione del vero : e cosi forti li repula , che la popolarità stes- sa de' principi non gli sembra un espediente capace di vincerli . Ma la sta- tistica de' reali è una testimonianza perenne , libera, fedele dell' andamento del- le nazioni . Ciascuna specie di essi , giusta che mostra l' autore , porla seco r annunzio di mezzi di sussistenza a supplire , di occupazioni a proccurare , di abusi nell'esercizio de' pubblici impieghi a correggere, di regolamenli o di le"gi a migliorare o distruggere. Queste nozioni conducono a perfezionare ed e- slendere la istruzione nazionale , a disserrare i fonti interni ed esterni delle ric- chezze a rettificare ed a rendere più accellc le norme , ond' è diretto lo stato , a depurare 1' amministrazione pubblica , ed a farla piii vigile , più umana e più e- satla , da ultimo a stringere con tulli questi espedienti un legame di amore fra il governo ed i sudditi. Secondo queste idee dell' au'ore , possono senza alcun dubbio i reggitori de popoli noD con 1' innasprire le pene , ma con inaridire le sorgenti de' reati , 335 pòco a poco stremarli , e nella proporzione medesima aumentar gradatarauote la prosperità pubblica . Il colmo di quesl' ultima essendo posto nella maocanzu di «}ual siasi reato , non forma piìi , che un ideale della scienza di governo : uq iDEàiE , cui ella incessantemente dee tendere , senza mai sperare di giungervi . A misura , che più gli si approssima , la maniera d' essere dello stato diven- ta migliore . *n' Due importanti teoremi conchiudono le due parti della memoria del sig. Borrelli . Il primo è che ì popoli per quanto sonb piìi morali , altrettanto son pili felici . Il secondo , è che di renderli piii felici e morali spetta principaU mento il merito al sistema di governo. 336 f. Su di alarne recenti scoperte astronomiche — Nota del socio 'ordinario cav. Capocci. i Nella slrnordìnarìa copia di scoperte astroDomiche fatte in qtfesti ultimi tempi , toccherò l>i-e\emente le più importanti per tener dietro ai passi della scienza e farne rimanere informata V Accademia senza fastidirla. Parlerò in prima delia Cometa scoperta a Parigi ai 4 dello scorso luglio dall' allievo emerito ili quei Real Osservaiorio sig. Mauvais ; il quale ne caU colara prontamente gli elementi , ed indi gli riduceva a maggior perfezione , co- me sd "vtggono qui appresso. Passaggio al perielio luglio ÌSil 9^, 586 888 t. m. di Parigi Longitudine del perielio 256° 15' 55' Longitudine del noto ascendente 335 9 11 Inclinazione 84 15 9 Distanza perielia 1,79932 Moto eliocentrico diretto. Dietro questi dati sappiamo , che dessa rimane ancor lungamente visibile , ed essendo circompolare potrà seguirsi nelle varie ore della notte ; ad onta del chiaro della Luna. Passo ora a ragguagliar 1' Accademia d' un' altra scoperta molto piìi impor- tante, fatta a Drieseu nel Brandemburgo : Il sig. Hencke quello stesso che non ha ancora che anni scopriva un novello pianeta , Astrea, la notte del 1" dello scor- so luglio ne discopriva un altro , a un bel circa della stessa apparenza , e del- la stesse specie - Il medesimo avvedendosi di trovarsi in un luogo del cielo una stellina di 9" iu 10" grandezza , che prima non vi era , secondo le sue pre- cedenti ricerche , coli' aiuto della carta celeste di quel tal luogo fattu per I' Ac- cademia di Berlino dal sig. Bremiker , riconosceva in essa un novello pianeta de' più piccoli in apparenza ed anche in realtà , come i calcoli han dimostrato più tardi. Il nuovo astro additato dal suo scopritore agli astronomi delle prossime Specole fu tostamente rinvenuto ed osservato in Berlino, in Hamburgo , ed Al- tona, ove ne furono determinate le seguenti posizioni inviatemi dallo Schumacher Berlino lugl. 5 Aamburcro 6 Tempo medio IO' 12 12 10 7',1 25 54 46 13,5 I Atc. retta 256° 51' 35".4 256 38 20 ,4 256 27 51 ,2 Declii 337 — *° 8' 29'.2 — 'l 15 31,3 —4 20 56,0 Ahona 7 Ecco due altre posizioni di questo pianeta osservate a Bonn ed a Parigi- Bonn luglio 9 '9'' Parigi 11 10 Tipo medio Asc. retta Deci io. 55"" 39», 3 256° 5' 55",5 —4° 33 41",8 47 15,2 255 44 31 ,8 —4 47 37,1 Ecco intanto due osservazioni fatte nella nostra macel.ina equatoriale del Reichenbach Napoli agosto 5 6 Tempo medio 9* 43"" 5' 9 58 12 Asc. rotta 253° 39' 41" 253 40 47 Declln. —8" 10' 4" —8 20 6 Con questi sussidt noi pure ci mettemmo tosto a rintracciarlo , e la sera de 4 del corrente fu rinvenuto dall' alunno sig. Annibale de Gasparis tra le molte ste line del Serpentario che presentavano le sue stesse apparenze , e dalle qua il lo faceva distinguere il suo moto proprio . Da indi in qua si è regolarmen- te osservato e ne' seguenti fascicoli se ne pubblicheranno le posizioni ottenute (1) Dalle medesime risulta che il pianeta è stalo in principio nella sua retro- gradazione , e che indi ha ripreso il suo corso diretto . Risulta ancora , che ha un forte moto in declinazione , indizio di una non lieve inclinazione nella sua orbita . Lo stesso solerle giovane sig. de Gasparis ha voluto prontamente fare un applicazione delle sue formole , per determinare la zona nella quale il nuovo astro SI aggira intorno al Sole , ed il risultato de' suoi calcoli è riuscito con- forme a quello che i signori Faye e Goujon hanno trovalo in Parigi, determi- nando questi con bene appropriale osservazioni lutti gli elementi dell' orbila, che posteriormente mi sono giunti Eisi sono 338 Lonf^ìttidine ali epoca al 5,3956 luglio 1847 Longitudine del perielio . del nodo Inclinazione J£ccentricità Semiasse maggiore Tempo della sua rivoluzione 276° 54' 9",3 11 22 14,2 142 31 58,2 13 43 11,9 0,1877908 2,344384 3 ano' 7/12 Vien COSI confermalo quello che sin dal principio si era Ja lutti sup- posto , che il nuovo astro appartenesse alla slessa famiglia degli asteroidi che si aggirano tra Marte e Giove , crescendo per conseguenza la probahililà di una comune origine ; la quale si è da taluni , com' è noto , supposta in un gran pianeta unico che a quella media distanza dal sole aggirasse , e che per interno scoppio si fosse diviso in cotesti piccioli frantumi che tutti si aggi- rano nella zona medesima : opinione in vero molto confortata da queste due ultime scoperte, e che molti altri minori corpuscoli della stessa specie ci fan supporre negli spazi planetari a noi tuttora invisibili. — Difatti il nuovo a- Siro ha le seguenti analogie co' suoi germani : La sua distanza media , ed indi il tempo della sua rivoluzione periodica diOerisce pochissimo da Vesta impiegando esso 3 anni 7/12 e questa 3 anni 5/8 , essendo la sua distanza media eguale a 2, 34 della distanza m. delia Terra , laddove Vesta è a 2, 36 . Ha la stessa inclinazione di Giunone, la stessa longitudine del nodo e la stessa eccentricità di Aslrea , colla quale anche più che con qualunque altro asteroi- de è conforme per la gran sua piccolezza. Debbo indi comunicare all' Accademia la scoperta d' un' altra cometa fat- ta dallo slesso sig. de Gasparis nel nostro Real Osservatorio la notte degli 8 del corrente nella costellazione dell' Auriga ; la quale quantunque non presen- tasse un nucleo abbastanza distinto pure ha una nebulosità molto chiara , che la fa agevolmente distinguere , presentando una forma sensibilmente ovale nella direzione del Sole , Terso il quale ora si accosta . Di questa eziandio daremo io seguito le posizioni apparenti finora avute nel nostro K. Ossesvatorio. Eccone per ora la prima posizione ' Agosto 8 t. m. a Nap. 12* 22°' 40» Asc. retta 76° 25' 47" Deci. + 41» K' 19" '339 La scoperta d' un' altra cometa mi è stala anche annunziala dal sig.ScLu- niaclicr , falla dal sig. Brorsen in Altorna ai '20 luglio , la quale potrebbe be- nissimo essere identica alia precedente : eccone il luogo ìtì osservalo , che ben presto , col calcolo dell' orbila , ci porrà in grado di uscire dal dello dubbio sulla idealità de' due astri. I Tempo m edio AltonalugUo2\\\t 38" 8% 0 Amburgo 2lll3 3 43,6 Asc. reità 29^ k' 27" 29 6 23 Declinazione + 27" 1' 22" + 27 1 51,3 Debbo a tal proposito anche comunicare all' Accademia 1' apparizione nel Sole di belle e numerosissime macchie , attirando la sua attenzione sulla coin- cidenza che iiuovamcnlc ha luogo Ira questi segni di straordinarie commozio- ni nel nostro gran luminare , e 1' apparizione delle comete . Il legame che pos- sa congiungere queste due specie di fenomeni ne rimane tuttora occulto , ma per questo non è men vero che il rinnovameuto di questa simultaneità per av- ventura fortuita , meriti tutta 1' attenzione de' dotti. Anche le stelle cadenti in quesla epoca cosi ferace di straordinari feno- meni , son venule a colpirci : si sa che il loro numero in questi ultimi tempi si era diminuito di mollo , sicché il loro numero orario medio che si riteneva per 18 era sceso forse a 12. Ed intanto oltre del famoso aerolite caduto in Boc - mia il l-'i- dello scorso luglio , e de' bolidi grandissimi qui veduti il 17, il 'IJ ed il 31 dello stesso mese, tulli da riguardarsi ormai come della slessa spe- cie delle stelle cadenti, queste stelle nella famosa ricorrenza periodica de' 10 di agosto si sono mostrate in grandissima copia , e colla direzione solita dal NE al SE con tale regolarità che solo può ravvisarsi uè' moti de' corpi celesti ; ammontando il loro numero orario , nel punto di massimo afflusso , cioè dalle 3' dopo la mezzanotte alle 3 1/V a 49G ; come bi potrà più parlicolarmenle rilevare dal quadro seguente di tulle le osservazioni eseguile nell intera nolte. I 3*0 Tempo delle osservazioni Numero delle stello osservato Numero orario DaO'WaìO" 30" 70 70 li —12 140 140 1 — 2 10 262 224 3 15 — 3 30 124 496 3 30 — 3 45 56 224 :U1 C0nRISPO>DEIVZi Lettera di S. E. il Ministro degli -Ajfari Interni ali Flccel- lentissimo Presidente deKylccadeniia, sig. marchese di Pietracatella, EcceiiENZà Intendo p(>r il suo pregìutissìmo ufìzìo de' 10 del preseute mese , che il cav. Luigi ScoiiDtiiii , giù beneonerito socio di cotesta Reale Accadenaia , abbia fallo uu legalo di cenlocinquauta ducali all' anno , da dislribuirsi in designa- to modo , col saggio divisamento di promuovere ed incoraggiare le scienze chimiche ; e che il segrelario perpetuo cav. Flauti, ottenuto il conseatimcnto dell' Accademia , domanda essere autorizzato a procedere per le vie giudizia- rie , onde la disposizione testamentaria si esegua senz' altro indugio \ a qual cH'etlo V. E. si è fatta a chiedere la correlativa approvazione . In risposta mi affrello a rispondere a V. E. , che approvo l' avviso del- l'Accademia. Il Ministro Segretario di Stato degli AfTari Interni iV. Sàntancelo. 44. -I -1 »I *- o: o: .— y- ^ X CJ-. 00 i3 O — o: VN "• - i- >- 'i • • '-~ '>— o: "'^1 "l* Ot io -^ CS Oi b: lo O". OC *- V- *;- O O O O: O O O ÌO ^^^l^Ti ~ ~ ~^ o: — o ■; OC Qi o ^1 OD ^- o' O' « o o^ 00 to i-o T" -- o o ,„~,, .il >i li IO IO IO IO IO IO IO IO tO IO IO tOI IO IO IO IO IO (O IO IO >— o?;^ IO IS w fe M r^ ^ M X -1 tS M C-. o= o o M e: o ot c;=_loo otok) to io -i -i © o io to o Termoni. OSttT. s il' i^ 5 = ò; ^ e; ::i o S - w M cT & M ►- S^ i M o o - IO p CB M p oj o= ? c: ò! r- òi C-- io OS o M c:; o o o M IO M a= GC 00 OD -1 O! ■=- — 03 o= .^ ■>•- v- o Umirlità . — ^ »( C-. ^ .p- 00 C-. 00 oc ^s- T- o! ^1 ^ ot *i- o: =-. ^'yfP'9'fS'F'y^ ',~d'!s o 0-. ^ — M o '-1 o -1 '— '— io o ce '-^ M -^ *- CO X ^ 35 i- o — cj e o o O ^ g tf- ^< o; — o: o" --a ^ IO 00 o o: O 4^ -I o M o o io -i «^ c^ o e: o Elaslicilà oc ^- oooo M ^ M --* O: O' O o: OC — to o; 00 M IO b o V g O: 00 lOO ii e: oc '■^ M 0-: »- O ^ »*■ IO ■■o -~i IO ,.^-k-»^— . — lo — toioi-»^— •"^toi-;^ ; -1 e: o oc « IO ■— 00 _—^"- pw o! o o_*^ — 3 óo ÓO M Io O; ^I M io "w Vcc M oc lo C; -- ^' 1 o ce tO IO -I O O OJ J^ ^■^ e -' --^ -" ' • 05 oc i e cc"i IO e: : ^, ^1 -iM^l ^1 -1 ^( - ^1 ^1 M -I -1 ^1 "-l ^' -1 e o: oc oc Cr: oc O: oc oc o^ CfC i« 05 Ot Ot oc OJ oc ; J- i. ,— IO -■ W OI OC ji- Oj-I Ci OCjri- OK -1 ce 3 ",_* Vi "Ve b '-0 — ^ oc "bt ir- b ^^^'cc ce w w co .^4 : -^ IO O: IO O e: O W W O -J Oi^f-ji-J£OC i^ occcoo^-*-owtooooc b «;- co — b b o © b b^ oc e -1 oc o; ~ O ^1 ^1 oc M ^I Plinio di rui'iarla oc oc C« oc OI OC OC OC OC *- 0-. o-c o ce ce -.1 C5 .T^C0 10 0it^OO|0 0^-*C5^03.-^Cecg-^^-^ — ^tw- — -. - — p oc ji- C-. Ocp. p oc O!00 oc ~1 oc -4 OJOC M 00 p *s- C5 M ;-! p Oc -4 « C« p p jy ccH^-biobci^-b^V-iob^oc— ^obco^lob-•^GoV-~^coiobcH*b^to*-kc■ c£J-J_ocJ-»_QCJ£oc_OJ;^_^ ccC2J£j^c£ccto^ Umidità Elasticità ^- oc oc ■-T •*.- ce !•* l»* -™ IO oc Ci -1 io b Cj oc c. co LO oc -I IO M oc o OC -1 oib taAta*taAtaA«A._kbAtaAta^lOhAtaA|0'-^'"^*^l-^IO*^'-^H*|Oh^^*-^i-*. Mkh^ 00 *i- p p OC -.1 _^I *.■- ^- IO p p ►-■ 00 C5 oc O ■» 00 IO -I O -i C5 o: -^ cs e; ~l ~ b e; -j lo oc 00 ^1 co lo b io m b V "-i t- lo io b 'w- 'v- -i b lo -t oo ce b oc ci: --I M oc mio o'. oc o ot c:> o .g- o --T IO r: oc o ,~i -i o ,-t o -i o ~i - 1 W — li I II II HiwHl ilMllWI«iBi— WIWI «IIIIW— — i^^MUJ^^mJl^MU— UKIlil^ ^» ^T -1 M ~! -I M -I ^1 ~1 -I ^1 ^1 -I ^1 M M -1 .^I ^1 ~J -I M -I M ^1 ^1 ^1 -I OC OC OC ce oc oc oc oc O'c OC Oc Oc Oc O'c Oc oc oc Oc Oc oc Oc Oc O": Oc O'c Oc Oc oc oc ^ *^p p — ^ — .— IO OC .s- *^ OC Ci m OC CO OC -^1 OC OC c;v M ^1 C: O C: •«•^ O b -1 ci ^ ce OC oc 03 b b b w M b M ^ '^ b lo — ce 'co b OC b b b lo b -- — — — ~i IO ~ ce co oc Ci m e-. M IO oc — 00 ere IO oc 03 e: o co ^1 — M o Plinto di rugiada j -I .^i ^- '•jc •-D IO ti ti !i i.o IO IO IO IO co co co IO IO IO IO IO IO IO e: IO io io co io io io io io io i GCCCpy.Oc_:SpGC_^.— COCOGeoccOC50CCOO'^ICDOOCOOOOOOc-..^( ce OC IO c; OC IO c lo -ji- b *-i b= 1-J OC b M b b o! cjc b OC b b b OC lo Oc OC ' Torinoiii." psler. S?"-;5rSL:~Sr''cr^^"^'^'"^''''occ5*^oiot^ -^ o Ci 03 1- IO I- ^T 4^ o: o -,i o ce o Ci ^1 IO 03 Si 03 S ~ ^ ^-l ir C-: ° Umidita Elasticllà t^ co e e- g r.: Punto di rut;iada a. n S" to o oc ri o ^ = 3 o •? ~ -^ ^ .■* p 3 -3 _ '/i w) _ - H :; r: f^ ì; n n ^ r> n n ■ ■ '=■»>■■ „ - - = H i n n n n cfi 5 ^ * o e 55 = § e e < < is^ ^.is^ n n PI ^ < ,^ ^ C5 7 1.-. ^-- PI ^^ /^ H m co o l'irozioiie Il u-j 'orza I • => co ■*-- e. oc "-a V Pioggia in linee «5 ó o Declinaz. Indir o a. 3^ li B -5 : e -e '^^ I ti ^ •zeat pui co tra CI •zBO!]ao(j 03UT| uj ElSSo!^ :'5 :0 O Ci o !c o o !n - ^ :^ -- -.r: (Ti LO (TI — TI BZJOJ S S S S £•«■« £ S-a-a-a-a-w-a -«■s^'^fc=:s-3~^-~, s-:i-- ;> B / eao|Z3J!Q u» tì ^X) ■ cpejSuj !P ojiinj e: G a a . . . e ■ • • • . > t- t- . = S S £ 5 S c = "" «3 Ifi O) ó" ó- = Cj e e = = e = e , o o o o ó ^ 5 . o . o > i. s » e- s cr « = ,:^ . a; o L. t. b^ :_ i_ M (« aj 5j o e i> U3 (A (/) tfJ 'X c^— =1-— '-:^vgi r- -■* o C'i oi o o o rs o e ai O '(^ art ^*^ »-* (M ^— -ir ì^ Tj ->i -^ CI BlIOIJSBia t*- ^ :0 O t^ in -^ so ìO 30 -j^ tn -o iO ìfi iP l-^ r^*^ ;o -.ri ZC l^ t^ x' :c':o iO*:o";o':rt*:c" ? o o r3 e. :o ;s TI e: * :£ 1^ •• r— _ 1^ ■-« ^1 — : : - — - — . ■ ^— ■•- — ^ 1 - » ~ rf^ .„ .1^ ^-^ ,-, .., -fj ;^ CD Ci :D t" e» C5 r^ (TI -^ -* (?! co C5 ro :o 1^ — < 1^ X 'M e; o •« — ' rs -^1 — -^ --^ ■* — EiiDi tun (N M in 35 =o !0 ?o -* C5 iO TI N r- o :« ro 30 re C5 jj cs e; X 30 S ■'ò '-'i S — rx — ?lif! ""Il lO IO -* art a m uì :n -* -!* ^ ^ j» o ^ X) ira » :ó 5 1-- K £ S 5 5 -.rè i~ 5; lo ró •M 30 O TI CD rt T4 — •« = 3C -•' » -M X •aajsa .-uiomjax _ ^ _ ^.^- . . . . _ © » COTI X 1- 00 : t; TI T< ; 5!0 t^ I CN TI So e TI TI ( ) -> C5 C5 X .S SCÌI ) TI TI — TI ->: TI -■ • ^ C5 . o co CO (rf m iO 1^ t^ t- o co . CO co ■* •— 'co -H :0 :ra :0 l~ 1^ 1^ 05 O TI co": ara m : l- ì- 1 > 05 O! ( ; t-; -* < I ara ara : 1- l~ 1 1 03 X Ti -* X aO -^ 1 ^ O^ X CO ara Tt l^ 'co' -^'-^:ra:ra' -■*-■* ! ara ara ara ara ara ara ara 1- l^ 1^ 1- )- 1^ 1- o co -* 30 ara'--' ara ara TI co TI O — S e — co co ara TI TI TI TI '■^ -» — •>= — X — --T o X 30 TI X ara ^ -* ara ara ts ;T TI -:* re o co epe;9nj !P oiuiij ■ X -.ra O : a o 1 a' ara"' ; ^ =i: '; =' '~ — • t-J-J^l- 1^ l- i- LO ara ara ara 2S?Ì2 5 S^ ;2£ 2 ''''^■* '"^" ^'"'""'-"«'ao'cfc ara aO : = X ] •^ TI J'? ■ -■«■'ara' ara' 1- ?IP!1SB|3 < TI TI TI -^ — — • — ^ — i- ?'=««=Ì5_5Mjra5??{CSSj5§io-^^ r;"9 ^g" ?l!P!">il O o 0:ra ca • ' T « ca ( ts t-' t-' m r-' ;j ara" ara' i-.' ar- .- ,_, ^ ;^ ^^j -j i^ cj -.j ara r- i^ -^ -j-_ ~ ,, .^ ,„ .-r.- .-5 ^- rs TI eo o ca as ara X -■* •-= - a:; 1- co ara — = = ■- y- I, ^ .• ■- '-' M VI 'J '.. ara o -^ ara ao ara ara ara ao ara --!■ -t -j? -•? ara as -i ara ara ara b ara X X "- '5 fra X "-=■ ^ ~ ara :^ ara aj 1^ ar ac ara' »^' i^' ar' x' ca' 1^' •J81SJ •tuotujo^ t~-_^ -O T)^ TI O an_ 0_ ara X O -* O O TI 30 ara -•» O aa TI as •-- . X r-i X 1 TI TI 'M ■ Ca as co -- --ó t-" as x c: x' X 1-- ac' 1 - ac" x' -^ X ■ -^^ ai -C ^f • ~ >, TI TI TI TI TI TI TI TI a-l TI TI TI tÌ TI TI TI TI TI TJ -=^ TI TI TI i^ e O TI — TI -" a= CO '1 TI — — t^ — ara 1^ :S '2 "^ \2 "^ ^ ^- ''^'•'* -•*="':''-■' co* co --'ara":o':ra";o':o'--''-^■-^'—'l-' -' - -"— ."""' -# TI — ^ co — 'ca ca'rai -•* -•*• ara ara - ara ara ara ara ara ---■» ara ara ara ara ara ara aó ara ara a'ra ; _j::;.!::_'^_ir_ 1- 1- 1- 1^ >~ 1 - 1~ 1- ;-- 1- 1^ 1^ , . X 3 co X — ^ BpeiSiu !P ovjiij oVc g U :? ira X ;-; _. f; = S 5 1^ :-i ri U g = S ."i 5 =ó i :i ara .- -• - ;2 S S 2 S t; g ^ 2 2 - - ?I ^ ìi t 2 '"■' '^' '~" "-"'n «-'-' -^i' '»' t-^ := -■ co' ara' .=' =a' Bl!D!)SB[Jf BliplUlfl CO ara 1-- Ca C5 aD O I- aT o TI l^ •-— — ■'-' -^ - — -*- — -^ -^ — Z — ^ ^ «ao-STi-oo-t :=Ti_:o--'i-:raco5 có^To Tiró^ ^:-x co- - - '-2 — -■ — as -j ara a: 1^ X X -j ar a; -■* :o so i^ X e- 1-- o" r-' S i~- -j l'-'o' as' o x' ara" --* o o e: TI . 1-- i- ara -o . . - o ara :s in as ara ' ;o — = =2 ara ao 1^ TI X = -3 •e r; ^ — ^ 'i ■ -^ —^ ' • ' ^- ^ -■ -^ co ;o — -■* ^ — — i>. '■i * ^ 7^ ■•"SIS-» I -*=« = '-.»l»=> = t'.>-.on-'.=T.""" = = 55i^-=:ara=:-r-Ti,ra n UIOI'H^I TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI 41 T. ?l TI fi TI TI TI Vi t' =tÌ ^ i", :^ ?, 2} ~, ^ B, ' t, f- © -^ ara X t- TI o — 1- o o — X 1^ _ — — _ ^ .- .. — ^ — :— li. l^_^^X^.|XX-t«I-==.-t^iH-^.:-SSTì5.-TI?Ì^S,":nSt-|: Yvm VII 1(1 is.ii>ip| I 1^ -^ ra r. — ' -_^ X :« i-T X ■^ -— .— -- /- * -^ t" — .* t- -•» :0 X C ara -•* , I- 1- o IO o 00 Ci 00 (^ l'ASI DELLA Luna cj « li to to ta hs ^ O 5= — ^ C-. CJ: ^wtaì^coS ^ct5?SS— oooo-ioic-.*^ coia.- GlOIINl o wV te -1 .-,» e:» /-!• ^1- /•!» /-vr ^^» l"I^ /•rr ("IP riE CIE riE £" jM~i ^^^^-1^^ ^^^^.a: *- -a"-* e; o •(=- i-s •a M -4 . *- *i- •t^ : B 55 o 1 ^ ^ -1 -1 -J -1 ^= si :i ;i :^ :^ ^ ?t r: i= ^= ^= t= ^ - ^^ O- IO IO IO IO IO IO IO 5- o: oc oc OC O: *.- V e OC ti OC b ■- o ■*.- ti o ce 0-. S IO IO bS IO IO IO IO IO t« IO to .- '-.'--<. j_j oiocbbbtib bbbofibocb ccVbb--oc'U oc lolob 0 I r. f. Z „,-,-►- — IO IO IO IO ti IO tO IO ^ o o -J -> ?^ = ? — i- !- ~ e J^ 5° oc oc "oc b oc e oc r— Li IO IO ti Li IO k-- h^ "•»--■ — H* h— ,— H* -- ______ . a c o c c c o oo ce 00 «o oc tu ot oc to oj ^ ^obbbboc 00 'li b b LO li b boiooccocb t - e o ...... lij iji c>; IO Ci ti ti ti ti ti ti lo ti LO ti ti IO Ccobcocbocb-- b=bbb e e oc 0=0=0=0:00=0 00 Ci ti ti ti ti IO 1—00 O O «O -4 ioli IO ^ li IO , b b oc oc "oc e b b oc oc ■li' oo-.bbcbbo: O 'oc oc 0= oc oc oc o=oo:< io IO IO IO io li IO - - — -- ■ .. >^t o> b oc oc 0= oc tic b: 0= O oc O oc CJC O IO IO LO IO tO IO IO IO IO IO 00 o j^ 00 «• e: _+-- li j— _— j b bc oc '(i^'i^'i^'a: oc oc 0= tr re 03 P o R e oso c^.'^i^^T' io "^ b C5 .-J *^ *.' eoo 00 CO cbbb r:"t;S e e o e ti cso g2 cr> Z Jt; 9 o 1 ócliboc^o «.- ti 1..- 10 ti j- 0 bc bc 0= ti '<— — bi 0 0 w_to to mo ti b H» w bc lo '►- li 10,3 10,7 11.1 5 e a: a a Ci 5" u N 0 e 0 0 0 e 0 e b b b b b b e 0 e e 0 0 e e e 0 0 e e 0 b b b b b b b 0 0 0 e e e 0 0 0 0 oc 0 0 0 e 0 0 0 0 0 UHI 1,17 0,00 e; ■H'^rs.:H rs. 'Ji V KBOCCOO 5 ^ 5« CA Z Z _, SSS M < ii .i, r/-' rr C :;? 5, -X rx v> ■/- v. 2 rx 5 Z Z 2 e ^ 5S X ?^ O ^ ^:S?-^cSÌ er en » lì o f^ t ^ o- 5 _ < _ Ui Vi 'Si VI V' a r. n fz r^ Vi VI V r^ VI V; 'SI c c = re a 2. iì- =? ==00 5 =3 tr e- — =r = ? = 5 = ? £ cr :;r. -- rt- Wi cn t; 1 '■- ft c 3_ B- e- 5- i?? : g .- < £ ? 5 5 < tS B 3 5 e- n "^^ e 5 Ifl Ui Vt tf. 3 W o» 'n e 5 — •" • = 'A - e cr ■a: 2 < ' =■ ;ì- trcr— . tr=:c-cr 2-2 rt cr e ^ B-2.2.a — 2. e n U te o ^n n u r. O o o o o ai O o O ^n o .o te tò .3 s 3 3 ra s> ■-I o t:» « 3 > 3 o o Cj CJ J ^ -e 3 ^ — ^ -s ^ .2 .2 ^ CJ -= 3 3 ~ 3 3 C 3 ::; o 'J tT b. • L. ^ L. S J t_ L- L. i^ k. S 3 fc. l. b. L. b. [_ 3 b- 3 e t. b. Oi <1» (A O ZJ o iJ '-> o u (A Vj lA W CA tfl Ul uo w [Si :§ :§ > = r3 > VI te ti. > > > ^ x^ e 3 n C > ti e 3 > > < O e U T" "Z -: fi) ul = ^ = > V) bJ . V > b-' 3 r. e o sii e = C- ó r" -3 !/) '" = ~ - «» tfl ** « 3 tri >. -? rr'r È *i -=■ y ■z ir -f -^ t?::Ì 3 ^ H > j~ > s. te > -3 > 3J > 3 b^ rt e o *" £. > cL e» > t) u = C ^- ^' 3 ": -3 " ": "£ i > £. ti ^ > =r £ 1- IJ > > :; > k u t. (. o .^ ,. w -1 k t: 'u ^ u — - r; = - iJ - ^ e c r ^ = (B 'T. = -7 'r. X t/i 'X. 'I. " (A 9.So| = = g 00=g«|| -^OO-^OO g:.0^:Co- OoO SzxrrwCjr OOOÌ^waO ^-^-^rv-^-i^-O $,_,nSdOOO z-j^O I « 'n:r,'fj'^ ZitXQis;fi«s ^z<=;<5Z^j^ g'^^^sszzz "^r» J ? -~. -^.-.^.'^ o-iOo = oo o_Ti -_-_—=_= TI -x^ :S^ _ il ai — 5: 5 o " == S5 o o o o ■>*' o" o o o o o o ti' ti o' — ' o' o' o' o' ti" — " o' ó e; e — ' d" o .,1-, --„■■-,-* TI J^O -*OtTTl— OTT O C". --^ — »^l~ :^ O rs — C". ?T CT CV 1- — CI TI rr :T -O sT — 'aO o' l--' s" x' x" t-' T l" — — ' .^ — ^' O Ci" — o" CT rT O TÌ TT Ti' — ' — ; O -.T O :T O :0 aO O ìT SO =T O O lO :-T :T lO O O O — O :T O O O O :T O :T i- )^ r- :T r? 3 -" -T r3 rj rj •.£ TI -->.-•.# :t --» :T :t :t — :o -c o ti i^ — o ti tN TI TI TI TI TI TI : -.T X ;T :.T :T :.T O :T " cT o" o o' — q ira « i-- i-^ x" x' =' o ojc'iracTox'x o o -•» -e — u? s-T «'-»!« ■"TI TI TI TI TI 1- •^"■"■-"f-^tNTI — ^— ». — ^_ TITI'^'^TI'^'n „.,-.„ 1^ ri . C :T o e iT:T:T ?Ó S S -T TI TI TI SO 0_ S >T :T lO C !T X x" »--' C^ '-" -• TI TI TI TI TI rj TI O O O^ O ST 0_ :T jn 0 r- c^ >- si^ 1 -' ■»N — TI TI O O -•» t- -■» -^ CT l-_ r^ lO — TI TI 1-, ~ = o o — -.r so = c-'i~'i-rc;"-.s tIt? i-'i^'cT— "ti" r: si" rs o — — os — è -- ^* -- -f ^- ..jrt -•*■ -j* *-• :0 :0 ;0 -- -■* -- :0 :0 SO :o :T sO l- l- 1- l^ 1- t- 1- i- l- l- l- W l- 1- l- l^ I- 1^ I- 1~ I- —, ^, =1 — . ' -. ^. ^ "■! ^. oi ^ 3C' — " O" — ' g Cs" Cs' X' CS 1-' ì- T- i-: i-^ i-^ ì- N N jt iì M eo O X IT so TJ t-_ TI — _ SO --^ SO 1-. TI 1- :0 C: TI SO 1^ IO O CO SO X TI TI OJ — »~: :oxi^xx--«Ti oc-. O — TI — e: OCS— — — — — ' — CSO — O — Ci ; so -- -* -- -■> -•*• -- -t -•' so :0 :0 :': --• -•• -- SO :0 :0 :0 :0 SO -- SO :0 '.T :0 -- -- --■ — ■ 1- l~ 1^ 1- l^ l'' I~ l~ 1- 1- I' l~ 1- 1- I- 1- 1- l~ 1^ 1^ 1~ I- 1- J- 1~ !"• I~ 1- 1- 1- 1- •« TI eo .* SO :s t^ X ss o — TI co -■• so ss i^ x o o — ti ri j» so ss i~ x o o — — ,« — — — — — — ^^..TITI TITITITJTITIT» Tlrsn =; vNtiq vnaa isv,|| m 0 347 1847 RENDICONTO N.35. DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI SETTEMBRE ED OTTOBRE 1847. PBESIDENZA DEL MAnCBESE DI PlETnACATELLA TORNATA DEL 7. SETTEMBRE 1847. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno La tornata vieti preceduta dall' EccelIcDtissitno sig. marchese di Pictracatella. Il segretario perpetuo legge gli Atti della precedente , ed iodi una Nota trasmessagli dopo questa dal socio delle Chiaje , in cui espone le ragioni che r indussero ben undici anni fa ad occuparsi della e ircolaziooe venosa ne' retti- li , compilandone due Memorie , che approvate dall' Ac cademia , nelle forme re- golari , furono destinate per gli Alti, e che essendo rimaste dimenticale per lun- go tempo, insieme ad altri importanti lavori d i altri soci , vennero ripresentatc all' Accademia, nel passato anno, dal s egreiario perpetuo , e fu di nuovo stabi- lito, che prendessero il loro luogo nel voi. VI. degli Alti. Che in seguilo lo stesso delle Chiaje , con lettera diretta al presidente da Portici, dimandava che venis- sero presto pubblicate nel Rendiconto, sia per intero, sia per sunto ; e l'Accademia acconsentendo a questo secondo espediente si vide però inserito lai sunto nel fa- scicolo ?<\ del Rendiconto . Ed egli , nella tornata presente, ne presentava ancora le tavole già incise. Con uficio diretto da S. E. il ministro degli AiTari Interni al nostro presidente gli ti partecipava per iDlelligenza ancora di tutl' i soci , di essere siala destinala a 45 3i8 loro uso , nella Biblioteca Borbonica una stanza , alla quale sarebbero assegnati ci' individui necessari ad assisterli , per dar loro tutti que' libri che ricbiede- rebbero , senza esser essi obbligali ad andarseli cercando ; e taluni soci evendo mo- stralo desiderio di vederla, il segretario perpetuo si è offerto a condurveli terminala le sessione. Costui legge alt' Accademia una lettera del sig. Achille Bruni, con la quale accompagnava l' invio di una piccola scatoletta , con entro alcuni ovicini da lui rac- colti tra sterpi e foglie marcite vicino al fiume Ofanto ; il presidente incarica il so- cio Costa di esaminarli . Si presentano all' Accademia i seguenti libri . 1. Jor.DJKO DniKO, opera del sig. Christian Bartbolméss in 2 voi. in 8*, di recente pubblicata in Parigi ; e dal dotto autore inviata in dono alla nostra Acca- demia ■ La vita di questo nostro filosofo di mente acutissima, nato in Nola nel 1550, e morlo in Roma nel IfiOO , condannalo al rogo , del quale vaghe , e troppo scarse notizie trovansi Dell' istoria della Filosofia , a' progressi delle quale coÉlri- bui la sua buona parte, e 1' analisi delle sue opere veggonsi eslesamente trattate ne'due volumi , che vi ha impiegati il dotto Bartbolméss, al quale 1' Accademia ha disposto di scriversene dal segretario perpetuo dovuti ringranziamenti. 2. Il sig.A/i/ssiBEiti ha inviato, con lettera , all'Accademia il suo libro intitolato ; Biccrchc storiche intorno a popoli antichi dell' Asia e dell' Africa. 'ò. Dal sig. Fr. Nanoja è slato mandalo all' Accademia un opuscoleltq sul melode di apprezzare i beni ì-uslici . Nella lettera con cui accompagna tal dono si dichiara per uno di coloro che concorsero al programma della Capri/icazione. A. Finalmente dal prof. Elia TVarlniann è siala inviata all' Accademia la IV.» Memoria sulV induzione elctlro-eletirica, nella quale trovasi descritta , e rap' presentala in figura la macchina per produrre le scosse elellroelettriche indot- te, da lui resa più semplice , come fu detto nella comunicazione lettaci dal cav. Melloni, nella prima tornala del passato agosto. Il socio Capocci avendo avanzata dimanda al presidente, per andare in qual- che luogo dell' Italia, dove 1 eclissi solare , che dovrà avvenire il 9 dell' ottobre prossimo comparirà annulare , a fin di vieppiìi comprovare talune sue osser- vazioni celesti; il presidente propone ciò alla deliberazione dell'Accademia, la quale slimando superfluo di rimettere tal dimanda alla commissione de' soci Gianoaltasio, Visconti e Melloni , già stabilita per tulio quello che in materia di osservazioni ce- h-sti le avrebbe pro[osto il Capocci, ed alla quale è stato poi aggiunto ancora il socio Nobile , delibera esser di utilità alla scienza astronomica 1' andata del Capocci , e di loicrc;lisi pel viaggio, e per le altre spese occorrenti ottenere da S. E il ministro de- >li Affari Interni la somma di ducali 20U. 3.i!) Aveva il socio penerai Visconti fin dalia preccdcnto tornala consegnata al segre, tarlo perpetuo una Memoria del sij;. Pi'lcrs, sos^gcllo ben noto all' Accademia, pe' tanti lavori aslronomici da lui fatti nel Reale Osservatorio di Capodiiuonte. Una lai Memoria ri;];uardava la nuova cometa periodica. Il presidente chiama a leggerne l'introduzione, 1' alunno di quell'Osservatorio sig. do Gaspcris, che trovavasi pre- sente alia tornala, tralasciandosi il rimanente, come pure calcolazioDÌ , da averle seti' occhi chi n' è pratico. Si stabilisce pubblicarla nel Uendiconlo. Il socio cav. Cagnazzi consegna al segretario una sua Memoria sul vizio dell'an- tico dritto romano neW aver ammesso Z' limano servaggio, e si stabilisce di leggerla nella prossima tornata , dopo adempite le consuete formalità per tal lettura . Il presidente invita il cav. Tenore a leggere la sua Memoria sulla Morfologia delle piante, da lui promessa in nna delle precedenti tornate, e costui in risposta gli rassegna, che nell' intervallo del tempo scorso da che la propose avendovi fatto parecchie aggiunzioni, l'aveva data a copiare , e promette leggerla nella prossima tornala. Il segretario perpetuo proponeva all'Accademia di annunziarsi al pubblico la stampa del voi. VI", degli Atti, e del 1° della 2* serie , con isperficarvisi il modo di pubblicazione , eie condizioni per associarvisi ; 1' Accademia ha stabilito che in ciò se la intendesse col direttore della Real Tipografia ■, poiché questa potrà in av- venire esservi principalmente interessata. Il sig. Vicussciix ha inviato all' Accademia da Firenze un Manifesto per ripi- gliare la pubblicazione dell'antico giornale intitolato Antologia italiana , solio 1' altro nome di Fenice : diversi soci hanno mostrato piacere che l' Accademia vi si associasse ; e questa vi ha acconsentito. Rimaneva dopo tutto ciò a leggere una Memoria .5i(//rt malattia dille patate, comparsa ncll anno 1846 negli appcnnini Marso-Sanniti, che, a nome del prof.Doro- tca, il socio cav. Gussone presentava all' Accademia, corredata di sei tavole ben di- segnate e colorate, nelle quali rappresentansi i diversi sladii di tal malattia, sia nelle foglie , sia nel tubero , e gì" insetti the vi si producono . L" Accademia ha ben accolta una tal lettura ; ma perchè 1' autore non gli appartiene in alcun mo- do, si è stabilito pubblicarla nel i?cvi(//co»ierta d' una Cometa. Il lavoro che ho lonore di presentarvi, chiarissimi Signori Accademici, ha Io scopo di mostrare a rigor di calcolo la periodicità di quest' astro. Spero di pro- Tare coir applicazione del principio de° minimi quadrali, che quegli elementi si com- binano il miglio colle osservazioni , i quali danno 13 anni pel tempo, in cui la co- nicla compie il suo giro intorno al Sole. Proverò pure, che 1' errore probabile cui va soggetto questo tempo, non sorpassa che di poco il limite d' un anno, in più o in meno. — L' importanza di siffatto risuitamento richiede che si espongano in prima le osservazioni originali non che il modo come sono state ridotte , vale a dire de- purate dagli errori dello strumento, come pure dalla rifraiione, parallasse e aberra- zione, e riferite ad una posizione media determinala dell' eclittica. Indi si stabiliraa- 352 no le equazioni ilifferenzioli esistenti Ira le correzioni incognito di clementi appros- simati e i valori numerici osservali, donde poi per l' eliminazione, secondo il prin- cipio enuncialo , si deicrraineranno quelle correzioni stesse. Ossenmzionì. Iia declinazione australe, la debolezza di luce della cometa, e forse anche il chiarore crepuscolare delle notti estive pc'Iuoghi settentrionali, sono state probabil- mente le cause, perchè questa cometa non è stata veduta da alcuno di quegli astro- nomi esteri, ai quali immcdialaniente dopo la scoperta ne fu data notizia. Soltanto dal chiarissimo Padre de Vico del Collegio Romano ciò stata comunicata una os- servazione fatta ai 2 Luglio, dopo il tramonto delia Luna, e nella vicinanza del- l' orizzonte. Avevamo pubblicato pure un sistema di elementi preliminari, dedotti dal- le osservazioni 2(5, 27, 28 Giugno, i quali benché approssimati soltanto, bastava- no per ritrovare la cometa dopo la lunazione (il plenilunio cadde ai 9 Luglio) ; in fatti agli 11 Luglio non davano un errore maggiore d' un grado. Ma allora la inten- sità di luce era già scemata assai, e siamo convinti, che solo il cielo del Regno del- le due Sicilie ci potè dare la fortuna, di proseguire il corso del novello astro, dopo che la Luna piìi non ce lo impediva. Feci dunque delle osservazioni dai 26 Giugno fino al 1 Luglio, indi dagli 1 1 fino al 19 e finalmente il 21 Luglio. Ai 23 Luglio mi accorsi ancora dell' esistenza dcl'a cometa ; ma essa era divenuta cosi oltremodo debole, che dovetti desistere dall' osservare. Quasi sempre fra due confronti fui for- zato di lasciare un intervallo di cinque e più minuti, per avvezzar l'occhio all'oscu- ro dopo la lettura dei cerchi ; senza questa precauzione l' organo era troppo insen- sibile per vedere la cometa. Ilo fatto menzione di questa circostanza soltanto per- chè si comprendano le grandi diflìcoltà, che hanno dovuto contrariare l' esattezza delle osservazioni. — Non esistendo dunque di questa cometa altre osservazioni , fuorché una di Roma, e quelle di Napoli, istituite in sedici sere diverse nello spa- zio di meno d'un mese ( da 26 Giugno sino a 21 Luglio ), diamo queste co' loro par- ticolari, affinchè chiunque volendo possa ridurla a suo modo. L' equatoriale di Reichenbach è munito d' un cannocchiale di esimio lavoro ; nel suo foco sono tesi due Gli a croce, di cui l" uno parallelo al moto diurno , l' al- tro normale. L' asse dello strumento stava con molta approssimazione nell' asse del mondo ; il resto delle deviazioni veniva eliminato, istituendo le osservazioni come abbiamo fatto sempre , cioè servendosi della macchina soltanto come strumento dif- ferenziale. Questo metodo e da raccommaudarsi anche perchà nel modo come è di- i 353 sposto r asse sui pilastri , non si può osservare nelle due posizioni del ccrcliio di declinazione, faccia Est e faccia Ovest. Si scelse dunque ogni sera nel parallelo del- la cometa una stellina a lei vicina, cui si riferiva la posizione in declinazione per mezzo del cercliio di 3 piedi di diametro , ed in ascensione reità per mezzo del- l' orologio e del circolo orario. Nel seguente quadro la prima colonna indica il tem- po del pendolo Berihoud (regolato sul tempo sidereo ), notalo quando l'astro attra- versava il fdo orario ; la seconda e terza colonna danno le letture delie due divisio- ni del circolo orario, delle quali la prima, in tempo , serve soltanto di guarenlia con- tro errori grandi ; la quarta colonna dà la lettura del circolo di declinazione, corri- spondente allo slesso istante di osservazione ; 1° ultima colonna finalmente contiene la denominazione dell' astro. 354 i846 Ghtg.26 Giug,27 Giug.29 Bertìtoud Circolo orario Declinazione Astro 16* 44'" S" 44 13 V' 44"-, 1 27M3' 22" — 21° 38' 58" 49 16 Cometa *6.T"Scorpii 595 M 17 11 43 — 21 39 2 Cometa 11 /i8 2 11,8 34 7 42 49 16 * 17 58 45 58 52 2 58,7 45 51 52 — 21 37 2 49 6 Cometa * 15 47 8 0 47,1 12 58 G — 21 48 54 * 595 Majreri 53 23 51,7 14 6 56 20 57 26 Cometa 59 1 57,2 15 31 21 57 7 id. 16 8 59 1 7,2 18 0 14 56 42 id. 15 14 13,4 19 32 22 56 22 id. 19 59 18,2 20 44 22 56 42 id. 24 47 23,0 21 55 54 56 30 id. 30 47 29,1 23 26 18 56 26 id. 35 12 35,1 24 58 46 21 49 10 * 595 Mayeri 43 24 42,2 26 45 16 20 26 20 Nebulosa U.VU9 16 48 13 1 44,4 27 17 19 — 20 14 47 Cometa 53 11 49,4 28 32 22 14 54 id. 59 9 55,3 30 1 44 14 14 id. 17 5 5 2 1,2 31 30 42 13 52 id. 11 56,2 14 9 2 2,2 31 43 52 — 20 — 20 50 10 40 14 * 7"' P.XV.65 * S" P.XV.71 16 13 53,5 14 59,8 1 17,9 20 40 2 — 19 — 19 12 27 3 48 * 5"" oLibrae * 6.7'" CLibrae 24 41,0 19,0 20 55 58 — 19 33 30 Cometa 31 5,3 25,3 22 32 2 33 22 id. 37 26,5 31,7 24 6 30 33 10 id. 44 16,0 38,4 25 48 26 33 28 id. 50 40,0 44,9 27 24 13 32 38 id. 58 57,6 53,1 29 28 52 32 56 id. 17 3 45,5 4 51,7 2 7,8 33 7 19 — 19 — 19 12 34 4 4 * 5-" l'Librae * G^T"CLibrae iS^/G Berlhoud Circolo orario 3o» Giug.30 17'"2.> r/L U 8,2 ^'' ^^'SO 37° 56' 40" 32 15 38 3'J 46 37 55 22 18 3 17 8 34,0 9 40,0 Luf/lio / Vi 55 20 18 0 29,0 18 6 10 11 22,4 18 18 9 23 12,2 18 29 34 34 34,0 18 42 51 47 54,4 Luglio i^ HQ 45 42,6 47 25,2 16 53 24,0 55 9,0 luglio yj2 16 47 50 53 4:: 17 7 45 13 0,4 17 22 7 27 21,2 17 36 0 41 17,2 luglio 1316 50 23 59 46 17 6 39 io 1,6 17 17 39 20 58,6 17 28 ,37 31 55,0 24,0 37 19 42 30,'J 38 54 33 38,8 40 53 14 A7,7 43 5 17 55,4 45 3 30 3 12,5 49 18 46 2 2 3 3 3 1 1 1 1 1 o 45.7 42 36 18 50,6 45 19 28 8,3 48 16 54 19.8 51 6 58 33,0 54 26 57 18,8 20 52 46 26,4 22 47 58 17,3 20 31 38 37,2 25 29 30 56,6 29 4 46 5,6 32 33 42 1 24,0 22 11 28 1 34,2 24 45 18 1 45,2 27 29 40 i 55,1 30 13 38 uecUnazione Astro — IO" 12' 38' " "o'-fLiirac — 19 4 7 * G.l"- r Liirae — 18 51 19 Cometa 51 2 id. 50 50 li. 50 35 id. 50 13 id. — 19 12 23 * a" (• Liùrae, 3 50 'G.7"'rLiùrue — 18 11 21 Cometa 18 26 •8-P.XV.87 - 18 10 58 Cometa 18 2(i » - 18 10 15 Cometa 18 22 * - 18 10 58 Cometa ■18 10 * - 18 10 2 Cometa 18 11 « - 12 33 42 *7'-5w.Z. 245e24i 31 42 Cometa ■ 12 33 43 * 31 55 Cometa 12 3 24 Cometa 4 28 •8-B«5c/ Z.240 12 2 54 Cometa 4 34 * 12 3 2 Cometa 4 46 * 12 1 46 Cometa 4 40 * 11 35 39 Cometa 12 4 30 * 8-" «<•..«/ z. 246 11 35 30 Cometa 12 4 35 * 1 1 34 46 Cometa 12 4 38 * 11 35 0 Cometa 12 4 46 • 16 356 4846 Bcrthoud Circolo orario Declinazione Astro Luglio i4 16*45'"44' \i ' 11", 6 19 • 4' 7'/ — 11' 8' 32" Cometa 49 36,2 T • 10 38 10 * Y"' 16 55 23 59 14,4 21,1 21 28 28 ■—11 8 42 10 38 18 Cometa * ■ 17 5 39,5 9 28,6 31,3 24 2 6 — 11 9 18 10 38 20 Cometa * 17 16 17,5 20 7,7 42,0 26 41 50 — 11 8 12 10 38 34 Cometa * lugfio i5 17 26 9 28 1,6 50,0 28 40 18 — 10 41 3 38 34 Cometa • 7m 17 33 36 — 10 41 6 Cometa 35 28,0 _ _ 38 34 *!" 17 39 11 — 10 41 0 Cometa 41 4,0 2 3,0 31 55 58 38 38 • 7" 47 47,0 — 7 59 2 * 5.6'" 50Ziirae Luglio i6 16 52 35 1 14 7 19 50 58 — 10 16 42 Cometa 55 36 it, t 26 38 * ^"'BesselZMX 17 2 17 5 16,8 1 24,2 22 16 6 — 10 17 6 26 46 Cometa 17 13 8 16 6,4 1 35,1 24 58 30 — 10 16 38 26 46 Cometa 17 23 40 26 35,6 1 45,6 27 35 26 — 10 16 35 26 5(1 Cometa 17 34 27,6 — 10 16 40 Cavìcla 37 23,0 1 56,3 30 17 10 20 54 « 44 35,2 57 26 ' tv.^'" i Librae Luglio 17 17 14 35 1 34,8 24 52 )8 — 9 51 10 Cometa 22 17 42,3 26 47 2 51 17 id. 28 42 48,8 28 23 20 51 36 id. 36 42 52,8 30 22 46 51 45 id. 41 0 — 9 36 18 •S" 42 50,0 1 50,5 28 49 8 41 50 * 1" Bessel Z. 171 A6 23,9 40 32 * 5" 4 Scorpii 357 1846 Bcrlhoud Cìrcolo orario Declinazione Astro LlKjlio 18 17*23'"48' 1* 4r,9 26° 39' 10" — 9° 28' 7" Cometa ól 36 50,6 28 51 4 28 23 id. 41 22 59,4 31 2 17 28 14 id. 50 44 2 8,8 33 23 14 28 6 id. 53 42,2 1,4 3J 32 18 — 9 41 42 *7'-BesselZ- 171 56 23,3 0,5 31 19 21 40 30 * 5- i ScoipU luglio 19 17 15 26 19 46,6 1 31,8 24 7 34 — 9 5 6 30 26 Cometa * 8"* 17 28 9 32 27,0 1 44,4 27 17 58 — 9 4 38 30 30 Cometa * 17 40 57 45 18,0 1 57,2 30 30 36 — 9 4 58 30 18 Cometa * 17 55 23 59 41,0 2 11,7 34 6 16 — 9 5 20 30 18 Cometa * Luglio 21 17 36 28 1 49,2 28 28 50 — 8 20 6 Cometa 46 47 59,5 31 2 32 20 10 id. 53 35 2 6,2 32 44 32 20 38 id. 56 45,0 0,7 31 22 20 — 8 9 42 * 6-" 16 Scarpa ^338 Annotazion i. — Giug.2G. Nebulosa o cometa, mollo debole, simile di lu- ce alla Ni'b. VI. l'J cleU'Heischel. Paragonandola adocchio colle piccole stelle vici- ne, si riconosoe un movimento verso Nord. liUg. 1 1 . Aria mollo fosca : le slcUc appariscono con dei dischi intorno. Per- ciò riesce mal sicura 1' osservazione della comela. Indi si alza la Luna. Luu. 12. Alcune nuvole a guisa di nebbia ; eoo un minor ingraodimeato però si vede bene la cometa. Lug. 13. Cielo bellissimo. Lug. 15. La cometa passa vicinissimo una piccola stella di 10" grandezza , per la quale circosianza l' osservazione riesce mollo difllcile ; tanto piii che il cielo sembra un poco offuscato, e in alcune parti si mostrano delle nuvole. Lug. 16. Aria bella ; la comela è mollo distinta col piccolo ingrandimento. Lug. 17. Serata chiarissima , con vento. Una stella di 10. 11" grandezza sta assai vicina , e fa incerta in qualche modo la collimazione sulla comela , che del resto e sempre senza nucleo. Lug. 18. Serata bellissima. Lug. 19. La serata è bella. La cometa pare che s' indebolisca un poco. Come nelle serale precedenti fa d' uopo di riposare l'occhio prima dell' osservazione , il quale dopo Ire o quattro determinazioni si stanca poi in modo, da non ricevere più impressione di luce dalla cometa, o almeno da rendere troppo inesatte le osser- vazioni. Lue;. 21. 1j' osservazione è mal sicura a causa dell'estrema debolezza delia cometa , clic inoltre ha la forma molto eslesa e mal limitala. Lug. 23. Mi avveggo ancora della cometa, ma non è più osservabile. Segue qui appresso lo stato del pendolo Berlhoud , da valere pel medio delle osservazioni di ciascuna sera, avendo il pendolo un moto giornaliero picciolìssimo , che non è arrivalo mai a 2s nei giorni in quistione. AH' andamento del pendolo es- Irailo dal «Registro delle Osservazioni del Sole a Mezzodì» abbiamo aggiunto, se- condo alcune osservazioni di stelle da noi falle nel meridiano , la piccola correzione pressoché costante di — A,'l , che dipende dalla posizione dello sti-nniento de' pas- saggi, col quale a Capodimonte vengono regolati gli orologi per mezzo del Sole. ( * ) Ilo creduto dover notare questa circostanza , allineile nel caso che qualcuno facesse da capo le riduzioni , fosse spiegata la discrepanza col summenlovalo « Registro » che conservasi alla specola di Capodimonte. (•) Trovai, sviluppala secondo la declinazione, la detta correzione ^ 0', 51 + 0',d94 lang S — 3'.523 tee S 359 Correzione di Bertfwud ( a tempo sidereo 4846 Giugno 26 + 5"" 51/9 27 + 5 52,9 28 + 5 53,4 29 + 5 54,5 30 + b 56,3 Luglio 1 + 5 57,9 11 + 6 7,6 12 + 6 8,5 13 + 6 9,7 14 + 6 10,7 15 + 6 11,7 16 + 6 12,7 17 + 6 13,5 18 + 6 14,8 19 + 6 15,4 21 + 6 17,5 Le posizioni delle stelle, che han servito di confronto colla cometa, sono ca- "ratc (lai migliori cataloghi, di cui poteva disporre, come si vedono qui appresso iiotatf. Alcune non si trovano in nessun catalogo, e queste sono state determinale al circolo meridiano di Capodiraontc (come quelle delle sere Lug. 14, 15 , 19). Portale tulle al principio dell anno 1846, abbiamo fatto uso delle seguenti 360 Posizioni inedie delle Stelle per 1846,0 Giorno A»c. rella Declinazione Grandewa , Nome o Catalogo Giug. 36.27 226° 52' 4",0 _2r*49' 30"1 6.7'",Scorp{i,595M.,Pi.,Brisl>ane,Mad,a.'ìObs.n Gimj. 2S 229 17 54,3 —20 50 3,4 7", P.XV. 65 e Madras Obs. IF. WOS. iJ. 229 51 7,7 —20 40 8,7 S"', P.XV. 71 e Madras Obs. lOli . Giug. 29.30 225 51 46,7 — 19 12 16,4 5"', t' Librac, Airy , Pcarson M.Ast. Soc. XV. id. 226 8 20,2 — 19 3 34,6 6- 7"", t' Librac , P.XF. 6. Luglio -f 230 34 2,4 —18 18 10,0 8", P. XV.87,Madras Obs. IV.1016. Lug. H 233 39 6,9 — 12 33 23,0 7", Besscl Z. 245 e Z. 246.i5''54"'18' iu^?. /2.y3 235 51 37,9 — 12 4 8,6 5'", Bessd Z. 246.i5''43''8',9. Lug. 14. /5 236 26 37,6 — 10 37 41,2 7"-, Circolo meridiano. Lug. 16 237 10 28,4 —10 26 3,4 8", Bessel Z.i7i i5'' 48" i',8. Lug. i7.i8 2U0 0 31,5 —9 40 58,9 T", Bessel Z. 471 15'' 59'" 22' ,2. id. 240 53 50,3 — 9 39 37,3 5"*, 4, Scorpii , P. Xfl. 6, e Madras Obs. Il, Lug. i9 238 56 23,9 —9 29 16,5 8", Circolo meridiano. Lug. 21 240 56 42,1 —8 8 37,5 6"", 16 Scorpii, P. XVL 8 e Aity Gr. Obs. 1 361 Ci resta ancora a riferire l' unica osservazione fatta nell' estero . In Roma fu os- lervala la comela ai '2 Luglio 12''22""i2,« 3 di teoipo medio AR Coraela=AR Stella + l^e.'S Deci. Com.= Deci. St.— 4' 6" (3) » La stella di 9. 10 grandezza segue 28 Lihrae dopo 5"* 30', e sia di 13' 23" circa pili verso Nord ; essa yìen seguila dopo parecchi secondi da un" allra della stessa grandezza sul medesimo parallelo». Ai 12 Lu;:;lio cercai di determinare que- sta stellina confrontandola con 28 Librae, e la trovai di 8'30" più al Nord e di 5" 27», 3 più in ascensione retta. Donde risulta per 184G,0 la posizione media AR = 229° 24' 26",0 Deci. =— 17* 27' 4",7. Riduzione delle Osservazioni. Le osservazioni quali sono date immediatamente dalla lettura de' circoli e dal iiotamento dell' orologio, hanno bisogno prima di potersene far uso nel proce- dimento dei calcoli, di diverse correzioni , che acceouereroo {\a\ in breve una dopo V altra, per indicare come siamo giunti al quadro , che ha servilo alla nostra ricer- ca intorno all' orbila la più probabile . La valulaziooe di alcune di coleste correzio- ni ( parallasse e aberrazione ) richiede una conoscenza approssimata della distanza, e perciò degli elementi preliminari della cometa . A tale uopo mi sono servilo degli elementi mollo approssimati del diligentissimo sig. d' A r r e s t di Berlino , i quali più sotto si trovano Irascrilli. Gli errori di collimazione degli indici dei circoli vengono determinali appunto colla stella di confronto, non essendo altro che le differenze tra r angolo orario e la declinazione letti nel circolo e quelli (apparenti) calcolali della stella. Aggiungendo poi queste differenze col segno contrario alle letture per la co- mela, si ha la posizione apparente di questa, la quale vale pel momento dell' osser- vazione, e che conviene correggere ancora della rifrazione prima di prendere un medio delle diverse determinazioni della stessa sera. — Chiamiamo per la come- ta d il tempo sidereo corretto, in arco, « 1 ascension retta, S la declinazione, Ax , AS le rifrazioni in AR e in Deci. , t il vero angolo orario (dunque C = 9 — » ), ', quel- lo letto sul cerchio, S^ la declinazione Ietta sul cerchio ; siano Ca, C^ gli errori di collimazione dei cerchi, e si suppongano tali che algebricamente aggiunti alle lettu- re diano i valori corretti. Dinotiamo le stesse quantità per la slella con degli acceult. Avremo prima per mezzo della slella C* = *' -t- A»' —(d' — t/) cs = s' + As< — s; ed indi per la cometa « = 8 — ', -f C» — A» 3()2 Questo modo è da preferirsi ogni volta clic si è fatto uso di diverso stelle di con- fronto, o quando si desidera una prova della stabilità dello strumento, o pure quan- do si vuol mcltcrsi in sicuro nid caso di una sola osservazione di una stella. Nel primo casosi prenderà un medio delle diverse delerrainaiioni di C* , C5 , da applicarsi per calcolare »c S . Non avendo bisogno di saper C* e CS, si avrà da ciascuna cop- pia , stella e cometa , a = »' j(0'-'/)-(«-O|+ (^*'-^*) 5 = S' _ ( 5/ — 5, ) -f. ( A5' _ A5 ) Le rifrazioni jA» , ^5 sono calcolale nel seguente modo , applicabile sempre con sicurezza , quando le distanze dallo zenit non sorpassano i 70" ; trattandosi soltanto delle differenze in rifrazione. Si trovi all'angolo orario t , e colla latitudine 9 un angolo ausiliare M , preso nel primo o iiell' ultimo quadrante , secondo il se- gno della tangente : (ang M = colg — ^ — • tana t sin M I 200205 sm'(M -1-5)1 cosS •' ed indi ( essendo ora l^ =z ti ) risulta semplicemente « = a' — ( 6' — e ) -f- ( A*' — A« ) 5 = 5' _ ( 5/ — J, ) + ( M' — AJ ) E da avvertire ancora, che per calcolare le posizioni apparenti delle stelle dal- le medie , mi sono servito del » Berliner lahrbuch >j di Enckn come sempre. Corrette cosi le osservazioni particolari della cometa dagli errori dello stru- mento e della rifrazione, si è preso per ciascuna sera il medio , corrispondente al medio dei tempi , e si sono otteaule le seguenti posizioni più esalte : 363 ISt^G Tempo lid. Nap. Atcens. rclU Declinazione N°. Giù. 26 17*24»' 4',0 22G° 51' :?l"4 — 2r 38'42"4 3 ^7 1G 19 3,0 227 18 &3,9 20 57 19,'J 7 28 17 2 18,0 227 49 20,2 2o 14 19,8 4 29 16 47 5,6 228 19 4,9 19 33 4,7 6 30 17 53 10,3 228 48 52,5 18 50 27,6 5 Lug. i 18 24 25,7 229 19 15,9 18 10 37,4 5 ii 16 57 24,8 234 5 53,9 12 31 31,1 2 i2 17 19 34,1 234 33 39,8 12 2 18,7 4 i3 17 18 29,1 235 2 16,3 11 34 45,7 4 M 17 6 56,8 235 29 45,7 11 8 4,7 4 i5 17 39 10,5 235 59 18,8 10 40 10,3 3 i6 17 19 26,3 236 26 47,1 10 16 1,4 5 i7 17 31 47,6 236 55 11,6 9 50 33,1 4 i8 17 43 22,4 237 26 8,0 9 27 21,7 4 19 17 41 14,2 237 52 22,4 9 3 58,1 4 2i 17 51 54,2 238 47 28,0 8 19 12,3 3 *7 36* Riguardo alla bberrazione, mi pare che se ne leng a conto nel modo pi ù spodito(specialmente se le disianze sono conosciute con sufficiente approssimazione) considerando il luogo apparente all' istante dell' osservazione uguale al luogo vero quale fu al tempo , che precede qucU' istante di tanto , quanto la luce impiega a |)iTcoi'rore la distanza della cometa dalla Terra. E però , chiamando A questa di- sianza e ponendo con Struvela velocità della luce di 497», 78 per 1' unità di di- stanza della Terra dal Sole, ho sottratto dai tempi rispettivi dell' osservazione le quantità 497', 78 A, ossia in giorni — ^— ^ — A = 0,005761 A, ed ho considerate le ot)400 osservazioni com3 fatte ai momenti cos'i corretti. Osservo poi , che nel calcolo dei luoghi della Terra ( o del Sole ) converrà usare questi stessi momenti corretti . Le piccole quantità della parallasse in ascensione retta e in declinazione sono computate , coi melodi noti , pei medii di ciascuna sera . Esse sono da aggiun- gersi coi loro segni , per liberarne i luoghi osservati. Ecco le correzioni dell' aberrazione e della parallasse, unitamente coi tempi me- di di Berlino corrispondenti ai .«iderei di Napoli e ridotti in parti di giorno. 365 18Ì6 Tempo medio in oro di BtIìoo in );iuiiii .Vbj (da rrizione sultraiui) Parai in MI a compreso dalle osservazioni non bastasse per definire la natura della sezione conica potrebbonsi lasciare tutti i cinque primi elementi in funzione dell'ultimo. Si eviterà cosi anche il grave inconveniente , che nella risoluzione di equazioni lineari di tal porto troppo sensibile alle variazioni del luogo della comela. I tre luoghi però considerati come esatti, se si pongono a base di un calcolo, debbono darò sempre presso a poco gli stessi elomenti , quando il calcolo sia eseguito giusto e con diligenza. Il cav. Poderosi , professore di nautica alla scuola della R. marina napoletana, ha stimato erronei gli elementi che calcolai per soddisfare alla prima curiosità, dopo il terzo giorno della scoperta delle com-ita , e che furono pubblicati nel Gior- nale ufiìciale del regno delle due Sicilie ; producendo dal canto suo un sistema di elomenti molto diverso e secondo lui più esatto, e calcolato, come dicea, con un metodo a lui proprio. Mi astengo interamente di dire parola alcuna intorno alla discussione, che indi ebbe luogo tra il signor Pode- rosi ed il direttore Capocci, e che fu poi rivolta sopra uno sbaglio da me commesso dopo ìh altro calcolo. Mi limiterò soltanto, col permesso di questa Illustre Accademia, a mettere qui insieme gli elementi, che abbiamo trovato, Poderosi, d'A-rrested io, dallestes se posizioni della cometa «snervate nelle sere de 26, 27, 28 Giugno . Elementi di Poderosi d' A r r e s t P et e r 8 Temp. del pa$$ay. del per. Agoito 5,63362 Aprile 31, 634 tS Aprile 12, 36574 Longiludine del peri ilio 295° 21i 24" l41° 21> 11" 166° 59' 54" Longitudine del nodo Jnelinazione Dittamo perietia 264 9 24 19 42 40 1,301925 260 23 44 46 19 43 0,40813 259 19 31 44 45 31 0,7784 i 371 genere non di rado succede, di arri '.aie cioù prima dell'ultima eliminazione nd iiim frazione di cui il numcralore e il denominutorc sono piccolissime quantità; per modo che, a causa dello ultime cifre decimali , si trovano ideuliche le ec^uuzioai, clic teo- ricamente sono diverse. Ciascuna osservazione in ascensione retta e in declinazione ora è da parago- narsi cogli elementi riferiti, e sono da trovarsene i cuetlicieali dilTercnziali. Trala- scio siccome cooosciulc di trascrivere qui le formoli', che hanno a ciò servilo ; e dico soltanto che le coordinate del Sole sono prese dall Effemeride di Berlino ; ne ho tolto però l'effetto della nutazione, e le ho ridotte allequinozio medio di Lug. 1,0. Lobbliquilà media dell' ecliliica a quesl' epoca era di 23" 27' 33", 5.') . Per cautelarmi meglio contro gli errori di calcolo , ho credulo utile in questo caso, dove molle osservazioni sono comprese in un breve spazio di tempo, di cal- colare delle effemeridi non solamente per 1' ascensione retta, la declinazione e la disianza geocentrica della cometa, ma pure per i diversi coeflicieuti richiesti, che esprimono il rapporto tra le piccole variazioni in ascensione retta e declinazione e quelle degli elementi. Nelle tavole che seguono, calcolate per ogni mcizodi medio di Berlino , si entra col tempo dell' osservazione , corretto come sopra si è detiu dall' aberrazione. 48 372 Effemeridi , calcolate cogli clementi ellittici di d' Arresi 1846 Asceiis. retta Declinazione log. di8t. geoc Giug. .25 220" 7' 34'T. — 22° 43' 4"9 9,8210367 26 220 37 18,8 21. 58 31,1 9,8251082 27 227 6 58.5 21 14 51,4 9,8293037 28 2-^7 36 33,7 20 32 6,9 9,8336160 29 228 0 4,3 19 50 18,5 0,8380381 30 228 35 30,1 19 9 27,2 9,8425624 Lng. 1 229 4 51,2 18 29 33,6 9,8471830 2 229 34 7.8 17 50 37,9 9,8518926 3 230 3 19,6 17 12 40,3 9,8506857 4 230 32 26,9 16 35 41,0 9,»615551 6 231 1 29,3 15 59 39,9 9,8004958 6 231 30 26,8 15 24 36,9 9.8715013 7 231 59 19,5 14 50 31,6 9,8705009 8 232 28 7,7 14 17 23,4 9.8810858 9 232 56 51,2 13 45 11,9 9,8868544 40 233 25 29,9 13 13 56,6 9,8920671 U 233 54 4,0 12 43 36,7 9,8973199 n 234 22 33,9 12 14 11,4 9,9020073 i3 234 50 59,5 1 1 45 39,8 9,9079262 14 235 19 21,2 11 18 1,4 9,9132717 15 235 47 38,8 10 51 14,9 9,9 180 '.09 16 236 15 52,5 10 25 19,6 9,9240298 17 236 44 2,5 10 0 14,4 9,9294354 18 237 12 9,2 9 35 58,2 9,9348537 19 237 40 12,6 9 12 30,2 9,9402821 20 238 8 13,0 8 49 49,0 9,9457170 21 238 36 10.6 8 27 53,7 9,9511561 22 239 4 5,7 8 6 43,1 9,9565903 23 239 31 58,4 7 46 16,1 9,9020355 Ì4 239 59 48,6 7 26 31,7 9,9674704 3TÌ dx , di d». « — cosà dK di IHi6 —-, rosi dT ./r Ghtq. 25 _52A6,520 — 1326.077 + 2,074561 + 0,5803.'. 1 26 5100,031 1355-ti'5 2.051960 0,5973; 1 27 51 3-2, adì 1382, '•>''><) 2.029082 0.6I35'-M 28 5073,91 V 1408.241 2,005975 0.628968 29 50I.V,558 1431, '»I5 1.98 2688 <),6V36r.3 30 4954,510 1/, 5-2.. 566 1.959267 0,957581 Lu(j. 1 48y;'.,894 |.Vn,752 1,935753 0,6707.-.8 2 483'?.,814 1/,89,<»36 1,912187 0,683195 3 4771,409 150.'.v'^83 1,888606 0.694905 4 4709,756 1518,165 1,865047 0,7059111 5 4647,959 1530,150 1,8/. 1.541 ",716199 6 4586,113 1540,512 1,818121 0.72,5817 7 4524,302 1549,323 1,79V814 0,73.'f773 8 4462,607 1556,660 1,771646 0,743088 9 4401,098 1562,594 1,7.V8643 0,750782 io 4339,847 ' 1567,199 1,725826 0,757877 H 4278,914 1570,547 1,70.3215 0,764393 12 4218,359 1572,708 1,680829 0,770353 13 41 58,232 1573,750 1,65868'f 0,775778 44 4098,583 1573,743 1.636795 0,780691 15 4039,453 1572,748 1.615175 0,785112 16 3980,883 1570,831 1.593836 0,789063 17 3922,907 1568,049 1,572788 0,79>5G5 18 3865,557 1564,462 1,5.52041 0,795638 19 3808,859 1560,128 1,531601 0,798304 W 3752,840 1555,096 1,511477 0.800580 21 3697,. 521 1549,420 1,491674 0,802488 22 3642,924 1543,153 1,472198 0,80 'r047 23 3589,064 1536.337 1,453053 0,805274 24 3535,956 1529,010 1,434243 0,806186 I 374 1S46 Giug. Lug. 25 20 27 28 29 30 i 2 3 4 5 6 7 8 9 40 4i 42 13 44 45 46 47 48 49 20 24 22 23 __ ros o —0,071 Gì 9 OG'irtOG 057-258 050302 043503 03G8G5 030393 024089 017955 011995 O0G2O8 000596 +0,004842 010106 015196 020115 024863 029443 033857 038108 042197 0.'iG128 0499(14 053528 057003 0G0333 0G3520 0GG570 0G9485 072267 rfli -1,256075 24G478 236364 225781 214775 203392 191675 179667 167407 154933 142281 129486 116576 103583 090534 077455 064367 051294 038252 025261 012336 0,999491 986740 974094 961562 949154 936878 924742 912751 900910 di cosS ^ 0,032234 027652 022893 017971 012898 007686 002348 —0,003105 008663 014313 020046 025851 031720 037642 043609 049613 055646 061700 067770 073848 079928 086005 092073 098127 104164 110178 116166 122125 128051 133940 di di —0,107753 139934 112728 086157 060241 034994 010426 + 0,013455 036647 059148 080960 102087 122537 142317 161438 179912 197751 214970 231584 247607 263056 277948 292298 306123 319440 332265 344616 356509 3G7961 378987 I Lug. 375 146 — eotS di ^J^co»ì di dq dq d* de .33 + 17498,27 —57159,81 + 37329,80 + 3797,23 36 13071,20 61234,21 38528,59 3734.16 27 9027, a3 05170,25 39686,65 3665,06 28 C2G8,84 68964,18 40803,82 3591,31 29 2697,35 72013,10 41880,02 3514,26 30 — 785,89 76115,(11 42915,32 3435.21 1 4179,83 79468,84 43909,91 3355,27 2 7483,70 82074,26 44804.15 3275,5 0 3 10097,39 85731,57 45778,41 3190,90 4 138-20,75 88041,72 40053,18 3)20,42 5 10853,96 91406,17 47489,01 3040,87 6 19797,41 94026,90 48286,53 2977.04 7 22051,80 90506,31 49040,40 2911.58 8 25418,03 98847.16 49709,30 2851,11 9 28097,18 101052,55 50450,13 273e,11 110170,98 53375,93 2618,49 45 42424,28 111639,75 53862,98 2004,39 46 44530,88 112999,59 54319,76 2597,87 47 40575,82 114254,63 54747,14 2599,02 48 48543,06 1 1 5409,00 55145,98 2607,90 49 50440,75 116400,70 55517,15 2624.52 20 52271,00 117431,76 55861,52 2648,83 21 5-'i035.85 118308,26 56179,89 2680,77 22 55737,33 119100,27 56473,06 2720,25 23 57377,49 119811,62 50741,91 2767,16 24 58958,15 120445,97 50987,27 2821,45 376 , ,,, . . J* i/» 1 coelhc.cnti -- , -.. Irovansi qui moltiplicali por il coseno della declina- v.ioiic, nlfin di rrmlcrc le equazioni pi'r le ascensioni rclli' omoi^enee a quelle per le declinazioni, riduci. ikIo le variuiioni in ascensioni; relUi ad luclii di cercliiu u);is.siujo. In simil };uisa per ragione deUoinogencilà i coellicienli dipendenti da e, q, T sono stati moltiplicati per il numero 20t)2()5. I luoghi presi mediante interpolazione dalla prima tavola, ci offrono adesso ii seguente paragone coi luoghi osservali : L u( )ghi ca le ola iti Di f t e r e n z a Cale. — Ossero. 18i6 Àsct josione retta Declinazione N». A» Aj Giug.26 226° 50' 50 "7 - -1\° 36' 30"1 3 — 29"7 + 5"1 27 227 19 3,5 20 57 18,1 7 + 18,6 -4,8 28 227 49 25,0 30 13 48,1 4 + 12,5 + 25,7 S9 228 18 30,0 19 32 57,1 6 — 26,6 + 1,6 30 228 49 9,5 18 50 47,1 5 + 23,4 — 24,2 Lug. 1 229 19 1J 18 10 36,0 5 — 8,5 - 3,4 2 229 49 8,7 17 31 0,0 3 +442,6 + 14,8 H 234 5 21,2 12 31 51,5 2 — 22,2 — 24,6 i2 234 34 10,9 12 2 26,0 4 + 40,7 — 11,1 i5 235 2 28,8 11 34 22,1 4 + 22,2 + 19,9 M 226 30 30,5 11 7 22,2 4 + 55,0 + 38,8 45 235 59 19,7 10 40 25,5 3 + 10,4 — 18,3 i6 336 27 4,1 10 15 15,9 5 + 27,3 + 42,4 17 236 55 22,4 9 50 21,9 4 + 20,9 + 8,2 18 236 23 36,5 9 26 17,8 4 —141,5 + 61,2 19 237 51 31,5 9 3 14,8 4 — 40,7 + 40,7 21 238 47 30,4 8 19 12,9 S + *v - 2,8 377 Qu! avverliamo rlie 1' ascensione rella dell' osservazione di Roma dà la diffe- renza considerevole di più di 7 niìiiuii ; non liovandoci gli originali di questa osser- vazione, noii possiamo direse U nostro sospetto d'uno sbaglio di mezzo minuto in tempo foisse fondato. Abbiamo credulo perciò meglio di basare i nostri elementi so- pra le sole osservazioni iiapolilaoe, lasciando a parte quelle di Roma lino a cbe u1- Ici'iori scbiarimcnti e' illumiiieranno intorno alla asci'nsione retta del_2 Luglio. Moltiplicati i numeri sotto Ax per i corrispondenti coseni delle declinazioni , e interpolati per gli stessi tempi dalle tavole precedenli i coeliicieiili diITcrcnziali, si lianno le equazioni lineari, esprimenti la condizione die le coordinale osservate deb- bono eguagliarsi alle calcolale. Prima di trascriverle, debbo ancora fare 1' avverti- mento che ho posto AT'=1000.AT, Ai'=0,1.Ai, Aq'=bOOOQ.Aq, Ae'=10000.A« aOin di soddisfare alla regola richiesta dalia praitica , die dei valori numerici dei coeflicienti delle diverse incognite non abbiano alcuni una pi epondtraiiza troppo forte sopra gli altri ; perocché in tal caso 1' ultima cifra decimale cui si arrestano i calcoli dell'eliminazione, toglie ad alcuni dei cocffìcienti una parte del loro va- lore, mentre ad altri aggiunge delle cifre illusone. Melleiido le equazioni di con- dizione sotto la seguente forma 0 = n -f »AT' + /JAt + yAn -f SM' + «Aj' + {;Ae' i coefficienti nelle 32 equazioni saranno così 378 1 2 3 4 5 6 7 8 9 fO ti 12 13 14 io 16 i7 (8 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Si 32 — 27"6 —5,16391 + 17,4 5,10867 + 11,7 5,04817 —25,1 4,98930 + 22,1 4,92639 — 8.1 4,b6437 -21,7 4,25499 + 39,8 4,19375 + 21,7 4,13403 + 54,0 4,07522 + 10,2 4,01523 + 2G,8 3,95789 + 20,fi 3,89974 -139,0 3,84234 — 40,2 3,78615 + 12,6 3,67529 + 5,1 1,30836 — 4,8 1,39355 + 25,7 1,41858 + 1,G 1,^4058 —24,2 1,40172 - 3,4 1,48035 —24,0 1,57154 -11,1 1,57328 + 19/J 1,57387 + 38,8 1,57347 — 18,3 1,57206 + /i2,3 1,57065 + 8,2 1,56670 + 61,2 1,56280 + 40,7 1,55818 - 2,7 1,54695 + 2.05095 2,02816 2,00498 1,98178 1,95818 1,93412 1,70230 1,07990 1,05777 1,03591 1,01420 1,59297 1,57192 1,55118 1,53075 1,49084 0,00^80 0,61992 0,63545 0,64962 0,66380 0,67687 0,76682 0,77263 0,77783 0,78249 0,78680 0,79051 0,79385 0,79677 0,79927 0,80316 —0,00111 0,05440 0,04732 0,04008 0,03384 0,02732 + 0,02070 0,03127 0,03500 0,03974 0,04384 0,04705 0,05138 0,05496 0,05837 0,00477 — 1,2 't 193 1,23210 1,22104 1,21002 1,19798 1,18590 1,05919 1,04596 1 ,03299 1,02010 1,007C1 0,99442 0,98163 0,90897 0,95654 0,93194 + 0,25503 0,20903 0,15780 0, 1 07 1 5 0,05219 —0,00277 0,58040 0,64178 0,70230 0,70244 0,82442 0,88410 0,94514 1,00593 1,00595 1,18587 1,27453 1,01807 0,74795 0,49505 0,23487 + 0,01214 2,04039 2,21827 2,38140 2,53762 2,69282 2.83703 2,97929 3,11618 3,24677 3,49494 + 0,23908 0,10848 0,09407 0,02433 —0,04750 0,11579 0,08339 0,73180 0,77794 0,82215 0,80014 0,9071 1 0,94754 0,98052 1,02376 1,09407 1,20092 1 ,33472 1,41141 1,48218 1,55385 1,62077 2,1 1011 2,15197 2,18487 2,21520 2,24430 2,27021 2,29403 2,31704 2,33735 2,37348 C + 3,90802 4,01475 4,12773 4,23219 4,33827 4,43760 5,19591 5,25301 5,30713 5,35715 5,40555 5,44929 5,49112 5,53007 5,50594 5,03018 0,37033 0,30354 0,35581 0,34811 0,3398 1 0,33106 0.20896 0,20502 0,20304 0,20121 0,20008 0,25974 0,20017 0,26138 0,20334 0,26639 379 Le erjuailoni n.° 1 — 16 sono rt^latìve alle nscensloni roUc, e quelle ii.* I7 — 32 alle declinaiioiii; le prinifi sono già, comi! abbiamo dello, riclolle ad archi Ji cci'cLio minore con lu iuollipIicu;iiuiic per vo- S. Formazione delle equazioni normali ed eliminazione. Il principio dei luiniiiiì quadrali, che dà i valori più probabili delle soi inco- rnile, richiede che sia uu mini di ii ni .la somma de ijuadrati de' secondi membri delle equazioni or ora slabilite ( che non es|)rimoiio allro se non gli errori de' te sin- gole osservazioni ) , dopo essere stata moliiplicata ciascheduna per la sua misura dì (•recisione , ossia per la radice quadrata del suo peso. Il peso si suole quasi sempre stimare proporzionale al numero delle osservazio- ni fatte in una sera, di cui si è preso il medio. Ma io sono di parere che nel nostro, e in molli casi simili non si dovrà fare così : certamente iiiuno contenderà che sette osservazioni falle in selle sere diverse in generale hanno un peso non mag'^Iore di sette osservazioni falle in una medesima sera. Ma per arrestarci al fatto predente : la cometa ci offre 1' aspetto d' un globo debolmente illuminalo e di conlorni assai mal terminali ; ne prendiamo a stima un punto come ccnlro e per punto di mira nelle nostre osservazioni. Il nostro giudizio siabililo al principio della sera intor- no a questo centro, resta invarialo quasi per tutta la sera, per quante osservazioni possiamo fare, ed influisce pure insensibilmente in quel giudizio la disposizione delle piccole stelle attorno la cometa. Non cosi, principiando una nuova serie il giorno susseguente, quando ci accingiamo ad osservare senza presupposizione o al- meno con un allro giudizio di quel centro di mira. Sembra dunque ragionevole il supporre che le selle osservazioni di una medesima sera non siano fra loro indipen- denti, come se fossero in selle sere diverse. Cosi pure si spiega il fallo, che l error medio quale si determina dalle deviazioni fra loro delle determinazioni di una sera, risulla quasi sempre assai minore, di quanto trovasi alla Gnc dal computo dell in- tera serie. Ed in verità, esaminando meglio la cosa, troviamo che le osservazioni di ciascuna sera sono alTelte di un piccolo errore costante, menire che le redole del cal- colo di probabilità non si debbono a|>plicare che agli errori accidentali dopo che si sono tolti quelli costanti. In tale circostanza ho credulo piìi regolare, di attribuire ai risultati medii di ciascun giorno lo stesso peso, senza curarmi del numero delle determinazioni donde è cavalo ciascun medio. Alle 32 equazioni sopra scritte pos- siamo dunque immediatamente e senza prima introdurvi alcun fattore, applicare i pre- cetti del metodo dei minimi quadrati, per dedurne le sei equazioni normali. Il signor d' Arresi ha sospettalo, che l'osservazione ilei 18 Luglio, siccome dà un errore assai maggiore delle altre, fosse erronea, e 1 ha quindi rigettato. In- tanto io non trovo nel mio giornale alcun fondamento, da tenere questa osservazio- 49 380 ne per peci^iorc delle altre ; anzi vi trovo espressamente notate le parole : «Bclftssi- nw scrniio). Tra le allrc osservazioni, almeno quella del giorno seguente 19 Luglio db\ia pure dagli clementi di d' Arresi nello stesso senso. Ma se qualche circo- slan7a strana potesse avere influito a danno delle osservazioni, vorrei invece no- liire elle il uioriio precedente IT Luglio, come rilevasi dagli originali, la cometa passò sopra una piccolissima stellina, ciò che facilmente potrà aver prodotto un errore nel giudicar bene il giusto punto della superficie cometaria da osservar- si e così forse una differenza notabile in senso contrario del 18 Luglio. Per- ciò non mi sono qui scostato dal principio, di non rifiutar mai una osservazione solo per ristabilire più armonia nella serie (purché non vi fosse qualche sospetto notato al tempo dell osservazione stessa), ed ho fatto concorrere al risultato più probabile tulle le determinazioni falle senza eccezione. È vero che gli errori di- notanti i limili di certezza dei risultamcnti riusciranno maggiori ; ma dall' altra parte, la convinzione di determinare i valori per la via più naturale, darà più fiducia nella loro verità. In ultimo luogo, la teoria del calcolo di probabilità c'insegna, che tanto più ci accostiamo alla verità, quanto maggiore è il nume- ro dei dati originali adibiti. Se dunque il numero delle nostre osservazioni è ba- stevole a dcleiminare gli elementi assai vicini ai veri, non dovrà importare l' im- piegarne una più o meno. Non ci abbiamo fatto rincrescere però la pena , di eseguire la eliminazione anche sopra le 30 equazioni che restano, dopo che si ^on tralasciale le n.° 14 e 30, che si riferiscono al giorno 18 Luglio, e si vedrà che i ristiliiili nulle due ipotesi stanno dentro i limiti dei loro errori probabili. Ecco ora in primo luogo le equazioni normali, che risultano dalla forma- zione delle somme dei quadrati e prodotti dei coelficienli secondo il principio più volle nominato, non tralasciala nessuna osservazione : •yv; ' ■■ 901 ' -mi -Ol I 381 0 = — 159,7 + 3'.6,848r.9 AT' — 141,80864 ài: + 25,61465 AH — 7,91043 Ai' + 80,75457 A7'— 348,34329 Ac'"^*" "^Ò'= + 89,0 —141,80864 AT' + 58,24295 A* — 12,34933 A^ ■iJd-' 4- 7,29602 Al' — 36,63G5:J A,y' + 140,08278 A<;' 0= — 152,8+ 25,61465 AT'— 12,34933 Ax + 18,90414 Afl — 23,21204 A<' + 32,54217 A^'— 3,«0955 Ac' 0= +508,0— 7,91043 AT'+ 7,29602 Att — 23,21204 Art + 89,26283 Ai' — 49,3083(; At/ — 37,79562 Ae' 0 = — 320,1+ 80,75457 AT'— 36,63653 Att + 32,54217 AQ — 49,30836 Ai' + 71,39774 Ar/ — 55,64529 Ac' 0 = — 104,3 — 348,34320 AT' + I40,0b278 Aw — 3,80955 Afl — 37,79562 Ai' — 55,64529 A5' + 400,07815 Ae' Ricordiamoci che ahhiam posto AT'=1000AT, A,'= 0,1 Ai, A7'=5(i0OOA7, Ac'= lOOOOAt^; e quindi corapiula la soluzione dobbiamo dividere il valore di AT' per 1 000, quello di X/ per 50000, quello di Ac' per 1 0OOU , e moltiplicare A» per 10, per avere la correzione finale del passaggio al perielio espressa in gior- ni, quelle della distanza pcrielia e dell' eccentricìià in unità solile ( Terra dal Sole ) , quella dell' inclinazione al pari delle longiluilini di perielio e nodo ia minuti secondi . Similmente abbiamo i pesi che risultano da moltiplicare per i, quadrati di quei fattori, come una lieve attenzione ci avverte. Trovo dalla soluzione AT' = + '/0T,75 coi logaritmi dei loro pesi 7,38368 Ar = + 1063,'ÌO 6,òò630 A£i= + 993,91 7,55388 A,' = + UHI, 05 8,Si9&t All' = — 457,32 8,15640 Aa' = — 353,85 8,44'i40 L' unità del peso è quello di una osservazione, cioè dei medio dcUc osserva- zioni di una sera indislinlamente . — La somma di-i quadr:iti degli errori rimanen- ti 41874 vien ridotta al minimum 35391, e quindi l'error medio di una osservazio- 382 / 35391 „„ ^^ ne sarà ^ 32 — C ~ ''^ ossia r error probabile 24"88. Dividendo questi per le radici quadrate del diversi pesi, e ristabilendo le unità primarie, come ora abbiamo detto , avremo il seguente quadro delle correzioni da aggiungersi co' loro segni agli elementi di d' Arreet. Correzioni Errori medii ' ■ Errori probabili AT = + 0,10775 0,74938 0,50551 Air = + 17' 43"40 32' 22"fi4 21'50"29 An = + 16 33,91 10 16,03 6 55,51 Az = — 37 50,50 23 5,87 15 34,74 A9 = — 0,0091464 0,0061570 0,0041528 Ae = — 0,035380 0,0221484 0,0149389 Gli elementi corretti quali seguono dal complesso delle osservazioni , sono dunque Passaggio ai perielio 18 i6 Giugno i, 249635 + 1 ,4t5S.^e tempo meri. Berlino Longitudine del perielio . . . 240° 7 59", 80 — 18837", 3. Ae Longitudine del nodo ascendente 260 29 24, 01 — 2782/, 0 Ae Indinuzionc alt eclittica. . . . 30 24 23,90 + 60638,0. Ae Distanza nel perielio .... 1,5285203 + 0,267892.^6 Eccentricità 0,7213385 4- Ac Semiasse maggiore 5,4855835 + 20,64684. ^e Rivoluzione siderea 12'',84796 + 72'',53640.Ae L' enor medio del semiasse maggiore è 0,43656 , quello della rivoluzione siderea 1,5337. Il molo è diretto. Le longitudini sono contate dall'equinozio niedio di Lug. 1,0 tmed. ìierì. Ho calcolalo ancora l' influenza, che una piccola variazione A<' ncll l'ccetilricilìi produce sugli altri elementi, come si vede dai coef- ficienti annessi. Ponendo 1' ei-cenlricllii =r 1 , ossia A('=:-|- 0,27866 I 5 , se ne rica- lerebbero gli elementi parabolici: 383 Passaggio al perielio 18 16 Giugno i, 68379 l- med. Beiiino Longitudine del perielio . . 238° 4^ 30"6 Longitudine del nodo asc. . 258 23 31 , 4 Inclinazione alf eclittica. . . 35 6 1,4 Distanza nel perielio . . . 1,603171 Ma questa maniera di procedere non e esatta, giacché le espressioni date in funzione di Ac sono approssimate e non valgono die quando Ac è piccola. Per la qual cosa anche il semiasse maggiore, ponendo A'' =+ 0,2786015, non risulta infìnilo come dovrebbe essere , ma soltanto = 1 1 incirca. L'espressione sua in funzione lineare di Ar suppone, che Ac resti sempre piccola rapporto ad 1 — e, mentre abbiamo fatto questo rapporlo =1. Ciò non ostante, non credendo d'im- portanza l'esatta ricerca degli elementi parabolici più probabili, mi parve inte- ressante di mettere la minima somma dei quadrali sotto una forma simile, vale a dire in funzione di àc o Ac'. Si ha = 35391 + 0,0276951 Ac' + 353, 85 j donde risulta, per Ac' = + 2786,615, la somma dei quadrati degli errori residui neir ipotesi d" una parabola eguale a 250381, numero piìi di sette volle maggio- re di quello che si verifica nella più probabile ellisse. Tralasciata l' osservazioue del 18 Luglio, le sei equazioni normali saranno : 0 = — 600,4 + 329,64248 AT' — 1.34,60329 Air + 24,31155 Ail — 6,90563 A,' + 73,34300 A9' — 326,08637 àc' 0 = + 256,7 _ 134,60329 AT' + 55,20194 A* — 11,60254 AH -f 6,37351 A,' — 33,20011 A5' + 131,29638 Ac' .0 = — 85,8+ 24,31 155 AT'— 1 1 ,66254 Air -f- 17,90223 AH — 20,13729 A'' + 30,35126 Aj 18 — 126,7 + 36,6 JJ 19 -21,7 + 10,5 » 21 + 44,0 — 44,0 Elementi finali e conchiusione. Gli astronomi sogliono riferire gli elementi al punto dell' equinozio medio del principio dell' anno, in cui cade il passaggio al perielio . Riducendo dunque ancora le longitudini da Lug. 1,0 a Gennajo 0, coli' aggiungere — 25",0; espri- mendo inoltre gli elementi tutti in funzione di una piccola correzióne iodetermi- naia An del semiasse maggiore, espressa in centesimi dell' unità; avremo final- niente il sistema piìi probabile di elementi , ed i limili entro cui questi probabil- mente saran contenuti , secondo l' insieme delle osservazioni istituite in questo R. Osservatorio di Capodimonlc. 886 Elementi i più probabili Passaggio alperidio i 846. Giug. i,24963Ò -j- 0,00686.Aa l. m. Beri. Longitudine del perielio 240-7 3rS — 9"'i23.J^u ,E,,n.a.od. ^ ^ \ 18iti,0 Longitudine del nodo ascendente 260 28 59,0— J 3,475. àa ) Bcrliuo Inclinazione aW eclittica 30 24 23,9 + 29JU9.àa Eccentricità 0,7213385 + 0,000 t84.àu Semiasse maggiore 5,4855835 + 0,01. Aa Distanza nel perielio i ,5285203 + 0,000 130. Aa, Distanza ncW afelio 9,4426467 + 0,0 19 870. Aa Moto medio diurno sidereo 276", 16739 —0",7552.Aa Rivoluzione siderea i2%84796 + 0%035i.Aa Err. medii Err.prob. Pattaggio al perielio 0,74938 0,50551 Longitudine del perielio 32' 22", 6 21' 50", 3 Longitudine del nodo ascendentt ... 10 16,0 6 55,5 Inclinazione all' eclittica 23 5,9 15 34,7 Eccentricità 0.022148 0,014939 Semiasse maggiore 0,43656 0,29445 Distanza nel perielio 0,006157 0,004153 Ditlanza nelf afelio 0,87314 0,58891 Moto medio diurno sidereo 32",967 22", 236 Rivoluzioni tidena ^,5337 l'',0345 387 Sarà inutile in concbiusione di riscliiarare con parole questi risultamcoti : i numeri parlano da se stessi, e la dulia Accademia, che ha avuto taiila pazien- za di seguirmi nel lungo giro dei calcoli dai dati ruJiiuculali dell' osservazione sino all' ultimo numero, saprà apprezzare benissimo l' interesse che per la scien- za deve avere la conoscenza d'un nuovo corpo nel nostro sistema planetario, che com- |)isce il suo giro intorno al Sole nel breve spazio di tredici anni . Come è noto, soltanto tre finora della immensa schiera delle comete sono state osservate , dopo di essere stali preveduti i loro ritorni dai calcoli de;^li astronomi, e sono quelle di Halley, di Encke e di Bicla. I loro periodi sono di anni 77, Z'/ì, 6'/3. Il sommo Bcssel inoltre, in una sua memoria divenuta classica, ha dimostrato che la cometa scoperta dallOlbers nel 1815, dovrà ritornare dopo un giro di 74 anni. Di altre tre comete poi si aspetta il ritorno con molta probubililà e quasi con certezza nei prossimi tempi, e sono quella di Faye scoperta nel 1843 con un periodo di anni 7 y,„ , quelle di de Vico scoperta nel 1844, probabilmente identica a quella osservata di Ticone nel 1585 , con un periodo di anni 5 '/j , e finalmente quel- la diBrorsen trovata nel Febbrajo 1846 con un periodo di anni 5 '/j . La no- stra sarebbe dunque la ottava fra le comete di periodo conosciuto, e la durata di 13 anni la situerebbe in mezzo fra quelle di brevissima rivoluzione e quelle d' una più lun^^a , di circa tre quarti di secolo. L' estrema debolezza di luce , cbe accompagnava la sua apparizione , risponde a sufUcienza perchè non siasi \eduta mai prima ; e quando la buona fortuna volle che per me fosse arricchita la scienza di questo novello astro, ciò non avvenne che per effetto della magni- ficenza e purità del ciclo di questo paese. Se dopo 13 anni l' Eule Supremo, che regge gli astri nel loro corso, mi darà vita e salute per veder ricomparire questa debole biancastra nebbia , e se allora mi sarà concesso di annunziarla di nuovo a questa Illustre uuioue , uao de miei piìi ardenti voti troverassi compiuto . I £0 388 SvìSTO della 3Iemoria del sig. Dorotea sulla malattia delie patate, letta all' Accademia dal socio ordinario cav. Gussone (Ved. Atli prec. ) Si descrive la malattia de' pomi di terra apparsa negli AppeDnini dell'Abruz- 7.0 aquilano, nell'està dell'anno 1846. Lo scrittore ha osservato la malattia incominciare dal germe della pianta , e non dalle foglie e dai fusti, come si è asserito. Non La potuto osservare che incominciasse da piante parassite, o che fosse cagionata da insetti, ma sibbeae da una sostanza fulva granellosa, che attacca il germe ne' tuberi, quindi le foglie , che compariscono con macchie dello stes- so colore , le quali foglie ben presto appassiscono e cadono , la qual cosa poco dopo avviene ai rami. I tuberi sono gli ultimi a risentire 1' azione del morbo, sebbene talvolta con- lemporaneameiile alle foglie . La slessa sostanza di cui si è detto invade i mede- simi, ora nel centro, ora nella sostanza corticale, lo che è più frequente. La sostanza infetta distrugge primamente il tessuto cellulare, i vasi raggia- li ec, restando per qualche tempo inattaccata la fecola, la quale nou molto dopo SI altera essa pure e si difforma. Risultato di ciò si e una sostanza liquida, composta di piccole cellule , di acido odore, in mezzo a cui sorgono monadi, e vibrioni. Essa sostanza ò la matri- ce delle mucedinee, che incominciano a sorgere, tra cui 1' Aspcrgillus mucoroideSy V acrostalagtnus o verlicillum, ed altre consimili piantine. Questo stato di fermentazione rimettendo, altra genesi di piante avviene , e che investono il tubero , il Sclenosporium , lo Sjrsanus , ec. ; di cui la prime vegetando per entro il tessuto, si legnificano , ed altre dando al tubero color nero e durezza molta, han fatto dire questo stato cangrena secca , facen- dola diverso morbo, lo che non è, da quella umida , stato antecedente a questo. L' acaro ordinario in tal mentre ha investito la patata , e si è infinitamente moltiplicato ; ed iosiem con esso si rinvengono alcuni coleotteri come i Lictus , alcuni Fiochi, dei Trombidii, ec. Talvolta la rapidità del fermento passa a vera putrefazione ; pute allora or- ribilmente il pomo di terra, acquista un color tetro, ed in tal caso ne pianta vi alligna, ne vi sorge animale, e periscono quelli che vi erano già. Dopo di aver discorso dell' andamento del male passa a dire delle cagioni. Fa notare come la malattia essendo sorta presso noi a stagione secchissima e caldissima , non puossi il freddo, e 1' umido molto meno ritenere per cause. Però siccome egli vide sorgere il male in preferenza dal germe , cosi opina che la cagione slassa latente nei germi i ^uali non ebbero costituzione sana , percb ij 589 rfir anno di loro vegetazione 1845 si ebbero acque conliniie sppoiaimcnte negli Appennini, ove guastarono le palale, freddi e sole ijuasi non mai. In questo senso l'iiiene ancora l'umido, il freddo, e la mancanza di sole, come cagioni che agirono sul germe. Ed è sivvero ancora, egli aggiunge, che delle piante malate quasi niuiia ebbe infiorazione e fruttificazione. R.igiona poi in tal guisa. » Essersi alterala la so- stanza albuminoide del tubero, la parte cio« azotata, per causa dell' ossigeno e dell" umido; avere essa sostanza poi agito come fermento sulle cellule, distruggendo la tes- situra ; essersi cosi cangiato l'amido «n dcslrina o materia gommosa, e quindi essere avvenuta la fermcntazi onc acida, the lia dato luogo alle solile nasccnze, e la putri- da con le altre sue proprie ; esser gli acidi sorli paiuii l'acetico, ed il lattico, ed esserglisi mostratala materia all'ultimo grado di degenerazione solubile nella po- tassa caustica, ed avente tutti i caratteri dei prodotti nmici. Dice del contagio, ammollendolo solo quando larghe superficie piane una malata e 1' altra morbosa siano in immediato contatto, negandolo altrimenti. Consiglia per le nuove seminagioni di servirsi di tuberi nati io campi che non l'bber morbo : far queste in terreni in pendio, arenosi, ed asciutti, e prepararli con polvere di carbone, la quale come bibula di umidità, potrebbe togliere quella che nel tubero è in eccesso, ed impedire il guastamento. Da ultimo, per serbare il ricolto già attaccalo, raccomanda di separar la feco- la, la quale lungamente si rimane inattaccala, o con gli ordinarti mezzi, o lasciando uscire r acqua di vegetazione, esponendo i tuberi al sole o meglio al forno. ma CORRISPONDENZA Sicrfone Achille Bruni avendo raccolte in luglio corrente anno, presso il Gume Ofanto', le varie piante eh' ivi crescono spontanee, rinvenne , fra tanti sterpi e sostanze ve- getabili più 0 meno corrotte , taluni uovicini , eh' egli rassegna in dono a questa iU lustre Accademia, perchè la medesima vegga cosa siano. Nella sicurezza che tale suo zelo sia bene accolto , egli sarà pago oltremodo di aver reso così tenue servigio all' Accademia. Al Big. cav. chiariss. Flauti Segretario perpetuo della Reale Aecademia delle Scienze di Napoli Napoli 7 sellcmbre i847, LIBRI PRESENTATI. lordano Bruno , 'opera del sig. Christian Barlholtniìss di recente pubblicata in Parigi. Ricerche storiche intorno a popoli antichi dell' Asia e dell' Africa , del sig.Mu- sarclli . Sul metodo di apprezzare i beni mstici , del sig. Francesco Nanoja. Suir induzione elettro elettrica , /F" Memoria del prof. Elia fVarlmann di Losanna^ 391 TORNATA DEL 14. SETTEMBRE 1847. >( Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Interviene a preseder la tornala l' Eccellentissimo sig. marchese di Pietracalella. 11 segrclario perpetuo legge gli Alti della preced«nle, e poi altra lettera del sig. Achille Bruni (1), con la quale accompagna altri quattro scaldini di quelli stessi oviciiii di cui è stato detto nella precedente tornata, al proposito de" quali il socio Costa, non potendo egli intervenire alla riunione di questo giorno, perchè indispo- sto in salute, invia al segretario perpetuo una sua nota illustrativa di tali ovicini (2). 11 presidente rimette i suddetti scatolini allo stesso socio Costa , perchè vc^a se altro debba aggiugnere alla nota poc" anzi detta. Il socio sig. Capocci espone all' Accademia il bisogno che egli ha di pro- fittare opportunamente dell' eclisse solare , che dovrà aver luogo il di 9 del prossimo venturo ottobre , andandolo ad osservare in qualche luogo dell' Ita- lia ove esso apparirà annulare , a fio di convalidare alcune sue opinioni astro- nomiche sul disco solare ; e chiede i mezzi da intraprendere un tal viau^io . L' Accademia aderisce alla di lui proposta , e stabilisce dimandarsi per esso all' Eccellentissimo Ministro degli AQ'ari Interni la gratificazione di due. 200. Il socio cav. Tenore legge la sua Memoria intorno alla Morfologia vege- tale , e dimanda che s' inserisca nel Rendiconto accademico — Essendo interve- nuto alla tornala il socio corrispondente sig. Gasparrini dimanda di leggere un suo lavoro intitolato : Proposta di un nuovo genere appartenente alla faini"lia delle cucuròitacee. Poiché questo era stato precedentemente veduto dal consiglio de' seniori , il presidente ne dispone la lettura. Va tal lavoro verrà inserito nel Rendiconto. Il segretario perpetuo sollecita la commissione incaricala di esaminare le ossa, e que' pezzi minerali rinvenuti nello scavo fatto a Mandaradoni di Briatico in Cala- bria Ultra 2", dovendosi rispondere ali" Eccellentissimo ministro degli xVllari In- terni ; e questa stabilisce il giorno 17 per la sua riunione nella stessa sala delle sessioni accademiche, perchè ivi trovansi custoditi i diversi pezzi che dovrà esa- minare. Lo stesso segretario rimane incaricato, durante le vacanze autunnali, a di- sporre , con r avviso del presidente , quelli affari ordinari , che sono conseguenza delle deliberazioui accademiche. (1) Vedi arlic. Corrisi>vnden:a. (2) Vedi qui apprcssu I art. Comunicazioni ce. 392 MEMORIE E COMUNICAZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Intorno alla Morfologia Vegetale. Ragionamento del pr^i /essorc 3I1CHELE Tenore ; letto alla H. Accademia delle Scien:ie nella tornata de 14. settembre 184-7. Nc(]>te, fni'm fngcndum mit rxcogìlandum, scd inveniendiim , quid Natura faciat , attt fcral, 1Jaco.>'.^ov. org. Lib.ll. Aplwris. S. Quante volle , ornalissiml Accademici , vorremo farci a consiflerarw le scienze naturali per quali vie ra£;giunto abbiano 1' allo grado d' iiicreineiilo cui le miriamo pervenute , non larderemo a ravvisarle negli siudl clie ne han cresciuto il censo de" fatti e delle «'onoscenzc positive , conforlate dal sussidio delle os- servazioni e degli sperimenti , non che dal concorso della sana logica. Noi po- tremo in pari tempo raccoglierne che non lieve inciampo al vero progresso del- le scienze medesime hanno opposto mai sempre le ipotetiche escogitazioni , e la biasimevole presunzione di volere da uno o da |)oclii fatti isolali trarre canoni e nor- me universali da servir di base a pretese teoriche ed a visionarie a>trazioni. Al corredo delle pruove che se ne potrebbero addurre non di lieve peso ne sembra il riferirvi ciò che avveniva alla Botanica nell' ultimo scorso mezzo secolo ; perocché laddove questa scienza pareva meno d ogni altra subir dovesse il giogo delle astrat- tezze e delle ipotesi, noi ce la troviamo stranamente avvolta, e l' ideologia che tanto impero esercita sulla umana ragione, miriamo gioirne per averla sua tributa - ria. A questa, che dir vorremo la metafisica della Dotanica, è stalo imposto 1 im- proprio nome di morfologia (1) Il sig. Goethe, celebre poeta alemanno , sili cadere del passato secolo vi applicava la forza della sua fantasia, e quindi veniva espo- ti) Questa voce che suona Discorso delle forme può benissimo adoprarsi per liescrive- re le modificazioni che subisce un' apparato organico nell'esercìzio della islessa funzionL-. Cosi , p. es. , nel regno animale diverse sono lo forme dell' apparalo re3|)iratorio , del- l' angiologico , nelle diverse classi ; ma qu.in lo culle forme vengono a camhinrsi anche le funzioni dell' organo istcsso , come , a mù d' esempio , avviene ne' petali e nu' pistilli die si Irasforniano in vero foglie , tali trasformazioni Linneo il primo , e poi lo slesso Gòelhe con più adequalo vocabolo han chiamalo mctamoi'fosi 393 nendo i princlpt in una operetta data fuori nel 1790 , col tiiolo di Vcrsuch die Me- lamorvhose dcr Pflanzcn zu crklurcn (1) . Potili botanici tedeschi soltanto prende- ynao iu considerazione il libro dell insigne dianimaturgo, a talché per AO anni il suo Saggio per dichiarare le nictomorl'osi delle piante ne rimaDeva ignoralo al re- sto della Europa . A disotterrarlo dall' oblio nel quale giaceva sepolto, concorre- vano quasi contemporaneamente le due versioni che n' erano fatte in francese : la * prima dal sig.Iiassuraz, pubbli>:ata in Ginevra nel 1819; e 1' altra dal sig.Soret, data fuori a Stoccarda nel 1831. A questa ultima tencvan dietro alcun? notizie istoriche comunicate dallo stesso Gòlhe che ne modificava alquanto il primo titolo (2^ . Col favor dt'lla moderna lingua universale, e col prestigio della singolarità, le opinioni del lodato scrittore non mancavano di far proseliti, spcciulniente tra i francesi ; ed UD apposito trattato ne dettava il Saìnt-llilaire , che può dirsi il caposcuola degli attuali morfologi (3) Sorgevano successivamente altri campioni tedeschi a militare sotto il vessillo del loro compatriolta ; ma, come avvenir suole in tulle le simili si- stematiche speculazioni, partivaiisi essi in due distinte schiere : alcuni, come il Mobl deferendo interamente a' principi del Golhe, ritrovavano nella sola foglia tutte le progressive trasformazioni de' singoli organi della pianta ; ed altri coli' Agardh , e coir Endlicber vi facevano concorrere il fusto, ossìa il sistema assile . Meno pro- clivi a consacrarvi i loro studi se ne mostravano i botanici inglesi , affatto in- diiferente rimanendovi il principe tra essi non meno che tra tutti i contempora- nei , il sig. Eoberto Brovvn ; né gran fatto se ne mostravano teneri i bota- nici italiani , se non che alcuni tra loro introducendone le discussioni ne'Con- gressi scientifici , anche meno de' tedeschi si trovavano d° accordo nel definire le cosiddette significazioni mcrfologiche degli organi che si vogliono derivali dalle trasformazioni della foglia , ovvero da essa e dal sisteiua assìle insieme. Alcuni , p. fs. , vedendo precedere ciò che altri veggono conseguire , questi cercando nelle stipole ciò che un' altro trovar crude ne' picciuoli , taluni io- vocando la pjgìiia inferiore della foglia per ciò che altri tribuir vogliono alla sua pagina superiore ; e tutto questo inviluppando per modo ed a tali polemi- che , ed a tanto scupìo di tempo e d'inchiostro dando luogo, da renderne veramente deplorabile lo studio . Egli è sotto tal punto di veduta che ci siamo (IJ Gotha ; hey Ettingtr ; dì 86 pag. ia S. (2) J. W. von Goethe Versach uber die JUetamorphos» dcr P/lanzen , ubrrtttx con FiiB- DESICB SoBET ; «eòjel getchichiUchen Nachtragen . SiuW^ìtI , io der Cotta schen tìxiduadìuag. 1831 ; in 8 di pag.237. Le citazioai dulia presente scrittura sì rirunscouo a questa ediziune . (3) Lffoni de Bolanique , comprenant principalmtnl la morphologii vigilale , la buluniqiu tomparé» , l'txamende la valeur dtt caraclirei dans les divertet famiUes eie. p^r M. Au- 6DSTE DB SAini-UlLAlBE . 51 39i avvisali di venirne dichiarando le più palpabili assurdità : a gran fortuna ascri- vendo se , col portarne il pieno convincimento nell' animo degli adepti di Flo- ra , contribuir j>oiren)o a far si che i loro studi ad altri più utili e positivi argomenti venissero rivolti. Prima di ragionarne di proposito, brevissimo cenno dovremo fare di altro siste- ma niorioloi;ico dato fuori nell' inlcrvallo tra la prima e 1" ultima pubblicazione del libro del Giithe : allorquando , cioè , anche i più illustri botanici ne ignora- vano la esistenza. Tale era il caso del De Candolle , che in due sue opere rae- ritamenle ritenute importantissime ; nella Thvoric vìdmeitlaire de la Botamque , pubblicata nel 1813 ,e nella sua Organotjraphie vègijtaìc ^ data fuori nel 18 IT, su di altra ipotcji all'atto diversa ne fondava il principio ; cioè sulla ooA det- ta legge di simwelnn. Secondo il Botanico di Ginevra , esiste in natura una legge di regolarità in forza delta quale tutte le parli della pianta dovrebbero essere siraraeuicamen- le disposte ; raa questa legge fondamentale è mascherala dalle degenerazioni ( dé- généréscences ) ossia dagli sviluppi straordinari , dagli aborti , dalle atrofie , e dalle nttldalurc , ossiano congiunzioni di diverse parti tra loro. Contro questa ipotesi si scagliava il "Vaucher (1) , cui nelle più recenti edizioni del suo libro faceva eco lo stesso Goethe : non essendo concepibile , di- cendo essi , come la Natura non ci offrisse che degenerazioni e mostruosità ne- nli esseri contemplali dal De Candolle , vai quanto dire nella quasi totalità delle piante , a petto delle ristrettissime e talvolta all'alio accidentali rivela- zioni delle ^el'e l'onue simmetriche ; come sarebbe il caso della Pcloria di Linneo nel genere Jnlirrhinum , e di qualche specie di DigilaLs nella immen- sa famiglia delle Personatc ! :» La 7ÌI et amor l'osi , dice il Goethe , è un principio più elevalo che librasi j> al di sopra de' casi della regolarità od irregolarità. Una rosa semplice for- « masi nel modo medesimo «he una doppia ; tanto il regolarissimo tulipano , « che la più njaravigliosa e difforme orchidea , osservano le stesse leggi di for- » mazione . Tuli' i casi cos'i regolari che irregolari si dichiarano all' adepto co- ■» me conseguenza della eterna flessibile vitalità , dalla quale risulta , the lu et piante tutte possono svilupparsi cosi nelle favorevoli che nelle sfavorevoli cir- >j costanze ; le specie e le vai iclà di esse possono distribuirsi in tutte le zone ed » in tutte le possibili condizioni. Allorché le diverse parli di una pianta in » scuito delle interne leggi , o per influenze di cagioni esterne cangiano di (1) Esloire phisiologiijuc des planiti d' Europe ; oh exposiliot} des ph'inomèniis qn' elhi j>rr$tnUnt dans les diiers périvdes de leur detelopiicmcnl. Genève 1830. 395 « struttura o di rapporti tra loro bIso;j,na considerarne il fatto come ass'iluiamen- " te conforme a quello lecjui , e non bisogna considerare queste deviazioni come jj aborti o retrogradazioni. Che un' o.gano si allunghi o si scorci, che si eslend.i » o si restringa , si fenda in piìi parti , o le sue parli si congiungano insieme, che » ritardino , o alTreltino il loro cammino , che si sviluppino , o restino nascoste , » tutto ciò accade in forza della semplice legge della metamorfosi , la quale con «la sua azione vieue ad oQ'nroi cosi la siminelria che le forme bizzarre , cosi la w fruttificazione che la sterilità , cosi i fenomeni che possono loteiidcrsi che >j quelli che sono incomprensibili (1) « . Fin qui il Goethe , che molto opportunamente combatteva la stranissima ipo- lesi del De Candolle. Benvero, laddove con tutta la ragion logica si faceva a dimo- strarne la fallacia , non si guardava di ritorcerne gli argouienii in favor della sua accennando alla incomprensibilità de" fenomeni medesimi , a' quali la sua prediletta luctaniorfosi suppone servir di legge incontrastabile ! Il principio fondamentale di tal metamorfosi, secondo il Goethe, sta nel conside- rare tutte le paiti della pianta come prodotte dalle successive trasformazioni di uà organo solo , il quale e rappresentato dalla foglia. A partire dai cotiledoni della se- menza , che il più delle volte si veggono evidentemente cangiarsi nelle prime foglie della novella pianta , tutte le altre parti che se ne vanno di mano in mano svilup- pando, sono foglie trasformate ; che perciò le gemme in tutte le loro modificazioni , i rami, le parti diverse del fiore e del frutto, quelle della semenza sono foglie , e sempre foglie : e la pianta tutta intera non è essa istessa che una sola ed immensa foglia. Le forze che impiega la natura ad operare tali trasformazioni , consistono , secondo il Golhe , in una perenne oscillazione che dà luogo all' alternativa manife- stazione di una forza di espansione e di contrazione ; alle quali forze alternanti si corrispondono analoghi alternativi passaggi dogli umoii del vegetabile dallo stato grossolano e poco elaborato ad uno stato di perfetta elaborazione , che loro concilia qualità sublimi , che il fantastico autore ama chiamare forze spiritualizzale ( die y cisti (jercn /niiftc J. Una compendiata idea di tal fondamentale principio se ne può leggere nella Philosùphia lioianica del Link (Berolini 18.24) pag. .244. Non bisogna però tacere che il Goethe la crede piuttosto derisoria. Noi troviamo in effetti che le idee mani- festalc successivamente dal celebre Professor di Berlino sono affatto contrarie a quelle del suo compatriota. Prova evidente ne ha egli dato non prendendo parte alle discussioni che ne sono state elevate ne' congressi scientifici, nequali il lodato Pro- fessore ha sempre occupalo uno de' piìi distinti posti . Ecco le parole del Link. (1] Pag. 221. 396 » Melatnorphosin planlarum oplime Goethe exposuU . Plantari» sislit utì alterna- >j tioncm cxpaitsionis et contraclionis . Flos in genere contraclionis momentwn consi- » stìt. Sed dum in calyce contraclio regnai , ilerum expanditur corolla ; staminibus, » anthcris et polline iiirsus et maxime conlractis , pericarpio denuo expanso usque ad » summam embrionis contractionem. Hacc naturae oscillalio non solum in mechanicit, » penduto scilicet , undis etc, sed quoque in corporibus vivis vitaeque periodi» ani' >j madi'trlitiir' te Prima di scendere al propostoci esame del sistema del Goethe crediamo oppor- tuno il mentovare sommariamente le conoscenze positive concernenti le reali Irasfor- mazioni de diversi organi della pianta . Queste conoscenze emanano dalla fisiolo- gia vegetale e sono acquistate alla scienza prima che comparissero le opere del De- candolle e del Goethe, e prima che la morfologia formasse il soggetto di apposite gravi considerazioni. Tutti coloro che hanno avuto per le mani le opere di fisiologia vegetale pubbli- cate fin da' primi anni del secolo corrente, coloro che hanno assistito alle lezioni di botanica che in questo periodo si sono dettate in tutte le scuole di Europa , han po- tuto di leggieri convincersi che il poeta alemanno abbia preso le mosse dalle posi- tive conoscenze che si professavano generalmente intorno alle reali trasformazioni degli organi della pianta , prima eh' egli vi rivolgesse il pensiero. I Botanici hanno di buonora conosciuto che la semplicità e 1' omogeneità de' tessuti organici delle piante dan luogo a tutti gli svariati fenomeni che si manifestano nelle trasformazioni ile' diversi organi o melamorfosi che dir si vogliono di questi esseri. Il principio fon- damentale di tutto l'organismo vegetale riposa sulla qualità inerente alla cosi detta Cellula considerata quale organo elementare, che riunircele condizioni tuttenecessa- ric alla efficienza vitale della pianta, lu altri termini diremo che la Cellula vcgeinle può nella sua semplicità rappresentare un tutto organico capace di assimilare le so- stcoze estranee e riprodurre se slessa , nonché servir di base a tutte le svariate manifestazioni della vita delle piante. Egli è al modo medesimo che tutti i tessuti e lutti gli organi secondari del vegetale rilevano dalle qualità della cellula ; cosicché per una serie di gradua- li sviluppi e ricomposizioni si formano gli organi , e se ne compiono le funzioni . Al modo medesimo possono gli stessi organi che ne risultano decomporsi nuova- mente discendere per la slessa scala e tornare alla loro semplicità , ovvero manife- starsi sotto forme organiche diverse. In seguito di questo principio noi vediamo che un pezzetto di foglia di aloe composto di un semplice aggregalo di otricelli riferi- bili al tessuto cellulare , isolato alTatlo da qualunque relaziono colla pianta madre donde viene slaccato , lasciato esposto alla sola azione degli agenti esterni , genera dapprima ura tenuissiina pellicola che ricopre la superficie del taglio, quindi ripo- sto in un vasptiino con alquanta terra ed abbandonato a se slesso vien cauciandu I 397 ndici ed infine col dar dotcIIì germogli diventa pianta pcrfella cbe mette fiori, dì frutti e semi come ogni altra . Risapulissimu cosa cita è parimenti , come questa facoltà riproduttiva non si limiti all' aloe o a qualcbe speciale famiglia di vegetali ; una semplice foglia di arancio e il solo picciuolo della Gloxinia fanno altrettanto , e bastano picciolissimi pezzi di rami per potere con apposite norme moltiplicare ogni genere di piante . Nù bisogna credere che tale proprietà si limili ai soli or- gani elementari , cosicché ne vadao prive le parli della pianta che ne rappresentano organi pervenuti al maggior grado di composizione e di sviluppo organico . Il frat- to del fico d' India che occupa l' apice nell' ordine della composizione organica ve- getale , come quello che rileva da una pianta dicotilcda con fiori polipetali , con molti stami irritabili e con pericarpio carnoso polisperna , se si lascia cader sul terreno , vi sviluppa radici e quindi a poco a poco ne sparisce ogni vestigio di se- menza , si dilata , acquista consistenza legnosa e serve di origine ad una novella pianta . Altra analoga trasPormazione ne presentano i fruiti della Ninfea alba , al- cuni de' quali cadendo nell' acqua dove ne vegeta la pianta istessa , in vece di sciogliersi in roucilaggiue e laciarne liberi i semi , ultima manifestazione della composizione organica vegetabile , si consolidano , si cangiano in un tutto omoge- neo dentro del quale le stesse semenze si decompongono fino a raggiungere il tipo primitivo della cellula , ed il tulio finisce con cangiarsi in un tubero compatto simi- le a quelli che s' ingenerano tra le radici della pianta medesima , ed al par di es- si capace di vivere isolalamenle e lungamer.te e quindi moltiplicarne la specie . Ecco esposto in prclie parole tutto il processo fondamentale organico della trasformazione delle piante . E questo 1' unico principio che rende ragione di tutte le conversioni reali di un' organo in un' altro , e che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno neir esercizio dille pratiche orticole , a molte delle quali serve di base dando luogo a mille diverse ])rocrcnzioni di simil natura . Cosi si cambiano le corolle in fo- glia , gli slami ed i pistilli in petali e via discorrendo . Questo avviene , cioè , per- chè foglie, pelali , corolle, slami , pistilli , frutti . sono in difCoilivo, modificazioni secondarie della cellula primitiva ossia fondamentale . E questo 1 elemento prin- cipale che dietro naturali o artificiali influenze può cambiarsi e tramutarsi dando origine a' singoli organi della pianta, e conseguentemente a tutte le sue trasforma- zioni. Dovremo peiò mai sempre ritenere doversi ad una forza arcana ed incompron- sibile attribuirsene i processi , ad intendere e dichiarare la quale è diretto r ideal lavoro del Goelhe . Ma anche prima di passarne a rassegna partitamenle i principi ne piace riferire ciò eh' egli nelle sue notizie storiche ci ha lascialo scruto intorno alla prima idea che gliene venne in mente . » lo Viaggiava in Italia « egli dice >j allorché in un giardino di Roma osser- >> vava una pianta di Chamaerojis huviilis che forlunalamente conservava tuttora le « sue prime foglie lanciolate e tutte le loto successive gradazioni , per le qual» di- I 398 5> videiJilosi ili mano in mano, pervenute al di loro peifello sviluppo , si mostravano » neir ordinaria forma d' un largo ventaglio . Quindi un distinto regime con fiori M sorgeva dal centro di esse , e così se ne ultimava lo sviluppo di tutte le parti. >j Ecco in tal modo fatto evidente « contìnua egli , (pag. 140.) >j che in quella pian- « ta le foglie che si avvicinano a' fiori hanno dimensioni periferiche maggiori di >j iiut'Ile che ne restano lontane, cresce, cioè, in esse la superficie, e quindi 1' es- ■» pansione » Fratlanlo quasi dimentico di ciò che scriveva in questo luogo, par- lando egli del passaggio delle foglie in fiori in altre fjmiglie, e specialmente nelle crocifcrc e nelle composite {pay. .23, §. 59. ) fi» osservare che le foijlic presso I pori diventano pili saltili, e quindi ne inferisce che j riceve dalla natura la forza di dar fuori uno o molli occhi e questo ha » luogo presso le foglie che 1 accompagnano , le quali operano perciò la formazione » e la crescenza delle vere gemme primordiali . Nel successivo sviluppo d' un oc- » chio air altro , nella formazione di una foglia in ogni nodo e di una gemma nella » sua vicinanza riposa il primo semplice e Iculamenle progressivo sviluppo del ve- » gelale. Ora queste gemme generale dalle foglie « continua egli .> hanno un graa » rapporto col seme nella sua malurità . In esse anche meglio che nel seme stesso si »» può riconoscere la slrullura della piantatile ne sortirà». In quanto alle parli del fiore e del frullo è sempre lo stesso principio che vi predomina , che siano , cioè , trasformazioni della foglia operate dalle alternative di contrazione e di rilasciamento , non che dalle analoghe allernalive qualità de' su- ghi più dilicati o più grossolani, siccome meglio sarà dichiaralo iu appresso . Prendendo ora in esame lo stesso general principio che dalle trasformazioni della foglia fa derivare tutti gli organi della pianta, faremo osservare dapprima, co- me moltissime piante ciahhiamo che si riferiscono a famiglie della più elevala compo- sizione le quali mancano alTallo di foglie , e frattanto si caricano di frulli complica- tissimi. La maggior parte delle Coclee , delle Siapclii: e di altre piante crasse, le La- Ircc , le Orobunchc , sono in questo caso ; la Cassia aplivlla ed il Cjrnunchum vi- minale ne offrono singolari esempì ne loro rispellivi generi , ed anche più frequenti ne sono i casi nelle piuiile monocoliiedi . I seguaci della morfologia vi diranno allora che in quelle piante le squame le protuberanze e le appendici vi surro- gano le foglie ; ma per dimostrare affatto gratuita tale assertiva , basterà oppor- re che per quante svariate culture ne siano slate fatte per secoli , neppure una sola volta sia avvenuto di vedere cangiarsi in foglie alcuna delle suddette ap- pendici ! Come mai potrebbe tanta inalteralnlilà in queste sole piante afille la vera foglia conservare , liiicndosi mai sempre nascosta , mentre si vuol considerare come l'organo j)iù variabile e più trasfoimabile del mondo.' Nelle slesse piante provviste di foglie ne abbiamo di quelle dove esse di- coiisi islcranlie , perchè i fiori appariscono costanlemente prima delle foglie e sono affatlo indipendenti da esse: tal è il caso del Ciclamino. Studiate, di gra- zia, un poco il fiore di questa pianta , voi lo vedrete venir fuora isolalo da un paduncolo che parte da un punto del tubero, ed è dolalo di una maravigliosa or- «ananizzazione, jier la quale ravvolgendosi spiralmente dopo la fioritura va a sep- pellire il frutto sotterra. Frattanto a fronte di tiil'o questo maraviglioso svilup- 400 no di forze organiche , le foglio se ne giacciono sepolte nella sostanza del tu- hero , e non yengon fuori che molti mesi dopo del compiuto periodo della fio- rilura e della fiutiificazione! 11 fallo delle piante che fioriscono perennemente come ha luogo io gran nu- mero di piante tropicali , e la facillà di far riprodurre fiori in diversi tempi anche a quelle piante che hanno un determinato periodo di fioritura , offre altro laigo campo a considerazioni, che non si aiTuono colle metamorfosi sistematiche. Se gli umori delle foglie più grossolani ed informi quali si convengono al- la tessitura de' loro Tasi han bisogno di assottigliarsi e diventar quasi gassosi per generare le ^emme (1) e trasformarsi negli organi fiorali che hanno vasi deli- catissimi, come mai può avvenire che questi umori medesimi possano da un mo- mento air al!ro subire tal portentoso cambiamento 7 Recidendo i rami a moltis- sime piante noi le veggiamo caricarsi di fiori in tulli i tempi dell' anno . Nel- la immensa famiglia degli agrumi lo stesso fenomeno si verifica naturalmente e senza imperar tagli di sorte alcuna , massime allorquando per copiose piogge suc- cedute a lunghi ardori estivi , una novella corrente di umori vi si stabilisce . I nostri aranci, allorché vengano coltivali in terreni fertili, mostransi carichi di fino a qnatiro diverse generazioni di frutti prodotti nello spazio di men di diciotto mesi! Una produzione così rapida, lungi dall'annuoziare umori elaborati e quasi spirituali come ama chiamarli il Goethe , dovrebbero farli invece ritenere pe' più grossolani del mondo, perchè preparati nel giro di pochi giorni . Né giova dire the in queste piante vi esistevano le gemme già belle e formate , si perchè negli agrumi vere gem- me non si trovano, e si perchè la teorica delle gemme dà lungo a tali considerazioni che altri gravi dubbi producono sul sistema delle metamorfosi come appresso vedremo Dovremo soggiungere che leggendo le diffuse dissertazioni che sono stale scrit- te per definire quali delle due superficie della foglia si trasformi in questa anziché in quella parte dell' antera e del carpello, se i margini o la rachide della foglia mede- sima si convertano in placenta (2) si sarebbe portato a credere che i morfologi in- tendono riconoscere mai sempre due pagine nelle foglie di tulle le piante ; e quin- di un doppio margine, una rachide e le distinte nervature. Ammettendo questi prin- cipi converrebbe rinunziare ad un tempo alle teoriche generalmente ricevute non solo ma bensì negarsi alla più palpabile evidenza, la quale ci dimostra, che nelle foglie della quasi totalità delle piante monocotiledi. non solo, ma ben anco in molte dico- liledi, le due supposte diverse superficie, e molto meno i margini e la rachide noa possono punto riconoscersi. Chi mai potrebbe presumere di rinvenire le due super* (1) r.oelhe pag. 20. §. 26. (1) Mohl Ycrmiichte Schrifien botanisehen Inhalls, Tubiogcn 18i5. pag.28. 401 ficie la raelilJc cil imarginl nelle foglie cilitiJriclie d'i una immensa quantità di pian- te gigliaree ? E nello stesse piante dicotilcdi chi saprebbe mai adJilai-e la supcrGoie !a racllide ed i margini in molle specie di Scdiiiii, Scmpcrviviim, Mcscmbrianthemum^ Cacalia ce. ? Chi volesse andar cercando le duo opposte facce piane , non cl»>; il margine e la racliidc nelle foglie cilindriche di queste piante, rammcnlerebhe il curioso aneddoto della sala di (ì- tere immaginativo. Essi si fermano perciò al frutto senza scendere a' parlicolaii della semenza. Non vi si arrestava però il Goethe, che anzi giovandosi della sup- posta dianzi già riferita identità delle semenze colle gemme , opina egli che per legge di analogia essendo le gemme il prodotto della trasformazione delle foglie, anche le semenze dovessero alle foglie rifeiirsi. Noi adunque combatter volendt» r assunto principio d<>lla identità delle gemme con le semenze, crediamo indispen- sabile il venirne esponendo le altre seguenti dichiarazioni. Quante volte la riproduzione delle piante vorrà considerarsi in tutte le sue diverse fasi, se ne potranno riconoscere i seguenti organi riproduttori. Semenze, fpoir, lul/jiì/ì, bulbi, tuberi effettivi, ossieiio gemme tubciiformi, radici o rizomi tuberosi , (jemmc effettive, gemme corticali e gemme avventizie. 1. La riproduzione per la via delle semenze, detta altrimenti fesimile da ogni altra radice carnosa, col rizoma. Essa non può vivere, isolaiamente né può riprodurre la pianta se non quando rimane attaccala ad un pezzo del rizoma donde dipende ; tale è il caso de" falsi tuberi delle Uablie. I 7. La gemma fffiltiva è un organo che si manifesta sulle piante e vi rima- ne per lungo tempo immobile e stazionario. Essa non può vivere dislaccata dalla pianta madie, né può riprodurla se non rimanga unita ad un pezzo della mede- lima. Dalla gemma in tempo determinato vengon fuori nuovi germogli che si rivestono di Cori e foglie, ovvero di soli fiori o di sole foglio. 8. Le gctnme corticali o anomale restano sepolte sotto la corteccia sen- ta annunziarsi nella precisa e determinata forma della gemma effelliva ; esse ne contengono gli stessi germi riproduttori , i (juali se ne sviluppano sbucan- do dalla corteccia medesima , tale è il caso della famiglia degli agrumi, e di gran numero di piante sempreverdi. 9. Le gemme avventizie sono sparse in tult" i punii de' tessuti corticali , ma non si sviluppano the dieiro speciali condizioni organiehc , spesso pro- Tocate da mezzi artificiali ed anormali . Esse danno dulie radici , come ncllu moltiplicazione per margotte, sviluppano novelli rami, in seguilo di ferite , di ta- gli, di affluenza slraoidinaria di umori e di altre cagioni analoghe , e finiscono col eoofondersi colla forza riproduitiva della cellula. Il signor Goethe ritenendo i semi identici alle gemme esprime una idea com- plessa, la quale ne abbraccia molte altre così diverse come lo sono i vari organi ri- produttori testé definiti. Le spore, i bulbilli, i bulbi ed i tuberi veri possono riicner- si aualoghi alle sen'enze.per qnanlo concerne la facoltà di riprodurre la intera pian- ta.Non vi si potranno confonder giammai, nello stalo normale e scevro dal concor- «o dell arte , le gemme effettive , le corticali e le avventizie , e spesso anche lo radici tuberiformi . Fatta questa distinzione rimarrà libera la facoltà a coloro a' quali piace segui- re i voli della immaginazione del Goethe l' ammettere che la semplicissima organiz- zazione della foglia a forza di stringimenti convulsivi e di spirituali anaslumnsi possa trasformarsi ne meravigliosi elementi organici che compongono la semenza; e co- no in una pianta erbacea di cortissima vita, come sarebbe p. es. quella del tabac- co, la forza vegetativa che ha bisogno della maggior parte del periodo assegnato •Ha vita di (al pianta per produrre i pochi occhi o verticilli che voglian dirsi , e ch« 407 ne compongono le dirainaziont eie foglie, possa in brevi istanti dar luogo a tant> trasformaiioni quante ne esigerebbero i simili ocelli o gemme complicatissime, eh* «e ne suppongono trasformate nelle molte migbaja di semenze di cui quella sola te- nerissima pianta in brevissimo tempo si carica ! Tornando alia supposta identità di-llc gemme e de' spmi, soggiungeremo clie •• giammai nna sola precisa gomma ell'ettiva staccata dalla pianta madre, potrà so- i prawivere al distacco isolatamente, e mollo meno propagar la pianta cui apparlie- : ne come fa la semenza. In tuli' i casi contemplali dal Goeihe non è punto la gemma t isolala, ma bensì il rarnusccllo o il pezzo di corteccia cui trovasi atlaccalo cbe ri- produce la pianta j e tanto csscnziaic a questa riproduzione si è la parte della pianta madre che deve rimanervi attaccata, che anche senza la gemma effettiva , il rarau- scello ed ogni altra jiarte della pianta, in forza di artificiali processi, 1' avrebbe moltiplicata egualmente ; cosicché rimane pienamente dimostrato che simili ripro- duzioni rientrano nel principio generale vegetativo ; cioè a dire nella fjcollà pri- mitiva, di poter moltiplicare le piante per pezzi tagliali avvalorali dal sussidia della arte. Che se il Goethe volesse invocare l esempio della fragola e di altre piante erbacee che si multiplìcano e si propagano spoiilancamente per i cosiddetti stoloni , couverrìi rammentarsi che in questi casi lo sloìoiie rappresenta il ramuscel- Jo in parola ; né giammai 1' embrione rudimentale del novello germoglio potrà vedersi riprodurre la pianta, quante volte venga distratto dalle squame che legan- dosi per la base lo mellono in comunicazione colla estremità dello stolone me- desimo, che vi lieii luogo del ramuscello. Lo stesse Goethe Io ha chiamato cosi (Wenn wan ihi Zwcitj in die EicJd ùiiiuil). Quale cose dette per le gemme effettive anche meglio potrebbero applicarsi agli occhi o gemme avventizie ; ossia a quelle che non si appalesano in modo evidente, ma restano sepolte sotto la scorza e nelle ascelle delle foglie, dalle quali nuovi germogli dalle ascelle islesse svi- luppaiisi. La sein))licità di questi organi ne fa rientrare la riproduzione e gli svi- luppi medesimi nella sfera delle qualità normali della cellula vegetale : bene in- teso trattarsi di manifestazioni e funzioni organiche delle quali mai sempre riman- gono occulti e niisleriosi i processi. Queste cose abbiamo voluto dichiarare a solo oggetto , come il dicemmo in principio, di esorlare coloro che intendono allo studio della Botanica a seguir 1' esempio del maggior numero de' piìi benemerili cultori di questa scienza ; a rivolgere, cioè, le loro ricerche alle utili e positive sue conoscenze, ed alle loro applicazioni a' molliplici usi della civile economia . Troppo ci è da apprendere in Botanica perchè possa aversi o-zio e tempo bastante ad abbracciarne i rami che dir potremmo ."speculativi. Non temano frattanto i morl'uloiji che ne scapiti perciò il loro studio prediletto . La roelifisica in tutte le sue elucubrazioni ha tali attrattive che sommi uomini ne hanno in ogni tcmp > foriu;ilo il soggolo di stu- <08 dì profoodì , e no hanno scrino inlormliiabili Tolumi . Non ò perciò da maravi- gliare se alcuni de' moderni fdosofi abbiano invocato le ideo del Goellie per alTorzarno i loro alti concepimenli,c se la Morfologia nuovi proselili vada raccogliendo sotto gli stendardi dell'Autore dell' Ifigenia . Lungi daUesserno gelosi, noi ci limiteremo ad c- sprimerne il nostro timore, cbe,non diversamente di quanto avveniva al famoso siste- ma de' germi preesistenti del Bonnct, a quello delle molecole organiche del Bull'on > a quello recentissimo degli aborti e delle saldature del De Candolle, ed a tanti alivi, fatta gigante, la Morfologia vegetala non abbia a rammentare la sorte del colosso dai piedi di argilla ? 409 Proposla di un nuovo genere di piante appartenenti alla fami" glia delle cucurhilacee del socio corrispondente sig. Gaspanini. Tra le piante ciicurbilacce comuncmenle coltivale ce n' ha una, la quale dalla forma del frullo toglie il nome di zucca a herrella : e fu domandata dal Linneo Cu- cuibita melopepo. 11 suo frullo varia alquanto in grandezza, poco o nicntti nella con- formazione ; ma nella strulUira mostra una singolarità rilevala, lia sua parte inferio- re di color rancio, dura, è in forma di scodella o hcrrclla con orlo circolare sottile, ristretto, verrucoso. Di mezzo a quella sporge una grossa prominenza liscia, di co- lore biancastro, qua e là sfumala o macchiala di rancio ; la quale nella soiiiiuilii è di- visa in tre, quattro, o cinque lobi rivolli in dentro, quanti sono i carpelli ond' è costituita. Il chiarissimo prof. Sp.ringe nel suo lavoro sulle cucurbitacee si contenta notare solamente, che questa zucca differisce dalle altre per avere i carpelli spor- genti fuori del calice , che sarebbe appunto la parte inferiore testò menziona- la , ingrandita dopo la fecondazione . Tale particolarità di struttura avendoci invogliati a coltivare si falla pian- ta per esaminarne le altre parti ; s" e trovato eh' essa in tre cose principalmen- te differiste dalle altre specie di Cucurbita, nello stimma alquanto allargato , appe- na smarginato, non già carnoso e lobato ; nella quasi uancanza dello stilo , e nel calice aderente soltanto alla base dell' ovajo , non già che il cuoprisce da per tulio siccome nelle altre zucche . Di tutti questi caratteri quello che merita maggiore considerazione si è il fatto dell' ovajo aderente al calice solo nella parte inferiore . Ora di quanta importanza sia il calice aderenlc o no all' ovajo , non dico nella distinzione dei generi , ma si delle famiglie naturali , niuno è , fosse solo ÌDÌzialo nella scien- za , che non conosca. Il calice aderisce all' ovajo per mezzo del suo tubo, d' or- dinario cuoprendolo da per lutto , raramente in parte ; nel qual caso si ad- dimanda semisuperiore o semiaderenle . Ora nella Cucurbita Melopepo luti' esso il tubo del calice aderisce all' ovajo , ma ne cuoprc appena la base , talvol- ta ioGno quasi alla metà . La quale particolarità di struttura quanto importi lasciamo giudicare agli altri ; tanto più che non si trova in verun' altra pianta della stessa famiglia delle cucurbitacee . Per s'i fallo carattere , e gli altri di sopra menzionati , la pianta di cui si ragiona non si può annoverare tra le cucur- bite , ma dev' essere costituita in genere distinto. Giunti a questa conclusione abbiamo cercato conoscere ciò che gli autori antichi ne avessero detto ; e se mai il nome specifico Me'opcpo , od altra de- nominazione antica potess'essere adottata pel nuovo genere. Il nome melopepo si tro- 53 410 ■va ÌD rilnio in questo senso . Cucumercs tu fisluìa , flore dcmisso , nw-a longidtdinc crescunl . Ecce cum mtixìinc nova l'orma coriim in Campania prò- rcnit , muli colortci ej/ìijic . Furie primo naUim ila audio unum : viox semine ex ilio (jcmis facltim: mclopeponas vocaiil . Non pendcnt hi, sed hwni 7'otundait tur. Mirum in his practcr figuravi ed odorem , quod malwilalem adepti , quam- quam non pendcnivs , stalim a pediculo recedimi . Egli è chiaro adunque che il Mcloptpo non era zucca C Cacurlnla J né cocomero ( Cucumis Cilridlus dei Uolunici moderni , clic i Latini addimandavano Pepo ) , poiché entrambe tali frutla non spargono soave odore , ma dovea essere qualche varietà di popò - Ile ( Cucumis Melo ) in sembianza di cocomero ; e già il nome stesso dinota una cosa di mezzo Ira X uno e l altro . Se non che i cocomeri dei Latini e- rano forse i nostri cedrinoli , dicendo il Plinio che loro frutti crescevano ia maravigliosa lunghezza , come fa appunto il nostro cedriuolo di Puglia , che oggidì è detto nella scienza Cucumis jUxuosus. Che poi il Melopcpo dei Latini fosse una sorta di popone conferma ancora il Dioscoride , dicendo essere il suo frutto odoroso e zuccheroso : e soprattutto il Dalecampio nell' hist. pi. L p. f)22-G23 . Ma i Botanici poslerioii hanno alterato il senso di questa parola , riportandovi ancora ia pianta di cui ragioniamo . Anzi il Gaspare Bauhioa novera tre specie di Melopcpo , cioè M. cljrpeiformis , icrcs et compressus . La prima senza alcun dubbio e una varietà della zucca a berretta, o spezie affine , standocene alle figure del Giovanni Bauhino , del Lobeiio , e degli al- tri Botanici antichi : e sarebbe la vera Cucurbita Mclopepo. Lia seconda, a voler- ne giudicare dulia figura del Tabernemontano collo slesso nome del Bauhino. è il cocomero comune , Cucumis Cilrullus Scr. La terza specie è la zucca comune dal frutto grande rotondo o schiaccialo , Cucurbita maxima ; dalla quale il Tour- Dcfort trasse i caratteri del genere Melopcpo, riportandovi ancor egli, siccome uvea già fatto il Bauhino, la Cucurbita clypcil'ormis . Questo nome adunque di Melopcpo fu dato primamente ad una sorta di popo- ne ; indi a piante di diversa natura. Né senza inverlere il suo significalo, accre- scendo così la confusione delle cose, polrebb' essere tolto a titolo del nuovo ge- nere. Il quale vogliamo piuttosto chiamare Mellunia per ricordare il nome di uno scienziato illustre, il sig. Macedonio Melloni ; il quale colle sue memorabili sco- perte nella Tisica tanta luce sparge sopra molti punti di Fisiologia vegetabile. Intanto ai caratteri del genere abbiam creduto dover aggiungere la descri- zione minuta della spezie da noi esaminata, parendoci che alcune maniere di zucca a berretta descritte imperfettijmente dagli antichi, e tutte riportate alla Cucurbita fiftlopepo , da noi non ancora vedute, saranno forse varietà di questa che doscri* ▼ ipmo , 0 spezie j articolali appartenenti allo slesso genere , 411 Melloni a Gasp. Cucurbitae sp. auct. Flores monoici Flos niasculus. C;i!y\ tubo brevi , plano, discoiJco , limbo 5 — fido, laciniis anj^ustissimis. Corolla urccolalo-campanulala , calycis tubo ad- nata, limbo plano ó — fido, lobis aeslivalioiic iiiduplicalis. Slamina ti-ia, imae co- rollae insella , filamenlis crassis apice monadelpliis. Aniliaerac extrorsae, dorso coalilai!, sinuosae. Pollinis i!;ranula rolunda, papilloso glandulosa. Flos foemineus. Calyx tubo pileato, crasso, basi ovarii aclnalo, limbi laciniis filiformisubulalis. Corolla IV-re uli in ilore mare. Staininum loco urccolus imae basi ccrollae adnatus. Ovarium semisuperum , ncmpe infra medium calyue in- clusum el cum ijiso coaliluni, supra medium omnino liberum, laeve, 3-5 loculare ; placenlis ad mar^incm carpidiorum relrollexis, ci ideo parielalibus, mulliovulalis. Stylus nullus. Siigmala fere vel omnino sessilìa, discreta, carpellorura numero oe- qualia, crassiuscula, roflcxa, apice dilatata et emarginata. Bacca laevis fere exsucca, subrolundodepressa, basi pileo beraispbaerico carnoso, ex calyce in fructum succre- scentc, inclusa ; supra medium nuda, apice carpellis discrctis , et ideo 3-4 lo- bata. Semina oblonga, crassa, raajuscula, margine acquali. Genus super Cucurbita melopcpone exlructuni, ob stigmata discreta sessilia, longe minus crassa, emarginata, numquam carnosa et profunde biloba ; slylum com- munc nuUum; sed praeserlimobovarium infra medium tantum calyceconcrelum.Quod praelerquain raro in aliis occurrit plautis, tum vero in cucurbitaceis solum exemplum. Spccies unica niilii nota. Mellonia pilocarpa. M. caule s:irmenloso, scandente, foliis subrotundis, laeviter lobalis, basi sinu profundo ; Horum marum pedunculis peliolo subaequalibus ; bacca subrotundo -de- pressa, basi pileo auranliaco praedila.in margincm constrictum altenualura desinente. Tota pianta, praeter organa sessualia el fructus, plus minus setosohispida, scabra. Radix annua ramosa, parva, prae caulis longitudine et ramificatione. Caulis Icnlus, samieiitosus, scandens, per sepes longc procurrcns, quinqueangulatus, an^ulis obtusis ; sed ubi se humi prosternet, ad nodos radices emiltil. Folia alterna. Pelio- lus patens , plerumque semipedalis , teres , sulcatus, valde seloso-hispidus et scaber , basi dislortus. Lamina peliolo aequalis vel brevior , obscure virens plana , subrolunda, basi sina profundo , ambilu denticulata , vis ac ne vix tri- lobata , lobis oblusissimis , medio apice sub emarginato ; initio pilis moUibus «trinquc obsita, deinde supra villoso scabriuscula , subtus fere seloso-hispida pracserlim secus nervos. Cirriius solitarius prò quoque folio, laleralis et pauUo 412 infra axillam, pilososcaber, basi semiiercs, simplex, exinde trifidus, ramis longis , compressis spiraliter contortis, medio plerunique longiore. Flores axillarcs, flavi, ■vix odori , iilis Cucurùilae maximae vcl pcponis quodammodo similes . In flore inasculo pcdunculus palulus , teres , non sulcatus , peliolo modo longior, modo brevior , plorumque ei acquali» ; calyx tubo explanalo discoideo , basi corollau adnalo , limbo 5-fido , laciiiiis anguslissimis , lineari-sctaceis, 7-8 Un. longis, tubo duplo loiigioribus. Corolla 2. polliccs circiter longa, tubo urccolatocàmpanu- lato, ncrvis prominulis simplicibus, parallelis, sub viridibus praedito ; limbo 5-lldo flavo , lobis acslivatione induplicalis, deinde patulis vcl reflexis, oblongis, ambila UDdulatO'Crispis, medio ncrvosis . Stamina tiiu inclusa, iìlamenlis basi dilatatis, caruosis , discretis , superne monadelpliis ; antbacris slnuosis. Polliais granula rolunda, glandulosa , illis Cucurbitae omniao simiUa. l'Ios focmineus mare duplo major. Calycis tubus carnosus , virldis, pilcatus, basi ovarii adnatus ; limbus quinqucfidus , laciniis brevlbus , 4 5 Un. longis, lineari-setaccis. Corolla calycis ore inserta , quoad forraam , ab illa floris maris vix ac ne vis diversa , sed ejus nervi virides, valde prominentes, alii majores sub limbo ramosi, minorìbus pleruraque simplicibus allernantes. Staminum loco adest callus circularis, brevis, basi corollae adnatus. Ovarium basi tantum tubo calycino concretum, exinde libe- rum, rotundum, laeve. Styli nulli, nisi prò talibus habeas stigmatum baseos constri- ctas. Sligmala pleruraqne Iria, interdum qualuor, quinque adhuc nou vidi ; omnino discreta, reflexa, crassiuscuia, apice dilatata et emarginata, basi conslricta. Fruclus subrotnndo — depressus , scmipedem vel paullo ultra circiter al- tus . Ejus pars inferior , quam ex calyce post foecundatìonem acuto provenit , laevis , prò forma, similis pileo vel clypeo , et colore aurantiaco iiisignis ; margine attenualo conslricto , zona albida scabra sinuoso-dentata praedito . Puri superinr fructus laevis albida , sacpe verrucis raris maculisque aurantiacis bine inde con- sparsa , quaiidoque colore carneo laeviter sulfusa , apice 3 4 lobato , lobis incur- vis, rotundatis. Semina oblonga , semipollicaria, crassa , margine non tumida, ver- sus hilum panilo conslricta . Patria hujus plantac ignota. Floret aestate , fructus perfioit ineunte au. tumno . Fortasse ejusdem varielaics insignes , vel species ab ea diversae , quantum ex rudibus iconibus liquet , sunt : 1. Cucurbita capitata . Tabernem . ic. 475 — Cucurbita capitata Ta- bernemontani , sive clypeiformis. J. fiaub. bisl. 225. J. Cucurbita clypeiformis corticc molli et ramosa . J. B. birt. p. 225. 3. Pepo indicus minor clypcalus . Tabernem. tav. 473. 4. Melopepo clypeiformis — G.B.Pin.312. Tabernem. io. 470 — Melopeponai latiores clypciformes. Lobel p.4G2 — tav. 784. Cucurbita clypeiformis, sive sici- liana ,1 B. Iiist. 224. — Quae autem icoiics ad Cucurbitmn Milopeponem ab auclori- bus prouiistuc rclalae fuci'unt. 413 Sunto del discorso del Cav. Luca de Samuele Cognazzì, Socio Seniore della Classe di Scienze florali ed Economiche, letto nel giorno \^ settembre \òiT , svi\ \\z\o dell' antico Romauo drillo Del- l' aver ammesso 1' umano servaggio. Mentre tutti i dotti di Europa accinti sono a mostrare l' infame condizione della schiavitù, ad oggetto di farne seguire 1' effettiva abolizione presso tutte la nazioni del Mondo, crede 1' Aulore opportuno porre in esame il vizio dell'antico dritto Romano, in averla ammessa. Comincia i' Autore dal riportare il detto di Seneca : Natura enim omnibus de- dil scvwmque virlulum, omnts ad omnia ista nuli sumus , tjtiuin irrilatur accessit lune iìla animi bona veìut sopita cxcilantw (1) • Se dunijue tulli gli uomini ricevettero i semi delle virtìi , trovandosi ciascuno in mezzo ad altri uomini della stessa for- ma , e qualità, viene a riconoscere essere tutti eguali, e dover godere lo stesso drit- to : ecco il primo passo all' incivilimento , che è propriamente il riconoscere il via- colo di umanità. Questo principale, e sacro vincolo per quelli popoli eh' ebbero la sorte di ottenere direttamente dal Cielo una religione , fu prescritto come base- delia stessa religione : amerai il prossimo tuo come te stesso. Avvenne però che le famiglie de' primi uomini dovettero unirsi in brigate , perchè 1' uomo è animale sociale, ma più per costituire uno stato di difesa contro le altre brigate , poiché essi uomini cominciarono dall' essere cacciatori , e non tardarono a divenir predoni gli uni contro gli altri. Questo motivo di trovar sicurez- za nelle speciali società si rese potentissimo, in modo che quanto piii si amavano gì' individui della stessa orda, tanto più si odiavano quelli dell' altra, eoa cui bea spesso si erano trovali in guerra. Ecco nato il vincolo di patriottismo. Il divino Salvatore, il quale venne a perfezionare la nostra morale, volle che 1' uomo non dimenticasse il vincolo di umanità per quello di patriottismo. Egli dis- se ; udiste essere ftato detto, amerai quello, con cui tu hai attinenza, ed odicrai il tuo nemico : Io perù vi dico amate i vostri nemici, fate del bene a coloro, i he vi odiano ("2). Mostrò inoltre colla parabola del viandante assalito dai ladroni, che lo rubarono, e lo ferirono, e cosi lo lasciarono in mezza della straila, per la quale passato essendo un sacerdote, e quindi un Levita, non lo curarono. Passando quindi un Samaritano pre- se cura del ferito, a malgrado che fosse per interesse nazionale nemico de' Giudei. (1) L. Scnec. tpis. 108. [i] Math. e. V, e. 13. L' uomo (leve dunque amare il suo simile, e farli del bene, quantunque politica- m cote nemico. Nello stalo di guerra può ciascuno respingere 1' oITcsa coli' offesa, ma Icrmi- nalo il conflilto non deve la vcndcUa del viucilore progredire fin a rendere l' uomo, fatto ad immai^ine della Divinila nello sialo biulalc : vale a dire nello stalo di ser- ■vilìi, collarbilrio della vita e della morte, e renderlo venale,come semplice proprietà. Fummo anni sono maravigliali dall'udire il barbaro ragionamento di Hussein Pa- scià, Dcy di Algicri, cbe venne a dimorare tra noi, dopo la sua dimissione dal Tro- no di Algicri, Ordinò egli di troncarsi il capo al suo eunuco Osmini, e giltarsi in mare la sua bella Zaida per infedeltà. Saputosi ciò dal nostro Ministro di Polizia cercò impedire una tale barbarie. Il Pascià non si sapeva persuadere come in Napo- li se li proibisse di poter disporre della sua proprietà >:> Come io, diceva egli, pos- « so spezzare in mille pezzi questa pipa, che mi costa cento piastre, così posso » troncave la testa ad Osmino, che mi costa cinquecento, e giltare in mare Zaida ■>} che mi costa mille zecchini >:> Cede egli le due persone alta forza del Ministro , ma fuggir volle da Napoli, ove diceva egli, non si rispetta il dritto il più sacro di proprietà. Questo ragionamento, che ora noi deridiamo, era quello stesso di Cicerone, tra- scinalo dall' iniquo sistema del tempo, non ostante che opinava : Nos Icgcni bonam a mala nulla alia nisi nalurae norma, dividere possuinus (1), e soggiunse essere tutti gli uomini provveduti di una sufliciente intelligenza a poter ciò fare. Egli condannò con questo criterio tutte le arti che olfendono 1' umanità, come gli usurai, ed i gabellieri (2), e dice inoltre , che il togliere ad allri per accrescere il suo co- modo, sia un male contro la natura dell' uomo , peggior della morte (3). Cicerone dovea avere il massimo abbominio contro 1' umano servaggio con questo precetto, e pure egli ammise la servitù, poggiata sulla barbara legge delle dodici tavole : Adversus hosUs aelerna auclorilas. L' uomo vinto, e disarmato , che non può offen- dere non deve essere straziato, come egli stesso insegnò , ciò non ostante egli non condannò 1" infame potere della vita e della morte sopra i servi . Vero è eh' egli al- trove disse, che altro ordinano le leggi, altro pensano i filosofi : Aliter Icgcs, ali- ter philosop/ii lollunl asiutias. Seneca reputava i servi come raercenarj perpetui, e così dice egli, che li trat- tava Crisippo, senza alcuna crudeltà. Lo stesso Seneca tanto lodò Lucilio, scri- vendogli per aver inleso, che famigliarmente trattava i suoi servi ; poiché, soggi u- (l). OIT. lib, IH. e. 17. (2) Jbid. (3) Ibid. 415 glie egli , se sono servi non lian cessalo di essere uomini , e di essere amici della famiglia . Vituperava egli coloro , clic mentre cenavano tenevano all' intorno i ser- vi in piedi . Tali erano i sentimenti di quelli tra' Romani , che con Cicerone distinguevano r onesto dal turpe co' sentimenti naturali , e non già co' prcgiudizj popolari e co' sentimenti di quella crudeltà, che fu propria di un Popolo conquistatore, che adot- tato aveva rini(]uo scnlimenlo ; Quot servi , tot hosles. Festo credè, che un tale infa- me detto avesse avuto origine dalla inversa enunciazione di quella leggo . Quol hostcs, tot «m; perchè tutti i prigionieri si facevano servi . Seneca però attribuiva quoto detto a malv;igia tracotanza popolare: rjusdcm arrogantiae , egli dice, prò- vcrbium jncUitur : ■» Tolidcni essi: h'jstes , quot scrvos et. Non liabemus illos hosles , scd facimus (1). Ne' primi tempi di Roma si usava della moderazione nel trattare i servi , e bene spesso il Scnulo si occupava a reprimere la ferocia , ed inumanità contro de' servi , come abbiamo da INIacrobio ("2) , ma quindi si aggiunse la ferocia dei Romani sotto il consolato di Appio Claudio , e Qu. Fulvio ad istituire gì' inuma- ni giuochi gladiatorj . Non vi ha dubbio , che la falsa credenza degli antichi po- poli precettava i sacrifiyj di alcuni de' prigionieri a placare gli dei Mani verso le anime de' trapassali in guerra , ma giammai ardirono rendere questo pietoso uffìzio, nato dall'ignoranza, ad uno spettacolo grato sommamente a quel fe- roce popolo ; poiché solamente presso i Romani ebbe luogo questo infame spet- tucuio de' Gladiatori. Da quanto si è detto dall' autore della memoria ben sì vede , qnal fosse stato il drillo delle genti presso i Romani , ossia il costoro contegno verso le al- tre nazioni . Il piiniipio da cui furun essi animali fu 1' eccessivo amore patrio , che fece perdere l idea di umanità , ed addivennero ingiusti , e crurleli colle altre nazioni . Fu perciò tanto applaudila la massima di Scipione Africano : Malie se unum citxm scrturc , quatn mille hostcs occid,rc : sentenza che fu adottata an- che da Antonino il Pio . Durò questa ingiusta politica , che chiamar si vol- le dritto dvtlc genti , finché fu Ruma Irionfalrice de' popoli allora conosciuti , ma tosloché 1 Barbari cominciarono a riagire contro la potenza di Ruma , e lu Cri- stiana Religione cominciò a dilatarsi , e con essa i sentimenti di umanità , si ri- conobbe r ingiusto servaggio de' prigionieri , ed il loro commercio . In principio del quatto secolo nell' era Cristiana fu l' epoca , io cui 1' alba comparve del verace dritto delle genti . Imperocché lo spirilo mite e caritalevolc del Cri- (1) Epist. W. [ì] Saturnul. lib. I. e. 416 stianesimo rese gli schiavi più docili ed uITctluosi verso i loro padroni , co- storo pili benigni ed umani verso i loro servi ; gli uni e qli allri si rico- Dobbero , dirò cosi , a vicenda por uomini , da uomini si trattarono ; le inanoiuissioni furono più frequenti ; 1' uso degli antichi dritti di padronanza diventò cosa svergognata ed assai rara. In prosieguo per verità risorse il tempo d' ignoranza , e fanatismo , e fu propriamente quando nacque il Maumetlismo , che fu troppo funesto per gli Cristiani ; poiché i Musulmani costringer volevano i Cristiani ad adottare la lo- ro credenza. Aspre guerre quindi si fecero tra i Cristiani Europei, ed i Mu- sulmani , che occupati aveano i Santi luogiu di Gerusalemme , che Crociato furon dette . Il sangue umano fu sparso senza alcuna moderazione , e l' uma- no servaggio ollremodo si estese per opera del Saraceni e Musulmani in dan- no de' popoli Cristiani. La scoverta del nuovo mondo fece quindi conquistare grandi regioni da' Sovrani di Europa , i quali trattarono gii abitanti come servi , e li costrin- sero a duri travagli , a cui la razza degli Americani non potè molto resiste- re , onde è che si presero i Negri dell' Affrica , che sono di tempra più ro- busta , e si portarono a cavare le miniere , ed a coltivare le fertili campagne dell' America . Fu questo 1' ultimo eccesso della barbarie , poiché si andavano a strappare i pacifici abitanti dal seno dell' Affrica per condurli incatenati a tali duri travagli. Ecco un infame commercio , diesi fece prima dalle Potenze marit. time di andare in Affrica a comprare tanti infelici negri , e venderli quindi a- gl' imprenditori e coltivatori delle Colonie Americane . Ma sono rivenuti con sa- viezza questi Governi sul vero principio di umanità , e non solo hanno abbando- nato un tale commercio , ma impediscono rigorosamente che altri lo facciano. La condizione infame del servaggio pare oggidì abbominata da tutte le na- zioni eulte , e si spera che anderassi dileguando presso le nazioni meno eulte un tale residuo di barbarie, che tuttavia sussiste. A ciò fare tutti i dotti di Euro- pa si accingono a spargere de' sentimenti di umanità , capaci a commovere le anime iodurile in tale barbaro pregiudizio. ' ■» »«». I 417 Uova di Elici illustrate. * Mi commctluva qucsla R. Accademia lo esame dì que' corpi sferici presen- tati dal sig. Acliille Bruni , e clic molli soci a primo aspetto riconobbero per uova di animali : opinione cbc venne confermala dalla presenza della calce discoper- tavi con gli opportuni reagenti chimici. Rimaneva pertanto a conoscere a quale spe- cie od almeno a qual genere di animali si appartenessero ; ed a tale oggetto ve- nivano a me affidati. Al primo sguardo essi mi si annunziarono per uova di Chiocciole ossia £- liei, conoscendo già come questi Molluschi Gasteropedi Polmonati terrestri par- toriscono uova rotonde a guscio calcare piìi o meno spesso. Per assicurarmene ne i- prt parecchie onde vedere se mai entro si contenesse alcun vestigio di germe , da cui si avesse potuto desumere l' animale cui appartennero. La massima parte, quelle cioè il cui sviluppo fu ben presto arrestato, non mi presentarono altro che un poco di materia glutinosa ispessila aderente in un punto della loro interna superficie; la qua- le mostrava esser la sostanza stessa dell' uovo com disseccala. Cinque di tali uova al contrario, quelle in cui il germe ha proseguito per buon tratto il suo regolare sviluppo, soa venute a convalidare in un modo evidente la mìa prima opinione ; per- ciocché contenevano allo interno la pìccola conchìglia delicatissima , trasparente , avente poco roen cbc tre giri di spira, e la quale si lascia riconoscere senza alcaa dubbio per piccola Elice. Io ve ne presento quattro individui tratti fuori degli uo- vi, ed un' altro che occupa il suo posto naturale nell' uovo , nel quale è pratica- ta una pìccola apertura, minore del diametro della conchìglia , onde non resti dubiezza che tali eonchiglicltc hanno appartenuto a quegli uovi. Da che vedcsi chiaro non essere un fatto nuovo , ma ben conosciuto da zoologi. Dalle riferite osservazioni pertanto si deduce , che in questi gasteropedi la formazione della conchìglia comincia dopoché l'uovo è stato parlorito, diffe- rentemente cioè di quel che avviene in altri animali della stessa classe, come nelle Iantine , nelle quali è dimostrato che il germe è già fornito della sua conchigliet- ta pria che le uova vengano partorite. Dopo di ciò rimarrebbe a riconoscere la specie d' Elice cui appartengono tali uova e conciligliene ; ma come voi chiarissimi colleghi non penerete compren- derlo, è difilcil cosa giudicarlo con precisione , a causa della picciolezza e del- lo incompleto sviluppo di tali germi. Costa. Vedi gli Alti della tornata del U settembre a pag. 391. 54 418 CORRISPONDENZA Napoli -14 sellcmbre 1847 IVI! fo un dovere rassegnare a questa illustre Accademia quattro scMoIini segnali coi numeri 2, 3, A e 5 . Nello scatoline numero 2 vi sono certi uovicini bianchi assai piìi piccoli di quelli presentati da me nell' altra seduta, ed inoltre taluni altri corpicciuoli lucidi di colore leggerissimamente aureo , con una lineetta bianca che li óinge nel mez- zo, cosicché ciascuno di essi mentisce l' aspetto di due coppette unite insieme. A me sembrano anche uovicini. Nello scatoline numero 3 vi sono altri corpicciuoli di svariate forme- Finalmente negli altri due scatolini numero 4 e 5 vi è una quantità dì quel- le sostanze animali e vegetabili piìi o meno decomposte che raccolsi presso il fiume Ofanto. Le ho crivellate ad ometto di far liberamente rilevare i varii se- mi di piante selvatiche che vi sono mescolali . In qualunque dubbiezza in cui potrà forse restare questa illustre Accade- mia circa siffatti corpicciuoli , per me sarà sempre di soddisfazione quello zelo che mi accompagna nel rendere , quali che siensi , servigi alle Scienze Natu- rali , ed alla prelodata illustre Accademia. Achille Bruivi Al sig. cav. D. Vincenzo Flauti Stgrelatio perpetuo della Reale Accademia delle Scien»$ di Napoli *19 MESE DI OTTOBRE I ■» ut**'»'»- Essendo uh tal mese di vacanze, riporteremo solamente quel- te cose che hanno avuto luo^o indipendentemente dalle riunioni accademiche . MEMORIE E COMUNICAZIONI . DB SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Al tig. ea». V. FUnUi segretario perpetuo della Reale Accademia delle Scienze di Napoli. Iliostrs Pmwessoks. Mi reco ad onore inviarle le osservaiioni fatte in questo Osservatorio della Real Marina , da me e dall' Astronomo aggiunto sig. D. Michele Rinona- poli per r ultimo eclisse parziale del Sole , avvenuto a' 9 del corrente mese ; percbè se Ella le giudichi di qualche utilità alla scienza astronomica, possa pas- sarle a notizia della Reale Accademia delle Scienze , della quale è meritevol- mente il segretario perpetuo. Eclisse parziale del Sole del 9 oUohre i847. L'eclisse è stato dal Rinonapoli osservato ad un cannocchiale di Dollond di piedi 3,50 di distanza focale , e di lince 32 di apertura ; non potendosi ancora far Hso del cerchio ripetitore del cclehre arteGce Rcichmhach , ultimamente ce- dutoci dal Reale Osservatorio di Capodimoute , essendosi ritardata , per alcuni i 420 incidtnti occorsi , la coslruzione dillo imbasamento da poterlo stabilmente col- locare . L' orologio che ha usalo e un cronometro inglese costrutto dall' illustre ar- tefice Arnold , regolato sul tempo medio , che balte i mezzi secondi. Per parecchie sere precedenti il giorno 9 , essendo nuvoli , non ci è sla- to permesso fare osservazioni al piccolo strumento de' passaggi per regolare eli orologi , e conoscere la deviazione dell' istrumento , a fine di avere 1' ora vera del fenomeno , al che si è supplito osservando molle stelle la sera sles- sa del 9, che fu serenissima e di molta calma. E da me è slato osservato con altro cannocchiale di Dollond di piedi 5 di disianza focale , e di linee 43 di apertura , e con un cronometro esaltissi- mo dell' egregio artefice French , regolato sul tempo medio. he osservazioni meteorologiche sono fatte sul barometro di Newman, e sul- r igrometro di Rordof , altra volta indicati (1). Ciò premesso vengo all'esposizione dei fenomeni osservati. Verso 17* t.m. il Cielo era sereno , e si vedevano poche nubi verso ponente , vento OSO. A 18'* si osservava V orizzonte coronato da densi nuvoli, di talché non si osserTÒ il jorgcre del Sole. A 18'' , AO" il Sole era scevro di nuvoli ; il lembo del Sole vedeasi flut- tuante e dentato , vento d» OSO var? vapori nell' atmosfera. Principio chir eclisse. PalrelU Etnonapoli •J9* , ~"* , 26' , 32 19*, 7'",21', 72 <.m. Rinonapoli giudica l'errore della sua osservazione di uuo, o anche due secondi. A 19* , 27™ , il lembo del Sole seguita a vedersi fluttuante e den- tato ; ma i ùenli erano piìi distinti nel giro della proiezione della luna , ed aLbi&mo anc'.ie osservalo la parte della luna projettata sul Sole fregiata di un sottile orlo di colore cincriccio , della larghezza di circa 5" o 6" (2) . I 'tratasi la Luna sul Sole si vedeano distintamente le irregolarità del suo contorno. (1) E«n&;:on:o n.o 30 pag.42/ (2) Questo fenomeno ò stalo notato da vari astronomi principalmente nell'Eclisse annu* lare del 7 lettebre 1820. Vedi Brioschi Commentari Ailronomici della Specola Reali di Napoli, ^ach-Correspondance Aalronomi^ue voi, ^f 421 A 20* , AO"" , calmato il Tento , il lembo del Sole si vedca stabile ; ed abbiamo osservalo che le punte delle corna invece di Tcdersi acute , sembra- Taoo alquanto troncate. A 21* il tempo si fa nuvoloso , e e' impedisce seguire il fenomeno. A 21* , AA" si vedca il Sole , il suo lembo era fluttuante edeutato , ed il fenomeno cru presso a finire . A' 21* , 51»" il Sole è coverto da leggieri nuvoli ; il fine dell' eclisse non si osserva bene : Rinonapoli giudica essere avvenuto a 22*, 0"* , A7',92, t.m. incerto ; e crede 1' errore essere di parecchi secondi . Durante l' eclisse si son fatte le seguenti osservazioui meteorologiche. Or. dell' OS. 1. ir»' 18*30" 19 11 19 35 20 05 20 35 21 05 21 35 22 10 Barometro a zuro 753, 93 75A, 50 75A, 59 75A, 89 755, 95 755, 29 755, 28 755,11 Term. est. cent. sul terrazzo 18°, 9 19, 3 19, 5 19, A nel pianu dell' osservai. 19, 5 19, 7 19, 7 19, 7 19, 5 19, 1 20, A 19, 9 20, 5 20, 3 21, 3 20, 8 Umidità 931 88A b58 818 829 842 937 5lato del cielo alq, nuv. idem, idem, idem, idem, idem, idem, idem. Venti Diieziooo OSO oso oso oso NE SO so so Forza d d d d dd dd dd d N. B. Qui si rapportano le osservazioni fatte sul termometro posto al pia- no dell' osservatorio ove si fanno le giornaliere osservazioni, e le altre fatte sa di un termometro pria con quello comparato e poi esposto sul terrazzo ove si è osservato l'eclisse, attaccandolo ed un muro esposto a Nord. Ed è da osser- varsi che questo ha segnato una temperatura costante fino al mezzo dell' eclis- ae che in prosieguo è aumentala. Lallro ha segnato prima una temperatura costante ; nel mezzo dell' eclisse e ribassato di Icmperalura, che poi si è rimessa , ed è in se- guito parimente aumentata. 422 Di uD tale fenomeno uon abbiamo saputo fare altra argomentazione che la seguente. Il termometro esposto sulla terrazza, comunque rivolto al nord, e riparato atfalto dai raggi solari pure era esposto alla emanazione di calorico dei corpi circo- stanti i quali durante la presenza del sole n' erano stati penetrati, come paviniento , parapetto, muraglie ; e quando avvenne la massima oscurazione del sole , da que- sti oggetti il calorico clic se ne emanava ancora era bastevole a manterne il mercurio alla medesima altezza. Il termometro sito nel piano dell' osservatorio sta appeso in un yano di luce formato in una spessa muraglia di sei palmi, e non ha oggetti circostanti molto vici- ni, potendo essere i più prossimi a circa 100 metri, quindi non risente altro che la influenza dell' ambiente : e quando nella massima oscurazione del sole l' atmosfera è stata meno riscaldata pel molto diminuito numero di raggi solari che la coropene- travano, essa sola ha influito su di questo termometro, il quale ne ha risentilo e pa- lesato r effetto : e vuoisi notare che in quello istante della massima oscurazione sol- tanto, il vento ha spirato dal NE. il che avrebbe potuto produrre che mentre sul primo termometro esso spingeva l' atmosfera riscaldata dal calorico emanato dagli oggetti vicini, sul secondo inviava parte della totalità dell' atmosfera medesima cha risentiva della privazione de' raggi solari. Dall'Osservatorio della R. Marina li H ottobre 1847. JlDiretlore interino deir Osservatorio della R. Marina Tenente di Vascello CàV. MmIO PdTRElU 423 CORRISPONDENZA Con lettera del 18 settembre S. E il ministro degli Affari Interni appro- vando la proposta dell' Accademia, pel viaggio del socio ordinario D. Ernesto Ca- pocci in qualche luogo dell' Italia, o?e 1' eclissi solare che doveva aver luogo il 9 ottobre sarebbe apparso annularc, gli accorda i ducati 200 proposti dall' Ac- cademia per tutto le speso occorrenti. Con altra ministeriale del dì 25 del mese stesso si dava parte all'Accade- mia, che S. M. il Re N. S. , in vista del favorevole rapporto fallo da questa al sig. D. Annibale de Gasparis (1) gli aveva accordala la laurea gratuita in Ma- tematiche , da prelevarsi dalle otto annuali per la Facoltà di tali Scienze nella elegia Uoiversità degli Studi. Con un terzo ufizio , dallo stesso Eccellentissimo Ministro direttamente in- TÌato al nostro presidente , gli si partecipava di essersi al de Gasparis accorda- ta la gratificazione dimandata dall' Accademia , pe' lavori distinti in Astronomia da lui ad essa presentati (2). In data del 20 ottobre S. E. il Ministro degli affari Interni rispondeva nel tcDor seguente ad una rappresentanza fattale dall' Eccelleotiss. nostro presidente , sig. marchese di Pietracatella (3). Napoli 20 ottobrt 1847. Eccellenza » A' 1 5 dello scorso mese V.E, si sei viva trasmettermi nn ufizio, nel quale era proposito della convenienza di cangiar metodo quanto allo acquisto di giornali scien- tifici e delle altre opere, che annualmente si commettono allo straniero per conto (1) Atti della tornata del 9 febbr. cor. ao. (2) Veggansi quelli per la tornata del 24 agosto p. p. (3) Una tal mìnistcrialo si ù qui creduto necessario riportarla per intero, affinchè i soci ordinari o corrispondenti no potessero aver conoscenza, a fin di prevalersi con loro comodo o vantaggio si della stanza di studio ad essi assegnala che do' giornali provveduti principalmente a loro U80. 424 della Reale Accademia delle Scienze, e , raccolto il voto de' soci, proponeva che dal vegnente anno in poi quel Collegio dica di quali giornali e di quali opere scien- tificLe ha mestieri pc' suoi sludi, e trasmetta per le vie regolari 1' elenco alla Giunta della Biblioteca Reale Borbonica, la quale prese le debite associazioni, e ricevuti i libri li allogherà in appositi scaffali chiusi nella stanza che ormai trovasi assegnata ad uso di studio per gli accademici, onde questi possano consultarli a lor miglior a- gio, e rimangano cosi tolti tutti gì' inciampi che presentano i metodi in vigore, sia uè' conti che la Società Reale dee tenere con la Biblioteca , sia nelle varie gite che debbono fare i soci per istudiare i libri ed i giornali di che e parola. « » Avendo in proposito interrogato la Giunta della Reale Biblioteca, quel Consesso ha applaudito al prngetto, dichiarando che può adottarsi con comune soddisfazione e senza tema di alcun inconveniente. Laonde io approvo la proposizione dell' Acca- demia, e nel darne 1' avviso a V. E. in risposta al cennato suo pregiatissimo uflzio, La prego disporre tutto che nella sua saggezza stimerà conveniente, onde il novello metodo sia recalo ad atto, abolendosi il Gabinetto di lettura, che per al presente 6 nella Reale Oflicina de' papiri, e disgravandosi la Società Reale Borbonica delle lar- gizioni finora assegnate nello slato discusso in favore di taluni di quegli impiegati. « » Con questo fine scrivo analogamente al Presidente Interino della ridetta Società Reale, affinchè si metta di concerto per Y oggetto con 1' E. V. « Jl Ministro Segretario di Slato degli affari Interni N. SjNTdNGELO Con una compitissima lettera del 30 di tal mese, 1' Eccellentissimo nostro presidente, D. Giuseppe Ceva Grimaldi marchese di Pielracatella, inviava al se- gretario perpetuo la raccolta di tutte le produzioni del suo ingegno, già prima separatamente pubblicate, ed ora elegantemente stampate nella Real Tipografia, in due grandi voluiui in 8°, donandone un esemplare a ciascuno de' soci . I CI co .1 1 -o «3 •o o o ■.n IO :n ■.-J ;.'^ ■.o 1- ■.ry ^^ :0 in :T •zeiii|j,)(| o ^•* :0 -" -.— tfi IO i2 IO :0 a a s a s '■'■"'.l OllMZlIi 5 i > = = > > e . tj ~ ". ~- .'.•>> -/3 P|'i"|rnj !P "l'"i,I ^'^BlI^B'^^^^^^^^-^^^S^^^nnS^S^^i^" CipilSPjJJ 2 S! iS = ? ì; 2; i;: /-' s .'- r r » r S 'i 9 £ ^' ^' " •- = « = •- '- -f' ^^ — =^ ■■' ■'? =o — i?^ ••' i^ :f;--> -c 10 -.j-j :(»";■;" ■•;"■-" ;f;" :-"-*"»■*" -^ -^ -^ ■■£ -.r. -^x ri ci!l'!"'n TI _ :£ 1 - o y: •.:: C-. i~ .= — -r C-. o -j :? i; r; i .7; ?; t X "T S <5 = -5 ^ = = ^ — X :o iO ;s — -= » TI (T. ; 5 '"i ^ ~i ^ :o ^- r: c^ -•* :- -- 1.-5 -.0 :.- ;c X ,= ,= .= = 1= ,s i- ,o 1= r- .-- 5 -i: r: ; •JOISJ -"'"' !0»ff< r~ — o — i-r-. =o~_-ia3=jc.o.^ ?; ,= 71 r: -*-•«•=;:.- r: e 1- - • ninni 1 1 T I *-■* ^5^* ^ ^ -^ :0 "?* -^ »■* : O — 'M :0 -■* o O '^T ?o -.•* -'I oì r^ r* *^ 01 oi -* —ì y' -T „ iiiniii.ioj I ^1 ^1 -., ^1 -^ -,, -.1 .y, ^, -.1 .., ^, .,, ., ^ =; „, _, _, „,' .;; y, v-, », «j i| i.-, 4! i 2 .2 a i- -o = r: -M =-. r: — -j; -.i io -- r: — -M 3 i~ -* — r: r: x — •- — . — ■. '■". -t ". ^1 ~. -"t ~ — . •''. '". =? -, =^. ~. =? -"v — "i ■■' >-. 1-, — =• 3^ ":. X — x !-:_ -jo ^' rx .^; r« ?^ rt .9 '2 •- '2 ""* "* -^ ^t T '^' '^'* ~* -"' '^' ■^* '^' ^' ^ '"* *"* "'' '^'* —*-•** 1^ 1^ 1- i~ I- i- i- 1- i- 1-; j.: i^ 1- 1^ u i~ 1- i- |C I- 1-^ I- 1- |4'|:. 1;. i^. 1- j" 'j^ E|)c!"nj !P oi"n.I •.o X " :0 I - 5 ^ = o 3 r^ :•: T :- o — e : " i~ :": e .0 rt X - X s rj o I- o -.s '-_ o i-_ -■♦ =5, =: o r: TI ;.= -s — SI I- .; :-;.■' — — rs X :•! io 3 r: iv sO -M r-'t-'i-'.-'zOt-'ci e: rf o'--' :o r; -j; -s -o — " -o' i-" -^" ^-«•' 3 -m' r-.' r-' i-T -j' .-i ««cT i- -* r: !K' X -- X 1^ I- I' iìli.iiisn|3 -■» e l~ — ^ X ro "-3 ^ ^ ■': — -•' C-. X — TI :- - - — X ^ -^ — O Ti 1^ •- o TI -■' TI — I- rr -•' e. _ TI TI 1- O — — — -■' e: -* .T. — 01--- ;.T TI =5 -■» C: X 1^ :T TI " niipniifl -M -rr TI \r r: TI -ri I- -M X -M 1- .•* * X *- ;ft :» l" -^ •^^ '" 1^ •* 1- » — — — ~ 1^ !l "" •" '* ■^ •J.)I O r? ;;r :0 — TI O « X :T v; rT 1-- TI o :-: x_ O :T l;_ O ^_ C-. Tl_ --'— Tf:'- :T ■-=' =■' ■-£■-: S ;;':-■ f -T "^ x' tC -■£:■£ i-{,r' 1; ^'c; ■^" TJ cC rr rr o i^ |V i'- |V i-' |V r^ I- i-" I- I -• I- i'- I-" i"-' r- r~' 1- I-" 1- "-" i- "i~ i- i-^ i- i~ >' i- i-^ rpiMrillJ i;i 0|iin,| :; e = .- 1^ :T r: = = r: o = i r: 3 X e: = x :-: i- = ~ x — e o i^ -.-5 o .?• i- — ;£ — o X X C-. 1 - :j « IO — e -t — TI x_ — --' r; : . _ ^ -- ss i- ■»- n t-^-^' Std in r~ :o —X — — -•*' :T :T -TiT T>':T r- I- r: TI ^ i~ r~ -J :T -o «; ai VI!'^!1^''1:I = - X --. .^1 i.- X X r- ;£ 1- .: f - = X T^ — . -.o. I- r-. C-. r; e :■> ; - X o ■:: TI I- '-. 1- :^.--. Vi b i- x ■-_ :t =0 n -- =:_ •-■:. - t; -■> e. -- - = ?>. ?l!P!"'l1 _ _ . _, .^ .- ,.. — _ .- X 1^ — r; 1- I- r^ TI TI — ^. e — :T O TI :T — TI X ■£ X, t S'i .-^ X r! o — - 5 IT :- - — X TI r; ;T = - = -- = — 1- TI X !-5 O = Z' 2 j.; :2 g !j g Sj ró o 1- ià 1= 1- := v: = 1- X - ;3 :-: X X I- I- i- :-: sn •iiionij.i j. ffi ,^ = => TI 0 = r> .3 = =0 - :-: -. -- •^. t- n -. - -^i ■■'=. n •-. -. •-. ". ^. n » I .. ., — I, - — TI — — -t ./ -- i~ r: X -- -^ TI -■* r: rr — :T -.e :T :■; i :.t I o -, p 5 2 i.; r^ i, In TI 4ì o ^* - X r: X I- X TI •.= - t? X TI K^ :t rr i ti o x I »-■ r;—Tr:T:T-,r =■-='■--■ -':0-O^T:Tr;X — :T:Tl;r;l; 05^ ITTjr^ ^ la " il;3Ì;;:iJi:i"i3i^.^:^Ì^;^Ì-i-^Ì-'-'-i-Ì-i-i^,ivVJ^i^,>^'^ ^^^^^^■■■^^■^^^■■■y^^ff^^^^^^S^T _-. :-: vs 1- ve r. = — ti — .- :- •-: 1^ X C-. = — vv.n V7T30 1 VH"! ; d ti ti ti ti ~i ti ti tì r: __^__^J_^__^^^_—j-j^^^^^^^^^^^^^^^ ^ - 1 X * - X * "' 1 V' X ! X .. — ■ X c^ '■t X i^ '- X -M r- --* " '^ ■M et -- -il !LiiÌL MS lU -" TI 77 -* :0 O 1- X Sii X P t^ r~ .1 ■= _ -, — .- ;- — )~ X r-. o — TI rr .-' :•; :c 1- X C-. o J r r — - " .;i ^ ;_ U — i- — — TI TI TI TI TI TI TI TI TI ti rr \ ^ — 'Jl ^. ^. ^ 3 -' GI0K^■l DEL. 1 ^i M M I -j -j -I -I -( ~i ^t* li i-^ l'I/ i>irioTiricP I Iìkihni di:i,i.a li .w Tsr -( -I ~i ^1 M JT^^ff^F M ijZàiJJ M) t* E 00 O: -1 ss ce O OC =3 OJC 0_X e. C5J-I 0_0 O O ce -I Ci-l to VV"o "J a: a e VI*'— ce 0!0 '-'^1« a'o:i;tlo oo*i-ob: o o o tots i>o o !n 5 t; 3 M Ttrmoiii." csler. . ^j „ . ^. „. _,. --. oc ce oo ce «^ M 00 ce M C5 ut *^ "^^ e; uo uu i-w w. tv w* -j w- c^ C5 Ci c^ e;: c;^ --< C5 — — — ^ e: ^ C! .— i-a li ^ v: Cfc w ri ic o ^ e Ci oc o M -J •T O 00 00 00 05 4i- 05 -a C-. . - jt o o --1 c: C5 o — O ♦■- .1 oc li C-. 4): O C^ O *.- C5 — -< Umidità (U « li iJ li li o: Ci ■(.- tJ! e: liJii- i= J'=>'=5"^'5^,"5*j^'>"PP5"-5~i"," *" *^ •v- "^ \~ "— "— "wj o V o: 'c. '— OC '-4 V M M ce 00 ce "►- e '-J '►— li oc o ot o ce o >-» oc 3 C! t: M M O ce O ce T-- ~l ►- O' M JV M Ci f- OC O C. - 1 >^ ^-^ « li 0= Cfc O ce Elasticità o Ci y; O -Ili — —..-»-. ^*. — h* ^.*. »— ti li li li li li li li ti — — — li li ti li li "-^ "^ "^ ^ li cn iji *- o: w »i- 00 ce ~ip o o ——__>- —;- — 5^^^ w ti.T".'"T*. - - ■^- '^ li 4« Ci V: e Ci o « >— '-4 » -J 00 '^ V/oc o ^ o o o -a I« o ~i Ó5 «o "co o le 1 Teniiuiii. ester. i,~-i;«c:*-4 C;: iis CJ: O^ w^ O' wJ t^ a= li c w — — — o 5; CI CJ! M OC X ^ o '^ c:; i-i^ o; p M o; *•■" r--- *-' oi o o c:i o o V| li. Vt ^ Vi cj — o o Vi V V V li» M o ^ t>i> w w "«-4 o V 05 CR ^ o ^t w co N^ w O O — C)s 3C O *"-" CS'^CCOt'aCaGOOtC/^CiXCr^^CfflOK^t.OOip-OÌ^CHO ^.-. — -* — ■— .— .1-* — N-> (o ic li- iiì li li Hi li- IO - li) IO IO li* li* ti ■- i-y i:^ *^ i:?? _ — > — M. — —._.— ti IO li ii li li li li li) - li li li li li li ■- li 5i >- li Ci *.- w- i! ■>■- .rr- ;o 30 oo — >*,"*,►* '*'.>'^ ~r*Pi^P^Pr*r*r~P "4^i^P o ""-- >- ti cn o "o e "b 00 01 e li) o Ci V 00 o o Ot la o '^ *• bs 50 o o '►-■ oi o Teriuorn." ester. te ìi Ci Ti li O oc K. ce o: Ci Ci CJt ti O Ci ^ oc li Ci C: Ci li) M US W O O li * ti Umidità ij;o«i;iii5^-«!-,i-*-c5 Ci Ci Ci Ci w e o= *•- e- li o: +ì-j:«j~i Ci 0= co w *^5« V a: — V'-J 0^ o^TÓo w V 0 — li ^ J^ i ^ ói óo ito 00 -^0 Ci lo ti o"*- CJ;COOC):cC'^i5^;5^-.^»■'«ooc>otiCiOt.-95•^OM*-l"JOo;D^-otH* Elasticità tak h^ w^ ^ ta^ 1^^ h^ I-* h^ h^ ^^ b^ ^^ fc* ^^ ^^ *.* "* t~^ ** ■» ta^ .^IOOC5'^T*^OOOIili^^lCiOCii=MCili^<*?'*='COCiOOOC/tOC50j!.' "oc -* li 00 "c;i o ii Ci 00 o Ci C)5 Ci ci lo Ci c^ ci c;^ co :o co ti co w 00 O'- o -^ li -.-i 0 e: b Ci v5 -: Ci e — o oc e: e: oc ot o ti- o -t != i= i= o ì; e o^ w = J. /j, V) -i ii? >-. 5 '^ '■'■' S O S O S 5 5 $ " a.a.a,s,2 = ?=»-■ 5 5~a.~=.=-a.^3^s.a.B.t.o.S-.s-'»-^3 2 Forza Dirczionu i 3 ($ CI co 9ì - ^ ut Ci co Declinaz. Inclinaz, o u 1^ u e o H H ^ AS o cL o "5 tc^ ^ o 1|11 -n > j= .2 . — ^ . rt (« e > rt « I- 3 > > Ti '•) ^ Ci '^ > « £ > t^ e 3 o u T 3 l: C T — •j e e «J e 3 o • C . S c . . C • . C irt (• U b. ta b. L. k W .* fc- la « ^ j! « 1^ un U3 va ui (o tn US UD ii ^ i "S ^' ' i 3^33.— -3 >3 ^ <« i — u. .2 " • > r3 > U3 t; = t t 1 2 = . > > i = i.= = 3 = ■- 5 '- 2 2 V v s e ;y = 5 «1 C tn S§ ^ . . 5 i •: S E* >=:> = ££■■" =- -- = = = a.i.i=i. '^ « cL". i lI u > tJ -; ti t* ^ l; 3 (A * - " t/i (£. — 3 tA fi i C^ "^ h . -A ;> J 5 ;j :- 3 3 "« "* " : w E E >>>-3 i-Mii— eo.2 .2 5) 3 " iJ > 3 a = VI J, — •« — .= ^ • 1. " e . ■= ■" 3 . • . =. . « e. "^2 !':i.i3>a- ; >• 3 >J:'-S ■ 3 e = ~ ■- > C . i ;c.2 S S '"Ora n u > -o-^ S " s > I si '- '- a: 3> s 2; > >■ .: 2; i 5 >■"'-■• ^ ^ >■ = iJì =i"g S§5S2 ;» '- ^ i It ^ - v> « o H Cioo OC.?.-'OaM OW^oPcS O'owar^oo 00 = W0 So^o 2-^^'^^zSS ^■ — ■■ o' o' o" o" = o = = o" o" o' = O 71 o" o o' o' o' o' =' = o = o = o = => N .O ir = ,=;_~5i-_:-5_ sf; rs -; -« u-5 1~. :n e» -* rj -n =5 -m_ x t~ -o (N rj -J -m » ".n^.*^. '^ — "•M'sorJ' -" '^i ci C5 r? o JJ o -■»"=» C5"»'t- ao' a' » o ;s -* lO 2 2 — '"^^ o--» « to CI J jC = = :0 = = O O O :'5 ;-3 = :-5 ;--3 O O = O :r5 O :0 :-0 = ;-5 :0 O "1 = O :-0 %i;i^?i S^=n2;;s5^ ;;i?i;j25:?i?[ ^\^^^?^r^rx?^ ?;^^-- Vi rt / — 3 JJ te V - ■ o O O :^ O O O :fl O :ra :.0 :^ :n :r5 :fl :■'? :0 l" O O O m O O O :fl_ OOiOO-'5_ ^^Mi ^i'^iiii ?;=s^2^3^ ^5;ì^^^;s ?;^32:h O O O -5 O:'5 = 0:-5!00 -M o; = » :-5 X O O -■» -.0_ --^ ^3_ X >0 O "N O ^ -3 ^ ■-£ ri -A -A !-" :.-5 .2 -■♦' .* .-t' o' :-3 O 1-' :■; :.Ó r: O 1 -' ;0 -* -■' l'i -■» ^ Ì2 Ì2 Ì2 ^' ~ J — rè J ?b (N 4l tÌ TI (N ffl 71 -Vi TI -M T» S H -N ?l ^^ •N TI rM •?« 91 ff» ^ rN TI PI 51 '^' — -" - -M IO -M — -M o M o r» I-. o o M -M 1- •* -5 =5 o r3 -.n o_ .3 = o_ t-_ o r-_ i-_ ' ~{ _• _■ _" _" _" _■ -■ —" = o —-."_'— = o =" o' = ó =" =" 2 r, S ?i -1 5 2 4l M ^ TI rM -N TI -M n TI TI rt'l TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI jI — — X o ir; 1 C-. -.T — — rr T-5 1- TI TI :-5 1- r- rs rs:-: — = ti — :-: iT -< j» « r5_ oo— _— =>. £j 1 ~ 1- 1- 1- 1- 1- 1-1-1-1-1-1^ r- 1- 1- t- 1- 1- 1- 1- 1- 1- I- 1- I- 1- i- t- t- I- 1- t- O a -^ y, _ »5 -T TI TI O TI 1- O — T» TI TI -i = TI X !0 n "O — t- O X = =».". =^ = I- it t- i- r^ 1^ t- H- V- V- 1- i^ i- 1-: r- t- I- 1- i- 1- I- t~ t- i- t- t- t- »- «- i- 00 ci INUOIt) VNll'I vTina isv^ «(M«-» ^or-oooo- 22;--S!::2 s § ;; ?1 ?S ti ìn SSStiS u « © m U U t£ IO tO t£ IO K3 ■— O O OC -1 C: o: »■- IO IO ti) IO >— -^ — ■ ►-. ^ —. ^ >-. —. 1-. «IO — OOOO-I C5 0:*^OSIO"^0 oaMmoi.p-w IO»» i l'ASI di;lla Ll'NA GlOllNI M ">- O Oi e io lo "-J — "* IO IO IO IO IO oc cr o e e o o o: ce Oi e O vT W o o o oc 00 JS o e O: O '^'-4 V 00 O _t2 O O oc '-S O 'cA e: oc o ^ Io H^ ■ e _oo -1 _-j oc e; -1 e o 10 w *=- 4.-- o; «i- ot *- 4.- ci io >— jo cj •-'=■. e-, j^ ]o >— _— ce o 00 toìooccr-W-o o: -4 "oc OS oc o: o: otlo t«'o: o c'cc cocccooìoio cos' e/. ci e: ►». ^ ►- ^ h^ »- N^ h^ >- li li IO IO IO IO li tO IO IO tO IO IO li li li IO >— ti IO h» IO e. e: Ci: c". *- C-; 1= OD ♦■- e li ce ^ Ci »■■" *■- 5-^ _"" I— e e fi Ji i- — o; _a jo o li o e: 0:- >- ti IO IO IO IO IO IO — • ^ "* i-l; IO *- OC c ■— c ■— jo li ^ te oc ce ^-I o 00:0:00:0:0 eoo CCOO: IO li IO IO h- IO »> ^ w. O li ►- C _-: O OC M i5 o c c c c c o 0:0° bO OC Cii2- O Vc".- -1 O- C-. >— O: O O ce M ^ 00 o e e; b: oc Ci o K ce — io ■ t; o: e a 5: 00 : o: a. Ci ^t e io h* u» to w. M o — Vi" oa £. e e e e e e o o e — e e. e e e e: e e: e e o o e p e +.- o o _c — . occccocc Oic-iicc'cb ccocccc; cccoV-cc eoe: cScCCCO --ÉCeCCCC Ci-CCCCO CCCfi-C;-. co Ce:- =. cO 5? „ 2 i^ cr _ ^- H 2; - : K e Z >» 2, t/ VI 3^ 5^ 3< e e o o e e O §-ZC,>^^ c« K ^ — rr S'-^ K C z-^o c. BO^-22go ftcoocwo occ»:-;;?:^ X X X V ^ccc Z. X -y. X co P5 o ^ e =-•- £5 C 1. c 2 f^ e" o r- r- i»»<» « «•2 MEMORIE E COMUmCAZlONI DE SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL' ACCADEMIA, Considerazioni fisiologiche sulla cagione della infecondità dei mammiferi , e degli uccelli bastardi del socio corrispondente A. de Martino. La perpetuazione de' tipi delle specie animali primitive è garenlita da leg- gi quasi iuaUerabili , in cui le eccezioni sono assai rare e non mai permanen- ti. Coiiciossiacliè gli animali di una medesima specie , quantunque di razze di- verse , unisconsi volontariamenle , e il loro accoppianjenio è di una fecondila continua , cioè i prodotti delle successive generazioui sono sempre fecondi. Le specie differenti di un medesimo genere di animali nello stalo naturale raramen- te si accoppiano, sovente per opeia dell' uomo si uniscono, ma il loro accop- piamento è di una fecondila limilula , vai quanto dire che i loro figli sono in- fecondi. I figli generati dall' unione di due spe<:ie affini di uno stesso genere dicousi batlardi o ibridi , e la loro generazione dicesi ibridi.imo. Si è lungamente dispulato dai naiuralistl , se i diversi tipi , europeo , a- sialico, ciiopìco etc. , che sono nel genere umano , debbano esser risguardati come vere specie , o soltanto come razze differenti di una sola specie . A pane tutti gli allri argomenti : nel genere umano non ci ha ibridismo, l'incrociamenlo reciproco degli europei, degli asiatici, degli etiopici dà luogo a prodotti di fe- condità continua ; nel genere umano adunque non è che una sola specie, e mol- le razze. La produzione dei bastardi e frequentissima nei mammiferi domestici : cosi dà luogo a generazione di bastardi 1' unione del becco colla pecora, del monlooe colla capra, del cane col lupo, e specialmente 1' accoppiaminto dell' asino colla giumenta , da cui si genera il tnulo , e del cavallo coli' asina da cui si genera il bardotto. L' unione degli animuìi bastardi tra essi è generalmente infeconda . Nel quale fatto coslanle evidentemente si scorge una legge , la quale da una parto assicura la perpetuazione dei tipi primitivi , e dall'altra si oppone a tutta pos- sa a quella dei tipi secondari ed ibridi , i quali per ciò dir si possono tipi contro natura, L' unione dei bastardi colle specie primitive talora e feconda , \\ 433 ehiaiìsjtimo direttore della scuola Veterinaria , de Nunzio , ha riferito ed esa- minalo il caso di figliatura di una mula , la quale crasi accoppiala col caval- lo (t). Ma è da notare , che nel caso dell' unione feconda dei bastardi colle loro specie primitive il tipo della prole si avvicina notubiliuente a que- ste , sino a che le dilferciize ed ì curaitcri dell' ibridismo del lutto scompaio- no , e le deviazioni ritornano alia norma. La legge della perpetuazione dei tipi delle specie primitive ha indotto i fisiologi ad investigare nei caratteri comparati dei prodotti sessuali, uovo e spcr- ma , la cagione dell' infecondità dei bastardi. Le piìi essenziali condizioni del- la generazione riseggono nelle due sostanze procrcairici , e sono la preesisten- za di esse all' atto dell accoppiamento , la loro pcrjbUa coiistiluzione organica , la lora maturità , e il loro specifico rapporto. Una di queste condizioni che manchi , la generazione diverrà impossibile. Ora egli è pur troppo vero, che nel seme dell' ibrido più comune e piii utile , nel mulo , alcune di queste condizioni mancano, e però la unione dei due sessi di esso è sempre infeconda. Dietro la scorta di ben fondate osservazioni noi miriamo a dimostrare, che la caijiunc della ste- rilità dei bastardi mammiferi, e soprattutto del mulo^ sta evidentemente nel maschio e punto o ben poco nella femmina. De Nan-Jo nel citalo lavoro ha dimostrato , che 1° l' ovaia della mula e svi- luppata come quella della giumenta e dell' asina, 2° che nello stroma di essa v' ha un corrispondente numero di follicoli di Graaf , 3° che in parecchi follicoli trovasi 1' uovicino, 4" che questo ha normalmente tutte le parti che lo costituiscono, e non manca di alcuna per esser alto alla fecondazione ed allo sviluppamento,3° che il icm- po del calore della mula, il quale periodo ha lungo ogni anno nella stagione di pri- mavera, è carattarìzzato come nelle specie primitive dallo scoppio spontaneo di un follicolo maturo e dalla trasformazione di esso in corpo giallo. In quest" anno abbia- mo avuto occasione di dissecare parecchie mule per l' insegnamento di anatomia o di fisiologia comparata in quella Scuola , ed abbiamo non solo verilìcato tutti questi importanti risultameoti , ma ci slam assicurati che in niun follicolo di Graaf manca 1' ovicino , e che questo nel suo progressivo s>iluppamento soffre tut- t' i mutamenti che sono segni della maturazione . Sicché la sostanza procreatrice della mula , 1' uoro , considerata nella sua constituzione anatomica e nelle fasi della sua maturazione , si mostra perfetta , e sembra che 1 uovo della mula e della bardolta non dilferisca in alcun modo da quello delle specie primitive giumenta ed asina : esso adunque può esser susccltìvo di fecondazione e di svilup- (1] y. Atti del VII. Congresso italiano. 43i pò, massimamente se anche la sua essenza chimico-vitale , che sfugge ad ogni inda- gine , fosse perfetta ai pari dei suoi caratteri anatomici. Ma non è punto così dello sperma del mulo . Le osservazioni dello sperma di questo bastardo ne scoprono l' imperfezione , e fanno argomentarne l' incapacità a fecondare l'uovo perfetto della femina.U seme del mulo manca assolutamente di animaletti spermatici. Questo fatto già annunziato da Ilvbenstrcit da Bontiet e da Gleichen, cominciò ad acquistare certezza dalle osservazioni di Prevosl e Dumas ; i quali in un mulo in caldo, esaminato lo sperma in tutta l'estensione degli organi della generazione, non scopersero alcuna traccia di spermatozoi : de Nunzio e Ga- sparrini, e noi stessi abbiamo con ogni diligenza ricercata la composizione micro- scopica dello sperma di muli nelle favorevoli stagioni di primavera e di autunno, ed abbiamo riconosciuta l' imperfezione di esso nell' assoluta mancanza degli anima- letti. Lo sperma del mulo costa solamente di liquido, di cellule epiteliche, e di po- che granulazioni spermatiche. Sono appunto quest' ultime cellule granulose iu cui gli spermatozoi dovrebbero ingenerarsi ; ma pel contrario lo sviluppo di esse si arresta senza dar mai formazione ai filamenti. Le recentissime osservazioni di Uaus~ mann , direttore in Hannover , il quale si trova nella più opportuna situazione per fare quest' indagini, vengono finalmente a togliere ogni dubbio su questo parti- colare. K riconosciuto che i muli sono oltremodo focosi, e messi vicino a giumente in caldo spesso le cuoprono: or Hausmann ha profittato di questo atto per esaminare lo sperma del mulo, eiaculato nell'accoppiamento, e non mai vi ha rinvenuto sperma- tozoari. Tra le altre osservazioni, dopo che un focoso mulo di 12 anni ebbe coper- ta una giumenta in caldo, dice aver esaminalo sì kt sperma eiaculato nelle parti genitali di essa, e sì quello che a grosse gocce ancora usci vagliene dall' uretra, sen- za scoprir nessun animaletto spermatico. Onde nella mancanza assoluta degli spermatozoari scorgesi l' imperfezione della costituzione organica e probabilmen- te anche chimica della sperma del mulo. Dai risultamenti pocanzi esposti sui caratteri organici delle due sostanze pro- creatrici di questo bastardo si argomenta, che l' uovo delia mula può esser suscettivo di fecondazione, e che Io sperma del mulo sarà sempre incapace di fecondare. Il pri- mo dei due fatti è dimostrato da esalte storie di gravidanze e figliature di mule, come quella riferita dal de Nunzio e qualche altra che dipoi si è raccolta , e quelle che ^. Wagner mette a critica. In tutti questi casi le mule sono slate coperte da cavalli. Or se la storia dell' ibridismo ha sinora raccolti rari concepi- menti di mule, è pur certo che esse non molto spesso si fanno coprire da cavalli o da ciuchi . Non che noi volessimo dire 1' accoppiamento della mula col maschio di una delle specie primitive esser sempre fecondo : per 1' opposto ammettiamo che , laddove tra i sessi delle specie primitive talora la copula nel tempo della stessa fregola non è seguila da fecondazione , 1' accoppiamento della mula col cavallo e col ciuco h ìnrecondo il più delle volte ; la qual cosa o può dipendere da qualche riposto difetto della essenza cliirnicovitale dell' uovo della mula , ov- vero può anche contrihuirvi la mancanza di pcrfflla affinità dello sperma delle spe- cie primitive con esso. Sarehhe per avventura possibile, che la niu/a, la qua- le ritiene più delle forme di giumenta , generasse men difficilmente col caval- lo \ e per contrario la Lardotla , la quale molto ha delle fatlezze e della vita dell' asina , concepisse con minor difficoltà accoppiandosi col ciuco ? Dall' al- tra parte tutte le osservazioni sono concordi a negare allo sperma del mulo ogni virtù fecondante , per ciò che all' accoppiamento di mulo con giumenta o con asina non mai ha seguitato gravidanza . A corroborare questa conchiusione viene un fatto , sul quale Hausmann ha portato 1 attenzione , che cioè il calore del mulo sembra indipendente dall' azione dello sperma sull' economia : dappoi- ché dopo la castrazione nei muli non cessa , come negli altri animali , l' im- pulso air accoppiamento ; laddove ci sembra molto probabile la totale cessa- zione della fregola periodica in una mula, ove le venissero tolte le ovaie , del pari che succede nelle femine delle specie primitive. I bastardi di uccelli domestici si hanno facilmente , e porgono ad ognuno l'agio di ricercare nei prodotti sessuali la cagione dell'infecondità. Tra i galli- nacei si possono scegliere il fagiano che si accoppia col pollo ordinario , o le diverse specie di fagiano che ancora si uniscono tra esse . Tra i passeri il cana- rino volentieri si accoppia col cardellino , col verzellino o con altre specie di frincilla , il cardellino ancora si accoppia col verzellino. Ora è notabile che lad- dove l'unione dei bastardi dei mammiferi tra essi e sempre infeconda, l'ac- coppiamcuto di bastardi di alcune specie di uccelli è fecondo ; e dall' altra parte poi 1 accoppiamento delle femine bastarde con un maschio della specie primitiva suole ordinariamente esser seguitato da fecondazione . La spiegazione di questi falli la troviamo nei ritiullameoti delle importanti e belle ricerche di R. J-Vagiur sugli organi e sui prodotti sessuali degli uccelli bastardi , e particolarmente di quelli generati dall' accoppiamento del cardellino col verzellino fcmina . Dalle quali si vede che 1' ovaia della femina contiene nu- merosi follicoli in ciascuno dei quali v° ha un uovo fornito di tutte le sue parli essenziali, e questo per 1 ordinario giunge a perfetta maturità. Al contrario nel maschio il testicolo è assai piccolo e rotondo, e nella stagione degli amori niente o pochissimo ingrossa, e i suoi canaletti seminiferi attortigliati e percorsi da ele- gante rete sanguigna rimangono laschi. I globetti generatori di spermatozoi spasso arrestansi nel loro sviluppo, come accade sempre nei bastardi maschi mammiferi ; ma talora veggonsi scarse cisti evolutoric irregolari di forma schiudere pochi spermatozoi. E da considerare però , che gli spermatozoi degli uccelli bastardi 436 sono sempre piti piccoli, con testa irregolare, e non hanno la caratteristica loro forma spirale. Da ciò che abbiamo esposto conchiudiamo, che la formazione degli sper- matozoi nel seme dei bastardi o non ha luogo , o è imperfetta ; dove che pef r opposto r uovo , anatomicamente considerato , è normale , ed ordinariamente giunge a maturità : e quindi la cagione della infecondità dei bastardi o starà tuttn nei maschi , o soltanto in debol parte sarà dovuta ancora alle feminc . Nota presentata alV Accademia dal socio Capocci di ritor- no dal suo viaggio astronomico a Trieste. JECCELLENTISS. SIC PreSIDEIVTE , SIG. CoLLEGHI. Ho 1' onore di esporvi di aver con prospero successo conseguito lo sco- po propostomi nell' osservare l'eclisse del 9 dello scorso mese di ottobre, essen- do stalo propizio il tempo in Trieste , ove mi era trasferito a fin di osser- varlo annularmentc , nel mentre che in Venezia , ove in prima aveva divisato di fermarmi , ed ove in fatto si fermò il cav. Carlini , il fenomeno non fu visi- bile per le nuvole , la quale contrarietà si è pure incontrata in molti luoghi della Francia ove 1' eclisse era pure annulare ; sicché le mie osservazioni divengono per tal motivo anche più impor(atiti : esse d'altronde essendo state fatte insieme coli' al- tro astronomo di quella Città, il sig. prof. Gallo, confermano pienamente la giu- stezza della mia teorica intorno alla spiegazione di que' fenomeni ottici, su cui aveva jireccdentenicnte attirata l'attenzione dell' Accademia, oche avevano pro- vocato il mio vi;iggio , e le spcricnze in proposito. In attenzione delle notizie di tutte le osservazioni raccolte sulla linea percorsa dall' ombra lunare , ossia della fase annulare , ho voluto dare immantinente que- sta breve notizia del mio viaggio a questa Reale Accademia , la quale nell' an- nesso foglio troverà tuli' i particolari cronometrici e fisici relativi alle osserva- zioni da me fatte ; per poterli prontamente inserire nel nostro Rendiconto , ri- serbandomi di tenerla informala in una conveniente memoria di tulle le di^- duzioni teoretiche , e delle esperienze preparate ed in parte già fatte , quando avrò raccolto e posto a profi lo le suddette notizie intorno alle altrui osserva- zioni del presente eclisse. i37 Osservazione dell' eclisse annulare di sole de' 9 ottobre 1847, felle in Trieste al fanale del porto. Nel giorno precedente all' eclisse ( l' 8 ) il tempo si era mostralo molto av- verso rabbuiandosi scin[>i-c più , e verso la fine del giorno riversandosi dirottissi- ma pioggia, con forti stariclie elettriche , ma il mattino seguente il cielo inopina- tamente si era serenalo, e 1 aere si vedeva irradiata della più viva luce . Questa serenila per altro ne imponeva più di quello che realmente fosse favorevole alla visione distinta in questo importante fenomeno : perocché non prima posi r occhio al cannocchiale (I) diretto al sole ( d'altronde ancor mollo basso ) che ne vidi il lembo tutto frastagliato, a foggia de' denti d" una sega, ed oscillante , per le contrarie coiulizioni in cui trovavasi l'atmosfera, forse agitata nelle regioni superiori e vdala da rara caligine alcun che tenderne al rossastro . In questo men- tre accadeva il printipio dell' eclisse, quando sopraggiungeva il signor Gallo , pro- fessore di Astronomia in quell' I. e R. Collegio Nautico. Questo istante era mollo iiictrlo , e corrispondeva a 7'' 1 1' 30" del Cronoraelro di Breguet , che io aveva portalo meco, e che va prossimamente col tempo medio (ritardando pochi secondi al giorno) (2) . Coli' alzarsi del sole il suo lembo diveniva alquanto mon dentellato Ma ad ogni modo noa lo era mca di quello della Luna che si projeltava sulla superficie del medesimo , e che nello slato di perfetta trasparenza nell' aria si suol vedere tutto merlato dalle sue alte montagne , che assai meglio spiccano sul fondo chiaro del sole, che sul fondo oscuro del cielo, nelle osservazioni delle fasi ordinarie . Ecco r osservazione della maggiore delle macchie che si vedevano in gran numero sul sole, riparlile in 10 principali gruppi più o meno considerevoli (3) . a T' 25' 26" Il lembo della Luna occulta il lembo anteriort della Macchia. a — — 3,') ne tocca il centro (s intenda sempre del foro non del basso fondo) a — — 45 ne lecca il lembo pcstenorc, e /" occulta interamente. (t) Questo aveva 11 decìmetri di lunghezza focale o "2 millimetri di apertura , coli' in- grandimento di circa ìO volle. (2) Ho preferito di notare gì' istanti , come si sono originalmente osservali al cronometro perchè i mezzi colà trovati per l'esalta determinazione del lein|io asiululo del luogj erano scarsissimi, essendo sialo costretto col signor Prof. Gallo a prenderò le altezze del Solo con un Sestante di marina. Dd resto la conoscenza del tempo assoluto nel presente argomento , era per me cosa secondaria. Ad ogni mudo dalle mio osservazioni il mezzo di vero al cronome- tro risulta al.* 59' -2". (3) Il Disegno che qui non accade di riprodurre , darebbe all' uopo ogni dilucidazione per togliere qualunque equivoco sulle osservazioni di tali macchie. 56 4:^8 Ali 8* mi era semi r;ilo Ji soorgero il lombo della Luna fuori del disco solare die nudava occultundu . Ala cangiando la posizione del cannocchiale mi sooo avve- duto clic era una illusione che proveniva dalla riflessione della luce nel cannocchia- le mcdesiiuo. dijicndendo dalla posizione dcll'oggetlo luminoso entro il suo campo. Ilo voluto notare espressamente questo inganno , per avvertire gli osservatori a guar» darsene in casi simili ; non volendo per altro con ciò infirmare le positive osserva- zioni fallo in altre epoche su tale curiosa visibilità del lembo oscuro della Luna, e spccialiuciitc quelle fatte nella occorrenza dell' eclisse totale del 1842. Ecco r osscrvazioDC di un altra bella macchia a doppia apertura , o vogliam dir nucleo . ad 8''. 27' 18". occultazione del \.° lembo della macchia, a — — 32 — — de! mezzo « _ _ 45 del 2°. lembo Le punte de' due crescenti vanno rapidamente divenendo più strette , e si van- no tra loro accostando . Sicché la formazione dell' anello non può essere molto distante. Ilo fatto continua ed espressa attenzione sul limite del lembo oscuro della liUna dalla sua parte interna, projellato sul sole , per vedere se qualche apparenza simile a quella veduta dall' Ulloa mi si presentasse ; ma nulla ho scorto che po- tesse somigliare a qualche cosa di luminoso in que' limili. Inlnnto lo spazio oscuro frapposto tra le due corna lucide va restringendosi ed assottigliandosi con sorprendente rapidità , come se il moto relativo della Luna s>i fosse accelerato tutto ad un tratto , E se non dovessi attribuire alle oscillazioni de' contorni de' due lembi le apparenti variazioni della forma delle due corna, po- trei, e dovrei notare come cosa positiva una certa ineguaglianza , una certa trepi- dazione nel corso del nostro satellite, come se procedesse per balzi e non con moto uniforme. Pochi secondi prima della formazione dell' anello ( forse un 20".) quando ancora le punte del crescente erano separate da un arco oscuro di una 20"" di gra- do,questo arco apparve improvvisamente congiunto da un sottilissimo filo di luce che orlava il lembo lunare in quel tratto non ancor giunto a projettarsi sulla superficie rilucente del Sole. Questa linea luminosa era d' una estrema debolezza e quasi cre- puscolare, ma nel medesimo tempo era perfettamente ben dillinila , e stretta senza sfumature sufllcicnlemenle estese, per potersi rendere sensibili. In questo filo , di là a pochi altri secondi (2" o 3"), apparvero de' punti luminosi (forse una dozzina ) tra loro disgiunti da tratti in paragone oscuri piii o meno estesi, da dare all' insieme quella somiglianza ad una filza di perle o di paternostri d'un rosario che molti ave- vano anteriormenlc ravvisato in tali eclissi. Così parimenti avveniva che cotesti tratti A39 o interstizi oscuri prontamente s'andavano accorciando e sparivano tra l'una e I' altra sferula lucida che, allungandosi da' lati opposti, tra loro si congiungcvaiio. Tutto (pit- sto era stalo ben chiaro e corrispondente a quanto eravamo preparali a vedere dietro le osservazioni de' precedenti eclissi ; ma due altre curiose apparenze ci restava a riconfermare e studiare attentamente : l." La dill'ormazione della circolar curvatura del lembo lunare nel trailo prossimo al punto delta separazione o dislacco di esso lembo da quel del sole , la qual curvatura altre volte era ivi divenuta assai piti forte e proluberaote , come se una speciale attrazione sforzasse la Luna a restar congiun- ta al sole e n'allungasse 1' apparente diametro verso quel punto. 2°. Le liste oscure parallele e ben diffinite , che in tali momenti di distacco, s' erano pur vedute tra i due lembi , come se una materia glutinosa vi aderisse, e nel distaccursenc avesse dato origine a quc' filamenti. Il primo di tali fenomeui che giustamente dal signor Àrago è attribuito ad una illusione ottica proveniente dal non trovarsi ben posto al suo giusto punto V oculare di un cannocchiale(comu io pure aveva provalo col riprodurre artilliialineate il fallo^ non doveva punto apparire se i nostri stronienli fossero stali bene aggiustali alla no- stra vista;cd in fatti nò il signor Gallo ne io scorgemmo nulla di simile nell' indicato punto del lunare perimetro, tuttoché il mio cannocchiale, che ingrandiva meno, com- prendesse quasi tutto il globo lunare nel suo campo , e fosse perciò altissimo a di- scoprire sill'alta dilTormazione laddove fosse apparsa . Aveva ben voluto spostare V oculare per veder di farla nascere espressamenlc; ma non ardì di farlo per tema di mancare l'osservazione dell'altro fenomeno, che m'interessava assai piii, e che richie- deva la visione al suo più alto grado distinta . ISIa questo risultato negativo prova abbastanza la giustezza della spiegazione di quel fenomeno ( I). Passando ora a discorrere dell' altro fenomeno delle liste oscure parallele a for- ma di pettine, debbo dichiarare che mollo confusamente mi si e mostrato in questa occorrenza , massime nella formazione dell anello ; e se non fossi stalo con tanta preven/.ioiie attento a vederlo nascere , dove sapeva certamente doversi injjencrare, dillicilmcnte non sarebbe sfuggito, anche ali osservatore piìi penetrante. Giacché le oscillazioni de' lembi li confuse insieme per quello spaziodi tempo nel quale lapiccio- la distanza Ira loro interposta doveva produrre o fare spiccare le linee parallele sud- dette ; le quali nella presente osservazione non furono così forti e lunghe come nelle altre, e specialmente nell' eclisse del 1820 da me osservato sotto il Direttore Rrio- schi. Qnesta volla le dette liste sì videro , ma furono fugacissime, e nel mentre che allora non oltrepassavano le dicci, ora erano senza paragone più numerose ma sot- (Ij Qiiesla prova diretta si è avuta negli eclissi artiGciall da mo riprodotti, come distiota- mente sarà riferito io una apposita memoria. ad 8*. 29'. 18" ad 8. 35. 8. 5. 50. 4i0 tili, e brcvissirae tra il riboUimcnlo de' due lembi , gii» abbastanza alloDtanati tra loro e pur tuttavia apparentemente in contatto. Il tratto di questi lembi nel quale appar» vero queste soitili liste parallele tra loro e perpendicolari ai detti lembi,si steadeva per 15 o anche 18". L' osservazione relativa all' anello è la seguente, _^ V Anello si forma, r anello si rompe. Durata dell' eclisse annvlare. In questo interTallo bo osservato l' occultazione del centro d' un' altra macchia ad 8''. ÒT 16". 11 centro della gran macchia vicina al lembo orientale del Sole si è occultata a 10''. 0'. 30". Il fine dell' eclisse è avvenuto a 10*. 2' 45", 5. Il sole in questo punto si vedeva bene, onde l' osservazione è priva d' incertezza Ritornando ora sul capitale argomento delle linee oscure parallele, debbo ag- giungere che desse furono parimente vedute dal prof. Gallo ; il quale, come abbiam detto, aveva non men di me posto esattamente l'oculare del cannocchiale al suo giu- sto punto. Pare perciò provato che in questo l' Illustre Arago non abbia colto nel segno quando scriveva nell' Annuario del 1846 che queste liste del pari che le dif- formazioni della curvatura del lembo piovenivano dallo spostamento dello stromen- to, che ingenerava un inganno ottico, e che chiunque avesse posto l'oculare del can- nocchiale al suo foco, non avrebbe dovuto veder né le une ne le altre. Per l' opposto il fatto di questa osservazione ci ha provato che le liste oscure si veggono tanto me- glio quanto più esattamente 1 oculare è al suo posto. A questi risultali dellosservazione dell' anello posso aggiungere un' altra spe- cie di prove che mi venne in monte a caso durante il corso dell' eclisse . Io sup- posi che quante volte il lembo della Luna che si proiettava sul sole, potesse venire in contatto con un corpo opaco che limitasse il contorno del sole, e venisse in que- sto contatto a toccare colle asperità del suo contorno il corpo opaco in una dire- zione perpendicolare , dovesse riprodursi il fenomeno delle liste oscure parallele. Perchè l' annullamento della doppia irradiazione, per effetto d'una montagna lunare, doveva produrle, come le produceva quando una di siffatte montagne veniva a toccare ll vero orlo del sole (1). (Ij La spiegazione e le pruovc sperimentati di questa teorica annunziata sia dal ^8^ no| D.falli posi nel foco del cannocchiale uno glelo , che trovai li a caso tra 1 erba, il quale corrispondeva nel bel mcizo del campo ove la visione era più netta ; e quantunque fosse levigaiissimo , non prima trovai col girare l'oculare la posizione opportuna a far si cLe lo stelo rimanesse in una direzione perpen- d.colare al molo apparente della Luna, che le liste in proposito riapparvero , e si videro Duraerose e sottili cosi come nella formazione e rottura dell' anello • la qual cosa feci anche vedere al professor Gallo che mi assicurava di averle ravvisate per bea tre volte : una volia alquanio incerlamenlc, due volte con distinzione perfetU. nostro UenJiconto , sarao più dilTusamento esposto nella memoria mentovata più sopra . Del resto una simile apparenza era stata notata dal signor Professor Nobile nel contatto eoo un (ilo dell'equatoriale, col quale egli osservava qui in Napoli 1' eclisso dogli 8 Luglio del 1812, come egli stesso allora lo annunziava a questa R Accademia. U2 CORRISPONDENZA Lettera diretta a S. E. il sig. marchese di Pietracatella , a nome dell' Accademia . Napoli i7 novembre i847% EcCELlENTISSmO SIC. PnESIDENTE Avendo io avuto l' onore , nella tornata di jeri , alla quale 1' E. V. non potè intervenire per incomodi di salute , di presentare alla nostra Accademia il pregevol dono , che le faceva , di un esemplare della raccolta delle sue ope- re altre volte separatamente pubblicate , sono stato da essa con ispecialità ia- caricato di rendergliene i piìi grandi ringraziamenti , e le congratulazioni . L' Accademia è rimasta soddisfattissima nel veder riuniti in due ben gros- si volumi in 8° que' dotti ed utili lavori , che 1' E. V. le aveva altre volte pre- sentati , e che avevano meritata la sua distinta approvazione , sia che fossero stali già precedentemente pubblicati , sia che fossero ed essa indiritti, per in- serirli ne' suoi Atti , come vi si veggono : ma più di uno de' nostri soci era dolente di non averne potuto aver copia di taluni, per essersi resi ben rari an- cora tra noi . Ed in questa circostanza ciascun de' soci mi ha specialmente in- caricato di ripetere all' E. V. i suoi speciali ringraziamenti , per la bontà che ha avuta in donargliene un esemplare ; ed io tra essi gliene prolesto le più grandi obbligazioni , dichiarandomi come sempre. Il tuo divotiss. olbl. servo e collega V. Flauti Seg. perp. dell' Accademia 443 Lir.RI PRESENTATI. L'Accodcniio ha ricevuti il dono de' libri qui appresso notali, 1. Dall' Eccellentìssimo nostro presidente i due Tolumi della raccolta del- le sue opere ora pubblicata dalla Rcal Tipografìa. 2. Novi Commeiilarii Acadcmiac Scicntiarum Insliluli Bononienlis tomus scplimus — BonoD. 1844 in 4°. L' Accademia ha ammirata la diligenza con la quale questo già antico ri- spettabile consesso, cbc onora la nostra Italia , pubblica regolarmente i suoi At- ti , arricchendo il patrimonio delle scienze dì scelte e ben elaborale Memorie ; ed ha stabilito che il segretario perpetuo , nell' accusargliene la ricezione , gliene mostrasse lo special gradimento per parte di tutt' ì soci. 3. Il Fascicolo r. tom. I. del Giornale dell' Imper. R. JstiCuCo Lombardo di Scienze , Lcllcrc ed Arti , e Biblioteca Italiana, Mil. 1847 in 4°. Sarà praticato verso un tale consesso lo stesso già indicato nel n. precedente. 4. Della popolazione del Portogallo dall epoca de Romani a tempi nostri . Degli studi geografici in generale. Questi due pregevoli opuscoli ci sono stati inviati dal nostro chiarissimo Bocio corrispondente sig. Adriano Balbi insigne geografo Italiano. 5. La 1". puntata del nuovo compendio di Geografia dello stesso Balbi, insie- me al suo figlio Eugenio. G. Dal Visconte di Santarem ci sono pervenute , accompagnate da gentilissima lettera , le seguenti opere : I. Corpo diplomatico portuqucz t. I. II. Notice sur t élal actuel de la publication de son Alias III. Mcmoire sul la (jucslion de savoir a quelle epoque t Amèrique meridionale a cesse d' ciré represcntce dans Ics Cartcs gcographiqucs camme une ile. IV. Nolice sur plusicurs monuments gcographiques . V. Notice sur la vie et les Iravaux de M. da Cunha Barbosa . \l. Rapport a la Società de Géographie sur une Mcmoire de M. da Silvcira. 7. Sannicola ( Gio. ) — Cenno storico sull'antica Chiesa di Venafro ( con lettera ). 8. Bandiera ( Gius. ) Allocuzione pronunziala nell' Accademia omiopatica di Palermo. HI TORNATA DEL 24. NOVEMBRE 18i7. Sunto degli Atti accademici pel suddcilo giorno La sessione accademica vicii presedula dall' Eccellenlissimo sig. marchese di Pielracatella , e coaiincia con la lettura degli Alù della procedente. Il presidente ringrazia 1' Accademia delia genlilissima lettera direttagli , per mezzo del segretario perpetuo , in risposta al dono ad essa inviato di un esempla- re delle di lui opere . Ricorda poi a' suoi colleglli esser prossimo a terminare lo sta- dio di sua presidenza , e quindi doverglisi , a nonna dello Statuto , dare il suc- cessore nella 1^ tornata del p.v. dicembre . E sebbene alcuni soci avessero esterna- ta il loro desiderio , perché tuttavia continuasse ad assisterli , principalmente ora che si trattava di cambiamento del ministero da cui le Accademie dipendono , po- tendo dalla sua autorità e zelo pel bene di esse oticnerc altri vantaggi , ricordando ben quelli, non di piccol momento , da lui procurali alla Società Reale intera nel pe- riodo di sua presidenza ; tuttavia ha egli voluto , che si osservasse il Regolamento , ed ha imposto al segretario perpetuo , di avvertir con biglietto i soci , ed anche il vicepresidente generale , a venir preparati , nella prossima riunione , per farla no- mina del nuovo presidente . Ila di più ingiunto al medesimo segretario di presenta- re all' Accademia il conto documentato di quello che si è speso per l" Accademia nel triennio del suo esercizio. Il presidente nel prender conto delle due Memorie lette dal socio Cagnazzi nelle tornate de" 15 giugno e 14 sett. corr. anno, per le quali era già scorso il tempo asse- gnato dallo Statuto per 1' esame a farsene dalla classe rispettiva , ha rilevato che un qualihe ritardamento era stato cagionato dal non essersi potuto regolarmente far girare tali memorie tra' soci di questa classe, e riprenderle dopo che le avevano let- te : si è quindi stabilito , che ogni socio , dopo aver esaminata una Memoria la pas- sasse al segretario perpetuo il quale s' incaricherà egli di farla di mano in mano pervenire agli altri, per ordine di anzianità ; sicché finalmente, compilo il giro inte- ro de' soci , potrà il segretario slesso , con l" avviso del seniore convocare la classe, riunendola se di. mattina nella stanza della R. Biblioteca Barbonica addetta a lettura de soci, se nel dopo pranzo in quel sito più comodo che stabilirà il seniore ; ed esso segretario ha ollerla , in mancanza di luogo più comodo , la di lui casa . Dopo ciò il presidente ha invitato il socio corrispondente D. Guglielmo Gaspar- rini a leggere la Memoria dal medesimo già presentata nella sessione precedente. Una tal Memoria verrà stampata nel RcndiconCo. 445 MEMORIE E COMIMCAZIOM DE SOCI OKDINAIU E COIUUSPONUENTI DELL'ACCADEMIA. Osservazioni diagnostiche e morfologiche sopra alcune spezie di zucche coltivate — del socio corrispondente Guglielmo Gasparrini. In molti l(in{:;lii del regno di Napoli si coliiva tali e tante sorte di zucche da non potersi facilmente dire, lia maggior parie delie quali i Botanici tengono in conto di varietà senz'olirà distinzione; nella credenza che alcune spezie pissono variare, anche di anno in anno, per e(Te!lo del clima, del terreno ó d'altra I-ausa esteriore; e per essere in certe parti naluralincnle mutabili. Noi non ne- ghiamo che si fatte cose, soprattutto le fecondazioni illegittime, non potesse- ro produrre qualche alterazione in alcuni organi ; ma il poter loro per certo ron essendo illimitato , noi vorremmo che co' lumi presenti della scienza si ve- desse fin dove si estende. La quale ricerca in vero abbisognciebbe di molto trmpo per venire alle conclusioni sopra esperienze più volte ripetute : nel ri- nianenic noi non la crediamo tanto dillicile siccome potrebbe a taluno parere. Perchè quali che fossero le cigioni alteranti i caratteri naturali e primitivi delle spe- cie, nelle zucche, se non siamo errati, operano esse quasi solamente nel frut- to , e fra termini non molto larghi , segnatamente sulla grandezza , la forma , il colore ed il sapore Nel frutto adunque stanno i caratteri piii fallaci per ]a distinzione delle spezie. Tultavolla alcuni molto rilevati , non si mutano nelle successive genera- zioni, e sono accompagnati da certe diversità costanti nel (iure, nella loglia od in altra parte. In tal caso lasciando stare le speculazioni sulla origine di quelle diilerenze , quando anche per la storia si sapesse come e donile sie- 110 deri>;ile. essendo esse divenute immutabili e naturali, dove non si disliu- guessvio w nomi e segni propri, nascerebbe confusione e disordine. Con si fitto inletidiniento r sguardando noi da qualche anno alle diverse zucche coltivate nei contorni della capitale , siamo venuti ad una conclusio- ne , che tra esse per lo meno co n' ha due spezie non ancora descritte nel prodromo del sistema naturale del Decan lolle, e nel supplemento non ha gua- ri fatto dal WalpiTS. Alle quali siamo sforzali dar nomi e caratteri, non che f issima certi di non esser slate descritte né anche in qualche lavoro scicntillco di minore importanza, ed a noi ignoto ; ma perciò che il subbictlo principale della pre- sente scrittura richiedeva asso'utamcDt > i loro oomi. 57 4i6 L' una (11 esse, adJimundata volgnrmetitc zuccherina, nel fusto, nei viliccL e nelle foglie somiglia quasi all'alio alla zucca grande rolooda ^Cucurbita ma- xima) ; ma uè diQ'erisce per molli caralleri del fiore e del frullo. Le iacini» del calice, SI nel Core mascliio e si nel fiore femina,sono quasi il doppio più lunghe e larghe ; ii tubo dvlla corolla si allarga ìnsensibiimeulc in forma di campana, mentre Della Cucurbita maxitua esfcado alquanto piti largo alla base la coro"a è (li (jucllc dtUe orcìolale campanulate (urccolalo - campanulata^. Nel frullo poi stanno le maggiori differenie . Questo nella Cucurbita maxima, nel suo \ imordio, è rotondo ; la qucle forma mantiene mai sempre infioo alla maturi- tù ; anzi maturando spesso diventa schiacciato alla base e nella sommila eoa lilevanicuti longitudinali nel contorno. I carpelli occupano tutta la parte inter- na dalla lì.ise alla sommità ; la corteccia diventa dura, la polpa insìpida od al- quanto dolciastra ; ed i semi bianchi ellillici, son lunghi da sei in sette linee, pia> ni, col margiue tumidetto, rislreili un poco presso 1' ombelico, ollusi e quasi rotondi neir altra estremità. Per eilelto del suolo grasso e la stagione favo- revole il fruito di tale zucca giunge a pesare oltre le cento libbre ; e suol variare nel colore , essendo ora verdastro , ora giallastro , con circa dieci sliisce longitudinali di aliro colore, lalfiata biancastro, e non di rado screziato. •Una varietà singolare di questa zucca, Cucurbita maxima oblongala (forse eh' è spezie distinta, poiché si mantiene colla seminazione) dal frullo il doppio più Ungo the largo, quasi ellittico, alquanto risliello alla base in una spezie di manico, di colore rossastro e di polpa più fina, coltivala nell'orlo botanico col nome volgare di zucca indiana , si accosta ancora più a quella delta zuccliprina. l.a quale infin da quando è in fiore mostra qual saia il suo frutto, L' ovajo allora lungo tre in quattro pollici, uei due terzi infeiiori è cilindrico, nella sommità un poco rigonfiato, di guisa che somiglia quasi ad una clava . Ora in quel rii;onfianicnto appunto stanno i carpelli, mentre nelle altre zucche principia- no iiiCn daila base, ed il rimanente costituito soUaolo dal tubo del calice è una spe- zie di ginol'oro. Dipoi la fecondazione, crescendo esso , diventa un frullo lungo da due a cinque piedi, largo un piede circa, cilÌDdrico o clavalo, diritto, ovvero un po- co incurvato , colla corteccia poco dura, verdastra o macchiala di giallo, la polpa rossastra, tenera, dolce , grassa. La sua grandeiza varia secondo il terreno, la col- tura,e per la stagione in cui nasce. I frutti più grandi alla base della pianta, delti aa- cora pcdagnuoli, giungono à pesare 150 Ijbbre. I semi poco più corti, e la metà più stretti di quelli della Cucurbita maxima sou di color biancastro e col margino più sottile. Tra tante differenze cerio la più rilevata in tale zucca è la situazione dei car- pelli nella sommila sollanlo del tubo del calice. 11 quale carattere sarebbe slutQ 447 stiflìciotlc per stabilire un sotlogcncre o divisione nel genero Cucurhìla , se non fosse ilu! nella CuewLila Pepo la hase dei cnr|>elii è alquanto discosta , talvolta (jnasi di un pollicQ , dulia l>asc interna del tubo del calice. 11 dieci ha l'atto ve- dere tra queste due iucche attenenze piii strette di quante veramenic ne apparisco- no. Il seme della Cucurbita Pipo è alquanto piii piccolo e turgido, la fjrnn del frullo quasi la stessa ; salvo eh' esso fruito giunto a malurezxa rimane in cotii- parazione mai sempre piccolo , arido , stopposo. La corolla inoltre tira più ad essere csatlainenlc campanulata ; e di color rancio cupo , non gialla , con i lobi più stiliti , ed il tubo mancante nella parte esteriore dì peli linfatici ramosi. Negli organi della vegetazione poi stanno grandi dill'erenze tra esse . U fusto della zucca zuccherina si distende per ogni verso , aggrappandosi con i suoi grandi viticci ramosi, forniti di grosso e lungo gambo , a tutto ciò che gli sta dintorno ; e le foglie larghissime, scabroscttb , di color verdarenze, infina alla compiuta sparizione, siccome vedesi nel cocomero asinino [Ecòalium E/atcrium) . E già s' è veduto come al viticcio della Cucuibiia maxima, macrocarpa, mclaiiospcrma ed altre manca solo il parenchima per essere una vera foglia. Nella varietà a frutto clavato della Cucwbila Pepo generalmente coltivata presso Napoli, al vitic- cio raoioso manca , oltre il parenchima , gran parte del gambo nel principio della vegetazione , quasi luti' esso poi verso la fine ; di raanierache in questo tempo in un sol lato alia base di qualche foglia si trova soltanto parecchi (ì- I 451 lamenti morti a spira ; i quali scmlirano alln-Uaiili viticci distinti , mentre nel fallo sarclìhero i rami Hi un solo dove il gainbn los-;c cresciuto. Ma quello eh è accidenlalc frequente o incompiuto in una pianta, può in altra esser costante, per- fetto e naturale. Impenioc.lii; il f.iito della Cucurùiln /'./w priri^e la mano qua- si a compi-endcr 1 altro del Stcyos Balena alleijalo dal s'i^nor Tassi ; cioè che in tale pianta naturalmente della fo;;lia che si trasformi in viticcio rimanendo i soli nervi, questi diventano alin liinii lilamenti distinti. Finalmente potendo abor- tire tulla la lamina , cioè nervi e parenchima, il che se non possiamo pruovare col fatto, ranaloj,'ia non per tanto ci sforzi a doverlo ammettere, il picciuolo che avanza diventa un viticcio s.^nplice, come nella Br/oiiia ed ahre cucurbitee. Se nella morfologia di tpiesli viticci noi ci siamo bene apposti, seguila che ciascun merilallo genera nella sommila due organi simili, ma con diversa desti- nazione In tal caso la positura loro piuttosto laterale , le cose notale nella Cucuiòita macrocarija, eqwWa in altra pianta dello siesso ordine da noi proposta a tipo di genere nuovo col titolo di Pi/coealy.c, potrebbero spargere qualche luce sopra le dive.-se attenenze delle cucurbitee con altri ordini di piante. Quanto genere Pil.-vculfx siringe i rapporti di esse cucurbitee colle Nhamlirube; dappoiché per l ovajo semiadercnle al calice esco così un poco dall ordine suo naturale , avvicinandosi alia tiviUen , 1' uno dei due generi delle Ahandiro/tc , men- tre 1 altro (^Zcinonia) coli' ovajo tulio dentro il calice si accosta più alle cu- curbitee. Le quali pel fatto della Cucurbita mncrocnrpu, in cui la parie inferio- re del tubo del lalice rappresenta una spezie di giaoforo, mostrano avere colle Passillore un'attenenza di|q)iii , oltre quelle già conosciute Dall'altra parte il viticcio rappresentando il picciuolo ed i nervi primarii della foglia, o l' una di queste parti solamente, dove non succedesse tale aborto ci sarebbe nella sora- niità di ciascun merilallo dae foglie l' una di costa all' altra, le quali perciò si direbbero geminale. Ora se voi risguardate alla disposizion loro rispettiva lungo il fusto , trovate che la terza foglia ed il viticcio suo dallato stanno precisa- mente sulla medesima linea verticale della prima foglia e del viticcio corrispon- dente. Queste foglie perciò cosi solitarie, siccome si mostrano nello sialo or- dinario, sono distiche, mentre non sembran tali per lo storcimento alla base del picciuolo, o dello slesso merilallo ; e dove 1 una di esse non abortisse sa- rebbero inoltre geiniiiate. IVla le foglie si addimandan così quando vengoo molto vicine, non perche nascessero dal medesimo punto, il che sarebbe impossibile. £ nelle zucche foglia e viticcio nascendo alla stessa altezza e nella corrispondea- za testé menzionata, è da credere piuttosto che entrambi si fatti organi stieno avvicinati, per non essere le fibre del merilallo rettilinee e parallele. Che se ciò uon fosse, e 1' uno di essi non si mutasse in viticcio, le due fogHe nella sommi- 452 là di ciascun mcritallo slarebbcro 1' una di rincontro all'altra, cioè adire oppo- ste. Laonde queste foglie delle vere zucche, tanto nello slato ordinario ed appa- rente, quanto nel disegno primitivo, son sempre di quelle disposte in serie ret- tilinee. Il quale ordinamento si trova in altre spezie dello stesso ordine; se non die per gli storcimenti del fusto tantevolte si aliera ; come si vede nella Mo- vwriìicii Bulsnminn^ in qualche ramo della quale le foglie prima distiche, diven- tano poi quincunciali per la sopraddetta causa. Intanto il fatto delle foglie ge- minate disposte nella slessa maniera occorre in molte solannee, se non ehe 1' una di esse foglie tante volte si appartiene ad un ramuscello abortito od in crescen- za. Che che ne sia di questo , certo si è che il caratiere distintivo del genere Piliocalix neir ovajo semiaderente al calice seuopre una certa relazione tra le cucur- liitee e le solanee. Nelle quali solanee , oltre la disposizione eia varia confor- jnazion delle foglie come in quelle, ci ha pure due involucri fiorali , ciascuno di cinque parti, le antere talvolta congiunte , il finito spesso baccato e sempre accompagnato dal calice persistente ed ingrandito ; la natura acre degli umori ; 1' odore di moscado in una varietà del Solanum nigrum , siccome nella Lagena- ria, ed altro. Stando in tali ricerche, nella Cucurbita Pepo, macrorarpa , melano sp erma , maxima, e nella varietà sua da noi denominata obìongnln, nell' autunno di. que- sto anno, ci è capitalo ad osservare un fatto di qualche inipnilanza, del quale , in quanto sajipiamo, ninno infino ad ora ha dato contezza. Gli è la pr>'senza di un particolare umore in quasi tutte le loro cavità interne, in migginre o minor copia, per diverse cagioni, "e forse ancora per la naiura delle spo/je ; poiché tra le nominate la Cucurbita Pepo ne avea meno delle altre. 11 fusto, il gambo del viticcio, i picciuoli, i peduncoli in tali piante son fistolosi, cioè a dire cavi, in tutta la loro lunghezza, quali più, quali meno, secondo la grossezza, la na- tura loro differente, e l'età. Tutti si fatti organi son pieni in principio, poi diventan voti, e cosi mai sempre rimmgono, tranne il fusto, nel quale col tem- po sparisce la ca\ilà. Nel gambo del viticcio e del peduncolo il canale essendo sirelto, standovi l'umore ce n'ha poche gocce. Ma in qualcliR meriiallo del fu- sto a certe distanza dalla cima se ne trova sempre in più copia ; nella Cucurbi- ta vietanospcrtna la quarta o quinta parte, nella C. viaxinia e macrocarpa circa Ja metà di un oncia. E questo d'ordinario occorre in un sol meriiallo di ciascun ramo, gli altri mancando affitto di qualsivoglia umore. La quantità dell' umore contenuto nei picciuoli , sebbene sia variabile , tuttavolta supera quella dei me- riialli , avendone parecchie volle trovato infino ad un oncia e mezzo nella Cu- curbita maxima obloiujata , Occupando esso il terzo inferiore del canale io un picciuolo della lunghezza di un piede e mezzo circa: ed oltre i due lerzi in 453 qualclie picciuolo delia Cucurbita mcìanofpertna, Nò tuli' ì picciuoli di un lun- go ramo contcngoDo umore , ma parecchi soltanto ; i giovani verso la sommità, soprattutto mentre la lamina della foglia è in crescenza , o molto giovine an. cora, quantunque fossero voli, ciò non di meno mancano sempre di umore , no» altrimenti che i mcrilalli corrispondenti. Ed a certa di»lanza dalla sommità tra picciuoli e meriialli contenenti umore , e quelli che ne mancano non si seorge differenza sensibile , tranne un certo rigoglio e grossezza maggiore nel primi , seleni per altro qualche volta fallaci . La quale varietà di fatti incontra lauto nei rami distesi al suolo , quanto negli altri mantenuti in alto dai viticci . Intanto gli organi voti contenenti qualche umore i Botanici hanno distinti coli' epiteto di a^cidii : enei numero stragrande dei vegetabili infino ad ora da essi veduti e descritti, in cinque generi solamente s' erano osservati, cioè Ne- penlhff, Ci-phalolus, Surracenia, Margravio e Noranlea . E dappoiché al tempo presente indefessamente lavorano essi loro ingegno su tutte le parti della scien- za , han rivolli ancora l'attenzione a conoscere la primitiva origine di si fatti organi, e la natura deli' umore in essi contenuto . lo prima s' e fermato che gli ascidii derivano dalla trasformazione della foglia ; e poi , dopo tante controver- sie, il Morren dimostrava che non dal picciuolo , ma dalla lamina provengono, conformandosi questa in guisa che la sua faccia superiore divenuta interna e di natura ghiandolare genera per opera di secrezione , non già per esalazione , 1' umore che vi si trova . Però egli vedeva una certa analogia tra 1' ascidio ed il carpello . La quale supposizione noi abbiamo cerlincata in una appo- sita scrittura (Nota sulla Morfologia degli ascidii-Giorn. hot. ital.-anno 2° fase. Ò.° 6.° Firenze-i S46 Musco di Scienze e letteratura- N a jwli Ì8t6 ) con un fatto costante osservato nella Firmiana plalanifoUa ; io cui il carpello mentre porta i semi e genera un umore particolare , contenendolo ancora quasi infiao a che quelli non sieno abboniti, ad un tempo è un vero ascidio . Ma ora ecco le zucche fuori di questi termini . Le loro cavità interne appartengono tanto alla parte assile , quanto all' appendicolare , né rappresentano organi abortiti o trasformati. Si formano come i voti listolosi nel fusto di tante e tante pian- te, cioè collo sparire del parenchima cellulare : e per l' umore che in esse tan- te volte si trova si possono considerare ancora come spezie di a^cidii , quan- tunque la parete loro interna fosse da per tutto sfornita di gliiandole, e 1' umo- re piuttosto di natura linfatica. Qncsto umore si trova in tutte le ore del gior- no, in qualunque stato dell'aria , calda o fredda, umidi, piovosa o secca. Le quali cose se mai influiscono sulla sua quantit'i il loro effetto dev' esser leggiero, e da non potersi facilmeutc calcolare , standovi naturalmente nel fatto tanta variabilità in quilunquc condizione dell' aria . Inoltre ignoriamo se tuie 58 451 fenomeno occorro ancora in tempo anteriore al mese di ottobre , soprattutto neir estate, quando la vegetazione è rigogliosa , e l' accrescimento degli orgaoì nella sua pienezza. Abbiamo cercato conoscere l' origine dell' umore , in qual maniera sì racco- glie nelle menzionate cavila , e la natura sua. Se nella parte mezzana del fuslo si recidono i picciuoli a qualche distanza dalla loro baso , se ne riproduce una certa quantità , forse poco più di giorno che di notte , nella porzion del canale rimasta aperta. Essendo cosi per sapere s' esso vien dalla radice , ovvero scenda dalle foglie e dalla sommità del fusto abbiamo fatto due volte il seguen- te sperimento. Nella parte mezzana di tre rami distesi al suolo , verso le ore 5 pomeridiane s' e reciso parecchi picciuoli, versatone 1' umore, e la loro apertura coperta con una foglia L' uno di essi rami restava intallo nelle rimanenti parti ; r altro era tagliato appresso al primo picciuolo reciso , lasciando nell' ascella di questo un piccol frutto in crescenza ; all' ultimo , tolta avanti la cima , lascia- va nella estremità soltanto alcuni picciuoli aperti, senza alcun frutto . Il risultalo mai sempre fu, che nelle cavità dei picciuoli recisi, in tutti e tre i rami , si trovò un poco di umore alle 6 antimeridiane del giorno seguente , e crebbe di molto infìno alle 5 della sera, ma in piìi copia nel primo ( meno però che nello stato naturale) cui appresso ai picciuoli tagliati seguitavano il fusto e le foglie intiere. Tra gli al- tri due non e' era diversità sensibile, tranne che nei picciuoli del terzo ramo pare- va ci fo.«se alquanto meno di umore che nel secondo. Da sì fatta sperienza si deduce, che V umore il quale si trova nelle cavità ia- terne di alcune zucche non scende dalle foglie, né dalla sommità dei fusti verso le parti inferiori, ma viene dirittamente dalla base della pianta , e per conseguen- za dalle radici. Né avendoci ghiandole nella parete delle cavità , seguita eh' esso non e umor segregato e di natura particolare, ma sembra linfa e niente piìi . E che le foglie attirandone in copia alle parti superiori se ne raccoglieva perciò maggior quantità nei picciuoli del primo ramo non scapezzato. Nel fare lo spcriineoto comparativo di sopra descritto, tante volte abbiam visto chiaramente come si raccoglie questa linfa celle menzionale cavità. Nella parete interna delle quali non essendovi ghiandole siccome s' è detto , ne pori , almeno in quanto si scorge pel microscopio , ma una superfìcie liscia tutta costi- tuita di parenchima cellulare ; in certo tempo principia in esse un trasudamento di umore, in sembianza dì sudore , il quale croscendo, in forma di goccioUne scen- de appresso nel fondo della cavità. La causa poi di tale trasudamento non possiam dire eoo certezza qual sia , mancandoci osservazioni anteriori al mese di ottobre , di un tempo cioè in cui le zucche sono nel loro maggiore rigoglio . Imperciochè pogniamo che nella stagio- 455 ne più ctilda in case non si trovi mai umore , ma sulo in auUinno , quando per la \ugelazionc alquanto lirncssa la cresccMz.a è debole ,e già molle fuj^lic sono invec- chiale ; dall' un lato si potrebbe dire che le radici , nel terreno non ancora infred- dato e però favorevole all' assorbimculo , continuerebbero quasi come avanti ad attrarre umore : dall' altro eh' essendo debole la crescenza dei nuovi organi e r esalamento ancora , sia per la umidità e '1 poco calore dell' aria , o siccome pa- re più probabile , per essere le foglie in gran parte stracche , e già corrive a mo- strare segni di morte colle tante macchie fosche per la nascenza di una muccJinea appartenente forse al genere Fusùpoi-ium ■, sopravanzala linfa e si raccoglie nelle cavità interne . Posto poi che il fatto stia così , resterebbe a vedere lanl' altre co- se ; per esempio , volendone dire qualcuna , come succede eh' essa non si trova in tulle le cavila nello slesso tempo ; se mai si raccoglie in tuli' i ])icciuoli e poi sparisca ; n sparendo a qual uso potrebbe servire . Dappoiché la foglia col merital- lo corrispondente spiccala dalla pianta , standovi l" umore nel picciuolo, appassi- ste subitamente come qualunque altra che noi contenesse. Ad ogni modo sì fatto umore per rispclto alla sua origine , il ripetiamo , venendo dalle parte inferiore della pianta , e però dalla radice, all' apparenza noa sembra altra cosa che linfa . Perchè in limpidezza e lluìditù non par differire dal- l' acqua comune . Come prima si versa dalle cavilli naturali in cui si trova , in va- so a collo stretto e lungo , per 1' aria od altro gasse che contiene , fa un po' di spuma ; ed a capo di qualche giorno perde la lijiipidezza , diventa alquanto bianca- stra , con una leggera posatura come fosse una soslan/.a mucosa ; non dà segno di acidità ne di alcalescenza . I quali caralleri si trova nell umore di tulle e quattro le zucche di sopra menzionale, ancora in quello della Cucurl/ila viclanospenna , quan- tunque il parenchima suo quando è rollo o laceralo esalasse odoro ispiaccvolc , e masticato sapesse alquanto amaro. Ma dappoiché sì fallo qualità sensibili non sempre decidono assolutamente della natura linfatica di un umore vegetabile , abbiam richiesto dal signor Pro- fessore Guariui un analisi chimica qualitativa. Ed egli ci ha trovato cloruro di calce , e di sodio, qualche solfato in pìccolis- sima quantità , la glucosa , e principalmente una sostanza albuminosa coagulativa in parte pel calore . Ila notato inoltre che lo quantità rispettivo di sì fatti principj e- rano variabili nell' umore della slussa pianta raccolto in giorni diversi . Ora le ra- dici attraggono dal terreno sostanze inorganiche ( acqua , materie terrose ed altro in essa compiutamente discioltc) ; e l'albumina essendo prodotto della vegetai ione , C per soprappiù composta di quiltro eleiiu-nli , non di tre come I amido , la destri- D3, la stessa glucosa j la sua presenza dichiara che 1' umore trovalo nelle zucche non è pura linfa siccome apparisce dalle qualità sensibili delle di sopra . Ma se non è *56 linfa pura mollo meno ci par essere il vero umor nudiiiivo ^ pcrclib questo non ▼»• ria nella sua chimica composizione , contiene poc' acqua , si forma a poco a poco colle forze vitali e cliiiiiiclie net>;lì organi a tale uffizio destinati , in quelli segnata- mente della respirazione , che stanno nella parlo esteriore di color verde; dai quali retrocede piullosto, e con lento moto, per dilVondersi alle altre parli , soprattutto do- ve ci ha crescenza e formazione di uno vi tessuti eleraf-nlari . E noi incontrario ab- biamo veduto che 1' umore trovalo nelle cavità interne delle zucche è acqua conte- Dente in dissoluzione alcune sostanze terrose , che viene dalle radici e va su piutto- sto rapidamente . Noi perciò insistiamo nel primo concetto , ch'esso sia linfa e nitmle piti , non ostante la presenza dell' albumina e della glucosa . Poiché la linfa salendo alle parti superiori può disciogliere e menar con se qualche cosa che incontra, fosse anche prodotta dalla nutrizione e deposta in certi organi ; e nel caso delle zucche sono state appunto le sopraddette sostanze incontrale per via , o nel parenchima co- slitueole la parete della cavità in cui quella si raccoglie. 457 TORNATA DEL 7. DICEMBRE 1847. Sunto degli Atti Accademici pel suddetto giorno Presiede r Accademia, il cav. Niccolini vice-presidente interino della Società I\eale Borbonica, iiitervenulo alla nostra tornata , per dovcrvisi , a norma de' rego- lamenti, e del real Rescritto del 2A dicembre 1827 , procedere alla nomina del pre- sidente pel nuovo triennio da cominciare con Tanno 18A8. Quindi lettisi gli Atti della precedente tornata egli ha invitati i soci a dar la lo- ro scheda di tre candidali alla presidenza suddetta ; e sebbene alcuni tra'soci avesse- ro mostralo il loro desiderio , che si fosse per acclamazione proceduto alla conferma dell' attuale , il sig. Marchese di Pieiracalella, ricordando i vantaggi da costui recati, nel triennio di sua presidenza prossimo a terminare, airinleraSocietiiRealcBorbonica; pure il cav. Niccolini avendo manifestato all' Accademia avergli espressamente scritto osso sig. marchese di Piclracatclla, non inlcrvcnnlo all' adunanza perchè indisposto in salute, che in minima cosa non si fosse alteralo lo Simulo, a che aggiugnendosi che tal modo di elezione non era compatibile coti l'art. IV. del decreto organico di questo, si è però venuto alla votazione segreta sulle schede triple prespniaie da ciascun socio. I votanti presenti all' atto essendo al n°. di 1 1 , eseguite le formalità con - sucte , sonosi ottenuti. Pel marchese di Pieiracalella voti 21, pari al numero de" volanti Pel cav. Santoro voti 7 Pel cav. Melloni G Quindi a voti unanimi In ottennio il primo posto nella terna da inviarsi al ministro da cui 1' Accademia dipende , por presentarla a S.M., 1 attuai prusiJuniu S. E. il sig. marchese di Pietracatella D. Giuseppe Ceva Grimaldi, e vi hanno avuto il 2° e terzo luogo il cav. Santoro , ed il cav. Melloni . II segretario perpetuo ha presentati all' Accademia i volumi di Memorie per- venutigli dalle distinte Accademie di Baviera e di Torino , che vedransi indicali Dell' articolo Libri ricivuli. Questa circostanza avendo dato luogo a ritornare sulla discettazione tante volte fatta per la stampa de" nostri Alti , con ragione osservandosi da alcun so- cio , che non fosse decente per noi il ricevere dalle Accademie straniere re- golarmenle i loro Atti , senza nulla dar loro io cambio de' nostri ; il segreta- rio perpetuo dopo aver posto in veduta de' suoi colleghi le grandi 'ed insor- montabili diflìcoltà che incontransi col sistema attuale di stamparli , e la man- canza de' mezzi , ha indicato qualche espediente allo , come a lui sembrava a 158 rimuovere ogni ostacolo , che trovandolo plausibile l' Accademia ha disposto che per la ventura tornala glielo presentasse ordinalamenlc in un ben ragionalo rap- porto , onde più maluramcnle discuterlo , per indi rassegnarlo per le vie rego- lari all' Eccellenlissiuio ministro da cui ora dipendiamo. LIBRI PRESENTATI. 1. I voi. IV, V, VI e "VII della seconda serie degli Jiti della R. Ac- cadimia di Torino, essi corùspoudoao agli anni dal 1842 al 1845. 2. Memorie della classe Fisico-Matematica della Reale Accademia delle Scieri' zc Bavarese. Voi. IV 1« e 11" dislrib. 3. Bullcttino della suddetta Reale Accademia delle Scienze dal 31 agosto 1843 al 6 gen. 1846. 4. // Calendariello per la stessa Accademia , negli anni 1843 e 1844. 5. La Geologia nella sua relazione' col resto delle Scienze Naturali , di Carlo Schafbaull — 1843. 6. Notificazione delle caratteristiche della vita organica , come si presen- tano ne loro diversi periodi , del doli. Wagner Municb 1845. 7. i' avanzamento delle cognizioni nella lingua , di Fed. Windischmann — Munich 1844. 8. Considerazioni sul raetodo proposto dal Legendre per calcolar le orbite paraboliche delle Comete , dell' ab. Rem. del Grosso — Salerno 1847, *59 TORNATA DEL li DICEMBRE 1847. | Sunto degli Alti Accademici pel suddetto giorno L' EccelleDlissimo presidente sig. marchese di Pietracatella manda le sue scuse per non poler intervenire alla tornata , continuando la sua indisposizione di salute , e ne assume le veci il seniore della classe di Scienze morali cav. arcid. Cagnazzi. » Dopo la lettura degli Atti della precedente tornata , il segretario perpe- tuo presenta all' Accademia lo statino delle poche spese fatte in un triennio per la Reale Accademia delle Scienze , regolarmente documentate , ed iodi leg- ge Io stato discusso per la Società Reale Borbonica, per farlo servir di prelimina- re a quel rapporto di cui è stato detto negli Alti della precedente tornata , e che sottopone ancora all'esame dell'Accademia. Le modificazioni da lui proposte in questo vengono ben accolte da tutt'i soci, e rimane incaricato esso segretario di presentarle, a nome dell' intera Accademia delle Scienze, al Consiglio di Ammini- strazione della Società Reale Borbonica , per indi rassegnarle all' Eccellentissima Ministro da cui le Accademie ora dipendono. Il cav. Tenore legge la traduzione dell' originale tedesco di alcune osserva- sioni del sig, Hugo Mohl sulla penelrazione della cuticola negli stomi , arricchite di sue note. Il segretario dà parte a' suoi collcghi di esser del tutto ordinata ed ac- comodata all' uso la stanza di studio loro assegnata nella Biblioteca Reale Bor- bonica. i60 MEMORIE E COMtlVIC AZIONI DE SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. Sulla penetrazione della cuticula negli stomi ; osservazioni del si''. Hugo Moki j tradotte dal tedesco ed annotate dal prof. M. Tenore. Lette alla R. Accademia delle Scienze nella tornata de' 14 di- cembre 1847. Mi avveniva non ha guari di aver sotto gli occhi quasi al tempo mede- simo un foglio della Gazzetta Botanica di Berlino (1) , nel quale Irovansi inserite le sopracilatc osservazioni del sig. Molli, ed un fascicolo della Rivista Botanica Francese (2) , dove dello slesso articolo si dà un brevissimo cenno. Dal con- fronto delle due scritture era facil cosa il raccogliere che il fatto dall' estenso- re della della Rivista considerato come la cosa più importante che si contenes- se in quel lavoro, di aver, cioè, il Fitologo tedesco in quella occasione mostrato di rinunziare alla prima sua opinione intorno aW origine della cuticula^ non vi fos- se ben dichiarata ; che perciò , trattandosi di un argomento intorno al quale le comunicazioni falle dal prof. Gasparrini a questo dotto Consesso han concilia- to non lieve importanza , mi è sembrato che non gli tornasse discaro d' intender- ne la fedele versione dall' originai tedesco, alla quale ho aggiunto qualche no- licica . Eccone il tenore. n Tre osservatori quasi contemporaneamente ed affatto ignari tra loro di ciò che operavano han rivolto le loro ricerche sul medesimo soggetto ; cioè sul- r anatomia degli stomi : intorno alla quale fin oggi speciali lavori mancavano , che anzi poteva dirsi quasi affatto dimenticala. Noi però nel riassumerli con- fessar dovremo che le descrizioni delle loro ricerche sono molto lontane dal po- tersi dire concordi. « » Guglielmo Gasparrini (Beiidiconto delle adunanze, e de lavori dell' accade' mia delle Scienze. Napoli 184'2) ha esposto che sollo gli stomi de'fusti delle Cattee, e precisamente del Cactus peruvianus, soilo quelli de fusti de\l' Euplioréia officinarum, e sotto gli stomi delle foglie di molte piante erbacee , trovasi un organo a for- ma di vescica , eh' egli chiama Cistoma . Le pareti di quest' organo , secondo il lodato osservatore , compariscono formate da una membrana composta di un tes - (1) Bolaniiehe Zeitung 3. lahrgang. .". lanuur JIS4S. Berlin. (2) Reme botanique ; par M. Duchartre ; première annét. luillet 1845. Poni. 461 8U!o fibioso , the nella purle superiore , dove all'aprirsi dello storna corrispon- de r estremila del c/j/oma Dicdesiino , forma uno slìnlerc. Quest'organo vescico- lare delia culicola viene dall' autore separato dall' cpiderinide col far bollire que- sl' ultima neir acido nìtrico ulluni^alo. >j 11 sig. Harlig ( Lelirbuch tter l'/lanzenfiundc Hafl. 4. 1842 J descrive il simile organo come un' appendice della cuticula . Egli attribuisce a questa mem- brana una fabbrica mollo cnmplicala ; perocché vi distingue tre diversi strati I. CiUiiula eslcrna ^/lusfvnluiutclien) Eiiiclirou. 1. Cuticula interna ( InnciihàtUcfien ) Eiidiichroa.'Ò.lJna sostanza inlerincdia tra le due anzidette (^Zwischcnkilt) Mesocolla, Alla cuticula esterna apparterrebbe che spandendosi sulla intera foglia venga ad iiilrodursi nell' apertura dello stoma ; ma senza subire ne interruzione ne infos- samento ; mentre la cuticula interna formando una piegatura s' infossa tra le cel- lule della epideniide , e nelle diverse piante più o meno s' immerge nel tessuto cellulare (1), ed in alcuni casi quasi sotto la forma di vasi intercellulari ^ inlcrcellu- largcjaissc^ va a disperdersi nello stesso corpo intercellulare ( Interccllulargange ) . Similmente la stessa cuticula interna dagli stomi passa nella cavità respiratoria ^jll- hcvihole), la riveste formandone le pareti, come nelle foglie del Narcissus Jonquilla donde in forma di vasi penetra nel suddetto corpo intercellulare . « Il sig. Payen ( Memoire sur le dcvvlopi>emcnt dcs véijctaux ) ha esposto che la cuticula penetra negli stomi (nel Cactus paruvianus ) qual dilicata membrana, che vi si conforma a foj;i;ia di manicotto ( ttki/ìc/wh ) donde si profonda tra gli strali della epidermide al pari della cuticula che riveste tutta la foglia e 1' intera pianta. Questa membrana è colorala in giallo dal iodo , e mostra la stessa resistenza contro 1' azione dell acido solforico. « Queste cose m' invogliavano ad istituire delle ricerche su tale argomen- to . 11 metodo che ho adoperato è il seguente . Ho tagliato un pezzetto di foglia , ed il luogo del taglio ho lasciato immerso nella tintura di iodo ; po- scia 1" ho lavato nell acqua e 1' ho sottoposto all' azione dell' acido solforico. Dietro tale azione , il color giallo di cui il iodo ha tinto la cuticula si è fatto piii carico , e si è esteso benanco ad alcune parli nelle quali in molte piante le cel- lule della epidermide per la (orza dell' acido che vi è applicalo prendono una tinta azzurra, si ammolliscono e si disfanno ; cosicché la cuticula nel più facil mudo dal- la suddetta epidermide può , con tal mezzo , distinguersi e separarsi. M In generale da queste prime ricerche potrà inferirsi che, come Payen lo ave- lli Questa particolarità delle tre sostanze potrebbe spiegare ciò che il prof. Gajparrini Ili scritto nelle sue memorie ; cioè di aver usscrvato sempre impervia l' estremila su- periore degli slomi. ( Aola Jet traduttori). 59 462 Ta dichiarato , ud imraeiliato prolungamento della cullcula penetra negli stomi , ed ivi in forma di un tubo in ambe le facce compresso penetra nella cavità respiratoria . Che questo tubo dal momento in cui si genera entrando nello stoma , e per tulio il suo cammino , in ambe le sue estremità rimanga coslanlcmente aperto, per reiterate ed accurate ricerche rimane fuor di ogni dubbio dimostralo. Giunto alla eslremità in- terna dello stoma questo tubo riceve un più o meno grande dilatamento irabutlfor- nie, il quale riveste la sottoposta faccia dell' epidermide per quanto se n' estende la cavila respiratoria . Intorno a qucslo dilatamealo inbuliforme è da porsi mjnle ad alcune diversità che si osservano nelle diverse piante . Ordinariamente 1" estensione dell' imbuto è tale che rigorosamente le cellule dell' epidermide formano le pareti esterne della cavità respiratoria, e trovasi egli stesso sul limile di quelle pareli, dalle quali è nettamente distiuio pel color verde delle cellule del parenchima che tappez- zano la stessa cavità respiratoria: allora il margine dell'imbuto si disegna sulle sinuo- sità e le rotondate facce di quelle cellule. Avviene altre volte, che del margine del l'imbuto si partano piccole produzioni che scorrendo al di sotto dell' epidermide vanno ad incontrare la cavità respiratoria, e penetrano nel corpo cellulare : tal' è il caso de' fusti àaW Euphorbia officinarum, della Caco/ia Kh'tnia., del Lcpismium My.o- jurus, come nelle foglie àe\\'j4gapanlhus umMlalus, del Pothos lanceolata, nonché nelle false foglie del Ruscus Acidcalus . In altri casi , al contrario dal margine del corpo imbutiforme partono delle produzioni che attraversano il corpo cellulare Un sotto alla faccia inferiore dell' epidermide , e vanno ad incontrar quelle deli' altro prossimo imbuto, formando cos'i tra loro una specie di reto dilicatissima.Essa può os- servarsi nella fuccia inferiore delle foglie degli Ellebori nero e vcrde,e di quelle della Euphorbia caput medusac. Finalmente avviene in molle piante, come p. es. nelle fo- glie delle Bclula alba e dell' Asphodclus luteits , che tali prolungamenti da per tutto sotto l'epidermide si profondano nel corpo cellulare, ed ivi in forma di nn tessuto reti- colare si spandono e da per lutto s' intromettono sotto l'epidermide, cosicché in tal caso le cellule dell' epidermide istessa, vengono ad essere coperte da entrambi i lati da una formale cuticula. Allora a dire il vero quell' interna cuticula non forma una membrana aderente e conlinuata, dapoìchè essa non viene ad insinuarsi tra le cellule dell'epidermide , e le sempre crescenti cellule del parenchima; ma bens'i nel punto di contattodi ciascuna cellula del parenchima con una celluladi quella cuticula sopr;ip- posta rimane uno spazio ossia una lacuna della grandezza dello stesso punto di attacco. " Una simile interna cuticula traforata a foggia di crivello può ancora formarsi senza che 1' epidermide degli stomi soffra interruzione ; ma questo caso è ben raro , ed io finora non 1' ho osservato che una sola volta, e prcisamentc presso le cellule dell' epidermide della faccia superiore delle foglie degli Ellebori nero e vcrde.«. 5J Allorché r epidermide é composta di più strali di sostanza cellulare 1' uno soprapposto all' altro, come ìi(\ Cereus pcruvianus a ani Caclus Opun'.ia , e che il processo doliti ciiliciih livcsle lo [-arcti drlle cavila respiratorie che Irovaoil in niez/.o a (iiirsta iloiisa epiilormiilc, il sudilclio processo dulia ciilicul.i mostrasi allora non tanto sotto la forma di un corto imlìuto, clic sotto quella di un tubo simile perciò all'organo che Gasparriiii lia descritto e figurato sotto il nome di cistoma. Anche in qiieslo caso quel procosso luhifornie della culicula si apre mi sottoposto strato dell' opidernùde e talvolta 1' ho anche veduto penetrare per un certo spazio tra le sottoposte verdi cellule del parcuchima che riveste lo ca- vila respiratorie . « » Questa produzione della culicula che penetra negli stomi comportasi col indo e coir acido soli'oi ico pei fetlamcntc come Payen lo ha osservato , cioè nel inodo stesso di ogni altra |>arle della culicula che ricopre la faccia esterna dell'epidermide. La composizione (ìhrosa che Gasparrini vorrebbe attribuirle le ronvieno così poco, come ad oi>;ni altra membrana vegetabile. Queste sono mai sempre produzioni del corpo cellulare, e non mai del tessuto fibroso . Bcnvcro siccome sulla culicula di molte piante veggonsi scorrere delle listercUe ( s->.ìo''--a o"c;:o o oc *.■- lit C5 M o io ce W ii IO IO — - < i^ w -- ii ii --- »- «= V: lo '-j -i ■— k io "-1 s b x '«- — '— -1 o: o i5 o o -; -i ;: 10 t: o £ — o: — io -j: -: ^1 - ■ ■= --■ T- ~ •^~ v^ IO X •— o- — '^ ~ — ». IO 1^ ce ■.■ o: IO IO o; I . te o; o. o; IO IO IO ^ ^ e; o «.- *- to IO Oi e- *- »■- O; 4^ « IO IO O: O^Ot Ci M WJDttnjP-o: C5_0! C-. w"- C-.jMO a oc — »• VV'-iVjVi Vocn'"-i'u!VV — o C-. o"io o ere utijo -i to oo — o ^i M M -I cr e: e. cn ^ co ce oc oc 00 o o ^1 e: e: ere o: o M — ce e — «r *■■" " O'- --i ♦; o ■ o li li li ^ ce ^- •;-- e; o; o ^- Ci o — IO o #- e: — cj: ^1 #- o O' .p- — tr. o io Ci ^- Ci Ci li Ci Ci ii Ci *-^ --~ Ci Ci *^ o; Ci ce Ci Ci IO Ci IO *?-jK- Ci IO jo lo IO Ci ";3 l'i ó: li — Ci Ci — 1; V— "il oc o: V. oc c^ e; i oc Io io e "oi "-i 0=0 — ce w Ci-^iii— -aio — c: — ^*i-c:cre*i-— lo — -JJOei*- — CiO^oecC". c/iO-cit o p oc e: cr ».T ^1 r; _;r _— e _tr ;= IO oc t; ce »7 e: ^ C5 e; e — oc 00 o — *- --1 e- ■— — ^ e io — '»- ^1 ir C-: :='*- e ere Ci ere ere — o"-i aloV ce 05 — — "-i o; ; -I ^1 ^1 ^1 ^1 ^1 ^1 ^1 ^1 .^1 ^1 ^1 ^l ^1 ^1 -1 .^ -; ~| ^1 ^1 ^( ^1 ^1 ^, ^1 ^1 .^1 ^1 ^, _, ^1 ^1 ^, _, _, ^1 _, ^1 ^, ^, O: ^: C: O: C "■ -. C- C- O: O: O: •■" i-"- *-"~ C5 O o: O' O: C. ~ O- C: — ~ C: ci C ^ "^ ^^ lojr — ce — ^1 o; Ci p—y. — -^p p -i o: ti io io ^i i^ — — :; ^ e: -= io ~ ic^.fizc^é - — — '^- "• - i"' ^ — ^' ^- - — ^ '^ ^- S — £ r: 'r: '-r- k V' — : IO I « e V ore T-- ere ^- ji- ji- Ci IO ».- C-. ore ere Ci *i- W ere ere Ci: o: C". e: --i m e: ^ -i ■ ~ e -4 0: ^ oc Oi c:V":c oV Ol o O e: la Ci — c:'c '■-< C! IO *- ■-t^ioc-iorec:creo:--iocoeocooococ". c^c;c:*-erecre-.^e5<^:e-M*t-*-c- 5~' i.' X-' S".' ^ .-T S ? d T* i: " ^- '-^ >: ^' '^ =^ «'= ^ li — -^l Oi ~l C-. ■ 1 o: IO Ci e- e e IO Ci IO --1 V- ce ci e io ~i v- o ts ♦■- — -i tj, e: +.-- ^ o v- c- o: •- *? 5- ^~ *^ Ci Ci IO O; Oi Ci ^^ ^~ ^' Ci ^- O: ; . Ci Ci Ci Ci IO o: IO .1 *•' *■- IO IO li li IO o IO ^ o: ;r IO fo IO — i- ói oc C-. e Vi ^i i- c~. — oc e ce Ci o e is io -i '•^ -.i _o- e: e: IO ^ IO oc o ♦■- ^■- Qj ere «■- Pi IO Ci T.- pi ce Ci o e: — Q! -s e o *■• ~i -.ì e — cr OC C« e; M e: O _— — iC IO Oi oc oc -^I oc Ci tre C' ore — O O O: — .:?- Ci i- e i ■- -J» oi ryi '-. -^ < 's 's - 2. 2- •_ :? 3 p 9 ré = = 5r^ = »'=rs;5i >; >■ -y, v-4 < K C -^ .^ . > .^j >: _ i^5i. 2 = 3;^ B 2.~a.a.=-= =. =^a:, = a.S.=i-a.=>-a.a.=-= a.a-=.a.a.S a.a.=. Te in; ora. eslor. Umiditi Elaslicilà -.; ;o .>?«-_*- e; M e: o o ;r -o — o e: 00 00 erecrecre_cre_r5 -^jo e: co o OS o 00 I unto ni ". I V- — Ci e; '-- — co io — \p "o ore ere ■e- la co c~. i- -i ere ere io -1 -1 ci o o; r": I rUf;!»!]» ~ ~a_;^L<^■JgJ^l-~-ere Ci 00 Ci oi ^1 ~,ei.,ere O' ere cre^^.'^^nCiji,;-,; ^n^ii |^,^,|7|" "L.)^iTi".»i'^4M^r-7^T-i - ^1 ^i M ~i -1 ^1 ^> ^1 ~i ~i -I ^1 • ' ^1 ^1 ~c ^1 -I -1 ^i" ore o* ore ore o: c: Oi ere o: ore ere i:- *^ o; r^ r: e- ere o e: e. ere e: c^ e; e; cj: e: ;r. e: ^- Ci — Ci ti IO oc O : .f^- ^f O ^^ :i IO ore O —1 e; — Ci IO ^1 e. IO lo _ — Ji Ci ere 03 M V'io O ^i "— ^1 "C: Ci Ci M ccio V -i- Ci Oi ':i — M oc ce — ."i.- — — • O O Ci O ti IO b V- — o O -I ~1 o -I ;c o: Ci ore o — o: O O O IO M ti o O lo li Qt e:: Termom. eslor. Uniidità Elaslicitù l'unto (li riii;i.id.i Terinott)." estcr. Umidita Elaslicilà l'unto di l'Uuiad.i 3 fD M N o Forza ^ o li e e. - Direzione . :.^;oc et IO X - - oc — - .» — ere- - 3 1 3 ~ oc-ji-^a-MshSB » - - Pioggia ili limo e» cu e» co o 03 o Declina z. Inclinaz. I •ZBU!|OU| s o n co C3 IO 1/5 SO 1 ( ifl ^ 50 IO Mi -.fi n»ui| (i; ciSBoi,] (M O l~ :.5 — -1 = — X. » rS -M £ :-: a, ;- ;-. — X :'; ^ — -jc o -* 1- i■^ -M rt TI - v; r: X * = = - "eoo-'-: »KB»**=^= ''o^■^■l-"l-^r)x'-^f•x~:J2 = -■"'' ezjoj |Ts-= £ c-^-«-^ OUOlZOJJd .2 co i!()Cir.iiJ !P ojmij /: : ■^- ^ /^. >^. y. ^. • <^. x /. e /- /- o :r: o o I- 1^ I- 1- := LO ^ o = o :.o :•; o — :o -.ri -.n i- i.-s o :■: :*; e i- o i^ --z — ^_eo— -. = x — ""?;^—^,'!—;.»- •-= — !- — .!-•.— _=—;,-^. ?^. !•-,—_=;,''.*. 1-' rs't^ec'o ef ari o r- o m' -* j» « ci «a o"o"r-"t-"i-'ao e> r- oo ci ci ce Bi!0!)«r|3 C-. rs --"ri r; 1^ o — X — X =-. 1-5 — :o — o -ri 'M o 'M — X 1- o -M « -— -— o e: tN o r;_ ^ c_ -ri^ x r; — c^ r: ti -m e» X x — ^ e -M — -m r: ti --«^ w x_ -- -^ e; x_ -— « tP r? ti' -^ -•* -■* -T Ti' TI* TÌ rs rf tÌ r: ti ti ti r: -•* cr r: rf cr rf ?t r: rf ro rf r: VHl'Iiun 00 --^ r: X 1- TI e X jc ^ -o -•* — x o i- rr ti o -•* -- r: i-- -•* i/^ — -.T :f5 --■• ti ti o s rs t; X X TI e: r: X :.-5 TI :r5 — --r -- -f C-. 1- o — :/T X r-. r; — rs oc CT TI .r :0 U5 -.r^ -t l- »- =5 l~ in ^ a l- O •— O O O S.-5 O e» — . » l- X sé » X t- » =■- X •jaiso ooe5-5^t~oop);c-j'^oo:!5!Oi-«OTiO'nTi — oi-OTioe5J»»-ii7^ • luouijox ' =j! ■2=j;wrr-;;^ = -;-TiTiggi--;s,-.i^Tixe-.o -- r 2 S £ Z: £ ZZ ^Tc: c; n X X — 1- i^ r: rt o — 1^ I- o r. I- rs ira — 1-- -SoTirr—oTii-i-^ f r --^ 1-- o o_ •-; IO -* ic ~J ~; ~ ~ -% ■'ì ^ ^. *". f~, ~ ^. t. -''.— ''' ^ — *- t~ -'' ti _ _ :C r-'!~ri-"x'rl — — "Tr.,-» .■''x"ti"t; -T— s"i-'— '—x'x*— s'iTiO— ':-r i-"--* — " " IT sn ic ira ira ira -* ^ ira ira ira ira :s is — o :s ira ira -■! « ^f ira ira ira ira m ira ira ira ^ e I- I- 1^ 1- I- 1^ 1- 1^ i- I- \~. \~. \~. i~ )^ I- 1- 1^ 1- i-r-i- 1^ 1- 1^ !>. |, |~ r. |. |, l|> 0)1111,1 iT :ra — :" o e o ira :ra o :ra 1^^ o ira — ira ira e: :ra :ra ira e i^ o — o i*^ i-» o "* ^ = -- X T;.- o^ xira-^ XiT^T X -^i- — _,= IT I- rjiT ira TÌ ti Ì'^\.-.~ x ? '~ ^ — ira — . — = 1^ (TI rf ;c i~ li ^" ^f — ' ri cTira' la <£ x i-' i-' x" s. é. ci ó x' x' ira TI X = — . Ti' 1-" S — ^■* TI X -ra c o rt :*- 1- -- C-. ;ix«M. 1- ira = P11.1||SC|3 X ira « — 2 =0 ira ic TI =1 -!* o -* — S-. era -.; ira i^ ti — — o ti -•» x i- »ra — n -■» ffi,— >-ci_x TI — ^-._^^.i~Ti-!« — XI- ir irar; ^ Ti_— Ti:= r?:ra Z t-xoìr 3 "" ■ ^ "? ti' ti era ?ra r?" ti" ti' rra ti" ■^" ti' r:' -'--------• TI ^; rs r: r5 « — -* : Biipmifi i-: rra — CI -•» i; i~ — H Ì5 ò rs TI 5 èra — ~ ira X — X ^ 5 -•* — ira -3 — 1^ e-. ?: ira ira ~ ira i- i- »- x ira -o t- »- ;s ira -J -.3 o ira x i~ x » i^ x x x i- x x x x •iiioiuj.\j_ o — -* TI o Ti_ 1^ o_ o X Ti^ TI ira i~ ira TI o T» -•* o — e: -^ X era » -!♦ r- »" sn r? ira" o' ^" era -^' ira ^ — ' ti -6 tT ti era ti' — ' — ' o x' i -" — " x' c-' -^ ci — — era" ti ti -' »-" cpciSnj !P ojunj C". o -* rr TI -j o — 1^ 1^ ira — TI rra — — -- o I - ira TI o TI TI = r? ira ira -■• ;i TI ira -- I- o X TI --* ^ ira o i~ x_ — — x i~- rai -< o i- s -— = i - ci x -o -- — ti — ira"-y' •-' X xrira -■» s" — :■? -■» i-'Tf -rTi ti'— "y^— .-' v:' viti — ":-':ra =>"-•* y' .;" — ' ira :- :T :- :-: :-. .- .- ira :": iT iT C «i _: .= -Z IT iT - TT -- iT -- :-. :'. iT - iT iT .- _|;-_|j;_^-j~^-^|-_|.. 1~ 1- |~ |~ 1^ 1- I- I- I- I- L-J-l l-;-!--!-^- 1~ 1- I- I- I- l~ I ■ 1^ ^5^^^if^=^^^^^^^^^?^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^?Tra^°^^* -"-■^ rr— • ira ~? Tiira i^ciira -j -^^cra o i--ira -'.-*'*'". ^.''' "^'' ~.~' ~ ^ '" '^ i^io ffieraai-^.— 'x'eraera ira'joo j»»'« o_ r- 0 13 -* = i.ra x sj ti = — o_ ira x 1 - 0 0 .^ era TI Ti' ti" ti' --•" --• era ti' ti raf ti" era" raf era" ti" rai ti" ti" era' era" era' era" era r: era" n era' era" era" •n Blipiinn 0 --> era 0 s — 0 = -J >^ TI — 1~ X = TI — X era — -■» X — rr, i~ -- ti r5 -. era ira --. e TI CI 0 13 »- -i 0 13 — e TI ira =! — 0 .-' 0 0 — 1- o -•• era TI — -3 I- era .- 13 13 ira CI >- X e: X -3 13 1- l- 1- 13 CI 1- 1- 13 1- -. e: X X X X X X X X l- X •JOISO ~ * CI t- = X Tt 0 1- = 0 -i TI X X 1- CI e — C5 — = X e: ira -- CI -■» era -£ era" TI — ' e" era -£ = ~^ £ £ — ^ £ ~' * '- '- "3 -^ x' xj ci ci x' — ' ti £ e" -" e ■3_X •- ._ 0 .- TI r? C-. -•• era — - T « ^1 X l- ira — t- : l~ TI "-J X l~ 't^ '"- ^era X -•** era" ci ?. XT. 1 o o ara TI rr X X r- era 3 c. ci^ TI re — C; ti :ra o — -•• e; — ti ti era_ ri ci_ -,-"x"i~ x' ci ira" ira" ci ='.-"--'r-"Ti'er' — ' TrTÌx'.-'ira'x':T'T»"i3"-3 •i"="e-'x" ic'tr" ira ira iT ;ra :ra :ra --» .- ira ira ira ;t 13 — -3 ■" — :" ira -* era -- :■; -■*;-: ira ira :ra ira ira -•• >~ I- 1- 1^ i~ I- 1^ '- I- I- I' r-^ 1^ i^ I- 1^ t~ 1^ 1^ I- I- 1^ 1^ I- 1^ I- ■- I- I- I- I- " ' ^^Pi^WWli— «■^^■ll !■! I ■ ^ >n vnna i.viiuii) [ :,, ;.-, ir, I.-, ?, x-, n aSHK Tao IJwHOtr) T- TI — -■? ira — i~ X CI = — TI re -* ira ■-; I- X CI = — 11 — -■' :ra j: 1 - x - e — — — — — — — -r- — — — -1 TI TI TI TI TI TI TI TI TI " r: y Fasi dui, la Luna COOO •*1^0t*-'-WtC"— > OOCCMC:OT*^ 0JtS>»^O:O00--l O^CJ^+J-COIO^^ GioniNi ^I ^I -I -I -I -1 --T -J M ^1 ,-^-^ ^ i: Cj: CJ: -- *^ Ot OC e: •»' -^ ,"**" ^' — ■ O "C -* ^ i: '■-4 ce la bc O IO ic Ot ^ ^1 ^1 ^1 ^1 M -a ^ Ci c>i ■fi' CJ= CJ: Cj: .' -( C;c :5 ~- W >- -.1 -a -j .^i .j -4 -^ — - ■■» ; i^ ** ^J'- ^- i^ >'' — ^ C :i> C: 14 "■?" "-4 j" «i-C« to'<0 H-'w- H^ ^1 ^ ~ I -] _-, *.- c; c;: et 4-^ *^ O: *- o: cr -t^ ut C;: CJ5 O- vz v^ z;^ V^ Zjz v- •-I c; f- -J « o: — JS -1 -» +'''i^5",*''^=,'^,'^ e +.- e: e; ^ ce o "co "o! '-4 o ce ce c^ i* <^ o i■ o V W H sa O ti u. li) 14 ic Ci li u c- CO o; Ci +--ce ce ce CO M _«.- «r- +.- j.- tn o: cb +.- cì: o^pt ui ^ obc'c: '►- ce e ce '"- "^ cit ^ Ci' cj: oc CJ! ce oc oc'— oc "e. ce età e oc e te o: *- O B ce Ci 14 14 Ci co ce ce ce Ci ^ e ^ *.-♦■-*- co «s- *•- e;: cn O! o' e; cn oc o: e: o cr. ^ Vcbt et '»- bt '*•- C/'' ci: óo "oc oc V 00 "u! Vco "*■- t4't4"t4 o'- CO -4 C 05 Cit C;^ Ci O O 0= Ci CS j-1 M C". _-4 _-J _--I ^ "b^'o© V- o ere c c "o"^ o: cbc cre"o5"cre o'o5 "cbcoobcob^ bcocbcobcbc 4.- cu — K 14 ce e J Ci ci*-- +■-_— CeO oc O! Ci C^ 14 Ci Ci 14 Ci ere ce- oc 4.- -]0"-'0 0 0 "-4 Vo 0"— '0 'oc 0 0 Oi •»4 ce 0 or 0 0 0 0 0 e 0 '0 "0 "e "0 'e '0 0 0 0 e 0 0 0 0 0 0 O' - e 0 n oo"o":5"oo 5 000000 0' g^- 2: zzz ^ R K 0 PI M ^2g§«oS Ssrs?— 3?-, M . ■3'. «|g ggggg-- -S^V^gg^ «ggg^|o ^-" ^ 5 '^ z ^ z Z H O M - 5 ■<■<■< = rr w cn 0 rt rn Q ■^ -i 1 ■-) c- c- s-^ ^ H O o M fi O -<3 "5 o -a t2 = o U Q O H < H ^ o ^ > »■ > _ ■" 3 3 = = J C C = C £ S-^-3 o ^ _o c s = c c > »- > 3 O 3 CCS ! fc- «^ > ^ ^ • t. t. > . i; i) — L- Ul t« = i) >--;»■ ^ - i- 3 3 3 = S S - 0) -J >■ a > > > > r > -^ 3 3=3 3 = C = C = ;J = = ^ "- i 3! .2 • '^ > > ■> " ^ Z ' ' j. = e e = u e >>> = >»■ = = = > = = e e = . = = u p;?;^-:^ -c-r-y.^-^-^.^- ì^7::.^.^^,i. ^^f-^:^.'-^--^ > ''^' -^"^ S^5Ì^ ^Ì^'-J^S'^ ^gj^-^j:>-^ -^^$-Ì^| ^^?ig- C'~ '= o o o o e = o = = = = o o s' -m" o o" 3 3> o's'cTso'os rf'-M'—' o'-To — r o"— o"©"©" — -."'"". '~I'1 —".".'■'.";=''."'. ^. '"","1 ^'v' — '. ~, —. ~. ~ ~. ~. '^ ~ — ~ *' ~. T^ r> « 2 o — ci— — ' -m' — ' c^"— T — -M* —' — ' o — ' cT — ' — ' o — — ' -m' — — ' o X =;' o' — 2 i" . 31^ :*: :^ ;'? 0 0^:r?0:COiO OCSiOCtt^O:'^ SrCiC;-^: '-■* :*? -- 3^ o =;' r5 rr» --* —' cf =;' o -3 \£ o" l--' x : y -0 ' . =: O ifj ;0 irt ■■ó -A C-. -m' s . r: =^ rT -N — = 30 o" o' i~' 31' _" cT • O O = :-5 r.-S aS lO . o_ c> -N ao -jì »n -M c_ o_ j.-; m5_ ^_ i-- jo s/^ x xifl :f: o o x o x ?< x :•? n x i/ì ci — 3 » '^• r»" o' o o 3 -j t-" x'i-oin-sww ■^ ^ ni -^ -■i -st ^ ai" » r» sa i-i iC :^ X •* »* •* » 1(5 ift n 5! es te — o — . -o -* ;~ =i : ' ci n T^vi eo ?o M s-? TI — ' -^ 01' cf e» — ' — " — .' o' e:' : 1^ x_ rj -•• -■' o => ( = =>' o e = = . ' co" _ — 3 C!_ co ce ^_ -■» o> — 35 >n x_:ra rj r; -; -i :o -^ o_ o o e o s o O o si 3-. x "^ r: «" CI 'T» n* m n oi ci — ' ■»«" •-' — — _' _" e o -;' _" — ' — ' — ' — " — ' o _" — ' _' ^' -^ O O rt _(Na3««^ -* 00 00 «o ffi «^ »^ o lO o "^ «5 (jj :o ir; .* o w »~ t-_ c: CI _t-;-5ini(5 « — ic:3=_x_ 5 — ' — "' — •«" fi O 3l" 1(5 -•*" X x' — 0 _ _ _ .._...,, = ■-• ;(5 ifl 1(5 lO 1(5 »«-!»-*-» iC :(5 1(5 1(5 1.C :(5 K5 Jt r: TO -• Jt j» . ~ 1- 1- t^ t- r- i~ I- >-" ^- '- >"■ i^ 1- t- 1- 1- 1^ I- t- 1- 1- i~ t- 1- 0\ X_ O 3i_ — c^ A r-' — e -•+ -■»-■> -.e :C . r^ t~ i~ 1^ (- IMUOIQ ) ^ ^ «O >^ « 05 O •>-■ CI rs -+ :.C -^ 1^ X C-. e — CI ~ -•» i.-; -.3 l~ X O O — — •-" »- — ■,- — — — — — ci(Mci(Ma4(N iM(NCicir5r5 VWflrT © cu *7t Ilì^DICE GE]\ERALE DELLE MATERIE CONTENI'TE NEL SESTO VOLUME DEL RENDICONTO DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI NAPOLI. Sunti degli Alti delle tornale accademiche per V anno 1847. Del 5 gerinajo 1 1) idem '.) febbrajo 23 idem 9 roai'z.0 i G idem Ili aprile 20 idem 8 giuguo 15 idem 13 luglio 27 idem 3 agoslo 2'f idem 7 sellcmbre 14 idem 1G novembre 24 idem 7 tlicciubre 14 idem A' 30 giugno vi fu riunione generale della Società liira de' lavori delle Ire Acradomie , che la compongono , /« e HtiU-LtUtn , I' altra di Scienze , e la terzi di Bette- frcUrio perpetuo per quella di scienze trovasi dalla pag. paej. 3- r 15— 10 AG— 47 53— 55 81- 138- 144- 147- 225- 273- 303Ì 315- 323 347- 429- 457- - 82 -140 -145 -148 -226 24-'. -274 -30G -3IG —334 -350 391 -43! 444 -458 459 Reale Borbonica , per la Icl- r una Ercolanete di Anliehi- Arti . La relazione del se- 253-272 472 MEMORIE E COMUNICAZIONI. MATEMATICHE J)t Gafparit —Forma delle equazioni difTerenziali del Clairaut resa più generale, ec./49—/59 FISICA E STORIA NATURALE J)cllt Chiaje — Brevi notizie di supplimenlo alla Dissertazione di M. A. Se- verino intorno alla Foca vitellina ( con 2. tavole ) 56 — 64 Nota intorno alla Fisalia Aretusa apparsa nel Cratere napolitano i68 — 173 ^tmrnoìa ( Giov, ) — Delle mofete del lago di Agnano. 237—243 JUelloni — Memoria suU' abbassamento di temperatura prodotto alla superficie ter reslre durante le notti calme e serene ; e sui fenomeni che ne risultano nelle basse regioni dell'atmosfera, S.~ — 135 Nuove spcrienre di Faraday intorno alla rotazione della luce polariz- zata ne' corpi diafani sottoposti all' azione delle calamite . ec. 227 — 23f Ricerche sulle irradiazioni de' corpi roventi e sui colori elementari dello spoltro solare 27S—293 Tenore — Sulla Hypocyrla perianlliomega, e sulla Pstjcolria trichotoma 273 — 277 Ragionamento intorno alla Morfologia vegetale 392 — 408 BrijoNli —.- Breve discorso nel presentare le Memorie del fu di lui Padre tu' funghi del licgno napolitano , da lui rifatte.. 507 — 309 Cataria — Ricerche sopra un nuovo fosfuro di rame. J/7 Capocci — Ni'ta su di alcune recenti scoperte astronomiche. 336 — 3-iO A'ofa presentata di ritorno dal suo viaggio astronomico in Trieste, 436 — 441 Pelert — Memoria sopra la nuova cometa periodica di 13 anni. !i,3i — J Gtuparrini — Proposta di un nuovo genere appartenente alla famiglia delle cu- curbitacee. 400—412 Osservazioni geognostiohe e morfologiche sopra alcune specie di zucche coltivale. 445—436 Cotta — Rapporto sulle Uova di Elico. 417 fatrelU e Rmonapoli — Relazione dell'eclissi solare del 9 ottobre osservala nella Spe- cola astronouiica della Real Marina. 419 — 422 De Martino — Considerazioni fisiologiche siille cagioni della inferroità dei mam- miferi e dogli uccelli bastardi. k32 — 436 MEDICINA E CHIRURGIA .1 . i.-J.- l)eìlt Chiaje— Descrizione e notomia de' più interessanti mostri umani conserva- li nel Museo anolomico-patologico della Regia Università degli Studi. 7— /4 Cenni in torpo alla vita ed alle opere di Frane. Ant. Catto prof. i\\ 473 Anatomìa , e Chirurgia nella Regia Università degli Sludii di N»poli. 323— 3JS D» Martino — Riccrclie iiilla struttura e sull' officio della Membrana caduca. 294—301 Dichiarazione dello stesso. 320 — Ji/ MORALE ED ECONOMIA Bozzelli — • Disegno di una Storia dulie Scienze GlosoGche in Italia dal risorgimento delle lettere finóggl. i7— 41 SUKTl DELLE MEMORIE presentate all' accademia per gli Atti Simmola ( Vine. ) — Sunto della memoria su la natura e genesi del moscheri- no del Caprifico S.'j Dille Chiaja — Sunto della monografia dui sistema sanguigno degli animali rettili. 174 — 2/0 Cagnazzi — Osservazioni sul commercio delle Nazioni agricole con quelle manifat- trici . Sunto. 245— 24 H Borrelli — Sunto della sua Memoria sulla misura della prosperità pubblica 333 — JJ.5 Gutfoni — .Sunto della Memoria del sig. Dorotta sulla malattia delle patate. 3SIS 3S9 Cagnazzi — Sunfo della sua Memoria sul vizio dell' amico romano dritto, nell' a- 413—416 RELAZIONI ACCADEMICHE. Proposta del Segret.trio perpetuo all' Accademia per la stampa del VI°. volume degli Alti , e le continuazioni di esso. 68 70 Relazione letta all' Accademia sulla precedente proposta del segretario per- petuo. 71— Ti Relazione de' commessari Santoro , Tenore , e Lonza, assistili dal segretario perpetuo, in risposta all' incarico dato loro pel compenso da proporzionarsi a' soci Sangiotanni o DtUe Chiaje, pel lavo- ro fitto su' M^S. del Cacolini . ys -4 Pri>posta dal socio cav. Capocci, eh- domanda di essere autorizzato ad intra- prendere delle s|)erienze sopra alcuni fenomeni di astrono- mia fìsica. Risoluzione accademica sulla prccelento proposta. ISO— te t ili CORRISPONDENZA. Del Ri — Siinli di due lettore dei Peters sopra alcuni suoi lavori astronomici 43— 45 Lettera di S. E. il Ministro degli AtTari Interni, che partecipale risoluzioni Reali re- lativamente alla tcrmiuazione dulia lite della S.R.B. con lo sta- bilimento di V'erteceli. 48 Idem di S. E. il Marclieso di Pietracatella al Marchese RuITj. 49 Idem del prof. Svedese Gustavo Svamberg al segretario perpetuo doli' Accademia. 50 Idem del segretario perpetuo al prof. Svamberg. 51 Htm del Presidente generalo della S. U. R. per 1" esame do' Guardia-marine . HI Idem del Consultore Intendente di Napoli Commondatore Spinelli , sul monumonlo da erigersi alla Memoria del Barone P. Galluppi. ivi Risposta dell' Accademia alla precedente lettera. 142 Idem del sig. G. F. I[encke Segretario Presidente doli' Accademia dello Scienze di Prussia, con la quale ne invia gli alti di queir Accademia t4ì Wem del cav. Mignet Segretario perpetuo dell' Accailomia delle Scienze Morali e Politiche dell' Instituto di Francia , di accettazione alla pa- tente di nomina di nostro socio corrispondente. 302 Estratto della lettera diretta da S.E. il Ministro degli AIHri Intorni al nostro Eccel- Icnlissimo sig. Presideule , in risposta alla rappresentanza di- rettagli per la stampa degli Atti. 310 — 31t Estratto di una lettera diretta al cav. Melloni dal sig. Elia Wartmann professore di Fisica nell'Accademia di Ginevra. 3lt—3i4 Lettera con la quale il prof, cav, Carbonaro inviava all'Accademia il suo libro intitolato: » Osservazioni al Rapporto su la Peste e le Quarante- ne fatto a nome della Coinmessione di Medicina di Francia dal doti. Prus « . 314 Idem del prof. Simonelti al cav. Flauti noli' inviargli per 1' Accademia la sua ope- ra sulla Filosofia di Dante. 322 Idemd'ì S. E. il Ministro degli AITari Interni all'Eccull. Presideote sig. Marchese di Pietracatella. 3i( Idem di Achille Bruni con la quale invia all' Accademia taluni uovicioi per farli cseminare. 390 Idem dello stesso inviando altri quattro scatolini di uova . 418 Ministeriale diretta al Presi. lente sig. Marchiise di Pietracatella relativa al Gabi- netto di lettura de' giornali Scientifici. 424 Lettera a S. E. il Marchese di l'ieiracatclla a nome dell' Accademia . 44J LIBRI PRESENTATI. LnnceUntli ( Ttlo ) — Poche parole sulla pretesa Area-Martigiana di Nicoliteei. 139 Plana ( Comm.) — Sur la distribution de I Electricité à la surfaco de deux sphérei ccn2 344-343 427— 42S 4«8-469 .