Anno VII. Genunio 1914. N. 1. Rivista di Patologia Vegetale DIRKTTA DAL Dori'. Luigi Montumaiitinl Professore di l'otologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d' Agricoltura in Milano Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. Del Guercio (Firenze) - Dote. F. 0’ B. Eu.ison (Dublino) - Prof. A. Krolopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. r S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. Alpine (Melbourne - Australia) - D r . E. Bessey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). Abbonamento annuo : Italia I,. 12 — Estero L.. 13 INDICE DEL FASCICOLO Lavori originali : Cavara P. — Di una nuova malattia del castagno .... Pag . 1 Marcolongo I. — Intorno ad una alterazione delle foglie di Cycas lievoluta 5 Rivista P’ Ippolito G. — La Cuscuta arvensìs ..... Doxvron W. .T. — Il micelio di AecUlinm leucospennum Fa ics H. e Poro il et F. — Effetti del gelo sulle viti innestate Fawcbtt G. L. — Relazione di patologia .... Hanzawa J. — Avvizzimento dei cocomeri. Le Moui.t L. — Distruzione di insetti dannosi , Lit.iwics Tv. — Il kroepeh del tabacco PAVIA MATTE! & C. EDITORI 1914 Mamell E. — I cordoni endocellulari . Pag. 20 Martelli G. La Thea 22-punctata * 11 12 Id. — La Vibidia 12-guttata * 11 12 Id. — Il Tetrangchus telarius * * 14 Id. — L’acido cianidrico contro le cocciniglie .... * 11 14 Morettini A. — I semi di Orobanche crenata . • 11 11 Morgenthaler 0. — I funghi e le malattie . . * 11 23 Pechoutre P. — Un’epidemia di fasciazioni .... * 11 18 Petri L. — Produzione di iperplasie • 11 21 Picard F. — La Cacatoio costano. • n 15 Id. — Invasione, di Nysus senesionis . . • , • • 11 15 RlVERA V. — Recettività della quercia per 1’ oidio . il 22 Spealiqh A. — Gymnocladus mnadensis • 11 20 Trinchi eri G. — La difesa delle colture in Libia • 11 10 Tsciiaen E. — Un parassita dei carciofi ..... • il 16 Vouk V. Autodifesa delle cellule vegetali .... • 11 23 Zimmermann H. — Danni dei cereali dovuti al gelo . • 11 17 Note pratiche .....' • yt 26 Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dori'. Luigi Monticai a ktini Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Collaboratori : Prof. F. Cavaea (Napoli) - Prof. Gl. Del Guercio (Firenze) - Dott. F. 0’ B. Ellison (Dublino) - Prof. A. Krolopp (Magyar-0 var - Ungheria) - D. r S. Hoki (Nishigahara-Tokio) - M. Alpine (Melbourne - Australia) - D r . E. Bessey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). ANNATA VII: 1915 PAYIA Tipografia Cooperativa 1916 Anno VII Gennaio 1 91 4. Num. 1 Rivista di Patologia Vegetale Diretta dal Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore (l’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice Mattei & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI 1)1 UNA NUOVA MALATTIA DEL CASTAGNO NOTA PREVENTIVA DI F. CAVARA *\*Hf*/z Nella seconda metà di agosto il Sotto-Ispettore Domenico Mariani della R. Ispezione forestale di Firenze mi faceva inviare una ventina di piantine di castagno da semi ottenute nell’annata nei vivai di Siena e che presentavano segni di un avanzato depe- rimento, avendo le foglie tutte secche, con gemme parimenti dis- seccate e che si staccavano sotto lieve pressione, il fusti cino mi- surante da 15 a 20 cm., gracile iti alto e con striature longitu- dinali che denotavano contrazione dei tessuti del periderma e del tessuto corticale , mentre verso la base , in corrispondenza dei due ultimi internodi, mostravasi più ingrossato e turgido ed anzi nel primo nodo , a partire dalla regione cotiledonare , con più o meno manifeste escrescenze o tubercoli accompagnate da sollevamento a striscio del periderma. Al disotto di tali escrescenze il fusto ridiveniva d’un tratto esile fino al colletto, onde nel brusco passaggio tra la porzione ijjerplastica e la sottostante il cilindro legnoso veniva messo a 2 PARASSITI VEGETATA nudo od appena coperto da falde stirate di periderma , come si verifica precisamente nel caso della rogna o tubercolosi della vite. Il sistema radicale non- offriva nulla di importante e, a parte l’avvizzimento dovuto sopratatto ad effetto di essiccamento durante i giorni di viaggio, non presentava alterazioni esterne nè traccie di marciume. Siccome anche il fusto nelle sue varie regioni, all’ infuori delle dette escrescenze, non mostrava all’esterno indizi di paras- siti animali o vegetali, e le foglie erano parimenti immuni, mi PARASSITI VEGETALI 8 parve che la localizzazione del male fosse precisamente nel tratto rigonfio e tubercoloso e sospettai tosto che si trattasse di una infezione d'origine batterica anche per l’insieme dei carat- teri esterni che l’avvicinavano, come ho detto, alla rogna delle viti, dell’ olivo, alle croton-gali tanto bene e così diffusamente studiate da Erwin Smith in questi ultimi anni agli Stati Uniti. Si doveva perciò vedere se realmente trattavasi dell’azione di un batterio e più che ricercarlo nelle regioni alterate me- diante sezioni e colorazioni, isolarlo dai tessuti malati e colti- varlo. Il materiale essendo arrivato in condizioni non buone e troppo secco , altro ne richiesi al Sotto-Ispettore Mariani che mi giunse ai primi di settembre fresco, ben condizionato e con diverse piantine che ancora tenevano le ultime foglie verdi, ma sempre con le alterazioni su descritte e con la stessa localizza- zione. Provenivano dai vivai di Campino in quel di Siena, e il Sotto-Ispettore Magi che me le aveva spedito , mi mandava più tardi i seguenti ragguagli circa l’ infezione : “ L’ Orto forestale fu impiantato nel 1911, la prima semina venne effettuata nel 1912 , e la seconda nel 1913. Le piantine ammalate appartengono tanto alle annate del 1912 , quanto a quelle del 1913 ; ma la malattia ha colpito in maggior quantità le piante più giovani. Su 124 mila piante esistenti in semenzaio ne sono perite circa 16000, mentre su 46000 piantine esistenti in piantonaio non si è verificato alcun caso di malattia nè di perdita. La malattia si sviluppò nei mesi di giugno e di luglio , mentre ogni otto o dieci giorni la pioggia rinfrescava e irrorava il terreno. Il terreno stesso è di natura siliceo-argillosa Come si vede adunque la malattia danneggiò le aiuole dove si erano fatte le semine e , favorita dalle condizioni meteorolo- giche e dalla natura del terreno, potè determinare in breve una ) ragguardevole mortalità. 4 PARASSITI VEGETALI Col materiale della seconda spedizione iniziai lo studio della malattia , e dopo aver liberato i tumoret'ti dal periderma più o meno sollevato, e ben sterilizzati al sublimato corrosivo ed etere, procedetti col solito metodo della lancetta sterilizzata alla fiamma ad asportare dei piccoli tasselli che calavo in fla- concini con brodo opportunamente preparato o in gelatina al- P estratto di legno di castagno previamente liquefatta per col- ture a piatto in scatole Petri. Dopo pochi giorni i brodi si mo- stravano intorbidati evidentemente per abbondante sviluppo di un microrganismo, e nelle colture a piatto si ebbe la formazione copiosa di minutissime coloniette jaline, emisferiche, estrema- mente diafane. Tranne in qualcuna di queste colture a piatto ove si sviluppò qualche rara altra colonia di microrganismi estranei, si verificò sempre pur partendo da soggetti diversi la stessa forma di colonie. Fatte parimenti le colture a piatto con il materiale dei fla- concini a brodo , si riebbero nuovamente le coloniette diafane rilevate ottenute direttamente dai tasselli di castagno con gelatina. Ottenuto questo reperto , rimaneva la indagine del micror- ganismo nei tessuti ammalati. Le sezioni praticate a traverso e lungo i tubercoli, misero in evidenza il forte sviluppo del pa- renchima corticale nel quale venivano siccome trascinati lungi dal cambio gruppi isolati di tracheidi anormali, deformate, con- torte ed aggrovigliate confondentisi con placche isolate di fibre liberiane. Tanto nel parenchima corticale, come nella zona cam- biale apparivano delle abrasioni, con cicatrici in cui le cellule presentavansi coll’ asse e a contenuto trasformato in materia bruna. Al di fuori del cilindro legnoso normale si era formato un anello anormale ad elementi poco lignificati e poveri di vasi i quali al pari di quelli periferici del cilindro legnoso si mostra- vano pieni di materia bruna del tipo delle gommo-resìne da ferita. Tanto la corteccia quanto il legno anormale erano privi PARASSITI VEGETALI 5 di amido. Oppportune colorazioni misero in evidenza masse bac- teriche sia nel lume dei vasi legnosi periferici normali e in quelli di neo-formazione, sia in gruppi di cellule a contenuto alte- rato del libro e della corteccia. Del batterio trovato nei tessuti e coltivato nei mezzi sud- detti e successivamente in gelatina ed agar-agar all’estratto di castagno sonosi potuti studiare bene i caratteri. Esso forma co- lonie in forma di goccie rotonde di 1 a 2 ìnm., a margine in- tero, lucide a luce riflessa, perfettamente limpide per trasparenza, cosicché si distinguono a fatica tanto sulla gelatina che sul- l’ agar-agar. » E un batterio brevissimo, 0,5 X 3 p, mai riunito in catenelle, attivo produttore di muco, cosichè le cellule mobili sono molto rare anche nelle colture liquide (brodi ad estratto zuccherato di castagno) e mancano assolutamente nei substrati solidi. Non fa spore e non fluidifica la gelatina. E debole produttore di gas e debole acidificatore. Ama i terreni al castagno, neutri ed acidi. Produce molto muco per cui si agglutina in zooglee te- naci , in cui le cellule sono tutte immobili ; col tempo si for- mano cellule più lunghe e sottili. Questi caratteri lo distinguono dal B. lumefaciens Smith , il ben noto agente di tumori in tante piante. In primavera saranno istituite, a conferma delle nostre ri- cerche, esperienze di inoculazione in piantine sane di castagno del batterio isolato che intanto possiamo indicare , dati i suoi peculiari caratteri, come Bacterium castanicolum n. sp. li. Istituto Botanico di Napoli , Dicembre 1913. G PARASSITI VEGETALI INES MARCOLONGO INTORNO ad una alterazione delle foglie di “ Cycas revoluta „ (nota preliminare) Parecchie piante di Cycas revoluta, sia dell’ Orto Botanico di Napoli, sia di ville private, da qualche anno vengono colpite da una malattia per la quale le foglie si alterano profondamente presentandosi alla fine secche per intero o per grandi porzioni. Il processo patologico ha questo decorso : le foglie da prin- cipio si mostrano con piccole chiazze orbicolari, giallastre, alla periferia più oscure , che si vanno facendo sempre più grandi al punto da confluire insieme e fare assumere ai segmenti una colorazione gialla diffusa. Queste chiazze intaccano ora alcuni segmenti contigui , ora altri lontani fra di loro , lasciando cosi dei tratti fogliari verdi ancora e del tutto illesi. Nelle pagine inferiori delle foglie è ben visibile una sottile muffa verdastra che va addensandosi nei luoghi ove la malattia è in uno stadio maggiormente avanzato. L’ esame microscopico sia di quelle foglie ammalate in cui lo stadio di alterazione era appena iniziato , sia di quelle pro- fondamente e a lungo alterate tanto da presentarsi in stato di disseccamento quasi completo , mi ha fatto intravedere come tale malattia sia prodotta da un Ifomicete della famiglia delle Dematieae e precisamente da un Cladosporium che vivrebbe parassiticamente sulle foglie di Cycas revoluta portando ad esse grave danno perchè non solo distrugge il pregio ornamentale PARASSITI VEGETALI 7 di tale pianta, facendo ingiallire e seccare la corona di foglie, ma debilita le messi successive che vengono su meno rigogliose e apparisceuti, come si vede manifestamente in alcuni esemplari, alti già circa due metri, del R. Orto Botanico di Napoli. Sezionate in più punti le parti ammalate si può osservare ben nettamente un micelio esile , olivaceo , settato, a decorso intercellulare, variamente intrecciato, che interessa i vari strati fogliari addensandosi però nella pagina inferiore. I conidiofori che fuoriescono dai numerosi stomi, di colore olivastro, lunghi 30-36 p., semplici, settati, cilindrici, presentano le spore alla loro estremità e lateralmente : queste spore sono di dimensione e forma diversa, rotondeggianti, ovoidali, cilindriche, alcune uni- settate, olivacee di 7-8 p. di lunghezza e 2-4 p. di larghezza. Coltivato il parassita in gelatina , a colture a piatto da prima, e trasportato in seguito in tubi di gelatina e agar-agar, ho potuto notare che in tali tubi, dopo 48 ore apparivano chiari e netti dei punti prima gialli poi nerastri , in rilievo : erano P inizio della formazione di picnidi aventi un diametro di 300- 320 p. con un manifesto ostiolo di 50 p. di diametro, e perma- nenti per lungo periodo di tempo senza fondere la gelatina. Gli sterigmi partenti dalla periferia di tali picnidi porta- vano verso il centro delle spore che differivano da quelle della forma conidica per essere ialine, cilindriche, ovoidi, assottigliate ai due estremi , e raggiungenti una lunghezza massima di 6 p. e una larghezza di 2 p. Questo Cladospo riunì dava luogo sempre nelle colture ad una forma picnidica la quale si riproduceva anche partendo dalle stesse stilospore. Ber quanto ripetuti fossero i miei tentativi non ho ottenuto che questo stadio picnidico e mai una forma ascofora che chiudesse il ciclo e che permettesse di poterla ascri- vere a qualche genere di Pirenomiceti. Riserbandomi di dare in un prossimo lavoro pivi ampia illustrazione con tavole dimostra- tive, provvisoriamente dò qui le diagnosi delle due forme osser- vate, e cioè : 8 PARASSITI VEGETALI Phoma Cvcadis n. sp. Pycnidiis globosis, glabri s, 300-320 p. diam, osliolo 50 p. diam, sporulis hyalinis, ellipsoideis vel cylindraceis, 9X2 p. Forma picnidica in gelatina. Cladosposium Cycadis Maculis hypophyllis, effusis, olimceis, mycelio eociguo , ra- moso , septato , intercellulari; c.onidiophoris erectis, septatis , 4-5 p. crassìs ; conidiis olimceis, subrotundis vel ovoideis vel cylindraceis, raro vniseptatis, 7,8 X 2,4 p. Forma conidiea sulle foglie di Cycas revoluta del It. Orto Botanico e di ville di Napoli. Sulla Cycas circinalis è stato trovato parimenti un Clado- sporium, il Cl. apicale B. et Br., il quale però differisce dalla nostra forma , perchè presenta collidi solo apicali , quasi fusi formi, lunghi 5-10 p. Ho in seguito inoculato il parassita, sia nella sua forma co- nidica , sia in quella picnidica, in giovani foglie ancora sane passando ripetutamente in più punti controsegnati, un pennell- ino cosparso di spore ; le foglie dopo una settimana circa comin- ciarono a presentare proprio là ove erano state inoculate delle macchie circolari che a poco a poco si estesero , comunicando il male anche alle parti vicine, facendo avvizzire e ingiallire le foglioline tutte, che presentano dopo un nuovo esame microsco- pico i noti caratteri della malattia. Il modo con cui la malattia si estese nelle varie foglie di una stessa pianta, era cosi localizzato da non potersi ascrivere a condizioni dell’ambiente, le quali certamente agevolarono l’ infe- zione e lo sviluppo del parassita nelle varie piantine di Cycas inoculate. H. Istituto Botanico di Napoli, Gennaio 1914. GENERALITÀ 9 RIVISTA Fawoett Gr. L. — Report of thè pathologist (Relazione di pato- logia) (Ann. Rep. of thè Porto Rico Eocper. Station for. 1911, 1912, pag. 37-39). La parte principale del lavoro tratta delle malattie del caffè. Il marciume delle foglie (leaf rot) può essere combattuto colla poltiglia bordolese preparata molto concentrata e coll’ aggiunta di qualche adesivo. Certe malattie dei frutti che dànno 1’ ade- renza della polpa ai semi e la comparsa di macchie sono dovute ad inadatte condizioni di illumiuazione e alle condizioni del suolo. La noce di coco fu affetta in diverse regioni dal marciume della gemma, ma senza gravi danni. Furono fatte esperienze col così detto terreno stanco : al- cune aree furono disinfettate con solfuro di carbonio e altre no, e le prime hanno dato piante più vigorose. Vennero fatti studi i sui noduli radicali della palma reale ( Oreodo.ra ) : essi sembrano quelli delle leguminose , ma invece di bacterii contengono un fungo. In principio però non conten- gono nemmeno il fungo (il quale li invade solo più tardi) e non hanno nè amido nè sostanze proteiche : queste ultime compaiono dopo la comparsa del fungo. Si tratta probabilmente di radici aeree metamorfosate, di quelle che la palma in questione forma abbondanti nei terreni assai umidi. E. A. Bessey (East Lansing Michigan). 10 GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI Trinchieri Gr. — Per la difesa delle colture in Libia (Rivìnta tV Italia, Roma, 1913, 12 pagine). Dopo avere parlato ili generale delle gravi perdite che può subire l’agricoltura in seguito all 'estendersi di certe malattie delle piante, l’Autore accenna, togliendo i dati da una relazione del Trotter, ai principali parassiti vegetali e animali che furono os- servati già sulle piante coltivate in Tripoli tania. Parla di quelli che potrebbero esservi importati con grave danno delle colture che ivi si vogliono iniziare, e dimostra la necessità di organiz- zare un servizio di ispezione e disinfezione nei porti nei quali si importeranno vegetali e un servizio di segnalazione delle ma- lattie in tutto il territorio. L. M. \ Hanzawa J. — Ueber das Welken der Gurkenpflanzen (Sopra l’avvizzimento delle piante di cocomero) (Sorauer’s ztschr. /'. Pflanzenhrank., 1913, Bd. XXXIII, pg. 65-72, con due tavole e tre figure). La malattia si è presentata in una serra dell’ Università di Hannover, sopra piante cresciute in un miscuglio di humus di prato e di sabbia : altre piante tenute in miscuglio di terra or- dinaria da giardino, stallatico vecchio e sabbia, le piante rimasero sane. Le foglie diventavano prima brune, poi seccavano sui mai’- gini e tra le nervature e finalmente cadevano : così dalle foglie più alte a poco a poco il male si estendeva a quelle più basse e poi a tutta la pianta che moriva. Messi i fusti morti in camera umida, si svilupparono sulle parti superiori 1 ' Aiternaria tennis , su quelle di mezzo il Sepe- PARASSITI VEGETALI 11 donium chrysospermum, sulle inferiori un Fusarium. I primi due erano forse parassiti occasionali. In seguito l’Autore ottenne una forma ascof’ora che qui descrive come specie nuova col nome di Ned rie Ila Cucumeris. Tanto colle ascospore che colle spore del Fusarium si ot- tenne la riproduzione artificiale della malattia... L. Montemartini. D’ Ippolito (I. — La Cuscuta arvensis Bayr. ed i suoi ospiti {Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena , 1913 , Voi. XLYI, pg. 540-548). Dopo aver ricordato che la Cuscuta arvensis , come la C. europaea , può vivere su molti ospiti , 1’ Autore dice di essere riuscito a trasportare dei fili sopra fusti di Comuni maculatimi e di Dèlphinium Staphysagria, sui quali la pianta ha attecchito, cacciando nella zona corticale i suoi austorì e arrivando fino a completo sviluppo. Si vede pertanto che la presenza di alcaloidi velenosi nelle due piante sopracitate non serve a proteggerle contro parassiti vegetali. L. M. Morettini A. — Come varia il potere germinativo dei semi di Orobanche crenata ingeriti dai bovini, convogliati nello stal- latico e nel colaticcio (col precedente, pg. 589-606). Dalle esjierienze dell’Autore risulta che i semi di orobanche non perdono la facoltà germinativa attraversando l’apparato di- gerente dei bovini e degli equini quando sieuo a questi som- ministrati coi comuni foraggi ; che essi vengono espulsi dopo 12-48 ore dall’ ingestione, e perdono però il potere germinativo se , trasportati in qualsiasi modo nello stallatico , soggiacciono 12 PARASSITI VEGETALI alle fermentazioni che in questo si verificano. Anche il colaticcio e lo stallatico già in parte decomposto esercitano sui semi la stessa azione distruttiva. Praticamente dunque lo stallatico decomposto non è agente di diffusione dei semi di orobanche, mentre lo è il concime di recente produzione. L. M. Martelli G. — La Thea 22-punctata è solamente micofaga ( Giorn . di Agno. Meridionale, Messina, 1913, N. 10-12, 8 pagine). L’Autore richiama sue osservazioni precedenti in proposito (veggasi alla pagina 243 del precedente volume di questa Ri- vista), e con altre osservazioni viene qui a dimostrare che la Thea 22-punctata tanto allo stato adulto che a quello di larva non si nutre mai di afidi, ma solo di conidiofori, conidii e spore di varie specie di oidi viventi su piante diverse : zucca, barba- bietola, quercia, biancospino, evonimo ed anche vite. m Essa ha però diversi nemici naturali. L. M. Martelli G. — La Vibidia 12-guttata Poda parassita dei funghi Spbaeroteca pannosa Lèv. del pesco e Phyllactinia suf- fulta Sacc. del nocciuolo (Messina, 1913, 4 pagine). Si dimostra che anche questo coccinellide , come la Thea 22-punctata di cui nella nota precedente, è esclusivamente mi- cofago. L’A. lo ha visto crescere e riprodursi su foglie di pesco attaccate da Sphaerolheca pannosa o su foglie di nocciuolo con PARASSITI VEGETALI PARASSITI ANIMALI 13 Phytlactima suffulta , mentre su foglie sane delle medesime piante moriva di fame. L. M. Le Moult L. — La destruction des insectes nuisibles par Ies parasites végétaux (La distruzione degli insetti dannosi a mezzo di parassiti vegetali) [Le Progrès Agric. et Viticole, Montpellier, 1913, N 34, 35 e 36, 32 pagine). L’Autore prende le mosse dalla considerazione dei danni recati a tutte le colture francesi dai maggiolini , danni che si calcolano a centinaia di migliaia di lire e in certe annate rag- giunsero il miliado, e ricorda la scoperta del parassitismo del- 1’ Paria densa o di altre specie dello stesso genere. Espone gli studi fatti sopra la Cochylis e V Eudemis, e cita molti esempi di crittogame che riescono infeste ad insetti dana- rosi : l’ Isaria destructor uccide il Cleonus punctiventris, VAni- soplia austriaca, il Rhizotrogus aestivus ; 1’ I. densa è parassita dei maggiolini e attacca pui'e l’Antonomo dei meli ; 1 ’J. farinosa può uccidere la processionaria, la Cochylis , la Phalena hìemale la pieride dei cavoli ; la Botrytis bassiana attacca essa -pure la Cochylis; lo Sporotrichum globuliferum distrugge il Blissus leucopterus e 1’ Elater segetis, L’Autore consiglia spargere insieme nel terreno le spore ottenute dalle colture non di uno solo di tali parassiti , ma di tutti. L. M- 14 - — r PARASSITI ANIMALI Martelli G. — Il Tetrunychus telarius L. provoca agli agrumi la così detta ruggia rossa (Messina, 1918, 4 pagine). Le foglie colpite presentano aree ingobbate e giallastre sulla pagina superiore , rossastre sotto. I frutti presentano pure una colorazione rosso-bruna o rosso olivastra nella parte basale del- 1’ umbone. Le alterazioni sono dovute al Tetranychus il quale può pro- vocare la caduta completa delle foglie. Lo si combatte con irrorazioni coi polisolfuri concentrati di calcio. Esso ha però due nemici naturali. L. M. Martelli G-. — Prime esperienze in Italia sull’ impiego dei va- pori in acido cianidrico contro le cocciniglie dannose ( Gior- nale di Agric. Meridionale, Messina, 1918, n. 10-12, 5 pagine). Sono esperienze, fatte col dott. Du Bois coll’ intervento del prof. Grassi , per combattere la bianca-rossa degli agrumi. Il metodo proposto nelia sua essenza consiste nel coprire intera- mente la pianta o un gruppo di piante con una tenda imper- meabile di forma ottagonale, e poi far sviluppare sotto i vapori di acido cianidrico mediante 1’ acqua, 1’ acido solforico e il cia- nuro di soda o di potassio mescolati insieme in determinate proporzioni. I vapori per agire contro le cocciniglie devono ri- manere chiusi sotto la tenda per tre quarti d’ ora ad un’ ora. L’effetto delle fumigazioni, secondo l’Autore, è stato sor- prendente : si ebbe per le cocciniglie una mortalità dell’ 87 %. L’Autore si riserva di studiare come il metodo possa essere ridotto ridotto pratico ed economico. L. M. PARASSITI ANIMALI 15 Picard F. — Un microlépidoptére de la vigne, le Cacoecia co- stano F. (Un microlepidottero della vite , la Cacoecia co- stano F.) (Le Progrès Agric. et Vitic., Montpellier, 1913 , pg. 678-984, con una tavola colorata). Questo microlepidottero vive specialmente nei luoghi umidi ed attacca molte piante, come Iris pseudacorus, Cicuta vinosa, Spiraea u/maria , Arando phragmites, Scirpus faeustris, Gly- ceria spectabilis , Nasturtium palustre , Epilobi-uni Inrsulum , Viola, Lysimachia, Equisetum, eco. Sulla vite le sue larve corrodono in primavera i giovani germogli e ne avvolgono le foglioline con fili di seta, cagionando danni eguali a quelli prodotti dalle larve della pirale , dalle quali si distinguono per il colore più scuro. Nella Gironda i danni sono abbastanza gravi. Il parassita fu segnalato anche nei Pirenei orientali e in Germania. Non lo si può combattere con insetticidi , ma si deve cu- rare di schiacciare le larve colle dita. Con questa, sono dunque quattro le specie di microlepidot- teri della famiglia Tortricidae che danneggiano la vite : la pi- rale ( Oeuophtira pilleriana, detta impropriamente pirale perchè in realtà è una tortricida) , la cochile ( Cockylis ambiguella), 1’ Eudemis (Polychrosis botrana ) e la Cacoecia. L. M. Picard F. — Une invasione de Nysus senecionis sur Ies vignes récemment plantées (Una invasione di Nysus senecionis sopra viti piantate da poco tempo) (col precedente, pag. 101). Questa specie punge le foglie , le fa seccare e le copre di un indumento nerastro e vischioso : può riuscire dannosissima. Si consiglia piantare tra le viti della Diplotaoris eru- coides, sulla quale il parassita è attirato , e irrorarla poi con hi PARASSITI ANIMALI — AGENTI CLIMATERICI liquidi corrosivi o con acqua bollente. Il trattamento non si può applicare direttamente alle viti che ne verrebbero dan- neggiate. L. M. Tschaen E. — Un parasite de 1’ artichaut (Un parassita dei car- ciofi) (col precedente, pag. 88-89, con due figure). Trattasi di un lepidottero ( Pyratnèis cardili) le cui larve furono fin’ ora osservate sul cardo e su diverse piante sjiontanee, senza che mai arrecassero gravi danni all’ agricoltura. Questo anno ne vennero intensamente invase, nella regione di Hyères le colture di carciofi : una piantagione di tre mila piante fu completamente distrutta in una diecina di giorni. Le larve, di colore nerastro, con una linea gialla sui fianchi, della lunghezza di 3-4 cemtimetri, attaccano prima 1’ estremità delle foglie e poi tutto il lembo. L’Autore ha provato a combattere con diversi insetticidi, ma inutilmente : solo il petrolio diede qualche risultato , ma danneggiando le piante. È forse da pensare all’ applicazione di insetticidi che tengano lontano gli adulti quando depongono le ova, verso la fine di aprile. L. M. Faes H. e Porchet F. — Les effets du gel sur les vignes greffeés (Gli effetti del gelo sulle viti innestate) ( Revue de Viticul- ture, Paris, 1913, T. XL, pag. 681-684). Poiché in molte regioni le gelate dell’ aprile 1913 hanno danneggiato più fortemente le viti indigene che quelle innestate AGENTI CLIMATERICI E ATMOSF. — MALATTIE D 1 INDOLE FISIOLOGICA 17 si era pensato da taluno che l’ innesto aumentasse la resistenza delle viti al gelo. Gli Autori hanno fatto in proposito osserva- zioni ed esperienze e concludono che a parità delle altre condi- zioni l’ innesto non modifica per nulla la resistenza al gelo. La differenza osservata è forse dovuta alla diversa età delle pian- tagioni colpite. L. M. Ztmmebman H. — Partiale Frostbeschadigung des Wintergetreides als Ursache der Werwechslung mit YVildverbiss (Danneggia- menti parziali di cereali invernali dovuti al gelo e che sembrano causati da corrosioni di insetti). ( Sorauev's Ztschr. f. Pfìanzenkrankh., Bd. XXIII, 1913, pag. 332-334). Spesso in gennaio gli agricoltori raccolgono piantine di secale o di frumento invernali che sembrano erose da insetti. La malattia è invece dovuta al gelo o alla prima neve : co- mincia colla comparsa sulle foglie di piccole aree decolorate , che poi si atrofizzano provocando il piegamento delle foglie stesse. Talora sono accompagnate anche da funghi parassiti se- condari come Septoria e Cladosporium. L. M. Lunwios K. — lleber die Kroepek Krankheit des Tabaks in Ka- merun (Sulla malattia del tabacco detta Kroepek nel Ca- merun). (Ber. d. deuts. hot. (ìes., Bd. XXXI, 1313, pag. 586- 543, cou tre figure). 18 MALATTIE IV INDOLE FISIOLOGICA Nelle piante ammalate le foglie centrali della rosetta invece di crescere erette si piegano orizzontalmente ; la loro pagina superiore diventa rugosa ; quella inferiore presenta nervature grosse , bitorzolute e come raggrinzate , coperte di piccole ap- pendici e costringenti la lamina interposta a piegarsi e spor- gere verso l’alto. Le piante ammalate rimangono piccole e non raggiungono un terzo dell’ altezza normale ; le loro foglie sono inservibili. Le ricerche di parassiti animali o vegetali , o di bacterì hanno dato risultati negativi. L’Autore ha osservato che la malattia si presenta nei ter- reni poco adatti a trattenere 1’ umidità. Le piante vi crescono bene fin che, nelle prime settimane dopo il trapianto , sono re- golarmente madiate ; poi si formano nelle foglie molte sostanze organiche senza che la pianta possa assorbire nel terreno , per mancanza di acqua , una corrispondente quantità di sostanze inorganiche, in seguito a che le vie acquifere non si sviluppano normalmente e si sviluppano bitorzoli e piccole appendici. L. M. Peohoutre P. — Une épidémie de fasciation et de soudure sur des vignes t'orcées (Una epidemia di fasciazioni e di con- crescenze in viti forzate) ( Revue de Viticulture, Paris, 1918, T. XXXIX, N. 1005-1030, come molte figure). In una delle 62 serre di forzatura delle viti a Nanterre , tre piante di vite sopra una ventina circa che vi si coltivavano hanno presentato una vera epidemia di mostruosità che l’Autore descrive qui con molti dettagli : vere fasciazioni , concrescenze, saldature di frutti e di foglie, assenza di vrilli e di grajjpoli al loro posto normale , moltiplicazione anormale di foglie ad uno stesso modo, moltiplicazione di rami , di bottoni , di vrilli o di MALATTIE D* INDOLE FISIOLOGICA — ANATOMIA PATOLOGICA 19 grappoli , divisioni di assi , irregolarità fillotassiche , trasforma- zione parziale di vrilli e di grappoli in rami ordinari, tor- sioni, eoe. Le condizioni nelle quali si sono mostrate tali anomalie contrastano coll’ opinione generalmente ammessa che le fascia- zioni dipendano da nutrizione sovrabbondante. Pare anzi si trattasse di viti indebolite o da sovraproduzione , o da freddo , o da altre cause, e secondo l’Autore e probabile che l’indebo- limento abbia diminuito nei meristemi apicali i poteri inibitori sì che dei bottoni laterali o accessori poterono svilupparsi e alzarsi vicino ai rami principali e confondersi con essi. Le esperienze fatte per riprodurre le anomalie a mezzo di boture non hanno dato alcun risultato. L. Montemabtini. Dowson W. J. — Ueber das Mycel des Aecidiuin leucospermum und der Puccinia l'usca (Sopra il micelio di Aecidium leuco- spermum e di Puccinia fuseci ) ( Sorauev s Ztschv. / . Pfan- zenkrankh. , Bd. XXIII, 1913, pag. 129-137, con una tavola). Mentre si conoscono molti casi di micelii perennanti di Uredinee, si hanno poche ricerche sui rapporti tra tali micelii e i tessuti delle piante ospiti. L’ Autore ha studiato tali rap- porti sopra individui di Anemone nemorosa che erano contem- poraneamente attaccati AeAV Aecidium leucospermumTi.C. (Ochvo- psora Sorbi) e da Puccinia fosca. Vide che ambedue i micelii possono trovarsi nel rizoma , nei bottoni e nei bottoni terminali dove invadono pleroma , periblema, dermatogeno e meristemi apicali , ma mai lo xilema ed il lioeiua. Nei bottoni il micelio è intercellulare, nelle parti 20 ANATOMIA TATO LOGICA vecchie del rizoma è invece infcer e intracellulare, passando at- traverso le punteggiature delle membrane cellulari. Ambedue i parassiti sviluppano , tanto nelle foglie che nel rizoma , austorì assai complicati , irregolari , nodulosi e tubercolosi , muniti di molti nuclei. L. Montemartini. Mameli E. — Risposta alla nota del dott. Petri : Sul significato palologico dei cordoni endocellulari dei tessuti della vite ( R . Ac. il. Lincei, Roma, 1913, Voi. XXII, p. 604-607). Continuando le sue ricerche di cui alla nota riassunta alla pagina 151 del precedente volume di questa Rivista, l’Autrice polemizza col Petri e risponde alle osservazioni da questi esposte alla successiva pagina 278. Dimostra poi che i cordoni endocellulari si trovano nei tessuti di molte specie di Dicotiledoni perfettamente sane , e furono pure trovati , più o meno numerosi , nei tessuti di viti sane coltivate nelle condizioni climatiche più diverse ; dalla montagna alla serra calda. Appare quindi evidente che non v’è alcuna correlazione nè fra la presenza dei cordoni endocellulari e un qualsiasi stato patologico della pianta che li contiene, nè fra queste formazioni e gli abbassamenti di temperatura. L. Montemartini. Sperlich A. — Wurzelkropf bei Gymnocladus canadensis Lam. (Tubercoli radicali nel Gymnocladus canadensis Lam.) (So- rauer’ s Ztschr. f. Pflunzenkxankh., Bd. XXIII, 1913, 321- 331, con 7 figure). Trattasi di grossi tumori di cm. 4,5 a 5,5 di diametro trovati su radici di 1 a 2 cm. di grossezza nell’ Orto Botanico ANATOMIA PATOLOGICA FISIOPATOLOGIA 21 di Innsbruck. L’Autore descrive lo sviluppo anormale dei tessuti, ina non sa dire la causa : potrebbero essere dovuti a lesioni pro- dotte dal gelo, e potrebbe anche trattarsi di rapporti di corre- lazione tra le diverse parti in via di accrescimento. L. M. Punii L, — Sulla produzione sperimentale di iperplasie nelle piante {Rend. d. R. A. d. Lincei, Classe Scienze, Voi. XXII, 1913, pg. 504-516, con 3 figure). La ipotesi espressa per le prima volta dal Malpighi ed ac- cettata, più o meno modificata , dalla maggior parte dei fitopa- tologi che l’organismo cecidogeno inoculi nella pianta ospite un veleno che ne stimoli i tessuti si da produrre le galle , non ha ancora trovato una dimostrazion sperimentale. Per ciò però , secondo 1’ Autore , 1’ ipotesi stessa non deve venire abbandonata perchè 1’ insuccesso delle esperienze si può spiegare per molte cause : dalla mancanza o deficienza di reat- tività nei tessuti adoperati, dalla mancata azione stimolante delle sostanze sperimentate, dal non avere trovato le condizioni più adatte per l’esperienza, e sopra tutto dalla difficoltà di iniettare le sostanze sperimentali a mezzo di ferite che rimangano asso- lutamente assolutamente asettiche, e di prolungare per un certo tempo la loro azione. L’Autore dopo avere sperimentato con tubi di vetro termi- nanti da un lato a punta capillare e chiusi dall’altro con cotone sterilizzato ; per accostarsi maggiormente alle condizioni nelle quali gli insetti cecidogeni fanno le loro punture, ideò un ap- parecchio speciale composto di un tubo di vetro ad estremità capillare attraversato da un sottilissimo (50 p. di diametro) ago 22 FISIOPATOLOGIA di acciaio movibile a mezzo di vite micrometrica , il tutto ste- rilizzabile anche alia fiamma. Iniettò così in tralci di vite le seguenti soluzioni ; peptone (1 °/o) , urea (0,5 °/ 00 ) , lecitina (0,1 °/ 0 ) , glicolato sodico (0,2 °/ 0 ) , wolfranato sodico (O,l°/ 00 ), albumose di Heyden (1 %). Solo col glicolato sodico osservò un rigonfiamento ai due lati del tubo iniettore ; lo studio anatomico dell’alterazione però non ha po- tuto constatare una vera azione stimolante dei tessuti analoga a quella esercitata dalla fillossera. Comunque sia, secondo l’Au- tore, il metodo adoperato ha dimostrato la possibilità di speri- mentare l’azione stimolante delle diverse sostanze eliminando una notevole quantità di cause d’ errore sì da potersi valutare , nei risultati ottenuti, le proprietà chimiche stimolanti delle sostanze sperimentate e la capacità di reagire dei diversi tessuti. Le ricerche continuano. L. Montemartini. Rivkra V. — Primo contributo allo studio della recettività della quercia per 1’ oidio {Read. d. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, 1918, Voi. XXII, pag. 168-178). Dopo avere ricordate le osservazioni già fatte da diversi studiosi , secondo le quali 1’ oidio delle quercie attaccherebbe specialmente le foglie giovani dei germogli che si sviluppano dopo lo scalvo , l’ Autore espone qui i risultati di esperienze proprie fatte su piantine di quercia in serra e fuori serra per rilevare l’ influenza che hanno sullo sviluppo del parassita l’età delle foglie ospiti , la loro turgescenza , il loro stato di alimen- tazione, la temperatura ambiente, 1’ assorbimento radicale. Conclude che le foglie di quercia completamente sviluppate sono resistenti all’ oidio mentre ne sono attaccate quelle in via di accrescimento e quanto più rapido è 1’ accrescimento tanto FISIOPATOLOGIA 23 minore è la resistenza alla malattia. Le foglie giovani e ancora in via di accrescimento mantenute però in atmosfera molto umida in modo che la turgescenza sia massima , non sono at- taccate sebbene i conidi del parassita germinino benissimo sulla loro superficie. L’alta temperatura, determinando una diminu- zione di turgescenza, favorisce l’ infezione. Le foglie totalmente eziolate non sono attaccate ; quelle parzialmente eziolate sono pure parzialmente attaccate , più fortemente quelle allevate in luce rossa. L’ alimentazione minerale non ha alcuna influenza sulla ricettività ! La concentrazione del liquido nutriente arre- stando 1’ accrescimento della foglia può renderla immune. L. Montemartini. Vouk. Y. — Eine Benbachtung iiber den Selbstschufz der Pflaii- zenzelle gegen Pilzinfektion (Una osservazione sopra l'auto- difesa delle cellule vegetali contro un’ infezione fungina) (i Gian ni k hroatskoga ecc., Agram, 1918, Bd. XXV, pg. 202- 205, con 2 figure). Trattasi di ife fungine osservate nelle cellule corticali di radici aeree di Hartwegia comoda e rivestite di uno strato di cellulosa che l’Autore ritiene elaborata dal protoplasma delle cellule invase, a guisa di difesa. 11 fatto si osserva anche nelle foglie carpellari di Cycas circìnalis , e la formazione di ripari di cellulosa intorno a ife fungine è un fenomeno più frequente di quanto si possa credere. L. M. Morgenthaler 0 . — Die Filze als Erreger von Pflanzenkran- kheiten (I funghi come causa di malattie delle piante) 24 IUSIOPATOLOOIA (Mycol. Unters. u. Ber., von R. Falck, Jena, 1913, Heft I, pg. 21-46, con 4 figure). L’ importanza dei funghi parassiti come causa di malattie delle piante è diversamente apprezzata : alcuni li considerano come causa principale delle malattie medesime ; altri li consi- derano più quasi come sintomo che come causa, in quanto pen- sano che altre cause disturbino il normale funzionamento e la nutiùzione normale della pianta e che di conseguenza si formino in questa le sostanze di cui i funghi hanno bisogno. L’Autore osserva che vi sono funghi veramente parassiti e funghi debolmente parassiti: le Ustilaginee p. es. possono attac- care le piante soltanto in un determinato stadio attraverso il quale queste passano più o meno rapidamente a seconda delle condizioni esterne , ma sono veri parassiti ; mentre altri funghi che attaccano solo piante deperite per siccità , per gelo , o per altre azioni esterne, sono parassiti deboli. Nel lavoro in esame si studia dunque separatamente : 1) L’azione degli agenti esterni sopra la pianta ospite: la incompleta maturazione dei semi per freddo, o per umidità, o per siccità , può p. es. lasciare nei tegumenti sostanze che i nostri reagenti non riescono a rilevare ma che favoriscono l’at- tacco da parte di certi funghi ( Fusarium , Ophiobolus , Rhizo- pus , eco.). Gli spinaci vengono attaccati dall’ Heterosporium variabile solo quando furono già danneggiati dal gelo. 2) L'azione degli agenti esterni sopra i parassiti : le peronospore si sviluppano p. es. solo in ambiente umido. Il Rhytisnia acerinuni ha bisogno per compiere il suo ciclo di un inverno con gelo e negli inverni non freddi o piovosi perisce. 3) L'azione reciproca del parassita sulla pianta e della pianta sul parassita : la disposizione della pianta ad essere in- vasa varia coll’ età dei singoli organi ; il parassita può provo- FISIOPATOLOGIA 25 care un ringiovanimento dei tessuti ed anche il ritorno dell’or- gano ad una forma filogenetica originaria. Il lavoro si chiude con un ricco elenco bibliografico delle pubblicazioni fatte in argomento. L. Montkmahtini. 26 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE Il progresso fatto dalla filossera uelle Puglie ha fatto perdere ogni speranza sali’ efficacia del metodo distruttivo in quella regione. La Com- missione Ministeriale per le maialile delle piante, che 1’ anno scorso ha fatto eseguire accurate esplorazioni attorno ai centri che si erano di- strutti, ha potuto constatare attorno a quelli altri e più numerosi centri di infezione, alcuni dei quali di importanza non indifferente. Dipende la cosa dal fatto che le distruzioni non possono mai essere complete, si che i lavori di scasso che le seguono facilitano la disseminazione del paras- sita? Oppure la comparsa delle nuove infezioni si spiega col fatto, osser- vato dal Pr. Grassi, che in quella regione le neonate fuoriescono dal terreno in grande quantità in qualunque stagione dell’anno (anche in dicembre), si muovono alla superficie del terreno, rimangono nella terra umida aderente alle scarpe dei lavoratori e agli strumenti di lavoro, e possono venire così portate lontano, prima della distruzione? Si dovrà dunque abbandonare per la Puglia ogni tentativo di distru- zione, salvo nei posti nei quali 1 proprietari privati si incarichino delle più accurate e frequenti esplorazioni e disinfezioni. E nel territorio di S. Severo si adotterà il metodo curativo, sia in via di studio, sia per ral- lentare l’ invasione dei male e dar tempo alla preparazione della ricosti- tuzione dei vigneti con legno americano. In provincia di Teramo invece le distruzioni fatte pare abbiano avuto efficacia nell’ arrestare o ritardare l’invasione lìllosserica , e la Commis- sione Ministeriale ha proposto che si studino le ragioni speciali di clima, di terreno, di sistema di coltivazione o di vitigni coltivati che possono spiegare tale fenomeno. Intanto si continuerà la’ col metodo fin qui adot- tato. La Commissione Ministeriale si occupò anche di altre malattie e ne- mici delle piante assai importanti. Per le invasioni delle cavallette (Slauronolus) in Sicilia, mentre si seguiranno gli studi fatti all’estero e in Italia sopra i loro nemici natu- rali (insetti, o funghi), si è riconosciuto che si debbano adottare i mezzi NOTE PRATICHE 27 diretti di lotta : raccolta e distruzione dei nidi di uova ; ammucchiamento degli insetti adulti che sono poi trattati, a mezzo di pompe speciali, con petrolio e bruciati. Distribuendo piccoli premi in ragione di 60 centesimi per ogni chilogrammo di nidi di ova, gli incaricati del Ministro di Agri- coltura sono riusciti nello scorso ottobre a far raccogliere in provincia di Catania ben tredici mila chili di tali nidi , che si calcola contenes- sero complessivamente un miliardo di uova. Furono tutti distrutti. Per la bianca-rossa degli agrumi f Chrysomphalus dictyospenni), si con- tinueranno le esperienze colle miscele solfo-calciche e di altri insetticidi confrontandone 1’ efficacia ed il costo. Per la mosca olearia le esperienze fatte col metodo misto (una prima irrorazione primaverile e poi le bacinelle) a Terranova, e col metodo Lo- trionte (fascetti di paglia imbevuti di melassa avvelenata e coperti da apposita lastra) a Grosseto e Frascati, hanno dimostrato che ambedue i metodi danno risultati di certa utilità: si è salvato dalla mosca il 40 per 100 in più di olive. Si può dire che con questi metodi si tiene lon- tana la mosca lino a settembre ; bisogna però ancora studiare se e come avviene più tardi la reinvasione. Perciò forse tornerà opportuno rendere obbligatoria la cura per una grande estensione, anche per tutta una pro- vincia. Contro il ri neh ite dell’ olivo le diverse polveri che furono e sono con- sigliate in commercio non hanno dato risultati : si ebbero risultati buoni scuotendo opportunamente i rami e raccogliendo gli insetti che se ne lasciamo cadere ; però si faronno in proposito nuove esperienzie. I. ni. Dal Progrès Agricole et Viticole , Montpellier, 1913: N. 27. - Quando le solforazioni non riescono e’fficaci contro P oidio della vite o quando non si possono applicare causa le intemperie, L. De- grully consiglia i trattamenti col permanganato di potassio adoperato in soluzione di 125 grammi per un ettolitro di acqua, aggiungendo, per dare adesività alla soluzione, tre chilogrammi di calce. Il permanganato può essere applicato anche in polvere insieme alla calce o al solfo (15 parti di permanganato e 85 di solfo o di calce). Per la clorosi delle viti, se si tratta di viti le cui foglie sono sem- plicemente gialle senza presentare fenomeni di rachitismo o di riduzione, 28 NOTE PRATICHE converrà attendere i calori dell’ estate che saneranno ogni cosa ; se in- vece la clorosi è forte e le viti sono sofferenti , in estate converrà fare ripetute irrorazioni (a sette giorni di distanza 1’ una dall’altra) con so- luzioni di solfato di ferro all’ uno per cento. Dove v’ è tnolt’ acqua si potrà inaffiare il terreno vicino ai ceppi con soluzione acida dello stesso sale (uno a due chili di acido solforico e cinque chili di solfato di ferro in un ettolitro di acqua : somministrare dieci litri di soluzione per ogni ceppo). N. 80. - Dopo avere riassunto tutto quanto si è in questi ultimi anni pubblicato sulla biologia della Bolrgtis cinerea (marciume grigio dell’uva) e sui modi di combatterla, G. Laforgue così conclude: qual’ è il mezzo migliore di lotta contro la Bolrglix ! È difficilissimo dirlo e la stessa molteplicità delle formule proposte può far pensare alla loro in- sufficienza. Forse si potrebbero ottenere migliori risultati cercando, colla maggiore attenzione, le condizioni precise che accompagnano lo sviluppo di questo parassita. N. 81. - L. Picard consiglia i seguenti metodi di cura contro i se- guenti insetti dei peri: contro la Tyngis pyri che vive ed attacca la pagina inferiore delle foglie, dànno buoni risultati l’ acqua di sapone e il piretro, ma riescono meglio, dove è possibile coprire la pianta con una tela, i suffumigi con fumo di tabacco ; contro gli Anlhonomus , che attaccano i bottoni fiorali, bisogna fare la caccia diretta degli adulti che in inverno sono nascosti nelle screpolature della corteccia o sotto i muschi che crescono su questa : raschiare dunque le corteccie e lavarle con latte di calce o con qualche insetticida. Alla primavera converrà scuotere di buon mattino i rami tenendovi sotto una tela distesa, e distruggere gli insetti caduti ; contro i lihynchiles (sigaraio) raccogliere gli insetti adulti e di- struggerli ; contro la cecidomia dei frutti ( Cuntarinia pyrivora) bisogna rac- cogliere e distruggere i frutti colpiti e spargere nel terreno sotto la pianta (per uccidere le larve rifugiatevisi) una soluzione diluita di sol- focarbonato di potassio ; contro la cecidomia delle foglie ( Perrisia pgri), che fa accartoc- ciare le foglie a guisa della bolla del pesco ma coi margini verso l’alto, NOTE PRATICHE 29 non si può consigliare altro che la raccolta e distruzione delle foglie colpite. N. 36. - Contro il marciume bianco dell’ uva, dovuto al Coniothyrium diplodiella e che si sviluppa specialmente dopo che una grandinata ha rotta la continuità della epidermide degli acini, L. Degrully consiglia polverizzazioni con polveri all’acetato o al solfato di rame, da applicarsi appena dopo la venuta della grandine. Del resto il Coniothyrium , a dif- ferenza della Botrytis cinerea, non produce diastasi ossidanti, epperò non dà la casse dei vini. N. 37 e 38. - Secondo L. Moult i parassiti vegetali possono riuscire utili anche nella lotta contro la Schizoneura lanigera. N. 39. - Contro il Tetranichus della vite (causa di arrossamento) L. Degrully consiglia i trattamenti invernali dei ceppi intesi ad uccidere gli animali che si nascondono sotto la scorza : acqua calda , raschiare e lavare i ceppi con soluzione di acido solforico al 10 p. 100 , o di solfato di ferro al 50 p. 100. Vicino alle siepi o ad altri alberi , il tetranico si nasconde sotto la corteccia di questi ed è più difficile raggiungerlo. N. 40. - Lamouraux dice d’ avere avuto buoni risultati curando il roncet delle viti con pennellature di catrame. Per combattere la larva delle patate (Phthorimaea operculella), P. Pi- card consiglia disinfettare i magazzeni con emulsioni di petrolio e di sapone nero, riporvi soltanto patate sane e coprirle con un sottil strato di sabbia che impedisca alle femmine di deporre le ova su tuberi sani. In campagna converrà raccogliere e bruciare le piante infette, accalap- piare le farfalle con apposite lanterne, non abbandonare per troppo tempo le patate sul terreno all’aria aperta. N. 49. - L. Ravaz parla dell’applicazione degli stracci per accalap- piare le larve della tignola della vite che vanno a svernare. P. Picard descrive e consiglia i seguenti rimedi contro i seguenti insetti dell’olmo : contro la Galerucella luteola si scuotono i giovani alberi e si schiac- ciano gli insetti adulti cadenti a terra , e per le larve irrorare le foglie con insetticidi a base di sali arsenicali ; NOTE PRATICHE 30 contro la Scolites destructor si praticano decorticazioni superficiali per potere distruggere le colonie di larve; contro il Cossus ligniperda si lotta uccidendo le larve nelle gallerie per mezzo di fili di ferro uncinati, o indroducendo nelle gallerie mede- sime un piccolo fiatatolo di cotone imfievuto di benzina o di solfuro di carbonio. N. 52. - Per combattere la fumaggine dell’olivo, che va combattuta insieme alle cocciniglie che essa accompagna, si consigliano i trattamenti con poltiglia solfo calcica ottenuta nel seguente modo : si fanno bollire per un’ora 13 chili di calce grassa bagnata con un po’ d’ acqua, insieme a tre chili di zolfo sciolti in 20 litri di acqua. — Le potature regolari, annuali o biennali, dando aria aHa chioma degli alberi facilitano la enra. I. ni. Dal Journal d’Agriculture pratique, Paris, 1913, T. II. N. 30. - Per combattere i miriapodi (Blanuluu guttulatus) che infe- stano le piantagioni di patate, si seppelliscano nel terreno, ad un livello appena superiore a quello al quale si trovano i tuberi delle piante , capsule di solfuro di carbonio: dose 15-20 grammi ogni metro quadrato. Per combattere i pidocchi delle barbabietole si sciolga un chilogr. e 750 gr. di sapone nero in 10 litri di acqua calda; si aggiungano dopo, mentre 1’ acqua è ancora calda ma lontano dal fuoco, 20 litri di petrolio, si agiti bene e si diluisca un litro dell’emulsione così ottenuta in 25 litri di acqua : si facciano poi almeno due irrorazioni alla distanza di 8-15 giorni 1’ una dall’altra. N. 46. - Contro gli afidi dei peschi si facciano irrorazioni colla mi- scela Vermorel e Dantony: 100 litri di acqua di pioggia, 100 grammi di carbonato di soda Solvay, 200 grammi di sapone bianco di oleina, un litro di nicotina titolata al 10 p. 100. Aver cura di bagnare la pagina inferiore delle foglie. Se si adopera acqua di fonte si aumenti la dose del sapone di 10 gr. per ogni grado idrometrico. — Per colpire i pi- docchi ibernanti alla base del tronco , si scalzi la pianta e si facciano penneliature con soluzione concentrata di solfato di ferro , o con emul- sione saponosa di petrolio. I. m. NOTE PRATICHE 31 Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1914. N. 1. - Per combattere il pidocchio sanguigno del melo si consiglia il metodo di A. Cadoret : si fa una miscela con grammi 700 di olio di lino, 150 di biacca, 100 di bianco di zinco; si fa bollire il tutto per una diecina di minuti , poi si lascia raffreddare e vi si aggiungono a freddo 100 grammi di essenza di trementina. Basta un solo trattamento , però per avere effetti più siciu'i sarà meglio farne uno in autunno e uno in primavera, avendo cura di spennellare anche le radici superiori della pianta. Dal Bollettino dell’ Osservatorio di Fitopatologia di Torino , 1914. N. 1. - Per disinfettare gli alberi, dopo averne accuratamente puliti i rami ed i tronchi durante P inverno, si consiglia lavarli colla seguente miscela : 50 litri d’ acqua Kg. 1,5 di soda del commercio „ 1,5 di Eusol „ 2,5 di solfato di rame. Si scioglie in qualche litro d’ acqua la soda e in qualche altro litro d’acqua il solfato di rame; poi si versa la soluzione di soda nella solu- zione di solfato di rame adagio , e mescolando bene ; indi si aggiunge 1’ Eusol a piccole dosi sbattendo bene per ottenere una soluzione omo- genea; infine si aggiunge il residuo d’acqua. La pulizia con questi mezzi è consigliata come cura preventiva e difensiva contro molti malanni : cocciniglie del lauro , delle rose , dei peri, dei peschi, ecc., Clasterosporium carpophilum dei mandorli e peschi, Sclerotinia fructigena dei meli, Cycloconium oleaginum dell’ olivo, ecc. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa - PJi-1, Ditta F. 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Krolopp (Magyav-Ovar - Ungheria) - D. 1 ' S. Hori (Nisliigalmra-Tokio) - M. Alpine (Melbourne - Australia) - D*. E. Bbssky (Easfc Lansiug - Michigan) - Dott. Gl, Bergamasco (per la Russia). Abbonamento annuo : Itnlirv L. 12 — Estero L. 13 INDICE DEL FASCICOLO Lavori originali : M AFFLI L. — Sulla ruggine della Scariola ...... Pag. 45 Monthm attini L. — Sopra lo vernamento delle ruggini dei cereali „ 40 Savio. li M. — La caduto delle foglie degli ippocastani . . . „ 82 Rivista : Berlhse A. — Diasgis penta gotta e ProspaUeUa Iteri esci Campbell C. — Irrorazioni cupriche all'olivo Idem — Fecondazione e aborto nell’ olivo ...... Chrestian J. e Maire R. — Una malattia del trifoglio d’ Alessandria Cozzi C. — A rbor iodismo del gelso ....... Falce R, — Fatti patologici locali del Mernlìus domesticus Fokx E. — Malattie dell’ Anthemis Frizzati P. — Malattie del pomodoro Fkon G. — L ’ ernia dei cavoli Gay A. — L’ arnia dei cavoli Istvanfki G. e Palinkas G. — La peronospora della vite Leone P. — L’ Icerga Pii re Ilari al Cap Fferrat . Moreau F. — Una malattia delle pianticelle delle conifere Nor fra v E. — Invasione del Cyslopus candidus . ... ■ Pantanklli E. e Cristofoletti U. — Nuove malattie di piante utili Pi ii , lacci G. — Studi citologici sulla Pi asm odiagli ora Brassicae Eimmerman H. — Durata dei germi del carbone dell’orzo r ii e » n n n ii ii n ii ii « ii ii n 55 47 59 48 49 50 57 58 50 50 60 56 51 52 52 54 55 PAVIA MATTEI & C. EDITORI 1914 Anno VII. Febbraio I!il4. Num. 2, Rivista Ri Patologia Vegetale Dirktta dal Don?: LUIGI MONTEMARTINI Professore dì Patologia Ve pel alo nella R. Scuola Suporioro d‘ Affrico 1 tura di Milano Direzione e Amminislrdzione : Libreria Editrice Mattici & C. Corso Vittorio Emanuele N. 03 - Pavia LAVORI ORIGINALI DOTT. SAVELLI MARIANO Esperimenti contro la caduta delle foglie dagli ippocastani dei corsi di Torino. Da vari anni al sopraggiungere dei calori estivi la città di Torino ricca di alberate magnifiche che su doppia fila ne fian- cheggiano gli ampi Corsi, presenta in vari punti un’aspetto dei più desolanti. Le foglie dei robusti alberi rapidamente ingialliscono, si ac- cartocciano e poi seccano rimanendo attaccate alla pianta finché il vento non le distacchi e le faccia cadere al suolo. E il pas- sante, che obbligato a vivere in città non può permettersi il ristoro della campagna, sente l’impressione penosa di un autunno precoce e, quel che è peggio, gli scottanti raggi solari. Il Municipio di Torino nel 1913 molto opportunamente de- liberava 1’ esecuzione di alcune esperienze dirette a svelare le cause del deperimento e ne affidava 1’ incarico all’ Osservat.ox'io di Fitopatologia di Torino. 34 PARASSITI ANIMALI * * * L’attenzione nostra fa rivolta agli Ippocastani che maggior- mente e più precocemente deperivano ogni anno sul finire di giugno. Dalle osservazioni saltuarie eseguite negli anni scorsi e da foglie precocemente cadute, avevamo potuto riscontrare diverse cause probabili della morte del fogliame, e cioè : al soprappiun- gere dei calori estivi avevamo \isio sulle foglie una moltiplica- zione straordinaria dell’àcaro Tetranychus telarius, nella pagina inferiore delle quali, tra le caratteristiche trame setose, l’acaro si nascondeva cagionando numerose punture col corto e robusto rostro ; inoltre tenendo in osservazione sotto campane di vetro delle foglie, avevamo visto svilupparsi costantemente un fungillo del genere Botrytis che induceva la marcescenza dei tessuti, dap- prima lungo la nervatura principale e successivamente di tutto il lembo ; inoltre avevamo riscontrato un fungo del genere Phyl- lactinia che induceva delle macchie circolari, confluenti di sec- chereccliio che man mano estendendosi, inducevano la morte di tutto il lembo. Sul Corso Re Umberto, uno dei più colpiti, nel tratto com- preso tra il Corso Duca di Genova e la Via Montevecchio, sce- gliemmo due filari di 14 piante ognuno ; quelle del filare che guarda a sud-est a cominciare dal 15 maggio le facemmo inaf- fiare ogni tre giorni sulla fronda e le sei piante centrali anche al piede previa lavorazione accurata e ripetuta del terreno. Sul filare che guarda a nord stabilimmo le seguenti prove : a partire dal Corso Duca di Genova venne scassato in marzo il terreno fra le prime quattro piante (esperimenti N. 1 e 2) per uno spes- sore di 30 cent, e fu eseguita una concimazione chimica con scorie (tra le prime due piante) kg. 1,300 e con perfosfato (tra le altre due) kg. 1,300. PARASSITI ANIMALI SS Sulle piante dell’ esperimento N. 3 si eseguirono trattamenti anticrittogamici e insetticidi e si esaminarono attentamente le foglie ogni settimana ; sulle piante dell’esperimento N. 4 venne eseguito l’inaffiamento al piede ogni settimana previa lavorazione del terreno all’ intorno e tra una pianta e l’altra. Sulle rimanenti (esperimento N. 5) si tentò la lotta contro il Tetranico con estratto di tabacco, polvere di tabacco, sapone molle di potassa ed arseniato di piombo. * Le piante cominciarono la loro vegetazione ai primi di aprile e tanto quelle in esperimento che le altre dei vari Corsi si pre- sentavano normali senza alcun visibile deperimento. Per tutto il maggio nulla di notevole e di anormale riuscimmo a scorgere ; solo al 21 di giugno esaminando alcune foglie staccate dal filare volto a nord (esper. 1-2) notammo la comparsa dell’acaro Te- tranychus telarius già da noi supposto una delle cause principali del deperimento degli Ippocastani. Evidentemente i 29,8° - 30,3° - 30° di massima temperatura dei giorni 17, 18, 19 giugno avevano agevolato la comparsa del forte nemico che ben può chiamarsi il figlio delle alte tempe- rature. Un fatto singolare e che verificammo per tutta l’estate fu quello della residenza dell’ acaro e delle sue uova nella pa- gina superiore delle foglie, lungo le nervature, invece che nella inferiore. Il Tetranychns telarius è un acaro piccolo , lungo circa 1 mm. di color rosso scuro, più accentuato sui due lati del corpo, coi piedi e il rostro di color rosso pallido. Tanto il dorso che le zampe souo cosparsi di lunghi peli ; ha mandibole armate di un acuto stiletto col quale punge le foglie e ne succhia gli umori. D’ inverno parecchi individui sopravvivono e si nascon- dono sotto le corteccia. Si produce alacremente : difatti su una foglia d’ ippocastano contammo un giorno 80 Tetrauichi che 100 86 PARASSITI ANIMALI ore dopo erano diventati 170. Ognuno, può quindi comprendere la intensità dei danni che l’acaro può colle sue punture cagio- nare. L’ osservazione quotidiana dei nostri esperimenti dimostrò che gli acari e le loro punture mentre andavano rapidamente crescendo sulle foglie di piante non inaffiate, rimanevano in limitato numero su quelle inaffiate. Successivamente si potè os- servare l’esigua quantità di giovani nati sulle foglie delle piante bagnate e la crescente moltiplicazione degli acari su quelle delle altre, talmente che verso il 10 luglio cominciò la morte e la caduta del fogliame. L’ infezione era cosi giunta a un forte grado e tutto il Corso Re Umberto offriva un quadro dei pili desolanti : unica oasi verdeggiante era il filare volto a sud-est le cui 14 piante ricevevano acqua tre volte alla settimana. Per quali ragioni l’acqua impediva al Tetranico il suo svi- luppo e i suoi dannosi effetti ? Semplicemente perchè essa ren- deva forte 1’ organismo vegetale immunizzandolo, per cosi dire, dagli attacchi del parassita ; V acqua non serviva alla pianta direttamente come, dissetante ma in quanto rendeva turgidi e re- sistenti al Tetranico i tessuti fogliari.. Questa importantissima spiegazione ce la fornirono le piante dell’ esperimento N. 5 col quale si volle vedere se, allontanato il Tetranico cogli insetticidi, le piante pur non ricevendo mai acqua conservavano verdi le loro foglie. Infatti tali piante vennero dal maggio a metà luglio ripetutamente irrorate con soluzione di tabacco, con polvere di tabacco, con sapone di potassa e con uno specifico di un certo sig. Parigi che volle conservare l’ incognito più assoluto sul suo rimedio. Esse a fine luglio avevano la loro chioma sufficiente- mente verdeggiante e un’ infezione limitata di Tetranico. (Il giallume di qualche ciuffo di foglie che qua e là si notava era dovuto alla difficoltà pratica di bagnare tutta la superficie fo- gliare cogli insetticidi e di uccidere tutti i parassiti). PARASSITI ANIMALI 37 Alla fine di luglio l’infezione sulle foglie degli Ippocastani dei vari Corsi continuava ; ma ecco col giunger dell’ agosto un abbassamento notevole di temperatura e, come immediata e pre- vista conseguenza , la sparizione quasi completa del Tetranico, il quale , nascosto specialmente sotto la corteccia , ricomparve solamente verso la fine dell’ agosto stesso. * * * Al 15 di agosto esaminando alcune foglie delle piante inaf- fiate (esper. 6-7) rimanemmo sorpresi nel vedere che pur essendo immuni da Tetranico, si iniziava in esse un altro deperimento che con sorprendente contemporaneità si manifestava su tutte le piante dei vari Corsi ancora provviste di buoni ciuffi di foglie. Questo doveva purtroppo essere il colpo di grazia per i robusti organismi molti dei quali in breve tempo non rimasero più senza una foglia verde. Tale deperimento cominciò coll’ ingiallimento del parenchima e vasi secondari delle foglia generalmente dall’estremità arro- tondata del lembo. L’ingiallimento e successiva essiccagione pa- renchimatica era conseguente alla morte dei vasi conduttori perchè il tessuto della foglia era verde fin dove i vasi condut- tori erano verdi e perchè man mano che una nervatura ingialliva e moriva, moriva pure tutta l’area parenchimatica circostante. Le nostre osservazioni quotidiane lungo i vari Corsi ci mo- strarono che le foglie resistevano all’ essiccamento quanto più erano esterne e lontane dal tronco ; 1’ essiccagione fogliare co- minciava dai rami più bassi e più sottili. Quegli alberi che dalla stessa aitezza del tronco lanciano in alto due o tre grossi fami senza ramificazioni secondarie, avevano generalmente le foglie migliori. Inoltre osservammo che nel giardino Lamarmora una pianta d’ Ippocastano circondata e coperta anche superiormente dalle ramaglie di alcune piante altissime di Platano aveva le foglie tutte verdi. Era forse l’unico energico superstite dei poveri 38 PARASSITI ANIMALI alberi pubblici della città ! Nello stesso giardino osservammo un gruppo di quattro piante d’ippocastano: le tre che sono al centro di un’ aiuola e sono sempre in mezzo all’ ombra di altre piante * erano verdi mentre quella situata sul margine dell’aiuola stessa aveva le foglie in parte seccate. Infine sezioni al microtomo ci confermarono che l’ ingiallimento era causato dall’ arresto di funzionamento delle nervature. In conclusione trattavasi di un deperimento fisiologico pro- dotto da disquilibrio fra l’assorbimento e la traspirazione. La scarsa linfa assorbita dal sistema radicale era tutta tra- scinata per i vasi dei rami più grossi, il che ci spiega perchè primi a deperire fossero tutti i rametti secondari e interni. Alle piante del nostro filare volto a sud-est continuammo a dar acqua sì nelle radici che alla fronda per cui il disquilibrio fu poco sentito dall’ organismo vegetale e se qualche rametto lentamente ingiallì si deve alla difficile penetrazione dell’ acqua in ogni parte del terreno occupato dalle radici ; ond’ è che gii effetti benefici dell’ inaffiainento saranno meglio visibili fra qual- che anno, quando cioè le radici saranno in contatto di terreno fresco fornito a sufficienza di acqua e di aria. Questo fatto del resto lo constatammo anche quest’anno in alcuni filari sotto ai quali da tre anni esistono canali perdenti pieni d’ acqua nella stagione estiva. Per due anni dopo la costruzione di tali canali non si videro effetti benefici e solo nell’estate 1918 le piante mostrarono di profittare del l’accresciuta umidità del loro terreno. Al 25 di agosto le piante che erano rimaste spoglie com- pletamente del loro fogliame cominciarono a sbocciare nuove gemme ma quasi tutte fiorifere, a dimostrazione che la corrente linfatica aveva ripreso il suo corso e che la vita non era spenta in quei robusti organismi. Ai primi di settembre le piante del nostro filare volto a sud-est. erano ancora quasi completamente verdi si che ci deci- demmo a sospendere l’ inaffiamento certi di aver afferrate le cause del deperimento e i rimedi necessari, PARASSITI ANIMAI/ 39 Riassumendo possiamo affermare che non è il solo Tetranico la causa della caduta delle foglie dell’ ippocastano ; esso inizia i danni colle sue punture, e la siccità dell’agosto li continua fino alla distruzione completa di ogni organo verde. E dunque necessario fornire acqua e con essa aria alle radici per non rompere l’equilibrio fra i due fenomeni del l’assorbimento e della traspirazione. La quale, per la enorme superficie fogliare di ogni pianta e per la costituzione anatomicamente debole della foglia d’ippocastano, è sbalorditiva nei mesi caldi. Basti pensare che lo Pfeffer ha calcolata la perdita d’acqua per traspirazione di un albero , in 4 quintali al giorno nella stagione estiva ; e l’Haberlaudt afferma che nei giorni sereni d’estate 1 centimetro quadrato di superficie fogliare A'aporizza abitualmente da 1 à 10 grammi d’acqua in 24 ore. Ognuno comprende così facilmente come devono trovarsi a disagio gli Ippocastani dei viali di To- rino crescenti in terreno battuto , incatramato , impermeabile con sottosuolo povero d’acqua e di aria.. Il Kosaroff ha auohe dimostrato che la diminuzione della proporzione d’ ossigeno at- torno alle radici fa diminuire sensibilmente 1’ assorbimento del- l’acqua, per cui la lavorazione del terreno attorno alle piante da noi eseguita nelle esperienze è di indubbia efficacia. Savelli Mariano. 40 PARASSITI VEGETALI MONTEMARTINI LUIGI Sopra lo svernamento delle “ ruggini „ dei cereali nella loro forma uredosporica. Che le ruggini dei cereali possano svernare e perpetuarsi da un anno all’altro senza necessariamente passare per la forma ecidiosporica, è oramai acquisito alla scienza delle malattie delle piante, ma in quale forma ed in quale modo esse si trasmettano da una generazione all’altra delle piante ospiti è sempre oggetto di discussione : la teoria del micoplastna di Eriksson che pareva avere indicato una via nuova per la risoluzione del problema incontra sempi’e più gravi obbiezioni (') ; mentre d’ altra parte ogni anno si fanno osservazioni e si constatano fatti dai quali appare che queste Uredinee possono, in certi climi, passare dal- l’ autunno alla primavera successiva nella loro forma uredo- sporica. Oltre le osservazioni fatte in tal senso dal Ivlebahn, dal Zukal e da altri e che sono riassunte nella monografia sopra citata del Maire , abbiamo infatti che lo stesso Klebahn ( 2 ) ha riscontrato del mese di marzo , nell’ Hannorver , infezioni di ruggine che per il loro modo di presentarsi e propagarsi erano (* *) Veggasi in proposito: R. Maire, La biologie des Urèdiuales. Etat actìiel de la questìon (Lolmj s l’roy ressus Ilei Hotanicae, Jena, 1911, Bd. IV, pag. 109-162). (*) Klerahn H. , Kidturversuchr mit lloslpilzen (&ornuer' s ZUehr. /'. Pflanzehkranh., Bd. XXII, 1912, pag. 821-360). PARASSITI VEGETALI 41 evidentemente infezioni autunnali conservatesi durante l'inverno fino alla primavera e divenute poi nella tarda primavera centri di nuove infezioni estive (*). Murashkinkii e Kleimenov ( 2 ) trovarono pur essi che una percentuale, sia pur piccola, delle uredospore della ruggine del grano può sopravvivere all’ inverno e conservare la capacità di germinare ( 3 ). Baudys (') ha osservato in Boemia che le urodospore di Puccinia dispersa , P. giumarum e P. b ramina conservarono la loro germinatui ità, mentre si mantenne vivo anche il micelio uredosporifero negli inverni 1910-911 e 1911-912 , durante i quali si ebbero temperature minime di parecchi gradi sotto zero. Secondo quest’ ultimo Autore lo svernamento delle ruggini nello stato uredosporifero ha molto maggiore importanza di quanto si è sempre creduto , e ad una simile conclusione mi hanno condotto anche le mie stesse osservazioni. In primo luogo io ho osservato che anche dopo che si è fatto il raccolto del grano , durante tutto 1’ estate , si possono trovare graminacee spontanee o coltivate, ancora verdi e tresche attaccate da forme uredosporiche di Puccinia. In un prato a Montubeccaria dove il bestiame pascolava e le erbe rimettevano foglie semjire giovani, verdi e fresche, vidi nella estate scorsa, (') È da ricordare che secondo 1’ Eriksson (Rostige Getreidehomer unti die Uebencintenmg der Pilzspecies, in Centi-albi. /’. B dhterial. ecc., II Abth., Bd. XXXII, 1912, pag. 458-459) non vi sarebbe relazione tra le infezioni di ruggine che possono presentarsi in primavera o in autunno, e quelle estive. ( 2 ) Marashkinkii C. e Kleimenov P., Materiali intorno allo studio dei funghi danneggianti le piante coltivate nel Governatorato tli Mosca (Mosca, 1902, veggasi riassunto alla pag. 116 del voi. VI di questa Rivista). ( 3 ) Gli Autori russi però dànno poca importanza a questo fatto nella perpetuazione della specie, perpetuazione che essi, accostandosi all’ Eriksson, spiegano piuttosto collo svernamento del micelio. ( 4 ) Baudys E., Eia Beitmg zar Ueberwinterung der Rostpilze durclt Credo ( Aunales Mycologici, Berlin, 1918, Bd. XI, pag. 30-40). 42 l’Alt ASSITI VEGETA M sopra piante di gramigna comune propagarsi sempre dal luglio all’agosto, al settembre, all’ottobre e fino al novembre avanzato la forma uredosporica, probabilmente della Puccinia graminis ) senza che mai si svilupassero le teleut ospore. Piante di Hordeum murimi m, di Cynodon , di Avena, attaccate da forma uredosporica di Puccinia furono da me trovate in diverse località della nostra provincia nei mesi di agosto e settembre. Nell’Orto Botanico di Pavia, nell’ aiuola nella quale, vicino le une alle altre, si colti- vano le Graminacee e sono periodicamente tagliate si da poter- visi sempre trovare rimesse giovani e verdi accanto a foglie e culmi vecchi e in via di essiccamento , per tutta l’ estate, in luglio, in agosto , in settembre , in ottobre e fino in novembre si possono trovare accanto a cespugli già vecchi di diverse specie di Hordeum, Alnpecurus , Avena, Agrostis , Triticum, Poa, ecc., tutti attaccati da forme teleutosporiche di Puccinia, altri cespugli ancor verdi e freschi delle medesime specie o di specie affini sui quali sono invece sviluppatissime le forme uredosporiche. Seminando in mezzo a quell’ aiuola in qualunque stagione, in agosto o in settembre, del frumento, questo veniva prontamente attaccato mentre altro frumento ottenuto da semi presi dalle medesimi spighe ma piantati in altra località non infetta si manteneva sano. Resta dunque dimostrato che se trovano piante di Grami- nacee verdi e fresche le Puccinia possono vivere su di esse tutto 1’ estate e passare da esse al frumento in qualsiasi tempo. Il frumento può dunque essere infettato nell’ autunno diret- tamente dalla forma uredosporica che si è conservata sulle gra- minacee verdi, e se 1’ autunno è relativamente caldo e lungo, la malattia si rende visibile. Cosi nell’aiuola dell’Orto Botanico di Pavia potei vedere ai primi del dicembre u. s. ben distinti i sori uredosporiferi della Puccinia sul frumento, e portando poi le piante (che erano in vaso) in serra, potei constatare un forte intensificarsi dell’ infezione. 1’ARA.SSm VICO ETÀ I. 48 Può l’infezione autunnale resistere ai rigori dell’inverno? A questo riguardo sono interessanti le seguenti due osser- vazioni : 1) Nell Orto Botanico di Pavia 1’ 8 dicembre u. s. os- servai , sempre sulla aiuola delle Graminacee nella quale, come si e detto, 1 infezione è assai forte, sopra alcune piante di fru- mento sori uredosporiferi di Puccinia ben sviluppati. Nei giorni seguenti senza che nevicasse la temperatura si abbassò conside- revolmente sotto zero e si ebbero per sette— otto giorni forti brinate. Al 27 di dicembre le uredospore raccolte di nuovo su quelle piante furono ancora capaci di germinare. 2) A Stradella su un mucchio di letame abbandonato in campagna era cresciuta spontaneamente dell’avena che ai primi di dicembre, quando io la vidi, era già alta quasi mezzo metro e presentava sulle foglie delle macchiette aranciate con sori uredosporiferi in formazione. Al 25 di dicembre, dopo parecchie giornate di forti geli e di grandi brinate, in un periodo di tem- peratura relativamente più elevata, su quell’avena osservai sori uredosporiferi ben sviluppati con uredospore che , portate in Laboratorio,, germinarono in 48 ore. Si può dunque dire che la forma uredosporica delle Puccinia dei cereali può resistere, per più giorni, tanto le uredospore che il micelio uredosporifero, ad una temperatura di parecchi gradi sotto zero. Fino a qual punto possano giungere i rigori del- 1’ inverno senza uccidere il parassita in questa forma del suo sviluppo, non si può per ora dire, occorrendo fare in proposito molte osservazioni per diversi anni di seguito e in climi differenti. Per i climi come il nostro e quando l’estate non è troppo arido e l inverno non troppo rigido , anche senza negare in modo assoluto che i germi della malattia si possano trasmettere coi semi, secondo la teoria, dell’ Eriksson , panni si debba pen- sare essere più facile e più probabile la perpetuazione e la di// usarne del parassita nella sua forma u redosporica , altra- 44 PARASSITI VE0ETAT.T ■verso l'estate sulle graminacee verdi spontanee o dei prati, dalle quali passerebbe nell’ autunno ad infettare il frumento, senza che su questo V infezione autunnale sia arrestata o di- strutta dai freddi invernali. Sul fenomeno avrebbero dunque influenza : la vegetazione delle graminacee spontanee , 1’ andamento della stagione estiva (che se molto calda e asciutta in modo da far seccare le erbe ostacolerebbe lo svilupparsi e il diffondersi della forma uredo- sporifera, provocando invece la comparsa delle teleutospore), 1’ epoca della semina , 1’ andamento della stagione autunnale e di quella invernale, eoe. ; ed è per il concorso di tutti questi fattori tanto varii (F azione dei quali bisognerà studiare con osservazioni speciali, ripetute per parecchi anni di seguito, per ogni singola regione) che si spiega il modo di presentarsi tanto diverso da un anno all’ altro della ruggine dei cereali. Se si trattasse di malattia prevalentemente ereditaria, dovrebbesi avere un modo di comportarsi più uniforme. D/d Laboratorio iti Patologia Vegetale della 11. Seriola Slip, di Agricoli lira ili Milano, 2 febbraio 19Ì4. PARASSITI VEGETALI 15 DOTT. LUIGI MAFFEI Sulla ruggine della scariola “ Puccinia Endiviae Pass. I dottori E. Pantanelli e U. Cristofoletti hanno pubblicato nel periodico “ Le stazioni sperimentali agrarie italiane „ voi. XLVI , 1913 , pag. 625-042 , una nota dal titolo w Nuore malattie fungine di piante utili „ con 4 tavole. Fra le malattie studiate vi è la “ Friggine della scariola : Puccinia Endioiae Pass. „. Gli Autori hanno constatato che la Puccinia Endioiae Pass, che attacca le indivie coltivate negli orti di Pavia attacca anche a Roma la Lactuca Scariola L. (che gli Autori certamente per errore scrivono Lactuca Seriola L.) , e la Lactuca Satira L. e il Cichorium Inlgbus L. a Napoli. Fanno notare che il fungo si presenta cogli stessi caratteri tanto a Napoli che a Roma e le uredospore che si trovano sulla scariola a Roma sono un pò più grosse di quelle che si svilup- pano sopra la Lactuca Satira e il Cichorium Inlgbus a Napoli, ma del resto nessun’ altra differenza si potrebbe trovare. Confrontando col materiale autentico di P. Endioiae Pass, degli essiccati di Briosi e Cavare “ I funghi parassiti ecc. „ n. 160 , hanno potuto stabilire che la Puccinia trovata sulla “ scariola „ che si coltiva negli orti di Roma, corrisponde per- fettamente alla P. Endioiae Pass, che cresce sopra l’indivia che si coltiva negli orti di Pavia. In tutto ciò nulla di straordinario perchè la scariola che si coltiva negli orti non è la Lactuca scariola L. ma precisamente un’ indici a ( Cichorium Endici a L.). PARASSITI VEGETALI 46 Che essa si coltivi a Pavia od a Roma, è naturale che possa essere attaccata dallo stesso fungo. La Lactuca scariola L. non si coltiva, non è mangereccia, anzi alcuni la ritengono venefica o sospetta, quantunque secondo 1’ opinione di diversi autori non sia altro che la forma selvatica della Lactuca nativa L. coltivata comunemente per insalata. Malgrado però la sua omonimia con una forma d’ indivia coltivata, sotto il nome di scarola non ha con. essa alcuna af- finità. Non so come gli autori , che dicono di aver osservate le piante in fiore, non si siano accorti che si trattava di un Ci- chorium. In ogni modo di notevole vi sarebbe che la Puccinia hin- di ciac Pass, è stata trovata dagli autori anche sopra la Lactuca nativa a Napoli , resta a vedere però se le lievi differenze da essi notate, non abbiano un’importanza maggiore, e non si tratti realmente di una forma diversa dato che 1’ ospite appartiene ad un altro genere di piante. Dal Laboratorio Crittogamico di l\wìa - Gennaio li) 14. PARASSITI VEGETALI 47 RIVISTA Campbell C. Sulle irrorazioni cupriche all’ olivo e sulla ma- lattia conosciuta sotto i! nome di vajuolo (Ruma , 1013 , 8 pagine). L’Autore sostiene che il Cycloconium oleaffinum è un pa- rassita facoltativo che attacca solo piante indebolite da altre cause fra le quali forse principale l’ indebolimento dell’ olivo in seguito a secolare riproduzione per via agamica. Dimostra poi che tale parassita ha virulenza saltuaria (ad un’annata di grande infezione ne succede una di immunità) attacca le sole foglie adulte, rispetta certe varietà, riesce dannoso ai frutti solo quando ne attacca il peduncolo e ne provoca la caduta. Le irrorazioni con solfato di rame riescono utili non sola- mente , secondo l’Autore , per la loro azione anticrittogamica , ma anche per 1’ azione eccitante che il solfato di rame esercita sulle funzioni della pianta. Per questa ragione e per quest’ ul- timo effetto, l’Autore ha pensato di unire il sale di rame non alla calce ma al sapone in questa proporzione: sapone molle di potassa chilogr. 2; solfato di rame chig. 0,5; acqua litri 100. Aggiungendo un grammo e mezzo a 2 gr. di arsenito sodico o arsenito potassico si riesce anche a lottare contro certi insetti , specialmente la tignola. Nella pratica conviene fare tre irrorazioni : una all’ inizio del nuovo periodo vegetativo, per attivare il processo di nutri- zione e rendere più facile 1’ allegazione del flore ; una un mese 48 QARAKRITI VEGETAR! dopo la fioritura, per diminuire la caduta delle giovani drupe ; la terza in autunno , per combattere la caduta delle foglie ag- gravata più o meno dal Cycloconium. L. Montemabtini. Chkestian J. et Maire R. — line malattie cryptogamique da Trèfle d'Alexandrie (Una malattia crittogamica del Trifoglio d’ Ales- sandria) ( Recai: de Phytopatologie, 1913, tom. I, N. 9, pag. 125-129, con 6 figure). Gli Autori descrivono una nuova malattia del Trifoglio d’ Alessandria , Bernini degli Arabi , leguminosa foraggierà an- nuale la quale dà un abbondante ed eccellente foraggio ohe può essere consumato tanto allo stato verde che secco. Detta malattia, riscontrata in Algeria, è causata da un fungo che gli Autori ritengono una specie nuova e chiamano Rhabdo- spora alexandrina : essi descrivono e figurano il nuovo parassita e le alterazioni da esso prodotte nella pianta ospite. All’ inizio il fungo manifesta esteriormente la sua presenza colla formazione di piccoli punti bruni, simili per grossezza ed aspetto a grani di polvere , tanto sulle foglie che sui piccioli , stipulo e fusti. Tali punti sono giovani macchie attorno a qualcuna delle quali, sulle foglie, il tessuto si decolora, ingiallisce e prende infine una tinta grigio-rossiccia. Si hanno allora le macchie adulte con un centro bruno oscuro ed un fondo grigio rossiccio marginato d’ un’ areola color porpora ; sul fondo notansi delle strie concentriche alternativamente chiare ed oscure. Le macchie adulte sono più o meno arrotondate, di circa 3 mm. di diametro, generalmente isolate, talvolta però continenti. Su qualcuna d’ esse notansi dei piccoli corpi ovali , dello stesso colore del fondo su cui si trovano, che sono i concettaceli PARASSITI VEGETALI •19 o corpi fruttiferi del fungo. Quantunque i punti bruni iniziali siano numerosissimi , pochi arrivano allo stadio adulto di guisa che i corpi fruttiferi sono assai rari sulle foglie. Sui piccioli e le stipulo si riscontrano solo i punti bruni i quali determinano la morte delle foglioline quando queste non sono direttamente attaccate ed uccise. Sui fusti le manifestazioni del fungo sono press’ a poco si- mili a quelle visibili sulle foglie ; le giovani macchie sono però ivi un po’ più oscure e più allungate , il loro centro è legger- mente incavato e si screpola spesso trasversalmente. Coll’ invec- chiare esse si estendono ed il loro fondo diviene grigio rossiccio. Talora le giovani macchie sono cosi numerose ed avvicinate sopra uno spazio determinato che si riuniscono a costituire delle grandi placche nerastre di parecchi centimetri di lunghezza che girano il fusto. In corrispondenza di tali placche il fusto diviene fragile come vetro. Come sulle foglie i concettaceli si trovano solo nelle macchie adulte ; ma sul fusto sono più frequenti. Il trattamento e la profilassi per questa malattia sono ancora da stabilirsi. Il miglior mezzo di limitare i danni pare sia quello di praticare i tagli assai per tempo per utilizzare il foraggio prima che i funghi l’abbiamo completamente deteriorato. E difficile fare un pronostico sull’ importanza che potrà acquistare la malattia causata dalla B/iabdospora aleocandrina ; pare tuttavia assai dubbio eh’ essa possa divenire epidemica e compromettere la coltivazione del Bernini, poiché il suo sviluppo intensivo sembra risultare da condizioni particolari , locali e colturali. M. Turconi. Cozzi C. — If arboricolistno del gelso nel Gallaratese (Atti d. Soc. It.'di Se. Nat., Voi. LII, 1914, pg. 156-158). E un elenco di 66 specie raccolte sopra piante di gelso nell’Alto Milanese. Appartengono a 26 famiglie assai distanti 50 PARASSITI VEGETALI fra loro : più comuni sono il Cynodon Dactylon e la Stellaria media, poi la Boa pratensi s, la Veronica hederaefolia, il Tri- tio uni sativum, ecc. L. M. Falck R. — Oertiliche Krankheitsbilder des echten Hausschwam- mes (Fatti patologici locali del Merulius domesticus) (Falck' s Mykol, Unters. u. Bei *., 1918, Bd. I, pg. 1-20, con 16 figure). L’ Autore descrive e illustra con belle figure alcuni casi di Merulius su legname in opera, studiando i rapporti del micelio fungino con il legno stesso. L. M. Fron GL — La maladic du gros pied ou hernie du chou (L’ ernia dei cavoli) (Journ. d’ Ag rie. pratique, Paris, 1913, T. II, Nr. 49, pg. 730-731). Spinaci e carote piantate in terreno che 1’ anno precedente era stato devastato dalla Plasmodiophora Brassicae, presentarono evidenti segni di deperimento , senza che le loro l’adici fossero invase dal parassita. L’ Autore seguala il fatto, ma non può dire la causa. L. M. (Iay A. — La maladie du gres pied ou hernie du chou (L’ ernia dei cavoli) (col precedente, pg. 816-817). L’ Autore ha osservato lo stesso fatto segnalato dal Fron nella nota precedente , ma ha anche visto che , dove era stata PARASSITI VEGETALI 51 la Piasi» odiophora gli spinaci erano infestati da piccoli insetti che non si estendevano nelle altre parti. Non conosce alcuna spiegazione del fenomeno. L. M. Mohkau F. — Sur une maladie des plantules des Conifères (Sopra una malattia delle pianticelle di Conifere) (Re ette di Phyto- pathologie , 1913, T. I, Nr. 11-12, pg. 149-150). Sulle pianticelle di diverse Conifere tenute in luogo un po’ umido si sviluppa frequentemente un micelio bianco formante delle spore che permettono di riferire il fungo al genere Fusa- rium. D’ altra parte sulla superficie della sabbia nella quale si fanno germinare i semi di Conifere si trovano sovente delle macchie di color rosa pallido dovute all’ accumularsi di gran quantità di spore di un fungo che , sprovvisto di micelio ben sviluppato, deve essere ascritto al genere Fusoina. Ambedue le forme sono dovute ad uno stesso fungo desi- gnato da R. Hartig col nome di Fusoma Pini e da V. Tubeuf Fusoti ta pai asiticum. L’ Autore ha potuto assicurarsi che le spore costituenti le macchie rosee sulla sabbia sono identiche a quelle prodotte dal micelio sviluppantesi sulle pianticelle e anche le colture ottenute sia a partire dalle spore delle macchie rosee che dalle spore nate sul micelio ben sviluppato offrono i medesimi caratteri. Il fungo dunque può essere ascritto al genere Fwarium o al Fusoma secondo che mostra una forma filamentosa , a micelio ben sviluppato, o una forma a micelio ridotto. Tale esempio fa pensare che forse tutte le specie di Fusoma e di Fusurium dovranno essere riunite in un sol genere. L’ identità delle due forme Fusoina e Fusarium presenta in questo caso un interesse pratico ; dopo aver riconosciuto che 52 PARASSITI VEGETALI il Fusanum che causa la malattia delle giovani pianticelle di Conifere presenta sul suolo una forma Fusori io . , converrà , nel tare seminati di Conifere, evitare l’impiego della terra che avesse già portato dei seminati di Conifere attaccate dal fungo. M. Tuhconi Nostra y E. — Invasion violente du Cystope blanc sur les choux cultivés (Violenta invasione del Cystopus candì dus sopra i cavoli coltivati) ( Journ . d’Agric. Pratique , Paris, 1913, T. II, N. 31, pg. 148-149). L’Autore ha portato nel mese di maggio , in uri orto colti- vato a cavoli, foglie di ra vizzone attaccate da Cystopus candidus ed ha visto che l’infezione dei cavoli si è manifestata solo nel tardo estate sulle foglioline che si erano sviluppate sui torsi dei cavoli maturi e tagliati. La primavera successiva però tutto l’orto lu invaso dalla malattia e se ne ebbero danni assai gravi. Nella lotta contro questo parassita non bisogna dunque avere riguardo solo ad allontanare la Capsella ed altre Crocifero spontanee infette , ma anche a distruggere le foglioline infette dei torsi di cavolo, tenendo presente che le spore del Cystopus sono resistentissime alla siccità ed ai calori dell’ estate. L. M. Pantanflli e. e Cristofoletti U. — Nuove malattie fungine di piante utili {Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1913, Voi. XLVI , pg. 625-642 , con 4 tavole). Sono descritte sei malattie dovute a parassiti vegetali : Macchie rotonde su foglie di nespolo del Giappone (Erio- botrya japonica) , osservate a Poma , principianti coi piccoli punti giallognoli provocati dalle punture del Chrysonvphalus PARASSITI VEGETATA 53 dicti/osper mi var. pinnulifera, poi allarganti»] e limitate da orlo nero, dovute ad una specie nuova di Pleospora che è qui de- scritta col nome di PI. Eriobotrgae (stato conidico : Macrospo- rium Eriobotryaé). • Ruggine della scariola (Lactuca Seriola ?) dovuta alla Puc- cinia Endimae (veggasi indietro a pagina 45). Seccatura o scollatura delle barbatelle di vite , manife- stantesi nella parte sotterranea delle barbatelle con macchie allungate , scolorite , roseo-giallastre , in cui la scorza sembra come passata alla fiamma. Le barbatelle così colpite stentano ad emettere radici e muoiono dopo 1’ attecchimento : in seguito si sviluppano su di esse i corpi fruttìferi di un imenomicete, la Psathyrella anipehna già indicato da Yiala e Foex come sur- rogato della Dematophora senza però dai'gli grande importanza. Questo fungo produce le prime alterazioni della corteccia senza penetrare in essa , forse venendo in contatto con essa e emet- tendo sostanze venefiche. Nebbia grigia delle palme, a S. Remo , manifestante»! con macchie scolorate, grigiastre, prima disseminate, poi confluenti ed invadenti intere pinnule sì da rendere le foglie dei Phoenix incommerciabili. La malattia è dovuta alla Botryodipfodia Cha- maeropìs già descritta dal Delacroix. Nebbia rosea delle foglie di palma , osservata pure a S. Remo su foglie di Chamaerops e di Pritchardia e dovuta ad una specie nuova : Ooularia palmicola. Nebbia delle Esperidi, caratterizzata da macchie bruno ne- rastre sugli aranci maturi , interessanti prima la sola buccia e poi ancha la polpa sottostante che diventa stopposa e insipida o amara. E dovuta ad un Macrosporium che viene qui descritto col nome di M. Ilesperidearum. La malattia è simile a quella descritta dal Cattaneo ed attribuita ad una Pleospora , ed a quella osservata dal Saccardo su mandarini attaccati da un’ 47- ternaria. 54 l’AliASSITI VEGETALI Gli Autori comunicano anche d’ essere riusciti ad ottenere colture pure di Ascochyta Pisi. L. Montemartini. ! Pom acci G. — Studi citologici sulla Plasmodiophora Brassicae Wor. e rapporti sistematici coi parassiti della rabbia e del cimurro dei cani ( Atti dell’ fot. Boi. di Pavia, Ser. II, Voi. XV, 1913, 31 pagine, con tre tavole colorate). Una nota preliminare dello stesso Autore su questo argo- mento venne già riassunta alla pagina 196 del quinto volume di questa Rivista. Qui con maggior copia di dati si pongono in rilievo le affi- nità della Plasmodiophora Brassicae coi corpuscoli Negri della rabbia. In particolare viene dimostrato : Le spore della Plasmodiophora hanno una membrana che non dà la reazione della cellulosa, è continua, non ha fenditure nè canalicoli nè alcuna soluzione di continuità. Da tali spore escono elementi , non sempre flagellati , che si trasformano in amebe, le quali non si fondono tra loro (come avviene nei Mi- xomieeti superiori) a formare un plasmodio. Le nuove spore hanno origine dalla segmentazione del nucleo originario di ogni ameba. La Plasmodiophora Brassicae si differenzia dalle Acra- sieae per la presenza (non costante) del flagello nell’ elemento che proviene dalla spora, e si può considerare come intermedia tra i Mixomiceti inferiori e le Chytridiaceae. La istologia 6 biologia del parassita della rabbia sono cosi affini a quelli della Plasmodiophora da indurre a ritenerlo ap- partenente alla medesima famiglia delle Plasmodiophoraceae. I! parassita del cimurro poi appartiene non solo alla stessa famiglia , ma anche allo stesso genere di quello della rabbia. PARASSITI VEGETALI PARASSITI ANIMALI 55 A questo spetta il nome di Neurori/ctes Hydrophobiae Williams (e non N. Hydrophobiae Calkins) , a quello il nome di Neuro- ryctes canis (Sinigaglia). L. Montemabtini. Zimmebmann H. — Ueber die Lebensdauer des (ìerstenflugbrandes Ustilago Hordei — in infiziertem Saatgute (Sulla du- rata dei germi del carbone dell’orzo — Ustilago Hordei — nelle sementi infette) (Sorauer’s Ztschr. f. l ‘fi anzenkranhh., Bd. XXIII, 1913, pag. 257-260). E la continuazione delle ricerche di cui si è già fatto cenno nella nota riassunta alla pagina 24 del quinto volume di questa Ricista. L’Autore ha provato, durante gli anni 1911 e 1912, molte varietà di orzo e conclude che i germi del carbone del- 1’ orzo possono rimanere vivi, nei semi infetti, per cinque anni. L. M. Bert.ese A. — Diaspis pentagono Targ. e Prospaltella Ber- lesei How. nel Veneto, alla fine del 1913. {Redia, Voi. IX, Firenze, 1914, pag. 235-283, con 20 figure). Sono osservazioni fatte sopra lo stato attuale dell’ infezione di Diaspis nelle provinole di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Udine, Venezia, Verona, licenza, in località nelle quali negli anni 1910 e 1911 furono distribuiti complessivamente 3642 pezzi di rami di gelso con Diaspis infetta da Prospaltella Berlesei. Esposti i risultati delle sue ispezioni le quali concordano tutte nel constatare che la Prospaltella non solo si è diffusa , ma anche si è moltiplicata si da fronteggiare nei centri nei PAKA88TTT ANIMALI 50 quali fu introdotta il moltiplicarsi della Diaspi. s, 1’ Autore riaf- ferma qui la sua opinione ormai sicura sulla prossima fine agraria di questo parassita del gelso, contro il quale , dice , si devono oramai abbandonare tutte le pratiche insetticide limi- tandosi a prospaltizzare (diffondere la, Prospaltella) più presto e più largamente che sia possibile. Aggiunge che una pratica che può venire in soccorso della vespetta e concorrere insieme a limitare la sua diffusione è quella di schiomare il gelso l’anno dopo la sua prospai ti zzazione ed utilizzare così la ramaglia che porta 1’ utile imenottero per diffondere quest’ ultimo. I licheni, specialmente sulle piante giovani, sono efficacis- simo riparo alla Diaspis che sotto di essi trova riparo contro gli assalti della vespetta : sono utili dunque anche le operazioni di pulizia dei rami. Nel Veneto si può dire che la infezione diaspidica è ormai cessata nella provincia di Udine , e prossima a finire in quella di Treviso. L. Montemartini. Lesne P. — La campagne recente contre V Icery a Parchasi dans la presqu’ ile du Cap Ferrat (La recente campagna contro 1’ Icert/a l'urcasi nella penisola di Cap Ferrat) (Journ. il’ Agric. pratique, Paris, 1913, T. II, Nr. 48, pg. 690-691, con tre figure). L’Autore segnala il fatto che V Icery a Purchasi , la quale si era diffusa largamente sui Citrus’, sulle Acacie e su parecchie altre piante nella penisola del Cap Ferrat vicino a Nizza, è ora quasi totalmente scomparsa per 1’ importazione dall’ Italia di un Qoooinellide predatore, il Novius cardinalis. L. M. Foex E. — Maladies des Anthemis (Malattie dell’ Anthemia fru- tescens) (Revue de Phylopalhologie , 1913, T. I, Nr. 4, pg. 52-55, con due figure). Ea qualche anno i floricoltori di certe località nel diparti- mento del Var constatano che la produzione delle loro colture d’ Anthemis diminuisce notevolmente. Questo fatto è dovuto all’ esistenza di una malattia e di un fenomeno teratologico. Sulle piante colpite dalla malattia certi rami imbruniscono e si disseccano , le alterazioni poco a poco s’ estendono e la pianta intera finisce per morire. Alla base del fusto, al colletto, sulle grosse radici trovatisi dei tumori , il cui volume varia dalla grossezza d’ un pisello a quella d’ una noce ; sono esteriormente giallo brunastri , colla parte centrale bianca. La tecnica odierna non permette di di- scernervi alcun parassita, però per la loro localizzazione , mor- fologia e struttura questi tumori ricordano quelli descritti da Erivin Smith sotto il nome di “ crown gal] „ determinati dal Bactllus tumefaciens. Evidentemente i tumori danneggiano la pianta distogliendone a loro profitto gran parte degli elementi nutritivi ; ma sopratutto essi sono dannosi perchè , essendo in gran parte parenohimatosi, divengono molto rapidamente preda di microrganismi che li decompongono. La loro scomparsa determina delle soluzioni di continuità nei tessuti di rivestimento e di protezione, e le piaghe così aperte servono di via d’ accesso a una quantità di funghi e bacteri. La lotta contro questa malattia è delicata. Non si può con- sigliare la distruzione delle piante malate fin tanto eh’ esse danno un reddito apprezzabile ; in ogni caso però si deve rac- comandare ai coltivatori di estirpare e bruciare subito le piante morte, e di evitare per quanto è possibile di piantare Anthemis in terreni che hanno già servito a coltivazioni di tale pianta. 58 GENERALITÀ Anche la disinfezione del suolo sarebbe senza dubbio utile dato però che il reddito della cultura d’ Anthetuia sia tale da per- mettere questo trattamento sempre molto costoso. Il formolo , essendo un bactericida superiore al solfuro di carbonio , pare sia da preferirsi a quest’ ultimo ; è impiegato sopra suolo nudo alla dose di 0,5 °/ 0 della soluzione commerciale al 40 °/ 0 d’ aldeide formi a. Si innaffia il terreno nudo da disin- fettare in modo da bagnarlo fino ad una profondità di 25 a 30 centimetri , zona in cui si trovano i tumori e dove deve senza dubbio esistere anche il Bacillus tumefaciem ; bastano 10 a 12 litri per metro quadrato. Infine non bisogna prelevare boture da piante portanti dei tumori , e si deve tentare di utilizzare , mediante la selezione, la resistenza individuale che si constata in certe piante. L’ Autore passa poi a parlare di anomalie che si trovano spesso nelle piante e fiori d’ Anthemù e che danneggiano assai gli interessi dei floricoltori. Secondo 1’ Autore trattasi probabil- mente di anomalie d’origine ereditaria, onde la selezione costi- tuirebbe il principale mezzo di lotta da raccomandarsi. M. Turconi. . Frizzati P. — Osservazioni e note sulle malattie del pomodoro in campo, nel Riminese, negli anni 1912 e 1913. (Rimini, 1913, 24 pagine e una tavola). Si dà la descrizione delle principali malattie che danneg- giano la coltura del pomodoro, distinguendole in: malattie pa- rassitario (distinte alla loro volta in malattie dovute a parassiti animali e a parassiti vegetali), malattie non prodotte da paras- siti e malattie prodotte da causa non ancora ben nota. Malattie dovute a parassiti animali specifici del pomodoro non ve ne sono ; tra quelle dovute a parassiti vegetali le tre GENERALITÀ — MALATTIE iflNDOLB FISIOLOGICA 59 più dannose sono la peronospora, la Septoria (nebbia o seccume) e la bacteriosi (Baclerium Briosii). Le prime due si curano benissimo colla poltiglia bordolese cui si aggiunge, pes renderla più aderente , 125 grammi di cloruro ammonico per ogni etto- litro, o il 2 p. 100 di melassa. L’Autore ricorda le varietà che sono più o meno resistenti contro questo o quel male. L. Àio NT KM AltL'I m. Campbell C. — La fecondazione, l’ aborto fiorale e la improdut- tività nell’olivo (Il Coltivatore, 1914, n. 2 e 3, 11 pagine con 4 figure). Già in fina nota che venne riassunta alla pagina 156 del quinto volume di questa Ricista 1’ Autore ha richiamato 1’ at- tenzione degli olivicoltori sul fatto che certe piante di olivo (indicate comunemente col nome di maschili) non producono frutti o ne dànno solo in piccolissima quantità. Ha studiato per parecchi anni il fenomeno ed ha constatato che si tratta di aborto dell’organo femminile dei fiori (è interessato specialmente il sacco embrionale) aborto che in determinate piante è fisso e perenne quando anche si modifichino le condizioni di coltivazione (concimazioni, incisioni anulari, ecc.). 1 fiori che abortiscono si distinguono per un maggiore sviluppo del calice , della corolla e degli stami le cui antere producono polline più abbondante e dotato di un maggiore potere fecondante : il pedicello fiorale è invece minore. Le piante che dànno pochi frutti ed i cui fiori presentano tali caratteri, devono essere segnate per potere poi innestarle : 1’ operazione dell’ innesto riconduce la pianta alla produttività normale, MALATTIE 1)’ INDOLE FISIOLOGICA FISIOPATOLOGIA 60 L’Autore pensa che questa malattia costituzionale dell’olivo sia più comune di quanto si creda , e raccomanda di preoccu- parsene quando si devono fare piantagioni nuove od innesti nuovi. Pensa pure che, contrariamente a quanto comunemente si crede, anche 1’ olivo sia una pianta per la quale , specialmente per certe varietà , è necessaria la fecondazione incrociata. In certi casi senza la fecondazione incrociata si può avere un feno- meno simile al millerandcuje delle viti , e cioè alcune drupe , pur sviluppandosi , restano piccolissime rispetto a certe altre cresciute normalmente. La torte cascola che si verifica in certe annate può avere origine da mancala fecondazione dovuta anche a condizioni sfavorevoli al trasporto del polline dall’ uno all’altro fiore. I fiori autunnali abortiscono o dànno frutti piccoli, perchè data la scarsità del loro numero, riesce più difficile per essi la fecondazione incrociata. Anche l’età della pianta può essere causa di imprudittività. Conviene rinnovare le piante vecchie coll’ innesto , e conviene preparare anche buone piante da seme. L. Montemartini. IsTvÀNFEi Gv. e Pàlinkàs Gy. — Etudes sur le mildiou de la vigne (Studi sopra la peronospora della vite) (Ann. d. l’Infst. Central Ampèlologique li. IJongrois, T. IV, 1913, pg. 1-122, con 9 tavole). Gli Autori studiano da molti anni la biologia della pero- nospora della vite, i suoi rapporti colla pianta ospite, l’azione delle condizioni esterne sopra di esse. Le loro osservazioni , co- municate volta volta a questa o a quella Accademia o in uno FISIOPATOLOGIA Gl o altro Congresso, sono raccolte con profusione di dettagli e di figure iu questo volume, e vengono da essi stessi cosi riassunte : Il tubo germinativo delle zoospore penetra sempre negli organi verdi della vite attraverso gli stomi . si curva sotto le cellule che formano la volta della camera sottostomatica e si gonfia considerevolmente formando una spora secondaria , la quale resta così sottratta all’ azione degli agenti esterni e può svilupparsi in un ambiente favorevole. Dalla germinazione di tale spora secondaria si ha prima, un piccolo austorio che pe- netra nella cellula parenchimatica. più vicina, poi un filamento micelico sottile che si allunga negli spazi intercellulari fino alla camera sottostomatica vicina, vi si ingrossa e poi prosegue cac- ciando sempre nuovi austori nelle cellule vicino alle quali passa. In un giorno non si forma che la spora secondaria , al secondo giorno si hanno filamenti più o meno sottili, al terzp si ha già un intreccio di fili micelici ben sviluppato che riempie il piccolo tratto poligonale formato dalle nervature nel quale è penetrato il micelio (in principio le nervature impediscono il libero espan- dersi del micelio). Siccome la penetrazione delle zoospore ha luogo sempre attraverso molti stomi , ogni macchia d’ olio in principio è for- mata da tanti giovani micelii quante sono le zoospore penetrate ed appare come una scacchiera : solo più tardi le ife attraver- sano anche le nervature ed i micelii poliangolari si confondono. Nella foglia le ife miceliche hanno forma diversa a seconda dell’ umidità ambiente : se il clima è secco, sono sottili e diritte ; se è umido, sono più grosse, vescicolose e di aspetto coralloide. In un caso e nell’ altro il micelio è abbondante nel tessuto spugnoso mentre invece è poco sviluppato e appuntito in quello a palizzata. Nei peduncoli e nelle rachidi dei grappoli esso evita i tessuti resistenti ed ha forma irregolare. Nei tralci verdi l’ infezione compare di solito attorno ai nodi , attacca i tessuti corticali e attraverso i raggi midollari arriva al midollo , tal- volta attacca anche il libro molle e il legno, ma mai il collen- chima sottoepidermico o lo sclerenchima : anche nei tralci ma- turi si comporta nello stesso modo. Nei vr illi si trovano dei robusti fasci di ife che si distendono sotto 1’ epidermide solle- vandola i frego 1 armento. Il micelio penetra anche nelle gemme d’estate e d’inverno passando attraverso la loro base parenchimatica , distrugge le giovani e uelle vecchie attacca le scaglie ma può arrivare fino al cono vegetativo. Gli austori sono di forma variabile: gli tutori ne segna- lano anche di quelli con peduncolo lungo e sottile. Se si chiama periodo di incubazione il tempo che passa tra la penetrazione delle zoospore e. la comparsa dei primi sin- tomi visibili ad occhio nudo e rivelanti la presenza del micelio negli organi attaccati, si può dire che esso è una funzione della temperatura e dell’ umidità. Nelle foglie esso è di 15-18 giorni dal principio alla metà di maggio, di 12 a 15 alla fine di maggio, di 11 a 13 al principio di giugno, di 9 a 11 a metà giugno, di 6 a 7 alla fine di giugno, e di 5 a 6 in luglio e agosto, purché le condizioni esterne sieuo normali. Ogni aumento di umidità diminuisce il periodo di incubazione. Nei grappoli in- vece il periodo di incubazione è il seguente: 12-14 giorni alla fine di maggio e al principio di giugno, 9-11 a metà giugno; più tardi il periodo è pili lungo perchè nell’ acino divenuto grosso il processo di distruzione è più lento, così che si hanno 10-12 giorni alla fine di giugno e 12-14 in luglio. Colle alte temperature e colle pioggie il periodo di incubazione può essere tanto abbreviato da aversi la comparsa delle efflorescenze coni- diofore prima che si possa scorgere la macchia d’ olio , ciò che però è eccezionale. I conidiofori di solito sono lunghi 0,8-1, 2 millimetri ; però quando il tempo è freddo si formano anche dei conidiofori nani, lunghi soli 0,1-0, 3 millimetri , di forma assai varia e qualche FISIOPATOLOGIA 6à volta ridotti a semplici steri gmi uscenti dagli stomi. I oonidio- fori portano i collidi una sola volta. Nell’evoluzione dei conidi si possono distinguere tre periodi : nel primo, dopo che il oonidio ha raggiunto la grossezza nor- male, il nucleo comincia a dividersi ; nel secondo si compie il processo di cariocinesi ; nel terzo il protoplasma si concentra intorno ai nuclei e si costituiscono le zoospore. Solo dopo que- st’ultimo stadio i conidi si possono dire completamente maturi; nel primo sono immaturi, e nel secondo se messi nell’acqua ger- minano soltauto dopo parecchie ore : la differenza di virulenza dipende dunque da differenza di maturità. La conseguenza pratica che ne viene è che i conidì non diventano virulenti che dopo 24 ore, e così se piove alla sera o prima di mezzanotte, i conidì prodotti al mattino non possono produrre infezione ed hanno bisogno che piova ancora prima di sera : si ha dunque il tempo di fare trattamenti. In una regione fredda i conidì conservano la loro vitalità per 3-8 settimane, ma periscono dopo 5 giorni di siccità : essi sono specialmente danneggiati dall’ alternanza di tempi asciutti con tempi piovosi ed umidi. La loro germinazione in zoospore comincia alla temperatura di 8° G. ed impiega 8-10 ore, mentre si effettua in 2-3 ore a 15° C., ed in un’ora a 20°-22° C., in 4-10 ore a 28°-30° 0. , e non ha più luogo a 35° C. : raramente la germinazione ha luogo a mezzo di tubo germinativo o si ha un rinnovamento. I conidì sviluppatisi all’asciutto germinano prima di quelli sviluppatisi all’umido. Le zoospore non escono che nel- 1’ acqua-. Quanto all’ azione dei sali di rame, gli Autori hanno visto che la germinazione è arrestata da una soluzione di mgr. 0,625 in un litro di acqua. L’ infezione non può avere luogo che attraverso gli stomi e gli Autori lo hanno messo in luce con opportuni metodi di colorazione. FlfirnT’ATOT.OOTA fi 4 La recettività dipende in generale dal tenore in acqua del- 1’ organo, dalla tensione del vapore d’ acqua nelle camere sotto- stomatiche e nei meati intercellulari , dalla turgescenza delle cellule, e dalla Gomposizione chimica del succo cellulare (sopra gli organi clorotici gli attacchi sono più rari). La sensibilità specifica dei vitigni dipende probabilmente dalla composizione chimica dei loro succhi , e forse anche dalla struttura e distri- buzione degli stomi. Le invasioni della peronospora avvengono per una pioggia ; la formazione delle efflorescenze sopra le macchie d’ olio segue pure una pioggia : così lo sviluppo della peronospora è legato a due pioggie. La comparsa delle macchie d’ olio ci avverte che la formazione delle efflorescenze potrà avere luogo dopo la prima pioggia. Come ultimo termine bisogna dunque applicare il solfato di rame almeno dopo la prima comparsa delle macchie d’ olio. Per stabilire con sicurezza la presenza dell’ infezione , si prendono le foglie sospette, si mettono coi loro piccioli nell’acqua, si bagnano e si pongono in ambiente umido e caldo : dopo al- cuni giorni se erano realmente infette, presenteranno le efflore- scenze di peronospora. Anche senza queste prove, il viticultore potrà lasciar passare dopo una pioggia un po’ abbondante, un tempo pari al periodo di incubazione nella stagione nella quale si trova : arrivato così all’ epoca nella quale possono apparire e presumibilmente appa- iono le macchie d’ olio, farà 1’ applicazione del rimedio, tenendo poi presente che la bordolese conserva il suo potere fungicida per 18 giorni : così la nuova pioggia che provocherà la forma- zione delle efflorescenze troverà le foglie protette. L. Montemartini. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa - 1914. Ditta F. 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Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. Del Guercio (Firenze) - Dott. F. 0’ B. Eli.ison (Dublino) - Prof. A. Krolopp (Magyar-0 var - Ungheria) - D. 1 ' S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. Alpine (Melbourne - Australia) - D 1 '. F. Bessey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). Abbonamento annuo : Italia L. 12 — Estero !.. 13 INDICE DEE Lavori originali : FASCICOLO Montemattini L. Rivista : La moria (tei gelsi Aiìcanokli G. — Piante colpite dal fulmine Id. — Parassitismo di alcuni funghi .... Biliosi G. — La Stazione crittogamica di Pavia Id. — Francesco Ginauni Campbell C. — Stanchezza del terreno di uliveti Laiìeuiuskg T. — Epidemica caduta di foglie di pini M (MELI E. — I cordoni endocellulari .... Martelli G. — Il Telranychus telarius e la rni/i/ia-rossa dei limoni Maximow N, A. — Ricerche su! gelo delie piante Peolion V. — Le cuscute esotiche Pei ri L. — I rametti dei castagni alletti da! mal dell’inchiostro Id. — I cordoni endocellulari .... Poi, lacci G. — Hioreaziotie del tellurio Ravaz Ij. — Malattie di viti giovani . Robinson W. — Sporidi di l’ardnia muloaceuni m Thimll R. — Arricciamento del cotone Topi M. — Razze biologiche di L. Montemartini. 70 GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI Ravaz L. — Maladies des jtuines plants de vigne (Malattie delle giovani piante di vite). {Le Progrès Agric. et Vitic., Mont- pellier, 1914, N. 1, pag. 1-6, con una tavola colorata e 4 figure nel testo). Accade spesso vedere in autunno giovani piantine di vite arrossare : la cosa può essere dovuta o al verme bianco o al Conio/ hy riunì diplodiella che, oltre attaccare i grappoli, è anche parassita di ferita dei tralci. In quest’ ultimo caso conviene ta gliare le parti dei tralci che sono infette, e lavare le sane, per pochi secondi, in soluzione di acido solforico all’ 8 o 10 p. 100, lasciandole poi asciugare all’ aria. I vitigni ad uva bianca invece di presentare il fenomeno dell’ arrossamento, ingialliscono precocemente : bisogna dunque badare anche ad essi e se occorre trattarli nello stesso modo. L. M. Lagerberg T. — En abnorm barrfàlling hos tallen (Una epide- mica caduta delle foglie dei pini svedesi). (Medile/, frani Slatens Scogsjrorsohanstal 1913, p. 139-180 ; 8 figure). Nel febbraio 1913 si sviluppò nelle coltivazioni di pino in parecchi luoghi della Svezia meridionale una strana malattia per la quale, poco dopo lo sciogliersi della neve , le foglie si colo- ravano fortemente in bruno , avvizzivano completamente e ca- devano al suolo. La malattia aveva colpito i pini con intensità varia. Le piante molto colpite prendono un aspetto caratteristico per la ca- duta delle foglie le quali dapprima si ammucchiano nei verti- cilli dei rami e cadono infine al suolo ove formano uno spesso strato rosso bruno ricoprente il terreno attorno al tronco. La PARASSITI VEGETALI 77 necrosi dei tessuti fogliari procede per lo più dall’apice alla base, oppure le foglie ancor verdi e fresche presentano macchie bruno scure, irregolarmente sparse, ben delimitate dalle quali la morte dei tessuti si estende ulteriormente. Anche le foglie già morte non mostrano alcun segno d’ un attacco parassitario ; l’e- same anatomico però ha dimostrato che tanto le foglie brune ammucchiate sul suolo quanto quelle ancora attaccate ai rami erano completamente invase da ife miceliche ialine a parete sot- tile. Nelle foglie morenti con macchie brune trovavasi pure un micelio, però scarsamente sviluppato e limitato esclusivamente alle parti di tessuto distrutte, brune. Sulle foglie secche , imbrunite , tenute in camera umida si svilupparono, dopo tre settimane circa, i picnidi lineari di color grigio-piombo già descritti come Leplostroma pinastri Desm. e Depazea lineai 'is Rostr. e che costituiscono lo stadio conidico del comnne Lophodermium pinastri (Sohrad.) Cliev. causa ap- punto della malattia detta arrossamento e caduta delle foglie di pino. L’Autore fa anche diverse considerazioni sul potere infet- tivo del fungo, sul carattere periodico e sulla diffusione della malattia, ecc. Infine riferisce sullo stato attuale della lotta contro la ca- duta delle foglie di pino in Svezia. Sebbene tale malattia co- stituisca nei vivai svedesi un triste nemico della coltivazione dei pini, la poltiglia bordolese è stata finora solo in minima misura impegnata nella lotta. Negli ultimi anni però si sono ricono- sciute le sue ottime qualità come mezzo di lotta e specialmente nei campi della Commissione per la difesa dei boschi si sono ottenuti buoni risultati colle irrorazioni preventive. M. Turconi. 78 PARASSITI VEGETAI,! PARASSITI ANIMALI Peoiuon Y. — Le Cuscute esotiche ( L'Italia Agricola, Piacenza, 1914, Nr. 2, pg. 64-65, con una tavola colorata). L’A. segnala la presenza nel Ferrarese e Polesine della Cuscuta polygonorwu talora sopra i pomodori. Ricorda le altre cuscute esotiche importate in Italia: Cuscuta groconì dell’erba medica importata dal Canada, C. obtusìfloì'a e C. aroensis. Pensa che i semi di alcune di queste specie possano essere importati anche coi semi di barbabietola. Raccomanda la produzione di sementi assolutamente im- muni e vigilanza alle stazioni di confine sopra l’introduzione di semi. L. M. M art eoli GL — Il Tetranychus telarius L. provoca agli agrumi la cosidetta ruggia rossa (Giorn. di Agno. Merid., Mes- sina, 1914, anno VII, pg. 7-10). La malattia è caratterizzata dalla comparsa sulle foglie di aree ingobbate di colore giallo sulla pagina superiore, rossastro sulla inferiore, e dalla colorazione rossa della parte basale e solcata dell’ ombra dei frutti. Essa è dovuta al Tetranychus telarius che ha un suo pa- rassita predatore in un piccolo coccinellide , lo Stetorus giloi- frons Muls. Vi sono anche un dittero ed un imenottero che di- struggono il Tetranychus. Quest’ultimo si può combattere efficacemente coi polisolfari concentrati di calcio: basta spesso una irrorazione sola in giugno, avendo cura di bagnare la pagina inferiore delle foglie ed i PARASSITI ANIMAR AGENTI ATMOSFERICI 79 frutti. Quando occorre si può ripetere il trattamento anche in agosto. L. M. Topi M. — Sull’esistenza e significato di razze biologiche distinte della filossera della vite {Il Coltivatore, Casalemonferrato , 1914, Nr. 8, 6 pagine). E noto che il Bòrner che ha studiato la fillossera in Ger- mania , ha preteso di fare della fillossera loi’enese una varietà nuova , o almeno una razza specializzata alla vite europea : ciò perchè essa portata su viti americane non ha dato luogo alla forma gallecola. L’Autore esamina il valore di una tale distinzione che è sostenuta anche dal Wautier, e dimostra che se pure la pretesa esistenza di diverse razze biologiche della fillossera della vite ha una base scientifica, essa non ha fin’ ora nessuna importanza nel campo pratico: non se ne può attendere nè un’attenuazione nè un l’allentamento dei danni e nemmeno nessun lume che guidi nell’ opera di ricostituzione. L. M. Arcangeli G. — Sopra alcuni alberi colpiti dal fulmine e sugli studi relativi agli alberi fulminati. ( Atti d. Soc. Tose. d. Se. Nat., Voi. XXII, 1913, 6 pagine). L’Autore descrive parecchi casi di piante colpite da fulmine, alcune poco o nulla danneggiate , altre fortemente troncate o scorteggiate. Riassume poi le diverse osservazioni , su tale argomento , 80 AGENTI ATMOSFERICI MALATTIE D INDOLE FISIOLOGICA fatte dal Sorauer, dallo Stalli, dal Mango, eco; ecc., alcune delle quali furono già riassunte nei volumi precedenti di questa Ri- vista. L. M. Campbell C. — Sulla stanchezza del terreno nei vecchi oliveti (Boll. d. Soc. Naz. d. Qlioicultori, Anno VII, 1913, 4 pa- gine). L’Autore ritiene che dove l’olivo è coltivato da lungo tempo, possano essersi accumulate nel terreno sostanze tossiche che ne provocano il deperimento. Raccomanda la pratica di spargere forti dosi di calce in polvere, specie nei terreni non calcari, pratica che nei vecchi oliveti dà benefici grandissimi. Si spargono da 10 a 20 chilo- grammi di calce viva in polvere per ogni pianta di olivo o tutto in giro al tronco per un raggio di 2 a 3 metri, o, se 1’ oliveto è molto fitto, su tutta la superficie : la calce viene coperta con un leggiero lavoro di zappa. L. Montemabtini. Thielle R. — Min Fall typischer Krauselkrankheit bei Baumwolle ini Gewachshaus (Un caso di arricciamento tipico del cotone in serra) (Sorauer’ s Ztschr. /. Pflanzenhrankh., Bd. XXIII, 1913, pag. 198-201). L’ Autore richiama una precedente nota del Kranzlin (veg- gasi alla pagina 318 del quarto volume di questa Rimata) ed altra successiva nella quale si dubita che questa malattia sia dovuta all’ azione di cicùdidi. Descrive poi un caso da lui osservato dal quale apparisce MALATTIE DTNDOLE FISIOLOGICA — FISIOPATOLOGIA 81 che causa prima del male sia , come pensa anche il Vosseler, mancanza di nutrizione e di umidità , la quale metterebbe le piante in condizioni da essere poi facilmente attaccabili dai oi- cadidi. L. M. Putrì L. — Sulle condizioni anatomo-fisiologiche dei rametti dei castagni affetti dalla malattia dell’ inchiostro. (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Voi. XXIII, 1914, pag. 363- 369). L’ Autore ha già sostenuto (reggasi alle pagine 51 e 53 del precedente volume di questa Ricista), in contraddizione con Briosi e Farneti, che il Coryneum modoniuni Griffi et Maubl., che egli ritiene identico al C. perniciosum Br. et Far. , deve essere riguardato , insieme ad altri microorganismi , come uno degli agenti del rapido disseccamento dei rami dei castagni che sono colpiti dal marciume nero delle radici (malattia dell’ in- chiostro), ma non come causa prima di questa malattia. Contro quest’ ultima supposizione sta il fatto , sul quale egli ancora qui insiste , che questo fungo si trova sui rami • dei castagni anche nelle regioni nelle quali la malattia dell’ inchiostro è sconosciuta , mentre d’ altra parte questa molte volte , sempre secondo l’Autore, si presenta e comincia nelle radici prima che i rami sieno attaccati dal fungo in parola. Ora, per stabilire nettamente quali sieno le condizioni fisio- logiche dei rametti delle piante ammalate dalle quali si può supporre derivi la facilità di diffondersi su di essi al Corynenni, ha fatto una serie di ricerche microchimiche e macrochimiohe (determinazione ed analisi di ceneri) paragonando tra loro ra- metti di piante sane e di piapte ammalate. 82 FISIOPATOLOGIA Ha potuto così concludere che le condizioni fisiologiche dei rametti dei castagni affetti dalla malattia dell’ inchiostro non sono normali : la minore ricchezza in alcuni elementi minerali (calce, solfo e potassio) e la maggiore quantità di magnesia sono segni di disturbi nell’attività assorbente dell’apparato radicale; mentre la distruzione della clorofilla, la formazione abbondante di acido gallico ed altri fenomeni , dimostrano alterazioni pro- fonde del ricambio normale. E in tali e per tali condizioni, con- clude l’ Autore , che la corteccia di questi rami può venire fa- cilmente attaccata anche da deboli parassiti molto tempo prima che gli effetti delle condizioni medesime si rendano visibili ma- croscopicamente. L. Montemaetini. Polpacci (4. — Sulla bioreazione del tellurio e sulla sua applica- zione pratica agli studi di fisiologia e di patologia vegetale ( Atti Ist. Bot. di Paria. Sor. II, Voi. XV, 1913, pg. 281-284, con una figura). Seguendo gli studi del G-osio sopra 1’ azione di alcuni mi- croorganismi sui composti arsenicali , 1’ Autore ha visto che se radici vive ili cavolo ammalato da ernia ( P/asmodiophora B ras- si cae) vengono messe , dopo essere state lavate accuratamente con acqua distillata , in una soluzione acquosa di tellurito di sodio all’ 1 p. 25.000, alla temperatura ambiente, entro 40 50 ore riducono il metalloide provocando una colorazione nerastra nella soluzione ; invece le radici sane trattate nel medesimo modo non dànno reazione o la dànno debole e dopo parecchi giorni. Se ne deduce che la Br assira non riduce il tellurio o lo riduce molto lentamente , mentre la Plas madiophora non solo ha il potere di ridurre molto intensamente il tellurito di sodio, ma ha anche quello di provocare una sintesi. Questa è dunque FISIOPATOLOGIA 83 capace di esplicare per il tellurio un lavorio analogo a quello che , secondo il Gosio , il Penicilium brevicale opera con 1’ ar- senico. L’ Autore pensa che, da tale reazione, nulla o per lo meno lentissima nei tessuti vivi della pianta superiore e manifesta invece negli esseri inferiori che vivono da parassiti in tali tes- suti, si possano sperare utili applicazioni nel campo della pato- logia vegetale : alcune ricerche esploi’ative iniziate in tal senso lo inducono a credere che anche altri parassiti vegetali abbiano la medesima proprietà. L. Montemabtini. Robinson W. — Some experiments on thè effect ot' external sti- muli on thè sporidia of Puccinia Malvacearum Mont. (Alcune esperienze sull’ azione di stimoli esterni sopra gli sporidi àt Puccinia Maloacearum Mont.) (Annais of Botany, Voi. XXVIII, 1914, pg. 331-840, con sette figure). Gli sporidi di Piccinia maloacearum quando germinano sono dotati di eliotropismo negativo , come i conidii di certe Botrytis, mentre quelli di Penicillium , Alternarla e Peronospora , come le ecidiospore di Puccinia poarum , sono indifferenti ri- spetto alla luce. I tubi germinativi sono pure sensibili all’ umi- dità ed al contatto. Non si è potuto constatare un chemotropismo speciale per le foglie della pianta ospite. L’ eliotropismo negativo e la sensibilità per 1’ umidità ed il contatto possono favorire l’ infezione, ma come questa sia deter- minata non si può dire. L. M. ai FISIOPATOLOGIA VoriEs E. Zur Geschichte und Entstehung des Obstbaumkrebses (Storia ed origine del cancro dei fruttiferi) ( Centralbl ■ /'. Bakteriol. ecc., II Abth ; Bd. XXXIX , l‘J14, pg. 641-t>72, con 4 figure). L’ idea esposta per la prima volta da R. Goethe nel 1880, che le deformazioni ed escrescenze concentriche caratteristiche dei rami delle pomacee colpiti da cancro siano dovute non alla sola azione del gelo ma specialmente alla Nectria ditmhna o alla sua forma di Fusarium Willkommii è ancora da accertarsi. L’ Autore riassume qui la bibliografia dell’ argomento e fa interessanti osservazioni sopra 1’ anatomia delle formazioni can- crenose non che sulla origine di queste e sul loro svolgersi. Osserva che l’ infezione può aver luogo sui rami ancora gio- vani e che non hanno periderma, direttamente per mezzo delle spore di Fusariiim, o in seguito al Fusicladium dentricum. Oltre il Fusarium Willkommii vi si possono trovare altre specie di Fusariiim del gruppo dei F. So/ani e F. Theobromae. Il micelio della Nectria nei cancri più grossi è superficiale e si mantiene solo negli strati morti, segrega pierò un fermento che eccita le cellule sottostanti all’ accrescimento e poi le uccide. Lo si deve dunque dire parassita o sapirofita ? Cosa c’ è di vivo e cosa c’è di morto nelle vicinanze del micelio di un fungo? In che consiste la differenza tra molecole vive e molecole morte? Come ha luogo lo scambio di sostanze nutritizie tra il micelio e le cellule della pianta ospite già uccise o in via di alterazione? Sono tutte questioni che involgono la definizione del vero pa- rassitismo. L. Montemartini. FISIOPATOLOGIA 8B Maximon N. A. — Experimcntelle und Kritische Untersuchungen iiber das Gefrieren and Erfrieren der Pflanzen (Ricerche spe- rimentali e critiche sopra il gelo delle piante). (Pringhseim’s Jahrb. f. uì. Bot., 1914, Hd. LUI, pg. 827-420, con sei fi- gure nel testo). L’Autore ha già dimostrato (veggasi alla pagina 845 del vo- lume Y di questa Rivista) che l’azione di certe sostanze sciolte nel succo cellulare sulla resistenza delle piante al freddo è do- vuta al fatto che esse sostanze mantengono nel protoplasma una certa quantità di acqua liquida. Continuando le sue ricerche con precise ed accurate osservazioni termoelettriche arriva alla con- clusione che la morte delle piante sottoposte al gelo non dipende da una temperatura minima specifica di ogni pianta ma piut- tosto dalla quantità di ghiaccio che si forma nei tessuti. Da un esame critico delle varie teorie e dei diversi lavori pubblicati sul congelamento delle piante, non che dalle sue pro- prie esperienze, l’Autore è indotto ad accostarsi alla più vecchia teoria di Mùller-Turgau e di Molische circa la sottrazione di acqua (Wasserentsichungstheorie ) , e così conclude: la pianta non è uccisa dalla bassa temperatura in sè, nè dal minimun spe- cifico di temperatura, ma dai cambiamenti fisico-chimici che av- vengono nel protoplasma in seguito alla formazione del ghiaccio nel corpo della pianta. 9 L. Montemartini. Abcangeli G. — Sul perassitisnio di alcuni funghi. (Atti d. Soc. Tose. d. Se. Nat., Voi. XX, 1911, 3 pagine). L’ Autore dopo avere ricordato che il Butler ha indicato il Fomes lucidus come parassita di diversi alberi nell’India, cita parecchi casi da lui osservati a Pisa nei quali tale fungo non HO FISIOPATOLOGIA ANATOMIA PATOLOGICA lia attaccato che funghi in via di deperimento. Cita anche casi nei quali YAr miliario, mellea non ha potuto passare dalle ra- dici di una pianta di Plerocarya caucarica che ne era invasa, alle radici di altre piante giovani della stessa specie poste a ve- getare nel medesimo tei'reno in cui erano ancora le radici di una Magnolia grandiflora senza per altro danneggiare la pianta. L. Montemartini. Petri L. — Ancora sul significato patologico dei cordoni endo- cellulari nei tessuti della vite ( Rend . d. li. Ac. d. Lincei, Classe Scienz, Voi. XXIII, 1914, pg. 154- 161, con una figura). Polemizzando colla nota della D. ssa Mameli riassunta alla precedente pagina 20 di questa Rivista, l’Autore afferma ancora la sua opinione che i cordoni endocellulari rappresentano nelle viti un sintomo patologico. Il fatto che tali cordoni si trovano anche in altre piante non malate, si spiega, secondo lui, am- mettendo che uno stesso stimolo esterno può determinare nelle varie specie ed anche negli individui di una stessa specie effetti patologici di gravità diversa. L. Montemartini. Mameli E. — Sulla presenza dei cordoni endocellulari nei tessuti della vite e di altre Dicotiledoni, con appendice in risposta al Dott. Petri (Atti d. Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Voi. XVI, 1914, p. 47-65, con una tavola). Sono richiamate le precedenti note già riassunte in questa Rivista nelle quali è dimostrato che i cordoni endocellulari si trovano tanto nelle viti sane che in quelle ammalate. I risultati ANATOMIA PATOLOGICA 87 positivi ottenuti dalle ricerche sulle viti sane indussero l’Autrice a pensare che , come già affermò il Miiller , non si tratti di anomalie, ed a farne la ricerca in altre Dicotiledoni. Sono 21 le Dicotiledoni, appartenenti alle famiglie più varie che furono oggetto di queste ricerche, e tutte in condizioni nor- mali presentano i cordoni endocellulari. Secondo l’ Autrice è da escludersi ogni relazione tra il freddo e la comparsa di tali for- mazioni, alle quali invece è forse da attribuire origine e funzione meccanica. Nell’ appendice l’ Autrice risponde alla nota polemica del Petri qui sopra riassunta, insistendo da ultimo sul fatto che la presenza dei cordoni endocellulari non può in nessun modo es- sere considerata come sintomo del roncet cronico delle viti. L. Montemartini. 88 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE La Conferenza internazionale di Citopatologia e le sue decisioni. La facilità e la rapidità dei mezzi di comunicazione e insieme 1' au- mento degli scambi di vegetali vivi e di prodotti agrari in genere , da un estremo all’altro del globo, mentre rendono sempre più stretti i rap- porti d’interesse e di commercio fra i diversi paesi , favoriscono pure, inavvertitamente ma innegabilmente, l’importazione e l’ulteriore diffu- sione degli svariatissimi nemici che minacciano la vita delle piante col- tivate o comunque utili all’uomo. E agli autichi ben noti parassiti indi- geni, a quelli ormai per lunga consuetudine considerati come tali e che continuano qua e là, insidiosamente e senza tregua, a guadagnar terreno o ricompaiono d’improvviso con carattere d’insolita virulenza, altri molti se ne aggiungono, del tutto nuovi per questa o quella regione e, in con- seguenza appunto della loro novità , più temibili ancora dei precedenti , perche sorprendono l’ agricoltore impreparato alla difesa o impari alla lotta. E i danni prodotti da tutti questi nemici , sempre più gravi , più impressionanti e molto spesso addirittura incalcolabili, si ripercuotono, com’ è naturale, iti modo brusco e spaventoso sul mercato mondiale. D’ innanzi allo spettacolo periodico delle enormi perdite economiche cagionate dalle malattie ai raccolti dei campi, alcuni insigni cultori degli studi fltopatologici, or son molti agni, tra l’indifferenza dei più, si fecero iniziatori, in seno ai congressi e per mezzo di pubblicazioni speciali, (l’un attivo e tenace movimento di propaganda e di reazione, il quale, pur traendo la sua origine da vedute diverse, con queste aveva comune il line supremo , salutare e , vorrei aggiungere , patriottico da conseguire. Con perseveranza ammirevole, con serietà, abbondanza ed eloquenza d’ai*, gomenti, quei solitari benemeriti si proposero di dimostrare che, a porre un freno all’azione devastatrice delle infinite cause avverse all’agricol- tura, non è e non può esser sufficiente il contributo di tempo, di fatica • e di danaro dato da pochi volenterosi, bensì è necessaria, per non dire NOTE PRATICHE 89 indispensabile, l’opera collettiva, la più larga possibile e intelligente, assidua, efficace; e che, per la lotta contro le malattie delle piante, la sola e miglior forma di cooperazione è quella internazionale, derivante, cioè, da accordi conclusi fra i singoli Stati, possibilmente fra tutti gli Stati del mondo. L’idea informatrice di questa nobile propaganda — che la tenacia e 1’ autorità di pochi mantennero sempre viva per tanto volger di anni e alla quale l’ Istituto internazionale d’Agricoltura di Soma prestò , sin dalla sua fondazione, incondizionato e valido appoggio — ha, superando non lievi difficoltà, trovato ora, si spera, forma concreta e pratica sod- disfacente. Si è riunita infatti in Roma, il 24 febbraio scorso, nella sede dell’Isti- tuto internazionale d’Agricoltura, la Conferenza destinata a provocare una cooperazione internazionale nella lotta contro le malattie delle piante e convocata, sotto gli auspici dell’Istituto stesso, dal Governo francese d’ accordo con quello italiano. Vi hanno partecipato, designando all’uopo i loro delegati rispettivi, tra i quali figuravano i più illustri fitopat.ologi, gli Stati seguenti: Austria e Ungheria, Belgio, Cile, Cina, Costarica, Danimarca, Francia e, con essa, Algeria, Marocco e Reggenza di Tunisi, Germania, Giappone, Granbre- tagna e Irlanda, ed insieme Canada e Impero Indo-Britannico, Grecia, Guatemala, Impero Ottomano, Italia, Lussemburgo, Principato di Monaco, Paesi Bassi, Repubblica Dominicana, Rumenia, Russia, Serbia, Spagna, Svezia e Svizzera. In una serie di riunioni tenute dal 24 febbraio al 4 marzo, la Confe- renza , senza infirmare le disposizioni delle Convenzioni internazionali già concluse relativamente alla difesa contro le malattie delle piante , ha discusso, stabilito è redatto in lingua francese il testo seguente d’una Convenzione , che porterà la data fissa del 4 marzo 1914 e che sarà sot- toposta all’ approvazione dei rispettivi Governi , per esser firmata , nel caso d’accettazione, da plenipotenziari all’uopo nominati: Art. 1. — Gli Stati contraenti si obbligano a prendere le disposizioni legislative e amministrative necessarie allo scopo di assicurare un’azione comune ed efficace contro l’introduzione e la diffusione dei nemici dei vege- tali. Queste disposizioni dovranno specialmente mirare: l)alla sorveglianza efficace dei vivai, dei giardini, delle serre e altri stabilimenti che mettono in commercio piante vive o loro parti (piantoni, talee, innesti, bulbi da fiori e fiori recisi); 2) alla costatazione della comparsa delle malattie 90 NOTE PRATICHE (ielle piante e degli animali nocivi ed all’ indicazione delle località in- festate ; 3) ai mezzi di lotta e di prevenzione contro le malattie delle piante ; 4) a regolare il trasporto e l’ imballaggio delle piante e delle parti di piante sopra menzionate; 5) alle ' disposizioni da prendere nel caso d’ infrazione alle norme stabilite. Art. 2. - Sarà istituito in ciascuno Stato aderente alla presente Convenzione un servizio governativo di Citopatologia destinato ad assi- curare l’esecuzione di queste disposizioni. Tale servizio comprenderà al minimo : 1) l’ istituzione di uno o di parecchi stabilimenti di studi e di ricerche scientifiche e tecniche ; 2) l’ organizzazione della sorveglianza efficace delle culture; 3) l’ispezione delle spedizioni; 4) il rilascio dei certificati fitopatologici. Art. 3. — Le disposizioni contemplate nei paragrafi 2, 3 e 4 dell’art. 2 dovranno essere già messe in atto al momento della ratifica o della ade- sione alla presente Convenzione. Tutte le altre disposizioni contemplate negli art. 1 e 2 saranno prese in ciascuno Stato dentro il termine di due anni a datare dal giorno della ratifica o dell’adesione alla presente Con- venzione. Art. 4. — Le disposizioni della presente Convenzione non saranno applicate alla vite, alle sementi, ai tuberi, ai bulbi, ai rizomi e alle radici commestibili, alle frutta e agli ortaggi, alle radici e ai prodotti di grande cultura. Art. 5. — Allo scopo di proteggere gli Stati contraenti contro l’intro- duzione e la diffusione dei nemici dei vegetali, questi Stati si obbligano a non ammettere all’importazione piante vive o loro parti (piantoni, talee, innesti, bulbi da fiori e fiori recisi) se non a condizione che esse siano accompagnate dal certificato lìtopatologico rilasciato dagli agenti ufficiali competenti dal paese esportatore. Art. fi. — L’ importazione delle piante contemplate nell’ articolo pire- cedente non potrà aver luogo se non per mezzo degli uffici doganali il cui elenco sarà stato stabilito dal paese importatore e comunicato a quello esportatore. Art. 7. — Ogni paese conserva il diritto d’ ispezione sulle piante o loro parti importate allo stato fresco. Nel caso in cui le spedizioni di piante saranno riconosciute infette contrariamente alle indicazioni del certificato, il paese importatore ne avviserà immediatamente il Governo del paese esportatore , il quale applicherà le sanzioni previste dai suoi suoi regolamenti. 1 prodotti riconosciuti infetti saranno respinti al punto I NOTE PRATICHE 01 di partenza a spese di chi di dovere o , a richiesta dell’ acquirente , di- strutti per mezzo del fuoco; in quest’ultimo caso, un processo verbale sarà trasmesso al Governo del paese esportatore. Art. 8. — 1 certificati saranno conformi al modulo allegato a questa Convenzione e redatti in due lingue, quella del paese esportatore e la lingua francese. Art. 9. — Per deroga alle precedenti disposizioni , l’ importazione delle piante vive è permessa , a scopo di ricerche scientifiche , anche senza certificato, a condizione che il destinatario sia una istituzione scien- tifica debitamente autorizzata dal Governo del paese importatore e che la spedizione sia condizionata in modo da offrire tutte le garanzie contro la dispersione dei parassiti. Gli Stati limitrofi potranno stabilire degli accordi per facilitare gli scambi di piante nelle zone di confine. Art. 10. — I singoli Stati contraenti sono invitati a fornire all’ Isti- tuto internazionale d’ Agricoltura di Roma, al momento della ratifica o dell’ adesione alla presente Convenzione, un elenco, quanto più possibile ridotto, dei nemici delle piante contro i quali essi intendono di esser pro- tetti e che dovranno figurare rispettivamente sui certificati. Questi elenchi saranno stabiliti secondo i principi seguenti : a) saranno escluse dall’enu- merazione dei nemici dei vegetali le specie banali la cui diffusione già antica s’estende a quasi tutti i paesi: sarà fatto altrettanto per i nemici dei vegetali i cui substrati ordinari non esistono nei paesi importatori ; b) nella specificazione dei nemici da far figurare negli elenchi , la scelta sarà limitata a quelli che presentano: 1) un carattere epidemico; 2) una azione distruttiva o almeno assai nociva sulle culture; 3) una facile pro- pagazione per mezzo di piante o parti di piante vive. Art. 11. — L’ istituzione del servizio governativo di Fitopatologia sarà notificata da ciascuno degli Stati contraenti all’ Istituto internazio- nale d’ Agricoltura di Roma. Àrt. 12. — Gli Stati contraenti riconoscono, a datare dalla firma della presente Convenzione , l’ Istituto internazionale d’ Agricoltura di Roma come centro ufficiale internazionale di tutte le questioni relative ai ne- mici delle piante. Esso raccoglierà i dati statistici e le informazioni d’or- dine amministrativo, scientifico e pratico concernenti tutte le malattie e tutti i nemici delle piante , per mezzo dei documenti che dovranno es- sergli comunicati al più presto possibile dai servizi governativi di Fito- patòlogia e dagli stabilimenti di ricerche fitopatologiche posti sotto l’au- torità ed il controllo dei Governi, 92 NOTE PRATICHE Art. 13. — L’Istituto internazionale (l’Agricoltura pubblicherà, almeno una volta al mese, le informazioni amministrative, scientifiche e pratiche che gli saranno trasmesse. Art. 14. — Ogni proposta emanante da uno degli Stati contraenti e mirante a modificare o ad ampliare la presente Convenzione, sarà comu- nicata da questo Stato all’Istituto e da questo deferita ad una riunione di delegati speciali delle parti contraenti , la quale sarà convocata in occasione d’una Assemblea generale dell’Istituto. Le proposte studiate dài delegati speciali saranno poscia sottoposte dall’Assemblea generale all’approvazione degli Stati che hanno aderito alla presente Convenzione. Art. 16. — Nel caso di contestazione fra due o più Stati contraenti sull’interpretazione delle clausole di questa Convenzione e nel caso di difficoltà d’ordine pratico per la sua applicazione, le parti s’ impegnano a sottoporre la loro divergenza all’ esame di una Commissione mista speciale, emanante dai loro servizi fìtopatologici, allo scopo di proporre i provvedimenti destinati a risolvere questa divergenza. Art. 16. — Gli Stati vincolati dalla presente Convenzione non do- vranno trattare i Paesi non contraenti più favorevolmente degli Stati contraenti. Art. 17. — La presente Convenzione sarà firmata e ratificata al più presto possibile e le ratifiche saranno depositate presso il Governo ita- liano appena tre almeno degli Stati contraenti saranno in grado di farlo. Ogni ratifica sarà comunicata dal Governo italiano agli altri Stati con- traenti e all' Istituto internazionale d’ Agri coltura. Art. 18. — Gli Stati che non hanno firmato il presente impegno sono ammessi ad aderirvi in seguito a domanda. Le Colonie, a domanda degli Stati da cui dipendono, potranno essere ammesse ad aderire alle stesse condizioni degli Stati indipendenti. Art. 19. — L’adesione sarà notificata per via diplomatica al Governo italiano e da questo ai Governi contraenti e all’ Istituto internazionale d’Agricoltura. Al t. 20. — La ratifica o 1’ adesione sarà accompagnata dalla dichia- razione formale che lo Stato possiede almeno i servizi contemplati dai paragrafi 2, 3 e 4 dell’ art. 2. La presento Convenzione entrerà in vigore: per i tre primi Stati almeno che l’avranno ratificata, dentro il termine di tre mesi a datare dalla ratifica; per gli altri Stati, dentro il termine di sei mesi, man mano che avrà luogo il deposito presso il Governo ita- liano della loro ratifica o della loro adesione. NOTE PRATICHE 9S Art. 21. — Se avvenisse che uno degli Stati contraenti volesse de- nunciare la presente Convenzione, sia per la totalità dei suoi territori, sia soltanto per tutte o una parte delle sue Colonie , la denuncia sarà notificata al Governo italiano il quale comunicherà immediatamente una copia conforme della notificazione a tutti gli altri Stati, facendo loro co- noscere la data in cui 1’ ha ricevuta. La denuncia non produrrà i suoi effetti che in riguardo allo Stato che 1’ avrà notificata o alle Colonie con- template nell’ atto di denuncia, e ciò soltanto un anno dopo che la noti- ficazione sarà pervenuta al Governo italiano. Allegalo all'Atto finale della Conferenza. Convenzione internazionale flllosserica di Berna e Convenzione internazionale tltopatologica di Roma. CERTIFICATO PER LA SPEDIZIONE DI PIANTE ORTICOLE (*) NOME DEE PAESE ESPORTATORE. I. - Dichiarazione dello speditore. Il sottoscritto (1) dichiara : a) Che le piante (2) contenute nei (3) colli, marcati (4). . . . indirizzati a (5) in (6) provengono per intero dal suo stabili- mento o da altri stabilimenti sottoposti all’ ispezione del servizio fìtopa- tologico ; b) Che questa spedizione non contiene viti ; c) Che le piante sono imballate (7) . . . . la loro zolla di terra. (8) . . . . il 191 Stabilimenti iscritti nel- V elenco compilato in con- formità dell'art. 9 § fi della Convenzione fillnsserica di Berna, sotto il N. (10) Spedizione di. (9) (*) Ogni indicazione del certificato sarà accompagnata dalla relativa traduzione in lingua francese. (1) Cognome, ditta, professione e domicilio. - (2) Qualità e quantità di piante. - (3) Numero dei colli. - (4) Marca e numero. - (5) Indirizzo com- pleto del destinatario, cognome, professione, domicilio. - (6) Nome del paese di destinazione. - (7) Dire se le piante sono imballate con o senza la loro zolla di terra. - (8) Luogo di partenza. - (9) Firma delio speditore. - (10) In- dicare il numero d’iscrizione nell’elenco generale. 94 NOTE PRATICHE II. - Attestato dell’Autorità amministrativa. (*) L’Autorità amministrativa (1) attesta : a) Che la spedizione delle piante di cui sopra proviene da un ter- reno separato da qualsiasi pianta di vite- per mezzo di uno spazio di 20 metri almeno o per mezzo d’ un ostacolo alle radici ritenuto sufficiente dalla competente Autorità; b) Che questo terreno non contiene esso stesso nessuna pianta di vite ; e) Che non vi è fatto alcun deposito di questa pianta; d) Che non è mai esistito un focolaio fillosserico nella piantagione o nel recinto ; e) Ohe, se vi sono stati ceppi lìilosserati , ha avuto luogo 1’ estir- pazione radicale e che le operazioni di disinfezione e le investigazioni ripetute durante tre anni consecutivi, hanno assicurato la distruzione completa dell’ insetto e delle radici. il Bollo dell' Autorità competente Il {firma) (*) Questo certificato non deve essere riempito nel caso in cui lo stabi- limento figuri nell’ elenco pubblicato in virtù dell’ art. 9 § 6 della Conven- zione internazionale fillosserica di Berna. (1) Borgomastro, Sindaco o altra Autorità competente, secondo il paese. III. - Certificato d’ ispezione fitopatologica. Il sottoscritto, ispettore del servizio fìtopatologioo (1) certifica che la spedizione menzionata nella dichiarazione dello speditore sig. (2). . . in... e provieniente dalle culture site in... conformemente ai risultati: i delle culture originarie, dell’ispezione (8) f dei prodotti trasportati, presenta uno stato sanitario soddisfacente e che essa è immune dai ne- mici delle piante enumerati qui appresso (4) : Data Bollo {firma) (1) Cognome, nome, qualità ufficiale e domicilio dell’agente incaricato dell' ispezione. - (2) Cognome, nome e domicilio dello speditore. - (3) Can- cellare, secondo il caso, l’indicazione del modo d’ispezione che non è stato applicato. - (4) Da completarsi con l’ indicazione dei nemici delle piante, enumerati nell’ elenco ufficiale del paese importatore, che potrebbero esser compresi nella spedizione. NOTE PRATICHE 95 Questo, nel suo complesso, il testo della Convenzione, la quale sarà — giova sperarlo — ratificata da tutti gli Stati. Applicata con equa seve- rità, senza dubbio essa contribuirà potentemente alla salvaguardia e al miglioramento dell' agricoltura che, in tutto il mondo e in tutti i tempi, fu e resterà semi ire la fonte prima e inesauribile del benessere sociale. Grumo Trinchieiu. « Dal Progrès Agricole et Viticole. Montpellier, 1914. N. 2. - Contro gli afidi dei peschi, P. Perronne consiglia irrorazioni con una miscela composta di un litro di succo ricco di tabacco e 200 grammi di carbonato di soda in 100 litri di acqua. N. 3. - .T. Bertrand riferisce sopra i risultati ottenuti nel diparti- mento di Gard da M. Laraouroux nelle esperienze di lotta contro il court-noué delle viti a mezzo del catrame. Il Lamouroux ha adoperato il catrame di carbone messo in vendita dalle officine di gas , e ne ha pennellato, per tre anni di seguito, la superficie dei dagli di potatura. I risultati avuti furono ottimi, ma il Bertrand non crede si possa ancora dire che la malattia è vinta e consiglia nuove esperienze. N. 10. - Per liberare i peschi dagli afidi verdi , A. Desmoulins con- siglia i suffimigi di tabacco da farsi dopo avere coperto le piante con apposita tela. Dal Corriere del Villaggio. Milano, 1914. N. 10. - Per combattere la fumaggine della vite , si lavano i tralci , sul finire dell’ inverno , dopo la potatura, con una miscela composta di un chilogrammo di sapone nero e tre di petrolio in un ettolitro di acqua : si fa sciogliere il sapone in un po’ di acqua calda , poi vi si versa il petrolio agitando , ed infine si aggiunge , sempre agitando , il rimanente dell’ acqua. NOTIZIE PRATICHE N.-ll. - Contro il venne grigio, o cipollara, o Noctua aquilina delle viti, le cui larve stanno nascoste di giorno nel terreno e di notte salgono sulle viti a divorare le gemme in germogiiazione , si consiglia, oltre la caccia diretta all’ insetto , fare grossi fori nel terreno , vicino ai ceppi invasi e mettervi dell’ erba medica : i bruchi vi si ricoverano volentieri ed è poi facile accalappiarli. Si consiglia pure applicare al ceppo delle viti, vicino a terra, qualche sostanza vischiosa che impedisca ai bruchi di salire. Si ebbero buoni risultati anche coll’uso del gesso petroliato al 3 p. 100 posto a piccola profondità nel terreno. Il Duplessis consiglia anche piantare vicino alle viti dei ciuffi di piselli, dei quali i bruchi in parola sono voracissimi , e spruzzare poi su queste piante o intorno ad esse soluzione di creolina del commercio al 3 p. 100. I. vi. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa - 1914. Ditta F. KORISTKA MILANO - Via G. 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Migliaia di certificati di Enti agrari, illustra-zioni agrarie ed autorevoli viticultori, ne affermano la massima eiiicada, u somma prillici . ,, noievole economia. Prodotta nel grandioso stabilimento elettrochimico di Brescia della Società elettrica ed elettrochimica Del Caffaro, -**- Anso VII. Agosto 1914. Nxim. 4. Rivista di Patologia Vegetale Diretta dal Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore 'l'Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice Mattei & C. Corso Vittorio Emanuele N- 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI * GREPPI CARLO Una malattia dell’ Uva Spina nuova per V Italia. La Sphaerotheca Mors-Ucae (Schweinitz) Berk. et Curt. è un fungo del gruppo delle Erisifacee (Oidium) che fu oggetto di numerosi studi in America e in Europa. Questo fungo causa veramente dei gravi danni nelle coltizazioni di ribes, attaccan- done le diverse specie. Sembra essere originario dall’ America dove lo Schweinitz lo ha scoperto fino dal 1837. In Europa fu segnalato nel 1900 in Irlanda da Salmon e quasi contemporaneamente in Russia (1903); poi si estese in Scan- dinavia, Inghilterra, Germania, Austria , Belgio. In Francia fu segnalato da Etienne Foex nel dicembre 1913. In Italia finora non è stato segnalato. Alla metà del maggio 1914 lo trovai in un giardino di Tro- mello (Pavia) su pianticelle di uva spina prese dai Fratelli In- gegnoli a Milauo nell’ ottobre del 1913. La Sphaerotheca attaccò i rami, le foglie e i frutti. Si pre- senta prima con un rivestimento bianco e farinoso alla superficie 98 PARASSITI VEGETALI degli organi attaccati , ma presto sui rami e sui frutti special- mente, prende un colore bruniccio. Sui frutti comincia col pro- durre larghe masse espanse, dapprima distinte le une dalle altre, poi confluenti e talora ricoprenti tutto il frutto. La muffa è costituita da ife settate e brune, su cui si svol- gono brevi conidiofori con catenelle di conidi ( stadio Oidium). Poi su tale micelio si formano periteci bruni immersi nella massa feltrosa contenenti un solo asco con otto spore (stadio Sphaerotheca). Micelio bruno e periteci svernano sui giovani rami, e così contribuiscono a diffondere la malattia nell’ anno successivo. Le foglie e i giovani rami finiscono col disseccare e cadere. I frutti sono arrestati nel loro sviluppo, muoiono e il raccolto può essere nei casi gravi completamente distrutto. Nei paesi settentrionali dell’ Europa dove la coltura dell’uva spina ha importanza ben maggiore che da noi , si sono prese misure assai energiche per combattere la Sphaerotheca Mors- Uoae. In Svezia la malattia fu segnalata nel 1905, e fu subito proibito l’ importazione dell’ uva spina ; nel 1906 il Governo diede mille corone per organizzare una campagna contro la malattia : si proibi il trasporto stesso delle piante nell’ interno del paese, e il prof. Eriksson fece distruggere tutte le piante gravemente attaccate dal fungo. Misure non meno energiche furono prese in Inghilterra nel 1911 dove ai contravventori delle disposizioni date si elevava una multa di 250 franchi. Cosi pure in Francia il prefetto della Loira emanava nel dicembre scorso ordini severissimi per la lotta contro questa malattia che aveva causato gravi danni nel suo dipartimento. Data l’ importanza molto secondaria che 1’ Uva spina tiene nella nostra orticoltura, non potrà tale malattia causare in Italia quei danni che ha recato nei paesi nordici. PARASSITI VEGETALI 99 Metodi di cura. In autunno distruggere e bruciare le foglie che sono più infette, vangare il terreno attorno alla pianta per infossare i periteci che vi fossero caduti per almeno un 20 centimetri. In inverno per distruggere i periteci che fossero rimasti sui rami fare delle irrorazioni con poltiglia bordolese al B-B p. 100. Sarà bene spanderne anche sul terreno che attornia la pianta. In primavera ed estate Etienne Eoex consiglia l’ uso del solfuro di potassio in una soluzione del 2-3 p. 1000 da darsi ogni 15 giorni in ore in cui il sole è meno alto per non pro- durre bruciature sulle foglie. Va sospeso però 3 settimane prima della maturazione dei frutti, per non guastarli. Hegyi invece, dopo lunghi esperimenti da lui fatti in Un- gheria, dove il male ebbe a colpire vaste zone provocando gravi danni, propose una poltiglia solfo-calcica. Far bollire 2 chilo- grammi di zolfo, un chilogr. di calce viva con B litri d’acqua : per ogni litro di questa poltiglia aggiungere 5 litri d’acqua, per pennellature invernali da dare alla pianta fino a febbraio ; ag- giungere 50 litri per tre irrorazioni da farsi in aprile, maggio e giugno. Alcune specie però di Uva spina a frutti rossi sof- frono a questi trattamenti, ma sono rare ; le altre resistono egre- giamente. Non è consigliabile 1’ uso dello zolfo perchè brucia le foglie e le fa cadere. Dal Laboratorio crittogamico di Pavia , maggio Ì914. 100 GENERALITÀ RIVISTA Gehhmann K. — Krankheiten und Schadlinge der Kulturpflanzen auf Samoa (Malattie e nemici delle piante coltivate nel Samoa) (Arò. d. K. biol. Anstalt f. Land-u. Forstwirtsch., Berlin, 1913, Bd. IX, pg. 1-72, con 11 figure). Sono studi fatti per incarico del governo inglese impres- sionato specialmente dell’estensione che prendevano nel Samoa le malattie del cacao. Dopo aver parlato delle condizioni climatiche della regione, l’Autore infatti tratta in due distinti capitoli le malattie del cacao e quelle della palma del coco. Tra le malattie del cacao la più dannosa è quella del cancro o marciume della corteccia. Essa si presenta con macchie più o meno grosse , brune , distintamente visibili dopo le pioggie sulla corteccia dei fusti e dei rami , cui segue la screpolatura e la morte dei tessuti. I rami piccoli muoiono e cadono ; i più grossi muoiono parzialmente ed anche completamente quando il male li prende tutto all’ intorno. In certi distretti ne sono colpite la maggior parte delle piante. Come causa di questa malattia furono indicati diversi funghi parassiti : 1’ Autore so- stiene che il vero agente patogeno è una nuova specie di Fu- sarium che egli descrive col nome di F. samoen.se , mentre , secondo lui, la Nectria e Calonectria trovate sulle piante am- malate non sarebbero che semplici saprofiti , e questa specie di Fusarium, forse per adattamento alla Anta completamente pa- rassitarla, non è in relazione con alcuna forma ascofora. L’idea di Bora che la malattia sia dovuta alla stessa Pliytophthora GENERALITÀ 101 che produce il marciume nero o cancro dei frutti, non è appog- giata dall’ osservazione diretta dei fatti. La malattia si deve combattere curando l’igiene della pianta, tenendo le piante lontane tra di loro e separate da qualche altra coltura (nel Samoa come coltura intercalare si adopera V Hevea brasiliensis) ; si raccomanda poi la distruzione in posto delle parti infette, la scalpellatura dei tronchi ammalati (si da aspor- tare le macchie cancrenose) con disinfezione delle ferite. Degli altri malanni del cacao i più dannosi sono quelli pro- dotti dalle termiti e dalla Limumea {Hymenochcete nooria). Da ricordarsi anche la pink-disease, dovuta al Corticìum jaoanicum che attacca pure molte altre piante, e parecchie altre malattie di minor importanza. Quanto alle malattie della palma del coco, l’Autore ricorda che fino a pochi anni fa si poteva dire cho non ve ne erano nel Samoa. Ora si è diffuso invece 1’ Oryctes rhinozeros 01. le cui larve portano tanto danno alle radici , mentre gli insetti adulti riescono ancor più dannosi corrodendo le parti più tenere delle foglie e della gemma apicale. Bisogna dar loro la caccia diretta, raccoglierli e distruggerli : si stabilirono a tal’ uopo dei premii. Le altre malattie della noce del coco sono senza importanza. L. Montemartini. Kock G. — Die wichtigsten Kartoffelkrankheiten und ihre Erken- nung auf dem Felde (Le principali malattie delle patate ed il loro riconoscimento sul campo) (Monatsliefte fur Land- wirtschaft, Wien, 1913). L’ Autore dà una descrizione pratica dei caratteri macro- scopici delle principali malattie delle patate e dell’aspetto delle piante malate, a fine di rendere facile anche ai profani il rico- noscimento di una determinata malattia sul campo. 102 GENERALITÀ Cosi descrive i caratteri distintivi della malattia delle pa- tate causata dalla Phytophthora infestans , del seccume delle foglie (Blattbraune, Diirrfleckenkrankheit) prodotto dalla Aiter- naria Solani. Caratteristica per l’ aspetto è inoltre la malattia denomi- nata arricciamento delle patate (Kràuselkrankheit der Kartoffel). Le piante colpite presentano dei germogli considerevolmente ac- corciati, di solito a colorazione più pallida e che si rompono facilmente; i piccioli fogliari sono per lo più ripiegati all’ ingiù, cosi pure le foglioline che restano avvizzite ed in vario modo piegate ed arricciate. Non è una malattia parassitarla, ma fisio- logica ed ereditaria, la cui causa è ancora sconosciuta. Fino ad un certo grado simile alla precedente ma da non confondersi con essa è l’ accartocciamento delle foglie, carat- terizzato appunto dallo speciale accartocciamento delle foglio- line accompagnato da una colorazione delle loro basi caratteri- stica nelle singole varietà. Secondo recenti ricerche tale malattia sarebbe causata da un fungo del genere Fusarium vivente nei fasci fibro-vascolari delle piante malate. Facilmente riconoscibile è anche il marciume nero del gambo (Schwarzbeinigkeit) dovuto secondo Appel al Bacillus phytophthorus. Il segno esterno di riconoscimento della malattia è dato dalla comparsa di macchie nere più o meno estese sulla porzione inferiore (basale) del fusto. Una malattia fisiologica (non parassitarla) la cui causa è ancora sconosciuta è l’ ingiallimento (G-elbsucht) caratterizzato appunto dal color giallo delle foglie delle piante affette dal male. L’ Autore nota infine che alterazioni simili a quelle del- 1’ arricciamento , ma che con esso non hanno nulla a vedere , possono essere prodotte da diversi parassiti animali quali ad. es. afidi ed anguillule (Tylenchus devastatrice), e che le patate inoltre sono soggette all’ attacco di numerosi nemici animali causanti GENERALITÀ 103 malattie che l’Autore non descrive perchè facilmente riconosci- bili anche dai profani per la presenza dei parassiti. M. Turconi. Pollacci Gr. — Malattie delle piante coltivate per il commercio dei fiori recisi. Fase. I. : Malattie del garofano {Bull. d. A. 0. P. /., Sanremo, 1914, 19 pagine, con 17 figure). Sono descritte in forma popolare e figurate le malattie delle piante da fiori e sono indicati i modi di combatterle , onde la pubblicazione è assai interessante ed utile per la Riviera Li- gure di ponente, dove la coltivazione ed il commercio dei fiori ha preso tanta importanza. Questo primo fascicolo tratta delle malattie dei garofani, dovute tanto a crittogame, che a parassiti animali o ad agenti atmosferici. Contro la ruggine (Uromyces caryophyllinus), la Septoria Piantili (che dà il seccume delle foglie o forma su di esse macchie gialle), il carbone (Heterosporium echinulatum) e la peronospora (Pei'onospora Piantili) consiglia frequenti irrora- zioni con poltiglia bordolese assai leggera. Per il marciume, o malattia dello rama, dovuta al Fusa- rium Piantili, già tanto dannoso in Francia ed ora comparso anche in Italia, consiglia rotazione di coltura, distruzione delle piante infette e disinfezione del suolo spargendo su di esso 10- 12 litri per metro quadi'ato di soluzione di aldeide formica al- 1’ uno per 300. La clorosi si combatte con opportune concimazioni chimiche. Si ebbero buoni risultati somministrando due cucchiaiate per ogni pianta dalla seguente miscela : perfosfato di calcio chg. 1; cloruro di potassio chg. 0,5 ; nitrato di sodio chg. 0,5 ; solfato di ferro chg. 1. 104 GENERALITÀ Una malattia molto grave è quella del marciume delle ra- dici dovuto alle anguillaie (Heterodera radicicola). La si com- batte o intercalando alle piante di garofano le cosi dette col- ture-trappole (cavoli, insalate, trifoglio) che attirano sulle loro radici i temuti parassiti, o, e più speci amente , disinfettando il terreno col solfuro di carbonio nella dose di 240 grammi per metro quadrato. Contro la tripe o pulce dei garofani (Heliothrips haemor- roidalisl se le piante sono in serra si possono usare i suffumigi di tabacco ; se all’ aperto , irrorazioni colla seguente miscela : acqua (preferibilmente non calcarea) litri 97 ; soluzione di nico- tina al 10 per 100, litri uno e mezzo ; alcool denaturato a 90, litri uno e mezzo ; sapone nero gr. 200. Bisogna fare le irrora- zioni di sera, con getto finissimo e ripeterle due o tre volte a 15 giorni di intervallo. Lo stesso trattamento vale anche per 1’ altica. I gorgoglioni si possono combattere con infuso di quassia amara. II Tetranichus telarius se in serra lo si combatte coi va- pori di zolfo, i quali però possono riuscire dannosi alle piante ; meglio dunque fare irrorazioni con soluzioni di pentasolfuro di potassio nella dose non superiore a 3-4 grammi per un litro di acqua. Le grillotalpe, le lumache, i millepiedi ed altri insetti pos- sono riuscire dannosi alle piantagioni di garofani e l’Autore li descrive e parla dei mali che possono fare suggerendo contro di essi i mezzi comuni per combatterli. L. Montemabtini. PARASSITI VEGETALI 105 Beauverie J. — Les germes de rouilles dans l’intéricur desse- mences des graminées (I germi delle ruggini nell’ interno dei semi delle Graminacee) (Reo. gén. de Botanique, Paris, 1914, T. XXY bis, pg. 11-27, con 9 figure). Frequcnce des germes de rouille dans l’ intérieur des se- mences de Graminées (Frequenza dei germi della ruggine nell’ interno dei semi delle Graminacee) ( Compt . rend. d. s. d. V Ac. d. Se. d. Paris , 1913, T. 157, pg. 787-790). L’Autore non crede accettabile per le ruggini la teoria del micoplasma di Eriksson, e richiama 1’ attenzione su un fatto che 1’ Eriksson stesso aveva già rilevato senza però dargli la dovuta importanza: l’esistenza di germi visibili dei parassiti in parola nei semi. Ne descrive e figura nel frumento, nell’ orzo e in altre gra- minacee e conclude che in molte Graminacee, coltivate o spon- tanee, si possono trovare nel frutto sori uredo o teleutosporiferi e micelio di Puccinia. Se si tratta di semi coperti detti sori si formano sopra la faccia interna delle glumelle aderenti , se si tratta di semi nudi, si formano nel pericarpo. Essi sono abba- stanza frequenti nell’orzo ( Puccinia glumarum ), nel Brachypo- dium pinnatum , nel Bromus tnollis , negli Agropyrum , eco. ; sono più difficili a scoprirsi ma si trovano anche nel frumento. Potrebbe darsi avessero una funzione (ora però 1’ Autore fa in proposito delle riserve) nella perpetuazione delle ruggini da un anno all’ altro. L. Montemartini. Blarinohem L. — Sur la transmission héréditaire de la rouille chez la rose trémière, Althaea rosea (Sopra la trasmissione ereditaria della ruggine nell’ Althaea rosea ) (Compì, rend. d. s. d. i Ac. d. Se. d. Paris, 1913, T. 107, pg. 1536-1538). 106 PARASSITI VEGETALI È stato Eriksson il primo a pensare alla trasmissione ere- ditaria della ruggine nei cereali e ad estendere la sua ipotesi anche alla Puccinia Malvaceareum (veggasi alla pagina 163 del Voi. V di questa Rivista ). L’Autore da due anni studia questa ruggine e dice di non aver trovato individui di Althuea. che ne sieno immuni. Secondo lui, nell’associazione Althaea -f- Puccinia si deve considerare la prima come favorita dall’ abbondanza di acqua nei tessuti , il fungo favorito invece dall’ essiccamento dei tessuti medesimi. Sarà possibile trovare condizioni di coltura e variazioni di con- dizioni tali da mettere in evidenza questo dualismo : così p. e. l’aggiunta del B p. 100 di glucosio alla soluzione Knop , disi- dratando i tessuti, favorisce la formazione delle pustole di Puc- cinia. L. Montemabtini. Blaringhem L. — Sur les causes de la sporulation des rouilles et du Puccinia Malvacearum Mont. en particulier (Sopra le cause della sporulazione delle ruggini in generale ed in modo speciale della Puccinia Malvacearum) {Bull, de la Soc. Bot. de France, 1914, T. LXI, pg. 149- 1B7). L’Autore, ricordando le osservazioni del Klebs sopra l’azione della nutrizione e del substrato nella formazione degli organi di riproduzione delle crittogame inferiori , ha voluto studiare quale influenza esercita la composizione chimica interna delle piante ospiti sopra la formazione delle spore delle rugginì. Ha rilevato p. es. che nei cereali la ruggine si manifesta quasi simultaneamente (forse per la formazione simultanea di spore da parte di micelii già viventi all’ interno delle piante ospiti) poco prima della spigagione , nel periodo cioè nel quale la prevalenza del fosforo o la concentrazione dei succhi rallenta PARASSITI VEGETALI 107 quasi, anche per la pianta ospite, lo sviluppo vegetativo e pro- voca la formazione degli organi di riproduzione. Anche per la ruggine delle altee e delle malve si possono fare simili- osser- vazioni. In conclusione , sia che si tratti di una infezione diretta proveniente dall* esterno , sia che si abbia lo sviluppo interno di un micelio specializzato preesistente nei semi , la malattia non si rende manifesta che per la sporulazione del parassita. E tale sporulazione (o formazione delle spore) dipende strettamente dalle condizioni esterne le quali influiscono , secondo l' Autore , nello stato di tensione osmotica dei tessuti della pianta ospite e perciò creano anche nel micelio che vive in tali tessuti quello stato di disidratazione che è necessario alla formazione dello stroma dal quale si hanno i sori sporigeni. La coltura delle altee sopra mezzi zuccherini o salati, la disidratazione dei tes- suti provocata da amputazioni del sistema radicale , il gelo e molti altri mezzi possono agire provocando la dissociazione del complesso altea -Puccinia, complesso che si rende evidente solo quando la Puccinia è sul punto di formare le spore. L. Montemartini. Buchet S. — Sur la transmission des rouilles en général et du Puccinia Malvacearum en particulier (Sopra la trasmis- sione delle ruggini in generale ed in particolare della Puc- cinia Malvacearum) {Bull. d. I. Soc. Bot. d. France, T. LX, 1918, pg. 520-524 e 558-565). Secondo l’Autore l’ipotesi del micoplasma e dell’ereditarietà delle ruggini dei cereali è un prodotto dell’idea dominante che la Puccinia del grano debba passare sopra il crespino. La tra- smissione della ruggine dei cereali da un anno all’altro si spiega invece benissimo colle osservazioni ormai numerose di piante 108 PARASSITI VEGETALI attaccate e portanti la forma uredosporica in autunno ed anche in inverno, come pure con quella di sori sporigeni sopra le ca- riossidi. La teoria dell’ereditarietà è smentita, secondo l’Autore, dall’ esperienza , specialmente poi per quanto si riferisce alla Puccinia Maivacearum per la quale l’Autore, dai semi di una medesima pianta sana ha ottenuto , a seconda che li coltivava sotto campana e al riparo da ogni contagio esterno oppure al- l’aperto e esposti ai contagi, piante sane e piante ammalate. E potè anche far ammalare le prime, pur tenendole sotto campana, mettendole in contatto con germi provenienti dall’ esterno. L. Montemartini. Blaringhem L. — Sur la propagation des rouilles de céréales , en Suède et en France (Sopra la propagazione della ruggine dei cereali in Svezia ed in Francia) (col precedeente, 1914, T. LXI, pg. 86-94). Richiamata la nota precedente del Buchet, l’Autore osserva che i due fatti della presenza di sori sporifei'i su alcune carios- sidi e della formazione di uredospore durante l’autunno e l’in- verno erano notissimi anche all’Eriksson. Pensa che l’ipotesi del Beauverie circa la importanza delle pustole di ruggini sulle ca- riossidi abbia valore per le varietà francesi di cereali ; e dice di non essere mai stato un partigiano convinto della teoria del tìiicoplasma che riconosce non appoggiata a prove positive. Aggiunge che i cereali non soffrono per la ruggine se non nel periodo, spesso assai breve, della eruzione delle pustole. In particolare le eruzioni autunnali e primaverili ( Puccinia glu- marum ) prima della fioritura non pare abbiano a portare una diminuzione sensibile del raccolto, mentre il danno è molto più grave se la sporulazione del parassita ha luogo sui culmi nel PARASSITI VEGETALI 109 periodo che decorre tra la fioritura e la maturazione delle spighe. Ora, conclude , la sporulazione delle ruggini , parassite interne dei cereali , è funzione diretta della tensione osmotica dei tes- suti invasi, ed i trattamenti a farsi devono essere diretti a mo- dificare tale tensione che dipende dalla varietà, dal clima, dalle concimazioni, dalla facoltà di adattamento, eco., come 1’ Autore si riserva dimostrare in altra occasione. L. Montemartini. Buchet S. — A propos des rouilles (A proposito delle ruggini) {col precedente , pg. 119-120). Rispondendo al Blaringhem, insiste dicendo che le esperienze colle quali si vuol dimostrare l’ ereditarietà dell’ infezione per le ruggini sono incerte e contradditorie : alcuni risultati posi- tivi da esse date potrebbero essere dovuti ad errori di metodo. L. Montemartini. Blalinohem L. — Sur la propagation des rouilles. Réponse à M. Buchet (Sopra la propagazione delle ruggini. Risposta al Sig. Buchet) ( col precedente, pg. 121). Presenta i lavori dell’ Eriksson nei quali si parla già diffu- samente delle pustole sporifere e del micelio alla superficie delle cariossidi. Richiama la sua comunicazione all Accademia nella quale ha dimostrato di avere ottenuto la ruggine delle malve su piante provenienti da semi coltivati in provette assoluta- mente sterili. Dice che accertato ormai che questa ruggine si trasmette coi semi , bisogna ora spiegare la successione dei pe- riodi di eruzione delle pustole e scoprire un modo di tratta- mento. Eriksson e Hammarlund hanno ottenuto, in questo campo, 110 PARASSITI VEGETALI qualche risultato coll’ azione di un liquido interno fungicida , il solfato di rame. L. Montemartini. Eriksson J. — Quelques études sur la maladie de la rouille des bctteraves : Uromyces Betae — Pers. — Kiilin (Alcuni studi sopra la ruggine delle barbabietole : Uromyces Betae — Pers — Kuhn.) [Reo. gèn. d. Botanique , Paris, 1914, T. XXV bis, pg. 247-258, con due figure). È malattia diffusa in tutta l’ Europa, talora assai intensa e causa di danni non lievi. L’Autore fece su di essa numerose osservazioni nella Svezia. Vide che nei campi accanto a piante completamente piene di sori uredosporiferi, vi sono piante che si mantengono immuni per molto tempo : concluse dunque che non bastano le spore del fungo a produrre la malattia. Osservò poi che alla primavera non si può mai vedere (e fu vista ben di rado da qnalche autore) la forma ecidiosporica ; pare dunque difficile pensare che il fungo passi da un anno all’ altro specialmente a mezzo delle teleuto- spore o spore d’ inverno le quali germinando in primavera do- vrebbero appunto produrre la forma ecidiosporica. Osservò pure che alle volte la malattia compare molto tardi , in settembre, e ciò fa escludere che essa sia dovuta a uredospore dell’ anno precedente sopravvissute all’ inverno, alla primavera e all’estate. Pensò dunque che il fungo sopravviva, durante l’ inverno, nelle radici carnose degli individui lasciati per la produzione dei se- mi ; e da indagini mici - oscopiche fu indotto ad ammettere che in tali organi esso sopravviva non in forma di micelio , ma in forma di protoplasma latente entro le cellule della pianta ospite (micoplasma). Da analisi fatte fare dal Tjebbes è risultato che le radici PARASSITI VEGETALI 111 delle piante ammalate da ruggine contengono meno zucchero che quelle delle piante sane. Come mezzo preventivo per ostacolare la diffusione del male è da consigliarsi : prendere i semi soltanto in località assoluta- mente immuni, e non tenere piante per semi (che possono con- servare il parassita dell’ anno precedente) dove viene coltivata la pianta per raccoglierne la radice nel primo anno. L. Montemartini. Eriksson J. e Hammahlund C. — Essais d’ immunisation de la rose trémiere contre la maladie de la rouille, Puccinia Mal- vacearum Mont. (Tentativi d’ immunizzazione delle Altee contro la ruggine , Puccinia Maloacearum Mont.) ( Compt . venti, d. s. cl. V Ac. d. Se. d. Paris, 1914, T. 158, pg. 420-422). Richiamato quanto fu già constatato dall’ Eriksson (veggasi alla pagina 163 del V volume di questa Rivista) sopra la tra- smissibilità dei germi di questo parassita coi semi e sopra la esistenza del micoplasma nell’ interno di questi, gli Autori hanno voluto tentare di immunizzare le piante facendo loro assorbire sostanze anti crittogamiche. Videro così che facendo assorbire soluzioni diluite di solfato di rame, la vitalità del fungo che è in vita latente dentro la pianta riesce molto diminuita. Ecco una nuova via , concludono , che si apre nella lotta contro le malattie delle piante. La idea della immunizzazione non può per altro ancora introdursi nella pratica perchè per ora la possibilità di immunizzare si ha solo ad una certa epoca di sviluppo del fungo parassita , mentre sarebbe utile trovare un metodo per sopprimerlo nell’ultima sua fase, in luglio, od impe- dirgli di svilupparsi quando si hanno le infezioni secondarie provenienti non da germi interni ma da germi venuti di fuori. L. Montemartini. 112 PARASSITI VEGETALI Foex É. — Les modes d’hibernations des Erysiphctceae dans la région de Montpellier (I modi di svernare delle Erysiphctceae nella regione di Montpellier) ( I er Congr. Int. de Pathologie Comparve, Paris, 1912, 6 pagine). Dopo otto anni di osservazioni , l’Autore crede poter dire che le Erisifacee svernano in tre modi : 1) In forma dì ascospore. Certe Erisifacee infatti, quali VErysiphe graminis , V Uncinuta Aceris, la Phyllactinia corylea, la Podosphaera Oxyacanthae , formano numerosissimi i periteci. Degno di nota il fatto che certe altre li formano su determi- nate matrici e non su altre : p. e. VErysiphe Polygoni li forma sul Convolvulus arvensis , Polygonum aciculare, Ononis cam- pestri e 0. repens , ma non sul trifoglio e sull’ erba medica ; VErysiphe cichoracearum li forma abbondanti sul Senecio vul- garis, più rari sulle Cucurbitacee ; la Sphaerotheca pannosa, li forma sulle rose e, in certe località, non sui peschi. Evidentemente la formazione dei periteci non dipende solo dalle condizioni climateriche o da quelle della foglia ospite (giovane o vecchia , fresca o secca) , ma dipendono anche dalla diversa nutrizione che possono dare i diversi ospiti , epperò la conservazione della specie da un anno all’ altro può dipendere anche dalla presenza simultanea, in una stessa località, di Ospiti diversi. 2) In forma di micelio vegetativo nel ! interno delle gemme. E così che svernano 1’ oidio della vite e quello delle quercie dei quali non è possibile ammettere che i periteci, se si formassero in quantità biologicamente importante, sieno sempre sfuggiti alle più diligenti osservazioni. 8) In forma di micelio vegetativo sopra le foglie persi- stènti. Solo per l’ oidio del Eoonymus japonica il Salmon ha già visto che durante l’inverno una parte del micelio si disor- PARASSITI VEGETALI 113 ganizza, forma nelle membrane ispessimenti di callosa (è questa l’ ultima manifestazione dell’ attività del protoplasma) poi si vuota e si scompone , mentre altri filamenti conservano il loro protoplasma granuloso , nucdeato e vivo , ed alla primavera riprendono l’accrescimento e danno nuovi rami vegetativi e co- nidiofori. In una regione a clima mite come Montpellier il fungo passa per fasi successive di vita rallentata e di attività. L’Autore ha voluto vedere se nella stessa regione a clima mite anche l’ oidio della vite può passare l’ inverno nello stesso modo alla superficie dei tralci più giovani ; constatò però che tutti i filamenti si disorganizzano nel modo sopra descritto per l’ oidio dell’ evonimo. Anche per l’ oidio delle quercie è da esclu- dersi che possa svernare allo stesso modo alla superficie delle foglie cadute : tutti i filamenti si deconpongono. L. Montemabtini. Hòstermann G. -- Brandbekampfungsversuch (Esperienze per com- battere il carbone) (Ber. Gàrtn. Dahlem, 1913, 6 pagine). L’Autore fece esperienze per vedere se sia possibile uccidere le spore o il micelio delle Ustilaginee per mezzo dell’elettricità ad alta tensione senza danneggiare i cereali che si vogliono cu- rare. Studiò il carbone e la carie del frumento ( Ustilago Tri- tici e Tilletia Tritici) e il carbone dell’orzo ( Ustilago nuda). I semi furono prima posti per sei ore nell’ acqua a 30° 0. e poi sottoposti all’ azione dell’ elettricità per 2-30 minuti. Sempre si notò una evidente diminuzione nel numero delle piante amma- late, senza diminuire la germinabilità dei semi. Con opportuno studio dei trattamenti preventivi e della in- tensità e durata dell’ azione elettrica, si potrà secondo l’Autore, arrivare a liberare completamente i semi dalla malattia. ) L. M. 114 PARASSITI VEGETALI Klebahn H. — Kulturversuche mit Rostpilzen (Esperienze di coltura di Uredinee) ( Sorauer’s Ztschr. f. Pffanzenkrankh., 1914, Bd. XXIV, pg. 1-32, con 23 figure). Mentre molte spore di funghi germinano subito appena si staccano dal micelio che le ha prodotte , altre hanno bisogno di un periodo di riposo : è un adattamento alle stagioni sfavo- revoli alla vegetazione, o si tratta di fenomeni chimici interni che devono necessariamente compiersi prima che la spora sia veramente matura ? In una prima parte di questi suoi studi l’Autore ha appunto ricercato quali fattori determinano la ger- minabilità delle teleutospore delle Uredinee durante l’ inverno , ed ha visto che ha grande influenza sul fenomeno 1’ alternarsi di umidità e di siccità : in camera artificiale , provocando un tale alternarsi più rapido, si può far germinare una teleutospora qualche mese prima del normale. La germinazione può però avvenire, benché dopo un tempo più lungo , anche se la teleu- tospora rimane sempre nell’ acqua senza mai essere esposta a siccità, purché l’acqua venga frequentemente rinnovata e non rimanga sempre la stessa : si deve dunque pensare che abbia influenza sul fenomeno l’ aria contenuta nell’ acqua ; e forse possono avervi azione le sostanze contenute nella spora che si sciolgono nell’ acqua e esercitano poi un’ azione quasi venefica sulla germinazione o quanto meno favoriscono la vegetazione di saprofiti contrari essi pure alla germinazione. Il freddo in- vernale pare non sia un fattore essenziale alla germinabilità delle spore : tutt’ al più esso può ostacolarla quando sìa già iniziata. Anche per le ascospore di Claviceps purpurea si può dire che l’alternanza di eccesso di umidità con periodi asciutti favo- risce e provoca la germinazione. Con altre esperienze di colture 1’ Autore dimostra , in una seconda parte di questa pubblicazione , che le uredospore di PARASSITI VEGETALI 115 Puccinia triticina e P. coronifera , se tenute in ambiente asciutto, possono conservare la loro germinabilità per due mesi e mezzo. In una terza parte indica nuovi ospiti (piante spontanee come Vincetoxicum , Impatiens, Tropaeolum ecc.) del Cronar- tium asclepiadeum causa della ruggine vescicolosa dei pini. In una quarta indica gli Schizanthus ed i Tropaeolum come ospiti nuovi di certi Coleosporium. In una quinta ed ultima , finalmente , fa interessanti osser- vazioni sopra la Puccinia Malcacearum , per la quale non ac- cetta la teoria del micoplasma di Eriksson. Dimostra che il modo di germinazione delle teleutospore varia a seconda delle condizioni ambienti. L. Montemabtini. Rock GL — Kartoffelschorf und Kartoffelkrebs. (La scabbia ed il cancro dei tuberi di patata) (Monatshefte fur Landwirt- schaft, Wien, 1913). Si designa generalmente col nome di scabbia o rogna (Schorf) la formazione sulla pellicola dei tuberi di patata di macchie isolate tondeggianti , brune , scabrose. A seconda del carattere e dell’intensità, l’alterazione si distingue in diverse forme : scabbbia superficiale (Flachscliorf) quando le macchie scabrose sono allo stesso livello della pellicola sana ; scabbia profonda (Tiefschorf) quando si approfondano nell’ interno del tubero determinando delle incavature nelle quali il tessuto morto spesso si disquamma ; scabbia gibbosa (Buckelschorf) quando si formano invece delle gibbosità prominenti sulla pellicola. La causa della malattia non è stata ancora ben accertata ; secondo alcuni le alterazioni sarebbero prodotte da uno Schizo- micete 1’ Oospora Scabies , secondo altri da un Mixomicete la Spongospora Solarli. Di solito la scabbia non causa gravi danni. 116 PARASSITI VEGETALI Il cancro delle patate è causato da un fungo parassita , la Chrysophlyctis endobioticu Schilb. che produce alla superfìcie dei tuberi delle escrescenze le quali , a seconda dell’ intensità dell’ infezione, presentansi come piccole verruche o come forme cancrenose ceratteristiche. In date circostanze, benché di rado, tali escrescenze possono diventare così grosse da sorpassare in volume i tuberi stessi su cui si formano. Le piccole escrezioni verrucciformi dopo l’estra- zione dei tuberi dal terreno si staccano facilmente lasciando su essi delle macchie scabrose simili a quelle della scabbia , il ohe può indurre facilmente ad una falsa determinazione della malattia. In ogni caso però coll’ esame microscopico è possibile accertarsi se trattasi della scabbia o del cancro che è molto più dannoso. Nelle forti infezioni le escrescenze cancre- nose appaiono anche sulle parti inferiori degli steli. Il fungo causa della malattia può rimanere in vita nel ter- reno per un tempo più o meno lungo, a seconda delle condizioni ambienti, ed infettare la semente sana. La possibilità di diffusione della malattia per mezzo di tuberi da seme infetti è grandissima onde per le nuove piantagioni non bisogna assolutamente far uso di tuberi provenienti da campi in cui sia stata accertata (anche in minimo» grado) la comparsa del male. Se nella raccolta si nota su qualche campo la presenza del cancro dei tuberi , bisogna raccogliere al più presto possibile e far ben attenzione che nessun tubero rimanga sul campo. Le piante infette, come pure i tuberi fortemente colpiti, devono es- sere tosto bruciati sul posto, i tuberi leggermente infetti possono essere utilizzati come foraggio. Infine bisogna evitare per diversi anni il ripianto di patate sopra un campo contaminato. M. Tubconi. PARASSITI VEGETALI 117 Massee G. — A disease of Narcissus bulbus. (Una malattia dei bulbi dei narcisi) (Kew. Bull. Mine. Inforni. , 1912 , tre pagine e una tavola). E una malattia prodotta dal Fusanum bulbi gerum Cooke e Mass, e che è causa di danni non lievi. Attacca prima le foglie e passa poi ai bulbi nei quali la sua opera di distruzione è aiutata da altri parassiti. Sulle foglie il fungo forma moltissime spore comuni, nei bulbi dà molte clamidospore. L. M. Wehmer C. — Zur Resistenz des Eichenholzes gegen Hausschwam- nnvirkung infolge des Gerbstoffgehalts. (La resistenza del legno di quercia al marciume, come conseguenza del tannino in esso contenuto) (Ber. d. deuls. boi. Ges. , Bd. XXXII, 1914, pg. 206-217, con due figure). — — Vcrsuche iiber die Bedingungen der Holzansteckung und- Zersetzung durch Merulius. (Ricerche sopra la infezione e scomposizione del legno da parte del Merulius) (Mycolog. CentralbL, Bd. IV, 1914, Heft. 5 e 6, con due tovole). Sono il seguito delle ricerche di cui alla pagina 230 del quinto volume di questa Rivista. Si conferma 1’ azione specifica del tannino contraria al Merulius lacrymans più che ad altri funghi del marciume. L. M. Perotti R. e Cristofoletti U. — Sopra una tacca nero-olivacea dei frutti di pomodoro causata dal Cladosporium herbarum. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane , Modena, 1914, Voi. LXVII, pg. 169-216, con tre tavole e nove figure nel testo). 118 PARASSITI VEGETALI Sopra piccoli frutti di pomodoro di varietà a grappolo (forma a peretta) conservati nella stagione inoltrata , gli Autori osser- varono alcune tacche subrotonde di colore nero-olivaceo, carat- teristiche per un appiattimento del frutto ed aggrinzimento del pericarpio nella regione attaccata, ingrandentisi molto lentamente. Da tali tacche isolarono tre microrganismi : una varietà dell’ Oospora (Oidium) lactis da essi chiamata 0. lactis v. Solatii ; una specie di bacteriacea non ancora descritta e che chiamano qui Pseudomonas polycromigena. e il Cladosporium herbarum (?). Tali tre microrganismi furono coltivati a parte in diversi mezzi di coltura, e seminati poi, isolatamente o insieme tra loro, su frutti sani. Gli Autori videro così che causa principale della malattia è il Cladosporium herbarum il quale è sempre accompagnato dalla Pseudomonas polycromigena e dall’ Oospora lactis v. So- lani, quest’ ultima debolmente parassita, quella unicamente sapro- fita la cui presenza è determinata dalla diminuzione di acidità dei succhi in seguito allo sviluppo del Cladosporium. L’ infezione principale sembra avvenire attraverso piccole soluzioni di conti- nuità del pericarpo dei frutti : la presenza contemporanea del- 1’ Oospora e della Pseudomonas ne ostacola l’ espandersi. La percentuale dei frutti attaccati è del 5-10 p. 100, ma la malattia non sembra arrechi per ora gravi conseguenze: qualora ne dovesse arrecare, sarebbe consigliabile la coltivazione di altre varietà ad essa i-esistenti. L. Montemartini Saccardo P. A. e Peyronel B. — Due nuove specie di fungilli dei semenzai di tabacco. (Boll, tecnico d. II. Ist. Sper. Tabacchi in Scafati, Nr. 1, 1914, 4 pagine, con una tavola). Sono due specie nuove trovate sul terriccio dei semenzai di tabacco a Scafati : crescono alla superfìcie del terriccio stesso PARASSITI VEGETALI 119 ostacolando lo sviluppo dei semi germoglianti, i quali rimangono spesso uccisi. Si tratta di una Mucedinea ( Ilyalopus geophilus ) e di un discomicete ( Gloeopeziza tm ricala). Utile, per impedirne lo svi- luppo, riscaldare il terriccio per un paio d’ore fino a 100°. L. Montemartini. Wolf Fr. A. — A leaf disease of Walnuts (Una malattia delle foglie del noce) ( Mycolog . Centralbl. , 1914, Bd. IV, pg. 65-69, con due figure). Fu osservata nei d’ intorni di Alabama ed è caratterizzata dalla formazione di piccole macchie irregolari , rotonde od an- golari, talora raggiungenti anche 5 mm. di diametro. Sono di color bruno con un centro grigio che segna il primo punto del- l’ infezione, circondate spesso da una zona clorotica. Una sola foglia può avere da 500 a 1000 ed anche più centri di infezione che rimangono distinti tra loro o confuiscono in modo da pro- vocare 1’ essiccamento di buona parte del lembo. Nel 1912 la malaitia provocò , in certe località , la caduta completa delle foglie. Essa è dovuta ad una specie nuova di Cylindrosporium che l’Autore descrive qui col come di C. Juglandis. Si raccomanda di distruggere le foglie infette cadute dagli alberi e di fare molto per tempo irrorazioni con poltiglia bor- dolese. L. Montemartini. Tranzschei. W. — Culturversuchc mit Uredineen in den Jahren 1911-913 (Esperienze di coltura di Uredinee negli anni 1911- 913) ( col precedente, pg. 70-71). 120 PARASSITI VEGETALI È risultato all’Autore che la Puccinia simplex (Kòrn.) Eriks. e Henn. dell’ Ilordeum vulgare forma gli ecidii sull’ Ornilhoga- lum umbellatum e la P. Ilemerocallidis li forma sopra la Patrinia rupestris. L. Montemaktini. Higgins B. Br. — Life history of a neu species of Sphaerella (Biologia di una nuova specie di Sphaerella) ( col precedente pg. 187-198, con due figure). L’Autore descrive una nuova malattia del Prunus pennsyl- vanica prodotta dalla forma picnidica di una nuova specie di Sphaerella (S. nigerristigma). Si manifesta con macchie irregolari, rotonde o elittiche da due a quattro millimetri di diametro, spesso confluenti fino ad occupare l’ intiera foglia. In tali macchie si sviluppa la forma picnidica di Septoria ; la forma ascofora si presenta solo più tardi, saprofitica, sulle foglie morte. L. Montemartini. Wolf Fr. A. — Egg plant rots (Marciume delle melanzane) (i col precedente, pg. 278-287, con quattro figure). Le melanzane ( Solanum Melongena) vanno soggette negli Stati Uniti a diverse malattie parassitario delle quali una delle più comuni è il marciume dei frutti dovuto nWAscochyta hor- torum (Speg.) C. 0 - Smitz. , già segnalata anche a Cuba , in Francia e in Italia. L’Autore descrive e figura il parassita. Pensa che esso si trasmetta coi semi. Consiglia : distruzione di piante infette, rotazione agraria, irrorazioni con poltiglia bordolese, se- lezione di varietà resistenti. Anche il Corticium vagum B. et. C. var. Solani Burt. , può PARASSITI VEGETALI PARASSITI ANIMALI 121 nella sua forma di R/iizoctonia, attaccare, oltre le radici, i frutti. L’Autore descrive anche questo fungo e dimostra che esso se- cerne un fermento, la pedinasi , che disorganizza i tessuti. L. Montemabtini. Northrup Z. — A bacterial disease of larvae of thè June Beetle, Lachnosterna spp. (Una malattia bacterica dello larve delle Lachnosterna ) ( Centralbl . f. Bakteriol. ecc., II Abth., Bd. XLI, 1914, pag. 331-339, con quattro tavole e cinque figure). Le larve delle diverse specie di Lachnosterna riescono assai dannose in America a parecchie piante di cui corrodono e di- vorano le radici. Esse si presentarono assai numerose nel 1912, ma vennero attaccate da una malattia di natura bacterica, caratterizzata da un imbianchimento delle parti infette. Il microrganismo pato- geno è un Micrococcus, difficilmente isolabile , che cresce bene nei mezzi ordinari di coltura, ma molto meglio nei mezzi (gela- tine, agar , brodo , ecc.) preparati con decotto di larve ; non dà reazione acida, è positivo al Gram. È assai diffuso nel terreno. Si presta alla riproduzione artificiale della malattia , e può at- taccare anche le larve di Allhorina nitida e le forme adulte della Periplàneta americana. Non perde la sua virulenza anche dopo un anno di vita in colture artificiali. Si vedrà se sarà possibile adoperare questo microrganismo nella lotta artificiale contro gli insetti in parola, od altri. L. Montemabtini. 122 PARASSITI ANIMALI Savastano L. — La poltiglia solfo-calcica e le cocciniglie degli agrumi ( R . Staz. Sper. di Agrumicoltura di Acireale, 1914, Boll. N. 12, B pagine). Sono istruzioni popolari per la preparazione ed applicazione di questa poltiglia, istrumenti per applicarla, tempo opportuno, ecc. Secondo l’Autore essa ha dato buoni risultati contro il cri- sonfalo o bianca-rossa (Chrysomphalus dictyospermi) , contro 1’ aspidioto (Aspidiotus Hederae), e contro la mitilaspide o pi- docchio virgola ( Mytilaspis citricola ) ; ha dato invece risultati parziali contro il lecanio ( Lecanium oleae) , e risultò inefficace contro la cocciniglia cotonosa ( Pseudococcus cifri). Produce anche buoni risultati contro la fumaggine e i licheni. L. M. Trotter A. — Contributo alla conoscenza delle galle della Tri- politania ( Marcellia , 1912 , Voi. XI , pg. 210-219 , con 1 figura). Nuovo contributo alla conoscenza delle galle della Tripoli- tania ( Marcellia , 1914, Voi. XIII, 23 pagine con due tavole). Il maggior contingente di galle in questi due contributi è rappresentato da entità a distribuzione europeo-mediterranea, cui seguono, in minor numero, le specie più schiettamente afri- cane o africano- asiatiche. Non è a credere però che la distribu- zione geografica dei veri parassiti, come p. e. i cecidozoi , coin- cida interamente coll’ area di dispersione della pianta ospite : per alcuni parassiti 1’ area di distribuzione è più ristretta che quella della pianta ospite si che essi formano la caratteristica di date regioni. L’Autore pensa che da un largo ed approfondito esame di molti di questi fatti potrebbe venire provata la seguente dedu- PARASSITI ANIMALI BACTERI 123 zione : che cioè nell’area geografica delle specie vegetali sieno da considerarsi come sedi primitive , cioè centri di creazione o di dispersione , quelle regioni nelle quali i fatti parassitari si manifestano in modo peculiare, esistono più vari e più complessi. L. Montemartini. Baccarini P. e Bargagm-Petrucci G. — Prime ricerche sulla malattia del Trifolium pratense — bolognino — chiamata incappucciamento ( Atti d. R. Ac. d. Georgofili , Firenze, 1914, Voi. XI, 76 pagine, con una tavola e 12 figure nel testo). I sintomi della malattia sono i seguenti : le piante si pre- sentano rachitiche , a fogliame denso , minuto , di colore verde pallido , colle lamine ridotte , incompletamente aperte o chiuse sulla nervatura mediana ed a picciuoli gracili e sottili ; i ger- mogli, molto più numerosi che nelle piante normali, non si sten- dono e non si allargano sul terreno come quelli sani, ma restano diritti, affastellati e ad internodì brevi, portando femminelle in sopranumero benché gracili ; 1’ apparato radicale spesso ha con- formazione normale , con corteccia di color chiaro , con radici laterali abbondanti, salde, ben ramificate, ricche di tubercoli ed internamente prive di macchie e di altri indizi di alterazione. Solo qualche volta si notano su di esse macchie ed alterazioni ohe però non sono esclusive delle piante incappucciate. Le piante ammalate presentano una stasi di sviluppo che può durare per parecchi mesi e poi muoiono. I danni in To- scana, e precisamente in Val d’ Elsa, sono assai gravi. Gli Autori trovarono su di esse diversi funghi parassiti : Erysiphe Mariti, Polytrincium Trifola, Pseudopeziza Trifola, 124 BACTERI Uromyces Trifoln, Peronospora Trifoliorum ; ma nessuno di questi in proporzione superiore a quella che si riscontra nelle colture normali. Più frequente la Sclerotinia Trifoliorum e il Fusarium metachroum. Si poterono anche isolare dalle piante ammalate dei micelii sterili e diverse forme di bacteri. I tenta- tivi di riprodurre la malattia coi funghi non hanno dato alcun risultato, mentre invece si ebbero risultati positivi coi bacteri. Le forme bacteriche isolate dal Bargagli-Petracci sono quattro : a) una forma di cocco (0,7 X 0,8 p), incoloro , capace di liquefare 1’ agar e la gelatina ; b) una forma bacillare assai allungata (3-4 p X 1—1,2), bianca ; c) una seconda forma bacillare più breve e più piccola (1,7 X 0,8), cromogena, di color verde pisello; d) una forma cromogena , rosea , rotonda , un poco più grande della prima forma (diam. 1 p). Probabilmente la forma patogena è la prima. L’ infezione ha luogo per le lesioni provocate dalla falcia- tura o prodotte da insetti (forse le cecidomie). Funghi ed insetti sono cause concomitanti del male. Secondo gli Autori non è improbabile che mutazioni am- bientali non ancora ben precisate (tra le quali le frequenti inon- dazioni dovute all’ Elsa) abbiano influito su qualcuno dei comuni microrganismi del suolo in modo da renderli adatti a sviluppare un’ azione patogena una volta entrati nei tessuti delle piante. Se così fosse, potrebbe poi la malattia restringersi da sè. L. Montemabtini. AGENTI CHIMICI — AGENTI CLIMATERICI 125 Koch A. — Ueber die Einwirkung des Laub-und Nadelwaldes auf den Boden und die ihn bewohnenden Pflanzen (Sopra l’azione delle foreste di Conifere o di Dicotiledoni sopra il terreno e le piante che crescono in esso) ( Centralbl . /'. Bakteriol. eoo., II Abth., 1914, Bd. XLI, pag. 545-572). L’Autore dimostra, con esperienze di laboratorio e con os- servazioni in natura, che i prodotti contenuti nelle foglie delle Conifere cadute dagli alberi o derivanti dalla loro decomposi- zione , esercitano un’ azione venefica sopra le piante superiori , su certi funghi e sui bacteri. È questa la ragione principale per la quale il sottosuolo delle foreste di Conifere è sterile o quasi sterile, mentre è ricco di vegetazione quello delle foreste di faggi, di castagni e di altre essenze non resinifere. L. M. Novelli N. — Effetti della sommersione esagerata e totale del riso ( 11 Giornale di Risicoltura , Vercelli , 1914, Anno IV, pag. 185-188, con una figura). Quando la parte fogliacea delle piante di riso è già bene uscita dall’ acqua ed adattata alla vita aerea , un graduale au- mento del livello dell’ acqua può essere sopportato fino ad un certo punto ma non oltre. Se per rottura di canali irrigui o per disattenzione tale livello sale oltre un certo limite e per un tempo di certa durata, le piante soffrono, prendono colore gial- lognolo e si arrestano nel loro sviluppo ; il loro apparato radicale si disorganizza sì che le piante sofferenti possono facilmente lasciarsi estirpare dal suolo. Il prodotto nelle parti più sommerse riesce quasi nullo. L. M. 126 FISIOPATOLOGIA Gain E. — Sur les effets du parasitisme du bruche de la féve (Sopra gli effetti del parassitismo del bruco delle fave) ( Rev . gèn. d. Botaniqne, Paris, 1914, T. XXV bis, pag. 277- 294, con B figure). Le opinioni che si hanno sopra l’azione che i bruchi delle leguminose esercitano sopra le sementi e le piantine che ne de- rivano, sono diverse e contradditorie. V’ è chi pensa che le piante nate da semi toccati dai bruchi in nulla differiscono dalle sane sì che i bruchi non sono causa di deprezzamento pei semi. V’ è invece chi ritiene che essi producono una diminuzione di vita- lità e produttività. L’Autore descrive prima i guasti che i bruchi possono pro- durre ai semi (nei cotiledoni) ; fa poi molte osservazioni per diversi anni consecutivi e conclude : 1) L’azione dei bruchi non si limita alla sola pianta sorta dal seme corroso, ma vi è come una trasmissione di una specie di infezione che può essere rinforzata da una generazione al- 1’ altra. 2) Il parassitismo del bruco può produrre una degenera- zione della fava quando si esplica senza interruzione su 4 a 6 generazioni consecutive. Lo studio biometrico dei tipi degenerati non indica alcuna azione morfogenetica imputabile al parassi- tismo : la pianta non si adatta , ma scompare se l’ infezione è molto accentuata. 3) Il bruco esercita un’azione dannosa sopra il rendimento agricolo della fava e sul valore quantitativo delle sementi. La sua azione di selezione attenua in gran parte (in seguito alla soppressione delle piante più indebolite) e non lascia quasi scor- gere gli effetti deprezzativi del parassitismo dell’ insetto. L. Montemartini. NOTE PRATICHE 127 NOTE PRATICHE Nell’ultima riunione, tenutasi nello scorso giugno, della Commissione Consultiva per le malattie delle piante, si è discusso a lungo sulle mi- sure a prendersi riguardo la circolazione delle talee e barbatelle di viti desti- nate alla ricostituzione dei vigneti già invasi o minacciati dalla fillossera. Contro 1’ opinione comune che le talee possano servire anch’ esse a diffondere il temuto parassita, il Pr. Grassi, in base ai suoi studi speciali di cui si è parlato già parecchie volte in questa Rivista, portò due ordini di eccezioni : anzitutto non si è mai osservato , se non in qualche caso molto dubbio, diffusione a mezzo di talee; in secondo luogo non si sono mai trovate nè neo-gallecole nè ova d’ inverno sui tralci di vite di un anno. Per conseguenza, secondo il Pr. Grassi, la circolazione delle talee dovrebbe essere lasciata completamente libera, mentre invece dovrebbesi proibire la circolazione delle barbatelle fuori dalla regione nella quale sono prodotte, perchè esse sono certamente, quando provengano da zona infetta, veicolo di infezione. Per le talee si è obbiettato però che non sempre il materiale che cir- cola ed è messo in commercio sotto tal nome consta solo dei tralci del- l’annata, nè sempre sono questi puliti. Spessissimo hanno aderenti porzioni di legno vecchio , spesso le parti più basse e poggiate al suolo hanno svilupato radici avventizie, spesso ancora i tralci sono conservati sotto terra e portano aderenti porzioni di terra, qualche volta finalmente hanno sviluppo assai forte con ritidoma distinto e screpolato nel quale po- trebbero trovarsi qualche neogallicola o qualche ova d’ inverno. Si che, si diceva, pur essendo teoricamente vere le asserzioni del Grassi , per misura prudenziale converrà ancora imporre un trattamento di disin- fezione che serva nello stesso tempo a eliminare ogni eventuale pericolo fillosserico e distruggere anche i germi di malattie crittogamiche. Per le barbatelle, riconosciuta 1’ opportunità teorica di limitarne il commercio, non si potè a meno di considerare le ragioni commerciali, in- 128 NOTE PRATICHE dustriali ed anche agrarie che inducono a cercare un metodo di disin- fezione che permetta consentire senza pericolo , una larga circolazione di esse. Ma quale metodo adoperare? Quando le ova di fillossera sono na- scoste e riparate sotto il ritidoma, basta un bagno caldo per ucciderle? Secondo le esperienze recentissime fatte fare dal Ministero di Agricoltura al Prof. Buggeri, si può rispondere affermativamente : un bagno per 5 minuti a 55° gradi uccide le ova anche sulle barbatelle. Però pure queste esperienze furono discusse e si riconobbe la necessità di farne altre. La Commissione non prese dunque nessuna deliberazione e si ri- servò di studiare ancora 1’ argomento. *** La Commissione si occupò anche delle malattie e dei deperimenti degli olivi, ed il Prof. Bracci riferì lungamente sulla necessità di ringio- vanire le piantagioni e di adottare piante prodotte da semi. Per la mosca olearia il Prof. Silvestri parlò della possibilità di im- portare e diffondere in Italia degli iperparassiti : nell’ Africa ve ne sono almeno 10 di tali insetti iperparassiti della mosca, fra i quali un endofago (Opius) comune dall’Eritrea fino. al Capo e che petrebbe forse acclimatarsi nell’Italia meridionale e diventare assai utile. Circa il rinchite dell’ olivo è stato comunicato che le cattedre am- bulanti pugliesi usano combatterlo facendo eseguire polverizzazioni con solfo misto ad altre sostanze: il trattamento ha però solo efficacia inset- tifuga e non insetticida, cioè non uccide ma allontana l’insetto, e forse agiscono nelle stesso modo tanto l’axolea che la polvere di strada. Sa- rebbero da fai esperienze in grande per vedere dove vanno a finire i rin- chiti scacciati. I. m. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa - 1914. r Ditta F. KORISTKA MILANO - Via G. 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Del Guercio G. — Un uuovo nemico del carrubo . Id. — Il parassita del riuchite dell’olivo ...... Id. — Invasione di arvicole nelle carciofaie dell’ Empolese Id. — Tipule e tafani nelle risaie . . . • Eiirenberg P. — Avvelenamento per gas Harthr L. L. e Field E. G. — Avvizzimento dalla patata dolce . Pag. 120 156 136 142 143 143 144 155 139 (Cont. a più:, set,'.) PAVIA MATTEI & C. EDITORI 1914 Rock G. — Nuova malattia dell’ uva spina ...... Pag. Laubbrt R. — Tumori nei crisantemi „ Laurent J. — La glieeriua nelle anomalie di struttura . . . „ Lopriokh G. — L’ acidità dei succhi ed i parassiti . ... „ Mer E. — Evoluzione del Lophodermium nervisequum . . . „ Pantanelli E. — Recettività della quercia per l’ oidio . . . „ Peklo J. — Bacteriosi delle piante . „ Piuanichnikòv D. — Secrezioni velenose delle radici . . . „ Rapaics R. R. — Marciume del tabacco in Ungheria . . . „ Russell W. — L’ azione del freddo sulle piante . . . . „ Savastano L. — Rapporti tra mosca delle arancio ed agrumi. . „ Sacelli M. — Sviluppo del Cladosporium fulvutn var. violaceum . „ Id. — Un Cladosporium parassita delle agave „ Id. — Flora micologica di Fori! . . . . . . . „ Id. — Una nuova infezione della gardenia Shaw F. J. e Sunderamann S. — Marciume della gemma nelle palme . . , » So lì A UER P. — L’ azione meccanica del gelo V uillemik P. — Distruzione dei Tetranyehus col calore . . . „ Zacher F. — I nemici del cotone in Africa Id. — I nemici della palma dal coco Note pratiche 141 155 146 151 187 147 156 150 188 158 151 140 140 141 141 139 154 144 145 146 158 Anno VII. Ottobre 1914 Nitm. 5. Rivista di Patologia Vegetale Diretta dal Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore ili Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d' A gricci tura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice Mattei & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI G. DEL GUERCIO I resultati delle prime esperienze tentate con i Polisolfuri colloidati contro la “ Bianca rossa „ degli Agrumi. Gli studi e le esperienze per la distruzione di questa Coc- ciniglia , che è il principale e pili grave nemico degli agrumi, mi sono stati affidati quest’ anno soltanto, dopo che nel rapporto del 1909-1911 avevo mostrato di interessarmi alla quistione , mettendo in vista il numero considerevole delle piante nutrici, che l’ insetto ha da noi, e prendendo di mira ricerche, per la pre- parazione di nuove forinole di insetticidi, che dovevano portare fatalmente alla distruzione completa della Cocciniglia indicata. Però non volli o non potevo fare allora indicazioni più precise, senza conoscere il modo di evoluzione dell’ insetto, e delineare latti, sulla deposizione delle uova, sulle nascite e sul fissamente delle larve, sul modo di diffusione, sulla resistenza agli agenti 130 PARASSITI ANIMALI esterni, sulle condizioni favorevoli alla vita della Cocciniglia, la mancata conoscenza dei quali rendeva difficile il determinare le qualità, che si richiedevano negli insetticidi, per aver ragione contemporaneamente , con una sola concentrazione di liquido , di tutte le forme della Cocciniglia: da quelle larvali, libere, a quelle fissate di femmina e di maschi adulti e di femmine in deposizione , qualunque si fosse la posizione degli insetti , per la orientazione degli scudi delle larve , delle ninfe e degli adulti ; quale che si fosse l’organo della pianta e la posizione varia di questo sulla medesima. Ma avendo visto, come, anche così, restava sempre scampo ai nati delle cocciniglie adulte , che fatalmente sfuggono alle operazioni distruttive , perchè non toccate dall’ insetticida , ho posto riparo anche a cosiffatto inconveniente , al quale pure nessuno aveva provveduto prima, e vi sono riuscito procurando ai liquidi da me preparati la proprietà di impedire alle larve di trarre nutrimento dalle parti delle piante difese , e questo ho ottenuto, aggiungendo all’ insetticida 1’ 1 al 2 °/ 0 di colla di farina, di colla di pesce, e di altre sostanee colloidi, così come altrove , nel rapporto generale degli studi fatti sarà presto in- dicato. Sarà inutile far notare come , per siffatta guisa , i liquidi insetticidi preparati e sperimentati siano, al tempo stesso, per le piante, liquidi di preservazione e di preservazione anche completa contro i nuovi nati , che sono destinati sicuramente a morire, toccati o non toccati dagli insetticidi. Giova aggiungere invece che i liquidi così preparati, qua- lunque sia l’organo della pianta infetta, foglia vecchia, o nuova, germoglio in via di svolgimento o sviluppato, frutto piccolo, o grande , in qualunque posizione si trovi , verticale , obliquo od orizzontale , viene sempre completamente ed in modo uniforme bagnato, così che non resta spazio non battuto e non ricoperto da insetticida ; e però , date le proprietà del liquido indicate , PARASSITI ANIMAL: 131 non può restarvi Cocciniglia viva, come non vi può vivere poi larva di Cocciniglia sfuggita. Ma, come facevo notare in altro rapporto, del Giugno 1908, relativo alla Cocciniglia degli alberi fruttiferi, con questi liquidi ai polisolfuri ed al petrolio, ma con i primi più particolarmente, miravo a conseguire un’ altro effetto contro le Cocciniglie pro- tette da scudétti , ed è quello di incollare gli scudetti stessi sugli organi delle piante , dando tale forza in adesione e di incollamento ai liquidi, da murare, in certo modo, le Cocciniglie sui vegetali e costringere, le larve a morire sotto il corpo della madre , e alle uova di non dar larve , quest’ ultimo effetto per dato e fatto dell’ azione deleteria dell’ insetticida. Nessun liquido di quelli fin ora conosciuti gode di cosif- fatte proprietà , devolute quasi totalmente , o ili gran parte all’ aggiunta della sostanza colloide di sopra indicata. La sostanza colloide migliore, per ora, è quella che si ottiene con farina di segale, che costa poco (0,20 circa al Kg.) ed è la più tenace. Ma servono bene anche le farine di grano avariate, le quali trovano, così, nuovo onesto modo d’ impiego, e le farine di non pochi semi di piante, diverse da quelle indicate. Il polisolfuro più attivo (come avevo sempre indicato) è quello di potassio , rapidissimo negli effetti , a dosi anche infe- riori all’ 1 °/ 0 , contro le larve , mentre dal 5 al 7 °/ 0 non vi è femmina o maschio di “ bianca rossa „ che gli resista ; ed agisce con tale rapidità , di Luglio , che già al 2° giorno delle opera- zioni comincia ad apparire il danno che ne deriva alla Coc- ciniglia adulta , mentre le larve restano quasi fulminate. Questo polisolfuro colloidato deve la sua superiorità mor- tifera al grande potere igroscopico , pel quale la notte ed al mattino presto, assorbendo 1’ umidità dell’ aria, si rinnovano gli effetti nocivi contro la Cocciniglia ; mentre di giorno, e la sera, fino al calar della notte, con l’aria riscaldata, agisce lentamente ; ciò che è provvidenziale, giacché si possono cosi evitare le scot- 132 PARASSITI ANIMALI tatare ed i colpi di sole , assai facili a verificarsi , con partico- lare riguardo nelle zone meridionali d’Italia, e più specialmente in Sicilia. Ciò che raccomanda e fa preferire questo polisolfuro è la tinta verdastra del suo liquido, che per ciò e per la uniformità del suo velo, lascia appena distinguere le piante difese da quelle lasciate pel confronto. Sicché i frutti non ne restano evidente- mente lordati. Per la natura sua però questo liquido perde alquanto del suo potere mortifero quando le piante vengono bagnate da forti acquazzoni, i quali del resto non asportano quasi nulla quando arrivano dopo qualche giorno da quello delle operazioni com- piute. Il polisolfuro di sodio è assai meno attivo di quello di po- tassio, al confronto del quale si presenta tanto scadente, anche per le impurità, che lo accompagnano , da doverlo relegare fra le sostanze meno utili nella difesa contro la Cocciniglia in esame. Il polisolfuro di calcio, da solo, così come è ora preparato, asperso sulle piante, non ha potere di adesione sui giovanissimi germogli e sulle foglie tenere, come sui rami verdi e sui frutti, i quali, siccome non sono piccola parte della pianta, rappresen- tano la zona protetta della Cocciniglia, e ivi essa sfugge sempre ad ogni azione insetticida del polifosfuro indicato. Il polisolfuro di calcio aderisce meglio alle foglie vecchie degli agrumi, e anche su di esse sempre meno bene con i pol- verizzatori delle pompe ordinarie , e di più con quelle , assai commendevoli, proposte dal Savastano , che ha volgarizzato, con tanto disinteresse nella pratica 1’ uso del polisolfuro di calcio che per noi ha ben meritato dall’agricoltura siciliana. Non ostante, le stesse foglie vecchie degli agrumi non ven- gono bagnate mai uniformemente da questo liquido, che vi forma piccole e grandi macchie irregolari, pili o meno discoste fra loro, a norma della finezza del lavoro del polverizzatore ; e non oc- PABASSITI ANIMALI 133 corre perciò insistere nel rilevare che anche la Cocciniglia com- presa fra quelle macchie non muore. In oltre, a causa della molto scarsa adesione del liquido e della molto diversa posizione delle foglie, una parte notevole di queste resta quasi completamente senza liquido, e però con quasi tntte le cocciniglie vive, che ospitano. È pur vero che, ripetendo le irrorazioni , in parte i vuoti si riempiono. Ma il riempimento riesce sempre parziale, perchè l’esperienza dimostra che il liquido al polisolfuro di calcio tende ad accumularsi nelle macchie precedenti e solo dopo aver ripe- tuto diverse volte le irrorazioni si può arrivare a rovinare la massa grande della cocciniglia accumulata sulle vecchie foglie; sulle quali, naturalmente , molti degli insetti , essendo di gene- razioni precedenti , sono morti , e però gli effetti sono meno reali di quelli desiderati ; mentre la ripetizione è vietata oltre che dalla necessità di adoprar liquidi meno diluiti del 5°/ 0 , dagli effetti molesti, che ne possono, in certe evenienze, derivare per la vegetazione ; come si è detto del polifosfuro di potassio di sopra indicato. È ben diversa però la efficienza del polisolfuro di calcio colloidato. In questa nuova sua condizione d’essere, esso non è rapido nell’azione, come il polisolfuro di potassio, nè agisce, come questo con efficacia, ogni giorno, e per diverse mattine di se- guito rinnovata; perchè non ne ha tutto il. potere igroscopico ricordato, nè dà luogo alle stesse trasformazioni chimiche , che non sono state ancora bene da noi studiate comparativamente. Ma in compenso il polisolfuro di calcio colloidato è quello che ha un più lungo potere di preservazione e di immunità per le piante , contro le larve , ed è anche quello che meglio resiste all’ azione alterante della pioggia. Qneste osservazioni si riferiscono al polisolfuro di calcio preparato con le indicazioni fatte dal Prof, tìalvastano e da noi 134 PARASSITI ANIMALI colloidato. In seguito sarà il caso di stabilire le differenze fra questo e quello preparato dal Consorzio di Messina. Oltre al polisolfuro alcalino ed a quello alcalino terroso indicati, ho posto a prova anche i polisolfuri doppi colloidali, che si ottengono dalla mescolanza del polisolfuro di potassio con quello di calcio, etc. , nei quali si sommano i pregi in cia- scuno di essi ricordati, e al confronto con essi richiamo l’atten- zione sui polisolfuri organici , che si preparano con polisolfuro di potassio al sapone, i quali, per potere insetticida appariscono all’ altezza del polisolfuro potassico colloidato, senza avere però il potere stesso di immunizzazione che è stato ricordato anche per il polisolfuro calcico colloidato suddetto. Ma di questi e dell’altra settantina di insetticidi studiati, fra i quali quelli a base di petrolio, olio di catrame, morchia d’olio, etc., si dirà nel rapporto particolareggiato, che verrà pubblicato alla fine delle operazioni. Gli Agrumicoltori, che hanno seguito con occhio vigile queste esperienze, ne hanno compreso tanto bene la importanza, che i polisolfuri colloidali sono entrati nella pratica mentre per me erano ancora sotto osservazione ; così come è per determinarsi un movimento spiccatamente a favore del polisolfuro di potassio, sulla efficacia del quale, i coltivatori di Paportello si esprimono con la frase “ manco no cuoccio „ ; per dire che non resta una sola Cocciniglia viva ; e ciò vale assai per essi, che sanno come la presenza di più d’ una Cocciniglia sui frutti è causa di de- gradazione , che rappresenta un forte calo sul prezzo degli agrumi. Alla fine delle operazioni in corso e delle ricerche comple- mentari sulla biologia della “ bianca rossa „ , si daranno anche le istruzioni necessarie e le indicazioni indispensabili per disci- plinare 1’ uso dei vari polisolfuri colloidati , nelle diverse sta- gioni dell’anno, nelle quali, con le modalità relative, si dovrà compiere la difesa degli agrumi dalla temuta Cocciniglia. La PARASSITI ANIMALI 135 quale aneli’ essa, per tanto, è posta, ora, per chi lo vuole, nella condizione di non nuocere più alla ricca coltivazione degli agrumi ; nella liberazione dei quali sta la economica della di- fesa , più che nella quantità del liquido che è necessario , per effettuarla , e nel prezzo degli ingredienti , che occorrono per averlo della efficacia e con le altre proprietà indispensabili , indicate. Firenze, Ottobre 1914. 1B6 PARASSITI VEGETALI RIVISTA Berthault P. — Contribution a I’ étude du piétin des céréales pendant l’année 1913 (Contribuzione allo studio del mal del piede dei cereali durante l’anno 1913) (Rev. gén. d. Bota- nique, Paris, 1914, T. XXV bis, pag. 29-34). Di solito come causa del mal del piede del frumento sono indicati diversi funghi. Quest’ anno su moltissimi esemplari rac- colti nel nord e nell’ est della Francia 1’ Autore non trovò mai la Leptosphaeria herpotrichoides, mentre rinvenne invece comu- nissimo 1 ’Ophiobolus graminis. Potè anche constatare , già in agosto, l’emissione delle spore di questo lungo e la loro germi- nazione. Pensa pertanto che il frumento possa essere infettato quando è ancor giovane, nel periodo che segue alla germinazione ed infatti già in dicembre se ne pessono trovare piantine invase dal micelio. Come conseguenza pratica , se gli organi di riproduzione tanto dell’ Ophiobolus che della Leptosphaeria si formano presto e le spore sono emesse prima della semina, converrà forse span- dere nelle stoppie soluzioni di solfato di rame alle quali questi funghi sono molto sensibili. Si potrebbe anche disinfettare nello stesso modo i culmi infetti che sono sepolti nel terreno coi la- vori colturali e che infettano poi le future piantagioni. L. Montemartini. PARASSITI VEGETALI 187 Mer E. — Influence du milieu sur l’évolution du Lophodermium nervisequum (Influenza dell’ ambiente sopra l’ evoluzione del Lophodermium nervisequum) (Reo. gèn. de Botanique, Paris, 1914, T. XXV bis, pag. 511-527). L’Autore ha continuato ancora le ricerche di cui alla pa- gina 132 del precedente volume di questa Rivista , confermando i risultati già ottenuti. Che il Lophodermium nervisequum at- tacchi solo foglie a vegetazione indebolita risulta anche dal fatto che talora alberi completamente infetti porchè situati all’ ombra o posti in condizioni di terreno non adatto, hanno potuto ripren- dere a vegetare rigogliosamente o per lavori di risanamento del terreno o per tagli di alberi vicini che toglievano la luce, e le loro foglie nuove avevano tutta la loro resistenza e rimanevano immuni. Anche l’evoluzione del parassita, come la sua virulenza, dipende molto dalle condizioni esterne, specialmente dalla sic- cità e dalla temperatura. Nel 1911 la maturazione dei periteci ha tardato fino all’ ottobre causa la mancanza di pioggia ; nel 1912 la disseminazione delle spore ha avuto luogo in luglio e agosto in seguito della temperatura molto alta del giugno e luglio ; nel 1913 ebbe luogo un mese più tardi perchè il giugno ed il luglio furono freddi. Anche le variazioni interne della pianta ospite hanno un'in- fluenza nell’ evoluzione del parassita. Questo infatti non dà frut- tificazione completa se non quando si trova su aghi contenenti abbondante materiale nutritizio e che pur non sieno troppo vi- gorosi se no opporrebbero resistenza : sono in tali condizioni specialmente gli aghi più bassi degli alberi più robusti. Il L. nervisequum non è dunque per gli abeti un nemico molto temibile poiché attacca solo i rami con vegetazione de- bole ed aggiunge solo i suoi effetti a quelli già prodotti da altre condizioni sfavorevoli. Può darsi che in certi casi produca 138 PARASSITI VEGETALI la morte mentre 1’ albero avrebbe continuato a vivere ma solo stentatamente. Però nei vivai dove le piantine sono fitte ed il terreno smagrito, e nei semenzai naturali sotto bosco talora può essere causa di danni assai gravi. Come conclusione pratica ne viene che gli alberi attaccati si possono curare migliorandone le condizioni di coltura e ren- dendoli più robusti sia con opportune lavorazioni e concimazioni del suolo, sia con diradamento del bosco, sia allontanando gli oggetti che fanno ombra, eco. Per i vivai si può raccomandare anche 1’ uso preventivo del solfato di rame. L. Montemabtini. Rai'aics von Ruhmwerth R. — Die Russf'aule des Tabaks in Un- garn (Marciume del tabacco in Ungheria) (Sorauer' s Ztschr. f. Pflanzenkranhh., 1914, JBd. XXIV, pag. 77-78). E una nuova malattia comparsa in Ungheria nel tabacco in fermentazione: è caratterizzata da formazione di macchie mar- ginali e centrali, prima grigie e poi nere, in corrispondenza alle quali la foglia si disorganizza ; è dovuta allo Sterigmatocystis nigra le cui spore è facile vedere ai margini delle macchie stesse. La malattia era già stata segnalata in America, negli Stati Uniti, ivi conosciuta col nome di cancro o black spot (macchie nere). Non era stata vista in Europa. PARASSITI VEGETALI 139 Harter L. L. e Field E. C. — Die Welkekrankheit oder Sten- gelfiiule der SUsskartoffel : Ipomoea batata s Poir. (L’avviz- zimento o marciume del fusto della patata dolce, Ipomoea batatas Poir.) ( col precedente, pag. 204-207). Questa malattia delle patate dolci, nota in America fin dal 1890 venne attibuita alla Nectria Ipomoeae Hals. L’ autore però inoculando conidi ed ascospore di questo fungo non riuscì a ri- produrre artificialmente il male, mentre ottenne risultati positivi con due Fusarium isolati e descritti dal Wollenweber coi nomi di F. hyperoocy&porum e F. batatatis. t'ulle piante ammalate si trovano anche altri Fusarium ( oxysporum , culmorum , ortho- ceras, caudatum, eco.) ma si devono considerare piuttosto come saprofiti o parassiti secondari. L. M. Shaw F. J. F. e Sundararaman S. — The bud-rot of coconut palms in Malabar (Il marciume della gemma nelle palme del coco al Malabar) (Annales Mycologici , Berlin , 1914, Voi. XII, pag. 251-262, con una figura). L’ Autore dimostra ancora una volta che questa malattia, diffusasi sulle palme del coco al Malabar, è dovuta al Pythium palmioorum. La riproduzione artificiale riesce anche senza ferite. Come era già stato detto dal Butler (veggasi alla pag. 288 del IV volume di questa Rivista) , le irrorazioni con poltiglia bordolese e con verde di Parigi non hanno alcuna efficacia per combattere il male ed occorre, per arrestarne la diffusione, di- struggere prontamente le piante infette. ]40 PARASSITI VEUETALI Savelli M. — Sullo sviluppo del Cladosporium fulvum var. violaceum (Ann. d. lì. Ac. di Agricoltura di Torino , 1913, Voi. LVI, pag. 68-66). E il fungillo già osservato dal Voglino ad Albenga e de- scritto nella nota riassunta alla pagina 330 del volume V di questa Rivista. Fu segnalato in quantità anche sopra le colti- vazioni dei pomodori a Piossasco e l’Autore ne ha fatto colture artificiali dalle quali è risultato che il colore violaceo-fulvo dei conidiofori, per il quale se ne era fatta una varietà nuova, è costante e non dipendente da cause accidentali. Le spore germinano bene ad alta temperatura e ciò spiega perchè la malattia infierisce specialmente nelle serre. Esse inoltre conservano il potere germinativo per parecchi mesi anche se prese da foglie morte , il che lascia temere che la malattia si andra rapidamente e facilmente diffondendo. L. Montemartini. Savelli M. — Ricerche intorno ad una forma di Cladosporium parassita delle Agave e delle Echeverie, ( col precedente , tre pagine). E una forma di Cladosporium che si avvicina al Cl. her- barum e che 1’ Autore descrive come Cl. herbarum f. Agave- Echeveria. Fu trovata su una collina dei dintorni di Torino dove attaccava foglie di Agave americana producendo su di esse numerose chiazze giallognole nelle quali spiccavano i cespuglietti di conidiofori colore fulvo. Si è sviluppato anche sulle Echeveria coltivate in vicinanza. Le colture di questo fungo hanno dato anche una forma di Hormodendron. L. Montemartini. PARASSITI VEGETALI 141 Savelli M. — Prima contribuzione alla conoscenza defla flora micologica della provincia di Forlì ( Mulpighia , 1914, 18 pa- gine). È un elenco di 102 specie di funghi raccolti in provincia di Forlì. Vi sono alcune specie nuove parassite : Septoria Gardeniae , che produce sulle foglie di gardenia aree essiccate sulle quali spiccano . verso la pagina inferiore, i picnidi del parassita ; Hendersonia Viciae-fabae , che forma sulle foglie di fava macchie di secchereccio lunghe circa cm. 1,6, larghe 5-6 milli- metri, orlate di una fascia di bel colore rosso pallido , sfumato verso il centro. L. Montemartini. Savelli M. M. — Una nuova infezione della gardenia (Ann. d. R. Acc. di Agì \ di Torino, 1914, Voi. LVII, 2 pagine). È una descrizione poco più dettagliata della Septoria Gar- deniae di cui nella precedente nota. L. Montemartini. Rock G. — Fine neue Krankheit auf Staehelbeerzweigen (Una nuova malattia dei rami dell' uva spina) (Der Obstzùchter, N. 6, Wien 1918). L’Autore segnala e descrive brevemente una nuova malattia dei rami dell’ uva spina causata dalla Botrytis cinera , il cui micelio invade la corteccia che uccide determinando così la morte e l’essiccamento del ramo. La comparsa della Botrytis cinerea sulle toglie del Ribes Grossularia sarebbe, a dir vero, già conosciuta, ma la forma sui 142 PARASSITI VEGETALI - PARASSITI ANIMALI rami si presenta con un comportamento diverso dal solito e degno quindi di esser menzionato. La morte dei rami nelle piante dell’ uva spina, specialmente negli esemplari vecchi, è un fenomeno frequente, e l’Autore ri- tiene non inverosimile che esssa sia in tutti casi prodotta dal fungo sopracitato. M. Tubconi. Del Guercio G. — Intorno ad un nuovo nemico del carubo in Italia ( Redia , Firenze, 1913, Voi. IX, pag. 227-232, con 3 figure). Si tratta di un dittero, trovato allo stato di larva nei frutti giovanissimi del carubo in Puglia. Le carube infette stremenziscono e presentano ingrossa- menti irregolari e strozzature che variano in numero e misura a seconda dello stadio neh quale il frutto fu colpito. In pro- vincia di Lecce nel 1912 ne era attaccato il 60-60 p. 100 dei frutti, con danno rilevante. È lo stesso insetto già trovato in Grecia dal Gennadius e indicato col nome di Schizomyia Oennadii Marsch. L’Autore però in base alla struttura dei palpi (che hanno due soli arti- coli e non quattro) ne fa un sottogenere nuovo e lo chiama Eumarschalia Oennadii (Marsch.) D. G. Quanto alla difesa, si consiglia raccogliere alla fine del- 1’ estate i frutti stremenziti infetti e passarli in acqua bollente prima di altrimenti utilizzarli. L. Montemartini. PARASSITI ANIMALI 143 Del Guercio G. — Il parassita del rinchite dell’olivo ( col pre- cedente, pag. 283-234). La grande saltuarietà nelle apparizioni più o meno abbon- danti del rinchite dell’ olivo in Puglia secondo l’Autore è in parte collegata alla presenza ed alla diffusione di un potente nemico del coleottero : un minuscolo verme nematode dell’ ap- parente natura dei Rabditi. che l’Autore ha in osservazione fin dal 1911 senza averlo ancora potuto classificare. Questo verme attacca le larve del rinchite mano mano che esse lasciano le olive e si approfondano nel terreno, penetra nel loro corpo, vi cresce e vi si moltiplica, lo uccide e poi lo abbandona in cerca di larve ancora sane. L. Montemartini. Del Guercio G. — La invasione delle arvicole nelle carciofaie dell’ Empolese ( col precedente, pag. 295-297, e una tavola). L’Autore segnala un’ invasione di arvicole nelle carciofaie dell’ Empolese. Le altre piante non sono danneggiate e nei car- ciofi i roditori salgono nell’ interno dei fusti , rodendone il mi- dollo per un tratto di 15 a 20 cm. e cioè fino all’ altezza alla quale è dolce, poi perforano la parete del cono praticato e ven- gono fuori. Le piante cosi devastate dànno prima carciofi a brattee clorotiche e poi seccano. Inutile offrire agli animali altri cibi avvelenati perchè fin che hanno il midollo dei carciofi lo preferiscono ad altro nutri- mento. Conviene dunque cercare di avvelenarli in autunno quando si ritirano nelle topaie sugli argini. L. Montemartini. 144 PARASSITI ANIMALI Del Guercio G. — Le tipule ed i tafani nocivi nelle risaie di Molinella ( col precedente, pag. 299-345, eoo 14 figure). L’Autore ha già richiamato l’ attenzione degli agricoltori (veggasi alle pagine 189 e 190 del quinto volume di questa Rivista) sul fatto che le larve di alcune Tipula e dei tafani danneggiano le risaie del Bolognese. Descrive qui dettagliata- mente le specie in questione, Tipula oleracea e Tabanus ignotus, e parla dei loro usi. Consiglia anticipare di una decina o quindicina di giorni la immissione dell’ acqua nei quadri preparati per la coltivazione , ciò che giova sia al buon impianto di essa sia a sgombrare il terreno dalle larve. Dove questo non è possibile si adoperi riso cinese o altra varietà a sviluppo precoce. Pure l’ incalcinazione dell’ acqua, servendo a correggere la natura troppo organica del terreno , solleciterà l’ esodo delle larve e la morte dei lombricidi. L. Montemartini. Vuillemin P. — Destruction des tetranyques par la chaleur (La distruzione dei Tetranychus col calore) (Re v. gén. d. Bota- nique, Paris, 1914, T. XXV bis, pag. 643-646). Si ritiene di solito che mentre le malattie crittogamiche delle piante sono favorite dall’ umidità, quelle dovute agli acari sono invece legate alla siccità ed alle alte temperature. Certa- mente i Tetranychus si sviluppano di preferenza negli estati caldi e nei climi asciutti, ed infatti è in uso la pratica di com- batterli spruzzando sulle foglie da essi attaccate acqua fredda ed anche gelata. L’Autore ha però visto che anche gli acari seguono per la temperatura la legge che vale per gli altri organismi , prospe- PARASSITI ANIMALI 145 rano cioè assai bene ad una temperatura optimum , sia pure elevata, ma oltre quella soffrono e muoiono. Così per esempio in una piantagione di Monlbretia che tutti gli anni era infe- stata dal Tetranychus telarius quando nel 1911 i forti calori eccezionali del luglio e agosto fecero morire e seccare la parte aerea della pianta, anche gli acari sono morti nè poterono dare la generazione autunnale che dà poi le forme ibernanti ; e così nell’ anno successivo i bulbi rimasti vivi sotto terra diedero nuove foglie che rimasero completamente sane. Guidato da questa osservazione l’Autore crede che le piante bulbose nelle quali si perpetuano i Tetranychus si possano li- berare sottoponendo i bulbi , durante l’ inverno , a una o più immersioni di breve durata in acqua a 40°-45° C. L. Montemartini. Zacher F. — Die schadlinge der Kokospalmcn auf don Sudseein- seln (I nemici della, palma del coco nelle isole del lago del Sud) (Arò. a. d. K. Biol. Ansi. f. Land. u. Forstwirtsch. Berlin, 1913, Bd. IX, pag. 73-120, con 38 figure). Sono descritte dettagliatamente e figurate 51 specie di in- setti appartenenti ai gruppi piti vari (Coleotteri , Imenotteri , Lepidotteri, Ortotteri, Eterotteri, Omotteri) ed Acari che riescono dannosi a questa palma preziosa. Si accenna pure brevemente a danni che possono venire causati da certi uccelli o da mani- miferi roditori. Finisce un ricco elenco bibliografico. L. M. 146 PARASSITI ANILALI FISIOPATOLOGIA Zacher F. — Die afrikanischen Baumsvollschàdiinge, unter beson- derer Bcruehsichtigung der von Busse und Kerstin in Togo gesammelten Arten (I nemici del cotone in Africa, con spe- ciale riguardo alle specie raccolte da Busse e Kerstin in Togo) ( col precedente, pag. 121-232, e 83 figure). Dapertutto dove si coltiva il cotone sono gravissimi e temi- bilissimi i danni che possono arrecare gli insetti che vivono nelle capsule di questa pianta e ne danneggiano direttamente la fibra. La lotta contro questi parassiti si fa o con veleni in forma di soluzioni insetticide , o colla caccia dii’etta a mano , o atti- randoli sopra piante speciali, o diffondendone i nemici naturali e le malattie , o adottando sistemi nuovi di coltura , o selezio- nando varietà resistenti. L’Autore parla brevemente di tutti questi metodi di lotta, descrive poi i principali insetti dannosi al cotone raggruppan- doli a seconda degli organi vegetali che attaccano (radici, fusto, foglie, fiori, capsule, semi), e dà anche i criteri per una clas- sificazione dei medesimi. Termina poi con un ricco elenco bibliografico dei lavori pubblicati in argomento. L. M. Laurent J. — Du ròle de la glycérine dans les anomalies de structure qu' elle provoque chez le Pìsum sativum L. (Della funzione della glicerina nelle anomalie di struttura che essa produce nel Pisum sativum L.) (Bull. d. I. Soc. Bot. d. France, 1913, T. LX, pg. 532-601, con tre tavole). L’ Autore aveva altra volta osservato che soluzioni abba- stanza concentrate di glicerina determinano nel Pisum sativum anomalie di struttura caratterizzate da ingi-ossamento delle cellule, FISIOPATOLOGIA 147 comparsa di nuovi strati generatori, fenomeni cioè di ipertrofie cellulari ed iperplasie che presentano molta analogia con quelli provocati nelle radici della medesima pianta dal Rhizobium. Discutendo questi fatti, crede si debba pensare ad un’ azione della glicerina sui fenomeni di nutrizione , manifestahtesi sulle piantine di Leguminose perchè queste sono già ricche di sostanze proteiche , e accenna ad una serie di esperienze di colture su diverse soluzioni organiche da farsi specialmente con piante cecidogene, indicate perciò come atte a reagire a stimoli locali. La nutrizione di tali piante con soluzioni organiche potrà per- mettere forse una generalizzazione delle deformazioni che nel cecidio rimangono lacalizzate al punto di introduzione del paras- sita : il problema del determinismo delle galle potrà essere affron- tato da ud lato nuovo. L. Montemaktini Pantanelli E. — Su la recettività della quercia per l’oidio {Remi, d. R. Ac. di Scienze Fis. e Nat. di Napoli, 1914, fase. 5 e 6, 5 pagine). — — Osservazioni su la recettività della quercia per l’ oidio {Bull. d. Ori. Bot. di Napoli, 1914 , T. IV, pag. 309-349, con 3 tavole e 8 figure). L’oidio delle quercie, la cui forma perfetta pare sia la Mi- crosphaeva quercina (Schwein.) Burr. var. extensa Cook et Perle, indigena del Nord-America , dal 1907 in poi si diffuse sulle quercie d’ Europa con una rapidità molto superiore a quella colla quale si diffuse già 1’ oidio della vite. Esso dimostra spic- cate predilezioni per determinati germogli o regioni degli alberi attaccati ed anche per determinati individui , e tutti quanti hanno avuto occasione di studiarlo hanno potuto constatare che esso predilige le cacciate tenere dalla fine di giugno in poi 148 FI8I0PAT0GIA (germogli di S. Giovanni), i polloni che si sviluppano dalle cep- pale tagliate, i germogli di pertiche che non superino i tre anni, tutti i germogli delle querele potate a capitozzo, e le piantine da seme e gli alberetti giovani in vivaio. Delle quercie adulte, non potate da oltre tre armi, attacca solamente i ributti pedali, spe- cialmente quelli che si sviluppano dal luglio in avanti. L’infe- zione poi non supera mai una certa altezza dal suolo, tra i metri 1.50 e 2, salvo nelle quercie potate interamente a capitozzo. L’Autore si è prefìsso di studiare quali differenze anatomiche e fisiologiche passano tra gli organi sviluppati nelle diverse parti della pianta in relazione all’ attacco di oidio. Le sue os- servazioni furono fatte sulle Quercus pedunculata e Q. pubescens, e riguai-dano la struttura delle foglie colpite e non colpite, la loro turgescenza, e le composizioni chimiche. Le conclusioni di tali osservazioni e ricerche sono le seguenti : 1) L’ oido predilige, nella nostra comune quercia , tutti quei germogli che ancora sono in accrescimento quando esso si diffonde, mentre non attacca i germogli alti delle piante ad alto fusto, non potate, sui quali le foglie hanno già raggiunto il loro completo sviluppo ed hanno cessato di crescere quando, alla fine della primavera, il parassita dissemina i suoi conidi. Basta però capitozzare una pianta o tagliarne un ramo in modo da provo- care lo sviluppo di nuovi germogli, perchè 1’ oido attacchi su- bito questi ultimi. 2) La principale differenza di struttura che lo foglie at- taccate presentano rispetto a quelle resistenti sta nel minore sviluppo e nella minore differenziazione del mesofillo : 1’ epider- mide e la cuticola non mostrano differenze costanti. La prima infezione di oidio rallenta la differenziazione della foglia e la conserva recettiva. B) Nelle foglie resistenti la concentrazione media sul succo cellulare è maggiore che nelle foglie recettive, la tensione ela- stica delle pareti è invece inferiore. L’ invasione della crittogama FISIOPATOLOGIA 149 fa aumentare la pressione osmotica nelle cellule dei tessuti fo- gliari. 4) La ripartizione dei carbidrati plastici (emicellulose, amido, zuccheri) rivela nelle foglie recettive una minore attività sintetica che in quelle resistenti, in modo che tali foglie, anche dopo raggiunta la grandezza definitiva, persistono in un chimi- smo simile a quello del periodo giovanile in cui tutte le foglie sono recettive. 5) Le foglie attaccate contengono, in confronto di quelle resistenti, meno albumina insolubile (viva) rispetto alle sostanze azotate solubili (non vive) che possono essere assorbite dal fungo. La recettività si ha quando l’azoto solubile supera la metà del- 1’ azoto insolubile. 6) Il contenuto in sostanze minerali non è in relazione colla recettività o colla resistenza delle foglie. 7) Le foglie recettive sono più ricche di sostanze fosfo- rate , specialmente di fosforo solubile. Anche qui la recettività si ha quando il fosforo solubile supera la metà del fosforo in- solubile. Concludendo : le differenze nella struttura anatomica e nel ricambio dei carboidrati sono solo indizi del prolungarsi del periodo di differenziazione e di accrescimento fino alla stagione nella quale sono disseminati i germi dell’oidio; invece l’abbon- danza di azoto e di fosforo solubili è quella che determina la recettività: è un fattore chemotropico positivo, di fronte a cui scompaiono le peculiarità anatomiche. Sono quindi da evitarsi quei sistemi di potatura che indu- cano un prolungarsi dell’accrescimento delle successive cacciate. Il lavoro chiude con un elenco bibliografico completo di quanto è stato pubblicato in questi ultimi anni sopra la ma- lattia in parola. L. Montemartini. 150 FISI 01* ATO LOGIA Prianichnikov D. — Sur la question des excrétions nuisibles des racines (Sopra la questione delle secrezioni velenose delle radici) ( Rev . gèn. d. Botanique , Paris, 1914, T. XXY bis, pag. B63-B82, con 11 figure). Parecchi anni or sono Whitney ed altri hanno osservato che certi terreni americani sono poco fertili non perchè poveri di sostanze nutritizie , ma perchè contengono sostanze velenose alle piante. L’ aggiunta di concimi chimici a tali terreni non può avere alcuna efficacia sopra la vegetazione , ed anche nel- P estratto acquoso di essi cui siano aggiunti opportuni sali nu- tritizi le piante crescono meno bene che in soluzioni degli stessi sali fatte in acqua distillata. L’ ebollizione però o la filtrazione su nero animale elimina le qualità tossiche di tale estratto acquoso. Cameron e Reed hanno perciò pensato che le piante sieno capaci di emettere dalle loro radici secrezioni dannose alla ve- getazione successiva di altre piante della stessa spiecie (la ipo- tesi fatta anche dal Pan (anelli per spiegare il roncet delle viti). L’Autore ha fatto studi ed osservazioni constatando che in realtà la coltura successiva di una stessa specie in un mede- simo terreno fa diminuire i prodotti , e ciò non tanto per P ef- fetto sulle proprietà fisiche del terreno , quanto perchè questo acquista realmente proprietà nocive alla vegetazione. Non fu però possibile accertare la secrezione di sostanze venefiche da parte delle radici. L’ azione nociva pare dovuta da una parte ai resti organici (radici) rimasti nel terreno, e dall’altra all’au- mento dell’ alcalinità in seguito al diverso assorbimento degli acidi e degli alcali nelle differenti fasi di sviluppo delle mede- sime piante. Tale azione nociva poi non è sempre specifica, vale a dire non si esercita sempre solo sulle piante della stessa specie; non cessa costantemente coll’ ebollizione, è davvero neu- tralizzata dal carbone ma non si sa per quali processi. L. Montemabtini. FISIOPATOLOGIA 151 Lopriorb Gr. — L’acidità dei succhi vegetali come mezzo di di- fesa contro i parassiti (Ann. d. R. Scuola Sup. d' Agric. di Portici, Voi. XII, 1914, pag. 267-280). L’Autore fa un esame critico della teoria del Comes sopra 1’ acidità dei succili vegetali come mezzo di difesa contro i pa- rassiti, e di quanto venne già pubblicato in proposito (e rias- sunto nei precedenti volumi di quosta Rivista) dalPAverna-Saccà, dal Patri e da altri. Ricorda le osservazioni sue proprie sopra 1’ azione oligodi- namica di alcuni acidi vegetali in soluzione diluitissima nell’ac- crescimento delle cellule, confermate poi da ricerche speciali della Promsy. Pensa che il principio dell’ acidità dei succhi come mezzo di difesa contro i parassiti potrebbe trovare spiegazione nel fatto che gli acidi , quale prodotto del ricambio di materiale , sono l’espressione dell’ attività di questo processo ; si formano quindi in quantità tanto maggiore quanto più intenso è il ricambio stesso. Però anche quando il ricambio di materiale è energico, il comportamento degli acidi nell’ economia vegetale riesce cosi diverso a seconda delle piante, da non lasciarsi ancora riportare ad uno schema comune, in relazione alla biologia dei parassiti. Il concetto del Pr. Comes posa ancora più su induzioni te- leologiche che su fatti sperimentali, e se gli acidi esercitassero un’ azione non quantitativa ma oligodinamica questa sfuggirebbe all’ analisi volumetrica e ad altri saggi ponderali. L’esperimento potrà farne meglio confermare l’ ipotesi. L. Montehartini. Sav astano L. — Rapporti biopatologici della mosca delle arancie - Ceratitis capitata Wied. - e gli agrumi {Ann. d. R. Staz. di Agrum. di Acireale, Voi. II, 1914, pag. 97-128). 152 FISIOPATOLOGIA L’Autore ha fatto dal 1912 al 1914 una serie di studi ed osservazioni sopra la mosca delle araucie in Sicilia , e sui suoi rapporti colle piante e colle varietà da essa attaccate. Le conclusioni di tali studi ed osservazioni si possono così riassumere : Le condizioni ambientali possono indurre tali variazioni nei rapporti biologici tra la mosca e le specie vegetali che la ospi- tano, da potere rendere talvolta una specie attaccabile in una regione e non nell’altra. Le condizioni colturali ordinariamente aumentano la attaccabilità delle piante da parte dell’ insetto ; solo eccezionalmente possono mantenere immune la specie. Per quanto si riferisce agli agrumi, l’agricoltore, selezio- nando le specie collo scopo di ottenere una maggiore percen- tuale di zucchero nelle frutta ed esaltando tale percentuale colle operazioni colturali , ha aumentato la attaccabilità delle frutta stesse da parte della mosca : è avvenuto così anche di tutte le frutta equatoriali o sub-equatoriali parassitate da questa mosca o da altre del genere Ceratiti s. Per contrario 1’ agricol- tore conservando per selezione 1’ acidità nel limone ed aumen- tandola colle operazioni colturali , o mantenendola nel berga- motto , ha conservato la resistenza di queste due specie , che erano già resistenti per loro natura organica. Se uua specie acida , come sarebbe il cedro , e per conse- guenza per sua natura non parassitizzabile , può invece venire attaccata dalla mosca, gli è che colla selezione e colla coltura si è trasformato il meseocarpo in sarcocarpo, aumentando il suo contenuto in zucchero e diminuendone gli acidi. Sono dunque più parassitate le specie più intensamente col- tivate e cioè 1’ arancio e il mandarino , mentre lo sono in pro- porzione minore le specie coltivate meno intensamente come la limetta, 1’ arancio amaro, il chinotto, il pompeimo, il pomelo. Poiché una stessa specie procedendo dalla sottoregione delle basse temperature a quella delle alte aumenta la sua percentuale FISIOPATOLOGIA AGENTI ATMOSFERICI 153 in zuccheri e diminuisce quella in acidi, ne viene che nella sot- toregione delle basse temperature le specie agrumarie non sono attaccate, in quella delle temperature temperate vengono attac- cate le specie più zuccherine, e in quella delle alte, tutte tranne le acide. Le specie del gruppo acido e cioè il limone e il ber- gamotto non vengono parasitizzate, nè costituzionalmente lo pos- sono perchè sono e si conservano specie a forte acidità. L. Montemartini. Bussell W. — Considérations sur Ies dégàts occasionnés par les gelées de 1’ hiver 1913-1914 (Considerazioni sui danni prodotti dal gelo nell’ inverno 1913-1914) ( Bull . d. /, Soc. Bot. d. Franca, 1914, T. LXI, pag. 78-81). Remarques relatives à 1’ action du froid sur les plantes herbacées (Note relative all’azione del freddo sopra le piante erbacee) ( col precedente , pag. 113-118, con una figura). Cas intéressant de survie après le gel chez un Cheiranthus [col precedente, pag. 137-139, e una figura). De la survie des tissus végétaux après le gel (Della soprav- vivenza dei tessuti vegetali al gelo) ( Compt . rend. d. s. d. V Ac. d. Se. d. Paria, 1914, T. 158, pag. 508-510). La temperatura eccezionalmente dolce al principio dell’ in- verno ultimo 1913-914 permise a molte piante di continuare assai tardi la fioritura , sì che il sopraggiungere repentino del freddo del 19 dicembre fu loro causa di danni assai gravi. L’Autore elenca nella prima nota molte delle specie più danneg- giate e descrive brevemente il loro comportamento al freddo ; nella seconda parla dei disturbi interni provocati dal freddo nei tessuti tanto delle piante morte che di quelle sopravvissute. 154 AGENTI ATMOSFERICI La formazione di masse di ghiaccio nell’ interno dei tessuti provoca modificazioni spesso considerevoli tanto nella forma delle cellule che nel loro raggruppamento ; tali modificazioni sono piccole quando il ghiaccio si forma alla periferia degli organi, sono invece grosse e possono essere mortali quando esso si forma nei tessuti più profondi e specialmente nel sistema conduttore 0 in sua vicinanza. Al disgelo una pianta che sia anche completamente disor- ganizzata contiene sempre delle cellule capaci di vivere per un certo tempo in grazia dell’ acqua che hanno potuto ricuperare ; cosi si spiega come un organo possa continuare a vegetare tem- poraneamente anche se 1’ organo da cui dipende è già morto. La vita della pianta si estingue, si può quasi dire , cellula per cellula, epperò si prolunga tanto più quanto più numerosi sono gli elementi non direttamente danneggiati. Talora durante questa prolungata agonia possono iniziarsi anche processi di cicatrizzazione, come in un caso di garofano quasi tutto decomposto dal gelo, che l’Autore descrive nella terza delle note qui citate. L. Montemartini. Soraukk P. — Altes und neues iiber die mechanischen Frostbe- schadigungen (Cose vecchie e nuove sopra 1’ azione mecca- nica del gelo) (Sorauer’s Zlschr. f. Pflanzerihrankh., 1914, Bd. XXIV, pag. 65-76, con 3 tavole). L’Autore descrive le alterazioni e lacerazioni di tessuti pro- dotti dal gelo nei cereali : dice che attraverso tali lacerazioni 1 germi di funghi che sono aderenti al seme o sul terreno pos- sono più facilmente attaccare le piantine. L. M. AGENTI CHIMICI BACTER1 155 Ehbenbeeg P. — Zur Gasvergiftung von Strassenbàumen (Avve- lenamento degli alberi lungo le strade, dovuto a gas) (Sor rauer’s Zt&chr. f. Pflanzenkrankh. , 1914, Bd. XXIV, pag. 33-40, con 2 figure e una tavola). Gli alberi lungo una delle strade principali in Hannover furono danneggiati da fughe di gas sotterranee. L’Autore de- scrive le alterazioni e dà le reazioni chimiche per riconoscere che il terreno era avvelenato da gas. Le radici sono quelle che soffrono più delle altre parti della pianta, e riesce sempre difficile salvarle. Talora il terreno si può ancora abbonire con aggiunta di calce. L. M. Laubert R. — Ueber Geschwiilste an Chrysanthemum und andern Pf'lanzen . ihre Bcdeutung und lickàmpfung (Sopra tumori nei crisantemi ed altre piante , loro significato e modo di combatterli) (Mollers dettiseli. Gàrtner-Ztg. , Bd. XXVIII, 1913, pag. 486-488). L’ Autore segnala la formazione di grossi tubercoli al col- letto in una ricca collezione di Chrysanlhemum frutescens nei dintorni di Berlino. La malattia corrisponde a quella conosciuta in America col nome di croton-gali , e può essere facilmente trasmessa dalle piante sane a quelle ammalate. Fu segnalata pure nella Baviera settentrionale e nel sud-ovest della Francia. L. M. 156 BACTEltl — MALATTIE D ! INDOLE INCERTA Peklo J. — Rostiinnc bakteriosy (Bacteriosi delle piante) (Zi va, 1.913, 7 pagine con 4 figure). Sono esperienze di culture ed inoculazioni fatte sui crisan- temi e colle quali 1’ Autore conferma i risultati degli studi di Smith sul Bacterium tumefaciens. L’ Autore coltivò anche il Bacterium beticoimn e ne ebbe tumori più piccoli. Discute le opinioni di Smith che non condivide tutte completamente. L. M. Bernatsky J. — Ueber das Krautern des Weinstockes (Sopra il rachitismo delle viti) {Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., 1914, Bd. XX IV, pag. 129-139, con due figure). Questa malattia delle viti si è manifestata anche in Un- gheria ove viene chiamata csalànosadàs , e pare dovuta a di- verse cause come la clorosi. Non solo la vite ma anche altre piante vanno soggette al rachitismo. L’Autore distingue l’arricciamento (Krduselkrankheit) dal rachitismo (Krauternhrankheit). Il primo è caratterizzato dal raggrinzimento delle foglie che diventano quasi come piccoli cucchiai rivolti verso l’alto, è di natura parassitarla e dovuto per lo più ad acari (Phy llocoptes vitis, Epitrimerus vitis, Erio- phyes vitis, Drepanothrips Reuteri, ecc.) : lo si chiama talora anche acariosi. Il rachitismo invece si presenta come una malattia fisiolo- gica : è il roncet , detto esso pure arricciamento, e che si ma- nifesta coll’ accorciamento degli internodi (court-noué) , mac- chiettatura e perforazione delle foglie. MALATTIE D 1 INDOLE INCERTA 157 In Ungheria si dimostra in relazione colla struttura del terreno, come del resto è già stato osservato anche altrove. L’ Autore crede si tratti di un fenomeno patologico che varia a seconda delle specie e delle varietà. In ogni caso si può sempre vedere qualche causa che agisce non direttamente ma profondamente e ripetutamente sulla pianta e la fa amma- lare. Conseguenza della malattia del ceppo è il rachitismo e la permanenza dei caratteri erbacei nelle parti aeree, ma le cause della malattia del ceppo possono essere diverse , e si possono avere malattie diverse che si manifestano cogli stessi sintomi. L. Montemartini. 158 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE Dal Boll, quindic. della Soc. d. Agric. Italiani, Roma, 1914. N. 10. - Il pr. Lotrionte dà notizia delle esperienze da lui fatte a Ti- voli e a Salerno per combattere la mosca dell’ulivo colle capannette da- chicide. Sono queste costituite da lamine di latta delle dimensioni di cm. 25X^5, ripiegate a tettoia e portanti nel loro interno rametti di olivo, in parte secchi e in parti verdi, tenuti a posto con filo di ferro zincato e che permettono di assicurare le capannette stesse ai rami più grossi, all’altezza di 2-3 metri dal suolo. I rametti sono bagnati periodi- camente con una miscela composta di 50 a 60 ehilogr. di glucosio , 2 di arseniato di potassio puro , 2 di acido borico in polvere e 2 di borato sodico in 100 litri d’acqua calda. A seconda delle annate e delle località, per ottenere la difesa bastano da tre a cinque aUivamenti delle capan- nette (ossia bagnature dei rametti colla miscela di cui sopra) , il primo dei quali da cominciarsi subito dopo l’ allegamento delle olive , e gli altri verso la metà di luglio , nella seconda metà di agosto , ai primi di ottobre. La difesa deve essere organizzata in grande, mediante consorzi. Le irrorazioni colla miscela cupro-calcica acida, mentre difendono assai bene gli olivi dagli attacchi del Cycloconium , costituiscono un mezzo sussidiario di lotta contro la mosca, quando si adoperi contempo- raneamente il mezzo principale dato dalle capannette. Queste ultime , nelle regioni più calde, forse potrebbero più utilmente essere fatte, anziché di latta, con materiale più economico e meno facile a riscaldarsi: cartone % •* % impermeabile, eternit, stuoie di giunchi, tavolette di legno, ecc. Dal Corriere del Villaggio , Milano, 1914. N. 33. - Il prof. Voglino segnala il fatto ohe in qualche località pare che molte viti giovani muoiano di apoplesia perchè hanno le radici fortemente danneggiate dai maggiolini. Contro questi insetti oltre la rac- colta diretta degli adulti consiglia combattere le larve con irrorazioni del terreno con solfo carbonato potassico all’uno per 100. NOTE PRATICHE 159 N. 28. - Per combattere le grillotalpe occorre cercare nel mese di luglio i nidi di uova e distruggerli. A tal uopo dopo una pioggia, quando le gallerie si distinguono bene, basta seguirle col dito affondato nel ter- reno finché si trova il nido ; lo si estrae colla zappa e si schiacciano le ova (ve ne sono duecento o trecento per nido) senza disperderle. Contro la cuscuta nei prati, se le infezioni sono limitate, si possono fare abbondanti irrorazioni con soluzione di solfato di ferro al 25 p. 100, ripetendole dopo 2-3 giorni ed operando sempre con tempo secco. La tignola bruno-verdastra del fico ( Simaelhes nemorana) che rode il parenchima delle foglie ed attacca i frutti dei fichi quando non sono ancora ben maturi , può essere combattuta raccogliendo e bruciando le foglie ed i frutti attaccati e facondo ripetute irrorazioni , In primavera ed in estate, con soluzione di sapone nero gr. 200, acqua litri 2, kerosene 5. N. 29. - Il colpo di sole delle viti è più frequente nei terreni secchi e mal lavorati perchè in essi le radici profonde si atrofizzano e riman- gono quelle superficiali che e perchè in uno strato meno acquoso, e perchè in concorrenza colle radici delle male erbe, possono dare poca acqua alle piante. Per evitare il male bisogna dunque tenere mosso e mondo dalle erbe infestanti il terreno e lavorarlo ogni anno profondamente. N. 30. - Contro la fumaggine degli ulivi si consiglia la seguente emulsione : sapone molle chil. 3, creolina 2, acqua 1000 litri. Bastano tre trattamenti: in marzo-aprile, in maggio-giugno, in agosto-settembre. I. m. Dal Giornale di Risicoltura, Vercelli, 1914. N. 13. - Per la lotta contro la grillotalpa nelle provincie dove si coltiva la risaia, N. Novelli consiglia: aratura estiva accompagnata da caccia diretta alle nidiate; aratura anticipata dei prati destinati a fru- mento, a granoturco, ecc., con altre arature prima della semina ; caccia diretta durante l'irrigazione dei prati (per sfuggire l’acqua le grillotalpe escono dal terreno e si raccolgono sopra i prosoni più alti , dove riesce facile accalappiarle) ; caccia diretta o con iniezione di solfuro di carbonio o con inaflfiamento mediante emulsione di petrolio sugli arginelli in risaia. I. in. 160 NOTES PEATICHB Dal Bollettino dell' Osservatorio Consorziale di Fitopatologia, Torino, 1914, N. 3-8. Contro la mosca dei porri, dei sedani e delle cipolle (Acidia Hera- clei ) si consiglia polverizzare sulle foglie delle piante invase dai bruchi polvere di tabacco. Contro gli afidi dei peschi (Yaloplerus pruni) e dei meloni valgono pure le polverizzazioni di tabacco da eseguirsi con comune soffietto. Per combattere le tignuole della vite (Cochylis e Palycrosis o Endemia) si consiglia aggiungere alla poltiglia bordolese un chilogi'ammo di arse- niato di piombo o di estratto fenicato di tabacco per ogni ettolitro. Si raccomandano pure irrorazioni dei grappoli con soluzione di estratto di tabacco al 2 p. 100 e carbonato di soda (grammi 100 per 100 litri). Contro le larve di Melolonta vulgaris hanno dato buoni risultati lo irrorazioni del terreno con solfo carbonato potassico all’uno per 100. Per combattere il Lecanium persicae sui gelsi , V Apskliolus Neri sui leandri , il Phyloplus Pgri dei peri , il Lithocolteclis Platani delle foglie dei platani , 1’ Aphis Pruni nelle foglie dei pruni , il Kodiles Rosae sulle rose, la Crocteris Asparagi dei torrioni degli asparagi, si consigliano irro- razioni a base di estratto di tabacco al 2 per 100 e calce all’ l per 100. Le irrorazioni con poltiglia bordolese sono indicate come rimedio preventivo contro i seguenti funghi parassiti: Leploslromella elastica sulle foglie di Ficus elastica , Seploria Pelroselini del prezzemolo e dei sedani, Sclerotinia fructigena sui meli, Netria cinnabarina su ra- metti di acacie , Dothichiza populea su rami di pioppo , Gloeosporium nervisequum dei platani, Puccinia maloacearum delle altee , Cladospo- rium fulvum sui pomodori , Septoria piricola sui peri , Phragmidium subco rlicimn sulle rose, Seploria Lycopersici dei pomodori , Macrophoma helìcina dell’ edera , Jsariopsis griseola pei fagiuoli , Cercospora Viulae delle viole. In mancanza di ì-imedi di efficacia sicura , si consiglia raccogliere e bruciare le piante infette dai seguenti funghi parassiti : Botryptis cinerea sull’ aglio, Sclerotinia Ocymi nel basilico , Ophiobolus graminis sul fru- mento. I- ni. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa - 1914. Ditta F. KORISTKA MILANO - Via G. 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Id. — Ancora sulla morìa dei gelsi Id. — Intorno alla caduta delle foglie degli ippocastani . Pag. 225 » )! 238 243 Rivista : Allard H. A. — Il inai del mosaico del tabacco . . . . Berlese A. — Per combattere la mosca delle olive .... Bucheim A. — Biologia della Melampsora. Lini Dei. Guercio G. — Incappucciamento del trifoglio . . . . Galippe V. — Parassitismo nei semi Gassnbr G. — La formazione delle teleutospore nelle ruggini dei cereali Gròf B. — Un cavolo a sette teste 270 » n 262 274 n a 263 275 276 269 (Coni, a pag. sog.) PAVIA MATTEI & 0. EDITORI 1915 Haasb-Bkssbll G. — La teoria del micoplasma . Hintikka T. J. — Le emergenze sopra le foglie di Aristólochia Sipho . Holleung — Annuario delle malattie delle piante . Humpiirey C. J. — Danni prodotti dall’ inverno all’ Ulmus ameri- cana JohSTON J. R. — Il marciume della gemma nel coco Kunkei. L. 0. — Biologia della Spongospora subterranea-. Long W. H. — Tre marciumi del legno delle quercia Mac. Murran S. M. — L’ antracuoBi della Mangifera indica . Morrh W. J. e Su a po va 1.0 v M. — La lihizoctonia delle patate Motto E. e PollaoCi G. — Coniothyrium pirina eco. Norton J. B. S. — Macchie di marciume nelle mele Jonathan Petri L. — Il male dell’ inchiostro del castagno. . . . . Reddik D. — Moria dei rami della vite Ribhm E. — Formazione anormale di spore di Ustilago Tritici. Ri ve il a V. — Cause predisponenti alla nebbia del frumento . Rollimi J. B. — I fungili contro i nemici della canna da zucchero . Ross H. — Galle contenenti funghi Sawada K. — L’ Uromyces hyalosporus Schei. i.ENBER H. 0. — Riposo invernale negli scopazzi Shaw F. J. F. — Dna malattia del riso Sheaii C. L. — Problemi di fitopatologia in Europa e in America . Soeauer P. — Cosa seminiamo coi semi di barbabietola ? Staniszkis W. — Concimazioni e carbone del miglio Townsend C. C. — Macchie fogliari nella barbabietola . Trinchieri G. — La tortrice buoliana Id. — Il Citrus-aanher degli agrumi Wehmeii C. — Infezioni di legni Wiima O. E. — Fenomeni teratologici e eredità . . . . Wille F. — Biologia della Puccinia Arenariae Pag. 276 e it 282 249 n n n » n ii n ii « » ii ii ii ii ii ii ii » n ii ii » » n a ii 269 263 277 261 266 254 257 272 272 258 259 278 264 283 260 274 260 249 280 279 260 266 268 281 282 274 Note pratiche 284 Anno VII. Ottobre 1915. Num. 8-9. Rivista di Patologia Vegetale Dirotta dal Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice Mattei & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI L. MONTEMARTINI Alcune malattie nuove o rare osservate nel Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano. ( 6 - 14 ) *) 6) Seccume delle foglie del Lillà. — Nell’estate ultima scorsa a Montubeccavia (prov. di Pavia) una pianta di Lillà presentava buona parte delle foglie colpite da un seccume che cominciando *) Per il contributo precedente, veggasi di questa stessa Rivista il vo- lume VI, 1913, pag. 204. A quauto ivi fu detto della Septoria Iridis Mass., si aggiunga che questa venne pure segnalata come parassita degli Ireos coltivati, nell’ agosto 1914 a Spoleto. Cosi pure mi fu dato di osservare la Botrytis vulyaris parassita sulle foglie di Camelia anche in una serra di Cuggiono (prov. di Milano). E circa il parassitismo d’ occasione delle Cuscuta , alle piante che la C. Europaea può attaccare quando siasi prima fatta robusta su un ospite appropriato, è da aggiungersi V Iris germanica alle foglie della quale, in un orto di Pavia , ho visto avvolgersi i rami del parassita iu parola , prove- nienti da piante di ortica, e impiantarvi i loro auston. 226 PARASSITI VEGETALI all’apice o ai margini del lembo si estendeva a poco a poco a quasi tutto il -lembo medesimo fino a caduta dell’ intiera foglia. Le parti secche si raggrinzavano ed accartocciavano ed erano separate dalle parti ancora sane con un orlo indefinito , nero- rossastro : esse si coprivano poi di puntini neri, abbondanti spe- cialmente sulla pagina inferiore. Una alterazione simile ho visto quest’ anno in una pianta di Lillà vicino alla stazione ferroviaria di Bastia di Mondovì. L’ esame microscopico delle foglie ammalate rivela la co- stante presenza su di esse di un Cladosporium i cui cespuglietti fruttiferi oorrispondono ai puntini neri dianzi ricordati. Sorgono tali cespuglietti da piccoli stromi micelici superficiali , svilup- pati nell’epidermide e nello strato subepidermico, e constano di ife flessuose, semplici, settate , di colore bruno più chiare però all’apice ; portano spore cilindriche, brune, munite di uno o due setti. Dal comune Cl. herbarum (Pers.) Link, differisce questo fungillo per la maggiore sottigliezza delle ife , le quali inoltre non sono mai ramificate, e per la distribuzione isolata dei ce- spuglietti, nonché per la forma più regolare e meno varia delle spore. •' Per le alterazioni che produce ricorda il Cl. Paeomae Pass, e il Cl. condilonema Pass., differisce però dal primo per avere le ife fascicolate, dal secondo per le spore che non sono , come in questa specie, a parete finemente aculeata. Caratteristica mi pare poi sia la presenza di piccoli stromi alla base dei cespuglietti. Non avendo trovato alcuna forma ascofora sulle foglie col- pite, ne faccio per ora una specie nuova di funghi imperfetti per la quale propongo il nome di : Cladosporium Syringae n. sp. — Amphigenum ; caespi- tulis sparsis , brunneis, in slromale epidermico nel subepider- mico insertiti ; hyphis fasciculatis, , simplicibus, / leocuosis , sep- PARASSITI VEGETALI 227 tatis , fuscidulis , summo subhyalinis * 60-80 * 3-4 y ; conidiis brunneis nel olivaceis, 1-2 septatis, cylindricis , levibus, 15-20 « 3 ,u. Hab. Zn folìis Syringae vulgaris , Montubeccaria (prov. Papiae). Su qualche foglia trovai anche , insieme al Cladosporium, rari picnidi di un Coniothyrium che non potei identificare col C. insitirsum Sacc., già osservato sui rami dei Lillà, perchè a- veva spore più piccole (3-4 y) e rotonde. Non posso dire se la differenza sia dovuta alla diversità del nutrimento trovato nelle foglie ; come pure non ho potuto constatare se questo fungillo sia in qualche relazione col primo. 7) Vaiolatura o macchiettatura del Nocciolo. — Alcune piante di Nocciuolo vegetanti lungo la riviera , ombreggiata e fresca, di G-ambarogno sulla sponda sinistra del Lago Maggiore , pre- sentarono quest’anno alterazioni delle foglie che io non ho an- cora avuto occasione di vedere descritte finora. I lembi di quasi tutte le foglie degli alberi ammalati erano cosparsi di piccolis- sime macchiette di 1 a 2-3 millimetri di diametro, tondeggianti, di colore rossiccio a margine indefinito nella pagina inferiore, mentre nella superiore presentavausi bianchiccio al centro e più rossastre alla periferia , con margine netto. Parecchie macchie possono confluire insieme sì da occupare aree di mezzo e anche di un centimetro di diametro. Nel suo aspetto la malattia ricorda un po’ il seccume del castagno prodotto dalla Phyllosticta maculi formis. Qui essa è dovuta ad una forma imperfetta del gruppo degli Ifomiceti, che io non trovo descritta e per la quale presento la seguente diagnosi : Cercospora Coryli n. sp. — Maculis rotundatis , niinu- tis , 1-3 mm. diam . , numerosis , saepe con/luentibus , interne gt'iseo arescentibus , rubro-nigro cinctis ; caespitulis ampbige- 228 PARASSITI VEGETALI nis , sparsis ; hyphis fasciculatis , breoibus , undulatis , parce septatis , f uscis ; conidiis cylindraceis vel superne attenuati , subolivaceis , 1-2 septatis, 30-45 « 3-4,5 spot), che è dovuta ad un fungo, la Cercospora belicela. La malattia si presenta prima in forma di piccole macchie bianche, che poi aumentano rapidamente di dimensioni e di nu- mero e diventano brune. Le prime ad esserne colpite sono le foglie esterne , mentre le foglie più giovani difficilmente sono attaccate cosicché la pianta continua a vegetare anche se le fo- glie colpite muoiono. Tale distruzione delle foglie esterne porta ad un prolungamento dell’asse della pianta, la cui radice rimane più piccola e contiene meno zucchero. La malattia è più abbondante in certe località che in altre, si diffonde per mezzo del vento, dell’acqua, degli insetti, ed anche dell’ uomo. Ha una grande importanza per la sua diffusione spe- cialmente l’acqua di irrigazione. La introduzione in località che prima ne erano immuni ha luogo probabilmente coi semi. Il pa- rassita sverna sopra i residui di piante che rimangono sul ter- reno, epperò quanto più si ripete in un medesimo campo la col- tivazione della barbabietola , e tanto più intensa vi appare la malattia. Il miglior consiglio che si possa dare per combattere il male è di arare profondamente il terreno sì da seppellire ad una certa profondità gli avanzi delle piante infette e le spore del paras- sita, e di adottare una buona rotazione agraria in modo da non coltivare la barbabietola per qualche anno nei campi che si di- mostrarono più infetti. Sono efficaci pure le irrorazioni con pol- tiglia bordolese, ma occorre fanie parecchie, almeno sei, si che, salvo in casi speciali, non v’ è la convenienza economica di farlo. Si è pure osservato che la malattia riesce più dannosa dove la barbabietola manca di acqua e le sue foglie esterne avvizzi- scono e presentano così meno resistenza all’ attacco del paras- sita. Dove invece è possibile l’ irrigazione e le piante sono man- tenute in ambiente un po’ umido non avvizziscono e la malattia non si diffonde. 262 PARASSITI VEGETALI PARASSITI ANIMALI Dopo il raccolto delle radici , sarà utile far raccogliere an- che tutti gli avanzi delle piante e seppellirli almeno a 25 cen- timetri di profondità. Si dimostrò utile concimare il campo, nella rotazione agraria, uno o due anni prima di coltivarvi la barbabietola e non nel- l’anno medesimo di questa coltura. E. A. Bessey (East Lausing, Michigan). Berlese A. — Istruzioni per combattere la mosca delle olive : Dacus Oleae Rossi. (Min. di Agric., Firenze, 1915, 11 pa- gine, con 8 figure). Dopo avere brevemente descritto i costumi di questo temuto parassita dell’olivo, l’Autore consiglia di fare sempre, nei primi dieci giorni di luglio, mai più tardi, una irrorazione preliminare con una miscela di 90 parti di acqua, 10 di melassa e 8 di ar- seniato potassico (si scioglie prima l’arseniato in 10 litri di acqua bollente, si mescola bene colla melassa e poi si diluisce negli altri 80 litri di acqua) : su ogni pianta , qualunque ne sia la grandezza, non bisogna spruzzare più di mezzo litro di liquido, e l’ irrorazione va ripetuta , sempre nei primi giorni di luglio , solo nel caso che cada una forte pioggia. In seguito, sospese le irrorazioni per il pericolo di far svi- luppare la fumaggine , la lotta va continuata col metodo delle bacinelle o con quello dei fascetti. Colle bacinelle (da preferirsi nelle località scarse di acqua e calde), si distribuiscono tra i rami degli olivi, almeno una ogni 10 piante, larghe bacinelle di terra cotta o di altra materia, ed a cominciare dalla seconda metà di luglio in avanti si tengono quasi piene di una soluzione di 10 chilogr. di melassa e 8 di PARASSITI ANIMALI 263 arsenito od arseniato di potassio in 100 litri di acqua : le mosche vi accorrono da lontano e vi annegano o restano avvelenate. Coi faccetti (metodo più adatto nei olimi meno caldi e dove sono più frequenti le pioggie e più abbondante è la rugiada , come pure dove le piante sono a filari e consociate ad altri al- beri) si appende ad ogni pianta, sotto qualche ramo , un fascio di ramoscelli di olivo o di olivastro che poi si bagna ripetuta- mente (ogni 20 giorni) col liquido di cui sopra. Il prof. Lotrionte colloca sopra ogni fascette una specie di capannetta di lamina di zinco o di bandone , e spruzza i fascetti stessi con liquido formato di 50 parti di glucosio, B di arsenito e 50 di acqua. Siccome la mosca olearia è un insetto fortemente volatore, perchè la difesa sia efficace occorre allargarla ad una zona assai estesa. Occorre inoltre adoperare l’arsenito o l’arseniato con tutte le precauzioni che si usano per i veleni più potenti. L. Montemabtini. Del Guercio G. — Ulteriori ricerche sullo stremenzimento o in- cappucciamento del trifoglio. (Redia, Firenze, 1915, Voi. X, pag. 235-301, con 42 figure). Le piante che l’Autore ha studiato ex-ano state mandate alla Stazione di Entomologia Agraria di Firenze da diverse loca- lità della Toscana : presentavano rami esilissimi e raccorciati, e foglie pure piccole , colle foglioline raccolte in modo da rasso- migliare a un pennacchio o cappuccio, donde il nome dato alla malattia. In alcune località si ebbe un vero diradamento dei tri- fogliai, con danni non indifferenti. Sulle piante ammalate l’Autore ha trovato vermi, molluschi ed artropodi che descrive in dettaglio valendosi di buone figure : Ileterodera radicicola, Tylenchus devastato r, Rhizoberlesia tri- fola D. G., Aphis scaliai n. sp., Pemphigus trifola D. G., Apion virens, Rylastinus trifolii, ecc. 204 PARASSITI ANIMALI Per quanto però il danno che deriva alle piante dalla pre- senza di tali animali avvenga per rapporto diretto con i vege- tali, pure non è esso solo necessariamente la causa del malanno descritto il quale appare più intenso nelle annate asciutte. L’a- zione degli animali nocivi pare anzi concorrente, o sia pure ag- gravante , ma non la sola ragione del male : infatti al ritorno della buona e fresca stagione le piante ammalate si rimettono, come pure si rimettono se portate in Laboratorio o in serra, e coltivate ivi con ogni cura. Il trifoglio pratense , che è costituzionalmente forse meno robusto e meno resistente alla siccità , è quello che più viene danneggiato dalla malattia, epperò dovrà utilmente, in certi ter- reni compatti, essere sostituito con altre leguminose, quali l’erba medica, la lupinella, ecc. L. Montemartini. Rorer J. B. — The use of thè green muscardine in thè control some sugar cane pests. (L’ uso dei funghi per combattere alcuni nemici della canna da zucchero). ( Phytopathology , Voi. Ili, 1913, pag. 88-92). Alla Trinità uno degli insetti più dannosi alla canna da zucchero è il Tomaspis varia. Vi è inoltre comune e reca danni non lievi anche la Diatraea saccharalis. In altri posti delle Indie orientali riescono invece dannose le larve di un Lachno- sterna. Fortunatamente tutti questi insetti possono essere attac- cati da un fungo, il Metharrizum anesopliae Sorokin. L’Autore ha studiato un modo di coltivare questo fungo su larga scala per inocularlo e diffonderlo : ne ottenne dei chilo- grammi di polvere mista a spore che si possono spolverare con opportuni apparecchi sulle piante a difendersi : 2 a 3 chilogrammi di miscela per ettaro. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). PARASSITI ANIMALI IÌACTBRI 265 Tkinchieri Gr. — La tortrice Buoliana : Evetria Buoliana. ( Bull . Uff. dell’ A. 0. P. I., Sanremo, 1915, 5 pagine). Prendendo occasione del recente decreto del Ministro di Agricoltui'a degli Stati Uniti d’America che proibisce 1’ impor- tazione dei pini dall’ Europa per prevenire 1’ ulteriore introdu- zione dell’ Eoe trio, Buoliana , l’Autore dà una descrizione di questa specie e dei suoi costumi , seguita da un elenco delle pubblicazioni recenti che ne parlano. L. M. Johston J. E. — The history and cause of thè coconut-but rot. (Storia e causa del marciume della gemma del coco). (U. S. Deplm. of Agric., Bureau of Plani Ind., Bui. 228 , 1912 , 175 pagine e 14 tavole). La malattia è conosciuta a Cuba da oltre 30 anni e vi di- strugge molte piante. Essa è conosciuta pure in molte altre isole delle Indie occidentali e in alcune di esse ha completamente abolita la coltivazione del coco. I sintomi della malattia sono i seguenti : Nei primi stadii cadono le noci immature ; le spighe florali si coprono di macchie color cioccolatto ; le foglie centrali, non ancora aperte , muoiono e si piegano in giù ; alla base delle spighe, dove i frutti immaturi sono caduti, si presenta un’area molliccia, marcio-umida, colorata in scuro, estesa anche alla guaina delle foglie per 15-20 cm. di lunghezza con più di 2 cm. di profondità. La malattia si estende a poco a poco, seguendo le guaine fogliari, finché tutte le spighe sono infette e tutti i piccioli fogliari marciscono rimanendo, per un tempo più o meno lungo, pendenti sul fusto. La gemma centrale può essere infet- 2G6 BACTERI tata al principio della malattia o solo in ultimo ed i suoi tes- suti si disorganizzano presto rimanendo di essi i soli fasci va- scolari : il marciume in questo caso può penetrare per mezzo metro fino a un metro e mezzo nella parte interna del tronco, e la marcescenza dei tessuti giovani produce un odore cattivo ed è pure accompagnata da infezioni secondarie di fungili e di insetti. Una pianta infetta può morire in due mesi o rimanere viva per oltre un anno. A Cuba un boschetto di 450 piante fu completamente distrutto in due anni , e in altro bosco furono distrutte nello stesso tempo 1200 piante. Nel distretto di Ba- racoa la perdita mensile è stata calcolata in circa cinquanta- mila lire. Si crede che il motivo principale per cui il coco è oggi poco coltivato a Cuba sia appunto la frequenza di questa malattia che ha distrutto le moltissime e vecchie piante che a memoria d’ uomo vi vegetavano. Il Dott. E. F. Smith studiò brevemente la malattia nel 1904 a Cuba e già allora preconizzò la distruzione delle coltivazioni del ooco nell’isola entro 10-15 anni. Nella Griamaica la malattia è dannosa solo nella parte occidentale dell’ isola. Essa fu trovata anche alla Trinità, nella Gluiana inglese, nell’ Honduras e nelle isole Cayman. Dalla descrizione che se ne fa , è probabile che infierisca pure nelle isole Filippine, a Ceylon , nell’India, nel- P Africa orientale tedesca e portoghese , a Taiti ; però non è escluso che in alcune di queste località si tratti di altra ma- lattia dovuta ad altre cause. Lo studio estensivo della malattia a Cuba fu fatto prima da Augusto Busck del Bureau di Entomologia del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti : egli escluse che si trattasse di insetti e pensò che la causa del male fosse la Pestalozzia palmarmn dee, che è frequente sulle piante ammalate. Nel 1904 E. F. Smith pensò invece si trattasse di bacteri. Egli ottenne colture pure di bacteri dai margini più avanzati delle zone in- fette, ma non gli riuscì fare una inoculazione con risultato po- sitivo. BACTERI 267 Altri studiarono poi la malattia e tra questi va ricordato W. T. Horne, della Stazione Sperimentale di Cuba, il quale si occupò specialmente dei mezzi di lotta contro di essa. — Nella Giamaica si cominciai'ono gli studi nel 1891 per parte di "W. Faucett col quale collaborò poi W. Cradwick : se ne occupò poi nel 1902 F. S. Earle che pure conclùse trattarsi di una malattia bacterica. Nello stesso senso concluse J. H. Hart dell’Orto Bo- tanico della Trinità; mentre F. A. Stockdale, che dal 1907 con- tinua a studiare la malattia alla Trinità , a Cuba e alla Gia- maica, concluse che una forma è dovuta a funghi ed il vero marciume della gemma a baoteri. Furono fatte diverse inoculazioni con bacteri e molte hanno dato risultato positivo. Furono fatti anche diversi tentativi per riprodurre la malattia a mezzo di funghi ma si è visto che ben- ché i funghi in molti casi sieno presenti, pure da sé soli senza bacteri non hanno mai dato marciume. La malattia non viene diffusa dal vento ma dagli insetti e probabilmente dai rapaci che sono attirati dall’ odore di carne putrefatta emanato dai fusti marci. Gli stessi organismi furono trovati infatti nell’ intestino e negli escrementi degli insetti che vanno a nutrirsi sui fusti in parola. I caratteri culturali fanno ritenere tali organismi del gruppo del Bacillus coli. Furono fatti tentativi per arrestare il corso della malattia col taglio delle foglie e delle infiorescenze che prima ne presentano i sintomi , ma sempre le piante hanno fi- nito per soccombere come se l’ infezione si fosse propagata in giù dalle guaine. Furono fatte irrorazioni con sale comune, con solfato di rame, con verde di Parigi, ecc., ma sempre con risul- tato negativo. Il mezzo migliore per combattere il male sembra essere quello di tagliare 1’ intiera cima infetta e bruciarla. L’Autore dedica poi 63 pagine alla descrizione dei caratteri colturali del microrganismo patogeno, confrontandoli con quelli delle diverse varietà di B. coli, dal quale quello differisce spe- 268 BACTERI cialmente per la produzione di gas in glicerina e per il suo com- portarsi nella soluzione di Durham. Però siccome anche le ino- culazioni con B. coli ricavato dagli animali hanno dato mar- ciume , l’Autore ritiene si tratti di una forma di questa specie tanto variabile. Anche la palma reale ( Oredoxa regia) a Cuba presenta qualche volta un marciume dal quale pure l’Autore ha isolato una forma di B. coli. Si discute se altre palme del continente asiatico possano andar soggette ad una egual forma di mar- ciume. L’ esame degli organi infetti dimostra la disgregazione e dissoluzione dei tessuti parenchimatosi. E. A. Bbssey (East Lansing, Michigan). Tbinchieki G. — Su la nuova malattia degli agrumi denominata Citrus-canker negli Stati Uniti d’ America. [Bull. Uff. del- V A. 0. P. J., Sanremo, 1915, 4 pagine). — — Ancora sul Citrus-canker (col precedente, 2 pagine). L’Autore richiama l’ attenzione degli agrumicultori sopra questa malattia che introdotta nel 1913 dal Giappone nella Flo- rida , si è poi diffusa in tutti gli Stati Uniti. Attacca i ramo- scelli , i rami vecchi , le foglie ed i frutti , producendo piccole macchie bruno-chiare, per lo più circolari, isolate o aggruppate, specialmente sui frutti , in modo da occupare un’ area grossa. In corrispondenza a tali macchie i tessuti sono rilevati e costi- tuiscono una massa spugnosa di cellule morte , coperta da sot- tile membrana grigia, rotta sui lati. Si ritenne che causa del male fosse un fungo da alcuni ascritto al genere Phoma , da altri al genere Phyllosticta. Re- centemente 0. H. Hasse trovò che si tratta di una bacteriacea, BACTERI LESIONI TRAUMATICHE AGENTI CLIMATERICI 269 la Pseudomonas Citri, e riuscì a riprodurre con essa artificial- mente la malattia. L. M. G-kòf B. — Sieben kópfiger Kohl (Un cavolo a sette teste) (So- rauer’s Ztsclir. f. P/lanzenhrankh. , Bd. XXIY , 1914 , pag. 388-339, con una figura). Nel campo sperimentale di Kolozsvar l’ Autore trovò un cavolo con sette teste : spiega il fenomeno come dovuto a svi- luppo e ramificazione di gemme secondarie in seguito al taglio o ad una forte lesione della gemma principale normale. Il caso si presenta analogo a quello che ci viene presentato dalla nota Brassica oleracea var. gemmifera. L. M. Humphkey C. J. — Winter injury to thè White Elm (Guasti pro- dotti dall’ inverno in piante di Ulmus americana) (Phyto- pathology, Voi. 3, 1913, pag. 62-63). A Rockford, nell’ Illinois , gli alberi di Ulmus americana furono nell’ inverno scorso assai danneggiati : le loro estremità sono morte e la loro corteccia qua e là si staccava dal cambio in seguito a formazioni anormali presentatesi in questa regione per accrescimento successivo ai guasti. E. A. Bessey. 270 malattie d ! indole incerta Allard H. A. — The mosaic disease of tobacco (Il mal del mosaico del tabacco) (U. S. Deptm. of Agric. , Bull. 40, 1914, 33 pagine e 7 tavole). • L’ Autore parla prima della distribuzione della malattia e dei suoi sintomi , non che dei danni che essa produce sulle foglie e sui fiori. Ha fatto esperienze di inoculazione ed ha riprodotto la ma- lattia in diverse specie di Nico liana , di Lycopersicum , di Pe- tunia, di Physalis , di Datura, di Hyoscyamus, di Solarium, di Capsicum. Non ottenne risultati da inoculazioni su patate co- muni, su melanzane, su Atropa belladonna, come pure su certe specie di Datura mentre altre specie sono attaccabilissime. Non riuscì nemmeno ad avere risultati positivi con inoculazioni su piante non appartenenti alla famiglia delle Solanacee. E si mo- strarono resistenti la Nicoziana glauca , la N. viscosa e la N. langsdorfii (di quest’ ultima riuscì infetto solo qualche indi- viduo). Il tabacco innestato su queste specie resistenti si mostrò egualmente ammalato. In tali piante innestate consistenti in un porta-innesto re- sistente e un innesto suscettibile di ammalarsi , la malattia si è sviluppata nella parte superiore anche per una inoculazione nel porta-innesto resistente che rimase sano. E viceversa quando la N. glauca fu innestata sulla N. rustica e quest’ ultima fu inoculata , la malattia si presentò solo sopra il porta-innesto e non sull’ innesto che rimase completamente sano. Inoculazioni incrociate colla Phytolacca decandra che è essa pure soggetta al mal del mosaico hanno dato risultati po- sitivi : nella fitolacca il periodo di incubazione è di 15-20 giorni, nel tabacco di 6-12. Si ebbero pure risultati positivi con inoculazioni fatte con succo di piante ammalate, tanto che questo succo sia stato preso malattie d’ indole incerta 271 dalle foglie superiori già alterate , o da quelle inferiori ancora apparentemente sane , o dalle radici o dalle corolle , il che di- mostra che il virus è diffuso in tutta la pianta anche se i sin- tomi del male sono localizzati solamente sopra alcuni organi. Si è anche visto che il succo di piante apparentemente sane ma che tenevano già in incubazione la malattia , può ri- produrre la malattia medesima se inoculato in piante sane. Per determinare in quanto tempo il virus passa dal punto di inoculazione nelle altre parti della pianta , furono disposte 70 giovani piante in sette serie di 10 ciascuna , e per ogni pianta furono inoculate due foglie a due terzi circa di altezza della nervatura mediana. Poi ogni giorno si tagliavano ad una pianta per ogni serie le foglie inoculate. Così si vide che le piante cui tali foglie erano state tagliate subito il giorno dopo l’ inoculazione rimasero sane ; rimasero pure sane quelle cui furono tagliate due o tre giorni dopo , dimostrando così che il virus non era ancora passato dalle foglie inoculate al fusto ; se ne ammalò qualcuna dopo quattro giorni , e dopo 7 giorni si ammalarono tutte. E dunque evidente che sono necessarii almeno quattro giorni perchè il virus percorra un tratto della lunghezza di due terzi della foglia e arrivi nel fusto. I trattamenti delle foglie con soluzioni di solfato di ferro sia applicate esternamente sia inoculate, non hanno dato alcun risultato. Il taglio delle parti infette e la disinfezione delle fe- rite non impedisce che la malattia compaia poi nelle parti an- cora sane. II succo delle piante ammalate riesce sempre infettivo anche se filtrato con filtro Berkfeld o se trattato con etere , toluene o glicerina. Può conservare la virulenza per qualche mese. Può pure venire assorbito dalle radici. Si è visto che gli afidi presi da piante ammalate e portati su piante sane possono essere veicolo di malattia. Non si sa ancora come la malattia si trasmetta da un anno all’ altro attraverso l’ inverno. 272 MALATTIE D’INDOLE INCERTA Benché nelle piante ammalate si contenga una maggior quantità di fermenti ossidanti , rispetto alle piante sane , pure non si può dire che questi fermenti sieno la causa prima del male. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Norton J. B. S. — Jonathan fruit rot spot (Macchie di mar- ciume nelle mele Jonathan) (Phytopalhology, Voi. Ili, 1913, pag. 99-100). Le mele Jonathan vanno soggette ad una specie di mac- chiettatura che si presenta in forma di macchie nere svilup- pantesi in corrispondenza alle lenticelle. L’ Autore trovò che tali macchie si possono formare, sulle mele immagazzinate, per 1’ azione di suffumigi con gaz che contengano un po’ di ammo- niaca o di formaldeide. Ciò però non spiega la formazione delle macchie stesse sui frutti ancora appesi all’ albero. E. A. Bessey. Petri L. — La malattia del castagno detta dell ’ inchiostro (L’ Alpe - Rivista forestale italiana, Firenze, 1915, 84 pa- gine, con 5 figure e. una tavola). L’Autore descrive qui la malatattia , fa la storia della sua comparsa e riassume gli studi che si sono fatti su di essa. Svolge i concetti da lui espressi in altre pubblicazioni già riassunte nei precedenti volutici di questa Rivista, anche in confronto ai- fi ipotesi di Briosi e Farneti essa pure ripetutamente analizzata nelle pagine precedenti della Rivista. In ultimo riassume le diverse opinioni sulle cause della malattia : quella che il micelio delle ordinarie micorize si tra- sformi in parassita o in seguito a indebolimento generale della pianta (Gabelli) , o per deficienza di humus (Delacroix) , o per MALATTIE n : INDOLE INCERTA 273 difetto di nitrifìcazione del suolo (Da Camara Pestana), eco. ; quella che le micorize sieno attaccate ed uccise da particolari parassiti ; quella che le radici sieno attaccate da parassiti del marciume al di fuori della regione delle micorize; quella (Briosi e Farneti) che la malattia cominci dai rami e sia dovuta al Coryneum perniciosum. E conclude : il marciume del colletto e della base delle grosse radici costituisce , secondo lo scrivente , il primo e più grave fenomeno patologico di tutta la malattia. L’ alterazione delle micorize e delle radici secondarie non è che una conse- guenza del marciume della base delle grosse radici e del col- letto. Questo processo, relativamente lento, si diffonde dal du- rame verso 1’ esterno e dal colletto verso il fìttone , le grosse radici , e verso 1’ alto del fusto. Questo marciume del pedale precede gli attacchi del Coryneum ai rami. Questo fungo può essere considerato come un rapido agente di disseccamento dei castagni già affetti dal mal dell’ inchiostro. Quanto alla resistenza del castagno giapponese, è d’accordo nel riconoscere che le esperienze datano da troppo poco tempo per essere conclusive : infatti i castagni europei piantati di con- trollo vicino a quelli giapponesi potrebbero essere morti non per il vero male dell' inchiostro , ma di marciume radicale co- mune ; ed in tal caso per ora il castagno giapponese si presen- terebbe più resistente solo verso il marciume. Occorrerà per- tanto ricorrere a più numerosi e complessi caratteri per preci- sare meglio, e diagnosticare con relativa esattezza la natura della malattia dalla quale sono colpite le piante morte durante le esperienze. L. Montemartini. 274 FISIOPATOLOGIA Bcjcheim A. — Zur Biologie von Melampsora Lini. (Sopra la biologia della Melampsora Lini). (Ber. d. deuts. hot. Ges., Bd. XXXIII, 1915, pag. 78-75, con una tavola). Con esperienze di infezione sopra diverse specie di Linum fatte mediante uredospore prese da altre specie, l’Autore dimo- stra che la Melampsora Lini , come altre specie del medesimo genere (per es. la M. Euphor'biae), è assai soggetta a specializ- zazione. L. M. Wille F. — Zur Biologie voti Puccinia Arenar iae - Schum. - Winter. (Sopra la biologia della Puccinia Arenariae Schum. Winter). (Gol precedente, pag. 91-95). Col nome di Puccinia Arenariae è descritta una Leptopuc- cinia che vive su moltissime Cariofillacee. L’Autore fa espe- rienze di infezione e dimostra una certa specializzazione : le spore raccolte su Melandrium dioecum infettano le Silenee più facilmente che quelle provenienti da Moehringia trinercia. Però non si è riscontrata una specializzazione netta adattata alle di- verse sottofamiglie. L. M. Sohellenber H. 0. — Zur Kenntniss der Winterruhe in deli Zwei- gen einiger Hexenbescu. (Studio sul riposo invernale dei rami di alcuni scopazzi). (Col precedente, pag. 118-126). Sono esperienze fatte con scopazzi di ciliegio, di abete, di betulla, tagliati, insieme ai rami normali, in diverse epoche del- l’ inverno e portati in camera calda: mentre le gemme dei rami normali non si aprono se non è passato un periodo di riposo di l'ISIOPATOLOBIA 27S certa durata, quelle degli scopazzi si aprono subito, in qualunque periodo dell’ inverno, e se possono ricevere acqua vegetano con- tinuamente. Si deve dunque dire che mentre il periodo di riposo è fissato per eredità nei rami normali, nei rami ammalati invece il riposo ereditario è turbato, sì che essi continuerebbero a ve- getare e presentano solo un riposo forzato dovuto al freddo e all’arresto di circolazione dell’acqua in tutta la pianta. L. M. Galippe V. — Le parasitisme des grains ; son importance en bio- logie generale. (Il parassitismo dei semi : sua importanza in biologia generale). ( Conipt . rend. d. s. d. V Ac. d. Se. d. Pa- ri s, 1915, T. CLXIV, pag. 112-115). Richiamandosi a proprii studi già pubblicati in precedenza nonché ad osservazioni di altri studiosi, l’Autore dà qui notizia di nuove ed accurate esperienze di disinfezione e germinazione di semi di 31 specie diverse di fanerogame , dalle quali risulta che nella maggior parte dei casi i semi normali delle piante contengono dei parassiti (micromiceti o , più raramente , sacca- romiceti). Donde provengono ? L’Autore osserva che tanto le antere quanto gli stimmi , come in generale tutte le parti dei fiori, portano abbondanti germi di parassiti , dei quali sono agenti di disseminazione il vento e specialmente gli insetti. E probabilmente da queste vie che i germi arrivano al seme. Data l’ influenza che possono avere i parassiti sopra lo svi- luppo degli organi sessuali, l’Autore pensa che nell’infezione dei semi che è tanto comune si possa trovare la spiegazione delle brusche variazioni di certe specie. L. Montemartini. 276 FISIOPATOLOGIA Gassner G. — Die Teleutosporenbildung der Getreiderostpilze und ihre Bedingungen (La condizione di formazione delle teleutospore nelle ruggini dei cereali) ( Ztschr . f. Boi ., Jena, 1915, Bd. VII, pg. 65-120). La cessazione dello stadio uredosporifero e la presentazione di quello teleutosporifero dipende dallo stato in cui si trova o viene a trovarsi la pianta ospite. In certe piante e in certe condizioni la pianta ospite può non presentarsi mai nello stato voluto per la formazione delle teleutospore, ed allora lo stadio teleutosporifero del parassita non si presenta mai e rimane allo stato latente. Lo stesso può avvenire per lo stadio uredosporifero, e allora il fungo forma solamente teleutospore. L. M. Haase-Bessell G. — Zur Erikssonschen Mycoplasmatheorie (Sopra la teoria del micoplasma di Eriksson) (Ber. d. deuts. bot. Oes., Bd. XXXII, 1914, pag. 893-403, con una tavola). L’Autore scompone l’ ipotesi dell’ Eriksson in tre tesi : 1) Piantine provenienti da semi di piante ammalate anche se rigorosamente isolate fino da giovani possono poi ammalarsi e presentare pustole diffuse. La cosa fu molto discussa , ma è da osservarsi che anche se la malattia non si presentasse, l’esito negativo dell’esperienza non potrebbe infirmare l’ipotesi perchè in certe condizioni esterne favorevoli alla vegetazione della pianta ospite, potrebbe il protoplasma di questa avere il soprav- vento sopra il micoplasma del parassita ad esso unito. 2) La ruggine , e specialmente la ruggine delle malve , ha due specie di spore : le une germinano al solito modo con formazione di promicelio e sporidii ; le altre danno filamenti micelici che poi si scompongono ed il loro plasma entra in FISIOPATOLOGIA 277 unione simbiotica col plasma della pianta ospite. Anche di questa seconda tesi , che fu pure molto discussa , 1’ Autore non può dir nulla. 3) Il micelio poi si individualizza ancora uscendo dallo stato di vita latente. Qui ricerche accuratissime dell’ Autore fatte sulla Puccinia nxalvacearum adoperando come fissatore 1’ acido osmico, confermano 1’ esistenza di fenomeni come quelli descritti dall’ Eriksson. Con ciò però non crede l’ Autore sia confermata la ipotesi dell’ Eriksson la quale avrebbe bisogno di venire suffragata da altre ricerche specialmente citologiche dimostranti precisamente la continuità della sostanza nucleare. L. Montemartini. Kunkel L. 0. — A contribution to thè life history of Spongo- spora subterranea (Un contributo alla biologia della Spon- gospora subterrànea) (Journ. of agric. res. , Washington , 1915, N. 3, pag. 265-268, con 5 tavole). L’ Autore ha studiato come avviene 1’ infezione dei tuberi delle patate da parte della Spongospora subterranea , causa della scabbia. Vede che non sono , come si supponeva , amebe separate quelle che penetrano nei tuberi, ma dei veri plasmodi formatisi fuori di essi. Quando , dopo la germinazione delle spore, le amebe si trovano in condizioni sfavorevoli , non pene- trano da sole nei tuberi ma si incistano , mentre in condizioni normali formano dei plasmodi saprofiti che diventano più tardi parassiti. Per analogia e dall’esame del modo di presentarsi dei tes- suti infetti l’Autore è indotto a pensare che anche per la Pia- smodiophora Brassicae e le radici dei cavoli 1’ infezione non sia dovuta, come vuole Woromin, ad amebe isolate , ma a veri plasmodi plurinucleati. L. Montemartini. 278 FISIOPATOLOGIA Rivera Y. — Ricerche sperimentali sulle cause predisponenti il frumento alla nebbia : Erf/siphe graminis II. C. (Meni. d. R. Staz. di Pai. Vegetale di Roma , 1915 , pa,g. 42 e tre figure). L’Autore riassume i molti lavori che si conoscono sopra la diffusibilità degli oidi e la recettività delle piante per essi. Le condizioni atmosferiche , le condizioni del terreno , lo stato di nutrizione, l’età, lo sviluppo dell’organo, sono tutti fattori che hanno importanza nel favorire lo svilujjpo e la diffusione degli oidi ; poco conosciute sono le cause della diversa recettività delle piante. Le osservazioni cui si riferisce il presente lavoro furono fatte sull’ Erysiphe graminis D. C. della quale l’Autore studiò in modo speciale la germinabilità dei conidi e le condizioni di- verse di recettività delle piante (turgescenza, concimazioni, svi- luppo e funzionamento delle radici). Da tali osservazioni ed esperienze appare che la condizione predisponente il frumento all’ attacco dell’ Erysiphe è la dimi- nuzione del turgore nella pianta, in seguito o a siccità del ter- reno o a forti innalzamenti della temperatura ambiente. Queste stesse condizioni però ostacolano ed anche impediscono la ger- minazione dei conidì del fungo , la quale richiede una discreta umidità e una temperatura non troppo elevata. La malattia si può diffondere dunque quando queste ultime condizioni favore- voli alla germinazione dei conidì intervengano mentre ancora perdura lo stato di recettività della pianta determinato da con- dizioni precedenti, come nel caso di notti relativamente fredde ed umide che seguano a giornate calde e secche: allora lo svi- luppo e la penetrazione del fungo nei tessuti della pianta ospite avviene mentre questi stanno riacquistando il loro turgore mas- simo e prima che lo abbiano riacquistato. FISIOPATOLOGIA 279 Ecco perchè appaiono in proposito contradditorie le osser- vazioni dei diversi autoi'i. Circa la causa che determina la penetrazione del fungo nei tessuti non turgidi, si può pensare che forse la diminuzione della turgescenza diminuisce la resistenza meccanica della pa- rete esterna delle cellule epidermiche alla penetrazione del pa- rassita. La speciale costituzione del succo e delle membrane cel- lulari determinata dalle concimazioni ha solo importanza se- condaria nel determinare o favorire l’ attacco dell’ oidio sul grano. L. Montemartini. Staniszkis W. — Wplvn nawozenia na nystepowanie glowni na prosie i róznicew skladzie slomyzdrowych i chorych roslin prosa (Influenza delle concimazioni sopra il carbone del miglio, Ustilugo Panici migliacci, e differenza di composi- zione tra la paglia delle piante ammalate e quella delle sane) ( Kosmos , 1913, XXXVIII pg. 1033-1039). L’ Autore ha constatato che il potassio dà al miglio una certa resistenza contro il carbone : infatti coltivando tale pianta in un campo diviso in tante parcelle concimate in modo diverso, si è visto che l’ Ustilaginea si presenta più abbondante nelle parcelle senza potassio. La paglia delle piante ammalate contiene azoto, fosforo (P 2 0 5 ) e silicio (Si 0 2 ) in quantità maggiore che quella delle piante sane, il che si spiega pensando che le piante ammalate non pi’oducono semi. Non è pero escluso che la malattia produca un maggior assorbimento di certi elementi. D’ altra parte si osserva nelle piante ammalate una dimi- nuzione del calcio (Ca 0) e del potassio (X 2 0) il che e effetto dell’ aumento degli altri elementi. L. M. 280 FISIOPATOLOGIA Sorauer P. — Was bringen wir mit den Samenriiben und Samen- knaucln der Zuckerriiben in den Bodcn ? (Cosa portiamo noi nel terreno insieme ai semi ed ai glomeruli di semi delle barbabietole ?) ( Sorauer's Ztschr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXIV, 1914, pg. 449-462). Le ricerche dell’ Autore riguardano ia diffusione dei germi di Phoma Belae, Uromyces Betae, Sporidesmium putrefaciens, Cercospora belicola , Aiternaria, eoe., non che della gommosi. Nessuna pianta è libera da micelii fungini ed i semi portano spessissimo i germi di quei parassiti che sono causa di malattie assai gravi : però tali germi non sempre riescono pericolosi ma lo diventano solo quando si trovano in condizioni favorevoli di sviluppo o quando le piantine attaccate si trovano esse in con- dizioni sfavorevoli di vegetazione. Così quando all’ epoca della germinazione delle barbabietole si ha una soverchia umidità o una illuminazione ed aerazione insufficienti, le nuove piantine sono facilmente attaccate dai miceli che si trovano sugli avanzi delle piante dell’ anno precedente. Se invece condizioni migliori di luce, di aerazione, di temperatura e di nutrizione eccitano la vegetazione delle nuove piantine, queste si trovano subito in grado di resistere agli attacchi esterni e le loro ferite si cicatrizzano subito con sughero. La questione dei rapporti tra piante e parassiti va dunque considerata da questo punto di vista. Noi troviamo diffusissimi i germi dei parassiti delle nostre piante colivate sia che si tramandino da un anno all’ altro sui residui delle coltivazioni precedenti, sia che passino l’estate e l’inverno nel terreno atten- dendo la buona stagione : quando questa arriva, comincia la lotta tra la pianta da una parte e il parassita dall’ altra, ed in questa lotta per quanto l’ agricoltore si sforzi di uccidere il parassita coi fungicidi, anche se vi riesce temporaneamente, non può tenere a lungo immuni le sue piante da sopravvenienti FISIOPATOLOGIA 281 infezioni secondarie se trascura un fattore di grande importanza: /’ irrobustimento della pianta. La pianta robusta possiede una resistenza propria che noi non ci spieghiamo ancora ; talora è lo spessore della membrana epidermica che si oppone all’attacco dei parassiti, talora 1’ acidità dei succhi, certo è ad ogni modo che vi sono condizioni che rendono una pianta immune e con- dizioni che le danno una vera predisposizione a ricevere una data malattia. L. Montemartini. Wehmer C. — Holzansteckungsversuche mit Coniophora, Trametes und Polyporus. (Esperienze di infezione di legni con Como- pho>-a , Trametes e Polyporus). (Ber. d. deuts. boi. Ges. , Bd. XXXII, 1914, pag. 566-571). Continuando le ricerche e gli studi di cui alla precedente pagina 117 di questa Rivista, l’Autore ha osservato che pren- dendo da altro legno infetto o da coltura pura su patata un po’ di micelio di Merulius e trasportandolo su pezzo di legno di abete tenuto all’ umido, non vi si sviluppa ; mentre se il legno è stato preventivamente sterilizzato , viene infettato. Diversa- mente invece si comporta lo stesso micelio quando rimane in contatto col substrato nel quale vive. Probabilmente nel legno non sterilizzato i microorganismi estranei sviluppano reazioni conti’arie al fungo. L’Autore ha fatto esperienze simili col Tramete s radici- perda, colla Coniophora cerebella e col Polyporus vaporarius e P. sulphureus, e vide che anche per essi Ja infezione dei legni col micelio (la germinazione delle spore non venne mai osser- vata) dipende da diversi fattori. L. Montemartini. 282 FISIOPATOLOGIA ANATOMIA PATOLOGICA White 0. E. — Studies of teratologica! Phenomena in their re- lation to evolution and thè problems of hcredity. (Studi dei fenomeui teratologici in relazione coll’ evoluzione e coi pro- blemi dell’eredità). ( American Journ. of Botany , Voi. I, 1914, pag. 28-86, con 4 figure). In questo contributo l’Autore ha studiato certe anomalie fiorali delle Nicotiana : petalodie e pistillodie degli stami e ca- tacorolla. Nelle petalodie uno o più stami si sviluppano parzialmente o completamente in un petalo. Si è visto che in una razza omo- zigona questa anomalia si presenta in tutte le piante nello stesso grado che nella pianta madre. Invece nelle razze eterozigone , come variano gli altri caratteri è anche assai variabile la fre- quenza della presentazione di tale anomalia. Nelle pistillodie lo stame si trasforma parzialmente o com- pletamente in una parte di carpello , qualche volta in un vero carpello che dà semi. Incrociando un tipo normale con uno anor- male, si è visto che l’anomalia si è presentata , nei figli , nella proporzione di 3 a 1. Nelle catacorolle , oltre la corolla normale si ha la produ- zione anormale di segmenti petaloidi. Incrociando piaute nor- mali e piante anormali , i figli si presentano o normali o con caratteri intermedi. E. A. Bessey. Hintikka T. J. — Zur Kenntniss der Emergenzen auf deli Blàt- tern von Aristoloehia Sipho L’ Hérit. (Contributo alla cono- scenza delle emergenze sopra le foglie di Aristoloehia Sipho L’ Hérit). ( Sorauer's Ztschr. f. Planzenkrankh., Bd. XXIII, 1913, pag. 385-393, con 5 figure). ANATOMIA PATOLOGICA 283 L’Autore descrive lo sviluppo e 1’ anatomia di queste for- mazioni che sono già note nel campo della teratologia. L’ ezio- logia rimane sempre oscura , si che non si può dire nemmeno quale ne sia il significato morfologico: l’Autore le ritiene omo- loghe alle emergenze descritte dal Buchenau (1891) sulle foglie di vite, o a quelle descritte dall’ Urban (1877) sopra le foglie di Spiraea salicifolia. L. M. Ross H. — Ueber verpilzte Tiergallen. (Sopra le galle di origine animale contenenti funghi). (Ber. d. deuts. hot. Ges. , Bd. XXXII, 1914, pag. 574-597, con 7 figure). L’Autore descrive diverse formazioni fungine che ha tro- vato costantemente nelle galle delle seguenti piante dovute ai sottoindicati parassiti animali : Rosmarinus offìcinalis attaccato da Asphondylia echii ; Galium sp. attaccati da Schiromya ga- liorum; Scrophularia sp. attaccata da Asph. scrophulariae ; Ver- bascum sp. attaccato da Aspli. veri) asci ; Prunus attaccati da Asph. prunorum ; Cytisus leucotrichus con Asph. cytisi ; Coro- nilla emerus con Asph. coronillae ; Sarothamnus scoparius con Asph, saro tha nini ; Lotus corniculatus con Asph. melanopus ; Genista tinctoria e Pimpinella saxi fraga con Lasioptera ca- rophila ; Daucus carota , Opoponax chironium e diverse om- brellifere con altre specie di Lasioptera ; ecc. Circa il modo col quale insieme all’ uovo vengono inoculati nella pianta ospite anche i germi del fungo, l’Autore non sa dir nulla. Ricerche fatte per vedere se il fungo, come è stato di- mostrato per altri microorganismi , viva in simbiosi nell’ inte- stino dell’ insetto, hanno condotto a risultato negativo. L. Montemaetini. 284 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio , Milano, 1914. N. 39 e 4L - Per liberare i prati dal colchico, si strappino in prima- vera dopo le pioggia e alla massima profondità, i fusti delle giovani piante, prima che abbiano formato i frutti. N. 43. - Per combattere contemporaneamente le cocciniglie e la fu- maggine dell’olivo si consigliano almeno tre trattamenti (marzo-aprile, maggio-giugno e agosto-settembre) colla miscela Fuschini composta di tre chilogrammi di sapone molle, 2 di creolina e 100 litri di acqua. Si scioglie prima il sapone molle nell’acqua calda e si filtra attraverso tela rada ; poscia si emulsiona nella soluzione saponosa la creolina versando- vela lentamente ed agitando; da ultimo si diluisce nel rimanente di acqua. La miscela va adoperata fresca, e quando la malattia è molto vecchia sull’ albero e questo è deperito , se ne aiuta 1’ azione con forti potature, con concimazioni e con pennellature dei rami, durante l’inverno, con latte di calce denso (contenente il 10-20 per 100 di calce) addizio- nato del 10 per 100 di solfato di ferro. N. 44. - Per combattere il tonchio dei fagioli (Brucus rufimanus) si consiglia: sospendere per qualche anno la coltivazione dei fagioli nello stesso terreno ; seminare fagioli sani ; porre i fagioli infetti in un fusto di legno, versarvi un bicchiere di solfuro di carbonio , chiudere ermeti- camente e rotolare il fusto in tutti i versi, lasciarlo poi chiuso per due giorni, indi aprirlo, stendere i fagioli sull’ aia e puleggiarli. Tenere pre- sente che il solfuro di carbonio è facilmente infiammabile. Dal Corriere del Villaggio , Milano, 1915. N. 28. - Per combattere la fumeggine degli agrumi, il Pr. Cuboni consiglia questa formula: nicotina gr. 10, alcool metilico gr. 10, sapone nero gr. 10, carbonato di soda gr. 2 e acqua un litro: ben bene mesco- late queste sostanze, si spalmano sulla pianta con un grosso pennello. N. 32. - Contro le cocciniglie e la fumaggine degli ulivi il Pr. Fran- MOTE PRATICHE 285 colini consiglia di fare quattro irrorazioni su tutta la chioma delle piante colla seguente miscela: sapone molle di soda e potassa k 2 a 2 '/* , zolfo in polvere finissima 5, creolina del commeraio 1, acqua quanto basta a portare a 100 litri la soluzione. La miscela si prepai’a così : in un reci- piente di legno si soglie il sapone in 10-20 litri di acqua possibilmente calda, quindi si filtra la soluzione attraverso un panno e si aggiunge poco alla volta lo zolfo rimescolando la massa con un bastone di legno, aggiungendo poi il rimanente dell’acqua. In Italia per combattere la cocciniglia si è trovato sufficiente la semplice soluzione di creolina (Pearson) all’ uno per 100 spruzzata ab- bondantemente sulle parti infette. N. 3G. - Secondo il giudizio del direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Reggio Emilia, l ’ ibrido inallettabile del frumento, im- portato dalla Francia, si è mostrato quest’ anno poco resistente alla ruggine, più sensibile di altre varietà ad esser danneggiato dalla sic- cità più esigente in fatto di concimazioni : non va coltivato nei ristoppi, ma nei terreni lavorati profondamente, ricchi di umidità, e fertili. Va seminato per tempo. Contro i bruchi dei cavoli (Pieris Brassicae) si consigliano irrorazioni con soluzioni di sapone molle di potassa al 2 %. Il Dr. E. La Marca ha trovato efficace una miscela fatta con 2 kg. di sapone, un kg. e mezzo di trementina e 100 litri di acqua : la trementina va aggiunta all’ acqua saponata immediatamente prima dell’ irrorazione. Occorrono almeno due irrorazioni, da farsi preferibilmente al mattino, quando i bruchi sono tutti fuori, perchè più tardi molti si nascondono sulla pagina inferiore delle foglie. Dal Bollettino dell' Agricoltura, Milano, 1915. N. 27. - Per accalappiare e distruggere gli insetti nocivi ai fruttiferi, si riempiono per tre quarti bottiglie comuni con acqua mista ad un po’ di miele e di aceto e si appendono con filo di ferro agli alberi che si vogliono difendere. Gli insetti volanti vi accorrono e vi trovano la morte in grandissima quantità. Utile cambiare il liquido ogni 10-12 giorni. Il metodo può essere applicato anche contro le mosche comuni , ap- pendendo le bottiglie agli alberi vicino alle case. 286 note pratiche DslìY Agricoltura Mantovana , Mantova 1914. N. 10, pag. 156. - Dove l’ invasione della cuscuta nei medicai non è molto estesa, si consiglia falciare ai primi di novembre la poca erba, lasciarla in posto e tagliuzzare il terreno col badile o colla vanga per pochi centimetri : in tali condizioni il freddo invernale è con ogni pro- babilità sufficiente ad uccidere il parassita. Se no, in primavera vi pos- sono fare irrorazioni con soluzione di solfato ferroso al 15-20 per 100. I. m. Dal Boll. d. Soc. d. Agric. Italiani , Roma, 1914. N. 21. - Contro la bolla del pesco dovuta all’ lìxoascus deformali s e contro la perforazione delle foglie dovuta al Clasterospoi'iivn carpophi- luin, A. Belluni consiglia , anziché le irrorazioni delle foglie con acqua ramata in primavera (irrorazioni che spesso sono causa di bruciature e caduta delle foglie), irrorazioni dei rami durante l’inverno con poltiglia bordolese al 3-4 per 100 di solfato di rame e calce con aggiunta di gr. 200 di solfato di cloruro ammonico : tali irrorazioni devono essere ripetute almeno quattro volte dal dicembre al marzo, terminando sempre qualche settimana prima che si inizi la vegetazione. I. m. Dall ’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1914. N. 12. - Contro la ruggine dei peri (Gymnosporangium Sabinae), A. Ferraris consiglia: distruzione dei ginepri in prossimità dei frutteti ; rac- colta e distruzione col fuoco delle piante infette ; raschiatura con guanto Sabatè della scorza dei rami e del tronco delle piante ammalate; irrorazioni abbondanti dei rami , e ripetute due volte , verso la fine dell’ inverno a distanza di' 10-15 giorni, con una soluzione di un chilogrammo di solfato di rame, 1 chi 1. di sale, e 70 gr. di solfato ammonico (sciolto a parte e aggiunto poi alla miscela) in 50 litri di acqua. I. m. Dal Giornale di Agricoltura Meridionale, Messina, 1915. N. 6. - Per combattere la bianca rossa degli agrumi ( Chrysomphalus diclyospermi var. pinnulifera ), G. Martelli propone di aiutare la diffusione del Rhizobius lophantae e dall’ Aphelinus chrysomphali , due insetti pre- datori già studiati ed introdotti dal Silvestri. Per le viti colpite dalla grandine, si consiglia la cura specialmente NOTE PRATICHE 287 dei tralci che dovranno servire per l’anno venturo e che devono essere lasciati più lunghi che sia possibile per evitare che abbiano a sbocciare le gemme della base. Gli altri tralci se fortemente colpiti, conviene am- putarli anche se portano ancora qualche grappoletto che tanto mature- rebbe male, e ciò per evitare una vegetazione rimessiticcia che rappre- senterebbe una perdita inutile per la pianta. I. m. Dall 'Agricoltura subalpina, Cuneo, 1915. N. 8. - Il Pr. 0. Remondino ha osservato che i grani più resistenti alla permanenza della neve nella lunga invernata testé decorsa sono il rosso Varesotto e il rosso Olona ; vengono poi , in ordine di resistenza decrescente, il nostrale piemontese , duro di Libia, Bordeaux rosso, gros bleu, Rieti, Briasca, inallettabile, Cotogna veneta, rosso gentile, pelaniella nera. Meno resistenti di tutti si dimostrarono il Cirene ed il Foulard di Ciano. Dal Giornale di Agricoltura della domenica. Piacenza 1915. N. 21. - Contro la colatura dei frutti, quando sia dovuta ad eccesso di rigoglio e nel caso di piantine ancora giovani, si usa incurvare i rami a frutto si da ostacolare la circolazione della linfa. Nel caso di piante adulte un rimedio che dà ottimi risultati è la fasciatura del tronco, dopo la fioritura, con una latta alta 30-35 cm. legata strettamente con filo di ferro. La legatura va levata dopo due o tre anni. Nei casi invece di debolezza costituzionale, riescono utili abbondanti concimazioni con perfosfati minerali. N. 31. - Di fronte alla diffusione avuta in quest’anno dal marciume (cancrena umida) delle patate, E. Torre consiglia un’accurata selezione dei tuberi al momento del raccolto, si da separare i tuberi infetti o quelli comunque sciupati o feriti, e utilizzarli subito nell’ alimentazione del bestiame. I tuberi sani dovranno essere poi conservati in locali asciutti, a temperatura costante e bassa, ben areati; dovranno pure essere disposti in strati sottili in modo da poterli sottoporre a frequenti e diligenti cernite, cernite necessariissime specialmente per le partite che si vogliono destinare a seme per la campagna ventura. N. 32. - Per difendere i nostri alberi fruttiferi dal rodilegno (Cossus ligniperda), le cui larve scavano gallerie dal basso all’alto nei tronchi o nei rami, si deve, dove la galleria non è tortuosa, schiacciarvi la larva 288 NOTE PRATICHE con un filo di ferro ; dove invece la galleria è molto profonda e tortuosa, vi si inietta del solfuro di carbonio o della benzina. Alcuni consigliano anche la seguente miscela insetticida: acqua parti 70, formolo 13, glice- rina 0. Si possono pure ottenere buoni risultatati introducendo nelle gallerie piccoli pezzetti di carburo di calcio il quale, come si sa, inumi- dendosi, sviluppa acetilene. Appena introdotto P uno o P altro degli in- setticidi, la galleria va chiusa ermeticamente con argilla o con apposito mastice. N. 35. — E. Torre rileva P efficacia del sovescio di senape per libe- rare i campi dagli elateridi. La senape deve essere seminata in agosto dopo il raccolto del grano, e rovesciata in autunno con un lavoro di aratro: a primavera gli steli di senape sono completamente disorganiz- zati e P apprezzamento si può seminare a grano marzuolo, o ad avena, o a granoturco o ad altra coltivazione, senza aver più a temere i danni degli elateridi. N. 39. - Per distruggere i bruchi dei cavoli (Pitsris Brassicae) si con- sigliano ripetute irrorazioni con soluzioni di sale da cucina al 3%. Per economia si può adoperare anche sale denaturato per uso agricolo. Questo rimedio è preferibile a tutti gli altri perchè non dà alcun cattivo sapore alle piante e può essere applicato anche tardi, appena prima della rac- colta. Dall’ Italia Agricola. Piacenza 1915. N. 9. - Sono indicati e figurati i nemici naturali del baco delle mele (Carpocaspa pomonella), la diffusione dei quali dovrebbe essere aiutata : alcune specie di formiche e tra esse la Solenopsis molesta che si cibano preferibilmente di larve ; alcuni coleotteri predatori, come il Tenebroides corticali s e P Hololepta lucida che divorano larve e pupe; e, più impor- tanti tra tutti, alcuni imenotteri endofagi quali V Ascogasler corpocapsae e il Bassus Microdus. Vi sono inoltre un dittero (Tachinophylo variabilis) e dei piccoli vermi (appartenenti al genere Meronis ) che riescono essi pure dannosi al temuto parassita delle mole. I. m. Pania - Tipografia Cooperativa, Via Roma - 1915. \ r - LITOGRAFIA TACCH1NARDI & FERRARI Pavia — Via Orfanotrofio Specialità della Ditta RIPRODUZIONE CROMO-LITOGRAFICA DI PREPARATI MICROSCOPICI - _ \ CiPOGiyiFifl Cooperativa V I A. ROMA (angolo Via Malaspina) PAVIA J TELEFONO 1-23 La Tipografia Cooperativa, allogata in ampi e adatti locali fornita di materiale copioso e moderno, nonché di macchine celeri e perfezionate, si trova in grado di eseguire con accu- ratezza e sollecitudine qualunque lavoro di stampa. OPUSCOLI - OPERE SCIENTIFICHE - RIVISTE DISSERTAZIONI DI IZtUf^EA E LÌBERA DOCENZA Hssume I’ esecuzione di tavole con clichés in fototipia , zincotlpia ecc. L Anno VII. Gennaio 191,1? N. 10. Rivista di Patologia Vegetale 1)1 RETTA DAI. Doli. I j I ' I (ì I M (INTUII A K II NI .■Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento Collaboratori: Prof. E. Cavaha (Napoli) - Prof. (1. Disi, Guercio (Firenze) - Dotti. F. 0’ B. Eu.ison (Dublino) - Prof. A. Krolopp (M agyar-Ovar - Ungheria) - D.*' S. Hom (Nishigahara-Tokio) - M. A.LPINH (Melbourne - Australia) - D'. K. "Bkssky (Ea.st Lansing - Michigan) — Dott. G. Rf.roam asoo (per la Russia). INDICE DEL FASCICOLO Rivista : Bioki.bsb A- — Entomologia agraria ....... Id. La pretesa malattia infettiva della Diìispis . limosi G. — Rassegna crittogamica pel 1914 ••.••• Buscaoi.loni L. — Fasciazione della Phytolaicca dioica . Capkbb J. — Ricettività della vite per la peronospora Cook M. T. e Martin G. W. — Macchie nelle mele Jonathan IX)H.T G. — Ricerche biochimiche sull’accartocciamento delle patate Jd. e Bodnàu J. Id. Id. Ducomet V. — Il mal del piede dei cereali . . • EiukssÓS J. — Attacchi di funghi alle barbabietole Gahotto L. — Istruzioni contro le malattie delle piante Id. — La peronospora del riso Pay. 800 602 )! )! )> )> )' )) 1J 289 317 809 293 309 310 294 295 290 295 (Cont. a p ■.£. SQtf.) Questo fascicolo è l’ultimo del volume VII della Rivista-, il fascicolo doppio contenente gli indici uscirà fra qualche mese. Gastinm G. e Vermorel V. — Distruzione dei parassiti col calore umido Pa;/. SOS Grassi G. B. — Una malattia infettiva della Diaspi s ,, 301 Id. — Ancora sulla malattia infettiva della Diaspis . . . „ 303 Jehle R. A. — Il cancro scuro dei peschi „ 296 Kunkel L. 1). — . Il promicielio di Caeoma tiilens . ■ . . „ 311 ld. - In nucleo nel promicelio di Caeoma . . . . . . ,,311 MAlaquin A. Moitieu A. — Ciclo del pidocchio delle barbabietole ,. 304 Neuhk F. W. e Focus J. La caduta delle foglie delle conifere ,, 312 Putrì L. — Le malattie. dell’olivo . . - . . . . . „ 290 Id. — Le mioorizie degli alberi ......... 313 Piiec C. E. — L’innesto e la resistenza alle malattie . . . „ 314 Poi ha o ut G. — Alcune Uredinele nuove ....... ,. 297 Id. — Alcuni funghi delle Alpi marittime 298 Po lacci G. — Malattia delle rose . . ' . . . . . „ 291 Ravaz L. - L’oidio della quercia e della vite ..... „ 314 Id. e Verge G. La peronospora della vite . ....,, 315 Savastano L. — Invasione dei bruchi nei nuoccioleti . . . „ 305 • Silvestri F. — Predatorie Prospaltella nella lotta contro la Itiaspis ,. 303 Semichon L. — L’acqua calda contro gli insetti e le crittogame . ,, 307 Sor a ti ez P. — Sulla formazione della gomma 315 Sherbakoff C. I). — I Fusarium delle patate ...... 298 Srratt E. IL — 1 noduli radicali delle Oicadacee . . . . „ 316 Topi M. — Ancora sul servizio autifillosserico 306 Id. — Sulle tignole della vite ......... 306 TtjINCHiERi G. — TI servizio di ispezione titopatologica . . . ,, 292 Trotter A. — Una Tilletia dell’.Wru capil/aris . . . , „ 299 Weir J. R. — Sul Poli/ poma Bar kalei/ì ...... „ 300 Wbhter P. J. — La coltivazione degli agrumi alle Filippine . 292 Note pratiche 31 N À.NKO VII. Gennaio 1916. Num. 10. Rivista Ri Patologia Vegetale Diretta dal Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d' Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice Mattei & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia RIVISTA Briosi G. — Rassegna crittogamica per l’anno 1914 , con notizie sulle malattie delle Conifere dovute a parassiti vegetali che ne attaccano le foglie (Boll. uff. d. Min. di Agric. Ind. e Comm., Roma, 1915, Anno XIII, 10 pagine) (per la Ras- segna 191,3 , veggasi alla precedente pagina 202 di questa Rivista). Gli esami fatti nel 1914 furono complessivamente 2191. Dannose riuscirono la peronospora delle patate e , special- mente, dei pomodori, la peronospora della vite, la bacteriosi dei pomodori (Bacterium Briosii ), la ruggine degli asparagi, VExo- ascus deformans dei peschi, la ruggine dei cereali. Continuando la descrizione delle malattie delle conifere , l’Autore parla dei parassiti che ne attaccano le foglie, ed ag- giunge poi alcune notizie anche sui diversi Basidiomiceti che vivono sui loro legni. L. Montemartini. 290 URNERAUTÀ Gabotto L. — Istruzioni popolari per la conoscenza e la lotta contro la malattia delle piante (Casalemonferrato, 1915, 90 pagine, con 37 figure). E un opuscoletfco edito per cura dell’ Osservatorio di pato- logia vegetale annesso alla Cattedra Ambulante di Agricoltura di Casalemonferrato , ed ha principalmente lo scopo di richia- mare 1’ attenzione dei piccoli agricoltori sopra le malattie dei vegetali e creare in essi la coscienza quasi quasi si può dire igienica, per la cura delle piante. Perciò si parla in esso, giu- stamente , solo delle principali malattie , e più dannose , delle singole colture : la peronospora, l’oidio, la tignola e la fillossera della vite ; la gomma, il cancro , il marciume , la bolla , la tic- chiolatura e la perforazione delle foglie , i bruchi , il pidocchio sanguigno, il sigaraio, pei fruttiferi ; l’allettamento, la ruggine, il carbone, il mal del piede, lo zabro, il cefo , la cecidomia , le angnillule , pei cereali ; il grillo-talpa , eco. per le piante or- ticole. Si insiste opportunamente sulla necessità di far entrare nelle pratiche ordinarie di coltivazione anche la lotta contro le malattie. Le figure sono ben fatte e dimostrative. L. Montemartini. Petri L. — Le malattie dell’olivo (Firenze, 1915, 175 pagine, con 21 tavole e 20 figure nel testo). TI lavoro è diviso in tre parti. Nella prima (da pag. 7 a pag. 12) abbiamo un prospetto analitico delle malattie dell’olivo distinte dai loro caratteri ma- croscopici e raggruppate a seconda degli organi sui quali si presentano (tutta la pianta, le foglie, i rami gióvani , il tronco ed i rami grossi , le radici , i fiori , i frutti). E a notarsi che GENERALITÀ 291 nelle malattie delle foglie l’Autore distingue una brusca paras- sitarla, dovuta alla Stictis Panizzei De Not. ed a diverse forme imperfette (Phyllosticta insulana Mont. , Ph. Oleae Petri , Ma- crophoma Oleae (D. C.) Beri. et. Vogl., Cytospora exigua Sacc., Ascochyta Oleae Seal. , Septoria Oleae Poli.) , ed un seccume o brusca non parassitarla, dovuta al vento. Nella seconda parte (da pag. 13 a pag. 126) troviamo de- scrizione dettagliata delle singole malattie raggruppate a se- conda delle cause che le producono : agenti meteorici, proprietà del terreno, metodi culturali, scili zomiceti , eumiceti). Di ogni malattia si indicano , quando ne sono conosciuti , i rimedii e alla fine di ogni gruppo di malattie si dà la relativa biblio- grafia. La terza parte finalmente (da pag. 127 a pag. 145) ci pre- senta un formulario di diverse sostanze e miscele anticrittoga- miche e concimanti, e dà istruzioni sui modi ed apparecchi per applicarle. Il volume termina con un indice alfabetico delle malattie e dei parassiti. L. Montemartini. P ollacgi G. — Malattie delle piante coltivate per il commercio dei fiori recisi. II, Malattie delle rose ( Ballettino dell' A. 0. P. I., Sanremo, 1915, 22 pagine, con 25 figure!. Sono descritte prima le malattie dovute a crittogame e poi quelle dovute ad insetti : per tutte vengono dati i caratteri diagnostici , segue una breve descrizione del parassita , e sono indicati i rimedi più consigliati per combatterle. L. M. 292 (GENERALITÀ Wester P. J. — Citriculture in thè Phiiippines (La coltivazione degli agrumi nelle Filippine). ( Bureau of Agrikult. of Phi- lipine lslands , Bull. N. 27, 71 pagine con 21 tavole e 22 figure nel testo). Una parte di questo bollettino (da pag. 55 a 59) è dedicata allo studio delle malattie più importanti degli agrumi nelle isole Filippine. Il Lorantlius philippinensis e il L. secundifìo- rum sono parassiti non solo dei limoni ma di parecchie piante spontanee delle foreste circostanti sulle quali pure devono es- sere combattuti. Il fool-rot, o mal della gomma, non è ancora comparso nelle Filippine ; vi è invece molto diffusa la scabbia (Cladosporiu/n Cìtri) che attacca i frutti , fa cadere le foglie e uccide le piante, presentandosi dunque con una virulenza molto maggiore che nella Florida. Per combatterla si consiglia racco- gliere e bruciare le parti infette e fare irrorazioni con poltiglia bordolese ogni 15-20 giorni. L’ antracnosi fogliare dovuta al Colletotrichum gloeospo- rioides non esiste alle Filippine ; vi è poco diffuso il marciume dovuto a Sclerotium ; la fumaggine segue la diffusione di acari. E comune una malattia detta Bark-rot (marciume della corteccia), nella quale dalla scorsa degli alberi ammalati trasuda un liquido e segue poi la formazione di zone cancrenose , pu- tride , emananti un odore cattivo. Non si trovarono funghi o bacterì cui attribuire la malattia. Si raccomanda tagliare la scorza infetta e lavare e disinfettare la ferita. E. A. Bessev (East Lansing, Michigan). Trinchieri GL — II servizio di ispezione fitopatologiea dei varii paesi nei rapporti coi “ Plant Quarantine Act „ , degli Stati GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 293 Uniti d’America. ( Bull . d. A. 0. P. I., Sanremo, 1915, N. 9, 5 pagine). L’Autore richiama l’attenzione degli studiosi e degli agri- coltori sopra una comunicazione della Commissione federale dell’ Orticoltura degli Stati Uniti d’ America e che contiene 1’ elenco dei paesi che hanno istituito e mantengono uno spe- ciale servizio per l’ ispezione dei prodotti dei vivai e per il rilascio dei relativi certificati sanitari dai quali devono essere accompagnate tutte le spedizioni dirette agli Stati Uniti. 1 paesi fin’ ora riconosciuti in regola coll’ apposito Ufficio americano sono i seguenti : Australia, Barbada, Belgio, Bermuda, Canada, Cuba, Danimarca, Francia, Germania, Giamaica, Giap- pone, Guatemala, Gujana inglese, Inghilterra, Irlanda , Isole di Sopravento e di Sottovento , Lussemburgo , Nuova Zelanda , Olanda , Paese di Galles , Scozia , Stabilimenti dello Stretto , Svizzera, Trinità e Tobago, Unione dell’Africa del Sud. L’ Italia ha la legge del 1913 sulle malattie delle piante , ma non venne ancora pubblicato il regolamento per l’esecuzione di essa. L. M. Cook M. T. e Martin G. W. — The Jonathan spot rot (Le macchie di marciume nelle mele Jonathan). (l'hylopgtholo- gy, Voi. Ili, 1913, pag. 119-120). Gli Autori hanno osservato che le macchie che si presen- tano su queste mele , tanto all’ aperto quando sono mature che nei magazzeni , sembrano dovute ad una sjiecie di Alternarla. Infatti circa il 10 p. 100 delle macchie da essi esaminate con- tengono tale Aiternaria e coll’ inoculazione di questa si otten- 294 PARASSITI VEGETALI nero numerosissime macchie che invece si presentano meno nu- merose sui frutti non inoculati. Siccome però la malattia è quasi scomparsa, non si poterono fare esperienze decisive sulla forza patogena del fungo. E. A. Bessey. Ducomet V. — Recherches sur le piétin des céréales (Ricerche sopra il mal del piede dei cereali). (Ann. d. l’Ec. nat. d'A- gric. de Rennes, T. VII, 1914, 25 pagine). Da alcuni anni questa malattia si è largamente diffusa in Europa e l’Autore ha fatto su di essa ricerche speciali dalle quali conclude che essa attacca specialmente il frumento ma può attaccare pure altre graminacee quali i Bromus , Lolium , Poa e Agrostis ; può presentarsi in tutti i terreni, ma è favorita spe- cialmente dai terreni calcari e leggeri. La concia dei semi col solfato di rame non ha nessuna azione su di essa. Colpisce più intensamente le semine precoci invece di quelle tardive, quelle fatte sui trifogliai più che quelle su medicai, quelle che seguono alle patate più che quelle che seguono al mais o alle barba- bietole. Gli agenti patogeni più comuni sono V Ophiobolus grammi s e la Leptosphaeria Tritici: il primo attacca la estremità infe- riore del culmo , compresa la radice , colpisce l’ intero cespo e produce una specie di brusone ; la Leptosphaeria attacca spe- cialmente la parte aerea e provoca allettamento ; quello è co- mune nelle terre umide ed attacca piante languenti , questa si può avere anche in altre condizioni ed attacca tardivamente. La malattia si propaga specialmente in autunno dopo la germinazione o a primavera nel periodo nel quale la pianta tal- lisce : le ferite fatte cogli strumenti di coltivazione possono fa- vorire 1’ infezione. PARASSITI VEGETALI 296 Le esperienze fatte con trattamenti primaverili al solfato di ferro , al solfato di rame e all’ acido solforico non hanno dato risultati soddisfacenti. L. Montemartini. Eriksson J. — Kombinierte Pilzangriffe an Ruben (Attacchi com- binati di funghi alle barbabietole). (Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXY, 19 lo, pag. 65-71 con 5 fig.). Si descriveno individui di Brassica Napus ramifera con radice irregolarmente tubercolosa e nera, con macchie sporgenti sulle quali si era sviluppato il Fusarium Brassicae e con ca- vità interne dovute alla Pseudomonas campestris. — Secondo l’Autore le radici sono prima attaccate dal Fusarium (il quale fu già descritto dal Thilmen come Selenosporiwn Brassicae ) e attraverso le lesioni superficiali prodotte da questo fungo pe- netra dopo il bacterio. Sono poi descritti altri individui di Brassica vulgaris hor- tensis con radici corte , allargate quasi a disco , screpolate e marcio , attaccate da Fusarium Belae e da PhoMU Betae alla cui azione concomitante è dovuta l’alterazione degli organi at- t&CCSitl. In ambedue i casi è a ritenersi che la malattia sia dovuta a condizioni sfavorevoli di terreno e di coltura, il che deve per- suadere l’agricoltore a preparare nel miglior modo il terreno. L. Montemartini. Gabotto L. — La peronospora sul riso: Sclerospora macro- spora Sacc. (Il giornale di risicoltura, Vercelli, 1915, N. 18 pag. 292-294, con una fotografia). 296 PARASSITI VEGETALI L’Autore ha trovato nelle risaie del Vercellese alcune spighe di riso arricciate per 1’ azione della Sclerospora macrospora. Questa peronosporacea finora in Italia era stata trovata sul fru- mento e su altre graminacee, mentre sul riso fu segnalata solo nel Giappone. La segnalazione della nuova malattia non deve però im- pressionare per ora i risicultori poiché è apparsa sporadica ; ad ogni modo va posta attenzione anche ad essa. L. M. Jehle ft. A. — The brown rot canker of thè peach (Il cancro scuro dei peschi). (Phy topathology , 1918, Voi. Ili, pag. 105- 110, con una tavola). Nel 1911 e 1912 1’ Autore studiò il cancro dei peschi nel Niagara e a New York. Si tratta di un cancro che si sviluppa sui rami di tutte le dimensioni ma specialmente sopra quelli di 3-6 centimetri di diametro : si presenta prima come una de- pressione dei tessuti corticali , cui segue la formazione di una cavità gommosa in corrispondenza alle aree depresse , cavità che poi si apre lasciando uscire la gomma. Intorno alla regione ammalata si forma un callo e qualche volta la ferita si cica- trizza, ma di solito anche il callo si ammala cosi che nell’anno successivo se ne deve formare un altro e così di seguito fino a quattro volte consecutive. Il cancro così formatosi è più lungo che largo , qualche volta però si estende in larghezza fino ad abbracciare tutto il ramo che resta ucciso. I tessuti ammalati contengono abbon- dante micelio ed in due casi l’ Autore trovò le catenelle di spore del fungo che è causa del brown rot (marciume nero) , il quale fu ottenuto anche da colture preparate con piccoli pez- zetti dei tessuti in panda. PARASSITI VEGETALI 297 Il cancro può essere riprodotto artificialmente attaccando ai rami dei frutti mummificati (cioè pieni di Monilia ) e bagnan- doli per alcuni giorni di seguito fin che si sono appiccicati alla corteccia con uno strato di sostanza gommosa : dopo di ciò i primi sintomi del male compaiono in capo a due settimane. Anche le inoculazioni di colture pure del fungo fatte sui rami mediante ferite possono riprodurre la malattia. Questa si diffonde non solo coi frutti ammalati , ma anche coi fiori infetti. L’ Autore ha fatto studi colturali del fungo del brown-rot dei peschi confrontandolo colle colture di Sclerotinia cinerea e S. fructigena dell’ Europa e conclude che la malattia dei peschi e dei pruni in America è dovuta alla S. cinerea. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Poirault Gl. — Sur quelques Urédinées nouvelles (Sopra alcune Uredinee nuove). {Bull. d. V Ass. d. Naturalistes d. Nice et Alpes Maritimes, 1913, N. 20, pag. 105-108). Sono tre specie nuove. Una attacca 1’ Imperata arundi- nacea ; era stata già descritta dal Magnus come una Uredo e 1’ Autore ne ha trovato le teleutospore che la fanno ritenere una Puccinia, la P. hnperatae (Magnus) Poiralt. Una seconda è un Aecidium {Ae. galatellae n. sp.) trovato sull’ Aster acris e del quale non si conosce la forma teleutosporica che non può essere la Puccinia galatellae. La terza è un Endophyllum (E. Centranthi rubri n. sp.) che attacca i Centranthus e che, come molti eccidi nelle Alpi marittime , è spesso parassitizzato dalla Tuberculina persicina Ditm. che ne ostacola la diffusione. L. Montemartini. 298 PARASSITI VEGETALI Pcirault Gr. — Sur quelques champignons parasites rares ou nouveaux observés (fans les Alpes Maritimes (Sopra alcuni funghi parassiti rari o nuovi, osservati nelle Alpi Marittime). {col precedente, 1913, N. 3, pag. 7-19). Vengono descritti 15 specie : Cladochytrium Narrassi sul Narcissus Tazetta ; Synchytrium aureum su moltissime piante ; Peronospora apiospora sopra diverse Ranunculacee ; P. Vincete sulla Vinca minor ; P. Radii var. epiphylla (var. nov.) sui ca- polini di diverse Composite ; S-pacelotheca Reiliana sullhlndro- pogon ffalepen.se ; Schizonella melanogramma sui Careoc ; Me- lano toc ni -uni hypogoeum sulle radici di Lina ria spuria ; Scfiinzia digitata sulle radici dei Juncus ; Urocystis Kmetiana sui fiori delle viole; U. Filipendule; U. tuberculatus sull’ Fuphorbia exigua ; Puccinia umbilici.; P. Andryalae ; Endophyllum Ce- tranthi rubri che è ben diverso da quello descritto dal Maire sulla Valeriana. L. Montemartini. Sherbakoff C. D. — Fusaria of potatoes (I Fusarium delle pa- tate). {Cornell Unir. Agric. Eocper. Station, Mera. 6, 1915, pag. 86-270, con 6 tavole e 51 figure nel testo). Si sa che le patate possono essere attaccate da moltissime specie di Fusarium che sono causa di avvizzimento o di mar- ciume secco. L’ Autore ha isolato tali specie , ne ha fatto colture pure su diversi mezzi e qui le descrive dando i caratteri differenziali di ognuna di esse. Ne presenta anche una chiave dicotomica' di classificazione. Alcune sono specie già note e ben definite : Fusarium af- fine, F. coeruleum, F. dimerum, F. discolor, F. Martii, F. me- PARASSITI VEGETAR! 299 tacroum, F. oxysporum, F. radicila, F. Solatii, F. subulatum, F. trichotliecioides. Altre sono varietà nuove delle seguenti specie : F. cauda- tum var. , F. culmorum var. , F. discolor var. , F. falcatimi var., F. Martii 2 var., F. metacroum var., F. oxysporum B var., F. redolens var. , F. Solani 2 var. , F. subulatum var. , F. u- dum var. Altre sono descritte come specie nuove che però 1’ Autore non esclude possano essere identiche ad altre insufficientemente descritte : F. cuneiforme, F. effusimi , F. truncatum , F. luci- dum, F. diversispornm, F. biforme, F. anguioides, F. ang. var. caudatum , F. arthrosporioides , F. sporotrichioid.es , F. areno- sporum, F. ferruginosum, F. sanguinami, F. sang. var. palli- diurni , F. buttatimi , F. bull. var. roseum , F. sclerotioides , F. sci. var. brevius, F. clavatum, F. striatum. L. M. Trotter A. - Di una interessante Tilletia dell’ A ira capillaris M. et K. [Bull. d. Soc. Bot. Italiana , 1915’, pag. 74-79 , con 4 figure). E una Tilletia che per i suoi caratteri sporologici si avvi- cina alla T. decipiens già trovata su graminacee perenni (di- verse specie di Agroslis), nel cui rizoma il micelio diventa pe- rennante, mentre se ne distingue per alcuni caratteri minori e sopratutto per vivere su piante annuali e di rapido sviluppo. L’ Autore la ritiene identica alla T. separata J. Kunze dei- fi Agrostis Spica- venti , specie che a torto il Massee ed altri hanno riunito alla T. decipiens dalla quale invece Va tenuta distinta. Le spighe di Aira capillaris che ne erano attaccate porta- vano spighette triflore anziché biflore. L. M. 300 PARASSITI VEGETALI PARASSITI ANIMALI Whir J. R. — Some observations on Polyporus Berkeleyi (Al- cune osservazioni sul Polyporus Berkeleyi) ( Phylopathology . 1918, Voi. Ili, pag. 101-103, con una tavola). Nelle foreste del Montana e dell’Idaho questo fungo è assai comune sul Larix occidentali , mentre nella parte orientale degli Stati Uniti fu trovato sulle quercie , e nella parte orien- tale centrale anche sui faggi. Le osservazioni dell’ Autore di- mostrano che esso è parassita di ferita ed attacca le radici rotte dagli animali o arse col fuoco. Il cumulo di foglie e di detriti della corteccia intorno al- P albero protegge e favorisce P espandersi del micelio ad una certa distanza dalle radici così che gli sporofori del fungo non si presentano sempre in relazione colle radici : non è evidente che il micelio possa attaccare i tessuti vivi. E. A. Bkssey (East Lansing, Michigan). Berlese A. — Entomologia Agraria. Manuale sugli insetti nocivi alle piante coltivate , campestri , ortensi e loro prodotti, e modo di combatterli. (Firenze, 1916, 484 pagine, con 416 fi gure). E un manuale ricco di notizie, di figure dimostrative e di consigli pratici, redatto dalla R. Stazione di Entomologia Agra- ria, di Firenze, per uso degli agricoltori che devono occuparsi delle malattie e dei nemici delle piante. Fatte precedere alcune notizie generali sopra gli insetti, la loro classificazione, la loro biologia, P importanza di essi nell’e- conomia agraria, ecc. , la parte principale del libro è dedicata allo studio degli insetti più dannosi alle nostre piante campestri PARASSITI ANIMAR! 801 ed ortensi, con speciale riguardo ai danni che producono, al modo di riconoscerli ed ai sistemi di lotta contro di essi. Seguono poche pagine dedicate agli altri animali nocivi alle piante coltivate (acari, nematodi, molluschi, mammiferi-ro- ditori), e da ultimo il testo della legge 1913 contro le malattie delle piante e quello della legge 1911 contro le cavallette. — Chiude l’ indice alfabetico delle specie. Le molte figure , la quantità dei consigli pratici , il nome dell’ istituto a cura del quale il volume fu pubblicato, ed il pic- colo costo renderanno il manuale molto apprezzato ed utile. L. Montemartini. Grassi G. B. — Di una malattia infettiva — epidemica — della Diaspis pentagono Tal’}*. — Prima nota. ( Informazioni se- riche, Anno II, N. 19, Roma, 1915, pag. 498-503). Nel seguire il diffondersi degli iperparassiti della Diaspis ed i loro effetti, a Roma, a Rovellasca (Como), in altre località l’Autore ha potuto osservare che in certi anni e in certe loca- lità il temuto parassita del gelso presenta una mortalità gran- dissima , tale da far nascere il sospetto di qualche malattia in- fettiva. Le forme adulte che muoiono per tale supposta malattia a tutta prima si confondono per il colore con le forme prospal- tellate dalle quali però si distinguono perchè sono di un rosso meno scuro, ossia giallastro : inoltre sono rigonfie, ma molli co- me se fossero piene di liquido, scoppiano alla minima pressione del vetrino copraoggetti e si spappolano in una materia pultacea marciosa, non tengono uova mature ne ne hanno deposto ; dopo morte diventano oscure come le forme morte naturalmente dopo avere deposto le uova, ma se ne distinguono perchè restano di- 302 PARASSITI ANIMALI stese e più lunghe che larghe invece di essere più larghe che lunghe. Ricerche che l’Autore ha fatto fare al prof. Splendore sia per isolare dalle forme morenti o morte un microrganismo pa- togeno, sia per trasmettere artificialmente la malattia, non hanno dato finora risultati positivi. La malattia è certo stata vista anche da altri studiosi e ad essa si riferiscono le osservazioni che si trovano in diverse pub- blicazioni circa la maggiore o minore diffusione della Diaspis nei diversi anni. L’Autore pensa che per dare un giudizio esatto sulla effi- cacia reale Prospaltella Berlesei contro la Diaspis pentagona occorra sceverare i benefizii della Prospaltella medesima da quelli di tale malattia infettiva, epidemica (epizoozia) della Dia- spis che la infrena attivissimamente e ne fa strage molto più della Prospaltella. Spera che a quest’ ultima , sia pure coadiu- vata dal Chilochorus bipustulatus e dalla potatura dei gelsi , possa essere riserbato il merito di dare il celpo di grazia, al- meno per un po’ d’anni, alla Diaspis , ma non ritiene che questo sia, per ora, sufficientemente dimostrato. Ad ogni modo ritiene sia da incoraggiarsi la diffusione della Prospaltella , non trascu- rando i Chilochorus , i Rhyzobius e le altre specie di predatori che si potessero scoprire ancora in Asia e altr'ove. L. Montemabtini. Beblese A. — La pretesa malattia infettiva della Diaspis pen- tagono (col precedente, N. 21, pag. 545-548). L’Autore , richiamate le osservazioni contenute nella nota precedente, ricorda che vi furono sempre ed ovunque le alter- native di carica e scarica della Diaspis e sostiene che a queste alternative si deve la ipotetica malattia infettiva. Le spiega per PARASSITI ANIMALI 803 il deperimento dell’ epidermide dei rami attaccati (deperimento che ha una grandissima importanza, dati i rapporti strettissimi tra le condizioni di sanità della Diaspis e dell’epidermide sulla quale vive) e per le vicissitudini atmosferiche. Insiste nel lite- nere decisiva 1’ azione della Prospaltella e mette avanti il pe- ricolo che volendo insieme ad essa introdurre nuovi predatori non si possa coll’ azione di questi distruggere gli effetti ormai sicuri di quella. L. Montemartini. Grassi G. B. — Ancora sulla malattia iafettiva (epidemica) della Diaspis pentagono Targ. (col precedente , Num. 25 , pa- gina 653-654). Rispondendo alla critica del prof. Berlese , l’Autore insiste nel suo modo di vedere. Ha trovato individui di Diaspis am- malati e morenti anche su rami di gelso normali , con epider- mide sana e succosa, come ha trovato indidui sani su rami ad epidermide già mortificata : non crede dunque che il fenomeno da lui osservato sia in relazione colle condizioni della epider- mide dei rami. Dato anche 1’ andamento tipicamente epidemico del fenomeno, mantiene la convinzione che si tratti di una ma- lattia epidemica infettiva. L. Montemartini. Silvestri F. — A proposito di predatori e di Prospaltella nella lotta contro la Diaspis (col precedente, pag. 654-657). Prendendo le mosse dalla nota del prof. Berlese qui sopra riassunta. l’Autore discute e sostiene la preferenza che si deve dare, nella lotta contro le cocciniglie) ai predatori piuttosto che 804 PARASSITI ANIMALI agli endofagi. Rispetto alla Diaspis, i Chilochorus ed i Rhizobius sono di lina attività meravigliosa poiché si nutrono di adulti, di uova e di larve neonate , mentre la Prospaltella non ha la possibilità di deporre le uova nelle femmine che sono coperte da follicoli o da scudi vecchi : i primi distruggono le masse, la seconda gli individui isolati. L’Autore afferma dunque che i predatori non sono dannosi nella lotta contro la Diaspi s, ma molto utili, e che l’opera loro può essere aiutata e integrata da quella della Prospaltella, ma non sostituita. Se i predatori non avessero parassiti , come finora non ne ha il Novius: sarebbero di efficacia sicura , epperò bisogna cer- carne e introdurne. Ad ogni modo il problema non può dirsi ri- solto se non dopo un buon numero di anni di osservazioni. L. Montemabtini. Malaquin A. e Moitièr A. — Observations et recherches expé- rimentales sur le cycle évolutif du puceron de la betterave (Osservazioni e ricerche sperimentali sul ciclo evolutivo del pidocchio delle barbabietole : Aphis evonymi Fb.). ( Compt . rend . d. s. d. V Ac. d. Se. d. Paris, 1614, T. 1B8, p. 1371- 1374). Il ciclo evolutivo dell’ Aphis evonymi Fb. , stabilito per la prima volta dal Nordwilko nel 1897, porta una esistenza su una pianta legnosa, la pianta principale (V Eoonymus europeus) e durante l’estate la migrazione su molte piante erbacee, piante intermediarie, tra le quali la barbabietola è delle più danneg- giate : il ritorno alla pianta principale ha luogo durante 1' au- tunno. Poiché si è segnalato da qualcuno desistenza di ova anche sulla barbabietola e se ne volle indurre la possibilità che il pa- PARASSITI ANIMALI 305 rassita compia tutto il suo ciclo biologico solo sn questa pianta intermediaria, gli Autori hanno fatto in proposito molte osser- vazioni ed esperienze, e ne hanno concluso : 1) che le uova di Aphis evonymi depositate in autunno dalle forme sessuate sul fagiolo (pianta intermediaria) non schiu- dono, mentre schiudono normalmente quando vengono depositate sull’ evomimo (pianta principale) ; 2) che se le generazioni di larve sorte dall’ uovo sono poste sperimentalmente sulla barbabietola (pianta intermediaria) non praticano punture e uon si nutrono di questa pianta : pare dunque che in questa specie migratrice la generazione sorta dall’ uovo fecondato sia ancora troppo strettamente adattata a nutrirsi della pianta principale e che la facoltà di nutrirsi in modo diverso (sulle piante intermediarie) sia acquistata solo dalle generazioni successive. L. Montemartini. Sa vasta no L. — Le invasioni di bruchi nei nocciuoleti del Mes- sinese {li. Staz. Sper. di Agrumic. e Fruttic. di Acireale, Boll. N. 19, 1916, 16 pagine). Da circa un secolo si vanno notando nei nocciuoleti della provincia di Messina invasioni intermittenti di bruchi che ora diventano sempre più frequenti ed intense a causa dell’ intensi- ficarsi e del diffondersi della coltura di questa pianta che oggi dai 400 ai 900 m. sul livello del mare occupa estensioni di mi- gliaia di ettari. I bruchi cominciano a presentarsi in primavera , non ap- pena sviluppano le prime gemme del nocciuolo, invadono e cor- rodono le foglioline e continuano a diffondersi di mano in mano che procede avanti la vegetazione delle piante la quale ne resta assai danneggiata : in capo a una quarantina di giorni scendono 306 PARASSITI ANIMALI a incrisalidarsi nel terreno. Appartengono a specie diverse di Lepidotteri di altri grappi di insetti, talune polifaghe. Secondo 1’ Autore il rimedio diretto più efficace contro di essi è l’arseniato di piombo da adoperarsi in soluzione all’ uno per cento e con le dovute cautele. E però da consigliarsi la trasformazione del noeciuoleto, nel Messinese, da selva fruttifera in frutteto, e contrariare lo svernamento delle varie specie nel terreno colle operazioni di zappatura. L. Montemartini. Topi M. — Ancora per una radicale riforma nel servizio fillos- serico. (77 Coltivatore, Casalemonferrato, 1915, N. 4 , 6 pa- gine). Richiamata la sua proposta , di cui alla precedente pagina 179 di questa Rivista, l’Autore insiste su di essa e dimostra quanto la ricerca affidata ad operai isolati, stabilmente assunti e bene istruiti , debba ritenersi più sicura e meno pericolosa della ricerca affidata a squadre volanti , sia pure piccole e ben istruite come propone ora il Cav. Silva, R. Commissario antifil- losserico in Puglia. L. Montemartini. Topi M. — Ricerche sulle figliuole della vite. {Remi. d. R. Acc. d. Lincei, Classe Scienze, Voi. XXIV, 1° Sem., 1915, pag. 464-468, con una figura). Continuando le osservazioni e le ricerche di cui alla prece* dente pagina 180 di questa Rivista, l’Autore ha potuto consta- tare nella località di Alice bel Colle : 1’ assoluta pvedominanza della Eudemis sopra la Cochylis ; il protrarsi della schiusura degli adulti per circa 20 giorni in primavera , e per circa 30 PARASSITI ANIMALI PARASSITI ANIMALI E VEGETALI 307 in estate; l’esistenza di due sole generazioni annuali, inquanto gli adulti della seconda schiudono alla primavera successiva. Esperienze fatte con insetticidi hanno dato risultati abba- stanza soddisfacenti. In esse l’Autore ha adoperato 1’ arseniato di piombo Swift al 0,8 p. 100 in primavera e 1’ estratto di ta- bacco al 2,5 p. 100 in estate, mescolati alla poltiglia bordolese ed applicati sui grappoli. L. Montemahtini. Sf.miohon L. — IVouveau procède de traitement des insectes et des cryptogames par I’ eau chaude et les bouillies chaudes (Nuovo metodo di lotta contro gli insetti e le crittogame coll’ acqua calda e colle poltiglie calde). ( Revue de viticul- ture, Paris, 1915, N. 1089, pag. 397-405). Da parecchie esperienze e osservazioni fatte specialmente sulle viti, l’Autore deduce che in genei'ale gli insetti e le crit- togame sono molto più sensibili della pianta su cui vivono al- l’azione dell’acqua calda: p. es. sulle piante può essere spruz- zata acqua a 65° gradi (le foglie adulte di vite resistono anche a 75°) senza che si producano più che leggere ustioni o lividure superficiali , mentre le tignuole e le loro ova , gli aracnidi , i Phyloptus, e i micelii dell’oidio, della peronospora e del black- rot ne rimangono uccisi. L’ acqua calda offre il vantaggio di bagnare più rapida- mente e completamente i diversi organi sui quali viene spruz- zata. L’Autoi'e ha adoperato un apparecchio generatore di acqua calda e con opportuna miscela di 10 litri di acqua a 100° e 5 litri a 15°, otteneva acqua a 71° che, data la dispersione di ca- 308 PARASSITI ANIMALI E VEGETALI lore durante la spruzzatura, arrivava sulle foglie di vite a circa 60-65 gradi. Adoperando una soluzione calda di acetato di rame riuscì a combattere efficacemente la peronospora e i diversi in- setti che attaccano la vite. Tali risultati vengono confermati in una comunicazione ai N. 1095, 1096 e 1118 della stessa Hecue de Viticulture. L. Montemartini. G astine G. e Vermorel V. — bestruction des parasites des plantes par la chaleur hutnide (Distruzione dei parassiti delle piante col calore umido), (col precedente, N. 1095, p. 521- 526 ed una figura). Richiamandosi alla nota precedente , gli Autori ricordano d’ avere auch’ essi fin dal 1902 fatto esperienze per combattere 1 nemici delle piante col calore umido. Riportano ancora un quadro colle curve della resistenza della vite e delle larve e crisalidi che vivono su di essa ai vapori di diverse temperature da 56 gradi in giù : p. es. mentre a 51° le larve di Pyralis sono uccise con un minuto di esposizione, le foglie di vite non soffrono che dopo 3 minuti ; e a 50° gli insetti muoiono dopo 2 minuti, le foglie di vite resistono fino a 6 minuti. Gli Autori credono preferibile l’ uso del vapore d’ acqua caldo in spazio chiuso , allo spruzzo diretto di acqua calda , e ciò perchè col primo si obbligano gli insetti ad uscire dai loro nascondigli. Concludono che il calore umido può essere con eguale van- taggio utilizzato nella lotta contro i parassiti delle piante col- tivate ma tale metodo di lotta richiede molta attenzione e pa- recchie osservazioni ed esperienze preliminari. L. Montemartini. FIBIOPATOU )RIA 309 Capo» J. — De la réceptivité de la vigne a I’ égard du mildiou (Sopra la ricettività della vite per la peronospora). (Le pro- grès agric. et oit., Montpellier, 1915, N. 14. pag. 327-329). Perchè un organo della vite sia attaccato dalla peronospora, non basta vi .siano conidi del parassita e umidità nell’atmosfera, ma, occorre anche che l’organo stesso sia in stato di ricettività e cioè che presenti condizioni interne favorevoli allo sviluppo del micelio parassita. Lo si deduce anche dal fatto che spesso si vedono vicine tra loro viti attaccate e viti immuni , od anche organi di una medesima pianta alcuni sani e altri ammalati. La ricettività della vite di fronte alla peronospora dipende dalla varietà del vitigno , dalle condizioni agrologiche del ter- reno, dalla natura dell’ organo considerato, dalle condizioni cul- turali, dal porta-innesto, dall’età della pianta, dall’età dell’or- gano. A quest’ ultimo proposito l’Autore osserva che , come è noto, le foglie vecchie sono più resistenti delle giovani , e che però tale differenza , che si nota pure rispetto al black-rot , è meno accentuata che per questa malattia sì che in un tralcio attaccato contemporaneamente dalla peronospora e dal black-rot, la prima scende ad alcune foglie pili in basso del secondo. Os- serva inoltre che superato un certo limite di età la foglia perde la sua resistenza (lo si verifica andando verso l’autunno) e che in certi tralci talvolta le foglie inferiori, e quindi più vecchie, sono anche le prime ad essere attaccate e ciò senza che si possa supporre che l’ infezione provenga dal suolo. . L. Montemartini. Doby GL — Biochemische Untersuchungen uber die Blaltrollkran- kheit der Kartoffel. IV, Kinige Bemerkungen uber die Pliy siologie kranker Knollen* (Ricerche di biochimica sopra l’ac- 310 FISIOPATOLOGIA cartocciamento delle foglie delle patate. IV, Alcune osser- vazioni sulla fisiologia dei tuberi ammalati). (Sorauer’ s Ztschr. f. Pfianzenkì-ank.h., Bd. XXII, 1912, pag. 401-403) (per la parte precedente veggasi alla pag. 24 del voi. VI di questa Rivista). Si è visto che i tuberi delle piante ammalate contengono meno albumina insolubile e meno amido dei tuberi sani , ma contengono una maggior quantità di ceneri e di ossidasi. L’Au- tore mette in relazione questi fatti e li spiega 1’ uno coll’altro : probabilmente la respirazione dei tuberi ammalati è più attiva il che deve produrre una più elevata temperatura. La minor quantità di amido e di albumina è in relazione ad una più in- tensa ossidazione. L. M. Douy Gl. e Bodnàr J. — Biochemische Untersuchungen iiber die Blattrollkrankheit dcr Kartoffel. V, Die Amylase blattrollkran- ker Knollen (Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle foglie delle patate. V, L’amilasi nei tuberi ammalati) (col precedente, Bd. XXV, 1915, pag. 4-16). Riguardo alla relazione tra le condizioni di salute dei tu- beri e la concentrazione dell’ amilasi in essi si può dire che il valore assoluto dell’ attività non è influenzato , mentre varia il rapporto tra enzimi e zimogeni : in generale nei tuberi sani vi sono più zimogeni che negli ammalati. Il minor contenuto in amido dei tuberi ammalati è dovuto alla più attiva azione del- 1’ amidasi che diminuendo la concentrazione dello zucchero per la respirazione nel senso di Palladin, provoca una maggiore so- luzione dell’ amido. Non si ha qui un carattere chimico assoluto per diagno- FISIOPATOLOGIA 311 sticare la malattia, ma si ha un fatto di più a favore della ipo- tesi del Sorauer, ohe la malattia sia dovuta a disturbi nel fun- zionamento degli enzimi. L. M. Kunkel L. 0. — The production of a promycelium by thè aecio- sporesof Caeoma nitens Burri 1 1 (La produzione di promicelio sulle ecidiospere di Caeoma nitens Buri-.). {Bull, of thè Torr. Bot. Club, Voi. 40. 1913, pag. 361-366 e una figura). Dalle ecidiosphore di Caeoma nitens tanto il Tranzschel che il Clinton hanno detto di aver ottenuto la Buccinai fe- dita nu, però nè 1’ uno nè 1’ altro osservarono l’ infezione imme- diata della pianta ospite. Olive e Kurssanone hanno poi consta- tato la presenza di due nuclei nelle ecidiospore medesime e pen- sarono ad una funzione di natura sessuale. Ora l’Autore con accurate esperienze di germinazione ha visto formarsi un promicelio composto di quattro o cinque cel- lule, talvolta meno, che formano all’ estremità degli sporidi!. Tali sporidii germinando in tempo assai breve, producono altri sporidii secondari. L’Autore pensa che la Buccinili peck/ana non faccia parte del ciclo di questo fungo e che il Caeoma abbia un ciclo chiuso paragonabile a quello dell’ Endophyllum . E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Kunkel L. 0. — Nuclear behavior in thè promycelia of Caeoma nitens Burrill (Comportamento «lei nucleo nel promicelio di Caeoma nitens Buri - .). (Amen. Journ. of Bot., \ ol. I, 1914, N. 1, con 3 tavole), 312 FISIOPATOLOGIA Richiamandosi alla precedente nota, l’Autore conferma che il Caeoma nitens e la Puccinia Peckiana sono due specie di- stinte, basandosi sul comportamento del nucleo nel promicelio della prima. Le spore di questa sono originariamente binucleate, ma poi, poco prima della germinazione, diventano mononucleate : il nucleo migra nel promicelio e vi si divide prima in due e poi in quattro che corrispondono a quattro cellule del promicelio stesso e poi a quattro sporidii. E. A. Bessey. Neoer E. W. e Fuohs J. — Untersuchungen iiber den Nadelfall der Koniferen (Ricerche sopra la caduta delle foglie delle Co- nifere). (Pringsheim’s Jahrb. f. io. Bot., Bd. LV, 1915, pa- gina 608-660, con 22 ligure). Dallo studio dell’ azione dei fumi sopra le foglie (di cui alla precedente pagina 173 di quasta Rivista) gli Autori furono tratti a studiare il meccanismo di caduta delle foglie delle Conifere in natura, avendo anche di mira la formazione o meno di uno strato sugheroso di separazione. Videro che nella maggior parte dei casi la caduta di dette foglie è provocata da perdita di acqua sia per azione diretta di agenti esterni , sia in seguito ad invecchiamento. In certi casi la caduta non avviene per mancanza di uno strato di separa- zione, in altri casi ha luogo anche senza di questo. di Autori studiarono in modo speciale l’essiccamento e la caduta per azione del gelo. Videro che si tratta specialmente di gelo tardivo e che ha le sue cause nel diverso risvegliarsi , in primavera, dell’ attività assimilatrice delle foglie di diversa età. Quannto alla colorazione rosso-scura che segue la morte per gelo, è un fenomeno postumo che non ha nulla a che vedere colle cause della morte : essa si presenta quando le foglie FISIOPATOLOGIA 313 morte contengono ancora una certa quantità di acqua e riman- gono esposte all’ azione dell’ ossigeno e della luce solare. L. Montemartini. Petri L. — Le nostre cognizioni attuali sul significato fisiologico delle micorize degli alberi. (Boll, mensile di inforni, agr. e pat. veg. dell’Ist. lnt. d’Agric., Roma, 1916, Anno VI, N. 9, 18 pagine). Esposti in riassunto gli studi più importanti fatti nei di- versi paesi su questo argomento, l’Autore trova che una prima conclusione fondamentale a cui si è giunti è che tutti gli alberi sono piante micotrofiche facoltative per le quali, quindi, la sim- biosi fra radici e micalii fungini non rappresenta una necessità biologica : i funghi capaci di promuovere la formazione di mi- corize in una stessa pianta possono essere anche diversi, epperò l’albero non sceglie i suoi simbionti radicali , ma li subisce in modo del tutto fortuito. Quanto ai possibili vantaggi che la pianta può trarre dalla simbiosi, sembra all’ Autore assai giustificato ammettere che le micorize ectotrofiche consentano all’ albero di utilizzare i com- posti organici azotati dell’ humus ; è ancora da dimostrare se per l’elevato potere osmotico del micelio, questo possa compen- sare la riduzione dei peli assorbenti e la deficiente attività di assorbimento. Per le micorize endotrofìche pare si debba esclu- dere, eccezione fatta per 1 ’Alnns, la fissazione dell’ azoto atmo- sferico : si può supporre che il micelio sottragga prima alla pianta della sostanza azotata e glie la restituisca nell’ ultima sua fase. Si avrebbe così un caso di semplice commensalismo relativamente innocuo. L’ idea di una simbiosi mutualistica, per quanto probabile in alcuni casi, è assolutamente ipotetica tanto per l’uria che per 314 FISIOPATOLOGIA l’altra forma di micoriza, mentre il modo con cui avviene l’in- fezione ed i caratteri anatomici e morfolagici dell’insieme in- ducono a considerare il fungo come di natura parassitarla : si tratterebbe però di un parassitismo che non uccide l’ospite ma ne stimola i processi nutritivi per meglio e più a lungo effet- tuarne lo sfruttamento , sì e come avviene in generale per gli organismi produttori di galle. E come galle, conclude l’Autore, si devono infatti considerare le micorize. L. Montumartini. Phek Me. C. E. — L' innesto del susino sul pesco come mezzo per accrescerne la vigoria e la resistenza alle malattie. ( The Journ. of Agric., Voi. X, 1915, N. 6). Sul tronco di un pesco assai sofferente per il mal della bolla, fu innestata una gemma di susino Burbank. Quando questa gemma si è sviluppata , si vide che il mal della bolla è scom- parso e la pianta di pesco ridivenne rigogliosa. É dunque a do- mandarsi se 1’ innesto con un susino robusto e resistente ad una malattia possa rendere resistente anche il pesco. L. M. Ravaz L. — L’oi'dium du eliòne et l'oidium de la vigne (L’ oidio della quercia e l’oidio della vite). (Le progrès agric, et pi- tie., Montpellier, 1915, N. 4, pag. 86-89). Riferendosi alle ricerche del Pantanelli sopra la ricettività delle foglie di quercia per 1’ oidio (veggasi alla precedente pa- gina 147 di questa Rivista ) l’Autore vorrebbe che ricerche si- mili fossero fatte anche sull’ oidio della vite e domanda se le viti potate sono pili facilmente attaccate da questo parassita che quelle non potate, e se le concimazioni azotate e fosfatiche fa- voriscono realmente lo sviluppo della malattia. L. M. FISIOPATOI.OGIA 315 Ravaz L. e Verge G. — Recherches sur le mildiou de la vigne (Ricerche sopra la peronospora della vite) (col precedente N. 22, 23 e 25, con 18 figure nel testo). Gli Autori hanno fatto molte osservazioni sopra la germi- nazione delle spore d’ inverno della Plasmo, 'sfar a viticola e le infezioni che ne possono derivare, e sopi'a lo sviluppo delle in- fezioni successive. Concludono che la prima infezione primaverile è dovuta ai macroconidii sorti dalle spore d’ inverno disseminate alla super- ficie del suolo : se questi macroconidii germinano e dannò le zoospore prima che la vite abbia germogliato , l’ infezione può non aver luogo per insufficienza di germi. Ciò si verifica per le viti ritardatane. Per essere efficaci i primi trattamenti cuprici devono rico- prire gli organi erbueei della vite prima che compaiano i ma- croconidii. L. M. So k AT j e r P. — Neue Theorie des (ìummiflusses (Nuova teoria sulla formazione della gomma). (Sorauer’s Ztschr. /. P/ian- zenkrankh., Bd. XXV, 1915, pag. 71-84 e 134-124, con (1 figure). Dopo un esame critico delle diverse teorie che si hanno su questo fenomeno, l’Autore espone i risultati di osservazioni pro- prie sulla funzione degli enzimi nella formazione della gomma, sulla formazione della gomma anche indipendentemente da qual- siasi ferita, sull’ imbrunimento di certe cellule legnose, eec. Egli pensa che i ciliegi ed altre piante legnose della stessa famiglia o delle famiglie delle Auranziacee, Mimosee e Arto- carpee hanno una grande tendenza a gonfiare le loro membrane 316 FISIOPATOLOGIA cellulari, il che si vede già nei tessuti delle estremità dei rami più giovani e si accentua ancor più colla maturazione del legno. Tale gonfiamento di membrana non porta necessariamente alla formazione e secrezione della gomma , ma è indice della dispo- sizione di un albero al fenomeno : esso è accompagnato e do- vuto ad una pletora locale, e cioè ad un accumulo di sostanze protoplasmatiche il quale in seguito ad una grande ricchezza di enzimi idrolitici non può dar luogo a formazione di membrane cellulari normali. E poiché le cellule a membrane gonfie e a contenuto bruno non sono uniformemente distribuite negli internodii successivi di uno stesso ramo, si deve dire che il loro numero maggiore o minore è in relazione alle condizioni di nutrizione interna ed esterna nelle quali ogni internodio si è sviluppato e formato. Se ad un abbondante nutrimento, quale si ha pei nostri al- beri fruttiferi , è combinato un periodo di perturbazioni atmo- sferiche e di pioggie, l'attività vegetativa è eccitata e ne è resa più rapida la formazione di nuoni organi e l’accrescimento dei rami, ma ne è ritardata la maturazione del legno cioè l’ ispes- simento delle membrane e la deposizione dell’amido di riserva. Gli internodii nuovi dell’estremità dei rami rimangono a lungo in stadio giovanile , che è caratterizzato dal predominio di os- sidasi e dall’ abbondanza di protoplasma. Da qui la formazione delle cellule brune che segnano la tendenza alla formazione della gomma. L. Montemartini. Spratt E. R. — The root-nodules of thè Cycadaceae (I noduli radicali delle Cicadacee). (Ann. of Botany, Voi. XXIX, 1915, pag. 619-626, con una tavola). Tutte le Cicadee producono noduli radicali perenni, i quali altro non sono che radici laterali ripetutamente ramificate e for- FISIOPATOLOGIA ANATOMIA PATOLOGICA 317 manti masse coralloidi. — Sono originariamente dovute al Ba- cillus radicala, più tardi vengono infettati anche da Azotobacter e da Anabaena. L’Autore studia i rapporti di posizione e di vita tra questi diversi microorganismi. L’alga si sviluppa in una zona speciale verso la quale è chemotatticamente attratto il Bacillus radici- cola. L. Montemartini. Buscalioni L. — Sopra un caso di fasciazione della Phytolacca dioica. ( Atti dell' Acc. Gioenia di Se. Nat. in Catania, Se- rie 5 a , Voi. Vili, 1915, 4 pag. e una tavola). Un caso di fasciazione dovuta ad ipernutrizione in un in- dividuo di Phy o lacca dioica nell’Orto Botanico di Catania. L’ Autore studia i rapporti tra 1’ asse principale e gli assi secondari. L. Montemartini. 318 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE Dalla Reme de viticulture, Paris, 1915 : N. 1084. - Per la clorosi calcare della vite, J. Larmellère ricorda che si usa spargere nel terreno da 20 a 30 quintali di solfato di ferro. Si usa pure tagliare in autunno i tralci un occhio o due sopra alla posi- zione nella quale devono essere definitivamente tagliati e bagnare la su- perficie dei tagli con la soluzione di solfato di ferro al 30 p. 100. Utile versare al piede di ogni ceppo, in una piccola buca, due litri di una so- luzione preparata versando prima 10 chil. di acido solforico in 60 litri di acqua, sciogliendovi poi 10 chilogrammi di solfato di ferro e aggiun- gendo tanta altra acqua fino ad avere 200 litri : l’acido solforico reagisce sul calcare del terreno e dà effervescenza; quando l’effervescenza è fi- nita si colma la buca. In tal modo il carbonato di calcio si trasforma in gesso ed il terreno è utilmente emendato, mentre il solfato di ferro pas- sato in vicinanza delle radici viene facilmente assorbito. Bisognerà contemporaneamente concimare bene le viti ed evitare ogni altra causa di sofferenza come i lavori durante i geli dell’inverno. N. 1090. - Per evitare la clorosi nel primo anno dell’innesto, E. Za- charewicz consiglia lasciare due o tre centimetri di legno sopra l’ultimo nodo dell’ innesto e bagnare la superficie del taglio con una soluzione al 20 p. 100 di solfato di ferro. Dall’ Italia Agricola, Piacenza 1915 : N. 10. - Per combattere 1’ Omelia dispar, che da circa 14 anni ha invaso le sugherete della Sicilia ed è causa di danni assai gravi special- mente in provincia di Caltagirone, il dott. G. Balletta ritiene necessaria un’ azione collettiva degli interessati, ed in attesa del regolamento della legge sulle malattie delle piante che dia modo di costituire i consorzi obbligatori, propone 1’ unione dei volonterosi per applicare su larga scala NOTE PRATICHE 319 le cure d’ uso : raccolta di ova con raschiatoi e distruzione ; pennellature con olio di catrame; uso di ferri infocati; uso di creosolo e nero fumo; distruzione del sottobosco attorno alle piante ; lotta contro le larve me- diante irrorazioni di arseniato di piombo; introduzione di iperparassiti ; protezione degli uccelli che concorrono alla distruzione delle uova e delle larve. N. 11. - Contro la peronospora delle cipolle (Peronospora Scleideni) V. Peglion consiglia irrorazioni con poltiglia bordolese all’uno per 100 di solfato di rame e di calce, da praticarsi quando l’infiorescenza sta svolgendosi e quando è avvenuta la fioritura. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1915 : N. 44. - Contro lo zabro de’ cereali , le cui larve attaccano nell’ au- tunno il frumento in erba mentre gli adulti ne divorano in giugno, du- rante la notte, i grani ancora allo stato lattiginoso, in Ungheria si usa circondare di fossati i campi invasi, in autunno e in primavera, opera- zione che è sufficiente alla difesa. Si consigliano pure polverizzazioni con solfato di nicotina colla seguente formola : gr. 138 di solfato di nicotina; kg. 1,5 di sapone nero e 100 litri di acqua. Al solfato di nicotina si può sostituire un litro e mezzo di estratto fenicato di tabacco. Dal Giornale di Agricoltura della Domenica, Piacenza, 1915: N. 48. - E. Bassi descrive come si pratica, nel Canada, l’ interramento dei peschi per preservarli dai freddi invernali e primaverili : quando i piantoni sono messi in terra, vengono loro tagliate le radici da due parti in modo che le radici rimaste sieno quasi in un sol piano che è normale alla direzione secondo la quale avrà poi luogo il seppellimento. In au- tunno si scalza bene la pianta e s’ inzuppa d’acqua il terreno intorno alle radici; poi con successivi e delicati movimenti di va e vieni impressi al tronco, si corica l’albero senza romperne nè le radici nè i rami , e lo si copre con paglia e terriccio. In primavera si leva a poco a poco la copertura e quando le gemme sono fiorite e non v’ e più pericolo di geli o brine tardive, si bagnano ancora le radici e si risolleva il tronco. Nel Veronese invece si usa d’autunno legare insieme i rami dell’al- bero in tanti fascetti detti pualli, che si slegano solo a primavera quando è passato il periodo dei geli e delle brine e spesso le gemme fiorifere sono già aperte ed è avvenuta la fecondazione. 320 NOTE PRATICHE N. 49. - Per liberare i tronchi degli alberi dai muschi e licheni si consiglia anzitutto di raschiarli e poi lavarli con una miscela ottenuta mettendo 5 chilogrammi di ceneri e 5 di calce viva in 100 litri di acqua, lasciando in deposito per tre giorni, agitando più volte al giorno, e poi decantando. N. 50. - Per combattere le invasioni di lumache nei campi coltivati, si consiglia spargere negli appezzamenti invasi una miscela di calce in polvere e cenere: 5 quintali per ettaro, da spargersi in due volte. — Si consiglia pure di spargere delle pillole preparate con una pasta composta con un chilogr. di crusca di frumento e 100 grammi di arseniato di rame mescolati e impastati con due bicchieri di acqua. Contro le grillotalpe si consiglia predisporre a livello del terreno dei nascondigli-trappole (generalmente si adoperano dei cenci con sopra un’assicella di legno) nei quali si mette qualche sostanza che serva di richiamo: consigliabile la farina di granoturco. — Si consiglia pure di iniettare nel terreno della benzina : 50 grammi ogni metro quadrato col solito palo iniettore. Dal Risveglio Orticolo , Milano, 1915, Anno I : Pag. 12. - Per combattere il marciume delle patate si consiglia ri- vestire i tuberi da semina con leggiero strato di fiori di zolfo. Si può anche spargere lo zolfo nel terreno, perchè ha valore fertilizzante. Pag. 13. - Per combattere V afide lanigero, oltre l’alcool denaturato e il petrolio, si consiglia anche coprire tntte le ferite delle piante, anche quelle della potatura invernale , con goudron del gas reso liquido, a freddo, con aggiunta dì petrolio o di benzina : questi solventi, evaporando rapidamente, permettono al gondron di tornar solido in poco tempo. Pag. 185. - Si segnala l’attacco della Cuscuta minor a piante di Del- phinium. Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma - 1916. LITOGRAFI A TACCHI NARDI & FERRA 111 Privici — Via Orfanotrofio Specialità della Ditta RIPRODUZIONE CROMO-LITOGRAFICA DI PREPARATI MICROSCOPICI Ditta F. FORIS I KA MILANO - Via G. Revere, 2 - MILANO UNICA FABBRICA NAZIONALE di MICROSCOPI ed ACCESSORI Microscopi nuovi modelli 1914 1 Batteriologia : con revolver, obbiettivi a secco e ad immersione omogenea e tre oculari: «In !.. 340 in più. MICROSCOPI completi per Enoh 'già: ila L. 100 in pili, MICROSCOPI completi per Fessine del Seme Bachi MICROTOMI APPARECCHI DA PROIEZIONE OBBIETTIVI FOTOGRAFICI e BINOCCOLI A PRISMI CATALOGHI SPECIALI QUA TTS A RICHIESTA Si riparano, sia nella parte ottica che in quella meccanica, microscopi da Bachicoltura di qualsiasi Fabbrica. "I J LA “ PASTA CAFFARCJ „ è una poltiglia rameica già preparata È composta infatti di OSSÌclorUfO di rame (surrogtito elettro- chimico al solfato di rame) e calce, epperò ha la stessa efficacia autieri! togamica della poltiglia bordolese,, della qua hi si presente più adesiva, si che potè nella campagna dello scorso anno 15)15 difendere meglio i grappoli della vite. Si vende in mastelli e cassette di diverse dimensioni. Ai mastelli usuali da kg. 50 netti l’uno, viene unito un misurino apposito per la dosatura, (un misurino (gr. 500) per mezzo ettolitro di acqua). Si scioglie facilissimamente nell’acqua, sì che qualunque ra- gazzo o donna può preparare la soluzione senza tante manipolazioni e senza pericolo di eccedere o di difettare. Per la sicurezza della sua azione, per la comodità di prepa- razione e per la maggior economia, da cinque anni il ( suo uso va estendendosi nella lotta contro la peronospora '(feda vite, e contro quella dei pomodori e delle patate, t (Thl'prlptp epu/n 1 11 d n 0>in lU1 ^ Federazione , j,taliahà^^9 i if s tonsorzi IzllieCieLe senza. lIlU.UglU agr ^ ii al!a sua - sede in Piacenza, ai suoi. Uffici regionali di Roma e Napoli, od ai Consorzi agrari, Sindacati agrari, Casse rurajjf, Unioni agrarie e viticole, Associazioni agrarie di ii |ih ilo Mi i 1 1 , lì liiiMiffiim esistono Enti agrari, agli Agenti all’uopo incaricati. \ Produttrice nel grandioso stabilimento elettrochimico di Brescia pnfla ffbffr ffiazjp ne iti soda caustica, di cloruro di calce, e di ipocloritó di sodio, la SOCIETÀ ELgTTmcA ED ELETTROCHIMICA DEL CAFFARO (Anonima - Capitale B. con sede in Milano. 6.000.000 'Tnter. versato) Aano VII. Gennàio 1916. X. 11-12. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAI. Dot i'. Iuigi Monticai a rti ni Professore di Patologia Vegetale netta R. Scuota Superiore d’ Agricoltura in Milano Collaboratori: Prof. F. 0 a vara (Napoli) - Prof. G. Dei. Guercio (Firenze) - Dotti. F. 0’ B. Ei.i.ison (Dublino) - Prof. A. Krolopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. r S. Hoki (Nishigaliara-Tokio) - M. Alpine (Melbourne - Australia) - D r . E. Bessey (Easfc Lansiug - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la B.ussia). INDICI DELLA VII' ANNATA PAVIA TIPOGRAFIA COOPERATIVA 1916 L_ A RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE contiene articoli originali, recensioni di tutti i lavori sulle malattie delle piante pubblicati in Italia e all’ E- stero, riassunti di tutte le note e i consigli pratici che si trovano sui giornali e sulle riviste di botanica o di agricoltura per salvare le piante dai loro parassiti. Si mantiene anche al corrente di quanto fanno contro le malattie delle piante i diversi Enti che se ne devono interessare. Abbonamento annuo L, 12.00 Le prime sette annate si possono cedere per lire novanta. Per gli abbonamenti e per quanto riguarda F Amministrazione e la Direzione rivolgersi al Prof. L. Monthmartini, Piazza Giovita Garavaglia, Pavia. INDICE PER MATERIA (Il INDICE PER MATERIA Originali. Cavara E. — Di una nuova malattia del castagno . Del Guercio G. — I risultati delle prime esperienze tentate con i polisolfuri colloidati contro la bianca-rossa degli agrumi Greppi C. — Una malattia dell’Uva spina nuova per l’Italia. Maffei L. — Sulla ruggine della scariola: Pucdnia Endioiue Pass Id. — Pa Gleosporiosi del Kaki (Gloeosporium Kaki Seiya Ito) Manaresi A. — Intorno alla biologia dell' “ Exoascus defor- mans „ (Berle.) Fuck Marcolongo I. — Intorno ad una alterazione delle foglie di Cycas revoluta Montemartini L. — Sopra lo svernamento delle ruggini dei cereali nella loro forma uredosporica Id. — Per uno studio della moria dei gelsi . Id. — Alcune malattie nuove o rare osservate nel Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano (G-14) Id. — Ancora per uno studio della moria dei gelsi . Id. — Intorno alla caduta delle foglie degli ippocastani . Savelli M. — Esperimenti contro la caduta delle foglie dagli ippocastani dei corsi di Torino Turgori M. — Il “ mal bianco „ della Magnolia nana (Magnolia pumila Andr.) Pag. 1 n » 129 97 « 11 45 161 11 193 11 6 n ti 40 65 n n ii 225 238 243 n 33 n 164 Generalità. Briosi G. — Operosità sino all’anno 1912 della Stazione di Bo- tanica Crittogamica di Pavia „ 75 tv ÌNDICE PElt MATERIA Id. — Cenno sopra Francesco Ginanni Pag. 75 Id. — Rassegna crittogamica dell’anno 1913, con notizie sulle malattie delle Conifere dovute a parassiti vegetali . . „ 202 Id. — Rassegna crittogamica per l’anno 1914, con notizie sulle malattie delle Conifere dovute a parassiti vegetali che ne attaccano le foglie „ 289 Fawcett G. L. — Relazione di patologia „ 9 Foex E. — Malattie dell ' Anlhemis frutescens ....„ 57 Frizzati P. — Osservazioni e note sulle malattie del pomo- doro in campo, nel Riminese, negli anni 1912 e 913 . . „ 58 Gabotto L. — Istruzioni popolari per la conoscenza e la lotta contro le malattie delle piante ...... : n 290 Gehrmann K. — Malattie e nemici delle piante coltivate nel Samoa 100 Hattman-Merck L. — I parassiti vegetali delle piante colti- vate in Argentina 203 Hollrung M. — - Annuario delle malattie delle piante: anno 1912 „ 249 Rock G. — Le principali malattie delle patate ed il loro rico- noscimento sul campo „ 101 Petiu L. — Le malattie dell’olivo „ 290 Porracci G. — Malattie delle piante coltivate per il commercio dei fiori recisi. I, Malattie del garofano . . . . „ 103 Id. — Malattie delle piante Coltivate per il commercio dei fiori recisi. II, Malattie delle rose „ 291 Ravaz L. — Malattie delle giovani piante di vite . . . „ 76 Riehm E. — Malattie e nemici dei cereali. Riassunto dei più importanti lavori pubblicati nel 1913 „ 203 Sheak Or. — Alcune osservazioni sopra problemi di Citopato- logia in Europa e in America „ 249 Tommasi G. — Rivista dei lavori recenti sugli anticrittogamici ed insetticidi „ 204 Trinciiieri G. — Per la difesa delle colture in Libia . . „ 10 Id. — La conferenza internazionale di Fitopatologia e le sue decisioni 88 Id. — Il servizio di ispezione fitopatologica dei vari paesi nei rapporti col “ Plant Quarantine Ac.t „ degli Stati Uniti d’ America 292 W ester P. J. — La coltivazione degli agrumi nelle Filippine. „ 292 INDICE PER MATERIA V Malattie dovute a parassiti vegetali. Arcangeli G. — Sul parassitismo di alcuni funghi . Beauverie J. — I germi delle ruggini nell' interno dei semi delle Graminacee Id. — Frequenza dei germi della ruggine nell’interno dei semi delle Graminacee Berthault P. — Contribuzioni allo studio del mal del piede dei cereali durante l’anno 1913 Blarinohem L. — Sopra la trasmissione ereditaria della rug- gine nell’ Althaea rosea Id. — Sopra le cause della sporulazione delle ruggini in gene- rale ed in modo speciale della Pucmnia Malvacearuin Id. — Sopra la propagazione della ruggine dei cereali in Svezia ed in Francia Id. — Sopra la propagazione delle rugginì. Risposta al Sig. Buchet Bolley H. L. — 11 frumento : condizioni sfavorevoli del ter- reno e deterioramento dei semi ; cause della stanchezza del terreno nelle campagne coltivate a frumento e possi- bili mezzi di cura ; metodi di raccolta del frumento . Briosi G. e F arseti R. — Il mal dell’ inchiostro nelle giovani pianticelle dei castagneti e dei semenzai . . . . Bucheim A. — Sopra la biologia della Melampsora Lini . Buchet S. — Sopra la trasmissione delle ruggini in generale ed in particolare della l'uccinia Malvacearuin . Id. — A proposito delle ruggini Camphei.l C. — Sulle irrorazioni cupriche all’olivo e sulla ma- lattia conosciuta sotto il nome di vajuolo .... Capus J. — Sopra la ricettività deliavite per la peronospora. Cardon P. V. — Ricerche sui cereali alla Stazione di Nepln . Chrhstian J. e Maire R. — Una malattia crittogamica ilei trifoglio di Alessandria Cook M. T. e Martin G. W. — Le macchie di marciume nelle mele Jonalltan Cozzi C. — L’ arborieolismo del gelso nel Gallaratese Pag. 85 » 105 n 105 » 13(5 » ii n 11 105 10G 108 109 » 201 n 206 ii 274 ii ii 107 109 47 309 206 ii 48 ii 293 n 49 VI INDICE PER MATERIA D’ Ippolito G. — La Cuscuta arvensis Bayr. ed i suoi ospiti . Pag. 1 1 Douoal Mr. W. C. — Sopra le micorize delle essenze forestali „ 210 Dowson W. J. — Sopra il micelio di Aeddium leucospermum e di Puccinia fusca „ 19 Ducomet V. — Ricerche sul mal del piede dei cereali . . „ 294 Eriksson J. — Alcuni studi sopra la ruggine delle barbabie- tole : Uromyces Belae (Pers.) Kuhn. . . * . . . „ 110 Id. — Attacchi combinati di funghi alle barbabietole . . „ 295 Id. e Hammarlund 0. — Tentativi di immunizzazione delle Altee contro la ruggine, Puccinia Malvacearum Mont. . „ 111 Ewert R. — Efficace difesa contro la ruggine del ribes nero dovuta al Cronarlium „ 172 Falce R. — Fatti patologici locali del Merulius domesiicus . „ 50 Fawcett H. S. — Due funghi causa di gommosi negli alberi di limone in California: Bolrytis vulyaris e Pylhiacystis cilriphlhora n ] 75 Fischer Ed. — Contributi alla biologia delle Uredinee. C , Sopra la biologia di una Uredinea delle Alte Alpi, la Puc- cinia Dubyi (Miill.) Arg „ 168 Foex E. — I modi di svernare delle Erysi.phaceae nella re- gione di Montpellier „ 1)2 Fron G. -• L’ernia dei cavoli „ 50 Gabotto L. — La peronospora sul riso : Sclerospora macro- spora Sacc. . . „ 295 Gassner G. — La condizione di formazione delle teleutospore nelle ruggini dei cereali 276 Gav A. — L’ ernia dei cavoli 50 Gertz O. — Sui mezzi di difesa di alcune piante contro le Cuscuta parassite » 221 Greppi C. — Una malattia dell’Uva spina nuova per l’Italia. „ 97 Ha^se-Bessell G. — Sopra la teoria del micoplasma di E- riksson „ 276 Hanzawa .J. — Sopra l’avvizzimento delle piante di cocomero „ 10 Id. — Fusariuni Cepae, nuovo fungo delle cipolle nel Giappone, e alcuni altri funghi delle cipolle „ 175 Hartkk L. L. e Field E. C. — L ’ aooizzimenlo o marciume del fusto della patata dolce : lpomoea balalas Poir. . . „ 139 Hauman-Merck L. — I parassiti vegetali delle piante coltivate in Argentina 203 INDICE PER MATERIA VI Heai.d F. D. e St’udh A i/rEU P. A. — La malattia delle querele e dei castagni dovuta alla Slrumella Higgins B. Br. — Biologia di una nuova specie di Spinterella Hostermann G. — Esperienze per combattere il carbone . Istvànffi Gy. e Palinkàs Gy. - Studi sopra la peronospora della vite Jehle R. A. — Il cancro scuro dei peschi Klebahn H. — Esperienze di coltura di Uredinee Kock G. — La scabbia ed il cancro dei tuberi di patata . Id. — Una nuova malattia dei rami dell’ uva spina . Kunkel L. 0. — Un contributo alla biologia della Spongo spor a subterranea Id. — La produzione di promicelio sulle ecidiospore di Camma nilens Burr Id. — Comportamento del nucleo nel promicelio di Caeotna nilens Burr Lagerberg T. — Una epidemica caduta delle foglie dei pini svedesi Lewis Oh. E. — Studi comparati di certe specie di Fusarium che sono causa di malattie Long W. H. — Tre marciumi non ancora descritti del legno interno duro, specialmente nelle quercie .... Maffei L. - Sulla ruggine della scariola : Pucvinia Endiviae Pass. Id. — La Gleosporiosi del Kaki (Gloeosporium Kaki Seiya Ito) Manaresi A. — Intorno alla biologia dell’ “ Exoascus defor- mane „ (Berk.) Euck Marcolongo I. — Intorno ad una alterazione delle foglie di Cgcas revoluta Martei.i.i G. — La Tkea 22-punctala è solamente micofaga . Id. — La Vibidia P2-gutlata Poda parassita dei funghi Sphae- rotheca pannosa Lèv. del pesco e Pii gitaci inia suffulla Sacc. del nocciolo Massee G. — Una malattia dei bulbi dei narcisi Melhus I. E. — Scabbia polverosa delle patate: Spongospora subterranea Mbk E. — Influenza dell’ ambiente sopra 1’ evoluzione del Lo phodermium nervisequum Pag. 207 VI 55 55 57 55 55 55 55 55 15 55 120 113 60 296 114 115 141 277 311 311 76 » 209 » n n ii n n 251 45 161 193 6 12 n n n n 12 117 211 137 Vili INDICE PER MATERIA Montemartini L. - Sopra lo svernamento delle inguini dei cereali nella loro forma uredosporica ..... rag. 40 Id. — Per uno studio della maria dei gelsi . . . . ,,65 Id. — Ancora per uno studio della moria, dei gelsi „ 238 ld. — Alcune malattie nuove o rare osservate nel Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano (6-14) „ 225 Moreau F. — Sopra una malattia delle pianticelle di conifere „ 51 Morbttini A. — Come varia il potere germinativo dei semi di Orobanche crenata ingeriti dai bovini , convogliati nello stallatico e nel colaticcio . „ il Id. — La germinabilità dei semi di Cuscuta Trifola contenuti nello stallatico, nel colaticcio e nel terreno „ 176 Morgenthaler O. — I funghi come causa di malattie delle piante ,,23 Morse W. J. e Shapovalov M. — La malattia della Rhizo- clonia delle patate 254 Mltrran Me. S. M. — L’ antracnosi della Mangi fera indica nella Florida . „ 256 Mittto E. e Poi . lacci G, — Ricerche intorno alle specie : Co- nioth grillili pirina (Sacc.) Sheldon, Rhgllostiata pi ritta Sacc. e Conio thyrium Urolense Bubàk „ 257 Neghr F. W. — Sopra la posizione sistematica dei funghi del- V ambrosia „ 168 Noffrav E. — Violenta invasione del Cgstopus candidus sopra i cavoli coltivati 53 Oberstbin 0. — Il Cicinnobolus come fungo parassita anche del mal bianco dei meli : Oidiuni farinosum Cooke . . „ 177 Pantanelli E. — Su la recettività della quercia per l’oidio . „ 147 Id. — Osservazioni su la recettività della quercia per l’oidio. „ 147 Id. e Cristofoletti U. — Nuove malattie fungine di piante utili „ . 52 Peglion V. — Le cuscute esotiche „ 78 Peroi’ti R. e Cristofoletti U. — Sopra una tacca nero-oli- vacea dei frutti di pomodoro , causata dal Cladosporiuin herbarum 1 17 Petiu L. — Le nostre cognizioni attuali sul significato fisio- logico delle mieorize degli alberi 313 Poirault G. — Sopra alcune uredinee nuove . , , . „ 297 INDICE PER MATERIA IX Id. — Sopra alcuni funghi parassiti rari o nuovi, osservati nelle Alpi marittime Pollacci G. — Studi citologici sulla Plasmodinphora Brassicae Wor. e rapporti sistematici coi parassiti della rabbia e del cimurro dei cani « Papaics v. Ruhmwerth R. — Marciume del tabacco in Un- gheria Ravaz L. — L’ oidio della quercia e P oidio della vite . . „ Id. e Verge G. — Ricerche sopra la peronospora della vite . „ Reddick D. — Moria dei rami della vite . . • • » Riehm E. — Formazione anormale di spore di Uslilago Tritici (Pers.) Jens » Rivera V. — Primo contributo allo studio della recettività della quercia per 1’ oidio » Rivera V. — Ricerche sperimentali sulle cause predisponenti i] frumento alla nebbia: Ert/siphe graminis D. C. . . „ Robinson W. — Alcune esperienze sull’azione di stimoli esterni sopra gli sporidii di Puccinia malvacearum Mont. . . „ Saccardo P. A. e Peyronel B. — Due nuove specie di fun- gilli dei semenzai di tabacco » Sawada K. — L’ Urornyces hyalosporus Sawada, nuova specie, causa di malattia dell’Acacia confusa Savedli M. — Sullo sviluppo del Cladosporium fulvurn var. violaceum . » Id. — Ricerche intorno ad una forma di Cladosporium paras- sita delle Agave e delle Echeverie Id. — Prima contribuzione alla conoscenza della flora micolo- gica della provincia di Porli » Id. — Una nuova infezione della gardenia » Id. — Studio critico sullo sviluppo del Gloeosporium musarum Cooke et Mass Scurti E. e Sica V. — Sulla resistenza delle diverse varietà di frumento di fronte alle ruggini » Semichon L. - Sull’ uso del calore per combattere gli insetti e le crittogame parassite delle piante coltivate . . . „ Id. — Nuovo metodo di lotta contro gli insetti e le crittogame coll’ acqua calda e le poltiglie calde „ Shaav F. J. F. — Una malattia del riso dovuta ad uno scle- 298 54 138 314 315 258 259 22 278 83 118 260 140 140 141 141 213 169 215 307 » rozio 260 X INDICE PER MATERIA Id. e Semdaraman S. — II marciume della gemma nelle palme del coco al M'alabar Pag. Sherbakoff C. D. — I Fusavium delle patate Spratt E. R. — I noduli radicali delle Cicadacee . . . „ Staniszkis W. — Influenza delle concimazioni sopra il carbone del miglio, Ustilago Panici-miliacei, e differenza di compo- sizione tra la paglia delle piante ammalate e quella delle sane „ Townsend C. C. — Macchie fogliari, malattia della barbabie- tola da zucchero Tranzschel W. — Esperienze di coltura di Uredinee negli anni 1911-918 n Traverso G. B. — La sommersione del granoturco e la pero- nospora delle graminacee Tiieboux 0. — Svernamento di alcuni funghi parassiti in forma di micelio Trotter A. — Di una interessante Tilletia dell’Afra capillari M. et K „ Turconi M. — Il “ mal bianco „ della Magnolia nana (Magnolia puntila Andr.) Voges E. — Soprai ’Ophiobolus herpolrichus Fr. ed il mal del piede dei cereali „ Id. — Sopra 1’ Ophiobolus herpolrichus Fr., nelle sue forme la- terali Voglino P. — I funghi parassiti delle piante osservati nella provincia di Torino e regioni vicine nel 1918 . . . „ Vouk V. — Una osservazione sopra 1’ autodifesa delle cellule vegetali contro un’ infezione fungàia „ Wehmer C.‘ — La resistenza del legno di quercia al marciume, come conseguenza del tannino in esso contenuto . . „ Id. — Ricerche sopra la infezione e scomposizione del legno da parte del Meruiius Id. — Esperienze di infezione dei semi con Coniophora, Tra- meles e Polyporus „ Weir J. R. — Alcune osservazioni sul Polyporus Berkeleyi . „ Wille F. — Sopra la biologia della Pucc. Arenariae (Schum.) Winter „ WoLF Fr. A. — Una malattia delle foglie del noce . . . „ 139 298 316 279 260 119 211 169 299 164 178 178 213 23 117 117 281 300 274 119 INDICE PER MATERIA XI Id. — Marciume delle melanzane Pag. 120 Woronichine N. — Alcune osservazioni sul fungo del mal bianco del pesco 179 ZiMMKRMANN H. — Sulla durata dei germi del carbone del- l’ orzo (Ustilago Hordei) nelle sementi infette . . . » 55 Malattie dovute a parassiti animali. Berlese A. — Diaspis pentagono Targ. e Prospallella Berlesei How. nel Veneto alla fine del 1918 Id. — La distruzione della Diaspis pentagono a mezzo della Prospallella Berlesei Id. — Istruzioni per combattere la mosca delle olive : Dacus Oleae Bossi Id. — Entomologia agraria. Manuale sugli insetti nocivi alle piante e modo di combatterli Id. — La pretesa malattia infettiva della Diaspis pentagono . Campbell C. — Rapporti biologici tra oliva e mosca olearia (nota preventiva) Cobau R. — Cecidii della Valle del Brenta, terzo manipolo . Del Guercio G. — I resultati delle prime esperienze tentate con i polisolfuri colloidali contro la bianca-rossa degli agrumi Id. — Intorno ad un nuovo nemico del carubo in Italia . Id. — Il parassita del rinchite dell’ olivo Id. — La invasione delle arvicole nelle carciofaie dell’ Empo- lese Id. — Le ti pule ed i tafani nocivi nelle risaie di Molinella . Id. — Ulteriori x-icerche sullo stremenzimento o incappuccia- ( mento del trifoglio Gain E. — Sopra gli effetti del parassitismo del bruco delle fave Gastine G. e Vermorel V. — Distruzione dei parassiti delle piante col calore umido Grassi G. B. — Di una malattia infettiva (epidemica) della Diaspis pentagono Id. — Ancora sulla malattia infettiva (epidemica) della Diaspis pentagono 5B 216 262 300 302 XII INDICE PER MATERIA Le Moult L. — La distruzione degli insetti dannosi a mezzo di parassiti vegetali Lesne P. — La recente campagna contro l ’ Icerya Purchasi nella penisola di Cap Ferrat . . . ' . Malaquin A. e Moitier A. — Osservazioni e ricerche speri- mentali sul ciclo evolutivo del pidocchio delle barbabie- tole : Aphis evonymi Fb Martelli G. — La Thea 22-punclata è solamente micofaga . Id. — La Vibiclia 12-guUata Poda parassita dei funghi Sphae- rolheca pannosa Lèv. del pesco e Phyllaclinia -su fluita Sacc. del nocciuolo Id. — Il Telranychus lelarius L. provoca agli agrumi la così detta ruyyia-rossa Id. — Prime esperienze in Italia sull’ impiego dei vapori di acido cianidrico contro le cocciniglie dannose Id. — Il Telranychus lelarius L. provoca agli agrumi la così detta ruyyia-rossa Northrup Z. — Una malattia bacterica delle larve delle Lach- nosterna Obersthin 0. — La Chortophila Irichodaclyla Roud. , un ne- mico finora sconosciuto delle piantine di zucca nella Slesia inferiore Picard F. — Un microlepidottero della vite , la Cacoecia ao- stana F. Id. — Una invasione di Nysus senecionis sopra viti piantate da poco tempo Rorisr J. B. — L’ uso dei funghi per combattere alcuni nemici della canna da zucchero . . . . . . Ross H. — Sopra le galle di origine animale contenenti funghi Savastano L. — La poltiglia solfo-calcica e le cocciniglie degli agrumi . • Id. — Rapporti biopatologici tra la mosca delle arancie. (Cera- lilis capitata Wied.) e gli agrumi Id. — Le invasioni dei bruchi nei nocciuoleti del Messinese . Savelli M. — Esperimenti contro la caduta delle foglie dagli ippocastani dei corsi di Torino Semiohon L. — Sull’ uso del calore per combattere gli insetti e le crittogame parassiti delle piante coltivate . Pay. 13 „ 56 304 12 12 14 14 78 121 217 15 15 264 283 122 151 305 33 215 INDICE PER MATERIA XIII Irl. - Nuovo metodo di io,,. , o?tr0 g]i inse tti e le crittogame coll’acqua calda e le poltiglie o«. Silvestri F. — Viaggio in Eritrea per cercar, xnvass iti della mosca delle olive Id. — A proposito di predatori e di Prospaltella nella lotta contro la Diaspis Topi G. — Sull’ esistenza e significato di razze biologiche di- stinte della fillossera della vite Id. — Come si diffonde la fillossera Id. — Per una radicale riforma del servizio antifillosserico Id. — Osservazioni e ricerche sulle tignuole della vite . Id. — Altre osservazioni e ricerche sulle tignuole della vite Id. — Ancora per una radicale riforma del servizio fillosserico Id. — Ricerche sulle tignuole della vite .... Trinchieri G. — La tortriee Buoliana : Eoetria Buoliana. Trotter A. — Contributo alla conoscenza delle galle della Tripolitania Id. — Nuovo contributo alla conoscenza delle galle della Tri politania . . Tschaen E. — Un parassita dei carciofi. .... Vuillemin P. — La distruzione dei Telranychus col calore {5.4CHER F. — I nemici del cotone in Africa, con speciale ri guardo alle specie raccolte da Busse e Kerstin in Togo Id. — I nemici della palma del coco nelle isole del Iago del Sud ' Zwektelt Fr. — Contributo allo studio dei fenomeni di sue ehiamento degli afidi e delle reazioni delle cellule vegetali Pag. 307 „ 181 „ 303 „ 79 „ 179 n 179 „ 180 n 180 „ 30G „ 306 „ 265 » 122 » 122 „ 16 n 144 „ 146 „ 155 » 170 Malattie dovute a bacterì. Baccarini P. e Bargagli-Pbtrucci G. — Prime ricerche sulla malattia del Trifolium pratense ( bolognino ) chiamata in- cappucciamento Pag. 123 Cavara F. — Di una nuova malattia del castagno . . . „ 1 Friedemann U. e Magnlts W. — La presenza nell’ uomo am- malato di bacterì generanti tumori nelle piante . . . „ 217 Johston J. R. — Storia e causa del marciume della gemma del coco 265 XIV INDICE PER MATERIA Laubert R. — Sopra tumori nei crisantemi * altie P* an ^ e > ^ loro significato e modo di com K ' " Ji ** • ■ • • ■ P a 9- 155 Peklo J. - Bacteriosi l” ante " 166 Smith E F — t «acterii e le malattie delle piante. Voi. Ili . „ 182 n E. R. • I noduli radicali delle Cicadacee „ 316 Traverso G. B. — Sulla bacteriosi del cetriolo in Italia . . „ 218 Trinchieui G. — Su la nuova malattia degli agrumi denomi- nata Citrus-canker negli Stati Uniti d’ America . . . „ 268 Id. — Ancora sul Citrus-canker 268 Malattie dovute ad azioni traumatiche. Cortner R. A. e Harris J. O. - Separazione di rami nella Impaliens sultani come conseguenza ad azioni traumatiche Pag. 219 Gròf B. — Un cavolo a sette teste » 269 Malattie dovute ad agenti atmosferici. Arcangeli G. — Sopra alcuni alberi colpiti dal fulmine e sugli studi relativi agli alberi fulminati Faes H. e Porchet F. — Gli effetti del gelo sulle viti inne- state Humphrey C. J. — Guasti prodotti dall’ inverno in piante di Ulmus americana Maximon N. A. — Ricerche sperimentali e critiche sopra il gelo delle piante Neger F. W. e Fuchs J. — Ricerche sopra la caduta delle foglie delle Gonifere Novelli N. — Effetti della sommersione esagerata e totale del riso. Russell W. — Considerazioni sui danni prodotti dal gelo nel- l’ inverno 1913-914 Id. — Note relative all’ azione del freddo sopra le piante er- bacee Id. — Caso interessante di sopravvivenza al gelo di un Chei- ranthus 79 17 ÌNDICE Ì>ER MATERIA Id. — Della sopravvivenza dei tessuti vegetali al gelo . . Pag. Savelli M. — Esperimenti contro la caduta delle foglie dagli ippocastani dei corsi di Torino „ Sorauer P. — Cose vecchie e cose nuove sopra l’azione mec- canica del gelo „ Zimmerman H. — Danneggiamenti parziali di cereali invernali dovuti al gelo e che sembrano causati da corrosioni di in- setti „ Malattie dovute ad agenti chimici. Eiirenberg P. — Avvelenamento degli alberi lungo le strade, dovuto a gas - Pag. Koch A. — Sopra l’azione delle foreste di Conifere o di Dico- tiledoni sopra il terreno e le piante che crescono in esso. „ Laurent J. — Della funzione della glicerina nelle anomalie di struttura che essa produce nel Pisum sativun . . . „ Neoer F. W. e Lacon G. — Studii sopra 1’ azione delle ema- nazioni gazose sulle funzioni vitali degli alberi . . . „ Neger F. W. e Fuchs J. — Ricerche sopra la caduta delle foglie delle Conifere « Malattie d’indole fisiologica. Buscalioni L. — (Contributo allo studio della caduta delle foglie P a y- Campbell C. — La fecondazione , 1’ aborto fiorale e la impro- duttività dell’olivo » Id. — Sulla stanchezza del terreno nei vecchi oliveti . . „ Ludwigs K. - Sulla malattia del tabacco detta kroepek nel Camerun Montemartini L. — Intorno alla caduta delle loglio degli ip- pocastani Pechoutre P. — Una epidemia di fasciazioni e di concrescenze in viti forzate Sorauer P. — Nuova tooria sulla formazione della gomma xV 153 33 154 17 155 125 146 173 312 306 59 80 17 243 18 315 XVI INDICE PER MATERIA Triedre E. —.Un caso di arricciamento tipico del cotone in serra Pag. 80 Malattie d’ indole incerta. Aldakd H. A. — Il mal del mosaico del tabacco Ber^atsky J. — Sopra il rachitismo delle viti . Briosi G. e Farnhti R. — Il mal dell' inchiostro nelle giovani pianticelle dei castagneti e dei semenzai . Cobau R. — Gli scopazzi di Collana vulgaris L. Doby G. — Ricerche di biochimica sopra 1’ accartocciamento delle foglie delle patate. IV, Osservazioni sulla fisiologia dei tuberi ammalati Id. e Bodnàr J. — V, L’ amilasi nei tuberi ammalati Jaccard — Sopra la formazione di frutti e la cauliiloria di uno scopazzo di larice Norton J. B. S. — Macchie di marciume nelle mele Jonathan Petri L. — Sulle condizioni anatomo-fisiologiche dei rametti dei castagni affetti dalla malattia dell’ inchiostro Id. — La malattia del castagno detta dell' inchiostro Vajarblro G. — Comportamento delle viti americane e degli ibridi siculo-americani nella provincia di Trapani e con speciale riguardo al territorio di Marsala durante il pe- riodo dal 1898 al 1914 Pag. 270 v 156 » 206 « 219 309 310 172 272 81 272 171 Fisiopatologia. Arcangeri G. — Sul parassitismo di alcuni funghi . . . „ 85 Booer G. — Sulle cause della diminuita produzione dei prin- cipali funghi commestibili, e sui rimedii da adottarsi . „ 220 Bijcheim A. — Sopra la biologia della Melampsora Lini . . „ 274 Campbedr C. — Rapporti biologici tra oliva e mosca olearia (nota preventiva) » 220 Capus J. — Sopra la recettività della vite per la peronospora „ 309 Dory Gl- — Ricerche di biochimica sopra 1’ accartocciamento delle .foglie delle patate. IV, Alcune osservazioni sulla fi- siologia dei tuberi ammalati n INDICE PER MATERIA xVil Doby G. e Bodnàr J. — V, L’ amilasi nei tuberi ammalati . Pag. Fischer Ed. — Contributi alla biologia delle Uredinee. C, Sopra la biologia di una Uredinea delle Alte Alpi , la Puccinia Dubyi (Miill.) Arg Gain E. — Sopra gli effetti del parassitismo del bruco delle fave Galippe Y. — Il parassitismo dei semi : sua importanza in bio- logia generale » Gassner G. — La condizione di formazione delle teleutospore nelle ruggini dei cereali » Gertz O. — Sui mezzi di difesa di alcune piante contro le Cuscuta parassite « Haase-Besbell G. — Sopra la teoria del micoplasma di E- riksson » Istvànpfi Gy. e Palinkàs Gy. — Studi sopra la peronospora della vite Kunkel L. 0. — Un contributo alla biologia della Spongospora subterranea Kunkel L. O. — La produzione di promicelio sulle ecidiospore di Caeoma nitens Burr Id. -- Comportamento del nucleo nel promicelio di Caeoma ni- tens Burr « Laurent J. — Della funzione della glicerina nelle anomalie di struttura che essa produce nel Pisum salivutn . . . „ Lopriore G. — L’acidità dei succhi vegetali come mezzo di difesa contro i parassiti » Manaresi A. — Intorno alla biologia dell’ “ Exoascus defor- mai „ (Berk.) Maximon N. A. — Ricerche sperimentali e critiche sopra il gelo delle piante » Montemartini L. — Sopra lo svernamento delle ruggini dei cereali nella loro forma uredosporica » Id. — Intorno alla caduta delle foglie degli ippocastani . . „ Morgenthaler O. - I funghi come causa di malattie delle piante Neger F. W. Sopra la posizione sistematica dei funghi del- l ’ ambrosia Id. e FuchS J. — Ricerche sopra la caduta delle foglie delle Conifere 310 168 126 275 276 221 276 60 277 311 311 147 151 193 85 40 243 23 168 312 XVIIt Indice per materia Pantanelli E. — Su la recettività della quercia per 1' oidio . Pag. Id. — Osservazioni su la recettività della quercia per l’oidio. „ Petiu L. — Sulla produzione sperimentale di iperplasie nelle piante . . Id. — Sulle condizioni anatomo-fìsiologiche dei rametti dei ca- stagni affetti dalla malattia dell’ inchiostro . . . . „ Id. — Le nostre cognizioni attuali sul significato fisiologico delle micorize degli alberi Pube Me. 0. E. — L’innesto del susino sul pesco come mezzo per accrescerne la vigoria e la resistenza alle malattie . „ Polpacci G. — Sulla bioreazione del tellurio e sulla sua ap- plicazione pratica agli studi di fisiologia e di patologia vegetale » Prianichnikov I). — Sopra la questione delle secrezioni vele- nose delle radici » Ravaz L. — L’ oidio della quercia e 1’ oidio della vite . . „ Id. e Verme G. — Ricerche sopra la peronospora della vite . „ Rivera V. — Primo contributo allo studio della recettività della quercia per 1’ oidio » Id. — Ricerche sperimentali sulle cause predisponenti il fru- mento alla nebbia : Erysiphe graminis D. C. . . . „ Robinson W. — Alcune esperienze sull’azione di stimoli esterni sopra gli sporidii di Puccinìa Maluacearum Mont. . . „ Savastano L. — Rapporti biopatologici delia mosca delle arancio ( Ceratiti s capilala Wied.) e gli agrumi „ Schellenber H. C. — Studio sul riposo invernale dei rami di alcuni scopazzi Se urti F. e Sica V. — Sulla resistenza delle diverse varietà di frumento di fronte alle ruggini Soraubr P. — Cosa portiamo noi nel terreno insieme ai semi ed ai glomeruli di semi delle barbabietole ? . . . • „ Id. — Nuova teoria sulla formazione della gomma . . . „ Spratt E. R. — I noduli radicali delle Cicadacee . . . „ Staniszkis W. — Inlluenza delle concimazioni sopra il carbone del miglio , Uslilago Panici-miliacei , e differenza di com- posizione tra la paglia delle piante ammalate e quella delle sane . „ Trehoiix O. — Svernamento di alcuni funghi parassiti in forma di micelio 148 147 21 81 313 314 82 150 314 315 22 278 83 151 274 109 280 315 316 279 169 INDICE PER MATERIA XIX Voges E. — Storia ed origine del cancro dei fruttiferi . . Pag. 84 Vouk V. — Una osservazione sopra 1’ autodifesa delle cellule vegetali contro una infezione fungina „ 23 Wehmer 0. — Esperienze di infezione di legni con Conio- phora, Trametes e Polyporus „ 281, White O. E. — Studi dei fenomeni teratologici in relazione coll’ evoluzione e coi problemi dell’ eredità 282 Wille F. — Sopra la biologia della Pucc. Arenariae (Schum.) Winter > 274 Zimmermann H. — Sulla durata dei germi del carbone del- l’orzo (Uslilago Hordei) nelle sementi infette „ 55 Zwergelt Fr. — Contributo allo studio dei fenomeni di suc- chiamento degli afidi e delle reazioni delle cellule vegetali „ 170 Anatomia patologica. Buscalioni L. — Sopra un caso di fasciazione della Phyto- lacca dioica Dowson W. J. — Sopra il micelio di Aecidium leucospermum e di Puccinia fusca Hintikka T. J. — Contributo alla conoscenza delle emergenze sopra le foglie di Arislolochia Sipho L’ Hèrit. Mamedi E. — Risposta alla nota del dott. Petri : sul signifi- calo patologico dei cordoni endocellulari dei tessuti della vile Id. — Sulla presenza dei cordoni endocellulari nei tessuti della vite e di altre Dicotiledoni , con appendice in ri- sposta al dott. Petri Petri L. — Ancora sul significato patologico dei cordoni en- docellulari nei tessuti della vite Pollacci G. — Studi citologici sulla Plasmodiopliora tìras- sicae Wor. e rapporti sistematici coi parassiti della rabbia e del cimurro dei cani Ross H — Sopra le galle di origine animale contenenti funghi Sperlich A. — Tubercoli radicali nel Gymnocladus canadensis Lam Pag. 317 n 19 „ 282 » 20 „ 86 86 57 57 54 283 » 20 NOTE PRATICHE . . Pag. 26, 89, 127, 158, 223, 284, 319 XX INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Abete, Armtilaria mellea 203 cancro 202, 203 Cecidium elaUnum 203 Cucurbitaria pilhyophila 202 Fotnes Harligiì 203 Fusicoccum abielinum 203 Lephoderm. nervisequum 137 mal del rotondo 203 Ned-ria cucurbitaria 202 scopazzi 274 tumori 202 Acacia, Icerya Purchasi 56 Netria cinnabarina 160 Uramyces hyatosporus 260 Acero, mieorize 210 Rhyltsma acerinum. 24 Agave, Ciad. Agave- Echeveria 140 Aglio, Botrytis cinerea 160 Agropyrum, Pucc. glumarum 105 Agrostis, mal del piede 294 Tillelia deeipiens 299 „ separata 299 Agrumi, antracnosi 292 Apheiinus chrysomphali 286 Aspidiotus hederae 122 bark -rot 292 bianca rossa 14, 27, 122, 129, 286 cancro 268 Chrysomphalus dictyosperm i 27, 122, 286 Cladosparium Citri 292 cocciniglie 122 furaaggine 284. 292 gommosi 292 Lecanium oleae 122 Loranthus philìppinensis 292 „ secondifloì'um 292 marciume corteccia 292 Mytilaspis cilricokt 122 Pseudococcus diri 122 Pseudomonas diri 269 Rliizobius lophantae 286 ruggia rossa 14, 78 scabbia 292 Stetorus gilvifrons 78 Tetranychus telarius 14, 78 Air a, Tillelia separata 299 Creda Airae 170 Althaea, Pucciriia malvacearum 106, 107, 111, 160 Amaranto , Bacterium Amaranthi 183, L88 malattia di Smith 182, 188 Andropogon , Sphac. Reiliana 298 Androsace, Puceinia Dubyi 168 Anemone, Aecidiwn leucospermum 19 Puc.inia fusca 19 Anthemis, anomalie 58 Bacillus lumefadens 58 crown -gali 57 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXI malattie diverse 57 Anthurium , Chaetodiplodia Anthu- rii 236 Colletolrichum Anlhurii 237 Glomerella Anlhurii 237 Gnomoniopsh input-ala 237 Peslalozzia Briosiana 236 seccume 236 Arachìs, avvizzimento 192 Bacterium solanacearum 188, 192 malattia baeterica 188 Arancio, Ceratilis capitala 151 Macrosp. hesper idea rum 53 mosca 151 nebbia 53 Aristolochia, emergenze fogliari 282 Asparagio, Crioceris Asparagi 160 Puccinia Asparagi 202 ruggine 202, 251, 289 Asler, Aecidium yalatellae 297 Puccinia yalatellae 297 Atropa, mal del mosaico 270 Avena, Puccinia graminis 42 Italiano, Gloeosp. musarum 213, 214 malattia vascolare 183 Barbabietola, Alternarla sp. 280 Aphis evonymi 304 Cercospora belicola 261, 280 infezione semi 280 leaf-spot 260 macchie fogliari 260 oidio 12 Phoma Butae 280 pidocchi 30, 304 predisposizione 281 ruggine 110 Sporidesmium putrefaciens 280- Uromyces tìelae 110, 280 Basilico, bacteriosi 214 Sclerotinia Ocymi 160 Batata, Fusarium sp. 139 Nectria Ipotneae 139 Begonia, cuscuta 222 Betula, Bolelus sp. 211 Cortinario» sp. 211 micorize 210 scopazzi 274 Biancospino, oidio 12 Bracìt tjpodiutn , Puccinia gluma- rum 105 Brassica, Phoma Belae 295 Fusarium Belae 295 „ Brassicae 295 Pseudomonas campeslris 295 Bromus, mal del piede 294 Puccinia glumarum 105 Cacao, cancro 100 Corticium javanicum 101 Fusarium samoense 100 Hymenochaete noxia 101 liinunea 101 marciume corteccia 100 pink disease 101 Caffè, malattie diverse 9 marciume foglie 9 Calluna , Mytilaspis pomorum 219 scopazzi 219 Camellia, alternariosi 228 Aiternaria Camelliae 228 Botrytis vulyaris 225 Macrosporium Camelliae 228 Canna da zucchero, Bacterium va- scularum 182, 183 cancrena umida 185 Diatraea saccharalis 264 Lachnosterna sp. 264 malattia di Cobb 182, 183 XXII NDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE malattia del Sereh 185 marciume apicale 185 Metharrizum anisopliae 264 polvillo 185 Tomaspis varia 264 Carex, Schizonella melanogramma 2118 Carciofo, arvicole 148 Pyrameis cardui 16 Carpino, micorize 210 Carubo , Eumarschalia Gennadii 142 Schizomyia Gennadii 142 Castagno, Amanita sp. 220 Bacterium castanicolum 5 bianco 215 Boletus sp. 220 Coryneitm perniciosum 273 mal dell’inchiostro 81, 206, 220, 273 Morchella sp. 220 Polyporus pilotae 252 seccume 207 Strumetla corynoidea 207 Tuber sp. 220 Cavolo, bruchi 285, 288 cancro 202 Cyslopus candidus 52 ernia 50, 82 Phoma oleracea 202 Pieris Brassicae 285, 288 Plasmod. Brassicae 50, 54 , 82 , 277 Centranthus , Endophyllum Cenlr. rubri 297, 298 Tuberculina persicina 297 Cereali , Acremonium alternatum 178 allettamento 290 Allentarla tennis 178 angui 11 ule 290 Ascochyta sp. 178 carbone 290 carie 207 cecidomia 290 cefo 290 Cladosp. herbarum 178 Fusarium rubiyinosum 178 Hendersonia herpotricha 178 Leplosphaeria Tritici 178 malattie diverse 203 mal bianco 223 mal del piede 178, 290 Mucor racemosus 178 nebbia 223 Ophiobolus herpotr. 178 ruggine 40, 105, 108, 109, 276 , 289, 290 Septoria sp. 178 Tillelia 207 zabro 290, 319 Cetriuolo, bacteriosi 218 Cheiranthus , gelo 153 malattia bacterica 192 Cicadee, Bacillus radicicola 317 noduli radicali 316 Cichorium, Puccinia Endiviae 45 Ciliegio, Sclerolinia sp. 250 scopazzi 274 Cipolla, Aecidia Heraclei 160 Allentarla tennis 176 Anthomyia Brassicae 176 „ ceparum 176 Bolrylis sp. 176 Cladosporium alliorum 176 Fusarium Cepae 176 Macrosporiu m parasilicum 176 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIII mosca 160 Penicillium canuin 176 peronospora 319 Sclerolium 176 Cilrus, Icerya Pur diasi 56 Cleono , cuscuta 222 Goco, Bacillus Coli 267 marciume della gemma 9, 139, 265 Ptislalozzia palmarum 266 Pylhium palinivorum 139 Cocomero, Alternarla lenuis 10 avvizzimento 10 Fusarium sp. 11 Neclriella Cucurneris 11 Sepedonium dir ysosper munì 11 Composite, Peronospora Radii epi- phylla 298 Conifere, caduta delle foglie 312 furai 172 Fusoina parasiticum 51 malattie diverse 202, 289 Conium, Cuscuta arvensis 11 Convolvulus, Erysiphe Polygoni 112 Cornus , micoriza 210 Coronilla , Asphondiiia coronillae 283 Cotogno, Nectria ditissima 250 Soler olinia 250 Cotone, arricciamento 80 insetti diversi 146 Crataegus, micoriza 210 Crisantemo, crown-gall 155 tumori 155 Cucurbitacee, Erys. Cichoraceavum 112 Cycas, Cladosporium apicale 8 „ Cycadis 8 funghi endofìti 23 Phoma Cycadis 8 Cynodon, Puccinia graniinis 42 Cytisus, Asphondiiia cylisi 283 Dactylis, Aplanobacler Ralhayi 189 malattia di Rathay 189 Datura, cuscuta 222 mal del mosaico 270 marciume nero 189 Daucus, Lasioplèra sp. 283 Delphinium, Cuscuta arvensis 11 „ minor 320 Diyilalis, cuscuta 222 Diospyros, Gloeosporium Kaki 161 Diplolaxis, Nysus senccionis 15 Echeveria, Cladosp. Agave- Eche v. 140 Edera, Macrophoma helicina 160 Elsholzia, cuscuta 222 Erba medica, Cuscuta yrovoni 78 Erysiphe Polygoni 1 12 Eriobotrya, Chrysomph. dictyosper- mi 52 Pleospora Eriobotryae 53 Euphorbia, cuscuta 222 Urocystis tuberculalus 298 Evonimo, oidio 12, 112 Faggio, micoriza 210 Fagiuolo, Bruchus rufimanus 284 Isariopsis griseola 160 tonchio 284 Fava, bruchi 126 Hetidersonia Viciae-fabae 141 Fico, Siniaetus nemorana 159 tign uola 159 Ficus elastica , Leploslromella ela- stica 160 Fragola, Oidium 250 Frumento, Agropyrum repens 205 allettamento 285, 294 XXIV INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Alternarla sp. 105 carbone 113 carie 113 Colletotrichum sp. 205 deperimento 204 Erysiphe graminis 278 Fusarium sp. 205 „ relicidalum 209 gelo 17 Helminthosporium sp. 205 Leplosphaeria herpotrichoides 136 Leplosphaeria Tritici 294 mal del piede 136, 294 nebbia 278 neve 287 Ophiobolus graminis 136 , 160 , 294 ruggine 169 stanchezza terreno 204 Tillelia Triiici 113 Ustilago Triiici 113, 259 Oalium,, Sdii zompa galiorum 283 Gardenia, Septoria Gardeniae 141 Garofano, Attica 104 anguillule 104 carbone 103 clorosi 103 Fusarium Dianthi 103 gorgoglioni 104 grillotalpa 104 Heliothrips hemorroidalis 104 Helerodera radicicola 104 Heterosporium echinulalum 103 lumache 104 malattia della rama 103 malattie diverse 103 marciume delle radici 104 millepiedi 104 Perotiospora Dianthi 103 pulce 104 ruggine 103 seccume delle foglie 103 Septoria Dianthi 103 Sporotrichum anthophihun 209 Tetranychus telarius 104 Uromyces caryophyllinus 103 Gelso, Armi/, laria mellea 65 Chilochorus 302, 304 Dendrophoma teres 213 Diaspis pentagono 216, 301, 302, 303, 304 Hendersonula Mori 213 Lecanium Persicae 160 mal del falchette 65, 238 marciume delle radici 65 moria 65, 238 Phomopsis Mori 213 Prospaltella Ber lese i 216 , 302 , 303, 304 Rhizobius 302, 304 Genista, Lasioptera carophila 283 Ginepro, ruggine 202 Granoturco, peronospora 214 Sclerospora macrospora 214 Gymnocladus, tubercoli radicali 20 Hartwegia, funghi endofìti 23 Hyoschiamus, cuscuta 222 mal del mosaico 270 Impatiens, caduta dei rami 219 Cronarlìum asclepiadeum 115 Imperata, Puccinia Imperalac 297 Uredo Imperatae 297 Ippocastano, caduta delle foglie 33, 243 carie del tronco 247 micoriza 210 Neelria cinnabarina 243 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXV Seploria Aesculi 243 siccità 33 Tetranychus lelarìus 34 , 243 Ireos, Cuscuta európaea 225 Seploria Iridis 225 Jnyluns, micoriza 210 Juncus, Schinzia digitala 298 Kaki, Cdoeosporium Kaki 161 Lactnca, Puccinia Endiviae 46, 53 Larice, cancro 202 caulifioria 172 Dasyscypha Willkommii 202 micoriza 210 Pol//porus Berketeyi 300 scopazzi 170 Torlrix pinicolana 172 Lillà, Cladosporium Syringae 226 Coniothyrium insitirsum 227 seccume 225 Limone, Botrytis vulgaris 175 gommosi 175 Pylhiacyslis citriphthora 175 Lino, Melampsora Lini 170, 274 Loiium, mal «lei piede 294 Lotus, Asphondilia melanopm 283 Luzula, Puccinia obscura 170 Magnolia, Erysi.phe Polyrjoni 166 mal bianco 164 Microsphaera Alni 165 „ diffusa 165 Oidiwn cì'ysiphoides 166 Phyllactinia corylea 165 Mais, Baclerium Stewarti 182, 187 malattia di Stewart 182, 185 Mandorlo, Claster. carpophilum 31 Mangifera, antracnosi 256 Collelolrichum gloeosporioides 256 Colletotv. rufomacitlans ■ 257 Manihot, malattia bacterica 192 Mathiola, malattia bacterica 192 Melandrium , Puccinia Arenariae 274 Melania , Melanotaenium hypo- goey,m 298 Melanzana, Ascochyta hortorum 120 Corticium vayum v. Satani 120 marciume 120 lihizoctonia 121 Melo, Aiternaria sp. 293 antonomo 13 Ascogaster carpocapsa!! 288 Bassus microdus 288 black-rot 250 bitter-rot 250 bruchi 288 cancro 250 Carpocapsa pomonella 288 Cicinnobalus 177 Diplodia pseudodì piodia 250 Fusarium sp. 209 Glomerella cingulata 250 Hololepta lucida 288 mal bianco 177 marciume 272, 293 Meronis sp. 288 Sectria ditissima 250 Oidium farinosum 177 pidocchio sanguigno 31 Sclerotinia fructigena 31 , 160 , 250 Solenopsis molesta 288 Sphaeropsis malorum 250 Stereum purpureum 250 Tachinophylon variabilis 288 Tenebroides corlicalis 288 Melone, antracnosi 202 Miglio, carbone 279 XXVI INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Ustilago Panici miliacei 279 Moehringia , Puccinia Arenariae 174, 274 Montbretia , Tetranychus telarius 145 Narciso, Cladochytrium marcissi 298 Fusarium bulbigerum 117 Nicotiana, anomalie fiorali 282 mal del mosaico 270 Nocciuolo, brachi 305 Cercospora Coryli 227 macchietta! ura 227 Phyllaclima su/ filila 12 vaiolatura 227 Vibidia 12-yutlata 12 Noce, Cylindrosporium Juglandis 119 Oleandro, Aspidiotus Neri 160 Olivo, aborto fiorale 59 Ascochyta Oleae 291 brusca 291 cocciniglie 284, 285 Cycloconium oleaginum 31, 47, 158 Cytospora exigua 291 Daeus oleae 262 fumaggine 30, 159, 262, 284 Macrophoma Oleae 291 malattie diverse 290 millerandage 60 ' mosca 27, 128, 158, 181, 220, 262 parassiti della mosca 181 Phyllosticta insulana 291 „ Oleae 291 rinchite 27, 128, 143 rogna 221 seccume 291 Septoria Oleae 291 Stictis Panizzei 291 tubercolosi 221 vaiuolo 47 Olmo, Cossus ligniperda 30 Galerucella luleola 29 freddo 269 micoriza 210 Scoliles deslructor 30 Ombrellifere, Lasioptera sp. 283 Ononis, Erysiphe Polygoni 112 Oxalis, cuscuta 222 Opoponax, Lasioptera sp. 283 Oredoxa, Baeillus Coli. 268 noduli radicali 9 Ornìlhogalum , Puccinia simplex 120 Ortaggi, Aplanobacter Ralhayi 183, 189 malattia di Rathay 183, 189 Orzo, carbone 55, 113 Puccina glumarurn 105 „ graminis 42 „ simplex 120 Ustilago Hordei 55 „ nuda 113 Palme, Botryodiplodia Chamaeropis 53 insetti diversi 145 marciume della gemma 265 nebbia 53 Orycles rhinozeros 101 Ovularia palmicola 53 Papavero, cuscuta 222 Patata, accartocciamento foglie 102, 309, 310 Alternarla Balani 102 arricciamento 102 Baeillus phylnphthovorus 102 Bacterium xanthochlorum 192 cancrena umida 287 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXVII cancro 115 Chrysophlyctis endobiotica 116 Corticium vagum v. Solatii 254 Erysiphe subterranea 211 Fusarium sp. 298 Hy podi nutrì Solatii 294 ingiallimento 102 malattie diverse 101 marciume 287, 820 „ fluorescente 192 „ nero 102 Oospora scabìes 115, 211 patata a rosetta 254 peronospora 289 Phlorimnea operculella 29 Phylophthoi'a infestans 102 Rhizoctonia 254 rogna 115 scabbia 115, 211, 277 seccume foglie 102 Spongospora Solami 115 „ subterranea 211 , 277 Tylenchus devastatrix 102 Palrinia , Puccinia Ilemerocallidis 120 Peonia, Cladosporium Paeoniae 235 Coniothyrium Paeoniae 235 perforazione foglie 235 Cronartium flaccidum 235 Pero, antonomo 28 Bacillvs amylovorus 251 cancro 250 cecidomia 28 Contarinia pyrivora 28 Coniothyrium pirina 257 „ tirolense 257 Gymnosporangium Sabinae 286 nebbia 251 Nectria ditissima 250 Phyllosticta pirina 257 Phytoptus pivi 160 Perrisia Pyri 28 Rhynchites 28 ruggine 286 Seploria piricola 160 sigaraio 28 Tyngis pyri. 28 Pesco, afidi 30, 95, 160, 215 bolla 202, 286, 314 brown-rot 296 cancro 296 Claslerosporium carpophilum 31, 286 Exoascus deformans 193 , 286 , 289 freddi 319 mal bianco 179, 202 marciume nero 296 Monilia fructigena 297 Oidio 179 perforazione delle foglie 286 Sderotinia sp. 250 „ cinerea 297 „ fructigena 297 Sphaerotheca palmosa 12, 112 „ „ v. Per- sicae 179 Vibidia Pì-gullala 12 Yaloplerus Pruni 160 Petunia, mal del mosaico 270 marciume nero 189 Physalis, mal del mosaico 270 marciume nero 189 Phytolacca, fasciazione 317 mal del mosaico 270 Pimpinella , Lasioptera carophila 283 XXVI Tt INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Pino, arrossamento foglie 77 Bacillus Vuilleminii 202 caduta delle foglie 76, 77 Cronartium asclepiadeum 115 Depazea linearis 77 Evelria Buoliana 265 Leptoslroma pinastri 77 Lophodermium pinastri 77 mal del rotondo 202 marciume anulare 208 Peridermium Cornui 203 „ Pini 203 Phytophlhora onnivora 202 Rhizina infiala 202 ruggine vescicolosa 115 , 202 , 203 tortrice Buoliana 265 Trametes Pini 203 tumori 202 Pioppo, Dolhiciza populea 160 Pirola, Thecospora Pirolae 170 Pisello, ipertrofie anomale 146 Platano , Gloeospor. nervisequuin 160 LithOcollectis platani 160 Poa, Fusariitm Poae 209 mal del piede 294 Polygonum, Erysiphe Polygoni 112 Pomacee, Sclerolinia sp. 250 Pomodoro, Alternarla Solatii 202 Aplanobacler michiganense 183, 189 bacteriosi 59, 202, 289 Baclerium Briosii 289 Cladosporium fulvum 160, 202 Cladosp. lierbarum 117, 118 Cladosp. violaceum 140 , Cuscuta polygonorum 78 malattie diverse 58 mal del mosaico 270 Oidiutn lactis 118 Oospora lactis 118 peronospora 59, 289 Pseudomonas polychrotMgena 118 seccume 59 Seploria Lycopersici 59, 160 Porro, Aecidia Heraclei 160 mosca 160 Pruno, afidi 160, 215 Asphondilia prunorum 288 Hadrolrichmn Populi 229 macchiettatura 229 Sclerolinia 250 Sphaerella nigerristigma 120 Slereum purpureum 250 Quercia, Amanita 220 Boletus sp. 220 Cicinnobolus sp. 231 Fomes lobatus 252 Hydnum erinaceus 252 marciume del legno 117, 251 Merulius lacrymans 117 mi cori za 210 Microsphaera extensa 147 „ quercina 147 Morchella sp. 220 oidio 12, 22, 112, 113, 220, 231, 250, 314 Pestalozzia nwnochaele 234 Phyllosticla italica 234 Polyporus Berheleyi 252 „ dryophilus 252 „ frondosus 252, 253 „ pilotae 252 „ sulphureus 252 Scleroderma vulgare 211 seccume 207, 233 Indice alfabetico delle pìante ammalate XXIX Septoria castanicola 234 „ duina 234 „ quercicola 234 Sphaerella maculi fovmis 233 Strumella coryneoidea 207 Tuber 220 Quercia da sughero, Ocneria dispar 318 Rìinnnculacee , Peronospora apio- spora 298 Ribes, Botrytis cinerea 141 Cronartium ribicola 172' oidio 250 ruggine 172 Sphaerolheca mors-uvae 97 Riso, peronospora 295 Sclerospora macrospora 295 Selerolium Oryzae 2fi0 sommersione 125 Tabanus ignotus 144 Tipula oleracea 144 Rosa, malattie diverse 291 mal bianco 215, 224 Phragmidium subcorticium 160 Rhodites rosae 160 Spliaerolheca pannosa 112 „ „ v. rosae 179 Rosmarino, Asphondilia Echii 283 Sarothamnua , Aspi), sarotliamni 283 Sassafras, inieoriza 210 Scariola, Puccinia Endiviae 45 Schizantlius, Coleosporium sp. 115 Scrophularia , Asphondilia scrophu- lariae 283 Secale, Erysiphe graminis 170 gelo 17 Puccinia dispersa 170 Puccinia glumarum 170 Sedano, Aecidium Heraclei 160 mosca 160 Septoria Petroselini 160 „ „ v. A pii 202 ticchiolatura 202 Senecio , Erysiphe Cichoracearum 112 Silene, Puccinia Arenariae 274 Solanacee, Baclerium solanacearum 183, 189, 190 marciume nero 183, 189 Spinacio , Heterosporium variabile 24 Spiraea, emergenze fogliari 283 Tabacco, avvizzimento 183 cancro 138 black-spot 138 Gleopeziza turricola 119 Hgalopus geophilus 119 kroepek 17 mal del mosaico 270 marciume 138 Sterigmatocyslis nigra 138 Tilia, Boletus scaber 211 inieoriza 210 Trifoglio, Aphis scalini 263 Apion virens 263 bacterii 124 Cuscuta Trifola 176 Erysiphe Marta 123 „ Polygoni 112 Fusarium metachroum 124 Heterodera radicicola 263 Hylaslinus trifola 263 incappucciamento 123, 263 Pempliygus trifola 263 Peronospora trifoliorum 124 Polytrincium Trifola 123 Pseudopezìza Trifola 123 Rhabdospora alexandrina 48 Xxx IX Die li alfabetico delle piante ammalate Rhizoberlesia trifola 263 Sclerotinia trifoliorunl 124 stremenzimento 263 Tylenchus devaslator 263 Uromyces Trifola 124 Tropaeolum, Coleosporium sp. 115 Cronartium asclepiadeum 115 cuscuta 222 Uva spina, lìotrytié cinerea 141 Yucca, Coti io Ih,// riunì concentricum 230 Cylindrosporium Yuccae 231 Pleospora phraymospora 231 seccume 229 Verbascum , Asphondilia verbasco 283 Vinca, Peronospora Vincae 298 Vincetoxicum , Cronartium ascle- piadeum 115 Viola, Cercospora Violae 160, 214 Urocystis Kmeliana 298 Vite, acariosi 156 apoplessia 158 aracnidi 307 arricciamento 156 arrossamento 29, 76 black-rot 216, 250, 307 Bolrylis cinerea 28 Cacoecia aostana 15 cipollara 96 clorosi 27, 156 318 Oochylis 13, 15, 180, 215, 306 colpo di sole 159 Coniothyrium diplodiella 29 , 76 court-nouó 95, 156 Cryptosporella viticola 258 Deperimenti 171 Drepanothrips Reuteri 156 emergenze fogliari 283 Epitrimerus vitis 156 Eriophyes vitis 156 Endemie 13, 15, 180, 215, 306 fasciazioni 18 fillossera 22, 26, 79, 127, 179, 290, 306 fumaggine 95 Fusicoccum viticolum 258 gelo 16 grandine 286 ingiallimento 76 maggiolini 158 marciume grigio 28 „ bianco 29 moria dei rami 258 necrosi 258 Noctua aquilina 96 Nyssus senecionis 15 Oenophtira pilleriana 15 oidio 12, 27, 112, 113, 215, 290, 307, 314 peronospora 60 , 215, 289 , 290, 307, 309, 315 Phyllocoptes vitis 156 Phytoptus 307 pirale 181, 308 Potychrosis botrana 15, 180 Psatyrella ampelina 53 rachitismo 156 roncet 20, 29, 86, 150, 156, 171 scottatura (barbatelle) 53 Tetranychus telarius 29 tignuola 29, 160, 180, 290, 306, 307 Tortrix pilleriana 215 verme bianco 76 verme grigio 96 Zucca , Chorlophila trichodactyla 217 oidio 12 ÌNDICE ALFABETICO DBliLE MALATTIE É DEI PARASSITI XXXI INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Aborto florale (olivo) 59 Acariosi (viti) 156 Accartocciamento (patate) 102, 309, 310 Achrysocharis formosa v. erylhraea 181 Acidia Heraclei 160 Acremonium allernatum 178 Aecidium galatellae 297 „ leuoospermum 19 Afidi 170, 215 „ sui peschi 30, 95, 160 Afide lanigero 223, 320 Allettamento (cereali) 285, 290, 294 AUhorìna nitida 121 AUomphale Cavasolae 181, 182 Aiternaria Gamelliae 228 „ Solatii 102, 202 „ * tennis 10, 176, 178 Alternariosi (camellie) 228 Altica (garofani) 104 Ambrosia 168 Anguillule (garofani) 104 „ (patate) 102 Anisoplia austriaca 13 Anomalie fiorali (Nicoziana) 282 Anthomyia Brassicae 176 „ Ceparuin 176 Autonomo (melo) 18 „ (pero) 28 Anlracnosi 292 „ ( Mangifera ) 256 Aplanobacter michiganense 183 ,, Ralhayi 183, 189 Aphelinus chrysomphali 286 Aphis evonymi 304 „ Pruni 160 „ scaliai 263 Apion virens 263 Apoplessia (viti) 158 Arcenlobium Oxycedri 203 Armillaria mellea 65, 86, 203 Arricciamento (cotone) 80 » (patate) 102 » (viti) 156 Arrossamento (viti) 29, 76 Arvicole 143 Ascochyla horlorum 120 „ Oleae 291 „ Pisi 54 Ascogasler carpocapsae 288 Asphóndilia coronillae 283 „ cylisi 283 „ Echii 283 „ melanopus 283 „ prunorum 283 „ sarothamni 283 „ scrophulariae 283 „ verbasci 288 Aspidiolus Hederae 122 XXXII INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Aspidiolus Nerii 100 Aloposoma variegalum v. afra 181 Avvizzimento (Arachis) 192 „ (cocomeri) 10 „ (tabacco) 183 Bacillus amylovorus 251 „ Coli 267, 268 „ phytophthorus 102 „ radicicola 317 „ solanacearum 190 „ lupiefaciens 58 „ Vuilleminii 202 Bacteriosi 150 „ (basilico) 214 „ (cetriuoli) 218 „ (pomodori) 59, 202, 289 Baclerium Amaranthi 183, 188 „ beticolum 156 „ Briosiì 59, 289 „ castanicolum 5 „ xanthochlorum 192 „ solanacearum 183, 188, 190, 192 „ Slewarli 182, 187 „ turnefaciens 156, 218 „ vascularum 182, 183 Bassus microdus 288 Bianca-rossa (agrumi) 14, 122, 129, 286 Bitter-rot (mele) 250 Black-rot (melo) 250 „ (vite) 216, 250, 307 Blanulus gutiulalus 30 Blissus leucopterus 13 Bolelus scaber v. fuscus 211 Bolla (pesco) 202, 280, 314 Botrgodiplodia Chamaeropis 53 Botrglis bassiana 13 „ cinerea 28, 141, 160 Bolrytis vulgaris 175, 225 Bracon celer 181, 182 Bruchi (fave) 126 „ (nocciuoli) 305 Brusca (olivo) 291 Cacoecia castana 14 Caduta foglie (ippocastani) 32, 243 Caeoma nilens 311, 312 „ pinilorquum 203 Cancro 84 „ (abeti) 202, 203 „ (agrumi) 268 „ (cacao) 100 „ (cavoli) 202 „ (larice) 202 „ (patate) 115, 116 „ (peschi) 296 „ (tabacco) 138 Carbone (cereali) 290 „ (frumento) 113 „ (garofani) 103 „ (miglio) 279 „ (orzo) 55, 113 Carie (cereali) 207 „ (frumento) 113 Carpocapsa pomonelta 288 Caulilloria (larice) 172 Cavallette 26 Cecidium elalinum 203 Cecidomia 290 Cenangium Abielis 202 Ceratitis capitala 151, 221 Ceralosloma pili/erum 202 Cercospora beticola 261, 280 „ Coryli 227 „ Violae 160, 214 Chaetodiplodia Anthurìi 236 Chilochorus bipuslulalus 302, 304 Chortophila Irichodactyla 217 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXI li Chrysomphalus diclyospermi 27, 53, 122, 280 Chrysomphalus endobiotica 116 Cicinnobolus sp. 177 „ Cesata f. Evon. 232 „ cotoneus 232 Cipollara (viti) 96 Cladodi yt. ritmi Narcissi 298 Cladosporium Agave-Echeveria 140 „ aUiorum 176 „ apicale 8 „ diri 292 „ condilonema 226 „ Cycadis 8 „ fulvum 160, 202 „ herbarum 117, 118, 178, 226 „ Paeoniae 226, 235 „ Syringae 226 „ violaceum 140 Claslerosporiuni carpophilum 31 , 286 Claviceps purpurea 114 Cleonus punctivenlvis 13 Clorosi (garofani) 103 „ (vite) 27, 318 Cancrena umida (patate) 287 Cancro (meli) 250 „ (peri) 250 Cochylis 13, 15, 180, 215, 216 Cocciniglie (olivo) 284, 285 Colatura 287 Collelolric.hu ni Anthurii 237 „ gloeosporioides 256 , 292 „ ru/lnnaculans 257 Colpo di sole (viti) 159 Coniophora cerebella 281 Coniothyrium concentricum 230 Coniothyrium diplodiella 29, 76 „ insilirsum 227 „ Paeoniae 235 „ pirina 257 „ tirolense 257 Contar inia pyrivora 28 Corlicium javanicum 101 „ vagum v. Sola n i 120, 254 „ perniciosum 273 Cossus lignipevda 30, 287 Court-noué (viti) 95 Crioceris asparagi 160 Cronarliurn asclepiadeum 115 . „ flaccidum 285 „ viticola 172 Crown-gall 57, 155 Cryptosporella viticola 258 Cucurbitaria pilhyophila 202 Cuscuta 159, 286 Cuscuta arvensis 1 1, 78 „ europaea 225 „ Grovonii 78, 222 „ minor 320 „ obtusiflora 78 „ polygonoruin 78 „ Trifola 176 Cycloconium oleaginum 31, 47, 158 Cylindrosporium Yuccae 231 Cystopus candid us 52 Cylospora exigua 291 Dacus Oleae 262 Dasyscyplia Willkommii 202 Dendrophoma teres 213 Depazea linear is 77 Deperimento (viti) 171 Diaspis pentagono 55, 216, 301, 302, 303, 304 Biathraea saccharalis 264 Diplodia pseudodiplodia 250 xxxiv INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Doriphora dec.emline.ala 191 Dothiciza populea 160 Drepanothrips Reuteri 156 Elater segetis 13 Elateridi 288 Emergenze fogliari 282 Endophyllum Cenlranthi rubri 297, 298 Entelus modestus 181 Exoascus deformati s 193, 286, 289 Epilritnerus vitis 156 Erbe infestanti 284 Eriophyes vitis 156 Ernia dei cavoli 50, 82 Erysiphe oidio racear'um 112 „ gramìnis 112, 170, 278 „ Marta 123 „ Poiygoni 112, 165, 166 „ subterranea 212 Eudemis botrana 13, 15, 180, 215, 216 Eumarschalia Gennadii 142 Eupelmus afer 181 Enotria Buoliana 265 Fasciazione (Phytolacca) 317 „ (vite) 18 Fillossera (vite) 127, 179, 290, 306 Fomes Parligli 203 „ lobatus 252 „ lucidus 85 Forfecchie 224 Freddo 269, 319 Fulmine 79 Fumaggine (agrumi) 284, 292 „ (olivo) 30, 159, 262, 284 „ (Vite) 95 Fumo 172 Fusarium sp. (delle patate) 298 „ Balatatis 139 Fusarium Betae 295 „ Brassicae 295 „ bulbigerum 117 „ caudatum 139 „ Cepae 175 „ culmorum 139 „ Dianthi 103 „ -Helianthi 209 „ hyperoxysporum 139 „ metacbroum 124 „ oxysporum 209 „ pirinum 209 „ Poae 209 „ pulrefaciens 209 ' „ reliculatum 209 „ rubiginosum 178 „ satnoense 100 „ Solatii 84 „ Theobromae 84 „ Willhommii 84 Fusicladìum dendriticum 84 Fusicoccum abietinum 203 „ vilicolum 258 Fusoma parasilieum 51 „ Pini 51 Galerucella luteola 29 Gas illuminante 155 Gelo 16, 17, 85, 153, 154 Gleopeziza tur ricola 119 Gloeosporium Kaki 161 „ musarum 213, 214 „ nervisequum 160 „ pirinum 229 Glomerella Anthurii 237 „ cingulata 250 Gnomoniopsis piperata 237 „ Vanillae 237 Gommosi 315 „ (agrumi) 175, 292 INDICHI ALFABETICO DELLE MALATTIE K DEI FA lì ASSITI X X X Y Gorgoglioni (garofani) 101 Gramigna 224 Grandine (viti) 28G Grillotalpa 159, 224, 290, 820 < 1 // ih nosporan gium Sabtnae 286 Hadrulrichum Populi 229 „ PyH 229 Heliothrips haemorrhoidalis 104 Hendersonia herpolrìclta 178 „ Vicine- fabae 141 Hendersonula Mori 213 Helerodera radicieola 101, 263 Heterosporiwn ecliinulalinii 103 „ variabile 24 Holoplera lucida 288 Hyalopus geophilus 119 Hydnum erinaceus 252 Hylaslinus trifola 263 Hymenochaete noxia 101 Hypochnum Solatii 254 Iceria Purchasi 56 Incappucciamento (trifoglio) 263 Ingiallimento (patate) 102 Iperplasie 21 Paria densa 13 „ desimelo r 18 „ farinosa 13 lsariopsis griseola 160 Lachnosterna sp. 121 Lasioptera carophila 283 Lecanium Oleae 122 „ pefsicae 160 Leptosphaeria herpolrichoides 136 „ Tritici 178, 294 Leplostroma pinastri 77 Leptoslromella elastica 160 Licheni 320 Lithocollèlis Platani 160 Lophodermium nervisequum 137 Lophodermium pinastri 77 Lorantlius philippinensis 292 „ seca tuli forum 292 Lumache 820 Macchiettatura (noociuolo) 227 „ (pruno) 228 Macrophoma helicina 160 „ Oleati 291 Mdcrosporium Camelline 228 „ Eriabolryae 53 „ Hesperidearum 53 „ parasiticum 176 Maggiolini 13, 158, 159 Malattia dell’ inchiostro (castagno) 81, 206, 220, 272 Mal bianco (cereali) 223 „ (magnolia) 164 „ (melo) 177 „ (pesco) 179, 202 „ (rosa) 224 Mal del mosaico (tabacco) 270 „ (piante diverse) 270 Mal del piede (cereali) 136, 238, 290, 294 Marciume (legni) 117, 252 „ (melanzane) 120 „ (mele) 272, 293 „ (patate) 102, 287, 320 „ (tabacco) 138 Marciume bianco (uva) 29 Marciume delle radici (gelso) 65 Marciume grigio (uva) 28 Marciume nero (Solanacee) 188, 189 Melampsora Euphorbiae 274 „ Lini 170, 274 Melanoloenium hypoyaeum 298 Melolonta vulgaris 160 Merulius domeslicus 50 XXXVI INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Merulius lacrymans 117, 203, 223 Metharrizum anisopliae 264 Metriocharis alrocyanea 181 „ viridis 181 Micci-ina '210, 313 Microspliaera Alni. 165 „ diffusa 165 „ exlensa 147 „ quercina 147 Miriapodi 30 Monilia fructigena 250, 297 Moria (dei gelsi) 65, 238 Mosca (degli aranci) 151 „ (degli ortaggi) 160 „ olearia 27, 128, 158, 181, 220, 262 Mucor raceniosus 178 Muschi 320 Mglilaspis eitricQla 122 „ pomorwn 219 Nebbia (dei cereali) 223 „ (del frumento) 278 „ (delle palme) 53 „ (del pero) 251 Necrosi (della vite) 258 Neclria cinnabarina 160, 243 „ cucurbilula 202 „ dilissima 84, 250 „ lpomoeae 139 Neclriella Cuaumeris 11 Neve (frumento) 287 Noclua aquilina 96 Novius cardinalis 56 Nj/sus senecionis 15 •Ochrospora Sorbi 19 Ocneria dispar 318 Oenophlira pilleriana 14 Oidio (castagno) 215 „ (evonimo) 212 Oidio (fragole) 250 „ (quercie) 22, 112, 113, 147, 220, 250, 314 „ (ribes) 250 „ (rose) 215 „ (vite 27, 112, 113, 215, 216, 290, 307, 814 Oidium erysiphoides 166, 233 „ farinosum 177 „ laclis 118 „ quercinum 281, 233 Oospora laclis 118 „ scabies 1 15 Ophiobolus graminis 136, 160, 294 „ herpotrichus 178 Opius africanus v. orienlalis 181, 182 „ dacìcida 181, 182 Orobanche crenata 11 Oi ycles rhinoseros 101 Ooularia palmicola 53 Pemphigus trifola 263 f’enicillium brericaule 83 „ cannili 176 Peridermium Cornili. 203 „ Slrobi 203 Periplanela americana 221 Perouospora (delle cipolle) 319 „ (delle graminacee) 214 „ (delle patate) 289 „ (dei pomodori) 59, 289 „ (del riso) 295 „ (della vite) 60, 215, 216, 289, 307, 309, 315 Perouospora apiospora 298 „ Planila 103 „ Iladii v. epiphylla 298 „ ScMeidenii 319 „ Trifoliorum 124 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXVII Peronospora Vincae 298 Perrisia pyri 28 Perforazione delle foglie 290 (peonia) 235 (pesco) 286 Peslaloszia Briosiana 236 „ Hartigii 203 „ monochaela. 234 „ pahnarum 266 Phalena hiemale 13 Phoma BeUm 28(1, 295 „ Cycadis 8 „ Oleraceu 202 Photnopsis Mori 213 Phraymidium subcorlicium 160 PlUhorimaea operculella 29 Phyllactinia corylea 112, 165 „ suffulta 12 Pkyllocoptes vilis 156 Phylloslicla insulario, 291 „ italica 234 „ maculi formis 227 „ Oleae 291 „ pirina 257 Phytophtliora infestarvi 102 „ omnivora 202 Pkytoplus pyri 160 „ vilis 307 Pidocchi (barbabietole) 30, 304 Pidocchio sanguigno 81, 290 Pieris Brassicae 285, 288 Pirale (della vite) 181 Plasmodiophora Brassicae 50 , 54 , 82, 277 Plasmopara viticola 315 Pleospora phragmospora 231 Pleosporia Eriobolryae 53 Podosphaera Oxyacanthaé 112 Polychrosis botrana 15, 180 Polypovus Berheleyi 252, 253, 300 „ dryopliilus 252 „ frondosus 252 „ pilotae 252 „ sulphureus 252, 281 „ vaporavi us 203, 252, 281 Polytrincium Trifola 123 Pnria vaporarla 203 Predisposizione 281 Prospallella Berlesei 55, 216, 302, 303, 304 Psatyrella ampelina 53 Pseudococcus diri 122 Pseudomonas Beine 295 „ diri 269 „ polychromigena 118 Pseudopeziza Trifola 123 Puccinia Andryalae 298 „ Arenariae 170, 274 „ Asparagi 202 „ Carduorum 170 „ coronifera 115 „ dispersa 170 „ dubyi 168 „ Endiviae 45, 53 „ /'lisca 19 „ yalalellae 297 „ glumarum 105, 108, 170 „ yraminis 42 „ Hemerocallis 120 „ Imparatali 297 „ Maioacearum 83, 106, 107, 108, 111, 115, 160, 277 „ obscura 170 „ Pedi lana 311, 812 „ poarum 83, 170 „ simplex 120 „ trilicina 115 „ urnbilici 298 xxxviit INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Pyra me is'cai 'd ui 16 Pythiacystis cilriphthora 175 Pylhium pali uivor uni 189 Rachitismo (viti) 156 Rhabdospora alexandrina 48 Rhizina infiala 202 Rhizoberlesia tri /olii 263 Rhizobius lophantae 286 Rhizoctonia (patate) 254 Rhizotrogus aeslimis 13 Rhy lisina acerinum 24 Rinchito (dell’olivo) 27, 128, 143 Rodilegno 287 Rodites rosae 160 Rogna (olivo) 221 „ (patate) 115 Roncot, (viti) 20, 29, 86, 95, 150, 156, 171 Rossore (Conifere) 202 Roggia rossa (agrumi) 78 Ruggine (Althaea) 105 „ (asparagio) 202, 251, 289 „ (barbabietola) 110 „ (cereali) 40, 105, 108, 109, 276, 289, 290 „ (frumento) 169 „ (garofano) 103 „ (ginepro) 202 „ (pero) 286 „ (ribes) 172 „ (scariola) 45 Ruggine vescicolosa (pini) 115, 203 Scabbia (agrumi) 292 „ (patate) 115, 211, 277 Schinzia digitata 298 Schizomya yaliorum 283 „ Gennadii 142 Schizonella melanogvamma 298 Schizoneura lanigera 29 Scleroderma vulyare 211 Sclerospora macrospora 214, 295 Sclerotinia cinerea 297 „ fructigena 31, 160, 250, 297 „ Qcymi 160 „ Trifoliorum 124 Sclerotium, Oryzae 260 Scoliles desimelo)' 30 Scopazzi 274 „ ( Calluna ) 219 „ (larice) 172 Scottatura (barbatelle viti) 53 Seccume (Anthurium) 236 „ (castagno) 207 „ (lillà) 225 „ (olivo) 291 „ (pomodoro) 59 „ (quercia) 233 „ (Yucca) 229 Sepedonomiinn Chrysospermum 11 Seploria Aesculi 243 „ castanicola 234 „ Dianlhi 103 „ dubia 234 „ Gardeniae 141 „ Iridis 225 „ Lycopersici 59, 160 „ Oleae 291 „ piricola 160 „ Petroselini 160 „ Petroselini v. Apii 202 „ quercicola 234 Siccità 33 Sigalphus duci 181 Sigaraio, 28, 290 Simaelhes nemorana 159 Solenopsis molesta 288 Sphacelntheca Rei liana 298 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIX Sphaerella maculi /or in is 233 ,, nigerristigma 120 Sphaeropsis malorum 250 Sphaerolheca Mors-Uvae 17 „ pannosa 12, 112 „ „ v. Persicae 179 „ „ v. Rosae 179 Spongospora Solatii 115 „ subterranea 211, 277 Spo ridestili um pulrefaciens 280 Sporotrichum anthophilUin 209 „ globuliferuni 13 „ t’oae 209 Stanchezza del terreno 201 Stereum purpureum 250 Sterigmatocyslis nigra 138 Sletorus giloifrons 78 Slictis Panizzei 291 Stremeuzimento (trifoglio) 263 Strumella corynoidea 208 Synchytrium aureum 298 Tabunus ignolus 111 Tachinopkyton variabilis 288 Teleopterus notandus 181 Tenebroides corticalis 288 Tetranychus sp. 1*11 „ lelarius 11, 29, 31, 78, 101, 145, 243 Telrastichus maculifer 181 Thea 22 - punctala 12 Thecospora Pirolae 170 Ticchiolatura (sedano) 202 Tillelia decipiens 299 „ separala 299 „ Tritici 113 Tign uola (del fico) 159 Tignuola (della vite) 29, ICO, 180, 290, 306, 307 'Pipala oleracea 144 Tomaspis varia 264 Toinicus dispar 169 Tonchio (fagiuoli) 281 Tortrice Bnoliaua 265 Tortrìx Pilleriana 215 „ pinicolana 172 Trainetes radiciperda 281 Tubercoli radicali (Gymnocladus) 20 Tubercolosi (olivo) 221 Tubercoli na persici na 297 Tumori (pino) 202 Tylenchus devastato r 102, 263 Tyngis pyri 28 Uncinuta Aceris 112 Uredo Airae 170 „ hnperatae 297 Urocystis Filipendulae 298 „ Kmeliana 298 „ tuberculatus 298 Uromyces Ilctae 110, 280 ,. caryophyllinus 103 „ hyalosporus 260 „ Trifola 121 Ustilago Hordei 55 „ nuda 113 „ Panici miliacei 279 „ Tritici 113, 259 Yaloplerus pruni 160 Vaiolatura (del nocciolo) 227 Vaiolo (olivo) 47 Verme grigio (viti) 96 Vibidia 12 - guttala 12 Zabro 290, 319. XI. INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI Arcangeli G. 79, 85 Aliarci H. A. 270 Baccariui P. 123 Bargagli-Petruoci G. 123 Barletta G. 318 Bassi E. 31!) Beauverie .T. 105 Belluni A. 286 Beisani E. 223 Berlese A. 55, 216, 262, 300, 302 Bernatsky J. 156 Berthault P. 130 Bertrand J. 5)5 Blaringhem L. 105, 100, 108, 109 Bodnàr J. 310 Bolley H. L. 204 Boyer G. 220 Briosi G. 75, 202, 206, 289 Bucheim A. 274 Buchet S. 107, 109 Buscalioni L. 317 Cadoret A. 31 Campbell C. 47, 58, 80, 220 Capus J. 309 Cardon P. V. 200 Cavara F. 1 Chrestian J. 48 Cobau R. 216, 219 Cook M. T. 293 Cortner R. A. 219 Cozzi C. 49 Cristofolotti U. 52, 117 Cuboni G. 284 Degrully L. 27, 29 Del Guercio G. 129, 142, 143, 144, 263 Desmoulins A. 95 D’ Ippolito G. 11 Doby G. 309, 310 Dowson W. J. 19 Dougal Me. W. C. 210 Duco ine t V. 294 Ehrenberg P. 155 Eriksson J. 110,111,295 Ewert R. 172 Faes H. 16 Falok R. 50 Farneti R. 206 Fawcett G. L. 9 Fawcett H. S. 175 Ferraris A. 286 Field E. C. 139 Fischer Ed. 168 Foex E. 57, 112 Friedemann U. 217 Frizzati P. 58 Fron G. 50 Fuchs J. 312 Gabotto L. 290, 295 Gain E. 126 Galippe V. 275 Gassner G. 276 Gastine G. 308 Gay A. 50 Gehrmann K. 100 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI X LI Gertz 0. 221 Grassi G. B. 127, BOI, 303 Gre p[ii C. 97 Gròf B. 269 Haase-Bessell G. 276 Hammarlund C. Ili Itati za wa ,J. 10, 175 Harris J. O. 219 Harter L. L. 139 Hauman-Merk L. 203 Heald F. H. 207 Higgins B. Br. 120 Hinticka T. .J. 282 Hollrung M. 249 Hostermaini G. 113 Humphrey C. J. 269 Istvànffi-G. 60 Jaccard 172 Jelile R. A. 296 Johnston J. R. 265 Klebahn *H. 114 Koch A. 125 Kòck G. 101, 115, 141 Kunkel L. O. 277, 311 Lacon G. 173 Laforgue G. 28 Lagerberg T- 76 La Marca E. 285 Lamouroux M. 95 Larmellère J. 318 Laubert R. 155 Laurent J. 146 Lesrte P. 56 Lewis Ch. E. 208 Long W. H. 251 Lopriore G. 151 Lotrionte 158 Ludwigs K. 17 Maffei L. 45, 161 Magnila W. 217 Maire R. 48 Maiaquiu A. 304 Mameli E. 20, 86 Manaresi A. 193 Marcolongo I. 6 Martelli G. 12, 14, 78, 286 Martin G. W. 293 Massee G. 117 Maximow N. A. 85 Melhus J. E. 211 Mer E. 137 Moitier A. 304 Montemartini L. 40, 65, 225, 238, 243 Moreau F. 51 Morettiui A. Il, 176 Morgenthaler O. 23 Morse W. J. 254 Moult L. 18, 29 Murran Me. S. M. 256 Mutto E. 257 Neger F. W. 168, 173, 312 Nolfray E. 52 Northrup G. 121 Norton J. B. S. 272 Novelli N. 125, 159 Oberstein 0. 176, 217 Panlinkàs Gy. 60 Pantanelli E. 52, 147 Pechautre P. 18 Peglion V. 78, 319 Peklo J. 156 Perotti R. 117 Perronue P. 95 Petri L. 20, 81, 86, 272, 290, 313 Peyronel B. 118 Phee Me. 0. E. 314 Picard F. 15 Picard L. 28, 29 XL1I INDICE ALFABETICO DEGLI AUTOR! Poirault G 297, 298 Pollacci G. 54, 82, 103, 257, 291 Porchet F. 10 Prianichuikov D. 150 Rapaics Y. Ruhmwerth R. 138 Ravaz L. 29, 76, 314, 315 Reddick D. 258 Remondino C. 287 Rielim E. 203, 259 Rivera V. 22, 278 Robinson W. 83 Rorer .T. B. 204 Ross H. 283 Russell W. 133 Saccardo P. A. 118 Savastano L. 122, 151, 305 Savelli M . 83, 140-41,213 Sawada K. 200 Schellenber H. 0. 274 Sdirti F. 109 Semichon L. 215, 307 Sbapovalov M. 254 Shaw F. J. E. 139, 260 Shear C. L. 249 SberbakofF C. D. 298 Sica Y. 109 Silvestri F. 181, 303 Smith E. F. 182 Sorauer P. 154, 280, 315 Sperlich A. 20 Spratt E. R. 310 Staniszkis W. 279 Studhalter P. A. 207 Semdararaman S. 139 Thielle R. 80 Tommasi G. 204 Topi M. 79, 179, 180, 306 Torre E. 287, 288 Townseud C. O. 200 Tranzschel W. 119 Traverso G. B. 214, 218 Treboux O. 109 Triuchieri G. 10, 88, 205, 208, 292 Trotter A. 122, 299 Tscliaen E. 10 Turooni M. 104 Vajarello G. 171 Verge G. 315 Vermorel V. 308 Voges E. 84, 178 Voglino P. 158, 213 Vouk V. 23 Vuillemin P. 144 Wehrner O. 117, 281 Weir J. R. 300 Wester P. J. 292 White O. E. 282 Wille F. 274 Wolf Fr. A. 119, 120 Worouichine N. 179 Zacliarewicz E. 318 Zaeher F. 144, 140 Ziinmermann H. 17, 55 Zwergelt Fr. 17C LA “ PASTA CAPPARO,, è una poltiglia rameica già preparata E composta infatti di ossicloruro di rame (surrogato elettro- chimico al solfato di rame) e calce, epperò ha la stessa efficacia anticrittogamica della poltiglia bordolese, della quale si presente più adesiva, si che potè nella campagna dello scorso anno 1915 difendere meglio i grappoli della vite. Si vende in mastelli e cassette di diverse dimensioni. Ai mastelli usuali da kg. 50 netti l’uno, viene unito un misurino apposito per la dosatura (un misurino (gr. 500) per mezzo ettolitro di acqua). Si scioglie facilissimamente nell’acqua, .sì che qualunque ra- gazzo o donna può preparare la soluzione senza tante manipolazioni e senza pericolo di eccedere o di difettare. Per la sicurezza della sua azione, per la comodità di prepa- razione e per la maggior economia, da cinque anni il suo uso va estendendosi nella lotta contro la peronospora della vite, e contro quella dei pomodori e delle patate. Chiedete senza indugio alla Federazione italiana dei Consorzi agrari, alla sua sede in Piacenza, ai suoi Uffici regionali ili Roma e Napoli, od ai Consorzi agrari, Sindacati agrari, Casse rurali, Unioni agrarie e viticole, Associazioni agrarie di acquisto, eco., ecc., e, dove non esistono Enti agrari, agli Agenti all’uopo incaricati. Produttrice nel grandioso stabilimento elettrochimico di Brescia per la fabbricazione di soda caustica, di cloruro di calce, e di ipoclorito di sodio, la SOCIETÀ ELETTRICA ED ELETTROCHIMICA DEL CAFFARO (Anonima - Capitale L. 6.000.000 inter. versato) con sede in Milano. V Tesa». LITOGRAFIA TACCHINA RDI & FERRARI Pavia — Via Orfanotrofio Specialità della Ditta RIPRODUZIONE CROMO-LITOGRAFICA DI PREPARATI MIGROSCOPICI '