Boston Medio AL Library 8 THE FENWAT • k'f . -^ "/' ^fr ^-^^^^ ^ y : ^ RICERCHE FISICHE SOPRA IL VELENO DELLAVIPERA Con alcune Offervàzioni SOPRA LE ANGUILLETTE DEL GRANQ.-SPERONE. DI FELICE FOb/fANA ROVERETANO FISICO DI S. A R. IL GRAN-DUCA DI TOSCANA Soprantendente al Regio Gabinetto di Fifica Sperimentale E Pubblico Professore nell' Università* DI Pisa- IN LUCCA MDCQLXVIL Nella Stamperìa di Jacopo Giusti Coti Lk, de' Siyp, ^Cì^ CU'i^K y A SUA ALTEZZA REALE IL SERENISSIMO PIETROLEOPOLDO Principe Reale d'Ungheria e di Boemia Arci«Duca d' Austria E GRAN-DUCA DI TOSCANA' &c, &c, &c. ALTEZZA REALE El confacrare queJP Opera a VOSTRA ALTEZZA REALE io pre. fcinderò per un momento dalle a 1 Vir- IV Virtù SUE Frincipefche ^ e ne ir ^ugufta di LEI Per fona non ri-- guarderò fé non il Filofofo * Quefio folo titolo mi ^a il coraggio di afprare alla gloria della SUA So'vrana FroteZjione e Clemenz^a nella dedica di queflo Libro • Eletto dalla REALE AL^ TEZZA VOSTRA al ragguar^ devole impiego di SUO Fifìco Sperimentale ^ ricolmo di henfiey e di graZjie ^ ammejfo giornaL men^ mente alt onore della SXJAReale frefenz^a ^ io fono forfè pu in grado di ogni altro [ e per quefio appunto pia fortunato^ jdi am^ mirare % SUOI Filofofici talenti^ e le "vafte Fifiche cogniz,ioni^ che farebbero onore ai Filofofi piti il'- luminati. Io non parto mai dal SUO Augufto cofpetto 5 fé non fopraffatto di fiupore e di ma-- vaniglia 5 e fono corretto tutte le "volte di ripetere tra me me^^ a 3 Wé'- VI deftmo ^ che [e tornajfe a vivere queW antico Sapente , il eguale coleva pr la felicita de^ Popoli^ che i Principi fapejfero filofofare^ 0 che i Filofofi regnajfero ^ nje^ drehhe era nella Taf e ana t fuoi "voti perfettamente adempiuti ^ e non potendo rinafcere Gittadino di Atene^ correbbe nafcere Sud^ dito di LEOPOLDO . E fé ornai quefta bella parte d^ Italia non invidia alle tr afe or fé età i Vi) T'/V/ ^ i ^faianì ^ gli Antonini , Cjuelle delizJe delt XJman genere \ quei modelli de i perfetti Regnan^ ti j quelle immagini della Di'vini^ ta ^ tutta f Europa innjidia VOI magnanimo Frincipe ^ alla l^o^ fcana % e non nji ha chi leggendo il Panegirico di Tlinio non fo^ ftituifca VOI col penfiero a ^ra- jano^ a non creda ^ che P antico Oratore avrebbe detto di VOI al- trettanto ^ Il nuovo fpettacoh di a 4 un vii; un Frincipe ^ che conta i giorni del fuo governo dal numero dé^^ fuoi beneficj ^ che crede di nonJ poter regnare ^ [e non regna nei cuore di tutti i fuoi Sudditi^ che non apprez^Zja la potenzia e Icl^ grandezj?ja fé non per fare dei 1^ elici ^ che ripone tutta la fua gloria nel ben meritare del fuo fecolo ^ e de i fecoli futuri , che fa in una parola ammirare fui ^rono della Tofcana /' animcu la IX la fiU ^irtuofa del fuo Impero i h fpettacdo io dico ^ del più amabile e "virtuofo di tutti i Sovrani^ adorato dal più delicato e fenfibile di tutti i Popoli ^ ha rinvolto a fé lo [guardo ammi^ rat or e deW Europa , ed eccita^ per ogni lato /' acclamazJone uni^ "verfale ^ e le benediz^ioni di tutti gli amici deir umanità . Degnate intanto , GENE-^ KOS IS SIMO F RING IP E, in mez^^ mez,z,o alla gloria^ che vi cif'^ conda ^ di gettare un benefico /guardo fuW umil tributò di omaggio^ che io ardifcù di pre* fentarvi * A VOI e noto fm che é.d ogni altro quante fatiche e pudori cofii al Filofofù Offerva-^ tcre il difi;ruggere un njecchio errore , e lo fiabilire una qualche nuonja Vi fica Verità^ Se neW una imprefa^ o neW altra io fia riu^ fcito , FOSlTRO fané il giudi^ z^io: XI ^io : In ozni modo io avrò avuto o il coraggio di averlo tentato , e P altiffìmo onore di pubblicamente dichiararmi con la pu profonda veneraz^ione DI VOSTRA ALTEZZA REALE Umìiìffimo Servo e Suddito Felice Fontana . 9 V EDITORE. ESce finalmente alla luce una parte deir efperienze fui veleno delle Vì- pere fatte dal noftro Autore fino dal 17^4. nella Città di Pifa. Occupato egli in altre fatiche Letterarie non ha potuto condurre a fine tutte quelle ricerche 5 ed offervazioni , che fi era prefiflb di fare fo» pra tal materia : onde nulla fi troverà qui de i rimedj contro il morfo di quefte [mi- cidiali befìiole . Si riferva bensì di parlarne a lungo in un altra Opera fui medefimo foggetto y avendo già fatte molte nuove efperienze in quefta materia, che tanto in- tereffa la vita degli uomini . Ivi tratterà ancora di molti altri punti affatto nuovi e ìmportantiffimi , come farebbe , fé il veleno della Vipera uccida ferendo il tendine , la cornea trafparente degli occhi, fé apporti la morte- introdotto nelle cavità del corpo ani- XIV animale, e dentro certi umori , come nel- le due camere degli occhi , nel vitreo , nel criftallino; fé muoia l'animale inftil- lando il veleno nei canali roffi fenza toc- car punto la parte tagliata del canale , fopra i quali punti ha già fatti molti efperimenri; e ficcome in quefta prima parte ha parlato del veleno di qualche altro animale fuori della Vipera , cosi nell'altra tratterà a lungo, guidato dalla fola efperienza maeftra d' ogni verità , la famofa quiftione tanto agitata anche a quefìi giorni fra i più illuftri NaturaHfti, fé il Rofpo fia velenofo e in che confifta il fuo veleno , La Tavola delle materie collocata alla fine di queft' Opera moftra chiara- mente, che era divifa in tanti capitoli , o libri , de' quali qui non ha dato fé non un riftretto , o alcuni de i principali ri- fultati delle esperienze da lui fatte , Anche fopra le Anguillette del grano cornuto , o /perone non fi accennano che alcune poche cofe generali tanto che ba- ftino a Affare la vera natura di quei ma- ravigliofi ferpentelli, riportando ancora il no- XV noftro Autore ì diverfl fentimenti dei più moderni Fiiofofi per confrontargli colle fue oflervazioni . Egli fi riferva a trattarne più lungamente in un altra fua opera fugli ani- mali , che muojono , e che rivivono , do- ve fi vedrà la lunga ferie delle oflerva- zioni da eflb fatte fopra di quefta parte affatto ignota di fifica organica. Re^ Renonpns fans peìne a divìner ce que la nature nous cache. Les divìns en hijloive naturale font des efpeces d Empiriques y qui frappent rarement ou but & quand il leur arrive de le rencoutrer ^ e efl prefque toujours par bazar d . U Obfervator phy- lofophe fcait mettre des hornes a fa cu-' riofitè . // f^ait douter & plus encore ignorer • Sa marche ejl dirigèe par les regles d' une faine logtque , qu il ri eìi- freint jamais. Bonnet Contemplar» de La Nature pag.320. OSSERVAZIONI INTORNO AL VELENO DELLE VIPERE. OGnuno fa, che nelk ricerca delle ve^ rita naturali , altra guida non vi ha , che le cognizioni di fatto, o elle fervano al Filofofo per ideare ragionevolmente i fuoi Siftemi, o per conofcere e pefare i già fabbricati. L' oflervazioni fuUa natu- ra fono il folo lume , che pofTa rifchìa- rare quelle tenebre, da cui fono circon- date le occulte cagioni dei fenomeni na- turali; ed i rapidi avanzamenti, che la filofofia ha fatto nei noftri tempi, fono il frutto delle fatiche degli offervatori . Ciò, che però ritarda anche per quefta ftrada i progrefTì alle naturali verità, fi è, che eziandio in genere d' efperienze , ben- ché cofe d'occhio e di mano, nqri fi tro- A va- - 2 ■■' ■ vano gli Autori d' accordo , e le oflerva- zioni auQora oculari y atìlcurate da Ì più in- genui Fiiofofi , fi trovano non di rado affai diyerfe fra loro • O fia Io fpirito di partito, Q la difficolta, delle offervazionì, o qualunque altro motivo il fonte dei loro errori , dopo avere confrontato i li- bri de i più valenti Oflervatori , per ve- nire, in chiaro di qualche fatto , affai vol- te avviene di ritrovarli nondimeno dub-- biofi quanto fi era prima . In quelli cafi di controverfia 5 fempre rifpettando l' autorità, di quei grand' Uoniini , non ho voluto cre- dere ad altro 5 che agli occhi miei; e per- chè le mie eiperienze foflera quafi deci-, fìve^ ho procurato coli' efaminare accura- tamente, e paragonar fra loro le altrui, e le mie offervazioni y e le più minute circoftanze di effe, di rilevare le cagioni, per cui queftì videro in un modo , e quegli in un altro . Tal penfiero fu , che m'induffe a tener memoria delle fe- guenti efperienze, fenza il qual motivo le avrei di buon grado tralafciate per non ftancare la pazienza de i Leggitori nel ri^ petere ciò, che è flato da altri offervato « Quc- Quefte mie eFpenenze riguardano le Vi- pere, ed io vado con effe rintracciando, non tanto la ftruttura! di alcune parti di quefti animali , quanto > la natura del loro Veleno • li comodo di averne : in, Pifa , un gran numero a mia difpofizione , , m'ha fatto crefcer tra mano,, più; che io ^ non credeva, le mie ricerche.. Avrei però creduto di perdere il tempo, fé mi foffi porto, a fare offervazioni affine di, diftrug- gere le favole, e le falfità innumerabiH, le quali; in quefta materia erano in voga a' tempi di Francefco Redi, che il primo Icoperie, e dileguò tanti: errori , che de-^ turpavano riftoria naturale . Egli medefi- ano era fenza dubbio di tal penfiero, e par, che vogUa infinuarlo ai Lettori fui fine di quella fua giùdiziofiffima lettera al Magalotti, col dire = Che il perder tem- po a chi più fdy più /piace ^, Ma quando le offervazioni di un Uomo illuftre come Riccardo Mead, più volte replicate da lui medefimo , fi op- pongono 4irettamente a quelle di un Re- di, ho creduto, che l'utiUta di moftrare A 2 k 4- le fonti degli errori dei grand' Uomini , e il piacere di ritrovare nuove verità na- turali, foffe un forte fprone per determi- narmi air imprefa , a fronte del perico- lo 5 che fi corre a trattare quelle micidia- li beftiole.. Ho creduto bene di premettere alcune cofe d'intorno ai denti, e d'intorno ad alcune altre parti della Vipera, e di toc- care brevemente alcune pochiffime verità^ che qualche altro offervatore aveva già ritrovato prima di me. Il metodo, e la chiarezza mi hanno obbligato a farlo, e all'imparziale Lettore non dovrà rincre- fcere una tal fatica, quando, come fpero,, troverà tali verità meglio ftabilite , che per lo paffato, e conofcera, che fi fono latte r elperienze, che fervon loro di bafe In tanti, e cosi varj modi, chd più non lafciano il minimo dubbio in chiccheflia^ Molte cofe fono fiate dette dagli oflèr- v'atori fopra la ftruttura , e gliufi de' denti maggiori, o fiano feritori della Vipera, che i naturalifti chiamano canini. Prima aU' ancora di Francefco Redi erano flati efa- minati fino col microfcopio , e ritrovati voti 5 e accanalati infino ali' ultima punta - Il Redi fi afficurò di tale fìruttura guar- dandoli anco ad occhio nudo , quando erano fecchi , e trovò y che fchiacciati fi fendevano per lo lungo della bafe alla punta in tre , o quattro fcheggiuole 5 pale- fando air occhio T ititerna cavità . Egli però ne^ò aflblutamente , che V umor giallo fchizzaffe, quando le Vipere mordono^ per quello ftrettilTimo forame , che ha il den-- te verfo la cima, ed afficurò ^ che effo non era mai ricettacolo di veleno^ Ci nar* ra egli di aver aperta la bocca alle Vi- pere, e di aver fempre veduto, che quel giallo liquore , che tramanda la Vipera qua-' lora ferifce , corre giù pe '1 dente , e non. dentro la fua cavità, ma per di fuori dallar radici alla punta , e di àè , foggiugne , gl!^ ecebi miei ne hanno prefa più 'volte efpe^ rien%a pienijjtma. li famofo Antonio Val^ lifnieri vuole di più, che i dsnti canini della Vipera fiano forati da quattro pie- coliffimi fori laterali, e crede, che la parte più fottile dei veleno penetri dal dente A 3 nella iS nella ferita entrando per tali forellini, é la parte più groffa y e più vifcofa coli lungo r efterna fuperficie del dente . All' oppofto Riccardo Mead col celebre ana- tomico Nicols 5 feguendo anche F analo- gia delle Vipere caudifone , nelle quali quell'umore efce vifibilmente dal dente ^ foftengono, che tutto quel liquore efce fem- pre per la punta del dente feritore , o fia per una apertura, che ha verfo T acuta fua eftremita. Io confeflb, che nel rifar più volte r offervazione del Redi di a- prir la bocca alle Vipere vive nbn po- tei affatto afficurarmi, fé il veleno ufcilfe dal dente 5 o piuttofto fcorreffe fopra il dente dalla fua bafe alla punta. E pi- giando con forza contro ì mufcoli del pa- lato 5 pareva , che quel giallo umore afcen- delfe dalla bafe alla punta del dente con inòlta velocità, quando i denti erano vol- tati verfo la terra ^ e quando io gli te- nea voltati all' insù, vedeva prima adu- narfi il veleno d' intorno alla bafe del den- te, e riempiere il fondo di quella guaina^ che circondandolo tutto, gli ferve di ve- tte e d'involto. Softiene altresì il Redi, che 7 che fimil guàìna del dente fia il vero ri- cettacolo del giallo umore , entro di cui li raduna , e depone . Crede poi , che fi fe- pari queir umore da uria vicina glandulet- ta, che è fituata fotto degli occhi ^ quando il Nicols vuole, che vi fia un ampolla >, o ricettacolo fuori della guaina , ed afficuraj che quella gianduia non abbia quelf ufo , ina piuttofto di leparare qualche altro luo- go più ordinario della bocca. In quefta vincértezza di cofe penfai , che conofciuta la ftruttura del fdente della Vipera, avrei potuto meglio intenderne gli ufi , tantópiii che non mi parevano abbaftanza ficuré le defcrizioni dateci da i nominati Scrittori ^ le tutto quello, che avevano offervato quei dotti Inglefi^ era molto difgoirdé dal fen» timento del Redi* La Vipera nella fuà parte anteriore ^^ t fiiperiore del capò ha -un oflb mobile per banda, che fa una parte della ma- ìcella fuperiore* In ciafcuno di quelli mo- bili o(fi vi fono due alvèoli, Y uno accan- to deir altro j feparati da una ftabile lami- na fpugiiofa di lina foftanza Uniforme a A 4 quel- 8 a qugUa del medefitno oiib, ma molto fragile. In quelli due alveoli s' impiantano i denti canini, i quali non fono femprc quattro 5 come fono gli alveoli di quei due offi mobili delle mafcelle . Qualche volta però fé pe trovano quattro , più di rado tre , e più fpeflb due foli . Si offer- va per lo più, che fé i denti canini fon quattro , non . hanno tutti la medefima ftabihtà, e fermezza negli alveoli , perchè ordinariamente due, o uno almeno fi tro- vano mobili, € vacillanti, e fi poflono fvellere con facihta fenza romperli , cofa ^ che non G. può fare agli altri più forti , e che fono meglio piantati negli alveoli , da i quali non fi poflono mai fradicare in- tieri, benché non abbiano radici fimili a quelle de i noftri. Qualche volta ne ho trovati tre de i mobili, e qualche volta in alcune vipere , che non avevano fé non due foli canini , pure ambedue gli ho tro- vati deboli, e vacillanti ; benché quello fuole avvenir diradifllmo . Alla bafe di quefìi denti maggiori^ -e fuori affatto degli alveoli, fé ne tro- va- vano fempre fei o fette dei minori , e talvolta giungono fino al numero di otto, efaminandogli cou diligentemente con una lente , attaccati colle loro bafi a parti ^ o tele fottili raembranofe, e molliffime^ i quali denti diminuifcono di grandezza 5 a mifura. che> più fi fcoftano dagli alveoli dei denti maggiori. I più vicini agli alveo- li y fonò ancora i più formati ed i più duri 5 e i più lontani fono fempre più piccoli 5 più teneri, più muccofi, e meno formati fpecialmente alle bafi loro, dove paiono fatti di una vera , e biancheggiante gelatina . Oltre quefti due generi di denti, ne ha la Vipera un terzo di molto minori dei deferirti, che io chiamo minimi, fimili appunto a tanti uncinetti , i quali fono da dieci in undici, e alcuna volta fino in quindici per banda, piantati fortemente in altri due offi affai lunghi, e quefti r uno air altro paralleli , che formano la mafcella fuperiore, ed altri otto in nove, e qualche volta fino in dodici, in ciaicu- UQ dei due offi della mafcella inferiore . I 3.0 I denti canini, o maggiori, e gli altri minori adiacenti alle bafi dei primi ^ fono rinchiufi, e coperti air intorno da una guaina fatta di forti fibre ^ e tele cellula- ri, la quale è fempre aperta verfo la punta del dente, dove ripiegandofi le fue due lamine, finifcono in molte dentella- ture, o merletti* Quella guaina è una produzione, o prolungaménto delle parti molli, della membrana efterna del palato fuperiore, e cinge alF intorno tutto Toflò mobile della mafcella* II dente canino è rare volte più luri^- go di tre linee di Parigi, e alla bafe è groflb una mezza linea in circa* La fuat figura fàflomiglia a un corno curvato, ovvero ad un corno un poco fchiacciato verfo la bafe^ dove è ancora meno cur-* vo . Termina in una punta affai acuta ^ verfo la quale va inìenfibilmente perden* do della fua curvatura 5 e finalmente fi accorta quafi ad una linea retta * Paffata la metà del dente verfo là punta nella parte conveffa fi offerva ancora colf oc* chio nudo wì apertura affai flretta , ma mol* II molto lunga 5 la quale con una leggeriflì- ma , e appena fenfibile fcannellatura ve- duta per via del microfcopio , fi perde ^ e finifce nella punta . Per quefta apertura fi può molto bene far entrare i peli dei baffi delle volpi, de i gatti, e dei cani. Guar- data col microfcopio fi vede, che è una feffura lunga quafi la quarta parte di tut- to il dente, e larga appena il decimò della fua lunghezza, e rapprefenta coU'or* lo fuo efterho un ellifle fchiacciatiiTima , fé non forfè alquanto più larga verfo la bafe del dente. Tal feffura penetra nell' interno del dente , ed è terminata per tutto da labbra curve , grofife , e rile- vate. Un'altra apertura fi oflferva pari- mente nel dente, nella fua parte conveffa verfo la bafe , e dove s impianta nell' alveolo. Incomincia la medefima apertura con un piccolo folco pòco profondo fubì- to che il dente efce fuori delf alveolo . Effa è incomparabilmente più larga deli' altra, benché non fia più lunga. A pro- porzióne che quefta fcannellatura s'inoltra nell'offo, lo fora per tutta la fua lun- ghezza, e va ad unirfi col forame elliti- QO 12 CO della punta, con cui comunica. Le fé* tole paflano facilmente da un apertura air altra , ma molto più facilmente fi fanno paflare per la punta , introducen- dole per il forame alla bafe, perchè più fecondano T andamento del canale interno del dente , che nel cafo contrario , benché pur vi li riefca. L'orlo di quella feconda apertura rapprefenta una parabola , o un triangolo curviUneo 5 equicrure , la cui bafe pafla fopra le labbra offee dell' alveo- lo, e finifce con gli altri lati in una pun- ta alquanto ottufa, che rifguarda la cima del dente. Dunque il dente canino della Vipera è voto nella fua lunghezza, ed è fatto a tubo dalla punta alla bafe , e ha due fori nella fua parte convefla . Quefta accannellatura non è però tale , quale ci potrebbe far credere la figura terza del Mead, e la defcrizione del Redi, e del Nicols - Il dente della Vipera è doppia- mente accannellato quafi per tutta la fua lunghezza. I due tubi, o canali non co- municano punto l'uno coli' altro, ma fo- no feparati da un fetto oifeo fragiliffimo yerfo la bafe y che diventa più /odo an- dana ^3. dando verfo la punta . L' uno de i tubi , che io chiamo efterno, perchè rifguarda la parte conveffa del dente, incomincia , come fi è veduto, alla bafe del. forame triangolare, e diventa fempre più largo fino alla meta della lunghezza del dente , dove femprepiù diminuendo finifce poi neir apertura ellittica della punta . L' altro tubo interno rilguardante la parte con- cava del dente incomincia dalla bafe con larghiffima bocca, e s'inoltra femprepiù nel dente riftrignendofi , e finalmente ter- mina in una punta» cieca fopra la metà del dente. Ma il fetto medio, che fepara le due cavit'4 effendo anch' eflb di fuperfi- cie curva , rivolge la fua parte conveffa al voto di quefìo canale , e con effa lo termina, cofa che forma piuttofto un irre- golare figura curviUnea offea, e un cono non compito, che un cono vero. Quello tubo cieco nel fondo comunica colf al- veolo, dove s'impianta il dente, e riceve dei vafi, e dei nervi, che entrano per un forellino ovale vifibile alf occhio nudo , il quale s' apr^ nella parete delf alveolo ifteffo della mandibola dal lato interno . Tale offe ^4 offo della mafcella è altresì forato da vrni' apertura maggiore, e rotonda, che comin-- eia in canale un poco più fotto, e late^ ralmeate da un lato aperto nelF alveolo , e dall' altro full' eftrema fuperficie dell' ifteifa mandibola più fotto, lateralmente. La ftruttura si edema, che interna de 1 denti minori, che ftanno alle bafi de i maggiori, è del tutto fimile a quella, de i denti maggiori , piantati negli alveoli , e particolarmente quelli, che vi fono più vicini, perchè più fermati , e toltone picco- liflìme differenze nella: bafe non bene ter- minata, fono affatto i medefimi. Tutti hanno il foro ellitico verfo la punta , e- parte del triangolare alla bafe, e. vi fo- no ancora i due tubi interno 5,, ed e- fterno • Non è così degli altri denti mino- ri, che in più gran numero abbiamo de- fcritti , e nella fuperiore , e nell' inferio- re mafcella • Quefti non fono accannel- lati punto, e non hanno alcuna apertura né alla punta, né alla bafe. Quaib ^5 Quando la Vipera morde fi alzano i denti canini per un meccanifmo affai bene fpiegato dai Nicols, come fi legge neir appendice Anatomica al Trattato dei veleni del Mead . Quelli fi-a i denti mag- giori, che non fono bene impiantati nei loro alveoli, s' alzano meno quando la Vi- pera morde, e tanto meno quantopiù fo- no mobili, e malfermi fuila mandibola. Il Nicols foftiene, che quando vi fono due, 0 uno dei quattro denti canini mo- bili , la Vipera morda con un fol dente per parte , e non mai con tutti quattro • P^r verità in prova di ciò egli non reca alcuna efperienza, benché paia , eh' egli fac- cia cafo di certa fua cagione finale, che io non faprei accordargli, poiché in Fifica non hanno più tali argomenti gran pefo. Egli offerva, che nella Vipera caudifona vi è tal diftanza e intervallo fra i due denti canini, che l'umor giallo, il quale li porta per dutto fra V uno e Y altro dente, entrerebbe nella guaina , e non fervirebbe contro dell' animale afferrato dalla Vipera e morfo . E per quello crede egli di fi- guro 3 che il dutto di quel giallo umore ven^ ^ 16 M^enga applicato appuntino dalla Vipera fo- pra il foro triangolare di quel folo dente, con cui ferifce , e morde . Ma tralafciando ■ancora , che non s' intende come ciò fe- gua, né fi offerva alcun meccanifmo per far tal cofa , io poffo afllcurare d' avere più e più fiate trovati quei denti canini nella vipera tutti e quattro egualmente fermi negli alveoli, e fortemente impian- tari, e più fpefTo ne ho veduti tre de i ben fermati, ed atti a ferire ficuramente. In tali cafi la Vipera non può certamente ferire con due foli denti Y uno per banda, ma bensì con tutti quelli, che fono forti, e hQu piantati negli alveoli; la qual cofa ho io ancora più volte voluto confermare coU'efperienza. Non è dunque vero, che il dutto deir umor giallo s' adatti ad un folo dente, quando la Vipera morde, co- me lo fuppone il Nicols . Ma poi quel!' intervallo, che offervò il Nicols fra i denti canini della Vipera caudifona, non fi of- ferva mai fra quelli delle Vipere noftrali, i quali fi toccano, e combagiano dalla bafe fino quafi alla punta in goaifa , che non può paffarvi -alcun umore , fpecialments quan- 17 'quando fia vifcofo e groifo ^ come io è quel giallo della Vipera . E poi è certo , che la Vipera non folamente morde , e fé- rifce co i due denti più fermi, e fiffi negli alveoli , ma ancora fpelTo co i vacillanti, e men fermi. Di dieci Vipere, cii'io fcelfi, tre avevano due denti mobili , e due fer- mi negli alveoli, e le altre fette un folo mobile, e due de i fermi. Fuorché un^ delle tre, e due delle fet^e, tutte l'altre avendo morfo un pezzo di tendine di bue 5, leflato, e fpogliato della fua guaina, vi lafciarono i fegni di tutti quei loro den- ti. E bensì vero, che quei denti mena- piantati , non erano de i più vacillanti ; nel qua! cafo s'alzano cosi poco quando la Vipera morde (come più, e più volte mi fono afficurato) che è affatto impoffibile, che giungano colla punta fopra il corpo afferrato dalia Vipera^,^ Il dotto Nìcois congetturò con mol- ta fagacita , dopo il Redi , che la natura aveife preparati i denti minori, e mobili alia bafe , per fupplire a quelli , che di tempo in tempo alla Vipera andavano ca« B den» dendos Certo è che la Vipera quando morde, corre gran rifchio di perdere i fuoi denti 5 e con molta difficoltà gli cava dal- la ferita per la loro figura curvilinea, e torta ? Ne folo perde i più vacillanti , ma ancora- i più fermi e meglio piantati ; lo che ho potuto qualche volta offervàre nel decorfo di quefte mie efperienze . La fot« tigliezza del dente ^ e la forza dell' anì« male morfo dalla vipera contribuifce del pari a tal perdita* E quando fi refletta che anche quelli minori denti hanno tut- ti la medefima ftruttura de i maggiori e canini, che fono cioè doppiamente accan« nella ti ^ ed hanno le medcfime aperture alla punta, e alla bafe, par molto ragio- nevole un tal fentimento , Ma alla fine bifognava fare qualche e%erimento , o qualche efatta offervazione per afficurarfi. di tal ufo« Mi è accaduto alcune volte di oflervare in uno degli alveoli un dm- te mobiliffimo colla bafe ancor gelatino» - fa, e mal terminata, con cui fi attacca- va agli orli 5 o labbri di quella fonda fot fetta, Quefto dente fi poteva muòvere dall' alveolo fcnza fiaccarlo affatto ^ median- te ze una materia muccofa, e tenera, che gli fervi va come di colla* In tali cafi quel dente non fi alzava, punto 5 movendo la mafcella io obbligala ad; alzarli il fuo compagno 5 ma fé ne flava tutto diftefo fuUa bafe interna dell' oflb mobile della mafcella:. E' chiaro 5 che queL dente era uno di quegli 5 che ftanno alla bafe de i maggiori. Cavai a bella pofta ad una grofla i vipera un dente 5 che era affai va- cillante 5 . e mal piantato nelF alveolo : do« pò qualche tempo rmi avvidi 5 che il più groffo dei denti mobili 5 che ftanno fotto la guaina^. e all'intorno degli alveoli 5 era alquanto falito. verfo V alveolo voto « Dopo alcuni altri giorni mi parve di ve« derlo anche più alto 5 e più vicino all'ai- veoloj e feguitando le mie cffervazioni di due in due giorni ^ lo vidi alla fine im- piantato efattamente entro l' alveolo j et fcndofi fatto quefto; corfo di maggiori , e maggiori fùcceffive accerzioni alF alveolo nello fpazio di meno di venti giorni. Egli era però tuttavia affai mobile y e mal piantato. In altri dieci giorni acqui- ftò della ftabilità, ed era già piantato nel!' B z al- ao alveolo da poter ferire . Quefto efperi* mento è uno de i più pericolofi , perchè bifogna tener fra le mani la Vipera più e più volte , per aflicurarfi bene dello ftato de i fuoi denti, ed aprirle la guaina con tana molletta , o punta ottufa . Gli urti, che ricevono quei denti minori nel con- trarfi i mufcoli della mafcella fuperiore, e la continua pigiatura della ftelTa guaina fulle punte diftefe de i denti più alti , fono cagioni fufficienti per far falire la radice dei dente verfo T alveolo già voto per la mancanza del dente vecchio perduto « I denti minimi delle due mafcelle non fervono certamente ^ mordere, ma folamente per avvicinare alla gola, e te« ner fermo l' animale prefo già ^ e morfo dalla Vipera. Una tale artificiofa ftruttura de i foli denti canini , a differenza degli altri molti delle due mafcelle, rende molto verifi- Hiiler opinione, che T umor giallo" efca da quelli, e che una qualche apparenza abbia ingannato il diligentiffmio France- fco 21 fco Redi. Per venire in chiaro di quefto,; legai fortemente fopra una tavoletta, la te- fta di una vipera uccifa poco prima ^ a cui io aveva già levata la mafcelia inferiore per maggior comodo 5 e ficurezza nell' ot fervare. Il dente canino flava rivolto all' insù, nel quale mi pofi a guardare la feffura ellitica d'eflb colla lente più gran- de del microlcopio aquatico d' Ellis. Pi- giai con una punta ottufa di ferro il pa- lato affai leggermente 5 e vidi comparire al foro ellitico della punta un umor gial- lo j e alquanto trafparente 5 che formatofi in gocciola , cadde alla fine ftrifciando per refterna fuperficle del dente. Non conten« to di quefla offervazione, la replicai mol- te altre volte coli' ifteffo efito , Di piii chiufi con cera quella piccola apertura, e allora pigiai col ferro il palato y ma il veleno non arrivò mai a coprire la pun« ta eflerria del dente t lo vedeva bensì at- traverfo delle pareti trafparenti dei dente falire dalla bafe verfo la punta pe 1 con- dotro efterno, che egli avea ripieno* Gir** condai ancora in altre tefle con un largo anello di cera^- tutta la parte circolare del B 3 àm- 22 - dente immediatamente lòttopofta al fora-- me ellitico ^ e fatta una forte preffione contro il palatOj vidi l'umor giallo ufcire con molta forza , e velocita per la punta quafi a zampillo ^ e ftraboccare abbondan- temente fu quella cera inondandola tutta intorno al dente. In un altra Vipera mi riufcj, dopo qualche ftento, di turare con della cera quelF altro foro triangolare alla bafe, e per quanto preméffi allora con quel ferro tutti i mufcoli del capo, non potei fare ufcire punto di quelF umore per la punta del dente ^ e nemmeno ve» derlo attraverfo le pareti di effo. Ógni» qualvolta fi tenga in mano una tefta di Vipera^ e fé ne ofTervi i denti rivolti alF insù , fi vedrà affai bene da un occhio at» tento e fperimentato, prefentarfi alla pun- ta attraverfo il forame ellittico la goccio- lina del giallo umore 5 la quale fi può ingroflare più, e meno, a piacere dell' ot fervatore . Ho mille volte replicata una tale efperienza, e fempre ho veduto la gocciolina dell'umore alla punta, e l'ho veduta ufcire per F ellitico forame ; e quando fi pigia fortemente ^ ad un tratto ' efce 23 efce il veleno qualche volta a zampillo 9 e fi getta fui corp i diftanti* E* ben vero che quando il dente è bagnato^ IpeciaU mente fé non è fcopérto del tutto dalia guaina^ fcprré queir umore 5 e la nafcenta gocciolina alla punta con preftezza tale giù per il dente 5 che fublto fi vede alk bafe fenza averlo veduto alla punta ^ ed appòco appoco riempia invifibiimente la guaina ^ talché niuno crederebbe mai ^ che fofTe ufcito per la punta del dentea Queftò è r errore 5 nel quale cadde anch© r efattò Francefco Redi ; e non bifogna ^ €óm^ egli fece ^ fervirfì di Vipera vive 5 e fpalancar loro per forza la bocca 3 perchè è tròppo pronta T ufcita di queir umore ^^ a non fi può fenza pericolo oflervarlo sì da vicino ^ come converrebbe per noa s ingannare Ne folamente io ho veduto nfclt r umor giallo per là punta di quel^^tblo dente ^ che io efaminava^ ma àncora dal fuo. vicino^ quando vi era: talché quelF ^more efce nel medefimo tempo da tutti i denti canini piantati^ negli alveoli^ aii« B 4 ^ ^ che che da quelli, che non fono fermiiTimi, e fìabili , ma che pure fi alzano con gli altri. lx\ foinma in moltilTime tefte, eh' io ho efaminato, ho veduto coftantemente ufcir queir umore da tutti quei denti ca- nini, che s'alzano tanto nel pigiar! mu- fcoli del palato 5 e nello (palancarla hoc- ca, da poter ferire, fé la Vipera avefle morfo qualche animale . I quali fatti mo- flrano, che s'ingannò il Nicois, allorché credette, che queir umore non ufciffe fé non da un dente folo per banda alla volta * Efce dunque quelF umore giallo della Vipera dalla punta del dente , contro ciò 5 che fcrifle il Redi , il quale anche credette, che ne fofle il vero ricettatolo la guaina ftefla del dente , in cui là Vipe- ra tien ripofti tanto ì canini, che quegli altri denti alla bafe detti minori . Ma una tale opinione vien confutata piena* mente dalla medefima ftruttura della guai- na, la quale avendo una larga apertura verfo la gota , ^ lafcerebbe feijipre ufcif c^ueir umore per la medefima aflài age« volmentej ed egualmente ^ ed a qualun- que que apertura delle mafcélle fi dovrebbe vedere ftillàr continovamente dall'aperta cima della guaina, anche fenza il morfo attuale; cofa, che neffuno ha fin ora ofler- vata. E poi egli è certo 5 che aperta quella guaina con un pajo di acute , e fottili forbicine, non folo non fi fcorge entro la fila cavità il defcritto giallo umo- re, ma neffun altra ipezie di fluido ivi adunato • Se queir umor giallo efce, come fi è veduto, pe'l forame ellitico della punta del dente, forza è che fia entrato per l'altro triangolare alla bafe, e perchè queir umore non fi trova, e non iftagna nella guaina, conviene cercarlo altrove ^ e bifogna che fia portato al foro trian- golare del dente canino per un dutto^ che fori la guaina . Dietro la fcorta dì quefto raziocinio non è difficile il giun- gere a fcoprire la vefcichetta, vero ricet- tacolo di queir umore . Nudati i denti della guaina, fi vede , pigiando il palato, "ufcire un umor giallo per un forellino appena vifibiie mlh parte anteriore dell' offo zó olio maffillare fulla parte interna della guaina accanto alla bafe de i denti canini 5 che corrifponde qqafi alF altezza della loro apertura triangolare , quando la guaina cuopre i denti* Efaminando con una len- te .quella parte,, fi vede una piccola fef- fura^ o folco 5 nel cui mezzo apparifce un apertura piccoliffima . Infinuai per que- fta un fottile, ma robufto pel di volpe ^ e mi riufcì dopo varj tentativi d' intro- durvelo, e di vederlo paflare attraverfo la guaina in un lungo condotto membra- nofoj e di li entrare in un ampolletta 5 ó vefcica cinta da i mufcoli della mafcel- la fuperiore« E' quefta un niembranofoj, ma forte facco coperto in parte di fibre tendinofe, e folte 5 il quale è fituato nel- la mafcelia fuperiore lateralmente « Ls fua figura fembra di un triangolo equicrure 5, perchè ha la bafe retta 5 è non curva, o sferica come fono le vefcichette « Finifce quefto facco verfo l'occhio in un canale trafparente^ e dopo un cammino di quafi due linee fatto fotto all' occhio , fora la guaina , e continovando a camminare per piccol tratto fra le lamine di quella , s' à- pre alle labbra degli alveoli nella fé Aura, che abbiamo defcritta. Arrivato quel con- dotto in vicinanza della guaina, forma una piccola dilatazione , dove appunto tro- va T umor giallo il maggior oftacolo al fuo cammino 5 "per la preffione ^elle parti of- fee della mafcella « Tale ampolla ^ in cui riftagna quel giallo umore, che efce dai dente, è lunga circa tre linee, o quattro ^ e non più larga alla bafe d'una 5 o due linee * V umore , che ella contiene 5 non oltrepafla d'ordinario feÌ5 o fette goccio- le . Efce il medefimo dalF ampolla per r azione principalmente d'un grolfo^ e ro- bufto mufcolo, che partendo dalla ma° fcella inferiore, dopo qualche giro, fi ripie- ga in arcò, e va alla mafcella fiiperiore^ fopra cui fcòrre, e cammina in parte» Nell'angolo interno, o nella curvatura di quello mufcolo coftrittore, più vicino alla mafcella fuperiore incomincia la vefcichet- ta, la quale/ viene coperta nella parte fu- periore da quel mufcolo quafi per tutta la fua lunghezza • La vefcichetta colloca- ta entro di qa^el mufcolo è come in un torchio 3 ed è fermata alle parti offee vi- cine ' 28 V. cine con due tendini , e col canale ^ tal- mentechè non può fcorrere né indietro , né innanzi 5 né ai lati, e bifogna neceffaria» mente , eh' ella fenta la doppia azione dì preffione del mufcòlo 5 quando la Vipera ftrigne con forza la bocca , e di accorcia* mento in tutta la fua lunghezza , quanto il mufcolo coftrittore fi accorcia, ed in- grofla » L' ufo primario di quel mufcolo fi è fpecialmente di efpellere dalla ve- fcichetta l'umor giallo, perchè i fuoi at- tacchi alle due mafcelle fon tali , che af- fai debolmente può la Vipera colf aiuto di eflb ftringer la bocca , onde non fem* bra, che quello fia il principale fuo ufo* I peli dei baffi di volpe palfano facilmen» te dalla vefcichetta pel dutto efcretorico fino all'apertura nella parte interna della guaina , e qualche volta mi è venuto fatto di farli paffare dalla Vefcichetta fino alla punta eUitica del dente. Egli è chia- ro pertanto , che f umor giallo della ve- fcichetta pafìa pe'l defcritto canale , ed efcQ per quel minuto forellino interno della guaina 5 il quale corrifponde appunto alF, al- ^9 ^\.tTL2i del foro triangolare {a). E perchè la guaina fta tenacemente applicata, e quafi. ferrata addoflb al dente canino verfo la bafe, il veleno^ che efce da quel forellino, è sforzato ad entrar tutto nel canale e- fterno del dente pe 1 fuo forame trian- golare . Quefìo umore ancorché fcorra co- piofiffimo pel canale ( come fuccede quan- do vi è un folo dente ) non avvien mai però, che fi fpanda dal condotto nella guai- na , mentre T apertura triangolare è in- comparabilmente m^aggiore del forelhno del dutto 5 e la guaina fi ferra verfo la fua radice fortemente addoflb ai àmx.^ , che non ha altro luogo dove entrare . Ho offervato ancora , che fcoprendo affatto i dea- (a) Fana jhano ^ che U Dott. James^ autore del dot- to Dizionario di Medicina y che ha fcritto do-^ pò il Mead , a&òia francamente ajjìcurato , che il ricettacolo del velen-o e quel facce , che co-- -pre la radice dei denti graffi della Vipera , e che alla fommith di quel facce vi è una vefcichetta , la cui parte fuperiore dà paffaggio ai de?2ti , che verfano il veleno . E pure quefio Scrittore par^ che . abbia fatte moltìffime efperienzs fulle vipere co77 tutta la volontà dì farle bene , denti canini dalla guaina , e facendo una\ lieve 5 continuata 5 e lenta preffione ^ fi vede portarli naturalmente ^ e fenza alcun altra eaufa quelF umore al foro triangolare del dente ^ che fubito riempie prima ancora di verfarne punto nella guaina . Una fofletta appena vifibile al microfcopio ^ che dal fo- rellino del dutto va verfo il forame trian- golare ^ e r attrazione del, già adunato umore intorno a quel foro del dente ^^ credo y che fiano le principali, cagioni di tale accidente. Non è per queftoj che in qualche cafo pa,rticoiate non poteffe quelF umore anche fpargerfi nella guaina . e forfè portarfi alla punta Jei denti per il piccolo, intervallo, o folco fra dente 5 e dente, quando fono due dalla fteflà parte 5 e l]3e- cialmente allorachè la Vipera arrivalfe nel mordere a profondare col dente tan» to, che tutto r impiantaffe nella carhe dell' animale fino a chiudere il forame triangolare 5 il quale reftaffe fepolto nella ferita, e quando infihuato il dente nella carne non lo levalfe fubito, ma feguitaffe con maggior forza a cofiringere la vefci» chetta , In quelli cafi 5 che io credo però mol- 3^ molto rari , potrebbe forfè la Vipera am- jnazzare fenza che il veleno ufciffe per ii dente. Io ho provato a chiudere con pe=^ ce 5 ora il forame ellitico , ora il trian- golare y ora r uno j e F altro • In tal cafo il giallo umore nelf atto di premere la vefcichetta non compariva nel fondo della guaina, fé non difficilmente, e dopo lunghe,» e forti preffioni fatte fopra il mufcolo co- ftrittore* Onde fi può dire con tutta la ficurezza, che naturalmente efce fempre il veleno dal dente, e non mai dalia fua guaina, o la Vipera da per fé fteffa io getti fuori mordendo, o le fi faccia for- zatamente ufcire premendo la vefcichetta* Succede ancora, e fpeflb, nelle tefte di Vipera, anco di poco ammazzata, che fi afciuga , e difecca V umor giallo , o nel foro ellitico, o nel triangolare, e qual- che volta anche fino nella cavita interna del dente medefimo . In quefìi cafi non può quell'umore ufcire dal dente, o en- trarvi, onde fi può anche fpargere allora dal canale efcretorio nella guaina, Quefta oflervazione è affatto necelTaria per non s' in- s' ingannare ) e per non credere , che quelF umore non efca dal dente ^ ma dalla fua guaina . Mi nacque poi il defiderìo di vedere quanto F efperienza favoriffe T opinione di coloro, i quali credono, che. il morfo della , Vipera Ila velenofo , e mortale , folo per la rabbia, di cui ella s'accende avanti di feri- re . Lafcio da parte quelle efperienze, ch'io feci (che furono moltiffmie) per afficurarmi dopo il Redi, che quel fugo giallo, che gè- me dai dente della Vìpera, è mortifero in; trodotto che fia neL fangue per qualche ferita» Dirò bene, che tutte r.efperienze del Redi, e del Mead concordano fra di loro, e col fatto, e che non fo capire 5 come qualche celebre Franeefe , e qualche altro Scrittore di grido abbia opinato di- verfamente , e poffa artribuire la cagione della morte alla rabbia dell' animale , e alla fall va allora alterata della fua bocca, piuttofto che a quelF umore • Egli è cer« to, che ho più, e più volte fatto arrab- ,biare fieramente le vipere, e che allar- gando loro la bocca in Biodo da non po- ter 33 ter mordere ^ ho inzuppato colle mollette "un fiocchetto di cotone neila bava^ e fa- li va di tutta la bocca. Quella faliva mef- fa fopra ferite d'animale, che più non gemevano fangue , niun male ha mai car gionatOy e l'animale non folo non mori- va, ma n€ pure dava contraffegni di pa- tire,- e d' effere indebolito. Non è dun- que quella bava, e non fono gli altri umori della bocca della Vipera, che anir mezzano introdotti nel fangue, quando la Vipera ferifce . Ho tagliato il capo a qual- cuna di effe in un colpo, quando ficura- ^ mente non erano arrabbiate , ma placide ^ affatto , e tranquille . Ho prefo allora il ve» leno del dente , perchè foffe puro , e non. inefcolato; l'ho prefo quando fubito , e quando (Jopo più ore, e che la tefta era quali tutta feccata, e fenza moto. Quel veleno premuto nelle ferite degU animali, gli ammazzava infallibilmente,, e ninno mai ne campò, in cui foffe bene infmua° to. E' dunque l'umore, che efce dal den- te quello, che ha la potenza d' uccidere, fenza che l' animale vi contribuifca punto colla fua rabbia. Ma perchè non vi foffe G ko- - 34 luogo per alcuna replica, e non mi fi oppQ« nefle il non aver io fatto mordere la Vi^ pera arrabbiata, ma foltanto avere inftillato nelle ferite la bava della fua bocca 5 feci la feguente efperienza* Prefi una Vipera , da cui feci mordere un buon numero d' ani- mali 5 e allorachè giudicai, che il veleno foffe confumato , e tutto gettato nelle fe-^ rite di quelli 5 cominciai dopo qualche tem- po a pungerla, ed impiegare quei mezzi, che erano capaci di farla ftraordinariamen- te arrabbiare, e quando co'fuoi fifchi, q colle velocifllme , e replicate vibrazioni della lingua manifeftò d'eflere nel maffi- mo furore , le avvicinai degli animali , che efla addentò con ogni forza: ninna, di quelle beftie mori , ninna ^ fu alterata, ne'fuoi moti. Ne altrim.entì doveva fé»- guire, giacché Tumore del dente, che folo poteva avvelenarle , era tutto confu-^ mate 5 né vi era rimafto altro , che la Bava, € gli altri umori non valevoli a produrre il minimo male, benché foflero d'una Vipera arrabbiata alF ultimo fegno« La quale efperienza ho repHcata in àm altre Vipere col medefimo efito« Volli Volli fare un altro efperimento , Hi quale ricerca molta cautela , e deftrezza neir Qflervatore 5 affine di non correr peri*- colo y benché non polla eflère più decifivo i e fu di levare affatto le due vefcichette del veleno. Mi riufcì alla fine di farlo dopo qualche inutile tentativo , e di farlo con pochiffimo incomodo della Vipera 5 e fen- za lacerarle punto la bocca « Sollevata ai lati delle mafcelle la cute^ che cuopre le vefcichette 5 afferrai con una molletta quel- r ampollina del giallo umore 5 la quale, con un tagliente coltello; tolfi interamen-- te dalla^ tèfta e. Chi fi è efercitato lunga» mente dintorno a quefli animali ^^ e fa l'anatomia della teftajdella Vipera, non giudicherà, molto difficile\ una tal' efpe- rienza, per quanto non fia. fenza qualche pericolo.. Bifogna però far tenere, da- per- dona ficura la Vipera pe 1 collo 5 0 legarla in modo fopra una tavola ^ che. nonpof^ fa alzare il capo , e mordere 5 e che flia a bocca aperta* Levate le due vefcichette^ feci 5 che la Vipera mprdelTe due volte una ranocchia , perchè ufciiTe quel poca di veleno 5 fé mai vi folTe flato nella ca« e z vi« 3^ vita del dente , e nelF eftremita del dutto cfcretorio. Efla però non mori. Confer- va! tale Vipera lungamente 5 alla quale feci mordere di quando in quando varj animali e piccoli ^ e grandi, e a fangue freddo, e a fangue caldo, ma ninno mo- rì, o moftrò di patire molto, e più di quello , che poteva produrre la femplice ferita meccanica del dente. Legai ancora a due altre Vipere i due dutti del veleno immediatamente fotto gli occhi , con un , forte filo incerato. Per quanto irritaffi quelle due Vipere , ed effe mordeffero più , e più volte varj animali , non ne mori al- cuno. Quefta efperienza riefce affai più facilmente dell' altra , che è di levare le due vefcichette del veleno , perchè un filo fi può far paffare facilmente fotto il con- dotto delle velcichette, quando fi fappia dove fta collocato ; e non è meno deci« fiva della prima. Autori graviffimi hanno ancor credu- to , che queir umore , il quale ammazza gli altri animah , non la perdonaffe né pure ali'ifteffe Vipere; e quello fentimen» to 37 to fi trova abbracciato da i piti moderni Scrittori de i veleni degli animali , e _^gli Scorpioni , e i ragni , che mordendoli tra di loro fi ammazzano fiabito, parevano efem- pi^ che favoriflero queft' opinione . Nelle Tranfazioni d' Inghilterra fi legge y che le Vipere caudifone m'uojono in pochi mi- nuti, fé arrivano a morderfi fra dì loro»' E già fi fa, che queft* animale altro noa €, che una Vipera maggiore delle noftra- li, onde per analogia hanno dedotto, che anco l'altre Vipere, e tutti gli animali velenofi tali parimente fiano anche fra di loro. Elfendo ftati portati dall'Indie O- rientali da alcuni Spagnuoli tre ferpenti chiamati Cobras de Capello, ed eflendo- ne rìmafo vivo un foio dalle vicendevoli battaglie , che fi davano ^ il Mead ne ri- cava, che gli altri due moriflèro di vele- no, e quindi che anche il veleno delles Vipere debba effere mortale alla propria Ipezie. E pure, fé io non m'inganno, par- rebbe, che anzi fi doveffe ricavare Top- pofto , giacché non è punto credibile , che quel ferpente, che fopravviiTe agli altri^ non riceveffe qualche morfo dagli altri due « G I Sa- 3"^ Sarebbe pero flato affai meglio il fare qualche efperienza^ che appoggiare la loro opinione ad una femplice analogìa di po- chiffimi cafi in una cofa di fatto ^ men- tre dì più i Ragni, e gli Scorpioni , che fi lacerano in brani ne i loro combatti- ■ menti furiofi , non fanno ima prova 5 che muojano di veleno; e fi offerva^ che il Ragno 5 che rimane vittoriofo dalla zuffa ^ Bon Tempre muore 5 ma feguita a vivere, fé non gli mancano de i membri affatto neceflàrj alla vita* Lo iteffo fi dica dello Scorpióne ^ Gli cfempj della caudifona fon tròppo pochi per fondarvi una buona analogia, e alla fine poi non è altro, che pura analogìa, la quale è tanto più de- bole, quanto è fra animali, che ficura* mente hanno molta diverfitk, e nella ftrut* tura^ e nelF attività del loro veleno. E' quafi ìmpoffibìle, che le Vipere fi tnordano fra di loro quanto fi voglia ftra» pezzate, ed irritate. Ecco il metodo, che io tenni per vìncere quella loro ri trofia al inotderfi. Pigliava colle mollette il collo delia Vipera vicino al capo ^ e coli' altra ma« mano k teneva per la coda pef più ficu- rezza nel maneggiarla * Ad un altra vipera io faceva^ che uri altr' Uomo faceffe altret« ì-anto • Avvicinava io il corpo d' una delle due Vipere al capo delF altra ^ la quale fentendofi prefa^ e fortemente ftretta nel collo j s avventava . colla bocca a tutto quello j che fé le prefentava ^ lanciando cosi de i vivi^ e replicati morfi al corpo dell'altra Vipera « Con quello modo feci^ mordere per due volte di feguita una piccola Vipera da una affai maggiore^ che xnòftrava d'effere nella più furiofa rabbia fifchiando, e divincolandoli con gran for- za . La Vipera morfa fece nelF atto de i moti vivaci ^ e vermicolari col corpo , e liioftrò di foffrire gran dolore . Quella parte, dove fu morfa, fi vide alquanto la« cerata, e un poco bagnata di veleno, a di fangue, che ufciva dalla ferita* Chiù» fa dentro un vafo di vetro, per qualch© itiinuto pareva quieta, e dopo due ore la trovai leggermente gonfia nel luogo, dov« venne ferita* Quella tumidezza non durò inolto, e appena fi conofceva dove ve* f amente foffe ftata ferita. Ritornò intanto . ■ C 4 vi- vivace 5 ftrifclava pe '1 vetro , e teneva il capo alto 5 come fé non foffe feguito nulla e Levata dal vetro dopo dodici ore y il ftrifciava per terra colla ftelTa facilita d'un altra Vipera , che io tenni pronta per farne il paragone. RimeiTa nel vetro, il giorno dopo la ritrovai vivaciffima , e veloce ne i fuoi moti come lo era nel gior- no antecedente. Dopo 3^. ore non veden» do in lei alcun fegno di male, l'ammazzai. Eravi più di un foro nella fua pelle , dove era ftata morficata, e forati erano pro- fondamente i mufcoli della fchiena. Al- cune ferite arrivavano da una parte all' altra del fuo corpo, e traforate fi vede. vano in più luoghi fino le vifcere del ventre. Nel luogo delle dentate vi era una leggiera infiammazione fenza tumore yifibile • Due giorni dopo feci , che due Vi- pere ben grandi, e che fi avventavano ììibito che veniva loro avvicinato qualche animale, mordefferò una Vipera di me- diocre grandezza • Una le dette due mor- fi> e r altra quattro 5 tutti profondi, e con for- 41 forza tale, che una lafciò un àente nella ferita. Quefte ferite furon fatte nella pan- cia, e fempre neirifteflb luogo; effa die- de i foliti fegni di dolore, fifchiò più volte , e quafi fuggì di mano a chi la te- neva. Porta nel vafo di vetro parve per qualche minuto sbalordita, ma meffa in terra fuggiva con molta velocita . Ninna •gonfiezza potei conofcere nel luogo , ove fu morfa , quantunque ivi la pelle foife lacerata, e rottaafegno, che fi vedevano le carni nude , benché non ne ufciffe il fan- 'gue. La tenni viva nel vetro per quat- tro giórni, nel qual tempo non dette fe- gno di male alcuno. Nel fecondo giorno le preferitai un animale , che fubito fu da ^ffa addentato , e che mori dopo due ore . Alla fine ammazzatala , la trovai trafitta da banda a banda, é nel luògo della fé* rita alquanto rofla , ed infiammata , Il tnedefimo' fine ebbero altre cinque Vipa?^ re, che feci mordere in varie volte, è la fefta l'obbUgai a morder fé fteffa in vicinanza della coda. Ninna ne morì, e muna fra tante dette fegno di ftar male. E per- 4^ E perchè non fi credefle, che il ve^ leno non aveffe penetrato per la troppa durezza della pelle ^ ed affinchè più facil- mente queir umore potefle infinu^rfi. per la ferita, levai a tre Vipere una buona porzione di cute verfo li fchiena, dove le feci mordere da fette vipere , le quali in più volte vi diedera buon riumero di morfi : neffuna delle Vipere ferite mori ^ o moftrò di patirne ; una fola j per più di dieci ore parve fonnacchiofa , e tepida , e gonfiò fulla fchiena . Irritai ancora un altra Vipera , pungendola per la vita con. un ferro, e prefala al folito colle mol- lette, le feci mordere una ineguale, e ta» gliente laftra di vetro* Ufcì il veleno pel dente nella bocca già ferita dal vetro , la quale io di nuovo ferii in più luoghi , a fegno che ne ufciva del fangue« La lafciai cosi colla bocca lacerata , in cui era il veleno confufo col fangue, e là ba« va, per vederne T efito . Nei primi tré giorni fi moveva poco, ma nel quarto diventò più vivace , benché non s' avven= tafle per mordere , anco ftimolata. Nel fettimo giorno le aperfi la bocca, che tro« trovai rifanata del tutto, e fertza fegnò vifibile di ferita. In quel giorno le feci mordere un piceol animale , che morì mi ora dopo. Le medefime prove feci in tre altre Vipere ^^ le quali preparai nella fé- guente maniera. Ad una levai una por- zione di pelle, vicino al collo , ad un' altra fulla fchiena, e alla terza fuUa co- da e Fatta una larga ferita colla lancetta in quelle parti fcoperte , e girata là lan* cetta in modo , che la ferita ftelfe ài^erta^ vi feci entrare alcune gocciole di veleno ^ il quale le riempi a fegno, che trabocca- va* Rimeffe nel folito vafo di vetro non moftrarono di aver molto patito, moven- dofi affai facilmente, e fenza alcuna in- quietudine « Le ferite s' infiammarono ve- bramente un poco, ma non gonfiarono 5 e tenni vive le Vipere per più giorni . Ora ognun vede qua! conto fi debba fare dell'analogia del veleno degli altri animali con quello delle Vipere , e quanti s' ingannano a credere , che quelF umor giallo j che fcaturifce dal dente della Vi- pera ^ i'che è vekaoper gli altri animali, fof- 44 foflè tale ancora a lei medefima , e che que- fte pericolofe beftiole fi poteflero, morden- dofi fra di loro, mortalmente avvelenare # Se r analogia potefle valere nel veleno degli animali 5 farei molto portato a credere, che lo Scorpione non pofla ammazzare fé me- defimo col propr/o veleno, come pretende il Mead; e forfè il proprio natio veleno di veruno animale non conferva la fua forza venefica nella propria Ipezie, e fé ciò qualche volta avviene, in ben pochi animaU può ciò feguire, e forfè folo ne i più piccoli , e in quelli , che hanno un ve- leno acre , e pungentiffimo , come nelle api, nelle vefpe , e ne' calabroni . E per quello forfè anco lo Scorpione Affiricano , e Afiatico può ferir mortalmente un altro Scorpione , giacché il veleno dello Scor- pione noftrale, meflb fulla lingua, non la- ìcia di effere acre, e piccante. Per altro pare , che abbia data occafione a quefto errore affai comune , anche a i più efatti offervatori delle cofe naturali una molto fallace efperienza. Era ftato offervato, che lo Scorpione circondato d' ogn' intorno da i carboni accefi y rivolta inquieto fubito ì\ pqn- pungiglione verfo la fchiena in atto di fe- rirfi. E perchè alla fine muore dal fuoco troppo forte, e vicino, e per il foverchio agitarfi fpeflb fi abbruftolìfce , fu creduto che moriffe di ferita d'aculeo, e di ve- leno. L'efperienza però è molto equivoca, ed io l'ho ritrovata aflblutamente falfa* Mille volte Thó replicata, e non ho mai veduto nemmeno una fola volta, che lo Scorpione fi feriffe da fé Coli' aculeo , ben- ché alla fine moriffe abbruciato dal fuoco. Si offerva parimente , che qualche Volta il PoUpo d' acqua dolce , neU' in- ghiottire il cibo , inghiotte ancora le fue fteffe braccia, e quando due Polipi fi con- trattano la preda fatta , fuccede fpeffo , che il più forte inghiotte, e mangia le brac- cia dell'altro. Per quello p^rò non muo- iono quei Polipi, benché abbiano un po- tentiiTimo veleno, come fi vedrà dopo, e quelle loro parti inghiottite efcono dopo qualche tempo dallo fl:omaco intere , e vive fenza alterazione apparente, e fegui- tano a fervire di braccia al Polipo come prima. Già 4^ Già fi e veduto, che il veleno della^ Vipera non è veleno per lei medefima ^ come non lo è alla propria fpecie. Tale non intefa fingolarit'à mi ha fatto fofpet-^ tare, che non lo foffe per altri animali. Se quel giallo umore è un fluido inno- cente alla propria fpecie, perchè noi po- teva eflere anche a qualche ^ altra? Se può non ifcomporre i folidi d'una mac» china vivente, fé può non alterare i fuoi fluidi , e non portarvi la morte , o far- ri alcuno fconcerto j perchè non potrà cffere inattivo per altri corpi organizzati, e viventi,, come i primi ? I veleni ope«- rano in una maniera poco intefa , e moki €orpi attivi fanno de' grandi effetti fopra di qualche parte dell'animale,, lafciando intatte tutte le altre. L' antimonio, che li può mettere impunemente fopra gli oc°- chi, è un violentiffimo emetico prefo per bocca, e fino il foave odor d' una. rofa mette qualche perfona.in convulfione «, La diverfadruttura,, e organizzazione delle parti deir animale, è lai ragione di tutti quefti accidenti e, E„ poi fi; fa 5^ che quello, che è veleno per un;ammak, diventa un, in- .47 innocente corpo , e fin un cibo per uà altro . La cicuta , che ammazza T uomo, nutrifce le capre. Le mandorle amare 5> che noi mangiamo per gufto , fono un ve« leno per certi volatili ^ e non per tutti* Può dunque il veleno della Vipera non effer tale per tutti gli animali y fpecial* mente fé quefti veleni fono' narcotici, e non ammazzano con punte ferendo le par- ti folide dell' animale» Per quefto il fu- blimato corrofivo è veleno per tutti gli animali conofciuti , perchè le ferite mec- caniche fi poifono da effo fare contro tutti gli organi dell* animale , ì Cani al contra; rio mangiano fenza danno dei narcotici , che tanto nuocono all'Uomo, La diverfa bruttura degli organi animali può fare, che una cofa medefima fia veleno per al- cuni animali 5 per altri un corpo inattivo, «d anco per altri un cibo, e che diventi fino un ottima medicina. Quei miei fbfpetti fui veleno della Vipera m' induffero a fare una lunga fe- rie di feguite efperienze. Fra gli animali difficili a morire .5 aveva io oifervato , che le 48 \ ,\ le Mignatte fono difficliiffime ^ e che fatte in più pezzi feguitano tutti quei tronchi a vivere per molti mefi , ed a far gli fteffi moti 5 che folevan fare quando fta- vano uniti infieme • Sofpettai dunque , che un animale così difficile a morire poteffe foftenere il veleno della Vipera fenza danno , e fenza morire. Scelfi dun^ que quefti ammali per il foggetto delle mie ricerche . Prima di farle mordere^ le levava per qualche tempo dall' acqua , e ripofte in un panno lino le afciugava mol- tiffimo, perchè il muco, e il vifcidume^ che fogliono fempre avere fopra la pelle y e che toccate mandano alla cute non rea* deffe fofpettò, ed equivoco T efperimento . Ne feci mordere una delle più grandi , e che chiamano cavaUine 5 da una groffa Vipera, ch'io aveva prima irritata, la quale ferì quella mignatta in più. luoghi attra- verfo il corpo , e la pafsò da banda a banda co ì denti canini. Le ufcirono alcune goccioline di fangue , e rimafta in acqua feguitò a muoverfl y come fé non aveffe ricevuto nulla . Il giorno dopo le cam- biai r acqua, perchè non moriffe da quel fiui^ 49. fluido imputridito (cautela affatto necet faria a praticarfi ) e la trovai vivace^ che rimefla in acqua fi muoveva beniffi- mo per il vafo , e vi nuotava con forza. Seguitò a vivere per molti altri giorni, e farebbe viffuta anche più , s'io non me ne foffi fervito ad altro ufo . Un altra di quelle minori , che hanno alcune ftrifce colorite fuUa fchiena^ e delle quali fi fer- ve la medicina 5 la- feci mordere da due Vipere per modo che reftò traforata in più luoghi . Il giorno dopo fu morfa da ■un altra Vipera , e da due altre Vipere la feci mordere nel terzo giorno. La fua pelle era tutta forata, e prefa fra le ma- ni, e comprelTa , fé le vedeva gemere da quei fori una materia vifcida , ed ofcu- ra : Contuttoquefto feguitò a vivere , e a muoverfi per il vafo . Varie altre Mi- gnatte dell' una , e delF ' altra fpecie ho fatto mordere e nel capo, e n^Ua fchie- na , e per tutto il corpo , ma: niuna di tante mori mai di veleno . Ne folo mi fon contentato di farle mordere dalle Vipere^ ma temendo, che D U IO il veleno o malamente s infinuafle nel loro corpo, o infinuato veniffe fpinto fuori alla cute con quel vifcido umore , che da loro efce ordinariamente per le ferite fatte dal dente della Vipera , ho voluto far loro larghiffime , e profonde aperture con coltel- li, e forbici , e per quelle infinuare abbon- dantemente il veleno in groffe j e replicate gocciole * Anzi a più d' una ho paflato a traverfo del corpo uno Ipugnofo fufcellina di fcopa bene Ipalmato di veleno, e che fempre aveva trovato micidiale in altri animali, con lafciare quello fufcello bene inzuppato di veleno nel corpo della mi- gnatta ; ma tutto quello non è mai ba- llato per ammazzarne alcuno di quegli animali . Aveva io da piìi mefi in vafi d'ac- qua alcuni pezzi di mignatta, i quali vi- vevano tutti,, e fi movevano in quel flui- do , come le foffero flati tanti animali intieri , conlèrvando i primi moti , e le prime inclinazioni * Feci mordere al- cuni di quelli tronchi d' animale dalle Vi- pere ; altri ferii con lancette, e per le ferite infinuai il veleno, e ad altri paflai il corpo col folito fufcellino fpalmato di ab- .5^ abbondante veleno : Niuno mori di quei vivi tronchi d' animale 5 o moftrò di fot frire moltiflimo ne' fuoi foliti moti , che feguitavano a fare come prima. Le mi- gnatte dunque refiftono avveleno della Vi- pera 5 il quale per effe è un umore af- - fatto innocente. Volli fperimentare , fé il veleno deU^ la Vipera era innocente anche per la chiocciola, e per le lumache.- Me ne feci portare- delle più. grandi, e di varie fpe- cie . Le feci mordere a più Vipere , e in varie parti del loro corpo, e inftillai del veleno per alcune ferite fatte loro a bella pofta. Io procurava di farle mordere bene afciutte,. affinchè il veleno vi penetraffe meglio. Una fola di 27. fra lumache, e chiocciole morì dopo venti ore dacché fu rnorfa, e quefta fu una lumaca. Ma nemmeno mi riufci di vederle morire col folito fufcello velenofo, ch'io infinuava nel loro corpo . Perlopiù morfe che erano , tutte fi coprivano di un vifcofo, e tena- ce umore. D 2 Nel 5^ Nel Contado di Pifa fi trova uà Serpente , che da i Paefani è chiamato FA- fpido, ed è creduto affai più velenofo dei- la fteffa Vipera. Queft' animale ha qual- che fomiglianza nelF efteriore figura colla Vipera , benché non abbia i denti canini com'effa, né la guaina, né la vefcichetta del veleno , e fia un animale affatto in- nocente come per efperienza io poffo affi- curare. Di quefta razza era quel Serpen- tello a due tefte , che fii prefentato a Francefco Redi, e che egli defcrive nel principio delle fi^e Offervazioni intorno agli animali viventi^ che fi trovano negli ani* mali viventi ; benché quello del Redi foffe jnoftruofo , e fingolare appunto perché ave-^ va due tefte. Volli fperimentare fé il ve- leno della Vipera era mortifero per que* fto Serpente , Lo feci mordere due volte fucceffive nella coda da una groffa Vipera, Due giorni dopo lo morderono due altre Vipere nella fchiena, e ne ufci per le fe- rite un poco di fangue. Dopo due altri di attaccai loro verfo il collo tre Vi* pere , le quali vi diedero fette in Otto xxiorfi. Parve un poco sbalordito 5 e fi muo- ve- Veva più lentamente . Due altri giorni appreflb lo trovai ancor vivo^ e; portolo in terra camminava come fé non avefle mai ricevuto il minimo male* I medefi- mi tentativi replicai fopra di un altro di quefti Serpentelli ^ che non morì per quan- to il facefli mordere dalle Vipere % Ne mi riufcJL di veder morire dal iiìorfo della Vipera un altro fèrpente molto maggiore del primo j e che cori particola^ nome fi chiama in Tofcana la Serpe * iFeci mordere varie di quelle Serpi, ora nella coda , ora nella fchiena , quando net la pancia , e talora nel collo , e niuna mi: mori mai, benché arrivaffi a farne mof* dere alcune fino da tre Vipere nello fteflb tempo : né a tanti mòrfi fi moftrarono punto sbalordite , o torbide nei iofo con- fueti moti i Non rifparmiai il folito fu* fcellino di fcopa fpalmato largamente di veleno, che loro introduceva in varie parti del corpo : Né il veleno infinuato per fe-^ rita nocque loro; né valfe il denudarla dalla cute ^ perchè il v^eienò s' infinuaflè f)iù facilmente é Pare dunque ^ ishe a què* Di fìà 54 fta fpecie di Serpenti il veleno della Vi- pera fia un umore indifferente affatto ^ o non ficuramente micidiale: Onde non fo- lamente nella claife de' Vermi fi trovano animali, che non muoiono per il morfo della Vipera, ma ancora fra gli animali meno femplici, cioè dotati di molti vi- fceri, e del cuore, ve ne fono di quelli, che poffono foffrire fenz' alcun danno il morfo della Vipera. Un altro Serpente ho fcoperto, che non muore pel morfo della Vipera, e fi chiama comunemente Ceci- lia. Io ne ho fatta più volte la prova, e r ho fatto mordere anche da più Vipere nello flelTo tempo in diverfe parti del cor- po. Quefto torpido animale non ha mai moftrato di patire da quel veleno , che più volte ancora gl'inftillai nel corpo per ferite fatte a bella pofta. Quefle tre fpe- cie di Serpenti la Cecilia, Y Afpide, e la Serpe non fono velenofe; e quando arri- vino a mordere, e a forare la pelle, non fi corre alcun rifchio da quelle ferite . Non hanno alcun dente accannellato come quelli della Vipera, non guaina, che gli ricopra j^ non ricettacolo di veleno • In ^ . fom- 55 fomma fono animali affatto innocenti, e mordendo non avvelenano mai,* come mi corta per molte efperienze. Feci mordere due Tartarughe acquaiole da una grofla , e arrabbiata Vipera , e furono morfe nelle zampe di dietro , dove la pelle è meno dura , e refiftente . Per più di IO. giorni , che le tenni vive, nulla moftrarono d'aver fofferto, e feguitavano a camminare naturalmente per la terra come facevano prima . Un altra ne feci mordere più volte nel collo, e fi vide chiaramente , che i denti penetrarono a traverfo di quella pelle fagrinata, in mo- do che una volta . la Vipera vi lafciò un dente piantato fra le vertebre. Il giorno dipoi fu morfa da un' altra Vipera pari- mente nel collo , e da un altra nelle gambe davanti . Nel terzo giorno fecila mordere da due altre Vipere nel collo , e nelle gambe pofteriori * Quella Tarta- ruga non folo non mori in tante prove y ma ne anco moftrò di aver foftèrto il più piccolo incomodo , che anzi pareva più ugile ne' fuoi moti , e più fenfibile alk D^ per- 5^ percofle. Altre cinque ne feci mordere da otto Vipere nel petto, e nella pancia a carni fcoperte, avendo loro prima levato r ofleo forame . Ninna mori per tutto quefto 5 poiché anche dopo il quarto gior- no vivevano^ come fogliono tali animali a torace levato. Ad alcune altre tartaru- ghe feci delle profonde ferite nelle zam- pe, ed a certe altre levai anco la pelle, e per le ferite così fatte inftillai largamen- te il veleno. Ad altre piantai profonda- mente in quelle parti nudate dei groffi avvelenati fufcelli di fcopa . Ninna ne mo- rì, e niuna moftrò di aver fofferto alcun male . Non credo però con tutto quefto, che il veleno della Vipera fia affatto innocente alle Tartarughe , perchè finalmente arrivai a vederne morir una , che feci mordere in più luoghi da i8. Vipere, e che tutta grondava di fangue per i morfi ricevuti da quei micidiali Serpentelli . Un' altra me ne morì dopo 12. ore morfa folamente da tre Vipere nel collo; ed una terza do- po 24. benché morfa nelle zampe da due grot 57 grofle Vipere. Il veleno della Vipeja par che fi diflbnda di rado nel corpo delle Teftuggini , e che operi con più lentez- za, e con minore attività, -che negli al- tri animali a fangue freddo. Quefii muo- jòno aflblutamente dal veleno della Vipe- ra 5 almeno tutti quelli , che ho fatto mordere dalle Vipere; e fino le Anguille ^ benché più tardi, e benché durino a vi- vere i8. o 2c. ore. Anche gli altri pe- fci muojono da quel veleno, e le Lucer- tole non vivono dopo il morfo delle Vi- pere 5 fé non pochiffimi minuti . Gli animali caldi muoion tutti di tal veleno : almeno io non ho fin qui po- tuto trovarne alcuno , che non avefle que- fta forte. Feci mordere anche un piccolo Aftore , il quale mori in meno di tre mi- nuti di tempo. Pochi fecondi dopo morfo, incominciò ad aprir la bocca , come fé non potefle più refpirare , ed avefle fìi- moli al vomito. E poco dipoi cadde fui petto per debolezza, non fi potendo più reggere ritto in piede, e morì preftiffinio con tutti i fegni. della maflima debolezza. Gè- 5^ Generalmente ho offervato , che gli ani* mali più calidi, e che hanno il moto del cuore più veloce ^ muojono più prefto de* gU altri. Vi fono dunque più fpecie d'animali differentiffimi fra di loro, per i quali il veleno della Vipera o non è veleno, o lo è molto di rado , e meno efficacemen- te. Molti altri forfè ve ne faranno norì ancora conpfciuti dagli oflervatori, che avranno forza di refiftere al veleno della Vipera . E per verità molti ne ho tro- vati nel numero degl' infetti , e de i ver- mi, a i quali il veleno della Vipera non nuoce. Ma di quefii fpero di parlarne più a lungo in un altra Operetta , che avrà per oggetto i rimedj contro il morfo della Vipera, appoggiati ai principj, che qui ftabihfco fuUa caufa della morte ^originata dal veleno di quefto animale* Tali verità deono render fempre cauto, e guardingo il Filofofo naturale, fé non vuole ingan- narfi ad ogni paflb, e dimoftrano quanto poco convenga fidarfi della nuda, e fem- plice analogia fra animale, e animale ^ do- 5P dove fi tratta della loro vita, ed econo- mia di moti. La natura non s'indovina dal Filofofo, e folo l'efperienza in mano dell' oflervatore fagace può farle parlare il linguaggio della verità. Cosi fece appunto nelle mani d' un Neuton , d' un Bolle ^ d'un Galileo, d'un Redi. Il Mead in un Libretto fu i veleni ftampato nel 173^5 colla falfa data d' Am- fterdam , e di Napoli, fcrive, che il ve- leno della Vipera è acido , e che fa di- ventar roffa la tintura cerulea d' eliotro- pio . Egli dice di aver fatte varie efpe- rienze fopra tal cofa , e di averne rile- vato fimili verità. Per afficurarmene prefi da lina tefta di Vipera poco prima am- mazzata , una groffa gocciola di veleno , la quale ricevei fopra di un vetro facen- dola ufcir per la punta del dente col pi- giare alquanto il palato , indi la lafciai cadere fopra una carta turchina. La carta fé ne inzuppò molto bene , ma non fi vide alcun fegtio di color roffo; apparve bensì in quel luogo alquanto gialla , e tale fi mantenne anco dopo afciugata. Non mi pa- parendo vero, che quel dotto Inglefe a* vefle potuto ingannare in una oflerva* zione di tanta facilità, più volte replicai r efperienza * Prefi maggior quantità dì veleno, ne inzuppai verie carte in molte, più larghe porzioni di prima. E per non tralafciare alcuna poffibil cautela, variai r oflèrvazione mutando in aflai diverfe maniere le circoftanze . Talora perchè il veleno foffe più puro , lo prendeva di pri^ ma mano dal dente, prima cioè, che toc* caffè altre parti della bocca* Qualche volta io ftrofinava fortemente la bocca della Vi* pera col cotone quando era viva, e in atto di ferire , e quando era morta , ed avea la bocca piena di veleno . Ne fciolfi molto nell'acqua, e ne bagnai la carta turchina. Io defiderava di fcoprire , fé il Mead poteva aver veduto il roffo, forfè per effere flato unito il veleno ad altri fluidi della Vipera, onde feci l' esperienze in affai combinate circoftanze , ma tutto fu invano; la carta turchina non rofféggiò mai , fempre ap- parve giallognola , cioè del colore naturale al veleno . Né fui punta più felice nelF unire il veleno delle Vipere allo Sciroppo^ di 6i di viole 5 la qual mefcolanza ancora il Mead dice di avere offervata alquanto rofla. Quando il Veleno di Vipera era in maggior copia dello fciroppo ho bensì ve- duto formarfi un fluido giallaftro, ma non m' è rifufcito mai di vederlo né anco leg- germente roflb . Accrebbi , e fcemai la dofe del Veleno, che univa allo Scirop- po; lo prefi fchietto dalla bocca dell' ani- male, e imbrattato di bava. Lo Scirop- po non fi mutò di colore, altro che un poco in giallo . Reftai dunque alfine dopo molte, e diligenti efperienze afficurato, che il Veleno della Vipera non mura in roflb né la tintura dell' Eliotropio , né lo Sciroppo di viole» (a) Nella medefima Opera fopra i veleni fofìiene il Mead, che quefto fia un vero acido , il quale fermenti , unito alle foftan- ze alcaline . Io prefi dunque varie foltan- ze (a) Anche il Dr. James crede acido quel veleno , per- chè , die* egli 5 cangia in rojjo la tintura di E- liotropio , come fanno gli acidi , e tinge legger- ,;r?--"; di rtjfo il Siropo di viole. 6z / ^ ze alcaline liquide , lo fpirito di corno di cervo 5 il fai di tartaro per deliquio , r acqua di calce , e molti fali alcalini fciolti in acqua , come d' artemifia ^ ro- fra arino , tamarifco; unii a quefte mate- rie alcaline in diverfi modi varia quanti- tà di veleno prendendolo Tempre puro, e non mefcolato con altri fughi della boc- ca. Neffun moto 5 o fermentazione fi of- fervò neir unione di quei fluidi; neflìina boUicella d'aria mai fi fviluppò*, benché offervaffi tutto ciò con un acutilfimo mi- crofcopio. Il colore fi mantenne l'ifteffo, né potè vederfi alcun fegno onde fi potef- fe fofpettare, che nei veleno vi fofle aci- do di forte alcuna. Né fi creda già, che la fermentazione per la fua troppa rapi- dità preveniffe la mia offervazione, per- chè la gocciola del Veleno andava ad unirfi alle foftanze alcaline con lentezza tale , che coU'aiuto del inicrofcopio io po- tei beniifimo vederla nel punto , in cui fé- guiva la mefcolanza. E' perchè non fono mancati Scrit» tori gràviffimi, i quali aveano pretefo ^^ che che il veleno della Vipera fofle alcalino, anziché acido , e che aveano fpiegato anche la virtù , e i rapidi effetti di quell' umore fondati fu tale ipotefi^ credei di dover fare intorno a quello punto alcune efperienze . A tale effetto preparai de i fluidi acidi 5 come aceto , fugo di Umo- ne, lo fpirito di fale, di nitro, di ve- triolo 5 di zolfo 5 il liquore acido dell' allume , i fali acidi vdelle piante . Me- fcolai con quelli acidi più forti il veleno puriffuTiO della Vipera ora più , ora me- no . Il colore non fi mutò , . fé non in giallo, quando il veleno era in maggior dofe dell'acido. Neffuna effervefcenza fi palesò mai nella mefcolanza ed efamina- ta come fopra col microfcopio, non vi trovai alcun moto, né veddi ufcirne l'a- ria, come fegue nelle fermentazioni. Ma né pure mefcolato in qualfivoglia niodo alla tintura di Viole mi é mai riufcito di vederla gialla con'^e fogliono farlo le foftanze alcahne» Malamente dunque i Filofofì ns tu- rali credono acido, o alcalino il veleno del- 64 della Vipera , e malamente pretendono • con quelle' ipotefi di fpiegare gii effetti perniciofi, ch'ei cagiona nei corpi anima- li. Quefte loro ipotefi non fono appog- giate a veruna ragione , e vengono fmen- tite, ed abbattute dall' irrefilHbile efperien- za, d'ogni verità fifica guida, e maeftra. Non debbo però tacere, che T ifieffo Mead alcuni anni dopo in una nuova edizione della fua Opera fopra i Veleni ftampata a Parigi del 1 751. "corregge molti erron di fatto. Queft' edizione per verità mi capitò troppo tardi alle mani . Qui egli ritratta tutto quello, che aveva afferito fulla qualità acida del Veleno della Vi«- pera, e non fole confefsò, che Tefperien- za deir Eliotropio^ e dello Sciroppo di viole erane falfe, ma ancora convenne, che il veleno della Vipera non fermenta- va né con gli acidi, né con gli alcalini. Quefta correzione mi rifparmiò 1' inutile fatica di ricercare perché F efperienze del Mead non conveniflero colle mie , e quale foffe la caufa, che lo aveva fatto travedere. Ed ebbi la confolazione di fìa- bilire io il primo dopo il. Mead coU'iftelTe efue- efperienze, fatte però in diverll modi, e più copiofamente, quelle medefime verità, che egli aveva prima trovate, e intorno alle quali niuno, che fia a mia notizia, ha fatto /dopo di lui alcuno efperinientOe Mi confermai pertanto femprepiù nella cer- tezza di tali efperienze, le quali per ve« rita farebbero ftate ancora incerte , e inde» cife; pofciachè per le leggi di rigorofa cri- tica non convien preftar, fede aflbluta an- che ai, più celebri oifervatori ,. fé le me- defime efperienze moftrano talvolta all' ifteffo autore contrarj effetti in diverfi tempie Per quefto volli ancora rintracciare colle più fcrupolofe ricerche, fé veramente fi veggono quei fali pungenti , che il Mead in tutte le fue offervazioni, ed anche nell' ultima fua Opera, fcriffe di averti coftan- temente ritrovato, e che tutti i Filofofi, e Offervatori dopo di lui hanno concorde- mente abbracciato. (/^) Confeffo, che reftai E non [a] Il James fojlìene col Mead d'aver veduti de ì Sally benché pochìffimì^ net veleno fcf otto ^ e che la rete, che fi o(ferva , quando è diseccato , fia fatta tutta, di SalL 6S non poco forprefo quando per la prima volta efaminai col microfcopio il veleno della Vipera , e non vi trovai queir am- maflb di fali nuotanti per quelf umore , che il dotto Inglefe dice di avervi fem* pre veduti . Prefi una lente delle più acu- te 5 che fi lavorino in Inghilterra , ma non per quefto fi videro i fali. Offervai fo- lamente un umor vifcido^ e giallognolo non figurato in alcuna fua parte, fenza molecole , o corpicciuoli , ma per tutto continuato 5 ed uniforme, come compari* fcono gli oli guardati col microfcopio. Il veleno lo prefi fempre dal dente , per* che non folte unito ad altri umori della bocca, e della guaina del dente flieffo, ma puriffimo. Rifeci queft' oflervazione più di cento volte in molte maniere ; mi fervii ancora del microfcopio folare , ma final- mente mi convenne credere , che quei fali non fi vedevano nel veleno puro della Vi* pera , e che qualche non previfto acci- dente dovea aver fatto travedere il dotto Inglefe • Mi fov venne allora, ch'io aveva oflervato col microfcopio molto prima nel- la faliva umana alcuni corpi trafparenti, che che galleggiavano folla fuperficie , i quali a prima vifta potevano con facilità efler prefi per veri fali. Chi non fi è eferci- tato lungamente fui microfcopio^ e non ha efaminata con tutta l'attenzione la fi- gura di moltiffimi fali , che fi oflèrvano nei liquidi, fpecialmente quando fi afciuga- no 5 crederà ficuramente , che quelle mo- lecole galleggianti 5 e pellucide delia fali va fieno fali veri effettivi. Quei corpicciuoli però della faliva fono troppo leggieri , troppo grandi, ne abbaftanza trafparenti per crederli fali. Sono per la maggior parte di diverfa grandezza ,. e figura , e Ipeffo d' un contomo più curvo , ch-e retto* Moftrano qua e là de i piccoli feni , e pieghette folla loro fuperficie , e s incre- fpano leggermente, e diventano più ofcu- ri , mentre la faHva fi fecca . All' occhio di fperimentato Offervatore comparifcono vere pellicelle , o pieghevoli, e fottili membrane, che probabilmente fono porzio- ni del cibo alterato in parte, e digerito. In fatti fcemano, ed anche fparifcono affatto col lungo rafchiarfi la bocca , o ripulirla coir acqua 5 ed io ho offervato, che toc- E 2 ea* 6^ ' care con una fottiliffima punta d'ago da ricamare , s' allungano , e fi pieghettano , come farebbe una pelle. In una 'goccio- letta di queir umor falivale , che fi trova qualche volta in bocca alla Vipera , vi oifervai col microfcopio molti piccoli ine- guali corpicciuoli natanti, fimiii in parte a quelli della fall va dell'uomo, e degli al- tri animali, ed infuna gocciolina di ve- leno, che con una fpatoletta d' argento io traffi dalla bocca della Vipera fregandole fortemente il palato; fcoperfi galleggiarne alcuni. Quindi intefi, come il Mead ave- va potuto ingannare nelF offervare queir umore . Dovette egli credere, che quei corpicciuoli, i quali forfè erano della fa- Uva, foflero anzi del veleno, che verifi- milmente avrà prefo dalla bocca della Vi- pera non addirittura dal dente come ave- va fatto io nelle mie prime efperienze • E* per altro vero, che fpeflb fi offervano nel veleno della Vipera ancora fciolto delle paUine, o globetti alquanto gialli, e tra- iparenti * Ma quelli folamente fi offerva- no, allorachè fi pigia fortemente il palato, o la vefcichetta , e fi sforza ad ufcire non pu- ' 69 puro 5 e fchietto^ ma mefcolato dei cor- picciuoli della vefcichetta* Un altra offervazlone veramente fi legge fatta da quello Scrittore , la quale fembra, che ftabilifca in modo lumiiiofo^ e convincente^ che quefìi fall efiftono nel veleno . Afficura egli di avere oflervatò col microfcopio) che feccato il veleno del- la Vipera fopra un vetro , le particelle fa* line fi figuravano quafi in criftalli oltre- modo fonili) ed acuti in forma d'una tela di ragno delle più fine , i quali criftalli ^ o fpilli trafparenti rimanevano inalterati per più mefi , tanto erano rigidi ^ e forti in quella loro piccolezza* Prefi una goc- ciola di veleno puro, e non mefcolato co ì fughi della bócca , che lafciato feccare fo- pra una laftra fottile di criftallo efaminai attentamente con una lente acutiffima * Reftai molto forprefo nel vedere quella laftra nel luogo della gócciola dì veleno gremita di varj corpicciuoh -^ affai trafpa- fparenti per veritb, di fuperficìe uguale ^ e figurati con molta regolarità , e fimetria; Erano quefti per la maffima parte di fi« E 3 gu* gure quadrilatere , ed anco triangolari cori punte affai acute 5 le quali rapprefentava- no beniffimo la rete veduta, e defcritta efattamente dal Mead. La loro regolari* tà 5 e trafparenza poteva far fofpettare che foffero fali 5 ma erano troppo gran- di , e fituati con troppa fimetria per non ■dubitarne , e per appoggiarfi fu quefta fola apparenza • Affatto poi mi perfuafi, che veramente non foffero fali^ quando non ne vidi né anco uno degli ammontati ^ come fi offerva negli altri SaH , e gli vidi tutti diftribuiti ad uguali diftanze T uno dall'altro. Chi ha efaminato altre volte i fali de i fluidi , fa di quanto valore , e pefo fieno quelle rifleffioni. Dubitai dun- que 5 che r ifteffo veleno fi foffe (crepolato, e rotto in più luoghi nel diffeccarfi fui vetro, COSI dividendofi in più, e più par- ti, come fi vede accadere nei più fottili ftrati di terra cretofa, che nel profciugarfi fi fcrepola in minutiffimi pezzi abbaftanza regolari , e nella maggior parte in quadri* lateri, e triangoH , i quali fono equidi* ftanti r uno dall' altro , perchè le feffure fono quafi per tutto della medefima lar- ghez- glie2za 5 operando F iftefla cagione per il medefimo tempo ^ e con eguale attività fopra tutto lo ftrato, onde fi. forma una ipecie di rete con maglie differenti ^ come per r appunto è la tela del ragno. Per affiGurarmi femprepiù, che non erano (ali del veleno , ma rottami , e fquarci di quel vifcofo umore feccatOj immaginai un nuo- vo efperimentO) il quale ho creduto deci* fivó. Lafciai feecare nel fondo d'un vetro concavo 5 e fottilè molte gocciole di puro veleno. Efaminato col microfcopioj lo tro* vai al folito divifo in più pezzi, la fu» jperficie de' quali rapprefèntava in qualche modo la folita rete di ragno, ma fi ve- deva affai bene, che quelli fquàrci del Ve- ìenofo umore verfo la parte più baffa del vetro erano àncora molto più gròffi ^ e proporzionati alla profondità dell' umore diffeccato. Erano quei pretefi fall vere por- zioni di veleno inaridito fui vetro ^ poco^ ó nulla trafparenti, dov* erano più groffe^ e del colore del veleno nello flato di flui- dità, cioè alquanto gialle* Si vedeva chia*» ramente , che le feffure erano nate nel ri» tirarfi , è riftringerfi del veleno ^ quando E 4 fva* 72 fvaporano le parti fluide del medelimo^ le quali feffure fi offervano anco ad oc- chio nudo 5 fi difecchi il veleno o fopra vetro 5 o fu qualunque altro corpo . Ma perchè alcun dubbio non rimaheffe y e niun lofpetto benché lontano fi aveffe fopra di un fatto importante 5 e da tutti adottato per vero 5 e fopra a cui F illuftre Mead pianta il fuo fiftema dell' azione del vele- no introdotto nel fangue dell'animale, ho penfato a quell'altra e^erienza, che di- ftrugge, ficuramente la fuppofta rete fali- na . Meffi fopra un vetro piano una goc- ciola di veleno 5 che offervai attentamente colla prima lente del microfcopio aquatico di Guffi, finché fi foffe perfettamente fec- cato. Io aveva già offervato , che i fali^ i quali fi trovano nelle foftanze liquide, fi vanno depofitando dalla circonferenza del- la gocciola alle parti più interne prima in forma di criftalli minimi , che nel feguito diventano maggiori , ingroffati da i fopra v- vegnenti fall, e particelle della flieffa natura . Nulla di quefto potei vedere mai nella gocciola del veleno. Offervai bensì chia- ramente 5 che quell' umore nell' afciugarfi fi 75 fi apriva in più, e più luoghi fotto gii occhi miei , e lafciava de i folchi , e fef- fure fra le parti feccate. Subito che egli fi era addehfato per T evaporazione delle più volatili parti, comparivano a un tratto quei quadrilateri , e triangoli già defcritti . / Quelli fcrepoli 5 o felTure cominciavano a farfi vedere prima alla circonferenza dell' addenfata gocciola , indi appoco a poco fi fcoprivano ancor verfo il centro . I qua- drilateri 5 e triangoli non crefcevano a mifura ^ che il veleno andava fernprepiù fvaporando, come fegue nei fluidi , in cui quelle parti figurate eifendo formate da fall debbon crefcere nel diminuire del fluido , depofitandofi ì detti fall , e riunendofi in- fieme a proporzione che il fluido fvapora» Quello difeccato umore era affai fomi- gliante ad una tela di ragno 5 i cui fili erano affai bene rapprefentati dalle feffure, o intervalli lafciati tra parte 5 e parte nei diffeccarfi del veleno^ e gli occhi di quella rete erano fatti dalle parti rotte , e fepa- rate del veleno , o fia da i quadrilateri per la maggior parte , ed anche da qualche triangolo « Rifatta più 5 e più volte con par- 74 particokr piacere quefta oflervazione ^ tlòH lafciai di mefcolare alcune volte il veleno della Vipera con acqua di fonte puriflima^ che meffa in gocciole fotto il microfcopio la lafciava feccare^ perchè in tal guifa al* meno fi manifeftaflero quei fall , fé vi er- rano 5 ma fempre invano per verità . Niun mezzo, niuna più precifa maniera di ot fervare potei immaginarmi , che me gli poteffe far vedere ^ come neppure gli pò* terono offervare due chiariffimi ProfelTori dell' Univerfita Pifana il Sig* Tommafo Perelli 5 e il Sig. Gio* Maria Lampredi ^ i quali vollero onorarmi della loro pre- fenza a quefte mie offervazioni , ed elpe* rienze , fpecialmente intorno i fali del ve- leno della Vipera ^ e ambedue convennero, che quando fi foffe potuto fofpettare dell' efiftenza di quei fali , le mie elperienze ac- compagnate da una mediocre fifleflione to- glievano ogni (dubbiezza . Bifogna bensì avvertire y che quando fi fa feccare una affai grofia gocciola di veleno fopra uà vetro y i rottami j o fquarci di quel mi- cidiale umore fono molto maggiori di quando il veleno è poco y e fciolto in ac-' 75 acqua ^ o diftefo fottilmente fui vetro . Anche le feffure tra fquarcio , e fquarcio fono larghifTinie^ e quafi tutte fatte a rag- gi 5 che vanno ad unìrfi verfo il centro del veleno feccato . Tra un raggio , e l'al- tro fi veggono delle feffure trafverfali più fitte verfo l'unione de i raggi , le quali formano per lo più quadrilateri miftilinei decrefcenti verfo il centro dell' umore , con qualche triangolo , o altra figura ir- regolare . Alla circonferenza della gocciola^ quefte traverfali feffure fi offervano affai minori, e le une più vicine alle altre, e quafi tutte curvilinee, e fatte ad arco di cerchio • Si vede ancora talvolta nel vele- no della Vipera efaminato col microfcopio delle minutiffune gocciole minori, o mac- chiette, che fi difeccano più tardi del re- cante, e che fono affai trafparenti. Cosi reftai convinto della falfita di quei fah, che pure i Medici, è i Filofofi ammettevano con tanta ficurezza , e vidi , che tutte le teorie, e fiftemi fabbricati fo- pra di quefl:i per render ragione della forza micidiale del veleno della Vipera, cadevano da 7^ da fé 5 perchè fono fmentiti dall' efperien^ za 5 e che niuna forte ragione vi era per foftenere , che quell' umore foffe compofto di fali acidi ^ o alcalini , o neutri . Sulla teftimonianza del Redi il fapo* re del veleno della Vipera paffava per in- fipido 5 e fimile a quello dell' olio di man- dorle dolci ; in neflun luogo peraltro delle fue Opere apparifce, eh' egli fteffo fé ne af- ficurafle coli' aflaggiarlo . Pare, che in que- fto egli fi fidaffe di quel coraggiofo Jacopo Vipera jo , che indifferentemente g urtava quel pericolofo liquore . Si legge , che fi efibi di berne una cucchiaiata intera y e veramente fu veduto (dice il Redi) fpon- taneamente lambirne più , e più volte * Il Mead all' oppofto , che fcrive d' averlo affaggiato da fé , oltre l'averlo fatto guftare ad altre perfone, lo deferi ve acre , e mor- dace . Dice 5 che lafcia fuUa Hngua un bru* ciore di più ore , benché allungato , e ftem- perato coli' acqua calda , e racconta , che chi lo bevve puro , ebbe la lingua in poco tempo enfiata, e dolente. Eccoci nella Fi- iofofica neceffita di bere il veleno. Con- fet 77 . feflb 5 che lo feci con del ribrezzo , né io configlio veruno a farlo da franco , come l'avverte il dottifllmo Morgagni in una fua erudita 5 ed elegante lettera fopra i vele- ni 5 per il timore di qualche lacerazione nella bocca , di cui non è Tempre facile rafficurarii {a). Ma conveniva pur farlo per aflicurarfi di un fatto , che teneva an- cora divifi tra loro i più moderni , e ac- creditati Scrittori. Pofi dunque fopra una laminetta di vetro una gocciola di veleno , la quale mefcolai con dieci in dodici altre gocciole d' acqua di fonte* Colla punta della lin- gua toccai appena quell'umore mefcolato, e fubito provai una fenfazione alquanto fredda, e come di cofa infipida. Afpettai un poco per vedere fé io fentiva alcun bruciore , come cagionano le materie aci- de 5 e mordaci , alla fine ritirai la lingua, che girai fra le labbra , e le gengive , per- che {a) De fed'tb. & cauf, mort, Epijf.^f, 78 che fi manifeftaffe femprepiù il fapore di quel veleno, qualunque egli foffe fiato, ma mi parve un fapore del tutto infipì- do 5 e fenza gufto . Refo più coraggiofo replicai la prova, fcemando ogni volta la quantità dell' acqua , e forbendo il veleno in copia maggiore ; ciò non oftante niun fapore aflbluto , ni un odore partico- lare 5 niuna fenfazione mi fece d' altro , che d' una materia infipida , e fciolta • Al- lora fu che prefi tutto quel veleno , che potei fpremere da una Vipera , il quale fchietto mifi in bocca rifolutamente , e lo rigirai fra le labbra iìrofinandoci la punta della hngua , dove i fapori tutti fi fentono meglio, che altrove . Lo trovai leggermente denfo, e gluttnofo in paragone dell'acqua pura, non acre , e pugnente, non mordace, fenza alcun fapore vero, e determinato ,^ non però affatto fimile all' infipidezza delF acqua puriffima Ai fonte , ma quafi ten- dente al fapore appena feiifibile di graffo fciolto , e frefco d' animale , con un debo- liffimo odore quafi affatto infenfibile, e non molto diverfo da quello, che ha il graffò iftelfo dqlla Vipera, fé l'odore di quefl' ul- ti-. 7P. timo non fofle più forte , e naufeofo in paragone di quello . Lo fteflb veleno gu- fandolo dopo averlo feccato, e ridotto in polvere , lo trovai infipido , e fenza odo- re . Non trovando alcun vogliofo tra i Fi^ lofofi , che bramaffero unire il giudizio lo- ro al mio , intorno al fapore di eflb , lo diedi ad aflaggiarc ad un certo Jacopo Benvenuti Tirolefe giovane di mio fervi- zio, il quale conobbi niente meno corag- giofo di quel famofo Jacopo Viperaio, di cui parla Francefco Redi con tanta ma- raviglia. Lo prefe egli più volte in vari tempi, e in diverfa quantità, ora fchiet- to , ed ora unito all' acqua . In tutte quelle prove non gli gonfiò mai la lin- gua , non fi dolfe mai di fentirfi bruciare, o pugnere moleftamente la bocca. Senti- va però quando la prendeva fchietto, e in molta dofe, una tal fenfazione , che non fapeva ben dire in che veramente confl- ftefle , ma che era affatto diverfa da quel- la, che fi prova quando fi gulta l'oHo di mandorle dolci, o fi beve dell'acqua di fonte , o fi prendon cofe acide , e mordaci per bocca . Più volte gli fi mantenne an- che 8o che per ore fulla lingua un fenfo non di dolore , ma tale quale diceva di aver pro- vato dopo aver guftato qualche aftringen- te . E diceva il vero ficuramente , perchè una tal quale fenfazione molefta T aveva provata ancor io, la quale mi era durata qualche volta fino cinque in fei ore con qualche forta d' incomodo alle labbra , e a quelle parti della lingua , e della, bocca , che erano fiate lungamente toccate da quel veleno . Prefo il veleno in poca do- fé, e unito air acqua, non lafcia fulla lin- gua alcuna fenfazione . Quefìo moleflo fia- to della bocca non fi prova veramente neir ifteffo tempo, che fr gufla quel ve- leno 5 ne fubito prefo , quando noa fi te- neffe in bocca_ lungamente, ma bensì do- po un qualche tempo.. In neffuna prova delle tante, che io feci affaggiando il ve- leno , che furono più di cento ,^ non mi fi gonfio mai la lingua, mai non mi- dolfe, o mi s' infiammò.. E tanto è vero, che il veleno della Vipera non gonfia, ed in- fiamma la lingua, che non, arriva né an- co ad infiammar gli occhi quando fi toc- chino con queir umore. Io ho più^. e più voi- 8r volte fatto cadere delle gocciole ben groflè- di veleno fui bianco degli occhi di varj animali , e fulla cornea trafparen.te de' Ghiri, de' Gatti 5 e de' Cani, e non ho mai potuto offervare alcuna infiammazio- ne, alcun tumore in quelle paj'ti, benché fieno tanto dehcate, e fenfibili a i corpi più innocenti . Né anco fpinto fu pe 1 nafo degli animali, fchietto , o mefcolato con acqua, ha mai moflrato di nuocer pun- to , non avendo mai T animale dato al- cun fegno di foffrire il più leggiero inca- modo • Certamente io non ho mai trovato il veleno della Vipera fimile ai cauftici , cioè bruciante , e mordace , e quale in fatti è quello delle api, e dello fcorpione. Appena io metteva fulla lingua la più pic- cola quantità , e appena vifibile del veleno di un Ape , o fchietto , o unito a poc' ac- qua , mi fentiva fubito pungere, e bruciare la lingua sì fattamente , come fé mi ci aveflì applicato uno de i più forti cauftici , che infegni la chimica . Mordaciffimo , pungente, e acre, é quell'umore nelF Ape, F nel^ 82 nella Vefpe, e nel Calabrone, ed il dolo- re, che rifveglia, dura per lungo tempo, Lo prendeva io quando dall'aculeo, quando dalla vefcichetta , o ampolla , in cui rida» gna, e fempremai facevami T ifteffa fenfa» zione di dolore, Anche feccato da molti giorni conferva molto bene la fua forza, e attività di pungere , e dolere fulla lin* giiat L' ifteffo fi dica dei vdeno dello Scor* pion^ noftrale. Quel bianco, q vifcofo u^ inore, che gli efce dal pungiglione, quan-- do ferifce, meflb anch' effo fulla lingua, r ho trovato alquanto pungente , e mor-* dace , ma affaimeno di quello dell' Ape , Equindi nafce appunto , che 1' Ape quando ferifce col pungiglione , fa un dolore gran- de , e maggiore affai di quello , che fanno i noftrì Scorpioni , Forfè quelli d' Affrica avranno anch' effi.il veleno pungentiffimo, come le Api , giacché arriva in poco tem^* pò a far morire gli animali^ Feci altresì affaggiare a qualcuno de* gli animali non parlanti il veleno della Vipera, che febbene non hanno la parola per farfi intendere, pur danno molti fegni del del piacere , o difgufto, ch'effi provano nel' mangiare . Mifi adunque non poco veleno in bocca adj uni mio canino domeftico , egli fé r inghiottì avidamente j poi per qualche tempo fi; leccò le labbra,, come fi fa di cofa, di cui; fi gode di prolungare la grata fenfazione. Poco dopo> inzuppai del veleno di più Vipere un groflb^ boccone" di midolla, di. pane talmentechè era tutto giallo ;: lo prefentai al folito. cane , che già e^a. fazio.* d' altri cibi , e: rifiutava co- nftantemente. altra midolla non inzuppa- ta. Odorata poi, che Y ebbe,, la. mangiò addirittura,, e mi fece quegli atti,, e quei moti 5 con cui quefte beftie fanno cono-. fcere , che hanna. mangiato con gufto , e che ne piglierebbero dell' altro *. Quando gli avvicinava alle labbra qualche gocciola di quel veleno, fubito la leccava con tutti i fegnali di una fenfazione; non.dirpiacevo- le. Ora fi fa per efperienza, che i cani fono come i ragazzi, nimici giurati dell' amaro y e dell' acre , ed al coatrario ghiotti dell' untuofo . Se dunque il cane fi mo- ftrava golofo del Veleno della Vipera, è più verifimile , che avefle la feconda , noa F s la la prima qualità. Quindi è cola immagi- naria, o almeno non coftante, che quefla veleno fia acre , e pungente ; come altresì non è vero, che la lingua, e la bocca dol-. gano , e s' infiammino ^ qualora fi beve di queir umore .. Il Mead crede, che il veleno della Vipera , quando arriva a toccar le carni tagliate degli anirnali vivi , cagioni uà fortiflimó dolore. E cosi dovea eziandio penfare chi credette quelF umore pieno di Tali, mordace e urente alla lingua. Egli non lafcia però di ftabilire tal fua opinion^ con una efperienza fatta fopra d' un Ca-^ ne , il quale non moftrò di fentir gran do^ lore nel forarli il nafo con un ago ricur^ vo, e fcannellato, ma diede in grand' ur-». li, e fmanie t'oflochè il veleno arrivò g. toccargli le parti ferite. Io ho rifatto que^^ fta medefima efperienza in un Cane gio- vane, il quale non moftrò di foffrir il mi^ nimo incomodo*, quando la gocciola del veleno gli toccò le labbra del nafo ferito, E bensì vero, che in un Gatto offervai una volta qualche maggiore fcotimento, quan* do ^5 éò Y àgò incurvato arrivò a profondarfi nel nafo a fegno, che il veleno già inco* Hiinciava a fpanderfi fuUa carne viva: M^ un tal modo di fperimentare è foggetto a • troppi errori^ perchè alla fine 1' ago non iblo rimane coftantemente nella ferita, ma fegiiita ancora a muoverfi , ed a inoltrarli fempre più nel nafo; e fi può beniffimo in tal cafo rifveghare un nuovo dolo* re ) e ferire qualche nervo non prima ferito dall' ago . Ho inftillato il veleno della Vipera in più animali per ferite fatte colla lancetta, e non ho mai potuto affi* curarmi , che quelf umore fofTe loi-o do* " lentiffimo, benché qualche Volta in alcuni non pareffe affatto differente. Ma quando anche il veleno della Vipera iftillato ne^ gU animali cagionaffe qualche dolore, non per quello fi può dire ficuràmente effere un umore pieno di fali , è mordace , per- chè può beniffimo un fluido infipido al gufto, dolere meffo fopra mia ferita, e di quefto ne abbiamo più efempi * Dirò bensì di aver conofciuto alcuni, che effendo ftay^ morfi dalle Vipere , non avevano fentitc ^ che un ieggeriffimo dolore, fimilè a quel* F 3 ' 1^^ S6 lo, che poteva aver loro fatto la femplice ferita meccanica del dente . Dimora qui in Fifa un abile cercatore di Vipere chia- . mato Gio. Batifta Bongi, il quale eflen- do ftato morficato da uno di quei Serpen- ti in un dito, non fubito fé ne accorfe, ma folamente alloraquando vide il fangue ufcire d^Ua ferita , tanto fu infenfibile il dolore.. La medefima cofa racconta il padre fuo, che parimente fu morfo in un dito , il quale paragona il morfo della Vipera al dolore, che cagiona la mofca quando punge la pelle. L' uno, e l'altro flette maliffimo per quei morfi, fegno evi- dente , che il veleno fi era introdotto dalla ferita nel fangue. Non fo fé al Mead pre- meffe di attribuire un fapore acre , e pic- cante al veleno della Vipera per far cre- dere più facilmente quelf acido , e quei fall , eh' ei dice ritrovarfi in abbondan- za , o fé vi creda l' acido , e i fali , per- chè refti più verifimile il fapore acre, e pungente. Comunque fia però io fon per- . luafo dalle riportate efperienze, che il fa- pore non è acre , ne piccante , come è certo 5 che non fi veggiono quei fali, che tan- ^ • 87 tanti Scrittóri liàiirió immaginato affine d'in* tendere come àgifce introdotto nel corpo. Quei giallo, e peftilenziale liquore della Vipera^ che non abbiamo ritrovato ne àcido ^ né alcalino^ non pungènte, non dotato di fall, meflb in acqua, va fubito ài fondo ^ come vi vanno alcuni olj pefanti^ che fi cavano dai vegetabili. Le fue par- ticelle confervanò anche nell' àcqUà la loro naturale vifcofita ^ ed unione , e ftanno qUafi arnmàflate infiema , confervando il primiero loro colore , -q la loro prima tra-* ipàrenza. E' dunque queir umore della Vipera più pefante delF acqua , non già có« me gli olj ordinar] , e il graffo fcioltò degli animali, è della ftefla Vipera*^ il quale galleggia nèir acqua come fa il graffo degli altri animali * Gli Oli più gravi ^ ed altri timori, che vanno al fondo nel!' acqua ^ debbono Tempre efferci fofpétti, perchè fpeffo fogliono effer veleni potentiffimi * Difatèd óltre quello di lauro cerafo ^ e di lauro femplice , anche T olio roflb dì mandorle Umare eftràttó per diftillazióne è veleno* Se fi mefcola il veleno della Vipera con F 4 for- 88 forza coir acqua 5 e fi dibatte infieme cote quel fluido 5 e fi agita, s'intorbida predo, e leggermente l'imbianca. Più volte ho fatto una tal' efperienza , Tempre col me- defimo evento . Ho voluto ancora provare fé era in. fiammabile, e flogiftico, cioè fé aveva par- ticelle fulfuree fviluppate in guifa d' accen- derfi. A xjueft' effetto fho meifo fopra i carboni accefi , ne ho inzuppato bene la carta , ed il legno , che accendeva al fuoco ' di candela . L' ho prefo fchietto , e meffo in goccioline fopra punte d' agi , ch'io av- vicinava al fuoco . A ninna di tante pro- ve fi accefe mai , e non moftrò di avere parti infiammabili almeno più di quello , che hanno gli altri umori del corpo ani- male. Ma nemmeno quello dell' Ape , della Vefpa 5 del Calabrone , e dello Scorpione è punto infliammabile al fuoco . Simile in tutto a quello della Vipera, come è meffo nel fuoco , fi confuma , e difecca fenza accenderfi mai, li 8p Il veleno dèlia Vipera prefo nello ilato fuo naturale fi trova alquanto vifco- fo mettendofi in bocca ; ma feccato in grofle gocciole fopra una lamiera di vetro^ pare una gelatina trafparente^ e giallogno^ la . Meflb poi in bocca cosi fecco, e rot- to fra' denti , è fortemente attaccaticcio , a guifa di pece ^ od altra materia tenace , a fegno che conviene ufare dello llento nello jftaccare i denti , che l'hanno ftretto. Abbiamo veduto , che efce il veleno della Vipera dalla punta del dente contro quello 5 che fcriife il Redi^ ed entra nel ca- nale eflerno p^er 1' apertura triangolare , che è alla bafe e Sembrerebbe , che quefti denti foffero fatti apporta per ammazzare , poiché quel foro alla punta ferve troppo oppor- tunamente air introduzione del veleno nel fangue degli ammali feriti. Io non pre- tendo di. rifugiarmi alle caufe finali, e fo- no lontano dal credere, che i denti alla Vi- pera fieno fl:ati dati di quella ftruttura, per avvelenare, e quafi a diftruzione delle al- ' tre fpecie d' animali , come fi crede di al- cuni animali nati per liberare gli Ameri- ca- 90 cani dai ferpenti velenofi, e gli Egiziani dai Coccodrilli ^ e come fi tiene ^ che ì Gatti fiano dati contro i Topi ^ ed altre fi* xiiili puerilità infinite* Chi hy che nella Vipera il veleno non fia uno de i fiighi y che ajuti- in qualche modo la fija 'digeftio- ne ? giacche , ficcome mofl:rerò , il veleno della Vipera induce ^ e difpone le carni j fuo cibo ordinario 5 ad una precipitata pu- trefazione, paflb, che bifogna, che facciano^ per efler digerite; ma il'dente difgrazia- tamente per meccanica neceflita fchizza il veleno altresì quando là Vipera morde pèf ferire , non per mangiare . Chi fa ^ che feh» za i denti di quella conformazione ^ o fen- 2a il veleno, non foflero per produrfi rieì corpo di quefta beftia quegli fconcerti ^ che feguono negli animali alloraquando manca qualcuno de i loro fiighi digeftivi ? Sé foffe vero, come fi e creduto y che k fa* liva umana fià veleno per alcune Ipecié di animali, e fé fra quefti animali vi fof^ fero de i Filofofi, i quali vaghi di nv gionare fuUa natura- di fimil veleno ^ di- ceffero, che la fahva umana e uno de i fu- ghi 5 che concorre alla digeftione dell' Uo* ìlio 5 avrebbero eglino il torto ? Non avreb- bero forfè indovinata la natura ? E fé que- gli animali Filofofi , a i quali la faliva innana folTe veleno , diceflTero, che quelF umore è fatto per ucciderli , folo perchè gli fa morire 5 quando per traftuUo viene loro cacciata in bocca dagli uomini , quan- to mai non s' ingannerebbero ? Tale è il rifchio, che corre, chi troppo facilmente fi ferve delle caufs finali ne i fifici ragio* namenti. Per altro è una legge quafi comune negli animali velenofi , che ferifcono col* dente, o coli'aculeo^^ d'infinuare il veleno per fori , o per aperture , che hanno in quel- le parti ficcome appunto fa lo Scorpione; benché fui numero, e fui fito di quefti fori nell'aculeo di eflb Scorpione vi fia molta, e molta contrarietà fra gli Scrittori * Il Redi , che mai non' potè vederli per una fatali- tà, che non fi' fa ancor bene intendere, ne fuppofe uno folo nell' eftremità della punta ^ dal vedere una fòla gocciola di ve- leno lafcìato dallo Scorpione in una lama di ferro, contro cui avea avventato molti col- 92 colpi col pungiglione . Il Vallifnieri ne fta-* biliice fino in tre . E' certo però ^ che gli Scorpioni di Tofcana non hanno più di due aperture lateraH^ per le quali efce il veleno , né mai fé ne veggono una , o tre qualmente han creduto alcuni chiariffimij e diligentiffimi offervatori. Pigiando for^ temente quell'ampolletta dello Scorpione , dove irta riporto il veleno ^ che è all'eftre* mita della fua coda , e che termina nel pungighone, fi vede ufcire il veleno per due fori laterali dell' aculeo . Conviene pe-^ rò fervirfi d' un' ottima lente per vedere 'quei due forellini dell' aculeo , e '1 veleno neir alto y che efce dà quelli « Ritornando alla Vipera , il fuo veleno fi conferva ancor giallo, e trafparente an» che per anni dentro la cavita del dente ^ Meflb che fia il dente nell'acqua tiepida ^^ quel veleno fi fciogUe prefliifimo, e potrebbe eziandio con facilita ammazzare , perchè il veleno confervato anche per mefi , e difee- cato in polvere y avvelena gli animali, nel modo che f ho provato più volte dopo il Redi ; quando peraltro al folito s' introduca nel ^3 nel fangue per mezzo di qualche ferita , e non fia raccolto da troppo ternpo, per- chè dopo fei mefi l'ho ritrovato più, e più volte innocente , e farei di credere , che coloro y ì quali fi fono avvelenati per aver toccate le tefte di Vipera morte da più tempo, fuflero flati avvelenati da quell' umore trattenuto nel dente, il quale fciol-* to dal fangue caldo della ferita , può ef- fere ufcito pe' 1 forame eliitico del dente alla punta, ovvero da quel veleno, che poteva effere afciutto, ed attaccato all' e- fterna fuperficie del dente . Egli è certo da tutte le mie olfervazioni , che la teda della Vipera muore in meno affai di un giorno, e che i fuoi mufcoli in pochiffimi giorni inaridifcono, e fi difeccano affatto, fé fi tengono ben afciutti , o imputridi- fcono prefto fé fi mantengono umidi. I denti poi della Vipera fono acuti , e pe- netranti in modo, che toccati appéna fora- no, e s'introducono nella pelle colla pun- ta • Per due volte mi è riufcito fa^r mo- rire degli animali col folo ferirgli co' nudi denti oculari levati da i loro alveoli da più ore 3 e nei .quali vi era del veleno eoa- 9^ coagulato . Che fé il nipote del fopranno- minato Jacopo Viperaio ( come fcrive Francefco Redi) fi punfe le mani più volte co' denti allora allora cavati dalla Vipera, e caldi, e ne fece col pungefe ufcire il fangue , ne altro male gF inter- venne, che quel, che avvenir fuole dalla • puntura degli fpilli, o dalle fpine ; non fu fìcuramente fenza rifchio , ed ebbe la forte, che in tante volte non rimaneffe la cavità del dente piena di quel micidiale umore. La lleflà forte corfero quei galletti punti dal Redi nel collo, nel petto, e nelle cofce co' denti cavati dalla Vipera viva . Per altro io non negherò fìcuramente, che anche il veleno della fteffa vefcichetta del- la tefta d' una Vipera non poteffe ammaz- zare un animale anche dopo qualche gior- no, che fu tagliata, purché uon fi creda, che quella ancor viva abbia efla ferito di morfo , e non fia ne troppo inaridita*, né putrefatta,: nel quat cafo o la vefcichetta del veleno fi farebbe diftrutta, o non piìi potrebbe mandare al dente il fuo umore pe'l condotto oftrutto, e difleccato. Ora P5 DI qui s'intende ancora ^ come alcuni Ciarlatani, fecondo che Icrive l'autore del libro della Triaca a Fifone, potevano farli mordere impunemente dalle Vipere „ qui- „ dam (fcrive quelF autore) falfo antito- „ xici notitiam prsefeferentes a Viperis fé 55 morderi patiuntur, prius vero ofFas quat 35 dam illis exhibent, quibus dentium fo« 55 ramina obftruant, ut etiam hoc paolo 55 viperarum morfus imbecilles evadant , 55 Id quod fpeftatores in admirationem 5, magnam adducit ignaris artium 5 qui- 55 bus ad fraudem ornandam utuntur ,, il qual palTo moftra chiaramente, che fi- no da quel tempo era in qualche parte nota la fìruttura del dente della Vipera, ed era opinione , che il veleno ufciffe per i fori di quello. La qual opinione fegui molto tempo dopo Federigo Crifogono in quella fua Opera „ de artificiofo modo cu- 55 randi febrium : funt enim ( fcrive egli parlando dei denti feritori della ' Vipera ) 5, gemini denticuli , dexter fcilicet , & fi- 5, nifter in maxilla inferiori uterque per- 55 foratus, a radice ad cufpidem excedentes • 55 alios^ Et fingulis annis decidui, quando 55 fci- p,6 55 fcilicet fpolium ferpentes venenofi depo-^ 55 aunt . Circa quos funt gemini^ veticas 55 plen^ veneno5 a quibus fiuit venenum 55 per concavum dentium perforàtorum 55 tempore , quo pungunt aliquem 55 Non pare5 che quefto Scrittore abbia aggiunto alla Storia della Vipera oltre quello, che già fi fapeva ai fuoi tempi, fé non vari errori . Poiché è falfo, che la Vi- pera muti i fiioi denti, quando fi ipogha della fila cute 5 come è falfo ancora 5 che le due vefciche del veleno fieno intorno a i denti oculari . Ma è del tutto probabile , che quello Scrittore non abbia mai offer^ vato la bocca di alcune Vipere , perchè non avrebbe potuto fcrivere , che i denti canini fono nella mafcella inferiore. Volli anch' io vedere fé mi riufciva di far mordere impunemente dalle Vipere gli animali . A quefto effetto preparai cer- ta parta fatta di cera gialla , di terebinto , e di pece, che feci mordere più volte a due Vipere. A quefìe Vipere non riufci per molti giorni di far morire alcuno dì que- 97 quegli ammali, che feci mordere y, e tro- vai i loro denti ripieni verfo la cima di quella vifcofa materia , che impediva al veleno di ufcire per la punta . Non credo però un tal metodo Tem- pre ficuro contra i morii della Vipera ^ perchè fi è veduto, che in qualche cafo potrebbe beniifimo ufcire il veleno dal dut- to efcretorio nella guaina. La via più fi- cura fi è di levare affatto il ricettacolo del veleno, e con tal mezzo potrebbe il ciurmatore renderfi più rifpettabile appreflb il volgo ignorante, che niun male gUene avverrebbe da i morfi , anche replicati 5 di quelle pericolofe beftiole . Anche la Mofca chiamata dai To- fcani. Afflilo , fi crede da valenti Scrittori * d' Iftoria naturale , che mandi un fugo ve- lenofo e mordace per un ordigno , che ha verfo 1' eftremita del ventre. Il cele- bre. Vallifnieri , che fcriffe tanto bene fo- pra di quefto infetto , è di parere , che fo- rando r Afflilo con un acutiffimo pungi- glione il cuoio a i più groffi animali, vi coli dietro 5 come cola dietro al dente del- *G la p8 la Vipera , e ali* aculeo delle Api , una fpecie di mordaciffimo , ed acro veleno, che irrita con intollerabili fpafimi, e ab-. brugia, per cosi dire, le delicatiffime fila de' nervi , e fermentando col fangue mette in furore gli animali {a) • Per l' oppofto il Reaumur, grande^ ed. efatto offervatore de i più minuti animali y penla, contro il fentimento del Vallifnieri, che quel dolore fia piuttofto 1' effetto di pura ferita meccanica , che di veleno , a d' altra materia pungente , che tramandi rAffillo pe'l pungigUone {b)^ Il famofo Morgagni efaminate le ra^ gioni di quefti due Olfervatori non crede di doverfi determinare per neffuna .delle due oppofte fentenze, ma fofpetta in qual-- che modo , che fi potefle comporre 1' un fentimento colF altro , quando fi volefle dire, che il dolore, che cagiona T Affilia agli (a) T.L pag.^2(^, Veyiezia^ (b) Hìfl. dss InfeB. T.^. 99 agli animali derivafle da due circofìaazej^ le quali qualche volta fi uniflero infieme, e da un nervo pi^ groflb, e da un umore mordace 5 e pungente (a).^ L'occafione di avere alcune di que- fte Mofche (h) m'invogliò di efaminarle. Io fperava di poter trovare facilmente ^ e la vefcichetta di quelF umore mordace, *'e 1 pungiglione accannellato, come fi trova fubito nelle Api , nelle Vefpe , e ne i Ca- G 2 la- (a) De cau/is^ & fedì bus morboram T.II. (b) Gli antichi hanno conof cìnta una Mofca^ che coUq fue ferite metteva in furore gli armenti , e quejia Mofca /' hanno cbìamata i Greci Oejiros ; miche ì Lattili parlano d' una Mofca , che faceva i mede' fimi accide?iti agli animali graffi , e /' hanno chia^ mata Ajfillus , E l' Oe/lros de^ Greci ^ e P Afillus de'' Latini par ficuramente il Tabanus dì Varrone , e ài Flinio. Benché al foUto gli antichi non ab-' biano ben defcritto quejio. infetto , ciò non oftante non fi puh mettere in dnbbto ^ che egli non fia il vero Afflilo de i Tofcanì , altrimenti co'averrà ere" dere^ che una Mofca , che era tanto comune appreffo l Greci , e ì Latini non fta arrivata fino a"* nojtrf tempi 5 ma che la fua fpezie fi fia già da gran tempo diflmtta^ e fpent^^ loo labroni. Ogni mia diligenza riufci vana. Il pungiglione benché grandiffimo in para- gone di quello delle Api, non è ficuramente voto 5 e fcannellato; neffun foro, o efter- no, o interno vi potei mai fcoprire. Cosi non mi fu poffibile di trovar la vefci- chetta, o altro ricettacolo, in cui poteffe ftagnare quel pretefo veleno, benché io non rifparmialli fatica, e mi fervilTi di lenti acutiffime. Né mi è mai riufcito di ve-^ dere ufcire quell'umor velenofo, quand'io pigiava fortemente Teflremita del ventre ^ e '1 principio del pungigUone, come efce facilmente dall'Ape, dalla Vefpe, e dal Calabrone, e da tiitti quegli animali, cha tramandano veleno, quando ferifcono. ^Ma affinchè non mi rimaneffe alcua fofpetto fopra V efiftenza di quel mordace veleno, feci aflàggiare a più perfone, e r aflaggiai io medefimo tutto queir ordi- gno, col quale ferifce F Affilio, lo m.effi in bocca più volte colle p^rti vicine al fondo del ventre , lo ruppi co' denti tra le labbra , e la punta della lingua ; neffun fapore mordace fentii in quelle prove , q niu- lOl feìunà fenfazionè molefta^ e incomoda. S^ queir umore foffe acre , e pungente , come fi crede , fé meflb appena fulla carne viva, irritafle fortemente , e fino bruciafle i nervi de i Buoi y doveva io certamente fentirmi pungere la lingua in quelle mie efperien- ze, come mordaciffima^ e infofFribiie rie- fce alla lingua la più piccola gocciola di quell'umore, che manda l'Ape dal pun* giglione quando ferifce* Noti efce dunque veleno , ò limóre alcuno mordace dal pungiglione dell' Affli* io 5 quando fora il cuoio a Buoi ^ ma tut* to quel dolore è meramente meccanico ^ € deriva dalla particolare fìruttura di qUeU* iftrumento * E' quefto , fatto di tre forti ^ € taglienti uncini di foftanzà cornea, che Uniti infieme formano quafi una tanaglia di ugne. Ordinariamente eflo non cagiona tin gran dolore; ma fé per accidente Va a ferire qualche nervo piii groffo , e qualche parte più fenfibile dell' animale ^ o come par più probabile 5 ritiri forfè péf troppa fretta , e fpavento a fé il pungi- glione con direzione oppofta a quella^ cori ^G 3 . cui 102 cui rintrodufle nell' animale; allora fìrac- dando co' fuoi uncini la cute , e ftirando fortemente i nervi, cagionerà quei fortif- limo dolore 5 e quafi infoffribile , che mette l'armento nelle fmanie più grandi. Per- chè già fi fa 5 che una parte ferita di ta- glio non duole quafi punto in paragone d' un' altra 5 che fi ftracci ferendola , e vi fi ftiri un qualche nervicciolo^. Ho avuta occafione d' efaminare le Mignatte , che qualche Fifico credette ani- mali velenofi , perchè le loro ferite fono affai dolorofe, durano lungamente aperte, e gonfiano qualche volta fino le carni all' intorno . Ma quefti animali utili nella Me- dicina non hanno certamente veleno , e non fanno fé non una ferita meccanica con quel fingolare ordigno , che hanno verfo il fondo della bocca. Quell'ordigno è formato di tre mezze lune , che fono piantate all'intorno dell' imboccatura dell' efofago 5 in cui andrebbono tuttetrè a toccarfi co' loro tagli , fé quella cavità non le feparaffe , e ftanno a piombo fe- condo la direzione della- lunghezza dell' a- ni" 103 ìiimale. I lembi circolari delle mezze lu- ne finifcono in una foftanzà cornea fatta a folcili , i quali , ftaccandofi femprepiù gli uni dagli altri, formano finalmente una fpecie di dentatura finiffima fimile a quel* la delle feghe; Succhiano quelli verrai il fangue in tal guifa : Applicano fortemente gli orli più efìerni della bocca alla cute* indi fanno voto allargando quella cavità^ per cui queir ordigno a femilune s avvi- cina alla cute^ Allora T animale moven- do in giro quelle tre feghé verfo T efofa- go, ed avvicinandole 5 ed allontanandole fucceffivamente 5 ferifce la cute coti tre ta» gli, che s'unifcórìò infième in un fol punto* Neirallontanarfi che fanno le feghe, fi dì- lata là bocca deir efofago , onde entra il fangue fucchiatò nella fua cavita* Tutto ciò io vidi in me ftefTo^ avendo applica- to ad un mio bràccio una groffa Mignat^ ta, della quale io fiaccava una porzione della bocca, e poteva in tal ^uifa offer* vare con agio un tal meccanifmo* I denti, e le fcaniieliatui*e di quelle feghe fi ofTervano facilmente con un acu^ G 4 to 104 to microfcopio, e fi fente la dentatura paflando fopra i tagli delle mezze lune i polpaftrelli delle dita , fpecialiTiente fé li fono lafciate alquanto feccare^ nel quale flato fi può anche fegare la cute ^ purché fi tengan ferme fra le mollette , o fi muo- vano in giro co' tagli* fempre rivoltati verfo di quella. Mi è ri ufcito alcuna vol- ta di tagliar la cute con quelle mezze lune, benché le parti molli, e mufcolari di tali feghe non foflero ancor indurite, e feccate dall'aria. In tal cafo poi fi ren- don ferme prendendole bene colle mollet- te . Comparifce ancora fenfibile all' udito quella dentata delle feghe , con paflarvi fo- pra col tagho d' una lancetta * Quindi s'in- tende come irrigiditi dalla mignatta i mu- fcoli , che formano la parte maggiore del- le femilune, arrivino le feghe a trapana- re il cuojo più duro , e s' intende per- ché dolgano si vivamente le ferite , e per- ché mandino fangue per tanto tempo . Imperciocché fi tratta di lacerare colle feghe una parte affai fenfibile , perché d' infiniti nerviccioli corredata , e di fare un largo folco fiaccando delle porzioni di cute. Qui Qu\ finifcono i fatti . Quefli qualmen- te io diffi fin dal principio del prefente di- fcorfo, fon quelli, che ci debbon guidare dirittamente al ritrovamento delle verità naturali; ma foli peraltro non fervono a togliere T ofcurita , che le ricopre . L' in- duftre fagacita del Filofofo uopo è, che vi concorra colle non mai abbaftanza efatte, e replicate efperi^nze. Una lunga ferie d' oflervazioni fenza la mano mae- ftra 5 che le riunifca , ' farebbe un inutile monumento dell' altrui fatica , e gì' inge- gnofi fiftemi , che fuggerifce al Filofofo la più feconda immaginazione, non fi crede- ranno da i più giufli penfatori , fé 1' efpe- rienza non gii conferma . Per arrivare alle cagioni delle leggi , con cui girano gli aftri, vi fu bifogno de i pafl:ori Caldei, e del Filofofo Inglefe . Le contradizioni , che fi trovano nelF efperienze fatte intorno al velerio della Vipera , benché foifero atteftate da gente di profonda dottrina , m' induffero a far le mie oflervazioni . Ma per quanto foflero tutte cofe di fatto, io ho neir ifteflb tempo avuto in mira , lo confef- fo 5 il lodevole fine di ricavare , per quanto è pof- tcS poffibile 5 dalla combinazione di quelle et fervazioni la maniera del fubito ^ e funefto operare- di quefto veleno» Dirò dunque col Dottiflìmo Redi'„ in qual modo il „ veleno viperino fpenga la vita, ed in- 55 troduca ne i corpi la morte* Se egli 55 ve l'introduca operando con occulta po- 55 tenza, e dall'umano intendimento nori 55 penetrata , o fé pure arrivato al cuore 55 difeccandone gli atomi calorifici 5 del 55 tutto lo raffreddi 5 e lo agghiacci 5 op-* 55 pure moltiplicando, e rendendo più vivi 55 quei medefimi atomi lo rifcaldi , e lo 55 rifecchi 5 ed affatto rifolva 5 e lìrugga 55 gli fpiriti 5 ovvero fé tolga a lui il fen- 55 fo, o fé con dolorofe punture ftuzzican^ 55 dolo, faccia si 5 che il fangue al cuore 55 troppo direttamente ritornando lo fof^ 55 foghi 5 o fé impedifca il moto del me«* 55 defimo cuore facendo congelare il fan- 55 gue nell'una, e nell'altra cavita di lui 55 a fegno tale, ch'ei non poffa più ri* 5, ftrignerfi , e dilatarfi , o fepur faccia 5 5, che il fangue non folamente s'acquagli 5p nelle cavita del .cuore, ma ancora, che 55 fi rappigli in tuttequante le vene . Voi v'in- 107 '^5 v'ingannate, fé ciò da me pretendete 55 contentandomi 5 che quefta fia una di 55 quelle tante , e tante cofe 5 che non fo, 55 e che non ifpero di fapere 55 Altri men ritenuti hanno francamente pubbli- cato il loro fentimento, ma non fo quan- to conforme alla verità; laonde prima 5 che io manifefti il penfier mio 5 è necef- fario5 che faccia palefi le opinioni più plau- fibili 5 e che più fono in voga , tanto de i paffatij che de i moderni Filofofi. Il dottìITmio Sig. Brogianì neljuo af- fai elegante 5 ed erudito Trattato {opra il veleno degli animali, efamina con giufto criterio i varj fiftemi, e le diverfe opi- nioni 5 che vi ha intorno alla maniera di agire de i loro veleni» •Hanno creduto alcuni 5 che il veleno neir infmuarfi nel fangue cagioni fubito . una univerfale coagulazione dei fluidi, in quella guifa appunto che fegue , quando per l'apertura di qualche vena vi s'introducono degli acidi • Quegli animali , che foffrono ma tale efperienza^ muojono in breviffuno tem- io8 tempo con tremiti, convulfioni, e vomì^ to, e ne' loro cadaveri fi trova il fangue ìngroflato, e rapprefo. Alcuni avvelenati morirono con fimili fintomi, ed avendo trovato ne i loro cadaveri il fangue rap- prefo, tanto è baftato fenza più, a per- fuadere del tutto, che il veleno cagioni la morte col coagulare i fluidi dell' a- nimaie. Or chi non vede, che una tale induzione è troppo avanzata ? Ma fic- come per teftimonianza del Redi, degli Accademici di Parigi, e della quotidiana efperienza non fi trova in tutti i morti di veleno quefto coagulamento , né Tempre efli muojono colle convulfioni , e co' tre- Hiiti , non farà fciolta la quefìione , men- tre di più in molti cadaveri fi trova il fangue rapprefo di quei non morti di ve- leno. Vi può effere in fomma qualche al- tra cagione , la quale abbia agghiacciato il fangue di quei tali, e che .abbia rifve- gliate le convulfioni , e i tremiti , e gli altri accidenti fuor dell'aGido del veleno y che nel cafo di veleno di Vipera non può aver luogo in niun conto , giacché per le noftre efperienze non vi fi trova . E tarv- tanto è vero, che il veleno della Vipera introdotto nel fangue non uccide agghiac- ciando gli umori, che alcuni anzi penfa- rono, e fpacciarono per indubitato, che la virtù nociva del veleno confifteffe neli' indurre una foluzione non naturale ne i fluidi degli animali , giacché ognuno penfa a fuo modo. Il coagulo, che fi trova in alcuni di quei morti per veleno , è più che baftante per far credere , che que- lli della feconda ipotefi differo ciò, che penfarono, non già quel, che è conferma- to da una replicata efperienza . Evvi chi ha penfato , che il veleno tolga la vita col rifvegliare una fubita in- fiammazione. Ma come è mai pofTibile , che fi produca un'infiammazione, e di tal for- za da portare la morte in si breve tem- po ? Oltredichè la febbre compagna in- divifibiie dell' infiammazione non fempre fi trova ne' moribondi per veleno anima- le, né fé ne trovano fempre indizi ne i cadaveri . Se però fi trovarono i fegni certiiTimi d'infiammazione in alcuni cada- veri di avvelenati, quello fu più per una cir- no circoftanza particolare del temperamento di quei tali y che per una univerfale virrù, la quale rifegga coftantemente nel veleno animale .. I feguaci della fcuola dell' Hofmanno autore riguardevole che tutto fpiega per atonia 5 e fpafimo, fi fono sforzati di far fervire la verità alla loro opinione, ed hanno voluto, che il Veleno induca, non fi fa come , uno fpafimo generale in tutta la macchina. Ma fé quefto fpafimo non accompagna tutti i moribondi , come fi potrà accettare per una cagione univerfa- le? anzi è certo, che gli avvelenati dal* la Vipera muojono piuttofio per una ri- foluzione di tutte le loro membra , di quel, che facciano per una. contrazione , o, rigidità delle medefimee. Altri hanno dette altre cofe , ma le- loro opinioni non effendo nulla più, che mere congetture , fenza effere provate fulle neceffarie efperienze , anzi alcune di quefte fendo ad effe direttamente contrarie, non meritano d'effer riferite. Non IH Non dee però lafciarfi. fenza fame menzione il fentimento delMeadfu quello propofito. Quefto Fiiofofo avendo per in- dubitata r efiftenza de i fali pungenti nel veleno della Vipera , fé ne ferve come d' unico fondamento per render ragione de- gli accidenti , che lo accompagnano , Nel fuo libro fopra i veleni del I73P« dopo aver riportato, e confutato le opinioni di altri Filofofi , fa un lungo , e fiftematico ragionamento 5 dove le fuppofizioni non fi. rifparmiano, ficcome ciafcuno può leggere y ed efaminare. Con quefto vorrebbe dimo* flrare, che quei fali introdotti nel fangue rovinano la fua elementare architettura , rodendo i globetti, di cui è comporto, e perchè non fi faprebbe immaginare come in Si breve tempo i fali aveflero comodo di pungere tanti, e quafi fenza numero, glo- betti del fangue , dice , che bucatone al- cuni da i fah del veleno, nel luogo della ferita efce da quelli un fluido fottihffimo, ed elafìico, che in un iftante diftrugge tutti gU altri lontaniffimii, forfè come fa una fcintilla di fuoco , che accoftata all' fftremità di una lunghiflinia traccia di pol- 'D' 112 polvere , coli' accendere i primi granelli , fa in un iftante avvampare tutti gli altri , da cui fubito fi chiude l'aria,, che rinfer- ravano . (a) , Io non voglio inutilmente impegnar» mi a combattere un tale fiftema quando già fall non fi offervano nel veleno della Vipera, e fono affatto immaginar) quei pal- loncini del fangue pieni d' aria elaftica . Egli è poi certo , che quel veleno non cangia punto la figura ai globetti del fan- gue y perché guardato col microfcopio il fangue degli avvelenati dalle Vipere, fi fcorge, che vi fono le folite pallottole , o globetti ofcuri alla circonferenza , e più lucidi nel mezzo, come apparifcono quafi. tutti i corpi più minuti , e rotondi oifer» vati al microfcopio .• Ne fi fa intendere come il Backer , per altro oflervatore dili- gentiffimo, abbia potuto afficurare nel fuo Trattato de Micro fcopj ^ che il niorfo degli ani- (a) Ancora il James ripete P azione del veleno delle Vìpere dai fall acidi ^ che irritano , e levano fa h ""vale coejione a i globetti del fangue > animali velenofi, o una piccola porzione di veleno arrivi a corrompere tutta la maflà del fangue , alterando la folidita, la figura 5 la grandezza de i globuli roffi, che lo compongono ,- Non è quefla là fola volta, che fi fia creduta, ma non già feguita una mu- tazione di figura ne' globetti del fangue. Anche le ciambellette , che fi volevano foftituire a i medefimi globuli , ci nio- ftrano , che la luce , e il microfcopio , e r offervatore , che fta alle fole apparenze , poflbno eflère il fonte delle alterazioni , che comparifcono nelle materie offervate, ma che in realtà, non vi fono . Spero di poter dimoftrare (a) in altra Operetta, che tutti i minimi corpi globulari devono apparir ciambelle, offervati con acuti mi- crofcopj , perchè la luce viene alF occhia dell' Offervatore in più copia dal mezzo , H che (a) L* Opera^ che qui fi accenna , è già Jlampata da qualche tempo in Lucca coi titolo dì Oflervazioni fopra i globetti del Sangue, che da i lembi de i medefimì^ dove la rc^ frazione è anche maggiore . Il disfacimento, della parte rofia globulare del fangue, cha pur sì fpeflb viene foftenuta da i Medici , è una delle cofe più difficili a feguire nel- la macchina animale. I Medici meccanici hanno fuppofto , che i globetti roffi del fangue fieno palloncini , o vefciche piene d'aria eftremamente elaftica , e veftite e-, fteriormente d' una pellicina y o membra- na 5 che per tutto le cuopra . Quindi han-. no ancora forfè creduto , che per mille ca-, gioni anche più deboli dell' azione pun-, gentiffima de i fali potelTero i globuli rom-. perfi 5 e cangiar di figura . Il fatto però fta, che non fon punto véfciq.he; qualmente.il è voluto far credere, e che, come ho det- to, i globetti roffi del fangue non cam- biano quafi mai la lor figura . Io non ho fin ora trovato alcun veleno tra i vege- tabili ( che pur moltiffimi ne ho efamina- ti) il quale arrivi a tanto. Non gl'iftéffi veleni minerali, benché fortiffimi, e pun- gentiffimi ; non i fali acidi , nou gli alca- lini , non i fali terzi hanno potuto mai mutar quella figura a i globuli dei iangue, fuor- fcorchè la foluzlone di vetriolo, e 1 fale: ammoniaco.. Le convulfioni, che non fi oflervano quafi mai negli animali a fangue freddo, e non foao poi coftandffime nemmeno negli animali caldi, n.on poifono fomminiftrare un ficuro argomento, che il veleno della Vipera, fia corrofivo , e che vi fieno de ì fall, e punte invifibili, che vellichino i nervi, e irritino la fibra mufcolare. Anche i narcotici, e T oppio rifvegliano forti con- vulfioni , benché poi non vi fia alcuna ra- gione da credere, che operi irritando, o pungendo con. fali, o altre meccaniche pun- te . Le convulfioni finalmente non fono fem^pre effetto di {limolo^ e d'irritazione, ma piuttofìo di mancanza d' equilibrio nei mufcoli antagonifti . GH animali più de- boli, e che muoiono efangui, e fpoffati affatto, cadono in fierilfime convulfioni, e tremori, fenza che vi fieno i fali irritanti, e le particelle pungenti ; onde anche a tor- to i Medici han creduto , che le convul- fioni nafcano da troppa copia di fpiriti a- simali, quando. anzi il più delle volte pare H 2 piut- Ilo piuttofto y che fi facciano per mancanza ^ e per una irregolare diftribuzione di quelli alla fibra mufcolare. V oppio ancora pro- duce violente convulfioni , perchè (come io credo) leva inegualmente, e forfè anche in diverfo tempo, TirritabiUta alla fibra mufcolare. E poi è certo, che i più de* boh, e delicati uomini, e le donne anco- ra le più gracili fono appunto le più fog- gette alle convulfioni. In quefte perfone non è permeflo il credere maggior copia di fpiriti animali. Si fa, che ogni mufcolo, benché rilaffato, mantiene una certa ten- fione nelle fue fibre , ficcome lo dimoftrano le ferite de'mufcoli, che fi allargano moL tiffimo, e quando un mufcolo diventa pa- rahtico , s allunga , e fi contrae fubito il fuo antagonifl:a : La qual cofa dimoftra , che la quiete ne' mufcoli deriva da un giù- fto equihbrio di forze tra mufcolo, e mu- fcolo, e tra fibra, e fibra, le quali forze eguali fi difl:ruggono in ogn' iftante , e fi rinnovano fenza fare alcun moto vifibile, né alcuna mutazione (a) . Quefta naturale ten^ ; 'III II 1 1 I ■■! .11 1 I ■■ ■■Ili» I yi iiii ir 1 ' r ' " i' " (a) QMefla nuova verità fi vede dimoftrata dal no^ir^ tènfione della fibra mufcolare deriva ficu- ramente da un efatta -, e proporzionale diftribuzione di fluidi fatta eguabilmente per tutta la foftanza del mufcolo» Onde fé per qualche cagione non fi porterà a ì mufcoli la folita quantità d' umori ^ che folevano ricevere ^ o vi fi porterà con ine* gualì velocita, e forze , fi turberà quel giufto equilibrio di nifo tra mufcolo , e mufcolo*, onde alcuni prevalendo agli al* tri fi contrarranno bentofto ^ e quindi gli fcotimenti della perfona, e le convul- fioni 4 E per quefto appunto cadono in convulfioni sì quelli^ che muoiono d'emor- ragia, come gli avvelenati, non effendo ficuramente probabile , che in ciafcuna f)arte, in ciafcun mufcolo , per ciafcuna fibra fi debba fare una proporzionata per- dita d'umori, e di forze ^ quando la cir* colazione è tanto ineguale^ e T irritabilità vien meno paffo paflb ^ e fi perde nei mu- fcoli in diverfo tempo per diverfe circo* H 3 fian^ Autore in ma fud Dilfertazìoiié ìattHd fiammata ftel terzo Tomo degli Atti ^l Siena & flanze. Ma quando pure dalle convullìonì fi potefie ricavare fenza replica, che la materia , che la cagiona, foffe acre, e pan*- gente, per quefto forfè ne verrà, che tal materia fia fatta di faU? E perchè i fall rodono , e pungono il nervo farà fale tutto quello 5 che punge, e rode? Quefte medefime convulfioni, che fi oflervano in alcuni di quelli, che fono flati feriti dalle^ Vipere, mi fomminiftrano un ficuro argomento per ifpiegare F itte- rizia, che fi vede talvolta negli avvele- nati dalla fleffa Vipera . Altri hanno per verità Spiegata quella diffufiòne di bile al- la cute per un increfpamento nato al prin- cipio de' canali biUar) nel fegato, i quali impedendo affatto qualunque feparazione della bile, veniva il fangue a caricarfi di queir umore, e deporlo alla cute. Altri con più verifimigUanza , ma colf iftefla forte , credettero , che in quelle forti con- vulfioni, e irritazioni di nervi fi raggrin- zaffero gli fteffi condotti biliarj , onde la bile già feparata venendo riaflbrbita nel fangue , faceffe comparir colorata la fuper- fi- ^^9 Scie del corpo. Ambedue quefte ipoteft fono fondante foprà un principio falfo, che i nervi fieno irritabili , e che i condotti tiharj fieno mufcolari , il che Y anatomia non dimoftra- La prima opinione è anche affatto afllirda, perchè fé la bile non è prima feparata nel fegato , e pòi rialTor- bita alla circolazione non può mai ma- nifeftare le fue qualità, e colore. Pare incredibile , che valentifTimi Filofofi ab- biano potuto penfare , che non feparandofi la bile nel fegato j il fangu^ fi debba tin- gere di giallo y e nTanifeftafe alla cute quel fuo colore * E pur quella è la teoria, che ci danno illuftri uomini; e niolti ec- cellenti medici libri fono pieni di tali dot- trine a fegno di non effere alieni da tal opinione né meno T ifieffo Boerhaave • Non bafta, che vi fieno nel fangue fall fiffi j e volatili j olio j ed acqua , i com- ponenti in fomma delia bile , perchè la rnedefima fi produca , e fi formi , ma è alTolutamente neceflario y che vengano re- golate le dofi di quelle materie, che fono nel fangue dagli organi^ che fervono a ^uefro: dimodoché quelle ifteffe m^aterie H 4 del 120 del fangue, che poi nel vifcere opportuno diventano bile, perchè prima dofate, ed unite ad altre foflanze , non potranno mai acquiftare la natura , e virtù della bi- le . Eflay quando fia feparata , e che venga rialTorbita, mantiene tenacemente le fue qualità 5 né vi è forza negl' ingredienti del fangue da difcomporre nei fuoi primi clementi quell'umore, come appunto una gocciola d' olio mefcolata con altri fluidi conferva la fua natura, benché dall' agi* tazione del fluido pofla eflèr divifa in parti fempre minori. Né l'olio fi manifefta mai prima, che nell' oHva^ né il vino, che nell' uva 5 qliantunque i componenti vi fieno anco neir albero . Finifce di rovinare queff ' ipotefi un luminofo efempio, che ci fom- miniftrano i caftrati , ne' quali , benché per anni, ed anni 1' umore Prohfico ( fe- condo r opinione di quefl-i Fifici ) conti- nui a trattenerfi nel fangue , ni un fegno però dk mai della fua efifl:enza, e fimili alle Femmine fino lor manca quel forte odore, che fi fente nel mafchio folamen- te. Ma quando ancora fi concedefle, che eflendovi nel fangue gli ingredienti della bi- 121 tile vi fiifle altresì la bile ; non fegue per quefto già, che ella vi fia in tale ftato da tignere la cute di giallo, come lo di- mofirano gli animali co i fegati infcirriti da lungo tempo , ed i maggiori afcefli di quel vifcere fenza itterizia , o color giallo alla cute. Se dunque negli avvelenati vi è mutazione di colore alla cute, la cau* fa, che la produce, avrà in qualche mo- do trattenuto il libero corfo alla bile già feparata nel fegato , e non ne avrà im- pedito la feparazione . Io crederei, che quel* la difFufione di bile per la mafia de' flui- di nafcefle piuttofio da un impedimento nel condotto coledoco, per cui la bile iftefla entra, e fi fcarica nell' inteftino duodeno . Le convulfioni degl' inteftini , e del Ventricolo , che fi oflervano in quel- li, che fono morfi dalla Vipera, poflbno increfpare leggermente il duodeno , e chiu- dere il coledoco da quella parte. E per- chè le medefime convulfioni fi veggion prodotte dagli altri veleni, e foffrono or- dinariamente gli avvelenati un dolorofo jftiramento allo fcrobicolo del cuore, vo- miti ^ convulfivi biiiofi , contrazione in- tor- 122 torno air ombilico , infomma gravi ina comodi di baffo ventre , non è maravi- glia fé ne fuccede ancor in effi l'itteri- zia. Ne farebbe forfè anco lontano dalla retta ragione il perìfare , che poteffe forfè contribuire a quel giallo itterico negli av- velenati dalle Vipere la bile troppo in qualche cafo efaltata , troppo fciolta , e attenuata 5 onde penetraffe attraverfo i vafi. del fegato 5 e col circolo degli umori ve- niffe a tignere il corpo del giallo . Certo è che la bile troppo affottighata in qual- che malattia paffa facilmente ^ e attraver- fa anco groffe membrane, e tinge di gial- lo, e fi raccoglie in larga dofe fopra il colon , il duodeno , il mefenterio , 1' o- mento y e '1 peritoneo , come lo manife- ftano le fezioni de i cadaveri . Già fi fa, che la bile è uno degli umori animali , che più facilmente fi corrompe, e fi ve- drà in feguito, che il veleno della Vipe- ra induce nelF animale un principia di putrefazione « Ripighando la ferie à,e i fentimenti altrui fopra la maniera più prolTima, con cui 12^ 'Cui il veleno toglie la vita , il celebre Buffon nella fua bella opera fbpra F Ifto- rìa naturale , dice j che fi può ragione- volmente prerumere, che il Veleno del- la Vipera, e gli altri Veleni attivi con- fidano in quegli ovuU, o animaletti mi- crofcopici, chft fi trovano nelle infufioni rielle foftanze vegetabili , e animali, e che egli chiama particelle femoventi . lo poflb ailicurajre , che nel veleno della Vipera niente s'offerva di tutto quello, e "che non fi veggiono corpiccoli in moto ne an- co ne i veleni degli altri animali, né de i vegetabili , e molto meno in quello de i minerali . Di tutto quefto io ne ho pre- fa pienifTuiia efperienza oflervando atten- tamente quelle velenofe foftanze cori mi- crofcopj acutiffimi , Anche l' Autore dei libro de la reprodutìion des individus fo- ftiene , che il veleno della Vipera , e i ve- leni più fottili , e penetranti poffano èffere quelle particelle "delle foftanze ànimaU , e vegetabili , e vuole , che i fall offèrvati dal Mead fiano appunto le vere parti or- ganiche femovmti ridotte alla loro più gran- de 124 de attività, come aticofa crede , che le mar- ce delle piaghe fieno piene di quelli mcH bili corpi. Ma noi abbiamo dimoftrato^ che quefti fall non fi veggiono nel veleno della Vipera 5 come non fi veggiono quel-^ le pretefe particelle in moto- Così è an-* che falfo , che nelle marce vi fieno gli ovuli femovemié Io ne ho efaminafe di più quahta; delle ben digerite, e che i medici chiamano delle buone, delle can- crenofe , e delle cancerofe . Non mi è mai accaduto di vedervi particelle , o ovuli in moto benché io k offervaffi fiibito pigliate dalle piaghe. Non altro vi ho olTervato ,. che moltiffime goccioline aP quanto ineguali, o molecole tendenti alla figura sferica , le quali notavano in un umore più. trafparente. Parrà bensì affai ftrano, né fi crederebbe si facilmente fé il fatto incontraftabile non lo dimoftraffe ^ che nelle marce naturali , e che fi fanno neir animale ancor . vivente non fi offervi- no quegli ovuli, o piccoli animaletti mi-- crofcopici, che fempre fi feorgono coftan- temente nelle foftanze animali ,. che fi mettono nell'acqua a imputridire. Sareb- be 125 be altresì defiderabile , che un Filofofo oflervatore efaminalTe attentamente la na- tura di quelle molecole , che fi mirano nelle marce , perchè dopo lunghe offerva- zioni fi potrebbe forfè giugnere a deter- minare, fé quelle molecole , e corpiccioli delle marce naturali fieno i globicini del fangue, o della pinguedine fciolta, e in parte disfatta: La qual verità potrebbe poi fervire mirabilmente a diftinguere le varie fpecie di marcia, cioè quella, che fi fa per piaga , e lacerazione de'vafi, dall' altra, che fi produce per folo trafudamen- to di fiero fenza rottura ; lo che farebbe di grandiffima utilità alla medicina pra- tica • In tanta incertezza di cofe vedendo, che i penfieri degli uomini , benché grandif- fimi , non reggono al paragone dell' efpe- rienza , credei , che tempo fofle di far valere le mie offervazioni , e fperai da quelle di ricavare in tanto bifogno un qualche lume. Neffun fiftema poteva ap- pagarmi , quand'io confiderà va la prontezza, colla quale il veleno ammazza gli ani- . ma- Ilo mali anche più grandi . Non iapevi in-- tendere perchè gli animali a fangue fred-^. do 5 come le Ranocchie, doveffero morire di veleno in si breve tercpo, mentre du- rano a vivere lungamente fenza cuore , fenza intefìini , fenza vifceri , e fin fenza cervello 5 e fenza capo. Il Mead , qualmen- te fopra abbiamo veduto, aveva fofìenuto nella fua prima edizione de i veleni col co- mune de i Filofofi, che l'azione di molti veleni , e fpecialmente de i veleni animali s' efercitaffe contro del fangue, e mediante quello s' introducefie il veleno, e portaiTe la fua micidial forza alle parti più inter- ne . Adeflb nella fua ultima Opera fo- pra rifteffo foggetto penfa diverfamente . Riflettendo alla velocità , con cui fegue la morte colf introdurre il veleno della Vipera caudifona cambiò d'ipotefi., e fo- fìitui al fangue gli fpiriti animah. Vuole, che i foliti fall, non fi fa come , operino nel fluido nerveo talmente da todiere all'animale avvelenato la finita, e la vi- ta . Tutte quelle ragioni , che fanno con- tro di lui, e che fi fono addotte, quando egU fi ferviva del fangue, come veicolo del 127 ^el fermento venefico , fi poflbno adattare ancora a quefto fuo nuovo fentimento, e qui ben fi vede, che fi tratta folo di una pura ipotefi nata da un falfo principio adattato per vero dal Mead . Quefto è un computo del Keil, che fa rifultare la ve- locita del fangue alla fine del quarante- fimo ramo arteriofo, cinquemila volte mi- nore di quella, che è nel primo trorxo . Ma le offervazloni oculari fatte fui fangue degli animali a fangue freddo dimoftrano fallo quefto teorema del Keil , il quale è anco fondato fopra- dati non veri . Ma perchè il Mead anco in quefto fuo fenti- mento fpiega 1' azione del veleno ferven- dofi de i fall della Vipera , che non fi offervano , lafcia il Filofofo nelF ofcurita di prima, onde è inevitabile, che ci trat- tenghiamo più lungamente in quefta opi- nione,^ che alla fine non è fé non una femphce ip#tefi , o congettura da neflun fatto dimoftratae. Il veleno porta dunque la morte ne- gli animali in un modo non ancora fco- perto . La maniera , con cui T oppio uccide gli 128 gli animali, può recare grandi lumi per iatendere T azione del veleno della Vipe- ra . Quel fugo vegetabile indebolifce Tani- male 5 lo aflbpifce, e ben predo lo uccide levando l'irritabilità alla fibre mufcolari , come l'ho più volte oflervato negli ani- mali freddi, e come T aveva già dirao- ftrato aflai prima T illuflre Hallero eziandio negli animali a fangue caldo. Gli effetti, o accidenti, che feguono negli avvelenati dalla Vipera, non fono molto diffimiU. E perchè dunque anche il veleno della Vi- pera non ammazzerà, levando alla fibra la fua forza d' irritabiUta ? Io mi ricordava, che avendo penfa- to feriamente in Bologna alcuni anni fo- no agli effetti Angolari delle mofete tanto naturali, che artificiali, non fapeva appa- garmi di ciò, che era fiatò fcritto dai Fi- lofofi fopra la loro natura , oi fuUa caufa proffima, cou cui ammazzano gli anima- li. Altri erano ricorfi alla fmoderata ela- (ticita dell'aria, ed altri alla tolta elafti- cità della medefima . Ambedue quefte ipo- lefi fono fmentite da i fatti, i quah di- mo- 12^ nioftranoj che le alterazioni dell' elafticità dell'aria nelle Mofete non fono mai cosi grandi da far morire gli animali, fpecialmen- te in così breve tempo, nel quale ammaz- zano, e molte ve ne ha di quelle, nelle quali r aria non è punto aiterata nella fua naturale elafticita » Non fono mancati al- tri, i quali hanno creduto, che quel va- pore peftilenziale uccideffe ^ irritando , e pungendo i nervi de i bronchi del pol- mone, perlochè i potmoni fi riftringeffero oltre mifura, e così impediflero all' aria d'entrarvi, ed ajutarne la neceflaria dila- tazione . Altri alla fine hanno fuppofto , che le molecole vitrioliche delle Mofete efercitaflero una forza repellente contro le parti elaftiche del fluido animale , onde le vefcichette de i polmoni, per la perdita degli fpiriti animali , del tutto fi rilaflafle- ro. Ma il fatto è , che muojono preftif- fimo quegli animali ancora , i quali fanno vivere per lungo tempo fenza la refpira- zione , e fenza la circolazione del fangue per i polmoni, come fono le Rannocchie^ e gli animali a fangue freddo , ed or- dinariamente gli infetti , ne i quali rima- I ne , I30 ne fpeflb fofpefa la circolazione fenza vi* fibile mcomodo dell' animale . Oltredichè i nervi non fono irritabili a neffuno {li- molo 5 cioè contrattili , e* le vefcichette polmonari non fi provano effere mufcola- ri. Intanto è poi certo, che vi fono Mo- fete fenza zolfi y fenza odore y fenza fapo* re y e che non hanno né fali acidi y né alcalini . Ma dato ancor tutto ciò , non fi. arriva per quefto ad intendere come le m^o^ fete polTano ammazzare gli animali di più lunga vita in così pochi momenti y quando non ha tal potenza né il ferro y né il fuoco ^ né Teflrazione ifteffa del cuore, de i pol- moni y e di tutti i vifceri, fin del cervel- lo negli animali freddi . Per quefio fin da quel tempo penfai di fare qualche mofeta artificiale, e di efaminarne gli effetti fo- pra gli animali viventi. Feci dunque en- trare del fumo di zolfo in un recipiente ^ nel quale collocai una Ranocchia • Qjjefta mori preftiffimo , dopo aver fatti alcuni movimenti gagliardi , e qualche falto • Apertala la trovai flaccida in tutte le fue parti ; il cuore batteva ancora , ma leg- germente, e con molta difficolta, e poco do- (fopo perde intieramente ogni' fuo moto. Irritai i mufcoli di quella Ranocchia, e il cuore ifteflb, ma neflun moto vi potei ©flervare- Infinuato un ferro per la fpinal' inidoUa, con mia forprefa offervai , che più^ non fi rifvegliavano al moto le membra ^ Il fangue era di color fofco, ma i globuli fi mantenevano ancora rotondi, benché di colore alquanto cambiato. Collocai due altre Ranocchie in un recipiente di vetro 5, nel quale aveva io fatta una mofeta di' fer- ro 5 e di acqua forte , e le Ranocchie mo- rirono fubito 5 e apertele le trovai col fan- gue di color fofco, e radunato nelle orec<* chiette . Il cuore non più fi moveva ^ né era irritabile agU ftimoianti . Le carni era- no flaccidiflime 5 e prive d' irritabilità., e ftimolati i nervi crurali, le gambe non fi movevano punto . In quello tempo mede- fimo il chiariffimo Sig* Dottor Verattì fece una lunga ferie di altri efperimenti fulle mofete artificiali , a i quali io in- tervenni con altri Profeflbri , e che furono affai conformi agli accennati • Dagli effetti delle mofefe fu gli animali viventi fi ricava chiaramente ^ che ammazzano togliendo I 2 Tir- r irritabilità a tutto il fiftema mufcolare^ e così fi vede la cagion proflTima della lo« ro azione contro gli animali , e perchè quelle micidiali efalazioni uccidono in cosi breve tempo. Tutte quefte confiderazioni mi fecero folpettare, che anche il veleno della Vi* pera ammazzafle gli animali col togliere 1' irritabilità a i mufcoli . A quefto fine preparai una cinquantina di Ranocchie del- le più grandine più vivaci» Io fcelfi que» ili animali y perchè fono più lungamente irritabili , e muoiono con difficolta grande , € le loro carni fi contraggono per de' gior* ni intieri anche dopo la morte • Feci mordere ciafcuna di effe da una fola Vipera y chi nelle cofce y chi nella fchiena, chi nelle gambe, chi nella pan- cia, e chi nel capo» Alcune morirono in meno di mezz'ora, altre in un' ora, al- tre in due, ed altre in tre ore, o poco più . Ve ne fu alcuna , che non fofferfe nocumento da quel veleao, alcune non morirono , ma gonfiarono qualche poco , e ^33 € taluna rimafe viva, ma languida, e con moto debole alle membra inferiori , dove era morfa » Varie ne avvelenai introdu- cendo una gocciola di veleno per la ferita fatta colla lancetta. Quelle non moriro- no COSI predo come le morficate dalle Vi- pere, ma ninna campò da morte, io pro- Curava fempre, che il veleno, il qual fa* ceva entrare per la ferita, non ritornaffe indietro rigettato dal fangue , che ne ufci- va . Alcuni di quefti freddi animali gon* fìaronò niolto, altri poco, ed altri punto* Quafi tutte le loro ferite erano più, o meno infiammate, benché taluna non lo foffe pùnto, e puf F animale moriffe an* che pretto . Poco tempo dopo il morfo , ò la ferita quelle infelici beftiole davano fegni non equivoci , ma evidenti di perder la forza nei mufcoli, e il moto nelle gam* be. Pofte in terra o non faltavanò più, oppure fi ftrafcinavano dietro le gambe , è il corpo con molto ftento, e difficolta, e ftuzzicate con punte nelle gambe, appena le potevano tirare a fé, e niuno , o affai lieve fegno davano di fentire gli ftimoh. A ppco a poco diventavano immobili, e J 3 è e-paralidche p^r tiittò il còrpo -^ dal quale flato paffaVano preflifTmio alla morte % Aperto l'addome 5 e ftimolati i nervi, che per r addome vanno dalle vertebre alle cof- fee, anche co' più forti ili m alanti , neP» liin^oto, o tremore fi òffervava in quelle membra inferiori . Invano punfi i loro mu- fcoli, perchè fi moveffero . Cacciai ancora Bella fpinale midolla un lungo fpìilo , ma niun movimento ne i mufcoli , neflun moto^ o tremore fi rifvegliò nelle mem*- bra . Tutto ìnfomma era morto con ef- fe; il minim.o veftigio di vita, o di moto non rimaneva più in quei corpi animali; i nervi non più fervi vano di ftrumento a i moti, i mufcoli non più fi contrae- vano , non più fentivano gli ftimoii ; fola- mente il cuore feguitò in alcune di eife an- cora a muoverfi , benché languidamente 5 e le fue orecchiette fi vedevano gonfie , ed ofcure dal fangue , che le ingombrava • Non pareva, che avefle patito moltiffimo quel mufcolo per l' azione del veleno . Òfcillava da per fé, tuttoché morto l'anima- le, e ripighava i perduti movimenti , fé veniva fortemente ftimolato con aghi • E' 135 E' bensì vero, che morta la Ranocchia, anche il cuore finiva preflo di muoverfi , ed irritato non continuava per lungo tem- po le fue ofciilazioni. Qualche volta fi è ofTervato , che chi fu morfb dalla Vipera, perdette il moto la qualche parte della perfona pe 1 reftante di fua vita. Ad una donna in Tofcana, non ha molto tempo, effendo ftata morficata in un dito della mano delira da una Vipera, dopo vari accidenti, le diventò paralitica tutta la deflra parte , cioè il braccio , e la gamba corri^ondente , del qual male non ha potuto maipiù liberarli in appref- fo. Ed è poi certo, che ordinariamente tutti coloro, che fono flati morii dalla Vipera, fi fentono poco dipoi deboli della perfona , ed aflbnnati , e fembra , che i loro mufcoli non più fappiano obbedire alla vo- lontà, ne r animo fippia più tenerli fveglia- to , e prefente alle cofe , anzi cade da fé naturalmente nel fopore fenza avvederfe- ne: tanto è vero, che quel veleno indu- ce ne i mufcoli una paralifia, o mancan- za di moto , e gli fpoglia di quella attiva l 4 prò- proprietà , che da i più moderni Filofofì irritabilità animale fi appella. Muojono dunque gli animali ixiorfi dalle Vipere 5 perchè perdono T irritabilità nella fibra , principio , e forgente de' moti SI volontarj , che involontarj nella mac- china animale. L' efperienze fatte fopra le Ranocchie CI afficurano, che anche i Polipi d' acqua dolce hanno un veleno analogo a quello della Vipera. Abboccato appena un ver- me, o Lombrico dal Polipo per farne fuo cibo, muore immediatamente^ e non dà più fegno alcuno di vita . Quefti Lom- brichi, come è pur noto, fono duri a mo- rire 5 ed anco tagUati in più parti fegui- tano per lungo tempo a muoverfi , e vi^ vere , lo che molte efperienze mi hanno dimoftrato . E' dunque il veleno del Po- lipo (che veleno è ciò, che ammazza in breve tempo , e in piccola dofe ) un ve^ leno , " che attacca Y irritabilità animale y e leva la vita, come la toglie il veleno della Vipera • Ri- Trovato che fia , che il veleno della Vipera uccide col far perdere l'irritabilità alia fibra , fi potrebbe ricercare quali muta- zioni fopravvengano al mufcolò , quando viene fpogUato del fiio naturai moto. Ot fervazione coftantiflima è quefta , che le carni animali vanno perdendo del loro mo- to, e della loro irritabilità a proporzione, che in loro s induce un principio di pu- trefazione • Abbiamo più d' un efemplo da poterci afllcurare , che quefte due circo- ftanze di perdita d' irritabilità , e di pu- trefazione avanzata vanno fempre riunite • Le Mofete , che , come fi è veduto , ammazzano levando Y irritabilità , fap- piamo altres'i , che promuovono la pu- trefazione y perchè fi trovano le carni flac- cide 5 e livide , e gli animali morfi da quelle , imputridifcono in ventiquattr' o- re • La fibra elementare , che va alte- randofi nella fua teffitura più interna , e r ordine primiero delle fue parti, che fi fcompone , le fa perdere ancora le fue proprietà ingenite , e più tenaci* Lo al- lontanamento 5 e slegatura di parti , che fempre induce nelle carni la putrefazione^ de- 138 deve ancora togliere al mufcolo la fua ir* ritabilità, ed attitudine al moto. Io non farei punto lontano dal crede- re , che anco il veleno della Vipera fa* ceffe qualche cofa di fimile . L' analogia degU altri (veleni fortifica queft' opinione. Si offerva m fatti, che le carni degli ani- xxiaU feriti con coltelli tinti prima nel na- pello 5 diventano fubito più tenere y più molli 5 e di mighor ufo per la cucina. Per le relazioni di diverfi viaggiatori fap* piamo, che tanto nelle due Indie, quan* to nell'Affrica quei popoli nelle loro cac- ce, e nella guerra adoprano frecce avve* lenate , con cui nel " breviffimo tempo di fei minuti , e fino in un folo minuto a proporzione dell' attività del veleno da loro ufato , uccidono le fiere maggiori , come Elefanti , Leoni , Tigri ; e quelle carni fi am.mollifcono fubito , e fi fanno più tenere . La qual cofa dimofìra chia- ramente , che tutti quefti veleni difpon- gono, e preparano le carni ad una fubita putrefazione , e coruttela . Qualche cofa di limile ho io ancora oflervato nelle Ra- noe- 'fiocchie-, e iiegli altri animafi morti dal veleno di Vipera^ Le loro carni diventa- no affai prima dell' ordinario molli , e flac* cidiffnne , talché pare 5 che fi voghano ftac* l care dalle offa. Maneggiandole, meno re- fiftono ^ e facilmente fi rompono . Il col- tello le penetra facilmente , e in breve fi corrompono 5 e diventano fetenti. Tale è la forte de i corpi penetrati dal ' v^enefico ismore/ della Vipera. Se il veleno di effa Vipera toglie r irritabilità alla fibra mufcokre introdu- cendo neir animale morfo un principio di corruzione , tanto ne i folidi , che ne ì fluidi, come pare innegabile dalie cofe ot fervate fin qui, non è certamente necef- farlo di ricorrere a* (ali invifibili , e alle par* ticelle pungenti per moftrare la fifica azio- ne di queir umore, come hanno tenuto i Medici meccanici . I fall generalmente, an- ziché promuovere la putrefazione nelle fo- ftanze animah, la ritardano piuttofto, o la impedifcono del tutto . Né fo io vedere con qual ragione anche i Fifìci più illuminati abbiano creduto , che non folo i veleni ve- 140 vegetabili, ma fino i veleni animali ope-* raflero per via di fall • Quefti fali alla fine appena poi fi trovano in qualche pianta del- le più venefiche , e ciò in poca dofe . Delle molte , che ho efaminato col microfcopio y non mi ricordo d' averli veduti , fé non nel TofficO'dendro , per altro ben pochi , ^ molto ottufi . In quafi tutte le altre pian- te 5 come nello fteflb Toffico*dendro , non fi veggiono che pallottole lucide, più piccole de i globetti del fangue , le quali nuotano in un fluido più o meno trafparente • Egli è poi certo, che nel veleno della Vipera non fi oflervano quei fali terribili , i quali fi voleva , che uccideflero V animale coli' infinuarfi nel fuo fangue . La facilita di capire T azione de i veleni , quando quefti foffero flati di fali, ha potuto fedurre i Medici meccanici , e fatto loro vedere pef tutto tagli , e punte per difunire , e rom-- pere la fibra animale, e fcomporre gli umori . Ma T Oppio ammazza coli' inde-^ bolire , e levare Y irritabilità alla fibra , e la maggiore attività di quel fugo vegeta* bile rifiede nella parte gommofa. Nori credo, che ancor qui fi voglia ricorrere ai fa- 141 fall . Quefte fono ipotefi lavorata ad un officina chimica , non gik verità cavate da un fevero efame della natura . Troppo abufo fi è fatto per Vero dire, di queftì fali immaginar) , ed a troppe cofe fi fono voluti adattare . Si è perinfino creduto , che alcuni fenfi , come l' odorato , e il gufto non poflano effere rifvegliati fé non da' fali . Egli è certo però y che oltre il non dimo- ftrarfi fempre queft'ufo cosi generale de i fali, e fpecialmente 1' attuale loro prefen- za in quelle materie , che ferifcono T odo- rato 5 poflbno beniffimo i fali cambiar figu- ra, fenza cambiar fapore , e variare il fapo- re fenz' alterazione di figura , lo che è fegno che la loro azione non dipende dalle loro determinate figure , come hanno creduto i Fifici comunemente, e che quelle pun- te , e cunei de i fali y de i quali hanno fatto conto per ifpiegare quelle fenfazioni, fono in moitilTimi cafi affatto fuppofl:e, e fmentite dall' efperienza . Né io fo vedere qua! uopo vi fia di fali , e di punte , per- chè fi rifveglino le fenfazioni ne i noftri organi. Per quello, 'ch'io penfo, non ci vuole più , che un cambiamento fatto fui ner- 14^ mervo, e quefto perete non fi potrà fàre^ fenza fali ^ Forfè le altre particelle , e mo- lecole de i corpi non urtano, e ferifcono anch' elle ? La luce, e T aria non fervono all'occhio, ed all'orecchio fenza effer fa- ll? un corpo, che va ad urtare un nervo^ può diftrarre, e rilafciare la fua midolla ^^ e la può comprimere, e raggrinzare , qua- lunque cofa poi porti, la fenfazione alla mente , ed al cervello . A quefte muta- zioni dell' organo fi riducono alla fine tut- te le fènfazioni elkrne . £ perchè non pò» tranno farle altresì i corpi , che non fon fali? Perchè un fluido non potrà rilafciare, e allontanare le parti moUiffime di un. uervo fcoperto ? E perchè non potrà an- che diffeccarle , e raggrinzarle ? Molti olj, e molti fpi-titi diffeccano le carni dell' ani- male y^ e^ irritano il fiftema nervofo , e mu- Icolaire^^ e tutto fi farà per mezzo di fall? Io non veggo perchè non, fi poflà mo- rir di veleno fenza fupporre fali ae i ve- getabili , fali negli animali , fali per tutto * Forfè non fi dà azione fra corpo , e corpo fenza fupporvi punte, o cunei? Forfè per tutto, dove vi fono delle punte, vi debbono et effere anche de i fall ? Forfè in tutte quelle materie ^ dove fi arriva a cavare da i Chimici de i faii, vi erano anche di prima ? Io non fo vedere il bifogno di tutto que- fto . Certamente non veggio perchè fi deb- ba credere , che le febbri delle Armate^ le febbri delle Prigioni y lo fcorbuto , le malattie dette putride y in cui predomina una corruzione univerfale de i fluidi y e de i folidi, nafcano da puri fall, e parti- celle pungenti,. A tutt' altro, che a fall, convien ricorrere per intendere la forza nociva di quelle pericolofe malattie, che COSI velocemente disfanno la macchina a- nimale. Gli effetti di quelle, e di molte altre analoghe alle medefime, e tutti gli accidenti , che le accompagnano, fanno credere con molta ragione, che s'induca neir animale un veleno , che, fimile in gran parte a quello delle Vipere , vi porti la corruzione , e'I disfacimento generale de i fohdi , e de i finidi . In fatti in quelle malattie vi fono ordinariamente le con* vulfioni , gli abbattimenti di forze , la fon- liolenza , ed efala da i corpi ancor vivi una trafpirazione fetida^ e corrotta, e i lo- ^44 loro cadaveri preflo marcifcono, e li cor- rompono intieramente . La forza della macchina, che manca quafi ad un tratto in tutto il fiftema mufcolare , è un indi- zio ficuroj che quella malattia attacca il principio del moto nella fibra, e l'irrita- bilità animale . In altra maniera fenza vo- ler fare fiftema , e ipotefi arbitrarie , non fi potrà mai intendere, come così uni ver- Talmente , e in si breve tempo il feme mortifero fi pofla diffondere per tutto il fiftema mufcolare^ Non credo, che in avvenire 'fi po- trà più dubitare della vera cagione prot fima della morte che apporta il veleno della Vipej^ , e perchè ammazzi in sì breve tempo. Anche l'Afpido, e fpecial» mente quello tra le tre diverfe fpezie ,. che fi chiama Nintipolenga Zeilanica , am- mazza inducendo una debolezza in tutta la perfona , e aifopifce prettamente , e in tale flato muore chi rimane ferito. E pare, che generalmente tutti i veleni animali uccidano levando F irritabilità alla fibra mufcolare, e difponendo la macchina , e gli umori ad una H5 una fublta corruzione. L' ifteffo par, che fi pofla anche dire di quei veleni vegeta- bih, che introdotti nel fangue, tolgono la- vita in breviffimo tempo. Fra tutti gli animali capaci di am- mazzare per veleno da noi fin ora cono- fciuti, pare certamente , che quello del Po- lipo fia il più potente , il più attivo 5 il più pronto- Egli giugne in iftanti a far morire i vermi d' acqua, e a privargli di qualunque principio di moto , benché fie- no animali difficihfiìmi a morire, e per lungo tempo irritabiU. Ma ciò, che for- prende anche il Filofofo , fi è che appena la bocca, o le labbra di quelF animale fatto a facco arrivano a toccar il verme, che l'attiviffimo veleno penetrando i pori invifibiU della cute , e difFondendofi per tutto il corpo , gli toglie fubito e vita , e moto . Imperocché nefluna lacerazione , o ferita fi oflerva nell' animale morto ; che anzi mancano fino al Pohpo i denti, o altro ordigno per forar la cute del ver- me , come ho voluto ancor io afficurarmi più volte fervendomi di lenti acutiffime * K Né 14^ Ne fi creda colla comune de i Fi- lofofi 5 che la vita generalmente confida nella circolazione del fangue, e nel moto del cuore , ovvero che manchi la vita al mancare della circolazione . Quefta cir- colazione non fi moftra in tutti gli ani- mali, e in molti non fi fa ficuramente , come ne i Polipi d'acqua dolce, ne i quali manca fino T organo per promoverla , cioè il cuore , o altra cofa analoga a quel vifcere , Ma di più è certo , che molti animali a fangue freddo vivono lunga- mente fenza cuore, e fenza vifceri, come fi offerva nelle Ranocchie , nelle Teftùg- gini, e in moltiffimi pefci, e vermi, m i quali animali la circolazione è ficura- mente fermata , e pure feguitano a vivere beniffmio, fi muovono, e moftrano di a- vere le ufate paifioni, e fentire i bifogni della vita. Io ho trovato moltiffimi a- nimali e infetti , e vermi , in molti de i quali non fi fa certamente alcuna fortà di circolazione per vafi , e in alcuni non fi fa fé non imperfettamente, non già in tutte le parti dell'animale, e fpecialmente fino alle eftremita . Nella Seta equina manca per- H7 perfino il cuore, come mancano gli altri vifceri de i tre ventri , creduti malamente neceffiirj alla vita in tutti gli animali . Io fpero di poter moftrare tutte quefte verità ìa una mia Opera fopra gli animali mi- crofcopici , dietro alla quale^ mi occupo da più anni. Quello errore fi è difFufo tra i Fiiofofi per una fuppofta analogia , che hanno creduto paffare fra gli animali a fangue freddo , e quelli a fangue caldo, ar- gomento fempre pericolofo in Fifica , e che r offervazioni , e f efperienze fmenti- fcono ad ogni paifo. Hanno offervato, che tal cofa è vera negli animali caldi, e tan- to è ballato per creder ciò di tutti gli al- tri .. Qjaefte leggi generali , e quefìe trop- po eftefe propofizioni fi avanzano, perchè poco fi è confultato la natura. Un Tram- blei, ed un Bonnet ci furon d' uopo per difingannarci di quelle troppo generali leg- gi , che fi credevano neceffarie , e comuni a tutti gli animali per genel"are . E' molto fingolare a quefto propos- to il movimento del cuore di quel pic- colo animale microfcopico , che dal Le- K 2 ve- 148 venocehio Rotifero fi appella {a\ E' quefìo un verme gelatinofo, che abita comune- mente in quella terra , o arena , che fi aduna nelle docce de' tetti ; benché io lo abbia fcoperto in moltiffime altre terre , ed anche nelF acqua da qualche tempo ftagnante, ma più fpeflb, e in più abbon- danza in certe acque pqco correnti fra la conferva , ed altre piante aquatiche . Ver- fo il capo fi divide in due groifi tron- chi, i quah fono fatti a ftella, perchè fono appunto circondati da molti braccìni acutiffmii 5 e corti , onde par, che formino due beliiffime rote. Il Levenoechio in fatti le credette due vere rote di fommo artificio, e tali anche apparirono a chiun- que le offerva nel tempo , che F animale le muove. Ma una più efatta oifervazio^ ne mi ha finalmente fatto conofcere , che non fono ruote, ma tanti braccìni mobili fat- (a) E dopo dì luì fono Jìate credute vere ruote dct tutti gli Ofjìrvatorì anche più moderni . Per c§-^ nofcer che non fono vere ruotq . òajia collocare Pa- 7iimale Rotifero fra due lamine di vetro , ed of\ fervarlo in quello fato con acuta lente „ ^I4P fatti a coni acutiffimi piantati all' intorno di quei due tronchi . Abbaffa egli quei braccìni, o raggi mobili fucceffivamente , e con tale preftezza l'uno dopo l'altro gli inalza ^ che pare all' occhio, che fi muo- vano in giro 5 come farebbe una ruota , che giraffe fotto una carrozza o più pro- priamente come fi muove una girandola - Muove folamente quefti due ordigni, o ruote , che fi voghan chiamare , o quan- do nuota pe'l fluido, in cui fi ritrova, o quando vuol mangiare , due flati i più brevi della fua vita . Batte nel primo cafo con fomma velocita quei fui braccìni con- tro dell'acqua, e prende cosi varj punti d'appoggio per portarfi da un luogo all' altro . Nel fecondo cafo pianta la coda a qualche corpo , e imprime nell' acqua tal moto col girar di quelle ruote , che quefta movendofi verfo il capo porta feco tutti i minuti corpi , di cui è pregna , e gh prefenta alla bocca dell' animale, che fceglie a fuo gufto , e mangia . Confeffo ^ che non ho mai veduto colpo d'occhio più bello, e più forprendente di quefto , ed un offervatore non è mai fazio di ve« K 3 - der^ delio. La bellezza, e la velocita di quei braccìni , o ruote è affatto incredibile . Ma è ancor più mirabile per un Fifico il moto del fuo cuore . Quefto vifcere , che è vilibilifiimo al microfcopio , e che non fi può confondere con alcun' altra parte dell' animale , refta immobile -affat- to 5 allorché F animale non più muove quelle fue ruote. Ma appena che quelle fi muovono, anche il cuore fi muove, e fi muove tanto più veloce quante è mag- giore il moto delle ruote, colle quaU of- ìerva un efatta proporzione, [a) Siccome quell'animale muove liberamente le fue ruote , moverà anche il cuore quando egli vorrà, onde il cuore in lui farà un mufcolo volontario , il che non fi offerva in neffun altro animale fin'ora conofciuto, Quell' animale , come fi vede , vive la maggior parte della fua vita fenza il mo- to del cuore , e quindi fenza la circola- zione del fangue, benché in tutto quello tem- (a) Qiù non fi vuol già negare.^ che gualche volta , ma molto dì rado ^ e dopo lunghi intervalli di tempo ^ non fi ojjervt il moto del cuore anche alloraquando le ruote fon ferme . '51 tempo feguiti a muoverfi a guifa di ver- me ftrifciandofi fra i corpicciuoli , che lo circondano . Ma poi è certo 5 che i moti volon- tarj de i mufcoU degh animali freddi non dipendono dalla circolazione degU umori , come certamente non ne dipende né anco r irritabihta della fibra 5 forgente^ e prin- cipio di vita, e di moto nelf animale, Confifte fenza dubbio la vita degli ani- mali nel moto de ì loro mufcoli , e delle loro parti {a). Nel momento , in cui ceffa tutto quefto moto 5 l' animale finifce ancora di vivere , non effendo in tale fla- to il fuo corpo per riguardo alla vita punto differente da un corpo foffile , da un puro metallo. La fua ftruttura vago- lare, tanti organi, e tante parti fabbrica- te con SI ftupendo • lavoro , a nulla più gli fervono . Il principio del moto è di già terminato nella macchina , e quindi il fentimento, e la vita. Rivive l'animale K 4 fu- (a) Qj^f yion s* intende dì parlare delP uomo dotatg dì un anima immortale e capace dì pena ^ e dì me- rito . fubito che ritorna il fuo moto primiero alle parti 5 ed è per Tempre morto, come nel cafo noftro, fé quelle fue parti per- dono non folo r attuai movimento, ma ancora la poffibilita di riacquiftarlo in ap- preflb. Parimente quelle anguillette mi- crofcopiche, che fi offervano in forma di fila aride, e lecche nel grano /perone^ o cornuto , ripighano vita , e moto , fé l'acqua le inumidifce , come ho io più volte ve- duto con mia gran foddisfazione e piace- re , e muojono di nuovo al diffeccarfi dell'acqua. Effe mantengono bensì fempre la potenza di rivivere , e tornano di fatto da morte a- vita per la fola virtù dell' acqua, che le bagna {a). Il Matematico Bouguer nella fua opera fopra la Figura della Terra racconta fuUa teftimonianza del Padre Gumille Gefuita , e degh In- diani del Perù, che vi è in que' contorni un.groffo ferpente, velenofo , che morto, ^ e diffeccato all' aria , o al fumo d' un cam- mino ,^ ritorna a vivere, fé fi lafcia per qual- (a) Vedi m fine la Dì jj'ert azione qui aggiunta fopra quelle anguillette del grano . qualche giorno efpofto al fole nelF acqua ftagnante^ e corrotta. La ftoria Angolare di quefto Serpente Americano meritava veramente e per la^ grandezza dell' ani- male , e per l' importanza del fatto , che venifle efaminata, e mefla nel fuo vero lume da un Filofofo, come appunto era il Bouguer. Io ho lafciato più volte feccare all' ària aperta ma non per lungo tempo il verme detto Seta equina e Gordio dal Li- neo a fegno , che aveva perduto affatto il fuo pefo 5 ed ^ra diventato come una paglia arida , e fchiacciata . La fua groflez- za era tutta fparita. La pelle toccava la pelle 5 e neffun fegno più dava di^ vita, e di moto • Rimeffo però in acqua , in meno di mezz' ora ripigUava la fua pri- miera groifezza , e pefo , e poco dopo dava . fegni non equivoci di vera , e per- manente vita . Anche l'animale Rotifero^ del quale abbiamo poco fopra parlato , perde ogni moto, fé fi lafcia difeccare, e poi rimeffo in acqua acquifta di nuovo e vita , e mo« ^54 moto . Io mi fon provato a lafciarlo per due anni e mezzo fenz' acqua nella terra più arida, ed efpofta nella Stare ai raggi più cocenti del Sole, e pure rimeflb nell' acqua in meno di due ore ha recuperato e vita, e moto. L'ho ancora meflb fopra d'una lamina di vetro, e tenuto efpofto per tutta una State intiera al Sole , talché fi era interamente difeccato all' occhio , impicciolito, e refo fimile ad una goccio- lina di colia arida , e fecca del tutto . Poche gocciole d' acqua baftarono per ren- dargli moto , e vita. Varj altri picco- li ani mah abitatori ordinari della terra de' tetti, e di altre terre e acque ho io ritrovati , i quali lafciati diffeccare per- dono intieramente l'ufo de' loro organi, che poi ripigliano rimeffi in acqua . Ma di tal prodigio ne parlerò in un'operetta, che avrà per titolo la vita , e la morte apparente degli animali^ Ma l'irritabihta, che perdono i mu- fcoli negU avvelenati dalla Vipera non più fi recupera, ma flaccidi, e fenza mo- to reftano per fempre. Pare dunque quafi fi. 155 ficuramente , che il Veleno della Vipe- ra non fia molto differente dall' Oppio ne' fuoi effetti , e che operi fulla fibra ani- male in una maniera molto analoga a quel fugo vegetabile; e l'uno, e l'altro eccitano forti convulfioni, e vomito. In- ducono egualmente una debolezza univer- fale negli organi , rendono i mufcoli para- litici, alfopifcono f animale, ed ambedue uccidono 5 toghendo F irritabihta alla fi- bra. Il cuore rimane parimente per qual- che tempo irritabile , tanto nelf azione deir oppio 5 che del Veleno della Vipera , e r uno 5 e l' altro uccidono con preftez- za. Poco giova agli animali a fangue freddo 1' effer difficililfmii a morire , e che le loro parti anche divife, e tagliate, con- fervino il moto per lungo tempo . Se quei veleni arrivano ad attaccare il prin- cipio de i loro movimenti animali , e le- vare l'irritabilità ai mufcoli , dovranno preflamente morire. Si perderà in loro ogni moto, e le loro parti non daranno più fegno alcuno di vita . Rimane orga- nizzato è vero quel corpo , ma un corpo organizzato fenza " moto è appunto un cor- po fenza vita. Non 1^6 Non ammazza dunque il Veleno della Vipera in neffuna di quelle tante, e tante maniere , che i Filofofi hanno im- maginato, e che in parte da noi fono ftate riportate ; ma bensì togliendo l' irri- tabilità ai mufcoli, e diftruggendo in effi. il principio del moto, principio , e for- gente della vita animale, {a) Ed ecco ( fé io non m' inganno ) le- vata una volta l' importante controversa , che durava ancor tra i Filofofi d'intorno air azione del Veleno della Vipera e fpie- ra) Intanto /' Autore dt quefl"* Opera filitene , che ìt veleno delta Vipera ammazza levando /' irritabi- lità alla fibra mufiolare ^ in quanto egli ha di" moftrato , che il fluido nerveo non è la cau/a ejfi^ dente del moto de^ mufioli ^ come fi può vedere nella fua Differtazione latina ftampattt negli atti dell^ Accademia di Siena . Nella qual cofa egli figue il ftfiema delP illufire Sig» Haller . Per al- tri chi fofje di dtverfo fentimento , e credejje^ che r irritabilità ^ o il principio di tutti ì movimenti della macchina animale dipendere affatto dagli /piriti animali , niente perderebbe per quejìo l^a prefinte Jcoperta fatta dal nofiro Autore fullà- caufa projfima della morte degli avvelenati dalla Vi- gato come in sì breve tempo uccida gli animali i più refluenti alia morte. L' ir- ritabilità delia fibra mufcolare forgente di tutti i moti non folo nell'animale viven- te 5 ma ancora nel morto , fi perde e fi diftrugge da quel Veleno introdotto nel fangue (b): un principio di .corratela dei folidi 5 e de i fluidi. dell' animale avvelenato allontana , e fcompone nel mufcole le fiie fibre, e cosi lo fpoglia della facoltà di contrarfi. A quefta legge generale di pn- trefazione ne i corpi organici, ed a que- llo principio di diffoluzione , e di morte fi è ridotta alla fine tutta l'azione del Ve- Vìpera, Perchè o operi Immediatamente fui fluido nerveo , o fulla fibra, mufculare , fempre è vero che quel veleno amm2%,-z.a , perche jpogl'ta di ogni moto la macchina vivente^ e rende i mufcoli incapaci di più contrarfi . (b) Il nojiro Autore allora chiama morto un animale che manca qualunque fe^no ejierno per dichiararlo vivente , Perchè alla fine noi non fapr>iamo il momento della vera morte d^ un ammile^ che per rapporto a t nofiri /enfi . E poi è certo ^ che non fi. fa concepire un animale vivente fenza che vi fia qualche moto ne'' fuoi organi . Chi altri- mente diceìfe , introdurrebbe in Tifica uno sfac- ciato irronifmo , e bifignerebbe fconvolgere le idee più ; cevute fulle cofe ^ Veleno della Vipera . Di quefto bifogna poi contentarfi , giacché quefti fono i li- miti di quella , che fi chiama dai Filo- fofi (cienza della Natura . Non paJe , che fia permeffo all' Uomo il fapere oltre di quello , qualunque poi ella fia quella faen- za , perchè quanto è vero , che la putre- fazione ha luogo nella natura ^ e porta il disfacimento a tutti i corpi organizzati , altrettanto è certo , che ne ignoriamo tutto il meccanifmo . E chi può dire co- me agifca, e quah 5 e quante forze ope- rino fu i corpi, e quali mutazioni , e cam- biamenti vi produca, quando da corruttela prefi fi disfanno? TaU innumerabili moti fatti in parti eftremamente piccole fono troppo ofcuri per noi , e a tanto non giun- gono i fenfi noltri. Ma balìa all' avvedu- to Filofofo il fapere, che regna in tutta la natura un principio generale di putre- fazione , e di disfacimento , che fcioglie tutti i corpi organici, e vi apporta là morte; comunque poi fi faccia, poco o nulla importa pej gh ufi umani. Il Filo- fofo fi dee contentare alla fine di quefto, né altro egU fa mai quando vuol cono-- fcer ^5P fcer la natura, che ridurre gli effetti, o accidenti particolari de' corpi , ad altri più generali, che principj dì natura^ o leggi fi chiamano. Non altro ha fatto il gran Newton quando ha ridotto i moti celefti alla univerfale gravita . Poco , o nulla importerebbe all' Aftronomo offerva- tore il fapere la caufa di quella generale gravita , o tendenza de' corpi , che ci gi- ran d'intorno, e non pare, che una tale fcienza oltrepaflafle di molto i limiti della pura curiofita, dalla qi^ale non fempre il Filofofo fi fa riguardate. TA- j6i TAVOLA DELLE MATERIE INTRODUZIONE, Dove fi moftra^ che gli Scrittori non fono d* accordo in molte cofe /òpra le Vipere « Numero ^ ftruttura ^ e ufi de^ denti della Vipera* Opinione del Redi fopra t denti canini 5 e fopra. il ricettacolo di quel giallo umo- re 3 che h vede in bocca alla Vipera , che morde . situazione, e numero dei denti canini, o mag- giori della Vipera. Situazione , e numero de i denti minori , che ilanno alle bafi de i maggiori. L Si- ^ Situazione, e numero de J denti minori. Defcrizione della guaina de i denti canini . Struttura de i denti maggiori , o canini . Struttura de i denti minori. Struttura de i denti minimi . La vipera quando morde ferifce anche co i denti meno fermi. TJfo de i denti minori di fupplire a i canini , Ufo de i denti minimi. IL U umor giallo efce dal dente . Efce l'umor giallo, quando la Vipera morde ;j per il dente canino. L' umor giallo efce ancora da i denti jneno fer^ mi 3 e. vacillanti , IIL Del luogo ^ dove fi ^duna quel giallo umore. Opinione del Iledi fui ricettacolo di queir u^ more , Defcrizione della vefciclietta dell' umor giallo, e del fuo mufcoio Contrattorc. L'U- m L'umor giallo e portato al dente per un dut- to, che mette in una vefcichetta, o ampolla, pien%u4i eflb. L'umor giallo, che qualche volta fi fecca nel dente , può far credere , che cfca dalla guina * IV- // r COUNTWAY LIBRARY OF MEDICINE QP 9hl F73 RARE BOOKS DEPARTMENT