/ .i'/oéx^ 1 DELL' ACC.lDBMl.l NAPOLITANA DELLE SCIENZB ANNO SETTIMO TOMO VII. NAPOLI Nel Gaiihetto bibliogr.vfico e TiroesArico 18i8 1848 RENDICONTO N.37. DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA IU:ALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI GENNAJO E FEBBRAIO 18'.8. PRESIDENZA DEL NAnCIIESE DI PIETnACATELLA. Il >gK»t-B«^»eg: TORNATA DEL DI 11. GENNAJO 1848. Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Interviene S. E. il slg. marcliesc di Pielracatella , il quale gentilmente rin- grazia i suoi colleglli per averlo uiianimameiite rieletto alla presidenza dell Ac- cademia ; a clic i soci corrispondono con le dimostrazioni le piii sincere di ve- ra soddisfazione in vedersi assistiti da un uomo del suo grado, dignità , ed im- pegno pel bene e pel decoro dell'Accademia , non senza ricordar nuovamente i vantaggi di non lieve momento, che questa ha, per la sua valevole cooperazionc conseguili, nel precedente triennio di sua presidenza. Legge quindi il segretario perpetuo gli Atti della precedente tornata, 1 ul- tima dell' anno 1847 ; ed in continuazione rinnova a' suoi coUcghi la funesta notizia della perdita fatta dall Accademia del Nestore di essa e de' professori na- politani Saverio Macri, nella rispettabile età di 97 anni ; al cui funerale interven- nero i soci cav. Gussone , cav. Vu'pcs, Semmola, delle Ciiiaje ; ed egli vi les- se, a piedi del feretro, poche notizie riguardanti la vita del defunto socio, nella sua doppia qualità di professore e di accademico (I). Con questa occasione , visto V imbarazzo in cui il segretario perpetuo , )D simili circostanze , si ritrova , nel do\er compilare in fretta un artico- (IJ Si vegga 1 arlicolctti) necrologico , nel capitolo Oggetti diversi. lello iiccrologico , Como aurora nel ilover sommiiiislrare a clii Ira' soci mosso (la carili' e rispetto verso alcuno tic" trapassali , volesse conservarne la memo- ria air Accademia eJ al piiblilico con un elogio , ricordava loro , che fin dal IJO marzo I8'i0, con sua circolure, aveva inaiidato a ciascun socio, in doppio, un foglio con l'epigrafe : Prospello (ielle Cfir,ittcn'sliche nppartcììcnli al socio ordinano N. N., diviso in colonne, con sopra ciascuna le inlitolazioni, /. Epoca rlelln nnsri- la, .'■i.Gciiilori, 3. Patria, 4. Sludìi , e professioìic, ,'). Impieghi avuti, e che ha, con le rìspellive epoche, , 6. Opere piMlicalc , ed epoche della slawpa con le suc- cessive edizioni y ~. Accademie principali alle quali appartiene , in quali epodi» vi è sialo nominato , ed in quale qualità , 8. Epoca della nomina di ordinario nella nostra Accademia , a chi succeduto , e se prima l'i fosse appartenuto con altra coratleristica , 9. Lavori falli per cssu-. Da sifTalti prospetti singolari avreb- be egli fallo ordinarne un registro , per servirsene 1' Accademia in qualunque circostanza. E poiché a tale invilo non si era prestato che il solo arcidiacono cav. Cagnazzi , egli ne rinnovava a' suoi colleghi la preghiera . A che ripi- gliando il socio marchese RulTo non convenirsi ciò alla moderazione di ciascuH accademico , rimane conchiuso , che di tal registro non se ne sarehhe più fatto parola ; elie perù il segretario perpetuo , rimaneva giustamente esonerato dal somoiinislrare a chiunque , ed anche al Governo , in circostanze che potesse dimandarne , le notizie sopriudicate , non convenendo al decoro di un corpo di-< Olinto di dotti il dar notizie false , o al manco esagerale. Avendo in seguito partecipalo all'Accademia alcune ministeriali di sem- plice corrispondenza accademica , è passalo a presentarle i libri a questa in- viati in dono , che si Iroveranno descritti nell' articolo corrisponilente. Ed all'oc- casione di presentarle il volume degli Alti dell' Accademia di Berlino pel 1845, •OD grandissima rcgolarilii, secondo il costume di questo rispettabile e dotto con- sesso, pubblicato nel coiso dell'anno 1f>'i-7, e 12 fiscicoli de rruitinarili mensili iie lavori di tale Accademia, dal luglio 1846 al giugno 1847, le ha fatto conoscer» «he nella lettera di accompagnamento a tale invio, diretta al segretario perpetuo della nostra Accademia, vi si conteneva ancora un foglietto stani|ialo in latino ed in tedesco, pel programma proposto dalla Classe Filosolìca ed Isterica di quelT Ac- cadevu il loilo qiiruln , deiìnciiJo per bifuro il opi'ilico di Napoli, a ragion de frulli di caprifico sbocciali sul rucUcisi lu- j^lio, e chiama madri di caprifico quelli che posson perdurare sino alla primavera Tcnlura. Solamente il chiaro uomo non si avvedeva che taluni caprifichi maturavano tra i' nro. Il ijual processo vegetale si vr le unite rnic a quello di molle delle varieiii di Uro domasi co, quale il troiano, il djt- lato, il paradiso ec. ; se non che tali piante, perchè più gentili, col venir del verno abbandonano immaturi i ficolini lardivi. Venendo ora al proposito della presente scrittura, dico, che dietro esatte e svariale osservazioni potcìti sin d' allora assicurare, che in qualunque delle va- rie maniere il caprifico si rincontra, sempre in esso i moschiui si generano, quan- tunque r opinione degli agricoltori e di molti scrittori si fosse che ne" caprifichi uuiferi quegli insetti non si schiudessero. Ma io sono al punto di dichiarare, I. La vera natura di quegl' insetti, che generalmente di due maniere si olirono nello stalo perfetto , neri cioè e rossi, come il Cavolini li descrive ; e perchè il Gallesio erroneamente una terza mauiora ne aggiunga nella cosi delta ninfa rossiccia . II. Come avvenga la ge- nerazione di questi iusetli in quelli frulli, e la loro perenne riproduzione. §. 1.- Perchè potessi ben recare le mie dilucidazioni ed i mici giudizi sul pri- mo argomento , debbo partire da quello che i succcnnali due autori ne hanno notato , i (juali di proposilo occupali se ne sono , e quindi con ragioni cava- te da falli fermare la mia opiniooc. Il Cavolini descrive I' insetto nero e il rosso nello stato perfetto : parla pure della ninfa rossiccia, e con sano criterio dichiara esser dessa la ninfa del mo- scherino rosso , quantunque non avesse osservato la sua metamorfosi. Notizia ancor si trova di questo moscherioo in Teofraslo,da cui è chiamato Culex centrinae, e si dice oziosamente vivere tra gli altri moschini, come i fuchi Ira le api. Se- condo Plinio tale insetto vale zanzara che nasce ne' fichi. L' uno e 1' altro insello son da Linneo, che non li potette esaminare diret- tamente, allogati nella classe Uymcnoplcra, sotto il genere C^jh/jì coli" aggiunto psenes. Mail Cavolini, meglio studiandone gli essenziali caratteri, ridusse il mo- scherino al genere Ichncumon nel settimo ordine di Linneo, il nero denominan- do Ichneumon Pmncs, ed il rosso Ichncumon ficarium, entrambi androgini. Il Gallesio diversamenle discorrendone , ricouosce sì bene al modo slesso 2 IO che gli alili il moscliino nero; ma del mnschino rosso, che mai caduto non era sotto le sue osservazioni, tacevasi, sol descrivendo la così detta ninfa rossic- cia , e di ninfa credette essere il sno stato naturale , e clic fosse il maschio dell' insetto nero giudicato femmina, acooppiantisi tra loro. Ma dappoicchè ebbe nelle mani la memoria del Cavoliui , clic questo insetto rosso minutamente dc- siriveva al pari del nero, non meno che la ninfa rossiccia, che ninfa di dullo in- sello ripniava, stette in dubbio per ritrattarsi dalla sua opinione su la natura di es$a ninfa ; ma datosi poscia, come egli dice, alle più accurate ricerche, venne^li fallo di vedere il meschino rosso perfetto . ConluUociò non avendo per le sue osservazioni giammai veduto la trasformazione di quella ninfa io questo in$lli|)lici osservazioni e svaiiati esperimenti . Onde jni son dovuto convincere non avvenir punto a tal modo !a deposizione delle uova ne semi del caprifico. Quando e come dunque ciò avvenga è quello che io slimo poter dichiarare. }.a doposizionc delle uova ^ien fatta da' moschini che svolgonsi da" caprifich'j i\\ 13 giugno chiamali orni, o altrimcDti fioroni, ed effettuasi non già ne' frulli in crescenza , ma nelle genime , forandole coli' avidullo , e non già iutroducendoit JD esse aflin d' insinuare un uovo per semenza. I falli e le ragioni che mi guidano a fermare questa teorica sono i se- guenli : L' albero del capriGco allorché comincia a vegetare , il che avviene io marzo , le messe dell' anno precedente schiudono dalla cima le foglioline , e a mano a mano si svolge la novella messa o vermena ; conlempor;in»-aroent» le genjme nella nuda messa dell' anno innanzi si svolgono e vanno a formare i frulli del caprifico chiamali fioroni o orni. La novella messa inlanto allun- gandosi manda laleralmenle le foglie di cui il picciuolo costituisce un ango- lo acuto coi ramo. PSclla palle interna di questo angolosi veggono picciolissimi rilevamenti riton- di , or unici , or doppi , or tripli , della grossezza di poco più di una testa di spilla , e son queste le gemme da frullo. Osservale con lente di semplice in- grundimcnlo appajono già piccoli ficolini , rinchiusi per la maggior estensio- ne in involucro squamoso , scorgendosi scoverla la sommità , ove si ravvisa r occhiolino del fico rivestito parimente da squamuzze . Di queste gemme, a seconda della vigoria della pianta , del luogo e del- l'esposizione ove vegetano , in luglio se ne svolgono alcune in anfanti , e progredendo nella crescenza , in fine di settembre e principi! di ottobre , raggiungono la maturità ; nella quale stagione sen veggono pure dell' altre esser successivamente sviluppale, equi chiamiamo il caprifico liifero. Talvolta, e que- sto è più di frequente , si svolgono solo nel corso del mese di agosto e dei primi di settembre, ed allora è che il caprifico dicesi bifero. In fin di giugno ed i principii di luglio gli orni già pervenuti a maturità svol- gono i moscliini , che io ho più volle veduti percorrere su per la novella messa, e si i neri, che i rossi dalla lunga coda. Tale epoca è precisamente quella in che con tutto fondamento io credo che questi insetti , introducendo il loro aculeo nel- r occhiolino della gemma , si scaricauo delle nova. Queste uova, che concepir dobbiamo come un esilJssimo fluido , allorché la gemma prende a svilupparsi e crescere , e con essa svilup[iaiisi i semi , questi avvolgono entro se uno o più ovicini di quei dal meschino depositati , non altramente , come sovente avviein» di qualche rorpicciuolo streltamente aderente all' esterno del fusio , del ramo , o an«.'he del IViiilo ; coli' accrescimenlo della pianta quel corpicciuolo di eslcruu che era sparisce , e si riduce uell' interno del fusto, del ramo , o del frutto. CoM la vegetazione della piiinta del caprifico dando nutrimento al frutto ed a semi di esso, le uova ancora de" inoschini entro lai semi rinchiusi , come in ap- posita matrice , si nutriscono, cresceudone uno bensì per seme per la capacità del Il ]iin<:o,e danno noscìmentu a'bacollni elio poscia alla volta loro corrono alla Irasfo r- 111:1710111; in instilo (Kilcllo. Può aiuHiiii hwiniio, e sembra secondo naliira, die le uova dal mnsuliino de- poste ncir inicriio delia jjemnia, s>iliipj)aiidosi qiiosla, e dnido opportuna condizio- ne, anclie per lepore della sl.if:,ioiie, aiio sbucciar dei bacolini, vadan qucsli imman- lincnti cercando dimura ed alimento adalli a lor natura , il che trovano ne,' ic- nerelli semidei capiilico , onde vi s' introducono , ed ivi assolvono il primo stadio di >ita. Questa seconda ipolesi trova sua analogia in quel clic vediamo tutto di avve- nire a' filugelli , clic appena schiusi , si sviano in cerca di alimento , ed all'odor delle foglioline di gelso apposte su la carti sforacchiala che crasi adattala su la se* iiienza, por quei fori veiigoii fuora e poiìgonsi a divorarle. A tal modo solamente la genesi de' moschini nei capritichi, e la loro perpe- tuazione per via di uova può ricevere compiuta e soddisfacente spiegazione, siciio essi caprifichi uiiifcri, biferi o Iriferi. Cosi va tolta la dillicoltà che altra volta io mi proponeva nel rincontro di trovare caprifichi orni non coniponetrali dal moschino, generar moschiiii. Cosi r immaginazione non resta travagliata dall' ammettere ciò che inni mi par concepi- bile,che il moschino, internatosi nel ficolino in crescenza, vada sforaccliiando un per uno i semi, e deponga un uovicino per parte ; mentre al contrario di ciò, ed in con- ferma della mia teorica, noi vediamo tutto dì operarsi il depos to delle uova degli insetti più grossi a getto ed in massa su le opportune matrici. Del pari possiamo dare adequata spiegazione del perche ne fichi eduli cornpe- netrati dal moschino non vi si schiude mai l' insetto, ed invece i suoi semi vengono perfetti e fecondi, non mai ivi rinvenendosi la larva dell' insetto slesso. E la ragion si è che avvenendo la deposizione delle uova di getto nella polpa de! ficolino, in essa per la vegetazione aflluendo copia di umore, restano involuti gli esili uo- vicini , e perciò impediti o che s' internassero ne' semi , o che si schiudessero i bacolini e si addentrassero ne' medesimi. Laddove al contrario venissero dalle uo- va insinuate ne' semi, come è opinione comune , avrebbero ben ivi potuto schiuder- si le larve , rimanendo sol impedita la trasformazione in insetti perfetti. La ragione onde i caprifichi uniferi , privi delle madri di caprifico dette era- tilìvi, abbandonano avvizziti parte de frutti pria di giungere a (naturila, e quella stes- sa che nella memoria su la caprificazione mi trovo assegnata alla caducità de' fichi domestici caduchi , cui si soccorre in parte coli' opera della caprificazione . Voleva dunque dire che lo stimolo meccanico dell' entrata , o 1' azione chimica della materia che vi depone il moschino uscito da' caprifichi invernali , suscita vita maggiore nel frutto , onde si rende persistente, e giunge a perfetta maturità. Il che laddove manca , la ceducilà è abbondante ■■, tutto che gli abbandonati caprifichi or- 15 ni imperfetti, contenessero ne' loro semi il bacolino : la qual cosa conferma il mio sistema. Se si escludono i mezzi da me additati , non può farsi a meno di ammettere la generazione spontanea ; la quale nello stalo della scienza è esclusa per la classe degli inselli ; quantunque 1" apparenza de' falli vi darebbe molto fondamento. Da ultimo, e di conseguenza alle cose dichiarate, credo non dover tacere un'al- tra mia opinione , che sieno cioè i moschini rossi qnelli destinati alla conservazio- ne delia specie mercè la deposizione delle uova nelle gemme, tra perche provredu- ti di lungo aculeo piìi adatto a forare la gemma , tra perchè gli ho più sovente- mente veduti percorerc su per la novella messa , anziché svolazzare , senza mai ri- cercare i ficolini in crescenza, come i neri, per internarsi in essi, tra perchè m li alcuno di essi non ho rinvenuto che entrato fosse ne' ficolioi sia del profico, sia del fico do- mestico : la qual particularìlà viene ancora contestala dal Cavolìoi. £ se tanto il moschino rosso che il nero soo da questo naluralisU con som- ma precisione definiti del medesimo genere Ichncumon, non evvi alcuna aulinomia che dalle uova loro provvenga l' una e l' altra varietà. Quanto al deposilo delle uova da me giudicalo avvenir nelle gemme, allorchà questa memoria fu letta alla Real Accademia nella seconda tornala dì febi)rajo 1847, non mancò nel dotto consesso chi si fosse mostralo voglioso che io cou- ducessi la mia opinione a dimosiraziotje diretta di fallo con isludiar tali gemme col soccorso del miscroscopio. Accolto di buon grado 1' invilo, e sospesa per allora la pubblicazione della memoria, impresi ad esaminare 1' interno di tali gemme per tutto il rimanente del mese di febbraio e lutto marzo, in fin del quale già le gemme cominciavano a svolgersi. 11 microscopio di cui mi valsi è quello di Che- vaiier di forte ingrandimento. Ma tra tutto ciò che questo strumento olTri alla mia vista di distinto , senza voler correre dietro ad illusioni, punto non potetti con piena coscienza giudicare di vedere le uova de' moschini . Mi offriva è vero , forme tali di corpuscoli globulosi, che ad una mente prevenuta potevano farsi giudicare per uova, ma a poter correre dietro a questo ottica illusione, sarebbe slato mestieri escludere il succo lattiginoso che sgorga da ogni minima parte del tessuto delfico per qua- lunque incisione ; succo che precisamente è formato di aggregalo di globetii . Onde tenendomi lontano da ogni pregiudizio mi è forza affermare di non avere potuto ivi scovrire con certezza le uova del moschcrino. Questo è quanto mi stringeva il dovere di dichiarare alla Reale Accademia p«r •oUomettcrlo al giudizio de' doiti naturalisti che in essa hun meritalo posto. 16 Dello mnìnUìa deVc potale comporsn nelV anno 1816 negli ytnpenìiini Marso-Sannili — Mcinana Iella alla R.J. delle Scienze dal socio ordinano cav.Gussone, a nome j di una supeificie verde (il fondo della foglia) come di un bel prato su cui si eleva una foresta di alberi con rami come di vetro «. Noi non abbiam po- tuto giungere a vedere questa disposizione organica , di cui fu osservatore il lìcrUley, né riconoscere che costasse di pianticelle bea coslituite, con loro fruttificazione, come il dotto inglese assicura, e come pretende di aver osser- vato Uesmogieres , che vi riconobbe ancora il modo di procedere de' rami , ora alterni ora dicotomi. Tulio al più potremmo dire non aver avuto presso noi quella sostanza, matrice di nuove formazioni, tanta plasticità da elevarsi a farne delle complete. Più, sospettando, per l'aspetto di essa sostanza, se mai avesse potuto essere analoga a quella che si depone da taluni insetti per assicurare lor nido, molta diligenza usammo e più volle la sottoponemmo ad occhio armalo per vedere se qualche uovicino fosse avvolto dalla stessa, e sempre vanamente. Checche dunque sia di sua natura, certo si è che dove apparisce, là vicn tra poco la macchia dislruggilrice. Scomposto allora il parenchima cosi tocco , e diligentemente studialo , lascia scorgere in mezzo agli elementi del suo tessuto certa sostanza bruna, rossiccia, fulva, granulosa, quella stessa che si rinviene nel tessuto intercellu- lare del tubero ove sorge il morbo, e che noi abbiamo figurala (tav. II. fuj. 3)' Questa nostra osservazione trovasi di accordo con quanto vide Decaisae , il quale tra per la forma, per lo colore e per la consistenza, come per Io re- 3 18 «islerc di essa ai rc;tlivi p'ù energici , volea diversa dalle mucedinco. Ma essi i;r;iiiolii dislniilori non |ioti(l)l)(Mo essere una sostanza organizzala, diversa dalle n.iuediiue, cipiiicdi riprodurre se slcssu? Ogni gianello non saici.be uiia spet ic di ncdo di cellula un l'acccislo , ed esso slesso una cillula 1 VA in questa ipolesi non dovieiiinio tornare novellamenle a far dimanda come e per- dio si piodusse il gtancllino primitivo? Snice ha Tolulo ripetile la nuiUitlia de" pomi di terra dalle numerose airiadi di iCdi ilie as^alindo i colini, per lo moltiplicar loro infinito, li man- dano a disnuzicne, suetiandor.e i li(',uìdi riparalori. Ciò potrà stare in taluni casi, ira fa d uopo por incnle the gli iCdi non scmlìiano indistintamente at- taccare ogni piuma della tpi por l'azione dell' ossigeno e della uniid'ià, dietro an:ora ignnla inlliicnza palo- lo"ica ; 2.° essa sostanza allciala agiie poi come fennenlo a coiilalto delle cel- lule , distruggendone la tessitura ; 3° , cangiarsi quindi 1' amido in dcslrina <• materia gomiuosa , e quindi succedere il passaggio alla t'erraetitazione acida ( co- me annunziava il pailicolare odore ile' luhcri e l nascere de' vibrioni dell ace- to ) ; di poi quella putrida per cui il nascimento de' funghi , e da ultimo il prodotto di qualche materia infetta , riconoscibile all' odore nauseabondo e no- civo agli animali ed alle piantine slesse crittogame , di cui allora non vi era senesi . Gli acidi che accompagnavano la fermentazione essere sembrali l' acu- lico e 1 lattico , e la materia dell' ultimo grado di degenerazione , essersi in- teramente mostrata solubile nella potassa caustica ed avere avuti tulli i carat- teri de' prodotti umici. Conchiudcvaino quindi nel seguente modo . Se la eccessiva umidil'a e 1 os- sigeno ftgendo sulle sostanze azotate , deve produrre un fermanto o raiteria ca- pace d' indurre cambiamenti nelle sostanze ternarie della orgauiz/azioiie , ed in altre sostanze azotate , queste avendo agito su i tuberi dell' anno anlcccJen- te , e die poi servirono di gei mi , essi han portato con se latente il morbo, le piante per essi venute sono state malsane e deboli , come ha dimostrato la mancanza d' infioiazionc della maggior parte di loro . Che se volesse di- versamente opinarsi , come si spiegherebbe che il male sviluppò presso noi a slagion secchissima e caldissima ? Del resto son belle ipotesi quelle che di- ciam noi e si son delle da altri , mentre la scomposizione di una nuova so- stanza , e la formazione di 'ina nuova è un mistero ancora , per cui scrive- va ullimamentc Humboldt » 1' evoluzione originale della cellula è nascosta nella oscurità di una reazione chimica , analoga alla fermentazione che genera i fi- lamenti bissoidi del lievito di birra.» Si è dimandalo pure intorno alle patate guaste se nocivo o innocuo ne era 1' uso . Alcuni si sono pronunziati a favore della innocuità , ed hanno ad- dotto per prova 1' essersi non solo senza danno cibali delle stesse , ma senza danno averne bevuto piìi volte il guasto succo . Altri han detto il contrario , ed han narrato come speciali morbi sien venuti a coloro che di tal cibo u- sarono . A parer nostro è ben facile 1' anzidetta qiiislio.ie , perchò son ca- noni igienici , sanciti da secoli e secoli che le sostanze in corruzione non fu- ron mai sano alimento ; e se si torna ad allegare la ìnoocuità dell' uso loro , noi rispondiamo che anche le guaste frulla sino ad un certo punto si usano impuoemcnte , ma non sapremmo consigliarDe 1' uso , perchè non poche epi- 23 Jemic le mediche Istorie ci narrano per 1' uso di callive sostanzeal imcn- tizie . Per fiiiiraenlo di questo lavoro resta a dirsi del rimedio per impedirà il male sorto , di quello ad usarsi perchè novellameote non torni , ove al- tra volta trovò agio a far mostra di se. Noi non possiam dire per propria esperienza esservene alcuno che cer- to sia e di sicuro effetto . Da quanto abbiamo osservalo costa che la fecola si rimane lungomcnte iiialtaccata , e frallanlo la malattia progredisce . Certo rimedio si è allora di separare essa fecola dal parenchima , e serbarla per gli usi economici. Costa , che 1' eccesso di umidità è una condiz one essenziale insieme con l'ossigeno , senza di che non possono avvenire de mulainenti , a cui soggiace il tubero , quindi il porre questi a dlssetcainenlo , lasciando perder loro V acqua di vegetazione , riducendoli a fecola , soltanto slimiaraa cosa assai conducente . Costa , almen presso noi , che la malattia incomin- cia dal germe , quindi è forza rinnovarlo , prendendone da campi non visita- ti dal mate . Ove qucs'o non potesse eseguirsi , almeno potrebbero sottopor- si all' azione della calce , del solfalo di rame , e del sai marino , come si usa co' semi de cereali . Risultando dall' osservazione che ne' luoghi avvallati , acquilrinoisi ed argillosi , ombreggiali ec. , la malallia si è sviluppala in pre- ferenza , è ragionevole da ultimo il credere che facendosi le semine novelli» in can pi vhe offrono condizioni contrarie , nelle terre in peudio , ventilate , asciulie , arenose, a solaiio , pos.--a evitarsi il male (1). \ cigliamo del resto lusingarci che per lo stimolo che avremo dato con questa nostra scrittuia a migliori ingegni , perchè si occupino di sì impor- tante aigonicnlo , possa darsi mcniita a coloro che dissero essere le incertez- ze e le diiiicoliii in questa materia aumentate in ragione della diligenza e del- lo studio the vi fecero i dolli di ogni luogo . (Il Si è «lotto sicuro rimedio per impedirò la malallia delle patate 1' avvnlsore i ger- mi con polvere di carbone ; si è (ietto essersi dei campi cnil prcp.irali mantenuti illesi , quando gli appczznmenti circostanti erano distrutti dal malo . Stante la conosciuta qnali- tà apsorlienle l'umido del carbone , stante le osscrvuzijni ed i principi da noi stabiliti , a priori questo mezzo trovasi assai ragionevole . 24 KoTA dvl socio corri spanci cni e A. De Martino, sulla legge di cowvcnsazione ira la secrezione dell' urina e la secrezione della bi- le nei reti ili. In una memoria letta all' Istituto di Francia (30 agosto 1841 * ) presentammo una serie di esperienze i cui risullamenli dimostravano , che vera mente la maijgior parte del sangue venoso reduce da diversi punti del corpo , nei rettili, prima di lonlluire perla cava posteriore nel cuore, raccoltasi in due sistemi venosi particola- ri , in quello delle vene porle renali e in quello della vena porta omhilicalc , ricono - seiuti sotto la denominazione di sistemi venosi di Jacol/son , e condotta a traverso i reni ed a traverso // l'eijalo (I). In questa stessa memoria accennavamo ancora ad un altra serie di ricerche, per sapere se una parte dell" urina e una parte della bile dei iettili e secregata nei reni e nel fegato dal sangue venoso dei sistemi di lacobson ; e se questi due sistemi venosi del fegato e dei reni, avendo comuni le sorgenti, sia- no realmente 1 uno complemcntario dell' altro relativamente alla distribuzione del loro sangue , e quindi esista nei rettili una diretta legge di compensazione tra la se- crezione dell' urina e quella della bile . Ora presentiamo alcuni risnltamenli di que- ste ricerche sperimentali. liC ramificazioni delle vene porte renali , che penetrano nel parenchima dei reni prima di sboccare nelle vene efferenti e per esse nella cava posteriore , si ri- solvono in una retedi vasi capillari , la quale e in immediato contatto coi dotti secretori dell' urina (2) . Questa rete capillare è realmente secretoria ; ossia i dotti urinifcri secregano dal sangue delle vene porte renali che circola pei vasi di questa rete una parte dell' urina , dappoiché un' altra quantità di urina e secregata dal san - gue delle arterie emulgenli. Una disposizione analoga si verifica per lu distribuzio- ne del sangue della vena porta ombilicale relativamente ai dotti biliferi ^ La con- seguenza fisiologica , che si deduce da una tale disposizione anatomica , è confer- mata dalla sperienza . Il metodo di cui ci siamo serviti è semplice . La più gran par- te del sangue che i due sistemi venosi jacobsoniani portano ai reni ed al fegato del- la rana è reduce dagli arti posteriori ; molte sostanze assorbite dal sistema veno- so SODO eliminate dai reni e dal fegato , e sono riconoscibili nelle urine e nella bile ; • Mimoin sur la direction de la escalation dans le tyslème renai de Jacobson che: Ut rtj>tHe$ , et tur les rapporti entrela secretion de l' urine et celle de labile; par A. De Mab- •tivo . ( V. Compie rcndu eie. Séance (Ui 30 Aout 18il ). (1) Le nostre spcrienzc pigliaion principio da quelle tentate prima dd sig. DuMr noy e furon poco dopo confermale dal sig. Gruby. (2J ó'rudt/ , sur le systùmc vcincux de la grcnouilie , Comptes nndus 8 Nov. 184L K Lif Sniionelli S\r?_d- r^ #"(^1 i Figli- •■■■, Ib'S*^w. *;tw-^ •■fi ^Jf .^r^ • -^r e J^f-^ -BiglP''^-'* l-l-^i^v-^if!! 0-.ii.O;Ì N FjV 10 la M ' iit. Simonet Sli.i.li SIhJ, ^ '. K.K 2 Fi«. 3. n Tif. 1. '=^8. h. Fig. 5. I h'i£. 6. Ò3/i F.fr 7. §^0?, ^^^ ' ig lo Lit. Simonelti 5lra.iU. Sliidi K.tì, ■ 1 ':...-!- ng^LriiMii-miM Ljl Sm^ontUi 'rarli .Audi N S 25 immaginiamo ailurine che una di quesle sostanro riconoscibili nei prodotti di ?=e- crczionc sia assorbita dalle vene capillari di'j;li arti posleiiori, essa col sangue del- le vene porte renali podelrerà nei reni e con niicllo ilella vena porta oiiibilicale nel fegato ; ora se questa sostanza sarà eliminala dai reni e si troverà nell' urina, se fni-\ eliminata dal fegato e si troverà nella bile, rimarrà evidentemente dimostrato clie il sangun delle vene porle renali, e della vena porla ombilic:de, serve por la secrezio- ne ijrir urina, e della bile. Infatti dopo aver legale le arterie eraulgenli per impe- dite da questa parie la secreiione dell" mina, leniamo la rana immersa col soli arti ppsteriiiri in una soluzione di cianuro potassico : questo è prontamente assor- bito dalle vene degli arti, e dopo 20 a 30 minuti, colla nota reazione iu bleu elio i salidi ferro danno con esso, lo riconosciamo nelle vene porte renali, nei reni e neir urina. I. a medesima rea/.ioiie da d siero del sangue della vena porla oiubili- cale. Siccbè sendira chiaro clie i reni, ed il fegato secregano una parte dell urina e della bile dal sangue venoso del sistema jacobsoniano ; e cobì una notabile quan- tità di sangue venoso, che nei retlili non può divenire arterioso col mezzo delia respirazione, impeifetla in questa classe di ammali, viene depurata dai reni e dal fegato di molli priiicipii di eliminazione (1) Dopo Miiller, abbiamo verificalo che in sì breve tempo 1 assorbimento linfatico non ancora aveva avuto luogo ; dappoi- ché la linfa che abbiamo estratla dai cuori linfatici sciatici non ha dato reazione. I risuliamenti delle prime nostre ricerche ci dimostrarono, che i due sistemi jacobsoniani sono re.ilmenle legali da una legge di compenso relativamente alla distribuzione del loro sangue ; perciocché comprimendo o ligando la vena porta om- bilicale cresce notabilmente 1 afflusso del sangue nelle vene porle renali, e vice- versa. Ora è chiaro che un tale afflusso aumenterà la secrezione dell' uiiaa, la quale, come innanzi si è detto, è in parte separata dal sangue di queste vene : e perciò esiste ne' retlili una (tirella legge di compensazione tra la secrezione dcMa bile e quella dell' urina. Quantunque su questa legge non cada più alcun dubiiiu, cionondimeno ecco qualche allia sperienza che tende a porla in maggior evidenza. Con una compressione adattala spesso si riesce a vuotar dell' urina la vescica della ranocchia ; quindi acciocché cresca 1' afflusso del sangue nelle vene porle renali le- ghiamo la vena porla ombilicale (2) ; dopo qualche orala vescica trovasi di nuovo (1) Quando ci contentassimo soltanto di osservare se realmente il cianuro potassico as- sorbito è portalo dalle vene renali ai reni , non sarebbe necessario legare in fjscio i molti troncolini delle arterie cmulgcnti. (2) Questa vena è superficiale e d' un Rran calibro, e però basta fare una lesgìrra in- cisione alla pelle ed agli strati muscolari dtll' addome per scoprirla elitaria senza che la »ita dell' animale solTra la menoma allerazinne. Il piocesso sperimentale può ancora r^ciiilarsi le- gandola insieme colle paicti addominali, facendo che la ligatura cada al di sotto della regione 4 26 piena Ji urina, clic la rana talora spruzza quando si apre. Ma per meglio calcolare r effetto dell" accresciuta secrezione abbiamo fatta la ligalura degli ureteri ; i quali dopo alquanti minuti abbiamo trovali coiisiderabilmentc distesi dall' urina al di so- pra del punto ligalo, e colla lente abbiamo potuto seguitare la congestione dell' uri- na siu nei tubi uriniferi delia sostanza renale. Ci siamo ancora assicurati che se iili ureteri si leghino senza prima ligare la vena ombilicale, la raccolta dell' urina iu essi è pili scarsa e piii lenta. La diminuzione dell' urina è notabile allorché si le- ghino le vene renali afferenti. La cistifellea non può vuotarsi della sua bile, senza assoggettare l'animale a più gravi offese; della quale bile nemmeno si conosce con esattezza la quantità, per calcolare, come per 1' urina, le sue variazioni in questo genere di sperienze. Intanto legata la vena ombilicale nelle rane, ed apertele dopo qualche giorno, la quantità della bile nella cistifellea ci è apparsa minore, ed al contrario ci è apparsa piii ab- bondante allorché avevamo invece legate le vene renali. del regalo, ed un millimetro discosta da ambiduo i lati della linea mediana su cui scorre la 'vena . Uopo poco tempo si vedrà il tronco della vena ombilicale ingorgato di sangue al di tutto del punta della ligatura, e in collasso al di sopra ; e la rete capilliru della faccia ven- trale e della vetclca iniettarsi vivamente. Il sangue cosi impedito diverge dal suo corso , e si raccoijlic tutto nel sistema dello vene porte renali che molto si dilatano , e presentano una iperemia sino nei capillari de' reni. Dall' altro canto allorché la ligatura si fa sullo vene ro- llili il tangiic diverge nel tronco della vena ombilicale , ed aumenta l'aillusso al fegato. 21 MEMORIE E COSIUIVICAZIONI LETTE «ELLA PRESENTE TORNATA. ^uovo metodo per calcolare gli elementi dell' orbita di un corpo celeste da osservazioni geocentriche. — 3Iemuria del doti. Annibale de Gasparis. ORNATISSIMI ACCADEMICI, ECCEL. SlG. PRESIDENTE. Neil' agosto 184G comunicai alla R. Accademia delle Scienze di Fian- cia due equazioni atte a determinare la posizione del piano dell orbila di nn corpo celeste da osservazioni geocenlrichc discretamente vicine. Di queste il sig. Caucliy socio ordinario di quali' Accademia , ed uno de" commissari destinati a far- ne rapporto , dava nel num. 20 Compie renda del dicembre dello slesso anno , un favorevole anzi lusinghiero giudizio (1). Ilo pubblicalo una parte di questo mio metodo nel num. 60 del Progresso, e l'altra nel Bcndiconto i\\ quest'Accademia . Ora essendomi riuscito di perfeziona- re il mio lavoro su molli punti essenzialissimi , mi lusingo di far cosa utile e gra- ta , di riprodurlo per intero in questa memoria . Ed infalto m è riuscito di elimi- nare dalle equazioni clic contengono il nodo e 1 inclinazione rome incognite, i quattro raggi vettori terrestri, ed i tempi delle osservazioni. E se prima v' era d'uo- po d" un processo di eliminazione per ottenere due equazioni di quarto grado pure , rispcllo a due incognite ausiliarie , ora assegno direttamente i coeflicieuli di una c- quazionc di 3° grado di cui 1' incognita è la loiigi'udine del nodo . E come lio avuto la mira di rendere le formole immediatamente applicabili al calcolo numerico , cosi nulla ho trascuralo perchè fossero espresse nella forma più simmetrica possibile. E perquosli miglioramenli che il metodo precedente non sa- prebbe riconoscersi in quello che ora ho 1' onore di presentarvi. Sia r eccliltica il piano delle .r, y, e la perpendicolare a questo piano elevala dal centro del sole sia l' asse delle z. La retta che dal centro del sole va al segno di (1) Nel numero 22 del 2°. semestre del prossimo passato anno ne diede in fine un for- male rapiinrto insieme cogli altri due commissari sig. Sturm . e Liouville . Questo rappor- te m' i' eziandio favorevole, e concliiuso con qucsle jJarole » En vue de ccs considcrafions le» coDimissaires proposent i 1' Aeadcmic de voler dos remcrciraents à l' aulour du mcmoire « . Ariele sia 1' asse delle x , e la perpendicolare a questa nel piano doli' ccclillica , contrascc;ni 1' asse delle j. Siano inoline t' , (" , l'" , t'" 1 tempi delio quattro osservazioni ; /', /", /'", /" le loni;itudini eliocentriche , ed R' . R", R'", R" i raggi vellori terrestri. Siano altresì *' , »" , «'", »" le lnn;;itudini geocentriche , e /S' , /S" , /3"' , ^ " le latitudini del corpo celeste pe' medesimi istanti. Le equazioni della visuale menata dal centro della terra al centro dell' astro ( non tenendo conto dell' cil'elto della parallasse pur lo più trascurabile ) saranno j — R' scn. l' = ig»' { x — R' cos. V ) z = -^C x—R' COS. l' ) L' equazione del piano dell'orbita sconosciuta sarà, chiamando il' {inclinazione di questo piano all' ecclitica, ed » la longitudine del nodo ascendente Z = Ujì ( J COS. 03 X Sdì. 03 ). Calle tre precedenti equa/.ioui si delcrminino i valori di x , y , s si trovino cioè le espressioni delle coordinale eliocentriche del punto d' incoulro della visuale col piano dell' orbita. Ponendo a tali coordinate un accento , couiuchc corrispondenti alla prima osservazione, otterremo. {\\ I _ ni t^l^' '^''*- '' -^ ''^' '■"■'•'*' *'■"• ( '' — *' ) i(ji3' -j- iiji sen. ( " — i" x'y —y"x" r — r Ora se in queste due ultime equazioni si sostituiscano i valori di x'y' te. dati precedentemente in funzione dei dati del problema , di i e » , avremo .p, _R^ L' + N' u+ V'v t" — l' Igjì' + "O'*' " — ^'•"■*' " /£. R" L" -)- iV" u 4- V" V __ I'" — t" tri lì" + cox- »"m — sen.*"v R L'" -|-iV"'« + P"v ~ il — t'" ig^'" + COS. »"u — scn.9."v Relle quali per brevità si e fatto u = tgi scn. <» , r = igi eos. an L' = lg.j3' tg.jì" se7t. ( /" — V ) L" = lg.fi" tg.fi'" scn. {l'" — l" ) L'" = tg.fi'" tg.fi" scn. ( /" — /'" ) M' = lg.fi' cos.l' sc«.(/" — «" ) — tg.fi" cos.l" scn.{l' — «' ) M" = tg.fi" cos.l" s$n.( /'" — a'" ) — tg.fi"' cos.l"' scn.{ l" — «" ) M'" = lg.fi"> cos.l'" s,n.{l" — a." ) — Igfi" cos.l" sen.{ l"' — »") iV = tg fi' scn.l" sen.{l' —»' )— tg.fi' scn.l' 5C«.(. /"<-«" ) iV" = ìg fi"' scn.l'" scn.{l" — oc" )— tg.fi" sen.l" sc/i.( /'" — •'") N"' = tg.fi" scn.l" scn.l r —»'" )— tg-l^'" scn.l'" s.:n.{l" — »'' ) Ognun vede come per la cininenle simmetria di queste espressioni , si possano ottenere i \alori di L' , M' , N' col calcolo numerico assai facilraeole. Se invece di projettare le aree sul piano dell cccliUica o dille ry , la proje- *ione si fosse operala sul piano delle xz , o su quello delle j: avremmo a»ulo 30 I pure a-' z" —.r"z' t" — /' •4. *r ^^~ « X l'" — t" ^.11 .III ^111. Il ,1,1 _ f„ X"'i" a"2''' l" — t'" yl .11 j,"-' = t" — t' y -1" y"l,ll <"' — l" yll ^111 .,(// .» = fin _ ,11 ylii -if yiy „ili l" — l<" K sostiluendo in questi due sislemi di equazioni le espressioni delle coordina- le a: j ; re. , avute precedentcmcme , saremmo ricaduti nelle stesse due equazio- ni ollenule facendo le projezioni sul piano dell" ecclitlica . Onde è chiaro che esse verificansi qualunque sia il piano delle coordinale sul quale le projezioni si fanno . Intanto le aree descritte dal raggio vettore terrestre poste rettilinee anche esse , danno , attesa la proporzionalità delle aree ai tempi R'R" srn.{ l" — ì' ) t" — /' R"ii"' scn.{ f — f )= V — II' R" R'" SCI. ( V" — l" ) _ t'" — t" R"'R" SCI. (/'" — /'") ~ ^t" — t'" Coli ajuto di queste due equazioni, le due (D), (C) diventeranno dunque /p\ X' ■\- ^^ n-\- N' V __ scn. ( /" — /' ) ig^' -f- cof.vi' xt — ■':rn *' v L" + M"u + iy"v SCI. ( /'" — /" j tyjB'" + cos.»"'u — ic.n.»"'v (G) ^" + ^^" " + ^"'' _ •"'«• ( '"' — /" ) ifl^" + ^""■'l-' " — ■""• »" '' £'"+ M'" u + W'v ~ set. (/" — rj ly^' +cos.»"u — ten.ii"v Ed ceco in qual modo ci è riuscilo di avere due equazioni in u , v , che ha- steranno a determinare la posizione del piano dell' orbita , indipendentemente dai tempi e dai raggi vettori terrestri. Ma esaminando i termini noti di queste due ultime equazioni si vede che essi «ono espressi da 31 V Ig^'" sen. ( l'" — /") — L" Ig^' ten. ( /" — /' ) L"Uj^'' sen. ( /" — /'") — L'" Uj^" sci. ( l'" — l" ) in cui introducendo i valori di L', L", L'", diventano il primo tgfi' tgP" 'or ««• ( I" — i' ) «"• ( i'" — '" ) — ig^' l'j^" ig?'" «e«- ( i" — l' ) '"«• ( !■'" — >■" ) • l'altro Igp" igft'" ig?" sen. (/'" — /" ) sen. (l"--l") — igl^" ig^'" ig?'" «'•■«• ('"' — '" ) *'=«• ( '" — '"' ) onde es^ si annullano , e già si vede che la eliminata in u , ed in v ascende al ter- zo grado , invece di quarto come avrebbe avuto luogo ove i termini noti non fosse- ro andati a zero. Ma si può fare anche dippiii , perchè per questa circostanza vi si possono di nuovo introdurre comodamente i simboli delle ingegnile del problema . Infatti le •- quazioni (f ) , (G) sviluppate prenderanno la forma (H) 0 =: av" -f buv •\- cu ->c d V •{■ eu (I ) 0 = a'v' + b'uv + c'ur + d'v + e'u e per essersi fatto u = tgi sen. a> , v = igi cos. o) , etrambe diventano divisibili per tgi , e danno 0 = a Igi cos.'at -f b Igi sen. a> cos. •{■ d cot.t» -|- < ten.ot 0 z= a'igi cos.'a) -j- b'tgi sen. co cos.o} -J- c'igi sai' o) -f. d' cos.x -f e stn.» *d eliminando Igi avremo d co.'!.a> -\- e sc.n.iK d' coi. » •\. e' sen.» a COS.' oj-j- b sen. aicus. * -f- e sen' (U a'cos'ài -\- b' sen. Oicos. a)-|- e' ten'» dividendo ora i numeratori di queste due frazióni per cos.» , ed i denominatori per COS. '03 avremo etga> + d e'tgas + d' ctg'où -(- blg^ + a c'tg'ixi -f b'igon -f •' E sviluppando questa equazione se ne avrà un altra di 3° grado rispetto a -\- bscn.ai cos.as -|- « cos'at c'sen.'oi -\- b'seu.iì cos 4'4- ^.'sen. {l" —l' ) = e + Rr'sen.o.' scn.{l'< —l' ) — N"cos «' scn. (/" —l'){ _ , — Mscn.oi"'sen.[l"—l") + N'cos.o^"'scn.{l"'—r') j ~ + L"sen.i>.' sen.(l" —V ) — N"Uj^' scn. (/" —l')ì _ . ^L'sen.9."'sen.{L"<—l") + ;Y' tg?'" scn. {l"'—l." ) \ ~ + L' cos.x"'sc,i.{l"'—l" ) + M' tgj3"' sen. (r—l" ) | _ — L"cos.»' scH.ll" —l' ) — M"igj3' sen. {l"—l' ) ] ~ 33 SvihippnnHri la prjuazinnc (G) viene + A""sf «.«" ««.(/'"—/" ) — N" sen.oi'-scM.(r''—l"') — «' + M" foi.*'" *<;«.(/"'— /'") — M"'coi>.9." scn.{l"'—l ') = e' ^M"'/:cn.ai"i:cn.(l"'—l") — N"'cos.%"sen.{r"—/.") ) —nr scn.»''sc,i.{l"—l"') +N"cos.i>." scn.{l'-—l"') ) = '' 4- L"'se,>.x"i:,'n.{l'"—ì")—N"'l(i3"!!cr,.(ì"—l")ì ^ ~~ L" .sen.x"scn.(l"'—l"')+ N" Ìij3'" sci. (l"—l"') \ — "^ 4- V'cosn" sen.{l'-—ì"') + M' Ujl^"' srn. (t'—l'") \ — L"'cos.o."scn.{l"'—l") — M"'ls3"s-cn.(l">—l") \ = " Dalla ispezione de'valori di a' U e' ce. "si tede a colpo d'occhio die essi pnlcva- no esser dedoUi da quulli di a,ó,c, ce. aggiunjjcndo solo un apice di più a ciase.in simbolo. E qui si rifleUa pure come 1 valori di queste costanti siano facilmente calcola- bili a motivo che i luedesimi simboli sono sovente ripetuti , e dippib perciiè la loro forma simmetrica favorisce singolarmente il processo del calcolo. Ecco intanto come si potrà procedere per ottenere i rimanenti elementi dell'or- bila. Avute le coordinale eliocenlriclie dalle equazioni (J), (B), (C) se ne otter- ranno immedialamente i raggi velieri corrispondenti , avendosi r" = z" -t- j" 4- =" e cbiamando f 1' angolo che il raggio vettore r' fa colla linea de" nodi è noi» essere -/ sen.(p. = r SCILI Calcolando cosìr" »•"" r" , e (p"(f"'(p"' si avranno quattro raggi veltori, insie- me cogli angoli che fanno tra loro. Onde si avranno quattro sistemi a tre a Ire , co' quali si dovrebbero ottenere prossimamente i medesimi elementi incogniti, lo che se veiifieasi sarà una prova della giustezza del calcolo, non che de' valori di^-'ia mollo approssimati de' valori di oj e di ida' quali lutto si dedotto . E siccome que- sti valori medesimi si sono avuti non facendo veruna particolare ipolesi sulla natu- ra della trajcttoria percorsa dal corpo celeste , cos'i è naturale di dettrmiuare l el- lisse della quale si hanno tre raggi vettori e gli angoli che questi fanno tra loro , come il caso piìi ordinario della natura. Ognuno sa intanto come sia diflicile abbozzare un orbita ellittica sopra os- «ervazioni molto vicine, e specialmcnie quando si sono prese rcUilinec delle are» 5 34 die lo sono soUanlo assai prossimamente , e clie degli errori piccolissimi ioflui- scono ili tal caso immensamente sulla csuUczza de' risultali. In vista di lutto ciò non oniolleiò la sapiente riflessione clic ha fatto il sig. Cauchy , dando un giu- tlizio del mio metodo, onde poterne trarre tutto il possibile vantaggio. Questa consiste nel combinare due gruppi di tre osservazioni ciascuno , le prime tre osservazioni dovranno essere vicine tra loro , come parimente le altre tre , ma col vantaggio che le osservazioni geocentriche di un gruppo potranno essere co- munque distanti dalle osservazioni dell' altro. In tal caso spariscono eziandio dalle formole i raggi vettori terrestri ed i tempi delle osservazioni. L' equazio- ne finale che da tija> resta di terzo grado, ed i coefficienti di questa si ottengono ilio stesso modo. Cosi le equazioni fondamentali sono le più diverse possibili, e si ha il grandissimo vantaggio che i raggi vettori del corpo celeste comprendo- no piìi grandi angoli. E qui non voglio tralasciare di fare un'applicazione che si riattacca alla leoricn della eliminazione. Date due equazioni della forma (//), (/) si sa che la forma della «liminala in v^ sarebbe 0 = -t- r(ac' — a'c)' — (abi — a'b) {be' — i'c)J v^ * ^ Hòc'— Me) [\é(-lt][ac>—a'c)-if2 [ab'-a!b][cj—c—ch][hà>—Và]-^[at>'-a'e][cfi'—cU]\ v -)-(«' — eie) {del — die) % quella dell' eliminata u' 0= -f ["(oc' — u'ey — (ab' — tt'6) {be' — i'c)J ?i^ + r [bai—b'a)[b^—bie)—2{cai—cia)[ae'~aie)—[ldi—b'd][ca'—tia]-\-?(ob<-Jb)[adi^a'd]l u' -)- ria*'-a'eY+[bd'—bid)[aei—a'e]—2[ad'—a'd](be'-b'e)-{-[cdi^ e'd)(oJ'— o'djj h rir{ad' — a'd) {ed' — e'd). 35 Intanto s' è visto , come ponendo n=z tg i sen.» , v = tgi cos. « »' e ollenata in Ig^o) la semplicissima equazione (K) . Ora essendo ji tqi se.n.ai — = — : = 'ff* t; l(]i cos.ai n« dedurremo che quante volte siano proposte due equazioni come (ff), (f) « si ▼oglia il rapporto soltanto delle incognite, cioè — , esso verrà dato dalla equazioni V + {eò' — bc> + dc' — cd!)^ V u + {db' — ed' + ca' — e ila ed eleganza delle dimoslra-iioai. Ma su questo spetta a voi, signori Acca- demici , di portar sapientissimo giudizio, come vi sarete compiaciuti di attendere a quanto uii fo ad esporre ne seguenti paragrafi. « §• I. Siene a, e, s, as i simboli del semiasse trasverso, dell' eccenlricilh , della lon- gitudine media dell'epoca, e della longiludine del perielio nell' orbila per rispetto ad un qualunque corpo M che si aggira intorno al Sole. Inoltre alla Gne del tempo / sieno f , V, ri' anomalia eccentrica , la longitudine vera nell' orbila , ed il raggio vettore dell' ellissi descritta dal suddetto corpo celeste , ed « finalmente ne rappre- senti il moto medio : è chiaro che fra coleste quantità avran luogo le relazioni se- guenti nt -j- e — a) = f — e scn.f \ tang. 1- {v— ») = /^^^ 1±-Ì^ lan^. —f \ (1 ) r = a ( 1 — e COS. f) Finché M si suppone incitato al movimento dalla sola attrazione solare , le quantità « , ti , e , e , ce che si contengono nelle {\) sono costanti. Ma quando cessa questa ipolesi , e si sostituisce la vera legge di Natura che M sia spinto al molo si- multaneamente dall' azione del Sole, e da quella de' circostanti corpi celesti, le sudr- dette quantità non sono più costanti , ma diventano funzioni del tempo . Siene CÌ'X IJLX _££i _ di' r* dx £Z. +J!L ^É^=o \ (2) di' ^ r' dy ^ v-/ ^3 1' eqiiazioui differenziali del molo tlliltico pertuiliato di M ( |) ; e supponendo che il piano coordinalo ( x,^ ) si confonda col piano dell' orbita cllillica di questo cor- po celeste , i valori di a , e , k dovranno soddisfare alle seguenti equazioni diffe- renziali (2). dia dO. dx „ dCì dv — — = 2 a — - + 2 a -^ di dx dt ' dy di de. dCì dy dCl /> dy ^ \ /ov -dr=~^-d^ -dT + -:^("— +0 ^ ^^ da) diì dx diì /> dx \ " "df —'^^ "Jp ~iu + ~dr \^ ~dl '^ J nella prima delle quali equazioni il simbolo l indica il logaritmo iperbolico Iniro- duciamo adesso le coordinale polari , e sia .r = a ( COS. f — e ) j = a \J{\ — e')sen. f 0) Differenziando quesl' equazioni per rispetto a ^ , e ponendo mente che si lia dalla prima e terza delle (1) rdf= andt /'5^ troveremo dx df a' 71 (S) _ = _„,e«./-— = -sen.f Ciò posto , sarà facile assicurarsi della verità delle seguenti equazioni dx a^ n ^ \ V dv «"'" , , , z' 1 1 N (1) L' equazioni (2) eoinciJono con qufllo che sono riportate a n". STI dell Astronomia del Santini ( 2. edizione ) , se vi si pone Ci = — R . Noi abbiamo fatto qnesto cambiamenl» «nde si noli meglio l'identità de' nostri risultati con quelli di llansen. (2) Quest'equazioni, si trasrormano ai;evo!menlc in qut-lle riportate dal Sanimi a n°. o81. dx fl'rt ... ^z 1 i „ > dy o'« 1 / . , \ r.„ "-■'-■. — ( ^ —" ) sen.if ■' di e sostitucDdo questi valori nelle (3) , ed osserTando che posto ^ = 1 si ha pure c = Vf*a(1— c')= —CI —ccos.f)\l{\ —e') r poiché a'/i' = ^ = 1 , avremo dfn 2ahir dO. dCl „ ,T (dcù n'Hri/n/S „ 1 „ \ „. X '^'^Z r '' oA"l' §■ n. » Supponiamo adesso che (p, ^, p sieoo funzioni di una novella variabile in- dipendente T, e di o, e, «, 45 già funzioni di l che soddisfacciano alle ^A), e si abbia , nr -j- e — sì z= i^ — sen. dt dr da> E poicliè dalla prima delle mentovale equazioni (7) si ha ancora df T dn 3 nr df 1 a (10) da 1 — e cos.f dn 2 p ^ de 1 — e cosf. a df 1 a df n an dai 1 — e cos.f f dr \ — e cos.f p tafo pure agevole dedurne quesl' altre relazioni df 3t df df _ \ df df _ \ df da 'Z dr ^ de n dr ^ das n dr ' Questi valori trasformano 1' equazioni (10) nelle seguenti ^ h dr J^p _ 3 dlp dlp _ \ dlp dl^ __ 1 dlp da 2 dr ^ de ìi dr ' dai n dr Si sostituiscano questi valori nelle (8) e (9), e ponendo per compendio di algo- ritmo dX dX 1 1 dlp ^ dlp dr troveremo di f/X/ 3 (ila , „(ìc 1 ffe . ^ r/> questa fornisca il valore dell' anomalia media perturbata. In questo caso sarà X = F (C) ; onde differenziando successivamente per rispello a « e t si avrà d-k_d>.d^ dX_dXd^ dl~T^'dl ' dT ~ r/C rfr * Sostituendo questi valori nella ( 12 ) , e dividendo pel faltor comune d\ di' dt / 3 dia ^ de . \ ds da>\ ,,,^ ^ troveremo ^ = -7^ ( - -77 t— - -J-Bj- + — X/ + ^ Tt) i^'') d^ dt dr \ 2 dt dt n di di J ^ ' Quando II = 0 la funzione^ deve diventare = t; e però sarà ^ = t -j- K^ dinotando K una funzione di t e < dell' ordine delle forze perturbatrici. Differen- ziando per rispetto a t verrà dr . dYs. ^ — 14- — Talore che posto nella (14) darà di 2 dt di ^ n di ' di "^ ^ trascurando i termini moltiplicali per — come quantità infioitesimali degli ordini dr superiori al primo . Da ultimo si faccia ^ = r' (16) dr 43 e differenziando la C15J relalivamenlc a r si troverà d(i __ 3 (Ila f/B de lìC^ d^ , _> UT ~~'2lh"^~d7'dr'^dT~dt' ^ ^ poicbè le sole quantità 6 e C sono funzioni di r. Per ciò che riguarda poi la perturbazione del raggio vettore , il lodalo Astronomo si propone calcolare quella tale funzione (p) di t e < , che aggiun- ta ad a ( \ — e COS. (fj nella ipotesi che f sia funzione di ^ , e poscia ponen- dovi T = < , dia il valor perturbato di /■ . In altri termini vuoisi determinare una funzione (pj di rei' di tal fatta , che supponendo f := F (^) , e ponen- do t = < nelle equazione p = « e 1 - e COS. F ( e; ) + (p) , si abbia il valor perturbato di r. In tal caso p e funzione di t e < per doppi» riguardo , conciosiacchè sia P = f(^>C?)); e però avremo manifestamente dt' ~ ~dC dt "'" di d!p __ dlp d^ dl(p) "5t~ ~ 'd^ dT "^ (It . rf/p di (p)] dì'p) _ dlp _ d^ \ di: ~~ dr ~ir ~ ~dr ~dr \ d^ { dr ry TI Ponendo in quest' ultima equazione i valori di -p , — - tolti dalle C14J e (13) troveremo ad operazioni seguite di di ^^ ^ dr di di' ^ ^ avendo posto per brevità — ^ ~ ^ 5~ ' (^^^ ed omesso V ultimo termine dK dl(p) J^ dl(p)_ di dr di dr dr ^ dr Come quantità infinitesima di second' ordine. Cerchiamo adesso 1 Talorl di B , C , D , E , ^ , -j^afCuchè poi si possano losiiluire nelle (17) e (18) . Abbiamo primiera meulo «/r - ^ 1 — « Ma si ha pure ( v. Santini n. 86. ) 1 2 onde avendo già trovato COS.— (X — a) Vp = COÌ--J ? V«( ^ — «); ne potremo coochiudere ^= ~V(1-0, i =-^c.en.^. (20) looltre dillerenziando per rispetto ad e 1' equazione 005. (S — e COS. (X — a)) = T troveremo d>- a^/^, ... ^.^^, , 'f'is «n,(X— 1 — e co«. a ne ( l — e' ) scn.f ^ -* (/t 1 — c' • Inoltre differenziando per rispetto a t le due prime equazioni (23) IroTeremo <^B ^ ( 2 — f ' ) cas. — e ( cos.'(^ — scn.'(f) df dt „ ( I _ e' ; dx dC _ 2p' dlp_ dr ~ a'n \/{\—c') dr Sostituendo in quest' equazioni i calori di -j- , --^ , ponendo mente che 46 (2 e' ) cos.f — e {cos'.f — scn.'^ ) = ( e + 2 cos.^ ) ( 1 — e cos,<^ ) si avrà ^B e + 2 COS. f dC __ 2 e scn.

de ^ 1 sen.if ed» dT ^~ '2 IT ■*" \—c dt ' VC-O '" r//(p) _ dia _l+i£!lJ ^ _ '"'-^ '•^^ ~dr ~ 'di ^-c' rff V('-«') ''^ (26) A queste due equazioni si può aggiugnere 1' altra „ dl{?) ^ d^ __^dl^ f_ de ^27) ^ ~dr "^"s: ~ 2 dt ì—0' di la quale si ottiene moltiplicando per 2 la seconda delle (26) e son,mandola colla prima . §• V. dia de cda> Allorché nella prima delle (26) si sostituiscono i valori "^ > ^ > "^ tolti dalle (A) si ottiene . .. i dK; 2a'n ^diì_ d^ cos. f (1 — c')\ -dr^~7~ \dx ''"•^~' dy W-C) ) „J„ . \ diì dCì I — 2 e cos. / -f i C3«.2/\ ___ ^c + 2co.^j(- - .c«. 2r- — ;j^YZIV) ; 2n'n /dD.-i 1 6?il e «en. /•— is<'«. 2/'\ ___.,.. <é(— (_ - e c<,.. r- -co.. 2 D + — — ^^^— ^^^^ — ; Se si eseguiscono le moltiplicazioni indicate , e i proùotli delle funzioni tri. conomelrichc si Ctingiano in funzioni di somme , e differenze di archi troveremo rff' a" art ^ dD. «' un dd , „^ di. ~ \J{;\—e^) r dx ^y(l-c') r dy ^ ^ dove abbiamo posto per brevità n ' - = 3 scn.f— — scn. 1f— 3 sen.if, + e scn. ( (^ — f) (29) VC1 - '•■; '^ Il _ 2. e _ (3 — e) cos.f-i- -l.cos.2f+ 3 cos.f — 3 e cos.{<^ — f) — e COS. (f+f) + cos.{<^—2f) Ora si ponga mcnle alla (5) , e facendo T,, = /_ G '^ ^f + -^ H ^ ^r (30) la (28) si cangerà in d^' = Tdt (31) Intanto soslilueudo nella (30) i valori di G ed H tolti dalle (29) si uvrii Td{=\/('i—e')\'isen.f—-^sen.2f—Zsen. e I« coordinate ( a: , j ) di Ilansen per ( x".,y" J, sarà *■' = ax" , y = ay" 18 e coQscgucnlemcDle (Jn dCì. clx' (ÌCÌ a dx" dx' dx" dx' da da dr' da = a df" i/y dj" dy V(1— cA dx" ^ df'J ' \l {\—c^)\ dx' ^ dy' J ' risultamcnlo clie dilegua ogni differenza fra il nostro valore di Tdl e quello trova- to dal sig. Ilansen. §. VI. _ ., da da , , he quantità -- — , ■— — che si trovano nella (30) si possono sempre svol- gere ìq serie convergenti della forma (B) g « COS. ( i r + i'r) + S j3 sen. ( i [+ i' f ) , qualunque sieno 1' eccentricità e le inclinazioni delle orbite del corpo perturbato , e del corpo perturbatore al piano dell' ecciittica . In queste serie « e /3 sono quantità costanti, i ed i' numeri interi compresi fra i limiti — oo , -}- oo , ed /* 1' anomalia eccentrica del corpo perturbatore ; e nel §. II. della mentovata Memoria dell" A- stronomo Alemanno jnolto a lungo si discorre il modo di rinvenire siffatte serie . Sarà perciò Tdl = 2 «' COS. (i f+i' f + k^ ) df-j- S /3' sen, ({f+i' f J^. k — e) \(^3) R«e/i.(X_a5 )=. a V (I — c')se«-'f le = lK-\-l(p) 53 SimilmeDte se sì avesse nn altro sistema di e!emenll t-Uiltici a', n' , e' , é , a', e eoo questi si volessero calcolare ie medesime quanlila X e p per la stessa epoca t , si avrebbe 1^|Cos.( X — ob' ) = a' ( cos.f — e' ) R^5e/..( A _ a,' ) =, a' V(7 — e") jen.if' ' ^^*^ In quest' equazioni R e R, rappresentano le parti di p dipendenti da f e ^' ; *(p) ' (f;) que'l'^ P^rti Ji p che affatto non dipendono da coleste funzioni . Sia w il simbolo dell' anomalia vera funzione di A , e sarà in conseguenza dei due siste- mi di equazioni (43) e (44) X = w + a) X = V-f a/ Quindi risalta manifestamente w = w' -I- .' — . 3 /(R,) = /R-J-/(R)_/R, • j(^5) Sostituiscasi il Yalore di w tolto dalla prima di qaest' equazioui nella formola a 1 -f e cos.vf T~ 1 —e' ' e Terra ad operazioni seguite "■ 1 — e cos.w' COS. ( tv' — 4 ) — e sen.vr' sen.(a)' — «) R ~" 1 —e' * Questa equazione agevolmente si traduce in R' R' R' , . ni„ — r + (•■ — - cos.w' COS. fa) — a) ) — e scnw' sen. ( x — <^J J^ - " « ^ ^ a' _(46) w ^- -jz^, Ma abbiamo pure R' a' — ;- = 1 — e" — e' — — COS. w' a' a' onde se si pone per brevità e COS. (e,! — a! ) = e'+l(\ —e" ) e sen. ( d — 0) J = n e 1 —e") la (46) si trasformerà in 8 }(^7) ha' 1 — e' ( ^ ^ «' a' ) Ma dalle (A7) si oUiene pure 1_e' = (J — c")(l _2e'?— fi — e-'XS' + V;) (A8) però sósliluendo nella precedente equazione avremo R'fl 1\' R' 1 + 5 -T cct.w' — ri — . scH.v/' »1 IVI — 2e'§ — Ci— e";Cr + nJ Ora essendo di _ dw d( dw' d^' Ì^ = fln' V(1-0 rf^' ) (50) troTeremo ( 1 + ? — r coi. w' — n — «cn. W' I ^= ,^(1_0^ — -3 W ( 1-2e'?-(1-e")(r+0'))' * dr dr Similmente dalla ( 49 ) si ottiene f R' , R' , , 1 1 + ^ ~~r co^- '^^ — *l sen.^\'{ ' ' "' a' ' /R,_m+/^ )l_2e'?_(1_e";f^'+r,') Ma dall' equazione a^n^ = «" n'' si deduce onde ovvcilcndo puro «Ila relazione /R,_m = /(p)_;(p,) sì troverà che la precedente equazione si traduce in l{p,)-l(p) + l{., ,-i/, R, , R' ,.N> (52) Supponiamo adesso clie ^ sia indipendente dagli effetti delle perturbazioni , « sarà j — = 1 , / (p) = 0 . In questo caso le (51) e (52) diventano (l-2e'|-(1_e")(r + n')J C 1 ^ 2e'g - ( 1 _ e" ) ( g- + n^) , ' W ='j(i_i)'^1^.glL cos.w' -n ^'««-W V Ancora essendo g , ri , i quantità dell' ordine delle forze perturbatrici , possia- mo svolgere in serie qucsl" equazioni , e ritener solamente i termini infinitesimali di prim' ordine . Sicché così operando verrà — 1- = 1 _ 6 + 2 ? ("^-Lcos.W + ~ "^ — 2 n — ;- scn.W (53) dr \ a' 2 y a' ^ ' l (p,) = /(1 - 2.'? ) _ 1 / (1 _ i) _ /( 1 + ? 1' co., w' - n ^ «c«. w'J ■ «sviluppando i logaritmi 2 R R ^ (P/) = 7r^ — 2e'p — I -7 coi. w' + n — r ^«'"•W equazione che si traduce agevolmente ia u §. IX. Premesse queste cose , ìa determinazione delle funzioni arbitrarie ♦ (t) , i (t) riesce mollo agevole ad eseguirsi, rriuiamenle è chiaro che le (53) e (54) si posso- Do cangiare in quesl' altre in grazia dell' estrema piccolezza di i . ^ , n . Ne questa trasformazione doveva trasandarsi , come forse potrebbe pensarsi in primo aspetto , perciocché ci offre il Tantaggio di adoperare i valori ellittici di w e R. Ora se si pone per brevità ^R 3eN ^ R V = — i + 2 ? (— cos.w + —) — 2 ,, — sen.yi (56) le (55) applicate al caso nostro dÌTentano La funzione "k (t) non rappresenta altra cosa che quella parte del valore di -j- che è indipendente da t . Ma prima delle (57) dimostra che celesta parte del valore -~- e 1 4- V : onde sarà dt Ì'(t) = -/ + v, è però avremo (W) -\-b J^1i(I- COS. u + -|f-^ _ 2„-^ ^en.^ + (V) (58) essendo r ed u il raggio vettore e l' anomalia vera ellittica di M. Perchè poi posto n t=s 0 deve risultare n Z = n t y ne coQscguila che e = 0 , e la (33) diventa n Z = vJ{W) dt. (^^) 57 Similmente 4- (r) rappresenta la parte di ^ (p) indipendente da r ; « però ei- sendo il valore di colestu parte 1 1 i come dimostra la seconda delle C5T) , avremo 1 1 1 dinotando (v) ciò che diventa v cangiandovi t in l. Sostituendo questo valore nelU (36) , ponendo attenzione che / (7-) = 0 quando si suppone Ci =0 viene Ala si ha evidentemente dt dr dr onde il trovato valore di /(r) potrà pure esprimersi così (CO) La poca differenza che esiste tra le nostre equazioni (59) e (60) , e quelle riportale da Hunsen a pag. 73 , è apparente soltanto , come chiaro apparirà a chi- unque per un istante voglia rivolgervi la sua attenzione. A compimento della esposizione di questa teorica daremo 1" equazioni di con- dizione , dalle quali si hanno a far dipendere i valori delle quanlilà ò 'i r\. Dalla ("48) risulta evidentemente trascurando i quadrali di 5 ed n . Ma si ha pure ^ ^ \ n' un' omlc (JODcndo per brevi ih /.=^W^. . /'' = iu seguilo della Coi) si avia Sviluppando questa equazione e trascurando gì' iiifinilcsimi degli ordini supe- riori al primo , troveremo successivamente Dalla seconda di qucst' equazioni moltiplicata per 2 si tolga la prima , e verri» E poiché è facile convincersi che h' h 2 h =3 + K . h ^ h' ^ dinotando K una quantità dell'ordine delle forze perturbati ici, sarà piìi semplicemente o = ^b + 1— Ì + 3c'S— 1 (G2J equazione lineare fra i e ?. Ora supponiamo che per una data epoca , p. es. quando t ■= o , si sieno de- dotti dalle osservazioni i valori dell' anomalia media e del raggio vettore di M. Do- vendo i valori ellittici di queste coordinate confondersi in tal caso coi valori pertur- bati , sarà (W) = 1 , / CO = <) 5 —^ = o ; e però le (58) e (GO) darannno „ _ »_ J + 2 ?^-^ COS. u + —^ — 2 n ^sm. u + (V) (63) »=(^) + (")- (^') Ma dalle (G) risulta d. r COS. V a n . "" = sen. f= rr- sen.u di r V(1 — ") 0 = ' 59 d.rscn.u fi''n „ , , , v <"* . — j^ — :^-—cos. f ^J{^—e')=> y( i __e') {ae + rcos.u) . E'poìccbè abbiamo rt 1 4. e cos.u r 1 — e' si ayrh pure ^ ( «e + r r;o«. u ) = ("« -4-rro.vMXl + eco...») _ a (e + coi.ti) e coDscguenlemenle d.rsen.u «„ Quiodi avremo C^^ \ 2 ^ £ *^''- " e 4- co^- " } e la (64) divenlerà ■■^J^^( i scn.u + v,( e + cos.u) ) + (^^) (C5) Adunque fra le tre quanlità é, |, *i esistono tre equazioni lineari cioè le ('G2), (63) e (G5) . §• XI. Rappresentino '•„,«„,( -7— ) , (w) , ( -7— j ' valori numerici di y^/' dV y. / rfV \ r , « , (Y) , y ( \ di , ( J quando « = 0 , e 1' equazioni (62), (03), e (65) diventeranno , cangiando e' in e , /• r 3p \ r / 7ò^) (t ^^«-«o + ^(^ + ''"^•"•O + (-^ ) j .. Dalla seconda di quest' equazioni si sottragga la prima , everrà 0 = 25 -.e.*.«.-2r,^.c«.«.+ (— )-2^+— +1, la quale di unita alla terza darà successivamente 60 " "~ n \ > eher ha richiamata ancora l' attenzione degli anatomici sulle ter- minazioni glandolari dei canali dclcrcnCi , i quali per un tratto , prima di sboc- care o direttamente nell' uretra o nei canali eiaculatori , rigonfiatisi notabilmen- te , e in vicinanza dell' uretra di nuovo rcstriiigonsi. Questo rigonlìainento non p fallo a spese del loro cacale j ma si della loro parete , la cui spessezza è 63 proJolla Js numerosissimi follicoli piramidali , composti da cellule pili picco- le ; e tali follicoli prrsciilano noli interno del canale i loro liberi orifizi-, da cui versano un umore al({U3nlo filante e granuloso . Weber ha delineato nel cavallo , Ira c;li altri animali , la figura e la struttura delle terminazioni i;Iaii- dolari dei canali deferenti, le quali terminazioni sono assai sviluppate . Noi le abbiamo verificate nell' asino ; ed inoltre n il mulo , ove hanno una lunghezza di circa 10-12 pollici, sono fusiformi , e cosi tumide e della stessa struttura follicolare di rjnellc del cavallo : solamente ci è sembralo che il collo ristretto, col quale i ca- nali deferenti shoccano nei dotti eiaculatori , sia nel mulo ali]uanto più lungo. In conchiusionc 1" utero raascolino non manca nemmeno nel bastardo più utile e più comune , noi mulo, nel quale i canali deferenti presentano ancora Ili termiuaiioni glandolali analoghe a quelle che hanno nel cavallo. «I CORRISPONDENZA Royal Society , Somerset House London le 20 dccemòrc i841. MONSIEUR M D' après le desir que lemoigne Monsieur Melloni dans une lettre qu" il ni' a fait l' bonneur de m adresser , ccrite le 25 octobie , j ai le plaisir de vous eiivoyer 1' extrait ci joint des Minutes du Conseil de la Sociclé Royale de Londres, relalivemcDt à 1' échange que propose M. Melloni des publicalioiis de l Académie Royale des Sciences à Naples et de la Societè Royale do Londres c< . w De nostre coté nous enverrons les volumes que particularise i'extrail ci joiut, conjme le desire M. Melloni, à M. Bossange Quai VoUaire !2J bish Paris ; et nous ■vous prioDE, MoDsieur, d' avoir la bonlé de nous envoyer les volumes des tictes et des Compiei rcndus de l' Académie Royale des Sciences à Naples qui nous sont de- slinès , par l' interinédiaire de M. Molio' libraire ì) Londres , qui a , je crois , pour agent à Naples, M.Delkin «. M Je proCte de l'occasion pour transinettre par la méme voie les ouvrages suivans dont-je vous prie , Monsieur , de vouloir bien faire hommage à l' Académie Royale deg Sciences à Naples, au Dom du Gouvernemeut Britanuique : Mngnclical and Meleorolugical Ohscrvations al Toronlo — voi. \. Magnclical and Mclcorological Obsei-valiuns al S. Hclcna — voi. L O&servalions on days ofun usuai Magncùc disturbance — voi. L part. 1. Les volumes qui paraitronl par la suile seront iransinis de mùine. Agréez Monsieur T assuraoce de ma haute cousideration. Edevakd Sabine J^on: Se e: M. Flauti sec- perp. de V Acad. R. de Naples. L' estrallo di cui ò dello nella lettera precedente^ e il seguente, tradotto dall' inglese. » 11 presidente ha letta una lettera del sig. Melloni in data di Parigi del 25 nllob. ^S'iT , nella quale dimandava, da parte della Reale Accademia delle Scienic di Nu- 65 poli, il cambio delle Transazioni Filosofiche , e de Procecdin^s ( Compiei rendus ) delia Souiclù Reale con gii Atti di queir Accademia , de' quali ne sodo finora pub- blicati sei volumi in /i", e col Rendiconto', eia continuazione di tali opere . Risoluto — Cile r offerta della Reale Accademia delle Scienze di Napoli , com« \iene prrscnlala nella lettera del cav. Melloni venga accettala , e die le Transazio- ni Filusofìc/ìc dair anno 18-'i0 inclusive, e V intera serie de Prucccdiriijs sicno date ^lla Reale Accademia delle Scienze di Napoli, come ancora i volumi che io segui- to comparirunuo . Eslratto dalle Minute del Comitato nov. 11. 1847. Edevard Sabine J^on: Sec: Con la stessa data veniva pur diretta al cav. Melloni la se- guente lettera . MONSIEUR ET CONFREBE n La Societc Royale de Londres a eu le plaisir d' accèder au desir que voas avez temoigné par votrc lettre du 25 octobre , et a fait porter 1' Académie Royale des Sciences ìi Naples sur la liste des Académies qui recoivent ses Transactions Philoso- pbiques. Elle envoie aussi les volumes précédens, à commencer de 1' an 18A0 , et la serie entiérc de ses Procccdintjs ( Comptcs rendus ) . Ces volumes sont envoyés à M. lìossaiige à Paris, et j' ai écrit conime vous le desirez à M. Flauti. « J' ai pi olile de la mème occasion pour envoyer les volumes publies jusqu' à present des Obsa-valions Mafjncliqucs et Métcorologiques failes aux Observatoires dans Coloiiics Britunniqucs el imprimées au& frais de notre Gouveraemenl : les vo- lumes qui paroilronl par la suite seront envoyés de mème . » Si 1 Académie Royale des Sciences à Napies souhaiteroit de récevoir les Tran- sactions de l Jlssociution Britanniiiuc poiir l Avanccmcnl des Sciences , qui forment aujourd lini une sèrie de 15 volumes , je presenterois volontiers à celle Associaliou, dont je suis le General Secretary , une lettre semblable à celle que vous m' avez fait r boDucur de m' écrire par rapport à la Socielé Royale . » Agréez , Monsieur le sentimens de la plus baule consideralion avec la- quelle j' ai r boDDCur d' étre volre tres kuoiblc scrvilcur et collégue. Edevard Sabine. Slonsieur Melloni. 6o In vista di s'i gonlilc accoglimento fallo da quella co!;picua Soclclh alla diman- da di reciproca corrispondenza e di cambio de' rispellivi Alti, e Conti resi, V Acca- di'inia nostra avendo incaricalo il segretario perpetuo di accelerarne la spedizione iiuslra , vi La cosini adempito accompagnandola con la scguenle Iutiera. MONSIEUR M Notre Académic à la quelle j' al lu , dans la sóance du 11 janvier 1848 , la lellre du 20 décerabre,que vous avcz eu la bonlé de ni'écrirc, a élé bien conlente d« voir élablic l'honorable corrcspondance enlre Elle et votre très-illuslrc Societé ; et m' ayant cbargé de lui envoyer tout de suite le six volumes dcs A'ii publiés jusqu à présent , et les autrcs du Rdndiconlo , depuis le troisième , etani cpuisés Ics prccc- dents, j" ai dejà consignc ces livrea à M. Delkin a Naples pour les envoyer à M. Molini libraire à Londres, de qui Vous les recevre/,, » Un autre exemplaire des mémes choscs , vous aurez la bonlé de le présentcr à r Associalion brilanniquc pour ì' avancemcnt dcs Sciences , comme vous avcz indiqué au cliev. Melloni dans la lettre ìi lui cerile Vous. recevrez de méme un exemplaire des Rcndiconio pour vous. Agréez , Monsieur , les assurances de mon profond respect et de ma haute considération V. Flatiti sccr. perp. A Monsieur Edevard Sabine Seer. perp. de la Societé Royale à Londres Avendo il cav. Melloni dimandalo alla nostra Accademia , a nome della Società cliP pubblica a Parigi il Muscum d' Histoire Niturellc , di continuare ad essa la spedizione degli jitli una volta cominciata a farsi od interrotta dal terzo voi. in poi , 0 di agg'iugnervi ora il Rendiconto, ricevendone in cambio i volumi del Muscum sud- detto {\) , l'Accademia vi ha con piacere acconsentito, e glien' è_ stala già falla la spedizione accompagnandola con la seguente lettera : (1) AHI della sessione accademica del di 11 gcnnajo 18^3 . 6T Napl» U i5 jaMìtr 1848 MONSIEIJR » La proposilion que le chev. Melloni vient de faire à l' Acidémic pour l'e- cliange de nos Adi et Rendiconto aree ies publicaiions du Muscum d' Histoir* ^aturdle , ayant élé agrée par Elle , je m' empresse de vous envoyer Ies volu- mcs dus Ani depuis le troisième jusqu' au cinquìcmc volume 2'. parile , puls- que vous avcz dejà Ies deux premiers , et je vous expédie le Rendiconto de- puis le troisième , Ics volumes 1 et 2 ótaat cpuisós. Cet envoi vous parvieudrà commc vous 1' avez indiqué , par 1' eutremise de 1' ambassade de France à Na- ples , et cette voie sera suivie pour Ies publicaiions suivantes. » Veuillez agréer , Monsieur , 1' assurauco du la considératìoii la plus dislio- guéc . V. Flauti Secr. perp. A Àtnnsieur U direettur du Hustui» li' Batoirt NaturtUt à Paris. 68 LIBRI PRESENTATI. 1. Mandi (^ Louis) Anatomie viicroscopiquc , t.I. Ilistologic, con 5'2. tavolo. Di questa elaboratissima opera n' erano gih altra Tolta pervenuti all' Acca* dcmia un buon numero di fascicoli , che diedero luogo ad una dotta relazione alla medesima del socio delle Chiajc ; ed ora n" è venuto il corapiraenlo del- l'intero volume r. 2. Complcs rcnilus de 1" Académie Royalo des Sciences de l' Institnt de Fran- ce , quattro grandi voi. in 4° , due per V anno 1846 e due pel 1847. 3. Diversi opuscoli botanici del prof. Montagne 4. Cheuneul — Thèorie dcs effcts opliqucs quo présenletit Ics ctoffels de soif . Paris 1846. Finalmente il volume degli Atti dell' Accademia dì Berlino pel 1845 , co» grandissima regolarità, secondo il costume di questo rispettabile e dotto consesso, pubblicato nel corso dell' anno 1847, e 12 fascicoli de' ragguagli mensili pe' lavori di tale Accademia, dal luglio 1846 al giugno 1847, 69 OGGETTI DIVERSI PROGRAMMA. Quaestio qiiam Academiae regine scientiaruni Borussicae clas" sis P/iiloso/ìhica et Hislorica certamini lilterario in anno mdccci , proposuit , pronuil^ata in conventu solle.mni ad Leibnitii memoriam recolendani anniversario D. mi M. jul. a. mdcccxlvii . Ex legato ad instituenda de rebus philosophicis certamina litteraria Milos' '/.f.WSKlANO . « ■> i»»i » Arisloteli quum universa Neoplalonicorum schola , utpote in miscendo sol- lers , plurimum dcbcat , tum Flolinus mullum operae dedit , adeo ut ex eius doctriiia liaud panca taciius recipcret , alia commemoraret et cxaminaret , at- qne in oralionis et vocabulorum usu familiarilalìs Aristoteleae vestigia reliaque- rct. Quarc quoniam operae pietium est universam quam cura Aristotele Ploti- iius inicrit rationcm accurate indagare , Academia regia scienliarum Borussica puslnlat r< . IJi Plotitws qvcmodo jirisloleìcm et inlellcxcril et tentavcril, quaequc ex Peripnlclica in suam itoclrinam converlcril , et in ip^um scribcndi gcnus tradii- acril, exponalur alquc de Plotini in his rationc iudiciiim instilualur. » Constilutac sunt calendae martiae anni mdcccl. ultra quas oullae commen-- taliones ad certanicii admilienlur . Addendae sunt ex more solilo commcbtatio- iiibus sclirduiae , qu;ic nomco auctoris conlineant , obsignalae alquc iisdem in- scriplioribus , quae commcntationibus pracGxae sunt , insignitae . Pracraium , quod osi centum ducalorum , adiudicabilur in conrentu sollenini Leibniliann , qui linbcbilur mense lulio anni mdcccl. Io conscribcndis commenlalionibus lin- gua uti licet sive Gciiuanica sive Latina sive Gallica, ce 10 TO Bre\'e discorso pronunziato dal segretario perpetuo della R. A, delle scicìize a suoi colleghi intervenuti all' esequie del socio or- dinario prof. Saverio Macrì. Signori Mentre mi preparava a farvi gli augurii di felicità pel nuovo anno , mi veggo al contrario obbligato ad annunziarvi la funesta perdita, cbe la nostra Accademia, l'Università degli Studi, ed il nostro paese ha fatta jeri la sera, il di 3 del 18'i8 alle cinque e mezza, del Nestore napolitano delle Scienze Naturali e delia Medi- cina Saverio Macri. In età presso cbe secolare noi il vedemmo fino a non molto tempo fa intervenire alle nostre tornate ed alle lezioni nella Università, serbando tulle le facoltà dell' inlellctto, e ne' sensi esterni affievolito solamente nell' udito : da che avveniva , cbe egli entrava a parte delle discussioni Accadcmicbe , in que' rami del sapere umano cbe aveva coltivati ; e da' suoi collegbi erano i suoi ragionari ascoltali con que' riguardi , e con quella venerazione cbe la di lui età e le sue estese cognizioni esigevano. Ma la stessa rispettabile sua età più che seni- le ricbiamavasi de' suoi dritti j e però il presidente e Voi tutti piìi di una volta doveste insistere con esso lui , perchè si dispensasse dall' intervento alle nostre tornale , a cbe non «essendo stato possibile indurlo , vi rivolgeste all' espediente di non farnelo più avvertire. Ritiratosi finalmente a dimora in casa , e vivendo con molta circospezione, non cbbimo occasione di riconoscere in lui altra malattia che quella gravissi- ma deir età ; e quindi non fummo presi a suo riguardo da alcuna sollecitudine ; ond' è che inaspettata n' è giunta la notizia della di lui morte ; ed un dovuto rispelto alla memoria di un sì degno collega ne hu fatta sospendere la sessione ac- cademica di già appuntata in questo giorno. Nelle angustie del tempo , e nella moltiplicità delle cose a dire di lui , nel- r aspettativa di chi sappia esaitaraente raccoglierle , e pubblicarle ad onore del defunto , ed u stimolo alla gioventù medica napoletana in imitarlo, mi limiterò so- lamente a quel poco , che ho potuto ricordare, riguardante la sua origiue , la prima istruzione , e la camera lunga di professore e di accademico (1). (1) A scusare qualche cosa men che esatta , leggasi la dichiarazione presentata all' Acca- demia negli Atti delia tprnata del di 11. geuuajo. 71 Sin dalla sua prima elh da Sidcnto, paese dnl disti elio di Cerare , sua patria terra , compreso nell' antica Locri, si trasferì in questa capitale , e fu isiituilo nelle belle Icllerc da' PP. ddla cora|iagiiia di Gesii . Apprese di poi i diversi rami delle Scienze Naturali e delia Medicina da que' sommi uomini , clie fiorirono tra noi nel passalo secolo , avendo avuto a precettore nelle Scienze Fisiche il P. Gio. Maria della Torre , che giovossi di lui nel fare le sue osservazioni microscopiche , ci- tandolo nelle sue opere ; nella Chimica Giuseppe Vairo , di cui in questa branca di conoscenze positive divenne il successore nello scolastico insegnamento privalo ; nella Ilolanica il Linneo napotilano Domenico Cirillo, il quale a sue spese lo fu-p, viaggiare per molti luoghi del Regno , onde arricchire di piante indicene il suo giardino, 1' erbario, ed avere materiali per la pubblicazione de' fascicoli della Flora ìiapolilana , di cui aveva intrapresa la pubblicazione rimasta inteirolta dalle fu- neste vicende del Novanianoix. Avendo ricevute dallo stesso Cirillo le prime no zioni di Zoologia, le coltivo tanto da aver potuto divenire maestro del celebre Ca- volini : neir Anatomia fu istituito da Domenico Cotugno, e nella medicina da Fran- cesco Serao , di cui fu afl'ezionalissimo discepolo. Essendo a quc' tempi la carriera dell' insegnamento privalo il mezzo a divenir professore nella nostra allor fiorente Università degli studi , Maeri di buon'ora dello le istituzioni di Botanica, di Chimica, e di Medicina, ne' quali raiuì si distin- se , sia perla moltitudine degli scolari , sia pe' ripetuti concorsi sostenuti in va- canze di cattedre ; da che avvenne , che prima vi ottenesse di figurarvi da so- slilulo , poi da professore interino, e finalmente da proprietario . La Chimica pe- rò fu da lui coltivata con qualche predilezione . Abbandonò egli le idee del Clogislo, che allora dominavano nella nostra scuola , e cou la voce e con le analoghe preparazioni esponeva a' suoi allievi le scoperte dell' illustre e poi infelice Lavoi- sier con la nuova noraenclalura Chimica . Le sue lezioni tendevano però sempre al- l' utile applicazione per la Materia Medica minerale , ed alla Farmacia in generale. Così fu in grado di scoprire , che la famigerata polvere inglese, di che il suo precet- tore Cirillo in seguito di clinici sperimenti aveva pubhlicalo apposito opuscolo tera- peutico , pe" diversi casi morbosi che ne dimandavano l' uso , era stata da remoti tempi inventata da llumero Poppio Tallino anziché da James. Oltre le annue peregrinazioni, che a spese di Cirillo insieme a Manni, Siciliani e Notarjanni faceva sul Malese e sulla Majella, non trascurava quelle del nostro cra- tere. Cosi fu nel caso di esaminare il Polmone marino degli antichi, rigettato dalle inariltimc tempeste sul littorale di Napoli e Pozzuoli, e di cui imperfette notizie leg- gevansi in Mattioli ed Aldrovaodo. Per la esaltezza delle osservazioni , delle inda- giii nolomiche , e dello circospclle nozioni fisiologiche meritò gli applausi de' na- turalisti di que' tempi , in preferenza anche di analoghe ricerche fattevi dal Reau- niour ; di tal che il suo opuscolo, con buone fijjure qui divulgato nel 1778 , gli 72 ollennc la nomina Sovrana a socio della R. A. di Scienze e Bellc-Leltcrc fondala in Napoli nel 1780, di più un soddisfacente articolo nelle El'cmcr'idi romane an. 1770, altro simile negli Opuscoli delle Scienze ed Arti di Milano an. 1780 , la onorifica cilazione di IModeer Bibliotìucn ìulmintoloijica , Bonnae 1 78G , nel Journ(d de Phjsitiue voi. 70 , negli Amudcs du Muséum d' Hixloire naturcllc an. vii , ove il chiarissimo Peron appone un' epigrafe tratta dal menzionato opuscolo ; inoltre nel Bi'ifne animni ec. di Cuvier toni. Ili, ncìV Hisloire des aJiimaiix suns vertcbrcs Ai Lamarck , anzi nella seconda edizione di questo classico libro è ammessa la ed- lepore Macry , che gV intitolava 1' aulore della Descrizione e nolomia defili aiii- tnttli inrcrlcùrali della Sicdia cllcnore . E rimarrà di eterna ricordanza una lettera dell' immortale Carlo Linneo all' uopo scrittagli , che nella surreliizia riforma della nostra Università nel 180G valse a conservargli la cattedra nella quale per pili anni aveva con grande successo insegnato ; di essere slato citalo nel Sf stema Nuturae del Plinio svedese annoiato dallo Gmelin . E dopo il decorso di quasi due terzi di secolo Irovansi anche ora in quel lavoro particolarità singolari sul- le ovaje , di che 1' Ehrenberg erasi fallo autore . Erano appo la nostra scolaresca sommamente encomiate , e seguite da' maestri particolari di medicina le Istituzioni Fisiologiche del Sementini ; Macri pe' suoi udi' ori ristampò quelle del Caldani , corredandole di giudiziose annotazioni j e tali lavori di questi due nostri rinomati soci meritarono replicata menzione nelle lezioni critiche di Fisiologia e Patologia del celebre Tomraasiui. Ma il Macri dedito sempre a livindicare le verità delle da' nostri maggiori , neglette o pure usurpale dagli oltramontani , fu il primo che seppe restituire al suo compatriota Tommaso Cornelio le fondameniali idee intorno alla famigerata irritabilità AUeria- na, e che pur tra noi aveva allora dotti fautori , esaminala sì ne" vegetabili , come negli animali, notando inoltre, che Glisson ne avesse fatta eziandio menzione , però cinque anni dopo del Cornelio, e 18 lustri avanti Ilaller che onorò i di costui Pro- ginnasmi dichiarandr)li Ialine docln . Né vi liasandò qualmente il Cosentino a- veva preceduto l' Hunter in riguardo a' colombini , che nel primordiale loro pe- riodo vitale non abbiano esclusivo bisogno del materno nutrimento. Ripristinatasi nel 1808 la nostra Reale Accademia, sebbene in altra forma , egli nel luglio 1812 vi leggeva le osservazioni intorno ad una nuova specie di squalo ( s(ptalus roslralus ) della caterva de' cani di mare , pescatosi a Capri ; ed esse ben dimostrano quanto il IMacri fosse profondo nella lettura de' classici scrittori , come era in possesso delle idee dello Stagirita , ed in quale stima tenesse le opere degl'italiani. l)i fatto mostrasi egli non rozzo zoologista , ma giudizioso osservatore da recare apodittica dimostrazione, desunta da' fatti comparativi, all' a- glruso fenomeno della umana superfetazione , a' suoi tempi non cosi dimostrai^ 73 come r h opgidì . E se Aristotile l'aveva indicata nelle torpedini , e Fahricio di Acqunpendcote aveva notato negli squadri la viviperità di molliplici loro feti , Maciì fsallamcnte dcfcrive la duplicità uterina del suo squalo , che conferma l'analoga opinione di Sabwticr Le»rel intorno alla superfetazione umana. Siorso un lustro il nostro socio intrattenne di nuovo i suoi colleglli leggen- do una Memoria intorno a tre nuove specie di Meduse del mar Tirreno , dette Medusa jiviidosa. Medusa l'uìujo-inarino, e Medusa tubero , alla semplice storia naluriile delle quali accompagna ciucila di un' Auiaia , tutte illustrate da convenien- ti figure. Però attenta la grande dilfioolù di poter avere siiniglianli produzioni ma- rine ntl peifctlo stato d integrità, e quando si voglia, per farne esatto disegno, queste sue osservazioni non hanno riscosso appo i dotti stranieri un' accoglleirza simile a quella del suo Polmone tnarino . Di ugual merito riusciron quelle intoruo alla Storia Naturale di tre nuove specie di Tetidi dc\ mar Tirreno, lette nelle tor- lifiite della nostra R. A. de' dì 8 e 22 marzo 18 IG, e che fanno seguito al'e prece- denti. Il nostro accademico denomina la prima specie l'elide cornigera , la seconda Ttlide Partenopea, e la terza 'Fetide polifilla. Il suo lavoro quanto erudito e di tersa scrittura , non riesce int<^ressante ai progressi delle Scienze , e solo è meritevole di patria accoglienza. A 5 luglio 18IÌG, nella sua grave età di 82 anni , non mancava d' informare r Accademia delle osservazioni intorno alle oyry'fi rfc/ ^o/mo/ie marina degli antichi ; la cui fetazione , o meglio la incubazione delle uova di delta Me- dusa , per qualche tempo aderenti alle braccia della madre , non è riuscita i- nutile alla scienza , la quale già possedeva bastanti notizie della Medusa olio- tentacolala , di che egli tenne ragionamento all' Accademia nel giorno 11 giu- gno 183'J , col nome di Medusa panopira del Peron . Ed anche negli ultimi anni del viver suo intrattenne i nostri crocchi accademici , col parlarci della Doride da lui detta puteolana , solo perchè avev.ila rinvenuta più di una fiala in quel lido ; il quale estremo lavoro a sue insistenze, perchè non si tardasse pi ìi tempo a pubblicarlo, quasi presago del non lontano termine della carriera di vi- ta, e perchè lo Statuto accademico impone la scrupolosa disamina degli oggetti in natura, pria di destinarsi per gli Atti , venne inserito nel vol.V. del nostro i?e;i- iicOltO ( UH. 1846). Fu pure ascritto , fin dalla sua fondazione , tra' soci dell' Istituto d' Inco- raggiamento alle Scienze Naturali. I suoi colleghi dell" Università , che piìi di una volta V avevano compreso tra gli cligibili al Rettorato della medesima , con piacere videro finalracnl« adempiti ì loro voti otto anni fa ; ed ci sebbene già assai vecchio tenne un tal posto con decoro , e vi fu operosissimo. Onorò il titolo di dotto e di professore con la sua morale e con la sem- 7* pliciià de costumi e del viver suo , nel quale fu sempre sobrio e lontano di ogni fasto . La sua morte da ottimo Cristiano potrà ben servire di esempi» e guida alla gioventii de' nostri giorni , ritornandola a quelli antichi tempi , ne' quali noi, già vecchi, la vedevamo animata da vera e pura Religione , ed as- sai più dedita a coltivare la vera scienza , e non far pompa di conoscenze va- ghe e superficiali , che le fa avere un tuono decisivo , a malgrado una profon- da ignoranza. Onoriamo noi , miei colleghi , le mortali spoglie del consocio , e mae- stro ; e che la memoria de' suoi meriti , e delle fatiche durate insiem con Voi Del- l' aumento del patrimonio della scienza ne resti vivamente impressa ne nostri >niflii ; J( i'ervs honos , ca conjunclissimi cujusque pietas. 75 TORNATA DEL DI 18. GENNAJO 1848. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Non potendo il socio sig. marchese di Pietracatella intervenire alla tornata , la presiede il s«niore della classe di Scienze Morali cav. arcid. Cagnazzi . Gli alii della precedente tornala vengono approvati , dopo la lettura fatta- ne dal segretario perpetuo j il quale raccomanda alla commissione de' soci cav. Santoro , Lanza , Semmola e delle Cliiaje di dare il loro parere su quelli og- getti di ossa e sostanze minerali rinvenute in uno scavo fatto in Mondcradoni di Brialico , sì per adiempiere al comando ricevutone da più tempo dall' allora mi- nistro degli All'ari Interni , che per poterli restituire alla direzione de' Reali Musei e Scavi , a fin di liberarsi dalla responsabilità che esso ne ha . La commis- sione stabilisce di riunirsi nella prima tornata di fcbbrajo un ora prima dell' Ac- cademia per esaminarli. Il socio cav. Melloni propone altro cambio de' nostri Alti e del Rendiconto con gli Annales du Muscum d' Hisloirc Nalurelle dì Parigi, al quale altra volta si davano i nostri Atli , come ben si rileva dal vedere che tale stabilimenla scientifico ne abbia i primi due volumi. L'Accademia vi acconsente , e l segreta- rio perpetuo rimane incaricalo di una tale spedizione , per la quale viene indicata r ambasceria di Francia a Napoli. Il nostro socio corrispondente cav. Quadri veterano e zelante coltivatore del- l' Arte Ol'talmiatrica ha presentala e letta all'Accademia una Memoria sopra un nuo- vo slrumcnto da lui itivenluto ed u.j Un prix de deus mille cinq-ccnt fraiics est mis au concours pour chacuii de ces qualrc ouvragcs , savoir : Une In-trodiiction à V ctude Jc la Physique ; Une Introduction à 1' elude de la Chimic ; \]fìc Introduction à 1' elude de la Mécanique ,• Une Inlroduction a T elude de 1' Aslronomie . 2°. ■» Ces ouvragcs poiirrout avoir la forme de Trailés élémentaires y ils devront faire coimailre , en abrégé , 1" hìsloìre et la pliilosopiiie de la scìen- ce , les méiliodcs suivies pour arriver aux connaissances qui en formeot 1 ob- jet , et devront en nième lemps servir à 1" insU'uclion des masscs et préparer à une elude plus approfondie de ces inèuics scienccs . 3°. 33 Les coiicurrenls pourront employer les priucipcs de calcul qui seront absoluniciil uécessaircs pour V exposilion des móthodes et des résullals , sans dépasser ccpeudant les bonu'S des conuaissauces de ce genre , que 1' on sait (Sire bsscz généialemcnl répandues . » Les ouvragcs deslinés au concours devront étre inédils et ésrils lisible- ment en langue italiennc ou fraucaise : les auteurs n" y raetlront point leur nom , mais seulemciil une épigraplie ou devise , qui sera répéiée sur un billet caclie- lé , renfertnanl leur nom et. leur adressc ; si V ouvrage n' est pas courouné , le billet ne sera pas ouvert et sera brulé . ■>} Sont admis au concours les savanls de tous les pays , excepté les Meni- Ires rèsidfì7ils de 1' Académic . « Le terme du concours et fixé irrévocablernenl au 31 décerabre 1849 . Avant l'expiration de ce terme les nianuscriis devront ùlre reiiiis , caohelés et francs de puri , au Secrctariai de 1' Académie Royale des Sciences de Turin . » Aprés avoir prnnonté son jugeraenl, l' Académie prcndia , d' accord avec les aulcurs , les dispo^ilion convenables pour l' im[)ressiou des ouvrages cqu- rouncs ; la munificence de W. le Comte Pillet-IVill ayant bien voulu mel- tre aussi à la di?position de 1 Académie les fonds nécessaires à cet olijet. Turin 23 janvier 1848 Le Président COMTE DE SALUCES. HvACiNTHE Careìna , Secrétaire 87 TORNATA DEL DI 22 FEBBRAIO 18i8. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Leggonsi iliil segretario pcrpcluo gli alti verbali della tornata precedente , clie non intontrando osservazioni vengono soscrilti , alla presenza de soci , dal pre- sidcnle sig. murthese di Pieiracateiia e dal segretario perpetuo. Air occasione di essersi menzionato io tali atti della carta geologica della Campania , per la quale il prof. Scacchi licevè , sono già parecchi anni , l' in- carico di osegnirla, e nella tornala del dì 1 1 gcnnajo p. p. liberamente promise di presentare all' Accademia tra pochi mesi il risullaracnto delle osservazioni fattene' suoi viaggi , il segretario perpetuo avendo avuto 1' occasione di conoscere il lavoro in (al genere pnbUiicalo in tedesco, fin dal I8V1 , dal fu nostro socio corrispon- dente sig. Abich , intitolato Osservazioni giolocjiche sopra le iijiparenzc culcaiii- rke , lìdia parte centrale e meridionale dell Italia , con cinque tavole (l) , ne ha informala 1' Accademia, la quale ha dimandato che di tale opera, in gran parte ri- guardante il nostro patrio suolo , da essa per tanti anni desiderata , con avervi an- che erogata non poca spesa , se ne conimelles.se uu esemplare per tenerlo presen- te nelle occorrenze di analoghi lavori. Ila poi egli rassegnato a' suoi colleghi , che essendo , per la morte del socio Macrì vacalo il posto di seniore della classe delle Scienze Naturali, si trovano concor- rervi per amichila pari di nomina i due rispeitabili soci Sangiovanni e cav. Teno- re , de' quali il primo , sebbene più vecchio , trovasi , a motivo di salute , abilual- mente ritiralo in Portici , e quindi da non poter con comodo adempiere le funzioni di seniore della suddetta Classe. Il presidente in vista di tali ragioni ha disposto che il segretario ne scrivesse confidenzialmente al Sangiovanni , per regolar la cosa se- condo la costui riiiposla . l.o sies.^o Segretario avendo verbalmente riferito all' Accademia , che la .M e- moria consegnatagli dall' ab. D- Remigio del Grosso : sulle principati proftrielà delie linee omvl'oiali del 2° ordine poteva meritare che le venisse letta , 1 ha riconsegnala (1) Lo ciniiue tavolo sono , la I" : La caria generale loiwgraflca e geo'jnostica de' sili con- tinentali vulcanici del regno di Naputi , co' segni convonzii)iiali a colore , per ilinolaro If Jiver- 50 S(iccÌL' (li rocct» — la 'i' : La Iniiugrafia geologica della eleeazi'me del cratere di Roccamonfuia con vasta estensione di lerrilariu al dintorno — la 3': Stilizzi loiiograjici e gcognuilici del !'«(- «tir* ti«( regno di Mopoli fatti nel 1S36 — la 4" : del Vesuvio , dell E/iameo , e if Li Aia , co" pro- lìli risiiollivi del laijlio verticale supposto ckpguilo in essi , e la dislinzione delle rocce cui colori convenzionali — la 5" Gnalniciitc : L'.i ceduta prospeiiica di Roccatnonfina . 88 ali aiilorc , clic era pregciilo , il quale ne ha Icllo , o rapprcsenlato tulio quello che nolcvasi convcncvolnienle in una Memoria tli ricerche esposte poi calcolo algebri- co ; ed e rimaslo sluhilito che \enisse inserita nel Riuidiconio (I). Terminala lai IcIInra , il sig. elei Grosso , ha consognalo al segretario altro juo lavoro intìlolalo : Sviluppo di una nuova teoria di Jacobi , rigìiardanle la genesi^ la .'pccie ed il silo dtìle lince di 2°. ordine . Il merito de' precedenti lavori di questo dotto ed indefesso coUivatore e promotore de' nuovi melodi , hanno fallo ben vo- lentieri accogliere dall' Accademia quesl' altra INlemoria , che leggerà nella prima torn! Pliysiquc matliématique olTriront des ])lus atnples développ^menls sur la formaliou (1) Essa vt-rrà inscriia noi niinuTo seguente. (2j Vcgg. qui appresso lari. Corrispondenza. 89 well' application des formules (1) , (2) , ('ò) . Je monlrcrai en raème lemps le« «rapporls qui existeut enlrc ces formuies et celles qui onl été donnécs par d' autres » ou par ffioi mème , spécialemcnt htcc les formules de MM. ve Gaspjris , et Mi- » chat » Circostanza ben lusinghiera pel nostro de Gasparis. Il segretario perpetuo ha conchiuso nel seguente modo il suo discorso : Signori ingegni a noi non ne mancano ; mancano bene i mezzi da fecondarli ; e se non si prenderà qualche espediente , che beo può V Accademia , in protegger- li , essi abortiranno , com' è a% venuto per tanti altri prima di loro. L' Accademia aderendo alla proposta del segretario perpetuo ha stabilito che io suo nome se ne inviasse al nostro Ministro 1' indicato ulìcio, munito de' titoli e de" lavori di ciascuno de' tre suddetti individui, pregandolo a Irasmetterne anche copia da lui ben raccomandata al Ministro di Guerra e Marina : e che inoltre pel del Grosso si dimandasse una laurea gratuita di onore, del pari che è stala testé conceduta al de Gasparis. 11 socio sig. delle Chlaje aveva pronto a leggere un suo importante lavoro intitolato : Coutiituazione della Monogra fui del sistema sanguigno degli animali rettili, t su qualche ignota particolarità ravvisata nelle ranocchie , nella quale egli dimostra, 1 .° lu insussistenza della teorica di Jacoòson intorno al suo particolare sistema venoso in ditti esseri ; 2.° la diletta comunicazione fra i sacchi linfatici sottocutanei , i tora- ce-addominali e l apparalo venoso Jacobsoniano delle rane ; e 3.° le triplici coppie di glandulose liste dorso-addominali esclusive de' ranocchi : il tutto illustrato da corri- spendenti tavole , che al numero di ben 20 il dotto e laborioso socio mostrava all' Accademia diligentemente eseguite sotto la sua direzione , incise a proprie spese , e colorate al naturale . L' ora già tarda ne ha fatta dilTerìre la lettura ad altra tornata. 90 CORRISPONDENZA Napoli 1. marza 1S-18. Sic. Collega Perla morie del rispettabile socio Macrì , doTcrido assumere il posto di senio- re della classe delle Scienze naturali lo più anziano di questa, e tra quelli di pari no- mina lo piìi vecchio, e ritrovandosi Ella concorrervi col collega Sangiovanni di mag- giore età, è stato bisogno scriverne a questo rispettabile socio, che per la sua cagio- nevole salute trovasi ritirato abitualmente in Portici , ed egli convinto della incom- patibilità delle funzioni di tale incarico con la lontananza da Napoli, ha con gentilis- sima lettera amichevole scritta al segretario perpetuo , dichiarato rinunziarvì , ag- giugnendo le piìi gentili e giustamente sentite espressioni in veder tal posto occupa- to degnamente da lei. L' è questo un incomodo dipiìi che le si aggiugne , e che non dubito vorrà Ella volentieri accettare pel bene ed onore del corpo disliulo al cui tervigio ciascun di noi si adopera. Il Presidente GIUSEPPE CEVA GKlMALm // scf^r. perp. V' Flauti. Al sìg. cav. D. Michele Tenore Seniore della classe di scienze Fisiche e Storia Naturale della Reale Accademia delle Scienze • Napoli 9.1 Napoli i6 mano 4848. EcClllENtà. L' Accademia nella tornata di jeri , all' occasione di essersi dall' ab. D. Remi- gio del Grosso lolla un' altra sua importante e difficile Memoria : sulle principali proprietà delle linee omofocali del 2° ordine , è entrata a considerare come costui ed altri suoi compagni , principalmente il sig. D. Annibale de Gasparis e D. Michele Rinoiiapoli , i quali le lianno presentati più volte i loro lavori , che ne dimostrano la perizia ne' metodi , che con lauta faciltù adoprano al risolvimento delle più impor- tanti ed ardue quistioni, si di Geometria che di Meccanica, poirebbero essere di gran vantaggio all' istituzione della nostra gioventù matematica . Considerava d' altra par- te che costoro s't bene introdotti in una carriera sterilissima nulla hanno che valga a definitivamente attaccarli alla medesima ; mentre per le loro circostanze sono co- stretti a dover necessariamente ritrarne di che sostenersi . Considerando , inoltre , che il principale scopo della istituzione delle Accademie sia il progrosso delle scien- ze , il quale dipende dal coltivare e promuovere coloro che ne mostrano 1' attitudi- ne , che però ad essa è conceduta facoltà di proporre i professori alle vacanti cat- tedre negli stabilimenti d' istituzione , è venula unanimemente a deliberare : che i suddetti del Grosso , de Gasparis e Rinonapoli si raccomandassero al Ministro della P. I. , perchè li tenga presenti nella provista di cattedre vacanti nella R. V. degli Studi , o in altri stabilimenti della Capitale da lui dipendenti ; come ancora a quel- lo di Guerra e Marina , che fortunatamente ritrovasi essere un nostro antico socio corrispondente, per lo stesso oggetto negli stabilimenti d' istruzione speciale di sua dipendenza. 1/ E. V. troverh qui acchiusi i titoli di ciascuno di que' tre soggetti , ed i lavori che hanno in breve tempo presentati all' Accademia , e che sono stati da questa de- stinati a comparire nel Rendiconto ; e che meglio d' assai sarebbe stato il destinarli «gli Atti , te di questi ne procedesse regolarmente la slampa . ■•■' A S. E. /{ Mimitn di Pubblica /ilruttoM Il Presidente Giuseppe Ceta Grimaldi // segretario perpetuo V. FucTi. 13 92 REQUISITI E LAVORI dt Ire qui appresso notali indivìdui raccomandali dall' accademia , D. A^MBALE DE GASPARIS. 1. Da Dove anni alunno astronomo nella R. Specola di Capodlmontc. 2. In tal tempo ha calcolate le orbite di molte comete , presealandone i risai» Umenti all' Accademia , che li ha pubblicati nel Rendiconlo, 3. Di parecchie comete n è stato egli il trovatore in Napoli ; ed à stato lo scopritore di due nuove. 4. Nel 1847 rinvenne nel nostro cielo i tre piccioli pianeti Ebe , Iride e Flora, di tanta maggior difficoltà a ritrovarli , quanto che pe due primi non erao giunte ancora in Napoli le zone corrispondenti fatte pubbliche dall' Accademia di Berlino. 5. Presentò all' Accademia una Memoria sopra le equazioni differenziali del Clat- ravt , deducendone un principio nuovo e generale per la soluzione di una classe di problemi difficili a trattare per altra via . Una tal Memoria fu inserita nel Rendi- conlo accademico ed essa meritogli dall' Accademia una commendatizia al Ministro allora degli Affari Interni , prima per dargli una laurea gratuita , onde abilitarlo {t tenere scuola di Matematiche , e poi per una gratificazione di di)c. 40. Ed ottenne r una e 1' altra di tali cose. 6. Altra Memoria per una nuova soluzione del famoso problema di : delerminare gli elementi deW orbita di un corpo celeste . Oltre alla notoria importanza e difficoHà di tal ricerca , si ricorda che I' Accademia di Berlino nel secolo passato ne fece ben due volte il soggetto di premio , e che vi concorsero il marchese di Condor- cet , l'Hennert, ed altri principali matematici di quel tempo. Una tal soluiio- ne inserita nel nostro Rendicunlo , e comunicata ancora all' illustre segretario per- petuo dell' Accademia delle Scienze di Parigi sig. Arago diede luogo ad una rela- zione di cui questa incariconne il Canchy , che vedcsi ne' Cemples rendus ( die. 4846 ) , ed in essa questo chiarissimo analista mette la soluzione del de Gasparia in linea con quelle de Lambert , Olbers e Legendre . Lo stesso Cauchy insieme a' suoi collcghi dell' Accademia di Parigi Sturm e Liouville , nel darne altro rapporto ne" Comptcs rendus ( die. 1847) cos'i conchiu* de ; En tue de ces considéralions Ics commissaircs proposenl à l Accadèmie dn f:Oter dcs rcmcrcimeuis à l autcur du Mémoirc. Finalmente nel gennajo p. p. 9a il Cauiliy si proponeva fare un lavoro di comparazione tra il suo metodo , per tal problema , e quelli del de Guspuris e di Michal . 7. Su lai problema vedesene nel Rendiconto una Memoria nella quale troTaa* ■i perfezionate le sue prcccdeuti ricerche sopra piìi punii essenziali. 8. Teorema di Geometria analitica , conosciuto prima per soli casi particola- ri, e come si rileva da' Comptes rendus ( geo. 1847 ), e dal giornale l' ListUut della stessa data , comunicato all' Accademia di Parigi. 9. Soluzione a modo piano dell'altro difOcile problema di far incontrare da una retta quadro altre date nello spazio delle quali tiè men due esistano in un piano. Que- sta soluzione può a preferenza essere adoperata nelle operazioni di Geometria Descrittiva. 10. Ultimamente presentò ancora all'Accademia una serie di stelline nuove da lui notate nelle zone dr Scbwerd , e che potranno servire a completare quella Map- pa delle zone stellari di Berlino . Essa dovrit essere continuata . D. REMIGIO DEL GROSSO. Da molti anni professa privatamente le Matematiche, non avtndo potato t«- Ber pubblica scuola , per la mancanza della laurea. Incarichi sccntifìci sostenuti dalV ab. D. Remigio del Grosso 1. alinno nel Real Osservatorio di Capodimonte in questa Capitale nel 1840. '2. Fu aggiunto all'Osservatorio Astronomico Ximeniano di Firenze nel 1^43 e 1844. 3. Sostituì il P. Giovanni Inghiracni nella cattedra di Astronomia Teoretica neir epoca anzidetta . Lavori scientifici eseguiti dal medesimo. 1. La versione dal tedesco in italiano di una Memoria di Olbers sulla possibi- lità dello scontro di una Cometa colla Terra , con osservazioni e note critiche. 2. Una Memoria che porta per titolo — Teoria analitica delle lince di 2° ordine. 3. Una Memoria intitolala — Considerazioni sul metodo proposto da Legendre per calcolar le orbite paraboliche delle Comete. 4. Una Memoria — Sul nuovo metodo proposto da Hans cn per determinare le perturbazioni planetarie. 5. Una Memoria — Sulle proprietà principali delle linee omofocali del 2* ordint . 6. Una Memoria — Su di una nuova teoria proposta da Jacobi intorno alla gè- 9.i nesi , alla specie ed al sito delle linee di .2° ordine — Questa Memoria e la preceden- te saranno pubblicate nel fascicolo di marzo ed aprile del nostro Rendiconto. 7. La teoria del moto ellittico e perturbalo de' corpi che si aggirano intorno al Sole — Quesl' opera è inedita. D. MICHILE RINONAPOLI . 1. Alunno della Specola di Capodimonte dal 1838 al 1841 , con aver ivi eseguiti molti lavori. 2. Da parecchi anni astronomo aggiunto all' Osservatorio della Real Marina, e rimasto più volte a dirigerlo inierinamcnte. 3. Tiene studio privato ben frequentato , e con gran profitto della gioventìt Delle Matematiche pure e miste. 4. Per incarico datogli dal segretario perpetuo dell' Accademia rivide e ripi- gliò la soluzione del dilTicil problema delle Anomalie rinvenuta tra le carte del fa nostro prof. Scorza , ed aggiunse una formola facile a ritenersi ed a calcolarsi , convalidandola con esempi paralleli con le formole date dal Deiambre e dal Piazzi. Una tal Memoria è ancora alla revisione de' commissari nominati dall' Accademia. 5. Per incarico dello stesso segretario dà mensualmente al Rendiconto nostro le osservazioni meteorologiche fatte nell' osservatorio di Marina , esponendole eoa un sistema nuovo e piti proprio. 6. Ha per piìi anni , a commissione datagli dal prof. Flanti , copipilato il calendarietto che precede il nostro Almanacco. oo e •f o ^« -* = 5^. 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B • f — rr 3 -1 9 D C H 3 O 3 n 3 3 3 e- * = s- 1:1= C < e s e < 3 C < 3- C < C < c cr = S" e 2. r= ó e o C < C < < B e m 3 D D 3 CL e a on «n P C 2 ce WJ c: C O (D •^ t. -1 O •< < s ^ ■< -o -1 • 1 n n 3 -1 ■n o o • < • ^5 a e < D C < < m e < C -< < ? «■ < e -< < < 3 C H - f- C < a; < s > < -1 < 5-5 0Q e- cr -«; ■< cr cr CE -1 ■- ta 0 lo--! o o''^ a < < 5 « • e 2.2.C • • «! o . o o ~ B o a D ecce - _ •^ < < ■< o- < < 3 3 o n 3 " e e 5 -1 ^ co CD _ . O 3 _ c s c g-ac-o" a- < —< <. 2- e 2. — '^ • re • • o ? 5'c' o" ? H O o w M o i8i8 RENDICONTO n.38. DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ir-iTf^SOa girmi LAVORI DELLE ADUNANZE DI MARZO ED APRILE 1848. PnESlDEISZA DEL MARCUESE DI PIETnACATELLX TORNATA DEL DI 14 MARZO I8i8. Sunto degli Atli accademici pel suddetto giorno II presidente sig. marchese di Pietracatella non potendo intervenire manda le sue scuse , e ne assume le veci il seniore cav Cagnazzi . Il segretario perpetuo dà parte all' Accademia della lettera direnagli , in data del 10 gennajo corrente anno , dal lenente colonnello Edward Sabine , se- gretario perpetuo della Società Reale di Londra , con la quale , a nome di questa , veniva la nostra Accademia ringraziata de' fascicoli 31 , 32 , 33 del Rendiconto in- viatile ; e come che da tal lettera rilevasi non essere a quel distinto corpo di scien- ziati pervenuti che appena pochi numeri precedenti , si è stabilito spedirgliene UD esemplare completo. Nel medesimo tempo lo slesso nostro segretario faceva pur conoscete all' Ac- cademia , averle quella illustre Società invialo il prezioso dono di voi. 18 delle Transazioni filosofiche, corrispondenti agli anni dal 1841 al 1844. — Un gran voi. in 4° col titolo — Observalions on days ofunusual maynelie dislurbanccs madc al ihc Brilish colonici! innqnetic obscrvalories — Prinled by the British Government under the superintcndcncc of Liciti. Col. Edward Sabine of the Rovai Ariillcry. London 18-t7. Un altro simil volume col titolo : ObservalìOns made at ihe Mugnclicnl and Mcteorological Obsrrvatory at st. Ile- letta — Prinled by arder of hcr Mujisly's governmcnt , under the superintcndenet ofLìei.-Col. Edward Sii bine voi. 1 ( 1840 a 1843 j. Lond. i841 ■ Ed in fine . — Obaervalions of the magnetical inclination 1844-1845. Un altro — Obscrvulions made at the magnelical and meleorological Observalorjr al Toronto in Canada voi. 1. 1840 - 1842. E voi. 4. ia8° àe Proceediiig , con l'epigrafe : Abslracts ofthe Papers prinled. in lite Phitosophical Traiisactions of the rvyul society of London, 1840-1847, u 100 Inoltre — Obscrvalions on the Irmplc of Scr;.pis near Naplcs do. , by Charlles Bubbarjc — London IS")? in S° , con due tavole incise. L" Accademia ha stabilito die glifseiie ruiidano i più distinti ringraziamenti , e che giusta il risoluto altra volta si passassero i volumi alla Biblioteca l\. Borbonica. Sono siali ancora presentati ali Accademia, a nome del Tenente-col. di Artiglie- ria sig. D. Francesco d' Agostino i seguenti Opuscoli : 1 Relazione ali Istituto ci Li- ccratjqiamcnto per la privatira ci inlioduzionc del metodo elctlro-chimico di dorare i metalli — 2. Esposizione del metodo praticato per determinare il potere calorifero di alcuni coml/ustibuli fossili ad itso dell' industria — 3. Quesiti generali per la commis- sione aceadcniica delle conoscenze utili alle arti industriali ed agricole. 11 segretario gliene scriverà isoliti ringraziamenti . Il segretario perpetuo avendo posto alla conoscenza de' suoi colleghi , cui forse non era pervenuto , il programma proposto dalla Reale Accademia delle Scieuze di Torino fin dal 1842, del premio di 10'" lire stabilito dal conte Pdlel- Jf^ill , pel 1846 , ed a quest' epoca prolungato fino al 31 dicembre 1849 , l' Acca- demia ha disposto che venisse publ)licato nel Bediconto . (1) 11 socio cav. Tenore , seniore della classe delle Scienze Naturali , presenta pel Rendiconto la traduzione di un importante articolo di Fisiologia Botanica tratto dal- l' originale tedesco del sig. INlohl , con qualche sua nota atta a rischiarare taluni luoghi dell' autore , e ne dà soiiimariamente conto a bocca . 11 sig. D.Remigio del Grosso, avendo ottenuto nella precedente tornata il per- iQCsso di leggere una sua Memoria : sullo sviluppo di una nuova teoria di Jacobi , ri- guardante la genesi, la specie e Y sito delle linee del 2° ordine, vi adempie nel miglior modo comesi può per un lavoro analitico. Ed essa viene ancora destinata a\Rendiconlo, Dopo ciò avrebbe dovuto leggere qualche suo lavoro il meritevolissimo socio ordinario cav. Melloni ; UJa egli ne ha gentilmente ceduto il luogo al nostro socio corrispondente coramend. Clot-Bey ispeltor generale ('i Sanità in Egitto , il quale , trovandosi io Napoli eoo quel viceré ,è intervenuto all' Accademia , e desiderava indicarle le grandi operazioni idrauliche cjie dal governo egiziano si voglion fare per rendere irrigabile in ogni tempo e stagione terreni del basso Eglllo e del Della. Gra- to ed interessante è riescilo a' suoi colleghi il discorso eh egli ha tenuto sul proposi- to, rendendolo piano e dimostrativo con uno schizzo del corso del Nilo nelle regio- ni suddette; ed egli ha promesso che nella tornata prossima ventura ripeterà tali co- se , con luti' i particolari che le accompagnano, in una Nola, che presenterà all' Ac' cadimia ; la quale in tal circostanza ha stabilito che gli si donasse uà esemplare del Rendiconto dal voi. 111° io poi , ed uno degli Alti . (1] Vcggasi l'articolo Ojgelli ^iivru , j 101 IflEMORIE E COWUMCAZiOìVr DE soni ORDINARI E CORniSPONDEMI UEI.L' ACCADE.MIA, Sulle principali proprietà delle linee omofo':ali del secondo or- dine — Memoria dtlV ab. D. Remigio del Grosso. » Non è oggi chi possa ignorare fra 1 cultori delle Matemaliche discipli- ne r interesse che ispirano le belle proprietà delle linee e superficie omol'ocali , e r utile e l' iocremcDlo che dulln scoperta di esse si abbia avuto la Fisica Ce- leste . È però da maravigliare come essendosi data briga 1 più illustri Gconae- tri del secol nostro della investigazione di siffatte proprietà , nessuno finora ( almcn per quanto io mi sappia ) ^ia stato sollecita di dare una particolare esposizione della proprielà principali delle linee omo[bcali del 2" ordine , cosic- ché potesse servire come di Appendice ai trattati ordinari di Geometria a due coordinate , che sogliono insegnarsi a' giovani . Questo mio lavoro , che sot- topongo , Signori Accademici , al sapientissio giudizio vostro , è ordinato a ri- pianare siffatto vóto , che pur si ravvisa negli Elementi di M.ilemalica , e del qnale oggi più non permetterebba il progresso che noa si facesse ragione . Po- trò reputarmi fortunato se esso servirà almeno d' incitamento ad altri a far me- glio che io non seppi , ed a promuovere 1' utile della gioventù studiosa , alla quale lutto il bene desidero . » Si appellano omofocali due linee del 2° ordine quando hanno i fuochi comuni , e per conseguenza eguali lo eccentricità . Ondechè questo carattere non può trovarsi se non che nelle sole linee di 2°. ordine che son fornite di doppio fuoco , come 1' ellisse e l' iperbole ; e 1' omofocalità di due di queste linee , la cui equazioni supporremo che sieoo X Y A' ^ B' (') b stabilita quando le costanti A, B : \', B' soddisfano alla equazione di condizione A — B = A' — B'. (2) 102 Ma dato il segno e la gramlczza di due di cosiffatte quanlith , p. es. de' semiassi della curva coirispoiidciile alla prima dell' equazioni (1) , la (2) ri- mane Uiltora indelerrainata poleiiJovisi soddisfare in infinite maniere . Quindi è sempre mestieri di agg ungnerc alla ('2) un'altra equazione di condizione, volen- do delrrniinare di fpi-cie e di (jrandczza una linea di 2" ordine oraofocalo ad un" altra data linea del medesimo ordine . Qualunque però sia il segno ed il valor numerico delle quantità A , B ; A' , B' , dovrà esser sempre in coase- gueoza delia (2) AB' = A ( A' - A ) + AB , BB' = B ( A' — A ) + B' « quindi A'B - AB' = ( A'B - A'A ) + ( A' _ AB ) = ( A - B ) ( A - A' ) j AA' — BB' = ( A'A — A'B ) + ( AB — B- ) - ( A — B ) ( A' + B ) j^ ■' « La condizione the si suole aggiugncre alla (2) per determinare di spe- cie e di grandezza una linea di 2° ordine omofocale p. es. alla prima dell' e- nuazioni (1) , si è che abbia a passare per un dato punto . Sieno perciò ( | » t\ ) lo coordinate di cotesto punto ; e volendo che il luogo geomcCrico della 2" del- l'equazioni (1) sia r omofocale cerc:ita , le quantità A' e B' dovranno soddisfar POD pure alla (2) , ma eziandio a quest'altra equazione Facciasi per brevità A — B = X , e la (2) darà B' = A' — X , A' = B' -f X Talori che posti successivamente nella (4) pongono ad operazioni seguite A" - ( e' + V + X ) V + X^' = 0 (5) B" — (^• + n'— X) B' — xr=o ' Applicando la regola di Siurm a queste dne equazioni si trova prinia> mente che esse non arameltono radici immaginarie ^ Di fatti sia W il polino- mio derivato di un altro polinomio W , e poniamo W = p W — W" . Se ci suppone che W rappresenta il polinomio che forma il primo naembro delU prima delle (5) si troverà W = A" _ ( ^' -H Yi' -I- X ) A' -h X S' \V"= (r +^'+^)' — ^^^' p quando si pone che W sia il polinomio che forma il primo membro della ?» delle meutovate equazioni (5) , si i^a 103 W = B" — ( ^' + n' — X ) B' — X n' W = 2B' — ( ^' + n- — X ) W"= ( $' + ti' — X )' + 4 Xy,' Ora se si avverte che ( ^' + n' + ^ )' -/^ ^ e; = ( r + V — X )■ + 4X„' gì troverà che in ambiduc i sislerai dell' equazioni precedeoti W , VV , W porgo- no risultati dei segni e forDÌscooo risultali de' segni + , — +••• per j ultali de' segni + » + + • • • per 1 A' = — 00 B' = _ 00 , A' = + 00 B'= + oc; e però chiariscono il nostro assunto . Inoltre se alle medesime equazioni (5) si applica la regola di Cartesio, non si durerà faliga ad intendere come la pri- ma abbia a dare ambedue le sue radici > o, e la seconda poi una radice positi- va e r altra negativa . Se dunque si rappresentano per A, , Aa i valori asso- luti delle radici dilla prima di coteste equazioni , e per Bi , B» i valori asso- luti delle radici dell' altra , si avrà A' = -f. A, . . . = + A, B' = -j- B, . . . = _ B, • In conseguenza le due curve dell' equazioni X' y' Aa Ba (6) saranno le omofocali cercate . Quindi il teorema : qualunque linea del 2* ordi- ne fornita di doppio fufco non ammette se non che due sole omofocali che passino per un dato punto , una delle quali è della medesima uoa specie , e l'altra di specie opposta. jj Quando son date a priori le due curve dell' equazioni (1) , e si voglio- no determinare i punti , ne' quali si tagliano , nella ipolesi che esse debbano essere omofocali , il problema si risolve assai di leggieri . Conciosiacchè po- nendo T = ^, jr = ■f\ nelle indicate equazioni , si troverà successivamente per mezzo della eliminazione ^' ( A'B — AB' ) = AA' ( B — B' ) n' ( A'B — AB' ) = — BB' ( A — A' ) , 104 le (juali poi si traducono in A — B "" = A 3.-B • Supponendo A > B ( il che si può impunenienle sen/.a restringere i limiti della questione ) fiiiciiè B e B' si rileu^ono del medesimo segno , i valori di r\ risulteranno iu\maginarì ; e per contrario reali , quando B , B' sono quanti- tà di segni conlraiì . Conseguita da ciò che due linee omofocali del 2° ordine non possono mai incontrarsi quando sono della medesima specie ; e per contra- rio si tagliano in quattro punti posti simmetricamente per rispetto al lor cen- tro comune , allorché esse sono di specie diverse . Cangiando a B' il suo sesno , la posizione di siffatti punti d' incontro sarà data delle varie combina- zioni de' valori r AA' , BR' » Si comprende di leggieri che se si denominano r' , r" i raggi vetto- ri condotti da fuochi al puulo ( ^ , l'I ) comune alle due cuave omofocali (6) ,' e si suppone r" > ;' , sarà r' = V A- — V A, ,." = V A. + V A, ponendo Ai > Aa • Di fatti dobbiamo avere simultaneamente r" -f r- = 2 V A, ,■" — r- = 2 V A, » L' equazione della tangente condotta pel punto ( ^ , ri ) alla prima delle curve (6) si è JUL , J± ~i (8) Al + B. - ' ' e quella della tangente condotta pel medesimo punto alla 2". della suddette curve A. B. ~ ' dinotando « , v le coordinate correnti di coleste rette . In conseguenza gli an- goli n, , fit che misurano le indicazioni di siffatte tangenti all' asse delle ascis- se si avranoo per 1' equazioni long, pi, iang. //, = - — = V-t-Tj Aain V AjB, Moltiplicando fra loro queste due cquaziooi \errà latig.fjii tang.jj.-, =: — 1 ; end' è che siffatte tangenti si tagliano ad angolo retto . « Allorché si pone = pt 1 angolo che un diametro coniugalo fa coli' asse maggiore , ed = (p 1' angolo sotto il quale quel diametro taglia il secondo dia- metro coniugato , si ha „„ , . _ (A^«r> + B Ms.> )* stn. C =: — ^ ^ A' set.' ju -f- B' COS.' IX come ho diroostriilo a png. 30 nella mia Teorica analitica delle lince di 2'. ardine . Ora supponiamo che cotesto diametro coniugalo si confonda successi- vamente colle rette (BiJ e (9) , e verrà a sua volta (A, sen.' ai -4- Bi cos. a, V sen. ©I = ^ — ! i-L-L A," SCH.' W, 4- B,' COS.' u, \ (»') ( A, scn.'fXt + Bi COS IX, Y sen. 'Si = — — — — ^- A2 sin' fx, -f Ba' co.'', ix' Le ('lOJ porgono evidentemente A. B, AB COS. IX' = sen.' fX2 == sen. fXi :;= co*, fx. = A. B. + A, B. CA, — BJ CA. — A.J A, B, A.B, A,B. + A. B, - (\,-BJ CA. — AJ e però sostituendo nelle (11) troveremo ad operazioni seguite A,B. » ""■■*■ = (: A.-.. jfA. + Bj .^,,j iCn.' *, = ; — ■- — fA. — AJ CA, + BJ • Ciò posto , io fu osservare che a pag. 32 del citato opuscolo ho dimo- strato , che se si rappresentano per C , D i quadrati di due semidiametri cou- iugali della curva corrispondente alla prima delle {^) , i loro valori sodo le radici dell' cc^uaziozìoni del 2° grado 106 ' sen.' (f Adunque ponendo che C, , C, sieno 1 quadrali di setniJiametri paralleli alia retie (8) e (9) , e D, , D, i quadrati di seiniJiamelri corrispondenti , i valori di C, , D, saranno le radici dull' equazione 2*_( A. +B, ) = +f A,-AJ f A, + R,; = o e quelli di C, , D, saranno le radici dell' equazione ^■-(A.-B,)c + CA.-AJ fA. + BJ = o, come chiaro risulta dalle fl^J . La teorica della composizione dell' equazioni in- segua che dev' essere C + D, = A. + B, ; C, D, = e A, - A, ; e A, + B J C, +D. = A.-B, ; C. D, = ( A, - AJ fA, -fBJ; e pero senza risolvere l'equazioni precedenti del secondo grado , possiamo con- cludere che sia C, = C, = A. - A, D, = D. = A, + B, . Conseguila dal dello sin qui che rapportando le curve ("G^) ai diametri suddet- ti , le loro equazioni saranno A. -A. ^ A, -fB, A, —A, A, + B. - ' prendendo per assi delle ascisse u, , u, i diametri paralleli alle tangenti (8) e (9). ':> Se supponiamo che sia descritta una ellissi , la quale abbia il centro nel punto C? , ^ J , dove si tagliano le due curve omofocali (6) .ed i seuiias- si = \/ A, , = y A, e coincidenti nelle loro direzioni colle tangenti (8) e (9), prendendo siffatte linee rette per assi di uu nuovo sistema di coordinate ret- tangole ( X , Y ) r equazioni della meDlovala nuova ellissi sarà X' Y* Questa curva passerà per V origine delle coordinate ( x , j ) , se \e coor- dinale X ed Y mentre soddl^lano alla (13), soddisfano couteinpoianeamenle aH- che all' equa7Ìoue X' -f Y' = ?■ -j- n' = A, -I- B, (lA) cioè se combinando le ( Ki) e (14) risultano per X ed Y valori reali . Ora ponendo mente alla relazione {'!) , la (14) porge successivamente X- = A. _ B. _ Y- Y- = A, + B, - X' ; onde gostilucnJo nella (13) avremo , J 1_^ j _ B^ ^' I X"" A. I ~ a7 107 ^ i"Ar-"À:>-A: e conseguentemente A, B. - ^A. — A. Y = ±x//-"- (15) le quali equazioni dinaoslrano reali i valori di X ed Y. La nostra ellissi adunque passa realmente per V origine delle coordinate (.T,y ). Inoltre sia ; 1' angolo che la retta A = V (f + V) forma coli' asse delle X , ed E 1' angolo che questa medesima retta forma col- r asse delle x , e sarà X _V(A.B,) tang. e = -T ' sf-^A: B; ) '""^- ^ = T = vTXm • L' angolo ( X X ) sarà dunque = « -J- E , e conseguentemente defluito per r equazione v/( A. P, ) , /( B. B. ; iang. ( X .) = ^ ( -V ^. ) +^(A.A.) . -./(A.BQ /(R.B, ) V(A,B.) V(A.A,; la quale agevolmente si trasforma in /v N VTA. r,, ) ■^ ^ ^^ V(A,li. )• Quindi sarà facile dimostrare che la tangente menata alla curva (" 13 ) nel punto definito dalle coordinale (Vo) ovvero nel punto a. = o , y = o si con- fonde nella sua direzione coli' asse delle x . Di falli la tangente condotta nel 15 108 divisalo punto ha per equazione , A. V( A, — AJ "^ A, V( A, — AO onde farà coli' asse delle X un lale angolo II che sarà definito dull' equazione II V ( Al T'O , V \ ,.,,. II = -V^— --j-=-/a„,.(X.,-). Di qui il seguente teorema: quioido due lince omofocali del 2° ordine pas- sano per un medesimo punto , e sulle tangenti j)er qucslo punto ad esse con- dotte si prendono due segmenti rispcltivainente eguali ai loio semiassi Irasver- sì , r ellissi che ha il centro in coicsto ])unlo e per semiassi colesti segmenti passa sempie pel eouuiu centro delle omofocali suddette , ed è tangente alla retta che segna la direzione comune de' loro assi traversi. Questo teorema ha moltissi- ma analogia con quello che ha dimostralo il sig.Chasles relativaraeiile alle super- ficie , ed ò riportalo a pay. 7 del tomo XI del Giornale Matematico di l.iouville. 3> Ma prendiamo a considerare sullo un punto piìi generale di veduta lo linee oniolocali dui 2° ordine . Già si sa che se dal centro di una curva di questo genere si lira una pi'rpfindicolare alla tangente che passa pel punto (»', /3') del suo perimetro, rappresentando per P la lunghezza di celesta perpendicolare si ha VC^^-I-) supponendo che 1' equazione della curva fosse la prima delle ( \ ) ■ Poniamo != n r angolo che questa perpendicolare fu coli' asse delle iv , e sarà facile >eiiricare la seguente equazione cos, il = —- , scn. ii == — -—• A i> Di qn't si deduce — r-- = A COS. '£1 , — p- = B HCII.'O, , A -L» le quali equazioni addizionale danno P' = A COS.' D. + B sen.'a 00) ponendo mente alla relazione «'■ B" A ' 11 Sian P' , ii' per rispetto alla curva definita della 2=" delle (1) ciò che sono P ed n per fi-pello alia curva definita dalla prima di coleste equazioni e sarJ 109 del pari P" = A' cor.' fi' + H sm.' Q.' . Ora supponiamo din le tatig(t(ili sulle quali vi sono tirali i perpendicoli P e P' divenlino parallele : sarà in tal caso Ci = fi', e prendendo la dill'erenza delle (IG) , e (H) avremo P' — P" = fA — A' ) ros.' a + ( p. — r.' ) sn,.' n . Quindi scie cui ve dilinile dalle (1) si suppongono oroofocali , dovendo aver luogo anche la (2) , sarà P- — P" = A — A' ; e però ne verrà il seguente teorema : in due linee omofocali del 2" ordine la diffe. renza dei quadrati delle perpendicolari condoUc dal comun centro alle loro tangen- ti parallele è costanle. ì} Si dicono rcrrispondetiU que punti delle curve (1) , le coordinale dei qua- li serbano la stessa ragione degli assi delle curve suddette cui riescono parallele. Ciò posto , sulle mentovate curve si preodano due punti (a:,j), (j;',jk') e dal loro centro comune si menino a questi punii i raggi R ed R' , e sarà luanife- stamcnle . R ' = .T ' + j' R" = x" +j" ■ La differenza di qnest' equazione dà R. _ IV = (x' — a;") + (j' — j"). (18) Supponiamo adesso che sicno corrispondenti ì punii (^-^ j/J Cx' , j' J ,• e dovendo essere in tale ipotesi X : x' = \/ X : yj \' X : y z= \JB : \/& la (18) diventerà R'_R'.=(A-A') -^-+ (B-B').:^. Adunque se le divisate curve si suppongono omofocali sarà R' — R" = A — A', (IO) risultato clic da' luogo al seguente teorema : nelle linee omofocali del 2° ordine la differenza di quadrali de' raggi vettori dal centro comune ai punti corrispondenti è costante . " Sulle due curve (1) si prendano due punti (x , ^' ) , ( .i' , j' ) ; e posto =: 4- 1' angolo ( RR' ) avremo .t.t' + vv' COS. -X = : i /OIN KK' ■ ^ '' Ora ora il punto ( .t/ , j' ) sia corrispondente di (x , y) , ed il punto ( .t' , y ) sia il punto corrispondente di ( x, , /, ) , e sarà no Sosliluendo questi valori nelle (20) e (21) se ne caverà agevolmente questa terza relazione 2R11' COS. \ = 2R,R; cos, \, . (22) Ma (lev' essere eziandio R' — R/' = A — A' =; R; — R" j code verrà quest' altra equazione R' + R" =: R/ + R/' . Da questa si sottragga la (22) e troveremo W + R" _ 2RR' CQS.\;^ R/ + R," — 2R,R/ cos. \, OTverameote (^-•T')' + (r-/,)'==(^,-^/)'+(:r.-y/)*- _ Quindi il seguente teorema ; se si congiungono due punti , presi a piaci- nento sopra due linee omofocali del 2° ordine , per mezzo di una retta , que- lla sarà eguale alla disianza de' loro punti corrispondenti . Questo teorema ò ili grandissima importanza nella Fisica Celeste , M Si sa pure che se si denomiua R la porzione che la curva dell' equa< zione (i) scritta in primo luogo taglia dalla retta che si fa partire dal punto ( 5 , n ) ed è inclinata dell' angolo 4 all' asse delle x , sarà ^ li co*.- 4- + A «e».- 4. ^'*'*^ Sia poi C il quadrato del semidiametro coniugato parallelo alla corda K , e troveremo AB C = ____^— — ^— ^— • B COS.' 4- + A sen.' .\, onde sostituendo nella retta (23) si avrà nn Ora lupponiamo che la corda K passi per uno dei fuochi della curva , cioà phe sia \ = + V(A-B) Ili e ponendo questo valore , nella (2A) arremo , fatte le debite riduzlooi , 1 equa- zione semplicissimu la quale dà luogo al seguente teorema , già per via di tuli' altre consideraiio- ni dìmoslrato dal lodato sig. Chasles nel citato tomo del Giornale Matema- tico di Liouville ; ed è che : in una linea di 2° ordine fornita di c«(itro, le corde che passano pei fuochi sono direttamente proporzionali a' quadrati dei diametri ad esse paralleli . Quando la corda K data dall'equazione (23 ) si suppone tangente ad un'al- tra linea di 2° ordine , p. es. a quella definita dalla (1) scritta in secondo loo- go , dovrà essere B' COS.' ^ + ( A' — r ) sen.' i = o . (25) Da questa equazione si deduce agevolmente B' sen.' >J. = ros.' 4- = E" -f- B' — A' V - A' r + B' — A' i quali valori trasformano 1' equazione T' = B COS.' + -j- (A — £') «»«<'«■ I ■ Si avverte che la presente Memoria fu letta , dal del Grosso , nella seconda tornata del mese di febbrajo ; ma chi' non potè venire inserita noi numero precedente . E cosi quell» da lui letta nella presente tornala del marzo avrà luogo più appresso nella seguonte . 113 Sulla simmetria delle piante. — • Riproduzione di una me- moria pubblicala nel 1836, accresciuta e rifalla nel 18i5j^i,/ sig. Ih co Moni (1). Prima versione italiana falla ed annoiala dal prof. ]\I. Tenore . La forza generatrice delle forme Je' coipi organici si manifesla in deUrujÌDale direzioni clic bi corrispondono per lìnee oppusle. Questa opposizione è rivelala nelle foiiuc (slcii.e , |j njn »i può distiiii-uerc metà dritta , e mela .«inistra , né faccia , o lato fujperiore e faccia o lal'i inferiore come nel regno organico animale. Essa è perciò opporluiianieiilo cliianiata concentrica. { Noi. del trad. ) [ì) 1 Itotaiiici molti frequentemente ( per esempio Link ) sotto lo .«lesso nomo di sim- metriche comprendono le formazioni concentriche e le vere simmetriche . Essi chiaininu corpi simmetrici quelli che con un taglio possono dividersi in diw parli eguali . Egli ò facile osscTNaro che in questo modo vengono a coufonJersi due formazioni essenzialmente ili\crse . Nella siiimielrica ( secondo il senio ricevuto da me ) la divisiono in duo pani eguali non è possibile idie por un solo taglio , ossia )ii'r una sola linea ; nella concentrica ;il contrario essa può ilVetiuarsi per molti tagli , ossia per molte l.uee. [ Nola dell Aul. ). 114 Egli è ben nolo che tulle le tresuccennale formazioni si trovano nel regno ani- male . I.e loro analoghe sono slate poco snidiate nelle piante, nelle quali in generale si è rilennlo che la sola forinaiione concentrica potesse rnanifeslarsi: perocché in esse non può distinguersi che una formazione da sopra in sotto , ed anche quando vi si può nelle piante riconoscere una (;»ci;ia anteriore ed una faccia posteriore , non si può dislingueie una meta dritla ed una metà sinistra. Le piarne , insomma , possono farsi girare intorno al loro asse conse si vuole , senza che vi si possano riconoscere facce diverse, lo alcuni pochi isolali casi soltanto, ed in alcuni organi speciali pnos- t\ nelle pianle riconoscere una vera sirametiica formazione , quasi una eccezione del- la regola . Quesla opinione , se vogliasi aver solt' occhio il modo come ordinaria- mente si presentano le pianle di ordine piìi elevato , può dirsi generalmente giusla ; tuttavia considerando piii dappresso la cosa si vedrà che un numero di forme e di specialità si pn-senlano le quali sono incompatibili con ogni modo di formazione concentrica , e provano che se questa anche ne' fusti e ne' fiori e predominante , essa nondimeno none la sola a manifestarsi nelle pianle ; ma hens'i la maggior par- te de' loro organi una più o meno notevole tendenza posseggono verso la formazione simmetrica. La ragione perchè questa sia slata generalmente trasandata trovasi in ciò che , quando trattasi della strutlnrae dello sviluppo delle piante , si ha sempre in mira le sole piante del i)ih elevalo ordine , laddove una giusta idea delle condizioni del- le piante A Insti e foglie distinte può soltanto ottenersi dal confronto che debba f;tr-' sene colla struttuia del T/jo//ms delle piante di ordine inferiore. Se prendiamo a considerare la famiglia delle alghe e de' funghi , vedremo allo- ra la foima di essa intanto elevarsi sopra lo sialo della cellula globosa per passa- re allo stato filamentoso, in quanto che , o ciascuna cellula che rappresenta 1' in- tera pianta prolunga se slessa , ovvero molte cellule si dispongono l' una sul- 1' altra in una serie lineare . Ecco come si dà luogo ad un' estremità superio- re ed una inferiore . Se in alcuni casi , per esempio nelle oscillatorie , que- ste due estremità sono egualmente terminate, cosicché non ci è mezzo per disili) - cuere la superiore dall' inferiore , nella maggior parie degli altri casi questa distin- zione sì appalesa nel modo il più sensibile , in quanto che le due estremila della pianta, per la forma e la fisiologica specialità olfrouo una notevole diversità , la quale consiste in ciò , che una di esse estremità ha una precisa tendenza di attaccar la pianta ad un punto fisso , e mostra un leggiero accrescimento in giù , mentre Y altra estremila cresce e si sviluppa in direzione opposta ; cioè verso la parie del- la pianta destinala alla nutrizione ed alla fruttificazione. Questo è il caso della maegior parte delle coh/ti l'I! La direzione di queste formazioni filamentose in mol- ti casi ( almeno per quanto appartiene alla parte vegetativa della pianta ) non è precisamente verticale, perocché , o le piante nuotano nell' acqua , o meglio si diri- 115 cono secondo la larcrliezxa e li firma tlcl punl'i di attacco . Tu questi s(-raj>lici fili non jiotraiino riconoscersi la faccia destra e la faccia sinistra ; malgrado ciò mo- slrabi nelle loro singole cellule una circostanza da inenlovartìi e che uè accenna ad una o|>j)osiiioiie ira le loro facce . Quesia si è clic freijueiitt!m»inle si osserva che le cellule mi disseccarsi diventano piatte , e presentano due facce a lembi acuti . Questa condizione non ha alcuna influenza sulla formazione dcllintcra pianta, peroc- ché le cellule nello slato fresco sono cilindriche , e la direzione delle loro ca- vità s' incrocia con i lenibi , La condizione dianzi accennata si manifesta an- che nelle piante piti elevale in ogni analoga strullura ; cosi per esempio , ne' peli che costano di una sola serie di cellule , lo stesso cambiamento di forma ha luos^o nel disseccamento . Questo carattere di opposizione per due linee longitudinali è lauto pili pulente nelle cellule della pianla , in quanto che esso si manifesta nel fe- nomeno del movimento degli umori che percorrono le cellule per quelle due linee ( i quali nella Chara si agitano con moto vorticoso e rendonsi visibili perchè lun- ghesso le linee medesime si trovano alcuni granellini verdi ) il cui influsso nel deter- minare la direzione si dimostra dacché il piano che accolla quelle due linee disegna i limiti della torrente ascenderne degli umori medesimi . Coloro che erroneamente cercano un diaframma, ossia un sepimento effettivo in luogo del succennato carattere di opposizione , si aj)pougono al falso , perocché quel sepimento non vi silrova . Dalla forma di quesii semplici vegetabili filamentosi puossi procedere ad un doppio passaggio di forme composte . Nel primo caso , se la pianta è formata di semjìlici cellule , mercè una più o meno regolare ramificazione puossi, almeno in quanto ali esterno , conferire ad un vegetabile la conformazione di una pianta di più elevata composizione . Allora e' incontriamo colle prime tracce di una formazione simmetrica , mercè la quale le ramificazioni con maggiore o minore regolarità si dispongono in due lali , come un beli' esempio ne porge la Bijopiis piumosa (a) . Nel secondo caso un certo numero di fiiameiili iu più o meno sufficiente le- game vengono a formare un vegetabile ordinario . Si è cercalo ordioariamente ma a torto , di far derivare le piante di un ordine j)iù elevato dall'' comLiinazioni di vegetabili filamentosi ; ma dopo di avere studiati i talli di molli funghi , e di alghe , questa idea dovrebbe essere quasi bandita . Il tallo fioccoso del- la maggior parte de" funghi , il fioccoso ipotallo di alcuni licheni , in molli casi , è venuto fuori piuttosto in forza di una casuale riunione di germi filamentosi , e non (a) Le ligure di qnesta specie di alga ulvacea possono vedersi calla Flora danica tav. 1603 , e nella lav. 13 del Ioni. XX degli AniiaUs du Maseuin, Essa e slata «coperta da Ljngby nelle acijue marine , e perciò nella della Flora è registrata col nome di Bryoptit LinjOi/ei ; colla frase : fronde lereti ramata , ramis et pinnis distichis oi>positù. ( Not. del trad. J 16 116 si può perciò con precisione Jefiniic se ciascun filo , o 1' intera massa di quel vege- tabile debba considerarsi come un individuo . Frequentemenle essi , mercè un più esteso sviluppo, si stringono più streltanienle insieme: ora, come nc'fuiiglii, per dare impulso ad un ordinaria fruttificazione, ora , come ne' licheni, per operare la forma- zione di organi vegetativi di una sufficientemente sviluppala organizzazione . Se una più copiosa sostanza iutcrcellulare passa trai filamenti , cosicché collo strin- gerli e congiungerli insieme dia luogo ad una formazione rigorosamente circoscritta, come nel più infimo grado avviene nella Rivularia , e nel più allo nella Chaelopho- ra , neir Hj-drunis , e nel Nostoc (e) , allora colla determinata circoscrizione che acquistala massa riunita si procede ad una più definita individualità Così in que- sti semplici vegetali filamentosi , V individualità oscilla tra la semplice cellula , e l'intero filamento; in quanto che la semplice cellula per molliplice rapporto trae una vita indipendente , nutrisce se stessa , fruttifica indipendentemente dalla vicina , e frattanto il lutto ubbidisce ad una comune legge di formazione , comunque uà e- streraith cresca come radice , e strellamente all' altra si fissa in direzione contra- ria : cosi lutt' i filamenti legati l' uno all' altro di un Nostoc , nella loro vegeta- zione ubbidiscono ad una legge che regola il tutto , e rappresentano un tallo di una determinala l'orma . Se nelle conferve filamentose predominala direzione in lunghezza , in seguito di che nella maggior parte delle forme la crescenza procede da sotto verso sopra , e solo in una parte di essa un dilatamento laterale in forma di ramificazione sì ma- nifesta , noi troviamo allora predominare in generale nel tallo un altra forma esseo- ziale , cioè , quella dell' espansione orizzontale. Noi possiamo nel tallo distinguere due forme principali , quella che coli' in- grandirsi si estende in superficie dal centro verso luti' i lati in cerchi concenlrici , e quella che nel crescere più o meno si di izza e si avvicina alla forma di un cespu. elio . Entrambe possiamo ritenerle prodotte da una riunione di formazioni filamen- tose . Nel primo caso , cioè , dobbiamo ammettere che i filamenti di un tallo si spandono orizzontalmente a forma di raggi che si uniscono in una sola superficie (e) Sono piante palustri e marine della famiglia delle Altjhe : V UyJrurus dell ordine 1" Diatonvicce , le altre tre dell' ordine 2° delle Nostochme : Ecco i caratteri de' generi : Hudrvrus Ag. Individua globulosa in filum coadunala , intra frondem tubulosam ramulosam con- tenta ( Ulvae sp. Vauch. conf. tav. 17. i. 3. ) Chaelophora Ag. Frot» gelatinosa gtobota vel lobata , /i/t's arliculatis ramosis apice atlcnuatis , e communi basi radiantibus , farcia ( Vauch. 1. e. t. 12. f. 1. 2. t. 13 f. 1. 2. ) Riiutaria Rotli. Front gelatinosa subijlobosa solida , filis qranul* insidentibus annulatim e communi «cnfro radiantibus , farcta ( Fior, danica t. 1788. ) Il Nostoc qui riferito vuoisi riportare al Nostoc di Vauch. 1. e. t. 16 , non già al No- stoc degli antichi che va riferito al genere Ti-emc^a nella famiglia do Funghi ep>litU. Que- «lo del nostro autore va riferito il genere Undina di Fries , il cui carattere è il seguente ; i'roni j«/«iinojo subgUbosa filii monìltfurmibus cunatis fareta . ( Not. del trad. J 117 piana, come nel caso cnnlcmplalo du Mayer , gcoeraudo un tallo di formazione coa- ccntrica. Noi ne abbiamo numerosi esempi ne' licheni crustacei. Nel secondo caco, molli filamenti confVrvifoniii messi in direzione parallela si ergono in sii formando un tallo fogliaceo die ad eccezione della sua base fnsala al suolo ne rimane libero ia lutto il resto . Questa ò di certo una formazione simmetrica che si manifesta svilup- pandosi il vegetabile in su e distendendosi lateralmente. Entrambi queste forme fon- damentali del tallo In molliplici guise si convertono l'una nell'altra. Se noi prendia- luo una liwularia Pmum, allora avremo dal centro comune di una mezza sfera molti raggi che si dirigono alla circonferenza : essi sodo tanti filamenti conferviformi che compongono una massa emisferica , alla quale manca ogni esterna condizione chu possa caratterizzare un corpo organico . Se facciamo che questi filamenti unifor- mi abbandonando la loro direzione raggiante, si dividano in due fasci che si esten- dono in forma di lobi, avremo la forma della Chaelaphora cndiviaeformis ; se lascia- mo quei filamenti riunirsi in un solo fascio , e li faremo molto crescere in lunghezza avremo la forma dell' llydrurua penicillatus . Se faremo che questi filamenti devian- do dalla direzione parallela, in irregolar foggia tra loro g' inviluppano e s' iofeltrano avremo le lobate forme di un Nostoc , o di un lichene che dal centro in forma rag- giante cresca verso l'ambito esterno, come per esempio la LeciJea ff^uhleiìiiciyii, la Parmelia cidorophana. Lasciamo che il tallo di tia lichene fuor del suo centro dif- formemente , ma principalmente verso di una faccia , ingrandisca , come nella PcLli- dea ramosa , noi avremo il passaggio alla forma fogliacea al di sopra e talliformc nel senso verticale , come nella Cetraria tra i licheni (a), nella Padina tra le alghe. Nelle due summentovate forme del tallo noi troviamo un' opposizione da su la giù , analoga a quella de' filamenti delle conferve , vi troviamo ben anco un lembo drillo ed un lembo sinistro , una faccia anteriore ed una faccia posteriore , o 1' op- posizione di su in giii nel tallo orizzontale che passa in opposizione dal centro alla circonferenza nel concentrico (nel tallo fogliaceo più recisamente) , e passa ad oppo- sizione delle due facce , le quali rappresentano una superficie superiore ed nna infe- riore ; le quali superficie , se noi consideriamo il tallo come composto di fili che dislinlamenle a forma di raggi si allontanano gli unì dagli altri , le troveremo corri- spondere alle due facce anteriore e posteriore . Nelle semplici formazioni filamentose , come nell' Oscillatoria , lutt' i lati sono eguali ; ne' filamenti che giacciono orizzontalmente , come nel tallo fioccoso di un fungo , vi è bcns'i una distinzione di faccia superiore e faccia inferiore ; ma nou av- vene alcuna in quanto all' organizzazione , e solo in alcuni casi speciali mercè di una laterale ramificazione vi può essere significazione di lato dritto e sinistro , di «uperficie superiore ed inferiore . Colla formazione di un tallo composto si accompa- (a^ Si scelga r esempio delliclieue islandico ( Ceiranai'Wantiicaj ^ Nota del trad. ^. 118 gua più o meno nolcvolmenle una divcrsitù dì organizzazione delle duo supcificie supcriore ed inferiore, nie.ilre 1' originario carattere dell' alIiiiig:imeiilo in un e- stremo ed in ambe le facce rimane lo stesso ; ma siccome abbiamo veduto clic le conferve crescono non solo in una esiremità , ma anche dalla parte inferiore freijuon- temenle si allungano a foggia di radici , cosi anche nel tallo , in molti casi , trove- remo una significazione di questa crescenza in giù . Sotto qncsto rapporto , qu:)nle \olte consideriamo il tallo di alcune piante che sono attaccate per mezzo della loro faccia inferiore , come ne' licheni crustacei , allora non troveremo noi alcuna espan- sione radicifornie che parta da un centro , ma ul contrario scorgeremo un sempre più largo progressivo svilup[io de frastagli , ossiano lembi , perocché un simile svilup- po radicifoime , che da un punto medio si propagasse perifericamente , è reso im- possibile dulia condizione meccanica del tulio in quella natura di vegoUli . Altrimenti procede la cosa in quelle che fissate in un centro , in tulio il resto hanno il tallo sciolto da quel punto di attacco . In questo oaso il centro del tallo corrisponde alla parie inferiore di esso ; il resto composto , come si è dello , ten- de obliquameute a distendersi ed ordiuariamenlc si presenta come una espa^tsioo- ne disciforme che parte da una base circoscritta . )n molte alghe marine questo disco si sviluppa in un modo diversa, perchè il tallo che ne parie non si estende ne concentricamente , né da tuli' i lati , ma acqui- sta una forma pennata, come nella Laminaria esculenta, ovvero digitata , cioè quan» do si prolunga in produzioni digitifornii ohe crescono inclinandosi in giù e rinchiu- dono alcuni corpi di maggior consistenza , mentre tutto il tallo medesimo tende a sciogliersi dal fondo e venire a galla per goder della luce . Quella produzione disci- forme che serve di punto di attacco a queste alghe è stala da alcuni chiamata ra lice, mentre altri le hanno negalo lai nome . Gli uni e gli altri hanno qualche ragione. In signiCcazioue morfologica quella parte che serve di punto di attacco allintera pian- ta in direzione opposta a quella che cresce in su e si spande verso la luce , è una radice . Quante volte non se le volesse accordare un tal nome , con cgual ragione neppure il tallo potrebbe dirsi caulis : e ciò é innegabile. Questa specie di radice è forse più analoga a quella delle piante fanerogame che non lo sia il tallo al pedua- f ulo della stesse piante fiorifere . L' argomento che si vorrebbe produrre per so- stenere che r organo che serve di punto di aitaeco di queste piante non sia nna ra- dice perchè non è destinalo a nutrire la pianta col succhiare dalla terra gli umo- ri non può ammettersi , perché la sola funzione non costituisce la significazione or-i ganografica degli organi delle piante . Questa specie di radice scudifonue appartiene a quelle tali piante le cui cellu- lulc mediante una copiosa sostanza intercellulare sono legate alla massa comune , come ha luogo nelle alghe di acque salse ; ma nelle piante che vivono nell' aria , le Quali conteiigoDO cloroiìUa , e la cai sostaoza più si avvicina alla natura delle piante 119 ai più elevala orpaniz7azionc , come io una parte òe licheni ( per esempio la Pel- tidi-a ) ed in nia^^ior numero delle false epatiche fornite di tallo , la struttura delie radici si presenta scilo aliia ferirà. In qne.Ue piante , cioè , alcuni fasci di cel- lule sortono lihcrc dulia supcilicie infcrioie del tulio , ed a foggia di radici fila- mentose solidamente attaccano la pianta per la sua base ( ne'licbuni ); ovvero si pro- lungano le singole cellule per la superficie inferiore del (allo in forma di barbe radi- cifornii (neirepaticiie)nella guisa medesima delle semplici cellule che sogliono spun- tare dalla sostanza coiliiale delle vere radici di buon nuniero di piante monocolile- di, e di cotiledoni (1). 11 tallo col propagarsi orizzontalmente in moltiplici fogge e quasi formando cespugli , sembra oll'riroe il passaggio al caule delle piante di più elevato ordine , le quali presentano forme più o meno a quelle consimili . Avviene dippiù che tal- Tolta il tallo si divide e prolungasi assottigliandosi in produzioni fruttifere che hanno la foggia di cornetti come nella Cladonia (2) . Questo passaggio e queste con- formazioni del tutto a foggia di cespugli non si meritano altra maggior considera- zione,perocché in questi casi non abbiamo che semplici apparenze di piante accesti- te ; ma non già una precisa gradazione nello sviluppo psogressivo delle piante di una più elevala composizione. Una seconda , quantunque in sola apparenza , effettiva diramazione può rap- prescolare il tallo cangiandosi in una specie di corpo cespugliforme , mercè le la- cinie ed i lobi in cui mostrasi tagliato , spandendosi orizzontalmente , come si os- serva in molte crittogame che così frastagliate crescendo in diametro acquistano una forma quasi (ondeggiante . In questi casi è sempre il tallo che osservando la nor- ma della sua naturale ramificazione che ha luogo per due linee laterali , alletta le foggie delle foglie più volte pennate. Noi possiamo vederne le più notevoli e dili- cate ramificazioni nelle alghe delle acque salse ( nelle Fncoidee , e nelle Floridee ) non solo , ma benanco in molti licheni a tallo di epatiche , non che nella Riccia , nella Murc/ia/itiu ec. Una forma di cespuglio prende ancora il tallo quante volte nel complesso della sua orizzontale espansione , conservando la sua direzione ver- ticale, i suoi lobi s incurvano lutti in giro irregolarmente, com* nella Cetraria acu- ìeala . Anche in tali casi la qualitii della forma cespitosa ne' talli dilatali orizzon- talmente può con eguale faciltà desumersi dalla forma schiacciata del tallo mede- simo. Più difficile a riconoscersi diventa questa efficienza ne' talli che formano cau/icu/i ( stammchen^ picciuoliformi , ossiano filamentosi, ne' quali non si posso- no distinguere le due facce superiore ed inferiore , come nell' Usnea , nelle Ever- (1) Tale ne sembra essere il caso delle Ltmme , de' Sedi , di Simprtsiù ( Nota del tradul.) li(;>:rwaiinic l'iviidasr s\ manifesta non solo princi|)aliiiente per la disposizio- ne biscriale delle loro grandi foglie ; ma anche piìi nella circostanza che queste fo- glie il più delle volte , cosi in rapporto alla loro inserzione che in rapporto alla loro forma non costituiscono due eguali metà laterali ; ma bensì una serie di esse si di- scosta dalla forma dell' altra , benvero le stesse ineguali foglioline delle due metà , mercè la loro opposta situazione offrono una concordante significazione . Le foglie del lato dritto e del lato sinistro del caule sono perciò in certo modo, come la drit- ta e la sinistra mano degli uomini , non affatto eguali ira loro , cioè , ma simmetri- camente organizzate . Il passaggio dalla forma delle J angcrniannie frondose a quella delle Junger- tnannie ordinarie , ossia di quelle fornite di foglie che dispongonsi a croce e ad an- golo retto col fusto , possiamo tro^ale rappresentato nella anomala scric de' moschi frondosi . Se nello Schistostega gli sterili cauliculi mostrano ancora la forma di foglie pen- nate, e le foglioline speciali solo un margioe superiore ed un' inferiore e due super- (a) Martìu* , Jcuoes pi. cryp. Brasil. tab.XV. 123 fiele lalcrali , ma niuna signiCcu;6Ìonc di superficie supcriore ed inferiore , nel Fit- sidcns la parie più bassa del margine superiore delle fo^liolÌDe,a modo di quanlo os- servasi nelle Iridi , s' incava, e dà luogo ad un principio di disposizione di foglie che l'anno angolo rcUo col fuslo . Frattanto , comunque nel raa.:gi(>r numero di muschi , la disposizione delle foglie sia pervenuta a descrivere la spirale intorno al caule , ed a situarsi ad angolo retto, tuttavia la mancanza di un picciuolo, il solido congiun- gimento delle foglie istesse col caule , e l ordinaria mancanza di nervi nelle mede- sime, sono condizioni del più grave momento , perché queste foglie non possano ca- ratterizzarsi quali organi all'atto indipendenti ; ma piuttosto ritener debbonsi come il prodotto della suddivisione del tallo . Una più manifesta simmetrica forma:;ione e più altamente dichiarata in vegeta- li che per le forme esterne più si avvicinano al tallo , possiamo osservare ne' Lica- podii falsi , a quattro serie di foglioline ; perocché in essi in un modo affatto simile alle Jungen/iannie aiifigaslric frondose a doppia serie , le due serie delle loro mag- giori foglioline si dispongono in forma pennata , e la situazione laterale di tutte le diramazioni accenna alla simmetrica formazione del tallo . Quante volte noi nel percorrere la serie animale, dall' Idra e dalla siella marina di formazione concentrica, passar vogliamo agli animali vertebrati di forme simme- triche , e' incontriamo in animali la cui organizzazione sembra accennare ad una for- ma inlciniedia , comecché dotati di caratteri che si riferiscono all' una ed altra guisa di foiniazicne ; per esempio ne' cefalopudi , i quali per l' annulare corona nervosa che circonda l apparalo digestivo , e per la circolare disposizione delle braccia , si avvicinano agli animali delle più infime classi , laddove per lo sviluppo del cervel- lo e pei due occhi situati lateralmente essi si avvicinano agli animali delle più eleva- te classi. Al modo medesimo nel regno vegetale le Juuga-nianmc frondose , i muschi a dopfiia serie di foglioline , i Licopodii pennalifoimi costituiscono il punto interme- dio tra le crittogame false munite di tallo , e le fanerogame che crescono in linea verticale , uniformemcnle per tuli' i luti si rivestono di foglie, e si caricano di rami. Allorché passiamo ai numerosi muschi frondosi , ne' quali si manifestano le uniformi disposizioni delle foglioline tutto in giro intorno al caule , e la faccia di queste foglioline forma un angolo retto colla linea del caule , allora sempreppiù s' indebolisce la somiglianza al tallo che in un modo cos'i deciso ci mostrava il cau- le di molli Juitgermaniiie nella loro posizione orizzontale. Frattanto nel maggior nu- mero de' licheni frondosi e cruslacei, ed in alira parte delle stesse Jungermannie, il tallo niedcsimo ( comunque situato, orizzontalmente o verlicaimcnte) collo stendersi sulla base che lo sostiene , accompagna lo sforzo di allontanarsi da quella situaziu- iie orizzontale e paH'^are alla verticale sviluppandosi in su , e soltanto presso quella l>ase medesima una espansione fogliacea che si dilata per luti' i versi diventa possihi- 17 124 le • ed assai più frnquonlcmcnlc no' mosclii frondosi ( appunto come in molli licnpo- dii rizospermi ) la ilirezione verticale del caule , e la disposizione delle foj^lic e de" rami per ogni verso non è conseguila ; raa per 1' opposto molli di essi ricordano ancora la disposizione bilaterale de' rami , ola pennatilorme espansione del tallo ; come puossi osservare nell' Hypnwn crista castrcttsis , nell' H. molUssimum , nella Pfcckera punctala ec. Finalmente nelle Felci e nelle Equisetacee la formnzione concentrica del caule non meno che la spirale e veriicillata disposizione delle foglie trovasi di aver rag- eiunto il suo perfetto compimento ; cosiceli» ci troviamo nel caso delle piante fa- nerogame , le (inali , senza tornare alla forma del tallo , nondimeno per molle con- dizioni dui loro proprio modo di crescere ci mostrano ancora de' ruvicinaiuenti alla forma simmetrica , cioè a dire che ci permettono di riconoscervi il lato drillo ed i' siuislro : ossiano le due distinte metà , la situazione orizzontale, e la diversitj delle due supesGoie superiore ed inferiore . Nel caule delle fanerogame il nesso della sua disposizione verticale colla rego- Nre spirale o verticillata disposizione delle foglie, e quindi la conseguenlo disposizione de' suoi rami per tuli' i versi , tale una manifesta universale concentrica forma/.ione ne presenta , che grave fondamento se ne raccoglie onde a tale unica uniforme for- mazione secondo tulli versi , quella di tali piante ascriver potrebbesi. Tuttavia sa moolio considerar vorremo la cosa, potremo dimostrare che assai lontana eil» sia dal verificarsi in tutte le condizioni ; e che due circostanze principali ci sono nelle quali le stesse piante fanerogame una manifesta tendenza palesano verso la situazione bi-' laterale e simmetrica . Nella slessa organizzazione de' fusti la formazione concentrica non è tal- mente indispensabile da non poter dar luogo alla disposizione bilaterale delle» fclie ; noi , per esempio , la ritroviamo nelle graminacee, a malgrado del loro fu- sto di forma alTatlo concentrica. Avviene anzi al contrario di leggieri , e spe- cialmente quando le foglie non sono abbracciafuslo, che diasi luogo ad una di- suguale distribuzione de' fasci vascolari nell interno del fusto medesimo , ed uà corrispondente cambiamento nella sua forma esterna , tanlo piìi se i due lati provMSli di foglie piìi fortemente si pronunziano perchè orlali di alette foglia- cee , come avviene in molle leguminose . Cosi in queste condizioni che nella non sempre indispensabile disposizione bilaterale de' rami si dichiara una più o meno decisa formazione simmetrica . In molli casi dessa si manifesta in forza di speciali- tà , che hanno luogo nella disposizione delle foglie ; per esempio , allorché , come nelle graminacee , la spirale delle foglie , in ogni foglia cambia di direzione in sen- io contrario ; cosicché la loro direzione olire una specie di simmetria analoga » quella di alcune Jungcrmannie ; ovvero, come nel Phormium tenax , quando le fo- 125 glie sono vcrlicali , e la faccìu che alibraccia il fusto presenta una struttura iiulomi- ca (]i>ersa ila quella dell' altra faccia . Quando i fusti giacciono orizzontalmente , il dfìvi:imento dalla formazione con- centrica si dichiara meno nella interna organiz/.a/.ioiie di essi, che nella disposizio- ne che vi acquistano le foglie ; le quali , o che sieno op[)oslc come nella finca, o al- terne come nel Ilicracitwi , e nel Lìihospermum vurjjurco-caerulcwn , si dispongon sempre in due serie laterali . In alcuue piante , da ultimo , senza che la disposizione normale delle foglie o la direzione de fusti entri in linea di calcolo , un pariiculure schiacciamento del fusto si manifesta , il quale dipende dalla ben nota speciale sua organizzazione , la quale nel grado più iidìiiio . come nell" Opuntia , consiste nel semplice dlatamenlo del fusto di fabbrica normale , e nell grado più allo , come nel Ruscus, elevasi fino ad alfeliare la forma foglicea. Anche più frequentemente che ne fusti normali , la prima condizione ha luogo per luostruosità ( canlis fasclatiis ) (1) . Assai j)iù decisamente che ne' fusti , la tendenza alla formazione simmetrica si manifesta nelle ramificazioui de' fusti medesimi, in quanto che (specialmente ne'rami degli alberi) molto frequentemente può in essi riconoscersi una particolare tenden- za al dilatamento penuatiforme nello stesso piano ; come può osservarsi in molte co- nifere /lòics , Thiiyii, Capivssii, Tux.iiis , Tuxodium , Cunniiighamia ec. Meno pro- nunziata , coujuuque abbastanza manifesta , la slessa tendenza si palesa in molli al- beri frondosi , come nell' Olmo , nel Faggio , nuli' Avellana , nel Tulipifero . Fin dal primo sguardo fissato sudi un albero si potrebbe scorgere questa ten- denza de' rami a deviare dalla linea in cui cresce il fusto , osservando come , mercè la loro laterale disposizione si procacciano un modo di scoprirsi vicendevol- mente onde godere dal beneficio della luce che loro renile impossibile il drizzarsi altrimenti , che perciò il loro. sviluppo proceder delibe m;iisempre in direzione la- terale . Che il fondamento di tale crescenza laterale e pennatiforme sia soste- nuto da analoghe organiche condizioni , ossia dalla special natura de' rami , appa- rirà da CIÒ , che volendo moltiplicar per margotte quelle piante nelle quali sono c«- so caratteristiche, non possiamo riuscire a far prendere a quei rami la direzione ver- ticale ; cosirchc crescendo tuttora a loro balia , nella stessa foggia pennata conti - nano a svilupparsi senza deviarne. Il più beli' esempio di tal fenomeno lo presentano le margotte delle Araucarie. Il fondamento di questa ramificazione penna. ifoimc non polendo cercarsi nella condizioni meccaniche e induce ad ammettere che in multi ca- si 1 organizzazione della lamificazione laterale allonlanusi essenzialinenie da quella del fusto , e solto molti rapporti accenna alla formazione della foglia . Tale è il taso (1) Bellissimo esempio ne porge il Cereus monstruosus. [ T. ) 126 della Thvjopsl* 't) , nella quale il ramo frondoso composto ili foglioline embriciate in quallro serie , come in altre conifere , rappresenta perfcllamcntc una foglia molte volle pennata. Quest' analogia colle foglie , in altri casi , come nel TliyUanthux e ncWPhyl- ìocìodvs , mercè la depressione del ramo , la limitata crescenza in luiigiiezza di esso e la bilaterale disposizione delle sue foglie e delle sue gemme, va lanlo olire , che Diolli botanici questi rami non solo nella loro esterna conllgiirazioue considerano limili alle foglie , ma dippiìi li ritengono come effettiva significazione intermedia tra il sistema assile ed il fogliaceo (2) ; uè si fanno scrupolo di considerare le foglie delle cicadce come veri rami. Come approssimative a queste formazioni , noi dobbiamo considerare quei tali casi ne' quali le foglie ( quando si manifestano in una progressiva spirale ) mercè lo sviluppo della spiralo propria , vanno in ogni nodo de' rami a collocarsi in due serie opposte, come quelle dell' AreUana ; ovvero allorché le foglie , senza cangiare la loro inserzione , soltanto col torcersi lateralmente si dispongono in due serie , come nella Cunninghamia sinensis, nell' Abies pedinata ed in altre conifere. Se ci faremo a considerare che ne' fusticini delle Jangcrmnnnie , e de Licopo- di ta\'ì simmetriche formazioni incontriamo in alcune specie che ci mostrano il pas- saggio da quelle che si distendono sulla terra a quelle che elevano i loro fu

  • ^empio nel Pinus Cembra, nel quale ben sovente la pun- ta di un grosso ramo prontamente si rivolta in sii e prende tutta la forza , e 1 ac- crescimento di un vero tronco , mentre in altre specie , anche quando i rami col legarli ad altre piante si volessero tener dritti , colla piii grande ostinazione conser- vano il loro special modo di crescere (3^. (1) Thuya dolabrata ; Lin. suppl. p. 420. Lambert ; Geitui pmir 127 Sìcoocnc nello sludiarc la formazione concentrica 1' abbiamo seguila nel fuslo , sia nella direzione pcrpiiidicolure e ncU' obliqua , che nella laterale , accompa- gnandone la lcn(lenz:i alla fdrniazione simmetrica , così studiando la foglia ciosser- Terenio tam(H't;i;iare le norme della slessa formazione simmetrica . a talché ogni fo- j^lia vedremo coni por lari>i in tulio come un organo distinto che per mezzo della sua- coKlola , ossia servalura media , in due simmetriche mela mostrasi esattamente par- tita . Or siccrme nelle Jumfvrmannic abbiamo osservato che nella più sviluppata simmetrica disposizione del fusto , la foglia si accomodava a quella disposizione , cosicché perdendo la sua propria simmetria cambiava la forma ed il modo della sua posizione, formando, cioè, sugli entrambi lati del fusto due lince di foglioline simmetricamente disposte, le stesse modificazioni, benché nel più tenne grado, po- tremo ritrovare nelle foglie fanerogame ; per esempio col sagriflcare la propria sim- metria a quella dell' intera pianta . Tale analogia si osserva nelle foglie delle Bego- nie , in quelle delle graminacee, e più evidentemente in quelle del Morus e del Cory- ìus. Comunque questi esempi provarne sembrano un rapporto tra 1' organizzazio- ne delle foglie e quella de'rami, tuttavia, in molti casi, osserveremo che la foglia cer- ca abbancJonare la ponnatiforme simmetrica espansione per emulare la formazione concentrica del picciuolo , la quale giammai pienamente raggiunge ; ma talvolta col dilatare circolaimenle i fasci de vasi dell'estremità del picciuolo medesimo , a mol- ti altri picciuoletli dà origine , e quindi ad altrettante foglioline, che vi si mostra- no legale ad angolo retto , come nel Lupinus, nell' Escutus e simili ; ed altra fiala generano le foglie pellaie e le stipelle del Thaliclrum. Se nell' organizzazione delle foglie della Thuyopsis , e nella simmetria che af- fettano le due linee di foglie non sini metriche nelle piante summcntovute , vuoisi ri- conoscere lo sforzo cui obbediscono le foglie tutte di un ramo , almeno in risguar- do alla tendenza che mostrano nel rappresentare un organo che per la forma ester- na ad un sol tutto le riunisce, gli stessi sforzi nel pia altro grado vedremo manife- starsi mila forinazioue del fiore . Se impi'ondiamo a studiare gli organi della fruttificazione delle piante, ne' qua- li piuttosto una concentrazione riconoscer vuoisi della forza vegetativa che procede all' isolamento di quella particella di essa forza che deve dar luogo alla formazione di un tutto organico , in quella riunione di organi assai chiaramente si lascia scor- gere la simmetria delle due metà laterali ; ed al primo colpo d' occhio ci si manife- sta in pari tempo che negli organi del fiore e del frutto la formazione concentrica duo di Araucaria exeel$a che ne coltiviamo nell' Orto Botanico. Disirutta quella cima d.il rifiiilissimo freddo del 20 febbraro tS'tS , con nostra indicibile gioja, altro ne vedevamo spun- tare nella state, ed oggi dell' antiei) danno non rimane traccia veruna. Al contrario dalle ci- me de' rami egualmente |uTiti , molle nuove messe venivan fuori che nella normale diipoii- rione peoDatifurme cutt^niemeute progredivano [ Nota del T. ). 128 lia rapgiunlo il più alto grado di sviluppo : dapoiccliè le spirali specluli degli or- gani della vop;claziotic iioii solo, e le spirali progressive delle foglie striiigoiisi iiuie- lue , 0 si lra>foriiiano in circoscriui cerolii , ne quali apparisce evideiileiiienlc la so- miglianza delle singole foglie Ira loro ; ma benaiieo i successivi sviluppi disiinU- iiicnle diti'griansi , e le foglie di ciascun veiticdlo coiilcmporaneuineiile i loio rispel- li sviluppi percorrono. lulc\a in essi la diirercnza non solo delle ii)glie in rapporlo ulta loro situazione io quaiitoche luUc le foglie di una s[)irale stanno vicine tra loro e non più so\raslanti ; ma vi èdippiù che le foglie di un \erlieillo in rapporlo alla loio organizzazione ed al loro sviluppo tanto simili addivunlano a quelT altro clic solo in alcuni pochi casi qualche dlU'erenza tra essi puossi avvertire . Se noi psra- gonrrcmo i rapporti di situazione degli organi del fiore con quelli delle foglie io quelli organi delie vegetazione che presentano una formazione simmetrica , dowemo allora ]iresumere che le condizioni della fabbrica del Cure, prima della concentrica , provalo avessero la formazione simmetrica ; perché nel fusto la disposizione verti- cillata è preceduta dalla foimuzionc simiiietrioa , ove se ii eceeltuino i verticilli a doppia ariicolazioue ( Tliuya , e Thiiyuijsis j , e questi casi sono ne fiori rarissiaii. Fatta tale osservazione , la formazione siiunieirica non trovasi ue' uori : che straordinaria ai ente Noi abbiamo veduto disopra, studiando il caule , che in molli alberi , mentre il fusto nel più altro grado dimostra la lorm izione concentrica, i rami dello stes- sa albero affettano la formazione simmetrica ; noi possiamo da ciò inferire che qULillo stesso rapporto elie esiste negli organi della vegetazione si possa riconoscere tra- ili speciali verticilli delle foglioline della fruitiliuaziune ( fruclificutioits blàllt. rcs ) . Quella dovrà essere adunque la nostra norma nel ricercare il fondamento del- la irregolarità di molte forme fiorali . Quante volte noi studiar vogliamo i fiori sotto il rapporto della loro regolarità o irregolarità , ravviseremo di leggieri , che nel più gran numero de così detti fio- ri irregolari possono distinguersi due simmetriche metà , una dritta ed uua sinistra, e che rarissime sono l' eccezioni di quei fiori irregolari ne' quali una sezione per- pendicolare non possa dividerli in due metà eguali. Le marantacee ci porgono un e- scmpìo di tale eccezione . La legge della simmetria nella formazione de fiori irre- golari è perciò molto generalmente dichiarata. Se noi diamo uno sguardo retrogrado alla posizione de' fiori regolari ed irre- golari , ne raccoglieremo per regola generale che i fiori terminali sono regolari , e che al contrario i fiori irregolari appartengono ad infiorazioni indeterminate , ( co- munque non sempre una situazione fiorale indeterminata sia legata colla irregola- rità del fiore) . Sarebbe superfluo il venirne citando molti esempii , noi ci limitia- mo per le piante ad infiorazione determinala a riferirne i seguenti : Paeonia , Rauu- culus , J\'igclla , Aquiligia, le Papaveraccc , le Garofillcc. , le L'uwe , le OxulUlcc , le 129- PoleiUillc , molle Genzlanre ce. Al contrario tra gli cscmpii delle infiorazione di si- tuazione indelerniinala , registriamo il Dtl/inio , V ^coniio ^ le Fwiia lincee. , le Poligalce , le Viotnrce , le Hippocastanee , le PapuiUonanct , le UiuMUfcre , le Si- nantcree ,, le Labiale, le Srro\ularine , le Lentibulurie , le ilrisioloc/iire , le Orchi- dee , ec. L' idea che abbiamo emessa dianzi intorno ali inlimo rapporto di-lla sim- metrica formazione de'flori colla loro situazione , trovasi per tul mudo pienameote dimostrata . Nella maggior parte degli organi simmetricamente formati die abbiamo consi- derati fiuora , abbiamo mai sempre distinta non solo una metà ossia lato dritto , ed una metà ossia lato sinistro ; ma anche una faccia ossia lato inferiore ed una faccia o lato supariore : tal' e il caso del tallo delle Jungennannic frondose , e della fo- glia. In grado non meno significante questa distinzione tra il sopra ed il sotto in- contriamo noi ne' fiori formati simmetricamente. È da notarsi frattanto , cho in tut- t' i Cori sieno essi regolari o irregolari , sempre una prepoUeiite forza si manife- sta che tende alla formazione concentrica , e che perciò la distinzione tra il sopra e sotto , va in essi tanto oltre da far perdere agli organi fiorali il carattere della di- sposizione in verticilli ; cosicché potessero disporsL in forma delle foglioline disti- che della Tliuyopds ; tale disposizione si manifesta in parte in ulcuni organi fiorali che si distribuiscono in due serie laterali , e parte nelle incurvature dell' eslreoiità di alcuni di essi . Una diversità nella conformazione della superiore ed inferiore metà de' fiori senza aborto di alcun' or(;ano , ha luogo in un gran numero di fiori iiregolari ; co- me ne' calici bilabiati delle Labiale , e delle Leguminose , in quelli dell' Aconilo , e del D(/[iiiio, nelle corolle delle Leguminose , delle Tropcolee, Balsaminee , Fiolaree, Sinanlcrce , Dipsacee , Valcrianec , Ombrcllifore , Scrojularine , e via discorren- do : nello quali piante, fatta astrazione dalla situazione delle loro parti fiorali in una linea spiiale , ana di esse che si riferisce ad una foglia simmetricamente conforma- ta , sta collocata in sopra , o in sotto , e le altre parti si dispongono per coppie la- teralmi'nle ed ima dirimpetto all' altra . Simile rapporto si manifesta in quei tegu- menti fiorali che risultano di due verticilli di foglie , come nelle Fumanaccc, e nel- le Orchidee . Ne' sorcoli , ossiano fusticini dcWe JunqciTnannic frondose, ne rami deWAbies, dell' U/nìus , ec. noi vediamo la totalità delle foglie serbare una situazione supe- riore ed inferiore, cosicché tutte rivolgono la stessa faccia ( le Jungermannic piìi or- dinariamente r inferiore , le altre piante la superiore ) al cielo , conservando però sempre la stessa disposizione relativameute al fusto ; cioè torcendosi sempre in mo- do da rimanere bilaterale;nei fiori i rapporti delle singole foglie in risguardo al lato supcriore o inferiore di ciascun fiore si manifesta rivolgendone una parte verso il pri- 010; ed uu' ultra vcrio il secondo j a talché vi troviamo dominare mai sempre la di» 130 sposiz one labiaia , e le moltiplioì che ne derivano ; come per esempio , i calici W- labiati , il nasondersi degli slami sotlo il labbro superiore de' fiori bilabiali , la Ga- lea de' fiori delie orchidee , il distaccarsi del vessillo dagli altri pelali di molle le- guminose , la forma de" fiori delle Loptzia , Viola , PcUmjonium , di molte ombrel- lifere , sinanleree , dell" Jberis ec. Questa tendenza delle parti del fiore in due opposte porzioni , 1' una superiore e 1 altra inferiore che si conformano in due sim- luetriche metà , procedendo da una specie all' altra , nelle Fumariocec va tanto pj- tre , che con un taglio trasversale gli stami restano divisi io due meta , una delle quali s" inclina verso la parte inferiore del fiore ; e queste paili medesime del Co- re con gli attigui slami miransi saldale . Io potrei ancora ascrivere a questa mede- sima tendenza, riferire a questo medesimo sforzo la situazione inclinala verso due opposti lati degli stimmi delle crocifere ; e potrei benanco considerare ogni stimma come composto di due metà laterali , la dritla e la sinistra , e quindi gli stimmi medesimi , in quei fiori , come fenduli le due parti , e poscia insieme saldale . Gli esempi surriferiti possono pi ovare suflicieniemente la grande ed eslesa in- fluenza delle tendenze verso le forme simmetriche , tanio degli organi della vegeta- zione , the di quelli della fruttificazione ; provano del pan la relazione in cui que- ste tendenze non che la spirale disposizione delle foglie che ne dipendono stan- no col regolare concentrico sviluppo delle piante , ed il rapporto di queste manife- stazioni coli intero sistema assile . Io mi limilcrò ad indicarne soliamo le iufiorazio- dì nelle quali in molti casi , nella forma e nella direzione delle braUee, e nelle di- stribuzioni e ncli aborti delle ramificazioni che ne sostengono i fiori, la formazione simmetrica si manifesta nel modo il pii» evidente ; tal è il caso dell infiorazione che Roeper ha chiamalo cima nell Anlidiomia nella quale per metamorfosi ne rimane divisa in due infiorazioni racemiformi che si dispongono in due opposti lati del fusto. 131 Un idea del gran progetto idraulico da eseguirsi sul Nilo, per inondare le terre del basso Egitto in occasione delle ac(jue baise , presentata all' accademia dal suo socio corrispondente sig. Clol-Bey ispettor generale di Sanità in Egitto. MessiEuns . 11 y a huit ans , que vous me files 1' honneur rie ra'adineltre au nombre de vos iDcmbres corrcspomlanU . C" est lu premiere fois ilepuis lors , que jn puis vous dire >erbalcmonl, conibieii je suis Dalle d' ajiparlenir à celie illustre Socielé, et recoiinais- saiil de l accueil qu elle vt-ul biun me f'aire aujourd" bui . Je seiis au-si que j' aie il payer mon tribul acudémique ; mais me trouvaiit aecidenlellement ict et nullemeiit piéparé à parler dcvant \ous, je reclame toule votre indulgence , d' autant plusque j' aie à enlreleriir 1' assemblée , d' un sujel bors de ma spéciaiilé . Ce siijet est le barrage du Nil, oeuvre de la plus haute importance , comme travail bydraulique et surtoul par les avantages, qu' elle doit procurer à 1' Egypte. Pour bien compreiidre le Barrage du Nil , il est nécessaire que je rappelle en peu de mots, la fai me et les limites de 1 Fgy(itc. L'Egyptc est une élroite vallèe de dcux cents lieues de longuear,bornce au sud par la PSubie et au nord par la Mediterranée, divisée en Haute et Basse-Egyple . I,a Haulc-Egypte qui commence à la premiere Cataracle et finii au Caire , n' esl qu' un ruban sinucux, dont la largeur varie elitre une el qnatrc lieues. La Busse Egyple est une grande plaine triangulaire qui a son sommct au Caire , 1 un de ses angles a 1' I- itbmc de Suez et V autre à la Tour des Arabes , dont ics deus còlés sont limilés par le désert . L' Egypte esl parcouiue daus toule sa longucur par le Nil ; arri\é au Caire, le Oeuve se divise en deus brancbes , qui formuul l' ile dite le Delta : Ou èva- lue environ à scize ccnls lieues cairées la superficie totale , doni sixcenls pour la Haute el mille pour la Basse . Le sol culii*ablc de 1' Egypie est un terrain d' allu- ^ion, qui a élé appone par le Nil ; ce fleuve est la seule Arlére qui le vivifie , car dans celle conlrée, il n" y a aucune source et il y plcul Irés rareuieot. Il esl iinpoiiant de se rajipeler aussi que se soni Ics crues périodiques du Nil qui chaque année reverse les caux sur les lerres et les ferlilise . Quand 1 inoada- tion est bonne , elle produit d abondantes moissons , quand elle est mauvaise , Ie> rccolles uianquenl , il en resulle la disette et méme la famine , Quand on coosi- dere , que 1' Ivgyple ne vii que par le Nil , que son exisience est compromise pen- dant les mauvaisis inondalions , et que comme au lemps du Fatriarcbe Joseph , elle peul èli e frappée de plusieurs aiuiées de sterilite , oii concoit que de liul leoips OB t dù rcgrcltcr de voir les caux du llcuve bicufaisaul allcr se pcrdrc presque ea 18 132 toialiic dans la mcr ci on a ilo songer au raoyen de Ics retenir pour les reverscr sur le sol ; mais mille pari dans 1" hisloire de 1 antiquilé , il n" en est faitc nionlion. Celle cromie pensée parail avoir élc emise |)our la premiere l'ois par le General Doiiaparle , pendant qui il elait cn Egypie , e.l il est dil dans les notes écritcs de sa main : Un travail qu" on enlreprendra un jour , sira d"'''tal)lir des digues qui barrent les branclies de Damielte et de Rosolie au Ventre de la Vaclie , ce qui moycnnant des liàtardeaux , permetlra de laisser passer successiveinent toutes les eanx du Nil b r est et a 1 ovest , dés lors de doubler 1' incondation . C est sans dou- le d' aprés ces notes et Ics mémoires des Savans de 1' expédilion Francaise , que Ics Ingei>icurs du Vice-Roi lui ont propose d' cnlrcprcnslre le Barrage du Nil . En 1834 , un projel fut présente par un ingénieur francais , M. Linaut , qui fui accepté , recut un coramencement d' cxcculion et fut bienlot abandonné ; co n' est que dix ans aprcs qu' un aulre ingénieur francais , M. Mongel , proposa i Méhemet-Aly un nouveau projel qui fui préféré et qui est aujourd' bui en pleiaa exéculion . C est de ce dernier Drojet, dont je vais aroir 1' honneur d' entretenir 1' Acadé- mie, m' aidant d" un pian esquissée de ce grand travail hydraulique. Le Barrage est établì au pnint de la bilTurcalioD des deus branches du fleuve , à la poinle du Della, r.enaniJ Venire de la Vache , ce lieu etani le plus convenabla pour retenir les eaus et les Taire déverser sur le Delta el sur les rives Orienlalet et Occidentales de l' Egypte . lies Travanx de cons'.rur.'ion consistenl : \' A' cntcurer la pointe du Delta par tm qnai en maconnerie de forme »eini-circulaire , l' étcndar.t d' une branche à 1' au- lre, au cenlre duquel doit étre crcusé un canal de cent mètres de largeur , sept ou huit lieues de longueur , destina à porler Ics eaux dans les canaux dejà existanls da Della. 2.° A' construire un pont à src'-.ea svr chacune ''og brancbes du fleuve ; celui de la branche de Damielle dail avoir AS arcìies, el celui de la branche de Rosette 39, A' l' exlremitó de chacua de css ponls sera une éclusc pour le passage des bar- queg , les fondations de ce pont poseront sur un radier de 30 métres de V amonl à r aval et sur lequel on coalera c!u beton de maniere à former un bica de pierres ar- tificielles qui s' étendra d' «ne rive à 1' autre. 3*. A' creuser un canal sur la rive o- rienlale du fleuve et un autrc sur la rive occidentale à peu de distance des ponts , également de 100 metres de largpur , qui porteront les eaux sur lestcrres qui soni »ur la partic orientale ci occidentale iz ìa Basse Egypte . A*. Les construclions et le creuseraent des canaux exigeronl ;lrq annues de trarail de 10 à 12 mille ou- Triers , et couteront de 25 "a 30 milliona de francs . Pour corapreadrc la manière dont le Barrage doit functionner, je dois dire qu' il ne doit servir que dans les basses eaux , e' est-à-dirc pendant sept à huit pois de 1' aunée , alors on fermerà les arches des ponts au moyen de poutrelle» «n 133 fonte, de maniere a relcnir Ics uaux,les clevcr a' 5 ou G mètrcs , et les faire rcntrer tlans Ics trois canaus piccilés . Loisquc le Nil arri*; nalurelleinent à celle hauleur, les poiils Larrages cesseiil «le fonclionner et on ouvre toutcs Ics arclies . Daiis r élal aciuel , duranl les hasses eaux , on ne peni arroser , que Luit cent mille arpenls do terre au raoyen de 50 mille puils à roues qui occupcnt 'iOOmille bocufs et 50 mille liommes, mais avec le Barrage, ni les besliaux, ni Ics homraes , ne seront plus nécessaires, ci on arroscrait Ics trois millions huil cent mille arpenls , «'il y avoil assez de bras pour Ics culliver, par là on doublerail et on triplerait raéme les revenus de 1' Egyplc. Le Barrage produira encore pour clTct de lueUre l'Egypte à r abri de la diselie résullant des mauvaises inondations , il aura encore 1' avanta^e de rcndie facile le rétahlisscmcnt de l' ancien canal d'Omar qui porterai! les eaux du Nil à Suez, il serali encore plus immense pour le commerce de l'Arabie et le tran- sit de r Indie. Si jamais le raagnifique projet dejoindre la nier rouje à la mediter- ranee par un canal direct, a effectue, le canal du Calife en faciliterà beaucoup l' exé- cution,on peul méme le considérer comme travail préparatoire à celle grande oeuvre. Il est bicn enlcndu que le Barrage , doni il vieni d' òlre queslion ne doil ser- TÌr que pour 1' arrosement des terres de la Basse Egyple . Si plus tard et lorsjue r expérience aura réalisé les expérances qu'on a concucs , on pourra songer à en éta- blir un dans la Haute Egyple , ou il serail d" une plus facile exéculion, allendu qu' il n' y aurait qu un seul poni a'faire et que les foadations seraieot élablies sur le roc et parce qu' aussi on trouverait les matcriaux sur la place tuéme. Il est des personnes qui douteat de la possibililé de pouvoir construire soli- demcnlle Barrage , mais je ferais observer , que des ponts sur le Nil, peuvent tous •assi bien ótre élablis que ceus qui sont sur des fleuves doni le cours est beaucoup plus rapide que colui du Nil. Je ferali observer également que pendant les grandet crues , les ponts barrages ne doivent opposer aucurie resistance aux eaux , puisuue les arclies seront toutes ouvertes et que leurs dimensioos cxcédent de beaucoup le volume des eaux, auxquelles elles donneront passage . Je ferais eocore une autrt observalion , e' esl que le bloc arlificiel sur lequcl ses ponts sinl assis, réunil toul«k lei coadilioDs de solidilé . *Ì34 LIBRI PRESENTATI e CORRISPONDENZA. Per tali due articoli si ^egga 11 sunto degli Atti accademici a pag. 99- e 100. Id adempimento del prescritto dall' Accademia , il segretario perpetuo di questa ha diretto, a nome della medesima , a quello della Socieià Reale di Lon- dra , tenente-col. Edward Sabine, il corrispondente compilissimo uGcio di ria - rraziamento , cui ha pure inviato un esemplare completo del Rendiconto , come r Accademia aveva stabilito , dispiaciuta che a quel cospicuo consesso di dotti non fossero pervenuti che pochi numeri di quelli finora pubblicati . Sono state anche inviate lettere di accettazione a' rispettivi autori degli altri opuscoli da essi mandati in dono all' Accademia. 135 TORNATA DEL DI 21 MARZO 1818. Sunto degli ^tli accademici pel suddetto giorno Presiede il sig. marchese di Pielracatella , ed inlesi da' soci gli Aili ver- bali della tornala precedente , venii;ono soltoscritli dal prcsidcnle e dal segre- tario perpetuo ; il quale legge alcune minisleriali e tra le altre quella di parlccipa- zione data all' Accademia di essersi tolta la decimazione de' gettoni di presenza. Essendo pervenuti da Londra i volumi già indicali negli Atti della prece- dente tornala , il segretario perpetuo li presenta a' soci , e poi li invia alla Bibliotrca Reale , per conservarli a loro disposizione nella sala addetta ad essi a studio nella medesima ; e con questa occasione rinnova alla loro conoscenza di avere ancor ivi inviali luil' i giornali ed i libri ricevuti dall' Accademia nel corso del p. p. anno 1847 , e che similmente farà di quelli pel 1848, ama- no a mano che gli perverranno . Il cav. Tenore , a nome di que' corrispondenti alla nostra Accademia, cho tanno dato , in qualunque tempo, un qualche articolo pel Rendiconto , dimanda la continuazione de' fascicoli di questo ; il segretario perpetuo osserva non essere stata sua colpa se non 1' abbiano ricevuti , ma di non averlo trovato indicato nel Regolaniciito approvalo pel Rendiconto , né di averne ricevuta alcuna noti- zia , o dimanda , sia a bocca , sia per lettera da essi corrispondenti . Os- serva inoltre che ora si renderà ben difficile il potervi adempiere , vista la mancanza di molti fascicoli , nel non suo esercizio cominciato col voi. V° . Si stabilisce che se ne presenterà una nota nella ventura tornata , per deliberare r occorrente. Dopo ciò il socio delle Chiaje legge la sua Memoria intitolala : Continua- mone della Monografia del sistema sanguigno degli animali ivllili , e su qualch» ignota particolarità ravvisala nelle rane , dimostrando in essa , •/*. L insus- tùtenza della teorica di Jaeobson intomo al suo particolare sistema venoso in delti esseri ; 2°. La diretta comunicazione fra i sacchi linfatici sottocutanei, i toraco- addominali , e l apparato venoso Jacobsoniano delle rane ', 3°. Le triplici coppi» di glandulosc liste dorso addominali esclusive de ranocchi . Egli ne mostra a' tuoi eolleghi parecchie tavole colorate e la piìi parte già incise di suo conto , non die le preparazioni eseguite sulle rane. Dopo ciò ritiene la Memoria promettendo di passarla direttamente al segretario perpetuo per inserirla nel Rendiconto . Terminata la lettura del socio delle Chiaje, il socio cav. Melloni intraprende la tua sulle condizioni mmgnctiche delta fiamma de' fluidi elastici ; con un appendice re- lativa all' effetto della compressione nei corpi diafani che producono la rotazione della luce polarizzata per mezzo della calamiti . MEmORIE E COMUIVIC AZIONI DE SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL'ACCADEMIA. SrtLVPPO di una mioK'a teoria di Jarohi rimiardante la ce- nesi , la specie ed il sito delle linee del 2° ordine — ■ Lavoro del- l' Ab. D. Iveniigio del Grosso. SlGNOnt AcCàLEUICI. » Nel tomo XI, del pregevolissimo Giornale Matematico di Llouvllle è ri- portalo lo estratto di una interessante lettera , cbe 1' illustre Geometra Prusslaao Jacobl scriveva fin dall' anno i83^i al chiarissimo Steiner. In questo estratto si trovano gli enunciati di vari belli teoremi relativi a nuove proprietà delle linee e superficie del 2.°. ordine , obbietto tanto vagheggiato a nostri dì dai cultori delle Matematiche discipline, e dalla contemplazione e studio del quale di tan- te belle verità si è arricchita la Geometria . Siffatti enunciati leggendo io , in- Danzi agli altri richiamarono la mia attenzione quelli , che si trovano sotto i numeri G e 7 del menlovato estratto , e che risguardano la genesi , la specie ed il sito delle linee del '2*. ordine . Io verità non saprei asserire se le dimostra- xioni di cotesti teoremi fossero state date o pur no dall' illustre Autore della lettera dianzi nominata ; certa cosa è che esse non si trovano nell' estratto di questa riportato nel Giornale di Liouville. L' importanza che hanno in generale le cose del sig. Jacobl , e la bellezza e novità speciale di cotesti teoremi , di cui è discorso , mi ha persuaso cbe cercandone le dimostrazioni, non avrei fat- to cosa discara a Voi, Signori Accademici, che tanto caldeggiate lo studio del- le scienze Matematiche , ove le venissi esponendo in questa mia scrittura. » Sieno ( g',ri' ) , ( 5",ti" ) , {x , y) le coordinale rettangole di tre pun- ti a , 5 , m posti in un medesimo piano , che supporremo esser quello stesso delle coordinate : e ponendo esser A' , A" le distanze di m da a, é , sarà A'" =(x-S")' -|-(7-y,")' S^ ^ Parìmeoti se nello stesso piano si concepiscono tre altri punti A , B , ISI rap- portali ai medesimi assi di coordinate , a' quali riferimmo 1 punti a^b ,my pò- 137 sto che sicno ( «' , /3' ) , ( «" , /S" ) , ( x, , j, ^ le coordinate di tali punti , avremo che le distanze D', D" di !SI da A e B saranno definite dall' equazioni D" = (X,-*' )• + (7,-/3' y l D'" = (:r, -«")■+( 7,-/3" )•• j(2) Ora supponiamo clie variando comunque la posizione dei punti m ed M per ri- spetto agli assi delle coordinate si abbia sempre la relaziona A' = D' A" = D" • j l'equazioni (•) e (2) daranno in questa ipotesi (X-?' y + (y-n' )• = (*,-*' )• + (7,_^')' 1 (^_S")' + (7_„")' =(x,-»")- + r/-#")- > jW dalla seconda delle quali sottraeudo la prima risuha )(3) + (5) Ciò posto sis il luogo geometrico del punto ri determinato dall' equazione 7 = F (:r) , (6) ed eliminando x ed 7 fra la prima delle (4), la (5) e (6), si avrà l' equazione della curva sulla quale troverassi il punto M. » Ma prima di procedere a cosiffatta eliminazione sarà prezzo dell' opera tradurre le (4) e (5) io altre piìi semplici equazioni . A questo fine si scelga per asse delle ascii>se la retta ab , e la origine delle coordinate si collochi nel punto a . In questa ipotesi sarà ^' = 0 , yj' = 0 , g" = a6 = ^ , n" = 0 ; onda ponendo per brevità r — «" — .' X "r^ /3" _ ^. " = 4-(^X^-)-C^)C^^). 138 U prima delle (U) e la (5) diventano X = Lx, + ?/, + R \ Sostituendo questo valore nella (G) viene jr = F(Lx, + Px, + R); (9) e quindi 1' equazione del luogo gcomelnco di M sarà » Sieno ( u 5 tj ) le coordinale pur rettangolari del punto M riferito a due nuovi assi , 1' uno de' quali sia la retta AB , e 1' altro una normale a questa retta condotta pel suo punto di mezzo. Se rappresentiamo con {ngt? „)\q coor- dinale di siffatto punto , e con 0 la inclinazione di AB ad ab avremo le seguen- ti relazioni «' -f. *" •. = 2 /3' -1- /3" P.= 2 «" — «' = 5 COS. 0 ^" — |3' = 5 sen. 0 dote si è posto 5 = AB . Di qui risulta »' = «° —COS.® /»'=/?, —sen.Q «" = «0 ^—-cos.Q It" = li ^+±. sen.Q (13) loollre fra !• coordiDale ( a:, > /, ) , ( m , v ) debbono aver laogo i seguenti Tap- parti f' = »^ -}. w COS. 0 — f sen. 0 7 jr^ = /3, + w sen. © + t cot. 0 ) 0*) i quali combiiioli colle ('l'2) o (13) porgono a;, — oc' = r — - -f M j COS. 0 — V scn. ©, /, — /3' = ^Y + " 3 *""■ ® + *' '"'*• ® a^, — *" = ^ w 7 J COS. Q—v scn. © /, — «" = ^ i< — — 3 wn. 0 + V COS. 0 Quindi risulta evidentemenle ( •■^. -«')' + (/,- /3' )' = (|- + « )" + «• (^,-«")'+(r,-/3")'=C-|--«)*+.' Inollre sostituendo i valori (10) ed (11) nelle (7) si ottiene 139 L = — COS. 0 X S P = -r- SC«. 0 A (15) (16) ^ — - — r ° *"'*■ ® "*" '^'' *''"■ ® ) ' e la 2*. delle (8) si traduce in ^ = — + — ((^ — *„) COS. 0 + (j, _ /3J 5e„. 0 \ Ma dalle (14) si ha (Xi — »„ ) COS. 0 = M COS.' 0 — t; se«. 0 cos. 0 ( /; — ^o) *""• 0 = « **«•' 0 + t; sen. 0 co«. 0 j onde sostituendo nella precedente equazione troveremo X _^ S ^ =—+—«. (17) la conseguenza di questa relazione e delle (15) la (9) diventa 19 1*0 » Premesse queste cose , pasciamo a Tcrificare ì teoremi clic si conten- tcncono scilo i numeri C e 7 della iiiciilovata Icllera del sii;. Jacohi. Suppo- DÌamo che il luogo geometrico del punlo m sia la retta dell'equazione y = ax + b. (18) Soilituendo qui il yalore distolto delia Ci 7) verri \«lore cbe traduce la (II) nella seguente equazione ■ .. + (i + „y=(i- + f„y + j.(^+A„)+*;- Sviluppando e ponendo per brevità e = ( < + a- ) ^ - » G =^ troveremo 4 t)' = CM' + 2EM-|.G (20) risnltamenlo che chiarisce il seguente teorema , il cui enuuciato si trova sot- to il num. 0°. della lellera del Jacobi , ed è : » se in un medesimo piano si » prendono due coppie di punti (a, b ) , (A,B) i quali sieno fissi , e gli >» altri punti di questo piano sono tali che per ciascuna coppia ( m , M ) di >> punti corrisi)ondpnti le distanze ai punti fissi siciio rispettivamente eguali, co- » sicché abbiasi nm = AlVl , bm = I5M , si ottiene in tal caso un sistema di re- » lazioni , nel quale ad ogo' retta corrisponde una sezione conica ; ed in al- >j tri termini se m per es. si muove percorrendo una linea retta , M descrive- » rà una linea di 2°. ordine . « » Quando la retta ( 18 ) si fa coincidere con ab , si ha io tale ipotesi p = « , b =: o , e le (19) diveuti.no 0 C = -. 1 A' E = c = 4(,_i;). lit In coospgucoztt la curva ilcscr'.lta da M sar'u dufin Ita per 1' «quazioue seguente A questa equazione si dia la forma il' Ì-!L_=, (2J) X' 5' — X' ^ ^ e paragonandola colla formula generale ti' v' _ IT"" T" ■ troTeremo pe' valori dei semiassi della curva VK = i-V(3'-X') onde il maggior asse della curva ('21) è la iella ab . Inollre le ascisse z' , a" , dei fuochi saranno =' =-V(H + K) = -|- z" = V(H + K)= l Quindi quesl' allro teorema : « se il punto »i descrive l' asse fondamentale ab , M r altro punto M ha per luogo geometrico una sezioue conica , i cui fuochi so- » no i punti ( A , B ) , ed il graude asse la retta ai> ». Reciprocamente se il pun- to INI descrive la retta AB , V allro punto m ha per luogo geometrico la curva del- l' equazione «■■ = "-(5.--<)-(f-0^' '■'■'^ dinotando (u' , v' )\e coordinala prese parallelamente ad ai , ed alla retta che la taglia perpendicolarmente nel punto di mezzo . È evidente poi che sarà » Rapportando la retta dell'equazione (18_) a questo nuovo sistema di coordi- nate ( u , i;' ) si ha v' = au' + HL + b . (23) Sostituiscasi nella (22) il valore di v' tolto da questa questa equazione, e si troverà ad operazioni seguite e ponendo mente alle relazioni (19) 0 = Cm" + 2Aem'+ ile. (24; Sì fuccia adesso w = »■ + i- . -5 5' /> E' — CG N se la regola di Slurm applicata a quest' equazioni fa vedere che le radici della (34J saranno reali o iiumagioarie a misura che avrà luogo una delle seguenti relazioni E" — CG > 0 E' — CG < 0 . In conseguenza la retta dell' equazione (23; taglierà in due punti la curya (22) se resta soddisfatta le condizione E' — CG > 0 , (25) t per contrario non vi sarà incontro fra là retta e la curva succennata ove sia E' _ CG < 0 . (26) Che se poi risultasse E* — CG = o {Ti) le retta (23) toccherebbe solamente la curva (22). « Premesse queste cose , passiamo a dimostrare i teoremi che si contengono sotto il n.° 7. della più volte mentovata lettera del Geometra di Konisberga . Sia AB > «5 , cioè J > X : sarà in tal caso X' X' '^-'^o, e la curva corrispondente all' equazione (22^ sarà 1' ellissi , E poiché in questo caso medesimo si ha necessariamente sarà a maggior ragione il(1+a')-1>o, 143 cioè C> 0 ; onde la curva tlcfinila della (22^ sarà Y iperbole. Di qui il bel teore- ma : " se la rcUa AI5 è nuiggiore di ob , la conica corrispondente all' asse prin- » cipale AB è un' ellissi , e quella corrispondente alia retta (23) uu' iperbole . « w Per agevolare 1' enuncialo de' leormii sot^uenti in linguaggio ordinario , chiamerò punii associali M ed m nella ipotesi che il primo descriva 1' asse fonda- mentale AB a r aliro la curva (22) , come pure chiamerò punii associali M' ed m', se mentre il primo descrive la retta (23) , il secondo percorre la curva (20) . » Si dia all' equazione (20) la forma. ^ En' E' — CG .'=C (. + -) ^-. (28) Dalla semplice inspczione di questa formula risulta che sulla retta AB si troverà adagiato 1' asse maggiore , ovvero 1" asse minore della curva, a misura che si verifi- ca la relazione (25) o (2G) . Di fatti nel primo caso la (28) si riduce ad u" ^' ", e nel caso opposto ad < "' ~ 1- H, K, ' ponendo per brevità K, E' — CG ~ C H, E' — CG «, = "^f- Ma a misura che si verifica una delle condizioni suddette la retta ( 23 ) tagl ia in due punti o non incontra all'alio la curva (22) . Dunque » se la retta percorsa >> da RI' taglia o non incontra punto il luogo geometrico di m , sulla retta A B » si troverà corrispondentemente adagialo 1' asse maggiore ovvero il minore del >• luogo geometrico di m' punto associato ad RI' . « Che se poi si verifica la condi- zione (27) , cioè che la retta percorsa M' tocca soltanto il luogo geometrico di tn , il punto associato ad M' non descrive più l' iperbole , ma il suo luogo geometrico saranno due rette egualmente inclinale ad AB , e definite per 1' equazione v= + ^u+ ~) ve . U4 » Quando si vuole che la curva ( 20 ) si trasformi in una iperbole equilatera ò mestieri che sia G = I , owcrauieiilc Da questa equazioDe si deduce espressione reale sincliè si ha 2X' > S' , ovvero 2{aby > ( AB )' . Adunque tutte le Tolte che si verifica questa relazione , esistono due direzioni de- terminate per la retta (23) , alle quali corrisponde V iperbole equilatera . Di fatti la (23) diventa succcssivanicnte '■= («■+4)V(^-')+' '■=-(«'+l)V(^-')+'- I trovati valori di a poi trasformano la 2'' e S'" delle ( 19 ) in qucst" altre relazioni r — S'^aX .. G=— T-- +(— * 0 ' i quali valori sostituiti nella (20) porgono successivamenta V = n,' + q, (29) V' = Ih' + Q. , (30) purché si ponga per brevità aS /> 2 i X «, = « + — (« + —J aS . 2b. "» = "+ — r-— ) Io conseguenza trovandosi i centri delle curve ( 29 ) e ( 30 ) alle distanze 115 flS / Ih ""=-4(-^) dal punto di mezzo di AB, ^Vi assintoli delle medesime non si potranno con- fondere ad onta che sieno paralleli fra loro . Di qui risulta il teorema : » nel caso di 2 ( fli )' > CAB )' » le due iperboli equilatere che corrispondono alle due determinate posizio- » ni della retta ( 23 ^ hanno gli assinloti paralleli , od in altri termini , due » punti comuni posti a distanze infinite . » Supponiamo per contrario AB < ab , cioè J < ^ ; e sarà cioè la curva dell' equazione (22J si riduce all' iperbole . Quella poi che cor- risponde all' equazione ('lOJ sarà ellissi , iperbole o parabola a misura che risulta ° < VC-f - 0 » La retta tirata dal centro dell iperbole ^22 ) parallelamente alla retta (25) ha per equazione t.' = au' , (32; e 1" equazione degli assintoti della slessa curva è V = ±v'yj(^^~i) (33; rapprcscnlaiido con ('U', V; le coordinate di questa retta. Ora a misura che si vcrilica la prima o la seconda delle relazioni (3\J , la retta C3'2; si tro- va dalla parte intfrua ovvero dalla parte esterna degli assinloti ('•^'*) ■ Quindi un altro bel teorema : » se AB < ab , la curva descritta da m è iperboli- }■> ta , e quella descritta da tu' sarà un ellissi ovvero un' iperbole secondo che Ii6' « la rella llrala d;il contro (lolla cui a dcscrilla da m e parallelamente alla « rotta dosorilta da M' si tro\a dalia parto doli' anj^olo inlmio od esterno degli »> assinloti doli" iperbole dosirilla dal punto m « . Che se poi si vorilica la ter- za delle rclu7.ioni C3lJ , la rella f 3J J riesce parallela agli assintoti C33 J > e la curva (' 20J si trasforma in parabola . Dunque : » quando la rella , » menala poi centro doli" iperbole descritta da tn parallelamente alla retta che » segna il camino di M' riesce pure parallela agli asintoti della curva suddet- » ta , la curva descritta da vi' e una parabola . ce M Sia a =: X : in questo caso la retta C 23 ^ riesce perpendicolare ad » ai , e la ('^OJ diventa « = ± »; onde : « quando la retta descritta da M' riesce perpendicolare ad ab , il pun- » to m' a questo associato descrive pur esso una retta normale ad AB . u NOTAI." » Il Sig. Jacobi ha tralascialo di enumerare i casi , nei quali il luogo geometrico di m' può riuscire omofocale a quello del punlo m . Non vi sap- pia a malgrado , Signori Accademici , eh' io faccia questa ricerca nella pre- sente Nota . » Se si pone 0 = o , la retta AB si confonde nella sua direzione eoa ab , ed in tal caso possiamo cercare le condizioni che si hanno ad adempire perchè la curva ^20^ , riesca omofocale colla ( 22^ . Debbono queste curve primamente aver comune il centro , e però è mestieri che sia E = o , ovve- ramenle — * T *-"• A questa equazione si soddisfa in due irodi — 1*. ponendo a = o : — 2° ponendo U b := 0 . 2 Ammettendo la prima di queste condizioni , la ("20 J si traduce evidentemen- te in «• = ^^ - 1 ) «' -I- 1 + h , 147 ovvero io qucsl' altra Denominando adunque li' K' i quadrali di semiassi di questa curva , sari "' = -(— 1^--^ K' = -i- ( '^* — 5' + W' ) i onde il quadrato dell' eccentricità della suddetta curva sarà X» Ma il quadrato dell' eccentricità della curva ("22 ) « — ; onde per 1' omofocalili delle curve descritte da m ed in si richiede che sia equazione che risoluta per rispetto a b porge 6 = ± ^'-'' 25 Sostituendo questo valore nell' espressioni di H' e K' viene e la (34) si cangia in 45' 45' , , -Tr^' + xTpF^rT)" =^- Risultano da questa analisi i seguenti teoremi : — 1°.» Quando la retta descritta » da M' riesce parallela ad ab , AB , le si possono dare due differenti posizioni per « rispetto a queste rette medesime onde i luoghi geometrici di m ed m' [riescano o- » mofocali — 2°. I luogi geometrici di m ed m' nella ipotesi dulia omofocalità so- >> no sempre di specie diversa — 3°. Le ordinate che passano pei fuochi sono pu- « re le ordinate dei punti d' incontro di siffatte curve . » Ed in vero per determina- re le ascisse di colesti punti si ha l' equazione X' u' M' 1 À5'~'F~ ~V 4 ' 20 ^48 ti dalla quale risulta ad operazioni seguite u ^ . M Che «e poi non più si ammette la condizione a = o ma sibbene quesl' altr» — +4 = 0, in tal caso 1' equazione (20) si cangia in alla quale daremo la forma (1+«')4J < T-C— -0 ' f -(--0 Quindi sarà v'=:\ H' + K' = T^ y^' /' s' \ s' » Facendo le debite riduzioni, ed eguagliando questo valore a— , troveremo equazione che risoluta per rispetto ad a porge _ + ^' — ^' Sostituendo questo valore nell' espressioni di H' e K' si trovtrk 4 K'= Lui, U9 «icchè r equazione Jel luogo gooraclrlco del punto m' diventa Uu' hv' — i- = 1 . 2X' — $' ' r — S' Quindi si possono dedurre i seguenti teoremi : — 1°. » Quando la retta descritta wda M' si trova inclinala ad AB , le si possono anche io questo caso dare due dif- M ferenti posizioni onde i luoghi geonaetrici di n» ed m' riescaao omofocali — 2*. w Prendendo queste posizioni la retta suddivisala passa per l'origine delie coordina- » te, e quindi pel coinun centro delle curve descritte da m ed m' — 3. Siffatte curve » sono di specie diversa c< . ■ ■» >»<»<'<» NOTA IL' M Quando uell" equazione (19) si pone A- "^ la retta ('28) passa pel punto di mezzo di ab , cioè per 1' origine delle coordinate {u'i v' ) , t la equazione (20) si riduce a Nella ipotesi di J < X , se si fa variare a da a, = o sino ad tia = i Y (3^ — * / 1' equazione (H) rappresenterà una serie di coniche ellittiche aventi tulle il centro nel punto di mezzo di AB , e gli assi determinati per V equazioni 2K, = V(^'— ^') Denominando S 1" arca di una ellissi qualunque (H) , k la mezza circonferenza d«- scritta col raggio =: 1 , sarà 4V(X' — S- ( 1 + 0-) ) equazione la quale a colpo d' occhio fa vedere che S è un maximum quando a = 0. Quindi il seguente teorema : » tra le infinite ellissi che può descrivere il punto M , >* quando m si muove su di una retta che passa pel punto di mezzo di_AB , qnel- 150 » la di arca massima si lia quando la retta che segna il viaggio di m coincide con M AB . « Inoltre sia s V angolo clie uno dei diametri coniugali eguali delle coniche ellittiche (HJ fa coli asse delle ascisse u , cioè con AB , e sarà K, V(X- - g' (1 + «0 ) tang.e=—= Anche dalla sola inspezione di questa formula sì rileva che funzione long, t , e quindi e sarà un maximum nella ipotesi di a = o . Ma in tal caso la curva ellittica »i approssima più che ogni altra del sistema (HJ alla figura circolare. Dunque allorché w il punto m descrive delle rette che passano pel punto di mezzo di w AB, ed il punto atsociato M percorre delle ellissi coniche, queste curve si avvici- M leranno sempre più alla figura circolare a misura che quelle rette più s' inclinano » ad AB ; e l' ellissi che più di tutte si avvicina a questa figura si ha quando la w retta percorsa da m si confonde con AB . « 151 Continuazione della Monografia del sistema sanguigno degli animali rclt di e su qualclie particolarità ravvisala nelle rane , scritta ed illustrata da due tavole dal socio^ ordinario S. delle Ghiaie (I). Egli è fuori c1ul)l)io , clie all'Italia debbasi il positivo avanzaraenlo delle scien- ze spcriniiiiiali : gloria ìd parte riscossane da un essere abbietto , e pai gracidar suo troppo noioso , quale è il rauocchio, Epperciò saranno sempre ricordali i nomi di Baglivi,IMalpiglii,S|)allanzani,Trnja, Galvani, Volta, Nobili, Marianiui, Malteuccl Panizza, Rns^roni , i quali con esso fecero classicbe scoverte in fisica , notomia, e biologia uiiiinale . Né senza ragione Dumcril (2) in questi ultimi tempi ba divulga- to lo elenco ile vanlaggi da detto Balracìo scodato apportati alle discipline (ìsico- medicbe Disconvengo poi , cbc talvolta lo riguardar vogliasi come oggetto non di scandaglio, ma unico a desumerne paragoni e corollari fi-siologici ,a taluni bastando noa rana , il microscopio e qualche goccia di chimico reattivo per assodare inte- ressanti verità. Mezzi allo spesso incerti , che non furono mai esclusivi pe" grandi osservatori da pospnili ad altri piìi assicurali e decisivi . La fisiologia è la imme- diala conseguenza della Dolomia ossia de' molliplici suoi rami , per quanto 1' uso sia risultamento della ben conosciuta struttura situazione e cesso delle parti . Anzi par- mi , che la fisiologia collivala da Mailer a IMagendie stia a certe odierne sottigliez- ze nella medesima relazione della medicina Ippocratica alla Ilahnemauniaua . Vaglia il vero , allorché Jacobson annunziò il suo particolare sistema venoso ne richiese lo imparziale avviso dogli uomini dotti , e delle Accademie tanto sotto il riguardo notomico intorno ali anomalia di sbocco del sangue delle vene degli arti posteriori ne' reni e nel fi'galo delle ultime tre classi di aniiuali vertebrati , singolarità già avver- tita da Swanimcrdamm (3) nella rana , e prima di amendue figurata da Caldesi (4) discepolo di Redi nelle lariariiqhe. ; quanto intorno alla relativa importanza totale o parziale pella secrezione della bile e della orina , in reciproco modo connessa con la funzione de' mentovali due visceri appo simile razza di esseri viventi . Ne fu di fatto rilevata la uolomica insussistenza negli Uccelli , e la realtà ne' Pesci ed appo i Rettili. In questi ultimi ne fui ancor io parlcgiano, ma dietro la disa- mina ordinatamene dalla nostra il. Accademia conobbi la erroneità mia , e candida- mente la confessai ; talché opportune riesconvi le seguenti invcstigazioui , danlino r ultimo crollo a sifTalto fantoma fisiologico . Con ciò ho avuto occasione di meglio (1) Rtndic. dtUa R. Accad. dellt se. Nap. 18i7, V 173 210. (2) ^nn. des K. nat. 2. ser. Par. 18*0, XIII 6.i. (3) Bill. nat. Leyd. 1733, f. 116. tab. XLlXirm tenac emiilgentes, oo epigalrica. (4) Ossero, analom. $uUe tarlar. Fir. 1687, p. 88, tav. VHS, 152 deleruiinare nel ranocchio le duplici coppie di granose listo dorso addominali , e di prciuliTc il filo di un lutto iuiporlunle nella suu economia , utile ullu scienza in generale, ove qua,-.i da due secoli reslava isolalo e perduio. Esso coslituisce pcrenlo- ria diniostiazione di essere tauli nelle microscopiche couleniplazioni , e quanto il iiiotlo d ittvi'iiit it i>cr{ì.it, apposio a\olumi delle classiche pubblicazioni dell' antica Accudciuìa delle scieuze di Francia , sia rimasto pienameute giustificalo presso la posterità. § I. Diflnitm argomenti avverso la teorica Jacobsoniana. La concliiusione stampata nel teste accenato miolavoruccio nud araenle anatomi- co (1), col quale ho inteso di esporre piuttosto un sommario del sistema cruorico de' Rettili, che di averne esaurite le indagini ; mi dispensava dal minuto esame in- torno alla fisiologica opinione dello Jacobson,di cui io diciiiarava saldo il fatto orga- nico incaricato non di vero circolo ma di cruorico irrigamento , sostenuta e comen- tata da suoi fautori, nemmeno saiiciia- ne libri classici di fisiologia, oltremonte e qui sin da otto anni (2) discussa ; perchè non vi trovava reale appoggio , ed almeuo per me restava indirettamente fallita. Oggi piii per dovere accademico, che di pro- pria volontà, vi apporto positivi chiarimenti, e ne discuto ilGsiologico valore, ed il vero officio; vale a dire, se il sangue delle vene crurale e cedale vada porzione pella veoa renale afferente a" rognoni , e I resto pclla ombilicale si rechi al fegato secondo Ja- cobsou, ]Mayer,lMullcr ; oppure che tulio quanto ilciuorico liquido de' venosi tron- chi crurale e renale merce la ombilicale si scarichi nel fegato giusta Meckel, Carus, Duvernoy. Or coslui muove dubbio in riguardo alla ipolesi Jacobsoniana , affio di accertarsi se inconcusso rapporto esista tra la secrezione della bile , e quella della orina; e se mai li due apparali, iecorario cioè ed urico, possano a vicenda supplirsi. Duvernoy (3) a comprovare l'assunto, legala la vena renale afferente della 7-ana e degli Ofidi ( senza indicare le specie di qual genere) , vide votarsene di sangue quel tratto posto fra 1' allacciatura eJ il relativo rognone , seguendo pallore nei ter- (1) Rendie. della R. Acc. voi. cit. 205. (2) Rendie. voi. cit. 24. (3) Des experiences uUerieures sur la marche du %ang dans cesvaisseaux, sont necessaires pour eotifirmer ou infirmer la manière trds-ingènieuse doni Jacobson a enmsafjè celle dislribution des veineg rrnales.el abdominalei.Nous avonsdeja fail celle rèjlexion^apresavoir decrit le mime systèmeveineux dam Ics ophidient ; et guoigue nous ayons va les oeines affennlti se eider entro Ics reins et la Ugo- ture et les ramvseules des reins patir, dans des experiences pour nous décider absolumenl en faveur de celle opinion. Le(. d' Anat. camp, de Cuvier 2. ed. Par. 1839, VI 255. 153 m'iDali suoi ramicelli.Tali sperienze, tentale ne' ranocchi viventi, non parevangli suf- ficienti ad emanarne dcduilivo giudizio. Furono esse ripetute e falle pubblicare ia Francia (l),là pure constatale soltanto nelle rane dal Gruby, dichiarante le vene re- nali onninamente afferenti. Peraltro egli protestò , come il nosiro scienlifico Con- sesso un lustro prima di lui aveva egualmente opinato dietro maggiore numero di fatti, che per ottenersi la soluzione di siuiigliante problema, e cosi di qualunque altro attinente alla fisiologia pratica , conveniva farvi precedere 1' anutoiuico esame delle parti in discussione. Lavoro elle il Gruby appena limitò al sistema venoso Jacobsonìano , e della cava delle ranocchie. Inoltre riflettendo esso , che da tante vie accorrendo alle reni arterioso sangue , oltre parecchie anastomosi vascolari avvenute nell interno d' m- teressanti organi ; concliiuse, qualmente sieno quelle destinate a tal natura di offi- cio , che non credeva svelalo nò sopposto dagli sperimentatori (2). A quali tutti veggo sfuggilo il voto dello Jacobson (3) , cioè a dire di doversi 1' apparalo suo in- sieme alla conseguente opinione fisiologica disaminare nelle diverse famiglie di rari animali vertebrati delle ultime tre classi, anziché circoscriverlo alla rana, ed a qual- che Rettile comune; mentre quegli da numerose specie di dilTerenti generi, ed ordini aveva desunto la sopraddetta scoperta. Ciocche nella scienza è mancalo finora di pieno adempimento pe' Rettili ; anzi trovasi contraddetto dall" autorità di sommi notomisti e fìsiologhi, dalla fabbrica ed analogia delle parti, dalla osservazione di- retta, dalle vivÌNezioni, dal criterio sperimentale. Quantunque Mery (4) avesse veduto un canale di comunicazione Ira le vene cava e porta del feto umano ; che da Relzius Breschet e Schlemm (5) accennalo si fosse il facile passaggio sanguigno dalla vena porta entro la cava ; che quesl' ultimo DOlomico (li) avesse ravvisato il materiale siringato nella vena Jacobsoniana passare dentro la cava degli GCdi ; che Meckel (1 ) abbia rintracciato larghe anastomosi fra ■1) Ann. des se. mt. 3. ter. Par. 18il, XVI 305. (2) Ccf orbane! soni appelés à rempliriies fonclions frei imporlanie$, et ioni la nature ne nw itmble pa$ encore èie devoiUe ni toupfonnée par les experimentateun. Ann, lies te. nat. 2. ter. Par. 1842 , XVII 213. (3) Bcndoi mostrasi alquanto oscuro , e fuori (li proposito citandovi Caldosi.clie aveva scritto: Iai vena caca, che riporta il ianjue al cao ■ re in tulle le razze di tartarughe', e s'unisce all' auricole di esso cuore con un largo seno, che si dioide in sei principali Ironchi. Di due di questi tronchi che sono i minori, e slan situali nel mezzo agli altri quattro , uno entra nel polmone destro, (' altro nel sinistro. Degli altri quattro tronchi due sono ascenùenli e due descendenti ; i primi andando alta viltà del collo si distribuiscono in più rami, alcuni de quali vanno alle zampe anteriori ed altri al capo. On due rami desrendenti il destro camina alla volta del fegato, e passato esso figato serpeggia superficialmente nel lobo destro dclputmone , « poscia si divide in due rami, che vanno a trovare i reni. L altro ramo descendente, che è il sinistro, s' impianta con folte ramificazioni dentro il fegato. Osserv.anat. cit. Co, lav. VII i. In seguito più esplicito trovo l'anatomista di Ilalla ; /' ai mime publié, il y a long temps,des fails, d' ou il resuite que la ligalure des veines iliaques, epigastriques et celle de la veine cave , entraine le gonflemnl det reines renales inférieures. Gonflemenl qui ne tarde pus, il est vrai, a se dissiper , mais doni on expli- que aisément la disparition par les unastomoses qui existent cntre ces vaisseaux et les veines rénales tuperieuret. J ai obsercé souvenl ce phenoméne duns les Iiatraciens , etj' incline d' aulante plus à «n ilendie les condusicns à tousles reptilts,que da. fails analoguesont èléconstatès àiegard des ophidient far Schlemm. Anat. comp. Par. 1837, IX 333. [1] Il est v>aisemblable que ces veines renale» raménenl sovlemenl lesang dans la veine cave, Anal. comp. II 337. (2) l'runcus venae cavae infra corsitus, simplex est, ibique in tres diipeseitur ramos , per hepar semtt dispergentes. Paullo inferius ex hepale vena mesenterica orilur : sub qua cavae truncus pluri- tnis sese propaginibus quam elegantissime super renes diffundit , tandemque in duo divisus brachia, ramos constiluit iliacos, e quibus vena epigastrica prognasci animadcertitur . Vena haec secundum musculos reclos abdominis ad hepar usque retrogradi tur. Quod si hoc vasculum, prope hepar, una cum omnibus ventris inlegumenlis reseietur , et supra posieriora dein crura rcclinetur: comodissim* per id venae corporis omnes infiori possunl : quotane cfficilur in hepate , renibus, et cunclis undt- guaque visceribus tenaedeteganlur. Bihl. nal. 83i. (3) On n apertoli pas de comunication dircele enlre les ramuscules d' une renale externe atee ceux de la renale interne du meme coté et reciproquement. Anat. comp, cit. VI 252. (i) Lesang de la veine porte cheztes vcrlebrés et celai des veines renales uffèrenles chez Ut Poissons et les Reptiles, doit veincre, pour revenir au coeur un secon.l obslacle , qui lient à la reti- itence d' un autrt lystéme cof Maire situi sur san trajet. Man. de j)hys. cit. 1 146. 155 erasi da me giaminai scoria , e iicppuri; Ja Pmi'uzì (I) : al contrario il mercurio o l'aria inlrodoilivi in oiaiiicra fucile e spedila pasiia^io ilallo e-^tri'iiiitii niuove in conti ario. Con lenle di haslaute l'oc o , es>^cnjnsi da me esplorata tanto la vena renale af- ferente , quanto la oiiibilicate della ruiia vivente , unico oggetto degli altrui speri- iiicnli all' uopo tentati , non sono riuscito a pr.ma giunta di chiaramente ravvisarvi, come liei rospu , la direzione della cruorica con ente a causa delia poca trasparenza delle vascolari tuniche macchiale da inelanici l'ollicoli (^3) . Ilo però veduto , the il sangue da" troiicliicelli della renale atferente correva verso le marginali loro gros>e di- ramazioni coniinuate con quelle della efferente. Inoltre le aeree gallozzole immessesi nella vena erurale (4^lii|iartiv,iiisi e alla rin:de affi-reiite ed alla ombiliiale,dal torrente (1) Gnmde comiiiiicnzinne rsiale fra I' uno e C atiro tixiema venoso , cioè tra l' afferente e (' cf- fertnle. ..di guisa che facendo l'injcziune ocracea mollo fluida fer il sistema afferente va in tutt' i sistemi rase tari. Lell.cit. 15. (2) Ilrndic.cit. , un. 1H46. (3) Spaccale Je addoniin.ili pareti della ranao della tacerla vive , osservasi nel loro interno un' esti sa retina sanguigna , dopo puclii niìniiti scambiata in nero velame , dcosissimo ne' budelli e nid nie^enlero del camaleonte . Voleado da vicino conoscere la cagione del suddetto fenameno coir aiulo di semplice lente scorgesi , che la nerezza derivi da indente numero di follicoli pim- mcntìci, sieno semplici rotondi, ovali. lineari, bi o tribbi, stellali ; sieiio composti ed irregolarmeii- le ramosi su le piccole e grandi arterie o vino, non escluso il ventricolo del cuore appena privalo di cruorico liquido . Essendovi questo deficiente in parte , apparivanvene due filiere lati-rali ne' ramoscelli , indi coprivasene lo intero tratto de' tronchi vasali , ed havvene un gruppo nelle per- tinenze della apertura sciatica. A primo aspetto detti follicoli parvero analoghi agli olrelli degli echinodermi, privi di gambo, esternamente aderendo alle tuniche sieroso vascolari e peritoneali , e ctirtuni screpolati ossia c"lla granitura nera uscita dal rispettivo sacchetto. Il pericirJio, le borse linfatiche, e '1 neurilema gli hanno sfollati. Non so se Trcvirano ( Deitraege IV 7i) abbia avverfi- to, che essi non veggansi. nel pieno vigore della corrente cruorica ; nò conosco la opinione di Schvvaiin intorno alla loro genesi ( Ilenle Enn. anal. VI 308 ). Talvolta là comparisce una pati- na dorata, poco dopo argentea (Heiile), indi giallastra , composta da glol)ctli disposti come labe- schi alTollatissimi, poscia rari, o sparendo ali intutlo. Le pareti addominali si nella faccia delia re- lativa borsa linfaiica, come nel peritoneo ne abbondano ; in tali siti e sul pericardio .Major vide vibratili cirri ( Muller Man. de fltysiol. I 331 ) , siccome io gli ho ravvisato sulla superficie pol- monica. Anche lo integumento cutaneo del ranocchio da verde-fosco talvolta diveniva verde-prato dii tro la sezione del suo corpo. (i) La conoscenza delle varie forme di organica composizione de' Rettili riesce d' imme- diata utilità nella intcrpetrazicno degli svjriuti traviamenli dell' embrione umano . Ed aziir- do un mio pensivorevolc ali" assunto , giaccliò , come ora dimostrerò , 1' assorbimento della linfa effettuasi in ogni menomo punto venoso degli arti pelvici ; e 5 ) che le citate ragioni di fatto annientano 1' addotto sperimento chimico da nou meritarsi ri- petizione. Quindi la cardiaca forza aspirante ha immediata azione sul sangue delle ven« norlepaiica e porturica de' Rettili, con prontezza e direttamente scaricantesi nella ca- Ta . Da ciò emerge eziandio la nullità della reciprocazione ìecoro-urica (1) fondata su la iperemia epatica accresciuta dalla anemia renale, e viceversa. Cosicché la secrezione della bile dovrebbe aumentare pella diminuita quantità di orina, ed al contrario. Ma da' fatti esposti deriva , qualmtnie la notoniica particolarità disascosa dallo Jacob- son rimane salda in parte , e meglio specificata risguardo alla sola anomalia di tra- sporto del sangue dalla vena crurale de' Rettili sia nelle reni sia nel fegato, e diret- tamente incanalato nel torrente della circolazione centripeta ; così quale legittima conseguenza viene , che il liquido sanguigno delle sopraddette due vene , e di por- lione della mesenlerita giusta Mayer (2), non concorra alla biliare ed orinosa genesi * appo i Rettili : incarico esclusivamente disimpegnato dal sangue arterioso , come dietro immutabile legge succede dall' uomo ali ultimo insetto. Concbiudo una volta per sempre, che al voto di Jacobson non stesi mai adem- pito, che gli sperimenti all'uopo accennati su taluni serp], la salamandra acqitaiuoia e le lesluijgim rimasero nel solo annunzio, ebe ancora quelli intra|)resi sulla ranoc- chia s\tr\o riusciti fallaci, e che questa nemmeno rappresenti le molte o le rare spe- cie di Rettili volute dallo Jacobson, anzi richieste a fermare il citato assioma fisio- logico non con uno ma mercè svariati e moUiplici fatti ; i quali, ancorché fossero rimasti ben av>crati , niuiio op[ ure scarsissimo prò avrebbero arrecato alla fisiologia generale. (1) H tera possibte des at/urer, par tlct cxpéritnces, ti ces expUcalions sur la »ie de ftcrèiinn it cis animaux soni fondées : s'ihj a, en elfel, un rapporl aussi remarqiiable entrt la sùrviwn do la bile et celle de l' urine ; si en ur» mut les deux sysletnes, jousqu'à un cerici in point puuvsnl s» sup- ylter l' un t' aulre. Duvernoy Lep- cil. V 2ao. (a) iVo». Ad. Acad. n. cur. XI aio , pi. 159 § II. Disamina intorno a' sacchi ìin fatici delle rane, Mcry (l) socio e severo censore del Duvemey nell'Accademia delle scienze di Parigi, olire infiiiile memorie lettevi, ricliiamava ialteiizione di quesuoi famigerati coileghi verso una singolare disposizione da lui rimarcata nella rana,, nel òolta e nella ila ; vale a dire intorno alla non aderenza del cutaneo loro inlegumenlo al corpo, che tranne in certi sili, vi si trova immerso come entro un sateo, altrihuendoue la causa alla dclicìenle tela cellolarc : particolarità che ha molto facilitiita la prepara- zione della rana pei galvanici sperimenti. Dunque vide quegli nella runocihin \arie ov:ili bor^e cunleneiili acqua assoihita dalla cute, allorché tali Dalraci slicoo dentro dctlo liquido. Ciascuno di siilalti s;ici hi mercè incomplele memhranuctie è separato dagli altri , distinti nel tronco in dorsale ventrale laterale mascellare ster- nale , poscia per ogni arto in anteriore e posteriore. Singolarità ODimessa dallal- Icr ('2), ricordata soltanto da Portai (3), Cuvier (4) , Cloquet (ó) , Carus (ti) e (1) Enfrf la peau de la grenouilie et leu muscltt dit devant , il y acoit une cavile de figure o- vale ; elle eloil geulemenl allachce pardes membranes lre$ delièes et transparenles , dant les plis des aines, auoc purlies lalèrales dcr muscle» du venire, et à la partie moyenne du sternon , ou elle furmait troispeliles cellules en deduiis . Elle ne lenoil anasi aua: muscles taleraux du venire par de peli ti fibresqui surluient de ces muscles et qui part.issoienl èire de pelils nerfs de la grosseur d un cheveux. Elle fnrniail ù rhaque cóle un sac qui s eleiidoil depuit le pli superieur de li cuisse jusqu d l' or- tille. Il tibservu la mime rhuse à la peau du dos ; elle n eloil unie aux chairs dans lout le dirriirt du corps que par quelques petils flets doni la ptuparl sembloient sortir de l' epine du dos , el qui paraissoient etre det veines , des arteres et des nerfs joinis ensemble. Par la loule la peau de la grenouilie est camme parlagée en qualre sacs sèpares les uns des autres par des membranes très delièes, unies d un còlè à la peau, el de i aulre aux muscles du corps . Cet qualre sacs ètoienl, l' un uii devant, i aulre au derrière du corps , et les deux autres aux deux còtét. La peau da le cuisse n èloil paini altachée à ses muscles si ce n est dans le pli des jointures ; elle foimuil deux sacs l' un au devant et (' aulre en arrière. La meme chose se reneontra à la peau de la jumbe el a celle des pieds. Ayanl coupé la peau depuis là partie moyenne du sternon jusqu à C ex- trèmilè de la mùehoire iiifèrieure, il /roma qu elle formail en rei endroit deux cavilès , i une à la partie supcrieure du.slernon qui descenduit dans le bras, l' aulre sous la maclioire , et qui rènondot aux caiilès qui soni aux chlès du ventre. A la partie su/ierieure du sternon , Mr. Mery dècouvril un trou qui le conduisit ditns une troisieme curile formèe par les muscles du dessous de la màchoire , la peau des bras furmait des sacs à peu piès semblables à ceux du pieds . Au milieu du dessous de la (angue il y uvoit un trou ou commencoit une cavile qui s'etcnduil jufques dans le cartilage cn crois- sant Mais il avertissail quii falloil vèrifier ces ubseivalions sur d'aulres sujets , ne 1' ayanl failes que jurun stul. Uist. de l' Acad. des se. , an. lG8i. Paris 1733, l -259. (2) Bihl anat. Tig. 1'"! , I 041. (3) Uist. de ianal. HI 593. (k) Le(. à' Anat. comp. par Laurillanl. Par. 1845 , III 593. ^5) Enc. melh. supp. Wr. 1830, IV 03, 121, 15S. [0) Anatom. comp. Il 30. 1G0 DuinrriI (1^. Ma Duges (2) Ja ìnimalurn morlo rapilo alla ostetricia , ed alla nolo- luia nel suo liei iavoio sulla osieoloi^ia t; sarcologia do' Balracii coronalo liall' Isliluto ni fra' eia ne ha atei esc uro il nuinfro sino a vciiluliKi , ossia ([iiallro impari e nove pari ; già Uitti «la me (i?) lì.;nrali, oil una più acearala ricerca non saravvi cerlainen- le lalt.i a pura pcnlita , taiiloppiii ilio nel jv.i linf.ilici de' Rettili 6 scritto eJ esposto in figura , che delti canali deiilro lo addumine della rana si aprissero in ampio alveo o duito addome to- racico racv hi udcn le l'arteria aorta e la vena cava, non che n'esistessero altri chiamati gozzo cardiaco, ci&ti ina iliaca. Da ultimo Muller (',) pel!a rarità di potersi vedere la linfa nell' uomo \ivfnle, tianne in due rincontri , ricorse alle vivisezioni, già usate da' nostri sapieii'lissiiiii n:agt;iori ^e^erillo e Maltei , e pella soltocntaiiea borsa femo- rale della rana trovò, però non sempre , un umore linfatico presso i cuori di siuiil nome. Ecco esposta la essenza de succennati Ire fatti appartenenti ad un triumvira- to , che di classiche sco\eite ha ariicthito i diversi rami delle scieiiie medico-chi- rurgiche. Conviene eia rannodarli col dimostiare 1' uno immediata conseguenzii del- 1 altro. Imptrccchè senza questo ravvicinamento la funziono del primo è rimasta ignota da Mtrv insino a noi ; quella del secondo neppure ha ricevuto schiarimento , essendo onninamente sfuggita all' anatomico di Pavia la osservazione del prclodalo (t) Erpttol.géner. Par. 1834 , I 68. La face tnferieure d u corps de la grenouille fatt jpro- vision d' eatt dans une am/le cislerne. jìim. dcs se. nat. sir. cit. XIII 71. (2) Les jioihes doni il litnt ri' lire fjucslion conìicnnenl soucenl une humeur acqueuse fori abon- dante, et l'un fjcul, à plus juste liire que pour la venie urinaire, malijré i aulorité de Totvnson , te regard: r cornine les réservoirs de t'humidUè pompée par la pean, et destinée à preoenir la deuiccaiìon ^ de celte-ci, quand l' animai est dam un ticu set: Redi, sur l' ostèul. et la myol. des Balr. Par.lSSS, f. 121, pi. V40 ,41. (3) Anat. camp. 2. ed. Nap. 1836 , Il 105. (4) Non avvi ne Rettili altra comunicazione del linfatico sistema colle vene se non quella in vicinanza del cuore, e quell' altra per mezzo delle vesciche linfatiche ; inoltre tali vie di comunica- zione non sono né ampie né numerofe, riguardo all' estensione del sistema linfatico , che anzi in al- cuni sono poche ed angustissime. Sistema linf. de Hetl. Cav. 1833, p. 33. lav. VII 7, 8. (5) PoggcndorlT./lnnoJ. d.phtj. Beri. 1832, /'.S.OnsaiV^uc lapeaudes grenouilles est unte par- toul d'une maniere très lache aux cmichcs musculaires. Lursqu aprcs i avoir coupèc a la hauleur des cuisstt, on la delache des muscles , en un cerlain élcndue , en evitant de blesser les gros vaissea'tx sanguins, on volt soutent {pas loujours) s'cculerun liquide clair, incolore et de saveur salèe , qui dant beaucoup det cas est fari abondanl. 6" est la lymphe. Man. de jthys. cit. 1 193, 116 ; Ilcnlo Enc. anat. Par. 1843, VI ii'S : spazi sottocutanei linfatici sooo siati Jelli da SiebolJ e Slaunius Lchriuch d. vergleich.anat. Beri. 1845,11 168. 161 cliiriirgo francese ; nt il sommo fisiologo di Berlino lia poslo mente su quanlo era accaduto a procedenii due nolomisli. Ed è troppo vero , elle 1' azzardo apra la strada alle novità. Attesoché intro- dottasi da me la punta di un vitreo tubetto sotto la fcninrale cute di un ranocchio, Boilìatavi r aria da vederlo gonfio a guisa di otre, poi aprendd^li la bocca , mi ac- corsi , che premutene le borse latero -mascellari (1) la loro lingua gonfia slargavasi fuori la cavila boccale al modo istesso di quella del rninalvonte , in cui simigliante fenomeno non parmi dccifrrato (2) , e pe' pochi falli io stesso ne ho tuttavia incerta idea. Ininianlinenle ripctii la medesima pratica , tenendo allargata la bocca di una seconda e teria i-mia ; talché l'aerea colonna pel vitreo cannello spinta nelle sudilette Jiorse , nx'rcé due canali posti ali' interno margine della mascella inferiore presso ]a base della lingua (15), imraettevasi in ovale sacco mediano allenu:ito nell apice , e vicino il leujbo linguale fornito di laterale serie di obliqui canaletti terminali a rete. I sopraddetti cunicoli provengono dalla bislunga borsa sotto-sternale , racchiu- dente il cuore (4) , dappresso la cartilagine xlfoidc esistendo un forellino nolo a Mery, ignaro de' contigui, spesso da due fino a nove , pe' quali penetra l'aria delle (1) I sacchilaringri ( ?wanim»rdam BiW. nai. 807 ; Carns Anal. comp.W 61, 205 ; MeckBl Anat. tom]>. X 53i ; (Ànier Le[. d' Aitai, comp. 2. ed. Y 3'Jo j o pneuui ilici non contenenti iiffatto cibo, ma aria, risultano lia comuni iiiloguinenli altvnuati.c da valido reticolalo muscolire ct)^l.lueQ- ic la parete esterna infossata e corrngala: mentre la iiiteiiii apparlione alle citate borse linfatiche. Quindi 1 aria . penetrando lullo interstiziale cavo Tiringeo , fa spnrpere come mezza sfera la paro- le esteriore della cavità pneumatica ; figura che pure essi ritengono.q'ialora sia questa obSiigats ad uscire dalla parete interna per afllusso linfatico. Dicasi lo slesso per la r. temporaria ed arborea, noli' atto elle appo il rospo volgare è unico, seuzj esteriore area con assottigliamento cutaneo, for- nito di foro interno posto tra l'osso ioide e 1' angolo della mascella iiifer.oro , colla particolarità di esistere in alcuni individui soltanto a destra od a sinistra in altri , e li spazio interstiziale inoltrasi versola parto mediana ), apponendo sulla cute de' ranoc- chi la carta bigia bagnata o secca, e da Rusconi ^G) coprendo le salamandre lemslri con terreno umido o pure inaridito. Circa la esalta indagine e dctcrminazioDe delle vie per le quali edettuasi la meo- (1) Dt t itifluen. dei agtntt fhyt. tur la tie. Par. 182i, p. 99. (2) Obien-at. fhysiot. Ootling. 1795, p. II; DumeriI Erpet. cit. 1 194. ; Dugès jR/iyi. cump. Par. 1838, Il 424; l'anizza Leti, a Delle Chiaie. Mil, 184«, f .14. (3]B>otvg. IV 289. (4) Edwards Op. cil. 259, 362, 596. (5) Ditsert. de ubsorpt. cut. 22. <6) Rifleu. sopra il tislema linfal. de Rtit. Pav. 1845, />$. ccl.p.^O. 22 161 zìonalu funzione, ho cos\ pralìcato. Dislaso e fallo seccare sopra lamina di cristallo un i>cz70 ili cute di i-fliui o di rospo, spot^liata oppur no di epidirinc, e vista lauto con lente, ijiiuiilo pel microscopio, rilevasi radaiueiiie crivellata. I pertugi però sono illusori , figli cioè del passaggio do" raggi luminosi a traverso dulia parete interio- re del corrisjiondenle corpo follicolari- dermico soltanto sbucalo nella faccia cpider- inica da'dulti escretori della su giacente serie de' proteiformi follicoli contigui e con- tinuati, non altrimenti che avviene ad una foglia d ippcrico o di arancio, dante facile accesso alla luce per la trasparenza de' soli otrelli. Né ho trascuralo d'introdurre nel- la borsa tiliiale o bracciale prima il mercurio, poscia l'aria, e, direttili verso la punto delle dita del ranocchio o del rospo, sotto la pressione piuttosto 1' una , che 1' altro è trapelala fuori. Quali aperture nemmeno sarebbero state da me ammesse in definitivo modo , se per caso in un pezzo di cute dorsale di rana appena leso fra le dita, e con lente guardatane la faccia interna, non avessi ravvisalo una quantità di lolti ed obliqui buelieielli. Né dessi più compariscono, qualora tale porzione di pelle si spiani su lamina di cristallo , imnianlinenie guardala con lente o soltO[)osia al inicioscopio, che gli ascose ad E Burdacli (1) ed all' Acherson (2). Perà essa fresca, o meglio fatlavisi seccare (3) , poi esplorala con gì' indicati mezzi ottici, la presenza loro ò incontrastabile : per la ragione, che i fori del corpo sebaceo sono rari, e larghi ab- bastanza, corrispondenti alla mediana regione de suoi saccheili regolari nelle 'vtrte , capricciosi ne rospi. Li dermici loro pori in amendue la faccie rilevansi sempre pic- cini aiTollalissiuii, e quello che munta visibili nelle intermedie chiazzo, anzi fra gì in- terstizi d^' follicoli mclaiiici. Piii in grazia del cutaneo corrugamento ampliasene il ri- spettivo lume da vedcrvisi que' sovrapposti ; siccome eziandio rendonsi piìi patcn- ti (A) a causa del semiorlo, che li fornisce la tunica argentea da restarne obliquemea- te e con irregolarità forala . Tap()ezZ'i questa la superficie cutanea interna delle bor- se, e la soitosiaiilc muscolare, da involgerne in particolari sacelli i muscoli, oscura- ta da piuimcnlici follicoli. È dessa continuazìoneperfelladel peritoneo, poiché per le due aperture sciatiche s' interna nella cavità toraco-addorainale, ove fodera le pareli inferiore e laterali , anzi lunghesso la linea infero-dorsale se ne allontana , allin di suddividersi in molliplici altre borse secondarie leste enumerate. £p])erciò 1' aria , a (1) Ann. des se. nat.2. ser. IX 270, pt.\. {2; Moller Arch. cit. Buri. 18V0, p. 10-23 , pi. Il 12 intorno alla cute della rana man'jerec- (la e temporanea. (3) Se ne contemplino i pezzi autografi nel Museo notomico della R. Università dejjli Stu li. (4) Cosi avvenne in riguardo agli analoghi buclicrattoli degli animali invertebiMti, che a prima giunta non potetti ravvisare pel dilTiooltoso passaggio retrogrado doli' acipia o dell'aria, in p.ilrnlissima maniera avendoli da qualche anno rimarcati sinnnnhoa'margini del piede dello np'itit, liei tiuceino galea , dell'arca pelosa , non chò su la cutanoa periferia dell' alcionio arborea socco . 163 causa della obliquila de' cunicoli tra il foro esterno e l' interno un poco occultalo , non vi passi affailo ; quando, rienipiutanc la borsn dorsale, con la pressione lio cer- calo d' iiiiinellcrvela , onde spingernela fuori , di che trovo ragione nella contratti- lità organica dermoidea. Dall'altra parie è ingenua confessione di Paiiizza (I) di non essere mai riuscito a trovare canali linfatici negli arti anteriori e posteriori de'Rcllili da lui esaminati mentre ve ne ainnieile una rete cutanea. Ne Rusconi (2), tranne una fiata e di che non garcntisce la certez/.a. sia giunto a vederli nelle zampe deretane delle rn/uct/ii'e. Essi nejipure dalle deboli mie investigazioni vennero mai contestali ; cosicché ra"ione- volmenle Jluller (3) afferma di rimanere affatlo incerta la origine de' vasi liufaiici dall' uomo inaino a' Pesci, credendoli risultauieuto di cellole insieme comunicanli sotto forma di reti, acquistando poscia perfetta natura vascolosa. Conchiusione in parie giustissima, ed infuliiliile indice di fatti inconcussi ; tuttoché Kolliker (4) non e guaii tempo abbia voluto fermare il contrario, giugnendo a descrivere, e compro- vare con figure le prime linee de' liufaiici vasucci della rTina : decisione troppo illu- soria Cagionata dal microscopio ! Dolceiiieule premendo 1' aria immessa fra le membrane entroditarie posteriori di questo Batracio,ho scorto un equivoco reticolato linfatico diafano interstiziale di primo e secondo ordine; però spintavi quella più innanzi, e rottene le fievoli briglie verticali inleriuedie, tutto e scomparso , producendosi un otre in consegueuza delle scollate pareli cutanee sopra e sottopiantali. Erroneo trovo il metodo d' introdurre in qualunque punto del corpo dell' uomo, o degli animali vertebrati lo aghiforme becjo di una grossa siringa metallica, onde a tentone incontrare vasi linfjlici , pel facdo scambio de' quali la colonna del mircurio infeltrasi negl interstizi cellolari. Dippiù molle figure risguardanti detti vasi nelT uomo divoig.ite dal Fohmann (5) palesano simigliante equivoco, e ne scelgo quelle toccanti i\ funicello oiubilicale del feto (1) Sin. linf. de Rtt. 38. f2J Tra U molte iniezinni da me fatte nelle rane mi" è avvenuto una sol volta d'iniettar* i linfa- tici delle coscie,ma non ho potulu assicurarmi se essi avoituiipanu le arterie a ijuisa di vagina,ovcero se foi matto soltanto due tronchi che camminano ai lati delle arterie medesime . Hi/less.eit.72. |3: Les racines proprement dites du systeme Ujmphiitique des Reptilcs mni totaleincnt incon- nues encorc. La lymplie despnrties posterieures du corps dei Replites se verse de chnque ente dans li sysiemr reineux , cnmme te pnmvenl mes ohservatium , et celles de Panbo7.zo di pareli isolale e distinte in certe loro specie(Cheloni),o soltanto ne' siti prossimi al cuore, e sempre sprovve- dute di vere \alviile,corae in conformila di organica composizione da gran tempo rile- vai appo gli animali avertebraii. Basta avere soli" occhio le tavole riguardantino il si- stema linfatico de Pesci divolgate da Monro(2)e Fohmann (3),daPanizia (4) toccante i Rettili, da Rusconi (5) sopra qualche specie di questi, e da me (6) su' Molluschi della Sicilia citeriore ; aflin di rimanere convinto della sua uniforme struttura e di- sposizione , non elle della medesimezza d' incarico. Laonde conchiudo, che un ap- parato di canali linfatici consimili a que' dei Volatili e dell' uomo nel suo intero cir- cuito, roani hi affatto ne" Batraci, anzi da' fatti discorsi non abbisogna. Era sinora ignorato il preciso sito addetto al versamento della linfa nel loro circolo venoso; giacché da Panizza (7) e Rusconi (8) non si potè mai >iringare il ma- il) Cade qui In acconcio dichiarare , che la contesa insurta fra due dotti proressori pavesi in- lorn» alla vera od illusoria rinihiusione de' canali sanguigni dentro l'apparato linfatico di certi batraci , non elio del loro immediato contatto, oppur no colla linfa , a favore di uno de>:li stilasi es- sendosi pronunziato il Congresso scicniifico di Milano ; in alcune di essi e di altri Rettili ablia ragionevole appoggio , e nitida dimoslrazioiie a prò di ambedue le parli quistionanti . Se non che c'iino , e pure Statinius ( LfhrO. cii. S'iS ) ne' rospi , omniisero di manifestare , die i di- versi materiali da loro siringati invadi vano il tessuto arcolare , anziché canali fumili ili tuniche proprie ed indipendmti , o\e rcalmi nte rim hiudesi la linfa : la quale per opera de' mentovali sacchi esterni , niedialatrefite bagna la niuscolare superficie del corpo , che vi resta immergo , siccome ne' Molluschi notanvi le viscere. (2) Slrvct. apd}ihysiol. of Fifhef. Edinb. 1785, pi. XIX, XX, XXIII. (3) Saugader syst. d. Wnl>trl. Hcidelb. 1827. lafA-XW. (i) Sisl.linf.cit. Non trovo troppo vero quanto sicsi scritto intorno alla figura de'vasi linfaliei. quivi effigiati ; nicntrc essi dal niercniio rimangono slargali poco più dell' aria, o del,' istcbso li- quido naturalmente c( ntcnntovi . (5) fi'fless. cit. , lar. 12 ; Il 2, 0 ; IVI. (6) Df«cr. e nolom. degli ani'm. interi. Nap. 1841, tav. XXXVU , LXl , LXMl 3 , LXXIX t.2. (7; O^serv. aniropo-znnt. Pav. 1830 , p. 82. (8) IS'elle rane poi non avo* iimpriamente parlando il dutto toracico , ma ionnm in quella vece, \(irie cìslerne 0 ncellacoli linfatici di diversa forma e grandezza, che comunicano fra di lle sialo di tal ar- ticolo della tisiologia positiva , eccone il contrario mio avviso. In pi imo luogo attualmente non costa da pruove dirette l'officio de' cuori lin- fatici , cioè che mediante iniezione o con lente esploratriee vi si sieno accompagnali i relativi cai. ali linfatici afTertnti ; ne i sacchi di silTalla denominazione ( come ere- desi ^ hanvi commercio alcuno , dame essendosi indarno cercato di farvi passare qualsiasi materiale dalla vena traverso-sciatica ed al contrario, il cui sangue scor- re nofi equabilmeole ma con intermittente e celerò impulso, sostenuto dalla partico- lare località. In secondo luogo dopo vari inulili ricerche io li supponeva mere dila- tazioni, o diverticoli venosi dolati di pulsaloria facoltà, identici al cuore codale dell' itila iteiutica. come Mailer afferma ..... ortero nel ramo Sella vena (e) della vena (n) , io non tajtrei aiiio con certezza . fer-tibiole ed il cuore linfatico corrispondente. E§\'i istiliiite sulle rane viventi quattro gperienic, e con nicizo fallace, poiché spaccava le borse linfatiche cutanee, cosi scriveva: 1 vasi linfatici della cute della parte superiore della coscia e dei fianchi non sono le sorgenti della linfa, che ta ai cuori posteriori, o per lo meno non ne sono la fonte principnie ; la vera e prec'pua $or- fiente di questi cuori sono i due serbatoi femoro-tibiali ; se poi la linfa di lineati serbutot passi nt' cuori linfatiri per una via indiretta, questo è un punto che io non saprei der-dere. E conchiiide ; ne//<" salamaiiilic non si è potuto scoprire, fn ad ora, una comunicaziune diretta fra il dutto toraci- so t It vene sucdaeit ; e ntlU raoc, fra la grande cisterna e gutsis vene. Rifl. Ci'l.Ul, G~, C9, Ti. 168 angui'la, della nH/rrno/ìf/e, dc'spni venosi crfalo-codali tVi molti Pesci ed alquanto pros- simi a'carolidei slargamciili delle giovane rune e io^A",JelIeaiteiMe ascellari dello chime- re e loipcdìni . Talché inlorno alla esistenza di essi io per questa unica volla mi per- luetleva di fidare ali aulorità di elassici noloiuisti : e[)pure non vi veggo schivalo 1' inganno (I) In terzo luogo replicutissime fiate ho scorie, che l'aria, più agevohncute delle soluzioni acquose colorale, in segnilo di specifica forza aspiraiilc de'pori venosi, penetrava entro ogni uiunoino trailo delle vene libio-cruruli , delle renali all'crenli , e della porzione posteriore della onibilicale delle rane bolle. U'siMjijini appena che Irovin visi esposte ; occupando la borsa linfatica solloslernale e 1' anteriore |)arle di quella , COSI succedendo per la ulnare e la bracciale, che iminedialamenle la incanalano dea- Iro la cava anteriore ; assodandosi un argniuenlo giuslamenle dichiarato gravissimo da Panizza (2) . In quarto luogo interpetraiisi con ciò le osservazioni concernenti il siero sanguigno rinvenuto da costui negli alvei linfatici della Icslngciine cnuana , e da me in qne delle t. greca ed curvpen , non che il ficde accesso della linfa entro dette vene , ed il recesso del liquido cruorico ne' sacchi linfatici interni : singolarità da me già notala n^ jio'pi . nelle sepjjie , nel! arijonaìUa , ncille ImiKiclic, , ricevendo ora apodittica sjncgazioue e convincente ravvicinamento di incarico, colla sola ditt'e- (1) Il sito de' cuori liiil'aliei è la ovale apertura sciaticn, dove superiormente giace l'ana- logo fascio nervoso e la vena , oltre il ramo della ischio-femorale . Percui dopo fatto un ta- glio alla cute del destro lato della estremità coccigoa, prolun.;jto alquanto innanzi , indi tra- •yersalmcnto direltosi. e praticatolo in simile maniera nella liamla opposta col rovesciamo il puzzo sull'ano ; ad occhio nudo o con lente riesco agevole vedere in sill'atta regione, o diffusa noi sottopo- sto muscolo, continua e talfiata inlennitlente pulsazione, valevole a Sollevare ed abbassare la men- zionata borsa. Ossia è dessa la punta del dutto toraco-addominale spinta fuori o retiratasi in dentro, e continuazione del sacco iliaco. A prima giunta sembra di|)endenza dell'atto respiratorio, che poscia non ho trovato abbastanza decisa ; attesoché per impedire f accesso dell' aria ne' polinini ap- plicalo il pollice sulla mascella superiore e l'indice alla inferiore, lenendo fra le riiuanenli mie dita detta rana, i battiti loro sonosi infiacchiti e'I palpito addoniin ile sospeso, essendosi pure badato a cacciare la rimanente aria da' polmoni previa opportuna incisione. Inoltre, avendo reciso il mem- branoso strato inferiore de' cuori , ne è uscita la linfa, e rimastovi un alterno corrusamonto e rilasciamento marginale; cosicché distrutta ogni traccia di membrana, neppure è finito il musco- lare tremolio. Tentativo che assai chiaro riesce nel rospo avente i cuori più grandi, talora a pulsazioni dicrote . Spesso là appariscono una o due grosse bolle di aria per introdursi nel grande alveo dietro i moti respiratori ; altra volta siffatto inganno deriva da qualche vescica id itidoa de- scritta da Caldani . Anche la pulsazionu varia ora sopra , or sotto , ora a fianco di tale aper- tura. Panizza ( LeM. «'«. 1-7) aveva dichiarato le vescichette linfatiche della salamandra indi- pendenti dal sistema sanguigno, e subordinate a' nervi, rinvigorendosene la contrattilità all'azione della pila galvanica nelle rane già morto. Inuto perciò gli osservatori ad intrapre:ideie convenienti inchieste su questo imporlanto argonionto, lonondrisi l'esposto qual mero tentativo di ncerclu da moltiplicarsi in ampia scala di Ueltili, allìn di piollirirsene corto e definitivo giudizio. (2) Sul. linf. 32-37. 169 renza di csscrnu le orbicolari aperture palciitissme cil ampie ; non cliè rilevandovi il più bello passaggio da'crivellali vasi delle piante a quelli degli animali ; e final- mente non vi quadra affatto la teorica di Mullcr , che le sistanie succiate dalle estremità venose delle rane siaiisi più sollecilamciile riconosciute in queste, che ne' cuori linfatici ; mentre li tronchi venosi, e la capellarc loro rete, essendo sempre a contatto della interna faccia degli alvei linfatici, succiano quello, che Irovaavi già as- soil>ilo pe" pori cutanei da" mezzi ambienti. Laonde coneliiu lo, qualmente libere e moltiplici ccimunicazioni, dimostrate più dall' assorbimeuto che dal microscopio, esi- stano Ira ì suddetti alvei e le vene in discorso. Rimane intanlo cnmprovala una leg;^e di natura in più migliaia di animali , vale a dire : che la|>parato idro |)neumatico da me scoperto negli invertebrati acqua- tici, al 1834 dal sublime ingegno del Carus (1) riconosciuto per le prime orme del sistema linl'alico degli animali superiori, fu applaudito dal Hreschet (2); e che le suc- cessive mie ricerche istituitevi, e pubblicate tra gli anni 18'22-4I lo hanio vieppiù messo in chiaro aspetto colla dccifera/àone del verace suo oflìcio, dallo Henle (3; di- chiarandosi tuttavia sconosciuto . Io dunque lo considero come 1' apparecchio linfa- tico della più semplice struttura , confuso col branchiale venoso alFereiite , e eoo appropriala voce di linfalico-venoso fu da me annunziato e descritto nel 1836, ia- di cfligiato in molte tavole annesse alla operetta mia intorno agli esseri viventi ma- rini, e confirmalo da Siebold e Stannius (4). Sul quale argomento mi rimetto alla Memoria, che ne verrà quanto prima stampala nel XXIV tomo degli Alti della So- cielii Italiana delle scienze residente in Modena. Funzione uniforme viene al presente assodata ne' citati Rettili cioè : siccome negli ani midi svertebrali 1" acqua per appositi fori periferici, ni; prima né dopo di me praticamente dimostrati da altri, costituendo 1' indispensabile elemento per T ac- cesso dell' aequa pregna di organiche molecole deniro il cavo viscerale , appena su- bitavi la debita crasi, passa la idro-linfa nella vena branchiale alTerenle, e dalle estre^ mità della elferente condotta al cuore ; cosi da' dermici forellini delle rane^ e de' rospi pervenuta l'acqua nelle borse linfatiche soMoeulanee, indi entro le toraco-ad- dominali merce appositi fori è la idro-linfa incai^alala nel sisterna Jacobsoniano , on- de sboccare deniro la cardiaca orecchietta, e da ultimo pel torrente arterioso concor- Tere alla individuale nutrizione. (ì) Aniitom. enmp. U 106. (2) Sysi. lymph. p. 187. (3) OnneconnaitpBintdtshjmphatiquescheslesanimauxsans vcrtebret : nn ignori tfalemtn^ queh soni la nrganes qui les remptaccnt ou les rendenl inuttlci. Enc. anat. VI 103. (4) Lehrb. d. vergleich. anatoin. Il 331-337. 170 § III. Dcsciìzione delle bcmlellc granolose. La classe de"Ri Itili più delle altre presenta marcale diUerenze corporee sessua- li. Di fallo ne' B;ilraci coduli, la sal(tmiincìra (iettiamola maschile ha sul dorso una iTCsIa lotii;ilu(liii:ile : io feci conoscere, ch'essa e 1 proteo xeffx'ulino leng;ino lu co^la più corta (Ielle fumine, lìti-itone palustre olire de' lobi alle dita de piedi posterio- ri : i ranocchi e le ile moslrano un mammellone nella inferiore faocia del pollice , non che i sacchi soltomascellari duplici , od unico nel ro.'j^o. Inoltre Diigés e Puchet dallo sterno e d;' femori del raiwcchio hanno rilevalo ulteriori caratteri di sessuale differenza. Tra centinaia di rane ho sempre veduto (1) ne' pochi loro maschi, mancando ne rc'pi, sei liste giallastre, ossia una coppia luterò dorsale bipartita, ed una sola lalero- Tcntrale semplice. Aperta la sotloculancA borsa dorsale superficiale, ne comparisce il primo paio superiore ì destra e sinistra. Ognuna di esse tortuosetta , attenuala , principia vicino ciascun arto anteriore del ranocchio verde, poi raddrizzata e pialla oc distacca altra simile, però ad esile origine : araenJue quasi parallele scorrono approssimate sopra il muscolo obliquo esterno rasente il rispettivo osso iliaco, ter- minandovi questa presso il di lui quarto anteriore , da quella fiancheggialo sin oltre la sua meth, penetrando dentro raddomine,onde estendersi alquanto più in là. Spac- cala la borsa ventrale all' esterno lato de' muscoli retti, e fra le carni degli obliqui, trasparisce gran parte del secondo paio di siffatte liste, cioè una a destra e l altra a sinistra, cominciando incurvata nelle adiacenze della borsa linfatica esofagea, poco a poco ingraiidita vicino il cuore, separasi in consimile listella , che dopo il sacco sternale torna a rientrarvi : sin qui sono occultate da' muscoli pettorali , indi dritte, poi curve arrivano fino alla pubica regione. Esse più esili, però assai corte perchè fi- nite mollo prima, rimarcansi nel ranocchio mangereccio ; il quale ha due brevi listelle latero dorsali, separate fra loro, cominciando la più lunga vicino i muscoli della sca- pola e la corta molto dopo, onde terminare quella dappresso il quarto anteriore del- l' osso iliaco, e questa circa la sua metà. Quali liste appaiono granose e dì natura glandulare anomala, affatto prive di e- scretorio dulto. Ne rispettivi margini, dove più ove meno, quelle presentano trian- golari eminenze , donde e dallo intermedio spazio marginale derivano esili prolun- gamenti equidistanti e paralleli , che dall' interno lembo di una coppia latero dorsale Tanno ad attaccarsi a quello della contigua ; mentre dal rispettivo margine (1 ) Nelle rane tono patentistimi i due tottocutanei vasi linfatici dorsali in gii bifidi , t quali ad opr a di traversali ramicelli anastomizzansi ad altra coppia traghettante per la pancia. Dette Cbiaic Ànal, comp, ed. eit.ll 105. 171 esterno in eguale modo diCondonsi sopra il dorso e la pancia, in cui sono più allun- gate. Mi è stato diflicilissimo vedere, se mai si fossero andate a congiugnere colle simili ventrali, mentre tutte e sei veggonsi superficiali sotto la tunica delle relative borse linfatiche esterne. Spesso mi sono dichiarato nudo espositore de' fatti , che ho osservato, radamente avendone tentato la interpetrazione, per la ragione che le sup- posizioni sono sempre feconda sorgente di errori. Laonde quale incarico sieno esse destinale a rappresentare nella maschile sessualità delle ranocchie, tranne V essermi accorto in febbraio e marzo di una certa relazione di loro gracilezza coli' ingrossa- mento de' testicoli, è giuoco forza confessare la mia iporanza (1). I (1) Pag. 153 , ti. II : arterioto , leggali : arUrioso t venoso sangue 23 172 Sulle condizioni magnetiche della fiamma e de'Jluidi elastici 5 con un appendice relativa alt' effetto della compressione nei corpi dia- fani die producono la rotazione della luce polarizzata per mezzo delle calamite; del socio ordinario M. Melloni. Signor Presidente , Signori Accademici . Nel parlarvi de' primi lavori del Faraday intorno all' azione che le cala- mite dotate di una grande energia esercitano su tutti i corpi della natura, ebbi occasione di farvi osservare che l'aria atmosferica e qualunque altro fluido ela- stico si erano sin allora mostrati indiffi-renli a questo genere di forze : percioc- ché nelle sperienze dell'insigne filosofo britanno, i gas ed i vapori non vennero uè attratti ne respinti dai poli de' più vigorosi elettromagneti. Faraday noa volle però decidere la quistione nel senso assoluto , come fu detto a torto dal professor Zantedeschi , ma relativamente ai soli mezzi ed artifiiì impiegati ; e , tra le molte prove che potrei addurne, mi basterà citare un solo passo della mia prima relazione, dove, dopo di aver notato che la nullità apparente delle azioni magnetiche sui fluidi elastici potrebbe derivare dalla poco massa di così fatte sostanze , io soggiungeva : w Guidato da tale fondatissimo sospetto il no- M Siro autore ( Faraday ) si propone di ripetere le sue sperienze sull' etere ri- >j dotto allo stato elastico giusta il metodo di Cagniard de la Tour; prevedendo » tuttavia grandi difficoltà , atteso la grossezza spropositata che debbono avere » le pareti de' tubi di vetro onde resistere all' enorme pressione di questo fluido « aeriforme (i) «, Le difficoltà previste, o più probabilmente lo slato cagionevole della pro- pria persona , impedirono quindi al Faraday di proseguire le sue indagini sul magnetismo de' fluidi clastici sino al principio di Novembre p.p. (1847), °^^ gli pervenne tra le mani un opuscolo del Zantedeschi intorno alla repulsione magnetica della fiamma , scoperta dal padre Bancalari professore di fisica nella R. Università di Genova , e da lui annunziata il dì 21 Settembre ^847 al nono congresso degli scienziati italiani , che gli tributava i ben meritati elogi con apposito rapporto del professor Belli. Colpito dalla somma importanza di questo bellissimo esperimento e scorgendo (1) Rendiconto delle Adunanze e de' lavori dell' Àcc. delle Scienze della Socictì Reale Bor- bonica Tom. V. pag. 231. 173 la nuova vìa che per essoaprivasì allo studio del magnetismo delle sostanze aeri- formi , Faraday si diede tosto a verificare il fatto fondamentale ; e trovò che la fiamma di una candela introdotta nel campo magnetico della sua poderosa calamita temporaria a ferro di cavallo, la cui descrizione è inserita a carte (i) del mio primo rapporto, inclinavasi realmente all'orizzonte, come lo asseriva il padre Bancalari , fuggendo il polo più vicino se trovavasi in una posizione eccentrica ; e conservava la direzione verticale , comprimendosi e raccorciandosi alcun poco , quando la fiamma era situata nel Lei mezzo della linea condotta tra le due braccia della calamita rivolte all' insù, e guernite d'armature di for- ma conica ottusa nella loro parte sporgente, la quale trovavasi anche smussata all' estremità. La posizione della fiamma in questa prima esperienza del Fara» day era tale che un solo terzo di essa sorgeva oltre il livello del piano supe- riore delle armature. Ritenuta poi sempre la fiamma nel centro , ravvicinate gradualmente le armature , e sollevata a mano a mano la candela, il raccorciamenio e la com- pressione della fiamma divennero via via maggiori , e la sua luce si fece di più in più intensa , come se m ^ e m della prima ritsiaiio sempre eguali alle costole cornspondenli AM , B\I , CSI dell altra piramide . Se si pone 0771 = r , biTi =z r', cm z=. r'' , ab ■= Il , ac z=: k AM = R, BM = R', CM = R" , AB = H , AC = K , la prima piramide darà luogo ali ec^uazioni seguenti r'' =. r — Ih r cos. { hr ) ■\- h' , ì r"' = r' — 2A r cos. ( Ar ) + k' J 191 t Y altra porgeri a sua Tolta l' equazione R" = R' — 2IIR COS. CHR ) + H* i R"* = R' — 2KR COS. ( KR ) + K' • j^^) L' ipotesi dell' eguaglianza delle distanze corrispondenti è espresaa dall' equa- zioni r = R , r' = R' , r" = R" , onde ravvicinando le (2) e (3) sarà facile dedurne Ciò posto , sia r ^ r , e ;/i ^ , e r^ ) ) = 0 (4) r equazione polare della superficie descritta da m : chiara cosa è che posto r = R , la combinazione dulie ('3) con questa equazione darà in risultameulo uo' altra equazione F ^ R , ( RII ; , ( RK ) ^ = 0 , (5) la quale sarà l' equazione della superficie che descrive la sommità M dell' altra piramide. ■» Le basi bnc , ABC delle nostre piramidi possono essere due triangoli rettilinei qualunque . Io le supporrò triangoli rettangoli nelle presente Nola. » Per l'ordinario l'equazioni polari delle siipcifioie esprimono una rela- zione fra il raggio vettore , 1' angolo che questo fa con una retta data , e 1 an- golo sotto il quale il| piano condotto pel raggio vettore e questa retta taglia un altro piano dato. Ritenendo rettangoli in a ed A i due triangoli ó«c, BAC , e rappresentando con 6 e 0 gli angoli che i piani ( r , A ) , ( U , li ) forma- no rispettivamente coi piani dei triangoli suddetti , sarà pei noli principi! del- la Trigonometria Sferica COS. ( rk ) =. sen. ( rh ) cos. 6 COS. (RKJ = sen. (^fl) cos. 0. Io conseguenza sarà fucile verificare le seguenti equazioni in r COM. {rh ) = 4 - TT + —^"^^(R") 2/* ». C rh ) COS. 6 =: + II T R sen. ( RII ) COS. 0 r «e«. e rh ) «en. fl = -C--2T + t'-"<^«)-^®)\ Ko Coir aiuto delle quali formule si passa agevolmente a quelle , che porgono le relazioni esistenti fra le coordinale rettangolari di m ed M computate paral- lelamente a due diversi sistemi di assi . Di fatti sieno ( a: , j , i J le coordi- nate di m parallele agli assi ab , ac ed alla normale innalzata da a sul piano A a e, ed (w , d, «ì;_^ sieno le coordinate rettangole di M parallele agli assi Ali, AC ed alla normale innalzata da A sul piano BAC . Poiché i valori di queste coordinate debbono soddisfare all' equazioni X := r COS. ( rh ) y z=: r sen. ( rh ) cos. d z = r sen. ^ rh ) sm. à le (6) si traducono in « = R cos, e RH ) t) = R sen ( RH ) cos. 0 n; = R sen. ( RH ) sen. ©, AH/ H N k K / K \ i , . /-AH, H , N'I ] / k K , K ^ V. f-(-+-^(^--)) (7) Finalmente pei punti di mezzo delle rette AB , AC si conducano due altre rette B'B" , C'C" normali fra loro , e si trasporti 1' origine della coordinate (u,v,w) 195 nel loro punlo d' incontro A' . Denominando ( w' , v' , w' ) U coordinale prese ptraliclamenle a questi nuovi assi , sarà H K u' =: ti — 2 ) v' — V - e le (7) si cangeranno ìd X h 2 + i-. / = + K A- v' w' = w , l » Premesse quesle cose , facciamoci a stabilire delle ipotesi particolari cir- ca la specie del luogo gcomclrico di m , onde determinare 1' equazione della su- perficie che descriverà il punlo M . Supponiamo primamente che m descriva il piano del triangolo bac . Questa condizione sarà adempita tulle le volte che re- stando le coordinale x ed ^ qualunque , sarà coslantemente 2=0. Ma io tal caso la 3«. delle (8) porge ,/. K'x . H'v A'_K' A* — H* -'• + .'-(l--^) + «"(l-^) = -j— +-^-, (9) e questa sarà 1' equazione della cercata superficie . Una diligente discnssione di questa equazione poi dà luogo a' seguenli teoremi . r. Se si hanno due piramidi triangolari , le basi di ciascuna delle quali sia un triangolo reilangnlo , e le sommità di esse si muovono nello spazio per modo che le costole dell' una rimangono sempre eguali alle costole corrisponden- ti di'ir altra . supponendo che la sommila della prima piramide descriva una su- perficie piana che si confonde colla sua base , la sommità dell' altra piramide descriverà sempre uua supeificie di 2°. ordine dotata di centro . Questa super- ficie poi avrà per piani principali quello della base della piramide propria , e due altri piani innalzati perpendicolarmente a questo e passanti pei caldi del- la base della piramide «uddella . II*. Se i cateti della base della prima piramide sono rispettivamente mag- giori dei cateti corrispondenti della base dell' altra , la superficie di 2. ordine io parola sarà un' ellissoide . Sarà poi iperboloide ad una nappa questa mede- sima superficie , se per contrario i cateti nella prima piramide riescono rispet- tivamente minori dei cateti corrispondenti ocll' altra . Ancora la superficie, di 19i cui è discorso , safa iperl)oloicle aJ una ovvero a duo nappe , se trovandosi un cateto nella prima piramidu minore del corrispondente nell' allra , e l" altro per contrario maggiore dell' altro corrispondente in qnesla , l' i|)oienusa della base della prima risulta maggiore o minore dell' ipotenusa della base dell' altra pira- mide . Che se poi queste ipotenuse riescono eguali , la superficie sarà conica ed a base ellittica . Da ultimo la superfìcie sarà cilindrica , se una coppia di cateti corrispondenti riesce eguale ; e sarà una coppia di piani paralleli e po- sti simmetric'imentc per rispetto alla base della 2." piramide e ad una distan- za = o da siffatta base , se ambedue le coppie de' cateti corrispondenti riesco- no eguali . « » Reciprocamente se il punto M si fa muovere per modo che percorra il piano BAC , il punto m descriverà la superficie dell' equazione liC coordinate a;' , y' , 2' che contiene questa equazione sono ligate con x , y, z per mezzo delle relazioni , h , k , xf = x — ^ , y = y— — , z = z . Da ora in poi daremo alla superficie (9) il nome di superficie radicale , ed alla ( 10 ) quello di superficie inversa. Intanto posto per brevità A-' _ K' h' — H' „ _^_+-^— =D, (11) l'equazioni (9) e (10) si potranno tradurre in ""('--f) + ""('-|^) + "" = » (12) le quali dimostrano che una coppia di assi corrispondenti delle superficie è eguale , e le altre due coppie sono rispettivamente proporzionali ai cateti delle basi delle piramidi , coi quali coincidono nella direzione . » Supponiamo in secondo luogo che il punto m descriva il piano dell' e- quazione z' = X x' -\- py + y; _, (13) 195 e sostituendo qui i valori x' i /' , J tolti dalle ( 8 ) troveremo ad operaiioni seguile H" = ^'. + ,'.^i_^ (i + /3-))+u"^i __;. (1+,.)^ (14) equazions ad una superficie qualunque di 9.* ordine . Quindi resta yerificato il leorema di Jacohi :» se si baauo due sistemi di punti ( a , A , e , ». ) , ( A , B , C , M ) w e fra le distanze degli ullimi ai primi tre si verificano le relazioni am = AM bm = BM cm = CM » nella ipotosi che m descriva una superficie piana , M percorrerà una super- >> fiele di 2° ordine . » » Tra la specie della superficie (10) e quella della superficie (14) esiste una dipendenza imporlanlissima , della quale accennerò qualche cosa . Ponia- mo a tal effetto la (14) sotto la forma o=«--+( \-^{ i +;3'))y +^„' + y). + ,(u' + «;(«' + a>). (»5) Sviluppando e paragonando i coefficienti de' termini omologhi con quelli del- l' equazione (14) troveremo «ir Va — a;3 = -.(l--,., (1 + /3.)) 4^,=_v(l-3:(1 + ^.)) 26 196 ^,y=_Mv(i-^,(1 +/3' ))- ^(6+*) D +>•=-/( 1 - -^ ( 1 + /3' ))-£*« • Ora i valori che interessa conoscere qui sono principalmente quelli di «,9, « . Il primo di questi si ha per 1' equazione (^(....)-,)(|i(,...)-,)-£|l..... ^^^^ ed i Talori di 9 , 4> da un' equazioni di 2°. grado completa , che rappresento- remo colla formula S- _|- P3 + Q = 0 . (\7) Ciò posto , sia primamente h < li, k < K. la questa ipotesi la superGeie (10) è un' ellissoide . Intanto sarà e conscguentemente e Il , /e > K , e la superficie (lil)wrà un' iperboloide ad una nappa . Per la varieù dei valori di * e /3 poi po*sono Tferificarsi i seguenti casi 197 G) 1 - "1 r ^ +*•)<" ; 1 - p ( « + /3' ) < *> (II) 1 _ ^' ( 1 H- V ) > . , 1 _^ ( 1 + ^' ) > 0 (111)1 _'i;(i + ,")> 0 ; .i_^;(i+^-) o, e la (15) prendendo la forma / K' N /. 6 + a'N' /■3—6\^' 0 =«'" + ('-—( 1 + /3' )) < + y' ( "' + -f-) - 9' (-^-) dimostra : — 1° • clic la superficie è un ellissoide , se reali sono le radi- ci della ( 17 ) e disuguali fra loro — IT. un ellissoide immaginaria , se immaginarie sono le radici della della equaziine — 111° fiiialmenie la super- licie si riduce ad uu punlo solo collocalo nell origine delle coordinale , s« rie- scono eguali le radici della (17). Finalmenle nel terzo caso sarà e ^ o a mi- sura che nelle relazioni (3 ) si ritiene il segno superioie od iufer.ore , onde la ('15) si traduce in » = -"*0 --('+«)«•*»■("■+ -^)^'''(--) Rilenendo i segni superiori risulta evidente — I". che la superficie è iperbo- loide ad una nappa , quando le radici della (17) sono reali è disuguali — 11* iperboloide a due nappe , se coleste radici risultano immaginare . — III*, conoide a base ellillica , se le radici su ideile riescono eguali fra loro . Rite- iieiido poi il segno inferiore , questi due primi teoremi ritornano in ordine inverso . » Non essendo nostro scopo quello di presentare una completa discussione della dipendenza che esiste fra la specie della superficie (IO) e quella della super- fìcie (14), tralascerò di esaminare ciò che accade quando si ha A ^ H , t ^ K. No- terò invece che volendo la superficie (14) sìa un paraboloide , ci ha una in- finità di posizioni che si possono far prendere al p.ano (13). Queste posizio ni poi che prender deve il piano suddclto , allìacliè dal movimcalo di M ri- 198 «ulti un paraboloide , vanno soggellc ad una legge , la quale è die se si at- tribuiscono p: es: ad « de' valori arbitrari , i corrispondenli valori di /fi do- vraiDO essere quelli delle ordinate della curva adoperandovi quelli di * come ascisse . In altri termini questa curva di secoa- d' ordine indica la scala de valori che possono prendere « e /9 , volendo che la superfìcie descritia da M sia un paraboloide . »."Vi sono, oltre al piano, allre superficie, che percorrendosi da m, l'al- tro punto M percoriebbe una superficie di 2° ordine . Cosi p: e$: se il punto m percorre la superficie dell' equa?.ione il punto M verrebbe a percorrere la superficie m" j / , ir N C ^ A' N 1 -ctdIC^— à^) + -ì7Ctf-0( la quale si trova omofocale colla prima quando Y origine e gli assi delle coor- dinale ( a;' , j , ;' ) si fanno concidere coli' origine e cogli assi delle coordi- dinale ( m' , j;' , w' ) . Quindi riesce non malagevole la soluzione de' seguenli problenai . r. Date due piramidi triangolari , le cui basi siano due triangoli rettan- goli aventi nel medesimo punto i vertici degli angoli retti ed i caleii coinci- denti nelle direzioni , si domanda la superficie di 2* grado che deve do^cri- vere m, afiilcchè quella desciitla da M sia tale , che le riescano tangenti tutti i piani osculatori dei diversi punti di una lìnea geodesioa tracciala sulla prima tiuperficie . ir . Posi e le medesime cose de! prohlama antecedente , si domanda la superficie di 2° grado sulla quale conviene che si muova il punto m , afiinchò alla superficie descritta da M riescano tangenti la rette condotte langeuzial- jaicntc alla lioea geodesica disegnata sulla prima superficie . 19«l Iir. Ristando cgualmcDtc i dati del primo problema , determinare la tu- perGcic cbe deve descrivere nj , aflìncbè quella descritta M resti inviluppata da lutti i piani condoni tangen/.ialmeute ad una linea di curvatura sulla superfi- cie descritta da m , e cbe con questa superGcie faccia sempre un angolo co- stante . » Non sarà inutile indicare un metodo semplicissimo di descrivere per pui- ti una superficie di 2°. ordine fornita di centro , o in altri termini accennare come possa descriversi una superficie di questo gcnerere col solo aiuto della riga e del compasso . Di fatti supponiamo che la superficie proposta debba esser quella simboleggiata dall' equazione -/r + -B- + -ir = '• Si descriva in un dato piano un tri'^ngolo rettangolo bae : e tagliate su i ca- teti ab , ac ( prolungati se occorre ) due poriiooi a3 , aC per modo ch« verificbino le proporzioni A : A — C = ni' : a B' B : B — C = ar' : o C- si tiri la retta BC . Ciò posto , si prenda a piacimento ccl piano della fi- gura un punto m , e da questo punto si tirino le rette m a , m b , me ù tre vertici del triangolo bac . Indi coi centri a, B , C e coi ra-^gi am , BC = ùm , Cui" = cm si descrivano gli arciù circolari ff, g ,/ ; h h' , k k' , e si traccino le rette av' , By' ; au" , Cv" , le ((uali daranno origine a' due triangoli av'B , av'C . Facciamo ruota;e questi triangoli rispettiva- mente intorno alle basi «B , oC finché i loro vertici v' , v" si confondano in un sol punto nello spazio : qnesio punto sarà pos'o sulla super;i:ie cer- cata . Ed in vero questo punto , cbe nomineremo M , è tale che le :;ue di- •tanze Ma , MB , MC dai punti a , B , C soddisfano alle condÌ2Ì'> = o . Nella divisata ipolesi l' e^juazion» della superficie dcscrilta da M sarà » 200 A' _ K • A" — H- = —ir- + —7^ — (^8) eJ apparterrà ali" ellissoide purché si abbia k' > K' (I + ,3' ), /j' > H' ( 1 •+ »'). Ciò posto , trasformiamo le coordinale rettangole ( u' , v' ) in un altro sistema di coordinale rettangole ( y' , q' ) , e poniamo perciò v' =: p' COS. 9 — q' sen. f ti' = p' fCil. ^ •}■ q' COS. " + Vq'p' = D (',9) quando si abbia l" avvertenza di porre K- M = (1 — -p-C 1 +^')yos.'f+ (^ t_ --1.(14. «')V,e„.'^ HK + 2 — — « /3 COS. f scn. f N= (1-^ (1+/3-)^««.>+('l-^(1+0)'^o*-- X - - « 3 COS. G iCM. S /(/l.- '^ ' ' J* == (^ (< + **)— TT (< + /3')^««. -se». '(f). GU assi delle coordinate '' p', q' ) prenderanno la direzione dei due diametri prin- cipali della superficie '' 18) , ove si determini l'angolo per modo che abbiasi P =: 0. In questo caso , per quello che io ho dimostrato a pag.23 della mia Tiorica analitica delle Unte di 2°. ordine , ì valori di M ed N si avranno dall' equazioni tegueoti 201 1 ( K* H' 1 Rappresentanilo per a , £ , e i semiassi della superficie ( 18) , i costoro valori sa- raiiDO determinali per io rciuzìoui onde posto = W il volume della superficie divisata , sarà Ora dall' equazioni superiori si deduco agerolmcDte A'" / le — ir V H' / /e' — fi* \ Dunque cssrndo A- > fi, A > li , si richiecle che sia e: = o , ^ = o aClochè il vo- lume \V del U.Siro ellissoiJc risulti un minimum . Di qui il seguente teorema: » quando la superficie descrilta M è un ellissoide , a misura olio il piano sul quale » si muove m si avvicina al piano o^c, il volume di quella supcrCcie diminuisce ; e M diventa uu minimum quando questi due piaui si coulondoco c< . A'. B- Si avverta che apag. 1V9 verso la fino ove si trova maximum , deve leggersi mini- mum ; e nel 1." verso della pag. scgucule iu vece di area ma$sima «i deve leggere urea minima. 202 C0RKISP0I>DEKZ4. I. Si è data comnnicazionc al ministro di Pubhlioa Istruzione , per mezzo del Ticc-piesidente interino della Società Reule , della proi)osizione fitla all' Accade - mia , dal segretario perpetuo, circa il legato Somentiiii ( FcJ^ Alti precedenti) ; non clic di Intle le altre cose correlative a questo affare ; pregando esso ministro a farne intesa 1' Università degli Studi per la parte che la riguarda. E si sono pure di- relti gli ufiei di ringraziamenti all' avvocato D. Pietro Ycrasio , ed all' esecutore le- slaiiientario D. Vincenzo Bianco , della deliberazione accademica. II. Lclkra diretta daW Accademia Ercolancsc alla nostra : Sic. cjr. Segketajiio . « Ella fece conoscere alla nostra Accademia , che 1' Accademia delle Scienze desiderava ricevere 1' ultima Memoria del cav. Vulpes rimessale per la pane tecni- ca , firmata da me , dail autore e dal segretario perpetuo Ercolanese , ed accompa- gnata da' corrispondenti disegni . Nel tempo slesso diinandò pure una copia delle precedenti Memorie già stampale del cav. Vulpes medesimo , e fece conoscere che r Accademia delle Scienze si riserhava ascoltare le osservazioni del cav. Quaranta , per dare un giudizio definitivo. « » Non mancò 1' Accademia Ercolanese di subito disporre l' esecuzione di quanto si richiedeva , ed in fatti si sono avuti i fogli stampali delle Memorie del eav. Vulpes dalla Real Tipografia , ma non ancora si sono formali i disegni che ac- compagnar debbono la Memoria ultima del medesimo, ce » Intanto il eav. Quaranta ha insistito perchè senz' altro indugio si rimettano »ir Accademia delle Scienze i detti fogli impressi , ed una sua Memoria MS. , e si è approvato di eseguirsi nn tale invio . Mentre solleciterò i! cav. Valpes per la for- mazione de' disegni , e per l' invio di essi , unitamenle alla sua ultima Memoria accompagnata dalle richieste descrizioni . Le rimetto per ora i detti fogli impres- si , e la Memoria MS. del cav. Quaranta , soscrilta da Lui , da me , e dal segre- tario perpetuo , pregandola a presentarle all' Accademia , di cui degnamento Ella è segretario — // presidente G. Castaldi , // segretario perpetuo Fr. M.Avellino, m o tu o ir . .3 . 3 3 •- >- c ^ c s tu A 2 > > > a 3 3 3 e = c li 3» .• .-3 e Cj > > ™ - ^ 3 5 U (- ù s e .• 3 > > 3 3 s c 3 3 "•£ i = "- S • c >- > • > j; a 3 > 3 ■* * e 3 e a .2 3 — > 3 >■ « 3 3 C C Oo^jr OOO-yjSOo S"00000 Oq^Sowo ko?j? xi ctj OOOO t/i ■/! 'yj ;/) cn-^-'Z-ziZZi?; SS5:^^"tr. °g^Sozg >siz°i = ;S 71 M :o -*_=>_-* to:o OjO O S B i- o o 3 o -o o o o » o o o o o o o o O e O : " o •< o o o o o e o" — o' T-' o o o o o' o' s' =>' o o' o' e o" e o" cT =' cT ! t^C^t^O C5I^OCC»^0500 *«t--r-^i^"^c»5^ ^-■+*-o6or'? aO^i.O^OO WOOU^OOOO W^O^snOO-J^ OOOsftinO;^ a^000:-';0 «7)-^» — o" — Ci o" — ' ui" o (?"—*— ir^'rs' ai" iti zìi ^ -.ti -.^ S S 5S r-' t-' I-" ir:; o" i-n O IO U5 IO O =0 O o O aO aO O :0 O O :0 sO :0 iO O aO O tO O O iO lO lO o w O -* « « as fN o ' -« s o o e' 3 o' o o" o o' o o' o o o" — — — — " -• in oJ eri (N oi t» co co" O a: u __ I— Ol aO ^__ -•* O 0_ X 1- 00 (N t^ O O co *"^ 1^ 'H ^ t- X CI :r *?! co io 3^, t^ ^ o ^^ e j» o .* ci CI -j t-" ap sì 00 fli^ o co :o' — oi' ^jT -5 ~" es — ' 1-' 1- e-' '^ — - ce -^ ^o co p -'* -■**-■+ co ^-* -■*-■» 3 _^ ^ *!♦ co co co -•*-•* .-* -■* Z C5 -^ -■* -fc -■* '•* -•? -• ■* :-^ aO ''' t- t~ t- t- 1- 1- 1- r~ 1- r- i- i~ t- I- i- 1- i~ I- 1^ j- i- i- I- I» <^ i- >~ i- 1- i- t~ O -5 so^osfi.** 01CO--XOJ010 •-^^ors^'+Tio -j^ooiorc-^o aO(Mi^^^. ^ X 50 o « of o CT t:; X r: =;' co" o co co' — ' oi ao' oi" 01 o o r- y e t- ir o" cr --s ;-£ j^ t- r- 1^ 1^ i^ t^ 1^ 1^ t~ r^ t- i- i^ 1- r- I- 1- 1^ 1- i~ 1- i^ i~ i~ t- 1- t- i^ '~ ' ' lOtn ■ aoor-xoo*^ cico-j+vo-^r^x oso — oico--^so ^^r^x^ao — 1^^ ^»- — ^^^^ -.TI04-N!N:; ^ K; h- O co OD M C):^C0lOH»OtD -.\ a: iP f Oi IO h» M M M ^ ^ ~^ -^ C- iJ! ^' ^^ *■"' ^' *^ ti O:ol« W 00U5 -1 M M -4 ■- oc oc UC i• 5= o --1 ^i -1 -.1 -4 -4 -4 ^ ^ -1 ~T cs e e «:*-♦;-*.- •P-*- ^ a: w Iw ■- OD tu U •Ì--0 _ c« ^ iic — *- f* ^U« 03 co li -I "4 M -1 M -4 CO OC © eie ^ ^ w so o oc o ♦.- «s- r=- e- *- _*^ ^^ CJC C5 Ciltì CJC C3 00 t- oc V- •'^f^ i^j^ 00 © ce -- 00 »» V- ^- ^ oc O: oc OC oc "oc 00© © © V© oc s- *-_*-^^ w co o"co"©"is-'k) oo'oi "s" cr. 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B. ia.R.C.C-* Sl* a. ^ e. e a e a 5 g 5 g cr. x o a a e/- C/2 1/. C« C/= [/, -^ Z ^ e/; (,, c^, a (/, 5, 2 1 W. CD ~ - - "'Min'' -^ " O l 5; ^l ^1 ^1 ,.J .^ ^1 ^i -~i ^r ~i ^i --I -I ^1 -^i ■- ^, ^ w" *•■ -r w ^-- 1.^- ^- T-- C! O: wt e*: ^~ C- 0= ^' OC --J C^ :A C^ "- li. (*. ^5 --i C w: -4 -e- :5 * ■ * 5^5^ QE. o; Qì — -J oc o — o V tjt ^ o o -^1 ^ oc Ci ic -I ;;t ■*■■ V -■ O: O: OC O' O: C- ~ CI *. CJe Crt ■c»bD'^VV:jb=CL:'*^Vocc;5tits ;^OCOCM-4-4M-4£ffOCO^MCiCtC.iOCOCOCC5CP^'^_CDOO OC^CO^CC 00 CO 00 OC W CO Va 'oc ''-l '— "-4 O". tt. "-J i-l ♦■- '<=■ O' O 5P O oc oc V- C« OO V '— • O: CI V o Terniom. csler. mc5S5C:C5'^t^c;C5->-oCKJ-IC:CT*^ Umidità .a.a.g a.3 a.3^,e.c-a.a.a.i 2 ^ Ber. i » O r« O O t^ t/- rr, ^ C/3 K .-* C/1 PJ r« O O ,,, t/5 Cr. 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SnESiOENZA DEL HAnCUESE DI PIETRACATELIA MESE DI MAGGia In tal mese, avendo luogo le vacanze della primavera^ si rìpor-r ieranno due Memorie y V una del socio ordinario D. Stefano delle t^hiaie ^ l altra (/e//' ab> D.Remigio del Grosso , lette all' Accade- mia nelT ultima tornata del precedente aprile , e che non hanno po- tuto inserirsi nel fascicolo pel bimestre di marzo ed aprile , perchè divenuto già di troppo n^l numero dii" fogli, - 26 208 MEMORIE E COMUNICA 35! GIVI DE SOCI ORDINARI E CORUISPONDENTl DELL'ACCADEMIA. Descrizione , anatomìa e potere elettrico del Gimnoto della, Real Casa : Memoria di S. delle Ghiaie. Que' Pesci jnalacopicrigì apedi de "fiumi e delle maremme di America meridiona* lo, 1 quali, in singolare apparalo sccregaiido elellrico fluiilo (l),a volonià possono in bastante distanza fulminarne i loro nemici , non escluso T uomo ed i più vigorosi ca- Talli guaziantivisi ; da un secolo e mezzo circa formano oggetto di studio degli scru- tatori delle naturali produzioni. Conlansi fra costoro moltissimi zoologisti "2) , di- screto numero di fisici (3) e chimici (^4), poclù lìsiologisti (5) e clinici (ti) , ed ap- pena cinque anatomici peraltro sommi , cioè Ilunter (7), GcolTioy si. lIiLiire (8) , Rudolph! (9), Meckel (10), Valentin (1 1). I quali attesero iioa a' fenomeni elettrici, (I) Non mi è riuscilo di confermare la scossa elettrica comunicala a Coturno dal sorcio , •li' c^li di.-?,'c:i va ('Z.C», ai c«t>. Viunzia ,'ìolt. 178i) , ed a Silleiiian dalla eumci: tjujanlcaca ( Ticdoniaii'i Trait. de /i/ii/sioi.Par. 1831, Il 580 ). La credo però figlia del paiiicu liaore cagio- nalo da detti animali , specialmente nel maneggiarsi il gigante degli Anellidi ( Delle Chiaio Dcsci: e nolom. itagli anim. inv. Nap. 18'»1, III 93, tav. XCVII 1 ) , ricco di acro moccio der- Uioidco e nottetempo fosforescente. (.2; Linné Syst. oat. cur. GiiuUn. Lips. 1788, III 1138 ; Cloqiiet Sjst.anat.de l Enc. ntélh. Par. 1830, IV 268. (3; Humbolilt Rfc. d' observat. de znol. et d arnioni, camp. Par. 1811, I 4-8-92 , p?. X 3 ; Pqli .Elem. di fìsica sjjerim. Nap. 1822, V 189 ; Becquerel Trait. experim. dt lélectr. Par. 1830, IV 25.1-92. (i] Uiimboldt Mém.de la Soc. d Aremil. Par.|1809, II 3i9. (5) Tiedemann Trait. de phjs. II oG'J ; Muller Man.de pitysiol. Par. 1843, Il 58-6G. (6) Cloqtiet Fne. des mèd. Par. 1829, V 337; Davy (H.) Lane, frane. Ili 20 ; Mérat Dict. ie mal. nud. Par. 1831, III 447. (7) Ofimr. compi, irad. de l' angl. par Richelot avee note* de Ooven. Par. 1843 , IV 518-23, fi- LVI 1. LTII 4-5. (8) Ann. du Mas. d' hist. nat. Par. 1802, I 298, pi. XV3. (9) Abhand. d. physik. d. b'oii. prms. Acad. Beri. 1820,;).230 con2ta-»olc: Memoria che mi è riuscito impossitiile di consultare. (10) Traii. <.'.lr.aioBi. con»/». Irad. par Sdtuster. Par. 183G , VII 503, 1X224 , X 153, 143, 181, 189, 197. 218. (II) Btiir. i. Analom. des Zitleraaks. Ncuch. 1841, in 4 /!j. 209 ma all' origano destinato a produrli, sia come manifestazione fisica, sia in quuliià di energica potenza vitale, e sia qual mite risorsa terapeutica. L' anguilla del Suriuara , fjimnolo{o meglio pel dorso nudo gimnonoto ) elcl- Ifìco, quantunque indii^ona di aduste regioni, feracissime di vegetabili e di animali Tencficj , di tanto in tanto si è portata e tenuta viva a Londra nel 1778 18'24 1839' 1842, a Stookolm nel 1707, al Giardino delle piante di Parigi nel 182'2 , nella no- stra Metropoli a' 15 agosto IS'i'i : vale a dire un ijidlviduo di mezzana taglia dal Marchese Santangelo regalatoalMuseo zoologico , ed un altro (1) assai più grande recato in dono al nostro Sovrano da S.A.ll. il Conte di Aquila, e conservato in spa- ziosa vasca entro «no stanzino soleggialo della Reggia, dove pella dolcezza del' clima napolitano ha esso offerto in Europa l'unico esempio di più longevo spelta- colo pegli sperimenti intrapresivi dai Dotli di dentro (2) e fuori (3) Italia , al de-» siderio e spontaneo volo de' quali cerco dcbolmeule corrispoudeic col presente la- Toro» (1} »>Mi è-stala gratiss-ima notÌ7ja-(Iol gimnoto vivente costà. Malteuoci, die viene a4 Con- gresso, avrà, campo (li fare sul mcdt'jiino importanti esperienzu di cleltricità animalo. Il Dello Chiaie ne stuilieri la struttura interna u meglio la farà conoscere. « Savi Lilt. indir. al Principe di Canino Prosirlente della Sezione di Zoologia e di Notomia comparata, e letta nell« •ossione d6'-2'*.sett.l&'»j,cui assrslevano gli eccmi. Presidente generalo el MarcliOjc dil'ietracatolla. Piar.dd VH.Co.njr.riijd'jix'oH.T.JM/.Nap.lSl^^V ?'■'*'<; -IK» del. Vll.Ccnjr.ci'f.Nap. I8'i-C,l 718.Nella Sezione di Fisica 5. oli. dacomnies.sari Do la Kive.lìclli, .Maiocclii, e Matleucci relatore, intorno al lavoro di Paci Miranda e Prud(?nto sul nv:nz;onato j/mnolo fu proposto, ed approvato da Orioli nre- sidonte e dal cav. Mellom vicepresidente , cHe, morendo dotto Pesce, io ne avessi dovuto ese.!uiro la disseziono , restando di ciò intosi Miranda o Paci. Già altri se no aveva destramente usurpata la es('cuzi[)fK',c si ha ritenuto pure il disegrw ricavato sul jimnolo vivo, sebbene crroncoipt- jchè al pit- tore Calvo non fecesi avvertire ì( suddetto carattere specifico, e da conservarsi nella 11, Biblioteca pri- vata. Lo cecino. Prìncipe di lìisipnano Maggiordomo maggiorcme ne impose a prcfcrcnia lasezione, die ho fallo servire tanto al vantaggio della scienza mercè questa qualunque siesi Memoria , illu- strata da cinque tavole in foglio presentale all' Accademia inciso a mie proprie spese , esponendosi nella prima la figura lineare del yimnoto morto , nella seconda la splancnologia , nella terza 1" ap- parato elettrico cun tulle le attinenze di silo , nella quarta il minuto suo dettaglio, che unito a queU lo di altre parti aisalvesi nella quinta ; quanto al perenne ricordo esponente il rnoueilo in cera delle esterne ed interno forme dell'organo elettrico e de' visceri del cennato Pesce depositato si nel n. (jabinctto tisico , qome nel Museo nolomico-patologìco della R. Università degli Sludi para- gonalo a quello della torpedin» ,.ed insieme al pezzo autografo entro lo spirito di vino conservato- vi accanto, là contestando sem|ire 1' Augusto donativo.- (2) So no riscontrino i nomi nel Diar. cit. n. 1-12. (3) Markus e Mandi consig. e medici di S. il. 1' Imperatore di tulle le Russie : mtv- Eijchrald , Doubovitski, 210 § 1. Considerazioni intorno a tjuesla nuova upecie di gimnoto. Alle nolomiclie mie indagini ho fallo sempre precedere la esulta dctcrrainailo- re degli oggclli, u't^uali io allciuleva. Per cui e allo spesso avvenuto , che por mero incidente sia sialo coslrrtlo di entrare in qualche zoologico pridiiuinare . Cosi mi sono accollo, che il nntaloio ventrale del gimnoto della R. Casa era naturalmente in- terrotto, anziché oontiiiuato ; quantunque si raro Pesce fra lo spazio di un Irien- iiic fosse passalo sotto lo sguardo di quanti mai zoologisti fisici nolomici fisiologhi medici e chirurglii sirno qui venuti prima e dopo del VII. Cong'esso degli scien- ziati italiani a conlrraplarlo vivente, ed a sperimentarne la torporifcra scossa . Ca- rattere quanto definitivo , altrettanto discrepante da quello di-scritto e delineato nel ff. deUrico da classici osservatori , che il videro vivo nel luogo natio , oppure in Luropa, e spesso morto ne' Musei. Quindi nuli' animo mio sorgeva fondali) sospetto, qualmente al yimnolo in disamina , se fosse lo elcUrii-o , converrehbe assolnlamente correggersi la generica e specifica frase : ma, ove ne diversificasse , sarebbe forza di elevarlo a specie novella . Onde perentoriamente dileguare simiglianli dubbiezze, »ono ricorso a due argomenti di fallo : come a dire , desumendo il primo da una se- vera rassegna delle tecniche descrizioni e figure pubblicale dagli autori intorno al (j. eleltrico ; riguardando poi il secondo lo esame comparativo tra questo , e *1 gimnoto della R. Casa. Amenduc sono qui pervenuti da identica località american.'X ossia da Rlo-Gianciro , nel medesimo tempo e stagione , infine a' 19 maggio 4844 imbarcali sulla slessa Fregata Amalia. Tra la eletta schiera de' descrittoli del g. elettrico , ommeltendone que' , che attesero ad altri suoi particolari , cioè al prolungamento della mascella inferiore (1) od atla brevilii della coda (2) , sono da registrarsi il Plinio del Nord (3) , che lo contrassegnò per la penna codalc congiunta all' anale , indi Daubenlon (4) , Lace- ri) Oymnofus : ntaxitla inferiore longiorc. Gronovio Aet. helo.lX 27 , lab. Ili 1-3. (2) G. ni^ricans : cauda curta obtusa. Piò appresso si specifica : Une najcnire unigue , qui ttail du commeucemcnl du venire, parcourl loiitr la longtteur du poisson soulenue par une rangée il' arrèlci non inlerrompiie itisgu a l' cxtrcmitc de la qneue , soui la quelle elle stmWe un peu i (carter de la tigne droile. Seba AJus. Ili 108, tab. XXXI VC. (3) G. TtmUis: dorso aplerygio, pinna caudali obtasissima, anali anncxa. Lino. Syst. nai, cur. Gme'in ili 1138. (4) Anguille elrctrique : Le cnrps a le do$ dèpourou de nageoiret ; eclU de la queut tréi obtuse ut rcunie a celle de l' anus. Ed ai;j;iiisnc : Le) nageoiret de lapoiirine soni pelites , et arandies à hur sommet ; celle de i' anui eU longue ; elle s' etend depus l' extremitc dei nageoiret ptcloralet lusqu au boul de la queue; elle est gamie d' une si grande quanlilé de rayont, qu on ne peat exacle. 211 pedo (9, Humboldt (2), B'umtnbacli (3), Cuvier (/f), Blainvillc (5), Cloquel (6), Viileiiiin (7) . Costoro tblirro soli' occliìo V atijuiUa churica viva, o ben conser- vata nello spirilo di vino . Nò le «ono manuali allenti iconografi , ossia Bloch (8), Cloquel (0), Gucrin (10), Valenciennes (11), da' quali se ne è ftìdelmenle rappresco- tale in figura lo esposto ed esclusilo carallere. Marcate differenze io ancora ravvisava colla disse/ione dcU' apparalo elettrico eseguita da' citati nolomisti , non cbè da Letheby (l°2) in due viventi individui , e da Mayer (13) per ulteriori parlicolarilà io confronto della sezione fattesene d^i me. Laonde chiaro apparisce, che li suddetti gimnoti appartengano a due distintis- sime specie del medesimo genere , rilevandosi però nel gimnonolo elettrico di tutti gli osservatori unica penna notaloria estesa dal podice alla coda ; mentre essa du- plice rimarcasi in qui^llo della R. Casa, o sia 1' anale mollo piìi piccola e corta della lii«n< en delermtner h nnmbre à caute tU la membrane èpaisse dans la quelle ih soni enveloppés. Erte, tneih. Pad. 1791, khlkyol. 32, pi. XXV Ci. (1) noi. nal. des Poùi. P.ir. an. Vili, (. II IVo-Ta, p'.VI 1. — Oimnolo eleltrico. Le pinn» ftllorali sono lenuisiime ed ovali ; quella dell ano slendesi pio alla estremità della coda ; di cui il capo, anziché terminare in punta, icmbra tronco. Sior. nal. Yen. 1820, IV 22, lac. XXI 1. Egli soggìu^ne : Ut una cada molto piit largì , che il complesso della testa ; tali altezza i au' mentala dulia pinna del podice, che ne gaernisce luparie inferiore 29. (2) Sins compier la nageoire anale qui forme une sorle de carene. R'.r.. cil. 60, (3) Gyinnotiis : corpus compreas^um, sulilus pinna carinalum. Poi continua : lapenna caudale eltusiisima ne forma una sola coli anale. Man. della slor. nat. con note di Malacarne. Mil. 1826, III 139. {k) Les Ciymnolcs n onl mime aucune nageoire au boul de la queue, fous k quel s' elend la nageoire anale { Reg. anim. Par 1829, Il 35ij. oh lanigeoire cauiaie.Duvernoy Lcf . d'analom. eomp. de Cuvier 2. ed. Pdr.l8*o, Vili. (5) La nageoire anale s' elendani jusqu à l' exiremilè de la queue. Dici, des se. nal. Par. 1821, W ai. Ilisoni dèpoursuei de dirsales, mais n onl memi pas de caudale dinincle. Dici. clat. 4'hisl.nat. Par. 1825, VII 610. [6] La nageoire anate s' elend sous preiiue toni le corpt el jusqu à V extremilè de la queue. Enc, cit. 32o. Cunlre labuse dela nageoire anale. Enc. milk, suppl. Par. 1830, IV 270. (7) Uno era lungo piedi tre ed un |)ollicc , 1' altro piede uno e dieci pollici ; osiervandosi ia amendue unico nolaloio ano-codal». Bciir. cii. 30-37. (8) Aul. Fisch. Il i3, lab. CLVI. (9) Fn». desmcd.pl. XXI 111. (10) Jconogr. da R^^g. anim. Par. /830. pi. LXIll 2. (lì) Règ. anim. nouv. ed. pi. CXI, dessiné d' ijudo nature. (12) Wuller Arch. f. Anal. phys. und med. nerl.lSW, /).92 ; Zantedeschi Tralt. del magnet. t dell' tleltrie. Yen. 18i», II ,308. (13) MuMer ^rch. cil. p. 51 ; Pacini Org. clellr. del siluro. Boi. 18'»6 , p. 8 , far. f. 6. 212 coda i'. Rimosli dunque delti Pesci contraJdisliiili pel notaloio continualo, oppure inoeii'iluiciite iniorroilo, od arabidue essendo dolali di cletliii^o potere, secondo i ca- noni Liniieani abbisognano di nuova denominazione specifica. E perciò cura degli zoo- Jo"bi d imporre a ciascuno de'medesimi proprio e distinto nome ricavalo dalle addotte noie organiche ; ed a me soltanto incuuibc , quaimcnlc negli annali delle scienze oaturali fosse ricordalo , che il favore del Re vi abbia csclusivamenlc contribuilOi § n. Descrizione specifica del giranolo regio e differenziale dal g. elcltrico. La depressa lesta del gimnoto della K. Casa è lateralmente slargala, avendo la mascella inferiore sporta innanzi assai piìi della superiore, ambedue foniilc di pro- minenti e crasse labbra , non che di uncinali e folli denti. Gli occhi infossati , in direzione e poco lontani dagli angoli mascellari, quasiché mediani , sono piccolis- simi paragonali aliamole del corpo anzi del capo, risvegliando la idea di que' del proteo. 11 collo, rislrcllo avuta relaziono agli angoli della lesta , appena dislinguesi dal corpo. 11 quale pian piano estenuato , convesso e crasso nel dorso , poco a poco depresso ne' lati , diviene sfilato o carenato lunghesso la mediana linea ventrale, tranne pel suo quarto anteriore , ove apparisce cilindroideo , anziché conioformc , Iia valletta, osservabile per tutta la mediana estensione dorsale, scambiasi in rilevai» linea ne' due lali.I notaloi, crenolali nel solo inferiore e pendolo lembo, sono quallro, •vai dire due pettorali ed altrettanti addominali . Ognuno del primo paio, quasi Tentagliforme piccolo , lungo un pollice e largo linee dieci , giace vicino la ovale apertura branchiale , e risulta da circa venti spine Iricolome. I rimanenti due eslen- donsi per la quasi totale lutjghezza venlrccodale. Però il notatolo anale, lungo pollici selle, principia nelle pertinenze del podice, pian piano ampliandosi pel tri- plo della primitiva sua origine, dove arrestasi slargato da una a dieci linee con mar- cine retto integro ed ingrossato. È composto da sessanlalre raggi spinosi, obliquamen- te diretti verso dietro, ciascuno in giìi bipartito , ed in su finito a capolino come le corrispondenti spine interne : le prime delle quali sono di un ti'rzo piìi corte delle ultime, eccedenti in numero di sei ; delle esterne poi le tre prime osservansi bro- \issimc, ed altra simile finale. Lo spazio, o meglio la interruzione esistente fra T anzidetto ci successivo no- taloio, è pollici due e quattro linee, ed anche internamente manca di spine, eccello i laterlelli muscolari per raccorciarne il traversale perimetro cutaneo. 11 nolaloio Go- dale,di piedi due e quattro pollici, quindi molto più lungo, componesi di dugentocin- quanlasei raggi bipartiti , obliqui, e colle relative spine interne , essendone la prima di queste (1)più allungata. Non oltre un pollice eccedeva la estensione del (jimiio- (1) La fìgura del g.tlMrico pubblicata nella qui testò citata tav. della Enc.meth.oKte un errerò 213 to della R. Casa, lungo piedi tre e merco, da quella del g. elcUrico di piedi tre e cin- que pollici: uiisura ricavala da amenJue gì' indiviidui morii Ju uno u quullro anni, e tenuti nello spirilo di vino. Anche ora evvi sonoma dilTereoza tra loro : cioè la lesta del primo gimnoto è linee otto più larga del secondo; il corpo di ([uestn vedcsi assai meu Classo snello e sfilato di quello ; a tinta marrone come lu laterule filiera di aree circolari, biuncastro solto la testa e l'addomcjcol notatoio di piedi due ed undici pol- lici avente trecentosessanta spine esterne quadrifide, mentre è dessa olivacra nell' altra specia di gimnolo con bastante distanza fra' due suoi notaloi. Il che concorda colle tecuicbe frasi da me (1) divolgate intorno alla già posala dislinziune loro spe- cifica. I gimnoti abitano 1' America meridionale, dall' equatore sin al 0.° grado di lati- tudine boreale, e lo Emisfero australe nelle riviere delle Amazzoni alla temperatura di 2G centesimale. Humboldt (2^ aveva già riconosciuto nel g. elettrico la diversità de' colori relativi alla età, nudritura e qualità delle acque limacciose, essendovene alcuni giallastri ed altri lividi. Quelli da lui esaminati erano olivastro foschi, e giallo- rossi sotto la lesta ; di tale tinta era la duplice serie circolare di macchie estesa dal capo alla coda, fornite di mediana papilla col foro escrelorio del relativo follicolo cu- taneo , e pienamente vi corrisponde il gimnoto di Santangelo. Bajon dice essere nero- ardesia il colore del g. elettrico ; Bloch assicura di isistcrvene de' rossastri, da itine più gagliarda scossa j ma gì" Indiani accertano , the quello delle Llanos de apwe , lungo sei centimetri, e nero superi nel colpo torpeiiic la più grossa anguilla del Suri- nam. Il colorito del gimnoto della R. Casa vivo, e da me qualche volta visto nell'ac- qua , era giallo-fosco , eccetto sotto la lesta e la regione addominale , ove appariva giallo rancio ; morto divenne nero-fosco o meglio olivaceo-seuro , tranne la inferiore faccia del capo ed i lati della pancia, dove tale tinta è più sbiadata, cerulescente bian- castra con venature nericce. Appena sbarcati li suddetti gimnoti, vale a dire quello del Museo zoologico, tenutovi iu apposita tina piena di acqua , visse due soli giorni , dando occasione a parecchi sperimenti di zooeleltricissimo ; l' altro fu posto entro una vasca di fabbrica sul loggiato meridionale del R. Palazzo. Venne cibato di gamberi , acciughe intorno alla seria di spine iaternc,che rimaner deve naturalmtntc eccultata da'comuni integumenti, anziché allo scoverto. (1) 1 ) GiHMONOTUs elcctrìcus .- p?nna anali cauda tenut pretensa. 2 ) — Begius ; anati pinna minima, caudali maiore disiuncla. Delle Ghiaie Notiz. lu dut gimnoti eletlr. dall' Amtr. rtc. liv. in >ap. 10 marzo 18*7; Compi, nnd. dt i Acadttn. dts. te. Par. od. 18i7. 12) R. 24-° di uo' atmosfera di 23*)j25'' centesimale; riniinvellavasi in pL'rle dopo (]ualclytt dì , cangiandosi unta o- gni quindici giorni. A" 28 ft-bbraio (1) la temperatura del camerino era di l2o75R., accalorandosi a gradi l'acqna della vasca, la giornata però fu ventosa e fece neve. Nel di seguente i! giniìtoto ricusò il mangiare , dritto ascendeva a respirare I aria nella superficie dell' ticqua, e leniamentu calava al fondo per restarvi immobile : stropic- cialo non dette scossa , l'acqua si elevò al grado 18»25 R. , sulla vasca fu posta una coverta di lana, la icmpi-ralura dello sianj^ino segnò 13 R., ma \\ (jìmnolo si Irò- iò luurto ueir acqua a ICmTó R. , segnandone 1' aria 12»25 R. § III. Cenno (le più rilcvanlt particolari spliincnici. Le due prime costole sono brevissime, largbe, uncinate presso Tarticolazione f la seconda è lunga abbastanza, e larga; la terza ne dillcrisce pella huig!iy7.sa,c stret- tezza ; le altre dodici sono piccina : ho numeralo dugcucinquanta vertebre. L'»pparato addetto a'.Ia separazione del moe.cio spalmante la cute dii'tjimnoti, grossa- mente rugosa, è disimpegnato da particolari follicoli semplici tubolosi, immersi nel tessuto cellolare sotloderinoideo del capo ; essendo lineari, paralleli, fistolosi e lun. ghetti , a fondo chiuso , e finiti con imp'^rcetlibile apertura alla cutanea superficie. Avvene altri più rari, gra.idi evescicolosi col rispettivo dutlo fornilodi rilevala papil- la ; essendo distinti ne' sopracefalici distribuiti in quadruplice serie, «ioè marginali e mediani, e ne' sotlocefalici rarissimi piii grandi collocati dappresso il ientbo mascella- re, e ne' laterali occupanti la menzionata linea sollevata del corpo. Degne di nota sono le cresteformi vciruche giallo- rancie embriciate sopra la lingua, nel palato e fondo delle fauci, conosciute da Gtnelin, pro-dotta dal sollevamento della tunica tnoc- ciota imbottita da cellolare vasi e nervi. L' imbutiforme esofago verso dietro tuboloso , e con rare rughe longitudina- li , ampliasi nello stomaco a coi-jamasa , inlcrnanienle liscio a teniii papille con apice litico , araendue risullauii da torosi lacerti muscolari. Sezionato per traverso , vcdesene la parete composta da due marcate linee, la esterna minore chiaramente mu- (1) Capocci Oistrv. meitor. fatte nel R. Osstrv. asiron. di Nap. : Term. c»t. cent. 00 ; Rino- •«poli Otfcrv met. fatu nell' Osstrv. ddU R. Marina : Terni, est. 1. 5. 215 scolare , e la interna più crassa sbiadata , fatta da lasca rete di fibre organiche da apparile spugnosa . Nel pilorico suo orifiiio osscrrasi verso lo stomaco una valvulosa piega semilunare, poco rilevata ; il quale è di corto tragitto, largo quanto il cannello di piuma di oca . Il duodeno è otrcfornic , dove compariscono dodici fovee in fondo pertugiate a stella , ad ognuna corrisponde il rispettivo inteslinello cieco ; cioè sette di esse sono sparse nel grao culo di sacco duodenale, mentre nella sua porzione stretta notasi rilevalo anello valvuloso, oltre il quale stanno le rima- nenti cinque. All'esterno osscrvansi molliplici budelli cicchi semplici, anche nel (j. f/t;/ profonda fovea orbicolare.Li suddetti osseti ini pella loro totale superficie sono (issali aite pareli del timpano da folta filiera di traversali fibre tendinee , dotali di cliiaro movimento nella faccette articolari, o di reciproco congiugnimenlo scleroso, e continua- mcnle bagnati dall' umore o liquido Cotugnaao, dal Breschel detto perilinfa, flut- tuale nel cavo cranico. I tre cartilaginei canali semicircolari zeppi di eiidolinfa sboc- cano nel cuorefurme sacco o seno mediano , incrostalo di litica sabbia (oloconiti), il quale mediaule traversale dutlo rimane congiu;ito al scmiluiiarc cisticolo, siccome lo è questo al compagno. Entro cadauno di essi alberga un piio di oioliti : il primo (ó) •e?rvi r,nzi)lo ncll,i proporzione coli' o.ssi|;cno di 0,9G a 0,0V indicatavi da Humb.)ldt. Il ijvi.i- |0 Ila l'iciiralo la granile di dette vesciche troppo brevI». (6j Delle Ghiaie ì il primo che io mi tappia ai aver ottervalo , che i prismi , di che ti com- pone f apparecchio medetìmo, tono costituiti da parecchie vesciche globose a valitle pareli , le une incastrate sulle allre, e da tu in giù. reciprocamente comprette. l,ett. tuli' anatom. della torped. Nap. i8l5, p. 5-7 ; j4((ie pel ministero de'nervi accumulato negli organi elettrici; dichiarando , che recisi quelli , finiscano le scosse torpenli, tuttoché conllnuiao la circolazione sanguigna , ed i mo- ti muscolari. Spallanzani vi dimostrò indispensabile la influenza cerebrale , e ner- vosa ; idea abbracciala da llunter (3), Geoffroy sl.llilaire (4) , Cuvier (5) , Hum- boldt (6) ; dichiarandosi da Tiedemann (T), qualmente V apparato elettrico concor- ra in secondario modo alla scarica per contatto . Ed in termini più espliciti fa sog- giunto dal Duvernoy (8) , che fonte dell" elellrico sieuo la encefaliche parti centrali, pe' nervi trasmesso all'indicato apparecchio da considerarsene serbatoio, moderatore, e condensatore. G.Davy (9) loreputò tuttavia avvolto da mistero, stimandone il pro- cesso meramente vitale, impossibile ad aversene traccia nelle torpedini morte, passan- do stretto rapporto fra' nervi elettrici e 'l sistema secregaote il moccio cutaneo , da Volta (10) trovalo alto alla diUusione delle molecole elettriche. Becquerel ("11) vuo- le sì misterioso agente lavor'io del cervello , indi deposto nell'organo elettrico da au- mentasene di tanto la tensione, quanto basti a farne un'arma offensiva, posseden- done gli altri animali il necessario pel disimpegno delle diverse funzioni . Il princi- pio della induzione elettro-dinamica fa da Piauciani (12) applicalo a fenomeni elet- (1) Anatom. dìsam. cit. 291. (2) Zantcìlesdii Tralt. cit. 11 333. (3) OeuiT. compi. IV. {'*) Ann. da Mas. t[ hisl. nat. cit. 398. (5J iff . d' anatom. campar. Par. 1805, V 2G9. (6) C est dans l' action du cerveau et de la matiere meilullaire des nerfs que rtpait le grani rn-jUere, qui enveloppe Ics phénomenet de l' eleetrieité galoanique des poitsuas.Ree. d' obierv. cit. 91 (7) Physiol. cit. 579. (8) Ce no sont pas, à la vèrite', lei organes de sécretion du fluide èléctrique, mais bien U$ par- iies eentralesdu sysleme neroeux ou viennent aboulirles dilferents nerfs, qui en refoivent ce fluide, et le conduisent dans Ics organes éteclriques, Ceux-ci n en sont que les réserooirs , les condensatettrt ainti que nous V avions dèjà exprimé dans nolre ancien texte , et que la physiologie experimcntate ia démonlrc dans cn derniéresannées.Lts;.d'anat.comp.2.edit.\lll (idi. L'appareitèketrique da siluro differì de celai de la toriHlle et de celai da gymnote, qaoiqu il soit camme dans ces deux esfiects , un appareil essentiellement nsrvcux, Valenciunoes Ann. det. «e. nat. 2. ter. Par.lS^O, XIV 2!*'i, (9) Trans, philos. Lond. 1800, p. 429. (10) Becquerel Trait. exper. V 275. (11) 2y-ai<. eiMV 299. (12) Ptiichi l' organo della torpedine non pub dirsi un eondentalore elettro-itatieo, potrà alme- no dini un condtntatore tltUro-iinatnico ? Pan chtii. Pub immaginarsi ( eltttrico condotto dai 223 tro-fìslologici delle torpedini , e mercè la teorica delle correnli di derivazione e di induzione ne spiegava i fenomeni , rassomigliando 1' apparalo clellrico al voltaico condensatore a funzione dinamica . Secondo Valentin (I) il potere elettrico si ceo- tralizza nel cervello del gimnoto e della torpedine , poi giusta Orioli (2) rinforzasi Dell'apparecchio di tal nome , la di cui albuminosa materia credesi da Malteucci simile alla cerebrale . Costui inoltre dichiara il cefalico lobo paglierino focina della elettricità , che è la trasformazione della forza nervosa , oppure l' elletto del chemismo vitale per Zantcdcschi . Nò De la Rive (3) acchetavasi alle quistìoni del Faraday sulla influenza nervosa, e gli elellrici risullamenli ottenuti dal gimnoto, per- chè tuttavia sforniti di positivi dati. Con ragioneMuller (4) conchiudeva di mancarci uaa soddisfacente teorica degli effetti elettrici di delti Pesci, potendosi soltanto con- getturare, 0 esserne scaturigine gli accennati organi, o spettarne l ofiicio a' nervi. Nel primo caso T apparato elettrico, non polendo caricarsene senza la influenza de' nervi, colia sollecita loro azione elettrica sulla materia che lo compone, per mezzo di essi sviluppa uno stalo elettrico eterogeneo. Nel secondo caso, sorgendo le correnli elettriche ne' nervi, quell'organo sari* o un condensatore semiconduttore , o una pila secondaria (IVIatleucci ) , od un apparecchio eleltrizzanlesi per induzione , e capa- ce di derivazione; ciocche è per lui ipotetico , neppure essendo pruovala la presenza dell' elèttrico ne' nervi (5). falcetti nervei, dividerli pe' loro filetti in ciascuna cdletta dell' organo . Per mezzo poi del circuito rhiuso ali alto della scarica prodursi delle correnli di derivazione , che si disperdono pelta via della pelle ticli acqua del mare o in altri corpi circostanti , ovvero rientrare in corpo al pesce ; e generarsi delle correnti di induzione , al principio e alla fine della corrente inducente , e in qualsivoglia caso questi soffra considerabile variaz\one . Perciò è iniifferenl» il supporre che la torpedina mandi solo la elettricità al suo organo allorché è per farne una scarica , uvvero cht sempre l' organo riceva ti emetta eleltricilà , ma assai scarsa t non indicata da' nostri isirumcnti. Mem, della Soc. Hai. delle ic. Mod. 1839, XXII; Zanlodosclii Tfat.cil. II 3W. (1) Beiir. cil. 64. (2) Egli cosi ragionava det presente gimnoto : 1 ) esistere un organo seerelore V elettvieilà resi- dente in un ganglio come nella torpedine; '■2) ad un organo che dir si potrebbe colleliore, rinforzatora od acceleratore, a cui giungendo per molli fili una carica che sarebbe insu/Jicienle , diviene capae» di scuotere ; 3) alla potenza che sembra possedere l'animale di rompere in due punii del proprio cor- pò sciolto ad arbitrio ti circolo chiuso formalo da' fili interiori, periochi la corrente scaturendo in una data direzione involge gli animali o i corpi conduttori su cui la scarica è spinta . Riflettendo infine , che il gimnoto non sarebbe abitualmente carico di eleltricilà , ma nascerebbe la carica nel momento slesso della scarica per sparire da un dato ganglio e tornarvi. Quegli conchiudeva che : la dottrina de' pesci elettrici , Lasciando ancora delle inccriezze , abbisogna di studi ulteriori . Alti del VII Congr. degli se. ilal.cil. 1009, lOoG ; Palmieri Ojserc. $u< gimnoto fi4(U' ci(. 1010) . (3) Ce courant neparait pas produire un (ffet élcctnque pour le poisson, QueUe est son action, quel est également son mode de produclicn : cesi ce qu'oit ignare. Bibl. univ. Par. Iij39, XX.III 389 (4) Man. de phijfiot.cil. I 62. [i] lieJcuidQQ ìhgsiul. cil. 579v 30 224 _ Esposto r attaale stalo di sifTalto punto cardinale della scienza , e col rispetto dovuto a sì grandi osservatori , ne pronunzio contrario avviso , fondato sulle se- puenli tre quìsliooi capitali. Vale a dire : 1 ) quale sia l' organo esclusivameu- le incaricalo delia secrezione del fluido itliolellriuo ; 2) quale immediata ia- fluenza vi eserciti il sistema nervoso centrale e periferico ; e 3 ) quale intrinse- ca , e dill'urenziale nalura abbia Io clellrìcismo risultatone. E se i fatti nou rie- rcano di perentoria dimostrazione , sono almeno di sprone aricbiamarvi la speciale attenzione de' dotti viaggiatori pe'luoghi nativi deTesci elettrici, ciob gimnoto, tiluro, e gi/nnarco, mentre dal canto mio non ne trascurerò le ricerche sulle torpedini viventi. In primo luogo la ittioelcttricità è' secrezione dell' apparato vcscicoloso pre- cedentemente descritto , ed ora illustralo da qualche specifica nota . Ogni sua follicolo privo di escretorio dolio , anche ad occhio nudo videsi provveduto di ■*asellini arteriosi venosi e di nervicciuoli inlrecciali e dispersi sulla esterna sua superficie. Compresso fra le dita uà pezzo di pila elettrica cedale del gimnoto presenti i PI' Giordano e Palladino, nou che Paci, e fatto sporgere fuori il tendineo reticolato il margine di qualcheduna di quelle vescicole, indi rccisone e disleso uu pL'Zzello sopra una lamina di terso cristallo col microscopio di Amici e di Chavalier «pparvero parallele lislelle fibrose, avendo ad uno de' lembi varie filiere di concen- triche fibre paraboliche, ravvisatevi pure da Valentin. Fatto uso di lentine di massi- mo foco'del suddetto microscopio compot^o ùell' ottico francese ne comparve lo spazio tra cadauna lista traversale occupata da ovali cellole pavimeutose semiembri- ciale, fornita di vasellini ramificati, e di nervicciuoli pialli a maglie pentagono, co- me presso a poco rilevò Savi (1) nella lo triango- lo, che per la divisala propritlà ben può denominarsi triangolo polare, ha fissato la mia attenzione, ed eccitalo in me la curiosila d' indagare quali potrebbero essere per avventuia le relazioni e le dipendenze ira le pioprielh de" suoi vertici e quelle dei lati opposti ; quali quelle delle coniche clic abbiano per centri questi punti, ed i parametri con una certa legge ligati a quelli della conica primaria o l'ondumenlulc , per rispetto alla quale sono slate costruite le polari , dalla cui interse/.ione risulta il suddetto triangolo. Non essendo a mia conoscenza lavoro scientifico alcuno ese- guito su di questo lemaj mi sono avvisato che non avrei bui tata via la mia opera im- piegandola a trattarlo; sia perchè questa branca di Geometria con tanta predile- /ione coltivala ila Gergonoc, Brianchon, Poncelet, Teodoro Olivier, Steiner e Chas- les potrebbe cavarne il vantaggio di essere arricchita di qualche nuova verità sia perchè le altre già trovate, ad un generale principio potrebbero essere riattaccate e fuse, per cos"i dire , in una sola teorica . E V una e 1" altra cosa mi pare di aver ottenuto nelle ricerche da me falle. La bontà , colla quale solete accclicre i pro- dotti del mio povero ingegno, mi rincora questa mattina a comunicjrvl quanto ho saputo rinvenire intorno ai divisato argomento. » r.apprcsenti -- 4. :i_ = 1 ^^. r equazione di una conica fornita di centro e rapportata ai suoi dia nirlri principali come assi delle coordinate rettangole . Se con ( * , /3 1 , ( *' , 3' ) si dinolano le coordinale di du- punti nel piano di questa conica , le loro /)ci.'iì;i saranno deli- ,, « M ,3u mie per 1 equazioni L — = J '^ ^ A ^ 1! {■^) adollanUo i simboli ( u , e ) per indicare le coordinale correnti di lali rette . 231 Supponiamo adesso che la prima di queste polari JeUlia passare pel polo ( a' , /3' ) «Idi allra : chiara cosa e che ponendo m = a' , v = j3\ h prima delle (2) deve jitiiaiier soddisfatta da (jucsti particolari valori di ( 7/ , «; ) . Inconseguenza l'e- quazione di condizione che deve aver luogo , onde la prima delle polari (2) passi pel polo dcir altra sarà A ^ A ^ ^ Va questa stessa condizione deve aver luogo , volendo che la seconda delle polari suddette passi pel polo della prima , poiché la seconda dell' equazioni (2) deve esser soddisfatta dai valori particolari m = » , r = /3 . Quindi il seguente teore- ma : »se nel piano di una. conica si descrivono due polari , e la prima di queste >j passa felpato dell'altra, reciprocamente la seconda passerà pel poh della prima. « » Due rette tracciate sur un medesimo piano , e determinale per 1' equazioni V = «M + 6 f V + a'u + b' ) ^'''^ si tagliano sotto un angolo E , il cui valore si trova determinato per quest' al- tra equazione '^^' = n--aa- ' ^""^ e denominando {x. ,y,) le coordinale del loro punto d' incontro , si ha per i co- storo valori ab' — a'b J'o= a — a Quando le rette (4) si fanno coincidere colle polari (2) , abbiamo B* B '' = - A^ ' * = -r' ' - _ :!ì' b'- — " ~ A/3' ' "" /3' ' calori che posti nelle (5J e (6) porgono •' B* **' + A' /3/3' ^, I *• "" «1/3' — <ìi'/3 B(a' -«) »P'- -«'/3 /3 285 Ti( %' — *) }'- = — Poslo E = 0 nella (7) , vicoo _^ «'~ « e rcciprocamenle verificandosi questa equazione , risulta E =o . Di qui i due se- guenti teoremi : — 1° » quando due polari sii descrivono colla condizione che cia- » scuna debba contenere il polo dell'altra, ed inoltre debbono essere parallele , i » loro rispettivi poli ed il centro della conica si trovano in linea retta ; — "i" se i >• poli di due relte, ciascuna delle quali passa pel/>o/ Jo ) '^'^"'^ polari, uno dei poli ( », /3 ) , (a', ,3' ) sarà determinato per le (8) , quando sia data la posizione dell altro . Potendo dunque variare in infiniti modi la posizioue del polo ( «, /3 ) p: es: , benché sia fissata quella del punto di partenza ( ^. » /o ) > ^^ conseguila che egualmente in infinite maniere potrà variare la posi- zione dell' altro polo ( »', /S ) ; e però s" intende la verità di quesl' altro bel teore- ma : » da un punto dato nel piano di una conica si possono in infiniti modi tirare w due rette per modo che ciascuna di esse passi pel polo dell' altra . « » Tra le varie posizioni che possono darsi a priori al punto ( ^,, y„ ) o punto di partenza delle polari, una si è quella di collocarlo nel fuoco della conica (1). Que- sta condizione esigge che sia j,=o, j-„=± V ( ^ — ^ ) 5 °"^'^ ^^ (^) porg®"** '' = " = ' vT^ Sostituendo questi valori di « eJ «' nella (3), troveremo e poscia di maDo in mano 236 B'**' = A — lì A'R' A — B A'/3,3' + D'»y = £>. Qucst' ultimo risullalo traduce la (7) in ,, 'Ìf-E = 00 , e dà luogo al seguente teorema : » quando il punto di partenza di due polari , trac- » ciate in un piano colla coodizione che ciascuna passi pel polo dell' altra , è il » fuoco delia conica, quelle rette riescono 1' una all'altra perpendicolari. » » li' equazioni (8) si costruiscono (jcomctricamenlc io un modo semplicissimo, (|uando sia giù costruita 1' equazione della retta che passa pe' poli (x , j3 ), (*', /3')« Ed in vero 1' equazione di questa congiungenle si può esibire per et % Sieno /i, k le distanze dell' origine delle coordinate dai punti d' intersezione di que- sta retta cogli assi della medesima j e ponendo succcssivamenle d=o, u=h; v=zl{^ w = o nella (0) si avrà a/3' — «'/3 k = a,3' — y.'jg *' — « Questi valori sosliluiti nelle (8) le trasformano io A _ B e dimostrano. — 1*. » che 1' ascissa del punto d' incontro delle polari (2) è terza 5j proporzionale dopo la distanza dell' origine delle coordinate dal punto d' incoo- » tro dell' asse maggiore colla oongiuugentc de' poli , e la metà di questo asse me- x> desimo — 2" che 1' ordinala del punto suddetto è parinociili terza proporziona- vi le dopo la disianza dell' origioc dall' intersezione della congiungenle dei poli col- w r asse minore , e la metà di questo stesso asse . ce Inoltre è fatile persuadersi che la congiungente (9) è la polare del punto ( ^o ì Jo ) ■ ^^ '° ^*^''° '* equazione della polare di sosifTalto punto non può essore allnmeuti che della formu 237 A ^ U nella quale basta soslilnire soltanto i valori di .r„ , j„ tirali dall' equazioni (8) per ritadfie nella (9) . Quindi la conosciuta proprietà dello polari , che possiamo e- Dunciare cosi iu linguaggio ordinario : w se si tracciano in un piano due polari col- » la condizione che ciascuna contenga il polo dell' altra , la congiungente de' poli » sari» h polare del punto d" incontro delle polari suldetle . « » Le rette dell'equazioni (2) e (9) formano dunque un triangolo ragguardevo- le per questa proprietà che il vertice di ciascun suo angolo ha per polare il lato op- posto . Io do a ([ucsto triangolo la denominazione di Iriaiirjolo potar e, ed al punto {•'■<, ì fo ) q"<-'I'o di vertice . » Quando sono dati i htorjhì geometrici o per meglio dire 1' equazioni dell'? cur- ve che percorrono \ poli ( », /3 ),(»', (^') , non è diflicile trovare 1' equazione della curva per la quale si muove il vertice del triangolo polare , e quella dell invi- luppo della sua base . Ed in vero siano ^ = ^ W ?po) Y equazioni delle curve descritte da' poli ( *, /3 ), ( *' , /S' ) • Se a queste equazioni •i aggiungono le altro tre, che abbiamo antecedentemente stabilite , cioè 1' equazio- ni (;i) ed (8) , si avrà così un sistema di cinque equazioni , le quali mediante l' eli- minazione danno per risultato finale una equazione fra .t_^ , y^ , c date quantità co- stanti , e questa equazione sarà appunto quella che determina pienamente la curva che descrive il vertice del triangolo polare . Perciò che poi riguarda l'equazione dell' inviluppo di-lla base del triangolo polare , essa si ottiene eziandio mercè V eli- minazione di et, /?, »', j3' fra V equazioni suddette (3) e (10) , e le due seguenti dv __ 13' —(3 \ du a.' — * f \ (11) L' equazione finale risultante dalla divisata eliminazione sarà della forma Differenziando questa equazione completamente , si avrà un risultalo della forma +,(«,..É-) = " <"^ 238 "^ dopo di aver lutto diviso pel fattor comune j— . Eliminando dunque frale (12) e (13) il coefficiente differeniiale —, si am 1' equazione dell'inviluppo cer- cato , « » Applichiamo questa dottrina ad un qualche caso particolare. Supponia- mo p: fs: che i poli ( », /3 ) , ( «'> /3' ) si muovano sulle rette definite dalle equazioni Sostituendo nella (3J e nelle (8) i valori di ^ e |3' tolti dalle (14) , che tengon Iuo« go delle (10) , si avrà ■^+.4- (m*-)- A) (•«'*' + /o= 1 3-„=3 A C( »iV -h A' ) — ( «i« + A)) a. ( in'*' -{-/*') — *'( »'* + A ) __ B ( »' — « ) ^■'~ ^ a ( „,'«' -J. A' ) _ *' ( m* + A ) ' Foniamo quest'equazioni sotto la forma seguente o = « »' ( B -I- Am;»') + A ( mA'» -{- m'hx' ) -}■ A ( AA' — B ) 0 = ( m' — ni ) a-^ «»' -I- « ( A'.r, + Am ) — «' (Aj-, -f- A;;»') -}- ( A' — A)\ o = (m' — m)j„«»'+ «(Ay^_B)- «'(A/,-B), ed eliminando ax' fra la prima e seconda , la prima e terza , otterremo ad operazioni seguite 0 = * r ( h'x^ + km ) ( B -)- kmm' ) — hmh' ( m' — w ) .ri — «'["( A.r^ + Am' J ( B + Amm' ) + Am'A ( m' — w ) :r 1 -f. A ( A' — A ) ( B -j- A wm' ) — A e m' — «j ) a-„ ( AA' — B ) « = » [" ( A'j^ — B ) ( B -j- kmm' )—S mW ( «»' — m) j 1 239 — *' r ( ^'/. — ^)C^+ A""»' ) + A m'h ( m' — m )jj\ — h(tn' — m)j'^(/ih' — B). Si faccia ptr brcviià A' e 15 + Amm') — A h'mm' + AA' m' = A' ( R + Aw' j = E' /i ( r. + A mm' ) + Ahm" — A/i mm' = /i ( U + Am" ) = E A m fB + A»ì;«' J = F ; Am' f B + A mm' ) = V A ( A' — /j ) ( B + Ar«m' ) = G , A ( m' — w ) ( ''"'*' — B ; = H B ( B + A mm' ) = K , « r equazioDÌ precedenti diveiitcronno 0 = X ( E'r„ + V ) _ *' e E.r„ + F' ) — f IIx. - G ) " = « ( E/o - K) - a' f Ej, _ k; - II^.„ . , Quindi sarà facile dedurne successivamente 0 = 0 =2 = . [ ( E'.r„ + F ; ( Ey„ - K ; - ( E>, _ K ) ( E.r, + F' j ] - [("-•. -G) CE;,-KJ)_lIj„(Ex„-F')] =-'[ rE.'o + f; (e>;-k;-(E;„-k)(ex + f)] + [ r"'„-G) (EV,-K)-lI;-„( EX+ F ),] I e quali equazioni in seguito delia riduzione de' termini simili, porgono _ GK — IIK :r„ + ( 11 F' — EG ) > „ * - h (f _ l- ; 4- jrf E — E' J a„ + (LI — E F;_v__ ^, __ GK — IIK r, + ( IIF — E G )y^ * - K ( f _ E j + K ( 1-: _ E'j.r, + (EE-EF,K„ • Scriviamo per maggior couipendio di alj^oritmo r + s.r„ 4- n y, ^ + ."•'■, + v 7, ^, _ ■>- + s.T^ + r/ V, ^ + ^■'<. + >* /.' 32 2i0 e 808l''i"'"ilo questi valori nelle (lA) ù avri . _. { /' '>^ + '" y ) + ( '' i^ + >" s) .t,. + C fi V + in n }r, f iiialnicnle si surroghino nella (3) ad «, *', ^, /3' questi loro valori funzioni dli .r }' e quanljlà date , ed avremo per la equazione del laogo gcomcCrìco cercato 0 = B (y +£X, +,i7.)Cy +M-„ + A'r.) - AB rX^ ,a:i-„+ yjj' + A r T, + s, ..-, + 0, / J fra + e. T„ + m. /„ ); (J 5J «vendo l'avvenenza di porre y^ =z h X -\- m y ; y-i = h' X + m' y £^ =: A pi -f m e ; g^ = A' (/ -f" '»' « n, = A y + m -0 ; na = h' v + «»' n'- Ora r equazione (15) sebbene del secondo grado, pure non può appartenere ad una curva chiusa, poiché allontanandosi ali' infinito i poli (a, /3) , (»' , /3') dall' origine delle coordinale, anche il punto (•'■„i J„) che descrive la curva (15) se ne deve al- lontanare all' infinito . In conscguenia «quando i poli (a, p), (*', ^') descrivono » due lince r€tte comunque collocale nel piano della conica (1), il vertice del trian- 3) golo polare descrive anch' esso una sezione conica , la quale sarà iperbole e qual- ■» the volta parabola» . •>i Cerchiamo adesso 1' equazione dell' inviluppo della base del triangolo pola- re, sempre nell' ipolesi che i /Wj {y-^ ,3), («', /?*) descrivano le rette (14). Sostituen- do «ella seconda delle (1 1) il valore di §' — j3 tolto dalla prima di quest' equazioni, avremo ovvetaoiente o = ,Q'-r + u±-) - .' (p-v + n ^ . Se in questa equazione e nella (3) si pongono i valori di /3j, /;' desiinii dalle (14) 211 Cd" \ ^ t!v \ II' — V ■\- U-— ) — »'[ h — t) -f « —j—J p = «»' CB + \mm' ) + « A m /t' + »' A /«' A + A (Uh' — 15 J , fra le qaatt eliruìnaDdo »»' si avrà <» = » S(A'— v+M -^; e B + Amm'; — A m h' ( m' — m )\ — «' I ( /< — f + w -7*^ ) e B + Amm' )-\- km' h( m' — mjì — A ( A/i' — B ) ( »/ — m ) Se analogamente a ({nel che abbiamo fatto dianzi »t pone A' CB + \m' ) = E' , A ( B + A m" ) = E B + Amm' = M , A ( AA' _ B ) ( m' — m ) = N , r equazione precedente diventa Inoltre si ponga la prima delle (ti) sotto la forma^ e sostituendovi i valori di /3 , /3' lolli dalU piii volle nominate equazioni ( 1 4) , avremo (f" ^ ., . ^v 0 = jc ( m ) — o,'{m' — ) + A _ A' , du dii Ora si elimini successivamente *' ed « fra questa e 1' equazione (16) ed avremo Nm' + Erh-k')-'S^ -M (h - A') ( v-u —\ CE'm' — Em)— CE' _ EJ^ _ M (m'— m)(v—xi —'\ ^m\^>(h-h')-^— ^\rh-h')( V ~„ —^ , tilt ^ \ dn / » = CEW- EmJ — CE'- e;— - M (m' -m)( V ^u -^\ du V du J Se per abbrcvioiione di algoritmo si scrive 2^2 y A. t h'^ K V — ^ -rj __ ' ^ ilU ^ ^ . (Ir , th\ lìv , di\ y + , _- 4. ^ ( . _ „ -) _r _. - — — ' i vaìorl di j3 e jS' potranno esibirsi per di' , , di\ y, + e, f- n'( i» — M -j) ^ = ■ :^ , di' f fll\ Ora si sosluiscano tulli questi valori di «, *', /3, /3' nella equazione (3), e sarà di' f'" X \ / r 1 '^" I / '^ +*(^'+4:+".C'-"S))(-+4:+M.-4:)) Differenziando questa equazione e dividendo pel futtor comune — cbc risulterà da colesla differenziazione , avremo 0 = r. e ?' + 7- + 2* -£. + it!y—M -^^ ) 3 ^« — 'i " ) + A ( r. + «^ ^ + ^^ (^ -« ^-J ) ) ( •- -^.« ) 2i3 -2AB ^X+r,^^+y (.-u^))(^-y«) risuUamciito al quale si può clero la furnia 0 = C, + D„« + E^v ~ 2\luv + -11 ( F, + G. M + 2 ll.u' ) se si ba 1' awerlenia di porre C„ = B ( y + t'; s + A ( r. 5, + r, 8a ) — 2ABA,« D„ = - B (v + 7' ) r, _ A ( r- n, + 7, ri. ) + 2AB Xy E„ = 2Bnj+ A(os, + „,«,)— 2ABpiy 11^ = Bn' + A r), n. — 2 A B y' l\ = 2B s^ + 2 A 8, 2, — 2 A B ,« ' G, =-/iB£n — 2A( £,T,, + e,YiO + 2AB;/y. In conseguenza sarà ^i- __ du ~ C„ 4- Du 4- E,v — 2 H. M t» t\ + G„« +2 Il„«' C„« + F.v + D„»' + f E^ + G J ni « V = rfu F + G« 4-:^ 11 u' Si sosliluiseano questi valori nella (17) e si avrà per 1' equazione dell' inviluppo cercato lo qualunque ; so queste ultime l'clle » si assumono pei luoghi geomeirici dei poli , una delle diagonali del suddetto qu;v- » drilatero e propriamente quella che passa pei poli invilupperà una curva di quar- >} t' ordine , e V altra descrivecà colla sua cslremitu una curva di 2°. ordine a rami ■» infiniti». » Quando nelle (14) si suppone Ii=zo, h'=:o, le rette suite quali sono costretti a muoversi i poli (ji,jS), («', /3') convergono neir origine delie coordinate , punto che si confonde col centro della conica (1). In questo caso abitiamo E=o, E^ = 0,0 = 0 : sicché per ciò che riguarda il luogo geometrico del punto (.r, , y^) si ha _ H T'y — K.r„ * - IT ° «' = JL ììm Sostituendo questi valori nell" equazione (3), avremo- AB (A+Bmm')(Fj„-Kr.)(F/, ~K.rJ = _K'(F'_F)= equazione all' iperbole . In quanto poi ai valori che prendono « , »' , /3 , |S' nel- la ipotesi che si riferiscono all'inviluppo delia base del triangolo polare si trova . - \ du J 1' — F F/„ — Kx,, \' — F F'/. — K.r, i' — F F.r„ — Kar, p ( V — u \ dove si è posto per brevità P =: — M ( m' — »" ) 5 ^ poscia ZM dv s=. Nm V m' ~ ~JÌi ti (io V - n' Nm' ni "" du P 1» V dv "du Posti questi valori nella solita equazione (3) si trova ^(B + AW) (.-ì,) (..-±) =A«(.- . iy Si faccia per brevità N' B + A 7nm' L. Am(y — b) + B(x — rt) A(^ — /i)'+B(a; — a)' + a^A m' ( j — i ) + B ( x — «)^ A H.' ( j — ^) + B ( a: — a ) m A ( y — Z. )' + m B ( .T — a)' + b^k ni(f — /') + B( x— a )'\ A m {y — b ) -\-ii{x — a ) *' = .« = 247 «•' A ( j — 6 )■ + m' B (x-a y + lQ\m' ( ^ _i ) + 15( a: — a)^ Ora si faccia per compendio di algoritmo j' = j - i x' =1 X — fi ; e sosliluendo nella ( 3) i trovali valori di » , «' , |3 , t^' , si avrà per la cur- va Cercala o=r hy" + Bx" + a( Amf + B.r')'\(hr" + Ex" + o ( A m'f + Ba;' )^ B + ^ » e si prendano le ascisse^ parallele alla retta che congiunge il centro della conica ( 1 ) col vertice del triangolo polare , e le ordinale q parallelle alla base del triangolo suddetto . Restando tuttora il centro della conica (2) per origine delle nuove coordinale , si avranno le relazioni seguenti X =: p COS. ì^ + q COS. ^ ì . y =: p sen.ft + q scn. \ ' | Ma dall' equazioni (20) e (21) si deduce agevolmente COS. fi = \J[A.'{fi'-^y+ !)■(»'_<»/] 249 ~ B ( »' — , ) ""• ^ - V LA' ( ^'- ^ )■ + li' ( .' -". )■] V [( ^'- f )" + ( *' - » )'] icn. J, = ■ L . In fìonsegaenza la ( 22 ) si traduce ia Y {fjL — ^)cos. \ —(l — ai)scn.^. (24) E poicchè dalle ( 23 ) si ha y COS. 4- — • X sen. \ z= p scn. {fi — 4- ) > ne conseguita che denominando A , A- ; f, g le coordinale ohblique corrisnonden- li a ^ , »i ; » , /3 , e posto di]>piìi H = ^-4-, avremo le seguenti rekzioni n COS. 4- — I scn. 4- = A sen. H |9 C05. 4- — * scn, 4- = f sen. H . Sostituendo dunque Della ( 24 ) , si avrà V =z {h - f) sen. H. (25) Sia S la lunghezza della retta che congiunge il centro della conica col vertice del triangolo polare : posto h = S nella (25_) , e rappresentando eoa II 1' altezza dello stesso , il valore di II sarà dato dall' equazione n r= (5 — /■) sen.n. (16) » Sia : lunghezza di una trasversale menata dal vertice del triangolo polare ad nn punlo (p , q) dalla conica (I) , la quale trasversale faccia colla reità che con- giunge quel vertice al suddetto centro un angolo che rappresenteremo per 0 , e sarà _^^se„.(H|0_) ^,_j,^ SClì. 11 sen. 0 ^ V ) (27) ' tcn. Il Inoltre sieno C , D i quadrati de' scraidìamctri coniugati di cosiffatta conica paral- leli agli assi delle coordinale (/>, 5 ), e la sua equazione tra coleste coordinate po- trà esibirsi per •250 Se il) questa equazione si sostituiscono i valori dì p, q tolti dalla ( 27) , troveremo ad oporazioDi seguite . ^ M" N' N ^ 5 M S' _ * ("C" + Ir j ■" -' ~C~ "^ G~ ~ ^ ' la quale si traduce evidenteracnte in o = z' { DM' + CN' ) — 2z . D 5 M + D ( S' — C ) (A) . Sieiio 3, , la i due valori che dà per ; questa equazione , e sarà per un conoiciulo teorema di Algebra 2 D J M '' + -'^ = DM- + CN' ^^20) _ D ( ;■ — c ) ''"' ~ DM' + LiN- Dividendo V una per 1 altra quest' equazioni , avremo --+— = "''' . (30) *•/ A-a 0 2 "— Li Finalmente deDomlnando L la corda che dalla trasversale taglia la conica (28) sarà K = 2VCPt:)V[DM- + N'(C-g')] , DM' + CN' ■ ^ ^ Vedremo da qui a poco 1' uso di queste forinole » Immaginiamo adesso che col vertice del nostro triangolo polare come cen- tro si descriva un" altra conica , i cui diametri coniugati 2 v ^'5 2 \/ D' , sieua rispettivamente paralleli ai diametri 2 \/ C , 2 \/ D della conica (1) : chiara co- sa cosa è che il diametro 2 \/ C sarà adagiato sulla retta che congiunge il vertice del triangolo polare col centro della conica (1) . Inoltre fra le quantità C , C , D , D' esista la relazione io dico che astraendo dalla specie della conica (1) , la sola giacitura del vertice del triangolo |)olare per rispetto al centro di questa ci rende possii)ile di argomen- tale la specie della nuova conica , la cui equazione può esibirsi cosi iLuil + i! = 1 . (33) e ^ D' ^ ^ Ed in vero supponiamo primamente che il vertice del triangolo polare ormai di- ventato centro delia conica (33) cade dalla parte interna della conica ( 1 ) : se questa è ellissi sarà 251 C — 5*>o, D>o, e per contrario se questa conica è iperbole avremo C — 3' < 0 , D < 0 , C In conseguenza si nell' uno che nell' altro caso sarà — - > o , cioè la conica C33J è ellittica . Se poi il vertice del triangolo polare cade dalla parte esterna della co- nica (1) , quando questa è ellissi si ha C — 5- < 0 , D > 0 , e quando poi è iperbole risulta C — ò'>o, D = ±\jQr^) (S-P.)r (36) dinotando con (p, , (j, ) le coordinate correnti di coleste retto computate paralle- lamente agli assi obbliqui . Dalla forma dell' equazione ( 36 ) risulla che siffatti assintoti passano pel centro della conica ( 35 ) , cioè pel vertice del triangolo po- lare : ed io aggiungo ancora che essi si confondono colle nominate polari ( 2 ) , Perciocchì: se si vuole che una retta dell' equazione .' ( D + CA' ) — 2 C /e' 3p = C ( D — A' 5' ) risultante dall' eliminazione di q fra la (28) e (37) , e si abbia fra i cocllic lenti la re- lazione C A-4 5' + ( D — A-' 3' )( D -1- CA' ) = o , dalla quale si deduce Adunque le ( 3G ) e ( 37 ) diventano identiche nella ipolesi del contatto della ret- ta corrispondente all' ultima di siffatte equazioni colla conica primaria . Di qui il bel teorema datoci dal lodalo sig. Chasles , e che possiamo enunciare nel modo seguente : «quando laconica (33) è relativa al vertice del triangolo polare , i cui » lati sieno tangenti alia conica primaria, qualunque sia la specie di questa , la pri- » ma conica è un' iperbole , ed ha per assintoti i suddetti lati del triangolo polar*. » Dall' equazioni ( 27 ) si deduce eliminandone z ? = LlZZ . (38) sen. 0 SCI. ( H + 0 ) ^ ^ Quando (questa retta passa per 1' origine delle coordinate (p » 5 ) , cioè pel centro 253 della conica ( 28 ) , si ha ? ss o . In tal caso l' equazione (A) sì ricloce a _ V(I)C) " ~ V(I>M' + ^>") ' e questo valore di i esibisce il semiJiamelro che taglia la retta cnngiongente il centro della cooica col triangolo polare sotto l' anjjolo 0 . Adotteremo il simbolo C. per rappresentare il quadrato di questo semidiametro , e scrivertmo in segui- to della relaziooc prcccdcoto " D M" + e N' ■ ^ ^ Similmeate deoomioando C'^ il quadralo del semidiametro della contea relativa clie taglia sotto lo stesso ongolo 0 la congiungente suddivisata , sarà "D' M- + C JN' ' equazione che sì traduce anchp in C = ^— (40) DM' + ( C — 3' ) NS ' |)oneDdo mente alla relazione (32) . Estraendo la radice quadrala da questa equa- zione viene VC'.= - V(DC') . V[UM'-f (C — tì')N'] ' e per questa dividendo la (39) risulta C^ _ CyP V [DM- + ( C — S' ) N-] VC'„ ~ \j^ ' DM' + CN' Paragonando questa equazione colla ( 31 ) si trova .l^^^.r^ (41) nella quale equazione si legge questo elegante teorema , che dobbiamo al loda- to Geometra Francese , ed enuncieremo cosi in linguaggio ordinario : » ogoi w corda della conica primaria , che prnlimgala passa pel vertice del triangolo » polare , divisa pel quadrato del semidiametro della stessa curva che le rie- » sce parallelo , porge un quoziente proporzionale al valore inverso del semiJia- » metro della conica relativa , il quale ha la sua medesimi direzione . » » Quando il vertice del triangolo polare e cooscgueulemente il centro della conica relativa passa ad occupare uno dei fuochi della conica primaria , la conica relativa diventa un circolo , poicchè deve soddisfare alla condizione di essere co- nica ellittica , e di avere i diametri coniugati perpendicolari fra loro . In tal caso sarà C. quantità costante , comunque vari 1' angolo che la trasversale (38) fa 254 coir asso 2 \/ C , e r equazione (41) dà luogo ad un teorema , di cui io diedi uaa nuova diraoslrazione nella mia Memoria sulle principali proprietà della lince omo- focali del 2" ordine , ed è » che le corde che passano pei fuochi delle coniche sono » direllamcnte proporzionali a quadrali de" diametri che loro riescono paralleli . jj » Allorché il vertice del triangolo polare cade dentro la conica primaria , la corda K è la somma dei raggi veliori condotti da quel punto ai due archi opposti dalla curva e posti per diritto ; ed al contrario quando quel vertice cade fuori della suddetta conica , la corda K è la differenza delle secanti measite alla curva da quel punto , le quali sono sulla slessa trasversale e la incontrano una nell' arco con- cavo e r allra nel convesso . Poste dunque siffatte secanti o l'aggi vettori che voglia- no dire =: Z, , Za , sarà evidentemente Z, ± Z. = K , (42J dovendo valere in questa equazione il segno superiore o l' inferiore secondo che il vertice del triangolo polare cade dentro o fuori la conica primitiva . Intanto i va- lori assoluti di Z, , Z, non possono essere altra cosa che i valori assoluti di z, , sa j poiché debbono essere le radici della equazione (A) . Avremo dunque Nella ( 42 ) si sostituisca il valore di K tolto dall' equazione (31) , e poscia divU dendo per la (43) verrà 1 1_ _ _ 2VDC' V [DM' + (C — ^■)N'] _ % Za ~ D(5'— C) la quale riducesi a Z, - Za (5-_C)VC'„ \ '' ponendo mente alla ( 40) , e verifica quest' altro teorema : » se intorno al vertice » del triangolo polare si fa girare una trasversale che incontra la conica primaria « in due punti , la somma o differenza dei valori inversi delle disianze di tai pun- « ti da quel vertice è proporzionale al valore inverso del semidiametro della co- w nica relativa diretto secondo la traversale . » Supponiamo adesso per un caso speciale che il vertice del triangolo polare cada in uno dei fuochi della conica primaria . In questo caro sarà C =3 C'^ poic- cbè la conica relativa diventa un circolo ; ed inoltre C = A , 5' = A — 15 . Ri- lenendo adunque il segno superiore ncU' equazione (44) ,^ giusta l' osservazione fat- ta antecedentemente , avremo 1 1 _ 2 V A X "*" ZT ii~ ' equazione che esprime uua coDosciutissima proprietà dei fuochi delle curve coniche. 255 » Proponiamoci adesso di risolvere il seguente proMema : » Delcrminare » la curva che descrive una linea rella che gira inlorno al verlice del triangolo po- i> lare colla condizione, che resti sempre proporzionale al rapporto fra la distan- " za del suddetto punto al punto della conica primitiva posto sulla stessa Irasver- » sale , e la disianza di questo ultimo punto dalla base di quel triangolo ; sicché » se R, r, P dinotano per ordine cotcsle tre rette, e G una certa costante, si abbia Per risolvere questo problema colla maggiore possibile semplicità prenderemo , come è staio nostro solilo , per assi delle coordinate obblique i diametri 2 y C , 2 y D della conica primaria ; e rappresenteremo per ( p , <; ) le coordinate del- l' estremità di R , e per ( h, k ) quelle del punto della conica primitiva posto sulla medesima trasversale. In seguito di questa convenzione è facile intendere la verità delle relazioni seguenti /> = 3 — RM , 5 = RN h = ^ — rU , A- = r N , rappresentando M , N le stesse cose che nell' equazione (27). Di qui risulla r _ A — g '^' __ I* onde sostituendo io luogo di P il suo valore tolto dalla (25 ) , potremo stabi- lite le due seguenti equazioni scn. H • = I r — licn. n ? \ o y Dalla prima di quesl' equazioni si deduce agevolmente G S— fsen. lì(p— S) (46) /* = /•= G — icit. ìi { p — 5 ) G{s-r) G — scn. 11 ( /> — 5 ) ;■ _ ( ^ - D ? -^rn. H G — scn. 11 ( /> — 5 ) Ma r equazione della conica primitiva è onde sostituendovi questi valori di h e A si avrà 34 \" ^) 256 D^G 5 — /-«n. H (/) — ?) y +C(3_fy 5'w/».'H = CD^G —scn.ìl{p—S)y Sviluppando e riducoodo a zero il secondo membro di questa equazione si trova 0 = C{S — fyq' SCI.' H + D ( r — e ) scn.' Il {p — sy — 2DG ( 5 /-- e ) «n. 11 ( ;j _ 5 ) + DG' ( 5' — e ). Ma sappiamo dalle volgari proprietà delle polari (*) essere S f~ C c= o; onde ne verranno quest'altre relazioni O e r equazione ('i7) si traduce in Dalla equazione (32) si deduce C — S' = m' C D = r«" D' , rappresentando "» una costante arbitraria ; onde potremo in seguito di queste re- lazioni cangiare la ( 48 ) in 0 = C 5' + D' (p -5)' - -^ . /' ^' m ^ ' Li m sai. 11 Essendo m , G ambedue costanti arbitrarie e non sot;gelte a condizione nessuna , la ( A9 ) dà a divedere che una infinità di coniche , che abbiano il centro nel vertice del triangolo polare e siano simili alla conica relativa , soddisfano alle condizioni f') Jiola . E' conosciutissimo il teorema seguente : » tutto le seganti Ji una sezione )> conica , che passano per uno stesso punto , rimansono divise armonicamonte dalla cu.- >i va , dal punto e dalla sua \ìo[are « ( v. le note allo Sezioni Coniche del Flauli ) . Se dunque una segante passa pel centro della conica dovrà a versi la seguente proporzione , 3 + ve •• ve + /■= 5 — ve : ve — r come s'intenderà ridcttendo per poco alle quantità simboleggiate da S , f, VC Facendo il prodotto de' medi e degli estremi termini in questa proporzione si avrà l' equazione Sf — C = 0 riportata nel testo. 257 del proposto problema , percioccliè in infiniti modi possono determinarsi i valori di siffatte costanti . Quando poi si pone per un caso speciale C Vi' sen 11 allora la ('lO ) diventa e "*" D' equazione alla nostra conica relativa. Possiamo dunque in seguito di questo discor- so asserire col sig. Cliaslcs che » il rapporto delle distanze di ciascun punto della » conica primaria dal vertice del triangolo polare e dalla base di questo, e propor- » zionale al semidiametro della conica relativa , sul quale si computa la prima » di quelle distanze . w Se il vertice del triangolo jjo^rtre passa ad occupare uno dei fuochi della co- nica primaria , la conica'nclativa si trasforma in un cerchio , e la base del triangolo si confonde colla diretlricc della conica primaria . Neil' equazione ( /t5 ) sarà dun- que R costante , e resterà così confermalo il ben conosciuto teorema rispetto ai fuo- chi delle coniche , cioè che » le distanze dei punti di queste, curve da uno qualun- » que dei fuochisonoproporzionalialledistanze dei medesimi punii della direttrice. « 253 TORNATA DEL DI G GIUGNO 1818. Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Il segretario perpetuto ha letti parecchi ufizi dal ministro di P. I. diretti ali Accademia durante le vacanze, i principali di essi sono i se!»uenti : 1. In data del 13 aprile, sotto il ministero di D. Carlo Troja, si parte- cipava air Accademia , come S. M. il Re, nella confeivnza del 6 di tal mese, trovando ragionevoli le considerazioni esposte dal presidenti; della nostra Accade- mia con rapporto del 5/ dicembre i847 , per disgravare i fondi della Società Beale Borbonica , dal pagamento de gettoni a favore do membri della giunta (lilla Biblioteca Frale Borbonica , si era degnalo approvare , che dal /" del cor- rente vnsc in poi i gettoni di citi ì: parola gravitino sul fondo degli assegnamenti fissi tncnsuali della Beale Biblioteca medesima . 2. Con la stessa data s\ rispondeva ancora ragionatamente alla proposta fdtta di una modificazione nella nomina de' nuovi soci , dichiarando di non po- tersi egli arrogare le facoltà di avanzarne al Re la proposta senza le solennità consentanee al presente nostro politico reggimento , coochiudendo, che potesse pro- cedersi al rimpiazzo de' posti vacanti , secondo V antico Statuto , e proponendo che ciascuna delle Accademie sottoponesse a ponderato scrutinio gli articoli tut- ti dello Statuto , notando i cangiamenti da dovervi apportare , per poi riunirsi in ternata generale straodinaria, per disporre, noli interesse e decoro dell' intero corpo accademico, la fonnolazione di un novello progetto di Statuto , il quale po- tesse , per organo del Ministero di Stato della P. I. , essere presentato alla di- scussione della rappresentanza nazionale . 3. Con altre due ministeriali di tal ùaia, sì partecipava di essersi eseguito il pagamento di due. 20 al socio Gemmola , [•:!• jli esperimenti fatti nella grot. ta della ammoniaca , presso Agnano, e quelS al socio Costa, pel fascicolo 58* della Fauna del regno di Napoli . 4. Con ministeriale del 18 del mese s' jsu si accusava la ricevuta degli alti verbali per le due sedute di inarzo ; e con altra del 3 maggio di quelli per aprile . 5. In data del 9 maggio dal ministro Imbriani venivano trasmessi all' Ac- cademia due Sovrani Rescritti , comunicatigli dal ministro di Guerra e Marina , r uno per destinarsi un socio dell' Accademia nella classe di scienze Fisiche , da intervenire , di unita al cav. Melloni , al concorso por la vacante cattedra di Fisica e Chimica nel Collegio di Marina , ed il nostro presidente vi destinava il socio D. Giov. Guarini . Coa 1' altro Real Rescritto si chiedeva un socio da 259 infcrTcnlro all' esame di concorso perla provvista del professore di Geografia e Storia nel sudJello collegio , ed u quc Ilo di sola Geografia nella scuola degli alunni marinari , al quale doppio incarico il presidente nominava il cav.dc Luca. G. Seguiva dopo ciò la lettura del Real Decreto in data del 2. maggio con cui S.M. si era benignata nominare, al cospicuo posto di presidente genera- le della Socielà Reale l'orhonica , il nostro socio ordinario cav. Bozzelli, ed il Real Rescritto con cui gli sì concedeva facoltà di riformare lo Statuto at- tuale di questa , proponendo poi i cambiamenti all' intero corpo della Società Reale ; al quul proposito un tal presidente avea già convocata la Società nel dì A. del corrente mese , e dichiarale le sue idee sulla riforma , passandole ia seguito per iscritto ad una commissione da lui momìnala nel seno delle tre Ac- cademie , e composta da' signori marchese di Pictracalella , D. Pasquale Borrellì, cav. Melloni , per quella di Scienze , Selvaggi , Greco , Cirillo per l' altra di Antichità e Belle Lettere, Mincrvini per qnella di Belle- Arti, afiìnchc sbozzasse un tal piano di riforma . 7. Altra ministeriale di semplice partecipazione, per rimanerne intesa , per affari riguardanti 1 Accademia di Belle Arti, è stata pur inviata alla nostra Ac- cademia . Il segretario perpetuo ha dopo ciò presentati ad essa diversi libri invia- tile in dono , ed a lui pervenuti durante le vacanze . (*) Dopo queste cose egli ha continuata e terminata la lettura del rapporto de' lavori annuali , giusta lo Slalulo. In seguito lia ricordato all' Accademia , che per la ventura tornata vi è una Memoria del sig. Filippo Casoriasut/i un nuovo metodo per oHcncre l'ossido rosso di rame, ed una nota del de Martino di ricerche sulla struttura della placenta , e della tunica decidua della giumenta , già a lui consegnate Cn da prima le vacanze di pri- mavera. L'Accademia ha pure con sommo piacere inleso annunziarsi dal segretario perpetuo alcune ricerche intortio alle curve inviluppi , lavoro di un giovinetto , che fin da' primi suoi sludi matematici, in tenerissima età , formava la maraviglia di tutti coloro che lo istruivano . Egli è figlio di un nipote del fu illustre Pergola, e par che voglia riprodurlo nella di lui famiglia, nella quale per altro il genio di tali scien- ze non si era mai spento , avendo calcale le di lui orme due nipoti , Fraucesco e Gabriele, di cui ne duole la perdila , a poca distanza di tempo , fatta nel passalo anno. (**) (') Vedi r art. Libri presentati . ('■) Vcgg. l'articolo Oggetti diversi nel fascicolo 33 del nostro Rtniiconto. 2G0 Prima di terminarsi la lettura il presidente , cui solo è data la proposta de' soci corrispondenti, ne ha annunziati due all' Accademia , per la classe di scienze fi- siche , cioè , il sig.Matteucci , e 1 sig. Wartman , da doversi però nella ven- tura (ornala procedere alla loro dcQnitiva nomina secondo lo Statuto. E corno cbe per tale alto debbe intervenire il presidente generale sig. cav. Francesco Pao- lo Bozzelli , nel dubbio che le gravi cure di Stalo non glielo permettessero , il presidente nostro gli ha di suo proprio pugno diretto un uficio , aflliichù non po- lendo intervenire destinasse altri a supplirlo , come dal nostro Slaiulo si concede. LIBRI PRESENTATI. 1 . Dal Corpo dcgl' Ingegneri delle Miniere dell' impero Russo, 1' Annuaira wa/jticlìque et ìhcliorologiquc. per 1' anno 1844. t. 2 in 4.° Era un tal dono , che dovrà essere seguilo dalla continuazione periodica per eli anni successivi , accompagnalo da lettera , nella quale si dimandava conoscere le cose pubblicale dall' Accademia nostra ; a che il segretario perpetuo aveva già adempito inviando a quel Corpo scienlillco un esemplare de' nostri Atti , ed i volumi dal 111° in poi del Rendiconto . 2. Dalla Compagnia inglese delle Indie ci è stato pur invialo il dono Bclazionc delta Misura di due archi di meridiano terrestre nelle Indie , dal len. colon. Everest. 3. Per mezzo dell' Incaricalo della legazione Prussiana In Napoli, sono puro pervenuti all'Accademia i primi due volumi de' Ragguagli de' progressi della Fisica ncll anno 18i5 , inviatile dalla Società Fisica di Berlino. A. Dal cav. Tenore un fascicolo della continuazione dell' opera del Doti, Francisco Freirc Allemao protomedico del Brasile , sulle piante rare brasdiane. Il sig. Wartman ha pur mandato la Y* Memoria sull induzione elettrica. 261 TORNATA DEL DI 20 GIUGNO 1848. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Dopo la lettura di quelli della precedente il segretario passa all' altra di diver- se niinisleriali , con 1' una delle quali si destinava il nostro presidente a rappresen- tare ancor quello delle Società Keulc nella nomina che era stabilito fare de due soci corrispondenti esteri signori Matleucci e Warlman già proposti all' Accademia nella precedente tornata . Con altra ministeriale si dilleriva 1' adunanza generale del 30 giugno , per questo anno , al 5 ottobre. Delle altre non occorre qui far menzione ri- guardando il servizio interno dell' Accademia. Dopo ciò il presidente ha disposta la votazione per la nomina de" suindicati so- ci ; ed essendosi praticalo quanto prescrive lo Statuto nell' art. 2'J del Regolamen- to , sono essi stati accolli unanimarnentc. Se ne farà quindi la corrispondente rap- presentanza al ministro per ottenerne la Sovrana approvazione ; ed intanto il segre- tario perpetuo rimane incaricato di passarne \ avviso a" nominati. 11 presidente ha quindi invitalo il socio corrispondeute Casoria a leggere la sua Memoria ; e dopo è seguita la Nola del de Martino : e queste due cose sono state destinate al Rendiconto. Il sig. de Gasparis ha pure accennato un suo teorema generalissimo di Gco- tnclria analitica , e serie rimarchevoli della semicirconferenza , consegnando il MS. al segretario perpetuo , per inserirlo nel Rendiconto , e 1' ab. del Grosso le ha data una Memoria su dì alcune proprietà delle superfìcie di 2° ordine circoscrillc all' ettaedro , per leggerla nella tornata prossima ventura. 2G2 JSuoi'o metodo per ottenere V ossido rosso di rame, del socio corrispondente Filippo Casoria. Il nuovo metodo clic propongo per ottonere 1' ossido rosso di rame mette a profillo una impurissinia materia che uoii ha fui ora ricevuto nella scienza alcuna applicazione. La sostanza, di cui si favella, è l'olio di ulive che tiene in dis- soluzione l'ossido di rame per l'azione prolungata dell'ossigeno atmosferico sul rame in contallo dell' olio. Nella esposizione intanto di questo novello metodo lelalivo ad ottenere l'ossido rosso di rame, si manifesta un fenomeno di chi- mica organica che merita di esser notato come quello che rende più ampia la istoria degli olei grassi. Da prima è necessario feltrare 1' olio verde che contiene disciolto l' ossi- do di rame onde levar via qualsivoglia sostanza estranea che vi si tien so- spesa , massime la materia muciluginosa . Ciò fatto , si saponifica l' olio eoa una quantità sufficiente di soluzione di potassa caustica , il che si ottiene fa- cilmente facendo il tutto bollire per un quarto d' ora . Il colore verde smeral- do dell' olio si tramuta in rosso durante la saponificazione , il che chiaramen- te accenna al cambiamento del protossido di rame in sotlossido . Per separare intanto dal sapone di potassa , che ha color rosso intenso , il sotlossido di rame , si ricorre all' uso dell' alcool caldo , che discioglie il sapone e precipi- to il sotlossido di rame. Ed in ciò deesi notare che la soluzione, alcoolica o acquea di sapone è di color rosso trasperenle. Questo fatto ci dimostra che una tenue quantità di sotlossido di rame stia io combinazione di un acido, donde si deriva il color rosso della soluzione alcoolica di sapone. Finalmente il precipitata prodotto dall' alcool , si lava con alcool e poi con etere . Non occorre al certo venir dichiarando le precipue reazioni onde dimostrare che il precipitato prodotto dall'alcool sia appunto il sotlossido di rarac;piuUosto sem- brami necessario investigare per qual reazione della materia organica il protossido di rame si converta in sottossido. Il cambiamento del protossido di rame in sotlossido sembrerebbe derivare dalla decomposizione della glicerina , la quale per la parziale perdila dull' idrogeno si converte in acrolciiia.Ma questa congettura, che da prima sembra molto plausibile, non trova uno s\iluppamento rigoroso quando la formola della glicerina deesi con- Tcrlire in quella dell' acroleina. Di vero , qualunque sia il numero degli atomi del- l' ossido di rame reagente, per convertire in acqua quelli dell' idrogeno della gliceri- 263 na, si trova sempre un eccesso d' idrogeno nel passaj^gio della glicerina in acroleina Non debbo per altro lacere che la trasmutazione dulia glicerina in acroleina mi sembrò da prima una reazione facilissima, ricordandomi '.lie la seconda sostanza si deriva dalla distruzione della prima nella distillazione secca degli olei grassi. La seconda congettura che verrò esponendo presenta molta probabilità ma a dir vero , mi mancano alcuni dati di fallo per poterla svolgere in una maniera sod- disfacente. Ed in primo lungo sono di opinione che 1' olio verde non consista in una sem- plice dissoluzione dell' ossido di rame iitll' olio , siccome comunemeute si pensa ma sibbene io una combinazione dell' ossido di rame coli acido libero dell' olio da cui dipende il sapore rancido . Che l'olio suddetto non contenga l'ossido di rame in semplice dissoluzione , rilevasi eziandio dal por mente che il carbonaio idrato di rame di colore azzurro con si discioglic nell' olio che in una esilissima quantità da colorarlo leggermente. In contrario sappiamo che ppr il conlatto prolungalo del rame suir olio, cjucsl ultimo colorasi in verde in un modo intensissimo formando un li- quido ailallo traspaunle e che niun residuo lascia sul f'ellro. Ed in ciò deesi ezian- dio notare clie l'olio verde coloralo dall'ossido diramo sciogliendosi in varii liqui- di , come è a dire nell' olio volatile di trementina e nell'etere, forma dissoluzioni tra- sparenti di color verde smeraldo bellissimo senza lasciar veruna traccia indisciolta di ossido di rame. Ciò che merita poi di esser precipuamente notalo e che forse a™-- ginnge al nostro ragionamento molta importanza e il seguente fenomeno che ac- compagna il cambiamento dell ossido diiaraein sollossido . Nel passa""io appunto del primo ossido nel secondo mercè la suponilicazione dell' olio verde, si avverte lui odore rancido intensissimo che ricorda eziandio quello di vecchio caio. Questo odo. re rancido si manifesta in un modo più evidente nel liquido stillato , avendo appunto sottoposto alla distillazione e la soluzione acquea ed alcoolica di sapone. Illiquido stillalo di odore rancido assai nauseoso mi ha presentato reazione acida. Sembia dunque manifesto che nel passaggio dell'ossido rameico in rameoso producesi una sostanza acida da cui l'odore forte di rancido si deriva, e che non può del tutto sepaiarsi dal sapone prodotto. E noi abbiamo di già avvertito che la so- luzione alcoolica di sapone avea color lossodirame, il quale fatto mi convince che r ossido rameoso deve trovarsi in chimica combinazione col nuo\o acido volatile. Ed arrogi che facendo slare in presenza dell aria in pari tempo uguali quantità se- parate di solo olio, e di olio col rame metallico, l' odor foile di rancido e più inten- so nel secondo che mi primo. Mancandomi ulteriori dati di fatto , non posso spin- gere innanzi il mio rigionamento ; del resto ognun conosce l' importanza dell' esa- me di questi fenomeni relativi ad ampliare la storia dulie sostanze grasse. 35 2G4 Insistendo adunque su questa via, e speri menlando sopra grandi quantità di ma* teria, si potrebbe con molta probabilità devenire alla sicura determinazione del prin- cipio acido supposto negli olei rancidi. INIa in quale modo formasi questo novello acido dev' essere punto interrogativo, quale cioè è il principio particolare della ma- teria grassa che dà origiae alla genesi dell' acido volatile. Non si può certameate ri- spondere a questo quesito sema assicurarsi di altri dati sperimentali. Dalla presente memoria due fatti distinti si possono raccogliere ; il primo ris"uarda un novello metodo per ottenere 1' ossido rosso di rame , il secondo espo- ne alcune particolari reazioni le quali ci mettono su la via di ricercare o un nuovo aci - do or'^anico, o forse specificano un risuUameato già noto in circostanze noa (iBcor pr 'a" prevedute. 26$ Ricerche sulla struttura della placenta , e della tunica decidua della giumenta , del socio corrispondente A. De Marliuo. I. Al presente non Vlia fisiologo il quale possa più dubitare del fatto , che tra la circolazione della madre e quella del feto non siavi alcuna diretta comuiiicuziuiiu: la scoperta di E. II. Weber , che le raniìficaziuni capillari delie arterie ombilicalì del feto umano , penetrando nei villi che sono gli elenaeoti della placenta , dopu essersi distribuiti nelle loro estremità s' inflettono sopra se slessi a modo di anse, e che tutt'i vasellini di ritorno sono le prime origini delia vena ombilicalc,è stabilmen- te fermata; ed emerge da essa che il circolo del sangue del feto , dai vasi capillari delle arterie ombilìcali nei capillari della vena ombilicale a traverso la placenta , è in vero un circolo continuo e rienlranle in se medesimo , del pari che il circolo del sangue della madre, e che questi due circoli soltanto hanno tra loro numerosissimi punti di contatto mercè le anse capillari dei villi della placenta colle reti capillari dell' utero. Questa scoperta importantissima alla fisiologia dei rapporti della vita del feto con quella della madre E. H. Weber faceva mediante delicatissime iniciio- ni dei vasi placentari ; di un saggio delle quali volle a noi far dono nel settimo con- gresso degli scienziati d' Italia. Ora R. Wagner trovava modo da confermar diretia- mente , e senza precedente iniezione , la inflessione e eootinuazione ad ansa dei ca- pillari delle arterie ombilicali coi capillari della vena ombilicale nei villi della pla- centa. A tal uopo . Ei toglie col mezzo di forbici o di pinsette un piccai issimo la- betto della faccia uterina della placenta fresca , ( che non sia slata bagnata dall' ac- qua acciocché non vada via dai vasi il sangue ) , imtnediatamente di sotto il sotti- le strato della caduca ; e messalo sopra uaa lastrina di Vetro stendendolo o no con albume di uovo , lo comprime leggermente con un vetro più sottile ; ed osserva al microscopio con chiarezza, che i capillari dei villi ritornano ad anse, sul loro cammi- no, e sono naturalmente iniettati di globetti sanguigni applicati tra loro a focaia di pile. Rcid ha ripetalo le osservazioni di Wagner eziandio con lo slesso distinto risullamchto. Le ricerche intorno la continuità della circolazione fetale nei vasi della placen- ta, e la conoscenza della ninna comunicazione di essa colla circolazione della madre sono state estese da T>. Panizza alla vacca, e da questi e da E. II. Weber alla cajin i; Il primo dei quali dietro iniezioni delineava e descriveva la continuazione ad ansa dei vasi dei penicilli della placeuuta del felo della vacca. Noi abbiamo avuto occasione di esiendere sllTaltc ricerche alla circolazione placentare del feto di giumenta. La placenta di questa specie è in forma di sacco dop- 236 pio circa due lince ; e la farcia uterina eli essa è tiilta villosa. Por osservare I" anJa- luiDlo dei \nsi capillari oinlìilicali nei villi , abbiamo adoperato con pieno successo il metodo di Wagner : abbiamo cioij tagliato dalla placenta fresca , nei punti più coii!;esli di sangue, delle soltili lamelle trasversali , o anche colla piiizutta abbiamo dolcemente strappati dei fascetti di villosità, e messele sopra una lastrina, e legger- mente compressele ne abbiamo col microscopio di Amici osservato i vasi ; ed ab- biamo veduto assai dislintamcnle che i capillari delle arterie ombilicali penetrando veì villi della placenta fetale del cavallo cessano di ramificarsi , e soltanto fanno un cammino tortuoso, e che ogni capillare giunto all'estremo del villo si ripiega ed ansa su se medesimo , come nella fig. 1 . ; quando si esamina un fascelto di molti villi, le anse vascolari di tutti danno la bella apparenza di un mazzetto . Il corso dei due capi dell'ansa abhiam potuto seguitare non solamente al color rosso dei capillari , lua principalmente itiediaiile la serie dei globelli in essi accumulati e ristagnati. II. Eapporti delia placenta colla caduca. La membrana mucosa dell'utero della giumenta ha, come quella di tuli' i mammiferi , una struttura glandolare. Nel tem- po del concepimento le glandolo ulricolari della mucosa vanno soggette ad un no- tabile sviluppo (veli. flfj. 3. ), dappoiché il loro corpo che penetra uel tessuto cellulare sollomucoso, si dilata a guisa di un'ampia borsa, cellulosa in tutta la sua suDcrficie, e V utrieolo cilindrico che ne rappresenta il dotto escretore cresce in am- piezza ed in lunghezza, onde prende un cammino scrpignoso . Non di rado abhiam ve- duto i fondi di due glandolo vicine comunicare insieme ad ansa. Le glandole Ulrico - lari occupano tuli' i punti della mucosa, però certi gruppi di esse sviluppansi piìi de- yli altri. Inoltre, dopo il concepimento da tutta la superficie mucosa dell' utero ha luogo un trasudamento di linfa plastica, la quale nella giumenta forma uno strato re- ticolato mollo sottile, di color biauco-gialliccio e costituito da cellule granulose : in mezzo ai vacui di questo strato reticolalo organico corrispondono gli apcrli orifi- zii delle glandole ulricolari della soltoslanle mucosa (/ìg. 2), Più innanzi vedremo lo strato di linfa coagulala, che ricuopre la mucosa dell' utero e 1' uovo, esser pro- priamente la caduca. Le materie che servono allo sviluppo dellerabrione sono preparale ed assimilale, prima di passare nell' uovo, dalle glandole ulricolari della membrana mucosa . Sic- come Weber dalle glandole olricolarl dell' utero umano gravido , noi da quelle del- l' utero della giumenta abbiamo potuto spremere e vedere da' loro orifizi liberi stil- lare un succo lalticinoso, nel quale coli' azione dell'etere abbiamo prodotto un ab- bondante coagulo di albumina. I villi del chorion, e quindi gli elementi della placen- te sono destinati ad assorbire questo succo. Essi adunque mettonsi in stretto rap- porto colle glandole che lo secregano ; le loro estremità, le quali come tanti piccoli 267 peniclUi clevonsi sulla faccia uterina della placenin, s'imboccano nej>li oiifi/.ii tlclle glonJolc ulricolari della mucosa, ma senza penctini'c al di lu degli orifuii ; questi si dilatano consìderubilmcntc , ma non in egual modo in tutta la mucosa , si bene a gruppi nei punii ove corrispondono le chiazze di villi più sviluppali. Inoltre , sicco- me la superlicic assorbcnledel cliorion è eiiorinemenle estesa per tuli i milioni di villi della placenta, così del pari Y organo che prepara ed amministra ali embrione il succo incremcntizio cresce in eslcnsioiic : noi abbiamo veduto la mucosa dell' utero gravido della giumenta elevarsi in numerosissime ed alte pieghe , e queste pro- fondarsi in mezzo ai villi della placenta per mulliplicare cos'i i punti di contallo tra le di lui glandolo ulricolari e i villi, e mediataraeute i rapporti tra i vasi della ma- dre e quelli del feto. E ora a quale delle due tuniche dcvesi l'epiteto di caduca , alla vera muco- sa uterina il cui strato glandolare si è mollo disviluppato dopo il concepimento, or- vero alla membrana prodotta dalla linfu trasudata e coagulala sopra tutla la faccia della mncosa? In realtà, se coU'epitelo di caduca vuoisi significare una membrana clic nel travaglio del parto si distacchi e cada, esso non compete che a quest'ultima mem- brana di novella formazione ; quesla tunica si distacca insieme coli uovo dall' utero, e cade, nemmeno intera , ma a pezzi e a brani : noi dopo il parto di una giumenta abbiamo ancora ritrovato la membrana reticolala sopra molli punti della mucosa, la quale non di meno nella massima parte della sua estensione era nuda. Ma la vera mucosa dell' utero non cade mai, nò per intero, ne per brani che si vogliano : ciò non pertanto essa nella gravidanza non solo s' ingrossa , ma anche si delimita me- glio dallo strato cellulo-muscolare dell' utero. Dopo il parto noi l'abbiamo trovata scollata in molli punti e per tratti estesi di uno a circa tre pollici quadrali ; e sem- pre in ognuno di sìlfatli punti abbiam trovata una raccolta sottomucosa di siero giallo citrino ed albuminoso da conformare a borsa la membiana scollala ; e in qual- che p — r cos f — ? ) — ? ) (1m( n — 1 ) TT , V ~: — ;; * ?J essendo tutte in numero n . Queste espressioni valgono allorché il circolo descrit- to è interno al poligono; quando fosse esterno basterebbe soltanto can-^iarvi i segni. Si avverta die nelle (3) e seguenti , innanzi a (f bisogna ritenere o sempre il segno -J- o sempre il — Ora è noto dalla geometria elementare che la somma delle perpendicolari (2 »/ ff N —^ ±fj+cc. equivale ad tip, sarà dunque ne- cessariamente questa equazione sviluppala esibisce .r,, Im-rr h m v Cmir t cos 91+ cos 1- cos [- cos . I L n u " ' " " J = + scn 9 SCI , scn . sen __ . ... | ed essendo 9 arbitrario dovrà essere 0 = 1 -f colimi, j. '^""^ , ^""'^ 2m ( n — n T e; -_ I T COS. ^. cos U COS — l-cos '' ^ n n n ^ „ (5) 2^ , 4mff 6mir 1m ( ti — \ «<•/«_-_ 4. jj„ ^gg„ ....fiCrt " H n ' (6) 36 272 La prima di qufste ultime sembra essere in difetto pel caso di m = « , e lo è tlifalll . Ma in seguilo si vedrà come ciò sia una conscguenia , anzi troiisi in ar- monia coir iusicme di questa teorica. §• 3. Ove neir equazione (5) si faccia (^ = 90° — -^ avremo seti 4- ( 1 -f cos . .. 1 = ar cos 4f scn .}- sen • • • ) trasportando i termini del secondo membro nel primo , e riducendo , avremo una furmola analoga alla (4) in funzione de' seni espressa da 0 =scn 4- + s<-n ^ ^± — ^ + sei/ 4 + -^Y.. (7) quest'ultima formola è data altresì da Eulcr per altra via nel capitolo de seclione aiuiidorìim dell' Inlr. Inf. 11 sistema delle perpendicolari p abbassate dal centro del poligono sui lati di questo , può considerarsi come uua rosa de venti di n raggi . lu tal caso le espres- sioni '■ scn f , rsen ( -|- (^ j ec. , sono K; perpendicolari abbassale dal pun- to arbllriameutc preso nella circonferenza , sui raggi in parola ; e le espressioni r cos <& , >• co-'( -{■ f ) ce. sono le projczioni del raggio del circolo che passa per tal punto , sui medesimi raggi . Quindi in virtù delle formole (4) (7) ri- sultano i due seguenti teoremi . 4. Sia preso arbiirnriamcntc un punlo nel piano di una rosa de venti di n raggi, la somma delle n perpendicolari abbassale da quel punlo su tali raggi sarà zero . 2. La sonmta delle n projczioni della disianza del punlo al centro della rosa de' rcnti , sui raggi di questa , sarà altresì eguale a zero . §. 4. Tenendo presente ciò che s' è detto nel teorema generale , e nel §. 2 , si vede che il gruppo delle espressioni (3) sia che se ne prenda la somma , sia il prodotto a due a due , a Ire a tre ec. , sia la somma delle potenze <^ , è sempre una funzione simmetrica delle distanze del punto arbitrariamente preso sulla circonferenza, ai lati del poligono regolare. Inoltra le distanze dei punti del luogo geometrico ai lati del poligono, di- stanze di cui e d' uopo prendere la funzione simmetrica , sono in questo caso e- spressioni di 1° grado rispetto alle coordinate de' punti stessi . Ond' s che ci è le- cito di assumere di esse tal funzione simmetrica che il grado non superi il numero 273 dei Iati del poligono , stantecbc ora i raiui di curve di cui v parola nel leorcina "e- iifrale, non sono altro clic relle normali ai raggi della rosa de venli . Cui prendere successivamente le potenze dei diversi ordini , purché minori di n , di ciascuna delle espressioni che entrano nel gruppo (3) si vedono sorgerò dello serie assai ri- marchevoli io funzione della semicirconferenza e dell'angolo arbitrario = costante L w n n n J( r Imr Umir Cmr ~i\ L n n n ' ' j) Or come

    ^ hmir , \-i cos (p + C05 r 3:

    -j- COS '~' f +

    "'^ ^^'"* 1 cos^'-i scn i- cos^ «scfi. . . . n n n n -" t,2m'r ,2mir , ,^"iir Unir -1 cosi—. scn }-coi7— '— — fgn' n K n n J iCn—^) ~ ' -co6''~"'

    cos ... n n n n J ■ ■ 1 P 2w!r 4»(ir Gmv seni fi scili —^ — \-seni— i-scni n n n Dovendo dunqne questo sviluppo esser costante qualunque sia l' angolo a , fac- ciamo successivamente 9 = 0

    n 2 tn fn — 1 )-x OS) §• 9. Otterremo delle serie non meno notevoli di questa sostituendo nell' equazione r\2^ 90 — 4- a .''~' — scn -— 7(7—1) I- 2mff 2mir Am^ ,4mir - . . 'cos''-\scn'J san-'— cos' 1- seti''-' cos 1.2. "^ f L „ n ^ n n „ , r 201^ 2mif hniT: /imff q cos ^~'f seno] scii^—' cos {■scn'' ■ cos ■ • • L ,i H ;t n ^ r 2iii'if AiHff Gmir coii^ffi .?" ^ cos -'' (f sen'> f^ . . . i (j( i "'

    -' s«" o( <■"* — se;j?— * 1- cos' scn'""'— ) ' V, 71 n n n / COS' n Omrr 9 scn? 'Zmr Ivmv UmT\ + cos' scn7— ' \ n n n / . / 2/»_ „ 2fWB- Ama- „ Jiniir \ + (7Cosv P,2mff . . (1 — cos ?)y cosP ? -f fi — cos'{^ "i" 'f)) '^°^ C f" ' ) • • • le quali si sanno essere eguali a delle costanti qualunque sia f in forza delle eqna- lioni (1 1) (11)' ove però si verifichi p-f — — f- 4- J'^''\~ — ^^J- ' ■ ' • 1- «5 JCOSI I-5.J o da altri le di cui serie si sono già esposte, e die sono costami qualunque sia 1, co ec. come s' è dimostrato. Allo stesso modo si dimostra esser costante la serie (Imir \ /" Imv V +9 )'^°^'' I ' ""'"'*' ì • • • • Ora fatto 9 = 0 nella serie (24) ed in questa , si vede che vengono le due espressioni Im-T 2niir 4»nir hmtr cosP scn'' -L.coi'' sen^ . . , n n ' n n liHT 2mir hnitc 2mir sen''- • cos'I ^-sen'' cos'' . . , n n n n le quali sono uguali tra loro come s' è visto al §.9, quindi si puù sta- bilire \-^j scn 1 ( -}. (f J . . , . = costante » . r. Arnv , \ „ / 2mT , > , = «cit ' T coi' > Si vede che le equazioni (») (/3) , unitamente alle serie finora espos*3 , sarebbero valevoli a dare i valori costami di tali prodotti . Io non v' insisterò ci ■.anlaggio , volendomi limitare alle soie forraole che esibiscono la dimostrazione c'.3' teoremi dati dal sig. Chasles. Ne sceglierò alcuni , valendo per la maggior parte degli al- tri le stesse considerazioni. 38 288 §. 14. TEOREM* r Se Rllorno al fuoco di una conica si fa girare una rosa de' venti di n rag- gi che incontrino là curvo in altrettanti punti . La somma delle potenze q delle distanze di questi n punti ad una rcltn fisfa qualunque , divise per le potenze q delle distanze di questi stessi punti al fuoco della curva , ««rà costante , purché q , numero intero , 5Ìa < n . Sia infatti n il parametro ,.4. 1' angolo che la retta fissa fa con l' asse maggiore, e la perpendicolare abbassata dal fuoco sulla retta fissa , e

    "' (-^-+0 J e cos'i appresso. Prendendo di queste espressioni le potenze q si vede che per ave- re le solite serie , le quali restino costanti qualunque sia f è necessario si verifichi q{l + tn)>n. Non sarà inutile dimostrare anche il seguente /EOREMA // centro di una rosa de venti di ,1 raggi supposto essere f origine delh coordinate , stia sul perimetro sen'C +

    Inm 4mir 2nfK = seni 1- scn i + un » ■ n n n fa essere vere eziandio le seguenti (^_ i; [ co. .- (-^ + , yen'(^ + 0+ • • •] ..* . ,..,,•.••.••••■ = cosi ^-^^ cos 1 CJ!^ + 9 ^4.ctìs''/'Ì^ + <é ") (Imit N / 4mir \ V'f j + scn M +9) \ (m Ed in vero ciascuna delle serie (26) dà sempre una stessa costante qua- lunque sia il valore che prende ora nel caso di ij> = o esse ricadono nel- le equazioni (20J . Lo stesso si dica per le equazioni (21J. *zeu!|3U| «9 •ZBU|pj(| :0 so O ri ?5 5§ o in -.n o o :n IO 1-5 :0 >o onuil u! BlSf •0!,I s s :0 -5 s ?1 o a = » a a = a = -. 1 CI i-J .-1 i-3 oc ;0 ~ IO TO — rs' o* — o' ->' ^ - o "3 •o o s ai ea o e _o 'Eb o N N O E > e 'io o o È 5 2 e = = n t3 cj o li (A ^ > >■ >■ e- e- c-d- cj « « o > "5 o > >-■ o = >■ ? > > ^ > = == z ó 3 e ^ - Ci ;0 V> •^ -•» :0 :0 :0 » -•* oc "^l X rO l~ r-_ -•• lO »< X 0_ OC 00 X X) — _ rs •?; 30 r- -■»_ X :o' (-" ;s o' -t' f\ — e" to' -■♦ jo" -.o' :o' r t-' X) I-' o" r-' o \6 :o 3 -O .s 1-' x" 1-" o x' x' CO«^:OOOCO — IO--»— OlOt-— — — 1-.— — ;orooxi-OPi— i- scipi o -p ro Pt 1^ — -•^ .-*• — « — « X r3 -/D r^ X 1- rs o o -ro PI ■-:? -H p -j — < X TI n -o PI -=r iO ^ O 1-0 ^ -* X :0 O -* IO fO ro 13 a LO X :0 -J l- O l- » -» l~ IO :0 X --O I- •JOISJ „-miiaiJoj, o^-50X^x--^-P1■-^^^•^r^^-cot^-!toxoiOo^'r^ — rox — -*oopi pf — — o :o X X co ^' o -- o — rp of pi Pi r-' o' o cT c:ì' o — ' pi pi -p r^ o -■* p? PI PI PI PI —» — - -- PI PI PI -1 PI PI PI -: PI —I PI PI —. — PI PI TI PI - I I -^1 PI PI (— . -^ -/^ -p P-. — ^ 1^ ~. t^ 1^ -p p^ PI 'n -p -/ì •-. -p TP •r\ ^ _^ — '^ *-^ ^ •— ■— *— -" — 1 C-. o X :o r; e; i- — i^ w ;r. ci pi rp o X — .r -.i ro o -- = ;o fO — ■ ;= p cr. o pi e? 0^=5 l'S^O O PS -* mClIO :S -J :0_-* 0_r5_:0_:0__— cs o C-. cs -; o O-* ^;_o_x_ ìó zz n — — > X j5 ~5 so ao )-'co :o i-'i-'-* s :s !0--'''rr3'pi'-'5 --• lo^-'--' pfcT — •.O :0 :0 :0 jO -t sO :0 :0 :0 :0 -.O ;0 :0 :0 ;0 aO -- LO :0 -p -.p :p -.0 sO "^ :0 '.O :0 -■» :0 ■l^l~|-^l^l-^l-i^l^«-l-l^l^l^l^l^l^l^l^l^.^ ^>->^l^.^>--t^l--l- 51 ^:;i;;i'=2z^a;^-^i'^^'x;'^.^^-^°* cr^r.^^r.^^Xy -i^: :-3SS-3cs-3---3-a .S-s"3-a-a"3-3 a-3-3-3 g Diipiiufl •^ :0 — 'P PI -- :0 -- O C. O '•* ^ — '-C —■ r-- -- r. --2 — -- ^I — :p pi — ;p -J x O o -'■' C". X ro r: PI :P — PI o X -•' pi o ir .o i^ r-. — . -■' — :r — x =; = -•• -■• rr pi O :0 ;s -.S :0 ;t -* X -O IO -p -* -P i5 l~ ;S LO X :0 : 0 ^ ,; 1~ X :0 '3 l^ iO -O LO 1~ •JOISO •(iinmi'''.T. 1^ -5 — lO PI O IO r5 « co co ?r -* r5 -.O f-; ;0 — -.3 «•♦«-. PT :0 -J co -•» ' — cp •= •-■: p? — — ,= PI ;p i~ 1- .-• o i. -I i~ 1- = C-C .- — —. Ci -- — ' Ci o ro o >' — cp •= •-■: p? — — ,= pi ;p i~ 1- .-• o |. ci PI O co O :0 -3 co -O^ PI PJ Ci — .-t 0_ X_ 0_ — — 3_ I- C: — CO CO lO LO .= 0_ PI — 5S' -P --<•" pf Pi' Ci =' PI — ' Ci' x" :o' co' -r x' -•* -^ -C !p M Ci o'tp*--'-» :p :o".-" CO O pf ;S .-^ -o :P :0 --^ :0 :0 :0 LO :0 ;0 :0 :0 JO :0 :0 -■» :0 -* :0 LO :0 :0 :0 -.O :0 :0 :0 :0 i4 i^ 1^ 1» i. 1^ I-- 1^ t-'J^.lrJjI.L^-LliZizJ^JlLLl-l^ " '"JJlJr '~ '"• i~ i^'^'Zj^, '-■• ..^ r.T "-^ :ì2 "^ -.^ ^-■' '-] ~ Ca2 "^ ca2 iiJ --v — s^ — "^ — :£: isl u ••" e j: -3-3 -3 -3 a e P3 c-3 gl^pslg^s-al^ £ •^■-.^ 2:ì-3^^-33-ì-3 £ IT|I|MUIfl •^ -»5 IT co :P O — X re e: Ci I - ■»> PI — — :<' — ve :0 -; — I-- " S r; ~ "^ •-? 3 2Ì ;=; -< ^3; «; : , rt .-, V- t x — e-, x ìd pi x x— p p' p? x -- co o — — — — — x pi S ?o t-i i- !ò -P 5 1- --0 i^ -p ^p -- - i- i- -s 1- J e: -e .e 1- 1- .= 1- 1- i- 1- ira I- ■j.nsa •III01IIJ.1J PI co "S ^ y. X — r: ^ X X ^J 0 .'1 TI "— *! 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Ci C5 Ci --i oc oc -M e; CI *- i^j^^u^ ^--loe^li^^— _ii o e: ^ li ii -4 -4 *-■ ' '»' ^ ~--i-^--»- - — — --^ -■ — — — - -^ li .i ti li Oi o: o; IO i« IO ti « M Oi to li ic IO ttìti 1* ti to ti i« hs ti; •* t* ^ OÓÌdÌOCOCOO-JX-100»--»--0 OOj-4 ■'I 05^--',-< 0'>" ^'^'/'^P^T 'T" gc "-.1 "e© "c>- "© "o "»,* 03 ^ "O "ci ^ oc O "w.^ "oi "ot O^ OD ^ O ^ 00 oc --4 -^ "cs Oe 05 ■(3> I Termo in.° ' ester. CiOtC: 0:0!<»-OcC;c*-050t**M*S'05C"OC^OOcO!OtM034c~^Ot05CiC5 COt Vi; *■-••- OitOOOMi— OCfcW-4— wcXO-»0*-OiciO:—t»i-MC«OS oc V X >^ ti ^i- ti tO-l-IOccC-0=tOC:>— O'T'-OiOiOcOOIXtiO'-''— *■•"-» Umidità a.g 55.o.a.3 sa-e. g £.2 2 2 2 2 a.£-2.~»-2- CA O 'fi rj-. 2«>5{?S»ceOOc«,^OoO, 8^6^5SO-c«gSéSo^^|So« ogi^So OwOO JJ ^ ^ J7 li — — • O — "- ♦■- Oi li O ^ Ci oc O JD M oc -4 li ti _o a» oc oc W OJ V : ac "^i '- 1 ">- "ci "j. V pi IO "o' «■ ca àg V. '^ ófc j;- 00 « •-» "ot Ci H^ bo 00 bt cs — "o massimo e C5 >■ «a 2 O 2 i; 1 s- -• So t« ' 3 s «, I: 5' a o H S '^ V CO « a .2- SS £ — o a *3 -a» * o ■9 -a 5 s o « O H < H 1/1 n o = > > . i." ù e £ s « " -" -Hi:!? CDJ S5 . • . . . x: > > > >■ > i = 3 = = 3 C s s c c s , I i a =■ 2 «:>>>• ■3 > = CD i = =- H a — 3 » t. 3 S o- = ' j3 ce 3 • fe — = =•3 'C . 3 C !» 3 . = u OOqo'^'^ waaooo^ 5oowomo uo^3!5^ c«^c«SzK ^:zzgS55z gtZ^zXzS Sz^g^g^^ WxiOCWW wEda^-S^S? wOOz^oS w'S^Ooao '"'"c«-/3KZ ZZZ^g'5'5 ^--"«^^'^^o «M><=;ZZ>= oaao rCOOartO— co 05 o o o o o ' o o o o o o o o' o* o' o o o o e o — 1^ !0 -•» O O O O — TI ;0 — I-- « •M O O O O o :o '>) o S O 0-* 00 to o TI in o ooo — — oo ooooooo oo"oo I 1 1 I I I I 1 I I I 1 I I I 1 1 1 1 I 1 1 I 1 1 1 1 I 1 1 1 .aOaniOiCOan OOOi-'OOOiO o sn :0 jrt :0 O in_ O an O ^O ;0 O O aO :r5 so O ano — — an'x ca ce -m' o ^5 C". ** ao" ^^ -■* "^l an — — cT r^' O — rt" ?0 ^ cn^ao^" CI 3-1 rN -N — — — _ ^) r?l (N — 0< (TI (N 1^ 1- 1- !-■ t~. t- j o ?T ?ra — o ^ j* ara ara >T ara ara »- r- t^ 1- t^ i^ i- o_— t- ?5 <^ TI r> as — t- o" -■'•.■» i~-' oc' ca' =5 ca" o"x'^'o" ara :T ,.» -j» -^ ^-> _* ^ ^* ^» .^ _» ^^ .» ^* ^ -^ j» IMUOIQ •^ VK n ^ la -s i^xcao — Tira -■'araai-xoo — ti -,.*;, -j,^ «cao — ■"*""■— — — — — — — TI TKNTITITITIT» (MtNrOCra . j ara o o o Oara ti' ca' o' o' -!+' o' l«^9N;^^ KJiobSiaicbObg i«toi.ototOH»>i ►»► J.- ^ ».- .P- *- M ««OiWOiWlO i'^i-T* .'".'"-'*. j-' P ."" p ."-■ 5^ -^ *.' VW-'>-''oGO C;:"n-Ì*'ìi: QOCs'o CJ %• *- il is O Vo « Vo IO "ts '*;- IO Vj ^'t 00 00 ts t« IO tò U) ta (o bs ti N) IO u) [O IO to IO 10 ts IO IO to io !•£ ti io ic ^ ^^ ►- ^ tt i- —. Ó: O O 00 0: co oc V. O co O '^"=o'cc C5 cnio Is O! io io e "-1 ts VlVV -> e Ina r 5: e ^^■i^kfc^lO^^ ta*w-i-k)-*-— tOlO lO'.*^^»^'-*-*-*"-*- (-*^--*-kN-.io.^k-. i-^M*-^^ 0000:^ — 0 orjocsccOH- h*..jo"-jgoc;ot: 05C.w^OH*pio h*-wo5 V V O V. '"^ 00 t- V *■- o co V O i- b: 0-- oc O Ot oc O 'io 40 _ oc co Ot io "o! o lOMO;0iWCi 05100310050505 05O;IOlOtO05tO bSlclO05K)051O tOIOlO OO05O05h-. 0:0*^CO^O!OC Oi-— ciCO^lOM C. 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Sunto degli Alti accademici pel suddetto giorno Dopo la lettura degli atti della precedente tornata , leggonsl dal segretario perpetuo diverse lettere ministeriali per affari dell' Accademia , ed indi il ballet- tino pel conferimento del premio Aldini in questo anno , inviatoci dall' Accade- mia delle Scienze dell' Istituto di Bologna . Da ciò prende occasione il segre- tario perpetuo di riparlare del legato Sementini , pel quale già corre il se- condo anno , senza che siesi deliberato 1' occorrente per conferire i preraii sta- biliti con tal legato , che ormai , riunendo quelli dei due anni , sono al na- mero di sei. L' Accademia dà al segretario la facoltà di procedere con diligenza a finalizzare un tal affare . Costui dà pure parte all' Accademia di aver ricevuto dal segretario della Società delle Scienze Naturali di Ginevra sig. Aug. de Caiidolle un ballettino per ritirar da un librajo di Torino la parte 2* tom. XI. delie Memorie di quel- la, e la promessa, se potrà riuscirgli , de' volumi precedenleiuente inviati e di- sgraziatamente dispersi. Il sig. de Gasparis legge la sua Memoria riguardante la riduzione di al- cune equazioni diffi'renzialì rimarchevoli alla forma udu -|-(R + Su)ff' _i- D/u -f E/r * Ciò fatto , si ponga ìi = z scn & v =z cos s, essendo z ef due nuove variabili, r equazione precedente diventerà dz sci>(Z-\-zcos) irj^ + A'icn' -f- B'.ve/jif toif 4- C'coa"^) fi =3 (D, se» -7 = ^^ > — r = ^ , aTrcnio la proposta equazione dif- »' 0. » ferenziale ridotta sotto la forma (z + ^)dz = (hz'' + Uz)dsen(p+C(;os a »fn>4-r)cosV;'+[E«fii'«p + Fco«>-t-G»sen'+t"'«''*'f+^'eo»^«"-'i']*Ì"^'^"*? e questa può scriversi sotto la forma dz _ a z* ^ fi z -t- y nella quale a, /?, y , a' /?' sono funzioni di f «ollaato, ed espresse nel modo seguente a =(A»en'cp+Dcos'se»'+'^''"''p)'5' tg(p y = ctg (^ + e' y y' = c—c' tg q, S (6) fi = stgf+ s' , ia' z^ s — s' tg f Nelle quali per brevità si è fatto 305 a = A scn"' ^ + A' scn ""-' <^ cos

    9 e = A"' J!cn "■-' 9 + A'"'.wn"'-^'

    . Il rap- porto poi tra u e ; è dato da z = IN -f- e J L" equazione ( 3 ) può eziandio ridursi come la ( 1 ) alla forma anzidetta 306 ud u r= ( R 4- S u ) facendo sempre la solita sostituzione X = z sen f x=z z cos ^ dz senf + z cosf d^ ^ ^„ p , . dz cosf — z sciif d<^ ' ^ ^ in questa ponendo z = e,' avremo dz s= e" (ft> , s" = e"' e sostituendo nella e- quazione (10) verrà dv if «9 -f" '^"^ ^ d^ nir V (SA — '^'^ ^9^ -^ d ^ dv costtf — seri <(> df dv — tg )J'lgf d ^' (

    =4 ( "P ) saia = 4,' ( „ ) . On- de rft) = 3 F ( ,p ) ,+C ('9J Da quest' ultima equazione apparisce come nella ( 8 ) si possa prendere arbitrariamente la funzione di f die moltiplica la variabile u , determinare poi È chiaro pure come il moltiplicatore che la rende allora integrabile e- fpresso per la funzione arbitraria F ( i» ) sarà dato da «' + «[.yF(4(^(f) ^^^' hinquie ella sia . Ora sipporremo arbìlrari» la funzione 4 ( v) * quindi Irovo- rpmo la rrlartoiie ilie ve avere con X () , elirainaDdo le altre due . Met- tendo indilli il vulove di V(?) trailo dall' oijuaziou© ( 14) nelle due segucu- ti , sTrcmo ~ À (O .;' (v) + r (O 4 (») = o e peoeiido in questa seconda il valore di /"(«p) preso dalla prima saia Ora facendo per maggior semplicità X ( <(> ) = y-i ^* cui differenziando si ha k' ( « ) = — r" sostituendo nella precedente , ed ordinando t lerniini si li;) dalla quale uilejjianJo si plliene o , r.jL- —-- d'i' f / - - o'" r = X (-«p ) = -§- *= 3./ X ( „ ) J e a ^ 4-( e questa è la n lazione fra le due funzioni >l(?)e>-(ti>). Per rispetto a'ic altre due la (lA) dà F C »)= -y ^' ("?).« «J' P'» r( ^\ —^^llilllA. . Le due espressioni cosi risultanti per F (sparis per leggerla . Aveva data occasione a lai Memoria la proposta di tre problemi fatta dal Gergonne nel voi. XVIL degli jdniiatcs dcs Mallicinaliqucs , ebe con gran- dissimo vantaggio di queste scienze egli un tempo pubblicava. Essi sono i seguenti : /. Qaal' e /" ellisse, più {ijjprossimamcnte al circolo Ira le cìrcoscrittibiU ad un dato quadrilatero . IL Qiial' è il cono più approssimante ad una retta tra i circoscriltibili ad ?m dato tetraedro. III. Qtial' è t' ellissoide più approssimante alla sfera , tra le circoscriltibi- li ad un ottaedro dato. Il illu^tre geometra Steiner professore in Berlino aveva dopo qualcbe tempo soddisfatto alla prima di tali quislioni , inserendo tal suo lavoro nel voi. IL del pregevolissimo giornale delle laatcniatiche clic pubblicasi dal Creile . Rimanevano intanto desiderate le soluzioni delle ali re due quislioni proposte , alia terza delle quali applicatosi il nostro del Grosso vi ba pienamente soddisfatto , con aver rinvenuti nel cammino di tal ricerca nuovi ed importanti teoremi su questa famiglia di superficie, che da gran tempo, con vantaggio della scienza , forma l' occupai^iooe de' più accurati e laboriosi geometri . £ con questa oc.asione il del Grosso noti ha voluto tralasciare di recar pure nuove e piii eleganti dimostrazioni a' teoremi dello Steiner . L' Accademia ha accollo con piacere un tal lavoro , dispoceodone 1 inserimeu- IO Ufi Rendiconto . 3!l Fu gii annunziata ali" Accademia «na Memoria su di alcune ricftvhe itlaii- 1 e alle curve inviluppi , di un giovinetto malemalico pronipote del fu nostro illu- stre Nicola Pergola , il quale fin dalla prima sua introduzione allo studio di queste dillìcili scienze , aveva dimostralo gr;uide ingegno ed uno spirilo d' invenzione non ordinario , le quali ottime disposizioni essendo state fecondate da una buona istitu- zione ricevuta , hanno prodotto, nella sua tenerissima età di appena 17 anni, que- sto primo precocissimo frutto , che onorerebbe qualunque geometra già mollo esercitato ne' metodi . Il segretario perpetuo ha consegnata una tal Memoria allo stesso de Gasparis per leggerla all' Accademia , the ne ha pur disposto l' inserimento nel Rendiconio.*^ • Il trovarsi i fogli di stampa fino al presente di già cccednre di non pochi la pro- messa et sudiledo giorno. Il seprclario pcipcluo, dopo gli Alti della precedente tornala , ha iello iì decrelo di nomina a soci corrispondculi esteri do'signori cav. Carlo McUleue- ci in Firenze , ed Elia JVitrlinnn in Losanna, a' q^uali si spediranno le co^rri- spondentl lettere patenti ; inoltre \arie ministeriali per affari particolari e di servizio per T Accaocio ordinario stg. Masdea ba letto il suo lavoro, da piii tempo anntiDiiato col titolo di : Incompclcnza della dottrina crematislica ed impor- Iniiza di vn altra dottrina economica velia quislinne di potestà. Egli lo ba rite- r.ulo per ricopiarlo , ed indi il consegnerà allo staaipatore del Rendiconto^ per iuscrirvelo . 317 MEMORIE E COMi;:\IClZlO'\I DE SOCI ORDINARI E COIUUSl'O.NDEMl DELL'ACCADEMIA. Incompetenza delia Teoria Crenialìstica, ed iniporlanza di un' altra Trona Economica nella Quislionc di Povertà — Memoria del Socio ordinario Giorgio Masdea. 1. La Quislionc di Povertà (dov' essa prendasi in quell' ampio significato , cbe merita, e sotto cui la Scienza lilconomica deve , e può solo adotlainu il vocabolo ) la Qui>tionedi Povertà e la cifra di tulle le altre, che concernono , e i ogni guisa iiuniediala o mediala , diretta o indiretta, completa o incompleta , fan capo al beo- rssere, al peifezionamcnto, alla civiltà dell umano consorzio. Così l' abolizione , od almeno la coartazione di questa, fu e sarà sempre il vólo de' personaggi più insigni pel loro jìotcrCjO pel sapere : e ce ne somniinislran pruova tanto i molti e i piii so- lenni, ancorché lalor disastrosi, tentativi di politiche riforme , quanto gli ardui e i più radicali , ancorché spesso inutili , conati di ordinamenti economici , di cui la Filosofia tenga registro , e la Storia serbi menzione. Simili ordiuaincnti e riforme non mai ebbero altro scopo , infatti, se non di risarcire , o di tutelare le necessità del numero massimo de' componenti ogni sociale corporazione, che sono i Poveri , incontro all'esigenze del minor numero , che sono i Ricchi. Or ciò che ha reso malagevole , od eziandio sinistra impresa , in tempi e luoghi parecchi, la coartazione non che l'abolizione della Povertà, egli è la simultaneità, o reciprocaiiza, o sino ìdentiià ilelle Cnì/5C di essa, e della Ricchezza (entro una me- desima convivenza urbira , o stataria ) identità, reci[)rocaiiza , o siinultaneilà per lo meno, cui in iiiimagini ostensibili e palpabili tratteggiano, quantunque non is- pieghino, le vicende anche più dispari dei popoli antichi , o de' moderni datisi me- glio u conoscere : se non che nuove , speciali , ed onninamente insolile congiualu- rc , ornai han posto in tal rilievo si maravigliosa concorrenza di Cause, che ogni proposito di trattenere nella sua foga, o di sorreggere nella sua mole la Povertà, di giorno in giorno nion verisimile si olire , se non impossibile, nella sua riuscita. Però e dotti e indotti uomini , ansiosi e attoniti più non sanno , che ravvisar da lungi o da presso, fra' limili della nostra colta Europa (e vicendevolmente stordirsi al ragguaglio di una Ricchezza, la qual' è trascesa ben oltre ogni promessa e livello, e i cui ulteriori acquisii pajono incalcolabili ) una Povertà , la quale in modo rapido aum«ulutasi, o piuttosto ingigaalilasi coutr' ogni aspettativa , e al di là di ogni la- 318 i? o 1' han già tra'lotta in peculiari sperperali documenti slaiistici , o già rivestila tlell' intenzioni e ih Ile rimostranze le piìi M«in- jiilarif.Y, qui mi sia lecito di volo prciueller eziandio l'aitru venia, che né SlaUslioi unquanco, ned Uuianilurj , meglio conlribulrunno de dotti Economisti e degli Elici, a delenninare le genuine Cause, a definire i semplici Rimedj della Povertà : mentre quelli da una parte non attendono a porla in esame , se non sotto le moltìplici sue Forme , e nelle sue svariate Ciivostnnze ; e dall' altra questi non badano alla circo- stanze tampoco, ned alle forme di essa , sol premurosi di ristori e di compensi, che ligiiominia e la squallidezza ne mascherino. Ma io non ho per adesso alcun pensiero dinsislerc con piìi vivacità né diffondermi sopra tali aherramenti e presiigj ; onde far con ogni evidenza palese, che i primi sempre abili a tv^rimcfe , non mai arriveranno a prevenire la Povertà (ciocché sommamente imporla) e che i seconJi, opportunis- siiiii a palliarla, ne mai capileraimo a redimerne la Società civile — Duui^ue ripiglio il mio tema . 3. Ogni arbitrio esercitato dall' Economia su la Quistione di Povertà, è forse in- controvertibile , equo, valido ; e sopratulto inappellabile, perché legiuimu ?... Da lungo tempo, in vista de' conati sbiechi, o dall' ansie inutili de' suoi piìi circospetti ed egregi cultori , onde risolverla e deciderla ; io ne rivocava in dubbio , meco stesso, la competenza. Ma dopo ripelul' e mature indagini circa il subbetto e\ oL- bietto della Quistione , ovvero circa le Cause e i Rimedj della Povertà ; Gualmente arrivato »ono a convincermi, o piuttosto a persuadermi, che V Economia ( a onta di ogni sua prerogativa ) non possa più , ne debba ingerirtene. E vie pììi la mia per- suasione e '1 mio convincimento insieme si accrebbero , da che , dopo avere poco a poco da una parte riunito pretti gli clementi della Quistione, che si adduce in mez- zo; dall' altra ebbi considerato in tutta la risorsa loro le facoltà della Dottrina , cui essa delegasi , anzi fu resa ligia. In somma non mi resta veruno scrupolo in afferma- re ornai, che la Scienza Economica (quale oggi va esibila, e fra certo ambilo racchiu- sa ; non quale un giorno evaderà per suo proprio genio , e Ga meglio appresa) è pe- rentoriamente inadcguat' a rintracciar le Cause della Povertà , né quiud idonea a prescriverne i Rimedj — 'J'roppo nuova e ardila, noi dislimulw , ad altri può, e dee parere una simile proposizione : ciò nondimeno a raccomandarla , e fari assentire, non mi occorreranno, se non pochi ed agevoli, comunque negletti avwriimeuli. h. Cosa e Povehta' ?...To prefìggo un'iniorrogazione, cui niuno avTÌsò ancora, ed è piiiicipalissima ; da che la risposta sarii il primo cardia..' della una argomentazione. Pfrò n\i aU'retlo a discernei e la Povertà ììcah- , od Estrinseci, dalla Personale, od In- trinseca , uode i caratteri in modo e grado limarchcvoli fra lor diiCrepaou ; meoira 320 cosiiitrJoiiol' è questa per Noi, e quella unlcamenle rappresentalìoa. Infatti la Renio ÌQ ([ualunque penuria o piivaiioiie ( assolala del parche relativa) delle Cjsc. utili , ossia ile' IMe7.7.i prupuiziuiiuli e imlispuiisahili alla Vita , riponcsi : dove la Persona- le iiivciu s addila in qualunque svantaggiosa pioporzione delle Forze nostre , cbe le suddelie Cose producono, to' nostri bisogni, ehe vie via le consumano. A iiii di meglio spiegarmi diiò, che siccome gli Uomini (a dilTiMenza de Bruti, j quali Irovans' in balia de" gratuiti doni di Natura ) un appannaggio avuto hanno di Forxe, confaccvoli a guarentirne imAi' esubeianlemente i Bisogni , e una dotazione di Bisogni, ben atti a promuoverne iilimilataiiienle le Forze ; così ui provvedono da semcdcsiiui, con in?,iD;v assiduo e sagace, alla rispettiva lor conservazione, apparle ogni dipendenza da' tempi, e da luoghi . Quindi le Cose , cui torno a torno produ- ciamo e consumiamo, a Noi, nella loro fruizione od attualità , una Ricchezza som- ministrano , la qnal non merita di tenersi , se non reale , cioè estrinseca. Per lo stesso motivo ogni infcrior rapporto de' Bisogni nostri alle Forze, ovver' ogni rapporto su- pcriore di queste a quelle, una Ricchezza ci proccurano, la quale a dritto personale , cioè intrinseca denominammo — Dunque la Povertà, che n'è il contrasto, la Pover- tà umana, o la Povertà per eccellenza , nel rapporto superiore de' Bisogni alle Forze, o neir iiiftriore delle une agli altri, ovver discretamente in amendue, collocasi : e da ciò parmi evidente, com' essa non meglio debba convenirsi e possa dichiararsi, se noa quale un Difetto delle Forze a paragone da' Bisogni altrui , od un Eccesso de' Biso- gni a paragone delle altrui Forze. Stabilite lai notizie, io non riGuto già una mera carenza della Ricchezza (cui la Cose utili solo espongono nella Dottrina Economica ; nò vuol trascurarsi, perocché fondamentale appoggio dall' umana sussistenza, e di ogni durevole consistenza ) co- me Povertà ; laddove di tutti gì' incidenti , di tutte le peripezie che l' assiepano , contendiamo. La privazione o penuria delle suddette Cose la rappresenterebbe sem- pre, qualunque fosse il ragguaglio vicendevole delle Forze e de' Bisogni, che svan- la""ioso ad alcune Persone, nell' individualità o comunità loro , mediante un' estre- ma o mediocre sproporzione, la costituisse. In una parola, non altro qui pretendo di far osservare, se non che la Povertà Rcule od Estrinseca uu' imminent' e necessiria conseguenza diviene della nostra Personale od Intrinseca , e suo marchio ; avvegnac- che riguardo a Noi solo le utili Cose da qualsias" industriale Produiione scaturisco- no . Quindi pur è , che la loro Consumazione cotidiana alla Forze , non a' Bisogni ( non ostante un' apparenza mentitrice) corrisponda, e si accomodi — Or chi è in punta di negare, o non a segno di capire, come ninna Povertà sia per noi fattibile ^ anzi nemmeno immaginabile ; infino a che le Forze di cadauno a tutt' i suoi Bisogni eoccorreranno, o inCno a che i Bisogni non traboccheranno al confronto di tutte 1« sue Forzo ? Ripeto, la Povertà umana ( in qualunque sua manifestazione ) ridursi a 321 un Lìfcllo , cil uo Eccesso Je'due nostiì clemenU pbstìc! > delle due nostre oigani- che molle ; siu che assolutamoalo, sia elio fra loro tiom^xiralivainciile Aoi&\ preniLin^ì : e ne induco, come in ogni tenor di vila nostra, oriliiiarìo e regolalo ((ìUl'cIio ad allri piacesse) ornai non saprehlio offrirsi od avvisarsi , se non come risullamonto di For- xc manchevoli, ovvero di Bisogni esorbitanti. Al certo rioian qui, che si abbiano in conto lutti gli azzardi e7.iandio,e le congiunture, in mezzo a cui suole imbattersi pel suo peggio una vila sregolala e straordinaria , quel diventa in breve quella do" Po- Tcrtà : ma ciò non parmi connesso nll' attuale discettazione. lulaoto n' è lecito di raccogliere parecchi corollarj all' uopo. 5. E'I primo è, che la nozione di Povertà debb' acconsentirsi, conno poslllva, nel «ignificato suo di Personale od intrinseca ; mentre no l puote, se non cerno negativa, nell'altro significato di Reale od estrinseca — Ciò nasce , da eh' essa direUamentt ia quello, e so\o inilirellamenlc in questo, colla Fiicchezza si reciproca... Il secondo, che però le Cause e i Rimedj di quella sorta di Povertà unicamen^ te fusceltivi sieno di ogni contraversia dolliinale, laddove questa sorta non si afferma, se non in contradizione delle Cause e de' Rimedj ( cioè, spedieuli ) delle Ricchezza, ili cui adombrali rovescio ideologico ... Il terzo, che quinto è soverchio di appurar le Cause , e i Rimedj di ogni Po- vertà Reale od estrinseca (le une identiche aj;r inloppi, d' incontro a cui si arretra ; congeneii gli altri colle allettative, le quali promuovono l' Industria, la Produzione, e '1 Lavoro umano) altrettanto profitterà di scorgere quelle di ogni Personale od in- «trinseca : giacche indi fora dato, a chiunque tì riuscisse, d'imparare come le Forzo e i Bisogni nostri perseverantemente si equilibrino , e strettamente fra loro si con- tessano ; e da ciò segnalare infine le ccnclÌ7.ioni di quello Stato sicuro e perfetto , cui le [>iù Civili Famiglie del mondo fur sempre volte, né mai vi attinsero. 6. Ora tutto ciò basta per affermare, che la Quistione di Povertà , non mai col- locata solto il punto di mira delle Forze , liflessivamcnte a' Bisogni nostri ; nò tampoco mai ha potuto andar bene concepita , o dovuto senza molti abbaglj in- travedersi : cardine secondo dall argomentazione , cui proseguiamo. E per verità la Scienza Economica , tanta quanta va descritta , niuna Teo- ria di colai guisa in mezzo alle Scuole ancor possiede: ond' è , che i suoi par- teggiani di buonafede shmarono almeno colliman' e all' uopo della Povertà, quel- la , appo essi ventilata , della Ricchezza. Ma evidente cosa è , dietro \e consi- derazioni che precedono , aver eglino una nozione negaliva confuso e inlorlì- glialo con una pusilivti — Quale m.iraviglia dunque , se raggiri solo invece d' ludugini , e cimeuli invece di falli ( per dou dir altro ) da una sì enorme sosti- 322 tuzio.io , ed obhliquil:» di principi , son derivati ? ... In somma, non I' inj^egno al metodo ; un rello metodo liensi a più d un acuto ingegno , in tale arrin;^o pole- mico , venne meno , e fece altrui corrivo. Pertanto mislier' è a Noi , che di più salde dimoslraaioni rincalzata vadi una senlonia , la quale paradossic' a bella girala , se non sofistic' apparisce : ed eccole ! 7. La Teoria della Ricchezza (ix sua materia ( io il confesso ) dell' umane For- ze ; quantunque in una certa ipotesi , come tra poco si vedrà . . . Ma declina essa , e precide ogni studio intorno a' Bisogni umani , ascilizj e niitivi ; di cui a tutti è noto sol la Scienza Elica ingerirsi , almeno in parte , contendern' e iral- tarne , per suo proprio ed originai requisito. Conciosiacchè il vocabolo di Consumazione, il quale si potrebbi? addurre in pruova onninamente contraria alla mia assertiva , meulre a' Bisogni riferisce (non consuaiaodo Noi , se non a motivo de' nostri Bisogni , la cui soddisf;izii)ne coti- diana è delia Vita esigenza ; pur dove di Forze scevri , atteso la fan jullezza, la veccbiaja, una malattia, ec.) uà tal vocabolo non si è intruso nella Scienza Econo- mica , se non con avveniticcio e precario significato , onde solo in guisa equivoca finora vi si mantiene — La Consumazione rinfranca la Produzione , o la distrug- ge ; dicono i Crematistici — Dunque , per loro , o V una nell' altra s" incarna ed esibisce , come postulato fondamentale ; ovvero 1' una repugna e contraponesi ali altra , come funzione inversa. Fuori dubbio, nel primo senso , ben la Coasu- maziooc meriterà di attirare a se i pensieri dell' Economia ; e già precipui e speciosi riscossi ne ha , mediante i precelti sieno di Quesnay e di Smith , sieno di Genovesi e di Palmieri , i quai la ravvisarono ed espressero, or come, guida e maestra , or come prospettiva e ricompensa della Produzione , che però fra loro costanti rapporti deon legare. Nondimeno Ei non l'intendono, in un senso simi- le , meglio di ciò che 1 Fisici 1' ombra intendano rispetto alla luce , ovvero il ri- poso rispetto al movimento : ed infatti la Consumazione, da che spoglia di ogni Dottrina per se medesima, non acquista importanza, se non al riverbero di quella della Produzione. Nel secondo senso poi una mera frase è , cui gli Economisii vie •via ripetono , quando vogliono il noìivalore esprimere , cioè l' inutilizzazione, o r esaurimento delle Cose, in che la Ricchezza, una data Ricchezza esistea : ed al- lora in tutto alla Teoria di questa disorbita , e sottraggesi — Di che non mi piace in pruova irrecusabile citare , se non la famigentissima disputa intorno al Lufso ( vale a dire alla Consumaziobe appunto , e nel suo senso ultimo) dispula non meno di quella intorno alla Povertà , dagli Economisti usurpata; e del pari non mai da essi finita, benché sempre discorsa ; manchevoli, come souo, di preliminari teoretici su' nostri Bisogni, ooninaoiente all' uopo congrui. 323 Or dove qui raramenliamo , die una più o meno grande proporzione svan- taggiosa tra i Lisogiii altrui e le Forze , la Povertà denota ; quindi no» istupircino essersi le ricerche defili Scrittori Cremalistici sempre mollo , o poco sloriialc dal- le Cause della Povertà : giacche non assistili essi da verun indizio riferibile alìisogni umani , come ne avrebbero contemplalo 1' Eccesso , quale un suo con- trassegno ; o come , in ogni Eccesso fortuito , le Cause necessarie appreso ne a- vseLbero ! .. — Da ciò inoltre noi indurremo , perche la Teoria della Ricchezza , quantunque spesso riformata co' più diversi dommi , e più di verità fecondi , non ostante non sia mai valsa a manodurr' e stabilire la Quislione di Povertà sur una dottrinai base , piana ed a sufficienza larga , onde con successo lua- neggiarvisi . 8. Il qual vizio e si addoppia , e risalterà vie pifa , dove inoltro si badi , che la Teoria medesima non appartiene alle Forze nostre , se non concependole nel- l' attualità , cui Lavoro per lo più , nella compage , cui Industria, e nella loro efli- cienza, cui Produzione appelliamo. Ciò fia chiaro, da che alla formazion' essa cir- coscrivesi , ali" accumulamento , ed alla permutazione delle Cose utili , dei Rlez/.i adatti e soddisfacevoli a' nostri Bisogni , o de' Fulori , se altri preferisce l' idio- ma tecnico. Or le Forze per noi fruttuosa, vale a dire opl/lchc, sono, finche conser- te fra lor rimangano, e a un disimpegno solo iudiriggansi ; né si appercepiscon più, se non difctlive, o sterili , appena divellansi l' una dall' altra, e s' isolino. Con franchezza indovineremo quindi , perchè gli Economisti non sieno riusciti , se non tardi assai, a tentoni quasi, e dopo grossi abbaglj, all' alto punto di scgnalarn' e di- scernerne due , nella cosi trita disamina intorno a rapporti del Salario e del ProfU- rabaldanzcD» *«««-■-» , p.==^ ■E=^^ .jlj_U - _» Barometro a zero Tcrmomelro est. cent. Umidità Elaslicilà Punto di rugiada | e 1 12 o o £ o o ■3 31 o B S 16 j s f 19,9 12 o a e o 21 o S 2 H '3 o S 'e s o -6 a o '3 2 S a ■3_ 11 o = 1,90 3_ 29 2 e a o E e 1 'e 3 11 O S 'S Ci e ti n. 7o7. — 3 763,— 741,- 91 0,5 764 985 11 334 2,81 22 4,04 4,07 9,33 -9,50 Febb. 752,— 15 769,— 6 738,- 7,4 9 12,2 28 1,5 096 28 840 14 312 2,46 23 3,77 25 1.02 4,20 23 9,15 25 —0,30 Marzo 75'i..70 15 702,83 8 729,08 9,0 28 14,6 2 3,3 681 8 881 13 417 2,62 30 4,23 15 1,31 3.40 10 10,90 13 -0,15 Aprile 731 ,93 23 750,74 2 745,71 13,9 2 19,0 7 9,0 084 24 900 28 324 3,53 30 4,60 5 1,86 7,37 30 12,20 5 —1,35 Mog. 753,95 19 758,86 5 740,78 21,0 28 26,0 4 12,4 623 4 937 23 319 5,14 20 7,27 2 2,74 13,49 20 19,54 2 4,35 Giugno 733,92 2G 758,12]ll 740,32 21,1 26 24,9 3 18,0 617 6 837 3 395 4,87 24 6,85 3 2,64 12,04 17 18,37 3 3,80 Luglio 755,11 12 758, li li 2 749,69 25,1 21 28,4 1 18,0 eoo 1 859 18 370 6,09 19 8,18 18 4,20 16,40 19 21,48 18 10,80 Agosto 753,07 18 756,30 7 748,82 24,0 3 27,7 28 19,3 060 22 804 13 417 0,50 24 8,88 13 4,56 17,53 24 22,86 13 12,n(i 5,33 Seti. 755,02 23 700.23 10 748,79 20,7 7 25,0 29 15,3 669 25 810 9 391 4,52 21 9,98 30 2,93 14,26 19 17,88 30 Ollob. 756,47 31 704,08 2 748,29 17,0 7 20,9 29 12,0 701 21 883 11 478 4,57 7 6,84 27 2,63 11,56 7 18,60 27 3,75 Kov. 757.89 2 706,66 18 739,52 12,4 2 15,0 27 9,0 721 18 864 4 414 3,30 24 7,27 4 2,08 7,23 18 11,53 4 0,33 Die. 7oV,29 IV 703,33 21 738,44 10,4 1 14.3 28,4 18 6,7 19,5 783 4 990 3 323 3,13 0 4,36 18 2,08 4.50 6,16 17,55 e 11,37 18 0,33 12,06 Mas. 757,89 700,00 749,69 24,0 783 990 534 6,50 9,98 22,80 Mod. 75V,93 701,49 1 743.37 tG,l 20,0 11,1 684 898 409 4,14 6.40 2,27 9,91 15.27 1,9'. Mio. ., , ! -..,.-1 729.08 7,4 12,2 1,3 eoo ^ 810 312 2,46 3,77 g^ 1-02 3,46 i^ 9,12 -9,50 Medf , massimi e minimi delle osservazioni fatte a mezzodì. barometro a zero Tcrmomelro est. cent. Utyudità Elasticità Punto di rugiada Genn. Fcbb. Marzo \prile Maggio Giugno Luglio A goslo Selt. Ottobre Nov. Dee. Mas. Medi Min. o ■è 3 21 13 13 19 20 8 20 23 31 2 14 e 5 o o è 1 1 E S 23 22 31 2 24 20 21 13 7 7 2 2 o e 3 e ■a "5 o 11 28 8 3 5 2 1 28 29 27 28 19 o B '5 o '•B tu E e 5_ 1 3 8 13 4 19 1 24 2 23 19 30 o e s = E 1 5 o 5_ 16 11 31 28 12 5 11 a 9 u i 9 o g o '•3 o i E 'E o .E S 4,20 3,77 3,98 4,60 7,79 6,93 8,54 9,16 7,43 7,20 4,54 4,25 9,l6 6,07 3,77 1 i3 11 25 15 5 1 3 5 U 29 27 4 18 o .6 "E S 1,98 1,11 1,30 1,77 2,40 2,33 3,94 4,77 2,90 2,50 2,05 1,95 4,77 2,42 1,11 o 1 1,92 4,79 3,80 7,16 13,44 12,79 17,02 17,56 14,82 12,67 7,69 6,81 •ZI i ■3 29 20 20 16 27 19 22 24 7 7 17 6 e s e •a £ 2 H_ 11 11 15 3 1 5 5 U 29 27 4 18 o 6 "e 730,— 752,- 731 „3C 732,00 733,97 733,97 753,02 754,14 755,11 750,29 73", 74 734,47 737,74 734,70 7.32,00 707,- 704,- 702,80 750,83 739.U5 758,00 758.78 757,74 759,88 703,71 760,35 703,13 767,— 701,44 730,83 21 28 8 2 5 2 7 10 2 18 ■21 740,- 742,— 728,30 745,14 746,88 746,80 749,02 749,30 748,50 749,30 740,23 733.02 )1,2 9,0 11,5 13,7 24,3 23,7 27,0 20,3 23,0 19,3 14,0 11.9 27,0 18,2 9,0 13,5 14,2 20,4 20,5 30,0 27,0 32,4 29,6 23,8 21,9 >7,1 16.1 8,6 3,5 6,0 10,2 15,1 18.7 18,0 17,2 18,5 13,6 12,1 7,4 18,7 12,4 3,5 091 649 607 595 530 526 542 eoo 614 069 634 728 913 889 895 795 794 843 859 883 832 908 834 896 478 310 413 304 266 218 361 436 434 394 351 533 533 375 218 2,98 2,21 2,71 3,43 5,17 4,97 6,30 6,51 5,30 4.92 3.45 3,30 29 20 26 16 27 19 22 24 7 7 17 6 10,13 9,15 10,90 12,20 20,67 18,75 22,20 23,38 19,90 19,52 12,00 11,00 —0,35 —9,80 —0,20 -1.95 2.40 2,00 9.S0 12,77 5,50 3,00 0,15 0,60 749,02 743,70 728,3» 32,4 22,4 13,5 72i 617 526 913 862 794 6,51 4,29 2,21 17,56 10,04 1,9 2 20,67 14.99 9.15 12,77 1.49 -9, SO Medi, massimi e minimi delle osservazioni fatte a 3^ p. m. Baromelro a zero Tertìxomtlro fjf. ceni. Umidità Elaniciti Punto di rugiada -5 « s "S -e E o a .1 in a i -a e t- o 'Ó 'e 5 ri S 'c O -.5 0 a 2 i -3 3 O 3 o a "v -e 'E o fi 1 J e i -S 'a o o a 'a a B 0 S a -: o a 'E o s -3 C = ■3 o a 'i 'a a ri o .a Gen. 756,— 5 769,— 31 742,- 11,1 10 12,9 11 8,2 096 7 866 11 551 2,97 29 3,88 11 1,95 5,21 29 9,00 11 -0,00 Feb. 751,— 21 764,— 6 737,- 9,2 19 14,6 28 3,4 649 28 911 25 402 2,52 O'ì 4,10 1 4 1,27 4,37 0.) 10,45 14 -0,00 Marzo 753,77 15 762,25 8 728,10 11,1 31 •20,1 7 2,r 605. 9 806 31 370 2,79 20 4,31 1 4 1,25 3,50 20 11,20 14 —0,50 Aprile 751,23 5 759,14 2 744,68 17,7 28 ■20,3 6 9,6 634 29 949 19 316 3,59 2-1 4,74 1 J 1,87 8,00 24 12,68 19 —1,20 Mag. 755,38 19 759,12 5 747, 12 25,5 12 31,2 1 14,0 506 4 732 12 265 5,23 ■20 8,10 2 2,93 13,06 20 21,32 2 5,35 Giug. G53,56 26 757,75 11 746,46 24,2 25 28,6 10 19,9 503 7 671 2 319 4,90 27 7,17 2 2,60 12,71 27 19,30 2 3,00 Luglio 754,54 12 758,12 2 749,47 28,2 21 33,9 1 22,7 522 1 68T 23 337 0,33 22 8,91 2 3 4,92 17,11 2 '2 ■22,92 23 13,27 Agos. 753,81 26 756,16 7 749,33 26,3 25 31,4 10 19,4 585 23 881 11 422 0,28 'ti. 8,80 ll| 4,84 16,98 24 ■22,72 II 13,00 Seti. 754,14 23 758,91 16 748,50 23,1 11 2G,0 29 18,7 595 15 805 29 379 5,38 19 C,46 2 9 2,02 14,34 19 17,00 29 3,70 Olt. 755,63 31 762,73 25 749,10 19,4 17 22,6 26 14,0 657 7 892 11 350 4,84 7 7,17 2 7 2,78 12,45 7 19,30 27 4,59 Nov. 756,82 2 765,70 18 741,06 15,0 1 17,4 19 12,3 655 18 867 4 375 3,57 17 5,03 4 2,29 8,07 17 13,00 4 ■1,70 Dee. 753,56 14 7 62,47 21 738,01 11,8 2 15,9 19 7,2 743 19 970 4 498 3,54 7 4,80 18 2,02 7,01 7 12,87 18 0,10 Mas. 756,82 709,— 749,47 28,2 33,9 22,7 743 970 551 6,33 8,91 4,92 17,11 22,92 13,27 Medi 754,12 761,28 743,40 18,5 22,9 12,7 012 841 382 4,33 6,12 2,01 10,29 10,13 2,53 h": 751,— — 756,10 _ 728,10 9,2 — 12,9 1 2,7 503 671 265 2,52 ' 3,88 1 1,25 3,50 _ 9,00 -0,00 STATO DEL L' ATMOSFERA Venti a meszo"iorno. Mcs, Geno. 1-ebb. Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Sclt. Ou. Nov. Die. Toialc NNE 8 11) 8 2 3 9 10 NE tNE :>3 I 41 12 ESE SE SSE S SSO SO OSO 1 1 1 1 2 0 , o o U 4 2 2 1 1 5 9 2 1 3 o 4 7 5 4 — 3 3 7 — n 3 3 , 1 3 4 5 0 1 1 o C 8 2 1 2 — 2 7 1 1 1 — 1 o 3 1 — 5 — 1 22 29 40 33 23 13 11 ONO NO iNNO Var, Cij, Pioggia CLiJu io linee 2 2 — , 5 38,15 o — — — 2 68,02 2 — 1 — — 44,06 2 — — — 3 23.8-V — — — 1 3 11,43 1 1 — 1 5 22,85 3 1 4 1 22,63 1 — — — 1 77.55 — — — 3 1 28,66 3 — — — 1 42,50 — 1 1 2 41,79 16 — 2 — 3 121,51 G 4 10 27 549,31 Giorni sereni nuvolosi mis. e. \ar. di pioggia di grandine di neve di neb. di liioiii Gcn. I _- Stato del eie lo a mez zogiorno. Feo. 6 Mar. 1 ^pr. 1 Matj- 14 Giurj. 2 Lug. 5 A(jos Seti. Olt. A V. Die. 3 3 1 12 G 6 6 11 3 5 4 3 6 8 5 13 18 24 16 12 23 22 25 21 22 IO i 9 8 11 15 3 9 6 13 4 8 8 12 1 — 1 — 1 — 3 — — 1 5 2 6 7 15 3 1 5 9 8 3 1 — — 1 2 1 6 3 3 1 3 >< •CI Ci J3 e ^ S •zciiipni o a5 3 o o o •ZBIII|Da(( co e CO in IO n in •.n oonii ui BiSSoij »»»»»» > >■ . = 3 = = 0O0023 •333- = = — = o-=^ = cS? = ,= '= = 'e = = = H£Scc > > > ;. " e- > > > 5 ■ f ...-_■ ^ .. . r !r cr e- 1 S -Hi;-.-.... o o cj crei ccc"c": o CI, oiuiaioi — _jO «5 ,« M5 O^-N « r- — Ci -j^ » O — CO :(5 -.♦ co e- O) 1- :,« - o e :- -M - r- - g' '^^ •=■' g» »' -^i -' -' ff' «' ^g^^^^g££^g3go^^g^^g -ot-aocoq-»-*qocit-e»oq~.»o 5 ? P ^ — :0 )- 1^ V3 ;d :J aC »T- :0 1-- o CI ro cOwSCil^;^»^ — .»- — ,» ._ ^_ ,, — r— :r "_'1'^.== ■•=. 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CCp__a p *~Ì''iipP5'^P PPPPPP?° i^P, PP(5 •^,c"*.-W• 0 O iSo'ti'liV- V © o ^ V---I o 0-~00'.SO*- o :3 e- *- .*- .„.„,.,r.n li li W li ti ti ti ti — OS 05 ce W Ci OS Oi 05 OS W CO ti li 05 t: C5 05 fe^co^ ac:ocKooo o-aoooo— otiti — mjìo .ce— }ìiì.— q c'oxco'ò cocùtoo'o! ©ifiooo©© o©oV-o©o: o-.c«-.oo sggìSg ggi^gSgìS gS'^gggS gSg£?S!gj^ gg^SglS^ ■V'~-o=. o cootitoocjt oiucuto on'bt© o'c;t© V- o cn o o cnowcr: 5. =■ L-.P: 3 o MIN I II I I I I ! Il l ! I I II I II I t lini e e CIO: O CCCOCCp COpOOOO pOpOOop p O p p -^ 3» 5! S X X Z c/i 3! Z CA IX or- 25 cf, IXi W V. e/) _ W. Cn C' C/v cr ry; ry) ^'ii-^_^, KCcO ^^'^ ooccooo ocooCco gccso -e: - :r e- : 3 C -5 r 5 0 "1 •-1 1 "1 ^ ■1 cr. et ■1 et- -1 (« 0 cn CO = rs 3 0 3 cs 3 3 I-^ 3 3 3 3 Ci 3 r e < =- " ~ =- < < < ^ B- ;^ H^ =- ■< 0; 3* e • • • -< rs o o -^ -^ o "-j -1 "n "1 "1 -I 3 C g. 3? e '=' ^'^ ~ '^ _-- -^ r : £: e- £• e: é- i- = rx -r =- =■ — — ~ rr ~ e zr :t ri- 2 ^ ~ i^ ra o S^ 1 ^ 1 -• on m m en uo '/■ 01 c -^ o re « o (^ •^ -5 -j -1 -1 -j "T Vi n cu cn cn m ■1 . g -I -1 1 «-» (^•ó;' j" p- 5- e- cT o" e" e" e" o" o"".' P" 9" F" y F'yVy^^^ c'oV^o'oj' H > H O ri w O "'T'TTrrwgTnrTrr i8i8 RENDICONTO N*^ DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE PER LE SESSIONI DEL SETTEMBRE 1848. PRESIDENZA. DEL HAnCDESE DI PIETBACATELIA TORNATA DEL DI 5 SETTEMBRE 1848. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Dopo la lettura degli Alti verbali della precedente tornata , si è passato a quel- la di parecchie miiiisleriali per affari di servizio interno dell' Accademia , le qua- li lianno dato luogo a tali e tante discussioni , da non esservi rimasto tempo per lavori accademici . Continuando la malattia del socio ordinario marchese Ruffo , l' Accade- mia ha dimandato che , secondo il costume , gli s' inviasse una deputazione di soci per atleslarlc il dispiacere che essa ne prova ; ed il presidente vi ha de- stinati i sig. Semmola , Vulpes e Melloni . I medesimi sono slati anche incaricati di visitare , per Io stesso oggetto, il socio sig. delle Chiaje . -^^ LIBRI PRESENTATI. Menioires de la Sociciè des Sciences Naturellcs de Genève toL Xl* parte 2», 47 3U CORRISPONDENZA. Si è rlccTuta lettera di ringraziaraeDto dal sig. Elia Wartman professore in Losanna , per la sua ascriiione alla nostra Accademia da socio corrispondente. Il sagretario perpetuo ha , a nome dell' Accademia , spedita la solita lettera di ringraziamento alla Sociclà delle Scienze Naturali di Ginevra , pel volume delle Memorie di questa precedcntemeDlc notato . Lo stesso segretario, nell" inviare alle Società dotte ed agli scienziati esteri in corrispondenza con la nostra Accademia , il fascicolo 40 del Rendiconto , per luglio ed agosto , ha loro fatto conoscere il nuovo stabilimento di occuparsene per l'avveni- re una numerosa commissione di soci , prescelti dal presidente nelle diverse classi dell' Accademia , rimanendone con ciò egli discaricato , per attendere alla pubbli- «azione degli Alti , chedapiìi tempo procede con lentezza. 345 TORNATA DEL DI 12 SETTEMBRE 1848. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno. Lellisi dal segretario perpetuo gli Atti della tornata precedente, essendo que- sta r ultima innanzi le ferie autunnali , ha egli ricordato a'suoi colleglli le Memorie clic da più tempo sono io loro mani per esaminarle e riferirne all' Accademia l' occorrente , pregandoli a volersene occupare nel tempo dello vacanze, per legger- ne le relazioni nelle tornate del novembre prossimo venturo. Trovandosi differita la sessione generale della Società Reale , pel corrente anno , dal 30 giugno al 5 ottobre , il segretario perpetuo ha letto all' Accademia il supplimento al ragguaglio de' lavori di questa pe'mesi di luglio , agosto e del corrente settembre. La mancanza di quattro soci ordinari, e le indispusizioni di salute, o per gravi occupazioni di altri, rendendo scarse le assemblee accademiche, si è da taluni soci motivata la provvista de' mancanti \ al che ciascuno acconsentendo, è stato stabi- lito riferirne al presidente generale , invitandolo ad intervenire alle nostre tornate Dcl novembre, richiedendosi dallo Statuto la di lui presenza per tali nomine. 3Ì^ MESE DI OTTOBRE Questo mese essendo di vacanze per V Accademia , riporteremo in esso il seguente lavoro invialo al segretario perpetuo dal socio corrispondente sig. D. Guglielmo Gasparrini , per Jarlo inserire nel Rendiconto. MEMORIE E COMimCAZIOIVI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL' ACCADEMIA. Osservazioni sulla generazione delle spore nel Podisoraa fu- scuni del socio corrispondente G. Gasparrini. 11 tempo che corre essendo memorabile nella scienza per un desiderio univer- sale di scuoprire i fatti più astrusi delle piante, segnatamente quelli spettanti alla ge- nerazione j m' è sembrato che alcune cose intorno a si fatta materia da me osservate in una pianta crittogama sieno di qualche importanza. Le quali per intender bene in tutte loro attenenze e venire speditamente alla conclusione richieggono una sposizio- nc minuta della struttura di tutte le parti della pianta , ed un cenno storico delia medesima. La pianta adunque, della quale vogliamo ragionare ha l'apparenza d' un funghetto, e fu descritta e ritratta la prima volta dal Micheli col nome di Puccinia non ramosa wfljor pjrumidnia nella sua celebrata opera : Nova planlarum genera . Dipoi ne ra- gionarono altri con differenti nomi, alcuni credendola spezie di Clavaria, altri di Tn-vicUa : il Pcrsoon denominolla Puccinia junipcri, ritenendo il nome dello scuopri- Ipre. In progresso di tempo parve ai Botanici che sulle di"versc spezie di ginepri non solo questa Puccinia del Micheli nascesse ma altre ancora, ed appatenessero a due 347 generi dislioli . L' Hcdwig stabiliva il genero Gymnosporangium sulla Trcrndla juiiiperina del Linneo , ed il Link il genere Podisoma sulla Paccinia Juniperi del Persoon ; al qual guucre è siala riportata ancora corno speiie distinta h Tremclla eluvariaeformis del lacquin. La pianta da noi esaminata parendo la slessa di quella veduta dui Micheli , sareb- be perciò il Podisoma fuscum dei moderni . Se non che talvolta essendo alquanto compressa con qualche seno pììi o meno profondo nella sommità, si mostra allora poco o niente diversa dal Podisoma davariac forme. Ov siccome non conosciamo la Tremclla Jìtnipcrina del Linneo ossia GKffjH05D07'rtnj/ium /uni/icn Link, e questo genere in quanto sì può giudicare dalla descrizione e dallanlorità dell'Eodlicher punto non par diverso dal Podisoma ; ed alle spezie di Podisoma finora descritte sono assegnati tali caratteri da non poter decìdere sulle parole sesicno spezie distìnte o varietà di una sola, così aflìuchè il lettore possa conoscere di qual pianta precisamante noi intendiamo ragiona. re s' è creduto necessario allegarne il ritratto al naturale nella figura prima della ta- vola annessa al presente lavoro . Del Podisoma fuscum poi ci ha parecchie descrizioni, figure e sinonimi ; delle quali descrizioni le piìi rilevate sì possono disporre nell' ordine seguente. Puccinia non ramosa major pjramidaCa Mich. gen. p. 213 t, 92 f. 1. Puccinia cristala Schmid, io. et anal, pi. 3. p. 254. tav. G6. Puccinia Juniperi Persoon disp. meth. t. 2. f.1. a — e = Synop. p. 228 Tremclla Sabinae Dicks. crypt. Brit. 1. p. iU. Gymnosporangium fuscum DC. fi. fr. 2. p. 2f7. Podisoma Juniperi hioV. obs. •/. p. 7. Nees syst. p. i8 f. i5. Podisoma juniperi Sabinae Fries syst. mycol. 4. p. 308. Podisoma fuscum Dub. Bot. gali. 2. p, SSL Corda ìc. fung. voi. 3. p. 36 lav. 6. f. 93. Quantunque non avessimo potuto consultare l'opera dello Schmìdel coU'annessa figura, né quella del Dickson , e 1' altra del Nees , tutlavolta questi scrittori non pare avessero veduto la maniera di generarsi le spore, ch'è il subbietto principale del presente lavoro, nella menzionata pianta ; altrimenti gli autori posteriori ne avrer- hero parlato ne da essi si sarebbe preso per ispora ciò che veramente costituisce lo sporidio . Dobbiamo poi alla cortesia ed amicizia del chiarissimo Edmondo Tulasne «opia della descrizione e figura del Corda , che ritrae non solo la pianta al naturale, ina Sila struttura di tutte le parti esaminate al microscopio. Abbiamo trovalo il Podisoma fuscum da molli anni soltanto sopra due vecchi in- dividui stracchi e palili , ma ancora viventi , del lunipcrus phoenicia coltivato ncU orlo botanico di Napoli Ira molte piante conifere dei generi, P(iji«,//Z>iw,C(i//i'/""'-'^» Thuyn, lìelis, e. Tiirodium. tutte in campo aperto ed a poca distan/.a tra loro. Anzi diippoichè alcuni autori aD"crmano che lai pianta crittogama viene sul lumptrus lir» 318 giniana e Si:/iinti, ed il signor Tulasne di sopra mcnziODalo ci ha scritto di averla veduta sul Pmus halcpcnsis e sul Junijicrus oxyccdrus , egli par iucinorul)ile che noli' orto botanico di Napoli essa non solo non s' è ancora mostrata sul Pinus halc- j)eiìsis, non ostante ce ne fossero tanti individui, uno dei quali s,ì'a assai grande e niaturo si trova presso a\ luiiijìents i>hociiicia;nia né anche sopra diverse altre spezie di ginepri che vi stanno dattorno, come Junipcrus oayccdrus , viiyiniana , bcrmudiana coniniuiils, wacrocavpa ^ Sabina . La quale osservazione p olrebhe far credere che le tre forme proposte dal celebre Fries , cioè Podisoina junipcri v'mjiiiianac, communis et Sabiiuic fossero altrettante spezie distinte. Il Podisoma fuscum da noi esaminato viene sulla corteccia( /".-/. ) del luiiipcrus ^j/jocHic/a, segnatamente sui rami adulti, e mostrasi tra il finire dell' inverno, ed il prin- cipio di primavera quando il tempo corre umido e caldo. In certi anni non s' è ve- duto,non ostante ci fosse sempre nella corteccia il suo micelio o radice. Apparisce quasi istantaneamente ; polchi; tante volle c'è intervenuto, ricercandolo, di non poterlo scorgere, e di trovarlo poi copiosamente sulla slessa pianta poche ore dopo, e dì grandezza compiuta. Il che succede forse ancora alle altre spezie dello slesso genere ; poiché il Fries descrivendo lo Gymnosporamjmni jwupcrinuin pone queste memorabili parole « Summam sacpc mihi rnovit admiralioncm locis, quibus ante pau- cas lioras ni/iil vidcrcm, copiosissime et maxime luxurianti huic stiì-pi occiirrerc. Ilac ralionc Nostoc communi prorsus analoga est parique jure coeli flos nuneupalur . « Il Podisoma fuscum dopo la sua quasi subitanea apparizione vive per un tempo piìi o mea lungo secondo lo stalo dell'aria. Continuando l'umidità o la pioggia, esso in gran parte si trova disfallo al secondo giorno della sua apparizione , allrimonti si risecca. Né tutti gì' individui sulla stessa pianta del ginepro si mostrano in una vol- ta , ma successivamente , anche per lo spazio di un mese , semprechò le condizioni atmosferiche sono favorevoli nel corso del mese di marzo . Le parli onde si compone il Podisoma fuscum sono il micelio , lo stroma , gli sporidii , e le spore. Il micelio o radice non (f.'f.a) rileva sulla corteccia, anzi giace alquanto sotto al suo livello, e circondato dalle squame riseccate di quella; apparisce alla vista naturale in forma di macchia griggia levigala , d' ordinario rotonda con un diametro di circa una linea e mezzo, costituito di sostanza filta distesa in lamina della grossezza di ''g circa di linea , ed incarnato nel parenchima. In poco spazio della corteccia trovan- dosi molti micelii a pochissima disianza tra loro , succede talvolta che due o tre di essi allargandosi si uniscano , e gli stromi corrispondenti perciò vengano congiunti . Al microscopio questo micelio si vede costituito di Glolini tubulali , sopra se stessi in diversi modi ( f.Z.a,b ) viluppati ; e non che sieno essi di uguale grossezza, ma un solo in breve tratto si mostra qua e la rigoofiato, Sulla parte esteriore par di 319 Tedcre uno siralo cellulare formato di cellule sinnose raggrinzile ; il che realmente è una semplice apparenza proveniente dai viluppi e ravvolgiraenli dei menziona- ti fdolini . I (piali nella parte inlcina si distendono discioUi Ira le cellule dello strato superficiale Q'.^.c) del parencliiiua corticale. Onde (|uesto pnrencliiina si muo- re ; ed il Podisonia ad un tempo mentre corrompe la parte viva della corteccia , so- pra cui poi viene a sua perfezione , lia bisogno ancora dell' umore del ginepro vi- vente . E da ciò dipende 1' intristirsi di questo a grado a grado , ed il riscccarsi ogni anno di parecchi rami iiifino alla morte di tulio I' arhusvello. Lo stroma, detto ancora ricettacolo, ossia Inlla la parte temporanea prominente, che nasce di marzo nel iikuIo anzidetto, arriva alla lunghezza di nuzzo pollico circa; è tenero , anzi iinasi mucillagj^iroso si che per troppa umidità in brevissimo tempo si corrompe , piramidale, cilindrico od in forma di clava, talvolta compresso, ovve- ro angoloso con punta ottusa, acuta, non di rado divisa ; il suo colore è d un giallo rancio. Nasce isolalo, se non che alcuni individui trovaodosi mollo vicini aderi- scono spesso nella parte inferiore , ed insieme uniti prendono 1' apparenza del Po- disoma clavariacformc- . La superfìcie sua in principio è liscia , poi diventa qua e là raggrinzata , sinuosa ; ed apparisce alla vista naturale prima cosparsa di ininutisimi puDti alquanto scuri , poi di una spezie di fioritura di color giallo-rossastro . Al- lora la pianticella di breve si risecca, e la fioritura menzionata cosliluita dalle spore 6Ì cade naturalmente . Esaminando lo stroma al microscopio lo si vede costituito (J.iO.) di filolini tubulati, ciascuno dei quali porla nella sommila lo sporidio, mao- tenuti da sostanza mucosa. Si genera lo sporidio nel seguente modo. Sorgono dal micelio (f.?.) cellule al- lungale della slessa natura, quantunque diverse in grandezza e conformazione. Dappri- ma somigliano a fusi, poi divengon davate ; e mentre l'estremità rigonfiala s'ingran- disce, ed il gambo si allunga in filolino tubulato, il rigonfiamento nella sommila si ristringe alquanto nel mezzo e vi nasce un scpimenlo, pel quale la estremila allargata è divisa in due cavità ; e quest' essa è lo sporidio compiuto costituito da due cellule roitriformi unite per le basi , 1" inferiore delle quali cellule tiene ancora al filamen- to. La parie esterna dello stroma è tutta coperta di sporidii, anche infine alla base, ma ce ne rimangono ancora dentro, per esser nati dopo o per altra causa. Anzi tolto lo stroma, nell' esaminare col microscopio la superficie del micelio in poco spazio si giunge a vedere quanto s'è detto (f. 2.) intorno al primordio e successivo ingran- dimento dello sporidio. La sua grandezza e forma , quando è giunto a perfezione , varia nella stessa pianta; magli sporidii mezzani son lunghi circa - tatlo della umidità. '■>|>HiWmi ■ •;" ^'-.K ■y H r !■ /, '^ ,/ :#" / ^^^ ^ ,'7 II. .' fZ-f'/'/^'i' ////-/ / //. I f •///// 357 OGGETTI DIVERSI. CENNO NECROLOGICO PEL MARCHESE GIUSEPPE RUFFO Il Marchese Giuseppe Ruffo, gentiluomo di camera di entrata di S. M. il Re N. S. , cav. G. C. del R. Militare Ordine Costantiniano, e dell'Ordine di France- sco r., Commendatore delia Legione d'Onore , e di altri Ordini Cavallereschi, socio ordinario nella nostra Accademia nella Classe di Scienze Morali , compiè il non lungo periodo di sua vita mortale nel di 4 ottobre alle cinque p.m. , avendo per proprio sentimento richiesti e piìi di una volta praticati , durante la lunga e penosa malattia , que' conforti che alla nostra anima , che sente di non morire , somiiiini- slra la Sacrosanta Religione , che la Bontà' Divina ci ha concesso di professare ; ed egli è sceso al sepolcro pieno di que' sentimenti augusti che elevano 1' anima e la consolano . Aveva da natura sortito una persona ben formala , una fisonomia che preveni- va in suo favore gli animi altrui , ed annunziava in lui quella vivacilb d' intelletto che tanto lo distingueva, ed una fantasia , che coltivata con arie lo aveva fatto di- venire un immaginoso scrittore ed un poeta gentile ed elegante; sicché parecchi com- ponimenti aveva egli fatti fin dalla sua giovcntii prima ; e posteriormente in diver- se circostanze abbiamo da lui a stampa un' Ode per la morte di Napoleone Bonapar- tu, ed un carme elegìaco sulla tomba di coloro , che il feral colera del 1837 ci ave- va tolti. Siffatte belle doti del corpo e dell' anima il resero caro all' Augusta Memoria di Re Ferdinando 1° , benemeritissimo proteggilore della di lui famiglia ; ond è clic assai di buon'ora il promoveva ad impieghi di civile amministrazione , che prima avevano, non senza dillicoUii , tenuti uomini giù fatti e sperimentati ; ne' quali egli seppe comportarsi con decoro suo , e eoa vantaggio delle amministrazioni affi- dategli . Questo sperimento ben riuscito determinò quell' Ottimo Sovrano a promuoverlo al posto distintissimo di direttore delle RR. Segretarie e Ministeri di Stalo , addi- 358 cendolo s|ipcialmentc a quello della Reale Casa in ajulo del padre , il quale in se- guilo di nialaliia merlale avuta in Yienna , ove aveva seguilo il Re , era rimasto di una salale assai cagionevole , che dì frequente il faceva andar soi^gctto a nuovi icaluri e gravi : nò egli col solo Ministro conferiva ; ma veniva talvolta ammes- so a refcnnda col Re medesimo . Ed in tal Ministero , da cui dipendeva la nostra Società Reale , non fece giammai mancare a questa quella protezione Regia di cui i corpi dotti hanno lauto bisogno, per poter prosperare ; e più di uno de' nostri col- leglli provò , senza nemmeno richiederne, i buoni efl'etti della sua leale amicizia. Mancalo un tal Ministero venne egli destinato a carriera diplomatica , e ri- mase in attenzione di destino, per la Clemenza del Sovrano , che non volle privar- ne T affczionatissimo padre allontanandolo da lui, nò togliere alla famiglia , che egli già aveva da due successive mogli avuta , e tutta di tenera età , gli ajuti di cui essa aveva bisogno per essere ben educata e diretta. La perdita del padre il fece ritirare a vivere nell' amcnissima villa di Capodi- monte , da quello con profuso dispendio formata ed ornata , ed ivi si diede intera- mente ad attendere a'suoi interessi ed a privati studi, che in mezzo a' piìi gravi affa- ri non aveva mai interniessi : ed a qucst' epoca, onde allontanare qualunque devia- mento, sposò la sua conipatriolta e cugina angela Cannizzaro già vedova, virtuosa donna, che dopo 1" ottima compagnia che fecegli ne' pochi anni che convisse con lui, neir ultima malattia gli e stala di grandissimo ajuto e conforto. La sua casa era frequentata da pochi si, ma buoni amici , che la folla di coloro che corrono nelle prosperità n' era disertala , triste considerazione per chi trovasi in dignità , da doverlo però spingere ad agir sempre facendo il proprio dovere , ed esser lontan^^ da ogni deferenza . In questo tempo è nolo a molti, che egli aveva posta la mano ad un poema epi- co sulla non mai abbastanza celebrata scoperta dell" America, che intitolava il Co/jw- &<), e del quale diletlavasi egli recitarne talvolta qualche canto a'suoi più inti- mi amici ; ed une di essi come saggio ne pubblicò , al quale coloro che non sono frivoli compassatori di parole fecero plauso , per lo stile, la giusta parità della lingua, la sceltezza delle immagini e la versificazione chiara e non istcntala. Ricevuto nella nostra Accademia nel 18"27 , prendendovi il posto lasciato vuo- to per la morte dell' illustre Saverio Poli , il quale per difetto di vacanza nella classe di Scienze Naturali, nella quale doveva venir restituito , essendovi appartenuto da pensionarlo fin dall' istituzione dell'antica Accademia nel 1780 , venne ascritto alla classe di Scienze Morali. Il Ruffo da che fu tra noi non si rimase inoperoso , e con quella vaghezza di cognizioni che il distinguevano diede diversi lavori , laluni de' quali veggonsi ne' volumi pubblicati de' nostri Alti ; ed essi sono i qui appresso : Sulla Fata Mur- 359 gatta elei lago di Avemo, Iella all' Accademia nella tornata del 1 dicembre 1833, ed iiiserila nel voi. IV. degli Atti pubblicato nel 183'.) , lavoro pieno di erudizione , e scritto con molta eleganza e fantasia — Sulla Grolla azzurra di Capri, letto il 15 fubiiriijo 183G, e pubblicato nel 18't3 nel vol.V parte l^ degli Atli, aneli' esso scrit- to graziosamente e con purità di linguaggio . Ma non fu in ciò solamente utile alla nostra Accademia, le piovo bensì talvolta con snoi pareri , dettali da sperienza negli affari, e con quella libertà che dev' esser la earatlerislica di chiunque coltiva le scienze , è preposto a promuoverle , e deve prestar la sua opera pel decoro del corpo cui appartiene e la gloria dui nome napolitano. La robustezza di -sua complessione gli faceva credere una yila assai lunga . Ma obi ha potuto entrar mai sì addentro in questi arcani della Natura ! La stessa sua ro- busta costituzione fisica presentando una valida resistenza a forti dispiaceri sotlerti, e spaventato in talune ultime circostanze , gli fecero sviluppare innanzi tempo 1' af- fezione organica, che forse senza quelle concause in più tarda età si sarebbe manife- stata. .\d una affezione ipocondriaca si aggiunse da prima un riscaldamento nella tela mucosa interna dell'arco dell'aorta , che poi cambiossi in perfetto aneurisma. Vi accorsero ad assisterlo i principali medici della Capitale , principalmente i suoi colleglli ; ma la malattia era superiore d' assai a' rimedi che essi cercavano opporle. L' Accademia destinò ad esprimerle il sentimento di dispiacere , per noo ■vederlo intervenire alle sue tornale, una commissione di tre soci , D. Giovanni Sem- mola, che era il suo medico assistente, il cav. Vulpes, che spesso era chiamalo ne' consulti, ed il cav. Mellone, col quale era egli stato legato di amicizia fin da che Tenne in Napoli. All' annunzio della di lui morte , che ben tardi pervenne al segretario perpetuo dell' Accademia , mentre quesli apparecchiavasi ad invitare i suoi colleghi a render- gli quelli onori funebri, che soglionsi praticare in simili funeste circostanze, e che ne aveva ancora ollenuto il permesso dal Presidente generale della nostra Società Ucale, cav. Bozzelli, gli venne ciò impedito dalla famiglia, la quale volle scrupolosamente adempiere alla prescrizione lasciatale dal defunto , di non volere pompa funebre di sorte alcuna , ma di esser condotto dalla già sua casa al luogo del sepolcro col carro funebre comune: sentimento ben degno di un Cristiano , e da essere imitato , e che egli volle dividere con gli uomini più grandi. In tal rincontro non rimaneva altro sul momento, che di onorare la sua discesa nel sepolcro di poche parole in fretta com- poste , ed io mezzo all' agitazione , che la perdila di un socio deve produr- re a chiunque abbia animo ben fatto , aspettando che altro tra suoi colleghi , o chi ne occuperà il posto vacante nell' Accademia l' onorasse di più degno e beo meritato elogio . 49 s i .e ■ZB1I1|0U| ■a :-5 •ZBuipoy r3 o ■ri ;-3 o 03UII 01 eiSSofj 12 o r; TI -* o ■3) S o S o e '» = o e u u S^o^i ? — ^ . . = o = S . o . cr •>" — ■" ~ o CT" ■§-••=.=• t ? 9 5 S-r; 15 ■* « - 2 oniiuim ■^ o t-_ ■« -a CI f-.) ^ o. oc :c -* jo w?o -^ ^ c;_'M_'ri_o_=5 » Irò _o_ sse» t".*! f?J ?0 t-l *- -^ — • f-.{ — -M •-* .^ ^1 ^ » 1^ ^^ ^.J «;■" ^jT 1-^ )C 1^ GC ^ O S — " ci O -^ CI (N -M (M ~ i^ »- i- i~ i- »- ?i!i>!'"n !» X CI 0 1- 0 0 e. 1- 1- r: 1^ •.:: 1- 0 0 i~ 0 i~ -« --» r: e. ci x e. e-. -^ s 1^ — ^-^ -> i~ :o = re 0 ^r r: = 1- :c 1 - « -.= X ir r: 1^ 0 e; :c ^-t — r: X X :.c CI rf :e eo « -■♦ 0 -j>' -* -■♦ -e ^ ;5 m; in :o « re re :ra 1- :s Le -.e ì; X i- -^ i.e :-e 1.3 •J8|S3 •tiioiiuai. ^* n — -■» in --^ (M 1 -_ re c:_ r-_ --»_ i-_ i-_ ?e = x — -•» re -je ci^ ci 1- x_ -.e 0 ci_ x_ C5_ )-.'t-.'x'i— '".o'i^' :s''.o -'*•*—*'—'—"-•- -■*"'* rTi^ X* 0 c^"— '-■*■" re' re"— '-*'-.c' -.-»•' -^^■";n'" CI CI CI CI CI CI CI CI CI CI CI CI CI TI — -• — — ci — CI CI ci -s ci CI ci CI CI CI X 1- ^ X Le ff 0 \ t: tì .., H '^ t.^ =^ -; — — ^ - -: --3 a r- '-' '^ ^ r- a ""j w '^ '^ ■'■ a ii; z: ic '^ '^ a a ■'- ^ ^-k.^ c "(5 £ > J . Vl!l'!"'n ^-. 1^ ic ac -i — . -■* 1- — -- r: re r-. ..■* ci ci re X c; '.i e: r: i-e ^ :e :n in ci *■* -* ce :n = S Te £ - ci re =-. i- -- - x ci r. i- ci x g i- x i- vi v 2t r v ^ ?> 1- 1- j» -" -- :n t^ i- 1^ u; .; 1- i- :e -- -* -- -* m X i~ ì; i~ — X 30 1- X «~ 1-- 2 s 3 -3 ■e 0» •JO|SD ^•iiionij.iY 0 ce ^_ — ee i3 ^_ => ci t- x_ ci i- ci_ r;^ re re aq ci re o = = rt -.e -e -■» ci re ci CI ci CI CI ci CI CI r-i ci ci ci ci CI CI — — — — — — — CI CI CI ei CI CI -ri *i ^i re t- x_ 1 ,C1 CI — = . 0 . 1 ^ — re CI .= 1^ re X •-:-=■. :e -.e i- :e .- — ci = r. -- — -* ci x :-. :e ci i- — re - 1- 1- i~ i~ i~ 1- i~ 1- i~ 1- i~ 1- 1- 1- 1' 1- 1- 1- 1- i~ ri 1- .e X -.e 1- x -£ ■=' i- i~ i- vv.n 1 Tiad iviiiiM) 1 "^ ■'^ "" '" "^ ^ — — — — — — — — — — ci ci CI ci CI ci ci e? ci éi " ■ ' ■ ■ '" Massimi Minimi I-i a i.v;aoi[) — CI re -* :.e -.i t^ X C-. — — CI re -■» :■? -.e 1^ X C! s — CI re ^-^ iC •.= 1- X ?-. 2 — — T» »- •»- ■^ ■— T- — — TI ?1 CI (M £ a- 2 a- 3 5- a.^ £.&.&■! a a a ** ; -X 'ti . rr ^ rjl , pira Q ' 'R CAI cr> Oa ^^ w :^; KR' C/2 ,^1 M ,-4 ~l - ì: o: i'. tn ( CJ: O O O ! pò 1& C/i ^1 ,~I ^1 : c. c: C-. : c o — ; -.1 OC t= ■ OD li Ci ^1 ^1 ^ ^1 M ^ ~1 ^1 OS CU +-- O ,^1 -J CI! 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"~^ ^ '..^ n^ ÌS; ii;' — "- •— — -r li ■* li •— ti li ti li iw ti li ti ti ti ti ti li li Li ti li ti li ,» © © o 00 _oo oc o e _cr _ti -^ ^ Ci — — li e _— >— ti — _ti _ii li o ^^y^ '- ^ O 1>S Ci o"~J Cc'-4 "-"c'^l'-aoi Cv"co"o< CJ Vcoli C>i"c"tD"*-"ci!"*- Ci c>5"-4'a'-»"o Termom.° ester. •J -J Ci e: oc oc ~J O! Ci -J O Ci oc. e. oCiO-iocoo-ic:Oi-J-icic:c:e:ci<«CiCi*-cn-at3-i -lOCCiCC: Oi^-CiCiC: i;MliO=4i-C^-JCiCiCCn— IOCiH-GC-4 ■^ ex :0 Ci Ci Qì ■* Ci 4.- .>■"' ti e. Qt li Ci Ci ^J' ,r' O Ci li Ci ti co h^ e O Umidita 3 R.£-5-g-f^eLa.^3 si.a.o. SS-^' •2 2-^5 2 '=^§:^3 2 è X. T. '.A. O O e/- O u, C5 iZ [y: t/i cr. CA ^ _ cn cr •3< Z "> cr. cn CCO^'^wOgoO^gMW^oOMCOOOOOMWgHOOO 3 / S-. „ li li >-,- — _ IO li li li li ts ta ti u) li ti li li ti ti ti li li ti li li li li la O p O OtS O OOO li li ^ Ci ti li ti li -» li Ci OS Ci ti ti ti|iji MtiC" C5 ' ti c. o la <» © "ci la 00 Ci OC' w c Ci '<* io '-» Ci "c;' Ci *F» ">-» cn Ci le --1 o li òo i» co iu e. 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Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno Il segretario perpetuo legge gli Alti Terbali della tornata del 12 settem- bre , ed a mano a mano che leggevali, il socio cav. Cagnazzi si è scusato di non aver avuto bastante tempo per dar la copia delia di lui memoria : Sul vizio del- ^' antico drillo romano ncW ammeUerc l'umano servaggio, come aveva promesso nell'ul- tlma tornata del settembre p. p. Riguardo alla memoria dello Scorza continuata dal Hìnonapoli : Sulle anomalie de' pianeli, che trovasi nelle mani del socio sig. Nobile, non intervenuto , il segretario gliene rinnoverà V uCcio , per passarla al socio sig. Bruno, come fu nella suddetta tornata stabilito. Nò tampoco essendo presente il socio Borrclli si è potuto conoscere se egli avesse già pronta la relazione sull' altra Me- moria del Cagnazzi circail commercio delle nazioni agricole. Finalmente il socio sig. Masdea ha promesso il rapporto per la Memoria del Borrelli : Sulla misura ddla pro- sperila pubblica, per la ventura riunione accademica. Riguardo alla relazione dc° commissari cav. Santoro , Semmola , Lanza e delle Chiaje sulla IMcmoria del cav. Quaranta , riguardante il Forcipe Pompejano , da gran tempo inviata dall' Accademia Ercolanese alla nostra , per esaminarla nella pai te tecnica , il presidente rinnova a' commissari suddetti le sue istanze per ve- dere una volta terminato un tal affare. Dopo ciò esso segretario , nel partecipare ali" Accademia la dispiacevole per- dita che essa ha fatta del socio marchese Giuseppe Ruffo , non senza osservarle che or manca di un socio cella classe di Scienze Malcmatichc , di tre in quel- 3G6 '*> di Siit'itze ÌS'alurali , e di ur.o iicU' altra di S'^icnze Morali, lia IcUo un ccnr- no biografico per tale uUimo socio, la cui morte avvenne nella sera del h. ot- tobre p. p. L' Accademia ha risoluto che si trascrivcf?se ne' registri di'i!;li Alti verbali , per coiisorvarsenc memoria , attendendo che il successore nel posto ac • cadcmico, da lui lasciato vacante, ne compilasse il dovuto elogio ('). Si è quindi passalo a dare a" soci la comunicazione delle seguenti raiuisteriali. 1. Con quella del 7 ottobre scrivevasi all' Accademia , che avendo la no- vella commissione per la Biblioteca Borbonica messo anehe ostacolo a che nelb> stanza addclla a lettura de membri della Sociietà Reale Borbonica , in fine della Bi- Lliolcca suddetta, si conservassero in armadietti le poche macchine ed utensili ap- partenenti alla Reale Accademia delle scienze, il presidente generale aveva rapprc- senlalo al ministero potersi ciò provvisionalmente approvare. Equi il segretari» perpetuo ripigliando faceva conoscere , come sebbene una tale stanza a[)parte- nesse una volta alla Biblioteca suddetta , la quale non ne faceva aliro uso , che per deposito di libri di scarto^ ora convenevolmente collocati in una stanza de\ piano superiore, essendo poi slata ministerialinetile concessa, con accordo della passata giunta regolatrice della Biblioteca , alla Società Reale, per uso de' suoi soci (ministeriale del 21 agosto 1847 ), nulla impediva che quelli oggetti vi si conservassero , come Onora non si è incontrata mai difficoltU, che nell" O/fichin de Papii-i vi fossero gli armadi per conservarvi i giornali delle Accademie, nelle Ga/Zc- nc rfe'jwai/n gli armadi per r Archivielto dell' Accadeojia delle Scienze, e che noi tenessimo le nostre riunioni in una sala delle Pareti di Pompei, ove conservansi an- cora gli oggetti occorrenti alle sessioni. Aggiugneva il segretario perpetuo, che questa sala, ove é stalo stabilito conser- varsi solamente Alti di Accademie e giornali dotti, dovesse ancora servire per la riu- nione delle classi, le quali stando in quella delle sessioni accademiche, sono continua- mente disturbate da coloro che vengono ad osservarvi gli oggetti di Antichità o di Arti che vi si contengono, o impediscono costoro da poterli liberamente osservare ; edanche perchè nelle discussioni potessero aver pronti i giornali, o altri libri proprii a farle risolvere. Conchiudeva da tutto ciò, e diceva essere slata questa la mente dell' antica giunta della Biblioteca, composta, secondo lo statuto vigente, da membri della Società Reale, Dell'aderire che tale stanza venisse a questi accordata ; nò do- vere in essa la Biblioteca Reale avervi altra ingerenza, che per la sola proprietà de ' libri contenutivi in armadi chiusi a chiave. Finalmente risalendo alla creazione del distintissimo corpo della Società Reale, faceva conoscere a'suoi colleghi, come per (*) Un tal cenno Yedesi riportato prccedonteminle nell' articolo O/jgcUi diveni , pò 1 me- le di ottobre p. p. 367 «fSSo fosse stalo esprcssameiilc pci'fu2Ìonato un apparlamcnlo noLilissìmo ini Rcal Museo, eoo paviiDCiili Ui l'uajpci u la>olc auliche a luosaico; che poi bisognarnlo per liporvi gli ulcDsili di bronzo od i vasi clrusclii venne ordinalo, che: la Sociclù [leale nvicbbc la sua nsidcnza ucl jialazzo del licul Musco Burùunico, ove pure si riuaircL- bero le tic Aicadetnic , e vi.avrcbbe' la sua Biblioteca el sua Ai--ckivio ( ari. XXI. slat. ). E dove è nel Musco qucslo luogo j)cr essa, se le si contende ancor l'uso di una stanza ^ola inutile perla liibliotcca Ficaie ? Che se (]ueste ^ulide ragioni non si tfovcranno soddisfacculi, e che l'attuale commissione, composta di persone straniere alla Società Ileale, crede potarsene ancora servire per altri usi, 1 Accademia delle scienze vi rinunzia del tulio , ed. insisterà di nuovo per accordarsele uu lucale pro- {)rio a' suoi blsogni.di lettura e di unioni di classi, dove conlinueru a conservare i giornali, ed altri libri di sua proprietà. Ed essa osservava con dispiacere , che da qualche tempo a questa parie, un corpo s'i distinto incontrasse coalraJdizioui friro. Us^iii^e. oolle: co^e più ragiou&voli. i I' 2. — Con ministeriale del 5 ottobre si partecipava all' Accademia di rimanere, S.E.il Ministro di Pubblica Istruzione, Inteso dulia deliberazione presa dalia novella commissione del Rendiconto, e che si davano gli ordini pe' pagamenti mensujli arre- tfati. Circa poi l'ordinamento a dare a quest'opera dal gennaio 1 849 in avanti il Mi- DJstro dichiarava riserbarsi a provvedervi, quando ne riceverà il progetto dulia coni' missione. 3. — Con uflìcio del 25 ottobre il -Ministro rispondeva alla deliberazione accademica presa nella sessione del 12 settembre , pel rtoipiazzo de' posti vacanti , invitando i soci ad attendere la riforma pendente dello Statuto, che secondo la mini* slerialc par che dovesse aver presto il suo effetto. L" Accademia fa voli pcrchcila cosa riesca secondo le ottime intenzioni dell' Eccellentissimo Ministro e sue ; ma non può però fare a meno di osservare, che prendendo per le lunghe essa ritrovasi eoo cinque soci di mcoo, oltre quelli che per la loro grave età e le ma'attie che sof- frooo, noo possono regolarmente intervenire alle tornale e prcscnlaile loro la\ori. 4, — Con altro uflicio della stessa data prò cedente si trasmetteva all' Accade- mia il Decreto Sovrano, con cui le si concedeva accettare il legato Sementini, ed in- gìugnevasi al segretario perpetuo di (brmolarc in un rcyclamcnlo tutto quello che era stato stabilito dalla commissione della nastra classe delle scienze Naturali e della Fa- coltà matematica e fisica delta R. Università degli Studi , relativamente a' preraii da distribuirsi secondo la mente del testatore ; come ancora 1 or/ico/o informa di prò- yr({mma da iaserirsi nel giornale vficialc. Ed avendo il segretario perpetuo fatto 50 S68 conoscere di aver già pronto tutto questo , è stato stabilito , clic per la ventura tornata s' invitasse, unora prima della sessione accademica, il rcllore dell' Universi- tà con que' professori della Facoltà di Scienze fisiclie e matematiche, che all' Acca- demia r.on appartengono da soci ordinari, per sentir la lettura delle due sopraddette cose , e farvi le niodiCcaiioni che crederanno, per indi inviarle al ministero di Pub- blica Istruzione. 5. — Finalmente una ministeriale del 28 ottobre faceva conoscere all' Accade- mia essersi dati gli ordini all' Intendente delia Provincia di Napoli, perché il tumulo del marchese Giuseppe Ruffo potesse collocarsi nel sito del nostro Camposanto destinato agli uomini illustri ; e ciò per essere egli stato socio della Reale Accade- mia delle Scienze. Si è poi presentato all' Accademia il manifesto di pubblicazione delle Memorie premiate da quella delle scienze dell' Istituto di Bologna ; e'I nuovo programma per la Corrispondenza Ippocratica . Il sig. Giorgio Tipaldo eforo della Biblioteca pubblica di Atene , alla quale noi non abbiamo mancato d' inviare i nostri Atti ed i fascicoli del Rendiconto , ci ha fatto pervenire un volumetto di poesie indiane da lui tradotte in greco, in continua- zione di simili altri lavori precedenti. Dopo tali cose il segretario perpetuo ha presentati all' Accademia i fogli stam- pati delle cinque Memorie su funghi del nostro Rcrjno , approvate per gli Atti , tre delle quali del fu nostro socio Vincenzo Briganti, che dopo varia fortuna, erano state restituite dal di lui figlio Francesco , attualmente nostro socio corrispondente, e le altre due proprie di costui ; ed avendo fatto conoscere di non essersi finora potuta ottenere la valutazione de' disegni che le accompagnano , sicché da più tempo que- sto importante ed utile lavoro si rimane per siffatta ragione isterilito , 1' Accademia ha risoluto di aggiugnersi al sig. D. Tito Angelini destinatovi dal Consiglio di Am- ministrazione, giusta una ministeriale, il di lui collega nell' Accademia di Belle Arti D. Camillo Guerra , cui il segretario perpetuo ne scriverà di uGcio , pregandolo di vna pronta risposta. Adempitosi a queste faccende , 11 segretario suddetto ha presentato all' Accademia , come meritevole di occuparla , una Memoria dell' Ab. D. Re. migio del Grosso sulla Lemniscata curva benemerita de' due fratelli BernoullL , illu- strata dal nostro conte di Fagnano, e che rimasta lunga pezza di tempo senza nuove 309 considcrazioui, tì erano finalmente ritornali il geometra prussiano AVolCf/il Iranccse Serre ed il Tortolini nostro socio corrispondente in Roma. Ma tuli' i nominali geo- Dielri non 1' avevano riguardata , clip per la sola proprielii dulia reltiCca/.ioiie di al- cuni archi , ne avevano pur pensalo ad esaminarne altcnlanienlc la natura, come ha fatto il del Grosso , facendone conoscere bellissime proprietà esposte in tanti teore- mi , adoperandovi or la Geometria da se sola, ed ora associandole l' Analisi algebri- ca , con mollo giudizio condotta. L' Accademia ba bea accolto questo lavoro destioandovi ad esaminarlo i soci cay. de Luca, Bruno e Tucci. Con questa occasione il segretario perpetuo ha chiesto all' Accademia il per- messo di rinnovare 1' uficio che essa ricevè dairEcccllcotissimo Ministro della Pub- blica Istruzione, per una pensione da accordarsi al del Grosso, sul fondo addetto a' letterati presso un tal Ministero , ricordandogli che pe'dueda essa contemporanea- mente raccomandatigli, de Gasparis e del Grosso , il primo già gode la pensione men- sualc di due. 1 1 , mentre il secondo n e in aspettativa. Essendo stata Inviata, direttamente dal I\Iinistero, al nostro Presidente , la più insulsa quadratura di cerchio che siesi mai immaginala , diilirio di un tal Nanoja di Binetto , che pretende per siffallo lavoro ola donazione di alcune terre salde , o il premio sognato di due. 1 1miYa, l'Accademia ricordando la protesta formale da essa al- tra volta fatta, ad esempio di tulle le Società dotte, di non ricevere affatto si sciocche produzioni, ba risoluto rigettarla ; ed il Bostro Presidente ne ha scritto io presenza de' soci la seguente risposta. EcCELLEKTISStiao SlGNOBE. » Mi sono fatto un dovere di presentare alla R. Accademia la Memoria che a V. E. piacque acchiudermi in data del 10 ottobre; la R. Accademia crede che noa » debba tenerscoe alcun conto « . U Marchese di Piclracatclla Giuseppe Cefa Gmualdm jj 370 TORNATA DEL U. TsOVEMBRE 1818. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno. Dopo la lettura degli Alti della precedente, ed il disbrigo di varie faccende in essi indicate, il segretario perpetuo ha reso conto all'Accademie della riunione pre- cedentemente tenuta, della Classe di Scienze Fisiche con la Facoltà corrispondente nella Regia Università degli Studi, per leggerle il progettino di regolamento pel le- gato Sementini, dimandato dall' Eccellentissimo Ministro di P. I. con uficio del 13 ottobre, non che r Avviso corrispondente da pubblicarsene nel giornale uficiale. L' Accademia ha con piacere accolta una tal comunicazione, ed ha stabilito d'in- viarsene copia al ministre suddetto per 1' approvazione. Il segretario perpetuo, in vista della quadratura di cerchio di cui fu detto negli Atti della precedente tornata, ha presentato il seguente comento si lemma XXVIU dé'Frincipii Matematici del Newton. 371 MElIORiE E conila JCiZlOM t)E' SOCI ORDINARI E CORRISrONDENTI DELL' ACCADE.MLV. Co.yfEXTo a\ letnina xxrui del Lilj. 1. do' Principii Malcnud ìci (Iella Filosofia ISatiualc del cav. Newton. Mi El IhJ.VSTIH COll.EGIIl . Non mancò alla nostra Accademia , hi-l principio della sii.l isliinz iono , la sua parte delle molestie dti' triscqnlpri dell' angolo, diipUcnlori del cubo, e qua- dralori del cerchio , vero od interminabile torraonlo de' poveri geometri (I) . Ma essa seppe ben liberarsene, con non riceverne direttamente da' loro au- tori , e con dichiarare formalmente , che ad imitazione di tutte le Socicl i scientifiche di Europa , non avrebbe mai acccllato l" incarico di rivederne , di chiunque le venisse dato, non polendo perdere si miseramente quel tempo , tlu la sua istituzione voleva impiegato al progresso delle Scienze (2). la tal modo era tranquillamente proceduta la bisogna per molli anni ; oè alcuna di queste follìe, che pur non erano mancate apparirne tra noi , avevano gli autori di esse osato presentarle , o fargliele presentare , quando giorni sono ci siamo veduti onorati della più insulta quadratura di cerchio di persona igiiar» affatto delle prime nozioni di Geometria , ed ancor della Gramalica ; nò eti' tammo punto in rigettarla (3). (!) Il Montucla osserva cho tali fontastiche produzioni pervenivano all' Accademia dello scienze di Parigi , nella primavera , quando gli accessi di follia $ono più frequenti , eil aggiugno cho lo stesso aveva osservato il Lalando per quella di Rerlino ; e noi possiamo con più ragiono ripetere la medesima cosa , abitatori come siamo di un clima più caldo . (2) Questa dichiarazione ebbe luogo tenendo il posto di segretario interino drll' Accailcmia il prof. Flauti , pernon essersi ancora nominalo il segretario perpetuo ; e come che vi die- dero r occasiono diverso trisezioni di angolo ad essa inviato , egli accompagnava il rapporto al ministero da cui venivano , con un Esame geometrico della natura dell' antico itroblema della Iristzione dell'angolo, cho venne inserito nella Biblioteca analitica cho allora pubblicava^i, o fu poi recato in Qne delle Mote io più edizioni del suo trattato di Trigonometrìa reilili- nea e sferico. 13j Yeg. la lettera in Cno degli Atti verbali del 7, nov. 372 Ria poicbè , per la specialità delle Matematiche , non tutti sono al caso di giudicare del genere di stranezza di questi assunti ; e perchè taluno non creda , che vogliasi per tal modo da' geomclrl più che severi e tenaci di massime loro trasmesse, e non per iscicnza, porre ostacolo a' progressi dell' uma- na ragione, polendo sol valere per costoro 1' autorità del nome immortale del Newton , nella cui mente , a distanza di ben 20 secoli , videsi rinnovata cpulla del divino Archimede , essendomi con la presente occasione ricordalo di un comenlo da me fallo al lemma 28 del Lib. I. de Princiini Malcmnlici , che per chiunque colliva queste scienze saranno sempre una ricca miniera di verità mec- caniche e geometriche , lavoro de' bei tempi di mia gioventù , quando con animo più tranquillo , e con più vigore di mente faceva i miei sludi sulle opere classi- che dell'aniichità, e su quelle de' moderni , che vi si modellarono ; frugando tra le mie carie mi è riuscito rinvenirlo , ed a Voi , miei colleghi , or lo presento , nel doppio scopo , e d' illustrare la dimostrazione della verità geometrica in quel lem- ma enunciata , e per cogliere 1' occasione di far nuovamente palese al pubblico , the la nostra Accademia non accetterà mai di rivedere alcuna delle tre sopraddette strane ed ageometriche produzioni . Né fia inutile avvertir costoro , che alcun pre- mio ne grande né piccolo, come essi sofisticano ha mai esistito presso le Accade- mie (l) ; e che quelli tra' di loro antecessori in questo genere di follie , che sonosi inconsideratamente impegnati a scommellere il loro danaro contro chi avesse indi- calo l'errore delle loro pretese soluzioni , hanno finito per esser condannali da' tribu- nali a pagare la loro impiudenza (2) . Forse avverrà ciie tolta di mezzo 1' idea di un guadagno (3) , si minorerà il numero di coloro che perdono il tempo in siiralle ricerche , e la ooja e le inquietudini che essi recano a' geometri ed alle Società scientifiche . Il lemma del Newton viene da lui così enuncialo : Nulla exat figura ovalis cuius area , rectis prò luhitu ahscissa , possit per aequationcs numero terminorum ac dìmensionum finilns generaliier invenire. La dimostrazione del Newton può leggersi nella sua opera ; il coraento che io ne reco è distinto nelle seguenti qualtro proposizioni, co' loro rispetlivi corollari. (1) Ciò fu anche avvertito dal Maupertuis noi §. ultimo delia leltera sul progresso del- t Scienze . (2j II sig. Mathulon fu condannato dal tribunale alia pena di pagar tOOO scudi , che egli medesimo si aveva imposta , se venisse dimostrata erroiiua la sua i]uailratura . (3) Il nostro ultimo quadralore lo faceva ascondere nientemeno che a ducati undicimila. 373 PROPOSIZIONE I. TEOREMA. §. \. Se da un qualunque punto P [fìg. 1 .] dell' asse AN della cur- va AMM' si tiri , in dato angolo, la segante PMM' j i valori delle inter- cette PM , PI\r , ec. tra quel punto e la curva saranno esibili da una legittima equazione determinata, che sarà dello stesso grado di quel- la della proposta curva (1). DiM^Da' punti M , M' ce. d'intersezione, si ordinino aliasse PR le MN.M'N'ec; e pongasi PA = h , PM =v , e per i : m esprimasi la ragione di PM a PN,pcr ^:n r altra di PM : MN , sarà MN = nv , PN = mv , AN = mv — h . Intanto se di- remo ;r , ^ le coordinate AN , NM della curva , la sua equazione sarà generalmente espressa per a + ^-^ + 9' + '^^Y + y' +....= 0 A e poneodovi per x , y ì rispettivi valori delle AN , MN di sopra esibiti , si avrà a-\-b[mv — h J -f cnv + d { mv — h) nv -f cn'v' ....=: 0 B la quale è dello stesso grado della A j e le sue radici daranno i valori delle in- terceite PM, PM'.... (1) Nel presento comento non abbiamo fatto altro che dar la composizione dell' a. naiisi recata dal Newton del suo teorema , dichiarandone con dimostraziono i passaggi da lui assunti . Cosi la presente proposizione espone quello ov' egli dice : atquatio <]ua intertectio aliqua duarum Unearum tnoeni'fur , exhibet tarum interstctiona omnu radicibut totidtm , adeoque adscendit ad tot dimemiontB , quot sunt inttrteetionts . 37i TROPOSIZIONE II,. T&OnEM\. §. 2. Poste le medesime cose del teorema precedente , le radicii reali dell' equazione li non possono esser da meno , che le inlercelte' PiM , PM' , PM" . . . [fg.^ì Cioè il numero di quelle iiicideuli non può esser roinpre del numero delle ra. dici reali ed ineguali dell' anzidetta equazione (1). Di». Le radici reali dell' equazione Ti sieno dinotale per le grandezze r^y.... di cui r sia la minima , e le altre poi vadan crescendo secondo 1" ordine assegnalo . Ciò posto, il calcolo che s' istituisce per delerminare cìaseuna delle intcrcetle PM , rivi', PM" ... vien sempre guidalo da'tnedesimi principii, e con gli slessi arlifiji ; ed in ciascuno di tali casi ne mena ad -uaa medesima equazione , dello slesso grado- di quello della curva ( prop.prec.) ; e le radici dell' equazione B, cioè le r, r', /'. .. disegneranno i valori delle iniercelte PM, PM', PM".... Imperocché applicando dal punto P e nella curva data lina retta uguale ad r, questa dovrà comprendere cqip l assePR uo angolo uguale, al dato. Ed applicifndovi nel modo stesso un' altra retta uguale ad ;•' , ancor questa dovrà costituire, nel punto P uo angolo uguale al da-t lo , venendo però distesa sulla precedente , com' è la PM' sulla PM , e cosi delt le altre. Laonde le r, »•', r" ... sono soddisfacenti all' equazione B, e dinotano i va-, lori delle inlcrcelle PM,PM', PM"... ; e perciò quante sono le radici reali ed ine- guali dell' equazione B, tante sono pure le divisate inlercette PM, PM', PM" ... §.3. Cor. 1. Se Ira le radici reali dell'equazione B se ne incontrassero due tra se uguali, per esemplo p= »', nel punto estremo M' dell' intercetta PM', che espri- mesi per r' dovrà la detta curva avere nn >ioio,qual si vede nel ramoMm M';n' (^fig.2.\ E vi sarebbero due nodi, se tre radici uguali osservinslia quella equazione; e cosi piìi oltre. C. 4, Con. 2. Dunque le radici dell' equazione B , quando questa uè abbia del- (1) La dimoslraziane cho qui diamo serve ad illustrare 1' altro passaggio della dimostra- lione del Newtun , io cni si dice: Nam si inttrsccliones illae seorsim quacrantur , quo- ■ niam eadem est omnium lex et eonditio , idem erit calcului in casu unoquoque , et prò- plerea tadem semper conclusi o , quae igitur debet omnes intersectione$ simul .cnmplecti , et iniiffcTtnter exhibere . La qual verità rende ragione della dilTerciiza di gradi delle cquazio- zioni a' problemi , ne stnbiliscc la natura , dà quella do' luoghi geometrici per costruirli ; e ronde ragictic della impossibilità di poter generalmente costruire circino el regula il pro- Mema della irisczion: angolare , ed ancor 1' altrj della duplicasioM del cubo. 37 5 le uguali possono esser minori di numero delle iiitercette P5I, PM, VSV , PM"...(1) ^'. 5. Con. 3. Niuna delle intercelte PM , PM', PM'' . . . può rinvenii'si coti un' equazione inferiore al grado della curva A !\I M' tjualuiujue siane V espres- sione delle radici di questa, clic quella ne' contrassegni . §■ 6. Cor. 4. Se la curva AMM' sia una spirale , i cui giri sono inFinili di nu- n»ero 5 le intercetlc , che procedono dal suo polo e por una data direzione, saranno pure iiiGnile di aumero ; e sarà quiudidì grado infinito V equazione onde ciascuna di quelle rette dovrà iovesligarsi, 0 che ciò sappia farsi dall' analista, o che oc igno- ri il modo. §. 7. ScdL. Il rinvenire una delle intercelte , e 1' esprimerne il suo valore sono due cose ben diverse fra loro , e 1 confonderle ne mena a gravi errori • PROPOSIZIONE III. TEOREMA, §.8. Se dentro l'ovale ACB [Jìg. 3.] prendasi un (jualuncjue pun- to P, intorno a cui come polo vadasi equabilmente volgendo la retta in- definita PX; e da quel punto in questa retta si muova un corpicciuolo con velocità proporzionale al quadrato della parte di essa retta, che resti entro 1' ovale jtal corpicciuolo con questi due moti dovrà descrivere una spirale d' infiniti giri ; e ciascun raggio della spirale sarà proporzio- nale ad un trilineo dell' ovale segnatone da esso raggio. DiM.ll settore che nellovale segna la retta PX nel primo tempuscolo sia espres- so dal trilineo APm , e quello del secondo dall altro trilineo m P m' . luoltre sia Prt il primo spazietto del corpicciuolo P , ed nn' siane il secondo . Sarà , per la si- militudine de' settori anzidetti , che possono considerarsi come circolari , e con u- guali angoli al centro , APm : mPm' :: AP" : m P' . Ma per ipotosi è anche P/i: nn' :: AP' : w P' ; imperocché gli spazietti descritti in tempi uguali sono come le velo- cità onde descrivonsi . Dunque sarà APw : mPm' ; P;i : «m' . E cosi sempre dimo- strando , sarà Gnalmcnte un settore finito APD di quella ovale come il corrispondente raggio PM della spirale ^1) Vegg. il Cramer Ànalyse d/ts lìgne$ eouriet atgébriquts pag. 8i , ove tratta on argo- mento aflÌDC . 51 376 PROPOSIZIONE IV. TEOREMA. §. 9. Non v' ha alcuna ovale , di cui uno spazio mistilineo possa generalmente ritrovarsi per un' equazione di finito grado , di termini infiniti (1^ . DiM.Se il Irilineo \PI)[(lg-4.'\ della ovale si potesse ritrovate con una equazione di grado e di termini finita, con questa si rinverrebbe eziandio l'intercetta PM della spirale PFM per esser quel trilineo a questa retta proporzionale ( prop. prcc )■ Ma per lo cor. 4. prop. II. Dun si può la seconda di tali cose ottenere . Dunque né tam- poco la prima sarà mai possibile . (1^ È questa la verità che vuole il Newton dimostrare nel lemma 18 , nel die fare pro- tese eon r analisi geometrica , mentre noi la rileviamo per la eomposizioii» geometrica fsp«sta . Fi^Ai fM)4. /m. Of' i/viMcipu 'ìllal^mal. dei OUwUi) . 1 m. T % i: Q)lfii£lAM?3e€l«w,.MV]B. 3e":S'li*w;lpU'1lltx(«raAt. Oef '■Xcwlmi . 377 TORNATA DEL DI 5 DICEMBRE 1818. Siuito degli Atti accademici pel suddetto giorno Ver indisposizione di salute del presidente litolare sig. marchese di Pielraca- (clla , presiede le sessione il eav. arcid. Cugnazù , seniore delle classe di Scienze Morali . Dopo la lettnra degli Atti della precedente fornata il segretario perpetuo d» conto all' Accademia del favorevole risultaoicnto oticnuto alla causa clic essa , e la Kegia Università degli Studi , hanno dovuta sostenere presso la G. C. di Napoli per istabilire il legato Sementini, contro i costui eredi , al qual proposilo indicava al- cune modificazioni da doversi fare , per cffatto di tale sentenza sugli ultimi ariicoli del regolamentuccio inviato per l'approvazione ali" Eccellentissimo Minstro di P.I., di cui è detto negli Alti della precedente tornata . L' Accademia ha disposto the se ne dussc pronla comunicazione al ministro suddetto. Il comandafite cav. )). Klario Patrelli avendo inviata al segretario perpetuo Una rt'lazione sull' aurora boreale da lui osservata , dalla Specola astronomica della lìcal Aliirina , la sera del 17 novembre corrente anno , 1' ha costui presentala al- l' Accademia , che ha stabilito rescrivergliesene in suo nome lettere di ringrazia- juciito , nel tempo slesso che confronlala con quella dal medesimo fatta inserire nel giornale ufieialc , e trovandosi più p'arlicolariggiata si potesse inserire nel Rcn- dìconlo . Con ministeriale del 2. dicembre , essendo stalo inviato all' Accademia per esame un opuscoletto del vecchio e benemerito professore di Matematiche D. Gae- tano Franchini , inlitotalo : Prenozioni alle Matematiche per uno della qiovenlù stu- diosa, l'Accademia, nel mentre ha lodalo il zelo e 1" applicazione di tal prol'i'Ssore da essa ben conosciuto , ha dovuto ricusare 1' incarico datole di rivederlo e riferir- ne col parere, trovandosi già stanapalo e pubblicato. Dopo queste cose il socio sig. Masdea ha letto, a nome della classe di Scienze Morali li rap|)nrlo sulla Memoria del socio Borrelli : Sulla misura della prosperità pubblica, concliiudcndo di sliiiiarsi, da tal classe , meritevole dell" inserimento negli Atti ; ed a voti iiniforaii di lult' i soci e stalo lai concliiusione approvala , stabilen- dosi pubblicarla i;el Noi. W. serie 1. di quelli. 11 socio coriispoudinle sig. Gasparrini aveva (in dal mese di ollobrc dirci- 378 to al segrelario perpetuo un suo lavoro inlilolato : Osservazioni sulla generazio- ne (ielle spore nel I'odisoma Fcscuia , per inserirglierlo nel Rendiconto , come-gìà precedcDtemcnle si vede fatto (*) , ed io questa tornata si è presentato a render- gliene sommariamenlc conto ; dicendovi, tra le altre cose , aver egli usala una tal quale sottigliezza sul modo di generarsi le spore dallo sporidio in questa specie di fuDghetto , giudicando ciò conducente a far conoscer meglio 1' analogia tra le piante fanerogame e le crittogame , riguardo all' origine de' loro embrioni seminali . A che interloquendo i soci cav. Tenore e delle Cbiaje osservavangli , che non es- sendovi sesso nelle piante crittogame avrebbe potuto esser ciò che egli diceva una semplice anologia di forme e di struttura , non senza avvertire , e che spesso le a- nalogie inducevano in errore , quando tutt' i dati e le circostanze tutte non erano i- dcnliche, e ciò comprovando con esempi. Dalla qual dotta discussione è rimasto ra- finalmcntc conchiuso potersi l' analogia proposta dal Gasparrini avere come un pen- samento particolare dell' autore ogni qualvolta 1" osservazione da lui indicala venis- se ripelulamente fatta. (•) d) pag. 3i6 a pag. 35G 379 RELAZIONI ACCADEMICHE Rapporto su la Memoria del sig. Borre ili, dietro Tesami della Classe di Scienze Morali. Il nostro socio sig. Borrclli, colla sua ilfemor/n,che ha per titolo — Su la Misura della jmòblica Pro/:pcrilù — letta in seno di qucst' Accademia, e a Noi trasmessa pel corrispondente giudizio, si è occupato non tanto ad inquirere, quanto a far preferire in paragon di ogni altra una Noima, a dilui senno, infallibil' ed irrefragabile del Be- nessere o crescente o mancante di qualsiasi civile slato; norma però che, secondo lui, con estrem' adeguatezza fia surrogat' a quella, cui gli Statistici (Ino a mezzo secolo addietro unicamente riconobbero, e al medesimo uopo esclusivamente osservarono , benché non senza gravi sbaglj talvolta, e madornali equivoci : vogliara dare a inten- dere le fasi , le alternative, e '1 progresso od il regresso periodico della Popolazione . Or ben egli è inutile rivangar qui tulli motivi, pe'quali la Popolazione ha sem- pre dovuto, e dovrà eziandio a' Dotti offrirsi, come un segnalamento, se non esatto, almeno assai perspicuo, delle vicendevolezze di Prosperità, riguardo a un dato pae- se, in confronto di due epoche. Ma giova di avvertire in contracambio, che i suJdetti motivi da lunga pezza incontestati, mediante un' autorevol' e continua tradizione, avean già di errori e di pregiudizj assai strani bruttata una somma verità Economi- cO'Politica ; allorquando apparve la famosa Teoria di ìMillhus , che la richiamò ad esame, e potè far altrui scorgere le applicazioni disastrose, le quali se n" erano tratte. Dalla riferita congiuntura in poi, ancorché un difetto di Popolazione non siasi unqua espresso, come pruova d' incremento nella Prosperità pubblica ; nondimeno i piii zelanti Statistici non han per guisa veruna dissimulata la loro costernazione a fronte di ogni eccesso della prima, come pruova di decremento nella seconda. Se non altro, appo la sentenza del maggior numero degli studiosi di simili verità , qualunque va- riare nella Popolazione d' ogni slato civile , rimasto è un indizio non poco dubbio e fortuito della sua Prosperità. Non fia dunque maraviglia, se gravi Autori ( fra cui il nostro socio ) abbiano fscrcilolo tutto 11 loro ingegno, e volt i loro lumi a scuoprire delle norme Poliùco-E cunomiche novelle , ovvero delle j1/ìs«;c pi ìi evidentemente proporzionali alla pub- Idica Prosperità: ed alcuni addussero perciò in mezzo il volgar Sapcrt , altr il Lavoro industriale, ;iUr' infine il numero e la natura de' Reati, i quali d' anno in anno diversano 1° andamento di ogni civile corporazione — Il sig.Bcrrelli credè scg'iir me- glio quest'ultimo avviso, dopo averlo suo fatto con insolite osservazioni, e con un ra- gionare a lui proprio. 380 Così egli amplifica riiitilolazionc de" Reali, con dislinguernc bun Ire Classi ; la prima di quelli, che ollendono la Natura umana, senza trasgredire per lo più veruna Legge ; la seconda, viceversa, di quelli , che dall' inosservanza delle Leggi risulta- no,e non conlrappongonsi alla nostra razionai Natura ; la terza di quelli, a dir breve, che tornano altrui, e giusta ogni Dritto di Natura , e giusta ogni prescrizione delle Leggi, ordinariamente imputabili . L' accezione della parola Reato divien quind' il- liraitatissima : ne ciò riuscì senza vantaggio al nostro Autore , onde raccorre , aecw- niulare, e costruire insieme tulle le pruove , su cui sorrcggesi, e per cui spicca l' ar- gomento da lui impreso a trattare. Awegnacchc gli è poi agevcl' e pronto negozio di persuaderci , come tult' i Reali della prima ( fra le tre classi stabilite ) lontanamente o vicinamente s' inanel- lino a" due capi dell' ignoranza , e àcW Oziosità ; mentre que' tulli della seconda agli altri due si riducono della Ferocia, e della Stolidezza^ Or chi contrasterà, co- me le azioni le più abbiette, o nequitose , onde gli uomini nel loro isolamento , del par che nel consorzio, e tanto governati, quanto governatori , sono o mai sieno stali suscettivi, a un solo colpo d' occhio e sicuro e preciso indi ne si presentino d' in- nanzi ? E nel tempo medesimo vuoisi badar da noi , che l' Ignoranza e 1' Odiosi- tà ÌD più diretto modo avvincono le noslrc Forze , per isterilirle ; e che la Stolidez- za e la Ferocia sovrastano in più diretta maniera a' Bisogni nostri , per corromperli. Le indagini e le spiegazioni del sig. Borrelli han da ciò inesso nella più chiara luce, come ogni sistema di Pubblica Prosperità non solo conciliarsi non possa , né debba colla rozzezza primitiva di nostra Ragione (secondo alcuni han preleso ) ma ne tam- poco colla successiva jatlanza di essa (secondo altri hann' opinato) ; quella descri- vendo il primo stadio di ogni fortuna Economico Politica , e questa marcando i di' )ci passi qualunque ad una decadenza più o men precipitosa . Ed il raolivo n' è sem- plice schietto, dove alle precedenti considerazioni aggiungiamo, che la rozzezza delle Ragione umana è nn attestalo dell' inceppamenlo delle sociali nostre Forze ; e la jaltanza.ptr lo con trarlo, ni a solenne mostra dello sbrigliamento de' nostri lìi. sogni sociali. Dal vasto e profondo concetto de' Reati delle due prime elassi il nostro socio comodamcnt" e fiaticamenle alla rassegna inoltrasi di quei dell' nllima , onde violan- si con danno ed anVonlo uguali Natura e Leggi ad un letnpo —Qui si badi, che fra' rapporti di questi soli alla Prosperità pubblica, ne' governi civili , con tenuti sonosi finoggi tutti compiliilori di simili notizie Statistiche. Pur curioso divien ricordare , con lieve cenno, come le indagini assidue , che sapulo hanno essi a lanlo uopo iusli- tuir e compiere, non ad altri giuiizj manoducono, se non a due ovvj e tristi (*)... Il {') Si riscontrino parccciii anni successivi della Ilmic i/t Lr^i.'lalion, et ,Ie Jininprudencc. 381 primo , clie i Reati coniro le Persone dccisamcnle carallerizziiio qucll" epoca , la quale di Barbarie nominiamo ; ed allopposlo, che gli altri coiilro le Cose più viva- mente a quella, cui diciamo di Cultura, s inìpronlino.... Il secondo, che i Reali me- desimi, in ogni epoca, tanto ahbiano perduto d inlcn,g»at< ■■ AVVISO j di quella della Regia Università degli Studi riunite , con l' intervento dal » presidente della prima e del rettore della seconda . Delti ducali 150 si M diano all' autore di una sola Memoria , se questa contenga una grande uti- » lità ; e si dieno poi come pensione vitalizia ali autore di una clastica sco- » perla utile all' egra utnanilà. 53 392 Diverse circnslanze impedirono i suildelli due rispeltabili corpi dolli dal dare pronia cseiuzione alla lodevole disposizione del fu nostro socio , la cui perdita avvenne nel giugno 184G ; sicché le due suddette Facoltà non potero- no riunirsi, onde stabilire il regolamento per conferir tali premli , prima del 24 luglio corrente anno , nella quale riunione fu risoluto . < . Che a nornaa della niente del testatore non verrebbe premiata alcuna Memoria di Chimica , che non contenesse qualche utile applicazione agli usi civili . 2. Che tali Memorie debbano essere MSS. in puro italiano ed a carat- teri leggibili , e che la scoperta che ne forma V obbielto non dovesse essere stala da' loro autori, regnicoli o ancora italiani, per 1' innanzi affatto publil'ca'.a,, 3. Che i nomi degli autori non apparissero all'aito nel MS. della Memo- ria , ma fossero chiusi in una scheda ad esso -alligala con un mollo sopra , ripetuto in principio o in piedi della Memoria. Sono quindi da ora invitati coloro che vorranno concorrervi , ad inviar le loro Memorie al segretario perpetuo della Reale Accademia delle scienze prof. V. Flauti, per tutta la fine del mese di marzo del p. v. anno 18'»9 , allinchij si abbia tenipo bastevole ad essere esaminate dalle due Facoltà anzidette , per indi pubblicarsi le premiate nella solenne tornata della Società Reale Borboni- ca , solila a tenersi nel d"i 31 giugno. Ed in tale tornala saranno anche , in pre- senza di tutti, bruciate le schede delle Memorie non premiale, e queste rimarran- no conservale Deli' Archivio dell' Accademia. Approvato dal Ministro segretario di Slato di Pubblica Istriiz. Firmato — Bozzelli. Per copia conforme /( tegr. perp. della Reale Arcad. dette Scienzt V. Flauti. 393 TORNATA DEL DI 12 DICEMBRE 1848. Sunto degli Atti accademici pel suddetto giorno. Dopo la lellura degli Alti verbali della prcccdetite , e di talune minisleriali piT servizio interno dell' Accadomia, il segretario perpetuo presenta a questa lap- |irovazione ricevuta al regolamenluccio pe' preinii del legalo Sementini, e 1" inse- rimento già latto nel giornale uficiale di questo e dell' avviso al pubblico per co- loro che volessero concorrervi . Or siccome in tal regolamento gli ultimi tre ar- ticoli riguardavano eccezioni, che dalla G. C. C. di Napoli non sono slate am- messe , nella causa presso di essa sostenuta contro gli eredi del fu nostro so* ciò, si è stabilito rinviare al ministero tal regolamento minorato di questi artico- li , i quali niente tolgono all'essenza del medesimo. Il socio Gasparrini ha quindi letta la sola quarta parte di un suo esteso lavoro di : Nuove ricerche sopra alcuni punti di anatomia e Fisiologia spettanti olla dottrina del Fico e C'ipnlico , L Accademia ha stabilito che s inserisse per intero nel Rendiconto, 391 MEMORIE E COMIIMCAZIONI DE' SOCI ORDINARI E CORRISPONDENTI DELL' ACCADEMIA A nove ricerche sopra alcuni punti di anatomia e Fisiologia spettanti alla dottrina del fico e caprifico fatte da — Guglielm o Gasparmxi. Nel nostro lavoro intitolato Ricerche sulla nalura del fico e rnprifico , e nulla capri ficazione, pubblicalo nel Bvndiconlo dell' Accademia delie Scienze di Napoli ( quaderno 23° — IS'ió ) pareccliie cose rimasero dubbie , o non fiiron trattale con quella precisione siccome l' importanza loro ritliiedeva ; poiché il tempo prefisso non bastò alla vastità della materia . Ria nei due anni tbe seguirono essendo ritor- nati sopra quei punti dubbi si ebbe 1' opportunità di scuoprire alcuni fatti di non piccol momento , come quelli the piìi avanti verso la verilii la nostre conoscenze so- spingono. Risguardano essi principalmente : 1° Alla natura della infiorescenza. 2° Alla propagazione dell' insetto del caprifico. 3" Alla natura della sostanza contenuta nei semi dei ficroni del fico in luogo dell' embrione seminale . 4° Alla fecondazione ed origine dell' embrione seminale nei forniti del fico. I. Natura della infiorescenza. I fiori del fico e del caprifico non stanno allo scoperto , siccome nelle altre piante fanerogame , ma chiusi in quel ricettacolo carnoso detto volgarmente frutto . Al tempo presente parecchi insigni Botanici avendo trovato in moltissime piante che i Cori sono ordinali secondo certe regole costanti , a noi parve già che la infio- rescenza di questi due alberi tanto strana in apparenza meritasse un diligente esame. Ci avvisammo adunque nel lavoro menzionato che il ricettacolo fiorifero del fico poteva derivare da nn dilatamento del ramo , e propriamente di un bucciuolo , e la infiorescenza annoverarsi tra quelle dette ascellari . Alla quale conclusione giun- gevamo in due modi, dirittamente con far vedere il primordio dell' anfanlo , quan- do è in forma di disco piano o appena concavo , e la successiva crescenza in cui di- venta cavo : indirettamente poi per congetture ed analogie , ricordando le tante for- me del forante nelle sinanlere , e quelle altresì della sommità del peduncolo in di- I 395 verse rosacee ; segnatamente nella rosa , in cui si allarga in guisa da parer quasi un anfanlo. L' analogia si trova nella Dorsicnin, crha molto ailine al fico ; poiché la sommila del suo ramo fiorifero si allarga in concavo ricettacolo con sopravi i fiori . Laonde nel mettere a riscontro le diU'erenze tra il forante e 1' anfanto si venne in quehta sentenza. » Ria il foranto si trasforma io altre guise , di cui non si trova riscontro nei « fichi, come quando nel rilevare che fu assai , per atto di esempio nello Sjtilanthus, » sopra r antodio pare piuttosto una rachide ; di maniera che la disposizione dei >> fiori somiglia ad una spica corta e fitta , anzi punto non ne differisce in essenza . » Il che in certa guisa si vedrebbe ancora nel caprifico , dove 1' anfanto in luogo di » allargarsi e crescere dalla parte esteriore, s'ingrandisse secondo 1' asse del pedun- » colo. I fiori feminei allora si troverebbero sopra , i maschi sotto ; ed allo base di w questi lo squame in sembianza d' involucro pollGUo. Rimaneva un dubbio perchè l osservazione, le congetture e 1' analogia luti' io- sicme si accordassero in sì fatta opinione , ed era che nell' anfanlo si avrebbe do- vuto vedere nascer prima i fiori maschi, dipoi i feminei ; poiché nella menzionata supposizione questi sarebbero superiori , quelli inferiori ; e nelle infiorescenze ascellari la fioritura procede di basso in alto. Ora nel caprifico e nei fioroni del fico succede il contrario, mostrandosi prima i fiori feminei , e successivamente verso la bocca dell' anfanto ; in uliinio, anzi lungo tempo dopo , vengono i maschi. Contro tale diflicoltà tre consideruzioni si affacciano al pensiero . L' una si è che in certe infiorescenze ascellari la fioritura non avviene esallamente secondo la regola, cioè a grado a grado di fiore in fiore salendo verso la sommità . Come si vede, volendo mettere un solo esempio , negli amenti maschi dell'avellano , in cui la fioritura procede con molta inegolarilà , aprendosi talvolta i fiori che stanno nel mezzo o più sopra senza causa apparente. La seconda considerazione versa sopra certe infiorescenze ascellari iu cui 1' ordine della fioritura è alterato piuttosto in ap- parenza the di fallo, quando nell ascella delle brattee ci ha più fiori in luogo di un solo. Essi allora non nascendo precisamente al tempo medesimo non si aprono per- ciò tutti ad una volta. Siccome si osserva in alcuni cannacori ( Canna) , oei quali quando anche l' asse dell' infiorescenza punto non fosse divisa , standovi due fiori Dell' ascella di ciascuna brattea, o due fiori solitarii mollo vicisi , ciascuuo fornito di piccola squama , sopra un ramuscello app<^na sporgente o quasi affatto abortito ; Io slesso racemo nel medesimo tempo mostra in diversi punti bocce , fiori aperti , e fiori appassiti. Ora nel fico e caprifico i fiori feminei non spuntano tatti ia un tempo, t: però varia ancora la lunghezza de' loro peduncoli. Il terzo punto da considerare si è che 11 fallo e la supposizione son due cose differenti, luna mostrando la vcrilà , l'altra la possibilità. Nel fallo i fiori femiuei 396 Diir uiifanloessonilo inferiori e nascendo avanti stanno nella rcgoLi di'lle infiDrcscen- re ascellari. La suppnsizionu stava in ciò , che se mai questo anfanto fosse cresciu- to un poco ditlerentemunte ilall' ordinario sollevandosi cioè dal fondo e nella dire- zione del suo asse, 1' aTiemnio veduto in certo modo simile a quello delia Dorsleuia. Kd allora i fiori sotto la bocca , i quali nella forma ordinaria stanno nella parte su- periore , si sarebbero trovati sotto ovvero nel contorno. Ed ecco sì fatta congettura messa ad effetto da uu caso mostruoso mollo strano non mai stalo inrino ad ora nota- to nel fico. Àbbiam trovalo adunque sopra un piede di fico higliarolo ( Ficus poly- moi-pha — a — juliana Gni/J-)parecchi nuovi ramuscelli di aspetto (tav. '/. \'.8 a i2) alquauto differente dagli altri. 1 loro anfanti non tutti si somigliavano, quali di forma naiurale, quali in vario modo erano disformati ; e certi a guisa di ricrcsciinenti emi- sferici portando nella parte superiore piana brattee e fioretti feminci allo scoperto avean sembianza tra capolini o fiori composti, ed il ricettacolo di qualche Dorste- nia. I fioretti del contorno erano piìi cresciuti , giusto come nelle sinantere, ma di colore tiranti al verde. Tutti poi, col perigonio di molte foglioline concave in numero variabile, mancavano di stami ; ed il pistillo fornito di podogino mostrava quasi sempre lo stimma semplice, con 1' uovicìno abortito ridotto alle sole membra- ne raggrinzite. Anfanti così fatti spesso venivano a due a due nell'ascella delle foglie, quando congiunti insieme, e più o meno disformati, quando disgiunti. Nel qual caso d' ordinario 1' uno era naturale, 1' altro nel modo anzidetto conformalo. IL Propagazione dell' insello del caprifico. Tra i faiti memorabili appartenenti al caprifico niuno certamente ha tanto al,- tirato 1 attenzione degli osservatori quanto il moscherino nero (^Cjuijjs Pieiies Lia. — Ptenes cupvifici Scac. ). Oltre le cose dichiarale nel menzionalo lavoro , nella primavera del 1846 e nell'altra del 1847 si potè conoscere distintamente le sue uo\a, e la maniera come 1 insetto le introduce nell' ovajo. Fra le tante differenze tra il ina- scbio e la femmina, avevamo già notato che nell' addome di questa si trova di fre- quente alcuni vermicciuoli intestinali agilissimi ; e costantemente, in gran numero, corti organi allungali, coli' estremila rigonfiate, uniti insieme come in un fascelto per un tratto sottile e ristretto. I quali dappoiché mancano nel muschio pareva dovesse- ro essere le uova. E quantunque gli scrittori sopra tale materia si fossero avvisali che il moscherino femina per entrare negli anfanti del caprifico o del fico rompesse le «quame che ne chiudono la bocca, e pungesse poi gli ovuj per introdurvi le uova , nulladimeno notammo che l'uua e l'altra cosa non mai s'era potuto verificare. Ma ora piii pratichi nell' osservare quelle parti tanto minute, o più fortunati , le cose si soa jresentale alla vista quasi in tuli' i loro particolari. Se non che per intenderle facil- 397 Diente fa bisogno dichiarar meglio un fallo appena accennato nel lavoro sulla capri -^ lluazionc , cioè che nel fiore feiuineo giovine del caprifico ( Ricerche sulla ualura del lieo e caprifico cap. 89. lav. Ili. f. e. ) la cavila dell' ovajo coniinuandosi in quella dello stilo, per essa poteva scendere l uovicìiio dell insello. Verso la metà di aprile ìnfino al principio di iDag;;io , essendo gli orni o fioro- ni del caprifico della lunghezza di ci^-ca nn pollice , i fiori fuininei mostrano tutte le loro parli , tranne V embrione , sebbene ancora in crescenza ; il perigonio d'ordi- nario di tre lacinie, lo stilo con un largo canale ristrcllo verso la parie inferiore, che inette nella cavità dell' ovajo : manca perù il tessuto conduttore nella parte interna di esso siilo ossia lungo la parete del canale. Lo stimma allargalo in forma d' imbuto ha il conlorno irregolare sinuoso ( tav- I. f. 13 -14.) sprolungato quasi in forma di becco in corrispondenza del lato gibbuto dell ovajo ; mentre di riucontro ci ha solo una cortissima sporgenza , spesso niente, ovvero un seno in lungo di quella. Onde lo stimma è semplice per l' aborto quasi costante di quel ramo corrispondente al lato stilìgero delll' ovajo e per conseguenza al trofospemo. < Stando cosi le cose, nella cavità dell' ovajo sporge 1' uovicino composto del nu- cleo e di due membrane in forma d" invogli coli' orlo della loro apertura sinuoso, e sopra quello più o meno dislese, cuoprendolo talvolta da per tutto. Il quale nuileo si' rimane orizzontale, o appena si volta verso lo stilo; manca del sacco embrionale; e di rado mostra nella sommità il rudimento del grappolo embrionico. Il moscherino allora< entralo nell' anfanto cammina per so|ira gli stimmi , ed in quello in cui vuole introdurre 1' uovo abbassa il venire . Noi ne abbiamo sorpresi multi in s'i fatta atti- tudine . Aveano essi messa fuori dalla parie posteriore e sottana dell addomo, un poco avanti all'aculeo, una piccola sporgenza piramidale, da cui pareva venissero le uova, anzi che lungo l'aculeo ; il quale forse le sospinge soltanto nel canale solinposlo^ Ora se voi prendete quel fioretto femineo,e tagliate lungo il mezzo tutto il pistillo con istrumcnlo squisitameiile affilato, in guisa da scuoprire solo la cavità dell' ovajo e dello stilo , esaminando poi tulle le parti col microscopio trovale in quella (lav. /. f. '15 ) o nel canal dello stilo per alla ste.ssa volta uno di quegli organi osservali solo Della femmina, l quali se già con qualche esitazione noi credemmo poter essere le uova dell' insello, ora airemiiamo esser desse veramente ; ed ancora, che il moschu- rino non corrode le siinanic inlurno la bocca dell'anfaulo, né punge gli ovaj per cac- ciarvi dentro le unva ; cose per altro già da noi in altro luogo dichiarate. Queste uova sono stale niiiiulamenle descritte nel lavoro sulla caprificazinne , dov' è dello che sono organi allungali , per lungo tratto ristretti nel nieizo in guisa di filamento , pel ([naie si alTasciano insieme , e coli' estremità rigonfiale conlenen- ti sostanza nmco-^a granellosa . Che 1" una di queste eslromilà è ovale ; l'altra lunga quallro in ciriLjue \ohe la sua lur^liuz/.u , ha una sottile sp^rgeniu nella somuàlà 398 soinisVianle quasi a.l una freccia coperta da sollilissiraa pelllcina , conlinuata alla membrana esterna. Il moscherino introcluce V uovo coli' estremità corta ovaie avanti nel canale tifilo siilo ; il quale uovo calanilosi giù , ajutato forse dall' ai;uleo , perviene final- nienie nella cavità dell' ovajo , e si alloga Ira questo e l' uoviciiio , in quel lato do- ve niapgiore è lo spazio . INon tutto quant' esso è lungo entra quivi ; ioa solo 1' e- slremila corla ovale con parte del filamento cui è congiunta, rimanendo l'altra estre- mità impedita nella parte inferiore del canale suddetto. Però quella apparisce sospesa ad un souil gambo ; poi divien grande ( lav. /. /'• ^(^) per trasfoimarsi in verme. Qui «i vede che 1' uovo ha tre parli di natura ed ufii/.io differente. L' estremità che perviene nell' ovajo , per essere ovale , ha sembianza di lesta, e si mula in verme ; il gambo in forma di fdamenlo sospensorio ha 1' apparenza di cordone ombeli- cale • e r altra eslremià, dove colla sostanza mucillagginosa in essa contenuta , come fosse una guisa di albume, non nuJrisse il vermicciuolo nel suo primordio , no» «apremmo a quale uflizio sia destinata. A bi fatta osservazione seguitava naturalmente l'allra risguardante i cangiamen- ti che succedono nell' uovo infino a che il vermicciuolo si mostra nello stalo già de- scritto e ritratto nella lav. VI. /'. ^. dell'altro nostro lavoro leste citato, cioè quando Don appariscono gli organi della masticazione, ne si conosce il sesso. E noi più volle ce ne siamo brigati, ma sempre inulilmeute Imperciocché l'ovajo assai minuto ed opaco, l'uovìcino stesso che spariste riiolvendosi in mucillaggine; e soprallulto la tenerezza estrema del vermicciuolo nel suo primordio, onde facilissimamente rimane olTeso odi- sfatto nel menare il taglio per aprire l'ovajo, soii tante cause di travedimenti.Sulo s' b ^isto che come prinia comincia ad ingrandirsi l' estremità ( inv.l .f. i6) menzionala dell'uovo, si genera nella parte interna gran numero di cellule. Il fioretto feniiiieo del caprifico , in cui il moscherino da poco ha caccialo l' uo- vo si conosce allo stimma ed allo stilo divenuti dì colore giallo . Con tale scorta s' è cercato conoscere se 1' insello dentro l anfanto del fico domestico , quautunijue non ■vi si generasse mai, facesse altrettanto che nel caprifico. Nel fico domestico adunque i fiorelli'f>,-minci dell anfmlo giovine allo 4 in 7 linee, cosi nei fioroni come nei forniti si hanno pure nello stilo il c;iiiale elio melte nella cavità dell' ovajo ; nella quale il moscherino può introdurre 1' uovo . Nulladi- nieno rarissimamente vi si scorge , come quello che non trovando luogo o sostanza alla sua natura confacevole subilo od in breve tempo si disfuce : anzi spesso lo si rinviene raggrinzalo nel canale dello stilo. Poco più che T anfanto s' ingrandisca , massime il fomite, tostilo si allunga ed il suo canale ristringendosi dibasso in alto sparisce di poi in breve tempo . Allora l' uovo non polendo scendere rimane nel biforcalmcnto dello stimma o poco soUu . E noi talvolta vi abbiaai trovato pure . 399 qualcuno di que' vprmicciuoli inlpslìiiali in furma «li vibrioni die slanno nell' addo- me del luosclierino foiniiia- Ma nel taprifico crescendo ancora 1 anfanlo infino ali ai- terza di oltre un pollice, e con esso il pistillo , e lo stilo allunganJoti ; non però spa- risce il canale suildi'llo , né aliriincnli è inipcdilo il passaggio nella cavità dell'ov*- jo. Laonde questo caprifico par quasi in tulio destinato da Natura a servigi dell' io- setlo tante volte menzionato, che gli anticiii chiamarono culicc (icario. Mollo e diversamente si è ragionato dagli autori sopra tale insetto . Noi aven- done dislcfameole descrilio sì il maschio, eh' è sfornilo di ali, ed ha colnr rossastro, e iì la fé. umilia la quale diventa nera , ci passiamo dirne altro nella presente scrit- tura. Inlanlo alcuni ammettono come proprio ancora del caprifico altro insello assai diU'erente, forse dulia natura degl' icneumoni , fornito di lunghissimo aculeo. Il qua- le dsppoiiliè s' incontra di raro , an/.i in certi anni uon si vede , ed in pochissimo Dumcio soltanto nella cavità dell' anfanto, non mai nell' ovajo ; e se ne ignora i se»i, e duve si compiano le loro tiasfoiniazioni , noi perciò il creiliaino parasila avveni- ticcio e nienle più. il cinipe adunque è il vero abitatore del caprifico. E vi si pro- paga tante volte neh' anno quante sono le generazioni di anf inti che late albero met- te, passando dal! una nell' altra successivaoieule. S'è creduto , e tutio dì alcuni tengono, seguitando la opinione del Cjvolioi, esser desso androi^ino , cioè a dire ern^afio liio. E taluno si pensa priqiagarsi esso altrimenti che nella manieia dichia- rata nel njstro lavoro s:dla cuprificaiioiie , ed ora in questo r'rferraita ; parendogli )m|>ossII)ile che il nicseherino nell uscire dai craiiri in tempo di primavera pojsa de- porre le uova negli orni già per metà cresciuti e contenenti i l>ac>)'ini. In c:>iilrario egli hi avvisa ( pillilo dillu memoria del siy. Vincenzo Scmii'ola su tu nalwit e ycnasi del tiiosc/ii vino del ca/iri/iiu — nel lìindiconlo della R. Accadcniia delle Scienze u. 31. Nujioli. geitiiaja e ([òbrajo 1847) che il iiioscheriiio ponga le U)va » nelle piccole ■» gemme a fruiti , che nelle novelle messe dell'anno tiovaiisi già formale nelle ascel- >j le delle foglie; le quali uova allorché la gemma comincia a svolgersi© restano w involute nei semi del caprifico , o schiudendo da esse i bacolini si vanno ad aJJen- « Imre nei semi slessi , (ler proprio istinto di cercar la sede loro eletta, ed il cibo. Ma hiuno mai ha veduto il moscherino entrare nella gemma a frutto . E posto ancora che vi entrasse noo troverebbe formali i pistilli ( tranne che non si voglia intendere per gì mma a frullo ancora im anfunto alto circa mezzo pollice), nella cavila tiei ijuali esso depone le uova siccome si è detto . Le quali se generassero i bacolini fimri 1' ovajo , resterebbe a vedere poi come questi vi s'introducono , man- cando di piedi ; a parie che la grossezza loro sarebbe maggiore del canale per cui aviebbero a passare. Anzi non possono trasferirsi d' un' luogo all' altro , poiché a- preodo l ovajo non si contorcono mutando positura ; solo si scorge io essi pel mi r.roscopio una spezie di trepidazione quando son punti da un ago , ed alla prima impressiouc dell acqua. b4 400 Intanto tì necessario avrerlire clic in questo fatto della propagazion dell' insetto chi non procede «on prudenza, e non adopera il microscopio , facilmente può cadere Della opinione del sig.Scmniolu, che infine punto non ditferisce da quella del Cavo- lini. Inipcroiochè questo celebre osservatore vedendo che talvolta in qualche capri- fico,quando gli orni stanno per finire, i forniti non sono abbastanza cresciuti o appe- na sporgono in forma di gemme nell' ascella delle foglie, credette che ali insello non rimanesse allora altro modo di assicurar la sua prole che porre le uova tra le squame di quelle geaioie a frullo , e che di li i vermicciuoli potessero gire da se insino alla cavità dellovajo. Ora , lasciando da parie le nostre osservazioni e ragioni in con* irario testé addotte , si fatta osservazione è poco esalta . Dappoiché i fioroni di qua» lunquc c;iprifico non lutti ad una volta maturano , ma successivamente , passandovi tra i primi e gli ultimi circa un mese. E sul terminare di luglio , (piando vi pare che siciio tulli finiti , nondimeno ce n" ha qualcuno , i nioscherini del quale trovano allora alcuni forniti disposti a riceverne le uova. Oltreché le diverse maniere di caprifichi non roeltcndo loro dilfercnti anfanti precisainenle nello stesso tempo , può stare che l'insello da certi forniti primaticci , per esempio del caprifico chiy- jese, eh' è precoce , passi ai forniti del caprifico grande ( Capripcus giganCca ) essen- do tardivo. E ciò sarebbe un altro provvedimento di Natura onde assicurare ik perpetuanza di tale insetto. ' III. Natura della .'!oslan::a coiitcniiln nella nocciuolella dei fioroni del fieo in luogo dell embrìoitc. , 1 Coroni di qualunque sorta di fico coltivato appresso Napoli portano semi stèrili , clit elle altri no abbia dello in contrario. Noi ne abbiamo dato la spieg;v. zione nel lavoro sulla caprillcazione , faccnJo vedere che in essi fioroni manca sem- pre la fecondazione . E ciò perchè d' ordinarlo mancano i fiori maschi , o nascono essi lungo tempo dopo i feaiinei quando lo stimma è alterato , oltreché le loro an- tere non mai si aprono. In luogo dell" embrione ci sia una snslanza che alla vista na- turaie pare di natura albuminosa. Nel dichiarare si falle cose non si disse quanto bisognava . E l ancora noi sia- mo certamente errali nel credere che la piima membrana del seme s' indurisse in nocciuolella 1 fiori fcniinei nei fioroni si generano allo stesso modo che nei forniti , tanto nel fico quanto nel caprifico , standovi ancora nella loro giovincz/.a il canale ( (av. lì. fig. 2-4-6 J che principia dallo stimma e lungo Io stilo passa nella cavila dtir ovajo ; in cui dal lato stiligero sporge appena il trofospermo . !\Ia 1' uovicino come prima é spuntato procede poi divers;inicnle nei fiori dello stesso aiifanto. I^J^1;- 150 coni non si curva rimanendo (^ tav II. fir/. 7 ) ortolropo, io altri cliveiila anaiidjio ; però vi manca sempre la cavilli eiubiionale coli' uiiihiiusnro , organo du noi doinaa- diilo IO altro lavoro ( liicerc/ie fulla onqinc dell embriaue seminale in alcune piante laiiiro(jaine. i\tipoli ■lS4(ì) j;iap|)oio embrionico , Le oiembrune crescono an» coia con moltii irreijolurilii, ora cuoprendo aQ'dllo il nucleo , ora lasciandone scopcr. la la soiiimiU ; le loro aperture non si cliludon mai , e quella della membrana ester- na d ordinario mostra spor^ciirc e seni , sitxoine il pi-ri^unio ucl suo pniourdio : sporgenze cb« sei)l)ene inusuali rispello a (grandezza e confunnaziuuo , lullavul- ta di raro son più di cinque. ,.jni» »i\j Le quali diversità poi sono leggiere a riscontro di altre . In luoc;o di Un solo novicino nella cavità dell' otajo , talvolta dal Irofospernio ne vccigon fuora due tre quattro e cinque ancora io varia positura ed appiirenza , cbi col nucleo apor^eiiie fuori gì invogli membranosi, cbi in essi raccbiuso . Questi invogli membranosi inoltre portano nel conlorno delle loro aperture (lav. lì. fuj. 9) appendici per Iungliez,ìt,a, li • ^uia e grandez'/.a mollo variabili ; e non di rado il pi imo ba un orlo rilevato alla base come fosse il primordio di altro invoglio piii esterno , Tra gli uovicioi talvolta (lav 11 fi//. /O J sporgono molte e dilVerenti lamino membranose , spezie di stro- iìole , procedenti [iure dal Irolbspermo . ISel qual caso ogni uovicino io cerio modo sì potrebbe paragonare ad un fiore femineo, il nucleo rallìguraudo ('/ati. 7/. fig. 8) il pistillo, r invoglio esterno il perigonio, l' interno il cercbio degli slami, le slrofio- le le brattee. Tutte si falle parli son costituite di solo tessuto cellulare , mancando costantemente nel nucleo il sacco embrionale coli embriosoro. Uua calata grande si dirama in varie direzioni secondo il numero degli uovicini. In tanta varietà di cose due falli ci son sembrali pili notabili degli altri , 1 uno clic certi uoviciui manca- no di nucleo e di veri invogli membranosi, per essersi trasformale tali parli ( lav. 2. f. li — i2^ in molte foglioline inuguali ; 1' altro è I aver veduto parecchie volte due uovicini o due nuclei (inv.lI.fKj.lQ — oj 1' uno di costa all' altro compresi in un co- mune invoubo membranoso. Essendo così dove i due nuclei non fosseio sterili si iro-i perebbe in qualche seme di fiorone due embrioni compresi nello slesso guscio La qua- le osservazione allarga i termini della scienza per rispetto alla pluralità degli em- brioni nel seme di parecchie piante. Di questo fatto notato principalmente nel melarancio non ci fu spiegasione infino al Richard ed al Decandolle. Il primo dei quali credeado clic pruvenis^ da. mostruosità non disse niente in essenza . L'altro immaginò che piìi uovicini si potevano congiungere , e gli embrioni loro trovarsi compresi in un comune guscio derivante d' altrettanti gusci saldati insieme quanti erauo gli embrioni . Ma noi in uà lavoro apposito sopra tale subbietto ( Ricerche sulla origine detf embrione seminale in alcune piante fanerogame — Pfapoli 1846) abbiamo dichiarato che la iinioDO de- 402 gli iiovìcinl nel moJo anziiletto non mai avviene nel mclurancio ; eia pluralità degli einhrioni derivava d" alU'oUanlc cellule di particolare natura costilneiiti luite insieme lembi'iosoro, denominalo allora grappolo embrionico.Inlanto la spiegazione del eulo- brc botanico diGiiicvra se fu da noi conibaltuta nel fatto pel quale era stala proposta, era nell'altro tcsiè descritto spellarne agli uovicini nei fioroni del fico apparisce al- meno possibile. Ed inoltre la unione di più uovicini avviene di fatto nel visco (Viscunt album), siccome lia fatto conoscere il cliiurlssimo sig. Decaisne nel suo \yA lavoro sopra tal pianta ( Mvnio'm sur le dcvclopitcmcnl du pollai, de l' ovulc, e la structure dcs tigcs de gui — Brunlles IS40 ). Ritornando al subbietto principale, cioè alla sterilità dei fioroni del fico per la mancanza dell'embrione seminale, oramai le cause di tal fatto sono cbiarc. Se vomi- ste il polline per qr.esto embrione il cercbercste invano, essendosi vedalo che di rado i fioroni portano fiori maschi , che le loro antere non si aprono mai , e dove esso pol- line ci fosse , niente potrebbe operare sopra organi incompiuti. L'uovicino non crcse siccome dovrebbe , né genera quelle parli che precedono l' apparizione dell'embrione» come a dire il sacco embrionale e 1' embriosoro. Anzi si disforma in varie gui- se con produrre quelle appendici fogliacee di cui s'è ragionato : e tult' esso coj'i disformato toglie I' apparenza di sostanza albuminosa. L' albume intanto per molli fisiologi e la stessa cosa che il peiisperma ; e nei forniti del fico deriva dalle cellule del nucleo. Ora la sostanza contenuta nella nocciuolelta dei fioroni in parte proviene dal nucleo, quando ci sta, in parte o intieramente dalle strofiole e gì invogli mem- branosi in vario modo ilivisi e trasformali ; e tutta quanta poi non è in essenza ami- do, ma solo in sembianza, come (juella che punto non si colora in blìi col jodo. li' esame minuto di tuie punto di Organografia ci sforzava naturalmente a da-, ver indagare la provenienza della nocciuolelta, la quale noi crcdevami non fosso al- trimenti che la primi menibrana dell' uovioino trasforraita. Ciii alL>;iiile solo ai can- giamenii dell' uovieino dei forniti, cui soprattutto avevarari rivolta 1' aitcnzione, di leggieri si può ingannare, massimamente quando noli' E ullichcr ed altri autori legge la descrizione del seme, dove la prima membrana è detto esser d;ira e fragile. Qiiesia nocciuolelta però (tav.I-f.id) deriva certamente dall' endocarpo, come il noociuolo della pesca, (Iella niandorla,ed altre somiglianti frutta; di maniera che senza piìi venire a qnislioni s'ulla natura del vero fruito del fico, se sia una cariosside ovvero un acbcuio, detso per certo e una vera diupa. ' :< IV. Sulla fecondazione ed origine dell embrioni: semiin'c. Dopo aver dimostrato nel lavoro sulla caprifijazioiie, clic tanto nel fico quanto nel cnpriUco 1 cubriunc seminalo viene solo nei foraili o unfaiili es.ivi , facuiumo 403 vedere con moki csperimcnli come nei romiti del fico quantunque mancassero seuiprc i fiori maschi, quando anche si chiudesse l'adito ul moschurino del cipriGoo di po- tervi arrecare il polline, ciò non di meno tì nasce V embrione . E che ne anche s' era polulo scoprire col microscopio in qualsivoglia parte dell' anfanto e del liore fem i- nco tal cosa che somigliasse al polline od alla fovilla , e servisse a fecondare . La conclusione fu, clic 1' esempio del lieo punto non valeva a condraddire un f.Ulo lau- to niiiversale nelle altre piante fanerogame, cioè la necessità della feconda/.ione pi-r generarsi 1' embrione seminale . Anzi dichiarammo , che rimaneva piutloslo u vedere con quale artifizio Natura in tale albero operasse ciò nascosamente. Dopo la pubblicazione di quel lavoro essendoci fatti a ricercare donde pro- cede la pluraliià degli embrioni nel seme del melarancio ( /?ict'rc/i(; su//(t u/v*/ i/iu dell enihriuiiK seiniiiaìc in alcune iiiniUe fanerogame — Ndpoli IS t6) si osservò nel nucleo due parli , l' alliumc , ed alcune cellule mdla sommità di esso , diilereuli per grjudezza , colore e forma, unite insieme in un gruppetto ; le quali domamlaiumo coli cpilclo di embrioniche , come quelle che dopo l' impregnamento scendono nel sacco embrionale per diventare embrioni. Di che come prima fummo certi, ritornam- mo nuovamente al fico col disegno di vedere se anche nel suo uovicino ci erano le stesse cose. E si trovò di faito, che tra molti uovieini qualcuno mostrava nel nucleo due sorte di cellule ; alcune angolate, diafane, grandi, e queste in grandissimo nume- ro ne costituivano pròpriamente la massa; mentre poche altre rotonde nella sommi'.ii di siIYalla massa e sotto aireiidosloma,alqu'into opache, contenenti sostaiiia verdastra erano unite in un gruppetto. Le prime corrispondevano all' albume, le altre formava- no il grappoletlo embrionico , che ora addimandiamo enibriosoro , siccome nel me- larancio. La quale osserva/.ione fu notata nel lavoro testé citato , traendone , per ri- spetto alla origine dell" embrione del fico, la seguente illazione. » Essendo così , io non so concedere all' une ed all' altre ( le cellule albuiiil- » nose e quelle del gr.ippoletto embrionico ) il medesimo ullìzio , la medesima de- » stinazione . Ora nella sommità del nucleo appunto si genera l'embrione ; e come » prima apparis^ce , ecco sparire le sopraddette cellule rotonde e verdi «Iella soin- >j mità , cioè a dire luti" esso il grappoletlo embrionico, e riminere le altre cosli- >j tuenti r albume. Non tutti gli uovieini dello stesso anfanto del fico mostrano il » gr.ippolctto embi ionico nella sommità del corpo albuminoso ; e non lutti jjli uo- >> vicini son fecondi . Questo passo dichiara soltanto che noi eravamo inchinati a credere , che sicco- coiiic nel melaran('io , ancora nel Ileo 1' embrione seminale avrebbe potuto derivare dalla trasformazione di (pialche cellula dell' cmbiiosoro . Sopra ciò la nostra «)])inione alquanto dubbiosi procedeva da due cause . Priiinmentc non bastò il tem- po a conoscere se la dislinzion fatta nel nucleo dei forniti tra cellule etabriu(;icbe od alhuiiiiiiosc in una sola genera7.ionc di Geo si trovasse ancora nelle altre . Di poi si dovca vedere se la slcrìlità degli orni o Coroni, cosi nel fico come nel capiilìco, dipen- desse dalla mancanza dell' «ubrosoro. Iiiol're nei due lavori menzionali quan- tunque fosse dello che ogni ricerca per iscuoprire nella parie interna dell aiifaulo , sul fiore femineo e nell uovicino , qualche organo o sostanza che soslituisse il pol- line o la fovilla era tornata inutile , tutta volta rimaneva il desiderio di rifar da ca- po le osservazioni ; sopraitutlo per conoscer meglio i mutamenti dell' uoviciuo al se- condo stalo, cioè dopo l'apparizione del rafe e della calaza. Imperciochc ancora s"i fallo punlo purea richiedesse nuove osservazioni, come apparisce dal seguente luogo nel lavoro sul fico e la caprifiuazioim m Voglio intanto avverlire che le o»ser- 3) vazioni iiiiorno alla strullnra e cangiamenti dell' uovicino, comecbè laute volte )> ripetute, pure non mi contentano intieramente, massime quelle risguardauti il » secondo stalo infino alla comparsa dell' embrione. Questo cenno storico era necessario per far conoscere i termini in cni sta il fallo ancora oscuro rispetto alla origine dell'embrione, e la mancanza reale, od apparente che sia, della fecondazione. L' uovicino adunque nel suo primordio apparisce in (lav.i.f. 2) forma di una sporgenza rotonda, costituita di solo tessuto cellulare, nella parete laterale e superio- re dell' ovajo corrispondente al lato sliligcro. La quale sporgenza si allunga dipoi un poco verso il fondo dell ovajo, mostrando il nucleo nella sommità con due orli eirco- lari alla base, che sono i pnmordii dei due invogli membranosi. I quali come prima appariscono comincia 1' uovicino a cangiar positura, rivoltando il nucleo, st^guilato e quasi affatto coperto dagl'invogli membranosi in crescenza, prima verso (lav. I . f.6) la parete dell'ovajo quasi dì rincontro al lrofospermo,poi in sii per alla parte superiore, piegandosi in guisa nel mezzo che la sommila si accosta [liiu.Hl.f- i) alla base, sic- come neir uovicino analropo. Intanto le trachee del ginoforo si biforcano, un ramo elevatosi lungo il lato stiligero entra, curvandosi, nel Irofospermo^disceso poi alquanto forma un cortissimo rafe, finalmente la calaza nella prima membrana in corrispondenza della base del nucleo. L' altro ramo pel lato gibbuto dell' ovajo di rincoulro alla parete stiligera ira 1' epicarpo e 1' endocarpo arriva fin sotto allo stimma. Giunto l'uovicino a tale stato, reciso lungo (inv.IIi.f.i) il mi;zzo, raoUra la se- guenti parli, oltre il rafe che si trova a stare di lato, 1' una dentro 1 alua compresa. Nel centro un corpo ovale alquanto allungato, senza apertura, tutto costituito di mi- nutissime cellule uguali ; tranne che nella estremità corrispondente alla calaza sono poco piii grandi, meno trasparenti, e di altra conformazione : esso è il primordio del sacco embrionale. Viene poi il nucleo, di forma ovale, ancora senza apertura, e costitui- to solo di cellule angolate diafane, ma più grandi di quelle del sacco embrionale. Nella sua sommità sporge alquanto ^n gruppetto di olricelli molto diversi dalle sottostanti io 5 cellule; essendo essi allora almeno il doppio più p;randi,rolondi, quasi alTalto opuclii, pieni di sostanza mucosa verdastra grauellosa: i quali si disfanno fucilnientc, mentre si è tultb inleso a guardarli col microscopio. E però essendo tanto dilTerenti dulie cellule del nucleo, le quali si sa cbo si mulano in perisperma, debbono avere altradestinaiione. SoD dessi appunto die costituiscono l' organo da noi detto , nel lavoro testé citalo sul melarancio, {grappolo embrionico, e che ora addimandiamo erabriosoro, pniclié da l'sso deriva l' embrione, siccome appresso vedremo : ed il loro numero aggiunge in- firio ad otto o dieci in alcuni uovicini. Seguila l' invoglio che ("tav. III. /'. 2. rx ) 'cuopre il nucleo coli' cmbriosoro, formalo pure di cellule angolate grandi : la sua apertura o endosloina corrisponde a dirittura al menzionalo cmbriosoro, da cui è al- quanto distante ; e sopra alcune sporgenze rar.slra grumi cellulari di bi;n altra natura. Da ultimo l'invoglio esterno con larga apertura in cima, della csnsloma o micropilo. La nostra attenzione si è rivolta sopraiuiito ai cangiamenti che succcJoao ia seguilo in tante parti disposte nel modo sopraddetto. Crescendo adunque tutte le parti deiruovicino,il sacco embrionale s'ingrandisce approssimandosi con una estremità all' embriosoro, coli' altra un poco ristretta si di- stende verso la cal;iza. E diventa intanto una sottilissima (jav.III. /'..'?} mcmbianella conformata a ino" di sacco ; in cui è racchiuso un umore semifluido finamente granel- loso, e cellule sferiche tra grandi e piccole conlenenti un po' dello slesso umore ed un iiocciuolo o facocisto. Di poi nella parie superiore della cavità del nucleo appari- sce una sporgenza cellulare, ed è l' embrione, il quale par che sospinga un poco di- nanzi a se la sommità del sacco embrionale; ma col crescere rislringesi alla base in guisa di ganibo o filamento sospensorio. In questo mentre sparisce l' embriosoro. In luogo di una sola sporgenza cellulare, tante To'le se ne vede due o ( liiv.lll.f. flj tre, luna di costa all'altra ; cioè a dire altrctiaiiti embrioni nel loro primordio. In tal caso uno Ira essi mostrandosi più grande e rigoglioso vicie a bene , gli altri d'ordinario abortiscono. Il che spiega il fatto della pluralità degli embrioni nello slesso seme, siccome abbiam veduto due fiate nel caprifico. Nel ricercare la origine di quesio embrione quattro pensieri ci sono siali di ^'uìda e scorta . Se mai esso derivasse dalle cellule del nucleo , ovvero da un filolino entrato perle aperture delle membrane e la sommità del nucleo infino a quella del sacco embrionale : se da tuli' esso 1' embriosoro, o da qualche sua cellula. L' aspello delle cose mostrale dall' uovicino diviso per lungo, a prima giunta è tutto favorevole al primo concetto ; la ragione poi e l'osservazione persuadono ia « ontrario,nel considerare die l'embrione in quel suo primordio è sospeso ad un gam- bo, e tiene debolmente al nucleo; dove se fosse una sporgenza di questo starebbe più saldo ; e ci sarebbe il passaggio graduato dell' uno nell' altro. E nel vedere lo stesso i;:imbo sospensorio internarsi versola sommità esteriore (^ lav.III.f. /'Jdd Dudeo, e le sue cellulle essere di tuli' altra apparenza. ^06 11 filoliiio tiihulalo eh' ciilra pel micropilo in tante piante fiincrogame essen- do il budello pollinico, il ricercarlo nell' uovicino del fico sarebbe sla'.o alTulto inutile dopo essersi dimostrato (' vedi le nostre Ricerche sulla natura del ca/iri- fìco e del fico, e sulla cai>rifìcazione — Napoli 1845) , che senza il polline del caprifico si genera nel fico l' embrione seminale , e che nell' uno e l'altro albero il canale dello stilo manca del tessuto coiidultore, lungo il quale in altre piante scende il filolino. Ciò non di manco due volte abbiam veduto distintamente un filamen- to tubulato , di tratto in tratto rigonfiato , che dalla sommità dell' embriosoro si distendeva nel collo del secondo invoglio membranoso ; e di ciò ragioneremo, appresso. Si è detto essere il sacco embrionale una sottilissima membranella con- tenente umore granelloso semifiuido con alquanti otricoli ; che le cellule an- golate costituenti il nucleo si convertono in perisperma ; e quelle dell' embrio- soro , d ordinario più grandi , sempre rotonde, 0|)ache , piene di materia mu- cosa verdasta pareano destinate ad altro uffizio ; perciò massimamente che si di- sfanno neir acqua, ni: si veggono in tult' i gradi di accrescimento dell' uovicino. lu- tallio vengono esse giusto nel punto dove si genera primitivamente l embrione, e spariscono come prima questo embrione comincia a spoigure nella cavità del nucleo. Inoltre mancano in alcuni uovicini dei forniti, né lutl'i fiori feminei di tali snfanti sono fertili ; mancano in tutti gli uovicini dei fioro!ii,nè mai in quelli si trova semi fecondi. Laonde 1' embrione non può derivare d'altra parte che da queste cellule costituenti tutte insieme 1' embriosoro. Ora è da vedere se tutto 1" embriosoro, o soltanto una cellula di esso si trasfor- mi in embrione crescendo verso la parti; interna del nu^;lco. Mentre comincia a sporgere 1 embrione parecchie cellule dell'embriosoro riman- gono nella sommità ( lav. III. f. 3 ) impicciolendosi a poco a poco per disparire af- fatto in brevissimo tempo. E nel gran numero di ricerche, necessarie in argotnenli di kimil natura , ci siamo talvolta abbattuti ad osservare una singolare trasform iziune in esse, ovvero un modo di disfjcinientc), nel ( tav. IH. f. 2'' J dividersi che f iceva li loro parte esteriore in tante piccole cellu'e al'^^uanto alluigate, rimancnio nel cen- tro un otricolo grande rotondo, come se e as :u.ia fo^se coUiluiia di un guscio ester- no con un tuorlo nel centro. Ed ancora a vedere, quando il taglio verticale divideva la sommità del nucleo giusto per lo mezzo , il gambo sospensorio ( tuv. III. f.4) dell' embrione allogato in un canale tra le cellule costituenti la saminiià di dullo nu- cleo ; e tal fiala si è visto pure un rigonfiamento del gambo sospensorio ^lav.IIl.f'.5) nella parte superiore della cavità del nucleo. Ora se 1 embrione deriva dall' embriosoro , siccome a noi è paralo; il federe inipicciolirsi e sparire parecchie cellule che ne facevan parte , mentre spunta e creste l" embrione , dimostra lucidamente clic parte dell' embrioso- ro , anii una sola cellula, si mula in embrione. Dappoiché le cellule end' esso 407 è cokl'Uuiio essendo «(Tulio simili, tulle debbono avere la stessa viriti , quella ciuc di ; oUrsi Irasfuniiare iu embrioni; e però son desse i veri uoviciiii, le cellule embrioui- fbo. Né rileva ia contrario il non esserci mai sorlilo a sorprcuderne qualcuna giusto iicll alto della sua primu trasformazione, nel crescere cioè e separarsi dalle alirc indi- lizzandosi verso il sacco euibrionale, poicbè crediamo esser ciò quasi impossibile ad ottenere in tanta picciolezza di parli, sfornite di molto spontaneo, io tanta diUicoltà ili fcuoprirlc. Poi si dovrebbe cogliere il momeoto dell' atto di passaggio della cel- lula al primordio dell' embrione, e noi l' ignoriamo ; che certi funouicui vitali sono iiiomenlanci, ed avvengono in ore stabilite, siccome la fecondazione in alcune piaole, il moto spontaneo delle spore in parcccbie alghe, ed altri. Inoltre dei fenouieui naturali pochi si maiiiftìstauo primitivamente ai sensi se- condo il potere di questi , alcuni soltanto alla ragione ; il maggior numero poi ri- mane fuori la capacità umana. Ora noi siamo inloriiu ad un fallo sunsibile, gli è vero, iu molte parti, non già io luti' i suoi particolari. Imperciochè se la vista coli' ajulu del microscopio ci ha scoperto in prima, che l'embrione non può derivare d' altro or- gano che dall'cmbriosoro o grappolo embrionico, che questo è formalo di parli Ira loro allatto simili, cioè di cellule a quetl uflizio destinate, e da ultimo che multe di esse si rimangono, quaudo spunta 1' embrione, per dover sparire in brevissimo tempo ; la ra- gione ci persuade, che qualunque cellula dell' embriosaro può diventare un embrione; V che perciò essa è il vero uovicino , il vero primordio di un embrione seminale. Nel corso ordiuario della vita uoa di esse soltanto compie tale ulli(io; onda io ogni seme di fico si trova solo un embrione. Ma se mai due o più vi concorressero, e tulle venissero a bene, si troverebbe allora allrellanti embrioni ; sicc9me due Ualo »' è visto nel capriCco, e quando nel fico domestico dalla parte superiore della ca- vila del uucleo comiociavano a sporgere tre embrioni ; il mezzano dei quali per esse- re grande e rigoglioso avrebbe forse allogali i due laterali più piccoli. Se laluao poi chiedesse, a che tante cellule embrioniche quando una solamente baUa a produrre 1 embrione.rispooderemmo, a che tanti uovicini nell'ovajo di molle piaole quando nel fruito si trova sempre un solo o pochissimi semi ? La perpeluanza della spezie è il Gne principale della Natura negli esseri organali, e perciò i provvedimnnli sono me- ravigliosi, indicibili ; tra tanti 1' abbondanza delle cose necessarie a si fjllo scopo può parere inutile a chi non considera quali e quaati sieao i casi possibili per cui il mezzo a ragg ungere il fìiin potrebbe mancare. Quantunque non si fosse veduto il passaggio della cellula in embrione, tntta- Tolta le osservazioni da noi già fatte nel melarancio dichiarano come tal fallo possa succedere nel fico. Nel melarancio adunqne le cellule del grappolo embrionico stan- no nella sommità del sacco embrionale, in cui scendono dopo l'impregnamciilo. Qui- vi et»« copiiociano subilo ad ingrandirsi, allungandosi an poco nel laio rivolto al 5b 408 microiiilo od olla paiele del sacco embrionale, formandosi cosi il gambo sospcnso- lio, menlroiliè la so.»tan2a verdastra eonlenula nella loro cavila si organizza in picco- !i$$iiiie cellule. Ora noi non saprciiimo immaginare in qual allra manieia , l«£,a al polline . Ciò non di meno siamo ritornali ad esaminare piìi ■uinularacnie non solo tutte le parli interne dell' anfanto , siccome s' era fallo avan- ti , s'i bene quelle dell' uovicino per iscuoprire qualche sostanza somigliiiole al poi-- Ime od alla fo\illa da poter operare la fecondazione. • 11,1 IeJulo nelle cellule del menzionalo grumo I caratteri ordìnarii delle cellule pol- liniche, come a dire r esser formule di due membrane, il gonfiarsi in contatto dt.'lla omidilii, e rompersi poi mettendo fiiora la fovilla , ovvero un filolino in forma di budello; né il non sapersi se l'umore in quelle contenuto abbia veramente ■virtù di fecondare , e sia analogo all' umor prolifico del polline. Perchè il nu- mero delle membrane costituenti il granel di polline in parecchie piante func- rogame è ronggiorc o minore di due ; e già le cellule del pollinio solido di tante orchidee, cui in certo modo si potrebbe assomigliare quello del fico, son formate di una sola membrana. Né della fovillu si conosce ancora con precisione la natura ; la quale fovilla per altro, rispetto all'apparenza almeno, diversi- fica in alcune piante . Certi pollini poco o punto si alterano in contatto delU umidità , ed alcuni non metton fnora perciò loro fìlolini . E poi se i RIolini polli- nici servono solo a menare l'umor prolifica dallo stimma, lungo il canale dello sti- lo , all' novicino; nel caso del fico di essi non ci sarebbe mestieri , quando ci fossimo Lene apposti sulla natura e rufiìzio di quc'ialt grumi cellulari assomigliali a' pollini!, stando essi sopropposti all'embricsoro o grappolo embrionico, s'i che immcdiutamen- te col contatto potrebbero fecondarlo. Nella quale opinione, come s' è detto, siamo venuti , risguardaudo da una parte alia struttura ed apparenza loro in certo modo somigliante alle masse polliniche delle orchidee ed asclepiadee, dall' altra alle cau- • so finali. Dappoiché mostrandosi essi solo in quegli novicini nei quali si genera l' em- brione , siccome appunto nei forniti primatici ; e temporaneamente , giuslo quando comparisce 1' enibriosoro , per sparire poi come prima spunta l' embrione , volendo loro attribuire un uflìzio , noi per ora non veggiamo che potessero ad altro servire fuori che alla fecondazione. I,e cose esposte , se la vista non ci ha ingannati ed il giudizio é giusto , sopra due punti di massima importanza spargerebbero non poca luce ; l'uno risgtiarda la fecondazione, 1' altro la natura delle diverse parti componenti l' uovicino . Per ri- spetto al primo ognuno sa , che infin da quando s' è comincialo a vedere che l' em- ' 1>rione nelle piante fanerogame viene dalla concorrenza degli organi sessuali ; sono " siali scmpremai alcuni che han cercato dimostrare il contrario , o per lo meno che 'ta fecondazione non era a tulle necessaria : ma gli sperimenti da essi filiti non nie- llavano a conseguenze irrefragabili. Ulliniamenle le ricerche dello Schleiden sopra tale subbiello avendo ridestale le antiche controversie , cioè se questo embrione 'deriva dal maschio o dalla femina , o dall' azione reciproca di entrambi ; lo Smith «elle Trniisaziont d,Ua Società Liivieana , selle anni or sono , annunziando che la pianla femina della Coekbofjyne. , nativa della Nuova Olanda , a Londra , senza fe- condazione, producrva semi forniti di embrione , accresceva la probabilità della o- '■ i>inionc di coloro che hanno ammesso o sospettalo che la fecondazione non fosse né- I 411 cettaria a certo piante fanerogame per produrre 1' embrione seminale. La qnale opi- nione pareva che a<:quÌ!>tasse ancora map:gìore importanza dalle nosire slesse osser- vazioni, quando nel tratiare della caprifioazione, con gli sperimenti abbiamo protato, che senza il polline del caprifico non manca perciò 1' embrione nei forniti del fico ; nel far vedere io questi la mancanza costante dei fiori maschi ; e sì quando la solle- citudine da noi posta per iscuoprirc nelle parli in essi rinchiuse, perfino nello slesso fioretto femineo, e nelle tre parti del carpello, 1' ovajo, lo siilo e lo stimma, qualche organo o sostanza analoga al polline od alla fovilla, era siala inutile. Ciò non di meno la nostra conclusione fu questa. M Ne col solo esempio del fico intcìido ripruovare un fallo tanto universale , »> com'è appunto la necessità dtl pollirc e della fecondazione per generarsi 1 eiuhrio- » ne seminale , provato poi con infinite sperieoze di tanti uomini valorosi da un " secolo in qua ; potendo essere che altri di più fino giudizio che non è il min sciol- >> ga il nodo con discuoprire uno dei tanti urlifi/.i adoperati spesso da Natura in talu- » ne sue bisogne, quando a compiere qualchesuotine va per vie segrete ed intralciale, ■» coprendosi alla nostra vista con fogge e maniere strane fuori sua consuetudine. Veggano ora i dotti se V artifizio sia scoperto ed il nodo sciolto. Che se ci siamo bene apposti, questa segreta fecondazione scoperta nel fico sarebbe una pruova di piii con- tro r opinione di coloro che han creduto potersi generare l' embrione seminale in -qualche pianta fanerogama senza fecondazione ; e quanto sia spesso difficile il giudi- zio nrlla .spiegazione dei fenomeni vitali spcltunli a >i fatta materia. Rispello poi alla natura delle diverse parli coslitueiili l' uovicino , già si sa che le membrane son considerate dagli anatomici come organi appendicolari . I^Ia le particolarità notate nei fioroni, enei forniti fecondi, ci sospingono più innanzi . Ksse fanno scorgere nell' uovicino del fico il disegno originale di un fiore erma- frodito apetalo più o meno perfetto, più o meno alterato, o intieramente trasforma- to. Il perianzio sarebbe railigurato nell'invoglio membranoso esterno , di cui i seni e le divisioni più o meno profonde sull orlo nella sua apertura corrisponderebbero alle parli end' esso ii costituito. L' invoglio membranoso ( tav. III. ('. 2) iulerno starebbe in luogo del cerchio degli slami , dinotando le sue leggiere sporgenze nella sommità altrettante parti insieme congiunte : e già i polliuii maiiifeslerebbero la sua natura maschile negli uovicioi dei forniti primaticci. In cui , inoltre, il nucleo .raffigura il carpello ridotto al solo ovajo colla cavità, o sacco embrionale, nella parte interna. Le cellule del grappolo embrionico sono i veri uoviciui ridotti alla maggio- re semplicità . Se poi fossimo certi della esistenza del filamento soprapposto all'cm- briosoro o grappolo embrionico, di cui s' è già ragionalo , esso sarebbe verainenla lo stilo. E per rispetto alf uovicino sterile dei fioroni, le sporgenze iiregolari e nu- merose degli invogli membranosi , la mancanza costante del sacco embrionale ; Ì12 e srnnatamciilc quella dei pollini! e tlcirnriiI)iiosoro o grappolo cniliiio»ioo,clie sono j due oigaiiì sessuali cnJo deriva l' cnd)rionu , non fanno vedere un cerio rapporto con i fiori neutri che occorrono in molle piante ? li) quando manna il nuc'co, quel" 1' f sscr sollanlo coslituilo di un gruppo di l'oglioline nella sommità di un corlissira(» gaoihu ; tulio ciò non dichiara una grande relaiione Ira ii falli uovicini , ed i fiori raddoppiali mostruosi e sterili di tante piante fanerogame? K siccome i fiori visibili nel fico d' ordinario sono feminei , di raro maschi , rarissimamente eimafroditi, e talvolta ancora neutri ; gli uovicini mostrano quasi le stesse anomalie, i quali nei forniti primaticci sarebbero spesso ermafrodili>nei fornili tardivi sempre feminei ; e nei fioroni neutri, ovvero piìi o meno alterati e mostruosi. Che »' egli da un solo esempio fosse lecito trarre couseguenz; e teoriche universali, le cose iJetle dichiarerebbero apertamente come sieno errati coloro , i quali aniichc al fiere assomigliarono i' uovicino alla gemma. Spiegazione delle figure. TAV. I. — Uovicino dei forniti del fico a diva-si gradi di crescanza , Infiorescenza mostruosa del fico lucjUarolo. Uovo dell insello del caprifico. 1 — Fornite o fico estivo molto giovine , e di grandezza naturale esaminato nel dì 7 giugno . 2 — Fioretto feminco contenuto in unanfanto piii piccolo del precedente lun- go appena un centimetro (la sua lunghezza era di mezzo millimetro) ed ingrandito al microscopio. L' apertura s comunica col canale sottoposto e la cavità dell' ovajo , in cui per trasparenza si vede una sporgenza cellulare rotonda 0, oh' è il primordio dell' uovicino. 3 — Fiorello feminco più cresciuto (la sua lunghezzi era quasi di un milli- metro ) appartenente ali anfauio /". /. Cominciano a sporgere i lobi dello stimma, il canale dello stilo in crescenza si è alquanto rislrelto ; apparisce per trasparenza r uovicino 0 nella cavità dell' ovajo. 4 — Fioretto femineo più cresciuto, contenuto nello stesso anfanto f. i, e della lunghezza quasi di due niillimelri. Lo stimma si è quasi iu tulio furmalu ; il canale dello stilo è mollo ristretto nella parte inferiore, si che non trasparisce. L uovicino 0 appena si scorge per trasparenza nella cavità dell' ovajo. 5 — Uovicino in tal fioretto contenuto ; comincia a voltarsi verso la parete di rincontro al trofospermo, mostrando il nucleo nella sommila ed un orlo circolare , primordio della primina o invoglio interno. 6 —Pistillo appena più lungo di dueraillimeiri in un fornite poco più grande 413 rli quello della fig. /, esaminalo a di 9 giugno, taglialo per lungo ; per far veJere la forma, positura e direzione dell'uovieino 0 ; il canale dello siilo è quasi in tulio spi- rito e non ancora si veggono le trachee nel podogino e nel trofogpenuo. 7 — Uovicino della figura prece, leiile reciso per lungo, allìii di mostrare i due invogli, ed il nucleo nel iiiez2.o tulio costituito di cellule uguali, senza cavila od altro die fosse nolrvole. Queste ligure nel nioslrarc il successivo acfiresrimcntr» dell' uovicino nei for- niti servono ai falli che si dichiarano cella lav.III. li'ì cui la fig. I seguila alla C e 7 della prusciile. 8 — Caso d' infiorescenza mostruosa osservato verso la fine di giugno in pa- recchi raniuscelli del fico lugliurolo ( Ficitx polymor/jìiu n jaliaua ) ; in cui alcu li anfauli noa erano cavi, ma nella parie superiore piani, come cerù riceliacoli delle siiKinlere, sopra cui nasceva gr;m numero di finrclli femiuei. Nella figura il ramu- scello si è ridollo alla metà della grandezza naturale. 9 — 11 ricettacolo a della figura precedente quasi di grandezza naturale; la sua parte inferiore a guisa di trottola avea qu:i e là squame. 10 — Fioretti feminei ÌM;^randiti presi dal ricettacolo della figura precedente. I peduncoli son gucrnili di brattea alla base, e di squame nel tialto della loro lun- ghezza; lo une 0 le altre cigliosc. Un mucchio di fuglioline nella sommila, in lungi del perigonio di cincjue lacinie, nasconde la parte inferiore del pistillo p eoa stimmi sem- plice quasi imbutiforme. 11 — Pistillo solo per farne vedere la forma delle diverse parli. \2 — l'istillo della figura precedente più ingrandito ed osservalo al microsco- pio. L' uovicino 0 fornito di rafe e di calaza non mostrava nucleo nò aperture di sorta, ma era in forma d" una vessicliella raggrinzita. 13 — Fioretto feinineo ingrandito del Capri ficus oblongnla preso da un fioro, ne atto circa mezzo pollice, esaminato nel principio di aprile. Il perigonio alla bas<) è di tre foglioline, lo stilo ha un largo canale in cui si entra par la bocca dello stim- ma, eh' e sinuoso nel contorno, e sprolungato in corrispondenza del iato gibbuto dell' ovajo. 14 — Fiorello femineo preso da un fiorone più grande dello stesso caprifico , ed osservalo nei primi giorni di maggio, quando 1' insulto vi aveva inlrodoUo 1" uovo. Pu esso fioretto s' è tolto solo un lato dell ovajo e reciso per mezzo 1' uovicino, che mostra il nucleo u intiero, senza sacco embrionale, ne cellule embrioniche, coperto dall' invoglio iiiierno j.r, e questo dall' esterno ce. Tra la sommità dell' uoviciuo ve- getabile e la paiete delta cavità dell' ovajo si vede l' eslrenità ovale a dell' uovo dell' insetto, tceso pel canale dello stilo, e che pende da un soltil gambo. 15 — • Altro fioretto consimile dello slesso caprifico, reciso io lutto le pirli per luiis;o,iiia in moilo ila scnoprire soliaiilo le cose contenule nella cavità dolio siilo e dell ov.ijo. Stiir (iOTÌcino 0 del cipritìco rimasto orizzontale , nella sommila del c;uale sporge il nucleo circondalo dagli orli sinuosi dei due invogli, è giunta l eilre- miU ovale a dell' uovo dell' insello , mcnlrc 1' allra è rimasta nel canale dello stilo. 15' — L' estremila rt dell' uovo dell' insello ritrailo nelle due ligure prece- denti, più cresciuta ; nella quale appariscono le cellule. 1G — Questa figura serve a far vedere che tanto nei fìoroni, quanto nei forniti la nocciuolctla deriva dall' endocarpo ò, che s' indurisce, diviso dall' cpicarpo e per mezzo del tessuto vascolare v. Nel mezzo ci sta luovicino o, in cui già sta crescendo 1 embrione, essendo il fioretto femineo stato preso in un fornite. N. B. Nel lesto al capitolo 11. parlandosi della positura di quella parte dell' uovo del moscherino giunta ncll' ovajo, e del suo ingrandirsi ; questa jig. /6' per errore e citala 'in luogo della precedente 15', TAV. II. — analisi dell' uovicino nei fioroni del fico. i — Fiorone di grande/za naturale verso la fine di marzo. 2 — Fioretto femineo ingrandito ( la sua lunghezza naturale era quasi di un millimetro) in esso fiorone contenuto . Manca lo stimma, comincia a formarsi lo ftilo. L' apertura n pel canale dello stilo comunica liberamente colla cavità dell' ovajo, nel quale 1' uovicino 0 apparisce per trasparenza. 3. — Fiorone di grandezza naturale ma più cresciuto del precedente. 4 — Fiorello femineo ingrandito ed ( la sua lunghezza naturale passava un mil- limetro ) in esso fiorone contenuto. L' apertura dello stimma a comunica col canale sottoposto, die si è un poco ristretto , dello stilo e colla cavità dell' ovajo ; in cui, per trasparenza si vede r uovicino 0 , che si è allungalo verso il fondo della cavità, mostrando il nucleo nell'apice, ed il primordio della primina o invoglio interno. 5 — Fiorone di grandezza naturale nel principio di aprile 6 — Fiorello femineo ingrandito (la sua lunghezza naturale era di due niilli- metri circa ) in esso fiorone contenuto. Il canale dello stilo si è più ristretto; ma si conlSnua sempre nell' apertura a dello stimma, e colla cavità dell' ovajo ; i& cui, ancora per trasparenza, si può vedere 1' uovicino 0 più cresciuto, alquanto rivolto verso la parete di rincontro al Irofospermo, col nucleo nella sommila ed i primor- dii della primina e secondina, cioè dell' invoglio interno ed esterno. 7 — Fiorello femineo, di cui la lunghezza naturale era di circa 6 millimetri, preso da un fiorone lungo 5 centimetri , esaminalo nei primi giorni di maggio. A vendolo reciso giusto nella metà della sua lunghezza, ed osservato a diversi in- graDdimeoti j la figura poi si è ridotta alia grandezza ritraila uclla tavola ; e ser- 415 Te a dlchiaiarc cho dall' apertura a dello siirama 8Ì passa nel canale dello stilo e nella carità dell' ovajo ; che manca allora, e dopo ancora , il tessuto coodutlore luii^^o il canale di esso siilo ; che 1' uovicino era rimasto orlotropo , che la priinina xx cuo- priva per nictà il nucleo n ; che in questo manca allora, e di poi ancora, il sacco em- brionale, e r cmhriosoro ; che la culaza b sia alla base organica dell' uovicino per non aver esso fallo alcun movimento. Mentre ciò succede in alcuni fioretti, in altri dello stesso fiorone avvcnr^ono can- giamenti o trasformazioni tante e tali che dilllcilmcnto se no troTcrcbbero due somi- glianti. Nelle figure seguenti ritratte a diversi ingraBdimenti del microscopio , tra 4 CO a 200 volte nel diametro, si rappresentano quelle che ci son parute di maggio- re importanza ; notando che non mai nel gran numero degli uoviciai esaminali si è visto l'embriosoro o grappolo embrionico nella sommità del nucleo , oc i pol- linii suir invoglio interno, che sono le parli generatrici dell' embrione. 8' — L' uovicino 0 , che nel fiorone diventa talvolta analropo, e la sccondilia si rimane incompiuta, mentre la primina p^o invoglio inlcrao,cuopre tutto quanto il nu- cleo. In tal caso la caiaza corrisponde quasi alla base geometrica dell' uovicino. 8 — Uovicino ortotropo, in cui il nucleo n è circondato dall' invoglio interao xx^ e dall' esterno e e ; I' uno e l' altro divisi in lacinie come fossero due invogli fiorali. L' ovajo si è reciso in modo da scuoprire solo l' uovicino. 9 — Diverse apparenze di uovicini : n nucleo — x primina o invoglio interno •— e secondina o invoglio esterno degli uovicini naturali —a invoglio piìi esterno ■variamente diviso , alcune lacinie del quale s' ingrandiscono irregolarmenlo come si vede in b. 10 — Gruppo di uovicini trovato nella cavità dello stesso ovajo , in piìi guise trasformali e congiunti — a due noclci nn compresi ia un comune invoglio — A un .«sol nucleo dentro un solo invoglio — e uovicino quasi di naturale conformazione, in cui si vede il nucleo nella sommità , o sotto i primordii della primina e secondina , cioè dei due invogli — s lamino fogliacee , differenti nella forma e grandezza , ia sembianza di bratlee, inlerposle tra gli uovicini ; e provengono forse dalle secondi- ne o invogli esterni frastagliati e divisi — e caiaza comune, a tanti uovicini . 1 1 — Uovicino in sembianza di massa omogenea intersecala da tene serpeg- gianti sinuose. \*i, — lio slesso compresso tra due vetri manca del nucleo; ed è costituito di mol- le lamine o foglioline di solo tessuto cellulare , con una caiaza comune alla base ; tome succede nei fiori compiutamenlc raddoppiali , in cui non rimane né anche i ru- dimenti degli organi sessuali . Queste osservazioni sono state fatte sopra fioroni di diverse sorte di fichi ia tult° i gradi di accrescimento iofino alla compiuta maturazione, segnatamente su quel- li del fico lardato e paradiso ( Ficui pachycarpa et dcUciosa ) descritti ael lavoro 56 *I6 grande sulla caprifii azione. E siccome i Goioiii delle diUercnli varielà di ficiii va- riano nella grandez7a naturale, cosi i fiurelli iciuinei in essi conlciiuli, e i^li uoviciui ancora, di>orsirieano in grandezza. TAV. 111. — Fecondazione e primordio dell tmbrìonc nel fico. I.Pislillo ingrandito (la sua lunghezza naturale era di 4 in 5 millimetri) preso da un fornite o fico tardivo alto circa mezzo pollice verso la line di giugno . Tol- to il perigonio e lo slimma si è reciso per lungo , lasciando intero 1' uoviciuo , che aveva già compiuti i suoi movimeuti ; per far vedere in t) i vasi spirali del poJogi- noche si biforcano ; uno dei rami pel lato rincontro alla parete siiligera dell' ova- io , tra 1' epicarpo « e 1' endocarpo b , va inllu sotto allo stimma ; l' altro cur» TanJosi dentro il trofospermo forma prima il rafe , poi , diramandosi , la culuza <; nell'invoglio membranoso esterno quasi alla base geometrica dell' uoviciuo 0 , la sommità del quale mostra 1' esostoma ancora aperto e sinuoso nul contorno. Lo stilo allora è solido, essendo affatto sparito il canale nella parte interna. Questa figura fa seguito alle figure 2 — 3 — 4 — 6 — della tavola prima ; le quali dich'arono le gradazioni principali e successive di crescenza e movimento dell' uovicino a misura che il fornite o anfanto estivo s" ingrandisce in lino all' altezza di circa mezzo pollice. La quale misura per altro non deve servire di regola , essendo che in certi fichi 1' anfanto maturo e compiutamente cresciuto è appunto di tale a ttezza ; e nello slesso anfanto , sia fiorone sia fornite , i fiori uou so no uguali in età e grandezza. 2 — Uovicino della figura precedente taglialo lungo il mezzo , ed osscrvatn ad un ingrandimento lineare di circa 210. Nel centro il primordio del sacco em- brionale s dentro il nucleo n , che porta nella somiiiilà l' cmbrioroso a o grappolo embrionico . Esso nucleo è coperto dall' invoglio interno xj. , il quale soj)ra due leg- giere sporgerne sull'orlo della sua apertura porta due poUinii b formati di cellule an- golate piene di sostanza semifluida graiiellosi, L' invoglio esterno ci^c colla sua aper- tura sinuosa appena sorpassa i pollinii. In d si vede la base organica dell' uovicino ed il cammino del rafe , la calaza non arriva precisamente in corrispondenza, della base del nucleo . 2' — • Nucleo isolato e piii cresciuto , osservato allo stesso ingrandimento, con quattro otricclli embrionici nella sommità costiinenti 1' embriosoro ; i quali c- tricclli contengono sostanza verdastra , sono opachi j e si disfanno facilmeutc nel- l'acqua , rimanendo solo il nucleo. ' » Il sacco embrionale allora è formalo nella parte interna , e forse che giunge iu fìfl sotto all' embriosoro. 2" — Sommità de! nucleo con alcuni otricelli dell' embriosoro in atto di di- sticimenlo , o di una trasformazione, di cui s' ignora lo scopo. Lj parie csLcriorc d» 417 essi risolvendosi in piociolc cellule o particelle facca vcJcrc altro otiicello nel cen- tro ; eoiuc fosse un lucilo dentro una sostanza conformata a modo di guscio. 3 — Nucleo dopo la fei'ondaiione taglialo secondo la lungliczia in modo da scuoprire soltanto il sacco embrionale senza romperlo. Gli olricclli dell' embriosoro il stanno per sparire aiTallo impicciolendosi. L' embrione e non si saprebbe dire se stia dentro la cavità del sacco embrionale ovvero fuori in una niccbia della sua som - mità ; quantunque sembrasse piìi ragionevole die stia dentro. 11 gambo sospensorio iK)n apparisce, non essendosi tagliato il nucleo giusto nella metà della sua lungbczza. In questa figura si vede la forma del sacco embrionale, ed \ub la sostauza granellosa scmilluida con gli otricoli in esso contenuti. A. — Sommità del nucleo recisa giusto nel mez/o . In lai caso si vede che il gambo sospensorio a dell" embrione e principia dalla sommità esteroa, e caminioa tra le sue cellule di quella parte. 5. — Embrione col gambo sospensorio rigoufijlo in guisa di disco nella par- te superiore della cavità del nucleo . a — Parte superiore del nucleo da cui sporgono nella sua cavità tre embrioni Uno dei quali più grande sarebbe stato il solo a crescere e venire a perfezione . 7. — Parte superiore dell uovicino taglialo per lungo in guisa da scuoprire l'invoglio membranoso interno x obesi vede di prospetto ; e porta nella sommità un mucchio di olricclli sferici , derivanti dalle cellule ingrandite e separale dei pollinii i della lig. 2. L' invoglio esteino e e cuopre nel punto ò la massa pol- linica . 8 — Altro uovicino , taglialo e veduto nel modo anzidetto , in cui 1" invoglio esterno e .; non sorpassa V apertura dell' interno , nella sommità del quale sia un mucchio di olricclli pollinici . Tanta varietà di cose spesso s' incontra nei fioretti dello slesso anfanto . 9 — Metà superiore di un uovicino poco più avanzalo di quello della lìg. 3- tagliato lungo il mezzo , ed osservalo ad un ingrandimento lineare di circa 'i'20. La figura però s" è ridotta ad 1/4 della grandezzza apparente al sopraddetto ingran- dimento ; e serve a far vedere la situazione naturale delle diverse parti ; il sacci embrionale y, 1' embrione e , il nuclto n n , l' invoglio interno x.r con i poUiuii b , l invoglio esterno e ; e che sparisce prima l" erabriosoro, poi i pollinii. 11 gambo so- spensorio dell" embrione è coperto dalle cellule del nucleo. 10 — Parte superiore di un uovicino tagliato lungo il mezzo ; nel quale il nu - eleo n coll'embiiosoro nella sommità apparivano coperti da una sonile membrana, che si continuava nel fdamento «, allogalo nel canale del collo dell' invoglio interno XX coperto dall' esterno et. Noi abbiamo esposte le ragioni che ci fanno dubitare della esistenza di questo filamento . lai: 1. •f/^ ta la,: JI. ^-^ Ar<^/y^*f' i^/Y^ft'/ / / LiJ/f. r^.^'StJa.. \ ili I \ t~Ll i 1 lr-\ • \\ i t l I t l ^ff(//t./{i^^C'^/f' e A / i ■Ni». *>««■» CO DO I - !5 e I »s E 5 § i 5 iJ te »! 65 •zcuipui •Z8Uipo,| 33 CI in ■■o ■..-5 3 n.niji ii| e|rtrìoi,| 'M S •■'2 i-^ :C "M :0 ;0 S o :^ — ri ' ^ s" " o " O) r: :-f '^T o " " " ' "i-j'--' " r ~ - '-C „ „ ^ 2 il =JI 2 I Sj 2 = - = 1"! il I g 1 = = = 1 S §■ = 2 = = = = = £"*- 'E. -— = -.^^ ■- "H" .j- 'E. — 5 = 5H '-"="" g o a OUIIUIIU OUIISSUIU -t ■■='. = -■>.='. n =. •" -. •-. 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Né sterile adatto di lavori scientifici fu il mese di ottobre , seb- bene di vacanze, vedendosi inserita, nella pubblicazione bimestrale de' lavori accademici, la comunicazione data al segretario perpetuo , da' sig/ cav. Mario Palrelli e Michele Rinonapoli, 1' uno direttore , r altro aggiunto all' Osservatorio astronomico della Reale Marina, delle diligenti ed accurate osservazioni ivi ftitte dell'eclisse parziale del sole, " Una tal relaziono fu presentata all' Accademia nella tornata del 5 Jicembre \Si8 , o fjella seguente del 12 cbbeluo;:o la votazione. 130 eli' ebbe luogo il 9 di lai mese, accompagnandole con quello mctereo- logiche durame 1' eclisse : ed in queslo davasi ancora una spiegazione delle variazioni lermometriche avvenute in tal tempo . Del qual fe- nomeno celeste ne die poi conto all' Accademia oralmente, nella pri- ma tornata del novembre, il socio Capocci, che era andato ad osser- varne la fasi annulare in Trieste, dimandandone il permesso ed i mez- zi air Accademia , che glieli aveva fatti ottenere , con suo iavorevole rapporto al Ministro degli affari Interni. Il de Martino leggeva ancora in questa tornata una Nota di con- siderazioni fisiologiche sulla cagione dell'infecondità de mammiferi e desìi uccelli bastardi. L' altra sessione di tal mese veniva tutta assorbita dalla lettura delle Osservazioni diagnostiche e niorfulogiche sopra alcune specie di zucche coltivate, del socio Gasparrini. Finalmente nella prima tornata del dicembre il socio cav. Tenore leggeva un dolio arlicolo di Fisiologia vegetale del sig. Ugo Molil sulla penetrazione della cuticola negli stomi , da lui tradotto dall' ori-^ ginale tedesco , ed anicchilo con note . '*■'*•>*&• I 2" Semestre, dal gennajn al giugno 1848 Così chiudevasi l'anno 18 iT; e si dava cominciamcnto al segnente con una ben elaborala Memoria di un Nuovo metodo per calcolar.; gli elementi dell' orbita di un corpo celeste da osservazioni geocentriche , col ([oale il nostro de Gasparis, versato del pari nelle teoriche del Cal- colo sublime e della Meccanica celeste, che nella pratica delle osservazio- ni astronomiche, si è impegnato a ridurre le formole per la calcolazione indicata ad una facilissima applicazione del calcolo numerico. Es^li ave- va già altra volta reso pubblico un tal suo metodo , e ne aveva meri- tata 1' attenzione dell'Accademia delle Scienze dell' Istituto di Fran- cia, che ne aveva incaricata dell'esame una commissione di tre suoi illustri soci, tali cheCouchy, Sturm, Liouille , i quali gliene avevano favorevolmente e con lode rapportato : e da ciò forse averulo egli ri- cevuto nuovo stimolo a considerare il lavoro già fatto , è pervenuto a renderlo assai più semplice , condizione che per questo genere di ri- cerche di calcolo astronomico dee non poco valutarsi. Seguivalo in tal giorno il non men dotto , che laborioso suo col- lega ab. del Grosso, con una Memoria in cui esponeva il nuovo metodo proposto dal chiarissimo astronomo di Gola Hansen per calcolare le perturbazioni de' pianeti e delle comete , nel quale difficile ed impor- tante argomento, dopo essersi esercitate le menti de' primi analisti, da' due maggiori Bernoulli fino anoslri giorni, non senza desiderarsi qual- che perfezione nelle ricerche da essi fatte , era finalmente riescilo r Hansen a dileguarne ogni diflicoltà . Ma perchè a ben intendere le costui ricerche non poche cognizioni affini e preliminari richiedevansi, non piccol servigio ha reso agli astronomi il nostro del Grosso, con sim- ])lìficar r andamento del metodo dell' Hansen , e renderne il compren- dimento più lucile e 1 calcolo più maneggevole. Chiudevasi finalmente questa prima ubertosa tornala del nuovo anno con la lettura di una breve nota del socio corrispondente A. de Martino sull' utero rudimentale del nudo . 5& 432 Diversi afìari tli servigio accademico non lasciaron luogo nella se- conda tornata di tal mese , che alla semplice lettura di una Nota del cav. Quadri, su di un nuovo strumento da Ini escogitato per formare , con la maggiore faciltà possibile , la pupilla artificiale, adoperato con fe- lice successo non solo da lui, ma eziandio da altri professori dell' arte oilalmica : ed egli presentava un individuo con tal nuovo strumento felicemente operato. Psella prima tornata del febbrajo , il segretario perpetuo leggeva air Accademia un suo ragionamento sulla nuova cattedra di Geo- metria superiore fondata nell' Università di Parigi j facendo osser- vare, come dopo lungo periodo di tempo avvedutamente ritornavasi al buon sistema di coltivare alla pari i metodi attivissimi della moderna Analisi, e quelli pieni di venustà e di rigore dell'antica Geometria. Ed e"li notava singolarmente , a nostro onore , come nella scuola napo- litana si fosse sempre seguito un tal sistema d' insegnamento nel col- tivar le Matematiche j e che una consimile cattedra ben da sette lustri vcdevasi nella nostra Università fondata , conferendola al maggior uomo , che possedesse la conoscenza de' due metodi , alla cui memoria dovrà esser la scuola napolitana sempre grata , per averla fondata , ed avervi dato quella spinta , che ha prodotti tanti distin- ti professori , e le fa tenere un rango non ultimo tra le altre di tutta Europa. Il suddetto ab. del Grosso , nella seguente tornata , altra Me- moria presentava all' Accademia sulle, principali linee omofocali del 2° ordine, il quale argomento riguardato in questo lavoro per la parte geometrica , ben si comprende esser di grande importanza nella Mec- canica Celeste j che però ben meritava le considerazioni di un anali- sta moderno, da porlo a portata da far seguito a trattati , che in tali linee con frequenza veggonsi pubblicali. E lo stesso del Grosso , e nel medesimo tempo , altra Memoria consegnava al segretario perpetuo, contenente lo s^uluppo di una nuova 133 teorica di Jacohi , ri'^iiarclanle la p;ene3Ì, la specie, e 7 sito delle linee di 2° ordine, che \eniva poi letta nella prima sessione del mese seguen- te. Ed in questa il del Grosso ne reca eleganti dimostrazioni di bellis- simi teoremi in tale ordine di sujierllcie rilevali dal Jacobi dirigendoli al suo amico e collega Steiner, solamente enunciandoglieli, e che nel modo stesso vedevansi riportati nel toin. XI. ùeX giornale delle Male- maliche del Liouville : ne è a nostra notizia , che altri se ne fosse oc- cupato in ricercarle. Rimaneva l'Accademia assai soddisfatta de' lavori ripetuti, ed i» difllcili argomenti , che le venivano presentali da questo professore , e desiderando essergli di qualche giovamento , a fin di ritenerlo nella dillicile sterilissima carriera da esso intrapresa, accoglieva di buon gra- do la proposizione del segretario perpetuo, di raccomandarlo al mini- stro di Pubblica Istrozione, ed all' altro di Guerra e Marina, per tener- lo presente nelle provviste di cattedre di Matematiche negli slabilimen- li di loro dipendenza, e vi aggiugneva ancora il de Gasparis ed il Rinona- poli , pe lavori anteccdenlemenle dati all'Accademia. Questa proposta veniva appoggiata su quello che praticasi dall' Islitiilo di Francia e da altre Accadcnne di Europa , tra le quali principalmente quella di Pie- troburgo , che è r assoluta regolatrice della Pubblica Istruzione nel vasto Impero Russo. Ed a chi mai possono gli aflari di tal falla venir meglio aflidati , che ad uomini sperimentaiissimi nell' insegnamento , profondi nella conoscenza delle opere meritevoli di. distinzione nella facoltà da ciascun di loro coltivata , a progressi della quale hao pure contribuito alcun trailo \ e che trovandosi giunti all' apice di loro car- riera sono scevri aliano da quelle passioni , che in altri non giunti a lai grado disgraziatamente pur troppo vediamo allignare , da che spes- so abbiamo veduto , e vediamo pregiudicate le nostre migliori isti- lli zioni ? Nella prima tornata del marzo il cav. Tenore consegnava al segreta- rio perpetuo la versione dal tedesco di altro articolo di Fisiologia vegeta- 431 le dui ìMulii, rigimitlanle la smimetn'a delle p/a?ite,corved!iloi\\ sue no- te,in cliiaiimeuto di qiie"luoj,lii dell'autore tedesco, eh egli aveva stimato averne bisogno : ed il nostro socio corrispondente estero in Egitto slg. Clot-Bey , trovandosi in Napoli al seguito di (juel Viceré, esponeva al- l' Accademia le grandi opere idrauliche progettale sul Nilo, per rendere a volontà irrigabili i terreni del basso-Egitto. Assai rimarchevole rendevasi la seconda tornata di tal mese, per la lettura delia Memoria del delle Chiaje: sulla Monogrnfln del siste- ma sanguigno degli animali rettili, e su qualche ignota parlicnlnrilìi ravvisata ne ranocchi. Faceva essa continuazione di altro lavoro pa- recchi anni fa, dal nostro dotto collega presentato all' Accademia, ed approvato per gli Atti, rimasto poi, come tanti e tanti altri in abbandono, per difetto della pubblicazione di questi. Ed in quello di ora faceva- «i egli a dimostrare: 1". 1' insussistenza della teorica del Jacohson in- torno al suo particolare sistema venoso ne' rettili ,• 11°. la diretta co- municazione fra i sacchi linfatici sotto-cutanei, i toraco-addoniinali, e l'apparato venoso Jacohsoniano delle rane , 111", le triplici coppie di glandulosc liste dorso-addominali esclusive di questi esseri-, e tutte le anzidette importanti scoperte anotomico-ariicolarilà splancniche dì questi due Gimnoti , e compie di essi la nolomia dell' apparato uro- sessuale , dell' organo uditorio , e del sistema circolante. Dalla descrittiva differenziale disamina dell' apparecchio elettrico- di tali Gimnoti risulla , che le quadruplici pile elettriche da' medesi- mi , disgiunte da particolare organo secretorio , poco riguardato da Hunler ed Humboldt, offrono la struttura veseicolosa identica , a quel- la delle torpedini da costui dichiarala sono ormai due lustri , e da al- tri poi confermata . E dopo di avere il nostro socio esj)oslo il parere di altri autori intorno alla sorgente della zoo- elettricità, da Galvani e Fa- raday ammessa nelle encefaliche regioni , e pel ministero de' nervi tra- sfusa alle pile elettriche da essi considerate qual suo serbatojo , mode- ratore e condensatore, con triplici pruove di fililo inoltrasi in tale a- struso argomento , e protestando il dovuto rispetto a' menzionali dot- ti fisici, pronunzia il suo contrario avviso , fondato r 1°. sull'esame no- tomico e microscopico circa il secretorio uficio di detto apparato ,• 2*. sulla uniformità di fabbrica tra 'l cervello de pesci elettrici , e quello degli aletlrici j 3° sulla particolare essenza dell ittio-eletlricismo, che ri- sulta da due agenti , fisico V uno segregato nelle vescichette elettriche , dinamico 1' altro lavorato nel cervello . Tal che chiara distin/.ione e- merge di elettricità generale , fisica , Voltiana , sparsa in tmt' i cor- pi inorganici ( itlio-eleltricismo ) , particolare , animale ^ Galvanica, fisiologica , riservata a quelli dotati delle vitali flicdltà ( zoo-elet- tricismo ). Da ultimo il nostro accademico riassume gli sperimenti e- sesuili sul Gimnoto della Real Casa da valenti fisici nostri ed esterni , a fine di scandagliarne la elettrica efficienza. Cosiffatto importante lavoro veniva corredalo di molte tavole di figure esallamente delineate e colorate ^ in comprova delle quali pre- 437 soiilavansi i due Gimnoti sopraddcul , per intero quello apparlennto al marchese Sanlangelo, e diligentemente preparato in ogni sua parte r altro della Real Casa . Quanto importante e desiderato da' fisici , dagli anatomici e da' zoologi sia un tal lavoro del nostro collega delle Chiaje , può ognuno ila se giudicarlo . Ma a che vale 1' averlo fatto, se ancor rimane appena imperlettamenle indicalo , per muovere ancor più il desiderio di ve- derlo j)ubblicato ! Finalmente in questa tornata il del Grosso consegnava al segre- tario perpetuo una Memoria su di alcune proprietà del triangolo po- lare, e delle coniche relative a vertici di questo , in cui si fa a ricerca- re le relazioni e le dipendenze fra le proprietà de' suoi vertici e quelle de' lati loro opposti j come pur quello delle coniche aventi per centri que' punti , ed i parametri in data relazione con quelli della conica primaria e Jundainentale , cioè quella rispetto alla quale eransi esibite le polari costituenti quel triangolo. Ripigliava il segretario perpetuo , nella prima tornata del giugno la lettura del ragguaglio annuale de' lavori accademici , per preparar- lo alla prossima generale e pubblica assemblea della Società Reale da tenersi , secondo il prescritto , nel di ultimo di tal mese , e da queste e da altre occupazioni accademiche non rimanendo tempo alla lettura di una Memoria del socio corrispondente sig. Casoria , in cui esponevasi uu nuovo metodo per ottenere l' ossido rosso di rame , ser- bavasi per la tornata seguente j e lo stesso pralicavasi per una nota del de Martino sulla struttura della placenta e della tunica decidua della {giumenta, alle quali due brevi letture faceva seguito, in questa 2' tor- nata un articolo di Analisi sublime riguardante la riduzione di alcune equazioni differenziali rimarchevoli alla forma udu + (R+ Su)d^ = o, e le ricerche sul moltiplicatore di tale equazione , per renderla inte- grabile, elaborato dal de Gasparis j che a stabilirne 1' importanza ed il merito basterà dire aver prima di lui occupati 1' Eulero e poi 1' Abel. ^38 CONTINUAZIONE DEL PRESENTE DlSCORSa pel semestre dal luglio 1848 a tutto un tale anno, Cliiiulevasì in tal modo 11 periodo accademfco annuale definito dal nostro Statino ; ma difleritasi ben due fiate questa generale pubbli- ca adunanza fino al presente giorno , mi corre l' obbligo di narrare e- ziandio le occupazioni dell' Accademia in questo terzo semestre . Dirò dunque come, nella prima tornata del luglio, il sig. ab. del Grosso accennava solamente all' Accademia le sue ricerche sulle pro- prietà delle superficie di 2". ordine circoscritte ali ottaedro^ alle quali aveva data occasione la proposta die lece il Gergonne nel voi. XVII. de' suoi Annales des Mathcmatirpies de' tre seguenti problemi; l.Qual sia V ellisse pihjinitinia al cerchio tra le circoscrittibili ad un dato qiia- drilatcro. II. Quale il cono più fnitir.io al cono retto tra circoscritti ad un dato tetraedo ; III. Quale V ellissoide piti finitima alla sfera tra, le circoscrittibili ad un dato ottaedro. Aveva alla sola prima di tali pro- poste soddisfatto, nel giornale delle Matenwtiche del Creile , che pub- blicasi in Berlino, l'illustre geometra ivi professore di 5/n/e« sig. Stei- ner : rimanevan dunque ancora desiderate le soluzioni degli altri due quesiti, al terao de' quali , affine al primo , ajiplicatosi il del Grosso , non solo ne aveva data elegantissima soluzione , rilevando nel canitnino di sue ricerche nuovi ed importanti teoremi j ma di più eleganti dimo- strazioni aveva fregiati que' teoremi, che dalle sue considerazioni aveva ottenuti lo Steiner . Un tal lavoro era perà serbato dal suo autore ad altro nobilissimo destino. Ed in questa tornata il segretario perpetuo faceva lo stesso per alcune ricerche relative alle curve inviluppi di un pronipote del fu nostro illustre Fergola , della stessa famiglia, e di appena 17 anni , il quale fin dalla prima introduzione allo studio delle Matematiche ave- lia dimostrato un icgeguo ed uno spirito euristico non ordinario. L' Ac- *39 cadcinla intenta strupre a protoc!c;cic e coltivare gì' ingegni , j)rinci- ])alijjcnte quelli , che eia un nobile istinto sono spinti in una carriera (juanlo difficile, altrettanto sterile ed ingrata per chi I' intraprende, non avendo essa alcun mezzo diretto da rimunerarne 1' autore , ed incorag- giarvelo, dimandava per lui una laurea gratuita di onore, che ha di già ottenuta * . Nella 2" tornala di tal mese il socio sig. Masdea , ascritto nella classe di Scienze Morali , leggeva una dissertazione stiU' incoinjielenza della dottrina crcmatistica , e snll' importanza di un altra dottrina economica nella quistione di povertà , argomento di cui ora son tutti occupali gli economisti filantropi del corrente secolo j ma che vi vuole ben altro the astraile considerazioni , e bei discorsi per convenevol- inenle risolverlo . Le due tornate del seguente settembre furono per intero assor- bite da affari interni dell' Accademia , da non dare all'alto luogo a lavori de' soci j e specialmente nella '2\ di esse il segretario per- petuo , nel ra])presentare a' suoi distinti colleghi le commissioni lo- ro date dal precidente jier l'esame di Memorie , non tralasciava di ef- ficacemente pregarli a profittare delle vacanze autunnali , |>er pre- sentarne le relazioni nel venturo novembre, come per alcune di esse ha avuto effetto . Raccomandava egli principalmente alla commissione de' rispettabili colleghi cav. Santoro, delle Chiaje, Semmola e Lanza il de- • Ci gode I' animo il far conoscere . che questo lavoro essendo stato beo accolto dalla cospi- cua Società Italiana lìdle Scienze , istituzione veramente sublime e I unica tra' corpi djiti di o^iii nazione , comparirà in un volume dello Memorie di quella ; ed è degno di esser qui ripottato uno Itquarciodi lettera scritta ai Flauti , 1' un de' Quaranta di tal Società , dall' illustre se^ruiariu della iiiedeMina sig. Giuseppe manchi , d' incoraggiamento e nonna di vita per questo giovine ir.ge- }.ni> matematico , cosi concepito : Ktò il nome del giovinetto accenna ad un talare di radice che tende a sublimarlo, e sostien la eptranza di rinnovare in essolui la $:ienli(i:a ceUbrità del' lo Zio , come io desidero ancht vivamente che ne rinnovi li celetle illiliÀtczza o viriti dell' a- nimo religioso . 59 aio . ' finitivu e Ijen ponderato parere sulle due Memorie riguardami il Forci- pe o Forficc Pompcjano, V una del cav. Viilpes nostro socio ordinario e coirisjwndente dell' Accademia Ercolanese, l'altra del cav. Quaranta ordinario di questa e corrispondente della nostra : e si sta ancora in at- tenzione del rapporto promessole per la prima tornata dell' imminente gennajo , in seguito del quale sperasi veder terminata la nobile gara , che da più tempo si è accesa tra questi due distinti soggetti, ed in modo decoroso non men per essi , che per le Accademie alle quali con dop- pio titolo appartengono. Essendo stata superiormente inviata all' Accademia , nel mese di ottobre, un'inettissima quadratura di cerchio , il presidente gliela pre- sentava nella 1" tornata del novembre , e coerentemente al sentimento unanime de' soci, di non doversi ricevere , restituivala, rescrivendone egli medesimo il corrispondente uficio . Ma nò pur questo incidente riesci inutile alla scienza de' geometri ; poiché il segretario perpetuo, ricordando un suo comento giovanile sul lemma XXVllI de' Principii Mate mali ci del NsìffTON, ed avendolo fortunatamente rinvenuto tra le sue carte, il presentava all' Accademia, nella 2" tornata di tal mese , per trarne occasione da rinnovare 1' antica saggia deliberazione da que- sta presa, e* che sembrava or dimenticata, di non ricevere affatto alcu- ua Y\roda7.'\one de trisegatori di angolo, duplicatori del cubo, e quadra- tori del cerchio. Continuavasi la tornata eoa le nuove dotte ricerche dell' ab. del Grosso sulla Lemniscata, curva benemerita de' fratelli Bernoulli, Gia- como e Giovanni, di cui il primo l'ebbe scoperta : ed il nostro insi- gne geometra italiano conte di Fagnano occupatosi ancor egli di tale cur- va aveva tra le altre cose notata una bellissima proprietà per la rettifi- cazione di taluni archi di essa, a che avevano aggiunto in recente data al- tri geometri italiani e stranieri, Ira'quali il laborioso e dotto nostro socio corrispondente in Roma Barnaba Tortolini : ma nessuno ancora si era messo a discoprirne le bellissime proprietà derivanti dalla sua natura , HI come ha fallo l' ab. del Grosso ;• di tal che questa curva del 4° ordine può dirsi ora la sola di cui non la semplice equazione , forma e de- scrizione si abbiayina un numero di proprietà bellissime, da formarne un tratlalino, come per le curve coniche , e dalle quali riesce agevo- le il derivarne delle aUi;e. Alle occupazioni della prima tornata dell' ora spirante di- cembre il socio corrispondente sig. Gasparriui aggiugneva le sue Os- sensazioni sulla generazione delle spore nel Podisoma fascuni, alle quali interloquendo i due rispetlai)ili soci cav. Tenore e delle Chiaje, conchiudevasi finalnienle dell' utilità ditali osservazioni alla scienza fisiologlco-bolanica ^ ma che \ analogia , che egli in alcun modo uè a- donibrava tra la generazione nelle piante fanerogame e le crittogame, dovesse aversi come un pensamento particolare dell' autore. Nella seconda tornata di tal mese l'Accademia chiudeva 1' esercizio dell' anno 1818 col disbrigo di varii alVari, che la riguardavano j indi il segretario perpetuo le presentava una più compita relazione suW aurora boreale del il novembre p. p. inviatagli dal cav. Patrelli , ca- pitan di fregata e direttore dell' Osservatorio della Real Marina . Final- mente , essendo l' ora già tarda , il socio Gasparrini non potè leggerle che solamente la quarta parte di una sua estesa Memoria di nnnve ri- cerche sopra alcuni punti di Anatomia eFisiologia spettanti alla dot- trina del Fico e Caprifico : lavoro che fa seguito all' altro sul medesimo soggetto , da lui pubblicato col titolo di : ricerche sulla natura del lu- co e Caprifico , e sulla Capri/icazione, che ottenne il premio dell' Ac- cademia nel 1845 *. Ed in questo novello lavoro l' autore ritorna sopra alcuni punti importanti cosi della scienza in generale, che al fatto par- ticolare de'due menzionati alberi, che per la brevità del tempo assegna- to al concorso al premio furono altra volta appena accennati, ed indicati come dubbi , o controversi ^ Riguardano essi principalmeule : 1° La '' Vegga il voi. IV. diur ne duole assai il vederci da gran tempo privi di non pochi illustri soci corrispondenti stranieri , senza aver po- tuto aggregare alla nostra famiglia, che ne sente il bisogno, altri opero- si e dotti soggetti , nelle diverse branche delle Scienze, e specialmente coloro, che per la qualità e pel grado che tengono presso i più cospicui corpi dotti di Europa, sono con noi in continuata dotta ed utilissima corrispondenza j e facciamo voti, perché, rimossi gli ostacoli, che or si oppongono, si possa presto adempiere al nostro debito verso costoro, ed a fregiare de' loro nomi il catalogo de' soci della napolitana Reale Ac- cademia delle Scienze. * Un cenno nccrologico che 'I riguarda leggcsi nel Rendiconto di queslDaniio dalla pag. 70 alla pag. Ik " Veggascne un broc articolo nccrolo;;icy nel sud. Ui:ni.liconU> da pag. 357 a 359 4i7 POCHE PAROLE SUL COMJIENUATORE GASrJUE CAPOyE pronunziate a pkdi del di lui feretro,- Da' conjii;;i INicola Capone e Tctesft Sansone , entrambi dì (lìslinte fami- gfie, ebbe il suo natale in Napoli , nel d'i II aprile del HOT, il coiiiinendator Gaspare, di cui noi , il Consiglio di Stato, il paese tulio oggi compiangiamo la gra- ve perdila. Nò la streltor.za di tempo , ne il tumulto del mio animo, per vedermi privo di si illostre eollega , e di un uomo cbe dal moiDcnlo elie ti avvicinammo nn tenne sem- pre luogo di sincero e leale amico, perineltono, che io or ne lessa un ben meF:tato elo- gio , al ehe non manchtìdi altri ad adempiere . INIa pure essendo invalso il costume di accennar qnalcbe coia de' meriti e de'pregi del defunto , mi sforzerò alla meglio soddislarvi, per l' obbligo die ne bo , rivestito del grado di segretario perpetuo dell' Àceademi.i delle Seicnzc , ed ancora per corrispondere a quella fidaaza, che ha in me riposta la di Ini famiglia, dolenlissiiun per sì grave perdita. DicHostrò il nostro socio , fin dalla 9ua gioventìi prima, perspicacia non or» dinaria ed applica/.ìonc grandissima negli studi cbc debbono ornare e formare il per- fetto giureconsulto. Quindi egli con diligenza apprese le umane lettere, e vi si perfezionò sollo la direzione dell' ernditissinio ab. Foli , messinese, ohe istituivali)' ancbe nel greco; e nella niosofia ebbe a precettore il de Marliìs, uno de piìi distinti professori di quel tempo : e tanto addentro inlernossi nello studio de' classici greci e latini, fonti inesausti di ogni più solida dottrina, che con maraviglia osscrvavaniu, gìit vecchio, ricordare squarci interi di oratori e poeti della Grecia e di Roma. Né in tali studi tralasciava quelli esercizi, che sono necessari, perchè colui che apprende si stabilisca un- ordinamento d' idee, e formisi un sistema delle apprese cognizioni, da vendergli le materie sì chiare , da poterle con facillii comuuicaro altrui : e ci viene ri- ferito, che studiando Filosofia un traltalello scrivesse di Scienze MclaFisiche, che ijuanlunque lavoro giovanile, venne pur lodato dagli olliml e sperimentali maestri di quel tempo. Con sì ricco corredo di cognizioni s° introdusse egli allo studio della Giurispru- denza , nella quale ebbe a precettore e guida il rpgio professore Carmine Fimiani. trequcDlava egli intanto contemporaneamente la nostra Università , ascollandow 60 418 il sommo ginrcconsullo Giuseppe Pasquale Cirillo, e l'altro dotto professore Marino Guarani, di dolorosa ricordanza. Conosceado ben egli di quali e quante altre cognizioni debba esser fornito un buon aTvocato ed uu perfetto giureconsulto, cscrcitavasi da se medesimo nella Storia e Geografia antica e moderna ; ed un acconcio Irallatello di Cronologia com- pose, forse perchè non ben pago di quelle istituzioni che erano presso noi in voga a que" tempi. Fornito di SI ricca suppellettile di erudizione e di scienze , avviossi nella di- gnitosa e nobile carriera del Foro Civile, nella quale figuravano ancora uomini ri- spettabilissimi,co'quali osò in talune circostanze entrare in aringo e non con infelice successo ; sicché in tale carriera egli giunse ben presto a tenervi rango non ultimo ; ed il buon nome acquistato nel Foro gli aprì l'adito al conseguimentodi cariche eivil i, che a que" tempi non si concedevano facilmente, nò a persone al pubblico ignote^ Fu quindi prescelto dal Governo a segretario della Regia Posta, e poco dopo divenne an- cora scgretaiio del cosi detto Tribunale Misto. Né tampoco in mezzo a tante cure intermise mai gli altri studi, sicché istituitasi dall' ottimo e dotto prelato monsignor della Torre un' Accademia apologetica di Religione, alla quale si vide ascritto, vi 1 esse una disseriazione su di tema dato, che meritò 1' approvazione del dolio presi- dente e di tutta 1' assemblea ; e ne riportò per premio le greche opere di S. Cirilla Alessa ndrioo. Avvenuta finalmente, sotto il ministero del cav. Seralli, la tanto sospirata aper- tura della Reale Biblioteca, cui quel dotto e rispettabile ministro prefiggeva a diri- gerla una commissione de' più distinti e riputati uomini di quel tempo, tali the Co- lugno, Cavolini, Poli, Pergola, 1' ab. de Blasi, 1' ab. Andres . . . . ( che uomini di conosciuto melilo, dignità, prudenza e sperimentata Morale richieggonsi, e l pub- blico dimanda per silfatli incarichi) il Capone fu ancora tra questi aseritto, facendovi pur da segretario ; e poscia dopo varie vicende di questa , rimpiazzovvi il dotto monsignor Rosini da presidente, finché un nuovo ordine di cose nou venne a distur- barla. La profonda conoscenza del Dritto universale eh' egli possedeva fece si , che air apparir ira noi il nuovo Codice di Leggi, e la nuova tela giudiziaria, egli vales- se a presto impossessarsene : ed a quest' epoca avvenne che egli prendesse un rango assai distinto nel Foro napolitano, e che gli venissero affidate le cause le più gravi ed ardue ; da che si accrebbe anche moltissimo la sua privata fortuna. E questa sua singoiar perizia nelle nuove Leggi, e nella nuova condotta forense meritogli l'av- vochcria delia Real Corona, delle Reali Finanze, e delle principali Legazioni estere presso la nostra Corte. Nominato in tale intervallo di tempo più volle a distinte magistrature ne Tri- 449 bunali di Napoli rinunziovvi coslonlcmente, amando di correr sempre la sua libera e dignitosa carriera, nella quale figurava tra primi, e vcdevasi accerchiato da molli che ora onorano i posti di alta magistratura, o che disiinguonsi nell' avvocheria. Ma dorè finalmente cedere alle ripetute islaiiic fallegli dal cav. de' Medici, mini- stro di rispettabile ricordunia, allorché stabilendosi nel 1824 la Consulla di Slato conosceva bene di quanta utilità $arebl>e riuscito, che il Capone vi prendesse parte \ e fu il solo che dall arvocheria si vide allora elevalo a sì allo grado oegl' impieghi delio Stato. Il saggio provvedimento di quel Ministro venne ben pr'slo comprovato da' falli, essendo stalo egli sempre adoperalo negli affari più gravi, nel disimpegno de' quali esigevasi ricco corredo di dottrina Civile e Canonica. Aveva egli, per le aniecedenli fatiche , già eonlratla una malattia nervosa , che il pose fin d'allora all'orlo del .«.epolcro, e dalla quale mai più rivenne in sanila per- fetta. Avvertilo del pericolo corso, e conoscendo lo stalo di fisica debililazionc in cui era caduto, voleva egli rinunziare all'onorevole posto, e ritirarsi a vivere tran- quillamente il resto de" suoi giorni tra le mura domestiche, ed in mezzo ad una fami- glia da lui amatissima, die lo spingeva a ciò fare: ma fu vinto dalle gentili maniere dell' Ottimo Sovrano , il quale gli accordava un illimitalo permesso, e davagli facuilà d'intervenire in Consulta di Sialo quando il volesse, e di accettare gì' incarichi che a lui piacessero. Ma è ben diflicdead uomo consumato nel lavoro' il non preslarvisi quando ne vegga il bisogno; e perù egli, quasi dimentico disc medesimo, accettava di buongrado, ed adempiva con diligenza gì incarichi piùilifficili che venivangli affidali, anzi gli accrebbe, accettando la gelusissima delegazione del Regio Exequa- tur, nel qual disimpegno recò importanti servigi alla Chiesa, al Re ed al Pubblico. rsc tampoco nel lungo corso di tante cure dello Slato egli intralasciava i tuoi studi , e nwlle cose scrisse' le quali , seguendo il costume de dotti de" tenipi an- dati , con cui aveva vissuto ed erasi nutrito , moslrossi sempre .restio a pubblica- re. Ma non potè farlo stesso in adempiere ali oaorevol comando datogli dall Augu- sta Memoria di re Fraucesco I. , di compilare un Corso di Drillo Paino ad uso del- l' allora nostro Principe Ereditario , ed ora Amalissimo Sovrano Ferdinando II. , per servirgli di jmxsngg^io dallo Studio del Drillo Romano a (jucllo del nuovo drillo del Regno ; da tbe taluni affermano aver più volte , dalla bocca della persona Augusta del nostro Re udito pregiarsi aver avuto il commendalor Capine a maestro. Un tanto utile e dignitoso lavoro , che egli modfstamente inliloliva Discorso sopra la Sloria delle Leggi Patrie , venne la prinu volta , per ordine del Sovrano , i-he lo aveva richiesto , pubblicato da' tipi della Siainperia Reale . Ma essen losene ben presto esaurita 1' edizione , dimandavascne istarilemenlc la ristampa , che vea- i»e con nuove ampliazion» e note cscplla ne! IS'iO in due volumi in 8° ; ed ancor A50 qui'sla L'ili mancando , hisogncrh nuovamente riprodurla , di clic non tralasceranno :il cmio occuparsi i suoi due ollimi tigli , credi della fortuna come della virlii paterna . Olire tre grossi volumi di Pareri stampali per la Consulta di Slato , la famii^lia ne possiede altrellanti MSS. , che utile sarebbe certaracnlc , e gli uni o gli altri render pubblici , quando ciò venisse permesso ; come pure bea 12 vo- lumi delle più doUe ed iinporlanli Allegazioni. La nostra Accademia delle Scieuze , volendo rimpiazzar con decoro la perdila che fece del socio ordinario Conte Zurlo, rivolse gli occhi al Capone , ed ebbe di che rimaner contenta per la scelta fattane nel 1 83 1 : ed egli volendo corrispondere ad un volo accademico più volle fatto , ma di rado osservato , e mostrar la sua gra- titudine verso la memoria dell' illustre antecessore, e suo grande amico , onorolla di un dolio elogio, clic veJesi inserito nel voi. 1V° de' noslri Alti, e venne ancora sepa- ratamente stampalo. Adempiendo agli obblighi di un accademico lesse in diverse volte ben cin que elaborate Memorie , svolgendovi l astrusa materia della FilosoQa della scozz ese dal Rcid , comparandola a quella di altre scuole moderne europee, delle quali Me- morie si attende tuttavia la pubblicazione nel voi. VI" de' nostri Atii * . Fu sempre lontano dall'ambire titoli ed onori ; ma pure, fondatosi dal re Fran. Cesco I. un nuovo Ordine Equestre gli venne conferita la Croce di Commendatore , e dal nostro attuai Sovrano fu fatto cavaliere dell' Ordine Costantiniano , distinzione che or ora il Re dichiarava trasmisibile al di lui secondo figlio Nicola. Le gravi ed assidue cure della sua lunga carriera , gli studi e l' erudizione pro- pria che non mai intermise, non gli fecero ailatlo trasandare ì doveri versola sua fami- glia , alla cui educazione ed istruzione egli attese con grandissima diligenza e sen- za risparmio ; ed ebbe il piacere di godere per lungo tempo gli ollimi fruiti della scella educazione ed istituzione ad essa data : e per 1' uso de' suoi figli maschi e suo aveva egli comparala una estesa biblioteca di libri sceltissimi per materie , c- dizioni ed esemplari . 11 di lui esempio e 1" assiduità nelle pratiche de" doveri di nostra Sagrosanta Religione , servendo di norma a tutta la sua famiglia , ed anche a' suoi domestici , la sua casa era ed è il modello della vera Pietà Cristiana : ne egli era facile ad am- mettervi a conversare chicchessiasi , si bene pochi e scelti amici . E convien nola- * Le prime tre erano state di già composte ; mancando perù la diligenza nel curarne l' edizione , furono di nuovo scomposlo , sicché per fortuna ricuperatene le strisce. , cosi dette , di stampa , e la continuazione del MSS. dalle mani de' suoi figli , si è potuto resti- tuirle alla Stamiicria , e tra poco verranno pubblicate. •131 re , come nell' estremo roomonto di sua vila , nuli' altro pensiero egli ebbe , che tli diaiaodare gli ultimi conforti di Religione , che gli furono apprestati ; quaatuQ- quc nella ricorrenza de' precedenti giorni , solenni per ogni buon Cristiano , egli si fosse munito de SS. Sagraraenti. SiuNORi : Queste umane spoglie son passaggiere e ciascuno dee presto depor- le : ma rimane di Noi eterna la parte nobilissima , che è quel soflìo di vita , che i- spirato dall' Onnipotente iddio rese l' uomo anima vivente , e che insilo in noi il sonliamo immortale . Rimane dunque del nostro socio ed amico questa bella parie di esso , e vi rimarrà sempre, ùachk gli uomini sapnnuo apprezzare la Mo- rale, la Scienza e la Gloria del proprio paese. 452 irVDlCE GEl^ERALE BELLE MATERIE CONTENUTE NEL VII" VOLUME DEL RENDICONTO DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI NAPOLI. Sunti degli Alti delle tornate accademiche per r anno 1848. Dell'1 1 gennajo ........ pag. 3— 7 18 idem 75 15 febbraio 78 22 idem 87— 89 14 marzo 99 — 100 21 idem 135 U aprile 185—186 11 idem 187—189 C ginsno . . . . , 258—200 20 idem 26"! 4 luglio 299—300 11 idem 313—314 1 agosto 315 8 idem 31 G 5 setlcmbre 343 12 idem 345 7 novembre 365— 3G9 14 idem 370 5 dicembre 377_378 ^ idem 393 MEMORIE E COMUNICA ZIOxM 453 Semmola (Vinc.) — Dorolea (Lm>. ] — Mari ino{ Ant.de) — I Quadri fcav,G.B.)— Flauti ( Vinc. ) — Crono (Rem. del) — 2'eHorc{cav.IUich.]~ Clot-Bfij — Chiaje [Slefdelle ) — M4lhni(cav.Macei.) — Catorìa ( FU. ) — (ìiisparit ( Ann. de ) « JUasdei ( Giorgio ) - Gasfiarrini (Gugl.) Pulrelli (cat. Mario) — 8— 10- Di-ila nalu-a e genesi del moschcrino del caprifico — con un« tavola. Itflia riiiilaltia dello patate comparsa ncll' anno 18'»6 iicli Ap- pennini .Marso-S.iniiili — con 4 tavole. ° Nota sulla lej;^e di cuinpensazi. ne Ira la Secrezione dell' uri- na , e (piella della bile n.:' rettili. o'j_ Suir iilero rudimentale del mulo. (ji Hicerclie sulla struttura della placenta , e della tunica decidua della yiumenla. 263-208 ?o|)ra un nuovo strumento inventatoed usato per formare con maggior faciltà la pii|iilla artiliciale. 7(;_ 77 Per la nuova c.ilte.Ira fi.mlala nellUniversità di Parigi per j'in- scpnamento della (jecimelria supcriore. 7scuiblca della Sociulù Ueulu Uurbunica il di 30 dicembre 1848. i23-44C OGGETTI DIVERSI Breve discerio pronunziato dal segretario perpciuo della Reale Accademia delle Srien- 2C a' suoi cnllefjlii intervenuti allo esequie del socio ordinario Suverio Macri. TO — 74 Cenno necrologico pel niarcliese (ìiusi'iipo UoH'o . 357 — 359 Poche parole sul commendaloro Gasparo Capone pronunziate a piedi del di lui feretro. 447— 1S2 Protjramma proposto dall' Aeoademui Rsale di Torino al concorso pel premio Pillel- Will , pel ma^do 1847. • 85— 80 Dicliiwazivne del segretario perpetuo per la continuazione dol liendiconto . 331— 334 iVojrninma proposto dall' .\ccademia di Berlino nel!' anno 1847, per l'anno 1846. 2. Regolaiiienlo per conferirsi i preiiiii o il premio del legato Sementini — Avviso a' coltivatori della Chimica applicata. 389 — 392 CORRISPONDENZA iileuno più importanti lettere di corrispondenza estera.. 04— 07 inoltro 202 LIBRI RICEVUTI Si veggano le pag. 68 . 134 , 186, 260. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE Pe' mesi di gennajo e febbrajo 1848 , fatte ncll' Osservatorio della Real Marina. 95 — 9(1 In quello di Capodimonte. 97 — 98 Pe' mesi di marzo ed aprile , fatte nell' Osservatorio della Rc.d .Marina. 31)3 — 204 In quellii ili l>podinionle 20o — iOii Po' mesi di maggio e giugno , fatte nell' Osservatorio della Ueal Marina. 293— 'Ì9G In (luollo di CapoiliuKinte . 297 — 298 Pe' mesi di luglio ed agosto , fatte nell' Osservatorii) della lieal .Marina. 239 — 340 In ipiello di Capodimonte. 341 — 342 Pe' mesi di settembre ed ottobre, fatte nell' Osservatorio della Real Marina. 301 — 362 In quello di Capodimonte. 302 — 344 Pe' mesi di novembre e dicembre , fatte nell' Osservatorio della Roal Marina. 419—420 In qiiollo di Ca|iodimoiite. 421 — 422 XaTole de' medii , massimi e mìnimi delio Oiscmizioni meicreoliKiidie fatte nell' Os- servatorio della Real .Marina nell'anno /848. 335—338 1