ife » È (CEDAM IR ‘n D' a VE ARTT Upi 5 . » piococ_ee———_——_ î 1" ta : Su # 4A 736 Pa pe cada Qi < RI see A SH ANZI C dVSTITOO lido” dia dei UE “e sa x e - "i RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE DIRETTA DAL DOTT. LUIGI MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Deputato al Parlamento COLLABORATORI Prof. F. CAVARA (Napoli) — Prof. G. DEL GUERCIO (Firenze) D E. O’ B. ELLISON (Dublino) — Prof. A. KkoLoPP (Magyar-Ovar Ungheria) D” S. Hori (Nishigahara-Tokio) — M. ALPINE (Melbourne-A ustralia) D E. BessEy (Miami-Florida). E _NSWOeazz==<<è ANNATA II": 1908-1909 LIBRARY NEW YORK BOTANICAL GARDEN. PAVIA TIPOGRAFIA COOPERATIVA i È È 1909 n: ‘marzo ‘2908. sa di Pat e DIRETTA DAL Dont. LU IGI MONPEMARTENI va libero No cenito di ‘Botanica nella R. Università di Pavia Indice del fascicolo N. 1-3. TRINSON G. F. e EpGERTON C. MivAKE J. — Sopra alcune ma- — Protocoronospora . RAG: lattie delle nostre piante pro coltivate, dovute a funghi. Pag. 40‘ Smira R. — Il marciume nero dei limoni, .. : - #15 40 Id. — L’annerimento del pe- i i sco in California. x Ln 0! bitter-rot.. SoLLa R. — Sviluppo della o E ; n Patologia vegetale negli ul- LL i timi decenni e sua impor- la mosca olearia . ‘. | . tanza per le scienze affini AWOETT H. S..— La golpe StrAEGER R. — Sulla biologia vo dell ‘Hibiscus ; Mi ara della secale cornuta STEWART, F.\ ©... Un'inva- | sione della ruggine europea del ribes: Cronastium ribi- cola SERI, i ; : Stewart, EustacE, FRENCH e SIRRINE - Esperienze di ir- rorazioni delle patate du- rante il 1906 È 5 : s: è ° TRZEBINSKI J. — sun'anicicgre vi R. sprrcll insetti del | della Myxomonas Betac "> A0 : {7 | Note pratiche . Bionerti F. .T. — LIL’ oidium Ù 45, a vite;s oi È 4 È — N ditter- rot dei CRU . . . cHINT O. — Contributo allo studio della PhyIlorera quer- Sede MILA NO Tani Via Calatafimi, 12. Tavolette Fernet Lapponi FERNET del Dottor Fernet 0 FERNETOL (Citro Fernet) Le Tavolette Fernet Lapponi, formulate dal rimpianto Dott medico di S. Santità, sull’ antica ricetta manoscritta del liquore Fernet. duta dalla Compagnia, contengono tutti i prineipi attivi del Fernet liq per gli organismi delicati, donne, fanciulli, presentano il vantaggio di non e tenere alcool. — Sono un gradevole e portentoso rimedio contro MI i & dell’apparato digerente. n L. 1.25 la scatola dai Farmacisti e Droghieri. Il Li uore Fernet per coloro che usano il Liquore Fernet q Original Fernet Company si trova nella p giata condizione dl offrire il prodotto autentico quale lo ebbe ad idear Mik celebre medico svedese e che appunto denomina Fernet del Dottor Ferne Esso viene preparato con ingredienti di prima qualità, accugataIiioni seelti e con alcool di quadrupla rettificazione, eliminando così QUEE che rendono tanti liquori dannosi alla salute. Il Fernet del Dott. 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Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dott. Lurer MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ Dott. R. SoLLa. — Sviluppo della Patologia vegetale negli ultimi decenni e sua importanza per le scienze affini. (0r:ginale). Il bisogno di alleviare e portare rimedio ai danni che afflig- gono le nostre campagne, i nostri boschi, le nostre coltivazioni in generale ha promosso, negli ultimi anni, la pubblicazione di botaniche agrarie, di opere di crittogamia e di numerosi opuscoli sulle malattie delle piante e sui mezzi di combatterle. Molte di queste opere sono descrittive o relativamente empiriche, ma al- cune di esse, ispirate a concetti scientifici, hanno elevato lo studio delle malattie dei vegetali ad un ramo di scienza, la fi- topatologia. Questa, innalzandosi sui criteri e le ricerche recenti delle scienze affini, irradia a sua volta nuovi concetti e diffon- dendo i risultati delle sue esperienze inizia nuove e speciali ri- cerche nel campo dell’ anatomia, della fisiologia, della chimica, della crittogamia ecc., per cui ne derivò un notevole incentivo al progresso di queste singole scienze. Le ricerche di Rob. Hartig sulla decomposizione del legno (1878) hanno rilevato il modo come le ife miceliche penetrano e si fanno strada nei tessuti, hanno dimostrato inoltre che, in conseguenza del parassitismo dei funghi, viene ridotta la lignina, od in altri casi viene asportata la cellulosa, per-cui il Jegname LIBRA È NEW YC BOTA N : Db Lr ic EA re Mare te GENERALIT LARE Ri, Re si riduce ad una massa flaccida, molle nel primo caso, ‘oppure è PS diventa secco, friabile nel secondo. Anche l’amido subisce 1 pi i PA È OT delle volte un’ alterazione, oppure va disciolto ; le resine vengono — , dall’Hartig. Recentemente ci dà lo Czapek un’ interpretazione s modo di agire del fungo in questi casi. I funghi, secondo lui; (1) losico presente nel legno : l’ altro, la citasi, scioglie le cellulosa diventata libera, decompone quindi la parete cellulare. Lo Cza- +9 de ny x pek estrasse da cumuli dalla Plewrotus pulmonarius e Merulius lacrymans il primo fermento quale sostanza bianca, solubile nel- l'acqua, della stessa proprietà decompositrice ch’ è propria delle ife. La forza di distruggere l’ amido è nei funghi lignicoli molto minore. Analoghi risultati, ottenuti più su base chimica, si eb- bero dallo Schrenk (1900). Secondo il Behrens (2) la cellulosa viene disciolta anche dal Botrytis vulgaris, non però da altre muffe. F. Cavara (3) assodò, per le sue ricerche sulle ipertrofie ed anomalie nucleari, che 1’ eccitazione esercitata da un fungo sul protoplasto di una cellula che lo ospita si propaga anche. alle cellule concomitanti nelle quali le ife del fungo non sono peranco penetrate. I casi non rari di doppi anelli annuali nel legno erano stati interpretati da Rob. Hartig (1902) quali conseguenze di geli tar- divi, di riduzioni nel sistema radicale e conseguente deteriora- mento del corpo legnoso, ecc. ; ma L. Kny (4), costatando questo fatto per il larice, ne estende la causa, per altri alberi, anche alla perdita del fogliame, sia dopo un’ invasione di bruchi o sia ui 4 SI dessa avvenuta per altre ragioni. Il Wilhelm (5) dimostrò che la produzione di ùn secondo anello di legno nello stesso anno era la conseguenza di una lesione qualsiasi del corpo legnoso, e veniva favorita dallo spoglio della chioma dell’ albero. GENERALITÀ i 3 F. Unger indicava (1863) alcune produzioni patologiche delle piante per “ esantemi ,; in seguito andò allargandosi la cono- | scenza di deformazioni analoghe, che vennero chiamate più pro- priamente “ tumescenze ,. Haberlandt ritiene (1899) che tali produzioni contribuiscano all’ anmento di una superficie traspi- rante e che per loro mezzo venga eliminato un eccesso di acqua dall’ interno della pianta; ma Copeland (6) oppone, alla inter- pretazione delle idatodi di riserva, il fatto che pareti esilissime e scarso rivestimento protoplasmatico favoriscono la filtrazione passiva dell’acqua sotto pressione. Sulle foglie dei pomidoro si formano analogamente gallozze d’ acqua (Atkinson, 1893), che il Copeland è riuscito a produrre anche con abbondanti inaffiamenti. Questo consonerebbe con gli esperimenti dell’ Haberlandt, che provocò , in seguito a copioso accumulo di acqua nelle radici, una secrezione di questa da parte dei peli radicali, senza che quest’ ultimi acquistassero per ciò il valore di idatodi. Il Dale (7), ripetendo le ricerche di Kiister (8), osservò che foglie giovani , tenute sotto campane a 29° C., si cuoprono dopo 48 ore di tume- scenze; non così le adulte. Anche rami recisi diedero lo stesso risultato : donde si vede che la pressione radicale resta del tutto estranea a quelle produzioni. L’assimilazione sembra invece pren- dervi parte attiva; in seguito a processi di ricambio sostanziale molto attivo, causato da condizioni esterne, vengono a formarsi delle tumescenze, dovute all’ aumentato turgore cellulare per opera di un eccesso di acidi organici (molto probabilmente del- l’ acido ossalico) nella pianta. Le lesioni determinano nelle piante delle reazioni molto di- verse. Prescindendo dal deperimento di tessuti o di parte di essi, si osserva che l’azione traumatica lascia nell’ organismo una lunga traccia, per la quale derivano alla pianta dei disturbi fi- | siologici ; in altri casi vengono iniziate divisioni cellulari che sviluppano speciali tessuti di cicatrizzazione, ma alle volte an- che delle ipertrofie cellulari del tutto anormali. Con cui non è servazione del Massalongo (9) che sulle foglie di aivelttli ‘perennanti (Sar Nawaschin (108). Le spore germinanti producono forme ameboidi | ni Di che vivono dapprima entro i vacnoli delle cellule ME del Ta succo cellulare e provocandovi un aumento della massa proto- | Sa plasmatica e di granelli amilacei. Suddividendosi la cellula ospite Fa | anche l'organismo ameboide si divide e ciascuna cellula figlia | viene ad averne una metà; una immigrazione da cellula a cel- lula attraverso le pareti non sembra verificabile : in ogni modo | ( ; d e. È l'Autore non ci spiega come la prima ameba arrivi nell’ interno NNroo, di una cellula ospite, mentre il Woronin suppone che l'individuo , ber è ord 335) ameboide sorto dalla spora germinante nel terreno penetri nelle SAI SIA ‘ z x 3 n mate | Sa radici delle giovani piantine di cavolo. Avvenuta la divisione CA \ vi SA del parassita nelle cellule, va diminuendo in queste il contenuto, | mi. i fino a sparire: allora si forma il plasmodio nel quale si ha la ich sporificazione in seguito a ripetute divisioni nucleari. La questione del parassitismo dei batteri è stata assodata n Pala: ra anche appena negli ultimi anni, per le accurate colture intentate a fato 7a e per le inoculazioni fatte escludendo qualunque dubbio nella compartecipazione di altri germi. Per cui mentre il Migula am- TT hi e metteva nel 1892 solo alcuni batteri (109) quali vera causa di È malattie, e ne escludeva molti altri, e non a torto, solo come di probabili o dubitativi nelle diverse manifestazioni patologiche } (rogna dell’olivo, giallume dei giacinti, gommosi degli alberi, la 0 malattia del mosaico nelle foglie di tabacco, ecc.), ed il Nadson Vee ancora nel 1900 asseriva (110) essere solo piccolo il numero delle malattie provocate da batteri, e stabiliva quale sintomo di una batteriosi lo sfacelo del tessuto fibrovascolare, possiamo dire oggidì con certezza che non è tanto scarso il numero delle ma- ee lattie di piante che sono dovute all’ azione di batteri. Devonsi grazie alle ricerche di Sorauer, di Smith, di Bolley e di molti — APE È ’ bk. Sn A ie Ma GENERALITÀ 21 altri che hanno studiato davvicino diverse di queste malattie e sono riusciti a riprodurle mediante inoculazioni con tutti i ca- ratteri specifici in piante sane. Noi sappiamo anche che, per l’a- zione dei batteri - in generale - viene distrutto il pr otoplasma nelle cellule, le pareti vanno disciolte per lo più parzialmente e si ha un isolamento di cellule, più di rado completamente, e di- pende ciò in primo luogo dalla natura chimica delle sostanze di infiltrazione nelle pareti. Tessuti legnosi resistono lungamente : i granelli d’ amido non sembra vengano attaccati da’ bacteri. Il succo dei tessuti malati da una reazione marcatamente al- calina (111). La fisiologia, la quale per sua natura propria scruta le leggi che regolano le funzioni vitali delle piante, ha ricevuto pure un considerevole impulso per le ricerche di fatti fitopatologici. Lo Schimper che ha studiato la vita delle epifite alle Indie occiden- tali (112), ha portato un largo contributo di cognizioni in pro- posito di fatti fisiologici. Egli stabilisce anche, fra altro, il ter- mine di parassitismo dello spazio, per indicare la lotta delle piante nel folto della vegetazione onde arrivare a godere un raggio di luce, per cui qualunque sito illuminato in una foresta viene occupato da vegetali che vi si annidano. Il Miiller-Thurgau spiega la scottatura del sole nelle viti, che subentra dopo una serie di giornate umide e fredde, con il contenuto più rilevante di acqua negli acini da un lato e dall’ altro colla traspirazione ridotta in seguito all’ umidità dell’ ambiente (113). Le produzioni ascidiali sugherose che si formano talvolta sulle foglie di £u- caliyptus Globulus, E. rostrata, Acacia pendula vengono inter- pretate dal Sorauer (114) quale aumento in volume delle cellule parenchimatiche, a spese del loro contenuto, che sollevano 1 e- pidermide finchè la rompono. E questi accrescimenti sono dovuti all'ambiente, specie se si ha una ricca provvista di acqua nei tessuti con temperature elevate all’ esterno, mentre per scarsità di luce resta depressa l’ attività assimilatrice, 92 GENERALITÀ L'aria in prossimità di fabbriche e di officine abbonda sempre di gas diversi, 1’ influenza danneggiagrice dei quali sulle piante è stata riconosciuta da Schròder (115), Kéònig, Fricke, Wislice- nus ed altri. U. Brizi si è occupato attivamente, negli ultimi anni, con apposite esatte ricerche dell'argomento (116). Egli di- ce: i vapori solforosi che si trovano nel fumo sono quelli che esercitano il danno più intenso. Essi vengono assorbiti attra- verso gli stomi e agiscono come veleno sulla pianta. Per la loro attività il protoplasma subisce delle contrazioni, mentre le pa- reti cellulari mostrano delle pieghettature ed i cloroplasti in- gialliscono gonfiandosi notevolmente. Se essi vengono assorbiti da gocciole di rugiada o di pioggia sulle foglie, allora determi- nano addirittura delle ustioni locali. In generale è stato osser- vato che le foglie coriacee resistono più delle altre alle degene- razioni causate; ma interessante è il fatto che sulle foglie di vite la Peronospora viene impedita da questo gas nel suo ulte- riore sviluppo, non così invece l’ 0/d:un. Il gas cloridrico nel fumo non riduce il turgore delle cellule, non abbrunisce nè pie- ghetta le pareti cellulari ; esso rende ialini i cloroplasti senza alterarne la forma ed abbrunisce i granelli d’ amido senza gon- fiarli. Il gas fluoridrico leva alle foglie di gelso la capacità di traspirare e determina in esse una sottrazione dell’ acqua che è tanto più energica quanto più è sottile la cuticola. Il contenuto cellulare non dimostra però, sotto l’ influenza di questo gas, giam- mai la plasmolisi; anzi il protoplasma gli resiste a lungo e si stacca appena dalla parete. I granelli di clorofilla ingialliscono senza gonfiarsi; anche quelli di amido non -si gonfiano. Il gas acetilene nel terreno soffoca le radici, e tanto più presto quanto maggior umidità c'è nel terreno. Il Wieler (117) è del parere che i danneggiamenti non ven- gono provocati direttamente nel fogliame, ma nel terreno. Il gas solforoso, quello cloridrico ed altri impoveriscono il terreno dei suoi sali nutritizi e ne alterano le condizioni fisiche, cioè ri- GENERALITÀ 23 guardo alla sua imbibizione , al suo contenuto d’ acido umico . alla difficoltata provvisione di acqua alle piante, ecc., donde, di conseguenza, l’ingiallimento della fronda, il disseccamento delle vette, la perdita degli aghi innanzi tempo, ecc. Generalmente si notò nelle analisi delle ceneri di foglie o di aghi morti per l’azione dei gas nel fumo una notevole riduzione nel percento di anidride carbonica in confronto a’ casi normali. Sono pure note le azioni deleterie che l’aria in riva al mare esercita sulla vegetazione circostante (118). Anche il gas illuminante delle città, se spande dai tubi in vicinanza di alberi, impedisce la re- spirazione delle radici. Il Wehmer (119) ha. seguito in proposito il comportarsi di alcuni olmi in un viale, ed ha trovato che le radici presentavano fenomeni di avvelenamento. La corteccia alla base del tronco deperiva e si staccava; in casi di intensità maggiore subentrava la morte dell’ albero. Riguardo ai danni prodotti dalle scariche elettriche dell’at- mosfera non troviamo nella bibliografia più che descrizioni del decorso del fulmine su tronchi di alberi, o sugli effetti presen- tati nella vegetazione dopo caduta la folgore (120). Però Ra- thay (1821) e più tardi Ravaz e Bonnet (1900) impresero a se- guire più davvicino attentamente le conseguenze che le scariche elettriche avevano provocato nella vite (121). Sezionando tralci che avevano l’ apice vizzo trovarono a poca distanza da questo che il midollo era stato addossato da un lato al cilindro legnoso, che riusciva pertanto cavo, probabilmente in conseguenza della resistenza maggiore che il tessuto midollare oppone al passaggio dell’ elettricità. Le radici apparivano illese. Qualche settimana più tardi si rendevano palesi alcune alterazioni lungo gli inter- nodi dei tralci; essi si facevano cioè , di giallognoli ch’ erano, rosso brunicci, si raggrinzavano oppure si spaccavano pel lungo e lasciavano scorgere un tessuto rimarginatore nell’ interno della ferita aperta. I nodi stessi andavano gonfiandosi. I tralci che avevano conservato sana la vetta continuavano ad accrescersi, GENERALITÀ ma i loro internodi adulti conservavano la stessa lunghezza rag- giunta all’epoca del temporale. Maggiori sono le alterazioni nei tessuti del legno e della corteccia. Il legno giovane si fa bruno; le sue pareti cellulari non si ispessiscono; il lume cellulare è vuoto. Le porzioni corticali danneggiate vengono circoscritte da elementi suberosi e legnosi, come tante isolette: il cambio so- spende per un tempo la produzione di legno normale, per cui viene ad incunearsi un tessuto irregolare fra legno vecchio e nuovo. In alcuni casi si notarono due strati concentrici di fasci fibrovascolari entro la nuova corteccia (122). — Ravaz e Bon- net vollero seguire anche sperimentalmente le alterazioni ana- tomiche descritte ed esposero delle viti alla corrente elettrica e ad una scarica di scintille elettriche prodotte da un apparato di induzione (123). In questo, come nel caso di Tubeuf (124) che fece scattare scintille elettriche da un induttore mediocre su conifere in bosco, si ottenne l’avvizzimento delle vette dei tralci, | rispettivamente dei tronchi (125). G. E. Stone (126) è del parere, che gli alberi nei viali di città risentono danno dalle correnti elettriche puramente per ustioni locali. Quanto maggiore la forza elettromotrice e tanto più sensibili i danni; maggiore è pure il grado di danneggiamento nelle giornate umide che nelle asciutte. Il cambio ed i tessuti aderenti oppongono la minima resistenza alle correnti elettriche. Anche a proposito degli effetti della grandine ne sappiamo molto poco. Ci fu un tempo che si ripose speranza di salvezza negli spari contro le nuvole minacciose, ed al Congresso tenuto a Ca- sale nel 1900 si esposero gli ottimi risultati ottenuti con questa pratica a tutela della campagna. Che in molti casi si siano ot- tenuti dei successi, è innegabile (127), non è detto però con cer- tezza che il diradamento delle nuvole o l’ impedimento che la grandine si formi siano stati dovuti al maggior o minor numero di cannoni che tiravano lungo una data linea, nè alla maggiore o minore lunghezza del tubo, alla quantità della carica ecc. A . sg VA N se * dialer ‘a Mae SD ALIA GENERALITÀ 25 queste lusinghiere prospettive tenne dietro ben presto una disil- lusione, e in grado tale che venne iniziata una campagna siste- matica di sperimenti, continuata con assiduità ed esattezza di racerca'e con rilievo delle circostanze concomitanti, ed il risultato ne fu che la ipotesi degli spari come sicurezza contro la gran- dine venne dichiarata insostenibile (118). I geli autunnali leggeri agiscono, secondo Soraner (129), pre- valentemente in via meccanica, e solo in piccola parte in via chimica. Se la temperatura non si abbassa di molto vengono a formarsi nell’ interno dei rami, rimasti erbacei od ancora teneri di alberi che lignificano molto tardi, dei cretti che non si avvertono all’ esterno, restando quivi il tessuto inalterato tanto nella sua continuità quanto nel suo colorito. Se i geli sono forti ed im- provvisi allora prevale l’azione chimica, che dissecca ed abbru- nisce i tessuti, precisamente come fanno le gelate invernali. Il Gal loway (130) riporta alla presenza di maggiori dosi d’ acqua nei tessuti la causa che le piante e gli organi in accrescimento sono più sensibili al gelo che quelli allo stato di riposo; i maggiori danni arrecano quindi tanto i geli tardivi in primavera quanto quelli precoci nell’autunno. Se ad un’estate asciutta tien dietro un autunno piovoso allora le piante vengono predisposte a sopportare meno bene gli abbassamenti della temperatura. Se la vegetazione inizia troppo per tempo il suo sviluppo dopo un inverno scarso di precipitati e relativamente caldo, e viene colpita poi dai geli, allora le piante disseccano rapidamente ; il Breitenlohner (181) definisce questo caso col termine di ustioni invernali. Rob. Hartig (132) indicò parecchi casi di produzione d’ un doppio anello annuale nel legno degli alberi quale conseguenza dei geli primaverili o tardivi; il Solereder (153) ascrisse alla’. stessa causa la produzione di bollosità sulle foglie, specialmente sulla loro pagina inferiore. Eguale motivo condurrebbe ad una de- squamazione dei tronchi dei meli e dei peri, che il Sorauer (154) caratterizza col termine di rogna. Ria vi } rv, erre » + ATTESO E Di ua dv SN va he Hone DA. % S GENERALITÀ. PA I fenomeni di gelo e di disgelo non sono stati presi in i esa. sl me dai fisiologi soltanto, essi vennero seguiti anche coi. ‘criteri della patologia, la quale non si limitò a descrivere i dannege menti soltanto, ma si occupò delle cause che li accompagnavano € | studiò le conseguenti alterazioni dei tessuti. Auer indicò la conii parsa di chiazze e strie giallastre sulle foglie d’ippocastano quale. conseguenza di geli tardivi. Interi brandelli di tessuto morto ven-o nero staccati dalla pianta, cosicchè le foglie apparivano perfo-. rate, al limite delle zone danneggiate si sviluppava: il tessuto sano a peridermide cicatrizzante. L'attività assimilatrice resta. tà, 33 però, in due foglie uguali per grandezza, la stessa anche se luna Cha delle due toglie è gelata e Valtra sana (155). Abbiamo delle ri # cerche chimiche di piante gelate; fra altre, quelle interessanti la barbabietola da zucchero (186). Questa non altera, per il con- gelamento, la quantità normale del suo azoto minimamente, nè sposta in qualsiasi maniera i rapporti fra gli albuminoidi e le altre sostanze azotate nel suo interno. I corpi grassi, le pentose e le sostanze minerali restano anche invariati. All'incontro di- minuisce sensibilmente il quantitativo di fibra greggia, e le com- binazioni non azotate delle quali quella si compone diventano solubili in grado maggiore sia per gli acidi che per gli alcali, esse vanno trasformandosi in succo ed aumentano la massa del contenuto non zuccherino. Il saccarosio non va distrutto ma non viene neanche rifatto ; lo zucchero intervertito non viene che scarsamente ridotto ; gli acidi aumentano in quantità sorpren- dente. Il Mottareale (137) ha avvertito fenomeni teratologici nei fiori in conseguenza del gelo: ma di casi consimili non voglia- mo occuparci qui. Secondo il Voglino (188) verrebbero a segregarsi nei tessuti. gelati delle quantità eccezionali di sostanze zuccherine, che for- nirebbero adeguato nutrimento alle spore di funghi. Il grado di congelamento e la intensità del danno che ne proviene sta- rebbero, secondo questo Autore, in dipendenza dalla natura del terreno e dal modo di coltivarlo. "siti GENERALITÀ NI - Matruchot e Molliard (139) studiando i fenomeni di gela- mento nelle foglie dei narcisi, li riportano a processi di diffusione che si svolgono fra il nucleo ed il restante contenuto cellulare ; essi li pareggiano con la plasmolisi, o con fenomeni di dissecca- mento, e concludono che il deperimento causato dal gelo non è che un disseccamento dei tessuti. Il Moebius ha osservato che fenomeni di congelamento si manifestavano anche nelle piante esposte ad una corrente d’aria fredda, oppure trasportate rapi- damente da un ambiente caldo in uno freddo. Questo raftredda- mento (140) delle piante ha per consegnenza un appassimento di esse, o per lo meno dei loro organi sensibili. Sarebbe un com- portarsi analogo al rapido susseguirsi di venti freddi e di cal- me asciutte con sole, per cui alcune piante, specialmente in vi- cinanza di corsi d’acqua, perdono precocemente la fronda (141). Da questo conviene tenere ben distinti i casi nei quali la causa della sfrondatura è da ricercarsi nelle condizioni sfavorevoli del terreno (142). Dacchè si cominciò a basare la tutela delle piante su criteri scientifici, ne derivarono parecchie nozioni, non soltanto per il chimico o per la pratica delle colture, ma ne approfittarono an- che gli studi biologici. Mach e Portele osservarono (148), che nelle solforazione della vite contro la crittogama il comportarsi chimico dello zolfo finamente macinato era ben diverso da quello dei fiori di zolfo. Anderling (144) nella Palestina, avvertì, nello stesso procedimento, che per l’ effettuazione di un benefizio da parte della solforazione faceva d’uopo una temperatura dell’aria fra i 25-81° C., qualunque deviazione al di sotto o al di sopra di questi limiti rendeva incerto l’ esito della procedura. Contro il carbone dei cereali sono stati indicati vari mezzi, fra i quali il trattamento speciale dei granelli avanti la semina. P. Wiith- rich (145) compendia in questa guisa le sue ricerche sulla azione dei fungicidi : essi sottraggono l’acqua al contenuto delle spore dei funghi, ed in grado dipendente dalla propria concentrazione, | GENERALITÀ — e ne riducono quindi il turgore ; essi agiscono anche in maniera — tossica che dipenderà dalla natura della sostanza in soluzione. Allo stesso fungicida, in data concentrazione, dimostrano le spore di funghi diversi un vario comportamento. Il Griffiths mescolò (1886) sporangi della peronospora delle patate con gesso e calce finemente macinato e mantenne il tutto per 7 mesi di È seguito ad una temperatura di 35°C.: gli sporangi poterono, È dopo questo tempo, germinare ancora. Solo un disseccamento ha” prolungato per 10 mesi alla temperatura di 35° C. Spera la vi- talità delle spore. Se si bagnano invece le spore con una solu- ‘dei zione di vitriolo di ferro al 0.1 p. cento, allora le loro pareti 3 A vanno subito in decomposizione. 5 at: Si prese ad esaminare con serietà la questione di fornire alle piante sostanze diverse, anche veleni, per immunizzarle con- contro i funghi parassiti che le danneggiano più fortemente e (rR. perfino contro gli insetti che si nutrono dei loro tessuti. Finora questi tentativi non hanno che l’ interesse della scienza per sè; 3 risultati soddisfacenti non se ne sono peranco ottenuti. Il Mokr- SM zechi (146) che idealizzò una terapia interna delle piante, ed adoperò diversi sali che vennero introdotti nel corpo della pianta. dopo aver praticato dei fori adatti, conclude, che 1’ uso imme- CR diato di veleni non ha apportato dei vantaggi positivi. L’ uso , esteso che si fa, dagli ultimi decenni, dei sali di rame ha pale- sato parecchi fatti importanti. Fra altri si è osservato che il rame per sè, od in forma di sale in soluzione, non impedisce il germogliare 5 dei granelli di polline nè quello delle spore del genere Zsti/ago, “a anzi, per quelli sì è potuto notare un vantaggio nello svolgimento È del tubo pollinico mercè la presenza del rame. Questo agevolamento e. àlla germinazione viene effettuato dalla presenza diretta del ra- me, ed è di tanto maggiore, quanto più il rame è in prossimità del corpo germinante (147). Secondo Hattori (148) l’ azione ve- D, nefica del rame dipenderebbe dal grado di umidità dell'atmosfera, in quanto che questa regola l’ intensità della traspirazione. Espe- GENERALITÀ 29 rimenti appositi hanno dimostrato che le radici di alcune piante (pisello, granturco) sono oltremodo sensibili di fronte ai sali di _ rame. I sali rameici, come dice Schauder (149), non passano at- traverso lo strato cuticolare e l’ epidermide che in soluzioni ol- tremodo diluite: ma una volta entrati, determinano la morte della cellula. Le radici non possono assorbire che minime traccie di rame senza dare a divedere che ne soffrono: sono però ca- paci di accumulare anche da soluzioni le più diluite, tanta quan- tità di rame nel proprio interno, da andare incontro al proprio deperimento. Se in vicinanza si trovano quantità abbondanti o per lo meno sufficienti di calce, allora l’azione del rame viene paralizzata in parte, ma mai levata del tutto. Mentre un'azione favorevole del rame sulla vita di piante superiori non venne giammai constatata (150), venne osservato, usando la poltiglia bordolese contro la peronospora della vite, che le spore del fungo secernono delle sostanze le quali portano in soluzione -l’ ossido di rame idrato. Il rame così disciolto entra poscia nella spora e viene accumulato tanto nella parete quanto nel proto- plasma. L’eccesso di idrato di calce che si trova nella poltiglia non impedisce minimamente l’azione del rame sulle spore, ma è necessario all’ incontro per la conservazione dei tessuti delicati delle foglie e dei granelli della vite. Se però l’ ifa prodotta dalla spora si è digià insinuata nei tessuti dell’ospite, allora la polti- glia bordolese non ha più efficacia su di essa (151). Degli altri effetti favorevoli dovuti all’ azione di questo fungicida sulle to- glie (vedi Schauder, 1. cit.), o anche meno, e che riguardano la fisiologia non è a discorrerne qui. Non poca influenza ebbe lo studio delle malattie delle piante e della loro tutela sullo sviluppo delle leggi sociali negli. ultimi anni. Basti accennare ai diversi divieti di introduzione di piante vive, o parti di esse, per timore di importazione della fillossera, oppure dell’ aspidioto dei meli e sim., alla proibizione di determinate colture, per es. del crespino in prossimità dei ne. IT Mi he i) aa ‘ 4 etto Le Di RC ba Ser x de tb & campi di grano, e così via. Ma altrettanta importanza si acquistò, lie A vo dA di; “@ da) - stre GENERALITÀ LI nello stesso campo, la patologia col far conoscere le vere cause di molti danneggiamenti e l’ estensione che possono acquistare ; | così nei casi di travamenta infette dal merulio, di traversine fertaizi . od y roviarie nelle quali serpeggia il micelio della carie ecc.; non di- n: cendo delle forti spese incontrate dai governi per combattere si certe invasioni che mettevano in serio pericolo le colture; tali 43 le lotte contro la crittogama, la fillossera, la peronospora della vite, contro i bruchi delle processionee, contro il pidocchio degli ca agrumi: quale e quanta importanza non ebbe lo studio della pellagra, quello della malattia dei bachi da seta in rapporto con le malattie delle corrispondenti piante, ecc. ! pai di Oggidì la patologia vegetale, basata su ricerche e nozioni È scientifiche, lavora a curare le piante, sia per conservarle sane, È sia per ridurre l’ intensità dei danni, specialmente dove questi Po vengono causati da funghi. Partendo dal punto di vista che le piante sono già in possesso di una malattia o vengono predisposte, è compito del fitopatologo, dell’agronomo, del forestale di curare gli individui più robusti, più resistenti all’ invadente malattia. 1 i “0 D'altra parte devesi seguire la biologia anche dell’ organismo che arreca danni alla vegetazione per poter utilmente combat- terlo o per lo meno limitarlo nella sua cerchia d'azione. In pri- mo luogo è la costituzione della pianta quella dalla quale di- pende la intensità di una infezione e non unicamente dalla fre- quenza dei parassiti, tenuto conto però debitamente delle circo- stanze nelle quali l’ invasione ha luogo. Pola, nel dicembre 1907. BIBLIOGRAFIA 1. In Berichte Deutsch. botan. Gesellschaft. 1883, pag. 166. 2. Vedi Centralblatt. f. Bakteriologie, Vol. II. 1899. 3. Atti Istituto botan. di Pavia, 1896. 4. Anatomie des Holzes von Pinus silvestris. 5. Berichte der Deut. botan. Gesellsch., 1884. GENERALITÀ 31 . Botanic. Gazette, XXXIII. 1902. . Philosoph. Transact. R. Soc. London, Vol. 198, 1906. . Vedi in Ber. Deut. bot. Gesellsch., XXI. . Malpighia, XIX, 1905. . Compt. Rendus, Paris 1882. . Frank, in Beriehte Deut. botan. Gesellsch., 1884. . Landwirtseh. Jahrbieher von Thiel, 1885, pag. 465. . Confr. J. Wiesner in: Botan. Zeitg., 1885 pag. 577, sul fermento della gommosi ; ivi sono presi in considerazione anche casì patologici. . Im Archiv. Teyler, ser. II, t. 3. Secondo il Wakker (Archiv. Neerland. liv. 1, 1888) la gommosi dei giacinti non verrebbe prodotta da orga- nismi, ma bensì questi predispongono la pianta alle malattie. . Flora, 1891, pag. 1. . Annal. of. Bot. V e XI. . A. N. Berlese riporta l’aumento della temperatura alla copia maggiore di sostanze di nutrizione assorbite per il processo di cicatrizzazione. (Bollett. di Entomol. agrar. e Patol. veget. V). . Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1891 pag. 79. . Bra riscontra una grande affinità fra il canero dell’uomo e quello pro- dotto in piante legnose dal parassitismo di una Nectria (Compt. Rend. Paris 1899). Questa considerazione, senz’altri commenti, ha un merito storico. Nè vi differisce molto la indicazione del Feinberg (Deutsch. medizin. Wochenschr., 1902) il quale ha trovato nell’ ernia del cavolo sempre una quantità di organismi, mentre non ha potuto riscontrare giammai un parassita nei tumori umani. . Forschungen auf dem Geb. der Agrikult. Physik., 1886, p. 387. . In 71. Jahresber. der Schles. Gesellsch. f. vaterl. Cultur, 1895. . Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1908, p. 65 e 321. . Vedi Centralbl. f. Bakteriol., 1899 pag. 745 e U. St. Dep. Agrie. Botany of Plant. Ind., 1902, N. 18. . Studi sull’ Albinismo, 1903 e 1905. Zeitschr. f. Pflanzkrkh. XV. . Naturwiss. Rundschau, I. . Cfr. Loew et May in: U. S. Depart. of Agrie.; Bulletin 1. . In Chron. Agrie. du Cant. de Vaud, 1894; p. 458. . Revue intern. de Viticult. et d’Oenol., 1894, pag. 307. . In: Vierteljahrschr. d. bayer. Landwirtsch. Rates, 1898, N. 3. . Vedi Mitt. Deutsch. Landw. Gesellsch., 1903, . Haselhoff, in Landw. Jahrb., XXI, 263. . Vedi Ztschr. fiir Pflanzenkrankh., 1893, 322. - Cfr. anche H. Coupin i Compt. rend., Paris, 1898, pag. 400. sa) . Beriechte Deut. Botan. Gesellseh., 1895, pag. 105. È In gricale -Stud. Sat IV, 1889. 64. N..33, 1895, . In Zeitschrift f. Pflanzenkrankh., 1897, p. 77. . Vedi Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1898, pag. 291. . Sorauer in Gartenflora, 1895. 39. Zeitschr. f. Pflanzenkrankh.. 1891, pag. 186. A . Zeitschr. f. Pfanzenkrankh., 1903. p. 41. giur, £ . Im IM. Jahresber. d. deut. sehweiz. Versuchstat. zu Widensweil, 1894. . Vedi Hollrung, in Blàtter f. Zuckerriibenbau, 1901, p. 161. | . Annuario dell’Ist. Agrar. Ponti, Milano 1905 e 1906. . Centralbl. f. Bakteriolog., VIII (1902), p. 669. . Centralbl. f. Bakteriolog., IX (1902), p. 3. . Vedi la botanica di Leunis-Frank (Synopsis), 3° vol. . Beriechte der Deut. Botan. Gesellsch., 1887, p. 58.» . Compt. rend., Paris CXXXHIII (1902), p. 1032. 9. Vedi Malpighia, 1900. . In Ann. di Botanica, III, p. 513. . In Agricultur. Sciene., VII, 1893, p. 58. . In Compt. rend., Paris, 1894, p. 549. . Landwirtsch. Versuchstat., XLVI, 1897. . Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1904, p. 129. . Vedi le comunicazioni di G. v. Horvath per I’ Ungheria (1884, di E. Sa- # vard per le piantagioni delle barbabietole da zucchero (1884). - . Come riferisce Prestoe, 1884. . Vedi A. Dei, J. Franklin, G. Patrigeon, ed sli 1884. . Vedi F. Ludwig in Zeitschr. f. Phanzenkrankh., XVI, 1906, p. 13. . Wagner G., in Zeitschr. f. Ptlanzenkrankh., 1896, p. 144; Voglino P. in Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1896. . In Soc. Entomol., IV. 1889. . V. Nuovo Giorn. Bot. It. . V. Rendiconti Aecad. Lincei, XV, 1906. 3. V. Rendiconti Aecad. Lincei, IV, 1890 p. 26. Il Peglion nega però, in base a sue esperienze, tale rapporto (Bollett. di Entomol. agrar. e Pat.. veget., V pag. 3). Vedi gli studi diversi del Franceschini sulla fillossera (in Rend. Accad. i a A te e RI 0 di 4 { 4 GENERALITÀ 34 oe Lincei), quelli del Riley sul Phorodon humuli (Imsect Life, I., 1888); del Cholodkovsky sulla biologia dei Chermes e Lachnus (in Horae Soc. Entom. Ross., 1896 e 1897); del Niisslin sulle specie di Pissodes (in Forstl. naturw. Zeitschr., VI, 1897), ecc. . In Sitzungsber. der Niederrhein. Gesellsch., Bonn., 1890, p. 66. . Vedi Journ. f. Landwirtsch., 40, 1892, p. 357. . Vedi Compt. rend. Paris, 1894, p. 549. . Cfr. Zeitschr. fiir Zuckerriitben Industr. in Bòhmen, XVIII. . In Beriehte Deut. Botan. Gesellseh., 1883 e 1887. . In Berichte Deut. Botan. Ges., 1893, 1894-1901; Jahrb. f. Wissensch. Bo- Lan EXE . Paper read befor the R. Soc. at 27, XI, 1902. . Ann. de l’ Inst. Pasteur, 1898. . In Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1900, p. 211. . Botanic. Gaz., XXIX, 1900, p. 153. 5. Cfr. Zschokke in V. Jabresber. der deutsch. sechweizer. Versuchs-Station zu Widensweil, 1897. — Wehmer in Bakteriol. Centralbl., II, Abt. 3, p. 646, 1898. (6. Vedi Sitzungsber. der Sektion fiir Obst-und Gartenbau der Sehlesisch. Gesellschaft, 1897. . Vedi Compt. rend., Paris 1897; Verhandlg. des Par. Kongr. 1900, ed al- trove. . Studiando la germinazione e la erescenza di Uredo dispersa. Vedi Pa- per read before the R. Soc. at 12, III, 1903. Lindau (1904) dice: « Fin tanto che non sarà dimostrato dove il mico- plasma risieda nei grani e come vi sia entrato, in qual modo il plasma nudo passi allo stadio micelico, la teoria dell’Eriksson sarà un’ ipotesi insostenibile ». . Zeitsehr. f. Pflanzenkrankh., 1898, p. 322. 81. 82. . Botanic. Gazet., XVIII, 1893, p. 447. — Cfr. anche gli studi di J. F. Pubblicato in Ned. Kruidk. Arch. 2, Ser. VI, 1892. In Jahresber. d. sehles. Gesellsch. f. vaterl. Kultur. 1900. Clark sullo sviluppo di muffe in diverse soluzioni saline e sull’azione tossica di alcune di queste (Journ. Phys. Chem., V, 1899, p. 263). . Die Temperaturgrenzen der Schimmelpilze in verschied. Nàhrlòsun- gen. Leipzig, Inaug. Dissert., 1896. . In Centralbl. f. Bakteriol. u. Parasitenkd. I, 1896, pag. 557. - Vedi an- che Eriksson e Henning, Die Getreideroste , ihre Geschichte und Na- tur, Stockholm, 1896. Set GENERALITÀ 86. Gardeners Chronicle, 1884, p. 57 e 118. 89. 90. . Vedi Verhandlg. des Pariser Kongr. 1900. . Vedi Zopf’s Beitrige, Leipzig 1896, H. 5. = 93. In Bot. Tidskrift, Bd. 20, p. 116. . In Annal. Mycol., III, 1905. 5. Vedi Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1892, p. 258. . In K. d. Vidensk. Selsk. Forhandl., Kjobenhavn, 1884. . In Zeitsehr. f. Pflanzenkrankh., 1895, p. 198. . Naturw. Wochenschrift, XV, 1902. . Beriehte der Schweizer. botan. Gesellseh., 1893, pag. 97. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 87. Vedi Botan. Zeitung, 1903. Heft. VI. — Donde il valore di specie bio: i . logiche per quelle che spontaneamente si rinvengono su STAMBRRST Sa differenti. Vedi J. Behrens in Centralbl. f. Bakteriolog., II, 1897. In Zeitschr. f. Pflanzenkr., 1896, p. 312. 1a Vedi Zeitschr. f. Hygiene u. Infektionskrankh., 55 Bd., 1906, p. 478. vd dc © # < >= Rpg EE & des Co d da: Secondo il metodo Jensen. Vedi J. Kiihn, in Mitteilg. des Landw. Instit., Halle, 1889. In Nachrieht aus dem Klub der Landw. zu Berlin, 1903, p. 4224. Zeitsehr. f. das landw. Versuchswes. in Oesterreich, 1903. - Cfr. anche Beriehte d. Deut. Botan. Gesellsch., 1905. i Cfr. la Botanica di Leunis-Frank, vol. III, p. 366. Berichte der Deut. Botan. Gesellsch., V. ; Arbeiten der St. Petersburg. Naturf. Gesellseh., XVII, 1887. ; ; Vedi Pringsheims Jahrbiicher, XI. at Vedi Flora, vol. 86, 1900, p. 404. Kritiseche Uebersieht derjenigen Pflanzenkr., welche angeblich durch Bakterien verursacht werden. Semarang, 1892. , Feierliche Sitzung der k. Gartenbauges. in St. Petersburg., i. J. 1899. Cfr. E. F. Smith in U. S. Depart. of Agrieult., Div. of veget. Physiol. and Pathol., N. 12, 1897. Botan. Zentralbl. 1884, p. 192. Der Weinbau, 1883. Berichte der Deutsch. Botan. Gesellsch., 1899, p. 457. Cfr. Sehròder u. Reuss, Die Beschidigung der Vegetation durch Rauch; Berlin 1883, ed altri lavori pubblicati in seguito. Vedi la bibliografia nei lavori più recenti di U. Brizi, ed in Wieler. V. Stazioni speriment. ital., XXXVI pag. 279 e Rendiconti Accad. dei Lincei, XV, pag. 232. GENERALITÀ 93 117. Untersuch. iiber die EFinwirkung sehwefliger Siure auf die Pflanzen. Berlin, 1905. 118. V. a proposito anche Anderlind in: Forstl. naturw. Zeitsehr. 1897. 119. V. Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1900 p. 267. 120. V. Colladon, in Ann. Phys. et Chim., XXIII, p. 62; André E., Les arbres paratonneres, in Rev. hortic., 1884, p. 426. 121. Vedi Denkschriften der K. Akad. der Wissenschaft., Wien. 1891. — Ann. de l’ ée. nat. d’agric. de Montpellier, 1900. 122. Così Ravaz et Bonnet, Montpellier 1900. 123. V. Compt. rend. Paris, 1901 p. 805. 124. V. Naturw. Zeitsehr. fiir Land-u. Forstwesen, I. 1903. 125. Il Moeller è però del parere che gli alberi scielti dal Tubeuf per le sue ricerche erano, nella massima parte dei casi, intaccati già prece- dentemente da animali ‘Zeitschr. fiir Forst u. Jagdw. 1903 N. 8). 126. Im Hatch Exp. Stat. Massachusetts Agrie. Coll., 1903. Bull. N. 91. 127. Notizie in proposito si trovano segnalate fin dall’ anno 1680; anche verso la fine del settecento si ricorse con insistenza agli spari contro la grandine, in diversi luoghi nel centro dell’ Europa ed anche in A- merica:è stato pochi anni fa soltanto che un possidente della Stiria riprese a mettere alla prova questo sistema di tutela. 128. V. Blaserna P., in Rendic. Accad. dei Lincei, 1906. 129. In Forsch. Agr. VII. 1884, pag. 416; e in: Berichte Deut. botan. Ge- sellsch. 1884. 130. In Yearbook. U. St. Dep. of Agric. 1896. p. 143. 131. V. Forsch. auf dem Geb. der Agrarphys., VIII, 1885, p. 137. Egli ri- porta il deperimento delle piante all’eccessiva traspirazione provocata dalle precedenti condizioni atmosferiche, mentre il terreno non è an- cora in grado di rifornire le piante del necessario quantitativo di acqua. 132. In Forstl. naturw. Zeitschr. IV., 1896, pag. 1. 133. In Centralbl. f. Bakteriol., XII, 1904, pag. 253. 134. In Zeitschr. f. Pflanzenkrankh., 1891, p. 137. 135. Osterreich. botan. Zeitsehr. LIV, 1904, p. 97. 136. Cfr. Strohmer e Stift in: Osterr. Ungar. Zeitsehr. fiir Zuckerind. VI., 1904, ed altri. 137. In Annuar. della Scuola Sup. d’ Agricolt. di Portici, VI, 1904. 138. Atti dell’ Accad. delle Scienze, Torino 1903, XLVI. 139. V. Compt. Rend. Paris 1901, pag. 495. 140. V. Beriehte der deut. botan. Gesellsch., 1907, pag. 67. 141. Per es. gli ontani: v. in proposito Nobbe, in Wittmacks Garten-Flora, GENERALITÀ — BACTERÌ granulazioni che ricordano z00glee di batteriacee. Con colture 1889, p. 6. In altri casi sono però cause differenti quelle che spogliano — d) 5% i rami già nell’ estate: p. es. cattive condizioni del terreno poco la- Ko vorato, lesioni del sistema radicale, penuria di luce, eccesso di traspi-. razione e c. v.; efr. Molisch in Naturw. Rundsch. I... 118865 Sorauer ino Botan. Zeitung 1859. > 142. V. anche F. Bracci in Bollett. di Notiz. Agrarie, XIX, 1897, pag. 949, i ni riguardo alla caduta delle foglie negli olivi, per alcuni anni di se- se; guito, nell’autunno. 143. V. Pomolog. Monatshefte, 1884, pag. 70. 144. V. Allgemeine Weinzeitung, 1896 N. 23. 145. In Zeitschr. fiùr Pfianzenkrankheit., 1892 p. 16 146. V. Zeitschr. fiur Pflanzenkrankh., 1903 p. 257. 147. Cfr Miani, in Ber. der deut. botan. Gesellsch., 1901. 148. In Journ. of the College of Science, Tokyo XV. 1902. 149. V. Mitteil. iiber Weinb. und Kellerw., Geisenheim, 1903. 150. Cfr. R. Schander, Inaugur. Dissertat., Jena 1904. 151. Cfr. W. Ruchland, in Arbeit. der Biolog. Abt. des K. Gesundh. amtes, IV., Berlin, 1904} p. ‘157. Dott. Fiori AxeeLo. — Sopra alcune alterazioni della radice del pesco. (Nola preventiva). A Soianella, frazione di Terricciola, in provincia di Pisa, si è osservato che molte piante di pesco deperivano, e lentamente venivano a morte: sulle radici di tutte le piante deperite, si sono rinvenute delle tuberosità di varia grandezza, fino a pro- porzioni abbastanza considerevoli. Queste tuberosità si accrescono con lentezza, ma si moltiplicano rapidamente, invadendo le ra- dici ed il colletto della pianta. Finalmente marciscono. Lo studio microscopico diretto, rileva una deformazione dei tessuti esterni al legno, ed in questi cellule sparse contenenti 15 4 Rd: sere mi lo Ai 4 » d* LI » ed “” | sr es £ - CAP a. »* dd 2. 4 BACTERI -- PARASSITI VEGETALI 37 in agar e brodo di carne, ottenute con materiale debitamente sterilizzato ricavato dall’ interno di detti tubercoli, sì è ottenuto facilmente lo sviluppo di una speciale batteriacea, alla quale de- vesi con tutta probabilità la detta alterazione. Sia dello studio più accurato al microscopio di tali altera- zioni, che di quello delle culture unitamente a ricerche già ini- ziate, mi riserbo di dare notizia in una ulteriore prossima pub- blicazione. Pisa (Cattedra Ambulante di Agricoltura), 11 febbraio 1908. Arkinson G. F. and Epeertox C. W. — Protocoronospora, a new genus of Fungi. — (Pro/ocoronospora, nuovo genere di funghi). (Journ. 0f Mycology., Vol. XIII, 1907, pag. 185). Gli Autori descrivono un nuovo genere di basidiomiceti che attacca la veccia coltivata. È affine al Corticiumi e viene pro- posto per esso il nome di Protocoronospora nigricans. L. M. BioLertI F. T. — Qidium or powdery mildew of the vine. (L’ 0i- dium o la crittogama della vite). (California Agricultur. Erper. Station., N. 186, 1907, pag. 315-852, con 17 figure). La California è fortunata in ciò che la peronospora, il black- rot e l’antracnosi della vite vi sono sconosciuti. Invece 1’ Oidiwm vi è diffuso dappertutto. L'Autore dà una descrizione del fungo (Uncinula spiralis) e dei danni che esso produce. I periteci furono osservati solo rarissimamente nelle vallate interne ed asciutte della California, ma sono frequentissimi quando le viti sono esposte alle nebbie 38 PARASSITI VEGETALI dell'Oceano : una sola foglia ne può avere sulla pagina superiore più di 100.000. Cominciano a formarsi in primavera o alla metà di giugno e la loro formazione è favorita nella stagione. calda ed umida da un abbassamento della temperatura a 10° C. Le varietà più resistenti sono le americane Rec/an e Duriff. L'unico metodo pratico per combattere la malattia è dato dalle solforazioni , le quali devono essere applicate fin che la tem- peratura non sorpassi i 38° C., perché ad una temperatura superiore le foglie ed i tralci giovani possono esserne danneg- girati. L'Autore parla anche dei mezzi meccanici per applicare le solforazioni e delle diverse qualità di zolfo. E. A. Bessey (Miami-Florida). BLAIR J. C. — Bitter rot of Apples. Horticultural investigations. (Ricerche di orticoltura : il Differ-r0t dei meli). (Illinois A- gricult. Exper. Station., Bull. N. 117, 1907, pag. 483-551, con 2 tavole). L'Autore dà in questo bollettino i risultati di cinque anni di esperienze per combattere con irrorazioni e con altri metodi il bitter-rot dei meli, dovuto alla G/omerella rufomaculans (Berk.) Spauld. et v. Schr. Ne conclude che colla poltiglia bordolese convenientemente applicata si possono ridurre del 90 p. 100 i danni prodotti dalla malattia. Le irrorazioni devono essere cominciate prima che compaia la infezione e bisogna ripe- terle quattro 0 cinque volte. Quando 1’ infezione è generale, i trattamenti sono inutili. Le condizioni più favorevoli allo sviluppo del male si hanno nelle stagioni molto calde con frequenti pioggie ed abbondanti rugiade quando il raccolto si avvicina alla maturità, e nella pre- senza di molte sorgenti di infezione. E. A. Bressey (Miami-Florida). rr PT WE 7 a TORTO 2 PARASSITI VEGETALI 39 BurrIiLL Th. J. — Bitter Rot of Apples. Botanical Investigations. (Ricerche Botaniche : il biffe;-rot dei meli). (Ibidem, Bull. N. 118, 1907, pag. 554-608, con 10 tavole). Questa malattia in certi anni ha prodotto una perdita di oltre 10 milioni di dollari (50 milioni di lire) alle coltivazioni dei meli negli Stati Uniti. Essa è dovuta alla Glomerella ru- fomaculans) Berk.) Spauld. et v. Schr. (G/oeosporium fructige- num (Berk.), la cui forma ascofora è piuttosto rara, mentre è comune la forma conidica di G/oeosporttin. Tanto l’una che l’altra forma sono a vita breve, ed il fungo sverna nei cancri dei rami o nei frutti mummificati rimasti appesi agli alberi. I cancri cominciano colle ferite, possono durare anche tre anni, di solito però si esauriscono nel primo anno. Non si riesce ad impedire al parassita di diffondersi da essi nelle parti sane dell’ albero coll’applicazione di disinfettanti, occorre invece aspor- tarli e bruciarli. Gli insetti non hanno una grande funzione nella distribuzione di questa malattia; hanno una importanza mag- giore, per questo riguardo, il vento e la pioggia. Nè il fungo nè le sue spore possono svernare sul terreno. E A. Bessey (Miami-Florida). Fawcer H. S. — Roselle Mildew (La go/pe dell’ Mibiscus sabda- riffa). (Florida Agricult. Erper. Station, 1907, Bull. N. 69, 2 pagine). L’ Hibiscus sabdariffa viene spesso attaccato da una Mi- erosphaera, contro la quale 1’ Autore raccomanda #7vorazioni con soluzioni di solfito di potassio (circa 4 grammi in un litro di acqua). E. A. Bessey (Miami-Florida», pe È 40 PARASSITI VEGETALI Mrvage J. — Ueber einige Pilzkrankheiten unserer Nutzpflanzen (Sopra alcune malattie delle nostre piante coltivate, dovute a tunghi). (The Botan. Magazine, Tokyo, 1907, Vol. XXI, 12 pagine). Sul gelso non è rara, nel Giappone, la Phyl/lactinia suffulta, e si trova anche una nuova specie di U/ncinula che 1 Autore descrive col nome di Z. Mori. I meli sono molto danneggiati dalla Marsonia Mali P. Henn. L’Autore descrive anche una nuova specie di G/oeosporiwm (GI. Theae-sinensis) che attacca spesso le foglie del thè nelle vicinanze di Tokio. Me SmitH R. E. — The Brown Rot of the Lemon (Il ;na;ciume nero dei limoni). (California Agrie. Exper. Station, Bull. N. 190, 1907, 72 pagine, una tavola colorata e 29 figure). Negli ultimi anni l’ industria dei limoni in California fu minacciata da una malattia dei limoni medesimi che colpisce i frutti sulla pianta, nei magazzini e durante il viaggio ai centri di consumo. Tale malattia, conosciuta col nome di brown-rot (marciume nero), è dovuta ad un fungo del gruppo dei com ceti, pel quale l'Autore propone il nome diPythiacystis citroph- thora. Esso cresce durante tutto l’ anno nel terreno umido e riesce ad infettare i frutti che pendono dagli alberi a meno di un metro dal suolo, dai quali poi il suo micelio passa ad infet- tare i frutti sani messi in contatto con essi nei magazzini. Però l'infezione proviene specialmente dai bacini di lavaggio ; perchè in California tutti i frutti, appena colti, sono lavati entro ser- batoi speciali nei quali l’acqua si infetta e nei cui depositi il fungo può moltiplicarsi. Le sue zoospore si attaccano ai limoni lavati e sono così portate nei magazzini dove il danno può es- sere fino del 40 per 100 del raccolto. pal 13” PARASSITI VEGETALI 41 Per combattere la malattia si consiglia : 1) prevenire l’ infezione tagliando i rami più bassi degli alberi così da non lasciare frutti che distino dal suolo meno di un metro, e coprendo il suolo con fitto strato di paglia 0 con una coltivazione (veccia) che ne occupi completamente la superficie durante i mesi umidi dell’ inverno ; 2) prevenire l’ infezione nei serbatoi di lavaggio distrug- gendo tutti i frutti infetti e disinfettando l acqua o con for- malina (una parte di formalina al 40 p. 100 in 5000 parti di acqua), o con permanganato di potassio (una parte tn 8000 parti di acqua), o con solfato di rame (una parte in 5000 di acqua) ; 3) prevenire l’ infezione di contatto nei magazzini , al- lontanando subito i frutti infetti non appena l’ odore caratte- ristico ne rilevi la presenza, ed allontanando anche i frutti ancora sani che con quelli erano in contatto. L'Autore ricorda altri marciumi dei limoni dovuti al Pen cillium glaucum e P. digitatum che attaccano qualche volta i frutti debolmente ammaccati od escoriati, e ad una specie non ben definita di Sclerotinia. La Pythiacystis può attaccare anche altre specie di C7/rus, ma riesce dannosa soltanto ai limoni. E. A. Bessey (Miami-Florida). Smita R. E. — California Peach Blight (L’annerimento del pesco in Californa). (Ibidem, Bull. N. 191, 1907, pag. 783-100, con 16 figure). Nel 1904 questa malattia fu molto diffusa ed assai dannosa. Essa è caratterizzata dalla morte dei bottoni sui rami destinati a dar frutti, dal macchiarsi dei rametti verdi, e dalla caduta o abortimento delle giovani foglie e frutti; però il carattere più evidente è la comparsa di una grande quantità di gomma che ddl “a der Pd 42 : PARASSITI VEGRTALI } ; i x AA E trasuda dalle macchie dei rami e dalle gemme. E essenzialmente una malattia d’ inverno e di primavera, anzi le infezioni si ve- rificano in gennaio, così che ogni trattamento fatto dopo gen- naio riesce inutile. Invece una serie di esperienze dimostra che st può combattere la malattia con irrorazioni di poltiglia bor- dolese molto densa fatte in novembre 0 dicembre. Ripetendo tali inrorazioni in febbraio 0 marzo si previene anche la. bolla (Eroascus deformans). La malattia è prodotta dal Corynewm Beyerinchit Oud., ed è probabile si tratti dello stesso micete che Me. Alpine identi- ficò nell’ Australia come il Clasterosporinmni carpophilum (Levi) Aderh. Il fungo della California è un vero Corynewm. E. A. Bessey (Miami-Florida». StaEGER R. — Zur Biologie des Mutterkorns (Sulla biologia della secale cornuta). (Centralbl. f. Bakteriol., Paras. wu. Infeh- tionskrankh., II Abth., 1908, Bd. XX, pag. 272-279). (Veg- gasi anche alla pag. 185 del 2° volume di questa Rivista). L'Autore fa esperienze di germinazione e inoculazione con sclerozi trovati a Stocolma sulla Festuca arundinacea e dimo- stra che essi sono identici agli sclerozi tipici della C/aviceps purpurea della secale. Questa attacca anche la Melica nutans, la quale è un ospite comune tanto della C/. purpurea che della CI. Sesleriae. La Claviceps che cresce sulla Pou annua è invece benchè morfologicamente non diversifichi, una specie biologica distinta dalla CC. purpurea tipica. L. MONTEMARTINI. Ve a Cid % N. chel id de È dee St o deo j DIRETTA ga PARASSITI VEGETALI 43 Srewart F. C. — An Qutbreak of the European Currant Rust: Cronartium ribicola Dietr. (Un’ invasione della ruggine ew- ropea del ribes: Cronartium ribicola Dietr.). (New-York Agric. Erper. Station, Technical Bull., N. 2, 1906, p. 61-74 e 3 tavole). Nel settembre 1906 circa 48 su 59 varietà di ribes (/t:bes nigrum, rubrum, aureum, grossularia e irrigui) furono tro- vate infette dalla ruggine europea, dovuta al Cronartum ribi- cola Dietr. La malattia era nuova per l'America e rimase loca- lizzata alla stazione sperimentale e suoi dintorni. Essa non è gran che dannosa ai ribes, ma la forma ecidiosporica (Peridor. mium Strobi Klebh.) è invece dannossissima al Pinus strobus, e per questa ragione la sua constatazione è da considerarsi come pericolosa per l’ America. 3 Venne probabilmente importata dalla Francia insieme al Pt nus cembra e P. strobus, e forse su piante di ribes importate nel 1904. E. A. Bessey (Miami-Florida). TrzeBinski J. — Ueber die Existenz von Myxomonas Betae Brzez. (Sull’esistenza della Myromonas Betae Brzez.). {(Sorauer's Ztschr. f. Pfanzenkrankh., BA. XVII, 1907, pag. 321-334. L’Autore analizza il lavoro del Brzezinski riassunto alla pagina 50 del volume 2° di questa Azv:sfa , e dimostra come i diversi stadi ivi descritti di un supposto microorganismo classi- ficato col nome di Myromonas Betae altro non sono che forme di alterazione dei protoplasmi cellulari, dovute all’azione di funghi (specialmente del /homa Betae) o di altri agenti patogeni causa dell’ abbruciaticcio delle barbabietole (Wwurze/brand). Le stesse identiche alterazioni colle medesime apparenze si possono intatti Ti Lar Pang eo? LI ® 3S Mietta raso E e eiat Kraoe “I Re fi Re f- ren ne oe MA 44. PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI © Ù ottenere sperimentalmente anche con diversi agenti chimici (su- i. LA blimato corrosivo, alcool, cloroformio, acido ossalico, ecc.) oppor- tunamente applicati. i * Ì alii Pertanto l'Autore crede che della Myron:ionas Betae debba È na ritenersi oramai quanto si ritiene dello Pseudocommis vitis che, osservato prima sulle viti ammalate (brunissure) e poi in molte A x altre piante, fu dimostrato (dal Ducomet, nel 1900) non essere da un microrganismo vero, ma solo le forme di alterazioni che pre- A sentano i protoplasmi cellulari in seguito all’azione degli agenti È patogeni più diversi. Le L L. MONTEMARTINI. - Heey (von) D. — Gekraàuselte Gerstenàhren (Spighe di orzo ar- ricciate). (Sorauer's Zischr. f. PAanzenkrankh., Bd. XVII, 1907, pag. 334 337, con 2 figure). L'Autore ha osservato e descritto alcune spighe di orzo ar- ricciate e increspaste come le spighe di avena di cui alla pa- gina 298 del II volume di questa vista. Crede che il fenomeno sia dovuto ad un impedimento che la spiga giovane ha trovato al suo allungamento quando era an- cor chiusa nella guaina fogliare. Tale impedimento si potè spie- gare qualche volta per essere stata la guaina medesima attac- cata dalla Siphonophora cerealis, o dalla Thrips cerealium, © dall’ Helminthosporium gramineum Rabenh. In certi casi però non si trovò traccia alcuna di parassiti e l'Autore pensò che il fenomeno fosse dovuto ad un rapido abbassamento di tempera- tura. L. MONTEMARTINI. PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 45 StewarD F. C., Eusrace H. J., FreENcH G. T. e SIrRINE F. A. — Potato Spraying Expériments in 1906 (Esperienze di irro- razioni delle patate durante il 1906). (New York Agricult. Exper. Station, Bull. N. 290, 1907, pag. 237-321, e 2 ta- vole). (Veggasi anche alla pagina 56 del volume 2° di questa Rivista). Nel podere annesso alla Stazione Sperimentale si applicarono alle patate tre irrorazioni con poltiglia bordolese , il 9 luglio e il 10 e il 80 di agosto, e si ebbe un raccolto che. superava di 2165 chilogr. per ettaro quello delle aree non trattate. Con due altre irrorazioni fatte nel medesimo periodo il guadagno fu di circa 4300 chilogr. per ettaro. Il risultato di esperienze comparative fatte in cinque poderi in diverse parti dello Stato su un’ area complessiva di 90 ettari, fu che nelle porzioni irrorate si ebbe nel raccolto un aumento di circa 2900 chilogrammi per ettaro, con un guadagno netto (calcolando la spesa di 5 irrorazioni in L. 69.50 per ettaro) di circa 170 lire. Nel 1906 le malattie più dannose furono: il seccume pri- maverile (ecar/y blight), dovuto all’ Alternaria solani, più dif- fusa del solito; il seccume autunnale (late blight , dovuto alla Phytophthora infestans, che apparve più presto degli altri anni ma fu poi arrestata dalla siccità); la pulce dei cocomeri (Ep?- trix cucumeris) diffusissima, e lo scarafaggio del Colorado (Lep- tinotarsa decemlineatu). E. A. BessEy (Miami-Florida). CiapeLLe J. — La lutte contre la mouche de | olive (La lotta contro la mosca olearia. (Le Progrès Agric. et Viticole , Montpellier, 1907, pag. 621-626, con una figura). L'Autore riferisce i risultati di esperienze fatte per incarico del Ministero di Agricoltura per combattere la mosca olearia We Tp e 46 PARASSITI ANIMALI i . 60 | le viti americane. . |. >» 62 — Braun K. — Macchie sulle fo- SALMON E. S. — Note su al- bio i Agave sisala . i» 63 cune specie di Erisifacee GOLA dell’ India ARRE e SRI So . Cop N. A. — Malattie della N i i Guanti R. E. — Relazioni di |. eanna da zucchero dovute ed ì i patologia vegetale ì LR «a funghi " Ì ; 2-5 DE i; Traverso G. B. — Alcune 0s- 1 Fosx E. — Malattie del pesco. » 57 servazioni a proposito della pa KERA Fr. — Le malattie delle Sclerospora graminicola . » 59 ‘|; piante in Indiana. _. >» 541 vogcino P. — Le macchie 0- © MiranpE M. —. Sull’ origine cracee del Pioppo canadese » 59 ‘’ dell’antocianina . ©... » 63 | Note pratiche... > 64 su «che rendono tanti liquori dannosi alla salute. Tavolette PT, Lapponi FERNET del Dottor Fernet FERNETOL (Citro Fernet) Le Tavolette Fernet Lapponi, formulate dal rimpianto Dott. tas medico di S. Santità, sull’ antica ricetta manoscritta del liquore Fernet poss duta dalla Compagnia, contengono tutti i principi attivi del Fernet- liquido, e per gli organismi delicati, donne, fanciulli, presentano il vantaggio di non con > tenere alcool. — Sono un Sradovole e portentoso rimedio contro tutti i disturbi vi) dell’apparato digerente. 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Gli Autori calcolano che i danni arrecati in Germania dalle diverse malattie che colpiscono le patate ascendano in media a circa 40 milioni di lire all’ anno. Talvolta in certe plaghe ne viene distrutto l’ intero raccolto. È importante dunque conoscere e far conoscere le principali e più dannose di queste malattie, e in questa pubblicazione ne viene data agli agricoltori una descrizione chiara e precisa, cor- redata da buone figure originali, e seguìta dai consigli dei mezzi più adatti a riparare i danni. Tutte le notizie date sono riassunte, in ultimo, nel se- guente quadro : » Di Quonq uou Q2U0IZe39S9A t]oooid 1ioqng i 8110J lel[ep @ 04Sn3 [op 0quow 4 on] IP IUOIZIPuo9 - 1pepewwre "TUBS LIOqny U09 ‘Z29I[TH]OW] 1I0qmy ep ezuotuoAO0Id (un pousnIs I0SEJ è 072IU0ZIR0NV 9I]50J -210.10998 0 0}UQUIBIOOTLIV o[|eIs UI [}B10[09 LIB|OOSBA VJuerd e] B9INI IP_AUOIZ UNLADSNA WUNLADSNA (4 sUsod) p0Y ati -YUDAYJISHDAM ) È 03 UO UBIDO LITIO 01150; 9ITOP TUB1990ZIVIOV UNI ADSV 8 OMAOP 09SNJ a i vISn|-ousnis-8190u9TIp 0 EZuUdosedI BI | 20072240 8NA [OP _QUNIVIBH Q9Ug.LI9]JOs 1aed 0AI)BJOTOA 019U |91[50} AT[PP ‘LIOIgUI po IUS Llaq Q[[PP IUOISO] - Igepguwug} oportod JI | 03g10[09 0S | @ 09SNJ [|P O[[QUR,]®P BILI Ip ozzoew 0d *Ze8orjdig[ow| Lioqng ep ezuornoaoId |09jny gguenp|-0uSa] o[[aug| ‘tag19.1009B LA9}ONT -030Bq BIqIBIEH gd]od g[[9uU QUILBENA 10]09 0 9UNI ai - _ — EIUIACIO — = Q1NIBTOLIVA i Pi i 9[].90J 9][us se ‘0SA[Op 9I]90} [[NS Qlquaggos è 0U4909s ‘Apuoz 1UD]OS # I10Q RIL9I}]Od UO IUOIZBIOLII OUOAIA 949 199OSUI OrTSNI BP - - 04 01U9OVU1 | 2L.108U.127717 QumIdAg | IUBS LiIOqng uo9d ‘VI[dKg|ow | ‘OAISOTI09 0798WUI[qus QUI[B9|@ IUOIZBU1IO 09 (IP 00I d 10° Je ‘os u09 ‘19993 HI oso[qqgos S21QVIS (J.1019S) (IUTOS 8p Lloqng [op o1#8BAè]|| Lioqng ep èzuoruoaoId — QUOZ —_ DAOdKSOO VIQQUOS | Oprum-0pteo d9U9I0UI SNAOY] (419 D | ‘I)@[[5V9 UOU IUBS LlOq gepeuue IPIOVAJ o osgg Ele | -0407/aid | -t10Q2AVMYIS) N03 ID 0zzQu 19d *z801]dg]ow) Lioqng ep ezuaruoaoId |or]Snj-o0usnIs IMAGALI 019U 09SNJ SMINADY 0400 QUNIVIGN VIISVYOUPVI Vynu ep 0J SUN]S I "lodo0B IUBSIO I9NS Qdqu9gjos 8 Ql9U -Jodoo 249SB1| -2/20 2.607] "TOp10q ‘3[0d U09 [UOIZBIOLII Oprumn-0p|eo 01].5N] èp oloogui |-ou arqooeu)| -2/707//g QUNIVIB]N e}uasald 119Gnj CERI ued eIejeus e]jap ; VS4AJIO IO IZZAIN ITOAFHOAVA INOIZIONOS | 1 ojenb jou YVSNVI AMNON oduro ] IHILLVAVI i Nd è sia SOTTO LITE NAPO GENERALITÀ 5 KeRN Fr. D. — Indiana Plant Diseases in 1906 (Le malattie delle piante in Indiana durante il 1906). (Purdue University Agric. Exper. Station, Bull. N. 119, 1907, pag. 427-436). x È una rassegna sulle malattie prevalenti dei frutteti, delle piante di giardinaggio, degli ortaggi e dei cereali nell’ Indiana, durante il 1906, con indicazioni sui metodi da adottarsi per combatterle. E. A. Bessey (Miami-Florida). Orron W. A. — Sea Island Cotton: its culture, improvement and diseases (Il Gossypiun. Barbadense : coltivazione, perfezio- namento e malattie). (Un. Stat. Departm. of Agriculture , Farmer" s Bull., 1907, N. 302, 48 pagine e 13 figure). Il cotone (Gossypium Barbadense o Sea Island è coltivato intensivamente nelle isole lungo le coste della Carolina meri- dionale (dette Sea Islands, donde il nome al cotone medesimo) e, nel continente, nella Georgia e Florida. Esso è superiore alle altre varietà di cotone per la lunghezza e la morbidezza delle sue fibre che lo rendono ricercato. L’Autore raccoglie in questo bollettino notizie sul raccolto, sul mercato, e sulla coltivazione di questa pianta: preparazione del terreno, concimazione, selezione dei semi, preparazione delle fibre e malattie. Le malattie descritte sono le segueuti : sore shin, col qual nome si usa indicare una specie di cancro del fusto o della radice delle giovani piantine, attribuito auna Rhizoctonia. Allo stesso fungo o al fungo dell’ antracnosi è dovuto anche l’ ammuffimento delle piantine ; bacterial blight o annerimento dovuto a bacteri (Bacte- rium malvacearum Erw. Sm.), caratterizzato da macchie ango- n GENERALITÀ - lari sulle foglie: può attaccare anche i piccinoli delle foglie e delle capsule, provocandone la caduta, o le capsnle stesse. sulle quali produce macchie nerastre attraverso le quali passano poi altri bacteri o dei fanghi. Qualche volta provoca formazioni can- crenose sul fusto o sui rami, indebolendoli in modo tale che fi- niscono col rompersi. Il cotone egiziano è tanto facile a pren- dere questa malattia che si dovette abbandonarne la coltivazione nei distretti nei quali viene coltivato il Sea Island : parecchie altre varietà sono invece resistenti : vil, 0 avvizzimento, dovuto alla Neocosmospora vasin- fecta (Atk.) Erw. Sm., che è la peggiore malattia di questa pianta: essa si diffonde nel terreno attaccando prima le radici più piccole, dalle quali passa alle più grosse e al fusto : la stessa malattia attacca anche I Hbiscus esculentus e riesce molto più dannosa quando è accompagnata dalle anguillule (Heterodera radicicola). I concimi organici che eccitino 1’ accrescimento della pianta diminuiscono i danni del male; però il miglior modo per combatterlo sta nella selezione di varietà resistenti, come sono per esempio le River e Center : rootknot, 0 nodosità ra :icali, che si presentano nei ter- reni sabbiosi e rendono piccole le piante: non è per sè stesso tanto dannoso se non quando si presenta insieme all’ avvizzi- mento e va combattuto colla rotazione con piante che sieno im- muni da tale malanno ; antracnosi, dovuta al Colletotrichuni Gossypii Smth., è assai diffusa e dannosa, attaccando specialmente le capsule e provocando V ammuffimento dei semi, e producendo caneri sui fusti e macchie sulle foglie : bisogna scegliere, per seminarli, i soli semi delle capsule sane, perchè quelli delle ammalate pre- sentano facilmente l’ infezione ; ruggine che è una malattia fisiologica caratterizzata dal fatto che le piante assumono un colore rossiccio, le foglie avviz- ziscono ed i fiori non si aprono : essa è dovuta a cause diverse, A «come esaurimento dell’ humus, deficienza di potassio, mancanza di drenaggio, ecc. : i blue, malattia così chiamata pel colore turchino che presentano le foglie delle piante che ne sono affette : è accom- pagnata da avvizzimento delle foglie e delle. infiorescenze. Si | ritiene sia dovuta a nutrizione incompleta, ma non se ne conosce con precisione la causa. E. A. Bessey (Miami-Florida). Svern R. E. — Report of the Plant Pathologist to Juli 1906 (Re- lazioni di patologia vegetale, in luglio 1906). (California Agric. Exper. Station, Bull. N. 184, 1907, pag. 219-258, con 12 figure). I principali argomenti che vengono trattati sono : 1. L’annerimento del pero (Pear B/gt), dovuto al Baczl- lus amiylovorus, che cominciò ad essere dannoso in California solo nel 1904, nel qual anno se ne ebbero danni tanto .più rile- vanti in quanto soltanto nel 1905 e 1906 si applicarono contro di esso dei trattamenti razionali. Venne fatta, col concorso del Ministero di Agricoltura degli Stati Uniti, una ispezione delle piante di pero di diversi distretti, ed oltre 750.000 di esse, che erano state intaccate anche con uno scalpello per vedere se e fino a qual punto la infezione si estendeva nel fusto, ossia circa il 834 p. cento di tutte le piante vennero sradicate e bruciate. Le altre furono potate in modo da liberarle da tutti i rami am- malati. L’ operazione fu fatta in inverno mentre la vegetazione \ era sospesa e si ottenne così di impedire l’ infezione dei fiori in primavera. Tagliando i rami ammalati appena compaiono durante l’ estate., si può impedire che la malattia passi da essi ai rami più grossi e poi al fusto, e si pone la pianta in condizioni da potere ancora dare buoni frutti, re i GENERALITÀ — È 53. 40, i ide E it ne i ip 54 n GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 2. L’annerimento del noce (Walnut Blight) dovuto alla Pseudomonas juglandis, conosciuto solo sulle coste del Pacifico negli Stati Uniti. Attacca le estremità dei rami e le uccide, pro- vocando seri danni alle piante; però le perdite maggiori si hanno quando vengono colpiti i giovani frutti che si coprono di mac- chie nere e cadono prima del tempo. Le irrorazioni con poltiglia bordolese fatte dopo avere asportato tutti irami ammalati, sono utili ma non sufficienti ad arrestare completamente la malattia. 3. Il marciume nero dei limoni di cui sì discorre alla precedente pagina 40 di questa vista. 4. L’annerimento della barbabietola (Bee! Blight', chia- mato anche foglia riccia (curby leaf), malattia diffusa in alcune località e la cui causa è ignota. 5. L’annerimento del pesco (Peach Blight), dovuto ad un Coryneum. | 6. Le malattie del pomodoro. 7. La ruggine dell’ asparagio. 8. Le malattie delle rose. 9. Le malattie dei Ci/rus. Alcune pagine sono poi dedicate ad un elenco delle princi- pali malattie delle piante coltivate in California, con alcune note sopra la loro diffusione. E. A. Bessey (Miami-Florida). Corp N. A. — Fungus Maladie of the Sugar Cane (Malattie della canna da zucchero, dovute a funghi). (Eaper. Station of the Harwatian Sugar Planters® Association. Division of Pathol. a. Physiol., 1906, Bull. N. 5, 254 pagine, 7 tavole e 102 figure nel testo). L’opera consta di nove capitoli e una lunga appendice, Il primo capitolo serve da introduzione. PARASSITI VEGETALI Il secondo tratta della malattia delle radici dovuta all’./7y- phallus coralloides, un micromicete nuovo che uccide rapida- mente le piante, e ne lascia sussistere soltanto dei deboli steli laterali. Il suo micelio entra di solito attraverso qualche ferita, cominciando ad attaccare di preferenza i tessuti giovani dan- neggiati sotterranei dai quali passa ai fasci vascolari ed arriva alle parti superiori delle piante. L° Autore rileva molto esatta- mente l’ azione delle mosche nella disseminazione delle spore del ‘parassita, e raccomanda come rimedi di spargere calce spenta sulle stoppie e di distruggere gli sporofori del fungo. Il terzo capitolo è dedicato all’ annerdziento delle foglie do- vuto pure ad un micromicete nuovo, la Mycosphaerella striati- formans, che attacca di solito prima le foglie più esterne, co- minciando alla loro estremità, invadendole gradatamente tutte fino alla base, e passando poi a quelle più interne. Le foglie diventano rigate con striscie verdi e chiare che si alternano. I periteci del parassita si sviluppano in corrispondenza di queste ultime: segue l’ essiccamento dei tessuti sottostanti e la foglia sì divide in striscie longitudinali. La malattia è assai dannosa nelle stagioni umide e fresche e può rovinare il raccolto. Come rimedi contro di essa si consiglia /a distruzione delle piante umnmalate e lo spargimento di calce viva sul terreno nella «proporzione di circa 4 quintali per ettaro, non che la sele- zione di piante perfettamente saune per le nuove piantagioni. Quarto capitolo. La malattia della corteccia (72n9 disease) è dovuta a un fungo del quale non si dà il nome. La infezione ha luogo attraverso le ferite e le punture degli insetti, ecc. Spesso può venire distrutto il 5-10 p. cento delle canne, le quali devono essere bruciate. Quinto capitolo. La malattia detta dell’ananasso (Pineapple disease), prodotta dal Thielaviopsis ethaceticus Went., riceve il suo nome dall’ odere di ananasso sviluppato dalle canne am- malate, appartenenti a certe varietà. Si tratta di un parassita 56 PARASSITI VEGETALI di ferita che attacca quasi soltanto le canne tagliate per pian- tare. Si è visto che le talee fatte colla parte superiore delle piante sono più resistenti alla malattia che quelle fatte colle parti basse. Sesto capitolo. Elean , è il nome di una malattia prodotta dalle larve di un lepidottero non ben determinato che attaccano le guaine fogliari. Il capitolo settimo riguarda esperienze fatte per disinfettare e preparare le talee della canna da zucchero, dalle quali espe- rienze risulta che trattando le estremità delle medesime, prima di piantarle, con soluzioni fungicide, viene di molto ridotta la diffusione della malattia. Si può adoperare la poltiglia bordolese o il carbolineum. Nel capitolo ottavo si studia la resistenza delle diverse va- rietà alle malattie. Nel nono si studiano i nematodi del terreno che vivono sulle radici della canna da zucchero e possono essere in relazione colle loro malattie. Essi sono molto frequenti, e tra i più im- portanti l’ Autore cita i seguenti: Mononchus longicaudatus , M. index, M. brachyurus, Dorylatmus pusillus e Tylenchus oleae. Oltre questi, si osservarono abbastanza frequentemente sette altre specie di Dorylaimus, tre di Cephalobus, due di Mo- nohystera, e una di Prismatolaimus, Plectus, Anthonema (nov. gen.), Diplogaster, Rhabditis, non che molte larve di un nema- tode non ben determinato. Tutti sono descritti con cura, e molti anche figurati. In ultimo si ha una lunga appendice con suggerimenti tec- nici e pratici riguardanti gli argomenti trattati nei nove capitoli precedenti. E. A. Bessey (Miami-Florida). si PARASSITI VEGETALI 57 Forx E. — Maladie du pécher (Malattie del pesco). /Le Progrées Agricole et Viticole, Montpellier, 1908, N. 5 e 6, con una tavola colorata). L’ Autore parla prima della g07mmosi la quale secondo Imi può essere dovuta o a condizioni esterne sfavorevoli alla vege- tazione (terreni forti, argillosi, umidi, molto concimati), 0 a cause traumatiche, o a parassiti (Asterula Beyerinekit). Descrive an- che i processi di degenerazione che conducono alla formazione della gomma a spese dell’ amido contenuto nel parenchima le- gnoso dei raggi midollari, o della lamella mediana, o di intiere cellule o gruppi di cellule degenerate. Come mezzi preventivi contro questa malattia, si consiglia di non piantare peschi in terreni argillosi, compatti e troppo concimati ; potare con pre- cauzione e coprire i tagli di mastice ; lavorare il terreno pure con precauzione onde evitare di rompere le radici; lotta con- tro i parassiti vegetali ed animali. Tu seguito l'Autore descrive abbastanza diffusamente anche la bolla, dovuta all’ Eroascus deforimans, contro la quale con- siglia le irrorazioni con poltiglia bordolese in primavera, e le lavature dei rami con la stessa poltiglia, da praticarsi nella fine dell’ inverno. La poltiglia bordolese è pure utile contro 1’ Aslerula Beye- vinchii (Coryneum Beyerinchii). Il mal bianco (dovuto all’Oidiuim, o Sphaerothaeca pannosa) si combatte invece colle solforazioni, 0 con irrorazioni: con una soluzione un chilogr. di carbonato di soda e mezzo di catrame di Norvegia in 100 litri di acqua. Contro la stessa malattia sono pure efficaci i trattamenti invernali proposti per la bolla. Da ultimo si parla anche della ruggine dei peschi, dovuta alla Puccinia Pruni, che attacca pure gli albicocchi, i mandorli, i ciliegi ed i pruni. Il parassita sverna sui rami giovani che talvolta portano gruppi di spore ancora durante la stagione cat- che si sviluppano delle foglie nuove, avendo cura di bagnare anche la pagina inferiore delle foglie. L. MONTEMARTINI. Percn T. — A stem disease of Thea: Massaria theicola Petch (Una malattia dei rami del thè : Massara theicola Petch). (Agricult. Journ. Roy. Bot. Gardens Ceylon, Vol. IV, 1907, pag. 21-30). L’Autore dimostra che una malattia del thè finora attribuita alla siccità, è invece dovuta ad un micromicete nuovo che egli descrive col nome di Massaria theicola, che penetra nei rami attraverso le ferite e forma i suoi periteci nella loro corteccia. L. M. Savoy E. S. — Notes on some species of Erysiphaceae from India (Note su alcune specie di Erisifacee dell’ India). (Aw- nales Mycologici, 1907, Vol. V, pag. 476-479). L’Autore dimostra che anche la forma biologica di £#yys:phe (raminis D. C. che cresce sul frumento nell’ India, come quella che si incontra in Europa (veggasi a pagina 121 del volume I di questa Rivista), può attaccare 1 Hordeum silvaticum, benchè questa specie sia assai rara nell’ Asia. Descrive poi una nuova specie di ncinula (U. Tectonae) che cresce sulla T'ectona grandis. L. MONTEMARTINI, SIEPI DR A 1 7 CORE PARASSITI VEGETALI 59 Traverso G. B. — Alcune osservazioni a proposito della Sclero- spora graminicola var. Setariae-Italicae. /(Nuor. Giorn. Bot. It., Vol. XIV, 1907, 4 pagine). L’ Autore aveva affermato in precedenti pubblicazioni che la Selerospora graminicola (Sacc.) Schròt. che oresce sulla Se- taria italica merita essere distinta, per le dimensioni*delle 00- spore, dalla forma tipica che cresce sulle Setarie minori /S. rer- ticillata, S. viridis, S. glauca). A sostegno di tale sua asserzione, che fu poi messa in dubbio da alcuni botanici, porta ora il fatto che in una località nella quale crescevano insieme molti esem- plari di S. ztalica e S. viridis, da parecchi anni solo la prima era attacata dalla Sc/erospora e non la seconda. Inoltre tentativi di infezione fatte con spore di Se/erospora prese su Setaria italica e seminate nelle condizioni più favorevoli su S. vertici! lata hanno sempre dato risultati negativi. Si deve dunque ritenere che la Sc/erospora graminicola var. Setariae-italicae è realmente una entità distinta, anche per la specializzazione del parassitismo, dalla Sc/. graminicola tipica. L. MONTEMARTINI, VoLino P. — Le macchie ocracee del Pioppo Canadese. (L'I/a/a Agricola, Piacenza, 1908, pag. 61-62 e una tavola colorata). L'Autore segnala il fatto che la DolQhichiza populea che si sviluppa sui rametti tagliati dei pioppi e lasciati sul terreno, può passare come vero parassita sui fusti di 1, 2 e 3 anni, pro- vocandovi la formazione di macchie ocracee speciali e inducendo. un arresto nella vegetazione. Sono colpiti specialmente gli indi- vidui che vengono trapiantati e nei quali 1’ operazione del tra- pianto induce qualche disturbo funzionale. Sono perciò utili le pennellature invernali con solfato di 60 PARASSITI VEGETALI — PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI “000 RA ferro al 60 p. cento e calce al 5 p. cento fatte sulle pianticine tisi ea destinate al trapianto. Bisogna anche avere cura di scegliere vi De talee perfettamente sane, non romperne l’ epidermide e nono vo lasciarle a lungo ammucchiate sul terreno od in luogo umido, LA di la Chionaspis salicis. Nel caso poi di grande infezione, conviene A tagliare e distruggere la parte superiore delle giovani piante i per provocare la produzione alla base di nuove gettate sane E: che devono essere difese con pennellature con solfato di ferro è al 10 p. cento e calce al 5 p. cento. FS L. MONTEMARTINI. 3 ci BerxarD Ci. — Notes de pathologie vegetale. Il: Sur qualques p maladies de Citrus sp, Cistilloa elastica, Thea assamica, # Oreodoxa regia, ecc (Note di patologia vegetale. II: Su 3: alcune malattie dei C74us, Castilloa elastica, Thea assa- A mica, Oredora regia, ecc.). (Bull. da Department de V A- gricult. auo Indes Néerlandaises, Buitenzorg, 1907, N. XI, 55 pagine e tre tavole). © Metà quasi del lavoro è dedicato allo studio di una specie o nuova di Capnodium (C. stellatum) osservata dall’ Autore sulle 2 foglie di diversi C747vs a Giava. Trattasi di una specie eminen- . ; temente polimorfa di cui sono descritti parecchi modi di propa- i gazione (frammentazione del micelio tanto bianco dell’ ipostroma : i quanto bruno dell’epistroma, coroncine e ammassi di cellule sac- caromicetiformi brune, conidi della forma di 77/posporium , masse di conidi, ecc.) e di riproduzione (picnidi stellari conte- nenti cellule saccaromicetiformi jaline, periteci ad ascospore ja- line, periteci ad ascospore brune, picnidi in forma di botti disinfettandole anche col formolo che è efficace anche contro. h sc Ni eta Ù at La dei - y A PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 61 glia, ece.). L'Autore studia contemporaneamente, anche per ra- gioni di confronto, il Caprodium Castilloae della Castilloa ela- stica, il C. javanicum del caffè, il C. Guajavae n. sp. dello Psi dium Guajava, tatti più o meno diffusi a Giava e presentantisi come forme polimorfe. Ricorda che il polimorfismo di questi funghi che sono origine delle /mmaggini ha dato luogo ad una ricca sinonimia e rileva la necessità di uno studio accurato che chiarisca bene se si tratta di una sola specie o di specie e ge- neri diversi e in quali rapporti si trovano colla pianta su cni vivono e cogli afidi che li accompagnano. Secondp lui questi fun- ghi non sono parassiti diretti, ma si presentano sempre come conseguenza di attacchi di afidi e vivono delle secrezioni zuc- cherine provocate dalla presenza di questi o da questi depositate : variano dunque specialmente colle varie specie di afidi, però, malgrado le loro ife non penetrino nei tessuti fogliari, sono an- che in relazione colla natura della pianta sulla quale vivono. L’Autore descrive in seguito alcune malattie del thè, dovute alla Sti/bea Theae, un micete nuovo che attacca la corteccia dei giovani rami, e ad un piccolo acaro parassita delle foglie, di- verso, benchè affine, dal Tetranychus bioculatus. Descrive pure una nuova specie di Hel/minthosporium (H. Theae) saprofita dei rami ammalati. Sulla Pestalozzia Palmarum, richiamate le osservazioni fatte nella sua precedente pubblicazione riassunta alla pagina 345 del volume I di questa vista, l'Autore aggiunge che que- sto parassita può attaccare le specie più diverse di palme riu- scendo dannosissimo a quelle che si trovano in condizioni sfa- vorevoli di vegetazione: si presenta pertanto più che urgente il bisogno di segnalarlo e impedirne la diffusione negli arboreti nei quali si trovano ricche collezioni di palme, alcune non per- fettamente acclimatate e quindi più facili ad essere attaccate. L’ Autore segnala da ultimo : a) un piccolo acaro, che descrive senza determinarlo, che attacca e danneggia le foglie di Gyrandropsis spectosa, Carica Papaya, ecc., e contro il quale consiglia /ryorazioni con qual che insetticida, p. e. con una soluzione ali 1 p. mille di verde di Schwceinfuri ; b) una nuova specie di Nec/ria (N. bogoriensis) che non si può dire se sia parassita diretto o indiretto sui rami di vaniglia ; c) una nuova specie di Ramularia (KR. ondulata), paras- sita delle foglie di Citrus di Agleia odorata e di altre piante. L. MONTEMARTINI: Remonpino €. — Impiego delle viti americane nella lotta contro la fillossera. (Consorzio antifillosserico di Cuneo, 1908, 86 pagine e 21 figure).. Sono note ed osservazioni pratiche sopra l'innesto e la col- tura delle viti americane, il modo di preparare le barbatelle in- nestate e la scelta delle varietà da introdursi. Segue una lunga serie di misure calcimetriche eseguite sul terreno delle più di- verse località della provincia di Cuneo. Secondo l’ Autore, dato il cammino lento dell’ invasione fil- losserica nei comuni finora relativamente immuni, non conviene ai viticultori fare solleciti e grandi piantamenti di viti americane innestate, ma è preferibile sperimentare prima le varie viti ame- ricane più confacenti ai singoli terreni, e prepararsi a poco a poco un materiale buono e sicuro per la ricostituzione. L. MONTEMARTINI dî, * lun 1 ia AGFNTI ATMOSFERICI — FISIOPATOLOGIA 63 Braun K. — Blattflecken au Sisalagaven in Deutsch-Ostafrika (Macchie sulle foglie di Agave sisala, nell’ Africa orientale tedesca) (Ber. i. Land-u. Forstwirtsch. in Deutsch-Ostafrika, Amani, BA. III, 1908, pag. 143-166, con una tavola). L'Autore studia le macchie che compaiono sulle foglie del- l’Agave rigida var. sisalana Engelm., nei pressi dell’ Istituto di Amani, nell’ Africa orientale. Osserva che in esse non si nota nessuna lesione epidermica e che non sono da attribuirsi a pa- .rassiti animali o vegetali: sono dovute all’azione dei forti calori e si possono riprodurre artificialmente. Le foglie orizzontali sono più facilmente colpite di quelle verticali, la pagina fogliare in- feriore più della superiore. L. MONTEMARTINI. Miranpe M. — Sur l'origine de | anthocyanine déduite de |’ ob- servation de quelques insectes parasites des feuilles (Sull’ori- gine dall’ antocianina dedotta dall’osservazione di alcuni in- setti parassiti delle foglie). (Compt. Rend. d. s. d. l Ac. d. Sc. de Paris, 1907, T. CXLV, pag. 1300-1302). L’ Autore studia 1’ arrossamento che producono le larve di molti insetti (ditteri e lepidotteri) quando scavano gallerie nei tessuti fogliari delle piante più diverse, e, ricordando l'opinione di Overton che le antocianine si formano per l’azione combinata dei tannini e degli zuccheri, dimostra che per tale formazione sono necessarie le seguenti condizioni : 1. Interruzione della corrente del libro ; 2. accumulazione di sostanze ternarie, floroglucina, tan- nini, glucosio, e presenza di una ossidasi che si può mettere in evidenza coi reagenti ordinari. pai a FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE 3 Dove manca una di tali. condizioni, le antocianine non Sia ù "2 Î CPT si formano: così per esempio nel Corylus avellana , mancando 1 Hat ossidasi non si ha arrossamento prodotto da larve di insetti. ||| ksr . ; LA Vi. L. MONTEMARTINI. — sa % NOTE PRATICHE Dal Progrés Agricole et Viticole, Montpellier, 1908. (3. db i Num. 7. — Per combattere la processionaria del pino dove le piante | sono molto alte e non è facile la distruzione diretta delle grosse ragnatele che ne contengono le ova, si consiglia rivestire la base dei tronchi degli alberi con una zona di un miscuglio di grasso fuso, di coaltar e di catra- me di Norvegia: le larve che discendono in processione nel modo ben noto vi rimangono tutte impigliate. 3 o Lom: Dalla Deutsche Landicirtsch. Presse, 1907. i Num. 40. — Per combattere l’edera che infesta i campi si può adope- rare una soluzione del 15 p. cento di solfato ferroso, da spargersi a tempo asciutto e stabile. Serve anche la calciocianamide. LUomi Dalla Rivista Agraria Polesana, 1907. A. Beltrame dice d’ avere ottenuto risultati soddisfacentissimi contro la sterilità degli alberi fruttiferi, fasciando strettamente i loro fusti, poco i al disotto della triforcazione dei rami, con una lastra di ferro alta 30 em., 3 RE tenuta strettamente in posto e n appositi legacci di filo di ferro. Una tale porper. fasciatura viene lasciata per tre anni, durante i quali provoca una stroz- zatura del fusto che funziona come un’incisione anulare. j le “Mi È: Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. Li ; Anno III. ALESSI 15 aprile 1908. Num. db. — Rivista di Patologia Vegetale Dort. Luigi MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia | Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio «|. (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLIson (Dublino) - Prof. A. KRoLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Austraha) - D'. E. Bessey (Miami-Florida). ( Indice del fascicolo N. 5. «°°» Bereer E. — Mezzi per com- MerTcaLe H. — L’immunità | »’’battere la mosca bianca . Pag. 72 del castagno giapponese al- Ki CraviNno A. — La mosca olea- la malattia della corteccia . Pag. 68 pi ria ed il clima |. __. |...» (73. Morse W, J. — La scabbia Emerson R. A. — Irrorazioni | delle patate . x Ì RSI Bei Fratteti deli dica De ‘1 | Mica E. — Il marciume bleu FaWCET si Sp eelazione. di i delle conifere R È SEDE patologia vegetale. , SLI, NOA È Re Tr fanbeb dea mos MURRILL W. A. — Polyporaceae » 69 bianicge= ; SA . >» 73 | NiesseNn J. — Cancro del pioppo I GaBorto L. — La ruggine del del Canadà . : ; si» 70 È biancospino . : F . » 66 | Pseuion V. —. Perforazione b: Idem — La Botrytis cinerea . » 66 della vite : ; = ge Sa È Grirroy E. — Una malattia | Vo@uino P. — Un parassita | dei cavolifiori a e eta dannoso alla melanzana... » 70 e na IRR) WorcoLrt R. H. — Un aearo DA VI a A a E a ALU del marciume dei garofani » 74 . HepRICK U, P. — Danni dovuti Gi i ds ) alla poltiglia bordolese. . ’» 76 | ZMMPRMANN A. — Sullo XNile- |; Manin L, — Ricerche per borus dell’Acacia decurrens. » 75 combattere certe malattie | Note pratiche . è : Motio GIErk:. degli ortaggi . 3 ; a EI; Me Rivista di Patologia Vegetale ANNO III. 15 Aprile 1908. Num. 5. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dort. Lusi MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ FawcerT H. S. — Report of Assistant Piant Pathologist (Relazione dell’assistente di patologia vegetale). (Florida Agricult. Eo- per. Stat., Report for the Fiscal Jear ending Janeso, 190%, 80 pagine, 3 tavole e 3 figure). Le principali malattie siudiate furono le seguenti : Corteccia scagliosa (Scaly bark) degli agrumi, malattia che colpisce specialmente gli aranci e più raramente i limoni. In generale gli alberi colpiti si presentano come sofferenti, con rami secchi e morti, e foglie piccole e gialle; però il loro ca- rattere principale, dal quale deriva il nome della malattia, è dato dalla presenza di larghe aree scagliose sul tronco e sui Tami più grossi. In corrispondenza ad esse la corteccia presenta rotture della lunghezza di 1 a 15 centimetri e trasuda della gomma. La nuova corteccia che sì forma sotto, presenta essa pure lo stesso fenomeno: si screpola, poi si rompe e si stacca in scaglie. Talvolta la malattia attacca anche i frutti, deturpan- doli e decolorandoli. Essa è accompagnata da un fungo appar- tenente al genere /Hysterographium ; Scabbia o rogna degli agrumi (Citrus scab) dovuta al Cladosporium citri, studiata qui nei più diversi mezzi di coltura : Gommosi (Gumming) degli agrumi, osservata in diverse località e che pare debba rimanere distinta dal 774% della gomma LIBRARY NEI BOT » Wi DEN lea ate ca RSI: Ga SOT” 66 GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI (boot rot), perchè si presenta sul tronco e sui rami più grossi % ad una certa distanza dalla base. Nel resto le due malattie sono affatto simili. L’ Autore parla poi dei funghi parassiti della mosca bianca (Aleyrodes citri) degli agrumi, descrivendo le due specie di sa Aschersonia ed i loro caratteri culturali. i Segnala l’ Aschersonia turbinata Berk. come parassita del Ceroplastes floridensis Comst. Delle malattie dei peschi ricorda la ruggine (Puccinia Pruni), comunissima nella Florida; di quelle dell’ alno la Mi- crosphaeru alni Wallr., dannosissima in certe località ; di quelle delle rose l’Actinonema rosae Fr. e la Sphaerotheca pannosa. Segnala anche la golpe dell’ H:biscus sabdariffa, dovuta ad una Microsphaera. E. A. Brssey (Miami-Florida). Gaporto L. — La ruggine del biancospino : Gymnosporangium clavariaeforme (Jacq.) Rees. (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1908, pag. 108-109, con una tavola colorata). E una chiara descrizione, accompagnata da una buona ta- vola, del parassita in parola, il quale però non arreca danni considerevoli al biancospino. L. M. Gaporrto L. — La Botrytis cinerea. ([Didem, pag. 113-114). Sono notizie sintetiche sulla diffusione di questo parassita dell’ uva, sui danni che può arrecare, e sulle diverse formole proposte da Istwanffi, Guillon ed altri per prevenirne gli attacchi. L. M. PARASSITI VEGETALI 67 HraLp F. D. — The bud-rot of carnations (Il marciume delle gemme dei garofani) (Nebraska Agricult. Erper. Station , 1908, Bull. Num. 103, pag. 1-24, e 6 tavole). I garofani (Dianthus caryophyll:s) vanno soggetti nel Ne- braska ed in altri stati ad una malattia delle gemme fiorali che dànno fiori imperfetti, e spesso cadono, mostrando tutte le parti fiorali all’ interno del calice vizze e annerite, invase da ife fun- gine. Detta malattia è quasi sempre accompagnata da un acaro (Pediculoides dianthophilus W.) che però non ne è la causa ma un agente concomitante. La causa è invece da attribuirsi ad un fungo parassita, lo Sporotrichum anthophilum Peck, che l’ Autore descrive dettagliatamente dandone buone figure. Con culture pure di questo tungo inoculate su piante sane, sì potè riprodurre artificialmente la malattia. Gli acari servono forse a trasportare le spore da una gemma all’ altra ed a diffon- dere il parassita. La malattia si presenta specialmente nelle serre, dove l’aria è satura di vapore, e colpisce con maggior facilità gli ammassi di foglie che si coprono l’ una coll’ altra. Le varietà regina Luisa e Lawson sono più facilmente attaccate delle altre. E. A. Besspy (Miami-Florida). Maxgin L. —- Recherches ayant pour but d’enrayer quelques ma- ladies qui dévastent les cultures potagères (Ricerche per combattere certe malattie degli ortaggi) (Cazsse des Recher- ches scientifiques, Paris, 1906, pag. 153-155). L’ Autore osserva che le irrorazioni a base di solfato di rame non sono applicabili nella cura delle malattie degli ortaggi. Per queste si devono applicare rimedî che uccidano le spore dei parassiti senza danneggiare, od anzi riuscendo profittevoli alla pianta. dirt o Se, 205 sg. n) RR REAL ATTESI CEI : Pd 23 1690 TON Molla il CY ni Xi DT. 68 PARASSITI VEGETALI ue Per esempio le sporò dei diversi funghi non germinano in una soluzione di naftolo all’ 1 per 10.000, la quale non danneg- gia in alcun modo le piante sulle quali viene applicata. Le spore di Botrytis cinerea non germinano in una soluzione di acido fosforico all’ 1 per 4.000, o di acido nitrico all’ 1 per 2000, le quali soluzioni hanno contemporaneamente un'azione fertilizzante. L. M. MercaLe H. — The immunity of the japanese chesnut to the Bark: disease (1 immunità del castagno giapponese di fronte alla malattia della corteccia) (U. S. Departm. of Agricult., Bu- reau of Plant Industry, Bull. N. 121, 1908, 4 pagine). La malattia della corteccia, detta bark disease e dovuta alla Diaporthe parasitica Murril, è diventata nel Massachusetts la malattia più terribile di questa pianta. L’ Autore segnala il fatto che la varietà giapponese Casta- nea creanata ne è immune. L. M. Morse W. — The Prevention of Potato Scab (La difesa contro la scabbia delle patate). (Maine Agricult. Erper. Stat. , Bull. N. 141, 1907). La scabbia o rogna delle patate si è rapidamente diffusa nello Stato del Maine, ed ha attaccato anche le barbabietole e le rape, non che i cavoli, le carote, i rafani, la scorzonera e la pastinaca. Essa è dovuta, secondo il dott. Thaxter, all’ Vospora scabies e si diffonde in due modi: o piantando patate già in- fette, o usando del terreno nel quale sieno già. state patate od altre piante ammalate di questa malattia. I terreni alcalini sono più favorevoli allo sviluppo del male che quelli acidi, l umidità è più favorevole della siccità. PARASSITI VEGETALI ì 69 I campi già infetti devono essere coltivati per tre o quattro anni a frumento, a prato o a trifoglio, adoperando concimi che sieno adatti ad aumentare l’acidità del suolo, e prima di ri- piantarvi le patate è utile un sovescio p. e. di avena. Pei campi non infetti bisogna selezionare, per piantare, tu- beri affatto esenti dal male, e disinfettarli per precauzione con immersione per due ore in formalina (una parte di formalina al 40 p. 100 in 240 parti di acqua), o per un’ora in una soluzione all'uno per 1000 di sublimato corrosivo. Per le grandi quantità di tuberi si può procedere alla disinfezione coi vapori di for- maldeide che si lasciano agire da 24 a 48 ore. E. A. Bessey (Miami-Florida). MurrILL W.A. — Polyporaceae (pars). (North American Flora, Vol. 9, Part. 1, 1907, pag. 1-72). È la descrizione di tutte le specie di Po/yporacede segna- late nell’ America settentrionale e centrale, Greenland e Indie occidentali. Questa prima parte contiene le Porzeae a spore scure, e parte delle Po/yporeae. I nomi sono adoperati secondo le leggi della priorità e molti dei vecchi generi vengono sud- divisi, giusta quanto venne proposto dagli autori più recenti. Le diagnosi e le descrizioni sono complete. E. A. Bessey (Miami-Florida). Mixcn E. — Die Blaufàule des Nadelholzes (Il marciume bleu delle conifere). (Naturw. Ztschr. f. Land-u. Forstwirtsch., V, 1907, pag. 531-573). L'Autore attribuisce il colore speciale bleu che caratterizza questà malattia del legno delle conifere al micelio di un fungo Pd CD to CAPACITA 70 PARASSITI VEGETALI la cui identificazione non è facile. Con colture riesce a distin- guere le seguenti specie: Ceralostomella pini, C, piceae, ©. cima, C. coerulea, Endoconidiophora coerulescens n. gen. e n. Sp. L. MONTEMARTINI Niessen J. — Krebs an Canadapappeln (Cancro del pioppo del Ca- nadà). (Naturow. Ztschr. f. Land-u. Forstw., V, 1907, pa- gine 502-508). Trattasi di formazioni cancrenose osservate sul pioppo del Canadà a Krefed sul Reno, e a Gellep. Si trovava la Nectriu ditissima e la Diplodia gongronema. Lo VogLino P. — Intorno ad un parassita dannoso al Solanum Me- longena /Malpighia, Anno XXI, 1907, pag. 853-363, con una tavola). La malattia, segnalata in Piemonte fin dal 1904 e diffusasi nell’ autunno 1907 in causa della soverchia umidità, sì presenta sulle foglie della melanzana (Solanum Melongena) con macchie circolari od elittiche, olivacee ad orlo scuro, larghe 2-4-6-8 mm., in principio isolate, poi confluenti in zone fuligginose, a margine sinuoso nero, di parecchi cm. di diametro, disgregantesi sì da lasciare in ultimo le foglie bucherellate o ridotte in brandelli. Anche i frutti sono attaccati, e presentano piccole macchie cir- colari, brune, che si estendono rapidamente, anche quando il frutto è staccato dalla pianta, in larghe zone cancrenose che invadono quasi tutto il frutto. Il fungo che è causa di questa malattia, tanto in natura come nelle colture artificiali, si presenta prima coi caratteri di PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 71 una Phyllosticta e venne infatti descritto dallo Spegazzini col nome di Phyl!. hortorum. In seguito però appare come una Ascochyta e giustamente lo Smith C. A. lo classificò col nome di As. hortorum (Speg.) Sm. Esso attacca anche i pomodori, l’ alkekingi, la Datura, l Atropa, non che i Solanum nigrum e Dulcamara. Ad esso devono riferirsi il Phoma Solani Halst., l Aschochyta Lycopersici Brun. (As. socia Pass.), ll As. Solani- cola Oud., Vl As. Atropae Bresadola, 1 As. Alkekengi Massal. (As. pedemontana Ferraris), 1’ As. physalicola Oud., e forse V As. pinzolensis B. et K. Rimane invece distinta, secondo l’ Autore, Puoi Pisi. L. MONTEMARTINI, Exversoy R. A. — Spraying Demonstrations in Nebraska Apple Orchards (Esperienze di irrorazioni nei frutteti del Nebra- ska) (Nebraska Agricult. Erper. Stat., Bull. N. 98, 1907, 35 pagine e 7 figure). È la relazione su esperienze fatte, in diverse parti del Ne- braska, per combattere la scabbia (Venturia inaequalis) e la tignola (Carpocapsa pomonella) dei meli colla poltiglia bordo- lese ed i preparati arsenicali. I risultati furono dapertutto favorevoli. E. A. BessEy (Miami-Florida). Sawperson E. Dw., HeapLEE T. J., Brooks CH. — Spraying for the Apple Orchard (Irrorazioni per i pometi) (New Hampshire Agricult. Erper. Stat., Bull. N. 131, 1907, p. 11-56 e 36 figure). Hexperson L. F. — Mixed Sprays for Appie Scab and Codling Moth (Irrorazioni miste contro la scabbia e la tignola dei 72 PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI meli (Idaho Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 55, 1907, 22 pagine). Tarr L. R. — Spraying (Irrorazioni) (Michigan. Agricult. Exper. Stat., Special Bull. 37, 1907, 32 pagine e 10 figure). WaLker E. — Notes on Spraying and Suggestions for combat- ting Crop Pests (Note su irrorazioni e consigli per combat- tere le malattie dei raccolti) (Arkansas Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 95, 1907, pag. 49-89). Le prime due relazioni riguardano esperienze di irrorazioni contro la scabbia e la tignuola dei meli; le altre contengono istruzioni per l'applicazione di questa cura che mostrasi efficace anche contro le malattie di altri frutti e piante coltivate. E. A. Bessey (Miami-Florida). Bercer E. W. — Control of the White Fly by Natural Means (Mezzi naturali per combattere la mosca bianca) (Transactions of the Florida State Horticult. Society for 1907, pag. 69-80 e una tavola). Forse l’ insetto più dannoso agli agrumi nella Florida è il così detto While Fly (mosca bianca) (Aleyrodes citri); però i danni che esso arreca sono specialmente indiretti, perchè dovuti allo sviluppo della /umaggine (Meliola, ecc.) sulle sue secrezioni. Le irrorazioni facilitano il diffondersi della malattia e non sono di alcuna efficacia contro di essa. I suffumigi con gas di aci- do cianidrico sono utili, ma non impediscono il ricomparire della malattia. Si conoscono invece tre funghi parassiti dell’ insetto in parola e che operano un’ azione molto distruggitrice contro di esso: Aschersonia aleyrodes Neb., A. flavocitrina P. Henn. ed un fungo bruno il cui stadio fruttifero non è ancora noto, Mr e PARASSITI ANIMALI T3 Questi funghi possono essere introdotti negli agrumeti in- festi o col mezzo di piante e foglie che portino insetti parassi- tizzati, o disseminandone le spore ottenute con colture pure. Una volta introdotti, essi riducono alle più piccole proporzioni i danni della malattia. | E. A. Bessey (Miami-Florida). Cravino A. — La mosca olearia ed il clima (L' //alza agricola, Piacenza, 1908, pag. 86-87). id L’ Autore osserva che nelle annate come quella testè de- corsa 1907, nelle quali la mosca olearia è poco diffusa, essa si | presenta specialmente ed attacca gli olivi delle partì basse, val- live, umide. Evidentemente in tali posizioni l’ olivo non prospera bene e può essere ricetto non solo della mosca, ma anche di altri parassiti. Converrebbe dunque sopprimervelo e non coltivarvelo più. L. M. Fawcett H. S. — The Cinnamon Fungus of the Whitefly (Il fungo della mosca bianca) (Florida Agricult. Exrper. Stat., Bull. Num. 76, 1907, 2 pagine). Questo vero parassita dell’ Aleyrodes citri fu osservato per la prima volta nella Florida nel 1905. Esso può essere introdotto negli agrumeti molto infettati e danneggiati dall’ insetto in pa- rola, e fa subito vedere i suoi effetti. È il Verticillium heterocladum Penzig. Così i funghi parassiti dell’ A/eyrodes sono sei: Aschersonia Aleyrodis, A. flavo-citrina, Sphaerostilbe coccophila, Microcera sp., Verticillium heterocladum, ed un fungo brumo del quale non si conosce alcuna forma sporigena. E. A. BessEey (Miami-Florida). PARASSITI ANIMALI Hexperson L. F. — The Rex Spiray and other Lime and Sulphur Compounds (Irrorazioni con ‘ex e con altri composti di calcio e di zolfo) (Idaho Agricutl. Exper. Stat., Bull. N. 56, 1907, 12 pagine). Parrot P. .J., Hoogkiss H. E. and Sirrine F. A. — Commercial miscible Oils for treatment of the San Josè scale (Olii com- merciali da applicarsi contro la malattia di San Josè) (New York Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 281, 1906, pagine 261-270). FerNnaLD H. T. — The San Jose Scale and Experiments for its Control (La malattia di San Josè e le esperienze fatte per combatterla) (Massachussetts Agricult. Erper. Stat., Bull. N. 119, 1907, 22 pagine e una figura(. Troop .J. and Woopptry C. G. — How to Control the San Josè Scale and other Orchard Pests (Come combattere la malattia di San Josè e la altre malattie dei frutteti) (Judiana Agri cult. Exper. Stat., Bull. N. 118, 1907, pag. 397-423, con 12 figure). Queste quattro pubblicazioni contengono istruzioni per com- battere la malattia di San Josè, dedotte da accuratissime espe- rienze. I rimedî a base di calce e di solfo sono i più efficaci ; gli olii danno risultati meno buoni. Il Rex (calce e solfo) è buono ma costa troppo per le spese di trasporto dal sito di produzione a quello di consumo. E. A. Bessev (Miami-Florida). WoLcorr R. H. — A mite accompanying the bud-rot of carnations (Un acaro che accompagna il marciume delle gemme dei garofani) (Nebraska Agricult. Exper. Station, Bull. Num. 1083, 1908, pag. 25-33, e 2 tavole). PARASSITI ANIMALI — BACTERI 75 __ an ne PISA mea de E una accurata descrizione, accompagnata da figure, dell’ a- caro che si trova sulle gemme fiorali dei garofani attaccate dalla malattia di cui alla precedente pagina 67. L’ Autore propone per esso il nome di. Pediculoides dianthophilus Wolcott. E. A. Besspy (Miami-Florida). ZiMMERMANN A. — Ueber Ambrosiakafer und ihre Beziehungen zur Gummibildung bei Acacia decurrens (Sullo X7/e#07ws dell’ Am- brosia e i suoi rapporti colla formazione della gomma nel- l’Acacia decurrens). Centralbi. f. Bakter.u. Paras., II Abth., B. XX, 1908, pag. 716-724, e 7 figure). Nel campo sperimentale di Amani l’ Acacia decurrens mo- strò una notevole trasudazione di gomma /gonmnosi) in seguito all'attacco di un bostrichide appartenente al genere Xi/eborwus. L’ insetto è accompagnato da un micete indeterminato, che in- vade il legno e la corteccia dei rami affrettandone la morte, e che l’Autore crede si trovi, rispetto all’ insetto, nei rapporti nei quali secondo Méller si trovano certi funghi con certe formiche fungicole dell'America meridionale. L’Autore descrive il modo di formazione della gomma nei tessuti interni. L. M. Grirroy Ep. — Une maladie des choux-fleurs (Una malattia dei cavoli fiori). (Bull. offic. reinseignem. agric., Paris, 1907, T pagine). Trattasi della cancrena umida dei cavoli, che nel 19083 e 1905 ha causato danni considerevoli. Secondo l'Autore, il Baez! lus Brassicaevorus descritto dal Delacroix come causa di tale PSA I RT fe î - VIA.) re P 5 < ; ho é 4 1 È 1 +. ” 76 BACTERI — AGENTI CHIMICI malattia (veggasi alla pagina 44 del primo volume di questa Rivista) non differisce dal B. putridus Fligge. Esso è accom- pagnato nelle lesioni da altre specie, come il B. fluorescens li- quefaciens e il B. coli communis, che diventano virulenti solo in condizioni speciali. La malattia comincia colle ferite dovute ai limacidi ed a diverse larve, ed è favorita dall’ umidità del suolo. L. MONTEMARTINI. Heprick U. P. — Bordeaux Injury (Danni dovuti alla poltiglia bordolese). (New York Agricult. Exper. Station, 1207, Bull. N. 287, pag. 105-189, con-7 tavole). | In certe condizioni accade qualche volta che i meli abbiano le foglie ed i frutti considerevolmente danneggiati dalla, poltiglia bordolese colla quale vengono trattati. I frutti perdono l’epider- mide in corrispondenza a determinate plaghe rotondeggianti o lineari e presentano formazioni sugherose ed anche ipertrofie sì da apparire nodosi e non più commerciabili. Le foglie presentano delle macchie simili a quelle prodotte dalla Phy//osticta, in cor- rispondenza alle quali l’epidermide e le cellule sottostanti muo- iono e seccano. Se i danni sono forti, l’ albero può perdere una terza parte od anche la metà delle sue foglie. I danni non si possono evitare o diminuire in modo sensi- bile aumentando la proporzione di calce oltre quanto è necessa- rio a neutralizzare completamente il solfato di rame ; si riesce però a diminuirli riducendo la proporzione del sale di rame. Essi si hanno quando subito dopo le irrorazioni segue una pioggia; se passa una settimana asciutta, non sono più da te- mersi. Sui frutti si possono evitare ritardandando i trattamenti iù AGENTI CHIMICI — AGENTI ATMOSFERICI TT fino a che i giovani frutticini hanno perduto i loro peli ed hanno formato le lenticelle al posto degli stomi. Certe varietà sono delicate e vengono danneggiate più di certe altre, senza che però la sensibilità verso la poltiglia bordolese sia in relazione con quella verso la scabbia {Venturia inaequalis), anzi alcune varietà soggette a quest’ ultima malattia resistono alla poltiglia bordolese, e viceversa. Nei trattamenti da applicarsi contro la scabbia bisogna dunque tenere conto di questo fattore. E. A. Bessey (Miami-Florida). PeaLion V. — Contributo allo studio della perforazione della vite e di altre piante legnose. (Ferrara, 1908, 25 pag. e 1 tav.). Con questo nome si indica una malattia della vite, da alcuni anni frequente nell’ Emilia, caratterizzata dal fatto che le foglie presentano soluzioni di continuità, veri fori, per cui, perduti i caratteri ampelografici specifici del vitigno, diventano riferibili al tipo perforato o fenestrato, nei casi più gravi anche laciniato. Le piante ammalate presentano uno sviluppo anormale e rachi- tico, onde per molti riguardi sicordano la malattia chiamata barbera: rissa in Piemonte, e il roncet della Sicilia. Anzi l’ Au- tore, escludendo che si tratti di effetto di antracnosi, rileva pa- recchi caratteri anatomici comuni della perforazione e del 7'oncet o court-noué descritto dal Ravaz. La malattia si presenta più diffusa nelle annate nelle quali più frequenti seno i geli e le brinate, ed attacca con intensità diversa i varii vitigni, presentandosi anche in modo diverso a — seconda del sistema di potatura e di allevamento. Attacca anche altre piante come acero, ippocastano, pioppo, ecc. L'Autore crede che si potrebbe tentare di prevenire la ma- lattia con potatura tardiva ed in due tempi (onde ritardare la a te Ni vo fato ferroso acido (anche queste per ritardare 1)’ entrata in ve- getazione delle gemme). L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Villaggio, Milano, 1908, N. 11: L’ unione dei viticultori dell’ Assia Renana ha preso l’iniziativa per una lotta collettiva contro la Cockylis dell’ uva con trattamenti ‘invernali, primaverili ed estivi) che tutti i viticultori della regione hanno preso im- pegno di applicare. L m. Dall’ Italia Agricola, Piecenza, 1908 : N. 5. — Si dà notizia degli splendidi resultati della lotta combattuta dalla Società di Agricoltura di Meaux (Francia) contro i maggiolini, orga- nizzandone la caccia diretta. Si calcola che in 18 anni sieno stati distrutti sino a 470 milioni di insetti (venivano pagati fino 60 cent. al chilo), senza calcolare il numero straordinario di discendenti, con un beneficio di al- meno 94 milioni di lire, corrispondente a mille lire per ettaro in 18 anni! N. 7. — Contro l’afide lanigero dei meli si consigliano pennellature con olio di noce, di ricino, o di ravizzone. L. me. Dal Bubllettino dell’ Agricoltura, Milano, 1908. N. 10. — Per distruggere i topi si consiglia 1’ uso del fosfuro di zinco. Si prende granoturco frantumato ed alquanto rammollito in acqua fredda, lo sì dispone in un recipiente di legno a strati sui quali si sparge il 2 °/ di fosfuro, si rimescola tutta la massa e poi la si sparge in ragione di 12-15 Pe died. i n MR 20 NOTE PRATICHE î 79 chilogrammi per ettaro. La spesa è di circa lire 8 per ettaro, ma i risul- tati sono ottimi. Il rimedio venne provato con successo nel Mantovano dal sig. G. Sforni. Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1908, N. 4: Pag. 55. — Per disinfettare le barbatelle di vite americana provenienti da vivai infetti da fillossera, il dott. O. Faes di Losanna consiglia immer- gerle per 12 ore in uni soluzione di solfocarbonato potassico (82° Be) al 8 per 100, addizionata con sapone nero all’ 1 p. 100. Il trattamento va fatto prima che si muova la vegetazione. N. 7. — Per il così detto marino delle fragole, dovuto alla Ramulnria Tulasnei, si consiglia falciare le foglie e distruggerle quando la malattia sia molto estesa, facendo seguire una concimazione con buon terricciato, ed irrorando le giovani foglie che si svilupperanno appresso con una so- luzione di solfato di rame al 0,5 per cento insieme a soda cristallizzata al 0,7 per cento. Dal Giornale di Agricoltura pratica, Asti, 1908 : N. 821, pag. 177. — Per difendere le viti dai danni delle brine pri- maverili, si consiglia spolverare i giovani getti con zolfo macinato, 0, me- glio, con gesso o con una mescolanza di gesso e zolfo. Si consiglia pure, quando le viti sono basse, seminare, negli interfilari, della segala che si alzi rapidamente e copra i tralci. Nelle località molto soggette alle bri- nate primaverili sono poi a preferirsi le varietà di viti a sviluppo tardivo, ed è utile praticare il più tardi possibile la potatura e lasciare i tralci da frutto e da legno in tutta la loro lunghezza: in tal modo si sviluppano prima le gemme terminali, ritardando lo sbocciare di quelle basilari, le quali possono poi, solo più tardi e quando è passato il pericolo delle bri- ne, venire separate insieme alla porzione di tralcio che le porta. Una lavatura dei tralci e delle gemme fatta, sul finire dell’ inverno, con una soluzione al 30-35 per 100 di solfato ferroso può pure ritardare almeno di una settimana lo sbocciare delle gemme. Effetto simile si ot- tiene anche imbiancando le viti con latte di calce, oppure, se si tratta di vigneto poco esteso, ricoprendo il terreno con paglia durante le ore più calde del giorno e scoprendolo di notte. Pe "ei 80 NOTE PRATICHE ; Pag. 189. — Il Dott. E. Cerioli comunica d’avere ottenuti risultati sod- disfacentissimi nella lotta contro la tignuola del melo (Hyponomeuta ma- linella) e del biancospino (HH. cognatella) spolverando con un soffietto or- dinario da zolfo, cenere o calce finissima sulle foglie delle piante a difen- dersi. Le polverizzazioni vanno fatte in primavera e preferibilmente di mat- tino, e vanno ripetute parecchie volte specialmente se seguite da pioggie. N. 822, pag. 203. — Per il cancro delle viti, o rogna, o tubercoli do- vuti ai geli invernali, si consiglia, quando i tubercoli stessi non sieno troppo grossi, raschiarli e spalmare la ferita con catrame 0, meglio, con paraffina sciolta a leggero calore. Se i rigonfiamenti sono molto sviluppati e circondano tutto il ceppo della vite, conviene tagliare la pianta al piede ed allevare un nuovo ceppo. I. m. Dalla eve Horticole, Paris, 1908 : Pag. 82. — Contro l’afide lanigero dei peri, P. Passy consiglia 1’ uso dell’ alcool che ne bagna i peli ed arriva ad ucciderlo : si usa una miscela di parti eguali di alcool da ardere e di acqua e la si applica alla fine del- l inverno. Aggiungendo |’ uno p. 1000 di sublimato corrosivo, l’ azione in- setticida è più energica. Contro lo stesso parassita dei meli (pagina 58) J. Foussat consiglia invece un insetticida a base di suceo di tabacco, da prepararsi nel seguente modo: si scioglie a lieve calore un chilogrammo di sapone nero in 4-5 litri di acqua, si agita e si aggiunge una soluzione di due ettogrammi e mezzo di carbonato di soda in 3-4 litri di acqua; si la- scia raffreddare il tutto e si aggiunge ancora tanta acqua da arrivare fino ai 25 litri complessivamente. Im seguito nella miscela si versa un litro di succo concentrato di tabacco e mezzo di alcool] metilico. Sono preferibili le acque di pioggia. Pag. 114. — Per prevenire la gommosi degli alberi da frutto, la quale può essere dovuta a moltissime cause, P. Passy consiglia: coltivazione nelle condizioni più favorevoli ehe sia possibile, e quindi risanamento del terreno, drenaggio, aereazione, ecc.; soppressione graduale degli organi aerei ritenuti inutili; disinfezione dei tagli di potatura; irrorazioni con anticrittogamici ; lavatura delle ulcerazioni gommose con soluzione di sol- fato di rame. l. MM Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. po; { ti NO DIRETTA DAL Dorr. Luicr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia » Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL GueRcIO — ._» (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KroLoPP | (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. S. Hol (Nishigahara-Tokio) - .__ M. ALpine (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 6. ApPPEL 0. — Esempi per lo i Grassi B. — La lotta contro studio microscopico delle la fillossera . : ì . Pag. 88 . malattie È 3 î .. Pag. S1 HeDGEOCK G. G..— Il crowa- gall delle viti . x pi LI BERLESE A. — Per gli olivicul- tori che volessero sperimen- KirRcHNER 0. — Sull azione i ‘tare contro la mosca delle LE o ò 3 delle irrorazioni colla pol- olive 3 i Ù 3 LAN 184 NR 1 tiglia bordolese . ù Basti AA: .JQ.— Brevi considerazioni in- | } | KLEBAHN H. — Ricerche su torno alla lotta contro la n nl * alcuni funghi imperfetti . >» 82 mosca delle olive... —». >» 85) °° ChanpLer W. H.-: La morte PAOLI da — Le larve della , È — invernale delle gemme dei SORA CR RO Ran e a peschi . A $ .. + >» 93 | RoBERTS H. F.e FREEMAN G. F. rd aioari per — Modo per combattere il combattere la mosca olearia » 86 Carnonasgol AAPEO a Dai SRL; STEVENS F. L. — Scabbia dei meli A ò È ; E asa ‘ Foà A. e GRANDORI R. — Studi sulla fillossera della vite... » 87 STEVENS F.L. e HaLL J:G. — GaBorto L. — Relazione sul” i ns Ra as | Gabinetto di Patol. Veg. di TARESIATATID dol Mode stri Casalmonferrato . _.‘’—’...’ 0» 81 | Note pratiche . N96 Sua Rivista di Patologia Vegetal ANNO III. 15 Maggio 1908. Num. 6. Per tutto quanto concerne la Rivista _ . È P\ . . . vj dirigersi al Dort. Lurr MonrEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. \EW YORK GENERALITÀ GARDEN AppeL O. — Beispiele zur mikroskopischen Untersuchung von Pflan- zenkrankheiten (Esempi per lo studio microscopico delle ma- lattie delle piante). (Berlin, II Aufl., 1908, 54 pag. e 63 fig.). È um volumetto interessante per chi vuole iniziarsi nello studio delle malattie delle piante. Contiene la descrizione chiara, macro e microscopica, corredata da buone figure, delle principali malattie delle piante più comunemente coltivate e dei parassiti vegetali ed animali che le producono. Di alcune di esse sì in- dicano anche i rimedi. L. MONTEMARTINI. Gaporto L. — Relazione annuale sul Gab'netto di Patologia Vegc- tale di Casalemonferrato, per l’anno 1906-907. (Casale Mon- ferrato, 1908, 22 pagine). (Veggasi anche alla pag. 82 del secondo volume di questa /?//s/4). Le condizioni climateriche dello scorso anno furono, per fcS fortuna, sfavorevoli allo sviluppo delle crittogame parassite ; ciò non ostante è dato in questa relazione l’elenco di 111 micromi- ceti patogeni trovati su varie piante coltivate nel circondario — di Casalemonferrato. p LIBRARY SOTANICAL, 7 Abbastanza diffusi furoda invece albumi iii . specialmente la Diaspes pentagona del gelso, l’ Autore ottenne buoni risultati coi trattamenti conta dll Ministero di Agricoltura e riportati alla pagina 14 del secondo Mo: è volume di questa /t/vista. È buona la formula americana segn | lata dal Silvestri e cioè una poltiglia cotta di 3 chilogrammi < fiori di zolfo e 3,6 di calce viva in 100 litri di acqua. L. MONTEMARTINI - Kueg4ann H. — Untersuchungen iiber einige Fungi imperfecti und ; die zugehòrigen Ascomyceten formen (Ricerche su alcuni fun- ghi imperfetti e sulle loro forme ascofore). (Sorauer’s Zischr. f. Pfaunzenkrunkh., BA. XVII, 1908, p. 5-17, con una tav.). Collo studio di materiale naturale e con colture e con ino- culazioni ed infezioni artificiali, 1 Autore dimostra che, come î prima aveva affermato il Fuckel, la Septoria piricola Desm. dei peri, e la S. nigerrima Fuck. sono forme della Mycosphaerella | sentina. i cR L. M. Rogerts H. F. e Freeman G. F. — Prevention of the Sorghum and kafirn-corn smut (Modo di combattere il carbone del sorgo e del kafir). (Kansas Agric. Erper. Stat., Ball. N. 149, 1907, pag. 11-15). dt Il sorgo ed il kafir (due varietà dell’ Andropogon sorghum) vanno soggetti a due specie di carbone Cintractia reliana , —‘ che riduce l’ apice dei fiori in una massa polverulenta, e CSS sorghi-vulgaris (Tul.) Clinton, che attacca le singole spighette. de NA N° esta seconda Lai che è la a comune viene esclusa 777- 7, ergendo per due ore le sementi in una soluzione di una parte di formalina del commercio (40 p. 1007 in 200 parti di ucqua. Bisogna anche seccare completamente i semi prima di porli nei magazzeni. E. A. BRSSEY (Miami-Florida). — Srevens F. L. — Apple scurf (Scabbia dei meli). North Caro a È lina Agricult. Exper. Station, Bull. N. 58, 1908, pag. 54). si I rami dei meli mostransi spesso attaccati da una malattia È cui l' Autore dà il nome di scabbia dei meli (Apple scurf). La ; corteccia e l’ epidermide si contraggono in modo da produrre È sotto la cuticola delle piccole areole che danno alla macchia infetta un aspetto bianco argenteo caratterisco. In queste mac- - chie si formano poi numerosi i picnidi di un fungo che pe’ suoi sti È caratteri si presenta come la Phyl/losticta prumcola , la quale | però finora è conosciuta soltanto come parassita delle foglie. I rami colpiti non muoiono sempre e la malattia non sembra È sia molto dannosa. 3 ss E. A. Besgby (Miami-Florida). — Srevens F. L. e Haur J. G. — Some apple diseases (Alcune malattie dei meli). (Nor: Carolina Agricult. Erper. Station, . Bull. N. 196, 1908, pag. 39-53, con 19 figure). Nella Carolina del Nord si è manifestato un black-rot delle mele un po’ diverso da quello comune dovuto alla Sp/laeropsis. Le regioni colpite ed i tessuti ammalati diventano neri, e le | macchie crescono tanto da coprire a poco a poco la maggiore parte del frutto. Il fungo causa di tanto male è la VWo/w/e/la fructi Stevens et Hall. Esperienze di inoculazione hanno mo- ti strato che esso non può penetrare nella cala intatta @ mentre si diffonde rapidissimamente attraverso le soluzioni continuità. segnalato qualche volta sui rami su di può provocare fi morte accompagnata da screpolature e distacchi della corteccia delle porzioni terminali. Anche la Sphaeropsis malorum attacca, nella Caroli del Nord, i rami ed i frutti, producendo dei danni che sono appena. distinguibili da quelli dovuti al Conzothyrium. E. A. Bessey (Miami-Florida). BerLese A. — Per gli olivicultori che volessero sperimentare contro la mosca delle olive, secondo il metodo delle irrorazioni con sostanze zuccherine. (Bol/. quindie. d. Soc. d. Agricol. Itatal., Roma, 1908, Anno XIII, pag. 261-265). Sono istruzioni pratiche per il riconoscimento di questo in- setto parassita e per l applicazione delle miscele zuccherine ve- lenose che lo uccidono. Ognuno può comporre da sè una miscela efficacissima ed economica sciogliendo a caldo due chilogrammi di arsenito di potassio in 10 litri di acqua, versando la soluzione in 90 chilo- | grammi di melassa, ed agitando bene. AI momento dell’applicazione si allunga ancora questa o le altre miscele fatte sulla stessa base, e la si applica colle ordi- narie pompe per la peronospora quando le olive sono ancor gio- vani, ripetendo ogni tanto l'operazione fino alla completa matu- DI Y EPPOI, FRI IRE Ù vie : È È È ZE E Pla pod Ù une PARASSITI ANIMALI He: ranza. Le mosche, appena nate, succhiano avidamente la sostanza ‘avvelenata e muoiono prima di deporre le uova, le quali sono deposte solamente una diecina di giorni dopo la nascita. Non si fanno irrorazioni appena prima della raccolta, si usa anzi praticare la raccolta dopo le pioggie. L. MONTEMARTINI. BeBLESE A. — Brevi considerazioni intorno alla lotta contro la mosca delle olive. (Comunicazione all’ assemblea gen. ordin. 1908 della Soc. d. Agric. It., in Boll. quindie. d. Soc. d. Agric. Italiani, Roma, 1908, pag. 428-481). Sono considerazioni d’ indole economica tratte da esperienze fatte in Toscana per verificare la praticità del rimedio De Cillis. L’oliveto trattato aveva 45.000 piante, e furono praticate su esso sei irrorazioni complete, estendole anche ad una certa zona di sicurezza. La spesa complessiva pel rimedio e per la mano d’o- pera fu di 25 centesimi per pianta, spesa che, quand’anche non fosse mai superata, sarebbe sempre considerevole rispetto al red- dito netto medio calcolato, nella Maremma Toscana, di non oltre una lira per pianta. L’ Autore crede che si potrebbe realizzare un po’ di econo- mia adoperando senz’ altro la melassa greggia che costa solo 10 lire al quintale e, dopo averla addizionata col 2 per 100 di ar- senito di sodio o potassio (meglio che arseniato), sclogliendola al 20 per 100. La spesa per ciascuna pianta potrebbe così essere ridotta fra 9 e 10 centesimi. Però rimane in ogni modo l’inconveniente finora insuperato che ad ogni pioggia il rimedio viene lavato via e le piante ri- mangono indifese. Questo inconveniente, il costo, il risultato delle esperienze fatte in Francia e nell’ Italia Meridionale, fanno giudidare per ora il rimedio, così come venne proposto, inattuabile praticamente. L. MONTEMARTINI. Cores O. — Sui mezzi per combattere la mosca olearia: Dacus NA oleae. (Atti del R. Istituto dl Incoraggiamento di Napoli, at Ser. VI, Vol. V, 1908, 12 pagine). se: L'Autore osserva che la mosca delle olive attacca special- mente le varietà a frutti più teneri e delicati, e viene favorita nel suo sviluppo. non dagli inverni miti ma dagli estati piovosi, nei quali pare che le olive si gonfino e presentino minore resi stenza all’ insetto che deve depositare in esse le sue uova: la scalzatura estiva degli alberi, ritardando la maturazione, riesce hi > " Va a mantenere immuni gli alberi per un certo tempo e può dare gli stessi risultati che la raccolta anticipata. Ricorda che sin dal 1899 egli, considerarido che la mosca È olearia si alimenta di qualunque liquido zuccherino e si vale delle olive soltanto per deporvi le ova (sono poi le larve che si alimentano della polpa di esse), aveva preparato un alimento organico velenoso, da lui chiamato mvoschicida , a base di me- lassa e di arsenito potassico, alimento che distribuiva imbeven- done appositi stracci che poi venivano appesi in mezzo ai rami degli alberi. I risultati delle esperienze fatte con tale metodo, pur mostrando una certa efficacia del rimedio, non furono al tutto soddisfacenti, forse anche perchè le esperienze non vennero eseguite in grande. Ora il De Cillis ha proposto, col nome di dachicida, un ri- medio che in fondo ha la stessa base e che però si dovrebbe distribuire con irrorazioni sulla chioma di tutti gli alberi. L’Au- tore dubita della possibilità di un'applicazione pratica su vasta scala di un tale rimedio, sia per le difficoltà di irrorare gli al- beri più alti, sia per il forte costo della mano d’opera e del tra- sporto dell’ acqua, sia per il pericolo che insieme ad una simile melata artificiale si diffondano nell’ oliveto la fumaggine e le cocciniglie che ordinariamente la accompagnano, sia finalmente per il discredito commerciale che potrà venire alle nostre olive dall'essere esse state irrorate con sostanza tanto velenosa. dani? agli DI fio de L auf Sr NE FA PI ANIMALI > È n : ra % \ Spera che il Dacus oleae si possa combattere con migliore | successo con una maggiore diffusione de’ suoi parassiti. L. MONTEMARTINI » 103 EILEEN È a È suo 98 RG sE PeRrorTI R. — Relazione sul Brizi ft MILLI Laboratorio di Bacteriolo- allo Ss udio del brusone del gia agraria di Roma. Ag Ana riso. Ù s 7 IO, ] P. V. — Il vaiolo della me- BruNET R. — Le nottue de lanzana . ; È dr 104 “la vite. ì è ì LL CEIOT Dar (von) F. C. — Sull’e- | sistenza della Myxomonas MBetae ii a 1 7102} Rours-P.H.. - Malattie dei Id. — La peronospora delle cucurbitacee È ; +» 104 dA | | Fox E, e Movinas E. — Ma- | pomodori . . . TR lattie del ciliegio... —. >» 105 | Swrx E. H.,— Il marciume | Foussar S. — Utilizzazione « terminale dei pomodori . » 109 A dei succhi di tabacco —. » 108 | Note pratiche i da da VA DE2 4 Ni ?* ‘ la x s Ri y% Rivista di Patologia Vegetale ANNO III. 1 Luglio 1908. NUM. 7: Per tutto quanto concerne la Rivista . dirigersi al Dott. Lurr MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ AppeL O. — Beitràgo zur Kenntniss der Kartoffelpflanze und ihrer Krankheiten. II (Contributi alla conoscenza delle patate e delle loro malattie). (Ar. a. d. Kais. biol. Anstalt f. Land-v. Forstwirtsch., Berlin 1908, Bd. VI, pag. 1-27, con due ta- vole e dieci figure. - Per la prima puntata veggasi a pa- gina 305 del volume secondo di questa /v/sta). . Le diverse varietà di patate resistono in misura pure di- versa alle varie malattie, epperò è utile per ognuna di queste vedere in quali condizioni si sviluppa e per quali varietà è più dannosa. Anche lo studio della buccia delle patate è importante ed a questo si riferisce il seguente quarto contributo : 4. Kreiz W., Untersuchungen ber die Schale cerschie- dener Kartoffelsorten und ihre Beeinflussung dureh Boden- verhaltnisse, Feuchtigkeit und Diingung (Ricerche sopra la buccia delle diverse varietà di patate in rapporto alle condizioni del terreno, di umidità e di concimazione), dedicato appunto allo studio della buccia come organo che si oppone ai bacteri della putrefazione. L'Autore presenta molti dati riguardanti il numero e lo spessore degli strati di sughero di cui consta la buccia delle varietà più comuni in Germania, coltivate in diverse condizioni di umidità e di concimaziene. Dimostra così che la struttura e = Ri lo sviluppo della bicgk roc uiolto a non Pdaro da varietà 11 rietà, ma in una stessa varietà a seconda del luogo e del c Essa rimane più sottile colla siccità che non coll’ umidità, e. venta più resistente in seguito a concimazioni a base di fosfati. La sensibilità agli agenti esterni è diversa a seconda delle si varietà, e dopo una lunga coltivazione nelle stesse condizioni e nella stessa regione, si formano come delle varietà locali, che portate in un altro terreno vi si adattano male. AR Oltre che per lo spessore, la buccia può presentarsi in diverso modo anche per la disposizione dei diversi strati di sughero che la compongono. L. MONTEMARTINI. Benrens J. — Bericht iber die Tatigkeit der Kais. biol. Anstalt f. Land-und Fortwirtschaft im Jahre 1907 (Relazione sull’ at- tività della Stazione Agraria di Berlino nell’anno 1907). — (Mitth. a. d. Kais. biol. Anst. f. Land-u. Fortw., Heft 6, ua Berlin 1908, 63 pagine con 4 figure). d Nel riferire sopra quanto si è fatto in questa importante Stazione durante il decorso anno 1907, 1’ Autore offre qui un breve riassunto di 22 memorie pubblicate, della maggior parte. d delle quali fu già data notizia nei precedenti fascicoli di questa ’ Rivista. L. MONTEMARTINI. RoLrs P. H. — Tomato Diseases (Malattie dei pomodori). (Flora Agricult. Exper. Station, Ball. Num. 91, 1907, pag. 14-34, con 83 tavole). Le malattie delle quali si parla in questa pubblicazione sono solamente quelle che nella Florida arrecano i maggiori danni. f _ La così detta ruggine (rust) dovuta al Macrosporium (Al ternaria) Solani. Si presenta in forma di piccole macchie ne- rastre sulle foglie, che a poco a poco si ingrandiscono e con- fluiscono tra loro occupando gran parte del lembo. La si com- batte colla poltiglia bordolese. La nebbia (blight) dovata ad un Fusarium, che si propaga nel terreno e sì manifesta provocando prima la decolorazione delle foglie inferiori. che avvizziscono e seccano cominciando dalla punta, e poi di mano in mano l’avvizzimento e la caduta delle foglie più alte. È la malattia più dannosa nella Florida, e non si ha altro mezzo per combatterla che una buona rota- zione agraria, non coltivando pomodori per almeno tre anni in terreni che siensi dimostrati infetti. Il male dello sclerozio, dovuto ad uno Scelerolium che oltre i pomodori attacca anche molte altre piante, come le patate, le fave, i cavoli, le barbabietole, i poponi, ecc. Le piante colpite cominciano ad avvizzire all'apice e presto muoiono : nel loro in- terno si trovano moltissimi sclerozi della grossezza di un seme di senape, di colore tra il rosso scuro ed il nero; né si potè mai scoprire altra forma di riproduzione di questo parassita. £ da consigliarsi l'estirpazione e distruzione di tutte le piante am- malate. Furono trovate utili anche le irrorazioni del terreno, intorno a ciascuna pianta, con soluzione ammoniacale di car- bonato di rame, della quale si versano da 150 a 175 cm. cubi alla base di ogni fusto. La malattia bacterica {Bacillus solanacearum), spesso dan- nosissima, perchè non si sa come combatterla. Essa viene diffusa dagli insetti e conviene distruggere subito le piante che se ne mostrano infette. Attacca anche altre specie della stessa famiglia dei pomodori: patate, Sol/anum nigrum, ecc. La colatura o aborto delle gemme fiorali, dovuta o a rapidi abbassamenti di temperatura, o a concimazioni troppo forti che 20 provochino uno sviluppo eccessivo degli organi Vegetati: ; presenza di piccoli insetti nei fiori. L’arricciamento delte foglie (leuf curl), che può esser dovuto ad un eccesso di acqua nel terreno, o ad una potatura troppo abbondante. . . . . 4 ‘ rd i L’avvizzimeuto delle piantine nei semenzai può essere pro- tp: vocato da parecchi funghi, onde bisogna aerare e disinfettare it terreno. È ° 5 } î I Talvolta appena le piantine sono trapiantate, si vedono î loro fusti piegarsi senza presentare poi ulteriore accrescimento: essi sono cavi nel loro interno. Il fatto è dovuto ad una sover- è», chia concimazione azotata e ad abbondanza di acqua nel semen- IRE n . ISO ue” zaio donde le piantine provengono. Le anguillule (Heterodera radicicola) arrecano esse pure, talora, danni gravissimi alle colture dei pomodori. Dove esse E compaiono non si deve far seguire la coltivazione di altre piante che possano venire attacate: si coltivi il Panicum sanguinale, “#D la Mucuna utilis, il Desmodium molle che ne rimangono immuni. — AR L’Heliothis armigera, che attacca il cotone, può attaccare +08 anche i pomodori, depositando le sue ova sulle piante giovani, ; sulle foglie e sui frutti. L’ insetto compie il suo ciclo vitale in | f. 30 giorni. Bisogna asportare e distruggere gli orguni infestati È dalle larve; se l’ invasione è forte , sono utili le irrorazioni i con insetticidi a base di arsenico. - Altre larve di altri insetti riescono dannose ai pomodori, e bi si possono adescare con mezzi avvelenati. | fi Ricordisi finalmente il Phytoptus calacladophora che pro- & voca delle escrescenze pelose sui fusti e che viene combattuto 45 col solfo o con composti solforosi. E E. A. Bessey (Miami-Florida). ra Mast etdao | ‘PARASSITI VEGETALI LUTTO AppeL O. e LAaracn F. — Ueber ein im Friihjahr 1907 in Salat- pflanzungen verheerendes Auftreten von Marssonia Panatto- niana Berl. (Sopra un’ invasione di Marsonia Panattoniana Berl. dannosa alle coltivazioni di insalata, nella primavera del 1907). (Arb. a. 'd. Kais. biol. Anstalt f Land-u. Forst- wirtsch., Berlin 1908, Bd. VI, pag. 28-37, con una tavola). Trattasi di una malattia dell’ insalata (lattuga) già apparsa e descritta in Italia dal Berlese, e che ha preso nello scorso anno una grande estensione e fu causa di danni gravissimi nel Brandenburg, dove l’ insalata è coltivata su vastissima scala. Le foglie presentano macchie di 4-5 mm. di diametro, orlate di nero, che diventano presto secche e confluiscono così da di- struggere l’intiero organo. Il parassita che le produce è una Marsonia (M. Panattoniana Berlese), i cui conidi germinando emettono un micelio che trafora l'epidermide e secerne un en- zima necrotizzante. L’ Autore ne ha fatto colture pure senza ottenere la forma ascofora. Egli pensa che il parassita venga diffuso per mezzo dei re- sidui e pezzi di foglie ammalate che, lasciate nell’orto, vengono ammucchiati insieme al terriccio e al concime sui quali si fanno le seminagioni per il prossimo anno. Raccomanda pertanto /a distruzione di tutte le piante infette e la disinfezione, con latte di calce 0 con soluzioni di solfato di rame, delle casse nelle quali st fa la semina. Consiglia anche di spruzzare le piante, appena compare la malattia, con una soluzione di solfato di rame al 0,5 per cento. Bisogna poi astenersi dal ripetere la stessa coltura due anni di seguito quando in un primo anno st presenta assai diffusa la malattia. L. MONTEMARTINI. SAI pc x FABER (von) F. C. — Ueber die Existenz von Myxomonas Betae i Brzezinski (Sull’ esistenza della Myromonas Betae Brzez.). n (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVI, 1908, pag. 177-182). Contemporaneamente al Trzebinski (veggasi alla precedente pagina 48), l'Autore ha fatto ricerche per controllare l’esistenza di questo pasassita delle barbabietole descritto dal Brzezinski nel lavoro riassunto alla pagina 50 del volume secondo di questa Rivista. E, come il Trzebinski, giunge alla conclusione che sulle barbabietole ammalate il mixomicete in parola non si trova in nessuno degli stadi minutamente descritti dall'autore ungherese, nè si trovano altri parassiti appartenenti allo stesso gruppo. Si pera. 14 1 3A: ch 5 = 3 : SAI ne, » { Fi i + SEI i i CS sa = Do deve dunque dire che il Myromonas Betae non esiste. A i % i L. MONTEMARTINI. na ie; DISS, È = dif È Mie diri SI GuiLLieRMonp A. — Recherches sur le dèveloppement du Gloeo- î Mi 5 S x È s 7 d sporium nervisequum (Ricerche sullo sviluppo del G/oeo- î i sporium nervisequum). (Compt. Rend. d. s. d. lAc. d. Sc. i d. Paris, 1908, T. CXLVI. pag. 704-707). L’ Autore ha fatto colture pure di questo micromicete in vari mezzi liquidi e solidi, differentemente zuccherati, e non ha mai ottenuto gli organi saccaromicetiformi ottenuti da Viala e Pacottet e descritti nel lavoro di cui alla pagina 276 del primo e volume di questa Arista. Le osservazioni di questi non possono dunque che essere attribuite ad impurità di colture ed all’ inqui- nazione di queste da parte di qualcuno dei tanti saccaromiceti k che si trovano comuni sulla superficie delle foglie e che furono osservati dall’ Autore anche nelle sue prime colture. Anche nelle prime colture di (G/ocosporiwm Citri preso su foglie di limone, l’Autore trovò dei saccaromiceti che si svilup- pavano contemporaneamente al fungo. L. MONTEMARTINI ù n PI) » N° RARO * «e 24 PARASSITI VEGETALI 103 KLEBERGER S. — Die Entstehung und Verbreitung der Herz-und Trockenfàule der Runkelriiben (L’origine e la diffusione della malattia del cuore e del marciume secco delle barbabietole). Cà (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XVIII, 1908, pag. 48-58). Nello scorso anno le due malattie si sono molto diffuse in Germania. a Cominciano prima a morire e marcire le foglie centrali e giovani della rosetta fogliare, poi, se la malattia è a corso ra- pido, segue presto anche la morte di quelle periferiche e della intiera pianta, se a corso lento, queste ultime restano e possono formarsi altre foglie centrali salvando così almeno una parte del raccolto. | Alla morte e putrefazione delle foglie centrali (malattia del cuore, o Herzkrankheiît) tiene dietro il marciume secco (Tro- chenfaule) delle radici carnose, che dall’ inserzione delle foglie si estende più o meno rapidamente a buona parte del corpo, che appare presto nerastro e invaso da funghi. Trattasi del Phoma Betae Frank, il cui micelio penetra nelle cellule e ne provoca la plasmolisi e la morte, si espande rapidamente in tutti i tessuti ed è pure la causa della morte delle foglie nelle quali sale luogo il sistema vascolare. Quando la malattia è a corso lento, il fatto è dovuto a una specie di tessuto di cicatrizzazione che la pianta oppone alla invasione del micelio nelle sue parti ancora sane. La malattia compare alla fine di giugno e ai primi di luglio, è favorita dalle forti concimazioni con stallatico e dall’alternanza frequente di siccità e umidità. Lo stallatico è specialmente dan- noso se contiene residui di bete in marcescenza , perchè questi possono portare nei campi il parassita: se ne diminuisce l’azione malefica coll’ aggiunta di calce caustica. Non si può dire che la malattia si propaghi coi semi. Per combatterla bisogna selezionare le varietà più resist | lavorare il terreno possibilmente in autunno 0 în principio di primavera, per conservarne l'umidità; evitare che nel concime. È sieno residui di piante ammalate ; isolare e distruggere pron na tamente le prime piante che si presentano infette. s- fi L. MONTEMARTINI. °° na P. V. — Il vaioio della melanzana. (L'Italia Agricola, Piacenza, 1908, Num. 7, pag. 156-157, con una tavola colorata). È. È una descrizione succinta e chiara, ad uso degli orticultori, da . della malattia della melanzana dovuta all’ Ascochyta hortorum se e già descritta nella nota di cui alla precedente pagina 70 di. =" questo volume. 3 Come mezzo di difesa si sono consigliate, con discreto ri- È sultato, le drrorazioni con poltiglia bordolese all'uno per cento di solfato di rame e calce. Si L. MONTEMARTINI. J P. V. — La peronospora delle Cucurbitacee. (Ibidem, Num. 3, pag. 181, con una tavola colorata). i E Questa peronospora (Pseudoperonospora Cubensis Berk. et Curt.) è oramai tanto diffusa da rendere necessari pronti prov- vedimenti contro di essa. Attacca il cetrimolo, il popone e l’an- guria, provocando sulle loro foglie macchie larghissime, che poi si staccano, ed estendendosi nei tempi piovosi in modo tale da causare la perdita dell’ intiero raccolto. Si consigliano irrorazioni di solfato di rame e calce al 0,5 per cento da applicarsi con pompe a getto finissimo, perché ri- mangano aderenti alle foglie. Per le piante giovani sono utili le solforazioni con solfo ramato al 5 per cento. L. MONTEMARTINI. ANIMALI Forx E. e MoLinas E. —- Maladies et insectes du cerisier (Ma- lattie ed insetti del ciliegio). (Le proges Agricole et Viticole, Montpellier 1908, Num. 19 e 20, con una tavola colorata). Il Foex descrive le principali malattie crittogamiche del ciliegio, tra le quali le seguenti : scopazzi, dovuti all’ Eroascus Cerasi (Fuck) Sadeb., che attacca anche le foglie producendo su di esse la Do/la. Siccome il micelio sverna nel legno dei rami ammalati, é wl7/e asportare e distruggere gli scopazzi medesimi ; Gnomonia erythrostoma (Pers.) Auersw., che provoca sulle foglie la comparsa di larghe macchie prima giallastre e poi brune, facendole seccare e rimanere, durante l’ inverno, sospese ai rami, donde bisogna raccoglierle e bruciarle perché il parassita non sverna in nessun altro organo ; | diverse specie di Phy//osticta che producono macchiette arsiccie sulle foglie, senza però essere causa di danni molto gravi; la tiechiolatura dei frutti dovuta al Fusicladium Cerasi (Rabenh.) Sacc., contro il quale non si conoscono rimedi ed è solo consigliabile, fin dove è possibile, la distruzione dei frutti ammalati ; il marciume dei frutti dovuto alla Monilia frucligena , che talvolta attacca anche i rami tanto del ciliegio che di altre rosacee e che si può combattere raccogliendo e distruggendo è frutti mummificati e lavando i rami, durante l inverno, con poltiglia bordolese al 10 per cento di solfato di rame e al 5 per cento di calce. Sono efficaci anche, ad impedire la diffu- stone del male, le irrorazioni con poltiglia bordolese da ripe- tersi ogni dieci giorni. Il Molinas descrive poi i seguenti principali insetti parassiti del ciliegio : gorgoglioni o pidocchi (Aphis Cerasi), da combattersi con irrorazioni ripetute con qualche insetticida a base di sapone l'ideii 1% Vil Tie ta î W has a eiginà 1 IT d II pra III STE pi A Rat Lal , Ea 73 renchima delle foglie rispettando le nervature, ed avendo il corpo DE mucoso possono essere combattute efficacemente con polverizza- — vo zioni di calce în polvere da applicarsi cogli ordinari soffitti; mosche (Ortalis Cerasi), le cui larve (verme delle ciliege) attaccano i frutti e quando questi cadono, vanno poi ad incrisa- lidarsi nel terreno : si consiglia raccogliere e distruggere colla calce 1 frutti che cadono , prima che sieno abbandonati dalle larve e coltivare varietà primaticcie 0 tardive, a seconda delle regioni ; il cerambice nero (Cerambyar Scopolii), le cui larve attac- cano il legno e vengono uccise iniettando nelle gallerie un li- quido insetticida (per esempio 10 parti di formolo, 6 di glice- rina e T6 di acqua). L. MONTEMARTINI. FrieperIcHs K. — Ueber Phalacrus corruscus als Feind der Brand- pilze des Getreides und seine Entwickelung in brandigen Aehren (Sopra il Phalacrus corruscus come nemico del carbone dei cereali, e sul suo sviluppo nelle spighe affette da carbone). (Arb. a. d. Kais. biol. Anstalt f. Land-u. Forstwirtsch., Berlin, 1908, Bd. VI, pag. 38-52, con una tavola). Sopra spighe di frumento, avena e orzo affette da carbone e mandate in esame alla Stazione di Patologia Vegetale di Ber- lino l’ Autore trovò il Phalacrus corruscus, e potè osservare anche lo sviluppo di questo coleottero dall’ uovo alla larva ed all’ insetto perfetto, constatando che le larve si nutrono delle spore dell’ Ustilago e Tilletia, presentandosi come nemici assai utili di questi parassiti. L. MONTEMARTINI. det, v “Ni ti ni Sn vd Ut Lig og LC e | RARO CIO E RIT TIRO Ty PILOT È da era - gr Ne - i ur, Bruwer R. — Les noctuelles de la vigne (La nottue della vite) (Revue de viticolture, Paris, 1908, T. XXIX, pag. 481-484, con una tavola colorata). e. È LR vi Lol A Ger Come è noto, i bruchi delle Agrotidi, o nottue, nati nel- ese lo ee re: l’ estate, non compiono il loro ciclo vitale nella stagione, ma d'inverno si nascondono nel terreno ove, se la temperatura non é molto bassa, rimangono a nutrirsi di radici. per uscire di pri- mavera, durante la notte, a mangiare le foglie ed i rami verdi “CR delle piante più diverse e rifugiarsi ancora nel terreno all’appa- È rire del giorno. “A Tutte le nottue possono essere ampelofaghe quando non er hanno altre piante di cui cibarsi, però l'Autore ferma la sua attenzione e descrive le seguenti tre specie, Agrotis exrclama- à tionis, A. segetwin, A. pronuba, i cui bruchi salgono spesso sulle viti e mangiano le foglie giovani, i grappoli non ancora in fiore, i. (RT Nr e Pie 404 incidendo spesso anche i rami verdi e provocandone l’avvizzi- mento, con gravissimo danno della viticoltura. Si possono raccogliere tali bruchi deponendo vicino ai ceppi di vite un fascetto di erba medica fresca, nella quale essi n vanno facilmente a nascondersi al mattino, oppure facendo tre o quattro fori nel terreno intorno alle piante. E anche consigliabile di lasciare in mezzo alle viti qualche piccola area di terreno non lavorato, le cui erbacce possono attirare le larve, distogliendole dalle viti. i Il solfuro di carbonio non è efficace se non in inverno, du- rante i freddi più rigidi, perchè solo in tali condizioni le larve delle Agrotis scendono a oltre 20 centimetri di profondità, mentre ordinariamente rimangono molto superfiaiali e sfuggono all’azione dei vapori di solfuro che tendono a scendere. Vi sono dei ditteri (T’achina micaus e T. hadenae) che vi- vono nel corpo delle nottue ed aiutano molto l’uomo nell’opera di distruzione di questi nemici della vite. Anche V Zehinomyia f prompta è un potente nemico naturale delle nottue. L. MONTEMARTINI. Forssar S. — Utilisation des jus de tabacs dans la distruction des insectes (Utilizzazione dei succhi di tabacco nella lotta contro gli insetti) (Le Progròs Agricole et Viticole, Montpellier, 1908, N. 18, pag. 528-535). i L'Autore afferma che il succo di tabacco è uno dei più efficaci, per non dire il più utile insetticida, purchè sia di buona qualità e bene applicato. Esso deve la sua efficacia alla nicotina, che agisce quando riesce ad aderire e bagnare il corpo dell'insetto, onde la neces- sità di unirlo spesso ad altre sostanze adesive (sapone, alcool metilico, ecc.) L’Autore dà qui parecchie istruzioni per preparare dei buoni insetticidi a base di succo di tabacco, sapone ed alcool (uno, per esempio, assai buono si ha cou 4 chili di sapone nero, 2 litri di succo di tabacco ricco e titolato, oppure 4-5 litri di sueco a 175; 2 litri di alcool metilico e un chilo di carbonato di soda in 100 litri di acqua). Lu. Mi PerorTI R. — Relazione sull’operato dei Laboratorio di Bacterio- logia annesso alla R. Stazione di Patologia vegetale di Roma.. (Roma, 1908, 4 pagine). L'Autore accenna ai vari studi da lui fatti specialmente sopra i bacteri della nitrificazione, sulla var. italiana del mi- crorganismo nitrosante descritto dal Winogradsky, sopra 1’ Azo- tobacter chroococcum, sul Bacillus radicicola e l’azione su di esso esercitata dagli stimolanti chimici, e sopra le modificazioni della calciocianamide ed altri concimi azotati in rapporto alla attività di alcune forme bacteriche. L. MONTEMARTINI. br Boo DE DE = Smira E. H. — The blossom end rot of tomatoes (Il marciume terminale dei frutti dei pomodori). (Massachussetts Agrieult. Exper. Station, Technical Bull., N. 3, 1907, 19 pag. e 6 fig.). Una malattia piuttosto frequente dei pomodori e che qualche volta arreca dei danni assai gravi, è quella indicata coi nomi di black rot, marciume terminale dei frutti (blosson end rot), od anche semplicemente marciume dei frutti (fruit rot). Essa si presenta, all’ estremità dei frutti che hanno già raggiunto la metà o i due terzi della loro grossezza definitiva, come una piccola macchia nerastra e rotonda al posto dello stilo, la quale a poco a poco si allarga fino ad estendersi, in alcuni casi, allo intiero frutto che finisce col morire. L’ Autrice distingue due forme di questa malattia. Una è dovuta ad una specie di Nwusarium che pare possa identificarsi col F. Solani Mart. Con colture pure si può facilmente consta- tare che questo fungo è attivissimo nel trasformare l’ amido in zucchero , il che spiega perchè la malattia non attacca mai i frutti completamente maturi nei quali manca l’amido. L'aumento di acidità è quindi sfavorevole allo sviluppo del parassita. Le ezperienze di inoculazione hanno dato risultati positivi solamente quando il fungo venne inoculato a mezzo di ferite dei frutti. L'altra forma di malattia è dovuta a bacteri che producono alterazioni assai simili a quelle che provengono dal Fusarium. Anche con essi si potè riprodurre artificialmente la malattia ino- culandone nei frutti le colture pure. È probabile che tanto l’ uno quanto 1’ altro parassita pene- trino nel frutto attraverso le sottilissime screpolature dell’ epi- dermide che si formano intorno allo stilo. E. A. Bessey (Miami-Florida). nuario della Istituzione Agraria A. Ponti, Milano, gen- naio 1908, vol. VII, 70 pagine) (veggasi per i contributi Anche nello scorso anno 1907 non si manifestò questa te Brizi U. — Terzo contributo allo studio del brusone del riso (An- dii Sia precedenti alla pag. 59 del Vol I e alla 94 del Vol. II 308 questa A.vista) muta malattia del riso, così che gli studi dell'Autore dovettero. limitarsi ad esperienze di laboratorio ed.all’ esame delle diverse questioni che si sono discusse sull’argomento. Iu un primo capitolo, sulle +icerche sulla supposta azione patogena dei fungilli delle piante brusonate, dopo una esposi- zione critica del modo onde furono condotte le esperienze dal Farneti (veggasi ai fasc. 2-3 del Vol. II di questa £7vzsta), co- munica che, ripetendo ie esperienze medesime colla Piricularia Oryzae, coll’ Helminthosporium turcicum e cogli altri fungi che vennero trovati sulle piante di riso brusonate, ebbe risultati affatto negativi. Nè potè constatare l'Autore la grande diffa- sione delle spore di tali fungilli nella rugiada, nè la possibilità di ottenere l’annerimento delle piante di riso colla sola rugiada filtrata. è In un secondo capitolo, sui bacteri delle radici del riso brusonato, dimostra che le forme bacteriche che più costante- mente rimangono aderenti alle sottili radici vive del riso non hanno alcuna azione patogena su esse. L'Autore ne ha isolato sei forme, senza trovare però quella descritta dal Voglino, e con nessuna di esse è riuscito a riprodurre artificialmente la forma anche più tenue di drusone. Tutte si trovano nella impossibilità di penetrare negli elementi cellulari vivi, riescendo a penetrare solo quando le cellule delle sottili radici, per disturbi funzionali qualsiansi, perdono, colla vitalità, la resistenza alla penetrazione. Ciò potrebbe forse spiegare, secondo l'Autore, l'osservazione del Voglino. ' CELA 7 SLI) »>& N06 rada i ie ie a ie c Il terzo capitolo contiene nuove e numerose osservazioni meteoriche in risaia, le quali mostrano che anche un maggiore riscaldamento del terreno fino di 10° gradi non basta a deter- | minare neppure una minima traccia di Drusone. Il quarto è un capitolo polemico sulle condizioni nelle quali si manifesta il brusone , e l’ Autore; dopo avere soste- nuto non avere importanza le esperienze del Farneti sia pel modo onde furono condotte che pel piccolo numero, difende dalle cri- tiche ricevute la sua ipotesi della possibilità che la malattia sia dovuta a fenomeni di asfissia ed a mancanza di ossigeno non nell’ acqua sovrastante al terreno, ma nel sottosuolo in contatto colle radici. Insistendo sull’ importanza che si deve dare da chi studia questa malattia alla costante alterazione del sistema ra- dicale di tutte le piante ammalate, l'Autore porta poi nuovi fatti ed ulteriori dati per provare che tutte le cause che contribui- scono a rendere più soffice ed aerato il terreno, e privo di gas riducenti o velenosi il sottosuolo nel quale sono immerse le sot- tili radici assorbenti del riso, sono anche quelle che attenuano o rendono nulli gli effetti del Drusone. Concludendo , 1’ Autore ritiene insostenibile la teoria pa- rassitaria del brusone del riso e per conseguenza non può’ ri- tenere utile l'applicazione, anche se fosse praticamente possibile, di alcun trattamento anticrittogamico. Crede invece si possa, se non trovare un rimedio, indicare una serie di mezzi e di pratiche indirette che, applicati a tempo e luogo, possano, se non preve- nire, attenuare almeno i danni di questa malattia. Si riserva però di completare osservazioni ed esperienze già iniziate in proposito. L. MONTEMARTINI. "RR ex e ira a NOTE PRATICHE Dal Progres Agricole et Viticole, Montpellier, 1908. Num. 9. — Per combattere le fumaggini degli alberi si consiglia pu- lirne bene i rami ed il tronco durante l'inverno, e lavarli con qualcuna | delle seguenti miscele insetticide: 100 litri di acqua, 20 chili di calce grassa, 8 chili di olio pesante di catrame; oppure 100 litri di acqua, 30 chili di sapone nero, 5 di olio pesante di catrame e 5 di naftalina; oppure emul- sione di petrolio e sapone al 25 p. 100 di petrolio. D’estate possono essere utili le irrorazioni con poltiglia bordolese cui si sia aggiunto l’uno per 100 — si v di essenza di terebentina. Num. 15. — Contro le Hypera che infestano i medicai, L. Degrully consiglia il taglio prematuro dell’ erba, da farsi appena le femmine scen- dono a deporre le ova sulle foglie inferiori. Descrive anche appositi ap- parecchi da far scorrere sul prato per raccogliervi gli insetti. Se si è di- sposti a sacrificare il primo taglio, sono utilissime le irrorazioni con inset- ticidi a base di arsenico, da praticare appena compare il parassita. La calce viva, che viene qualche volta consigliata, non ha nessuna efficacia. L. m. Dal Corriere del Villaggio, 1908. Num. 17. — Per combattere le grillotalpe, oltre le iniezioni di solfuro di carbonio nel terreno, si consigliano, dove questo non è praticabile, i seguenti altri metodi: spargimento ed interramento con erpice di 7 ad 8 quintali di panello di ricino per ettaro; oppure 30 chilogrammi per ettaro di petrolio greggio, incorporato al perfosfato o al gesso e interrato colla zappatura prima della semina; oppure carburo di caleio in polvere, sparso e sotterrato colla zappa. In Francia ottengono buoni risultati ponendo nel terreno, ogni 4-5 giorni ed alla profondità di 3-4 em., cristalli di naftalina. : . Mm. Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1908. Pag. 135. — Una emulsione buona per combattere i gorgoglioni o pi- docchi delle piante è la seguente: alcool e sapone di potassa in parti . e- guali più |’ 1-2 per 100 di solfuro di carbonio. Il tutto si allunga con acqua e si spruzza sui germogli colpiti dagli afidi. Ottimo è anche l’estratto fenicato di tabacco in soluzione all’ 1 p. 100. x l. m. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. EAT SITI PE ARE AI E O PIET ENTI Anno JIII. 10 Luglio 1908. Num. 8. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dorr. Lurar MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.' S. Horr (Nishigahara-Tokio) M. ALpine (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 8. BornER C. — Studio mono- MARRE R. — Note su un’alga grafico sui Chermidi.. . Pag. 121 parassita . . . . . Pag. 118 CrucHET P. — Nota su due MaxwELL A. —- La cimice del nuovi parassiti del /’0lygo- riso... . » 124 NUM ad 6 | PEGEIONIYV. _ Sulla ona con- CUBONI G. — Mea: due ma- tro alcune avversità delle lattie delle piante studiate piante erbacee |. . ... » 114 nel 1906-9070... » ‘113 | Prarpi G. — Possiamo ado- DuMAZET A. — La stazione perare la kainite come in- entimologica ‘di Rennes. >» 114 SELLICIRARO I CINI Re dd EwerTt R. — Immigrazione RuaLaND W. — Contributo in Germania di un paras- alla conoscenza del fungo sita del cetriuolo. . . . » 117 di moltiplicazione . . . >» 119 Gasotto L..— Per la meteo- SCMITTHENNER F. — Fenomeni rologia agraria . . . . >» 126 di connascimento dell’ in- GauTIER L. — Sul. parassi- mesto not » 117 tismo del Me/ampyrum pra- STON G. E. e Wi N F. tenga vi. » 117 — Rel. della stazione del HannIG E. — L'asbini. dell’a- Massachussetts per l’anno zoto atmosfer. nel Lolium IRE TAT, ae ci: LETO COb16 in simbiosi con un fungo » 117 | TrooP J. e Walaia ‘C ‘a I. La Phoenix canariensis e — La coltivazione ed il la cocciniglia rossa. . . >» 124 commercio dei poponi . . >» 119 JADIN.F. e VoLcy B. — Sulla TuBEUF (von) C. — Malattie formazione della gomma delle malattie dovute a Fu- nelle Moringa . . ..... >» 126 CAVIA NO ce ei o 120 LarsacH F. — Alcuni funghi Note pratiche . . . .. . >» 128 parassiti delle fragole . . » 118 ____—____—___——__&___—_—t_ xx ANNO III. 10 Luglio 1908. Num. 8. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dortr. Lursr MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. x GENERALITÀ Cuponi G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate du- rante il biennio 1906-907 (Roma, 1908, 88 pagine). Coll’aumento del numero degli Istituti locali che studiano le malattie delle piante, va diminuendo di anno in anno il nu- mero dei campioni mandati in esame alla Stazione di Roma, e l’attività di questa può esplicarsi in studi ed osservazioni par- ticolari su determinate malattie nuove o più importanti. L’ Autore raccoglie qui in un volumetto assai interessante i risultati di tali studî speciali, molti dei quali, dovuti anche all’ attività degli assistenti Petri, Perotti, Pantanelli, Saccardo ed altri, vennero già comunicati nei precedenti fascicoli di que- sta Rivista. Sono deseritti in capitoli separati i casi patologici più in- tesessanti riguardanti la vite, l’ olivo, il gelso, gli agrumi, gli alberi da frutto, le piante da bosco, i cereali, le leguminose, le piante industriali, quelle ortensi e quelle da giardino, nonche le malattie delle stesse piante che in questi anni richiamarono mag- giormente l’attenzione degli agricoltori. Impossibile accennare qui a tutti i casi che meriterebbero essere segnalati. Troviamo in tali capitoli importanti osservazioni sopra l’ 1- ia i a 2 da» LA dentità del bacillo della Padna dell'olivo, e sul roncet dello gbP à È americane e la resistenza delle viti europee a tale melatioti da Se quale è senza dubbio l’estrinsecazione della profonda alterazione E DA di tutte le facoltà portata dai traumi delle ripetute potature del De foi legno. + ARRE I capitoli più importanti sono corredati dall’ elenco biblio- . CS . . ( Ei grafico dei più recenti lavori sull’argomento. De L. MONTEMARTINI. di i î Dvumazer A. — La station entomologique de Rennes (La Stazione. Entomologica di Rennes) (Journal d’ Agricult. rapa, isa Paris, 1908, T. I, pag. 240-241. L’ Autore accenna all’ importanza che va assumendo questa stazione ed a quanto essa ha contribuito per la diffusione in America dei parassiti della Liparis chrysorrhoea che, importata dall’ Europa, recava immensi danni nelle foreste. Rileva come negli Stati Uniti sieno solleciti i provvedimenti governativi ogni qualvolta viene segnalato nel territorio americano un parassita delle piante, e si augura che anche in Europa si usino eguali cure. L. M. PeeLIon V. — Sulla lotta contro alcune avversità delle piante er- bacee considerate in relazione col regime colturale (Arna/? della Società Agraria della Provincia di Bologna, 1908, 21 pagine). L’Autore, dopo avere ricordata l’importanza che hanno as- sunto lo zolfo e specialmente il solfato di rame (indicato ora- mai quasi come rimedio universale delle malattie dei vegetali) nella lotta diretta contro i parassiti delle piante, parla dei casi RR) "A: 3 = È di i È 405 A DA : } x o . . nei quali questa lotta diretta non ha alcuna efficacia, mentre — hanno maggiore importanza le pratiche colturali. e % id Si riferisce particolarmente ai casi di così detta stanchezs Di da 0 . .del terreno dovuti non ad esaurimento chimico o a mancanza di lai A Di qualche principio, ma alla grande diffusione di parassiti: per esempio, la stanchezza dei terreni troppo frequentemente colti- sd vati a barbabietole e dovuta alla diffusione dell’ Heterodera Est Schachtii; quella dei trifogliai e dei canapai in seguito alla vi ee Ce Pn diffusione della Sclerotinia Trifolii e della Peronospora canna- É bina; quella dei terreni investiti a lino o a grano, in seguito " alla straordinaria moltiplicazione dei germi di Fusarium Lini ì: o di Ophiobolus graminis. Orbene, in questi casi la lotta diretta contro i parassiti non è sufficiente a ridare al terreno la sua produttività. Per chi co- bi; nosce la biologia dell’ Ophiobolus graminis è facile comprendere ‘> RI come non possa bastare, dato anche che sia possibile, la brucia- LL % ® tura delle stoppie superficiali ad impedirne la formazione dei be periteci; per chi sa come si diffonde e perpetui nelle piante più “AR varie la Rhizoctonia violacea, è facile prevedere come non pos- le: sano servire a farla scomparire le rapide operazioni colturali e “i rotazioni agrarie. Nè sempre la disinfezione del terreno può ot- tenersi completamente coll’uso del solfuro di carbonio o della formalina, che pure hanno dato al Foex ed al Delacroix ottimi risultati nella lotta contro le rizomorfe delle viti e diversi Nu- sarium. L’Autore dimostra invece che coll’aratura iu due tempi e colla pratica del maggese si riesce ad ottenere una disinfezione più razionale, arrivando anche alla distruzione delle piante in- È festanti e ridonando al terreno la sua potenzialità completa. L’aggiunta di calce viva ai terreni che sono decalcificati, anche se non appare di efficacia diretta contro i pasassiti, acce- lera, secondo l'Autore, i processi di combustione di origine mi- crobica ed aiuta a prevenire o rimediare la stanchezza del suolo. L. MONTEMARTINI. per l’anno 1906) (Nzneteenth Annual Report of the Massa- | a chussets Agricult. Exper. Station, LOL pag. 157-198, con 3 tavole). | È " ser Sono ricordate le malattie delle piante coltivate osservate durante l’anno 1906 dalla Stazione, tra le quali 1 avvizzimento dei pomodori dovuto a Fusarium; la bacteriosi della lattuga forzata; una bacteriosi dei Geranium manifestantesi con specie versa dalla comune M. frucligena e che si può combattere colla polverizzazione di calce, di zolfo, ecc. La Stazione ha avuto anche occasione di constatare gravi danni venuti alle piante da fughe di gaz illuminante. Anche quando questo investe una sola parte delle radici, l’ effetto ve- nefico si fa sentire in tutta la pianta. Imoltre in certi terreni il gaz può facilmeute espandersi flno a distanze considerevoli... Vennero anche sperimentati diversi specifici contro gli in- setti parassiti. E. A. Bessey (Miami-Florida). Crvucner P. — Note sur deux nouveaux parassites du Polygo- num alpinum L (Nota su due nuovi parassiti del Po/ygo- num alpinum L.) (Bull. de l’ Herb. Boissier, Ser. I, T. VIII, . 1908, pag. 245-247, con una figura). Trattasi di una specie nuova di Puccinia (P. Polygoni al- pini) ed una di Sphacelotheca (S. Polygoni alpini) trovate dal- l'Autore sul Po/ygonum alpinun sulle Alpi vallesi. L. M. di vescichette nelle foglie, una Monilia dei rami dei peschi di 459 ts - EwerT kh. — Einwanderung eines gefahrlichen Parasiten der Gurke, ia CERI pra) RT diadeoe UTI VEGE PALI è Pseudoperonospora cubensis B et C. var Tweriensis, in Deutschland (Immigrazione in Germania di un pericoloso pa- rassita del cetriuolo , la Pseudoperonospora cubensis B. et C. var. Tweriensis) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Internat. phytopathol, Dienst., Jahrg. I, 1908, pag. 8-11). L’ Autore segnala la presenza e diffusione di questo paras- sita nella Slesia, dove è forse giunto dalla Russia. Dà molte mi- sure di conidî per dimostrare che trattasi veramente della va- rietà Twariensis, distinta in Russia dal Rostowzen per le dimen- sioni dei medesimi. L. M. GautieR L. — Sur le parasitisme du Melampyrum pratense (Sul parassitismo del Me/ampyrum pratense) (Rev. Gen. de Bo- tanique, Paris, 1908, T. XX, pag. 67-84, con 21 figure). L’ Autore dimostra che il Mel/ampyrum pratense è un se- miparassita, specializzato delle essenze forestali le cui radici sono munite di micorize, particolarmente delle quercie il cui apparato radicale presenta un sistema di micorize superficiale facilmente attaccabile dal parassita in parola. Il parassitismo del Me/ampyrum è precoce: le radici for- mano. gli austorî e si fissano sulle radici della pianta ospite molto prima che le riserve del seme sieno esaurite, così che la fase di vita libera è molto breve, talora, si può dire, affatto ‘transitoria. Per questo carattere, come pure per la specializzazione del parassitismo, il Me/lampyrum pratense si stacca dall’ Osyris alba e dal Santalum album i quali conducono vita autonoma per un certo periodo di tempo e si fissano poi su qualsiasi ospite tro- vino in loro vicinanza. 4 Du : ca î x arte) AR taz EOS ieri asa sr! so amo | gono. toa Via | SR: Mi Nel musco umido la radichetta delle piantine germinanti di Melampyrum si ramifica abbondanteme e si copre di lunghi peli bi- o tricellulari, i quali in condizioni normali sono sostituiti su dagli austorî che morfologicamente e fisiologicamente li equival- Le piantine tenute in terreno umido con nutrizione solo sa- profita (detriti di piante morte) o minerale, deperiscono o riman- e gono nane. (So L. MONTEMARTINI. | Laacu F. — Einige bemerkenswerte Erdbesrpilze (Alcuni fanghi notevoli parassiti delle fragole) (ArD. a d. Kais. biol. An stalt f. Land-u. Forstwirtsch., Berlin, 1908, Bd. VI, pag. 76-80, con tre figure). na Nel campo sperimentale annesso alla stazione, l’ Autore ha trovato le fragole infette, oltre che dalla comune Mycosphaerella Fragariae, anche dai seguenti tre micromiceti: Marsonia Po- tentillae (Desm.) Fisch., Leptothyrium macrothecium Fuck. e Zythia Fragariae nov. sp. i L. MONTEMARTINI. Maire R. — Remarques sur une algue parasite: Phyllosiphon Arisari Kihn (Note su un’alga parassita : Phyllosiphon Art sari Kiihn) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, 1908, p. 162-164). L’ Autore segnala il fatto da lui osservato che - quest’ alga, fin'ora conosciuta soltanto come parassita degli Aysarum, può attaccare anche gli Arwm. Il fatto però era già stato osservato anche nell’ Italia meridionale fin dal 1898 dal Laboratorio Crit- togamico di Pavia, e segnalato in una delle relazioni di quel- l’anno al Ministero di Agricoltura. | L. MONTEMARTINI è fall ITALA Ò cielo È PARASSITI VEGETAL RuncLanp W.— Beitrag zur Kenntniss des sog. Vermehrungspilzes (Contributo alla conoscenza del così detto /ungo di molti plicazione) (Arb. a. d. Kais. biol. Anstalt. f. Land-u.. Forstwirtsch., Berlin, 1908, Bd. VI, pag. 71-76, con tre figure. Su piante di asparagio ornamentale inviate in esame alla Stazione di Patologia Vegetale di Berlino, l'Autore trovò un mi- celio sterile, simile a quello già descritto dall’ Aderhold come parassita di molte piante di serra e da lui chiamato Verme- hrungspilz (fango in moltiplicazione), ed a quello descritto in Francia dal Beauverie col nome di /oi/le. Con tale micelio sterile l'Autore potè infettare begonie, tra- descanzie, ed altre piante. Potè anche coltivarlo e moltiplicarlo sui mezzi di coltura più diversi, senza però mai vederne gli or- gani di riproduzione. Pel suo modo speciale di comportarsi di fronte ai tessuti delle piante ospiti, per le sue proprietà chimiche e biologiche, è da escludersi che si tratti, come vorrebbe Beau- verie, di una forma sterile di qualche Selerotinia (Monilia, Botrytis). Da nessuna Botrytis si può ottenere un micelio ste- rile che sia nemmeno superficialmente paragonabile a questo. L’Autore propone pertanto di farne per ora un genere nuovo pel quale, per la somiglianza di certi pseudoconidî, si potrebbe adottare il nome di Moniliopsis, dedicando al pr. Aderhold l’u- nica specie conosciuta che verrebbe così chiamata M. Aderholdiz. L. MONTEMARTINI. Troop J. e WooBrury C. G. — Commercial Melvu Growing. (La coltivazione ed il commercio dei poponi). (Indiana Agricult. Exper. Station, Bull., Nr. 123, 1908, 23 pagine e 17 fi- gure). Gli Autori descrivono le seguenti malattie principali di que- sta coltura tanto importante per l’ Indiana: /’avvizzimento do- 2% = è % hei fà »* pe RP RIT MM dari Me Pa pra Pal fia > s sa ga ia Lan è sf - eee vuto a bacterî (Baciltus tracheiphilu). nel nta dal parte delle ife del fungo ; la ruggine delle foglie, dovuta ad un’ Alternasai Que t'ultima può essere combattuta colla poltiglia bordolese. E. A. BESSEY (Miami-Florida).. Tuseur (von) C. — Beitrag zur Kenntniss des Fusarium- krankheiten — unserer Kulturpflanzen (Malattie delle piante coltivate, do- | a bi vute a Fusarium) (Mitth. d. K. B. Moorkulturanst., 1907, 25 pagine con una tavola e 4 figure. È una revisione, con osservazioni originali, dei Fusarium che infestano le piante coltivate, con descrizione specialmente. del F. parasiticum delle piantine di conifere, del F. vasinfectum. dei piselli, del N. erubescens dei pomodori. Sono anche descritte specie parassite dei cereali. A proposito di queste, 1’ Autore crede che i F. heterospo- viwm, F. tritici, F. culmorum, F. avenaceum, e forse anche i F. roseun, gramineum e Fusisporium Hordei, appartengano tutti ad un gruppo assai uniforme ed affine, ben distinto dal F. Lolii che non è superficiale, ma vive nell’ interno degli ovari. Il colore delle diverse specie dipende molto dalla natura del substrato sul quale vivono ed è anche sotto l’azione della luce. La forma ascofora dei Fusarium non è nota che in pochi casi. L. MONTEMARTINI. IST FS «cdl ee e. da 3-0 - BòRNER C. di Eine monografische Studie iiber die Chermiden (Studio monografico sui Chermidi) (Arbeiten aus der Kaiserlicher Biologischen Anstalt fiir Land-und Forstwirtschaft, BA. VI, Heft. 2, 1908, con 3 tavole e 101 figure nel testo). In questi ultimi due anni specialmente, i Chermidi hanno richiamato l’attenzione degli studiosi, tantochè ai precedenti e molti lavori del Cholodkovsky si aggiunsero quelli del Burdon (a. 1907-1908), quello più recente del Cholodkowsky stesso (a. 1908) e quello recentissimo, uscito da pochi giorni, del Bòrner. L’Autore, nell’occasione di una forte invasione manifestatasi nel 1902 nella foresta sperimentale di Dahlem, annessa all’ Isti- tuto Biologico di Berlino, da parte del Chermes piceae, che aveva messo in serio pericolo i giovani abeti bianchi, sì era proposto di studiare profondamente la biologia di questi insetti per poter dopo proporre i mezzi per combatterli. Egli incominciò col tentativo di propagare questa specie di Chermide su altre conifere e specialmente su specie del sottogenere Abies, nella quale occasione ebbe agio di conoscere le altre specie di Chewmzes che numerosi si presentavano sulle conifere di quelle foreste. Ma per quanto lo attirasse molto lo studio di questi polimorfi animaletti, altrettanto insoddisfatto lo lasciò la relativa biblio- grafia, nella quale egli invano cercò la risposta a varie domande. Specialmente manchevole egli trovò l indicazione di carat- teri precisi per la determinazione dei Chermidi, che hanno tanta importanza pel principiante. Da ciò l'Autore vide la necessità di un nuovo studio di questi insetti, non solo dal lato biologico, ma specialmente da quello della sistematica. E quanto più il sistema naturale dei Chermidi gli si veniva delineando con chiarezza, tanto più vedeva la inattendibilità dei gruppi biolo- i gici delle specie stabiliti nel frattempo dal Niibblin sulle tracce del Cholodkowsky, (nella sua Leztfaden der Forstinsektenkunde), i quali gruppi stabiliti su caratteri biologici, ma non morfolo- e gici, nascondono la vera filogenia dell’ insetto e confondono il profano. Nel corso dei suoi studi, l’ Autore ebbe la sorpresa di con- | statare che i gruppi morfologici delle specie (che poi risultarono formati da 3 generi e 2 sottogeneri) erano al tempo stesso dei gruppi biologici, per quanto in senso diverso da quello de’ suoi predecessori. Invertendo la direzione della migrazione, che 1’ Au- tore trovò necessario per spiegare taluni fenomeni biologici, le generazioni sulle piante intermedie (di passaggio), che finora furono trascurate, acquistarono per lui grande importanza, por- tandolo alla suddetta constatazione. La sua nuova divisione dei tipi originari (i migratori degli altri autori) in forme estive e forme invernali, dimostrò che il genere Pinewus è più primor- diale dei generi Cnaphalodes e Chermes; che le forme estive dapprima appariscono come vicini parenti delle forme sessupare simili alle invernali e solo gradatamente approssimano questo tipo ben delineato: che per conseguenza la divisione dei galli- coli in monoici e in dioici dev’ essere una nuova scoperta filo- genetica e biologica, da poi che non si vede applicata ai generi Pineus e Dreyfusia. Così pure si spiegherebbe filogeneticamente il fatto che le specie del genere Pineus non producono galle colle squame connate, che appariscono soltanto presso i Cher- midi aventi ben distinte le forme invernali ed estive. Così l’ Autore ebbe tracciata la via per spiegare teoretica- mente, mediante la filogenia, la biologia dei Chermidi. E questa filogenia doveva portare alla constatazione che ciascuna forma, ciascuna generazione di qualsiasi specie deve al tempo stesso contenere le qualità (i caratteri) di tutte le sue rimanenti forme e generazioni allo stato latente, il cui sviluppo può bensì in certi stadi essere impedito da condizioni esterne di vita, ma la cui potenza non può senz’ altro essere spenta come vorrebbe Cholodkowsky. Dovevo, dice l’ Autore, contraddire la SUppost- zione dello scienziato russo, non già per la credenza ad una ag ù. «XX al Lt bt ir ta de Y PARASSITI ANIMALE © PL) azione spossante di una, diciamo così, pura partenogesi, ma per dubbi d'ordine filogenetico e biologico che nessun fatto nella biologia dei Chermidi ha potuto dissipare. Forse che è possibile che una specie, la quale in certi tempi si riproduce normalmente per partenogenesi, perda la proprietà di riprodurre l’altro sesso? Di questo appunto si tratta nel valutare le così dette specie patogenetiche. La possibilità della loro conservazione significa ben altra cosa che la possibilità di perdere il sesso maschile: la prima dobbiamo ammettere perchè lo dimostra Ja esperienza, la seconda invece, per le specie bisessuali, non sembra da escludersi assolutamente. La separazione dei sessi è un feno- meno molto più antico che la presente forma della grande mag- gioranza di tutti gli organismi: non dovremo perciò unimettere che i due sessi non abbiano, nel seno della specie, radici più profonde della loro veste esterna col suo carattere specifico? Ma ciò non sarebbe se potessimo ammettere l’esistenza di un Chermes abietis e di un Chermes lapponicus nel senso loro dato dal Cholodkowsky. | Così veniva stabilita filogeneticamente la teoria di Dreyfus . sulla serie parallela dei fillosseridi, Come l'ermafroditismo presso gli esseri schiettamente monomorfi, così una speciale polimorfla in un ciclo eterogenetico più o meno semplice 0 complicato, è la caratteristica della famiglia e delle specie dei Chermidi. Le nostre future esperienze devono mirare a far sì che le specie, delle quali sono note le sole forme partenogenetiche, me- diante cambiamento delle condizioni di vita, riacquistino | ete- rogenia. Non è invece possibile, come afferma Cholodkowsky, di ottenere nuove specie e nuove razze coll’aumentare della parte- nogenesi ; 772perocché la partenogenesi, al pari della amfigonia, é incapace di diventare la cagione principale di una mutazione ; al contrario questi due fenomeni, quali maniere naturali di propagazione, sono le condizioni preliminari di uno sviluppo Organico, T Sì È canza di materiale sufficiente, e perchè non Lita servirsi i degli Il lavoro di 239 pagine, è diviso in cinque capitoli: ero “A 2204 “eo studi fatti da altri. cat re ia trattato nel 1° la posizione filogenetica e la morfologia esterna dei Chermidi; nel 2° la loro sistematica; nel 3° l’effetto. delle. loro punture sulle conifere che li ospitano; nel 4° la biologia; nel 5° si considerano i Chermidi sotto PaeBAiro forestale e del giardinaggio, rilevando i metodi per combatterli. A questi cinque capitoli seguono delle aggiunte, una ricca citazione bibliografica e tre tavole doppie con belle figure, che vengono a completare le altre (101) distribuite nel testo. G. CECCONI. 2° pei I. La Phoenix Canariensis e la Cocciniglia rossa della Florida (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1908, N. 9, pag. 204, con una. tavola a colori). Si descrivono i danni che il Chrysomphalus minor può arrecare alle /hoenir, ripetendo su questa coctiniglia e sui modi di combatterla quanto è già detto nella nota del prof. Calvino riassunta alla pagina 246 del Volume II di questa Rivista. L. M. MaxweLL-LerRoy A. — The rice bug: Leptocorisa varicornis Fabr. (La cimice del riso: Leptocorisa varicornis Fabr.) (Mem. of. the Departm. of. Agricult. in India, Vol. SIL 1908, 13 pagine e una tavola colorata). rai | Questo insetto è comune, nelle Indie, durante tutto l’anno, DECO TRE | sulle ‘foglie delle graminacee sulle quali per il colore e per la “O : È i è x . lunghezza del suo corpo non lo si scorge senza difficoltà. Quando si moltiplica intensamente, riesce dannoso alla risicoltura spe- | cialmente se comincia ad apparire prima che il riso faccia la Spiga. i L’ Autore descrive la biologia e morfologia di questo insetto, «e di un altro che ne è il nemico naturale, la Crieindela serpun- À i tata Li L. M. Piarpi G. — Possiamo adoperare la Kainite come insetticida nei giardini e nei frutteti? (Bo//. quind. del Comizio Agr. di Mantova, 1908, N. 12, pag. 365-366). L’ Autore, ricordando che lo Smith ed altri hanno potuto combattere la Cecidomia nera dal pero spargendo della Aainile sotto le piante, pensa potersi adoperare lo stesso insetticida contro tutti gli altri insetti che subiscono metamorfosi nel ter- reno. Si preoccupa però dell’ azione di questo composto nelle | piante e osserva che se la potassa in esso contenuta può avere valore fertilizzante, gli altri sali che la accompagnano (special- mente cloruro di sodio e di magnesio) agiscono diversamente a seconda della natura del suolo. Conclude pertanto che, pur essendo certa 1’ efficacia inset- ticida della Aaznite, bisogna valersene solo nei terreni ricchi e leggieri, non nei compatti e argillosi, e contro .gli insetti che, come la Cecidomia nera, compiono la loro metamorfosi nel ter- «reno. Conviene spargerla in polvere - finissima, dal maggio al luglio, sotto gli alberi invasi dagli insetti, nella proporzione di circa un chilogrammo e un quarto per ettaro. L. MONTEMARTINI. TR Pidcbiza: 1908, N.-9; pag. -3908.208) L’ Autore richiama l’ attenzione degli agricoltori sopra lim graria specialmente per indirizzare e promuovere una lotta ra- zionale contro i principali parassiti delle piante. Vorrebbe hei termometro e barometro fossero strumenti più alla portata degli agricoltori, e che i laboratorî di patologia vegetale fossero mu- niti di mezzi per fare le osservazioni più importanti anche di meteorologia agraria. L. MONTEMARTINI. Japin F. e VoLoy BovcHeR. — Sur la production de la gomme chez les Moringa (Sulla formazione della gomma nelle Mo- ringa) (Compt. Rend. d. s. de l' Ac. d. se d. Paris, 1908, T. CXLVI, pag. 647-649). Nelle Moringa, se si eccettuano gli elementi lignificati e suberificati, quasi tutte le membrane cellulari manifestano ai reagenti coloranti il primo stadio di gommosi, ma questa tra- «sformazione può dar luogo a lacune gommifere in due modi ben diversi: normalmente dà una lacuna midollare centrale, che non comunica coll’ esterno ; patologicamente, sotto l'influenza di a- zioni traumatiche, dà lacune nel libro che possono aprirsi anche all’ esterno. ; L. MONTEMARTINI. portanza che possono avere le osservazioni di meteorologia ar a E | Sira sori n) va e y 4 3 Hi), — ScHmirrHENNER F. — Verwachsungserscheinungen an Ampelopsis - und Vitis - Veredelungen (Fenomeni di connascimento nel- l'innesto di Ampelopsis e di Vitis) (Sorauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh; Internat. phytopathol. Dienst, Jahrg. I, 1908, pag. 11-20, con 6 figure). Sono osservazioni sul modo di saldarsi dell’innesto sul porta innesto e sulle relazioni che si stabiliscono tra i varî tessuti dei dei due distinti organismi. Si mettono in rilievo fenomeni pato- logici (formazione di tilli e di gomma, annerimento) che si ma- nifestano nel legno vecchio e nel midollo. L. M. I HaxxIG E. — Die Bindung freien atmospharischen Stickstoffs durch pilzhaltiges Lolium temulentum (L’assimilazione dell’azoto at- mosferico da parte del Lolium temulentum in simbiosi con. funghi) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVI, 1908, p. 238-246). Come è noto (veggasi a pag. 163 del volume 2° di questa Rivista), i semi del Lolium temulentum. presentano spesso tra la buccia e lo strato glutinifero un fitto intreccio di ife, dato da un fungo parassita non ancora determinato, che raramente attacca anche gli organi vegetativi della pianta. L’Autore dimostra che i semi muniti di tale fungo sono in grado di arricchirsi di azoto a spese dell’aria. Si riserva di fare colture pure del fungo e studiare meglio i suoi rapporti simbio- tici colla pianta ospite. L. MONTEMARTINI. Mal. dre i a - e» | ue x i ne RE DST RT Ln e L NOTE PRATICHE >il Dall’ Italia Agricola, Piacenza, 1908. N. 6, pag. 139. — Contro l afide lanigero o pidocchio sanguigno dei meli si raccomanda, qualunque sia l’ insetticida che si adopera (e sono tutti buoni), di ripetere molte volte e per qualche anno le pennellature a fine di distruggere anche gli individui o le uova che possono salvarsi da pochi trattamenti. N. 7, pag. 150. — Per evitare l’allettamento dei cereali si consiglia lavorazione profonda seguita da compressione del terreno, semina regolare possibilmente in righe equidistanti tra loro, rullatura, cimatura dei ciuffi troppo rigogliosi, scerbatura o stirpamento delle cattive erbe ; evitare nelle concimazioni eccesso di azoto e dar prevalenza all’acido fosforico. L. m. Dal Giornale di Agricoltura Pratica, Asti, 1908. N. 829. 4 La Cecidomya nigra, deposita le sue ova sui fiori dei peri. sì che le larve entrano in un certo numero negli ovarî e ne provocano un accrescimento anormale con formazione di frutti gibbosi, irregolari, che a giugno cadono sul terreno. Il prof. L. Garbaglia consiglia la rae- colta e distruzione di tali frutti in maggio, prima che cadano e che una parte delle larve sfugga e si nasconda a perpetuare il parassita pei pros- simi anni. smi Dal Bollettino dell Agricoltura, Milano, 1908. N. 22. — Per difendere i giovani gelsi dai topi campagnuoli, si con- siglia scalzarli alla base in modo da mettere a nudo la corteccia del col- letto della pianta, che è appunto la parte preferita dai topi: per l’azione degli agenti atmosferici tale corteccia diventa dura e legnosa e non è più appetita dai topi. Attorno al colletto denudato è bene collocare anche esche avvelenate. IM: Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. pa PR Epe Ai ve Yi DIRETTA DAL - Dorr. Lurcr MONTEMARTINI ds libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia CA | Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof.*G. DeL GueRcio Le (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KRroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hori (Nishigahara-Tokio) - 3; M. ALpine (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 9. 1a BLANKINSHIP J. W.— La ma- | PeGLION V. — Carbone dei UA x lattia del pianto ed il 'sec- | cereali... . . . Pag. 130 Ni cd cume dei pioppi ... . . Pag. 139 Id. — Immunità dei semi i di INI CarUSso G. — Esperienze di frumento . . .. . » 131 Td forzatura degli innesti del- | PoweLu G.H. Ce perimento È lar vile: (33, : » 120 ‘aranci di California . . » 131 A ; DanEsI L. — Vansdrei in Scort W. M. — Miscela bol- lotta antifillosserica. ... .» 186| lita di calce e solfo —. . » 133 Heperock G. G. — Alcuni ‘ Id. e RoRER J. B. — Tiochio- “O tumori dei meli e dei co- |. latura ei meli dovuta alla ho togni. . . . aree 40 Sphaeropsis malorum . . » 134 sE Id. — L Tapuianione. inero- i SmitH E. F. — Organismi dei ciata del crown-gale ... » 141 ! tubercoli dell’ olivo ... . » 138 Koorpes S. H. — Funghi del | |» | SPAULDING P. — I trattamenti Ficusvelastica .. . . LS DIA dei semenzai delle conifere >» 135 KikreG A. — Callo e Rand: ai Tamaro D. - Questioni fil- cicatrizzazione nei rami huselosseriche”... i. . » 137 decorticatit..13 0-4 «>»! 142.) TRINCHIERI G. — uovo caso ; to KRiiceR F. e KORIG G, Si i Pista CAMIMIOIIRE bi EI 4 189 i Si lattie delle piante coltivate.» 129 | Vogrino P. — Una nuova ma- ab Lurz L. — Accumulazione lattia sopra una pianta or- De; dei nitrati nelle piante pa- FESSO O RI UL NEI e (07136 : bio: REBSNIET re PR a | Neo pratiche: co Shi ai mi \ | si a ABBONAMENTO ANNUO L. 12 di ;È ANNO III. < 20 Luglio 1908. Num. 9. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dott. Lusi MoNTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI KriiGer F. e RéorIiG G. — Die Kranhlseiten und Beschadigungen der Nutz und Zierpflanzen des Gartenbaues (Malattie delle piante coltivate ed ornamentali) (Stuttgart, 1908, 230 pa- gine, con figure nel testo e tavole colorate). | x È un mannale pratico utile per chi ha bisogno di conoscere e combattere le malattie più dannose alle piante coltivate. Consta di una parte generale nella quale è esposta la bio- logia dei parassiti vegetali od animali, e di una parte speciale che si riferisce alle singole malattie ed ai modi per combatterle. Le molte figure e un indice delle piante ammalate e delle malattie rendono il volume molto utile anche ai principianti. L. M. Koorpers S. H. — Kurze Usbersicht iiber alle bisher auf Ficus elastica beobachteten Pilze nebst Bemerkungen iber die para- sitisch auftratenden Arten (Breve recensione dei funghi vi- venti sul Ficus elastica e considerazioni sulle specie di essi che si presentano come parassite) (Notizb/. d. K. botan. Gar- tens u. Museums zu Berlin-Dahlem, Bd. IV, 1907, pag. 297-310). LIBRARY NEW YOPK_ BOTANIC GARDEN, DA me IA EVA RETI I PANI La 20 Mi a rono ancora fanghi sulle SI non vi sono tra esse Tresa a nè Ustilaginee, la maggior parte sono Funghi imperfetti, un po meno Ascomiceti e solo due Basidiomiceti. Sono parecchi i ge- neri e le specie nuove e qui descritte per la prima voltà, col riferimento, quando si conosce, alla loro forma ascofora. Per lo più si tratta di parassiti di ferìte o di saprofiti, nes- suno ha fin’ ora arrecato gravi danni, e alcuni di quelli indicati come veri parassiti (p. e. il Co//etotrichum elastica Tassi) furono trovati su piante cresciute in condizioni ben diverse dalle nor- mali. L. MONTEMARTINI. PreeLIon V.-— Contributo allo studio del carbone dei cereali (A// d. R. Accad. d. Georgofili di Firenze, Ser. V, Vol. V, 1908, 7 pagine, con 2 figure). Nelle campagne del Ferrarese l’ Autore ha trovato con una certa frequenza spighe di frumento e di avena, di cui solamente la metà inferiore era completamente disorganizzata dal carbone, mentre la regione apicale appariva sana e produceva cariossidi completamente normali. Coll’ analisi microscopica ha constatato che tali cariossidi normali, sviluppatesi in queste condizioni, non contenevano traccia alcuna del micelio di Ust:/ago : seminate, esse hanno dato luogo a piante perfettamente sane ed immuni dal carbone. Malgrado questo, raccomanda agli agricoltori la accolta accurata e sollecita e la distruzione delle spighe infette di mano in mino che compaiono nei campi, per impedire la diffusione delle spore le quali possono portare |’ infezione sulle spighe sane e perpetuarla colla penetrazione del micelio in alcuni fiori e successive cariossidi, per gli anni venturi. L. MONTEMARTINI. sir 4 À ri x pronto n PR E E I O TT Pg ge ET irà hs i nn ele Sali sità a, È 3 = Jr \ i - PARASSITI VEGETALI 181 PecLIon V. — Sulla immunità dei semi di frumento provenienti da piante colpite da infezione diffusa. Nota preventiva (Accad. d. Sc. Md. e Nat. di Ferrara, 1908, 2 pagine). Su 46 spighe di frumento infettate artificialmente colla 7'/- letia laevis è cariate in ragione del 100 per 100, 1’ Autore ne ha isolato due nelle quali vi erano 12 chicchi normalmente evo- luti, i cui tessuti non contenevano alcuna traccia del micelio di Tilletia. i In alcune piante di frumento peronosporato (Selerospora macrospora) ha trovato spighette le cui glume, glumelle, ariste erano invase dal parassita mentre i semi ne erano assolutamente immuni. Riservandosi di seguire la discendenza di tali semi, per in- tanto l Autore dai fatti osservati pensa che la trasmissione della malattia per mezzo dei semi non sia sempre sicura e che la suscettibilità ad accogliere il micelio dei parassiti cessi dopo che gli organi sessnali si sono differenziati ed è avvenuta la fecon- dazione. L. MONTEMARTINI. PoweLL G. H. — The decay of oranges while in transit frora California (Il deperimento degli aranci durante la loro espor- tazione dalla California) (U. S. Departn. of Agricult., Bu- reau of Plant Industry, Bull. N. 128, 1908, 79 pagine con 9 tavole e 26 figure nel testo). L' Autore, insieme a A. V. Stubenrauch, L. S. Tenny, H. J. Kustace, G. W. Oxford e H. M. White, ha osservato e studiato per oltre tre anni il deperimento cui vanno soggetti gli aranci durante la loro esportazione dalla California meridionale verso i mercati di consumo nelle provincie orientali degli Stati Uniti. L’ area dedicata alla coltivazione dei (C/trus in California * dae da: » cit ARAN ERE N US DE tra 1 e 28 "1 ettari, il cui valore si può A in 25-82 mila some, della der il 90-95 per cento viene inviato sui mercati orientali. Le per- dite dovute al deperimento durante il tragitto salgono ogni anno È “ da due a sette milioni di lire. da Tale deperimento venne attribuito a due funghi: Penicillium digilatum e P. glaucum, il primo dei quali è più comune e cresce anche più rapidamente. Nessuno di questi funghi è ca- pace di penetrare attraverso l’epidermide dei frutti intatti anche se posti in atmosfera calda e umida; però se vi è un taglio anche piccolissimo o un’ abrasione della cuticola, la malattia comincia da tale punto ed invade presto l’intiero frutto. Un taglio profondo è sempre seguito dalla malattia, mentre uno leggero e superficiale può rimanere immune se l’aria è secca e le cellule messe a nudo seccano prima che il parassita sia pene- trato in esse. Una temperatura di 0°C. impedisce 1’ infezione anche attraverso ferite profonde, ma se questa è già cominciata riesce solo a ritardarne il corso. Le lesioni che più comunemente dànno luogo alla malattia sono prodotte dagli operai che colgono i frutti coi loro istrumenti speciali per staccarli dai rami, e da quelli che li imballano nelle casse: onde sarà utile adottare forbici senza punta ed usare i maggiori riguardi nell’ imballaggio. Bisognerà anche avere molta cura quando si puliscono i frutti dalla polvere o dalla fumag- gine che li ricopre. Si sono ottenuti risultati ottimi nelle esperienze di esporta- zione dalla California a New Jork con vagoni refrigeranti, sot- toponendo i frutti, prima di farli partire, ad una temperatura di circa 5° C. E. A. Bessey (Miami-Florida). di cni il dieci ) il quindici per PARASSITI VEGETALI ( 133 Scort W. M. — Self-boiled lime-sulphur mixture as a promising fungicide (Miscela bollita di calce e solfo come fungicida molto promettente). (7. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plant-Industry, Bull. N. 1, 1908, 18 pagine con 2 figure). In riguardo alla facilità colla quale le foglie di pesco sono danneggiate dai composti di rame adoperati, l'Autore ha cercato un altro fungicida innocuo alle foglie di questa pianta e che potesse pure essere adoperato per la varietà dei meli le cui fo- glie non sono resistenti alla poltiglia bordolese. Ed ottenne ri- sultati molto promettenti con una miscela bollita di calce e solfo preparata nel seguente modo : si sciolgono 7 kg. e mezzo di calce fresca (Ca 0) in un barile contenente 8-12 litri di aqua bollente e si aggiungono 5 kg. di solfo finissimo ed altri 8-12 litri di acqua bollente, agitando: bene perchè non abbia ad incendiarsi. In questo modo ha luogo una specie di unione chimica tra la calce ed il solfo. Se la miscela diventa troppo densa, si aggiunge un po’ d’acqua e si agita, lasciando bollire fin che cessa il fe- nomeno (20 o 80 minuti), indi si allunga il tutto in 250 litri di acqua, si agita ancora e si filtra per estrarre i più grossi glo- meruli di calce. Si applica poi colle ordinarie pompe irroratrici. In esperienze fatte su piante di pero colpite da Ditter-rot (Glomerella rufomaculans) si ebbe il seguente risultato : colla varietà Ben Davis le piante trattate con questa miscela diedero il 7 ‘/,-9 p. 100 di frutti ammalati; quelle con poltiglia bordolese il 3.‘/-8‘/, p. 100; quelle non trattate l’ 83-90 p. 100 e colla varietà Givens si ebbe invece rispettivemente 1° 1-3 p. 100, 0,18- 11 p. 100, e 39-42 p. 100. In un altro esperimento il razolo dei meli (Phylostieta so- litaria E. et E.) fu completamente combattuto con due irrora- zioni. Lo stesso risultato si ebbe per la ticchiolatura delle foglie (leaf spot, Sphaeropsis malorum Peck). La scabbia si presentò così tenue che non si poterono avere risultati sensibili. - aa de ia Ri ge SI n sla " w N n ara e, ba hi =» o atta “fe L TONO a > I Sui peschi questa miscela ridusse la scabbia ( Cladosporium carpophilum Thim.) al 4,8 p. 100, mentre le piante non trattate ne presentavano circa il 28 p. 100. Il marciume nero (brown- rot, Sclerotinia fructigena) fa ridotto al 10,4 p. 100, mentre le _ piante non trattate erano colpite in ragione del 78 p. 100. Le foglie non furono menomamente danneggiate dal rimedio. E. A. Bessey (Miami-Florida). Scort W. M. and Rorer J. B. — Apple Leaf-spot caused by Sphaeropsis malorum ;Ticchiolatura dei meli dovuta alla Sphaeropsis malorum). (United States Departm. of Agri- culture, Bur. of Plant Industry, Bull. N. 121, Parte V, 1908, pag. 47-54, con due tavole). La malattia dei meli conosciuta sotto i nomi di /eaf-spot (ticchiolatura delle foglie) ed altri, è spesso causa di danni. Le foglie ne sono attaccate dalla apertura della gemma fino all’ e- state inoltrato, così che si ha qualche volta la completa sfoglia- zione degli alberi uno o due mesi prima del periodo normale. Esse presentano macchie rotonde o irregolari, di colore rossiccio scuro, con margine leggermente rialzato e porporino, con 3-12 mm. di diametro: quando tali macchie confluisoono tra loro, si for- mano larghe zone rossiccie, nelle quali rimangono però sempre distinti i margini delle varie macchie confluenti. La malattia venne dai vari studiosi attribuita. alla. Phy//o- sticta pirina Sacc., P. limitata Pek., Pestalozzia sp., Hender- sonia Mali Thiim., Corgneum sp. e Sphaeropsis malorum Pek. Molte esperienze di inoculazioni fatte accuratamente con questi funghi dimostrarono che solo quest’ ultimo è la vera causa della malattia e che gli altri sono parassiti secondari che invadono le macchie già infestate dalla Sphaeropsts. Pare che l’ infezione arrivi alle foglie dalle formazioni can- PTT RIOTO TA ITVIDEO SL fl PRE APT PP I FRBPER TRER A E I tie ili sE Ò x ASSITI Veostar si crenose (cancri) psodotte dallo stesso parassita sui rami, e dai frutti ammalati (b/ack-r0t) dell’anno precedente rimasti appesi ai rami. Essa può però essere combattuta colle irrorazioni con poltiglia bordolese da praticarsi una prima volta sette a dieci giorni dopo la caduta dei petali, e una seconda volta quattro settimane più tardi, e da ripetersi, se la stagione è umida , ancora tre settimane dopo. Di solito bastano due inrorazioni. La poltiglia da adottarsi non deve essere troppo concentrata : bastano tre quarti di chilo di solfato di rame ed altrettanto di calce per un ettolitro di acqua. E. A. Bessey (Miami-Florida . . SpauLping P. — The treatment of damping-off in Coniferons see- - dlings (Il trattamento delle irrorazioni nei semenzai delle Conifere). (U. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plant- Industry, Circ. N. 4, 1908, 8 pagine). Esperienze fatte con diversi fungicidi applicati ai letti-caldi diedero i seguenti risultati : Il solfo polverizzato sul suolo 3-4 giorni dopo la germina- . zione dei semi e dopo ogni pioggia, ha dato buoni risultati. Mi- gliori risultati si ebbero colla polvere di solfato di rame e calce spenta nella proporzione di una parte del primo e dieci della seconda. Delle soluzioni, quella di formalina sì presentò îneffi- cace. I migliori risultati si ebbero coll*acido solforico diluito in 130 parti di acqua, bagnandone bene il terreno quattro o cinque giorni prima di mettervi i semi e facendone un’ irrorazione una settimana dopo la germinazione. Per la Picea ercelsa occorre una maggiore diluizione. E. A. Bessey (Miami-Florida). a ia? - o TRIS TO pi det cat Dca zi VoGLino P. — Una nuova malattia sopra una pianta ornamentale ‘* (Boll. quindie. della Soc. d. Agricott. Italiani, Roma, 1908, Anno XIII, pag. 460-461). Trattasi della Centaurea candidissima sulle cui foglie ap- paiono piccole macchie circolari, fuligginose, che allargandosi rapidamente a tutto il lembo fogliare lo rendono bruno, quasi fosse coperto da un fino velo scuro con minuti punticini neri. La foglia assume in seguito tinta bruna fuligginosa, molto mar- cata specialmente dal lato inferiore. In certi casi la malattia sî limita al solo margine fogliare, in altri si estende invece anche al picciuolo. i L'Autore la attribuisce a due specie nuove di micromiceti che egli descrive coi nomi di / yrenochaeta Centaureae e Sep- toria Aderhold. i Le soluzioni di solfato di rame non sono applicabili come cura perchè, causa la fitta peluria onde sono coperte le foglie, non riescono a bagnarle ; riescirono invece qualche volta effi- caci le solforazioni con -solfo ramato. L. MONTEMARTINI. Danesi L. — Importanza dei consorzi nella lotta antifillosserica in Italia (Alti del Congr. Agr. di Siena, maggio, 1908; in Boll. Quindic. d. Soc. d. Agric. Italiani, Roma, 1908, Anno XIII, pag. 555-577). L'Autore, dopo avere accennato ai danni gravissimi che la fillossera ha arrecato alla viticoltura di varie regioni in Italia e all’estero, e dopo avere insistito nella necessità di difendersene, spiega l’opera svolta in questo senso dai consorzî di viticultori - 5 s b E è Mica 4 i x di x 4 * ri Ù sip È LEE AP SI FRE 0 PUPO ATI SI RE NICO. PRATO g VAIO PTT CUTE WA nelle Puglie, coll’ impianto di vivai di viti americane e di nu- merosi stabilimenti per gli innesti e la forzatura dei medesimi, e colla distribuzione di barbatelle già innestate. Queste vengono a costare ai viticultori solo 70 lire al migliaio ed anche meno. È desiderabile che colla nuova legge sui consorzî antifillos- serici, in tutte le plaghe viticole sorgano di tali consorzî liberi o obligatorî, ai quali si potrebbe affidare anche il compito di migliorare la produzione viticola, eliminando la vite dai terreni meno adatti, impedendo le frodi dei vini e facilitando il credito agrario. L. MONTEMARTINI, f Tamaro D. — Questioni fillosseriche (Cattedra Amb. di Agricol- tura di Voghera, Pubbl. N 28, Stradella, 1908, 23 pagine). L’ Autore tratta separatamente tre argomenti. In un primo paragrafo parla della difesa fillosserica adottata nel Cantone di Vaud nella Svizzera, e dimostra come in quella regione il metodo distruttivo abbia reso dei grandi servizi. Se- condo lui, in Italia, col decentramento e colla costituzione dei consorzî locali, si potrà ancora caso per caso studiare la conve- nienza di applicare tale metodo, mentre si prepara la ricostitu- zione dei vigneti. € Im un secondo paragrafo presenta alcune osservazioni sopra la affinità e sull’ influenza reciproca tra soggetto ed innesto, ar- rivando a considerazioni di indole generale sulla nutrizione mi- LL nerale da offrirsi alle piante innestate. Nell’ ultima parte tratta della necessità dell’ organizzazione per la lotta contro la fillossera e per la vendita dei prodotti. L. MONTEMARTINI, PRESE SAT (E rod «eee di lesi) n ar RI Lat x Tide TI Spa aar re 2a Mir È Là a 7 x \ tria tei day SmtH Er. F. — Recent studies of. the olive tubercle organism si (Studi recenti sugli organismi dei tubercoli dell’ olivo) (U. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plunt-Industry, Bull. N. 181, 1908, pag. 25-43). L’ Autore studia questa malattia da cinque anni, ed ha isolato dai tubercoli giovani un microorganismo e ne ha fatto oltre cinquecento inoculazioni ben riuscite, da moltissime delle quali isolò ancora lo stesso microorganismo. Frequentemente insieme o dopo il parassita attivo si trova uno o parecchi altri. organismi non patogeni che da sè soli non producono nulla nemmeno se inoculati con punture profonde. E L’ Autore discute i lavori di Schiff-Giorgini , A. Bolagt Peglion, Clayton O. Smith e Petri. Egli fece anche molte ino- culazioni coi microorganismi di Schiff-Giorgini, ma questi non dimostrarono di essere patogeni. I microorganismi veramente patogeni non si coagulano col succo dei tubercoli. Di fronte ai molti nomi coi quali essi vennero indicati e che si riferiscono a descrizioni imperfette o a colture non pure, l'Autore ne pro- pone uno nuovo: Bacteriuwm Sarastanoi, e ne dà una diagnosi completa in latino esponendo tutti i caratteri delle colture. Ha fatto anche inoculazioni del B. Savastanoi nel Nerium oleander, Chrysanthemum frutescens e Frarinus sp. ma con risultati ne- gativi. Dà un’ accurata diagnosi, con descrizione delle colture, del microorganismo di Schiff-Giorgini considerandolo come or- ganismo della patata. E. A. Bessey (Miami-Florida). a, è air et di si SaS ERE “a " Ù % d AZIONI TRAUMATICHE — MALATTIE D’ INDOLE INCERTA = 139 TRINcHIERI G. — Un nuovo caso di caulifloria. (Bu//. dell’ Orto Bot. d. R. Univ. di Napoli, T. II, 1908, 5 pag. e una tav.). L'Autore descrive un caso di caulifloria presentato da una pianta di arancio il cui fusto ed i cui grossi rami portavano numerosi frutti che arrivarono a maturanza. In questo ed altri casi simili il fenomeno è dovuto ad azioni traumatiche e particolarmente a potature troppo abbondanti. Il processo caulifloro è in relazione colle gemme dormenti del fusto, le quali, come è noto, comunicano coi tessuti interni mediante larghi raggi midollari: quando azioni traumatiche potenti, ridu- cendo notevolmente la superficie traspirante, provochino nei tes- suti interni uno stato anormale di turgore, può venirne lo svi- luppo delle gemme dormenti del fusto con conseguente caulifloria. Nei casi cui accenna l'Autore, il fenomeno può anche essere stato aiutato da lavorazioni speciali del terreno facilitanti 1’ ac- cesso dell’acqua alle radici, e da concimazioni dotate di un certo potere stimolante. L. MONTEMARTINI. BLANKINSHIP J. W. — Mitteilungen iiber die Blutungsk-ankheit und Gelbsucht bei Pappeln (Comunicazioni sulla malattia del pianto e sul seccume dei pioppi) (Sorauer’s Ztschr. f. l'flan- zenkr., Bd. XVIII, 1908, pag. 26-28). L’ Autore ha osservato nel Montana una malattia dei pioppi (Populus angustifolia, balsamifera, ecc.) caratterizzata da un decoloramento delle foglie e da un abbondante deflusso di liquido nerastro e gommoso che scorre lungo la corteccia, impedendo che si cicatrizzino le ferite stesse. Talvolta tale liquido scola spontaneamente anche all’ ascella dei rami più grossi. Dal liquido in parola 1’ Autore * isolato un bacterio , mal non può dire se sia in rapporto colla malattia. 1 Questa malattia, chiamata del pianto (Blutungshraniienii ‘i si confonde spesso con altra malattia detta seccume giallo 3 (Gelbsucht), che pure attacca i pioppi nel Montana ed è carat- “A terizzata da decolorazione di tutte le foglie; di un albero se- guita, dopo 3-4 anni, dalla morte dell’ albero stesso. Se ne di- 4 stingue perchè il pianto può essere limitato ad un solo ramo e non vieue seguito da morte che assai tardi. É dovuta a soverchia alcalinità del terreno e prende infatti gli interi gruppi di alberi che sono vicini: la si cura con drenaggi ed opportune operazioni culturali; mentre la malattia del pianto, che pure localizzandosi V. in rami isolati può trasmettersi da pianta a pianta, la si cura È asportando le parti ammalate. L. MONTEMARTINI. HepGrock G. G. — Some stem tumors or knots on apple and quince trees (Alcuni tumori dei meli e dei cotogni). (7. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plant-Industry, Circe. N. 3, 1908, t 16 pagine e 10 figure). 4 I meli ed i cotogni presentano qualche volta dei tumori 0 a tubercoli speciali sui loro tronchi, sui rami e sui rametti. Tali tumori. in principio sono lisci, ma dopo uno o due anni sì scre- polano alla superficie per la formazione di moltissime sporgenze a guisa di radici; ed i rami che li portano producono infatti delle radici quando sieno piantati nel terreno colla parte am- malata, poichè le sporgenze di cui sopra crescono fortemente assumendo l aspetto della malattia nota col nome di #azry 7008 " 7 ETNO RIEN NOLI IT II SP PRE (veggasi alle pagine 127 e 300 del volume primo di questa £- vista). Si devono dunque considerare come una forma aerea di questa malattia. na a. Ca, > ATI TRIESTE CUS MALATTIA D'INDOLEVINOERTA — 141 Non si possono comunicare nemmeno coll’ inoculazione di pezzi di tessuto ammalata. Per quanto consta, non producono ; gravi danni alle piante infette, in ogni modo si raccomanda di distruggere quelle che ne presentano un gran numero e di scegliere per la riproduzione rami completamente sani. .E. A Bessey (Miami-Florida). t Heperock G. G. — The cross-inoculation of fruit trees and shrubs with crowna-gali (L’inoculazione incrociata degli alberi ed arbusti fruttiferi col crown-gall) (U. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plant-Industry, Ball. N. 181, Part. III, 1908, pag. 21-23). L’ Autore espone qui i risultati di cinque anni di esperienze fatte in serra e all’ aperto. Il erown-gall molle di mandorlo, albicocco, rovo, ciliegio , pesco, susino e lampone provoca presto la formazione di galle dello stesso tipo nel mandorlo, albicocco, pesco e lampone, e meno prontamente nel rovo, ciliegio, susino e pero, mentre si ottiene una piccola percentuale di inoculazioni con esito positivo nel melo, nel noce, nel castagno e nella rosa. Le galle di melo, castagno, noce, rosa e pero non infettano prontamente nessuna delle piante sopramenzionate. Si osserva una grande variabilità nella tendenza a lasciarsi infettare. Le inoculazioni erano fatte introducendo dei piccoli pezzi di tessuto di galle sotto la corteccia tagliata di giovani piante ancora sane. Il confronto si faceva con piante trattate nello stesso modo, sotto la cui corteccia si introducevano pezzi di tes- suto sano. FE. A. Bessey (Miami-Florida). Caruso G. — Esperienz» di forzatura degli innesti della vite. (Atti del Congr. Agricoltori Italiani, Roma, 1908, Anno SOT + pag. 596-609, con una figura). 4 L’Antore espone con molta chiarezza e precisione le varie pratiche da seguirsi per avere dei buoni innesti forzati di vite, e dà il risultato di molte sue esperienze dalle quali conclude essere più facile, colla forzatura, l’attecchimento dell’ innesto, e potersi avere piante più vigorose. La saldatura riesce solida tanto coll’ innesto forzato come con quello fatto in condizioni naturali; si rileva però che la sollecitudine di sviluppo dei germogli con la forzatura provoca un notevole impoverimento della riserva nutritizia del legno, il che potrebbe tornare di danno alla durata delle viti. Occorre fare in proposito parecchie esperienze di confronto. L. MONTEMARTINI. KRiEG A. — Beitràge zur Kenntniss der Kallus und Wundholzbildung geringelter Zweige und deren histologischen Veranderungen. (Contributi allo studio del callo e del legno di cicatrizzazione nei rami decorticati, e delle loro trasformazioni istologiche). (Inaug. Diss., Wiirzburg, 1907, 68 pagine e 25 tavole). Sono studi fatti sulla vite, rosa, ippocastano , ribes, lilla, salice. L’Autore descrive specialmente le formazioni midollari in- tese a riparare nel midollo sano le mancanze dovute all’ espor- tazione del legno e delia corteccia esterni. Descrive poi lo svi- luppo e struttura del callo, ed esamina, anche nelle foglie, la formazione dei cristalli di ossalato di calcio, dell’ amido e del tannino sopra e sotto la decorticazione: quest’ ultimo sì accu- mula in tale quantità nelle gemme avventizie prossime al callo, « da indurre nell’ Autore l’idea di una formazione autoctona di È; esso. ° i E Le tavole, ben fatte, presentano molte microfotografie dei 7 SR tessuti in parola. RS L. MONTEMARTINI. È a Lvrz L. — Sur l' accumulation des nitrates dans les plantes pa- rasites et saprophytes et sur i’ insuffisance de la diphényla- mine sulfurigue comme réactif microchimique de ces subitances (Sull’ accumulazione dei nitrati nelle piante parassite e sa- RE LIO green dd # AI La PA) net alii profite, e sopra l’ insufficienza della difenilamina solforica gen A come reagente microchimico di queste sostanze) (Bu//. d. la p Soc. Bot. d. France, 1908, T. LV, pag. 104-109). AN (AS Nelle sue ricerche sopra la fissazione e l’ assimilazione del- l’azoto nelle piante, il Berthelot ha notato V’accumulazione dei nitrati nei tessuti vegetali e ne ha dedotto la presenza di questi composti in tutti i vegetali. Siccome però egli non ha studiato nè piante parassite nè saprofite, l’ Autore ha creduto utile fare in proposito ricerche sul visco, sulla cuscuta, sul Cynomorium coccineum, sul Melam- pyrum arvense, sull’Osyris alba, sulle orobanche, sulla Neottia Nidus-aviîs, ecc., non che su diversi funghi dei legni. Vide così che nelle piante parassite assolute e nei funghi si accomula una minore quantità di nitrati che in quelle semiparassite , ciò che è conforme alle teorie dell’ assimilazione. L. MONTEMARTINI NOTE PRATICHE s Sr Dal Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1908. 0 Num. 25. — Contro le processionarie che quest'anno hanno invaso ab- bondantemente, arrecando gravi danni, i boschi di pioppi e salici lungo — l’Adda, C. Fornaci consiglia irrorazioni con soluzione di estratto fenicato di tabacco in proporzione dell’ 1,50 per 100. Di facile applicazione sono @ pure le soluzioni di sapone molle all’ 1-2 per 100. Si sono ottenuti buoni «Tee risultati anche coll’ uso di liquidi. arsenicali (per esempio la miscela di c Capus e Feyteau: 300!gr. di arseniàto di soda, 500 di acetato di piombo, «LS e 1000 di glucosio in 100 litri di acqua). £ RS Contro gli acari dei piselli si consiglia una miscela di sapone nero , 3 petrolio, nicotina (1 chil. di ognuno) e soda :2 ettogr.) in 100 litri d’acqua. L’irrorazione va praticata almeno due volte. l. m. f Dal Bollettino del Comizio Agrario di Mantova, 1908. Num. 12. — A. Oliva consiglia le stesse irrorazioni di cui sopra con soluzione all’ 1,50 per 100 di estratto fenicato di tabacco per combattere i seguenti insetti dannosi alle gettate dei salici: Liparis salicis, Plagidera armoracia, Galeruca alni, Philenus spumarius, Lina populi, afidi, rinehiti, I formiche. lm. si Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1908. Num. 21. — Per combattere la tignuola dei meli (Hyponomeuta mali- nella), il Dott. Manaresi afferma d’ avere trovato efficace una soluzione di 800 grammi di estratto fenicato di tabacco e 800 di sapone da bucato in 100 litri di aequa. La soluzione di solo estratto fenicato di tabacco può cagionare l’ingiallimento e la caduta delle foglie. i Contro il Cyeloconium oleaginum (occhio di pavone delle foglie di olivo) sono da cominciarsi subito le irrorazioni con poltiglia bordolese all’ 1 per 100 di solfato di rame e di calce. USSL È Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. Agosto 1908. Rivista di Patologia Vegetale Dott. LUIGI MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia ‘Collaboratori : Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. Der Guercio .. (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLIson (Dublino) - Prof. A. KRoLopP (Magyar-Ovar - Ungheria) - M. ALpine (Melbourne - Australia) - D S. Hori (Nishigahara-Tokio) - D'. E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 10. . BERLESE A. - Considerazioni sui rapporti tra piante e loro insetti . BeRLESE A., DEL GueRcIO G., PaoLi G. .- Osservazioni sopra un recente scritto . BrIees L. J. — Il trattamento «del marciume delle radici del tabacco . DE STEFANI T. bianca dei limoni. | Id. Alcuni stadi del Lirus algirus . — La ruggine Id. Aphis papaveris e Coc- cinella . Id. — L’insetto dei frutti del pistacchio. 3 FREEMAN E. M. e Taisen H. — I carboni del sorgo . FriepRICH R. — Sugli scambi di materiale in seguito a ISBBe iL STE, HaLsteD B. D. — Relazione - Pag. 153 | | | | della Stazione di New Jer- Sey pel 1907. HeRRICK G. W. — Come com- battere gli insetti dannosi _ i e le malattie delle piante >» 155 | Jones L. R. e Gippinas N. J. | — Le malattie delle piante nel Vermont nel 1906 . Lia | Id. — Esperienze di irrora- i. zioni sulle patate. __| JonEs L. R. e PomERoy C. S. cai — La vaiolatura delle pa- tate . » 156 | Morse W.J. — Malattie delle | . patate nel 1907 » 156 | ScuneipeR-ORELLI 0. — Sul Penicillium italicum . » 0157 .| SHEAR C. L. e Mines G. F. — ! Il marciume delle. radici » 148 del cotone nel Texas | TowNsEND C. 0. — Arriccia- | mentodella cima nelle bar- » 159 | babietole. ! Note pratiche . —_——— _—_ ec ——_ ABBONAMENTO ANNUO L. 12 «Sii Dr RES ei . Pag. 145 1450. 146 148 149 150 151 152 158 160 cel ut ppi > dro ag ana ” deo METE Rudi CA FROLI. . d ISZUO “Rivista di Pa ologia Vegetale ANNO III. 1 Agosto 1908. Num. 10. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dorr. Lutar MoNTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. cW YORK GENERALITÀ BOTANICAL - GARDEN HaLsteD B. D. — Report of the Botanical Department of the New Jersey Agricultural College Experiment Station /07 {le Year 1907 (Relazione della Sezione Botanica della Stazione Spe- rimentale Agraria di New Yersey per l’anno 1907) (1908, 130 pagine e 27 tavole). Due pagine di questa importante relazione si riferiscono alle malattie delle piante. Tra queste ricordasi la ruggine degli asparagi che fu meno comune e meno dannosa che negli anni precedenti, in seguito sia ai migliori metodi di coltura adottati, sia all’ introduzione di varietà resistenti. Furono frequenti due malattie di piante forestali : il G/oceosporiuni nerviseguum dei platani e il seccume del fusto dei castagni dovuto alla Diapor/he parasttica. E. A. Bessevy |Miami-Florida . Herrick G. W. — How to contro! injurious insects and noxious plant diseases (Come combattere gli insetti dannosi e le ma- lattie delle piante) (Mississippi Agricult. Erper. Station , Bull. N. 102, 1907, 14 pagine e 3 figure). Sono raccolte le formole degli insetticidi e fungicidi più comuni con istruzioni sul modo di prepararli ed adoperarli. E. A. Bessey (Miami-Florida). FERRE CITA SERE) e GENERALITÀ: Jones L. R. and Gippinas N. J. - The occurence of plant diseases in Vermont in 1906 (Le malattie delle piante nel Vermont nel 1906) (Ninleenth Ann. Rep. of the Vermont Agrie. Exper. Station for 1905-06, 1907, pag. 227-236, e 2 figure) (per precedenti comunicazioni veggasi alla pagina 198 del volume II° di questa /t7vesta). Patate: I colpi di sole (sun scald! e l’abbrucciaticcio delle cime (tip burn) furono abbondanti e ciò in causa rispettivamente dei giorni caldi ed asciutti seguiti alle piogge primaverili in giugno, e della siccità del suolo nel caldo agosto. Il seccume primaverile (early blight, dovuto all’ Alternaria Solani) cominciò specialmente a diffondersi nelle giornate calde ed asciutte del giugno, dimostrandosi più dannoso nei terreni leggeri sabbiosi, che in quelli compatti. Il seccume autunnale (late blight, ed il marciume dovuti alla Phytophthora infestins, si diffusero poco, in grazia della siccità, salvo nelle regioni montuose che sono più fresche ed umide. La scabbia non prese una grande esten- sione. L'avvizzimento, dovuto al NFusarium orysporum ha di- strutto tutte le piante di una porzione limitata di un grande campo. Piante da frutto: La scabbia dei peri e dei meli ( Venturza pirina e V.inaequalis) fa comune e dannosa, Il seccume (0/ight, dovuto al Bacz/lus amylovorus) fa raro. Il cancro dei meli, dovuto alla Sphaeropsis malorum attaccò gli alberi vecchi di un frutteto che non era stato trattato. Il Dlack-rot dei frutti, causato dallo stesso fungo, fu invece raro. Fu diffusa la rug- gine dei meli (Roestelia), la quale non può essere efficacemente combattuta con irrorazioni, ma è prevenuta sopprimendo nei din- torni tutte le piante di Juniperus virginiana sulle quali può vi- vere il Gymnosporangiuin macropus che è uno stadio del pa- rassita causa della ruggine dei meli. Il black knot dei pruni e dei ciliegi /Plowrightia morbosa) benchè comune, viene effica- cemente combattuto colla potatura e colle irrorazioni. GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 147 Ortaggi: L’ernia (club root dei cavoli, dei cavolfiori e delle rape, dovuta alla P/usmodioph. Brassicae, si presenta abbastanza diffusa tutti gli anni. È pure comune il dlack rot dei cavoli, dovuto alla Pseudomonas campestris. L’ antracnosi delle fave (Colletotrichum Lindemuthianum) è molto dannosa, mentre non è frequente la malattia dei baccelli dovuta al Bacz//us phaseoli. La ticchiolatura delle viole (Marsonia violae) fu osservata que- stanno per la prima volta nel Vermont, ma non si dimostrò dannosa. E. A. Bessey (Miami-Florida). Brices L. J. — The field treatment of tobacco root-rot (Il trat- tamento del marciume delle radici del tabacco) (UV. S. De- partm. of. Agricu't., Bureau of Plant-Industry, Circ. N. 7, 1908, 8 pagine). Nei distretti del Kentucky, Connecticut, Ohio e Wiscosin nei quali si coltiva tabacco, una malattia delle radici ha qualche volta provocato delle perdite considerevoli. Essa è dovuta al fungo Thielavia basicola. Le piante colpite rimangono nane e raggiungono solo 20-25 cm. di altezza quando le sane sono già mature al taglio. Nei letti caldi questa malattia può essere efficacemente com- battuta sterilizzando il terreno col vapore di acqua bollente © con una soluzione diluita di formalina, metodi che sarebbero inap- plicabili o costerebbero troppo per le coltivazioni in piena cam- pagna. Fu osservato che l’ uso di concimi neutri o debolmente acidi ostacola il diffondersi del male, mentre i concimi alcalini, come quelli che contengono calcio o carbonato potassico, provocano un forte sviluppo del fungo. .E. A Bessey (Miami-Florida). Late ta A $ Tasto >” Z Ca 3 pete da | PARASSITI VEGETALI | © FreeMan E. M. and Umperoer H. J. C. — The smuts of sor- ghum (I carboni del sorgo) (U. S. Departm. of. Agricult., Bureau of Plant-Industry, Cire. N. 8, 1908, 9 pagine). 1 principali carboni del sorgo negli Stati Uniti sono quello dei semi, dovuto alla Sphacelotheca Sorghi (Link) Clinton, e quello dei culmi dovuto alla $S. reiliana (Kuhn) Clinton. La prima è più comune e si presenta in quasi tutte le varietà; l’ul- tima invece è propria del sorgo dolce. Il carbone dei semi può essere prevenuto trattando i semi stessi con soluzione di formalina (una parte di formalina al 40% e 240 parti di acqua) per un’ ora, o con acqua riscaldata alla temperatura di 54°58° C. per 15 minuti. Contro il carbone dei culmi questi trattamenti non sono efficaci: occorre invece pren- dere i semi da regioni non infette ed appena si presenta un’in- fezione in un campo bisogna distruggere le piante colpite prima. che vengano disseminate le spore. E. A. Bessey (Miami-Florida). Jowes L. R. and Gippines N. J. — Potato spraying experiments (Esperienze di irrorazioni sulle patate) (Nin/eenth Ann. Rep. of the Vermont Agricult. Exper. Station, 1907, pag. 265- 269). Nei terreni sabbiosi e marnosi coll’ uso della poltiglia bor- dolese si guadagna il 28 per 100 del raccolto in confronto ai campi non irrorati, mentre nei terreni argillosi il guadagno è del 74 per 100. Il raccolto reale per ettaro nel sessennio 1901- 906 nei terreni sabbiosi fu di 11.660 chilogrammi nei campi non trattati e 19.400 in quelli curati colla poltiglia bordolese. Le esperienze con altri fungicidi preparati dalla Bowker Insecticide Company, non hanno dato risultati sensibili perchè la Phytophthora non si è presentata. | E. A. Bessey (Miami-Florida). Jones L. R. and Pomeroy C. S. — The leaf biotch disease of the potato caused by Cercospora concors (La vuzolatia delle foglie delle patate dovuta alla Cercospora concors) (Nine- teenth Ann. Rep. of the Vermont Agricu!t. Erper. Sta- tion, 1907, pag. 236-257, con 3 figure). Questa malattia comparve la prima volta nel Vermont nel 1905, e si presentò anche nel 1906. Ai primi di luglio le foglie più basse mostrano numerose macchie pallide, a contorno scuro, del diametro di 3 a 10 mm., le quali presentano su ambedue le pagine, ma specialmente sulla inferiore, i conidiofori ed i conidî di un fungo i cui caratteri corrispondono a quelli della Cerco- spora concors (Casp.) Sace. La malattia si estende lentamente alle altre foglie, le quali, di mano in mano che vengono attac- cate, ingialliscono e muoiono: le macchie fungine conservano più a lungo il loro colore verde pallido. L’ Autore riassume brevemente la letteratura europea su questa malattia e descrive con dettagli il fungo. I conidiofori escono attraverso gli stomi: quelli che si sviluppano sulla pa- gina superiore sono semplici e portano un solo conidio, quelli della pagina inferiore sono molto più lunghi e ramificati. Pos- sono essere eretti, o strisciare sulla superficie fogliare, o arram- picarsî sui peli ramificandosi sopra essi. Il micelio nella foglia è strettamente intercellulare, e dopo che è cessata la produzione esterna dei conidî, esso forma molte clamidospore. Sono descritti i caratteri culturali del fungo nei mezzi più varî: non furono ottenute le forme conidiche, ma le clamidospore. Non tutte le varietà sono attaccate nello stesso modo: le Dakota Red, Delaware, Rural Blush, Evergood e Factor sono immuni da questa malattia; invece le Ho/born Abundance, Professor Maerker, Srviss Snowflahe e Richters Imperator ne sono molto danneggiate. E. A. Bessevy (Miami-Florida . Morse W. J. Potato diseases in 1907 (Malattie delle patate nel 1907) (Muine Agricult. Exrper. Station, Ball. N. 149, 1907, pag. 287-330, con 6 figure). Ilseccume primaverile (early blight), dovuto all’Alternaria solani, fa raro nel 1907 e recò poco e nessun danno. Il seccume tardivo late blighti, dovuto alla l’Aytophthora infestans, che quasi non si manifestò nel 1906, fu invece diffusisissimo nel 1907, in causa della stagione umida, eccetto nei campi che erano stati abbondantemente irrorati. Il tempo umido continuò anche in settembre, così che fu pure abbondante il ma,ciume. La scabbia fu rara. Le esperienze di confronto tra l’efficacia dei trattamenti colla poltiglia bordolese ordinaria e quella di altri preparati anche in forma secca, hanno dato i seguenti risultati: i lotti irrorati sei volte colla poltiglia bordolese conservarono il loro fogliame fino alla fine del periodo vegetativo verso la metà di ottobre, mentre i lotti non trattati avevano perduto tutte le foglie già nella prima quindicina di settembre. Col 25 di settembre le foglie erano morte in tutti i lotti, eccetto in quelli trattati colla pol- tiglia bordolese. Il raccolto fu : colle irrorazioni poltiglia bordolese 19.040 chilogr. per ettaro colle polverizzazioni col sale di Bor- deaux (11 chil. per ettaro) . . 14.550 » » » colle irroraz. colla pasta Bowkers Boxal 3 = è - î . 13.000 » LARE colle irrorazioni colla poltiglia bor- dolese al benzoato di sodio. + 12.850 » » » colle polverizzazioni col sale di Bordeaux (6, 8 chil. per Ett.) . 11.760 » colle irroraz. col Bowkers Boxal . 9.000 » colle polver. colla polvere di Leggett 8.850 » nei lotti senza trattamenti ; . 7.600 » caga % % L’Autore parla dei metodi migliori per applicare la cura e del tempo più adatto. Furono fatte esperienze anche per constatare l’efficacia dei trattamenti ai tuberi con formalina (una parte di formalina al 40 °/, e 240 parti di acqua; immersione per 2 ore), gas formal- deidico per 24 ore, benzoato di sodio (una parte in 96 parti di acqua), e si vide che la scabbia colpì rispettivamente il 0,7 °/, ‘del raccolto, 0,7, e 1,5; mentre coi tuberi non trattati colpì il 5,4°/- L'effetto della calce sulla scabbia viene mostrato dalla se- guente esperienza. Un campo fu diviso in tre parti : ad una non si diede calce, all’ altra se ne diedero 570 chil. per ettaro, alla terza 1.140 chil., pure per ettaro. La percentuale delle patate affette di scabbia fu rispettivamente 11 nel primo caso, 27 nel secondo, 49 nel terzo. La calce è dunque favorevole allo svi- luppo della scabbia. î E. A. Bessey. (Miami-Floria). Scanemer-OreLLI O. — Veber Penicillium italicum Wehmer und Penicillium glaucum Link als Fruchtparasiten (Sul Penzc://20u07m italicum Wehmer e P. glaucum Link come parassiti dei frutti). (Centralblat fiir Bakter., Paras. u. Infeklionskr., II Abth., 1908, Bd. XXI, pag. 365-374). — Benchè i funghi che guastano la frutta non sieno molti, pure assai vario è il loro modo di comportarsi anche se, fatta astrazione dalle forme che comei Fusic/adium sono superficiali, ci limitiamo a considerare solo quelle che penetrano nelle parti interne provocando la marcescenza dell'organo attaccato. Queste ultime forme presentano anche la difficoltà di poterle con sicurezza classificare in saprofite, o in parassite vere o fa- coltative, in quanto se alcune di esse, come la Selerolinia, pos- sono attaccare foglie, radici, rami e frutti, abbiano invece certe specie di Mucor che sono parassiti solo dei frutti carnosi, mentre vivono saprofiticamente sugli altri organi. he è Anche il ’'enicillium glaucum, che è saprofita su molti Ù;: È substrati, può vivere da parassita sui frutti. ; Ai AL Il Wehmer ha dimostrato che il P. glaucum Link consta i A sit di una riunione di specie ben diverse tra loro ed ha bene di- D: stinta la specie che provoca il marciume dei limoni, col nome "a SI di P. italicum. L’ Autore fa colture ed inoculazioni tanto con si $ questa specie, quanto col comune P. gl/aucum e dimostra che Sa 3 ambedue possono attaccare da veri parassiti i limoni, gli aranci, È le pere ed altre frutta. | Ss Il Penicillium italicuni può essere importato in Germania A anche su aranci sani. Sulla superficie infatti di campioni sanis- i simi di tali frutti provenienti da S. Remo, 1 Autore trovò molte i spore di questo fungo insieme a spore di C/adosporium herba- ® run, Dematium pullulans, ecc. L. MONTEMARTINI Snear C. L. and MiLes G. F. — Texas root-rot of cotton: Field experiments in 1907 (Il marciume delle radici del cotone nel Texas: esperienze del 1907). (Z. S. Departm. of Agricult., . Bureau of Plant Industry, Cire. N. 9, 1908, 7 pagine con una ficura). (Veggasi anche alla pagina 293 del volume se- condo di questa /t/07s7a!. Si è osservato che con una appropriata rotazione agraria , questa malattia, che è dovuta all’ O:0n7wm omnivorum Shear, può essere completamente dissipata. i Nel 1904 in un campo il 95 per 100 delle piante di cotone erano state uccise da questo fungo ; nel 1905 quel campo fu col- tivato a granoturco , nell'inverno successivo a frumento, nello estate 1906 a sorgo, e nel 1907 vi fu ancora rimesso il cotone : il risultato fu che solo il 5 per 100 delle piante vennero attac- cate dal fungo. e n OA Sono anche utili le arature profonde nel tardo autunno: la percentuale delle piante ammalate fu infatti del 27 e 15 per 100 nei campi così arati, e del 70 e 50 per 100 in quelli coltivati come d’ uso. E. A. Bessey Miami-Florida . BerLESE A. — Considerazioni sui rapporti tra piant , loro insetti nemici e cause nemiche di questi (Media. (ri0rniale di Ento- mologia, Firenze, 1907, Vol. IV, pag. 198-246). Quando una pianta è attaccata da un parassita animale, succede raramente che l’ aggressore non debba alla sua volta fare i conti con qualche suo nemico vivente: per esempio la Pieris Brassicae che vive sulla Brassica oleracea, è alla sua volta attaccata da un altro insetto, 1’ Apanteles glomeratus, e questo ha esso pure un iperparassita nel Dibraclhys bouc'eanus. In certi casi, negli insetti, si è riusciti a trovare persino .il pa- rassita in quarto grado, e questo complesso di forme che dipen- dono luna dall’ altra viene chiamato dal Berlese s7,2Dbi0/7c0 nel senso largo della parola, cioè di vita a contatto tra loro di forme ciascuna necessaria alla vita dell’ altra. Fin che la entomologia agraria si arresterà soltanto allo studio del primo gradino di ciò che deve sapere, trascurando lo studio di tutte le forme simbiotiche dei singoli insetti parassiti delle piante, sarà destinata a grandi insnecessi. Per questo, lAu- tore si propone qui lo scopo di dare un primo impulso verso studî più completi, sia mostrando | importanza pratica, sia im- postando le prime norme generali che guidino alla conoscenza di rapporti tanto complessi. ; | Già i vecchi naturalisti italiani avevano rilevato che gli insetti utili sono di gran lunga più numerosi dei nocivi e che efficaci tra gli insetti stessi, senza dei quali nemici dette forme aumenterebbero numericamente a proporzioni tali da impedire la vita anche all’ uomo. i Le oscillazioni continue di preponderanza di una specie sul- l’altra, la scomparsa delle une e la sostituzione di altre, 1’ equi- librio o lo squilibrio nella distribuzione e nella diffusione nu- merica delle singole specie dipendono da molte cause che V'Au- tore prende in esame, illustrandone le principali con qualche esempio, e dimostrando come qualche volta l’ intervento diretto dell’uomo o di uccelli insettivori può essere più dannoso che utile: se p. e. torna sempre utile distruggere le ova dell'’Ocneria dispar le quali non contengono che rarissimamente dei parassiti, non è più la stessa cosa delle larve contro le quali la caccia diretta è meno consigliabile che contro le uova; contro le ca- vallette invece la lotta diretta è utile in tutti gli stadî, perchè gli endofagi non sono speciali dei detti ortotteri. Nei casi di disquilibrio costante a favore del parassita e in danno della pianta, come per la peronospora, fillossera, Di4spzs pentagona, ecc., si deve pensare che queste forme, le quali non trovano qui condizioni nemiche naturali che le infrenino, debbono essere importazioni venute senza il loro speciale parassita. É in questi casi si può cercare nella patria d’origine la forma nociva e diffonderla. i D'ora innanzi, conclude 1° Autore, la Entomologia Agraria deve avere per obbietto : 1. Cognizione intima delle specie nocevoli nella loro strut- tura e biologia ; 2. Cognizione dei rapporti nei singoli sistemi simbiotici ; 3. Razionale intervento in questi rapporti, col massimo rispetto ai nostri ausiliari ; 4. Studio delle cause nemiche, nella loro patria d’origine, alle specie importate ed acclimatazione di nuovi ausiliari. L. MONTEMARTINI. tutte le forme fitofaghe hanno uno o più nemici implacabili ed ubie*,.. % BerLEsE A., DeL Guercio G., PaoLt G. — Osservazioni sopra un recente scritto relativo ad insetti nocivi all'olivo (/tedza - Giornale di Entomologia, Firenze, 1908, Volume IV, pa- gine 259-328). Sono scritti polemici intorno alle note riassunte alle pa- gine 203-204 del II° volume di questa Rivista. In un primo capitolo il dott. Del Guercio sostiene la prio- rità di altri studiosi sopra il dott. Martelli nelle osservazioni dietologiche sulla mosca delle olive. In un secondo, lo stesso dott. Del Guercio solleva dei dubbi sulle affermazioni del pro- fessore Silvestri riguarianti le generazioni dello stesso insetto : l'opinione, specialmente, che la mosca possa durare in vita dal novembre di un anno al luglio dell’ altro non trova sufficiente appoggio, secondo il Del Guercio, nelle osservazioni incomplete che furono fatte a tale proposito. Nel terzo capitolo il dott. Paoli sostiene essere le specie di insetti parassiti della mosca più di quattro e ben distinte tra loro, nè potersi accettare le identifi- ‘cazioni proposte dal dott. Masi. Finalmente nel quarto ed ultimo capitolo, il prot. Berlese fa uno studio critico delle note di dietologia degli imenotteri parassiti della mosca delle olive, pubblicate dal prof. Silvestri. Ne conclude non potersi ancora consigliare l'abbandono senz’al- tro del metodo di lotta per via artificiale ‘colla miscela De Cillis), nè essere esente affatto da incertezze il metodo consigliato per chiamare in ausilio i nemici (specialmente i parassiti del gruppo degli Imenotteri) della mosca delle olive. L. MONTEMARTINI. De Srerani T. — La Ruggine bianca dei limoni. (Nuov: annali di agricoltura siciliana, fasc. 3, 1908, pag. 7). L'Autore nota la comparsa di questa malattia nell’Agro Pa- lermitano, Dà un largo riassunto del lavoro di G. Briosi e R. MATTA TA ul Li a È n PR de SIRIO Farneti sullo stesso Rc Fa Lao la POSI fra 5) alterazioni prodotte sulle foglie dal Mytilaspis fulva, dall’Helio-— trips haemorrhoidalis e Tetranychus telarius e quelle prode DI dalla Ruggine bianca. Per combattere anche gli iusetti e gli acari degli agrumi, raccomanda di aggiungere alla miscela pro- posta da Briosi e Farneti (solfato di rame gr. 80, calce grassa in zolle gr. 15, acqua litri 1.05) gr. 15 di fiore di zolfo e 15 di estratto di tabacco. - R. FARNETI. De Sterani T. — Alcuni stadii del Lixus algirus Linn. e di alcuni de’ suoi parassiti. (Nut. Sic. Anno XX, N. 4-5, 1908, p. 6. L’ Autore descrive la larva e la crisalide del Lirus e due parassiti Pinipla flavipennis Rudw. e Sturmia atropivora R. DI) di questo coleottero. Il Lirus vive nell’ interno del fusto della Vicia Faba L. nutrendosi del midollo. Secondo 1’ Autore 1 in- setto non reca apparente disturbo alla pianta. R. FARNETI. De STEFANI ga Aphis papaveris s Coccinella 7-punctata. (Nat. Sic., Anno XX, N. 4-5, 1908, pag. 3). L'Autore ha osservato nell’Agro Palermitano nella primavera del corrente anno, una straordinaria invasione di Aphzis paparveris Fabr. sopra le fave ed i piselli per cui si credeva di veder fallire il prodotto; quando comparve una grande quantità di Coccinella 7-punctata Linn. Questo ben noto insetto predatore di afidi in pochi giorni divorò tutti i gorgoglioni che si trovavano sulle fave, sui piselli ed altre piante; ma le Coccinelle erano tanto numerose che quando non trovarono più afidi cominciarono a divorare le loro larve, e quando anche queste vennero meno, in- vato «gia Sa aa PARASSITI ANIMALI vasero gli alberi fruttiferi specialmente i gelsi ed i ciliegi dei quali distrussero i frutti. L'Autore ha notato fino a dieci e più Coccinelle sopra un sol frutto, per cui le more venivano ridotte. in una poltiglia informe nauseante, e le ciliegie ridotte al solo gambo e nocciolo. L’ A. ritiene questi fatti nuovi nei costumi delle Coccinelle. R. FARNETI. De Strerani T. — L’ insetto dei frutti del Pistacchio e modo di li- mitarne i danni. (Palermo, Tip. C. Sciarrino, 1908, pag. 61). L'Autore premette un cenno sopra i diversi insetti parassiti del Pistacchio e del Terebinto, poscia descrive il 7ogocarpus Bollesterii Rond. e i gravi danni che produce sui frutti delle sopradette piante. Fa la storia di questo imenottero, ne descrive il modo di riproduzione, le diverse forme, i suoi costumi e il modo di sviluppo. Nota fra i parassiti del 7yogocarpus due nuove specie di imenotteri, delle quali dà la diagnosi, ed altre specie dello stesso ordine: Eupelmus splendens Gir., Torymus nigricornis Boh., Decatoma strigifrons Thoms., Decatoma trogocarpi n. sp.?, Euritoma aterrima (Schrk.) Latr., Pteromalus larvarum (Spin.) Nees., Pleromalus cupreus Nees., Eupelmus linearis Fort. , Eupelmus splendens Gir.?, Syntomaspis virescens n. sp., Deca- toma strigiformis Thoms., Euritoma rosae Nees., E. aterrima (Schrk.) Latr., E. strigifrons Thoms., E. rufipes Watk., E. se- tigera Mayr. L'A. fa notare che questi parassiti non essendo esclusivi del Trogocarpus, ma vivendo anche sopra molti altri insetti, non potranno riuscire di una grande importanza nella difesa dei pi- stacchi. Come misura di difesa 1’ Autore raccomanda la distruzione col fuoco di tutti i frutti infetti e di tutti i frutti vuoti caduti LL nai SR tric ir 19 «fi ti AIR hi Pas L A ESTE e " # io 158 PARASSITI ANIMALI MALATTIE al suolo, che per mala abitudine si gettano nella concimaia. La distruzione col fuoco ha dato ottimi risultati. I frutti bacati sono facilmente riconoscibili perchè messì in un tino con acqua, gal- leggiano mentre i sani vanno al fondo. Non bisogna limitare la distruzione ai soli frutti infetti del Pistacchio, ma estenderla an- che a quelli del Terebinto, e siccome la raccolta di questi ultimi riuscirebbe assai difficile e dispendiosa, l'Autore raccomanda di strappare in primavera le infiorescenze femminili dei terebinti. R. FARNETI. Towxsexp C. O. — Curly-top, a disease of the sugar beet (A7r7c- ciamento della cima, una malattia della barbabietola da zucchero) (VU. S. Departm. of Agricult., Bureau of Plant Industry, Bull. N. 122, 1908, 37 pagine e 11 tavole). Nei distretti degli Stati Uniti che sono posti all’ ovest del Mississipi e specialmente nelle regioni di essi lungo la sponda destra del fiume, infierisce una malattia delle barbabietole da zucchero conosciuta col nome di lu7/y-top (arricciamento) 0 western blight (golpe d’occidente). Essa sì presenta coi seguenti caratteri: le foglie che si sviluppano sulle piante ammalate sono più strette e più numerose di quelle delle piante sane e munite di picciuolo brevissimo ; i loro lembi sono pure più brevi, con- torti e con parecchie sporgenze sulla pagina superiore. Dette foglie sono inoltre addossate tra loro sopra una parte del fusto che è normale. Le radici principali sono come al solito fornite di abbondanti radicelle, sono legnose, si tagliano con difficoltà e spesso intristiscono: in sezione trasversale presentano anelli scuri e chiari che si alternano. Questa malattia può attaccare anche la barbabietola comune e quella da foraggio. Di solito colpisce le piante giovani, ma D' INDOLE INCERTA — e: ediracald MALATTIE Ne DOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA 159 può rimanervi latente fino alla fine dell’accrescimento vd anche al secondo anno. La causa non è ancora conosciuta. Molte esperienze ed os- servazioni dimostrano che non si tratta di bacterî, nè di funghi foglicoli o radicicoli, nè di insetti, di siccità, di umidità, di ca- lore, di gelo, di sbalzi di temperatura, di variazioni repentine di umidità, di compattezza del terreno, di mancanza di concime, di mancanza di humus, di eccesso di alcali o di acidi, di ope- razioni colturali non adatte, di insufficiente aerazione delle ra- dici, ecc. Pare che la malattia non si trasmetta nemmeno ino- culando il succo delle piante ammalate in piante sane. La malattia non si presenta mai per due anni di seguito nello stesso campo. Selezionando nei campi molto ammalati le piante rimaste sane, si può ottenere una varietà abbastanza re- sistente. Le piante attaccate ben difficilmente si liberano dal male. E. A. Bessey (Miami-Florida). Frieprica R. — Ueber die Stoffwechselvorgànge infolge der Ver- letzung von Pflanzen (Sugli scambî di materiale in seguito a ferite nelle piante) (Centralbl. f. Baktev., Paras. u. In- fektionskr., II Abth., Jena, 1908, Bd. XXI, pag. 330-348). L’ Autore ricorda gli studî già fatti da altri botanici intorno all’azione delle ferite sulla respirazione e sulla formazione delle sostanze albuminoidi nelle piante. Fa poi esperienze originali sopra bulbi di cipolla, tuberi di patata, foglie di quercia e frutti di pero e di cotogno, tagliandoli in pezzi e, determinando in seguito nei singoli pezzi le amidi, VV azoto, le sostanze albumi- nose, gli idrati di carbonio. Constata che insieme all’ aumento di albuminoidi, già rile- we, RE FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE vato da Zaleski ed Hettlinger, negli organi feriti si ha anche diminuzione di idrati di carbonio ed aumento di acidità. La di- minuzione degli idrati è una conseguenza della respirazione più intensa, e si spiega anche ammettendo col Pfeffer che una parte di essi idrati venga consumata nella formazione degli albumi- noidi. Infatti questi aumentano specialmente nei bulbi, nei tuberi. e nei frutti, dove abbonda l’ amido. Gli acidi si possono consi- derare col Mayer come prodotti intermedî della respirazione. Anche le amidi diminuiscono perchè vengono applicate alla for- mazione degli albuminoidi. Nelle patate vengono consumati i grani d’ amido più piccoli e si forma zucchero. Le reazioni precedenti sono più o meno intense a seconda delle piante e del modo col quale i loro tessuti si comportano di fronte alle ferite. IL’ Autore dà un elenco bibliografico dei lavori sull’ argo- mento. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1908, N. 13. Per distruggere le lumache dove sono troppo abbondanti, si consiglia spargere nei luoghi più frequentati, calce in polvere, o cenere, o segatura di legno fatta bollire in una soluzione al 15 p. 100 di solfato di rame e disposta poi in striscie da 5 a 6 cm. di larghezza: le lumache che vi pas. sano sopra sciolgono col loro umore vischioso il solfato di rame e ne re- stano avvelenate. Contro le grillotalpe si consigliano frequenti e profondi lavori di ter- reno, fatti specialmente in luglio ossia nell’epoca nella quale la femmina depone le ova; spargimento di fuliggine che è insettifuga; bagnare i per- fosfati che si adoperano come concime con petrolio in proporzione di 3 chili per ogni quintale. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. mi - Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dot. Lurcr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL GueRcIo (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KroLopP (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hoki (Nishigahara-Tokio) - M. ALpine (Melbourne - Australia) - D". E. Bessev(Miami-Florida). Indice del da ucicola N. Bopoyra E. — Le fallanze Mayer V. — Cochylis e Eu- del:granturco:-...;; >... Pag. 172. CES LORO LOGICI Id. — Esperimento sull’ al- MurRILL W. A. — Polyporaceae » 164 lettamento del grano . . » 172 | OLrva A.— Esperimenti sul- BrilLLowa L. P. — Autodi- l’allettamento del grano . » 173 fesa delle cellule contro i PETRI L. — Azione degli acari gunphpii 104 > 174 nella malattia della vite do- BùRMESTER H.— dice sui E ac vuta al Dactylopius . . . » 168 Dione dvi semi t >» 171 | RiBAaGa C. — Una peculiare Busse W. e FABER (von) F. c. alterazione delle foglie del - Ricerche sulle malattie gelso) 1.1 ti ciare cet rico ii 168 delle barbabietole . . . >» 161 | Rusy,J. — La tignuola del- Cavazza D. — Annali Ufficio ONOR CIR i VITALI Prov. Agr. di Bologna . . » 161 | SaLmon E. S. — Il mal bianco CLINTON G. P. Marciume dell’uva spina nel Giappone » 164 delle radici del tabacco. . » 162.| SorauER P.— Avvelenamento Id. — Uredinee eteroiche del per ammoniaca . . ... >» 171 Connecticut . . . ae £6a Id. — Supposta malattia epi- Cook M. T. e HoRNE w. T. demica delle patate . . .. » 173 NDR, e malattie del- i, Z4NoNI U. — La reinvasione BE ” della Diaspis pentagona . » 170 Fante (von) F. (.— Ricerche Note pratiehe: Sc LAT sulle malattie del cacao .. >» 163 ABBONAMENTO ANNUO L. 12 # prc: v 1908 A LI ; SEP 10 P COS POS v x f 4 i; e [ ko ANNO III. 10 Agosto 1908. Num. 11. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al DorT. LUI MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI BOTANICA] GARDEN Cavazza D. — Annali dell’ Ufficio Provinciale di Agricoltura di Bo- logna, Anno XIV, 1907. (Bologna, 1908, 164 pagine). È un volume interessante contenente relazioni sull’ opera esplicata da questo Ufficio Agrario nei diversi campi dell’ agri- coltura. Meritano essere qui menzionate la relazione sulla lotta contro la fillossera e quella contro la Diaspis, ambedue piene di notizie sulla diffusione di tali parassiti e sui metodi adottati per combatterli. Circa la fillossera della vite, sono dati anche gli atti del Convegno dei Consorzî antifillosserici tenuto a Bologna nel dicembre 1907, con discussioni riguardanti la migliore orga- nizzazione dei consorzî stessi. In una recensione di patologia vegetale, l’Autore, insieme al dott. Zerbini, comunica quali altre principali malattie delle piante sl osservarono in provincia di Bologna nel 1907. L. MONTEMARTINI. Busse W. et FaBER (von) F. C. — Untersuchungen iber die Kran- kheiten der Riiben: II (Ricerche sulle malattie della barba- bietola : IT. (Arb. a. d. K. Biol. Anstalt f. Land-u. Forst- wirtsch., Berlin, 1908, Bd. VI, pag. 352-362). (Veggasi an- che alla pag. 170 del Vol. II di questa Rivista). ‘ 1] ® ri * er las Anche questa seconda puntat delle ricerche j Busse sopra le malattie della barbabietola contiene un lavoro del Faber sopra la pretesa azione della Myxomonas betae Brzezinski nell’ abbruciaticcio (Wurzelbrand), nella malattia del cuore e nel marciume secco delle barbubietole, lavoro del quale lo stesso Autore ha già pubblicato la nota preliminare riassunta alla precedente pag. 102 di questa 7vis/a. i L'Autore dà qui un largo sunto del lavoro di Brzezinski e avendo avuto anche in esame gli stessi preparati di questo stu- dioso , sostiene che la Myromonas betae non esiste affatto in nessuno de’ suoi stadî che le si vollero attribuire. D'accordo col. Peters (veggasi a pag. 45 del Vol. II di questa vista), ritiene egli pure che le malattie delle barbabietole sopra nominate sieno dovute al Pythium de Baryanum Hesse, Phoma betae Frank e Aphanomyces laevis de Bary. i L. MONTEMARTINI. Crinton G. P. — Root Rot of Tobacco. II (Marciume delle radici del tabacco. Il). (Report of the Connecticut Exper. Stat. , Parte VI, Rep. of the Stat. Botanist for 1907, 1908, pag. 363-368, con una tavola). (Per la Parte I veggasi alla pag. 326 del Vol. II di questa '/vzsta). Viene segnalata la larga diffusione nella contrada della Thielavia basicola (B. et B.) Zopf, il fungo che è causa di que- sta malattia. Colture fatte con clamidospore non hanno dato i periteci. Esperienze fatte per disinfettare i letti caldi da semi hanno mostrato che sono efficaci le inaffiagioni con soluzioni di . formalina (una parte di formalina al 40 p. 100 in 100 parti di acqua) adoperando circa 40 litri delle soluzioni medesime per ogni metro quadrato di superficie. Nei campi, quando il raccolto del tabacco diventa ogni anno sempre più scarso, conviene in- trodurre una buona rotazione agraria. E. A. Bessey (Miami-Florida). A Na Sars 2) LO TT RA « P ì, dirette. dal A + i E ca CLINTON G. P. —- Heteroecious rusts of Connecticut having a Pe- ridermium for their aecial stage (Uredinee eteroiche del Con- necticut aventi un Peridermium come stadio ecidico). (Col precedente, pag. 369-396, con 8 tavole). Dopo una breve introduzione generale sopra le Uredinee eteroiche ed in particolare sopra quelle che hanno per forma ecidiosporica un Peridermium , Vl Autore elenca e descrive le specie che turono finora osservate nel Connecticut, e tra queste : Coleosporium Campanulae della Campanula, di cui lo stato ecidico /Peridermium Rostrupi) non si trova nel Connecticut : Coleosporium Solidaginis della Solidago e di certi Aster, colla forma Peridermium acicolum del Pinus rigida; Melampsoropsis Cassundrae della Cassandra calyculata , colla forma Perider- mivwn consimile sulla Picea nigra ; ecc. E. A. Bessey (Miami-Florida). FABER (von) F. C. — Untersuchungen iiber Krankheiten des Kakaos : I. Ueber den Hexenbesen der Kakaobàume in Kamerun; II. Ueber die Krebskrankheit des Kakaos in Kamerun (Ricerche sulle ma- lattie del Cacao: I. Sugli scopazzi di Cacao nel Kamerun; II. Sul cancro del Cacao nel Kamerun). (Arb. a. d. K. Biol. Anstalt f. Land-w. Forstivirsteh., Berlin, 1908, Bd. VI, pag. 385-406, con una tavola e una figura nel testo). Le malattie del Cacao cui si riferisce questo contributo, fu- rono già sommariameute descritte dall’ Autore nel lavoro riassunto a pag. 290 del Vol. II di questa vista. Degli scopazzi viene data una descrizione più dettagliata tanto dei caratteri morfologici ed anatomici, che del parassita che ne è la causa (Taphrima Bussei n. sp.) del quale non è possibile stabilire l’ identità coll’ Eroascus Theobromae osser- vato dal Ritzema Bos nel Surinam e causa dei cosidetti Ayw/- lulare.. La malattia non è tanto diffusa nè dannosa, si consiglia però di distruggerne i casi che si presentano acciò non abbia a diffondersi come i Aru/loten del Surinam. Il cancro si presenta nel Kamerun coi caratteri coi quali. si presenta a Ceylon e fu descritto dal Carruthers: macchie ne- rastre sul fusto e sui rami principali, in corrispondenza alle quali i tessuti della corteccia sono rossastri e lasciano scolare dalle incisioni un liquido mucilagginoso. Sulle parti ammalate a Grenada, Howard trovò due funghi: Nectria Theobromae e Calonectria flavida. L’° Autore trovò a, Kamerun una Nectria, di cui dà dettagliata descrizione, che può attaccare anche i frutti. St consigliano da taluni i trattamenti con poltiglia bor- dolese. La potatura degli alberi va fatta nelle giornate secche, perchè l'umidità faciliterebbe la infezione dei tagli. L. MONTEMARTINI. MvrriLL W. A. — Polyporaceae (conclusio). (North American Flora, Vol. IX, 1908, pag. 783-131). dA E la continuazione dell’opera di cui si parla alla precedente pag. 69 di questa ‘vista. Sono descritte le specie di 32 generi di Polyporaceae e viene data di ognuna la completa sinonimia. I generi classici sono divisi in generi minori, alcuni dei quali sono creati dall’ Autore. i KE. A. Bessey (Miami-Florida). Samon E. S. — Ueber das Vorkommen des amiericanistheti Sta- chelbeer-MehItaus in Japan: Sphaerotheca mors-uvae (Sch- wein.) Berk (Sulla presenza del ,1ma/ bianco dell'uva spina nel Giappone : Sphaerotheca mors-uvae). (Beigabe 3. So- raver's Zischr. f. Pflanzenkrankh., Jahrg. I, 1908, p. 59-61). loten: quest’ ultimo ha micelio intercellulare, il primo intracel- . La Sphaeroteca mors-uvae (Schwein.) Berk., scoperta per la prima volta negli Stati Uniti d'America nel 1837 dallo Schwei- nitz, si è poi largamente diffusa sì da arrecare danni considere- voli alle coltivazioni di uva spina. Venne importata in Europa sul principio di questo secolo e si diffuse in Austria, Russia, Da- | nimarca, Svezia, Norvegia, Polonia, Finlandia, Inghilterra, ecc. L’ Autore segnala ora la presenza in Giappone di una va- rietà di questo parassita, distinta dalla specie tipica solo per le minori dimensioni dei periteci: propone di chiamarla Sphaero- theca mors-uvae var. japonica. L. MONTEMARTINI. Cook M. T. and Horne W. T. — Insects and Diseases of the Orange (Insetti e malattie dell’ arancio). (Estacion Central Agronimica de Cuba, Bull. N. 9. — English Edition. — 1908, pag. 1-40, con 19 tavole). Gli insetti descritti sono : Atta insularis Guerin, una formica che spesso in una notte sfoglia alberi intieri di aranci e che si combatte efficace- mente facendo suffumigi di zolfo ai nidi ; Solenopsis geminata Fabr., una piccola formica che riesce dannosa attaccando le parti ferite e che si combatte coprendo i tagli dei rami con qualche sostanza vischiosa ; Pachnaeus litus e P. azurescens, due scarafaggi le cui larve si cibano della scorza delle radici mentre gli adulti attac- cano le foglie. Il metodo migliore per combattere questi che sono gli insetti più dannosi agli aranci a Cuba, è quello di fare /a caccia diretta agli adulti scuotendo gli alberi e facendoli ca- dere in apposite tele o sulla terra dove si fanno mangiare dai polli; Papilio andraemon e P. thus. srobati comuni i (On il primo però poco dannoso: contro essi si consiglia la raccolta delle larve ; - SRERE Tetranychus sermaculatus che è comunissimo a Cuba ma non dannosissimo : insieme all’ Eriophyes oleivorus, può essere combattuto colle solforazioni. pil Sa Qualche volta si. osservano sui rami più piccoli delle grosse È pi galle dalle quali emergono molti rametti: sembrano dovute ad un Eriophyes e ad un fungo. Si incontra spesso sui rami giovani e sulle foglie un Aphis che riesce assai dannoso. Esso ha dei nemici naturali in alcuni coccinellidi che ne ostacolano la diffusione, però qualche volta riesce a moltiplicarsi in modo assai intenso ed allora sono ne- cessarie delle irrorazioni con soluzioni di nicotina. Si trovano inoltre sugli aranci a Cuba: la Myt/apsis ci- I tricola Pack., comunissima benchè ostacolata dai funghi nemici naturali di essa, come la Sphaerostilbe coccophila Tul., VOphio- nectria coccicola E. et E. e un Myriangium sp. ; la Mytilapsis Gloveri Pack., combattuta dagli stessi nemici ; il Chrysomphalus ficus Ashm., discretamente comune e che pure ha per nemici la Sphaerostilbe e VOphionectria sopra menzionate ; il Chionaspis citri Comst, che attacca specialmente gli alberi vecchi e male tenuti e non è danneggiato dai funghi; la Parlatoria pergandei Comst, un parassita assai dannoso, importato dalla Florida e che a Cuba non ha nemici naturali; la Saissetia hemisphaerica Targ., frequente sugli aranci e su parecchie altre piante e causa di fu- maggine. Questi ultimi sono ostacolati da due funghi : una specie non bene nota di Sporotrichum ed una di Empusa. Venne riscontrata anche la Saisseita oleae Bern, ma è senza importanza. Può invece riuscire molto dannosa, se libera di espan- dersi, una specie non ben determinata di Lecanium , che però trova nemici naturali nello Sporotrichum e nell’Empusa di cui sopra. Il Coccus hesperidum L. ed il Ceroplastes floridensis Comst -3% ba 07 È Ei a I VEGETALI ED ANIMALI ‘vennero trovati su alberi importati dalla Florida. Lo Pseudococcus citri Riso è frequente ma non dannoso ; l’Aleyrodes citri fu se- gnalato in una sola località, importato probabilmente esso pure | dalla Florida: pare sia combattuto dalla Aschersonia aleyrodis Webber, come succede per l’ A/eyrodes Howardi Quaitance, che è frequentissimo. Tra le malattie che non sono prodotte da insetti, gli Autori descrivono le seguenti : avvizzimento apicale (w2thertip), dovuto al Colletotrichum gloeosporioides Penzig, dannoso specialmente ai cedri ma trovato anche su altri Citrus; la scabbia (Cladospo- rium elegans Penzig), che provoca escrescenze sugherose sulle foglie e sui frutti specialmente dei limoni, cedri e certe varietà di aranci ; il ma/ della gomma o gommosi, la cui causa non è nota e che attacca non solamente la base del tronco e delle ra dici ma anche i rami grossi e piccoli degli alberi che non sieno in buone condizioni di coltura. Talora le piantine ancor giovani soccombono nei letti caldi da seme in seguito ad attacchi di una specie non ben determi- nata di AhQizoctonia o di Sclerotium. L’ annerimento (Blight), che fa tanto danno in California, ha fatto la sua comparsa anche a Cuba. Gli Autori ricordano anche alcune altre malattie di minore importanza. E. A. Bessey (Miami-Florida). Mayer V. — Cochylis et Eudemis. (Le Progres Agricole et Vi- ticole, Montpellier, 1908, T. L, p. 8-13, con una tav. color.). L’ Autore dà una chiara descrizione di ambedue questi pa- rassiti della vite (Cochylis ambiguella Hubn. ed Eudemis botrana Schiff.) collo scopo di farli facilmente distinguere anche dai pra- tici. Osserva che in molti posti la Cochylis scaccia la Eudemis ed anche la piralide, moltiplicandosi per un maggior numero di generazioni. Come mezzo di lotta, consiglia la decorticazione dei ceppi = - durante l’ inverno per la distruzione delle crisalidi e le inro- | razioni in primavera con poltiglia bordolese cui siasi aggiunto l uno per 100 di nicotina titolata. Utile anche la raccolta di- retta e la distruzione delle larve in autunno. Perri L. — Einige Bemerkungen iber die Rolle der Milben bei der Dactylopiuskrankheit der Reben (Alcune ossservazioni sopra l’azione degli acari nella malattia della vite dovuta al Dac- tylopius) (Centratbl. f. Bakter., Paras. u. Infektionskrankh., II Abth,, 1908, Bd. XXI, pag. 375-379, con 2 figure). È oggetto di lunga discussione tra botanici e zoologi il giu- dicare se certi acari, specialmente appartenenti al gruppo dei Tyroglyphus, sieno parassiti o saprofiti degli organi vegetali sui quali vivono (come il Ahizoglyphus echinopus dei bulbi di giacinto). L’ Autore descrive qui un caso patologico di vite attaccata da Daclylopius vitis, sulla quale si presentava pure un 7yro- glyphus non ben determinato, con evidenti caratteri di parassi- tismo. Egli pensa che gli acari abbiano una larga azione com- plementare nelle malattie delle piante. L. MONTEMARTINI. Ripaga O. — Di una peculiare alterazione delle foglie di gelso do- vuta ad un omottero (Redia - Giornale di Entomologia , Firenze, 1907, Vol IV, pag. 829-388, con una tavola). Alcuni astoni di ‘gelso giapponese in vivai presso Salò mo- strarono nel 1906 e 1907, alterazioni e deformazioni speciali delle foglie dovute all’ attacco di larve di Misteropterum gryt- loîdes Fabr. Talora si trattava di un semplice increspamento simmetrico del lembo lungo la nervatura mediana ; talora le in- crespature diventavano irregolari e davano al lembo fogliare un. aspetto vescicoloso; quando il male si presentava non sulla ner- vatura mediana ma su una delle laterali, il resto della foglia cresceva normalmente quasi a mezzaluna attorno a quest’ultima. La porzione di nervatura e di lembo così raggrinzato era più sottile del normale. L’ autore ne descrive anche i caratteri mi- croscopici. - La malattia scompare da sè in agosto, non si propaga ai gelsi vecchi nè a quelli giovani di varietà nostrane. I tentativi fatti per combatterla non diedero alcun risultato. Pare si tratti della stessa malattia che venne descritta, senza indicarne la causa, sul Celtis australis in Valtellina dal dottor Corti e in Sicilia dal De-Stefani. L. MONTEMARTINI. Rupy J. — La teigne ou chenille mineuse de |’ olivier: Tinea o- leaella ou Prays olae (La tignuola dell'olivo: Tinea oleaella, o Prays oleae). (Revue di Viticulture, Paris, 1908, T. XXX, pag. 14-17). L’ Autore richiama l’attenzione degli olivicultori sui danni arrecati quest'anno in Francia dal parassita in parola, del quale descrive qui i caratteri e spiega la biologia riferendosi alle sue tre generazioni, di cui la prima attacca le foglie e le gemme, la seconda i fiori e la terza i frutti. Come mezzi di lotta, riferisce quelli consigliati anche dal Silvestri nel lavoro riassunto alla pagina 282 del secondo vo- lume di questa Rivista , per colpire il parassita senza danneg- giare il suo nemico nti zuto v Ageniaspis fuscicolis. Consiglia anche diverse formole di insetticidi , tra cui quella Dili A (poltiglia. bordolese coll’ aggiunta dell1 per 100 di nicotina), e quella Dumont (un chilog. di sapone nero, mezzo di cristalli di soda, un litro di nicotina titolata e 100 litri d’acqua). L. MONTEMARTINI. Zanoni U. — La grave reinvasione della Diaspis pentagona. (Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1908, N. 30). 2 Gr L’Autore prende occasione dalla constatazione dei danni 1 re cati quest'anno alla produzione di foglia dei gelsi da una straor- dinaria moltiplicazione e diffusione della Diaspis, per mettere in guardia gli agricoltori contro le soverchie illusioni fattesi per la recente introduzione della Prospalta Berlesei, uno dei nemici del temuto parassita nel Giappone. Secondo lui, il fatto che in Giappone, la patria d’ origine della Diaspis, questa non riesce tanto dannosa, non è dovuto alla presenza della Prospalta o di altro insetto endofago od esofago, bensì al sistema di potatura a brevissimi intervalli ivi generalmente praticato. Il sistema; di allevamento dei gelsi richiesto dalla nostra bachicoltura inten- siva acconsente una maggiore moltiplicazione e diffusione del- l’ insetto ; il quale invece si diffonde più difficilmente nel Friuli dove il sistema del taglio annuale e biennale estivo dei gelsi si avvicina al sistema giapponese di potatura. Gli agricoltori non devono dunque abbandonare il metodo di lotta indicato per la cura obbligatoria (veggasi alla pag. 14 del secondo volume di questa vista). L. MONTEMARTINI. BURMESTER H. — Vergleichende Untersuchungen iber den Einfluss der verschiedenen Samenbeizmethoden auf die Keimfahigkeit gebeizten Saatgutes und iber ihre pilztitende Wirkunng (Ri- cerche comparate sull’ azione dei diversi metodi di macera- zione dei semi sopra la germinabilità dei semi medesimi, e loro valore fungicida). (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XVIII, 1908, pag. 154-187). Di fronte al diffondersi di certe malattie specialmente dei cereali e alla necessità di sottoporre i semi a trattamenti fungi- cidi che valgano a limitare la diffusione delle malattie medesime, l'Autore ha fatto esperienze per provare l’effetto dei diversi me- todi di macerazione proposti, sopra la germinabilità dei semi, non che per comparare l’efficacia fungicida dei metodi stessi. Ed ha provato con solfato di rame, acido solforico diluito, polvere di Ceres (un preparato messo in commercio con questo nome dal Jensen di. Kopenhagen, e composto specialmente di solfuro di potassio e solfato di rame), formalina, acido picrico, aria calda. Di tutti questi mezzi , il migliore, o almeno il più pratico tanto dal punto di vista della germinabilità che da quello della disinfezione, è ancora il solfato di rame, il quale però va ado- perato con certa precauzione se si tratta di semi trebbiati a macchina e che possono presentare qualche serepolatura. La for- malina è meno efficace, benchè si presenti da certi punti di vista più pratica. Gli altri mezzi proposti sono da abbandonarsi. Soraver P. — Ein interessanter Fall von Ammoniakvergiftung. (Un caso interessante di avvelenamento per ammoniaca). (Bei . gabe zur Sorauer's Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Jahrg. I, 1908, pag. 11-62). Alcune piante di azalea mandate da Berlino a Dresda nello scorso novembre, arrivarono colle foglie annerite e quasi cotte Bopovra E. — Le fallanze del granturco. (L’ Italia Agricola, mici delle ono erano quelli del pr nè in quei giorni. si avevano avuto dei freddi eccessivi. «as Il male era dovuto invece a ciò che il vagone Pnokl quale erano state messe le piante da trasportarsi, prima aveva servito | al trasporto di solfato d’ ammonio e poi di cemento. La calce | della polvere di frumento ha provocato da qualche residuo di solfato d’ ammonio lo sviluppo di ammoniaca, e dai vapori di . questa furono avvelenate le piante di azalea. L. MONPEMARTINI. |... ro DS 7 È Ie) Piacenza, 1908, N. 11). L'Autore rileva che, contrariamente a quanto comunemente si crede, i semi di granoturco non sono tutti germinabili, spe- cialmente quelli della varietà dente di cuvallo a maturanza tar- diva. In certe annate certi campioni di semi di questo grano- turco hanno dato solo il 56 per 100 di germinabilità ! L'Autore consiglia dunque praticare, quando si semina col foraterra, due buchi vicini e mettervi due semi per assicurarsi che almeno uno abbia a nascere. TLiaMe Bopoyra E. — Esperimenti e considerazioni sull’ allettamento del ti grano. (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1908, N. 10). ssi L'Autore osserva che non sempre la coltivezione di varietà, inallettabili (p. e. il Noé) e la semina rada dànno risultati buoni. La produzione è più forte con varietà che si allettano ma pro- # ducono, anche se allettate, le spighe. L. M. se 1 CC LIRA A Lalei È IRIEEo LS RASOIO Nt) ;ICA — MALATTIE D’ INDOLE INCERTA 173 OLIVA A. — Esperimenti e considerazioni sull’allettamento del grano. (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1908, N. 11). In relazione alla precedente comunicazione del Bodoyra, lo Autore osserva che ogni terreno ed ogni clima ha le sue varietà che. più gli si adattano e richiede determinati sistemi di semina fitta o rada. Bisogna dunque risolvere il problema per ogni posto, senza generalizzare. SoraverR P. — Die angebliche Kartoffelepidemie genannt die Blatt- rollkrankheit (La supposta malattia epidemica delle patate, ‘chiamata accartocciamento delle foglie). (Beigabe zur So- sauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., I Jahrg., 1908, p. 33-59, con una tavola). | L'Autore parla delle due malattie delle patate, cui accenna anche l’Appel (veggasi alla precedente pag. 49 di questa vista), conosciute sotto i nomi di accartocciamento delle foglie (Blatt- rollkrankheit) e arricciamento (Kruuselkrankhetit), e attribuite generalmente a Fusarium che invaderebbero i vasi legnosi. Ri- ferisce tutte le osservazioni che vennero finora fatte in proposito dai diversi studiosi e le discussioni sulla natura parassitaria 0 meno di queste malattie. Da tale recensione si può dedurre che il nome di Ayuse/- krankheit viene dato a un certo numero di malattie caratteriz- zate da colorazioni diverse e da diversi modi di accartocciarsi delle foglie che o durano un solo anno, o per mezzo dei tuberi si riproducono anche nelle piante dell’anno successivo. Non tutte le varietà vanno soggette al male nella stessa misura, e nemmeno tutti gli stessi individui di una stessa varietà: da uno stesso tubero À, Vi possono derivare getti sani e getti Gol e a ‘ medesimo fusto possono ‘alternarsi porzioni sane con porzioni ammalate. Non è provato che la malattia possa passare da una pianta al l’altra e quando si è osservato essere essa accompagnata. dalla presenza di un micelio nei vasi, tale micelio fu attribuito. a specie tra loro diverse. I tuberi delle piante colpite presentano i caratteri dei tuberi giovani (minore contenuto in sostanze secche, buccia più sottile, ecc.). I s L’ Autore osserva poi che molte volte la colorazione scura dei fasci vascolari ha luogo prima che si presenti qualsiasi mi- celio ed anche indipendemente da questo: afferma perciò che tale colorazione è il fenomeno primario, la comparsa del paras: A sita il secondario. La colorazione delle parti ammalate dipende da cause che non sono certo in relazione colla presenza di un parassita sia di natura fungina che bacterica : secondo l'Autore, trattasi forse di uno squilibrio nella distribuzione degli enzimi del genere di quello che ha luogo normalmente nella germinazione, e che può essere provocato o da fattori climaterici, o da concimazioni, 0 da altra causa tuttavia ignota. Bisognerebbe studiare come si sviluppano le piante da tu- beri immaturi e come agisce l’ umidità del suolo sullo sviluppo delle patate. L. MONTEMARTINI BriiLLowa L. P. — Ueber den Selbstschutz der Pflanzenzelle gegen Pilzinfektion (Autodifesa delle cellule vegetali contro le in- fezioni fungine). (Mikrobiol. Gesellschaft zu St. Petersburg, 1907: in Centralbi. f. Bakteriol. Paras. u. Infektionskramkh., II Abth., 1908, Bd. XXI, pag. 428-429). Già fin i fel 1869 Piicher von Waldheim aveva osservato che il protoplasma delle cellule delle Fanerogame quando è attaccato dalle ife delle Ustilaginee, secerne una apposita guaina che le avvolge. Molte osservazioni furono poi fatte analoga a questa , le quali sono raccolte nella pubblicazione del Guttemberg rias- sunta alla pag. 14 del Vol. I di questa Rivista. Ora l’Autrice studia il modo di reagire delle Vaucheria contro un fungo che, per mancanza di organi di fruttificazione, non potè ancora determinare. Quando la cellula viene attaccata da questo fungo, il pro- toplasma reagisce ispessendo internamente la membrana in cor- rispondenza alla porzione attaccata. Poi, quando il micelio riesce a perforare la membrana ed entra nella cellula, il protoplasma si incapsula rivestendosi di nuova membrana e così oppone sem- pre nuovi ripari ad ogni ulteriore sviluppo del nemico. Qualche volta questo è in tal modo tenuto per sempre lontano e si esau- risce, oppure , dopo essersi più o meno sviluppato nell’ interno della cellula senza riuscire a toccare il protoplasma, esce da al- tra parte: in tale caso si può dire che la vittoria rimane alla cellula dell’alga. Qualche volta invece il fungo riesce a perforare l’ultima guaina protettrice e raggiunge il protoplasma, ed in tal caso la cellula stessa muore. La natura chimica della guaina protettrice non è ben chiara. La massa fondamentale di cellulosa è impregnata di un’altra sostanza affine alla cutina o suberina, solubile nella potassa caustica. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Journal d’ Agriculture Pratique. Paris, 1908. N. 4. — Per prevenire la diffusione degli afidi dei peschi, si consiglia di lavare durante l'inverno i rami con qualche soluzione che uccida le ova d'inverno, e viene proposta la seguente miscela: calce viva chilogr. 1,850; solfo chil. 0,900; sale chil. 0,650; acqua litri 15. Si fa bollire per tre o quattro ore e prima di applicarla la si allunga con metà del suo volume di acqua. ; N. 6. — Per allontanare gli acari che invadono le coltivazioni, P. Lesne dice che si ebbero buoni risultati, in Algeria, spargendo sulle foglie solfo o calce. Per evitare il male dell’inchiostro del castagno si consiglia la coltiva- zione di varietà resistenti come produttori diretti (e sono principalmente le americane e le giapponesi: Castanea Americana Sweet et C. e Japonica D. C.), o l’innesto delle specie locali su varietà resistenti o su specie vi- cine: quercie, ecc. N. 9. — F. C. de Carbonnières comunica d’avere ottenuto buoni risul- tati nel combattere la cusceuta dei medicai con irrorazioni di una soluzione. di carbolineum al 5-10 per mille, cui aggiungeva carbonato di soda o sa- pone, per ottenere une emulsione omogenea (perchè il carbolineum si me- scola difficilmente all’acqua pura). Consiglia studiare a fare nuove espe- rienze per fissare le dosi opportune onde uccidere la cuscuta senza dan- neggiare la medica. N. 22. — A proposito della Cheimetobia brumata , o falena invernale, le cui larve attaccano i meli e molti altri alberi fruttiferi, si osserva che dette larve scendono in giugno nel terreno a compiere la loro metamor- fosi, ma l’adulto non nasce che in ottobre, novembre od anche dicembre. E siccome la femmina non sa volare, per impedirle di salire sugli alberi a deporre le uova, basta fasciare strettamente i tronchi, in tale stagione, con carta bagnata di sostanza vischiosa. N. 23. — Contro le invasioni dell’ Agrostis erclamationis, A. segetum , A. pronuba, Tortrix pilleriana, Cochylis ambiquella, ece., J. M. Guillon con- siglia solforazioni da praticarsi in giugno con una miscela di 90 parti (in peso) di solfo sublimato e 10 di naftalina in polvere, e in luglio con altra miscela di 50 parti di solfo e 50 di talco. l. m. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. 3 È 9 DIRETTA DAL Port. LurGr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia "Rivista di Patologia Vegetale | Collaboratori : Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL GureRcio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KRroLoPP (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Horr (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (Miam\-Florida). Indice del fascicolo N. 12 ALICE G. — Nuovo sistema di lotta contro le erbe infe- stanti della risaia CLintoN G. P. — Note sulle — malattie nel 1907. DANA ST. — Estensione del seccume dei pini . GRassI B. e Foi A. — Ulte- riori ricerche. sulla fillos- sera della vite. Grassi B. e GrANDORI R. — Ulteriori ricerche sulle fil- lossere gallicole Jones L. R. — Il marciume - del fusto delle patate » » . Pag. 183 185 186 188 Linp L. e K6LPIN F. R. — Esperienze sull’oidio ame- ricano dell’ uva spina .. LINDAN G. — Sulla presenza della Plasmopara viticola al Capo MARIANI G. — Cecidologia valdostana SaccarRDO P. A. — L’oidio della quercia SORAUER P. — Trattato delle malattie delle piante TurcoNI M. — Micologia lom- barda Note pratiche . ABBONAMENTO ANNUO L. 12 .- Pag. » » » » 183 184 188 184 180 185 190 “Rivista dî Patologia Vgcae ANNO III. 20 Agosto 1908. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dott. Luter MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GENERALITÀ CLinton G. P. -- Notes on fungous diseases etc. for 1907. Ge- nerai notes on diseases previously reported (Note sulle ma- lattie dovute a funghi ecc. nel 1907. Notizie generali sulle malattie e sopra riportate). (lepor/ of the Connecticut A- gricult. Erper. Station, Part. VI, Report of the Stat. Bo- tanist for 1907, 1908, pag. 339-362, con sei tavole). Il giallume o clovosi dei peschi va sempre più estendendosi e diventa una malattia assai dannosa. Le seguenti malattie furono osservate per la prima volta nel Connecticut : danni ai meli prodotti dalle irrorazioni con poltiglia bor- dolese e con arseniati: non si trattava di bruciature dall’aspetto solito, ma di piccole macchie proprio corrispondenti alle lenti- celle ; clorosi del Phaseolus lunatus, dovuta a causa indetermi- nata ; ruggine della Campanula rapuneuloides, prodotta dal Coleosporium Campanulae (Pers.) Lev. e abbastanza diffusa , specie nello stadio uredosporico, e dannosa ; erown-gall del Celastrus articulatus, o galle attribuite al Bacterium tumefaciens Sm. et Town. ; BOTANICAL GARDEN. ruggine del Rubus ETNIA dovuta Lil Kuelnéola | al DJ bida (Kuehn) Magn., frequente sui rovi selvatici ma anche sui coltivati e pure dannosa : la malattia della corteccia (bark-disease) del castagno | dovuta alla Diaporthe parasitica Murr., comune nel Connecticut, ma non tanto dannosa come asseriscono certi autori ; due forme di /cchiolatura delle foglie della Vigna si nensis dovute rispettivamente alla Cercospora Dolichi E. et E. e all’ Amerosporium oeconomicum E. et T. Il Ribes rubrum ebbe le foglie un po’ danneggiate dal G/oeo- sporium Ribis, ed i frutti considerevolmente deturpati da un’al- tra specie non ben determinata di (G/oeosporium che 1° Autore. ritiene essere il (/. rufomaculans (Berk.) Thum. Anche la Sphae- rotheca mors-uvae (Schw.) B. et C. fece la sua comparsa sui ri- bes e sull’ uva spina. L’Erysiphe Polygoni D. C. produsse danni gravissimi alle foglie della Baptista australis. Una malattia di natura ignota colpì Vl Adiantun Farleyenae le cui foglie mostravano specie di bruciature o macchie rossastre, che dai margini della base si estendevano alle pinne. Non si tro- varono traccie di parassiti vegetali o animali: probabilmente trattavasi di disturbi fisiologici. La Tsuga canadensis si mostrò attaccata da due ruggini, nessuna delle quali però molto dannosa: il Caeoma Abietis-cu- nadensis Farl. ed il Peridermium Peckii Thuem. I Delphiniuin, le Funkia, i Pentastemon, la Valeriana 0f- ficinalis soffrirono molto in un semenzaio ‘causa un marciume del fusto che attaccava e provocava la marcescenza di tutta la pianta o solo della sua regione basale. Il fungo che era causa di tale malanno non produceva spore ma molti piccoli sclerozî rosso-bruni. I frutti dellAmelanchier canadensis vennero molto danneg- giati dalla forma ecidiosporica (foestelia aurantiaca) del Gym- nosporangium clavipes. Una specie indeterminata di Cylindrosporium fa causa di gravi danni ad alcune varietà coltivate di Spiraea. La Quercus alba presentò una malattia delle foglie carat: terizzata da essiccamento ed annerimento di grosse aree ai mar- gini delle foglie, con macchie isolate anche nel mezzo del lembo sano : la causa del male era il G/oeosporium canadense E. et E. In alcune varietà di patate, specialmente di origine europea, si osservarono macchie nere alla superficie o nella polpa interna dei tuberi, in connessione tra loro o isolate, in corrispondenza alle quali i tessuti erano molli e lacunosi : non si trovarono entro esse parassiti e la causa della malattia rimase ignota. Essa però non viene propagata coi tuberi infetti. Altre varietà, pure pro- venienti dall'Europa, furono invece attaccate dalla rogna, dovnta allo Spondylocladiwm atrovirens Harz, producente sui tuberi delle piccole macchie, scure, infossate, in corrispondenza alle quali si sviluppavano i conidiofori del fungo e minuti sclerozî. Le rose furono molto danneggiate dal Plragmidium spe- ciosum Fr. che ne attaccava i rami; i Lathyrus odoratus da un Pythiunm ed una Rhizoctonia che ne provocavano l’ avvizzi- mento ; i Platanus occidentalis sotfersero molto per i freddi pri- maverili sopravvenuti nel maggio. Piantine di tabacco di Sumatra ebbero a soffrire per una malattia che sembrava di natura bacterica, e che attaccava le radici e la base del fusto, alterandone il sistema fibrovascolare. La selezione di piante resistenti in mezzo a campi fortemente attaccati, ha dato varietà che rimanevano immuni. Non è ben certa l'identità di questa malattia : potrebbe essere la stessa che fu descritta da Stevens nel North Carolina, quella segnalata da Uyeda nel Giappone (veggasi a pag. 188 del Vol. I° di questa Rivista), o da Delacroix in Francia (pag. 11 dello stesso Vol. I° di questa vista). I freddi del maggio produssero anche clorosi o una specie di mal del mosaico dei pomodori. ee, a rp ; pi ® “ le > RAT AAA SP Ò La Tecoma radicans ebbe le foglie attaccate dalla Cerco- spora sordida Sace. senza che però ne avesse a subire gravi danni. E. A. Brssev (Miami-Florida). Soraver P. — Handbuch der Pflanzen-krankheiten, 3° Aufl.; Tori 11-17 (Trattato delle malattie delle piante; 3* Ediz., fasc. 11-17) (Berlin, 1907-1908) (veggasi anche a pag. 161 e 209 del Vol. I di questa Rivista, e a pag. 97 del Vol. IL). Quattro di questi fascicoli (12, 13, 15 e 16) sono la conti- nuazione del primo volume di questa importantissima opera. Dopo avere finito di trattare degli effetti di una soverchia umi- dità, il Sorauer, continuando lo studio delle malattie dovute ad agenti atmosferici, tratta in capitoli separati dei danni prodotti dalla nebbia, dalla grandine, dal vento, dal fulmine, riportando ver oeni arcomento i sisultati delle più recenti pubblicazioni 5 5 ,. ed illustrandoli con numerose figure originali o prese dai più valenti autori, estendendosi non solo nella descrizione esterna dei singoli malanni, ma portando l’ attenzione anche sulle alte- razioni anatomiche degli organi ammalati o colpiti, seguendone il decorso, confrontandole colle alterazioni analoghe dovute ad . altre cause. . NI Me N co L " » VR P <.@, . bb. * : DJ O) LI #4 ‘ i LE n Tata v “E 4 ‘ a 4, 4 peer prati CL 6 \ % i e Interessante è il capitolo XI nel quale si studia l’azione del gelo, e dopo avere riportato ad esso la moria del ciliegi del Reno (di cui si parla alla pagina 341 del Volume I di questa /7vzsta) da altri attribuita alla Va/sa leucostoma, 1} Autore dà una larga descrizione di tante forme di cancro osservate sui meli, sui ci- liegi, sulla vite, sulla Spiraea, sulle rose, sui rovi, ecc., nelle quali forme la prima causa determinante è il gelo. Secondo l’A., ogni cancro comincia con una ferita, quasi come una spaccatura sottilissima (dovuta a gelo), radiale, che arriva fino al cambio e lo colpisce alla fine dell’ inverno, poco prima che ricominci a diventare attivo o proprio quando la sua attività si risveglia : come effetto di tale ferita si ha una sovraproduzione di tessuto tenero e molle, suscettibile di essere ancora danneggiato dai geli primaverili. È soltanto in tali ferite e nei tessuti giovani che le circondano che può penetrare la Nectria ditissima e coo- perare attivamente alla formazione del cancro : negli organi in- tatti questo parassita non riesce a penetrare. Ond’ è che anche il cancro di natura fungina deve essere combattuto coll’ evitare i danni del gelo : coltivando varietà adattate alle condizioni cli- materiche delle singole località, e riparando gli alberi, per quanto è possibile, dal freddo. Nello stesso capitolo sono diffusamente descritte, col corredo di molte figure e di abbondantissime citazioni bibliografiche, le alterazioni prodotte dal gelo nei varî organi delle piante. I ca- pitoli successivi sono dedicati allo studio degli effetti del calore, della luce troppo debole (che agisce come predisponente alle più diverse malattie) o troppo intensa, dei fumi, dei gas e degli agenti chimici emanati dalle fabbriche o adoperati per la difesa delle piante. Originale è il capitolo XV nel quale si tratta dei disturbi nelle funzioni enzimatiche, parlando dell’'a/dirismo il quale, come le malattie affini (variegatura, mal del mosaico, ecc.), non ha bisogno per essere spiegato dell’ esistenza di un virus spe- ciale che si diffonda nella pianta: trattasi di un disvio di fun- zioni, di un movimento anormale di sostanze pel quale si inde- bolisce il lavoro della clorofilla e ne viene uno squilibrio nel- l’opera degli enzimi. Pel ma/ del mosaico del tabacco, l’ Autore ricorda però le osservazioni di Koning dalle quali risulta che il miglior metodo di cura è l'aggiunta di calcio al terreno. A. que- sto gruppo di malattie appartengono anche la vuggine bianca del babacco , la così detta malattia Seréh della canna da zuce- chero (attribuita al Thielaviopsis ethaceticus), il giallume dei pe- schi, la gommosi (in certi casi) dei ciliegi, delle acacie , dei fi- chi, ecc. PI LISI I «Ava © I _PT,.# + I fasciccli 11 e 12 della pubblicazione in esame, contengon la continuazione e la fine del volume secondo, redatto dal Lindau e dedicato allo studio dei parassiti vegetali: finite le Uredinee, l’ Autore espone quanto merita essere conosciuto, dal punto di vista della patologia vegetale, dei Basidiomiceti e passa poi a trattare dei funghi imperfetti, delle Alghe parassite, dei Licheni e delle Fanerogane pasassite. È a notarsi che a proposito delle Uredinee esprime poca fiducia nei mezzi fin’ ora consigliati per combattere la ruggine dei cereali e spera in studî più profondi , della biologia di questi funghi e delle loro forme ibernanti, mo- strandosi molto dubbioso rispetto la teoria del citoplasma. Segue ua capitolo dedicato al modo di combattere le malattie delle piante prodotte da funghi, nel quale si dànno istruzioni per la preparazione ed applicazione dei fungicidi più comuni, e si spie-. gano alcune pratiche profilattiche intese a distruggere i paras- siti e ad aumentare la resistenza verso di essi delle piante ospiti, sia curando la selezione di apposite varietà, sia assoggettandole a trattamenti culturali speciali. Non si può parlare per le piante di immunizzazione a base di sieri, ma l'Autore non esclude che studiando la immunità naturale degli individui e delle varietà, si possa arrivare a scoprirne i motivi ed a tentare di riprodurli. Chiude il volume (che è corredato di 62 figure) un indice alfabetico che serve al pronto rinvenimento delle piante e delle loro malattie studiate. Il fascicolo 14 è il 2° del III Volume, dedicato allo studio dei parassiti animali, per cura del Reh. Vi sono descritti i Te- tranichidi, Fitoptidi, Oribatidi, Atteri ed Ortotteri, sempre colla scorta di numerose e buone figure e ricche citazioni bibliogra- fiche. L. MONTEMARTINI. #2 O TN: PARASSITI VEGETALI - i 183 ALice G. — Nuovo sistema di lotta parziale contro le erbe infe- stanti della risaia. (Cattedra Ambulante d'Agricolt. di Mi- lano, Lodi, 1908, 56 pagine). L'Autore ha fatto, nelle risaie del Lodigiano, numerose espe- rienze per constatare l’ efficacia di un metodo di coltura che valga a ostacolare lo sviluppo delle erbe infestanti del riso, ren- dendo meno grave la spesa per la monda. Dappertutto i risultati furono molto incoraggianti. Semi- nando il riso all’ asciutto, con seminatrici ad alimentezione for- zata, facendo seguire la rullatura del terreno e lasciando la ri- sala ancora all’ asciutto per un mese, le erbe sviluppate fu- rono poche e la mondatura venne a costare (calcolando il prezzo della giornata di lavoro in L. 1,50) circa 100 lire per ettaro. Il raccolto fu di 50 quintali per ettaro. L’Autore cantinuerà le sue esperienze ed osservazioni. L. MONTEMARTINI. Linp I. and KoLpixy F. R. — Undersogelser og Forsòg vedròrende Stikkelsbaer dràberens Aptràden i 1907 (Esperienze ed esplo- razioni sull’ oidio americano dell’ uva spina). (Gartner-Ti- dende, 1908, N. 105). La Sphaerotheca mors uvae (Schwein.) Berk. fu trovata nel 1907 in 140 giardini della Danimarca su diverse specie di A7bes, e gli Aa. hanno fatto parecchie esperienze per combatterla. Sic- come sono inutili i trattamenti di estate, conviene durante l'in- verno raccogliere e bruciare le bacche ed i rametti giovani infetti, disinfettando gli altri con soluzione di solfato di rame al 2 per 100. DET VIVRAI RNA TERE UNU SEE RT. PRATO Ta Sor MENAECANE ASP cal OSE, : da =) e PE rad om ubi: » 223 ABBONAMENTO ANNUO L. 12 “Rivista di Patologia Vegetale ANNO III. 15 Novembre 1908. Num. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dorr. Lui MoNTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. PARASSITI ANIMALI Cavara F. — Danneggiamenti della Liparis dispar L. alle Sughere della Sardegna. (Da appunti di un recente viaggio). Non vi è chi percorrendo le pittoresche vallate della Sar- degna non resti impressionato delle condizioni poco buone delle sugherete le quali, mentre potrebbero costituire una cospicua risorsa per quell’ isola, date le condizioni climatologiche e geo- logiche favorevoli, vanno invece deperendo per quello stesso con- corso di circostanze che ha reso nulla la produzione silvana, e cioè : insufficienza ed inosservanza di leggi protettive ; imprevi- denza ed avidità di lucro momentaneo nei proprietarî, incuranti di intensificare alcuna coltura arborea; l’impunito e continuato vandalismo dei pastori spadroneggianti nelle montagne e sol pro- clivi a distruggere col ferro o col fuoco. Fa pena a vedere quelle pendici, un tempo rivestite di fiorenti macchie, ove le annose elci e le sughere signoreggiavano sul fitto intreccio di filliree , di corbezzoli, di lentaggini, di eriche e altri tanti sempreverdi, decoro e caratteristica della regione mediterranea, ora invase dal cisto sparuto e ingrato, segnacolo di squallore e di povertà ! L'azione devastatrice continua senza tregua, finchè vi è traccia di essenze arboree, e voi vedete — spettacolo rattristante — le piccole stazioni ferroviarie ingombre di carri di carbone, desti- & x #2 È LIBRARY NEW YORK BOTANICAL. G DEN. nati a Cagliari, pel continente. E continua cotesta carbonifica- zione delle foreste sarde, in onta dei comitati forestali (costituiti in primo luogo da proprietari di quelle montagne !) e sotto gli occhi del ministro di agricoltura che è figlio dell’isola bella ed infelice ! Ora si comprende facilmente come tolte alle sughere le sue fide alleate, le elci, e colle elci la macchia bassa, sieno venute meno le condizioni essenziali della loro esistenza, il consorzio che le rendeva vigorose e le difendeva dall’azione delle meteore, e l’humus che è il portato e la ragione di essere di ogni foresta. La sughera, in Sardegna, non fa più parte di un’ associazione boschiva ; essa pur essendo stata risparmiata qua e là dall’accetta e dal fuoco, trovasi superstite essenza arborea in terreni nudi, quando a quando seminati a grano, più spesso lasciati a maggese, e nei quali prendono piede inutili piante erbacee, quali la lavanda selvatica (Lavandula Stoechas), 1) Echium italicum, V Helichry- sum augustifolium e la felce aquilina; piante queste che oltre sfruttare il terreno, non formano humus, nè lo proteggono dalle acque torrenziali che hanno, così, presa e mettono a nudo le ra- dici delle derelitte sughere, la cui chioma sparuta e le cui mo- deste dimensioni stanno a dire del loro deperimento. Non bastasse questo stato di cose creato dall’ incosciente vandalismo dell’ uomo, si aggiungono poi, in certe annate, altri malanni per opera della natura, sempremai capricciosa nelle sue manifestazioni. E così, com’io ebbi ad osservare in un recente . viaggio in Sardegna, vi hanno invasioni di speciali bruchi i quali prediligendo sovra ogni altra essenza arborea la sughera, e nu- trendosi delle sue foglie, ne spogliano completamente la chioma. Sono le larve di un noto lepidottero, la Liparis dispar L. (Sin. Ocneria dispar, Lymantria dispar) che compiono cotesta deva- stazione nel corso di pochi giorni, e i danni che ne risente la pianta, e conseguentemente l’ uomo, che dalla sughera trae di- versi prodotti, sono notevoli: colla distruzione delle foglie si ha , È dp ST - Pe TRITO E P, È PIER gg e Lu «Sg I (0 PARASSITI un PRE | ANIMALI ‘un arresto nella formazione dei rami e quindi nello sviluppo della chioma, nella formazione di legno e, quel che più monta, in quella dello sughero ; oltre a ciò o non avviene l’abbonimento dei semi, oppure se questo si verifica, le ghiande non vengono a matu- razione. Ecco un’altro danno, il quale anzi è più particolarmente avvertito dai proprietari, venendo meno a loro un ottimo ali- mento pei maiali. In varie vallate delle montuosa Sardegna constatai 1’ inva- sione della Lipar?s dispar ; e dove più, dove meno le sughere erano assai danneggiate, mentre restavano risparmiate dal lepi- dottero le elci e le roveri. E dove i danni erano minori e la chioma delle sughere non aveva patito una completa spoglia- zione, potei rilevare che ciò era dovuto all'intervento di altri in- setti destinati, dice 11 Brehm, a mantenere un certo equilibrio nella natura! Sono questi dei grossi coleotteri (Calosoma sycophanta L.) descritti in tutti i libri di Storia Naturale siccome audaci e for- midabili predatori di bruchi di farfalle, muniti di parti boccali e di zampe robustissime. Sono dei più bei carabidi, con elitre larghe e quadrate di un verde metallico, sotto le quali stanno due ali abbastanza sviluppate che permettono loro di volare da da un albero ad un altro; hanno poi una grande agilità e non minore astuzia per impossessarsi della preda. L’ aggressività di questi coleotteri si manifesta fin dal periodo di vita larvale. I co- stumi della larva di ©a/osoma sycophanta furono studiati già dal Reaumur il quale osservò come essa si introduca nei nidi della Cnethocampa processionea (la processionaria delle quercie) divenendo un ospite terribile, nutrendosi ogni giorno con avidità dei bruchi anche quando questi passano allo stato di crisalidi , che attacca egualmente (Girard: Traité d' Entomologie). | Allo stato perfetto lo spirito predatore della Ca/osoma si raffina, ed è oltremodo interessante e divertente l’ assistere alla cattura delle larve di Liparis dispar, che questo coleottero compie con l’agguato e la destrezza. Ne fui testimone in una sughereta E gp în PARASSITI ANIMALI alle falde della pittoresca catena del Limbara, e precisamente di nei dintorni di Berchidda nel circondario di Ozieri. Le quercie da sughero erano ivi sparse in boscaglie cedue molto diradate , oin mezzo a terreni coltivati a grano. Demaschiate da poco più di un anno, fino alla biforcazione dei grossi rami, presentavano la superficie del nuovo sughero di quel colore di tabacco che è così caratteristico delle sughere da poco tempo lavorate, e su di esso risaltava bene il corpo peloso, di colore grigio, dei grossi bruchi della Liparis dispar che, caduti dall’alto della chioma a terra, si accingevano a risalire il tronco. Tale circostanza favore- vole, di una differenza fra il colore del nuovo sughero e quello dei bruchi, era con vero accorgimento utilizzata dalle Ca/osoma sycophanta le quali si situavano d’ordinario o nella biforcazione dei grossi rami, o sul tronco principale, ma presso il limite fra la regione demaschiata ed il sugherone vecchio che per essere più alto del nuovo li occultava. Quivi il coleottero, col capo ri- volto in giù, se ne stava immobile in agguato. Spesso erano due o tre Calosoma a varia distanza fra di loro che in un tronco di sughera attendevano e spiavano le larve della Liparis dispar : un vero appostamento di guardie di finanza alla frontiera per sorprendere i contrabbandieri! Non appena i bruchi giungono, dopo il lungo e faticoso cammino, in vista dei coleotteri, questi si slanciano di scatto su di loro per afferrarli colle unghie dei loro robusti tarsi. Se il colpo è giusto, non vi è più scampo per il bruco il quale, stretto dalle unghie poderose, viene tosto di- laniato dalle mandibole della Calosoma che ne fa suo succulento pasto. Talora però, e lo vidi io succedere non infrequentemente, la larva della Ziparis riesce con rapido movimento «di torsione del suo corpo, a sottrarsi al poco gradito amplesso, lasciandosi cadere a terra, ovvero può avvenire per questi bruchi, quello che il Brehm ha osservato per le larve di Cossus ligniperda dei pini, che aggre- diti dalla stessa C. sycophanta si attorcigliano attorno al corpo di questa e tutti e due, così avvinghiati cadono al suolo, dove per da NL 199 » ‘ Para 7 si °, 2 PARASSITI ANIMALI 213 altro tocca sempre la peggio al lepidottero. Notevole intanto che la caccia alle Liparis viene fatta dalle Ca/osoma nel limite fra il tronco demaschiato e la parte non lavorata, nella quale, es- sendo di colore grigio analogo a quello dei bruchi, questi non possono più essere adocchiati dai coleotteri. Le Ca/osoma, infatti, si astengono dall’ inseguire quelle larve che riescono, eludendo la loro vigilanza, a oltrepassare la frontiera. È il mimetismo che salva le larve della Ziparis da una più grande strage. Egli è certo però che nonostante questa disposizione favorevole ai bruchi, un buon numero di essi viene ad essere vittima dell’as- siduo appostamento dei coleotteri predatori, e dove questi erano in quantità, come nelle sugherete di Berchidda, le quercie da sughero si trovavano assai meno danneggiate che in altre loca- lità nelle quali le Calosoma facevano difetto. Così nel Nuorese, e precisamente lungo la strada che da Nuoro va a Mamojada e Fonni, le sughere erano completamente spogliate di foglie, con le chiome inaridite come se vi avesse divampato l’ incendio ; ed ivi non si osservavano sui tronchi delle piante danneggiate i vo- raci coleotteri. Questi fatti sono di per se stessi molto eloquenti, e se anzichè in Sardegna si svolgessero in Germania, in Inghilterra, nell’ America del Nord, sarebbero apprezzati nel loro grande valore in quanto essi suggerirebbero un ottimo mezzo di lotta contro le invasioni dannosissime della Liparis dispar. Facendo opportuni allevamenti di Calosoma sycophanta si potrebbero dif- fondere questi coleotteri là dove si annunziano i bruchi devasta- tori ed arrestare fin dall’ inizio le invasioni stesse. Non è punto difficile 1 allevamento delle larve di Ca/o- soma , alle quali si possono fornire bruchi di farfalle diverse. Il Professor Cecconi, del R. Istituto forestale di Vallombrosa, cui riferivo le mie osservazioni fatte in Sardegna, mi scriveva quanto segue: “ Fui ultimamente a Bibbiaena a vedere una forte invasione di Liparis dispar su quelle quercie; trovai pure una 214 PARASSITI ANIMALI larva di Calosoma che ho ancora viva e che ho nutrito in questi giorni con larve di L. dispar e di altre specie. Ho assistito ed assisto continuamente all’ assalto, da vero predatore, col quale la larva del carabido comincia ad attaccare quella del lepidot- tero ; è una lotta attraentissima! Io ho messo questa larva con due bruchi di grosse specie di lepidotteri, bruchi che avevano una mole 3 o 4 volte maggiore, e il giorno dopo non trovai che un piccolo ammasso che rappresentava la pelle dei bruchi! ,, Quando, avvertita la presenza della Calosoma in qualche fo- resta, si inviassero all'Istituto forestale di Vallombrosa esemplari, maschi e femmine di questo bel coleottero che, non ostante la sua agilità, è facile a catturarsi, come del pari è facile alimen- tarlo con bruchi, che nella classica foresta non mancano mai, essi potrebbero divenire il nucleo di un allevamento in grande di Calosoma da distribuirsi, per mezzo degli agenti forestali, là dove le Liparis le Cnethocampa ed altri lepidotteri minacciano di invadere coi loro bruchi le essenze forestali o gli alberi da frutta. Questo sarebbe l’ indirizzo pratico da darsi alla Entomo- logia forestale, e che potrebbe ottimamente venire seguito a Val- lombrosa, ove 1’ Istituto forestale ha ogni comodità di espletarlo. Ma ora si dice che, sventuratamente, questo Istituto viene dal Ministro di Agricoltura trasferito a Firenze, e così ogni inizia- tiva pratica di questo e d’ altro genere resterà un pio desiderio, a dolorosa conferma che nei reggitori di certi dicasteri non vi è la visione di una qualsiasi funzione tecnica. FR. CAVARA MaxweLL-LerRoy H. — The red cotton bug: Dysdercus cingu- latus Fabr. (La cimice rossa del cotone: Dysdercus cingu- latus Fabr.) (Mem. of the Departm. of Agriculture in India, Vol. II, Calcutta, 1908, pag. 47-58, con una tavola colorata). Questo insetto è conosciuto in India col nome di cotton- PARASSITI ANIMALI 3 215 stainers (macchiatore del cotone) insieme ad altre specie dello stesso genere (D. suturellus, ruficollis, nigrofasciatus, cardina- lis, ecc.) che sono dannose al cotone ed a qualche altra malva- cea. Esso è proprio della zona tropicale, dove o indebolisce la pianta succhiandone gli umori dal fusto, o attacca direttamente le capsule giovani e rovina le fibre mediante anche le sue larve. In questa ultima opera distruttrice è spessissimo aiutato da un alleato : l 0xycaranus laetus Kby. L’ Autore espone qui la biologia di questo parassita del co- tone e consiglia, per difendersene, la raccolta diretta degli in- setti, o la lavatura o le irrorazioni delle piante più infette con acqua contenente un po’ di kerosene. L. MONTEMARTINI. MaxweLL-LEerRoy H. — The tobacco caterpilar: Prodenia litto- ralis (Il bruco del tabacco: Prodenia littoralis). (Col pre- cedente, pag. 79-93, con una tavola colorata). L’ Autore dà una descrizione dettagliata di questa farfalla notturna i cui bruchi, nell’ India, furono trovati a danneggiare i lamponi, le patate, l’ indaco (dopo la Raparna nebulosa è il parassita più comune di questa pianta) e il tabacco. Ne descrive tutti gli stadi ed accenna anche ad alcuni dei suoi nemici na- turali. L. M. MaxweLL-LerrRoy H. — The cotton leaf-roller: Sylepta dero- gata Fabr. (Il sigaraio del cotone: Sylepta derogata Fabr.). (Col precedente, pag. 95-110, con una tavola colorata). Questa farfalla, distinta prima col nome di Synepta multi linealis Guen., è comune nell’ India, a Giava ed anche nell’ Au- 216 | PARASSITI ANIMALE E VEGETALI stralia. Le sue larve vivono sopra le foglie di diverse malvacee e specialmente del cotone (massime di certe varietà americane ed egiziane), mangiandone prima gli orli e poi incidendone il lembo verso la base sì da potere accartocciarlo intorno al loro corpo. Solo rarameute l’ invasione è tale da recare danni consi- derevoli, ed in questi casi le più danneggiate sono le foglie e le pianti giovani. È da consigliarsi. di raccogliere e distruggere tutte le foglie 'accartocciate coi bruchi che contengono, 0 meglio rac- chiuderle in scatole donde non possano uscire le farfalle ma escano gli iperparassiti che si trovano su questo insetto. Se la invasione è forte, si possono tentare anche le irrorazioni con arseniato di piombo. L. MONTEMARTINI Briosi G. e Farneti R. — Sulla moria dei castagni: mal del- 1’ inchiostro. (A/ti Ist. Botanico di Pavia, Ser. II, Vol. 13, pag. 291-298 e una tavola). Questa malattia dei castagni si presenta come una specie di cancrena umida nelle radici, la cui corteccia si stacca facil- mente e lascia trasudare un umore nero che macchia il terreno e che ha valso alla malattia stessa il nome di male dell’ in- chiostro. Gli Autori ritengono più proprio il nome di moria perchè dubitano che gli stessi sintomi sieno presentati da di- verse malattie. Nei castagneti da essi studiati (nel Pistoiese, Pisano, Gar- fagnana e Lucchese), la causa prima del male è una crittogama: parassita che essi descrivono sotto il nome di Coryneum per- niciosum, L° infezione non avviene, come si credeva, sotto terra | } PARASSITI VEGETALI 217 nelle radici, ma sopra e presso il pedale delle piante : alla base o nella parte inferiore del tronco attaccato si presenta dapprima un illividimento più o meno esteso con depressione della cor- teccia, limitata ad un’area stretta, di forma più o meno elittica allungata dall'alto in basso; poi in quest'area la corteccia il- lividita avvizzisce e dissecca, indi si screpola e disquama , for- mando una specie di cancro simile ma non identico a quello o+- servato in Francia nei castagneti del Limousin ed ivi conosciuto sotto il nome di javart. Da qui il male procede verso il basso nelle radici, le quali dove il male è all’inizio sono sempre per- fettamente sane. La malattia si propaga ordinariamente per contatto, da cep- paia a ceppaia o da albero ad albero, come fu già notato da altri osservatori; essa non ha predilezione per speciali condizioni di terreno, d’ esposizione, d’ ubicazione, ecc. Le piante da essa colpite deperiscono e disseccano senza apparente ragione e senza avere dato precedenti segni di sofferenza. Gli Autori consigliano, appena compaiono i primi sintomi «del male in un polloneto , tagliare molto in basso i ceppi am- ‘malati, portarli fuori dal bosco e bruciarli. Per gli alberi grossi consigliano anche, nelle regioni soggette a malattia, di tagliare rasente la ceppa i rimesstticci che sono più facili, probabilmente, a ricevere l’ infezione : le ferite devono essere ricoperte con mastice, bitume od argilla. Ove il male abbia invaso qualche ceppaia , si dovrebbe tagliare ed asportarne anche la corteccia ed il legno alterato, lavando poi e disin- fettando accuratamente le ferite con soluzione concentrata di solfato di ferro, indi ricoprendole con mastice. L. MONTEMARTINI. 218 PARASSITI VEGETALI Grirron E. et MauBLaNc N. — Sur le blanc du chéne (Sul bianco della quercia). (Compt. Rend. d..s. d. VAc. d. Sc. d. Paris, 1908, T. CXLVII, pag. 487-439). ' Gli Autori segnalano la grande e improvvisa diffusione del- l’Oidium delle quercie, di cui si parla anche alle precedenti pa- gine 184 e 195 di questa Rivista. Finora non ne hanno ancora potuto trovare la forma ascofora; secondo Hariot questa sarebbe la Microsphaera Alni dell’ alno, però gli Autori non sono riu- sciti a infettare le foglie di alno coi conidi presi sulle quercie, ed hanno visto in tanti posti alni perfettamente sani in mezzo a quercie ammalate la cui infezione si era invece propagata ai faggi. Se dunque trattasi veramente della. Microsphaera Alni , bisogna ammettere sia una forma specializzata sulla quercia ed importata ora. In Portogallo il Thiimen ha osservato da molto tempo un 0idium quercinum, ma gli Autori credono non sia la stessa specie e pensano sia più probabile si tratti di una specie esotica importata da poco tempo. La lotta contro questo parassita è, secondo essi, difficile ; però è possibile che con determinati cambiamenti meteorici i danni da esso recati diminuiscano ed anche abbiano a cessare. L. MONTEMARTINI. Boupier N. — Le blanc du chéne et | Erysiphe Quercus Mérat (Il bianco della quercia e l’ Erysiphe Quercus Merat). (Col precedente, pag. 461-462). A proposito della stessa malattia, l'Autore, dopo avere elen- cato molte località della Francia nelle quali venne segnalata , chiede se non potrebbe trattarsi della forma conidica dell’ {7y- siphe Quercus riscontrata, or sono 60 anni, dal Mérat nei din- torni di Parigi. L. MONTEMARTINI, Dida Ta PARASSITI VEGETALI — AGENTI CHIMICI 219 Gusson H. T. — Ascochyta Quercus-Ilicis n. sp. (Journ. of Bot., Vol. XLVI, 1908). E la descrizione di una nuova specie fungina che attacca le foglie del leccio, producendo su di esse delle macchie carat- teristiche. L. M. JoHNSon J. — Spongospora Solani Brunch. (Economie roc. 0f the r. Dublin Society, Vol. I, 1908, pag. 453-464). Sono alcune nuove osservazioni sulla biologia della Spon- gospora Solani Brunch, o Sorosporiumm scabies (Berk.) Fisch., causa della scabbia delle patate. L’ Autore si accorda col Brunchorst nel collocare questo mi- croorganismo tra i mixomiceti e descrive uno sviluppo di zoo- spore simile a quello delle Ceratiomyra alle quali esso si ac- costa. ESTR Laron R. — Mode d’action des sels de cuivre dans le traitement des maladies cryptogamiques. Préparation et emploi rationnel des bouillies cupriques. (Modo d’agire dei sali di rame nei trattamenti contro le malattie crittogamiche. Preparazione ed uso razionale delle poltiglie cupriche) (Journal de la Soc. Nat. d’ Horticulture de France, Paris, 1907, Ser. IV"°, T. VIII, pag. 356-368). I sali di rame agiscono contro le malattie crittogamiche opponendosi alla germinazione delle spore sia per l’ azione cor- AI Le si, li eat MIRI DITE 220 : AGENTI CHIMICI — FISIOPATOLOGIA rosiva diretta su di esse, sia aumentando la resistenza opposta alla penetrazione e sviluppo dei miceli nei tessuti che sono im- pregnati da tali sali. Quando i vegetali sono già invasi dal mi- celio di un fungo parassita, i sali di rame sono senza azione, essi hanno dunque efficacia preventiva, non curativa. L’ Autore dà istruzioni per una buona e razionale prepara- zione delle diverse poltiglie cupriche più in uso, e raccomanda, una volta preparate, di agitarle bene prima di riempirne le pompe irroratrici, di servirsi di pompe con pressione sufficiente per una finissima polverizzazione dei liquidi, di ricoprirne tutti gli organi delle piante specialmente le foglie ed i frutti, di ap- plicarle nelle due ore che seguono alla preparazione perchè è in questo periodo che hanno il maggior potere adesivo. Le polveri cupriche devono essere applicate al mattino quando c’è la rugiada, in modo che possano bene aderire agli organi da difendersi: quando è molto caldo, possono dar luogo a bruciature. L. MONTEMARTINI Brooks F. T. — Notes on the parasitism of Botrytis (Note sul parassitismo delle Botrytis) (Proc. Cambridge phylosoph Society, Vol. XIV, p. III, 1907). L’ Autore ha fatto esperienze di inoculazione sulla lattuca e ne ha concluso che i conidî di Botrytis non possono infettare le foglie sane nemmeno di piante deboli, cresciute in colture artificiali mancanti di qualche elemento nutritizio : riescono in- vece ad infettare le foglie ferite. A differenza dei conidî invece, il giovane micelio che ne esce, quando sia posto su una foglia dopo un breve periodo di nutrizione saprofitica, la infetta rapi- damente. L. MONTEMARTINI. pe ApeLT A. — Neue Untersuchungen iber den Kaltetod der Kartoffel (Nuove ricerche sulla morte per freddo delle patate) (Coln’s Beitr. z. Biol. d. Pfanzen, BA. TX, 1907, pag. 215-262, con una figura). Dopo avere ricordato la teoria fisica della morte per freddo proposta dal Miller-Thurgau (secondo la quale la morte sarebbe dovuta alla formazione del ghiaccio nei tessuti ed alla conse- guente sottrazione di acqua ai protoplasma cellulari) e le ob- biezioni mosse a detta teoria dal Mez (il quale osservò casi fre- quentissimi di formazione di ghiaccio nei tessuti non seguita da morte), l’ Autore si propone di studiare sulle patate la relazione tra la formazione del ghiaccio e la morte, le trasformazioni del- l’amido in zucchero che accompagnano il freddo, l’ azione della durata delle basse temperature. Le sue ricerche minute e nu- merose sono fatte col galvanometro di Deprez d’ Arsonval che segna anche i centesimi di grado, e con miscele frigorifere di ghiaccio e sale: per constatare la morte delle cellule adoperò il metodo delle colorazioni, assicurandosi bene in ogni caso e di- stinguendo la morte completa avvenuta proprio sotto l’ azione del freddo, dalla morte che segue a questa azione quando la bassa temperatura non uccide i tessuti ma li lascia in uno stato patologico tale che finiscono col perire. Da tali ricerche risulta che il punto di congelamento non coincide con quello della morte per freddo; che la formazione di zucchero è molto minore di quello che dovrebbe essere per spiegare l'abbassamento del punto di congelamento ; che l’azione anche breve di una temperatura inferiore al minimum neces- sario alla vita non può essere sostituita da una azione più lunga di una temperatura un po’ superiore a tale minimum ; che questo minimum dipende anche dalla temperatura alla quale i tuberi delle patate si sono trovati per molto tempo, prima dell’ espe- rienza. TLT y Sid ner Nel corso del lavoro l’ A. prende in considerazione molti altri problemi : il diverso modo di comportarsi delle varie parti di uno stesso tubero, l'adattamento alle varie temperature, le differenze tra l’ una e l’altra varietà, l’ azione del freddo sui rami, la resistenza dei tessuti embrionali, ecc. L. MONTEMARTINI. KRanzLIn G. — Untersuchungen an panachierten Pflanzen (Ricer- che sulle piante variegate) (Sorauer’s Ztschr. f. [fanzen- krankh., Bd. XVIII, 1908, p. 193-203, con una figura). In relazione ai lavori del Baur, di cui alle pagine 63, 92 e 286 del Volume II di questa Rivista e dai quali risulterebbe essere la clorosi infettiva delle malvacee e di altre piante do- vuta ad un virus speciale sviluppantesi nelle foglie ammalate, l’Autore ha fatto osservazioni e studi sulle sostanze coloranti delle foglie sane, clorotiche e variegate per vedere se il virus fosse un prodotto di alterazione delle sostanze medesime. i Da tali studi, fatti col metodo di assorbimento di Tswett, deduce che nè le foglie affette da clorosi infettiva, nè quelle con variegazioni non infettive, contengono alcuna sostanza colo- rante solubile nell’ alcool che non sia contenuta pure nelle fo- glie sane e verdi, e che nessuna delle sostanze coloranti conte- nute in queste ultime manca completamente nelle foglie amma- late. In tutte le parti gialle si trova poi una minore quantità di sostanze coloranti che nelle verdi, così che non si può nean- che dire che vi sieno sostituzioni: tutte le sostanze coloranti diminuiscono, al presentarsi della malattia, in misura diversa l’una dall'altra, e si ha un certo parallelismo tra la diminuzione della clorofillina e quella della carotidina. Epperò il virus supposto dal Baur, secondo l'Autore agisce sulle sostanze coloranti in modo non diverso dall’ agente che Te et RAT de ; provoca la colorazione delle foglie colpite da variegazione non infettiva. Altre ricerche fatte in altro senso dimostreranno se davvero la clorosi infettiva sia accompagnata dalla presenza di una sostanza non esistente nella clorosi non infettiva. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dalla Lomellina Agricola. Mortara, 1908, N. 18. Il Dott. N. Novelli, osservata la diffusione che va acquistando il così detto riso cròdo o selvatico in molte risaie di Lomellina, raccomanda com- battere questa pianta infestante che potrà riuscire di grave danno alla coltivazione del riso. Consiglia, dove è possibile, di mettere le risaie sta- bili e vecchie più infestate a vicenda almeno per due o tre anni, sottopo- nendole a frequenti lavorazioni in modo da far nascere e marcire la mag- gior parte dei semi di cròdo. Dove la riduzione a vicenda non sia possi- bile, consiglia cercare di far nascere i semi in antunno passando un rullo dopo la mietitura e immettendo ancora acqua in risaia. Raccomanda inol- tre di seminare nelle risaie infestate riso mutico, in modo che al tempo della spighitura il cròdo, che è lungamente aristato è precoce, possa essere facilmente distinto e tolto via. lm. Dalla Deutsche laudwirtsch. Presse, 1908, N. 36. Il pr. Mayr, avendo osservato che le cellule vegetali resistono fino ad una temperatura di 54° C. mentre i pidocchi delle piante e le larve degli insetti sono uccisi a 45° C., consiglia l’uso dell’acqua calda per combattere questi parassiti. Aspergendo una pianta infestata con acqua la cui tempera- tura sia inferiore ai 54° e superiore ai 50°, si possono uccidere, secondo lui, tutti i suoi nemici animali. Se trattasi di piante in vaso, conviene av- - volgere un panno attorno al vaso in modo da poterlo capovolgere senza che ne cada la terra, e immergere poi per mezzo minuto la pianta in un recipiente contenente acqua a 50°: se gli insetti sono nel terreno, si tuf- ferà invece il vaso. l. m. Dal Raccoglitore. Padova, 1908. N. 17. Per combattere la pieride delle rape o rapaiola, G. Rigoni con- siglia schiacciare i mucchietti di ova color giallo-oro, e alla comparsa dei giovani bruchi spargere calce in polvere o cenere, avendo l'avvertenza di somministrarla al mattino perchè aderisca alle foglie. Suggerisce anche, come insetticida, la miscela di 2 parti di estratto fenicato di tabacco e 2 di sapone molle in 100 parti di acqua. Lo spargimento contemporaneo di un po’ di nitrato di soda nel terreno servirà a rialzare le sorti della col- tura. N. 20. Per evitare il mal vinato dell'erba medica, contro il quale non si conoscono rimedi sicuri, E. Carnaroli consiglia di non tenere più di tre anni i terreni a medica, perchè probabilmente la stessa debolezza delle piante negli ultimi anni di vegetazione offre un mezzo opportuno alla dif- fusione della malattia. l. m. Dall’ Italia Agricola. Piacenza, 1908. N. 14, pag. 318. Si riportano i risultati delle esperienze fatte dal viti- cultore franeese Charlot per combattere la cochylis dall’ uva coll’ applica- zione della calce viva in polvere: la calce così applicata al primo appa- rire delle larve, dopo la scomparsa di ogni traccia di rugiada o di umi- dità, mostrasi di una efficacia straordinaria. Lo stesso viticultore per cat- turare le larve del parassita, adoperò, invece di stracci come si usa da altri, fascetti di paglia legati contro i ceppi e i pali, e tagliati in modo che tutti i gambi di paglia potessero offrire la loro cavità alle larve che cercavano un riparo : in tal modo con poca spesa riuscì in certi luoghi ad annichilire la generazione primaverile. N. 15, pag. 341. Si riportano le esperienze favorevoli del prof. Kras- silehtehnik per combattere l’ Exdemis della vite con una miscela di 2 chilogr. di cloruro di bario, 2 di melassa e 100 di acqua. Il cloruro di bario può con vantaggio essere sostituito ai composti arsenicali. I: Mi Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. & I È Anno II 1 dicembre 1908. Num. 15. È Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL = Dott. LurGIr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia | Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio |. (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) f Prof. A. KRoLoPP (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hort (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). + Indice del fascicolo N. 15. ‘ BACCARINI P. — Intorno ad al- cuni miceti della filossera.. Pag. 236 «——BurLer E. J. — Relazione al Ministero di Agricoltura in India x > Cavara F. — Intorno agli ef- fetti dell’azione irritante delle cocciniglie . FayrauD J. — I crisomelidi dei vimini 3 $ Fiori A. — Sulla melata del- l Abies a Vallombrosa. Kock G. — Sull’ importanza dei funghi saprofiti L., M. — Sul mal bianco delle | quercie . «. Lesne P. — Gli insetti del- l’ asparagio . » 225 237 226 228 232 LustNER G. — Sulla presenza dei pidocchi sui frutti . Pag. 234 MaxwELL-LEFRoy H. — L’ ac- cartocciatrice delle foglie del cotone . i 3 +. >» 234 MaRRE E. — La lotta contro la cuscuta. . ; 5 dRi 229 NEGER F. W. — La moria de- gli abeti in Sassonia . . » 229 PeTtcH T. — La malattia del pianto dei Coco . 2 «230 Simon. S. — Ricerche. sulla differenziazione del callo . » 238 THIERMANN. — Invasione di Sclerotinia baccarum . i 33 VoGLino B. — Il bianco delle quercie . a : A O I: Note pratiche . .... ...°. >». 239 Rivista di Patologia Veget ale ANNO III. 1 dicembre 1908. Num. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dort. Lurer MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. LIBRARY NEW YORK GENERALITÀ BOTANICAL UARDEN. . BurLer E. J. — Report of the imperial mycologist of the Depart- ment of Agriculture of India for the years 1905-06 and 1906-07 (Relazione della sezione micologica del Ministero di Agri-’ coltura in India, per gli anni 1905-06 e 1906-07). (Report of the Imp. Departm. of Agricult. for t. y. 1905-1907, Cal- cutta, 1908, pag. 39-45). Si segnala il grande diffondersi della malattia dei Cocos do- vuta a un Pythium, di cui si parla nella nota riassunta alla pag. 225 del II volume di questa /7vista. La principale malattia della canna da zucchero fu il r'ed-r0t (marciume rosso), che si diffonde specialmente per l’uso di talee già infette. Vennero poi osservate anche il black-rot ed altre malattie. | Furono fatte esperienze per rilevare 1’ ereditabilità della ruggine dei cereali e la resistenza delle diverse varietà ad essa, ma sono ancora in corso. Segue l'indicazione delle altre malattie crittogamiche se- gnalate nella regione. L. MONTEMARTINI. 226 PARASSITI VEGETALI Kéòck G. — Ueber die Bedeutung der saprophytischen Pilze fiir den Pflanzenschutz (Sull’importanza dei funghi saprofiti per la difesa delle piante). (Zeztschrift fiir das Landw. Versuchsw. in Oesterr. 1907). Al tempo in cui le due denominazioni “ Saprofitismo , e “ Parassitismo , furono introdotte nella scienza come termini tecnici, credevasi esistesse una linea netta di separazione tra i così detti organismi parassiti e quelli saprofiti. Si riuscì presto però a dimostrare che non era possibile una separazione netta tra i due termini, il che del resto non deve punto meravigliare se si pensa che tali denominazioni erano basate sopra proprietà biologiche , e queste fra tutti i caratteri di un organismo sono appunto quelle meno costanti perchè sì costituiscono per influenza di fattori esterni sempre mutabili. Così si ebbe l’introduzione di due nuovi termini tecnici: “ Saprofitismo facoltativo , e “ Pa- rassitismo facoltativo , con che d'altronde erano mantenute ancora le due denominazioni di prima nettamente distinte di “ saprofitismo obbligato , e “ parassitismo obbligato ,. La distinzione tra saprofitismo e parassitismo è soltanto gra- duale, si viene quindi ad avere la seguente serie: 1° Parassi- tismo obbligato ; 2° parassitismo facoltativo ; 3° saprofitismo fa- coltativo ; 4° saprofitismo obbligato. | Considerati dal punto di vista fitopatologico, vanno messi in prima linea solo i parassiti, o, tenendosi alla più recente ter- minologia, soltanto i parassiti obbligati e facoltativi, non però i saprofiti obbligati, quelli cioè di cui si conosce solo sinora un modo di vita saprofitico. Per questi però non devesi escludere la possibilità di un modo di vita parassitaria ; soltanto esso non è sinora conosciuto. Per portare un esempio, l'Autore dice come nel 1904 rice- vette per esami rami di tilia che secondo affermazioni dello spe- ditore morivano perchè attaccati da un fungo. Infatti erano ri- PARASSITI VEGETALI RT coperti da numerosi corpi fruttiferi di un fungo e precisamente della Hercospora Tiliae data nella Rabenhorst's Kryptogamen- flora come saprofita. L’ Autore tentò delle infezioni artificiali su rami sani con risultati negativi, e ne concluse che la.morte dei rami inviatigli era dovuta a causa indeterminabile e solo su rami già morti si era poi sviluppata 1’ Hercospora Tiliae. Ora però, per una maggiore esperienza, non indugia più a ritenere il fungo come parassita facoltativo e ad attribuire ad esso la causa della morte dei rami a suo tempo inviatigli. Lo esempio citato dovrebbe solo dimostrare che in certi casi non è sempre facile riconoscere ed assodare la natura parassitaria di un fungo, e lo scopo della presente nota è appunto di dimo- strare che non tutti i funghi ora descritti come saprofiti sono privi d’ importanza per la difesa delle piante, e che anzi il gruppo dei funghi saprofiti richiede una speciale attenzione. In questi ultimi tempi si moltiplicarono le osservazioni per cui funghi prima ritenuti saprofiti obbligati si dimostrarono anche parassiti facoltativi causa di malattie, e tali pubblicazioni sono certamente del massimo interesse per la fitopatologia quantunque, pure nell’ interesse delle indagini fitopatologiche , esse debbano essere fatte ed accolte con qualche precauzione. Il risultato positivo di una prova d’ infezione artificiale è certamente l’ unica dimostrazione, priva d’ obbiezioni, del carat- tere parassitario di un fungo sinora conosciuto come saprofita , il che però non in tutti i casi riesce essendo necessarie, per il passaggio dal modo di vita saprofitico a quello parassitico, con- dizioni esterne affatto speciali che noi non conosciamo e che non potremmo quindi fornire all’ organismo in questione in tali ten- tativi di infezione artificiale. L’ Autore passa poi a considerare un’altra importanza dei funghi saprofiti, importanza che è del resto soltanto secondaria e per la quale cita come esempio il fungo della /umaggine 0 PARASSITI VEGETALI male del nero delle foglie del luppolo, il Capnodium salicinum. Tale fungo, com’ è noto, sviluppasi sulle escrezioni di afidi e quando queste si trovano in abbondanza sulla foglia, anche il rispettivo fungo si sviluppa abbondantemente estendendosi su tale substrato favorevole, senza penetrare nel tessuto fogliare e rico- prendo tutta la superficie della foglia di un rivestimento abba- stanza compatto, in modo da impedire la regolare funzione di assimilazione e di traspirazione e danneggiare così, benchè indi- rettamente, la pianta. Questo sarebbe soltanto un esempio dei numerosi saprofiti obbligati che si comportano in modo analogo e che sono pure quindi di qualche interesse ed importanza per la difesa delle piante. TurcoNI MALUSIO. L. M. — Sur la maladie du blanc du chéne causée par |’ Oidium quercinum (Sul ma) bianco delle quercie dovuto all’O:dium quercinum). (Rev. d. viticult., Paris, 1908, T. 30, p. 323-324). Su questa malattia delle quercie, di cui si parla nei prece- denti fascicoli 12, 13 e 14 di questa vista, l'Autore comunica parecchi dati attestanti la grande diffusione che essa ha avuto quest’ anno anche in Francia, e dice che nelle foreste di Chaux presso Dole, la americana Quercus rubra ne era immune mentre ne erano completamente infestate le quercie europee ad essa vi- cine. Ne erano pure infestati i faggi. Trattasi, secondo l'Autore, dell’Oidium quercinum che venne segnalato in Francia già parecchie altre volte e che l’ Hariot at- tribuisce alla Microsphaera Alni. Le piante piccole da vivaio possono essere praticamente di- fese colle solforazioni. L. MONTEMARTINI. PARASSITI VEGETALI 2929 MarRrE E. — La lutte contre la cuscute (La lotta contro la cu- scuta). (Le progrées agric. et vitic., Montpellier, 1908, N. 42 e 48). | L’Autore riferisce dati ed esperienze, dalle quali, dopo avere richiamato l’attenzione degli agricoltori sui danni che possono venire da questo parassita, conclude col dare contro di esso le seguenti istruzioni : 1. Tagliare più basso possibile le piante attaccate, compresa una certa zona circostante, sì da essere certi di avere tagliati anche i filamenti invisibili. 2. Raccogliere accuratamente tali piante, trasportarle fuori del campo in un sacco e bruciarle. 3. Spargere abbondantemente sul terreno così messo a nudo una soluzione di solfato di ferro all’8 o 10 p. 100, badando che tutta la superficie sia bene bagnata. Tutte queste operazioni devono essere fatte prima della maturazione dei semi di cuscuta, i quali resisterebbero all’ azione del solfato di ferro e germinerebbero l’anno dopo. Vanno poi ripetute con ogni cura nel caso in cui il parassita ricompaia. Come misura preventiva bisogna garantirsi della purezza delle sementi, usare l'assoluta nettezza delle macchine applicate alla trebbiatura, non dare agli animali i foraggi infetti di cu- scuta, non trasportare nei campi dove si coltivano leguminose concimi che possano contenere semi di cuscuta, distruggere la cuscuta anche nei pascoli naturali. L. MONTEMARTINI Neger F. W. — Das Tannensterben in sàchsischen und anderen deutschen Mittelgebirgen (La moria degli abeti sui monti della Sassonia e della Germania centrale). (Tharandter forstl. Jahrb., 1908, Bd. LVIII, pag. 201-225, con 3 tav. e 2 fig.). 230 PARASSITI VEGETALI Da parecchi anni l’abete bianco nei monti dell’ Europa cen trale va soggetto ad una malattia che si manifesta con una mi- nore durata delle foglie (5-8 anni, invece di 10-12), deperimento ed essiccamento di molti rami, arresto dell’ accrescimento in al- tezza ed in ispessore, squamazione della corteccia dal basso in alto, deterioramento considerevole del legno. La malattia si è diffusa specialmente dopo le annate secche del 1892 e 1904, in- fierisce nei luoghi soleggiati ed aridi, e colpisce i grossi alberi dai 50 ai 100 anni. Essa fu attribuita in certe località a danni del fumo, in altre a parassiti animali o vegetali icome il Corti: cium amorphum, che si presenta qua e là sulle foglie e sui x rami come parassita, ma che più sovente è saprofita), altrove anche ad agenti atmosferici. Secondo l'Autore la vera causa della malattia è 1’ Agaricus melleus, che attacca la radice principale delle piante, la invade col suo micelio e colle rizomorfe, indebolisce la pianta e la rende più facilmente attaccabile da altri agenti patogeni. L. MONTEMARTINI Percn T. — Die Blutungskrankheit der Kokusnusstàmme (La ‘ma lattia del pianto dei fusti del Coco). (Beigabe 3. Sorauer' s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., 1908, I. Jahrg., pag. 93). È malattia del coco, comune a Ceylon, ed è caratterizzata da specie di screpolature cancrenose nei fusti, dalle quali scola una sostanza gommosa o vischiosa. Il fenomeno, secondo l'Autore, è dovuto ad un fungo (Thie- laviopsis ethaceticus Went.), le cui spore sono portate da un fusto all’altro da insetti, od anche dall’ uomo. Si consiglia di raschiare bene ed asportare le parti ammalate, disinfettando poi con ogni cura le ferite, L. M. C# à i, Ip dh I | PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI | 231 L VoeLino B. — Il bianco delle quercie. (L’ Italza Agricola, Pia- cenza, 1908, N. 18, pag. 416-417). Anche il prof. Voglino richiama l’attenzione degli agricol- tori sulla straordinaria ed improvvisa diffusione della malattia della quercia di cui si è già parlato alla precedente pagina 228 di questa A/vista. Ha osservato nella pagina inferiore delle foglie periteci riferibili alla //y/lhactinia delle nocciole e dei car- pini, ma non può dire ancora con certezza che si tratti di questo parassita. Consiglia, dove sono possibili, le solforazioni. L. MONTEMARTINI. THIERMANN — Epidemisches Auftreten von Sclerotinia baccarum als Folgeerscheinung von Nonnenfrass (Invasione epidemica di Sclerotinia baccarum come conseguenza di invasione di bruchi di monaca). (Annales Mycologici, 1908, vol. VI, pag. 352-353, con una figura). L'Autore segnala la diffusione presa dalla Sclerotinia bac- carum sui frutti di mirtillo in una località della Sassonia nella quale le piante erano state molto danneggiate dai bruchi di Psilura monacha. Dove questi bruchi non avevano distrutto le foglie, i frutti erano rimasti immuni: evidentemente l'attacco dei bruchi aveva indebolito le piante e ne aveva diminuito la resistenza agli attacchi del fungo. L. M. EE SR IA IRE A) STRO STRUCTA da “ARIA DIARIO DOTI da 232 PARASSITI ANIMALI Favyraun J. — Les Chrysoméles de l’ osier: essais de destruction 3 par les liquides insecticides (I crisomelidi dei vimini: prove di distruzione coi liquidi insetticidi). (Rev. de viticulture, Paris, 1908, T. XXX, N. 771-773). L’Autore parla dei diversi crisomelidi che attaccano le vaste colture del Sal.x fragilis e S. viminalis nella Gironda. Descrive i seguenti : Lina Populi L., contro la quale si usa la caccia diretta degli adulti, Lina Tremulae Fabr., l'hoedon Betulae Suffr., Plagiodera versicolora Laich., Phratora (Phyllodecta) vulga- tissima L., Phr. laticollis Suftr,, Phr. vitellinae, ecc. Contro tali insetti, oltre che colla caccia diretta degli adulti, si è cercato combattere con diversi insetticidi e l'Autore dà qui notizia delle esperienze fatte in proposito da lui e da altri. La calce idraulica, sparsa sulle piante in principio della vegetazione, le protegge abbastanza bene dagli adulti. I pro- ‘dotti arsenicali pare sieno meno efficaci, specialmente l’ arseniato di piombo che, attivo in tanti altri casi, non impedisce meno-. mamente la distruzione delle foglie. Anche il cloruro di bario è poco utile; mentre invece è efficacissima la nicotina titolata, specie se incorporata alle miscele cupriche alla dose dell’ 1 p. 100, tanto che l'Autore crede necessario l'intervento dei pubblici poteri per renderne obbligatoria l’ applicazione. — I trattamenti devono essere fatti in principio della primavera e ripetuti quando compaiono le larve delle singole generazioni, avendo cura di evitare di farli nelle ore più calde. L. MONTEMARTINI. Lesne P. — Les insectes de l Asperge (Gli insetti dell’asparagio). (Revue horticole, 1908, pag. 351, con una tavola colorata). L’Autore porta la sua attenzione su due insetti che sono i più dannosi agli asparagi: la criocera e la mosca dell’asparagio. ‘PARASSITI ANIMALI 233 La Crioceris Asparagi è un piccolo coleottero, lungo 5-6 millimetri, di colore bleu metallico, col prototorace rosso, le cui larve divorano i tessuti giovani della pianta. Ha come suoi ne- mici naturali un emittero (Calocoris chenopodii Fall,) che ne assale ed uccide le larve, ed una mosca (Myobia pumila Macq.) che si sviluppa nel loro interno. Lo si combatte però anche raccogliendo ed uccidendo gli adulti e le larve (specialmente quando cominciano ad apparire i primi torrioni), spargendo al mattino calce spenta sulle piante invase dalle larve, e facendo cadere durante le giornate calde le larve sul terreno, donde non hanno la forza di ritornare sulla pianta. . La Crioceris duodecim-punctata L. è di colore rosso aranciato con 12 punti neri sulle elitre, è meno dannosa della precedente e la si com- batte cogli stessi metodi, solo che per il modo speciale di vita delle sue larve non la si può combattere colla calce. La mosca dell’asparagio (Platyparea paeciloptera Schrank) è una piccola mosca lunga 5-7 millimetri, di colore bruno un po’ metallico sul torace, colla testa ed i fianchi rossi. Le sue larve penetrano nei fusti e scavano gallerie dirette verso il basso, annidandosi a svernare sulla parte inferiore di essi. Talora i danni sono così gravi da rendere necessario il rinnovamento completo dell’asparagiaia. Bisogna raccogliere e distruggere con cura i torrioni infetti nei quali svernano le crisalidi. Anche l’Aphis Papaveris Fabr. attacca alle volte gli aspa- ragi e può essere combattuto colle solite polverizzazioni al sa- pone e al petrolio (4 litri e mezzo di acqua bollente, 60 grammi di sapone nero e 9 litri di petrolio). L’Autore ricorda finalmente anche una farfalla (Hypopta caestrum), le cui larve si nutrono dei fusti sotterranei degli asparagi, e che si può combattere cercando e bruciando, prima del maggio, i nidi che impianta nel sualo per le sue ova. L. MONTEMARTINI, PARASSITI ANIMALI LustNnER G. — Beobachtungen iiber das Auftreten von Pflanzen- làusen auf den Friichten der Kernobstbàume (Sulla presenza dei pidocchi delle piante sui frutti). (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenhrankh., Bd. XVIII, 1908, pag. 208-210, con 5 figure). Dopo che l’Aspidiotus perniciosus si è diffuso sì largamente in Europa nei frutteti, la Stazione di protezione delle piante di i Amburgo porta la sua attenzione sulla gran quantità di frutta che viene importata dall’ America e che può avere con sè molti di questi parassiti. A. questo proposito l'Autore cita e descrive casi di frutti attaccati da pidocchi da lui esaminati: pera con Diaspis fallar, mele con Aspidiotus ostreaeformis, pera con Schizoneura la- nigera. L. M. MaxweLL-LErRoy H. — The Cotton Leaf-Roller (L’accartocciatrice delle foglie del cotone). (Memoîrs of the Department of Agriculture in India, Vol. II, N. 6) (veggasi anche alla precedente pag. 215). Con questo titolo H. Maxwell-Lefroy tratta di una. Piralide Piraustina riferibile alla Sylepta derogata Fabr. Quest’accartocciatrice delle foglie del cotone, donde le viene il nome pratico di Cotton leaf-roller sopra indicato, è una far- fallina giallo-chiara, con strie trasversali brune a zig-zag sulle ali, lunga da 12 a 14 mm. quasi come la crisalide che è di color marrone, e però di un terzo circa più corta della larva che è di color verde tenero, bluastro-violaceo dal mesotorace al terzo ter- gite addominale compreso. La farfalla depone le uova sparse sulle lamine foliari, che i bruchi poi accartocciano, formando di esse come degli ombrelli chiusi capovolti. PARASSITI ANIMALI 235 Il numero delle uova che ogni farfalla depone è straordi- nario come quello dei bruchi che ne derivano a danno delle piante, giacchè ne affidano fino a 454 ciascuna sulle foglie, le quali dopo due o tre giorni dalla deposizione si trovano subito esposte all’azione molesta dei bruchi, che in una ventina di giorni raggiungono le dimensioni necessarie per trasformarsi in crisalide. La trasformazione ha luogo nel grovigliolo delle foglie, o fra le foglie cadute sul terreno, entro un bozzolo incompleto, e la ninfosi dura una settimana dopo la quale vien fuori la far- falla che ripete la infezione. Risulta così che le generazioni durano poco più di una tren- tina di giorni, con altrettanto tempo di divario, o quasi, fra i primi nati e gli ultimi nati di ciascuna. Varia il numero delle generazioni dell’ insetto nell’anno ed il modo di ibernazione, secondo le varie regioni del mondo nelle quali la specie si trova. Essa è stata ricordata e si ricorda per le regioni Australiane, per la Siberia orientale, la Cina, 11 Giappone, l'Africa occiden- tale, l’ India, Burmah, Ceylon, Giava, ecc., sopra piante della fa- miglia delle malvacee, come gli Hibiscus, fra cui la matrice co- - stante pare l’ H. esculentus, le forme del genere Ha/thaea (H. rosea) e quelle del genere Gossip:um alle quali appunto si rife- riscono le piante dei cotoni coltivati, dei quali non ne è rispar- miato alcuno. Vi sono poi le piante di ADbuti/on, di Corchorus, di Celosia, Achyranthes ed altre, che servono di scampo per la specie, e dalle quali al principio della primavera si trasferisce sulle altre coltivate. Quanto agli effetti della presenza dell’ insetto e della sua diffusione nei campi di cotone, sì possono facilmente desumere dalla notevole quantità delle uova, dalla voracità non ordinaria delle larve, dalla ripetizione a breve scadenza delle generazioni e dalla facilità che la estensione stessa delle coltivazioni colpite offrono alla moltiplicazione dell’ insetto. Così che Maxwell- Lefroy 236 PARASSITI ANIMALI na a ragione veduta ha potuto dire di esso che è uno dei più ra- pidi e nocivi insieme alle coltivazioni, le quali presto si trovano per esso decimate su larga scala o distrutte. Maxwell-Lefroy nota che la larva di questo Piralidino è at- taccata da un imenottero parassita che, per quanto a volta sua sia contrastato da un iperparassita, pure in settembre arriva a distruggere una larga percentuale dell’ insetto. i Fra i mezzi preventivi contro l’ accartoccia-foglie del co- tone l’ Autore mette in vista quello del regolare sotterramento delle parti delle piante portanti l’uovo o gli altri stadi dell’in- setto, per diminuirlo tanto da non farlo emergere più numeroso nella primavera seguente. Ma siccome questo non tutti fanno, regolarmente il Piralidino trova modo di scampare su larga mi- sura e conservarsi a danno delle nuove coltivazioni; ciò che si può ripetere anche per la raccolta delle foglie, la quale opera- zione e quella precedente anche per me dovrebbe trovare ragione di largo consentimento e più particolare considerazione presso i coltivatori di cotone. In caso contrario irrorare le piante preventivamente con ar- seniato di piombo per mettersi al riparo dal danno che può de- rivare alle coltivazioni a causa della diffusione dell’ insetto. G. DEL GUERCIO. Baccarini P. — Intorno ad alcuni miceti parassiti sulla filossera della vite. (Bw//. d. 2. Soc. Bot. It., 1908, p. 10-16, con figure). Nello scorso autunno il prof. Grassi osservava nei dintorni di Fauglia una estesa moria della forma gallicola della filossera della vite, moria che sembrava prodotta dal parassitismo di funghi. L'Autore ha fatto osservazioni su materiale fresco ed ha cercato di isolare con colture le diverse forme miceliche visi- bili, ottenendo parecchie forme di Fhoma , un’A/ternaria , un ì An Da PARASSITI ANIMALI — MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA 237 Macrosporium, un Cladosporium e dei bacteri. Si riserva di stu- diare, con tentativi di inoculazione, se e quale tra i funghi iso- lati sia la forma distruggitrice dell’ insetto. L. MONTEMARTINI. Fiori A. — Sulla straordinaria melata dell’ Abies alba a Vallom- brosa nell’estate del 1907.(Bw//. d. Soc. Bot. It., 1907, p. 85-91). A Vallombrosa durante la stagione calda l’ abete bianco mostra tutti gli anni il fenomeno della melata, con secrezione, sulla pagina superiore delle foglie, di goccioline di sostanza zuc- cherina, che riunendosi poi a goccie, cadono in forma di pioggia più o meno abbondante. Nell’ estate del 1907 la secrezione fu più abbondante del solito, tanto che l’ Autore potè averne fino il 3-4 per cento del peso fresco di certi rami. L’ Autore non trovò sugli alberi alcun parassita cui attri- buire il fenomeno. Osservò invece che la secrezione era sopra- tutto abbondante nella notte, coll’aria satura di vapore acqueo ; onde pensò si trattasse di un fenomeno regolatore del turgore della pianta: la sostanza zuccherina, essudata primitivamente attraverso la cuticola sotto uno stato quasi patologico della pianta {provocato dal cessare della traspirazione e conseguente aumento di pressione osmotica interna), funzionerebbe successi- vamente come sostanza plasmolizzante onde sottrarre l’acqua in eccesso dai tessuti sottostanti. Le api approfittano molto della manna degli abeti. L. MONTEMARTINI. 238 FISIOPATOLOGIA — ANATOMIA PATOLOGICA ge Cavara F. — Intorno agli effetti dell’azione irritante delle Cocci- niglie sui tessuti assimilatori. (Rend. R. Ace. di Sc. Fis. e Matem. di Napoli, 1908, Fasc. 1° e 2°, 3 pagine). Sulle foglie cadute di una Quercus castaneaefoliae nel- l’ Orto Botanico di Napoli, l’Autore ha osservato una cocciniglia appartenente al genere Asterolecanium, la quale provocava nel tessuto assimilatore delle foglie stesse un’ irritazione tale da man- tenere come un’areola verde ben distinta nel resto del lembo che ingialliva essiccando. Pare che sia in relazione con tale continuata attività del tessuto assimilatore, il fatto che le foglie dell'albero attaccato dalla cocciniglia persistono sui rami fino a febbraio e marzo. Non trattasi qui di un arresto di sviluppo provocato dalla cocciniglia, come per le macchie verdi dei limoni dovute al- l’Aspidiotus Nerii e già studiate dal Kochs e dal Ktiister, ma si tratta veramente di una continuità del lavoro fisiologico pro- mossa dall’azione stimolante del parassita, che l’Autore si ri- serva di studiare ulteriormente. L. MONTEMARTINI. Simon S. — Experimenteile Untersuchungen iiber die Differenzie- rungsvorgànge im Callusgewebe von Holzgewachsen (Ricerche sperimentali sui processi di differenziazione del ca//o nelle piante legnose). (Pringsheim’s Jahrb. f. w. Bot., 1908, Bd. XLV, pag. 351-478, con 34 figure). i Le presenti ricerche sono dirette a studiare in qual modo i diversi agenti esterni agiscono sulla massa cellulare embrio- nale che si differenzia in callo in seguito ad una ferita. L’ Au- | ANATOMIA PATOLOGICA — NOTE PRATICHE 239 tore studia però il complesso di cause interne da cui deriva lo sviluppo, nella formazione del callo, di queste piuttosto che di quelle proprietà latenti dei tessuti messi a nudo : si estende spe- cialmente ad esaminare la polarità dei rami in riguardo al fe- nomeno che ci occupa. Quanto ai diversi agenti esterni, quello che ha maggiore importanza per la formazione del callo è l’ umidità dell’aria dalla quale dipendono la forma delle cellule superficiali, come pure la loro natura ed il loro aspetto o epidermico, o suberoso, o iper- trofico. Ed indirettamente ne dipende anche, essendo in relazione colla quantità di callo prodotto, la formazione esogena od endo- gena delle ramificazioni del callo. Chiude la memoria un elenco bibliografico dei lavori che trattano 1 argomento. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Journal de la Soc. Nat. d' Hort. de France, 1908, T. IX. pag. 453. Moreau Bérillon comunica avere ottenuto ottimi risultati nella lotta contro gli insetti parassiti degli alberi da frutto, specialmente contro la Hyponomeuta malinella, adoperando soluzioni di lisolo nella proporzione di 15 grammi per litro di acqua, alle quali aggiungeva un po’ di carbonato di soda e che applicava con polverizzatori ordinarî. L. m. Dalle Revue horticole, 1908. pag. 480. H. Bluin richiama l’attenzione dei frutticultori sopra la dif- fusione presa dalla così detta invernale (Cheimatobia bruna a) nei frutteti della Bretagna e Normandia. Ricorda che la copulazione di queste farfalle ha luogo in ottobre o ai primi freddi, e che le femmine, incapaci di vo- lare, salgono lungo i fusti per deporre le uova sulla estremità dei rami. 240 NOTE PRATICHÈ sec Raccomanda pertanto cingere i fusti stessi con fascie di 30-40 centimetri di sostanza vischiosa e propone 2 chili di colofonia, 8 di olio di resina e 1,5 dell'olio solforato che residua dalle fabbriche di caoutchouc: per conservare la vischiosità, lo si bagna ogni tanto con petrolio. Se non si avessero questi ingredienti, si potrebbe preparare una sostanza vischiosa con 4 ettogr. di olio di pesce, 4 di grasso e un chilogrammo di resina al colofonio. La cattura degli insetti ha luogo specialmente nella seconda metà di novembre, ma. continua anche in dicembre. i lm. Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1908, N. 48: Si dice impossibile qualsiasi lotta efficace contro 1’ afide dell’ abete (Chermes ‘abietis), tanto contro le ova che contro gli insetti. Da scartarsi, perchè praticamente inutili, anche i vari trattamenti comunemente usati per gli afidi. Benchè si creda che l’oidio della vite possa svernare anche nelle gem- me, pure si sono avuti buoni risultati con trattamenti invernali al per- manganato di potasio: dopo la potatura si pennellano le viti con soluzione di permanganato greggio al 2-3 per 100, facendo due trattamenti, uno a- desso ed uno in febbraio, ed avendo cura di preparare la soluzione appena prima di adoperarla. l. m. Dal Giornale di Agricoltura Pratica, Asti, 1908 : N. 884. — Per combattere la cuscuta dei medicai si consiglia coprire i punti infetti con cenere viva (non lisciviata) mescolata a sabbia e a per- fosfato: in tal modo si soffoca la cuscuta mentre prende forte vigore la medica. Si può anche usare la cremocusceuta, una macchina speciale (messa in vendita dalla ditta L. Rocca di Parma) che proietta una fiamma sui punti attaccati e li brucia. N. 841. — Contro la fumaggine dell’ olivo si consigliano irrorazioni con poltiglia bordolese al 2 per 100 coll’aggiunta dell’ 1 per 100 di essenza di terebentina; oppure poltiglia bordolese nella stessa dose coll’ aggiunta dI un chilogramma di sapone molle e 4 di petrolio (si prepara prima la pol- tiglia in 50 litri di acqua, si scioglie il sapone in 10 litri di acqua calda cui si aggiunge in seguito, sempre agitando, il petrolio, si allunga fino a 50 litri e si mescolano poi, agitando fortemente, le due soluzioni). l. Mm. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1908. fi i a Sa Anno III. ' 15 gennaio 1908.9 Num. 16. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL DoTtt. LuIiGI MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.r S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 16. BACCARINI P. — Sopra un pa- GUILLIERMOND A. — Ricerche rassita della Pistia Stra- sullo sviluppo del G/oeospo- tiotes. . . ; . .- Pag. 244 rium nervisequum - . Pag. 246 BauR E. — Su una clorosi in- JAEGER J. — Sulla tubercolosi fettiva dell’ Evonymus 7 BYX208 dei meli a : ; «do 253 BeRNARD Ch. — Note di pa- KocKk G. — Le malattie dei tologia vegetale. III . + .®* 250 nostri alberi da frutto cau- CAMPBELL C. — La ticchiola- sate da Exoascus È . » 247 tura del pero . È . >» 245 | SoRAUER P. — Contributo al- — La nebbia del carrubo —. » 245 l’analisi anatomica delle D’ IPPoLITO G. — Sullinva- piante danneggiate dai fumi » 251 sione della Cuscuta arvensis » 246 | — Trattato delle malattie delle FERRARIS T., — Note fisiopa- piante . : z : pe 204 tologiche. IL n i +. >». 241 | Note pratiche, .- .. . . » 256 ANNO III. 15 gennaio 1909. Num. 16. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dort. Lur6r MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. PARASSITI VEGETALI Dott. Teoporo FERRARIS. — Note Fitopatologiche I. Seccume ed annerimento delle foglie del fagiolo nano (Phaseolus vul- garis L. var. nanus L.) prodotto da A/ternaria Brassicae (Berk.) Sacc. f. Phaseoli P. Brun. Verso la fine della primavera e sul principio dell’estate del corrente anno mi venne dato di osservare in alcune coltivazioni di Fagioli nani nei dintorni di Alba nonchè in alcuni orti sul territorio di Verrua Savoja (Prov. di Torino), una malattia molto diffusa che provocava il disseccamento delle foglie ed il conse- guente deperimento delle piante già ben sviluppate ed in periodo di fioritura e fruttificazione. Specialmente intensa si manifestò l'infezione negli orti ove alcune file di Fagioli nani vennero, per così dire, bruciate dallo sviluppo del male che si manifestò coi caratteri più gravi precisamente nella prima quindicina di Luglio. Eccone i caratteri : I primi sintomi di una alterazione si manifestarono tra le nervature principali delle foglioline con un cambiamento di co- lore da prima gialliccio, più tardi ocraceo più marcato verso la pagina superiore, più pallido nella pagina inferiore. Tali macchie assai irregolari, da prima sparse, divennero in seguito confluenti LIBRARY NEW YORK BOTANICAL GA lo La DEN. i , RA n eta vo 242 PARASSITI VEGETALI spiccando nettamente sul fondo verde della parte ancora sana. Su alcune foglioline le macchie ocracee riunendosi occuparono ben presto una buona parte della lamina che, specialmente verso l’ estremità, cominciava a disseccarsi e ad accartocciarsi. Dopo di che le singole foglioline si disarticolavano dal picciolo prin- cipale e cadevano a terra. Sulle macchie ocracee ben presto prese sviluppo, tanto in corrispondenza della pagina superiore che della inferiore, un rivestimento nero polverulento, abbondante, effuso, ricoprente talora buon tratto della lamina stessa, che appariva come cosparsa qua e là di uno strato fuligginoso. Le piante presentavano allora un aspetto caratteristico ed assai sofferente, riconoscibili anche a distanza fra quelle sane per l’annerimento delle foglie che diventava successivamente anche più intenso, e si estendeva alle piante vicine ancor sane sì da invadere tutta quanta l’ aiuola. La maggior parte delle piante disseccavano o conducevano una vegetazione molto stentata, rimanendo quasi infruttifere. Etiologia. — Esaminate al microscopio le parti delle foglie ammalate, riscontrai che lo strato nero polverulento diffuso sulle macchie fogliari era dovuto agli organi riproduttivi di un fun- gillo riferibile al g. Alternarta. Eccone i caratteri : Cespitoli amfigeni, atri, assai effusi. Conidiofori semplici, settati, dritti od un po’ flessuosi, olivacei, misuranti 60-120 w di lunghezza per 5 circa di grossezza. Verso l’apice presentano la- teralmente piccole intaccature che sono i punti in cui stavano inseriti i conidî. Questi sono grandi, obovati-piriformi , fusoidei od obclavati, terminati ad una estremità con una appendice assai lunga, presentano da 5-9 setti trasversali ed un setto longitudi- nalmente attraverso ad alcuni articoli, sono ristretti ai setti, di colore olivaceo e misurano 40-90 = 18-17; qua e là se ne riscon- trano alcuni catenellati, cioè all'estremità dell’appendice forniti di un altro conidio più piccolo. Il fungo corrisponde perfetta- PARASSITI VEGRTALI 248 mente alla forma phaseoli P. Brun ‘) dell’ Alternaria brassicae (Berk.) Sacc. Infatti il suaccennato autore dà come frase differen- ziale per questa forma i seguenti caratteri: Conidii 5-8 settato- muriformi , fuligginei, 60-62 = 15 u. Per quanto io sappia, non credo che questa forma sia stata fin qui segnalata per l’Italia, Facendo sottili sezioni delle foglie ammalate e trattandole coll’ idrato di cloralio in soluz. acquosa concentrata, ho potuto osservare il decorso del micelio le cui ife sono jaline o pallida- mente olivacee (le più vecchie), ramose, settate , intra-ed inter- cellulari e misurano circa 3,5-4« di diam. La fuoriuscita dei co- nidiofori avviene attraverso gli stomi. In certi punti la vegeta- zione dei conidiofori è fittissima e sotto l’ epidermide si nota al- lora una specie di pseudo-parenchima formato da intreccio di ife brune da cui in alto si originano i conidiofori, mentre in basso si dirama il micelio nel mesofillo. In tali punti anche il paren- chima fogliare è deformato, ipertrofico, mentre nelle porzioni sane lo spessore della foglia non supera i 130 &, nei punti for- temente invasi dal micelio lo spessore raggiunge anche i 240-250 wu. È specialmente il palizzata che si presenta rigonfiato, oosì che l’ipertrofia è più pronunciata verso la pagina superiore. Natural- mente questo eccesso di accrescimento non interessando che pic- coli punti assai limitati del parenchima fogliare, non riesce ma- nifesto ad occhio nudo e solo al microscopio si può verificare. È evidente quindi che il fungillo esercita una vera e pro- pria azione parassitaria intorno alla quale mi riprometto però di ritornare quando nella prossima primavera mi sarà dato di poter inoculare l’A/ternaria su foglie di Fagiolo perfettamente sane. Del resto fra le specie dello stesso genere ne troviamo diverse con carattere decisamente parassitario con il tipo: Alternaria ) i) P. Brun. — in Bull. Soc. Sc. Nat. du l’ouest de la France, 1894 pag. 38 Sace. Syll. XIV. pag. 1098: Lindaru Hyphomye. in Rabenh. Krypt. Fl., IX Abth. pag. 261. dA pe tipa a pr: Mea ale TDI VIOSTANAO VI mf ria Sini 1 IROCE RA, 4 TR Ste, Le he 244 PARASSITI VEGETALI Brassicae (Berk.) Sacc., [Polydesmus exitiosus Kiihn], dannoso | alle Crocifere e con forme determinanti malattie in altre piante (Meloni ecc ), V A. Violae Gallow. et Dorsett vivente nel Nord America sulle foglie di Viola ed anche in parte lA. tenuis Nees, specie però che si trova più spesso allo stato saprofitico. Su alcune delle foglie di Fagiolo invase dall’ Alternaria ho potuto riscontrare altresì sviluppati su macchie subcircolari ocra- cee i picnid. della Phyllosticta phaseolina Sacc. micete comu- nissimo e talora anche capace di produrre. qualche danno sulle . foglie dei Fagioli. i Condizioni favorevoli di sviluppo. — La malattia comparve in seguito ad alcune pioggie sul finir della primavera e fu di poi assai agevolata nel suo sviluppo dalla temperatura piuttosto elevata della fine di Giugno e della prima quindicina di Luglio. Si sviluppò più intensamente nelle aiuole non esposte a pieno sole; ma da esso riparate da altre coltivazioni erbacee (Pomi- doro, Zucche, ecc.). Metodi di cura. — Non vennero da me sperimentati, però credo che potrebbe dare buoni risultati la comune poltiglia bor- dolese e forse meglio ancora la poltiglia cupro-sodico-ammonica. Così è indubitato che la raccolta e distruzione delle foglie dis- seccate ed annerite può avere per conseguenza la più limitata diffusione del fungillo, compromettendo la conservazione dei suoi germi per l’anno successivo. Speriamo di non dover segnalare ulterioramente la comparsa di questa Alternaria nelle. coltiva- zioni ortensi già troppo minacciate da altri malanni. Dal Laborat. di Patol. Vegetale. della R. Sc. di Viticolt. e di Enologia di Alba, 6 dicembre 1908. Baccarini P. — Sopra un parassita della Pistia Stratiotes (Bu/!. d. l. Soc. Bot. it., 1908, pag. 30-32). Trattasi di una nuova specie di Botrytis che l’ Autore de-. | scrive sotto il nome di B. Pistiae e che attacca tutti gli inverni be ATE, 8. pira de Dora evo Agna DAR | x MIR INTATTA LE FPLCIIRA VI RIO RN 1) . PARASSITI VEGETALI 245 le piante di Pistia Stratiotes ritirate in serra, provocando il | progressivo avvizzire e corrodersi delle foglie dalla periferia verso la base. L. MONTEMARTINI. CampBELL C. — La ticchiolatura del pero (L'Italza Agricola, Piacenza, 1908, N. 22, pag. 517-519, con una tavola colorata), È una descrizione, corredata da buone figure, di questa malattia dei peri dovuta al Fusicladium pirinum (Sib.) Fuck. Circa il modo di combatterla, siccome il micelio sverna nelle screpolature della corteccia, sî consiglia ripulire bene, durante l’ inverno, 1 rami ammalati con punte di ferro 0 spazzole di acciaio, lavandoli dopo con poltiglia bordolese al 5 per 100 di solfato e di calce; irrorare a primavera le parti verdi colla stessa poltiglia all’1 per 100. L. MONTEMARTINI. CampBELL C. — La nebbia del carrubo (L'Italia Agricola, Pia- cenza, 1908, N. 23, pag. 541-542 e una tavola colorata). L’Autore segnala la grande diffusione presa nella regione Mediterranea e nella Sicilia da questa malattia del carrubo che si presenta sulle foglie e sui frutti con macchie rossiccie rico- perte da lanuggine biancastra. In certe annate riesce dannosis- sima, specialmente in quelle asciutte. È dovuta ad un 0idium descritto fin dal 1884 dal Comes col nome di 0. Ceratoniae, di cui non si conosce la forma ascofora. La si combatte colle solforazioni, che sono molto più effi- caci delle polverizzazioni con calce già suggerite dal Comes. Le operazioni colturali che possono migliorare le condizioni di vegetazione delle piante le rendono anche più resistenti al male, L. MONTEMARTINI. enti ANG e ME A) ea LR O) GA AD ai Lie 246 PARASSITI VEGETALI D’ IppoLito G. — Sull' invasione della Cuscuta arvensis Beyr. (Le Staz. Sper. Agrarie Italiane, vol. XLI, 1908, pag. 757-760). Finora la infezione più terribile dei prati a leguminose era la Cuscuta Trifolii Rab.; ora si è diffusa un’altra specie, la C. arvensis Beyr., la quale, secondo l'Autore, è molto più temi- bile sia perchè i suoi semi sono più grossi e non possono ve- nire separati coi comuni decuscutatori, sia perchè germinano più rapidamente e attaccano le piantine ancora giovani e quindi meno resistenti. £ dunque più che mai necessario badare al primo apparire della infezione e cercare con ogni cura di arrestarla. E consigliabile anche adoperare crivelli a fori di mm. 1,50 i quali produrranno è vero la perdita anche dì una parte della semente, ma renderanno utilizzabile la rimanente. Secondo l'Autore, questa nuova specie di Cuscuta sarebbe stata importata dall'America mercè l'introduzione di mediche americane, ed è a lamentarsi che non vi siano in Italia, come in altre nazioni, controlli speciali sulle sementi che si introdu- cono dall’ estero. L. MONTEMARTINI. Guruiermonn A. — Recherches sur le dévoleppement du Gloeo- sporium nervisequum — Gnomonia veneta — et sur sa prétendue transformation en levures (Ricerche sullo sviluppo del G/loeosporium nervisequum — Gnomonia veneta — e sulla pretesa sua trasformazione in saccaromiceti) (Revue gen. de Botanigue, Paris, 1908, T. XX, N. 238-240, con 2 tavole e 10 figure nel testo). L'Autore prende le mosse dai lavori di Viala e Pacottet riassunti alle pagine 168, 275 e 276 del primo volume di questa Rivista, tendenti a dimostrare la possibile derivazione dei sac- caromiceti da funghi superiori appartenenti al genere Gnomonia A Rao de PR ARE RA ac Si PARASSITI VEGETALI 247 (Gloeosporium) e la trasformazione del micelio di questi in stadi saccaromicetiformi. Tale modo di vedere non ha mancato di suscitare obbie- zioni ed osservazioni ed ha già dato luogo a parecchie ricerche di altri botanici (veggasi anche alla pagina 248 del volume se- condo di questa Rivista). L’Autore fa qui uno studio preciso ed accurato del G/loeo- sporium nervisequum, che pose in coltura nei mezzi più diversi liquidi, semisolidi e solidi, e conclude che questo fungo non presenta mai nel suo ciclo evolutivo alcun stadio saccaromiceti- forme. Resta dunque confermato, ciò che era dimostrato dalla presenza di un atto sessuale nello sviluppo dei saccaromiceti, che questi sono organismi autonomi. I risultati di Viala e Pacottet sono dovuti a qualche imperfezione della tecnica da essi adope- rata. Solo le cisti endosporate da essi rilevate troverebbero ri- scontro in certi fenomeni di accrescimento perforante osservati dall’Autore in molte colture: alenni articoli del micelio si gon- fiavano fortemeute e formavano specie di grosse cisti a pareti ispessite il cui contenuto però finiva col disorganizzarsi, mentre molte volte i filamenti micelici laterali ne perforavano la mem- brana e penetravano nel loro interno, ramificandovisi e forman- dovi anche delle cisti. L. MONTEMARTINI. Kòck G. — Die Exoascuskrankheiten unserer Obstbàume und ihre Bekampfung (Le malattie dei nostri alberi da frutto causate da Exroascus e modo di combatterle) (Oesterr. Landw. Wo- chenblatt., Vien. 1907). Delle malattie cui sono soggetti gli alberi da frutto vanno annoverate tra le più importanti quelle causate dalle specie di funghi parassiti appartenenti al genere Eroascus. La più notata di tali specie è l Exoascus deformans che si sviluppa sulle 248 PARASSITI VEGETALI - foglie del pesco in primavera, causando quella malattia così ca- ratteristica per le speciali bollosità ed accartocciamento delle foglie, che si può facilmente riconoscere dai caratteri macrosco- pici senza ulteriori osservazioni. Un'altra specie, lE. bullatus Fuck. produce delle bollosità e macchie sulle foglie del pero. Di maggior importanza ancora è lE. Pruniî Fuck. che at- tacca i frutti del susino, causandone la malattia nota col nome di Buzzacchioni o lebbra del pruno. I frutti colpiti, invece della forma normale, acquistano quella di un fuso diritto o cur- vato, oppure restano schiacciati a guisa di baccelli, internamente vuoti (senza nocciolo), a superficie esterna irregolarmente rugosa, di color bianchiccio o gialliccio. Essi non sono mangiabili e cadono anzi tempo. L’Exoascus Cerasi produce sui rami del ciliegio quelle spe- ciali alterazioni note sotto il nome di scopazzi o scope di strega (Hexenbesenkrankheit dei tedeschi), l E. Insititiae determina alterazioni simili sul pruno. Di minore importanza è lE. Juglandis che si sviluppa sul noce. Oltre le specie parassite degli alberi da frutto, l'Autore menziona e passa rapidamente in rassegna anche altre specie di Exroascus (e del genere affine Taphrina) che si sviluppano sugli alberi da bosco (quali lE. Alni Deby, E. alnitorquens Sadeb., Taphrina aurea Fr. ecc. ecc.), od anche su qualche pianta er- bacea annuale, per porre sott'occhio quanto sia diffuso un tal genere di funghi parassiti e quante e diverse piante possano venire attaccate. Seppure, com’ è naturale, il danno prodotto da tali specie di funghi sulle piante da bosco e su erbacee annuali non è ve- ramente di importanza pratica per l'agricoltura, non devesi però ritenere innocue o poco dannose le specie di Exoascus svilup- pantisi sugli alberi da frutto, anzi la lotta contro di esse deve essere molto energica, tanto più poi che in questo caso trattasi REGNO Lite Mu vevdgi DA Pe E e (0 rs LALA da nata mat vi Ct +7 “ PARASSITI VEGETALI 249 ‘di funghi parassiti contro cui la difesa riesce possibile, pratica- mente facile e senza forti spese. L’Autore viene quindi a parlare della morfologia e biologia degli. Exoascus, poscia, passando a trattare dei mezzi di difesa preventivi e curativi, fa notare prima che nella lotta contro la bolla del pesco va anzitutto tenuto presente che non tutte le qualità di pesco sono ugualmente sensibili alla malattia, ma che le varietà tardive sono più sensibili che quelle primaticcie e fra quest'ultime poi le varietà: Rivers, Von ouvrier, Aigle de mer e Lord Palmerston sono le più resistenti. Non devesi però di- menticare che la resistenza delle singole forme è in sommo grado dipendente dal clima del luogo; di grande importanza è anche la temperatura d'ambiente durante il primo manifestarsi del male. Per riguardo poi ai mezzi di lotta, è ritenuto quale rimedio più importante l’irrorazione con poltiglia bordolese. Come fu accertato dopo numerose prove, il miglior metodo si è di fare una triplice irrorazione, e precisamente: una in primavera prima che incominci la fioritura, la seconda dopo la fioritura, e la terza (ed eventuale quarta irrorazione) dopo lo sboccio delle foglie. La più importante a farsi. sarebbe la prima irrorazione colla quale si riesce, almeno nella massima parte dei casi, a salvare ‘ la fronda. Il trattamento con poltiglia bordolese rende ottimo servigio non solo nella difesa contro la bolla del pesco, ma anche contro le malattie degli alberi da frutto causate dalle altre specie di Exoascus ed è preferibile perchè è un rimedio molto usato per combattere anche le malattie prodotte da altri funghi pa- rassiti. Per la prima irrorazione si può usare una poltiglia bordo- lese al 2 per 100, per le altre all’1 per 100. Nei casì in cui avviene la formazione degli scopazzi, si con- siglia di asportarli dall'albero, tagliando i rami alterati 20 a 80 centimetri al di sotto dello scopazzo, e distruggerli. % e a TAO, ARTT TORA e UE ale P tie TP TTI Ceo »; # ie er CRESTA RO. CAPO I FORO SIOE. FREE MIRA ETRO GISSANO NI RILANCIO PA FEIIPa 250 PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI Nella raccolta dei frutti, quelli colpiti dall’ Eroascus Pruni non vanno lasciati sull’albero o sul terreno, ma portati via e dati in pascolo ai maiali, o meglio ancora bruciati. Così pure si consiglia la raccolta e distruzione delle foglie attaccate. Crede poi superfluo far notare che per difendersi dalle su- accennate malattie è naturalmente di grande importanza anche una buona cura degli alberi, ed un’assennata scelta delle va- rietà da coltivarsi. M. TURCONI. BernarDp Ch. — Notes de pathologie végétale. III: Sur quelques maladies des plantes à cautchouc (Note di patologia vegetale. IIT: Su alcune malattie delle piante a cautchouc) (Bull. du Department de lAgricult. aux Indes Neerlandaises, Bui- tenzorg, 1907, V. XII, 79 pagine e due tavole). (Veggasi per le altre note alla precedente pagina 60). L’Autore ha studiato le principali malattie delle seguenti piante di cautchouc, a Giava: Hevea brasiliensis, Ficus elastica, Castilloa elastica, Kickxia elastica e Manihot Glaziovii. Dopo avere fatto alcune considerazioni generali sul modo di diffondersi delle malattie delle piante e sull'igiene delle piante stesse, studia in modo speciale: | Per l’ Hevea brasiliensis, il Corticium javanicum Zimm., causa della malattia più dannosa, riconosciuta col nome di D7a- moer oepas (fungo velenoso), che attacca la corteccia dei rami e del tronco coprendola di una patina di muffa, entro la quale si annidano poi parassiti secondari anche animali: bisogna ta- gliare e bruciare le parti infette, coprendo le cicatrici con ca- trame, lavare i rami e le piante sane con poltiglia bordolese, e curare la piantagione. Riesce pure dannoso alle Hevea un mi- PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI — AGENTI CHIMICI 251 celio sterile che forma delle specie di rizomorfe biancastre sulle loro radici e che l'Autore lascia indeterminato: talvolta si riesce a combatterla con somministrazione di calce ed ingrassi alle piante ammalate. Anche la Pestalozzia palmarum e parecchi acari attaccano l’ Hevea, insieme a formiche, coleotteri e diversi altri insetti che l’Autore presenta dando alcune istruzioni per combatterli. Per il Ficus elastica si ha un solo vero parassita vegetale, la Nectria gigantospora e molti sono invece i parassiti animali, principali tra essi la /mperata arundinacea e la Chionaspis Aspidistrae. La Castilloa elastica è essa pure attaccata, benchè più ra- ramente, dal Corticium javanicum e dal micelio sterile delle radici. Inoltre si trovano su di essa l’Antennaria Castilloae col Capnodium Castilloae, formiche, ecc. Molte malattie conosciute in altre regioni non si incontrano a Giava. Molti parassiti secondari non acquistano mai impor- tanza tale da meritare di essere ricordati. L. MONTEMARTINI. SoravER P. — Beitrag zur anatomischen Analyse rauchbeschàdigter Pflanzen. II. (Contributo all’analisi anatomica delle piante danneggiate dai fumi) (Thiel's Landwirt. Jahrb., Berlin, 1908, pag. 673-710, con tre tavole colorate). In un precedente primo contributo, pubblicato negli stessi annali del Thiel nel 1904, l’Autore ha studiato l’azione dei fumi sui cereali; qui la studia sugli abeti. Per potere distinguere bene le alterazioni prodotte da agenti naturali e quelle dovute ai fumi, descrive in due capitoli sepa- tati le une e le altre, esponendo nel primo capitolo (dedicato +252 AGENTI chimici alle alterazioni dovute a cause naturali) prima la struttura nor- male delle foglie sane, tanto giovani che a completo sviluppo, sia durante l’estate che nell'inverno ; poi le alterazioni per morte naturale, e quelle provocate dal gelo, dalla siccità, dalla sover- chia umidità, dalle fumaggini, ecc. Nel secondo capitolo studia l’azione locale sui tessuti dell'acido solforico, dell’ammoniaca, dell'acido cloridrico, del bromo, del fluoro, ecc., nonchè quella del fuoco. In generale da queste osservazioni viene ad essere confer- mato, contrariamente a quanto pensano altri botanici, che non è possibile dare un giudizio sui danni prodotti dai fumi nè ba- sandosi unicamente su osservazioni anatomiche, nè appoggian- dosi soltanto ad analisi chimiche: si avrà una sufficiente sicurezza invece con un esame chimico e botanico. L'entità dei danni prodotti dalle emanazioni industriali delle fabbriche non dipende direttamente dalla quantità del veleno assorbito, ma in primo luogo dal suo modo d’azione (se cronico o acuto), poi dallo stadio di nutrizione e di sviluppo della pianta, ed in terzo luogo anche dall'azione collaterale delle condizioni esterne locali. Per gli abeti per esempio bisogna tenere presente i grandi cambiamenti che avvengono nelle foglie all’ avvicinarsi dell’in- verno e poi al sopraggiungere della successiva primavera; la scomparsa dell’amido, la sua ricomparsa e la sua soluzione ed emigrazione. Le foglie dell’anno sono, pel contenuto, molto diverse da quelle dell’anno precedente. La siccità repentina provoca spesso nel contenuto cellulare cambiamenti eguali a quelli che sono provocati da parecchi gas acidi. I campioni di studio devono essere raccolti con molta cura: bisogna distinguere le foglie di un anno da quelle di due, i rami all'ombra da quelli al sole. Nelle controversie per danni prodotti da fumi, l’ argomento principale è però dato, secondo l'Autore, dall’ esperienza di col- RARA AGENTI CHIMICI — MALATTIE D’ INDOLE FISIOLOGICA E INCERTA 253 DI tivare piante da semi (Phaseolus vulgaris nanus) in casse di almeno un metro cubo di volume, riempite di terra presa nei campi danneggiati dalla fabbrica e di terra di campi lontani: le prime sono poste lontano, in una regione non danneggiata ; le seconde sono poste vicine, nel campo in contestazione. Se la vegetazione si presenta in questi meno rigogliosa che nelle altre, si deve proprio ammettere che i danni sono dovuti non a con- dizioni di terreno, ma ai gas emanati dalla fabbrica. L. MONTEMARTINI Baur E. — Ueber eine infektiòbse Chlorose von Evonymus japo- nicus (Su una clorosi infettiva dell’ Evonymus japonicus) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVI, 1908, pag. 711-718) (Veggasi anche alle pagine 63, 92 e 286 del volume secondo di questa Rivista). L’ Autore ha fatto osservazioni su parecchie varietà varie- gate di Evonymus japonicus e vide che vi sono anche in queste piante, come nei Li9gustrum, due specie di variegazione e clorosi: una infettiva che si trasmette per contatto ad altre piante verdi, l’altra non infettiva che non si trasmette. L. MONTEMARTINI. JAEGER J. — Ueber Kropfmaserbildung am Apfelbaum (Sulla #u- bercolosi dei meli) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XVIII, 1908, pag. 257-272, con una tavola ed una figura nel testo). L'Autore descrive delle formazioni tubercolari da lui osser- vate su giovani rami di meli a Geisenheim, raggiungenti la gros- BR ERO SR RARI IT RIST ZI VERARO SIPARIO ICI ADI SCOUT TOSCO: COIN ARA ISAIA ; ; . Mo : PIRATI I (OD, OA 9 n) d54. MALATTIE D'INDOLÈ INCERTA -— GENERAJITÀ. sezza di 2-5 centimetri, e provocanti l’essiccamento e la morte. dei. rami colpiti. Ne studia l'anatomia e li confronta con altre formazioni simili già descritte da altri autori: cancri, crown-gall, ecc. Circa la causa che le produce, dopo avere esclusa l’azione dei miceli trovati occasionalmente in esse e ritenuti causa delle formazioni analoghe delle piante, l'Autore parla delle larve di un Tetranychus che sono frequenti su di esse. Secondo lui la causa prima del male si deve cercare in qualche disturbo della nutrizione di natura ignota, e nei danni del gelo; sui tessuti anormali derivati da tale causa, agirebbero poi gli acari in modo da provocare la formazione definitiva dei grossi tumori. L. MONTEMARTINI. SoraueR P. — Handbuch der Pflanzen-krankheiten, 3° Aufil.; Lief. 18-19 (Trattato della malattie delle piante; 3* ediz., fasc. 18-19) (Berlin, 1908) (veggasi anche alla precedente pag. 180). Questo doppio fascicolo contiene l’ ultima parte del primo volume, dedicato allo studio delle malattie non parassitarie e che raggiunge 891 pagine. È un capitolo nel quale si studia con abbondanza di dati e di figure l’azione delle ferite ai diversi organi delle piante, coi conseguenti processi di cicatrizzazione, rigenerazione, compensa- zione, ecc. Chiudono il volume un capitolo di appendici nelle quali si parla delle più recenti pubblicazioni fattesi durante la stampa del volume medesimo, e un indice alfabetico per il pronto e facile rinvenimento delle piante e delle malattie studiate. Nelle due pagine di prefazione che l’Autore scrive per pre- sentare questo primo volume completo, così sintetizza il con- cetto che tutto lo ispira : « Questo volume, che comprende lo studio delle malattie non parassitarie, è il più ricco, perchè io do la maggiore importanza alla conoscenza delle malattie prodotte dalle con- dizioni del clima, del terreno e della coltivazione. I disturbi causati da questi fattori non solo sono i più frequenti e di maggiore durata, ma spesso sono quelli che aprono l’adito alle malattie parassitarie. “ Perciò io ho cercato in modo speciale, facendo tesoro dei miei studi e delle osservazioni di altri autori, di dimostrare come le stesse specie vegetali possano cambiare nel sistema di coltivazione e nelle manifestazioni di vita in relazione alla posizione ed alle condizioni del terreno, e che a seconda della diversa costituzione che ognì individuo viene ad avere, varia la sua resistenza a certe malattie o la facilità ad assumerle. “ Ciò vale anche nei riguardi dei parassiti, i quali dunque non devono essere combattuti solamente colla lotta diretta, ma col cambiamento del substrato su cui vivono, cioè con un mutamento nella costituzione delle piante ospiti che essi at- taccano. Noi dobbiamo perciò darci alla ricerca di varietà re- sistenti. Questa teoria della predisposizione dei singoli orga- nismi agli attacchi dei parassiti, enunciata nella prima edizione di questo libro, conta ormai tra i suoi seguaci molti degli autori più stimati. i “ E così io spero potrà trionfare finalmente l’idea, da me propugnata in principio della mia carriera scientifica, di una igiene razionale delle piante. Noi dobbiamo imparare prima di tutto a conservare bene l'organismo prima che si ammali, e solo in seconda linea a risanarlo quando siasi ammalato. , L. MONTEMARTINI NOTE PRATICHE Dal Giornale di Agricoltura Pratica, Asti, 1908. N. 846. — Per combattere il tetranico telario delle viti (causa dell’ar- rossamento delle foglie) si consigliano irrorazioni colla seguente emulsione: sciolti 2 chilogr. di sapone nero in pochi litri d’acqua, si aggiungano 2 litri di petrolio o 2 litri di benzina, e si allunghi in seguito con altra acqua fino ad avere un ettolitro. Le irrorazioni devono essere fatte in principio dell’ estate. Torna utile anche lo scortecciamento e la disinfezione inver- nale delle viti e dei pali di sostegno, come si pratica per difendersi da altri insetti. N. 851. — Per distruggere lo zabro, tanto dannoso alle giovani pian- tagioni di frumento, si consigiia la raccolta diretta, fatta da tutti i pro- prietari, dell’insetto adulto, e l’ uso di perfosfato petroliato, ossia di per- fosfato comune al quale si mescolano 5-6 chilogr. di petrolio grezzo per ogni quintale. N. 860. — Contro l’afide lanigero o pidocchio del sangue dei meli, si consiglia tagliare durante l'inverno e bruciare i rami maggiormente infe- stati e spazzolare gli altri mediante spazzola di fili di acciaio o di radici. L'operazione va seguita con lavaggi con qualche liquido insetticida: si può a tal uopo adoperare o l’ insetticida Vesler, molto usato in Germania (grammi 60 di tabacco bollito, 60 di alcool amilico, 200 di spirito di vino e 1000 di acqua), o una miscela formata da 2 chilogr. di estratto fenicato di tabacco e 2 di carbonato di soda in 100 litri di acqua. — Sono utili anche le semplici pennellature delle parti infette con olio di ravizzone 0 di ricino. — In primavera si consiglia scalzare alquanto le piante e co- prirne le radici con rottami di calce o con fuliggine, onde precludere la salita agli insetti che hanno svernato sotto terra. l m. Dal Raccoglitore, Padova, 1908. pag. 381. — Per combattere il Pirrhochoris apterus dei tigli, si consiglia irrorare ripetutamente, durante 1’ inverno, le piante infestate con una so- luzione di 5 chilogrammi di soda del commercio e 5 di estratto fenicato di tabacco con 100 litri di acqua. Si scioglie prima la soda nell’ acqua e poi si aggiunge, agitando continuamente, l’ estratto di tabacco. — Nella stagione primaverile si possono fare irrorazioni con soluzioni meno cau- stiche, per esempio con acqua saponata al 3 p. 100. — Utile anche ridurre la chioma mediante accurata potatura dei rami più giovani terminali, avendo cura di bruciare quelli infetti. l. m. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. Anno III. 20 gennaio 1909. Num. IT. “Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dorr. LutGIT. MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio . (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLIson (Dublino) - Prof. A. KroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Horr (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey(Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 17. BLARINGHEM L., — Mutazione ManGIN L. — Una grande in- _e traumatismi . - - Pag. 266 vasione del bianco della — Produzione di una nuova quercia ; 2 È . Pag. 260 varietà di spinaci . . >» 266.| MoNTEMARTINI L. = La scre- Bouquet R. — La malattia polatura del granoturco . » 257 della quercia —. —. - > 261. sicarp H. — Un nuovo pa: Burkau E. — Effetti dell’ 0i- rassita della pirale della dium quercinum è 260 vite , . È i . » 265 CHAPELLE J. e RuBy J. — Di- StEVANO V. — Per combattere struzione della mosca del- la Diaspis . È h oi 265 l’olivo . . . . « » 264 | TroTTER A. — La recente ma- CoustoN F. -- Le cavallette » 264 lattia delle quercie . ‘ >» 262 DANIEL L. — La malattia della — Un caso di tuberizzazione » 262 quercia ì ; . .- > 261. TrurraUT G. — L’esosmosi FRANCOLINI F. — L'azione no- delle radici e la clorosi . » 269 civa della calciocianamide VuarLart L. — La degenera- dell’olivo . : . +» 268 zione dei frumenti . sO MAITRE R. e Tison A. — Sullo Note.pratithe: o SS 270 sviluppo esulle affinità della Sorosphaera Veronicae 208 — e-> Gig ——_—_— Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dott. Lurer MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. AGENTI ATMOSFERICI N MoxtEMaRTINI L. — La screpolatura del granoturco. Nelle annate umide e piovose si incontrano spesso pannoc- chie di granoturco completamente mature, con semi screpolati o largamente spaccati sì da lasciar vedere tutta la parte interna, bianca e farinacea. Il fenomeno, più frequente alla base delle pannocchie, può però presentarsi anche nelle parti superiori e provoca qualche volta la perdita di buon numero di semi. «Già fin dal 1899 e 1900 varî esemplari di pannocchie in tal modo deteriorate vennero mandati in esame a questo Laboratorio Crittogamico da Faenza e da Cuneo, e poichè sui grani spac- cati si rinvennero solo delle muffe certamente saprofite, si pensò trattarsi di un vizio di costituzione, con squilibrio di accresci- mento dei varî tessuti ‘). Più tardi richiamavo anch’ io, nell’ Italia Agricola *), l at- tenzione degli agricoltori su questa malattia del granoturco, e la mettevo in relazione colla frequenza delle pioggie nelle annate nelle quali essa si presenta. E possibile, dicevo, che le condizioni _ 1) Veggasi in proposito: G. Briosi, Rassegna crittogamica pei mesi da luglio a dicembre 1899 e Rassegna ecc. pei mesi da agosto a dicembre 1900 (Boll. d. Minist. di Agricoltura e Atti dell’ Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. 6 e 7). ?) La screpolatura del granoturco (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1902, N. 30). Rivista di Patologia Vegetale — I ANNO III. 20 gennaio 1909. i Num. 17. LIBRARY NEW YORK ad et A climateriche sfavorevoli alla vegetazione della pianta ed all maturazione normale del frutto, provochino nei tessuti interni di questo un accumulo di zucchero che non si trasforma com- pletamente in amido e che per osmosi attrae l’acqua esterna di pioggia, sì che i tessuti stessi si gonfiano e fanno scoppiare l’ epidermide, come si verifica molte volte nei frutti carnosi. Di questa alterazione del granoturco fa menzione anche il Frank nel suo trattato sulle malattie delle piante, là dove parla di ferite provenienti non da azione meccanica di corpi esterni, ma da forze interne, e così si esprime: “ In una pan- “ nocchia quasi matura di granoturco io trovai molti grani scre- “ polati in diverso grado, da quelli che presentavano una sem- “ “ potuto tener dietro al rapido gonfiamento del grano, ad altri “in cui una larga spaccatura metteva a nudo gli strati più pro- fondi dell’ endosperma, sui quali si erano sviluppati diversi R funghi saprofiti ‘) ,,. Anche per il patologo tedesco, il fenomeno è simile a quello che si presenta, nelle annate piovose, in molti organi vegetali i cui tessuti interni assorbono acqua e si gonfiano, sviluppando una tensione che provoca la rottura delle parti periferiche. Il Kirchner si limita a dire in proposito: “ I granelli (del “ granoturco) talvolta si screpolano quando sono quasi maturi, “ bene spesso in tutte le spighe della stessa pianta. Causa “ ignota ?) ,. Nella scorsa estate che fu notevole per la frequenza delle pioggie, mi occorse varie volte di riscontrare ancora la screpo- latura del granoturco di cui qui è parola. Sempre si trattava di pannocchie molto bagnate, in alcune delle quali le acque di i) A. B. Frank, Die Krankheiten der Pfianzen (II Aufi., Berlin, 1895‘ Bd. I, pag. 113). ?) O. Kirchner, Le malattie ed i guasti delle piante agrarie coltivate (trad. ital. del Dott. C. Neppi. Torino, 1901, pag. 81). plice fessura dello strato esterno del pericarpo che non aveva AO 0 AGENTI ATMOSFERICI _ n 259 L pioggia avevano penetrato tutte le brattee involucrali e si erano anche fermate in certa quantità alla loro base. In questi casi, nei quali la parte inferiore delle pannocchie è quella maggior- mente bagnata, è in essa che si trovano più frequenti i grani screpolati. | Per queste ragioni, presentandosi la malattia specialmente nelle annate piovose, e colpendo le pannocchie e le parti di esse che sono più direttamente bagnate dalle acque di pioggia, si conferma l’idea che si tratti di un fenomeno dovuto al gonfia- mento dei tessuti interni in seguito ad assorbimento di acqua. Màarcker e Kobus hanno dimostrato ') che semi di cereali sottoposti a lungo lavaggio per acque di. pioggia si alterano e formano nel loro interno, a spese dell’amido, una certa quantità di zuccheri. Probabilmente dunque più che di un fenomeno di arresto di sviluppo con impedita trasformazione dello zucchero in amido, trattasi di una regressione posteriore alla maturanza, con trasformazione inversa di amido in zuccheri. Comunque, la presenza di questi nei tessuti interni, attrae l’acqua, fa gonfiare le cellule e provoca la rottura dei tegumenti esterni del seme. Se il granoturco così danneggiato sia ancora utilizzabile è dubbio. Certo, come hanno osservato gli Autori sopra citati, il suo valore nutritizio è minore; però siccome il fenomeno è spe- cialmente meccanico, se il grano appena raccolto potesse essere seccato bene e ben conservato, potrebbe ancora venire utilizzato. Ma siccome nelle condizioni di stagione umida e piovosa in cui il male si presenta, difficile riesce l’ essiccamento mentre troppo facile è l’invasione dei grani spaccati da parte di microrganismi saprofiti, sarà prudente tenere le pannocchie guaste separate dalle sane. Ì Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, dicembre 1908. 1, Veggasi in proposito: P. Sorauer, Handbuch der Pflanzenkrankhei- ten, III Aufl., Berlin, 1906, Bd. I, pag. 320 (Danni provocati da eccesso di acqua). AEREO, CT 4 Agr, 260 (0.00 PAMANSITT Viseatati 0 Bureau E. — Effets de l’Oidium quercinum sur differentes espéces de chénas (Effetti dell’ Oidium quercinum sopra diverse. specie di quercie). (Compt. Rend. d. s. d. l’Ac. di Sc. de Paris, 1908, T. CXLVII, pag 571-574). Sono osservazioni fatte dall’ Autore specialmente nel dipar- timento della Loira inferiore, nel quale la malattia delle quercie si è diffusa in modo allarmante, colpendo specialmente il Quer- cus Tozza ed attaccando anche i faggi. In base a tali osservazioni, le diverse specie di quercie sono così raggruppate in tre gruppi : a) quelle le cui foglie sono refrattarie alla malattia, come — Quercus Suber L. ; 5) quelle delle quali sono attaccate solamente le foglie dei rami giovani, come le Q. Ilex L., @. VR Smith, Q. rubra e Q. palustris ; c) quelle meno resistenti, delle quali sono attaccate tutte le foglie tanto dei rami giovani che dei vecchi, come le @. Cer- ris L., Q. peduncolata Ehr e Q. Tozza Bosc. I castagni non sono mai attaccati, dei faggi sono attaccate solo le foglie dei rami giovani. L. MONTEMARTINI. MaxGIin L. — Une invasion redoutable du blanc du chéne. Oidium quercinum, Microsphaera Alni (Una grande invasione del bianco della quercia. Oidium. quercinum, Microsphaera Alni). (Journ. d'agric. pratique, Paris, 1908, T. II, pagine 108-110, con due figure). L'Autore segnala esso pure la diffusione presa quest'anno dal bianco della quercia in diverse località della Francia, come è già stato riferito in precedenti fascicoli di questa Rivista. 3 Let) Dice che la malattia si era diffusa anche nell’ autunno dello scorso anno e pare sia favorita dai venti del nord. Trattasi, secondo lui, dell’ Oidiun quercinum, forma oidica della Microsphaera Alni, però la forma ascofora non venne fi- nora riscontrata in nessuna delle località invase. Non sî hanno rimedi pratici ; le solforazioni potrebbero arrestare il male se fosse economicamente possibile appli- carle. L. MONTEMARTINI. DanreL. L. — La maladie du chéne (La malattia della quercia) (Col precedente, pag. 280-281). L’Autore ha osservato nei dipartimenti della Cotes-du-Nord e la Majenne che le quercie più danneggiate dal bianco erano quelle potate di fresco, e che dove all’apice dei fusti si lascia- vano rami vecchi, questi erano più resistenti di quelli giovani sorti sulle parti inferiori tagliate. Secondo lui, lo squilibrio nella circolazione ed evaporazione dell’acqua portato dalla po- tatura è favorevole alla diffusione del male, epperò în una lotta razionale contro di questo (se si presenterà anche nei prossimi anni) bisognerà badare anche al sistema di potatura. L. MONTEMARTINI. Bououer R. — La maladie du chéne. (La malattia della quercia). (col precedente, pag. 812-813 e una figura) - L’Autore segnala la diffusione della stessa malattia in Sviz- zera (Cantone di Ginevra) e dice avere trovato la forma asco- fora che però corrisponde non alla Microsphaera Alni, ma alla Phyllactinia guttata Lev. . Avendo avuto un preparato in esame, il Mangin nota però in calce alla comunicazione del Bouquet, che si tratta in realtà della Phyllactinia guttata e dell’Oidium che dappertutto ha in- vaso le quercie, ma che per la forma dei conidi e per il suo modo di presentarsi questo 0idium non può essere ritenuto come la forma conidica di quella. Il Mangin stesso ritiene la Phyllac- tinia in parola identica all’ Erysiphe Quercus segnalata da Ha- riot (veggasi alla precedente pagina 218 di questa Rivista) e la. considera come un parassita laterale, contemporaneo all’ Oidium che non è ancora determinato. L. MONTEMARTINI. TrorteR. A. — La recente malattia delle quercie. (Bu//. d. Soc. Bot. Italiana, 1908, pag, 115-117). Sopra la stessa malattia delle quercie 1’ Autore riferisce di averla riscontrata sporadica nell’Avellinese, ed osserva egli pure che ne sono specialmente danneggiate le piantine giovani ed i rami giovani sorgenti da alberi potati e da ceppaie di piante abbattute. . Secondo lui trattasi dell’Oidium quercinum, già diffuso in Francia fin dallo scorso anno e che piuttosto che alla Micro- sphaera Alni è ascrivibile alla M. quercina Schwin (M. extensa Cooke et Peck), assai nota in America. Non .si può spiegare il rapido diffondersi di questo oidio in tutte le regioni d’Europa. L’Autore dà un elenco di note già pubblicate in proposito. L. MONTEMARTINI Trorrer A. — Un caso di tuberizzazione parassitaria in piante di Amarantus silvestris Desf. (nota preliminare, col pre- cedente, pag. 117-120) Trattasi di piante di Amarantus che avevano vicino al colletto, pur non dimostrandosi sofferenti nella parte aerea, tu- 0000 ""PARASSITI VEGETALI È | 263 beri simili ai tuberi di ravanello, i quali si presentavano come formazioni normali. Nei tessuti di tali tuberi l’ Autore ha sco- perto il micelio del Cystopus Blitii De By. Onde, pensando alle moderne teorie sulla tuberizzazione parassitaria delle patate, delle orchidee, ecc., si chiede se anche per l Amarantus la tu- berizzazione patologica qui descritta non potrebbe essere l’inizio di un processo biologico il quale si incammini verso un adatta- mento fisiologico da potersi stabilmente fissare. Crede poi probabile che il Cystopus Blitii trovato in mol- tissime piante anche non appartenenti alle Amarantacee sia una specie collettizia piuttosto che polifaga e che perciò quella qui descritta possa costituire una distinta specie biologica. L. MONTEMARTINI Marre R e Tison. A. — Sur le développement et les affinités du Sorosphaera Veronicae Schriter. (Sullo sviluppo e le affi- nità della Sorosphaera Veronicae Schròter). (Compt. Rend. d. s. d. l’Ac. di Sc. de Paris, 1908, T. CXLVII, pag. 1410-1412). Le Veroniche (Veronica hederaefolia, triphylla, arvensis, Chamaedrys) presentano qualche volta dei tumori del fusto, dei piccioli fiorali e fogliari, e delle nervature fogliari, dovuti al- l’azione di un microrganismo la cui natura è ‘ancora problema- tica : lo Schròter quando lo scoperse lo classificò tra le Uredinee col nome di Tubercinia Veronicae, più tardi lo mise nelle Ply tomy:rinee facendone uu genere ed una specie nuova, la Soro- sphaera Veronicae. Rostrup e Trotter la credono una Ustila- ginea. Gli Autori hanno potuto seguire lo sviluppo di questi mi- crorganismi e confermare che si tratta di una Phytomyrinea affine alla //asmodiophora Brassicae colla quale ha molti carat- teri in comune, differendo però perchè ha un'azione meno de- 264 PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI ue a lei Silea iiuta leteria. sulle cellule nell’interno delle quali si sviluppa e ‘che CA possono continuare a vivere anche malgrado la loro presenza. L. MONTEMARTINI. CHÒÙapeLLe J. e Rusy J. — Destruction de la mouche de l’olivier. Exspériences faites en 1908 par le service de |’ oléiculture | (Distruzione della mosca dell’olivo. Esperienze fatte nel 1908 in servizio dell’ olivicoltura). (Journ. d’Agricult. pratique, Paris, 1908, T. II, pag. 758-760). Gli Autori adoperarono la miscela Berlese-De Cillis (così sem- plificata: melassa 98 p. 100, arseniato di potassa 2 p. 100, in 100 litri di acqua), fecero due a quattro trattamenti, in quattro diversi oliveti. Conclusero che ormai può ritenersi possibile combattere con questo metodo la mosca olearia, purchè l’ oliveto cui si applica la cura sia isolato e ristretto, oppure la cura sia estesa ad una zona molto larga di olivi. Se l’ oliveto è ristretto e non isolato, occorre praticare i trattamenti molto di frequente. Col metodo a secco (sospensione in mezzo alla chioma degli alberi di pasta arsenicata sostenuta da sacchi o da altri reci- pienti) si ebbero pure buoni risultati, ma avendosi un solo anno di prova non si può ancora dire nulla di sicuro. L. MONTEMARTINI. i Cousron F. — Les sauturelles. Leur preference alimentaires (Le cavallette. Loro preferenze alimentari). (Journ. d’Agricult. pratique, Paris, 1908, T. II, pag. 694-695). Sono osservazioni fatte, in occasione di invasioni di caval lette in Algeria, sopra la preferenza data da questi temuti di. PARASSITI ANIMALI 265 | voratori a certe varietà di determinate piante coltivate, tra le cru- cifere da semi, da sulla, i cereali, la medica, i fagiuoli, le zuc- che, ecc. Si dànno anche notizie dei danni arrecati e delle diverse invasioni. Li M Sicarp H. — Un nouveau parasite de la Pyrale de la vigne (Un nuovo parassita della pirale della vite). (Compt. Rend. d. s. d. -VAc. d. Sc. ‘d. Paris, 1908, T. CXLVII, pag. 941-48). Trattasi di una Tachinaride (Parerynnia - Erynnia - vi- brissata Rond) la cui larva distrugge le crisalidi della piralide della vite e che quest'anno nei dintorni di Montpellier ha di- strutto il 60 p. 100 di questo dannoso ampelofago. E una piccola mosca la cui larva vive nella cavità gene- rale delle piralidi senza che queste diano esternamente segno dell’ infezione fino dopo la nimfosi. La Parerynnia trova alla sua volta due nemici in due Cal- cididi : un Pteromalus e la Chalcis sminuta. L. MONTEMARTINI. Srevano V. — Per combattere la Diaspis. Un programma di gel- sicoltura razionale (L'agricoltura Subalpina , Cuneo, 1908, pag. 353-355). L'Autore ritiene che la cura ordinaria dei gelsi contro la Diaspis sia una operazione transitoria, ma che la vera cura stia nella completa trasformazione dal modo di coltura del gelso dal- l’ordine sparso a quello serrato. Vorrebbe fossero abbattuti i gelsi vecchi disposti a filari nei campi coltivati a cereali o a fo- ell ' PEA e Do 266 PARASSITI ANIMALI — AZIONI TRAUMATICHE 2/00 1 = raggi e venissero impiantati gelseti specializzati da tenersi a ceppaia senza nessun altra coltivazione intercalata. Accenna ai vantaggi ed agli svantaggi economici e tecnici del sistema. in uso e di quello da lui consigliato , dimostrando la superiorità di quest’ ultimo. BLaRINGHEM L. — Mutation et traumatismes (Mutazione e trau- matismi). (Paris, 1908; 248 pagine e 8 tavole). L’ Autore raccoglie ed illustra in un solo volume assai in- teressante le osservazioni sparse comunicate nelle note già rias- sunte nei precedenti volumi I e II di questa Rivista, sopra la formazione di varietà nuove di Mais per azioni traumatiche. Conferma che in tal modo si possono avere varietà instabili , ma anche razz: nuove e fisse. Considera la Zea Mays come una forma mostruosa del ge- nere Huchlaena, da cui differisce essenzialmente per i cambia- menti delle infiorescenze laterali. BLarinenmem L. — Production d’ une varieté nouvelle d’ épinards : Spinacia oleracea, var. polygama (Produzione di una nuova varietà di spinaci: Spinacia oleracea, var. polygama). (Compt. Rend. d. s. d. l’ Ac. d. Sc. d. Paris, 1908, T. CXLVII, pa- gine 1331-1333). Mutilando delle piante femminili di Spinacia oleracea, var. inermis, l'Autore ha ottenuto file ereditarie contenenti individui ermafroditi, Ne dà qui la descrizione, NE Aero Ro 21%. A =” x Ip TI a Questo fatto prova i risultati ottenuti sul. Mais, di cui si parla nella precedente pubblicazione. In esperienze recenti su Papaver involucrata e su diverse varietà di Nicotiama Tabacum osservò pure deviazioni fiorali , confermanti l’ importanza delle azioni traumatiche sopra la pro- duzione artificiale di nuove varietà. L. MONTEMARTINI. VuarLart L. — La dégénérescence des blès (La degenerazione dei frumenti). (Journ. d’ Agricult. pratique , Paris, 1908, T. II, pag. 429-430). L’Autore dimostra con una serie di analisi che i frumenti di Verrières portati e seminati a Calais mostrano ogni anno una minore proporzione di glutine nelle farine che essi danno. Tale diminuzione di glutine che non si spiega nè per dif- ferenza di suolo, nè per mancanza di concimi, e nemmeuo per temperatura più bassa, è dovuta, secondo l'Autore, ad una specie di degenerazione delle nostre varietà di frumento che dimostrano così di non essere abbastanza fisse. Gli agricoltori devono rinnovare di frequente le loro se- menti, anche perchè i frumenti poveri di glutine, oltre avere minore valore nutritizio, si alterano poi più facilmente nei ma- gazzeni. o L. MONTEMARTINI. AZIONI TRAUMATICHE — MALATTIE D’'INDOLE FISIOLOGICA 267. LIVE AGENTI CHIMICI FraxcoLIini F. — L’azione nociva della ca'!ciocianamide sull’ olivo (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1909, N. 1, pag. 12-14, con una tavola colorata). L’ Autore comunica i risultati di tre anni ‘di esperienze fatte per studiare l’ effetto della calciocianamide sull’ olivo. e paragonarlo a quello del nitrato di soda. Nel 1906 in territorio di Palestrina (Roma) a 48 piante di olivo vennero somministrati, scavando una fossetta ad anello vicino al pedale del tronco, 2 kg. scorie Thomas, 2 di gesso agrario e uno di calciocianamide ; ad altre 43 le stesse quantità di scorie e gesso e un kg. di nitrato di soda; ad altre nulla; il terreno era di natura vulcanica, siliceo, sciolto, povero di ar- gilla e di calce, con facile scolo. i Nel 1907 in altro oliveto, pure a Palestrina, in terreno si- liceo-argilloso-calcare e discretamente ricco di humus, si som- ministrò la calciocianamide ad alcune piante in inarzo (dopo averla mescolata a terra 15 giorni prima) e nelle dosi da mezzo a due chili per pianta, ad altre piante in maggio ancora dopo averla mescolata a terra, ad altre pure in marzo e maggio ma senza mescolanza. Nel 1908 le esperienze furono fatte in Liguria e ancora in primavera, somministrando un chilogr. di calciocianamide per pianta. Sempre la calciocianamide come attualmente viene messa in commercio si dimostrò nociva all’olivo, producendo una specie di abbruscamento delle foglie (che procedeva dall’apice fogliare alla base e dalle foglie più basse alle più alte), cui seguiva la caduta delle medesime e qualche volta anche dei frutti. I terreni argillosi e ricchi di humus attenuano molto tale azione nociva, le diverse varietà di olivi non ne sono tutte danneggiate nello stesso modo, L. MONTEMARTINI. N ala Trurraut G. — L’exosmose par les racines des plantes et la gué- rison de la chiorose calcaire (L’ esosmosi dalle radici delle piante e la guarigione della clorosi calcare). (Journ. d. /. Soc. Nat. d’ Horticolt. d. France, Sèr. 4°, T. IX, 1908, pag. 709-713). Generalmente si ammette che le radici delle piante assor- bono i sali-solubili nel terreno, ma ben poco o nulla lasciano uscire di quelli contenuti nell’ interno della pianta. —» L’Autore ha fatto delle esperienze (che egli stesso dice do- vrebbero essere ripetute ed estese) con bulbi di giacinto ger- minanti in acqua distillata, e vide che le loro radici cedono al- l’acqua sali di calce e magnesio. Vide anche che inoculando nei bulbi diversi solfati, questi possono attraversare le membrane delle radici e diffondersi nell’acqua di coltura : il solfato di ferro esosmosa allo stato di solfato ferroso. Ciò premesso, richiamato che le iniezioni di solfato di ferro guariscono, almeno temporaneamente, la clorosi calcare dei peri, e che nelle piante ammalate di clorosi calcare si osserva abbon- danza di calcio (carbonato ed ossalato), egli dà la seguente spie- gazione dell’ azione del solfato di ferro : Subito dopo l'iniezione del solfato di ferro nella pianta si stabilisce una circolazione intensa di sostanze disciolte. La so- luzione di solfato ferroso si decompone in parte nelle cellule, l’acido solforico reso libero si combina in parte alla calce e la rende di nuovo solubile: siccome allora vi è più calce sciolta nei liquidi che circolano nella pianta che non in quelli esterni in contatto colle radici, si ha una tendenza all’esosmosi. Si opera dunque nell’ interno della pianta una specie di decalcarizzazione. Inoltre i peli radicali emettono nel terreno, insieme al sol- fato di calcio, anche del solfato ferroso : questi composti agiscono sopra i composti argillosi del terreno e facilitano la mobilizza- zione e l'assorbimento del potassio, dell'azoto e dell'acido fosfo- DOS SE | FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATIOHE | / 0° rico. Ne risulta un miglioramento sensibile di tutto il processo di alimentazione, onde i cloroplasti riprendono la loro attività e ritorna alla pianta il suo aspetto normale. La guarigione è solo, come si è detto, temporanea, ma le iniezioni possono essere ripetute a dati intervalli di tempo. | L. MONTEMARTINI. DR NOTE PRATICHE Dal Journal d’Agricult. Pratique, Paris, 1908. N. 35. - Per disinfettare il suolo da anguillule si consiglia inaffiarlo, alcuni giorni prima di mettervi le sementi, con soluzioni di formolo o di lisolo al 4 per 100: se poi si seminano fagiuoli, o meloni, sarà bene inter- calare piantine di ravizzone, o di colza per attirare sulle loro radici le an- guillule che fossero sopravvissute ai trattamenti. N. 40. - Per distruggere le erbe infestanti i cortili o i viali, inaffiare con soluzione salata al 10 per 100, specialmente nei giorni caldi, o con soluzione di solfato di rame pure al 10 per 100. N. 41. - Contro la Tingis pyri si consigliano irrorazioni con soluzioni di petrolio. Se si tratta di peri a spalliera che si possono ricoprire con una tela, serviranno molto bene i suffumigi di tabacco: gli insetti cadranno a terra e sarà facile raccoglierli e distruggerli. N. 42. - Per combattere la ruggine dei peri, il Gitton invoca decreti dalle autorità che impongano ai proprietari la distruzione dei ginepri dai quali sì diffonde il Gymmnosporangium Sabinae. N. 43. - Per combattere la PRyllodecta viminalis dei salici, si consiglia spolverare i rami delle piante con calce viva e fare irrorazioni colla se- guente miscela: 2 a 3 litri di succo di tabacco titolato, 200 grammi di carbonato di soda, 1 chilogrammo di sapone nero, 1 litro di alcool dena- turato e 100 litri di acqua: si scioglie il sapone in pochi litri di acqua ed il carbonato nell’ alcool, e si mescolano poi insieme le due soluzioni ag- giungendo l’ altra acqua. 3 i È utile anche raccogliere direttamente e distruggere l’ insetto adulto . che passa l’inverno nascosto entro ripari vegetali e che si può attirare in manipoli di paglia o stracci posti sugli alberi infestati. Sono pure utili le irrorazioni con sali arsenicali o con emulsioni di petrolio. Dalla Cronica agricola, Buenos-Aires, 1908. N. 5, pag. 86. - Come rimedio preventivo contro il carbone del grano- turco si consiglia l’ immersione dei semi per 10-15 minuti in acqua calda a 56°-57° C. I semi così trattati devono poi asciugare all’ aria prima di essere seminati. l. m. Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1908. N. 51. - Contro le arvicole, si consiglia 1’ uso della benzina, da: far pe- . netrare in piccole quantità nelle buche fatte dai topi. Chiudendo poi le buche, i topi ne morrebbero di asfissia. L m. Dal Progrés Agricole et Viticole, Montpellier, 1908. N. 51, pag. 739. - J. Chapelle e J. Ruby consigliano combattere la mosca dell'olivo appendendo, per mezzo di filo di ferro, in. mezzo alla chioma degli alberi, sacchi di tela grossa, lunghi da 50 a 60 cm. e con 5 cm. di diametro, tenuti aperti e pieni di una pasta composta di melassa di zucchero mescolata col 2 per 100 di arseniato di potassio e col 30-50 per 100 di acqua. Tale pasta si mantiene umida tutto l’estate ed è visitata dalle mosche. Pag. 759. - A. Bernet dice di avere guarito viti ammalate di court-nowé, tagliandole a circa 20 centimetri dal suolo. lm. x an NOTE PRATICHE. di ra Dal Giornale di Agricoltura pratica, Asti 1908. N. 854. - Per combattere l’anguillula del frumento si consiglia una accurata selezione dei semi infetti, oppure l'immersione della semente per 24 ore nell’acqua acidulata con acido solforico (1 litro di acido per 150 di acqua); siecome però con questa immersione un certo numero di semi perde la facoltà germinativa, è poi necessaria una seminagione più fitta. Quando un prato stabile sia fortemente invaso e danneggiato dai lom- brici, si consiglia una energica erpicatura autunnale o una profonda sar- chiatura e concimazione chimica con scorie Thomas e solfato d’ammoniaca (sparsi separatamente), oppure con gesso e perfosfato e solfato di ammo- niaca: alla primavera rastrellatura e rullatura. © N. 855. - Per dare la caccia ai grillotalpa si consiglia il metodo pro- vato in Francia dal Roux: si catturarono alcuni di questi insetti vivi (ed è facile averne se si cercano sotto a qualche mucchio di letame di cavallo portato appositamente nell’orto), si pongono in un vaso verniciato interna- mente e si interra il vaso stesso mantenendone i bordi al livello del suolo, I grillotalpa così imprigionati fanno durante la notte un leggero rumore, che attrae gli altri, i quali escono dalle loro gallerie, si avvicinano al vaso e vi cadono dentro. Il Roux è riusciio così a catturarne 30-40 in un solo vaso. N. 856. - Per difendere i gelsi dai danni che loro arrecano qualche volta i topi campagnuoli, si scalzano leggermente a qualche centimetro sotto il colletto formando attorno al tronco della pianta una conca circo- lare di cm. 20-25 di raggio. Occorre tenere pulita questa conca dalle foglie ed evitare che abbia a riempirsi ancora di terra: così i topi non possono arrivare colle loro gallerie fino al tronco. l. m. Dal Journ. d. l. Soc. Nationale d’ Agric. d. France, 1908. Seduta del 15 luglio 1908. - M. Moreau-Bérillon comunica d’avere ot- tenuto ottimi risultati nella lotta contro i parassiti degli alberi fruttiferi e specialmente contro 1’ Hypponomeuta malinella, con irrorazioni con so0- luzione al 15-20 per 1000 di lisolo, soluzione che uccide le larve anche se dentro la ragnatela, senza recar danno alle foglie: IM, Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. a x - ° “i e #0 là { MI E AN Va EIA ° v v gie 3 ci 35 Anno III. 10 febbraio 1909. Num. 18. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dort. Lurcr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL GuERcIO (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - DS. Horr-(Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 18. . ALTEN H. — Osservazione sui tilli —.I funghi parassiti delle pian- Brriosi. G. e CAVARA F. te coltivate . Faes H. — Un’orobanche pa- rassita della vite FARNETI R. e METCALF H. — A proposito del brusone del riso Foà A. della fillossera del cerro — Intorno al ciclo GaBoTTO L. — Relazione an- nuale del Gabinetto di pa- tologia vegetale . GranposI R. — Ulteriori ri. cerche sulla fillossera della vite . Pag. 284 » 274 » 276 » 276 » 277 » 279 Grassi B. e Foà A. — Ulte- riori ricerche sulla fillos- sera della vite MoLLIaARD M. — Sulla pre- tesa trasformazione della Pulicaria dysenterica in pianta dioica NeGER F. W. — I funghi del. l’ ambrosia PetRI L. — Micotrofia nel- l’ olivo . PiarDI G. — Il metodo di Jensen contro le carie dei cereali . WESTERDIJK. J. — Ufficio per la distribuzione delle col- ture delle muffe . Note pratiche . —_ ed 0 . Pag. » » » 281 283 282 «PISO Ot ba; MAR 26 1909 Re ART a ea oe Rivista di Patologia Vege ale ANNO III. 10 febbraio 1909. Num. 18. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dort. Lur6r MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. PARASSITI. VEGETALI WestTERDUK J.° — Associazione internazionale dei botanici. Ufficio per la distribuzione delle colture delle muffe. L’ Associazione botanica internazionale ha fondato, or sono alcuni anni, un Ufficio dal quale si possono avere, in cambio 0 a pagamento, colture pure di muffe. Benchè il fatto sia noto, è bene richiamare su di esso l’attenzione dei botanici e precisare lo scopo dell’Istituto in parola, perchè si possa ricorrere ad esso più di frequente. L’ Ufficio si propone di comporre un erbario vivente di muffe. Nei trattati di micologia si trovano registrate molte specie colla indicazione descrizione imperfetta, cosichè non si possono iden- tificare. Molte specie poi perfettamente identiche tra di loro sono pubblicate con nomi diversi. Per evitare questi inconvenienti, bisognerebbe che ogni mi- cologo dando la descrizione di un fungo nuovo, ne inviasse una coltura all’ufficio dell’ Associazione che pruvvederebbe a conser- varla per mezzo di opportuni trasporti. In questo modo non solamente si sbarazzerebbe 1’ Autore dalle cure della coltura, ma chiunque volesse potrebbe procurarsi ma- teriale di studio. Spessissimo si rivolgono all’ Ufficio delle domande mentre NEW YORK R LIBRARY TANI GARDEN. È ni d'a Ri 274 PARASSITI VEGETALI non se ne arricchiscono le collezioni proporzionalmente al numero delle specie nuove che sempre si descrivono. È occorso molte volte che alla nostra preghiera di inviarci una muffa che era stata descritta da poco tempo, si è risposto che le colture erano morte. In questo caso, chi può essere si- curo di poter trovare ancora il fungo che ha una volta studiato? Invece colla piccola cura di mandare un piccolo campione al- l'Associazione, si sarebbe conservato alla posterità il materiale autentico. Del resto non sono soltanto le specie nuove che noi desi- deriamo di avere, ma tutte quelle di cui chiunque abbia colture pure e che non si trovino nei nostri elenchi (pubblicati rego- larmente dal Botanisches Centralblatt), perchè spesso ci rivol- gono domande alle quali non sappiamo come rispondere. Si fa poi viva preghiera di comunicarci se le colture che ci si mandano richiedono trasporti molto frequenti, perchè in generale noi li facciamo una volta ogni tre mesi ‘‘). Amsterdam: Association Internationale des Botanistes — Roemer Wisscherstrasse, 1. Briosi G. e Cavara F. — I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fasc. XVII. (Pavia, 1908) (veggasi anche alla pag. 101 del Vol. I di questa vista). I funghi parassiti che sono descritti e figurati in questo fa- scicolo sono i seguenti : 1° Ustilago Hordei, sull’ Hordeum vulgare ; 2° Entyloma Calendulae, sulle foglie di Calendula ; 3° Uromyces Acetosae, sui Rumex Acetosa e Acetosella ; i) Il prezzo di ogni coltura è di fiorini 1,50 per i soci dell’Associazione, e fiorini 3 per gli altri. str ve PARASSITI VEGETALI 275 4° Uromyces lisi, f. ecidiosporica (Aecidiolum exanthe- maticum) su diverse Euforbie, dalle quali l’infezione si propaga poi ai piselli (ruggine), onde sarebbe utile estirpare tali piante nelle vicinanze degli orti ; 5° Uromyces Veratri, sa varie specie di Veratri; 6° Puccinia suaveolens, f. Cyani, sulle foglie della Cen- taurea Cyanus (Fiordaliso) ; ° Puccinia Baryi, su foglie di Brachypodium e Bambù ; 8° Puccinia Festucae, f. ecidiosporica, su Lonicera ; 9° Thecospora areolat, f: uredosporica, su Prunus Padus e Virginiana ; 10° Exoascus Pruni, f. Padi, forma distinta per il modo onde attacca gli ovari del ”. ”adus prima ancora dello schiu- . dersi dei fiori (mentre gli ovarî del P. domestica sono attaccati più tardi dalla specie tipica E. Pyuni), estendendosi anche al calice ed alla base dei filamenti staminali. Il micelio di questa forma si fa ibernante nei rami, e la infezione si ripete così da un anno all’ altro di seguito, onde è consigliabile tagliare, fino ad una certa distanza dall’estremità, i rami che se ne mostrano infetti ; i 11° Erysiphe Polygoni, o nebbia dell'erba medica, contro la quale si consiglia di anticipare la falciatura, sì da non dar tempo al fungo di maturare i suoi organi di riproduzione : 12° Vidium Evonymi-japonici, sull Evonymus ; 13° Pleospora herbarum, var. Coryphae, e 14° Pleospora infectoria, ambedue sulla Corypha au- stralis; 15° Pleospora Bambusae, su foglie di Bambù; 16° Phyllachora Sacchari-aegyptiaci, specie nuova trovata a Catania su Saccharum aegyptiacum; 17° Ramularia Cetranthi, su Cetranthus ruber, o vale- riana rossa, per la quale si consiglia la raccolta sollecita e ab- bruciamento delle piante infette ; 4 ir , dhe bdo.) °° Le beni ki 4 Ra » 276 PARASSITI VEGETALI 18° Ramularia Urticae, su Urtica dioica e gracilis ; 19° Napicladium arundinaceum , sul l’hragmites com- MUNIS ; 20° Napicladium Celtidis, specie nuova, trovata nell’Orto Botanico di Catania su foglie di Celtis latifolia ; i 21° Macrosporium Cheiranthi, su foglie e silique di Vio- laciocca ; 22° Alternaria Brassicae f. nigrescens, su foglie di Me- loni, contro la quale si consiglia la poltiglia bordolese addizio- nata con zucchero (7 grammi per litro) o con sale ammoniaco (3,5 grammi per litro); 23° Phyllosticta Celosiae, sulla elosia a 24° Hainesia taphrinoides, su foglie di ARhus ca thoides ; 25° Piggotia Fraxini, su foglie di Fraxinus americana. L. MONTEMARTINI. Fares H. — Une orobanche parasite de la vigne (Un’ Orobanche parassita della vite) (Le Progrés Agricole et Viticole, Mont- pellier, 1909, N. 4, pag. 118-119, con una figura). Il Viala aveva già segnalato la Latthraea squamaria come parassita sulle radici della vite nei dintorni di Ginevra. L’ Autore segnala qui e descrive un altro caso della stessa natura in un vigneto a Neuveville, dove le viti mostravansi molto deperite causa l’ attacco dell’ orobancacea in parola. L. MONTEMARTINI Farneri R. e MercaLe H. — A proposito del brusone del riso. (L’ Alba Agricola, Pavia, 1909, anno VII, n. 142). È una lettera scritta dal Metcalf al Farneti, nella quale PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 277 si dice che la malattia del riso nota in America col nome di blast è identica a quella chiamata da noi brusone e che il Metcalf stesso ha studiato in un suo recente viaggio in Italia. Essa è dovuta al parassitismo di una /iricularia e può essere riprodotta artificialmente con questa. L’Autore americano esclude trattarsi di malattia delle radici. L. MONTEMARTINI, PiarpI G. — Il metodo di L. Jensen per combattere nei cereali la Ustilago segetum e la Tilletia caries o carie. (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1909, n. 2, p. 37-39). Dopo una critica dei vari metodi in uso per disinfettare le sementi e dopo avere accennato brevemente ai vantaggi ed in- convenienti di ognuno di essi, l'Autore espone gli ottimi risul- tati ottenuti col metodo di Jensen di immersione dei semi per 10 minuti in acqua riscaldata a 54° C. In tal modo le spore dell’Usti/ago e della Tilletia vengono uccise anche se riparate sotto qualche avanzo di glume o nel tegumento. L. M. Foà A. — Intorno al ciclo evolutivo della fillosssra del cerro (col precedente, p. 164-168). L’ Autrice ha ripreso le ricerche intorno a questa fillossera e dalle osservazioni fatte ritiene che dalle alate (figlie delle madri derivate dall’ uovo d’ inverno) migranti derivino sempre soltanto madri attere. Su piante di cerro infettate, alla generazione com- posta di sole madri attere seguì un’altra generazione mista di madri attere e di alate. Altre questioni l’Autrice si propone di 278 PARASSITI ANIMALI risolvere; tra le altre di stabilire se le alate, che fanno uova di forme partenogenetiche, siano distinguibili dalle alate sessupare. In conclusione, anche nella fillossera del cerro si devono di- stinguere alate sessupare e alate virginopare che offrono un caso di migrazione diverso ‘da quello finora noto della /’h. quercus. Lo studio delle fillossere delle quercie dovrebbe servire a rischiarare indirettamente il ciclo di sviluppo della fillossera della vite. L. PAVARINO. Grassi B. e Foà A. — Ulteriori ricerhe sulla fillossera della vite fino al 1 ottobre 1908. (Bo//. VU}. del Ministero d’ Agricol- tura Industria e Comm., a. VII, 1908, vol. VI, p. 150-158). (Veggasi anche alla precedente pag. 185 di questa R7v:sta). Ancora a proposito delle galle prodotte dalle radicicole, gli Autori segnalarono due fatti: 1° colle gallicole, prodotte dalle radicicole, non fu possi- bile infettare gli ibridi americo-americani (Riparia X Rupe- stris) che tanto facilmente si infettano colle gallicole prove- nienti dalle uova d’inverno; 2° il rostro delle prime non si è accorciato, come riscontrasi nelle seconde. Risultò inoltre dalle ulteriori ricerche che l’ allungarsi del rostro delle neoradicicole non dipende esclusivamente dalla na- tura delle radici, ma sembra riferibile alla stagione. Riguardo alle punture della fillossera, il complesso delle os- servazioni fatte colle neogallicole tende a confermare la possi bilità delle punture in cerchio. * * * Madri con caratteri nimfali. — Il Moritz nel 1892 aveva notato due ninfe anomale, aventi cioè l’accenno delle ali molto più corto di. quello delle ninfe ordinarie, PARASSITI ANIMALI 279 Gli Autori di queste interessanti ricerche, hanno trovato che individui simili a quelli osservati dal Moritz, a Fauglia si riscontrano: in proporzioni tali (cioè in ragione dell’ 1-2°/, fino all’ 8-10°/, rispetto alle madri ordinarie) da costituire nella legione ipogea della vite forme peculiari con occhi ninfali e con mon- cherini di ali, le quali, per quanto risulta fino ad oggi dagli esperimenti, ovificano come le attere ordinarie. (Di queste forme intermedie fra attere ed alate, ninfe con rudimenti di ali, lo scrivente ne ha osservate molte durante la campagna fillosserica del 1899, nella valle d’ Aosta dove l’ alata non fu mai vista). Quattro sole mute. — Gli autori hanno potuto verificare che sia per le madri gallicole che per quelle attere delle radici, per giungere alla madre alata occorrono solo quattro mute. * * * Le uova di una madre attera possono dar luogo indiffe- rentemente ad alate o a madri attere? Gli esperimenti fatti sarebbero decisamente in favore della mancanza di predestinazione, ed altre osservazioni fatte allevando le fillossere in capsule di Petri, farebbero ritenere verosimile che le neonate non siano predestinate a diventare madri attere piut- tosto che alate, ma la dimostrazione assoluta non è ancora data. L. PAVARINO. Granpori R. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite (co/ precedente , pag. 158-164) (veggasi anche alla precedente pagina 186 di questa vista). L'Autore, in segnito ad ulteriori osservazioni, ha potuto con- fermare che il numero delle forme intermedie fra larve tipiche di gallicola e radicicola va facendosi più numeroso col succe- dersi delle generazioni, ed in base a questi fatti ha stabilito la Rea SIERO 280 PARASSITI ANIMALI seguente classificazione delle larve gallicole in generale : a) forme tipiche ; b) forme simili alle tipiche ; c) forme decisamente in- termedre. Le forme intermedie in generale sono dildo alla vita aerea o alla vita sotterranea, ma non indifferentemente all’ una o all’altra ; fonderanno una nuova galla quelle forme intermedie che somigliano di più al tipo di gallicola, mentre discenderanno alle radici quelle forme che rassomigliano di più al tipo di ra- dicicola. Quale sia il destino delle neogallicole con caratteri decisa- mente intermedi resta enormemente difficile a determinare. Moria di generazioni gallicole estive. — Pare che la spie- gazione vada ricercata in una estrema sensibilità della fillossera gallicola al variare del nutrimento, che essa trova nei tessuti fogliari dei diversi vitigni nelle varie stagioni. Osservando le neonate provenienti da uova deposte * una sola generazione di gallicola, fu constatato che tutte presenta- vano caratteri di tipica radicicola o simili a quelli di radicola. Ciò che autorizza a concludere che tutta la prole di certe madri gallicole, in determinate condizioni di clima e di terreno, è de- stinata a passare alle radici. La fillossera nelle sabbie vulcaniche. — Il prof. Baccarini aveva già osservato che le colonie radicicole delle viti europee, impiantate nelle sabbie vulcaniche nel versante sud dell’ Etna, (le quali hanno resistito 27 anni all'invasione fillosserica) al sop- praggiungere dei mesi estivi erano formate da giovani fillossere, simili alle ibernanti, e capaci di passare l’estate senza svilupparsi e che perciò furono chiamate estivanti. Il fatto venne ampia- mente confermato dall’ Autore. L’ estivamento prosegue fino al cader dell’ autunno e verso il principio di dicembre le stesse neonate passano dall’estivazione all’ibernamento. Cosicchè la fillossera è attiva per tre mesi del- l’anno producendo un danno limitato. WS, VO O RR SA 1 ° PARASSITI ANIMALI - FISIOPATOLOGIA 281 Il fatto può trovare per quelle sabbie vulcaniche una spie- gazione nella secchezza e nell’ alta temperatura. Senonchè in alcuni vigneti di Pozzollo (Prov. di Siracusa) alcuni vigneti piantati su sabbie marine sono del tutto indenni da fillossera. In questo secondo caso, l’ umidità permanente a 10 cm. di profondità può essere una buona spiegazione. Inoltre la sabbia oppone una enorme difficoltà alla locomo- zione ed alla possibilità per la fillossera di approfondarsi nel terreno e di passare da una radice all'altra nel caso che riesca a stabilirsi e ovificare su qualche capillare. Viene così spiegata l'immunità di certe sabbie. L. PAVARINO. MoLLiarp M. — Sur la prétendue transformation du Pulicaria dysenterica en plante dioique (Sulla pretesa trasformazione della /ulicaria dysenterica in piavta dioica). (Rev. gen. de Botanique, Paris, 1909, T. XXI, pag. 1-7). La Pulicaria dysenterica fu trovata dal Giard vicino a Wimereux e dall’ Autore stesso in altre località, con anomalie fiorali particolari per le quali i fiori di alcune piante erano ridotti ad avere i soli organi maschili, quelli di altre i femminili, così che pareva essersi formata una nuova varietà dioica. L’ Autore dimostra ora che i fiori ritenuti femminili in realtà sono sterili e non dànno alcun seme con embrione, e che sempre la anomalia in parola è accompagnata da un Curculionide (Baris analis Olivier) che attacca e danneggia gravemente le piante anomale. Trattasi dunque non di una mutazione con formazione di una pianta nuova dioica, ma di trasformazioni dovute a disturbi Tee e ET e era ome” "Neck A pei da p- Mare rà 282 FISIOPATOLOGIA nella nutrizione e della stessa natura di quelle di cui ha già parlato 1’ Autore nelle memorie riassunte alle pagine 12 e 229 del primo volume di questa £/vista. L. MONTEMARTINI. PertrI L. — Rapporto fra micotrofia e attività funzionale nell’olivo (Rendic. d. r. Acc. d. Lincei, Class. Sc. fis. mat. e nat., Vol. XVII, 1908, pag. 754-763). l Le radici dell’ olivo presentano esse pure micorize endotro- fiche simili a quelle di altre piante legnose. Secondo 1’ Autore, poche nelle piante giovani, esse affettano in quelle vecchie fino il 40 per 100 delle r.dichette erbacee, presentandosi più scarse nelle piante concimate e in quelle di terreni a contenuto acqueo costante anche nei mesi di grande siccità, e più frequenti invece nelle piante colpite dalla drusca o comunque dimostranti un indebolimento della energia vitale. Il fungo endofita che determina tali micorize (caratterizzate da arresto di sviluppo degli apici radicali con formazione di nu- merose radichette secondarie, rigonfiamento a fuso della parte mediana delle singole radichette, micelio intercellulare con spo- rangioli, ecc.), conformemente all’ opinione di Galland, è pres- sochè simile a quello della Catteya e della vite. La sua natura parassitaria, secondo l'Autore, risulta dal suo modo di comportarsi e di nutrirsi nei tessuti della pianta ospite: esso è sopportato solo perchè la sua azione si esercita su sostanze non viventi (amido) e perchè cade presto in degenerazione forse per una reazione delle cellule ospiti. L’ Autore pensa che quando la pianta si trova in condizioni favorevoli di nutrizione, presenta un rapido aumento dei suoi organi assorbenti i quali nel periodo massimo di vegetazione non . offrono sufficiente ricettività all’endofita e se ne rendono in parte indipendenti: quando invece o per povertà di acqua nel terreno p ; par ] ) FISIOPATOLOGIA 283 o per insufficienza di sali nutritizî o per altre cause patologiche (come potrebbe essere la drusca, dovuta alla Stictis Panizzei), viene diminuita l attività fisiologica generale, subentra la for- mazione delle micorize endotrofiche. L. MONTEMARTINI. NeceER F. W. — Ambrosiapilze (I fanghi dell’ambrosta). (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVI, 1908, pag. 735-754, con una tavola e due figure). Se si dà il nome di ambrosia, come ha proposto Schmid- berger, alla sostanza friabile che si trova nelle gallerie degli in- setti e serve di nutrizione alle larve, si possono chiamare funghi dell’ambrosia i funghi che entrano a comporre tale sostanza, e galle-ambrosia (Ambrosiagallen) i micozoocecidi nella cui com- posizione entrano i funghi e gli insetti. L’Autore studia simili galle dovute a varie specie di Asphon- dylia, ripetendo ed estendendo osservazioni analoghe a quelle fatte dal Bargagli-Petrucci nel suo lavoro riassunto alla pag. 152 del primo volume di questa vista. Da tali osservazioni conclude che le larve di presochè tutte le Asphondylia si nutrono esclusivamente o quasi esclusivamente di un fungo che tappezza internamente la cavità delle galle. Il mice- lio di questo fungo si nutre a mezzo di austori intercellulari o di uno speciale strato pseudoparenchimatico assorbente applicato con- tro le pareti della galla. Si tratta di Macrophoma i cui conidi non si sviluppano nell’interno della galla, ma entro appositi pic- nidi superficiali, e che sono proprio di questo genere di galle e da non confondersi coi Phoma che si trovano frequenti sulla stessa pianta ospite. Questo fungo viene probabilmente disseminato dall’ insetto adulto femmina insieme alle ova, ma non si sa ancora in che i Pe. 284 FISIOPATOLOGIA - ANATOMIA PATOLOGICA modo. Esso trova condizioni favorevoli di sviluppo nell’ interno delle galle. L. MONTEMARTINI. ALTEN (von) H. — Kritische Bemerkungen und neue Ansichten iiber die Thyllen. (Osservazioni critiche e nuove vedute sui tilli). (Bot. Zeitung, 1903, I Abth., p. 1-23, con una tavola e 4 figure). ; L’ Autore ha osservato che le ferite facilitano la formazione dei tilli nei vasi delle piante e ne provocano la comparsa anche nelle piante nelle quali normalmente mancano. Tali tilli si pos- sono distinguere come /i//7 fraumatici. Essi hanno per causa i cambiamenti di tensione che si ve- rificano nei tessuti in seguito alle lesioni, come dipendono da diversità di pressione (pressione negativa nei vasi giovani in at- tiva traspirazione, cambiamenti della stessa nei vasi più vecchi che più non funzionano) i tilli normali. I tilli di origine traumatica servono a chiudere i vasi e ad impedire perdite di acqua ed essicamento del legno; quelli nor- mali possono, secondo l’ Autore, sappresentare organi di riserva per l’amido, o specie di pompe che iniettano gli idrati di car- bonio nella corrente acquea, o austori che ne assorbono certi sali minerali; oppure diminuendo la luce dei vasi possono esser utili nell’aumentare la forza di capillarità; oppure finalmente servono a costituire in certe porzioni del legno (la cui funzione non è di durata tanto breve quanto si crede) un tessuto acquifero di riserva. L. MONTEMARTINI. GENERALITÀ 985 Gaporto L. — Note ed appunti sui malanni delle nostre colture. Relazione annuale del Gabinetto di Patologia Vegetale: anno 1907-1908. (R. Comizio Agr. Circond. di Casale Monferrato, 1909, 22 pagine). (Per la relazione anteriore veggasi alla precedente pagina 81 di questa /7v:sta). Tra le malattie della vite sulle quali fu specialmente ri- chiamata l’attenzione dell’ Autore vi fu, nello scorso anno, il murciume grigio dell'uva dovuto alla Botrytis cinerea. A pro- posito di questa,,l’ Autore potè confermare le osservazioni del Guillon secondo il quale le accurate applicazioni del solfato di rame per la difesa contro la peronospora servono anche contro il marciume: infatti i vigneti meglio trattati furono anche i me- no danneggiati. Anche la tignuola si diffuse in proporzioni allarmanti, sì che devesi dubitare che sia venuto meno qualche coefficiente, an- cora ignoto, che prima ne ostacolava la diffusione ed è da ri- cercarsi in quale modo si possa ripristinare 1’ equilibrio normale. Nei campi la gran diffusione della Diapsîs pentagona ha indotto l'Autore a tentare, d’ accordo colla staziane di Entomo- logia Agraria di Firenze, l'introduzione della /rospalta Berlesei How., l’ endofago che il pr. Berbese ha importato dal Giappone e dall'America. Le prime osservazioni fatte nello scorso ottobre, alcuni mesi dopo l’introduzione, hanno condotto alla scoperta di alcune diapsidi già parassitizzate, cioè contenenti il piccolo in- settuccio ben visibile anche ad occhio nudo. Se il rigore del- l'inverno permetterà la vita al nuovo parassita, si potrà cercare di diffonderlo meglio nella prossima primavera. Le malattie degli ortaggi osservate e studiate furono pa- recchie. Tra di esse meritano di venire ricordate: la peronospora dell’insalata, insieme ad una bacteriosi delle radici che il Voglino attribuì al Bacterium Lactucae ; l avvizzimento dei meloni e dei peperoni dovuto al Fusarium vasinfectum, ecc. L’ Autore accenna anche, insieme a varie malattie comuni delle frutta, al caso di una pera attaccata da Fusicladium e da Trichothecium rosewm, il quale, benchè sia indicato come sa- profita, era penetrato nella polpa interna e ancor sana passando dalle screpolature superficiali prodotte dal Fusicladium. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dalla Deutsche Landwirtsch. Presse, 1908, N. 3. Per distruggere la tignola del grano si possono lavare i pavimenti ed i muri dei granai con soluzione satura di sale di cucina. Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1908. Pag. 347. - Siccome l’ afide lanigero o pidocchio rosso dei meli si dif- fonde spesse volte colle piantine acquistate sui pubblici mercati, G. Bigot consiglia lavare sempre tali piantine con una miscela di 500 g. di sapone verde, 300 di alcool denaturato, 750 di estratto fenicato di tabacco e 10 litri di acqua. Tale miscela è buona anche per pennellature sulle parti ammalate delle piante adulte. L’ Autore consiglia anche potatura e distru- zione delle parti infette, e la cura invernale della base della pianta (scal- zare il colletto, mettendovi a contatto calce viva o carburo di calcio, 0 calce di rifiuto del gas, ricoprendo e bagnando poi con acqua) già consigliata in precedenti numeri di questa Rivista. L m. Dal Progrés Agricole et Viticote, Montpellier; 1909, N. 3. Pag. 68. - Per difendere il grano dal punteruolo H. Reynes comunica che sì può porre sui sacchi nei quali è posto rami con fiori e foglie di Clematis vitalba. Forse possono servire anche altre ranunculacee. Pag. 92. - Perliberare gli olivi dalla fumaggine bisogna combattere nel contempo la Fwmago e le cocciniglie che ne favoriscono la diffusione. Si OLA * ì n "pUv di : <; x NOTE PRATICHE 287 può farlo mediante trattamenti con poltiglia bordolese al 2 per 100 di sol- fato di rame, cui si aggiunge l’ 1 per 100 di essenza di terebentina, 0 I’ 1 per 100 di succo titolato di tabacco. Si può anche aggiungepe alla poltiglia bordolese una emulsione formata di 1 Kg. di sapone nero e 4 litri di petrolio (per ogni ettolitro di poltiglia), ma bisogna che l’emulsione sia ben fatta e ben mescolata, diversamente il petrolio si separa dalla poltiglia e brucia le foglie. l. m. Dal Giornale di Agricoltura pratica. Asti, 1909 : N. 862, pag. 13. — Per guarire la clorosi dei peri e meli, Mokrzecki suggerisce praticare nel tronco degli alberi ammalati da uno a quattro fori del diametro di 10-15 millimetri e profondi in modo da potere conte- nere circa 4-13 gr. di solfato di ferro. Si fa l’operazione in maggio e verso l’autunno si chiudono i fori con cemento: il solfato, sciolto ed entrato nella corrente saliente dell’ acqua, risana le foglie. Si sono guarite in tal modo anche delle conifere ed il Mokrzecki è riuscito a vincere così anche l’antracnosi delia vite. N. 863, pag. 31. — Per combattere la Sphaerotheca pannosa 0 muffa dei peschi, si consigliano soluzioni di solfato di potassio. Contro la ruggine ed i Cladosporium degli alberi fruttiferi sì consiglia una soluzione ammonia- cale di carbonato di rame preparata nel seguente modo: sciolti 250 gr. di carbonato in un litro di acqua, si aggiungono due litri di ammoniaca e sì versa poi in 120 litri di acqua. N. 864, pag. 46. — Come metodo di cura per la gommosi dei peschi si consiglia pulire con ferro tagliente le parti ammalate e lavarle in seguito con una miscela di un quarto di litro di aceto e tre quarti di acqua, nella quale si sciolgono 100 grammi di sale da cucina. L’applicazione della mi- scela si fa con una grossa spazzola e va ripetuta due o tre volte alla di- stanza di otto giorni. N. 865, pag. 61. — Per distruggere i grillotalpa si può adoperare una pasta formata con dieci parti di farina di granoturco, cinque di farina di frumento e tre di carbonato di barite messe insieme con acqua: seccata la pasta, la si rompe a pezzetti dopo averla irrorata con una soluzione allungata di olio di prezzemolo nell’ acquavite (il cui odore attira i gril- lotalpa), e la si interra al piede degli alberi danneggiati facendo fori con un palo appuntito ed avendo cura di non chiudere le gallerie. Questo ve- leno non è tossico per l’ uomo. In Baviera si adoperano pezzetti di pane intrisi nel latte e spolverati con barite. N. 867, pag. 61. — Si osserva che il mal vinato dell’ erba medica e del trifoglio resta lungo tempo nel terreno anche dopo la rottura del medi- caio, specialmente dove la medica ha fatto radici profonde che rimangono infette senza venire distrutte dai lavori di aratura. In tali condizioni anche dopo tre o quattro anni di coltivazione con altri prodotti il terreno può rimanere infetto ed è preferibile sostituire alla medica i prati artificiali. L. m. Dalla Revue de Viticulture, Paris, 1909 : N. 787, pag. 51. — Si osserva che la peronospora della vite ha preso nella scorsa estate larga diffusione non tanto per l’ umidità della stagione quanto per la diffusione e l’ adozione da parte dei viticultori di specifici dei quali non si conosce la composizione. Si mettono in guardia i viticul- tori contro tali specifici offerti di frequente in commercio con frode di chi ne fa acquisto. Pag. 52. — Contro lo scrivano della vite (Eumolpus Vitis), R. Brunet dice che in California si sono ottenuti buoni risultati lasciando incolta la terra intorno alla base dei ceppi. Dove il terreno, in tali condizioni, forma una crosta di certa durezza, gli insetti non riescono a romperla ed a sa- lire sulle piante. N. 791, pag. 163. — P. Cazeneuve rileva la grande diffusione dell'uso dei veleni arsenicali per combattere la tignola della vite e gli insettì pa- rassiti degli alberi fruttiferi. Tali veleni possono dar luogo a diversi in- convenienti, onde sarebbe utile che 1’ uso ne venisse regolato da apposite leggi. L. m. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. n 19 Mit Afino III. 15 marzo 1909. Num. 19. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dort. Luci MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Gukrcio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISOn (Dublino) - Prof. A. KRoLuPpp ® (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Horr (Nishigahara-Tokio) - M. ALpine (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 19. BRrooxs F.T.-— Biologia della LinpiGER L. — Due parassiti Botrytis cinerea . . . . Pag. 303 dell'alloro;)-vi e 0 Page 296 CuBONI, GRASSI, DANESI. — MARIANI G. — Terzo contri- Esperienze contro la mosca buto alla. cecidologia val- DIARIO Ta I dostana. . ... . .. . + » 300 DAUPHINÈ A. — Un caso di MasseE G. — Le morte dei coesione fogliare nella Ma- germogli di pesco . . . » 290 honia.. . . >» 302 | MartEI V.— L’azione nociva DeL GuERCIO G. — Pagliari della calciocianamide sul Acanthochermes . . » 292 mandorlo... . +. >» 300 ‘Id. — Ancora sulla Phyllo- Mayer V.— Le sfingi dannose rera Achanthochermes. . » 293 alle viti. . . » 297 Id. - La fillossera del leccio » 193 | PAOLI G. — Galle causate dal Eriksson J. Il mal bianco Pare Ol AR nai 989 PETHYBRIDGEK G. e Bow LE — Il marciume secco delle patate gare ea A ORI 290 TROTTER A. — Due precursorl dell’ uva spina. . . » EwerT D. Septoria Pena »: 290 HoLBRUNG M.— Ricerche sulla elorosi della vite. . {. . » 301 È GIOR ol \ nell’applicazione degli in- LauBeRT R. Formazioni tu- Setti carnivori; . | i wi, 998 LEONARDI G. — Esperienze tie dei ribes. DN apt Pi LOL contro la mosca olearia . » 295 | Note pratiche . . . ... » 304 —+— © den _ rsa 7 vb RR RR RE o gn e, Rivista di Patologia Vegel ale ANNO III. 15 marzo 11909 19. LIBRARY ; NEW YORK Per tutto quanto concerne la Rivista BOTANICA] dirigersi al Dort. Lurer MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. GARDI PARASSITI VEGETALI Eriksson J. — Stachelbeermehltau und Stachelbeerkultur (Il 720/ bianco dell’ uva spina e la coltura di questa pianta). (Prakt. BI. f. Pflanzenbau u. Pfanzenschutz, 1908, Bd. V, p. 121-126). L’Autore si è già occupato del diffondersi di questa malat- tia dell’ uva spina in Europa, in altri due lavori riassunti alle pagine 81 e 310 del volume primo di questa /vzsta. Qui ne tratta ancora a lungo, parlando del luogo di prove- nienza della malattia, dei danni che arreca, delle diverse piante che può attaccare, dei metodi di lotta da adottarsi, ecc. Le ir- rorazioni con liquidi fungicidi sono assolutamente senza efficacia, e riesce pure inutile la distruzione delle parti infette. Secondo l’Autore si forma all'autunno un vero micoplasma : una corrente velenosa scende dal fusto alle radici, per risalire alle parti su- periori nella primavera successiva e riprodurre la malattia. Bi- sogna dunque, per vincere la malattia, sradicare le piante in- - fette e distruggerne le radici, non ripiantandone più di nuove nello stesso terreno per almeno tre o quattro anni. I L. MONTEMARTINI. 290 PARASSITI VEGETALI Ewerr D. — Erstes Auftreten der Septoria Azaleae in Schlesien (Comparsa della Septoria Azuleae nella Slesia). (Sorauer? s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XVIII, 1908, Be:gabe, p. 121) (nota preliminare). L’ Autore segnala l’ importazione nella Slesia di questo te- muto parassita delle foglie e dei fiori delle Azalee. Massee G. — Die Back of peach shoots (La morte dei germogli di pesco). (Bull. r0y. bot. Gard. Kew, 1908, N. 7, p. 269-271, | con una tavola). È una malattia dei giovani germogli di pesco dovuta alla Naematospora crocea Sacc., fungo parassita che fa avvizzire le foglie al momento della fioritura, poi contorce i rami e ne pro- voca la morte. L'Autore è riuscito a riprodurre la malattia artificialmente coll’ inoculazione del fungo sviluppatosi sui rami ammalati l’anno dopo la morte. : L. M. PrruyBrmar G. H. e Bowers E. H. — Dry Rot of the Potato tuber (Il marciume secco dei tuberi delle patate). (Economic Proc. of the R. Dublin Society, 1908, p. 547-558). Gli Autori si propongono di studiare se la vera causa del marciume secco (dry-rot), detto anche marciume invernale (winter-rot), delle patate non è il Fusarium Solani Sacc. Già altri botanici che studiarono la malattia hanno espresso l'opinione che il Fusarium segua solamente l’ invasione della Phytophtora infestans. Ora gli Autori hanno fatto molte espe- PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 291 rienze sia mettendo in contatto tuberi sani con tuberi ammalati; sia inoculando in tuberi sani colture pure di fungo. In tal modo dimostrarono chiaramente che il Y. Solani è un vero parassita, capace di produrre direttamente la malattia in tuberi sani. L. MONTEMARTINI. WouLrr TH. — Einige Botrytis Krankheiten der Ribes Arten (Al- cune malattie dei f7bes dovute a Botrytis). (Archiv f. Bot., 1908, Bd. VIII). i A Stocolma, tra piante di ‘Des aureum colpite da apo- plessia , l’ Autore ne trovò alcune attaccate da una Bo/rytis, il cui micelio, penetrando nelle fessure della corteccia, dopo un po’ di vita saprofitica, andava a finire nei rami giovani ancora sani. Anche le foglie di /ibes rubrum e Grossularia venivano attaccate da una Botrytis che dopo un po’ di nutrizione sapro- fitica nelle goccie d’acqua uscenti dagli stomi acquiferi, pene- trava nei tessuti interni. bi Ma Cusoni G., Grassi B., Danesi L. — Esperienze contro la mosca olearia, secondo il metodo del Dott. De Cillis. (Boll. d. Min. d’Agric. Ind. e Comm., Anno VIII, Ser. C, fase. 2, Roma 1909, pag. 39-43) (veggasi anche alla pagina 185 del volume se- condo di questa Rivista). Le esperienze vennero fatte in Calabria ed in Toscana, ado- perando anche miscele di poco costo nelle quali al miele era sostituita. la, melassa , il succo d’ uva, lo zucchero di barbabie- tole, di fichi, di carrube. Sempre però mostravasi conveniente unire una piccola parte di miele che esercita un maggiore po- tere di attrazione sulle mosche. : 3 Toti el 1 I) Di 292 PARASSITI ANIMALI I risultati delle esperienze furono tutti soddisfacenti, onde è da augurarsi si formino tra gli olivicultori dei consorzî per la applicazione del metodo su larga scala. i Gli Autori prendono anche in esame la questione se coi trattamenti a base di sostanze zuccherine potrà venire favorita la diffusione della fumaggine, come hanno già fatto temere al- cune esperienze, ma pensano che il male possa essere evitato sia riducendo il numero dei trattamenti, sia applicando anche irrorazioni con poltiglia bordolese, sia aggiungendo alla miscela dachicida una piccola dose di solfato di rame. e forse anche sostituendo in essa all’ arsenito di potassio l’arsenito di rame, che è contemporaneamente insetticida e anticrittogamico. L. MONTEMARTINI. DeL Guercio G. — Sull’ apparizione di una particolare forma lar- vale nella Phylloxera Acanthochermes (Redia. Giornale di Entomologia, Firenze, 1908, Vol. V, pag. 92-97, con 6 figure). In questa nota sono descritte delle forme larvali e messi in evidenza i caratteri della larva della nuova serie partenogenica autunnale in confronto della larva della serie nota. Alle forme assai diverse sarebbe assegnata una diversa mis- sione. L’ A. finisce accennando ad un importante nemico degli afidi ed in modo particolare dei fillosserini. Si tratta di un acaro riferibile al Trombidium gymnopte- rorum,che decima le larve edi giovani e gli adulti degli insetti sopraindicati. L. PAVARINO. Se de PARASSITI ANIMALI 293 DeL Guercio G. — Ancora sulle forme autunnali della Phylloxera Acanthochermes (co/ precedente, pag. 138-113, e 8 figure). L’ A., con un nuovo contributo, fa conoscere una delle fasi della Phyllorera Acanthochermes, quella relativa alla forma perfetta, all’ uovo che depone ed alla prima larva della genera- zione estivo-autunnale. Dopo aver descritto l’uovo della generazione partenogenetica autunnale in confronto dell’uovo ibernante, deposto dai sessuati della specie, lo stesso Autore descrive la larva appena uscita dall’ uovo della partenogenica autunnale ed in seguito la forma perfetta, cioè la femmina partenogenica attera autunnale, facendo osservare che quest’ultima è munita di un rostro piuttosto lungo e robusto che, per quanto uguale alla metà circa di quello delle larve descritte, resta però assai più corto di quello che si vede nelle partenogenetiche moltiplicatrici primaverili-estive. Illustrata così questa fasi importante, il ciclo vitale resta così costituito da una forma fondatrice gallicola; da una gene- razione partenogenetica attera; da un’altra di alate gamogene- tiche, parallela ad una generazione di attere moltiplicatrici, le quali ultime generazioni lasciano il posto alle forme ora descritte. L. PAVARINO. DeL Guercio G. — Le vicende della fillossera del l:ccio nei terreni aridi e irrigui. (co! precedente, pag. 144-154 e una tavola). L’A., che lavora da anni alla conoscenza della biologia della Phyllorera quercus sorvegliando l’ andamento dell’ insetto sulle piante del leccio, ha potuto vedere che la sua apparizione è molto saltuaria, tanto che, dopo i mesi di maggio e giugno e fino quasi tutto il mese di settembre, non si trovano più pidoc- chi sui lecci o se ne incontrano con estrema rarità e su qualche rarissima pianta soltanto. teca nira O ao 294 PARASSITI ANIMALI Non solo nei terreni scoscesi ed aridi delle colline soleg- giate, durante l’ estate assai difficilmente potè trovare il pidoc- chio, ma sulle piante di leccio maggiormente battute dal sole e su quelle in particolare che si trovano in terreni superficiali ed aridi, vide che anche la generazione primaverile alata, abban- dona in tempo minore la nutrice, per moltiplicare la specie sulle quercie. Mentre gli alati migranti lasciano i rami dei lecci infetti, sui teneri germogli compaiono le larve fondatrici e poi le adulte, cosicchè non vi è affatto bisogno di alati per spiegare la pre- senza della fillossera sui lecci ordinari. Viceversa l'A. ha potuto trovare rami infetti nei luoghi aduggiati, ombrosi e freschi. Cercando di mettere le piante nelle migliori condizioni pos- sibili di vita, fino ad esagerare nelle annaffiature o nelle irriga- zioni, lo stesso autore ha potuto trattenere sulle piante l’ insetto il quale vi si è moltiplicato assai bene dando continuamente atteri moltiplicatori, alati agami e sessuati. Allevando 1’ insetto in aria satura di vapor d’ acqua, le uova resistono benissimo fino a dare le larve, ma i nati vanno a male dopo tre o quattro giorni di vita. Dalle esperienze fatte risultò che le generazioni su piante in terreni irrigui, irrigate e concimate sono assai numerose oltre a non essere più saltuarie, tanto numerose quanto quelle, se non di più, che dalle forme migranti derivano sulle foglie delle quercie. Dalle cose esposte si può desumere che non bisogna con- fondere le generazioni alate, migranti, del leccio comune, con la massa delle altre che si riscontrano nell’ estate, sopra di esso e che alati migranti non sono. Giacchè se gli alati primaverili che partono dal leccio sono gamogenetici, non si dovrebbe far confusione fra migranti veri ed alati, che per l’ufficio che com- piono non possono considerarsi come tali. In conclusione si avrebbe nella fillossera del leccio una spe- cie la quale si presenta con generazioni autoecie, che si svol La ALA PARASSITI ANIMALI 295 gono sulla stessa specie vegetale, o sn diversi individui di essa e serie eferoecie che evoluzionano sopra vegetali diversi speci- ficamente da quelli d’origine. E risulta inoltre che se la specie presentasi con generazioni scarse di numero o saltuarie, ciò sì deve alla natura delle piante, al numero della loro presenza ed alle condizioni nelle quali tutte si trovano. L. PAVARINO. Leonarpi G. — Risultati delle esperienze intese a combattere la mosca dell’ olivo (Dacus oleae Rossi) col metodo proposto dal dott. Mauro De Cillis durante |l anno 1908. (Bo//ett. d. Min. d’Agric. Ind. e Commercio, Anno VIII, Ser. C., Fasc. 2, Roma, 1909, pag. 26-39). Sono esperienze fatte per cura del Ministero di Agricoltura in oliveti della Calabria, delle Puglie e della Toscana. Con esse l’ Autore conferma l’efficacia indiscutibile del me- todo De Cillis, il quale però, per dare i risultati voluti, deve es- sere applicato su un’intera zona coltivata ad olivi, sì che la stessa rimanga per chilometri e chilometri separata da altri centri olivetati e non curati. Quando tale metodo sarà adottato da tutti, non richiederà più di tre o quattro trattamenti così che si pre- senterà relativamente economico, tanto più se verrà adottata la formola meno costosa: con un tal numero piccolo di trattamenti non è neanche a temersi lo sviluppo della fumaggine nè la di- struzione degli insetti utili parassiti e predatori; nel caso però la fumaggine si presentasse, si potrà praticare un'abbondante ir- rorazione con poltiglia bordolese, colla quale si arresterà il pro- cedere della malattia e si darà contemporaneamente maggior forza di vegetazione alla pianta. Durante il corso delle esperienze 1’ Autore ha potuto fare ui iena Ù gr Ù ‘ n de = ° r 296 PARASSITI ANIMALI anche alcune osservazioni che sono in contrasto colle opinioni più accettate sulla mosca dell’olivo e che meritano di essere ri- portate. Non sempre la mosca attacca prima e di preferenza le va- rietà a frutto precoce, qualche volta anzi in Calabria si è veri- ficato il contrario; non sempre l’ infezione ha inizio al piano e nelle regioni che corrono lungo la spiaggia del mare per poi procedere gradatamente verso i colli, qualche volta, pure in Ca- labria, si è verificato l’ opposto. L'Autore dimostra anche l impossibilità pratica e teorica di ottenere l'immunità assoluta delle olive col metodo in uso: quando qualche mosca trova facilmente a nutrirsi di sostanze zuccherine normali, non tocca neanche l’ insetticida offerto e ar- riva a completo sviluppo depositando le ova. Qualche volta ac- cade che l’ uovo depositato dalla mosca rimanga attaccato alla trivella e venga asportato fuori della ferita: si hanno allora le cosidette punture a vuoto. L. MONTEMARTINI. Linpicer L. — Zwei Lorbeerschéadlinge aus der Familie der Schil- dlàuse (Due parassiti dell’ alloro della famiglia dei coccidi). (Sorauer’s Ztschr. f. I’anzenhrankh., Bd. XVIII, 1908, pag. 321-336, con una tavola e due figure). Sono l’Aspidiotus britannicus Newstead, e l’Aonidia lauri (Bouchè) Signoret, che 1’ Autore descrive, dando di ambedue i caratteri e le notizie biologiche più importanti. Come cura consiglia l immersione delle parti ammalate in soluzioni gommose od anche, per l’Aonidia, în acqua pura. Il Newstead consiglia, per l’Aspidiotus, una emulsione di pa- raffina, | L. M, rio PARASSITI ANIMALI 297 Mayer V. — Les sphinx nuisibles à la vigne (Le sfingi dannose alla vite). (Le progrés agricole et viticole, Montpellier, 1909, N. 1, pag. 7-10, con una tavola colorata). Le diverse specie di sfingi sono generalmente un po’ poli- faghe : eccetto la Sph. Euphorbiae e la Sp. Convolvuli che sem- brano quasi localizzate alle euforbie ed ai viluechî, noi vediamo infatti che la sfinge testa di morto indicata come parassita delle patate, vive invece su tutte le solanacee, e la sfinge della vite (Sph. Elpenor; attacca comunemente anche gli Epilobium, i Galium ed altre piante. Tre sono le sfingi che si trovano più di frequente sulle viti e vi diventano alle volte sì numerose da essere causa di danni con- siderevoli: SpA. Elpenor, Sph. celerio e Sph. livornica o li- neata. L'Autore ne dà qui i caratteri specifici, ed osserva che quando le loro larve sì presentano tanto numerose da non es- sere possibile la caccia e distruzione diretta, s? possono combat- tere coll’ uso di calce in polvere cui si aggiunge una decima parte di polvere di piretro. L. MONTEMARTINI PaoLi G. — Intorno a galle causate dalla puntura del Dacus oleae sull’ oliva. (Redia, Giornale di Entomologia, Firenze 1908, vol. V, pag. 27-30). Nella Puglia, sopra una varietà di olive, furono dall’A. os- servate delle punture così singolarmente alterate, da meritare una porticolareggiata descrizione. Mentre la puntura della mosca sulle olive non dà luogo nè a rilievi nè a depressioni sul frutto, e l’ alterazione si limita alle cellule che sono in immediato contatto col canalicolo, prodotto VETO TENPSANA BRIO ll SAR E ALE EOS UCI VOLL he”, 4 298 PARASSITI ANIMALI dalla trivella, la puntura del Dacus produce un’area circolare depressa di 2 mm. circa di diametro, in mezzo alla quale si vede prominente un bitorzoletto di color ruggine di 0,4 - 0,6 mm., nettamente delimitato, di forma generalmente a borsetta. Inoltre l’ alterazione dei tessuti, anzichè limitarsi alle cel- lule circostanti al canalicolo prodotto dalla trivella, si estende formando un nodulo in apparenza suberoso, che sporge sulla superficie dell’ oliva. Si ha dunque la formazione di una vera e propria galla li- mitata nell'interno da un callo di arresto che circoscrive da ogni parte la galla, isolando il tessuto prosoplasmatico che pro- duce il rilievo sulla superficie del frutto. Le galle descritte si vedono solo quando le olive non hanno ancora raggiunto le dimensioni ordinarie e per conseguenza fin- chè il pericarpio è poco sviluppato e assai consistente. Le punture trasformate (nel 1907) in galle furono riscon- trate assai frequenti sulle olive fino a tutto agosto, ma dette punture in generale sono sterili. L’A. ha fatto conoscere le alterazioni suddette perchè si annoveri il Ducus oleae fra gli insetti capaci di produrre galle. L. PAVARINO. A. TrortER. — Due precursori nell’ applicazione degli insetti car- nivori a difesa delle piante coltivato (Redia, Giornale di En- tomologia, Firenze, 1908, Vol. V, pag. 126-132). Sono apparsi di recente due interessanti lavori che riassu- mono la dottrina relativa all’applicazione degli insetti carnivori contro gli insetti che danneggiano le nostre piante coltivate. L’uno del Marchal in Francia, l’altro del Ber/ese in Italia. Secondo il Marchal pare sia stato Le Baron per primo, nel 1871-72, a giovarsi agli Stati Uniti di un insetto parassita PARASSITI ANIMALI 299 < per combatterne un altro dannoso, mentre , quasi contempora- neamente, il Decaux in Francia promosse lo stesso metodo. Il Berlese non cambia sostanzialmente queste date, per cui si ricava che l accertamento del parassitismo tra insetti e in- setti rimonta alle antiche, ma originarie precise osservazioni di Redi (1668), di Vallisnieri (1706), di Reaumur (1738) ecc. ; che maggiori osservazioni si ebbero solo più tardi con gli scritti del Rondani (nel 1848); che specialmente dal 1860 si fecero più numerose osservazioni e che finalmente solo nel 1870 si passò dall’ osservazione al campo pratico. L’A. è lieto di poter far risalire al 1840, e forse avanti, la prima applicazione di insetti carnivori contro insetti fitofagi, se- gnalando il francese Boisgiraud di Poitiers, che intorno al 1840 liberò un viale di pioppi dalla Liparis dispar trasportandovi la Calosomi sycophanta. Nell’ aprile del 1848, la Commissione tecnica della Soczetà d’ incoraggiamento d’ arti e mestieri di Milano propose il pre- mio di una medaglia d’oro, da destinarsi a chi tentasse lo svi- luppo artificiale di qualche specie d’ insetti carnivori, per distrug- gere un’altra specie d’insetti riconosciuti dannosi all’ agricoltura. Rispose all’ appello Antonio Villa, già favorevolmente ri- conosciuto nel mondo dei naturalisti, presentando il 26 dicembre 1844 una memoria scritta, data alle stampe nell’anno successivo. L’opera del Vi//a si ebbe le critiche di ©ar/o Bassi, altro naturalista milanese. Contro le critiche del Bassi insorse G. Stabile, e in seguito il Villa stesso. In conclusione l'applicazione degli insetti carnivori (preda- tori) ebbe precursore il Boisgiraud in Francia prima del 1840, e subito dopo venne esperimentata in Italia dal Villa prima che Le Baron (1871) estendesse l’applicazione ai parassiti endofagi. L. PAVARINO, PARASSITI ANIMALI — AGENTI CHIMICI Mariani G. — Terzo contributo allo studio della cecidologia val- dostana (Aosta, 1909, 20 pagine e 2 figure) (per il secondo contributo veggasi alla precedente pagina 188 di questa Rivista. 3 Sono 48 altre specie trovate nella Valle d’ Aosta, che l’Au- trive descrive in aggiunta alle 174 già trovate e studiate. Alcune di esse sono nuove per l’Italia /Aphis Epilobii sull’ Epilobium montanum, Trioza dispar su un Leontodon, Andricus urnae- formis su Quercus pubescens, Pontania pedunculi sa Salix phy- licifolia, Trioza Urticae sa Urtica urens), altre sono interes- santi per la matrice che attaccano. a Fa termine l’indice alfabetico delle 222 specie descritte in questa e nelle precedenti contribuzioni. L. MONTEMARTINI. MarTEI (di) V. — L'azione nociva della calciocianamide sul man- dorlo. (L'Italia Agricola, Piacenza, 1909, pag. 86-89). L’Autore ha fatto in Sicilia esperienze di concimazione dei mandorli con calciocianamide usata in forme assai diverse. Come per le esperienze fatte dal Francolini sull’ olivo e di cui è detto alla precedente pagina 268 di questa vista, i ri- sultati di queste sono pure negativi. La calciocianamide provoca, in grado più o meno forte, l’es- siccamento delle foglie e la loro caduta. L. MONTEMARTINI. MALATTIE D' INDOLE INCERTA E FISIOLOGICA 30i LauseRT R. — Ràatselhafte Kropfbildungen an Eichen, Birken und Rosenzweigen (Formazioni tubercolose d’ indole incerta sui rami di quercie, di peri e di rose) (Deutsche lan@irtsch. Presse, 1909, Bd. 36, 11 pagine e 8 figure). L’ Autore descrive e figura casi di tubercolosi di rami di quercie, di peri e di rose, di cui non ha potuto rintracciare la causa. Per le quercie dice di avere visto un micelio che però pare saprofita, e dimostra che nessuna delle cause fin’ora riconosciute per formazioni di tubercoli simili, potè essere rintracciata nel caso da lui studiato. Per le rose trovò frequente sui rami ammalati un Phytoptus, la cui presenza però non era costante. Pei peri nessun indizio di nessuna sorta. L. MONTEMARTINI. HoLLRuna. M. — Untersuchungen iiber die Ursache der im staattli- chen Versuchsweinberg Zscheiplitz aufretenden Chlorose (Ri- cerche sulla c/oros: della vite nel vigneto sperimentale di Zscheiplitz) (Landw. Jahrb., 1908, Bd. XXXVII). L’ Autore crede che in questo caso la clorosi sia dovuta ad una nutrizione insufficiente. Il terreno è molto ricco di calce, è vero, ma la piccola quantità di calcio contenuta nelle ‘foglie ammalate dimostra che non si tratta di una intossicazione di calcio. Le foglie ammalate contengono molte sostanze azotate, ma poco amido il che è indice di debole assimilazione. Anche la traspirazione è debole. Si tratta non di mancanza di elementi E Re E e Fa RORTRT VR RA L'SEGI for 705) hi È 302 MALTTIE D' INDOLE FISIOLOGICA — AZIONI TRAUMATICHE 2/0 nutritizi nel terreno, ma di mancata utilizzazione dei medesimi — nella pianta. ica Ciò può dipendere dalle proprietà fisiche del suolo sfavo- revoli alla vegetazione , e si può evitare anche con lavori col- turali che facilitino lo scolo delle acque e la circolazione del- l’aria. L. MONTEMARTINI. DaupPHINE A. — Sur un cas de cohésion foliaire chez le Mahonia (Su un caso di coesione fogliare nella Mahonia). (Bull. d. L. Soc. Bot. d. Fr., 1908, T. LV, p. 696-700, con una figura). Una pianta di Mahonia Aquifolium var. repens che era stata trapiantata e tagliata ed aveva, in seguito a tale opera- zione, perduto le foglie, sviluppò foglie nuove alcune delle quali mostravano la foglietta terminale saldata con una laterale. Si manifestava cioè una tendenza al passaggio dalla foglia com- posta pennata a quella semplice con nervatura palmata. L’ Autore ricorda che Chaveaud ha già osservato anomalie fogliari di Mahonia (con formazione di ascidi) in seguito ad un taglio. 3 Il Lutz a questo proposito ricorda che le azioni traumatiche accidentali o dovute ai tagli, possono provocare fasciazioni, e cita il caso di un Evonymus japonicus che in seguito a taglio presentò quasi tutti ì rami con fasciazioni. L. MONTEMARTINI. FISIOPATOLOGIA 303 Brooks F. T. — Observations on the Biology of Botrytis cinerea (Osservazioni sulla biologia della Botrytis cinerea). {Annals of Botany, 1908, Vol. XXII, pag. 478-487) (veggasi anche alla precedente pagina 220 di questa vista). Discutendo il fatto che le foglie eziolate possono venire di- rettamente infettate e quelle verdi normali no, l’ Autore pre- senta tre ipotesi : o le cellule epidermiche delle foglie eziolate contengono certe sostanze chemotropiche che attraggono il micelio germi- nante e che non si trovano nell’ epidermide delle foglie normali ; o le cellule epidermiche delle foglie normali secernono, attraverso la cuticula, un veleno che neutralizza il veleno segre- gato dal micelio germinante e che non viene elaborato invece dall’ epidermide delle foglie eziolate ; o l’eziolamento trae. con sè una modificazione chimica della parete esterna delle cellule epidermiche , sì che il micelio germinante può penetrare attraverso di essa. Circa le esperienze fatte con piante-ospiti cui si lasciava mancare qualche sale minerale, le conclusioni dell'Autore, già riportate nella nota riassunta alla precedente pagina 220, si ac- cordano con quelle di Marshal Ward per la Puccinia dispersa : la fame o la inanizione dell’ ospite non ha alcuna azione sopra la sua resistenza all’ infezione. L. MONTEMARTINI. 304 NOTE PRATICHE NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1909. Num. 8. - Per liberare le palme, le felci, ece. dalle cocciniglie e dai kermes, sì satura con polvere di piretro' dell’ alcool a 90 gradi, e con uno straccio se ne bagnano i gambi e le foglie sofferenti. lm Dalla Deutsche landwirisch. Presse, 1908. Num. 43. - Per difendere gli abeti dall’ Hy/obius abietis, H. Hornschu consiglia ravvolgere intorno ai rami giovani la stoppa ottenuta dai cascami della macerazione del lino. l m. Dalla levue horticole, 1909, Vol. X, pag. 152. L’ emulsione del petrolio con la farina. Furono fatte esperienze adoperando contro gli afidi emulsione di pe- trolio con la farina, invece del sapone. Sostituendo il sapone con la farina, bisognò aumentare la dose del pe- trolio rispetto all’ acqua — per ottenere un’ azione insetticida, e si è visto che con l’ 11 p. 100 di petrolio, quasi tutti gli insetti furono uccisi. Si è cercato anche di stabilire la quantità di farina da adoperarsi per ottenere un’ emulsione persistente. Ed ecco come bisogna operare secondo M. Macoun: In un recipiente si versano 5 litri di petrolio, poi 500 gr. di farina di qualità scadente o avariata (o il doppio se si vuol conservare l’emulsione per molte ore) e si agita bene; si aggiungono in seguito da 16 a 18 litri di acqna e si agita il tutto durante 5 o 6 minuti; finalmente si versano i rimanenti 40 litri di acqua e l’ emulsione è pronta per essere sommini- strata. : L. Pavarino. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. PUPIMIITA CSM, RU Mento NOA, Jr TTI VAI 1 va TARE Ta PRSSDA f } È Ù — Rivista di Patologia Vegetale DI DIRETTA DAL vr Pali | Dorr. LurGr MONTEMARINI Vi: libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia UA his 3 4 TA LRSTC : pt P, MRI . plica in soluzione acquosa al 10-30 p. cento, durante l’inverno e col) muni pompe irroratrici munite di getto un po’ lungo. Dal Raccoglitore, Padova, 1909, N. 7. il perfosfato petroliato (perfosfato mescolato con petrolio greggio nella: De proporzione di 3-4 litri per ogni quintale di concime). Ora a Lonigo si fabbrica anche, con un rifiuto della fabbricazione dell’estratto fenicato di x tabacco, un concime speciale che è anche efficacemente insettifugo. lm. È da 4 È vi 4 | “ — —»+-—=z=z24«»>——_ . ba Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. l par v VR Li, N o tei — Rivista di Patologia Vegetale E 1° Anno III È 1 luglio 1909, Num. 22. DIRETTA DAL Dott. Lurer MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia. Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLopp ‘ (Magyar-Ovar - Ungheria) - D S. Horr (Nishigahara-Tokio) - M. ALPINE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indice del fascicolo N. 22. BeRGAMASCO G. — Il mal bianco della quercia nei dintorni di Na- poli SERERATI È 5 BERLESE A. — La Prospaltalla Berlesei How., endofago della Dia- spis pentagona ; Briosi G. e FARNETI R. — Intorno alla causa della Morìa dei ca- stagni (Male dell’Inchiostro) ed ai mezzi per combatterla Cusoni G. e PeTtRrI L. — Sopra una EFrisifacea parassita del pesco in rapporto col nuovo oidio delle quercie FERRARIS T. — Sieroterapia vegetale, ossia processi di immunizza- zione delle piante contro i parassiti col metodo della cura interna Idem -— Trattato di patologia e terapia vegetale ad uso delle scuole d’agricoltura: I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili Idem — Osservazioni sulla morfologia dell’Oidio delle Quercie FRANCESCHINI F. — I nuovi mezzi di lotta contro la Diaspis pen- tagona 5 7 ; À : ; i Henry E. — La malattia dei castagni hegli Stati-Uniti ed in Europa SaLvastano L. — Note di patologia arborea _ Idem — I precursori della patologia vegetale Note partiche cr —t'° we Pag. 344 » 350 » 337 » 344 » 347 » 347 dI MIA » 351 » 345 » 348 » 349 » 352 E I: iv RE ro a (20: set lens, a sE Pu a e - * 1% VALAIS JUL 31 1909 Rivista di Patologia Vegetale ANNO III. 1 luglio 1909 NUM. 22. Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dott. Luci MoNTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. PARASSITI VEGETALI Briosi G. e FarnETI R. — Intorno alla causa della Moria dei castagni (Male dell’Inchiostro) ed ai mezzi per combatterla. (Istituto Botanico e Laboratorio Crittogamico, Pavia, 1909). Nel luglio del 1907 pubblicammo una prima. nota pre minare sulla Moria der castagni detta Male dell’Inchiostro, cì. uccide la più importante delle nostre piante forestali, dalla quale traggono il principale alimento la maggior parte delle popolazioni montane. Il Male dell’Inchiostro ha di già distrutto intere selve, producendo danni che si contano a diecine di mi- lioni di lire, e minacciandone ancora dei maggiori col suo largo e rapido diffondersi. In quella nota dimostrammo, in base ad osservazioni e studi fatti sopra materiale raccolto in Toscana : 1°. che la causa della Morda dei castagni era parassi- taria e non fisiologica come generalmente si ritiene ; 2°. che l’infezione proveniva non dalla radice, come co- munemente si afferma, ma dalla parte aerea della pianta, e che nelle radici il male si diffonde con andamento centrifugo; 3° che nei giovani polloni la malattia si manifesta LIBRAR) NEW YORK BOTANICAL GARDEN. 338 PARASSITI VEGETALI con una specie di cancro prodotto da un micete che noi de- scrivemmo dandogli il nome di Coryneum perniciosum. Nuove ricerche da noi fatte ora in castagneti malati dei territori di Pinerolo, di Pontremoli e di Savona confermano non solo quanto si disse nella detta nota, ma ci hanno rivelato fatti nuovi i quali risolvono, a mente nostra, il gravissimo problema di questa malattia tanto dal lato eziologico, quanto da quello profilattico e curativo. Non appena terminate le ricerche in corso pubblicheremo la memoria particolareggiata, col corredo di tavole e fotografie, nella quale dimostreremo quanto noi qui in succinto affer- miamo, e sino da ora crediamo utile rendere di pubblica ragione; imperocchè alcuni dei risultati ottenuti permettono di trarre pratiche deduzioni circa la profilassi e la cura di questo morbo che reca ai castagneti danni paragonabili a quelli della filossera nei vigneti. Noi possiamo per intanto annunciare quanto segue. 1°. Nel Piemonte, nella Lunigiana e nella Liguria la malattia presenta gli stessi caratteri da noi riscontrati nelle selve della Toscana. Essa è dovuta ad una micosi, od infezione crittogamica, dei rami, del tronco e delle radici. 2°. L’ infezione della pianta ha luogo attraverso le len- ticelle, talora anche per mezzo di lesioni traumatiche, pro- dotte spesso da insetti. 3°. L’ infezione attraverso la corteccia procede a quanto sembra lentamente, ma raggiunta la zona cambiale essa si propaga celeramente; ed in pochi anni può scendere dalle estre- mità dei rami, anche in alberi altissimi, fino alle radici. 4°. La cancrena che non solo invade la corteccia, ma penetra nel legno, poco si estende al disopra del punto d’ at- tacco e poco in senso trasverso, ma rapida scende nel senso PARASSITI VEGETALI 339 dell’asse dei rami e del tronco, sui quali forma striscie depresse livide, strette, più o meno lunghe, talora lunghissime, che si allargano coll’ingrossarsi dell'organo sul quale scorrono, e sono dovute alla necrosi dei tessuti. 5°, Tanto nei fusti che nei rami tuttora ricoperti d> corteccia liscia, come nei polloni, la malattia si manifesta con le depressioni cancrenose sopradette, ma nei tronchi annosi il male non si scorge esternamente; bisogna levare la grossa cor- teccia per avvertirlo. Nelle radici pure da principio poco o punto si avverte al- l’esterno, ma se si tagliano vi sì osserva un anello sottile, bru- niccio, in corrispondenza della zona cambiale; anello che va facendosi sempre più scuro col progredire del male. Più tardi la corteccia annerisce e si stacca dal legno il quale prende un colore giallognolo o brunastro; in fine tutto si disgrega e va in sfacelo. | 6°. L'infezione generalmente non incomincia nei rami vecchi o nei tronchi coperti da corteccia grossa, ma s’ inizia nel rami giovani ove la corteccia è tuttora liscia e verde, onde dal colore livido e dalle depressioni che in questa si producono il male si rende manifesto. 7°. La depressione cancrenosa si allunga e scende con- tinuamente senza arrestarsi. Qualche volta. la corteccia del cancro, morta e disseccata, si screpola e fende, ma ciò pare dovuto più alla natura della causa traumatica, che ha favorito l’ infezione, che non all’ azione del processo cancrenoso. 8°. Le ferite prodotte da insetti o da cause trauma- tiche possono favorire l'infezione ma non ne sono mai la causa; se la crittogama parassita non le invade, esse si cicatrizzano lasciando i tessuti sottostanti perfettamente sani. 340 PARASSITI VEGETALI 9°. Negli alberi d’alto fusto, l’infezione avviene gene- ralmente nei rami della chioma, ma qualche volta pure nei rimessiticci che nascono al piede del tronco. 10°. Nei polloni dei cedui a ceppaia le depressioni can- crenose si formano di solito al pedale, ma non di rado anche più sopra, sino a qualche metro d’ altezza. ° 11°. Negli alberi d’alto fusto, se parecchi sono i rami attaccati, le striscie cancrenose, che su essi si formano, scen- dendo confluiscono fra loro nei rami più grossi, e da questi spesso nel tronco e nella radice, determinando la morte dell’ intero albero. 12°. L’ infezione arrivata alla radice dapprima invade ed ammorba solo la parte che corrisponde al soprastante settore malato del fusto. Le radici su questo lato vedonsi tutte morenti o morte, mentre quelle corrispondenti alla parte del tronco non ancora malata trovansi sane e vegete. E tali possono queste ri- manere per lungo tempo non ostante il contatto colle infette; il che pure comprova come il male venga sempre dall’ alto. 13° Le depressioni cancrenose si ricoprono dopo qualche tempo di numerose verrucchette che erompono dalla corteccia e sono costituite dallo stroma del fungo parassita. Questo ul- timo si presenta sotto forma conidica, picnidica ed ascofora ; forme che si trovano talora insieme sullo stesso cancro, anzi le due ultime vedonsi non di rado riunite nello stesso stroma, formato da un unico micelio. 14°. La forma conidica, già da noi descritta 4) è il Coryneum perniciosum Briosi e Farneti *); la forma picnidica i) Vedi prima nota: Sulla Morìa dei castagni ecc. ?) Coryneum perniciosum Briosi e Farneti, in Atti del KR. Istituto Bo- tanico di Pavia; ser. II. vol. XIII, pag. 291-298. — Acervulis pulvinatis, erum- PARASSITI VEGETALI 341 il Fusicoccum perniciosum n. sp. !) e la forma ascofora la Melanconis perniciosa n. sp. *). Quando si conoscerà perfettamente la biologia del paras- sita, specie in rapporto alla pianta che lo ospita, si potrà in- dagare se sonvi mezzi e metodi per combatterlo direttamente ; per ora bisogna ricorrere alla lotta indiretta che riuscirà non meno efficace perchè se fatta con metodo e costanza varrà a salvarci la maggior parte delle piante malate e, quel che è più, a porre valido ostacolo alla diffusione del morbo ed a con- tenerlo. A tale scopo si devono fare visite accurate ai castagneti sospetti per scoprire le infezioni fino dal loro primo apparire, e per stabilire i limiti delle aree di già invase; contrasse- segnando con esattezza tutte le piante infette. pentibus, atris; conidiis clavatis vel clavato fusoideis, fuscis, 40-50X13-15 H.; basidiis filiformibus, fasciculatis, paraphysibus intermixtis, conidia supe- rantibus. In cortice Castaneae species haec parasitica, morbum Morìa dei Casta- gni vel Male dell’ Inchiostro provocans. !) Fusicoccum perniciosum n. sp. Stromatibus sparsis, majusculis, inuato-erumpentibus, depresso pulvinatis, verruculosis, fuligineis, plurilocularibus ; sporulis oblongo-fusoideis, hyalinis, continuis, utrinque obtusiusculis, intus granuloso-multiguttulatis, 56-66X11- 13 K.; basidiis acicularibus, dimidio brevioribus. In corticie Castaneae species haec parasitica, morbum Morìa dei castagni vel Male dell’ Inchiostro provocans. 2) Melanconis perniciosa n. sp. — Pseudostromatibus sparsis, maiu- sculis, peridermio pustulato tectis, deinde erumpentibus, peritheciis aggregatis, irregulariter sparsis vel subcircinantibus, majusculis, ovatis, in colla con- vergentia attenuatis; ascis eylindraceis, stipitatis, 150-160 HM. longis; para- physibus filiformibus, ascos longe superantibus; sporidiis octomis, monostichis, raro distichis, elliptico-oblongis, hyalinis, medio didymis, parum constrictis, utrinque obtusiusculis, 35-38X15-18 k. In cortice Castaneae species haec parasitica , morbum Morìa dei Ca- stagni vel Male dell’Inchiostro provocans. SITAONT IA 342 PARASSITI VEGETALI I castagni malati si avvertono anche a distanza, sia per il precoce ingiallire delle foglie, sia per l’essiccare dei rami. Se questi fenomeni devono sempre eccitare 1’ attenzione di chi ha la cura del bosco, non sono peraltro sintomo sicuro per indicare che una pianta è affetta da Morìa; anzi ciò si dovrà escludere quando non vi si trovano le depressioni cancre- nose caratteristiche. Le piante si cureranno amputando i rami ed i tronchi infetti e scarificando le ceppe, quando il male le abbia rag- giunte ma non ancora fortemente invase. Se l’ infezione delle ceppe fosse molto estesa converrebbe per prudenza sradicarle. Le ceppe, le corteccie, i rami ed i tronchi tagliati deb- bonsi distruggere. Potrebbero anche essere utilizzati, in luoghi poco distanti dal bosco, come combustibile o per la carbonizza- zione. Si dovrà peraltro evitare di strascinare il legname per terra onde non staccare gli acervoli del parassita, aderenti alle cor- teccie, e disseminarli. I tagli e le ferite vanno disinfettate immediatamente con sostanze anticrittogamiche e preservatrici del legno. Per i boschi sottoposti a vincolo forestale, l’autorità deve accordare il permesso di procedere alla potatura, alla recisione dei tronchi ed anche all’atterramento delle piante malate, in qualunque luogo ed in qualunque stagione. Prima di procedere all’ amputazione dei rami malati bi- sogna accertarsi bene fino a quale punto il morbo sia in essi disceso, perchè il ramo dovrà amputarsi almeno 30 o 40 cen- timetri più sotto. Nei grossi rami e nei tronchi ricoperti da ritidoma (vecchia corteccia) per accertarsi fino dove la cancrena arriva biso- gnerà praticare delle tacche nella corteccia e nel legno. Sta- RE NEL LORI RT e (tan peso PI PARASSITI VEGETALI 343 bilito il limite più basso al quale è giunta l’infezione si deve amputare il grosso ramo o recidere il tronco pure a 30 o 40 centimetri più sotto. Se il male raggiunge il pedale dell’albero si dovrà ta- gliare il tronco alla base come si è detto, e scarificare la ceppa finchè si trova la corteccia ed il legno sano. Nel caso di giovani piante o di polloni con limitata in- fezione si potrebbe con un coltello fare superiormente ed ai lati del cancro una profonda incisione; indi staccare la corteccia in modo da mettere a nudo il legno sottostante, e cio fino a 10 o 15 centimetri sotto il punto più basso a cui il male giunge. Se anche il legno sottostante si mostra alterato, va scarificato per asportarne la parte infetta, e la ferita va accuratamente disinfettata. Per la disinfezione si possono sperimentare le seguenti sostanze da applicarsi con apposito pennello: 1° Soluzione satura di solfato di rame; 22 Soluzione di tannato di protossido di ferro; 32 Soluzione acida di solfato ferroso, così preparata : si mettono 4 o 5 chilogrammi di solfato ferroso del commercio (vetriolo verde) entro un vaso di terra o di legno e vi si versa a poco a poco un decilitro di acido solforico a 56° B. Il tutto poi si allunga con 10 litri di acqua bollente e si mescola fino a completa soluzione. Altre sostanze o miscele anticrittogamiche si potranno tentare, ma in ciò l’esperienza pratica sarà la migliore maestra. ud PARASSITI VEGETALI Bergamasco G. — Il mal bianco della quercia nei dintorni di Na- poli (Bull. d. Soc. Bot. Jtaliana, 1909. N. 2, pag. 37-88). L'Autore segnala la presenza di questa malattia delle quer- cie nei dintorni di Napoli. Crede trattarsi dell’ Oidium querci- num Thiim., però si riserva fare ulteriori studî. L. MONTEMARTINI Cuponi G. e Perri L. — Sopra una Frisifacea parassita del pesco in rapporto col nuovo oidio delle quercie (Rend. R. Accad. Lincei, Vol. XVIII, 1909, pag. 325-326). Da Fermo e da Albano Laziale vennero mandati in esame alla R. Stazione di Patalogia Vegetale di Roma rametti di pesco attaccati da una Sphaerotheca diversa, per le dimensioni dei periteci, degli aschi e delle spore (più piccoli tutti), dalla co- mune Sph. pannosa Lév. e presentante invece qualche affinità morfologica colla Sph. lanestris Harkn. della Quercus Agrifoliae. Gli autori, avendo osservato nelle stesse località molte quer- cie attaccate dall’ oidio che quest’ anno si è tanto diffuso e di cui si parla in parecchi dei precedenti fascicoli di questa Rivista, esprimono qui il dubbio trattarsi di forma ascofora dell’ Oidic medesimo, che apparterrebbe in tal caso ad una specie eteroecia. L. MONTEMARTINI. FerRrARIS T. — 0@sservazioni sulla morfologia dell’ Qidio delle Quercie (Annales Mycologici, Berlin, 1909, Vol. VII, pagina 62-73, con una tavola) (nota preliminare). L’Autore raccoglie tutte le notizie che si hanno su questo parassita delle quercie e sulla sua improvvisa e rapida diffusione nello scorso anno. Ricorda, insieme a parecchi altri, i lavori già riassunti nei fascicoli precedenti di questa vista, sopra tale malattia (mal bianco) delle quercie. Studia poi dettagliatamente i caratteri botanici del fungo, PARASSITI VEGETALI 345 mettendo in rilievo la presenza, sulle ife vegetative giovani, di corpicciuoli piriformi jalini, con parete fortemente ispessita e molto rifrangente, del diametro di 9 a 12 micromill. (più grossi quindi delle ife sulle quali sono inseriti), aventi forse la funzione gi organi ibernanti. Sulla base di tale studio botanico, l'Autore esclude trattarsi nè dell’Oidium candidum, nè dell’obduetum, nè del japonicum, che tutti furono trovati sulle quercie. Crede invece potere rife- rire la specie in parola all’ Oidium quercinum Thimen, di cui però fa ad interim una varietà distinta per la quale, data la presenza delle gemme sopra menzionate, propone il nome var. gemmiparum. Quanto alla forma ascofora, escluso che si tratti della /y/- lactinia corylea e della Microsphaera Alni, Autore non crede si possa riferire alla specie in esame nessuna delle Sphaerotheca, Erysiphe e Uncinula finora trovate sulle quercie. Esamina an- che le Microsphaera che attaccano queste piante, e si ferma alla M. densissima Peck, e alla M. quercina (Schn.) Sacc., e per la struttura del micelio crede si tratti della prima. Comè mezzi di lotta, dove non sono possibili le solforazioni, si può consigliare la coltivazione di quercie resistenti alla ma- lattia come: Quercus sessiliflora, Q. coccifera, Q. Ilex, Q. suber, Q. rubra, Q. palustris, ecc. L. MONTEMARTINI. Hexry E. — La maladie des cathaigniers aux États-Unis et en . Europe (La malattia dei castagni negli Stati Uniti ed in Eurora) (Bull. d. s. d. l° Soc. di Sc. d. Nancy, 1909, 11 pagine). L'Autore esamina la nuova e dannosissima malattia dei ca- stagni negli Stati Uniti e la confronta con quella che in Europa è nota sotto il nome di male dell'inchiostro. Negli Stati Uniti la malattia è dovuta alla Diaporthe pa- 346 PARASSITI VEGETALI rasitica, fungo che attacca i rami (prima i giovani e poi i più grossi), penetrando in essi attraverso le fessure della corteccia e invadendone tutt’intorno la corteccia e la zona cambiale, sì da circondare ad anello i rami stessi, e provocando l’avvizzimento e la morte della parte superiore. In due anni anche i rami più grossi possono essere in tal modo uccisi, come se si facesse alla loro base una profonda incisione annulare. Le spore del fungo sono propagate dal vento, dagli insetti, o dagli stessi operai che compiono i lavori di potatura. bi In Europa invece la malattia attacca la base degli alberi ed è dovuta all’alterazione delle radici colpite da una specie di cancrena umida che provoca la secrezione di un prodotto tan- nico che annerisce col ferro contenuto nel terreno. Molti studî sì hanno su questa malattia e 1’ Autore. si accosta all’ idea del D. Camara Pestana già riassunta alla pagina 817 del II volume di questa Rivista, secondo il quale si tratterebbe di trasfor- mazione dei funghi delle micorize da commensali in parassiti, in seguito a mancanza di nitrificazione e di principî fertilizzanti nel terreno. L’Autore non crede dunque si tratti di una malattia paras- sitaria ed appoggia questo suo modo di vedere al fatto che in certi casi si è ottenuta la guarigione della malattia fornendo alle piante ammalate una conveniente concimazione. È però a ricordarsi la precedente pubblicazione di Briosi e Farneti (veggasi anche alla precedente pagina 216 di questa /- vista), secondo i quali anche la malattia dei castagni in Europa è di natura parassitaria e dovuta ad un Coryneum (C. perni CIOSUM). L. MONTEMARTNI 4 5 GENERALITÀ 347 FeRrRARIS T. — Sieroterapia vegetale, ossia processi di immuniz- zazione delle piante contro i parassiti col metodo della cura interna (Antologia Agraria, Alba, 1907, 17 pagine). L'Autore passa in succinta sassegna i tentativi finora fatti per una terapia interna delle piante ammalate ed espone le esperienze dei varî autori coi loro risultati. Tiene separati tra loro : 1) i tentativi diimmunizzazione con introduzione di virus attenuati, sieri, ecc. (sieroterapia, come hanno tentato Beauverie e Ray); 2) i tentativi di immunizzazione col far assorbire alle piante sostanze nocive ai parassiti (terapia interna), sia fornen- dole alle radici (come ha fatto il Pichi), sia iniettandole diret- tamente nella pianta (come hanno tentato Hartig, Berlese, Mar. shall, Mokrzecki ed altri); 3) i tentativi di immunizzazione col far assorbire alle piante sostanze nutritive a scopo ricostituente, come provarono Mokrzecki e Schenyrjov. Dall'esame dei tentativi fatti, l’ Autore mentre è indotto a dubitare dell’efficacia di una cura per mezzo di sieri, crede che per certe malattie (specialmente per quelle dovute a mancanza di dati elementi nel terreno, come la clorosi non parassitaria) possa rappresentare un buon mezzo di cura l'iniezione di certi composti chimici. L. MONTEMARTINI. FERRARIS T. — Trattato di patologia e terapia vegetale ad uso delle scuole d’ agricoltura: I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili (Alba, 1909, fasc. I). E malattia qualunque alterazione che possa sopravvenire al normale funzionamento delle parti di un organismo. Quanto più complessi sono gli organismi, tanto più numerose sono le ma- 348 GENERALITÀ lattie che essi possono presentare, le quali possono avere le cause determinanti più diverse, parassitarie (parassiti animali, o vege- tali), e non parassitarie (condizioni del terreno, agenti atmosfe- rici, traumi, cause interne, ecc.). 1 Compito della patologia vegetale è studiare le varie malattie dei vegetali specialmente coltivati, indagarne le cause e gli effetti, tentarne i rimedî, constatare le condizioni nelle quali esse più facilmente si presentano e si diffondono. Dopo una buona introduzione nella quale riassume le idee generali più recenti sopra questi varî argomenti e fa anche un po’ di storia della fitopatologia, l'Autore comincia in questo fa- scicolo (che è il primo di un volume di 600 pagine, con oltre 200 figure, il quale verrà tutto pubblicato entro il corrente anno) lo studio dei parassiti vegetali, cominciando dai meno evoluti e soffermandosi specialmente sulla //asmodiophora Bras- sice, sulla P/. Alni e sul Bacillus Oleae {tubercolosi dell'olivo), a proposito dei quali espone anche quanto può praticamente interessare sulla biologia dei mixcomiceti e dei bacterî parassiti. Le figure sono in parte originali ed in parte prese dai ni- gliori autori moderni. Il libro potrà essere molto utile a diffondere nelle scuole agrarie le nozioni fondamentali più importanti sulle malattie e delle piante. L. MONTEMARTINI. Savasrano L. — Note di patologia arborea. XXII-XXXI. (Bull. dell’Arbroic. Italiana, Napoli, 1908, 16 pagine) (veggasi anche alla pagina 821 del secondo volume di questa - vista). Una di queste note fu già riassunta alla pagina 173 del se- condo volume di questa Rivista, le altre riguardano i seguenti argomenti : 23. Casi di patologia agrumaria; con descrizione di casi di insolazione, di apoplessia, di scottatura di frutti vicino a terra, er / va MC Cz ult” », y E GENERALITÀ 349 melata di limoni, ecc. L'Autore ha anche osservato che quando certi frutti sono lasciati sugli alberi e vi rimangono all’epoca del nuovo germogliamento , cedono ai rami nuovi in sviluppo una parte dei loro succhi e seccano, per poi rinvenire e ri- prendere il loro turgore quando è finita la formazione delle nuove foglie. 24. Casi di insolazione nei fruttiferi e nei silvani nel 1907, osservati su fichi, viti, ciliegi, noci, peschi, albicocchi, pini, ecc. nella penisola Sorrentina. 25. Clorosi nelle viti bianche e rosse, che l’ Autore crede di natura costituzionale perchè sporadica in mezzo a vigneti in condizioni uniformi di vegetazione. 26. Sulla caduta repentina di un ontano dovuta a carie delle radici. 27-29. Acclimazione della peronospora nella penisola Sor- rentina dove le condizioni climateriche ne rendevano difficile lo sviluppo, epoca di sua comparsa e pericolo che rappresenta. 80. Sulla non trasmissibilità del bacillo della tubercolosi dell’olivo all’oleandro o ad altre piante. 31. Rossore delle viti, dovuto al prolungarsi di un autunno mite e secco nel 1907. L. MONTEMARTINI. Savastano L. — I precursori della patologia vegetale. Prolusione (col precedente, Napoli, 1909, 2 pagine). L’Autore espone le scarse cognizioni di patologia vegetale che si possono trovare negli autori greci, latini, bizantini, presso gli arabi, in Leonardo da Vinci, in Galilei, in Malpighi ed an- che nella Divina Commedia. L. M. 350 PARASSITI ANIMALI BerLEsE A. — La Prospaltella Berlesei How., endofago della Diaspis pentagona (Relazione alla Società Agraria di Lombardia, Bw//. dell’ Agricoltura, Milano, 1909, N. 20-22, con cinque figure). L'Autore dopo avere accennato alla diffusione varia che hanno assunto le singole specie di Diaspidi attaccanti le diverse piante e dalla grande diffusione della Diaspis del gelso, afferma che questa è dovuta al fatto che venne importato in Italia il paras- sita senza il suo speciale nemico che ha invece nella sua patria. La Cocciniglia dell’ evonimo (Chionaspis evonymi). trova infatti, dovunque viene importata, un nemico naturale in un en- dofago comune a mclte altre cocciniglie : 1’ Aspidiotiphagus citri- nus. Così pure la Cocciniglia dei pioppi (Aspidiotus betulae) trova un argine, nella sua diffusione, in altro endofago comune. Per la Diaspis del gelso invece nessuno degli endofagi no- strali ha potuto costituire un ostacolo, perchè nessuno si è ad essa adattato. Nè, per ragioni inerenti alla loro stessa natura, possono divenire potenti mezzi di distruzione i Chilocorus ed altri insetti congeneri predatori i quali divorano le larve delle cocciniglie anche nostrali, ma non si moltiplicano in modo tale da controbilanciare in alcuna guisa la rapida invasione del pa- rassita in parola. Così è che questo ha potuto in Europa assu- mere diffusione tale che già aveva indotto l’ Autore a pensare all’ esistenza nell’ estremo Oriente, donde esso proviene e dove non è tanto dannoso, di un suo nemico speciale. L'ipotesi. dell'Autore venne di recente confermata dalla sco- perta in America di una piccola vespa (che venne descritta col nome di Prospaltella Berlesei), non più lunga di tre quarti circa di millimetro, che depone le sue ova nel corpo della Dia- spis, provocandone in tal modo la morte. L'Autore dopo averne dato una minuta descrizione ed averne esposto la biologia, parla della sua introduzione in Italia, dei varî centri di diffusione che se ne sono fatti e delle speranze che si possono su di essa fondare. È 3 PARASSITI ANIMALI SI. 351 Non crede si possa vederne l’ effetto utile generalmente se non fra tre o quattro anni; ma quanto al risultato finale non dubita che la Diaspîs pentagona dal giorno in cui la prima Prospaltella è stata introdotta in Italia abbia visto segnata la condanna del suo incontrastato diffondersi. L. MONTEMARTINI. FrancescHINI F. — I nuovi mezzi di lotta contro la Diaspis pen- tagona. Gli insetticidi (col precedente, N. 24). Premesso che le speranze fondate sulla Prospaltella di cui nella precedente pubblicazione non devono far dimenticare e trascurare la lotta a mezzo degli insetticidi, l'Autore dà notizia di alcune formole che si possono adottare per rendere più pra- tica l’emulsione ufficiale (di cui a pagina 1 del IT Volume di questa Rivista) per renderla più pratica. Alla soda Solway si può sostituire il sale di cucina che costa meno e che permette di abbassare il tenore dell’ olio pe- sante al 6 per 100. L'olio pesante può essere reso meno denso coll’aggiunta di piccole quantità (un decimo circa) di olii più leggeri come quello di pesce, trementina, ecc. L'emulsione final- mente può essere resa più suddivisa coll’ aggiunta di un etto- grammo di farina per ogni ettolitro di liquido. Le miscele a base di petrolio nero si potrebbero fare anche colla sola aggiunta . di farina, risparmiando il sale di cucina. L. MONTEMARTINI. 352 NOTE PRATICHF a NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1909, N. 18. Per combattere la nottua delle viti (Agrotis Aquilina), T. Silva con- siglia di dare la caccia diretta ai bruchi cercandoli nel terreno vicino ai ceppi, dove essi si nascondono di giorno per uscire la notte a rodere i teneri germogli. Si può anche vangare il terreno invaso e spandere intorno ad ogni ceppo, sotto i filari, una soluzione di solfocarbonato di potassio al 10 per 100. Per combattere i bruchi quando sono già sui tralci, si può u- sare l’ emulsione di sapone e petrolio (si scioglie un chilo di sapone nero in 10 litri di acqua calda, si aggiungono, agitando, 4 litri di petrolio, e si allunga poi il tutto con acqua fino a 100 litri), oppure una miscela fatta con un chilo di sapone nero e mezzo di solfuro di potassio in 100 litri dl acqua. N. 24. — C. Borghi ricorda l’ efficacia dei sali arsenicali nella lotta contro la tignola della vite. Alla scuola di viticoltura di Neustadt si usa aggiungere 150 grammi di verde di Schweinfart per ogni ettolitro di pol- tiglia bordolese. Bisogna usare molte precauzioni e limitare le irrorazioni solamente al periodo antecedente alla fioritura onde evitare che resti av- velenato il vino. l. m. Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1909. N. 9. — Per combattere la bolla del pesco, Z. Camertoni consiglia ac- curate e ripetute irrorazioni colla seguente miscela: acqua litri 100; sol- fato di rame chil. 1; calce viva chil. 0,5; cloruro ammonico chil. 0,1. Per combattere le tignuole delle piante, specialmente quelle dei meli e della vite, si consiglia la seguente formula di insetticida arsenicale, ado- perata anche dal Vermorel: si sciolgono 400 grammi di arsenicato di soda in 10 litri di acqua, e, in altro recipiente, 400 grammi di solfato di ferro pure in 10 litri di acqua; indi si versa a poco a poco quest’ ultima solu- zione nella prima fino a che il liquido colora decisamente in bleu le car- tine ferricianuro potassico. Allora si agginnge altr acqua fino al volume di 100 litri. Il liquido così ottenuto inverdisce all’ aria per la formazione di arseniato ferroso-ferrico, e contiene anche idrato ferrico, che è il mi- glior contravveleno dell’arsenico. lm. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. dm tnt > Anno MS 15 Ottobre. 1909, Num. ‘28-24. - Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dorr. Lurcr MONTEMARTINI libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia . Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio | (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELrison (Dublino) - Prof. A. KRoLoPP (Magyar-Oyar - Ungheria) - D." S. Horkr (Nishigahara-Tokio) - ___M. Aupinr (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Miami-Florida). Indici della III" Annata ABBONAMENTO ANNUO L. 12. Le prime tre annate sono cedute a L. 33. Mattei, Speroni & C., editori PAMIA.: i A di, 9) ‘29 A LULU +1 190UI INDICE PER MATERIA INDICE PER MATERTA Originali. Cavara F. — Danneggiamenti della Liparis dispar L. alle Su- ghere della Sardegna ; 7 ; - È 5 < Briosi G. e Farneti R. — Intorno alla causa della moria dei castagni (male dell’inchiostro) ed ai mezzi per combatterla DeL Guercio G. — Intorno a due nuovi generi e tre nuove spe- cie di afidi in California - FeRBARIS T. — Note fitopatologiche. 1° Seccume ed annerimento delle foglie del fagiuolo nano (Phasaeolus vulgaris L. var. nanus L.) prodotto da Alternaria Brassicae (Berk.) Sace. f. Phasaeoli P. Brun. Id. — Note fitopatologiche. 2° Osservazioni preliminari intorno ‘al marciume violetto delle radici di olmo, determinato dal- l’azione del gaz illuminante Fiori A. — Sopra alcune alterazioni della radice del pesco 5 MoxreMaRTINI L. — La screpolatura del granoturco Poprstà D. — Sulla frequenza del Vesperus ratarti (Malsaut) in Liguria . . È - . : ; SoLLa R. -- Sviluppo della Patologia vegetale negli ultimi de- cenni e sua importanza per le scienze affini WestERDIJK J. — Associazione internazionale di botanici. Ufficio per la distribuzione delle colture delle muffe Generalità. AppeL G. — Esempi per lo studio microscopico delle malattie delle piante : Lie - Id, — Contributi alla conoscenza delle patate e delle loro ma- lattie . II. : 3 AppPeL e KreItz W. — Stato attuale delle nostre cognizioni sulle malattie delle patate e sul modo per combatterle BraRENS J. — Relazione sull’ attività della Stazione Agraria di Berlino nell’anno 1907. 2 : - : % Pag. » » 209 337 328 241 273 81 97 49 98 IV INDICE PER MATERIÀ Briost G. — Rassegna crittogamica per il primo semestre 1907, con notizie sul carbone e la carie dei cereali — BurLer E. J. — Relazione della sezione micologica del Ministero di Agricoltura in India, per gli anni 1905-06 e 1906-7 Cavazza D. — Annali dell’Ufficio Provinciale di Agricoltura di Bologna: Anno. PX, 4F908: 1 Stereo re ri CLinton G. P. — Note sulle malattie dovute a funghi ecc. nel 1907. Notizie generali sulle malattie sopra riportate . Cuponi G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate du- rante il biennio 1906-907 Dumazret A. — La Stazione Entomologica di Rennes Fawogrt H. S. — Relazione dell’assistente di patologia vegetale FerraRIS T. — Sieroterapia vegetale, ossia processi di immuniz- zazione delle piante contro i parassiti col metodo della cura interna è - ; 5 : Id. — Trattato di patologia e terapia vegetale ad uso delle scuole d’agricoltura: i parassiti vegetali delle piante coltivate od utili Gaporro L. — Relazione annuale sul gabinetto di patologia ve- getale di Casalmonferrato, per l’anno 1906-907 Id. — Note ed appunti sui malanni delle nostre colture. — Relazione annuale del Gabinetto di Patologia Vegetale: anno 1907 908 = . È - È è HaLsreD B. D. — Relazione della Sezione Botanica della Stazione Sperimentale Agraria di New Yersey per l’ anno 1907 HerRrIcx G. W. — Come combattere gli insetti dannosi e le malattie delle piante Jones S. R. e Gppixes N. J. — Le malattie delle piante nel Vermont nel 1906 È Kern Fr. D- — Le malattie delle piante in Indiana durante il 1906 3 È C . Krilser F. e Ròria G. — Malattie delle piante coltivate ed or- namentali ! Orrox N. A. — Il Gossypium Barbadense: coltivazione, perfe- zionamento e malattie ; 3 : a ; PrecLIon V. — Sulla lotta contro alcune avversità delle piante erbacee considerate in relazione col regime colturale RoLrs P. H. — Malattie dei pomodori Savasrano L. — Note di patologia arborea, XXII-XXX » » » » » 225 161 JR 113 114 65 3470 347 81 285 145 145 146 51 129 51 114 98 348 M i va fn MES "0 ALITO UTI ha MO } Sile irati "i “di ra ST9Io RA TRO l pe ‘ fr Gil Va d ld ala arri < È 4 INDICE PER MATERIA V Sora R. — Sviluppo della Patologia Vegetale negli ultimi de- cennî e sua importanza per le scienze affini . Pag. 1 Soraugr P. — Trattato delle malattie delle piante » 180-254 Swra R. E. — Relazioni di patologia vegetale, in luglio 1906 . » 58 Sroy G. E. e MonaHan N. F. — Relazione del botanico addetto alla Stazione del Mussachussets per l’anno 1906 » 116 Malattie dovute a parassiti vegetali. ALice G. — Nuovo sistema di lotta parziale contro le erbe infe- stanti della risaia » 183 Appec 0. e LarsacHi F. — Sopra un’invasione di Marsonia Panatto- niana Berl. dannosa alla coltivazione di insalata, nella pri- mavera del 1907 » 101 Atkinson G. F. e Eperrton C. W. — /rotocoronospora, nuovo ge- nere di funghi RE 37 Baccarini P. — Intorno ad alcuni miceti parassiti sulla filossera | della vite » 236 Id. — Sopra un parassita della Pistio Stratiotes . » 244 Brreamasco G. — Il mal bianco della quercia nei dintorni di Napoli È » 344 Bernarp Ca, — Note di patologia vegetale. II. Su alcune malattie dei Citrus, Castilloa elastica, Thea assamica, Oredoxa re- gia, ecc. ì È . . . » 70 Id. — Note di patologia vegetale. III. Su alcune malattie delle piante a cautehouce » 250 BrioLemtt F. T. — L’Oidium, o la crittogama della vite » 37 BLaIr J. C. — Ricerche di orticoltura: il bitter-rot dei meli » 38 Boupier N. — Il bianco della quercia e l’Erysiphe Quercus Mérat » 218 Bouquer L. — La malattia della quercia : x ; » 261 Bricas L. J. — Il trattamento del marciume delle radici del ta- bacco : ° » 147 Briosr e Cavara F. — I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fasc. XVII. » 274 Briosi G. e Farneti. R. — Sulla moria dei castagni: mal dell’in- chiostro : 3 ; - x so 216 Id. — Intorno alla causa della moria del castagno (mal dell’in- chiostro) ed ai mezzi per combatterla » 337 Brooks F. T. — Note sul parassitismo delle Botrytis . » 220 VI INDICE. PER MATERIA Brooks F. T. — Osservazioni sulla biologia della Botrytis cinerea Pag. Bureau E. — Effetti dell’Oidium quercinum sopra diverse specie di quercia È ; È BurriL Tua. J. — Ricerche botaniche: il bitter-rot dei meli Busse W. e FaBFR (von) F. C. — Ricerche sulle malattie della barbabietola : II ; ; è . : : 5 4 a Busse W. e ULRICH P. — Ricerche sulle malattie delle barba- © bietole: III e IV CampBeLL C. — La ticchiolatura del pesco Id. —. La nebbia del carrubo CLinton G. P.. — Marciume delle radici del tabacco. II Id. — Uredinee eteroiche del Connecticut aventi un Perider- mium come stadio ecidico : : 3 Cop N. A. — Malattie della canna da zucchero dovute a funghi Coox U. T. e Horne W. T. — Insetti e malattie dell’arancio Convert F. — La malattia delle quercie 5 5 È - ; Crucger P. - Nota su due nuovi parassiti del Polygonum alpi- num L. 3 ° i Cusoni G. e Petri L. — Sopra una Erisifacea parassita del pe- sco in rapporto col nuovo oidio delle quercie DanieL L. — La malattia della quercie De Srerani T. — La ruggine bianca dei limoni D’IppoLito G. - Sull’invasione della Cuscuta arvensis Beyr Emerson K. — Esperienze di irrorazioni nei frutteti del Nebraska Eriksson J. — Il mal bianco dell’uva spina e la coltura di que- sta pianta Ewerrt R. — Immigrazione in Germania di un pericoloso paras- sita del cetriuolo, la Pseudoperonospora cubensis B. et C. var. Tweriensis . Ewerr D. — Comparsa della Septoria Azaleae nella Slesia FaBeR (von) F.C. — Sull’esistenza della Myxomonas Betae Brzez. Id. — Sopra la pretesa azione della Myxromas betae nell’abbru- ciaticcio, nella malattia del cuore e nel marciume secco delle barbabietole Id. — Ricerche sulle malattie del cacao: I, sugli scopazzi di cacao nel Kamerun ; II, sul cancro del cacao nel Kamerun Fars H. — Un’orobanche parassita della vite ti Farneti R. e MetcaLre H. — A proposito del brusone del riso Fawcer H. T. — La golpe dell’Hibiscus sabdariffa ‘ . . » » » 116 344 261 155 246 TO 289 117 290 102 162 163 276 276 39 INDICE PER MATERIA VII FeRrRARIS T. — Note fitopatologiche. I. Seccume ed annerimento delle foglie del fagiolo nano (Phasaeolus vulgaris L. var. nanus L.) prodotto da Alternaria Brassicae (Berk.) Sace. f. Phasaeoli P. Brun. . . . È » Pag. 241 Id. — Osservazioni sulla morfologia dell’ Oidio delle quercie » 344 Forx E. — Malattie del pesco È 3 5 » 57 Forex E. e MoLinas E. — Malattie ed insetti del ciliegio » 105 FreeMan E. M. e UmpergER H. J. C. — I carboni del sorgo . » 148 FrieperIicas K. — Sul Phalacrus corruscus come nemico del car- bone dei cereali, e sul suo sviluppo nelle spighette affette da carbone . » 106 Gasorro L. — La ruggine del biancospino: Gymmnosporangium clavariaeforme (Jacq.) Rees. » 66 Id. — La Botrytis cinerea » 66 Gautier L. - Sul parassitismo del Melampyrum pratense . » 117 Grirron E. e MauBLAnc N. — Sul dianco della quercia » 218 Guicnarp J. — L’acqua salata contro la peronospora . » 195 GuiLLIERMOnD A. — Ricerche sullo sviluppo del G/oeosporium nervisequum » 102 Id. — Ricerche sullo sviluppo del G/locosporium nervisequum (Gnomonia veneta) e sulla pretesa sua trasformazione in saccaromiceti : » 246 Gusson H. T. — Ascochyta Quercus-Ilicis n. sp. 3 5» 219 HasLeR A. — Contributo alla conoscenza delle Puccinie del tipo Puccinia Hieracii, che crescono sui Crepis e sulle Centaurea >» 196 HexLp F. D. - Il marciume delle gemme dei garofani » 67 Heey (von) D. — Spighe di orzo arricciate . » 44 Henperson L. F. — Irrorazioni miste contro la scabbia e la ti- gnuola dei meli . : z ° E È » 71 Hexry E. — La malattia dei castagni negli Stati Uniti e in Eu- ropa | » 345 Jonnsonx J. — Spongospora Solani Brunch » 219 Jones L. R. e Gmpines N. J. — Esperienze di irrorazioni sulle patate . i; È ; E ER 148 Jones L. R. e Pomeroy ©. S. — La vaiolutura delle foglie delle patate dovuta alla Cercospora concors » 149 KLEBAHN H. — Ricerche su alcuni funghi imperfetti e sulle loro forme ascofore ; » 82 KLeBERGER S. — L’origine e la diffusione della malattia del cuore e del marciume secco delle barbabietole » 103 VIII INDICE PER MATERIA Kocx G. — Sull’importanza dei funghi saprofiti per la difesa delle piante , 3 - ; i - : È ; . Pag. 226 Id. — Le malattie dei nostri alberi da frutto causate da Exo- ascus, e modo di combatterle . : : Nd 2 .3> 247 Koorpers S. H. — Breve recensione dei funghi viventi sul Ficus elastica e considerazioni sulle specie di essi che si presen- tano come parassite . : a A è c È I; fr de 129° HH Kriier Fr. — Ricerche sulla malattia del piede dei cereali . » 196 L. U. — Sul mal bianco delle quercie dovuto all’Oidium quer- cINUM + : i ; . : " î ì . 1 RO, 228 Laron R. — Modo d’agire dei sali di rame nei trattamenti con- tro le malattie crittogamiche. Preparaziane ed uso razio- nale delle poltiglie cupriche . 2 3 x i : PROCE; 219 LarsacH F. — Alcuni funghi notevoli parassiti delle fragole . » 1sar Lampert R. — Sul cambiamento di ospiti della ruggine vescico-. lare dei pini: Peridermium Pini . n 5 - 3 70 198 Id. — Il vero mal bianco dei meli, sua forma fruttifera e modo di combatterlo . - : A = . : - 3 sta 198 Linp I. e K6Lrin F. R. — Esperienze ed esplorazioni sull’ oidio americano dell’uva spina , : E 2 è È Te» 183 Linpau G. — Nota sulla presenza della Plasmopara viticola nella terra del Capo . a ° < 3 x " È = 1068» 183 Marre R. — Note su un’alga parassita: PAyllosiphon Arisari Kilhn . d È ; s 3 6 . È ? E “_® 118 Marre R. e Tisoy A. — Sullo sviluppo e le affinità della Soro- sphaera Veronicae Schòter : 3 - i i E 243, ‘263 MancIn L. — Ricerche per combattere le malattie degli ortaggi » 67 Id. — Una grande invasione del bianco della quercia: Oidium quercinum, Microsphaera Alni . È x : 5 - 0 260 Marre E. — La lotta contro la cuscuta ; 7 3 È «R 229 Massee G. — La morte dei germogli di pesco . n È MiO; 290 MercaLe H. — L’immunità del castagno giapponese di fronte alla malattia della corteccia . a : , i : + 1 68 Miyake J. — Sopra alcune malattie delle nostre piante coltivate dovute a funghi : - : 3 ì : PUN . 40 Morse W. J. — La difesa contro la scabbia delle patate . eo - 68 Id. — Malattie delle patate nel 1907 . ; : : - > 150 Miinca E. — Il marciume bleu delle conifere È - i, ni» 69 MurrIiL W. A. — Polyporaceae (pars) . . : $ : 5 4 69 ld. — Poliporaceae (conclusio) < ‘ s 7 è . Rea > 164 INDICE PER MATERIA NEGEeR F. W. — La moria degli abeti sui monti della Sassonia e della Germania centrale ì = - 3 . : . Pag. Id. — I funghi dell’ambrosia » Niessen J. — Cancro del pioppo del Canadà » P. V. — Il vaiolo della melanzana Id. -- La peronospora delle Cucurbitacee PraLion V. — Contributo allo studio del carbone dei cereali Id. - Sulla immunità dei semi di frumento provenienti da piante colpite da infezione diffusa Percn T. — Una malattia dei rami del thè: Massaria theicola Petch Id. — La maluttia del pianto dei fusti del coco Peruysrince G. H. e Bowers E. H. — Il marciume secco dei tu- beri delle patate Prarpi G. Il metodo di L. Jensen per combattere nei cereali la Ustilago segetum e la Tilletia caries o carie LowsL. G. H. — Il deperimento degli aranci durante la loro esportazione dalla California Rrape J. U. — Note preliminari su alcune specie di Sc/erotinia RoBerto H. F. e FreEMan G. F. — Modo di combattere il cardone del sorgo e del kafir RunLanp W. — Contributo alla conoscenza del così detto fungo di moltiplicazione Saccarpo P. A. — L’oidio della quercia Samon E. S. — Note su alcune specie di Erisifacee dell’ India Id. — Sulla presenza del ma/ bianco dell’uva spina nel Giappone: Sphaerotheca mors-uvae Sanperson E. Dw., HenpLeg T. J., Brooks CH. — Irrorazioni per i pometi . ScunEIDER-ORELLI O. — Sul Penicillium ilalicum Wehmer e P. glau- cum Link. come parassiti dei frutti ; Scorrt W. M. — Miscela bollita di calce e zolfo come fungicida molto promettente Scorr W. M. e Rorer J. B. — Tiechiolatura dei meli dovuta alla Sphaeropsis malorum p Srmicion L. e LexnHAaRDT J. — I trattamenti antiperonosporici col sale marino . 5 RIN 5 Surar C. L. e Mies G. F. — Il marciume delle radici del cotone nel Texas: esperienze del 1907 » » » » » IX 133 134 200 Xx INDICE PER MATERIA -SwrH R. E. — Jl marciume nero dei limoni . Id. — L’annerimento del pesco in California... . . Smira E. H. — Il marciume terminale dei frutti dei pomodori . SpavLpine P. — Il trattamento delle irrorazioni nei semenzai delle Conifere . a ; ; uri Srtaecer R. — Sulla biologia della secale cornuta Stevens F. L. — Scabbia dei meli . Stevens F. L. e HaLr J. G. — Alcune malattie dei meli Stewart F. C. — Un’invasione della ruggine europea del ribes: Cronartium ribicola . È - : ; 4 Stewart F. C., Eusrace H. J., FrexcH G. T. e Sirrine F. A. — Esperienze di irrorazioni delle patate durante il 1906 Tarr L. R. — Irrorazioni . Tiiermann — Invasione epidemica di Sc/erotinia baccarum come conseguenza di invasione di bruchi di monaca Traverso G. B. — Alcune osservazioni a proposito della Sclero- spora graminicola var. Setariae-Italicae . Troop J. e WooBrure C. G. — La coltivazione ed il commercio dei poponi . 3 2 È TrorTeR A. — Un nuovo parassita ipogeo del genere Entyloma Id. — La recente malattia delle quercie © . i 3 : ; Id. — Un caso di tuberizzazione parassitaria in piante di Ama- rantus silvestris Desf. Trzepinsgi J. — Sull’esistenza della Miromonas Betae : x 2 Tusevr (von) C. — Malattie delle piante coltivate dovute a Fusarium . - 5 > - ; 4 ° - Turconi M. — Intorno alla Micologia lombarda VogLino P. — Le macchie ocracee del Pioppo canadese Id. — Intorno ad un parassita dannoso al Solanum Melongena Id. — Una nuova malattia sopra una pianta ornamentale VocLino B. -- Il bianco delle quercie Wacrker E. — Note su irrorazioni, e consigli per combattere le malattie dei raccolti . WesteRDJK J. — Associazione internazionale dei botanici. Ufficio per la distribuzione delle colture delle muffe Wucrr Ta. — Alcune malattie dei Ribes dovute a Botrytis » » 109 135 42 83 83 43 45 72 231 59 72 273 291 INDICE PER MATERIA XI Malattie dovute a parassiti animali. Baccarini P. — Intorno ad alcuni miceti parassiti sulla fillossera della vite . Pag. 236 Bercer E. W. — Mezzi naturali per combattere la mosca bianca » 72 BerLese A. — Per gli olivicultori che volessero sperimentare contro la mosca delle olive, secondo il metodo delle irro- razioni con sostanze zuccherine » 84 Id. — Brevi considerazioni intorno alla lotta contro la mosca delle olive . » 85 Id. — Considerazioni sui rapporti tra piante, loro insetti nemici e cause nemiche di questi : 2 Pani, 153 Id. — La Prospaltella Berlesei Horw., endofago della Diaspis pentagona » 350 BerLese A., DeL Guercio G., PaoLi G, — Osservazioni sopra un recente scritto relativo ad insetti nocivi all’ olivo » 155 BernarD Ca. — Note di patologia vegetale. II: Su alcune ma- lattie dei Citrus, Castilloa elastica, Thea assamica, Oredoxa regia, ecc. : " » 60 Id. — Note di patologia REI II: Su alcune malattie di piante a cautehouc » 250 Boòrner C. — Studio monografico sui Chermidi » 121 Brunet R. — Le nottue della vite . » 107 Cavara F. — Danneggiamenti della Liparis dispar L. alle Su- ghere della Sardegna î » 209 Id. — Intorno agli effetti dell’azione irritante delle cocciniglie sui tessuti assimilatori » 238 CÒapeLLe J. — La lotta contro la mosca olearia. . » 45 CHAPELLE Ts e Rupy J. — Distruzione della mosca dell’ olivo. Esperienze fatte nel 1908 in servizio dell’ olivicoltura » 264 Cook M. T. e Horne W. T. — Insetti e malattie dell’ arancio » 165 Comes 0. — Sui mezzi per combattere la mosca olearia: Dacus oleae >» 86 Couston F. — Le cavallette. Loro preferenze alimentari » 264 Cravino A. — La mosca olearia ed il clima. » 73 Cusoni G., Grassi B., Danesi. L. — Esperienze contro la mosca olearia, secondo il metodo del dott. De Cillis » 291 Danesi L. — Importanza dei consorzi nella lotta antifillosserica in Italia ; : : : i 4 4 5 : : . > 136 Ford pa ì XII ; INDIOE PER MATERIA - DancearD P. A. — Nota su un zoocecidio riscontrato in un asco- micete: l’ Ascobolus furfuraceus È E Bat De SreranI T. — La ruggine bianca dei limoni Id. — Alcuni stadi del Lirwus algirus Linn. e di alcuni dei suoi parassiti . , E, : ° z - Id. — Aphis papaveris e Coccinella 7-punctata Id. — L’insetto dei frutti del pistacchio e modo di limitarne i danni i DeL Guercio G. — Sull’ apparizione di una particolare forma larvale nella Phyllorera Acanthochermes È Id. — Ancora sulle forme autunnali della Pyllorera acantho- . Chermes Id. — Le vicende della fillossera del leccio nei terreni aridi e irrigui . Id. — Intorno a due nuovi generi e a tre nuove specie di afidi in California £ : : Emerson R. A. — Esperienze di irrorazioni nei frutteti del Ne- braska . È 3 4 : 3 : . - . FayrauD J. — I cerisomelidi dei vimini: prove di distruzione coi liquidi insetticidi ; Fawcerr H. S. — Il fungo della mosca bianca FernaLp H. T. — La malattia di San Josè e le esperienze fatte per combatterla . ; : SIR - 2 È È - Foiì A. — Intorno al ciclo evolutivo della fillossera del cerro . Foì A. e Granpori R. — Studi sulla fillossera della vite Forx E. e MoLinas E. — Malattie ed insetti del ciliegio Foussar S. — Utilizzazione dei succhi di tabacco nella lotta contro gli insetti d 5 De x FrancescHINI F. — I nuovi mezzi di lotta contro la Diaspis pentagona. Gli insetticidi . FrieperIcHs K. — Sul Phalacrus corruscus. come nemico del carbone dei cereali e sul suo sviluppo nelle spighette af- fette da carbone . 3 FuscHini C. — Contributo allo studio della Phyllorera quercus Boy Grassi B. — La lotta contro la fillossera Graxpori R. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite Grassi B. e Foìù A. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite. - Produzione delle galle da parte delle radicicole. - Differenze tra le fillossere radicicole nelle varie stagioni dell’anno » » » 293 293 328 TI 232 73 q4 277 87 105 108 351 106 46 88 279 185 NA INDICE PER MATERIA XII Grassi B. e Foà A. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite fino al 1 ottobre 1908 . : : È : ; «*Pàgi** 278 Grassi B. e Granpori R. — Ulteriori ricerche sulle fillossere gallicole della vite . i : ; È : : 1 po 186 Henperson L. F. — Irrorazioni miste contro la scabbia e la ti- gnuola dei meli. . : È - È o 2 ) eni 71 Id. — Irrorazioni con rex e con altri composti di calcio e di zolfo » 74 Hrey (von) D. — Spighe di orzo arricciate . È è È si 44 J. — La Phoenia canariensis e la Cocciniglia rossa della Florida » 124 K. K. Pflanzenschutzstation in Wien. — La lotta contro alcuni parassiti animali degli alberi da frutto . È ; È e» 205 Laront F. — Gli insetti del pesco . È : i È : Go 47 Lronarpi G. — Risultati delle esperienze intese a combattere la mosca dell’ olivo (Dacus oleae Rossi) col metodo proposto dal dott. Mauro De Cillis durante l’anno 1908. . 5 REY 295 Lresne P. — Gli insetti dell’asparagio . ; È ; È Pento — 232 Linpierr L. — Due parassiti dell’alloro della famiglia dei coccidi » 296 Lusrner G. — Sulla presenza dei pidocchi delle piante sui TALIA i ; f : ; a È . , : se 5) 234 MarcHaL P. — Utilizzazione degli insetti ausiliarii entomofagi per la lotta contro gli insetti dannosi all’agricoltura . PeR 202 Mariani G. — Secondo contributo allo studio della cecidologia valdostana . i ì 7 ; 5 s 1 x : AL 188 IA. — Terzo contributo allo studio della cecidologia valdostana » 300 MaxweLL-Lerroy H. — La cimice del riso: Leptocorisa varicornis Habr.s. È È 5 FRS È 3 = 6 > Ad 124 Id. — La cimice rossa del cotone: Dysdercus cingulatus Ha Dede : a 7 E A ; È : ° ; 01 214 Id. — Il bruco del tabacco: Prodenia littoralis . } i ss 215 Id. — Il sigaraio del cotone: Sylepta derogataa Fabr. - SISO 215 Id. — L’accartocciatrice delle foglie del cotone . ; : sd 234 Mayer V. — Cochylis e Eudemis . È : : ° . EE 167 Id. — Le sfingi dannose alla vite . È - È . : 3 297 Mriranpe M. — Sull’origine dell’antocianina dedotta dall’osserva- zione di alcuni insetti parassiti delle foglie - ” DE 63 MoLLiarp M. — Sulla pretesa trasformazione della Pulicaria dy- senterica in pianta dioica ; È : : x È cpR; 281 Neeer F. W. — I funghi dell’ambrosia È : : 5 0 283 PaoLIi G. -- Le larve della cavolaia Ì È L ; i a > 92 PaotLi G. — Intorno a galle causate dalla puntura del Dacus oleae nell’oliva . - È : = - È : e 1 ‘ Parror P. J., HooGkiss H. E. e SirrIxe F. A. — Olii commerciali da applicarsi contro la malattia di San Josè i Perri L. — Alcune osservazioni sopra l’azione degli acari nella malattia della vite dovute al Dactylopius Piarpi G. — Possiamo adoperare la Kainite come insetticida nei giardini e nei frutteti? . ; ? aa : 3 Popesrìà D. - Sulla presenza del Vesperus ratarti (Mulsant) in Liguria x RemoxnpIno C. — Impiego delle viti americane nella lotta contro la fillossera Ripaca C. — Di una peculiare alterazione delle foglie di gelso dovuta ad un omottero : È : : o Id. — La Prospaltella Berlesei How. parassita della Diaspis pentagona Targ. Sua introduzione in Italia per parte della R. Stazione Entomologica di Firenze e notizie biologiche su _ .queso imenottero - - - È - - - = - Rupy J. — La tignuola dell’olivo: Tinea oleaella, o Prays oleae Sanperson E. Du., HeapLer T. J., Brooks Ca. — Irrorazioni per i pometi - : . - 5 2 - : Scaroener J. — Esperienze per combattere le locuste con pro- dotti chimici z È Id. — Contributo allo studio della composizione chimica delle locuste, delle loro ova e delle forme non ancora alate Scuwartz M. — Per la lotta contro l’Aspidiotus della palma del coco . . ; 5 - È . : È st GA Sicarp H. — Un nuovo parassita della pirale della vite Stevano V. — Per combattere la Diaspis. Un programma di gel- sicoltura razionale - : : Srewarp F. C., Eusrace H. J., Fresca G. T. e Srrrine F. A. — Esperienze di irrorazioni delle patate durante il 1906 Tarr L. R. — Irrorazioni Tamaro D. — Questioni fillosseriche Tarermany — Invasione epidemica di Sclerotinia baccarum come conseguenza di invasione dei bruchi di m0naca » » » Troop J. e WoopBsury C. G. — Come combattere la malattia di San Josè e le altre malattie dei frutteti Trorter A. — Due precursori nell’applicazione degli insetti car- nivori a difesa delle piante coltivate » 168. 125 321 62 168 333 169 ngi 334 334 335 265 265 45 72 137 231 TA 298 INDICE PER MATERIA WaHL B. — Su una speciale deformazione dell’orzo dovuta aila mosca del culmo Id. — Alcune esperienze sul punteruolo del riso: Calandra oryzae Wacker E. — Note su irrorazioni e consigli per combattere le malattie dei raccolti ; ; WoLcort R. H. — Un acaro che acompagna il marciume delle gemme dei garofani . 5 5 ZacHarewIcz Ed. — L’olivo: coltivazione, malattie ed avvenire ZaxonI U. — La grave reinvasione della Diaspis pentagona ZIMMERMANN A. — Sullo Xileborus dell’Ambrosia e i suoi rapporti colla formazione della gomma nell’Acacia decurrens Malattie dovute a bacterì. Frorr A. — Sopra alcune alterazioni della radice del pesco GrIrron Ep. — Una malattia dei cavolifiori . Prrorti R. — Relazione sull’operato del Laboratorio di Bacte- riologia annesso alla R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma . Smira Er. F. — Studî recenti sugli organismi dei tubercoli del- l’ olivo i ; Smta E. H. — Il marciume terminale dei frutti dei pomodori Malattie dovute agli agenti atmosferici. ApeLTt A. — Nuove ricerche sulla morte per freddo delle patate Braun K. — Macchie sulle foglie di Agave sisala , nell’ Africa orientale tedesca CHanpLeR W. H. — La morte invernale delle gemme dei peschi e l’influenza di trattamenti preventivi Gasorto L. — Per la meteorologia agraria MonremartINnI L. — La screpolatura del granoturco ‘Preston V. — Contributo allo studio della perforazione della vite e di altre piante legnose Malattie dovute ad agenti chimici. Burmrester H. — Ricerche comparate sull’azione dei diversi me- todi di macerazione dei semi sopra la germinabilità dei semi medesimi, e loro valore fungicida : » » » » » » XV 203 204 221 63 93 126 257 77 171 XVI INDICE PER MATERIA FerraRrIS T. — Note patologiche. II. Osservazioni preliminari in- torno al marciume violetto delle radici di olmo determinato dall’azione del gaz illuminante FrancoLINI F. -— L’azione nociva della calciocianamide sull’olivo HreprIck A. P. — Danni dovuti alla poltiglia bordolese KircaneR 0. — Sull’ azione delle irrorazioni con poltiglia bor- dolese sopra l’attività assimilatrice delle patate . LaAronx R. — Modo d’agire dei sali di rame nei trattamenti con- tro le malattie crittogamiche.. Preparazione ed uso razio- nale delle poltiglie cupriche Marter (di) V. — L’azione nociva della calciocianamide sul mandorlo Soraugr P. — Un caso interessante di avvelenamento per am- moniaca — Id. — Contributo all’analisi anatomica delle piante danneggiate da fumi Malattie dovute ad azioni traumatiche. BLarIineHeM L. — Mutazione e traumatismi Id. — Produzione di una nuova varietà di spinaci: Spinacia oleracea var polygama DaUuPHINÈ A. — Su un caso di coesione fogliare nella Mahonia Japix F. e VoLcy Boucher. — Sulla formazione della gomma nelle Moringa 5 Sion S. — Ricerche sperimentali sui processi di differenziazione del callo nelle piante legnose é TRINcHIERI G. — Un nuovo caso di caulifloria Malattie d’ indole fisiologica. Bamr E. — Su una clorosi infettiva dell’ Evonimus japonicus Bopoyra E. — Le fallanze del granoturco IA. — Esperimenti e considerazioni sull’allettamento del grano Fiori A. — Sulla straordinaria melata dell’ Abies Alba a Vallom- brosa nell’ estate 1907 i de" SR HoLLrRune M. — Ricerche sulla c/lorosi della vite nel vigneto sperimentale di Zscheiptitz OLiva A. — Esperimenti e consideraz. sull’allettamento del grano VuarLart L. — La degenerazione dei frumenti » » » » » » » 219 300 171 251 266 266 302 126 238 139 253. 172 172 237 301 173 267 DARI RICO NE PR ARIIAT TI I OE TIC o et Erto Le Inte RE k è A INDICE PER MATERIA XVII Malattie d’ indole incerta. BLankinsHip J. W. — Comunicazioni sulla malattia del pianto e sul seccume dei pioppi > n ; 5 - : x Sk @gar139 Brizi U. — Terzo coutributo allo studio del brusone del riso . » 110 Dana S. T. — Estensione ed importanza del seccume dei pini . » 188 Farneti R. e MercaLe H. — A proposito del brusone del riso . » 276 Hrparocx G. G. — Il crown-gall delle viti . : 5 7 - 95 Id. — Alcuni tumori dei meli e dei cotogni i; * ; n 140 Id. — L’inoculazione incrociata degli alberi ed arbusti fruttiferi col crown-gall . 7 i 5 È : } x . A 141 Jarerr J. — Sulla tubercolosi dei meli . - x . ì Sert 253 Jones L. R. — Il marciume del fusto delle patate , L CE), 189 Laugert R. — Formazioni tubercolose d’ indole incerta sui rami di\‘quercie) ‘di’ peri d’di tose |. lencorihipo pi ada 301 SoraueR P. — La supposta malattia epidemica delle patate, chia- mata arricciamento delle foglie - î < 7 È Sor 173 Towxsenp 0. D. — Arricciamento della cima, una malattia della barbabietola da zucchero . . x 2 ‘ È i UE» 158 Fisiopatologia. ApPeLT A. — Nuove ricerche sulla morte per freddo delle patate » 221 Brooxs F. T. — Note sul parassitismo delle Botrytis . : >, 220 Id. — Osservazioni sulla biologia della Botrytis cinerea . da, 303 BriLLowa L. P. — Autodifesa delle cellule vegetali contro le infezioni fungine L 7 3 : : é È . LA 174 Cavara F. — Intorno agli effetti dell’azione irritante delle Coc- ciniglie sui tessuti assimilatori , : È 3 B 2000) 238 Friepricad R. — Sugli scambi di materiale in seguito a ferite nelle piante ; ; E È f È x . E sr® 159 HanmiG E. — L’assimilazione dell’azoto atmosferico da parte del Lolium temulentum in simbiosi con funghi . 2 s tn 127 KRranzLIin G. — Ricerche sulle piante variegate . 5 È Rn, 222 Lurz L. — Sull’accumulazione dei nitrati nelle piante parassite e saprofite e sopra l’insufficienza della difenélamina solforica reagente microchimico di queste sostanze . . = AO 143 Miranpe M. — Sull’origine dell’antocianina dedotta dall’osserva- zione di alcuni inset.i parassiti delle foglie . A cu - 63 INDICE PER MATERIA - MoLiaro M. — Sulla pretesa trasformazione della Pulicaria dy- senterica ìn pianta dioica . îì 4 £ : È x È Necer F. W. — I funghi dell’ambrosia . - : Perri L. — Rapporto fra micotrofia e attività funzionale del- l’ olivo . £ . i : Trurrant G. — L’esosmosi delle radici delle piante e la guari- gione della clorosi calcare i Anatomia patologica. ALTEN (v.) H. — Osservazioni critiche e nuove vedute sui tilli . BriilLLowa L. P. — Autodifesa delle cellule vegetali contro le infezioni fungine 5 ° 5 È Caruso G. — Esperienze di forzatura degli innesti della vite Krieè A. — Contributo allo studio del callo e del legno di ci- catrizzazione nei rami decorticati, e delle loro trasforma- zioni istologiche . 7 à Kreiz W. — Ricerche sopra la buccia delle diverse varietà di patate, in rapporto alle condizioni del terreno, di umidità e di concimazione . c < 2 £ 5 ° - = Scamirtienner F. — Fenomeni di connascimento nell’ innesto di Ampelopsis e di Vitis . Simon S. — Ricerche sperimentali sui processi di differenziazione del callo nelle piante legnose . Note pratiche. 142 97 127 238 48, 64, 78, 96, 112, 128, 144, 160, 176, 190, 207, 223, 239, 256, 270, 286, 304, 333, 352. | INDIGR ALFABETICO DELLE PIANTE AMMATATE INDICE ALFABETICO. DELLE PIANTE: AMMALATE Abete, afidi 240 Agaricus melleus 230 Chermes abietis 240 » piceae 121 Corticium amorphum 230 fumo 252 Hylobius abietis 304 melata 237 Acacia, gommosi 75, 181 Xileborus 75 Ailantum, macchie su foglie 178 Agave, macchie su foglie 63 Agleia, Ramularia ondulata 62 Agrumi, A/eyrodes citri 66, 72, 73 Ceroplastes floridensis 66 Cladosporium citri 65 » herbarum 152 corteccia scagliosa 65 Dematium pullulans 152 fumaggine 72 gommosi 65 Hysterographium 65 Icerya Purchasi 203 marciume 152 Meliola T2 mosca bianca 66,:72, 73 Penicillium glaucum 152 » italicum 152 rogna 65 scabbia 65 scaly bark 65 white fly 72 Albicocco, crown-gall 141 Alkekengi, Ascochyta Alkekengi 71 » hortorum 71 Alloro, Aonidia lauri 296 Aspidiotus britannicus 296 Alno, Microsphaera Alni 66 Amarantus, Cystopus Blitii 262 Pemphigus radicicola 331 Amelanchier, Gymmnosporangium cla- vipes )T8 Roestelia aurantiaca 178 | Sclerotinia amelanchieris 200 Arancio, Aleyrodes citri 167 » Howardi 167 Aphis sp. 166 Atta insularis 165 avvizzimento apicale ‘167 caulifloria 139 Ceroplastes floridensis 166 Chionaspis citri 166 Chrysomphalus ficus 166 Cladosporium elegans 167 Coccus hesperidum 166 Colletotrichum gloeosporioides 167 deperimento frutti 131 Eriophyes oleivorus 166 gommosi 167 Myriangium sp. 166 Mytilapsis citricola 166 » gloveri 166 Ophionectria cocicola 166 Pachmaerus azurescens 165 gi RICETTA PVI REL E ERRAT,I RASOI nio REPAIR XX. INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Arancio, Pachmaerus litus 165 - Puccinya Baryi 275 Papilio andramon 166 Baptisia, Erysiphe Polygoni 178 » thoas 166 Barbabietola, abbruciaticcio 43, 162, Parlaloria pergandei 166 194 Penicillium digitatum 132 afidi 480 » glaucum 132 annerimento 54 Pseudococcus citri 167 Aphanomyces laevis 162, 194, 195 Rhizoctonia sp. 167 arricciamento cima 158 Saissetia hemisphaerica 166 » foglie 54 ; » oleae 166 bissole 336 scabbia 167 + blight 54 Sclerotium sp. 167 curly leaf 54 Solenopsis geminata 165 curly top 158 Sphaerostilbe coccophila 166 Heterodera Schachtii 115 Tetranychus sexmaculatus 166 Herzkrankheit 103 . withertip 167 malattia del cuore 103, 162 Areca, Aspidiotus destructor 335 marciume secco 103, 162 Arysarum, Phyllosiphon Arisari 118 mosca degli orti 191 Arum, Phyllosiphon Arisari 118 Myxomonas Betae 43, 102, 162 Ascobolus, zoocecidio 332 Phoma Betae 43, 103, 162, 194, 195 Asparagio, Aphis papaveris 233 Pythium de Baryanum 162 194195 Crioceris asparagi 233 Tipula oleracea 191 » duodecim punctata 233 Trockenfiule 103 Hypopta caestrum 233 western blight 158 insetti diversi 232 Wurzelbrand 43, 162 Moniliopsis Aderholdii 119 Biancospino, Gymnosporangium cla- mosca 233 variaeforme 66 Platyparea paeciloptera 233 Hyponomeuta cognatella 80 ruggine 54, 145 ruggine 66 i Aster, Coleosporium Solidaginis 163 Brachipodium, Puccinia Baryi 275 Atropa, Ascochyta Atropae 71 Brassica, Pieris Brassicae 153 » hortorum 71 Cacao, Calonectria flavida 164 Avena, carbone 130, 193 cancro, 163, 164 Phalacrus corruscus 106 Eaoascus Theobromae 163 Tilletia 106 Nectria Theobromae 163 Tylenchus vastatria 207 Krulloten 163 Ustilago 106 scopazzi 163 Azalea, Septoria Azaleae 290 Taphrina Bussei 163 Bambù, Pleospora Bambusae 275 Caffè, Capnodium javanicum 61 INDIGE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXI Caléndula, Entyloma Calendulae 274 Campanula, Coleosporium campanulae 163, 177 ruggine 177 Canapa, Peronospora cannabina 115 Canna da zucchero, annerimento fo- glie 55 Anthonema 56 Cephalobus 56 Diplogaster 56 Dorylaimus pusillus 56 elean 56 } Ithyphallus coralloides 55 malattia dell’ ananasso 55 » della corteccia 55 » Serèh 181 marciume rosso 225 Mononehus brachyurus 56 » index 56 » longicaudatus 56 Monohystera 56 Mycosphaerella striatiformans 55 pineapple disease 56 Plectus 56 % Prismatolaimus 56 red rot 225 Rhabditis 56 ring disease 55 Thielaviopsis ethaceticus 55, 181 Carciofo, Apion Carduorum 142 Carrubo, nebbia 245. Oidium Ceratoniae 245 Caryca Papaya, acari 62 Cassandra, Melampsoropsis Cassan- drae 163 Castagno, bark disease 68, 178 Corineum perniciosum 216, 340, 346 crown-gall 141 Diaporthe parasitica 68, 145, 175, 345 Fusicoccum perniciosum 341 javart 217. malattia della corteccia 68, 178 mal dell’inchiostro, 176, 216, 337, 345 Melanconis perniciosa 341 moria 216, 337 Castilloa elastica, Antennaria Castil- loae 251 Capnodium Castilloae 61, 251 Corticium javanicum 251 Cavolfiore, Bacillus brassicevorus 75 » coli commuuis 76 » fluorescens 76 » liquefaciens 76 » putridus T76 cancrena umida 75 Cavolo, black-rot 147 cavolaia 92 ernia 147 Pieris Brassicae 92 Plasmodiophora Brassicae 147,348 Pseudomonas campestris 147 Celastrus, crown-gall I77 Bacterium tumefaciens 177 Celosia, Phyllostieta Celosiae 276 Celtis, def.rmazioni fogliari 169 Napicladium Celtidis 276 Centaurea candidissima,y Pyrenochaeta Centaureae 136 Septoria Aderhold 136 Centaurea Cyanus, Puccinia sp. 196 Puccinia suaveolens Cyani 275 Cereali, allettamento 218 carbone 106, 130 carie 277 Cephus pygmaeus 208 XXII INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE malattia del piede 196 Phalacrus corruscus 106 ruggine 208, 225 Ustilago caries 277, segetum 277 Cerro, fillossera 277 Cetranthus, Ramularia Cetranthi 275 Cetriuolo, Pseudoperonospora cuben- sis V. Tweriensis 117 Ciliegio, Aphis cerasi 105 bolla 105 black-Knot 141 canero 180 cerambice nero 106 Cerambyx Scopolii 106 crown-gall 146 Exroascus Cerasi 105, 248 Eriocampa limacina 106 Fusicladium Cerasi 105 gelo 180 Gnomonia erythrostoma 105, 192 . gorgoglioni 105 marciume 105 Monilia fructigena 105 mosca 106 Ortalis Cerasi 106 Plowrightia morbosa 146 scopazzi 105, 248 Valsa leucostoma 180 vespa 106 Cinnamomum , Aspidiotus destructor 335 Citrus, Capnodium stellatum 60 Ramularia ondulata 62 Coco, Aspidiotus destructor 335 malattia del pianto 230 Pythium 225 Thielaviopsis ethaceticus 230 Cocomero, Epitrix cucumeris 45 pulce 45 Leptinotarsa decemlineata 45 Colza, Pieris Napi 92 Conifere, Ceratostomella sp. 70 Endoconidiophora sp. 70 Fusarium parasiticum 120 marciume bleu 69 Cornus, Monilia Corni 200 Sclerotinia Corni 200 Corylus avellana, larve insetti 64 Coripha australis, Pleospora herba- rum vV. Coriphae 275 Pleospora infectoria 275 Cotogno, hairy rott 140 tumori 140 Cotone, accartocciafoglie 234 cimice rossa 214 Dysdercus cingulatus 214 » ruficollis 215 marciume radici 152 Oxycaraenus laetus 215 Ozonium omnivorum 152 sigaraio 215 Sylepta derogata 215, 234 Crataegus, Aporia Crataegi 205 Sclerolinia Johnsorsi 200 Crepis, Entyloma crepidicola 201 Puccinia sp. 196 Crisantemo, Bacterium Savastanoi 138 Cucurbitacee, peronospora 104, 207 Plasmopara cubensis 207 Pseudoperonospora cubensis 104 Datura, Ascochyta hortorum 71 Delphinium, marciume del fusto 178 Epilobium, Aphis Epilobii 300 Erba medica, Arachampis bigatella 96 Biston graecarius 96 cuscuta 176, 229, 240, 246 Erysiphe Polygoni 275 Eumolpus obscura 96 INDICR ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXI Hypera 112 mal vinato 224, 288 nebbia 275 Euforbia, Aecidiolum eranthematicum 275 Sphinx Euphorbiae 297 Evonimo, Aspidiotiphagus citrinus 350 ‘ Chionaspis evonimi 350 clorosi infettiva 253 fasciazione 302 Vidium Evonymi-japonici 275 Fagiuolo, Alternaria Brassicae f. Pha- seoli 241 annerimento foglie 241 Pyllosticta phaseolina 244 Seccume 241 Fava, antracnosi 147 Aphis papaveris 156 Bacillus phaseoli 147 Coccinella 7-puntata 156 Colletotrichum 147 Lixus algirus 156 Lindenuthianum Felci, cocciniglie 304 Festuca, Claviceps purpurea 42 Fico, gommosi 181 Ficus elastica, Chionaspis Aspidistrae 251 Colletotrichum elastica 130 funghi diversi 129 Imperata arundinacea 251 Nectria gigantospora 251 Fragola, Leptothyrium macrothecium 118 marino 79 Marsonia Potenthillae 119 Mycosphaeralla Fragariae 118 Ramularia Tulasnei 79 Zythia Fragariae 118 Fraxinus, Bacterium Savastanoi 138 Piggotia Fraxini 276 Frumento, anguillule 272 carbone 130, 193 carie 193 Coniosporium sp. 197 degenerazione 267 Dictvosporium opacum 197 Erysiphe Graminis 58 Fusarium sp. 197 Hendersonia herpotricha 197 Leptosphaeria sp. 197 malattia del piede 196 ofiobolo 191 Ophiobolus Graminis 115 » herpotrichus 196 peronospora 131 Phalacrus corruscus 106 Sclerospora macrospora 131 Tilletia 106, 131 Ustilago 106 zabro 256 Funkia, marciume del fusto 178 Garofano, 67, 74 Pediculoides dianthophilus 67,75 marciume delle gemme Sporotrichum anthophilum 67 Gelso, avvizzimento dei germogli 194 Diaspis pentagona 82, 170, 265 285, 333, 335, 350, 351 Fusarium lateritium 194 Gibberella moricola 194 Histeropterum grylloides 169 Phyllactinia suffulta 40 Prospaltella Berlesei 170,333, 350 topi campagnuoli 128, 272 Uncinula Mori 40 Geranium, bacteriosi 116 Gossypium, antracnosi 52 avvizzimento 52 bacterial blight 51 Bacterium malvacearum 51 blue 53 cancro del fusto 51 Colletotrichum Gossypii 52 Heterodera radicicola 52 Neocosmospora vasinfecta 52 nodosità radicali 52 Rhizoctonia 51 root knot 52 ruggine 52 sore shin 51 wilt 52 Grano, allettamento 172, 173 punteruolo 286 tignuola 286 Granoturco, bissole 336 carbone 193, 271 serepolatura 257 “semi non germinabili 172 Gynandropropsis, acari 62 Hevea brasiliensis, Corticium java- nicum 250 ) Pestalozzia palmarum 251 Hibiscus esculentus, avvizzimento 52 Heterodera radicicola 52 Neocosmospora vasinfecta 52 Hib. sabdariffa, golpe 39, 66 Microsphaera 39, 66 Hordeum silvaticum, Erysip. Gram. 58 Hord. vulgare, Ustilago Hordei 274 Indaco, Prodenia littoralis 215 Raparna nebulosa 215 Juniperus, Gymnosporangium macro- pus 146 Lampone, crown-gall 141 Prodenia littoralis 215 Lathyrus odoratus, Pythium sp. 179 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Rhizoctonia 179 Lattuga, bacteriosi 116, 285 Bacterium Lactucae 285 Marsonia Panattoniana 101 peronospora 285 Leccio, Ascochyta Quercus- Ilicis 219 fillossera 293 Leontodon, Trioza dispar 300 Ligustrum, clorosi infettiva 253 Limone, Aspidiotus Nerii 238 Crown-rot 40 Gloceosporium Citri 102 "76 Heliotrips haemorroidalis 156 marciume nero 40, 54 Mytilaspis fulva 156 -U Penicillium digitatum 41 i » glaucum 41 Pythiacistis citrophthora 40, 41 2 ruggine bianca 155 È Sclerotinia sp. 41 Tetranychus telarius 156 Lino, Fusarium Liniì 115 Lolium, simbiosi con funghi 127 Lonicera, Puccinia Festucae 275 Luppolo, fumaggine 228 Mahonia, coesione fogliare 302 Malvacee, Sylepta derogata 235 Mandorlo, crown-gall 141 ‘PARE danni calciocianamide 300 Manihot, Aspidiotus destructor 335 Melanzana, Ascochyta hortorum T1 104 Phyllostieta hortorum 71 vaiuolo 104 Melica nutans, Claviceps purpurea 42 » Sesleriae 42, Melo, afide lanigero 78, 80, 128, 256 286 Anthonomus pirorum 206 antonomo 203 INDICE ALFABETICO DELLE XXV PIANTE AMMALATE | Aspidiotus ostreaeformis 234 Bacillus amylovorus 146 bitter-rot 38, 39 blak-rot 135, 146. blight 146 bombice dispari 96 bruciature 76, 177 bruco 208 cancro 135, 146, 180 Carpocapsa pomonella 71, 96, 205 Cheimatobia brumata 96, 176 elorosi 287 Coniothyrium Fuckelii 74 Coryneum sp. 134 crown-gall 141 falena invernale 96, 176 Gloeosporium fructigenum 39 Glomerella rufomaculans 38, 39 Grapholita variegana 96 hairy-root 140 Hendersonia Mali 134 Hyponomeuta sp. 205 » malinella 80 144 272 leaf spot 133, 134 mal bianco 198 Marsonia Mali 40 Ocneria dispar 96 Oidium farinosum. 199 Perrisia Mali 96 Pestalozzia sp. 134 Phyllosticta limitata 134 » pirina 134 » prunicola 83 » solitaria 133 pidocchio lanigero 128, 256 Podosphaera leucotricha 199 punteruolo dorato 96 » rameo 96 Rhinchites auratus 96 Rhinchites bacehus 96 Roestelia 146 ruggine 146 scabbia 71, 72, 77, 83, 133, 146 Schizoneura lanigera 206 seccume 146 Sphaeropsis malorum 83, 84, 133, 134, 146 Sphaerotheca Castagnei 199 » leucotricha 199 ticchiolatura foglie 133 tignuola 71, 72, $0, 144, 352 tortrice variegana 96 tubercolosi 253 tumori 140 vaiolo 133 Venturia inaequalis 71, 77, 146 Volutella frueti 83 Melone, Alternaria Brassicae f. ni- grescens 276 avvizzimento 285 Fusarium vasinfectum 285 Mirtillo, Psilura monacha 231 Sclerotinia baccarum 231 Moringa, gommosi 126 Noce, annerimento 54 blight 54 crown-gall 141 Exoascus Juglandis 248 Pseudomonas Juglandis 54 Oleandro, Aspidiotus Nerii 192 Bacterium Savastanoi 138 tubercolosi 349 Olivo, Bucillus oleae 348 Bacterium Savastanoi 138 brusca 282 Cocciniglie 286 Cycloconium oleaginum 144, 201 danni calciocianamide 268 XXVI © INDICE ALFABETIOO DELLE PIANTE AMMALATE fumaggine 201, 240, 286 Fumago salicina 201 Lecanium oleae 201 micotrofia 282 mosca olearia 45, 73, 84, 85, 86, 155; 264; 271, 291, 295, 297 nero 201 occhio di pavone 144, 201 Prays oleae 169 rogna 114 » Stictis Panizzei 283 tignuola 169 Tinea oleaella 169 tubercolosi 138, 348, 349 Olmo, galeruca 190 Galeruca calamariensis 191 gaz illuminante 305 marciume radici 305 Orchidee, Gloeosporium Beyrodtii 192 Orzo, arricciamento spighe 44 carbone 193 Chlorops taeniopus 203 Helminthosporium gramineum 44 mosca del culmo 203 Phalacrus corruscus 106 podagra 203 Siphonophora cerealis 44 Thrips cerealium 44 Tilletia 106 Ustilago 106 Palme, cocciniglie 304 Patata, abbrucciaticcio 146 accartacciamento foglie 50, 173 Alernaria Solani 45, 50, 146 arricciamento 50 avvizzimento 146 azione poltiglia bordolese 94 Bacillus phytophthorus 50 » solanacearum ‘99 black leg 189 Cercospora concors 149 colpo di sole 146. |. dary-rot 290 i early blight 45, 146, 150 Fusarium 0xysporum 146 » pestis 50 da GAE » © solani 290, 291 gelo 221 Lai kràuselkrankheit 50, 173 lateblight 45, 146, 150 macchie nei tuberi 179 malattia dell’anello 50 malattie diverse 49 marciume 50, 150 marciume fusto 189 » invernale 290 » secco 290 Vospora scabies 50, 68 Phytophthora infestans 45, 50, 146, 148, 290 Prodenia littoralis 215 Rhizoctonia 189 rogna 68, 179 scabbia 50, 68, 146, 150; 151, 219 schorf 50 schwarzbeinigkeit 50, 189 seccume 45, 50, 146, 150 Sorosporium scabies 219 Spondylocladium atrovirens 1T9 Spongospora Solani 219 sun scald 146 tip burn 146 vajolatura 149 variegazione 50 winter-rot 290 Peonia, Cronartium Asclepiadeum 198 Peperone, avvizzimento 285 Fusarium vasinfectum 285 > LU > fi INDIGE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXVII Pentastemon, marciume fusto 178 Pero, afide lanigero 80 annerimento 53 | Bacillus amylovorus 53, 146 bitter rott 133 blight 53, 146 Cecidomya nigra 128 » piricola 206 clorosi 269, 287 crown-gall 141 Diaspis fallax 234 Exroascus bullatus 248 Fusicladium pirinum 245 Glomerella rufomaculans 133 Gymnosporangium Sabinae 270 Hyponomeuta malinella 205 272 Lyda piri 206 Mycosphaerella sentina 82 Psylla piri 206 ruggine 270 scabbia 146 Schizoneura lanigera 234 seccume 146 Septoria nigerrima 82 » piricola 82 ticchiolatura 245 Tingis piri 206, 270 Trichothecium roseum 286 tubercoli sui rami 301 Venturia pirina 146 Zenzera pirina 205 Pesco, Abraxas grossulariata 47 Acromycta tridens 47 afidi 176 _ Anarsia lineatella 48 annerimento 41, 54 Apate sexdentatum 48 Aphis persicae 47 Asterula Beyerinckii 57 blight 54 bolla 57, 247, 249, 352 brown-rot 134 Capnodis tenebrionis 48 Carpocapsa pomonella 48 Ceratitis capitata 47 Cerostoma persicella 47 Cheimatobia brumata 47 Cladosporium carpoplilum 134 Clasterosporium carpophilum 42 clorosi 177 Coryneum Beyerinckii 42, 54, 57 Cossus liygniperda 48 crown-gall 141 Diaspis sp. 47 Exoascus deformans 42, 57, 247 freddo 93 giallume 177, 181 gommosi 57, 181, 287 Grapholita Woeberiana 48 Hyalopterus pruni 47 insetti dannosi 47 Lecanium persicae 47 mal bianco 57 marciume nero 134 Monilia sp. 116 > fructigena 116 morte delle gemme 93 » germogli 290 muffa 287 Myzus persicae 47 Naematospora crocea 290 Vidium 57 Otiorhynechus meridionalis 47 Papilio Podalirius 47 Peritelus griseus 47 Puccinia Pruni 57, 66 ruggine 57, 66 scabbia 134 39 XXVII. INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Sclerotinia fructigena 134 Trogocar ‘pus Bollesterii 157. Pista Str atiotes, Botrytis Pistiae E Platano, freddo 179 Gloeosporium nervisequum 102,145 d Scolytus rugulosus 48 Smerinthus ocellatus 47 Sphaerotheca pannosa 57, 287 i tubercolosi su radici 36 loa annua, Claviceps purpurea 42 Di: n Phaseolus lunatus, clorosi 177 Polycodium, Monilia Polycodii 200 "i Phoenix, Chrysomphalus minor 124 Sclerotinia Polycodii 200 cocciniglia rossa 124 Polygonum, Puccinia Polygoni alpini ji ui Phragmites, Napicladium arundina- 116 i ; ceum 276 Sphaerotheca Polygoni alpini 1767 (a Picea, Peridermium discale 163 Pholyporus, zoocecidio 333 Pino, Coleosporium Senecionis 198 Pomodoro, A/ternaria Solani 99 D , = Cronartium Asclepiadeum 198 anguillule 150 i Lachnus californicus 328 Ascochyta IaMgrata 71 Peridermium acicolum 163 » Lycopersici T1 » cormi 198 » socia 71 » Pini acicola 198 avvizzimento 100, 116. > » corticola 198 Bacillus solanacearum 99 black-rot 109 ] È » Strobi 43 processionaria 64 ruggine vescicolare 198 seccume 188 Pioppo, Aspidiotus betulae 350 blutungskrankheit 139 canero 70 . Diplodia gongronema 70 Dothichiza populea 59 gelbsucht 140 malattia del pianto 139 Liparis dispar 299 Nectria ditissima 70 processionaria 144 seccume 139 Pisello, acari 144 Aphis papaveris 156 Fusarium vasinfectum 120 ruggine 275 Uromyces ‘Pist215 Pistacchio, insetti diversì 157 blight 99 blosson end rot 109 clorosi 179 colatura 99 freddo 179 fruit rot 109 Fusarium sp. 99, 116. » erubescens 120 » solani 109 Heliothis armigera 100 Heterodera radicicola 100 Macrosporium solani 99 malattie diverse 54, 98 male dello scelerozio 99 mal del mosaico 179 marciume bacterico 109 de marciume frutti 109 nebbia 99 Phytoptus calacladophora 100 ruggine 99 Sclerotium sp. 99 Popone, Alternaria sp. 120 avvizzimento 119, 120 Bacillus tracheiphilus 120 Neocosmospora vasinfecta nivea 120 ruggine 120 Pruno, black knok 146 buzzacchioni 248 Exoascus Insititiae 248 » Pruni 248, 250 » >». ..f. Padi- 2715 lebbra 248 Monilia Peckiana 200 » Seaveri 200 Plowrightia morbosa 146 Sclerotinia angustior 200 » Seaveri 200 scopazzi 2480 | Thecospora areolata 275 Psidium Guajava, Capnodium Gua- javae 61 ‘ Pulicaria dysenterica, Baris analis 281 Quercia, Erysiphe quercus 218, 262 mal bianco 218, 228, 231, 260, 261, 344 Melampyrum pratense 117 Microsphaera Alni 218, 238, 260, 261, 262 Microsphaera densissima 345 » extensa 262 » quercina 184, 262, 345 oidio 184 Oidium sp. 195 » candidum 345 » Japonicum 245 » obductum 345 » quercinum 218, 228, 260, 261, 262, 344, 345 Phyllactinia guttata 361 XXIX INDICE AFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Phylloxera quercus 46 Sphaerotheca lanestris 344 tubercoli ai rami 301 Quercus alba, Gloeosporium canadense 179 Quercus castaneaefolia , Asteroleca- nium sp. 238 Quercus pubescens, Andricus urnae- formis 300 Rafano, cavolaia 92 Rapa, cavolaia 92 pieride 224 Pieris Rapae 92 rapaiola 224 Reseda, cavolaia 92 Rhus, Hainesia taphrinoides 276 Ribes, Botrytis sp. 291 Cronartium ribicola 43 Gloeosporium Ribis 178 » rufomaculans 678 ruggine 43 Sphaerotheca mors-uvae 178, 183 Riso, bacterî radicali 110 , blast 277 brusone 110, 276 Calandra granaria 204 » oryzae 204 cimice 124 Helminthosporrum turcicum 110 Leptocorisa varicornis 124 Piricularia 277 » oryzae 110 punteruolo 204 Sitophilus oryzae 204 Rosa, Actinonema Rosae 66 canero 180 ; malattie diverse 54 Phragmidium speciosum 179 Sphaerotheca pannosa 66 RIA tI TELI DA SJ PICENI NI RENDITA , Ù % p 4 AZ r) t./ | INDICE ALFABENMOO DELLE PIANI tubercoli sui rami 301 si Rovo, cancro 180 crown-gall 141 Rubus, Kuehneola albida 178 ruggine 178 Rumex, Uromyces Acetasae 274 Saccharum, Phyllachora Sacchari-ae- gyptiaci 275 Salice, afidi 144 bombice 190 crisomelidi 232 formiche 144 Galeruca alni 144 Lina populi 144, 232 » tremulae 232 Liparis dispar 208 » salicis 144 Ocneria dispar 208 perdilegno ‘190 Philenus spumarius 144 Phoedon Betulale 232 Phratora laticollis 232 ». vitellina 232 » vulgatissima 232 Phyllodecta viminalis 270 » vulgatissima 232 Plagiodera armoracia 144 versicolora 232 processionaria 144 Salix phrylicifoglia , Pontania pedun- culi 300 i Secale, carbone 193 Claviceps purpurea 42 Leptosphaeria herpotrichoides 196 malattia del piede 196 OprCiobolus sp. 196 secale cornuta 42 Tylenchus vastatria 207 Senecio, Coleosporium Senecionis 198 tft Setaria, Sclerospora graminicola 59 » » tariae italicae 59 i Solanum, Pemphigus radicicola 332 Solanum nigrum, Ascochvta hortorum MT Ù Bacillus solanacearum 99 Solidago, Coleosporium Solidagimis 163 Sorgo, carbone 82, 148 Cintractia reiliana 82 » sorghi-vulgaris 82 Sphaerotheca zeiliana 148 Suaisi ): sorghi 148 Spirea, cancro 180 Cylindrosporium sp. 179 Sughero, Calosma sycophanta 211 Liparis dispar 209 Susine, crown-gall 141 Tabacco, malattia bacterica 179 mal del mosaico 181 marciume radici 147, 162 | Pordenia littoralis 215 ruggine bianca 181 a Thielavia basicola 147, 162 Thrips tabaci 190 Tecomaradicans, Cercospora sordida180 Tectora grandis, Uncinula Tectonae 58 VAS Thè, Gloeosporium Theae-sinensis 40. Helminthosporium Theae 61 Marsonia theicola 58 Stilbea Theae 61 Tetranichus bioculatus 61 Tiglio, Hercospora Tiliae 227 Pirrhochoris apterus 256 Sclerotinia Tiliae 200 Trifoglio, mal vinato 288 Selerotinia trifolii 115 Tvlenchus vastatrio 207 Tsuga canadensis, Caeoma abietis-ca- RATE Cr CICLI RIGO E A IONE VALLE PMT fe " i i INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXXI Li madensis 178 ‘ clorosi 301, 349 } Peridermium Peckii 178 Cochylis sp. 78, 224 ruggine 178 » ambiguella 167 w Urtica,, Ramularia Urticae 276 connascimento innesti 127 7 Urtica urens, Trioza urticae 300 ‘crittogama 37 T Uva spina, mal bianco 164, 289 crown-gall 95 i Spherotheca mors uvae 164 court-noué 271 fi » » varjaponica 165 Dactylopius vitis. 168 È Vaccinium, Monilia Vaccinii-Corvm- Eudemis sp. 224 E bosi 199 » botrana 167 Selerotinia Vaccinii-Corimbosi 199 Eumolpus Vitis 288 ; *. Valeriana officinalis, marciume fusto fillossera 62, 79, 87, 88, 136, 137, 178 161, 185, 186, 236, 278, 279 Vaniglia, Nectria bogoriensis 62 forzatura 142 Veccia, Protocoronospora nigrans 37 grandine 190 Veratro, Uromyces Veratri 275 Lathraea squamaria 276 Veronica, Sorospraera Veronicae 263 marciume grigio 285 Tubercinia Veronicae 263 nottua 107, 352 Vigna sinensis, Amerosporium. 0eco- oidio 37, 240 1 nomicum 178 perforazione foglie 77 \ Cercospora Dolichi 178 | peronospora 195, 200, 288, 349 ticchiolatura 178 pirale 265 Vilucchio, Sprina Convolvuli 297 Plasmopara viticola 184 ni Vincetoricum, Cronartium asclepia- I’seudocommis Vitis 44 deum 198 rogna 80 Viola, Alternaria Violae 244 roncet 77, 114 Marsonia Violae 147 rossore 349 ticchiolatura 147 scrivano 288 Violaciocca, cavolaia 92 Sphrina celerio 297 Macrosporium cheiranthi 276 : » Elpenor 297 . Vite, Agrotis sp. 107 » lineata 297 » aquilina 352 » livornica 297 antracnosi 287 tetranico telario 256 arrossamento 256 tignuola 285, 352 barbera rissa 77 Tiroglyphus sp. 168 Botrytis cinerea 66, 285 Uncinula spiralis 37 brina 79 Vesperus xatarti 321 brunissure 44 tubercoli gelo 80 cancro 80, 180 — Zucca, Plasmopara cubensis 48 + SI e 3 VET ICAO Arg EI MOVE ALFABETICO DELLE NLTTE E DEI SOT Abbruciaticcio (barbabietole) 43, 162, 194 Abrascas grossulariata 47 acari 176 » (piselli) 144 accartoccia-foglie (cotone) 234 accartocciamento foglie (patate) 50 Acromicta tridens 47 Actinonema Rosae 66 Accidium exantematicum 275 afidi 304 » (barbabietole) 48 » (peschi) 176 afide lanigero 78, 80, 128, 256, 286 Agaricus melleus 230 Agrotis aquilina 352 » exclamationis 107, 176 » — pronuba 107, 176 » segetum iO0T, 176 albinismo 181 Aleyrodes citri 66, 72, 73, 167 » Howardi 167 allettamento (cereali) 128 » (grano) 172, 173 Alternaria Brassicae 244 » » f. nigrescens 276 » » f. Phascoli 241 » Solani 45, 50, 99, 120, 146 » tenuis 244 » violae 244 Amerosporium oeconomicum 178 arvicole 271 PA Anachampis bigutella 96 Anarsia lineatella 48 I annerimento (barbabietole) 54 » (canna da zucchero) 55 » (fagiuolo) 241 » (noce) 54 » (pero) 53 » (pesco) 41, 54 Andricus urnaeformis 300 ("7 co anguillule 270 > (frumento) 272 » (pomodoro) 100 Antennaria Castilloae 251 Anthonomus cinctus 206 » pomorum 216 Anthonema 56 antonomo del pero 203 antracnosi (cotone) 52 » (fava) 147 » (vite) 287 Aonidia lauri 296 Apanteles glomeratus 153 Apate sexdentatum 48 7 Apion carduorum 192 i Aphanomyces laevis 162, 194, 195 Aphis Cerasi 105 » Epilobii 300 » papaveris 156, 233 » persicae 47 Aporia crataegi 205 arricciamento (patate) 50 » (spighe orzo) 44 E POTE SA INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIII arricciamento (viti) 256 Aschersonia aleyrodis 72, 72 » flavocitrina 72, 73 » turbinata 66 Ascochyta Alkekengi 71 » Atropae 71 » hortorum 71, 104 » + Lycopersici T1 » pedemontana T1 » physalicola T1 » pinzolensis 71 » Pisi T1 » Quercus-Ilicis 219 » socia TI » solanicola 71 Aspidiotus Nerii 238 » ostreaeformis 234 » perniciosus 234 Atta insularis 165 ‘ avvizzimento (asparagi) 119, 120 » (cotone) 52 » (Hibiscus) 52 » (melone) 285 » (patate) 146 » (peperone) 285 » (pomodoro) 100, 116 » dei germogli (gelso)194 Azotobacter chroococcum 108 Bacillus amylovorus 53, 146 ‘> brassicaevorus 75 » coli communis 76 » fluorescens 76 » liquefaciens 76 » Oleae 348 » phaseoli 147 » Phytophthorus 50 » putridus 76 » radicicola 108 » solanacearum 99 Bacillus tracheiphilus 120 bacteriosi (Geranium) 116 » (insalata) 285 | » (lattuga) 116 Bacterium Lactucae 285 » malvacearum 51 » savastanoi 138 » tumefaciens 177 barbera rissa (vite) 177 Baris analis 281 bianco (quercia) 260, 261 Biston graecarius 96 bissole 336 bitter-rot (melo) 38, 39 » (pero) 133 black-knot (cavoli) 147 » (ciliegio) 146 » (pruno) 146 black-rot (melo) 83, 135, 146 blight (melo) 146 » (pero) 146 » (pomodoro) 99 bolla (ciliegio) 105 i » (pesco) 57, 247, 249, 352 bombice (salice) 190 » dispari 96 Botrytis sp. 220 » cinerea 66, 68, 285, 303 >» Pistiae 244 brina (vite) 79 brown-rot (limone) 40 brunissure (vite) 44 brusca (olivo) 282 brusone (riso) 110, 276 buzzacchioni (pruno) 248 Caeoma Abietis-canadensis 178 Calandra granaria 204 » orizae 204 Calocoris chenopodii 233 ni pi A i so È : (è gb. ì È NÈ XXXIV Caloneciria Theobromae 164 Colosoma sycophanta 211, 299 cancrena umida (cavolfiore) 75 cancro (cacao) 163, 164 È .» (ciliegio) 180 » (cotone) 51 » (melo) 135, 146, 180 » (pioppo) 70 » (rosa) 180 » (rovo) 180 » (spirea) 180 » (vite) 80, 180 Capnodis tenebrionis 48 Capnodium Castilloae 61, 251 » Guajavae 61 » citri 166 » javanicum 61 » evonymi 350 » stellatum 60 Chlorops taeniopus 203 carbone (avena) 193 » (cereali) 106, 130, 193 “» (granoturco) 193, 271 » (orzo) 193 » (segale) 193 » (sorgo) 82, 193 carie (cereali) 193, 277 CL OR Ù n salina Rig ri ii INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DRI PARASSIT Chionaspis Aspidistrae 251 | cicatrizzazione 142 Cerastomella pini TO Cercospora concors 149 » Dolichi 178 » sordida 180. Ceroplastes floridensis 66, 166 Cerostoma persicella 47 Chalcis sminuta 265 239 Chermes abietis 240 ‘» lapponicus 123 » © piceae 121 Chilocorus 350 Chrysomphalus ficus 166 » minor 124 Cicindela sexpunctata 125 cimice (riso) 124 » rossa (cotone) 214 Cintractia reliana 82 » (frumento) 193 » sorghi-vulgaris 82 Carpocapsa pomonella 48, 71, 96, 205 Cladosporium carpophilum 134 da cavallette 264. > citri 65. N: cavolaia 92 » elegans 167 A caulifloria (arancio) 139 » herbarum 152 voi Cecidomyia nigra 125, 128 Clasterosporium carpophilum 42 |. pe » piricola 206 Claviceps purpurea 42 S@ si Cephalobus 56 » Sesleriae 42 Sa Cephus pygmaeus 208 clorosi (melo) 287 È a Cerambyr Scopolii 106 » (Phaseolus lunatus) 177 A cerambice nero 106 » (pero) 269, 287 si Ceratitis capitata 47 » (pesco) 177 pa Ceratostomella cana 70 » (pomodoro) 179 ù È » coerulla 70 » (vite) 301, 349 te > piceae 70 » calcare (pero) 269. od gi E si INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI clorosi infettiva (Evonymus) 253 (Ligustrum) 253 Coccinella punctata 156 » » cocciniglie 304 cocciniglia rossa 124 Coccus hesperidum 166 Cochylis (uva) 78,224 » ambiguella 167, 175 coesione fogliare (Mahonia) 302 colatura (pomodori) 99 Coleosporium Campanulae 163, 177 » Senecionis 198 » Solidaginis 163 Colletotrichum elastica 129 » gloeosporioides 167 » Gossypii 52 » Lindemuthianum 147 colpo di sole (patate) 146 Coniothyrium Fuckelii 84 Corticium amorphum 230 » javanicum 250, 251 Coryneum sp. 54 > Beyerinckii 4%, 57 » perniciosum 216, 340, 346 _ Cossus aesculi 207 » cossus 205, 207 » Lligniperda 48 court-noué (vite) 271 Crioceris Asparagi 233 » duodecim-punctata 233 crittogama (vite) 37 Cronartium Asclepiadeum 198 » ribicola 43 «crown-gall 95, 141, 177, 254 cuscuta 143, 176, 229, 240 — Cuscuta arvensis 246 » Trifolii 246 Cycloconium oleaginum 144, 201 Cynomorium coccineum 143 bed Altàa:-I? Ai La Ù Nd nf v; TV Na ala RAR Cystopus Blitii 263 Dactylopius vitis 168 Dacus oleae 295, 297 Decatoma strigifrons 157 » trogocarpi 157 degenerazione (frumento) 267 > Dematium pullulans 152 Diaporthe Parasitica 68, 145, 178, 345 Diaspis sp. 47 » fallax 234 » pentagona 82, 154, 161, 170, 265, 285, 333, 335, 350, 351 Dibrackys boucheanus 153 Dictyosporium opacum 197 Diplodia gongronema T70 Diplogaster 76 Dorylainus 56 Dothichiza populea 59 Dysdercus sp. 215 » cingulatus 214 early bligt (patate) 146, 150 Echinomya prompta 107 edera 64 elateridi 191 Endoconidiophora coerulescens 70 Entyloma Calendulae 274 » crepidicola 201 Escoascus Alni 248 » alnitorquens 248 » bullatus 248 » Cerasi 105, 248 » deformans 42, 57, 247 » Insititiae 248 » Juglandis 248 » Pruni 248, 250, 275 » >». f. Padî<275 » Theobromae 163 Epitrix cucumeris 45 erbe infestanti 183, 270 i A î) INDICE ALFABETICO DELLE Eriocampa adumbrata 206 » . limacina 106 Eriogaster lanestris 205 Eriophyes oleivorus 166 ernia (cavoli) 146 Erynnia vibrissata 265 Erysiphé Graminis 58 » Polygoni 178, 275 » Quercus 218, 262 Eudemis 224 » botrana 167 Eumolpus obscura 96 » — vitis 288 Eupelmus linearis 157 » splendens 157 Euproctis chrysorrhoea 205 Euritoma aterrima 157 » rosae 157 » rufipes 157 » setigera 157 falena dispari 207 » invernale 96, 176 fasciazione (Evonimus) 302 fillossera 161 » (cerro) 277 » (leccio) 293 » (vite)62, 79, 87,88,136, 137, 185, 186, 236, 278, 279 formiche 191, 206 freddo (Platanus) 179 » (pomodoro) 179 freddi primaverili 93 fulmine 180 fumaggine 61, 72, 112 » (luppolo) 228 » (olivo) 201, 240, 286 Fumago salicina 20) fumo 181, 251 Fusarium sp. 116 n MALA é # Ta Fusarium sp. (pomodoro) 99 » avenaceum 120 » culmorum 120. a erubescens 120 » gramineum 120 » heterosporium 120 » —— lateritium 194 » Lini115. » oxysporum 146 > parasiticum 120 » pestis 50 » roseum 120 1a » Solani 109, 290, 291 » Tritici 120 » vasinfectum 120, 285. Fusicladium cerasi 105 Mer » pirinum 245 Fusicoccum perniciosum 341 Fusisporium Hordei 120 galeruca (olmo) 190, 191 Galeruca Alni 144 > calamariensis 191 gas 181 i gas illuminante 305 gelo 180, 181 » (patate) 221 giallume (peschi) 177, 181 Gibberella moricola 194. Gloeosporium Beyroatii 192 » canadense 179 3° (0rtri 102: » fructigenum 39 Ùa Ì » nervisequum 102, 145, de 246 È » Ribis 178 SÌ » rufomaculans 88, 39, 178 TS » Theae-sinensis 40 Glomerella rufomaculans 133 Gnomonia erythrostoma 105, 192 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE F DEI PARASSITI XXXVII Gnomonia veneta 246 golpe (Hibiscus) 39, 66 gommosi (acacia) 75, 181 » (agrumi) 65 » (alberi da frutti) 80 » (aranci) 167 » (ciliegio) 181 » (fico) 181 » (Moringa) 126 « (pesco) 57, 287 gorgoglioni 112 » (ciliegio) 105 grandine 180, 190 Grapholitha variegana 96 » Woeberiana 48 ‘grillotalpa 112, 160, 272, 287 Gymnosporangium clavariaeforme 66 » clavipes 178 » macropus 146 » Sabinae 270 Hainesia taphrinoides 276 Heliothis armigera 100 Heliotrips haemorrhoidalis 156 Helminthosporium gramineum 44 » Theae 61 » turcicum 110 Hendersonia herpotricha 197 » Mali 134 Hercospora Tiliae 227 Heterodera radicicola 52, 100 » Schachtii 115 Histeropterum grylloides 169 Hyalopterus pruni 47 Hylobius Abietis 304 Hypera sp. 112 * Hyponomeuta sp. 205 » cognatetla 80 »_ malinella 80,144, 239,272 Hypopta coestrum 233 _Hysterographium 65 Icerya Purchasi 208 Imnperata arundinacea 251 insolazione (alberi da frutto) 349 invernale 239 Ithyphallus coralloides 55 Kermes 304 Kuehneola albida 178 Lachnus californicus 328 late blight (patate) 146, 150 Lathraea squamaria 276 lebbra (pruno) 248 Lecanium oleae 201 » persicae 47 Leptinotarsa decemlineata 45 Leptocorisa varicornis 124 Leptosphaeria culmifraga 196 » herpotrichoides 196,197 Lepthothyrium macrothecium 118 Lina populi 144, 232 » Tremulae 282 Lixus algirus 156 Liparis chrysorrhoea 114 » dispar 207, 208, 209, 299 » salicis 144 locuste 334 lumache 160 Lyda piri 206 Macrosporium Cheiranthi 276 » Solani 99 maggiolino 78 mal bianco (melo) 198 » (pesco) 57 » (quercia)218,228,231,344 » (uva spina) 164, 289 mal del mosaico (tabacco) 181 mal vinato (erba medica) 224, 288 malattia bacterica dell’anello (pata- ta) 50 malattia de la toile 119 i » del cuore (barbabietola) 103 » del pianto (coco) 230 » del piede (cereali) 196 » della corteccia (castagno) 68, 178 » dello sclerozio (pomodoro) 99 » dell’inchiostro(castagno)176, 216, 337, 345 » di San Josè 74 Malacosoma neustria 205 marciume (aranci) 152 » (ciliegio) 105 » (limoni) 152 » (patata) 150 » (pomodoro) 109 » bleu (conifere) 69 » fusto (patate) 189 » gemme (garofani) 67, 74 » grigio (uva) 285 » nero (limoni) 40 » » (peschi) 134 » radici (cotone) 152 » » (olmo) 305 » » (tabacco) 147, 162 » rosso (canna da zucchero) 225 » secco(barbabietola)103,162 » » (patata) 290 » violetto (olmo) 305 marino (fragole) 79 Marsonia Mali 40 » Panattoniana 101 » Pontentillae 118 » Violae 147 Massaria theicola 58 Melampsoropsis Cassandrae 163 Melampyrum arvense 143 » pratense 117 Melanconis perniciosa 341 melata (abeti) 237 Meliola 72 Melolontha sp. 20% _Mhyzus persicae 47 Microcera sp. 73 Microsphaera Sp. 39, 66 » Alni 66, 218, 228, 260 — 261, 262, 345. » densissima 345 » extensa 262 2° » quercina 184, 262, 3450 monaca 281 Monilia sp. 116 » . Corni 200 » fructigena 105, 116, 200 » Peckiana v. angustior 200 ; » Polycodii 200 - >» Seaveri 200 dat » Vaccinii-corymbosi 199 Moniliopsis Aderholdii 119 Mononchus brachyurus 56 » index 56 » longicaudatus 56 Monohystera 56 moria (castagno) 216, 337 mosca (asparagio) 233 » (ciliegio) 106 » degli orti 191 » olearia 45, 73, 84, 85, 86, 155, 264, 271, 291, 295, 297 À » bianca (agrumi) 66, 72, 738 muffa (pesco) 287 Mycosphaerella Fragariae 118 » sentina 82 } » striatiformans 55 Myobia pumila 233 Myxromonas Betae 43, 102, 162 Mytilaspis citricola 166 REA IRR ARDEA TIAINIE VIAN IO TA DE tn CRLACAN E DL e VET INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIX Mytilaspis fulva 156 Ortalis Cerasi 106 » Gloveri 166 © Osyris alba 117, 148 Naematespora crocea 290 Otiorhynchus meridionalis 47 Napicladium arundinacewn 276. — Ozonium omnivorum 152 » Celtidis 276 Pachnaeus azurescens 165 nebbia 180 » litus 165 » (carrubo) 245 Papilio andraemon 166 » (erba medica) 275 » . Podalirius 47 » (pomodoro) 99 » thoas 166 Nectria bogoriensis 62 l’arerynnia vibrissata 265 » ditissima T0, 181 Parlatoria pergandei 166 » gigantospora 251 Pediculoides dianthophilus 67, 75 » Theobromae 164 Pemphigus radicicola 331 Neocosmospora vasinfecta 52 Penicillium digitatum 41, 132 » » nivea 120 » glaucum 41, 132, 151 Neottia Nidus-avis 148 i » italicum 151 nero (olivo) 201 perdilegno 190 nodosità radicali (cotone) 52 \ perforazione foglie (vite) 77 ‘ nottua (vite) 107, 352 i peronospora (frumento) 131 Occhio di pavone (olivo) 144, 201 » (insalata) 285 Ocneria dispar 96, 154, 205, 207, 208 » (vite) 195, 200, 288, 349 ofiobolo (frumento) 191 Peronospora cannabina 115 oidio (vite) 240 Peridermium acicolum 163 Oidium sp. 195 » \ consimile 163 » (pesco) 57 » Cornui 198 » (quercia) 184 » Peckii 178 » candidum 345 » Pini acicola 198 » Ceratoniae 245 ; » » corticola 198 » Evonymi-japonici 275 » Rostrupi 163 » farinosum 199 » Strobi 43 » japonicum 345 Peritelus griseus 47 » obductum 345 Perrisia Mali 96 » quercinum 218, 228, 260, 261, Pestalozzia Palmarun 61, 251 262, 344, 345 Phalacrus corruscus 106 >» Tuckeri 37 Philenus spumarius 144 Vospora scabies 50, 68 Phoedon Betulae 232 Orycuraenus laetus 215 Phoma Betae 43, 103, 162, 194, 195 Ophiobolus graminis 115, 197 » Solani 71 » herpotrichus 196, 197 Phragmidium speciosum 179 PENE TINTE ENO PANETTTE ‘INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Phratora laticollis 232 » vitellinae 232 » vulgatissima 232 Phyllachora Sacchari aegyptiaci 275 Phyllactinia corylea 345 » guttata 261 » suffulta 40, 184 Phyllodecta viminalis 270 » vulgatissima 232 Phyllorera Acanthochermes 292, 293 » quercus 46, 293 Phyllosiphon arisari 118 Phyllosticta Celosiae 276 » hortorum 71 » limitata 134 » phaseolina 244 » © pirina 134 » prunicola 83 » solitaria 133 Phytophthora infestans 45, 50, 146, 150, 290 Phytoptus calacladophora 100 pianto (pioppo) 139 pidocchio del sangue 256 » lanigero 128 » rosso 286 pieride (rape) 224 Pieris Brassicae 92, 153 > N apir9?, » Rapae 92 Piggotia Fraxini 276 Pimpla flavipennis 156 pirale (vite) 265 Piricularia Oryzae 110 Pirrochoris apterus 256 Plagiodera Armoracia 144 » versicolora 232 Plasmodiophora Alni 348 » Brassicae147,263,348 punteruolo (grano) 286 pt Plasmopara cubensis 48, 207. » viticola 184 ERE Platyparea paeciloptera 238 Plectus,56 Pleospora Bambusae 275 » herbarum v- Coryphae ar » infectoria 275 Plowrightia morbosa 146 podagra (orzo) 203 . Podosphaera leucotricha 1 99 Polydesmus eritiosus 244 Polyporaceae 69, 164 Pontania pedunculi 300. Prays oleae 169 i Prismatolaimus 56 2 processionaria del pino 64 » » pioppo LEE Pr odenia littoralis 21 5. Prospalta Berlesei 170, 285 Pr ospaltella Berlesei 333, 350. Protocoronospora nigricans 37 Pseudococcus Citri 167 Pseudocommis Vitis 44 Pseudomonas campestris 147. » Juglandis D4 l’seudoperonospora Cubensis 104 » v. Tweriensis 1174490 Psilura monacha 231 | Psylla piri 206 Pteromalus larvarum 157 Puccinia Baryi 275, »: dispersa 303 » Festucae 275. SL t, » —Hieracii 196 vi » Polygoni alpini Lusi » Pruni 57, 66 » suaveolens f. Cyani 275 pulce (cocomeri) 45 pe, INDICE ALFABNTICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI xLI punteruolo (meli) 96. ruggine vescicolare (pini) 198, S3 Pyrenochaeta Centaureae 136 Saissetia hemisphaerica 166 pi Pythiacystis citrophthora 40, 41 » oleae 166 o Pythium de Barianum 162, 194, 195 Suntalum albuwn 117 À 4 Ramularia Cetranthi 275 scabbia (agrumi) 65 i » ondulata 62 » (aranci) 167 ; » Tulasnei T9, i » (meli) 71,72, 77, 83, 133,146 (D » Urticae 276 i » (patate) 50, 68, 146,150, 151, 7 rapaiola 224 219 Raparna nebulosa 215 i » (peri) 146 Rhabditis 56 » (peschi) 134 : Rhinchites auratus 96 Schizoneura lanigera 206, 234 » bacchus 96 Sclerospora graminicola. 59 ERhizoctonia sp. 51 | » » v. Setariae » violacea 115 Italicae 59 Rhopalosiphum violae 330 » macrospora 131 Roestelia sp. 146 Sclerotinia sp. 41 » aurantiaca 178 »% Amelanchieris 200 rogna (agrumi) 65 » angustior 200 » (olivo 114 » baccharum 231 » (patate) 68, 179 » Corni 200 ». (vite) 77, 80, 114 » fructigena 134, 200 rossore (vite) 349 ve i» Johnsoni 200 ruggine (alberi fruttiferi) 257 » Polycodii 200 » (asparagio) 54, 120, 145 » Seaveri 200 » (biancospino) 66 » Tiliae 200 Ù » (Campanula) 177 » Trifolii 115 i ; » (cereali) 208, 225 » Vaccinii-corymbosi 199 i i SEE (cotone) 52 Sclerotium sp. (pomodori) 199 A » (melo) 146 Scolytus rugulosus 48 | » (pero) 270. scopazzi (cacao) 163 | » (pesco)-57, 66 » (ciliegio) 105, 248 i f » (piselli) 275 » (pruno) 248 Ù » (pomodori) 99 screpolatura (granoturco) 257 È » (ribes) 43 serivano (vite) 288 » (Rubus) 178 i secale cornuta 42 » (Tsuga canadensis) 178 seccume (fagiuoli) 241 i » bianca (limoni) 155 » (patate; 45, 50, 146, 150 A » » (tabacco) 181 » (meli) 146 "A seccume (peri) 146 » » (pini) 188 (pioppo) 139 Septoria Aderhold 136 » » » Azaleae 290 nigerrima 82 piricola 82 sfinge testa di morto 297 sigaraio (cotone) 215 Siphonophora cerealis 44 Sitophilus oryzae 204 Smerinthus ocellatus 47 Solenopsis geminata 165 Sorosphaera Veronicae 263 Sorosporium scabies 219 Sphacelotheca reiliana 148 » Sorghi 148 Sphaeropsis malorum 83, 84, 133, 134, 146 Sphaerotheca Castagnei 199 » » » » » » lanestris 344. leucotricha 199 mors-uvae 164, 178, 183 » Vv. japonica 165 pannosa 57, 66, 287, 344 Polygoni alpini 116 Sphaerostilbe coccophila 73 Sphinx celerio 297 » » » » » convolvuli 297 Elpenor 297 Euphorbiae 291 lineata 297 livornica 297 Spilographa Cerasi 206 Spondylocladium atrovirens 179 Spongospora Solani 219 Sporotrichum anthophilum 67 sterilità (alberi fruttiferi) 64 Stictis Panizzei 283 Stilbea Theae 61° Sturnia atropivora 156 sun-scald (patate) 146 Sylepta derogata 215, 234 Syntomaspis virescens 157 Lai, Tachina hadenae 107 . >» + micans 107 Taphrina aurea 248 » Bussei 163 tetranico telario 256 Tetranychus bioculatus 61 » sermaculatus 166 » telarius 156 Thecospora areolata 275 Thielavia basicola 147, 162 Thielaviopsis ethaceticus 55, 181, 230 Thrips cerealium 44 » tabaci 190 , ticchiolatura (ciliegio) 105 » (melo) 133, 134 » | (pero) 245 » (Vigna sinensis) 178 » (viole) 147 tignuola (grano) 286 » (melo) 71, 72, 80, 144, 352 » È (olivo) 169 » (vite) 285, 288, 352 Tilletia sp. 106 » laevis 131 > TYritici. 198 Tinea oleaella 169 Tingis piri 206 Tipula oleracea 191 topi campagnuoli 78, 128, 272 Tortrix pilleriana 176 Torymus nigricornis 157 Trama troglodytes 192 Trichothecium roseum 286 Trioza dispar 300 x Di Fac SI À pa 1 pù ‘ DT INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI COMI Olio rr —1_—__ti@» SA » (quercia) 301 Valsa leucostoma 180 f CA da: RIE (rosa) 3010 Vanessa polychloros 205. “ei Ro tubercoli radicali (pesco) 36 variegatura 181 i: tumori (cotogno) 140 » (patate) 50 A È pe ERI —_ » (melo) 140 vento 180. A E Tylenehus oleue 56 — Venturia inaequalis 71, TT, 146 È; +39 » vastatrix 207 » pirina 146 i î AR __Uncinula Mori 40. Verticillium heterocladum 73 S A i “| >». .. spiralis.37 Vesperus xatarti 321 è pi » Tectonae 58 visco 143 di. È v ‘. Urocystis occulta 193 Volutella fructi 83 SUR, IR o» si Uromyces Acetosae 274 Xileborus sp. 75 d » Pisi 274 I zabro 256 a » Veratri 274 Zeuzera pirina 205, 207 uni Ustilago sp. 106 1 Zythia Fragariae 118 pa: » = Avenae 193. — Ùi dio PE "i . Le e * x FIR CITTROO = RT O n 4 è 4sP # N 4 ° p INDIE Alice G. 183 Alten (v.) H. 284 Althinson G. F. 37 Apelt A. 221 Appel O. 49, 81, 97, 101 Baccarini P. 236, 244. Baur E. 258 Behrens J. 98 Beltrame A. 64 Bergamasco G. 344 Berger E. W. 72 Bérillon M. 239 Berlese A. 84, 85, 153, 155, 350 Bernard Ch. 60, 250 Bernet A. 271 Bigot G- 286 Bioletti F. T. 37 Blair J. C. 38 Blankinship J. W. 139 Blaringhem L. 266 Bluin H. 239 Bodoyra E. 172 Bosner C. 121 Boudier N. 218 Bouquet R. 261 Bowers E. H. 290 Braun K. 63° Bretschneider A. 207 Briggs L. J. 147 Briosi G. 193, 216, 274 337 Brizì U. 110 AFAETO DEGLI MOTORI Brooks Ch. 71 Brooks F. T. 220, 303 Brilllowa L. P. 174 Brunet R. 177, 288 Bureau E. 260 Burmester H. 171 Burrill Th. AE 30 Busse W. 161, 194 Butler E. J. 225 Campbell C. 245 i Carbonnières (de) F. C. 176 Carnaroli E. 224 Caruso G. 142 Cavara F. 209, 238, 274 Cavazza D. 161 Cazeneuve P. 288 i Cerioli E. 80 Chandler W. H. 93 Chapelle J. 45, 264, 271 Charlot 224 Clinton G. P. 162, 163, 177 Cobb N. A. 54 Comes 0. 86 _ Convert F. 195 Cook M. T. 165 Couston F. 264 Cravino A183 Cruchet P. 116 Cuboni G. 113, 291, 344 Dana S. T. 188 Danesi L. 13%, 291 Dangeard P. A. 332 Daniel L. 261 Dauphinè A. 302 De Alessi E. 191 Del Guercio G. 155, 292, 293, 328 Degrully L. 112 De Stefani T.155, 156,157 D’ Ippolito G. 246 Duléne R. 48 Dumazet A. 114 Edagerton C. W. 37 Emerson R. A. 71 Eriksson J. 289 Eustace H. J. 45 Ewert D. 290 Ewert R. i17 Faber (von) F. C. 102, 161, 163 Faes H. 276 Faes O. 79 Farneti R. 216, 276, 337 Favero 335 Fawcett H. L. 39, 65, 73 Faytaud J. 232 Fernald H. T. 74 Ferraris T. 241,305, 344, 347 Fiori A. 36, 237 Foà A. 87, 185, 277, 278 Foex E. 57, 105 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI ; XLV Fornaci C. 144, 208 Foussat S. 108 Franceschini F. 268, 351 Freeman E. M. 148 Freeman G. F. 82 French G. T. 45 Friedrich R. 159 Friederichs K. 106 Fuschini C. 46 Gabotto L. 66, 81, 117, 126, 285 Garbaglia L. 128 Giddings L. J. 146 Giddings N. J. 148 Grandori R. 87, 186, 279 Grassi B. 88, 185, 186, 278, 291 Griffon E. 75, 218 Guicherd J. 195 Guilliermond A. 102, 246 Guillon J. M. 176 Gusson H, T. 219 Hall J. G. 83 Halsted B. D. 145 Hannig E. 127 Hasler A. 196 Headlee T. J. 71 Heald F. D. 67 Hedgeock G. G. 95, 140, 141 Hedrick U. P. 76 Hegy (von) D. di Henderson L. F. 71, 74 Henin H. 192 Henry E. 345 Herrick G. W. 145 Hollrung M. 301 . Hoogkiss H. E. 74 Horne W. T. 165 Hornschu H. 304 Jadin F. 126 Jaeger J. 253 Johnson J. 219 Jones L. R. 146, 148, 189 Kern Fr. D. 51 Kirchner O. 94 Klebahn H. 82 Kleberger S. 103 Klitzing M. 192 Kbòck G. 207,208, 226, 247 Kélpin F. R. 183 Koorders S. H. 129 Kornaut R. 207 Kranzlin G. 222 Krassilehtehnik 224 Kreitz W. 49, 97 Krieg A. 142 Kriiger F. 129, 196 Lafon R. 219 Lafont F. 47 Laibach F. 101, 118 Laubert R. 198, 301 Leenhardt J. 200 Leonardi G. 295 Lesne P. 176, 192, 232 Lind I. 183 Lindau G. 184 Lindiger L. 296 Lustner G. 234 Lutz L. 143 Macoun M. 304 Maire R. 118, 263 Manaresi D. 144 Mangin L. 67, 260 Marchal P. 202 Mariani G. 188, 300 Marre E. 229 Massee G. 290 Mattei (di) V. 300 Maulblane N. 218 Mayet V. 167, 297 Mayr 223 Maxwell-Lefroy A. 124, 214, 215, 234 Metcalf H. 68, 276 Miles G. F. 152 Mirande M. 63 Miyake J. 40 Mokrzecki 287 Molinas E. 105 Molliard M. 281 Montemartini L. 257 Monahan N. F. 116 Moreau-Bérillon 272 Mori (de) A. 96 Morse W. Y. 68, 150 Miinch E. 69 ; Murrill W. A. 69, 164 Neger F. W. 229, 283 Niessen J. 70 Noél P. 192 Novelli N: 223 Oliva A. 144, 173 Orton W. A. 51 Paoli G. 92, 155, 297 Parrot P. J. 74 Passy P. 80, 192 Peglion V. 77, 114, 130, 131 Petch T. 58, 230 Pethybridge G. H. 290 Petri L. 168, 282, 344 Piardi G. 125, 277 Picardi G. 96 Podestà D. 321 Pemeroy C. S. 148 Powell G. H. 131 Reade J. M. 199 Remondino €. 62 Reynes H. 286 Ribaga C. 168, 833 Rigoni G. 224 Roberts H. F. 82 Rolfs P. H. 98 Rorer J. B. 134 Rorig G. 129 Ruby J. 169, 264, 271 Ruhland W. 119 Saccardo P. A. 184 Salmon E. S. 58, 164. Sanderson E. Dw. 71 Savastano L. 348, 349 Schmittheurer F. 127 Schneider-Orelli O. 151 Schroeder R. 334 Schuartz M. 335 Scott W. M. 138, 134 Semichon L. 200 Shear C. L. 152 ov se; ato, ng INDICE ALFABETICO DEGLI ni % Sicard A. 265 Simon S. 238 Sirrine F. A. 45, 74 Smith Er. F. 138 Smith E. H. 109 Smith R. L. 40, 41, 53 Solla R. 1 Sorauer P. 171, 173, 180, 251, 254 Spaulding P. 135 Staeger R. 42° Stevano VE 265 Stevens F. L. 83 Stewart F. C. 43, 45 Ston G. E. 116 Tafk Lr Roe Tamaro D. 137 Thiermann 231 Tison A. 263 Townsend C. O. 158 Traverso G. B. 59 Trinchieri G. 139 i sa trai #6 EI PRE I 3 ORI "tes ATI Troop J. 74, 119 0 Trotter A. 201, 262, 298 Truffaut G. 269 Trzebinski J. 43 Tubeuf (von) C. 120 Turconi M. 185 Ulrich P. 194 È: Umberger H. J. C. 148149 Voglino B. 231 Me Voglino P. 59. 70, 1360. Voley B. 126 o: Vuaflart L. 267 i “i Wahl B. 203, 204, 207,208 La , Walker E. 720 E Westerdijk J. 273 i : Woobrary C. G. 119: ___° Di: Woodbury C. G. 74° cia $ Wolcott R. H. 74 (NS Wulff Th. 291 Mt Zacharewiez Ed. 201 ud Zanoni U. 170 i E: Zimmermann A. 75 o dl ded. Lor: L "I > ’VISHINOIY V-SILVUD INOIAWVI A 0DOTYLVI ‘009 “esoIeqng - ISr9 - ueoTdwuEg - ISSOIdIO - MOqy - I2S0Y - SI[OUSET - orjow -80 - 0queweuIO ded - esozip ep rdorg 10d = ITBIA T9d - 0guETUI]ISOQUIT 10d 0JUBIg - IS 199 - TATTO - TunaSy - ‘249/277N4/ 2412077 ‘SUOLA “OS'E I ‘1IOg 19uew1dS BRITEND 03 BHASSEI ‘14014 | ’ouSalI Ou asads el 999UY TP BOURIJ ‘9 sa i 09310,p 13uowes erpenb 6g eggosseg ‘156; uo 20310d Tp *1} 0646 ‘’T ITIO G Ip a[ezsod 00084 una 68'‘— “TOTO uN — SL "TT INY9 007 *018339,IT8 ITIUO 0g IP QuOrSRI UL sIeuTIAg ‘I]95 18 oug odwgo Jeu eigrose[ ond TS 9 TIJOUuIZUSI 09 IP ezzoz[e,] osova un odop esunISzEI ‘a1quuozgos ct 18 BIBUIUIOS :! QUIBI9S -99 T8p 8p9adde resse ewISSIV00dIA RIUETT — ‘09UD?qIdvU?g ‘0uunine ui 165210) duoAe dad ‘ezjo) “Tutdn] ‘e19994 ‘eZuafiew egg 0 0339/07 ‘8JIns ‘e][auidn] ‘821paw eqJg ‘asuazeid UIBINIORA 0S°2 “I INM9 G IP o1gsod 000ed ug OE 7] OO UN — 03L I ITIO 000 ‘2244079 etms eanddo ‘iaia; 000d 0 1190990] 1091193 ur ouungne ui BUIW9S IS ‘BI0ARTITIA OIdIOUTIA è ouILAUI emy è otS3LI -0} QFZUEPUogqe gq — ‘o;euuedu! 0;[6 0x1 4L € *.* ITM9 G Ip e]e}sod 00098d ug ERE ae ea roi ‘e;iseybun,p eueu ebueuvenui BUSAY7 IQ9 G Ip e[8isod 0008d ug re da [opusussna! ozio * Ito Gg Ip a]egsod 0008d ug HU? 00I ‘BIpiequio ] Ip ejebes * © ITIgO G Ip a]egsod 0008d ug "®© * ‘IO 00€ ‘OSAINIIOZ euorznpordiaetirid | L3/H Quo wund Ad €. *.* IHIO G IP a]83 sod 0008d ug . . . . . . . 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