/ / p lì Z^^VvC^t[l^^ /il V4>. C^^. TrO^l U^-^-l RIFLESSIONI SOPRA Il SISTEMA LINFATICO DEI RETTILI RISPOSTA DEL DOTT. MAIRO JlSCONI ALLE CENSIRE CHE IL PROF. BARTOLOMEO PANIZZl HA CONTRO DI LUI PUBBLICATE IN UNA LETTERA DIRETTA AL PROF, ALCSì^A^DRIAI Il y a parmi les livres une plus grande inorlalité qnc parmi les hommes Simonde de Sismo'iìdi. Con quattro tavole incise in rame Edizione di cento esemplari "" PAVIA. NELLA TIPOGRAFIA FUSI E COMP.° i8/i5. ^omp.jSoeU j UfUVERSlTY jGc. MA USA UI LETTERA. DEDICATORIA c/e/ c/a//, ilòauto q)\\.i6co%\% AL SIGNOR HYRTL PROF. DI NOTOMIÀ NELL'UNIVERSITÀ DI VIENNA. (cP/uai'e/-JtJna C^o/Zeaa. Jléssendo stato censurato dal Prof. Pani!zza, me assente^ in un adunanza della sezione zo- ologica della sesta Riunione de' Scienziati ita- liani (*) e poscia da lui criticato in tino scrit- to a stampa, ho stimato conveniente , anzi ne- cessario il rispondere alle sue censure, ed ora dedico a voi la mia risposta. Coloro che sti- mano gli scritti in ragione della loro mole, e non iscorgono la differenza che avvi tra un libro fatto con altri libri, ed un libro in cui (*) Se il sig. prof. Panizza mi avesse attaccato in vna delle prime adunanze, io ne sarei stato informato in tempo, e sarei volato a Milano per difendermi, ma egli mi ha censurato nel- l'undecima adunanza , ed io ne ho avuto notizia dal Diario quan- do la Riunione era vicinissima a sciogliersi. sono recjistrale soltanto le nostre proprie os- servazioni, forse si faranno beffe di me in ve- dendo, ch'io intitolo a voi uno scritto di po- che pagine . ma io non mi curo dei giudizi favorevoli o contrari di sì fatta gente. Io vo- glio darvi una pubblica testimonianza dell' al- tissima stima ch'io fo di voi. e vorrei al tem- po stesso animarvi ad esercitare la vostra sa- gacità ed industria neW investigazione del si- stema linfatico dei rettili. In ninna parte deli Europa la notomia uma- na, e particolarmente la notomia comparati- va^ vien coltivata con tanto ardore e profitto come si fa oggidì in Germania, e non v'è ra- mo della notomia comparativa, che per gli ana- tomici della vostra nazione non sia stato og- getto di minute e studiose ricerche; però dicia- molo ad onor del vero, il sistema linfatico dei rettili non è stato in fino ad ora investigato , ne dai vostri compatriotti, ne dagli altri con guella premura e solerzia che desso parrebbe meritare. Perrault è il primo che ha fatto gualche cenno intorno ai vasi lattei dei rettili, poiché noi troviamo nella sua descrizione anatomica del camaleonte comune il passo seguente zz II y avoit mème des fibres blanches en forme de vei- V nes LnctéeSf et celie membrane du Mesentère qìii éstoit fori transparente avoit en son milieu une partie qtii s' épaississoit et devenoit opaque, com- me pour former le Pancreas d' Asellius, ou ìe Réceplacle de Pequet zz: (i), di fatto la cister- na del chilo in questo rettile è situata quasi nel mezzo del mesenterio^ ciò nulladimeno gli anatomici si accordano a riconoscere Hewson per lo scopritore de' vasi linfatici dei rettili e dei pesci (2). Dopo Hewson. Bojano (3). Fohmann (4)^ ed Odoardo Weber (h) ci hanno fatto vedere lo stret- to legame che esiste fra questi vasi e le arterie , io ho ampliate le osservazioni fatte da questi anatomici , ed ho notato che nelle testuggini di mare, i vasi sanguigni del mesenterio ed i vasi lattei sono più che iti ogni altro rettile abbondevoU, mentre tie' lacertidi questi stessi vasi sono al paragone scarsissimi; ho inoltre (1) Mémoires de V Académie Royalc des Sciences. Tom. Ili Première jìdftie 1733. (2) Accounts of the Lymphatic System in Birds, in Amphi- bious animai and Fisclies in two letters to William Hunter Phi- losophical Transactions for the year 1768 una 1769. (3) Anatome Testudinis europaeae. Vilnae 1819 /b/. d79 tab. 31. (4) Das Saiigader system der Wirbelthicre. Heidelberg. 1827 p. 46 Ta. 9. (5) Joh Mullcrs Archiv fur Anatomie und Physiologie 1835 p. 535 Ta. 13 fig. 5 e 6. VI osservato, non il primo però^ che in alcuni rettili la vescica orinarla è grande assai, ed ha il doppio uffìzio di ricevere V orina, e di essere al tempo stesso nn serbatoio d' acqua , e di piti ho veduto che in alcune famiglie, il passaggio, il quale si continua dal condotto to- racico alla vena succlavia è patentissimo ^ in altri in vece non è stato per anco con evi- denza dimostrato , e forse noi sarà mai^ per lo che abbiamo qualche fondamento di crede- re, 0 per lo meno di sospettare, che la linfa in alcune famiglie de' rettili, passi per effetto del- l' endosmosi entro le arterie e le vene con cui i vasi linfatici sono strettamente legati: dall'al- tro canto noi scorgiamo nelle loro abitudini notabilissime differenze , i lacertidi per via d' esempio, ricercano i luoghi aridi, e si mo- strano vivacissimi allorché sono esposti ne' tem- pi estivi ai raggi del sole, altri rettili in vece fuggono il sole come da cosa alla loro azienda vitale nocevolissima , ed abitano soltanto in luoghi umidi ed ombrosi; ora tutti questi fatti sono rimasti in fino adesso senza una spiega- zione, ossia per dire la stessa cosa con altre parole, non conosciamo la dipendenza ed il legame , che deve esistere fra le abitudini di questi animali e la loro organizzazione, e il VII cercare di scoprire ijnesta dipendenza sarebbe a parer mio un argomento importantissimo e deffno di un psioìogo, e di un anatomico quale voi siete. Voi avete robustezza di mente e di corpo, siete attivissimo per natura, siete espertissimo nell'arte dell' iniettare ; avete la fortuna di ap- partenere ad un pubblico stabilimento , per cui potete procacciarvi tutti quei sussidi che un semplice privato non potrebbe avere, in som- ma siete fornito di tutte quelle doti, che sono necessarie per condurre a buon pne una in- dagine anatomico- fisiologica, come ne fanno prova le belle osservazioni di cui avete di già arricchita la scienza, io porto quindi opinio- ne^ che se voi intraprendeste le ricerche ch'ora vi addito , le vostre fatiche tornerebbero in molto vantaggio della scienza ^ e di voi in grandissima lode. Pavia 15 novetnbre 1845. Lettera del dott. Mauro Rusconi, AL PROF. Bartolomeo Painizza. PARTE PRIMA. ijri 'iucche richiedete d'essere hiformalo della contrO' versta promossa dal dott. Mauro 'Rusconi intorno i rapporti che esistono tra i vasi linfatici e i snngu'njni nei rettili, io lo farò con tutta la brevità e chiarezza, che per me si potrà, e nutro speranza che esimio cultore quale voi siete della Notomia Cotnparaia , vorrete pi- gliarne pensiero, e apptirare colle vostre mani, e co' vostri occhi la verità. Questo è l'esordio della vostra lettera indiritta al prof. Alessandrini (1). Se questo celebre professore dell'Università di Bologna ha realmente desiderato di avere da voi questa informazio- ne, io lodo lui perchè (juesta sua dotta curiosità è una nuova testimonianza della cura ch'egli si prende per tutto ciò che risguarda la scienza da lui con tanto onore profes- sata, e se voi, dirigendo a lui la vostra lettera, avete avuto in mira di sceglierlo a giudice della nostra contesa, in que- sto caso io lodo voi, e dichiaro, che non potevate scegliere presso di noi un anatomico di lui più adatto a questo uffi- zio; vediamo adunque se l'avete informato di ogni parti- (l) Sul rapporto tra i vasi linfatici e sanguigni nei rettili. Let- tera ecc. Milano Tipografia di Giuseppe Chiusi 1944. colarilà, e se gli avele mostrato quale è slata l'origine della nostra controversia. Dopo l'esordio voi rammentate al chiarissimo j3rof. Ales- sandrini, che nell'opera vostra sopra il sistema linfatico dei rettili {\) avete asserito, trattando della testus^gine ma- lina, che le due aorte non trovansi al contatto della linfa, e poscia gli dite che Fohmann e Odoardo Weber, ragio- nando ambiduc dell'aorta e sue diramazioni nelle serpi, ed io discorrendo delle ai'tcì'ie mesenteriche della salaman- dra , abbianìo pubblicalo un'opinione affatto contraria-, fin qui la cosa va bene, però mi sembra che voi voglia- te trarml del seminato, perchè l'origine della nostra con- troversia è , se voi abbiate o no parlato nell'opera vo- stra delle arterie mesenteriche, che nella salamandra cam- minano entro i vasi lattei ;, e non già se le due aorte della testuggine marina siano o no al contatto immediato con la linfaj intorno a questo punto noi non abbiamo mai al- tercato; avreste voi dimenticata l'origine della nostra contesa? Per verità il vostro esordio è si strano, ch'io stimo necessario di ritornarvcla nella memoria. Sul finire dell'anno 184i io ho veduto nella salamandra terrestre, che le arterie del mesenterio sono rinchiuse ne' vasi lattei, e siccome questo fatto mi riusci totalmente nuo- vo, e mi empiè di stupore, così cessata in me la meravi- glia, ho riletto subito l'opera vostra onde vedere se face- vate menzione di questo fatto, e dopo d'essermi perfetta- mente assicurato che non ne fate cenno veruno, mi sono affrettato a comunicarlo ai miei Colleghi dell'Islituto, come un fatto totalmente nuovo: Terminata la lettura del mio (4) Sopra il sistema linfatico dei retiili. Ricerche zootomiche. Pavia presso Pietro Bizzoni 1832- 5 discorso, in cui ho parlato di voi con quei modi che usar doveva un vostro collega, ho fatto circolare fra i miei udi- tori un disegno (T.IIF. 2qui unita) (I), in cui vedevansi effigiati i vasi chiliferi di una salamandra, i quali rac- chiudevano le arterie del mesenterio in quella guisa me- desima che una vagina involge una spada, poscia con un cenno accompagnato da due o tre parole vi ho invitato a vedere le preparazioni anatomiche che aveva portate meco, le quali comprovavano l'esattezza del mio disegno, e la veritcà del fatto da me esposto : ma voi ricusaste di ve- derle, e senza muovervi dalla vostra sedia, rispondeste sull'istante al mio invito con le seguenti parole, non ho bi- sogno di vedere le vostre preparazioni, perchè trattasi di una cosa da me veduta e di già descritta nelV opera mia, quindi con questa risposta, voi in un modo implicito, mi deste la taccia di plagio, o per lo meno quella d'uomo inconsiderato e disatento che ignorava ciò che avevate scritto: ecco quale fu l'origine della nostra contesa, ora se dessa è nata dall' aver voi tentato di appormi una tac- cia da me non meritata, come mai poteste voi dire nel- l'esordio della vostra lettera, ch'io sono statoli promo- tore della controversia insorta fra noi due? Ma conti- nuviamo la nostra narrazione. Poco dopo questo disgraziato accidente , io ho pubbli- cato una parte del mio discorso (2), e l'ho corredata di (1) 11 disegno che ho fatto circolare fra i miei uditori era in qualche parte un poco diverso da quello che si vede nella (T.If F.2 quiunita), imperocché non vi si vedevano i piccoli vasi lin- fatici del retto intestino, ma soltanto i grossi tronchi di quesii vasi che camminano fra le lamiue del mesoretto. (2) Sopra una particolarità risgnardante il sistema linfalico del- la salamandra terrestre Pavia Tipografia Fusi e Comp. 1^1 1. fi una tavola con tie figure, una delle quali è quella stessa ch'io ho fatto circolare fra i miei Golleghi in occasione della lettura del mìo discorso, e di più vi ho aggiunto una nota, alquanto lunga, in cui dimostro, che in niun passo del vostro libro si fa menzione di arterie del me- senterio, che camminano entro ì vasi lattei, ma vi si parla solamente della vena cava e dell'aorta, che voi avete ve- dute avviluppate nell'alveo maggiore linfatico, insom- ma ho fatto vedere e toccar con mano che la taccia di plagio appostami da voi non aveva neppur ombra di fon- damento. Tre mesi dopo la pubblicazione di questo mio breve scritto, un anatomico alemanno, il chiarissimo prof Er- nesto Enrico Weber, cortesemente mi avvisò che il fatto da me osservato nelle salamandre, e da me creduto total- mente nuovo, era di già stato veduto nelle serpi e pubbli- cato da suo fratello Odoardo (i)j voi pure foste avvertito, non so da chi, che questo fatto medesimo era stato osserva- to parimenti nelle serpi e pubblicato da Fohmann(2)prima che da Weber, anzi prima che venisse in luce il vostro libro, così chesiete venuto all'Istituto, e nell'adunanza del giorno 23 marzo ì 842 avete letto un discorso in cui avete asserito, che nell'opera vostra non so/amcnte parlando della te- stuggine, ma eziandio degli altri ordini dei rettili avete a^nmessa la massima , che le arterie non sono libere ne- gli alvei linfatici , e perciò non bagnate dal chilo e dalla linfa, essendo inviluppate anche da vicino da uìi vela- mento rneìnbranaceo propagine della membrana degli (1) Jo. Mullcrs, Archiv. fiir Anatomie nnd Pliysiologie. 1835 p. 535 T. 13 Fig. 5. 0. (9) Das Saugadersystem dor \^iibeliliicre. Heidelberg, 18SÌ7. 7 alvei linfatici y per cui non sono a contatto irnonediato colla linfa e col chilo (1), quindi avendo voi asserito che nel vostro Ikbro avete ammessa una massima così fatta, voi avete implicitamente e di bel nuovo dichiarato, che nell'opera vostra avete parlato delle ramificazioni dell'aor- ta, che camminano entro i vasi lattei, e che le avevate non solo vedute, ma anche esaminate e ponderate, poiché avete notato ch'esse non sono a contatto im77iedialo col chilo , e di più avete implicitamente dimostrato, o per dir meglio, tentato di dimostrare, che la taccia di plagio da voi appostami tre mesi prima era molto bene fondata. Che voi abbiate ricusato nell'adunanza dell'Istituto di vedere le mie preparazioni anatomiche, e mi abbiate rispo- sto che non volevate vederle, perchè trattavasi di un og- getto da voi veduto, e di già descritto nell'opera vostra, voi potevate in ciò essere scusato, perchè si poteva sup- porre, che nel momento in cui mi deste questa risposta, non vi ricordaste con esattezza di quello che avevate scrit- to, ma che voi aveste a ripetere tre mesi dopo la stessa cosa, non solo in voce, ma ben anche con le stampe, in onta al mio scritto apologetico da me pubblicato poco dopo l'insorta contesa, ciò davvero mi ha fatto molta sorpresa, e tale e tanto dispiacere, che fui tutto mosso dì invitarvi con una lettera stampata a mostrarmi il passo del vostro libro, dove trovasi la massima testé menzionata, ma poscia riflettendo che voi posto in questo cimento ^ non ne sareste uscito con tutta vostra lode, ho messo (I) Vedi il sunto di questo discorso nella Bib, I(. 1842 fa. IO p. 17, e nota bene o Lettore, che questo sunto, prima che fosse stampato, è stalo letto alla presenza del prof. Panizza, il quale col suo silenzio lo ha approvato. 8 da banda il pensiero di scrivervi;, e come meglio ho po- tuto ho soffocato il mio ramarico, e certamente non avrei mai ripreso la penna per ritornare sopra questo disgu- stoso soggetto, se l'appello che avete fatto al Congresso scientifico di Milano, e la lettera che avete diretta al prof. Alessandrini, non mi avessero sospinto a rinnovare la mia difesa, ed a rinnovarla con nuove ragioni. Voi avete asserito in faccia mìa, e de' nostri Colleghi che il fatto anatomico da me osservato nella salamandra era di già stato da voi veduto e descritto nell'opera vostra, perciò nel discorso che avete letto nell'Istituto tre mesi dopo la nostra contesa, eravate in dovere di provare a me ed ai nostri Collc2:hi la verità della vostra asserzione, os- sia eravate in dovere di riportare il passo del vostro libro dove ci date la descrizione del fatto anatomico da me osservato, e siccome non potevate riportare un passo che non avete scritto mai, cosi sarebbe stato prudenza in voi il non ritornare sopra questo argomento, voi in vece siete ritornato sopra questo soggetto, ed avete as- serito che nel vostro libio avevate ammesso la massima non essere le arterie né bagnate dal chilo, né dalla linfa, e, come era da aspettarsi, non avete riportato il pas- so del vostro libro dove trovasi questa massima che pretendete d'aver stabilita: Io non reco in dubbio né la vostra veracità, né la vostra onoratezza, tuttavia vi dico francamente che, nei casi contenziosi, dovete provare quello che asserite, altrimenti correrete pericolo di non essere creduto j sì lo ripeto, non era conveniente per voi il ritornare sopra questo argomento, perché ho letto più e più volte il vostro libro, e credo con molta atten- zione, ma la massima che pretendete d'aver ammessa, non l'ho mai rinvenuta; la sola massima ch'io ho ri- 9 trovato nelle conclusioni dell'opera vostra sopra i rettili, è, che gli alvei linfatici Tnaggiori ahhracciono o iìivìlvp- pano i ■maggiori vasi sa7ìgni(jìii {^. 53), cioè la vena cava e r aorta ; egli è di questi soli vasi maggiori che voi parlate e non delle loro ramificazioni, e voi capite bene che altro è il parlar del fiume, ed altro è il parlare de' canali che ne derivano , così che non so comprendere co- me voi dopo il mio scritto apologetico abbiate potuto as- serire (Bib. It. 1842 fas. iO p.d7 ) che nell'opera vostra avete ammesso la massima, che le arterie non sono ba- gnate dal chilo, mentre né nelle vostre tavole, nò in tutto il vostro libro non v'è né cenno nò indizio di arterie del mesenterio rinchiuse o avviluppate ne' vasi chiliferi. Que- sta vostra asserzione mi fa \ie maggiormente sorpresa quando rifletto, che nella terza tavola dell'opera vostra, voi portate la figura 3' ad unico oggetto di far conoscere ai vostri lettori, W particolare andaoìiento dei linfatici lun- go le vene del mesenterio (p.40), così che questa figu- ra è in opposizione manifestissima con la massima che pretendete d'aver ammessa; ben più alla p. ix parlando della testuggine marina, voi lungi dal dirci, che le ramifi- cazioni dei tronchi arteriosi camminano entro i vasi linfa- tici, ci dite in vece che vengon fuori del loro invoglio lin- fatico, e pajono traforare nscendo le stesse pareti linfati- che, in somma non vi siete mai accorto, durante il corso delle vostre ricerche, della differenza che corre per questo lato tra la testuggine di mare e la salamandra , la qual dif- ferenza consiste in ciò che nella prima, le ramificazioni del- l'aorta vengon fuori e paiono traforare uscendo le stesse pareti linfatiche, nella seconda in vece continuano ad es- serne vestite ( T. I.F. 5. 6 qui unita ) : dal non aver scorto questa differenza è venuto, che avete applicato a tutti i ret- ^0 tìli quello che avete osservato nella testuggine marina, ed avete stabilito nelle vostre conclusioni la massima gene- rale, da me poco sopra accennata, cioè che gli alvei maggiori linfatici ahhracciono o inviluppano i mag- giori voci sanguigni. Ora elicvi ho con evidenza dimostrato quale fu l'orì- gine della nostra contesa, io voglio sperare dall'equità vostra, che riconoscerete essere stata la nostra contro- versia promossa da voi e non da me, e voglio altresì lusingarmi che non esiterete un istante a confessare in- genuamente e chiaramente , che allorquando nell' adu- nanza dell'Istituto vi ho invitato a vedere le mie prepara- zioni anatomiche, io allora non vi invitava a vedere un fatto a voi già noto, e da voi pubblicato, come mi rispon- deste, ma un fatto a voi totalmente sconosciuto, se poi alcune particolari ramificazioni dell'aorta e l'aorta stessa siano 0 no al contatto della linfa, questo è un punto se- condario e frivolissimo di cui parlerò fra poco; presente- monte voglio comunicarvi le mie osservazioni intorno al vostro libro sopra il sistema linfatico dei rettili, e voglio così attenere alla promessa che ho fatto al pubblico già da tre anni (1), la quale, come voi ben sapete, fu provocata da uno articolo virulentissimo (2) , che il già fu vostro as- sistente ha scagliato contro di me. Io a dirvi il vero, durante il corso di questi tre anni, ricordandomi sempre dell'obbligo che mi correva verso il pubblico, mi sono sempre pentito della promessa fatta al pubblico medesimo, e quantunque il mio silenzio fosse da taluni giustamente deriso, tuttavia non ho mai potuto in- (1) Vedi il Giornale delle Scienze medico-chirurgiche. Anno Vili, semestre 2.° p. 176. (2) Questo articolo trovasi inserito nel Gior. delle Scien. Med. { n.« XCI gennajo 1842. p. M ) il durnii a mantenerla, perchè ho sempre avuto un'invincibile ripugnanza a zappare dai fondamenti la maggiore colonna della vostra scientifica riputazione, ma la vostra lettera di- retta al chiarissimo prof. Alessandrini è di tal fatta , che se io continuassi a tacere mancherei di rispetto a me stes- so, e mi coprirei di vergogna: udite adunque le mie os- servazioni e pigliatele in pacej esse non vi garberanno si- curamente, ma quivi fo osservare, che se per un istan- te assumo l'uffizio d'Aristarco, egli è contro voglia, e so- lo perchè voi mi ci avete obbligato, e vi fo anche riflet- tere, che se dall'Italia nostra esce un libro che può ab- bagliare mediante le tavole di cui va adorno; noi Italiani dobbiamo essere solleciti a farne conoscere gli errori, prima che gli stranieri ci vengan a dire che vendiamo oi'pello per oro. Voi nelle vostre ricerche sopra il sistema linfatico dei rettili non siete stato fortunato a motivo che per le inie- zioni avete adoperato il mercurio, come ne fanno prova tutte le figure che portate nell'opera vostra, le quali sono ricavate da preparazioni anatomiche iniettate di mercurio, e chi osasse impugnare (juesta verità darebbe chiaro argo- mento di non avere, nò gli occhi corporali, né quelli del- la mente; dall'aver voi adoperato il mercurio, è nato, che non avete veduto quello che gli altri anatomici hanno scorto con moltissima facilità, e da ciò pure è venuto che le vostre tavole non rappresentano un'immagine esatta, né della forma dei vasi Hnfatici, né del loro andamento, e non ci mostrano 1" intima unione di (juesti vasi col sistema sanguigno; in somma voi pubblicando l'opera vostra so- pra il sistema linfatico dei rettili vi siete lusingato di po- ter fornire agli anatomici uri idea adeguata e precisa di un sistema che voi stesso non avete veduto, perchè per 12 vederlo vi siete servito del jnerciuio. il quale ve lo ha mostrato si, ma totalmente guasto e alterato. Come mai non vi siate accorto fin dal principio delle vostre ricerche, che il mercurio vi conduceva totalmente fuori di strada, io noi saprei dire, ma certo egli è che in questa circostanza non avete manifestato quel tatto di cui in altre occasioni avete date nondubbieprove: quelguazza- buglio di otri che vedesi nella vostra prima tavola, e quei goz- zi linfatici del mesenterio (T.I.F.I qui unita) che voi ci de- scrivete, dovevano al primo aprirvi gli occhi, e indurvi ad ab- bandonare sull'istante il mercurio, o almeno almeno ad ado- perarlo con moltissima circospezione e particolare cautela. La cisterna del chilo, che nei rettili è liscia e poco o niente rilevata dal piano , per cui quando apriamo il ven- tre, per via d'esempio, dì un ramarro {Lucer la virìd.), l'occhio nostro quasi non la scorge, nelle vostre tavole in vece vedesi effigiata come un'otre di cornamusa, tutto ber- nocoluto, e di un enorme grandezza; ora la sua mole, e la sua forma dovevano destare in voi naturalmente il so- petto di qualche abbaglio, e dovevano indurvi ad esami- narla internamente; se aveste fatto questa ricerca avreste veduto vari fili o briglie che sono attaccate alle sue inter- ne pareti, e vi sareste accorto che la sua straordinaria tur- gidezza è dovuta al mercurio, e che i suoi avvallamenti sono l'effetto della resistenza che le briglie anzidette op- pongono alla forza espansiva del mercurio stesso. I vasi chiliferi che si vedono effigiali nella vostra prima tavola sono assai diversi da quelli che sono rappresentati nella tavola terza (T. I. F. I) ( T.II. F. IV qui unita ) ora questa differenza fra i primi ed i secondi doveva destare in voi il sospetto di (pialche errore prodotto dal mercuiio, e doveva indurvi ad adoperare per le iniezioni qualch'altra >I3 malei ia , ma voi non avete mai sospettato di nulla^ non vi siete mai accorto di nulla, ed avete continuato sempre ad iniettare col mercurio, incominciando dalla grande testuggine marina fino alla pìccola rana, che è l'ultimo rettile di cui parlate nell'opera vostra: però il mercurio che avete incautamente adoperato non fu la sola sorgente dei gravi ahbagli che avete presi, e delle lacune che avete lasciate, avvene un'altra che pure devo indicare. Nel vostro libro ci fate comprendere che nel corso delle vostre ricerche, voi in alcuni pochi e particolari casi ave- te usato come mezzo d'investigazione, ora del glutine animale tinto in rosso, ora dell'olio, ed ora d'altre sostan- ze, però parlando, per via d'esempio, della salamandra, ci confessate candidamente a car. 27, che non siete riuscito ad iniettare i vasi linfatici del cuore, del terzo inferiore dello stomaco, del pancreas, dei reni, del fegato, e che so io, e parlando poi della rana ci dite a car. 29 per quanti tentativi abbia fatti mediante T iniezione del mercurio, e del glutine animale, non ottenni onai di rendere ap- pariscente alcun linfatico sulla parte anteriore del tubo intestinale e sullo sto7naco ; ora d'onde è nato che non siete riuscito ad iniettare i vasi linfatici di queste viscere, i quali vasi, se se ne traggono quelli del fegato, sono fa- cilissimi ad iniettarsi? (1) Qual conseguenza dovremo noi trarre da queste vostre ingenue confessioni? Penserà ognu- no come vorrà, io per me conchiudo da queste vostre con- fessioni, che il già fu vostro assistente era poco esperto (1) Nell'opera mia soprala salamandra comune che sto scri- vendo mostrerò i vasi linfatici di tutte queste viscere, io li ho di già fatti vedere a vari miei amici fra i quali mi piace di no- minare il chiarissimo prof. Porta, qui dimostro soltanto quelli dello stomaco della rana T. IV. F. I. u nell'arte dell' iniettare, e conchiudo che voi meno esperto di lui in quest'arte, e inesperto poi nell'arte del disegno, avete intrapreso un'opera superiore alle vostre forze. Non crediate però che i vasi linfatici delle viscere or ora nominate siano i soli che a voi non riuscì di vedere, dav- vero sareste in errore se cosi la pensaste, perchè in tutte le vostre tavole non avvi una figura che rappresenti un rettile veduto di fianco, e quindi mancano in tutte le figure che voi portate, i vasi linfatici situati nei lati, i quali non si possono vedere quando per le iniezioni si fa uso del mercurio, perchè per vederli e seguirne i tronchi è forza adoperare lo scalpello anatomico, ed allora il mer- curio sfugge, e l'osservatore si rimane al bujo^ ma a che vo io parlando de' vasi linfatici situati ne' lati del corpo e che sono difficili a vedersi, se voi non avete neppure veduto con esattezza i vasi lattei della tetuggine marina, che sono faciHssimi ad iniettarsi, e si possono con facilità vedere senza l' aiuto dello scalpello anatomico ? Per mostrarvi e farvi toccar con mano questa verità, vi rammenterò prima di tutto ciò che ha scritto lo Scarpa nel suo Index rerum Tìiusei anatoonìci Tìcinensis , rispetto alla preparazione n.° 359 (d) in cui si vedono iniettate di diverso colore le arterie , le vene ed i vasi lattei della te- stuggine marina = laciea vasa egli dice in onesenterio pone, et circuTn vasa sanguifera inccdunt , ubi crebras arcolas, frequentesquc plexus consiìtuwtìt , poi vi porrò sott' occhio ciò che ha scritto Hewson prima dello Scarpa intorno a questa testuggine = i vasi lattei uccoìiìfagna- (i) Lo Scarpa ch'io ho avuto a maestro, allorché trattava nel- le sue dotte lezioni del sistema linfatico umano, non ometteva mai di notare che nei rettili questo sistema è copiosissimo, ed in prova di questa verità soleva mostrare ai suoi uditori que- sta preparazione. no i vasi sanguigni sopra il mesenterio , scorrono lungo i loro lali , e comunicano fra di loro attraversando trat- to tratto i vasi sanguigni -/ più grossi vasi lattei che cammiìiano sopra gli intestini accompagnano ivasi sanguigni , però i piic piccoli non accompagnatio (jtiesti vasi, né camminano nella stessa direzione, ma scorro- no longittidinalmente, sopra t intestiti o, si approfonda- no, e attraversando la tunica Tnuscolare , passano nel- la cosi detta tecnica cellulare o Jierve a {[). Voi adunque nella vostra prima tavola che rappresenta i vasi linfatici degli organi chilopoetici della testuggine marina , dove- vate, seguendo resmpio delio Scarpa, mostrarci le arte- rie e le vene mesenteriche, e farci vedere come i vasi lattei formano nel loro cammino varie maglie sopra le une e le altre, conforme ha detto anche l'Hewson, voi in vece nel- la vostra prima tavola avete ommesso i vasi sanguigni, che erano di assoluta necessità, e per fornirci un'idea adegua- ta e precisa del sistema linfatico dei rettili, come dite nel- la prefazione, ci avete dato un mostruoso guazzabuglio di otri e di gozzi linfatici (T.I.F.I. qui unita), e poscia per riparare il fallo d'aver ommesso nella prima tavola i vasi sanguigni, voi portate nella tavola terza una figura, che è la terza, con la quale ci mostrate ilparticolare andamen- (1) The lacteals accompany the blood-vessels upou the me- sentery, running by their sides, and communicate frequently across those vessels The larger lacteals, which run iipon the intestines, accompany the blood- vessels j but the smaller lacteals neither accompany those vessels, uor pass in the same, direction, but run longitudinally upon the gut, and dip down through the muscullar coat into the cellular or nervous, as it has been called p. 199 e 202. Philosophical Transactions. Voi. LIX for the year d769. iO io dei vasi linfatici hmcjo le vene, e i vari gozzi eh' essi for7?iano di quando in (/uando ìnngo il mesenterio, e cosi siete passato d'errore in errore, perchè i vasi lattei della testuggine marina non hanno tin particolare anda^nento lungo le vene , ma come ha detto Hewson e lo Scarpa e come ho veduto io stesso ( T. II. F.Y. qui unita), cammina- no lungo le vene e lungo le arterie, et crebras areolas fre- quentesquc plexus constituunt , e non formano gozzi a quando a quando come voi dite (p. 40); ma ciò non ha- sta voi asserite d'aver riconosciuto quattro strati linfati- ci (p. 7) sopra il canale intestinale della testuggine mari- na, e non vi siete accorto che il secondo ed il terzo strato non sono che uno strato solo, e ciò che è più hello si è che il terzo strato , che voi chiamate la rete linfatica profonda, vedesi effigiato nella vostra tavola terza (F. III. n.° 4) non come una rete, ma come uno strato di fili contigui gli uni agli altri, e quantunque vi siate proposto di condurre a compimento il quadro che i vostri prede- cessori hanno poco pi ic che adombrato (prefa. ), tuttavia, voi in mezzo a tanto scialacquamento di figure sopra la testuggine marina, non ci avete dato neppure un disegno in cui si vedono i vasi lattei, della tunica interna degli in- testini tenui: ora se avete lasciato delle lacune ed avete sbagliato rispetto alle testuggini marine, quantunque ne abbiate avuto a vostra disposizione quattordici le quali pesavano dalle dodici alle settanta libbre ììietriche (p. 5), e quantunque abbiate avuto davanti agli occhi la prepara- zione anatomica lasciataci dallo Scarpa (taccio del Hewson), pensate cosa sarà avvenuto delle vostre anatomiche ricer- che sopra i piccoli animali! Io non ho lena da continuare queste mie critiche osservazioni, le quali a dirvi il vero sono a me stesso rincrescevoli, ma giacché mi avete co- il stretto a pubblicare le mie riflessioni intorno all'opera vo- stra, così vi pregherò di esaminare comparativamente le fip:iire 2' e 5' della prima tavola qui unita, che rappresen- tano ambedue lo stesso oggetto , cioè la piccola cisterna del chilo, ed i vasi linfatici di una porzione d'intestino e corrispondente mesenterio della rana comune; in una di cpieste figure che è la più grande, e che è stata di- segnata da me stesso, vedrete ì piccolissimi vasi chili- feri, i quali camminando longitudinalmente, si avvicinano alle piccole arterie trasversali dell'intestino, e vi formano sopra una guaina, la (piale è un piccol tronco linfatico, indivedrete tutte queste così fatte guaine [ò.b.b.i'òrd.) o pìccoli tronchi chihferi, sboccare nel gran canale chi- lifero {c.c.c.c.ibid.) situato lungo il margine concavo del budello . dal qual canale poi sorgono 1 grossi vasi lat- tei ( d.d. d. ibìd. ) {\) che convergendo, vanno a terminare nella piccola cisterna del chilo {e. ibìd.) di cui sono una continuazione; in ognuno di questi grossi vasi lattei, ve- drete, ora una semplice arteria (/! ibìd.), ora una sempli- ce vena {p.p. f>.?'bid.) , edora due vasi, uno arterioso e l'altro venoso, i quali camminano in direzione opposta entro i grossi vasi lattei {d.d. ibìd.), e dentro il canale da cui questi grossi vasi traggono origine. Nel vostro disegno (T.I.F.III.quiunita) si vede in vece l'intestino {b.ibid.) tutto coperto di maglie romboidali, diverse affatto dal vero,- (l) Se si apre per lo lungo uno di questi grossi vasi, e con una molletta si solleva rartcrìa, si vede allora ch'essa è legata al vaso per mezzo di vario briglie, e che la vena è tutta attac- cata alla parete del vaso stesso, per cui T iniezione non può co- prire intorno intorno la vena come copre l'arteria; nella cister- na per lo contrario 1" iniezione copre le vene e le arterie in {.'uisa che non sono più visibili. e la piccola cisterna del chilo {cibici. ), in luogo d'esser li- scia, ha vari bernocoli, che sono la conseguenza del mer- curio che avete adoperalo per le iniezioni; nel vostro testo poi non dite neppure una sillaba, né dei vasi sanguigni che camminano dentro la piccola cisterna, nò del canale chilifero, nò dei piccoli tronchi trasversali che vi mettono foce, e non parlate nò poco nò punto delle arterie e delle vene mesenteriche, e ciò non mi fa meraviglia, perchè rispetto ai vasi sanguigni che camminano entro i vasi lat- tei, voi durante il corso delle vostre ricerche foste sem- pre nel più perfetto buio, anzi in alcuni casi;,come è questo della rana, foste nel buio anche riguardo alle arterie ed alle vene dell'ovaia, del polmone e della vescica dell'orina, le quali ora camminano entro i vasi linfatici, ed ora sono prese in mezzo da questi vasi, come vi mostrerò a suo luogo. Non crediate però eh' abbia qui trascelte astutamente le figure della testuggine e della rana, come quelle che sono le più scorrette, no davvero, io ho scelte queste figu- re perchè risguardano il primo e l'ultimo capitolo dell'ope- ra vostra; nel caso presente non è d'uopo Io scegliere, perchè tutte le vostre figure, tranne quelle che rappre- sentano le vescichette pulsanti delle rane, sono scorrette come queste di cui vi parlo, anzi talune, come vedrete nel corso di questa lettera, sono un puro e pretto la- voro d'immaginazione: e giacché qui ho fatto menzione delle vescichette pulsanti, ossia de' cuori linfatici delle rane , io voglio darvi i ben meritati encomi per il modo nitidissimo col quale li avete fatti rappresenta- re ('!), e vorrei darvi anche il vanto d' esserne stato Io sco- pritore, se l'amor del vero che deve sempre reggere la (I) Nella descrizione però abbiamo trovato qualche errore à\ notomia che faremo conoscere fra poco. i9 penna di chi scrive in sì fatte uìaterìe, non mi obbligasse a dire ch'essi furono scoperti da uno de' primi anatomici vìventi j da Gio. Miiller. Sì questa scoperta è dovuta a lui, perchè il vostro libro è venuto in luce nel dicembre del- l'anno 1853, come mi è stato scritto dal sig. Siro Fan- taguzzi , il primo agente del vostro stampatore, e Gio. Miil- ler pubblicò la sua scoperta negli AnnaH di Fisica di Pug- gendorff nell'agosto del i852 fas. 8. p. 517: voi dite che questa scoperta è stata dai dotti egualmoitc aggiudica- ta a voi ed a Miiller (p. 24), ed è verissimo che un giovane scrittore, il sig. Gruby, ha attribuito a voi due questa scoperta, anzi vi dirò che anch'io ho preso que- sto sbaglio, come potrete vedere nel mio discorso letto all'Istituto, e da voi citato (p. 5) nella vostra lettera, ma da un dotto anatomico alemanno sono stato dippoi av- vertito del mio errore, e convinto dai fatti ho dovuto ricredermi. Voi prima che Miiller pubblicasse la sua scoperta, avete veduto negli uccelli le vescichette linfatiche sacrali, e nel- la descrizione che ce ne date (1), non parlate nò poco né punto della loro pulsazione, perchè realmente non pulsa- no, e quando avete scritto il vostro libro sopra il sistema linfatico dei rettili, vi siete studiato (p. 35 ) di far vedere che ì cuori linfatici scoperti da Miiller sono simili in tutto e per tutto alle vescichette linfatiche sacrali da voi osser- vate negli uccelli (2), e affinchè ognuno avesse a scorgerne (4) Panizza. Osservazioni antropo-zootomiche-fìsiologiche. Pa- via 1831. (2) Le vescichette linfatiche sacrali che si osservano negli uc- celli sono semplici vie, mediante le quali i vasi linfatici degli 20Ì l'identità, avete soggiunto d'aver veduto la puìsaziorie anche nelle vescichette degli uccelli, e così con quest'as- serzione, da voi pubblicata tre anni dopo, avete pro- clamato un errore di notomia, ed avete tentato di sal- tare innanzi a Miiller ; non venite adunque ad at- taccarmi e a dirmi che avete fatta questa scoperta con- temporaneamente a lui ( p. 24 della vostra lettera ), perchè le date, come fa osservare Io stesso MiUler, par- lano chiaro contro questa vostra asserzione, ma ripi- gliamo il filo delle nostre critiche osservazioni. Io ho di già dimostrato che voi non avete veduta la stretta relazione, che avvi ne' rettili, tra il sistema linfati- co ed il sanguign(),c che avete presi i stravasamcnti,i gua- sti, e le deformità prodotte dal mercurio per vasi linfatici, ciò nulladimcno voglio darvi nuove prove di queste veri- tà , e voglio farvi vedere che vi siete talmente sviato, che avete confuso i vasi linfatici dei rettili con quelli degli ani- mali di sangue caldo; a questo fine vi pregherò di osser- arti inferiori comunicano direttamente con il sistema venoso^ jna queste vie, che sono state vedute, prima da Fohmann , poscia da Lautli e in seguito da Panizza, non sono cuori lin- fatici, come quest'ultimo vorrebbe farci credere. Ecco ciò che dice Miiller in questo proposito nella quarta edizione ( d841 ) del suo manuale di Fisiologia tradotto da Jourdan. C\\cz Ics oiscaux, les vaiseaux lympliatiques dcs mcmhres inférieurs s' a~ ì)ouchcnt à part dans Ics vcincs iliaqucs , suivant Fohmann , Lauth et Panizza p. 202 , e nella pagina susseguente egli sog- giugne Jusqu' ici f ai cherché rn rai7i Ics coewrs lymphatiqrws chez les poissons. Lcs oiscanx n en onl pas non plus , ou du moins novs ne connaissons point Ics cndroits oh il favdrait Ics eh e veli tr. vare comparativamente le figure i. 2. 5, della tavola secon- da qui unita, le quali rappresentano ì vasi chiliferi della salamandra comune, e poscia vi pregherò di dirmi, dove sono nel vostro disegno (F. I) le maglie di varia forma e grandezza (F.2. «.), che i piccoli vasi chiliferi vanno fa- cendo sopra il retto intestino nell'atto in cui si avvicinano alle arterie che vengono direttamente dall'aorta ventrale? Dove sono nel vostro disegno (F. I) i tronchi linfatici (F.2. b.ò. b.) che involgendo a guisa di vagina le arterie mede- sime, e camminando transversalmente, vanno a sboccare neirappendice della cisterna {t.t. ibid.) e da questa nel dut- lo toracico situato fra i reni ( ti. u- ibid. ) anzi nascosto fra i reni stessi? Dove sono i tronchi linfatici {e. ibid.) che inviluppano le ramificazioni arteriose della porzione in- feriore del retto intestino procedenti dall'arteria (d.ibid.) della vescica orinaria, i quali tronchi linfatici, dopo d'es- sersi uniti con quelli che accompagnano le arterie ( d' ?7>/c/.) della vescica medesima, vanno a metter foce nell'estre- mità posteriore del dutto toracico? Dov'è nel vostro di- segno (F.I) la cisterna del chilo (F.2. e.), che ha una for- ma semilunare, dov'è la sua appendice (/.A /è/fl?.), che si prolunga quasi fino alla cloaca? Dove sono le strisele lon- gitudinali {F.o.b.b), che i piccoli vasi lattei formano sopra i tenui intestini? Finalmente vi pregherò di dirmi dove sono le arterie mesenteriche (F. 2./!) che attraversano la cisterna e camminano entro i grossi vasi lattei ; via dove sono nel vostro disegno (F. i) queste arterie che pretende- ste d'aver vedute e descritte nell'opera vostra? Io non le trovo in nessuna figura delle vostre tavole (i): Nel vostro (l) L'aorta è da esso ( dal (lutto toracico ) avviluppata come nella testuggine (p.28). Queste sono le sole parole intorno alle 22 disegno (F. i ), in luogo delle maglie che i piccoli vasi lin- fatici (F.2. a.) vanno formando nel loro cammino sopra il relto intestino j io vedo vari solchi disposti in vari sensi (F. \.g) \ quali richiamano al pensiero i solchi che vedonsi sopra la corteccia delle querele, e di più vedo una porzione d'intestino tenue {h.ibid) i cui linfatici non solo sono con- tigui fra di loro, ma sono direi quasi ammucchiati e stretti insieme in guisa, che la porzione d'intestino iniettata ap- pare quasi del doppio più grossa dell'altra porzione {il ibid.) che non è stata iniettata j vedo il dutto toracico {l ibid.) talmente difformato, che somiglia giusto giusto una carota, perchè il mercurio che avete incautamente adope- rato ha lacerato una parte de' vasi (F.2.i') che camminano sul mesoretto, ed ha fatto sparire l'appendice {t.t.ibid) della cisterna , e di più vedo che avete separata la vescica orinarla dal retto intestino a cui sta unita per mezzo di arterie, di vene, e di grossi tronchi linfcUici, e non tro- vo indicate nel vostro disegno le recisioni dei principali vasi arteriosi, venosi e linfatici, che devono esser state fatte neir atto in cui avete separata una parte dall' altra , ciò che prova , che voi di tutte queste cose non avete ve- duto nulla j di fatto quando esamino la figura che voi por- tate della vescica orinaria, scorgo che la vena principale arterie, che si trovano nel capitolo dell' opera del prof. Panizza risguardante la salamandra. Ora o Lettore tu hai dinnanzi a te i due disegni, quello del prof. Panizza, ed il mio, che ho fatto circolare fra i miei uditori , allorché lessi il mio discorso sopra lo arterie mesenteriche della salamandra, tu hai sotto gli occhi ciò ch'egli dice nel testo, relativamente a questo soggetto, tu potrai quindi giudicare se la taccia di plagio ch'egli tentò di appormi avesse fondamento. 23 [m.ibid.) à\ quest'organo^ che nasce dal retto intestino, non è stata da voi veduta, e di più scorgo che avete preso la vena del collo della vescica {vv.ìbìd.) per la vena ad- dominale, che trae la sua origine dagli arti inferiori. Io taccio dei vasi linfatici dell'altre parti della salaman- dra, perchè avendo limitato il mio disegno (T.2, F. 2) ai semplici vasi chiliferi di questo rettile, se ne parlassi non sarei inteso, non voglio però tralasciare di dire che le due figure 5' e i' della vostra quinta tavola con le quali avete creduto di mostrarci i vasi linfatici superficiali e pro- fondi del capo, del collo, e del petto, non che quelli dell' ovidutto, sono vere mostruositcà da far stupire ogni anatomico (1) j voi pensaste di farci conoscere come i linfatici superficiali comunicano con i profondi, e non avete veduto i tronchi linfatici che camminano rasente i lati del pericardio, i quali ricevono i vasi linfatici del pericardio stesso e del cuore, e costituiscono la precipua comunicazione fra quelli che circondano la ve- na succlavia, e quelli della parte anteriore dello stomaco, quelli del polmone e del petto ; voi parlate dei plessi ascel- lari che abbracciano la vena succlavia (p.28) mentre quc- (1) Per mostrare un saggio di queste mostruosità, abbiamo sti- mato di portare nella tavola quarta, qui unita, due figure (8 e 9), le quali rappresentano un pezzo d'ovidutto della salamandra comune. La figura 8^ è stata presa dall'opera del prof. Panizza; in questa figurali lettore vedrà un grosso tronco linfatico, che seconda il margine interno dell'ovidutto [a.a.ihid.) , il quale è più grosso dell'ovidutto stesso, anzi del doppio più grosso del canale intesti- nale della salamandra die vedesi effigiato nella T. V. F.III del- l'opera sua. Confrontando fra loro queste due figure, il lettore vedrà facilmente le lacune lasciale daPanizza, e le lacerazioni prodotte dal mercurio. 24 sta vena è in tutt' altro luogo che nelle ascelle- voi non ave- te veduto i vasi linfatici che accompagnano a destra ed a sinistrale vene dell'ovidutto (T.IV.F. 8)^ le arterie della vescica orinarla, le vene e le arterie dei polmoni , in somma se avessi fatto ricopiare tutte le figure delle vostre tavole, e le avessi riportate nelle mie , potrei dire d' ognuna ciò che qui dico di quelle , che rap- presentano i vasi linfatici della salamandra, e che ho detto di sopra di quella della rana, ed allora forse vi convincereste che vi siete ingannalo a partito, allor- ché vi lusingaste di poter fornire ai zootomi un ade- quata e precisa idea del sìsie7ììa linfalico dei ret- tili, dico forse , perchè vedo che voi siete lontano le mille miglia dal convenir meco d' aver preso i stra- vasamenti e le deformità prodotte dal mercurio per vasi linfatici ; voi convenite soltanto che i vostri vasi linfatici soìio riusciti un poco piii ampi di quello che siano in realtiv ( p. 26 della vostra lettera ) , e ci dite che se taluno vi ascrivesse ad errore V averli rapprcseritati nodosi , non ne fareste caso! e con que- ste parole voi senza avvedervene ci date una luminosis- sima prova di non aver mai veduto i vasi linfatici de' rettili nel loro stato normale , di fatto voi as- serite che sono gozzuti, e fatti come i granì di una corona , ed a sostegno di questa vostra asserzione ci- tate vari autori , fra i quali Mascagni , che trattò dei vasi linfatici umani , e Fohmann che parlò di quelli dei pesci , e non vi accorgete che le vostre citazioni ci inducono a sospettare che voi ignoriate compiuta- mente essere i vasi linfatici degli animali di sangue caldo alquanto diversi da quelli dei rettili e dei pesci , e mostrate d' aver dimenticato che i lin- 25 fatici dei primi sono provisti di valvulc, per cui non pos- sono essere iniettati che dai rami ai tronchi^ mentre quelli dei secondi, cssendo_, generalmente parlando, sprovisti di valvule, si possono iniettare dai tronchi ai rami, come ho sempre fatto j ben più voi confondete la forma che assu- mano i vasi linfatici degli animali di sangue caldo, allorché vengono soverchiamente iniettati di mercurio, o sono sem- plicemente legati ne' loro tronchi, con quella che è loro propria e naturale, i primi quando siano stati impinzati dì mercurio o di qualch' altro fluido, ovvero quando siano stati legati, appaiono nodosi a motivo delle loro valvule, ma nello stato naturale sono cilindrici. Aselio che non co- nosceva l'arte dell'iniettare li ha rappresentati cilindrici, e così ha fatto anche l' Hevvson, tuttoché per renderli appa- riscenti abbia fatto uso delle iniezioni di mercurio, anzi quest'illustre anatomico sembra rimproverare ÌNuck, Ruyscli ed altri, (l) i quali hanno rappresentati nelle loro opere i vasi linfatici umani a guisa dì tante vescichette legate fra dì loro j io ho più e più volte iniettati con materia bianca e alquanto fluida i linfatici umani, e quelli di vari animali di sangue caldo, e tutte le volte che ho usate certe partico- lari cautele, mi sono sempre riusciti cilindrici, e mi sono sempre apparsi cilindrici ne' cadaveri umani tutte le volte ch'io li ho esaminati nella parte interna della gamba senza l'aiuto dell'iniezione (2), ma ammettiamo pure che la jor- (1) Experimental Inquines. Part, li. pag. 220. (2) Il Dottore Angelo Dublni nelle sue Avvertenze di anatomia patologica medica Milano 1843 ( opera di piccola mole sì, ma pre- ziosissima pei numerosi fatti importanti che in se racchiude ) dice d'aver veduto, sezionando nn uomo di 55 anni trovato morto nel Naviglio i vasi chiliferi, i quali formavano dovunque, ma soprattutto sulle anse del digiunOf delle reti di vasi bianchi e ma- 26 ma generale dei vasi linfatici sia quella de canali goz- zetti, monili formi , come voi dite (p. 28), la loro no- dosità però non sarà mai irregolare e mostiuosa come è quella che vedesl nelle vostre tavole, confrontate fra loro le due figure (T. I. F. 1) ( T. II. F. lY ) che sono state prese dall" opera vostra, e vedrete che i vasi linfatici sono nodosi in ambedue, ma la loro nodosità è diversa perchè non è naturale, ed è stata prodotta soltanto dal mercurio, in som- ma succhiate previamente la linfa con un piccolo cannello, e poscia iniettate nella piccola cisterna linfatica della rana, della salamandra e della testuggine europea una piccola quantità di materia bianca di una mediocre consistenza, e poscia spingetela innanzi dolcemente, o con una spatoletta, 0 con un poco di bambaggia, e vi convincerete che i vasi linfatici di questi rettili sono cilindrici e non gozzuti, e vi assicuro che anche iniettati con forza e senza cautela, vi appariranno mostruosi e deformi, ma non mai regolar- mente nodosi, e come i grani di una corona; fin qui del mercurio j ora per complettare le mie critiche osservazio- ni vi accennerò un'altra causa, la quale se non fa per voi sorgente diretta d' errori, ha però contribuito non poco al- nifestamente nodosi {p.29) Io non reco in dubbio l' osservazione fatta da questo dotto medico, ma porto opinione, che i vasi chi- liferi da lui veduti, non fossero nel loro stato normale, perchè probabilmente essi avranno continuato per qualche tempo ad as- sorbire anche dopo cessata la circolazione del sangue, per cui evvi motivo di sospettare che i vasi chiliferi da lui veduti fos- sero nella identica situazione in cui sono i vasi linfatici negli ani- mali vivi, allorché noi ne leghiamo i tronchi, del resto credo che a ninno farà meraviglia s'io conghietturo che i vasi chiliferi avran- contjnuato ad assorbire per un poco di tempo anche dopo la morte, perchè la Patologia ci offre vari casi i quali ci obbli- gano c'd ammettere ne' vasi linfatici questa proprietà. 27 la pessima riuscita del vostro libro, e questa seconda causa è, che voi avete preso a trattare uno di (juelU argomenti , che non possono essere trattati , con pro- babilità di buon esito , fuorché da un anatomico che sia non solo esperto nell'arte dell'iniettare, ma sia an- che versato nell" arte del disegno. Voi faceste impinzare di mercurio i vostri rettili, e da- ta ad essi quella positura che il vostro già fu assistente credette migliore, vi siete rimesso in tutto e per tut- to al vostro disegnatore, e da ciò è venuto che alcu- ne figure dell' opera vostra sono in contraddizione ma- nifestissima col vostro testo- eccone un esempio- voi ci dite che tutti i vasi linfatici dell'ovaia della rana co- mune si diriggono verso il ceppo delle piegature del- l'ovaj a stessa ( p. 28 ) , che vai quanto dire ch'essi camminano dalla circonferenza verso il centro , nella figura che voi ne recate (T. IV. F. 6 qui unita) si vedo- no in vece camminare paralellamente alla circonferen- za; quest' errore e raolt' altri di tal genere sarebbero stati da voi sicuramente evitati, se aveste potuto dise- gnare voi stesso le vostre figure; come pure avreste scansato l' altro errore , risguardante i filamenti o le briglie ligumentose, che nella testuggine marina ten- gono obbligata V aorta al condotto^ le quali briglie nel vostro disegno ( T. IH. F. 2 qui unita ) si vedono rappresentate a guisa dì grosse caviglie conficcate ad an- golo retto in un cilindro , mentre in realtà esse sono esihssime, talvolta semplici, talvolta doppie, talvolta si espandono dal lato dell' aorta , e tal'altra dal lato oppo- sto ; ora sono paralelle , ed ora si intersecano fra di loro ( T. Ili F. I ). 28 L" evitare ((uest' errore era cosa per voi un poco difficile^ perchè queste così fatte briglie, non sono un oggetto da potersi previamente preparare, e da potersi mettere dinanzi al disegnatore, come si farebbe di un muscolo 0 di un osso ; desse non possono essere ritrat- te che da un anatomico , il cjuale dopo d' averle più e più volte osservate con diligenza , esprime poscia con la matita l'immagine che si tiene scolpita nella sua mente. Io potrei qui addurvi molti altri esempì di que- sta fatta, che nell' investigazione dei vasi linfatici, par- ticolarmente dei piccoli rettili, s' incontrano quasi ad ogni istante: ma per brevità gli ommetto, non voglio però tralasciare di dirvi, che se aveste coltivato Tartc del disegno, avreste disposte le vostre figure assai me- glio di quello che avete fatto , e vi sareste accorto , che le vostre tavole non dovevano essere incise a tratti, ma bensì air acqua tinta, che è il genere d'in- cisione il più conveniente per rappresentare i vasi lin- fatici. Ora vengo all' altro punto della nostra lite , cioè se le arterie siano o no al contatto della linfa e del chilo. Questo punto come ho detto disopra, e come ognu- no vedrà facilmente , è affatto secondario , tuttavia voi l'avete esposto nella vostra lettera diretta al Prof. Ales- sandrini , come il perno della nostra contesa , ma la- sciamo andare i preamboli e veniamo al punto; prima però d' entrare in questa disamina , gioverà ridurre la nostra questione ne' suoi veri confini , ed esporla con ogni possibile chiarezza ; a (juesto fine vi dirò in- nanzi tratto , che riguardo ai serpenti io non ho im- pugnate mai le vostre opinioni, perciò riguardo alle ser- pi voi potrete disputare, se così vi piace con il signor 29 Odoardo Weber (1), rispetto poi ai saurìanì vi dirò che non vi può essere contesa fra noi due, perche voi avete scrìtto nell'opera vostra (pi6) che nel ramarro il diiUo toracico scorre al canto sinistro dell' aorta, e poscia obbli- gato da me a riconoscere quest'errore, avete detto nella vostra lettera (p. i4), che l'aorta è dentro, e che alcuni saurìanì, specialmente il ra^narro e il camalcontc,ioYVi\^x\o un'eccezione alla regola generale, perchè in essi T aorta scorre per gualche tratto libera in seno della cisterna lin- fatica e a contatto della linfa; anche riguardo ai ranidi non vi può esser lite fra noi due, perchè nel vostro libro, e nella vostra lettera non dite sillaba, nò intorno all'aorta delle rane, né intorno alle sue diramazioni- rispetto poi alla testuggine marina voi avete dimostrato che la linfa in questo rettile non è al contatto immediato delle due aorte, ed io non ho mai confutata questa vostra asserzione, non vi può esser lite adunque fra noi due, che intorno alla sa- lamandra, perciò nel trattare questa questione secondaria (d) Il sig. Odoardo Weber ha fatto le sue ricerche sopra il Boa ( die Ricscschìange ) perciò mi pare che volendo censurare le sue osservazioni sarebbe prudenza l'esaminare non il biacco {Colu- her viridi -flav.) , ma il Boa, perchè ne' rettili si trovano ano- malie non solo fra specie e specie di un istesso genere, ma an- che fra gli individui di una stessa specie. Io ho depositato a Mi- lano presso la Società d'incoraggiamento, edalla presenza dei Dottori Strambio, Caldcrini, Dubini, Trinchinetti e Morganti una preparazione anatomica fatta nel Biacco (T.IF. l) in cui si vede che l'aorta è per un lungo tratto circondata compiuta- mente dalla materia dell'iniezione, e non incompiutamente come si osserva generalmente in questa specie di colubri, per cui il separare in questo caso l'aorta dal dutto toracico, nella sup- posizione che fosse iniettato di mercurio, sarebbe cosa possibile SI , ma estremamente diflìcile. 30 del contatto o non contatto, o per dir meglio della lana ca- prina, io mi limiterò a questo solo e semplice rettile. Ve- diamo adim(nic la questione che avete preso a sostenere, e come l'avete espressa, apriamo il Diario n. di della se- sta riunione degli Scienziati Italiani e leggiamo zz 11 prof. Panlzza nomiinìca im fatto dì notomia co7nparativa, da lui osservato, e da altri contrastato. Egli si è assicurato che le arterie , che penetrano entro i vasi linfatici non sono in contatto della linfa , poiché dalla interna parete di (jnelli si partono qua e là dei fili , i quali poi vanno a costituire una membrana che tappezza le arterie; pre- senta le preparazioni che dimostrano tale fatto , e do- manda che una commissione sia 7iominata la quale cer- tifica l'esposto e riferisca zz Sebbene questo passo del Diario sia chiaro chiarissimo, tuttavìa taluno troppo garo- so potrebbe dire che il Diario non ha afferrato bene le vo- stre idee, perciò ad oggetto di rimuovere ogni ^'^bbio, e chiuder la via alle cavillazioni, riporterò qui un passo del- la vostra lettera in cui parlate dei fdi o briglie, che legano le arterie mesenteriche della salamandra alle pareti de' vasi chiliferi zz tali briglie, voi dite, diligentemente esami- nate, ho potuto accerlar'ìnl, che si spandono sulla super- ficie dell' arteria conf orinandosi in mcììibrana che tutta la cinge per sottrarla alt i^ìì/ììiediato contatto della linfa e del chilo, siccome avviene dell' aorta ( p. 48), il Diario adunque è in perfettissima armonia con la vostra lettera, e si è espresso assai bene. Vediamo ora quale sia stata la preparazione anatomica, che avete posto sotto gli occhi della Giunta onde farle vedere e toccar con mano che i fdi 0 le briglie, che nella salamandra si spandono sopra l'aor- ta e sopra le arterie mesenteriche, si conformano in membrana la quale impedisce il contatto immediato della 31 linfit , questa preparazione ora il tronco di una salamandra terrestre, in cui vedevasi per vn certo trotto disgiunta l'arteria aorta dal condotto linfatico , senza che 77icno- '??ìa7)ienie fosse offeso il dutto , e (/liindi senza che ne fiscisse il mercnrio contenuto (p. 45 della vostra lettera). In verità io strasecolo quando rifletto che vi siete lusin- gato di poter provare con una così fatta preparazione, die i fdi i quali partono qua e là dall'interna parete dei vasi linfiitici, vanno poi a costituire una mcniLrana che tap- pezza le arterie scorrenti entro i vasi linfatici medesimi. Io ho veduto nel vostro museo di anatomia la preparazione della salamandra che avete posto dinnanzi allaGlunta da voi invocata nella sezione zoologica della sesta Riunione degli Scienziati italiani, e per bontà e gentilezza dell'attuale vo- stro assistente, ho potuto esaminarla attentamente, ed ora posso asserire che la vostra preparazione non dimostra che gli anzidetti fili si spandono sopra l'aorta, e vi formano so- pra una membrana avventizia, come voi asserite (p. 18) , ma serve soltanto a provare che quando si levi o si rompa previamente la tunica esterna del dutto toracico (T.III. F. 6 ff), si può in questo caso, non già separare l'aorta dal dutto stesso, perchè questa separazione, lo ripeto se non è impossibile, è almeno difficilissima a motivo dei tronchi linfatici lombari (T. III.F.o a.a.a.) che bisogna previamen- te legare e poscia tagliare, ed anche a motivo delle arterie lombari ( h.b. ibìd.) uscenti dal dutto, ma si può negli spa- zi compresi fra un tronco linfatico {a. ihid. ) e l'altro tron- co vicino, far passare una setola od anche la punta di un fuscellino fia l'aorta ed il dutto, senza che si spanda il mer- curio, come voi avete fatto, la qual cosa dimostra che nella salamandra, il sangue dell'aorta e la linfo scorrono entro due diversi canali , i quali poi sono rinchiusi in 32 iin canale comune, che è la tunica esterna del (lutto (T. Ul.F.G.f.); davvero io strabiglio quando pongo mente che non vi siete accorto che la vostra anatomica prepara- zione, non solo non serve a mostrare l'esistenza della mem- brana avventizia, generata dalle briglie, ma è altresì in- concludente rispetto alle arterie mesenteriche, perchè que- ste nella salamandra sono in una condizione ben diversa da quella in cui è l'aorta, ed eccovene la prova. Quando si inietta con cera colorata in rosso il sistema arterioso di una salamandra terrestre, e poscia si inietta con altra materia bianca alquanto molle il suo sistema lin- fatico, si osserva, se l'iniezione è riuscita a dovere, che la materia bianca iniettata circonda totalmente le arterie mesenteriche, sicché desse (T. II. F. 2./!) non si vedono più, nò nella cisterna del chilo , nò dentro i vasi chiliferi, che vi mettono foce, e quando accade che in qualche luogo del mesenterio traspaiono tuttora, noi possiamo in questo ca- so, facendo una lieve pressione laterale al vaso chilifero, ob- bligare la materia bianca iniettata a passare sopra quella parte dell'arteria rimasta scoperta, e far sì che Tarteria me- desima resti totalmente nascosta; se poi apriamola cister- na del chilo (T. II F. 2. e), ed al tempo stesso apriamo per lo lungo un vaso chilifero, e se dopo d'averlo sgombrato della materia iniettata affcrlamo con una molletta F arteria che il vaso chilifero in se racchiude, troviamo che dessa può essere sollevata, e in sollevandola vediamo che è legata al- la parete interna del vaso da varie briglie sottilissime disco- ste Fune dall'altre: ora questo fatto che ognuno potrà fa- cilmente verificare, ci dimostra che le briglie non forma- no un tramezzo, poiché non impediscono alla materia in- iettata dì inviluppare intorno intorno l'arteria, ossia di pas- sare ora a destra ed ora a sinistra del vaso chilifero, a nor- 00 mix della pressione che \ icn f;itta al vaso mcdcsinio dallana- lomico. La cosa però non è più così se cimentiamo l'aorta, perchè se noi stacchiamo dalla spina dorsale il dulto tora- cico, vediamo che la materia deir iniezione inviluppa in- compiutamente quest'arteria (T. III. F. 6. //.) ed in ([ue' po- chi casi in cui la materia iniettata circonda per breve trat- to tutta l'aorta^ scorgiamo con l'aiuto di una lente al disot- to della tonaca esterna del dutto toracico (T. III. F.O. /./.) un lieve solco, il quale ci persuade che non v'è continuità di materia, ma soltanto contiguità, se poi apriamo per lo lungo il diitto toracico dal lato che guarda il ventre, tro- viamo che r aorta non è nell'asse di esso dutto, ma è si- tuata fra le due tuniche del dutto stesso, ed attaccata al- la interna parete della tunica esterna {T.Ul.F.G.f.f.), per cui non è possibile di sollevarla, come si possono solle- vare le arterie mesenteriche, e di più vediamo varie brighe o fdamcntl {d.d. ibid.) i quali vanno dalla parete della tu- nica interna del dutto ( //. Ihid. ) alla parete opposta entro- flessa (/i'ibid.), in una parola quando sia stata previamen- te staccata la tunica esterna del dutto {f. f. ibid.), noi tro- viamo che Taorta nella salamandra è avviluppata nel dulto stesso, come gli intestini sono avviluppati nel peritoneo; ora questi fatti ch'io riguardo come irrefragabili ci dimo- strano evidentemente^ che le arterie mesenteriche della sa- lamandra comune, sono rispetto alla loro guaina linftUica, in una condizione diversa da quella in cui è l' aorta rispet- to al dutto, per cui una preparazione anatomica che vale a farci conoscere la condizione dell'aorta relativamente al dutto toracico, non può egualmente servire a farci cono- scere la condizione delle arterie mesenteriche relativamen- te alla loro guaina linfatica, ma a che serve ch'io mi di- lunghi in parole per provare che avete preso un grave ab- 5 34 baglio, quando avete creduto di poter dimostrare con TaiU" to delle vostre preparazioni che dalla hitcrna parete del vasi linfatici si partono (lua e là dei fili ^ / (jualì vanno a costituire una mc7?ihrana che tappezza le arterie!. Apria- mo i Comentari della sesta riuìiione degli Scienziati Ita- liani e leggiamo la sentenza che la Giunta, da voi invocata, ha pronunziato dopo d'aver esaminato le vostre anatomi- che preparazioni. Essa ha riconosciuto che in tutti quat- tro gli ordini dei rettili (1) il tronco aortico non e giii li- bero nel lume del tronco linfatico e a contatto del suo timore, come il cervello nella teca del cranio , / polmo- ni nella cassa del tronco, le intestina nella cavilii del- V addome , ma fuori di esso , e da esso soltanto stretta- o?ie7ite avvilito, sia per una guaina coììiune , sia perchè essendo tal sistcìna di molto ìnaggiore capacitlt va a ri- dosso del tronco aortico, e lo inviluppa in f/uel modo che le pleure inviluppano i pohìioni , il pericardio il cuore, il peritoneo i visceri addominali , sicché lo stesso trofico aortico non resta Ì7ììmediatamente bagnato dalla linfa. In questa sentenza, come voi vedete, la Giunta si è limi- tata alla semplice aorta, ed ha lasciato da banda le arterie che ne derivano, ed avendo riconosciuto che l'aorta non è al contatto della linfa _, perchè il dutto toracico si ripiega (1) Sopra quali preparazioni, domanderei volonticri, ha po- tuto la Giunta riconoscere che in tulli qnallro gli ordini dei rettili il tronco aortico non è in contatto della linfa; ha dcssa osservato la numerosa famiglia de' latra chi aniiril no sicura- mente; ha dessa osservato, fra i sauriani, il ramarro ed il ca- maleonte? neppure, come mai adunque ha potuto, sopra tre o quattro preparazioni, fondare un giudizio che ahhraccia lulU gli ordini dei rettili, ne' quali gli anatomici incontrano ad ogni pas- so moltissime anomalie? 37 alcun poco quello de' vasi linfatici, poiché vanno forman- do delle grandi maglie fra le quali vedrete molte vene ca- pillari, che anch'esse formano alla loro volta altre maglie più piccole, che comunicano continuamente con le vene co- stituenti le maglie più grandi. Parliamo adesso dell'arterie. Queste nascono dall' ipogastrica^ il loro tronco passa sot- to il nervo ischiatico del lato corrispondente, poscia di- scende per breve tratto, indi risale, e si divide in tre o quattro rami {FAO.n.) i quali si spandono sopra tutta la vescica: l'andamento di queste arterie è un poco diverso da quello delle vene; i loro tronchi sono serpentini, e le loro ramificazioni hanno (jualchc somiglianza con quelle degli alberi, però formano anch'esse varie maglie grandi che danno orìgine ad altre maglie piccole, le quali sono formate dai capillari arteriosi; la continuazione delle arte- rie nelle vene, secondo che mi hanno mostrato le mie in- iezioni, non si effettua ne' vosi capillari, ma ne'piccoli ra- moscelli. Ora parliamo dei vasi linfatici. Ai lati della vena addominale si osservano due vasi lin- fatici, i quali, stando sempre appicciati l'uno a destra l'altro a sinistra della vena stessa, discendono verso il pube, e giun- ti là dove la vena mediana (F. ^0. e.) sbocca nella vena ad- dominale {a.iò/'d.), ivi i due vasi bufatici si dividono e pas- sano ai lati delle vene {(/. l'ò/d.) della vescica, e stando sem- pre attaccati ai loro lati, destro e sinistro, camminano in senso inverso lungo i loro tronchi, rami, e ramoscelli, e quando questi piccoli ramoscelli venosi si cambiano in pic- cole arterie, o per dir meglio, quando i piccoli ramoscelli arteriosi si continuano ne' ramoscelli venosi, allora i vasi linfatici, continuando sempre il loro cammino, passano dalle vene alle arterie , così che i capillari arteriosi e ve- nosi non sono più accompagnati dai vasi linfatici, ossia 38 per dire la stessa cosa con altro parole, i capillari ar- teriosi e venosi camminano isolatamente. I vasi linfatici dopo che sono passati dai lati delle pìccole vene ai lati delle piccole arterie, seguono sempre in senso inverso il corso di quest'ultime, e come queste nel loro cam- mino si dividono e si suddividono e vanno formando del- le grandi maglie, così i linfatici sì uniscono in egual mo- do in ramoscelli più grossi, formano anch'essi delle gran- dì maglie, che sono le immagini di quelle che sono forma- te dalle arterie, poscia si uniscono in rami, indi in tronchi e finalmente sboccano nella cisterna linfatica ( F. IO, d. ) da cui sono uscite le arterie {n. ibid.) ed allora cessano di for- mare sopra le arterie medesime una guaina ^ così che per questa disposizione di cose rimane libero il corso, tanto del sangue, che della linfa- perchè come le arterie si continua- no nelle vene, cosi i linfatici, seguendo sempre il loro cam- mino, passano dalle vene all' arterie ^ ma voi qui mi direte, come mai le arterie {n.iùid.), che sono avviluppate ne' vasi linfatici, possono uscire da (jucsti vasi senza che si versi la linfa?, a quest'obbiezione rispondo, che espongo i fatti, e non sono obbligato a darne la spiegazione, nò potrei dar- la, perchè non so fin dove si estendono le forze della na- tura; iniettate il sistema arterioso della rana, gonfiatela grande cisterna linfatica, e poscia apritela e vedrete, che non una ma molte arterie vengon fuori da essa, senza che si versi la Hnfa; le arterie, per via d'esempio, degli arti inferiori non procedono esse dall'aorta? e questa non è forse nella grande cisterna, e legata soltanto da lunghe bri- glie alla parete della cisterna medesima ? e nelle salaman- dre le arterie lombari non vengon fuori del dutto toracico? ( T. IL F. S.C.C.) e { T. III. F. 5. ò. h. qui unite ) , ma conti- nuiamo a parlare dell' andamento de' vasi linfatici. 35 e si continua sopra tli essa come il pericardio si ripiega sul cuore, la Giunta da voi invocata ha relegato nel re- gno delle chimere la vostra meìnhrana avventìzia che ta- pezza quest'arteria (p.d8), e che a detto vostro ò genera- ta dalle briglie. La Giunta in ciò è stata molto avveduta e prudentissima, ed avrebbe a parer mio meritata maggior lode, se in vece di estendere la sua sentenza ai quattro or- dini dei rettili, si fosse limitata alle sole specie alle quali appartenevano le vostre anatomiche preparazioni, e ciò perchè l'organizzazione dei rettili ò diversa nei diversi or- dini , e pochissime sono le regole che si possono applicare a tutta la loro famiglia, dì fatto nel ramarro e nel camaleon- te, per vostra propria confessione, V aorta scorre per qual- che tratto libera in seno alla cisterna linfatica, e a con- latto della linfa (p. i4), e nelle rane, per le osservazioni da me ripetutamente fatte, l'aorta e i due tronchi che la costituiscono, sono evidentemente bagnali dall'umore lin- fatico; ma concediamo pure che il giudicio pronunziato dalla Giunta non patisca eccezioni, da esso però non con- seguita che le arterie mesenteriche nelle rane, e nelle sa- lamandre, non siano al contatto del chilo, come ho sempre asserito, per ciò le vostre preparazioni anatomiche risguar- danti l'aorta, non possono distruggere il fatto dame veduto risguardante le arterie mesenteriche di questi rettili; e a dir vero voi stesso vi siete accorto, che le vostre prepara- zioni erano insufficienti rispetto a queste arterie, e quindi per supplire alla loro insufficienza, e provarci che le rami- ficazioni dell'aorta non possono essere al contatto della lin- fa, avete messo in campo nella vostra lettera varie ragioni, che sono basate sopra l'umana notomia, e dimenticando che i fatti non possono essere distrutti che da altri fatti, e non da speciose ciance, ci dite, fra le altre cose, che sa- 5G rehhc assurdo l'anwicitere chele pareli Un falìthc si apris- sero hi gre77ibo ai tesstiti per dar passaggio alle arteric,sen- sa versare la linfa che contengono (p. 17) e frattanto voi con queste vostre obbiezioni, ci date una novella prova^ che a malgrado delle tante ricerche che avete fatte dopo la no- stra contesa j voi ignorate tuttora come si compia ne' ret- tili il corso della linfa in que'casi ne'(iuali le arterie, o sono rinchiusene' vasi linfìitici, o soltanto prese in mezzo da que- sti vasi, gioverà adunque che vi faccia conoscere questo corso, il quale è tanto importante (juanto bello a vedersi. A questo fine vi pregherò di osservare la figura decima della tavola prima, qui unita, che rappicscnta la vescica orinaria della rana, più il retto intestino (/>), ed una parte della grande cisterna linfatica ((/), la quale si prolunga so- pra la vescica, e ne copre un segmento j vi pregherò inol- tre di osservare contemporaneamente anche la figura un- decima di questa stessa tavola in cui vcdcsi effigiato il si- stema venoso della vescica medesima, il qual sistema è sta- to rappresentato a parte ad oggetto di evitare la confusio- ne: questa vescica è un sacco membranoso di pareti sotti- lissime, il qual sacco, quando sia rigonfiato, ha la forma di due sfere unite insieme dopo che ad ognuna di esse fu ta- gliato via un grosso segmento. Dalla parte anteriore del retto int<^stino vedrete nascere una vena(F.40. ed U.c. e.) la quale,mcntre scorre lungo la linea mediana, e nell'avvallamento che divide i due lobi del- la vescica, riceve, da prima i tronchi delle vene deha parte posteriore e superiore della vescica stessa (F. 1 \ . ;;/.), poscia quelli della parte anteriore (F.lO.ed 1 1. y.), e poco dopo sboc- ca nella vena addominale {a.ibid.), che >"cdrete rovesciata in giù e troncata- osservando attentamente il corso delle ve- ne della vescica, scorijercte che il loro andamento somiglia 39 Ne' polmoni della rana e della testuggine terrestre, ed anche nella vescica orinaria della salamandra, i vasi linfii- tici camminano associati ai vasi sanguigni, sì venosi che arteriosi, se non che mi è sembrato di scorgere, che non formano una vagina , ma si stanno sempre ap- picciati tanto ai lati delle vene che delle arterie, e nella vescica orinaria della salamandra comunicano tratto tratto fra di loro per mezzo di alcuni rami anastomotici trasver- sali e brevi assai; per lo contrario, ne^ polmoni della sa- lamandra, i grossi tronchi arteriosi sono rinchiusi ne' vasi linfatici. Ora di lutti questi fatti da me qui esposti, parti- colarmente intorno alla rana, che avete voi veduto? voi avete scorto che sulle pareti sottilissime della vescica ori- naria dì questo rettile , ì vasi linfatici sono disposti in due reti, la profonda mimitissima, la superficiale gros- solana, ed a '}?iaglie più larghe da cui si vede la rete sottoposta (p. 28) (1) e non vi siete accorto che questo fatto, se non è falso è per lo meno ipotetico, e di più ci avete dato la figura dei vasi linfatici del retto inte- (1) Lo strato de' vasi linfatici che scorgesi sopra la vescica ori- naria della rana è formalo di grandi maglie, che comprendono altre maglie più piccole, le quali sono come le radici delle ma- glie più grandi (T. I.F.iO). Se questo strato viene iniettato di mercurio, le maglie più grandi essendo formate di vasi di un maggior calibro ;, appaiono più rilevate dal piano di quello che sembrano i piccoli vasi costituenti le piccole maglie^, quindi que- st'ultime appaiono come infossate, egli fu questa circostanza che indusse in errore il prof. Panizza, e che gli ha fatto vedere due strati linfatici nelle pareti estremamente sottili della vescica orinarla della rana : questo stesso errore si scorge in presso che tutte le sue figure , particolarmente in quelle che rappresentano gli intestini della testuggine, ne' quali egli ha riconosciuto quat- tro strati di vasi linfatici, il primo è lo strato peritoneale, il 4-0 stino (T. I. F. 5. «. qui unita) che è tutta d'inimagìnazio- ne, come potrete convincervene' esaminando la figura de- cima di questa stessa tavola, dove vedrete la forma ed il vero andamento di questi vasi, e di più vedrete un grosso vaso linfatico {f.ibìd.) che gira intorno intorno e segna il confine del retto intestino con gli intestini tenui. Ma veniamo alla conclusione della nostra questio- ne secondaria intorno al contatto o non contatto della linfa con le arterie. Voi volete stabilire come massima generale, che la linfa nei rettili non è mai al contatto dei vasi sanguigni , ed io credo in vece, che questa massima, come regola genera- le, non sia ammissibile, come non sarebbe, a parer mio, ammissibile, una massima che fosse alla vostra affatto con- traria, e ciò perchè ne' rettili le massime generali, lo ripe- to e lo ripeterò mai sempre, sono pochissime; qual diffe- renza non avvi rispetto al sistema linfatico tra la rana e la salamandra? eppure sì l'una che l'altra sono fra i haira- chi; ne'rettih le differenze d' organizzazione sono sì nume- rose, che l'anatomico, tranne in pochissimi casi, non può secondo, che è proprio degli intestini, è composto, a suo dire, di grandi maglie grossolane, il terzo è formato di piccole ma- glie che, a detto suo, camminano ora longitudinalmente ed ora trasversalmente, il quarto strato finalmente è quello che si ap- profonda, e va alla superficie interna dell'intestino; questo quar- to strato, che è il più importante di tutti, poiché, al dire di Hewson, formerebbe varie cellule, è stato nelle sue tavole total- mente omesso, così che avendo omesso il disegno rappresentante il quarto strato ( per me il secondo ), le due prime tavole del- l'opera sua, e le figure della testuggine, che sono nella terza, nella supposizione che non fossero mostruose, ma esattissimo, ser- virebbero soltanto a mostrarci che i rettili sono forniti di vasi linfatici, che è ciò che noi sappiamo già da gran tempo. -41 applicare, non dirò ad un ordine, ma neppure ad un ge- nere, quello ch'egli osserva in una specie, anzi egli è ob- bligato di esaminare molli individui di una stessa specie a fine di evitare l'errore di prendere, come forme costanti, le forme che sono puramente anomale, e mostrerebbe di non aver studiata l' organizzazione di questi animali colui, che sopra poche preparazioni anatomiche volesse stabilire una regola generale, che abbracciasse tutta l'intera famiglia; ciò nulladimeno voi volete stabilire, come massima gene- rale, che la linfa ne' rettili non è mai all'immediato con- tato delle arterie, ebbene, per terminare questa contesa frivolissima, la quale, come dite voi stesso (p. 7 della vo- stra lettera ) no7i è tale da contribuire gran fatto al pro- gresso della scienza, io abbraccerò la vostra opinione, e se il volete, vi concederò che anche nel ramarro, nel ca- maleonte, e nella rana, l'aorta eie arterie mesenteriche non sono mai al contatto della linfa, ma riflettete, che dopo ch'io avrò adottata e senza riserva questa vostra massima, rimarrà sempre vero che voi, durante il corso delle vostre anatomiche ricerche sopra il sistema linfatico dei rettili , non avete veduta la stretta relazione che avvi tra questo sistema ed il sanguigno, rimarrà sempre vero che voi avete presi i stravasamenti, i gozzi, i guasti prodotti dal mercurio per vasi linfatici , rimarrà sempre vero, che avete confusi i vasi linfatici dei rettili con quelli degli animali di sangue caldo, in somma rimarrà sempre vero, che il sistema da voi pubblicato, non è un sistema naturale, ma artificiale : per cui andaste errato allorché credeste, pubblicando l'ope- ra vostra , di poter fornire ai Zootomi un'idea adequata e precisa del sistema linfatico dei reitili, questa verità è sì chiara, sì luminosa, che non potrà mai, né da voi, né da altri esser distrutta, né tampoco velata, perchè le vostre 42 tavole la disvelano a un tratto^ non tentate adunque di far credere che il perno della nostra controversia sia se le arterie scorrenti entro i vasi linfatici siano o non sia- no al contatto immediato della linfa, siccome avete fatto con la lettera diretta al prof Alessandrini- non cercate di trincerarvi dietro questa questione frivolissima, e persua- detevi una volta che tutti i tentativi che potreste fare in avvenire con la mira di sostituire Mia quistione prin- cipale la questione secondaria , torneranno tutti a vo- stro danno, perchè impegneranno vie maggiormente l'attenzione degli anatomici, e quindi la nullità del vo- stro libro e le mostruosità delle vostre tavole saranno vie maggiormente riconosciute (1), in luogo di fare inu- tili tentativi, datevi pace, e seguendo il lodevole esempio lasciatoci dal Padre della medicina, allorché disse sntu- rae deccperunt 7ne, dite: argenium vìvutìi decepit Tnc. Ora che ho terminato il mio ragionamento intorno alla questione secondaria, che a parer mio è della lena caprina, passerò a parlarvi della testuggine di terra, del- la quale voi nell'opera vostra non avete trattato, per- chè avete supposto che, rispetto al sistema linfatico, non vi sia differenza fra la testuggine di terra e quella di mare, e ve ne parlerò con la mira di rettificare alcune mie idee, dame espresse in altra occasione j e di dare alle idee medesime un' estensione maggiore. Quando si esamina il mesenterio di una testuggine di terra dopo d'averne iniettati i tre sistemi vascolari , e lo si (l) Noi brameremmo che il prof. Panizza riflettesse che senza r appello ch'egli ha fatto al Congresso scientifico di Milano, e senza la lettera eh' egli ha diretta al prof. Alessandrini, que- ste critiche riflessioni intorno eli' opera sua, non sarebbero sta- te, da me almeno, scritte giammai. 45 Da queste mìe anatomiche osservazioni adiiiKjue si rac- coglie, clic rispetto al sistema linfatico e sanguigno cvvi qualche differenza fra la testuggine marina e la terrestre, e ciò non recheià mera^iglia, poiché altri anatomici, fra quali Cuvicr, Boiano e Wagner, hanno di già notato nel- Topere loro alcune altre differenze d'oiganizzazione che esistono fra questi rettili, lispctto all'esofago, e rispetto al- l'ossatura della testa (I). Voi però intorno al punto che ri- sguarda 1 vasi chiliferi dissentile totalmente da me, e nella lettera diretta al prof. Alessandrini, censurandomi, asseri- te IVancamentc a car. 22, che i ropporli vascolari linfatici e sanguigni dell' una e dell' altra testuggine sono con pa- ce del nostro autore ( di me ) propri gli stessi stessissimi. Ora se voi che avete notoniizzate molte testuggini della specie che dai natui-alisti è chiamata Testudo graeca, e molte di (pielle d'acqua dolce, non che quattordici testug- gini di mare della specie detta [l'estudo caoziana Bonn.) alcune delle quali erano sì grosse che non vi fu difficile il rintracciare per tutta la sua estensione il sistemila linfa- tico di questi chenodiani{\). 5 dell'opera vostra), se voi, dico, dopo tanta strage di testuggini di terra e di mare, asserite, che i rapporti vascolari linfatici e sanguigni del- l'una e dell' altra testuggine sono propri gli stessi stessis- siììii , egli è forza conchiudere che, o voi foste ben cieco, ovvero ch'io avessi le tra\ egole, perchè voi a\cte veduto nella testuggine marina, che i vasi chiliferi, sewpre in- tralciati e gibbosi, si portano (juasi ttitti verso il ceppo (1) Le testuggini di terra, come ognuno sa, sono fornite delle borse anali. Panizza trattando della testuggine di mare non fa cenno di queste borse, la testuggine marina ne sarebbe forse mancante? se ne fosse mancante noi avremmo allora un" altra differenza fra la testuggine di mare e quella di terra. 4G del mcsenlcrìo ove si fanno più (jilbosì ^ e cominiì'crino fra di loro per più frequenti anastomosi , finché ivi tutti rinnili componrjono un plesso così intricato che è Ì7?ipoS' s io i/e descriverlo ( p. G del vostro libro ) , io in vece in tutte le testuggini di terra da me notomìzzate ho sempre veduto che i vasi lattei non sono gibbosi, e giunti, alla radice del mesenterio, in luogo di formare un plesso intricatissimo, formano in quella vece una piccola cisterna semplicissima e facile a descriversi, nella quale sta rinchiuso l'arco for- mato dall' arteria mesenterica da cui pai-tono le varie dira- mazioni che si recano all'intestino (T. II, F. G qui unita) , e questa stessa cosa vedesl patentemente nel mesenterio , della testuggine di terra che ho depositalo a Milano presso la Società d' incoraggiamento. Nella testuggine di terra i cuori linfatici sono collocati sotto la parte posteriore dello scudo superiore, nella te- stuggine di mare si trovano in vece di dietro immediata- mente l'estremità superiore dell'ileo (1): ne' polmoni di {{) I cuori linfatici nelle testuggini, si di terra, che di maro sono stati scoperti da G. Miillcr ( Arch. ISiOf. i ). Ecco ciò che egli ne dice nel suo Manuale di Fisiologia tradotto da Jourdan. Lcs coeurs hjwjtliatiqucs dcs tortucs soni plaa's sous laparlic poste- rieure de la carapace: ceux dcs tortucs de mer se Irouvent im- médiatcment derricrc V exlrémité supéricurc de rUiiim; dans ime ( Chclonia Mydas) (pii pcsoit cent quarantc livrcs, ils avaicnt prcs d'nn ponce de volume, et se contractaient régulicrcmcnt trois ou quatre fois par minute, alors mhnc q\C on avail trancile la tele de V animai et coupé son corps cn travers. Farà senza dubbio me- raviglia come il prof. Panizza, che ha fatto tanta strage di te- stuggini di terra e di maro, non abbia veduti questi cuori, ed ab- bia poi asserito nell'opera sua, parlando delle grosse testuggini di mare da lui notomìzzate, d'aver potuto con facilità in tanta mole di corpo rintracciare il sistema linfatico di questi chenodia- 43 confronta col mcsentcììo di una testuggine marina, pari- mcnli iniettato, la prima cosa che ci sorprende si è la co- pia de' vasi sanguigni e chiliferi che si osserva in quest'ul- tima, i quali a giudizio dell'occhio stanno a quelli della prima, come uno a due, poscia continuando il nostro esa- me comparativo, l'altro fatto che ci reca meraviglia, si ò l'andamento de' vasi chiliferi, i quali nella testuggine di mare formano sopra il mesenterio un'ampia rete, molti fili della quale, ora sono semplicemente addossati ai vasi san- guigni, ed ora girano intorno intorno ad essi (T. II.F. 5.), nella testuggine di terra per lo contrario i tronchi de' vasi lattei avviluppano le arterie mesenteriche in guisa tale, che a prima giunta siamo indotti a conchiudere, non esservi per questo lato , ninna differenza fra la testuggine di terra e la salamandra (i), ma se in vece, di un esame superfi- ciale, e di una sola osservazione, prendiamo ad osservare attentamente molte testuggini di terra , troviamo che fra le molte, ve n'hanno alcune, i vasi chiliferi delle quali, hanno un andamento alcun poco diverso da quello che si osserva nella salamandra, e di più troviamo che fra le dif- ferenze (2) che si osservano fra questi rettili rispetto ai lo- ro vasi chiliferi, alcune sono pioprie e particolari di alcuni (i) Presso la Società d' incoraggiamento di Milano ho deposi- tate due preparazioni anatomiche, cioè il mesenterio della te- stuggine di terra e quello della salamandra terrestre, ambidue iniettate le quali dimostrano che le relazioni tra i vasi chiliferi ed arteriosi della testuggine di terra hanno moltissima analogia con quelle della salamandra terrestre, e sono perciò diversissime da quelle della testuggine marina, (2) Per evitare le ripetizioni mi astengo qui a bello studio di parlare di queste diftcreuze, perchè ne parlo nella spiega- zione delle tavole. 44 inclividiil, altre invece sono costanti; nelle testuggini di terra per via d' esempio, i vasi chiliferi abbracciono le ar- terie ora a maggiore ed ora a minore distanza dal margine concavo dell' intestino ( T.II.F. G. 7.), ossia prima che arri- vino al budello j nella salamandra per lo contrario, e que- sta diflerenza è costante, i vasi chiliferi cominciano ad ab- bracciare i tronchi arteriosi quando (|uestì scorrono sopra l'intestino (T.II.F. III). Dopo la scarsezza relativa de' vasi sanguigni e chiliferi, ed il particolare andamento di quest'ultimi, che si osserva nella testuggine di terra, l'altro fatto che chiama a se la nostra attenzione, è la cisterna iugulare situata allo innan- zi del cuore, e che nella testuggine marina non esiste. Io a dipvi il vero ho notomizzato soltanto due testuggini di mare, che furono prese nel Golfo di Genova, e mi furono spedite dalla bontà e gentilezza del chiarissimo naturalista il sig. Yerany, e (juando ne feci la notomia ho posto mente soltanto ai loro vasi chiliferi, o poco più, quindi non pos- so dire con certezza se la cisterna iugulare nella testuggine marina esista o no , ma siccome voi ne avete notomizzatc quattordici, e ci dite che vi è stato facile il rintracciare, per tutta la sua estensione il sistema linfatico di questi chenodiani, e tuttavia non Aite menzione nell'opera vostra di (jucsta cisterna iugulare che è facilissima a vedersi, cosi presLuno che dessa non esista. Questa cisterna, conforme vedrete nella figura che qui ne porto (T.I.F.4..;j.) , e come potrete vedere anche nel- l'opera classica di Boiano, unisce fra di loro i due rami del dutto toracico, ed è in essa che sboccano i vasi linfatici provenienti dal collo, dalla testa e dalle gambe anteriori, non che quelli del cuore, e dei tronchi arteriosi che ne derivano. 47 quest ultime i vasi linfatici, secondo voi, sono disposti in due strati uno profondo più fitto, l'altro superfi- ciale più rado (p. 7) e ci dite clic tutti questi vasi so- no diretti daU esire7nità posteriore alV anteriore , e si concentrano in vasi ìnaggiori lungo il lato esterno del viscere ; io pure ho veduto che si concentrano , ma ho osservato questa differenza nella testuggine di terra, ed è che i vasi linfatici si stanno sempre appicciati ai lati delle vene, e delle arterie; a malgrado però di tutte queste differenze voi asserite francamente nella vostra lettera, che i rapporti vascolari linfatici e sanguigni dell'una, e dell'altra sono propri gli stessi stessissimi ; ora qual' illazione dovremo noi trarre da questa dispari- ti! di risultamenti? A me non s'appartiene il decidere, metto quindi sotto gli occhi vostri e del Pubblico le differenze da me osservate, ed alcuni miei disegni (T. II. F. 6, e 5.), in cui si vedono effigiati i vasi chiliferi della testuggine di terra e di mare, ì quali disegni sono stati fatti da me stesso , e fedelmente ricavati dalle mie ana- tomiche preparazioni, e lascierò poi ai coltivatori della notomia comparativa il giudicare da qual parte stia l' er- rore e la cecità. Ora passo a confutare una critica ri- flessione che avete fatta contro di me, la quale è di un genere affiUto nuovo, indi verrò alla conclusione. In un breve discorso da me letto all' Istituto e poscia stampato nella Bib. It. dicembre d842, ho fatto cono- ni per tutta la sua estensione. Certamente che né il Weber nò il Fohmann, ne altro dotto qualunque per quel prudente ri- serbo che inspira la scienza ( parole del prof. Panizza dirette a noi e che noi gli rimandiamo ) si sarebbe arrischiato a dire d' aver rintracciato il sistema linfatico della testuggine per tutta la sua estensione. scere due singolarità, l'una risguanlante i vasi mesen- terici della rana, e che da voi non è stata veduta (T. I. F. 2 ) , r altra i vasi chiliferi della testuggine marina , l'andamento dei quali, a parer mio, è diverso da quel- lo che si vede negli altri rettili. Dopo la pubblicazione di questo mio scritto, io m'aspettava da voi qualche censura ; diffatto ì miei prognostici si sono pienamente avverati; voi però questa volta, devo confessarlo, sie- te stato moderatissimo , perchè non mi avete attacca- to , dicendomi che la singolarità da me osservata nella rana , era di già stata da voi veduta e descritta nel- r opera vostra , come avete fatto allorché feci cono- scere la particolarità risguardante i vasi chiliferi della salamandra, ma vi siete limitato a dire nella vostra lettera diretta al prof. Alessandrini ( p. 22 ) , che la sola singolarità che appare in questo scritto del siy. Dott. Rusconi si è l' essersi ricreduto della sentenza decisivamente proferita e ripetuta , che (juanto egli diceva, della sala'mandra e della rana era egual- onente applicabile a tutti i rettili , e con queste ma- giche parole , voi , senza perder tempo in dar prove della vostra asserzione, scartate dal mio scritto la sin- golarità da me osservata nella rana, non altrimenti che se fosse una mera favola (l), ed al tempo stesso mi ac- {\) Ti prego 0 lettore di esaminare comparativamente la figu- ra seconda e la terza della tavola prima qui unita, e di rileg- gere a cart. 17 ciò che dico in proposito di queste figure : io ti fo questa preghiera, perchè desidero che tu abbia a vedere e toccar con mano con quanta facilità il prof. Panizza copre di disprezzo le osservazioni altrui, allorché queste riguardono og- getti che a lui non riuscì di vedere. Rispetto al sistema linfa- 49 cusaste dì un errore eh' io non ho mai commesso, con- verrà adunque eh' io mi difonda. Rispetto al primo punto, vi dirò, che non avvi ret- tile in cui si possa con maggiore facilità iniettare il si- stema chilifero come nella rana , talché un anatomico anche il più inesperto, purché sia provveduto di un semplice schizzatolo^ può ottenere in pochi minuti un' iniezione compiuta, tanto delle varie cisterne linfatiche, che dei vasi chiliferi di questo rettile , per lo che voi potrete facilmente conoscere e toccar con mano, che la singolarità di cui parliamo , non è una chimera , come voi vorreste far credere . ma un fatto vero e curioso a vedersi ; e nel caso che vi determiniate di assicurarvene co' vostri propri occhi, voi potrete, in questo evento , operare nel modo seguente. Prima di tutto con\errà rendere affatto immohilc la rana mediante l' introduzione ripetuta di uno spillo al- (luanto lungo e sottile , nel canale delle vertebre , po- scia rovesciare in dietro la pelle che copre la parte in- feriore del cocìge e gli ischi , indi tagliare i due mu- tico della rana , se se ne traggono i cuori linfatici scoperti da Mixller , egli non ha veduto nulla , e le figure da lui pubbli- cate, risguardanti questo sistema, sono vere mostruosità, ci^ nuUadimeno non ha voluto menarmi buona la singolarità da me osservata intorno ai vasi chiliferi della rana . e siccome questa singolarità è un fatto, che non può iu modo ninno es- ser distrutto,, COSI egli si è limitato a dire,, che nel mio scru- to non si scorge altra singolarità fuorché quella dclV essermi ri- creduto di un errore ecc. ecc. Davvero io strasecolo quando ri- fletto ch'egli ha potuto illudersi a segno di credere, che gli ana- tomici si sarebbero acquetati al suo detto, e ch'io vedendo malmenata in questa guisa la mia anatomica osservazione, avrei tacciuto. 4 50 scoli piramidali e per breve tratto anclie gli ilei-coci- gei, ciò fatto gioverà con la mano sinistra pigliare la rana per le gambe deretane, e tenutala sospesa con la testa in giù, allontanare l'estremità posteriore del cocige dalle parti sottoposte, e allontanarla in modo, che la faccia interna di (juest'osso abbia a vedersi a nudo, indi afferrando con la man destra lo schizzetto, converrà introdurre la sua punta nell'apertura che avrete fatta, avendo però l'avvertenza di scorrere con la punta dello schizzatolo lungo la faccia nu- da ed interna del cocige. Introdotto con questa cautela l'apice dello schizzatolo, potrete schizzettare il liquore, il quale potrà esser composto di cera, e di sego in egual do- se, e di olio di trementina in dose tale, che quando il li- quore sia divenuto freddo, abbia ad avere una consistenza un poco minore di quella del burro. Fatta la iniezione con- verrà con un laccio chiudere l'apertura onde impedire che la materia iniettata, essendo ancor calda, e perciò fluidis- sima, non abbia ad uscirne ^ ciò fatto aprite l'addome della rana, e troverete che la materia dell'iniezione sarà passa- ta dalla cisterna grande entro la piccola, ed entro i gros- si vasi chiliferi del mesenterio, e da questi nel canale situato lungo il margine concavo degli intestini (T. I. F. 2. ce), per cui strofinando poscia gentilmente il me- senterio con un poco di bambagia, dal centro alla pe- liferìa, vi riuscirà facile il hv passare la materia in- iettata, dal canale entro i piccoli tronchi linfatici tra- sversali ( b. ò. b. b. ibid. ) , e da questi entro i piccolissi- mi vasi longitudinali. Terminata la iniezione de' vasi chiliferi potrete iniet- tare con altra materia di diverso colore , anche le ar- terie mesenteriche , e vedrete eh' esse , e le vene di questo nome, si trovano nella piccola cisterna immerse '^51 nel fluido init'ttato , e legate le une alle altre da nu- merose briglie ; ripetendo qiiest' iniezione in molte ra- ne^ vedrete che le vene del mesenterio sono appicciate presso che tutte alla parete interna de' grossi vasi chi- liferi ( d. d. d. ibid.) Rispetto poi al secondo punto , cioè all' errore che mi avete apposto, e del quale, a vostro detto, mi so- no ricreduto, vi dirò che tanto è lungi ch'io l'abbia preso, che anzi nel primo scritto (1) ( notate bene nel primo scritto ) da me pubblicato subito dopo la contesa insorta fra noi due , io fo la comparazione della sala- mandra con la testuggine marina , e fo vedere la dif- ferenza che corre fra questi due rettili , rispetto al lo- ro sistema chilifero , e per rendere vie più sensibile (fuesta differenza , ho aggiunto al mio scritto una ta- vola con tre figure, la prima delle quali rappresenta i vasi chiliferi della salamandra, e la terza, che è stata presa dall'opera vostra, rappresenta i vasi chiliferi e le vene mesenteriche della testuggine di mare, nella spiegazione poi della tavola , alludendo a quest' ultima , dico, ossia con una corda metallica di chitarra. Figura Vili. Dutto toracico ed aorta del biacco {coluberFlavescens) sono rappresentati nella loro grandezza naturale ed am- bidue iniettati s il primo di materia gialla, la seconda di materia rossa. e. Orecchietta destra. h. Cuore. e. Sezione trasversale che si vede in iscorcio. Figura IX. Sezione trasversale (e) che vedesi nella figura prece« dente, se non che qui è veduta di fronte. a. Aorta. 6. Tunica interna del dutto. e. Tunica esterna del dutto (1). (i) Noi abbiamo lasciato un piccolo spazio fra una tunica e r altra , affinchè le due tuniche avessero a vedersi distintameli* 84 Esaminando questa figura, e confrontandola con la precedente, si accorgerà di leggieri il lettore che la tu- nica interna in cui scorre la linfa abbraccia ora più ed ora meno l'aorta, e talvolta l'abbraccia siffattamente ch'essa ne rimane tutta coperta (i). Figura X. Vasi linfatici della vescica orinarla, e di una parte del retto intestino della rana comune. Questi due organi sono rappresentati nella loro grandezza naturale e rigonfiati. l. I due lobi della vescica ; i vasi linfatici si vedono soltanto sopra il lobo sinistro. 6. Retto intestino. e. e. Vena mediana , che trae la sua origine dal retto intestino ; essa scorre nel lieve avvallamento che divide i due lobi, ri- ceve successivamente le vene della vescica, e poscia sbocca nella vena addominale {a) ( vedi la F. XI. e. e. ) g. Vene che convergendo vengono a sboccare nella vena me- diana (e) : i vasi linfatici che stanno sempre appicciati ai tron- chi, rami e ramoscelli di queste vene, si continuano ai lati delle arterie e vanno poscia a sboccare nella grande cisterna linfatica (d). e. Piccoli tronchi linfatici del retto intestino : essi comunicano direttamente con la cisterna { F. II. e. ) te , ma il Lettore deve con la sua immaginazione avvicinarle in guisa che abbiano a toccarsi. (d) Ho detto altrove , ed ora lo ripeto , d' aver depositata la preparazione anatomica da cui ho ricavata la figura n.° 8 , presso la Società d' Incoraggiamento di Milano alla presenza dei dottori Strambio, Calderini , Dubini , Trinchinelti e Mor- ganti , 1 quali hanno esaminato il mio diseguo., e potranno testi- moniarne l'esattezza. 85 f. Tronco linfatico che segna il confine tra l'intestino retto ed il tenue, n. Arterie della vescica ;, le quali provengono da un tronco che nasce dall'epigastrica. p. Arteria che procede anch'essa dal tronco nascente dall'epi- gastrica. Ouest' arteria si divide in due rami uno de' quali si getta sulla parte anteriore ed inferiore della vescica, e l'al- tro (s) si consuma ne' muscoli addominali, il ramo che si get- ta nella parte anteriore della vescica è stato tagliato, però nella parte anteriore di quest' organo si vede in (o) la sua continuazione. a. Vena addominale che è stata recisa. Ai lati di questa vena ed attaccati alla vena stessa, vedonsi due vasi linfatici i quali si continuano sopra le vene della vescica , che unite in un sol tronco , vengono a sboccare nella vena addominale. m. Vena femorale. Questa vena , divenuta superficiale , manda un ramo, il quale unendosi col suo compagno dell'altro lato, forma la vena addominale , poscia riceve in se la vena ischia- tica ed altre vene, raggiunge il rene della stessa banda e si dirama in questo viscere. z. Parete addominale che è stata rovesciata in giiì. Figura XI. Questa figura è l'ausiliaria della figura precedente. In essa vuoisi notare 1' andamento delle vene della vescica, il quale somiglia molto quello dei vasi linfatici. e. e. Vena mediana della vescica dell' urina. g. Vene che convergendo vanno a sboccare nella vena mediana. a. Vena addominale che è stata recisa. h. Ramo che viene dalla vena femorale m fìg. X. •»• TAVOLA II. Figura I. Altro disegno mostruoso mediante il quale il prof. Pa- nizza ha bonariamente creduto di fornire ai zootomi un' adequata e precisa idea del sistema chilifero della salamandra comune. 86 t. Intestino. h. Minutissima rete linfatica del tubo intestinale, che sembra fat- ta di fantasia, (vediF. 3, r. ) Nota o lettore che questa por- zione d' intestino è del doppio più grossa dell'altra, che non è stata iniettata , e da questo fatto potrai facilmente argo- mentare le dilatazioni e le lacerazioni che devono essere state fatte dal mercurio di cui il prof. Panizza ha fatto uso per ren- dere appariscenti i vasi linfatici di questo intestino. g. Maravigliosa rete linfatica della cloaca che si fa tanto più grossa e plessuosa quanto piti si avvicina alla parte posterio- re. Questa rete somiglia giusto giusto la corteccia di alcuni alberi in cui si vedono solchi e screpolature in vari sensi, ed è veramente meravigliosa quando si pon mente, che Pa- nizza, pubblicando questa mostruosità, ha creduto di fornire ai zootomi un' adequata e precisa idea della forma e dell'an- damento de' vasi linfatici del retto intestino della salamandra ( vediF.2. fc.fc.fc.a.) b. Cloaca. m. Mesenterio. d. Tronchi linfatici derivanti dalla rete intestinale, i quali de- correndo sul mesenterio vanno poi a metter foce nella cisterna linfatica. l. Butto toracico , che è stato reciso. e. Cisterna linfatica. Il mercurio ha talmente dilatato il dutto toracico, che la cisterna si è confusa col dulto stesso ( vedi F. 2. e. ) 0. Questo grosso tronco linfatico nel disegno del prof. Panizza è stato contrassegnato da nessuna lettera. Noi quindi lo chia- meremo tronco linfatico innominato , verisimilmente è quel tronco medesimo che nel nostro disegno ( F. 2 ) vedesi con- trassegnato dalla lettera (h) , e che viene dalla milza e dal lato dello stomaco che guarda il dutto toracico. n. Milza. t. Tronchi linfatici proiienienti dai testicoli che sboccano nella cisterna linfatica. Noi abbiamo omessi quest'organi, e siccome una parte del dutto toracico nel disegno di Panizza vedesi a traverso la dupplicatura membranosa ia cui questi organi so- jao avvolti, così abbiamo omessa anche la dupplicatura acciò 87 il dutto toracico avesse a vedersi distintamente: noi accennia- mo questa circostanza per non incorrere la taccia di non aver fatto copiare con fedeltà il disegno originale. s. Stomaco. Nella tavola quinta del prof. Panizza vedonsi tre figure della salamandra comune, due delle quali rappresenta- no l'animale tutt' intero. Noi abbiamo fatto ricopiare soltanto una parte della figura 14 che rappresenta il sistema chilifero di questo rettile, e questo è il motivo che nella nostra figura lo stomaco e il dutto toracico si vedono recisi trasversalmente. Figura II. Questo disegno rappresenta i vasi chiliferi della figura precedente, ossia della salamandra comune, se non che qui sono più grandi del vero, e sono rappresentati con- forme noi gli abbiamo veduti mediante le iniezioni fatte all'uso nostro e non col mercurio. r. Intestino tenue i cui vasi linfatici vedonsi a parte nella figu- ra III. r. k. Mesenterio sopra il quale si vedono i grossi vasi lattei che convergendo vanno a metter foce nella cisterna del chilo. e. Cisterna del chilo situata alla radice del mesenterio : a que- sta cisterna è stata fatta una larga apertura, onde scoprire una parte delle arterie mesenteriche, che in se racchiude. f. Arterie mesenteriche; esse nascono quasi tutte separatamente dall'aorta; queste arterie scorrono entro i vasi lattei, e si vedono a traverso le loro pareti che sono trasparentissime (i). (1) Queste arterie che attraversano la cisterna (e) e che scor- rono entro i vasi lattei, sono le arterie, che il prof. Panizza vole- va ad ogni costo aver vedute, e descritte nell'opera sua, e che furono la sorgente della nostra lite. Noi preghiamo caldamente il Lettore di leggere ciò che abbiamo detto in proposito di queste arterie a cart. 2, e nella spiegazione delle figure quinta e sesta della tavola precedente. 88 1. 1. Appendice della cislerna , la quale comunica col dutto to- racico , questo dutto trovasi nascosto fra i reni e quando scor- re fra questi due organi è a proporzione piccolissimo. .r, Mesoretto. b'. Una delle quattro arterie che camminano sul mesoretto; esse vengono direttamente dall'aorta situata fra i reni, e si dira- mano per il retto intestino. «. Rene sinistro. b.b.b.h. Tronchi linfatici che involgono i tronchi delle arterie del retto intestino. a. Piccolissimi vasi linfatici del retto intestino che_, avvicinandosi ai tronchi arteriosi, formano sopra di essi una vagina, la quale è un tronco linfatico. p. Arteria iliaca, quest'arteria appena nata cammina in un sol- co del rene del lato corrispondente, e poco dopo esser uscita dal rene, manda un grosso ramo che è l'arteria della vescica. d. Tronco dell'arteria della vescica orinarla. y. Vescica dell'urina che è stata recisa e gettata sul lato de- stro dell' animale. z. Arteria che si dirama per il retto intestino, particolarmente per la sua parte inferiore, essa è un ramo dell'arteria della vescica. e. Tronco linfatico che avviluppa 1' arteria (;). i. Dutto toracico che è stato reciso ed aperto nella parte su- periore. m\ Aorta la quale è abbracciata dalla tunica interna del dutto; da questa tunica partono varie briglie, le quali vanno da una parete all' altra della tunica interna. 1. 1. Arterie lombari, le quali entrono nel dutto toracico e su- bito dopo ne vengono fuori (vedi fig. Vili. ce. ) h. Grosso vaso linfatico che viene dallo stomaco e dalla milza. n. Stomaco che è stato reciso. g. Altro tronco linfatico che viene dallo stomaco e dal fegato. 0. Pancreas. s. Vasi linfatici dell'intestino; essi sboccano nel tronco {g) e ri- cevano, cammin facendo, quelli del pancreas. q. Quattro tronchi linfatici che vengono dagli organi della ge- nerazione e sboccano nella cisterna (e). 89 m. Vena che nasce dall' intestino retto e comunica con alcune radici della vena porta. Questa vena, di cui;, per evitare la confusione abbiamo qui omesso le piccole ramificazioni che camminano sopra il retto intestino, passa fra i due lobi o i due fondi della vescica, si anastomizza con le ramificazioni della vena del collo di quest' organo, riceve in se tutto il sangue refluo dai due fondi della vescica stessa , e va poscia a sboccare nella vena addominale, in alcuni casi direttamen- te, in altri in vece si unisce con la vena del collo della ve- scica, la quale sbocca nella vena addominale. W. Vena del collo della vescica che è stata tagliata. Il suo tron- co in questa figura trovasi quasi interamente coperto da quella porzione di vescica che sta attaccata al retto intestino, e che noi abbiamo tirata in giù. Questa vena del collo della vescica è stata presa dal prof. Panizza per la vena addominale. W. Uno de' molti rami della vena del collo della vescica. Ai tronchi e rami di questa vena stanno sempre appicciati due vasi linfatici l'uno a destra l'altro a sinistra, i quali si con- tinuano sopra l'arterie e comunicano tratto tratto fra di loro. Anche le vene del mesenterio sono accompagnate da due vasi linfatici, i quali stanno sempre attaccati ai loro lati, però de- vo confessare che 1" iniezione di quest' ultimi non mi è riu- scita che una sola volta, sicché ne parlo con qualche dub- biezza (1). (1) Nella salamandra terrestre vedesi un' altra vena oltre la vena porta, la quale non scorre sul mesenterio, ma serpeggia sempre sopra l'intestino tenue, e sbocca nella vena addomina- le quando questa è vicinissima ad entrare nel fegato j essa vi mette foce in un punto che è dicontro allo sbocco della vena porla; io la chiamo vena primitiva, iterchè è la prima vena che appare negli embrioni tanto della salamandra terrestre, come in quelli della salamandra acquaiuola detta dai naturalisti plati- cauda o cristata. Carus ha veduto questa vena in un embrione della salamandra terrestre , e nel suo Trattato di Anatomia com- parata la riguarda come una vena appartenente ai tegumenti , 90 Figura III. Porzione d'intestino tenue della salamandra terrestre notabilmente ingrandito. r. Piccoli vasi linfatici i quali vestono i piccoli tronchi delle ar- terie che si diramano per gli intestini; le guaine eh' essi vi formano sopra s'ingrossano gradatamente, e diventano poscia i vasi lattei del mesenterio. b.b. Due striscio che sono formate dai piccoli vasi lattei che camminano longitudinalmente sull'intestino tenue: i vasi che di tutti gli altri sono i più piccoli, camminano in varie dire- zioni da una striscia all' altra. a. a. Due tronchi dei vasi lattei che camminano fra le due la- mine del mesenterio. Fkìura IV. Pezzo di mesenterio della testuggine marina. Questo disegno è stato tolto dall'opera del prof. Panizza. Noi, a risparmio di spesa, ci siamo limitati ai semplici vasi linfatici del mesenterio , ed abbiamo ftitto ricopiare sol- tanto la metà o poco più del disegno originale. Per la spiegazione di questa figura ci serviamo delle stesse ci- fre arabiche e delle stesse parole del prof. Panizza. i. Sistema venoso. 5. Plesso linfatico generale lungo il margine concavo delV in~ testino. ma noi che abbiamo seguito il successivo sviluppo degli embrio- ni della salamandra , e particolarmente del suo canale intesti- nale, ci siamo assicurati ch'essa è una vena propria e partico- lare del tenue intestino. Nelle rane questa vena non esiste. 91 6. Particolare andamento dei vasi linfatici lungo le vene. 7. 7. Gozzi che i vasi linfatici formano di quando in quando lungo le vene. Alle nostre riflessioni che intorno a questa figura ab- biamo fatte a car. -14 aggiugneremo qui , che il corso delle vene non ci sembra indicato con esattezza, perchè lungo il margine concavo di questa porzione d'intestino di cui diamo la copia, non si vedono gli archi anasto- motici venosi ne'qualì mettono foce lo vene provenienti dall' intestino. Il lettore confrontando questo disegno con quello che si vede nella tavola precedente ( F. I. ) scorgerà una no- tabile difierenza fra l'uno e l'altro, quantunque ambidue rappresentano lo stesso soggetto, e scorgerà di leggieri che la loro differenza nasce da ciò, che nel primo caso il mercurio ha fatti maggiori guasti che nel secondo. Figura V. Porzione di mesenterio della testuggine marina ( /e- studo caotiana. Bonn. ) in cui si vedono i tre sistemi , l'arterioso, il venoso ed il chilifero, iniettati secondo il nostro metodo 3 le ramificazioni delle arterie e partico- larmente quelle delle vene, che sono molte e minutissi- me, sono state omesse. In questa figura vedrà il lettore che i vasi lattei non hanno un particolare anda7nento Inngo le vene, e non formano gozzi di qtiando in quan- do, come ha scritto Panizza, ma vedrà che camminano lungo le arterie e lungo le vene uhi, crchras areolas frecjueniesfjzie plexus constitnunt (vedi Scarpa Index rerum 9?itisci anatoìnici ticinensis ). Il colore che ab- biamo dato ai vasi ci esentua dall' indicare quali siano la arterie e quali le vene. 92 Figura VI. Vasi lattei, arterie, e vene di una porzione d'intesti- no, e corrispondente mesenterio della testuggine euro- pea. In questa figura si vede che i piccoli vasi lattei del- l'intestino formano varie maglie irregolari, le quali cam- minano verso il margine concavo dell'intestino, e radu- natisi in piccoli tronchi, abbandonano l'intestino stesso, camminano per breve tratto sopra il mesenterio e po- scia si uniscono in tronchi più grossi, i quali scorren- do quasi paralellamente ai rami anastomotici arteriosi, si gettano sopra le grosse arterie del mesenterio e le av- viluppano in quel modo che diremo fra poco 3 non tutti però i vasi lattei vanno a vestire le arterie, alcuni di essi si assocciano alle vene, si appicciano ai loro lati, e comunicano tratto tratto fra di loro per mezzo di alcuni piccoli rami trasversali. g.g. Rami 0 archi anastomotici chiliferi. e. e. Rami 0 archi anastomotici arteriosi. p.p. Rami o archi anastomotici venosi. Spesse volte le grosse vene del mesenterio sono separate, le une dalle altre per un lungo tratto, e quindi il ramo o arco anastomotico venoso, che va da una vena all' altra è lungo assai, come si vede in questa figura. r.r. Vasi lattei intermedj i quali partono dai rami 0 archi ana- stomotici chiliferi. h. h. Vasi lattei che accompagnano le vene. b. Piccola cisterna nella quale mettono foce tutti i vasi lattei del mesenterio, essa è attraversata dalle vene. l. Dutto toracico reciso in tronco, ossia trasversalmente. o. Aorta. 95 Figura VII. Questa figura è una di quelle che dagli anatomici sì chiamano teoretiche, ed è stata fatta ad unico fine di far comprendere il modo col quale , a parer nostro , i grossi vasi lattei della testuggine europea abbracciano le arte- rie del mesenterio. g.g. Rami o archi anastomotici chiliferi (vedi g.g. nella figura precedente), i quali dopo d'aver camminato quasi paralella- mcnte agli archi anastomotici arteriosi lungo il margine con- cavo dell' intestino, cambiano a poco a poco direzione e con- vergendo si avvicinano ai lati dell'arteria e ne seguono il cam- mino, ma in senso inverso ; mentre si diriggono verso la pic- cola cisterna di cui si vede in [d) una piccola porzione, i due vasi comunicano fra di loro per mezzo di alcuni larghi rami trasversali, i quali prendono in mezzo, ossia abbracciono l'ar- teria, per cui essa trovasi compresa in un cingolo cavo (a) tal- volta però i rami trasversali sono semplici, e passano per di sotto 0 per di sopra l'arteria, ed allora essa non è compre- sa in un cingolo, ma è abbraciata soltanto per metà, ossia da un sol Iato, come si vede in (e). I due vasi {g.g.) dopo d'aver accompagnata e avviluppata per un certo tratto 1' arteria nel modo che abbiamo detto, si fondono insieme in guisa, che l'ar- teria trovasi rinchiusa come in una doppia vagina , cosicché da questa disposizione di cose risulta, che il chilo ed il san- gue scorrono ne' loro rispettivi vasi, ed il chilo non è al im- mediato contatto dell' arteria. Non tutte però le arterie del mesenterio sono egualmente inguantate nella loro vagina lin- fatica, alcune lo sono di più ed altre di meno, conforme si vede nella figura precedente, anzi in alcune testuggini , come è quella che ho depositata presso la Società d' incoraggiamen- to di Milano , i tronchi delle arterie mesenteriche sono rinchiusi totalmente nella loro vagina linfatica , per cui quando questa 94 sia stata compiutamente iniettata , i detti tronchi non restano scoperti in nessun punto (1). Figura Vili. Il dutto toracico della salamandra terrestre, tagliato in tronco e di grandezza maggiore del vero. f. Tunica estefna del dutto; l'abbiamo tracciata con vari punti ad oggetto di distinguerla dalla tunica interna. e. Tunica interna. d. Continuazione della tunica interna che si ripiega sotto l' aor- ta e l'inviluppa, il più sovente, per quattro quinti allo in cir- ca , ma in alcuni rari casi l' inviluppa totalmente, sicché l'aor- ta ne resta tutta coperta. a. Aorta. 6. Linfa che scorre entro la tunica Interna. Quando si apre il dutto toracico, per esempio in (e) si vedono allora vari fila- fi) Il prof. Panizza, che ha avuto a sua disposizione quat- tordici testuggini di mare assai grosse e molte testuggini di ter- f a , per cui non gli fu difficile il rintracciare per tutta la sua estensione il sistema linfatico di questi chcnodiani ( p. 5. del- l'opera sua), sostiene contro la mia opinione, che non vi sia al- cuna differenza fra la testuggine di mare e quella di terra né ris- petto all'andamento dei vasi linfatici, né rispetto alle loro relazio- ni coi vasi sanguigni, di maniera che secondo l' opinione sua, i vasi chiliferi della testuggine di terra dovrebbero, camminando lungo le vene del mesenterio, formare di quando in quando vari gozzi; ma noi esortiamo quest' anatomico a procurarsi altre testuggini di mare , e di terra , e portiamo opinione che rinnovando le sue osservazioni vedrà, che fra le prime e le seconde evvi qualche differenza riguardo ai serbatoi , ed anche rispetto alla posizio- ne dei cuori linfatici ( eh' egli non ha veduti né nella testuggi* ne di mare , né in quelle di terra ) , come pure riguardo alla quantità ed all'andamento de' vasi chiliferi. 95 menti, i quali vanno da una parete all'altra della tunica in- terna , e se r iniezione del sistema arterioso è riuscita a do- vere, si vede anche qua e colà qualche piccola arteriuzza che attraversa il dulto e che è immersa nella linfa, e. Arterie lombari che entrano nel dutto o poco dopo ne ven- gono fuori. Figura IX. Dutto toracico della testuggine marina tagliato in tron- co. Noi portiamo qui questa figura, e quella che si ve- de nella tavola terza ( F. 4. ) ad unico fine di illustrare ciò che ha detto il prof. Panizza sopra questo soggetto senza però garantirne l' esattezza. a. Aorta. d. Parete interna del dutto , che come dice Panizza neir opera sua, cinge davvicino V aorta , ed è una continuazione della parete esterna ( vedi la T. III. F. 4. ) , la quale cinge da lon- tano quest' arteria. b. Linfa che scorre fra la parete interna ed esterna per cui l'aorta non trovasi a contatto della linfa. e. Briglie legamentose. Da questa osservazione del prof Panizza, ch'io sup- pongo esatta, risulta che nella testuggine marina, T aorta è avviluppata nella tunica interna del dutto in un modo diverso da quello con cui essa è avviluppata nelle sala- mandre e nelle serpi: questa nostra asserzione apparirà chiarissima fra poco quando daremo la spiegazione della figura 4 della tavola terza. Figura X. Vaso chilifero mesenterico assai più grande del vero 96 della salamandra comune ^ il quale è stato quasi intera- mente aperto per Io lungo onde mostrare l'arteria che in se racchiude, ed i fdamenti tenuissiral che legano l'arteria stessa alla parete del vaso. a. Vaso chilifero aperto. 6. Una delle arterie mesenteriche ( vedi F. II. e. ) e. e. Filamenti tcnuissimi. e. Estremità di una moietta la quale sollevando l'arteria fa ve- dere i filamenti che legano 1' arteria medesima alla parete del vaso. Quando sì confronta questa figura con la figura Vili si vede sull'istante che le arterie mesenteriche nella sa- lamandra sono, rispetto al loro vaso chilifero, in una condizione diversa da quella in cui è l'aorta rispetto al dutto toracico (vedi in questo proposito ciò che abbia- mo detto di sopra a car. 32. Il prof. Panizza parlando nell' opera sua dei filamenti 0 briglie (e. F. IX. ) e ( e. F. II. T. III. qui unite ) che si osservano nel dutto toracico della testuggine marina, asse- risce che esse tendono obbligata per così dire r arteria al condotto linfatico al quale onninamente apparten- gono , p. 9 , ma nella lettera diretta al prof. Alessandri- ni, trattando delle arterie mesenteriche della salamandra, ci dice in vece che queste briglie, da lui diligcnte- Tnente esaminate , si spandono sulla superficie dell' ar- teria conformandosi in membrana che tutta la tinge per sottrarla all' Ì7ìi7nediato contatto della linfa e del chilo, sicco7ne avvierie dell' aorta , ^. \^ , e nel Congres- so scientifico di Milano ha invocato una Giunta, la quale verificasse questo fiitto da lui scoperto, ma la Giunta si è limitata a parlare dell'aorta, ed ha riconosciuto che il 1)7 diitto toracico avviluppa quest'arteria come il pericar- dio, il cuore, e co7ne il peritoneo i .visceri oddorìiinali , ossia ravviluppa radoppiandosi in se stesso, e così con questa sentenza la Giunta ha implicitamente relegato nel resrno delle chimere la membrana avventizia da lui sco- perta, e che, a detto suo, è formata dalle briglie (vedi ciò che abbiamo detto di sopra a car. 54 ). Però mentre lodiamo la Giunta per la sentenza giudiziosissima ch'essa ha pronunziata , dobbiamo notare che la similitudine da lei usata, se parlasi delle salamandre e delle serpi, non calza esattamente, essa quadra benissimo soltanto quando si supponga che il dutto toracico, nelle serpi e nelle sa- lamandre, sia stato previamente spogliato della sua tunica esterna ( T. III. Y.Q.f.) TAVOLA HI. Figura I. Dutto toracico della testuggine terrestre il quale fu aper- to per lo lungo, onde mostrare l'aorta che in se racchiu- de e le briglie che legano T aorta alle pareti del dutto. a. Aorta. &. Tunica del dutto toracico che cinge V aorta, come dice Pa- nizza, da lontano. d. Tunica che cinge l'aorta davvicino, e che è una continua- zione della prima, C.C. Briglie che vanno da una parete all'altra del dutto. Qnì vuoisi notare una cosa, ed è che alcune di queste briglie si espan- dono sulla parete che cinge davvicino l'aorta, altre in vece si espandono sopra la parete opposta. Figura II. Questa figura, che rappresenta Io stesso oggetto, è stata 7 98 presa dall'opera del prof. Panizza, e noi T abbiamo ripor- tata qui a fine di mostrare clie le briglie non sono state disegnate con esattezza, e provare al tempo stesso, che allorquando trattasi di oggetti che non si possono pre- parare, né mettere innanzi al disegnatore, come sono appunto queste briglie, l'anatomico deve disegnare egli stesso, 0 rinunziare alla sua impresa. Per la spiegazione delle lettere vedi la figura precedente. Figura III. Questa figura è una di quelle che diconsi teoretiche, e rappresenta il dutto toracico delia testuggine tagliato longitudinalmente; noi l'abbiamo delineata ad unico fine di far comprendere il modo col quale nella testuggine marina il dutto toracico avviluppa l'aorta. e. Una delle estremità del dutto toracico che termina con fon- do cicco. a. Uno dei due rami che formano 1' aorta. d.d. Parete del dutto che cinge davvicino il ramo aortico, e. e. Parete che cinge da lontano il ramo aortico. Se si tira allo in giù la parete linfatica (e) sì ottiene facil- mente la separazione della parete linfatica (d) dalla tunica propria dell'arteria, e, come dice Panizza, si può conti- nuarla finché piaccia; in una parola si può spogliare il ramo aortico in quella guisa medesima che noi ci spogliamo le gambe, allorché ci leviamo le calze a rovescio, la qual cosa dimostra che la parete linfatica, che cinge davvicino il ramo aortico , è la continuazione di quella che cinge questo ramo da lontano. 99 Figura IV. Porzione del tronco di una salamandra comune nella sua naturale grandezza. L'aorta ed il dutto sono iniet- tati, la prima di una materia rossa, la seconda di una materia bianca. Il dutto toracico è stato inclinato sul lato destro e la preparazione è stata copiata dal lato sinistro. e. e. Dutto toracico. à. d. Aorta. Essa traspare dove è coperta soltanto dalla tunica esterna del dutto. 6. b. h. Punti dai quali escano le arterie lombari del lato sini- stro (vedi T.II. F.8. ce. ) a. a. a. a. Tronchi linfatici: ognuno di questi tronchi è formato di due rami anastomotici, uno superiore, 1' altro inferiore , i quali camminando ai lati della spina dorsale, ricevono i vasi linfatici provenienti dai muscoli lombari, e sboccano nel dut- to toracico nel momento medesimo in cui si uniscono fra di loro. Questi tronchi a.a.a., non che le arterie lombari che escono dai punti h.b., impediscono di separare l'aorta dal dutto toracico , ossia per dir meglio , impediscono di sepa- rarla per un certo tratto. Noi preghiamo il lettore di por men- te a questa circostanza per le ragioni che diremo fra poco. Figura V. Porzione del dutto toracico della salamandra comune di poco più grande del vero. Questa porzione del dutto è stata aperta per lo lungo, acciò si avesse a vedere l'aorta che in se racchiude, la quale è avviluppata nella tunica interna del dutto stesso (F.VI. /5.), come gli in- testini sono avviluppati nel peritoneo; però essa è av- viluppata incompletamente, e dove non è abbracciata dalla tunica interna, ivi l'aorta trovasi coperta soltanto dalla tunica esterna ( f. ibìd. ) a cui sta attaccata. 400 a. Aorla. Essa appare spruzzolata di pìccole macchiette irrego- lari e nerastre , le quali non sono dell' aorta , ma sono pro- prie della tunica interna del dutto in cui essa è incompleta- mente avvolta (1). f-h. Parete tagliata del dutto toracico di cui una parte è stata gettata nel lato destro dell' erta , e 1' altra nel lato sinistro. p.p. Spina dorsale. Figura VI. Dutto toiacico della salamandra, tagliato in tronco e ingrandito. a. Aorta. In rosso. h. Tunica interna del dutto ( in verde ) che abbracia l' aorta. f. Tunica esterna del dutto. In color cilestro. p. Spina dorsale. In questa figura le due tuniche si vedono separate l'una dall'altra, ma il Lettore deve con la sua immaginazione avvicinarle e applicare l'una sull'altra. Quest'ultime tre figure, ossia la quarta, la quinta e (1) Quando si riflette che la membrana interna del dutto è tutta spruzzolata di piccole macchiette nerastre, e che queste stesse macchiette vedonsi anche sopra l'aorta nella sua parte anterio- re, e non nella sua parte dorsale, dove è coperta soltanto dalla tunica esterna del dutto stesso , si comprende di botto che la membrana che impedisce l' immediato contatto della linfa con l'aorta, non è una membrana awcnfùia generata dalle briglie , come ha scritto Panizza a car. 18 della sua lettera, ma è la continuazione della membrana interna del dutto, che si ripiega sopra l'aorta, come il peritoneo si ripiega sopra gli intestini, conforme ha dichiarato anche la Giunta invocata da Panizza nel Congresso scientifico di Milano. dOi sesia sono state da me delineate con la doppia mira di ribattere le censure ed i rimproveri che il prof. Pa- nizza mi fa nella sua lettera (p. -13 e di). Ho stimato di confutare le sue censure nella spiegazione delle ta- vole, e non nel testo , perchè il lettore, potendo ave- re sempre d' avanti agli occhi queste figure , potrà fa- cilmente comprendere ciò che sono per dire, e facil- mente vedere se il prof. Panizza, ncìi' appello che ha fatto al Congresso scientifico dì Milano, e nella lettera diretta al prof. Alessandrini , abbia esposte le idee mie con ischiettezza. Affinchè il lettore possa giudicare di questa scientifica controversia con piena e perfetta cognizione di causa , sarà necessario il premettere una breve esposizione dei fatti. Nel primo scritto da me pubblicato (1), io ho parlato soltanto delle arterie mesenteriche della salamandra, ed ho asserito che esse sono rinchiuse nella cisterna del chilo e ne' vasi chihferi, ed al contatto del chilo. Nel secondo scritto (2) che è una lettera diretta a Breschet, in cui parlo del mio metodo di iniettare i vasi linfatici, ho ri- petuto la stessa cosa, ed ho soggiunto che anche l'aorta è rinchiusa nel dutto toracico ed al contatto della linfa. Nel terzo scritto (3), che è pure una lettera diretta a Bre- schet in cui parlo dì nuovo del mio metodo di iniettare, di- co dì passaggio ciò che segue, /«/ trouvé qne les tortìies de terre, les lézards, et les couleuvres sont organìséeSi (i) Sopra una particolarità risguardantc il sistema linfatico della salamandra terrestre. Pavia 14 Dicembre 1840. Tipi Fusi e G. (2) Giornale delle Scienze Medico -Chirurgiche. T. XIII fa. 78 p. 403. (3) Lo stesso giornale. T. XV fa. 88 e 89 p. 326, sotts le rapporl des vaìsseaux lympìiati(/nes , comnu les grtnouillts ci les salamandres ; dopo questo terzo scrìtto ho rinnovato le mie anatomiche ricerche sopra le sala- mandre, ed ho veduto (o per dir meglio mi è sembrato di vedere ) che il condotto toracico in questo rettile è for- mato di due tuniche i e che la sua tunica interna (T.III. F. 6. segnata in verde ) si ripiega sotto l'aorta ( segnata in rosso ìbid. ) e vi forma come una doccia in cui sta anni- data quest'arteria, mentre la tunica esterna ( /! ìbid. se- gnata in color cilestro ) passa sopra l'aorta e vi sta appic- ciata, cosi che quest'arteria trovasi abbracciata dalla tu- nica interna, in cui scorre la linfa (1), e compresa al tempo stesso nella tunica esterna. In conseguenza di queste nuo- ve osservazioni, delle quali però a quell'epoca non era ben certo, io ho stimato necessario di distinguere due questioni, la prima è, se l'aorta sia dentro il dutto tora- cico, e datochè sìa dentro, se sia al contatto immediato della linfa j quanto alla prima, ho detto asseveratamente ch'e5sa è dentro il dutto, e quanto alla seconda, che vie- ne dritto dritto dalla prima, ho dichiarato che POTEVA ESSERE UlN SOGGETTO DI DISCUSSIONE (2) e con questa dichiarazione ho rettificate le idee da me emesse ne' primi scritti, ossia per dire la stessa cosa con altre parole, ho rivocata la mia asserzione risguardante l'im- mediato contatto della linfa con 1' aorta. Due anni dopo la pubblicazione dì questo scrìtto, ho avuto r opportunità dì notomìzzare alcuni camaleonti, e (1) In alcuni casi, si nella salamandra che nel bianco ( quantunque vi avessi trovata l'aorta rinchiusa nel clutlo toracico, ed al contatto della linfii, tuttavia volendo evi- tare la discussione secondaria intorno al contatto o non contatto, che mi è sempre sembrata la questione delia lana caprina, io non ho detto che in questi rettili l'aorta è bagnata dalla linfa, ma mi sono limitato a dire , nel mio discorso sopra il camaleonte (d) d'aver ritrovato an- che in questo rettile l'aorta dentro il dutto toracico, ed ho soggiunto che l'esser l'arteria mai?na ne' rettili con- tenuta in questo dutto, è oramai una verità incontrasta- bile, e da non potersi attaccare né con cavilli, nò con altri mezzi; poscia alludendo a queste parole del prof. Panizza ( nota bene o lettore queste parole ) resta perciò dimostrato che l' aorta non è contenuta neW alveo lin- fatico (2) (Bib. It. Fas. dOp. 47) ho detto in una nota al mio discorso sopra il camaleonte comune ciò che se- gue IH Un illustre anatomico ha tentato di impugnare questa verità (ciocche ne'rettiU l'aorta è dentro il dutto toracico ), e per far vedere e toccar con mano che Foh- mann, ^yeber ed io abbiamo preso abbaglio, ricorse ad alcune preparazioni , e fra queste, ad una della salaman- dra terrestre, in cui vedovasi, a detto dì esso anatomico, r arteria aorta separata per un certo tratto dal dutto to- (1) Osservazioni sopra il Camaleonte affricano. lette nell'adu- nanza dell' Istituto di Milano il giorno 14 Dicembre 18i3 , ed inserite nel T. 8.*^ della Bib. Ital. C^) Ad oggetto di prevenire le cavillazioui, facciamo osservare che il prof. Panizza quando dice che l'aorta non è contenuta nell'alveo linfatico, egli intende dire ch'essa non è contenuta nel dutto toracico, cosi quando dice che l'aorta non è libera nel cavo dell' alveo linfatico , egli intende dire eh' essa non è libera nel cavo del dutto toracico. 104 rnclco senza che da esso uscisse il 7nercurìo contenutovi { Bil)!. It. T. IV. p. T7. d842 ); ma noi che da molto tem- po attendiamo a queste anatomiche ricerche, possiamo fidatamente asserire, che una si fatta preparazione è as- solutamente impossibile- noi preghiamo pertanto quest' anatomico di rinnovare le sue osseivazioni, e di valersi della cera e non del mercurio, il quale, come notarono giudiziosamente Brcschet e Wagner, lacera i vasi col pro- prio peso, e forma assai sovente cavità e canali artificiali, noi esortiamo quest'anatomico di iniettare di cera l'aorta di una salamandra, e poscia, aprendo per lo lungo il dutto toracico, di scoprire l'arteria magna per tutta quanta la sua lunghezza j esaminando quest'arteria egli troverà ch'essa non è situata nell'asse o nella parte centrale del dutto, ma vedrà chiaramente CH'ESSA È ATTACCATA ALLA PARETE L^TERNA E DORSALE DI ESSO DUTTO, e potrà facilmente chiarirsi di questa verità, staccando e togliendo via l'aorta, poiché troverà, esaminando la pa- rete interna del dutto da cui l'aorta è stata strappata, troverà ch'essa è intatta intattissima, e non sdruscita o lacerata per lo lungo, come, in facendo questa opera- zione, dovrebbe rimanere se V aorta fosse situata fuori del dutto toracico za Da quest'ultime mie parole, anzi da tutta la mia nota, comprenderà ognuno facilmente, che la questione dì cui si tratta è se l'aorta nella sala- mandra sia 0 non sia situata dentro il dutto toracico, ep- pure chi il crederebbe! Il prof Panizza ha in vece inteso, o per dir meglio ha voluto intendere , che il soggetto della questione è se l'aorta sia o non sia al contatto imme- diato della linfa, che è, come ognun vede, la questio- ne secondaria , e quella appunto ch'io ho voluto evita- d05 re (4); né gli bastò di cambiare il soggetto della questione, egli è andato più oltre , perchè mentre dico nella mia no- ta che l'aorta non è libera, E NON È SITUATA NELLA PARTE CENTRALE DEL DUTTO MA È ATTACCATA AL- LA SUA PARETE INTERNA E DORSALE, egli in vece mi fa dire che l'aorta è lìbera nel cavo dell' alveo linfatico, come è libero il bataglio nel cavo di una campana, e dopo d'aver stravolto totalmente il senso delle mie paro- le, delle quali il significato è chiaro chiarissimo, pensò di convincermi di errore, provando con un fatto che l'aor- ta non è libera nel cavo del dutto toracico , e affinchè avessi a rimanere confuso e scornato per un errore ch'egli stesso mi ha apposto, appellò al Congresso Scientìfico di Milano, e nella Sezione de' zoologi mostrò una prepara- zione della salamandra, nella quale vedevasi il dulto to- racico iniettato di mercurio, e nel breve spazio che corre fra un tronco linfatico (T. III. F. IV. a.a.^ e l'altro vici- no, vedevansi due setole unite in punta, le quali sepa- ravano l'aorta dalla tunica interna del dutto toracico, sen- za che da questo urcisse il mercurio, poscia con aria di viso tutta di trionfo disse agli astanti, come si potrebbe do7nando io, riuscire a separare ed isolare t arteria aorla dal suo alveo linfatico, senza fare il oninimo guasto a quest'alveo, ove quest' arteria fosse non già (l) Io ho distinto , come ho detto di sopra , due questioni , la primaria è se l'aorta sia contenuta nel dutto toracico, e la secondaria è , se dato che vi sia contenuta , ossa si tiovi al con- tatto della linfa, ma il prof. Panizza non vuole distinguere la questione primaria dalla secondaria , egli fa sempre vista di non intendermi, e cerca sempre, in vano però, di avvilupparmi nel- la questione secondaria, che è la questione della lana caprina. -106 avviluppata dalla monhrana dell' alveo stesso, ona li- bera nel cavo di esso ( p. d 5 della sua lettera ). Se io avessi asserito e sostenuto nella mia nota che l'aorta è lìbera nel cavo dell' alveo linfatico, come il bat- taglio è libero nel cavo di una campana, non è dubbio alcuno che la sua preparazione anatomica avrebbe servi- to a meraviglia a dimostrare con evidenza lo sbaglio da me preso, ma ho io realmente preso l'errore ch'egli mi appone? Permettimi o lettore ch'io ti ripeta qui con altre parole il passo più importante della mia nota e Io illu- stri con due disegni zz Noi esortiamo questo celebre ana- tomico di tagliare il dutto toracico nel luogo indicato dalla lettera ( o. T. III. F. VI. ), poscia di gettare a destra ed a sinistra le pareti tagliate del dutto {¥.^.f-b.), indisco- prire l'arteria magna, levando via da essa la tunica in- terna che vedesi tutta spruzzolata di picciole machiette {ibid. e che nella F. VI. è segnata in verde), poscia dì prendere e sollevare l'aorta con una moietta, e vedrà ch'essa è attaccata alla parete interna della tunica del dutto (segnata in color cilestroF.VI. ), che sta immediatamente appicciata alla spina dorsale ( p. ibid. ) zz Ora dimmi o benigno lettore ho io asserito con queste parole che l'aor- ta è libera nel cavo dell'alveo linfatico? Ho io detto ch'es- sa è bagnata intorno intorno immediatamente dalla linfa ? In tutta la mia nota eh' io ti ho posto davanti agli occhi dove trovi tu ch'io parlo della linfa che bagna immediata- mente l'aorta? Eppure il prof. Panizza appoggiandosi alla mia nota volle ad ogni costo ch'io avessi asserito essere l'aorta libera nel cavo del dutto toracico, e affinchè l'er- rore ch'egli mi ha apposto avesse ad esser noto anche a quelli che non intervennero alla sesta Riunione degli Scienziati Italiani , ha corredata la sua lettera diretta al do/ prof. Alessandrini di un disegno non fedele tratto dalla sua anatomica preparazione delia salamandra, e nella lettera poi egli si studia sempre di far credere, che se- condo la mia opinione ( vedi più sopra p. 52 ) l'aorta è libera nel cavo dell'alveo linfatico, e delle mie parole con le quali dico che quest'arteria non è libera, E NOiN È SITUATA NELL'ASSE 0 NELLA PARTE CENTRALE DEL DUTTO, MA È ATTACCATA ALLA PARETE DOR- SALE DEL DUTTO STESSO, egli non si dà alcun pen- siero, come se (jucste mie parole non fossero stampate, anzi come se non fossero nella nota medesima della quale egli riporta nella sua lettera soltanto quelle linee che gli tornano comode. Io non farò qui alcuna rifles- sione intorno a questo tratto che il prof. Panizza mi ha fatto, ma seguendo l'esempio ch'egli stesso mi ha dato, mi richiamerò anch'io, non già alle riunioni de- gli Scienziati, ma bensì al tribunale dell'equità, onde sapere se sia lecito di stravolgere totalmente il senso di una nota, e poscia esporre l'avversario in un consesso di dotti , ad una non meritata censura. Riguardo poi all'aver io detto nella mia nota che T aorta non può essere separata dal dutto toracico, farò osser- vare, ch'io non ho veduto la preparazione anatomica che il prof. Panizza tre anni prima del Congresso Scientifico di Milano aveva mostrata in una adunanza dell'Istituto, e ciò perchè io non fui presente a quell'adunanza, e non potei vederla di poi, perchè nel sunto del discorso da lui letto in quell'occasione, e che fu stampato (Bib. It.F. 40. p.dG.) non si dice ch'egli abbia o che avrebbe depositata la sua preparazione nelsuo museo, quindi avendo letto ch'egli aveva posto dinanzi all'adunanza dell'Istituto del giorno 27 marzo 1842, una preparazione anatomica della salamandra I 408 in cui vedevasi PER UJS CERTO TRATTO separata l' aorta dal clutto toracico senza che da esso uscisse il mercurio contenutovi, io pensai sull'istante ch'egli aves- se separata l'aorta dal dulto pel tratto almeno almeno di tre linee , ed in questa supposizione ho detto die una tale separazione nella salamandra era impossibile, perchè per separare!' aorta dal dutto toracico pel tratto di tre li- nee, è forza rompere non solo la tunica esterna, ma rom- pere anche due tronchi linfotici, l'uno a destra, e l'altro a sinistra ( T. III. F. IV. a. a.): e quand' anche si riuscisse a le- gare previamente questi tronchi a fine di impedire l'uscita del mercurio, rimarrebbe sempre T imbarazzo delle arterie lombari ( b. h. ibid. ) e ( T. II. F. Vili. e. e.) , che escono dai lati del dutto toracico , per cui volendo effettuare que- sta separazione pel tratto di tre linee, è forza sagrificare 0 il dutto o l'aorta; ma tutto questo mio ragionamento. Io confesso, era fondato sopra un presupposto non vero, perchè il prof. Panizza non ha separato l'aorta dal dutto toracico pel tratto di tre linee, ma soltanto per uno spa- zio brevissimo, che poteva capire due setole unite in pun- ta, e in questa guisa egli ha evitate tutte le difficoltà (vedi più sopra p. 31 ); io confesso pertanto candidamente d'es- ser trascorso nel pensier mio, perchè non avendo potuto vedere la sua preparazione anatomica (1), io doveva do- mandargh, cosa intendete voi dire con questa espressione (l) Quantunque il prof. Panizza non abbia detto d' aver de- positata la sua preparazione nel suo museo, ciò nulladimeno io vogliosissimo di vederla, ho incaricato uno studente di medicina di osservare e di indagare se per avventura questa preparazio- ne vi fosse nel suo gabinetto , ma le ricerche fatte da questo studente, che presentemente va ultimando i suoi medici studi neir Univesità di Vienna, riuscirono infruttuose. 409 vaga, pernn certo trattoì volete voi dire d'aver separata l'aorta dal dutto pel tratto di tre o quattro linee? se così è vi rispondo, che una si fatta separazione nella salaman- dra è impossibile. Io lascierò poi al lettore imparziale il decidere se il prof. Panizza in questo caso si sia espresso a dovere, e se il fare un pìccolo foro, e l'introdurre la punta di due setole insieme unite tra il dutto e l'aorta, sìa 1171 separare luna dall' altra per un certo tratto, io qui mi limiterò a dire che se egli si fosse espresso con precisione, come avrebbe dovuto, ed avesse soggiunto d'aver depositata la sua preparazione nel suo museo onde esporla alla pubblica vista, come ha fatto di quelle ch'egli ha mostrato alla sezione zoologica del Congresso Scientifi- co di Milano (1), io sarei andato a vederla, e poscia nella nota al mio discorso sopra il camaleonte, gli avrei detto, che la sua preparazione serve benissimo a provare che l'aorta non è all'immediato contatto della linfa, ma non ha alcuna forza contro la tesi ch'io sostengo, la quale è che l'aorta trovasi rinchiusa nel dutto toracico, conforme han- no veduto prima di me Fohmann e Weber; dico che non (1) Il prof. Panizza ha depositate da poco tempo in qua nel suo museo alcune preparazioni le quali dimostrano che la linfa del dutto toracico, nelle serpi e nella salamandra, non è al con- tatto immediato dell' aorta, e sono quelle medesime ch'egli ha mostrato al Congresso Scientifico di Milano. Noi desideriamo che a queste preparazioni egli aggiunga altre preparazioni iniettate di cera , e non di mercurio , le quali faccian conoscere la vera forma de' vasi linfatici, il loro vero andamento, ed anche, per valermi delle parole del sig. De Quatrefages, Ics details Ics plus dclicats , ceux dont V appréciation exade interesse le plus vivemcnt la Pliysiologie , i quali nelle preparazioni iniettate di mercurio, 0 non si vedono, ovvero se si vedono sono sempre alterati ed ovvi sempre il dubbio di qualche lacerazione. AIO ha alcuna forza, perchè tanto nelle serpi, come nelle sa- lamandre, per separare quest'arteria dal dutto in cui è avviluppata, è di assoluta necessità rompere la tunica ester- na del dutto stesso; e se il prof. Panìzza, ricorrendo alle cavillazioni mi dicesse, che quella ch'io chiamo tunica esterna (T.III. F. VI. f) non è una tunica propria del dutto, ma una membrana comune, come egli la chiama (p. iO della sua lettera), in questo caso io gli risponderei, che la questione da lui promossa, è una questione di pure parole, la quale serve soltanto a buttare la polvere negli occhi agli inesperti, e ad indurgli a credere che il perno della nostra contesa sia se la linfa bagna o non bagna l'aorta; mentre la questione fondamentale ed importante per la scienza, che fra noi due si agita, consiste in ciò, CHE IL SISTEMA LIiSFATICO DA LUI PUBBLICATO NON È NATURALE MA ARTIFICIALE, perchè, egli non ha vedute le relazioni che esistono tra i vasi linfatici ed i sanguigni, ed ha presi i stravasi e le mostruosità prodotte dal mercurio per vasi linfatici , come ne fanno prova le figure da me portate in queste tavole, cosi che l'opera sua , non fornisce ai zootomi un' adequata e precisa idea del sisleina linfatico dei rettili y come egli ha bonaria- mente creduto, ma porge ad essi soltanto una prova evi- dentissima, che il mercurio nella ricerca dei vasi linfatici, particolarmente dì quelli dei rettili e dei pesci non è da usarsi. TAVOLA IV. Figura I. Rana comune il cui addome è stato aperto onde mo- strare il corso della vena porta non che i vasi linfatici dello stomaco e di una parte del duodeno. Mi a. Cuore. e. Tronco arterioso che nasce dalla base del cuore. l.b. I due rami in cui questo tronco si divide, da ognuno dei quali nasce i.*' la carotide 2." il ramo aortico che unendosi al compagno dell'altro lato forma l'aorta discendente 3." ed ultimo la grossa arteria cutanea dorsale da cui procede il tron- co dell' arteria polmonale (1). 0. Orecchietta del cuore. d.d.d. I tre grossi lobi del fegato, che sono stati rovesciati . e inclinati sui lati. s. Intestino tenue. f. Intestino retto. 2). Milza sopra la quale vedesi scorrere la vena splenica. q. Tronco della vena porta. Le vene dell" intestino retto che so- no le pili vicine all' intestino tenue sboccano direttamente in questo tronco, tutte l'altre sboccano nella vena splenica, come si vede chiaramente in questa figura. fi. "Vena addominale che è stata tagliata e gettata sul lato de- stro. h\ Il luogo dove fu fatta la recisione della vena addominale. 1. Ramo della vena femorale che si unisce con il compagno del- l' altro lato e forma il tronco della vena addominale. Questo tronco (/(-') è stato piegato allo in giìi. r. Vescica avvizzita dell' urina. y. Vena della vescica che sbocca nella vena addominale. i. Piccol lobo del fegato in cui entra la vena cava che nasce dai reni. (1) Nelle rane da me osservate nella stagione invernale ho tro- vato che i rami della arteria cutaneo -dorsale erano più grosse e più numerose che in altre stagioni, e questo fatto mi induce a congetturare che nella rana durante il suo torpore iemale il sangue eluda la via del polmone, e vada a circolare per la cu- te ; che che ne sia di questa mia congettura egli è certo , per le sperienze da me fatte, che nelle rane durante il loro torpore la respirazione polmonale è affatto affatto sospesa. 4i2 e. Vena cava. X. Pancreas, il quale, allo innanzi, sì stende in mezzo ai lobi del fegato fino alla loro origine, ed all' indietro, lungo il duo- deno fino al piloro. Il tronco (r/) della vena porta dopo d'aver ricevuto in sela vena splenica, si avvicina al pancreas, cammina per un certo tratto entro la sua sostanza, e riceve cammin facendo un sgrosso tronco venoso i cui rami e ramoscelli vengono dal duodeno, dalla parte inferiore dello sto- maco e dal pancreas stesso; oltre a ciò il tronco della vena porta riceve due altri grossi tronchi venosi, i quali prendono in mezzo lo stomaco e derivano dalla parte media e cardiaca di queste viscere; uno di questi due tronchi mette foce nella vena porta contemporaneamente alla vena addominale; nel medesimo tempo la vena porta manda ora tre ed ora quattro rami , per mezzo dei quali essa si diffonde per tutta la sostanza del fegato, e nell'atto stesso in cui manda questi rami, riceve una piccola ve- na (A) che nasce dall'orecchietta e cammina sopra la su- perficie dorsale del cuore (1). m. Vena cava ascendente. n.n. Vene cave discendenti. t. Ricettacolo linfatico che cinge intorno intorno la parte supe- riore dello stomaco. Questo ricettacolo è formato di una membranella sot- tilissima, la quale allo innanzi è attaccata alla base dei (l) Chi desiderasse ulteriori ragguagli intorno alle vene della rana potrà leggere le Rechcrches anatomiques sur le systémc vei- neux de la grmouille pubblicate dal Dott, Gruby , e che sono inserite nel Voi. XVII dcs Annales des Sciences Naturelles. 413 polmoni, ed allo indietro allo stomaco, e veste intorno intorno la parte anteriore di questo viscere, non però a guisa di una tappezzeria che sta distesa sopra la parete di una stanza, ma è assai più ampia del corpo ch'essa circon- da, e in ciò Natura ha saviamente provednto, altrimenti si sarebbe rotta o squarciata, allorché la rana ingoiando qual- che grosso insetto acquatico, come sarebbe per via d'esem- pio, \' hydrophyhis piccns , obbliga la parte dello stoma- co, che si continua con la faringe, a dilatarsi assai. z. Principio del canale linfatico che seconda il margine concavo dell'intestino (vedi T. I. F.II. ecc. )', in questo canale metto- no foce i tronchi de' vasi linfatici che vengono dallo stomaco, e che in questa figura sono stati rappresentati come recisi. Se si punge il canale linfatico z , nel luogo dove si vede che è stato tagliato, e vi si introduce la cannellina (vedi più sopra p. 57) l'iniezione passa con molta facilità entro il canale, e da questo entro i vasi linfatici del duo- deno, ed anche ne' grossi tronchi che vengono dallo sto- maco, ma il fluido iniettato d'ordinario, non oltrepassa i rami anastomotici che secondano le anastomosi delle vene e delle arterie, e che in questa nostra figura ve- donsi lungo la parte media e laterale dello stomaco^ e la stessa cosa accade, se in luogo di iniettare il canale linfatico si introduce la cannellina nel ricettacolo circo- lare 1; la materia dell'iniezione discende dal ricettacolo lungo i rami anastomotici longitudinali, e passa anche facilmente ne' grossi tronchi che mettono foce nel canale linfatico, e che qui si vedono recisi, ma di rado passa ne' piccoli rami e ramoscelli g, che serpeggiano sopra la superficie convessa dello stomaco, per lo che conghiet- turo che a! loro sbocco vi sia qualche valvula^ ciò però 8 non rileva molto , perchè la iniezione de'piccoli vasi lin- fatici della parte convessa dello stomaco, si può ottenere, ed io l'ho sempre ottenuta facilmente, spingendo con una spatoletta la materia iniettata, dal duodeno verso il pilo- ro, e da questo allo in su verso il ricettacolo circola- re A (I). Figura II. Questa figura è stata presa dall'opera del prof. Panìzza e rappresenta, come egli dice, il sistema linfatico dello stomaco della rana, però dobbiamo ricordare al lettore che alla p. 29 dell'opera sua, parlando di questo rettile egli dice, per qnanli tentativi abbia fatti mediante l'in- iezione del mercurio ^ e del glutine animale, non ot- tenni 7nai di recidere appariscente alcun linfatico, sul- la parte anteriore del tubo intestinale e sullo stomaco. h. Esofago allacciato ! ( Nella rana la faringe si continua nello stomaco, quindi l'esofago non esiste). 1. 1. Otre linfatico che circonda il principio dello stomaco. a. Duodeno. (l) Nel far incidere questa figura, e tutte l' altre in cui si ve- dono i vasi linfatici, io ho sempre usata la precauzione di porre dinnanzi all'incisore, non solo i mici disegni, ma anche le mie anatomiche preparazioni, e glien'ho fatta la spiegazione; in gra- zia di questa cautela da me usata, il mio incisore ha incisi i vasi linfatici, che si vedono sopra la parte laterale e anteriore dello stomaco in modo, ch'ora ho la soddisfazione di poter dire, che essi sono un'immagine fedelissima delle mie preparazioni, solo mi duole di non poter dire la stessa cosa riguardo a quelli della Figura quarta e quinta di questa tavola. Figura III. d. Porzione del bacino della rana comune veduto dalla sua parte dorsale. e. Muscolo femoro-cocigeo , che è stato reciso. b. Estremità inferiore del femore. f. Ricettacolo linfatico femoro- tibiale. Figura IV. Valvole coniventi dell'intestino duodeno della rana co- mune di poco più grandi del vero- i vasi linfatici serpeg- giano dì preferenza lungo il margine libero di esse. Figura V. Una parte deirovaja della rana comune. e. Una porzione del ricettacolo linfatico che è situato alla ra- dice delle ovaie, entro il quale scorre, per un certo tratto, la vena cava quando riceve in se i tronchi delle vene delle ovaie stesse (1). a. Tronchi linfatici di una parte dell'ovaia sinistra. b.h. Arterie e vene dell'ovaia sinistra, che camminano entro i vasi linfatici. d. Superficie tagliata dell' ovaia sinistra in cui si vedono le uo- va, che sono immature. (1) Non so comprendere perchè il sig. Gruby, il quale nella F. III. delle sue tavole ha indicate le vene degli ovidutti, ab- bia poi omesso di indicare anche quelle delle ovaie, che a dif- ferenza di quelle degli ovidutti , sboccano direttamente nella vena cava ascendente. ^16 Figura VI. Anche questa figura è stata presa dall' opera del prof. Panizza^ qui però dobbiamo avvertire che il disegno ori- ginale dimostra, a detto di quest'Autore, il sistema lin- fatico interno della rana. Noi abbiamo ricavato da esso soltanto quella parte che mostra la rete linfatica del- l' ovario sinistro. In questa figura si vedono alcuni vasi linfatici che camminano ai lati dei vasi sanguigni, ma non sappiamo se siano arterie o vene, perchè l'Autore nella spiegazione delle tavole non lo dice, ma ciò non importa molto, perchè la figura è totalmente sbagliata, ed è stata delineata di fantasia (I). Vedi la figura precedente. Figura VII. Parte media della rana veduta per disopra, la quale comprende la metà superiore delle coscie, ed il terzo inferiore del dorso e del ventre. Nel delineare questa figura abbiamo levato via, con la nostra Immaginazione, gli ilei ed il cocige, e nel lato si- (i) L'iniezione de' vasi linfatici dell'ovaia della rana è facilis- sima ad eseguirsi, basta introdurre la cannellina nel canale lin- fatico a piccola distanza dal duodeno, e spingere la materia dal- l'indietro allo innanzi, che subito la materia dell'iniezione passa dal canale entro il ricettacolo situato alla radice dell' ovaja, e da questo entro i grossi tronchi linfatici (a) , per cui spingendo poscia innanzi, o con un pennellino, o con un poco di bambagia la materia iniettata, si ottiene sull'istante l'iniezione della rete Jinfatica che avviluppa l'ovaia^ conforme si vede nella figura Y. in Distro anche tutti i muscoli, cosicché i reni e le vene, che vengono dagli arti inferiori si vedono distintamente, e come se l'animale fosse trasparentìssimo. a. Vena femorale. V. Vena iliaca trasversale che sbocca nella femorale. 1. Vena cutanea discendente che mette foce nella vena iliaca trasversale. h. Vena cutanea ascendente che anch'essa mette foce nella ve- na iliaca, e. Piccola vena che nasce dal cuore linfatico, 0. Cuore linfatico posteriore del lato destro (I). 2). Comunicazione della vena iliaca con la vena di Jacobson. q. q. Vene di Jacobson che si difondono pei reni. h. h. I due reni dei quali qui non si vede che la parte poste- riore. Il destro è più lungo del sinistro ; questa differenza si osserva nella rana anche quando essa è per ancora nel suo stato di larva. r. r. Vena ischiatica. Quella del lato destro è stata recisa. s. Ramo della vena femorale (a) che è stato reciso. Questo ra- mo passa di dietro alla vescica orinarla, ed unendosi con il com- pagno dell' altro lato, forma la vena addominale ( vedi l ed h' fig. I. di questa stessa tavola ) il suo compagno nel lato de- stro in questa figura non si vede, perchè è coperto dal mu- scolo analogo al gluteo medio. u. Gluteo medio. (1) Il chiarissimo fisiologo, il sig. Marshall Hall, ha scoperto nell'anguilla i cuori linfatici, e la sua scoperta è stata dippoi confermata da Miiller e da Hyrtl. Quest'ultimo ha trovato in varie specie di pt^sci nostrali, e forestiere, alcuni piccoli serbatoi linfatici 0, come egli stesso li chiama, seni della coda e del capo ( Caudal und Ropf-Sinuse ), i quali hanno moltis^sima somiglian- za con i cuori linfatici dei rettili. Vedi l'importante articolo che questo celebre anatomico ha scritto sopra quest'argomento, e che è inserito n&W ArcMv fnr Anatomie ecc. ecc. i843 p. 224. US d. Ileo del lato destro che è stato rotto ed in parte levato via. i. Muscolo obliquo esterno. g. Porzione media del tricipite crurale : analogo al retto ante- riore. X. Vasto esterno. z. Bicipite crurale. m. Femoro - cocigeo. t. Podice. La vena («), da noi chiamata iliaca trasversale, riceve molte piccole vene delle vicinanze del podice, della re- gione iliaca, e molte di quelle che escono dal muscolo lunghissimo del dorso, che da noi furono omesse per evitare la confusione. Essa comunica con la sua compa- gna dell'altro lato, ed anche con la vena ischiatica, con- forme ci hanno mostrate le nostre iniezioni. L'origine e le comunicazioni di questa vena dal prof Panizza non sono state vedute j egli ha scritto p. 50 ch'essa irae ori- gine dalla vesckheita, ossia dal cuore linfatico. Figura Vili. Questa figura mostruosa è stata presa dall'opera del prof. Panizza , e rappresenta i vasi linfatici di una parte dell' ovidutto della salamandra comune nella sua naturale grandezza^ nella F. IV. della T. V. dell'opera di quest'au- tore l'ovidutto vedesi in tutta la sua lunghezza, perciò chi fosse vago di vedere questa mostruosità in tutta la sua estensione, potrà consultare il disegno originale. Per la spiegazione di questa figura mostruosa noi ci varremo delle stesse parole del prof Panizza. 6. h. Ovidutto. a. a. Grosso tronco linfatico che seconda il margine interno del- dio Voviduito, ricevendo i vasi linfatici del medesimo. I vasi lin- fatici che questo grosso tronco riceve dall' ovidutto, nel dise- gno originale non sono stati indicati , sicuramente perchè il mercurio non vi avrà potuto penetrare. ce. Vasellini linfatici che mettono in comunicazione il tronco linfatico {a) dell' ovidutto con la cisterna e con il dntto to- racico. d. Dutto toracico di cui qui si vede soltanto il lato che guar- da il grosso tronco linfatico. Nel disegno originale il dutto toracico vedesi tutt' intero. Figura IX. Una parte della metà anteriore dell' ovidutto della sa- lamandra comune un poco maggiore che il naturale, e in una posizione un poco diversa dalla sua vera. h. Ovidutto. a. Vaso linfatico che seconda il margine interno deli' ovidutto in cui mettono foce i vasi che vengono direttamente dall'ovi- dutto stesso , e da cui nascono altri vasi che camminando so- pra la piegatura del peritoneo , e riunendosi in troncolini . sboccano nel dutto toracico. d. Lato destro del dutto toracico che guarda l'ovidutto; l'altra parte del dutto è stata tagliata via, e. Vena dell'ovidutto il cui sangue per mezzo di alcune vene trasversali g.g.g. si scarica nella vena (e) che cammina a lato del dutto toracico. g.g.g. Vene trasversali. Queste vene non che le altre due (ce.) sono sempre accompagnate da due vasi linfatici, i quali co- municano tratto tratto fra di loro per mezzo di alcuni piccoli e brevi rami trasversali, conforme si vede nel disegno. 11 lettore esaminando comparativamente queste due ligure j che rappresentano ambidue lo stesso soggetto , scorgerà di leggieri le deformità prodotte dal mercu- 120 rio , e le lacune lasciate dal prof. Panìzza ; egli vedrà che il vaso che seconda il margine interno dell'ovidut- to, si è rotto per l' interna forza del mercurio, per cui questo metallo si è effuso lungo l'ovidutto, fra esso e le due lamine del peritoneo in cui questo canale trovasi avvolto, ed ha formato lo stravasamento longitudinale (F. Vili. «. ), che copre una parte dell'ovidutto stesso, e che dal prof. Panìzza è stato preso per un tronco linfatico. Il lettore scorgerà facilmente che il mercurio, essendosi effuso , non ha potuto penetrare ne' vasellini che sono propri dell' ovidutto , né in quelli che cammi- nano appiccicati ai lati delle vene {Y.W.e. e. g.g.\/A lettore potrà dar ragione a se stesso facilmente di tutte queste cose, ma ciò che a parer mio gli riuscirà inespli- cahile si è, come il prof. Panìzza abbia potuto prendere uno stravasamento di mercurio, che è due volte più grosso dell' ovidutto , per un tronco linfatico dell' ovi- dutto stesso, e ce n' abbia poi data la figura con la fidanza di fornirci uri idea adcc/uata e precisa de' vasi h'n/afici de rettili: uno sbaglio di (juesta fatta ftirà me- raviglia a tutti, e la meraviglia sarà sicuramente mag- giore, quando si porrà mente che il vaso linfatico {a) nella figura portata dal prof Panizza, è, al dire di questo anatomico, nella sua grandezza naturale, mentre nella nostra è rappresentato tre volte più grande del vero. Figura X. Questa figura lapprcsenta lo stesso oggetto della figura precedente, ed è stata delineata con l'unica mira di mostrare il naturale andamento dell' ovidutto , o la na- turale posizione della sua vena, che nella figura pre- A2\ cedente è stata da noi alcun poco alterata , ad unico fine di far vedere con chiarezza il vaso «, ed i vasel- lini linfatici che vi mettono foce, non che quelli che da esso procedono. e. Vena dell' ovidutto. g.g. Tronchi trasversali di essa vena , che mettono foce nella vena { T. IX. e.) Esaminando questa figura si scorge di botto, che se r ovidutto avesse da raddrizzarsi sarebbe più lungo della sua vena ; questo raddrizzamento però non accade mai , perchè la metà anteriore di questo canale conserva sem- pre, or più, ed or meno, la sua forma serpentina. Figura XI. Questa figura è stata presa dall' opera del prof. Pa- nizza Osservazioni Antropo-zooto'ìnico -fisiologiche, e rappresenta U apice del pene canino, ove si vede la finis- sima rete linfatica, p. i04: essa è la più piccola figu- ra di tutte le sue tavole, ed io perciò 1' ho preferita a tutte r altre, perchè nella scelta sono stato guidato sol- tanto dal desiderio di abbreviare la fatica al mio inci- sore , e con ciò di risparmiare spesa. Quando mi sono accinto a scrivere il presente opu- scolo, io mi sono proposto di pubblicare le mie rifles- sioni risguardanti l'opera del prof. Panizza Sopra il sì- stema linfatico dei rettili, che aveva già da tre anni promesse con le stampe, e di [)iù mi sono prefisso di ribattere le censure eh' egli mi ha fatte nella sezione zoologica del Congresso scientifico di Milano, e nella lettera diretta al prof Alessandrini^ ora io ho mante- u.tt..^....- .' ' Mflu^'^ -6/ Ta,'. //l fio- 2 ^f. /iuj-r/'ni (ìf7. f- ^itffrii^ tur. Tnv ir Ti(f. Jia. JO 'SS Fio.f M. Jìiu-com del. F. l\'{rr-rtr riir- wl /i 'i i i 1 1 ' ■ / l -